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Angelo Mazza
Bl
VOL. 1°
{ pagg. I - 528 )
PADOVA
TIPOGRAFIA DEL SEMINARIO
1905- 1 911
ALLA MEMORLAl
DI MIA MAFJRE
LUIGIA GRASSI
0. D. C.
/ Gingilo igo^ - ore /j.
Angelo Mazza
SAGGIO DI flliGOLOGIfl OGEA|IIGA
Scopo del presente lavoro è quello d'invogliare i giovani algo-
logi ad estendere alla Flora degli Oceani le ricerche e gli studi che
finora avessero limitato al bacino del Mediterraneo. Dicesi i giovani
e non i provetti, perchè è sopratutto dall'energia fisica e morale,
dallo spirito d'iniziativa, che muove da un entusiasmo, e dal bisogno
di varia attività dei primi, che debbonsi aspettare i meritori sacrifici
dai quali dipende l'avvantaggiarsi di ogni scienza.
L'algologia degli Oceani, che pure ha fatto cos'i grandi progressi
in breve volgere di anni, per molti rispetti si può considerare ancora
come una scienza nuova, tanto più attraente per la qualità e quantità
dei segnacoli da essa già posti in evidenza dai poli all'equatore,
lungo le costiere dei continenti e delle isole, dovunque aljiorino
scogliere e mercè i profondi dragaggi praticati nella enorme vastità
delle solitudini pelagiche.
Avendo io dovuto limitare il mio studio al solo materiale avuto
sott' occhio, il nesso armonico del presente lavoro ne viene a sca-
pitare non poco, ma questa manchevolezza voglio sperare possa
essere in qualche modo compensata dalle diverse comprensioni che
forse saranno per riescire nuove in una pubblicazione italiana, ciò
che varrà sempre a fare rilevare l' importanza dell' aljidamcnto offer-
toci da un campo di osservazione la cui materiale vastità occupa
circa i due terzi della superficie terrestre.
33.9.52
È da ricordare che se valorosi pionieri di mare e insieme autori
di primo merito, come autori di puro studio sedentario, hanno, nello
scorso secolo, quasi creata e condotta all'attuale sviluppo la nuova
scienza, ciò è dovuto, oltre che alle loro qualità intrinseche, al con-
corso di umili gregari mal noti e più spesso ignoti i quali, attratti
dai nuovi prodigi, fecero affluire un prezioso materiale agli Istituti
competenti e alle personalità più eminenti nello studio delle tallofite.
Il sommo J. Agardh deve la sua ampia descrizione dei Sargassum
alla collezione che Antonio Piccone potè procurarsene in lunghissimi
anni d' infaticate richieste a quanti per ragioni di domicilio, di viaggi,
di commerci, di aderenze personali furono in grado di poterle sod-
disfare.
Ogni scienza, come ogni arte, esercita sopra i suoi cultori una
tirannia tanto più assoluta quanto maggiore trova in essi il fervore
della vocazione. Le molteplici esigenze della vita non consentono
mai una completa astrazione dai doveri che le sono inerenti, senza
peccare di egoismo. Questo sentimento, per quanto inspirato ad un
nobile e lodevole principio professato con sincera fede, è sempre
biasimevole se oltrepassa certi confini. Ora è certo che, nelle disci-
pline botaniche, la maggior somma di sacrifìci viene richiesta, più che
ad altri, a chi si dedica all'algologia marina. Le ragioni sono pa-
recchie e tutt' affatto speciali, anzi eccezionali, ma cosi ovvie che non
occorre segnalarle. Oggi il compito è assai facilitato dall'acquisto di
exsiccala. Questi erbari di commercio sono però rari e costosi ; la pub-
blicazione delle centurie vien fatta a troppo lunghi intervalli e spesso
l'impresa non viene ultimata per mancanza di materiale e per le
morti che avvengono negli abbonati. Inoltre il materiale vi è spesso
deficiente per qualità e per quantità, lasciando, cioè, molto a desi-
derare in latto di portamento quando la pianta, oltrepassando certe
dimensioni, ne viene offerta una parte soltanto, oppure in fatto di
esemplari fruttificati. Gli scambi sono possibili solo quando si pos-
siede un buono ed abbondante materiale proprio, e quanto costi il
procurarselo lo dice a ciascuno la propria esperienza.
La scienza è esperienza. Senza di questa, P opera scritta, per
quanto pregevole e corredata di iconografie, ne' suoi rapporti psichici
con r allievo non è che introduzione, anzi meno ancora, non è che
teoria. Perchè acquisti consistenza virtuale e in atto, quasi vita vis-
7
suta, al giovane studioso è d'uopo controllare ogni materiale mani-
festazione dei fenomeni già dai maestri rilevati nello studio della
stessa materia in azione e rivelati nelle opere loro.
Bisogna dunque scendere al mare, vivere sul mare, studiarlo,
amarlo come il gran padre, la prima culla di ogni essere e forzarlo
in ogni modo a concederci qualche più ambito o nuovo premio de'
suoi perenni giardini, poiché « On ne connait bien que les algues
qu'on a eu l' occasion de récolter et de préparer soi-mème (^) ».
S'intende di leggeri che il peso massimo dei sacrifizi è quello che
grava il giovane privo delle più modeste materiali risorse che l'aiu-
tino a sciogliere il problema dell'impiego professionale con quello
di uno studio che non conosce limiti nel limitatissimo decorso della
vita. 11 giovane naturalista moderno, seriamente conscio della sua
missione, appena in possesso delle prime indispensabili cognizioni,
ò giustamente portato all'azione muscolare da esercitarsi sul campo
delle sue ricerche per la formazione di un algario proprio, anziché
rinchiudersi in un laboratorio, inteso quasi esclusivamente all'investi-
gazione di un qualche particolare fenomeno, al che sono pur troppo
costretti molti dei giovani assistenti presso gì' Istituti scientifici, che
dalla loro sorte sono tratti a chiedere alla scienza, più che altro,
un povero pane quotidiano.
Ora il tempo urge; molte, disseminate e spesso anche inacces-
sibili sono le opere e le collezioni da studiarsi, da consultarsi di
frequente per la identificazione delle specie, d'onde la necessità di
un'operetta che accolga i più spiccati tipi che lo studioso sarà per
incontrare nelle sue peregrinazioni o che perverranno, come che sia,
al suo erbario, tale insomma da infervorarlo e incoraggiarlo nel suo
compito. Questo lavoro non ha la pretesa di servire interamente
all'uopo, essendo a ciò impari le mie forze, preso da ben altre oc-
cupazioni il mio tempo e scarsi i mezzi di cui ho potuto disporre.
E il semplice frutto di una personale esperienza che vorrebbe non
già insegnare un camimino, ma instillare nei giovani intelletti un
po' di amore, un po' di perseveranza, un po' di quel sentimento di
sacrificio, che non si ritrae dinanzi a tutte le diQTicoltà e che, nobi-
(i) Ed. BoRNET in lett. ad A. Mazza, Paris i8 Octob. 1902. f^/-^ '^^'^^ >\<^^
[ujfLIBRARYJ^
8
litanclo e fortificando il carattere, ci riserba un premio sicuro nelle
soddisfazioni inerenti alle più serene occupazioni dello spirito.
Causa la scarsità del materiale, ben di rado mi fu dato conden-
sare in poche righe i caratteri esteriori di ogni singola specie; per
conseguenza, nella maggioranza dei casi, credetti opportuno rilevare
ogni più leggera manifestazione rivelatami dall'esemplare o dagli
esemplari posseduti. Chi ha pratica delle Alghe ben sa come un in-
dizio in apparenza trascurabile in un unico campione, può rappre-
sentare in altri della stessa specie un carattere di primo ordine. Lo
stesso sistema ho pure applicato all'intima composizione delle specie
(ogni qual volta mi fu possibile o permessa la sezione) come la
migliore prova delia loro identificazione, troppe essendo le eccezioni
di cui non si tiene conto nella caratterizzazione intima dei generi (/).
Queste indagini si dovrebbero anzi praticare su più vasta scala nelle
diverse parti di uno stesso individuo e di individui di varie età e
di varie provenienze.
Soltanto alla riunione dei singoli esami si dovrebbero informare
le frasi diagnostiche perchè siano d'indubitabile valore e quindi di
pratico aiuto.
A prescindere da questa necessità, e volendo assurgere a con-
siderazioni d'ordine più elevato, l'indagine comparata delle costitu-
zioni intime, con speciale riguardo ai generi d'incerta ubicazione e
di alcune specie non ancor perfettamente stabilite, ci avvicinerebbe
sempre più alT integrazione del fenomeno genetico delle specie. E
questo un compito arduo al quale ogni autore dovrebbe recar sempre
il proprio contributo tendente al raggiungimento di una soluzione
basata sopra elementi e induzioni tali nei quali la mente umana in
ogni fenomeno fisico e morale ha fatalmente segnati i suoi termini.
(1) Nella descrizione delie intime costituzioni l' intento principale avuto di
mira fu quello di mettere in grado 1' osservatore di tosto percepire i più saglienti
particolari atti all' identificazione della specie, senza soffermarmi a sviscerare la
natura speciale di ciascheduno di essi. A ciò lo studioso potrà applicarsi più tardi,
controllando i singoli processi con la guida degli Autori che ne trattarono di
proposito e dietro le citazioni che, al riguardo, sempre ci offre la Sylloge del
Dott. G. B. De Toni, il vadc ìuccuììì indispensabile per ogni algologo.
Invio una parola dì viva riconoscenza e di ringraziamento, per
gli aiuti di cui mi furono larghi, agli egregi:
Prof. Fr. a r Disse ne (scambi).
Dott. Ed. Bornet (donij. ^
Ing. Cam. Camperio (doni).
Prof. J. Chalon (doni, scambi, comunicazioni).
Prof. G. B. De Toni (doni, scambi, comunicazioni).
Sig. Ferr. Ferrari (doni).
Dott. AcH. Forti (doni;.
Ing. M. Guadagno (doni di provenienza della coUez. D. Fìecker).
Prof. Fero. Sordelli (comunicazioni).
Milano, Maggio 1905.
10
• PARTE I.
FLORIDEiE Lamour.
Sottoclasse BANGIOIDE^
Famiglia BANGIACE/E (Zanard.) Berth.
GENERI
BANGIA Lyngb. WILDEMANIA De Toni
PORPHYRA Ag. ERYTHROTRICHIA Aresch.
Gen. BANGIA Lyngb.
Etym. in onore del bot. Hofman-Bang.
1. Bangia cillaris Carm. in Hook.
[Porplivra Boryana Mont., Porplivrostromìnm Boryi Trev., Bangia
repens Zanard., Porphyra bangiceformis Kuetz., Porphyra Martensiana
Suhr, Erythroiriclìia ciliaris TJTur. in Le Jol.).
La sinonimia di Porphyra hangìceforuiis Kuetz. è quella che
meglio caratterizza l'aspetto esteriore e l'intima costituzione di questa
specie, massime nella forma pubblicata dal Le Jolis nelle Algues
marìnes de Cherboiirg sotto il nome di Erylìirotrichfa ciliaris Thur.,
la sola che mi è dato comprendere in questo Saggio. Ben a ragione
il chiar. Ardissone è indotto a ravvisare in essa una Porphyra in
minia fura [Phyc. medit. I, p. 4/3;.
Le frondicine, filamentose quali appaiono ad occhio nudo, nei
più grandi sviluppi possono raggiungere l'altezza di i5 mill. e la
larghezza di un quinto di mill., ed hanno un vivace colore roseo o
11
porporino. Questi tratti e l'essere epifìtica la riferirebbero al gen. Ery-
Ihrolrichìa, ma ne la distaccano i caratteri della fruttificazione che
sono propri delle Bangìa. Vista in piano al microscopio, la fronda,
pianeggiante, si mostra costituita da cellule quadrangolari, colorate,
disposte in parecchie linee longitudinali il cui numero (1-12) varia
a seconda delle parti e del vario sviluppo della fronda stessa.
a. Eryt. ci Hans Thur. sur Laiirciicfa.
Alg. mar. de Cherbourg. Avril. Le Jolis.
2. B. Le-JolÌ8Ìi De Not. in Le Jol.
{B. fiisco-purpurea Desmaz.).
Benché afjìne alla B. versicolor Kuetz., viene accettata come
buona specie questa dedicata al Le Jolis che spesso ne raccolse sui
legni immersi nell'Atlantico a Cherbourg. Ha il portamento e il co-
lore della B. fusco-purpurea. L'acido piro-legnoso della matrice le
conferisce talvolta la proprietà d'imbrunire leggermente la carta.
Vista in piano si palesa composta di grosse cellule ametistine, col-
locate in file longitudinali: le laterali quadrate in linee rette, le cen-
trali, oblunghe, in linee più o meno sinuose.
a. Le Jolis. Alg. mar. de Cherbourg. Octobre (anno.^).
3. B. vermicularis Harv.
Allo stato giovanile i filamenti, per la brevità loro, possono
conservarsi verticali, a ciò facilitati anche dalla loro forma cilindrica.
Nello stato adulto si fanno assai lunghi, epperò sdraiati quando
non secondano r ondeggiare dell'acqua. La loro forma verso 1' estre-
mità si fa clavato-incrassata e semitubulosa, limitatamente cioè alla
parte più incrassala. Nel fresco é porporina; nel secco appare nerastra
in apparenza, ma in realtà atro-violacea vista contro luce.
In piano la fronda presenta le articolazioni variamente organiz-
zate a seconda dell'età. Nello slato iniziale le articolazioni, assai
ravvicinate e spesso combacianti, sono formate da una sola cellula
filiforme, subtonda od un po' schiacciata. Nel successivo sviluppo le
sezioni si conservano unicellulari, ma le cellule si distanziano e
assumono forma rettangolare più o meno regolare, disposte trasver-
salmente. Col progredire nella evoluzione sono sempre chiaramente
delineate, non più unicellulari ma pluricellulari, cioè in numero di
2-4, di varia dimensione e di forma rettangolare o subquadrata.
Finalmente nell' ultimo stadio le articolazioni si vanno facendo meno
12
evidenti in causa dell'irregolarità nella disposizione delle cellule di-
venute subtonde o reniformi, di varia dimensione, quelle più grandi
alla periferia, le più piccole nel centro. Il colore delle cellule è por-
porino-livido nel secco. Pianta rupicola, fra le maree.
a. Baird point. Stretto Juan de Fuca. Isola Vancouver.
British Columbia, J. E. Tilden, 4 Ag. 1898.
4. B. atro-purpurea (Roth) Ag.
{B. fusco-purpurea [Dillw.] Lyngb.).
Si presenta in masse o strati filamentosi rupicoli, spesso scoperti
a bassa marea, con filamenti brevi, cilindrici, eretti nello stato gio-
vanile, poscia lunghi fino a 5- io centim., rettilinei 0 incurvato-si-
nuosi, di vario tono violaceo 0 violaceo-porporino o anche baio per
alterazione.
Vista in piano la fronda appare costituita da una cuticola mar-
ginale (membrana) di esilissime cellule filiformi intercalate da altre
tondeggianti che talora riescono prominenti lungo il margine. L'in-
terno è formato da cellule grandi, rettangolari, più o meno regolari,
in sezioni quaterne, atro violacee,
11 chiar. G. B. De Toni in una sua recente Nota, fra 1" altro,
a proposito della B. atro-pur purea (Rothj Ag. d'acqua dolce e della
B. fusco-pur purea (Dillw. j Lyngb. marina, così si esprime: «In pari
tempo mi sono convinto che B. atro-purpurea e B. fusco-purpurea
rappresentano semplici adattamenti biologici di una sola specie, cui
per legge di priorità spetta il primo dei due nomi ora citati, dando
così ragione agli autori che considerano semplice varietà o forma la
B. fusco-purpurea; quantunque in generale gli esemplari di B.fuscc-
purpurea, rappresentati dalla forma vegetante nelle acque salse, siano
più robusti che non quelli della forma d'acqua dolce di cui è tipo
la B. atro-purpurea, tuttavia non mancano forme di passaggio tra
l'una e l'altra » (^).
a. Norvegia, 1847- 1864, leg. Schùbcler. Lx herb. Wille.
b. Frederikshavn, Daniie, lesr. F. Bòroesen. Lx herb. De Toni.
(1) G. B. De Toni «Intorno ad alcune Baiigia di Bory e di Zanardini». hi
Atti della Pontif. Acc. Romana dei Nuovi Lincei, Sez. Ili, 21 Febbr. 1904.
13
Gen. PORPHYRA Ag.
Etym. porphyros porpureo.
Rupicole 0 fucicole, le PorpJiyra, dal lato estetico, vengono
meglio apprezzate negli erbari, che nel loro elemento vitale. Quivi,
nei loro grandi sviluppi, hanno parvenze, movenze e colore di Chi-
rotteri agitanti le ali membranose. Estratte dall'acqua, per la natura
loro gelatinosa, lubrica, sottilissimamente monostromatica e priva di
ogni nerbo, ricadono flosce o distendonsi in cenciolini ritorti o si
contraggono in glomeruli. A questa delicatezza di tessuto vanno
congiunte una resistenza ed una tenacità tali da permettere un fa-
cilissimo trattamento di preparazione, dopo il quale ci si trova sempre
dinanzi a delle vere sorprese. L'opacità cinerea o plumbea viene
sostituita dal roseo, dal porporino, dal violetto in diverse gamme.
Questi colori acquistano vigore e splendore con l'aggiunta di un
carattere postumo che vien loro conferito da una speciale lucentezza
che si manifesta allo stato secco.
Specie epifitiche.
5. Porphyra naiadum Anderson (Zoe 3: 148, 1892).
Fronda sottile, alta 3- 10 cent., larga 1-4 cent., spatolata od ovata
sopra un corto stipite conico, presto allargantesi nella fronda piana
membranacea, intera nei margini, rosso-porporina o porporino-scura
o marrone, di struttura fragile e presto decomponibile {rapidly de-
caying, come dice la scheda).
Secondo l' Hus è monostromatica, e si distingue da tutte le altre
Porphyra pel suo punto d' attacco pulvinato. Questa forma del callo
dovrebbe riferirsi allo stato giovane, come risulterebbe dai miei
esemplari. Setchell e Gardner dicono che Miss Tilden l'ha distri-
buita sotto il N. 5 16. Allo scrivente pervenne sotto i numeri 5 16
e 23 1. È appunto sotto la stessa denominazione di Porpli. naiadum
And. e col n. 5ió, che le Aiiier. Algcs recano la forma assai gio-
vanile la quale si presenta sotto l'aspetto di numerosi bottoncini o
pulvinoli rosso-violaceo-scuri {red cnsìiìons) disposti sui margini di
una foglia di Phyllospadix Scouleri,
14
Vista in piano, le cellule si presentano rosee o chiaramente
ametistìne, mediocri di grandezza, subrotonde, assai sottili di profilo,
disposte generalmente a due coppie, formanti talvolta delle linee più
0 meno regolari la cui direzione è variabile, procedendo ora in modo
retto, ora leggermente e largamente sinuoso e magari si curvano a
cerchio più o meno completo, dal che ne deriva che in alcune parti
costituiscono dei parziali disegni.
a. P. naiadum And. Sulla Zostera.
Ballard beach, near Seattle, Washington.
J. E. Tilden, 8 Ag. 1897.
h. Idem. Brown island. S. Juan County, Washington.
J. E. T. 21 Je. 1898.
e. Idem, sul Phyllospadix Scouleri. Bassa marea.
Baird cove (Minnesota Seaside Station).
Port Renfrew, Vancouver island. British Columbia.
J. E. T. I Aug. 1898.
Specie rupicole.
6. P. capensis Kuetz.
Ha un perimetro ovato-lanceolato dell'altezza di 10-20 cent, e
dell'ampiezza massima di 8-10 cent. In causa dell'ampiezza delle
sue cellule ricche di nuclei endocromatici, la pianta, sebbene mono-
stromatica, è piuttosto consistente, quasi cartilaginea, coi margini
ondulati, di colore epatico-porporino nel fresco e ametistino-scuro
nel secco. Le membrane, di estrema sottigliezza, trasparentissime, in-
colori, leggermente ambrine nei margini per accumulazione di muco,
comprendono un complesso di cellule ametistine, angolose, subrettan-
golari o bacilliformi, aggregate a quattro a quattro, facilmente scom-
ponentisi e sconfinanti sotto la semplice pressione del vetrino.
a. Sud Africa, Table Bay. 1 1 Lugl. 1896. Ex herb. Dott. H. Becker.
7. P. atro-purpurea (Olivi) De Toni.
{P. leucosticta Thur. — Ulva atro-purpurea Olivi — P. laciniata
Crouan — P. vulgaris Lloyd).
Nella Flora marina del Golfo di Napoli (^) si è trattato abba-
(^) V^^g. N. Notarisia, Lugl. 1902.
15
stanza della evoluzione e delle forme assunte da questa pianta la
quale non diversamente si comporta nell" Atlantico e nel Pacifico,
qualora se ne tolga una maggiore consistenza ivi talvolta spiegata.
Varia d'ampiezza, di forma e di tonalità di colore che muta dal roseo
all'ametistino a seconda delle varie condizioni speciali di ambiente
in cui cresce e della varia età. La fronda, a membrane appianate per
eccellenza, non va esente dall'essere eccezionalmente suscettibile di
rigonfiamenti prodotti più spesso da cause patologiche, come avviene
più di frequente nelle eu-floridee (^). Si cita infatti una P. coriacea
Zanard. (in Kuetz. Sp. p. 692), a forma inflata mesenteriforme.
Ha cellule endocromatiche dapprima angolate, in prevalenza
subquadrate e subrettangolari, indi subtonde bi-quaternate ed a vi-
cenda quadrigemine in un solo strato,
a. Shilshole Bay, near Seattle, Washington. J. E. T. 20-7-1897.
b. Isole Lofoden (Norvegia) Dicemb. 1898, Coli. Wille.
e. Ile Callot. Agosto 1903. Coli. J. Chalon.
Gen. WILDEMANIA De Toni
Etym. gen. dedicato al ficologo belga E. De Wildeman.
Aspetto della fronda e natura della fruttificazione come nel
gen. Porphyra. Ne differisce pel doppio strato di cellule. La sotti-
gliezza estrema della fronda, accoppiata ad una grande lubricità,
impedisce alle sezioni, per quanto esili si possano ottenere, di col-
locarsi in piedi. In ogni modo la distromatia è facilmente avvertibile
mediante il confronto simultaneo di due preparazioni: l'una (^\ Por-
phyra, l'altra di Wildemania. Nella prima le cellule si mostrano co-
stantemente assai più distanziate, nella seconda più ravvicinate e
sdoppiabili col graduale inalzamcnto dell' obbiettivo.
8. Wildemania umbilicalis (L.) Ulva umbilicalis L. — {Porph.
umbilicalis Kuetz. — Porph. vulgarìs Ag.).
Fronda alta 20 cent, e larga 3 cent, circa, fortemente ondulata
nei margini e munita di lobi allungato-lineari, costituita internamente
come vien descritto nella Sylloge di G. B. De Toni.
(*) y^m- Manip. Alg. mar. Sicilia, n. 32 in N. Notarisia, Genn. 1904.
16
a. Porph. vulgaris Harv. Le Jolis Alg. mar. de Cherbourg.
9. W. laciniata (Lightf.) De Toni.
Viva laciniata Lightf. — Porphyra laciniata Ag.).
In questa specie la fronda è spesso dioica. In uno de' miei esem
plari è alta 23 cent., larga 19, ampiamente ondulata nei margini che
sono talvolta naturalmente lobati, ma più spesso tali appaiono in
seguito a fortuite lacerazioni e allora i lobi, anziché interi, si mo-
strano corrosi nei margini.
Importa rilevare il noto fenomeno delle diverse forme di accre-
scimento. Il callo basilare, cioè, può dare origine ad una fronda di
forma oblunga, ed allora esso costituisce quasi uno stipite sessile;
oppure produce intorno a sé un accrescimento simultaneo, uniforme
e allora la fronda riesce più o meno regolarmente circolare, unica,
peltata, o anche si decompone in numero vario sullo stesso piano
o sopra due o tre piani sovrapponentisi. In questi casi il callo occupa
la parte centrale e si ha la varietà iimhilicalis Ag. (cfr. sopra).
Il notevole, eccezionale spessore della fronda offertomi da un
esemplare di Land' s End, San Francisco (California) e 1' esame della
sezione trasversale statami perciò facilitata, indussemi nella persua-
sione doversi questa pianta comprendere fra le buone specie di
Wildemania. Intanto questo spessore è giustificato dalle cuticole più
consistenti dell'ordinario, leggerissimamente colorate da un muco
ambrino-verdognolo. Queste cuticole sono formate da una membrana
non sempre omogenea, a giudicare da alcuni filamenti che, a guisa
di esilissime ciglia sporgono dai margini. Se queste sporgenze siano
naturali o provocate dalla sezione rimango in dubbio. Certo si è che
si presentano assai raramente nei margini osservati in piano. In
quanto alle cellule, si nota che il doppio loro strato si palesa in
modo assai diverso nel percorso longitudinale della stessa sezione
presa in esame. Le cellule, cioè, in vario modo angolose, livido-
ametistine, non sempre sono regolarmente disposte in due linee
lungo la cuticola superiore ed inferiore, ma spesso confluiscono in
una sola linea nella quale allora le cellule stesse sono strettamente
serrate le une contro le altre, per sdoppiarsi nuovamente in altri
tratti della stessa preparazione nei quali riprendono il loro posto
lungo le cuticole, normalmente distanziate.
Forse è a questo fenomeno che devesi il segno dubitativo con
17
cui dal chiar. De Tonti viene questa specie compresa fra le Wilde-
mania nella Sylloge.
a. Porphyra laciniata Hook. Grev. Torbay, common. M. Wyatt.
b. P. laciniata Harv. Alg. mar. de Clierbourg. Octob. Le Jolis.
e. P. laciniata (Lightf.) Ag. forma wnìnìicatis, Lillesand, 1848.
Schùbeler.
d. P. laciniata Ag. Syst. In mari Bahusias, majo, leg. Domina
Sophia Akermark.
e. P. laciniata (Lightf.) Ag. Flohhefjord. leg. M. N. Blytt.
/. P. taciniata (Lightf.) Ag. Isola Lofoden. Xmb. i8q8, Wille.
g. P. laciniata Ag. Syst. Land's End, S. Francisco, California.
J. E. Tilden 12, Jl. 1897.
10. W. linearis (Grev.) Porpìiyra linearis Grev.
La fronda, semplice, sorge da un corto ed esile stipite non più
largo di un terzo di millim., indi va gradatamente dilatandosi fino
a raggiungere la larghezza massima di circa un centim. e la lun-
ghezza di 10-20 cent-, coi margini più o meno ondulati nella parte
inferiore e mediana, più spesso piani, integri o leggermente erosi
nella parte superiore, di un vaghissimo colore roseo 0 ametistino di
una grande lucentezza.
Endocromati di varia forma: subglobosi, cuneiformi o variamente
angolati, bacilliformi di profilo, quaternati. Glomeruli sporigeri singoli,
subtondi, verticali.
a. Porph. laciniata (Lightf.) Ag., f. linearis Gvev. Lillesand 1846,
leg. Schùbeler.
b. Porph. linearis Grev. Collez. Acton.
1 1. W. miniata (Ag.) Fosl.
(Porph. miniata (Lyngb.) Ag. — Diploderma miniatiun [Ag.]
Kjellm. — Viva miniata Lyngb. — U. purpurea var. miniata Ag.).
E la più vistosa delle Bangiacee per la vivacità del suo colorito
che ricorda quello del Nitophyllum punctatnm. Secondo J. Agardh,
la fronda sarebbe monostromatica nello stato giovanile, poi distro-
matica. Ne' miei esemplari è alta g-25 cent., larga ó-i5 cent., le
quali dimensioni possono essere di molto sorpassate, stando alla scheda
accompagnante il campione americano, nella quale si legge: Fronds
o,j-i meter in length. Il doppio strato è constatabile anche senza pra-
ticare sezioni che diQ[ìcilmente si dispongono in piedi, stante la grande
18
sottigliezza e flaccidezza della fronda e la facilità del disaggregamento
delie cellule assai facili allo spostamento ed a sconfinare. Questa
proprietà è molto indicata a rivelare la distromatia. Bagnato sul vetro
un pezzettino di fronda e gravato dal vetrino che non dev'essere
in alcun modo compresso, si osserva che le cellule a contatto del
copri-oggetti sono le prime a spostarsi seguendo la corrente che si
stabilisce nella goccia d'acqua, ferme restando quelle dello strato
inferiore ossia a contatto del vetro sottostante. Questo doppio strato
è inoltre posto in evidenza dalla varia tonalità di colore derivante
dallo spazio moltiplicato dalle lenti, per cui le cellule inferiori ap-
pariscono più pallide e a contorni meno delineati in confronto delle
cellule dello strato superiore le quali offrono invece i caratteri opposti,
mostrandosi di un bel roseo, carneo o ametistino, di forma subtonda
0 leggermente allungata, di varia dimensione e quasi sempre nuclcate.
Gli esemplari conservano un gaio colore di minio porporescente,
sebbene uno di essi conti 64 anni di erbario.
a. W. miniata (Ag.) F'oslie. Tromsò 1841, leg. M. N. Blytt.
b. Porphyra miniata Ag. Attached lo pebbks. Low tidc. Oak
Bay, Victoria, Vancouver island, British Columbia.
J. E. Tilden, 5 Jl. 1898.
Gen. ERYTHROTRICHIA Aresch.
Etym. erythros rosso, thrix pelo.
Già comprese fra le Conferva, le Bangia e le Porphyra, le
Erythrolrichia ne furono staccate nel i85o dall' Areschoug con la
nuova denominazione generica pel modo speciale con cui si formano
le spore, e che qui stimo opportuno riportare con le parole del
chiar. Dott. Ed. Bornet: « On sait que Ics spores des Erythrotricìi/a
se forment d'une manière toute particulière : le protoplasme de la
cellule fructifèrc se coupé en deux; une partie se change en une
spore qui, en grossissant, refoule et deprime la partie restée vege-
tative. Après Tevacuation de la spore le protoplasme végétatif se
dilate de manière à remplir la cavitò de la cellule qui reprend alors
l'apparence qu'elle avait au début » C).
(*) Ed. Bornet. Alg. de Schousboe, pag. 100.
19
12. Erythrotrichia ceramicola (Lyngb.) Aresch.
Riveste di cespuglietti porporini, rosei o carnei, composti di
esigui filamenti lunghi i-3o mill., larghi 12-1 5 [x., parecchie alghe
maggiori ed anche i margini di Posidoiua.
I filamenti ci rivelano la composizione loro formata da una sola
serie di cellule rettangolari, rappresentanti ciascuna di esse cellule
un articolo del filamento. A seconda dello stadio evolutivo poi, questi
articoli 0 sono integri 0 divisi longitudinalmente, e finalmente cia-
scuna delle parti di cui si compongono, per contrazione subita, si
presenta subglobosa, anziché della primitiva forma rettangolare.
a. Erytiì. ceramicola Aresch. (sopra Cutìeria multifida), Alg. mar.
de Cherbourg. juillet. Le Jolis.
b. Erytìi. ceramicola (Lyngb.) Aresch, (Sopra Ccramiiim sp.),
Svinor 22, 8, i885, leg. M. Foslie.
20
Sottoclasse FLORIDE^
ORDINI
NEMALIONINtE rhodymenin^
GIGARTININ^ CRYPTONEMIN/E
Orci. NEM AUGNINE
FAMIGLIE
HELMINTHOCLADIACE^ GELIDIACE^
CHyETANGIACEyE
Famiglia HELMINTHOCLADIACE/E (Harv.) Schmitz
Subfam. I. BATRACIIOSPERME^ (pel solo gen. Gnhonia Harv.)
Suhfani. 11. CHANTRANSIE^ (Kuetz.) Trev.
Gen. CHANTRANSIA (DC.) Schmitz.
Etym. dal chiar. Girod-Chantrans.
Piante epifìtiche. L' aspetto esteriore e caratterizzato da una
fronda filiforme, irregolarmente ramosa, articolata, monosifonia, nuda,
coi rami spesso ultimati da un pelo deciduo. Il tallo inferiore è for-
mato da una sola cellula epifita unipolare, o endofita bipolare, oppure
da filamenti contesti che s'internano nel tessuto della pianta ospitale.
11 chiar. Dott. Ed. Bornet nella sua Nota: Deux Chantransia
corymbifera Thuret, Acrocliceliiiiìi et Chanlransia (^), osserva quanto
in appresso :
Le Floridee callithamnioidee che si moltiplicano per monospore
furono riunite da Thuret nel gen. Chanlransia. Dopo che Wartmann
e SiRODOT ebbero dimostrato che la maggior parte delle specie di
f*) Extrait dii Biilletin de la vSociété botaniquc de France, Tome LI, Paris,
Aoùt 1904.
21
acqua dolce si riattaccano alle Lemanea ed ai Batracìiospermum,
questo genere più non comprende che piante marine, ed è in questo
limite che fu spesso impiegato. Diversi autori gli sostituirono il
gen. equivalente di AcrochcBlium, fondato nel )8ói, dal Naegeli,
nelle sue ricerche sulle Ceramiee. Il Dott. Bornet stima che in luogo
di sostituii'e uno dei due generi all'altro sia da preferirsi il conser-
varli entrambi. Il gen. Acrochcetiiim comprenderebbe le specie che si
moltiplicano unicamente per monospore; il gen. Chantransia, quelle
che hanno inoltre degli organi riproduttori sessuali. Non si conoscono
specie d'uno dei due generi rispondenti esattamente ad una specie
dell' altro genere. La riunione dei due generi in uno solo rende la
definizione del genere unico inesatta o almeno ipotetica per tutto il
gruppo degli AcrochcBtium.
Inoltre lo stesso Autore fa osservare che il modo di attacco degli
Acroclucliiiin e delle Chanlransia al loro supporto fornisce dei caratteri
che non furono abbastanza utilizzati per la distinzione delle specie.
Naegeli dice che il suo A. microscopicum è attaccato per mezzo di
una sola cellula e non, come in altre specie, mediante una massa
cellulare.
Cosi si hanno forme nelle quali i filamenti eretti nascono da
un filamento orizzontale strisciante, come si hanno talli discoidi o
senza disco; né così si limitano le disposizioni che presenta il tallo
inferiore degli Acrochcetiuiii e delle Chantransia. Si è perei 'j che lo
stesso Autore ha raggruppato in diverse sezioni gli esemplari che
si ravvicinano per la medesima struttura (^;.
i3. Chantransia secundata (Lyngb.) Thur.
= Callithamnion secundaium J. Ag. = Acrocìicelium secnndatiini
Naegeli.
Frondicine alte un millim., larghe lo-ió [x., ramoso-fastigiate dalla
metà in su, talvolta subsemplici, coi rami inferiori più lunghi, i su-
periori più approssimati subsecondati, colle articolazioni 2-4 volte
più lunghe del diametro. Sporangi in ramoscelli secondati. Talvolta i
(^) A puro titolo storico si riportano le sinonimie di J. Agardh le quali
associano le Chantransia ai Caliit/iamnion, mentre fra le une e gli altri non vi sia
altra comunanza all' infuori della struttura della fronda.
22
rami secondati sono tutti disposti sul lato interno dei rami, per cui
crescono quasi vis-a-vis con quelli del ramo vicino. Questa piantina,
pur avendo una larga scelta di alghe maggiori per matrici, vi si
dispone in posizioni diverse a seconda delle differenti piante che la
ospitano. Generalmente sulle Floridee e sulle Fucacee vi cresce cosi
tìttamente da renderle tomentose in ogni loro parte: delia Zostera
e della Posidonia non occupa invece che i soli margini che riescono
elegantemente frangiati di roseo o di porporino.
a. Sulla Zostera, Cherbourg. Le Jolis.
b. Sulla Rhodymenia palmata, Roscoff. Ag. 1902, J. Chalon.
e. Sulla Cystùseira ericoìdes, Guéthary Sett. 1904. J. Chalon.
14. C. efflorescens var. Thuretii Bornet. (Op. citata nel gen.).
= Ch. corymbifera Thur. in Le Jolis. = Callith. ccBSpitosiim J.
Ag. = Callith. Coda Crouan = Chantransia ccsspitosa Batters.
11 chiar. Dott. Bornet, dopo di avere nella citata Nota esposta
la storia di questa varietà, ne dà questa descrizione : « Fronde nana
caespitosa. Disco epiphytico irregulari ambitu crenulato, 60-120 ja.
lato. Filis erectis 2-3 mill. altis, 9-10 ji. latis, a basi ramosis, ramis
patentibus alternis vel secundatis in pilum hyalinum desinentibus.
Ramusculis fructiferis in axillis ramorum solitariis vel pluribus seriatis
ex articulis 4-6 compositis, simplicibus vel bifidis. Carpogonio lage-
niformi in articulo infimo inserto; spermatangiis solitariis vel binis ex
articulis superioribus enatis. Glomerulis cystocarpii densis; carpo-
sporis ovoideis, 18 \ì.. longis, 9 [a. latis.
a. Ricopre quasi interamente un grande esemplare di Helt7ìi}i-
Ihocladia purpurea.
Guéthary, Luglio 1903, Coli. J. Chalon.
i5. C. Davìesii (Dilhv.) Thur.
= Callithain. Daviesii Lyngb. = Callith. luxnrians Desmaz.
= Acrochaetium Daviesii Naegeli.
Cresce sopra diverse Alghe maggiori. Frondi microscopiche
che, negli esemplari in esame, appaiono come serpeggianti sopra
una Porphyra, che le ospita in tanti cespuglietti o isolate ma rav-
vicinate così da costituire un intricato e reticolato rameggio sul
fondo cellulare della matrice.
a. Sopra Porpliyra, a Namur, Bclgique. Coli. J. Chalon.
ló. C. virgatula iHarv.j Thur.
23
= Caìlith. virgatuhim Harv. = Callith. Daviesii J. Ag. = Tren-
tepoìilia virgatiihi Fari. = Cladopìiora Sagraeana Mont.
Nella citata nota « Deux Chanlransìa » il Dott. Bornet nel ri-
cordare che quest' alga, sterile, fu descritta da Montagne sotto il
nome di Cladopìiora Sagraeana, soggiunge: «Mais il est évident,
au premier examen, qu' elle appartient soit aux Acrochactium, soit
aux Cliantransia. Des échantillons de Californie (leg. Johnston), de
Stratford, Conn. que j' ai recus de M. Collins, un exemplaire de la
Barbade donne par M.lle A. Vickers, me paraissent si rapprochés
de la piante de MontactNe que je n' hésite pas à les réunir (*). Ces di-
vers documents m'ont fourni les éléments de la description suivante.
« Acrochaeduììi Sagraeamim Bornet mscr. (Cladopìiora Sagraeana
Montagne). Caespitibus minutis penicillatis vel in stratum continuum
collcctis. Thallo e fìlis horizontalibus ramosis contorto-implicatis et
filis erectis fructiferis formato. Filis erectis 2-4 mill. altis, 6-10 \x.
crassis, ramosis; ramis inferioribus longioribus, superioribus sensim
brevioribus distantibus parum divergentibus, supra axillas ramulos
breviores secundatim approximatos gerentibus. Articulis 45 jji. circi-
ter longis, inferioribus deorsum rhizinas emittentibus. Monosporis in
ramulis axillaribus unilateraliter seriatis, singulis vel binis in eodem
articulo ».
Osserva infine che per il portamento e per la disposizione delle
monospore sui ramoscelli ascellari, questa pianta ricorda V Acrochae-
lìum Daviesii, e che se ne allontana per la struttura del suo tallo
orizzontale.
Ha comune con la Chant. secimdata il costume circa il modo
di disporsi a seconda delle diverse matrici, fra queste compresa la
Riippia maritìma.
a. sopra Polysiphonìa sp. Norvegia 1827, leg. M. N. Blytt.
b. sopra Ceramiiim sp. Ag. Le Jolis. Alg. mar. de Cherbourg.
e. sopra Posidonia Earl. Falmouth, Mass. Luglio 1882.
(*) La pianta del Montagne venne staccata da radici denudate di alberi da
Ramon de la Sagra nell' isola di Cuba. Per l' importanza biologica che andrebbe
connessa al fatto importerebbe conoscere con esattezza le reali condizioni d' am-
biente di tale stazione, in quanto potessero avere analogia con quelle che deter-
minarono l'adattamento della Bangia fuscopitrpicrea, marina, alle acque dolci,
sotto il nome di Bangia atropurpìirea.
24
17. C. microscopica (Kuetz.) Fosl.
= Callithamnion J. Ag. = Acrochaetiiuu Naeg.
Piantina filiforme di colore roseo, alta 80-90 [x., larga 4-6 [x.,
composta, al massimo, di 8-9 articolazioni, coi rami attenuati in un
lungo pelo.
Oltre le località indicate dalla Svlloge dal Dott. De Tomi, altre
ne furono segnalate sulle coste Atlantiche europee, e messe in evi-
denza dal Prof. J. Chalon (^).
a. Sul Clìondrus crispiis, in comunione dello Spermoiìiamnion
Turneri, a La Goiireppe, Lugl. 1903. Coli. J. Chalon.
18. C. endozoica Darbishire.
= Acrochaetium Batt.
La notomia dei Briozoari e degl' Idrari potrebbe fornire un
maggior numero di soprese quando venisse più di frequente pra-
ticata. 11 tessuto spugnoso o gelatinoso di queste classi di animali
si presta assai bene a dare ricetto a speciali organizzazioni vegetali
il cui sviluppo dipende da non meno speciali condizioni di ambiente
protettore e insieme di nutrizione azotata offerta nel modo più ab-
bondante e più diretto.
L'egregio prof. J. Chalon mi forni gentilmente all'uopo esem-
plari di Flustra liiypida disseccati e sotto alcool (^), come si richiede
ogni qual volta non si abbia la possibilità di operare sul materiale
fresco, naturalmente il più indicato. Le osservazioni si limitano per
ora a quelle assai poche, compatibili collo scopo del presente lavoro,
rimandando lo studioso agli autori che ne trattarono di proposito,
quali il Batters e il Darbishire.
La Cìianlransia in esame (o Acrochaeliuiii) è perfettamente
endozoica, e cioè la fronda, unipolare, è completamente immersa
nel tessuto dell'animale ospitante, o, tutt'al più, non ne sporgono
che le estreme articolazioni.
(^) Vegg. l'eccellente Liste des Algues marines di Jean Chalon (Anvers 1905),
opera preziosa per molti riguardi e specialmente per la distribuzione geografica
delle specie. Rendo qui pubbliche grazie del dono che l'A. si compiacque di
farmene.
(2) La conservazione secca ha il vantaggio di mantenere inalterata la ficoeri-
trina; quella nell'alcool una maggiore turgescenza nella struttura.
25
Frondi isolate o in cespuglielti, microscopiche, composte di un
filamento lineare o subclavato, semplice nel primo stadio, poi subdi-
cotomo, e cioè una sola volta alla base o poco sopra. 1 filamenti
sono costituiti da Ó-12 cellule porporine o rosee, disposte a monile.
La cellula apicale talvolta risulta priva di cromatofori, in quanto la
parte tubolare estrema è suscettibile di un ulteriore accrescimento
lililbrme.
a. Cli. end. Darb. avec Endodictyon infeslans Gran.
Dans Fliislra ìiispida. Au pied de la falaise de
Pen Tir (Crozon). Aoùt, 1904. Coli. J. Chalon.
11 tutto sopra Cìiondnis crispns.
Suhfam. III. NEMALIEAE.
GENERI
TRICHOGLCEA HELMINTHORA
NEMALION LIAGORA
HELMINTHOCLADIA TIAROPHORA
Gen. NEMALION Targ. Tozz.
Etym. nenia, filamento; per la struttura filamentosa.
19. Nemalion lubricum Duby.
D'aspetto vermicolare, nerastro, lubrico al tatto quando non
sia stato rivestito da concrezioni calcaree. Gl'individui crescenti
lungi dai porti, presso la linea dell" acqua, e anche scoperti a bassa
marea, sono sempre detersi; al contrario quelli stabiliti in condi-
zioni opposte, che in allora tengono spesso del melmoso e del cre-
taceo. Nell'Atlantico raggiunge spesso altezze sorprendenti, così da
simulare il gen. Chorda, d'onde, fra l'altre, la sinonimia di Chordaria
Neiuaìion Ag. Ne tengo sott' occhio un esemplare di 5^ cent. Ma
anche in questi casi lo spessore varia di assai poco da quello delle
più umili forme, essendo sempre 1-2 millim.
I maggiori diametri sono illusori poiché si debbono a concre-
zioni calcaree di cui eventualmente la pianta si riveste, massime
nella parte inferiore, date certe condizioni di ambiente, come già sì
26
ebbe a notare. La diuturna e veemente flagellazione dei marosi pro-
cura talvolta l'obliterazione degli strati interni alla sommità delle
frondi dove allora appaiono quasi articolato-lobate o ridotte alla sem-
plice cuticola priva di contenuto, epperò bianchiccia o gialliccia. La
natura e lo spessore delle frondi ne mascherano il colore che appare
nerastro, mentre in realtà è rosso-bruno nello stato fisiologico della
pianta, giallastro o verdastro nelle alterazioni subite. Le frondi sono
cilindriche o semiappianate, generalmente semplici, ma talora anche
di-tricotome poco sopra la base o verso il mezzo.
11 midollo o asse è composto di grossi filamenti, leggermente
sinuosi, strettamente avvicinati, commisti a cellule tonde, piccole.
Da questo fascio partono molti altri filamenti raggiati, a lunghe
articolazioni, dapprima semplici, poscia dicotomo-fastigiati, articolato-
moniliformi che chiudono la periferia mediante cellule corticali più
grandi, serrate, colorate intensamente. Cistocarpi tondi, assai nu-
merosi tra i fili verticali periferici.
20. N. multifidum (VV. et M.j J. Ag.
Crede il Reinbold, che questa specie si possa a mala pena
separare dalla precedente. Veramente gli esemplari non sempre
giustificano il carattere che vorrebbe esprimere il nome specifico,
poiché troppo spesso accade che il A', lubrìcnm mostrasi assai più
ramificato. Se ne distingue però per le ascelle più patenti e roton-
date anziché acute e per la costituzione intima nella quale si nota
un minor numero di filamenti raggianti e meno fastigiati alla peri-
feria le cui cellule sono alla loro volta meno strettamente serrate.
Le coste Atlantiche francesi ne producono di forme assai spesse
(2-3 millim.) e alte dai 20 ai 3o cent. Di forme esilissime (meno di
un min.) ne conosco della Scandinavia e degli Stati uniti, tutte più
0 meno decomposte.
a. Mesogloja muìlijida Hook. Torbay, very rare. M. Wyatt.
h. N. miiltìf. J. Ag. Avec Caìothrix parasitica. Guéthary, Juillet
1908. Coli. J. Chalon.
e. N. mii/l/f. (W. et M.) J. Ag. Flokkefjord. leg. M. N. Blytt,
d. N. miillif. Ag. Marblehead, iMass. Aug. 26, i883. Ex herb.
F. S. Collins. Malden. Mass. U. S. A.
21. N. ramulosum Ilarv. in Hook.
Buona specie caratterizzata da una fronda vermiforme, com-
27
pressa nelle parti più vecchie, cilindrica nelle più giovani ramifica-
zioni. Rami poco numerosi, equamente distribuiti dalla base alla
estremità, dello stesso spessore dell'asse, e cioè del diametro di 2-6
mill., divaricati, con ascelle subtonde, ottusi alle sommità. Tutta la
pianta, alta ló cent, (nello esemplare in esame) si mostra bianchic-
cio-grigiastra per uno strato calcare crostiforme rugoloso, coi mar-
gini scoperti. Quest' ultimo particolare è dovuto alla compressione
del preparato la quale ha provocato lo sconfinamento di una parte
del midollo.
iMidollo formato da filamenti esigui incolori, con le articolazioni
assai lunghe nella loro parte inferiore, dicotomi, variamente e las-
samente intrecciati, e cioè ad incroci, ad anse, a cerchi persino, indi
procedono sciolti e rettilinei finche con le estremità loro si dirigono
in modo radiato verso la periferia. In questo punto della evoluzione
le articolazioni dei filamenti diventano un poco più brevi e le giun-
ture di esse egregiamente rotondate. Entrando nello strato corticale
i filamenti si fanno tricotomi, fastigiati, e le articolazioni, sempre
più abbreviate, cominciano a colorarsi di roseo e ad assumere la
forma cellulare normale, oblunga, di grandezza mediocre. Finalmente
le cellule, più intense di colore, si ravvicinano a formare la delimi-
tazione periferica. 11 tutto è immerso in un muco trasparentissimo,
quando la preparazione sia stata, se occorre, previamente decalcifi-
cata. Cistocarpi subpiriformi portati dalle estremità dei filamenti pe-
riferici.
a. N. raìiiulcsum Harv. Gettato alla spiaggia.
Kahuku point, Oahu, Territory of Hawaii.
Amer. Alg. J. E. Tilden i3 Je. 1900.
Gen. HELMINTHOCLADIA J. Ag.
Etym. hebìiins verme, clados ramo.
22. Helminthocladia purpurea (Harv.) J. Ag.
La fronda sorge da un piccolo callo radicale in forma di bot-
toncino conoideo, esile dapprima e subcilindrica, poscia ampliata
e in alto di nuovo attenuata, assai parca 0 ricchissima di ramifica-
zioni la cui lunghezza è assai variabile, conformi all'asse, semplici
o subpennate. Sostanza molle, lubrica e gelatinosa, porporina nel
fresco, un pò" più scura nel secco.
Ne' suoi maggiori sviluppi può attingere il mezzo metro di al-
tezza, e quando poi le sue ramificazioni si fanno composte e pre-
sentano la proporzionale evoluzione, la pianta può certo annoverarsi
fra le più belle floridee. Uno degli esemplari in esame, dello spes-
sore massimo di soli 3 mill., pur tuttavia ha raggiunto l'altezza di
45 cent. Si può pensare di quanto debba essere supcriore quando
il suo asse maggiore ha l' épaisseur du doigt! (').
Strato periferico formato da filamenti roseo-porporini. artico-
lati, verticali, semplici, ma più spesso dicotomo-fastigiati, sciolti la
più parte, con 1' estremità davate 0 capitate costituenti la periferia.
Questo singoiar modo con cui la fronda chiude il suo diametro è
impressionante in quanto rammenta una spessa ed esigua prolifica-
zione marginale di una fronda microscopica formata da un tessuto
di esilissimi filamenti ramosi lassamente contesti, lungamente arti-
colati con prevalente disposizione longitudinale, ciò che, nel caso,
costituisce la parte midollare della pianta la cui forte adesione alla
carta è spiegata appunto dai tentacoli muciferi rappresentati dalle
descritte estremità periferiche.
a. Mesogloia purpurea Hook. Sidmouth. Mrs Griljlths, Erb.
xMary Wyatt.
b. Nemalion purpureuìn Chauv. Fecamp. F. Detror. 23 Aoùt 1884.
e. Helmint. purpurea J. Ag. Roscoff, Aoùt 1902, Coli. J. Chalon.
d. Helmint. purpurea Guéthary, Juillet 1903, Coli. J. Chalon.
e. liehninl. purpurea Ile Collot, Aoùt 1903, Coli. J. Chalon.
23. Helminthocladia Hudsonii (Ag.) J. Ag.
Fronda filiforme, di mezzo mill. di spessore o anche meno.
Asse primario e ramificazioni leggermente sinuoso-contratti. i'^ameg-
gio abbondante sub-bipennato, coi più giovani ramoscelli assai di-
latati in confronto delle parti più adulte, e ciò in causa della natura
loro teneramente gelatinosa che si spappola sotto la pressione. Tutto
quest'insieme di sottigliezza, di perimetro piramidato od obovato, le
conferisce un aspetto assai diverso da quello della specie precedente.
(*) Ed. BoRNET. Les Alg. de Schousb. p. 264.
29
L'asse primario nel suo strato periferico offre un minor numero
di filamenti liberi, e il midollo è composto di filamenti assai più
robusti di quelli dell' IL purpurea, lassamente contesti e con dire-
zioni varie.
La fronda è alta io-i5 cent., e la lunghezza maggiore dei rami
è di 5-8 cent., secondo le misure fornite dai miei esemplari.
a. Mcsoglohi Hudsoui Hook. Br. FI. p. 385. Torbay and Sid-
mouth, frequent. Algae Danmonienses. Mary Wyatt.
Gen. LIAGORA Lamour.
Etym. dal nome di qualche Nereide.
11 genere comprende una quarantina circa di specie finora co-
nosciute. Dei principali tipi sarebbe assai importante studiare sul
fresco la struttura intima nelle sue svariate manifestazioni. La na-
tura vera di queste è spesso di difficile interpretazione negli esem-
plari, massime se da lungo tempo disseccati, per le alterazioni ine-
renti a tale stato, essendo insuljiciente la madefazione al ripristino
della delicata, complessa e variata organizzazione.
Delle tre specie comuni anche al Mediterraneo, quelle che pos-
sono dar luogo a qualche dubbio sulla loro identificazione per co-
mune portamento a perimetro globoso, sono la vìscida e la ceranoides.
La dùtcnta ne differisce sentitamente pel suo aspetto pseudo-pluri-
caulescente, ossia a rami radi, disciolti, assai lunghi, decombenti,
fittamente e cortamente ramicellati lungo tutto il percorso della
fronda assai larga, le cui parti estreme si espandono in corimbo
più o meno denso.
In quanto alle prime due, se l'esito de' miei esperimenti fosse
costante, un metodo sicuro d'identificazione sarebbe quello della
constatazione del colore, il che si ottiene mediante la decalcificazio-
ne ('). In allora la ceranoides si palesa roseo-lilacina, mentre la viscida
appare nerastra, in realtà atro-violacea o violaceo-livido-verdastra,
vista contro luce. Inoltre la ceranoides è sempre interamente e spes-
(1) Questa si opera mediante un bagno nell' aceto da prolungarsi per 12 ore al
massimo, indispensabile inoltre per la chiarificazione della sezione microscopica.
30
samentc rivestita di carbonato di calce anche nelle sue parti più
giovani, quando invece la viscida nelle sue parti superiori rivela al
nudo o quasi il suo colore violaceo o porporino.
Le specie esclusive agli Oceani vanno studiate partitamente
nella loro struttura, pur giovandosi della decalcificazione anche nel-
l'intento di mettere allo scoperto le rispettive colorazioni le cui to-
nalità possono offrire un buon carattere differenziale.
24. Liagora leprosa J. Ag.
Nell'esemplare è alta 3, ma può raggiungere gli 8 cent. Nello
stato giovanile mostra abbastanza la clorofilla che vien presto ma-
scherata da una crosta calcarea farinoso-granulosa, che la fa appa-
rire completamente bianca. Questo rivestimento non impedisce la
manifestazione di un'abbondante mucosità che la fa aderire assai
bene alla carta, stante altresì la sua sostanza gelatinosa. La fronda
è pianeggiante nella parte inferiore e del diametro di 1-2 millim.;
cilindrica superiormente, decomposto-fastigiata a rami patenti.
L'interno è composto di fili periferici, verdi nel fresco, allun-
gati, cilindrici articolati, gì' interni più tenui, patenti quelli dei rami
e più crassi. Cellule corticali grosse, oblunghe, scure, verticali. Ru-
picola.
a. Laie point, Koolauloa, Oahu, Territory of Hawaii. Am. alg.
J. E. T. 18 Je. 1900.
25. L. pulverulenta Ag.
Fronda piana inferiormente, indi subcilindrica-canaliculata; la
pressione la rende però tutta pianeggiante. Ramificazione dicotoma;
rami laterali proliferi subpennati, con le suddivisioni brevi assai pa-
tenti, le estreme semplici per eccezione, nella maggioranza forcute.
Così almeno negli esemplari in esame i quali non hanno alcun ac-
cenno al colore porporino delle parti più giovani, apparendo la pianta
totalmente biancastra per un'ef]lorescenza fine e polverosa che la
riveste. Non m'c dato di controllarne la struttura intima che impor-
terebbe la manomissione, per quanto leggerissima dello esemplare
statomi benevolmente comunicato dal prof. Chalon.
a. On corals. Tortugas, Florida; Dee. 10, iSgò l'/iycoi. Bor. Am.
Mrs. G. A. Hall.
26. L. tenuis J. Ag.
Assai aljme alla L. leprosa, senonchè nella tennis la fronda,
31
alta 5 cent., cilindrica, dicotoma, decomposta, subcorimbosa, ha lo
spessore di un capello il cui diametro però appare più che quadru-
plicato dal forte spessore del candido strato calcare che la riveste.
Nulla posso dire in proprio della costituzione intima, per la ragione
accennata.
a. Kingston, Jamaica. J. E. llumphrey.
Plivcot. Bor. Aììì.
27. L. decussata Mont.
= Neiiialion liagoroides Crouan.
Nei miei esemplari e in quelli statimi comunicati è alta al mas-
simo 20 cent. Fronda filiforme, cilindrica nei primi due terzi, in alto
canalicolata, a rami vergati, subopposti o sublaterali, suberetti, óissai
divaricati o quasi orizzontali, decussato-subulati. I rametti inferiori
sono lungamente filiformi in basso, allargato-canalicolati in alto. I
rametti superiori sono semplicemente attenuati alla base. Le sommità
dei rametti più giovani sono gelatinose, per cui nelle preparazioni
decalcificate la pressione le rende obovate 0 spatolate. La pianta è
ora a lunghi tratti denudata dall'involucro calcare e nelle parti sco-
perte si mostra assai scura; ora è interamente calcificata dalla base
all'estremità, e in questo caso appare completamente cilindrica. Gli
individui inverditi e coi ramoscelli orizzontali possono ricordare l'a-
spetto di alcune fanerogame: ad esempio si citano i rametti di Ta-
xus baccalà, e, si potrebbe aggiungere, di Hìppophae rhamnoides.
Cistocarpi numerosi nello strato periferico in forma di un nucleo
tondo che si dissolve in filamenti radiati, ramificati all'estremità.
La sezione dà un'ambito subcilindrico nel quale si scorge l'asse
midollare dittico percorso internarmente da filamenti brevi, fusiformi
che si addensano nella periferia assile dalla quale partono, in modo
radiato, dei filamenti tenui, incolori, lungamente articolati, semplici
alla base, poscia dicotomi e finalmente policotomo-fastigiati con le
estremità facienti capo nello strato corticale composto di piccole cel-
lule rosee, verticali, disposte in poche serie irregolari e raggruppate
nella periferia.
La sostanza, decalcificata, rivela, contro luce, un colore rosso
laterizio.
a. Washed ashore in considerable quantity at Hope Bay, Jamaica,
July, 1894. Mrs. C. E. Pease and Miss E. Butler. Phvc. Bor. Am.
h, On a rocky peninsula two miles north of Waianac, Oahu,
Territory of Hawaii. J. E. Tilden, 12 Je 1900. Amer. Aìg.
e. Santa Cruz di Tenerifa (Canarie) 6-10 Agosto 1882. Race.
Cap. E. D'Albertis. Ex herb. Piccone, ora \. Forti.
28. L. viscida (Forsk.) Ag-.
Aderi,sce agli scogli con un robusto callo radicale dal quale si
partono più frondi munite di uno stipite ora brevissimo, ora lungo
fino a raggiungere un cent. Nelle preparazioni a secco queste frondi
appaiono raggianti intorno al callo, ma nel vivente il loro complesso
assume un perimetro emisferico più o meno compatto secondo la
maggiore o minore abbondanza delle frondi stesse il cui numero
varia da 2 a io e più. Le prime divisioni, ad ascelle patenti, sono
dicotome e distanti, le successive più ravvicinate, le ultime corim-
bose, raccorciate o lungamente fastigiate, secondo gli sviluppi diversi
di cui la pianta è suscettibile, variando la sua altezza fra i 4 e i 10
cent, e lo spessore fra i 4 e gli 8 millimetri. Gli apici sono forcuti
e divergenti. La fronda, cilindrica nello stato vivente, si raggrinza e
si foggia a doccia nel secco ed è tegumcntata da un bianco strato
calcare e dove ne manca appare porporino-vinosa.
La sezione della parte caulescente o stipite dà un disse sub-
tonda. Midollo percorso da tubi talora più o meno eccentrici accom-
pagnati da filamenti diversamente colorati, secondo 1" età e lo stato
della pianta, crassi, brevi, semplici o dicotomi, disposti in diversi
fasci radiati, scomponentisi alla base ed alle estremità in cellule me-
diocri oblunghe e subtonde.
Alcune volte il midollo si ritira parzialmente lungo la periferia
e allora la sezione ha l'aspetto anulare come di fronda cava o tu-
bolosa. Strato corticale di cellule perpendicolari, intensamente colo-
rate, moniliformi, oblunghe, di grandezza decrescente dall'interno
verso F esterno, disposte in file semplici dapprima, poi di-tricotomc
nel giro periferico.
a. Guéthary, Mai, Juillet 1903. Coli. J. Chalon.
29. L. Clieyneana Marv.
=: Galaxanra ìiagoroides Crouan.
Fronda cespitosa, alta 10 cent, (nell'esempi, in esame), spessa
1-2 min., subcanalicolata, dicotomo-decomposta, ricoperta di uno
strato polverulento sordido. Ramoscelli esili fascicolati od isolati.
33
Strato assile di tubi riuniti, circondati da filamenti radianti, ci-
lindrici, articolati, sottili, di-policotomi. Filamenti dello strato perife-
rico assai più robusti, cilindrici con articolazioni più corte, unifor-
memente ingrossati, di-policotomi o sub-fascicolati, colorati di endo-
cromi finissimi, giallo-brunicci nella pianta morta.
a. Key West, Florida. Miss C. Messina, Phyc. bor. Am.
3o. L. elongata Zanard.
= L. farinosa Lamour.
Può oltrepassare i due decimetri di lunghezza. Fronda cilindrica,
di spessore decrescente dalla base (2 mill.) all'estremità (mezzo mill.),
con rami allungati dicotomo-decomposti subfastigiati e ramoscelli
brevi divaricati, subulati nelle parti medie, spinescenti in alto, co-
perta di concrezioni calcaree biancastre o grigiastre, dapprima fari-
nose, poscia verruciformi. La sostanza, decalcificata, si mostra tenera
e di colore porporino.
L'interno é formato da lunghi filamenti intestiniformi, subret-
tilinei, rigidetti, lassamente incrociati, disposti lungo l'asse. Col pro-
gredire verso r esterno si fanno grossetti, si articolano brevemente
e si ramilicano in fascicoli dicotomi, indi policotomi e quasi pani-
colati, con le estremità conglutinate o conglomerate in una materia
colorata porporino-bruna-giallastra di natura normalmente cellulare
o puntiforme.
a. Santa Cruz di Tenerifa (Canarie) 6-10 Agosto 1882.
Race. Cap. E. d'Albertis. Ex herb. A. Piccone, ora Forti.
3i. L. valida Harv.
L'insieme della pianta offre un ambito globoso del diametro
di 7 cent, nell'esemplare. Frondi cespugliose, cilindriche, sottili, di-
cotome-decomposte, subfastigiate, con ramificazioni ad ascelle pa-
tenti e con l'estremità forcute, divaricate. Interamente incrostata di
uno strato calcare continuo e fragile. Sostanza porporescente. Fila-
menti interni periassili tricotomi con ramificazioni divergenti, dap-
prima oblunghe, quelle periferiche obovate e presto scioglientisi e
sfatte (collabenii).
a. Port Antonio, Jamaica, July 1900. Pease et E. Butler.
34
Siibfam. IV. DERMONEMEAE Schmitz.
GENERE: DERMONEMA (Grev.) Harv.
Famiglia VII. CHAETANGIACEAE Schmitz.
Subfam. I. SCINAIEAE Trev.
GENERI
SCINAIA GLOIOPHLOEA
Gen. SCINAIA Bìvona.
Etym. dal eh. D. Scinà.
32. Scinaia furcellata (Turn.) Biv.
= Ulva furcellata Turn., Ginnania furcellata Mont.
In nappe carnose ma flosce, porporino laterizio o cinnamomeo-
rossastre, costipata di minutissimi punti dorati iridescenti sotto il
sole, trovasi spesso questa bella specie reietta sulle scogliere e sui
ciottoli, di rado sul declivio insensibile delle spiagge sabbiose, nei
suoi diversi periodi di sviluppo, dal febbraio all'agosto. Forma dei
cespi più o meno tondi, secondo che le suddivisioni della fronda
sono più o meno abbondanti, Frondi cilindriche subcguali dicoto-
mo-fastigiate cogli apici attenuati, forcuti, ottusi. Altezza da 5 a 1 5
cm.; spessore di i-3 mill. Gli esemplari delle coste Atlantiche fran-
cesi sono di una sostanza ben ferma e aderiscono perfettamente alla
carta. Quello di Torbay è invece sottilmente membranaceo e si sol-
leva facilmente dal foglio. Cresce sugli scogli a poca profondità ; in-
fatti è spesso associata ad Ulva Lactuca, Ceratniuin cilialuni etc. Cola
a fondo con mare calmo, epperò può essere dragata a grandi pro-
fondità ove trovasi a stato libero. È di vasta estensione geografica.
Strato midollare costituito da una costa assile non sempre unita,
ma talvolta divisa in due parti assottigliate alle estremità, disposte
longitudinalmente. Questa costa è formata da un plesso o ganglio
35
assai stipato di filamenti, che assai risalta sul fondo più chiaro. Dalla
periferia di essa partono dei filamenti esigui lungamente articolati,
dapprima semplici, poscia dicotomi, le cui estremità mettono capo
infra le cellule dello strato corticale. Strato corticale di cellule tonde
od angolose, infine coibite in una membrana monostromatica.
a. Halymenia furcellata Hook. Br. FI. p. 3o8. Torbay, not com-
mon. Mary Wyatt.
b. Scin. furcellata Biv. Dragué à Duon (Roscoff) par 5o met.
Aoùt 1902. Coli. J. Chalon.
e. Idem. Basse mer à Guétary, Mai igoS. J. Chalon.
Subfam. II. CHAETANGIEAE Kuetz.
GENERI
BRACHYCLADIA ACTINOTRICHIA
GALAXAURA CHAETANGIUM
Gen. GALAXAURA Lamour.
Etym. gala latte, auros oro.
La struttura delle Galaxaura merita di essere studiata sopra
ogni specie, tanti sono i divari che alterano il piano generale della
loro intima costituzione, così da mascherarlo talvolta completamente,
massime nella parte midollare. Come per le Liagora, anche per le
Galaxaura riesce molto opportuna la decalcifìcazione dei preparati
microscopici, operazione da praticarsi anche in quella specie od in-
dividui apparentemente immuni da ogni più leggero strato calcareo.
Osservax_ione. — Bisogna distinguere le Alghe calcaree propria-
mente dette, dalle Alghe incrostate superficialmente, e infine da
quelle che Io sono occasionalmente. Appartengono alle prime le Co-
rallinacee, alle seconde le Liagora e le Galaxaura, alle terze un
grande numero di specie appartenenti ai più opposti generi.
Le prime sono rese semilapidee dal carbonato di calce che dopo
di aver invaso le pareti delle cellule più interne sotto la mascherata
forma di un velo muciforme, riveste la superficie della fronda di
uno strato più o meno spesso, unito, levigato e terso le cui funzioni
protettrici sono intimamente collegate alle funzioni biologiche della
pianta, come lo provano i colori assai vivaci, vari e variabili dello
strato medesimo.
Nelle seconde un tale strato, non lapideo, raramente levigato,
più di frequente composto di granulazioni disposte uniformemente o
più o meno prominenti in forma di currugazioni o di verruche, è
semplicemente di protezione e quindi affatto superficiale, o tutt" al
più si limita alla penetrazione tra cellula e cellula della periferia.
Quest' ultima circostanza mai o raramente avviene nelle incrostazioni
dovute unicamente all'ambiente e non mai provocate da una neces-
sità biologica, come è il caso delle prime.
Le Galaxaura poi, come le Liagora, si presentano talvolta con
lo strato calcareo colorato di verde, mentre sotto questo tegumento
la fronda appare col relativo suo colore fisiologigo porporino, roseo
o lilacino-violaceo, ed in perfetto stato di conservazione. Da questo
fatto dovrebbesi dedurre come l'apparizione esteriore della clorofilla
non indichi punto un' alterazione patologica o dovuta ad esauri-
mento cui possa andare congiunta la sparizione della ficoeritrina,
come avviene nelle altre floridee sempre prive di ogni rivestimento
calcare.
33. Galaxaura Beckeri Schmitz.
Specie insigne che il compianto Autore volle ben degnamente
congiunta al nome del chiariss. Dr. Hermann Becker, tanto bene-
merito della flora marina capense. Non ne conosco la descrizione che
certo deve accompagnare la collezione d'Alghe che furono oggetto di
studio da parte dello Schmitz. L'esemplare è alto 8 Cent, e y^, e
il diametro dell'ambito è di io Cent. Stipite lungo i Cent., piano
in origine, indi contratto, raggrinzato e convoluto nei margini cosi
da simulare la forma semicilindrica. Fronda piana, liscia, priva d' in-
crostazione calcare, porporina, a margini subincrassati, divisa in
quattro grandi dicotomie primarie. Ciascuna di queste dicotomie
si divide in tre dichotomie secondarie, ma talvolta così ravvicinate
da apparire tricotome. I segmenti mediani sono talora ristretti alla
base e subarticolati; quelli superiori lineari, forcuti, con gli apici in-
teri, a sella o bilobi, secondo il grado del rispettivo sviluppo. Le la-
cerazioni cimali provocano prolificazioni. La larghezza massima della
fronda è di 3 millim., la minima di due. La fronda è articolata; gli
articoli, assai visibili nelle parti più giovani, sono lineari, appressati,
37
leggermente arcuati con la parte convessa in alto, per modo che
l'estremo viene coi propri margini a circoscrivere perfettamente i
due incipienti lobi cimali.
La sezione trasversale presenta un ambito lineare coi margini
estremi ottusi o tondeggianti. Filamenti interni intestiniformi, grossi,
cilindrici, scarsamente ramosi, riuniti in massa longitudinale lungo
la periferia, lasciando, lo spazio centrale vuoto o appena attraversato
da qualche filamento proveniente dalle masse laterali. Le articolazioni
esterne dei filamenti periferici sono strettamente unite in rossa mem-
brana areolata le cui cellule subtonde o reniformi, polinucleate, spor-
gono in modo disordinato, rendendo i margini della fronda disuniti,
ossia granulosi in causa della sporgenza delle cellule stesse che sono
intensamente colorate di porporino. Parallelamente allo spazio vuoto
si mostrano delle linee composte di filamenti molto ravvicinati, mo-
niliformi, colorati, curvate ad arco molto depresso le quali segnano
le caratteristiche sezioni che si scorgono in piano con una semplice
lente, o anche ad occhio nudo nelle parti estreme della pianta dove
il tessuto è meno denso.
a. Galaxaura Bòckeri Schmitz.
South Africa, The Kowie. Jan. 1895. Ex Herb. Dr. Beckkk.
3^. Galaxaura umbellata (Esper) Lamour.
E.xemplare alto 3 Cent. Fronda compressa coi margini curvati
a doccia sulla faccia inferiore. Quest'ultimo carattere è dovuto all'es-
siccamento. La natura perfettamente piana della fronda venne messa
in rilievo dalla decalcificazione la quale ha pure rilevato un bel co-
lore porporino nella pianta già prima rivestita di uno strato calcare
inverdito. Le prime ramificazioni sono dicotome, policotome supe-
riormente con articoli brevi, ovali nelle parti più giovani, oblungo-
lineari in quelle più adulte. In mancanza di altri esemplari della
stessa specie, sarebbe avventato ogni giudizio sopra questa specie.
La sezione trasversale dà una figura lineare-elissoide. Midollo
di filamenti incolori grossi rettilinei o a larghe curve, rigidetti, lun-
gamente articolati, provvisti di scarse ramificazioni sottili, assai di-
varicate, disordinatamente intrecciati, per cui si mostrano in due di-
rezioni : longitudinale e verticale. Strato periferico a.ssai spesso, for-
mato da grosse cellule ma non tutte eguali nella dimensione, tonde
ed oblunghe, ricche di cromatofori porporini, distanziate-isolate od
a gruppi, fra le quali s'internano e si anastomizzano le estremità dei
filamenti midollari.
a. Port Natal. Herh. Dr. H. Becker.
35. Galaxaura cylindrica (Soland.), Lamour.
-~ Corallina cylindrica Soland., Dichotoniaria Ag.
11 SoLANDER che nel 1 78Ó pubblicò i manoscritti di Ellis sulle
Coralline, a queste ascrisse la Galaxaura di cui qui si tratta. In-
fatti essa ricorda l'aspetto di una Corallinacea, e più precisamente
di alcune specie di Amphiroa. Un equivoco in proposito non sarebbe
possibile quando si potesse avere questa specie nel suo stato gio-
vanile, priva cioè di ogni tegumento calcare, epperò con la fronda
flessibile e porporina. È fra le specie dal portamento più snello con
la fronda sottile patentemente dicotomo-fastigiata. Rami costretti alla
base dove si frangono facilmente allo stato adulto. Più che lo sia
in realtà, la fronda è resa cilindrica da una concrezione molto unita,
quasi liscia, che interamente la riveste. Denudata, si palesa porpoi'ina.
Vista in piano, offre un tessuto di cellule mediocri, esagone, leg-
germente allungate, in parte vuote, in parte con granulazioni ; isolate
e quindi liberate dalla pressione, si fanno tondeggianti. La sezione
trasversale mostra un assai voluminoso strato midollare composto
da grossi e spessi filamenti longitudinali, quasi rettilinei, con rade
ramificazioni semplici, sottili, diagonali e verticali, commisti a cellule
tonde che spesseggiano verso i margini ed alle quali fanno capo le
ramificazioni dei filamenti. Strato corticale di poche serie di cellule
colorate, tonde, disordinate, più grandi di quelle interne.
a. Santa Cruz di Tenerifa (Canarie;. 6- 10 Agosto 1882. Race.
Cap. E. D'albertis
Ex herb. Piccone, oia Forti.
36. Galaxaura adriatica Zanard.
Il nome specifico di questa pianta ha ormai un valore meramente
storico, in quanto ricorda il mare Adriatico dove ne fu fatta la prima
scoperta all'isola di Lesina. Come in processo di tempo ne venne
constatata la presenza in assai maggiori località nel Mediterraneo
(Tirreno e Jonio) che non nello stesso Adriatico ('), così è facile sup-
(') Cfr. T. Bentivoglio, La Galaxaura adriatica Zanard. e la sua area di di
stribuzione nel Mediterraneo. — Nuova Notarisia XIV, 1903, p. 109.
porre quanto debbia essere estesa la sua distribuzione anche negli
Oceani, dandone a(]idamento la nuova stazione lungo le spiagge
rocciose delle Hawaii.
Nei più ricchi esemplari si presenta con un ambito emisferico
per l'abbondanza delle frondi cespugliose, sorgenti dall'unico callo di-
sciforme, ripetutamente divise per dicotomia, alte 4-5 Cent., e grosse
poco piò di I millim., ingrossate in alto e con le estremità troncate
e forcute. La sostanza è rigida per concrezione calcarea, rosea o
rossa nel vivente. Nel secco è verdognola, giallastra o bigia. Il mi-
dollo è formato di filamenti allungati, articolati, dicotomi nel mezzo,
poi, moniliformi ed obliqui, si dirigono verso la periferia dove for-
mano una membrana areolata munita talvolta di villosità composte
di fili esigui, rigidi, callitamnioidei.
a. VVaianae, Oahu, Territ. di Hawaii.
J. E. TiLDEN, 22 magg. 1900.
37. Galaxaura rugosa fSoland.) Lamour.
= Halysìum rugosum Kuetz., Corallina rugosa Soland. in Ellis,
Galaxaura annulata Lamour.
L'addiettivo di annulata ne spiega meglio il carattere. La rugo-
sità non implica la regolarità, nò la forma, né la direzione delle ru-
ghe, mentre la specie ha pseudo-sezioni annuiate o meglio nodose
come le corna di certe Antilopi, Questo carattere si palesa in modo
diverso a seconda dei vari stadi della pianta. È più nettamente spic-
cato nel periodo giovanile, meno in quello adulto e talora appena
sensibile o affatto scomparso nello stato senile, quando cioè il ri-
vestimento calcare, ispessendosi, ha quasi obliterato i solchi divisori.
Le forme più opposte sono due: l'una a frondi subcilindriche, gran-
detta, del diametro massimo di 2-3 mill. ; l'altra a frondi esili,'/,
ad I mill. di diam., perfettainente cilindriche. È questa specialmente
che spiega la denominazione del Solander, in causa del suo aspetto
di Corallinacea. Negli esemplari in esame ha la massima altezza di
5 Cent., con frondi cespitose o lungameiìte stipitate, dicotome, a di-
visioni patenti. Decalcificate, le due forme rivelarono una sostanza
carnosetta, giallastro-rossastra.
L'ambito della sezione trasversale ha forma di elisse compressa.
iMidollo di filamenti longitudinali con diramazioni oblique e verticali.
L' interno dei filamenti contiene delle cellule in forma di bolliccine
40
tendenti ad isolarsi nella decomposizione dei filamenti. Strato corti-
cale assai spesso, composto di grosse cellule tonde, colorate, le più
esterne unite in membrana areolata.
Nella forma esile i filamenti sono più scarsamente ramosi, spesso
capitati. Queste estremità capitate si trovano anche staccate sotto
forma di cellule normali. Le cellule periferiche sono meno grandi
che nella forma larga e assai regolarmente distanziate. Peli perime-
trali in fascetti od isolati, clavati.
Il colore del tegumento calcare è verde glauco o bianco, grigio
scuro nella forma esile.
a. Washed ashore on the coast from Annotto Bay to Port An-
tonio, Jamaica. July, 1894. Mrs. C. E. Pease and Miss E. Butler.
b. Kahuku Point, Oahu, Territ. d'Hawaii. J. E. T. i3 Je. 1900.
e. Honolulu, isole Hawai. Lugl. 1884. Race. Maroacci.
Ex herb. Piccone, ora Forti.
Gen. CHAETANGIUM Kuetz.
Etym. chcsta setola e aggeion vaso.
38. Chaetangium ornatum (Lin.) Kuetz.
L'aspetto esteriore ricorda alcuni tipi di Grateloupia dichotoma,
d'onde le sinonimie di Gratel. ornata e G. Hystrix Ag.; senonchè
le prolificazioni estese anche al disco e le estremità palmatofesse o
lobate la differenziano tosto dalla Crittonemiacea.
Si tratta di una di quelle floridee cos'i dette di primo ordine per
la sua vistosità e per la ricchezza di un'ornamentazione cos'i esube-
rante, talvolta così soverchia in ogni sua parte, che le lacinie rigide
ed erette le conferiscono l'aspetto orrido.
Negli esemplari in esame è rappresentata in un giovane svi-
luppo e nello stato di maturanza. Nel primo è porporino scura ; nel
secondo è atro-violacea in trasparenza, con alterazioni che scoprono
la clorofilla; nerastra all'aspetto, nel secco. Entrambi sono ricchi di
lacinie fruttigere. La sostanza è cornea e non aderisce alla carta.
La compattezza del suo tessuto arriva al massimo, andando con-
giunta all'estrema finezza degli elementi cellulari che lo compongono,
talché riescono appena apprezzabili sotto l'ingrandimento di circa
5oo diametri e alla condizione di un'estrema sottigliezza della sezione.
4l
Questa ci mostra lo strato corticale di filamenti verticali cilindraceo-
clavati, articolati, stipatissimi, colorati, nonché lo strato interno co-
stituito da filamenti esilissimi, articolato-mnniliformi a infinitesimi
tratti fittamente contesti.
a. Sohut Africa. Table Bay. Jul. ii, 1896.
b. Idem. The Kowie. Oct. 22, 189Ò.
Ex Herb. Dr. H. Becker.
Fam. Vili. GELIDIACEAE (Kuetz.) Schm.
Siibfam. 1. BINDERELLEAE Schmitz.
GENERI
BINDERELLA Sclim. CHOREOCOLAX Reinsch.
Gen. CHOREOCOLAX Reinsch.
Etym. chorein penetrare e colax parassita.
39. Choreocolax Polysiphoniae Reinsch.
Pianta endofitica, sotto forma di corpuscoli tondi, scuri, iso-
lati od aggregati raramente a 2-3, di varia grandezza, sui rami
della Poìvsipìionia fasligiala, e più specialmente intorno alle ascelle.
Struttura cellulare per eccellenza, con le cellule disposte in modo
radiato-flabellato, le esteriori più grandi. Tetrasporangi divisi a croce
immersi nello strato corticale. Anteridi e cistocarpi sparsi alla su-
perficie.
Insino ad oggi questo parassita venne segnalato: nella citata
matrice sulle spiagge dell'America boreale; presso Folkestone in
Inghilterra ed a Roscoff in Bretagna; ma si può ritenere che la sua
distribuzione debba essere assai più vasta. Se ne conoscono finora
otto specie, ma è sempre un campo nuovo da esperimentarsi quello
della ricerca di nuove sedi e di nuove specie di questo genere.
42
Lo stesso può dirsi del genere Harveyelìa del quale non posso
intrattenermi per mancanza di esemplari (').
a. Sur Polysiph. fasti giata Roscoff. Aoùt 1902. Coli. J. Chalon.
Subfam. III. WRANGELIEAE (J- Ag.) Schmitz.
GENERI
WRANGELIA Ag. ATRACTOPHORA Crouan. NACCARIA Endl.
Gen. WRANGELIA Ag.
Etym. dal eh. F. A. Wrangel.
Se ne conoscono finora due dozzine di specie che, meno la
W. penicìllata, appartengono tutte alla Nuova Olanda, compresa la
Terra di Van Diemen. J. Agardh le divise in Annatae, PlumatcB, Se-
losae, Fenicilìate. Di ognuna di queste divisioni occorrerebbe almeno
un tipo per potere stabilire un esame comparativo dell'interna strut-
tura la quale non è sempre eguale né cosi semplice come può ta-
lune volte apparire. Non potendosi al riguardo presentare una sin-
tesi circa il valore da accordarsi a tali variazioni in relazione al si-
gnificato biologico ed all' evoluzione delle specie, nonché al passag-
gio di queste ai generi aljini nei quali si palesano alcuni fenomeni
identici, il compito deve qui limitarsi alla semplice esposizione di
alcuni di questi, così come appaiono nelle poche specie seguenti.
40. Wrangelia myriophylloides Harv. (Sez.' Armatae).
Ha radice fibrosa, strisciante. Frondi intricate dalla base, lunghe
10-12 Cent., setacee, sparse, ramose, recanti a ciascuna articolazione
un fascetto di rametti verticillati, tricotomi. Raramente negli erbari
conserva il grazioso aspetto nativo, rallegrato dal porporino, poiché
si fa bruna o lurida. Così con un colore bianco-sporco e coi glo-
meruli moniliformi ricorda, a primo aspetto, il portamento ridotto
di un ramoscello di fanerogama devastalo da una Cuscuta. La se-
zione mostra i due tubi cilindrici uno dentro nell'altro, e cioè sotto
l'aspetto di due cerchi concentrici.
(i) Per lo stesso motivo resta soppressa la Sottofam. 11-^ delle Harveyclleae
Schmitz.
43
La parete del tubo esterno, ossia membrana periferica, si palesa
di materia mucosa, chiaramente ambrina, conlenente minutissime
granulazioni più scure, quella del tubo interno, nel secco egualmente
colorata, è subfilamentosa. Lo spazio fra l'uno e l'altro tubo è oc-
cupato da strie concentriche cristalline incolori. Si tratta di tanti
altri tubi quante sono le striature. Questo processo, poco rilevato
finora, e sviluppatissimo nella Bornetia secjindijlora.
a. Port-Phillip Heads. Miss. F. von Mijller 1898.
Ex hcrb. F. Boergesen.
41. Wrangelia Wattsii Harv. (Sez.*' Phmiataè).
11 suo portamento si riferisce alcun poco -àW Ilvpnea episcopalis,
salva la minore rigidezza e la minore lunghezza dei rami. Quest'as-
sociazione un po' troppo lontana deriva dalla mancanza di un con-
fronto più razionale come sarebbe quello da stabilirsi con la W.
crassa, sconosciuta allo scrivente fino a questo momento.
Pianta vagamente ramosa, subdicotoma, affatto rigida nel secco
e non aderibile. Nel fresco, come pure nelT esemplare disseccato-
madefatto visto al microscopio, si mostra pellucida con le articola-
zioni assai pronunciate, spesso alternatamente turgide e subcontratte,
3-4 volte più lunghe del loro diametro Fra il tubo assile e la mem-
brana parietale della fronda, entrambi colorati, hanno luogo delle
striature concentriche, vitrine, incolori, per cui, stante il grande dia-
metro del sifone in proporzione a quello della fronda, questa viene
a riescire ampiamente cava. Sul significato di queste striature già si
ebbe a dire. Il colore, rubescente nel vivo, scompare per dar luogo
al bruno, al paglierino, al bianchiccio.
a. Australia. \i\ herb, F. Ardissone.
42. Wrangelia plebeia J. Ag. (Sez.'' Selosae).
L'aggettivo specifico va inteso nel senso di minuta, non poten-
dosi convenire alcunché d' ignobile ad un simile gioiello. Nell'esem-
plare osservato è alta 2 Cent, e mezzo e di ambito il doppio, rosea,
di aspetto egregiamente callitamnioideo, dovuto all'estrema finezza
di ogni sua parte. L'aljinità sua con la W.penicìllata non è avvertibile
che in seguito ad un attento esame col soccorso di lenti. La pianta
è subpennata ramosa con ramoscelli verticillati alle giunture delle
articolazioni e con rami e ramoscelli penicillati alle estremità. Nulla
posso dire dell' inlima struttura, non essendomi consentita la sezione.
44
a. Washed ashore, Jupiter Inlet, Florida. Jan. io. 1897.
iPìiycot. Bor. Amer.) Mrs. G. A. Hall.
Hcrb. J. Chalon,
43. Wrangelia penicillata Ag.
= Grfffiiìisìa peniciìlala Ag., — W. tt'nera Ag. (forma lenuior).
— Ceramium penìcillalum Bertol. — W. verticillata Kuetz. — Grif-
fithsia caudata Schousb.
Nei migliori esemplari in perfetto stato fisiologico può vantarsi
fra le più belle delle sue congeneri. Essendo comune anche al Me-
diterraneo, ne stimo inutile una descrizione esteriore nella quale si
dovrebbe accennare ai vari mutamenti cui la pianta è soggetta. Può
raggiungere i 2 mill. di larghezza, e 20 cent, di altezza. Queste
dimensioni sono proprie delle piante cresciute nella seconda zona di
profondità. La specie si trova però anche nella prima zona e, per
eccezione, fin presso la linea dell'acqua, come lo attesta un esem-
plare impiantato sopra Grateloupia filicina dallo scrivente raccolto a
Posilipo il ó maggio 1898, ed un altro sopra Jania riibens nel mag-
gio 1902 a Palermo.
1 portamenti più comuni, dalle ramificazioni allungatissime, agili
e sciolte o largamente e robustamente espanse in alto, a corimbo,
oppure gracilissime, quasi ragnatelose e tutte provviste di rosei pen-
nacchietti, non trovano alcun richiamo in una forma americana, de-
cisamente crasso-contratta, la quale merita un accenno speciale. È
alta 5 Cent, con ambito triangolare la cui base è larga 4 Cent. I
rami, distico-decomposto-pennati, sono orizzontali, grossi un mill.
alla base e così ravvicinati che, in così breve spazio, se ne contano
22 sopra ogni lato dell'asse, cosicché, tra l'uno e l'altro intercede,
fino ai due terzi della pianta, uno spazio di 2-3 mill., non essendo
più apprezzabile verso la sommità se non che in micromillimetri.
Ora si pensi che alla sua volta ciascun ramo porta dei rametti
pseudo-pennati, e che ogni rametto reca dei pennacchictti subsessili,
e si avrà un'idea della compattezza offerta dallo insieme. La pianta
è ricca di tetragonidii divisi a triangolo.
La sostanza è carnoso gelatinosa. L'aspetto complessivo è fel-
ciforme, il colore bruno-verde, come porta la scheda N. 414 delle
American Algae. L' indicazione di common on the reefs at lovj tidc
farebbe credere che non si tratti di un'anormalità, ma di una forma
46
che meriterebbe di essere distinta. Nel secco appare grigio-giallastra
e aderisce perfettamente alla carta.
La sezione trasversale della parte inferiore di una vecchia fronda
presenta un ambito elissoide regolarmente curvilineo o grossamente
lobato, circoscritto da una cuticola filiforme incrassata. Il centro è
occupato da un tubo assile oblungo con direzione longitudinale. In-
torno ad esso sono disposte cellule assai oblunghe e strette, pure
longitudinali, rappresentati i tubi pericentrali raggrinzato-appianati.
Questi tubi sono invece turgidi nelle sezioni praticate nei rami, e
ad essi sono talvolta inframmezzate delle cellule mediocri subtonde,
oblunghe, ed angolose o caudate. Lungo la cuticola periferica corre
una serie di grosse cellule di varia forma, rettangolari, triangolari,
reniformi, caudate, etc, variamente disposte. Le pareti di ogni parte
di questa struttura, a seconda del vario stato della pianta, sono in-
colori o di un bruno assai pallido, oppure rosee o porporine nelle
giovani ramificazioni.
Come l'esteriorità, cosi anche l'interno della forma americana
presenta un notevole divario con quella ora esposta. Qui il sifone
assile è poco definito nella parte caulescente, in quantochè il midollo
è composto di grosse cellule nucleate, tonde, a parete sottile, avvi-
cinate e distanziate, di varia dimensione, commiste a filamenti e a
nuclei di tubi disciolti, in ordine decrescente dal centro alla perife-
ria. Strato corticale di cellule non nucleate, mediocri, sparse, im-
merse in un muco lamellare-membranaceo.
a. Waianae, Oahu, Territory of Hawaii. J. E. Tilden, i6. Mag-
gio I QOO.
Osservazione. — Dal qui sopra esposto sulle Wraiigelia viene
abbastanza dimostrato un fatto di capitale importanza, d'altronde non
unico nelle tallofite: come cioè ad un processo di struttura più co-
munemente seguito, altro possa sostituirsene di natura ben diversa.
Gli esempi recati starebbero a provare che la W. penicillata costi-
tuisce un'eccezione nella costituzione del piano generico monosifonio.
Le molte sezioni praticate in individui di vario sviluppo e in diverse
posizioni della pianta hanno sempre messo in rilievo la pluralità dei
sifoni i quali occupano interamente la parte centrale della fronda
che riesce perciò egregiamente provvista di midollo, e ancora di
quelli la cui struttura è delle più complesse.
46
Subfam. IV. CAULACANTHEAE J. Ag.
Gen. CAULACANTHUS Kuetz.
Etym. cauìos caule e acantJios spina.
44. Caulacanthus ustulatus (Mert.) Kuetz.
Le varie sinonimie con le quali venne designata questa pianta,
più che dai caratteri intimi, sono spiegate dalle sue apparenze este-
riori, ciò che del resto si verifica all'inizio di ogni fisica disciplina,
della botanica specialmente, quando V habitus era considerato come
la più importante espressione di un soggetto cui la natura avesse
impresso il suo particolare e più appariscente suggello al quale ve-
niva conferito un valore sistematico.
La specie è assai nota anche nel Mediterraneo ove ha m.olto
estesa se non abbondante progenie. Negli Oceani ha stazioni più
circoscritte o è suscettibile di forme a^ni alla nostra specie, delle
quali il solo C. Iionidiilus Mont. del Pacifico costituirebbe una specie
autonoma, secondo TArdissone.
Cresce sopra diverse alghe e sulle rocce, generalmente a poca
profondità, ma non si escludono le eccezioni di abitazione nella se-
conda zona, del che, oltre che la statura, lo provano la consistenza
variabile e il colorito della fronda, indipendentemente dall'età sua.
Generalmente atro-violacea, si fa notare talvolta per un tenero color
porporino che si conserva anche nel secco, ciò che dinota un'adat-
tabilità ad ambienti assai disparati. Le più genuine forme Atlantiche
di poco differiscono da quelle del Mediterraneo; differenza che si
limita alla statura che è appena sensibilmente maggiore nelle prime.
Gelatinosa nello stato giovane, si fa poscia cartilaginea e infine cor-
nea nel secco.
La sezione trasversale è tonda o leggermente elittica, talvolta
da un lato angolato-reltilinea per disuguaglianze di escrescenze pe-
riferiche le quali sono spesso ripiegate sopra sé stesse.
Nelle parli più giovani le frondi presentano un as'^e articolato
monosifonio dalle cui pareti si staccano dei filamenti moniliformi al-
terni, semplici, indi policotomo-fastigiati o corimbosi le cui estremità
si addensano nella periferia in filamenti verticali esilissimi, stretta-
47
mente appressati. Ne risulta uno strato corticale assai scuro, atro-
violaceo. Nelle parti più adulte il midollo trovasi cangiato in cellule
sublonde di un bianco torbido, digradanti verso la periferia dove
conservano la disposizione sopra descritta. Il cercine corticale è piut-
tosto igrometrico. Avvenendo in esso delle rotture prodotte dalla
sezione e sotto l'azione dell'acqua, le estremità si arrotolano al-
l'infuori.
a. C. iistulaliis Kuetz. Gazon sur roche à Biarritz. Juillet 1903.
Coli. J. Chalon.
b. Idem. La Goureppe, Sept. 1904. Idem.
Subfatn. V. GELIDIEAE (Kuetz.) Schm.
GENERI
GELIDIUM Lam. PORPHYROGLOSSUM Kuetz.
PTEROCLADIA J. Ag. ACROPELTIS Mont.
SUHRIA J. Ag. ACANTHOPELTLS Okam.
PTILOPHORA Kuetz.
Gen. GELIDIUM Lamour.
Etym. da gelu, d'onde gelatina. (Allusione ignota, trattandosi di
piante cartilaginee).
45. Gelidium crinale (Turn.) Lamour.
Già considerato come una varietà del G. corncum, ebbe una
quindicina di sinonimie in ognuna delle quali si allude alle forme
varie che la pianta assume in ragione dei diversi ambienti in cui
cresce. Gregaria per eccellenza, forma dei tappeti scuri di varia esten-
sione, scoperti a bassa marea, che servono egregiamente a tener
ferme le sabbie mediante i rami primari decombenti, indi repenti,
quasi pseudo-sorcoli strettamente aggrovigliati. La pianta è alta da
I a 4 cent., larga circa mezzo millim., con fili primari repenti, po-
scia subrepenti, setacei, cilindrici o subcompressi, abbondantemente
provvisti di prolificazioni, scarsamente 0 assai ramosi, irregolari nella
disposizione e con rametti fruttiferi clavati o spatolati.
48
Sostanza cartilaginea, colore porporino più o meno scuro.
La sezione trasversale di un ramo primario dà un ambito ad
elisse in vario grado schiacciata. Strato corticale di cellule esigue
oblunghe o subtonde, ametistine, verticali. Strato midollare abbon-
dante, composto nel centro di cellule spesso disciolte in filamenti
intrecciati, longitudinali; le consecutive subtonde o leggermente ob-
lunghe, distanziate.
a. Bridgeport, Connecticut. Coli. H. A. Greev, 23 Au. 1898.
b. Nelle pozzanghere marine. VVaianae, Oahu, Territ. d' Hawaii,
J. E. TiLDEx, 21 My. 1900.
46. Gelidium pusilium (Stackh.) Le Jol.
= G. puhnnaluìn Thur. — G. repens Okam. (').
Siccome portate dai miei esemplari, cito solo queste due sino-
nimie, ma in realtà la pianta che si vuol designare conta almeno
una dozzina di binomi riferibili, oltre a Gelidium, ai generi Fiiciis,
Sphaerococcus, Acrocarpus e Chondria. Le forme sono assai varia-
bili, come pure le stature che oscillano fra il centim. abbondante e
i pochi millimetri, eccezione fatta pel G. clavatiun che è assai più
alto. Si tratta sempre di piante fittamente ammassate e anche intri-
cate, costituenti dei cuscinetti sulle rocce e sulle conchiglie morte,
di color porporino, ora chiaro, ora scuro, or quasi nereggiante o
terroso, arieggiante le più depresse forme del G. crinale. Forse la
var. coTichicola Picc. et Grun. rientra in una di tali forme.
Merita un speciale menzione il Gclidiuin clavalniìi Lamour. che,
strettamente parlando, in quanto alla statura non si dovrebbe certo
annoverare fra i pusilli. 11 mio esemplare è alto 7 cent, e presenta
le divisioni delle penne in forma costantemente clavato-spatolata, in
luogo di essere spiniformi, semplici o ramose come nel vero pusil-
ium. Le frondi sono erette, nettamente distinte e sciolte 1' una dal-
l'altra, opperò non confondibili coW inlrica/uiii dello stesso Lamour.
Non possedendo forme intermedie pel confronto tra il genuino G.
pusillìun, G. lììlricalum e G. clavaluuì, lascio ad altri il pronunciarsi
sull'autonomia di quest'ultimo come specie a se.
(i) Okamura K. List of Marine Algae collected in Caroline Islands and
Australia. — The Botanical Magazine, Voi. XVIII, Tokio 1904, p. 77-96.
49
La sezione dà una figura tonda. Midollo abbondante di cellule
incolori o lievemente rosee, con massa centrale più densa, di gran-
dezza mediocre, isolate ma collegate da filamenti fra di esse scor-
renti, scarsamente ramosi e che, nello anastomizzarsi, circondano
talvolta parte delle cellule in modo che queste figurano come il nu-
cleo di cellule più grandi.
Strato corticale di cellule minute, disposte in brevi file verti-
cali, costipate, colorate.
a. G. pusillnin Le Jol. Sur Patelles, Biarritz. Mai 1903. Coli. J.
Chalon.
b. Idem. Forme très réduite en gazon sur roche. Cap du Figuier,
Juillet 1903. Coli. J. Chalon.
e. G. puknnatum Thur. Sur Patelles. Arotcha, Guéthary, Mai
1903, Coli. J. Chalon.
d. G. cìavatiiììi Lamour. Duon, Roscoff. Sett. 1903. Idem, et Fa-
laise du Toulinguet (Crozonj. Aout 1904. Idem.
47. Gelidium latifolium Born. in Born. et Thur.
Sotto l'antica denominazione di G. corneiim si comprendevano
le varietà : pìnnaium Kg., pris/oides (Ag.) J. Ag., peclìnatum Ardiss.
e Straff., caespttosiiui ]. Ag., Hystrix ]. Ag. All' infuori doW Hystrix
che venne conservata come buona varietà, e del G. corneum var.
pinnatiim Grev., oggi conosciuto sotto il nome di Pterocladia capiì-
lacea (Gmel.) Born. et Thur., le altre tutte s'interpretano ora come
emanazioni della tipica forma del G. latifolium. Born., che in certa
guisa le riassorbe nell' unica denominazione.
Questa semplificazione è da ritenersi opportuna come libera-
trice di ambagi e di scrupoli che sempre tormentarono i giovani
studiosi alle prese con le molte forme i cui caratteri esteriori offrono
così spesso addentellati di connessione tra l'una e l'altra.
La pianta si presenta in medi o grossi cespugli semiglobosi,
più o meno fitti, sopra conchiglie morte, pezzi di scoglio, ed anche
sopra altre Alghe, come Cvstoseira e Corallina.
I miei esemplari non oltrepassano i 5 cent, di altezza, ma que-
sta può giungere anche a io negli esemplari di grande sviluppo.
In questi casi il rachide può toccare i 2 millim. e mezzo di lar-
ghezza, come può ridursi ad un solo millim., e allora la pianta se
non nella statura, negli altri particolari è minuta in proporzione, co-
50
sicché le frondi possono arieggiare quelle di un CaìUlhamnìon. Di
questo tipo sono alcuni esemplari di Biarritz. Le forme Tirrene non
la cedono in bellezza a quelle Atlantiche. 11 colore è di un bel rosso
vinoso molto intenso. Spesso le piume estreme sono addensate a
capitolo.
La sezione delle frondi mostra delle varianti intime non solo
a seconda delle diverse posizioni nelle quali si pratica, ma benanco
alla distanza di un micromillimetro, cioè fra le diverse immediate
sezioni. Questo fatto, che spesso si ripete nelle tallofìte, ci apprende
in quanto infinitesimo spazio può variare la direzione di un fila-
mento o di una cellula. Lo strato midollare è composto di cellule
fibrose a tenace parete, incolori, subtonde, oblunghe o filiformi iso-
late, longitudinali o diagonali e persino verticali, ravvicinate sempli-
cemente o più o meno contorte. Lo strato intermedio offre le cel-
lule tonde in parecchie serie più o meno ordinate. Nello strato cor-
ticale le cellule piccolissime, oblunghe, rosso- porporine sono di-
sposte in linee verticali assai serrate.
a. G. latifoUum Born. Ile Callot, Aout. 1908. Coli. J. Chalon.
b. Idem. Biarritz, Sept. 1904. Coli. J. Chalon.
48. Gelìdium sesquipedale Thuret in Born. et Thur.
= Fiiciis corncLis var. sesquìpedaìis Turn.
Credo opportuno mantenere l'autonomia di questa specie riven-
dicata dai cannati autori alle cui Notes Algologiques pag. 61 si ri-
mandano gli esordienti. Le molte analogie di portamento con certe
forme di Pierocladia capillacea con la quale divide la mediocre ri-
gidezza e l'eccezionale sviluppo di cui è suscettibile, sono circo-
stanze che non si riscontrano mai in alcuna delle manifestazioni
dell'antico Gelìdium corneum.
Le conferiscono imponenza la statura che può oltrepassare il
mezzo metro e prestanza somma il portamento slanciato, messo in
rilievo dai fusti per un terzo o per la metà circa denudati nella
prima parte, in seguito alla caduta delle pinne primordiali, e per la
ramificazione armonicamente distanziata ed opposta 0 quasi, la quale
disposizione si ripete nelle penne e nelle pennette.
Una dozzina di frondi partono dalla stessa base radicale, per
innalzarsi, in uno de' miei esemplari, fino all'altezza di .^o cent. 1>
pure caratteristico il fatto che dalla base all' estremila della pianta
51
la larghezza dei rachidi (un millim. e mezzo) si mantiene pressoché
eguale.
Le cellule corticali sono di un'estrema minutezza, tonde, in più
serie, colorate di porporino; le interne più grandi, distanziate. Strato
midollare di cellule piccole occupanti il centro delle maglie formate
dai filamenti ramosi, anastomosanti, digitato-palmati nelle estremità
periferiche.
Distrib. geog. dall'Inghilterra alle Canarie; Algeri.
a. Gelili, sesquipedale- Thur. Basse mer à Guéthary, May 1903.
Coli. J. Chalon.
b. Idem. Biarritz. Sept. 1904. Coli. J. Chalon.
e. Idem. Tangcr. Coli. Schousboe, cum cysiocarptis (Dono di Ed.
BORNET).
49. Gelidium cartilagineum (L.) Gaill.
= Sphaerococcus cartilagineus Ag., Gelidium rigidutn Kuetz.
(non Vahl) Grev., Gelidium concalenatum Lamour., Gelidium Amansii
Lamx. ecc.
L'esemplare è alto 19 cent, e nella sua maggiore ampiezza
trasversale, che si svolge ad un terzo circa dell'asse, ne misura 22.
Ne consegue un ambito triangolare che ha per base precisamente
le pinne orizzontali più lunghe delle susseguenti le quali vanno
man mano diminuendo di proporzione quanto più si avvicinano al-
l'estremità. Le pinne sono alterne e alcune anche opposte, e cos'i
pure le pinnule. Queste ultime però si addensano alle estremità
delle pinne e con un maggiore sviluppo quando hanno carattere di
prolificazioni straordinarie dovute ad uno stroncamento accidentale
della pinna. La parte inferiore dell'asse (caule) è assai povera di
pinne e anche queste si mantengono allo stato rudimentale, cioè
sotto forma di spine semplici o sub-pennate. Pianta cornea, rosso-
bruna, di portamento leggero assai elegante.
Lo strato corticale è composto di due serie: l'esterna, di cellule
piccole, oblunghe, verticali, porporine; T interna di cellule tonde, pa-
rimenti piccole e colorate. Strato intermedio poco differenziato da
quello centrale, composto di cellule assai distanziate, tonde, più
grandi delle precedenti, e fra le quali vengono a metter capo i fi-
lamenti dello strato midollare che è costituito come in G. sesqui-
pedale.
a. Gelid. cartilagineum (L.) Grev. South Africa, The Kowie, 4 Jul.
1896. Ex Herb. Dott. H. Beckrr.
Osservazione. — La forma sopradescritta dovrebbe riferirsi allo
sviluppo annuale, se si voglia arguirlo dalla consistenza sua medio-
cremente cartilaginea, dal minore spessore dell'asse e dei rachidi,
dalla conservazione del colore nativo, ed iniìne dalle pinne cimali
talvolta congeste e normalmente svolgentisi. Una tale interpretazione,
in mancanza di esemplari rappresentanti gli ulteriori decorsi ultra-
annuali, indurrebbe a considerare o come una varietà, o almeno
come una forma senile, quella fornitaci da altri più validi individui,
di portamento, di consistenza e di struttura notevolmente diversi da
quelli esposti.
Ecco la descrizione di questa più robusta forma.
hi uno dei miei esemplari è alta iq cent., e larga 25 cent, nel-
l'ambito triangolare la cui base è formata dalle prime divisioni, quasi
opposte, che si staccano all'altezza di circa 5 cent, dell'asse. È mu-
nita di un robusto apparato radiciforme che, nell'esemplare più
grande, trovasi anzi raddoppiato, ossia composto di due pseudo-
verticilli. La parte caulescente è ancipite o subcilindrica in basso.
L'asse va quindi sempre più appianandosi dalla regione media a
quella superiore, conservando però sempre il carattere più o meno
ancipite. Le frondi più giovani sono arcuato-deflesse. Questo carat-
tere si ripete nelle divisioni superiori della pianta adulta, mentre
quelle più vicine alla base si aprono orizzontalmente. La fronda è
parecchie volte pennata. Ogni ramo principale porta dei rametti bi-
tripennati a segmenti subcilindrici, spinescenti in basso, ramelloso-
compatti alle estremità. 1 rami principali si denudano per un tratto
di 1-3 cent, presso le sommità le quali dapprima si mostrano mu-
nite di un bottoncino unito, indi brevi-cornigero ed infine lunga-
mente radiato, di aspetto radiciforme. Quest'ultima conformazione
conferisce alla pianta la strana apparenza di un doppio apparecchio
radicale; l'uno basale, cimali gli altri! Questo fenomeno ha molto
probabilmente rapporto con la suprema finalità biologica della ripro-
duzione degl'individui sterili, mediante germogli apicali il cui svol-
gimento è preceduto da un nuovo punto di fissazione procurato
dagli organi di presa cimali.
Strato corticale di cellule minutissime, verticali, in due-Ire se-
53
rie: la più esterna meglio distinta, siccome più distanziata, è com-
posta di cellule brevi e stipate, mentre le cellule delle serie sotto-
stanti sono più lunghe e meno serrate. L'interno è costituito da
cellule varie di forma e di dimensione, quali isolate, quali riunite
da filamenti moniliformi, densamente sovrapponentisi ed insieme
più o meno strettamente intrecciati.
La pianta è, nel secco, duramente cornea. Negli esemplari ha
perduto il colore porporino, cui si è sostituito quello isabellino.
L'identità della specie venne dal chiar. Dott. E. Bornet (in let-
tera Paris 23 Avril 1902) e dalla Sig.^ A. Weber van Bosse (^) con-
fermata sugli stessi esemplari ora esaminati.
a. Esempi, senza determinazione 0 qualsiasi altra indicazione.
Dono del Sig. Ing. Camillo Camperio di Milano.
5o. Gelidium australe J. Ag.
Fronda a piuma di Casoario, con pinnule assai lunghe, lineari,
intere o con qualche spinula parimenti sottile. L'asse, o freccia, nella
sua parte inferiore, anziché nudiuscolo come nel gen. Pterocladia,
è talvolta pennato 0 bipennato. Il colore vinoso porporino è soggetto
ad alterarsi, e allora la pianta si fa verdastra 0 biancastra. Altezza
10-20 cent.
Una sezione dell'asse primario rivela un grande aggregato di
cellule subtonde collegate da un fitto tessuto di filamenti; il tutto
circoscritto nel cercine corticale composto di cellule oblunghe, ver-
ticali, porporine o ambrine.
a. Tre esemplari con la semplice indicazione di: Gelìdiiim au-
strale. Australia.
5i. Gelidium glandulaefolium Hook, et Harv.
Pianta a divisioni filiformi, ancipite, della larghezza di circa un
millimetro, alta 10-23 cent., molto analoga nell'aspetto alle più po-
vere forme del G. australe, quando cioè è semplicemente e scarsa-
mente pennato. Prendi per un lungo tratto denudate nella parte in-
feriore dove i rami sono assai scarsi, mentre si fanno più o meno
(^) « Anch' io credo che il Ge/idiiiìn che Ella ini manda sia il G. cariilagi-
neiim del quale io ho un belliss. esempi, raccolto al Capo». A. W. V. B. in
lett. 4 Genn. 1906.
H
densi in alto, cosichè P aspetto risulta fastigiato-flageiliforme. Le
pennette sono assai povere, dividendosi solo una o due volte in
modo forcuto cogli apici ottusi. 11 colore porporino è facilmente tra-
smutabile in tutto o in parte, per cui la pianta risulta spesso di color
isabellino, screziata di porporino. La sostanza è piij duramente cor-
nea che nella specie precedente, e ripete la denominazione specifica
dalle glandole fruttigere, densamente ciliate, poste alla base delle
pennette, nude quelle più in alto.
La sezione della parte caulescente, ad ambilo discoide, mostra
lo strato corticale di cellule esigue longitudinali, colorate, immerse
in muco solidescente. Midollo vasto, di cellule grandette, tonde, in-
colori, collegate da filamenti brevi, sinuosi, talvolta circondanti le
cellule che appaiono rinchiuse in un cerchio. Questi filamenti sono
più abbondanti nell" asse maggiore della sezione.
a. Gelici, glanduìaefolmm H. et H. Australia. Race. F. Mueller.
Erb. A. Piccone, ora A. Forti.
52. Gelidium pristoides (Turn.) Kuetz.
= Fitcus prislcides Turn., Sphaerococcus pristoides Ag., Deles-
seria pristoides Lamour., Phyllophora pristoides Grev., Suìiria pri-
stoides]. Ag., Pristidium capense Kuetz., Fucus nitidus Web. et Mohr,
Fucas serrulatus Thunb. mscr.
La citazione di queste sinonimie era richiesta dalla stranezza
della pianta che bene le spiega, e dal fatto non meno strano che
una sola di esse si riporta al vero genere cui il soggetto appartiene.
La pianta infatti e pel suo portamento e per le parti quasi ete-
rogenee che la compongono dà l'idea di una riunione artificiale di
elementi diversi.
Dal plesso radicale cespuglioso all'estrema punta dell'asse cen-
trale misura i5 cent, di altezza, e i3 di ambito dato dalla massima
estensione orizzontale dei rami. Accompagnata da quattro rami (due
per lato) perpendicolari alla freccia, o asse primario, questo s'innalza
verticalmente e centralmente dall'apparato radiciforme, complanato
nel secco, ma piuttosto spesso; procede nudo per quasi 3 cent., ori-
ginando poscia un fìtto rameggio di varia lunghezza, disposto in
modo distico, subdistico e anche opposto. Le ramificazioni più brevi
hanno apparenza di prolificazioni e poco si espandono alle loro estre-
mità; quelle maggiori, invece, recano verso la loro sommità delle
ramificazioni secondarie disposte a corimbo dal cui centro emergono
semplici le continuazioni degli assi secondari. Le ramificazioni estreme
dell'asse primario sono raccolte a capolino che, appianato dalla pre-
parazione, ha un perimetro fiabelliforme o palmato. Questa la dispo-
sizione schematica.
Degni di studio sono poi i caratteri particolari delle varie parti
le quali ci apprendono la metamorfosi evolutiva della pianta dalla
origine sua. Portata da un tenue stipite lungo 2 millim , sorge la
fi-ondicina cuneata alla base, indi allargantesi in un lembo piano lungo
3-4 millim., largo la metà, rotondato all'apice, percorso da una costa
mediana non sempre in egual modo evidente. I margini della fronda
sono dentati, d'onde pn's/os. I denti, adunchi, sono egregiamente
disegnati ma così esigui che l'occhio nudo non sempre può ravvi-
sarli. Lo stipite, allungandosi, si appiana e si allarga tanto da assu-
mere r aspetto nastriforme-fogliaceo e della foglia acquista i carat-
teri della costa mediana e della denticolatura marginale. Da questo
momento la fogliolina originaria segue l'esempio dello stipite e ne
imita la metamorfosi, contribuendo in tal guisa all'allungamento
dell'asse la cui parte inferiore (antico stipite) va intanto perdendo
di ampiezza quanto più acquista di spessore, usufruendo cioè del
lembo fogliaceo e della denticolatura, che in tal guisa scompaiono.
Le fogliolinc di prima origine, si ripetono, come prolificazioni sulle
ramificazioni, senonchè solo quelle presso la base delle ramificazioni
stesse si cangiano in fillodi nastriformi, mentre le estreme si proli-
ficano abbondantemente nei margini (pennazione) e le prolificazioni
fanno lo stesso alla loro volta (bipennazione). Cos'i si è visto lo sti-
pite e la fronda iniziale mutarsi in caule e questo dare origine a
ramificazioni e prolificazioni. Riuniti ora tutti questi fenomeni che
si mostrano, nei diversi stadi della loro evoluzione, nel complesso
e completo sviluppo della pianta adulta, è facile immaginarsene
l'effetto il cui interesse estetico è certamente superato da quello
morfologico il quale non può variare avendo per sua base una ra-
gione biologica. Potranno bens'i variare i portamenti da individuo a
individuo, soggetti come sono alle diverse influenze del mezzo am-
biente. Nell'esemplare in esame si ha una pianta principalissima,
verticale sulla radice; quattro piante principali (due per lato) pure
radicali ma perpendicolari all'asse della prima, e finalmente diverse
66
altre piante (ramificazioni e prolificazioni) che hanno per base lo
stesso asse primario e quindi pure ad esso perpendicolari.
Notasi infine la presenza di veri sporofilli come nel G. proli-
ferum e in molti Plocamiiim. Quelli della specie ora esaminata sono
ovato-denticolati, spesso contorti e crespi. 11 colore è violaceo-por-
pureo; la sostanza è cartilaginea nel secco, ma non forse abbastanza
nel vivente, avuto riguardo alla piuttosto forte adesione sua alla
carta.
La sezione di una parte apicale dà una figura clissoide assai
schiacciata con le estremità acuminatissime, rotondate in punta.
Strato periferico di parecchie serie di cellule minutissime, legger-
mente oblunghe, colorate di roseo-porporino, verticali quelle più
esterne, un po' inclinate le altre. Midollo uniforme, di cellule piìi
grandi, tonde, con esilissimi filamenti.
a. Gelidium pristoides (J. Ag.) Schmitz. Hedwigia, 1894. South
Africa, The Kowie. Feb. 6, 1898. Ex Herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
53. Gelidium pinnatifidum (J. Ag.) Schmitz.
= SpìicBrococciis lucidiis Suhr, Ptilophora pinnalifida J. Ag. ,
non Carpoblepharis pinnatifolia Kuetz.
Pianta elegantissima, di aspetto insolito nei Gelidium per la na-
tura membranacea della larga sua fronda di un vivace porporino, la
cui larghezza massima può raggiungere il mezzo centimetro; l'al-
tezza i io-i5 cent. Una particolarità assai curiosa è 1" igrometricità del-
l'esemplare secco che si solleva arcuandosi nell'aria asciutta, mentre
si appiana ed affloscia sotto il fiato, per riprendere poi tosto la sua
rigida posizione. La fronda è piana, largamente costata fino alla sua
sommità. Nella pianta adulta la costa si fa spessa alla base dove
perde le sue parti alate, facendosi subcilindrica a guisa di un vero
stipite. Nelle pinne la costa va dileguando verso l'estremità, bi-
forcandosi in corrispondenza delle pinnule come una lieve nervatura.
Le estremità delle pinnule si fendono in ciglia lineari sottilmente
acuminate le sterili, rigonfie alla estremità le cistocarpifere. 11 cisto-
carpio è ovato, sessile o più o meno lungamente penducolato. La
pianta non aderisce alla carta.
La sezione della parte inferiore dello stipite ha forma subtonda,
indi elittica con le estremità dell'asse maggiore prolungate in punta
ottusa. Midollo di cellule quali mediocri, quali piccole, subtonde ed
57
oblunghe, longitudinali, semplici e anche caudate, ed altre più o
meno scomposte in filamenti fibrosi, e tutte quante commiste a fi-
lamenti irregolarmente monilitbrmi, semplici o parcamente ramosi,
che nella periferia del midollo stesso assumono una disposizione
subradiata. Strato intermedio di cellule rosee, grandi, subtonde sub-
ellittiche, assai distanziate, collegate da filamenti intercorrenti o par-
tenti dalle cellule stesse a guisa di raggi più o meno unilaterali.
Strato corticale di cellule più intensamente colorate, piccole, ver-
ticali in 2-3 serie, inframmezzate da filamenti esilissimi.
a. Gelfd. pinnatifidum (J. Ag.) Schmitz. South Africa, 2Ó Nov.
1895. Ex Herb. Dott. H. Becker.
54. Gelidium? attenuatum Thur. mscr.
= Teleodcvia augusti/olia Schousb. — Fiiciis corncus var. atte-
nuala Turn. Hist. Fuc. pi. l'b-], fig. ;//.
Le esteriorità lo fanno senz'altro ascrivere al gen. Gelidìuiii. Trat-
tasi di pianta cespugliosa, rupicola, ramosa da poco sopra la base,
decomposto-bipennata. Rami subcompressi, larghi al massimo un
millim. e mezzo nella parte inferiore, gradatamente restringentisi
fino a un terzo di millim. alle estremità.
Penne lanceolate lineari; pennette subalternatamente distico-sub-
opposte, filiformi, acute, lunghe 2-3 millim. La sostanza è assai rigida,
il colore porporino vinoso. L'altezza dell'esemplare in esame è di
IO cent., ma può essere doppia nei maggiori sviluppi.
Amo ripetere la parole del eh. Dott. Bornet {Alg. de Schousboe,
p. 271): «Questa forma che ha molte rassomiglianze col Gelidium
Amansii Lamx. (/) è una delle più grandi delle nostre coste. Essa
vien dopo il G. sesquipedale ed eguaglia gl'individui più sviluppati
di Pterocladia capillacea. Si distingue dal primo per le sue frondi
più strette, più sottili e per le sue ultime pinnule attenuate in punta;
si separa dalla seconda per la sua rigidezza. Non ne conosco i ci-
stocarpi ». E in lettera del 1 i Ottob. 1904, l'ili. Autore mi soggiunge:
« Il m'est donc impossible de savoir si leur organisation est la méme
que dans Ics Pterocladia. En attendant je le tiens, comme avant.
(*) Ossia G. cartilagineum (L.) Gaill.
68
pour une forme distincte de Gelidium. L'avenir deciderà si ce juge-
ment est bien fonde d.
Strato periferico di più serie di cellule piccole, tonde, colorate;
l'intermedio di cellule più grandi, distanziate, alle quali mettono capo
i filamenti dello strato midollare il quale è composto di filamenti
articolati a direzione diagonale, flessuosi, nngoliformi, ramosi, senza
cellule interposte.
Invero quest'organizzazione può dirsi quasi quella stessa che
si riscontra nella Pterocladia capiìlacea.
Distrib. geog. — Dall'Inghilterra al Golfo di Guascogna, se-
condo Bornet.
a. G. al/euuaium Thur St. Jean de Luz. Mai 1903. Coli. j. Chalon.
h. Idem. Guéthary ! (Dono di Ed. Bornet)
Gen. PTEROCLADIA J. Ag.
Etym. plei'on ala e clados ramo.
55. Pterocladia lucida (R. Br.) J. Ag.
Quando di un'alga si dice pennata una o più volle, si rileva
certamente la disposizione delle divisioni della fronda, ma di questa
non si rilevano le molte particolarità di disegno e di portamenti par-
ziali il cui assieme costituisce Va facies complessiva della pianta che
viene cos'i identificata a prima vista. Ciò può ben dirsi a forte ra-
gione di questa specie che presenta un ben grande divario dalla P.
capiìlacea, per quanto entrambe condividano la proprietà di essere
3-4-pennate. Non più la pianta cos'i fittamente cespugliosa e ra-
mosa fin dalla base, che le conferiscono un perimetro subgioboso;
non più le strette divisioni spesso quasi capillari che contraddistin-
guono la specie assai comune anche nel Mediterraneo.
Nessuna floridea di questo mare può anche lontanamente pre-
starsi al paragone con la P. lucida. Le si avvicinano invece certe
forme fra le più robuste ed evolute di Laiirencia piiinatifida delle
coste Colombiane, qualche Callophyllis per alcune particolarità, la
Delisea Suhrii per le dimensioni e per la disposizione dei rami, e
bastino questi ravvicinamenti, dei quali ciascuno non ci offre che
qualche elemento parziale di rassomiglianza, per dinotare la diver-
sità somma che corre fra le due Pterocladia.
L'esemplare in esame misura 22 cent, di altezza. Caule infe-
riormente subcilindrico o compresso, secondo l'età, dello spessore
di 1-2 millim., indi appianato, costato, largo 2 millim., e, anche
2 ^y'2 nei rachidi, con rami assai patenti, gì' inferiori cenasi decom-
benti, alterni o subunilaterali. L'asse principale, stroncato, è suscet-
tibile di rifarsi mediante prolificazione. Ogni grande divisione pre-
senta, in miniatura, l'immagine di un palmizio pennato, formato da
grandi rametti bipinnati e tripinnati della lunghezza massima di 10
cent. Tra Puna e l'altra di queste grandi penne vi sono pennette
minori a segmenti semplici.
I segmenti delle penne sono muniti nei margini (e più abbon-
dantemente alle estremità) di lacinie lineari recanti i cistocarpi ovati,
con un breve punta alla sommità. Le accidentali stroncature delle
penne emettono prolificazioni non già fogliari, ma di cistocarpi
che, in questo caso, sono riuniti a mazzocchio da 6 a 12 e oltre. La
conformazione della fruttificazione è all' intutto sim.ile ai corrispon-
denti organi del Gelidìum pinnatifidiun Schmiiz. Le giovani frondi,
in specie le sterili, sono membranacee, porporino-coccinee, cornee
e porporino-scure quelle adulte, per cui l'aderenza alla carta è me-
diocre. La fronda è .assai levigata e lucida.
Cellule periferiche congiunte in file moniliformi, verticali, por-
porine o brune; le mediane sono tonde, oblique ©verticali; le mi-
dollari fibriformi, conformate a fuso, a clava o a cono assai allun-
gato, longitudinali, oblique, trasversali.
a. Plerocladia lucida (R. Br.). Ex lift. Novae Hollandiae (Misit F.
Mùller). Ex herb. De Toni.
/'. Idem. Australia. Race. F. Mùller. Erb. A. Piccone, ora A. Forti.
e. Idem. Nuova Olanda Orient. J. Ag. Ex herb. Ardissone.
5ó. Pterocladia capillacea (Gmel.) Born. et Thur.
Di portamento svariato: ora cespitosa, ramosa fin dalla base
e a divisioni sottili, ora a frondi rade, lungamente denudate alla base,
larghette, piane, cortamente e regolarmente pennate, in modo anche
pressoché regolarmente uniforme, e cioè senz' alternanze di penne
e di pennette lunghe e brevi, larghette e capillari in uno stesso in-
dividuo. Un esemplare cos'i conformato è quello segnato alla lettera
h. Gli esemplari in esame ben poco si scostano pertanto dalle forme
mediterranee.
60
Strato corticale di cellule minute, colorate, verticali, in più se-
rie; strato intermedio di cellule tonde, grandette, distanziate, sparse,
lievemente colorate; strato midollare di cellule tonde incolori, com-
miste a filamenti sottili, intrecciati, ramoso-spezzati.
a. P. capillacea Born. Santa Cruz di Teneriffa (Canarie), ó-io
Agosto 1882. Race. Cap. E. D'Albertis. Erb. A. Piccone, ora A.
Forti.
b. Idem. f. pinnata (Huds.). Isola di Teneriffa, nel Porto di Oro-
tava. Marzo 1884. Race. Dott. IL Christ. Erb. A. Piccone, ora A.
Forti.
e. Idem. Azzorre, isola S. Miguel, Testa de Caos. 9 Agosto 1886.
Race. E. D'Albertis. Erb. Idem.
d. Idem. Azzorre, isola del Pico. 24-8- i88ó. Id. Idem.
e. Idem. Biarritz. Juillet iqo3 et Smb. 1904. Coli. J. Chalom.
/. Gelidiiim corneum. Many varieties, Torbay. M. Wyatt.
Gen. SUHRIA J Ag.
Etym. Dedicata al eh. J. N. Suhr, illustratore, specialmente delle
Alghe dell'Africa australe.
57. Suhrìa vittata (L.) J. Ag.
^ Fucus villatus L., Sphaerococcits villaius Ag., Phyllophoi a
viltala Grev., Gdidium villalum Kuetz., Daiusonìa vìitala Bory.
Fronda piana, costata. La parte inferiore della costa, denudatasi
nell'accrescimento della pianta, si fa spessa, caulescente e ristretta,
pure rimanendo pianeggiante. Le frondi sorgono in parecchie da
un disco radicale, alcune più brevi e sterili, altre allungate, dell' al-
tezza di un piede circa, piane, lineari, lanceolate, larghe 7-1 5 millim.,
costate, con la costa evanescente verso l'apice. La costa è assai
ricca di prolificazioni, sebbene ciò non appaia a prima vista per la
loro diversità grande di proporzione e di forma che va da un den-
ticino esiguo ad una ligula fogliare larga 3-4 millim,, e lunga 4-Ó
cent., densamente cigliata. Le ligule partono dalla costa, i denticini
dai margini e dalla costa indifferentemente ed hanno in seguito svi-
luppi e funzioni diverse, quali di minute fogliolinc cuneate od ob-
ovato-lineari. La fruttificazione ha luogo in queste più piccole ap-
61
pendici. 11 colore è cocciiieo-porpureo, un po' sordido o pallido nel
secco; la sostanza è cartilaginea e quindi inaderente.
Cellule corticali minute, tonde, colorate, disposte (nella costa) in
4 serie un po' inclinate o verticali, lassamente appressate. Cellule
midollari in forma di fibre sottili e corte quelle più esterne, più
allungate, longitudinali e conteste quelle più interne.
a. Sithria vitlata Ag. Table Bay Africae. (Misit domina A. Weber
VAN L^osse). Ex herb. De Toni.
Ord. IL GIGARTININAE Schmitz.
FAMIGLIE
ACROTYLACEAE GIGARTINACEAE
RHODOPHYLLIDACEAE
Famiglia I. ACROTYLACEAE Schmitz.
GENERI
ACROTYLUS J. Ag. REINBOLDIA Schmitz.
? PELTASTA J. Ag. HENNEDYA Harv.
Gen. ACROTYLUS J. Ag.
Etym. acros alto e tylos callo.
58. Acrotylus australis J. Ag.
Gl'individui di ordinaria grandezza sono alti 8-io cent. La fronda
e piana, larga 2 millim. e mezzo, dicotomo-decomposta, fastigiata, pro-
lifera nei margini verso la metà. Segmenti lineari lunghi 2 millim.,
i terminali rotondato-ottusi subspatolati, fruttigeri. Nel secco è ne-
rastra, subcoriacea, finamente rugosa e granellosa. Ha insomma un
aspetto fuciforme che ricorda la forma Pylaisìi del Fiiciis filifoniiis
Gmel., senonchè il portamento è assai meno fastigiato e assai più
compatto. Le ascelle delle divisioni sono sempre acute, ma quelle
degli ultimi segmenti sono talvolta rotondate.
La sezione di un segmento terminale ha l'ambito tondo-ellis-
soide coi margini interi od ondulato-lobati, e rivela lo strato corti-
cale assai compatto, fatto di due serie di cellule: le più esterne mi-
nutissime, verticali, radiate, fittamente appressate, assai scure per
denso endocroma bruno-violaceo-livido: le sottostanti sono incolori,
tonde, distanziate. Segue il secondo strato di cellule allungate fili-
formi, anastomosate in reticulato tanto più lasso quanto più si avanza
verso il centro.
Midollo di filamenti sciolti, di varia lunghezza, longitudinali. Nella
parte più adulta questi filamenti sono anche ramosi e contesti a
reticolo. Tale conformazione intima aveva dapprima indotto lo stesso
J. Agardh ad assegnare questa pianta alle Crittonemiacee {]. Ag. Spec.
gen. et ord. Alg. Il, p. i, 192).
a. A. australis j. Ag. Australia, Mùller race, J. Aoardh determ.
b. Idem. Melbourne. Ex herb. Ardissone.
Fam. II. GIGARTINACEAE Schmitz.
SOTTOFAMIGLIE
ENDOCLADIEAE MYCHODEAE
ECTOCLINIEAE DICRANEMEAE
GIGARTINEAE CALLYMENIEAE
TYLOCARPEAE
SiibfaiiL I. ENDOCLADIEAE j. Ag.
Gen. ENDOCLADIA J. Ag.
Etym. eiidos dentro e clados ramo.
59. Endocladìa muricata (Post, et Rupr.) j. Ag.
Piantina d'aspetto modesto, alta 2-3 cent., formata da cespolini
pulvinati, più o meno espansi. Fronda cilindrica, duramente cornea
nel secco, dello spessore di circa mezzo mill., subdicotoma ramosis-
sima in alto, coi rami distanziati, subpalmati, corimbiformi o fasci-
colati, minutamente spinescenti nei margini. Le spine dei rametti
estremi sono in prevalenza unilaterali. Queste spine verso la som-
mità si tramutano in cistocarpi scuri, piccolini come semi di papavero.
Setchell e Gardner ne distinguono due l'orme, che ne' miei esem-
plari sono accompagnate dalle etichette qui sotto riportate.
Costituzione intima composta di un tubo centrale con nucleo
ambrino, dal quale partono dei verticilli densamente ramosi, le cui
cellule però non si mantengono sempre moniliformi, ma talvolta si
scompongono in modo sparso; cellule corticali più piccole, stipate,
congiunte da un muco solidescente. Tutte le cellule sono colorate
di atro-violaceo.
a. Endocladia miirìcata, f. inermis.
In tide pools in rock, Friday Harbor, S. Juan Island, Washington,
July, I, igoi.
Idem. f. compressa. In rock pools at and above high water
mark. Ut supra. N. L. Gardner.
/'. Endocladia muricata (Post, and Rupr.) J. Ag. On rocks at low
tide, Land's End, S. Francisco, California.]. E. Tilden. 12 Fb. 1897.
Subfam. III. GIGARTINEAE J. Ag.
GENERI
CHONDRUS (Stackh.J J. Ag. — IRIDAEA Bory. — GIGARTINA Stackh.
Gen. CHONDRUS Stackh.
Etym. chondros cartilagine,
òo. Chondrus crispus (L.) Stackh.
Se non fosse stato per ragione di priorità la quale volle serba-
tole il Linneano addiettivo di crispus, è certo che fra le 14 sinoni-
mie di questa pianta meglio le sarebbe convenuta quella di CI1071-
drits polymorplius Lam., siccome quella che riassumerebbe tutte le
sue molteplici forme. È noto che Linneo per le sue denominazioni
botaniche si basava sui caratteri e sugli ambienti più specialmente
offertigli dalla sua fredda regione. Cosi, ad esempio, il Bromus tecio-
64
rum ne' suoi riguardi era tale per eccellenza, perchè lo raccoglieva
sui tetti di stoppia nelle parti più tiepide intorno al fumaiolo delle
case campestri, mentre nelle regioni più temperate sono ben diverse
le stazioni di tale graminacea. E parimenti si può osservare che le
forme predominanti di Chondrus dei mari nordici sono quelle ap-
punto cristato-crispate, il quale carattere è ben lungi dall'essere
costante.
Le forme del Chondrus crispus si possono dividere nelle se-
guenti sezioni :
I. latifrons, a frondi ampie (fino a 5 cent, di massima lar-
ghezza,) più o meno lungamente stipitate, isolate, ma più spesso ag-
gregate sopra l'unico callo, ampiamente cuneiformi, di-policotome,
coi lobi più o meno ondulati o crestato-crespati, prolificanti.
II. Inter ììiedius, a frondi fuciformi in cespo più o meno ricco,
lungamente stipitate (6- io cent, di lunghezza), della larghezza mas-
sima di y^ cent., dicotome e quindi policotome, prive generalmente
di prolificazioni.
III. angustifrons^ a frondi alte da io a 25 cent., larghe 1-2 millim.,
con stipite lungo da 5 a io cent., dicotome nelle prime ramificazioni,
di-policotome e fastigiate nelle ultime, costituenti dei voluminosi cespi
globosi, composti persino di una cinquantina di frondi aventi origine
da un disco il cui diametro può raggiungere i 3 cent.
Trattandosi di una pianta conosciutissima negli erbari in ogni
sua forma, sarebbe inutile l'intrattenersi sui particolari caratteri di
ciascuna. Le forme più strette sono, di preferenza, di colore porpo-
rino-livido e talvolta roseo; le intermedie e le grandi violacee; tutte
poi sono cornee nel secco, e però, in generale non aderenti, a meno
che si tratti di ripreparazioni a forte pressione, o di parti assai
giovani.
Strato periferico, sottile, in confronto al midollo, composto di
cellule colorate, piccole, tonde, assai serrate, disposte in file verti-
cali dicotome. Strato interno di cellule incolori 0 leggermente rosee,
allungate, anguste o crasse, secondo il vario stato della fronda, ana-
stomosanti con le contigue, disposte in modo più 0 meno radiato,
od anche prettamente longitudinale come nella f. angusiìfrons.
a. Chondrus crispus Stackh. Roscoff, Rocher du Loup, Duon, Per-
kiridic, ecc. Sept. i/;;<3.ya J. Ag. Channel rocks, Port Orchard, Kitsap county,
Washington. J. E. Tilden, 22-7-1898.
^%. Gigartina circumcincta J. Ag.
Altra superba pianta che può raggiungere dimensioni massime,
e cioè di circa un metro di lunghezza e 20 cent, di ampiezza, assai
difforme ne' suoi sviluppi e nei vari gradi dell'età sua. Predomina
in essa l'ambito cuneato-obovato sopra uno stipite più o meno
lungo, aspra di papille carposporifere, subtonde, Grassamente pe-
duncolate, erette o ricurve, isolate, raramente binate, numerosissime
sul lembo e nei margini della fronda, ma che lasciano però libera
lungo i margini una linea o fascia larga circa mezzo cent.
La sostanza, carnosa nel fresco, si fa nel secco cornea o carti-
73
laginea e conserva un bel colore laterizio sul quale spiccano le pa-
pille porporino-scure.
Lo strato corticale è composto di cellule minute, subtonde, mo-
niliformi, in file verticali semplici o subdicotome contro la periferia.
Lo strato midollare occupa un grande spazio e consta di un fascio
di filamenti ramosi, articolati egregiamente, intrecciati, che si vanno
diradando, abbreviando e semplificando quanto più si avvicinano
allo strato corticale dove assumono l'aspetto di cellule caudate.
Viene riferita alla N. Zelanda e all'is. Chatam.
a. L'esemplare è accompagnato dal nome di Laminaria saccJia-
rina (sic), senza alcun' altra indicazione.
Da una vecchia collezione donatami dall' eg. Ing. Cam. Camperio
di Milano.
79. Gigartina Radula (Esp.) J. Ag.
= Fuciis Radula Espcr - Sphacrococcus Radula Ag. - Iridaea
Radula Bory - Fucus bracteatus Turn. - Iridaea (Maslocarpus) in-
sigiiis Endl. et Dies.
11 ricordo di queste sinonimie è più che mai necessario perchè
identificano e caratterizzano la pianta nelle più strane sue manife-
stazioni esteriori. Essa varia, infatti, nel portamento complessivo e
nelle singole sue parti, nella statura dai 5 ai 5o cent., nello spes-
sore e nel colore della sostanza.
Le singolarità metamorfiche cui è subordinato il processo evo-
lutivo di questa Gigartina sono cosi curiose e paradossali da riescire
diljicilc il rendersene conto senza la conoscenza delle forme inter-
medie atte a collcgare e a rendere razionali i risultati ultimi di un
ciclo biologico ricco d'insegnamenti, che si svolge attraverso gli
Oceani.
Oggigiorno non si può parlare di una forma genuina, o meglio
tipica, applicabile a questa pianta che può vantare una mezza doz-
zina di prototipi dai quali conseguono forme numerose.
Quelle qui prese in esame si possono differenziare in spaihula/o-
ligulata (Capo di B. Sp.), ovaia (Capo di B. Sp.), e cuneato-flabellata
(Tracyton-Washington).
La spathulalo-ligulala mi offre due tipi dovuti, più che altro, allo
sviluppo monofronde allungato in un caso, polifronde-ramificato in
un altro. Si tratta della forma cui si riferisce il Maslocarpus i7istgnis
79
di Endl. et Dies., così caratterizzata : stipite piano, breve, procedente
in un disco alto circa 4 cent., largo quasi un cent., intero da un
lato, munito di un grosso dente dall'altro, contratto alla sommità
dal quale si partono tre grandi divisioni assai divaricate, quasi oriz-
zontali, ad ascelle ampiamente tonde. Poco sopra le ascelle queste
divisioni si attenuano per allargarsi poi quasi ex abrupto in forma
lineare ligulato-spatolata della lunghezza di 4-5 cent., e suddividen-
dosi quindi le laterali Tuna in quattro, l'altra in tre, e la centrale
in due ligule allungatissime, acuminate, semplici o bi-ligulate alla
estremità. Nello stesso modo si comportano le linguette marginali,
spesso però troncate da cause esterne. Oltre che di queste linguette,
i margini sono ornati di papille carposporifere e di cistocarpi. In
un altro esemplare il disco costituisce di per sé solo la pianta, es-
sendo lungo 21 cent., ed alla sua estremità troncato-semilunata porta
quattro grandi ligule munite, come il disco, di linguette e di papille
fruttigere marginali. Queste piante venuste e maestose sono alte
36 cent., e nella maggiore larghezza misurano 2 cent. L'ambito oriz-
zontale della priiTia misura oltre 40 cent. La sostanza cornea e assai
spessa fa presupporre la carnosità succosa nello stato recente; il co-
lore è di un bel porporino intenso.
Nella forma ovata la pianta è alta 6 cent, e mezzo, larga 2 cent.
Ha lo stipite lineare, breve, munito di un grosso dente ('), e si al-
larga indi bruscamente in un disco ovato-ellittico coi margini subin-
crassati nei quali puossi scorgere un accenno alla G. circumcincta
J. Ag. {Gig. Radula auct. ex parte), hi esso disco si apre una finestra
oblunga, alta 2 cent., larga quasi un cent., dovuta non è possibile
dire se ad un accidente esteriore o a naturale conformazione, in
quantochè la linea di delimitazione, pur mostrandosi unita, non
esclude l'eventualità di una erosione animale. Sori immersi nel lembo,
subprominenti nei margini.
La forma cnncato-flabellala nella scheda relativa vien presentata
a lamina ovata, intera. Non si esclude che nella maggioranza dei
casi offra un tale cispetlo. L'indicazione è anzi preziosa perchè sta a
(/) In questo caso, come in quello della forma precedente, il dente rappre-
senta il pseudo- stipite di una seconda fronda scomparsa.
80
provare la possibile metamorfosi dovuta probabilmente a un vecchio
disco prolificato, come pare sia il caso dell'esemplare in esame nel
quale si palesa ben diverso dalla citata indicazione.
Da un minuto callo basilare, brevemente stipitato s' innalza il
disco appianato subscanalato, liscio, i cui margini, e più ancora la
sommità, sono provvisti di ramificazioni cuneato-flabellate, variamente
plurilobate nell'ambito superiore, muniti di poche papille piccole e
tonde, cistocarpifere, subsessili sulla pagina, peduncolate nei margini.
La pianta è alta 5 cent., certo carnosetta nel vivente, è nel secco
corneo-cartilaginea nel disco, quasi membranacea nelle suddivisioni.
11 colore è atro-violaceo.
Nella forma spaihulato-liguìala, la sezione di una linguetta pre-
senta lo strato periferico composto di cellule colorate, minute, tonde,
disposte in file verticali, moniJiformi. Strato midollare voluminoso,
formato da cellule incolori di mediocre grandezza, tonde, oblunghe
o angolose, sciolte o collegate in numero di 2-4 a rosario da fila-
menti tenui. Fra esse sono altri filamenti brevi, crassi lineari fusi-
formi o capitati, con direzione in prevalenza longitudinale.
Nella forma ovaia, la costituzione intima corrisponde a quella
della seguente, con questo di particolare: che Tasse longitudinale
del midollo è formato da un fascio di filamenti, coibiti in un muco
incolore, sottili, articolati, longitudinali, paralleli, inframmezzati da
poche cellule sparse, piccole, oblunghe.
Nella forma cinica/ o-Jìabella la lo strato periferico consta di cel-
lule esigue in file brevi, moniliformi, perpendicolari, serrate, basate
sopra una serie disordinata di cellule isolate molto più grandi, tonde,
subtonde o leggermente oblunghe, perpendicolari nella parte più
esterna, longitudinali verso l'interno. Strato midollare di cellule sub-
simili a quelle della seria interna corticale ma un poco più grandi,
collegate da filamenti sottili, articolati, semplici o parcamente ra-
mosi, longitudinali, rettilinei o flexuosi, scarsamente e lassamente in-
trecciati.
a. Gig. (Mastocarpus) insignis Endl. et Dies. South Africa, The
Kowie, Jul. 4. 189Ó. Ex herb. Dott. Becker.
b. Idem 25 Oct. 1893. Idem.
e. Gig. Radula (Ag.) J. Ag. Gap. Agulhas. C. B. Sp.
d. Idem. (Esp.) J. Ag. On rocks, between tides; Tracyton, Kitsap
81
county, Washington. Det. Miss Ethel S. Barton. Ex herb. J. E. Tilden,
Ag. 189Ò.
80. Gigartina exasperata Bail. et Ilaiv. (').
Pianta suscettibile di uno sviluppo maestoso, a ciò contribuendo
le proporzioni sue e la lucidezza della fronda roseo-porporino-vinoso-
bruna su cui spiccano le puntiformi papille commiste alle grosse,
semplici e verrucolose.
Può raggiungere i 5o-6o cent, in altezza e 20 in larghezza,
come si desume dall'esemplare in esame dal quale rilevansi i se-
guenti dati. La fronda ha circoscrizione ovato-lanceolata oblunga e
s'innalza sopra uno stipite alto 1 cent, e mezzo, appianato, cuneato,
munito inferiormente di ligulette di pochi millim. ad un cent., e su-
periormente di brevissime spine lineari, il disco, poco sopra dalla
base e fino presso all'estremità si mostra assai aspro di verruche,
quali vengono sopra accennate, libera rimanendo soltanto una linea,
larga 2-4 millim., lungo i margini. Normalmente i margini proce-
dono a linea curva unita, ma talvolta viene interrotta da grossi lobi
cuneati, tronchi 0 subroncinati. hioltre sono più o meno provvisti
di papille spiniformi, capitate o subramoso-verrucolose. La fronda
senile è cartilaginea nel secco, di un bel rosso-porfido-lucente; la
fronda giovane è membranacea, carnicina o rosea.
Strato esterno formato di piccole cellule oblunghe disposte in
file verticali semplici o subdicotome nell'estremità superiore, ameti-
stine, violacee o paglierine, strettamente coibite in un muco avente
gli stessi colori ma di un tono più pallido. Strato interno di cellule
grandi, incolori, cilindracee, fusiformi o subtondo-angolate, semplici
o prolungantisi in filamenti lassamente reticolati anastomosanti, di-
sposti longitudinalmente.
a. Gìg. exasperata Bail. et Harv. Cost up on beach. On rocky
point opposite Tracyton, Kitsap county, Washington. J. E. Tilden.
3o Jl. 1897.
b. Idem. Same locality. 18 Jl. 1898. Idem.
(*) G. Radula f. exasperata (Harv. and Bailey) Setchell. — Opera citata.
Subfam. IV. TYLOCARPEAE Kuetz.
GENERI
PHYLLOPHORA Grev. ? ACTINOCOCCUS Kuetz.
STENOGRAMMA Harv. ? COLACOLEPIS Schmitz.
GYMNOGONGRUS Mart. STERROCOLAX Schmitz.
? AHNFELTIA J. Ag.
Gen. PHYLLOPHORA Grev.
Etym. phyllon foglia e phoreo porto, reco.
Subgen. I. Coccoiylus (Kuetz.) J. Ag.
81. Phyllophora Brodiaei (Turn.) J. Ag.
= Sphaerococcus Brodiaei Ag. - Chondrus Brodiaei Grev. - Coc-
coiylus Brodiaei Kuetz. - Fuciis membranifolius Lamour. - F. cri-
spatus Muell. - Chondrus membranifolius Post, et Rupr. - C. Irun-
catus Post, et Rupr. - F. truncatus Pallas Reise. - Delesseria Bro-
diaei Lamour.
Uno de' mìei esemplari me la rappresenta completa sotto la
seguente forma. Da un callo largo tre millim. sorgono 1 2 frondi.
Le più giovani ovate, intere o leggermente intaccate all'apice, por-
tate da lunghi stipiti. Le frondi adulte hanno lo stipite lineare e
d' uniforme larghezza fin sotto la prima divisione, ma più d' ordi-
nario gradatamente cuneato, tanto che nella parte superiore, sotto
la prima divisione, in una delle frondi più sviluppate, ha la larghezza di
quasi 2 cent. Le divisioni sono dicotome la maggior parte, rare volte
policotome. Le estremità recanti i pseudo-nematcci (Veggasi gen.
Actinococcns) riescono quasi troncate; quelle prive del parassita
hanno forma lineare assai acuminata, lunga oltre un cent. L'altezza
della pianta è di 4-11 cent. Stroncature assai prolifere. Di quest'ul-
tima misura ne posseggo un esemplare di una località che rara-
mente viene citata per la specie di che si tratta (y^gg. lett. a.)
La sezione di un' estremità presenta lo strato corticale di mi-
nutissime cellule rosee o porporine, leggermente oblunghe, disposte
in serie verticali. Lo strato midollare è composto di cellule assai
più grandi, incolori, oblunghe, quelle più esterne verticali, indi obli-
que, e finalmente longitudinali nel centro. Queste ultime sono tal-
volta quasi o prettamente filamentose e compongono un fascio ser-
rato assile longitudinale.
a. Phylloph. Brodiaei]. Ag. San Vincente de la Barquera (Espana).
Leg. Lazaro,
b. Idem. (Turn.j J. Ag. Fredriksron, 1826. Leg. M. N. Blytt.
Osservazione. — Occorre mettere in rilievo una forma che me-
riterebbe di essere distinta con una speciale nomenclatura, a titolo,
almeno, di varietà, tanta è la differenza che la contraddistingue
dalle comuni forme largamente cuneato-palmate. Voglio alludere ad
un tipo prettamente lineare, di un portamento cosi stranamente ca-
ratteristico che meriterebbe, anzi, di essere assunto all'onore di una
specie a sé, quando non vi fossero forme intermedie che gradata-
mente lo collcghino alla forma tipica, ciò che h) scrivente ignora.
Si tratta di una pianta che può oltrepassare i 20 cent, di lun-
ghezza a giudicare dal mio esemplare che, sebbene incompleto, ne
misura 18. La parte inferiore è semplice, filiforme, subcilindrica,
dello spessore che non raggiunge il millimetro. Questa parte infe-
riore si deve presumere della larghezza di almeno tre cent., e lo si
desume dall'eguale misura della corrispondente parte delle dirama-
zioni superiori. Si ha poi una prima dicotomia. Da questo punto la
fronda assai gradatamente si allarga fino a raggiungere i due millim.,
per restringersi, sempre in modo lungamente graduato, in una linea
filiforme di quasi un millim., salva la ripetizione di un secondo gra-
duato allargamento che, alla sua volta, finisce per assottigliarsi in una
punta lungamente acuminata ad estremità semplice, ottusa, o cor-
tissimamente bifida. I margini sono forniti di fogliole o lacinie, va-
rie di forma e di dimensione, a seconda del vario loro grado di svi-
luppo, presentandosi cioè sotto l'aspetto di un piccolo tubercolo, di
setola, di dente e finalmente di lacinia filiforme semplice o bifida
all'estremità, della lunghezza massima di 2-3 cent.
Ora quando si consideri che la Ph. Brodiaei è un'Alga rodime-
niforme, si comprende come a identificare la forma ora descritta
non possono bastare gli accenni fugaci di una frase diagnostica, che,
nella sua dicitura troppo generica e imprecisa, nulla dice alla ment
84
che valga a farla riconoscere tra le più comuni forme che, esterior-
mente, con essa non presentano alcuna aljlnità di carattere. La so-
stanza stessa è ben diversa: nella forma cuneato-palmata è mem-
branacea; nella forma lineare è evidentemente carnosa nel vivo, a
giudicare dal suo notevole spessore nello stato secco. Infine la se-
zione della parte caulescente dell'una e dell'altra presenta il seguente
risultato.
Forma cuneato-palmata.
Sezione ad aml:)ito lineare.
Strato corticale
composto di due serie di cellule:
le periferiche ancora più minute
delle corrispondenti di cui qui
contro, stipatissimc, intensamente
colorate in rosso, oblunghe o sub-
tonde, verticali ; la serie sotto-
stante è formata da cellule più
grandi, oblunghe, ovate, spesso
acute ad una delle estremità non
troppo serrate.
Strato midollare
di cellule più grandi delle prece-
denti, obovate od oblungo-lineari,
disposte paralellamente ai mar-
gini, tanto più distanziate quanto
più si avvicinano al centro il
quale in alcune sezioni presenta
una linea vuota sempre però più
breve dell'asse.
Forma lineare-fusiforme acuminatis-
sima.
Sezione ad ambito subtondo-compresso.
Strato corticare
in due serie di cellule: le perife-
riche minutissime, oblunghe, ver-
ticali, debolmente colorate; le
sottostanti contigue di poco più
grandi, tonde, subtonde, irrego-
lari, gradatamente ingrossandosi
man mano che avanzano verso
l'interno.
Strato midollare
composto di cellule assai grandi,
diverse per dimensione e per
forme, oblunghe od angolose.
Commiste trovansi pure poche
altre cellule ancor più grandi di
quelle menzionate.
Dal sopra esposto emerge dunque che alla differenza esteriore
corrisponde del pari una differenza nell' intima costituzione tra le
due forme.
a. Ph. Brodìaei. Norvegia.
82. Phyllophora interrupta (Grev.) J. Ag.
= Sphaerococcus interruptus Grev. - Rhodvmenìa interrupta
Ashmead - Phyllophora Brodìaei Harv.
66
Ouesta pianta parimenti richiede un* abbondante rappresentan/.a
per giudicare del genuino suo valore specifico, venendo considerala
come una semplice subspecie della Pli. Brodiaei J. Ag. dal eh. Ro-
SENviNGE. Il mio unico esemplare ne la stacca in modo ben deciso,
cos'i pei caratteri esteriori, come per l'intima organizzazione, mas-
sime la midollare.
Stipite, per la lunghezza di un cent, circa, assai stretto, indi
alato e allargantesi nel disco fino a raggiungere l'ampiezza di un
cent., sopra un'altezza di circa 9 cent. La sommità di quest'asse
risulta quasi troncata e sovra di essa si svolgono due prolificazioni
ramose formate da lamine piane cuneato-rotondato-reniformi, della
larghezza massima di 2 cent, abbondanti, divise in alto, mediante
un'ascella largamente rotondata, in due grandi lobi divaricati, cu-
neiformi, terminati da una tricuspide rotondata coi margini interi o
disegualmente crenati.
La sezione dello stipite ha un ambito subtondo e presenta un
abbondante midollo composto di filamenti grossetti, incolori, for-
manti un elegante reticolo a maglie elittiche e tonde. Nella parte
superiore della pianta tali maglie rivelano meglio la natura loro cel-
lulare. Strato corticale assai spesso, che si può considerare, almeno
nella parte inferiore, distinto in tre porzioni diverse: la più esterna
formata da cellule porporine, esigue, oblunghe, verticali, non troppo
serrate ma coibite in un abbondante muco solidescente ambrino-
scuro, ripetuto i-3 volte per sovrapposizione annuale; le cellule della
parte intermedia sono tonde, disposte senz' ordine e meno intensa-
mente colorate; quelle a contatto col midollo ancora più grandi,
più pallide, e in queste confluiscono i filamenti periferici del midollo
stesso. La prolificazione cimale offre una sezione lineare. In essa il
muco solidescente è ridotto al minimo, ma più serrate sono, per
conseguenza, le file delle cellule.
Midollo scarso, data la ristrettezza dell'ambito d' ispessimento il
quale non può contenere che una e due cellule il cui grande volume
si mantiene in ogni parte della pianta. Queste cellule, elittico-ob-
lunghe, sono sempre disposte longitudinalmente.
a. Ph. intcrriLpta (Grcv.) J. Ag. Spitzbergen, Icg. h\. Toslie, 1889.
E.\ herb. De Toni.
Subgen. II. Phyllophora (Grev.) J. Ag.
83. Phyllophora rubens (L.inn.) Grev.
■zn Halymenia rubens Dub}^ - Delessen'a rnbcns Lamour. - Chon-
drus rubens Lyngb. - Sphaerococcus rubens Ag. - Fucus prolifer
Lightf. - F. epiphyllus FI. Dan. - F. crispus Huds. - F. rubens L.
Altrove furono rilevate le alTinità e le differenze che intercedono
fra questa e la Ph. nervosa ('). Importa ricordare che il eh. lUacK
considerava quest'ultima come una semplice varietà della Ph. rubens.
È un'opinione di cui bisogna tener conto, ma che non deve vinco-
lare alcuno ulteriore libero esame dei fatti sui quali si fonda e degli
altri che si potrebbero citare in contraddittorio. Si può osservare,
intanto, che le due piante hanno tracciati ben distintamente i limiti
della loro distribuzione geografica, e non è ancora stato provato che
l'una sia penetrata nel dominio dell'altra. La Ph. rubens h Atlantica
per eccellenza: dal nord scende fino a Tangeri, ma pare che non
osi stabilirsi nel Mediterraneo; la Ph. nervosa ha la massima sua
sede nel Mediterraneo (il Mar Nero non ne sarebbe, originariamente,
che una dipendenza) ed è molto se si spinge fino a Cadice.
Si noti la circostanza curiosa: Tangeri e Cadice, entrambe fra
i limiti dell'Atlantico e del Mediterraneo, costituirebbero le rispettive
colonne d'Ercole per le due specie! Dai rispettivi punti estremi cui
si spinsero, r una non sarebbe più oltre discesa, l'altra non sarebbe
più oltre risalita. Quando pure non si voglia spingere fino a questo
segno l'avversione loro al mutamento degli ambienti rispettivi, il
fatto che una tale avversione sussiste è innegabile. Si aggiunge il
divano della consistenza e dal portamento della fronda opaca nel-
l'una, trasparente e lucida nell'altra, nonché la rugosità dei cisto-
carpi più sentita nell' una e meno nell" altra, e si avrebbe più di
quanto occorre per sostenere un'opinione opposta a quella del citato
autore, che si abbiano cioè a considerare le due piante come specie
affatto distinte. Senza ripeterne la descrizione generale, ricordasi
(*) A. M. FI. mar. del Golfo di Napoli. Nuova No/arisia, Lugl. 1902.
si
per ultimo che la Ph. rubens può sotto le dicotomie raggiungere tal-
volta l'ampiezza di 2 cent., come nel mio esemplare di Biarritz,
circostanza che non mai si riscontra nella Ph. nervosa.
Lo stipite visto in sezione presenta lo strato esterno di cellule
colorate, piccole, in file verticali, e lo strato interno di cellule grandi,
incolori, in un insieme reticolato con lacune lineari longitudinali
riempite di muco amorino. La Ph. nervosa ha una consimile costi-
tuzione, senonchè la parete delle cellule è assai più spessa.
a. Ph. rubens (Grev.) J. Ag. Flakhefjord. Leg. M. N. Bi.ytt.
b. Idem. Cherbourg. leg. Le Jolis.
e. Idem. Roscoff. Aoùt 1902. Coli. J. Chalom.
d. Idem. Biarritz, Juillet igoS idem.
e. Idem. Rocks, Torbay, Mary VVyatt.
84. Phyllophora Bangii (Hornem.) Jens. in Rabenh.
= Fucus Bangii Ilornem, - Chondrus Bangii Lyngb. - Sphae-
rococcus Bangii Ag. - Rhi^ophyllis? Bangii J. Ag. - Rhodoinenia Ban-
gii Grev.
Fronda solitaria sorgente da un minuto callo radicale, alta 2-8
cent,, teretfuscola, semplice nella parte sua inferiore, superiormente
ancipitc-piana sublineare, talvolta alata, dicotoma, pennato-divisa coi
margini provvisti in parte di denti brevi e ottusi, in parte di lacinie
crenulate. La larghezza minima della fronda è di un millim., la mas-
sima di 2-3 millim.; le lacinie sono lunghe o,5-i,o5 millim.
Questo il piano dispositivo al quale aggiungo i seguenti dati de-
sunti dall' unico mio esemplare. Questo è alto 4 cent, e mezzo e
può dividersi nelle seguenti parti aventi ciascuna un cent, circa di
lunghezza :
1. parte subcilindrica caulescente;
2. parte semplice, lineare, stretta;
3. parte dicotomica più larga;
4. suddivisioni cimali.
La parte caulescente è munita di denti esigui, alterni; la parte
piana pseudo-caulescente reca due denti e due brevi lacinie; la parte
dicotomica ha i margini eroso-dentati, e finalmente le due divisioni
prodotte dalla dicotomia sono sormontate ciascuna da 2-3 suddivi-
sioni assai evolute in quantochè da sole rappresentano un quarto
circa della dimensione della intera pianta. Questo particolare le con-
ferisce un marchio tutto speciale di gentilezza ed eleganza. Le sud-
divisioni hanno i margini provvisti di denti, quali semplici, quali bi-
trifìdi, quali palmato-lobati, tutti con l'estremità ottuse o lobato-ro-
tondate. Le stesse ultime suddivisioni terminano in un'espansione
laminare ovato-spatolata dai margini interi o leggermente erosi.
L'aspetto complessivo di queste sommità, collegato al disegno delle
immediate espansioni sottostanti assai più piccole, si presenta com-
positamente panduriforme. La sostanza è rigida e tenace malgrado
l'apparente delicatezza della pianticina; il colore è rosco-bruno-gial-
lastro nella parte caulescente; il resto è di un delicato roseo-carni-
cino con una sfumatura leggerissimamente ametistina di un vaghis-
simo effetto visto contro luce, massime nelle espansioni estreme di
una trasparenza vitrea. Non se ne conosce ancora la fruttificazione.
Sui rizomi di Zostera.
La regione boreale ha il vanto di produrre sulle sue terre la
Calypso boreaììs L., e ne' suoi mari la Phylìophora Bangii Jens. Cosi
la Vandea e la Tilocarpea si possono considerare come 1" ultima
espressione di quella energia vitale che esplica la sua maggiore
espressione estetica nelle latitudini più vicine all'equatore.
La sezione della parte inferiore dà un ambito fusiforme assai
rigonfio. Strato corticale di cellule rosee, esigue, oblunghe in file
verticali serrate, le cui estremità sono immerse in muco ambrino.
Strato midollare di cellule più grandi, subtonde, incolori, componenti
un reticolo di maglie tonde ed oblunghe a seconda delle varie po-
sizioni, talvolta scomposte e quindi con qualche lacuna lineare.
a. (senza determinazione). Liti Bahusiani.
Subgen. 111. Phyllotylus (Kuetz.) J. Ag.
85. Phylìophora palmettoldes j. Ag. excl. var. nicaeensis
Harv. (').
= Fucus membranifolius var. rubens Turn. - Chondrus Brodiaei
var. simplex Grev. - Phylìophora Brodiaei var. simplex Harv. - non
Phyllotylus sicuhis Kuetz. - Sphaerococciis Palmella Lyngb.
(*) Vegg. Nuova Notarisia, Genn. 1904, p. 27-30.
Ne' suoi più grandi sviluppi oceanici, questa pianta ha molta
analogia esteriore con la Ph. Brcdiaei J. Ag., ciò che spiega le si-
nonimie che vi si riferiscono. Le frondi nel loro stato giovanile sono
assai delicate, sottilmente membranacee, aderibili alla carta, alte un
cent., compreso lo stipite sempre assai lungo, gregarie sul disco pa-
rassitario di spongie, di rizomi di Posidonia o di alghe diverse, ob-
ovate, intere, poscia intaccate alP apice con una breve fessura. Nel
successivo sviluppo quest'intaccatura si approfondisce, i lobi si di-
varicano, si fanno sublineari con l'estremità rotondata, e la fronda
assume così l'aspetto di una ipsilon. È appunto sotto questa forma
che si mostra generalmente nel Mediterraneo. Quelle più robuste
deirAtlantico hanno lo stipite brevemente subcilindrico alla base,
indi appianato, che va man mano allargandosi nel disco cuneato il
quale si fa policotomo alla sommità spesso erosa e allora munita di
più o meno numerose prolificazioni ligulari od ovate. Altezza 3-6
cent.; larghezza massima 2 cent, sotto le divisioni cimali.
La sezione trasversale di uno stipite mostra lo strato corticale
spesso, di cellule porporine assai piccole, subtonde o un po' oblunghe,
disposte in iile verticali. Strato midollare di grandi cellule incolori,
tonde o poligonali per mutua pressione, sotto forma di un reticolato.
a. Ph. palmetloides J. Ag. Sidmouth. Hlerb. Holmes.
b. Idem. Cherbourg, sur les rochers sablonneuses a basse
mer, mars 1860, leg. A. Le Jolis.
e. Idem. Sur stipes des Laminaria Clous/oni, Roscoff, Sept.
1903. Coli. J. Chalon.
8ó. Phyllophora membranìfolia (Good. et Wood.) J. Ag.
= Sphaerococcus membranifolius Ag. - Fucus menib. Good. et
W. - Rhodymenia membranifolia Harv. - Phyllolylus membr, Kuetz.
- Chondrns membr. Grev. - Fucus rubens Muell. - F. crispatus Mucll.
- F. fimbriatus Huds. - F. Palmella var. Lamour.
Per il portamento ha, fra le sue congeneri, la maggiore rasso-
miglianza con la Ph. Heredia.
Pianta cespitosa sul callo basilare, alta 7-1 5 cent., con lo stipite
cauliforme assai lungo, denudato, del diametro massimo di 2 millim.,
più o meno vagamente ramoso, subcilindraceo, indi compresso.
Rami subcompressi, inferiormente subsemplici, i primari assai diva-
ricati, anzi talvolta reflessi, con le divisioni laminari raccolte nelle
90
estremità. Queste lamine ora sono strettamente lineari, più spesso
cuneate, integre, troncate negli apici, o palmato-laciniate con le la-
cinie alterne subpinnatifìde.
Cistocarpi subtondi od obovati, brevemente stipitati, del diametro
di 1-2 millim., isolati ravvicinati sulla base dei rami superiori, ma
in maggior numero sui margini delle basi lineari-cuneiformi delle
lamine. Tetraspore dubbie, essendosi creduto di ravvisarle in certe
produzioni rappresentanti probabilmente una specie di Actinococcns.
Sostanza subcarnosetta nel fresco, membranacea nel secco, porporina.
La sezione della parte caulescente dà un ambito subrotondo e
presenta una cuticola spessa di muco solidescente.
Strato corticale di cellule rosee, piccole, subtonde' o leggermente
allungate, disposte in file verticali. Midollo di cellule grandi a parete
assai crassa, ravvicinate a reticolo, con le più esterne a maglie irre-
golari allungate e fitte, anastomosanti fra le cellule più interne dello
strato periferico.
La sezione di una lamina ha figura lineare. Gli elementi costi-
tutivi sono in rapporto all'angustia delPambito. Il midollo è formato
da cellule isolate, subtonde, grandette, a parete sottile.
Dalla Norvegia scende fino al limite della Francia. Attraversa
l'Atlantico di cui però non ci sono abbastanza note le stazioni in-
termedie. 'HqW Algarhim Zanardini ne viene citata del Connecticut;
il W. Farlow la dice «common from Long Island Sound northward;
North Atlantic»; lo scrivente ne possiede un esemplare raccolto dal
Collins.
a. Ph. memhranifoìia (G. et W.) J. Ag. Srinesund, leg. Schùbeler.
h. Chondriis membranifolìus Hook. Br. FI. p. 3o2. Sidmouth and
Torbay. Herb. M. Wyatt.
r. Ph. membr. Ag. Atlantico, Nord America, Leg. Collins. E.\ herb.
Ardissone, oltre a parecchi altri esemplari d" ignota provenienza.
Gen. GYMNOGONGRUS Mart.
Etym. gymnos nudo e goggros escrescenza.
Subgen. I. Tylocarpus (Kuet7.)
87. Gymnogongrus Griffithsiae (Turn.) Mart.
= Fticiis GrijU'. Turn. - Ty/ocarpi/s Gn'J/'. Kuetz. - Cììoiuirus
Griff. J. Ag. - Gigartina Griff. Grev. - Polyides Griff. Gaill. -
Sphacrococcus Griff. Ag. - Fucus tenlaculaliis Bert. - Gymnogong.
ientaculatus Kuelz. - Tytocarpiis tentaculatus Kuetz. - Gyinnog. fiu-
ceìlatus Kuetz., non (Ag.) J. Ag. - Gymnogong. parlhenopaeus Kuetz. -
Fucus partii. Bridel. - Fucus fastigialus VVulf. - Polyides /enuissima
Nacc. - Gynuiogongrus Wulfeni Zanard.
Questa specie cosi comune anche nel Mediterraneo da meri-
tarsi l'aggettivo di partenopea, vive nelle più disparate condizioni
di ambiente, così nelle pure acque agitale dai marosi, come nei porti
e nei canali marini, saturi di materie ultra azotate. È una piantina
alta al massimo 5 cent., rosso-bruna in trasparenza, nerastra nel-
l'aspetto, subperennante, crescente sugli scogli e sui muri, a poca
profondità, in densi cespuglietti, coi rami lìlitbrmi subcilindrici, indi-
visi alla base, poscia svolgentisi in dense dicotomie decomposte. Può
ospitare V Actinococcus aggregatus Schmitz.
Strato midollare di cellule mediocri oblunghe longitudinali e
subtondo-angolose, decrescenti dal centro alla periferia.
Strato corticale composto di cellule minutissime, verticali, di-
sposte in file moniliformi serrate, dicotomo-fastigiate in alto, coibite
in muco consistente.
a. Gigartina Griffithsiae Hook. Br. FI. p. 3oi. [Gymnogongrus
Or.) Sidmouth. Erb. M. Wyatt.
88. Gymnogongrus furcellatus (Ag.) J. Ag. var ambiguus Picc.
et Grunow.
= Sphccrococcus furcellalus Ag. - Chondrus violaceus Sond. in
Hohen.
Pianta molto slanciata e di rameggio assai più povero che nella
precedente. Nell'esemplare è alta 8 cent., ma può raggiungere i 20,
almeno nella forma tipica. Fronda filiforme, larga al massimo un
millim. e mezzo, sul cui stipite di oltre un cent, di altezza ha luogo
una dicotomia forcellata. I due rami principali che ne derivano por-
tano dei rametti lunghi 2-4 cent., divaricati e poscia eretti, che, alla
loro volta recano dei ramoscelli spiniformi suborizzontali. Sostanza
coriacea; colore oscuro in apparenza; violaceo-verdolino, visto contro
luce.
La sezione dello stipite presenta un ambito obovato-subtondo o
subrettangolare cogli angoli rotondati. Midollo abbondante di grosse
92
cellule incolori, subtonde, oblunghe, subangokìte, isolate, a pareti
continue, o sfilacciate e brevemente caudate, vagamente subradianti
dal centro o prettamente longitudinali. II centro presenta talvolta
una dilatazione lacunare ora apparentemente vuota, ora occupata
da una sostanza mucosa. Dette cellule vanno man mano diminuendo
di volume quanto più si avvicinano allo strato corticale.
Strato corticale periferico costituito da una cuticola di muco
ambrino assai consistente, contro la quale vengono a far capo delle
file verticali di esigue cellule di un violetto assai pallido. La base
di queste file si scompone in cellule mediocri e poscia un po' più
grandi. Queste ultime si possono considerare di pertinenza del più
esterno giro del midollo.
a. Gymnogongrus furcellatus, var. ambigua. Perù: a Paita - Aprile
1884. Race. C. Marcacci. Erbar. A. Piccone, ora A. Forti.
Subgen. 11. Oncotylus (Kuetz.)
89. Gymnogongrus norvegicus (Gunn.) J. Ag.
= Fucus norvegicus Gunn, - Sphaerococcus norvegicus Ag. -
Cìwndrus norvegicus Lamour. - Oncotylus norvegicus Kuetz. - Fucus
polyinorphus var. Lam. - Sphaerococcus crispus var. dubius Ag. -
Chondrus dubius Mont, - Fucus devoniensis Grev.
Di aspetto assai diverso dai precedenti per le sue frondi larghette,
appianate, di un bel color porporino che si fa più scuro nel secco.
La pianta è più o meno fittamente cespitosa, brevemente e sottilmente
subcilindrica alla base, indi sempre più va allargandosi nella fronda
lineare, larga 2-4 millim., decomposto-dicotoma ad ascelle tonde,
con le estremità rotondato-ottuse. Le insenature superiori sono tonde,
ottuse o anche acute, secondo il vario grado di divaricazione delle
ultime sezioni. Gli esemplari in osservazione sono alti 4-6 cent., e
tre di essi recano numerosi parassiti di Actinococcus peltaeforinis
Schmitz.
Strato midollare di cellule grandette, oblunghe longitudinali il
cui diametro si fa minore quanto più si avvicinano alla periferia.
Strato corticale di esigue cellule oblunghe disposte a monile in file
serrate verticali. Cuticola di muco coibente ambrino. Le cellule son
tutte senza distinzione colorate di porporino-violaceo chiaro.
a. Gym. ?iorvegicus ]. kg. Loire inf. Le Croisic, 21. Settemb. 1873.
Legi ipse V. Ripart.
b. Idem. avec Acimococcus peltaeformis. Biarritz, Juillet
1903. Coli. J. Chalon.
e. Idem. La Goureppe (Guéthary) Septemb. 1904. J.
Chalon,
Subgen. IV. Leiogongnis.
90. Gymnogongrus linearis (Tum.) J. Ag.
= Fucus limaris Turn. - Sphaerococcus linearis Ag. - Chon-
dri/s linearis Grev.
Differisce assai nel portamento e nei particolari dagli altri suoi
congeneri per le frondi lineari più o meno canalicolate, pel rameg-
gio diradato, allungato e per le divisioni terziarie laterali e cimali
dilatate, liguliformi 0 rotondato-ovate a punta ottusa. L'altezza, nel
mio esemplare, è di 7 cent.; la larghezza delle frondi è di un mill.
circa.
E scarsamente provvisto di Aclinococcus sp. Sostanza coriacea;
colore porporino-giallognolo.
a. Sphaerococcus linearis Ag.
Altra indicazione il cartellino non reca. La pianta è oriunda del
Pacifico, America settentrionale.
Strato midollare voluminoso costituito da varie cellule subtonde,
irregolari, spesso a parete lacerata e disciolta in filamenti articolati,
contesti, che mettono capo nello strato corticale dove si fanno di-
cotomi, con articolazioni moniliformi, saldamente coibiti in un muco
amorino.
Gen. AHNFELTIA Fries.
Etym. dal eh. Ahnfelt.
La collocazione sistematica di questo genere è da ritenersi in-
certa, dappoi che nei nucleoli immersi nelle frondi e poscia emer-
genti, dal eh. J. Agardh ritenuti per cistocarpi, il eh. Schmitz ebbe
a riconoscere un'Alga parassita del gen. Sterrocolax; come altri pa-
rassiti dei gen. Aclinococcus e Colacolepsis ebbe a ravvisare nei cre-
duti nemateci di alcuni Gymnogongrus e Pliyllophora.
94
91. Ahnfeltia plicata (Huds.) J. Ag.
= Splìacrococcns pUcalus Ag. - Gviimogoìignis plicatus Kuctz. -
Tyìocarpus plìcaliis Kuelz. - Ceraniiuìii plicaliini Roth. - Gigartina
plicala Lamour. - Fiiciis albiis FI. Dan. ctc.
Di aspetto grossamente criniformc nel secco, assai ramificata,
con rametti alterni o secondati, di colore nerastro in apparenza, vio-
laceo in trasparenza, talvolta baio o rossastro per alterazioni subite
e per le varie condizioni di età e di ambiente. La statura è dai 5
ai 20 cent. ; la sostanza è cornea e lucida nel secco. Nei maggiori
sviluppi i rami sono lungamente fastigiati, flagelliformi, sinuosi; nelle
forme basse si hanno ramificazioni decombenti con rametti brevi,
divaricati. Pseudo-nemateci oblunghi o subtondi più o meno nume-
rosi.
La sezione della fronda, tondeggiante a margine intero, presenta
lo strato corticale di fili minutissimi moniliformi, verticali, coibiti in
muco atro-violaceo solidescente, e lo strato midollare composto di
cellule angolose o rotondate, subradianti, stipatissime.
a. Ah. plicata (Huds.) Fr. Fredriksron, Leg. M. N. Blytt.
b. Idem. Le Jolis. Alg. mar. de Cherbourg. Mars.
e. Gymnog. plicatus (Huds.) Kg. Stratford Sighthouse, Connecticut.
Coli. H. A. Green, 2 Settemb. 1895.
d. Ali. plicala Fries. Entre La Gourcppe et Guéthary. Juiliet 1903.
Coli. J. Chalon.
e. Idem. La roche-qui-boit, prcs de Biarritz. Settemb. 1904.
Herbier J. Chalon.
92. Ahnfeltia concinna J. Ag.
=r Spliaerococcus concinmis var. imìiiersus Ag. - Gymnog. impli-
catiis Kuelz. - Sphaeroc. implicaliis Kuetz. - Tvlocat pus implicatus
Kuetz. - Ahnfeltia Polvides Aresch.
Fronda cornea nel secco, subcilindrica, con lo stipite più o meno
lungo (4-7 cent.), decomposta, di-tricotoma con prolificazioni subse-
condate o fascicolate. I miei esemplari sono alti 10 cent. Secondo
le American Algae di J. E. Tilden, la pianta può raggiungere in aL
tezza 4 decim. e il diametro massimo di 5 millim. Sia dunque per
le dimensioni, pel portamento, pel colore bruno-porporino, e pei
rami assai corti, si differenzia assai bene dalla precedente. I rami ed
) rametti superiori presentano sovente dei numerosi noduli o promi-
nenze nel centro o sui margini della fronda. In queste produzioni
j. AgArdh ravviserebbe i cistocarpi. Dopo però la rivelazione dello
ScHMiTz che nei creduti nemateci della Ah. plicata ebbe a ravvisare
uno SUrrocoìax, si dubita che il fatto debba ripetersi anche nell' Ah.
concinna. Senza negarlo a priori, non e nemmen lecito presupporlo
in modo assoluto.
La sezione dei noduli portati dal mio esemplare Hawaiano della
specie in esame presenta una o due grandi masse (sori) colorate,
formate, alla loro volta, da 3o-5o masse (soruli) composte di cellule
colorate, grandette, subtonde od oblunghe, isolate o strettamente
riunite a 2-4. Queste infime aggregazioni conferiscono loro infatti
l'aspetto di tetraspore. Certo che qui non si tratta di Sterrocoìax
la cui organizzazione è ben diversa. (').
La sezione della parte caulescente della fronda offre lo strato
corticale vinoso o violaceo, egregiamente delimitato da minutissime
cellule oblunghe, disposte in file verticali molto serrate. Strato mi-
dollare voluminoso, omogeneo, composto di cellule incolori, mediocri,
tondeggianti, piuttosto appressate, talvolta apparentemente collegate
da filamenti. Quest'illusione è dovuta alle pareti delle cellule sezio-
nate appartenenti alle porzioni contigue.
Cresce attaccata alle rocce, a bassa marea.
a. Ah. concinna J. Ag. Perù, a Paita - Aprile 1884. Race. C.
Marcacci. Ex herb. h. Piccone, ora A. F'orti.
b. idem. Mahukona harbor, Hawaii, Territory of Hawaii.
Amer. Alg. J. E. Tilden. 27 Je ic»oo.
93. Ahnfeltia Durvillaei (Bory) J. Ag.
^ Polyidcs Durvillaei Bory. - Chondrus mnbellatus Kuetz. -
Plocaria Durvillaei Mont.
Può raggiungere i 17 cent, di altezza e lo spessore di una penna
maggiore corvina. Fronda cilindrica, decomposto-dicotoma, fastigiata,
colle ascelle acute e coi segmenti estremi lunghi i-3 cent., i cui
apici sono troncato-intaccati e leggermente bilobi. Sostanza carnosa
(') Lo scrivente non ha materiale sufficiente o adatto per indagini ulteriori
sullo argomento, né questa è la sede più opportuna di trattarlo. Si augura che
altri più competenti lo facciano proprio.
nel fresco, cornea nel secco. II colore è verde-oliva-scuro-fucaceo.
Si distingue a primo tratto dalie precedenti specie per la grossezza
uniforme delle sue divisioni, eguale, cioè, a quella massima dello
stipite. Esemplare sterile e privo di parassiti.
La sezione dello stipite ha forma subtonda e rivela un interno
assai omogeneo di cellule assai piccole, incolori nell'esemplare.
Quelle della parte centrale del midollo sono subtonde, aggregate
senz'ordine apparente, ma presto si dispongono in file moniliformi
radiate, assai ravvicinate, che vanno a raggiungere la periferia nella
quale le cellule si fanno leggermente oblunghe. Le estremità perife-
riche di queste file sono subsemplici. Ne consegue che T aspetto ge-
nerale non presenta alcun divario notevole nel passaggio dallo strato
midollare a quelle corticale. Quest'ultimo s'impone piuttosto per le
grandi zone concentriche di muco solidescente umbrino, che segnano
le annuali sovrapposizioni di accrescimento.
Nelle divisioni estreme della fronda di poco varia l'intima or-
ganizzazione. Le cellule midollari sono meno fitte, un po' più gran-
dette, e meno regolare si mostra la disposizione radiata delle file.
Lo strato corticale termina in cellule assai esigue, in file subdico-
tomo-incrociantisi per un tratto di micromillimetro, ed è circoscritto
da un sottilissimo cerchio mucoso, ambrino.
a. Ali. Diirvillaei ]. Ag. Perù, a Paita. Luglio i883. Race. C.
Marcacci. Lx herb. A. Piccone ora A. F"orti.
Gen. ACTINOCOCCUS Kuetz.
Etym. actis raggio e coccos grano.
Questo genere appartiene al gruppo delle Ilydrococceae di Kue-
TziNG, della famiglia delle Squamariacee di Harvey {Index gen. Alg.),
caratterizzato da: Phycoma gelatinoso, globoloso, formato da cellule
ologonimiche, disposte in serie raggianti ed immerse in una sostanza
gelatinosa. Gli sporangi si dividono in quattro in modo più o meno
perfetto mediante due divisioni crociate (').
(') Dai recenti studii di F. Heydrich sui tetrasporangii, anteridii e organi
sessuali femminili dell' Actinococcus, è risultato che per i caratteri sui quali si
fonda la classificazione carpologica dello Schmitz, il gen. Actinococcus deve co-
stituire un gruppo nuovo {Actinococcales) da inserirsi tra le Nemalionales e le
Gigartinales. (V. N. Notarisia, lugl. 1906, p. 118-119).
97
94- Actinococcus subcutaneus (Lyngb.) Roscnv.
= Chaetophora membranifolìa Lyngb. - C subciitanea Lyngb. -
Rìviilaria rosea Suhr. - Actinococcus roseus (Suhr.) Kuetz.
Non si potrebbe meglio mettere in rilievo la singoUirità e l'alto
interesse di questa esigua pianta se non col riportare le belle e do-
verose parole del eh. G. B. De Toni in omaggio al maestro: « Mi-
rum quod cei. Zanardini similitudinem cximiam sic dictorum ne-
matheciorum sui Gymnogongri Wulfeni cum fronde Actinococci claris
verbis adnotavit, hoc modo pertinentiam nematheciorum ad genus
Actinococcum praeludens (') ».
L'autorevole monito provocò infatti la stabile conferma del ge-
nero che conta ormai quattro specie sistematicamente bene acquisite,
e non è improbabile che il numero si accresca.
La stranezza di questa specie deriva dalla natura sua elegante-
mente complessa, dalT aspetto esteriore il più semplice e dalla posi-
zione costante da essa occupata in quelle date parti delle Floridee
che le servono di matrice. Finora non venne constatata che nella
Phyllophora Brodiaei e Pìi. intcrrupta, e precisamente nei segmenti
terminali delle loro frondi in modo da simularne i nomateci. Questa
apparenza s'impone talmente, che nella descrizione delle citate P/zv/-
lophora l'accenno ai parassiti vien sempre espresso con la dicitura
di psendo-nemathecia.
Il tallo parassitico, esiguo, non può essere rilevato ad occhio
nudo, vegetando esso nella testura della fronda ospitante, dallo
estremo margine della quale non sporgono che i pulvinoli in forma
di bottoncini emisferici o globosi, assai rilevati o lentiformi (nel secco),
solitari 0 aggregati in numero di 2-3, brevissimamente pedicellati,
ma generalmente sessili, del diametro di un millim. nel secco.
Presenta al microscopio un aspetto dei più vaghi e caratteri-
stici. Sezionato un bottoncino, si crede di osservare una pianta sola,
mentre si scopre di averne sott' occhio parecchie riunite in pulvinolo,
ma facilmente sciogliontisi sotto una leggera pressione del vetrino.
L'interno è costituito da un ammasso di cellule scure, grandette,
subtonde, leggermente oblungo-subangolose, dal quale si partono
('). J. B. De Toni. Syll. Alg. Voi. IV, Sect. I, pag. 243-
98
dei pennacchi di filamenti, eguali semplici, quali dicotomi o tricho-
tomi, fastigiati, radianti leggermente acuminati, composti di cellule
carnicine, tonde quelle in basso, indi man mano subquadrate e in-
fine rettangolari. I ramuscoli di questi filamenti sono attenuati alla
base ed alla estremità. Insomma rammenta le Newalionales.
a. I miei esemplari sono portati dalla Phyllopliora Brodiaei (Turn.)
J. Ag. Fredriksron. 1826, non avvertiti da M. N. Blytt qui legit.
95. Actinococcus peltaeformìs Schmitz.
Ne' miei esemplari questa specie si mostra sul Gymnogongriis
norvegicus di cui occupa abbondantemente il lembo di entrambe le
pagine e raramente sporge dai margini.
Si mostra in pulvinoli appiattiti (nel secco) tondi, larghi 1-2 millim.
nei più evoluti (puntiformi in quelli incipienti), isolati, ma più di
frequente aggregati e talora così ravvicinati che si sovrappongono
parzialmente coi loro margini, cosi da presentare tanti circoletti più
o meno eccentrici, aventi ciascuno un accentuato minutissimo punto
centrale, di un porporino più carico, formalo dalla base di aljissione.
Il Gymnogongrus norvegicus J. Ag. di Croisic ne porta non meno
di 200; molto meno quello di Biarritz.
Ciò però che più preme di rilevare si è la presenza dello stesso
A. peltaefonnis (in numero di 5) sopra una fronda di uno degli esem-
plari di Phyllophora Brodiaei di San Vincente de la Barquera, il
quale peraltro non reca alcun Actinoc. snbcutaneus. Ignoro se questa
matrice sia già stata da altri segnalata per l' A. pel/aeformis.
Cuticola periferica incolore composta di un filamento (mem-
brana) articolato, ad articoli disuguali, di frequente spezzati, ciò che
è dovuto ai finissimi raggrinzamenti della membrana sezionata. Serie
esterna di filamenti semplici, aghiformi, verticali, distanziati, subpa-
ralleli, composti di cellule oblunghe, piccolissime, moniliformi, vio-
letto-vinose, convergenti verso l'interno dove si fanno più spessi.
11 tutto immerso in muco violetto.
a. Sulla Phyllopliora Brodiaei. San Vincente de la Barquera
(Espana). Legit Làzaro.
b. e e. Sul Gymngong. norvegicus. Biarritz. Juillet 1903 : La Gou-
reppe, Sept. igo^. Coli. J. Chalon.
90
Gen. STERROCOLAX Schmitz.
Etym. slerros duro, solido, e colax parassitai.
Essendone ignoti i frutti sessuali, si colloca questo genere come
ultimo delle Gigartinacee, data la sua natura intima già abbastanza
caratteristica.
96. Sterrocolax decipiens Schmitz.
P'orma dei piccoli nodi interni oppure laterali nei rami dell' ^1//-//-
feltia plicala, emisferici, dello stesso colore scuro e della stessa so-
stanza cornea della matrice, contesti di fili semplici 0 fascicolati, coi
monosporangi all'estremità dei fili radianti svolti nella regione
corticale.
a. Sterrocolax decipiens Schmitz. Sur Ahnfellia plica/a. Chenal
de l'Ile vert, Roscoff, Aoùt 1902, Sept. igoS. Coli. J. Chalon.
Siibfamiglia V. MYCHODEAE Schmitz.
Gen. MYCHODEA Harv.
Etym. ììiychodes sinuoso, allusivo allo strato medio della fronda.
97. Mychodea hamata Harv.
= Acanthococcus Ewingii Harv. - Lecithites rangiferinus J. Ag.
Aspetto esteriore gracilario-ipnoide, quale almeno si presenta
in alcune parti della pianta che è densamente cespitosa subcilindrica,
coi rami intricati, variamente disposti, acuti all'apice, con ramoscelli
brevi, mucronati, .secondati, talvolta falcati 0 amati, alta da i5 a 20
cent., e spessa 2-4 millim., rigonfia, succosa e scuramente porpo-
rina nel fresco. Vista in trasparenza nel secco, la fronda appare per-
corsa nel lungo da una specie di costura dalla quale si partono delle
esigue ramificazioni, simulanti delle pseudo-sezioni, che si congiun-
gono alla periferia. La sezione chiarisce la natura di queste intime
disposizioni, e ci riconduce a ripristinare l'aspetto che la pianta deve
presentare nel vivo.
Struttura filamentoso-cellulare, composta di tre strati : strato pe-
riferico di una o due serie irregolari di cellule non serrate, oblunghe,
verticalmente disposte; strato intermedio di assai grande volume,
occupante cioè la maggior parte del diametro, costituito da grossi
100
filamenti ansati, in modo rettilineo o sinuosamente paralleli alle cel-
lule corticali, formanti più internamente una rete a maglie assai
grandi convergenti al centro o midollo il quale è composto di poche
cellule irregolari, distanziata, a parete assai più spessa di quella delle
cellule periferiche.
Nel secco la pianta è piuttosto solida e male aderisce.
a. Mycliodea haiuata Harv. Australia. Ex herb. De Toni.
h. Idem. Australia. Race. Mueller. Erb. A Piccone.
98. Mychodea foliosa (Harv.) J. Ag.
= GymnogongriLs foliosiis Harv. - Eulhora marginìfera Aresch.
Come la precedente, appartiene al sottogenere Lecillules ]. Ag.,
non più però fra le lineari, ma fra le cùneato-flabcllato-espanse.
L'esteriorità, per la disposizione delle divisioni principali, ricorda i
Gymnogongrus a fronda piana, e per l'insieme le Grateìoiipia nelle
specie e tipi più suddivisi, come, ad esempio, alcune forme di Grat.
filicina.
Da un piccolo callo sorgono le frondi cespitose sopra lo stipite
di pochi millimetri fino a mezzo centimetro, piano, lineare 0 subcu-
neato, d'onde il disco presto si divide in una prima dicotomia le
cui branche si suddividono, facendosi più volte dicotomo-flabellate,
più o meno fastigiate coi segmenti larghi circa 2 millim., recanti
numerose prolificazioni foglioliformi, lineari, ligulato-cuneate od ob-
ovate, assai contratte alla base, quasi picciolate, commiste ad altre
assai più brevi, strettamente lineari, acute, spiniformi. I cistocarpi
solitari sono portati dalle fogliole e dai rametti. Ea sostanza è piut-
tosto ferma e rigidetta; il colore è porporino-livido o porporino
giallognolo, massime nel secco.
La sezione offre un ambito lineare ad estremità ottuse. Il mi-
dollo si presenta sotto la forma di una costa longitudinale composta
di cellule mediocri, colorate, longitudinali, semplici o caudate alle
estremità 0 in forma di filamento. Ai lati di questo asse centrale si
allungano in due linee subparalelle le vastissime cellule dello strato
intermedio alle quali fanno seguito le cellule minori costituenti la
base dello strato periferico formato da cellule esigue assai stipate,
in linee verticali, immerse in muco ambrino.
a. Mychodea foliosa J. Ag. Australia. Race. F. Mueller. Erb. A.
Piccone, ora A Forti.
iOl
Siihfain. VI. DICRANEMEAE Schmitz.
Gen. DICRANEMA Sond.
Etym. dicrauos forcuto, e ncìiia filo, allusivi alla fronda filiforme
forcuta.
Ee specie di Dicraneuia finora ben stabilite non sono più di
cinque, divise in due sezioni. La sezione I."" comprende due specie
aventi i cistocarpi solitari fra le sommità convolute dei rami; la se-
zione 11.'' comprende le altre tre specie (D. aciculare J. Ag., D. Jì-
ìiforme Sond., D. setaceum Sond.) coi cistocarpi, spesso pluriseriati,
disposti unilateralmente nella parte inferiore dei rami sotto forma
nodosa.
99. Dicranema revolutum (Ag.) J. Ag.
Pianta alta 2-4 cent, sorgente da un piccolo callo discoideo. Ee
frondi sono più o meno densamente cespitose, della grossezza di
una setola porcina, più volte forcute, poi irregolarmente cimose, coi
segmenti patenti convoluti agli apici. Per quest'ultima particolarità
rievoca T immagine delle giovanissime frondi di Hypnea muscifonnis,
senonchè il cercine è pure setaceo, anziché incrassato. Cistocarpi
sferici, prominenti presso le sommità dei rami; tetrasporangi anni-
dati nello strato corticale alla sommità del rametti. Sostanza rigida,
nel secco subcornea e quindi inaderibile.
La sezione trasversa è subtonda od elissoide. Midollo di fila-
menti brevemente articolati e spesso scomposti in cellule esigue gra-
nulose. Strato intermedio di cellule grandi congiunte a reticolo, lon-
gitudinali, incolori, talora scomposte in finissime granulazioni. Strato
corticale di cellule ultra esigue, colorate, in file semplici o subdico-
tome solo nell'estremità periferica. La visione è sempre limpida
anche senza l'aiuto dell'acido cloridrico.
Nuova Olanda australe ed occidentale.
a. D. revolutum H. Australia. Ex herb. De Toni.
ICQ. Dicranema Grevillei Sond.
= Gracilaria pumila Grev. - Cysioclonium Grevillei Kuetz.
A seconda delle varie forme o del vario grado di sviluppo, si
avvicina nel portamento a\V Ileringia, oppure alla Gigarlina aciculari^
od al Gyiiiuogongrus Grìffilhsiae. È alto da 5 a io cent. Da un pie-
1Ó2
colo callo basilare s'inalza lo stipite eretto, della lunghezza di un
cent, o poco più, alla cui estremità la fronda, setacea, si divide in
una prima dicotomia patentissima e cosi divaricata da assumere la di-
sposizione prettamente orizzontale. Le divisioni seguenti sono ad an-
golo ottuso od acuto, subfastigiate, con le estremità brevemente for-
cute, talvolta triforcute, coi segmenti eretti, raramente subconvolute.
Cistocarpi sessili fra gli apici. Tetrasporangi nella parte supe-
riore dei rami, lunghi circa un millim., a base troncata oblungo-
ovata. 11 colore, porporino nel fresco, si fa laterizio o giallognolo
nel secco. La sostanza è carnoso-rigida nel vivente, cartilaginea nello
stato secco.
La sezione dello stipite ha forma elittica. 11 centro è occupato
da un asse piccolo (o due contigui; circondato da cellule piccole,
incolori, oblunghe. Strato intermedio assai voluminoso, composto di
vastissime cellule incolori, disposte a reticolato con maglie oblunghe
longitudinali, decrescenti dal centro alla periferia. Le cellule pericen-
trali di questo strato sono aperte verso il midollo, le cui pareti si pro-
lungano in filamenti perdentisi fra le piccole cellule circondanti l'asse.
Strato corticale di cellule decrescenti dall'interno all'esterno, assai
piccole, colorate, subtonde ed oblunghe, verticali, e stipatissime quelle
a contatto della cuticola (membrana) periferica costituita da muco
solidescente porporino-giallastro. La sezione praticata poco più in
alto rivela che all'asse centrale suddetto è sostituito un vero midollo
di filamenti articolati longitudinali.
La sezione di un lobo cimale fertile mostra i cistocarpi in file
moniliformi radianti, appressate o distanziate, porporine. In tal parte
la struttura della fronda presenta grandi differenze con quelle della
parte inferiore, in dipendenza dell'elaborato riproduttivo, e cioè il
reticolato ed i filamenti sono sostituiti da cellule mediocri, e piccole,
strette, oblunghe, distanziate, subradiate, senza avvertibile delimita-
zione di passaggio fra lo strato intermedio e quello midollare.
a. Dicranema Grevìllei Sonder. King Georges Sound (Misit Ed.
Bornet).
b. Idem. Rottnest Island. Australia. Coli. Walcott, 1896. In
herb. Thuret. (Com. Ed. Bornet).
e. Idem. Geographe Bay. Algae curante J. G, Agardh di-
stributae. Ex herb. Weber-van Bosse.
103
Subfam. VII. CALLYMENIEAE (J. Ag.) Schmitz.
GENERI
CALLOPHYLLIS Kuetz.
CROSSOCARPUS Rupr.
? MICROCOELIA J. Ag.
? ECTOPHORA J. Ag.
POLYCOELIA J. Ag.
CALLYMENIA J. Ag.
GLAPHYRYMENIA J. Ag.
MEREDITHIA J. Ag.
HORMOPHORA J. Ag.
CALLOCOLAX Schmitz.
Gen. CALLOPHYLLIS Kuetz.
Etym. callos bellezza, phyllon foglia.
La denominazione generica già esprime l'importanza estetica
di queste Alghe le quali costituiscono generalmente uno dei più
vaghi ornamenti nelle profondità marine dai io ai loo metri. All' in-
fuori della C. laciniata che si trova anche nel Mediterraneo, tutte le
altre trenta e più specie si distribuiscono nei mari Australi, Nuova
Olanda, Nuova Zelanda, Capo di B. Sp., spiagge Congoensi, Ta-
smania, Giappone, California, Perù e Atlantico Europeo.
loi. Callophyllis obtusifolia J. Ag. = C. austraìis J. Ag. — C.
furcala, f. dissecta Farlow in llerb.
Può raggiungere l'altezza di circa 20 cent., ma nei più modesti
sviluppi ricorda alcune forme di Gyuinogongrus norvcgicus e di Ne-
nia stoma dichotoma ('). Nell'esemplare colombiano in esame è alta
5 cent, e larga oltre mezzo cent, sotto le prime ascelle.
Da un piccolo stipite semplice sorge la fronda lineare, piana,
divisa indi in sezioni leggermente cuneate, che si spiegano a ven-
taglio mediante ripetute divisioni secondarie ad ascelle tonde, coi
lobi estremi ottusi, rotondati o subtroncati. I cistocarpi si trovano
immersi nel disco dei segmenti superiori. Conserva nel secco un bel
colore porporino; la sostanza è membranacea, aderibile.
(1) Diffidare dei paragoni con la Gracilaria poly carpa J. Ag. (f. della G.
vtnltipartita Harv.j, massime se desunti da iconografie, tanto più che questa Cal-
lophyllis entra nelle forme a fronda membranacea, larga fino a 10-13 millim.
104
Sezione trasversa a forma lineare con le estremità rotondate.
Strato corticale sottile, di cellule esigue, porporine, disposte in file
brevi, verticali. Strato midollare di cellule elissoidi o subtonde, le
centrali assai grandi, un po' meno quelle periferiche. Tra cellula e
cellula si presentano dei meati triangolari o subtondi con endocromi
il cui pigmento non sempre si rivela negli esemplari disseccati. Questo
apparato midollare offre T aspetto di un vaghissimo reticolato di
maglie a grosse pareti leggerissimamente paglierine o incolori.
Cresce sulle roccie e sulla Zostera fino dalla bassa marea.
a. 325. C. obtiisifolia J. Ag. Baind cove, Strait of Juan de Fuca,
Vancouver island, British Columbia. J. E. Tilden, i Aug. 1898.
102. Callophyllis cervicornis Sond.
Questa e l'aljlne alcicornìs J. Ag., per l'assai ridotta loro vi-
stosità e pel portamento, costituiscono un'eccezione. Si tratta infatti
di piante a suddivisioni lineari assai strette, carnosette, di modesto
sviluppo, opperò ben differenziate da tutte le altre congeneri.
L'esemplare è alto sei cent. Le frondi sorgono in parecchie da
un piccolo callo, larghe 2-6 millim. nelle parti inferiori, appianate.
I rami si suddividono in segmenti di-tricotomi o irregolarmente pen-
nati in modo alierno, muniti di denti minuti, sparsi, subolati, sem-
plici, bifidi 0 subramulosi. I segmenti superiori sono secondati, larghi
circa un millim., gli ultimi acuti 2-3-dentati.
I cistocarpi sono immersi nel disco delle ultime e penultime
lacinie. Carpospore minute subglobose. Colore roseo o porporino,
secondo l'età; sostanza carnoso-membranacea nel fresco, quasi co-
riacea nel secco in individui maturi, e allora mediocremente aderibili.
Strato esterno sottile, composto di cellule assai piccole, colorate,
in file verticali. La specialità dello strato midollare deriva da ciò:
che le areole dei canali, rotonde, sono spesso completamente occu-
pate da cellule filamentose in vario modo spezzate.
a. Callophyllis cervicornis Sond. Australia. Race. F. ìMueli.kr.
Erb. A. Piccone, ora Forti.
io3. Callophyllis laciniata (Huds.j Kuetz.
= Fucus lacinmlus Iluds. — Sphaerococcns lacinialiis Lyngb.
— Rhodomenia laciniata Grev. — Delesseria laciniala Hook. — Fu-
cus crìspatus Stackh. — Delesseria ciliaris Lamour. — Fucus ciliatiis
Gm. — Ulva delie aiuta Gm.
lon
Le ('rondi, spesso parecchie, sorgono da un callo scutato me-
diante uno stipite brevissimo cuneato-dilotato. indi espanse in ven-
taglio semi-circolare lungo circa 3o cent. La ramificazione inferiore
è dicotoma, superiormente più spesso palmata. Segmenti ad ascelle
tonde, lineari o cuneati fra le dicotomie, larghi 1-2-5 cent, e più,
coi margini ora integri, ora muniti di prolificazioni conformi, ora di
processi minuti, denticolati, lunghi circa 2 millim , assai ravvicinati,
formanti una serie continua fimbriata. In queste fronde hanno sede
i cistocarpi da ogni lato subegualmente sporgenti. I tetrasporangi si
svolgono in altri individui dai margini interi, talvolta denticolati, e
sono sparsi nel disco o approssimati in sori lungo i margini.
Dato questo piano generale che deve ammettersi in massima,
la pianta è però suscettibile, in quanto alla forma d'insieme, alla
suddivisione e dimensioni delle varie sue parti, delle più grandi va-
riazioni. Come sempre, il polimorfismo è il risultato dell'azione eser-
citata dagli ambienti, sieno questi di natura normale per estensione
e profondità equoree o affatto speciali per cause prettamente e stret-
tamente locali, ed infine fortuiti come quello subito per adattamento
dagl'individui divenuti natanti.
Già TArdissone, discorrendo della forma mediterranea, dice che
nessuna può identificarsi con quelle oceaniche disegnate dagli Autori,
nò quelle che gli vennero comunicate dal Le Normand, dal Farlow,
Anderson, Eaton e Lebel, le quali alla loro volta differiscono assai
fra di loro (').
Il Dott. Ed. BoRNET rileva che « Les échantillons rccoltés par
Schousboe sont généralement un peu moins grands et plus vivcment
colorés que ceux de Bretagne et de Normandie et ne sont pas moins
polymorphes » C). J. J. Rodriguez. a proposito de' suoi esemplari di
iMinorca, osserva che « Las tctrasporas de la pianta del Mediterràneo,
que pudiera constituir una especie distinta de la del Oceano, pare-
ce que se desarroll m exclusivamente en los dientcs marginales. Una
sola vez he encontrado el frutto polispòrico » ('). Gli esemplari balea-
(') Ardiss., Phycol. medit. II, p. 303-
(■) E. BoRNET, Les Alg. de Schousboe p. 117.
() J. J. Rodriguez, Alg. de las Baleares p. (73)-
lOG
rici si distinguono pel colore roseo 0 carnicino e per la forma stret-
tamente lineare (larga 3-_i mill.) che tale si manifesta nello stesso
disco. La si direbbe un prodotto di troppo grande profondità (70-
80 met.). Notevoli sono le forme raccolte dal prof. Borzì nello Stretto
di Messina, alte più di 3o cent., le quali sfoggiano le ultime sud-
divisioni lungamente lineari-fastigiate. Essendo però state sempre
raccolte allo stato reietto o natante e la comparsa loro, sebbene
abbondantissima, occasionale e ad intervalli di parecchi anni, fa na-
scere il dubbio di un'origine atlantica.
Le forme atlantiche da me possedute sono di una incomparabile
bellezza, sia per la sostanza ben ferma, pel colorito assai vivo che
dal roseo passa per gradazioni al porporino più intenso e caldo in
grazia di una sopratinta quasi di violetto, sia per la ricchezza del
disegno costituito da divisioni di-policotome di media e di massima
ampiezza, vagamente e finamente bordate 0 sfrangiate nei margini
sterili e cistocarpiferi.
Descrizioni speciali di ogni forma non occorrono, in quantochè
la specie rivela sempre l'identità propria pure nel proteismo di cui
fa cos'i bizzarro sfoggio cos'i negli sviluppi come nella riduzione o
anche soppressione di alcune sue parti.
In rapporto a quest^ ultima circostanza basti accennare ad un
esemplare d' ignota località, proveniente dalla raccolta Acton ('). In
esso ogni dicotomia, ogni ramificazione è scomparsa. La pianta si
riduce al disco munito di prolificazioni. 11 disco ha la figura di due
coni riuniti per la base. Questa base ha la larghezza di circa un
cent, e mezzo; l'asse longitudinale ne misura poco più di tre. Al
punto massimo della larghezza si staccano, una per lato, due proli-
ficazioni cuneato-fiabelliformi divise ciascuna, mediante ascelle ottuse,
in due grandi lobi le cui estremità si suddividono in 2-4 lobi minori,
corti, a sommità rotondate. La metà superiore dello stesso asse reca
cinque prolificazioni, due a ventaglio a quarto di cerchio, e tre a
cuneo semplice, ristretto, e tutte poi superiormente suddivise negli
(') Il Dott. Ed. Bornet suppone che sia stato raccolto sulle coste d* Ame-
rica, fra lo stretto di Magellano e la California. Lett. 5 Decemb. 1902 ad Ang.
Mazza.
10?
stessi lobi minori. Il perimetro delP intero processo risulta circolare,
coir asse trasversale di nove cent, e quello longitudinale di otto cent.
La sezione trasversale di uno stipite presenta lo strato corticale
formato da un' epidermide di cellule disposte a monile, stipate, co-
lorate di roseo o di porporino più o meno intenso. Sotto di queste
si estende il vero corticc di più scarse, disordinate e piccole cellule
tonde, oblunghe, ovato-pontute ad un'estremità. Interno composto
di cellule grandi, subtonde, collegate da canali filiformi esilissimi, in
minima parte continui ed anastomosanti con le cellule stesse, ma
nella maggior parte spezzati, celluliformi con una punta acuminata
acutissima, semplice o scarsamente ramosa. Areole più o meno ben
definite, tonde o lineari incurve, raramente vuote, più spesso occu-
pate dagli stessi minutissimi canali labirintiformi, spezzati, danti
luogo a meati vuoti.
Un segmento estremo rivela lo strato più esterno parimenti assai
sottile con le cellule più interne tonde, distanziate, sparse irregolar-
mente con povertà di filamenti. Strato centrale di canali contermi-
nanti dei vasti meati vuoti, obovati, a perimetro non sempre com-
pleto, essendo talvolta comunicanti fra di loro.
A titolo di confronto, si offre la sezione di una parte caulescente
della stessa specie mediterranea (Baleari). Lo strato corticale e for-
mato come quello dello stipite sopra descritto, ma assai più sottile
di spessore, mentre lo strato interno, povero di filamenti, è costituito
da un reticolo di canali formanti delle grandissime areole in mas-
sima parte vuote, oppure occupate da filamenti staccantisi dalla pa-
rete dei canali stessi. Questi filamenti sono aghiformi e disposti obli-
quamente all'indicata parete.
a. 145. CaUopUyìlis laciniata (Huds.) Kg. Phycol. gen. 401. Rho-
dùinenia Grev. Zweijàhrig. Barfleur, Dep. de la Manche.
b. (senza determinazione né qualsiasi indicazione) Race. Acton.
e. C. laciniata Ktz. Rochers de Santec. Sept. igoS. Coli. J. Chalon.
104. Callophyllis Lamberti! (Turn.) Grev.
= Fucila Lambertii Turn. — Sphaerococcus Lambertii kg. —
Rhodomenia Lambertii Grev.
Allo studioso delle Floridee mediterranee l'aspetto di questa
specie non ricorderebbe certo le Callophyllis; infatti meglio si ri-
ferirebbe a quello di parecchi Plocainiufn australiani e capensi.
108
Ha frondi ancipiti-piane, alte i5-3o cent, e più, della larghezza
massima di circa 8 millim. sotto le ascelle mediane. Sorgono in pa-
recchie da un callo scutato, con le ramificazioni aventi forma tra la
pennata e la dicotoma. Inferiormente i rami son quasi nulli, essendo
rappresentati da semplici denti o da qualche penna. Solo più in su,
nelle parti medie e principalmente in quelle superiori assumono
lo sviluppo di vere ramificazioni principali arcuate sopra un seno
rotondato e convergenti, quasi integre nel lato interno, dentate nello
esterno, con denti denticolati e i denticoli ottusi; le terminali più o
meno falcate con gli apici denticolati o palmato-multifidi. La rachide,
fra le penne, è leggermente flessuosa.
I miei esemplari sono alti da i5 a 25 cent., e della larghezza
massima di 6 millim., e presentano caratteri di piante subperennanti.
Sono robustamente cornei alla base, e, gradatamente, sempre meno
nello avvicinarsi alle estremità che sono submembranacee. Anche
nel secco non sono mai cosi rigidi da potersi mantenere cretti. 1
denti hanno prevalenza esterna e rappresentano una mancata for-
mazione di rami secondari, come lo provano i caratteri che vanno
assumendo quelli delle parti superiori della pianta. Questa è suscet-
tibile di prolificazioni, rade se spontanee, spesse ed a scopazzo se
provocate da stroncam.enti subiti. Il colore varia dal porporino scuro
della parte • inferiore a quello meno intenso delle parti medie, al
carmino delle parti superiori. Quest'ultimo colore, per alterazione,
può estendersi alla pianta intera e allora segna il passaggio allo sco-
loramento più 0 meno completo. Aderisce debolmente per le sole
estremità. 11 complesso dei caratteri esterni ci rivela un tipo fre-
quente e proprio delle regioni australi, che nulla ha di comune con
quello della C. laciniata.
La sezione della parte inferiore del caule presenta uno strato
esterno di cellule piccole, oblunghe, disposte verticalmente a monile,
più spesso però disordinate, porporine. Strato interno di cellule grandi,
subtonde, sparse senza regola, incolori. Entrambi gli strati sono col-
legati da canali filiformi di varia grandezza : quali continui e anasto-
mosanti ; quali, e sono i più, spezzati in porzioni di varia lunghezza
ed esilissime.
Questo tessuto è interrotto da grandi meati, ovali o tondo-elissoidi,
la cui circoscrizione non è sempre costituita da un canale a linea
109
continua a guisa di cercine. Nel caso più frequente i meati si deb-
bono a lacerazioni dei canali provocate dall'accrescimento delle parti
periferiche della fronda. Alcuni dei meati più vicini alla periferia
sono occupati da un aggregato di cellule ricche di cromatofori bruni,
particolarità che non si riscontra nei segmenti estremi.
a. Callophyllis Lamberlii J. Ag. — Australia. AIueller raccolse.
J. Agardh determinò. Ex herb. Ardissome.
h. C. L. J. Ag. Australia. Race. Mueller, Ex herb. A. Piccone,
ora Achille Forti.
io5. Callophyllis variegata (Bory) Kuetz.
= Hah'ììienia variegata Bory. — Rhodomcnia variegata ]. Ag.
llatvmenia gtaphyra Suhr. — lìhodymenia Ilookeri llarv.
Fronda piana, alta circa ló cent., coi rami principali larghi 3-
4 millim., tripennati, indi pennato-decomposti, con le penne ravvi-
cinate, alterne o quasi opposte. Segmenti inferiori subsemplici; su-
periormente le penne sono un po' più lunghe subcuneato-espanse,
le terminali ottuse, più o meno profondamente inciso-crenate, con
le lacinie e laciniette ottuse o troncate. Queste estremità, quando
sono egregiamente flabellate, rammentano assai bene le espansioni
cimali della Gratetoiipia dichotoma var. nana. Cistocarpi numerosi,
immersi lungo i margini delle pennette.
L'esemplare in esame è alto 6 cent, ed ha l'ampiezza perime-
trica di IO cent., essendo composto di rami disposti in modo radiato,
formando cos'i un ambito quasi circolare. La sostanza e cornea in
basso, indi un po' meno, e membranacea nelle parti superiori le
quali soltanto aderiscono perfettamente alla carta. 11 colore porpo-
rino-scuro della parte inferiore si va chiarificando in alto.
La struttura periferica è composta di minutissime cellule ob-
lunghe, verticali, stipate, porporine, disposte in serie di cui le cellule
più interne sono maggiori, tonde, sparse. Lo strato midollare è com-
posto di una rete di canali a larghe maglie con pochi filamenti ana-
stomosanti con le cellule della serie più interna dello strato corticale,
flessuoso-angolati, spezzati sempre più finamente quanto più si av-
vicinano al centro. Le areole, largamente elissoidi, sono ben delim.i-
tate dai canali.
a. Calloph. variegata Kg. California. Collins.
io6. Callophyllis variegata Kg. — var. muricata Farlow.
Ilo
L'esemplare misura 4 cent, e mezzo di altezza. Si distingue
assai bene dalla forma tipica per la sostanza meno ferma e per la
maggiore ampiezza della fronda, che è di circa mezzo cent., la quale
dimensione si mantiene pressoché costante in tutto il percorso delle
ramificazioni. Queste, inoltre, hanno le prime penne subito poco sopra
della base, ed i segmenti cimali, anziché espansi a ventaglio, sono
piuttosto piramidali. L' ambito risulta flabellato se trattasi di una sola
fronda come nel mio esemplare il quale è accompagnato da etichetta
dello stesso Autore. La sostanza è membranacea e aderisce intera-
mente ma non tenacemente; il colore é porporino-giallognolo, proprio
del laterizio.
La struttura si distingue appena dalla precedente per le areole
midollari assai vaste, tonde o subelittiche.
a. Callopìi. variegata Kg. var. muricala Farlow. California. Far-
Low. Con cistocarpi.
Gen. CALLYMENIA J. Ag.
Etym. callos bellezza e hyiiien membrana.
Del gen. Catlymenia finora se ne conoscono circa 20 specie di
cui due di dubbia identificazione: la C. polyides J. Ag. e la C. cali-
fornica Fari. Meno la C. Requìenìi J. kg. e la C. demissa J. Ag. delle
quali la conoscenza si restringe ad alcune parti del Mediterraneo,
tutte le altre appartengono agli Oceani. Seguendo le idee di j. Agardh,
il De Toni le distinse in cinque sottogeneri:
Zeira, dalle frondi perforato-cribrose; Eucallyììienia [Rally menìa)
dalle frondi largamente obovato-cuneato-espanse, più o meno pro-
fondamente lobate; F.uhy mania, dalle frondi cordato-reniformi subses-
sili, oppure stipitate, con stipite ramoso producente piccole frondi
reniformi-rotondate o cordato-oblunghe; Meris/ea che comprende la
sola C. deìiìissa]. Ag. ; Pseudo-comtantima, dalle frondi rosolate, sub-
cuneate o reniformi o suborbicolate, superiormente palmate o subdi-
cotomo-lobate, sempre sopra stipiti cilindracei, ramosi, crassi e du-
rissimi.
Queste premesse stimai richieste per dare un'idea generale e
grossolana degli aspetti esteriori del genere, non essendomi consen-
tita una più particolai-eggiata disamina nella rassegna delle specie a
mia conoscenza le quali si limitano a sole quattro.
Ili
107. Callymenia renifortnis (Tarn.) j. Ag. (non Ardiss. Phycol.
mediterr. I, p. 171).
Appartiene al subgcn. EiicaUymenia, KaUynienìa ]. Ag. da non
confondersi con la Kallvni. renifoniiis (Turn.) Ardiss., K. micropìiylla
Zanard. (Veggasi la seguente).
La C reniformis (Turn.) J. Ag., Rhodomenìa reniformis Hook.,
Iridaea rmifonnis Grev., è propria delle parti più calde dell'Atlan-
tico, non escluse però quelle rese temperate dal Gulfstream nelle
quali pare rara (\). L'esemplare che tengo sott' occhio appartiene
appunto a quest'ultima regione.
È composto di quattro grandi frondi, oltre le minori con stipite
subproprio. Le prime misurano dai io ai i5 cent, di lunghezza e
circa 7 di larghezza, il che implica una forma speciale, giacche di
regola nelle reniformi l'ampiezza supera l'altezza. 11 perimetro è ob-
ovato coir apice tronco-rotondato o acuminato, coi margini parca-
mente ondulati e grossamente lobati. Di questi lobi sono radi gli
spontanei; per la massima parte si debbono alle spaccature cui le
frondi più adulte vanno soggette. Le fogliole basilari hanno stipiti
che originano da quello comune; le fogliole alla base del disco hanno
uno stipite ora sub-proprio, ora evidentemente proprio. Di prolifi-
cazioni genuine l'esemplare ne offre una sola ma assai caratteristica
perchè, invece di essere marginale, parte dal centro stesso del lembo
della fronda-madre (^). 11 campione conserva un bel colore porporino
carmino e aderisce perfettamente, stante la sostanza sua gelatinoso-
carnosa.
Cuticola di cellule estremamente esigue, piuttosto oblunghe lon-
gitudinali, moniliformi cui sottostanno le corticali in 3-4 serie, pic-
cole, tonde. L'interno è composto di filamenti articolati, interrotti,
longitudinali.
a. Rhodomenìa reniformis Hook. — Iridaea reniformis Grev.
(N. 19) Rocks, Torquay, rare. Algae Danmonienses. Mary Wyatt.
(1) «La Kallym. reniformis J. Ag., che, per quanto mi è noto, non è mai
stata trovata nel IMediterr., sarebbe la varietà del Fucus reniformis distinta dal
Turner» Ardiss. Pìiycol. mediterr. Voi. I, p. 172.
(2) Il fenomeno è dovuto ad una breviss. ripiegatura trasversale della fronda,
che provoca un ispessimento di protoplasma.
112
io8. Callymenìa microphylla Zanard. Sub-cn. Euhymenia.
ziz Kallyaiiviia reniformis Ardiss. — Iridaea minor Kuetz. — /.
reni formio Zanard.
Sebbene non troppo comune, è pianta ben nota nel Mediterra-
neo, ma ivi non esclusiva poiché «cresce enziando nell'Oceano
Atlantico » ('), come lo provano gli esemplari in esame.
Pianta rupicola, perennante, porporina, la cui tenue carnosità si
risolve, nel secco, in una membrana piuttosto sottile e non perfet-
tamente aderibile alla carta. Si apprende allo scoglio per mezzo di
una callosità dilatata che produce più frondi munite di uno stipite
breve, ramoso, producente, per accrescimento apicale, delle lamine
consecutive, orbicolari, reniformi, panduriformi o irregolarmente ob-
lunghe, delle dimensioni di un'unghia, a margini interi, talvolta spac-
cati nello stato adulto, od eroso-sublobati per cause esteriori.
Cellule periferiche minutissime, tonde o leggermente oblunghe,
perpendicolari, porporine, disposte in una serie, cui fanno seguito
altre cellule più grandi, rotondato-angolate, anastomosanti con le
superiori. Lo strato midollare è composto di filamenti articolati, ra-
mosi, tlessuosi o parzialmente rettilinei. Gl'interstizii derivati dell" in-
treccio lasso dei filamenti sono occupati da cellule consimili a quelle
della seconda serie dello strato contiguo.
a. C. micropliyllu Zanard. Ile Callot. Aout. igoS. Coli. J. Chalon.
« L'ile Callit se trouve sur la rive gauche de la rivière de Morlaix
(Finistèrej à peu de distance du village de Carantec, et en face de
St. Poi de Leon. Touslejours à marèe basse elle devient presq'ile
et l'on y a accés à pied sec. C'est un paradis pour les Algologues » (').
109. Callymenìa capensis (Kuetz.) J. Ag.
zzz Euhymenia capensis Kuetz.
1 tre magnifici esemplari posseduti, che occupano interamente
un foglio di 44 cent, per 28, rivelano abbastanza bene il processo
di accrescimento di questa superba F'ioridea. L una di quelle piante
(^) Ardiss. Pliyc. JMcdit. I, p. 172. Questo A. però non suppone che sia
échappcc de la Mediicrr. come argomenta J. Chalon nella sua Liste des A/g.
mar. p. 144.
(-) J. Chalon, in lett. ad A. Mazza, 7 Oct. 1904.
113
che diljìcilmente si possono bene identificare sulle descrizioni che
se ne danno.
La fronda sorge da un piccolo callo mediante uno stipite assai
esile in origine (spess. di un millim.) e quindi prolungantesi per 5-
7 cent., gradatamente ampliandosi (fino ad un Cent, di larghezza)
nel corpo della fronda che ha forma lanceolata, lunga i5-2o cent.,
larga 4 cent, nella parte mediana, spesso stroncata all' apice da cause
esteriori. Invece di questa forma cosi unita, che rappresenta il disco,
la fronda alle volte, negli stessi primordi della sua origine si fende
longitudinalmente e più o meno profondamente dalla sommità allo
stipite compreso. Questo appare allora assai accorciato, e la fronda,
così divisa una, due 0 tre volte, assume il carattere di una dicoto-
mia che in realtà non sussiste nel significato genuino che ad essa
si accorda, quello cioè di una vera e propria ramificazione, mentre
invece si tratta di parti di uno stesso lembo andante man mano di-
varicandosi e restringendosi alla base. Intatti, ad onta del lavorio di
reintegrazione dei nuovi margini interni venuti a risultare dalle fen-
diture, questi conservano una linea pressoché retta, anziché assumere
la linea curva propria al perimetro lanceolato cui s'informano tutte
le normali suddivisioni della pianta. Gli stessi nuovi margini non
riescono mai a produrre l'esigua dentellatura propria dei margini
normali del disco e delle sue prolificazioni. Inoltre gli stessi margini
casuali sono, per la stessa ragione della mancata dentellatura, rada-
mente provvisti di qualche rara prolificazione o ne mancano affatto.
Nel primo caso quello cioè del disco indiviso, da considerarsi
il più naturale, invece di una sola prolificazione propria ai dischi
suddivisi, ne avvengono due. Lungo i suoi margini il disco indiviso
emette una prima e abbondante prolificazione di circa 40 frondi
picciuolate, lanceolate, a base obovata, la cui integrità raramente si
conserva nel decorso successivo della pianta, giacché quasi sempre
appaiono stroncate ad un terzo della loro lunghezza e talora fin
presso il picciuolo. Allora questi tronconi di fronda e questi picciuoli
emettono, i primi da cinque a dieci nuove prolificazioni ciascuno,
ed una sola i secondi. Queste seconde prolificazioni sono lanceolato-
acuminate, lunghe da io a 20 cent, e della larghezza massima di
3 cent. In seguito a simile eccesso di supervegetazione si può di
leggeri immaginare l'effetto opulento offerto dalla intera pianta, e non
114
è da stupire se allora raggiunge le grandi dimensioni dapprincipio
indicate.
Dinanzi alla manifestazione dei fenomeni diversi inerenti al di-
verso processo tenuto dalla pianta per raggiungere il suo completo
sviluppo in relazione alle speciali condizioni ambienti ed ai casi for-
tuiti da cui traggono origine, sorge spontanea la domanda circa il
periodo di tempo richiesto al compimento dei fenomeni stessi. 11
forte divario di consistenza fra il disco e le sue prolificazioni, mas-
sime negli individui a disco indiviso, e fra le prime e le seconde pro-
lificazioni degli individui stessi, lascierebbe ragionevolmente supporre
che in questo caso la pianta fosse per lo meno bienne, ma potrebbe
anche darsi il contrario.
Negl'individui a disco diviso in pseudo-dicotomie la pianta, per
la ragione opposta, e cioè pel poco divario nello spessore delle sue
parti e per lo speciale e monotono suo colore, indicherebbe uno
sviluppo annuale oltre il quale, per mancanza di esempi ad Iioc, non
è dato giudicare sulla continuità o meno della sua esistenza. Pare
che in quest'ultimo caso si debbano pure collocare gl'individui a
disco indiviso a prolificazione unica (di cui ho pure un esempio) e
tale rimasta per essere andata immune da stroncature parziali o to-
tali, ciò che rese vana una seconda vegetazione di ripiego. Come
spesso avviene nelle Floridee di vario e ricco sviluppo, si può pre-
sumere che fra l'uno e l'altro dei tipi descritti, altri ve ne possano
essere con caratteri intermedi sopra individui diversi o combinati in
un solo individuo, e tutti parimente annuali.
Allo stato secco lo stipite è corneo; assai consistenti, cartilagi-
nei e facilmente sollevabili dal foglio sono il disco e la base delle
prime prolificazioni; in tutte le altre parti la pianta aderisce tenace-
mente. Il colore è di un vivace porporino di tonalità diverse, oppure
parzialmente o interamente inverdito a seconda dell' età e delle con-
dizioni della pianta. L' esemplare dicotomo è porporino-cinnamomeo.
La struttura poco varia da quella della precedente. Vi si nota
un più spesso strato di cellule periferiche. 1 filamenti interni sono
meno densamente intrecciati nella parte laminare, ma assai stipati
nella parte inferiore della fronda e dello stipite.
a. Kallym. capensis ]. Ag. South Africa; The Cowie, Oct. 1894.
Jan. 1895. Ex Herb. Dott. H. Becker. Ag. 1894.
115
no. Callymemia Phyllophora J. Ag.
= Blastopliye Phyllopliora J. Ag. — CaUyiiicnia californicu Fari.
— Prìonitis ? Clevelaiidi Fari.
Devesi la riunione di queste sinonimie (le quali si riferirebbero
alle varie e assai notevoli espressioni apparentemente contradditorie
di una stessa pianta) al risultato degli studi fatti dai eh. Setchell
e Gardner (*) ; risultato clic, alP ora presente, dobbiamo accogliere
con grande deferenza, come ce ne dà l'esempio un sommo Algologo
il cui giudizio viene riportato nelT Osservazione che fa seguito a
questo numero.
Fronda carnosa, radiatamente prolifera, in fine con spaccature
irregolari, costata inferiormente, con prolificazioni flabelliformi atte-
nuate alla base in uno stipite. Foglie marginali spesso più o meno
cigliate o fimbriate. Setchell e Gardner ne distinsero due forme:
la typica e \ orbicnlaris. Le espansioni di quest'ultima (che e appunto
quella rappresentata dallo esemplare in esame) possono raggiungere
i 3o cent, di diametro. L' insuljicenza del mio esemplare, ridotto per
esigenza economica di distribuzione ad una sola e giovane espan-
sione laminare, può permettere tuttavia una ricostruzione atta a ren-
dere evidente l'aspetto che la pianta presenta sotto tale forma. La
fronda nel suo primo grado di sviluppo è flabellato-reniforme, atte-
nuata alla base in uno stipite breve, piano. Facendosi sempre più
ampia, i lobi basilari si divaricano, rendendo più sentita l'interposta
insenatura. Contemporaneamente hanno origine delle prolificazioni
marginali radiate [radiately prolìferoiis froin a centrai area) reniformi
o flabelliformi coi margini un po' incrassati, denticolato-ondulati, talora
cigliati 0 fimbriati. Queste espansioni laminari hanno un diametro
che varia assai nelle dimensioni, a seconda delle forme e dell'età
della pianta. La sostanza nel secco è consistente, morbida, abba-
stanza pieghevole, facilmente intaccabile dall'unghia. Scuretta in
apparenza, si mostra, contro luce, di un vivo porporino-violaceo la
cui intensità va crescendo dal centro ai margini.
Strato corticale composto di diverse serie di cellule esigue, sub-
tonde, verticali, porporino-violacee. Strato midollare formato di cel-
(1) Setch. & Gard. Algae northivestern America, p. 308.
116
lule più grandi, incolori, sparse, in numero decrescente dalla peri-
feria verso l'interno. Il centro è occupato da filamenti brevi, retico-
lati, lassamente incrociantisi, con le aree fornite di cellule piccole,
subtonde.
a. N. 324. Callymenia califoniìca Farlow. Baird cove, Strait of
Juan de Fuca, Vancouver island, British Columbia. J. E. Tilden, 3
Au. 1898.
Osserv anione. — « Ne connaissant en nature ni le Callymenia
californica Farlow, ni le Blastophye phyllophora J. Ag., ni le Prioni-
lis? Clevelandi Farlow, je ne saurais avoir une opinion pcrsonelle
sur la valeur du Callymenia phyllophora de M. M. Setchell et Gar-
DNER, qui réunit les trois tormes citées.
«D'aprés les livres je vois que le Callymenia phyllophora J. Ag.
a été fonde sur un échantillon unique et incomplet (J. Ag., Bidrag,
p. io) provenant de Pile Vancouver. Les échantillons que M. Set-
chell lui assimile ont étc rècoltés à l'ile Whidbcy qui est proche
de Vaucouver, Si, comme il est vraisemblable, 1' assimilation estjuste,
M. Setchell a des matériaux abondants et variés pour émettre un
jugement sur l'uniiìcation des trois formes. J'ajoute que M. Setchell
travaille bien et ne se contente pas de regarder les plantes par le
dehors.
«Le genre Blastophye a été fonde sur deux espèces dontl'au-
teur [Anal. Algol, 3, p. 70) n'a vu qu'un morceau de F une et des
échantillons trop jeunes de l'autre. Je ne vois pas qu' il Tait place
parmi les Helminthocladiacées. 11 hésite à le rattacher aux Callyme-
menia ou aux Cryptonemia. Dans ces conditions il serait peut-étre
imprudent de conclure d'une espòce à l'autre. Ce qui est applicable
au Bl. Wihonìs, dont M. Setchell ne parie pas, pourrait bien ne
pas Tetre au Callym. phyllophora. En pareil cas, lorsqu'on n'y est
pas force sous peine de mort, le mieux est de ne pas dnhia duhiis
adjungere » .
Ed. Bornet in lett. Paris, 24 Avril 1906 ad A. Mazza.
Gen. GLAPHYRYMENIA J. Ag.
Etym. glaphyria tenuità e liymen membrana.
III. Glaphyrymenia pustulosa J. Ag.
117
Nel secco ricorda pel colore il roseo dei Nitopliyìliun ; per la
sostanza e per la forma la CaUyiiimia reiiifoniiis (Turn.j J. Ag., se-
nonchè le frondi di questa hanno la parte inferiore più evidentemente
cLineata e assottigliata in uno stipite maggiormente allungato. La
Glapliyiyn. pnsliilosa è una pianta alta dai io ai 20 cent., a fronda
ampia, sessile o con lo stipite più o meno evidente, dapprima sub-
cilindrico ma tosto appianato-cuneato. Lamina vagamente expansa,
inferiormente incrassata, superiormente più assottigliata, rotondato-
oblunga, contigua o suddivisa in grandi lobi tondi, integri od ondu-
lato-piegati, a superfìcie piana o pustulosa, finalmente più o meno
pertugiati, coi cistocarpi nei margini. La sostanza è gelatinoso-ela-
stica e coccinea nel vivente; sottilmente membranacea e perfetta-
mente aderibile nel secco. Si trova a Porto Filippo nella N. Olanda
australe.
La sezione è lineare. Midollo abbondante, roseo, composto di
filamenti in parte esilissimi ed in parte più crassi, longitudinali, va-
riamente ramosi o contesti a reticolato, talvolta palmato-fastigiati
nelle parti estreme, più o meno intrecciato-sinuosi, anastomosanti
nelle cellule rosee, subtonde, sparse, della parte più interna dello
strato corticale che si chiude con uno strato di cellule grandette, di
un roseo più intenso, non serrate, in file verticali, congiunte in un
margine gelatinoso-jalino.
a. G. pusliilosa]. Ag. Port Phil. Ileads, 1 Sept. 1903. J.Br. Wilson
raccolse. Com. De Toni.
Gen. MEREDITHIA J. Ag.
Etym. Dedicato alla signorina Meredith, esimia collettrice.
112. Meredithia microphylla J. Ag.
= Kaìly menici niicrophylla J. Ag. — Fuciis renìfonuìs Turn. —
Halymenia reniformis Desmaz. — Non Kallyin. mìcrophyìhi Zanard.
Nell'aspetto delle lamine in nulla di evidentemente notevole di-
versifica dalla Callvm. microphylla Zanard., nell'unico caso però in
cui la pianta è costituita dalle sole lamine primigenie. Quando invece
ò formata da un complesso di lamine prolificate disposte in modo
subramoso e quasi opunzioide (giacche lo stipite delle lamine proli-
ficate non è sempre nettamente pronunziato, trattandosi spesso di
118
semplici strozzature) allora basta certamente questa facies speciale a
separarla ben nettamente dalla Meredithìa micropìiyUa J. Ag. Inoltre
questa Meredithìa è fornita di uno stipite caulescente, robusto, lungo
2-3 millim., inferiormente subcilindrico, superiormente alato, con le
ali gradatamente allargantesi nella lamina. Le lamine sono lunghe
circa 3 cent., dapprima rotondate, poscia di ambito variabile, cioè
oblunghe, obliquo-cordate e più spesso obovate. La sostanza è car-
taceo-membranacea, di lenta imbibizione nel secco, epperò richie-
dente un'estrema microtomia per l'osservazione della sezione tra-
sversale delle lamine. Cistocarpi oblunghi, grandi (diametro di un
millim.) sporgenti da una pagina. Colore coccineo o porporino, se-
condo l'età e le condizioni dell'individuo.
Strato corticale delle lamine composto di cellule colorate, piccole,
in 4-5 serie, quelle inferiori rotondato-angolate. Midollo di filamenti
articolati, ramosi, anastomosanti, contenenti una sostanza granulosa.
La sezione dello stipite rivela un vasto midollo di cellule di-
sposte a reticolato a grandi maglie a pareti assai consistenti, scle-
renchimatiche, di color bruno. Strato esteriore ridotto a materia di
tegumento amorfo, granuloso, glomerulato, dello stesso colore.
a Callyin. mycrophylla J. Ag. — Meredithìa microphyìla J. Ag. —
Cherbourg, 27-3-1 853. Ed. Bornet. Com. benign. G. B. De Toni.
Gen. CALLOCOLAX Schmitz.
Etym. callos bellezza, colax parassito.
ii3. Callocolax neglectus Schmitz.
Si tratta infatti di un bellissimo parassito isolato o aggregato,
ma COSI esiguo che l'occhio nudo (seppure lo avverte) non vi scorge
differenza tra esso e le lacinie fra le quali si svolge lungo i margini
della CallophylHs laciniata, o anche, rna più raramente sul disco
della stessa. È una piantina alta al massimo due millimetri e che
in ampiezza può estendersi anche a quattro. Ma l'essere cos'i mi-
nuta non implica l' idea di una semplice escrescenza subtonda, sotto
il quale aspetto si presenta, ad esempio, il Clioreocolax ; ma si di-
segna bensì in uno sviluppo di parti distinte nelle quali, mediante
l'ingrandimento necessario, si può ravvisare un tallo membranaceo
a disco tondo con appendici radiate. Questi raggi sono lineari o cu-
119
neati o leggermente flabellifornìi, ad estrcmitcà intere o bilobe, ro-
tondate. Fruttigera, resta quasi assorbita dai cistocarpi. Tetrasporangi
divisi a croce; anteridì ignoti. Sostanza e colore identici a quelli della
pianta ospitante.
a. C. negleclus Schmitz. Sur Cullophyllis. Rochers de Santec, ile
Callot, etc. AoiJt, Septemb. igoS. Coli. J. Chalo\.
Famiglia III. RHODOPHYLLIDACEAE Schmitz.
SOTTOFAMIGLIE
CYSTOCLONIEAE SOLIERIEAE
RHODOPHYLLIDEAE TICHOCARPEAE
Subfam. I. CYSTOCLONIAE (Kuetz.) Schmitz.
GENERI
CYSTOCLONIUM Kuetz. ? CARPOCOCCUS J. Ag.
AGARDHIELLA Schmitz. EURYOMMA Schmitz.
CATENELLA Grev. ANATHECA Schmitz.
TURNERELLA Schmitz. EUTHORA J. Ag.
FLAHAULTIA Boni. CRASPEDOCARPUS Schmitz.
RISSOELLA J. Ag. GLOIOPHYLLIS J. Ag.
MERISTOTHECA J. Ag.
Gen. CYSTOCLONIUM Kuetz.
Etym. cystis vescica, clonos ramoscello.
114. Cystoclonium purpurascens (Huds.) Kuetz.
Passata per la trafila di una diecina di Autori, questa pianta
porta seco il bagaglio di una dozzina di polinomi di cui l'aggettivo
varia a seconda dell'importanza che ogni singolo Autore conferiva
ad uno più che ad un altro de' suoi speciali caratteri. Per ragione
di priorità ora prevale il nome specifico dell' Hudson, siccome quello
altresì che più si ripete dagli ulteriori osservatori.
Apprendesi alle pietre o a grandi Alghe mediante un callo scu-
tato, poco sopra del quale si svolgono dalle fibre radicali, crasse i-
3 mill., in forma di rametti brevi decombenti-incurvi. È una pianta
annuale che s'innalza da io a 20 cent., a frondi (ìbro.se, assai ra-
120
mose, con rami conformi o assai più sottili e più corti, corimbosi;
con rametti spiegati, allungati e filiformi, più o meno attenuati alla
base, più spessi verso il mezzo, acuminati alla sommità. 11 colore
è porporino nello stato giovane dell'individuo, più intenso nello stato
adulto, volgente al giallastro od isabella nella pianta senile. La so-
stanza è consistente membranosa. La forma sterile ricorda talune
Polysiphonia a rami allungati, e più propriamente la P. arclica ]. Ag.
ne' suoi più grandi sviluppi, toltane la maggiore decomposizione ed
i rametti che sono più brevi nel nostro Cysioclonium. Nello stato
fertile invece s'impone pei rami e rametti assai più sviluppati e ca-
richi, questi ultimi, di numerosi cistocarpi in essi immersi central-
mente, raramente sublaterali, tondi, prominenti, solitari o concate-
nati, equidistanti, da due a quattro al massimo. Trovasi nelle poz-
zanghere a bassa marea dove fruttifica da Luglio ad Ottobre, nel-
r Atlantico, dal mar glaciale ai lidi francesi, e lungo il litorale nord-
americano.
Strato periferico composto di una o due serie di cellule subtonde,
mediocri, disposte verticalmente; strato medio assai spesso, formato
da parecchie serie di cellule più grandi, coordinate in lince verticali:
le più esterne oblunghe e serrate a monile, le più interne maggiori,
tonde, distanziate, irregolarmente sparse. Strato midollare costituito
centralmente da filamenti ramosi, a direzione piuttosto obliqua, indi
anastomosanti (reticolato a larghe maglie) con le cellule maggiori più
interne dello strato intermedio.
a. C. purp. (Huds.) Kg. Mandai. Leg. M. N. Blytt.
b. Gigarlina purpurasceiis Hook. Torbay, frequcnt. Mary Wyatt.
e. C. purp. Kùtz. Alg. mar. de Chcrbourg. Juillet. Le Jolis.
d. klem, Norveg. arct. Sandland. leg. Foslie, i.Sqi. Ex herb.
De Toni.
e. Idem. Roscoff, Sept. igoB. Coli. J. Chalon.
Gen. CATENELLA Grev.
Etym. da catena, per la fronda lobato-moniliforme.
ii5. Catenella Opuntia (Good. et Woodw.) Grev.
Spesso negletta, è però ben nota anche nel Mediterraneo. Me-
diante surculi decombenti e striscianti riveste gli scogli, i manufatti
121
e le gettate di uno strato nerastro che vuol essere sommerso e sco-
perto dal moto perenne della linea delT acqua. K alla circa 3 cent.
Le frondi sono cilindrettc, strozzate in articolazioni di cui le supreme
si dividono parcamente in di-tricotomie. Queste articolazioni sono
pianeggianti, elissoidi, obovate, acute o anche piriformi, 3-5 volte
più lunghe del diametro.
11 novello raccoglitore sarebbe indotto a ritenerla una gelidiacea
non evoluta, e infatti la sua ubicazione sistematica rimase incerta
per molto tempo, come ne fanno prova le più disparate sinonimie
di Fnci/s Opuntia Good. et Wood. - llalymenia ? Opnntia Ag. - Cìion-
dria Opunlia Hook. - Gigartina Opuntia et G. pilosa Lamour. - Ri-
vularìa Opnntia Sm. - Fiiciis repans Lightf. - Fiicus caespiiosiis Stack.
- Ulva articulata B. Iluds. - Lomenlaria Opuntia Gaill. - Chordaria
Opuntia Spreng.
Nel fresco la pianta, vista in trasparenza, è scuramente porpu-
reo-violacea, e questo colore a lungo mantiene negli erbari. La so-
stanza è consistente, membranacea. Se ne distinguono due varietà:
la piìinata (Harv.) J. Ag. e la fusifonnis J. Ag. È talvolta matrice
opportuna alla Dennocarpa prasina Born.
In piano presenta un aspetto uniforme di piccole cellule sub-
tonde. In sezione lo strato corticale si palesa composto da cellule
piccole, oblunghe, verticali, in più serie, e il midollo formato da fi-
lamenti lassamente intrecciati, lungamente articolati.
a. C. Opuntia Grev. Finistòre. Leg. T. D. . . .Ex herb. J. J.
RODRIGUEZ.
b. Idem. Cherbourg, sur les murs des quai's, à haute mer.
Mars. Leg, Le Jolis.
e. Idem. Gazon sur roche. Ile Callot, Aoùt igo3. Coli. J.
Chalon.
Gen. AGARDHIELLA Schmitz.
Etym. Dedicata a Giacomo Giorgio Agardh, hcologo svedese,
nò. Agardhiella tenera (J. Ag.) Schmitz.
= RJiabdonia tenera J, Ag. - Gigartina tenera J. Ag. - Solieria
cliordalis Harv. (esci, sin.) - Rhabdonia Bailcyi flarv. - Spliaerococcus
tener Kuetz. - llalymenia ramosissima Suhr.
122
La fronda, sorgente da una radice fibrosa, è interamente fili-
torme, alta 8-1 5 cent., decomposto-ramosissima coi rami pennati,
sempre più brevi verso 1' alto, attenuati alla base, poscia alquanto
inflati, del diametro di 2-4 mill. al massimo, lungamente acuminati
air estremità. Cistocarpi emergenti dalla parte inflata dei rami, sub-
emisferici; tetrasporangi annidati nei ramoscelli. L'aspetto è di So-
lieria. 1 rami primari hanno quasi Tistessa robustezza dell'asse; i
più bassi sono talvolta quasi opposti ed arcuato-ascendenti, i succes-
sivi meno divaricati e tutti quanti provvisti di rametti lunghi 2-4
cent., che ne recano altri minori, semplici, di pochi millimetri. La
sostanza, tenera nello stato giovanile, si fa poscia piuttosto cartila-
ginea, porporino-scura ed è poco aderibile.
La sezione trasversale della fronda adulta rivela una struttura
decisamente Iristromatica, Strato midollare composto di piccole cel-
lule tonde, incolori, collegate da tenui filamenti anastomosanti a re-
ticolato. Strato medio formato da grandissime cellule (10-12) pari-
menti incolori, a parete filamentosa, interrotta. La cuticola periferica
è plasmata di muco solidescente, leggermente ambrino, ravvolgente
il cortice costituito da una prima serie di cellule grandette, intensa-
mente porporine, saldate nel muco, e da una serie interna di cellule
più grandi, in maggioranza oblunghe, colorate, assai distanziate in
modo disordinato.
Hab. Amer. bor. ed isole dell' hidia occidentale.
a. A. tenera Schmitz. Seasidc Park, Bridgeport, Connecticut.
Sept. 4, 1892. Frank S. Collins.
Gen. TURNERELLA Schmitz.
Etym. dedic. all' illust. ficologo D. Turnter.
117. Turnerella Mertensiana (Post, et Rupr.) Schmitz.
= Iridaca Mertensiana Post, et Rupr. - Schi^ymenia Merten-
siana J. Ag.
Come nei gen. Iridaea e Schì'^ymenia, cos'i in queste la forma
della pianta adulta è sempre un po' indefinibile, ma si può ritenere
che trattasi di una deformazione del primigenio ambito reniforme.
Dall'esemplare non mi è dato di rilevare la forma della base della
pianta in esame, avendo l'apparenza di un individuo natante. Nella
123
schedci viene indicata come sessile. Ila la lunghezza di 3o cent, e
l'ampiezza massima di i5. Può raggiungere anche un metro di lun-
ghezza, come osserva la Tilden, L'ambito della fronda adulta è su-
scettibile di tante variazioni, quante possono essere le circostanze
circumambienti isolate o concomitanti. La sostanza è membranacea,
consistente, di un rosso-fegato.
Sezione lineare ad estremità rotondate. Strato midollare com-
posto di filamenti sottili, brevi, e di rizoidi lassamente contesti. Questi
ultimi occupano di preferenza i margini del midollo e presentano
una delle estremità capitata la quale, ad un maggiore ingrandimento,
si rivolse in cellule componenti delle esigue ramificazioni contratte,
ornitopodioidi. Strato corticale formato di due porzioni: l'esterna
egregiamente delimitata da cellule esigue longiiudiuali, densamente
colorate di porporino-scuro; l'interna formata da rizoidi articolali.
Cistocarpi sparsi nelP interno della fronda o contigui in una linea
longitudinale.
a. 323. TiirnereUa Mertensiana (P. et R.) Schmitz. Minnesota
reef, San Juan island, Washington. J. E. T., 3 Febb. 1898.
Gen. FLAHAULTIA Born.
Etym. Dedic. al eh. ficologo francese Carlo Flahault.
118. Flahaultia appendiculata Bornet.
= Platoma appendiculata Schousb.
« Fronde sento parvulo aljixa, mox ampliata, 2-10 centim. lata,
210 ;j.. crassa, diverso modo divisa, margine appendiculata, proces-
subus subrotundis subpetiolatis irregularibus. Substantia cartilagineo-
gelatinosa. Colore purpureo. Tetrasporis in processubus marginalibus
evolutis, oblongis, 2 1 [i. longis, 9 ji. latis. Cistocarpiis lacinias et ap-
pendices frondis occupantibus immersis, uno latere hemisphaericc
prominentibus, carpostomio apertis » ('j.
Per coloro che non possono disporre della citata opera, riporto
qui, tradotta, anche la descrizione intima dell'interessante fìoridea.
«La struttura di quest'Alga è simile a quella che Kùtzing ha
(') Ed. Bornet. Les Algucs de Schousboe, p. 119.
124
figurato noW Eulivììienia (Merislolheca) papillosa. Il centro della fronda
è occupato da una rete molto lassa di filamenti articolati, ramosi ;
da ciascun lato si trovano più strati di cellule oblunghe o tonde,
diminuenti di grossezza verso la periferia la quale è costituita da
un^ assisa di piccole cellule colorate, disposte verticalmente. I cisto-
carpi, immersi nel tessuto della fronda, sporgono dalla superficie,
principalmente dal lato dove si trova l'apertura del pericarpio. 11
nucleo è assai somigliante a quello del gen. Rissoella. Esso è costi-
tuito da una placenta reticolata, lacunosa, lobata, compo.sta di cellule
anastomosate a pareti gelatinose, intorno al quale irraggiano dei
filamenti sporigeni articolati, claviformi, ramosi, disposti in mazzetti
pili o meno voluminosi. I lobi della placenta sono talvolta assai ine-
guali, di guisa che non sempre si ottiene, nelle preparazioni, una
disposizione cosi regolare come quella di cui diedi la figura, e che
soventi alcuni mazzetti di filamenti sporigeni sembrano collocati nel-
l'interno della placenta».
La fronda giovanile è subtonda o piriforme, provvista già nei
margini di appendici più o meno numerose, lunghe 2-4 millim. con
le estremità rotondate, semplici o bilobe. Assume poi parvenze varie
nei vari modi di successivi sviluppi delle sue parti. 11 vario modo
divisa va inteso pertanto (secondo la figura e secondo gli esemplari
benevolmente statimi comunicati dalP Autore; nel senso che il disco
assume un aspetto subramoso in seguito all'accrescimento di alcune
appendici che del disco stesso assumono la parvenza, quantunque
meno ampia, poiché dall' i-3 cent, nel primo, si riduce da 3 mill.
ad un cent, nelle seconde. Ciascuna di queste appendici così tra-
sformate emette alla sua volta delle appendici minori-secondarie,
subpedunculate o semplicemente attenuate o strozzate alla base. Il
colore è di un bel porporino vivace nelle frondi più giovani, e tale
si mantiene anche nel secco, più intenso in quelle adulte, gialliccio-
sporco o cinnamomeo nelle senili o comunque alterate da cause di-
verse, come avviene neH'alJlne Rissoella.
Finora venne trovata solo a Tangeri, ad locum Dar Ilaiiira.
a. Fiali, appendiciilala Born. Tanger. Autunno, anno.-
125
Gen. MERISTOTHECA J. Ag.
Etym. inerislos diviso ; tìieca teca loculo,
119. Meristotheca ? Duchassaingii J. Ag.
Fronda piana, cosparsa di piccoli denti, subpalmato-laciniata, a
lacinie siibcuneate, coi margini lacerati provvisti di laciniettc con-
formi dentate.
La Syllo^. Alg. del eh. G. B. De Toni (Sect. I, p. 33oj la col-
loca come species a genere reinovenda, e vi si dice che lo stesso
ìiabitus. a ceteris sat abludit.
L'esemplare preso in esame è frammentario. Rappresenta la
parte superiore di una fronda ovato-lanceolata le cui dimensioni do-
vrebbero essere abbastanza ragguardevoli, a giudicarne da quanto
ne resta, che misura sei centim. di ampiezza. Ha il margine molto
irregolarmente e ampiamente dentato, o meglio lacerato, reso aspro,
come pure il lembo, da tubercoli tondi, di varia dimensione, irrego-
larmente sparsi.
Sostanza spessa, cartilaginea nel secco, roseo-giallastra, sbiadita
nelle vecchie preparazioni, non aderibile.
L' aspetto interno non corrisponde perfettamente ai caratteri ge-
nerali comuni alle specie genuine. Il midollo è costituito da un fascio
di fili sottili, articolati, longitudinali quelli più interni, semplici o di-
cotomi e assai lassamente contesti quelli marginali. Manca ivi per-
tanto un vero tubo delimitato da una membrana che lo costituisca.
Lo strato intermedio è formato da due serie di cellule: le più interne
grandissime, alcune rotondate, altre elissoidi, la cui parete, spesso di-
scontinua, è composta di filamenti articolati; le più esterne sono
assai meno grandi e della stessa struttura. Strato corticale di cellule
colorate, minute, assai serrate nella periferia, indi man mano sempre
più distanziate e sparse. Tetrasporangi sparsi fra le cellule dello
strato corticale, divisi a croce, anziché zonati come comporterebbe
il genere.
a. Meristotheca Duchassaingii J. Ag. Washed ashore, Jupiter Inlct,
Florida. Mrs. G. A. Hall.
Gen. EUTHORA J. Ag.
Etym. eu bene, thore seme.
Le Euthora finora bene acquisite alla sistematica si riducono
126
a due sole specie: VE. crislata, da ritenersi la tipica rispetto al ge-
nere, distinta per la fronda piana membranacea e per lo strato cor-
ticale formato, d'ordinario, da un'unica serie di cellule verticali;
VE. fruiiculosa (Rupr.) J. Ag„ costituente il sottogenere Nereidea,
distinta per la fronda cilindrico-compressa, e per lo strato corticale
costituito da fili moniliformi verticali. Entrambe appartengono all'O-
ceano Artico.
120. Euthora cristata (L.) J. Ag.
:= Fucus crislaius L. - Sphaerococctis cristaliis Ag. - Rliodv-
menia cristala Grev. - Cìwndrococciis crìslatus Kuctz. - Calloplivllis
crisiala Kuetz, - Fucus coccineus var, pusillus Wahlenb. - Nereidea
cristala Rupr.
Di tutte queste sinonimie parmi che meglio ne caratterizzi l'a-
spetto esteriore quella di Agardh padre. Questa Eutliora infatti, a
parte la sua consistenza membranacea, ricorda i piccoli e sterili in-
dividui dello Sphaerococcus coronopifolius. La pianta è alta dai 2 ai
12 cent., con un ambito subflabellato, talvolta fastigiata, a ranìifìca-
zione tra la pennata e la dicotoma. 1 segmenti inferiori sono stret-
tamente cuneati, i successivi quasi lineari, gl'intermedi spesso poli-
cotomi, i terminali sempre più stretti, inegualmente dentati. 1 denti
sono radi o anche nulli sopra le ascelle rotondate introrse; di fre-
quente sono invece assai densi sulle ascelle estrorse, semplici o com-
posti. Cistocarpi assai piccoli, sferici, nascenti sul margine un po' ri-
gonfio. Tetrasporangi raccolti negli apici incrassati.
Gli esemplari in esame misurano 2-5 cent, di altezza quelli di
origine europea, 6-8('-i2) quelli di America; la larghezza minima e
di un millim., la massima di tre millim., e conservano un vago colore
coccineo. Sostanza membranacea ma assai ferma.
La sezione tratta dalla parte caulescente rivela che le cellule
oblunghe del midollo, proprie delle parti laminari, si sono cambiate
in filamenti articolati, semplici, i quali si fanno man mano ramosi
per divenire subreticolati a contatto delle cellule periferiche che sono
piccole tonde, roseo-porporine, disposte in una sola serie.
a. Eulhora cristata (Turn.j J. Ag. Bergen. leg. J. Koven.
b. Idem. Mass. U. S. leg. Collins.
127
Suhfam. II. RIIODOPIIYLLÌDEAE Schmilz.
GENERI
RHODOPHYLLIS Kuetz. ACANTHOCOCCUS Hook, et Harv.
Gen. RHODOPHYLLIS Kuetz.
Etym. rìlodeios roseo e phyllon foglia.
Se ne conoscono circa venti specie da J. Agardh suddivise nei
sette sottogeneri : Lepiophylìimii (Naeg.), Diclyopsis (Sond.), .S7/6'/c?-
phylliuìi (Kuetz.), Endoicliaenia, Ilyalophbea, Pericladia e Craspcdo-
nia (';. Per mancanza di materiale, l'esame è qui limitato ai tre
primi, e ancora in modo assai superficiale.
121. Rhodophyllis bifida (Good. et VVoodw.) Kuetz. = Lepto-
pìivlliiiìii.
La forma Atlantica in esame trova la sua corrispondente fra
quelle del Mediterraneo, caratterizzate dagli estremi segmenti lineari,
stretti e piuttosto acuminati. La base della pianta è largamente cu-
neata e dà tosto origine a .ij-O divisioni principali palmato-subdivise,
non sempre facilmente isolahili, in causa dei margini più o meno
conglutinati e concrescenti. Sostanza tenue, membranacea, di un bel
color coccineo o porporino, poco o affatto aderibilc.
Midollo di cellule grandi, tondo-angolate; corticc di cellule me-
diocri, colorate, oblunghe, verticali. In piano presenta cellule grandi,
rotondato-subesagonali, oppure isolate, angolate, con granulazioni
minutissime.
a. R. bifida Ktz. Roscoff. Aoùt 1900. Coli. J. Chalon.
b. Rìwdoincnia bifida Hook. Torbay, several varictìcs. Ilerb. Mary
Wyatt.
Osservazione. Due sono gli esemplari Danmoniensi, uno dei ciuali
(1) Le Rhodophyllis disseccate son molto restie all' imbibizione, epperò in tale
stato, difficilmente le sezioni si possono ottenere in piedi sotto il vetrino. L' os-
servazione riesce perciò meglio nei preparati in sospensione nella goccia d'acqua,
senza il coprioggetti.
128
si riferisce alla R. appetì diculata J. Ag., dall' Hooker, come si vede,
considerata semplicemente come una varietà della R. bifida.
122. Rhodophyllis capensìs Kuetz.
= Rhodymenia nigricam Harv. - Haìymenia reptans Suhr.
A primo aspetto ricorda il portamento di alcune forme sterili
di Cdrainium rubriiin. Tralascio la descrizione esteriore, che sarebbe
la ripetizione di quella recata dalla Sylloge Detoniana. Nel maggiore
de' miei esemplari la pianta è alta 8 cent. Dà una sezione lineare.
Midollo di filamenti incolori o di colore d'aceto, formanti un reticolo
assai irregolare di vaste maglie longitudinali confinanti con cellule
sparse, mediocri, subtonde, costituenti la base dello strato periferico.
Questo è fatto da una sola serie di cellule colorate, rade ma con-
glutinate in uno strato consistente, mucoso, solidescente, ambrino.
a. Haìymenia reptans Suhr. South Africa, The Kowie, i5 May
1895. Ex herb. Dr. H, Becker. F. L. S.
123. Rhodophyllis appendiculata J Ag.
Pare che la sua autonomia specifica si fondi, più che altro, sulle
appendici dei segmenti, il quale carattere, d'altronde, in modo più
o meno sentito, è dato di riscontrare in alcune parti di uno stesso
individuo di 7?. bifida, come ebbi a constatare in parecchi casi. Nel
fenomeno dei segmenti cigliato-appendicolati THooker riconoscerebbe,
tutt'al più, un carattere di varietà; l'Ardissonc non esclude le proli-
ficazioni marginali nella i?. bifida {Pliyc. inedit. I. p. 217.); FH.'vriot
è dello stesso parere [Atlas des Alg. mar. ecc. p. 23). Il fenomeno
si ripete anche nella R. capensis Kuetz.
a. Come sopra lett. b. Legit Mary Wyatt.
i2_i. Rhodophyllis dichotoma (Lepech.) Gobi.
Graziosa e delicata pianta a frondi dicotome di due forme: nel-
l'una le frondi sono lungamente lineari nella parte infeiiore, indi
gradatamente cuneate, dell'ampiezza massima di 5-6 millim., divisa
in alto in una dicotomia le cui due estremità sono bifide.
Nella seconda forma le frondi, dapprima setacee, si fanno poscia
lineari e finiscono in punta bifida. 11 fatto notevole si è che le frondi
cuneate hanno i margini perfettamente integri, mentre in quelle li-
neari sono cigliati. Forse in quest' ultima forma è da ravvisarsi la
forma setacea Kjellm., che rappresenterebbe, nei rapporti della A'.
bifida, la R. appendìciiìata di questa.
129
a. R. dichofoma (Lepech.) Gobi. Norvegia arct. Mehavn. Le,i^. M,
FosLiE, 1889. Ex herb. De Toni.
1 25. Rhodophyllis ramentacea (Ag.) J. Ag. = Dicivopsis.
Nelle specie sopra osservate si è veduto che, in un modo o
nell'altro, si danno forme a margini interi o appendicolato-cigliati. e
ciò neiristessa specie. Questa di cui ora si tratta ci offre un esem-
pio ancor più significativo con la sua fronda fittamente cigliato-den-
tata nelle parti sue più adulte e nuda nelle parti più giovani. Del
resto con questa pianta, dato il genere, noi siamo in presenza di
una fra le tante manifestazioni insolite nel nostro emisfero. Si tratta
di una fronda alta dai i5 ai 20 cent, di altezza, di sostanza consi-
stente nelle parti costituenti i due primi terzi, dentato-cigliate nei
margini, a ramificazioni primarie coi segmenti larghi 5- 10 millim.
attenuati alla base; i superiori a margini nudi. Malamente aderisce.
La sezione ha forma lineare. Midollo di grandissime cellule ob-
ovato-subelittiche, rosee o porporine, in due serie, contenenti pochi
e grossi endocromi, comprimentisi e quindi a reticolo, oppure iso-
late, irregolarmente oblunghe e spesso caudate. Cellule corticali gros-
sette, in 1-2 serie irregolari, intensamente colorate, perpendicolari,
oblunghe o piriformi.
a. R. ramentacea Ag. Encounter Bay, Novae HoUandiae. Ex herb.
De Toni.
12Ó. Rhodophyllis? Gunnii Harv. = Stìclophyllum.
= Cladyinenia Gunnii Harv. - Callophyllis Gunnii Kuetz.
Viene collocata fra le Rhodophyllis solo per la natura e l'ubica-
zione delle tetraspore; in tutto il resto la pianta assai più si avvicina
ai due generi espressi nelle sue sinonimie. Non possedendone che
un esemplaretto giovanile, mal posso giudicare del suo aspetto ma-
turamente evoluto. Certo che dev'essere imponente quando si sap-
pia che questa Floridea raggiunge persino i 3o cent, di altezza,
espandendo le sue frondi coccinee in diramazioni pennato-decom-
poste.
a. R. Gunnii Harv. Port Arthur. Tasmania. Ex herb. Ardissone.
130
Gen. ACANTHOCOCCUS Hook, et Harv.
Etym. acanthos aculeo e cocco s grano.
127. Acanthococcus antarcticus Hook, et Harv.
= Callophyllis antarclica Kuetz.
L'esemplare di cui sì tratta è giovanile, alto 8 cent. Fronda
semplice lineare, larga 1-2 millim., nuda fino all'altezza di 2 cent.,
indi ramosa. Rami patenti o divaricati, asse a zig-zag. Rami princi-
pali pennati o subpennati, i secondarli brevi e semplici, o lunghi e
ramosi; ramoscelli sparsi su tutta la fronda, eretti o patenti, alterni
o secondati. Individuo sterile; sostanza ferma, colore porporino; ade-
risce bene alla carta.
La sezione della parte caulescente si presenta spesso plurilobata
per le scanature che si formano nella parte stessa. Strato corticale
di cellule rotondato-angolate, piccole, colorate; le medie più grandi
alcune grandissime, tondo-angolate e talvolta lobate. Strato midollare
di filamenti semplici e dicotomi, tortuoso-flessuosi, anastomosanti
fra le cellule intermedie.
Rab. al Capo Horn, alle isole Falkland, a Punta Arenas.
a Acanthococc. antarcticus H. et H. Ancud, Chiioè.
Suhfam. III. SOLIERIEAE Harv.
GENERI
ERYTHROCLONIUM Sond. EUCHEUMA J. Ag.
RHABDONIA Harv. ARESCHOUGIA Harv.
SOLIERIA J. Ag. THYSANOCLADIA Endl.
SARCONEMA Zanard.
Gen. RHABDONIA Harv.
Etym. da rhabdos verga.
128. Rhabdonia Coulteri Harv.
Pianta cespitosa, filiforme, decomposto-ramosissima, a stipite
una o due volte forcuto. Neil' esemplare della Tilden la pianta si
mostra vaghissima. Sebbene priva dello stipite, raggiunge i 3o cent,
di altezza, con un ambito triangolare la cui base è larga 3/ cent.
131
L'asse primario fdella larghezza di due millm.) ed i rami inferiori,
stante la disposizione dei rametti distici, si mostrano subpennali. I
rami intermedi recano pochi rametti in prevalenti secondati, quelli
inferiori sono affatto semplici. Rami, rametti primari e rametti se-
condari sono fiagelliformi, attenuati alle estremità, subcilindrici nel
fresco, lineari-appianati nel secco. I rami fertili sono un po' ingros-
sati nella loro parte mediana, ossia leggermente fusiformi acumina-
tissimi, recanti i cistocarpi aggregati nodoso-verrucosi, tondi, sub-
prominenti come nelle Gracilaria. La sostanza è cartilaginea, bruno-
rosseggiante, più o meno aderibile secondo l'età e lo stato degli in-
dividui.
La sezione trasversale dà una figura subtonda, a margine più
o meno ondulato. Midollo voluminoso, composto di molti tubi inco-
lori che, in sezione, si presentano sotto F aspetto di grandissime cel-
lule elissoidi a grossa parete, le periferiche più piccole anastomosanti
con le vere cellule interne dello strato periferico. Stato periferico
introrso formato da cellule sparse rotondato-angolate ; l'estrorso da
cellule assai più piccole, porporino-vinose, disposte in varie serie
piuttosto disordinate e ravvicinate.
a. R. Coiilteri Harv. Perù: Costa dell'Isola S. Lorenzo, presso il
Callao. Agosto e Settembre i883. Race. C. Marcacci. Ex herb. A.
Piccone, ora A. Forti.
b. N. 217. Idem. Rocky point opposite Tracyton, Kitsap county,
Washington. J. E. Tildent, 3i Jl. 1897.
Gen. SOLIERIA J. Ag.
Etym. al eh. ficologo A. Solier.
129. Solieria chordalis (Ag.) J. Ag.
= Sphaerococcus chordalis Ag. - Gigartina Gaditana Mont. -
Gracilaria chordalis Grev. - Plocaria chordalis Endl. - Dclesseria
chordalis Ag. - Cystocloniiim turgiduluni Kuetz.
Radice discoide con sottoposte numerose fibre ramose e stri-
scianti. Frondi erette, cilindriche, alte 6-12 cent., dello spessore di
un millim. che si mantiene presso che eguale, dicotome di tratto
in tratto, lungamente attenuate all'estremità. Nella forma sterile le
frondi sono flagelliformi, porporine, coi rami primari assai allungati,
132
e coi rametti assai brevi, divaricati, in maggioranza unilaterali. Nella
forma cistocarpifera la pianta è invece raccorciata, di un porporino
più intenso e più fittamente ramicellata. Cistocarpi sessili, tondi,
lungi i rami primari e secondari. Sostanza leggermente cartilaginea.
Sui banchi d' ostriche e d' Alghe calcaree, sulle rocce, in primavera
ed autunno sui lidi Atlantici temperati e caldi di Europa e d'America.
Corticc più o meno spesso, secondo le varie parti nelle quali si
esamina, formato di cellule esigue, subtonde, verticali, in serie irre-
golari, porporino-giallognole o chiaramente porporino-ametistine. Strato
midollare di pochi filamenti longitudinali o anche radiati o affatto
mancanti, hi quest'ultimo caso sono sostituiti da grosse cellule rag-
gruppate, tonde, oblunghe, a linea continua o angolata, fornite di
granulazioni oscure, gradatamente decrescenti di volume e distan-
ziantesi quanto più si avvicinano alla periferia. Queste ultime contigue
a quelle centrali costituiscono lo strato intermedio che tale veramente
si appalesa allorché il midollo è rappresentato da filamenti.
a. S. chordalis J. Ag. Washed ashore, Jupiter Inlet, Florida, Sept.
189Ó. Mrs. G. A. Hall. (Phyc. Bor. Am.).
Gen. SARCONEMA Zanard.
Etym. sarx carne e 7iema filo.
i3o. Sarconema furcellatum Zanard. = Plocarìa furcellata
Mont. - Trenialocarpus furcellatiis Kùtz.
Nell'aspetto esteriore offre qualche analogia con le Gracilarìa,
e più precisamente con la G. coronopifoìia e con alcune forme di
G. ninllipartila, per limitare i confronti alle specie dallo scrivente
conosciute.
Da un callo radicale che si apprende alle rocce, a poca profon-
dità, come lo rivelerebbe l'associazione di un' Ulva, spiccano le frondi
in numero più o meno abbondante e talvolta cos'i spesse che con-
feriscono alla pianta un portamento cespitoso con un perimetro se-
migloboso. Inferiormente le frondi, dello spessore di un millim. circa,
sono semplici, poscia subdicotome o con rami secondati, per riuscire
in alto corimboso-fastigiate, di poco assottigliate, con le estremità
ottuse. Queste estremità non sono però mai semplici, bens'i forcute,
digitate, a crocetta, tricuspidate, oppure brevemente secondate. L'ai-
133
tezza è di 8-20 cent. Nel secco la sostanza, di color porporino, la-
terizio o giallastro, è piuttosto cornea e non aderisce alla carta,
A seconda dell'ambiente in cui la pianta è cresciuta, la strut-
tura intima è ora assai compatta, da gareggiare quasi col Codiopliyl-
lum nataleuse, ora assai lassa. La sezione trasversale offre un ambito
subtondo, talvolta irregolarmente grandilobato in conseguenze del-
l'incompleta turgescenza procurata con la madefazione dell'esemplare
disseccato. Midollo poco voluminoso, bianco-cinereo, opaco per so-
stanza parenchimatica, in massa subtonda od elissoide, contesto di
esigui filamenti brevissimi o di cellule piccole, oblunghe, longitudinali.
Il centro è occupato da granulazioni puntiformi, scurette, commiste
a cellule grandi assai depresse, a parete flessuosa, longitudinali, de-
crescenti dal centro alla periferia dove, scomponendosi, anastomisano
fra le cellule basilari dello strato corticale. Strato corticale in più se-
rie di cellule esigue, sottili, in file verticali, strettamente ravvicinate,
colorate.
Questo reperto si riferisce all'esemplare a di Arturo Issel.
L'esame dell' esemplare A ha dato il seguente risultato. Sezione
quasi tonda, a margine continuo. Il midollo, generalmente a centro
geometrico, talvolta a centro di accrescimento, è composto di una massa
incolore, tonda, di esigui filamenti più o meno contesti, dissolventisi
nella periferia della stessa in piccolissime cellule tonde decrescenti
dalla periferia al centro. Strato intermedio assai voluminoso, formato
da vastissime cellule subtonde, incolori, simulanti un elegante reti-
colato, subeguali di dimensione, meno che nel giro ultimo a contatto
con la parte interna dello strato corticale dove sono un po' più pic-
cole. Strato corticale composto di due parti : la periferica, data da
cellule colorate, esigue, oblunghe, quasi lineari, in 2-4 serie di linee
verticali; l'interna è fatta di cellule mediocri, oblunghe, più pallida-
mente colorate.
Ecco ora quanto si osserva nell'esemplare B.
Sezione subtonda, a margine grossamente lobato. 1 tre strati
corrispondono quasi esattamente a quelli dell' semplare A.
a. Dicranema furcellaliim J. Ag.
Dintorni di Massaua: Mar Rosso, Aprile 1870, leg. A. Issel.
A. Sarcon&ma furcellatam Zanard. Plocarìa furcellata Mont. Mer
Rouge. Misit E. Bornet.
134
B. Sarcoiiema furcellalum Zanard. Còte des Somalis. Ex herb.
Hauck. Misit E. Bornet.
Oss&rvaTjone. — A quanti rimanessero ancora perplessi sul va-
lore da accordarsi ai nomi di Dicranema furcellalum (Mont.) J. Ag.
e Sarconema furcellalum Zanard. in relazione alle piante od alla pianta
che vorrebbero designare, riescirà assai risolutiva la lettera magistrale
del chiariss. Dott. Ed. BorìMet, in data 5 Genn. igeò, alla quale cre-
scono valore queste dichiarazioni che si premettono: «Nell'erbario
Piccone non esiste verun esemplare di Sarconema furcellalum Za-
nard x- Così in lett. 7. 12. 1905, diretta allo scrivente dal Dott. A.
Forti attuale possessore dell' erb. Piccone.
«Nell'erbario del dott. Hauck si trovano alcuni esemplari di
Sarconema furcellalum, ma non un solo di Dicranema furcellalum.
Mi pare che Hauck ha unito le due Alghe. Fra gli esemplari di
Sarconema si trova anche uno di Gracilaria furcellala Zanard., se-
gnato, se non mi sbaglio, da Zanardinj stesso ». Cosi la chiar. Si-
gnora A. Weber van Bosso in lett. 12 Dee. 1908 diretta allo scrivente.
« Paris, 9 décemb. 1908. L' Algue de Massaua dont vous m' en-
voyez un fragment est bien le Sarconema furcellalum Zanard. Vous
pouvez vous en assurer en le comparant à B qui est détaché d' un
échantillon de la còte des Somalis, que j'ai recu de Hauck, et à ^
qui est pris sur un exemplaire .de la Mer Rouge, nommé Plocaria
furcellala par Montagne et par De Notaris. C est évidemment par
un lapsus calami ou memoriae que F^iccone a écrit Dicranema. Ce
genre n'est pas représenté dans la Mer Rouge.» (Ed. Bornet ad
A. Mazza).
« Paris, 5 janvier 190Ò. La synonymie du Sarconema furcellalum
ne me semble pas aussi confuse que vous dites. Elle me parait
avoir été fixée par Grunow dès 1874 "•
« En i85o. Montagne (Pug. Alg. Yemens.) decrit, sous le nom
de Plocaria furcellala une Algue de la Mer Rouge ressemblant au
Gracilaria confervoides, mais s'en distinguant par sa ramification
régulièrement dichotome et par un faisceau de petiles cellules occu-
panl le milieu de la coupé Irasversale de la fronde. Cotte piante a
donc, come vous avez pu le constater, les deux caractères princi-
paux du Sarconema [sine fruclu) ».
« C'est ce que Zanardini (Enum. des pi. de la Mer Rouge p. 58)
135
n'a pas su reconnaìtre puisqiril place le Pìocaria furcellata de Mon-
tagne parmi les Gracilaria dont la fronde est dépourvue de faisceau
médullaire. Il renvoie à J. Agardh qui pourtanl avail note la diffe-
rénce signalée par Montagne.
« Sonder, créateur du genre Dicranema (Bot. Zeitung 1845, p. 5ó)
rapporte à ce genre (Algae Austr. trop.) la Pìocaria furcellata Mont.
et son synonyme Trematocarpus furcellatus Kùtzing Tab. phyc. XIX,
pi. 73. Il fait observer que Harvey a eu tort de rattacher son Gra-
cilaria furcellata au Pìocaria furcellata Montagne. Les deux plantes
son différentes.
« On doit à M. Grunow (Alg. der Fidschi Inseln) un très utile
renseignement. Il a trouvc des tétraspores sur un échantillon originai
de Pìocaria furcellata Mont. Ces tétraspores sont semblables à ceux
du Sarconema furcellatum. En conséquence il établit la synonymie
suivante:
Pìocaria furcellata Mont., - Sarconema furcellatum Zanardini -
Trematocarpus furcellatus Kùtzing ».
« Dans les Pflanzenfamilien de Engler et Franti I, II, pag. 879,
on Ut que 1' espèce typique du genre Sarconema [S. fur celiai. Zanard.)
e' est dans l'Océan indien, et que deux autres espèces, non nom-
mées, se trouvent dans les mers australasiennes ».
« Il est dit dans la méme ouvrage (p. 372) que deux espèces
(non nomméesj du genre Dicranema se trouvent dans les mers au-
stralasiennes, que le D. Grevillei vient dan les còtes de la Nouvelle
Hollande et que plusieurs des autres espèces (également anonymes)
rapportées à ce genre semblent d'attribution très douteuse ».
«Le Dicranema Grevillei étant 1' espèce typique je vous envoic
en com.munication un échantillon de l'herbier Thuret determiné par
moi et un fragment de Texemplaire distribué par Harvey dans ses
Australian Algae. le n" ai pas d' échantillon de Sonder, le seul tout
à fait certain. Son herbier est maintenant en Australie. C'est un
peu loin pour aller le consulter ».
« Vous dites que la structure de l'exenriplaire du Sarconema de
l'herbier Zanardini ne se voit pas clairement sur les coupes en raison
de r affaissement des cellules. L'acide chlorhydrique ou I" eau de
Javel ajoutés en petite quantité à la preparation rendront aux cel-
lules leur forme normale. En tout cas cet affaissement ne saurait
13G
masquer la présence du cylindre filamenteuse que distingue tout de
suite le Sarconema des Gracilaria ».
« Dicranema et Sarconema se dislinguent par la structures des
cystocarpes ».
Da quanto è qui sopra riferito si deduce:
1." Che il prof. Piccone, qualunque ne possa essere stata la causa,
ha conservato nei proprio erbario e distribuito piante di Sarconema
fnrcellatum Zanard. sotto il nome di Dicranema furceìlatum J. Ag. ;
ir. Che il Dott. Hauck ebbe ad avvedersene in tempo per ri-
stabilire il vero nome di Sarconema furceìlatum Zanard. alla pianta
di che trattasi;
UT'. Che lo stesso Dott. Hauck, fra gli esemplari di Sarconema,
uno ne aggiunse di Gracilaria furcellata Zanard.
L'illustre Zanardini, in realtà, accompagnava il suo esemplare di
Gracilaria donato all' Hauck con un' etichetta scritta di sua mano,
cosi espressa: ^'. Gracilaria furcellata Mont. mar. rubr. Zanardini »
con che fece anche proprio il torto dell' Harvey, sopra rilevato dal
Dott. BoRNET, giacché non Gracilaria ma Plocaria furcellata di Mon-
tagne, altro non è che lo stesso Sarconema furceìlatum di Zanardini.
Lo scrivente si valse dell'opportunità offertagli dalla Signora A.
Weber van Bosse per trarre una sezione dall' esemplare Zanardiniano
conosciuto sotto il nome di Gracilaria furcellata, non riscontrandovi
alcun filamento nel midollo, e quindi è da escludersi ogni riferimento
alla Plocaria furcellata di Montagne. Anche esteriormente la forma
e la sostanza del citato esemplare di Gracilaria sono ben diverse
da quelle offerteci dal Sarconema furceìlatum Zanard. (d'origine del
M. Rosso) come si vedrà allorché se ne tratterà a suo luogo.
Gen. EUCHEUMA J. Ag.
Etym. eu bene, clieuma umore.
Se ne conoscono attualmente circa diciassette specie delle quali
cinque almeno (fra cui lo stesso E. Gelidium qui trattato), secondo
il eh. ScHMiTz, sarebbero piuttosto da aggregarsi ai gen. Meristotheca
ed Euryomma. Appartengono al Pacifico, Mare Indiano, Florida,
Guadalupa, Nuova Olanda, Africa orientale.
i3i. Eucheuma Gelidium J. Ag.
137
= Sphaerococcus Gelìdium J. Ag. - Mycìiodea polyacauiha Crouan.
- M. guadeliipensis Crouan.
Pianta alta 10-20 cent., a fronda compressa, ancipite, decom-
posto-pennata, con pennette distiche, piane verso l'estremità, e con
pennette brevi, spiniformi. L' esemplare avuto in esame rappresenta
la parte centrale dell'asse primario, della lunghezza di sei cent, e
mezzo, della larghezza di 3-4 millim. Ancipite, munito di rami com-
planati, subopposti, di varia lunghezza ed aspetto: alcuni semplici
lunghi 2-3 cent.; altri lunghi 5-8 cent., muniti di rami secondarli
a prevalenza unilaterali, cigliato-spinosi. La sostanza è duramente
cornea nel secco, di un bel rubino vista in trasparenza, atro-violacea
a prima vista, velata da uno strato assai tenue di pruina calcarea
bianco-cinerea.
Tessitura intima formata di tre strati : il midollare composto da
filamenti longitudinali, spesso capitati ad un'estremità, anastomosanti,
densamente stipati; strato intermedio di grandissime cellule subtonde-
elissoidali, fra le quali s'insinuano i fili midollari; strato corticale
sottile, di piccole cellule verticali in file moniliformi, rosee o por-
porine.
a. Eucheuma Gelidiiun J. Ag. Washed ashore, Key West, Florida.
Oct. 1896. Mrs. G. A. Hall.
Gen. ARESCHOUGIA Harv.
Etym. dedic. al eh. ficologo Areschoug.
=: Thamnocarpus, Fucus, Carpothamnion sp. auct., non Are-
schougia Menegh.
i32. Areschougia Laurencia Harv.
Fronda aita dai 5 ai 20 cent., filiforme , pressoché cilindrica,
quasi di eguale spessore in tutto il suo percorso, cioè del diametro
di 1-3 milL, parcamente provvista in basso di brevi ciglia lineari,
e lungamente denudata nello stato più adulto, per ogni lato subdico-
tomo-ramosa, in alto subcorimbosa e talora con rami prettamente
opposti dei quali i maggiori eretto-patenti appena attenuati alla base,
i minori strettamente lanceolati, infine piuttosto nodoso-inflati, re-
canti i cistocarpi. La sostanza è porporina, cornea nel fresco, scuretta
e cornea nel secco, non aderibile nella prima essiccazione, appicci-
cosa nelle ripreparazioni fortemente compresse.
138
La sezione dà un ambito tondo a, margine integro. Il centro è
occupato dal tubo assile, ambrino, isolato in un breve spazio incolore.
Da una prominenza parietale di esso tubo escono uno o pochi fila-
menti che vanno a congiungersi ad una rete di filamenti componenti
una fascia circolare sparsa di cellule rotondato-angolate. Cellule e fila-
menti quasi incolori. Cessata ogni propaggine di filamentazioni, segue
uno strato assai spesso di cellule minori, verticali, oblungo-lineari,
tanto più sottili ed appressate e tanto più intensamente colorate
prima di ametistino e poscia di violaceo-porporino quanto più si av-
vicinano alla periferia. Le cellule più interne, quelle cioè commiste
ai filamenti, sono piuttosto sparse in modo irregolare; tutte le altre
formano dei cerchi concentrici di vaghissimo effetto.
a. A. Laurencia Harv. Encounter bay (Australia). Mueller race, J.
Agardh determ. Ex herb. Ardiss.
b. Idem. .Australia. Race. Mueller. Ex herb. Piccone.
i33. Areschougla intermedia J. Ag.
Fronda subcilindrica in basso, indi appianato-Iineare, rilevata
longitudinalmente, nel secco, da una linea costituente una sorta di
costura dovuta alla prominenza del tubo assile. È subpennato-distico-
ramosa coi margini a distanza minutamente dentati, con penne e
pennette lineari, assai ristrette alla base e cogli apici acuminati. Ci-
stocarpi mammelliformi, prominenti nelle pennette.
La sezione della parte caulescente ha circoscrizione elittica. Essendo
questa stata praticata alla base di una dicotomia, anziché uno solo,
presenta due tubi assili: I' uno, più largo, corrispondente all'asse pri-
mario; l'altro, più stretto, corrispondente all'asse secondario già svolto
nella periferia della parte esaminata. Questi tubi sono tondi, a parete
sottile incolore, aventi nel centro un nucleo ambrino, talora con
macchie sanguigne. Il midollo che li circonda, assai abbondante, è
formato da filamenti incolori, piegati a semicerchio in contiguità alle
pareti dei tubi, il resto rettilinei, a direzioni diverse epperò varia-
mente incrociantisi. Ad essi vanno commiste cellule mediocri, pure
incolori, conseguenti trasformazioni prodotte dalle sezioni dei filamenti
stessi alcuni dei quali infatti si mostrano capitati. K questo midollo
fa seguito uno strato di 3-4 serie di cellule grandi, in parte tonde o
subtonde e in parte angolose, leggermente vinose. Strato corticale
assai spesso, composto di cellule piccole subtonde ed oblunghe, di-
139
sposte in regolari file verticali, formate ciascuna di 12-1 5 cellule di
cui le 3-4 componenti il giro periferico sono immerse in muco so-
lidescente lurido-giallastro. La sezione di un segmento cimale ha un
circuito lineare con estremità tonde. Presenta lo strato marginale di
cellule esigue, oblunghe, verticali, violacee, nettamente delimitato.
Al confine suo interno si staccano poche cellule subtonde e pochis-
simi filamenti semplici. Altri pochi filamenti longitudinali trovansi
isolati nell'area interna la cui maggior parte di spazio rimane perciò
vuota di tessitura. 11 centro è occupato da un tubo assile incolore
avente nel mezzo un gruppetto di minute cellule tonde parimenti
incolori.
a. A. intermedia J. Ag. Encounter Bay. Nov, Holland. Misit J.
Agardh ! Ex herb. De Toni.
b. Idem. Australia. Mùller race, J. Agardh determ. Ex herb.
Ardissone.
Gen. THYSANOCLADIA Endl.
Etym. thysanos fimbria, clados ramo.
= Lenormandia Mont., Ma///w^a J. Ag., Rìwdoinelae, Sphaerococci,
RJiyncococci, Bonnemaisoniae, Gelida, Prionilidìs sp. di ale. .'\ut.
i3^. Thysanocladia laxa Sond.
11 portamento, in tutti i suoi particolari, è quale viene descritto
nella Sylloge Alg. del prof. G. B. De Toni. L'esemplare in esame, se fosse
possibile un termine di confronto con le nostre comuni alghe, sug-
gerirebbe l'immagine di una gelidiacea, e più specialmente di una
Pterocladia assai impoverita, a penne rade, a divisioni assai grosso-
lane, larghe un mill. e mezzo, brevi e tronche 0 cortissimamente ed
esiguamente bi-tricuspidate. Veduta in trasparenza, dopo il colore
suo di un bel porporino-scuro, attraggono l'attenzione le costure che
longitudinalmente percorrono le penne. L'asse principale è lunga-
mente denudato nella parte interiore che è semplice. La pianta è
alta i5-20 cent., di sostanza assai ferma e rigida, per cui non ade-
risce punto alla carta.
La sezione ha forma lineare ad estremità rotondate. 1 margini
si mostrano ora rettilinei, ora ondulato-angolati. Cellule corticali mi-
nute un po' oblunghe, verticali, stipate, cariche di endocroma ame-
tistino-bruno. Lo strato sottostante è la continuazione meno stipata
140
delle stesse cellule più ingrandite, in parte tonde e in parte tendenti
alla forma filamentosa, disposte obliquamente e lassamente intrec-
ciate. Strato interne' composto di filamenti articolati, i più esterni obli-
qui alla periferia, i più centrali longitudinali. La parte esattamente
centrale è costituita da una lacuna lineare ora completamente vuota,
ora attraversata diagonalmente da qualche filamento.
a. Thysanocladia laxa Sond. (non Harv.) N. Holland, Det. J. Agardh.
Ex herb. Ardissone.
Ord. III. RHODYMENINAE
FAMIGLIE
SPHAEROCOCCACEAE BONNEMAISONIACEAE
RHODYMENIACEAE RHODOMELACEAE
DELESSERIACEAE CERAMIACEAE
Fam. I. SPHAEROCOCCACEAE (Dum.) Schm.
GENERI
PHACELOCARPEAE MELANTHALIEAE
SPHAEROCOCCEAE GRACILARIEAE
STENOCLADIEAE HYPNEAE
CERATODICTYEAE
Suhfam. I. PHACELOCARPEAE
Gen. PHACELOCARPUS Endl.
Etym. phaceìos fascicolo e carpos frutto.
— Ctenodus Kuetz. non Agassiz, Euctenodus I\uetz., Spliaero-
cocci, Gelida, Plocamii, Suhn'ae sp. auct.
i35. Phacelocarpus alatus Harv.
Purché conservi il suo bel porporino intenso, questa specie, co-
me tutte le altre del genere, si presenta con un aspetto assai elegante.
La fronda è ramosa fin presso la base, subcilindrica per breve tratto,
141
indi a sezione quasi elissoidea le cui estremità si prolungano in un
tratto lineare. Visto l'asse in piano, si manifesta nella sua vera na-
tura di disco assai consistente, e i due tratti lineari marginali altro
non sono che le parti piane del disco stesso le quali, a guisa di
strette ali, accompagnono la fronda in tutte le sue ramificazioni di-
stico-decomposte, con penne lineari pettinato-pinnatipartite. Questi
margini alati sono muniti di denti cuneati alla base, lunghi circa 2
mm., adunco-conniventi in su, contigui, terminati in punta semplice,
duplice o triplice. I denti, almeno quelli carpogeni, sono destinati a
tramutarsi nel pedicello reggente i cistocarpi e i nemateci; ne con-
segue che i denti a più punte debbano recare un numero corrispon-
dente di frutti che risultano così fascicolati, d'onde l'etimologia del
genere. La pianta è alta io-i5 cent, negli esempi, in esame. Il co-
lore è soggetto ad alterarsi o a svanire affatto, non tanto in seguito
all'essiccamento, quanto per ragioni patologiche 0 di ultra maturanza.
In questo stato gli esemplari simulano un aspetto lendinoso, bian-
castro o giallastro, come vediamo in molti idroidi. La sostanza, di-
venuta cornea, non aderisce.
Strato corticale assai spesso, di cellule minutissime, subtonde,
compatte, irregolarmente aggregate, con direzioni obliquo-verticali,
colorate. Strato intermedio formato da 3-4 serie di cellule grandi,
subtonde, scure, inframmezzate da filamenti provenienti dal midollo.
Midollo composto di filamenti articolati, fittamente intrecciati, riuniti
in fasci ondulato-radiati intorno al tubo assile centrale. Tubo cen-
trale elissoide il cui centro è occupato da cellule longitudinali, della
natura di quelle del secondo strato, cioè farcite di granuli amilacei.
a. Phacelocarpus alatiis Harv. Australia. Ex herb. Ardissone.
i3ó. Phacelocarpus Labillardierii (Mert.) J. Ag.
= Fucus Labili. Mert., Sphaerococc, Labili. Ag., Clenodus La-
bill. Kuetz., Euctenodus Labili. Kuetz., Fucus pipericarpos Poir., Pio-
camium pipericarpos Lamour.
Dal callo basilare largo circa un cent., munito di tubercoli radi-
cali aventi carattere di frondi abortite, sorge la pianta nel complesso
di tre frondi tosto ramose dal loro inizio, fino a raggiungere l'al-
tezza di 18 cent, e più. Disco e rami primari subcilindrici nelle parti
inferiori e medie che sono prive di denti, elittico-appianati in alto. Il
rameggio è distico-decomposto, a penne lineari, con rachide spessa
142
un mill., pettinato-pennatosette. I denti, piuttosto patenti, 2-3 volte
più lunghi del diametro del rachide, hanno base larghetta e la punta
acuta od ottusa secondo l'età, semplice, raramente duplice. Cistocarpi
largamente reniformi collocati nell' apice dei denti ; nemateci clavati,
pedicellati. Di questa specie negli esemplari in esame se ne distin-
guono due forme: 1' una assai robusta con penne lungamente fasti-
giate, raggiungenti persino i 10-12 cent.; l'altra, assai più gracile,
con penne lunghe appena un cent., disposte all'estremità di un ra-
meggio a corimbo, abbondantemente cistocarpifera. È questa forse
la var, macer Harv,
Sezione Glittica semplice nella parte caulescente, leggermente
acuminata alle estremità dell'asse maggiore nelle parti superiori.
Asse centrale formato da un tubo flavescente circondato da uno spa-
zio circolare in apparenza vuoto. Midollo abbondante di filamenti
articolati, incolori, contesti in ogni senso ma nell' insieme a disposi-
zione involucrante l'areola del tubo. Molti di questi filamenti sono
capitati ad un'estremità o ad entrambe, inizio della scomposizione
loro in cellule piccole incolori, che si trovano commiste ai filamenti
rimasti integri. Si nota poi una seconda serie di filamenti, pure ar-
ticolati, in gran parte disciolti in piccole cellule oblunghe, disposti
verticalmente. La base di questa serie si appoggia ad uno strato
speciale formato di cellule grandi, incolori, commiste a filamenti in-
trecciati, a direzione longitudinale. Tali cellule non si ripetono però
sempre in tutti gl'individui. Strato corticale spesso, di cellule esigue,
colorate, in varie serie, in file verticali.
a. Phacelocarpus Labillardieri J. Ag. Australia. Mùller. Ex. herb.
Ardissone.
b. Idem. Wellington, East Coast. Nuova Zelanda. Coli. Laing.
137. Phacelocarpus apodus J. Ag.
Altezza di 12 cent. Callo piccolissimo d'onde s'inalza la fronda
distico-decomposta con penne lineari pettinato-pennatosette con ala
strettissima o nulla. Denti distici, lunghi 2-3 volte lo spessore del
rachide a punta semplice o decomposta in tante punte fascicolato-
piramidate, massime nelle estremità. Cistocarpi verrucosi pedicellati ;
nemateci globosi quasi sessili sul rachide. Colore porporino; sostanza
solido-membranacea, non aderibile.
I^a sezione ha forma elittica con le estremità protratte. Tubo
143
assile che non sempre s'inturgidisce sotto la madefazione e allora
ha un aspetto lineare e il colore giallo-bruno. In alcuni casi 1' areola
che lo circonda, anziché essere conterminata dalla curva dei fila-
menti piegati ad arco di cerchio, lo è invece da filamenti che vi si dis-
pongono all' intorno con le loro estremità, e per conseguenza riescono
verticali all' areola. Si osserva inoltre che gli stessi filamenti sono
nella maggioranza disciolti in cellule a disposizione moniliforme. Lo
strato intermedio ha minor copia di filamenti che sono assai brevi
e in parte scomposti in cellule che si fanno assai grandi, rade e co-
lorate nella parte a contatto con lo strato corticale. Strato corticale
sottile, di cellule minim.e, colorate, fitte, in serie più o meno ordinate.
a. Pìiacelocarpus apodus J. Ag. Con cistocarpi (Australia).
i38. Phacelocarpus sessilis Harv.
Questa è di poco più delicata della specie ora esaminata. Di quella
ha lo stesso piano dispositivo delle parti che in alto tendono al co-
rimbo. Ha i nemateci globosi o clavati, talvolta gemini, pedicellati.
Cistocarpi ignoti. Il porporino suo naturale tende al giallognolo o la-
terizio chiaro. Non fa presa stabile sulla carta.
Sezione subtonda od elittica con le estremità prolungantisi in
forma brevemente conica o lungamente lineare. Ha elegante e chia-
rissima struttura assai caratteristica. Tubo assile flavescente circon-
dato da areola tonda intorno alla quale si presenta la massa com-
patta del midollo incolore di filamenti assai brevi, capitati e in gran
parte disciolti in cellule piccole, tonde o in forma di virgola. Segue
lo strato intermedio, sia immediatamente, sia separato da un breve
spazio circolare attraversato solo da pochi filamenti articolati, com-
posto di cellule grandi tonde o subtonde, farcite di granuli esigui
oscuri, e collegate da pochi filamenti articolati. Strato corticale sot-
tile, di cellule minime, tonde, colorate di porporino-vinoso.
a. Phacelocarpus sessilis Harv. Jsraeliten Bay, Novae Hollandiae.
F. MÙLLER. Ex herb. De Toni.
139. Phacelocarpus tortuosus Endl. et Dies.
= Sphaerococcus? echina ius Suhr, Euctenodus echinatus Kuetz.
È il più notevole fra tutti i suoi congeneri per la grande robu-
stezza che può assumere e i diversi suoi portamenti, uno dei quali
ha meritato una distinzione speciale dal Kuetzing che ne fece la va-
rietà oligacanthus, non forse accettabile,
144
Radice scutata. Fronda alta dai quattro ai trentacinque cent., e
dello spessore massimo di 3 millimetri nella parte caulescente e in
quella mediana dei rami principali, vagamente dicotomo-ramosa, sub-
cilindrica, con aculei spessi, conico-suholati, sorgenti da ogni parte,
lunghi 2-2,2 millim., trasformati o scomparsi nella parte inferiore.
Nemateci globosi, brevemente pedicellati, nell'ascella degli aculei. La
pianta nel secco è nerastra. Parecchi di questi dati sentono il bi-
sogno di un esame più particolareggiato della pianta in alcune delle
sue manifestazioni, ed a ciò potranno in parte servire i quattro indi-
vidui, di varie età, di cui dispongo.
Si tratta di pianta perennante. Ora se si ha riguardo agli ele-
menti di giudizio, quali l'età, la nuova prolificazione delle piante se-
nili, e i diversi ambienti di vegetazione, si ha quanto basti a spie-
gare la conformazione delle parti e il complessivo loro portamento.
La fronda giovanile è di sostanza piuttosto tenera; di ciò si ha prova
nell'avidità d'imbibizione, nella tenacità con cui aderisce, e nella
larghezza di un centim., che può assumere un giovane ramo sotto
la pressione, senza che perciò ne avvenga alcuna scomposizione
nella sua struttura. Un'altra prova della poca sodezza della materia
in questa età si ha dalla forte impronta lasciata dal tessuto del pan-
nolino che ha servito alla preparazione. Si nota questo fatto come
evidente contrasto in rapporto alle specie congeneri sempre subcar-
tilagineo-cornee, in confronto. La fronda emessa dal giovane callo
basilare si presenta già coi caratteri stessi che offrono le giovani
penne di una pianta adulta, o di prolificazione di una pianta bienne:
disco larghetto, subpianeggiante, abbondantemente dentato sui mar-
gini e talvolta nel corpo dello stesso asse. In questo stato i denti
sono nella maggioranza largamente conici alla base, commisti ad
altri di aspetto cigliare, tutti quasi sempre semplici. Procedendo nel-
l'età, il disco s'innalza in modo più o meno tortuoso e va gradata-
mente ispessendosi fino a conseguire la forma subcilindrica, perdendo
nel contempo quasi tutte le sue spine, mentre le poche conservate
si smussano, ingrossano e appianano la loro base, lasciando dell'es-
ser loro soltanto delle prominenti ondulazioni per le quali il disco
appare più tortuoso di quanto in realtà non sia. Nella pianta del-
l'anno il fenomeno si rivela soltanto nell'asse principale, mentre il
rameggio si presenta con tutta l' abbondanza delle sue spine. Allora
145
la pianta è per eccellenza poliacanta. Ma se le condizioni proprie la
favoriscono cosi nel suo sviluppo successivo e la proteggono contro
i traumi di ogni sorta, nel secondo anno comincieranno a denudarsi
anche i rami primarii, nel terzo anche i secondarli, e così via, finché
nelle piante più senili si presenta quasi sprovvista di spine; è cioè
divenuta oligacanta. Questi fenomeni, come dico, sono documentati
dagli esemplari in disamina e le gradazioni nella spogliazione delle
spine sono rivelate dalle epoche della raccolta, facendosi cioè più
palesi quanto più 1' anno si avvicina al suo termine. Le conseguenze
ultime dell'invecchiamento della pianta, oltre quella del denudamento
del disco e dei rami, sono inoltre la grande parsimonia e la confor-
mazione speciale delle penne emesse. Queste penne si fanno sempre
più piccole ed esili, coi margini, anziché dentati, esiguamente cigliati,
oppure esse hanno l'aspetto di un semplice peduncolo alla cui som-
mità allora le ciglia si agglomerano in forma piramidata nei pedun-
coli sterili, in forma di capolino nei peduncoli fruttigeri, cosiché il
frutto appare ora semplicemente involucrato, ora echiniforme.
In conclusione: la spogliazione delle spine si effettua gradual-
mente per solo effetto del tempo, e poiché nelle piante in genere
il fenomeno della comparsa, della modificazione e dell'obliterazione
dei caratteri, dovuto unicamente ad un' evoluzione pluriannuale, non
può costituire un titolo di varietà ma di semplice anzianità, non si
vede un motivo perchè si abbia a fare un'eccezione nel caso di cui
si tratta. Tanto varrebbe il riconoscere una varietà neW Homo pel
solo fatto che questo, invecchiando, ha perso i denti!
La sezione della parte caulescente dà una forma tonda o sub-
tonda munita nei prolungamenti dell'asse di due appendici conico-
lineari di varia lunghezza. Tubo assile ambrino-scuro circondato da
poca o nessuna areola. Massa midollare di filamenti incolori, brevi,
articolati, in gran parte disciolti in piccole cellule. Strato intermedio
di grosse cellule assai scure per materia granuloso-cellulare, oblunghe,
numerose, decrescenti di volume dal centro alla periferia, con fila-
menti interposti, provenienti dal midollo, e che s' insinuano fin presso
la base dello strato corticale. Strato corticale denso di cellule ob-
lunghe, intensamente porporino-vinose, piccole ed esigue, cioè de-
crescenti di volume dall'interno all'esterno, disposte in file molto
serrate, verticali. Verso l'estremità della fronda la sezione ha figura
10
i4é
subcircolare, grossamente, irregolarmente e piij o meno profonda-
mente lobata. Ivi si osserva che fra midollo e strato intermedio non
vi ha passaggio sensibile, in quanto la massa (composta di filamenti
brevi, a semicerchio intorno all'area tubolare, poscia, sempre più
brevi e disciolti in cellule esigue, intercalati gli uni e le altre di cel-
lule grandette oblunghe incolori) si spinge con questa uniformità fino
alla base dello strato corticale. A titolo poi di curiosità si nota che
talvolta, in luogo di uno solo, si presentano due tubi assili, ciò che
è dovuto all'incipiente biforcazione del ramo, l' inizio della quale ha
luogo internamente col raddoppiamento del tubo. In questo caso, in
corrispondenza dell'estremità del tubo novello si può scorgere nello
strato corticale un vero tubostomio.
a. Phacelocarpus echinatiis (Suhrj Schmitz. South Africa, the Ko-
wie, Jul. 4, 189Ó. Ex herb. Doct. H. Becker.
b. Idem. Idem. Idem. Idem.
e. Idem. Idem. io Oct. 1S93. Idem.
d. Idem. Idem. 2Ó Nov. 1895. Idem.
140. Phacelocarpus semitortus Schmitz.
Trattandosi di specie inedita, non ne conosco descrizioni. Della
sua autonomia dovrebbe esserci garante il nome dello illustre Autore
il quale deve essersene occupato ne' suoi manoscritti. L'esame dei
quattro esemplari posseduti la collocherebbe fra la precedente e la
seguente specie.
Pianta alta dai 5 ai 20 cent, e oltre, a seconda dell'età e delle
condizioni ambienti più o meno favorevoli al suo sviluppo. Nel primo
mese di età è interamente piana, e la fronda, col suo rameggio an-
cora accorciato e corimbiforme, ha un perimetro subcircolare. Con
l'ulteriore accrescimento le parti inferiori si vanno ispessendo e de-
nudando delle spine e il rameggio si allunga, allontanandosi sempre
più dalla forma del corimbo per assumere quella subfastigiata. Penne
e rachidi larghi nella prima età, con denti subopposti, cuneati alla
base, conniventi, acuti, lunghi quanto la larghezza del rachide; nella
coppia estrema sono conniventi cosi da formare un semicerchio, un
cerchio ed un'elissc. 11 rachide delle penne, massime nelle piante
più adulte, presenta talvolta delle strozzature più o meno allungate,
prive di denti. Nelle piante senili l'asse principale e le parti inferiori
dei rami, leggermente tortuosi l'uno e le altre, si spogliano affatto
147
delle spine, eliminandosi cosi le ultime vestigia conservatesi nella
mezza età. Cistocarpi reniformi brevemente pedicellati, assai scarsi.
Colore porporino che si fa un po^ scuro o gialliccio nel secco: so-
stanza cartilaginea nelle parti inferiori, submembranaceo -consi-
stente nelle penne giovani, discretamente aderibile nei due terzi
superiori.
La sezione della parte caulescente ha forma di elisse assai de-
pressa. Tubo assile ambrino o lurido-lutescente in area tonda od elit-
tica ben definita dai primi filamenti arcuati. Midollo assai denso di
filamenii lunghi, incolori, articolati, ad articolazioni brevi oblunghe,
non scioglientisi in cellule, commisti a cellule grandette di natura
indipendente. Strato intermedio di altri filamenti che talvolta sono
divisi da quelli del midollo da uno spazio breve a circoscrizione
elittica, commisti a cellule tonde, chiare e lievemente rosee, gran-
dette, mediocri e piccole. Strato corticale assai denso di cellule esi-
gue, intensamente porporine, in file verticali. La sezione verso la
estremità della fronda dà una forma elittico-fusiforme ed offre il so-
lito tubo nel centro di un' areola tonda, nettamente definita. In questo
caso, anziché vuota, essa mostra di essere occupata da diversi tubi
formati da mcmbranelle concentriche, di trasparenza vitrea, la cui sot-
tigliezza è tale da non rendersi visibile che sotto date condizioni di
luce. Midollo di pochi filamenti brevi e di molte cellule piccole, tonde.
Strato intermedio abbondante di grosse cellule oblunghe, scurette,
longitudinali, collegate da filamenti originanti dal midollo e che si
spingono verso la periferia dove le cellule si son fatte assai più pic-
cole. Strato corticale assai denso per file di cellule esigue, intensa-
mente colorate, verticalmente disposte.
a. Phac. seìiiitortiis Schmitz. South Africa, The Kowie. Gennaio
i885. Ex herb. Dott. H. Becker.
b. Idem. Febb. 6, 1898. Idem.
e. Idem. Magg. i5, iSgS. Idem.
d. Idem. Novemb. 23, 1895. Idem.
141. Phacelocarpus epipolaeus Holmes.
= Pli. disciger Holm. mscr.
Si distingue a primo aspetto dal precedente per le frondi più
gentili, cioè più strette e coi denti più ravvicinati, subopposti e un
po' meno incurvi, dei quali assai tardi e non sempre in modo iute-
148
graie la pianta se ne spoglia, tranne per pochi centimetri alla base
dell'asse primario e alla base dei rami principali.
Fronda subcilindrica alla base con costa immersa poco apparente,
indi appianata. Rami corimboso-pennati con pinne lineari pettinato-
pinnulate, coi denti larghi alla base, incurvi, lunghi quanto è largo
il rachide o poco più. Cistocarpi reniformi brevemente pedicellati; ne-
mateci ovato-globosi ; anteridii subsessili, oblungo-ovati, pallidi. Negli
esemplari in esame l'altezza è di 25 centim. e oltre e di un'espan-
sione flabelliforme di centim. 35. Sostanza subcornea nel secco, ade-
ribile al foglio. Colore rosso-bruno.
Sezione elittica. Struttura molto aijine a quella del precedente.
Filamenti meno interrotti; passaggio dal midollo allo strato in-
termedio meno pronunciato. Le grandi cellule di questa parte sono
molto meno abbondanti, minori di volume e di un roseo-pallido.
a. Ph. epipolaeus Holmes et Batters. Ex herb. Dott. fi. Becker
South Africa. The Kowie, Mar. 1897. Idem.
b. Idem. Magg. 1896. Idem.
e. d. e. Idem. Nov. 2Ò, 1895. Idem.
Subfamilia 11. SPHAEROCOCCEAE Schmitz.
GENERI
SPHAEROCOCCUS (Stackh.) Grev. — HERINGIA J. Ag.
Gen. SPHAEROCOCCUS Stackh.
Etym. sphaìra sfera e coccos grano.
Il nome di Sphaerococcus, per quanto alto e frequente suoni
nelle Floridee, ormai non serve che a designare sole cinque specie,
di cui quattro non si possono affermare come bene stabilite.
142. Sphaerococcus coronopifolius (Good. e Wood.) Ag.
La pianta è cos'i comunemente nota in tutto il Mediterraneo,
che se ne ommette la descrizione esteriore. Indipendentemente dal-
l' essere più o meno robusta, si presenta sterile piuttosto di frequente,
e tanto in questo caso come negl'individui fruttigeri, varia in alcune
particolarità relativamente alla lunghezza, larghezza e disposizioni
140
delle sue divisioni estreme. Due casi che si offrono in relazione a
tali variazioni sono quelli dei cistocarpi radi, intensamente colorati,
robustamente e brevemente (talvolta anche subsessili) pedicellati a
base nuda o munita di uno o più denti involucranti o quasi, im-
piantati sopra rami subcilindrici; oppure i cistocarpi sono abbon-
dantissimi, pallidetti, piccolissimi, a mucrone facilmente deciduo, sor-
retti da un lungo peduncolo esile, e per la massima parte occupanti
le parti superiori di rami largamente appiattiti. Alla prima forma
appartengono tutti gl'individui della numerosa provenienza medi-
terranea ; alla seconda quelli dell' isoletta Le Cerf presso l' isola Cal-
lot (Finistcre). Beninteso che questi rilievi non debbono implicare
una conseguenza generica di differenziamento tra le due provenienze.
La sezione della parte caulescente ha forma subtondo-elittica.
Tubo assile centrale, lutescente-scuretto, articolato, farcito di endo-
cromi massime nelle articolazioni, più chiare nel corpo di esse nel
cui centro evvi allora un punto più scuro subtondo o lineare. 11
tubo è circondato da filamenti lunghi, articolati, farciti di materia
granulosa, dirigentisi obliquamente verso lo strato intermedio. Strato
intermedio composto di grandissime cellule rotondate, gradatamente
ma di poco decrescenti verso l'esterno, densamente farcite della
stessa materia granulosa che le rende intensamente opache. Strato
corticale di cellule minute disposte in file moniliformi subseriate scu-
ramente giallastre per effetto dell'indicata materia. Quando questa
è meno abbondante, la visione riesce più limpida e allora si scorge
che una parte dei filamenti midollari penetra fra cellula e cellula dello
strato intermedio, e che alcuni si scompongono in cellule piccole.
Inoltre fra il corpo centrale del tubo e la parete di questo si pos-
sono osservare le solite membranelle vitree concentriche.
Nelle parti superiori della fronda la sezione (ad elisse assai com-
pressa) presenta una visione limpidissima, essendo ivi scomparsa
qualsiasi traccia di materia granulosa. Tutte le parti della struttura
sono, naturalmente, assai qui ridotte. La massa midollare ha forma
molto allungata disposta longitudinalmente. I filamenti circondanti il
tubo fanno una massa a sé, subtonda: sono assai corti e molti an-
che scomposti in cellule piccole, mentre si mantengono lunghi e
con direzione longitudinale nelle masse costituenti i prolungamenti
della massa centrale. Lo strato intermedio presenta un reticolato di
150
cellule assai grandi nella parie a contatto col midollo, indi sempre
più stretto quanto più si avvicinano allo strato periferico che è assai
sottile e intensamente colorato.
a. Sphaerococcus corotiopifolius Stackh.
Le Cerf, aux plus basses mers. Septembre 1903. Coli. J. Chalon.
Gen. HERINGIA J. Ag.
Etym. al eh. Hering, descrittore delle Alghe natalensi.
143. Heringia mirabilis (Ag.) J. Ag.
= Sphaerococcus mirabilis Ag. - Gelidium mirabile Harv. - Sphae-
rococcus rostratus Ag. - Rhyncococcus ? rostralus Kuetz. - Fticiis siib-
vertìcillatus Mert. mscr. - Sph. confervicola Cham. - Gelidium con-
fervicola Kuetz.
Pianta subsetacea, bruno-nerastra nel secco, di aspetto polisifo-
niaceo, a perimetro flabellato o circolare a seconda del numero delle
frondi a callo basilare comune. È alta dai 5 ai 18 cent, negli esem-
plari donatimi dal Dott. Becker. Sorge cespitosa da un callo che si
apprende a materia calcare, ma cresce anche sopra alcune Alghe e
Spugne. Lo spessore della fronda è un po' minore di quello di una
penna passerina; è subcilindrica in basso, piana in alto, ramosissima,
a ramificazione dicotoma eretto-patente, ora flabellato-fastigiata, ora
a segmenti alterni sempre più brevi da ogni lato nelle parti supe-
riori. Cistocarpi subsferici del diametro della fronda, singoli nei seg-
menti laterali indivisi, bini nei forcuti. Tetrasporangi negli apici in-
crassali.
La sezione è subtondo-ellittica 0 lineare, secondo la posizione
d'onde è presa. Struttura elegantissima, interamente vinoso-porpo-
rina, all' infuori del tubo lutescente, perfettamente delimitata nelle
sue tre parti di cui è composta. Il centro è occupato da uno stretto
tubo lungamente articolato. Strato intermedio assai voluminoso, for-
mato da grosse cellule nucleate oblunghe nella parte più interna,
più piccole e tonde nella parte più esterna dove sono distanziate ;
quelle interne sono invece cos'i ravvicinate da figurare un reticolato.
Strato periferico di cellule minute, disposte assai regolarmente in
file verticali.
I5l
a. Iter/ligia inirabilìs J. Ag. South Africa. The Kowie, (jjun. i8<;4.
Ex Herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
Subfam. III. STENOCLADIEAE Schmitz.
GENERI
STENOCLADIA J. Ag. — NIZYMENIA Sond.
Gen. STENOCLADIA J. Ag.
Etym. stenos angusto, clados rametto.
144. Stenocladia Sonderìana J. Ag.
= Ginannìa auslralis Sond. - Halymenia aiistralis Sond. - Plia-
celocarpus austraìis J. Ag. - Euctetìodus australis Kuetz. - non Are-
schougia Hgulata, nec Areschougia australis.
Fra le sei specie che si conoscono, è questa una delle tre a
fronda piana. Alla diagnosi recata dalla Syll. A/g., si aggiungono le
seguenti osservazioni desunte dagli esemplari esaminati. In questi è
alta 8-14 cent, con i rachidi e le penne larghi poco più di un mil-
lim. 11 portamento diversifica tra la pianta sterile e quella cistocar-
pifera. La prima è più fittamente ramosa fin presso la base, meno
sentitamente costata nella parte inferiore, egregiamente corimbosa
in alto dove il corimbo è assai espanso, ricco di ramoscelli e di
denti, coi rachidi più stretti, a strozzature assai rade e poco sensi-
bili. La forma fruttigera deriva il portamento suo più slanciato dalla
scorsa ramificazione inferiore, dalla parte caulescente assai pronun-
ciata e dal corimbo assai fastigiato provvisto di pochi e assai corti
denti. In questa forma le dicotomie hanno luogo sopra un'apparente
stroncatura del rachide e ciascuno dei rami che le compongono (uno
dei quali talvolta abortito o asportato) riesce sentitamente e lunga-
mente attenuato alla base, e laddove invece non si producono di-
cotomie le attenuazioni sono meno evidenti e più corte. Cistocarpi
marginali, tondi, sessili, isolati o ravvicinati a 2-4, radi nelle parli
medie, numerosi, ma non soverchiamente abbondanti, nei fastigi del
corimbo. Sostanza cartilaginea 0 subcornea nel secco, non aderibile,
152
e si presenta molto lucida guardala orizzontalmente all' altezza del-
l'occhio. Colore porporino.
La sezione della parte caulescente ha forma elittica. Tubo as-
sile a parete incolore con nucleo policellulare amorino. Midollo ab-
bondante di filamenti articolati, quali semplici, quali capitati, com-
misti a cellule sciolte, rosee. Nelle parti superiori la forma della se-
zione si mantiene quasi eguale. Ivi il nucleo del tubo si mostra leg-
germente roseo. 1 filamenti del midollo sono scomparsi, o meglio,
tramutati in cellule strette, oblunghe ed in altre spiniformi. Strato
intermedio di cellule mediocri, rosee, tonde, grandette, distanziate.
Questo strato potrebbe anche considerarsi come la base dello strato
corticale che è assai sottile, composto di cellule piccole, oblunghe,
verticali.
a. Stenocladia Sonderiana J. Ag. Champion bay. Australia. Ex
herb. Ardissone.
Gen. NIZYMENIA Sond.
Etym. ni-^o, lavo, purgo, e hymen membrana.
145. Nizymenìa australis Sond.
= AìiiylopJiora Coleae J. Ag. - Areschougia conferta Harv. -
Gdidium compositum Kuetz.
Finora il genere pare rappresentato da questa sola specie, e la
creazione sua, in rapporto alle Stenocladiacee, è dovuta ai nuovi ele-
menti accennati nelle sinonimie qui riportate. Il nome di Amylo-
phora Coleae è dovuto alla grande quantità di amido di cui la strut-
tura è farcita; quello di Aresch. conferta si riferisce al carattere
della pianta densamente cespugliosa; quello infine di Geìid. compo-
situm accenna alla scomparsa di un regolare e stabile tubo assile,
nonché alla natura della fronda composta di divisioni perfettamente
isomorfe sovrapponentisi.
Veramente j. Agardh un tubo ve lo avrebbe scorto nei giovani
individui il che, se mai, dovrebbe verificarsi nella parte caulescente;
ma allo scrivente mancano dati sulla vera sua natura.
Comunque, la pianta, oltre che dalle forme sue esteriori, è as-
sai bene caratterizzata dalla sua intima struttura quale si presenta
nelle frondi adulte. Inoltre queste frondi attestano assai bene l'aQi-
163
nità con le Stenochidìa pianeggianti, e più precisamente con la (ronda
fruttigera della S. Sonderiana nella quale si è notata già la tendenza
del rachide a certe strozzature originanti le prolificazioni dicotome,
quasi preludio al carattere esteriore più spiccato che si riscontra
nella Niz^ymenia di che si tratta.
La pianta, cespitosa, sorge da un callo più o meno ampio a
mezzo di uno stipite filiforme assai esile (meno di mezzo mill.) che
man mano si allarga nel disco piano, largo un mill. e mezzo.
11 complesso delle frondi può raggiungere i 3o cent, di altezza
ed una circoscrizione assai espansa. Già poco sopra lo stipite si ma-
nifesta il modo speciale di accrescimento del disco, cioè mediante
ripetute costrizioni delimitanti una sequela di divisioni, dapprima
tonde, piccole, assai ravvicinate, quasi moniliformi, poscia ovali, me-
diocri, più 0 meno distanziate.
Nei due terzi superiori della pianta queste divisioni si fanno
lineari e della lunghezza di 1-2 cent. Dai margini di queste ultime
divisioni hanno origine i rami (penne) alterni 0 subopposti, parimenti
muniti di costrizioni come il disco, i quali alla loro volta producono
delle linguette (pennette) pedicellate, lunghe da mezzo cent, ad un
cent. Cistocarpi subpedicellati. Colore rosso sanguigno che si fa più
scuretto nel secco. Sostanza cornea, non adcribile.
La sezione trasversale ha forma lineare con le estremità roton-
date. Midollo abbondante di filamenti lunghissimi, flessuosi e per
lunghi tratti subrettilinei, longitudinali, lassamente intrecciati, ad ar-
ticolazioni rade e quindi assai lunghe, molto tenaci come lo rivela
il fatto dei loro fascetti liberi resistenti al taglio fatto a mano leg-
gera nelle sezioni diagonali, commisti a cellule biancastre, torbide
per effetto della molta materia amilacea da esse contenuta.
Ne risulta un ammasso uniforme bianco-cinereo nel quale rade
volte è dato di scorgervi un brevissimo spazio subcircolare meno
opaco attraversato da pochi filamenti, rappresentanti una sorta di
cavità assile non mai però delimitata da una parete propria delle
cavità tubolari. Il fatto che questa cavità non è sempre centrale, non
è sempre unica e più spesso vi manca affatto, escluderebbe la con-
statazione di un asse uniforme e costante. Lo strato intermedio è
formato da cellule poco più grandi di quelle indicate, rotondato-an-
golate, accompagnate sempre dai filamenti descritti, in minore ab-
154
bondanza. Strato corticale ben definito di cellule minute, porporine,
verticalmente seriate.
Nelle pennette il midollo è talvolta percorso da una spaccatura
longitudinale, lineare-fusiforme, ma anche quando la .massa è inte-
gra non presenta mai alcun accenno ad un' areola o punto assile
comechessia.
a. 'Ni^ymenia auslralis Sonder. Australia. MùUer race, J. Agardh
determ. Ex herb. Ardissone.
Subfam. IV. CERATODICTYEAE Schmitz.
GENERI
CERATODICTYON Zanard. - GELIDIOPSIS Schmitz.
Gen. CERATODICTYON Zanard.
Etym. ceras corno e dictyon rete, allusivo all' organizzazione
intima.
146. Ceratodlctyon spongiosum Zanard.
= Spongia cartilaginea Esper. - Marchesettia spongioides Hauck.
Sopra alcune Alghe dell'Oceano Indiano, 1882, pag. 3, n. 3, t. HI.
Hedwigia 1889, p. 175.
Nelle simbiosi (marine specialmente) tra animali e piante, si
danno fenomeni cos'i strani e mirifici sulla cui natura e importanza
biologica in rapporto agli esseri che le compongono non si hanno
finora dimostrazioni di fatto sufficienti a spiegarne completamente
l'essenza. Noi comprendiamo abbastanza bene il fatto dell'assimila-
zione della materia organica e minerale nella sua forma di suddivi-
sione molecolare o colloidale per parte degli animali e delle piante,
in quanto gli uni e le altre, pure aventi un ambiente comune, vi si
evolvono con la maggiore indipendenza possibile nella unità del
tutto. Senonchè questo tutto è come un corpo immane dalle miriadi
di membra e di viscere le cui parti più grossolane trovarono facil-
mente il loro posto nella divisione sistematica della materia organica
continuamente trasformantesi nel circolo della vita, e della materia
inorganica che non cessa dall'essere vivente nell'apparente sua iner-
156
zìa. Questo corpo, di cui si e pcirlato a guisa di similitudine, ha pure
il suo sistema nervoso e di circolazione di fluidi, le cui infime sud-
divisioni ultra capillari si sovrappongono, si aggirano su loro stesse,
s'intrecciano in mille guise e finiscono per anastomizzarsi e rianasto-
mizzarsi cosi che gli esseri che ivi si svolgono perdono qualsiasi
parvenza e ragione di un'autonomia che sarebbe incompatibile con
le cause genetiche. Si direbbe che in questo punto la natura si trovi,
per certi riguardi, in quelle stesse condizioni dei primordi della vita
sulla giovane terra. Ben si comprende come le manifestazioni vitali
che si producono in questi più riposti confini della massa vivente (la
sola che vive a sé e per sé) non possa mai entrare nelle sistema-
tiche umane per quanto si suddividano, essendo ad esse indispen-
sabile un filo ehe le guidi in un labirinto così intricato nel quale,
per mancanza di suQicienti nozioni, viene a smarrirsi persino ogni
nostra induzione.
Allo sviluppo del Ceraiodlctyon è indispensabile la simbiosi sua
con le Spongìa? Il fenomeno della simbiosi è ancora di quelli che
non arrivano ai confini dell'anastomosi di cui si é già parlato, e
infatti nel caso di cui si tratta siamo assai lontani dalle più infime
crittogame; ma ciò non di meno se simbiosi esistesse, servirebbe a
provare con quanta graduazione la manifestazione vitale si avvia ad
una delle ultime sue conseguenze, che é quella di confondere in
esseri spesso transitori e mutabili, a seconda delle concomitanze ne-
cessarie 0 semplicemente fortuite, due essenze cosi diverse, quali l'a-
nimale e la vegetale. Dicesi diverse pel modo con cui comunemente
usiamo giudicare in proposito, osservando ad es. una Cetonia sopra
una Rosa e delle magnifiche Sogliole sopra un letto di Ulva La-
ciuca. Gli è che non la Natura, ma le nostre cognizioni fanno
dei salti.
La simbiosi vera implica la coesistenza di due o più esseri che
isolatamente non potrebbero raggiungere il rispettivo completo loro
sviluppo. Air infuori di questo caso, ogni altro che ne ha le sem-
plici apparenze non può essere considerato come simbiosi completa.
Simbiosi incompleta è il caso del parassitismo per parte di uno degli
esseri e di semplice ospitalità per parte dell'altro. Di che natura
possa essere la simbiosi del Ceratodiclyon con le Spongia noi igno-
riamo; certo è che non trattasi di simbiosi vera. Si tratta piuttosto
156
di mimetismo il quale, fortuito o voluto che sia, deve certo avere
il suo alto significato biologico.
Ora preme semplicemente rilevare l'organizzazione della pianta
in rapporro alle Spongia. In fatto di taliofite, finora abbiamo assistito
al più comune dei fenomeni : quello di una fronda unita, uniforme-
mente costituita e che tale si presenta nel suo insieme. Qui invece
siamo in presenza di una fronda complessa nel senso che T elemento
filiforme di cui è costituita si presenta, nel suo insieme, in modo
tale da dare origine ad un aspetto tutt' affatto diverso dell' elemento
costitutivo separatamente considerato nella sua esteriorità, come si
dirà in appresso.
Le Spongia hanno aspetto perimetrale subgloboso, grossamente
e tondamente lobato, oppure ciatiforme o in vario modo ramificato,
e sono composte di un tessuto uniforme, con vani interni e caver-
nole esterne o anche unitamente pannose, di varia forma e gran-
dezza, congiunto ad una speciale materia mucosa o gelatinosa di
natura essenzialmente animale. In questa sostanza si producono
dei pertugi e dei canali muniti internamente di filamenti cornei e
spicule di natura calcarea o silicea in fasci incrociati, costituenti un
telaio solido che non trova alcun riscontro nella pianta in esame.
Si osserva inoltre che neir animale i filamenti sono sempre interna-
mente privi di midollo cellulare e di cellule stratificanti. Questi fila-
menti sono assai lassi, brevemente ramificati, terminati in punta
semplice, acuta, oppure a martello o forcata, di tratto in tratto mu-
niti di rigonfiamenti speciali prodotti dalla presenza di corpiccioli
ovoidi o sferici che tengono luogo di una sorta di larve o corpi ri-
produttori.
Il Ceralodictyon ha frondi incolori, filiformi, assai esili, cilindri-
che, divise in rami secondari ancora più esili, ripetutamente con-
fluenti e anastomosanti così da formare tante maglie obovate, sub-
rettangolari o altrimenti di forme varie sempre oblunghe, risultandone
cosi un fitto reticolato la cui compagine è ancora collegata da fila-
menti rizoidi. Ne risulla un tessuto di apparenza, di colore e di con-
sistenza spongiosi, egregiamente unito. La configurazione di questo
tessuto, pure variando nelle particolarità, segue un tipo di ramifica-
zione libera o confluente, di cui si ha un esempio nell' individuo
preso in istudio.
167
L'esemplare misura 12 cent, in altezza e 4 mill. di diametro
nei rami semplici e di quasi 3 cent, nelle confluenze delle ramifi-
cazioni. Poco sopra la base cuncata ha origine un primo ramo ri-
masto senza ulteriore sviluppo, indi la pianta si biforca una prima
volta Nella seconda biforcazione uno dei rami (che chiameremo di
destra, in rapporto all' applicazione dell'esemplare alla carta) mag-
giormente evoluto, in confronto al primo, rimane isolato; quello di
sinistra, congiungendosi al suo corrispondente destro della biforca-
zione sinistra, viene con questo a formare una prima finestra di con-
figurazione piriforme capovolta, e cioè con l'apertura massima in
alto, larga 2 e alta 3 cent. Sopra questa finestra si staccano due ra-
mificazioni : quella di destra si biforca in una dicotomia i cui rami,
quasi paralleli, rimangono cos'i aperti; invece i rami della biforca-
zione sinistra, similmente paralleli, confluiscono alla loro estremità,
dando luogo ad una seconda finestra irregolarmente rettangolare,
alta 8 millim., larga 3 mill. Sopra questa apertura ha origine una
tricotomia i di cui tre rami, sempre paralleli, riunendosi in alto, ven-
gono cos'i a formare due finestre oblunghe, di forma irregolare, alte
2 cent., larghe 2-3 millimetri. Finalmente sopra queste due aper-
ture si presenta l'inizio di una seconda tricotomia che pare stron-
cata da un accidente esteriore.
Si nota che i rami liberi ossia non confluenti, si trovano collo-
cati tutti da uno stesso lato che qui si è convenuto di chiamare de-
stro. Se questo fatto possa costituire un carattere oppure si debba
a un mero caso individuale, è ditjlcile il giudicare sopra un unico
esemplare. I rami liberi hanno l'estremità rotondata.
Questo tessuto foggiato nella forma cos'i caratteristica ora de-
scritta parebbe doversi considerare come la vera fronda, accordando
ai filamenti di cui è composto il semplice valore di elemento costi-
tutivo. Il complesso della forma stessa darebbe a divedere di non
allontanarsi dei processi comuni, che pel fatto di essere priva della
membrana di tegumento 0 dello strato mucoso solidescente ricoprenti
il sistema corticale. Ma le maglie di cui la massa si compone, per
quanto disposte secondo la regola generale che presiede alla struttura
intima delle alghe superiori, in questo caso non sono cellule. Questo
complesso di tessuto presenta, nella sua sezione longitudinale, uno
strato corticale di maglie più fitto verso l'esterno, e meno verso
158
l'interno, ed un midollo a maglie assai grandi rettangolari, decre-
scenti verso l'esterno. Ebbene, in questo luogo tuttociò non costi-
tuisce che il processo della architettura ordinaria applicato ad un
fatto straordinario.
hi conclusione: riconoscendo nel Ceratodichon la natura dei
filamenti nella loro organizzazione esteriore cosi complessa e già per-
fettamente evoluta, come l'intima loro struttura composta di midollo
e di strato corticale, riesce impossibile il parificarli al comune ele-
mento costituito filamentoso e negar loro il valore di una vera e
propria fronda. 11 fatto straordinario a cui si è alluso, pur tuttavia
frequente nelle manifestazioni vitali in genere, in questo caso, più
che con una simbiosi di cui non conosciamo le ragioni della sua es-
senza, dovrebbesi spiegare come un fenomeno di mimetismo sulla
evidenza del quale già abbastanza depone la comune apparenza del-
l'animale e della pianta (*).
In quanto al preteso Cerafodictyon che sarebbe stato trovato
abbondantemente una volta tanto in una conchiglia (Aì'ca Noae L.)
presso l'isola di Zlarin in Dalmazia (A. Valle, Hauck), è assai lecito
il dubbio che possa realmente trattarsi del gen. ora esaminato. Si
può ritenere che lo stesso dubbio sia stato più tardi condiviso dallo
stesso Hauck inquantochè né di Ceratodiciyon né di Marchesettia
egli ha fatto menzione nelle sue Die Meeresalgen (Leipzig i885) con
prefazione in data di Trieste, ini December 1884, vale a dire molto
posteriormente alla pretesa scoperta. Cosi pure non ne è fatto cenno
nell'Algarium Zanardini.
Secondo Zantardini, Hauck, Askenasy cresce nell' Oceano Indiano
e nel Pacifico Tropicale.
a. Marchesellia spojigioìdes Hauck. Oceano Indiano, Dicemb. 1880.
Dott. Marchesetti,
(^) Non è affatto provato che il Ceratodiciyon sia esclusivamente epispongio.
Le Gelidiopsis pannosa e scoparla, la cui fronda è costituita del pari come quella
del CeratodictyoJi, crescono sui Coralli e sulle conchiglie. Le Spongocloniee si
apprendono alla Zostera, ad Alghe diverse ed agli scogli; V Haloplegma Preisii
cresce indifferentemente sulla ' yniodocea antarctica e sulle rocce cretacee.
169
Gen. GELIDIOPSIS Schmitz.
Etym. Gelidiiun genere di Alghe e opsu abito, aspetto o par-
venza.
Il genere fu creato dal eh. Schmitz nel 1895, togliendone i com-
ponenti da poche specie già annoverate fra i Gelìdium. Si caratte-
rizza per la struttura densamente parenchimatica, ma più special-
mente per la fruttificazione assai minuta, decisamente sessile, rac-
colta nelle sommità dei rami superiori. L'organizzazione dei cisto-
carpi si accosta a quella che si riscontra nel Ceratodiclyon. Questo
richiamo assume una speciale importanza anche pel fatto che si ve-
rifica nella Gelìdiopsis pannosa (Grun.) Schmitz, e nella Gelidiopsis
scoparla (Mont. et Mill.) Schmitz: quello cioè di una fronda cilindrica
esilmente filiforme contesta a rete assai densa e rifoggiata in modo
dendroideo-spongioso. Tali specie sono assai rare e gli esemplari re-
lativi forse si trovano unicamente nelle collezioni dei citati Autori,
perché qui se ne possa discorrere (^). L' eg. signora A. Weber van
BossE aggiunse ultimamente al gen. Gelidiopsis altre due specie to-
gliendole parimenti dai Gelìdium. Al riguardo, essa stessa ne riferirà
nello studio intrapreso sulle Floridee raccolte durante la spedizione
del Siboga nelle Indie Neerlandesi (1899- 1900). Al presente di Ge-
lidiopsis se ne contano in tutto sei specie.
147. Gelidiopsis variabiiis (Grev.) Sch.mitz.
=r= Gelidium variabile (Grev.) J. Ag. - Gigariina variabiiis Grev.
mscr. - Gelidium acrocarpum Hauck.
Pianta densamente cespugliosa, alta 4-10 cent., poco più spessa
di una setola porcina, Frondi subcilindriche repenti, contorte od ag-
(>) Erano già scritte queste righe quando in proposito mi pervenne una let-
tera del eh. Dott. Ed. Bornet, in data di Cosne 12 Agosto 1906, dove è detto:
«Non sono certo di potervi mandare i campioni che desiderate perchè non son
sicuro di averli. Al Museo imperiale di Vienna voi troverete forse il Gelidium
pannosum, poiché io credo che ad esso il sig. Grunow ha donate o cedute le sue
collezioni. L'erbario Montagne è conservato al Museo di stor. nat. di Parigi.
È probabile che il Gelidium scoparium non si trovi altrove. I campioni riportati
da viaggiatori non algologi sono generalmente poco numerosi e rari nelle colle-
zioni ».
160
grovigliate alla base dove emettono fibre radicanti conteste, indi cur-
vato-erette, semplicissime da giovani, poscia parcamente ramose in
alto, coi rami ora solitari, ora bini, ora in fascetto di 3-4, talvolta,
unilaterali ottusi all'estremità. Cime fertili leggermente ingrossate,
cuneato-mitreformi, recanti cistocarpi assai piccoli, scuretti, ovoidi
sessili, solitari o parcamente aggregati. Questa fruttificazione mi fu
dato di constatare sopra un esemplare della stessa provenienza di
quelli che servirono allo Schmitz per l'aggregazione al nuovo genere.
Sostanza cartilagineo-cornea nel secco, non aderibile, di colore por-
porino tramutantesi talora in rosso bruno, in laterizio 0 giallastro.
La sezione ha forma subtondo-elissoide, Subtristromatico. Mi-
dollo incolore di scarso volume, ora poco evidente per l'abbondanza
di materia parenchimatica che tutta pervade la struttura, composto
di cellule oblunghe longitudinali, ora meglio definito nel qual caso
le cellule si mostrano quasi moniliformi, ossia nell'apparenza di bre-
vissimi filamenti articolati longitudinali. Lo strato corticale può va-
riamente interpretarsi. Infatti, la parte perimidollare, assai abbondante
incolore, sta a sé ben definita cos'i com' è composta di cellule tonde,
mediocri, leggermente decrescenti nell'avvicinarsi alla corteccia. Strato
corticale di parecchie serie di cellule colorate, piccole, oblunghe, di-
sposte in regolari file serrate perpendicolari, le cui serie superiori
sono immerse in muco giallognolo solidescente.
a. Gelidium variabile J. Ag. Yi.^ Corvetta Vettor Pisani. Colombo
(Ceylan); scogli lungo la costa. Febb. i885. Race. G. Chierchia. Ex
herb. Achille Forti.
148. Gelidiopsìs rigida (Grev.) Weber van Bosse.
Gelidium rigidiim (Vahl) Grev. - Fuciis rigidm Vahl. - Sphae-
rococcus rigidiis Ag. - Fucus spinaeformis Lam. - Gelidium spini-
forme Lam. - Fucus corneus var. spinaeformis Turn. - Fucus baie-
cinus Mert. - Ecliinocaulon spinelhim Kuetz. - E. ramelìiferum, E.
rigidum Kuetz.
Fra tutte le congeneri è quella il cui portamento rispecchia as-
sai bene alcune delle variate forme del Gelidium latifolium. Si tratta
di frondi ancipiti, 3-4 volte pennate, con pennette subcilindriche elon-
gato-subolate, patenti. 1 caratteri differenziali esteriori si riducono
pertanto in questa Gelidiopsis alla sfacelatura che si mostra agli apici,
(issai ottusi o rotondati, delle penne e delle pennette. (Questa sface-
161
latura si risolve in un'accumulazione più serrata di cellule e di cro-
matofori nello strato corticale, sotto la forma di un punto calloso
negli apici accennati. A questo carattere comune a tutte le forme,
si può aggiungere quello della curvatura dei rami e delle stesse pen-
nette, proprio degl'individui a forma clata.
Gl'individui in esame, di provenienza diversa, hanno pure un
diverso portamento. Quello di Padang più si accosta al Gelid. latifo-
Initn per il rachide larghetto e le penne a circoscrizione lanceolata;
quello di Batavia ha uno sviluppo assai elato (alt. io cent.) coi rami
arcuato-ascendenti o decombenti, quadripennato con le penne a
circoscrizione piramidato-allungata o lineare; quello di Giava è assai
cespuglioso coi rami e rametti divaricati, arcuati, quadripennati con
pennette subolatc a punta semplice, raramente forcuta, spesso in
maggioranza unilaterali ed alla loro volta arcuate. Tetrasporangi nu-
merosi, porporini o laterizi, tondi, immersi nello strato corticale al-
l'estremità delle pennette davate, l.a via lunga non mi permette di
fermarmi per la ricerca e per la sezione dei cistocarpi, rimettendomi
per questo riguardo al compito dell'egregia Autrice.
La sezione trasversale ha forma subtonda od elissoide. L-a strut-
tura densamente parenchimatica non impedisce la visione di un mi-
dollo costituito da cellule incolori, anguste, allungate, non sempre
nettamente distinte dallo strato corticale che è assai voluminoso e
composto di cellule mediocri, incolori, subtonde, decrescenti dal cen-
tro alla periferia dove si fanno sublineari e vi si dispongono in file
verticali, più o meno regolari, colorate di ambrino. Cos'i l'esemplare
di Giava e quello di Batavia. Nell'esemplare di Padang le cellule
pericentrali-corticali si presentano sotto forma di reticolato stante il
loro ravvicinamento e la mutua pressione. In piano queste cellule si
mostrano come grossi filamenti componenti un reticolo di maglie
strettissime assai allungate.
Nel secco la materia è cornea; il colore è porporino-fosco-livido,
oppure laterizio, isabella o verdastro secondo l'età e altre condizioni
in cui trovasi la pianta.
a. Geìidiopsis rigida (Grev.) W. v. B. Récif près de Padang.
h. Idem. Idem. Ile de Enkhuizen. Baie de Batavia.
e. Idem. Idem. Góte merid. de Java. Leg. Teysman. Tutte
ex herb. A. Weber van Bosse.
11
149 Gelidiopsis intricata, f capiilaris Weber van Bosse!
= Gelidiiiin inlricaluui (Ag.) Kuetz.
«Mi pare che questa sia una nuova forma, non l'ho ancora
pubblicata». Così mi scrive la eh. Autrice in data di P^erbeck 12
Dicembr. 1905. Per giudicare di questa occorrerebbe buon materiale
della forma tipica la quale è forse designata nelle seguenti parole
che C. A. AcjARDH fa seguire al Gdidium itilricatum Lam., dato che
i caratteri siano stati desunti dagli esemplari dell" Is. Maurizio, ivi
citati oltre quelli dell' Atlantico : « Varietati praecedenti {Gelidinm cla-
valum Lamour.) similis et proxima, sed foliis sparsis longius petiola-
tis diversa. Etiam in hujus foliis inveniuntur semina illa immersa
jam recensita» (*). L'esemplare in esame a prima vista ricorda il
Rhodochorlon flondulum, e ciò per dare un' idea di quanto si pre-
senterebbe diverso dal portamento della forma tipica quando questa
si avesse a desumere dalle parole del citato Autore.
Pianta cespugliosa, alta 2-3 cent., porporino-scuretta. Frondi ca-
pillari subancipiti, subsemplici o parcamente ramoso-forcute, decom-
benti o substriscianti intricate alla base, terminate in punta acuta
acuminata, semplice, raramente biforcuta, più raramente triforcuta.
L'individuo è sterile. Sostanza consistente inaderibile.
La sezione ha forma elittica con le estremità assai rotondate.
Midollo poco evidente di cellule incolori, leggermente allungate, di-
sposte longitudinalmente. Strato circostante abbondante, composto di
cellule incolori, tonde, mediocri, immerse in copiosa materia paren-
chimatica. Strato corticale di cellule esigue, tonde, colorate, in file
verticali.
a. Gelidiopsis intricata (Kuetz.) f. capiilaris. Maumeri. Ile de Flo-
res. Ex herb. Weber van Bosse.
i5o. Gelidiopsis acrocarpa (Harv.) Schmitz.
= Gelidium acrocarpum Harv.
11 nome dello Schmitz dovrebbe al][ìdarci della bontà di questa
specie, come lo stesso nome specifico di acrocarpa (frutti cimali) de-
pone in favore del nuovo genere cui essa venne aggregata. Sincerar-
sene riesce impossibile sull'esemplare in esame, essendo sterile ed
(1) C. A. Agardh. Sp. Alg. V. prini. p. 285.
163
incompleto. Quanto ne rimane ha l'altezza di 7 cent. Fronda filiforme
subcilindrica in basso, indi compressa, dicotomo-decomposta, subfla-
bellata (nella forma fruttigera ?), subfastigiata nello stato sterile. La
fronda è larga un millim. in basso, mezzo millim. nelle parti medie,
capillare in alto. Il colore porporino si è tramutato quasi interamente
in un verde-livido. Sostanza ferma, pieghevole, non aderibile. Nei
bassi fondi, a giudicare da alcune giovani frondi di Ulva portate dallo
esemplare.
La sezione della parte caulescente ha forma subtonda, elittica
nei rami. Midollo di cellule incolori, mediocri, oblunghe, disposte
longitudinalmente nella massa longitudinale. Strato corticale compo-
sto di due parti: l'esterna assai abbondante di cellule incolori, grandi,
tonde, decrescenti dallo interno all'esterno, distanziate, apparente-
mente collegate da esilissimi e brevi filamenti risultanti dalla scom-
posizione della parete delle cellule sottostanti, in seguito alla praticata
sezione; la parte esterna assai sottile, di cellule esigue, tonde e leg-
germente oblunghe, incolori (per alterazione) disposte in 1-4 serie
di file verticali delle quali la periferica è protetta da uno strato di
muco solidescente, verde-lutescente-pallido. Nei rami il midollo è
assai ridotto, e per conseguenza più abbondante è la parte circostante.
Vi abbonda la materia parenchimatica.
a. Gelidìopsis acrocarpa (Harv.) Schmitz. Mombassa. Ex herb. W.
V. BOSSE.
Sub f ani. V. MLLANTHALIEAE J. Ag.
GENERI
1. Cistocarpi Sparsi alla superficie della fronda. Tetrasporangi di-
visi a croce :
SARCODIA J. Ag. - TREMATOCARPUS Kuetz.
IL Cistocarpi disposti nei margini della fronda. Tetrasporangi di-
visi a croce:
MELANTHALIA Mont. - CURDIEA Harv. — SARCOCLADIA Harv.
164
Gen. SARCODIA J. Ag.
Etym. sarcos carne.
i5i. Sarcodia Montagneana (Hook, et llarv.) J. Ag.
1= Rhodoiìwnia Montagneana Hook, et Harv. - Rìiodopìiyllis Mon-
tagneana Kuetz.
Da un callo radicale sorge un brevissimo stipite producente la
fronda che si fa presto dicotoma. I segmenti sono lanceolati, cuneati
alla base, alti io-2u cent., larghi 2-4 cent., semplici da giovani, allo
stato adulto forcuti mediante ascelle ottuse. Questi segmenti essendo
alla loro volta stipitati o cortamente picciolati, talvolta anche imme-
diatamente sullo stipite comune, offrono ciascuno l'aspetto di una
fronda a sé, anziché la suddivisione di una fronda unica. I segmenti
stessi sono spesso troncati alla metà o verso l'apice, sia parzialmente,
sia per tutta l'ampiezza del segmento, e sulle parti stroncatesi pro-
ducono poche prolificazioni liguliformi o lineari larghe poche rnillim.
La sostanza carnosa e carnicino-porporina nel fresco, si fa nel secco
cartilaginea e di colore roseo-laterizio.
La sezione trasversale del lembo della fronda ha forma lineare,
dittico- depressa nell'estremità. Strato midollare di cellule filiformi
lassamente conteste, ma non sempre evidenti nel corpo della fronda
in causa dell' invadenza dello strato contiguo. Questa forma filamen-
tosa delle cellule midollari risulta meglio nelle parti più incrassate,
come nelle punte apicali. Strato intermedio di grosse cellule tonde,
angolate, spesso apparentemente assai allungate per la connessione
loro in file longitudinali, scurette per endocroma. Strato esterno di
cellule rosee, piccole, tonde, disposte in brevi file moniliformi, ver-
ticali.
La sezione del picciuolo di un segmento ha forma tondo-elit-
tica od obovata. Ivi la struttura é assai meglio delìnita in ogni sua
parte. Midollo incolore di fili bacilliformi, in parte unicellulari e
in parte articolati, attenuati od ottusi alle estremità, con gl'inter-
stizi occupati da cellule mediocri, tonde, quali semplici, quali mono-
policaudate. Strato intermedio di grosse cellule scuretto, tonde, ob-
lunghe, angolate, brevemente distanziate e sparse nella parte più
interna ove alcune hanno prolungamenti filiformi, talvolta subradiati;
165
le più esterne spesso congiunte alle estremità e disposte in file ver-
ticali, contrariamente a quanto succede nel lembo del segmento ove
sono longitudinali. Strato corticale di cellule piccole, oblunghe, rosee,
disposte in file verticali, chiuse alla periferia da una cute di cellule
tonde colorate di endocroma roseo-giallastro.
a. Sarcodìa Montagneana. Det. Reinbold. Jan. Mongonui - Nuova
Zelanda. Dono del prof. Laing.
Gen. TREMATOCARPUS Kuetz.
Etym. Ireiiia pertugio, carpos frutto.
Dicraiiematis, Gigarlinae, Gracilahae, Fiici, Chondri, Dicurellae,
Phylìoiyli sp. auct.
i52. Trematocarpus fragilis J. Ag.
= Sphaerccoccus fragilis Ag. - CJwndrns fragilis Grev. - Ha-
lymenia furcellata var, cartilaginea Suhr. - Dicnrella elatior Harv.
Pianta alta 10-18 cent., a frondi filiformi tragili, aggregate sopra
una base calloso-verruco,-;a. Inferiormente la fronda è cilindrica, dello
spessore di una penna colombina, quasi semplice; in alto è com-
pressa e decomposta in numerose dicotomie fastigiato-subllabellate,
ad ascelle rotondate. Le estremità adulte sono poco attenuate e il
loro apice è ottuso-troncato. I rami giovani laterali sterili sono tal-
volta incurvi coi rametti brevi, sottili e cogli apici acuti. Secondo
C. A. AGA.kDH, le frondi, nel secco, sono longitudinalmente rugose.
Cistocarpi globosi di maggiore diametro della fronda, disposti nei seg-
menti supremi dove pure trovansi i nemateci carichi di tetrasporangi.
Il colore è coccineo con tendenza al laterizio od al gialliccio; la so-
stanza da cornea si fa cartilaginea nel secco, epperò inaderibile.
La sezione trasversale ha forma di elisse assai allungata, rego-
lare o leggermente subreni forme. Midollo formante una massa assile
più chiara, assai allungata, longitudinale, composta di cellule anguste
allungate disposte nella stessa direzione della massa. Strato interme-
dio di cellule consimili nella contiguità del midollo, indi più lasse
e gradatamente rotondate e di cresciuto volume, ed infine di dimen-
sioni minori nell' avvicinarsi allo strato periferico. Strato corticale di
cellule colorate, minute, rotondate, disposte in serie subsemplice.
16«
a. Trematocarpus fragilis ]. Ag. Caput Bonae Spel. Ex herb. Le-
NORMAND, offerto dal Dott. A. Forti.
Gen. MELANTHALIA Mont.
Etym. melas nero, ihalos ramo.
i53. Melanthalia abscissa (Turn.) Hook, et Harv.
^= Spliaerococcus abscissus Ag. - Chondrococciis abscissus Kuetz.
- Fucus abscissus Turn. - Melanthalia Jauber liana Mont.
Fronda abbondantemente gregaria sopra un callo scutato, co-
sichè l'ambito riesce semigloboso; nelle preparazioni riesce disposta
in modo fastigiato oppure circolare. Pianta alta 8-12 cent., lineare,
larga un millim., dapprima ancipite, poscia subcilindrica, dicotomo-
subpennata, coi rami inferiori abbreviati, i superiori densamente fa-
scicolati, flabellato-fastigiati in alto, i terminali compressi cogli apici
semplici o forcuti, incrassati, troncati. Cistocarpi emisferici, submar-
ginali nei penultimi segmenti. Sostanza coriacea; colore bruno-fu-
caceo in trasparenza, nerastro in apparenza.
Nella parte inferiore si ha una sezione trasversale di ambito
subtondo. A sezione non abbastanza sottile, il midollo si offre com-
posto di cellule allungate, angolate, apparentemente collegate da fi-
lamenti i quali appartengono alle pareti delle cellule immediatamente
contigue inferiori e superiori. Nella sezione microtomica, interessante
un solo ed unico strato, le cellule si rivelano sotto torma di un re-
ticolo incolore, cristallino, leggermente opaco, a maglie conformi e
liscie. Nello strato intermedio le cellule, un po' meno grandi, pre-
sentano pure un reticolato a maglie assai flessuose e talvolta scom-
poste. Strato corticale di minute cellule colorate subcubiche o ret-
tangolari, collocate in (ile verticali, composta ciascuna di 20 e più
cellule di cui le periferiche sono protette da uno strato di muco so-
lidescente.
a. Melanlhalia abscissa Harv. Mangonui, Jan. 1898 e Waipapa
Boateked Laikoma, Jan. igo3 (Nuova Zelanda). Coli. R. M. Laing.
154. Melanthalia concinna (R. Br.) J. Ag.
m Fucus concimili s R. Br.
Sorge da un callo scutato, elevandosi fino a 10-18 cent. La
fronda è filiforme, subcilindrica in basso, appianata nelle parti me-
167
die e superiori, larga un millim., mantenendosi presso a poco di
questo spessore in tutta la sua lunghezza. La parte inferiore è sem-
plice per un settimo circa della statura, proporzione spesso accre-
sciuta apparentemente dalla caduta delle prime ramificazioni di cui
rimangono le vestigia basali. Ramificazione dicotomo-decomposta,
quasi pennata nei più ricchi sviluppi, con le estremità flabellato-fa-
stigiate; ascelle tonde. Cistocarpi sparsi lungo i rami superiori; ne-
mateci occupanti gli apici di rami la cui punta fertile è tondo-clavata.
La sezione ha forma tonda presso la base; in alto è lineare-
rettangolare con la parte media un po' gonfia e coi margini irrego-
larmente e grossamente lobati. Midollo incolore formato di cellule
varie di forma e poco distinte da quelle dello strato intermedio.
Questo strato ha cellule grandi, rotondate od oblunghe a spessa pa-
rete papillata flessuosa, componenti un elegante reticolo crasso, tal-
volta interrotto da piccole lacune tonde. Strato corticale composto
di 3-5 serie di cellule oblungo-quadrate, minute, verticali, legger-
mente colorate di roseo-ametistino. La serie periferica è protetta di
muco solidescente giallo-lurido in diversi strati, cioè 2-3 nelle parti
più antiche, di uno solo nelle parti medie ed estreme. Colore coc-
cineo tendente al laterizio; sostanza coriacea, non aderibile.
a. Mdanth. concinna J. Ag. Leg. Mùller;J. Agardh determ. Ex
herb. F. .\rdissone.
i55. Melanthalia obtusata (Labili.) J. Ag.
= Fuciis oh tu salii s Labili. - Rhodomeìa obtusata Ag.
Pianta cespitosa sopra un comune callo basilare, alta circa 3o
cent. La fronda è subcilindrica nella parte inferiore, ancipite nella
parte media e superiore coi margini ottusi od acuti. Segmenti infe-
riori a base incrassata, bini-opposti o 4 fascicolati; i superiori Ha-
bellato-dicotomo-fastigiati, conservanti la larghezza propria alla pianta
intera, cioè di 2-4 millim. I segmenti medii e superiori, massime
nelle frondi non completamente adulte e sterili, presentano una li-
nea scura, di diametro vario secondo le posizioni, percorrente longi-
tudinalmente la fronda che appare in tal modo costata. Negli indi-
vidui adulti questo ispessimento occupa quasi l'intero ambito della
fronda la quale allora è assai nera, lucida e ondulata nel secco, in-
oltre i margini, d'ordinario integri, presentano di tratto in tratto delle
costrizioni leggere opposte, oppure delle fenditure alterne oblique od
orizzontali, per cui i margini appaiono quasi dentati e la fronda as-
sume l'aspetto subscalare. La pianta ha forme diverse delle quali
due vennero contraddistinte come varietà. Sostanza coriacea non
aderibile.
La sezione nella parte caulescente ha un ambito tondo-elissoide,
ed elittico-fusi forme nelle parti superiori. Strato midollare di cellule
grandi, tonde, oblunghe o subangolate, incolori, distanziate, apparen-
temente collegate da filamenti provenienti dalla scomposizione delle
pareti di altre cellule. Nelle parti superiori queste cellule hanno pa-
reti assai crasse, disposte in massa fusiforme longitudinale reticolata,
talvolta provvista di un punto assile, grandetto, tondo, pallidamente
ambrino, costituente la così detta costa. Questo asse non ha però
mai carattere di tubo mancando di membrana parietale. Pare debba
considerarsi un agglomeramento fortuito di cromatofori giallastri o
brunicci, come fortuite sono le zone nei casi in cui manca un asse
unico più o meno centrale. Tali zone sono costituite dalle cellule
normali midollari o circum midollari, o delle une e delle altre insieme,
di cui le pareti raggrinzandosi si sono ravvicinate cosi da perdere
ogni trasparenza individuale e formando una massa la di cui oscu-
rità viene accentuandosi in grazia dei cromatofori accumulatisi nelle
pareti stesse. Questo variare di consistenza è facilmente avvertibile
nelle frondi baie o giallastre viste in piano contro luce, mercè il sus-
sidio di una semplice lente. Strato intermedio di cellule più grandi,
incolori, ravvicinate a reticolo le cui maglie appaiono di forma di-
versa, cioè tonde, elittiche, esagone, poligonali. Strato corticale egre-
giamente delimitato, a.ssai spesso e compatto, costituito da cellule
colorate, esigue, oblunghe, subrettangolari, disposte in file serrate
verticali.
a. Melanth. obltisalu (Labili.) J. Ag. Ex oris Nov. Holland. Misit
F. de MuELLER. Ex herb. De Toni.
b. Idem. Ex herb. Ardissone.
Gen. CURDIEA Harv.
Etym. al eh. Dott. Curdie, esimio collettore di Alghe Australiane.
I generi Ciirdiea e Sarcocladia, cotanto aljini da potersi fondere
in un genere unico come ebbero ad opinare lo Schmitz e THaupt-
169
FLEiscH, COSÌ per la struttura della fronda e dei cistocarpi come per
il portamento esteriore si collegano assai strettamente alle Gracila-
riae. Cosi l'uno come l'altro contano pochissime specie e non tutte
ancora con sicurezza stabilmente fissate nella sistematica.
i56. Curdiea laciniata Harv.
= Gracilaria caìlophyllis Aresch.
Da un piccolo callo disciforme la pianta s'innalza fino a raggiun-
gere l'altezza di i5 a 60 cent. Fronda carnosetta, piana, a divisioni
irregolarmente disposte, ora in modo palmato, ora quasi pennato,
ora nelle due forme combinato, coi segmenti largamente lineari, sub-
paralleli, ad ascelle strette ed acute, quasi fenditure delle divisioni
maggiori che sono cuneato-divaricate, a margini uniti talora un po-
chino incrassati, larghe un cent, circa. L'estremità dei segmenti, in-
tera, rotondata od ottusa, si fa presto laciniata o lobata. Queste ul-
time suddivisioni hanno ascelle ottuse o rotondate. J. Agardh ne di-
stingue due varietà: Tuna a cistocarpi marginali nodosi immersi,
l'altra a cistocarpi confinati nei margini di fimbrie brevi incrassate.
Nemateci oblunghi lineari in macchie di colore più chiare, sparse,
evidenti sul fondo porporino o sanguigno della fronda la quale nel
secco può farsi laterizia o giallastra. La sostanza è ferma membra-
nacea nel secco, debolmente aderibile, o inaderibile affatto, secondo
Petà e i metodi di preparazione.
La sezione trasversale ha forma largamente lineare con le estre-
mità rotondate od ottuse. Offre una visione assai netta di una strut-
tura grossolana, fortemente caratterizzata da uno strato midollare
assai voluminoso, composto di cellule grandissime, scure, longitudi-
nalmente disposte, assai allungate, fusiformi, irregolarmeate e varia-
mente angolate, assai distanziate, decrescenti dal centro alla perife-
ria, talvolta apparentemente collegate da qualche filamento incolore
appartenente alle pareti lacerate di alcune cellule sopra e sottostanti,
in conseguenza della sezione praticata. Spesso accade di scorgere
fra tutte queste cellule una cellula centrale più chiara, di contenuto
granuloso, circolare od elittica, più sentitamente isolata, simulante
un asse. Strato corticale di cellule colorate, piccole, di poche serie
irregolari, verticali.
a. Curdiea laciniata Harv. Australia. Leg. F. Mueller. Fx herb.
Dott. Achille Forti.
170
iSy. Curdìea ? Irvineae J. Ag.
Contrariamente alla precedente, questa, per le sue frondi larghe
appena 4-8 mill., spesse, di natura assai consistente, ricorda meglio
l'aspetto di alcune forme più robuste, ma di parca ramificazione,
della Gracilaria mullìparlita, senonchè le divisioni secondarie sono
meno abbondanti, assai raccorciate, ottuse all'estremità, ed hanno
il colore sanguigno 0 porporino.
La pianta è gregaria sull'ima base callosa e s'inalza fino a 3o
cent, circa. Ancipite nella parte inferiore, si fa indi pianeggiante nel
resto della sua estensione, pure conservando la notevole sua consi-
stenza. Subsemplice in basso, si decompone poscia in divisioni di-
cotome, di preferenza unilaterali, più o meno divaricate, alla loro
volta scomposta in divisioni secondarie fastigiate e taluna anche fa-
scicolata. Tutte quante le divisioni sono a radi tratti lassamente at-
torcigliate. Cistocarpi nei margini delle divisioni supreme, raramente
nel corpo del segmento, isolati o parcamente aggregati, robusti, ses-
sili, emisferici, apicolati. L'esemplare in esame non presenta nema-
teci. È una fra le specie richiedenti un ulteriore studio dal quale
forse sarà per dipendere la conservazione o meno di entrambi i ge-
neri cioè di Curdìea e di Sarcocladia. La sostanza nel secco è dura-
mente cornea, epperò inaderibile.
La sezione orizzontale ha forma elittica assai compressa, ad
estremità rotondate, col margine unito o leggermente lobato. Midollo
voluminoso di cellule grandi, di una lieve sfumatura rosea, oblunghe,
assai più numerose e meno irregolari che nelle corrispondenti della
specie precedente, longitudinali, decrescenti dall'interno all' esterno
con nessun indizio di una speciale cellula assile. Strato corticale più
spesso che nella C. lacinia/a, di cellule più intensamente colorate,
piccole, tonde, o leggermente oblunghe in serie verticali irregolari.
a. Curdìea Irvineae]. Ag. Geographe Bay. Leg. Mrs. Irvine. Exem-
plar authenticum! Communicat et offert Doct. Achilles Forti amico
optimo A. Mazza.
171
Subfam III. GRACILARIEAE (Naeg.) J. Ag.
GENERI
GRACILARIA Grev. TYLOTUS J. Ag.
CORALLOPSIS Grev. CALLIBLEPHARIS Kuetz.
TYLEIOPHORA J. Ag. MERRIFIELDIA J. Ag.
Gen. GRACILARIA Grev.
Etym. gracìlis, per la gracilità della fronda in alcune specie.
Le specie oceaniche offrono un largo ed interessante contingente
a questo genere, però che ammontano a numero sessanta circa delle
quali due soltanto {G. armala e G. corallicola.) sembrano esclusive
al Mediterraneo. In questa assai limitata rassegna se ne aggiungono
due ancora poco note, trovate dal benemerito Dott. H. Becker, stu-
diate dal eh. ScHMiTz : la G. capensis e la G. deniiculala.
Per alcune specie gli antichi autori ne trattarono sotto i nomi
di Fu e US, Ceramium, Sphaerococcus , Plocaha, Rhodomenia. Chondriis,
Gigartina ed Ilypnea.
Subgen. Plocaria (Nees) J. Ag.
i58. Gracilaria confervoides (L.) Grev.
Non occorre spenderci intorno troppe parole, trattandosi di una
pianta volgarissima nel Mediterraneo e che più non inganna gli stessi
esordienti, ad onta delle molteplici sue forme di cui alcune stranis-
sime e quasi mostruose, ma che non mancano mai di razionalità
quando si giudichino sopra un materiale assai abbondante fornito
nelle condizioni e dagli ambienti più disparati. Rilevare tutte queste
forme per fermarle sotto pretensiosi aggettivi i quali non possono
avere un valore allusivo ad una stabilità di caratteri assai discutibile,
sarebbe impresa lunga e vana. Questo che dicesi dei portamenti
esteriori (la sola statura può variare da i5 cent, ad un metro e
mezzo) si deve estendere anche alla struttura la quale (come de!
resto in troppi altri casi) non è mai identica nei diversi individui.
172
ma neppure nelle sezioni contigue di quello stesso individuo che si
prende in esame.
Informato a quest' ordine d' idee nella Sylloge Aìgartim il eh. G. B.
De Toni ha pensatamente trascurato ogni particolare rilievo sul po-
limorfismo della presente specie. L'esame degP individui oceanici
posseduti nulla aggiunge di nuovo alla sequela delle caratteristiche
transitorie che a dovizia si riscontrano nel bacino del Mediterraneo.
Strato corticale piij o meno spesso, composto cioè da 4-8 serie
di cellule non troppo serrate: le periferiche, più piccole, tonde, in
file verticali; le consecutive sempre più grandi quanto più si avan-
zano verso l'interno; le intermedie oblungo-rettangolari, quelle cir-
condanti il midollo subrotonde, tutte quante colorate di roseo o di
porporino. Midollo formato da grandissime cellule tonde od oblunghe
più o meno angolate, con gli angoli più spesso rotondati, contenenti
granulazioni.
La sezione dell'esemplare zanardiniano ha forma tondo-depressa.
Le sezioni, umettate, ad occhio nudo hanno apparenza amilacea
bianca inclusa in un cerchietto leggerissimamente ambrino.
Strato midollare voluminoso, di cellule incolori, grandette, sub-
tonde ed oblunghe subangolate, longitudinali decrescenti di volume
dall'interno alla periferia, ora distanziate, scurette e meno grandi,
ora disposte in modo subradiato e cos'i ravvicinale da simulare un
reticolo. Tanto nella prima apparenza come nella seconda l'assieme
risulta omogeneo. In altre sezioni, sia pure contigue, si mostra spesso
un ammasso di cellule più compatte ed opache, non mai però fila-
mentose. Strato corticale di cellule piccole in più serie, disposte in
file verticali di cui i giri più esterni sono immersi jn abbondante
muco solidescente, giallastro-ambrino.
a. Gigartina confervoides Hook. Capsular and Granular Fruit.
Torbay, frequcnt. Herb. Mary Wyatt.
b. Fucus confervoides. (Collezione Atlantica anonimati.
e. Gracìlaria confervoides (L.) Grev.
d. Idem. var. longissinia Ilarv. Near Tracyton, Kitsap
county, 'Washington, J. E. T., 3i Jl. 1897.
e. Gracilaria furcellaia Mont. Zanardini. Mar. rubr. V.y. herb.
A. Weber van Rosse.
Osservazione. — Trattando del Sarconema furcellatum Zanard.
173
si è parlato di una Graciìarìa furcellaia Zanard., che nulla ha di co-
mune con la Piccarla furcellaia Mont. ('). Ora si può soggiungere
che in essa devesi ravvisare semplicemente una delle tante forme di
Graciìarìa coìifervoides, e come tale la rivelano gli esami intus et
extra. L'Algarium dello Zanardini reca Gradi furcellaia Zanard. di
queste provenienze: Yemen, Port Philip, Suakim, con la seguente
annotazione: « Secondo il chr. Hauck questa specie deve riferirsi come
sinonimo al Sarconema furcellatum Zanard. Cfr. Noiarisia 1887, n. 5,
p. 269 )^. (^) Se gli esemplari relativi sono identici tutti quanti al cam-
pione proveniente dall'ero. Hauck, gentilmente comunicatomi dalla
chr, sig.''' A. Weber van Rosse, non potrebbero riferirsi al Sarconema.
Agli esemplari di questo debbono essere stati aggiunti esemplari di
Graciìarìa provenienti dalle stesse località sul M. Rosso, e nei quali
dallo scrivente si ravvisa una forma giovanile, sterile di Gradi, coìi-
fervoides. Nell'esemplare di cui si tratta le ramificazioni, più che for-
cellate, sono semplicemente dicotome, ed infatti le sommità sono
semplici ed acuminate per quanto abbreviate. La consistenza della
pianta, il colore e (quello che più importa) il midollo di cellule nor-
mali anziché filamentose, escludono qualsiasi relazione col Sarco-
nema. Perchè poi il chr. Hauck abbia lasciato sussistere nel suo er-
bario questo esemplare sotto il nome di Gradi, furcellaia Mont., non
si può spiegare altrimenti che con l'intenzione di conservargli, con
il cartellino manoscritto dallo stesso Zantardini, il valore di un do-
cumento storico, congiunto alla venerazione sua per l'illustre Algo-
logo veneziano.
159. Graciìarìa ferox J. Ag.
= Sphaerococciis cervicornis Kuetz.
Fronda cilindrica o quasi subdicotomo-ramosa, subcorimbosa, con
rami decomposti arcuati, piuttosto denudati verso F interno, all'apice
e lateralmente nella parte esterna ramulosi, coi rametti decomposto-
spinosi; cistocarpi sessili, emisferici, sparsi lungo i rami. Nell'esem-
plare avuto brevemente in esame non si potrebbe, a rigor di termini.
{') Nulla posso dire della Gradi, furcellata Harv. a me sconosciuta.
(2) Cfr. De Toni G. B. e Levi D. : L'Algarium Zanardini p. 56, n. 521;
Venezia, 188S, M. Fontana, 8».
174
trovare alcunché d'inumano, anzi, dato il genere, s'impone per gra-
zia, leggerezza ed eleganza. A rendere quest'impressione contribuisce
l'aspetto interamente piano assunto dalla fronda in seguito alla pre-
parazione. È però positivo che nel vivente, subcilindrica e rigidetta,
coi numerosi suoi ramoscelli decomposti, semplici ma più spesso
brevemente forcuti deve assumere una certa asprezza. L/ altezza ri-
scontrata è di I 1 cent. Colore roseo; sostanza aderibile. La semplice
comunicazione non permisemi la sezione per l'esame delia struttura.
a. Gracilaria ferox J. Ag. Jupiter Inlet. Florida. Phycoth. Bor.
Americana. Collins, Holden, and Setchell.
lòo. Gracilaria coronopifolia J. Ag.
= Sphcsrococcus vermicularis Kuetz.
Pianta alta lo-i 5 cent, a fronda cilindrica, subdicotomo-ramosa
cormibosa e nell'assieme globoso-espansa o tirsiforme-ovata. Ram
decomposti conformi, coi rametti inferiori laterali più brevi subolati
i superiori più sviluppati e disposti a corimbo, tutti divaricati, assa
ottusi verso l'estremità, quasi troncati o leggermenre bilobi-incras
sati. Cistocarpi sparsi, sessili, emisferici, poscia mamillati. Tetraspo
rangi rotondati in ramoscelli poco incrassati, annidati fra cellule ro
tondate disposte in serie subsemplice nello strato periferico. Da gio
vane la sostanza è succolenta, che si fa poi lichenoide-cartilaginea
11 colore è coccineo-carneo nello stato fisiologico, giallastro-lurido
negl'individui a lungo navigati o macerati.
Sezione subtonda. Midollo di vaste cellule oblunghe, longitudi-
nali, a pareti assai flessuose, di grandezza decrescente verso la pe-
riferia. La conformazione di queste cellule varia secondo le diverse
posizioni nelle quali si opera la sezione, secondo l'età della pianta
e le sue condizioni, comprese quelle inerenti allo stato di essicca-
zione susseguito dalla madefazione. Strato corticale di cellule molto
piccole, colorate, disposte in file verticali. La delimitazione cuticolare
è data da una membrana di natura filamentosa. Fra questa e la serie
suprema di cellule periferiche vi è uno strato di muco.
a. Gracilaria coronopifolia J. Ag. Honolulu, isole Hawaii. Luglio
1884. Race. Marcacci. Ex herb. Piccone, ora Dott. A. Forti.
lòi. Gracilaria damaecornis J. Ag.
Fronda a radice scutata, alta 10 cent, nell'esemplare che la
rappresenta a rami nudi e semplici inferiormente, poscia dicotoma
175
e finalmente policotoma corimbosa subunilaterale coi rametti arcuati
ma non sempre. Le estremità delle ultime divisioni sono semplici,
adunche o rotondate o troncate. Lo spessore è di 2-^ mill. Sostanza
carnosa subgelatinosa nel fresco, corneo-cartilaginea nel secco.
Sezione subtonda variamente lobata per le scanalature prodotte
dall'essiccamento. Midollo abbondante composto di cellule piuttosto
grandi, cineree, assai varie nella forma, ossia oblunghe, cuncatc, di-
versamente angolate, longitudinali, insensibilmente decrescenti verso
l'esterno. Fra questo midollo e lo strato corticale si può distinguere,
massime nelle parti superiori dei rami e dei rametti, uno strato spe-
ciale nel quale le cellule midollari angolose e oblunghe si sono fatte,
oltre che più piccole, assai più rare, aggiungendovisi una quantità
di cellule mediocri traslucide tonde disuguali nelle dimensioni. Strato
corticale sottile di 2-3 serie di cellule esigue, colorate, verticali, ob-
lunghe, assai ravvicinate. Questo strato, nelle parti inferiori della
pianta, offre spesso delle escrescenze la cui struttura è assai aQìne
allo strato intermedio. Fruttificazione ancora ignota.
a. Gracilana damaeconiis J. Ag. Washed, ashore, Key West,
Florida. Aprii, 1897. Mrs. G. A. Hall. Phyc. Bor. Amer.
1(32. Gracilaria compressa (Ag.) Grev.
— Sphaerococcus compressus Ag. - Plocaria compressa Endl. -
Gigartina compressa Hook, in Harv. - Spliaerococcus lìchenoides Grev.
- Sphaerococc. confervoides var. uniformis Ag. - Sphaerococcus seciin-
dus Ag. - Sphaerococc. Imperati D. Chiaje - Halymenia Proteiis D.
Chiaje. - Fucus Bursa Pasloris Gm. - Fucus albus Wulf. - F. albidiis
Esp. - F. flagellar is Esp. - F. uniformis Esp. - Sphaerococc. va gas
Kuetz. - Ceramianthemum ramosissimiim Donati.
Di questa pianta, assai conosciuta nel Mediterraneo, meglio di
una descrizione più interessare la ricca e varia sinonimia che ne co-
stituisce la storia attraverso le opere degli Autori.
Le forme più notevoli si possono ridurre a quelle soltanto che
ce la presentano allo stato cistocarpifero ed allo stato sterile, di so-
stanza più solida e di più fitta ramificazione nel primo caso, e vi-
ceversa nel secondo.
La sezione ha forma elittica più o meno regolare, talvolta re-
niforme o variamente lobata per contrazioni dovute allo essicca-
mento. Midollo abbondante di vastissime cellule incolori o velata-
176
mente rosee, rotondato-elittiche, longitudinali, a parete crassa, fles-
suose, il tutto in nn assieme reticolato le cui maglie si fanno un po'
minori e sformate alla periferia dove, allungandosi e suddividendosi
in diramazioni sottili, s' insinuano fra le cellule dello strato corticale.
Strato corticale nettamente distinto, di minute cellule vinoso-porpo-
rine, subtonde od oblunghe, in file moniliformi verticali non troppo
serrate.
È notevole il fenomeno che spesso si riscontra nello strato cor
ticale: quelle cioè della struttura che in una delle pagine o faccie
della fronda è quale venne ora indicata, mentre nella faccia opposta
è costituita da una sola o al più da due serie di cellule assai più
grandi oblunghe verticali piuttosto lasse, aventi per base pochissime
cellule consimili, disordinatamente sparse, longitudinali.
a. N. 2 5. Gigartina compressa Mook. Gradi, compressa Grev. Sid-
mouth, rare. Alg. Danmon. prepar. and sold by Mary Wyatt.
Subgen, VI. Podeum J. Ag.
i63. Gracilaria Curtissiae J. Ag.
Vaghissima pianta dedicata alla sign.* Curtiss. Si deve annove-
rare fra le laminari per l'ampiezza della fronda perfettamente piana,
di-policotoma coi segmenti maggiori lanceolati subinteri o parca-
mente divisi, ora dicotomi, ora subpalmato-fessi, con le lacinie mi-
nori sublineari o tosto sublanceolate. Cistocarpi numerosissimi, tondi,
sessili, subimmersi, sparsi in quasi tutta la pagina della fronda, un
poco apiculati. L'altezza della fronda è di circa 20 cent., l'ampiezza
massima sotto le ascelle delle dicotomie è di sei cent. Sostanza car-
nosetta nel fresco, nel secco egregiamente cornea membranacea, di
un bellissimo porporino-granato intenso.
Midollo composto di vastissime cellule nucleate, incolori, col nu-
cleo talvolta duplice ambrino; strato periferico di cellule piccole, un
po' oblunghe, porporine, disposte in file verticali moniliformi di 10-
I 2 cellule ciascuna.
a, Gracilaria Curtissiae J. Ag. Washed ashore, Atlantic. Florida.
Mr. G. A. Hall.
164. Gracilaria multipartita fClem.) Harv.
« Le diffusioni di questa pianta dalle coste occidentali delT Atlan-
tico a quelle orientali, e d'onde il passaggio suo nel Mediterraneo,
si debbono ritenere assai più antiche di quanto potrebbero lasciar
177
supporre le menzioni fra noi ad essa relative; senonchè il portamento
suo, che facilmente si scambia con quello di alcuni tipi di Gracilaria
compressa, deve aver contribuito a farla trascurare ». Cosi si ebbe
occasione di scrivere nelle Aggiunta alla Flora Marina del Golfo di
Napoli, dove se ne trattò con qualche larghezza ('). II semplice esame
delle superficie delle frondi osservate contro luce mercè una lente or-
dinaria, offre un mezzo assai facile e sbrigativo per distinguere le
due specie. C. A. Agardh (Spec. Alg.) ha già fatto rilevare che la
fronda della Grac. compressa {Sphaerococcus compressus) si presenta
in piano obsolete transversim striata, e che la fronda di Grac. mul-
tipartita [Sph. miillipartitus) ha la superficie piinctata, punctis in lineas
(longitudinali) irrcgiilares dispositis. Beninteso che questi caratteri
sono da ricercarsi in esemplari di perfetto stato fisiologico, di per-
fetta conservazione e ben preparati. Gli esemplari ripreparati a di-
stanza di tempo, soverchiamente maturi o collabenti non servirebbero
air uopo, hi tale esame occorre non confondere le linee formate dalle
cellule con le striature longitudinali dovute ai raggrinzamenti pro-
vocati dalla essiccazione della fronda. È anche inteso che l' identifi-
cazione migliore delle due specie si deve desumere dalla struttura
dei cistocarpi quando le apparenze fra le due piante sono pressoché
eguali. La Svlloge Alg. del prof. De Toni descrive tre tipi principali
di Grac. mullipartita, ma con ciò non si debbono escludere le forme
intermedie fra l'uno e l'altro. Nella G. compressa predominano il
porporino e il roseo trasmutabili nel gialliccio; nella G. miiltipartita,
benché predomini l'atro-violaceo, non si escludono i colori risultanti
dalla combinazione del porporino o del roseo o del carneo col vio-
letto-scuro, trasmutabili nel giallastro sporco e nel verde.
Gli esemplari di Wood's Holl, atroviolacei all'aspetto, violetto-
porporini in trasparenza, sono assai caratteristici pei rametti su-
periori liguliformi allungati, rettilinei o subfalcati, lunghi 2-3 cent.,
larghi 1-2 mill., egregiamente membranacei. L'esemplare del Green,
sebbene indicato come var. angustissima Ag., ha una fronda di spes
sere pressoché normale, mentre invece è quasi setacea o subcapil
{}) Vegg. Nuova Nolarisia, Genn. 1903, p. loi.
12
178
lare nell'esemplare delPEAxoN, ad onta che venga presentato come
forma tipica.
Si fanno queste constatazioni per documentare con esempi il
fatto della poca attendibilità di certe enunciazioni quando queste non
sono basate sopra Tesarne di un abbondante materiale assai diverso
di provenienze e d' ambienti. Certe distinzioni possono avere un va-
lore locale, ma troppo spesso scompaiono nella gran massa della
specie universalmente considerata.
Negli esemplari di Wood' s Holl e del Green la sezione della
parte caulescente ha forma tondo-elittica a margini leggermente lo-
bati. Midollo abbondante di cellule assai vaste oblungo-elissoidali,
longitudinali, a parete di colore atro-violaceo chiarissimo, di tessuto
filamentoso-flessuoso con qualche granulazione, in un' insieme di
aspetto reticolato. Le cellule midollari periferiche sono un po' più
piccole e talune isolate, smembrate cioè dalla massa componente il
reticolo. Strato corticale di 2-3 serie irregolari di cellule grandette,
tonde, violaceo-ametistine, distanziate.
a. Grac. multipariìla ]. Ag. Long Island Sound, near New Haven,
Conn. Aug. - Nov. 1873. D. C. Eaton.
b. Indem. var. angustissima Ag. Bridgeport, Connecticut.
Coli. H. A. Green, 2 Sept. 1893 N. io3.J. E. Tilden. Amer. Aìgae.
e. Idem. Wood's Holl. August 1902. E.\ herb. Marine
Biological Laboratory.
ió5. Gracilaria corticata J. Ag.
= lììwdyiiienia corticata J. Ag. - Sphaerococc. corticalus Kuetz.
Rìiùdym. muìiipartita Mont. - Gradi, multipartita Rupr. - Fiiciis acrii-
gìnosus Turn. - Fucus laininosus et F. foliifer Forsk.
L' insuOìcienza del materiale non mi permette di trattare dei vari
aspetti che questa specie può assumere. Nel portamento differenzia
dalla G. multipartita per la ramificazione costantemente e regolar-
mente dicotoma in basso e nelle parti mediane e per essere fasti-
giata o parzialmente palmato-fastigiata in alto. La sostanza è costan-
temente più ferma in ogni parte della pianta la cui larghezza è di
2-5 min. Gli esemplari in esame sono alti 5-6 centim., ma trattasi
di individui giovani e sterili. Colore epatico o porporino-violaceo tra-
smutabile in una gamma neutra lurido-scura nel secco. La pianta
è cespitosa e non aderisce.
179
Anche l'esame interno la fa distinguere assai bene dalla pre-
cedente. La sezione ha forma elissoide reniforme o lineare, secondo
che è tratta in basso o nelle parti superiori, e coi margini lobati.
Midollo di cellule grandi a grossa parete, oblunghe, longitudinali.
Strato esterno di cellule piccole, intensamente violacee, in tìle ver-
ticali.
Osservata nel secco e in piano al microscopio, la G. iimltipar-
lita presenta le cellule midollari sotto forma di grossi filamenti lon-
gitudinali subrettilinei, a superficie liscia in modo uniforme e conti-
nua, paralleli, ramosi a distanze varie e scarsamente anastomosanti
con gli interstizi occupati da cellule piccole, tonde, appartenenti allo
strato corticale. La G. corticata, vista nelle stesse condizioni, rivela
che i filamenti corrispondenti sono a parete assai più crassa, fitta-
mente sinuosi, nodulosi, quasi articolati, abbondantemente ramificati
a brevissime distanze e per conseguenza a brevi tratti anastomosanti
COSI da simulare un grossolano reticolato a maglie non sempre tutte
quante chiuse. Negl' interstizi si mostra lo strato corticale di minute
cellule leggermente oblunghe.
a. Gracilarla corticata J. Ag. Colombo, isola di Ceylan, Febb.
188.5. Race. C. Marcacci. Ex herb. Piccone, ora Forti.
1Ò6. Gracilaria capensis Schmitz.
Ricorda taluni aspetti della Rhodymenìa palmata, ma ne diversi-
fica notevolmente per la sostanza che, invece di essere membrana-
cea, si consolida in uno spessore carnoso nel fresco e si fa corneo-
cartilaginea nel secco. Frondi parcamente gregarie sopra un callo
che si apprende agli scogli con la sua base dilatata del diam. di circa
un centimetro, innalzantisi fino a 40 cent, e oltre e raggiungenti nel
disco e sotto le ascelle delle maggiori prolificazioni l'ampiezza mas-
sima di 4 cent. Lo stipite di i-3 mill. si allarga gradatamente nel
disco che ha un perimetro lungamente e decisamente cuneato, op-
pure lineare-cuneato. Questo disco è a tratti come troncato, dando
luogo ad ogni stroncatura a delle prolificazioni parimenti cuneate o
lineari-cuneate o ligulate le quali, alla loro volta si arrestano brusca-
mente per emettere novelle prolificazioni liguliformi. Le stroncature
sono dovute a cause esteriori; infatti quando le parti rimangono in-
tatte, il loro sviluppo è assai più grande e si fanno ora più larga-
mente cuneate, ora quasi obovate o lungamente ligulate e non danno
180
origine ad alcuna prolificazione. Le prolificazioni più evolute sono
quelle emesse dai margini del disco di cui eguagliano o superano
la larghezza che è di 3-4 cent. I margini sono sempre integri, ma
i margini nuovi risultanti da spaccature prodottesi sono crenulati,
denticolati o cigliati, e tali manifestazioni si debbono considerare come
inizi di prolificazioni novelle, spesso destinate a rimanere embrionali.
Le forme risultanti dal disco recante prolificazioni succedentisi
hanno pertanto un perimetro palmato, composto di divisioni cuneate,
liguliformi 0 lineari ad ascelle ora tonde, ora ottuse, ora acute a se-
conda che la divisione debbasi a lenta evoluzione naturale o vio-
lentemente provocata da spaccature aventi carattere traumatico.
Si dà anche il caso in cui il disco rappresenta da solo la pianta
evoluta e fruttigera, cioè senza alcuna prolificazione e allora il peri-
metro è semplice o forcuto una o due volte. Nel primo caso il pe-
rimetro stesso è largamente lineare, rettilineo o leggermente falcato;
nel secondo caso è, naturalmente, cuneato.
Cistocarpi emisferici, lentiformi nella preparazione secca, del
diam. di un mill. e mezzo, abbondanti, sparsi od aggregati sul lembo
delle prolificazioni, raramente nel disco avente prolificazioni, non mai
sporgenti dai margini.
Il colore è porporino o porporino-violaceo, ro.-,so bruno nel secco.
La sostanza è inaderibile.
La sezione di una prolificazione ha forma lineare. Strato midol-
lare composto di vastissime cellule tonde od oblunghe, contenenti
fluido, longitudinali, leggermente decrescenti nell' avvicinarsi al mar-
gine, a parete crassa nel cui spessore sono contenuti granuli ami-
lacei grandi, disposti a monile. L'aspetto complessivo risulta retico-
lato. Strato corticale di parecchie serie di cellule piccole, colorate,
disposte in file serrate, verticali.
Nell'estremità di un disco le cellule midollari sono disposte in
due linee parallele centrali. Queste cellule sono sempre assai grandi,
meglio tondeggianti, replete di abbondanti ma piccolissimi granuli
amilacei. Ai lati delle accennate due linee sono altre cellule assai
più piccole, oblunghe, obovate o angolose, sparse senz'ordine, far-
cite della stessa indicata materia.
Nello stipite si nota una maggiore abbondanza e compattezza
181
Spessore nello strato periferico il cui giro esterno di cellule è immerso
in muco solidescente chiaramente ambrino.
a. Gracilaria capensis Schmitz. South Africa, The Kowie. lAiglio,
Ottobre 22 e Novemb. 2b, 1905. Ex herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
167. Gracilaria dentata J. Ag.
= Spìiaerococcns oligacanlhus Kuetz. - S. rangffi'riniis Kuetz.
L'esemplare è determinato dal Reinbold. Non concorda in ogni par-
ticolare con le descrizioni degli Autori perchè la pianta varia in al-
cune sue manifestazioni secondarie. Nel tipo presente ha portamento
di certe forme di Chondrus : parcamente dicotoma alla base, lo è in-
vece molto nelle sue estremità che sono talvolta anche policotome.
11 carattere specifico della dentatura si manifesta in modo assai vago;
le ramificazioni raccorciate corimbiformi sono talora sostituite da altre
allungate, subfastigiate, semplici o parcamente bifide o subtrifide nella
sommità.
Sostanza cornea, non aderibile e nessuna tendenza all'aspetto
lichenoideo. Colore scuro, atro-violaceo-giallastro in trasparenza. L'e-
semplare avuto pel solo esame esteriore non permisemi la sezione.
Jamaica ad Kingston, Febr, 1896. Leg. O. Hansen. F. Boergesen.
1Ò8. Gracilaria cervicornis (Turn.) J. Ag.
=: Sphaerococc. cervicornis Ag. - Fucus cervicornis Turn. - Rho-
dym. cervicornis Mont. - Sphaerococc. ranndosus Mart. - Gradi, ra-
mulosa Grev. - Sp)h. Gaudicìmudii \^OYy, '^cwùm'è - Sphaerococc. acan-
thophoriis Kuetz.
Nell'esemplare si palesa subcilindrica, parcamente suddivisa in
rami lineari, stretti, allungati, muniti di ramicelli patentissimi e di
denti troncati la cui natura ramicellosa è evidente. Nessun indizio
di parvenza lichenoide la quale è dovuta forse ad uno stato marce-
scente come osserva C. A. Agardh. 11 colore roseo o porporesccnte
nel secco si risolve, visto in trasparenza,- in atro-violaceo sbiadito.
Sostanza cornea inaderibile.
Circa la mancata sezione vale l'osservazione precedente.
Jamaica, Julv, 1900. C. E. Pease & miss E. Butler.
1Ó9. Gracilaria Millardetii (Mont.) J. Ag.
= Rhodyinenia Millardefii Harv.
In alcune parti della forma a segmenti più larghi ricorda la Rho-
182
dym. ligulata, e nella forma a segmenti strettì suggerisce il porta-
mento di alcuni tipi di Laurencìa obtusa.
Gli esemplari in esame sono alti 5-8 cent., con ambito flabellato
o subtondo del diametro di 9-1 1 cent. Le varie parti combinano con
la descrizione datane dalla Sylloge Algarum del chr. G. B. De Toni.
Sostanza cornea alla base, cartilaginea nel resto della pianta che
s'impone per la sua leggiadria e pel vago colore roseo-porporino
trasmutantcsi in giallastro allo stato di ultra maluranza.
Strato corticale di cellule piccole verticali in serie disordinate;
strato centrale di cellule subtonde a parete di filamenti contesti.
a. Gradi. Miìlardetìi. Mauritius. G. Nobilant. Ex herb. E. M. Hol-
mes F. L. S.
170. Gracilaria robusta Setchell, Mss.
Riportasi quanto l'Autore ebbe a pubblicare nei cartellini ac-
compagnanti gli esemplari di questa specie.
« On stones, at or just below extreme lovv water mark, Where
small tidal addies are present; Monterey County, California, Jan, 3,
1897. W. A. Setchell.
« Both cystocarpic and tetrasporic plants.
« Fronds 8-10 cm. in length, irregular in outline, irregularly di-
chotomously branched four or five times: branches short, turgid,
terete, with tips more or less blunt; cystocarps irregularly situaded
upon the branches, projecting considerably to one side; tetraspores
immersed in the cortex, tripartite or cruciate; antheridia?
« This species is to be distinguished by its irregular and rather
scanty branching and by its robust, cylindrical, short frond. W.
A. S. ».
Stipite filiforme, poscia gradatamente allargantesi fino a 2-3 mill.
nel pseudocaule eretto od incurvo. Il successivo svolgimento varia
secondo gl'individui. Ora il pseudocaule ha la lunghezza di 3-6 cent.,
ora assai meno, fino a mezzo cent. Ora la fronda è unica, di-trico-
toma, ora il callo reca parecchie frondi (8-10), quali ligulato-lineari
bilobe o palmate all'estremità coi lobi ottusi brevi o lunghi, assai
divaricati. 1 lobi più lunghi incurvi estrorsi. Sostanza spessa, cornea
e scura nel secco, violaceo-lurida in trasparenza.
Strato corticale di piccole cellule oblunghe porporine verticali,
in serie disordinate. Midollo di vaste cellule incolori a parete di fili
contesti, congiunte da filamenti semplici od aculeati (Se/,/ microto-
mica).
171. Gracilaria Domingensis Sonder.
L'esemplare avuto in esame è alto circa 20 cent., ma incom-
pleto nella parte inferiore. Esternamente è caratterizzato da un asse
primario subcilindrico, corneo, atro-porporino. Questo asse porta
delle ramificazioni piane, liguliformi, generalmente semplici, della
lunghezza di io-i5 cent., ristrette alla base, quindi gradatamente
dilatantisi fino a raggiungere l'ampiezza massima di mezzo cent.,
nude o subnude nella parte inferiore, indi coi margini muniti di ci-
glia o di ligulette di pochi millim. fino a 2 cent, di lunghezza. Le
stroncature dai rami sono copiosamente fornite di prolificazioni di-
policotome parimenti cigliato-ligulate. I cistocarpi tondi, sessili, si
svolgono sui margini di rametti subcilindrici ed anche nelle loro
estremità bi-trifide, troncate. Sostanza cornea nelle parti adulte, mem-
branacea nei giovani rami liguliformi, di colore porporino-violetto.
Strato corticale di cellule piccole, porporine, in file verticali mo-
niliformi; midollo di grandissime cellule incolori, assai oblunghe,
longitudinali.
a. Gracilaria Domiìigensis Sond. Sonder in Kuetzing, Tab. Phyc.
Voi. XIX, p. 8. PI. XXII, 18Ó9. On exposed rocks, Manchioneal, Ja-
maica, July, 1900. C. E. Pease & miss E. Butler.
172. Gracilaria denticulata Schmitz.
La descrizione dell'autore è ignota allo scrivente.
Pianta alta 8-1 5 cent, negli esemplari avuti dal Dott. Becker.
Sorge da un callo mediocre che si apprende agli scogli ed alle con-
chiglie morte. Stipite alto circa un cent., largo 1-2 millim., che si
allarga più o meno gradatamente nel disco piano largo quasi un cent.
Il disco che è rimasto integro si biforca in alto; quando invece fu
stroncato da cause esteriori, sulla stroncatura si sviluppano alcune
prolificazioni. I margini del disco recano delle notevoli prolificazioni
il cui sviluppo in lunghezza e larghezza supera spesso le dimensioni
del disco. Le più giovani prolificazioni sono semplici o ligulale: quelle
allo stato adulto sono forcute con le estremità ottuse semplici o bi-
lobe. Inoltre nei margini delle prolificazioni si hanno talvolta delle
prolificazioni secondarie lineari-ligulate, assai piccole, lunghe un cent.,
larghe un millim., isolate o parecchie consecutive regolarmente equi-
184
distanti e non meno regolarmente opposte. L'ambito della pianta
ne' suoi maggiori sviluppi ha forma Glittica col diametro maggiore
di oltre 20 cent. Il colore fisiologico è porporino con tendenza al
violetto, ma facilmente trasmutabile in verdemare, e poiché l'altera-
zione non è mai completa ne avviene che la fronda è leggiadra-
mente di-tricroma ricordante la Gigariìna Teedìi. Sostanza membra-
nacea debolmente aderibile.
Sezione lineare. Midollo costituito da una linea centrale di va-
stissime cellule subtonde incolori, a parete grosselta e flessuosa, fian-
cheggiata da cellule meno grandi; il tutto in forma di reticolo. Strato
corticale di cellule piccole in poche serie di file verticali color verde-
mare. Vista in piano la parte centrale della fronda presenta uno strato
omogeneo di piccole cellule verdiccie o ametistine, nel quale si tro-
vano sparsi dei piccoli gruppi e delle zone composte delle stesse
cellule maggiormente ravvicinate. I margini si mostrano formati da
cellule consimili, più intensamente colorate, sparse nella parte più
interna, in file verticali alla periferia la quale è protetta da uno stra-
terello di muco giallastro solidescente.
Osservazioni. — Gli esemplari essendo sterili, nò conoscendosi
dallo scrivente la descrizione dell' Autore, non fu possibile assegnare
a questa specie il posto che le compete nei sottogeneri.
a. Gracilaria denliculata Schmitz. South Africa, The Kowie, 1 5
May 1895. Ex herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
Gen. CORALLOPSIS Grev. (1830)
Etym. Corallium corallo, opsis aspetto, parvenza.
173. Corallopsis aculeata (Her.) Holmes.
= Geìidium aculeatum Bering. - Sphaerococciis Heringii Kuetz.
- Sphaerococcus aculea/us Kuetz. - Gigartina actileala Kuetz.
Di questa graziosa e assai caratteristica specie che, per la forma,
deve, nello stato vivente, ricordare il portamento di alcune Na/as, se
ne trae la descrizione sopra cinque individui di cui tre raccolti in
Gennaio e due in Maggio dal benemerito Dott. Becker.
La fronda é inferiormente subcilindrica caulescente e semplice
per un tratto di 5-i2 cent., sorgente da un piccolissimo callo, quindi
dicotomo-corimhosa coi rami ristretti alla base, dello spessore di 2-
185
4 mill. (spesso percorsi da corrugamenti filiformi longitudinali, pa-
ralleli, semplici o ramosi) 4-5-angolati, aculeati, con gli aculei opposti
o ternati o quaternati, verticillati, a base dilatata, orizzontali, con
punta acuta nello stato giovanile, indi ottusa assai smussata nelle
parti più adulte. I rami, assai radi e distanti, divaricati, unilaterali
od opposti, semplici o bini alla base, si fanno in alto, coli' aggiunta
dei loro rametti, ora fastigiati, ora corimboso-verticillati. In uno degli
esemplari l'altezza della pianta è di 24 cent. La sostanza soccoso-
carnosetta nel fresco, si rileva talora anche dai rami allo stato secco
i quali si piegano a doccia, obbligando la carta, cui tenacemente
aderiscono, a secondare tale forma. Cistocarpi emisferici, apiculati nel
fresco, mutici nel secco, numerosi nei rami superiori; tetrasporangi
immersi nei rami estremi fra le rughe in vicinanza degli aculei. So-
stanza cartilaginea nel secco, di un vivace colore corallino assai vivo
nel fresco, roseo-porporina, carnicina, giallorina 0 porporino-bruna nel
secco. Questa specie ha molta analogia con la C. Urvillei (Mont.) J. Ag.
La sezione della parte caulescente ha un ambito tondo elissoide.
Midollo assai voluminoso di vastissime cellule elittiche, incolori o di
una lieve sfumatura rosea o flavescente, disposte longitudinalmente,
a parete crassa, di poco decrescenti verso la periferia. L' assieme si
presenta sotto forma di un grosso reticolo le cui maglie periferiche
hanno un tessuto più sottile che si scompone in ramificazioni esili
anastomosanti nella base dello strato corticale che ancora pervadono
con qualche filamento. Strato corticale di cellule assai piccole, tonde,
roseo-porporine, disposte in file verticali assai serrate. Tegumento
periferico di muco giallorino solidescente. I rametti danno una se
zione largamente lineare e la loro struttura è di poco dissimile da
quella ora descritta.
a. Corallopsis acuìeala (Holmes) South Africa, The Kowie, Jan.
et iMay 1895. Ex herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
Gen. TYLEIOPHORA J. Ag.
Etym. Ivlos callo, nodo e phoreo porto, reco.
174. Tyleiophora Beckeri J. Ag.
Le descrizioni che si hanno di questa pianta, possono riuscire
un po' teoretiche nel senso che le brevi frasi diagnostiche di cui si
186
fa uso di0icilmente sono applicabili praticamente per l'identifica-
zione degl' individui aventi caratteri speciali ai quali s' informano
completamente o quasi tutte le varie parti dogi' individui cui si al-
lude. Data questa frequente eventualità, è opportuno rilevare le forme
degli opposti tipi con un accenno a quelle intermedie che li colle-
gano. A giudicare dagli esemplari in esame, la differenza fra i di-
versi tipi dovrebbesi ascrivere allo stato diverso in cui gì' individui
si trovano: dall'essere cioè cistocarpiferi o sterili.
GÌ' individui fertili (a) hanno le frondi di un perimetro meno
espanso (io-i5 cent.) subcircolare, ma in compenso si mostrano
assai compatte per 1' abbondanza delle divisioni riccamente corimbi-
formi e per le suddivisioni assai ramicellose. Inoltre i margini delle
divisioni primarie e secondarie, oltre le solite crenature e i soliti denti,
altri ne recano di uno speciale sviluppo bi-trifido o subpennato. Le
penultime divisioni sono lentiginose per ricchezza di cistocarpi tondi,
del diametro di un mill. abbondante, isolati o parcamente aggregati
nel corpo e nel margine dei segmenti.
Il tipo più caratteristico fra gì' individui sterili (b) ha un peri-
metro flabelliforme la cui espansione raggiunge i 3o cent, e oltre, e
si compone di semplici dicotomìe più o meno divaricate ad ascelle
ottuse, a divisioni benderelleformi assai allungate, ossia lunghe lo-
i5 cent., ad estremità ottuse, coi margini leggermente crcnulati o
dentati, con ligule isolate piuttosto scarse, brevissime e ravvicinate
quando hanno carattere di prolificazioni provocate da lesioni fortuite.
Fra questi due opposti tipi, fertile l'uno, sterile l'altro, vi sono
due tipi intermedi, entrambi sterili. Questi tipi intermedi rammentano
il portamento di alcune forme di Phyllophora nervosa. Hanno il disco
piano, senza indizio di costa, lineare, largo 2-4 millim., presto dico-
tomo con le diramazioni primarie assai divaricate e magari orizzon-
tali, coi margini crenulato-dentati e di tratto in tratto strozzate da
costrizioni. 1 rami secondari già abbondanti sono disposti a corimbo
con le ultime divisioni, fittamente crenato-dentate, lineari-allungatc
ad estremità ottuse o subtonde o acuminate ondulate nei margini [e],
oppure capoliniformi per 1' agglomeramento delle ultime suddivisioni
aventi perimetro palmato-rotondato, coi margini abbondantemente
provvisti di dentature elegantemente ramicellose, ricordanti quelle
delle giovani e fitte forme della Phyllophora Heredia [d).
187
Gli esempi, h, e, d presentano uno sviluppo molto completo, anzi
esuberante in confronto dell'esempi, fruttigero; uno di essi fu rac-
colto in febbraio come l'esempi, fertile. La causa della sterilità non
dovrebbesi pertanto ascrivere nò all' età né a deficienza di sviluppo.
La sostanza è quasi subcoriacea ma aderisce abbastanza bene ;
il colore è porporino con una sfumatura di violetto, parzialmente
giallo-verdastro nelle parti ultramature.
La sezione presa sopra lo stipite ha forma elittica. Cellule più
interne assai grandi, quasi incolori, a grossa parete, subtonde od
oblunghe od oblungo-angolate-subesagonali, fiancheggiate da altre di
poco più piccole, della stessa natura ed aspetto; le une e le altre
appressate e prementisi così da formare un grosso reticolato. Ognuna
di queste grandi cellule ora è repleta di fluido, ora di materia ami-
lacea flavescente. Questo reticolato è circondato da 8-4 serie disor-
dinate di cellule mediocri, porporine, quali subtonde, quali angolose.
Strato corticale assai spesso, essendo composto da file serrate rego-
larissime, verticali, composte ciascuna di 20 e più cellule esigue in-
tensamente colorate. Il giro più esterno è protetto da un straterello
di muco ambrino solidescente. Gli stessi caratteri, in minori propor-
zioni, si osservano nelle espansioni laminari.
a. Tyleioph. Beckeri]. Ag. South Africa, The Kowie. 6 Feb. 1898.
b. Idem. Idem. Idem. 5 Dee. 1896.
e. Idem. Idem. Idem. 14 Feb. 1894.
d. Idem. Idem. Idem. i5 Aug. 1894. Ex Herb. Dott.
H. Becker, F. L. S.
Gen. CALLIBLEPHARIS Kuetz.
Etym, cullos bellezza, blephar ciglia.
Il genere è costituito finora da una mezza dozzina di specie la
cui venustà si combina alla più elegante magnificenza nella C. fim-
briata. Non tutte però vi si possono ritenere con sicurezza collocate,
poiché per la metà di esse si richiedono ulteriori osservazioni ba-
sate sopra un abbondante materiale fruttificato. Della C. jubata e
della C. ciìiata nel Mediterraneo si hanno timide comparse in forme
sottili, lineari, assai parcamente cigliate, proprie del Golfo di Lione
fino a Porto Maurizio ed alle Baleari ; meglio invece, e più ricca-
188
mente caratterizzate, intorno alla Sicilia, ma spesso, se sterili, digi-
cilmente assegnabili all'una piuttosto che all'altra delle citate specie.
175. Calliblepharis ciliata (Huds.) Kuetz.
= DeUsseria ciliata Lamour. - Haìymenia ciliata Gaill. - Viva
ciliata DC. - Fucus ciliatus Huds. - Sphaerococcus ciliatus Ag. - Rho-
domenia ciliata Grev. - Fucus holosetaceus Gm. - F. ligula/us Gm.
- Haìymenia laurina Bory - FI. composita Bory.
Senza preoccuparci delle incertezze che vanno congiunte alla
identificazione di questa specie come della seguente negli individui
mediterranei, dobbiamo qui avere riguardo unicamente alle forme
genuine che delle specie stesse ci fornisce 1" Atlantico. Queste sono
facilmente discernibili per il rispettivo portamento il quale ci è dato
dalla grande ampiezza del disco e delle sue prolificazioni, l'uno e le
altre sempre glabri nella C. ciliata, e dalla numerosa decomposizione
e strettezza delle suddivisioni della fronda, spesso irsuta, nella C. ju-
baia, come apparirà dai dati rilevati sugli esemplari relativi.
Dall'apparato radiciforme sorge lo stipite appianato, non sempre
filiforme, perchè può avere la larghezza di due millim. alla base, e
cioè nella parte più stretta. In questo caso la pianta è monofronde,
il disco più ampio, fino a raggiungere i 5 cent., e l'altezza di ló
cent., colle prolificazioni assai sviluppate, a circoscrizione lanceolata
o lungamente obovata, od anche lineari (larghe un cent.j se cisto-
carpifere. Ascelle tonde.
In un altro caso, dal plesso radiciforme si dipartono tre stipiti
filiformi che danno origine rispettivamente ad una fronda. Le proli-
ficazioni stroncate per accidenti esteriori, altre ne possono emettere
di minori proporzioni e più abbondanti. Cistocarpi svolti all' estremità
delle ciglia o verso la metà di queste.
a. N.° Ó7. Rhodomeuia ciliata Hook. Br. FI. p. 290. Torbay, not
plenty. Mary Srandi cellule incolori, clissoidi,
a grossa parete, longitudinali, decrescenti in grandezza dal centro
alla periferia dove si fanno assai oblungiie.
a. Chrysymenia Uvarìa Wulf. Dicemb. 189Ò.
b. Idem. Marzo 6, 1897.
e. Idem. Feb. 6. 1898. South Africa, The Kowie. Ex herb.
Dolt. H. Becker.
Gen. LOMENTARIA Lyngb. (')
Etym. lomeiiluììi, dalle strozzature della fronda.
I generi Lomenlaria, Champia, Chylocladia e Gaslroclonium sono
fra il numero di quelle Alghe che più stupiscono lo studioso da ta-
volino quando scende per la prima volta al mare. Con gran pena
egli riesce a persuadersi che quei grossi corpi globosi, porporini,
rosei, cinnabarini, ametistini, verdastri o variegati, carnosi, turgidi
di acqua e di succo mucoso-filamentoso, siano quelle stesse piante
così bene applicate alla carta d'onde fanno sfoggio dei loro eleganti
disegni cosi bene distinti e cosi armonici in ogni loro porzione, da
scambiare per una pianta completa una piccolissima porzione di essa.
In questi casi egli impara più nel disseccare che nel raccogliere,
giacché solo dalla sua preparazione viene a constatare delle antiche
sue conoscenze.
202. Lomentaria articulata (Huds.j Lyngb.
= Ulva articulata Huds. - Fncus articulatus Lightf. - Gigar-
lina articulata Lamour. - Chondria articulata Ag. - Gastridiurn ar-
ticulatum Grev. - Chylocladia articulata Grev. - Lomentaria pertusa
Schousb. - Fucus moniliformis Schousb. - Gastridium corallinum
Suhr.
Si caratterizza nettamente per le frondi articolate o, meglio,
strozzate da costrizioni cosi pronunciate, che gli articoli prendono
(') Per r esatta interpretazione dei %ìì.w. Lomentaria, Cìiampia, Cfiylocladia e
Gastrocloniiim, consultare « Il gen. Cti ampia Y)&?>\ . y> ^\ G. B. De Toni. Estratto
dalle Mem. della Pontif. Accad. dei nuovi Lincei, voi. XV'II, con Tavola.
216
una forma elissoide più o meno allungata. Variano le forme ed i
portamenti. In alcune il cespo è essai serrato e intricato in causa
dei verticilli sovrabbondanti che penetrando fra segmento e segmento
dei rami vicini determinano la compattezza dell'insieme. Altre volte
invece la pianta, pure essendo abbondante, è più facilmente distri-
cabile allorché i rami sono decombenti o arcuati in fuori. In questa
forma i lobi estremi, anziché brevi e tondi in alto, si mostrano assai
acuminati, eretti o curvato-circinati. Si potrebbero moltiplicare gli
esempi di caratteri i quali, se hanno un valore, potrebbe dirsi indi-
viduale ma non specifico. Cosi in un suo esemplare il Le Jolis nota:
forma angnstior, mentre trattasi semplicemente di un individuo im-
miserito il quale non ha alcuno dei rapporti che caratterizzano la
var. linearìs (Zanard.), L. phalligera J. Ag. è la sola degna di es-
sere distinta pel suo stabile carattere dei segmenti allungatissimi,
poco o affatto distinti, massime nelle parti inferiori della fronda la
quale è assai repente, coi rami molto divaricati, sprovvisti di verti-
cilli, costituenti perciò un cespo molto lasso. Il Dott. Bormet la con-
traddistingue come specie a sé [Alg. de SchousbOi\ p. i3oj.
Si apprende ad altre alghe od agli scogli mediante un minutis-
simo callo presto rinforzato dai primi rametti che assumono forma
e ui][icio di rizoidi.
Strato corticale assai spesso, formato da piccole cellule rosee,
tonde o leggermente allungate, disposte in file verticali. iMidollo sot-
tile fatto di cellule dello stesso colore, 3-6 volte più grandi delle
prime, subtonde od oblunghe, irregolarmente sparse; le più intense
talvolta si prolungano in un filamento verticale.
a. Lom. arliculata Lyngb. Forma angustior. Cherbourg. Le Jolis.
b. Idem. Grev. Roscoff. Aoùt, 1002, Cali. J. Chalqn.
e. Idem. Pointe N. de 1" Ile Callot. Aoùt 1908, Idem.
d. Chylocl. articulata, N. 78, Torbay. Common. M. Wyatt.
Gen. CHAMPIA Desv.
Etym. dedic. al hot. francese Deschamps,
Denominazione fondata dal Desvaux nel 1808, basandosi sulla
speciale costituzione dei cistocarpi, senza di che non vi sarebbero
stati suljicienti motivi di separarla dal gen. Loìiien/ariu (Lem. par-
217
vula Gain.) con la quale e col gen. Gaslroctonìuni condivide la na-
tura tubolosa diaframmatica.
203. Champia parvula (Ag.) J. Ag.
= Chondria parviiìa Ag. - Gas/rid/um parviiìnm Grev. - Chy-
locladìa parvula Hook. - Chondria impìexa Chauv. - Fuciis haìijor-
mis Y nanns Turn. - Lomentaria iuler/exfa Chauv. - Lotn. brevis
Kuetz. - Lom. taeniaeformis De Not.
La specie è alta da 2-8 cent, e forma dei cespugli densamente
intricati nei maggiori sviluppi e date certe forme. Come nella Lo-
mentaria f. lineahs, nelle parti inferiori delle frondi le articolazioni,
assai lunghe, sono diljicilmente distinguibili all'esterno, mentre si
palesano assai evidenti e a brevissimi tratti nelle parti più giovani
con la caratteristica apparenza di tante botticine sovrapposte. La ra-
mificazione è irregolare in quantochè i rami possono essere, magari
in uno stesso individuo, alterni, opposti o verticillati, il colore varia
dal carneo al porporino, dall' ametistino al violaceo più carico con
passaggi al verde per alterazioni. Sostanza alquanto tenera, per cui
gli esemplari, piuttosto mucosi, bene aderiscono alla carta.
L'ambito della sezione è tondo-lobato. Strato corticale di 1-2
serie di cellule grandette, oblunghe, subrettangolari o irregolarmente
angolose; strato intermedio di cellule più grandi, varie di forma,
oblunghe, tlessuose; strato midollare di pochi filamenti allungati
anastomosanti.
a. C//a//z/'/a part/w/a Harv. Gazons compactes. Biarritz, mai 1903.
Coli. J. Chalon.
b. N. 72. Chyìocladia parvula Hook. Coast of Devon, rather rare,
Forma elata Alg. Danmonienses. Mary Wyatt.
204. Champia compressa Harv.
= Champia Vieillardi Kuetz. - Gastridium '^onatnni Suhr. - Co-
r inaldi a compressa Trevi s.
L'aspetto esteriore e la sostanza degli esemplari del Capo in
confronto di quello americano diversificano grandemente. I primi,
bellissimi, gaiamente porporini o suffusi di un verde tenero, hanno
una statura di 5-7 cent., la larghezza dei rachidi di 8-4 millim., e
tale si mantiene fino all'estremità che è egregiamente rotondata
come quella dei rami e dei rametti; la sostanza, dalla perfetta sua
aderenza alla carta, si rileva tenera e carnosetta. Neil' esemplare/^Q>tU>^^
•~(i''^^<;
218
della TiLDEN la pianta è alta 3 cent., coi rachidi della larghezza
massima di un millim., e così questi come i rami ed i rametti sono
lungamente attenuati nelle parti loro superiori e finiscono in punta
acuta od appena otlusetta ; la sostanza poi è membranaceo-subcor-
nea per cui aderisce debolissimamente per solo effetto di pressione
subita anziché per la natura sua appiccicosa. Il colore è divenuto
bianco-giallognolo. Negli uni e nell' altro le sezioni diaframmatiche
hanno r equidistanza di un millimetro circa.
La sezione ha forma elissoidc compressa negli esemplari del
Capo, Membrana cuticolare composta di 2-3 strati filamentosi di
cui il filo periferico si mostra moniliforme-continuo, gli altri inter-
rotti, flessuoso-paralleli. Strato corticale composto di una sola serie
dì grosse cellule distanziate, lineari, oblunghe, rettangolari, piij o
meno regolarmente alternantisi, verticali, colorate di violetto-lurido.
Spazio interno interamente occupato da grandissime cellule incolori,
formanti un reticolato a larghe maglie esagonali e sobtondo-irrego-
lari contenenti piccolissime granulazioni tonde celluleformi. Le ap-
pendici periferiche filiformi del reticolato midollare si anastomizzano
con le cellule lineari dello strato corticale di guisa che le cellule
oblunghe o rettangolari di questo vengono ad occupare il centro
dello spazio conterminato da tali appendici.
Nella pianta americana lo strato corticale è composto di tre
serie di cellule grandi elissoidi od ovate a grossa parete, verticali,
commiste ad altre più piccole. Midollo di grandissime cellule dispo-
ste a reticolo.
h. Champia compressa Harv. South Africa, The Kowie, lò No-
vemb. 1804.
b. Idem. Jan. 1895 Idem.
e. 411 Idem. N. 411. Waikiki, Oahu, Territory of Hawaii
J. E. TiLDEN, 3i May 1900.
Gen. GASTROCLONIUM Kuetz.
Etym, gasfer ventre, e cìonion ramo, allusivo alle sezioni ven-
tricose.
2o5. Gastroclonium kaliforme (Good. et Woodw.) Ardiss.
Benché noto anche nel Mediterraneo, e lungo le coste europee
210
dello Atlantico dove questa specie dispiega le sue più belle ed opu-
lenti apparenze con un polimorfismo tale da giustificare le quattor-
dici sue sinonimie. Costituisce delle masse tonde più o meno com-
patte, composte di frondi piramidale serrate le une alle altre me-
diante i ramoscelli suberetti o patenti, di varia lunghezza ad artico-
lazioni ventricose, elissoidali o quasi lineari e rettilinee nei casi in
cui i setti si palesano più distanziati. Sfoggia un porporino di varie
gradazioni con accenni alla clorofilla nelle parti più adulte o dete-
riorate. Viene distinta la var squarrosa (Harv.) per il suo portamento
decombente e pei ramoscelli brevi, patentissimi, nonché una forma
aestivalis, notevole per le lunghe articolazioni dell'asse e dei rami
principali, e per la grande sottigliezza dei rametti prirnari e secon-
dari.
Cellule periferiche mediocri, tonde, oblunghe, angolate, lassa-
mente appressate, leggermente colorate di roseo o di gialliccio. Mi-
dollo di cellule grandissime, subtonde o variamente irregolari, se-
condo il grado della mutua pressione, costituenti un reticolato inco-
lore. Nella var. squarrosa le cellule corticali sono spesso in forma
di virgola o di clava con la punta assottigliata rivolta in alto, in file
verticali. Lo strato interno è composto di grosse cellule per la più
parte rettangolari ad angoli acuti, isolate, colorate in roseo come le
corticali.
a. Cìiylocladia ìmliformis Grev. Flakkeljord. leg. M. N. Blytt.
b. Indem Hook. Guéthary, Juillet, igoS. Coli. J. Chalon.
e. Chyloclad. squarrosa (Harv.) Le Jolis, Alg. mar. de Cherbourg.
Mars.
d. Idem. kalifor)iiis Hook, forma aeslivalis. Id. Id. Juin.
e. Idem. N. 24, Torbay. frequent. (con cistocarpi). M. Wyatt.
206. Gastrocloni um ovale (Huds.j Kuetz.
— Lomeiil. ovalis (Huds.) Endl. - Fucus ovalis Huds. - Choii-
ària ovalis Ag. - Gastridium ovale Grev. - Chyloclad. ovalis Hook. -
Fucus poh'podioides Gmel. - F. vermicularis Gmel. - Gigartina ver
micularis Lamour. - F. sedoides G. et VV. - Gaslroclou. subarticu-
latuui Kuetz. - Gastroclon. umbellaluiii Kuetz.
Nel suo stadio iniziale la pianta si mostra con una frondicina
oviforme, cava, munita di peziolo, alta da uno a qualche millimetro,
larga la m.età. Quando le frondi sono parecchie, stante la loro mi-
220
nutczza, il loro ravvicinamento e il colore talvolta verdognolo, si-
mulano abbastanza bene la facies giovanile della Chrvsvmenia Uvxria
{Chrys. ? ìnicrophysa Hauck r - Gas/roclonium minuliilum Reinsch ?).
La pianta adulta ha un portamento ben diverso dalle sue aijmi e
dalle stesse sue congeneri; nelle preparazioni assume poi un'appa-
renza da fanerogama. Questo effetto è dovuto al caule solido, cilin-
drico, nudo in basso (munito di un apparato radiciforme fibroso) ra-
moso e racemoso coi ramoscelli oviformi nelle parti inferiori della
pianta, oblunghi in quelle superiori, attenuati così alla loro base da
figurare picciolati. Nell'essiccazione e compressione questi ramoscelli,
resi appiattiti, danno l' illusione di vere e proprie foglie enervi. I ra-
moscelli sono* generalmente privi di diaframmi e per conseguenza
anche di costrizioni; gli uni e le altre solo per eccezione si possono
talvolta riscontrare in qualche ramoscello più allungato e vicino alla
sommità della pianta. Il colore rosso è fugacissimo e variabile; nella
pianta ultra matura si cambia in verdognolo. La sostanza è cartila-
ginea e anche più solida nel caule, polposo-gelatinosa nei rametti
i quali aderiscono bene alla carta.
La sezione di un ramoscello rileva lo strato periferico poco dif-
forme da quello interno. È composto di cellule grandette tonde ed
oblunghe, longitudinali, che vanno ingrandendo col progredire delle
serie, disordinate, verso l' interno. Midollo formato di cellule di poco
più grandi, angolose, irregolari, talvolta areolate, rosee come le pe-
riferiche.
a. 125 Cìivloclodia ovalis Wook. Le Jolis, Al g. mar. de Cherbourg,
5 Févr. i863.
207. Gastroclon. ovale (Huds.j Kuetz. var. Coulterì Harv.
= Lomenlaria ovalìs var. Coulterì Harv. - L. ovalìs var. rohu-
stior j. Ag.
Pianta più robusta della forma tipica, perennante, con radici
assai pronunciate, assai ingrossata al pseudo-colletto negl'individui
senili, e al dissopra del quale assai cespitosa cogli assi primari solidi.
alti dai 10 ai i5 cent, nei maii,"giori sviluppi. Parte inferiore degli
assi denudata, indi munita di rametti tubolosi, vari di forma secondo
i vari individui distici o subfascicolati in parte, semplici o muniti di
rametti secondari, tubolosi, nodoso-articolati. Queste suddivisioni sono
lunghe da uno a quattro cent., lineari, della larghezza di un millim.
221
alla base e poco più nella parte loro superiore, per cui risultano
lungamente e leggermente spatolate (davate nel fresco).
Il portamento affatto speciale e gì' indicati caratteri fornirebbero,
se costanti, dati bastevoli di autonomia. Seppure esistono, occorre-
rebbe conoscere i tipi intermedi i quali soltanto potrebbero fornire
un criterio con cui giudicare razionalmente della importanza effettiva
di questa pianta che, nell' esemplare della Tilden, si mostra in com-
pleta antitesi col tipo genuino.
Sezione annulare. Membrana tegumentale composta di filamenti
longitudinali flessuosi. Seguono poche serie di cellule mediocri lon-
gitudinali ed oblique, oblunghe. Midollo composto di due parti: l'e-
sterna è formata da una sola serie di grosse cellule oblunghe, ver-
ticali; l'interna di 3 serie di cellule consimili ma assai più grandi e
più allungate, disposte longitudinalmente.
a. 214. Lomentaha ovalis Endl. var. Coulteri. Attached in tufts
to rocks and shells. At lowest fide. North of Tracyton dock, Kitsap
county, Washington. J. E. Tilden, 3i Jl. (897.
Gen. CHYLOCLADIA Grev.
Etym. cliylos succo, clados ramo.
Contrariamente ai precedenti generi Lomentaria, Champia e Ga-
stroclonium nei quali la fronda è dotata di un tubo chiuso a tratti
da diaframmi cellulari provocanti i caratteristici lobi o rigonfiamenti
in modo più 0 meno evidente, nel gen. Chylocladia, invece, le frondi
sono provviste internamente di un tubo continuo, percorso da fi-
lamenti articolati, per cui in ogni loro parte si palesano rettilinee.
208. Chylocladia clavellosa (Turn.) Grev.
:= Fucus clavellosiis Turn. - Chrysymenia clavellosa J. Ag. -
CJi andrò Ihamiiion clavellosum Kuetz. - C. confertum Menegh. - Ga-
stridhim clavellosum Lyngb. - Chondria clavellosa Ag. - Chondro-
tham. australe Kuetz.
Fronda suberetta, gelatinoso-membranacea, cilindrica o subcom-
pressa, cogli assi principali della grossessa di una penna passerina,
con abbondanti suddivisioni filiformi più vcjlte pennate, a rametti li-
neari-lanceolati o clavati. La fronda viene a formare un perimetro
circolare od dittico con un asse di io-i5 cent, di estensione. La
ricchezza e sottigliezza delle suddivisioni e il vario portamento a se-
conda che la pianta è sterile o cistocarpifera, la fanno distinguere
nettamente dalle piante aljìni sopra trattate. Negl'individui sterili le
ramificazioni sono più espanse, i rametti più abbondanti e assai più
allungati e le pennazioni poco regolari. L'opposto si verifica negl'in-
dividui fruttigeri nei quali le pinnule, assai abbreviate e recanti i ci-
stocarpi cuspidati, sono regolarmente distiche e spesso anche oppo-
ste. 11 colore è porporino, roseo o carmino, giallastro negli esemplari
ultra maturi.
La sezione offre una figura tonda. Strato corticale di cellule
piccole, tonde o leggermente oblunghe, longitudinali, non stipate, in
poche serie. Midollo formato di grandi cellule a sottile parete, sub-
tonde, disposte a reticolato alle quali ne vanno commiste talora al-
tre più piccole eguali a quelle corticali; tutte quante colorate di
roseo.
a. Lomenlaria claveìlosa Grev. Haksrefjord. 18-Ó-1847. Legit
M. N. Blytt.
b. Chylocladia claveìlosa (Turn.j Grev. Vòideròarne in mari Kat-
tegatt, Aug. 1882. Ex herb. G. Lagerheim.
e. Idem. N. 23, Torbay, Mary Wyatt.
d. Chrysym. claveìlosa Harv. Roscoff. 11-7-1900. ColI.J. Chalon.
209. Chylocladia? uncinata Menegh. in Kuetz.
= Lotuentaria uncina/a Menegh. in Zanard. - Chondrosiphon
Mcneghinianus Kuetz. - Chondrosiph. uncinatus Kuetz.
Descrizione come in Sylloge Algartiin di G. B. De Toni.
La fronda tubulare offre una sezione tonda annulare, apparente-
mente vuota. La parte interna della parete è composta di 2-3 serie
di cellule rosee, alcune subtonde mediocri, altre oblunghe più gran-
di. Cellule delle serie esterne più piccole saldate nella loro parte su-
periore nel muco ambrino esistente sotto il filamento cuticolare.
a. Clivlocl. unciìiala Menegh. in Kuetz. L'esemplare fa parte
delle Aìnerican Algae di Josephine E. Tilden e porta il N.*^ 32 2. Bri-
dgeport, Connecticut. Coli. H. A. Green. 20 Au. 1898.
b. Idem. Falmouth, July 1882. Ex herb. F. S. Collins.
NB! Quest'ultimo esemplare nelle parti sue inferiori presenta
talvolta un midollo di cellule disposte a reticolato.
22Ò
Subfam. 111. PLOCAMIEAE (Reichb.j Kuetz.
= Plocaiiìieae Reichb. - Tìuniìnopìioreae Decne.
Gen. PLOCAMIUM Lamour.
• Etym. plocamion, struttura contesta.
= Thamnopìiora Ag. - Thamnocarpus Kuetz. - Plocas Targ. -
Tozz. in Bertol. - Nereidea Stackh.
Genere importantissimo, ricco di una trentina di specie tutte
esimie che nella varietà dei loro aspetti non mai smentiscono il nesso
che strettamente le avvince. Questo fatto spiega anche il perchè la
sottofamiglia si limiti, rigorosamente parlando, a questo solo genere.
Casi simili si ripetono ogni qualvolta i generi, cosi pei caratteri este-
riori come per l'intima loro costituzione, non presentano notevoli
addentellati o soluzioni di continuità che li rendano strettamente di-
pendenti da altri generi aljRni o ad essi intermedi. La sinonimia rie-
sce di conseguenza assai povera, come nel caso di cui si tratta.
L'unione a questa sottofamiglia degli lialosaccìon che non si è cre-
duto finora di dislocarli nella sistematica, potrebbe veramente riu-
scire un po' artificiosa a chi raffronti i due generi nei rispettivi ca-
ratteri esterni ed intimi. Degli esterni non è chi non vegga: degli
intimi la costituzione consimile dei due o tre strati di cellule con-
formi non avvalorerebbe suljiciententemente la riunione dei generi
nella stessa suddivisione quando si pensi che negli Halosaccion i ci-
stocarpi sono ancora ignoti ed i tetrasporangi sono divisi a croce,
mentre nei Plocamium sono divisi, com' è noto, in maniera zonata. Se
qui la comunanza di sottofamiglia può urtare ciò dipende non già
da una illogia scientifica, ma da un' illogia morfologica ed estetica che
interessa la sola esteriorità.
2 10. Plocamium coccineum (Huds.) Lyngb.
■== Fiiciis coccineus Huds. - Fiicus Plocainiinn Gmel. - Deles-
serìa Plocainiiuii Ag. - Delesserfa coccìnea Ag. - Plocamium vulgare
Lamour. - Plocam. Lyngbvuninii Kuetz. - Plocaììiiinn Binderìaiuiiii
Kuetz.
Specie comune anche al Mediterraneo e quanto mai indicata
per destare una vocazione. Occorse discendere fino a Linneo per
vederla posta in evidenza sotto il nome di Wormskjoldìa Plocamiiim.
Per gli antichi, privi di mezzi delle assai moltiplicate viste, tutti i
prodotti naturali non suscettibili di un materiale utile immediato, o
erano considerati come un lusus naturae non degno di seria atten-
zioae, o si prestavano ad applicazioni mitologico-poiileistiche che
precludevano ogni libera iniziativa allo spirito umano. Così indiffe-
renti passarono le stesse Atene e Roma che pure educarono, assie-
me agli allori virili, le rose e il mirto; cos'i passarono i tempi di
mezzo, che al politeismo sostituirono le degradanti e paurose super-
stizioni, d'onde i sospetti di magia verso chi si fosse indugiato in
istudi e ricerche cotanto in opposizione alle tendenze dell' epoca (^j.
La rappresentanza mediterranea di queste specie ne' suoi ri-
guardi estetici non vien meno a quella degli Oceani dove, se mai,
gl'individui possono raggiungere una dimensione di poco maggiore.
In ogni regione poi si riscontrano le molte sue forme che dai ra-
chidi e rameggio larghetti più o meno appianati e dall' assieme che
si contraddistingue per le sue parti fra di esse assai bene spaziate,
passando per molti gradi intermedi, si tramutano in vaporosità ultra
capillari e compatte cos'i da arieggiare l'aspetto dei più sottili Calli-
thamnion.
Cos'i r aìiguslifrjus che il Le Jolis nelle sue schede designa co-
me varìetas, deve avere un valore molto relativo. Abbandonata la
costata e la procera per la considerazione ora espressa, la sola va-
rietà da considerarsi tale per il suo carattere stabile è la seguente :
2 11. Plocam. coccìneum, var. uncinatum J. Ag.
= Plocam. subtile Kuetz. - Plocam. Jenestratum Kuetz. - Plo-
cam. mediterraneiiììi Menegh. - Plocam. irreoolare Menegh.
(^) J^' imperatore Giuliano, che dev' essere stato spesso ammorbato dai mar-
ciumi delle Alghe rejette, chiamava queste vili e fetide. Noto è l'oraziano: «Et
genus, et virtus, nisi cum re, vilior alga est. » Meno male che nei belletti anti-
chi pare ci entrasse anche la ficoeritrina di alcune Floridee. Sulle proprietà ali-
mentari, terapeutiche, industriali e fertilizzanti delle Algiie marine e sulla impor-
tanza loro come primigenio fenomeno biologico, veggasi la l)ell' opera di F. Stkx-
FORT Les plus belles plantcs de la mcr.
225
Distinta per la fronda angustissima, pel rachide subfiliforme fles-
suoso, e soprattutto per le penne patenti ricurve od uncinate.
Sezione elittica, fusiforme o lineare (margini interi o leggermente
lobati a lobi tondij secondo che è praticata alla base, verso la metà
o in alto della pianta. Midollo abbondante di cellule longitudinali,
grandi, d'insieme reticolato, disposte intorno ad un tubo assile, ana-
stomosanti fra le cellule dello strato inferiore corticale. Strato cor-
ticale composto di due parti: la interna formata da cellule normali,
isolate, piccole, di forma assai irregolare; l'esterna da parecchie se-
rie di cellule sempre più piccole, subtonde od oblunghe, verticali,
sempre più serrate e più colorate nella periferia. Questa è conter-
minata da una membrana di natura filamentosa, basata sopra uno
strato di muco ambrino solidescente.
a. Flocamìum coccincum (Huds.) Lyngb. Shudesnos, 18-7-1854,
Hortus botan. Christianiensis, Leg. Schùbeler.
b. Idem. Vaderoarne in mari Kattegatt, Aug. 1882, leg. G.
Lagerheim.
e. Idem. N." 20. Alg, Danmonienses. Prep. and Sold by
Mary Wyatt.
d. Idem. N." igS. var. angustifrons Le Jolis. Mars. Alg. mar.
de Cherbourg.
e. i55. Idem. var. iincinatum (Ag.) Le Jolis Aoùt. Idem.
/. Idem. Idem. Guéthary, Juillet, igoS, Coli. J. Chalon.
Quest'ultimo non presenta caratteri suljìcienti per riferirlo al-
l'indicata varietà; anzi diversifica anche dalle più comuni forme sub-
tipiche per il rameggio che si raccoglie compattissimo alle estremità
degli assi.
212. Plocamium rigidum Bory.
= /'. robustum Kuetz. - P. condensahun Kuetz.
Pianta alta 5-8 cent., cespitosa se ultra annuale, a fronda an-
gusta, lineale, sprovvista di costa, cogli assi subsinuosi, più larghi e
teneri in alto. 11 rameggio è decomposto-pennato, con penne e la-
cinie subulate alterne. Sporofilli fruttigeri nascenti dalla trasforma-
zione delle pennette superiori, disposti in modo subpalmato sopra
un pedicello comune.
Che si tratti di pianta perennante Io rivelano le parti inferiori
e la basilare assai cornee ridotte a cespo riproduttore. È subrepente
15
ma non sempre decombente, adattandosi alle immediate casuali con-
dizioni che la circondano delle quali si profitta in modo vario, ossia
razionale, se non vogliasi dire intelligente, mutando a tale uopo i
suoi organi di apprensione. La parte senile è costituita da tronconi
cornei subcilindrici, di rami in parte sdraiati rettilinei o variamente
contorti, in parte suberetti e aggrovigliati a mazzocchio. Dagli uni
e dagli altri sorge la nuova vegetazione carnosetta (membranacea
nel secco) delicatissima, coi rachidi piani, leggermente flessuosi, il
cui contegno ci rivela la passata istoria del suo ceppo. Alcuni di
questi giovani rami sono in alcuni casi sdraiati. Di tratto in tratto una
estremità delle lacinie dei rami stessi si apprende ad un sassolino o
ad un granello di rena e vi si applica tenacemente con una specie
di callo di adesione, come vediamo praticare parecchi Cissus me-
diante le estremità dei loro cirri. Senonchè per 1' Ampelidea è questo
un semplice processo di sostegno, mentre che per l'Alga si tratta
di un processo basilare per tener fissa e, se del caso, indipendente
la sua nuova vegetazione. Quei rami invece che hanno trovato alla
loro portata un" altra pianta (una Corallina nel caso dell' esemplare
in esame; procedono eretti in quantochè vi si apprendono ora non
più col mezzo di un callo adesivo come era comportato dal primo
caso in cui si trattava di una breve lacinia filiforme non atta ad av-
vincere, ma mediante lacinie perfettamente evolute le quali, nel se-
condo caso, si comportano come i pezioli della Clematis Vitalba,
piegandosi cioè una o più volte a gombito e formando delle anse
con cui abbracciano o avvolgono la pianta di sostegno.
La sezione fatta nella parte inferiore dà una figura tondo-com-
pressa. Orlo cuticolare di una sola serie di cellule oblunghe assai
esigue, disposte a monile nel senso del loro asse maggiore. Il cer-
chio susseguente è formato da uno straterello di cellule in serie di-
sordinate, più grandi delle prime, oblunghe, verticali al margine, co-
lorate di ametistino. Midollo di cellule assai grandi subtonde, irrego-
lari, disposte a reticolato intorno al centro occupato da un tubo
assile.
Nelle piante esaminate i colori variano a seconda delTctà e delle
circostanze. Negl' individui adulti predomina il porporino che si fa
un po' scuretto nel secco. Le parti giovani sono di un delicatissimo
227
carnicino con una sfumata tonalità ametistina. La sostanza per quanto
rigidetta, aderisce abbastanza bene
a, b, e. Plocannum condensaiiim Kuetz. 2Ó Nov. iSgS - 20 Jan.
i8gò - ó Feb. 1898. South Africa, The Kowie. Dott. II. Becker.
21 3. Plocamium Preissianum Sond.
= P. Preìssii Kuetz.
Sull'apparato radicellare fìbroso-carnoso, purpureo-coccineo co-
me tutta la pianta, si innalza il caule o stipite largo 2 mill. circa,
ancipite-costato, indi ramoso decomposto-pennato con penne alterne
e sporofilli ascellari fascicolati. Cistocarpi sessili, tondi, verruculosi.
Le forme differenziano solo nella larghezza dei rachidi e delle penne.
Sostanza assai ferma, membranacea o decisamente cornea, inaderibile.
La sezione presenta una forma lineare a margini estremi tondi.
Strato corticale non troppo serrato, composto di parecchie serie di
cellule piccole, tonde, disposte in linee continue od interrotte, rara-
mente ramificate, moniliformi, perpendicolari, aventi la base sopra
una serie di cellule più grandi, distanziate. Midollo di cellule sempre
più grandi, ovato-elissoidi, contenenti granuli amilacei. L^ esemplare
è alto 1 1 cent.
a. Plocain. Preissianum Sond. Australia. Mueller race, J. Agardh
determ. Ex herb. Ardissone.
214. Plocamium sandvicense J. Ag.
Cespitoso, alto 6 cent , munito di un apparato radiciforme fibroso
prensile, che lo tiene fisso alla roccia di cui i pezzetti calcari sono
trattenuti dall'esemplare. Frondi membranacee, strette, lineari, a ra-
chide piano con penne assai brevi nella parte inferiore, più lunghe
nella superiore, distiche, alternate da lacinie spiniformi, piane. Il ra-
chide è assai parcamente ramificato e sempre verso la sommità.
Nella forma delle penne, massime le superiori, ricorda gl'individui
più poveri del P. coccineum, ma nel complesso assai più il P. Tel-
fairiae Harv. e il P. angustum Hook. L'esemplare è sterile.
La sezione trasversale praticata nella parte inferiore della fronda
presenta lo strato midollare formato da una porzione centrale elis-
soide longitudinale composta di cellule piccole, filiformi, corte, assai
stipate, incolori, circondate da una parete di natura cellulare, dan-
dole così l'aspetto di un sifone assile. Questo corpo centrale è cir-
condato da sei grandissime cellule, parimenti incolori, disposte lon-
gitudinalmente, accompagnate ai fianchi ed alle estremità da altre
consimili cellule ma sempre più piccole quanto più si avvicinano alla
periferia. Strato corticale sottile, di cellule minute, colorate di roseo
o di porporino, tonde, subtonde o angolose, disposte verticalmente e
regolarmente, ma non troppo serrate nella serie esterna, un po' più
grandi e disordinate nella serie interna. Nella parte superiore della
fronda la cellula centrale del midollo ha perduta l'inclusione delle
piccole cellule filamentose, essendo all' intutto conforme alle cellule
pericentrali.
Sostanza ferma, membranacea, discretamente aderibile.
a. 410. Plocaiu. Sandvìcense J. Ag. Laie point, Koolauloa, Oahu,
Territory of Hawaii. N. 410 delle American Algae di Josephine E.
TiLDEN, 18 Je igeo.
21 5. Plocamium angustum (J. Ag.) Hook, et Harv.
= Thamnopliora augusta J. Ag. - Plocam. pnsillum Sond.
Sorge cespitoso da un apparato radiciforme-prensile che si ap-
prende alle parti più solide di altre alghe od a corpi diversi. Le frondi,
lineari, sono alte da 5 a io cent, e variano nel portamento che è co-
rimboso 0 flabellato 0 fastigiato. Assi ora nudiusculi in basso, ora mu-
niti fin dalla base di piccoli denti distici, sottili, acuti, semplici o bi-
trifidi, talvolta alternati con penne caduche, incomplete. Il resto corri-
sponde alla descrizione Detoniana. Sostanza assai ferma, membrana-
cea, cartilaginea e subcornea nel secco! Colore porporino o carmino,
che in date condizioni smarrisce e viene sostituito dal biancastro.
Sezione elissoide o subtonda. Strato corticale di cellule colorate,
piccole, oblunghe, stipate, perpendicolari alTorlo della fronda, con
granuli amilacei tondi opachi, indi man mano più lassi e più grandi
quanto più avanzano verso l'interno. Midollo di grandi cellule sub-
tonde od oblunghe, irregolari.
a. Plocam. angiistatum Ag. Australia. Leg. Mùller. Ex herb. Ar-
DISSONE.
b. Plocam. angustum j. Ag. Nov. Holl. Australis, misit J. Agardh.
Ex herb. De Toni.
216. Plocamium costatum (J. Ag.) Hook, et Harv.
:^= Thamnophora costala J. Ag. - Deles seria Plocamium var. co-
stata Ag. - Thamnoph. Cunninghamii Grev. - P. Cunningh. Harv. -
Fucus maxillosus Poir.
229
Con questa si entra nelle esimie specie dai dischi, dai rachidi
e dalle penne assai allargati, ciò che costituisce per le tallofite uno
di quei caratteri che, nella flora terrestre, siamo usi ad attribuire ai
prodotti tropicali, e che, dato il genere, assai impressiona lo studioso
il quale nel Plocaiii. coccineiim avesse ritenuta esaurita la più perfetta
manifestazione estetica.
Fronde isolate o parecchie, alte da 5 a i5 cent., sorgenti da un
apparato radiciforme a fibre compresse, talvolta quasi frondiformi,
semplici o poco ramose, con le ramificazioni ora sciolte ora riunite
in fascetto globoso, contratte all'estremità siccome facenti funzioni
di organi di presa, e, come tali, sempre recanti parte del substrato
composto delle più varie materie organiche ed inorganiche. Negl' in-
dividui adulti il fusto (disco) è subcilindrico alla base, indi man mano
appianato, ancipitc-costato. Fronde pennata, dicotoma, ramosissima,
coi rametti estremi falcati in dentro e pettinati. Sporofilli ascellari.
Rami poco patenti dapprima, si fanno sempre più divaricati fino a riu-
scire verticali all'asse. Sostanza membranacea o cornea; colore coc-
cineo, per alterazione volgente al rancione, al paglierino, al biancastro.
Presso la base la sezione è subtonda. Rivela uno strato corticale
di cellule minutissime, stipate, subtonde od oblunghe, roseo-scure.
Midollo assai vasto formato da grandi cellule tonde a parete spessa,
costituenti un reticolato di maglie più o meno Otto. 11 centro è oc-
cupato da una o più cellule ancor più grandi, ma senza un pretto
carattere di tubo assile.
a. Plocam. coslalum H. et H. Port Phillip. Australia
b. Idem. Alg. Muellerianae. N. Holland. and Ostia Hopkins
River. Ex herb. De Toni.
e. Idem. Ag. Australia. Mùller. Ex heib. Ardissone.
d. Idem. Wellington. East Coast. N, Zelanda. Laing,
217. Plocamium cornutum (Turn.) Harv.
= Fucus cornulus Turn. - Thamnocarpus cormitiis Kuetz. -
Thamiioplwra cornuta Grev. - Sphaerococcus coriiutus Ag.
Esemplari alti 4-6 cent., porporini, a perimetro flabellato 0 se-
micircolare del diametro di 5-8 cent,, ricordanti nell'aspetto talune
forme del Pìoc. coccineum. S' impone per le parti superiori densa-
mente pennate e per le pennette esterne adunco-cornute. Si apprende
alle conchiglie e ai loro detriti mediante una radice fibrosa, a fibre
compresse, conteste, dello stesso colore porporino intenso e óeWa
stessa sostanza subcartilaginea della fronda.
La base del fusto dà una sezione elissoide; nella fronda la se-
zione ha una figura lineare ad estremità rotondate. La sezione della
parte inferiore presenta uno strato periferico-cuticulare a cellule mi-
nute subtonde contigue moniliformi. Segue il vero corticc denso di
cellule longitudinali oblungo-lineari o subclavate, ricche di endocroma
porporino-violaceo, più grandi quanto più s'internano. Midollo di
cellule più grandi delle precedenti, davate, disposte longitudinalmente.
a. Plocam. cormitum J. Ag. South Africa, Table Bay, 4 e i i
Luglio 1890. Ex herb. Dott. H, Becker.
218, Plocamium patagiatum J. Ag.
Per quanto associato ad un' immagine di lusso aristocratico,
l'aggettivo ad orecchi moderni suona troppo di archeologico perchè
possa dare un'idea adeguata della venustà della pianta (\). Gli esem-
plari sono alti i5-ig cent.; il rachide assile ha la larghezza massima
di mezzo cent., e poco meno quello dei rami. L'ambito della fronda
è oblungo-lanceolato od ovato-piramidale. 1 rami, distici, hanno una
direzione eretta ; sono inoltre cos'i regolari e così ben distribuiti in
ogni loro parte, che non si palesa in essi alcuna sovrapposizione.
La pianta è subperennante. Come tale si palesa dal fatto che in un
caso la fronda sorge, mediante un brevissimo e sottilissimo stipite
piano, dal residuo duramente corneo di una fronda senile. Con tutto
ciò la giovane fronda, a qualche millim. dalla sua base, ha emesse
ugualmente le caratteristiche radici in parte carno.so-fibrose, in parte
fìlloidi, proprie delle specie australiane. Nella forma a perimetro lan-
ceolato e rami inferiori sono assai corti (V, cent.), i successivi bru-
scamente si allungano fino a raggiungere i 5 cent. ; i rametti son
sempre non più lunghi di mezzo cenlimelro. Invece nella forma a
perimetro ovato-piramidato i rami inferiori sono i più lunghi (9 cent.);
i successivi vanno gradatamente diminuendo di lunghezza man mano
che si avvicinano all'estremità del rachide assile. Cos'i dicasi dei ra-
metti che nei rami inferiori hanno 2 cent, di lunghezza, e gradata-
(*) Patagiunt si diceva quella sorta di .stoletta, intessuta d' oro, che portavano
le dame romane. Il termine è qui usato nel senso di ornatum.
23i
mente vanno diminuendo verso l'alto dove non son più lunghi di
due millim. Questa forma poi reca fra un rametto e l'altro uno o
due denti assai brevi, dilatati alla base. Tanto nel!' una quanto nel-
r altra forma le ascelle sono egregiamente tonde. Sporofilli nelle
ascelle dei rami e dei rametti, talvolta persino sulla costa stessa del
rachide primario, in glomeruli densi cigliati. La pianta è cornea nelle
frondi senili ; le frondi giovani sono subcornee solo alla base, nel
resto submembranacee. Rachidi assai lucidi nel secco. Colore cocci-
neo nel recente, impallidito nelle preparazioni dove si fa roseo-car-
nicino.
La costituzione intima, osservata presso la base, è formata da
cellule parietali grandette, subtonde od oblunghe, di varia dimensione,
disposte in un' unica serie non troppo serrata. Midollo composto di
grandi cellule poligonali, le più interne rettangolari, disposte in modo
radiato attorno ad un tubo assile contenente cellule subtondo-re-
niformi.
a. Plocatn. patagìatum J. Ag. Australia. Mùller race, J. Agardh
determ. Ex herb. Ardissone.
h. Idem. Hopkins River, N. Holl. Idem.
219. Plocamium Corallorhiza (Turn.) Harv.
= Fiicus CoraUorhi%a Turn. - Thamnophora CoraIlorhì\a Ag.
È in questa specie e nella seguente che il genere esplica la sua
più grande munificenza nell'ampiezza della fronda e nella imponenza
del suo portamento. Già l'apparato radicale, sempre basalo sulle
frondi metamorfosate per adattabilità allo scopo di prensione, più
sentitamente rivela l'origine sua laminare. Alle fibre rizoidee del
nucleo primitivo si aggiungono vere e proprie frondi le cui penne
e pennette inferiori decomposto-digitate, dopo un vagare repente in
cerca di substrato opportuno, trovatolo, vi si fissano, mentre le parti
superiori, non più chiamate ad un eguale ut][ìcio, si allargano in la-
mine lobato-rotondate. Sopra questo apparato la pianta adulta, cir-
condata alla base da giovani frondi più o meno numerose, s' innalza
fino a 20 cent, e oltre, raggiungendo sotto l'inserzione dei rami, la
larghezza notevole di un centim. e mezzo. Fronda subcostata o sub-
incrassata nel mezzo, pettinato-pennata, con le pennette alterne ge-
miniate finamente seghettate nei margini. Questa seghettatura è più
spesso limitata alle parti più giovani, mentre le corrispondenti pen-
nette subopposte ne sono prive. Come in tutte le specie, anche in
questa le penne sono alternate da denti i quali rappresentano una
penna abortita al lato subopposto della penna evoluta. Il disco ed i
rami figurano come costituiti da tante articolazioni o sezioni deltoi-
dee capovolto-sovrapposte, e cioè con la base in alto. Nel caso at-
tuale i denti sono assai grossi, ottusi e formano appunto uno degli
angoli superiori del delta maiusculo capovolto. Sporofilli ad ambito
tondo o semilunato nell'ascella delle penne e delle pennette, inten-
samente colorati, offrenti un grande risalto sul fondo porporino-car-
mino della fronda la quale, in grazia di questa fruttificazione, associa
l'idea di talune felci. Sostanza cartilaginea nella base della fronda,
membranacea nel resto, assai bene aderibile. La pianta è suscettibile
di prolificazioni sugli stroncamenti fortuiti.
Lo strato esterno è composto di una cuticula di cellule esigue
subtonde disposte a monile, sotto le quali è il vero strato corticale
densamente colorato, formato di cellule oblungo-lineari, strettissime,
convergenti verso l'interno. Midollo costituito da grandi cellule ovate
o leggermente angoloso-subquadrate.
a, b, e. Flocamium Corallorhi\a J. Ag. South Africa, The Kowie,
i5 Agosto 1894, 4 Magg. i-Sgò, G Marzo 1897. Ex herb. Dott. H.
Becker.
220. Plocamium Robertiae Schmitz.
Deve averne trattato lo Schmitz nei manoscritti inediti. La spe-
cie, di una grande venustà, è assai aljìne alla precedente, ma si
contraddistingue per alcuni caratteri propri. Uno solo degli esem-
plari reca un plesso radicale ma anche questo poco sviluppato, li-
mitato cioè al primo nucleo di fibre glomerate. La pianta s' innalza
dai 25 ai 3o cent., occupando un perimetro con un asse di eguali
dimensioni, ed una larghezza massima di mezzo cent, nei rami prin-
cipali. 11 rameggio ha una disposizione alternata, eccezionalmente
subcorimboso in alto, e ciò in seguito a prolificazioni sviluppatesi
sopra le estremità casualmente stroncate. Contrariamente alla specie
precedente, la parte basilare del disco è assai attenuata. Questa pro-
prietà si rivela anche nelle penne e nelle pennette prolificate, ciò
che non avviene nelle stesse parti di primaria formazione. L'aspetto
di sovrapposizioni deltoidee nel percorso del disco e dei rami è qui
scomparso od è assai poco evidente, pure ripetendosi la penna da
un Iato e il dente ottuso nel lato opposto. I margini delle pennette
sono integri; raramente e sotto la lente si possono scorgere dei
punti incrassati tenenti luogo delle segheltature proprie al P. Coral-
lor1ii:^a. Sporofilli nell'ascella delle penne e delle pennette, pedunco-
lati, cuneato-palmati, a divisioni filiformi acute o ligulate negli ste-
rili, rotondate nei fertili. Cistocarpi nell'ascella di tali divisioni. So-
stanza quasi cartilaginea alla base della pianta adulta, membranacea
e assai aderente nel resto. Nel secco il colore è porporino con ten-
denza al violetto.
La parte inferiore della fronda dà una sezione elissoide-subtonda.
Cuticola di cellule minutissime, subtonde od oblonghe, stipatissime,
internamente colorate di porporino-scuro quasi bruno, formanti un
orlo subcontinuo assai denso. Sotto questo strato altro se ne presenta
composto di più serie (6-8) di cellule di varia forma, subtonde, ob-
lunghe o quasi angolate, disposte in linee concentriche molto ravvi-
cinate, l'ultima delle quali, cioè la più interna, si disaggrega in cel-
lule maggiori. Midollo composto di grandissime cellule poligonali
disposte a reticolato. Le parti membranacee offrono uno strato cor-
ticale di cellule minutissime, subtonde, stipate, roseo-porporine, ed
un midollo di cellule lineari o fusiformi, quali brevi, quali lunghe.
a, b, e. Plocatnium Robertìae Sohmiiz ló Nov. 1894 -Jan. 1895 -
2Ò Nov. 1895. South Africa. The Kowie. Ex herb. Dott. II. Becker.
221. Plocamium Fullerae Schmitz.
Altra pianta esimia il cui rinvenimento si deve al ben. Dott. H.
Becker, ed il riconoscimento in essa di una nuova specie è del pari
dovuto al chiar. Schmitz. Mancandomi ogni precedente descrittivo,
mi limito a segnalarne i principali caratteri sugli esemplari posse-
duti. Questi misurano l'altezza massima di 12 cent., e nei dischi la
massima larghezza di 2 mill. L'apparato radicale è ancora quello di
un glomerulo di fibre radiciformi che, in uno dei casi osservati, si
apprende ad un Gelidìwn. Vi si aggiungono dei rizofilli repenti le
cui penne inferiori si trasformano, al bisogno, in organi di presa,
mentre le parti superiori hanno assunto l'aspetto e 1' utficio ordinario
della fronda. Ne consegue che la pianta riesce più o meno cespi-
tosa. Dischi piani, incrassati nella parte mediana, sinuosi nella
pianta adulta, recanti rare ramificazioni nella parte inferiore. Rami
alterni che si vanno sempre più avvicinando in alto fino a riuscire
234
quasi opposti, per cui i perimetri delle parti superiori riescono sub-
corimbosi. Penne e pennette disposte come nella specie precedente,
alternate da una lacinia o dente il quale spesso tiene luogo anche
della penna corrispondente nel lato opposto. Ascelle piccole, tonde,
che, nelle parti superiori della fronda, stante Tarcuazione in dentro
delle suddivisioni, riescono circoscritte come forellini oblunghi o
tondi. Sporofilli a divisioni radiate digitiformi, dapprima semplici,
poscia con la sommità capitata una, due, tre, quattro volte. Queste
estremità vanno in seguito sempre più allungandosi fino a cangiarsi
in una vera ramificazione assai divaricata, così da formare quasi
sempre degli angoli retti. Le estremità fertili sono assai turgide per
r annidamento in esse dei tetrasporangi i cui nuclei sono disposti in
linee subparallele sovrapponentisi. Cistocarpi sessili, piccoli, tondi,
sparsi irregolarmente nei margini dei rachidi, delle penne e delle
pennette. Sostanza membranacea nelle parti più giovani, subcartila-
ginea nelle più adulte, più o meno aderibile. Il colore è porporino-
carmino nelle piante giovani e sterili, decisamente porporino più o
meno intenso nelle piante fruttificate.
La sezione della parte basilare di un disco ha forma subelittica
o irregolarmente reniforme. Il midollo ha un asse longitudinale di
cellule ambrine grossamente filamentoso-intestiniformi, talvolta con-
fluenti alle estremità, per cui l'asse stesso appare composto da una
unica cellula o da due lunghissime cellule subparallele enteromorfe.
Questa parte ha perciò un ambito lineare in confronto alla grande
massa da cui è circondata, composta di cellule grandi, subtonde o
variamente angolate, contenenti una materia amilacea giallognola, in
parte isolate e in parte aggregate a reticolato. Strato corticale assai
spesso, formato da 8 a 12 serie di cellule rosee o porporine, piccole,
tonde od oblunghe, disposte in assai regolari file verticali. Il giro
periferico di esse è protetto da uno strato mucoso-solido.
La sezione nella parte superiore della fronda è strettamente fu-
siforme. Midollo eguale a quello indicato, in proporzioni minori.
Strato corticale più sottile, cioè composto di sole 4-Ó serie di piccole
cellule in file verticali, più vivacemente colorate.
a, b, e, d, e, Plocaiìiiiiiìi Fullerae Schmitz. 24 Ag. 1S94 - i5
Magg. 1895 - 10 Lugl. 1895 - Marzo 1897 - ó Febb. 1898. Ex llerb.
Dott. H. Becker, F. L. S.
Gen. HALOSACCION Kuetz.
Etym. lials, ìialos mare, saccos sacco.
Se ne conoscono circa 14 specie suddivise in due sottogeneri:
Halosaccion (Kuetz.) J. Ag., comprendente quelle a frondi obovate
subsemplici gregarie, talora prolificanti da una fronda vetusta; lìa-
locoelìa J. Ag., comprendente quelle a frondi egregiamente sobolifere,
spesso ramose.
222. Halosaccion fucicola (Post, et Rupr.) Rupr.
= Diunonlia fucicola Post, et Rupr. - Halosaccion saccalum
Kuetz. - Duiiiontia decapila ta Post, et Rupr. - Dumonfia saccata
Kuetz.
Frondi alte 2-5 cent, e del diametro trasversale di un cent,,
borsate, membranacee, di color violetto-scuro, cespitose, semplici
obovate nella parte superiore, subconiche nella inferiore che si atte-
nua in uno stipite largo un millim. circa, lungo 2-4 millim., recante
talora altre frondi, diventando perciò ramoso.
Vista in piano al microscopio, la fronda offre la distesa di mi-
nute cellule tonde o subquadrate violacee uniformemente disposte, e
cioè senza alcun piano di direzione, né generale, né parziale. Nella
sezione trasversale appaiono due strati: l'interno di diverse serie di
cellule mediocri, violacee, subtonde o subquadrate, irregolarmente
distanziate; l'esterno di parecchie serie di cellule esigue, oblunghe,
in linee verticali serrate.
Cresce sui Fucus ed altre Alghe, e sulle rocce.
a. 5ii. Halosaccion fucicola (Post, et Rupr.) Rupr. Minnesota
Seaside Station, Vancouver island, British Columbia. Josephine E,
TiLDEN. American Algac, i Jl. igoi.
2 23. Halosaccion Hydrophora (Post, et Rupr.) J. Ag.
= Dumonlia Hydropliora P. et R. - Halosaccion Hvdrophorum
Kuetz. - Halosaccion glandiforme Rupr. - Fucus saccalus Turn. -
Halymenia saccaia Ag. partim. - Ulva glandiformis Gmel.
Frondi gregarie, semplici, elittico-obovate, coriaceo-membrana-
cee, violette o verdastre per alterazione, attenuate in uno stipite fi-
liforme o non più spesso di un millim. (semplice od una sol volta
ramoso), talora prolificate da una fronda senile. Può raggiungere
236
l'altezza di 14 cent. Negli esemplari in esame è rappresentata da
giovani individui non più alti di un cent, e del diametro trasversale
di 3 millim.
La doppia parete, vista in piano al microscopio, presenta un
elegantissimo e fitto reticolato stelligero composto di minutissime
cellule subtonde, olivacee o violette, immerse in un muco degli stessi
colori. La sezione dello stipite offre lo strato corticale assai spesso,
composto di minute cellule oblunghe disposte in file verticali stipate,
immerse in un muco solidescente. Strato midollare di cellule assai
più grandi, decrescenti dal centro alla periferia.
a. 409 Ilalosaccion Hydropìwra (Post et Rupr.) J. Ag. On sha-
ded sides of deep cracks and creeks on reef. At lovv tide. Waianae,
Oahu, Territory of Havaii. J. E. Tilden. 27 My 1900.
224. Halosaccion pubescens Fosl.
Da un minutissimo callo basilare in forma di bottoncino sorge
la pianta con uno stipite assai esile, subcilindrico, dello spessore di
mezzo millim. e della lunghezza di 3-4 millim. Da questo punto la
fronda si svolge in modo gradatamente acuminalo, lineare, semplice,
cosi da raggiungere l'altezza di 16 cent., e la larghezza massima di
mezzo centimetro, nell'esemplare in esame. Fino all'altezza di 2 cent,
sopra la base il disco è assolutamente nudo, indi comincia a rive-
stirsi di corte lacinie cos'i sottili da scambiarsi per peli, le quali
vanno allargandosi sopra ogni parte del tratto successivo fin quasi
presso l'estremità, senza però mai oltrepassare i 3 millim. di mas-
sima ampiezza. In realtà queste lacinie sono liguliformi o soboli-
formi acuminatissime, ricurve od uncinate nella loro metà superiore,
con l'estremità acuta semplice^ raramente bidentata in modo asim-
metrico. Questo rivestimento cessa bruscamente alla distanza di quasi
un centimetro dalla sommità della fronda nel qual punto si mostra
nuda per rivestirsi nell'apice di un glomerulo di lacinie non più li-
gulato-filiformi ma falcato-dentate e talune cervicorni 11 fenomeno,
per quanto strano a prima vista, è dovuto semplicemente ad un am-
masso d'incipienti frondicine prolificate verso l'estremità troncata
della fronda adulta. Nel complesso, insomma la pianta ricorda assai
bene la Grateloiipia filicina nella forma a fronda semplice, densa-
mente e brevemente prolificata nei margini. Sostanza subcartilaginea
non aderibile. Il colore è atro-violaceo-brunastro nel secco.
237
La fronda in sezione trasversale presenta la forma di un anello
schiacciato. Strato corticale assai spesso di cellule minutissime allun-
gate, verticali, compatte, in più serie, amelistino-livide. 11 secondo
strato è composto di tre serie di cellule grandi, tonde o angolose,
distanziate, commiste a cellule oblunghe filamentose. Midollo più de-
cisamente filamentoso con fili articolati e lassamente contesti; quelli
più centrali sono longitudinalmente disposti, con le estremità spesso
troncate. Per giudicare sulla vera natura di quest' ultimo strato oc-
correrebbe studiarlo nello stato fresco. Così come si presenta morto
e macerato lascia supporre, una deformazione di cellule sfatte.
a. Halosaccfon pubescens Foslie. Ad Kvalvund Norvegiae arct.
legit M. FosLiE. Ex herb. De Toni.
225. Halosaccion ramentaceum (L.) J. Ag.
= Fiiciis ramentaceus L. - Dumonlia rameiitacea Grev. - Haìy-
menia rainentacea Ag. - ScytosipJwn ranieniaceus Lyngb. - Dumontia
sobolifera Post, et Rupr. - Halosacc. sobolìferum Rupr. - H. Lepe-
chìni Kuetz. - Fuciis barbalns Gunn. - F. iubulosus Lepech.
Le tre specie sopra riferite appartengono al primo sottogenere;
questa al secondo, cioè alle Halocoelia J. Ag. Negli esemplari in os-
servazione si possono già ravvisare quattro forme diverse. Data la
grande variabilità del gen. in primo luogo, non ritengo che in questa
specie sopratutto si abbia a conferire una soverchia importanza ai
diversi suoi portamenti ed alla sostanza più o meno membranacea
o più o meno cartilaginea. Le frondi gregarie, raramente isolate,
sorgenti da un callo scutulato, sono alte 6-i5 cent., fistolose, cilin-
driche, attenuate in basso ed in alto dove sono lungamente acumi-
nate, del diam. di 2-4 millim. Le prolificazioni, del pari inflate, so-
bolate, acuminatissime, lunghe da pochi millim. a 5 cent., sono va-
riamente distribuite: ora si addensano poco sopra la base, ora nella
parte media, ora all'estremità della fronda. In quest'ultimo caso sono
provocate dagli stroncamenti subiti dalla pianta. Le forme esaminate
si possono ridurre a due sole, corrispondenti alle f. robuslum e den-
sum del Kjellman. 11 colore rosso nel vivente, ha tendenza al viola-
ceo nel secco.
La sezione di una fronda della f. robuslum presenta una figura
tonda o tondo-compressa per incompleta turgescenza. Strato corti-
cale di tre serie di cellule ameti>tinc, tonde o leggermente allungate,
verticali. Midollo di cellule grandi, rade, con intercalatene altre di
forma filamentosa. La costituzione intima della f. densiim di poco
differisce da quella ora indicata.
a. li. ramentaceiim (L.) J. Ag. (f. deusum) Tromsò. leg. M. N.
Blytt.
^- Idem. (f. dcnsum). Portland Harbor, Maine, leg. F.
S. Collins.
e.
Idem. (f. robuslum). Come sopra.
FamJlia III. DELESSERIACEAE (Naeg.) Schmitz.
= Delessehaceae Naeg. - Wormshjoldieae Trevis. - Delesse-
rieae J. Ag.
SOTTOFAMIGLIE
NITOPHYLLEAE — DELESSERIEAE — SARCOMENIEAE.
Sottofam. I. NITOPHYLLEAE (Naeg.) Schmitz.
GENERI
MARTENSIA Hering. ? ARACHNOPHYLLUM Zanard.
OPEPHYLLUM Schmitz. BOTRYOGLOSSUM Kuetz.
ABROTEIA Harv. NEUROGLOSSUM Kuetz.
RHODOSERIS Harv. HOLMESIA J. Ag.
NITOPHYLLUM Grev. ? BOTRYOCARPA Grev.
PGONIMOPHYLLUM Batters. ? PACHYGLOSSUM J. Ag.
PLATYCLINIA J. Ag. HERPOPHYLLUM J. Ag.
Gen. MARTENSIA Hering.
Etym. dal chiar. Martens.
= Hemitrema \\ Br. - Marlensia et Mesotrema J. Ag.
E un miracolo gentile di struttura aerea e di finissima eleganza
quello presentato dalle otto specie circa, finora conosciute, apparte-
nenti a questo genere. Ciò è dovuto al fenomeno che si verifica
nelle frondi adulte, pel quale il tessuto, dapprima in una sola delle
pagine, poscia nell'altra in corrispondenza perfetta, si distrugge, o
meglio si ritrae, condensandosi ora in filamenti longitudinali e tra-
sversali determinanti perciò una perforazione ad inferriata ad aree o
vani rettangolari nella parte inferiore della lamina, quadrati nella su-
periore, di dimensioni crescenti dal basso verso l'alto; ora in modo
meno regolare nelle specie in cui il tessuto si scompone a maggiori
distanze e in proporzioni sempre diverse secondo le varie parti della
pianta, determinando un disegno assai meno omogeneo, o disegni
vari ognuno a se stante.
226. Martensia flabelliformis Harv.
Appartiene al sottogenere Ileiiiilref/ta. Sopra uno stipite lungo
12-14 millim., dello spessore di 2-3 millim., grassetto, subcartilagineo
nel secco, s'innalza la lamina subreniforme, integra nei primi stadi,
indi più o meno lacerata, che dà origine a segmenti cuneato-flabel-
lati, più o meno espansi. La fronda, della grandezza di un' unghia
ne' suoi maggiori sviluppi, si presenta, nel piano, contesta di cellule
areolate, a sottile parete, esagone, regolari o più o meno oblunghe,
secondo le varie posizioni, e disposte in serie longitudinali. Questa
tessitura è propria della parte inferiore dei segmenti i quali, ad un
terzo circa della loro altezza, assumono una diversa conformazione
che dapprincipio si delimita mediante una linea concentrica formata
da 2-3 serie di cellule non più areolate ma endocromatiche. Sull'orlo
estremo di questa linea le cellule, abbandonata la disposizione loro
omogenea e uniforme, si condensano e restringonsi così da formare
tante sbarre (trabeculae) i cui margini sono composti da cellule lon-
gitudinalmente seriate, mentre il centro è costituito da cellule tra-
sversali subrettangolari o filiformi. Queste sbarre longitudinali, in nu-
mero di 38-48 circa, secondo l'ampiezza del segmento, sono disposte
in modo flabellato e sono attraversate da altre sbarre della stessa
natura, disposte in zone concentriche. Tali disposizioni sono, natu-
ralmente, dovute al perimetro del segmento laminare che è fatto
cioè a ventaglio. Ne risulta cosi la figura di un'inferriata non sempre
regolare in tutti i particolari. La parte superiore del segmento ri-
prende la conformazione basilare, che è quella della struttura unita
e omogenea. In essa parte fanno capo le estremità superiori delle
240
trabecole longitudinali ma senza l'intermezzo delle serie di cellule
cromatofore f'). La sostanza dei segmenti è gelatinosa, roseo-violacea
e iridescente nel fresco, roseo-carnicina nel secco.
a. 407. Marlmsia flabelììformis Ilarv. List of Friendly Island
Algae n. 11. On reef at low tide. llanalei, Kauai, Territory of Ha-
waii. Amer. Algar. J. E. Tilden, 2Ó Jl 1900.
227. Martensia denticulata Harv.
Questa specie e la seguente fanno parte del sottogen. Mesolrcma.
Anche per questa, come già per la precedente, l'esame è limitato a
2-3 piccoli segmenti. Per l'aspetto complessivo della pianta e parti-
colarità sue veggasi De Toni, SylI. Alg. IV, p. òi8. Nella M. flabellifor-
mis si è visto che la finestratura dei segmenti in ognuno di questi
si presenta in una sola serie, ossia una sola volta, conterminata come
si trova dalle parti estreme del segmento le quali hanno la normale
tessitura dei Nitopìivìlimi, cioè uniformemente unita. Diversamente
si comporta la AI. denticulata nella quale la finestratura si ripete una
seconda ed una terza volta, cosicché le parti omogenee si alternano
tre-quattro volte. Sostanza e colore come nella precedente.
a. 408. Martensia denticulata Harv. In tufts or beds on reef at low
tide. Hanalei, Kauai, Territory of Hawaii. J. E. Tilden, 26 Jl. 1900.
228. Martensia Pavonia J Ag.
= Mesotrema Pavonia J. Ag.
Fronda molto irregolarmente dicotoma che s' innalza da uno
stipite poco evidente fino all'altezza di 3-5 cent. Il disco è più o
meno lungamente cuneato e nei suoi margini, e più abbondante-
mente alla sua sommità, emette dei segmenti cuneato-flabellati, più
o meno attenuati alla base o confluenti nello stipite stesso quando
trattasi dei supremi, spesso imbricato-multilobati. L'ampiezza mas-
sima dei segmenti e quella di un' unghia, ma ordinariamente assai
meno. Le finestrature si ripetono parecchie volte con areole rettan-
golari o subquadrate assai grandi, date le dimensioni della pianta.
Le trabecole accessorie, piuttosto frequenti nelle precedenti specie,
qui son quasi nulle. Sostanza subcartilaginea nelle parti inferiori della
{}) Delle tre specie contemplate non fu possibile la sezione, due essendo in-
cluse nei vetri, la terza perchè di ragione d' altri.
241
pianta matura, tenera o subgelatinosa nelle espansioni ultime ; colore
coccineo intenso.
a. Marleusia Pavoiiia J. Ag. Color light greenish pink, and slightly
iridescent vvhen growing. Fioating, Jupiter Inlet, Florida. Oct. i3.
1902 Florida, collected by M. A IIowc.
Gen. NITOPHYLLUM Grev.
Etym. niz^o o nipto astergo, lavo e phyllon foglia.
= (non Nilophylluin Neck.) - Aglaophyllum Mont. - Cryptopleura
Kuetz. - Schi~oglossum Kuetz. - Acrosoriiim (Zanard.) Kuetz. - Daw-
sonia Bory - Hymenenia Grev. - Aspidophora Mont.
Genere composto di circa ottanta specie finora identificate. È
lecito presumere che altre se ne abbiano ad aggiungere, come lo
prova il fatto del loro accrescimento in ragione del numero delle
colonie scientifiche stabilitesi nell' estremo Oriente e nelle regioni
Australi. Talvolta le specie ultimamente scoperte si nascondono sotto
gli aspetti di quelle già note e perciò ingannevoli e neglette. 11 Me-
diterraneo, il più esplorato fra i mari, ha corrisposto in modo inspe-
rato alle ricerche del Rodriguez. Cosi verrà giorno in cui le sue
nuove specie non saranno più ritenute esclusive delle prossimità ba-
leariche ('). Questo che si dice del Mediterraneo si potrebbe ripetere
per gli Oceani, poiché il genere è mondiale. In ordine regressivo,
sarebbero queste le regioni nelle quali le specie sono distribuite:
Nuova Zelanda, Mediterraneo, Capo B. S., Tasmania, California,
Perù, Nord-Africa, Oceano Antartico, Brasile, Chili, Ceilan, Islanda,
per tacere di località che peraltro farebbero seguito a queste ultime.
J. Agardh suddivise le specie nei quattro sottogeneri di Leptoslroma,
Agìaophyllon, Polyneura, Cryploneura.
229. Nitophyllum punctatum (Stackh.) Grev.
= Ulva punctata Stackh. - Fiiciis pnnctatus Turn. - Aglaophyl-
ìuin punctaliim Aresch. - Fuciis oceìlatus Lamour. - Deles seria ocel-
lata Lamour. - Nilophyllum ocellaiiim Grev. - Aglaophyllum ocellatum
Mont. - Delesseria tenerrlma Grev. - Fiicits ceranoides Wulf. - Fuciis
(') Lo scrivente potè raccogliere il Nitophyllum tristromaticum Rodr. a Mes-
sina il 13 Maggio 1903. Vegg. Nuova Notarisia, Luglio 1903.
16
242
ulvoidcs Turn. - Delesseria punctata Ag. - Aglaophyllum delìcatulum
Kuetz. - A. flahellulatum Zanard.
Abbondante nel Mediterraneo, lo è invece assai poco nell'Atlan-
tico. Cresce a poca profondità ma può scendere fino a 5o metri
circa di fondo. Si collega al Nitophyll. pulchellum Harv., della N.
Olanda occidentale, mediante il N. cìliatum (Schousb.) Born. della
regione Tingitana. È specie assai polimorfa ma sempre di un'im-
pronta cosi caratteristica da renderne facile l'identificazione. Quando
però la pesca si dovesse spingere ad una certa profondità, sarà pru-
dente il ditjRdare delle apparenze esteriori, e riportarsi agli esami
microscopici, specialmente nei riguardi della fruttificazione. Non vi
ha dubbio che le cause del poliformismo si debbano in parte all'am-
biente e in parte a reminiscenze ataviche. Sopra queste ultime ci
mancano elementi positivi dei più stretti e conservatici riferimenti.
La forma ocellata del Mediterraneo ci si presenta quasi sempre con
le frondi pressoché intere in vicinanza della base, oppure parcamente
divise in parti largamente cuneato-flabellate, mentre nell'Atlantico i
sori ocellati si ritrovano anche in frondi lineari divise fin dalla base
in una prima dicotomia, poi in una seconda e talvolta in una terza,
sempre conservando la larghezza lineare, per finire superiormente
in policotomie serrate, più o meno fastigiate, con le divisioni estreme
a diversi gradi di accrescimento, e cioè forcute, bilobe o a sella.
Un esempio assai significante di polimorfismo è quello offertomi
da un individuo di Brest, alto 12 cent, e della larghezza massima
di 2 cent, e mezzo. Ha le frondi egregiamente cuneato-allungate,
integre fino all'altezza di sette cent., al quale punto recano le pri-
marie divisioni in numero di 3-6, alla loro volta suddivise in seg-
menti minori con le estremità bilobe assai divaricate, e tutte quante
ad ascelle rotondate. Questo tipo sembrerebbe preludere alle forme
latissime e giganti dovute all'influenza termica del Gulf Stream, pro-
prie alle coste della Scozia dove possono raggiungere persino un
metro e mezzo di altezza, come osserva il prof. Ph. Van Tieghem.
Vista in piano, la fronda si mostra costituita da una serie omo-
genea di grosse cellule, non però tutte della stessa dimensione, esa-
gone o poliedriche irregolari, più o men intensamente tappezzate di
cromatofori rosei, ora semplicemente ravvicinate, ora comprimentisi
a vicenda cosi da simulare un elegante reticolato. Le cellule dei
margini sono assai compresse, assai più piccole, integre o variamente
suddivise in cellule sempre più piccole, oppure allungate in filamenti
semplici o subramosi, longitudinali al margine. Nella parte basilare
la fronda senile è percorsa verticalmente da una linea di maggiore
spessore di-tristromatica.
I sori antcridiferi conferiscono spesso alla fronda un' attrattiva spe-
ciale, presentandosi sotto forma di macchie di un roseo sbiadito,
tonde od oblunghe, isolate, raramente confluenti, occupanti la parte
mediana dei flabelli e spingendosi fin sopra le dicotomie, di dimen-
sioni decrescenti dal basso verso l'alto.
a. N. ocellatum Hook. Br. FI. p. 286. Harbrick rocks, Torbay,
very rare. Mary Wyatt.
b. 74. iV. punctatuni. Rada di Brest i8ó5, Print., assez rare. {Las
plus belles plani, d. la mer). Leg. F. Stenfort.
e. N. punctatum Harv. Roscoff. Avril 1902. Marèe basse au Cerf.
Coli. J. Chalon.
23o. Nitophyllum multilobum J. kg.
Appartiene alla sezione delle incrassatae J. Ag.
L'individuo esaminato è alto io cent. Fronda munita di appa-
rato radicale espanso, suscettibile d'emissioni di giovani fronde in-
torno allo stipite della fronda adulta la quale, cuneata alla base, si
espande poscia a ventaglio più o meno ampio, decomposto in seg-
menti primari fortemente venati, muniti, alla sommità, di lobi ottusi
o rotundati. Nella parte inferiore le venature, ravvicinate a fascio,
sono di tale spessore da simulare una robusta costa che, ramifican-
dosi poscia, va sempre più indebolendosi quanto più si avvicina alle
parti superiori della fronda. In questa specie è degno di nota il pro-
cesso tenuto nelle sue suddivisioni. Le fenditure iniziali, anziché nei
margini, si producono piuttosto internamente nel lembo e precisa-
mente nei punti dove le vene si ramificano. Queste spaccature si
presentano sotto forma di esilissime fenditure o finestre ad estremità
assai acute. Questi vani sempre più si allargano e si allungano fino
a raggiungere i margini della fronda. Nei primi stadi le ascelle sono
per conseguenza acute, ma finiscono coli' arrotondarsi quando il seg-
mento od il lobo si va divaricando. Cistocarpi in zone trasversali
nelle parti superiori della fronda. Sostanza grassetta nel fresco, mem-
branacea allo stato secco, coccinea 0 porporina, assai più scura nelle
244
venature. Questa specie ha molta af]Rnità col N. violaceum, ma se
ne distingue sopratutto per la tessitura e forma più compatte.
Nelle parti più sottilmente membranacee la fronda è monostro-
matica a cellule porporine o rosee assai grandi, variamente ed ir-
regolarmente poligonali, più piccole le marginali. La sezione della
fronda nella parte inferiore è fusiforme. Cuticola leggermente am-
brina, di natura filamentosa. L'interno è formato da serie di cellule
subrettangolari, quadrate o variamente poligonali, disposte in file
longitudinali delle quali le marginali e la centrale sono costituite da
cellule assai più glandi, e come le altre, porporine o rosee. Talvolta
la fila centrale presenta delle interruzioni dovute allo scioglimento
delle cellule e allora di queste non ne rimangono che i residui della
membrana parietale in forma di filamenti incolori. Considerate nel
senso trasversale, in rapporto alla sezione della fronda, le cellule
sono disposte in tante linee parallele, ciascuna delle quali è formata
da 2 fino a 20 cellule collocate in giusta metà per ogni lato della
fila centrale. Fra la cuticola marginale e lo strato interno, tal-
volta si presenta uno strato speciale di cellule filiformi disposte in
varie direzioni o subradiate, immerse in muco pallidamente am-
brino d'onde l' incrassamento della fronda. Cresce sulle rocce e sulla
Zostera.
a. 32 1. N. rniiltilobiun J. Ag. Stretto di Juan de Fuca, is. Van-
couver, Columbia inglese. J. E. Tilden. Au. 1898.
23 1. Nitophyllum pristoideum Harv.
= Aglaophyllum pristoideum Kuetz.
Appartiene alla sezione delle Armatae]. Ag. del sottogen. Aglao-
phyllum, come ce lo indica il nome specifico pristos, a denti di sega
dei quali la pianta è provvista nelle sue parti inferiori e media, denti
che si fanno più esigui nelle suddivisioni superiori. Nessun aspetto
dei Nitophyllum europei può essere paragonato a quello della pre-
sente specie, che è quasi cladoforoideo, massime quando gì' individui
si presentano decolorati. Può raggiungere fino i 20 cent, di altezza,
mentre la larghezza non supera mai i 2-3 millim. La pianta è piut-
tosto incrassata nella sua parte caulescente per l' ispessimento me-
diano di cui è dotata, indi si ramifica in modo dicotomo-subpennato
coi segmenti lineari di larghezza uniforme, con le divisioni superiori
aventi un ambilo flabellato fastigiato. Tutte le parti sono subfles-
246
suose. Sor! minuti, tondi od oblunghi, aggregati od isolati negli ul-
timi segmenti.
La fronda in piano nella parte caulescente presenta 5-6 serie
di cellule cilindriche troncate alle estremità, disposte longitudinal-
mente. Nella sezione trasversale le cellule tondo-subquadrate sono
in linee verticali.
Colore roseo-scuro trasmutabile in paglierino sporco per altera-
zione; sostanza membranacea rigidetta, di mediocre adesione.
a. N. prisioideum j. Ag. Australia. Mùller race, J. Agardh determ.
Ex herb. Ardissone.
232. Nitophyllum Hilliae Grev.
-= Delesseria IliUiae Grev. - Deless. Bonnemaisonì Ag. - Haly-
menia punctaia Duby - Deless. granosa Chauv. - Nitophyllum tilvoi-
deum Hook. - Cryptopleura Hilliae Kuetz.
La specie è la più grande del sottogen. Polyneura J. Ag., essendo
alta dai io ai 40 cent., larga altrettanto ed oltre. Dal più delicato
carnicino può passare, per diverse gradazioni, al roseo più intenso
con una tonalità quasi vinosa. Sopra uno stipite piano, lineare o
subcuneato, subcostato, lungo 1-2 cent. (*), mediante una più o
meno sentita attenuazione cuneata, o talvolta bruscamente, la lamina
grassetta (membranacea e assai sottile nel secco) si espande in un
grande ventaglio a perimetro ora intero e piano, ora intero ma on-
dulato, ora sezionato a grandi lobi più o meno profondamente divisi,
ora laciniato ed ora finalmente presentando riunite in uno stesso in-
dividuo tutte le indicate modalità. Sua caratteristica principale sono
le grandi venature che, partendo dallo stipite, si diramano e anasto-
mizzano nel lembo fino ad un terzo della sua altezza, alternandosi e
svanendo verso la metà. La pianta è subperennante. Le sue annuali
riproduzioni sui vecchi stipiti variano nei modi e nella forma, se-
condo le diverse circostanze cui sono subordinate. Ne cito qualche
esempio. Nei casi in cui per una causa biologica di ripiego o per
accidentalità esteriori gli stipiti assai vigorosi siensi liberati per tempo
della lamina dell' annata precedente, oppure che la fronda fu me-
(') Negl'individui bisannuali si manifesta una sorta di caule semplice o
moso polifronde. (Esempi, di Mary Wyatt).
^46
schina così d'aver conservata allo stipite tutta la sua validità ripro-
duttrice, le nuove emissioni di frondi raggiungono allora il massimo
loro sviluppo. Nel caso opposto in cui V energia viene tuttora usu-
fruita dalle vecchie frondi gremite di sori e di cistocarpi, gli è sopra
di queste che ha luogo la novella vegetazione in forma di prolifica-
zioni. Devesi aggiungere anche il seguente fenomeno riferentesi al
primo caso. Sopra una vecchia frondicina obovata, di mezzo cent.
di larghezza e poco più di altezza (e cioè di arrestato sviluppo) in
diretta comunicazione col vecchio stipite, questo ha trovato modo
di passare, per così esprimermi, lungo la frondicina stessa ispessen-
done in guisa anormale la costa, per riuscirne all'estremità con la
sua forma usuale ma non più lungo di 3 millim., dando luogo im-
mediatamente, e cioè senza gradazione cuneiforme, ad un" ampia la-
mina a ventaglio alta 14, larga 24 cent.
La sezione di uno stipite ha dato un ambito sub-semicilindrico.
Cellule periferiche grandette, oblunghe, in più serie verticali; le
centrali più grandi ma non tutte della stessa dimensione, subrotonde.
Tutta la compagine è collegata da un tessuto rado di tenui filamenti
articolati, angolati, spezzati. Vista in piano, la lamina presenta uno
strato omogeneo di cellule rosee subquadrate 0 variamente poligo-
nali, di dimensioni diverse ma sempre più piccole di quelle del N.
punctatum. Cellule marginali sempre più piccole, talvolta cosi de-
presse ed allungate da figurare dei brevi filamenti crassi, o, se in-
tegre e normali, assai prominenti dal margine. Questo ultimo parti-
colare però si connette ad un tentativo d'incipiente prolificazione,
come meglio rilevasi nei margini casuali prodotti da lacerazioni. Dove
il tessuto sta per rompersi per formare i molti fori cui la fronda è sog-
getta, le cellule si mostrano affatto bianche, prive cioè di cromatofori.
a. N. uivùideum Hook. Br. FI. p. 287. N. Hilliae Grev. Alg. Brit.
p. 80. Torquay, rare. M. Wyatt.
b. N. Hilliae. Printemps, assez commun. Brest. Les plus belles
plani, d. la mar. Leg. F. Stenfort i865.
e. 2 263. Idem Cherbourg. 2 Juin 1875. Ex herb. Le Jolis.
d. Idem. Roscoff. Avril, 1900. Coli. J. Chalon.
233. Nitophyllum Gmelini Grev.
= Aglaophyllum Gmelini Cast. - Schi'^oglossum Gmelini Kuetz. -
Delesseria Bonnemaisoni Grev.
247
I tipi sì possono ridurre ai seguenti, avvertendo che i primi due
hanno un'altezza che varia dai 3 ai 7 cent., mentre il terzo può
raggiungere quella di 20:
i.° F'ronda largamente cuneiforme, indi flabelliforme, reniforme
alla base, a perimetro semicircolare 0 quasi tondo, con nessuna di-
visione alP infuori dei lobi perimetrali assai irregolari, subcuneati, in-
teri o subseghettato-laciniati. Questo aspetto può conservarsi anche
in forme adulte come in un esemplare della Wyatt (a).
2.° Fronda divisa fino allo stipite in 3-4 grandi sezioni cuneato-
flabellate, suddivisa in 3-4 segmenti cuneati terminati da lobi roton-
dati od ottusi, con poche o punto lacinie, come nell'eliotipia del-
l' Hariot (b), come in un altro esemplare della Wyatt (e) e come in
un individuo raccolto a Calvados (Normandie) nelPOttob. i838 dal
Dott. AuNicA, distinto come Halymenia Gmelini Duby, Delesseria
Gmelini, posseduto dal prof. Fero. Sordelli di Milano. Perimetro
cuneato, flabellato od anche circolare.
3.^^ Fronda elata a disco crescente, a suddivisioni lineari allun-
gatissime, spesso ripullulante sopra le stroncature prodotte da cause
esteriori. Perimetro cuneato-palmato-allungato (d, e).
Merita la pena di soffermarsi sopra quest'ultimo tipo pel suo
modo speciale di contenersi nella sua evoluzione normale e in quelle
di ripiego. Esso sembra prevalere sulle coste Atlantiche della Francia
dove assume assai grandi proporzioni. Gli esemplari esaminati hanno
l'altezza di 18 cent., pur mancando dell'ima base, e il perimetro con
l'asse maggiore di 24 cent, di latit. nel divaricamento delle due pri-
marie grandi divisioni.
Nei primi due tipi si è visto che il disco, sia esso reniforme
alla base, oppure decisamente cuneato, più o meno allargato a ven-
taglio, sia che rimanga pressoché intero, sia che si coroni nel peri-
metro suo di lobi e di lacinie subcuneate o variamente conformate,
ma sempre di lunghezza assai minore del disco da cui provengono,
questo disco, solo ed unico, ha compiuto con ciò ogni sua evolu-
zione. Ben diverso è il caso che si verifica nel terzo tipo nel quale
assistiamo al fenomeno di un ulteriore proseguimento di vegetazione
del disco il quale emette delle lacinie (chiamiamole ancora cosi) la-
terali ed una centrale sulla sua sommità, tutte allungatissime, e que-
sta vegetazione si ripete per parecchie volte in ciascuna delle sue-
248
cessive suddivisioni. La base comune di ognuna di tali suddivisioni
assume sempre la stessa forma cuneata del primigenio disco il quale,
in una parola, si ramifica. Ora se lacinie e lobi sono effettivamente
quelli in cui si scompone il perimetro della fronda nei due primi
tipi, nel terzo tipo invece non è piìi il caso di considerare come la-
cinie le parti che per l'uljlìcio loro biologico sono chiamate a dare
origine a delle sezioni che, prese a sé, hanno tutti i caratteri di no-
velle frondi originate dalla supervegetazione del disco primigenio.
Le presunte lacinie in questo caso sono vere e proprie ramificazioni
e, come tali, producono dei rametti e non delle laciniette. Vere laci-
niette esistono però in forma cigliare, ligulare o lineare, ma queste,
di dimensioni assai piccole o minime, hanno luogo nei margini del
vecchio disco, in quelli del nuovo disco supervegetato nel modo che
si è visto, e finalmente persino nel margine dei ramoscelli.
Questo terzo tipo alla facoltà della riproduzione, mediante le pro-
lificazioni sopra accennate, congiunge una speciale struttura polistro-
matica dovuta, oltre che alla parte costata, ad uno speciale strato
di diverso spessore che si presenta non in modo continuo ed uni-
forme, ma a tratti sotto la cuticola epidermica, ciò che costituisce
le cosi dette regioni incrassate. Dal che si desume che sebbene la
specie appartenga al subgenere delle Polyneura J. Ag., avrebbe molta
analogia, nel tipo in esame, con le sezioni delle Incrassatae e delle
Proliferae J. Ag. appartenenti al subgenerc Aglaophyllum, \ di cui
rappresentanti sarebbero tutti estranei air Atlantico, almeno secondo
le conoscenze attuali.
La fronda si presenta in due primarie divisioni poco divaricate
le cui basi in origine debbono essere state riunite in un sol corpo
cuneato, come avviene nelle forme comuni. La base di ciascuna di
queste divisioni o conserva la forma sua cuneata, sebbene in modo
più stretto per l'avvenuta divisione, o può essere essa stessa già li-
neare o sublineare. Ciascuna di queste primarie suddivisioni si sud-
divide in dicotomie o subdicotomic più o meno regolari nel caso in
cui la fronda non fu disturbata nel suo originario sviluppo. Nel caso
invece di subite stroncature presso la base, il robusto fascio delle
vene (costa) entra in azione con il solito processo che si ripete an-
che in altri generi. Nel caso attuale T estremità di ogni vena stata
troncata sporge e si prolunga sulla stroncatura con l'aspetto di sti-
249
pitelli filiformi subcilindrici o ancipiti o muniti di espansioni laterali
membranacee (ali) più o meno larghe, e presto emettono delle no-
velle frondi a base rotondata. Queste si ramificano nel modo stesso
delle frondi rimaste intatte, con la variante però che i rami inferiori,
anziché alterni, riescono opposti con direzione suberetta, per il che
la base comune riesce cuneata. I rami sono sempre lineari della lar-
ghezza massima di un cent, alla base, e vanno gradatamente restrin-
gendosi fino a 2 millim., ed hanno le estremità semplici o bilobe
rotondate. La lunghezza dei rami è di circa io cent., quella dei ra-
metti di 5 cent, a mezzo cent. Le parti medie dei rami hanno i
margini più o meno fittamente provvisti di piccoli denti o ciglia o
protuberanze tonde od ottuse, che si trasmutano in piccole lacinie
tonde ognuna delle quali reca uno o più sori del diametro di un
millim. scarso.
Nell'individuo cistocarpifero la fronda si mostra nell'intero suo
sviluppo rimasto indisturbato. F^ssa è parimenti composta di due
grandi divisioni primarie le cui basi sono assai più largamente cu-
neate che non nell' individuo sorigero, e cosi dicasi delle basi delle
ripetentisi suddivisioni La larghezza dei rami è pure alquanto supe-
riore, ma questi rami conservano sempre la loro forma lineare-al-
lungata, non però fastigiata. Le laciniette marginali sono assai poche
in confronto dell'individuo con tetraspore, e sempre sterili. Cisto-
carpi emisferici (lentiformi nel secco) spiccanti nel loro porporino
intenso sul fondo roseo della fronda, poco numerosi, del diam. di
un millim. abbondante, disposti in vicinanza dei margini, delle basi
cuneate e dei rami.
La sezione della parte basilare ha forma ed ambito irregolare,
e cioè assai allungata, subfusiforme, variamente gibbosa nella parte
mediana, acuminata alle due estremità. Cuticola di cellule filiformi,
più o meno saldate per le loro estremità, prive di cromatofori il cui
posto è invece occupato da muco pallidamente paglierino. Tutto
quanto l'interno appare formato da cellule rosee a rettangolo assai
allungato o subfusiformi, disposte in regolarissime file longitudinali
delle quali le laterali e quella centrale sono costituite da cellule della
stessa forma indicata ma un poco più grandi. Siccome il volume di
queste cellule si mantiene eguale in ogni punto dello spessore della
fronda, dato il perimetro acuminatamente fusiforme di questa, ne
260
consegue che la serie delle cellule, non più considerate nel loro
senso di file longitudinali, ma nel senso trasversale, ossia dello spes-
sore della fronda, offre tante serie parallele costituite da un numero
di cellule sempre più grande quanto più si avvicinano alla parte più
spessa della fronda. Questo numero varia pertanto da uno (cellula
delle estreme punte) a venti circa, e si distribuisce in parti eguali
tanto da un lato come dall'altro della fila centrale longitudinale, op-
pure in modo disuguale nei punti in cui questa riesce più o meno
eccentrica. Questa già così varia e numerosa polistromia viene an-
cora a complicarsi e ad accrescersi in causa di uno strato speciale
che è appunto dato dalle gibbosità accennate, ossia dalle regioni in-
crassate, le quali si sviluppano fra la cuticola epidermica e lo strato
delle cellule centrali di cui si è discorso. Questi incrassamenti sono
costituiti da cellule piccole, pallidamente giallorine od incolori, subfi-
liformi od aghiformi, a direzione subverticale alla periferia, diversa-
mente inclinate quelle delle parti più interne, cosicché appaiono sub-
incrociate o disposte a T. Queste cellule sono inoltre intercalate da
altre più piccole, tonde, sempre incolori, ciò che è ben strano, dato
il genere.
a. Nitophyll. Ginelini Hook. Br. FI. p. 288. Sidmouth and Torbay,
not common. Mary Wyatt.
h. Nilophyll. Gmelìni Grev. Eliotipia dell' Hariot in Atlas Alg. mar.
PI. 25, fig. ói.
e. Nilophyìl. Gmelìni. Altro esemplare della Wyatt, con le indica-
zioni stesse di cui alla lett. a.
d. llalymenia Gmelìni Duby. Belle-Isle-en-Mer. Coli. Jouan Jules.
Ex herb. J. Chalon.
e. Nitophyll. Gmelìni Grev. Roscoff, aoùt 1901. Cystocarpes. Coli.
J. Chalon.
234. Nitophyllum acrospermum j. Ag.
= Nilophyll. deformahim Suhr. - Aglaophyllum mactiluliim Sond.
- Aglaophyllum Poeppigìì Endl. et Dies.
Subgen. IV. Cryploneura J. Ag. - Sez. I Acrosorìa J. Ag.
L'identificazioue di questa specie sarà presto ottenuta quando
si ponga mente al carattere strettamente lineare della fronda la quale
251
è larga appena da uno a tre millimetri, talché, in confronto delle
larghe lamine esaminate, induce l'impressione di una pianta ische-
letrita. È alta 2-6 cent., con lacinie cosi profondamente divise da
simulare delle vere ramificazioni assai divaricate, suddivise alla loro
volta in lacinie minori, e tutto l'insieme è disposto in modo flabel-
lato, subpalmato o corimbiforme nelle parti superiori. Ha i sori sub-
solitari nei segmenti superiori. Sostanza apparentemente membrana-
cea, ma in effetto sottilmente cartilaginea e piuttosto restia all'imbi-
bizione, epperò aderisce molto debolmente. 11 colore, roseo-porpo-
rino-coccineo nel vivente, si fa più scuro nel secco.
In piano, il fondo della tessitura è dato da cellule roseo-porpo-
rine, grandette, oblunghe, subrettangolari o diversamente angolate,
assai più piccole lungo i margini, disposte longitudinalmente, e per-
corso nello stesso senso da un fascio di nervi formato da cellule di
poco più grandi ma assai più allungate, cilindracee, più intensamente
colorate. In sezione trasversale il perimetro è fusiforme, con le estre-
mità brevemente acuminate a punte ottuse. Queste estremità sono
mono-distromatiche, mentre la parte centrale è decisamente tristro-
matica e le cellule vi sono disposte in 2-3 linee longitudinali pa-
rallele, a guisa di cordoni moniliformi.
a. Nitophylliim maculatiim Sond. South Africa. Mar. 6, 1897. Ex
Herb. Dott. H. Becker F. L. S.
235. Nitophyllum uncinatnm (Turn.) J. Ag.
= Fucus laceratus var. uncinatus Turn. - Cryptopleiira lacerata
Kuetz. - Acrosorium aglaophylloìdes Zanard. - Delesseha lacerata
var. uncinata Ag. - Nitophyll. laceratum var. iincinatum Grev. - Areo-
laria cristata Schousb.
Ne' suoi primi stadi è una piantina da qualche millim. a 2 cent,
di altezza, a forma subdigitato-palmata, indi dicotomo-decomposta
coi rami spesso opposti. Le forme e il processo di evoluzione nel
suo sviluppo completo sono sempre in relazione alle circostanze im-
mediate nelle quali la pianta si è svolta, epperò subordinate alle varie
accidentalità con le quali trovasi a contatto. Cresce sopra varie Al-
ghe o in comunione di varie Alghe, sui rizomi di zosteracee o sulla
roccia, valendosi di parecchi mezzi di adattamento atti al suo mi-
gliore sviluppo. Cos'i talora è repente e talora si mantiene inclinata
o verticale mediante il ravvicinamento di parte delle sue frondi o la
252
curvatura falcata, uncinata o cirrosa delle sommità chiedenti T ap-
poggio o la sospensione ai corpi contigui dei quali spesso segue le
sorti, compresa quella della facile reiezione.
Nell'esemplare di Roscoff raggiunge gli otto cent, di altezza e
la larghezza massima di quasi un cent, alla base di una tricotomia
inferiore. Ogni diramazione primaria non oltrepassa però i 4 millim.
di ampiezza. Le venature sono cosi esili, superficiali ed evanescenti
che non è possibile confondere questa specie col N. laceralum. Nel-
X uncinatum le cellule sono anche un po' più piccole e talvolta di-
sposte a stella. Questa disposizione ò data da una cellula centrale
con gli angoli assai smussati da parere tonda ed è circondata da
otto-dieci cellule poligonali. Altre volte queste figure si ripetono più
o meno regolarmente in tutto il tessuto il quale è percorso da vene
superficiali formate da cellule oblunghe con le pareti longitudinali
più spesse, epperò più evidenti, in modo da apparire come due linee
parallele più o meno flessuose e scalariformi. Le cellule marginali,
assai stipate e piccolissime, sono subquadrate.
Nella sezione trasversale la monostromia si rivela in una fila di
cellule disposte regolarmente e parallelamente l' una sull'altra, sub-
alternate da una più grande e da due più piccole contigue o sub-
confluenti sulla stessa linea orizzontale.
a. Nilophyllum iincinaiiim J. Ag. Roscoff. Aoùt 1902. Coli. J.
Chalon.
236. Nìtophyllum affine Harv. in Hook.
= Aglaophyllum affine Kuetz.
Appartiene alla Sez. II. Perioikia J. Ag.
Specie variabile negli aspetti esteriori. Il nome specifico forse si
riferisce alla af]ìnità di questa pianta con certe forme del Nitophyll.
muUipartitum Hook, et Harv. In questi casi la descrizione di un in-
dividuo può essere istruttiva, massime quando vi si trovano riuniti
alcuni caratteri che non sempre si mostrano di conserva. La specie
può raggiungere i i5 cent, di altezza; l'esemplare in esame non ne
misura che sei, ed i segmenti subequilati hanno la larghezza mas-
sima di mezzo cent. La fronda, membranacea, di un perimetro se-
micircolare, si divide in quattro divisioni principali, due delle quali,
le più basse, hanno una larga base cuneata, e le altre due sono
munite di un pseudo-stipite sorgente da un segmento ad estremità
itpparentemente troncata. In questo caso è bene notare che non si
tratta di una proliticazionc, in quantochè il presunto stipite, lungi
dai presentare i caratteri inerenti all'ima parte della fronda, altro
non rappresenta che un ripiego adottato dalla pianta che restringendo
una parte della sua pagina ed ispessendone i margini, ha meglio
provveduto alla stabilità della sua erezione. È il caso dei segmenti
subcaulescenti. Ciascuna di queste primarie divisioni ha i propri
segmenti, da due a quattro, cuneati, grossamente dentato-lobati, ad
estremità tonde, bi-trilobe o troncate, spesso ricordanti, in piccolo,
delle foglie di rovere. Le ascelle dei segmenti sono tonde. La lamina
è cribrato-fessurata. 11 colore, nel secco, è porporino sordido; l'ade-
sione mediocre. È sterile. L' interno ò formato di grandi cellule po-
liedriche a grossa parete.
a. Nitophylluin affine Harv. Australia. Mùller race, llauck determ.
Ex herb. Andissone,
237. Nitophyllum latissimum (llarv.) J. Ag.
= llymenenia lalissiiiia llarv.
Appartiene alla sezione delle Ilyiìieneìiia.
Dalle indicazioni possedute e dall'esemplare in esame dovreb-
besi ammettere che la fronda è assai più larga che lunga. La Tilden
le assegna la massima lunghezza di 20 cent., e per conseguenza si
dovrebbe assegnare alla larghezza una dimensione doppia all' incirca,
stando alle proporzioni dell'individuo pervenutomi e dato come per
fìsso il carattere dell'ampiezza enorme in confronto all'altezza. L'e-
semplare è evidentemente molto giovane sebbene tetrasporifero e
misura 12 cent, di larghezza sopra sei di altezza. La fronda è su-
scettibile di espansioni subflabellate-palmatilobate e di nervature nella
parte sua inferiore, nel qual caso è cistocarpifera. Nel citato esem-
plare è invece integerrima con un ambito ed un aspetto che ricor-
dano quelli della Aeodes marginata, cioè subreniforme-orbicolare.
In piano mostra uno strato di cellule rosee subesagonali, in mas-
sima parte piuttosto allungate, ad angoli ora ben definiti, ora arro-
tondati, grossamente moniliformi quelli della periferia che è protetta
da un parenchima mucoso-solidescente, per cui i margini della la-
mina riescono leggermente incrassati. Questo fondo è abbondante-
mente percorso da vene, fascicolate dapprima, sdoppiantisi poscia in
ramificazioni subflabellate ripetutamente anastomosanti, derivandone
254
una sorta di reticolato a larghe maglie elissoidi o amigdaliformi. I
sori, puntiformi ad occhio nudo, si risolvono in mucchietti di tetra-
spore porporine in vario stadio di sviluppo, e sono disposti in grande
abbondanza negli spazi tra le venature. Colore roseo-vinoso nel
secco.
a. 2 12. Niiopliylliuìi laiissiiuiun (Harv.) J, Ag. Dredged from 4-Ò
fathoms. Port Orchard. Kitsap county, Washington. J. E. Tildem,
2 Ag. 1897.
238. Nitophyllutn laceratum (Gmel.) Grev.
— Cryptopleura lacerata Kuetz. - Fticiis laceratus Gmel. - F.
endivìaefolius Lightf. - Halywenìa lacerata Duby sec. Kuetzing -
Dawsonia lacerata Lamour. - Delesseria lacerata Ag. - Aglaophyl
lum laceratum Mont. - Chondrus laceratus Lyngb. - Fucus Palnielta
Gmel. - Areolarìa lacerata Schousb.
Come tutte le sinonimie, anche queste derivano la loro ragione
dal tempo in cui vennero create e, per alcune, dai caratteri troppo
individuali cui si vollero fissate.
Pianta cespitosa sopra uno scudetto basilare, a perimetro fla-
bellato o circolare (semigloboso), secondo il numero delle frondi di
cui si compone. Stipite strettamente cuneato allargantesi nella fronda
che presto scindesi in divisioni ora larghe, cuneato-flabellate, ora
lineari dicotomo-subpinnatifide, a margini piani o undulati, interi o
subfimbriati in modo così irregolare o bruscamente capriccioso da
figurare delle vere e casuali lacerazioni marginali, conservando però
sempre i lobi estremi integri e rotondati. Come varia nelle divisioni
e suddivisioni ramose in cui la fronda si scompone, varia del pari
nella validità delle costure le quali ora sono assai pronunciate e riu-
nite a fasci subparalleli nella parte inferiore, indi ramose nella parte
media e ciò massime negl'individui subintegri i quali inoltre sono
sempre sterili, come già osservava C. A. Agardh; ora sono appena
manifeste in basso ed ora mancano affatto. I sori, piccoli, si trovano
lungo i margini delle parti medie più adulte o sono extra-marginali,
recati cioè da foglioline minutissime, tonde, pedicellate ornanti i
margini. I cistocarpi, più grandi, si trovano invece verso il centro
delle divisioni delle stesse parti adulte. La pianta è alta dai 5 ai i5
cent., con le divisioni larghe da un cent, e mezzo a 2 millim. So-
stanica membranacea più 0 men bene aderibile, di colore roseo o
255
porporino che si fa scuro negli esemplari invecchiati in erbario.
La specie appartiene alla sezione delle Bolryoglossopsis.
Lo stipite offre una sezione trasversale elissoide a margini on-
dulati. Cellule periferiche piccole, oblunghe, in 3-^ serie: le prime
disposte in direzione diagonale; le altre, subtonde, allineate in file
perpendicolari. Le cellule centrali, colorate come quelle periferiche di
roseo-violaceo, sono in parecchie serie : quelle contigue alle perife-
riche sono subtonde distanziate, le più interne cilindracee longitu-
dinali. La sezione della lamina offre delle cellule marginali piccolis-
sime, oblungo-rettangolari, fitte: le midollari, di varie dimensioni,
tondeggianti, irregolari, oblunghe o filiformi, longitudinali.
a. Crvptopleura lacerata Kg. Arromanches. Calvados.
b. Nitophylluiii ìaceratum Greville. Loire inf. Le Croisic, 21 sept.
1873. Legi ipse Dupont .^
e. Idem. Roscoff, Avril 1900. Coli. J. Chalon.
d. Idem. Guéthary. Juillet 1903. Coli. J. Chalon.
e. Idem. Forme non lacérée. Roscoff, Avril 1901.
/. Idem. var. laiìfoliinn, M. M. Crouan semblent avoir intro-
duit cette variété. Brest i8o5. F. Stenfort: Les plus bellcs plantes
de la nier.
Gen. BOTRYOGLOSSUM Kuetz.
Etym. botrys racemo e glossa lingua.
^:= F/ici\ Nitophylli, Del esse riae sp.
239. Botryoglossum violaceum (J. Ag.).
Nilophyllum violaceum J. Ag.
Fronda stipitata, flabellato-espansa, dicotomo-decomposta a seg-
menti lineari, approssimato-palmati di mediocre lunghezza, oppure
più stretti ed allungati, della larghezza da un cent, a tre quattro
millim., coi margini più o meno densamente fimbriati. La fronda è
percorsa da un fascio di nervi sottili, quasi striature longitudinali
esilissime, evanescenti sotto le divisioni superiori. Sori scuri, piccoli,
in una o due linee irregolari subparallele lungo i margini mediani.
L'esemplare infelicissimo, incompleto, da venticinque anni conservato
in erbario, dilj[icilmente permette il giudicare dei caratteri sia pure
individuali, del portamento e della venustà della pianta e tanto meno
del suo colore che si mostra bruno-giallastro. La pianta può raggiun-
gère i 3o cent, e oltre di altezza. In piano offre delle grosse cellule
rotondato-esagone che si fanno sempre più piccole nell' avvicinarsi
ai margini e sono coibite in parenchima glutinoso.
a. Nitophyllum violaccum J. Ag. Perù. Costa dell' isola di San
Lorenzo presso il Callao. Agosto e Settembre i883. Race. C. Mar-
CAcci. Ex Erb. A. Piccone, ora A. Forti.
240. Botryoglossum Ruprechtianum J. Ag.
= Nitophylbun Eiiprechtiaimm j. Ag. - Ilymeneina fimbriata Post,
et Rupr. - Nitophyll. laceratiuii var. palmatum Harv.
Alla descrizione di cui in Syll. Alg. contrappongo quella del-
l'esemplare esaminato il quale rappresenta una forma non comple-
tamente evoluta, sterile, e ciò per facilitare l'identificazione quando
questa dovesse desumersi da individui in consimili condizioni.
Sopra un breve ed esiguo stipite piano strettamente cuneato
s'innalza fino a 3o cent, la superba fronda di un bel porporino a
ritlcsso violaceo, quasi avenia e priva affatto di costura o d^spessi-
menti nervosi. Il disco, lungamente cuneato, si divide verso la metà
circa della intera pianta in una prima dicotomia al dissotto della
quale la larghezza raggiunge i 5 cent. Ne conseguono due divisioni
principali delle quali la minore si suddivide due volte pure in dico-
tomie, mentre la maggiore si divide in tricotomie con lobi assai al-
lungati digitiformi, leggermente cuneati con le estremità integre ro-
tondate ed altre alla loro volta divise in lobi minori a diverso grado
di sviluppo. Le ascelle sono tonde. 1 margini, apparentemente integri
e normali, sotto la lente si manifestano leggermente incrassati e lie-
vemente decolorati da muco giallastro, ed offrono inoltre una finis-
sima seghettatura i cui denti sono rotondati. Si tratta di appendici
abortite o non ancora sviluppate, come lo rivela la parte inferiore
del disco, che per essere maggiormente matura ci presenta alcuni
di questi denti evoluti in lacinie Ugniate o subtonde.
Questi processi marginali sono tutti quanti affatto privi di sori.
In piano la lamina si presenta composta di cellule rosee od acetinc,
assai grandi, subquadrate, subovate o variamente angolate subequi-
late, disposte in uno strato il cui assieme offre l'aspetto reticolato
le cui maglie sono più strette lungo i margini.
In sezione la struttura si rivela di-tristromatica con le cellule
tutte longitudinali: le centrali assai grandi, ovalo-elissoidi; le mar-
267
ginali SLibqLiadrate o subrettangolari più piccole, ora distanziate, ora
ravvicinate od anche unite per le estremità, formanti un cordone più
o meno continuo.
a. 2 1 3. Nitopliylliiiìi Ruprcchtìamim J. Ag. Attached to rocks on
sea-botton. Dredgcd up from 4-6 fathoms. Port Orchard, Kitsap co-
unty, Washington. J. E. Tilden, 2 Ag. 1897.
Gen. HOLMESIA J. Ag.
241. Holmesia capensis J. Ag.
Unica specie del genere, che per la sua bellezza, e più ancora
in grazia de' suoi peculiari caratteri, emerge nella splendida sotto-
famiglia delle NitofiUee, così come l' alfine Botryocarpa Grev.
Pianta subperennante costituita in origine da una frondicina
ovato-lanceolata, sorretta da un esile stipite, sottilmente membrana-
cea, la quale, già in questo primo stadio può presentare, come nel
caso concreto, una fenditura in entrambi i margini. Proseguendo nel
suo sviluppo, lo stipite, irrobustendosi, per innata speciale energia
biologica apporta uno straordinario ispessimento di sostanza nella
fronda tutta, ma più specialmente lungo il suo asse longitudinale,
costituendone quasi la costura, mentre in realtà, pei fenomeni che
ne conseguono, dovrebbesi considerare come il prolungamento dello
stipite stesso sotto forma alata, ciò che costituisce per il momento
la fronda propriamente detta. Le fenditure sopra accennate sono
l'inizio di una futura metamorfosi: di una sola fronda, cioè, se ne
formano tre di cui due disposte disticamente e la terza risulta cen-
trale, ossia air estremità dell'asse primitivo il cui uljicio caulinare si
è cos'i già stabilito. E cos'i di seguito lungo questo caule vengono
emesse novelle frondi le quali però hanno uno sviluppo ben di-
verso da quello della fronda iniziale, in quantochè il potente vigore
di cui può omai disporre la pianta permette ad esse uno svolgimento
tanto rapido quanto robusto. Queste frondi emesse dalla pianta adulta
hanno pertanto fin dal loro apparire la consistenza carnoso-membra-
nacea e sonò di forma lanceolata più o meno allungata, talvolta leg-
germente falcate coi margini interi ma assai spesso lesionate da cause
esterne (^). Quando la lesione ha avuto luogo a metà della fronda
(1) I particolari fenomeni vitali sono così fatalmente tra di loro collegati nello
17
ma ne ha rispettato l'ispessimento centrale o costura, tra la parte
inferiore e quella supcriore della fronda si produce una strozzatura
il cui istmo simula uno stipite sul quale la parte superiore della
fronda stessa, riprendendo il suo sviluppo, simula, alla sua volta, una
prolificazione. Quando invece la lesione stronca trasversalmente la
fronda, sulla stroncatura, e più precisamente nel punto corrispon-
dente alla costura, può aver luogo una vera prolificazione.
Pseudo-prolificazioni sono invece le novelle frondi che derivano
dalle fenditure diagonali, ad angolo acutissimo, di una fronda adulta.
I segmenti che ne risultano possono essere unilaterali o bilaterali ed
in quest'ultimo caso conferiscono talvolta all'insieme cosi metamor-
fosato l'aspetto di una fronda pennata le cui parti sono allora lineari
anziché lanceolate, ed i margini, anziché interi, conservano le linee
sentitamente accidentate, proprie delle casuali fenditure.
È anche da notarsi che le prolificazioni delle frondi fruttigere
hanno il carattere della frondicina nata da spora, il che rivela un
altro dei molti casi di un duplice modo di riproduzioni sopra uno
stesso individuo.
Come nei generi Rhodoseris, Boiryoglossum, Neuroglossiun e Bo-
iryocarpa, anche neW Holmes la le fruttificazioni si svolgono in appen-
dici speciali dette fogliole, al qual proposito si nota in quest'ultima
il caso non infrequente negl'individui sterili di appendici sterili uscenti
in un punto Jion lesionato del centro del disco, e allora assumono
la forma, la dimensione e la funzione di una vera e propria novella
fronda, fenomeno che si é già osservato nell' Epymenìa slenoloha
Schmitz (y^Z^- N. 199).
La sezione di un prolungamento della costura priva di lamine
(caule) ha forma elittica. Vi si osserva lo strato corticale composto
di esigue cellule vivamente porporine in file subverticali disposte ite-
ratamente in tre ed in quattro divisioni. Strato intermedio di grosse
cellule oblunghe, pallidamente colorate di roseo, opache, isolate, rav-
intento di un giovamento reciproco fra i particolari soggetti circoscritti in un co-
mune ambiente, da lasciare facilmente comprendere come quelle istesse azioni
loro in apparenza deleterie altro invece non rappresentino che alcuni dei tanti
mezzi intesi al giovamento medesimo.
259
vicinate senza un ordine qualsiasi, emergenti sopra un fondo costi-
tuito da un fìtto strato di esili filamenti incolori, subflessuosi, sub-
paralleli, longitudinali. Parte centrale composta degli stessi filamenti
più spezzati, intercalati da cellule assai più piccole di quelle del se-
condo strato. La parie laminare, in piano, presenta uno strato uni-
forme di minute cellule tonde d'un roseo-vinoso corrispondenti allo
strato esterno.
La stessa parte dà una sezione di forma lineare con lo strato
corticale assai compatto, piuttosto sottile, formato di esigue cellule
colorate di porporino, tonde, in file verticali nella disposizione surri-
ferita. Midollo vasto, composto di rade cellule, grandi, elittiche, leg-
germente rosee, collegate da una rete lassa di filamenti incolori a
larghissime maglie in parte aperte ed in parte a pareti ravvicinate.
a, b, e, d. Hoìmesia capensis J. kg. South Africa, The Kowie,
Genn. 1894 - 9 Giug. 1894 - i5 May 1895 - Jul. 189Ó. Ex Herb.
Dott. IL Becker, F. L. S.
Questi esemplari hanno le frondi della lunghezza massima di
i5 cent., e della larghezza massima di 4 cent, e mezzo. I cauli sono
larghi 2-3 millim., lunghi da due a sei cent.
Sottofam. II. DELESSERIEAE (Kuetz.) Schmitz.
Nobilissima suddivisione ora razionalmente riveduta per merito
di J. Agardh, Harvey e Kuetzing i quali dal solo genere Worms-
hjoldia, ormai storico, poscia Deìesseria, ne trassero i seguenti, assai
differenti d'aspetto, ma con marchio speciale e tutti venustissimi.
Tale marchio è fornito dalla fronda spesso fogliacea, continua o sub-
semplice o ramosa, di solito egregiamente costata allo stato adulto,
prolificante a mezzo della costa stessa; ramificazioni e foglioline frut-
tigere e vene laterali trasversali alla lamina la quale è anche talvolta
avenia. I generi hanno preminenza alla Nuova Olanda ove, ad esemp.,
Y Hypoglossiim conta una dozzina circa di specie sopra 18 circa che
se ne conoscono. Gli altri generi sono pressoché equamente di-
stribuiti.
GENERI
HYPOGLOSSUM Kuetz. PTERIDIUM (Kuetz-) J. Ag.
CHAUVINIA Harv. ERYTHROGLOSSUM J. Ag
? HETERODOXIA J. Ag. HEMINEURA Harv.
PHITYMOPHORA J. Ag. GLOSSOPTERIS J. Ag.
APOGLOSSUM J. Ag. GRINNELLIA Harv.
PARAGLOSSUM J. Ag. HALICNIDE J. Ag.
DELESSERIA (Lamour.) J. Ag. SCHIZONEURA J. Ag.
Gen. HYPOGLOSSUM Kuetz.
Etym. hypo sotto, glossa lingua.
242. Hypoglossum Woodwardìi Kuetz.
= Fucus Hypoglossum Woodw. - Deles seria llypoglossuni La-
mour. - Fucus liypoglossoides Stackh. - Viva ligulata Dee. - Delcs-
seria ligulata Duby - Hypogloss. ? ligulaium Kuetz. - Ilypogloss. fili-
forme Menegh. - Delesseria arborescens De la Pyl..^ - Fucus foliatus
Schousb. in sched. - Areolaria epiphylla Schousb. in sched. - De-
lesseria amethystina Schousb.. Icon. ined. t. 3o5; Descript, p. 252.
Q^Qg%. Les Alg. de Schousboe par Ed. Bornet).
Per la forma tipica sembra ora piia comunemente accettato il
binomio Kuetzingiano. Questo tipo sarebbe dato dalla pianta alta 5-8
cent., con le fogliole piane, larghe fino a 3 millim., ligulate, assai
allungate, piuttosto parche di prolificazioni (costali), a sori lineari,
lunghi persino mezzo cent., in linee esattamente parallele alla costa,
di sostanza tenera, rosea o coccinea, perfettamente aderibile e sempre
piana anche nelle parti più adulte. Senonchè le variazioni che pre-
senta essendo parecchie e di ciascuna essendosi fermata V attenzione
sulle manifestazioni più caratteristiche provenienti dall'esagerazione
dei caratteri stessi, ne conseguì che se ne avvertirono forme esplicite
o sottintese negli aggettivi di filiforme Menegh. mscr., concatenalum
Kuetz. ; Deless. lomentacea Zanard. ; angustifolium Kuetz. ; minuium
Kuetz.; Deless. crispa Zanard., ed Hypogl. crispum Kuetz.; Deless.
penicillata Zanard.; Hypogl. confervaceum Kuetz.: tutti alludenti alla
configurazione e dimensione delle varie parti della fronda la quale,
in conseguenza, assume anche portamenti speciali. Casi consimili si
261
ripetono in moltissimi altri generi, ma che si tratti di configurazioni
individuali e non di manifestazioni tipiche costanti, anche nell'attuale
è facile sincerarsene con la scorta di abbondante materiale il cui
esame tosto rivela i graduali passaggi che intercedono tra le forme
più opposte. Nello stesso crìspum, ad es., sopra uno stesso individuo
si possono osservare fogliole crespate e piane.
Non mai vidi le due fruttificazioni recate da uno stesso indivi-
due. Più frequenti sono gl'individui sorigeri. 1 sori costituiscono linee
ora rette e quindi parallele, con tetraspore esigue, sparse o raccolte
a cerchio; ora curve a parentesi, ora ad ellisse aperta in basso,
chiusa in alto. Assai più rari sono gì' individui cistocarpiferi. Cisto-
carpi poco abbondanti, assai distanziati o di scarsa aggregazione,
sessili sulla costa, subsferici, del diam. di un millim., porporini.
La tessitura varia secondo le varie parti che si prendono in
esame e secondo la diversa consistenza della fronda. La forma ti-
pica, di sostanza tenera, vista in piano, si presenta composta di cel-
lule di un roseo chiaro, assai grandi, comprimentisi a vicenda, d'onde
ne risulta un reticolato a maglie esagonali allungate, digradanti presso
i margini i quali hanno cellule piccole subquadrate, isolate. Cuticula
esilissima filiforme isolata da queste ultime cellule da uno strato di
muco. La costa è formata da un fascio di 10-12 cordoni costituiti
da robuste cellule assai lunghe, cilindriche. La forma a frondi corte
e strette, di sostanza consistente, pure vista in piano, presenta le
cellule assai più piccole, più intensamente colorate, distanziate, ep-
però non più esagonali ma rettangolari o subelittiche, a grossa pa-
rete, digradanti di volume e tondeggianti nell' avvicinarsi ai margini.
Nel margine sono quadrate e sempre più piccole. Le cellule della
costa sono assai più brevi che nella forma tipica, imperfettamente
accostate in cordoni.
La parte caulescente di una pianta senile offre una sezione
tonda. Cuticola formata da un plesso di filamenti subintrecciati com-
posti di cellule subtonde giallastre, rafforzata interiormente da una
serie di cellule grosse, distanziate, di varia forma, angolate. Strato
midollare composto di un reticolato di assai grossi filamenti am brini
le cui maglie sono convergenti in modo radiato verso il centro il
quale è occupato da corpuscoli giallo-scuri. Questa organizzazione
in una sezione immediatamente successiva può presentarsi assai va-
fiata, e cioè i filamenti appaiono costituiti da grandi cellule a grossa
parete parimenti disposte in modo radiato convergenti al centro.
a. Esemplari di una vecchia collezione anonima, con la sola in-
dicazione di Delesseria Latta (sic!), alcuni con sori, uno con ci-
stocarpi.
b. Delesseria Ilypoglossiim Hook. Br. FI. p. 286. On Rocks in the
Sea, and larger Algae. Torbay. Mary Wyatt.
Gen. PHITYMOPHORA J. Ag.
Etym. phityma, germe, prole e phoreo, reco.
243. Phitymophora crenata J. Ag.
= Delesseria Bartoniae Schmitz.
Gl'individui in esame, pure essendo privi dell'ima base, misu-
rano 1 I cent, in altezza, con un perimetro flabelliforme (a ventaglio
unico o costituito da vari flabelli) dell'ampiezza di i5 cent. La lar-
ghezza delle varie parti è di 2-4 millim. Disco lineare, piano o sub-
ancipite, retto o subflessuoso, a ramificazioni lineari dicotome assai
distanziate e assai divaricate, alterne, le superiori talvolta cosi rav-
vicinate da riescire corimbose. Come nella Delesseria sinuosa e nelle
forme a lamine strette, di sostanza consistente dell' Hypoglossurn
Woodwardii, le parti inferiori delle grandi divisioni primarie si diva-
ricano fino a diventare orizzontali, ma non si fanno subcilindriche
per la scomparsa più o meno completa delle espansioni laminari
(ale), bensì conservano sempre la loro forma piana o subancipite e
la loro larghezza di circa 4 millim. Il disco ed i rami primari sono
percorsi da una costa dalla quale provengono le ramificazioni e le
foglioline fruttifere, 1 rametti da prima tondeggianti, si fanno poscia
lanceolato-lineari od obovato-lanceolati, ora subpianeggianti, ora on-
dulati o flessuoso-crispati, in varie guise contorti e con alcune delle
ondulazioni arrovesciate contro il nervo mediano.
Tutte quante le parti della pianta hanno i margini talvolta lo-
bulati o semplicemente erosi o qua e là strozzati ma semipre fina-
mente crenulati all' infuori che nelle ime parti senili nelle quali la
crenatura si è obliterata.
Sporofilli costali lungo il disco ed i rami, più scarsi nei rametti,
tondi, crenulati, del diam. 1-2 millim., peduncolati, con l'estremità
263
integra o leggermente biloba, recanti i sori in due linee parallele
longitudinali una per ogni lato della costa, o curvate ad elisse aperta
in basso, più o meno chiusa in alto. Sostanza membranacea assai
consistente, aspretta nel secco; colore porporino-sanguigno nelle parti
più giovani, porporino scuro nelle più adulte.
La sezione della parte inferiore del disco ha forma elitlico-com-
pressa. Midollo composto di due parti : la centrale costituita da una
sola serie di cellule incolori, assai vaste e lunghissime, longitudinali,
a parete crassa; la parte tiancheggiante questo pseudo-asse è for-
mata da cellule della stessa natura ed ampiezza ma assai meno al-
lungate, disposte in tre serie. Strato corticale di parecchie serie di
cellule mediocri, rosee, subtondo-angolose, digradanti in volume dallo
interno verso la periferia la quale si chiude con una cuticola fili-
forme basata sopra un sottile strato mucoso sparso di esigue cel-
lule tonde.
Una laminetta estrema, vista in piano, offre uno strato uniforme
assai omogeneo di cellule rosee, piccole, subtonde, talvolta lascianti
scorgere in velatura le grandi cellule esagonali del midollo. Le la-
cerazioni all'uopo provocate nel pezzo preparato rivelano già il tes-
suto interno nella grande abbondanza degli esilissimi e lunghi fila-
menti incolori provenienti dalle pareti lacerate delle cellule midollari.
La stessa parte dà una sezione trasversale lineare-fusiforme ad estre-
mità egregiamente tonde, e mostra un midollo di cellule assai grandi,
leggermente rosee, a parete crasso-filamentosa, esagonali, parte delle
quali vastissime, elittiche, longitudinali, occupanti la regione più in-
terna, risultandone un assieme reticolato. La costa è data da un fa-
scio di cellule lunghe cilindriche disposte a cordoni. Strato corticale
spesso, talvolta a tratti assai incrassati, di cellule vivamente porpo-
rine, esigue, tonde.
V. Delesseria Bartoniae Schmitz. South Africa, The Kowie, 26
Nov. 1895. Ex Herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
Gen. APOGLOSSUM J. Ag.
Etym. apo senza, glossa lingua.
244. Apoglossum decipiens J. Ag.
= Delesseria decipiens J. Ag. - Delesseria Uypoglossum var. ar-
borescens llarv.
264
In questa specie, come nell'affine A. oppositìfoliun: (Harv.) J.
Ag., si assiste ad una manifestazione speciale circa il modo con cui
si comporta lo sviluppo della pianta dal suo inizio fino allo stadio
dal quale incomincia forse una rinnovazione di ramificazioni, che è
quello dato dal disco denudato delle sue espansioni alari e dei rami
primitivi, per cui si riduce nell'aspetto e nell'essenza sua alla sem-
plice costa che, in tale stato, assume la parvenza di un caule spo-
gliato di ogni sua appendice. Siccome, anche cosi ridotta, tale costa
conserva un tessuto ed un colore inalterati, è a ritenersi che le sue
funzioni non siano finite con la produzione e l'abbandono delle la-
mine laterali e delle fogliole onuste di tetraspore e di cistocarpi con-
dotti a perfetta maturanza, e che sia per conseguenza chiamata a
novelle prolificazioni, conche dovrebbesi ammettere, nella più discreta
delle ipotesi, la biannualità della pianta. Di ciò l'individuo pervenu-
tomi non mi reca le prove, ma altre me ne offre di grande evidenza,
atte a giustificare la supposizione ora espressa.
La pianta è cespitosa sopra un callo basilare. Nell'esemplare è
alta 14 cent., ma può raggiungere i 5o secondo la Tilden. La fronda
si compone di un disco costituito dalla robusta costa che è cilindrica
nello stipite, indi gradatamente ancipite ed infine pianeggiante, della
larghezza di 1-2 millim., munita ai lati di un' espansione laminare
che ne costituisce le ali, comprese le quali, il disco viene ad essere
largo 4-6 millim. All'altezza di circa mezzo cent, dalla sua base il
disco emette dai due lati ed alla distanza di 3 millim. circa l'una
dall'altra delle ramificazioni semplici esattamente opposte mediante
produzioni di natura costale assai esili le quali costituiscono una
sorta di peduncolo e poscia la costa delle fogliole che prorompono
attraverso le ali del disco. Le fogliole sterili, all'inizio ovate, poscia
lanceolato-lineari, hanno i margini ondulato-lobati 0 a lobi subpen-
nati in numero di dodici circa, sei per lato, recanti ciascuno un ci-
stocarpo. Le ramificazioni pertanto si riducono a queste fogliole che
sono lunghe 8 millim., larghe 3, le cui coppie in numero da 20 a
i5o circa, secondo l'altezza raggiunta dal disco, conferiscono alla
pianta un'eleganza ed una snellezza assai caratteiistiche e per con-
seguenza una grande attrattiva estetica. Cistocarpi muniti di crasso
peduncolo uscente dalla costicina delle fogliole, dapprima oblunghi,
poscia sferici, con pericarpio di cellule esigue, vivacemente porpo-
266
rine, disposte in file serrate radianti dalla periferia verso il centro
dove si trovano nucleate le grosse spore. Allo scrivente è ignota la
pianta sorigera, né sa dire se le due fruttificazioni possano andare
congiunte sopra un solo individuo o se ciascuna si manifesti sempre
sopra individui separati.
Sostanza crassetta nel vivente, membranacea nel secco, assai
aderibile; colore roseo-porporino nel secco.
Una fogliola cistocarpifera, vista in piano, presenta il fondo co-
stituito da cellule piccole, tonde, rosee, in strato uniforme, percorso
longitudinalmente dalla costa valida formata da cellule grandi ma
non tutte della stessa dimensione, alcune rettangolari (cilindriche nel
fresco), altre subesagone o diversamente poligonali, tutte di forma
poco regolare, disposte 1" una sull'altra in modo non esattamente
verticale, formanti un fascio di 6-8 linee leggermente flessuose. Dalle
due linee esterne delimitanti c]uesto fascio costale si partono dalle
venature clie presto si dividono in una prima dicotomia i cui rami
ad angolo acuto si dirigono flessuosamente verso i margini nella
prossimità dei quali si ramificano in altre dicotomie. Queste vene
sono composte di cellule rettangolari assai lunghe (cilindriche) ma
spesso divise in cellule minori. Si nota che queste cellule scorrono,
direbbesi, in un canale vuoto, scavate cioè fra le piccole cellule tonde
costituenti il fondo, risultandone un margine incolore ai lati delle
vene le quali appaiono perciò più larghe di quanto in realtà non
sieno pel solo effetto dello spessore delle cellule di cui si compogono.
Consimili venature si osservano pure nell'espansione alare dove
peraltro hanno una direzione assai inclinata alla costa anziché verti-
cale a questa come é il caso nelle fogliole, e il fondo é costituito
da piccole cellule subquadrate anziché tonde.
La sezione della parte basilare del disco ha forma tonda. Il pe-
rimetro è dato da una cuticola grassa, enteromorfa. Interno volumi-
noso a stratificazioni mal definite e con cellule a direzioni incostanti.
Quelle della periferia, secondo i vari punti, ora sono mediocri, tonde,
angolose, isolate, quasi longitudinali, ora oblongo-cilindriformi, incli-
nate o verticali, a fasci. Si potrebbe distinguere uno strato intermedio
di cellule grandi, ovato-oblunghe o assai irregolarmente poligonali,
distanziate, dalle quali si passa con poche variazioni alla parte cen-
trale composta di cellule consimili, più rade, alcune delle quali sub-
tonde più grandi, scurette, altre capitate o caudate collegate da fila-
menti piccoli, spezzati.
a. 2 11. Delesserìa decipiens J. Ag. Attached to white fir log. Cast
up on beach. North Bay, San Juan island. Washington. J. E. Tilden.
28 My 1898.
245. Apoglossum ruscifolium (Turn.) J. Ag.
= Delesserìa ruscifoìia Ag. - Hypoglossum ruscifolium Kuetz. -
Fucus ruscifoHus Turn. - Areolaria epipliylla et A. ruscifoìia Schousb.
Di questa specie nota anche nel Mediterraneo, la descrizione
viene qui limitata all'intima sua struttura. Una fogliola, vista in piano,
offre lo sfondo di cellule grandi e mediocri, di diverse dimensioni
cosi le prime come le seconde. Sono roseo-acetine e si trovano com-
miste in varie forme : quadrate, subquadrate, rettangolari, subtonde
e prettamente sferiche, degradanti di volume ma facendosi sem.pre
piij spesse quanto più si avvicinano al margine lungo il quale sono
assai piccine, oblunghe, verticali. Questo fondo è longitudinalmente
percorso da una valida costa formata da un fascio piano di 6-8 linee
flessuose composte di cellule assai allungate subcilindriche ma non
sempre tronche alle estremità le quali possono essere anche acumi-
nato-rotondate od ottuse. Dalle due linee esterne delimitanti la costa
si staccano ora diagonalmente ora verticalmente abbondanti venature
ramose anastomosanti o traversantisi verso i margini dove fanno
capo, e sono fatte di cellule cilindriche assai lunghe, piuttosto pallide
in confronto di quelle della costa. La sezione di una parte inferiore
ha forma tonda (costa) munita alle due estremità dell'asse trasver-
sale da un sottile prolungamento lineare costituito dalle ali. La cu-
ticola della parte costale è data da cellule moniliformi, cui fa seguito
lo strato corticale di cellule mediocri subtonde 0 leggermente oblun-
ghe, subverticali. Midollo di grosse cellule oblunghe angolate, unite
o con appendici filiformi.
a. Delesseria ruscifoìia (Turn.) Lamx. Norvegia, 18-8-1 858, leg.
Schùbeler.
b. N. Ò4. Idem. Hook. Br. FI. p. 286. Rocks and larger
Algae, rather scarce. Alg. Danmon. Mary Wyatt.
246. Apoglossum tasmanicum (F. Muell.) J. Ag.
=: Delesserìa tasmanica F, Muell. in Ilarv. - Deless. ruscifoìia
australis auctorum.
267
Pianta alta 4 cent, e mezzo nell'esemplare in esame, dicotoma
fin dalla base. Le ramificazioni, talvolta anche opposte, hanno luogo
mediante le solite prolificazioni costali lineari-allungate, dell'ampiezza
massima di 4 millim. Le ali dei rami primari scindonsi facilmente
a brevi distanze, risultandone tante divisioni troncate in alto, aventi
l'aspetto di piccoli cunei o cuori sovrapposti. I sori si manifestano
alle volte in fogliole forse subproprie. Cistocarpi costali, brevemente
ma robustamente peduncolati, subsferici, a carpostomio conico. So-
stanza membranacea debolmente aderibile; colore coccineo o roseo-
porporino.
Un'espansione laminare suprema, vista in piano, rivela uno
sfondo di cellule piccole, rosee, subquadrate, tonde o un po' allun-
gate. Costa mediana egregiamente definita pel suo colore porporino
reso più intenso nelle due file esterne delle parecchie di cui si com-
pone. Le cellule relative sono lineari. Dai lati delle file esterne, e
quasi perpendicolari a queste, si staccano molte vene sottili, parca-
mente dicotome in basso, talvolta più spessamente verso i margini.
La parte caulescente dà una sezione in forma di un'elisse assai
regolare, senonchè le parti alate sporgono dall'asse minore in luogo
dell'asse maggiore dell' elisse. Lo strato corticale si presenta più
spesso di quello della specie precedente ma medesimamente orga-
nizzato. Strato midollare di notevole spessore, composto di cellule
ametistine di varia grandezza e forma: le minori provvedute di ap-
pendici filiformi anastomosanti. II centro è occupato da un nucleo
assilc giallastro, oppure è sublibero, percorso cioè da grossi filamenti
anastomosanti, appendici delle delle cellule pericentrali.
a. Dclesseria tasmanica J. Ag. Tasmania. Ex herb. De Toni.
Gen. DELESSERIA Lamour.
Etym. dal chiar. B. Delessert (').
Come si è già avvertito, si ripete ora con le parole del chiar.
G. B. De Toni: « Genus sensu Lamourouxii numerosissimas ample-
(i) Nota il Curtius Sprengel, Syst. vegetab. Gottingae, 1827 : male for-
mato nomine in memoriam Lesserti, cujus nomeu jant viget in Lessertia Cand.
(Il gen. Lessertia D. C. fa parte delle Leguminose dell' Africa merid.j.
ctebatur species, quae nunc typos generum nonnullorum a dar. J.
Agardh nuperrime conditorum sistunt ». Sy/l. Alg. voi. IV (Floridcaej
Sect. II, p 704.
247. Delesseria sinuosa (Good. et Woodw.) Lamour.
= Delesseria cremila Rupr. (non J. Ag.) - Fucus simiosus G.
et W. - Phycodrys sinuosa Kuetz. - F. crenaius Gmel. - F. riibens
Huds. - F. rosetis FI. Dan. - F. Palmetta var. Esp.
Nelle Delesseriacee fin qui esaminate si è visto che le frondi
sono dotate di una vera e propria costa longitudinale, che per la
sua robustezza e per il colore più intenso s'impone subitamente al-
l'occhio nudo, mentre non si possono scorgere senza l'aiuto del micro-
scopio le vene che da essa partono, poiché tali si conviene chiamarle
in quanto sono costituite da una sola fila di più pallide e deboli cel-
lule in luogo del pluriseriato fascio proprio della costa longitudinale,
hioltre si è visto che di queste vene, per quanto ramificate, la rami-
ficazione per nulla influisce sull' ulteriore evoluzione della fronda la
quale è obbligata a valersi non mai delle vene ma della energia
costale per la produzione delle cos'i dette fogliole, ossia delle rami-
ficazioni che con il medesimo processo si ripetono.
Nel caso della Delesseria sinuosa l'andamento è ben diverso, e
ciò pel fatto che alle vene suddette vengono sostituite dalle vere e
proprie coste secondarie imponentisi al nudo occhio quanto la costa
mediana della quale hanno pure l' organizzazione composta. È ap-
punto a queste coste secondarie che è riserbato 1' ulficio costituente
la capitale importanza biologica della riproduzioni delle frondi me-
diante un processo di scomposizione della lamina, cui, per ripiego,
si aggiungono le prolificazioni sulle parti lese, in ispecie se cimali.
La descrizione della pianta potrà illustrare tale processo.
La giovane fronda fa generalmente presa sull'apparato radicale
delle Laminaria. Comincia dall'avere forma obovata sopra uno sti-
pite lineare subcilindrico, che può prolungarsi di parecchi centimetri,
semplice o subramoso. In tale primo stadio la frondicina, già costata
per quanto debolmente, delle dimensioni di pochi millim., ha i mar-
gini integerrimi. Si pronunciano poscia le coste secondarie, opposte.
a direzione inclinata sulla costa assilc dalla quale provengono e si
dirigono in modo parallelo verso i margini dai quali esse sporgono
sotto forma di piccoli denti tramutantisi indi in ciglia e finalmente
269
in lobi. In questa prima evoluzione, basata unicamente sul vigore
della costa mediana, la fronda ha un perimetro ovato coi margini
sinuoso-ondulati o anche piani. A questo punto di evoluzione, nel
terzo superiore della fronda avviene uno spostamento nella distribu-
zione delle coste secondarie le quali da opposte si fanno distiche e
assai divaricate. Questa nuova disposizione delle coste secondarie e
intesa alla suddivisione della fronda in tante altre novelle quante
sono le costure alterne, e cioè da 2 a 5. Ciò avviene mediante il
continuo pronunciarsi del divaricamento delle coste medesime ad
ognuna delle quali presto corrisponde un grande lobo che, seguendo
il divaricamento del proprio asse e provocando così delle fenditure
nella fronda matrice fino alla costa centrale di questa, ne risultono
così tante nuove frondi disposte in modo alternato all'antica costa,
le cui basi andatesi spogliando di ogni espansione laminare, rappre-
sentano ormai un caule ramificato. Cosi ogni costa secondaria diva-
ricata della vecchia fronda è diventata la costa principale di ogni
fronda novella che è alla sua volta munita delle proprie coste se-
condarie opposte, destinate a ripetere, nelle piante di straordinario
sviluppo, una seconda riproduzione di altre frondi con lo stesso pro-
cesso ora descritto. Nei vari passaggi evolutivi la pianta, suddividen-
dosi e trasformandosi nei particolari periferici, offre diversi tipi di
frondi le cui forme possono ricordare la Delesseria sanguinea a tipo
ondulato-lobato, e persino delle fanerogame, quali Quercus e Sola-
ninn species ecc. Si comprende che dato il processo di riproduzione
ora indicato la pianta debba occupare un perimetro il cui diametro
orizzontale riesce superiore a quello verticale. Uno degli esemplari
in esame è alto 14 cent, per 17; un altro 7 per 12. L'ampiezza
massima sotto i lobi estremi non ancor fattisi indipendenti e di otto
cent. 11 colore, assai resistente al tempo, e di un porporino che ri-
corda le foglie delle Ampelidee colte dai primi freddi; le coste pri-
marie e secondarie di un porporino scuro. La sostanza è membra-
nacea, rigida nel secco e aderisce più o meno nelle sue parti più
giovani.
Vista in piano, la lamina appare composta di cellule mediocri
subquadrate, subrettangolari o in vario modo angolose, tonde o sub-
tonde disposte in strato uniforme. Le cellule della costa mediana e
delle coste secondarie sono allungate rettangolari 0 subcilindriche.
270
spesso spezzale in cellule minori di forme irregolari disposte in linee
parallele longitudinali.
La sezione trasversale della parte inferiore offre la figura di
un' elisse assai depressa (costa) prolungata alle estremità in appen-
dici lineari (ale) lunghe 3-5 volte più di essa. Strato corticale assai
serrato di cellule esigue colorate, oblungo-filamentose, verticali, in-
tercalato da fasci di cellule più fittamente costipate e più intensa-
mente colorate di porporino o di amorino. 11 midollo ha cellule
grandi angolate, in ogni guisa sformate, quasi lacerate, decomposte
in filamenti articolati semplici e ramificati, anastomosanli, disposti
longitudinalmente: disposizione e colori variabili, in relazione ai pro-
cessi di reintegrazione e disorganizzazioni e alterazioni speciali propri
alle più vecchie parti basilari.
a. Delcss. sinuosa (G. et W.) Lamx. Christiania, 18-5-1848, leg.
SCHÙBELER.
b. Idem. Lamx. Amer. sett. leg. Collins. Ex herb. Ar-
DISSONE.
e. Idem. Hook. Br. FI. p. 285. On Rocks and Stems of
Lamin. digHala. Torbay. Alg. Danmon. N. 62. M. Wyatt.
d. Idem. Sulla Lamin. saccìiarina. Drobak. Ag. 1901. Leg. N.
WiLLE.
248. Delesseria sanguinea (L.) Lamour.
= Fucus sangiiineus Lin. - Wortnshjoldia sanguinea Spr. - Hy-
drolapathum sangnìneum Stack.
Pianta perennante che può raggiungere 5o cent, di altezza, pro-
pria delle coste settent. delT Atlantico d'onde scende sino a quelle
francesi, e del Capo Ilorn nell'Oceano australe, cioè all'estremità
sud delia Terra del Fuoco. È presumibile che verso il polo antartico
vi abbia una più vasta distribuzione. Come nello ambiente suo, cos'i
negli algari costituisce una delle più belle attrattive per la grande
vistosità del resistente colorito vivacemente roseo-carminato con sfu-
mature ametistine nel pieno rigoglio della sua vegetazione, e per
l'eleganza delle frondi simulanti la morfologia di una fanerogama,
p. e. del Rumex llydrolapathum Fries., o meglio ancora dal R. aqua-
ficus L. La giovane fronda si fissa mediante un minutissimo scudo
agli scogli di bassa marea ed è portata da un esilissimo peziolo (sti-
pite), Ha forma lanceolata attenuata alle due estremità coi margini
271
perfettamente interi e piani ed è percorsa longitudinalmente da una
quasi impercettibile costura derivante dal prolungamento dello sti-
pite. Col progredire dello sviluppo si delineano le coste o nervature
secondarie (dette impropriamente vene) parallele, patentissime, par-
tenti dalla costa mediana, robuste, intensamente colorate, opperò
assai risaltanti. Inoltre, osservata con una lente la fronda controluce,
si rileva che dalla parte esterna delle coste secondarie si staccano a
direzione diagonale delle nervature terziarie più deboli, parallele,
semplici nei primi quattro quinti, dicotome presso i margini. Queste
dicotomie sono più frequenti nell'apice della fronda dove provocano
nei margini dei grandi lobi rotondati più o meno divaricati, tramu-
tando così la configurazione dell'apice che, nei casi ordinari, è sem-
pre attenualo in modo rotondato od ottuso. Questo fatto delle ner-
vature terziarie parmi non sia stato rilevato da C. A. Agardh, nò
dallo Si'RENGEL. Ignoro se altri autori ne abbiano fatto cenno. Negli
esemplari in esame la fronda adulta è alta i5 cent., larga 9, e som-
mamente variabile nella proporzione dei due assi e nel suo fastigio.
Ora la sommità ne è ottusa, ora tonda, semplice, ora sublobata,
quando cioè le costure secondarie e terziarie si sono fatte distiche e
ramose in alto. Il periodo di decadimento delle frondi è segnalato
dallo scolorimento e dalle lacerazioni delle membrane intercostali,
ma nello stesso tempo si palesa una nuova vigoria nella grande co-
sta mediana che, spogliata delle sue espansioni laminari, assume l'a-
spetto e le funzioni di un vero caule, dando origine a foglioline spa-
tolate recanti i cistocarpi ed i sori che maturano durante l'inverno.
Con la primavera questo caule emette alla sua sommità un fa-
scio di frondi ed, eventualmente, altre isolate lungo di esso laddove
ebbe a subire delle lacerazioni parziali. Così i suoi margini stati lon-
gitudinalmente divisi possono dare giovani frondi come rilevasi da
un caso pratico.
La fronda, vista in piano, si mostra composta di uno sfondo
omogeneo di cellule rosee, mediocri di grandezza, ma non tutte
della stessa dimensione e forma, essendo commistamente quadrate,
rettangolari, subcuneiformi o variamente angolate, subtonde, conte-
nenti corpuscoli rosei di aspetto cellulare. Le marginali non presen-
tano alcuna differenza. La costa primaria è composta da un fascio
di 30-40 file parallele di cellule lunghette, cilindriche, ma la maggior
272
parte assai più corte, rettangolari, elittiche, ovoidali, cuneate, del-
toidee o variamente poliangolate, di un roseo giallorino. Occorre os-
servare che solo le cellule cilindriche sono quelle più perpendicolar-
mente disposte r una suir altra, e compongono delle linee più esat-
tamente parallele con altre file della stessa forma e disposizione.
Queste file rispetto al volume del fascio sono poche. Tutte le altre
file, composte di cellule delle variate forme indicate, sono disposte
in modo piuttosto disordinato, ma conservano sempre la direzione
verticale di guisa che T occhio avverte facilmente le linee da esse
cellule formate. Coste secondarie costituite da un fascio di cellule,
pure roseo-giallorine, cilindriformi, di varia lunghezza, disposte in
circa 12-14 fi's longitudinali cordonate parallele ma non perfetta-
mente rettilinee. Coste o nervature terziarie, unilaterali, costituite da
un fascio di 3-4 linee parallele assai sinuose.
Ogni linea è formata di cellule assai allungate rettangolari. 11
numero di queste linee va diminuendo all'appressarsi ai margini
dove si riduce ad uno solo, ed è perciò questo P unico punto dove
la nervatura terziaria ha il vero aspetto delle vene doA Nitophyllum.
La sezione trasversale (subcilindrica, semicilindrica, a linea re-
golarmente continua, oppure ondulata o lobata) di un peziolo mostra
la cuticola periferica formata da piccole cellule disposte a monile,
nel seoso della loro lunghezza, in 2-3 file conglutinate. Lo strato
corticale è data da 3-5 serie più o meno ordinate di cellule me-
diocri, oblunghe, angolate, reniformi, distanziate, di colore ametistino.
Il midollo consta di grosse cellule delle stesse forme ora indicate,
scure per abbondanza di cromatofori degenerati, disposte in varie
direzioni con prevalenza longitudinale, talora simulanti un reticolato,
inframmezzate da cellule minori incolori appendicolate in filamenti
semplici o brevemente ramoso-flessuosi. La lamina offre una sezione
lineare ancipite delimitata da una catenula semplice di cellule esigue
distanziata dalle cellule corticali che sono mediocri, angolose. Midollo
di cellule oblunghe longitudinali accompagnate da pochi filamenti.
Sostanza dura nel caule, consistente nella costa, sottilmente
membranacea nella lamina che è la sola bene aderibile ma non te
nacemente.
a. Dclesserìa sanguinea Hook Br. FI. pag. 285. Torbay. Mary
Wyatt,
273
h. Ilvdrolapathum sanguinetuu (L.) Stack. Sandisund (Norvegia)
1 8-7-1 858, leg. SCHÙBELER.
e. Delesseria sanguinea Lamour. Aux plus basses mers. Roscoff,
Avril 1902 et Le Cerf, Roscoff. Scpt. iqoS. Coli. J. Chalon.
Gen. PTERIDIUM (Kuetz.) J. Ag.
Etym. pteron ala, idion simile.
= Hypoglossum subgen. - Deìesseria suhgen. P/erìdium], Ag. -
Ddesseriae, Rhodymenìae, Gigartinae, Faci, Gelida, Sphaerococci
sp. auct.
249. Pteridium alatum (Huds.) J. Ag.
= Fiicns alaliis Gmel. - Deìesseria alala Lamour. - Hypogloss.
alatiun Ketz. - //. carpophyllum Kuetz.
Pianta cespitosa sopra un largo scudo basilare, alta 7-12 cent.,
di rameggio assai abbondante, cosichè spesso può avere un ambito
flabellato o circolare di io-i5 cent, di diametro. Fronda robusta-
mente costata, ridotta alla sola costa stessa nelle parti inferiori delle
divisioni prim2rie, dicotoma, infine alternatamente pinnatifida, a seg-
menti sublineari di varia larghezza, ma sempre di soli pochi millim.,
integri, più ampi nelle superiori parti giovanili, microscopicamente
percorsi da vene assai tenui che, partendo diagonalmente dai lati
della costa, si dirigono con una linea ampiamente arcuata verso i
margini. Sostanza cornea alla base, membranacea nelle ali e nei seg-
menti della più recente vegetazione, lassamente aderibile; colore
coccineo-porporino nelle lamine, assai più scuro 0 bruno nelle coste
denudate. È spesso invasa da Flusire.
Il Le Jolis nelle Algnes marines de Cherhourg distingue una
var. angustìfolia che nell'esemplare in esame è rappresentata da un
individuo assai bene costituito, con la fronda quasi interamente de-
stituita di ali che appaiono solamente nelle divisioni estreme con
larghezza un po' minore (i 72-2 millim.) di quelle con cui si presenta
nelle forme comuni. È da ritenersi un tipo transitorio fra i parecchi
che si potrebbero citare in grazia di qualche anormalità.
Una forma maggiormente degna di attenzione sarebbe quella
fornita da un individuo americano indicato come var. anguslissima
Harv. Si distingue infatti per le sue parti tanto più attenuate quanto
18
274
più si avvicinano alle estremità dove sono larghe appena un terzo
di millim.
La lamina, in piano, si palesa formata da cellule mediocri, rosee,
subquadrate, rettangolari o variamente angolate, percorsa pel lungo
da una robusta costa formata di 12-20 file disposte parallelamente
in un fascio. Le cellule di cui sono composte alcune poche sono
lunghette cilindriformi, le altre tutte sono quadrate o rettangolari.
Da questa costa si partono diagonalmente ed in modo opposto delle
esigue vene dirigentisi con un ampio arco verso i margini. Esse
meritano infatti un tal nome, essendo formate da una sola fila di
cellule piccole, esili, oblunghe, disposte a monile.
La sezione (tonda) della base dell'asse primario presenta un
ammasso di grossi filamenti articolati, flessuosi, intrecciati, roseo-
ametistini, anastomosanti con le cellule periferiche.
La sezione (elissoide-ancipite) di un rametto offre lo strato pe-
riferico di esili cellule disposte verticalmente e strettamente con-
giunte da materia coibente giallastra, fattasi cornea nel secco. Strato
interno formato da cellule grandi, oblunghe, elissoidi, angolate, ame-
tistine, disposte in b-8 file longitudinali collegate da filamenti che
le coinvolgono e si anastomizzano con le inferiori cellule periferiche.
La sezione (elittico-depressa con le estremità lungamente acu-
minate lineari) di una lamina estrema dà sempre l'eguale strato
esterno. 11 midollo è di cellule grandi, oblunghe rettangolari o va-
riamente angolate.
a. Delesseria alata (Huds.) Lamx. Renò, leg. M. N. Blytt.
b. Idem. Sur stipes de Laminaria. Ile de Batz. Finisterre.
Nov. 1892 J. De Rusuntan.
e. Idem. Hook. Br. FI. p. 285. Torbay. Mary Wyatt.
d. Idem. var. angustifolia. Sur Laìninaria Cìoustoni. Octob.
Le Jolis, N. 267. Aìg. mar. de Cherboiirg.
e. Idem. var. angustissima Harv. Loampleolt {}) Stati Uniti,
Settemb. i5. 1878. Ex herb. Ardiss.
Gen. HEMINEURA Harv.
Etym. hemis mezzo, neura nervo, a motivo della costa presto
evanescente nelle parti più giovani della pianta.
275
25o. Hemineura frondosa Harv.
= Deless. [lleminenra] frondosa Hook, et Ikirv. - NilophyUum
luiinerve Harv. mscr. - Hypoglossiim frondosiim Kuetz.
La fronda ha uno stipite breve, alato. L'asse primario nell'esem-
plare in esame è alto 7 cent, e largo 6 millim. nella sua maggiore
ampiezza. In quanto all'altezza la pianta però può raggiungere i i5
cent, e oltre. La ramificazione, dapprima pennata, poi bipennata, si
opera mediante remissione di prolificazioni liguliformi marginali. Seg-
menti interi 0 erosi, dentati o laciniati con ondulazioni appena ac-
cennate. L'asse primario ed i rami principali sono muniti di una
robusta costa appianata che rimane però limitata ai primi due terzi
della fronda. È una pianta di massimo interesse per 1' estetica con-
formazione esteriore e per la struttura sua nella quale sono scom-
parse le vene, ciò che avvenne gradatamente, come si è visto, pas-
sando per il gen. precedente. Il portamento complessivo è variabile
secondo gli individui: ora ricorda la Delesseria sinuosa, ora ha l'a-
spetto callofilloidco come nell'esemplare avuto il quale è sterile. So-
stanza sottilmente membranacea, massime nelle parti più giovani
che sono di un roseo-porporino che si fa più scuro in quelle più
adulte.
Vista in piano, la fronda presenta un vaghissimo aspetto di cel-
lule assai grandi roseo-ametistine, esagonali, rettangolari, a piramide
troncata, subquadrate 0 variamente angolate, un po' più lunghe che
larghe, assai regolarmente distanziate massime nei lati, mentre per
le estremità talvolta si combaciano o ne sono appena divise. Nei
margini sono più piccole e più ravvicinate. Costa longitudinale for-
mata da 8-16 file parallele composte di cellule subrettangolari al-
lungate, roseo-giallorine. Nessun indizio di venature decisamente palesi.
La fronda dà una sezione lineare. Lo strato periferico palesa
delle grandi cellule subtonde roseo-carnicine, lassamente appressate
e variamente disposte. Midollo formato da vastissime cellule subqua-
drato-poligonali ad esile parete incolore, ognuna delle quali occupa
quasi interamente lo spessore della lamina. Le pareti di queste cel-
lule verso i margini emettono dei filamenti che si anastomizzano in
fra le cellule periferiche.
Nella regione caulescente predomina un tessuto fittissimo di
cellule filamentose longitudinali.
276
a. Ucmiuedira frondosa Harv. Encounter Bay. Novae Ilollandiae.
Ex herb. De Toni.
Gen. GRINNELLIA Harv.
Etym. al chiar. Enrico Grinntell.
25 1. Grinnellia americana (Ag.) Harv.
= Dclesseria americana Ag. - Aglaophyllum americanuni Mont.
- Cryptopleura americana Kuetz.
C. A. Agardh la dice « Delesseriae sangtiìneae similis et primo
conspectu vix discernenda ». Un tale giudizio non può essere quello
di una prima impressione perchè implica già il sapere che questa
mirabile pianta fa parte delle Delesseriacee, ciò che l'aspetto primo
non suggerisce affatto. 11 vero si è che essa ricorda piuttosto il por-
tamento delle Porfiracee, anziché quello della Delcss. sanguinea. La
illusione è certo fugace perchè lo stipite pronunciatissimo, filiforme,
prolungantesi nella lamina di cui costituisce la costa, presto ci ad-
duce ai naturali confini entro i quali la pianta deve ricercarsi.
Da uno scudetto basilare del diam. di 2 millim. sorgono 4-6
frondi portate da uno stipite assai breve in origine, ma che in se-
guito nettamente si pronuncia con lo sguarnirsi delle ali, raggiun-
gendo allora la lunghezza di 2-3 millim. e lo spessore di un crine.
Le frondi sono largamente obovate, riccamente ed ampiamente on-
dulate nei margini, con la sommità ottusa o rotundata, percorse da
una costa di piccolissimo spessore ma assai evidente pel suo colore
intenso, evanescente nel terzo superiore della lamina.
Nessuna vena trasversale. Nei più grandi sviluppi può raggiun-
gere circa 20 cent, di altezza e otto di massima larghezza. In uno
degli esemplari che tengo soft' occhio è alta 16 cent, e larga sette.
Da poco sopra la base fino alla sommità è gremita di minutissimi
cistocarpi porporini. Sori minuti rotondati fra le cellule infracorticali
con tetraspore rosee, divise a triangolo, poche o numerose di cui
alcune soltanto maturano contemporaneamente ; le altre sono spesso
destinate a rimanere allo stato di piccole e pallide cellule. Sostanza
grassetta subgelatinosa, membranacea e assai sottile nel secco, di
perfettissima adesione. Colore roseo-carnicino con tendenza a un
pallido gridellino.
277
Visti! in piano armicroscopico, la fronda si presenta tessuta di
cellule marginali piccole, le periferiche subtonde in una sola serie
irregolare, verticali o leggermente inclinate, le sottostanti in filamenti
articolati longitudinali. Cellule interne assai grandi esagonali, sub-
cjuadrato-rettangolari, che, madefatte e compresse, facilmente si de-
compongono in filamenti disposti a reticolato con maglie assai disu-
guali. Costa lata e lassa composta di cellule pluriseriate assai lunghe,
cilindriche, commiste ad altre filamentose flessuose, e sopra tutte
emergono le grandi cellule esagonali della superficie. La sezione
dello stipite ha forma ellittica nitida o prolungata alle estremità del-
l'asse maggiore da una linea dovuta ai residui delle ali. Midollo di
cellule disposte longitudinalmente, assai grandi, elittiche, a grossa
parete intestiniforme-filamentosa, incolore. Strato esterno di cellule
mediocri, rosee, distanziate, oblunghe, verticali, in 2-3 serie irregolari.
a. òi. Griìinellia americana Harv. Wood's Holl. Leg. W. G.
Farlov,
b. Idem. Amer. settent. Mass. Collins. Ex herb. Ardissone.
Subfam. III. SARCOMENIEAE Schmitz.
GENERI
CALOGLOSSA Harv. CLAUDEA Lamour.
TAENIOMA J. Ag. ZELLERA Mart.
SARCOMENIA Sond. VANVOORSTIA Harv.
SONDERELLA Schmitz. ? SONDERIA F. Muell.
Gen. CALOGLOSSA Harv.
Etym. e al OS bello, glossa lingua.
252. Caloglossa Leprìeurii (Mont.) J. Ag.
È un piccolo gioiello proprio delle coste americane più calde
dell'Atlantico, e forse anche del Pacifico, alla N. Olanda ed alla N.
Zelanda. Fronda piana, costata, regolarmente dicotoma, subfastigiata,
alta 4-5 cm., larga 2-2,2 millim., ricordante alcun poco il portamento
dei più piccoli individui della Lomentaria articuìata. Le prolificazioni
hanno luogo sulla costa. Tetrasporangi formanti dei sori costituiti da
278
filamenti quasi incolori disposti a raggiere lungo i cordoni della co-
sta. Cistocarpi sessili sulla costa. Sulla faccia prona e fra le dicoto-
mie la pianta emette delle radicelle con le quali si aggrappa alle
rocce. Sostanza tenera aderibile. Colore piirple (Farlow) nel senso di
paonazzo; violetto-lilacino nel secco.
Vista in piano al microscopio, la lamina si mostra costituita da
cellule grandi di un violetto chiarissimo, irregolarmente esagonali
allungate, commiste ad altre subquadrate e subrettangolari disposte
in linee parallele diagonali alla costa, gradatamente diminuenti di
volume neir avvicinarsi ai margini lungo i quali si fanno più decisa-
mente quadrate. Costa formata da cinque file parallele assai di-
stanziate.
La fila centrale è composta di lunghissime cellule cilindriche
nettamente rettilinee il cui diametro è grande due volte quello delle
cellule componenti le file laterali, ed hanno le estremità troncate in
linea esattamente orizzontale. Le cellule delle file immediatamente
contigue hanno la stessa lunghezza di quelle centrali, ma di metà
spessore, parimenti cilindriche, a percorso più o meno curvilineo
con le estremità ingrossate tronche e talvolta quasi bilobe. Le file
esterne sono fatte di cellule aventi press' apoco gli stessi caratteri
ora indicati, salva la minore lunghezza, come si è accennato.
a. Caloglossa Leprieurii J. Ag. Growing on various plants between
tide marks, St. Augustine, Florida, May. 1897. With tetraspores.
Mrs. G. A. Hall.
Gen. SARCOMENIA Sond.
Etym. sarcos carne, hymen membrana.
[Confervae, Ilutcfwisiae, Dasyae et Polysiphoniae sp.).
Se ne conoscono circa 12 specie, tutte del Pacifico Australe,
meno una sola [Sarcom. miniata Weber van Bosse) che dall'Africa
australe risalendo fino a Cadice [Conferva strida Schousb.) lascie-
rebbe supporre la presenza sua lungo tutto il litorale orientale del-
l'Atlantico; anzi attraverserebbe questo Oceano, venendo pure se-
gnalata come della Guadalupa e del Brasile (Bornett).
253. Sarcomenia tenera (Harv.) J. Ag.
=^^ Dasya tenera Harv.
Negli esemplari disseccati, a primo aspetto ricorda la DndrtS-
279
naya coccinea nelle sue forme più allungate, associandovisi pure il
portamento di alcune forme sottilmente elate della Gracilaria con-
fervoides, salvo i fastigi penicillati propri a questa Sarcomenia. Infe-
riormente è subdicotoma, indi pennato-decomposto-ramosa, a rami
subcilindrici, coi ramoscelli ancipiti finamente articolati, mollissima-
mente penicillati. Nell'esemplare, sebbene privo dell'ima base, mi-
sura 22 cm. di altezza, ed ha i massimi spessori di un millim. e
mezzo; è teneramente rosea; di sostanza evidentemente tenera sub-
gelatinosa nel fresco, epperò di fortissmia adesione alla carta.
In piano presenta 4-6 ordini di grossissime cellule incolori, a
parete esile, ovato-allungatissime componenti delle file longitudinali,
ora interrotte quando le estremità delle cellule non combaciano, ora
articolate quando le cellule sono aderenti per le loro estremità. Que-
ste cellule sono effettivamente dei tubi che ne contengono un se-
condo di forma cilindrica rettilinea o flessuosa. J. Agardh in questa
specie vi ha infatti riscontrato 4 sifoni poricentrali nella parte infe-
riore; altri siibsiììiiles et ipso cortice externe cinctos.
a. Sarcomenia. Dasya tenera H. Ex littoribus Nov, Hollandiae. In
herb. De Toni.
254. Sarcomenia hypneoides Harv.
L' aspetto esteriore ci riporterebbe piuttosto alle Gastrocloniee a
fronda continua. Pianta inarticolata, subcilindrica, alta 1 2-20 cm., coi
rami spessi 2-5 millim. Si svolge in modo distico-decomposto-pen-
nato, con penne opposte semplici. Estremità attenuate accuminate,
talora incrassate, curvate a cerchio. Questo ultimo carattere che dopo
il gen. Hypnea fa qui la ricomparsa, può avere, quando sia del caso,
l'importanza biologica di un ripiego di riproduzione, fenomeno che
abbiamo visto in azione nelV Hypnea episcopalis. Scondo I'Harvey,
la pianta nel recente è bigia iridescente (/;, nel morente e nel secco
(^) Alcune alghe marine, massime fra le carnose, gelatinose, vescicose, sia
nel complesso della massa loro o solo nelle parti più giovanili, in quanto al co-
lore nello stato vivente offrono spesso dei fenomeni che hanno molta analogia
con quelli proprii agli animali che dividono con esse l' ambiente. Ora si tratta
d'iridescenza semplice, cioè di un colore solo sopra un fondo di colore diverso,
ora molticolore od aureo sopra fondi variegati o, se neutri, che permettono però
la percezione di tanti colori minutamente suddivisi. I casi sono certo più nume-
280
coccinea. L'esemplare è infatti eli quest'ultimo colore. Sostanza te-
nera, perfettamente adesiva nel secco.
In piano offre uno strato di cellule longitudinali piccole, me-
diocri e grandette, roseo-pallide, varie di forme, cioè tonde, sub-
tonde, reniformi, coniche, triangolari, subquadrate, rettangolari o in
diverso modo angolate, oblunghe-rettilinee o curvilinee, tutte quante
farcite di corpuscoli vescicosi (cellulette senza endocromi); le mar-
ginali mediocri, oblunghe, angolate, verticali, in 2-3 serie. La sezione
trasversale di un ramo ha forma elittico-depressa, lunga 3 volte la
larghezza, con le estremità rotondate. L' interno è composto di vari
sifoni (10-16 circa) fra i quali non sempre si può precisare il tubo
assile, inquantochè il percorso di ognuno procede cosi capricciosa-
mente sinuoso nello stesso spazio minimo che intercede fra 1' una e
l'altra delle sezioni microtomiche, da cagionare continuamente lo
spostamento dell'asse vero il quale può riuscire più vicino ad una
delle estremità che non al centro geometrico della sezione. \n ogni
modo la natura sua assile può essere rilevata dal tubo più piccolo
e dal nucleo pallidamente ambrino e subtondo, mentre il nucleo dei
sifoni pericentrali ed esteriori ha aspetti mesenteriformi integri o va-
riamente lacerati o decomposti. Così pure, in causa dello sposta-
mento accennato, non sempre si può riconoscere una regolare di-
sposizione che venga perfettamente osservata dai tubi pericentrali ed
esteriori. Gli uni e gli altri sono generalmente assai più grandi di
quello assile, tondi, subtondi od ellittici, longitudinali. Cellule corti-
cali roseo-violette, mediocri, subtonde od oblunghe subangolate, ver-
ticali, non troppo ravvicinate, in 2-3 serie irregolari.
a. Sarcolhalìa hypnoìdes H. Nuova Australia G. C. In herb. De Tomi.
255. Sarcomenia delesserioldes Sond.
I saggi benevolmente comunicatimi da G. B. De Toni la dimo-
strano sommamente variabile negli aspetti esteriori, epperò I'Hrvey
ne ricorda le varietà latifolia, lancìfolìa e cirrhosa, quest'ultima cogli
apici incurvi come nel Nitophyllum uncìnatuin. Probabilmente queste
variazioni sono congiunte da forme intermedie, come spesso dimo-
rosi di quelli comunemente conosciuti nei gen. CJirysyme?iia, Halichrysis, Van-
voorstia, Scinaja, Iridaea, Valoftia ecc., ma finora trascurati per la difficoltà del-
l' osservazione diretta in posto o nel recente, e per la fugacità degli effetti.
981
stra un'abbondanza di materiale. \^3. facies e ora callofìlloidea, ora
imenocladiacca [IL Usnea) ora più o meno lineare.
P'ronda piana, costata, inarticolata, alta io-3o cm., larga al mas-
simo un cent, negli esemplari Detoniani, decomposto-pennata, con
penne raramente marginali, ma più spesso inframarginali (cioè non
propriamente sul margine ma fra questo e la costa) lanceolato-li-
neari conformemente decomposte. Cistocarpi subglobosi in foglioline
prolificanti; stichidii emergenti dal disco. Le stroncature danno luogo
a prolificazioni inframarginali. Sostanza sottilmente membranacea
nelle parti più giovani, cartilaginea nelle adulte. Colore porporino
volgente al giallastro nel secco.
La sezione della parte inferiore ha forma ellittica. Sifone cen-
trale a parete crassa avvolgente un cerchietto rappresentante il tubo
interno. Questo sifone assile è circondato da tubi assai più piccoli
che alla loro volta sono accerchiati da un secondo ordine di tubi
più grandi di quello assile. Seguono altri tubi enormemente grandi
ma non tutti della stessa dimensione, assai distanziati e non aventi
una disposizione circolare intorno ai pericentrali, ma piuttosto disor-
dinata, talvolta con tendenza al parallelismo nel senso longitudinale
dello spessore della sezione. Lo spazio intercedente è occupato da
cellule grandette nucleate. Tutti questi tubi sono incolori e tutti ne
contengono un secondo la cui natura tubulare non è però sempre
chiaramente manifesta perchè spesso la parte centrale dei tubi in-
volgenti è data da un nucleo ora lineare, ora radiato-stellato, ora
da glomeruli cellulari o da membrane parietali diversamente confor-
mate, il che prova i diversi stati di raggrinzamento o di sfacimento
cui il tubo interno può andare soggetto. Tutte le parti di questo vo-
luminoso assieme conservano la natura e le varie dimensioni proprie
fino a contatto con lo strato corticale. Strato corticale di 2-3 serie
disordinate di cellule mediocri verticali e inclinate, oblunghe o ro-
tondato-angolate, rosee o decolorate, secondo lo stato della pianta.
Le cellule basali oblungo-lineari longitudinali, in serie subunica, sono
le sole che delimitano il passaggio dallo strato midollare a quello
corticale.
a. Sarcom. delesserioides Harv. Algae Muellerianae curante J. Ag.
distributae. Ex Encounter Bay. N. Hollandiae. In herb. De Toni.
/'. Idem. Port Philip. N. lloUand. hi herb. De Toni.
Gen. SONDERELLA Schmitz.
Etym. al chiar. Guglielmo Sonder.
256. Sonderella linearis (Harv.) Schmitz.
= Lenormandìa linearis J. Ag. - Amansie linearis Harv. - De-
lesseria amansioides Sond. in Linnaea.
Già conosciuta sotto queste sinonimie, dal chiar. Schmitz venne
assunta al nuovo genere di cui finora è l'unica rappresentante.
Dai 20 cm. di altezza assegnatile dall' Harvey fa d'uopo nei
casi ordinari scendere ai 6-7 cm. e ai 2-2,2 millim. di ampiezza.
Stipite quasi filiforme subcilindrico recante la fronda sottile membra-
nacea ecorticata nella lamina, corticata lungo la vena mediana. La
fronda, roseo-porporina è decomposto-ramosa mediante prolificazioni
emergenti dalla costa che percorre le lamine fino alla sommità. La-
mine obovate da giovani, poscia lineari. Cistocarpi sessili ovato-ur-
ceolato lungo la costa; stichidì fogliformi. Sostanza di mediocre
adesione.
La fronda, vista in piano, presenta un elegantissimo strato assai
uniforme (^) di vastissime cellule rosee ad esagoni assai allungati
molto regolari, senza alcun divario di forma o di dimensione fra le
interne e le marginali, ed è longitudinalmente percorsa da una costa
formata da due linee parallele di cellule rosee lineari-cilindracee,
quasi due tubi contigui articolati. Lungo la costa si staccano i ci-
stocarpi facilmente distinguibili dai tetrasporangi, i primi essendo
percorsi longitudinalmente da una diramazione della costa ed aventi
una parete pericarpica, i secondi sono costituiti da grandi cellule
esagone semplicemente agglomerate contenenti le tetraspore.
a. Sonderella linearis (Harv.) Schmitz. Lenormandia linearis J. Ag.
Port Philip, Australia. In herb. J. B. De Toni,
(1) In causa di questa uniformità è qui dato di vedere delle disposizioni varie
e sempre esattamente regolari, a seconda che l'occhio segue una direzione piut-
tosto che un' altra. È il fenomeno dell' esatta simmetria delle parti in rapporto
all' assieme e che ciascuno può avere osservato di frequente sui pavimenti fatti
di mattonelle esagone unicolori. Nei loro mosaici gli antichi ne trassero dei par-
titi meravigliosi.
283
Gen. CLAUDEA Lamour.
Etym. Dedica a Claudio Lamouroux padre al ficologo dello stesso
cognome.
KuETziNG, basandosi sopra un carattere cui volle dare una troppo
assoluta importanza, quello della fronda reticolata a giorno, aveva
creato la famiglia delle Claudeae comprendente i generi Claudea,
Marlens'ia (ora Nitophylleae), Thiirelia (ora Dasyeae), Dìctyurus (pure
Dasyeae), LIaloplegma (ora Spongoclonieae); ]. Agardh aveva unito il
gen. Claudea alla Rhodouieleae, e finalmente F. Schmitz lo incluse
nella sottofam, delle Sarcomenieae. da lui creata nel 1889. Per l'im-
portanza non solo estetica, ma anche di struttura delle due sole
specie ('} componenti questo genere, sarà opportuno che lo studioso
consulti gli autori che ne trattarono, valendosi delle citazioni fornite
dalla SylL Alg. di J. B. De Toni.
257. Claudea elegans Lamonr.
= Oneillia elegans Ag. (~) - Fucus Claudel Turn. - Lamouroxia
elegans Ag.
Ben a ragione devesi considerare questa pianta come una delle
più sorprendenti ed estetiche creazioni naturali, di quelle che s' im-
pongono anche all'occhio più profano come ad ogni animo meno
ingentilito. Se alcune tribù barbariche per raQigurare l'aspetto delle
candide infiorescenze di talune Phalonopsis hanno potuto creare una
parola che suona volo di colombe, non si saprebbe come la civiliz-
zazione moderna potrebbe con pari efficacia e con pari trasporto di
poesia definire la complessità mirabile di questa che puossi ritenere
la regina delle Floridee. Il paragone di M. de Mirbel a dei « petites
pièces de denteile montées latéralement sur des fils de laiton re-
courbés en are » è semplicemente una grossolanità. La natura non
(*) L' altra specie è la Claudea multifìda Harv. dell' is. di Ceylan. Della C.
Boìinettiana Harv. nel 1887. F. Mueller ne compose il nuovo gen. Sonderia fin
qui rappresentato dalla sola Sonderia Bomiettiana (Harv.) F. Muell.
(2) « Itaque anonimae nomen indidi Nobiliss. Dominae Oneil, marchionissae
de Bonnay, non minus egregia harum plantarum cognitione quani amplissimo
dignitatis gradu illustris». C. A. Agardh.
284
può avere altro specchio che se stessa. L'immagine, se mai, andrebbe
ricercata nel segno animale (apparecchi natatori).
La specie in esame può raggiungere l'altezza di mezzo metro.
Nell'esemplare Detoniano, benevolmente comunicato, mancante del-
l'ima base, è alta 35 cm. La pianta ha origine da un callo scutato.
Lo stipite, largo poco più di un millim,, destinato alla formazione
della costa, si spoglia presto delle sue espansioni laminari ed assume
aspetto caulinare. La fronda adulta è laicato-ricurva con l'apice ve-
geto rivolto in direzione contraria. La lamina della parte introrsa è
costituita da una membranella perfettamente unita, non mai trafo-
rata, ed è larga appena un millim. Viceversa l' espansione laminare
della parte estrorsa ha la larghezza di 2 cm. e mezzo. Questa lamina,
esiguamente finestrata ed indivisa, costituisce una delle parti più
mirabili. Essa in origine non è forata a giorno, ma presto il tessuto
membranaceo intervenale, composto di cellule parenchimatiche, viene
eliminato, per il che la lamina assume l'aspetto suo fincstrato.
Le vene sono di tre ordini. Le primarie, più robuste e più in-
tensamente colorate, rettilinee o leggermente arcuate, partendo dalla
costa si dirigono diagonalmente e parallelamente verso il margine
dal quale sporgono sotto la forma di una sottile e breve spina acuta.
Data la natura diagonale del percorso, queste vene, misurando la
lunghezza di circa 4 cm., vengono a superare di molto la larghezza
effettiva della lamina misurata perpendicolarmente tra la costa ed il
margine. Tra l'una e l'altra di queste vene primarie intercedono le
vene secondarie che sono disposte come i piuoli di una scala di cui
le vene primarie formano gli staggi. La prima di queste venette se-
condarie, ossia la basilare, è curva a ponticello sulla costa, le inter-
medie sono tutte subrettilinee, e V ultima, ossia la superiore è ar-
cuato estrorsa e fa da tratto di riunione delle sporgenze spiniformi
marginali delle vene primarie. La contiguità di questi piccoli archi
a curva estrorsa è quella che costituisce appunto il margine della
lamina, e d'onde il paragone di M. de Mirbel sopra riferito. Queste
venette secondane a disposizione trasversale sono alla loro volta con-
giunte da un terzo ordine di venette longitudinali parallele. Sono
pertanto longitudinali e parallele tra di loro le vene primarie e le
terziarie; le vene secondarie sono parallele fra di loro unicamente,
perchè, se piolungate, verrebbero a formare tanti archi aventi per
285
base la costa. Data questa disposizione delle vene, data la scomparsa
del tessuto ad esse interposto, ne consegue che la lamina estrorsa
viene ad essere fittissimamente perforata a giorno da minutissime
finestre lineari-rettangolari aventi la stessa direzione delle vene pri-
marie, cioè diagonale alla costa.
L'uljicio precipuo della lamina estrorsa ora descritta è quello
della formazione delle sferospore mediante gli stichidii che vengono
originati dalla metamorfosi di una parte delle vene secondarie che
da esili e lineari si fanno fusiformi. Questa fruttificazione si offre
spiccatamente ad occhio nudo sotto l'aspetto di una zona rettilinea
0 curvilinea di un roseo più intenso, che si svolge non molto di-
stante dai margini della lamina.
1! sacrifizio apparente della parte introrsa della costa, a mala-
pena dotata di una membranella larga quanto essa, è a dovizia com-
pensato da un compito tanto e forse più grande di quello assegnato
alla fastosa membrana estrorsa e con un effetto non meno estetico,
avente anzi il pregio di un'assoluta novità. Da questo lato interno
la costa emette, alla distanza di 2-3 cm., tante frondi o coppie di
frondi (') perfettamente organizzate come la fronda matrice, s' intende
in proporzioni minori, e recanti parimenti le zone stichidifere. Questa
nuova produzione presenta alla sua volta delle prolificazioni sempre
più piccole, assai rade e sempre monofrondi anziché a coppie, e qui
si capisce, data la giovinezza della parte produttrice.
Cos'i si assiste al fatto strano di una costa che è effettivamente
tale in relazione al lato suo estrorso, e che nel lato introrso ha uf-
ficio di caule unilateralmente ramificato 1 (').
Un secondo esemplare Detoniano, frammentario, ma esso pure
assai istruttivo, pare doversi attribuire ad un individuo esclusiva-
mente cistocarpifero. Il poco che rimane della lamina estrorsa non
reca stichidii, ma in alcune interruzioni di questa hanno luogo dei
cistocarpi isolati sul lato corrispondente della costa, tondi, a sommità
(i) Pare che il caso delle prolificate fi-ondi uniche si debba all' atrofizzazione
della seconda fronda giudicando dall' esempi, in esame nel quale alla base della
fronda evoluta si nota sempre un secondo stipite, privo o con un' appena inci-
piente espansione laminare estrorsa.
{-) La Macrocystis pirifera presenta un fenomeno che ha (pialche analogia
con quello qui segnalato, come si vedrà a suo luogo.
conica 0 mucronata, portati da un pedicello strettamente alato, lungo
circa mezzo cent. Al contrario il lato introrso della costa, in luogo
delle novelle frondi, nei punti corrispondenti sono generati dei ci-
stocarpi non più isolati, facienti cioè parte ciascuno a sé sovra punti
diversi della costa, ma emananti da un unico pedicello unilateral-
mente ramoso, le estremità dei cui ramicelli alati recano ciascuna
un cistocarpo. In questo caso l'unilateralità della fruttificazione è in
perfetta corrispondenza con la mancata espansione laminare estrorsa
di quella novella fronda di cui la indicata fruttificazione tenne luogo.
Fino a prova contraria, pertanto, dovrebbesi ritenere che le forma-
zioni degli stichidi e quelle dei cistocarpi avvengono sopra individui
distinti.
La sezione della parte inferiore della costa caulescente ha forma
subtonda a linea uniformemente curva o a grandi lobi, oppure for-
mata a cappello a lucerna di cui le tese rappresentano il residuo
delle parti laminari, o infine diversamente figurata a seconda delle
scanalature longitudinali formantesi nella senilità e nello essiccamento.
Il centro è occupato da un grande nucleo di cellule oblungo-lineari
a direzione inclinata, circondato da altre cellule simili ma più spa-
ziate, alcune brevi, angolate, alcune lunghe o lunghissime lineari di-
rette diagonalmente verso la periferia. Fra tutte queste cellule sono
dei filamenti incolori i quali probabilmente rappresentano le pareti
scomposte di tanti tubi di cui le cellule ne costituivano in origine
il nucleo dovuto alla sua volta, all' originario tubo interno metamor-
fosatosi nello stadio di evoluzione propria dello stato senile. Strato
corticale di cellule mediocri subtonde ed oblunghe, scurette, piuttosto
distanziate, quali verticali, quali inclinate, in 2-3 serie irregolari.
Chiude il perimetro una membrana filamentosa fra la quale e lo
strato corticale intercede uno straterello di muco solidificato.
Le vene, viste in piano, appaiono costituite da filamenti cilin-
drici (tubolosi.^) longitudinali, ramosi, anastomosanti, delimitando con
le loro unioni delle aree lungamente subesagone o subrettangolari.
Nel margine questi filamenti hanno un più deciso carattere di cel-
lule normali in forma di rettangoli allungati, disposte in 2-3 file lon-
gitudinali parallele. La laminetta introrsa, vista pure in piano, si
mostra composta di cellule lunghe, cilindracec, disposte in file lon-
gitudinali; le cellule marginali sono subquadrate.
287
Sostanza tenera subgelatinosa nelle parti più giovani, assai ferme
nella costa e nelle vene primarie, assai aderibile
Hab. ad oras Tasmaniae et Novae Hollandiae austro-occidentalis.
a. Claiidea elegaus. Stichidia. In herb. G. B. De Toni.
b. Idem. Cystocarpia. Idem.
Gen. VANVOORSTIA Harv.
258. Vanvoorstia spectabilis Harv, in Hook.
S'impone non certo per il disegno perimetrale che ricorda quello
della Peyssonellia Squamarla e di molti Licheni fogliacei, ma per la
grande eleganza del suo tessuto che si direbbe l'interno di una
fronda insolitamente costrutta osservato al microscopio.
Frondi finestrate dalle dimensioni di 2-5 cm. per ogni lato, de-
combenti, imbricate, prolificate una sol volta all'estremità, ovato-
flabellate ad apice rotondato-lobato, fimbriato-laciniate nei margini.
La lamina è costituita da vene e venette una-due volte secondato-
flabellate arcuate provenienti da vene primarie, intersecantisi in modo
da costituire delle esigue finestre triangolari. Stichidì ovato-conici in
areole tonde più grandi formate da trabecole arcuate. Sostanza ge-
latinosa, verde o variegata di livido-porporino nel vivente; nel secco
è porporino lilacina e di tenacissima adesione.
a. Vanvoortìa spectabilis. Ceylon. In herb. De Toni.
Famiglia IV. BONNEMAISONIACEAE (Trev.) Schm.
GENERI
LEPTOPHYLLIS J. Ag. BONNEMAISONIA Ag.
PTILONIA J. Ag. ASPARAGOPSIS Mont.
DELISEA Laniour. RICARDIA D. et S. (Oceanico?)
Gen. DELISEA Lamour.
Etym. al chiar. Delise cui il gen. è dedicato.
= Bovvìesia Grev. - Calocladia Grev. - Choudrodon Kuetz.
259. Delisea Suhrii J. Ag.
Calocladia Suhrii J. Ag. - Sphaerococcus flaccìdus Suhr. - Chou-
drodon flaccidus Kuetz. - Paiola flaccida Ag. - Fiicus flaccìdus Turn.
S'impone tra le floridec per robustezza, per le dimensioni e per
la rassomiglianza con alcuni Phacelocarpus. La pianta s'innalza fino
a 3o cm. e oltre, ma dagli esemplari in esame T ambito suo oriz-
zontale si estende fino a 46 cent, per 10-17 di altezza. La spropor-
zione sembra peraltro occasionale in quanto gli stipiti appaiono stron-
cati da cause esterne. Frondi aggregate sopra un callo scutato, pia-
no-compresse, decomposto-tripennate coi rami e rametti assai diva-
ricati, quasi orizzontali i più bassi, nel che si ravvisa un' altra delle
cause, che contribuisce all'accennata sproporzione. Parti interiori
assai consistenti, cartilaginee, con ispessimento centrale, a denti ob-
literati che ne rendono i margini ineguali. Tutto quanto il rameggio
tra i margini provvisti di denti contigui deltoideo-subulati, che, nelle
parti più giovani sono lunghi quanto o più della larghezza del ra-
chide. Alcuni di questi numerosi denti, sviluppandosi, danno appunto
origine ai rami che sono alterni, a distanze assai disuguali. La lar-
ghezza massima della parte caulescente e dei rachidi è di 2 millim.
e mezzo. Sostanza cartilagineo-membranacea, porporina nelle parti
più giovani, più scura nelle senili.
La fronda, in piano, rivela lo strato corticale di minute cellule
subtonde porporine, attraverso le quali s'intravedono le grandi cel-
lule sottostanti, e come dallo ispessimento centrale poco pronunciato
si partone delle deboli nervature ramificate.
La sezione di un rametto ha forma elissoide molto schiacciata.
Cuticola periferica composta di un monile di piccolissime cellule
tonde. Strato corticale in parecchie serie di cellule esigue, oblunghe,
verticali, porporine. Strato intermedio formato da grandissime cellule
incolori a parete sottile, perfettamente circolari o subtonde, talora
subpoligonali per mutua pressione. 11 centro è occupato da un nu-
cleo subtondo od elissoide longitudinale contenente cellule colorate
di giallo scuro, circondato da pochi e lassi filamenti delimitanti que-
sta parte che dovrebbe rappresentare il tubo assile. La sezione della
parte caulescente è composta di cellule incolori tonde, nucleate di
materia amilacea bianco-cinerea, appressate senza vicendevole com-
pressione. Questo sfondo ha tratti laterali di fasci di cellule assai lun-
ghe, filiformi, dirigentisi diagonalmente o perpendicolarmente verso
la periferia la quale diferisce cosi poco dall'aspetto centrale da ren-
derne inavvertita la sua presenza.
289
a. Delisea Suhriì J. Ag. South Africa, The Kowie, 28 Nov. 1905.
b. Idem. Idem. Jul. 4. 189Ó. Ex Herb. Dott. H. Becker.
Gen. Bonnemaisonia Ag.
Etym. al chiar. fìcologo Bonnemaison.
= Plocamii, Ceramii et Fiici sp.
Si compone di due sole specie: quella di cui qui si tratta, e la
B. hamifera Hariot, che trovasi a Yokoska nel Giappone, a S. Bar-
bara (Farlow), a « Pacific Grove » California (Winston etc.) e forse
anche nella manica ed a Cherbourg, secondo Le Jolis.
2Ò0. Bonnemaisonia asparagoides (Woodw.) Ag.
= B. adriatica Zanard. - Plocamium asparagoides Eamour. —
Ceramium asparagoides Roth. - C. alternum Schousb.
Ea pianta elegantissima e di portamento leggero come una piu-
ma casuarina di cui i ramicelli esilmente e lungamente cigliati hanno
la forma, è ben nota anche nel Mediterraneo dove ha una distribu-
zione assai sparsa ad una profondità che si spinge a 55 m. (Rodri-
guez), ma ovunque rara, come è rara nei mari del nord d' Europa
(M. Wyattj. Secondo J. Chalon abbonderebbe invece sulle coste fran-
cesi dello Atlantico, d'onde scende fino al Marocco (Bornet.) Queste
indicazioni non devono escludere un' ulteriore diffusione verso il sud.
Fronda filiforme, tubolosa, distico-decomposto-pennata, con ci-
glia alterne quando sono sterili od opposte quando una di queste è
cistocarpifera.
Ee forme atlantiche hanno un portamento assai ricco e dimen-
sioni maggiori in confronto di quelle mediterranee. Questo porta-
mento è di due sorta: l'uno a diramazioni rade, slanciate, allungato-
fastigiate, con ciglia lunghe quasi un cent, distanziate di 2 millim.;
l'altra a ramificazioni assai spesse con ciglia e distanze loro ridotte
della metà, per cui la pianta in questi casi riesce assai compatta e
assume un perimetro quasi circolare.
7\ir interesse esteriore congiunge una non meno interessante
struttura sulla quale si ferma lungamente il De Toni nella Sylloge
Algaruni da consultarsi. Quanto qui si dice al riguardo è inteso uni-
camente alla pronta identificazione della pianta mercè la valutazione
reale degli aspetti che presenta in piano ed in sezione trasversale.
290
La fronda, in piano, presenta un aspetto assai caratteristico,
dovuto alla combinazione euritmica dello strato corticale con lo strato
intermedio, o, per dir meglio, con le cellule più esterne di tale strato.
Appare cioè formata da grandi cerchi, che sono appunto le cellule
ora indicate, lungo il cui perimatro, ora nel lato interno, ora nel
lato esterno, sono disposte delle piccole cellule rosee in due-tre serie,
spettanti allo strato corticale. La regione del fenomeno verrà spie-
gata dalla sezione trasversale. Ne risulta un disegno di una elegan-
tissima novità. Il fenomeno è nettamente osservabile non già nella
parte caulescente ma nelle penne.
Le sezioni della parte caulescente come quella di un ramo e
di un rametto, salve le proporzioni, sono sempre subtondo-elettiche.
La parte centrale è formata da una vastissima area elittica, longitu-
dinale, che si è convenuto di chiamare tubo sebbene non ne abbia
affatto il carattere indispensabile: quello cioè di una membrana unita,
continua, intestiniforme, che lo costituisca. La detta area è sempli-
cemente delimitata all' ingiro da grandi cellule perfettamente tonde
il cui diametro è circa otto volte più piccolo di quello dell'area da
esse delimitata. Dalla faccia esteriore delle pareti di queste cellule si
staccano dei grosi filamenti subintestiniformi, lungamente articolati,
che serpeggiano nei confini dell' area centrale, raramente avanzantisi
verso l'interno di questa, penetrano, ramificandosi, fra una cellula e
l'altra, rivestendo talvolta persino le pareti delle stesse cellule (che
allora appaiono quasi reticolato-venate) e quanto più risalgono tanto
più si accrescono e si sottilizzano le loro diramazioni e anastomisano
in modo cosi regolare che le maglie che ne derivano sono perfetta-
mente tonde. Continuando la loro ascensione e sempre più finamente
ramificandosi e anastomosandosi tali fili formano un vero reticolo
dal quale sporgono filamenti semplici le cui estremità finiscono per
metter capo nelle cellule dello strato corticale. Strato corticale di
1-3 serie di cellule piccole subtonde od oblunghe, distanziate, rosee.
Il perimetro, del diametro di un millim., è chiuso da una cuticula
esilissima formata da un filamento di cellule moniliformi.
Osservazione, — Provocata l' esplosione di un cistocarpo, si ve-
dono talvolta emesse delle spore porporine di due forme, certamente
dovute al vario grado di evoluzione. Le più grandi sono davate o
inegualmente oblunghe; le più piccole oblunghe e montate sopra
291
un pedicello munito di esili fili incolori, rigidi, attenuati in alto, si-
mulanti egregiamente pappi semplici di alcuna sinanteree ('*). Sul
reale significato dei fenomeni inerenti alle fruttificazioni di questa
pianta forse non si è fatta ancora una piena luce.
Fra le varie ipotesi emesse al riguardo sembra prevalere l'opi-
nione di Decaisne, cioè la possibilità della riunione in uno stesso
cistocarpo cosi dei tetrasporangi come delle carpospore.
a. B. asparagoides. N. 70. Meadfoot, very rare. Mary Wyatt.
b. Idem. Filets des pecheurs, Roscoff. Aout 1902. J. Cha-
LON (alta Cm. 18).
e. Idem. Epare à Guéthary, Mai 1903. J. Chalon (alta Cm. 8).
Gen. ASPARAGOPSIS.
Etym. Asparagus e opsis habitus.
2Ó1. Asparagopsis Sanfordiana Harv.
Più che l'aspetto esteriore sono la struttura intima ed i cisto-
carpi che rivelano la parentela fra questa pianta e la precedente.
Con i suoi pennacchi porporescenti crassi e Haccidi mollemente agi-
tati in seno alla bassa onda della spiaggia dove serpeggia fra le Co-
rallinacee, deve certo segnalarsi per un grande effetto estetico che
gli esemplari disseccati lasciano piuttosto desiderare.
Da un apparato radicale formato da sorcoli repenti ramosi ra-
dicellati sorgono le frondi alte da 5 fino a 25 cm., nude nel primo
terzo o nella prima metà, terminate da un pennacchio pennato ra-
moloso coi rametti inferiori opposti decussati, i superiori subvaghi,
i terminali allungati, incurvi, subcorimbosi.
Sostanza cartilaginea nei sorcoli e nelle parti nude della fronda,
superiormente flaccida, aderibile alla carta. Il porporino nativo si
tramuta negli esemplari disseccati in un colore giallastro-sporco
o terreo.
La sezione trasversale della parte inferiore caulescente ha un
ambito circolare-depresso, più o meno merlettato. Il centro è occu-
pato da un tubo assile elissoide che ne contiene un altro piccolis-
simo assai schiacciato, entrambi longitudinali. Tra l'uno e l'altro si
(i) Nel sunto delle osservazioni Agardhiane recate dalla Syll. Alg. non si fa
cenno a questo particolare.
292
mostrano delle strie esilissime, radiate. Intorno a questo asse vi sono
6-8 circoli concentrici di cellule subtubolose assai grandi, poligonali
per pressioni reciproche, a grossa parete flessuosa. Le cellule del
cerchio esterno si fanno più piccole, allungate e verticali. Strato cor-
ticale di cellule minute rotondato-angolate, leggermente colorate di
a m brino sporco.
La sezione di un ramo ha forma tondo-depressa a margine
unito. Il fenomeno che qui presenta il tubo midollare dà la ragione
del contegno che la stessa parte assume nella Bonnemaisonia. E cioè,
ora il tubo involgente presenta la sua membrana perfettamente in-
tegra, e in questo caso le grandi cellule pericentrali dello strato in-
termedio sono con esso tubo in immediato contatto; ora lo stesso
tubo si scompone in filamenti crassi, e in tal caso intorno al tubo
interiore, unico rimasto, si forma un'area vuota che è ben lungi
dall' offrire le vastissime dimensioni di quella osservata nella Boline-
inaìsoma, ma, come in questa, Parea stessa è delimitata unicamente
dalle cellule pericentrali con questo particolare: che le dette cellule
del giro più interno, in luogo di essere integre, sono dimmezzate,
ossia ridotte a semicerchio introrso, o variamente eroso-sfilacciate.
Tutte queste varianti si succedono a distanze microscopiche.
Questi filamenti prodotti dalla scomposizione delle cellule del
cerchio iinmediatamente pericentrale, come quelli derivanti dalla
scomposizione del tubo esteriore, si sottilizzano entrando nello strato
intermedio assai voluminoso, composto di cellule incolori a parete
crassa, componenti un reticolato a maglie elittiche, verticali al peri-
metro della sezione, e sono disposte in 8-10 cerchi concentrici, con-
servanti sempre una dimensione unica fino a contatto dello strato
corticale. I filamenti di cui si è parlato, parcamente ramificandosi,
risalgono fra cellula e cellula dello strato intermedio e, giunti al-
l'ultimo giro di questo, aumentati di ramificazioni e di sottigliezza,
mettono finalmente capo nelle cellule dello strato corticale. Strato
corticale di cellule colorate (di roseo nel vivente, di giallastro nel
secco) esigue, in parecchie serie disordinate appressate, coibite in
abbondante muco solidescente.
a. 406. Asparagopsis Sanfordìana Harv.
Attached to rocks in feathery, tree-like tufts. At low tide. Wai'
anae, Oahu, Territory of Hawaii. J. E, Tilden. 18 My 1900,
Fam. V. RHODOMELACEAE (Reichb.) Harv.
= Rhodomelaceae Reichenb. - Axonohlaslae Kuetz. - Rhodome-
laenae Fries.
SOTTOFAMIGLIE
LAURENCIEAE (Harv.) Zanard. — POLYZONIEAE Schmitz. — CHON-
DRIEAE (Kuetz.) Schmitz. — HERPOSIPHONIEAE Schm. et Falk. — PO-
LYSIPHONIEAE (Kuetz.) Schm. et Falk. — RYTIPHLAEAE (Decne) Kuetz. —
PTEROSIPHONIEAE Falkenb. — HETEROCLADIEAE Decne. — ENDOSI-
PHONIEAE D. T. — RHODOMELEAE Falk. — PACHYCHAETEAE D. T.
— BOSTRYCHIEAE Falk. — LOPHOTHALIEAE Schm. et Falk. — DA-
SYEAE (Kuetz.) Schm. et Falk.
Snbfam. I. LAURENCIEAE (Harv.) Zanard.
GENERI
LAURENCIA Lamour. — JANCZEWSKIA Solms.
Gen. LAURENCIA Lamour.
Etym. dedic. al francese sig. De La Laurencie.
Genere composto di una sessantina di specie identificale, assai
varie neli' espressione esteriore non soltanto fra di loro, ma anche
fra individuo e individuo della medesima specie; tutte peraltro im-
prontate ad un marchio che le accomuna e che le rende facilmente
riconoscibili. Un cachet tipico può assere quello, ad esempio, fornito
dalla comune L. obtusa con tutte le sue forme e varietà.
La cellula apicale tende al tipo tetraedrico.
Sez. I. Filiformes J. Ag.
2Ó2. Laurencia Forsteri (Mert.) Grev.
= Fucus Forsteri Mert. - Cìwndria Forsteri Ag. - L. fasricii-
lata Kuetz. - L. filiformis Harv.
Alta io-i5 cm. con Tasse principale del diam. di una maggior
penna passerina. Base formata da un callo scutato che si apprende a
corpi od a piante diverse, massime alla Cymodocea. Poco sopra la base
emette dei rami distici assai patenti, orizzontali e anche piegati in
basso, suddivisi in rami e rametti filiformi, fastigiati o corimbosi in
alto, attenuati all'estremità, o leggermente clavati od ottusi se sterili,
a piccoli glomeruli a sommità tonde esigue se cistocarpiferi.
Sostanza tenera nel vivente, cartilaginea inaderibile nel secco;
colore carnicino o roseo tendente al giallognolo negli esemplari ultra
maturi o comunque in deperimento.
Strato corticale di 2-3 serie di cellule grandette, distanziate, an-
golose, rosee od ambrine. Strato interno di grandissime cellule a
parete spessa, rotondato-poligonali, incolori, le centrali di maggior
diametro, allungate, longitudinali.
a. L. Forsteri. Australia. Ex herb. Ardissone (sulla Cymodocea).
b. Idem. Cape Riche. Ex herb. De Toni.
Sez. II. Papillosae J. Ag.
2Ó3. Laurencia nidifica j. Ag.
= L. obtnsa var. nana Harv.
Pianta inferiormente agglomerato-intricata, alta i2-i5 cm. nei
maggiori sviluppi, del massimo spessore di un millim. abbondante.
Fronda subcilindrico -compressa, ramosissima, coi rami distici o
emessi da ogni punto degli assi, superiormente opposti, con ascelle
rotondate; ramoscelli decomposti a sommità rotondate, i più giovani
in forma di papille, i tetrasporiferi divaricato-corimbosi. Cistocarpi
ovato-sferici lateralmente sui ramoscelli. Sostanza tenera, massime
nelle parti superiori, subcartilaginea nel secco, bene aderibile. Colore
carnicino-lutescente.
In sezione ha l'ambito lineare. Strato esterno sottile e denso
di cellule piccole, rosee, verticali. Midollo di cellule grossette, isolate,
oblunghe o angolose, longitudinali, le centrali filiformi disposte nel
senso della lunghezza.
a. 5 IO. L. nidifica ]. Ag. Sugli scogli a fior d'acqua, a bassa
marea. Kahuka point, Oahu, Territory of Hawaii. J. E. Tilden, i3
Je 1900.
264. Laurencia papillosa (Forsk.) Grev.
== Fucus ihyrsoìdes Turn. - Fucus papil/ostis Forsk. - Chondria
papillosa Ag. - Fucus cyanospermns Del. - L. cyaiiospenna Lam.
295
- Chondria obltisa var. DeWei Kg. - Fucus ienerrìmiis Clem. - L.
thvrsoides Bory - Chondria tliyrsoidea Mart. - Gigartina juìacaa Bory.
- Sphaerococcus liiberculaius Bory. - L. oophora Kuetz.
Si riproduce questa larga sinonimia che riassume la storia di
quest' alga assai comune e che sembra dilettarsi dei bassi fondi roc-
ciosi o sabbiosi anche i più inquinati di sostanze azotate e di detriti
organici d'ogni natura, senza soffrirne. È questo il motivo che rende
•spesso COSI poco attraente il suo aspetto cinereo o grigio-giallastro
mascherante il porporino sotto l'eterogeneo invoglio di parassiti e di
concrezioni. La fronda è alta 5-i5 cm., cilindrica, piramidata, in
ogni verso pennato-ramosa, coi rami maggiori opposti, patenti, sparsa
di papille. Le papille sterili sono clavato-troncate brevi ; le fertili lo-
bato-verrucose contenenti i tetrasporangi; cistocarpi sferico-ovati,
spesso parecchi aggregati in un rametto.
Strato corticale di cellule oblunghe, subtonde, angolose, in or-
dine crescente di grandezza dalla periferia verso l'interno: le peri-
feriche, immerse in muco giallastro o bruniccio, serrate; le sotto-
stanti piuttosto sparse.
Midollo voluminoso di grossissime cellule elissoidi, oblunghe o
irregolarmente angolose, a parete assai spessa. Gli spazi interposti
hanno qualche cellula assai più piccola, simile a quelle più interne
dello strato periferico.
a. L. papillosa. Mare Rosso.
b. Idem. Grev. Dintorni di Massaua: Mar Rosso. Aprile
1870, leg. A. IssEL.
e. Idem. Kahuka point, Oahu, Territory of Hawaii.]. E.
TiLDEN, i3 Je 1900.
Sez. III. Oblnsae J. Ag.
265. Laurencia obtusa (Huds.) Lamour.
= FuciLS obiusus Huds. - Chondria obtusa Ag. - !.. lutea Lamour.
A seconda delle località anche non eccessivamente tra di loro
distanti, dei sopporti, delle profondità e di molte circostanze non
sempre con sicurezza valutabili, questa specie per le dimensioni, il
portamento e la sostanza è fra le più atte al polimorfismo: proprietà
questa che dev'essere insita nella natura sua assai pieghevole ad
ogni adattamento. Chi può disporre di una quantità bastevole dì j
materiale originato nelle condizioni ora accennate, dovrebbe conve- I
nire che la grande massa d' individui collegati tra di essi da graduali
mutamenti reca sempre l'impronta di alcuni capisaldi dai quali gli
autori trassero le varietà gracìUs Kuetz., laxa fKuetz.) Ardiss., gela-
tinosa (Desf.) J. Ag., cartilaginea Ardiss., pyramidata J. Ag., rigidula
Grun., e forse altre di Harvey ed altri. In questi casi pertanto, più
che alle descrizioni bisogna attenersi alle consultazioni naturali.
Forma dei cespi assai lassi o molto compatti, subglobosi, a
frondi cilindriche piramidate, pennate, a rami opposti o verticillati,
più o meno divaricati, ed anche orizzontali, i superiori di mano in
mano più corti. Ramoscelli cilindrici o clavati, troncati od ottusi,
semplici 0 pseudotrifidi, ossia con 1' estremità accompagnata da due
esigui rametti opposti. La consistenza è membranacea, carnosa o
quasi gelatinosa, a seconda delle varie condizioni e dell'età. Colore
porporino, roseo o giallastro o affatto verde per alterazione. Nel
secco ora conserva i due primi colori, ora si fa giallastra, grigiastra
o bruniccia. Aderisce più o meno o non aderisce affatto, secondo
lo stato della pianta e il metodo della preparazione. Cresce nella
prima zona di profondità, raggiungendo i 76 m. di fondo (Rodriguez),
attaccandosi a varie alghe, rizomi di Posidonia etc. Nel Mediterraneo
si fa la rara sede della Janc:(eiuskia vemicaeforniis Solms-Laub.
L'aspetto interno varia secondo le varie posizioni della fronda
e la sua età. Generalmente il midollo è formato da grandi cellule
a parete crassa, leggermente decrescenti dal centro alla periferia,
subtonde od oblunghe, comprimentisi a vicenda e spesso subpris-
matico-angolate, incolori.
Strato corticale di una o più serie di cellule colorate, rotondate
o angolose; le periferiche serrate fra di loro e coibite in muco so-
lidescente; le più interne sparse, distanziate, con 1" estremità talvolta
allungate.
a. L. ottusa Lamour. Biarritz. Avril 1900. Coli. J. Chalonj.
b. Idem. v. pyramidata J. Ag. Gucthary. Mai 1903. Coli.
J. Chalon.
e. Idem. Hook. Br. FI. p. 296. On Corallines, Tor Abbey,
rare M.
297
266. Laurencìa virgata (Ag.) J. Ag.
= Cìiondria oh Una 'var. virgala Ag. - L. versicolor Lamour. -
L. botrvùides Harv. - L. ottusa var. pyrauiidalis Harv. - L. trifaha
Kuetz. - L. cymosa major l\uetz. - L. glomcrala Kuetz.
La valutazione di queste sinonimie richiede una grande abbon-
danza di materiale dal cui esame in primo luogo dovrebbe meglio
apparire Tagìnità di questa specie con la L. chiusa, nonché il nesso
dei passaggi fra i vari tipi che certo vogliono rappresentare le de-
nominazioni specifiche qui riportate. Questa necessità, che può anche
essere espressa a priori, è già confermata dai due soli esemplari in
esame, di portamento diverso l'uno dall'altro, con ben poca remi-
niscenza nell'uno alla L. ohlusa, con nessuna nell'altro, ed entrambi
da questa diversi nell'organizzazione intima, nella midollare spe-
cialmente.
Quali che siano le varianti casuali dovute a circostanze speciali
di ambiente, devesi, più che altro, avere riguardo alle manifestazioni
costanti che la pianta offre a seconda che gl'individui sono anteri-
diferi, tetrasporiferi, cistocarpiferi. Rimandando lo studioso alla de-
scrizione della Sylloge Detoniana, è qui solo opportuno rilevare gli
aspetti dei due esemplari Beckeriani. Uno è alto 1 1 cm. con circo-
scrizione piramidata. DalPasse principale, sinuoso, dello spessore di
un millim. abbondante, escono i rami primari in modo subalterno
o con prevalenza unilaterale, assai divaricati, gli inferiori quasi oriz-
zontali con i rami secondari ora rettilinei, ora incurvi introrsi. Si
presenta un solo caso di rami opposti, brevi eretti. Ramoscelli distici,
talvolta parzialm.ente unilaterali, riuniti a S-q, più o meno confluenti
in basso, cuneiformi o flabellati. Nel secondo esemplare la pianta
ha un aspetto molto diverso. È alta 22 cm., egregiamente vergata-
flagelliforme con un perimetro a forma di V. Le conferisce questo
aspetto la divisione primaria assai divaricata con le sue parti lun-
gamente denudate in basso. E parcamente ramosa in alto di rami
secondari cilindrici subunilaterali, recanti i ramoscelli di eguale forma
ma brevissimi. In questo individuo si nota infine un fascio laterale
composto di 1 2 rami semplici aventi una base comune, filiformi,
lunghi 3 cm.
La sezione della parte caulescente è tondo-elissoide. Strato cor-
ticale di 4-6 serie di cellule grandette, roseo-porporine, lunghe, an-
golose, verticali non stipate. Midollo formato di grandissime cellule
incolori, a parete sottile, di tessuto articolato, variamente poligonali,
le interne più grandi e quasi radiate intorno al centro costituito da
un sottile tubo assile, longitudinale come le cellule pericentrali. Ne
risulta un limpido reticolato elegante. L'interno dei rami e dei ra-
metti non presenta variazioni notevoli.
Sostanza carnosa, assai aderibile nelle parti superiori della pianta.
Colore coccineo ben conservato.
a. Laurencia virgala J. Ag. South Africa, The Kowie. i6 Nov.
b. Idem. Idem. Jul. 4. 189Ó. Ex herb. Dr. H. Becker.
Sez. IV. Pinnalifidae J. Ag.
2Ó7. Laurencia hybrida (D. C.) Lenorm. in Duby.
= Chondria hybrida Chauv. - L. caespilosa Harv. - Fiiciis pin-
natifidus v. angusius Turn. - L. angusta Harv. - L. cylindrica Kuetz.
- L. plalycephala Kuetz. - L. pinnalìfida v. angusta Grev. - L. pinn.
V. cylindrica Harv.
In un esemplare è alta 8 cm., nuda nel primo terzo, poscia
decomposto-pennata con penne patenti, le inferiori distiche, le su-
periori opposte 0 quasi, molto ravvicinate nell'estremità che risultano
quasi palmate.
Cistocarpi sessili, subsferici su di un lato 0 nel rachide appianato
delle pennette. In altro individuo si palesa assai più gracile, coi ra-
metti lineari-clavati subverticillati. Entrambi muniti delle due frutti-
ficazioni. Colore scuramente porporino nel vivente, presto tramuta-
bile in gìallorino sporco negli erbarii. Sostanza cartilaginea che
aderisce o meno alla carta, secondo il metodo di preparazione.
Strato corticale composto di due parti: la periferica, sottile, è
formata da cellule piccole, oblunghe, verticali, conglutinate in muco
ambrino, colorate nel fresco; T interna è composta di cellule più
grandi rotondato-angolate, distanziate senz' alcun ordine, ambrine.
Midollo costituito da cellule incolori, sempre più grandi, angolose,
distanziate, oppure oblunghe, sottili, longitudinali, talvolta dissolven-
tisi in filamenti llessuosi, intrecciati, anastomosanti con le cellule
corticali interne. Alcune volte la parte centrale del midollo risulta
vuota, essendosi allora le cellule, scomposte in filamenti, ritirate verso
la periferia.
a. L. ìiyhrida. Ilavanger leg. Schì^'ibeler, 1S-7-1834. II. bot. Chri-
stianensis.
b. Idem. Idem. leg. M. Blytt. Ex horto bot. Chii-
stianensi.
208. Laurencia pinnatifida (Gmel.; Lamour.
:^= Fticus pinnatffidiis Gmel. - Chondn'a pinnatifida kg. Altre si-
nonimie si possono leggere in Sp. Algurnm di C. A. Agardh, fra le
quali caratteristiche quelle di Fucns Deaìensis pedicnlaris rubrìfolio
Raji, e F. ramosus piperis sapore Raji.
Ben nota anche nel Mediterraneo; d'impronta stabile rilevata
dal nome specifico. Sorge cespitosa da un apparato radicale fìbroso-
ramoso, e s'innalza da i5 a 20 cm., cilindrica, semicilindrica 0 com-
pressa nella parte inferiore, poscia appianata fino alle sommità. Rami
distici assai divaricati in basso, indi patenti e infine eretti, coi ra-
metti 3-4 volte pennati, a pennette semplici clavato-Iineari o dilatate
o multifìde. 11 perimetro delle ramificazioni primarie è ovato 0 sub-
llabellato. Da questo tipo comune discorda la var. Osiiiunda (Gmel.)
Kuetz. per le ramificazioni sue piramidate a pennette dilatate cre-
nato-lobate. Ne conosco solo una forma di Guéthary, per quanto si
tratta delle oceaniche, e si distingue appunto per le sue ramifica-
zioni superiori esattamente piramidate, lungamente acuminate, mentre
le inferiori ricordano quelle della Rytiphlaea tinctoria. Nella var.
Osmunda mediterranea è noto che le frondi hanno le estremità ro-
tondato-ovate e la sostanza ne è carnoso-gelatinosa liquefacentesi a
maturanza.
Degna di nota è una forma coliimbiana nella quale i rachidi
delle penne hanno la larghezza di circa 3 millim., e il cui porta-
mento ricorda quello della Pterocìadìa lucida. Si direbbe intermediaria
fra il tipo comune e la var. Osmunda.
Sostanza gelatinoso-cartilaginea nelle parti più giovani, consi-
stente nelle parti inferiori. Colore porpureo-violaceo, talvolta ver-
dognolo.
Le sezioni hanno un ambito elissoide se praticate in basso, li-
neare-elittico se nelle parti superiori. Eccettuata la parte corticale,
300
ambrino-scura, o ametistina o atro-violacea, formata di cellule me-
diocri sublondo-angolose, il resto della massa interna è costituito da
cellule assai lunghe disposte verticalmente alla periferia, indi diago-
nalmente ed infine longitudinalmente nella parte centrale dove acqui-
stano il loro maggior volume. In altri casi le cellule, meno quelle
periferiche, sono prettamente filamentose articolate. Questo risultato
è della parte caulescente.
La sezione di una penna nell'esemplare di Guéthary offre un
midollo abbondante di cellule incolori, lineari, assai lunghe, longitu-
dinali, in file rettilinee parallele, inframmezzate da abbondanti fila-
menti aventi la stessa direzione. A microscopica distanza queste cel-
lule si trasformano in grossi filamenti per riprendere di tratto in
tratto la forma cellulare allungata, e cosi via. Strato corticale di 3-4
serie di cellule colorate, grandette, subtonde e angolose, disposte
pure in linee parallele ma distanziate. Nella var. Osmunda fesemp.
mediterr.) la stessa parte offre il midollo di filamenti spiccatamente
intestiniformi longitudinali, ramosi alle due estremità della sezione.
Strato corticale come quello indicato. Nella forma columbiana le cel-
lule corticali, porporine, sono grandette oblunghe, disposte in file
verticali ; le midollari, incolori, filamentose, longitudinali.
a. L. p/nna/i/ìda {Gme\.) Lamour. Lillesand 18-Ó-1846. leg. Schue-
BELER.
b. Idem. Rade de Brest, leg. F. Stenfort 18Ó4.
e. Idem. Roscoff. Aout, 1902. Coli. J. Ch^lon.
d. Idem. Guéthary, Mai igoS. Idem.
e. 320. Idem. Baird point, Strait of Juan de Fuca, British
Columbia. J. E. Tilden, 1 Au. 1898.
2Ó9. Laurencia flexuosa Kuctz.
= L. glonieralu Kuelz. - L. glom. v. corymhifera Kuetz.
Un solo esemplare e sterile mal si presta allo studio di questa
bella specie per la quale mi rimetto alla descrizione fornita nella
Sylloge Algarum del De Toni.
Sezione elissoide assai compressa nella parte caulescente, lineare
nelle suddivisioni, a margine intero o leggermente lobato. Midollo
abbondante di cellule grandi allungate longitudinali, ravvicinate così
da simulare un reticolato, immerse in un fluido leggermente roseo.
Talvolta nella parte caulescente tutte le cellule midollari si disfanno
301
e le pareti loro filamentose,- ritirandosi verso la base dello strato
corticale, lasciano vuoto l'interno. Strato corticale di cellule mediocri,
rosee, distanziate, in poche serie, assai più fitte e più scure nella
parte caulinare.
Sostanza ferma, cartilaginea nella parte inferiore della pianta,
più tenera nelle parti giovani per le quali soltanto aderisce alla carta.
Colore coccineo in queste ultime parti, porporino in quelle più adulte.
a. Laurencia flexiiosa J. Ag. South Africa, The Kowie. Jul 1 1 .
189Ó. Ex herb. Dr. H. Becker, F. L. S.
270. Laurencia elata (Ag.j Harv.
= Chondna pìnnatifida var. aiata Ag. - L. pìnnatìf. v. elata Sond.
Pianta di robusto ed anche elegante aspetto quando sia immune
da Melobesia e Flustre che spesso la deturpano. Può raggiungere
fino il mezzo met. di altezza e 2 mm. circa di massima larghezza,
inferiormente.
Più frondi sorgono dalla stessa base callosa rinforzata da un
apparato radicale dovuto alla trasformazione delle prime frondi più
esterne che presto si curvano in giù, si rattrappiscono aggroviglian-
dosi e cangiandosi in organi di prensione, mentre le interne, con-
servando la posizione eretta, procedono nel loro normale sviluppo.
La parte inferiore è subcilindrica o ancipite, poscia appianata nel
resto. Rameggio distico con rami e rametti eretti, ad ascelle acute,
subfastigiati ed infine espansi. Colore coccineo- porporino; sostanza
cartilaginea inaderibile. Veggasi la Syll. Alg. per più minute indica-
zioni sulle esteriorità della pianta.
Strato corticale di 6-8 serie disordinate di cellule piccole, tonde,
tondo-angolate, roseo- ametistine, ambrine nella maturanza. Strato
midollare di cellule assai grandi a parete sottile, irregolarmente po-
ligonali, longitudinali. Verso la periferia si dissolvono in filamenti
facienti capo nello spazio intercellulare della parte corticale più
interna.
a. Laurencia elata J. Ag. Australia. Ex herb. F. Ardissone.
302
Siibfaiii. II. CHONDF^IEAE (Kuetz.) Schmitz.
= Clìondrieue Kuetz. - Enrliodomeleae Trevis.
GENERI
CLADURUS Falk. ? DOLICHOSCELIS J. Ag.
MASCHALOSTROMA Schmitz. CHONDRIA (Ag.) Harv.
ACANTHOPHORA Lamour. CLADHYMENIA Harv.
COELOCLONIUM J. Ag. HERPOCHONDRIA Falk.
Gen. ACANTHOPHORA Lamour.
Etym. acanthos spina, pìioreo porto.
11 marchio di alcune Cystoseira che offre la nostra A. Delìlei si
ripete nelle altre cinque specie finora conosciute.
Le differenze specifiche nelle esteriorità sarà opportuno rilevarle
con la scorta della Sylloge Algaruni non consentendo i Irustoli esa-
minati l' aggiunta di più evidenti rappresentazioni individuali delle
tre sole specie quivi trattate con speciale riguardo alla struttura.
271. Acanthophora muscoides (L.) Bory.
= Chondria niuscoidL's Ag. - Acantìi. inililaris Lamour. - Choiidria
ìiulilaris Ag. - A. Delilei Harv. - A. ramulosa (Lind.) Kuetz. - Fiicus
muscoides Linn.
Pianta cespitosa, fruticolosa, fosco-porporescente nello stato vi
vente, brunastra nel secco, con rami e rametti più gracili e più al
lungati di quelli dell'yl. Deìiìei. Assi primari subcilindrici del diam
di 2-3 millim., alti io-i5 cm., ramosissimi subpiramidati, coi ramo
scelli provvisti di spine esigue. Cistocarpi ovati, sessili, fra gli apici
dei rametti.
L'ambito della sezione è variabilissimo ed irregolarissimo in di-
pendenza dei raggrinzamenti e delle scanalature prodottisi nell'essi-
camento. Strato corticale formato di due porzioni: 1" esterna è com-
posta da una sola serie di cellule minute, brune, subtonde, ravvici-
nate; la interna di 2-3 serie di cellule più grandi, sparse, oblunghe,
angolose.
Strato midollare formato da un tubo assile piccolo, talvolta con-
tratto 0 affatto cieco, circondato da q-S tubi pericentrali assai vasti,
303
incolori, longitudinali, a sezione tonda od elittica, a parete crassa,
iniestiniforme, flessuoso-nodosa, circondati alla loro volta da 12-1Ò
altri tubi consimili, inclinati o verticali alla periferia e spesso dissol-
ventisi in grossi filamenti tortuosi facienti capo nello spazio intercel-
lulare della porzione periferica interna.
a. Acanthoph. miiscoides Bory. Key West. Ex herb. W. G. Farlow.
272. Acanthophora Thierii Lamour.
==r Fucns acantìwphorus Lamour. - Chondria acanfhopìiora Ag. -
Fucus spicìferus Vahl. - Cliond. miiscoides Mont. - Acanthopliora An-
tillarum Mont.
Cespitoso-fruticolosa con caule e rami conformi densamente
pennato-ramulosi; rametti abbreviati, piuttosto nudi alla base, mol-
tifidi spinosi all'apice, indi quasi tirsoidei; spine giovani subolate,
coniche le adulte.
Stichidì ascellari, ovati, spinosi; tetrasporangi discendenti frale
spine; cistocarpi sessili, oblungo-ovati, nell'ascella delle spine dei
ramicelli.
La sezione di un ramo ha forma molto irregolare: subtondo-
lobata, reniforme, triangolare, poliangolata ecc. Midollo vasto, inco-
lore, componente un reticolato di grandissime maglie (tubi) ovato-
ellittiche longitudinali, digradanti di volume dal centro alla periferia,
a grossa parete flessuosa, che nei tubi pericentrali si scompone fa-
cilmente in sottili filamenti ramosi. Lo stesso avviene nei tubi peri-
ferici i cui filamenti anastomosantisi e ramificantisi si dirigono per-
pendicolarmente verso lo strato corticale facendo capo nelle cellule
di questo. Strato corticale di cellule colorate oblunghe, grandette,
verticali, distanziate, protette da uno strato periferico di muco soli-
dificato. Sostanza cartilaginea piuttosto aderibile; colore bruno-rossa-
stro che si fa più scuro nel secco.
a. Acantìloph. Thierii Lam. Florida. Ex herb, j. B. De Toni.
273. Acanthophora orientalis J. Ag.
= A. Thierii Sond. - Fucus acanthophorus Turn. - A. Thierii
Harv.
Pianta più gracile della precedente della quale peraltro condivide
le generalità. La differenza massima è negli stichidì « Haec a ramulo
quidem transformata, at suprema tantum parte fertili; spina nunc
singula, nunc plures sub fertili et hemisphaerico apice ramuli pò-
304
sitae, quasi bracteae sustinentes; pars superior fertilis est hemisphac-
rica nullis spinis obsita ». [Sylloge Alg. Voi. IV, Sect. HI, p. 822;.
L'ambito della sezione è subtondo a linea continua, o varia-
mente lobato. Midollo incolore, discontinuo a infinitesime distanze:
ora ridotte ad alcuni grossi filamenti spezzati ritiratisi lungo la parte
più interna dello strato periferico, per cui la fronda risulta subcava;
ora i filamenti si riuniscono nella parte centrale del midollo in una
massa lineare longitudinale subassile; ora finalmente si presenta sotto
forma di vaste cellule (tubi) subtonde disposte a reticolato le cui
maglie si palesano composte di filamenti aggregati articolati, scom-
ponentisi verso la periferia, con le estremità sottilmente subramificate
facienti capo nello strato sottocorticale. Strato corticale incolore tal-
volta nel secco, formato di due parti : la periferica, costituita da
cellule esigue, oblunghe o subtonde, diversamente disposte in quella
stessa sezione presa in esame, e cioè verticalmente obliquamente o
sublongitudinalmente, ora ravvicinate per tratti continui, ora sparsa-
mente ed irregolarmente aggregate, ora sparse; la parte più interna
è formata da cellule più grandette, assai distanziate e collegate dalle
ramificazioni degli scomposti filamenti delle cellule periferiche midol-
lari. Tutto quanto lo strato corticale è consolidato in un muco bianco
sporco o leggermente ambrino. Sostanza cartilaginea, poco aderibile.
a. Acanlìiopìiora oriciitalis. Cavite presso Manila, isola di Luzon
(Filippine), Settembre 1884. Race. C. Marcacci. Ex herb. A. Piccone,
ora A. Forti.
Gen. CHONDRIA Ag.
Ftym. cìioìidros cartilagine, per la consistenza cartilaginea della
fronda secca.
= Chojidriopsis J. Ag. - Alsidiì, Faci, Gigartinac, Carpocaulo-
nis, Ceramii et Lanrenciae sp.
274. Chondria tenuissima (Good. et Woodw.) Ag.
— Chondriop. tenui ss. J. Ag. - Fuciis teninssiiiius Good. et
Woodw. - Laureiicia tenuiss. Grev. - Aìsidium lenuissiiìiiiìn Kuetz. -
Aìsid. siiblile Kuetz. - Gigartina tenuissima Lamour. - Chondriop.
divergens J. Ag. - Fncus muscoides Wulf. - Laurencia dasyphylla
var. sqiiarrosa Harv. - Chondria striohta Ag. - Laurencia striolata
J. Ag. - Ceramium attenuatum Ruch.
805
Fronda a contorno piramidato, parcamente ramificata poco sopra
la base dove, allo stato adulto, risulta un po' denudata, poscia ra-
mosissima, coi rami sparsi assai divaricati e coi rametti eretto-pa-
tenti o prettamente perpendicolari al ramo che li porta, brevissimi
(3-4 millim.) attenuati alla base ed all'estremità la quale è munita
di un pennellino di filamenti esilissimi. Gli stichidì hanno pure
l'aspetto ramuliforme; cistocarpi derivanti dalla trasformazione degli
stessi ramoscelli, svolgentisi cioè nella loro parte mediana. Ne' suoi
particolari la pianta può variare entro confini piuttosto lati, ma il
portamento diverso generalmente deriva dalla configurazione che
può essere o virgato-flagelliforme assai robusta, oppure sottilmente
ramellosa. Fra questi estremi non mancano tipi intermedi che dagli
autori vennero assunti a forme o varietà, quali: p minuta Ag., slrio-
laia ]. Ag., Baiìeyana (Mont.) Fari., uncinata Zanard., inter media
Grun, La statura varia fra i i5 e i 20 cm. di altezza, ed ha lo
spessore massimo di un mill. e mezzo. Sostanza roseo-porporina,
giallastra a maturanza, tenera nel vivente; più scura o badia e car-
tilaginea nel secco, ma di buona adesione alla carta che ingiallisce
o si fa bruna al contatto.
La sezione ha forma subtonda. Strato corticale di cellule colo-
rate, minute, di vario diametro, ossia maggiore nei rami, minore
nei rametti.
Il tessuto midollare può riescire di diffìcile interpretazione in
causa delle alterazioni che vengono a subire le pareti dei sifoni, le
quali lacerandosi 0 contraendosi scompongono il piano regolare e
simmetrico, hi questo caso è d'uopo ripetere le sezioni in esemplari
diversi o in diverse parti della fronda.
Appaiono cos'i i sifoni in numero di 6 circa, a circoscrizione
fortemente o leggermente angolosa (esagona o pentagona) oppure
subtonda, d'aspetto cellulare, a parete spessa, incolore se distesa,
oscura se raggrinzata.
a. Laurencia tenuissima Hook. Br. FI. Harbrick rocks, Torbay,
very rare. M. Wyatt N. 22.
h. Idem. Ilarv. Roscoff. Aout 1902. Coli. J. Chalon.
e. Chondria tenuissima Ag. Ruisseaux d' eau marine coulant vers
la mer à marèe basse. Perkindie, Roscoff. Sept. 1903. Coli. J. Chalon.
275. Chondria tenuissima var. intermedia Grun.
20
r.06
= Chondriopsis subtilis var. intennedia Grun.
Fronda più sottile che non nella forma tipica, assai ramosa, coi
ramoscelli clavati assai più attenuati in basso che non in alto, ciò
che del resto avviene anche nella tipica, di sostanza molle. Le cel-
lule corticali hanno un diametro maggiore di quelle che si riscon-
trano nelle forme più comuni. Questo strato corticale è composto
di due parti: l'interna è data da cellule colorate mediocri, distan-
ziate, subtonde o subangolate, in due serie disordinate: l'esterna da
cellule piccole verticali, delimitate da uno strato di muco ambrino.
Midollo vastissimo, incolore. Tubo assile mediocre con tubi pericen-
trali assai grandi dittici longitudinali, circondati da altri di poco più
piccoli, a direzione subinclinata. Talvolta il tubo centrale e tutti o
in parte quelli pericentrali sono scomparsi in seguito a lacerazione
delle rispettive pareti i cui filamenti si ritraggono verso i tubi più
esterni, lasciando vuoto il centro della sezione.
a, Cìwndriopsìs temiissima var. inlermedia Grun. Honolulu, isole
Hawaii. Luglio 1884. Race. C. Marcacci. Ex herb. A. Piccome.
276. Chondria dasyphylla (Woodw.) Ag.
= Fticus dasyphyllus Woodw.- Chondriopsis dasyphylla ]. Ag. -
Latirencia dvsyphylla Grev. - Gigartina dasyphylla Lamour. - Laii-
rencia caespiiosa Lamour.
Nell'aspetto esteriore si mostra tosto assai diversa dalla Ch. te-
nuìssima per la maggiore consistenza della sostanza e la maggiore
robustezza della fronda. Questa inoltre, benché meno elata, ha i
rami più grossolani, più radi, più rigidamente flagelliformi, massime
negli individui sterili, e cos"i pure dicasi dei rametti che sono lunghi
da 2 millim. a 4 cm. Cespugliosa, a fronda cilindrica, alta 4-15 cm.
negli esemplari in esame, piramidato-pennata, coi rami divaricali
isolati o gemini, talvolta anche fascicolati in seguito a tardi sviluppi
di rami secondari. Lo stesso avviene pei rametti che sono clavati o
lineari, e quelli di ultima emissione prodotti da fossette, quasi occhi
germinatori come avviene nei tubercoli del Solanum tuherosum.
Sostanza membranaceo-carnosa e anche subgelatinosa nelle parti
più giovani, cartilaginea nel secco, nel quale stato i rami ed i ra-
metti appaiono incrassati nei margini. Colore roseo o porporino-
violaceo, nel secco bruno-roseo o flavescente. La pianta lascia spesso
sulla carta un'impronta scuretta.
307
La sezione della parte caulescente ha forma tondo-elissoide. Mi-
dollo assai vasto in forma di un elegante reticolato incolore a lar-
ghissime maglie elittiche longitudinali aventi le estremità ottuse o
rotondate.
Il midollo è cioè costituito da un tubo assile il cui diametro è
un poco più piccolo di quello dei cinque tubi pericentrali e dei con-
secutivi. Questi tubi sono ora aderenti, ora distanziati nei loro fian-
chi. Gli spazi che ne risultano sono occupati da grossi filamenti della
stessa natura crassa delle pareti tubolari dalle quali si staccano ra-
mificandosi e anastomosandosi, e cosi proseguendo il loro corso
ascensionale in rapporto alla periferia della fronda, penetrando fra
tubo e tubo e, sempre più suddividendosi in diramazioni, vanno a
formare tanti cerchietti dittici verticali contro l'orlo cuticulare di
muco solidificato leggermente ambrino. Ognuno di questi cerchietti,
che compongono 2-3 serie, contiene una cellula colorata di roseo,
grandetta, oblunga, ovata o variamente angolata, verticale. L'insieme
di queste cellule, cosi racchiuse nei circoletti ora indicati, costituisce
lo strato periferico.
a. i83. Chondria dasyphylla Ag. Le Jolis. Alg. mar. de Cher-
bourg, Mai.
b. 71. Laurencia dasyphylla. Hook. Br. FI. Coast of Devon, rather
rare. Alg. Danmon. Mary Wyatt.
e, d. Chondria dasyphylla Ag. Roscoff. Aout 1902, Guéthary,
Juillet 1905. Coli. J. Chalom.
277. Chondria coerulescens (Crouan) Falkenb.
= Chondriopsis coerulescens J. Ag. - Laurencia coerulescens
Ciouan.
Sotto il fulgido sole del maggio all'agosto, l'occhio dell' algoliz-
zatore è non di rado attratto da masse azzurre molleggianti ed iri-
descenti, che staccano violentemente sull'arena della spiaggia e fra
le altre alghe. Appena accertatosi che trattasi di un prodotto vege-
tale, alla lieta sorpresa succede lo scoramento istintivo il quale sem-
pre accompagna una visione fugace che indarno si verrebbe fermata
nell'erbario al pari di un ceruleo Aconitum. Altre miasse della stessa
floridea più dentro terra e già nereggianti sono anche là a testimo-
niare come al cessare della vita sia pure cessata la brillante livrea.
Si tratta di un azzurro assai vivace sebbene un po' livido la cui
308
gamma non trova alcun identico riscontro nelle Fanerogame né fra
le stesse Cianoficee, ma che si ripète invece assai comunemente
nella fauna marina, in molti pesci, nella Physah'a pelagica, nelle gio-
vani Velella spiralis, ecc. Sulla tavolozza tale gamma si ottiene con
circa otto parti di azzurro, una di violetto ed una ripartita in debite
proporzioni di bianco e di nero. Il colore vitale di questa specie è
dovuto ad uno scambio rapido e successivo di sostanza azotata la
cui elaborazione si compie nel fluido della cuticola membranacea
combinato con un colore neutro derivante dal pigmento delle cellule
corticali sottoposte, d' onde una proprietà di rifrazione dei soli raggi
azzurri. Il fenomeno, come già si ebbe occasione di notare altrove,
non è esclusivo alla specie in esame nella quale peraltro si mani-
festa in modo eccezionale per l' intensità sua e la sua estensione a
tutta quanta la fronda, mentre in altre alghe appare assai debole e
limitato alle parti cimali più recenti, come nella Cystoseira amenta-
cea ; si tratta insomma di una maschera che cela il colore vero della
pianta, che è porporino-bruno, come può riscontrarsi anche negli
esemplari secchi osservati contro luce.
Pianta cespugliosa, alta 5- io cm , dello spessore di quasi un
mill. 0 meno alla base, piramidata, con rami sparsi, decomposti,
lungamente clavati, subcurvi od eretti, più o meno denudati in basso.
Rametti lunghi da 3 a 12 millim., assai attenuati alla base, con
le sommità troncate od ottuse, subcorimbosi o subunilaterali.
Estesa nel Mediterraneo, è invece rara nelF Atlantico dove sem-
bra limitata alle coste francesi (^).
La sezione trasversale è subtonda, a margine unito o più o
meno grandi lobato. Tubo assile piuttosto piccolo, di sovente cieco
per abbondanza di cromatofori bruni. Tubi pericentrali in numero
di cinque, ovati, disposti in modo radiato intorno all'asse con la
estremità più piccola verso di questo. Tubi consecutivi più o meno
palesi, e cioè formati da un nucleo oblungo, lineare, bruno, isolato
in mezzo una membranella parietale incolore o leggermente ombrata
di bruno. Spesso succede che asse, tubi pericentrali e consecutivi
presentino tutti lo stesso aspetto di cellule brune, lineari, verticali
in rapporto alla periferia, raggianti intorno al centro. Strato corticale
(*) Vq%^. Jean Chalon. Liste der Alg. marines, p. 163.
di 3-4 serie dì cellule assai più piccole di quelle rappresentanti i
tubi, lineari, angolose, verticali, collegate da esilissimi filamenti pro-
venienti dalle pareti tubolari. Chiude la periferia una parete bru-
niccia membranaceo-mucosa. Se in generale il reperto desunto dal
materiale morto assai varia negli aspetti propri dello stato vivente,
tanto più l'osservazione è applicabile alla presente specie nella quale
l'essiccamento induce diverse alterazioni nell'intima costituzione.
a. Chondria coeruìescens (Crn.) Falk. Gazons sur roche. Biarritz,
juillet 1903. Coli. J. Chalon.
278. Chondria sedifolia Harv.
= Chondriopsis sedifolia J. Ag. - Chondriopsis dasyphylla var.
sedifolia J. Ag. - Laurencia chondriopsides Crouan.
Il carattere dei rami fascicolati, per quanto esimio ed impres-
sionante in rapporto specialmente alle specie mediterranee, deve
tuttavia essere apprezzato con molta riserva nella determinazione
delle specie che lo condividono ('), necessitando cioè avere altres'i
riguardo agli altri caratteri propri a ciascuna specie.
Cos'i, ad esempio, senza il corredo degli esemplari relativi mal
puossi giudicare circa l'identità di una Chondriopsis fasciculata che
il Farlow considera come una var. della C//. airopurpurea {Mar. Alg.
of New England, pag. 1Ò7); di una Chondriopsis sedifolia (Op. cit.
p. 166) che dallo stesso autore vien considerata come una var. della
C/7, dasyphylla citando Ag. la cui var. sedifolia si riferisce invece
alla Chondria clavellosa {Chylocladià)\ e finalmente del Fuctis fasci-
culaius Turn. insu0ìcientemente descritto da C. A. Agardh nelle sue
Spec. Algar. p. 353, sotto la denominazione di Chondria fasciculata,
premettendone la ignota origine {locus natalis ignolus), appoggian-
dosi alla fede del Turner [specimen in Herbario Ellisii vidit Turne-
rus), concludendo di non conoscere la specie [mihi ignota species).
Ora allo scrivente pervenne óaW Heròarium of Marine Biological
Laboratory, per mezzo dell'amico M. Guadagno, un campione ab-
bondantissimamente cistocarpifero, stato raccolto a Wood' s HoU
(') Quali Cìiondria capensis (Harv.) J. Ag., Cìi. atropurpurea Harv., Cli.
littoralis Harv., Ch. corallorìiiza J. Ag., Cìi. succulenta (J. Ag.) Falk. Nella Cìi.
dasypìiylla tipica la fascicolazione si riduce spesso a 2-4 rametti alla base dei
rami, ma non mai avente carattere di manifesto ed eguale sviluppo di ogni sin-
golo ramo a base subcomune od approssimatissima.
(Massachusetts) e designato per Chondrìa dasyphylla kg., nel quale
puossi ravvisare la Chondria sedifolia Harv.
L'esemplare, frammentario, si riduce alla parte supcriore della
fronda, e cioè ad una porzione di disco alta 4 cm., spessa 2 mill.
e mezzo, recante numerosissimi fascetti di rami marginali e cimali
dello spessore di mezzo mill. o di un mill. alla base, e della lun-
ghezza di 4-8 cm. L'impressione che se ne prova è quella di molte
piantine parassite sopra un caule eterogeneo. L'illusione è dovuta
all'assenza di ogni transazione fra il disco e i suoi prodotti, d' onde
l'enorme sproporzione fra il primo ed i secondi, nonché al colore
diverso dell'uno e degli altri, essendo il disco porporino, mentre i
rami sono giallastro-verdognoli, limitandosi un porporino-scuro ad
una parte dei rametti. Ma un attento esame spiega l'apparente as-
senza della transazione sopra accennata la quale dovrebbe, come
nei casi ordinari, essere rappresentata da una ramificazione primaria
producente una ramificazione secondaria, ciò che generalmente av-
viene in omaggio al principio che regola le graduali proporzioni
delle varie parti, d'onde la razionale armonia dell'assieme. Infatti
l'esemplare presenta due processi diversi di fascicolazione: nell'uno
i rami provengono direttamente dal margine del disco, e, per quanto
ravvicinati, mostrano ciascuno in modo evidente una base propria;
nell'altro invece la fascicolazione è preceduta da un'incipiente dira-
mazione del disco, lunga appena i-3 mill., la quale nella sua estre-
mità si sfilaccia in un fascetto di rami. Quest'ultimo processo è
quello che ci presenta la sommità del disco stesso che direbbesi
stata troncata un po' diagonalmente da cause esteriori, mentre in
realtà, obbedendo alla modalità speciale inerente alla sua evoluzione,
anziché assottigliarsi e acuminarsi, come avviene di consueto, ha
invece decomposto la parte medesima in una ramificazione fascico-
lata più abbondante di quelle originate lungo i percorsi marginali.
C. A. Agardh nel descrivere il citato Fucus fasciculatus del Turner,
parlando dei fascetti di rami, li dice versus apicem densiorihus. Con
questo ravvicinamento non si vuole qui inferire che la pianta Tur-
neriana sia da ritenersi per la Chondrìa sedifolia di Harvey, in quanto
che un tal carattere può essere eventualmente condiviso da altre
specie a rami fascicolati.
È da tenere presente che le modalità tutte esteriori ed intime,
BU
delle quali si tratta in questo numero, se corrispondono perfetta-
mente allo esemplare esaminato, non si può assicurare che possano
adattarsi in modo identico ad ogni individuo della specie. Certe par-
ticolarità poi, massime di struttura, come ad esempio la forma esi-
guamente granuliforme delle cellule corticali, comuni anche alla
Chondria atropurpurea, stanno a provare la colleganza di specie che
tuttavia vengono da diverse altre separate a grande distanza nella
sistematica. Sotto ogni altro riguardo la pianta in esame presenta i
caratteri della Ch. sedi/olia Harv., compreso quello della dioicità, es-
sendo l'esemplare unicamente cistocarpifero Si nota che i cistocarpi
hanno la parte superiore del pedicello abbreviata a guisa di brattea
sulla quale il frutto s' inalza obliquamente come in Ch. tenuissima e in
altre. La sostanza del disco è assai consistente e nel secco è di una
tenacità cartilaginea; quella dei rami è assai tenera ma non dissol-
ventesi nella madefazione e pressione come avviene nelle parti assai
giovani e nei rametti più crassi della Ch, dasyphylhi.
La sezione di un ramo ha forma elittica o subrettangolare coi
margini più o meno e variamente lobati. 11 midollo è costituito da
un tubo assile mediocre paglierino o terreo circondato da 5 tubi pe-
ricentrali incolori grandi tre volte più di esso, dittici, a parete assai
crassa. I conseguenti in numero doppio, un po' meno grandi, de-
pressi, o a parete variamente raggrinzata scomponentisi in poche
cellule filamentose e poscia più piccole, di forma più normale, ob-
lunghe verticali e finalmente granuliformi, esigue, di poco più lunghe
del loro diametro, costituenti lo strato corticale.
La sezione del disco è elittica a margine unito. Midollo come
sopra, sotto forma di un reticolato incolore di maglie longitudinali
assai vaste, subeguali nelle dimensioni o in ordine leggermente de-
crescente dal centro alla periferia. Quando le maglie pericentrali
sono enormemente assai più lunghe delle successive, ciò sem-
bra dovuto alla dilacerazione di due maglie contigue che vengono
COSI a formarne una sola. Nello strato corticale le granulazioni ap-
paiono assorbite in una cute mucosa solidescente di colore giallo
sporco.
La fronda, vista in piano, presenta dei grossi filamenti subretti-
iinei (tubi) con gli spazi intermedi occupati da esigue cellule tonde
od oblunghe granuliformi appartenenti allo strato corticale. Di queste
312
cellule, siccome incolori, non sono discernibili quelle cadenti sul
piano dei tubi.
a. Chondria dasypìiylla Ag. ^. July 1902. Wood' s Holl. Ex herb.
Marine Biological Laboratory (Massachusetts).
Gen. CLADYMENIA Hook, et Harv.
279. Cladhymenia oblongifolia Hook, et Harv. Alg. Nov. Zeì.
n, 70.
Alla descrizione recata dalla Syll. Alg. del De Toni, più atta alla
comprensione della specie largamente intesa, si fanno qui seguire al-
cuni accenni desunti dall'unico individuo preso in esame per rilevare
delle particolarità di poco conto ma che certo debbono ripetersi di
frequente e quindi opportune come sussidio all'identificazione della
pianta. Questa riunisce caratteri esteriori partitamente proprii a di-
verse floridee di più appariscente e ricco aspetto, ricordando più
specialmente alcune forme allungate della Calliblepharis fimbriata,
salva la diversità del colore e la consistenza della sostanza. Ram-
menta altresì le forme più elate della Tìodrigue^ella Bornetii Schmitz
[Cladhymenia Bornetii Rodr.) astrazione fatta delle proporzioni assai
minori e del disco che in questa è subcilindrico, caulescente e ra-
moso e le lamine fogliacee semplicemente e parcamente dentate,
anziché fimbriate.
L' individuo presenta uno stipite breve a sezione elissoidea,
presto appianato nel disco avente base strettamente cuneata, indi
allargantesi in un corpo lineare della larghezza massima di un cm.
Dai suoi margini in modo sparso, subalterno, o subopposto partono
le grandi penne delle quali le inferiori sono orizzontali, le conse-
guenti oblique, della lunghezza di 20 cm. e della larghezza di 2 cm.,
nastriformi, a sommità egregiamente ottusa. Queste penne sono alla
loro volta pennate mediante ligule ottuse lunghe da i-iocm.l mar-
gini delle penne e delle pennette sono più o meno fittamente prov-
visti di una sfrangiatura composta di ciglia lunghe 4-7 mill., in parte
semplici subcuneato-lineari, in parte forcute, subpennate o subdigi-
tate. Queste appendici hanno sezione subtondo-elittica alla base, indi
appianate, come è appianata tutta la pianta all' infuori dello stipite.
Come in molti altri casi, così anche in questo la bipennazione si
313
opera in due modi : per prolificazione marginale delle penne e per
aperture longitudinali-diagonali nel corpo della penna.
Tali aperture hanno dapprima forma elissoide, indi lineare, che,
prolungandosi, provocano la divisione della lamina. La bipennazione
ha luogo nelle parti inferiore e media delle penne, contrariamente a
quanto generalmente succede nella Rodrigue^ella Bonietii e nella i?.
Slrafforellii che riescono perciò subcorimbose. La sostanza è gras-
setta nel fresco, epperò assai aderibile per tutta quanta la pianta,
meno che nella parte inferiore del disco dove è piuttosto cornea allo
stato secco. Il colore da roseo si muta in laterizio ranciato nelle
espansioni laminari, in rosso-bruno nelle sfrangiature marginali. L'al-
tezza dell'individuo è di 27 cm. e nell'espansione orizzontale infe-
riore raggiunge i 35 cm.
La sezione della base di una penna ha forma lineare ed estre-
mità ottuse. Per il midollo il genere è caratterizzato da un asse cen-
trale (distinto) circondato da 5 tubi pericentrali. Nelle parti laminari
di questa specie però mal si ravviserebbero tali particolarità cosi
evidenti e così disposte. L' interiore ci mostra un composto di lun-
ghissime cellule lineari, rosee, a crassa parete, disposte in linee pa-
rallele, longitudinali, senz' alcuna evidenza di un asse centrale; ora
invece le cellule appaiono perfettamente inturgidite, e in tal caso
sono assai grandi, subtonde od elissoidi, longitudinali, e pure avendo
perduta la disposizione in linee parallele, sono però lungi dall' offrire
una disposizione pericentrale. Strato corticale ora formato da due
serie di cellule mediocri più intensamente colorate, lineari-angolate ;
ora le cellule sono in parecchie serie disordinate, tutte decisamente
angolate, le periferiche in forma di areole incolori subquadrate o
rettangolari.
La sezione della base di una fimbria ha forma elittico-subtonda.
In questa parte è dato di meglio apprezzare il piano dispositivo
proprio al genere. È composto cioè di un tubo centrale grandetto
con 5 e piìi altri pericentrali susseguiti da due altri giri di tubi.
Tutti questi tubi sono porporini ed hanno forma cellulare subtonda,
collegati da esilissimi filamenti ifeformi. Strato corticale di cellule
assai grandi oblunghe verticali alla periferia, a superficie areolata,
destinate alla produzione delle tetraspore. Membrana periferica fila-
mentosa con areole mucifere.
314
a. Cìadymenìa oblongifolia Harv. Wellington Head. Nuova Ze-
landa. Ex herb. R. M. Laing, B. Se.
Subfam. III. POLYSIPHONIEAE (Kuetz.) Schm. et Falk.
GENERI
LOPHURELLA Schmitz. TOLYPIOCLADIA Schmitz.
ALSIDIUM C. Ag. (4) BRYOCLADIA Schmitz.
? FALKENBERGIA Schm. PITHYOPSIS Falk.
POLYSIPHONIA (Grev.) S. et F. CHIRACANTHIA Falk.
DIGENEA Ag. BRYOTHAMNION Kuetz.
Gen. LOPHURELLA Schmitz.
Etym. vezzeggiativo di Loplnira. sinonimia Kuetzingiana del
gen. Rhodotnela Ag. Da lophoiiros, coda setosa ed irsuta.
Le ragioni che indussero lo Schmitz alla creazione di questo
genere, quali la fronda cartilaginea, anziché carnosa, a corticc pa-
renchimatico, ed i tetrasporangi ordinati lungo una singola linea
spirale, non sono le sole che differenziano la Lophurella dalle Poly-
siphonia. Mancandomi l'opportunità e il tempo di consultare l'autore
predetto, benché basate sull' esame di una sola specie, qui si espon-
gono alcune osservazioni nelle quali pure é da ravvisarsi il graduale
passaggio dalle Clioiidrieae alle Polysiphoiiieae. La fronda delle Lo-
phurella, cilindrica, se lo é sempre in ogni sua parte, una volta
compressa e disseccata, non sempre risponde all'invito della mada-
fazione col riprendere la forma sua vitale, e allora la sezione nelle
parti inferiori ha un perimetro lineare con le estremità più o meno
lobate (ciò che indica la non riconseguita inturgescenza) o tutt' al
più fusiforme ancipite con le estremità ottuse. La forma tonda si
ottiene facilmente nei rami più giovani, sia pel corticc maggiormente
pervio all'azione dell'umidità, sia perché l'esiguo loro diametro li ha
salvaguardati dall'azione del torchietto compressorio. In ogni modo
l'azione meccanica dell' artificiale compressione non dovrebbe influire
(*) È dubbio se trovasi nel Mar Rosso.
gl5
al punto di alterare completamente la disposizione della struttura
intima la quale, in questi casi, più non rivela il piano dispositivo
proprio al genere, ma si avvicina piuttosto a quello delle Cladliy-
lìicnia nelle loro parti naturalmente piane, non escluso il carattere
delle cellule periferiche subareolate.
280. Lophurella comosa (Hook, et Harv.) Falkenb.
^= Ehodoiiiela comosa II. et H, - Lophura comosa Kuetz.
Nei suoi maggiori sviluppi la pianta deve presentare un porta-
mento rispondente all'idea inclusa nel termine greco cosi ben de-
scrittivo, dal quate il genere prende il nome. Nella forma tipica è
alta da 12 a 22 cm., con il caule cilindrico spesso 2-4 mm,
Neil' individuo in esame, privo dell' ima base, è alta 4 cm., col
diam. di un millim. Se si tratta di una var. gracilis che vedo ac-
cennata senza indicazione di autore, oppure di una forma giovanile,
non è facile pronunciarsi in mancanza di altro materiale e trattan-
dosi di un campione sterile. Allo stato secco e compresso è pure
diQTicile giudicare se in tutte le sue parti è sempre cilindrica, in
quantochè la sostanza sua aridamente cartilaginea, specie in basso,
si oppone alla ripresa di una completa inturgescenza. Fronda fili-
forme, pennato-decomposto-ramosa, con rami inarticolati, patenti,
uscenti in ogni direzione, con ramoscelli primari patenti, assai esili,
acuminati, acuti, lunghi da i-5 mm., sparsi sui rami in modo sub-
distico 0 più di frequente unilaterali, inarticolati, alla loro volta re-
canti dei rametti secondari assai più brevi, talora fibrilliformi nelle
più giovani parti.
La sezione della parte caulescente riesce lineare o lineare an-
cipite o subrettangolare con le estremità in vario modo lobate.
Sifone assile articolato, ambrino, di mediocre dimensione. Sifoni
pericentrali assai grandi, incolori, sotto forma di cellule lunghissime
longitudinali, talora confluenti, decrescenti nell' avvicinarsi alla peri-
feria dove si fanno tonde e mal rappresentano un vero strato cor-
ticale il quale è piuttosto dato da una pellicola sottile di tessuto
filamentoso.
La sezione presa nelle parti superiori della fronda ha forma
tonda. Sifone centrale a sezione lineare velatamente flavo. Sifoni pe-
ricentrali 4, incolori, assai vasti, irregolarmente tondi, a parete sot-
tile, vacui. Sifoni susseguenti pure vasti e incolori contenenti un se-
316
condo tubo sotto forma di cellule oblunghe di colore violetto diluito,
verticali alla periferia. Talvolta questi tubi susseguenti ai pericentrali
si limitano ad una parte soltanto della sezione. La rimanente parte
allora, in luogo di questi tubi nucleati, reca uno strato di apparente
carattere corticale composto di una o due serie irregolari di cellule
atro-violette, tonde, oblunghe, reniformi o subangolate, distanziate,
quasi subareolate lungo la periferia. Questa è data dalla solita
pellicola.
a. Lophurella carnosa (H. et H.) Falk. Lyttleton, Nuova Zelanda.
Ex herb. R. M. Laing.
Gen. POLYSIPHONIA Grev.
Etym. polys più, sipho tubo.
= Eutchìnsia Ag. (non Brown) - Grammita Bonnem. - Corra-
doria Martius - Broussonetia Gratel. - Vertebrata Gray. - Dicarpella
Bory - Grateloupella Bory - Grammitella Crouan. - Lophyros Targ. -
Polyostea Rupr. - Confervae, Fucì, Ceramii, Dasyae, Rytiphloeae, La-
mourouxiae, Hiidsoniae, Rhodonielae sp. auct.
La revisione di questo genere è dovuta agli illustr.mi Schmitz
e Falkenberg, che lo contennero ne' suoi confini naturali, distraen-
done specie per le quali crearono generi nuovi in base a peculiari
caratteri di morfologia esteriore ed intima in antagonismo alla gran
massa delle vere Polysìpìionia le cui specie genuine bene accertate
ammontano finora a circa 160.
Le sinonimie del genere e quelle delle specie sono qui pertanto
assai importanti perchè solo con la loro scorta si potrà seguire la sto-
ria delle singole specie quando si voglia, come si dovrebbe, ricorrere
ai testi ed ai più antichi erbari che le contengono. Come poi venga
modernamente inteso il genere, come si svolgano talune specie e
sia regolato il contegno loro nelle varie età e nelle varie condizioni,
si rileva dallo studio magistrale pazientemente sopra di esse com-
piuto dal sommo J, Agardh, bellamente riassunto in Sylì. Algarum
di G. B. De Toni. Il campo è però sempre aperto a nuove osser-
vazioni ed emendamenti in rapporto all' affinità di parecchie specie
ancora insuljicientemente note o trascurate (^).
(') I cultori di studi algologici avranno certo salutato con grande compia-
317
28 1. Polysiphonia sertularioides (Grat.j J. Ag.
(Esclusa var. /enerrìina) --^ Ceram. sertul. Grat. - llu/cìiinsia
roseola '(. sertularioides Ag. - Polysipli. grisea Kuetz. - Polys. badia
Kuetz. - P. acanthopìiora Kuetz. - P. fitnicularis Alenegh. - P. car-
nea Kuetz. - P. decipìens De Not. - P. Jacobi De Not. - P. macro-
carpa Harv. - P. piiìvinala Harv. - P. roseola Hohen. - P. pulchella
De Not. - P. bellula De Not. - P. subtilis Ardiss. - P. tenella De
Not. - /'. Notarisii Menegh. - Ceram. Morisiannm Bertol. - P. slricta
Moris. - P. veneta Zanard.
Forma dei cespuglietli semiglobosi, alti 2-8 cm., lubrici, fasli-
giato-dcnsissimi, di un roseo di varie tonalità, talora tendenti al baio
od al rosso-bruniccio, crescenti nelle sabbie, sulle rocce e sui detriti
di conchiglie e di corallinacee a diverse profondità, e cioè dal pelo
dell'acqua d'onde si spinge a circa 5o m. di fondo (/).
Essendo comune anche al Mediterraneo, non è il caso di ripe-
terne una particolareggiata descrizione. Solo è da ricordare che gli
articoli dei sifoni variano in lunghezza secondo 1' età della pianta e
le varie parti nelle quali si osservano. Questa lunghezza ora è ap-
pena il doppio del diam. dei sifoni, ora è 4-Ò volte maggiore del
diametro stesso. I cistocarpi sono recati da ramoscelli assai brevi
provenienti dai rami superiori ed hanno forma ovato-urceolata.
La sezione trasversale è subtonda. Nelle parti più adulte è an-
che più o meno profondamente lobata. Presenta i 4 sifoni riuniti in
una massa centrale tenue, trasparente, porporino-vinosa o roseo-
acetina nelle parti più giovani. Nelle parti senili lo strato corticale
è composto di grosse cellule scure, oblunghe, verticali, di forme
varie e cioè rettilinee, curvilinee, cuneate, in forma di t.
cenza la discesa in questo campo dell'egregio Sig. Antonio De Toni il quale
si è rivelato non degenere parente dell' Autore della Syll. Alg. con la sua nota
«Sopra alcune Polysiphonia inedite o rare», pubblicata nel fase, di luglio 1907
della Nuova Notarisia.
(1] «Torre den Penjat, à fior de agua, bacia la Mola à 48 m. de fondo».
Rodrig. Alg. de las Balearcs, p. 268 (90). Nel porto di Palermo venne dragata
dal sig. Beltrami il 25 marzo 1903, associata alla Pterosiph. parasitica. Discor-
rendo di quest'ultima non invano A. Preda si domanda: «in prima (secunda et
tertia ?) zona profunditatis ». A. Preda, FI. Hai. cryptoganta, Algae ; Floridee,
p. 205.
318
a. Polvsipli. sertularioides J. Ag. Botanischer Tauschvercin in
Wien.
b. P. serlnl. ]. Ag. La Roche bianche à Biarritz. Sept. 1904. Coli.
J. Chalon.
e. P. lìiacrocarpa Harv. Gazon dans la sable. La Goureppe, juillet
1903. Coli. J. Chalon.
282. Polysiphonia urceolata (Lightf.) Grev.
= Conferva urceolata Ligh. - Ilutchinsia iirceol. Hook. - Poly-
siphonia dentìcuìata Kuetz. - Grainmita urceolata Bonnem. - Con-
ferva palens Dillw. - Grani, uncinala Bonnem. - Ilutchinsia ìiamulosa
Delap. - Polysiph. formosa Suhr - Ilutchinsia patens Ag. - Lamourouxia
carnosa Bonnem. - Ilutch. couiosa Ag. - Conferva strìda Dillw. -
Polvsiph. strida Grev. - Laniour. amentacea Bonnem. - Polysiph. ro-
seola Aresch. - Ilutch. roseola Ag. - Ilntch. strida Ag. - Polysiph.
gracilis Ag. - Polysipii. strida p gracìlis Kuetz. - Polysiph. patens
Kuetz. - Polysiph. abyssina Lyngb. - Grammita peucedanoides Bonnem,
Nei maggiori sviluppi l'altezza è di i5 cm., e lo spessore può
raggiungere, negli Oceani, il diametro di quasi un millim., misurato
nelle parti caulescenti. La specie richiederebbe una monografia, tanto
varie si presentano le manifestazioni sue esteriori alle quali si ac-
cenna in Syll. Alg. I portamenti si possono dedurre dalle forme ora
prettamente capillari dalla base all'estremità, coi rami allungato-di-
varicati, divisi e suddivisi in numerosissime dicotomie e coi rametti
corti, nel qual caso la pianta ha un aspetto leggerissimo e vaporoso;
ora la parte inferiore è caulescente assai robusta, con le prime di-
cotomie pronunciatamente divaricate, indi arcuato-ascendenti, nude
in basso, coi rami molto allungati e fastigiati ; ora finalmente si pre-
senta con una facies compatta, dovuta ai rami ed ai ramoscelli su-
pcrioii abbreviati, ravvicinati in grandi agglomerazioni.
Al converso la struttura intima, assai caratteristica, si ripete
sempre nelle medesime manifestazioni. La sezione di un ramo è
tonda col margine continuo o leggermente ondulato. Tubo assile
subtondo od dittico, spesso vuoto; sifoni pericentrali 4 più grandi
di esso, obovato-oblunghi a pareti incolore composte di più tuniche
sottilissime membranacee, col centro occupato da un nucleo violetto
o bruniccio. Seguono due giri di cellule oblunghe parimenti nucleate
decrescenti dal centro alla periferia e perpendicolari a questa. Il
319
fluido tra cellula e cellula è di colore violclto o isabella, più intenso
sotto la cuticula perimetrale grassetta, semplice o basata sopra uno
strato filamentoso areolato o decomposto in cellule mediocri inco-
lori, vacue, senza alcun carattere corticale. Nella parte caulescente
gli elementi normali si presentano come raddoppiati e quadruplicati.
Cosi i quattro sifoni sembrano diventati 8-iò e in proporzione si
moltiplicano le cellule che fanno seguito, gli uni e le altre disposti
in più giri concentrici. Che il fenomeno debbasi ascrivere ad un più
abbondante prodotto di cellule lo si desume dal fatto che le artico-
lazioni interessano unicamente il tubo centrale ed i 4 sifoni disposti
a croce intorno ad esso.
a. Polysipli. iirceoìata Grev. Tromso, leg. M. N, Blytt.
b. 93. Idem. Brest, i8ó5, leg. F. Stenfort.
e. 2097. Polysiph. paleiis Grev. Gap. de la Hàvre pr. Ilavre leg.
J. Hepp fil. Rabenhorst, Algen Europ.
283. Polysiphonia japonica Ilarv.
Si riporta dal Journal of Boiany, voi. 42, June 1904:
This species, collected at llakodadi in 1854 by Morrow, was
described by llarvey in Perry' s Narrative- of the Expedilion of an
American Squadron to tìie China Seas and fapan, 1852-4, Washington,
i856, voi. 11, p. 33 1. His diagnosis is not included either in J. G.
Agardh's Species Algarum, voi. 2, part. 3, i8ò3, or in De Toni:
Syìloge Algarum, voi. IV, sect. 111. Since the originai description is
not easy of access, I appendit bere:
« Polysiphonia japonica Harv. fronde fruticosa gelatinoso-cartila-
ginosa basi ultra-setacea sursum attenuata decomposite ramosissima,
ramis quoquoversum egredientibus alternis vel vagis iterum et iterum
divisis, ramulis ultimis brevibus simplicibus furcatis vel dichotomis
apice fibrilliferis; articulis inferioribus subcorticatis (cellulis secunda-
riis auctis) superioribus nudis 4-siphoniis diametro aequalibus vel
sesquilongioribus, articulis ramulorum diametro brevioribus ».
Doct. E. Perceval Wright has been so kind as to send me a
fragment of an authentic specimen collected by C. Wright in the
United States North Pacific Exploring Expedition, i853-ó. An Exa-
mination of a transverse section of this shows tour large pericentral
cells; and alternating with these are four much smaller subsidiary
cells. The cell-walls are thick. In the branches these subsidiary cells
320
do not occur. A section of the Wci-hai-wei plani takcn near the
base of the stem shows groups of two to four subsidiary cclls al-
ternating with the four pericentral cells; but in the upper parts of
the plant groups of these subsidiary cells are reduced a single celi,
and in the branches, as in Harvey's specimen, they are altogether
wanting. One of the speci mens of the Wei-hai-wei gathering is in
cystocarpic fruit, and since the cystocarps bave not been previously
recorded, they are now figured. They are globose-ovate and almost
sessile on branchlets arising from ali parts of the plant. The speci-
men hearing cystocarps is more slcndcr than the sterile plants.
Geogr. D«/r. Japan (Harvey); Wei-hai-wei (Gcpp); Fusan, Corca
(Brand).
a. Polvsiph. japonica Harv. (Tavola). Japan, Wei-hai-wei, Boyden.
d'indicati frammenti, Tuno cistocarpifero, l' altro sterile, hanno
l'estremità di 3 cm. Un cistocarpo, ingrandito, è ovato con l'estre-
mità tronca e mostra in trasparenza le spore disposte in lince lon-
gitudinali. La sezione trasversale di un ramo ha forma tonda irre-
golare. L'interno è costituito da un tubo assile assai piccolo tondo,
da 4 tubi pericentrali disposti a croce, elittico-obovati, assai grandi,
ossia di un diametro 8-io volte maggiore di quello del tubo cen-
trale. Gli spazi superiori interposti fra l'uno e l'altro dei tubi peri-
centrali sono occupati: tre da tre cellule delle quali la centrale e
più grande e di forma obovato-elittica, le laterali subtonde e grandi
quanto il diametro del tubo assile; nel quarto spazio le cellule mi-
nori sono tre invece di due. Ecorticata.
284. Polysiphonia mollis Hook, et Harv.
= Polysìph. tùiigatensis Harv.
L'esemplare esaminato, assai giovane e sterile, non rende la
facies imponente che deve presentare la pianta nel suo completo
sviluppo di circa i5 cm. Frondi cespugliose formanti un ambito se-
migloboso sopra un callo radicale scutato. Lo spessore dei rami è
quello di una setola porcina. Le frondi sono subnude in basso o
con rametti patentissimi parcamente forcuti, indi decomposte in nu-
merosissime dicotomie cogli apici assai tenui e molli, lungamente
estesi. Tetrasporangi nelle sommità di rametti distorto-llessuosi ; ci-
stocarpi ovati, brevemente pedicellati sui rami.
Sezione trasversale elittica ad estremità rotondate. Sifone assile
391
piccolo, tondo, vacuo o fornito di cromatofori color isabella nello
stato morto. Tubi pericentrali 4 a pareti incolori, ellittici, 3-5 volte
più grandi del sifone assile. Cellule del giro susseguente aventi la
stessa grandezza, colore ed aspetto dei tubi pericentrali. Seguono
altre cellule della metà più piccole le cui pareti nelle parti superiori
esterne si sfilacciano e decompongono in nodi e in cellule molto
piccole più o meno colorate, tenenti luogo di strato corticale. Nel
complesso l'interno si presenta sotto forma di un reticolato cristal-
lino a grandi maglie.
a. Polysiphon. tongafensis Harv. Honolulu, isole Hawaii. Luglio
1884. — Race. C. Marcacci. Ex herb. A. Piccone, ora Forti.
285. Polysiphonia fibrata (Dillw.) Harv. in Hook.
= Conferva fibra/a Dillw. - Grammita decipiens Bonnem.
Specie rarissima nel Mediterraneo dove ha sempre dimensioni
assai modeste. Alla descrizione recatane dalla Syll. Alg. corrispon-
dono gli esemplari in esame i quali presentano uno sviluppo mag-
giore negl'individui tetrasporiferi. Cistocarpi minimi. Sostanza di
forte adesione. Colore roseo-porporino o porporino-violetto, ora con-
servantesi, ora tramutantesi in bruno o baio-violetto.
La sezione ha forma tonda. Sifone assile incolore, piccolo, tondo,
vacuo o nucleato di scuretto. Tubi pericentrali 4, pure incolori, a
sezione ovata od elissoide, grandi quattro volte il tubo assile, con-
tenenti un nucleo voluminoso bruniccio di varie forme elissoidi assai
irregolari. Gli spazi superiori fra l'uno e l'altro dei tubi pericentrali
sono ora vuoti, ora occupati ciascuno da una o due cellule della
grandezza del tubo assile, parimenti nucleate o vacue, le cui pareti
talvolta, sciogliendosi, si ritirano lungo la cuticola periferica che in
tali casi risulta assai crassa, unita o in vario modo lacunosa, a guisa
di strato corticale.
a. 3g. Folysiphonia fibrata Hook. Br. FI. p. 829. Mary Wyatt,
Alg. Danmonienses.
b. Polysiph. fibrata (Dillw.) Harv. Esperor, 1 8-8-1 891. leg. H.
Gran,
286 Polysiphonia violacea (Roth) Grev. Harv.
= Ceramium violaceum Roth - Rutchiìisia violacea p allochroa
Ag. - H. violacea Ag. - Grammita suhiclata Bonnem. - Polysiph. acu-
leata Kuetz. - P. aculeifera Kuetz. (non Zanard.) - P. violacea var.
322
myriotrichia Kuelz. - P. divaricata Kuetz. - P. rtigulosa Kuetz. -
//. divaricata Ag. - H. implicata Lyngb. - P. bulbosa Suhr - P. sh-
bulata Crouan - 11. aculeata Ag. - Polysipli. pattila Kuetz.
Queste sinonimie, con la scorta della descrizione Detoniana, sono
di valido sussidio per la determinazione della specie il cui habitus
varia tra le forme vaporose proprie degl' individui a rami e rametti
capillari ed ultra capillari, radi e divaricati i primi, densi i secondi;
e le forme più robuste a ramificazioni più erette, piramidato-fasli
giate o vergate, a ramoscelli non piumosi.
La sezione ha forma subtonda od elittica ad estremità roton-
date. Sifone centrale mediocre a sezione ellittica o lineare, secondo
se turgido o schiacciato. Sifoni pericentrali 4 a grande nucleo ame-
tistino chiaro, di forma lineare, sinuosa, variamente conformata, di
natura parietale. La parete di tutti questi sifoni è crassetta, filamen-
tosa, quasi corticata. Seguono 2-3 giri irregolari di grandi cellule
assai spaziate, ametistine, Imeari o poligonali disposte in varie dire-
zioni; quali parallele, quali inclinate e quali verticali alla periferia
che è presentata da- una membrana grassetto-filamentosa con uno
strato mucoso ad essa sottostante.
a. Polysiph. violacea (Roth) Grev. Christiania. leg. M. N. Iìlytt.
b. Idem. $ July 109. Wood' s Holl. Ex herb. Marine
Biological Laboratory (Massachusetts).
287. Polysiphonia elongata (Huds.) llarv.
= Conferva elongata Huds. - Corradoria elong. Mart. - /////-
chinsia elong. Ag. - Grammita elong. Bonnem. - Polysiph. stenocarpu
Kuetz. - P. chalaro pillo ea Kuetz. - P. clavigera Kuetz. - /////. stri-
ctoides Lyngb. - Eut. Lyngbyei Ag. - P. Lyngbyei (f. biennis) Kuetz. -
P. strictoides Kuetz. - Ceramium elongattim Lyngb. - Cerarn. bra-
chygonium Lyngb. - P. microdendron J. Ag. - liiitch. Ruchingeri Ag. -
P. Ruchingeri J. Ag. - Polysiph. delphina De Not. - P. arborescens
Kuetz. - P. elongata arborescens Erb. critt. ital. - P. trichodes Kuetz. -
P. robusta Kuetz. - P. macroclonia Kuetz. - Hut. e.xpansa Ag. - /'.
expansa Kuetz. - Hut. tennis Ag. - P. tennis Kuetz. - Ilut. luxurians
Ag. - P. luxurians Kuetz. - P. rosea Grev. - P. commutata Kuetz. -
P. haematites Kuetz. - P. laxa Kuetz. - P. Grevillii Harv.
Pianta bienne o perennante ben nota anche nel Mediterraneo,
e che può raggiungere i 3o cm. di lunghezza ed oltre, e lo spes-
sore massimo nella parte inferiore caulescente di una maggiore penna
colombina. Buona parte dell'abbondante sinonimia è dovuta ai vari
aspetti che assume durante il corso della sua longevità, notevole
sopratutto quello di sembrare (nel secondo anno) una colonia d'in-
dividui ospitati da un caule eterogeneo. Inoltre i diversi portamenti
spiegano il perchè delle molteplici sinonimie dovute ad uno stesso
autore. Bastano, del resto, i caratteri di natura stabile, esteriori delle
parti giovani, e di struttura a identificare la specie, caratteri che si
possono rilevare in Syll. Alg.
La sezione tonda, leggermente e spesso regolarmente lobata,
presenta una grande eleganza per gli elementi che vi si osservano
in modo assai armonico e pel collegamento generale di un retico-
lato di filamenti secondari che, partendo dalle pareti dei sifoni, s'in-
trecciano in maglie internantisi nello strato corticale e finiscono per
insaldarsi nel muco della cuticola periferica. Nei rami e rametti l'or-
ganizzazione va sempre più semplificandosi, conservando però sem-
pre il carattere di un quinto sifone assai stretto fra i quattro peri-
centrali maiuscoli.
a. Hatchimia elongata Ag.
b. Polysiph. elojigala (Huds.) Harv. Bergen, i8 4-5 1848, leg. Triel.
e. Idem. Flokkefjord, leg. M. N. Blytt.
d. 40, Idem. In Alg. Danmonienses. Mary Wyatt,
e. Idem. Norvegia. Svinor i885 (Ag. M. Foslie).
/. Idem. Grev. Roscoff 1900. Coli. J. Chalon.
g. Idem. 1902 Idem.
288. Polysìphonia Mallardiae Harv.
= Rliodomela Mallardiae Harv. - Polysiph. polyphora Kuetz.
L'aspetto di questa specie, dato il genere, è improntata a quel-
l'esoticismo che tanto stranamente rende caratteristiche molte ma-
nifestazioni animali e vegetali proprie delle regioni australiane.
Nel caso attuale si può immaginare una pianta cespugliosa, in-
tensamente violetta, alta 3o cm. ed oltre, dello spessore di uno-due
millim., col caule semplice o parcamente provvisto di dicotomie
nella sua parte inferiore, e con la estremità sua espansa in un ra-
meggio divaricato o suborizzontale della lunghezza di 4-10 cm., di-
tricotomo o subfascicolato, che le conferisce un fastigio corimboso
reso più compatto dall'aggiunta dei ramoscelli rigidi, spiniformi, lun-
324
ghi 2 millim. circa, dicotomo-decomposti subfastigiati, ad apici ottu-
setti. È nella parte inferiore di questi rametti che si producono i
tetrasporangi. I cistocarpi, sessili, ovato-urceolati, bratteati, hanno
luogo sopra rametti più crassi. Sostanza consistente e d' aspetto ne-
reggiante nel secco, di adesione temporanea, essendo facilmente
sollevabile, lasciando sulla carta un'impronta assai dilatata di un pal-
lido colore atro-violaceo.
La sezione è ellittica in basso, subtonda in alto. Sifone centrale
ben distinto, di mediocre diametro, subtondo e depresso a guaina
isolante incolore, ravvolgente a distanza il tubo che è fatto di una
parete bruniccia. Per la disposizione, per la forma e l'aspetto loro i
4 sifoni pericentrali non sempre bene si differenziano dalle cellule
che susseguono in sei-otto giri irregolari, condividendo gli uni e le
altre la forma ovato-ellittica, talora assai allungata, a guaine e nucleo
come nel tubo assile. Queste cellule sono longitudinali nella parte
più interna della sezione, sempre più inclinate nel!' avvicinarsi alla
periferia la quale costituisce un corticc di materia parcnchimatica
bruna dove raramente e mal puossi distinguere delle organizzazioni
cellulari,
a. 25o. Polysiphonia Mallardiae J. Ag, N. Zelanda. Taylors hui-
take.> March i8q3. Ex herb. R. M. Laing, B. Se.
289. Polysiphonia elongella Marv. in Hook.
Specie che dalle coste inglesi dove è frequente e di Francia
dove è già assai rara (rada di Brest secondo Le Jolis e Crouan ;
presso Cavat au-dessous de la Porte-aux-dames secondo J. Chaion)
conviene scendere alle coste dell'Istria secondo Biasoletto ed Hauck
per ritrovarla. Da ciò è lecito supporre la presenza sua nel Tirreno.
nel Jonio e nell'Egeo, in quantochè la rarità non esclude una vasta
distribuzione ad aree disgiunte. È altresì da pensare che diljicilmente
viene rejetta. È una graziosa pianta alta 4-10 cm. a fronde unica o
parecchie sopra un minutissimo callo tondeggiante, di un bel roseo-
porporino che conserva anche nel secco, arieggiante i aiovani cespi
di Bornelia secundiflora. La descrizione è quale si può leggere suc-
cinta in Ardissone, più particolareggiata in De Toni Syll. Aìg.
La sezione è tonda od elissoidale assai compressa, a perimetro
subunito o più 0 meno leggermente lobato.
Anche in questa il piano dispositivo degli elementi che ne com-
pongono l'intima struttura non sempre si presenta in modo da
poter distintamente separare i tubi articolari dalle immediate cellule
circostanti. Si ripete spesso il caso di avvertire bensì il tubo assile
assai sviluppato, ma non la membrana inguainante a distanza, sia
perchè sciolta in filamenti, sia perchè saldata con le guaine dei tubi
pericentrali i quali, alla loro volta, possono figurare ridotti ad un
nucleo assai lungo, lineare, roseo. A questo tipo sono pure informate
le cellule che fanno seguito in disposizione subradiata, ossia perpen-
dicolari alla periferia. Questa è rappresentata da una membrana
crasselta con sottostante muco leggermente roseo od ametistìno.
a. 84. Polysiphonia elongeìla Hook. Br. FI. p. 334. New species,
Sidmouth and Torbay, frequent, M. Wyatt, Algae Danmonienses.
290 Polysiphonia flexella J. Ag.
= Iliitchiìisia flexdla Ag. - Dasya Solierii J. Ag. - Dasya acan-
thophora Mont. - Polysiph. acanthotricha Kuctz. - Pohsiph. Solierii
Kuetz. - P. biformis Zanard. - P. flexella mbverticillata Straff. in
Erb. critt. ital.
I frustoli posseduti di un individuo ultra senile non permettono
una trattazione desunta dal vero; epperò sarà opportuno consultare
la descrizione dell' Ardissone e quella in Syll. Alg. del De Toni.
La grande consistenza della sostanza di questa specie, che nelle
parti più adulte non soffre compressione, è dovuta alla speciale
struttura intima, che diversifica da quelle fin qui esaminate, hi questa
specie mancano le esili membrane incolori inguainanti il tubo assile,
i sifoni pericentrali e le cellule susseguenti, o, per dir meglio, tali
membrane ispessendosi fino alla corticazione, si sono immedesimate
con le pareti costituenti tutte le indicate parti, senza alcuna distin-
zione fra tubi e cellule. Cosi almeno rilevasi dagli accennati frustoli
senili. Ecco pertanto come si presenta l'interno di una sezione tra-
sversale la quale ha forma subtonda, più o meno leggermente lobata
od angolata. Il tubo assile, i quattro grandi sifoni pericentrali, un
giro susseguente di cellule aventi la stessa dimensione di questi ul-
timi, e finalmente uno o due giri di cellule assai più piccole a con-
tatto con la membrana periferica, sono egualmente costituiti da assai
spesse e corticate membrane assai flessuose, di colore porporino-
violaceo nel fresco, bruno-rubiginose nel secco, che viste in sezione,
si presentano sotto la forma di grossi cordoni mesenteriformi, i quali,
stante le spiccatissime loro flessuosità, conferiscono alle organizza-
zioni intime proprie del genere delle configurazioni le più contorte e
strane. Tutti gli spazi interni delle stesse organizzazioni e quelli a que-
ste circostanti sono repleti di un fluido pallidamente porporino-vio-
letto, tramutato in isabella o in colore di ruggine nei vecchi esemplari.
a. Polysìphoiìia flexdla var. acanthotricha (Kuetz ). Isola Graciosa
(Canarie) i8 Agosto 1882. Race. Cap. E. d'ALBERTis. Ex herb. A.
Piccone, ora Achille Forti.
291. Poiysiphonìa fibrinosa Grev, in Hook.
= P. violacea Kleen. - Conferva fihrìllosa Dillw. - Huicliinsia
fibrinosa Ag. - P. lasiotricha Kuetz.
Frondi cespugliose, alte 8-1 5 cm., inferiormente dello spessore
di una setola 0 poco piij, capillari in alto, ad ambito piramidato,
pennate, decomposto-ramose, con ramoscelli sparsi subolati rigidetti
nelle parti inferiori. L'aspetto complessivo ne è assai elegante, ma
non sempre conforme, variando a seconda dell'età, della sterilità o
natura della fruttificazione. Nello stato giovanile i cespi sono sub-
globosi con le divisioni estreme quasi gelatinose, ultra capillari, sub-
liquescenti, macchianti la carta di bruno violetto. Il cespuglio adulto
può tenere un ambito il cui diametro orizzontale può raggiungere i
25 cm. I tetrasporangi sono collocati in rami toruloso-moniliformi ;
i cistocarpi, subsessili, assai minuti, sono recati dai rametti primari.
Colore porporescente-bruno-violetto; sostanza carnosa di forte ade-
sione negli esemplari disseccati.
Sezione ellittica, leggermente lobata alle estremità. Questi lobi
sono dovuti alla sporgenza delle parti superiori dei sifoni pericentrali.
Tubo assile piccolo, ellittico. Sifoni pericentrali 4, ellittici, 12-16 volte
più grandi del tubo assile, a pareti crasse, cristalline, perfettamente
unite. Interno vuoto. Gli spazi fra i sifoni pericentrali e la membrana
periferica sono occupati da parecchie cellule nucleate, di poco più
grandi del tubo assile. La cute periferica, ecorticata, è data dalle
stesse parti superiori dei tubi pericentrali e delle cellule sussidiarie.
a. Polysiphonia fibrillosa (Dillw.) Grev. Mandai, leg. M. N. Blytt.
Ex herb. Hort. bot. Christlaniens.
b. Idem. Roscoff. Aoùt 1901. Coli. J. Chalon.
e. Idem. Wood's HoU. July 1902. Ex herb, Marin. Biologica!
Laboratory (Massachusetts).
327
292. Polysiphonia variegata (Ag.) Zanard. (^).
= Conferva denudata Dillw. - Hutchinsia denudata Ag. - Poly-
siphon. aurantiaca Kuetz. - Polysiph. iinctoria De Not. - Utchinsia
Biasolettìana Nacc. - Broussonetia simplex Grat. - Hutchinsia varie-
gata kg. - P. lusitanica Mont. - P. gonatophora Kuetz. - P. leptura
Kuetz,. - P- denudata Kuetz. - P. Biasolettiana J. Ag.
Cespitosa, formante dei molli globi porporini, alti da 5 a i5 cm.
Fili inferiori setacei o più crassi, distantemente dicotomi ad ascelle
patenti. In queste parti è priva di rami secondari, d' onde il denu-
data. Superiormente è munita di rami laterali sempre piìi tenui, lun-
gamente protesi in modo fastigiato, massime negli individui sterili,
e allora appiccicantisi in fascetti collabescenti nelle preparazioni. Gli
articoli inferiori sono più brevi del diametro od eguali ad esso; i
superiori 2-4 volte più lunghi. Nel secco le parti inferiori della pianta
matura, tanto più se a fili crassi, con le sue articolazioni porporine
separate da interstizi lividi o pallescenti, appaiono quasi variegate.
Questa specie, avida di sostanze azotate, predilige i porti dove, mas-
sime a Venezia, invade i muri e le stesse chiglie delle navi che vi
fanno lunga fermata.
L'esame intimo di individui di Venezia e di Palermo, diede
sempre il seguente risultato: sezione tonda; tubo assile piccolo, tondo
0 lineare; sifoni pericentrali ò, assai grandi, obovato-elissoidi, palli-
damente porporino-ametistini, inguainati, a distanza, da una tenue
membrana cristallina; nessuna cellula sussidiaria; membrana perife-
rica sottile o crassetta, filamentosa, protetta da strato mucoso con-
tinuo od intermitente. 11 solo individuo di Bridgeport presentò 7 si-
foni pericentrali.
a. Polysiphonia variegata (Ag.) Zanard. Bridgeport, Connecticut.
Coli. H. A. Green, 2 S. i8q?.
(^) Nelle specie fin qui esaminate si è visto che i sifoni pericentrali furono
sempre in numero di 4, ciò che costituisce la divisione delle Oligosiptwnia. Con
questa si entra nel novero delle Eupolysiptionia, delle specie cioè le cui artico-
lazioni sono formate da 5-20 sifoni pericentrali, disposti, come sempre, intorno a
un tubo centrale, tenendo però presente che il numero dei sifoni è spesso varia-
bile in individui della stessa specie, e che può scendere a soli 3-4, come in P.
Hillebrandii {Faltienbergia) e in P. cladorridza Ardiss.
293. Polysiphonia arctica J. Ag.
= Conferva ni gru R. Br. - Eutchinsia badia Post, et Rupr. -
P. stricta Lindbl. - P. urceolaia Croall.
Frondi cespitose alte da 5 a 12 cm., secondo che si tratti di
forme contratte o di frondi allungate, ciascuna delle quali ha alcuni
caratteri proprii che si possono rilevare in Syll. Alg. Fili dello spes
sore di una setola, articolati, ecorticati, decomposto-dicotomi in basso.
con rami laterali fastigiato-penicillati in alto. Sifoni inferiori 3-6 volte,
quelli dei rametti una volta e mezzo più lunghi del diametro. Te-
trasporangi nei rami ultimi torulosi incurvi seriati ; cistocarpi ovato-
suburceolati infra gli apici dei rami laterali. Colore porporino-vio-
laceo-scuro; sostanza rigidetta aderibile ma non tenacemente.
La sezione trasversale ha forma allungata, irregolarmente lobata,
spesso profondamente tricuspidata alle due estremità.
Tubo assile stretto, a sezione lineare; sifoni pericentrali sette,
lineari, clavati 0 fusiformi, scuri, assai più grandi del tubo. iMem-
brana periferica del filo incolore o giallorina.
a. Polysiphonia arctica J. Ag. Norvegia arctica. Mehavn, 29-6-
1887. Ex herb. M. Foslie.
294. Polysiphonia atro-rubescens (Dillw.) Grev.
= Hutchinsia atro-rubescens Ag. - Conferva nigra Huds. - C.
badia Dillw. - P. badia Grev. - Ceramium Hutchinsiae Mert. - Hutcli.
discolor Ag. - P. discolor Kuetz. - P. squarrosa Kuetz. - Ceram.
Deschampsii Bonnem. - Hutch. Deschampsii Ag. - Grammita spirala
Bonnem. - Gram. badia Bonnem. - P. Agardhiana Grev. - Conf.
atro-rubescens Dillw.
Da un plesso radicale congiungente più frondi sorge la pianta
cespitosa fino air altezza di 6-1 5 cm., avente il maggiore spessore
di una setola. Frondi decomposto-dicotome a rametti attenuati late-
rali vergati, le tetrasporifere con rami laterali subpennati, ramoso-
fascicolati. Tetrasporangi in rametti fusiformi seriati; cistocarpi sub-
globosi, brevemente pedicellati. Articolazioni da una volta e mezzo
a sei volte più lunghe del diametro, secondo che le osservazioni si
pratichino nelle parti supreme, nelle medie o nelle inferiori. In queste
ultime i sifoni sono torti a spirale. Il numero dei sifoni varia da S
a 14 secondo 1' Hauck. In un individuo di Toulinguet lo scrivente ne
constatò fino a 16, non essendo il caso di prendere abbagli trattan-
dosi di una specie priva di cellule sussidiarie interposte nelle parti
superiori dei sifoni, e neppure dubita che il Greville siasi ingannalo
nel figurare la specie con 17 sifoni (').
La sezione trasversale ha forma sublonda od eliltica a contorno
unito o sublobato. Tubo centrale piccolo, tondo. Sifoni pcriccnlrali
14-16 al massimo e non meno di otto nelle praticate sezioni. Questi
sifoni sono porporino-scuri, oblunghi, grandi 2-3 volte più del tubo
assile, ora disposti in due linee subparallele, ora in modo più o meno
regolarmente radiato intorno al tubo centrale.
Osservazione. L' Harvey ha registrato una f. minor; la Tilden crede
di averne ravvisato una forma psammicola, l' una e l'altra forse do-
vute alle speciali condizione di ambiente.
a. Polysiphonia atrorubescens Grev. cum tetrasp.
Aus den Doubletten der Biologischen Anstalt auf Helgoland. 27
Septemb. 1893. leg. FV Kuckuck.
Z', Id. 3iò. San Juan island, Washington, 21 Je 189S. J.
E. Tilden (-).
e. Id. 3ió forma psammicola n. f. Forming turf-like strala
on sand. Id. Id. J, E Tilden.
d. Id. Toulinguet, Aoùt 1904. Coli. J. Chalon,
2q5. Polysiphonia nigrescens (DilKv.) Grev
= Conferva fncoides Huds - llutchinsia nigrescens Ag. - Ceram.
violaceum. auct. partim. - P. reguìaris Kuetz. - H. flaccida Suhr -
P. secundata Suhr - P. seniicosa Kuetz. - P. violascens Kuetz. - P. di-
chocephala Kuetz. - II. seniicosa Suhr - Grammita nigrescens Bon-
nem. - G. fucoides Bonnem. - H, nigrescens vav. pedinata Ag. - Con-
ferva nigrescens Engl. - II. violacea Lyngb. - P. affinis Moore.
La pianta, cespitosa sopra un plesso radicale, può raggiungere
l'altezza di 3o cm. ed oltre, colla parte inferiore dei fili primari dello
spessore di una penna passerina, ma ordinariamente queste misure
debbonsi ridurre alla metà circa. Questa diversità di stature e di
(i) Il numero costante dei sifoni è proprio delle sole Oligosiphonia, mentre
è spesso variabile nelle vere Polysiphonia. (Ardiss. Phycol medit. p. 362 e 363).
(-) Questo esempi., secondo Setchell e Gardner, sarebbe di P. calif arnica.
Alg. Nordw. America p. 327.
330
spessore è dovuta alle condizioni speciali di ambiente piij o meno
profondo ed al vario grado di sviluppo della pianta. L' Harvey ne
distinse diverse forme che da J. Agardh vennero ridotte a due sole
le quali sarebbero appunto dovute al diverso grado dell'originaria
profondità.
Fili subecorticati, articolati dalla base, pennato-decomposto-ra-
mosi, pettinati nello stato giovanile, i più adulti superiormente co-
rimbosi, inferiormente con rami più brevi, spesso bruscamente pru-
noso-vergati ; rametti a base attenuata più molli. Tetrasporangi in
ramoscelli flessuoso-verrucosi ; cistocarpi largamente ovati, breve
mente pedicellati. Sostanza tenera allo stato giovane, e allora assai
aderibile, consistente nelle parti più adulte della pianta, e allora di
debole apprensione; colore porporescente in alto, assai scuro in
basso. Nello stato secco nereggiante in apparenza ma effettivamente
di color granato vista in trasparenza al microscopio.
L'esame delle sezioni dev'essere fatto per sospensione nella
goccia d'acqua, inquantochè basterebbe il lieve peso del vetrino per
scomporre le parti costituenti l'intima struttura.
La sezione della parte inferiore di un filo primario ha forma
subtonda coi margini interi o leggermente lobati, massime alle estre-
mità dell'asse maggiore. Tubo assile subtondo od ellittico assai
grande, inguainato, a distanza, da una membrana incolore piuttosto
crassa. Sifoni pericentrali 1Ò-20, bruni che, in sezione, presentano
forme diverse, e cioè lineari, fusiformi, coniche, subquadrate, rettan-
golari-allungate, ecc., inguainati da membrane incolori comprimentisi
a vicenda pei fianchi, disposti in modo radiato intorno al tubo. Lo
spazio tra i sifoni e la cuticula periferica del filo è occupato da nu-
merosissime cellule (óo a 70) brune come i sifoni ma un po' più
piccole di questi, di forme varie, appressate; più piccole e più rav-
vicinate sono poi quelle costituenti un giro più regolare a contatto
con la cuticola periferica. Questa poi è data da una membrana crassa,
finamente sinuosa, bruniccia, con uno strato esteriore di muco scu-
retto. La sezione a mezza altezza di un filo ha forma ellittica assai
depressa con le estremità rotondate e presenta il tubo assile lineare
assai allungato di un colore che non è bruno ancora e il bianco
muore, e 16 sifoni subradiato-inclinati. Cellule sussidiarie 40 circa,
più piccole dei sifoni, di forme varie, inclinate 0 longitudinali.
831
a. Polysìphonia nigrescens Harv. Mandai, leg. M. N. Rlytt. Ex
herb. Hort. bot. Christianens.
b. 218. Id. Grev. Octob. Le Jolis, Alg. mar. de Cherbourg.
29Ó. Polysiphonia opaca (Ag.) Zanard
= Hutchinsia opaca Ag - Grammi/a adsceudeiis Bonnem. - H.
ramulosa Ag. - P. ramuìosa Zanard. - P. barbata Kuetz. - P. trìpin-
nata Kuetz. - P. stictophlaea Kuetz. - P. oplnocarpa Kuetz. - //. vir-
gala Kuetz. - P. umbellifera Kuetz - P. fasciculata Kuetz. - P. laxiii-
scula Menegh. - P. erythrocoma Kuetz. - P. repens Phyc. geo. (^) -
P. condensata Kuetz. - P. macrocephala Kuetz. - P. spìculifera Za-
nard. - P. Kuet\ingii Menegh. - P. virens Kuetz. - P- barbatula De
Not. - P. disticha Zanard. - P. phleborhi\a Kuetz. - P. scoparla Kuetz. -
P. aculeifera Zanard. - P. melanochroa Kuetz.
Questa pianta, cespitosa, scura, a perimetro subgloboso con fili
talora repenti e radicanti, è ben nota anche nel Mediterraneo dove
si citano parecchie stazioni alle quali si può aggiungere quella fra
Anzio e Nettuno nella quale località il 3o Maggio 1902 ne venne
dallo scrivente fatta abbondantissima raccolta. La specie è cosi va-
riabile ne' suoi particolari da vedersi infliggere una sinonimia la cui
abbondanza non è in tutto ben giustificata, massime per quanto ri-
guarda le contribuzioni Kuetzingiane, come rileva anche il chiar.
Ardissone [Phycol. medit. p. 389, 890). In quanto al numero dei si-
foni, lo stesso autore ripete, che, in molte specie polisifonie, va sog-
getto a grandi variazioni puramente individuali. A questo riguardo
anche lo scrivente ha constatato in alcuni individui n. 12 sifoni spic-
canti in una chiarezza cristallina, ciò che non è sempre facile otte-
nere da vecchi esemplari a fili capillari.
Sezione tonda o subcompressa. Tubo assile, grande in rapporto
allo esiguo diametro del filo, tondo od ellittico, colorato, inguainato,
a distanza, da una membrana ora esile ora crassetta, incolore, a pe-
rimetro tondo. Sifoni pericentrali da 1 2 a 20, bruno-rossastri o bru-
no-giallastri o ambrini, eguali o poco meno grandi del tubo assile,
a sezione oblunga, lineare, ellittica o cuneato-cuoriforme, inguainati.
(1) Gli esempi, italiani di P. repens dello Ardissone e di Mazza consiglie-
rebbero 1' autonomia della specie. Vegg. annotazione al n. 318,
a distanza, da una membrana ora assai sottile (parti superiori) ora
Grassetta (parti inferiori) incolore, che, in sezione, ha forma tonda
quando i sifoni sono 12-14, allungata quando un maggior numero
ne provoca la vicendevole compressione laterale. Assoluta mancanza
di cellule sussidiarie. Membrana periferica ecorticata.
a. N. 85. Polysiphonia opaca Zanard. var. {aculeìfera Zanard. ì).
Isola Graciosa (Canarie) 18 Agosto 1882. Race. Cap. E. d'Albertis,
Ex herb. A. Piccone - Crociera del « Corsaro » - ora Forti.
b. Poìysiph. phleborhi'^a Kuetz. (a rametti cimali fìbrilliferi). Gué-
thary, Juillet, igoS. Coli. J. Chalon.
297. Polysiphonia fastigiata (Roth) Grev.
= Conferva polymorpìia FI. Dan. - Fucus lanosus L. - Fucus
scorpioides Esp. - Ceramiuui fasiìgiatiim Roth - Huichinsia fasti-
giata Ag.
Specie di facile riconoscimento così per l'aspetto esteriore, che
per la speciale natura sua parassitaria e per l'intima struttura. Forma
dei cespi globosi del diam. di 3- 10 cm., di sostanza carnosetto-rigida
e olivaceo-rosseggiante-scuro nel vivente, nera nel secco, general-
mente parassitica sull' Ascophyllum nodosum, piìi di rado sul Fucus
vesiciilosus e sul F. serratus. Fili ecorticati setacei, di poco attenuati
superiormente, articolati, decomposto-dicotomi fastigiato-subcorimbosi
in alto, con le estremità dapprima forcipate, indi forcuto-divaricate.
Articolazioni più brevi del diametro. Tetrasporangi negli apici in-
crassati, distorto-flessuosi ; cistocarpi ovati, sessili sui ramicelli forcuti.
La sezione trasversale ha forma tonda ('). Tubo assile piccolis-
simo, ambrino, tondo, inguainato, a grandissima distanza, da una
parete crassa ambrina che, in sezione, dà una figura perfettamente
circolare, cosicché nell'assieme il tubo col suo involucro appare
enorme. Sifoni pericentrali 24 a nucleo lineare scuretto, disposti come
una raggiera regolarissima intorno al tubo. Conferiscono loro un
tale aspetto d" assieme le pareti a linee rette perpendicolari di cia-
scun sifone le cui estremità superiori sono parimenti a perfetto con-
tatto con la membrana periferica del filo, la quale nelle parti medie
e superiori del filo stesso è di un paglierino limpido, assai scura
(*) Anche questo esame deve essere fatto senza il vetrino copra-oggetti.
invece nelle parti inferiori per abbondanza di cromatofori. La sezione
trasversale ha perciò l'aspetto di una ruota poliraggiata a mozzo
grandissimo.
a. N. 226. Polysiplionìa fasligiata (Roth) Grev. Faeroe. In sino
Trangisvag insule Suderò, in alt. m. o-Vo- i- ^^^^- 1895. leg. et det.
H. G. Simmons.
b. Idem. Isole Lo Foden (Norvegia) leg. Wille, Dicem.b.
1898. SvAV Ascoph. jwdoswii, Preparò e det. A. Mazza.
e. Idem. Wood's Holl, July 1902. Ex herb. Mar. Biolog.
Laboratory.
298. Polysiphonia Brodiaei (Dillw.) Grev.
= Conferva Brodiaei Dillw. - llutchinsia Brodiaei Lyngb, -
Graiiimita Brodiaei Bonnem. - H. penicillala Ag. - P. peiiicillala
Kuetz. - P. polvcarpa Kuetz. - P. midtifida Kuetz. - P. calìitricha
Kuetz.
Di questa bella e grande specie, che può raggiungere il mezzo
metro di lunghezza, il primo raccoglitore nel Mediterraneo fu il Borzi
che la rinvenne a Messina nell'inverno del 1884, cosichè I'Ardis-
soNE potè solo comprenderla, come aggiunta, nel II voi. della sua
Phycol. meda. Più tardi, e cioè il 3 Aprile 1889, il Rodriguez la rac-
colse (ignoro se staccata per sua mano da un substrato stabile, o se
allo stato natante o di reiezione) nel porto di Barcellona, come rilevo
dall'accompagnamento del suo magnifico esemplare tetrasporifero,
alto 24 cm. Data la sua rarità nel Mediterraneo e le località portuali
dove finora è stata rinvenuta, sarebbe lecito domandarsi se proprio
in tale mare vi abbia stabile dominio. Ad ogni modo poiché di essa
si tratta nelle opere maggiori d J. Agardh, dell' Ardissone e del De
Toni, non credesi del caso di rinnovarne una descrizione. Qui solo
si osserva che la forma tetrasporifera ha i fascetti ramicellari rigi-
detti e di ferma consistenza, mentre nella forma cistocarpifera le
stesse parti sono un po' più lunghe, più esili, penicillate e cos'i te-
nere che sotto la pressione si fanno liquescenti comunicando alla
carta una dilatata impronta roseo-porporina.
In quanto alla retta interpretazione della struttura intima, sarà
opportuno consultare gli ora citati autori essendo il compito della
presente opera quello di rilevare nella loro apparenza i dati desunti
dal limitato materiale che fu dato di osservare.
334
La sezione della parte inferiore di un filo principale ha forma
subtonda nel vivente, più o meno schiacciata nelle preparazioni pro-
venienti da esemplari disseccati; per conseguenza anche le parti
interne subiscono in quest' ultimo caso la stessa deformazione. Tubo
centrale grande involucrato, ora unico, ora circondato da 0-8 tubi
minori. Sifoni pericentrali 8 assai più grandi del tubo centrale a se-
zione lungamente lineare od elittica 0 variamente conformata, in-
guainati, a distanza, da una membrana crassa.
Lo spazio superiore, e cioè tra i sifoni e la cuticula periferica
del filo, è occupato da numerose cellule sussidiarie più piccole dei
sifoni ma della stessa apparenza di questi. Strato corticale di cellule
allungate filiformi-grassette, colorate, disposte in due-tre serie pa-
rallele. Questo reperto è desunto dall'esemplare di Roscoff. Il Dott.
Ed. BoRNET, al quale nel 1902 avevo spedito in comunicazione un
esemplare Borziano raccolto a A^essina, si compiacque disegnarmi
la figura di una sezione trasversale per lui fatta sul campione stesso.
Eccone la descrizione: sezione tonda; tubo centrale mediocre tondo,
circondato da 5 tubi minori tondi. Sifoni pericentrali sette, grandi
due volte e mezza più del tubo centrale, parimente tondi, lungo la
periferia cellule di varia grandezza ma sempre minori dei tubi sus-
sidiari. Corticc del filo figurato da una semplice linea circolare.
a. Polysipìi. Br odiaci (Dillw.) Grev. Sandisund. 18-7-1 858, leg.
Schùbeler. Hort. bot, Christianensis.
b. Id. Masterham, leg. Melling. Id.
e. N. 83. Id. A capsular fruit. Torbay, rare. Mary Wyatt.
d. Id. Id. A granular fruit. Id. Id. Id.
e. Id. Roscoff, Settemb. 1908, leg. I. Chalon.
299 Polysiphonia thuyoides Harv. in Mack.
= Cerainiiun Wulfeni Schousb. - C. raceuiosum Schousb. - Moc-
stingìa cristata Schousb. - Hiilcìii7isia pyraniidata Schousb. - Ryti-
phloea thuyoides Harv. - Grammila rigidula Bonnem.
Fronda eretta, alta 7-10 cm., dello spessore un po' maggiore di
una setola, disticamente pennato-decomposta, con penne eretto-pa-
tenti, piuttosto nuda alla base o con penne subsemplici; articoli più
brevi del diametro; tetrasporangi in pennette distorte; cistocarpi
ovati sessili; sostanza consistente; colore porporescenfe scuro, tra-
mutantesi in nerastro nel secco. Aderisce bene nelle parti superiori.
La sezione è tonda. Tubo assile mediocre, tondo, con guaina
crassa. Sifoni pericentrali 8-12 grandi quasi il doppio di esso, pari-
menti inguainati, oblungo-clliltici o variamente deibrmati. Cellule
sussidiarie assai numerose, oblungo-lineari o fusiformi, in 2-3 serie
verticali alla periferia. 11 tutto colorato di bruno-rossastro-rubiginoso.
a. Polvsiphonia tJiuyoìdes Harv. Finisterre, ò Magg. 1882, leg.
F }
3oo. Polysiphonia fruticulosa (Wulf.) Spreng.
= Fucus fruticulosus Wulf. - llulchinna fruticulosa Ag. - liyti-
plilocu fruticulosa Marv. - Ceratn. Wulfeni Roth - Grammiia Wulfeni
Bonnem. - II. Wulfeni :\g. - P. Martcnsiana Kuetz. - Conferva po-
lyinorpha Desf. - P. cymosa Kuetz. - P. pycnophloea Kuetz. - P. co-
mosa Kuetz. - P. comatula Kuetz. - P. humilis Kuetz. - P. polyphora
Kuetz.
Comunissima anche nel Mediterraneo nei bassi fondi sabbiosi
od associata ad alghe diverse, di un verde-olivaceo presto denaturato
in bruniccio. Appena estratta brilla di goccioline che vengono trat-
tenute dai suoi rametti ornitopodioidi. È alta dai 7 ai i5 cm., ma
spesso aggrovigliata in un cespo subgloboso. Bene preparata non
manca di eleganza ed è ben riconoscibile pel suo speciale portamento.
In piano mostra lo strato corticale reticolato. La sezione è sub-
tondo-elittica. Tubo assile tondo, ambrino, involucrato da membrana
incolore. Sifoni pericentrali 12 assai più grandi del tubo, a parete
corticata, ora vuoti, ora con nucleo piccolo, tondo, colorato. Lo spazio
fra la parte superiore dei sifoni e la cuticula periferica del filo è
occupato da numerose cellule grandette, tonde, oscure, isolate nella
serie più interna, ravvicinate nel contatto con la cuticola che è crassa
e bruniccia.
a. 99. Polysiphonia fruticulosa. F. Stenfort, Les plus belles plantes
de la Mer. Rada di Brest i865.
b. P. fruticulosa Grev. Roscoff, Septembre 1908. Coli. J. Chalon.
Gen. BRYOTHAMNION Kuetz.
Etym. bryon musco, thaninos cespo.
= Phvscophora Kuetz. - Fuci, Plocami, Sphaerococci, Tìiainno-
phorae, Amansiae, Alsidii sp. auctor.
3oi. Bryothamnion triangulare (Gmel.) Kuetz.
= Fucus triangularis Gmel. - Plocamium trianguìare Lamour. -
Sphaerococcus triangularis Mart. - Amansia ? triangularis Grev. -
Physcophora triangularis Kuetz. - Ahidiuni triangulare ]. Ag. - Fucus
minimus dentatus triangularis Sloane - Fucus triqueter Gmel. - F.
irifarius Sw.
Pianta alta 8-i5 cm., cespitosa sopra un apparato radicale espanso
a scudo, a stipite subcilindrico, dello spessore di una penna corvina,
inferiormente in modo assai rado, in alto densissimamente ramoso-
fastigiata. La ramificazione è fra la pennata e la dicotoma, densa-
mente ramicellosa nelle parti superiori. Rachidi dei rami inferiormente
subcilindrici, triquetri in alto. Ramoscelli disposti in linee trifarie a
spirale, imbricati negli apici dei rami, lunghi circa 2 mm., inferior-
mente qua e là semplici, subcompressi, tricuspidati negli apici e con
piccole ramificazioni subpennate a denti, o pinnule, rigidamente sub-
olati. Stichidì nell'ascella dei rametti. Cistocarpi isolati nello spessore
di brevissimi ramoscelli e perciò in apparenza peduncolati e mucro-
nati. Sostanza ferma cartilaginea, assai poco od affatto aderibile; co-
lore roseo-porporino,
Hab. Spiaggie insulari delle Indie occidentali, Barbadoes, Cuba,
Santa Croce, Giamaica; spiaggie americane dal Messico al Brasile,
e coste occidentali dall'Africa.
La sezione trasversale di un ramo dà una forma subtriangolare,
o subgloboso-triloba, senza escluderne altre assai irregolari. Tubo
assile inguainato. Sifoni pericentrali da 7 a 9, inguainati da una
membrana intestiniforme incolore. Fanno seguito 2-4 serie di grosse
cellule incolori a pareti sempre più esili e diminuenti di volume
quanto più si avvicinano alla periferia. Cellule periferiche assai pic-
cole, isolate, distanti, disordinate, immerse in una sostanza paren-
chimatica colorata di roseo 0 di gialliccio. L'insieme pertanto offre
l'aspetto di un reticolato di vastissime maglie subtonde, oblunghe o
subesaedriche, contenuto dal parenchima di cui è formato lo strato
corticale il quale è sparso di piccole cellule e dove vanno ad insi-
nuarsi i filamenti provenienti dalla scomposizione delle pareti delle
grandi cellule più esterne.
a. ? Thamnophora triangularis J. Ag. (Da una vecchia collezione
anonima;.
337
Subfam. IV. PTEROSIPHONIEAE Falkenb.
GENERI
APHANOCLADIA Falk. SYMPHYOCLADIA Falle.
POLLEXFENIA Harv. PTEROSIPHONIA Falk.
DICTYMENIA Grev.
Gen. POLLEXFENIA Harv. in Hook.
Etym. Dedicata a J. H. Pollexfen, egregio esploratore della flora
marina delle isole Orkney.
Abbiamo visto già nelle Sarcomenieae il polisifonismo congiunto
ad un sistema cellulare disposto in modo più o meno regolare ma
con tendenza -alle serie parallele longitudinali. Passando perle Bon-
nemaisonìaceae l'organizzazione pericentrica accenna già ad una di-
sposizione circolare.
Nelle Laurencieae continua la stessa tendenza ad onta del di-
vario fra specie e specie circa l'organizzazione assile. Nelle Chondrieae
sempre più si accentua la configurazione di un centro unico e di
un pericentro semplice o doppio, meno che nel genere Cladymenia
dove si hanno accenni di parallelismo nel midollo pericentrale. Il
gen. Lophurella rappresenta il tratto d' unione fra le Cladhymenia e
le Pùlysìphoiiia. Queste ultime presentano per eccellenza il tipo del-
l' organizzazione radiata intorno a un tubo centrale con un' euritmia
mirabile alla quale talvolta vengono meno alcune parti delle cellule
sussidiarie, ed a quest' ultimo riguardo si distingue specialmente il
gen. Bryotliamnion^
Ora col gen. Pollexfenia si ritorna al punto da cui si sono prese
le mosse in questi accenni. Ivi il parallelismo delle cellule sussidiarie
assume anzi il carattere di una speciale importanza pel significato
che vi si annette in dipendenza dell'espansione laminare delle frondi
talora percorse da un apparato di vene che, partendo da una costa
limitata alla parte inferiore delle frondi, si dirigono in modo flabel-
lato verso i margini con frequenti anastomosi. A questi particolari si
dovrebbe riferire l'apparente pluralità dei tubi che avviene di riscon-
trare nella Pollexfenia pedicellata, massime nella parte sua inferiore.
32
338
3o2. Pollexfenia pedicellata Harv. in Hook.
= Placoplìora ? cuculiala J. Ag.
Fronda piana, ecorticata, subflabellato-espansa, dicotoma o sub-
pennata, a segmenti lineari oppure obcuneato-oblunghi, a margini
integerrimi e cogli apici obtusi o subtroncati.
Questa diagnosi che per verità si potrebbe adattare ad altre
tallofite, è d'uopo vederla in atto; cioè come si esplica precisamente
nel caso concreto esaminato nelle tre forme principali che la pianta
assume in relazione agli ambienti, all'età e ad altre circostanze bio-
logiche la cui ragione di essere spesso ci sfugge.
Nella forma lineare la pianta ricorda assai bene il portamento
di alcuni tipi della Nemasioma dichotoma (forme Adriatiche special-
mente) e del Gymnogongrus norvegicus, con le sue principali divi-
sioni in numero di tre, le quali, mediante suddivisioni dicotomiche,
spiegandosi a ventaglio, conferiscono all'assieme un perimetro cir-
colare che, nell'individuo esaminato, ha un diametro di io cm. Ogni
divisione primaria è lunga 6 cm., e la larghezza delle divisioni e
delle suddivisioni è di 2-3 millimetri.
Nella forma che qui credesi di distinguere con l' appellativo di
latifolia, pur conservandosi il piano dispositivo di cui sopra, l'effetto
ne è ben diverso come si può arguire dal fatto che ogni parte ha
una larghezza quadruplicata e oltre in confronto di quelle della forma
lineare, raggiungendo, ad esempio, sotto le dicotomie superiori i 8-4
cm. ; che le divisioni mediane sono grossamente cuneate e poco
profondamente divise, e cosi dicasi delle estreme; ed infine che il
diametro del circuito perimetrale è di 17 cm.
Si distingue poi una forma i cui peculiari caratteri la farebbero
derivare dall' età evidentemente biennale della pianta, forma che qui
si designa per eccellenza pedicellata (*). S'impone sopratutto per
l'importanza della costa la quale, mentre nelle due prime forme si
arresta nelle più inferiori parti della pianta senz' altra influenza sul-
r ulteriore decorso biologico all' infuori delle numerose venature in
cui si risolverebbe, qui invece, ispessendosi, e presto spostandosi
apparentemente dal centro viene a riescire quasi laterale, ciò che è
(') Il carattere si riferisce peraltro ai cistocarpi che sono pediccllati.
S39
dovuto al riassorbimento del protoplasma di una delle espansioni
alari. L'energia che si accumula per tale accentramento di elementi
vitali provoca nella costa delle diramazioni di-tricotome le quali per
breve stadio rimangono ancora riunite da un' espansione laminare
che nella parte sua inferiore non tarda ad essere riassorbita da quella
parte della costa primaria esistente al dissotto delle sue diramazioni,
provocando cosi una divisione cuncata sottilmente pedicellata. Obli-
terandosi in seguito anche le espansioni laminari esistenti fra le
diramazioni costali predette, ne consegue unn diramazione libera
di-tricotoma, alla sua volta destinata a produrre ciascuna una nuova
divisione cuneata e pedicellata, e così di seguito per tutte le tre o
quattro divisioni principali e quelle secondarie più numerose nelle
quali la pianta si divide e si suddivide. È da notarsi che pel rias-
sorbimento di una delle espansioni laterali già accennato, i pedicelli
delle singole parti cuneate riescono inseriti non già sul centro ma
bensì sopra di un margine delle sottostanti parti divenute caulescenti.
L'effetto che ne deriva dall'insieme prodotto dal descritto contegno
vegetativo è quanto mai strano in confronto di quello offerto dalle
prime due forme, come si può immaginare. Fino a prova contraria
sembra di0ìcile l'ammettere che questa forma possa essere una de-
rivazione della latifolia divenuta subperennante.
La fruttificazione ha luogo in processi speciali minuti visibili ad
occhio nudo svolgentisi sulle lamine, non mai sui margini. Si tratta
di stichidì filiformi articolati fascicolati in numero di 2-8 sulle vene
principali, semplici, subramosi o lobati, pedicellati, poscia obovato-
oblunghi contenenti le tetraspore disposte in duplice serie longitu-
dinali. Cistocarpi globosi od ovali pedicellati disposti in modo con-
simile.
Colore roseo-porporino, bruno negli esemplari invecchiati; so-
stanza tenue membranacea aderibile nelle parti più giovani, assai con-
sistente e dura nelle parti costate e caulescenti della forma pedi-
cellula.
Vista in piano la fronda della forma lineare presenta un retico-
lato di vene grosse cilindracee a lunghe maglie longitudinali dittico-
oblunghe, con diramazioni più tenui pure anastomosanti con piccole
cellule numerosissime. Nella forma latifolia le vene si mostrano più
robuste. Nella forma pedicellata le venature, anziché cilindracee, rie-
340
scono nodulose, crasse, quasi subarticolate e compongono delle ma-
glie di minori dimensioni e subtonde.
La sezione trasversale della parte inferiore caulescente dà un
ambito fusiforme retto o flessuoso. Tubo assile esile, lineare, fles-
suoso, ambrino, inguainato a grande distanza da una membrana
assai sottile, incolore, a sezione elittica. Di questi tubi ve ne hanno
tre a breve distanza e disposti sulla stessa linea longitudinale più
interna (^). Questi tubi sono fiancheggiati da sei linee parallele lon-
gitudinali (tre per parte) di cellule brune angolato-prismatiche-ottan-
golari o subtondo-allungate inguainate da membrana incolore o leg-
germente bruna.
In una sezione presa un po' più in alto della stessa parte cau-
lescente il tubo assile unico occupa la parte centrale della sezione
ed è fiancheggiato non più da sei ma da sole quattro linee di cel-
lule parallele. La sezione di una parte laminare superiore ha forma
rettamente lineare. Tubo assile come si è già descritto. Sifoni peri-
centrali quattro, che per la disposizione loro, forma, dimensioni ed
aspetto per nulla differiscono dalle due file di cellule parallele di-
sposte lungo il perimetro cuticolare della fronda. Tra queste due file
di cellule di tratto in tratto si ripete un tubo.
Hab. Nuova Olanda e Tasmania.
a, b, e, d. Alg. Muellerianae, curante J. Ag. distributae, Xov.
Holland. occid. - Australia G. C. - Vandiemens Land.
Pollexfenia pedicellata Harv. (In herb. G. B. De Toni).
Gen. SYMPHYOCLADIA Falkenb.
Etym. symphyos congiunto, clados ramo.
== Amansiae, Placophorae, Pollexfenia, Dictymeniae sp. auct.
3o3. Symphyocladia gracilis (Mart.) Falken.
== Diclyinenìa gracilis Martens. - Rytiphloea complanata var. pu-
silla Harv. - Rytiph. angusta Okam. - Symph. angusta Okam.
Fronda alta 4-1 5 cm., larga un millim. alla base, corticata, al-
ternatamente ramosa o subpennata. Rami divaricati, gl'inferiori lun-
(^) Questi tubi corrispondono alle sezioni delle vene, il cui numero pertanto
può variare.
m
ghi al massimo 5-8 cm., ad ascelle ottuse, spinulescenti nelle parti
inferiori. Spine semplici, alterne, acute, lunghe 1-2 mill. Nelle parti
superiori le spine hanno un ulteriore sviluppo, tramutandosi in ra-
metti che alla loro volta sono muniti di spine semplici alterne. I ra-
metti superiori terminano talvolta in un pennacchietto di fili esilis-
simi. A parte la maggiore robustezza, il rameggio più abbondante
e assai più sviluppato, questa specie ricorda la P/erosiphonia pennata.
Nell'esemplare esaminato è alta 11 cm. con un perimetro se-
micircolare orizzontalmente ampio 14 cm.
Sostanza assai ferma, poco aderibile; colore porporino o granato
scuro che si fa piuttosto bruno o nerastro nel secco.
In piano presenta uno strato di cellule mediocri porporine, varie
di dimensioni e di forme, subtonde, elittiche, subrettangolari, cuneate
0 variamente angolate, ora ravvicinate ma isolate, ora combacianti
per le estremità 0 pei fianchi. La sezione trasversale è elittico-de-
pressa inferiormente, lineare nelle altre parti della fronda. Tubo as-
sile grandetto, dittico, giallorino, inguainato da una membrana crassa
talvolta scioglientesi. Cellule pericentrali 6-8 delle stesse dimensioni
del tubo o di poco più grandi, elittiche nelle parti basse della fronda,
lineari nel resto, longitudinali, con o senza nucleo. Cellule sussidiarie
mediocri, variamente angolate od oblungo-lineari le cui pareti sono
a volte sfilacciate. Strato corticale di una serie di cellule grossette,
angolate, oblunghe ecc., scure, isolate.
a. Symphyocladia angusta Okam. Nom. Jap: Iso murasaki, Oka-
mura. Hakui (Noto) May, 1894. In herb. De Toni.
Gen. PTEROSIPHONIA Falkenb.
Etym. ptcron ala, sipho tubo.
304. Pterosiphonia complanata (Clem.) Falkenb.
= Polysiph. complanata J. Ag. - Fiicus complanatus Clem. - Ry-
tiphloea complanata Ag. - Odonthalia complanata Crouan. - Rhodomela
cristata Duby - Fucus cristatus 7. articulatus Turn. - Plocamium cri-
statum Lamour. - Polysiph. cristata Harv. - Moestingia tridentata
Schousb. - M. trifida Schousb. - M. tripinnata Schousb.
Seppure vi esiste stabilmente, è molto rara nel Mediterraneo
nel quale J. Agardh le assegna il litus Hispaniae, il che è già troppo
342
vago. Gli esemplari raccolti lungo le spiagge d' Italia ritenuti già di
Polysiph. coniplanata apparterrebbero alla Polysiph. deludens Falkenb. ;
quelli raccolti dallo Zanardini nell'Adriatico sarebbero totalmente
diversi della pianta di cui si tratta alla quale il Dott. Ed, Bornet
nelle Alg. deSchousb. pag. 817, assegnala distribuzione dall'Irlanda
al Marocco.
Negli esemplari esaminati la specie è quale viene descritta in
Syll. Alg. Essi hanno la massima altezza di io cm., il diametro
massimo del perimetro flabellato 0 semicircolare di i5 cm. La so-
stanza ora piuttosto floscia ora rigidetta aderisce debolissimamente
alla carta sulla quale lascia un'impronta violetta; il colore porporino
violetto si fa bruno o nereggiante nel secco, secondo che la sostanza
è floscia o rigida.
La sezione è elittico-fusiforme. Tessuto cellulare parenchimatico.
Tubo assile a sezione oblunga longitudinale. Sifoni pericentrali 5,
oblunghi, incolori, disposti longitudinalmente due per ogni lato ed
uno per ogni estremità del tubo. Cellule sussidiarie un po' più pic-
cole, obovate od angolose in vario modo, oppure subtondo-elittiche,
incolori, con granuli sciolti o in bioccoli di protoplasma. Strato cor-
ticale di cellule colorate, verticali, in una o due serie.
a. Polysiphonia complanata J. Agardh. Ryliphloea complanala Ag.
Biarritz.
b. Pterosiph. complanata Falk. Guéthary. Juillet 1903. Collez. J.
Chalon.
e. Idem. Roscoff. Sept. iqoS. Id.
d. Idem, Toulinguet, Aoùt 1904. Id.
3o5. Pterosiphonia bìpinnata (Post, et Rupr.) Falkenb.
= Polysiph. bipinnata Post, et Rupr. - Polysiph. purpurea P.
et R. - Polysiph. porphyroides Kuetz. - Polvostea gemmifera Rupr. -
Polysiph. californica var. plumigera Harv. .^
Pianta cespitosa alta 4-15 cm., con la base dei fili più 0 meno
munita di radicelle, quindi eretti, con rametti talvolta curvato-cirrosi,
articolati, setacei 0 capillari, inferiormente dicotomi con rami più
distanti, superiormente coi rami minori più o meno evidentemente
pennati. Rami bi-tripennati, i giovanili, e massime i più recenti, in-
curvi e cos'i coibiti da simulare delle gemmule, corimbosi, i più adulti
con pennette patenti portanti alla loro volta delle pennelline. Artico-
343
lazioni inferiori dei fili primari piij brevi, le medie 3-4 volte, indi 6
volte più lunghe del diametro. Sifoni 11-12 più o meno torti. Cor-
ticc nullo. Sostanza ferma, assai arida nel secco, poco aderibile nelle
parti più adulte. Colore porporino, granato, più scuro nel secco o ne-
reggiante. Fruttificazione come in Syll. Alg. di De Toni.
Negl'individui più robusti si dice che assuma quasi l'aspetto
della Polysiph. alro-nibescens, ciò che non è confermato dagli osser-
vati esemplari di quest' ultima i quali sono assai poco ramosi, anzi
talvolta subsemplici. A proposito di rassomiglianze, la Tilden ha
scambiato invece la specie di cui si tratta con la Polysiph. nigre-
scens.
I chiar. Setchell e Gardner escludono ogni valore a Polysiph.
californica var. phimigera Harvey, considerata come sinonimo di Pte-
rosiphonia bipinnata Falk. Essi sostengono l' autonomia della Polysiph.
californica Harv. e della relativa var. phimigera Harv. in Alg. of
Northwestern America, p. 327.
La sezione trasversale dà una sezione tonda, oppure largamente
o strettamente elittica. A seconda che si tratti dell' una piuttosto che
dell'altra di queste tre forme, il tubo assile ed i sifoni pericentrali,
torti a spira assai allungata, sono tondi, dittici 0 lineari. Nel primo
caso il tubo, scuretto, in sezione si presenta subtondo 0 lineare a
pareti integre o spezzate in 2-3 porzioni, inguainato, a distanza, da
una membrana incolore più 0 meno perfettamente circolare. Sifoni
pericentrali dai 1 2 ai 18, di dimensioni assai minori di quelle del
tubo, inclinati, più o meno verticali alla guaina del tubo, ma più
spesso sono longitudinali.
a. 3 18. Polysiphonia nigrescens (Dillw.) Grev. (sic). Tubes 14-18.
Attached to rocks at low tide.
b. 3i8. Tubes 14; tetragonidia 100-112 mie. in diameter. Min-
nesota reef, San Juan island, Washington. J. E. Tilden. Je 1898.
3oò. Pterosiphonia pennata (Roth) Falkenb.
= Ceramium pennatum Roth - Hutchinsia pennata Ag. - Ryti-
phloea piunila Ag. - Butcìi. Corinaldi Menegh. - Polysiph. pinnulata
Kuetz. - Ceram. radicans Schousb. - Hutch. Moestingii Schousb.
Secondo le nozioni possedute, questa specie sarebbe limitata al
Mediterraneo ed alle coste europee dell' Atlantico. Cresce a poca
profondità sugli scogli, sulla sabbia, sopra detriti eterogenei, spesso
344
associala ad alghe diverse, formante dei cespuglietti subglobosi dai
fili primari repenti, indi tutti quanti inalzantisi da 2-5 cm. e talvolta
anche fino a io nell'Atlantico. É sommamente variabile nel numero
dei sifoni pericentrali. Norm.almente sono 8-9. In esemplari siciliani
(fra Riposto e Torre) ne ho constatato fino a i3.
La sezione trasversale ha forma elittica. Tubo centrale a sezione
subtonda, elittica o lineare. Sifoni pericentrali 8-1 3 della stessa gran-
dezza del tubo o di poco più grandi, oblunghi, inclinati o paralleli
alla periferia quelli disposti lungo i fianchi dell'asse, verticali alla
medesima quelli collocati alle estremità del tubo. Tubo e sifoni co-
lorali di acetino 0 violetto chiaro nel fresco, di ambrino-bruniccio
nel secco, tutti quanti inguainati da una membrana incolore. Cuti-
cula periferica grassetta, ecorticata.
a. Pterosiph. pennata Falk. Rinvenuta dallo scrivente associata
allo Ophidocladus simplìcìusculus. Biarritz 20 Agosto 1854. ^^ herb.
G. Thuret.
Subfam. V. ENDOSIPHONIEAE.
GENERI
ENDOSIPHONIA Zanard. .? WRIGHTIELLA Schmitz.
Gen. WRIGHTIELLA Schmitz.
Etym. dal chiar. bot. E. P. Wright.
= Ahidii, Dasyae, Lophothalìae sp. auct.
807. Wrightiella Tumanowìczi (Gatty) Schmitz.
= Dasya Tuman. Gatty in Harv. - Lophothalia Tiiman. J. Ag.
La pianta è alta io-i5 cm. e oltre, dello spessore inferiore di
una penna passerina. Il suo colore di un bel roseo-porporino è su-
scettivo di una conservazione quasi inalterata. Altra sua caratteristica
assai appariscente è data dai ramoscelli penicillato-vellosi, assai te-
nui e molli che riconducono alla mente certi aspetti di Brongniar iella
byssoides e di Dasya elegans. senonchè nel gen. di cui si tratta sono
meno abbondanti, meno intensamente colorati e meno decisamente
fascicolati come in quest' ultima.
Fronda subcilindrica, pennato-decomposto-ramosa, col caule e
la parte inferiore dei rami più o meno denudati o muniti di pochi
B4?)
residui di rami scomparsi. Parti superiori subarticolale penicillato-
vellose con ramoscelli brevissimi articolati, assai incrassati alla base,
spiniformi. I pennacchietti si producono alle articolazioni ed in ogni
verso dallo strato corticale, monosifonì alla base, assai tenui, pen-
nato-ramosi e finalmente stichidiferi. Stichidì lancoidei, distorto-fles-
suosi, vellosi, tetrasporiferi in serie spirali. Il genere, secondo le co-
gnizioni attuali, sarebbe composto di due sole specie, senonchè nella
IV. Blodge/tii (Harv.) Schmitz il Falkenbcrg non saprebbe ravvisarvi
caratteri tali da potersi razionalmente distinguere dalla specie in
esame. Entrambe condividono inoltre il luogo natale.
La sezione di un ramo ha forma elittica ad estremità rotondate.
Sifoni pericentrali 4, grandi, elittici, longitudinali, a parete crasso-
filamentosa, seguiti da cellule meno grandi compresse. Periferia fi-
lamentosa.
La sezione della parte caulescente, oltre i 4 sifoni pericentrali,
presenta all' ingiro di questi e parimenti incolori, 3-4 serie di cellule
disposte a reticolo un po' meno grandi dei sifoni, elittiche nei giri
più interni, subtonde ed a parete più sottile nel giro esterno, in-
frammezzate da cellule assai più piccole, incolori, originate dai fram-
menti filiformi di parti cellulari disciolte.
a. Wrightiella TiimanowicTj Schmitz. Key West, Florida; S. Ash-
mead. In herb. G. B. De Toni.
Subfam. VI. PACHYCHAETEAE.
GENERI
PACHYCHAETA Kuet. ? CHAMAETHAMNION Falk.
Gen. PACHYCHAETA Kuetz.
Etym. pachys crasso, chaete setola.
3o8. Pachychaeta brachyarthra (Ktz.) Trevis.
= Griffithsia brachyarthra Kuetz. - Pachychaeta griffithsioides
Kuetz.
Per aver un' idea esatta e completa del portamento di questa
bellissima e strana floridea occorre averla conosciuta nei suoi vari
stadi, non essendo possibile da uno solo di essi o da frammenti ri-
costituire tutto quanto l'assieme del suo processo evolutivo.
Da uno stipite brevissimo, cilindrico, unico o bino, viene emesso
un cespolino di 1-2 mm. di altezza, composto di un glomerulo di
frondicine carnose, cilindriche, ottuse in punta. Di queste frondi
presto divaricate, alcune, le più interne, continuano T accrescimento
loro in direzione eretta, mentre le più esterne, generalmente una
sola 0 due, s' inclinano e finiscono per assumere la posizione oriz-
zontale, formando un caule sdraiato a funzione di sorcolo. Come tale
emette di tratto in tratto nella parte a contatto col substrato delle
radicelle crasse pluricellulari, incolore, articolate, a ramificazioni di-
cotomo-distorte di cui le estremità finiscono con un articolazione
non più cilindrica ma discoidea, grande, a guisa di scudetto pren-
sile. Queste emissioni di radicelle e di frondi per parte del caule
come non si ripetono in modo regolare, neppure si ripetono in modo
continuo, essendo esse subordinate a diverse condizioni ambienti
mutevoli, e per conseguenza la pianta varia i suoi processi in rela-
zioni alle condizioni medesime. Così per gli spostamenti che le ven-
gono impressi, il sorcolo può sollevarsi e allora riassume le funzioni
caulinari, e in tale stato può infatti emettere frondi tanto dal lato
introrso come dal lato estrorso. Nel caso inverso le parti erette si
possono prostrare e allora alcuni fili si cambiano in sorcoli con
emissione delle relative radicelle. Questi movimenti e scambi di fun-
zioni hanno per risultato di rendere la pianta aggrovigliata per so-
vrapposizioni e anche a tratti cespitosa quando cioè un fascicolo di
frondi viene ad aumentare i suoi fili in seguito all'emissione di ra-
dicelle alla base comune del fascicolo un tempo sollevato sul caule
e poscia divenuto sorcolo. La emissione delle novelle frondi nel sor-
colo si opera mediante la produzione di glomeruli roseo-porporini,
del diametro di 1-2 millim., composti già di frondicine e di radicelle
iniziali, le une e le altre già perfettamente organizzate per quanto
convolute in cosi limitato volume. Questi glomeruli ora danno una
fronda unica, ora parecchie a base comune.
Queste ultime hanno scarse ramificazioni sparse o vagamente
subdicotome. La fronda unica, dopo essersi inalzata per 3-5 cm. con
qualche rametto divaricato per lo più unilaterale, reca alla sua som-
mità un fascio di 3-ó fili pure provvisti di rametti simili.
U7
V Alga nel suo anormale e vario sviluppo di ogni sua singola
parte, si presenta pertanto sotto l'aspetto di un aggregato di piante
riunite da un più vecchio filo largo un millim. e mezzo funzionante
ora da sorcolo. ora da caule, recante perciò a distanze varie, parte
da un lato, parte dall'altro del primitivo asse (caule-sorcolo) dei fili
unici o, più spesso, dei fascicoli sessili composti di 3-6 fili, e di fili
unici portanti alla sommità 3-6 fili riuniti sopra una base comune.
In quest' ultimo caso il filo unico è già destinato a funzionare, quando
che sia, da sorcolo, come appare dai glomeruli riproduttori simili a
quelli recati dall'asse primitivo. Questo asse primigenio porta inoltre
dei grossi cespi (talvolta resisi indipendenti) composti di 10-20 fili,
in parte a base comune, in parte a basi diverse ma assai ravvici-
nate. L'assieme può estendersi per una lunghezza di i5-3o cm.,
come può occupare un perimetro subgloboso del diametro di io-i5
cm., a seconda delle circostanze che possono aver determinata l'una
o l'altra delle dette conformazioni perimetrali ('). I fili (frondi) dello
spessore di poco più di un millim., cilindrici nel vivente, appianati
nelle preparazioni secche, hanno l'altezza di 5- io cm., con la parte
inferiore semplice per un tratto di circa 3-5 cm., raramente dicoto-
ma, ramosi in alto mediante di-tricotomie ad ascelle acute od ottuse,
attenuati in alto con le sommità acute rettilinee, oppure più 0 meno
incrassate, subcurve, amate, uncinate od anche circinate. Le sommità
crasso-uncinate recano talvolta una breve prolificazione pure unci-
nata. Rametti scarsi, lunghi 2-4 millim., subcurvi, semplici o muniti
di qualche rametto secondario semplice. Nell'ascella dei rami e dei
rametti si osservano raramente delle piccole prolificazioni fascicolate.
Le stroncature prodotte da cause esteriori danno pure delle piccole
prolificazioni, più o meno d' incompleto sviluppo, massime quando
hanno luogo presso le sommità dei fili. La sostanza si fa ben ferma
nel secco e bene aderisce; il colore è di un vivace porporino.
(^) Oltre le cause esteriori alle quali si è accennato, altro motivo della in-
stabilità dei caule-sorcolo è qnello dovuto alla breve durata delle radicelle che
conservando sempre la tenera loro costituzione cellulare parenchimatica, anziché
diventare iìbrose o cornee come generalmenta avviene, sono destinate alla distru-
zione od al riassorbimento per parte del caule il quale ne usufruisce il materiale
per la produzione di nuovi glomeruli riproduttori.
MS
Ben si comprende come le frondi ecorticate diano una visione
assai netta in sezione, mentre al contrario viste in piano al micro-
scopio, l'organizzazione loro si mostra più o meno complessa e spesso
confusa in quanto mostrano le une alle altre sovrapposte le figure
longitudinali delle cellule componenti i varii strati, e ciò senza al-
cuna corrispondenza di linee tra le une e le altre. 11 fenomeno tanto
più si verifica in questa pianta la cui organizzazione, vista ad occhio
nudo o con una semplice lente, sembra la più semplice pel fatto
che si percepiscono unicamente i grossi nuclei intensamente colorati
e di più soda sostanza delimitanti le singole articolazioni dell'unica
parte di quella superficie che si osserva. Ma visto l'intero spessore
al microscopio, e cioè in quella completa trasparenza consentita dalla
mancanza dello strato corticale, il fenomeno si complica per la ra-
gione suddetta, d'onde la confusione delle linee segnanti le artico-
lazioni e delle linee segnanti gli strati delle cellule-sifoni.
Questa confusione non è però sempre costante, perchè nei tratti
in cui le cellule superiori corrispondono esattamente al piano ed alle
forme delle cellule inferiori sottostanti, allora è dato di apprezzare
una grande regolarità se non altro nella disposizione delle parti co-
lorate subquadrate, subrettangolari o subtonde, formanti le artico-
lazioni.
La sezione trasversale ha forma tonda. Tubo assile mediocre,
ambrino, inguainato a brevissima distanza da una membrana assai
crassa parimenti circolare. Sifoni pericentrali Ò-9 secondo la robu-
stezza e le varie parti dell'individuo preso in esame. In alcuni casi
se ne contano persino ló come dicesi per la P. cryptoclada Falk.
Questi sifoni grandi il doppio del tubo assile, obovati, a guaine
incolori , sono disposti a raggiera intorno al tubo con la parte in-
feriore attenuata a contatto di questo. Il nucleo dei sifoni è formato
da un corpo roseo-porporino, vario di forma, i cui assiemi ripetuti
costituiscono le brevissime articolazioni assai salienti nel secco e
sensibili all'occhio nudo e al tatto. Cuticula crassa leggermente,
giallorina.
In taluni casi la sezione ha un perimetro elittico assai depresso
e stranamente accidentato. Le linee dei fianchi, cioè sono da 8 a 10
volte rialzati da lobi elittici assai grandi, oppure oblungo-subconici
divaricati od eretti, mentre le estremità della sezione stessa sono
349
bi-quadricuspidate per altre medesime sporgenze. Queste, in effetto,
altro non rappresentano che sifoni pericentrali i quali, mancato con
l'essiccamento, o per altra causa nello stato vivente, il fluido tra si-
fone e sifone, la cuticola periferica della fronda aglosciandosi per
l'avvenuto vuoto interno, viene ad appoggiarsi sulle parti superiori
dei sifoni (le parti cioè più a contatto della periferia), d'onde le varie
insenature tra l'uno e l'altro prodottesi per gli abbassamenti della
cuticola.
a, h, e. Pachychaeta griffithsioides Kuetz. South Africa, 25, 12,
1893 - ló, II, 1894; May 4 189Ò. Ex herb. Doct. II. Becker.
Subfam. VII. LOPHOTHALIEAE Schmitz et Falkenb.
GENERI
BRONGNIARTELLA Bory. MURRAYELLA Schmitz.
LOPHOCLADIA Schmitz. ? ISOPTERA Okam.
LOPHOTHALIA Kuetz. ? PTERONIA Schmitz.
DOXODASYA Schmitz.
Gen. BRONGNIARTELLA Bory.
Etym. dal bot. francese Brongniart.
1 caratteri intimi del genere e la stessa fruttificazione per nulla
di speciale differiscono da quelli delle Polysiphonia. Si volle tuttavia
conservare il gen. Brongniartella avuto riguardo alle specie che vi
appartengono in grazia della crescenza loro monopodica a cellula
apicale trasversalmente articolata, e delP abito peculiare loro derivato
dalle fibre penicillate di cui le frondi sono abbondantemente vestite,
conferendo ad esse un aspetto cosi tipico che giammai si riscontra
nelle Polysiphonia. Se ne conosce una mezza dozzina circa di specie.
309. Brongniartella byssoides (Good. et Woodw.) Schmitz.
= Fucus byssoides G. el W. - Conferva byssoides Smith. - Hut-
chinsia byssoides Ag. - Polysipli. byssoides Grev. - Grammita byssoi-
des Bonnem. - Ceramium molle Roth. - Hntch. villifera Ag. - Polysiph.
vinifera Kuetz. - Polysiph. dasyaeforiiiìs Zanard. - Polysiph. Dillwynii
Kuetz. - Polysiph. hyssacea Kuetz. - Brongniartella Solierii Schmitz. -
Lophothalia Solierii ]. Ag. - Brongniartella elegans Bory.
La presenza sua anche nel Tirreno e nell'Adriatico è fra quelle
350
che più s'impongono al raccoglitore per l'elegante vistosità alla quale
si è sopra accennato, e perciò, piuttosto che occuparci di una de-
scrizione, occorre semplicemente qui tener presenti i due aspetti
principali (credo anzi gli unici) dalia specie assunti indipendente-
mente da ragioni di età. Infatti la pianta si presenta ora costituita
da una sostanza assai ferma, più intensamente colorata, coi rami
secondari piuttosto brevi e coi rametti penicillati assai brevi e sub-
fascicolati; ora invece si presenta con caratteri opposti, ed è appunto
in questo secondo caso che ad essa si convengono gli aggettivi di
molle, e di villifera indicati nelle sinonimie. Neil' un caso e nell'altro
gli effetti complessivi sono assai differenti.
L'ambito della sezione è subtondo, variamente lobato. Tubo
assile scuretto intorno al quale s'irraggiano sette sifoni assai più grandi
di esso tubo, a parete mesenteriforme non corticata, colorati di roseo
nel fresco, di avana negli esemplari disseccati, con un nucleo interno
lineare, scuro.
a. Polysiphonia byssoìdes (G. et W.) Grev. Mandai, Mare del Nord,
lag. M. N. Blytt.
b. 85. Idem. Torbay, common. Alg. Danmonienses. Mary
Wyatt.
e. IDI. Idem. Brest, i8ó5. F. Stenfort.
d. Brogniartella byssoìdes Lamour. Roscoff, Aoùt, 1902. Coli. J.
Chalon.
3 10. Brongniartella australis (Ag.) Schmitz.
= Cladostephus auslralis Ag. - Griffithsia australis Ag. - Bin-
dera Cladostephus Decaisne. - Polysìph. Cladostephus Mont. - Lopho-
tkalia australis J. Ag. - Polysiph. byssoclados Harv. - Bindera austra-
lis Trev.
La prima determinazione di C. A. Agardh, che giudicò di prima
vista sopra esemplari disseccati nereggianti, spiega facilmente l'in-
ganno in cui può trarre l'aspetto di questa specie così da scambiarla
con un Cladostephus, massime in un'epoca (si era ai primi anni del
secolo XVIII) in cui, mancando gli attuali mezzi di osservazione, si
esagerava l'importanza degli aspetti esteriori. Più tardi lo stesso
autore vi riconobbe una Ceramiacea, e finalmente dagli autori con-
secutivi venne sistemata al posto naturale che le competeva.
Lu statura della pianta è variabile dai 4 ai 3o cm. circa; la fronda
351
ha lo spessore di una setola porcina o di poco più crassa, moderata-
mente attenuata nelle parti superiori, e presenta nel suo assieme un
ambito flabellato o subtondo il cui maggiore diametro orizzontale può
valutarsi da 8 a 5o cm. L'allusione all'aspetto di Cladostephus già
dice quanto la sua facies sia diversa da quella della specie prece-
dente. È decomposta ramosa, coi rami divaricati in basso, dei quali
alcuni dei maggiori subdicotomi, i più disposti in modo pennato.
Le parti inferiori dei rami si spogliano gradatamente dei ramoscelli,
e ciò forse succede anche nelle parti superiori nella pianta senile,
il che contribuisce a conferirle T aspetto della citata Fucoidea. Le
parti medie e superiori dei rami primari e totalmente i rami secon-
dari sono densamente vestiti di ramoscelli velloso-ramosi la cui in-
serzione in modo alterno è così densa e ra vicinala da farli sem-
brare verticillati. I tetrasporangi sono svolti nei ramoscelli minori,
longitudinalmente seriati ma unilateralmente prominenti conferiscono
al ramuscolo un aspetto quasi torto a spirale. Cistocarpi nei rami
superiori, provenienti dalla trasformazione di un ramoscello, breve-
mente penicillati, globoso-O' ati. La sostanza è ben ferma e aderi-
bile nelle parti penicillate; colore porporino, apparentemente nera-
stro nel secco nelle parti adulte, ma evidentemente del nativo colore
nelle giovani sommità.
I ramoscelli, visti in piano, si mostrano composti di fili lunga-
mente articolati a ramificazioni dicotome divaricate. Le articolazioni
sono monosifonie, rosee, a giunture spesse, più intensamente colorate
e dilatate sotto le dicotomie dove talvolta sono a sifone doppio. Gli
apici increscenti, quasi ocellati.
La sezione trasversale di un ramo ha forma elittico-lobata.
I lobi talora sono superficiali ed irregolari, o viceversa. Cos'i
succede che talvolta presentano un disegno assai corretto, composto
di otto lobi dei quali due ad ogni estremità dell'asse maggiore e
due per ogni fianco dell' asse minore. Tubo assile assai grande cir-
condato da sette sifoni pericentrali il cui diametro è due volte più
grande di esso tubo. Le pareti di questi organi sono assai robuste,
crasse-intestiniformi, di colore violetto assai chiaro, corticate, ad in-
terno privo di materie solide.
a. Lophothalia aiistralis J. Ag. Akaroa, May igoS. N. Zelanda.
Ex herb. R. M, Laing.
352
Gen. LOPHOCLADIA Schmitz.
Etym. ìùpìios cresta, cìados ramo.
3n. Lophocladia Lallemandi (Mont.) Schmitz.
= Dasya Lallemandi Mont. - Lophothalia {Lophocladia) Lalle-
mandi J. Ag. - Polysipìi. hir siila Zanard. - Polysiph. Clatii Giraud.
Pianta alta 8-10 cm. dello spessore il doppio di una setola por-
cina, formante dei cespi rosei subtondi sui fondi sabbiosi dove ser-
peggia mediante le primissime ramificazioni trasformate in rizoidi
che spesso confluiscono con le parti più vicine, cosichè la base delle
frondi riesce assai collegata. Frondi articolate-tetrasi fonie, decomposto-
ramose, con rami e rametti vestiti di penicilli vellosetti, provenienti
dai ginocchi delle articolazioni. La pianta riesce fastigiata in alto.
Fruttificazioni ignote. Sostanza carnosetta a giudicare dal risultato
dei bagni con soluzione di anilina, cartilaginea nel secco. Così il
colore da roseo diventa subito [slatini) pallescente, e in erbario fini-
sce per farsi isabella. Pare esclusiva del Mare Rosso.
Sezione tonda. Tubo assile piccolo con 4 sifoni pericentrali assai
grandi, ovato-elittici, incolori, parenchimatici o crassetti, filamentosi,
sfilacciantisi. Ecorticata.
a. Lophocladia Lallemandi Mont. [Dasya). M. Rosso a Suakin ed
sala Dhalac. In herb. De Toni.
Suòfam. Vili. POLYZONIEAE Schmitz.
GENERI
EUZONIELLA Falkenb. POLYZONIA Suhr.
LEVEILLEA Decne. CLIFTONAEA Harv.
Gen. POLYZONIA Suhr.
Etym. poly più, e zona.
3i2. Polyzonia elegans Suhr.
Questa pianta, l'unica conosciuta del genere, ha un sorprendente
aspetto di gentilezza e di eleganza cosi espresse, a formare il quale
si direbbe abbiano concorso diversi elementi riprodotti e stilizzati in
miniatura sopra noti motivi di Muscinee, Licopodiacee e Felci.
353
Cresce isolata o gregaria sopra Laurencia vìrgata, Fìocamhim
RoberHae, Pachychae/a brachyarthra, Geìidiiim ed Hypneae species
(per citare i soli esempi personalmente verificati) in modo da co-
prire talvolta interamente la maggiore Alga ospitante.
Per farsi un adeguato concetto della sua organizzazione este-
riore ed intima converrà consultare l'opera del Faikenberg Rhodo-
melacem (1901) pag. 488.
Questa floridea è in ogni modo così caratteristica che soli pochi
cenni possono bastare per la sua identificazione. Frondi lunghe 2-6
cm., repenti e qua e là radicanti nella parte inferiore, superiormente
pennate. Caule (asse) dello spessore di un terzo di mm. circa, po-
lisifonio, inferiormente corticato, cilindrico con gli apici increscenti
involuti, apparentemente capitato-circinati come le giovani frondi
delle Felci. Rami primari radi, vagamente distici od unilaterali con
le sommità parimenti involute.
Rami secondari distico-pennati, lunghi 2 mm. circa, in forma di
foglioline obliquamenie verticali, oblunghe od obovate, in apparenza
dimezzate nel senso della lunghezza in quanto il margine laterale
superiore è arcuato, grossamente e profondamente 3-5-dentato, men-
tre il margine opposto è rettilineo, integerrimo, e cosi costituente la
base orizzontale dell'arco del margine superiore. Stichidì nella som-
mità involuta dei rami, circonvoluti a chiocciola, formanti 1-2 spire;
tetrasporangi in un' unica serie longitudinale delle spire fertili del
rachide. Cistocarpi ovati (radamente osservabili) adnati alle fogliole,
secondo Harvey, 0 forse prodotti dalla trasformazione delle stesse.
Colore coccineo nel vivente, porporino-granato o anche piìi scuro
nel secco. Sostanza membranacea di debole adesione nelle parti più
adulte.
Vista in piano al microscopio, la fronda mostra il rachide com-
posto di sei sifoni porporini ad articolazioni lunghe 6-7 volte il dia-
metro, pili un sifone tendente al gialliccio rappresentante il tubo
centrale. Le foglioline si presentano composte di lo-ió zone nella
parte più larga della lamina, il qual numero va gradatamente dimi-
nuendo nel progredire verso l'alto e nei denti la cui base ò com-
posta di una zona di 5-6 cellule, e così in numero sempre minore
fino ad un' unica cellula occupante la punta del dente. Questa cel-
lula apicale è talvolta priva di cromatofori. Le cellule seguono la
23
354
forma del margine, epperciò sono rettilinee quelle corrispondenti al
margine inferiore, arcuate quelle corrispondenti al margine superiore
e tanto più sentitamente quanto più a questo si approssimano, ciò
in dipendenza delle arcuazioni interposte fra un dente e T altro della
fogliolina. Ne consegue pertanto che le zone occupanti la parte ar-
cuato-dentata della lamina hanno una disposizione flabellata. Fra le
due parti delle zone corrispondenti a ciascuno dei margini rettilineo
e curvilineo si disegna il tubo assile più pallido e giallorino.
La sezione trasversale della parte caulescente (asse) ha forma
subtonda od elittica e presenta un interno celluioso assai omogeneo,
saldato nel margine da muco solidescente. Nei rami mostra il tubo
centrale tondo, ambrino, circondato da sei sifoni di esso più grandi,
elittici o lineari, scuretti, subcorticati, inguainati da membrane inco-
lori a pareti non sempre continue. La disposizione dei sifoni peri-
centrali non è sempre regolarmente circolare ma talvolta longitu-
dinale.
a, h. Poly^onia elegans Suhr. South Africa, The Kowie. July 4,
1896; Mar. 1897. Ex herb. Dott. H. Becker, F. L. S.
Subjam. IX. HERPOSIPHONIEAE Schmitz et Falkenb.
GENERI
MICROCOLAX Schmitz. HERPOPTEROS Falkenb.
PLACOPHORA J. Ag. .STREBLOCLADIA Schmitz.
METAMORPHE Fallcenb. LOPHOSIPHONIA Falkenb.
DIPTEROSIPHONIA Schm. et Falk. OPHIDOCLADUS Falkenb.
HERPOSIPHONIA Naeg.
Gen. PLACOPHORA J. Ag.
Etym. plax tavola e phoreo porto; allusiva alla forma pianeg-
giante.
L' oligo-polisifonismo della struttura intima come precede le Pc»-
lysiphonia propriamente dette, cosi ha continuato a prodursi nelle
sottofamiglie che da esse derivano, e ciò con manifestazione di con-
comitanze così varie e strane da alterare volta a volta alcune parti-
colari disposizioni nella struttura stessa, come le configurazioni este-
riori dei generi e delle specie relativi. Così ad esempio nel genere
Polv^om'a già abbiamo riscontrato l'asse primario (disco) cilindrico
oligosifonio, e nei rami e rametti la configurazione piana alla quale
più non corrisponde l'oligosifonismo, ma bensì il polizonismo, in
conseguenza della mutata configurazione. Quest' ultimo fenomeno
nel gen. Placophora non è meno evidente, ma esso potrebbe assai
facilmente sfuggire all'osservazione se l'illustre Falkenberg non ci
avesse posti sull'avvisato nella sua opera sulle Rhodoinelaceae.
Infatti il carattere della forma subcilindrica e dell' oligosifonismo
si manifesta soltanto nella giovanissima fronda e nelle rade prolifi-
cazioni le quali hanno l'esilissimo aspetto di un filo del diam. di
un capello, di 1-2 mm. di lunghezza, porporine, nonché nelle radi-
cine incolori le quali infine altro non sono che frondicine trasfor-
mate in organi di prensione. Ora le une e le altre diQìcilmente si
possono riscontrare negli esemplari che spesso si ha il mal vezzo
di levare, raschiandoli, dalla matrice [Codìutn species) (^), mentre sa-
rebbe più razionale il lasciarveli annessi inquantochè tali parti sono
quelle appunto che più meritano di essere conosciute.
3i3. Placophora Binderi J. Ag.
= Amaiisia Binderi J. Ag. - Rhodopeltis Geyleri Asken. - ?o-
Ivsìphonia Binderi Goebel. - Micramansia Binderi Kuetz.
L'unica finora del genere. Già si è accennato qui sopra alla
fronda giovanile. Frondi adulte nane (1-2 cm.) aggregate, piane, te-
nui, tenere nel vivente, piuttosto friabili nel secco quando non sono
aderenti, llabellatamente espanse, della grandezza di un cm., spesso
molto meno, lobate, distromatiche, con la pagina inferiore munita
di radicelle per le quali riescono adnate alla matrice. Lobi liberi
cuneato-reniformi 0 sublineari, a margini integerrimi, poscia incisi.
Prolificazioni gracili, tenui, dorsiventrali, cinquesifonie. Frutti in pro-
cessi filiformi articolati, svolti nelle insenature dei lobi submarginali.
Cistocarpi ovato-globosi ; stichidì filiformi, incurvi, con tetrasporangi
disposti in un'unica serie longitudinale, divisi a triangolo; anteridì
lanccolato-oblunghi muniti di breve pedicello, costituiti da granuli
minutissimi. Sostanza sottilmente membranacea nel secco. Colore
porporino.
(^) Gli esemplari del Capo di Buona Speranza sono portati dal Codium lami-
narioides Harv,
356
La fronda giovanile vista in piano mostra 8-4 sifoni. La fronda
adulta, vista pure in piano e al microscopio, presenta un assai vago
effetto quale si può ottenere con gli elementi i piij semplici sempli-
cemente disposti. S'immagini un disegno flabelliforme che si ripete
in ogni lobo della fronda, costituito da tante serie di cellule porpo-
rino-vinose, lineari-rettangolari, formanti tante zone concentriche.
Verso i margini di ogni lobo queste cellule si fanno man mano
sempre più fitte, più strette, più corte, talché nell'ultimo giro mar-
ginale risultano esigue e tonde. Queste chiusure perimetrali conferi-
scono al disegno un carattere geniale di arte musiva cui la natura
sa ricorrere sempre quando trattasi di proteggere le parti degli or-
ganismi più esposte ai pericoli esteriori.
La sezione trasversale ha forma lineare con le estremità roton-
date. L'interno è composto di due strati di cellule subquadrate,
giacché, come si è notato, il processo delle articolazioni oligosifonie
si è fermato ai primi stadi della pianta ed alle prolificazioni breve-
mente ed esiguamente filiformi.
Hab. sulle frondi di Codium al Capo di B. Sp. ed alle spiaggie
peruviane per quanto se ne sa al giorno d'oggi.
a. Placophora Bìnderi J. Ag. South Africa, The Kowie. July 4,
189Ó. Ex Herb. Dott. H. Becker.
Gen. METAMORPHE Falkenb.
Etym. meta tra, morphe forma.
Composto finora di una sola specie già conosciuta sotto il nome
di Potysiphonia Colensoi H. et H., compresa dapprima fra la Dipte-
rosiphonìa, poscia da J. Agardh fra le specie dendritiche della se-
zione Ptilosiphonia, ed infine dallo Schmitz e Falkenberg presa
come tipo del nuovo genere delle Herposiphomeae condividendo con
queste il carattere dei tetrasporangi disposti in linea spirale. In quanto
alle esteriorità, dopo quelle così diversamente e spiccatamente ca-
ratteristiche dei gen. Pollexfenia, Pachychaeia, Poly^onia e Placophora,
con questo di Metamorphe. con le Herposiphonia, Streblocladfa, Lo-
phosiphonia e Ophìdocladm si ritorna agli aspetti propri delle Polysf-
phonia.
314. Metamorphe Colensoì (Hook, et Harv.) Falkenb.
= Polysiplionia Coleus ai H. et H.
La descrizione dell'esemplare corrisponde a quella riportata in
Syll. Alo. del De Toni. Anche in questa pianta è notevole il carat-
tere della parte inferiore rizomatosa dorsiventrale aderente alla ma-
trice {Sargessiim species negl'individui della N. Zelanda) per mezzo
di radicelle crasse intestiniformi, indi erigentesi in fronda libera per
un'altezza che nel campione americano raggiunge i 6 cm. Lo spes-
sore è capillare o di poco superiore. Sostanza ferma assai aderibile;
colore rossastro, mutevole in bruno-scuro nel secco.
Vista in piano mostra due soli sifoni assai distanti 1" uno dal-
l' altro 0 cosi ravvicinati da sembrare come un unico assai grande.
La sezione ha forma subtonda 0 subcompressa lobata più o meno
profondamente. Tubo assile piccolo con 4 sifoni pericentrali assai
grandi che ripetono il perimetro della sezione, coli' essere cioè sub-
tondi, elittici o sublineari, di colore roseo, porporino-chiaro o bru-
niccio, ecorticati. Membrana periferica sottile 0 spessa secondo le por-
zioni, longitudinalmente e finamente striata, di color paglierino,
mucifera.
Le nozioni che si hanno sulla sua distribuzione geografica sono
forse incomplete, a giudicare dall'immensa distanza intercedente fra
le due sole stazioni finora conosciute.
a. 405. Polysiphonia Colensoi H. et H. Cast up on beach, probably
epiphytic. Waikiki, Oahu, Territory of Hawaii. J. E. Tilden, 28
My 1900.
Gen. HERPOSIPHONIA Naeg.
Etym. ìierpo serpeggio, sìpho tubo.
3i5. Herposiphonia tenella (Ag.) Naeg.
-= Polysiphonia tenella J. Ag. - Hutchinsia tenella Ag. - Poly-
siphonia tenuissima De Not.
Sarebbe da ritenersi come una derivazione della //. secunda,
sviluppatasi in condizioni speciali di ambiente, dovute alla penombra
ed alla calma delle cavernule. La forma tipica [H. secunda) è più
generalmente algicola, specialmente sulle Corallinacee, Padina, ecc.
L'esposizione alla luce diretta e l'azione dei marosi ne intensificano
358
la sostanza e il colore, contrariamente a quanto avviene nella forma
più delicata {H. tenella). Il chiar. Dott. Ed. Bornet in alcune sue
distribuzioni ha rilevato come quest'ultima forma a Biarritz occupi
le nicchie già abitate dai ricci di mare. È fra i caratteri del genere
quello delle sommità convolute quando le medesime si trovano nello
stadio di ulteriore accrescimento, ma talvolta accade che le estre-
mità uncinate o circinate si mantengano tali quando in esse si ma-
nifesta un po' di crassezza.
La sezione trasversale, a seconda delle varie posizioni in cui si
pratica, è tonda, subtonda, più o meno inegualmente lobata, oppure
elittica più 0 meno compressa. Tubo assile a sezione elittica o li-
neare, circondato da 8-10 sifoni della stessa forma e dimensione o
di poco più piccoli, subradiati quando l'asse occupa il centro geo-
metrico, inclinati, contorti e disordinati quando l'asse riesce eccen-
trico in causa della dorsiventralità della parte.
Distrib. geografica: Medit., Canarie, Biarritz, Andagorria, e forse
altrove.
a. Polysiphonia lenella J. Ag. Biarritz ! dans les trous à Oursins.
2Ó Juillet 1890, Donne par iMons. Ed. Bornet. Ex herb. G. Thuret.
b. Herposiphonia tenella Nàg. Andagorria, Sept. 1904. Coli. J.
Chalon.
Gen. STREBLOCLADIA Schmitz.
Etym. strehlos tortuoso, incurvo, e clados ramo.
= Sympodella Falkenb. - Polysiph., Htifchìnsiae, Ceramii, Bhodo-
melae sp.
3ió. Streblocladia collabens (Ag.) Falkenb.
= Hutchinsia collabens Ag. - Polysiph. collabens Kuetz. - Poi.
platyspìra Kuetz. - P. nodifera Kuetz. - Hulch. tenuissima Schousb. -
Ceraniimn macrocarpum, siriatum, spicalum Schousb.
Si raccoglie anche in diversi punti del Mediterraneo e dello
Adriatico. Forma dei cespi a perimetro subgloboso del diametro di
4-10 cm. circa, espanso-subfastigiati. Ricorda la Polysiphonia varie-
gata, senonchè ha sostanza più ferma, i rametti più corti e unilate-
ralmente suddivisi in alto. Gli esemplari consultati corrispondono alla
descrizione della Syll. Alg. di G. B. De Toni.
La sezione ha un perimetro tondo o subtondo. Tubo assile pie-
350
colo a sezione tonda od oblunga circondato da 5-6 sifoni (le sezioni
fatte hanno dato in maggioranza 0 sifoni) ecorticati, di vastissimo
diametro, e cioè dieci-quindici volte maggiore del tubo centrale, a
sezione ovata o largamente subconica ad angoli rotondati, a parete
crassa e liscia, vuoti o contenenti corpi grossi, rosei, a parete mem-
branacea, che si stimano prodotti da endosifoni abortiti.
In piano questi corpi si presentano come grandi macchie più
intensamente colorate dei sifoni. Cuticola perimetrale ecorticata, della
stessa natura dei sifoni.
a. PolysiphoTiia collabens Kuetz. Biarritz, 19 Juillet 1870. In herb.
G. Thuret et in herb. J. B. De Toni.
Gen. LOPHOSIPHONIA Falkenb.
Etym. lophos cresta, sipho tubo.
Confervae, Hutchinsìae, Polysiphoniae sp. auct.
Si distingue principalmente fra i congeneri filiformi repenti pel
modo speciale con cui i rami si generano e pel differente loro svi-
luppo che assumono. Il lungo ramo primario repente dà origine a
rami ora eretti più brevi, ora repenti e più lunghi. I tetrasporangi
numerosi sono annidati nella regione inferiore 0 media dei rametti,
disposti in linea dorsuale retta (a spirale nella L. crisiata) 0 irrego-
larmente interrotta. 11 Mediterraneo ci fornisce buoni esempi con L.
subadunca (Kuetz.) Falk., L. cristata Falk., L. obscura (Ag.) Falk.
317. Lophosiphonia? Calothrix (Harv.), Polysiphonia Calothrix
Harv.
L'esemplare in esame si riferisce ad una località nuova, ben
lontana dall'australiano King George' s Sound di Harvey, né ciò deve
meravigliare, data la facile trascuranza dovuta all' aspetto suo ingan-
nevole comune a diverse polisifoniee e gelidiacee repenti e pannose
con le quali si confonde e spesso concresce. I caratteri esteriori ed
intimi corrispondono alla descrizione Harveyana. Il carattere esteriore
che meglio dovrebbe distinguerla dalle congeneri sue agìni si volle
riscontrare nella somiglianza del portamento proprio alla Calothrix
scopulorum. Questo ravvicinamento va però inteso unicamente nel
senso del comune contegno della floridea e della mizoficea pel modo
repente con cui l' una e l'altra rivestono dei tratti di scoglio o di
360
muro, ma non per altro, in quantochè i relativi colori, sostanza e
spessore dei fili sono tra di loro nella più perfetta opposizione, sia
pure allo stesso stato vivente. Nel secco poi la floridea conserva in-
teramente il suo portamento complessivo e particolareggiato, mentre
la mizoficea si riduce ad una piastra omogenea, cinerea, di pasta
secca friabilissima. In quanto ai dubbi che si nutrono sulla vera col-
locazione sistematica che le aspetta, più che dall'essenza sua gene-
rica, sembranmi derivati dalla grande asinità sua con L. ? exilis e L.
obscura, non essendosi ancora ben stabilita la importanza sul numero
dei sifoni che varia dai 9 ai 18.
Forma dei cespi più o meno dilatati coi rami primari repenti
radicanti, con i rami secondari eretti, alti pochi millimetri. Le radi-
celle nei fili decombenti hanno il loro inizio con l'aspetto di fibrille
ialine staccantisi dalla cuticula del filo e a questo dapprima subpa-
rallele, semplici, suboliformj, macre, liscie, articolate, poscia divari-
cate e infine ramose, crasse, corrugate. Sostanza ferma, di colore
porporino-scuro, bruna nel secco.
La sezione trasversale ha perimetro subtondo e mostra un
tubo assile più grandetto dei 10-12 sifoni pericentrali aventi una
sezione oblunga, colorati di ambrino-aureo con accenno al primitivo
porporino. Sifoni ed asse sono talvolta collegati da tenui filamenti
partenti dalle rispettive pareti. Cuticola periferica del filo grossetta.
a. 5o8. Folysiphonia Calothrix Harvey. Under dark ledges of rock
just belovv high tide. Laie point, Koolauloa, Oahu, Territory of Ha-
waii. J. E. TiLDEN, 16 Je 1900.
Gen. OPHIDOCLADUS Falkenb.
Etym. ophis serpente e clados ramo.
Il genere è assai aQine a quello delle Lophosiphonìa per il por-
tamento repente nel modo già descritto, e più particolarmente alla
specie Lophosiphonìa obscura, ma se ne differenzia per il numero
maggiore dei sifoni e per alcune altre particolarità nell' intima strut-
tura C).
(^) Ecco la sez. di Lophosiph. obscura. Ha perimetro tondo. Tubo centrale
tondo o variamente deformato, in sezione, e cioè lineare-retto, virgoliforme, fles-
361
Negli Ophidccìadus infatti il tubo centrale, o, per dir meglio, la
membrana incolore che lo inguaina come un secondo tubo, è di un
diametro così vasto, che occupa quasi interamente lo spazio dalla
sezione, non lasciando libero che un assai stretto cercine per i sifoni
pericentrali, in numero di 20 circa, i quali si presentano come un
monile uniseriato di cellule mediocri, subtonde, colorate, quasi a
contatto con la cuticola del filo (O. sÌDipliciusculus), oppure irrego-
larmente pluriseriato {O. ? Scbousboei). Ma il carattere principale su
cui il genere è basato deriva dai tetrasporangi ordinati in due serie
longitudinali rette o interrotte, disposti nella parte superiore dei rami,
ciò che segna in certo qual modo il passaggio delle Herposìphoiiieae
alle Rytiphloeae.
Cistocarpi ed anteridi ignoti nell' O. simpliciusculus.
Conta due sole specie. (I caratteri sono però desunti dall' O. siiii-
pliciiisculus).
3 18. Ophidocladus simpliciusculus (Crouan) Falkenb.
=:^ Polysiphonia sinipUciusciiIa Crouan - P. coralloides Suhr. -
P. obscura Harv., Quest' ultima, secondo Falkenberg, appartiene forse
ad una nuova specie di Ophidocladus propria dell' Oceano australe a
« King Georg' s Sound d.
Salva la statura minore (3 cm. circa), per quanto trattasi dei
fili subsemplici, del colore bruno-flavescente nel secco e per la strut-
tura intima, ricorda la Poìysìphonìa repens descritta dall' Ardissone
(la quale forse indebitamente si include fra le sinonimie di Polysiph.
opaca) il cui tipo è repente (*).
suoso, cuneato ecc., inguainato a distanza in una membrana tuboliforme, ialina,
a diametro mediocre in confronto dell' Ophidocladus, circondato da 12-20 (dicesi),
18-20 (riscontrati), sifoni lineari a sezione assai lunga, semplici, radialmente di-
sposti intorno all' asse, con le estremità inferiori quasi a contatto con la guaina
del tubo centrale ; talvolta invece decomposti in cellule sussidiarie e allora la di-
sposizione loro è assai meno regolare.
(*) I miei esemplari messinesi di P. repens determinati dall' Ardissone, e il
parere dello stesso autore basato sugli esemplari della Spezia (Phycol. meditcrr.
I, p. 371) depongono in favore della autonomia della specie che andrebbe ripor-
tata fra le Herposiphonieae , dato il portamento repente. In quanto all' intima sua
costituzione gì' individui di Messina presentano un tubo centrale assai grande a
parete ialina polinucleato di cellule, e 20-24 sifoni pericentrali assai piccoli.
?.()2
L' Ophidocladus simpliciusculus costituisce finora P unico tipo sul
quale è basato il genere. Gli esemplari classici esaminati corrispon-
dono perfettamente alla descrizione in SyìL Aìg. di J. B. De Toni.
Se vi è cosa in questa pianta di che stupirci deriva dal latto
come in una sezione micromillimetrica si possono riunire un tubo
essile vastissimo, in relazione al diametro capillare del filo, circon-
dato da circa 20 sifoni. Il tubo è inguainato a grande distanza da
una membrana ialina la quale lascia intorno a sé un assai breve
spazio anuliforme occupato dai sifoni colorati che si trovano perciò
quasi a contatto con la cuticola ecorticata del filo, formando una
corona uniseriata moniliforme avente quasi l'aspetto di uno strato
corticale del filo stesso. Visti in piano, i sifoni si coprono quasi in
modo perfetto, scorgendosene perciò soli dieci.
La sostanza aderisce assai debolmente.
Dist. geog. Zona superiore a Minou, presso il faro, Crouan;
Biarritz, Thuret; La Goureppe (Guéthary), San Vicente, Gijon, Sau-
VAGEAu; Portogallo, Tangeri.
a. Opliidocladus simpìiciusculus. Ex herb. G. Thuret, Biarritz 28
Aoùt 1854. Donne par M. Ed. Bornet.
319. Ophidocladus ?Schousboei (Thur.) Falkenb.
=: Polysiplì. Schousboei Thur. - Ceramium appendiculalum et
striclum Schousb. - Hutchinsia virens Schousb. - H. Brodiaei Schousb.
- H. paniculata Schousb.
Questa pianta, ad onta della revisione sua per parte del Fal-
KENBERG, sì coutlnua ad ascrivere con dubbio al gen. Ophidocladus
del quale peraltro condivide il carattere esimio delle tetraspore or-
dinate in duplice serie. Dall' 0. simpliciusculus diversifica però pel
contegno ramoso nelle sommità dei fili e per un' aggiunta di cellule
supplementari ai sifoni. 11 dott. Ed. Bornet osserva, nelle Alg. de
Schousb., che certe forme ricordano la Polysìph. atrorubescens, ma
che per la sua struttura si avvicina sopratutto alla P. nigrescens
come può vedersi a suo luogo, senonchè in quest' ultima le cellule
addizionali immediatamente sottocuticolari non offrono le guaine
quadrate.
Forma dei cespi alti 4-8 cm., sorgenti da un plesso radicale,
olivacei, nereggianti nel secco, bruni in trasparenza. Fili setacei a
base flessuosa intricata radicante, poscia ascendenti, subnudi in basso
36,1
con le sommità dccomposto-dicotome, suddivise in rametti fruttiferi
più densamente dicotomi fastigiato-corimhosi. Articoli infimi della
metà più brevi del diam., i medi subeguali o 2-3 volte più lunghi.
vSifoni I2-IÒ circa, disposti intorno al tubo centrale, nudi o sormon-
tati da poche cellule, o più raramente presso l'ima base circondati
da un tenue strato corticale. Stichidi dicotomo-ramosi, fascicolato-
corimbosi, subcompressi, con tetraspore in doppio ordine seriate. Ci-
stocarpi piccoli, ovoidei da giovani, conici nella maturanza, breve-
mente pedicellati. Anteridii oblunghi subacuminati, aggregati nelle
sommità dei rametti. Sostanza ferma ma piuttosto aderibile.
Distrib. geogr. Capo Spartel a Tangeri e Biarritz.
La sezione ha torma tonda. Tubo centrale grande inguainato a
distanza. Sifoni pericentrali 12-16 circa con l'aggiunta di cellule di-
sposte in due serie: nella inferiore disordinate con membrana ade-
rente al nucleo, nella superiore disposte in monile assai regolare
aderente alla cuticula del filo, isolate nel centro di una guaina mem-
branacea, ialina, che, per pressione mutua nei fianchi e prodotta in
alto dalla cuticola periferica del filo, conferisce loro un aspetto sub-
quadrato.
a. Polysiphonia Schoiisboel Thur. Biarritz 2 5-6- 1868. Bornet.
Subfam. Vili. RYTIPHLOEAE (Decne) Kuetz.
Con la creazione delle sottofamiglie delle Pterosipìwnìeae (Falk.),
delle Efìdosipho?iUae,óe\\e Pachycìiae/eae, delle Lophothalieae (Schmitz
e Falkenberg), delle roìy\onieac (Schmitz), e finalmente delle Her-
posiphonieae (Schmitz e Falk.) con l'aggregazione a queste ultime
delle antiche Foìysiphonia snnpiiciiiscula e Polysiph. Schousboef me-
diante il nuovo genere Ophidocladus (Falk.), cui furono assegnate, si
venne così a stabilire in modo graduato il razionale passaggio dalle
Polysiphonia alle Ryliphloeae in base ai caratteri della fruttificazione
tetrasporica, essendoché nelle prime le tetraspore sono disposte in
una sola serie, mentre nelle seconde sono disposte in due serie lon-
gitudinali. In quanto alla Polysiphonia hypnoides Welw., che, con gli
attuali Ophidocladus, era citata fra le eccezionali Polysiphonia a te-
traspore biseriate, venne dal Falkenberg ancor più lontanamente
364
disgiunta dal suo antico genere coli' assegnarle il genere nuovo di
Ctenosiphonia, portandola cosi fra le vere e proprie Ritifleacee.
GENERI
PROTOKUETZINGIA Falkenb. VI DALIA Lamour.
KUETZINGIA Sond. OSMUNDARIA Lamour.
HALOPITYS Kuetz. NEURYMENIA J. Ag.
AMANSIA Lamour. LENORMANDIA Sond.
ENANTIOCLADIA Falkenb. ? CTENOSIPHONIA Faikenb.
RYTIPHLOEA Ag. ? PLEUROSTICHIDIUM Heydr.
Gen. HALOPITYS Kuetz.
320. Halopitys pinastroides (Gm.) Kuetz.
= Fncus pinastroides Gm. - Rytiphloea pinastroides Ag. - R.
episcopalis Endl. - Lophura episcopalis Kuetz. - Rhodomela pinastroi-
des var. episcopalis Mont. - Fucus inciirvus Huds. - Ceramium in-
curvum D.C. - Fucus acerosus Wulf.
Non occorrono descrizioni di questa nota alga cosi comune nella
maggior parte del bacino mediterraneo dove generalmente viene
raccolta, natante o reietta, nel suo stato senile col rameggio ridotto
alle estremità dei rami principali, reso compatto dai rami secondari
e dai rametti, con un aspetto rude e lurido, spesso invasa da Jania
riibens. da giovani Melobesia e da concrezioni calcaree.
Sono pure noti i portamenti che precedono un tale stato, quando
la pianta ha uno spessore appena setaceo, fino all'ultimo sviluppo
caulescente avente un diametro di circa 2 mm., ed un' altezza che
può raggiungere i 25-3o cm.
La sezione di un ramo è tonda, subtonda o subellittica a peri-
metro unicurvo o leggermente ondulato-lobato. Tubo centrale dello
stesso diametro delle cellule o di poco minore, tondo o subcompresso.
Cellule pericentrali 5 alle quali fa seguito un secondo ordine di cel-
lule in numero di 12-16. A queste ultime succede un giro di cellule
le cui pareti aprendosi nella parte esterna (superiore) si suddividono
in ramificazioni anastomosanti, grandette, e poscia in altre sempre
più brevi, minute, subareolate, costituenti lo strato corticale. Tutte
queste cellule a parete corticata rosso-scura nel vivente, bruno-gial-
lastra nel secco, ora appaiono vuote, ora chiuse da sepimenti o dia-
365
frammi membranacei dello stesso colore ma meno intenso. Nel caule
la costituzione intima si mostra sotto forma di un fitto reticolato
circondante il tubo assile, a maglie oblunghe in maggior numero di
giri di cui i piìj esterni si compongono di maglie sempre più pic-
cole e poscia scomposte nelle solite ramificazioni che alla loro volta
danno origine a cellule lineari oblunghe, indi sempre più brevi e
più piccole neir avvicinarsi alla periferia dove costituiscono lo strato
corticale.
a. Rytiphloea pinaslroides (Gmel.) Ag. - Halop. pinast. Ktz. Cher-
bourg, dans Ics flaques des rochers, à mi-marée. A. Lejolis. n. iSyó.
Rabenhorst, Algen Europa' s.
h. R. pinasiroides. « Ocean flowers and their tea teachings ». On
rocks on the Southern coast of England.
Gen. AMANSIA Lamour.
Etym. In onore del chiariss. naturalista francese St. Amans.
= Fuci, Odonihaliae, Epineuronìs, BeUsseriad, Vidaliae, Kuet-
Tjngiae sp. auct.
Dati gl'intimi fenomeni morfologici inerenti alle Rytiphloeae e
in relazione alle precedenti sottofamiglie affmi, è d' uopo ancora una
volta osservare che il passaggio dall'una all'altra struttura non segue
con ordine di progressione stabile col mutare dei generi, e infatti
talvolta quest'ordine è regressivo: si ripetono cioè i caratteri di tes-
situra di generi aventi preminenza d' origine.
L'ordine invece costantemente progressivo nella scala sistema-
tica è quello derivante dalla natura e dalla disposizione degli organi
di fecondazione (anteridì) e di fruttificazione (tetraspore e cistocarpi).
Come già si è visto nei generi FoUexfenia, Placophora e Poly-
T^onia, anche in questo si ritorna in parte alla configurazione lami-
nare di struttura elegante, nella quale, in certa guisa, si è spianato
in istrati zonati il polisifonismo che pure si conserva nelle parti cau-
lescenti, o comunque subcilindriche, secondo il tipo primigenio della
disposizione più o meno radiata degli elementi cellulari intorno a
un tubo assile. Con tutto ciò la corrispondenza fra le due strutture,
siano esse raccolte nel limitatissimo perimetro subcilindrico o distri-
buite in una superficie laminare più o meno vasta, è sempre per-
366
fetta, ad onta delle apparenze fanto diverse tra l'una e l'altra. Cosi
nel caso attuale è evidente che il tubo assile delle parti subcilindri-
che è nelle parti laminari surrogato dalla costa; che le articolazioni
sono sostituite dalle zone, e che la ramificazione dei fili è nelle la-
mine rappresentata dalle di-policotomie delle zone stesse, costituenti
in tal guisa un rameggio interno diretto verso i margini della lamina
dove appare in configurazioni esteriori sotto forma di crenulazioni,
di ciglia, di seghettature, di lacinie, di penne più o meno decom-
poste ecc. Di Aììiansia se ne conoscono nove specie da J. Agardh
divise in cinque sezioni [Laciniilaiae, Crenulaiae, Serralae, Ciliatae,
Pinnatae) basate sulle varie decomposizioni delle parti laminari della
fronda e sulla sede e forma degli stichidi. A questo riguardo sarà
opportuno consultare 1' autore stesso o almeno la Syll. Alg. di G. B.
De Toni.
32 1. Amansia multifida Lamour.
= Odonthalia multifida Endl. - Epineuron ? multifidum Kuetz. -
Epin. lineatum Hook, et Harv.
La prima impressione di un Gelidinm, che può suscitare l'a-
spetto di questa pianta, svanisce alla constatazione del rameggio de-
rivante da prolificazioni costali, ciò che la riferirebbe piuttosto alle
Delesseriacee se anche da queste non venisse esclusa per le estre-
mità sue involute. Sorge da un disco radicale mediante uno stipite
subcilindrico dello spessore di una penna passerina, allungandosi fino
a IO cm. circa e formando un assieme cespitoso di un perimetro
circolare grandilobato. Frondi larghe 2-5 millim., lineari, ad apici
ottusi incurvi; margini seghettato-dentati, de' quali i denti si svolgono
poscia in penne semplici, indi composte. La fronda è percorsa lon-
gitudinalmente da una costa subevanescente nelP apice, più incras-
sata in basso ed inferiormente sempre più pronunciata, ma ancora
munita di ali membranacee delle quali poscia detersa finisce per as-
sumere l'aspetto di caule. Le prolificazioni provengono dalla parte
inferiore della costa principale e poscia dalle coste secondarie che
sono quelle dei rami, le une e le altre qua e là più o meno dense,
ciò che rende il rameggio assai irregolare. Apici delle penne e delle
pennette egregiamente incurvi, lineari, finalmente fruttiferi. Stichidi
subdigitati svolgentisi nella parte superiore delle pennette, recanti
una doppia serie di tetrasporangi. Anteridì senati nel lato esteriore
.367
delle pennette incurvate occupanti la linea mediana della lamina, in
origine ovato-globosi quasi claviformi stipitati, infine formanti dei
corpi cilindracei, spesso incurvi. Sostanza tenace nelle parti più adulte,
carnosa nelle parti più giovani, membranacea e tenace nel secco.
Colore roseo che si mantiene piuttosto bene, biancastro per altera-
zione. È spesso invasa da concrezioni calcaree. Appartiene, come la
seguente, alla I Sezione delle Lacinulatae J. Ag.
La parte laminare della fronda, vista in piano al microscopio, si
presenta composta di tante zone trasversali parallele ognuna delle
quali è costituita da tante cellule (60-80, metà per ogni lato della
costa) esagone, lunghe, tubiformi, roseo-acetine, sempre eguali di
diam. e di lunghezza, salvo che nelle regioni inframarginali dove il
loro diametro è minore, pure serbando la normale lunghezza. Queste
cellule con le loro estremità sono generalmente in perfetta corrispon-
denza con le estremità delle cellule delle zone contigue, ma talvolta
di alcun poco spostate, ma non cosi da offendere l'euritmia dell'in-
sieme. Le congiunzioni delle zone sono formate da cellule esagonali-
rotondate assai brevi, quasi appendici estreme delle cellule tubiformi.
Non sempre però queste cellule delimitanti le zone si mostrano re-
golarmente turgide, ma spesso figurano come una catenula di maglie
chiuse, motivo per cui C. A. Agardh asseverò in modo troppo as-
soluto che « ubi series contiguae sunt, lineas obscurius formantibus »,
(Spec. Alg. p. 193). 11 centro della parte in esame è longitudinal-
mente percorso da un tubo rosso-giallorino che nelle parti più basse
della fronda ha un diam. due volte maggiore delle cellule tubiformi,
ma che sempre più va restringendosi verso l'alto, salvo l'assumere
un notevole spessore in corrispondenza delle prolificazioni costali,
facendosi da semplice composto, ispessendosi nelle congiunture delle
articolazioni ed abbreviando la lunghezza di queste.
La sezione della parte superiore di un ramo ha forma lineare
con un rilievo centrale nel dorso, ossia nella parte superiore della
lamina e con l'estremità ottuso-rotondate. Asse polisifonio, e cioè
formato da un tubo centrale piccolo, circondato da 5 sifoni. Questa
parte occupa il centro ingrossato; il resto della sezione lineare ha
due strati, l'interno composto da 1-2 serie di cellule mediocri sub-
lineari o subrettangolari disposte longitudinalmente o diagonalmente;
il cortice superiore è dato da grosse cellule quadrato-esagonali (in
maggioranza quadrate) assai regolarmente disposte, isolate, con la
parte superiore a contatto con la cuticola periferica; il corticc infe-
riore 0 introrso (faccia inferiore della lamina) è formato da cellule
consimili a quelle dello strato interno, diagonali, isolate, distanti dalla
cuticola periferica, per cui fra quelle e questa risulta uno spazio li-
neare vuoto.
La sezione della parte caulescente spiega meglio quella sopra
descritta. Essa si compone di un grosso corpo subtondo (costa) leg-
germente allungato munito di due prolungamenti lineari extra-assili
(ali). La maggiore curva del grosso corpo centrale, e quindi la parte
maggiore di questo, equivalente ai due terzi, è quella che sporge
dalla corrispondente parte esteriore della fronda; la curva minore,
ossia una terza parte del corpo centrale è quella che sporge dalla
corrispondente regione introrsa della fronda. In questo corpo così in-
grossato e costituito da numerose e grandi cellule tonde, subtonde
e quadrate, in parte ialine, in parte colorate, mal saprebbesi ravvi-
sare il tubo assile coi 5 sifoni pericentrali che con esse si confon-
dono. L'unico ordine che s'impone alP occhio in questa massa è
quello di una curva composta di due serie di cellule quadrate e
subesagone che l' attraversano in modo eccentrico. Questa linea
curva, in sostanza, non rappresenta altro che il primigenio spessore
intorno al cui centro, per successive sovrapposizioni di cellule, si è
andata ispessendo la costa al punto da costituire la descritta massa
subtonda, ossia subcilindrica in rapporto all'intera compagine della
costa caulescente. La costituzione delle sottili parti lineari (ali) spor-
genti ai due lati della massa centrale è pari a quella già sopra
descritta.
a. 94. Amansia muìtifida Lamour. Washed ashore. Annotto Bay,
Jamaica, July, 1894. M''^- ^- E. Pease and Miss. E. Buttler. Phycot.
Bor.-Americ. Collins, Holden and Setchell.
32 2. Amansia glomerata Ag.
= Delesseria rhoda?itha Harv. - Amansia rhodantha J. Ag. - A.
fasciculaia Kuetz.
Sebbene appartenga alla stessa sezione della precedente in grazia
dei denti fruttiferi suddiviso-pennati, crescenti eventualmente in vere
frondi; sebbene ne condivida in modo quasi identico l'intima strut-
tura, questa pianta offre un segnalato esempio di grande disformità
360
nel disegno perimetrale delle lamine e nel singolare portamento loro
imbricato a glomeruli rosacei. Di questa specie la rivista Ueber Land
iind Meer ne diede una figura (^), nella quale la pianta, se non
proprio stilizzata, è presentata certo in uno stato di eccezionale svi-
luppo e di una non meno eccezionale perfezione, il che di solito
non corrisponde alla maggioranza dei casi, e ben si comprende,
trattandosi di una vegetazione propria delle basse maree e per con-
seguenza quasi sempre invasa da concrezioni calcaree e da parassiti
vegetali ed animali che ne la deformano nelle varie parti e nello
stesso suo portamento che riesce perciò assai di frequente più o
meno rattrappito. Non altrimenti si presenta negli esemplari sotto
indicati.
Forma dei cespi densissimi di un rosso-scuro {fiiscc^cens Ag. ;
dilli brozunisìi J. E. Tilden), del diam. di 5-8 cm., costituiti dalle
frondi glomtrate. Negli individui più elati ogni glomerulo riesce di-
stanziato sulla costa caulescente; ma, nel caso più comune, ogni
glomerulo, del diam. di 2-3 cm., è formato dalla congestione di pa-
recchi glomeruli minori, ciò che è dovuto all'accennato rattrappi-
mento.
Fronda ecorticata, come la precedente. Nello stato giovanile è
lanceolata, lunga 2-5 cm., larga 4-7 millim., coli' apice incurvo, i
margini serrato-dentati, la costa tenue, inferiormente incrassata, sub-
evanescente presso r apice. Verso la sua metà questa costa emette
una prima prolificazione di lamine in una o due delle quali la costa,
anziché sparire verso la sommità, proseguendo, la sopravanza. Nello
stesso tempo la costa primigenia si deterge delle espansioni laminari
e prende l'aspetto e la funzione di caule. Così le nuove coste a
sviluppo continuato emettono alla loro volta parecchie lamine imbri-
cate in 3-4 giri concentrici in numero di 8-10 nel giro esterno, di
4-5 nei giri interni. La costa caulescente ha lo spessore di una penna
passerina o al massimo di una penna colombina, l denti sterili sono
incurvi a base più larga attenuati subsemplici, assai più brevi della
larghezza delle lamine; i denti fruttiferi sono sensibilmente allungati,
suddiviso-pennati, simulanti delle minute frondi marginali delle quali
RiprodotUi nel fase. Settembre 1907 della Lettura di Milano.
24
370
talvolta, per ulteriore sviluppo, tengono luogo. Gli stichidi si produ-
cono nelle suddivisioni delle penne e sono lanceolato-lineari, egre-
giamente incurvi, producenti una duplice serie di tetrasporangi.
Sostanza assai ferma e tenace nelle coste caulescenti, tenue mem-
branacea nelle lamine, non aderibile.
Viste in piano al microscopio, le espansioni laminari si rivelano
composte di molte serie trasversali di cellule tubiformi esagonali al-
lungate, un po' più brevi che nella specie precedente. Le linee di
congiunzione fra una serie e l'altra sono costituite da cellule esa-
gone dello stesso diametro delle cellule tubiformi ma lunghe appena
la metà di queste. Scorre longitudinalmente una costa formata da
uno o più sifoni nelle cui articolazioni le cellule esagonali, anziché
ben distinte e con area aperta internamente, sono invece più piccole
e cieche come maglie chiuse. Ne risulta un assieme di grande ele-
ganza, colorato di roseo-giallastro o laterizio-chiaro.
La sezione della parte laminare offre il midollo composto di
cellule costituite da areole membranacee, quadrate o rettangolari,
ialine, nucleate di un corpo colorato tondo cuneato o variamente
foggiato, come spesso avviene in conseguenza dei raggrinzamenti e
distorsioni nelle pareti delle cellule. Nelle parti più sottili (marginali;
la struttura è data da una fila di cellule nude, mediocri, oblunghe,
colorate, combacianti parzialmente pei fianchi, disposte diagonalmente
alla cuticola della lamina.
La sezione della parte caulescente dà il solito corpo tondo (co-
sta) munito delle appendici lineari (ale) che si staccano da punti
assai meno eccentrici di quelli dell' yl. multifida. Tubo assile più o
meno nucleato con 5 sifoni pericentrali disposti in una linea longi-
tudinale di cellule ellittiche o subangolate alle quali fanno seguito
diverse serie di cellule sempre più strette quanto più si avvicinano
alla periferia dove le membrane areolari sono replete di sostanza
ambrino-scura o bruniccia.
a. Amansia glomeraia J. Ag. Honolulu, Juli 1884. Leg. A. Grunow.
b. 404. A. glomerata Ag. VVaianae, Oahu, Territory of Hawaii.
My 1900. J. E. Tilden.
371.
Gen. RYTIPHLOEA Ag.
Etym. rhytis ruga, phloios corticc.
= Fuci, Coìifervae. Polysiphoniae sp. auct.
Si distingue nell'abito per la forma piuttosto appianata, munita
di strette ali cartilaginee, coi rami lateralmente alterni, ramulosi, pei
rametti a base larga sui rami principali dei quali condividono la
struttura. Di poco differisce dal gen. Halopytis in quanto ai cistocarpi,
ma se ne separa per gli stichidi arcuati lancoidei, formati dai minuti
rametti novelli, diversi di forma dagli sterili, mostranti una doppia
serie longitudinale di tetrasporangi bini in ogni articolo. La serie
degli sporangi inoltre si fa unica nell'estremità sua.
Il genere venne emendato dal chiar. Falkenberg che ne trasse
specie e generi diversi. Così della Rytiphloea elata ne fece il genere
Cladnrus (Chondrieac) ; le Ryi. pinastroides ed epìscopalis aggiunse
al gen. Halopvtis ; della Ryt. aiistralasica ne fece il gen. Profokuei-
T^iugia; la Ryt. caespitosa aggiunse alle Lophurella; la Rvt. simplìci-
folta alle Lenormandta ; la Ryt. angusta alle Symphyocladia (S. angu-
sta Okam.). Nella Ryt. sineiisis il chiar. G. B. De Toni ravviserebbe
una data forma di qualche Odonthalia. In costrutto, le emendazioni
del gen. lo impoverirono al punto, che delle dieci specie circa cui
venne ridotto, una sola sarebbe sicuramente confermata nella siste-
matica dove è riconosciuta quale prototipo, ed è quella che qui in
appresso si tratta; tutte le altre si annoverano fra le inquirendc e
le escludende.
323. Rytiphloea tinctoria (Clem.) Ag.
= Fucus purpureus Esp. - Conferva plana Forsk. - Fucus tin-
ctorius Clem. - Lophvros tinctorius Targ.-Tozz. - Fucus striatus
Draparn. - Fucus Phenax Spr. - Rytiph. rigidula Kuelz. - Ryt. se-
micristata J. Ag. - Polysiph. campanulata Delle Chiaje.
Delle Floridee è forse l' unica che vien tosto identificata da chi
scende per la prima volta al mare, massime se trovata reietta e
sciacquata dalla pioggia o dalla rugiada, ciò che determina lo scoppio
delle areole delle cellule periferiche, le quali emettono in coppia un
fluido ricchissimo di ficoeritrina di un porporino intenso e vivacissi-
mo la cui espansa impronta sulla carta si conserva abbastanza bene
372
anche nei vecchi erbari (^). L'abbondanza sua nel Mediterraneo la-
scerebbe supporre una corrispondente diffusione negli Oceani, ciò
che invece non si verifica, limitandosi alle Canarie e alle coste della
Francia superiore. Viene segnalata anche del Mare Rosso anterior-
mente al taglio dell'istmo (Turner e Zanardini), e in modo assai
dubbio delle coste del Brasile (Kuetz.).
Si ommette la descrizione della pianta ben nota; solo ne ven-
gono qui segnalati gli aspetti ben diversi che presenta nei due stati
di fruttificazione e di sterilità. Nel primo il rameggio è abbondantis-
simo, decomposto-pennato, con le suddivisioni filiformi; nel secondo
assai poco anche nella stessa sommità deve le penne o sono per-
fettamente integre o solo per eccezione e brevissimamente bipennate.
In questo secondo stato ogni parte della pianta è perfettamente e
assai largamente appianata.
La sezione di un ramo ha forma ellittica. 11 midollo presenta
un reticolato di vaste cellule ellittico-angolate, longitudinali nelle quali
non è sempre dato di precisare il tubo assile fra le 5 cellule (sifoni)
pericentrali le quali con le conseguenti più esteriori hanno una di-
rezione parallela, cosicché spesso fra le prime si confonde il vero
asse geometrico.
Da questo parallelismo, combinato con le pareti delle cellule
assai elevate ai ginocchi, deriva appunto la pseudo-articolazione che
la fronda simula, vista in piano e in trasparenza.
Le pareti delle cellule più esterne si aprono dal lato della peri-
feria corticale, si diramano anastomosandosi, dando così luogo a cel-
lule più piccole traslucenti, e poscia ad altre sempre più piccole,
verticali, più o meno ordinate, costituenti lo strato corticale. Tutto
questo apparato cellulare è di un bel rosso assai tenero, che si fa
più intenso nella periferia.
Nella parte caulescente le pareti delle maglie sono più crasse,
porporino-bruno-giallastre, di forme più irregolari e contorte. Le este-
riori, anastomosandosi, danno origine ad altre maglie più regolari,
subtonde, vuote. Segue uno strato sottocorticale composto di cellule
(*) In minore abbondanza ciò si verifica anche nella Ptcrosipho7iia cloiophylla
(Ag.) Falk., per dire solo di una specie più affine alla RytiplUoca,
S73
nucleate, scure, commiste in varie forme, lineari, assai lungiie o spez-
zate in cellule minori rettangolari, quadrate o variamente angolate.
Come y Halopìfys pinastroides, è anche questa una eufloridea
dioica, in quantochc gli anteridì ed i cistocarpi sono recati da indi-
vidui distinti.
Distrib. gcog. Secondo le cognizioni che se ne hanno, il centro
massimo è dato dal Mediterraneo dal più alto Tirreno fino alla Gre-
cia, e dall'Adriatico superiore. Nell'Atlantico si estende dalle coste
di Brest a Capo Spartel d' onde si spinge fino alle Canarie. Il punto
più orientale sarebbe dal M. Rosso; il più occidentale da Bahia
(Brasile) secondo il Kuetzing, ma è dubbio se trattasi realmente di
questa specie.
a. L'esame venne fatto sopra esemplari del Mediterraneo.
Gen. VIDALIA Lamour.
Etym. Forse dal viaggiatore francese Onorato Vidal.
= Volubflaria Lamour. - Spirhviiienfa Decne. - Dfctvotnenia,
Fucus, Rytiphloea, Rìiodomela, Delesserìa, Polyphacum, Amanmi, Sphae-
rococciis, Carpophyllum sp. auct.
Molto analogo ai gen. Rvtiphloea ed Enantiocìadia, quasi Amansia
provvista di strato corticale, anziché di una semplice cuticola, se-
condo r osservazione di Falkenberg.
Essendo qui l'esame limitato a due sole specie delle nove che
si conoscono, né perciò possibile il soffermarsi sui caratteri più sa-
lienti che le contraddistinguono anche in fatto di struttura intima per
trarne delle conseguenze generiche, sarà opportuno, in ogni modo,
il tener presente nello studio delle identificazioni la distinzione dei
tre sottogeneri nei quali da J. Agardh vennero le specie stesse di-
vise, e cioè.
i.° Volubiìaria. Stichidi disposti nei denti marginali, prolungato-
pennati. Vi appartengono: Vidalia volubilìs, obtusiloba, fiuibriata e
forse Melvilli.
2.^ Spirhymenia. Stichidi nei denti marginali emergenti da una
superficie piana, fascicolati. V. serrata.
?).^ Epineuron. Stichidi emergenti dalla costa, formanti una linea
qua e là interrotta. V. spiralis, V. CUftonì, V. intermedia, V. Colemoi.
■374
Rimane incerto a quale sottogenere debba ascriversi la V. gre-
garia i cui stichidì sono finora ignoti.
324. Vidalla volubilis iL.) J. Ag.
= Fticns volubilis L. - Rhodoniela volubilis Ag. - Diclyonumia
volubilis Grev. - Volubilaria mediterranea Lamour. - Alga spiralis
marilima Bocc. - Fiicus spiralis serratus Barrelier. - Epatica spirale
minore Ginn.
Il carattere suo esteriore precipuo delle molto ravvicinate contor-
sioni a spira la fanno identificare a prima vista, epperò non è il caso
di ripeterne la descrizione ed i particolari del suo portamento ben noto.
Importa il tener presente che fra tutte le congeneri è quella in
cui la parte laminare delle prolificazioni (rami) raggiunge un' assai
superiore larghezza che nei lobi estremi può arrivare ai 2 cm.; che
le prolificazioni inferiori sono assai corte, integre, o quasi nei mar-
gini, e che il rameggio è assai vario nel modo in cui è distribuito,
e cioè assai rado nelle parti medie, alterno ed unilaterale e a som-
mità ora semplici ora corimbose o fascicolate.
Come la Rytiphloea lincioria, si trova soltanto nella regione più
temperata dall'Atlantico assai più prossima al Mediterraneo il cui
bacino invece, inteso nel più largo senso, se ne direbbe la culla ori-
ginaria, tanto ivi si presenta abbondante. Cresce nella seconda zona
di profondità sulle conchiglie, sulla roccia, sui sassi, sui vecchi rizomi
di Posidonia, ed è spesso invasa da concrezioni calcaree, da forami-
niferi {Polylrema miniaceum), da Briozoi, da Peyssonellia, da diverse
Polysiphonìa (massime P. fruticulosà), da Amphiroa, Jauia, Melobc-
sia, ecc., il che, oltre la profonda origine sua, dimostra le peregri-
nazioni cui è soggetta una volta staccatasi dal nativo sopporto.
La sezione dello stipite ha forma elittico-angolata. Tubo assile
circondato da 5 sifoni non sempre evidenti nel reticolo delle grandi
cellule elittico-esagone, bruniccie, di cui si mostra composta la massa
midollare assai vasta. Le maglie di questo reticolo vanno sempre
più restringendosi verso la periferia dove formano quasi delle areole
contenenti una cellula lineare, scura, verticale alla periferia. L'as-
sieme di queste cellule lineari costituisce lo strato corticale che ora
è protetto da una grossa cuticola mucoso-solida, ma talora lo strato
stesso è quasi indifeso, per cui il perimetro appare formato dagli
archi interi 0 spezzati delle areole periferiche.
'375
La sezione della lamina ha forma strettamente lineare, per cui
il midollo ne risulta allungatissimo e assai sottile. Esso si compone
del tubo assile con 5 sifoni pericentrali susseguiti nelle loro estre-
mità longitudinali da cellule oblunghe pure longitudinali, a parete
flessuoso-toruloso-filamentosa, fiancheggiate da 1-2 serie di cellule
piccole isolate costituenti lo strato corticale che si chiude con una
cuticula continua.
In piano presenta un reticolato di vastissime cellule esagono-
elittiche a pareti regolari nelle membrane recenti, e in quelle adulte
sono flessuose, torulose, quasi articolate con articolazioni rettango-
lai'i, subtonde o variamente angolate, assai varie di dimensioni.
Queste cellule hanno un sottostrato assai pallido di altre cellule
consim.ili ma assai più piccole, e tutto quanto l'assieme è percorso
da vene o coste formate da cellule di materia più consistente, più
grandi delle prime, più allungate, più acutamente angolate e più in-
tensamente colorate.
li colore in trasparenza, sotto il riflesso dello specchietto, varia
tra il baio, il rosso-rancione-bruno e quello proprio dello zuccaro
caramellato. Sostanza membranacea, assai ferma, inaderibile.
a. Vidalia volubili s ]. A. Arecife. Isola di Lanzerote (Canarie),
14-16 Agosto 1882. Race. Gap. E. D' Albertis. Ex herb. A. Piccone,
ora Achille Forti.
325. Vidalia Coiensoi (Hook, et Harv.) J. Ag.
= Epineuron Coiensoi H. et H.
Salvo il colore più scuro, la sostanza più consistente e la sta-
tura più grande, ricorda alquanto la forma sterile della Ryliphloea
tincloria. Può raggiungere e anche di poco oltrepassare i 20 cm. di
altezza, conservando sempre la massima larghezza di 2 mill. La
pianta è cespitosa ed occupa un perimetro circolare. È munita di
radici prensili amulato-ramose che si convertono poscia, a seconda
dei casi, in dischi lobati ravvicinati 0 saldati insieme. Frondi lineari,
canaliculate, decomposto-ramose mediante prolificazioni partenti dalla
parte mediana del disco, incurve agli apici coi denti involuti sulla
stessa estremità che è concava. Inferiormente le frondi sono inermi,
indi con piccoli denti che si smussano invecchiando, lasciando al
posto loro dei semplici rilievi in forma di leggere ondulazioni, e pei
due terzi superiori sono munite di denti stabili, lunghi 2 mill. circa.
376
equidistanti, di 2 mill., alterni, patenti-diagonali, larghi alla base,
indi attenuali, lanceolato-subolati; quelli occupanti le parti superiori
sono talvolta suscettibili di prolificazioni e allora si fanno quasi pen-
nati. Si nota ancora che la parte inferiore della fronda è fortuita-
mente o per richiamo caratteristico al genere 1-2 volte contorta a
spira assai larga. Stichidì lanceolato-filiformi. incurvi, semplici, dispo-
sti lungo la linea mediana della pagina, recanti una duplice serie di
tetrasporangi. Cistocarpi piccoli, tondi, mucronati brevemente, svol-
gentisi nel corpo stesso dei denti superiori, (^.olore atro-porporino :
sostanza ben ferma, rigida, non aderibile.
La sezione trasversale di una lamina ha forma lineare-rettango-
lare con le estremità integre o quasi bilobe. Midollo a reticolo di
maglie a pareti filiformi, grandi, subquadrate od elittico-esagone,
ialine. Strato corticale di cellule isolate ma non distanti, mediocri,
in 3-4 serie leggermente inclinate, di color granato. Cuticola talvolta
discontinua esilissima.
La parte inferiore caulescente dà una sezione elittico-subrettan-
golare. La visione chiarissima ed elegante presenta il tubo assile
tondo-subesagono di color bruniccio-opaco circondato da 5 sifoni di
poco più grandi ma della stessa forma. Longitudinalmente fanno se-
guito ai medesimi due linee contigue e prementesi di cellule della
stessa dimensione dei sifoni. Ad ogni lato di queste cellule si offrono
quattro linee di altre cellule minori, sempre più digradanti di vo-
lume quanto più si avvicinano alla primitiva periferia che è formata
da uno strato di natura mucoso-solida. A questa delimitazione del-
l'antica periferia fa seguito il vero strato corticale prodottosi per ul-
teriori sovrapposizioni di molte serie di cellule piccole, lineari, ver-
ticali, scure. 1 sifoni pericentrali e tutte le cellule sussidiarie fino alla
delimitazione del perimetro antico sono formati da un' areola ialina
nucleata di scuro.
Cosa notevole in questa struttura è il fatto della metamorfo-i
delle cellule semplici, lineari, nude, del primigenio strato corticale
trasmutatesi in cellule submidollari aggiuntive in seguito alla costi-
tuzione dello strato corticale di ultima formazione (').
(1) Questo fenomeno, costante in alcuni generi, subordinato a circoslanzo
fortuite in altri, è di un altissimo significato biologico in quanto implica il prin-
'377
a. ìipineuron (Vidalia) Coìensoi llarv. Mongonui (Nuova Zelanda),
January. Cx herb. R. jM. Laing.
Gen. OSMUNDARIA Lamour.
Etym. dalle frondi di alcune Osmimda fatte aspre od orride da
minutissimi ramenti.
Genere creato da Lamouroux nel i8i3 con una denominazione
che a C. A. Agardh parve incongrua, e che perciò questi stesso
tramutò in quella di Polyphaciim {polis molte, pìiacos lenticula) allu-
dente alle mauìilas lìumerosas in superfìcie sparsa s (Sp. Alg. p. loo).
Si distingue appunto dal genere Vidalia per queste caratteristiche
produzioni che nelle fanerogame si designerebbero per peli cortis-
simi semplici, forcati, glochidiati o variamente ramosi, nonché per
la fronda a lamine perfettamente spianate, raramente appena semi-
torte una o due volte. In quanto all' intima struttura, questa si di-
stingue per le zone spurie formate dalle grandi cellule midollari di-
sposte in lince rette orizzontali nella parte loro mediana, mentre si
inalzano diagonalmente verso i margini e vengono proseguite in tale
direzione dalle piccole cellule costituenti lo strato corticale. La fronda,
della consistenza carnoso-tenace. talvolta a tratti infinitesimali di va-
rio spessore, di frequente invasa da concrezioni calcaree e da briozoi
crostiformi, nonché pel colore suo molto scuro ed opaco, esige un
trattamento di decalcificazione protratto almeno per una settimana
se fatto con l'aceto comune per averne delle sezioni turgide e sot-
tili COSI da offrire una limpida visione.
cipio dell' adattabilità degli organi esterni od interni al disimpegno di funzioni
diverse, e ciò allo scopo precipuo della conservazione dell'individuo o della ri-
produzione della specie. Nella classe delle stesse eufloridee è nota l'azione dei
flagelli che costituiti in origine dal solo orlo marginale della lamina obliteratasi,
da piani si fanno cilindrici mediante la ricostituzione delle cellule midollari a
spese di quelle corticali, per cui si pongono in grado di originare delle prolifi-
cazioni. Nel regno animale, fra i molti esempi si può citare quello dei Tunicati
nei cui vasi sanguigni la corrente cangia periodicamente direzione, di modo che
nello spazio di pochi minuti lo stes.so canale sostiene alternativamente le funzioni
di un' arteria e di una vena.
378
32Ò. Osmundaria prolifera Lamour.
= Polyphaciun proliferum Ag.
Ad onta di alcuni cambiamenti nei caratteri non sempre stabili
in tutti gli individui, questa pianta può ritenersi l'unica del genere.
Già assegnata alle Fucoidee nelle quali lo stesso C. A. Agardh la
mantenne unitamente alla FurceUarìa fas/igiata, è sempre fra le de-
sideratissime per la sua rarità più che per le qualità sue estetiche.
Sorge da un espanso callo basilare fino a raggiungere i 3o cm. di
altezza, ma d'ordinario si limita ai 12-1 5 cm. e anche meno. Foglie
carnoso-tenaci, rigide nel secco a prolificazioni ramose, brevemente
picciolate, dapprincipio obovato-cuneate, indi allungate-lineari, lar-
ghe 6-10 mm. e lunghe 6-10 cm., ora più larghe nella parte me-
dia, coi margini vagamente seghettati 0 appena e inegualmente a
tratti intaccati o perfettamente integri, cogli apici rotondati o cunea-
to-emarginati. Ramoscelli esigui ricoprenti interamente le foglie mas-
sime le più adulte che se ne detergono nello stadio senile. Questi
ramanti constano di uno stipite breve, crasso, dal quale divergono
in ogni senso dei ramoscellini brevi, crassissimi con le sommità scu-
tellate e nude nel lato introrso, decomposte in ramuscoli agglome-
rati nel lato estrorso, aciculati, articolati, polisifonì, Stichidi collocati
principalmente negli apici ed ora aggregati lateralmente al nervo
mediano, lunghi quasi 2 mm., lanceolati o lineari-clavati, generanti
tetraspore da ciascun lato della costa.
La pianta recente è oscuramente porporina, bruna o nereggiante
nel secco.
J. Agardh segnala inoltre un' Osmundaria intermedia [Foìypha-
ciim intermediwn J. Ag.), i cui caratteri specifici sono però in parte
condivisi da alcune forme individuali dell' O. prolifera.
Dislrib. geogr. Nuova Olanda occidentale ed austro-occidentale.
La sezione di una foglia ha forma largamente lineare ad estre-
mità rotondale. Stante il colore bruno-opaco assunto nel secco, oltre
che dal corticc, anche dall'intima struttura, e stante l'irregolarità
con cui spesso sono disposte le cellule, difficilmente fra queste si
differenziano il tubo assile ed i 5 sifoni pericentrali. Questa irrego-
larità o diversità di disposizione delle cellule è anche inerente al-
l'età della parte che si esamina. Generalmente predomina il paral-
lelismo delle cellule midollari. In queste Tareola in cui sono conte-
379
nule si confonde con la parete del nucleo il cui accrescimento ha
completamente occupato lo spazio già intercedente fra esso e la
membrana inguainante. La forma stessa di dette cellule varia nel-
l'ambito sezionale che può essere lineare, rotondato-esagono od
dittico. Il tubo è generalmente a sezione tonda, di tessuto quasi
granuloso inguainato da una membrana quasi incolore e quasi com-
baciante col nucleo stesso. 1 sifoni, anche quando sono piuttosto di-
stinti dalle cellule sussidiarie, nessuna notevole differenza presentano
con queste in quantochè la forma loro subtonda, oblungo-elittica od
oblungo-ovoidale e le dimensioni piuttosto grandi degli uni e delle
altre sono sempre pressoché eguali. Se mai le cellule tendono più
al tondeggiante e sono disposte in 2-3 serie un po' disordinate, con
direzioni varie, ma di preferenza inclinate, preludenti allo strato
corticale.
Strato corticale di 2-3 serie disordinate di cellule brune, di di-
mensioni decrescenti dall'interno all'esterno, isolate, subtonde o leg-
germente oblunghe o diveisamente angolate, tutte in tali forme
commiste.
Cuticola filiforme, crassa, tenace, con sottostante muco solide-
scente.
a. Polyphacinn proliferiun Ag. Ad Port Philip. Herb. G. B. De
Toni.
Gen. NEURYMENIA J. Ag.
Etym. neuron nervo, livtnen membrana.
^=Aniaiisia, Fiicus, Epi7ieuron, Deksserìa e Dictymenia secondo
gli aut.
Il gen. è monotipico come il precedente. Ha inoltre molta rela-
zione col genere Vidalia nelle specie sue latifrondi a margini cigliati
e parcamente torte a spirale incompleta. Se ne differenzia sopratutto
per la costa cospicua detergentesi e quindi cauliforme prolificante,
pei glomeruli spinulosi collocati nella pagina inferiore della fronda
e per gli stichidì emergenti dalle vene di entrambe le pagine anzi-
ché dai denti marginali. Cfr. J. Agardh Sp. II, 3, p. i iSq, e Fal-
KENBERG, Rhodomelacceu p. 444.
327 Neurymenia fraxinifolia (Meri.) J. Ag.
= Pucus fraxinifolìus Mart. - Amansia fraxinifoìia kg. - T)e-
lesseria fraxinifoìia Grev. - Diclymeiiia fraxinifoìia J. Ag. - Epineuron
fraxinifoìium Harv.
Non è certo sul suo nome specifico che si possa basare la iden-
tificazione di questa pianta la cui forma complessiva e quella delle
foglie, o, meglio, rami appianati, variano a seconda della latftudine
delle stazioni originarie.
Fronda lunga i5-20 cm., eretta, fogliaceo-appianata in rami
lineari oblunghi, larghi 2-5 mm., raramente semitorti. Essa è corticata,
talora qua e là lacerato-bucherellata (margini dei pertugi incrassati),
in modo cospicuo costata, con la costa spesso interrotta evanescente
nelle parti estreme, nella parte inferiore caulescente e prolificante
con prolificazioni lineari-oblunghe brevemente picciolate, costituenti
il rameggio.
Le espansioni laminari hanno la pagina inferiore spinuloso-aspra
in causa di processi speciali, generalmente sterili nei margini dai
quali sporgono, fertili lungo le vene e la costa, recanti cioè gli sti-
chidì fascicolati subseriati. 1 processi marginali sono assai esili, lun-
ghi da mezzo mill. ad un milk, semplici o a doppia punta apparen-
temente acuta, in realtà ottusa o rotondata. Inferiormente il caule è
subcilindrico, dello spessore di una penna passerina. Il modo con
cui la costa si deterge varia senza una norma fissa, ma che sembra
dipendere da cause bio-fisiologiche. La fronda, cioè, ora si spoglia
inferiormente e contemporaneamente delle due lamine conservandole
entrambe nella parte superiore che in tal caso ragìgura una fronda
prolificata; altre volte invece l'obliterazione si limita ad una sola
delle lamine, cosichè la foglia così dimezzata nel senso della lun-
ghezza, presenta un aspetto assai caratteristico, con uno de' suoi
lati a margine normale a linea curva e cigliata, ed il lato opposto
con un margine a linea retta nuda ingrossata, costituito appunto
dalla costa che da centrale quale era in origine appare divenuta
marginale.
Il colore è laterizio-porporino; la sostanza membranacea non
aderibile.
In piano si mostra composta di uno strato di areolc piuttosto
grandi rotundato-subtetra-pcntagone, attraversato da nervi paralleli
costituiti da fasci composti di 2-4 linee di cellule ora lungamente
381
elissoidi, ora lungamente e strettamente lineari, secondo le varie po-
sizioni, incurvo-ascendenti verso i margini dove si prolungano nei
denti conici, semplici, eretti, o variamente incurvi, lobato-subramosi,
con le estremità ingrossato-rotundate. Inoltre il campo lucido delle
areole appare sparso di macchie scure formate dall'agglomerazione
di corpuscoli spinulosi, radamente isolati, sporgenti dalla pagina in-
feriore della lumina.
La sezione trasversale della parte inferiore della fronda ha forma
tonda con due sottili prolungamenti lineari, uno per lato, rappre-
sentanti le ali membranacee. Asse centrale bruno, tondo, circondato
da un reticolato di cellule delle quali le 5 pericentrali sono immerse
in sostanza brunastra, le consecutive sono più chiare ma sempre
con nucleo scuro come le pericentrali. Strato corticale di 8-4 serie
di cellule assai lunghe, lineari, disposte in file perpendicolari nella
periferia che è data da una corteccia spessa assai bruna che si pro-
lunga nelle ali il cui interno offre le stesse cellule che seguono le
pericentrali, ma più piccole e assai più allungate.
Nella parte caulescente più adulta il centro è dato da una grande
massa scura racchiudente il tubo assile e le 5 cellule pericentrali
seguite da altre cellule più piccole oblunghe disposte in modo ra-
diato. I raggi stessi si prolungano quindi in un campo chiaro e sono
costituiti da cellule areolate oblunghe a nucleo scuro lineare e fini-
scono per assumere la forma aciculare nello strato corticale che e
protetto da una scorza spessa, bruna, mucoso-granulosa.
Dislrib. geogr. Oceano Indiano sulle coste dell'India, all'isola di
Ceylan, a Madagascar, alla N. Olanda occidentale, nel mare Giap-
ponese e ultimamente alle isole Loochoo- o Riu-Kiu (Meydrich F.).
a. Neuryiìienia fraxinifolia]. Ag. [Epineuron) N. Olanda occident.
In herb. J. B. De Toni.
Gen. LENORMANDIA Sond.
Etym. Dedicato al ficologo francese R. Lenormand.
=; Epìglossiim Kuetz. - Amansiae, Dictyomenìae, Rylipìilocae, Po-
lyphacì sp. auct.
Fronda eretta, piana, membranacea, ramosa in seguito a ripe-
tute prolificazioni, costata, avenia, obliquamente e trasversalmente
382
zonata da linee esilissimc in due serie divergenti, e cioè: le une
che dalla costa risalgono ai margini, le altre che dalla costa scen-
dono in senso opposto, formando in tal guisa un'inferriata ad aper-
ture rombiformi. Sifoni pcricentrali 5. Frutti marginali od emergenti
dalla pagina. Cistocarpi urceolato-globosi. Anteridi costali (L. specla-
bilis) od in ciglia maiginali [L. anguslifoìia). Stichidi singoli o fasci-
colati, lanceolato-lineari, semplici o subramosi, ad apici retti o curvi,
con pochi tetrasporangi disposti in duplice serie. Questa fruttifica-
zione ha luogo nella pagina esterna sulla quale la costa è più pro-
minente.
La foglia o proliferazione, massime nelle specie membranacee,
è suscettiva d'ispessimenti di natura speciale, che possono indurre
ad erronee interpretazioni.
Inlatti nei primi suoi stadi la foglia (in L. la/rjolia o spectabìlis e
più ancora in L. Miiellcri) appare quasi subsacciforme. Negli ulte-
riori sviluppi parte della materia doppia si vede localizzarsi nel terzo
inferiore della foglia che in questo caso ricorda l'aspetto di una pia-
nella, oppure persiste tra uno dei margini e la costa o si distribui-
sce in modi assai variati, lasciando quasi credere che si tratti della
duplicità dell'intero tessuto di cui una delle lamelle si obliteri più
o meno parzialmente, solo persistendo lungo i margini. Anche que-
st' ultima circostanza è illusoria perche la linea cos'i unitamente eguale
ed oscura che segna il margine è dovuta alle cellule assai più pic-
cole, più fìtte e più ricche di cromatofori porporini.
La supposta duplicità degli strati viene infine contraddetta dal-
l'esame delle sezioni. È però certo che nelle parti incrassate le linee
zonali sono più appariscenti.
Altro particolare assai più importante e caratteristico al genere
è la piccola emarginalura (') che si trova alla sommità delle foglie,
con un minutissimo apiculo esistente in fondo all' insenatura formata
dai lobi rotondati dell' emarginatura stessa. Questo apiculo o mucrone
a punta conica è formato dalle ultime cellule della costa e in esso
si concentra Tenergia risalente dallo stipite, destinata a formare l'asse
(1) Il conspicuc Cìuargiìialac di J. Ag'. non deve intendersi \^^\ projiiìidc, ma
per ì-iguardevolc, degno di nota. Infatti trattasi di nn" emarginatura profonda im
millim. circa,
383
caulinare o freccia della pianta adulta. Cosi sull'apiculo inframargi-
nale ha luogo la prolificazione, sopra di questa la seconda, e cos'i di
seguito. Contemporaneamente alle prolificazioni cimali altre se ne
formano lungo il percorso della costa, e se le prime provvedono alla
formazione del caule primario le seconde servono a formare i rami
o cauli secondari laterali.
Se ne conoscono nove specie, appartenenti alla N. Olanda e
Tasmania per la maggior parte, e due alla N. Zelanda.
Come in molti altri casi, anche qui si sente talvolta la neces-
sità di bene accertare l'essenza e l'interpretazione di talune varianti
molto significative che intercedono fra le specie, dovute a manife-
stazioni speciali non sempre esclusivamente attribuibili ad individui
dioici o sterili. A questo riguardo, ncW Osserva\io?ie che fa seguito
alle tre soie specie qui contemplate, si descrive un individuo che si
trova appunto nelle condizioni accennate.
328. Lenormandia Muelleri Sond.
= Lenormandia Curdieana Harv.
Allo stato iniziale è una frondicina membranacea, alta 1-2 mill.,
cuneato-obovato-cuoriforme, sorgente da un callo mediante un esi-
guo stipite subcilindrico-ancipite. È inoltre costata e munita di un
microscopico mucrone che sporge in fondo all' emarginatura cimale
di cui è dotata. Raggiunto un certo grado di sviluppo, comincia ad
emettere la prima prolificazione cimale ed in seguito le prolificazioni
costali nel modo che si è detto trattando del genere. A completa
evoluzione, la pianta, che può raggiungere l'altezza di 3o-35 cm.,
risulta decomposto ramosa con un perimetro assai lato, di forma
variabile. In tale stato l'asse primario ed i secondari, più o meno
spogliati della parte alare dovuta al residuo delle antiche prolifica-
zioni, assumono l'aspetto e la funzione di cauli e recano in tutto il
loro percorso le nuove prolificazioni in diverso grado di sviluppo,
in apparenza laterali al caule ed ai rami, emesse alle basi dei resi-
dui degli stipiti già appartenenti alle prolificazioni scomparse. I rami,
largamente subflessuosi e assai divaricati, hanno la lunghezza di i5-
20 cm. Le prolificazioni adulte, parimenti divaricate o addirittura
perpendicolari all'asse che le porta, possono attingere la lunghezza
di 10-12 cm., e la larghezza di 2 cm., ma nei casi più ordinari que-
ste misure si riducono a poco più della metà. Gli stichidì sono
384
emessi dalla pagina deorsa, senza un' ordine apparente per le solite
cause di sterilità di alcune delle cellule generatrici, singoli o riuniti in
fascetti, attenuati da ogni lato, grossetti, con tetrasporangi disposti
in duplice serie longitudinale in numero di 4-6 sovrapposti nelle sin-
gole serie. La posizione di queste fruttificazioni è data dagl'interstizi
delle cellule che formano le zone incrociantisi a rombo. Secondo
I'Harvey i cistocarpi ovati si troverebbero sparsi su ogni lato della
pagina.
Colore vinoso atro-porporino. Sostanza membranacea assai ri-
gida e lucida nel secco (prolificazioni), assai più consistente, opaca
e porporino-nerastra nelle parti caulescenti e negli stipiti. Adesione
debole.
La sezione trasversale della base di una prolificazione adulta ha
forma elittica con le estremità un po' acuminate. Midollo piuttosto
limitato composto di un tubo centrale elittico, nucleato, con 5-7 si-
foni pericentrali elittici, longitudinali, ai quali altri ne fanno seguito
nel senso della linea assile longitudinale, obliqui alla periferia. Ne
consegue pertanto un reticolato a grosse maglie il cui assieme ha
un ambito largamente fusiforme. Strato corticale assai spesso, formato
da grossi filamenti partenti dal lato esterno dei sifoni, anastomosanti
e poscia scomposti in cellule moniliformi colorate, disposte in linee
subverticali alla periferia.
La sezione di una lamina (foglia) ha forma lineare con le estre-
mità ingrossate a clava, di cui una più o meno curvata. Data la
forma del campo stretto e lunghissimo, si comprende come ad essa
dev'essersi adattato il piano dispositivo. Le cellule, assai depresse,
allungate, lineari sono disposte in 5-0 file longitudinali subparallele
alle quali fanno seguito delle cellule più piccole, varie di forma e di
dimensione, in maggioranza parallele od oblique alla periferia. Strato
corticale di diverse serie disordinate di cellule assai piccole, subtonde
od oblunghe, isolate, rosee, generalmente parallele alla cuticola pe-
riferica data da un filo ialino, integerrimo, di una grande esilità.
a. Leiiùrmandia Muelleri Sond. (con stichidi). Port Fairy, Victoria,
Leg. Harvey.
329. Lenormandia spectabilis Sond.
= L. ìaiifoìia Harv. - Z. spect. var. latifolia Harv.
Pianta cespitosa. Nell'esemplare la fronda è alta 28 cm. Stipite
breve subcilindrico. Lembo appianato o leggermente scanalato in
basso dove è largo 1-2 mm., poscia per la lunghezza di 5 cm. è
strettamente cuneato, raggiungendo in alto la larghezza di un cent,
abbondante.
A questo punto la fronda si allarga bruscamente in modo ro-
tondato e s'innalza per 28 cm. in forma ovato-allungata coi margini
piani o parzialmente e leggermente ondulati. Il lembo è inoltre fesso
longitudinalmente dalla sommità fino alla distanza di 2 cm. dalla
parte cuneata basilare. Le due porzioni che ne risultano sono falcate
nella parte superiore ad arco introrso, delimitando cosi un vano
dittico fra l'una e l'altra. Questa scissione è provocata da disposi-
zione inerente alla natura della pianta e non già da cause esteriori,
come lo provano i vari tentativi nella parte inferiore cuneata che
presenta una fessura longitudinale lunga 3 cm., e le cribrature elit-
tiche sopra la parte stessa. Le due pagine delle lamine si offrono
orridole all'occhio ed aspre al tatto in grazia dei processi stichidiferi
subfascicolati che si mostrano in individui propri, e lo stesso succede
dei cistocarpi che si trovano sparsi, obovati. Sostanza membranacea;
colore coccineo scuro che si mantiene discretamente nelle frondi
giovani, mentre converge nel bruno-giallastro nelle adulte.
"Viene poi descritta una varietà enervis Harv^. sul cui valore sa-
rebbe opportuna una migliore conoscenza tratta da abbondante ma-
teriale derivante dalle stazioni intermedie.
La fronda giovanile, vista in piano presenta in un colore rosco-
vinoso un fìtto strato di cellule subtonde percorso da venature ra-
mose anastomosanti costituenti delle vastissime maglie varie di forma,
dalle cui pareti assai grosse si staccano delle diramazioni minori
esilissime e fittissime costituenti delle maglie di secondo ordine, as-
sai piccole. Nella frondicina osservata si sono notate due fessure
trasversali quasi incolori.
Queste fessure non sono però complete ; non determinano cioè
la lacerazione completa della fronda per modo che questa riesca
fessurata a giorno. 11 fenomeno si deve alla lacerazione di una sola
delle facce della lamina (la inferiore senza interessare l'altra che ri-
mane integra e dotata di uno strato meno fitto di cellule e di ve-
nature, di un colore più pallido per effetto dello sdoppiamento subito.
Il materiale componente la parte della faccia scomparsa in seguito
25
3Sfì
alla fenditura non si è però obliterato ma semplicemente arrovesciato
lungo i margini della fessura i quali appaiono perciò assai incrassati
e di un colore più intenso in causa della ripetuta sovrapposizione
degli endocromi. Lungo i margini di questi arrovesciamenti si pre-
sentano dei grossi corpi quadrati o triangolari translucidi di natura
amilacea. Forse il fenomeno non è estraneo alla determinazione delle
future prolificazioni le quali, anziché dal centro della lamina, possono
emergere dalle parti inframarginali, mercè il protoplasma cellulare
ivi accumulato.
La sezione trasversale della lamina adulta ha forma lineare ad
estremità ottusa. Il midollo e composto di una cellula centrale grande,
subtonda, a interno incolore, costituente una sorta di costa o tubo,
seguita e fiancheggiata da cellule un po' piìi grandi elittico-allungate
colorate, il tutto collegato da filamenti incolori longitudinali. Strato
corticale di cellule piccole.
Visti al microscopio, gli stichidì si presentano dattiliformi o sub-
clavati, singoli, ma più spesso fascicolati a 2-5, contenenti i tetra-
sporangi disposti in duplice serie. In piccolo questi stichidì ricordano
il Dasycladus clavaeformis Ag.
a. Lenorm. lalifolia Harv. Nov. Holl. aust. In herb. J. B. De Toni.
33o. Lenormandia prolifera (Ag.) J. Ag.
= Rytiphloea sìmplicifolìa Harv. - Aniansia prolifera Ag. - Di-
ctyonienia prolifera J. Ag.
D'aspetto ben diverso della precedente la cui larghezza si mi-
sura in cm. di 2-5, mentre in questa è di soli 2-4 mill. Frondi li-
neari alte 10-18 cm., di sostanza ferma e coriacea, ramose mediante
il solito processo delle prolificazioni emergenti dalla costa o fra i
margini, isolate a distanza o piuttosto ravvicinate, subunilaterali o
riunite nelle sommità specialmente, un po' attenuate alle basi, d'onde
l'assieme raffigurante un aggregato di concatenazioni o di articola-
zioni lineari lunghe i-3 cm. Costa piuttosto spessa nella parte in-
feriore, evanescente nelle parti medie e superiori, forse caulilorme
nei più robusti individui evoluti all'ultimo grado. Stichidì lineari-
lanceolati, acutamente inflessi od involuti nella regione costale delle
lamine più giovani, conferti o fascicolati. Sostanza inaderibile. di
colore porporino scuro nel secco.
l frustoli destinati per Pesame dell'intima costituzione debbono
387
essere previamente e a lungo macerati per ottenerne una chiara
visione.
Vista in piano, la fronda presenta uno strato di cellule roseo-
vinose, assai varie di dimensione e di forma, e cioè subtonde, sub-
ottagone, subesagone, subpentagone, triangolari e subrettangolari-
lineari. L.ungo i margini sono più piccole, subtonde, brevemente li-
neari, disposte in 2-3 serie disordinate, e con direzione perpendico-
lare, inclinata o verticale al margine. Il campo della visione è per-
corso longitudinalmente da una costa, formata da 2-4 linee di cel-
lule lineari, dalla quale si staccano poche vene dirette verso 1 mar-
gini costituite da cellule lineari assai interrotte. Da queste vene ne
partono altre minori di carattere spurio, e cioè rappresentate da
vani lineari a guisa di canali aprentisi fra le cellule stratificanti.
l.a sezione è lineare-retta o subcurva alle estremità (frondi ca-
naliculate). Midollo composto di 3-4 linee di cellule elittico-oblunghe
nelle quali non sempre è dato di scorgere in modo spiccato il tubo
assile ed i sifoni pericentrali, così per 1' uniformità generale come
per la disposizione longitudinale in linee subparallele. Strato corticale
in due serie di cellule assai più piccole, isolato-ravvicinate subtonde
inclinate o verticali, oppure oblunghe e quasi confluenti, epperò li-
neari, molto colorate, disposte longitudinalmente. Cuticola esile di-
stanziata dalle cellule sottostanti, a spazio intermedio paglierino
per muco.
a. Lenormandia prolifera. Port Arthur, Tasmania. Alg. Mueller
curante J. G, Ag. distributae. In herb, G. B. De Toni.
33 1. Osserva'^ioue. — Come si è visto da quanto finora fu
trattato, quest'opera si propone il rilievo di tutte le manifestazioni
di carattere individuale presentate da un assai limitato materiale la
cui insufficienza non permette una sintesi così perfetta da potersi
sopra di essa basare delle illazioni assolute da servire come di chiave
per l'identificazione delle specie. A tale scopo potrebbe a malapena
servire un' esposizione assai particolareggiata dei caratteri stabili e
transitori da esporsi con un metodo dicotomico il quale, d'altra parte,
riescirebbe così complicato nei suoi fili conduttori, che un solo par-
ticolare male interpretato condurrebbe a dei responsi erronei. Parmi
quindi che i particolari ai quali si accenna meglio convenga rilevarli
in azione caso per caso sugl'individui in quanto la loro presenza
88f?
non è mai senza una ragione di rapporto ai principi assoluti sui
quali si basa quello sviluppo biologico i cui fini non sempre si rag-
giungono nelle vie normali.
Qui si presenta appunto un caso che stimo degno di essere ri-
ferito. Si tratta di un esemplare faciente parte di un vecchio Album
pervenuto al botanico e agronomo sig. Ing. Camillo Camperio di
Milano, che gentilmente me ne fece dono. Ivi le determinazioni, nel
vecchio stile, sono quasi sempre esatte sebbene fatte talvolta a si-
stema economico, e cioè col solo nome specifico, e sempre senza
alcuna indicazione di località, di data, di raccoglitore ecc. Oltre che
di Alghe, l'Album si compone anche di animali, quali Idrari, Briozoi,
Spongiarì, Asterie, ova di Squali e persino di qualche piccolo pesce
a forma compressa. Gli esemplari relativi sono sempre appiccicati
sfortunatamente con gomma assai densa, ciò che ha loro conferito
un'assai pericolosa rigidità per la quale, i vegetali specialmente, si
spezzettano ora con grande facilità nel maneggiarli. Fra i più dan-
neggiati da un tale sistema è appunto l'esemplare di cui si tratta
il quale è accompagnato dalla sola parola Ripoglossum (sic).
La pianta è alta 20 cm. La parte inferiore è data da uno stipite
ramoso lungo 1 cm. e 72> subcilindrico, spesso poco più d'un mill.,
di cui uno dei rami porta una prolificazione laminare assai grande
ed una prolificazione adulta, sebbene più piccola, a funzione di disco,
la quale reca dodici prolificazioni laminari pedicellate (pedicello lungo
2-3 mill.) emesse dai margini della lamina-disco, sei per lato. La
lamina disco è lunga 4 cm., larga 12 mm.; le prolificazioni sono
lunghe 8-1 5 cm., larghe 2-5 cm. Le lamine di queste prolificazioni
sono dalla sommità e per un terzo, od anche oltre la metà della
loro lunghezza, divise da una fenditura a linea retta di natura certo
fisiologica in quantochè le due porzioni che ne risultano tanto più
si divaricarono quanto più profonda è la divisione che le separa.
Tali prolificazioni sono largamente lanceolate, ottuse agli apici inte-
gri, coi margini subintegri, sprovviste affatto di ogni processo sti-
chidifero o cistocarpifero, e costate. Sostanza membranaceo-carno-
setta, ora facilmente scioglientesi sotto 1' umettazione e la pressione.
Nel colore attuale, porporino-taterizio, si può scorgere una sfumatura
di originaria tinta coccinea.
Lo strato corticale è composto di 2-3 serie non perfettamente
regolari di cellule tonde di mediocre grandezza. Strato midollare di
cellule le maggiori delle quali sono 30-40 volte più grandi di quelle
corticali, alcune subtonde , in maggioranza oblunghe, longitudinali,
(ìancheggiate da cellule sussidiarie più piccole. Tutte queste cellule
sono ora bruno-giallastre.
Senza indugiarsi in esami comparativi, dal sopra esposto risulta
come una tale pianta, più che alla Lenormandia hypoglossum, possa
meglio riferirsi alla L. marginata H. et H., con alcune referenze alla
L. Muellerì Sond. ed alla L. spectabilis Sond. In conclusione, seb-
bene il suo stato sterile non permetta una sicura identificazione, tut-
tavia i caratteri esteriori lasciano supporre l'esistenza di una specie,
0 almeno di una varietà, che più razionalmente colleghi le tre ul-
time citate.
a. Hypuglossuìii. Da un vecchio Album, dono C. Camperio.
Sub farti. X. RHODOMELEAE Falkenb.
GENERI
RHODOMELA Ag. — ODONTHALIA Lyngb.
Gen. RHODOMELA Ag.
Etym. rìiodos rosso, uielas nero.
= FuscarJa Stackh. - Lopliura Kuetz.
La sottofam. della Rhodoweleae, rigorosamente e sinteticamente
contemplata, potrebbesi considerare rappresentata dal solo gen. Rho-
doniela Ag., ivi comprese le Odonthaìia Lyngb. Le Rhodomela si vo-
gliono però distinguere dalle Odonthaìia per le frondi cilindriche e
pei rami egredienti per ogni verso, mentre le Odonthaìia hanno ge-
neralmente le frondi più o meno appianate ed i rami esclusivamente
bilaterali.
È però positivo che s'i le une come le altre hanno comuni tali
e così numerosi caratteri stabili o transitori, che ne costituiscono un
vero tratto d'unione. L'esempio più appariscente nelle esteriorità ci
è dato dalla Rhod. Larix del Turner, la quale vorrebbesi identificare
nella Odonthaìia fioccosa del Falkenberg. Cosi le analogie della strut-
tura intima e quelle delle fruttificazioni fra le Rhod. e le Odontìi.,
390
più che genere da genere sono tali che appena potrebbero contrad-
distinguere una specie dall'altra. Con tutto ciò i due generi si man-
tengono ben distinti per certe particolari espressioni esteriori assai
riferibili ad alcune Polysiphonìa, delle quali solo il gen. Rhodomela
ci può dare gli esempi.
L'abbondante sinonimia della Rhodomela ìycopodioìdes (Lj Ag.
(sotto il quale binomio G. B. De Toni comprende tutte le forme di
Rhodomela, toltane la R. Larix e tre altre poco note; implica tuttora
una questione molto vessata ad onta degli studi di Turner, di J.
Agardh, del KuETziNG, dell' Areschoug, Kjellman, del Falkenberg.
e di Setchell pel fatto che, in questo caso, le variabilità si debbono
a circostanze molto complesse derivanti dagli ambienti, dall'età
estensibile da pochi mesi ad alcuni anni, dallo stato stenle o fertile,
esclusivamente cistocarpifero o stichidifero o con entrambe le frutti-
ficazioni insieme le quali, massime per quanto riguarda gli stichidi,
possono cambiare di forma a seconda che sono prodotte da frondi
primeve o ripullulate sui vecchi assi ('). Ne deriva che il portamento
della pianta se ne risente dallo stipite alle estreme sue punte col
presentare tanti aspetti ognuno dei quali trae origine dalle singole
circostanze, ora uniche, ora concomitanti, testé accennate.
Le discrepanze neirinterprelazione di tali variabilità ha steso
come un velo di dubbio sulla complessiva manifestazione dei feno-
meni inerenti allo intero ciclo evolutivo della Rliodomela nei vari
suoi ambienti. 1 dubbi sono però di natura esclusivamente morfolo-
gica, a dissipare i quali è richiesto un completo materiale illustrativo
di ogni singola fase biologica (').
Se verrà tempo in cui quella feconda versatilità dell'ingegno
umano, ora rivolta alle industrie ed ai sùbiti guadagni, sarà applicata
anche a beneficio della scienza pura, si provvedere certo alla crea-
zione di vasti acquari di coltivazione nei quali sarà dato di seguire
(1) Secondo una recente teoria del Loeb di Berkeley (California) certi svi-
luppi delle piante si dovrebbero al tropismo positivo e negativo, a stimoli cioè di
luce e stato elettrico o chimico dell' ambiente.
(2) In tale materiale non dovrebbero mancare le specie meno note, quali :
Rhodom. Traversiana ]. Ag-. della N. Zelanda, R. Preissii 'Sowù., li J\. erhiacea
J. Ag. della N. Olanda.
391
dappresso molti di quei fenomeni che ancora ci imbarazzano e cinia-
rirne molte delle segrete origini.
332. Rhodomela lycopodioides (L.) Ag.
= Fucus Ivcùpodioides L. - Conferva sqiiarrosa Fi. Danica -
Gigartina hcopodioìdes Lyngb. - Lopliura lycopodioides Kuetz. - Fu-
cus Lvcopodiiim Stackh. - Rhodomela Cladosiephus J. Ag. - Fuscaria
tcnuissima Rupr. - Rh. lenuissima KjeWm. - Lophura gracflis Kuetz. -
Rh. gracilis Harv. - Lophura cymosa Kuetz. - Fucus subfuscus
Woodw. - Rli. subfusca Ag. - Gigartina subfusca Lamour. - Fucus
variabilis Good. et Woodw. - Fuscaria variabilis Stackh, - Rh. Ro-
chei Harv. - Rh. virgata Kjellm.
Da un callo tondo appianato sorgono parecchie frondi aventi in
parte sviluppo annuale e resistenza pluriannuale. Oltre queste frondi
primeve, lo stesso callo emette spesso numerose piantine filiformi,
semplici 0 subpennate, destinate all'aborto ed a sostituire le frondi
consumate od asportate. La statura varia dai i5 cm. ad oltre mezzo
metro, e lo spessore da i a 3 mm. La fronda è inferiormente divisa
in rami subpennati, poscia subsemplici con rametti abbondanti che
quasi la ricoprono. Nella pianta biennale questi ramoscelli, sempre
densissimi, ne occultano le rachidi a guisa dei Licopodi. I rametti
sono lunghi da 12-14 milk, subcompressi, attenuati all'apice e presso
la base, semplici la maggior parte, con interposti altri parcamente
divisi; nella pianta estivale questi ultimi, moltiplicandosi e crescendo
alquanto, coprono lassamente la rachide di una nuova specie di
rami. Questi rami, pennato-decomposti sono lunghi 2-4,5 cm.
In questi ultimi si trovano i cistocarpi provenienti dalla trasfor-
mazione dei rametti più brevi, provvisti di pedicello, ovato-globosi.
Rametti tetrasporangiferi nella pianta invernale, all' apice dei rametti
suhdivisorì; constano di rametti più densi, suddivisi, fascicolato-pen-
nati, i più giovani incurvi, i maturi torulosi, recanti una doppia serie
di tetrasporangi.
Il nome specifico si riferisce dunque alla disposizione dei rami
in talune fasi della pianta, cosi da ricordare le foglie a spirale, ap-
pressate od anche embriciate dei Licopodi, senza peraltro riprodurne
la facies dello assieme. Per dare un' idea dei portamenti che vanno
congiunti alle varie fasi di evoluzione della pianta o dovuti alT am-
biente, i termini comparabili andrebbero ricercati fra le Polysipho-
392
nieae. Così ad esempio le forme cistocarpifere assai spiegate del
primo anno, dai rami principali allungatissimi e gareggianti per di-
mensione e spessore con l'asse primario, possono ricordare benis-
simo alcune forme di Polysiphonia Brodiaeì, mentre nelle forme den-
samente vestite a rami brevi interamente coperti da rametti capil-
lari relativamente lunghi, semplici e pennati, offrono evidentemente
un aspetto che rammenta la Lophurella comcsa Falk. Gli esempi
si potrebbero continuare quando si potesse disporre del materiale
ad hoc (*).
Fronda inarticolata mostrante nella superficie uno strato di cel-
lule minute.
I quattro esami della struttura intima qui riportati possono cor-
rispondere ad altrettanti stadi della pianta ("-').
1.° La sezione trasversale della par le cauìescenle ha figura sub-
tonda, elissoide o largamente fusiforme. Presenta un asse centrale
non sempre ben definito in causa di obliterazione o subeccentricità,
epperò confondibile coi numerosi sifoni pericentrali i quali hanno
l'aspetto di grandi cellule atrorubescenti od atroviolacee o brune,
longitudinali, in ordine decrescente dal centro alla periferia dove si
fanno assai strette, talvolta sfilacciate, immerse in muco leggermente
colorato. Il tubo centrale ed i sifoni pericentrali si mostrano invece
(1) In Alg. of Northwestern Amerìca di Setchell-Gardner si può vedere quali
e quante sono le forme e sottoforme, e constatare il fatto di tali e tante tran.si-
torietà di caratteri, tali e tanti i particolari rilevanti il passaggio dall' una all'al-
tra, da far nascere il desiderio che questa pianta, compresa forse anche la Rhod.
Larix, si abbia a identificare sotto T unico binomio di Rhodomela variabilis
(Good. et Woodw.)
(2) È noto che le parti più vecchie (le più basse) delle Alghe superiori in
genere si caratterizzano nella struttura loro per le cellule o sifoni sclerificati, fe-
nomeno di poco dissimile dall'arteriosclerosi animale. Senonchè la pianta in que-
.sto caso, ha la risorsa di poter adibire a funzione di cellula la membrana esterna,
già costituente la guaina od areola alla cellula primigenia. La funzione di que-
st' ultima, nello stato di scheletro in cui si riduce, non è meno importante, in
quanto è destinata a conferire all' individuo quella consistenza e robustezza ne-
cessarie all'esistenza sua pluriannuale o comechessia esposta a vari pericoli del-
l' ambiente. Ora quando il fenomeno della celhilosclerosi si ripete anche nelle
parti superiori del genere Rhodomela dinota che l'individuo ha oltrepassato il
periodo annuale.
ben distinti nei ra//// e nei rame///. Questo midollo va però soggetto
a frequenti interruzioni, e in tali casi la fronda essendo localmente
tubulosa offre una sezione anulare ; risulta cioè costituita solo peri-
fericamente da 2-3 serie di cellule porporine limitate materialmente
da una membrana incolore nella quale non è diQlicile scorgere alcune
serie di cellule rappresentanti i sifoni pericentrali disfatti e ritiratisi
verso la periferia.
2.'^ La sezione di un raf/io della f. virga/a ha un ambito circo-
lare, talvolta con escrescenze coniche laterali formate di cellule areo-
late, lucide, variamente angolate. Midollo costituito dal tubo centrale
subtondo e da sei tubi pericentrali sotto forma di cellule isolate,
ovoidi, elissoidi, oppure oblunghe, strette, sublineari, irregolari, sub-
translucide. Seguono le cellule sussidiarie in tre serie, grandi il dop-
pio delle pericentrali, elittico-oblunghe, subangolose, scure, disposte
in modo subradiato. Strato corticale di cellule piccole in un' unica
serie, subtondo -angolose, talvolta congiunte due a due per un punto
della loro periferia a due punti della periferia superiore delle cellule
sussidiarie del giro esterno le quali, in questo caso, sembrano for-
cate alla loro estremità. Chiude una pellicola costituente delle areole
alle cellule corticali, ma talvolta obliterata, cosicché queste ultime
restano denudate.
3."^ In un ramo di altro individuo, in luogo delle cellule isolate
aventi l'aspetto sopra esposto, fu notato un reticolato uniforme di
vaste maglie incolori, ellissoidi subtonde o poligonali a pareti esi-
lissime di un filo (membrana) quelle più interne, Grassette od a più
fili quelle esterne. In altri casi, pure conservandosi il reticolo, si può
scorgere nel suo centro un accenno più o meno evidente al tubo
assile ed ai sifoni pericentrali.
4.° Midollo che tiene delle due ultime organizzazioni. È cioè com-
posto di cellule areolate isolate, con areole Jaline tonde quelle cen-
trali, elittiche quelle periferiche, tutte a nucleo scuro vario di forma.
In alcuni casi è ben distinto il tubo assile. Strato corticale di 2-3
serie di cellule scure, subtondo-lineari, verticali. Cuticola formante
areole alle cellule corticali periferiche.
a. Rìiodome/a subfusca (VVoodw.) Kjellm. llort. hot. Christianensis.
Flokkefjord, leg. M. N. Blytt.
b. Rh. virga/a Kjellm. Hort. bot. Christ. 1 854, Drobak, leg. Schùbeler.
394
e. Rhod. lycopodioìdes (L.) Ag. Hort. bot. Christ. Utsive, i8 Giugno
1854, leg. Schùbeler.
d. Rhod. subf lisca Ag. Alg. mar. de Cherbourg, 177. Le jolis,
3 Fev. i8ó3.
e. Idem. Lophura gracilis Ktz. Rabenhorst, Alg. Europ.
2429. Labrador. Mitgetheilt von Herrn Pfarrer Ed. Wenk.
/. Rhod. lycopodioìdes (L.) Ag. 32. Norveg. arct. Kvalsund i3 Lugl.
1891. leg. M. Foslie. Ex herb. De Toni.
g. Rhod. subfusca iWoodw.) Ag. Minnesota reef, San Juan island.
Washington. N. 3i3, J. E. Tilden. 5 Je 1898.
//. Idem. Roscoff, septemb. 1903. Coli. J. Chalon.
333. Rhodomela Larix (Turn.) Ag.
= Fucus Larix Turn. - Fnscaria Larix Rupr. - LopJuira Larix
Kuetz.
Frondi aggregate sopra un callo appianato, alte i5-i8 cm., dello
spessore di 1-2 mm. Caule densamente pennato-ramoso, subcilindrico
alla base, indi gradatameate compresso, sparsamente ramoso, a ram
alterni, distici uguagiianti Passe caulescente, quasi fastigiati, muniti
di rametti lunghi da mezzo centimetro ad un cent, e mezzo, divisi
alla loro volta in ramuscoli fascicolati setacei. Tetrasporangi bise
riati, stichidii lomentacei, provenienti dalla trasformazione dei ramu
scoli ora menzionati; cistocarpi globosi pedicellati. Ciascuna di queste
fruttificazioni si svolge sopra individui generalmente separati.
Come nella precedente, anche in questa l'aspetto esteriore varia
secondo l'età della pianta. C. A. Agardh nota: <^ Rhodomela e- floc-
cosae valde similis et cum ea accuratius comparanda ». (Sp. Alg.
p. 376). J. Agardh vi ravvisarebbe la forma bisannuale della Rhod.
fioccosa. Setchell infine dice: « È una specie con ramificazioni che
sorgono spiralmente sull'asse medio e da distinguersi per questo
carattere dalle varie forme di Odonthalia floccosa y . (Alg. of Nor/h-
western Amer. p. 33o). Un tale carattere non presenta infatti la
fig. di O. fioccosa da lui recata. Così anche la struttura ne è al-
quanto diversa.
Sebbene dichiarata pianta common, i due relativi esemplari della
Tilden toccatimi in sorte sono piuttosto meschini. Quello completo
è alto IO cm., dello spessore di un milk, provvisto di un piccolis-
simo callo radicale, e presenta l'asse flessuoso, scarsamente e bre-
395
vemente ramificato. Ramoscelli e rami egregiamente disposti sopra
una linea spirale intorno all'asse. Rametti lunghi 2-3 milk, spessi
me/zo mill., isolati nella parte inferiore dell'asse, indi fino alla som-
mità raccolti in fascetti. Questi fascctti sui quali è basato il nome
specifico, non altro rappresentano che ramificazioni incipienti, ma
dei quali pochi hanno raggiunto tutto quanto il loro sviluppo, ciò
che dinota evidentemente un individuo dell'anno. Sostanza ben fer-
ma, pieghevole, nerastra nel secco.
Le spoglie di Amfipodi gammarini aderenti agli esemplari dis-
seccati rivelano la stazione quasi superficiale delle Rhodomela. [In
tide-pools).
La parte caulescente dà una sezione subtonda, oppure legger-
mente elissoide col margine lievemente lobato-ondulato a lobi roton-
dati quasi regolari. Fanno seguito al tubo assile molti sifoni peri-
centrali vuoti o nucleati, a parete unita, pallidamente colorata di am-
brino-violaeeo. L'insieme midollare si presenta pertanto sotto forma
di un elegante reticolato di maglie subesagone, grandi, disposte in
3-4 giri ben definiti intorno al tubo centrale. Indi queste maglie si
fanno più fitte e più piccole con un ambito obovato, poscia lineare,
e infine decomposte in cellule oblunghe, mediocri, disposte in file
radianti verticali alla periferia dove le estreme sono saldate in una
sostanza parenchimatico-mucosa, leggermente colorata. La sezione
di un rametto è elittica. Salvo il minor numero dì cellule sussidiarie
('nucleatei e corticali, l'interno è la riproduzione di quello sopra
esposto.
a. 200. Rhodomela Larix (Turn.; Ag. Attached. in tide-pools. Com-
mon. Minnesota reef. San Juan island, Washington. J. E. Tilden.
31-5-1898.
Gen. ODONTHALIA Lyngb.
Etym. odoiis, odonlos dente, liah, mare.
= Atoìiiaria Stackh. - Firnhrìaria Stackh. - Rhodomelae, Deles-
seriae, Fuci sp. auct.
Si è già accennato alle parecchie alfmità tra le Odonthalìa e le
Rhodoììida, come già venne ammessa la diversità esteriore che sem-
pre ha luogo fra le une e le altre. Anche nelle Odonthalìa si danno
396
poi forme di caratteri complessi, che assai difficilmente si possono
con sicurezza riferire ad una specie piuttosto che ad un'altra, e ciò
indipendentemente dall'età e dall'ambiente. In questi cabi i caratteri
individuali comuni e contrari sembrano derivare unicamente da cause
ataviche preludenti a differenziazioni non ancora compiute delle spe-
cie. Il fenomeno, più che in altri, è evidentissimo in questo genere,
come lo provano i materiali di confronto e i dubbii in cui si agitano
gli Autori di fronte ad alcune manifestazioni riunite e di natura con-
tradditoria perchè si possano riferire esclusivamente ad una piuttosto
che ad un'altra specie. Vegg ad esempio Setchell e Gardner : Alg.
of Nothwestern America, p. .;33-337.
334. Odonthalia Lyallii (Harv.) J. Ag.
= Rhod orti eia Lyallii Harv.
Gl'individui frammentari pervenutimi da miss Tilden sotto il
nome di Laurencia Grevilleana Harv., la rappresentano molto in-
completamente per quanto trattasi del portamento, ma assai bene
per trarne la identificazione, inquantochè l'uno è sterile, l'altro sti-
chidifero e il terzo è cistocarpifero.
11 fram. sterile, alto 9 cm., si riferisce alla parte superiore della
pianta, con Passe della larghezza massima di 2 mill. Reca rami al-
terni inferiormente, assai ravvicinati superiormente, d'onde la rasso-
miglianza con r Od. corymbifera. Rami flessuosi in alto con penne
semplici subolate in basso, tripennate in alto. Sostanza assai ferma
e rosso-scura nell'asse, membranacea e color granato nei rami più
giovani i quali soli fanno buona adesione alla carta.
Il fram. stichidifero varia dal primo per la maggiore strettezza
di ogni sua parte, per le pennette estreme fascicolate tramutate in
stichidi e pel colore più scuro.
Il fram. cistocarpifero è alto 1 i cm. Si distingue per le penne
assai esili, allungate, racemose, a suddivisioni capillari recanti, in
numero vario, i cistocarpi piccoli, ovati, non speronati, in diverse
fasi di sviluppo. Non tutte le penne si prestano all'uljicio loro: al-
cune si decompongono interamente o in parie, altre fruttificano solo
nelle parti inferiori o medie, altre infine recano cistocarpi, maturi,
nelle suddivisioni estreme. Le carpospore sono lungamente pirilbrmi,
portate da esilissimi filamenti ialini.
Setchell-Gardner osservano: «11 campione di miss Tilden
397
probabilmente appartiene a questa specie, ma può forse, giudicando
dal suo colore, più propriamente esser posto sotto il nome di Od.
cariitschalica. Certamente ha niente in comune con la Laur cucia Grevil
leana «. {Alg. Norlhw. America p. 336). Un tale giudizio può forse
essere giustificato da qualche anomalia individuale degli esemplari, ma
non da quelli qui sopra descritti nei quali i cistocarpi pedicellati, ovati,
e calcarati e la cellula centrale non mai evidente nella struttura in-
tima, sono in opposizione ai caratteri delle corrispondenti parti di
Od. camlschalica.
La sezione trasversale delTasse ha un ambito fusiforme a grosso
ventre, con le estremità corte, coniche, ottuse. Midollo nel quale è
affatto inevidente la cellula corrispondente al tubo assile, componen-
dosi di un reticolato a vaste maglie elittiche longitudinali a pareti
crasse, pallidamente roseo-brune, disposte in 3-4 linee parallele delle
quali le esterne si scompongono in cellule isolate, subtonde, com-
miste ad altre variamente angolate, decrescenti dallo interno all'e-
sterno, ispessendosi, facendosi minute e poscia minutissime verso la
periferia dove compongono uno strato spesso, intensamente colorato,
rinsaldato da muco solidescente. Alle volte in questo strato si pos-
sono osservare delle regioni incrassate, ossia dei rigonfiamenti o
gibbosità, costituiti dalle stesse piccole cellule immerse in muco ame-
tistino-livido.
a. Laurcncia Grevììleana Harv. Cast up on beach. Norlh Bay,
San Juan island, Washington. J. E. Tilden. 28 My. 1898.
335. Odonthalia fioccosa (Esp.) Falkenb.
= Fticus floccosus Esp. - Rhodomela fioccosa Ag. - Fuscaria
fioccosa Rupr. - Lopliura fioccosa Kuetz. - Fucus pilulìfer Turn. -
Spìiaerococcus pilulifer Ag. - Rhodom. pilulifera Grev.
Frondi alte i5-20 cm., dello spessore di una penna passerina,
hubcilindriche in basso, indi compresse, alternatamente pennato-de-
composte, a rachide subnuda. Penne inferiori sterili, compresse alla
base, a margine disticamente pennato, lo superiori allungate subci-
lindriche, pennato-ramose. Rametti quasi per ogni verso divergenti,
compresso-subolati, gl'inferiori subrecurvi subfascicolato-corimbosi,
infine tetrasporiferi ; cistocarpi obovato-globosi, pedicellati.
L'esemplare stichidifero di miss Tilden è estivale. È alto i5 cm.,
pure mancando della part^ basilare, ed ha un perirnetro lanceolato,
8{»R
Rami alterni, per eccezione subopposli, lunghi 4-5 mm. nella parie
inferiore e media dell'asse, sempre più brevi quanto più si avvici-
nano alla sommità di questo. Asse provvisto di qualche raro e lungo
dente subolato. Rami decomposti in penne alterne delle quali la in-
feriore, estrorsa, è rappresentata da un lungo dente subolato. Le
penne si suddividono in pennette delle quali l'infima è rappresentata
dal solito dente a lesina, le altre si compongono di rametti fascico-
lati recanti gli stichidì. E alla configurazione glomerata di questa
sorta di fruttificazione cui devesi il nome specifico, configurazione
che scompare nella pianta cistocarpifera.
L'iadividuo cistocarpifero della stessa Tilden è invernale, delle
eguali dimensioni del primo e parimenti privo dell'ima base. Ha un
ambito assai spiegato, dovuto alle dicotomie inferiori in cui si scom-
pone l'asse che è nudo in basso e con radi e brevi denti in alto.
Rami primari inferiori lunghi io cm., indi più brevi, distici a
distaPiZa in basso, più ravvicinati nella parte media e superiore dei-
Tasse. \n quest'ultima parte sono lungamente fastigiati, quasi fla-
gelliformi, ciò che si deve alla scomparsa delle penne glomerulate
in luogo delle quali si hanno dei racemi radi, cistocarpiferi. Cisto-
carpi tondi, oscuramente calcarati, pedicellati, disposti in modo al-
terno lungo i rametti estremi o isolati alla estremità di essi. Carpo-
spore assai oblunghe, subclavate, radianti dalla placenta basale.
Setchell-Gardner nell'op. citata ne descrivono tre forme: O.
Jlùccosa f. lypica, O. flocc. f. carnosa, O. Jlocc. f. macrantha. Della
f. typica dicono che il N. 3i5 della Tilden può rappresentare una
tale forma, ma che non è completo; e che il Fuctis pilulifer di
Turn. non sembra appartenere a questa specie, avendo piuttosto la
forma di O. aleiilìci. Sulla f. couiosa osservano che è sutjìcientemenlc
distinta in apparenza, ma in realtà trattasi di una forma più lussu-
icggiante della f. lypica.
In quanto all'essere stata confusa alle volte con la Rìiod. Larix,
notano essere meno dura e rigida nelle sue ramificazioni. Della f. nia-
cranìha dicono, infine, essere più dura della precedente e che è ben
rappresentata dalle figure del Kuetzing, e che i glomeruli dei rami
riproduttivi sono distinti ma non cos'i densi come nella f. con/osa.
L'asse dà una sezione subtonda a margine integro. L'interno
ha molta analogia con quello della Khod, Larix, Neil' esempi, osser-
3!){»
vato i sifoni pericentrali sono maggiormente nucleati, aventi cioè
internamente un corpuscolo, vario di forma e di dimensioni, proprio
allo stato di trasformazione del tubo interiore chiamato a sostenere una
funzione diversa da quella primitiva, come venne già altrove osservato.
Questi sifoni pericentrali nei loro giri esterni si trasformano in
vere cellule porporine che vanno isolandosi nella periferia in parecchie
serie disordinate, facendosi sempre più piccole, serrate, verticali e
più intensamente colorate sotto la cuticola delimitante la fronda.
La sezione di un ramo in un individuo senile è elittica, subin-
tegra o più o meno largamente ondulato-lobata. Tubo centrale e si-
foni pericentrali ciechi costituenti una sorta di asse lineare longitu-
dinale circondato da una massa di cellule lineari nelle quali il nucleo
e la guaina si sono confusi in un corpo unico. Tutto questo interno
è di colore bruno.
Strato corticale assai spesso, opaco, che, sotto l'azione dell'acido
cloridrico, si risolve in cellule assai strette, lineari, verticali.
a, 314. Rhodom. fioccosa (Esp.) Ag. form a attached to rocks at
low tide. Esquimalt, 'Vancouver island, Brit. Colum. Tildcn _',jl. 189.
b. 3i5. Idem form b. Common in tide pools on rocks.
Low tide. Gonzales point. Victoria, Brit. Columbia. J. E. Tildcn,
29 Je 1898.
336. Odonthalia semicostata (Mert.) J. Ag.
= Fiicus seiiììcostatiis Mert. - Rhod. corymbifera Ag. (non F.
corvmbiferus Gmel.) - Od. corymb. Grev. - Od. angustifolia Suhr.
Alla diagnosi specifica di lata applicazione, credesi anche qui
più conveniente sostituire alcuni cenni all'individuo in esame, sfor-
tunatamente sterile.
Pianta allargantesi alla base in un callo del diametro di 3 mm.,
e inalzantesi fino a i5 cm. Parte caulescente denudata lunga 2 mill.
offrente nella sezione trasversale una figura ad elisse.
Rami alterni disticamente decomposto-pennati, assai ravvicinati
e quasi fascicolati inferiormente ed inoltre assai divaricati, per cui
l'ambito orizzontale corrisponde, nelle dimensioni all'altezza della
pianta il cui spessore va sempre più diminuendo dal basso verso
l'alto, facendosi cioè pianeggiante. Sostanza fermissima; colore bruno
in trasparenza, maggiormente nell'aspetto.
Si distingue dalla figura recata &à\ chiar, Setchell per essere
400
più divaricata e più stretta. Lo stesso autore osserva che la specie
si avvicina cosi ali" Od. dentala come all' Od. camtschatica, e che le
sue piante differenziano dalla descrizione che ne diede J. Agardh
per essere di sostanza più compatta e di colore più scuro. Sembra
allo stesso Setchell che fruttifichi verso Agosto, producendo tanto
cistocarpi quanto tetraspore in abbondanza (sopra uno stesso indi-
viduo o separatamente ?j.
La sezione trasversale della base di un ramo ha forma dittico-
compressa. Midollo formato da un tubo assile longitudinale conte-
nente materia granulosa assai fine e scuretta. A ciascuna delle sue
estremità si osservano uno o due corpuscoli subtondi, quasi tubi
suppletori. Tubi pericentrali pure longitudinali a membrana assai
crassa come il tubo assile, di colore anìbrino-rancione o d'oro bru-
nito anastomosanti nelle cellule dello strato sottocorticale. Strato cor-
ticale di cellule mediocri, non troppo serrate, verticali, porporine, in
una o due serie, con un sottostrato di cellule consimili, sparse, dia-
gonali e longitudinali.
3 12. Odonthalia dcnlala (Li Lyngb. On rocks at lovv fide. Gon-
zales point, Victoria, British Columbia. J. E. Tilden. 4 Jl. 1898.
No/abcne. 11 Setchell in questo esempi, riconobbe 1' Od. semi-
costata. Alg. Northwest. Aiiier. p. 336.
337. Odonthalia dentata (L.) Lyngb.
= Fticiis deniatiis L. - Rhodoiuela dentala Ag. - Alomaria den-
tata Rupr. - Fiicus pinnalifidiis FI. Dan. - Delesseria dentata Lamour.
Fronda piana, membranacea negl'individui sterili, alternatamente
decomposto-pennatifida, inferiormente incrassata, poscia munita di
una costa flessuosa compressa che percorre le rachidi, le penne ed
anche le pennettte di completo sviluppo, oppure evanescente nelle
parti superiori. Stichidi in rametti ascellari, quasi filiformi, pennato-
fascicolati, lanceolato-acuminati, recanti una duplice serie di tctra-
sporangi. Cistocarpi in rametti minuti ramoso-verrucosi aggregati in
ogni singola brevissima pennetta, calcarati, troncato-cilindrici.
Si distingue sopratutto, massime negli individui europei, da ogni
altra specie per le rachidi alate che possono raggiungere la larghezza
di 3-6 mill., e per il perimetro suhcircolare composto da parecchie
divisioni decomposte cuneato-flabellate. assai divaricate, prettamente
orizzontali quelle inferiori, con le ascelle delle suddivisioni mediane
401
egregiamente rotondate, nonché pel colore porporino che sì con-
serva, massime nelle parti più giovani, trasmutantesi poscia in bru-
no-rossastro o bruno-giallastro-laterizio, soffuso di porporino visto
in trasparenza.
Specimìna americana valde angusta osservava già C. A. Agardh
(Sp. Alg. p. 371) e pure l^acilmente scambiabili con quelli di Odonl.
semicostata.
La sezione di un esemplare norvegico, tratta nella parte sua
caulescente, offre un ambito ancipite, ossia fusiforme. Il midollo, as-
sai voluminoso, è costituito da grandi cellule longitudinali a grossa
parete bruniccia o giallastra (così nelle piante da lungo disseccate)
disposte a reticolato. Si tratta, come sempre, di un tubo assile, non
sempre evidente, con altri pericentrali ripetentisi nei prolungamenti
longitudinali (ali).
Lo strato corticale, sottile e assai denso, si presenta sotto la
forma di una linea molto scura (date le condizioni predette), com-
posta di cellule minute assai serrate in una o due serie, più di una
terza e quarta serie di cellule più grandi, sparse. Nelle suddivisioni
estreme il perimetro è lineare ad estremità ottuse, e l'interno corri-
sponde a quello già esposto, salve le proporzioni minori e la con-
sistenza assai più tenue dei tessuti.
a. Odonthalia dentata (L.) Lyngb. Langesund, 18-7-1848, leg.
Schùbeler.
b. Idem. sulle radici di Laminaria digitata. Isole La Foden,
Norvegia, Dicemb. 1898, leg. Wille.
e. Idem. Coste nordiche d'Europa. Ocean Flowers (Test. -
album, p. 74).
Sulyfam. XI. BOSTRYCHIEAE Falkenb.
GENERI
HOLOTRICHIA Schmitz. BOSTRYCHIA Mont.
VVILSONAEA Schmitz. COLACOPSIS D. T.
Gen. BOSTRYCHIA Mont.
Etym. bostrychos cirro, pei rami cimali incurvi.
Delle Eu-Floridce è questo il gen. che più d'ogni altro nelPe-
poca attuale rivela la emigrazione sua dal mare mediante alcune sue
402
specie che si adattarono ad ambienti di varia natura, sia terrestri
che acquatici.
Un'opera sull'origine delle specie, concepita senza preconcetti
teorici, ma basata unicamente sopra dati. di fatto, tornerebbe assai
opportuna, massime nel riguardo della evoluzione specifica del gen.
Bosirychia, la cui suscettibilità all' anfìbiosi è forse piij estesa- delle
cognizioni nostre in materia. 11 fenomeno dell'adattabilità delle Alghe
al passaggio loro dall'acqua marina all'acqua salmastra e all'acqua
dolce, bisogna confessare che, dati i fatti odierni, ci presenta talora
delle dii][icoltà insormontabili pel motivo che sono evidentemente
scomparsi taluni generi i quali soli potrebbero ricostituire in modo
perfetto la concatenazione nella generazione immensa delle crit-
togame.
Noi possiamo, ad esempio, accettare come indiscussa l' unicità
della specie per quanto si tratta della Baii già a/ro-purpurea d' acqua
dolce e della B.fusco-purpurea marina (^), mentre nelle stesse Floridee
vediamo confinati esclusivamente all'acqua dolce generi di tanta im-
portanza, talvolta ricchi di specie, quali Cofnpsopogon. Thorea, Le-
manea, Bairachospermum, Ttiomeya, Sterrocladia, senza poterci ren-
dere alcuna ragione di questo esclusivismo. È notevole invece come,
toltine pochissimi esempi recanti i caratteri proprii alle Alghe infe-
riori, cosi per statura come per costituzione intima ('), le Fucoidee
siensi mantenute prettamente marine.
Nelle Bosirychia l'anfibiosi, oltre che alla scorpioides, si estende
anche a B. tenella, a B. Harveyi e forse ad altre delle quali non
sono ancora noti gli adattamenti a questo riguardo.
Non pare possa esservi dubbio sul primitivo elemento originario
del genere. Se ne ha la prova nella maggioranza delle specie che
sono o esclusivamente marine o in relazione col mare, intermediari
gli estuarli, i ristagni marini, le acque salmastre, i muschi e le fa-
(') Cfr. De Toni G. B., Intorno ad alcune Bangia di Bory e di Zanardiiii
{Atti Pont. Accad. N. Lincei LVII, sess. Ili del 21 febbraio 1904; La Al(oz'a
Notarisia XV, 1904, pag. 150-154).
(2) Quali Entodesmis, Naegelic/la, Phaeodcrmatiiim, Phacococcus, Plcnrocla-
dia, Lithodeima, Phaeothamnion,
ncrogame. Della scorpioìdes, anfibia per eccellenza, non e mestieri
parlare; occorre solo notare che i suoi sopporti terrestri si limitano
alle radici ed ai colletti radicali di fanerogame semipalustri, di spiag-
gia. Di altre che possono farsi anche corticicole ad una certa eleva-
zione sul livello marino, se ne conoscono due caratteristici e spie-
gabilissimi esempi nella D. Moiitagnei Harv. e nella B. callipiera
Mont., le quali vengono indicate, forse troppo esclusivamente come
abitanti dei tronchi delle Rhi^opliora americane.
È noto che questo superbo gen. delle regioni tropicali (affme
alle Mirtacee) alligna di preferenza lungo i bassi litorali paludosi del
mare e vi si moltiplica, oltre che per semi, pel mezzo di numerose
e robustissime radici avventizie che, partendo dalle ramificazioni, li-
brandosi isolate nell'aria o rasenti lungo il tronco, scendono nelle
acque sottostanti dove si cangiano in novelli fusti. È facile com-
prendere con quanto favore tali condizioni topiche ed ambienti deb-
bano prestarsi quale veicolo alla diffusione delle Bostrychia fuori del
loro nativo elemento, e ancora è anche facile ccmprendere come
nelle prime epoche geologiche, cessata la conflagrazione degli ele-
menti, con quanta intensità di elaborazione la natura abbia operato
in condizioni quasi tropicali estendentisi fin presso ai poli, nel pro-
muovere l'adattabilità dei generi e quindi la disseminazione loro
assai lungi dagli originari confini.
Ciò che succede ancora ai nostri giorni sulle RhiT^ophora del
Brasile, e supponibile che debba ripetersi anche sulle Rhi^ophora
delle Indie Orientali. In mutate condizioni i casi si ripetono per le
Bostrychia epifitiche in genere e per le rupicole.
Alla cognizione completa delle specie non sempre o non per-
fettamente si presta il solo materiale bibliografico senza la scorta di
quello naturale, assai diljicile da procurarsi, non tanto per la rarità
sua quanto per la negligenza dei raccoglitori. Le B. vengono di-
stinte in due sottogeneri: I. Sticto siphonia (Hook, et Harv.) Falkenb. ;
11. Ilelicothamnion (Kuetz.) J. Ag. I cenni sono qui limitati a sole
tre specie, tutte appartenenti al li. sottogenere, ciò non di meno ba-
stevoli a dimostrare come la fronda « prò diversitate specierum va-
riat quoad structuram », talvolta con caratteri aggiuntivi. Nella B.
Monlagnei, ad esemp., ho riscontrato uno speciale elemento midol-
lare, quello cioè di una radiazione di 6-8 esilissimi fili ialini cori-
404
giungente il tubo assile alla parte interna della parete della guaina,
che sarebbe opportuno verificare se si ripete e nello stesso modo in
ogni individuo di questa o di qualche altra specie, massime nella
B. caìHpiera Mont. che cresce nelle stesse condizioni.
Talune specie si prestano ad ospitare una Myxopìiycea del ge-
nere Dennocarpa.
338. Bostrychia Wardii Harv.
Fronda atro-violacea subcorticata nelle parti inferiori, indi ccor-
ticata, alta i-3 cm., dello spessore di una setola, un po' più tenue
nei rami, capillare nei rametti, vagamente diffusa, coi rami principali
divergenti o prettamente orizzontali muniti di rametti esilissimi quasi
piumati, decomposto-pennata con un ambito oblungo nelle primarie
divisioni, semicircolare-lobato nell' assieme. Gli articoli dei rami, po-
lisifonii, sono della metà circa più brevi del diametro; quelli dei ra-
metti, monosifonii, sono una volta e mezzo o quasi due più lunghi
del diametro. Gli stichidì, formantisi nei rami polisifonii fattisi intu-
mescenti, hanno la parte loro inferiore sterile pedicellata lineare-
lanceolata, cogli apici bruscamente attenuato-ottusetti recanti in ogni
articolazione i tetrasporangi nella maggior parte 4 verticillati, mo-
strantisi nella superficie in una doppia serie longitudinale. Cistocarpi
terminali in un rametto polisifonio, subdepressi, provvisti di un pe-
ricarpo celluloso-compatto.
Sostanza ferma, poco o affatto aderibile.
La pianta è forse ancora un poco negletta sia pel fatto di con-
fondersi con le congeneri e in causa dell'aspetto suo umile arieg-
giante quello di giovani Polysiphonia con le quali si associa e con-
fonde. È inoltre d'ascriversi fra quelle che risalgono eventualmente
i fiumi del litorale orientale Australiano, almeno fin dove arriva il
flusso marino.
La sezione della parte inferiore è subtonda. Presenta una visione
limpida, ialina, mostrante il tubo assile normale 0 variamente scom-
posto in cellule minori, con 6-8 sifoni pericentrali susseguiti da cel-
lule sussidiarie in numero di 20-22 e oltre. Tubo, sifoni e cellule
inguainati a grande distanza con nuclei piccoli, scuri. Strato corticale
di cellule mediocri scurette, oblunghe, distanziate, in una sola serie
irregolare, perpendicolari alla periferia. Cuticola filamentosa, articolata.
con muco.
405
In piano la fronda si mostra composta dì molti sifoni articolati
il cui numero va sempre più diminuendo nelle parti superiori dove
i rametti hanno articolazioni monosifonie.
a. Bostrychia Wardìi Harv. Alg. Muellerian. cur. J. G. Agardh
distributae. Ad ostia Paramatta (Australia).
33g. Bostrychia tenella (Vahl) J. Ag.
= Fucus tenellus Vahl. - Ceramiuni tenellum Ag. - Rhodomela
calainisirala Mont. - Boslrych. calamìstrala Mont. - Bostrycìi. elcgans
Crouan. - B. muscoides Crouan. - B. Vieillardii Kuetz. - B. serliilarina
iMont. - B. terrestris Harv. - B. temila var. terrestris J. Ag.
Pianta semianfibia o prettamente terrestre, arenicola, corticicola
o variamente adattantesi ad altri sopporti non ancora completamente
controllati, e, a seconda dei varii costumi, varia pure negli aspetti e
nell'intima costituzione. 11 colore violaceo-vinoso più proprio del vi-
vente, si manifesta atro-violaceo nel secco, con accenno a colori
neutri a base flavescente nelle parti più adulte. Così può presentarsi
cespitosa, non più alta di i cm. e mezzo e parcamente decomposta;
oppure dell'altezza di 2-5 cm. nella forma lassamente diffusa de-
composto-pennata, inferiormente dello spessore di una setola o poco
più crassa, con gli apici delle penne laterali e terminali più o meno
involuti, in conseguenza di che la pagina deorsa riesce convessa,
concava l'introrsa. Stichidii dalla trasformazione degli apici delle
penne polisifonie o delle pennette monosifonie, pedicellati nella parte
sterile, lanceolato-lancoidei negli apici recanti una doppia serie di
tetrasporangi, e cioè 4 tetrasporangi verticillati fra i singoli articoli,
Cistocarpi nelle penne subdenudate terminali, ovato-globosi con pe-
ricarpio areolato-celluloso contenente un nucleo coi fili placentari
dicotomo-fastigiati piriformi negli apici ove si contengono le car-
pospore.
In piano e osservati allo stato secco gii assi si mostrano com-
posti di cellule grandette atro-violacee, oblungo-lineari, longitudinali;
i rami figurano costituiti da articolaziogni ognuna delle quali è for-
mata da due cellule dello stesso colore, tonde subopposte contro la
cuticola subialina la quale perciò presenta tanti noduli corrispondenti
alle dette cellule. Nei rametti le articolazioni figurano composte di
una sola cellula. Tutte queste articolazioni sono distanziate in modo
differente; assai poco negli assi, più sentitamente nei rami e ancora
406
più nei rametti. Le parvenze accennate non sono però sempre co-
stanti in tutti gl'individui, variando esse a seconda degli ambienti
nei quali la pianta è cresciuta. Cosi in un individuo [b. B. calami-
strato) gli aspetti normalmente cellulari sopra indicati vengono so-
stituiti da cellule fibriformi, dense, quasi intrecciate negli assi, tubo-
lari-sinuose e rade nei rami, più spezzate nei rametti, ciò che forse
è il risultato di una vita il cui decorso fu più aereo che acquatico.
La sezione trasversale dà una sezione tonda. Tubo assile non
sempre geometricamente centrale, con ó-8 sifeni pericentrali, 1' uno
e gli altri assai piccoli considerati come nucleo, ma abbastanza
grandi considerati in rapporto alla loro guaina. Le pareti (membrane)
così del tubo come dei sifoni, di natura fibrosa, hanno tendenza alla
duplicazione e, quando ciò avviene, il nucleo e assai sottile; l'esterna
a grande distanza e con parete robusta. Tubo e sifoni tondi formanti
un lasso reticolato irregolare, inquantochè alcuni possono presentarsi
isolati a distanze variabili. Cellule sussidiarie assai più piccole, iso-
late, in 1-2 serie irregolari, oppure contigue alle pericentrali, per
cui le serie si possono valutare in quantità superiori. Cuticola gras-
setta, filamentoso-articolata, con muco giallorino nelle parti inferiori
della fronda. Articolazioni polisifonie, oligosifonie, monosifonie dal
basso in alto, ossia a seconda che si tratti di assi, di rami di rametti.
a. Bostrychia tenella (Vahl) J. Ag. Port Antonio, Jamaica. July
1900. Phycot. Bor. Americana. Collins, Holden, Setchell.
b. B. calamistrata Mont. Martinique. In herb. J. B. De Toni.
340. Bostrychia scorpioides (Gmel.) Mont.
= Fucus scorpioides Gmel. - Larnacea rivularìs Schousb. -
Ceramium scorpioides Roth. - Rhodomeìa scorpioides Ag. - Helicotha-
mnion scorpioides Kuetz. - Alsidium scorpioides J. Ag. - Fiictis avi-
phihius lluds. - Pìocamium amphibium Lamour.
La diffusione di questa specie, per eccellenza anfibia, è vinco-
lata alle combinate condizioni che unicamente possono essere date
dal connubio delle acque marine con le acque dolci più o meno
entro terra e mediante il concorso di talune fanerogame [Alriplex,
Salicornia, ecc.) proprie dei bassi lidi semipaludosi e dei prati salati,
nelle basi delle quali trova il suo favorito substrato (^'). Non attec-
(*) Vegg. CiiALON, Liste des Alg. marin. ecc., p. 161 e p. 214.
407
chisce pertanto sulle arenose e nude spiagge in pendio, prive di
ogni foce, e ben di poco emerge sulle roccie e sui muri nei più
tranquilli seni dove predilige le alghe maggiori (massime fucoidee)
dei bassi fondi degli estuari e delle pozze, mentre rifugge dagli sco-
gli troppo percossi dalla violenza dei marosi.
Cosi si spiega 1' abbondante sua distribuzione lungo le coste più
sinuose ed internantisi dell'Atlantico dall'Irlanda al Marocco. Da
questo punto in giù non si hanno di essa altre indicazioni. Per rin-
venirla conviene passare alle coste occidentali dello stesso Oceano,
dove il Kemp, secondo Murray, l'avrebbe rinvenuta sui lidi Bermu-
densi, cioè al nord dell'America meridionale. Sembra impervia al
Mediterraneo romano, non già perchè ivi manchino le condizioni
suddette, ma (dato il centro d'origine Atlantico) per l'impossibilità
nelle spore di superare gli spartiacque che dividono l'Oceano dal ci-
tato mare, e pel costume fisso semiterrestre della pianta cui è tolta
ogni eventualità di spontanea natazione o di casuale trasporto
nautico (').
Da un plesso basilare radicante sorgono le frondi cilindriche ce-
spitose suberette, lassamente intricate mediante gli assi ed i rami
sinuoso-incurvi, lunghe 4-10 cm., decomposto-bipennate, inferior-
mente dello spessore di una grossa setola, in alto attenuate, con le
sommità capillari. Le estremità così degli assi come dei rami sono
egregiamente involute quando le parti stesse sono in corso di un
ulteriore sviluppo; diversamente sono semplicemente circinate, ri-
curve o spiegate in suddivisioni lineari rette, semplici o forcate. Sti-
chidì derivanti dalla trasformazione delle pennette inferiori, sterili in
basso, pedicellati, lancoidei subtoruloso-verrucosi in alto, mostranti
in piano una duplice serie longitudinale di tetrasporangi, in effetto
3-4 verticillati. Cistocarpi grandi ovati 0 meglio tondeggianti, negli
ultimi o penultimi rametti, subsessili, radi in conseguenza delle molte
obliterazioni dei rametti rimasti sterili, per cui i ceramidì, qualunque
sia stata la posizione dei rametti che vi hanno dato origine, appaino
sempre cimali.
(*) È dubbia l'attestazione del Perreymond circa la presenza della specie
sulle coste francesi del Mediterraneo.
408
Sostanza cartilagineo-carnosetta, tenera, pellucida, consistente
nel secco: colore violaceo-livido, subflavescente nelle parti più mature.
La sezione di un asse principale spoglio di rami dà una sezione
subtonda. Midollo formato da un tubo centrale piuttosto grande, cir-
condato da 8 sifoni tondi o subtondi, inguainati l'uno e gli altri a
distanza. In sezioni contigue lo stesso midollo può presentarsi tras-
formato in cellule lineari assai lunghe, longitudinali, le piij interne
assai ravvicinate, costituenti una linea assile scura, longitudinale.
Altre volte il tubo centrale riesce assai largo, vuoto, senza di-
stinzione di doppia parete. Strato corticale di 2-3 serie di cellule
longitudinali, quasi continuazione degli elementi periferici del midollo.
In piano la fronda si mostra polisifonia (10-12 sifoni) inferiormente,
indi oligosifonia ed infine monosifonia.
a. N. 69. Rìiodomda scorpioides Hook. Br. FI. p. 294. Sea walls,
River Dart. - Alg. Danmonienses or mar. plants, prcp. Mary Wyatt.
b. N. 122. Boslrychia scorpioides Mont. (cum stichidiis). Scptemb.
Le Jolis.
Subfam. XIV. DASYLAE (Kuetz.; Schm. et Falk.
GENERI
DICTYURUS Bory. HETEROSIPHONIA IMont.
THURETIA Decne. DASYELLA Falkenb.
DASYOPSIS Zanard. COLACODASYA Schmitz.
DASYA Ag. HAPLODASYA Falken.
Le Dasyeae si caratterizzano per la fronda costrutta radiatamcntc,
di rado dorsiventrale, più spesso cilindrica, di accrescimento simpo-
dico, oppure lateralmente subdicotomo-ramosa coi rami ora liberi,
ora riuniti a reticolo. Asse centrale polisifonio ora persistentemente
nudo, ora più o men presto corticato di minute cellule parenchimali-
che. Cellule pericentrali spesso presenti, più raramente nulle. Tetra-
sporangi verticillati entro gli stichidii, raramente (per aborto) singoli
in ciascun articolo deoli stichidii.
409
Gen. DICTYURUS Bory.
Etym. dictyon rete, aura coda, per l'aspetto reticolato ed i fila-
menti caudati della struttura.
■= Calidyctìon Grev. - Thuretìae sp. auct.
Se ne conoscono due sole specie. Non essendomi noto de visti
il D. occidentalìs, per l'identificazione del gen. può bastare la de-
scrizione che qui viene data del D. purpiirascens Bory.
341. Dictyurus purpurascens Bory.
Pianta di mirabile costituzione esteriore ma non tosto apprez-
zata ad occhio nudo, come invece avviene per la Cìaiidea elegans e
ciò in grazia delle dimensioni assai notevoli che questa assume anche
nei minuti particolari. Nella Claudea inoltre gli elementi che la com-
pongono si presentano in un unico piano semplice, mentre nel Di-
ctyurus i piani sono due, molto spesso sovrapponentisi, tanto più di
frequente nell' individuo quanto più fitte ne sono le principali rami-
ficazioni. Ora quando si pensi che questa rara pianta non è più alta
di 4-5 cm., e di pochi millim. le sue lamine, ben si comprende
come una tanta sua nobiltà debba offrirsi in un aspetto assai mo-
desto. Se dell' Halodiclyon fu detto « est quasi Uydrodictyon marinum
et roseum », si è pel fatto che in quello l'asse è distinto solo vaga-
mente pei fili più centrali scorrenti longitudinalmente, anziché essere
congiunti essi pure a reticolo. Nel Dictyurus il caso è ben diverso.
Ivi la COSI detta lamina non è che una finzione. Questa parte della
pianta non è altro che la sua ramificazione appianata e congiunta
in un corpo unico a perimetro euritmico costituente uno dei tanti
disegni nei quali si esplica la forma delle foglie nelle classi superiori
del regno vegetale, hifatti si compone di un robustissimo asse o
rachide che è la coritinuazione dello stipite e del disco, per non dire
il disco stesso; da questo asse partono delle ramificazioni primarie
e secondarie, entrambe munite di rametti dapprima semplici, poscia
saldati insieme a sacco in tanti articoli, alla loro volta proliferi, che,
congiungendosi a vicenda per l'estremità loro superiore, vengono a
formare il cos'i detto velo. Come ciò avvenga si dice in appresso.
La pianta ha frondi gregarie semplici o ramose con le lamine
obovato-clavate, lunghe 5-i2 mill., larghe della metà, con gli stipiti
410
a malapena raggiungenti lo spessore di una penna passerina, irti in
seguito a vestigia di rami caduti, attenuali in alto. La formazione
della parte laminare velata ha luogo mediante un processo inge-
gnoso, in apparenza piuttosto complicato. Si tratta, in origine, di la-
minette alterne partenti verticalmente dalla rachide e dai rami. Queste
laminettc sono nella metà loro superiore concave, convesse nella
metà inferiore.
\n base al principio della conformazione radiata e dell'alternanza
nella emissione delle suddivisioni, avviene che in seguito a due giri
di spira i margini delle laminette rialzate rispettivamente in modo
introrso nella parte superiore, estrorso nella parte inferiore delle la-
minette, vengono a saldarsi coi margini corrispondenti delle laminette
contigue e cosi lungo tutto il percorso dell' asse e dei rami che sono
piij o meno suddivisi. Le laminette cos'i congiunte vengono a can-
giarsi in sacchetti lineari assai lunghi in confronto del loro spessore.
Ognuno di questi sacchetti rappresenta un articolo monosifonio o
insensibilmente polisifonio-venato. Questi articoli anastomosandosi
coi vicini danno luogo a delle maglie conterminanti delle aree per-
fettamente tonde o subtonde nelle vicinanze dei rispettivi assi, indi
rotondato-esagone e in fine prettamente esagone più o meno re-
golari e più grandi nei margini dove alcune rimangono aperte,
ora per lacerazione, ora per non ancora compiutasi anastomosi degli
ultimi rametti. Quando il processo della velatura si mostra come il
prodotto di una parte unica della ramificazione, allora le maglie rie-
scono bene differenziate ed integralmente forate a giorno; quando
invece a questo processo viene a sovrapporsene un secondo, dovuto
alla nuova produzione dello stesso ramo o di un altro, allora la la-
mina si presenta parzialmente composta di due piani, o strati che
si voglia dire, sovrapponentisi. Siccome poi i due piani non corri-
spondono che di raro e parzialmente alle maglie del piano pree-
sistente cos'i per la forma come per le dimensioni, ne consegue che
in tali casi molte delle maglie risultano accecate e solo parzialmente
e assai irregolarmente finestrate. Le linee di congiunzione delle la-
melle trasmutatesi nei corpi unici sacciformi continuano a mante-
nersi evidenti in ogni articolo sotto forma di due ispessimenti di
tessuto più intensamente colorali di porporino, formanti due linee
ora equidistanti, rette e parallele longitudinali; ora diagonali, distan-
hi
ziate o ravvicinate; ora in vario modo largamente flessuose ; ora so-
vrapponentisi l'una all'altra in guisa da simulare, nelle preparazioni
secche, una grossa costa longitudinale.
Questi fenomeni sono dovuti alle varie contorsioni cui le lamine
talvolta vanno soggette nel ricercarsi pei margini coi quali saldarsi.
L'effetto viene poi anche esagerato in conseguenza della prepa-
razione.
La pianta è evidentemente subperennante; lo dimostrano i dischi
recanti in alto lamine in via di dissolvimento o anche ridotte alla
sola costa, mentre in basso portano laminetle di nuova formazione.
La sostanza è assai consistente e quasi lignea nei dischi, membra-
nacea nelle lamine. 11 colore porporino si cambia nel secco in bru-
no-giallastro.
Ilab. nell'Oceano Indiano a Cap Comorin e nelle isole di Ceylan
e Maurizio.
La sezione del disco ba forma eliltico-depressa con l'estremità
rotondate. Cellula assile centrale occupante non sempre il punto
geometrico, come non sempre intorno ad essa sono radialmente di-
sposte le 4 cellule pericentrali le quali inoltre possono confondersi
con le cellule successive.
Spesso le cellule tutte quante sono disposte in sci linee longitu-
dinali parallele. Fra le due linee più interne è interposto uno spazio
assai grande nel cui centro risiede la cellula assile con le pericen-
trali assai irregolarmente collocate. All' infuori della cellula centrale,
e talvolta delle pericentrali che sono subtonde, tutte le altre hanno
forma assai allungata, angolata o lineare assai flessuosa, talora col-
legate a rosario mediante appendici crasso-fìlamentose. Tanto il largo
spazio centrale tra le due file più interne di cellule, come lo stretto
spazio fra le due file più esterne, è occupato da filamenti crassi,
assai flessuosi o bruscamente piegati o curvati ad angolo di vario
grado, raffiguranti le più strane figure stilizzate di lettere e di nu-
meri. Inoltre questi filamenti come si può osservare nelle più mi-
crotomiche sezioni, hanno la tendenza di scomporsi in esigue cellule
tonde, sempre di eguale dimensione. Strato corticale di grosse e rade
cellule subtonde od oblunghe collegate dai soliti filamenti interspa-
ziali descritti.
La sezione della costa di una lamina ha forma subtonda unita
412
o grossamente lobata. Cellula assile esattamente centrale, distintissima
in mezzo ad un breve spazio vuoto circolare. Ivi è scomparsa la
disposizione in linee rette parallele delle cellule sussidiarie le quali
assumono invece una disposizione subflabellata. 1 filamenti interspa-
ziali sono assai ridotti di numero e di grandezza, e le cellule corti-
cali e sottocorticali sono tondeggianti e più piccole.
Nella specie sono ignoti i cistocarpi e gli anterid! ('). Tetraspo-
rangi in stichidi derivanti dalla base incrassata polisifonia dei ramo-
scelli, da ogni lato adnati compresso-conici, in zone trasversali
pluriseriate.
a. Dìc/yuriis piirpurascens Bory. Ins. Ceylon. In herb. G. B.
De Toni.
Gen. THURETIA Decne.
Etym. dall' illustr. ficologo francese G. Thuret.
= Claudeae et Dictyuri sp. auct.
Osserva il De Toni che il gen. Thuretìa differisce dal gen. Di-
ctyuriis principalmente nella regola delle ramificazioni, e cioè: in que-
sto gli assi simpodici escono disticamente alterni al ginocchio, ramosi
in modo secondato: in quello invece in modo contiguo. Inoltre,
come nel gen. Dasyopsis, il gen. Thuretìa manca totalmente di sifoni
pericentrali i quali invece si mostrano con grande evidenza in Di-
ctyuriis, per quanto varia, si può aggiungere, ne possa essere la di-
sposizione a seconda delle parti che si osservano.
342. Thuretia quercifolia Decne.
= Dictyurus quercifolìiis J. Ag. - Claudea singuìaris Lamour. -
Claudea pulcherrima Mert.
La disposizione e conformazione delle varie parti costituenti lo
assieme di questa pure nobilissima e non meno singolare pianta,
ricordano ben da vicino il portamento della Delesseria sinuosa, tanto
più che, ad occhio nudo, il velo laminare non si distingue, stante
(*) In una lamina potei notare, poco distanti dal margine ed a breve spazio
l'uno dall'altro, due corpi tondi, scuri, sessilì, del diametro pari a quello delle
maglie più grandi, sulla natura dei (inali non posso pronunciarmi, non consen-
tendomi il riguardoso esame impostomi la manomissione del raro campione.
413
il perimetro ultra esiguo delle sue maglie, ma appare sotto la forma
comune di una membrana omogenea, continua. Sottoposta al micro-
scopio, ci riporta dapprima alla Claudea elegans, massime se vien
dato di osservare una lamina monostromatica, cioè con le maglie
disposte in un unico piano, ma più ancora pel fatto che i margini,
come nella Sarcomeniea, sono muniti di appendici ciliato-spinose
derivanti dal prolungamento delle vene obliquamente parallele (rami
secondari) partenti dalle coste centrali (rami primari) delle lamine.
Ma qui cessano le atjinità morfologiche fra le due piante.
Si è visto che nella Claudea elegans in origine la lamina è uni-
tamente membranacea, e solo più tardi, in seguito a distruzione o
riassorbimento di tessuto, si determina non veramente un velo, ma
una finestrazione ad aree lineari-rettangolari costituite dalla suddi-
visione ad angoli retti dei ramuscoli pieni e non fistolosi. Nella
Tlìuretia invece, alla finestrazione vengono sostituite delle vere e
proprie maglie le quali soltanto giustificano la denominazione di
velo, maglie la cui natura è eguale a quella già osservata nel genere
Dictyurus. Anche qui infatti si tratta delle solite laminette, piane nel
caso, reciprocamente saldatesi con le contigue (non più con le al-
terne) pei margini e quindi ridotte a tanti articoli sacciformi, più
brevi di quelli del Dictyurus, anastomosantisi e ripetentisi per ac-
crescimento cimale e radiale, dando parimenti origine al velo costi-
tuito di maglie rotondato-esagone, di un diametro assai più piccolo
che non nel citato gen. affine. Come nel Dictyurus, il velo può es-
sere parzialmente doppio per le stesse cause già esposte nella trat-
tazione di questo.
La fronda (o frondi gregarie sopra un disco basilare) allo stato
adulto si presenta con un caule crasso subcilindrico o canaliculato,
dello spessore di una penna passerina, ma presto di un diametro
minore e deterso in modo completo, salvo in alcune sue diramazioni
per quanto senili. Superiormente si divide in modo bi-tripennato
mediante ramificazioni assai divaricate, provviste nei due lati di una
espansione laminare reticolata, uni-plurilobata in modo distico nella
parte inferiore delle primarie divisioni, subopposto nella parte supe-
riore delle stesse, e ciò con il medesimo procedimento descritto per
la Delesseria sinuosa, d' onde un eguale risultato nella configurazione
perimetrale, che ricorda quella delle foglie del gen. Quercus,
414
L'esemplare, fra quelli gentilmente comunicatimi dal prof. G.
B. De Toni, è alto 25 cm., con le penne lunghe ó-i3 cm. e della
massima larghezza di 2 cm.
Tutte queste misure possono essere sorpassate in individui di
straordinario sviluppo. La parte senile e già detersa del caule si è
rivestita di prolificazioni in forma di frondicine peduncolate roton-
dato-obovate, di pochi mill. a 2 cm. di lunghezza, il qual fatto di-
mostra che la pianta può conservarsi vegetante anche oltre l'anno.
Lo stesso esemplare si mostra carico di tetrasporangi e di cistocarpi
in modo da otturare talvolta molte delle maglie laminari. La sostanza
spongiosa e tenera è anche assai aderibile, massime nelle parti più
giovani; il colore di un bel roseo vivace o teneramente carnicino si
conserva bene nei preparati.
Cresce sulle spiagge australi ed occidentali della Nuova Olanda.
La sezione trasversale della parte inferiore del caule ha forma
di un rene con la parte concava (quasi ventrale) assai profonda, ri-
ducendosi lo strato corticale alla sola parte superiore convessa (quasi
dorsale). Midollo molto vasto, formato di grosse cellule nucleate,
ialine o leggerissimamente rosee, ovato-elissoidi, disposte a venta-
glio la cui base è data appunto dalla parte concava, e decrescenti
di volume quanto più si avvicinano allo strato corticale della parte
esteriormente convessa.
11 pseudo -corticc della parte concava e adiacenze laterali è for-
mato da uno spesso strato di muco solidescente, leggermente am-
brino; lo strato della parte convessa, pure assai spesso è formato
in modo ordinario da cellule mediocri oblunghe, disposte in file ver-
ticali serrate. Cuticola filiforme, brevemente articolata, ialina, con
sottostante muco.
La sezione della costa laminare ha un perimetro tondo, lieve-
mente reniforme. L'asse centrale è dato da una grandissima cellula
(tubo) ialino-ambrina con nucleo scuro le cui forme irregolari e biz-
zarre indicano la natura di un tubo soggetto a raggrinzamenti e a
contorsioni causati, o certo esagerati, dall'essiccamento. Fra il nucleo
e la guaina a luce moderata si delineano altre membrane concen-
triche, ialine, di un' estrema esilità. Seguono 5-6 giri concentrici più
o meno regolari di cellule grandi, tonde, nucleate di un corpo scuro,
di poco digradanti di volume nello avvicinarsi alla periferia. Strato
415
corticale di cellule mediocri, lineari, scure, disposte in file non sem-
pre regolari, verticali. In sezioni anche contigue o di poco lontane,
l'asse può rinvenirsi più o meno eccentrico e privo di nucleo. In
quest'ultimo caso la guaina più crassa, più robusta e più ambrata
contermina un grande spazio vuoto. Cuticola come sopra.
a Thurclìa quercifolia. Fowlers Bay, S. A. iSgS. T. P. O' Ilal-
loran. In herb. G. De Toni.
Gen. DASYOPSIS Zanard.
Etym. Dasya, tloridca di questo nome, ed opsis abito, porta-
mento, aspetto.
= Eupogodon Kuetz. - Dasyae, Rytiphloeae, Larnaceae, Ceramii,
Gigartinac sp. auct. ; non Dasyopsis J. Ag.
L'identificazione del gen. è tosto stabilita con l'esame della
struttura interna, la quale è caratterizzata da un fatto insolito nelle
Floridee articolato-polisifonie : la mancanza cioè di un tubo assile e
dei sifoni pericentrali. Quivi il midollo è invece rappresentato da una
massa di natura filamentoso-rizoidea, poco variabile a quanto è le-
cito supporre in seguito all'esame praticato sopra tre delle sei specie,
circa, finora conosciute, ossia D. spinella, D. plana, D. piumosa.
Osserv. Per ottenere dai gen. Dasyopsis e Dasya delle sezioni
perfettamente turgide, occorre una previa trattazione acidulata, che
si effettua all'istante sull'istesso vetro a pozzetta. In questa si depon-
gono le sezioni fatte a secco e che si osservano poi a sospensione
nel bagno della pozzetta medesima.
343. Dasyopsis piumosa (Bail. et Harv.) Schmitz.
= Dasya piumosa Bail. et Harv.
In questa specie vorrebbesi ravvisare V habitus delle Ptilola. A
tale riscontro non si presta l'esemplare graziosamente donatomi
dall'illustre Setchell. È alto 18 cm., sebbene privo di parte dell'ima
base. Si compone di un disco flessuoso ondulato a larghe curve,
dello spessore di un mill. e mezzo che conserva per quasi tutta la
sua lunghezza. Rami primari alterni di vario e assai sproporzionato
sviluppo, gl'inferiori essendo lunghi fino a raggiungere gli otto cent.,
mentre i mediani ed i superiori non misurano che un cent, a due
cent, e mezzo. Questi rami primari ne recano dei secondari pari-
416
menti distici, della lunghezza di qualche mill. ad un centimetro e
sono ornati di rametti distici ed opposti, semplici oppure una-duc
volte dicotomi, esilissimi, confervoidei, lunghi al massimo 2 mill.,
costituenti le pennette le cui sommità finiscono con un pennellino
formato dagli stessi ramuscoli che rimangono sterili, oppure si tra-
mutano in stichidi. Cistocarpi grandetti, ovati, sessili sulla parte su-
periore dei rami secondari i quali in seguito a questa fruttificazione,
piegano ad angolo ottuso o retto la sommità loro penicillata. Il pe-
rimetro è obovato-lanceolato. Il nativo colore carmino si muta al-
quanto in porporino-opaco nel secco; la sostanza, tenera e succosa
nello stato vivente, si mostra membranacea e assai appianata nelle
preparazioni che aderiscono perfettamente alla carta.
Non conosco alcuno studio inteso a spiegare l'anormale scom-
parsa del polisifonismo nel gen. Dasyopsìs. Non dubito che se ne
potrebbe venire a capo con la disamina accurata di molti individui,
cresciuti in condizioni diverse, di ogni specie componenti la sotto-
famiglia delle Dasyeae. Un accenno spiccato a questa anormalità lo
scrivente ebbe p. e. a riscontrare in un individuo americano fBrid-
geport) cistocarpifero di Dasya elegans, ed altri meno decisivi in
altre specie dello stesso genere Dasya, poiché infine trattasi di un
metamorfismo che non implica la soppressione di alcuno degli ele-
menti midollari ma semplicemente la trasformazione loro (^).
La sezione della parte inferiore dell' asse ha forma subtonda, 11
tubo assile ed i sifoni pericentrali vengono sostituiti da una massa
centrale oblunga, longitudinale, di un bianco opaco proprio dell'amido
cotto, composta di crassi filamenti grossamente rizoidei, col corpo
nastriforme 0 tubiforme, retto 0 più meno flessuoso. Questi corpi
ora sono semplicemente accostati, ora diagonalmente accavalciati, con
una sola od entrambe le estremità sfilacciate in rizoidi semplici e
ramosi più o meno intricati. Ai due lati ed alle estremità di questa
massa sonvi altri corpi ma isolati ovoidi o eliltici, grandi ma non
(^) 1 ,a scomparsa del midollo in Alighe non fistolose è di pura apparenza,
giacché in questo caso la struttura assile, scompostasi, si è ritirata contro lo strato
intermedio e corticale, ciò che del resto più spesso avviene in modo intermittente
e non continuo in tutta la pianta, fenomeno che ho pure rilevato nella stessa
Pas^a elegans.
•il?
tutti della stessa dimensione, aventi il colore stesso della massa as-
sile ma non la stessa tessitura (ilamentosa, in quanto si compongono
di una membrana omogenea che lascia trasparire nel suo interno
dei piccoli corpi celluiosi o granulosi amilacei. Questi corpi tengono
evidentemente luogo delle cellule sussidiarie lacienti seguito, nei casi
normali, ai sifoni pericentrali. Le sottili appendici rizoidee della massa
assile si decompongono in cellule normali ma ancora oblunghe, po-
scia subtonde, di un roseo vivace, sempre disposte in linee, quasi a
seguire la norma dell'abbondante elemento (llamentoso. Della stessa
natura di queste cellule, fattesi tonde, disposte in 2-3 serie irrego-
lari, si compone lo strato corticale.
La sezione di un ramo primario ha perimetro dittico a linea
unicurva, oppure ondulato-lobata. L'asse è dato da una linea lon-
gitudinale dei soli corpi filamentosi in numero assai ridotto, m.a qui
pure grossi, sacciformi, fimbriati in una delle estremità loro, ai quali
fanno seguito, in due linee longitudinali per ogni lato, altri corpi
consimili, ma più brevi e ialini anziché opachi. Negl' interspazi di
tutti questi corpi sono pochi rizoidi semplici e ramosi, retti o fles-
suosi. Strato corticale assai pronunciato di cellule roseo-porporine,
lineari, assai lunghe, quali semplici, quali ramose o ad ipsilon, quali
continue, quali rotte in cellule minori leggermente oblunghe disposte
in file subinclinate o verticali alla periferia al cui contatto si fanno
sempre più piccole e subtonde.
a. N. 28. Dasyopsis piumosa. Whidbcy Island, Wash. Algac of
Puget Sound, Distributed by W. A. Setchell.
Gen. DASYA Ag.
Ltym. dasys irsuto, dall' irsuzie caulinare di alcune specie.
-= Gaillona Bonnem. - Gratdoupia Bonnem. - Rìiodonenia Mart. -
Siicìiocarpiis Ag. - Asperocauìon Grev. - Pachydasya J. Ag.
344. Dasya corymbifera J. Ag.
:= Eiipogonìum villosum Kuctz. - Larnacea ca&spitosa Schousb. -
Larnacea friiticulosa Schousb. - Ceramium Boucheri var. miicilagino-
siim Crouan - Dasya venusta Harv. - Dasya Arbiiscula var. uiucila-
ginosa Crouan.
La specie è alta 5- 12 cm, con l'asse dello spessore di una se-
27
418
tola. Fronda a perimetro piramidato, pennatamente dccomposto-ra-
mosa, col caule e rami principali inferiormente subnudi e corticati,
coi rami primari e secondari lassamente ornati di rametti ultra ca-
pillari patenti, brevi, subpenicillati, ad articolazioni due volte circa
più lunghe del diametro. L'assieme figura una vaporosità rosea cal-
litamnoidea la cui venustà venne fermata nella sinonimia Harveyana.
J. Agardh ha creduto di aggiungere quella di corymbosa basan-
dola sui ramuscoli incurvati dei penicilli costituenti quasi dei minuti
corimbi disposti lungo i rachidi delle pennette, in quantochè nella
venusta tali incurvazioni non esisterebbero. L' esame dal vero mi
fece convinto che sì l'una che l'altra particolarità dipende dall'età,
dal maggiore o minor grado di robustezza della pianta, e che en-
trambe possono anche presentarsi sopra uno stesso individuo, I primi
due ramoscelli (cioè gl'inferiori subopposti) del pennellino si divari-
cano e si curvano in giù, mentre gli altri si divaricano semplice-
mente a ventaglio od a corimbo più o meno allungato, secondo il
grado di sviluppo delle parti. Ogni rametto incurvato viene con l' e-
stremità del suo arco di cerchio a combaciare con l'estremità del
ramoscello, parimenti curvato, del penicillo contiguo e cos'i di seguito.
Ne risulta una serie di tre quarti di cerchio a base retta o di cerchi
più 0 meno completi lungo i rachidi delle penne. Questo che suc-
cede nei ramoscelli avviene anche fra rami e rami, sia primari che
secondari, ma con un processo diverso, e cioè per combinazioni di
curve naturalmente combacianti per le estremità loro, o fortuitamente
a ciò obbligate nella riduzione artificiale ad un unico piano delle
varie parti della fronda o di parecchie frondi riunite nelle prepara-
zioni per erbario. Negli esemplari relativi è dato perciò di constatare
una grazia in parte postuma conferita allo assieme: quella di tanti
cerchietti naturali allineati lungo i due lati del rachide delle penne,
e quella di tanti cerchi ed elissi a gruppi od isolati, nel contesto
della ramificaziane, ora naturali, ora artatamente prodotti. Ben s'in-
tende che il fenomeno, semplice o complesso, si ripete anche in al-
tre floridee.
Vista in piano, la fronda appare nuda, articolata, con le artico-
lazioni un po' più lunghe del loro diametro, percorse longitudinal-
mente da 5 sifoni, oppure da 3-4, poiché uno o due sono sempre
coperti da quelli soprastanti, di un roseo-carnicino assai pallido.
419
La sezione trasversale è tonda e presenta un aspetto radiato a
guisa di ruota. Il tubo assile centrale terrebbe luogo del mozzo da
cui si partono in giro 5 raggi ossia pareti diaframmatiche in forma
di filamenti che si biforcano o variamente e brevemente si ramifi-
cano presso la periferia infra le cellule sottostanti alla cuticola della
fronda.
Fra una parete e l' altra esiste un sifone di diametro 3-4 volte
più grande del tubo centrale. Sono pertanto 5 sifoni pericentrali a
sezione subtonda, ora perfettamente isolati fra le membrane conti-
gue, ora a queste collegati con uno o più filamenti, ed ora cosi di-
latali che le pareti laterali aderiscono alle membrane divisorie fini-
time. Strato corticale non bene evoluto nella parte esaminata, nò
possibile a riscontrarsi nella parte inferiore più adulta della quale
l'esemplare manca.
a. Dasya venusta Harv. Roscoff, Aoùt 1902. Coli. J. Chalon.
345. Dasya elegans (Mart.) Ag.
= Rhodoiiema elegans Martens - Dasya liuel^ingiana Biasolctto -
D. Baillouviana Mart. - Baillouviana Grisellini Nardo - D. pallescens
Kuetz. - D. jadertina Sandri - D. pedicellata Ag.
La prima sua scoperta fu nell'Adriatico (Istria e Dalmazia) e
rinvenuta poscia in diverse località del Mediterraneo, nei quali mari
è la rappresentante più vistosa del gen., in grazia del rameggio fit-
tamente ornato di ramoscellini dicotomi vivacemente e intensamente
porporini penicillato-villosi, che danno la prima impressione di una
gran copia di Erylhrotricliia che avesse invaso una tloridea maggiore.
Questo carattere basta sempre di per sé solo a fare ravvisare
la specie, « variis formis prò vario statu ludens », come scriveva fin
dal 1827 C. A. Agardh. Come di solito ben s'intende che tali stati
si riferiscono alla età della pianta, alla forma sua sterile ed alla na-
tura delle due fruttificazioni che hanno luogo sopra individui se-
parati (').
La pianta cistocarpifera non è sempre denudata dei ramoscelli,
(i) Le prove fatte non mi hanno mai rivelato ramoscelli stichidiferi sopra
piante cistocarpifere. L'ora citato Autore dice pure: « Fructus duple.x, .sed in
l^diversis individuis».
420
come fu scritto, e di ciò ne dà prova T esemplare di Bridgeport allo
scrivente pervenuto, di cui 1' asse soltanto (ma non completamente)
è privo di ramuscoli, mentre i rami ne sono vellosissimi. Si nota
che nello stesso esemplare i cistocarpi sono portati, e con l' istessa
abbondanza, tanto dal disco quanto dai rami. È regola che i ramo-
scelli rimasti sterili finiscono per scomparire, più presto negl'indivi-
dui cistocarpiferi, più tardi in quelli stichidiferi. Ora se l'individuo
cistocarpifero è al suo primo anno di vita, è naturale che il disco,
siccome la parte più anziana, debba per il primo spogliarsi dei ra-
moscelli rimasti sterili^ epperò si mostra coi soli cistocarpi ne' suoi
due terzi inferiori, mentre superiormente reca frutti e ramoscelli ste-
rili; al contrario, i rami, siccome più giovani, si presentano, oltre
che coi cistocarpi, con un abbondante rivestimento di ramoscelli in
tutto il loro percorso, all' infuori di un breve tratto alla base. Nel
caso poi (da me non conosciuto) di individui cistocarpiferi comple-
tamente spogli di penicilli in ogni loro parte, è di0icile dire, senza
il sussidio degli esemplari relativi, se un tale stato sia da ascriversi
unicamente all'età ultra annuale della pianta, oppure ad altre cause
ancora ignote conseguenti da ragioni biologiche o meramente este-
riori.
Una questione assai più importante, relativa alla specie di cui
si tratta, è quella riferibile ai frequenti casi di anormalità rivelatici
dall'intima sua costituzione. In alcuni individui il midollo ha molta
analogia con quello delle Dasyopsìs, ciò che importa non solo la
trasformazione degli organi (tubo assile e sifoni pericentrali) ma nel
contempo il rivolgimento della loro direzione che si muta, in rap-
porto al disco ed ai rami, da longitudinale in trasversale; a ciò devesi
aggiungere anche l' intermittenza dello strato corticale.
Ecco ora un cenno sommario nel quale si concentra il risultato
dell'esame di una dozzina di sezioni trasversali tratta in diverse
parti di due individui americani, di uno dell'Istria (collez. Naccari)
e di uno di Porto Maurizio (collez. Ardissone).
Si premette che la visione in piano è data da uno strato omo-
geneo formato di esili e lunghe file roseo-vinosc, subparallele nel
senso della lunghezza del disco e dei rami, subdicotome, rette o
largamente flessuose, di rado intrecciate, composte di cellulette di
varia lunghezza, disposte a monile. Questo strato riesce così fitto
421
ed opaco da non lasciar intravvedere alcunché della compagine in-
teriore.
Le sezioni del disco hanno forma largamente lineare con le
estremità troncate in linea retta oppure sub bilobe.
Midollo normale del disco : tubo assile circondato da 5 sifoni pe-
ricentrali con cellule concomitate.
Midolli anormali del disco : a) tubo centrale e sifoni uniformi e
indistinti, costituiti da cellule biancastro-opache allungatissime, lon-
gitudinali in rapporto alla sezione; b) midollo ialino di grandissime
cellule obovato-elissoidi o largamente lineari longitudinali, ritiratesi
lungo lo strato corticale e verso le due estremità, lasciando un largo
e lungo spazio centrale vuoto; e) midollo di cellule ialine, allunga-
tissime, lineari, longitudinali, subparallele con o senza distinzione tra
l'asse ed i sifoni pericentrali; d) midollo di fìlameati piccoli rettilinei
longitudinali come sempre in rapporto alla sezione, senza distinzione
nò di asse né di sifoni; e) midollo affatto scomparso.
La sezione dei rami ha forma subtonda a linea policurva più o
meno ondulato-lobata, quasi stellare o diversamente e irregolarmente
conformata.
Midollo normale dei rami: tubo assile piccolo, nucleato, con 5
vastissimi sifoni il cui diametro è almeno dieci volte superiore a
quello dell'asse, dittici, subovati o quasi triangolari, disposti in modo
radiato, a parete assai spessa, filamentoso-mucosa, in apparenza co-
stituita da diverse membrane esilissime subflessuose sovrapponentisi
concentricamente.
Midollo anormale di un ramo : formato da tubi membranosi, ro-
sei, lunghissimi, lineari appianati, o cilindrici interamente, oppure
attenuati alle estremità, distanziati nel centro della sezione, ravvici-
nati presso i margini, tutti quanti disposti parallelamente nel senso
longitudinale in rapporto alla sezione.
Strato corticale: a) in 2-3 serie disordinate di cellule rosee, me-
diocri, oblunghe, verticali alla periferia; b) in 2-3 serie di cellule
piccole, oblunghe, lineari inclinate o verticali; e) in 2-3 serie disor-
dinate di cellule rosee, isolate, grandette, mediocri e piccole, oblun-
ghe, diagonali alla periferia; d) in 2-3 serie di cellule piccole, rosee,
concatenate a monile, componenti linee parallele fra di loro epperò
concentriche in rapporto alla cuticola periferica; e) mancanza di uno
422
strato corticale (trattasi di un ramo) del quale tengono luogo gli
archi riuniti formati dalla parte superiore della spessa parete fìla-
mentoso-mucosa dei sifoni pericentrali.
a. N. io6. Dasya elegans (Mart.) Ag. Bridgeport, Connecticut, Jo-
seph. E. Tilden. American Algae. Coli. H. A. Green, 25 Ag. 1893.
b. D. elegans Ag. Wood's IIoll, July 1902. Ex Herb. Marine
Biologica! Laboratory.
346. Dasya villosa Harv.
= Dasya extensa Sond.
Si ricorda che trattasi di specie assai robusta. La fronda è alta
3o-òo cm., dello spessore inferiore, e che conserva per lungo tratto,
di una penna corvina, vagamente pennato-ramosa coi rami o sub-
semplici allungati flagelliformi, oppure una seconda volta e magari
una terza forniti di nuovi rami, allo stato giovanile e stichidifero to-
talmente vellosa di ramoscelli uscenti da ogni parte (ad eccezione
dell'infima regione del caule e dei maggiori rami), cistocarpifera
quasi nuda oppure penicillata nelle sole parti superiori, ed infine
che i rametti penicillati sono assai più lunghi del diametro della
parte della fronda che li porta.
In mancanza di un migliore esemplare, sarà opportuno qualche
cenno sull'individuo pervenutomi sotto il N. 403 delle American Al-
gae di J. E. Tilden. Si compone di un troncone di disco senile, ne-
rastro, dello spessore di 3 millim., alto un cm., troncato nelle due
estremità e recante in quella superiore cinque rami primari muniti
di ramificazioni secondarie divaricate ad ascelle tonde, alla loro volta
brevemente ramificate. Quest'assieme, corimbiforme, dell'altezza di
5 cm., rivela un arresto di sviluppo. Dei rametti esiste solo qualche
traccia basilare dalle prime ascelle in su. Presso le sommità i pochi
pennellini rimasti, in causa del colore alterato (bruno-gialliccio) ri-
cfirdano alcune specie di Eclocarpiis.
Come si vede, trattasi di un individuo senile spezzato presso la
base, il quale ha utilizzato l'energia rimastagli nella formazione delle
prolificazioni ora descritte. Non è certo a tale esemplare che possa
convenire la dubitante osservazione apposta dalla distributrice al fo-
glietto che lo ascompagna: «The specimens are probably young
fronds of the above spccies », e cioè la Dasya n/ol/is posta sotto il
N. 402.
423
Lo stato deterioratissimo dell' esemplare, se non permette un'as-
soluta identificazione della specie cui appartiene, ha però caratteri
tali che sono in perfetta antitesi con quelli della specie ora indicata.
La sezione di un ramo principale presso la base ha forma elittica.
Midollo valido formato da un reticolo irregolare e scomposto, e
cioè da cellule longitudinali di un bianco opaco leggermente offu-
scato di roseo-bruno, oblunghe, grandi, disuguali di forma e di di-
mensioni, assai ravvicinate, di rado rette, più spesso subflessuose o
contorte, le più centrali ora quasi filiformi, ora spinuloso-dentato-
cigliate, più strette fra di loro, costituenti quasi una massa assile
longitudinale nella quale è scomparsa ogni parvenza di un tubo as-
sile e dei 5 sifoni pericentrali. Strato corticale di 8-4 serie irregolari
di grosse cellule brune, oblunghe, obovate, rette o di poco contorte,
degradanti di volume verso la periferia al cui contatto si fanno pic-
cine e lineari, tutte quante poi verticali alla cuticola periferica.
Ecco infine le parole della Tilden : « Frond dark brownish-red,
irridescent, 2-Ó cm. bigh, densely clothed in ali parts with very slen-
der, articulated, dichotomous filaments. Rocks at low tide. North of
hotel D.
a. 403. Dasya villosa Harv. Waianae, Oahu, Territory of Hawaii.
J. E. Tilden, 26 My 1900.
347. Dasya mollis Harv.
La sostanza sua molle e gelatinosa, massime nelle parti più gio-
vani e la stazione di spiaggia poco profonda e tranquilla, la dispon-
gono spesso a rivestirsi di un fitto strato biancastro-cinereo composto
di detriti vegetali ed animali (Gammarini, Talitri, ecc.) e di granelli
finissimi d'arena, dei quali è d'uopo spogliarla con lavaggi acidulati
e poscia con acqua pura apine di ridonare alla pianta, in quanto è
possibile, l'aspetto suo genuino (*).
(1) Anche questi tegumenti non sono da considerarsi in modo assoluto esi-
ziali alla pianta la quale ne trae più diretta alimentazione azotata. Ne lo prova
la conformazione dei ramoscelli assai curvati quasi a favorire il trattenimento
delle materie che vengono a loro contatto, d' onde la grande difficoltà o la im-
possibilità di ripulirneli completamente per quanto si tratta delle materie orga-
niche. La fruttificazione stessa può dipendere talora da questo fenomeno. Nei
grovigli più compatti per accumulatesi materie eterogenee riscontrai stichidii for-
niti di maggior numero di tetraspore.
424
Può raggiungere i i5 cm. di altezza, e lo spessore di 2 mill.,
ma generalmente si presenta in dimensioni molto minori. L'esem-
plare del gruppo tropicale delle isole Hawaii preso in esame è sti-
chidifero. Non oltrepassa i 4 cm. di altezza, e il suo disco è spesso
un mill. Trattasi di una pianta a portamento cespuglioso con le
maggiori ramificazioni, roseo-porporine, presto divaricate in una
prima dicotomia ad ascelle tonde od ottuse, talora coi primi rami
secondari piegati in giìi e subradicanti per la trasformazione in or-
gani prensili di qualche pennetta; gli altri riescono alternati, più 0
meno abbondanti, corimbosi in alto. Il cespolino risulta di un peri-
metro subflabellato o semigloboso del diametro subeguale alla sua
altezza. Nello stato adulto ha le parti inferiori completamente denu-
date dei ramoscelli o con rade esigue loro vestigie spiniformi. I ra-
moscelli sono invece abbondantissimi nelle parti superiori. Provengono
dalle celluli corticali in ordine non apprezzabile; sono patentissimi,
più crassi alla loro base, poco sopra della quale producono alcuni
ramoscellini più sottili, allungati, curvi, dicotomicamente divisi, mo-
nosifoni, articolati. Le parti stesse, viste più dappresso, si mostrano
composte di numerose ramificazioni principali polisifonie, assai rav-
vicinate, distiche 0 subopposte al disco, tosto dicotome presso la loro
base, cosi come avviene nella parte inferiore della fronda, indi sud-
divise in modo di-policotomo, e terminano in altre suddivisioni esi-
lissime corimboso-fascicolate, fastigiate, assai allungate, dicotome, mo-
nosifonie con articolazioni assai lunghe nella parte loro inferiore,
gradatamente accorciandosi fino a riescire esiguamente moniliformi
nella sommità assai lungamente protratta. Tutta questa parte tene-
ramente roseo- carnicina, molle, gelatinosa, ricorda, in proporzioni
minori, il genere Dudremaya. Stichidì subsessili, singoli presso la
base dei rametti, fusiformi-ventruti con le sommità lunghissimamente
attenuate, poiché infine non altro rappresentano che la parte supe-
riore del rametto entro il quale si è svolto lo stichidio. Tetraspo-
rangi roseo-porporini in serie orizzontali parallele, triplici nella parte
inferiore e media dello stichidio, in due sole serie nella parte supe-
riore, più in su della quale le cellule rimangono incolori e sterili,
disposte prima a gruppi di 3, poi di 2 e infine l'una sopra l'altra,
ossia moniliformi.
La sezione di un disco è di ambito dittico. Tubo assile assai
425
pronunciato, dittico, nucleato, con 5 sifoni pericentrali carnicini,
obovato-elittici, molto distanziati, longitudinali, oppure hanno forma
cosi depressa da figurare delle cellule assai oblunghe. Seguono le
cellule assai più piccole, pure carnicine, diagonali o verticali. Strato
corticale formato da cellule dello stesso colore, oppure assai piij
scure, cilindracee, varie in lunghezza, verticali alla periferia.
a. 402. Dasya mollis Harv. Beach at hotel. Waianae, Oahu, Ter-
ritory of Hawaii, J. E. Tilden, 23 My 1900.
348. Dasya Arbuscula (Dillw.) Ag.
= Conferva Arbuscula Dillw. - Caìlithamnion Arbuscula Lyngb.
- Etipogonìum Arbuscula Kuetz. - Dasya Hutcliinsiae Harv. - Cera-
mium Boucheri Crouan. - Gaillona punctata Bonnem. - G. Boucluri
Bonnem.
Ben nota nel Mediterraneo nella forma più comune che arieggia
il portamento della Dasya rigìdula, della D. Wurdemanni (Hetero-
siphonia), fra le specie nude, e della D. ocellata fra le specie corti-
cate, cioè gracile, alta 2 cm., dello spessore di una setola o di un
capello, flaccida nel vivente, roseo-porporina, piantina che spesso ci
si rivela nella preparazione di alghe maggiori diverse sulle quali
essa cresce.
Per quanto allo scrivente è dato di giudicare in base all'insuf-
ficiente materiale posseduto, solo agli esemplari di Licata (Sicilia)
converrebbe la sinonimia Kuetzingiana di Eupogomum (ben barbato).
Uno di questi esemplari è composto di otto frondi alte 4 cm. e di
parecchie altre in via di formazione, cosicché il cespolino occupa
un perimetro circolare del diam. di oltre 7 cm. Inferiormente lo
spessore è quello di una maggior penna passerina, in apparenza
maggiore più del doppio in grazia dei rametti compattissimi equi-
longi che rendono pannosi caule e rami. Frondi a ramificazione bi-
pennata coi rami divaricato-ascendenti, distici o subopposti, a di-
stanze brevi, decrescenti dal basso verso Paltò, e cosi pure dicasi
della lunghezza loro che è di circa 5- io millim. inferiormente. La
fronda ha quindi un ambito piramidato con la sommità brevemente
tricuspidata in quanto i due estremi rami laterali si riuniscono sotto
la base del lobo cimale centrale. Tutte le frondi dalla base alle som-
mità loro, sono interamente vestite di ramoscelli i quali cioè son(
nella stessa abbondanza emessi non soltanto ai due lati del d\'èQ.(/^^/'^6^^ ^
^
I o r> i
426
dei rami (come avviene in un altro esemplare) ma da tutta quanta
la superficie di essi. La sostanza è ben ferma e rigidamente spu-
gnosa; il colore, nel secco, è di un granato-scuro-opaco. I due esem-
plari, sfortunatamente sterili, furono raccolti nella primavera del 1897
da V. Beltrani sugli scogli poco sommersi a Santo Nicola di Licata.
Ad un tale habitus così robusto e caratteristico si congiunge una
struttura non meno valida e non meno propria in confronto di quella
che presenta la forma gracile, come sotto si riferisce. Vedo fatto
cenno ad una forma « nimirum profundius crescens, magis elongata,
4-10 cm. longa, laetius coccinea, in ramos plurimos subpinnatim
divisa aut tota ramulosa aut caule ramisque principalibus ima basi
nudiusculis (*) », la quale ha probabilmente riferimento a quella ora
descritta, con l'aggiunta di peculiari manifestazioni dovute all'am-
biente più profondo.
In quanto possa contribuire a far luce sull' argomento, si ag-
giunge l'esame comparativo delle strutture nelle due forme gracile
e robusta.
Forma gracile. La sezione di un disco ha forma tondo-elittica.
Midollo ialino formato dal tubo assile centrale subtondo con 5
sifoni pericentrali un po' più grandi di esso, leggermente oblunghi,
longitudinali, e da cinque assai più piccole cellule poste ciascuna,
un po' in alto, fra l'uno e l'altro sifone. Strato corticale di una sola
serie di cellule piccole, tonde, rosee. Cuticola periferica filiforme con
muco solidescente. A questo assieme così regolare e quasi schema-
tico altri se ne possono sostituire a brevissima distanza nella parte
stessa del disco, ma sempre composti degli stessi elementi più o
meno sformati, più o meno regolarmente disposti. Stichidi tirsiformi
con un mucrone acuto od ottuso. Tetraspore disposte a tre per ogni
serie, in due sole nella parte superiore dello stichidio con poche o
nessune fallanze per aborti. Ramoscelli parcamente dicotomi con ar-
ticolazioni assai più lunghe del loro diametro.
Forma robusta. La sezione di un ramo già spoglio dei rametti
ha forma elittica a linea ondulato-lobata. Tubo assile e 5 sifoni pe-
ricentrali allungati elittico-lineari longitudinali, nucleati di scuro. Le
(1) De Toni G. B. Syll. Alg. Eu-Floridee, p. 1206.
427
cellule sussidiarie, di poco più piccole, della stessa forma, parimenti
nucleate e longitudinali, in 2-3 serie, riescono verticali alle due estre-
mità della sezione, inclinate o longitudinali nei fianchi di essa. La
sezione di un ramo più in alto e provvisto di rametti ha forma elit-
tica o piriforme. Si distingue dal reperto precedente per avere tal-
volta le cellule corticali, lineari allungate, porporine, tutte' quante
verticali alla periferia. Ramoscelli distico-secondati, ramosi ad arti-
colazioni grossamente monosifonie 2-4 volte più lunghe del loro
diametro. Le ramificazioni ramicellari sono assai divaricate e spesso
curvate in giù, sciolte nei glomeruli cimali, mentre sono assai so-
vrapposte, intrecciate, quasi anastomosanti, confluentesi ed appianan-
tesi cosi da simulare una membrana celluloso-filamentosa lungo tutto
quanto il percorso della pianta che ne risulta rivestita di un tegu-
mento spongioso.
a. Dasya Arbtisciila (Dillw.) Ag. Andagorria. Sept. 10^4. Coli. J.
Chalon.
Gen. HETEROSIPHONIA Mont.
Etym. heteros diverso, siphon tubo.
= Tricìwthammon Kuetz. - Merenia Reinsch. - Ilei erosi phonìa
J. Ag. - Dasyae, Confervae, Fiicì, Callilhamnìi, Polysiphomae, Rho-
donielae, Ceramii, Hutchìnsiac , Asperocaiilonis sp. auct.
La trentina di specie componenti questo genere ha fatto, come
si vede, lungo peregrinare attraverso una sistematica di ben larghi
confini, finché, per merito di J. Agardh (i863), poscia dallo Schmitz
(1893) e infine dal Falkenberg (1897), venne raccolta sotto la nuova
denominazione esprimente un polisifonismo variante da specie a
specie non solo per numero, ma anche per forma e disposizione.
Spesso i sifoni pericentrali raggiungono la dozzhia, e le cellule sus-
sidiarie, più o meno isolate, più o meno comprimentisi a reticolo,
si addensano in numero di 30-40. S'intende che queste quantità
variano a seconda delle diverse suddivisioni in cui le piante si de-
compongono. Il genere si distingue inoltre dalle Dasya per la fronda
costrutta dorsiventralmente anziché radiatamente e per gli stichidi
cilindrici, conici o lineari-lanceolati.
Il fenomeno della dorsiventralità, non sempre né in modo con-
428
tinuo sì manifesta, per quanto ha tratto alla forma del disco e dei
rami, ciò che dipende dai portamenti eretti; pur tuttavia si fa palese
in modo più o meno sensibile in una certa quale eccentricità del-
l' asse o nello spessore e disposizione differenti delle cellule costi-
tuenti Io strato corticale. A questo riguardo, come pure per quanto
concerne i casi di parziale anastomosi ovvero di confluenza dei ra-
muscoli {H. multiceps Falk.) sarebbe stato assai opportuno l'esame
di un ben più numeroso e vario materiale (').
349. Heterosiphonia Wurdemanni (Ball.) Falkenb.
= Dasya Wurdeììiaiini Bail. in Harvey. - Callithamniom crispcì-
lum Ag.
Graziosa piantina subrepente la cui distribuzione geografica non
è forse così ristretta come farebbero credere le scarse indicazioni
degli Autori, massime per quanto si tratta dell'Atlantico, il solo degli
Oceani che la ospiterebbe e raramente sulle due sponde opposte,
mentre, se non troppo frequente, ha certo un' assai vasta distribu-
zione nel Mediterraneo occidentale. Dev'essere piuttosto un poco
negletta e a torto, giacché il portamento semisdraiato, squarroso-
irto, e sopratutto il disco carnoso che può avere lo spessore di quasi
mezzo mill. nel fresco, la differenziano dalle Dasya Arbuscula e -D.
rigidula alle quali nel complesso esteriormente somiglia. Non così
per la struttura come si può vedere dal seguente reperto tratto dal
vero sopra un esemplare raccolto e determinato dal Rodriguez (Mi-
norca, 11 Ottob. 1877. N. 298).
In piano il disco presenta un reticolato di maglie rotondato-
esagone, percorso da 4-6 sifoni.
La sezione del disco è subtonda. Tubo assile grandetto subtondo
con nucleo pallidamente roseo circondato da sei evidentissimi sifoni
pericentrali grandi il doppio di esso tubo, elittico-esagonali. Seguono
due giri di cellule sussidiarie di poco decrescenti in volume, di a-
spetto simile ai sifoni, L' assieme di questo midollo si mostra sotto
(^) Così sarebbe a stabilire se l'orlo del carpostomio 5-dentato, come vien
figurato dall' Harvey per V H. zvraugelioides Falk. {Dasya w. Harv. t. 174), si
ripeta in altre specie, e quale importanza fosse il caso di accordare a tale parti-
colarità.
429
forma di un clei^ante reticolato ialino a maglie elittico-esagonali o
rotondato-esagone disposte in modo regolare, cioè a circoli concen-
trici intorno al tubo assile prettamente distinto pel nucleo suo co-
lorato.
Si legge che questa specie è tota ecorticata, ciò che va inteso
con una certa discrezione. Ecco intanto come si presenta nella parte
inferiore del disco la stiuttura periferica del midollo, quando non si
voglia chiamarla strato corticale. Essa si compone di due parti :
l'esterna è data da cellule mediocri, tonde, roseo-carnicine, un poco
distanziate, con brevissimi filamenti interposti provenienti dallo sfì-
lacciamento dell'arco superiore delle pareti delle cellule (maglie) pe-
riferiche del midollo; l'interna è formata da cellulette eguali di forma,
di dimensione e pel colore carnicino a quelle periferiche, ma incluse,
isolatamente od a gruppi 2-3-4, in alcune maglie (non in tutte) com-
ponenti il penultimo giro dello strato midollare. Cuticula robusta,
contesta di filamenti ed impregnata di muco quasi incolore, con
tendenza al paglierino pallidissimo. In questo caso la dorsi ventralità
e segnalata dal minor numero di cellule colorate in quella parte del
disco corrispondenle al contatto suo col substrato.
35o. Heterosiphonia coccinea (Huds.) Falkenb.
r=t: Asperocaulon coccineum Grev. - Hiitchinsia coccinea Ag. -
Ceramiiim coccineum D.C. - Dasya coccinea Ag. - Conferva coccinea
Iluds. - Trichothainnion coccineum Kuetz. - Conferva piumosa Ellis
Ph. - Ceramium hirsutum Schousb. - Trichot. hirsutum Kuetz. - T.
gracile Ktz.
Nei primordi letterari sulle Tallofite, questa fra le più eleganti
e vistose specie che dal Baltico e lungo le sponde orientali del-
l'Atlantico scende fino a Tangeri, veniva designata, con influenza
che sente dal Mattioli, per cm., costituendo
una sorta di rivestimento spongioso composto di fili un po' aggio
(') Si potrebbe aggiungere: Sp. Tuiiicii, .Sp. Jiabellafinii. Callith. l'az/ti
rianum i^ora P/eonosporiuin J. Ag.), Caìlitli. flexiiosmn, ecc.
I(i7
vigliali, ramoso-rizinosi, articolali, con le articolazioni da due ad otto
volte più lunghe del loro diametro, quali completamente ialini, quali
col tubo assile leggermente roseo. I rami sono semplici inferiormente,
indi si scompongono in penne a rami distici, di perimetro flabellato-
triangolare, od obovato-oblungo. Alcune pinnule inferiori di queste
penne si suddividono nella loro sommità in pennette a rami distici
arcuato-ascendenti, ad ascelle ottuse o subtonde come nelle penne
maggiori. Il numero vario dei rami, delle pinnule corrispondenti le
penne e le pennette, della lunghezza, pure varia di tutte queste sud-
divisioni, l'età, lo stato sterile o fertile, la natura del sostrato e la
diversa profondità della stazione contribuiscono a rendere la pianta
assai polimorfa, d'onde la distinzione di parecchie varietà che non
hanno ragione di essere. Già si è accennato alle due sorta di spore.
In fatto di polispore l'Ardissone ne ebbe a constatare 8, il Bornet i6,
r Hauck ne figurò ló e il Naegeli ne contò fino a 28, il che è tut-
t' altro che improbabile, giacché il numerò può aumentare in ragione
della robustezza della pianta.
La struttura intima rivela un tubo assile assai ampio epperò
vuoto nell'interno. I cromatofori vi si dispongono generalmente in
due linee longitudinali parallele ma anche in altre combinazioni. La
vastità sua digìcilmente lascia campo allo svolgimento delle mem-
brane ialine inguainanti.
a. Phonosporium Borreri Naeg. Arotcha, Juillet igoS. Coli. J.
Chalon.
370. Pleonosporium flexuosum (Ag.) Born.
Corynospora flexiiosa J. Ag. - Ceramium flexuosum Ag. - Calliih.
flexuosum Ag. - Cerawiinii divergens Schousb. - CalIilh. flabellatum
Schousb. - Griffilh. fahellata Moni. - Ceram. pulchellum Gratel. - Ce-
ram. pulchelhaii Ag. - Ceram. Grateioupìi Bonnem. - Haloihamnion
flexuosum J. Ag. - Ceram. hvpnoides Schousb.
Il rameggio della specie precedente, sebbene in effetto sia re
golarmente pennato e bipennato, tuttavia, stante la tenuità delle ra-
chidi principali e secondarie e quella sempre più esile delle suddi-
visioni, ne consegue che il portamento delle singole parti non sem-
pre ad occhio nudo può rilevarsi sul subito ben distinto, confonden-
dosi il tutto in un assieme di leggera vaporosità, oppure di masse
più o meno compatte quando le parti stesse si sovrappongono. Non
468
COSÌ può dirsi del P. jlexuosuiìi il cui elegantissimo contegno sarà
meglio inteso col figurarsi una pianta alta 4-6 cm. a perimetro pi-
ramidato-ovato. le cui ramificazioni siano rappresentate da tante
frondi di Pierosipìwnia parasitica, di colore roseo anziché atro-por
pureo o bruno. C. A. Agardh trova che la radice è fibrosa, « quod
in hoc genere singulare ». In realtà si tratta delle solite radici com-
poste di fili assai lungamente articolati, ialini nelle parti pii^i inferiori
dell' apparato radicale dove inoltre si presentano ad articolazioni mal
definite e rizinosi, epperò scambiati per fibre.
Ma, gradatamente, col proseguire verso l'alto dell'apparato, que-
sti fili palesano tutti i caratteri delle frondi metamorfosate per la
solita adibizione locale, non cessando per questo dal presentare il
tubo assile dapprima ialino esso pure, poscia leggermente ed infine
vivamente colorato nelle sue articolazioni con rizine assai brevi che,
negli esemplari esaminati, si apprendono a frammenti di Nilophyl-
lutti ìaceratutti. hi quanto ai ginocchi pellucidi della fronda, ciò è
dovuto al tubo che con le sue estremità non sempre giunge a toc-
care le giunture delle articolazioni. Altra caratteristica della specie
sono i ramoscelli egredienti per ogni verso, decomposti in una ra-
mificazione tra la dicotoma e la pennata con la rachide fra i ramo-
scellini egregiamente flessuosa. Sporangi piriformi subseriati nel lato
interiore dei ramoscelli indivisi. Il numero delle spore viene indicato
in numero di 6-S. A questo riguardo la specie merita di essere ri-
presa in esame. 1 miei esemplari offrirono sempre delle polispore
assai numerose, certo una cinquantina per ogni sporangio. Queste
spore sono elissoidi 0 subtonde, piuttosto piccole, leggermente rosee
a maturanza, ialine 0 subialine negli stadi intermedi ('). L'integrità
loro ne spiegherebbe anche la natura, quella cioè di propagoli o
gemmule. Cistocarpi globosi involucrati da pochi rametti.
La sezione della parte caulescente ha l'ambito elittico. Tegu-
mento mem.branaceo contesto di filamenti esigui intercalati da infimi
corpuscoli cellulari coibiti da muco giallorino. Tubo assile coi solili
contegni di flessuosità, di contorsioni, di contrazioni ecc. Quando
procede turgido e regolare presenta l'interno vuoto: nei casi con-
trari la sezione rappresenta le più varie figurazioni. Fra la cute della
(') Gonimolobi ?
4(;o
Ironda e il tubo si mostrano le solite membrane esilissime ialine
concentriche ravvolgenti l'asse.
a, b. Pleonosp. flexuosum Born. Arotcha (Guéthary) A'ìai 1903 e
Sept. 1904. Collect. J. Chalon.
Sabfam. IV. CALLITHAMNIEAE (Kuetz.) Schmitz.
GENERI
CALLITHAMNION Lyngb. — SEIROSPORA Harv.
PHYMENOCLONIUM Batt.
Gen. CALLITHAMNION Lyngb.
Etym. calos bello, thamnion cespo.
= Phlebothamnion Kuetz. - Po ecilo thamnion Naeg. - Dorytha-
mnion Naeg. - Lepto thamnion Kuetz. - Le-Prevostia Crouan. - Cera-
tothamnion J. Ag. - Mertensìae, Ceramii, Conferva^ sp. auct.
Da questo genere vennero stralciate diverse specie che ora si
comprendono fra le Monosporeae, quali Monospora e Pleonosporium.;
altre dieci vennero assegnate al gen. Seirospora, una al gen. Hyme-
noclonium, epperò sempre conservate nella stessa Sottofamiglia delle
CMÌlithamnieae ; due formano la sottofamiglia delle Compsothamnieae
Schmitz; di dieci circa se ne formò la sottofam. delle Spongoclonieae
unitamente al gen. Haloplegma ; quindici circa contribuirono a for-
mare la sottofam. delle Spermothamnieae nella quale secondo il Nae-
geli, dovrebbero forse entrare anche Callithamnion Lamourouxi, C. le-
plocladiim, C. pedunculatiim, C. pectinatum (*); e finalmente tre doz-
zine circa, distinte col nome generico di Antithamnion enntrarono a
far parte della sottofam. delle Crotianiae. Attualmente pertanto i
Callithamnion veri sono ridotti a circa settanta specie di cui alcune
guadelupensi non ancora perfettamente studiate in ogni loro par-
ticolare.
{^) Quest' ultimo il Laing, in op. cit., lo ascrive infatti ai Ptilothamnioit, e
cioè fra le Spermothantfiieae .
470
A) Specie aUernaiatnente pennate con rami singoli egredienii da
un medesimo articolo.
Sezione 1. Thuyoideae J. Ag. — Froncli regolarmente distiche, de-
composte, spesso ecorticate.
371. Callithamnion decompositum (Gratel 1 J. Ag.
= Mertensia decomposiia Grateloup mscr.
Salva la statura minore e le minimi proporzioni delle varie parti,
ricorda il portamento del Pleonosporitiui flexiwsiim. Cosi almeno nel-
r unico esemplare esaminato che è alto poco più di 2 cm., la quale
piccolezza non implica però una corrispondente gracilità, poiché
l'individuo si mostra piuttosto robusto così per la natura della so-
stanza tenace come per lo spessore di una setola raggiunto dalle
rachidi nella loro parte inferiore. Non è pertanto da tale esemplare
che si possa desumere la pretesa aljlinità di questa specie al C. tri-
pinnatum, almeno per quanto si tratta dell' habitus.
Pianta cespugliosa. Fronda articolata, assai densamente e disti-
camente pennata, a rami il più delle volte quadripennati. Penne pri-
marie lanceolato-obovate acuminato-ottuse, le secondarie obovate o
lineari a seconda se sono alla loro volta pennate o semplici. Gli ar-
ticoli dei rami principali sono quasi 4 volte e quelli delle pennette
due volte più lunghi del loro diametro. Giunture rettilinee oppure
leggermente arcuate. In quest' ultimo caso le arenazioni essendo ad
arco in piedi nella base dell'articolo superiore e ad arco capovolto
nella sommità dell'articolo inferiore, le ginocchia vengono così a de-
limitare uno spazio dittico subialino 0, in ogni modo, privo affatto
dei rosei cromatofori che soli appartengono al tubo assile. Tetraspo-
rangi sparsi nel lato interiore delle pennette, spesso solitari ed ap-
prossimati alle ascelle.
La sezione della parte inferiore è tonda. Cuticola spessa, filamen-
tosa. Sifone ampio a parete robusta membranacea sparsa di minime
granulosità ambrine o bruniccie. Vista in piano, la fronda appare
percorsa da corpi longitudinali paralleli di diverso spessore. A questi
corpi J. Agardh conferisce il carattere di semplici fibre corticali. Così
è infatti per quelli più esteriori che sono i corpi più grandi; ma
quelli più piccoli che si avvicinano più o meno all'asse ivQ.%^. la
471
specie seguente) costituiscono quasi uno strato intermedio fra questo
e la cute della fronda.
jMembrane ialine involucranti più o meno regolari secondo il
contegno variabile del tubo.
a. Callithamnion decompositmn Grat. Biarritz. Ex herb. Ardiss.
372. Callithamnion tripinnatum (Grat.) Ag.
= Phìebothafnnioì! tripinnatum Kuetz. - Meriensia tripinnata
Gratel. - Calliìhamn. trifarium Menegh.
In opposizione alla precedente, questa specie anziché compatta
e robustamente raccolta nelle sue penne e pennette, in grazia delle
suddivisioni sue allungate e capillari si espande in una leggera va-
porosità sempre più accentuata negl' individui giovani o sterili.
Forma dei cespugli rigidetti, alti 2-5 cm., con gli assi aventi
inferiormente lo spessore di una setola con le suddivisioni capillari
ed ultra, vegetanti sugli scogli o sopra diverse alghe. II perimetro delle
frondi è piramidato, quello delle penne maggiori lungamente ob-
ovato, e quello del cespo rotondato-lobato. Tutta la pianta è disti-
camente divisa 3-4 volte, ma talora l'alternanza è parzialmente rotta
da un rameggio secondario subunilaterale. Le penne recano talvolta
le pennette inferiori ascellari e distanti dalle seguenti. Queste pen-
nette sono patenti e subfalcate. Tetrasporangi sferici, divisi a trian-
golo, collocati principalmente in una pennetta ascellare, più abbon-
danti nel lato interiore che in quello esterno. Nelle rachidi primarie
le articolazioni sono una volta e mezzo e nelle penne tre volte più
lunghe del diametro.
Le parti inferiori sono egregiamente corticate, sebbene in modo
ben diverso da quello ordinariamente seguito nella maggioranza delle
eufloridee. Alle cellule normali, disposte in uno o diversi strati, ven-
gono qui sostituiti dei tubi colorati varii di diametro e di lunghezza,
commisti, ma con preminenza dei più robusti nelle parti più vicine
alla cute periferica della fronda e questi sono altresì protetti da una
guaina incolore, mentre quelli più tenui e privi di guaina s' inter-
nano fino a contatto della più esterna membrana fra quelle inguai-
nanti il tubo assile. Salve le dimensioni minori e la mancanza di
guaina nei tubi più interni,- quest' organizzazione presenta qualche
analogia con la struttura intima della Wrangelia penicillata.
La sezione della parte caulescente ha forma tonda. Cuticola piut-
472
tosto esile alla quale fa seguito uno spesso strato di cellule pallida-
mente rosee, mediocri, subtonde, di dimensioni diverse, isolate, nu-
merose, di cui le più grandi sono areolate in una membrana ialina.
La conformazione di queste cellule è tubolosa come lo palesa 1" esa-
me in piano, nel quale la fronda appare longitudinalmente percorsa
da corpi cilindrici, rosei, paralleli, a lunghe articolazioni, di diverso
diametro. Tubo assile tondo roseo-porporino involucrato da mem-
brane concentriche ultra ialine di un' estrema sottigliezza, la cui pre-
senza è meglio avvertita con le variate moderazioni di luce a mezzo
del diaframma ad iride.
Colore roseo di varia tonalità, sostanza ferma aderibile. Medi-
terraneo e coste atlantiche inglesi e francesi.
a. Calli thamnion tripinìiatum Ag. Sur Chondrus crispus. Roscoff
Sept. Coli. j. Chalon. Det. Heydrich.
Sezione II. Folyspermeae J. Ag. Frondi subdistiche decomposte, ora
nude ora corticate.
373. Callithamnion scopulorum Ag.
=:= C hirtelluni Zanard. - C. roseum ientie Lvngb. - C pusilliuìi
Schousb. - C. Penna Scousb. mscr. ^partimi.
In causa delle suddivisioni rade e acuminatissime, fra i Callitanni
è la specie che in apparenza si presenta delle più semplici, quasi
Cladophora rosea capillare. Vista in posto sulle palafitte e sugli scogli
poco sommersi sì mostra con un' Iridescenza porpureo-violacea.
Forma dei cespi globosi, densi, lubrici, alti 3-5 cm. Le frondi sono
alternatamente decomposto-pennate, articolate fin dalla base, coi rami
inferiori egredienti per ogni verso. Penne inferiori più brevi con la
pennetta eretta, le superiori disticamente pinnulate col lato esteriore
spesso munito di una singola pennetta, e con la rachide fra le pen-
nette alterne egregiamente flessuosa. Le pinnule constano di 5-8
articoli, più raramente sono nel lato interiore munite di pennettc
brevissime unilaterali sulle quali si sviluppano i tetrasporangi obovati
sessili. Le articolazioni sono da una e mezzo a tre volte più lunghe
del loro diametro.
Il substrato della specie non è fornito solo dagli scogli. Nella
Lisie des Alg. mar. di J. Chalon é ricordato che venne raccolta an-
che «sur pilotis du port d' Ostende. Landsweert, dans Herb. J. B.
-i:-'.
de Bruxelles », e il dott. Ed. Bornet, in Aìg. de Schoasb., scrisse al
riguardo; «....Inter Algas minores terreno calcareo atque arenoso
saxa obtegenti innascens ».
La sezione della parte inferiore ha forma tonda, talvolta ad
disse più o meno compressa, nel qual caso trattasi d'incompleta
inturgescenza. Cute ialina ecorticata, ma nelT ima base mostra delle
minutissime cellule granulose subacromatiche corrispondenti a fili
longitudinali esilissimi di natura tubolosa che la rendono subcorti-
cata. Tubo assile roseo i cui cromatofori, nel secco, si vedono in
gran copia accumulati alle giunture delle articolazioni. La sezione
di queste presenta il tubo circondato a distanza da un cerchietto
completo o parziale intensamente colorato. Fra il tubo e la cute si
trovano le solite membranelle ialine.
Distribuzione. Mediterraneo. \n Atlantico: Isole Feroè; Calva-
dos; porto d'Ostenda, Port-en-Bessin, Arromanches, Brest, Marocco.
a. In mancanza di materiale atlantico, le sezioni vennero tratte
sopra un esemplare raccolto da Gennari a S. Elia, genn. i858.
374. Callithamnion polyspermum Ag.
= Phlebothavinion polvsp. Kuetz. - Conferva rosea Roth. - Cab
Hill, roseutn Ag. - Lamoiirouxia Servanti Bonnem. - Lavi, polysperma
Bonn. - Ceramium roscuni Bonn. - Ceram. didymiim Bonn. - Callith.
Grevillii Harv. - Callith. purpnrascens Johnst. - Conf. Borreri Engl. -
Callith. scopili. Lloyd.
Cespi globosi, rosei o porporini, densi, alti 2-4 cm. (dicesi anche
5-6) a fili capillari, articolati fin dalla base tenuamente corticati.
Frondi assai ramose coi rami inferiori egredienti per ogni verso, al-
ternatamente decomposto-pennate, piumose negli apici, ad ambito
largamente e lungamente obovalo negl'individui sterili, più ristretto
o quasi lanceolato-lineare in quelli fertili. F'ennetle semplici o for-
nite di poche pcnnettine negli apici, patenti, qualche volta subre-
curvate, ottuse, le inferiori più lunghe delle superiori. Le articola-
zioni infime nei fili primari sono il doppio, le superiori z] volte più
lunghe del loro diametro, le supreme di nuovo più brevi. Tetraspo-
rangi assai abbondanti, disposti nel lato interiore delle pennette, ta-
lora tre consecutivi e tutti fertili, sferici. Cistocarpi grandi, rotonda-
to-ovati, geminati. Il colore nel secco, si fa talvolta più scuro, bruno
persino.
474
Le frondi disseccate ed umettate, viste in piano, presentano il
tubo, secondo i varii tratti, ora rettilineo, ora flessuoso, ora largo,
ora ridotto ad una linea, quasi sempre più o meno noduloso alle
estremità. 11 colore roseo o porporino, visto in bagno al microsco-
pio, si mostra assai pallido, massime nelle regioni delle fruttificazioni
così da figurare quasi subialine, talché la massa delle suddivisioni
bianco-argentine striolate tempestata dalle gemme cristalline degli
sporangi acerbi commiste a quelle mature roseo-porporine, presenta
un assieme di vaghissimo effetto. Tetrasporangi crociato-divisi?
La sezione della parte inferiore di un filo ha figura tonda. Cute
filamentosa con esigue cellule corrispondenti a filamenti longitudinali
esilissimi. Tubo assile roseo, centrale od eccentrico, essendo l'uno
e l'altro caso dovuti al percorso flessuoso del tubo stesso. Fra que-
'sto e la cute della fronda sono le membranelle ultra esili, ialine,
concentriche,
a. 222. Callith. poìvspermìim Lgb. Mai. Alg. mar. de Cherbourg.
Le Jolis.
h. Idem Ag. Esperor (Norveg.) i8. 7. 1891, leg. H. Gran.
375. Callithamnion Hookeri Harv.
= Conferva Hook. Dillw. - Fhìeboth. Hook. Kuetz. - Cal/ifh.
lanosum Harv. - Ceramiiuii Dìidri?siiayi Bonneni. - Phieboth. spinosiim
Kuetz.
Più che per le esteriorità sue, questa specie è egregiamente ca-
ratterizzata dalla sua struttura intima della quale perciò si fa pre-
cedere la descrizione.
Le sezioni è d' uopo trarle nelle parti inferiori dei fili primari!,
siccome più facili a disporsi in piedi e più caratterizzate Quelle me-
glio riuscite debbono presentare una forma tonda e non ad elisse
più 0 meno schiacciata. La cute si rivela filamentosa e cosparsa di
esigui punti un po' scuretti corrispondenti ai soliti filamenti longitu-
dinali quali si presentano in piano. Questa cute talvolta vedesi più
0 meno rivestita da prominenze piliformi dovute a vestigia di antichi
rami e che perciò conferiscono alla parte un aspetto lanuginoso,
donde forse il Callith. lanosum di Harv. in Hook. Tubo assile por-
porino, spesso polisifonio in apparenza, ogniqualvolta cioè la sua
parete si scompone pel lungo e le varie striscioline si ripiegano lon-
gitudinalmente saldandosi pei margini, formando in tal modo una
475
sorta di polisifonismo. Onesta tendenza dell'asse a scomporsi talvolta
si estende anche alla stessa membrana inguainante che allora ap-
pare interrotta a piccoli tratti le cui parti però si mantengono piane,
non avendo 1' uQìcio di spina dorsale come il tubo. Nelle regioni un
po' più elevate la scomposizione del tubo si fa una sola volta, indi,
ancora più in su non ha luogo affatto, anzi allora non è raro avere
sezioni prive di ogni midollo, ciò che dinota la vicinanza della giun-
tura non mai raggiungibile dal tubo o dalla quale più lontanamente
se ne ritrae.
Altro carattere tipico è quello dei cistocarpi, collocati all'estre-
mità delle pennette, grandi, didimi, a pericarpo non più unitamente
sferico ma lobato. Tetrasporangi più spesso nel lato interiore delle
pennettine o subascellari, ma talora in entrambi i lati delle mede-
sime in modo inordinato, divisi a triangolo.
La pianta forma dei cespi globosi, roseo-porporini, alti 3-8 cm.,
ramosissimi. Rami principali uscenti da ogni parte, densamente ra-
mulosi con gli apici a rametti piumosi. Penne distiche alterne bi-
tripinnate ad ambito largamente lanceolato. In basso le penne sono
piuttosto nude. Pennette patenti ora più robuste e brevi, ora allun-
gate e molli, ciò che conferisce alla pianta abiti diversi. Articoli poco
cospicui nei fili primari; i superiori 2-3 volte più lunghi del loro
diametro.
Distribuxioiic. Coste Inglesi, Scandinave e Francesi.
a. Callithamnìon Hooheri Hà\'w. Roscoff, Avril 1 901. Coli. J. Chalon.
Sezione III. Arbusculae J. .\g. Frondi apparentemente ramose per
ogni verso con rami spesso densamente investienti pennati, in
alto più lungamente corticate.
376. Callithamnion tetrlcum (Dilhv.) Ag.
= Conferva tetrìca Dillw. - Phleboth. tetricum Kuetz. - Ceram.
congestum Bonnem. - Caramìum pinnatum Schousb.
Si distingue fra i congeneri pel suo colore vinoso-scuro, per
l'opacità della fronda che cela ogni sua articolazione all'occhio sia
pure armato di lente semplice, per la sua rigidità friabile nel secco,
per la statura e per le parti sue primarie inferiori e medie irte 0
spongiose in causa del rivestimento di cui sono coperte. Questo ri-
47R
vestimento nella parte basilare è costituito da frondi accessorie ag-
grovigliate, semplici inferiormente, subpennatc o racemose in alto,
perfettamente organizzate cosi esternamente come internamente, flac-
cide ma assai tenaci, munite in basso di radicelle ialine, esili, lun-
gamente articolate, a tubo celluioso incompleto acromatico, e mu-
nite qua e là di assai piccoli pedicelli ad estremità piatte adesive
per esigue cellule mucifere. La specie è alta 5-io cm. o poco più,
dello spessore massimo inferiore di una penna passerina, con rami
conformi numerosi uscenti per ogni verso, grossamente setacei pel
rivestimento loro, dissolventisi in penne capillari con pennette più
o meno composte. Penne ad ambito lineare-lanceolato, disticamente
ed alternatamente pennate. Pennette patenti subsemplici o distico-
racemose con gli apici ottusi. Pennettine subconformi nel cui lato
interiore si svolgono i tetrasporangi 2-3 senati, sferici, divisi a trian-
golo. Cistocarpi gemini che si trovano sopra pinne contratte. Le ar-
ticolazioni sono di lunghezza eguale al loro diametro nella parte in-
feriore della fronda, doppia nelle parti superiori, indi ancora eguale
nelle pennettine.
Il tubo è cilindrico ad estremità rettilinee epperò raramente no-
duloso nelle giunture, roseo-vinoso, a cromatofori ora uniformemente
diluiti, ora in maggiore quantità concentrati in una o tre linee lon-
gitudinali 0 in una sola figura a forma di clessidra.
La sezione della parte inferiore dei fili caulini ha forma tonda.
Cute filamentosa rinforzata esteriormente da materia granu-
losa, assai congesta di cromatofori atroporpurei, dovuta alle fibre
corticali.
Segue uno strato di cellule disposte in una-tre serie, di diverse
dimensioni, subtonde, oblunghe, lineari, scuramente colorate di por
porino, qnali verticali, quali parallele ed inclinate alla cute periferica
costituenti, nel piano, delle striature robuste (fibre) longitudinali alle
quali è dovuta la poca evidenza delle articolazioni. Tubo assile assa
grande a nucleo tondo o lineare. Fra questo e lo strato cellulare si
presentano le membrane involucranti ialine, concentriche. La se
zione nelle parti mediane otfre una cute parimenti rinforzata seb
bene più debolmente, e tra essa e le membrane ialine involgenti il
tubo sono affatto scomparse le cellule cosi numerose e robuste, pro-
prie delle regioni inferiori.
477
Sostanza membranacea, avida d'imbibizione, ma facilmente dis-
solvibile.
DistribuTJone. Dall' Irlanda al Marocco.
a. b. Callithaiiinion tetricutn Ag. St. Jean de Luz, Avril 1901 ;
Guéthary, Mai 1903. Coli. J. Chalon.
377. Callithamnion tetragonum Ag.
Conferva tetragona Wither. - Pìdebotham. ietragonuiii Kuetz. -
Calìilìi. oranuìatiim Harv. in Hook, fnon Ao.) - Callith. Harvevanuiìi
J. Ag. - Ceraniiuìii brachìatiuii Bonnem. - CalUtìi. hrachìatum Marv. -
Dorythaninion tetragonum Naeg.
Assume sviluppi e portamenti ben diversi da quelli fin qui esa-
minati, potendo gli uni e gli altri emulare e ricordare quelli di Cìion-
dria dasyphytta, di Ptilota ecc. È specie algicola che coi propri cespi
può coprire interamente i più grandi sopporti. In quest" ultimo caso
però le piante, per quanto fitte, hanno ciascuna una base isolata a
sé stante, e allora ogni individuo non é più alto di 4-5 cm. Nei
maggiori sviluppi raggiunge anche i 10 cm., e nei fili caulescenti si
ha lo spessore massimo di una penna passerina, ed in corrispon-
denza uno svolgimento assai più spiegato.
Cos'i le penne possono acquistare la lunghezza indicata e la lar-
ghezza di 5 cm., per modo che il cespo viene a raggiungere un'am-
piezza orizzontale di 18-20 cm. Queste dinìensioni sono più proprie
delle regioni boreali.
La pianta è piuttosto rigida, rosea, ramosa già da poco sopra
la base, a frondi alternatamente decomposto-pennate, con le parti
inferiori densamente corticate e a rami egredienti per ogni verso.
Piume disticamente pennate subfascicolato-fastigiate convergenti verso
il lato subpiano delle rachidi; pennette subsemplici, incurvate, più
o meno acuminate, con gli articoli 2-3 volte più lunghi del diame-
tro. Tetrasporangi radi, secondati, nel lato interiore delle pennettine
delle pennette superiori. Cistocarpi solitari o gemini brcvementi pe-
duncolati ncir apice delle plumole e cinti dalle pennette sottostanti.
La sezione della parte inferiore del filo basilare ci presenta un
disco cotennoso di materia cornea subialina, pallidamente giallo-
gnola, con un largo foro tondo centrale, dell' aspetto insomma di un
paracallo, a volere poco urbanamente esser precisi. Questa sostanza
si risolve in cellule filamentoso-rizoidee ialine assai fitte.
478
La cuticola è formata da materia ancora piij consistente, com-
patta, quasi impervia alla luce in causa di un muco opaco che la
impregna.
11 menzionato foro centrale vuoto rappresenta il tubo assile a
parete filamentosa, piuttosto sottile, a contatto perfetto con la massa
cellulare, e quindi senza alcun indizio di membrane involucranti in-
terposte. La cute è rivestita di rametti quali spiniformi ad un solo
articolo, quali lunghetti subsemplici o parcamente ramificati, curvati
0 aggrovigliati contro il filo, articolati, rosei, muniti di rizine ialine.
Nel tratto basilare questi rametti hanno carattere più prettamente
radicellare, assai meno colorati e muniti di più numerose rizine.
Presa più in alto, ma sempre nella regione caulescente, la se-
zione è invece elittica. Qui la cute è assai meno densa e continua
ad essere, a tratti, munita di rametti ad articolazioni colorate di ro-
seo, di altri monocellulari spiniformi e di rizine ialine. Segue uno
strato di 8-4 serie disordinate di cellule assai piccole pallidamente
rosee, corrispondenti, nel piano, a numerosissime striature roseo-
porporinc, articolate, percorrenti longitudinalmente e parallelamente
il filo caulino. 11 centro è occupato dal tubo assile roseo o vivamente
porporino che, in sezione, si presenta ora lineare ora elittico. In fine
poi si osserva che fra il tubo assile e lo strato cellulare hanno luogo i
soliti giri concentrici delle lamelle ialine involgenti il tubo stesso.
Distribuzione. Nel Mediterraneo a Cette (Golfo di Lione); nel-
l'Atlantico dalla Scozia al Marocco toccando le Canarie, ed anche
il Capo di B. Sp., secondo Bonnem.; in America al Capo Cod, a
Long Island Sound (Farlow).
a. N. 90. Callith. lelragonuiii. On larger Algae, frequent, Torbay.
\n herb. Mary VVyatt.
b. Idem. Stenfort. Les plus beli, plant. de la mer.
e. Idem. Harv. Sur Himanthaìia. Roscoff, aóut, 1902. Coli.
J. Chalon.
378. Callithamnion Arbuscula (Dillw.) Lyngb.
= C. Pikeuninn Harv. - Ceratolhamnioiì sp. J. Ag. - Callith. Ar-
buscula var. pucificuììi Harw Phlebolhamnion scoticum Kuetz. - Plileb.
faroeiise Kuetz. - Phleb. Arbuscula Kuetz. - Dasya spongiosa Ag. -
Conferva Arbuscula Dillw. - Perilliamnion Arbuscula j. Ag. Epicr.
pag. 28.
•179
Specie boreale per eccellenza, assai notevole per la robustezza
sua in fra le congeneri che più spesso hanno invece uno spessore
ultra capillare ed un portamento di una tenuità quasi vaporosa.
L'aspetto dell'assieme varia a seconda che i rami sono piuttosto
distanti, allungati, divaricati; oppure appressati, abbondanti, equa-
mente diffusi, e finalmente nel caso in cui sono assai corti < 1-2 cm.)
ravvicinatissimi cos'i da sembrare opposti e con un perimetro ob-
ovato-lanceolato. hi tutti i casi la pianta si presenta pannoso-spu-
gnosa per l'abbondanza strcigrandc dei rametti assai corti, divaricati,
e quasi a vicenda contesti, che tutta la rivestono e la colorano di
porporino-roseo nel vivente, scuramente vinoso o granato nel secco.
Negli assi le articolazioni sono indistinte.
Forma dei cespi assai densi, alti 4-10 cent., eretti, ramosi già
da poco sopra la base, coi primi rami assai divaricati e quasi de-
combenti. Il caule ed i rami primari sono densamente corticati. La
divisione della fronda, si opera in modo alternatamente decomposto-
pennato. Rametti corticati subsemplici nelle parti inferiori delia pianta
o decussati, ramosi decomposti nelle parti superiori, subnudi nel lato
interiore delle pennette; pennette decomposte con le pinnule infe-
riori suborizzontali, spesso arcuate in fuori, le superiori conniventi.
Le articolazioni delle penne sono lunghe il doppio del diametro. Te-
trasporangi nelle pinnule subsemplici in numero di 5-o, unilaterali.
Cistocarpi lobato-rotondato, spesso gemini. Sostanza ben ferma, di
mediocre adesione.
La sezione della parte inferiore caulescente è tonda con un dia-
metro di quasi 3 mill., compresa l' induvie. Organizzazioni roseo-
acetine.
Tubo assile centrale o più o meno eccentrico in causa di so-
vrapposizioni ineguali successive, porporino, a sezione tonda od elit-
tica, mediocre relativamente al diam. del caule, inguainato a distanza
da una membrana ialina circolare. Seguono delle grandi cellule, ora
piuttosto regolarmente disposte quasi pericentrali, ora assai irrego-
larmente sparse, liproducenti più in piccolo, il preciso aspetto del
tubo assile compresa la guaina incolore ('), inframmezzate da cel-
(1) Queste cellule si possono con.siderare come tubi sussidiari, e per coiise-
ijuenza le guaine rispettive tengono luogo delle molteplici mciiil)ranrllc ialine
concentriche che abbiamo visto nei casi di monosifonismo.
480
lule assai più piccole, tonde, normali, con accenni più o meno evi-
denti ad una membranella inguainante, ed altre della stessa forma
e dimensione ma prive di guaina, ed altre ancora caudate ad uno
0 ad entrambi i poli, finché nello avvicinarsi alla periferia si fanno
oblunghe, più fitte, sempre nude, quasi filamenti o fibre spezzettati.
Tutto questo apparato cellulare è collegato da grossi filamenti fi-
brosi assai colorati, sinuosi, che figurano appoggiati sopra uno strato
di altri filamenti ma assai più sottili, più fitti e quasi incolori ser-
peggianti per ogni dove e raggiungenti la cute.
Cute periferica filamentosa con muco solidificato, rinforzata da
glomeruli di sostanza granulosa, incoerente, porporina scura. Inoltre
la cute si mostra irta di ramoscelli semplici o decussati, cioè divisi
dalla base in due parti assai divaricate, ad articoli roseo-vinosi, lun-
ghi quanto il loro diametro nello stato giovanile od alla base, 2-3
volte più lunghi nelle parti superiori degli stessi rametti fatti adulti.
Nei rami le grandi cellule sub-pericentrali sono assai ridotte di
numero e di dimensione e più non si mostrano i grandi filamenti
fibrosi, ma solo i minori e meno fitti. Man mano si procede verso
l'alto della fronda la struttura va sempre più semplificandosi fino a
mostrare il solo tubo centrale incluso nella guaina ed un sempre
più sottile strato corticale.
Bistrihu\ione. Nell'Atlantico alle Isole Feroe nell'arcipelago Da-
nese, Scozia ed Irlanda; nel Pacifico all'isola Vancouver e ai lidi
della California settentrionale.
a. Callith, Arbuscula Dillw. Scozia. E.x herb. Ardissone.
b. Idem. (Dilhv.) Lyngb. Karnisca. leg. Schùbeler.
e. 3ii. Idem. Brown island, Washington. J. E. Tilden,
6 Je 1898.
Osservazione. — A proposito di Callithaiììnion Piheanum Harv.
e di Cer alo th amili on sp. J. Ag., menzionati fra le sinonimie di Cal-
liihani. Arbuscula (Dillw.; Lyngb., pare che i chiariss. Setchell e
Gakdnek abbiano definitiNamente adottata la denominazione di Ce-
ratolhaniìiion Piìieanuiii ad indicare lo stesso (AiUithamiiion Arbuscula.
Infatti gii egregi autori nelle Algai' of Northiuesiern America
(p. 339) nel render conto della nuova forma laxuui, Setchell and
Cìardner, di Ccralothatunion rikeauuni, così si esprimono:
« Shumagin Islands, Alaska, Saunders (1901, p. 439, under the
4ftl
species); Harvestor Island, Uyak Rav, Kadiak Island, Alaska, W. A.
S. and A. A. L., N. 5i?7!, and in Collins, Holden and Setchell, P.
B. A., N. 943!; Yakutat Bay and Sitka, Alaska, Saunders (1901,
p. 439, under the species); Esquimalt, B. C, Harvey) 1862, p. i/S,
under Callithamnion arhusciila var. Pacificum) : Vancouver Island, B.
C, J. G. Agardh (187Ó. p. 37, under Callilh. Arhusciila)\ Brown
Island, San Juan County, Wash., Tilden, N. 3ii!, under CaUiihatn.
Arbusctila; west coast of Whidbey Island, Wash., N. L. G., N. 23 1 ! ».
Lo scrivente nel pervenutogli esemplare N. 3ii della Tilden
non può riconoscervi altra eufloridea che non sia il Callith. Arhu-
sciila di cui condivide uno dei tanti svariatissimi suoi portamenti,
come la struttura intima non meno variabile da individuo ad indi-
viduo, o secondo le varie parti dello stesso individuo, ciò che dal
resto avviene quasi sempre in ogni tessuto un po' complesso. Per
questo motivo si ommette di qui riferire i reperti da me ottenuti.
Forse le cause che determinarono la nuova forma laxum vanno
ricercate in quelle condizioni d'ambiente le quali traspaiono, in certa
tal guisa, dalle seguenti parole degli stessi autori: « On vertical rocks
exposed to the force of the waves, often under a covering of over-
hanging Fucus, in the litoral zone ».
a. Calìitham. arbuscula (Dillvv.) Lyngb.
= Ccratothamnìon Pikeaniim f. laxum Setchell et Gardner.
B) Specie subdicolomo-ramose a due rami inequilongi (uno con-
tinuante il caule, r atiro come ramo in referenc^a al caule) emessi dal
ìiiedesimo articolo.
Sezione V. Corymbosae [Byssoideae J. Ag.): frondi dicotomo-subpen-
nate, spesso subcorticate all'ima base (').
379. Callithamnion roseum (Roth) Harv. in Hook.
= Conferva rosea Roth. - Phlebothainnion roseum Kutz. - Callit.
oclosporum Ag.
Forma un cespuglio emisferico sopra altre alghe o sugli scogli
(^) Si ommette la Sez. \\ Fastigiatae, non disponendosi del Callith. fasii-
■iafinii Harv,, di c\\'\ unicamente si rompone,
3J
4R2
limacciosi, che, composto in piano, delimita un perimetro tondo, più
o meno lobato a seconda del numero delle frondi che compongono
il cespo. Il portamento varia in dipendenza degli ambienti nativi,
dell'età e dello stato sterile o fertile della pianta. Questa è alterna-
tamente decomposto-pennata, alta 4-7 cm., eretta o subdecombente
nelle frondi più esteriori, dello spessore di una setola nella parte
inferiore caulescente, indi gradatamente assottigliata fino alP ultra ca-
pillarità nelle suddivisioni ultime. 11 perimetro della fronda è pira-
midato-triangolare 0 lanceolato-obovato coi rami primari lanceolato-
lineari, altre volte invece è subgloboso a sommità corimbosc coi
rami primari della stessa configurazione più ridotta. Le suddivisioni
cimali di ogni ramo ora sono raccolte in piccoli corimbi compatti,
ora più aperti od anche disciolti in cime rade allungale. Ramo-
scelli per ogni verso pennati. Penne inferiori subsemplici assai di-
varicate, le seguenti pinnulate, allungate cosichè gli apici risultano
corimbosi. Sporangi tondi, spesso gemini, subsecondi, collocati nella
parte interiore di pennette indivise, formati ciascuno di circa 8
spore, secondo C. A. Agardh. Cistocarpi gemini sui rametti. Arti-
colazioni 2-4 volte più lunghe del diam. Sostanza tenera nel fresco,
membranacea nel secco. Colore roseo-porporino.
La sezione della parte inferiore caulescente ha forma tonda
come pure è tonda la sezione del tubo assile il quale si mostra in-
volucrato da parecchie membranelle ialine concentriche. Fra la più
esterna di queste e la cuticola del filo caulinare vi è uno strato ir-
regolare composto di uno 0 due giri di cellule tonde, piuttosto gran-
dette iu relazione al campo da esse occupato. Queste cellule corri-
spondono, nel piano, a fibre tuboliformi subflessuoso-parallele scor-
renti lungo il caule le cui articolazioni sono ivi poco sensibili.
a. 1Ó2. CaWth. roseum Harv. Alg. mar. de Cherbourg. Le Jolis.
Mart.
b. 44. Idem. Hook. Conferva rosea Dillw. - Ceramiuin ro-
seum Roth. Pier. Torquay. Alg. Danmonienses. Mary Wyatt.
e. IO. Idem. Cottage City. Mass. Septemb. 1882. Ex herb.
F. S. Collins, Malden, Mass. U. S. A.
38o. Callithamnion corymbosum (Sm.) Lyngb.
= Conferva corymbosa Sm. - Poeciìothaninion corynibosuni Naeg. -
Phlebofhani, corymb. Kuetz. - Ceramiuiii pcdicellatum FI. Dan. - Ce-
ls;5
rum. fruiiculosiun Bonnem. - Calliili. vcrsicolor Ag. (non Draparn.) -
Fhleboth. versicolor Kuetz. (non Calliìham. corymbiferum Ardiss. e
Straff.) - Ceram. corymbosum Ag. - Cerarti, byssoides Duci. - Callith.
rìgescens Zanard.
La ragione del nome specifico di questa pianta non va ricercata
in un assieme corimboso delle primarie sue divisioni, ma bensì negli
apici di ogni suddivisione i quali sono costituiti da corimbi ora assai
brevi e più o meno fittamente raccolti, a perimetro egregiamente
corimboso o subflabellato, ora assai allungati e vaporosamente espansi,
a parimetro obovato o lanceolato. Questi diversi contegni delle som-
mità vanno estesi anche all'intera pianta il cui portamento può riu-
scire perciò molto vario nei confini di assai differenti perimetri par-
ziali che sono lanceolato-lineari, piramidati, largamente ovati, flabel-
lati, fastigiati, costituenti sempre (anche quando trattasi di individui
a filo primario solitario) un assieme, a perimetro complessivo subcir-
colare a grandi curve rotondate, oppure a lobi ottusi più o meno
allungati.
La pianta è algicola, dicotomo-ramosissima già da presso la base,
dell'altezza di 2-8 cm., con un asse perimetrale orizzontale di circa
12 cm., rosea 0 roseo-porporina, inferiormente dello spessore di una
setola o subcapillare, a suddivisioni ultra capillari, più 0 meno cor-
ticata in basso, alternatamente decomposta, con rametti dicotomo-
fastigiati, talvolta tricotomi, i terminali corimbosi nel modo sopra-
detto, con gli estremi laterali semplici, bifidi quelli assili. Articola-
zioni di varia lunghezza, da una volta e mezzo a 4-10 volte più
lunghe del diametro. Tetrasporangi subsferici sparsi sul lato interiore
dei rametti, talvolta gemini sulla stessa giuntura, divisi a triangolo.
Cistocarpi tondi, spesso geminati.
La sezione della parte inferiore è tonda. Tubo assile roseo-por-
porino plurinvogliato da membranelle ialine le quali seguendo le
contrazioni del tubo si abbassano con esso lasciando vuota la parte
centrale, oppure le più interne si lacerano e tutte quante si ritirano
contro lo strato corticale 0 contro la cuticola del filo. Questo parti-
colare costituisce una caratteristica della specie, avendolo riscontrato
negli esemplari mediterranei e in quelli atlantici, e come si può de-
sumere dal genicuìa pellucida di C. A. Agardh (Sp. Alg. voi. secundi,
p. i65). Le fibre corticali si mostrano sotto forma di cellule grandi,
484
di un bel porporino, oblunghe, angolose, cuneate, lineari, verticali
alla periferia. Membrana periferica filamentosa con alcuni fili insi-
nuantisi tra le fibre corticali.
a. N. 92. Callith. corymbosum Hook. Br. FI. On Zostera and Algae.
Torbay, rare. Alg. Danmon. Mary Wyatt.
b. Cullitham. corymb. (Sm.) Lyngb. Langesund, 18-8-1 858, leg.
Schùbeler.
e. 1980. idem. Tentamen Hydrophyt. T. 38. Kieler Fohrdc,
Jann. i8ói. J. Lùders. Rabenhorst, Algen Europa" s.
d. Idem. Roscoff, Aoùt 1902. Coli. J. Chalon.
Sezione VI. Spongiosae J. Ag. — Frondi squarroso-subpennate, ra-
metti ultimi dicotomi rigidetti, in alto lungamente corticate.
38 i. Callithamnion granulatum (Duci.) Ag.
= Phlebothamnion granulatum Kuetz. - Callith. spongìosuiii Har\ . -
Phleb. spongiosum Kuetz. - Ceramium fruticulomm Schousb. - Ce-
ram. fascìculatum Schousb. - Gaillona versìcolor Bonnem. - GaìlL
Arbuscula Bonnem. - Galli, punctata Bonnem. - Cerain. Graleloupii
Duby. - Gerani, miiscosum Draparn. - Ceram. granulatum Ducluz. -
Callith. corymbiferum Ardiss, e Stiaff.
Specie fra le piili interessanti e caratteristiche, identificabili a
prima vista. La denominazione le deriva dai glomeruli dei ramoscelli
che, allo stato non completamente evoluto, rivestono i rami a guisa
di granulazioni. Le sinonimie di fascìculatum e corvìnbosiim si rife-
riscono ai rami secondari robusti, accorciati, quasi capitozzati, mu-
niti di fasci di ramoscelli ramicellulati ripetutamente dicotomi, diva-
ricati, quasi corimbosi.
Forma dei cespugli più 0 meno densi di trondi inciinato-diva-
ricate, sugli scogli 0 sopra diverse alghe, massime sulle Coralline a
fior d'acqua, alti da 2 a 9 cent., spongiosi in causa dei fitti e corti
ramoscelli dicotomi. Lo spessore massimo della fronda è quello di
una penna passerina e di poco si attenua quasi presso la sommità.
La fronda è interamente corticata, alternatamente decomposto-pen-
nata a rami divaricati od anche arcuati in fuori, irta di ramoscelli
uscenti da ogni parte salvo che nel lato introrso delle rachidi, che
si mostra subnudo, ond' è che gli esemplari preparati appaiono ve-
4R!^
stiti o nudi nella linea longitudinale secondo che sono applicati alla
carta per una faccia piuttosto che per l'altra. 1 ranrìoscelli della linea
longitudinale estrorsa delle rachidi sono decussati, o meglio emide-
cussati a questa, e cioè in forma di mezzo X, oppure a V breve-
mente peduncolato, mentre quelli dei rami e delle sommità di questi
sono dicotomicamente ramicellulati.
Le articolazioni sono, al massimo, lunghe il doppio del loro dia-
metro. Tetraspore leggermente oblunghe sessili; cistocarpi grandi
gemini; le une e gli altri, come pure gli anteridi, hanno la loro sede
sugli ultimi rametti. Colore porporino, spesse sbiadito e sordido, ver-
dastro per alterazione talvolta, volgente al bruno-giallastro nel secco.
Sostanza tenera spugnosa, bene aderibile nelle parti più giovani, me-
diocremente nel resto.
Trovasi nell'Atlantico dall'Inghilterra fino a Tangeri, nel Medi-
terraneo, raramente nell' Adriatico.
La sezione della parte caulescente è subtondo-elittica, biloba
alle estremità dell'asse maggiore. Tubo assile centrale subtondo od
elittico-lineare, roseo-bruno, plurinvogliato da membrane ialine. Fra
queste e il tubo si notano alcune cellule assai esigue, circostanza
questa che riesce nuova, dato il genere. Segue uno strato di 2-3
serie disordinate di cellule di varia grandezza, quali tonde, quali dit-
tico-oblunghe inguainate ciascuna da una membrana ialina e colle-
gate da filamenti pure incolori.
Come si vede, è pure notevole il fatto di queste guaine invo-
lucranti dei corpi ai quali nelle specie precedenti era più opportuna
la classifica di fibre (J. Ag.) anziché di tubi supplementari come pare
qui il caso. Cute filamentosa pallidamente roseo-ambrina.
La sezione presa in alto più non rivela le esigue cellule fra il
tubo assile e le membrane di questo ; pel resto, salve le proporzioni
minori, l'organizzazione interna è uguale alla surriferita. L-a cute è
fornita da un solo lato di ramoscelli decussati.
a. N. 93. Callith. spongiosum Hook. C. granuìatum var. Torquay,
new species, rare. Alg. Danmon. Mary Wyatt.
Osserv. Questo esemplare ha infatti un portamento notevol-
mente diverso da quello delle forme mediterranee dalle quali si distin-
gue specialmente per una finissima vellosità sericea, caduca nei rami
più adulti i cui rivestimenti allora si riducono ad un glomerulo cimale.
486
Gen. SEIROSPORA Harv.
Etym. seira catena e spora seme.
= Micro thamnion J. Ag. (non M. Naegeli) - Miscosporium Naeg. -
Callith. subgen. Seirospora Fari. - Calìith. sez. Seirospora Ardiss. -
Leptothciìnnion Kuetz. - Callithamnii, Phleboiìi annui, Confervae sp. auct.
Salve alcune modalità nella natura della costituzione dello strato
corticale, quali si possono riscontrare nella Seirospora Griffithsiana
Harv., non sempre estensibili n tutte le specie, la fronda non diffe-
risce da quella dei Callithamnion, ma è però sempre costituita da
cellule vegetative uninucleate, anziché plurinucleate, con anteridi e
procarpi come in quest' ultimo gen. Il nucleo fertile è formato da
un cespolino lassissimo di fili sporigeri ripetutamente subdicotomo-
forcuti. le cui cellule, salvo poche e cioè le più inferiori, si tramu-
tano in carpospore. Sporangi divisi a croce o, più raramente, a trian-
golo, disposti lateralmente nei rami superiori della fronda, singoli
negli apici superiori di ciascun articolo. I cespolini delle paraspore
o seirospore sono costituiti da fili articolati piuttosto lassi, ripetuta-
mente forcuti. Il genere si distingue pertanto in grazia del carattere
morfologico inerente alla disposizione delle fruttificazioni, cioè per
la disposizione catenulata o moniliforme, alcune volte interrotta, dei
cistocarpi seirosporici (seirospore laterali) o dei fasci parasporici fsei-
rospore termmali). I primi ben diffìcilmente è dato di poterli veri-
ficare, e in quanto ai secondi assai raramente si possono avere, in-
quantochè gli esemplari sono in generale sterili. Pare peraltro che
a questa frequente sterilità corrisponda in taluni casi la facoltà di.
una propagazione di ripiego mediante un processo speciale dovuto
alla scomposizione e caduta dello strato corticale di debolissima coe-
sione, ricco di cellule cladipare, come si vedrà nella citata specie.
Delle dieci specie che si annoverano, una metà almeno richiede
un' ulteriore disamina.
382. Seirospora Griffithsiana Harv,
= Callithamnion seirospermum Griff. in Harv. è Callith. hornto-
carpum Holmes - Po ecilo thamnion {Miscosporium) stipitatum Naeg. -
Phleboth. seirospermum Kuetz. - Callith. versicolor ^ seirospermum
Harv. in Hook. - Callith. corymbosum? Decne (non Ag.) - Callith.
versicolor Draparn. (non Ag.) - Ceramium fruticìilosum Roth.
4^7
Nelle Alghe Danmoniensi della signora Mary Wyatt, questa
specie è egregiamente caratterizzata da un portamento poco con-
forme a quello dei Callithamnion . Dalla piccolezza del callo basilare,
appreso sopra la Zostera, si desume trattarsi di un individuo a fronda
solitaria. Questa è alta poco più di 6 cm., con un ambito pirami-
dato-triangolare la cui base, formata dai rami inferiori perfettamente
orizzontali, è larga circa 8 cm. Lo spessore dell'asse o disco è quello
di una grossa setola che va gradatamente attenuandosi nel progre-
dire verso l'alto. I rami primari, assai lunghi come si è visto, sono
distanti fra di loro da 2 mill. a mezzo cent., alterni, uscenti da ogni
lato, patenti, decomposti in rami secondarli molto brevi e con ra-
metti corimboso-vergati. Rametti inferiormente con ramoscelletti pen-
nati, superiormente corimboso-dicotomi.
1 ramoscellini corimbosi supremi si tramutano in seirospore for-
manti molti articoli inflato-moniliformi, svolgentisi in corpuscoli ovali.
Nei rami le articolazioni sono 8 volte più lunghe del diametro, nei
rametti circa la metà, cilindracee nei rametti sterili, più brevi e sub-
elittiche nei fertili. Sporangi assai variabili (^) ora bipartiti mediante
un setto trasversale (dispore) e portati da un breve pedicello; ora
divisi a triangolo, sessili o pedicellati; ora divisi a croce in modo
irregolare o da un' unica sezione o altrimenti (^Q. (^).
Ecco ora una breve descrizione della pianta in questione.
Frondicina unica, priva della base per mia mala accortezza,
mentre avrei certo diversamente operato se mi fossi accorto in tempo
che l'apparato di apprensione era non già sopra ma sotto la fronda
calcare di una corallinacea che rivestiva la parte inferiore della Bal-
l/a. Spessore di mezzo mill. negli spazi infrarticolari, eretta, subcom-
pressa, articolata, con le articolazioni monosifonie più lunghe del
loro diametro nel disco, eguali o più corte nei rami.
Penne (rami) distiche, in numero di 24, e cioè 12 per ogni lato,
emesse ciascuna ad ogni seconda articolazione, assai divaricate, quasi
orizzontali, decrescenti di lunghezza dalla base verso l'alto. Le prime
due sono lunghe un millim. e mezzo, indi gradatamente accorcian-
tesi fino ad essere micromillimetriche e ravvicinate verso la sommità.
L'asse è nudo in alto; nelle parti più adulte è circondato da fila-
menti corticanti che discendono dalla base dei rametti verticillati che
rivestono tutta quanta la pianta. Questi rametti si comportano nello
stesso modo descritto nella trattazione della Muellerena ìinsignis, ed
i loro articoli terminali sono attenuati in punta.
Pare dunque che questa pianta, secondo l' avviso del chiar.
BoRNET, debba effettivamente far parte delle Muellerena, come almeno
ne fanno parte la M. ? Agardhiana e la M. ? insignis. L'organizza-
zione sua e l'assenza di ogni fruttificazione l'avvicinerebbero più
precisamente, a quest'ultima della quale si sentirebbe tratti a con-
siderarla come una forma giovanile se non militassero in contrario
queste due circostanze; l'asse dittico (*) anziché cilindrico e il co-
lore conservatosi porporino anziché offuscatosi in bruno-terreo-opaco.
Sostanza cartilaginea inaderibile.
(*) Ed. Bornet in lett. ad A. Mazza, Paris 30 Octob. 1908.
(2) L'asse a circoscrizione trasversale elittica l'avvicinerebbe già alle Psilo-
thallia.
524
Gen. PSILOTHALLIA Schmitz.
Etym. psilos sottile, thallos ramo.
Con questo genere, data la collocazione sua sistematica e dato
il portamento di Paiola, offerto dall'unica specie sulla quale con
certezza si fonda, parrebbe siasi fcìtto un passo indietro, anziché av-
vicinarsi alle Croiiania. Ma cosi non è quando, più che alle appa-
renze che colpiscono l'occhio nudo, si badi ai caratteri microscopici
di organizzazione e di fruttificazione.
L'organizzazione interna tiene delle Ptilotaceae, delle Dasyphleae
e delle stesse Muellereua, della M. Agardhiana più precisamente.
Come già si è osservato trattando del gen. Ptììota, e come si è di-
mostrato nel passarne in rassegna alcune specie, è risultata una così
grande variabilità nell'intima organizzazione cellulare, non solo da
specie a specie, ma talvolta anche da individuo a individuo della
stessa specie, da fermare l'attenzione anche nel meno disposto^ alle
illazioni più ovvie nelle quali ci dirige la stessa natura coi passi pic-
cini, e si direbbe incerti, prima di decidersi alla fissazione di uno o
più caratteri nettamente segnanti l'evoluzione ascensionale delle spe-
cie. Il gen. Psìlothallia ha la cellula apicale divisa trasversalmente
come Piiìola e Plumaria; dalla Dasyphila cryptocarpa e dalla Muel-
lereua ? Agardhiana ha ereditato i sifoni pericentrali ed ha conservato
i cistocarpi in forma di favelle propri a tutti i generi ora menzionati.
Ha la fronda eretta, subancipite-piana piuttosto tenue, attenua-
tamente munita di brevi pinnule distiche; tubo centrale articolato
accompagnato da altri elementi celluiosi complementari; ramoscelli
filiformi scarsamente ramicellosi 4-5 verticillati inclusi nella densità
del corticc. Tetrasporangi recati da ramoscellini monosifonii suddi-
visi inseriti verso la sommità introrsa dei rametti.
Cistocarpi solitari verso la sommità delle pennette, pure nel
lato interno, circondati da filamenti callitannioidei che dintorno e so-
pra vi s' incurvano.
401. Psìlothallia striata (Harv.) Schmitz.
= Pillo la striala Harv.
Fronda unica 0 cespitosa sorgente da un callo discoideo, de-
composto-pennata, con penne alterne sopra una rachide ancipite e
5'25
con pennette corticate fino all'apice, larghette alla base dove sono
un po' incurve, acuminate, integerrime. I rami primari sono posti a
distanze di i-3 cm., piuttosto divaricati, e cosi dicasi dei secondar!;
radi i terziari.
La statura è di 12-20 cm., e il portamento ricorda quello del
Pliacelocarpus Labillardìeri, meno il colore che è atro-violaceo an-
ziché porporino.
J. Agardh in Epicrisis dice che le pennette si fanno per essicca-
zione « areolato-collabentes striatae ». Si tratta di striature trasversali
leggermente arcuate che rendono zebrate non solo le pennette ma
interamente le penne ed una parte dei rami, come viene rafjigurato
nella Tav. Harveyana N. 71. L'Harvey per la sua opera Phyc. Austral.
prese appunti e disegni quasi sempre sopra esemplari viventi. Se
ciò avvenne anche nel caso concreto, il fenomeno delle striature sa-
rebbe una manifestazione normale e fisiologica inerente alla natura
della pianta, e non già un carattere postumo di collabescenza unita
all'essiccazione. Con la pianta alla mano sì potrebbe meglio spiegare
il fatto alla cui produzione non è forse estranea la serie dei sifoni
pericentrali di cui in appresso.
La sezione trasversale del caule ha forma elissoide-subancipite.
Il centro è occupato dal tubo assile a sezione elittica con nucleo
colorato, della stessa figura. Seguono a distanza nove sifoni pericen-
trali distanziati, ialini, vuoti, sempre dell' indicata forma, il cui dia-
metro è di poco inferiore a quello del tubo assile intorno al quale
sono disposti ad elisse piuttosto regolare. Alle due estremità di que-
sta elisse sonvi altri sifoni della stessa natura e dimensione dei pe-
ricentrali. Lo strato corticale è composto di una sola assia di cellule
esigue, oblunghe, verticali, intensamente colorate.
Né qui é tutto, che il grande spazio fra il tubo assile ed i sifoni
pericentrali, fra l'uno e l'altro di questi sifoni, fra 1' uno e l'altro dei
sifoni complementari delle due estremità, e finalmente fra tutti quanti
i sifoni e lo strato corticale é occupato da un denso strato uniforme
di piccole cellule tonde con nucleo colorato.
Data la configurazione ancipite dello spessore di ogni parte della
pianta, è un fatto che dal punto di vista dell'osservante l'esemplare,
fresco 0 disseccato che sia, nella serie dei sifoni non è già la figura
dell' elisse che può percepire, ma una semielisse, in quanto che le
526
due parti debbono, per ragione di prospettiva, apparire sovrapposte,
donde le arcuazioni che si manifestano sotto forma di strie trasver-
sali leggermente arcuate. Si badi inoltre che J. Agardh usa il voca-
bolo di arcolaio che corrisponde appunto all'aspetto di areole, che
hanno i vuoti e ialini sifoni pericentrali. Del resto tutto questo sia
detto per semplice induzione quale si può concepire dall' esame del-
l' iconografia.
Colore vinoso intenso, bruno od atro-violaceo nel secco.
Sostanza cartilaginea. Abita le coste della Nuova Olanda occi-
dentale (Harvey).
Gen. BALLIA Harv. (1840) in Hook.
Etym, dalla signora Anna E. Ball, irlandese.
Sphacelahae, Phlebolhamnii et Callìlìiamnìi sp. auct.
Da oltre So anni dacché il Gaudichaud e la marchesa De Bon-
NAY offrivano esemplari a C. A. Agardh della novissima Sphacelaria
callilricha (cos'i da questi chiamata), sembrerebbe naturale inferirne
che il genere dovesse ai nostri giorni essere conosciuto in tutte le
sue manifestazioni stabilmente fissate nelle opportune specie. Ma cosi
non è se J. Agardh, a proposito della divisione dei rami e nei ri-
guardi della fruttificazione tetrasporica, ebbe ad alludere ad una forse
necessaria separazione del genere in due generi distinti. Alle sue
preziose osservazioni, altri non meno preziosi fatti aggiunse W. Ar-
cher nello studiare la struttura della Ballia callilricha fornendoci un
lavoro in sé perfetto, ma sfortunatamente incompleto in quanto non
viene in esso trattato delle fruttificazioni le quali mancavano negli
esemplari da lui presi in esame (').
Mancanza di tempo, materiale insufficiente e privo di fruttifica-
zioni, non permettendo allo scrivente di qui intrattenersi come la
materia richiederebbe, devo limitarmi ad aggiungere al già noto al-
cune notizie sulla struttura e sullo sviluppo dell'indicata specie, de-
sunte dal vero, che stimai opportuno riportare in questo capitolo in
ragione del valore generico che evidentemente riassumono.
(') Growth Ballia callilricha, Ag. {sensu latiori). By W. Archer. Read
June 15 th. 1876.
mi
Fronda eretta, filiforme, articolata, indi più o meno sviluppata
in modo dendroideo o cespitoso, ramosa in un unico piano o rara-
mente verticillata, spesso corticata inferiormente con fibre scorrenti
lungo il caule che rendono stopposo; rametti di diversi generi, altri
sterili conformemente decomposti, altri difformi lungo il caule e le
rachidi, da ultimo fertili.
Cistocarpi assai piccoli, spesso bini o più nelle ascelle dei ra-
metti, per eccezione sul corpo delle articolazioni, disposti sopra ra-
metti più brevi, involucrati da ramuscoli allungati, assai incurvi, rac-
chiudenti in un periderma ialino le carpospore angolate.
Tetrasporangi in rametti difformi, spesso incurvati, dipendenti
dalla trasformazione delle pennette subterminali, da ultimo aggregati
in un ramoscellino, rotondato-ovali, con le tetraspore divise ancor
non si sa bene se a croce, a triangolo o in entrambi i modi a se-
conda delle specie. Anteridì formanti dei cespolini ramosi lassi al-
l'apice dei rametti.
Allorché si prende in esame un individuo completamente svi-
luppato di Ballia caUiiricha, nella base discoidea, conica o in più
guise socciforme si è indotti a ravvisare una così detta radice od
apparato radicale avente le indicate forme che si riassumono nelle
diciture generiche di radix stuposa, oppure radix est discus spongìo-
sus etc.
Nello sciogliere questo ammasso basilare noi non vi troviamo
già una radice come si è convenuto di chiamare la parte infima del
disco, ma bensì semplicemente la base del tubo assile vegeto rav-
volto e fortemente stretto da un fascicolamento di rami e ramoscelli
subrizoidi articolati, decolorati, afflosciati, crispati talvolta, col tubo
disseccato o atrofizzato. I fautori della teoria che le alghe nessun
nutrimento attingono dal loro sopporto avrebbero qui buon gioco,
mentre gli avversari si troverebbero in imbarazzo. Il vero si è che
la ragione non istà né dalla parte dei fautori né dalla parte avver-
saria. Per attenerci al caso delle Bal/ia diremo dunque che la vera
radice va cercata più in giù della massa stopposa quando non é ri-
masta in mare attaccata al substrato lapideo di uno scoglio o di
qualche morta conchiglia, come quasi sempre avviene. Nel materiale
Muelleriano ancora impreparato, avuto in comunicazione dal museo
fiorentino, trovai un individuo di B. callilricha impiantato sopra un
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frammento roccioso calcareo nel quale mi riesci facile il trovare la
radice vera la cui importanza biologica va più oltre delle Baìlia.
Come era da prevedersi, anziché spugnosa, questa radice è invece
di consistenza cornea.
Si compone di parecchie diramazioni brevi, aggrovigliate, mazzoc-
chiute, circinate ecc., del diam. di 1-2 mill., con le estremità sem-
plici, appianate, uncinate o come che sia foggiate in quanto si con-
formano alle accidentalità di quella parte del sopporto cui fanno
presa. Sopra questo infimo apparato si innalzano i veri stipiti i quali,
ad onta del già raggiunto loro compito che è quello della pianta evo-
luta, ed anzi appunto per questo, recano i primordii delle future
frondi. È un fenomeno dei più meravigliosi ai quali si possa assistere.
Ho detto sugli stipiti, ma anche sulle stesse radici si manifesta
come ha inizio la novella generazione. Questi primordii allo ingran-
dimento di 145 diam. hanno l'altezza apparente di i-3 cm. Sono
diafano -cristallini. La forma loro è cuneata all'inizio, indi subci-
lindrica con l'estremità dapprima ottusa, poscia involuta e finalmente
espansa in un capolino ramicelloso. 1 ramicelli sono già abbondanti
lungo tutta la lunghezza degli embrioni (primordii) e già articolati.
Le articolazioni in tale stadio appaiono come punti lucidi campati
in aria, slaccati cioè l'uno dall'altro, mentre in realtà le articolazioni
si debbono naturalmente trovare incluse nella membrana che le riu-
nisce in un unico corpo, senza di che è evidente che sarebbero
andate disperse nella manipolazione del preparato.
L'apparente loro diametro è quello di una più fine peluria, ciò
che significa come in realtà esse hanno una dimensione 146 volte
minore! Tenuto ben conto della sorpresa offertaci sul nostro cam-
mino con l'apparizione di questi lucidi e microscopici fantasmi nei
quali la materia sembra spiritualizzarsi, vediamo ora l' organizzazione
delle radici e seguiamola fino a che lo strato corticale si sarà tra-
mutato in una membrana unica intestiniforme ed il midollo in un
tubo articolato. Con queste ultime parole la logica umana crederebbe
di enunciare a priori lo svolgimento dei fatti, ma in argomento di
procedimenti biologici la natura è cos'i feconda di mezzi intesi al-
l'abbondanza della riproduzione, che ogni più sagace nostro accor-
gimento può riuscire completamente vano, come si vedrà nel caso
che ci occupa.
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