i a- i D ; =o : m o o Angelo Mazza m VOL. II1« ( pagg. 1057 - 15S4 ) PADOVA TIPOGRAFIA DEI. SEMINARIO I916- 1922 1057 di fenestrazioni di forme tonde od elittiche, e che tanto le fissurazioni come le fenestrazioni recano i margini ben consolidati con un più compatto spessore e più intensamente colorati. Si ripeterebbe così in questa così delicata e gelatinosa struttura lo stesso fenomeno che abbiamo notato in alcune delle più robuste tloridee. Basti, per tutte, ricordare il gen. Schi\vmenia. A me risulta che anche in questa specie la fronda, vista in su- perficie, presenta l'aspetto quale è descritto nella trattazione del ge- nere. Invece nel discorrere di questa specie si dice che in superficie offre un aspetto reticolato, ciò che io non ho potuto constatare. D'altra parte sarebbe un far torto, non so se a J. Agardh o ai fra- telli Crouan, il supporre lo scambio del reticolato dovuto alle fissu- razioni in maggioranza forse fenestriformi con quello dovuto, secondo J. Ag., ai fili ascendenti, se io ho ben compreso le seguenti parole del sommo autore : filis adscendentibus dichotomis superne subverti- calibns fasti giatis, superficìei frondis reticulaluni adspectum tribuentibiis. a. Hae^ìiatocelis Jìssurata Crouan. Sopra il Pettine massimo. Brest. Tra la sottofam. delle Haematophloeae e quelle delle Hildenbran- tìeae vengono collocati i seguenti generi dei quali è dubbia la sot- tofamiglia : Rhododermis Crouan, Erythrodermis Batters, Rìwdopìiysema Bat- ters e Pneophyllum Kùtz., nonché un genere d'incerta sede, H^in>.\C)^.yi ^ / pophyllum Fari. Gen. RHODODERMIS Crouan (1S52). Ne tratta J. Ag. in Sp. II, p. 604 e in Epicr. (1876) p F. Heydrich, Ueher Rhododermis Crouan, Jena 1903. (Etym. rhodos roseo et derma cute;. Engl, e Franti Natùr, Ptlanzenfam. (1897). Non Rhododermis Harv. Fronda membranacea, orizzontalmente espansa contesta in modo subsemplice (raramente molteplice) di uno strato di cellule da punti plurimi Habellatamente radianti. Tetrasporangi evoluti in sori elevati 67 33954 1058 sopra la pagina, presentantisi fra parafisi verticali rigide incurve arti- colate, pedicellati, oblungo-rotondati, divisi a croce, Oss. Frondi tenuissime membranacee, di un bel roseo-coccineo, orizzontalmente espanse, discoideo-piane o, più tardi, vescicoloso- inflate, con la pagina inferiore completamente adnata, ad ambito rotondato o lobato, conteste di cellule esagone colorate, disgiunte da un interstizio pellucido, nella parte mediana della fronda più brevi piuttosto quadrate, verso la periferia più lunghe piuttosto rettangolari e disposte in serie longitudinali dicotome, flabellatamente radianti, flabellati da punti diversi assai radianti, più irregolarmente concreti. Dalla superfìcie piana qua e là emergono i sori, costituiti da parafisi rigidette semplici articolate in maggioranza incurve, nel mezzo del soro più lunghe. Tra questi fili e come sembra dalla tras- formazione loro si svolgono i telrasporangi, i più giovani evidente- mente pedicellati elissoidi, gli adulti più brevi rotondati più breve- mente pedicellati, crociatamente divisi. A queste osservazioni di J. Agard si crede opportuno far seguire il citato studio di Heydrich, pubblicato in Beih. Bot. Centr. XIV, 2, p. 246. « Alcun tempo fa ebbi dalla bontà del prof. Dr. Van Heurck alcune alghe, tra le quali una piccola floridea ho trovato che stava sul margine della Zostera, Il sig. Maggiore Reinbold, al quale sottoposi la pianta in esame, dissemi essere una Squaniahacea, ma la sua presenza sopra la Zostera lo lasciò in dubbio, poiché le Rhododerniis elegans e parasitica crescono solo sulle pietre e sulle conchiglie e sugli stipiti di Laminaria. Dopo numerose osservazioni mi sembrò impossibile, prendendo per base gli organi vegetativi, di stabilire un nuovo genere, poiché le forme giovanili si presentano sotto l'aspetto di Rhododermis, Kuckuck nel suo lavoro sul gen. Rhododermis presenta il tallo di questo gen. come riposante su uno strato di cellule filiformi come un sistema di monosiphon, le cui membrane solidamente 1" una sul- l'altra sono cresciute senza essere incatenate assieme. Le cellule apicali di ogni filamento cellulare funzionano come apice. Le cellule corticali sono monoseriate ed il loro assieme dà l'aspetto di essere pluriseriate. La nuova specie raccolta a Jersey concorda con la co- stituzione della Rh. parasitica. Invecchiando, la pianta modifica gli 1059 organi vegetativi, e rammenta, senza il rivestimento calcare, le forme delle Corallinaceae e delle specie dei Lilhothamnion. In generale si sa che nel gruppo dei Liihothamnioii, secondo Solms, il tallo assume forma di cupola che emette dei getti radiali e perpendicolari. Si conoscono attualmente delle specie, p. e. Hyperantherella iiicriistans (Phil.) Heydr., le cui forme variano tra una crosta piana ed una libera sfera, che hanno solo getti radiali, e ciò non deve meravigliare che anche in altre alghe si presenti tale disposizione. Rammento gli studi dello Schmitz sulla fruttificazione delle floridee; « questi differenti aspetti del tallo mostrano un ravvicinamento di due specie di floridee che non diversificano mai, a primo colpo d'oc- chio, nel loro abito. » Certamente risulta una differenza abbastanza forte in confronto delle cellule vegetative del centro, che sono caratteristiche nelle Co- rallinacee le quali presentano delle cellule tri-esagonali che allungano il loro asse organico originario. Le cellule interne della Rhododermis Van Heurckij, come la nuova pianta fu nominata dal suo raccogli- tore (^), non possono aumentare il loro volume più di 20-3o volte la loro forma giovanile, ma si allargano in modo da costituire col loro interno una cavità concava, talché il tallo ne diventa enfiato. Si fecero ricerche su una di queste alghe nata su una foglia di Zostera e si presentò il giovane tallo piano, ma con appena rilevata crosta, le cui file di cellule sono perpendicolari al margine e com- poste di 2-Ò cellule come nei giovani talli di Lilhothamnion. Queste giovani piante riposano solitarie su tutta la superficie del substrato e specialmente al margine. Gli esemplari medi presentano un diam. massimo di 2oo-3oo[x e uno spessore di 40-60 [i, restano piani e non lobati e portano in questo sviluppo dei tetrasporangi completa- mente maturi. Però le cellule in seguito perdono il loro bel colore rosso, diventano gialle e si flettono sulla base. A completo sviluppo restano solo gli esemplari del margine, che possono diventare di un (^) G. B. De Toni, in Syll. Alg. IV, pag. lyri, domanda se questa pianta non sia forse da compararsi a Rhodophysema Georgii Batters (1900), New or crit. mar. Algae p. 377 ; il sospetto emesso dal De Toni ebbe conferma positiva dal Kylin Algenmar. der Schwedischen Westkiiste (1907) p. 194. 1060 mill. di lunghezza e mezzo di spessore. Qui nasce il giovine mar- gine da ambo le parti delle foglie di Zostera e dopo poco tempo crescono sul bordo tagliente della foglia di Zostera, e precisamente nella metà, dei sori regolari di tetrasporangi che vengono da parafisi curvate. Kuckuck fa rimarcare che dalla poligonale squarciatura della cuticola apparisce chiaramente un principio di fruttificazione. Contrariarmente a Rliododennis parasitica, la nostra specie non emette & ramificazioni chiudenti, come tappo, le cellule delF ospite » ma resta fino alla morte della pianta una riga ben definita di cel- lule alla superficie basale. L'eguaglianza nella vegetazione di queste due specie arriva tutt'al più al limite della fig. 4 f/), dopo di che la nostra alga prende un aspetto diverso. In seguito sul margine ta- gliente della Zostera si formano i tetrasporangi i quali si sviluppano non solo nelle cellule centrali, ordinariamente nella lunghezza, ma anche nella superficicie piana e con la mono-distromatica zona cor- ticale nasce una o plurilobata superficie quasi enfiata formante un tallo subreniforme che dal margine della foglia di Zostera si eleva in altezza superandolo e scende altresì sulla pagina della foglia stessa, ma accade anche che le foglie di Zostera si coprono di piccoli esem- plari, talvolta connati formanti lunghezze di alcuni centimetri. Lo strato marginale si sviluppa ortogonalmente all'asse organico delle cellule interne della parte più lunga, e allora certamente il carattere vegetativo del gen. è dubbio tanto da sembrare che l'esemplare non appartenga al gen. Rhododermis. Un'altra osservazione è da rilevarsi, che in esemplari vecchi trovansi dei lunghi peli che mancano completamente nei giovani, però la presenza dei peli non è costante. I peli sono lunghi fino un mill. e si sviluppano esteriormente alla parte superiore delle cellule corticali. I cromatofori sono simili a quelli della Eli. parasilica e sono in forma di placche nel maggior numero dei casi e di colore rosso - scuro; si allargano nella parte interna del tallo sino a raggiungere e scomparire nella cellula enfiata. (}) L' indicata fig. rappresenta la periferia del tallo di una giovine pianta, composta di 5-6 serie di cellule variamente angolate, allungato-rettangolari le pe- riferiche. - Annot. di A. M. 1061 1 tetrasporangi che si trovano in sori irregolarmente sparsi alla faccia superiore del tallo, deiscono alla base da una cellula filiforme periferica. In pari tempo con la cellula madre nascono delle parafisi ricurve, sugli stessi supporti, lunghe 2-3 cellule; nelle stesse tro- vasi sporgente il soro che però è poco appariscente sulla faccia su- periore dell'alga. Si riconoscono le giovani cellule madri dei tetrasporangi fin dal principio della fruttificazioni solo dalla loro grossezza che è 3 volte maggiore in volume delle cellule vegetative. Al principio la cellula madre è ovale allungata e negli esemplari da me esaminati i tetra- sporangi cominciano a dividersi e ingrossandosi specialmente nella parte supcriore al punto di assumere la forma obconica. Purtroppo però non mi fu possibile seguirne ulteriormente lo sviluppo » (F. Heydrich). Infine, ecco la diagnosi di questo stesso autore. — Diagnosi del Genere Rhododermis Crouan. — «Tallo in forma di scudo piano e più tardi rigonfio, completa- mente attaccato al substrato, a contorno arrotondato o lobato con radiale disposizione delle biforcute non catenulate file di cellule e più tardi con cellule interiori incrassate. Tetrasporangi appaiati in gruppi irregolari, con brevi, per lo più curvate parafisi articolate incurvate nella parte superiore. Cisto- carpi sconosciuti. F. Heydrich. » 588. Rhododermis elegans Crouan in j. Ag. ut supra in gen. Fronda crostiforme, tenuissima, di ambito irregolare, di un bel coccineo, costituita da due strati di cellule ; nemateci formanti delle macchie suborbicolari od oblunghe. Hab, sui frammenti di vetro e di porcellana nell'Atlantico presso Brest di Francia (Crouan) ; nel Massachusetts, Stato dell'America del Nord (Collins). La fronda consta di una pellicola tenuissima, informe, di un bellissimo roseo-coccineo. Cellule più larghe che lunghe (alte). La Rhododermis eìegcim Crouan, forse, mediante la forma poly- slromaiica, rappresenta un'unica specie con la Rhododermis parasìlica Batt., che dicesi unicamente epifitica mentre ha vita promiscua sopra Laminarie e sopra pietre. La presunta var. polystromatica Batters in Holmes Alg. Brit. 10G2 Rar. exsicc. n. 92, Rìwdodermis elegans Crouan in Rosenv. Deux. Mém. Alg. mar. du Groenl. (1898) p. 18 (più grande della forma descritta da Batters), viene cosi descritta : fronda formante una crosta costrutta di molti strati di cellule ; il resto come nella forma tipica. Sulle rupi a Berwick Bay d'Inghilterra (Batters); ai lidi della Groen- landia (Rosenvinge). - Crosta spessa 5o - 100 [x. Sori numerosissimi, sparsi sulla superfìcie, eccetto il margine esterno. Parafisi brevi, di- stintamente arcuate, 5o - Ó4 * 5 - 7 [x. Tetrasporangi 26 (- 48) * 1 2 (- 2 1 j. Nel riportato studio F. Heydrich si occupa del gen. Rhodo- dermìs Crouan nei più speciali riguardi della Rliododermis Van Heurcìdì Heydr. ms., notando che questa concorda con la struttura della Rhododermis parasitica Batt. nel suo primo stadio di vegeta- zione, ma nel corso di tutte le sue osservazioni vi si cercherebbe indarno qualsiasi rapporto fra queste due con la Rhododermis elegans Crn„ e per conseguenza anche della relativa presunta forma poly- stromatica. Che Rhod. elegans possa del pari, come la Rhod. parasitica Batt., essere tanto epifitica (ma non per questo parassita) quanto rupicola e sassicola è probabile, ma certo è conchicola, come rilevo da un esemplare adnato ad un frammento di conchiglia raccolto agli Stati Uniti (Massachusetts) dal Collins, e anche epifitica come appare dalla Liste des Alg. mar. di J. Chalon che così ne espone la no- menclatura : « Rhododermis elegans Crn. sur Zostère, Tatihou (Mal- lard et Kuckuck). - Rade de Brest, dragué, Crn. » « A. forma Georgii (Batt.) Heydr. (= Rhodophysema Georgii Batt. - Rhododermis Van Heurckii Heydr.) - Sur Zostère, baie St. Auhin à Jersey 1903. H. V. H. » Sarebbe, infatti, stato assurdo il ritenere che l'unico suo substrato non possa essere fornito che da due prodotti dell'industria umana, quali la porcellana e il vetro. Se sopra tali materie, anziché altre, venne scoperta, è pel semplice motivo che, venendo esse dalla terra e non dal mare, si posano di conseguenza alle spiagge, epperò la pianta viene ivi a trovarsi più alla portata dei raccoglitori. Certo è che la migliore preparazione, da servire per la visione in superficie di questa cosi graziosa ed elegante pianta, è quella fornitaci dalla stessa natura con la vegetazione sopra vetro. Nel mio autentico esempi, dei fratelli Crouan, si tratta di un finissimo vetro 1063 quale si usa nei più ricctii servizi per tavola, dello spessore di 4 mill,, terso e limpidissimo. Esclusa cosi ogni impurità che quasi sempre accompagna ogni altra matrice, la pianta, vista nella pagina inferiore, presenta uno sfondo roseo, uniforme inquantochò diQìcil- mente vi si può scorgere il tessuto delle cellule seriate, mentre invece vi spiccano con grande risalto i numerosi sori dei tetrasporangi di un roseo assai più intenso o porporino ma con le paratisi poco di- stinte. Uno spettacolo ben più attraente e istruttivo ci viene offerto dall'esame della pagina superiore. 11 perimetro della fronda è assai accidentato per lobatura di differenti dimensioni, di cui le più piccole, spesso sfrangiate, si di- rebbero il prodotto di agenti esteriori. Lo sfondo è dato dallo strato di cellule colorate, assai piccole, radianti flabellatamente da punti plurimi, strato saldato fra F una e l'altra delle membrane cuticolari. La fronda rappresenta delle spaccature, ma non cosi numerose da rimanere spezzettata a guisa della Haetnatocelis fissurata, come pure presenta delle fenestrazioni, le une e le altre aventi direzioni varie, ma in prevalenza longitudinali. Le spaccature hanno forme e dimen- sioni diverse, ora limitantisi alT interno, ora raggiungenti il margine che ne resta dilacerato. Nel primo caso il fenomeno ne determina spesso un altro: quello cioè della formazione di nuovi punti d'irra- diamento flabellato delle cellule seriate. Le più antiche fenditure recano i margini rinsaldatisi, di un roseo più intenso, vuoti rima- nendo gli spazi interposti; le più recenti lasciano trasparire la cuti- cola della pagina inferiore integra o in via di lacerarsi, per cui dai margini delle rotture sporgono più o meno numerose le sfrangiature ialine, i fili ragnatelosi 0 quelli semplici lunghi o brevi, talora sub- conici cosi da sembrare delle rizine, figurazioni tutte destinate poscia a scomparire lasciando libero Io spazio fra i margini che si saranno ricostituiti. Le fenestrazioni hanno pure dimensioni e forme diverse , tonde elittiche, irregolarmente angolate o in combinazioni varie. La formazione dei margini relativi (talvolta assai più spessa e più inten- samente colorata che non nelle spaccature) si opera gradatamente come in queste. Le stesse fenestrazioni però, massime quelle di forma tonda od elittica, presentano caratteri di natura congenita, contraria - mente alle spaccature le quali invece sono proprie della fronda già evo- luta. Spaccature e fruttificazioni attraverso i sori non ebbi ad osservarne. 1064 Richiamano soprattutto l' attenzione le numerose e grandi mac- chie dei sori costituite dalle scure parafisi piliformi aggregate in forma di cespolini nei quali si annidano le tetraspore. Questi sori hanno forme subtonde, subelittiche, irregolarmente angolate, a disegni semplici o composti, e si hanno poi le forme più carat- teristiche e più uniformi nel loro ambito assai allungato, verticale con le estremità ottuso-rotondate. L' apparente disordine con cui i sori sono sparsi, la grande distanza reciproca o l' aggregamento più o meno serrato fino ai casi di confluenza, è in realtà razionale, in quanto la distribuzione di essi è collegata ai vari punti d'irradia- mento flabelliforme delle serie cellulari, che possono essere più o meno ravvicinati o più o meno distanziati. Si osserva infine che in alcune parti più mature della fronda e più vicine ai margini che non al centro di essa, si possono trovare dei larghi tratti privi di sori ma non privi di tetrasporangi maturi e giallorini, ciò che dimostrerebbe come, dopo un certo periodo e date certe condizioni, le parafisi possono farsi caduche. Questa descrizione andrebbe completata ed emendata in base a quei maggiori ingrandimenti richiesti per rilevare alcuni tratti parti- colari dei quali, peraltro, J. Agardh, e più ancora F. Heydrich, si sono già occupati trattando del genere. Dato lo stato delle cognizioni che attualmente si hanno in me- rito alle piante designate sotto i nomi di Rhododermis elegans Crouan e var. polvsiroiiìatica Batt. in Holmes, di Rhododermis parasitica Batt., e di Rhododermis Van Heurckii Heydr. in relazione, oltre che con le congeneri, con Rhodophysema Georgii Batt., è lecito chiedersi a quale conclusione debbasi venire nel senso di meglio stabilire fin d'ora, in quanto è possibile, le genuine specie autonome costituenti il gen. Rhododermis. Ogni lettore deve essersi augurato che il chia- rissimo Heydrich avesse colta l'occasione fornitagli dall'illustrazione della pianta di Van Heurck, per imprendere una revisione del gen. nel senso sopra espresso, senonchè, tanto a lui quanto al Kuckuck dev'essere venuta meno quell'abbondanza e perfezione di materiale prodotto in ambienti diversi e cresciuto sopra matrici di diversa na- tura, quale indispensabile condizione per tentare l'impresa. Lo scrivente, dal canto suo, trovandosi nelle stesse condizioni di ogni altro lettore imbarazzato, si limita a seguire Tesposizione 106Ó della Sylloge Algarum del De Toni nei riguardi delle altre specie di cui ai seguenti due numeri 589 e Sgo. a. Rhododermis elegans Crouan } - Brest. Crouan. (Sopra vetro). (È sopra questo esempi, che trovai epifitica una piccola floridea alta pochi mill., spessa una frazione di mill.. di un vivacissimo por- porino-granato, epperò rimarcabilissima sul campo roseo della Rho- dodermis. La frondicina è filiforme cilindrico- poliedrica, composta di articolazioni 3 volte più lunghe che larghe disgiunte da un esiguo interstizio pellucido, semplice inferiormente e una sol volta dicotoma nella parte superiore. La parte semplice è composta nel modo ora detto ; nella parte dicotoma le articolazioni in uno dei rami hanno il diam. quasi pari alla loro lunghezza; nell'altro ramo le articola- zioni sono combacianti, assai ingrossate, rettangolari nella parte in- feriore con l'asse maggiore orizzontale e quindi assai più larghe che lunghe, mentre nella parte superiore sono elittiche crasse più scu- ramente colorate, più larghe che lunghe e più ingrossate, aventi, si direbbe, carattere carpogeno. Seppure non è loro sfuggita, di questa piantina può forse trovarsi cenno nei manoscritti dei fratelli Crouan). b. Rhododermis elegans Crouan. - Massachusetts (Stati Uniti) Col- lins. (Sopra frammento di conchiglia). 589. Rhododermis parasitica Batt. in Holmes Alg. Brit. exsicc. n. 93, .Mg. of Berwick -on -Tweed (1889) p. 92, t. XI, Kuck. Bemerk. mar. Algenveg. von Helgoland (1894) p. 267, Beitr. zur Kenntn. der Meeresalg. I, p. 5, t. VII -Vili. Fronda- crostacea, nero-rossa, rotondata o ad ambito irregolare, interamente adnata alla matrice con la pagina inferiore, a margine definito più pallido, costrutta di numerose cellule disposte in serie verticali, fili verticali lunghi ]20-i35{i., articoli di poco più lunghi del diametro. Hab. sugli stipiti di Laminaria hyperborea nel golfo di Berwick, Inghilterra (Batters) ; sugli stipiti della Laminaria stessa e sulle pietre al lido dell'isola di Helgoland (Kuckuck); sui lidi dell'America Set- tentrionale (Collins). Frondi più spesso epifitiche (non profondamente penetranti nel contesto della matrice, secondo Kuckuck), del diam. di o,3-4,5cm., 1066 e dello spessore di 0,1-0,2 mill. Fili verticali composti da 12 a 3o articoli. Articoli più lunghi del diam. (non più brevi come in Rhod. elegans). Tetrasporangi di 28* 12 [i (secondo Kuckuck 32-37^ 18-21) in sori superficiali, sparsi tra le parafisi semplici curvate rigidette, crociatamente o irregolarmente divisi. Stando a questa descrizione, la pianta dovrebbe ritenersi effet- tivamente autonoma dalla precedente e dalla seguente. 590. Rhododermis Van-Heurckii Ileydr. F. Heydrich in Beihefte zum Botan. Centralblatt XIV, 1908, p. 246, tab. XVII. Fronda del diam. di 0,1-1 mill., dapprima disciforme. piana, infine vescicoso-inflata, suddivisa in lobi. La diagnosi di Heydrich è precisamente cosi espressa: Tallo Vioo-' millim., da principio disci- forme piano, poi rigonfio con ramificazioni lobiformi. Hab. La pianta fu raccolta nel marzo 1902 con Chantramìa mi- nutìssìma Ktz. e Gijfordia Lebelli (Crn.) Batt. su giovani foglie di Zostera maritima nella baia di S. Brelade nell' isola di Jersey da H. Van Heurck. Di questa pianta, e con le parole stesse dell'autore, si ebbe a discorrere largamente nella trattazione del genere. Ricordiamo. F. Heydrich rilevò che la struttura di questa pianta concorda, nello stato giovanile, con quella di Rhododermis parasitica Batt., e che tale eguaglianza nella vegetazione delle due specie arriva tutt'al più al limite della fig. 4, la quale ci mostra la periferia del tallo di lina giovane pianta della R. Van Heurckii, e cioè con le cel- lule sotto il punto marginale apicale lineari, lunghe, verticali e che si fanno gradatamente più grandi e subrettangolari oblique collo scendere lungo i margini laterali. Lo strato interno è formato da cellule di varie forme, rettangolari, pentagone, esagone e subelittiche, equilunghe o con la lunghezza di poco superiore alla larghezza, disposte in serie radiate. Passando alla fig. 5 che rappresenta la sezione longitudinale di un tallo vecchio con cellule incrassale e con peli (sempre della R. V. H.), meglio che dalle parole possiamo apprezzare il notevole divario subito dalla struttura nella fronda adulta. Ivi la periferia (di una sola 1067 assisa di cellule grandette nella pianta giovane) costituisce un vero strato corticale di 8-4 assise di cellule esigue strettamente lineari- capillari limitatamente al margine apicale, indi grandette subtonde, crasse e quasi coalescenti con lo scendere lungo i margini laterali e la cui serie più interna si collega con le cellule esteriori dello strato interno. Lo strato interno è formato da grandi e lunghissime cellule elittico-compresse il cui asse maggiore, verticale, è di 4-8 volte su- periore all'asse minore, ossia alla larghezza delle cellule stesse. I peli si limitano alla parte superiore del margine e sono a malapena vi- sibili sotto un ingrandimento di ""/j . Nello stadio ulteriore, e cioè di un tallo vecchio con espansioni lobate, Io strato marginale è ridottissimo, non solo, ma le cellule che lo compongono non hanno né consistenza né ambito ben definiti, a giudicare dalla fig. ò, inquantochè sono già in via di assottigliarsi in forma di quelle fibrille esilissime, assai distanziate, longitudinali, costituenti lo strato interiore, seppure non debbonsi alla cuticola dal momento che parlasi di cavità interna. Queste descrizioni vengono offerte sia nelP intendimento di sup- plire (assai manchevolmente)- alle figure dall' autore citate nel suo studio, e sia per dimostrare di quanto negli ultimi suoi stadii la Rhododermis Van-Henrckii deve effettivamente diversificare nella strut- tura dalla Rh. parasitica, per quanto si può desumere dalla descri- zione assai imperfetta dell'intimità sua costituita da celliilis mullis in series verticales dispositis. Con tutto ciò, peraltro, e per la consi- sistenza e per il colore della fronda, le due specie dovrebbero rite- nersi per autonome. Se ed in quanto poi la pianta designata sotto il nome di Rìio- dophysema Georgi! Batt., possa avere relazioni con Rhododermis Van- Henrckii Heydr., ben si comprende come, non conoscendone 1' esem- plare, nulla qui si possa dire al riguardo, tanto più in seguito al silenzio sintomatico serbato in proposito dallo Heydrich. Che possa trattarsi di una forma giovanile di Halosaccion? G. B. De Toni in Syll. Alg. Voi. IV, p. 1712, sembra sospettarlo, ma non certo può asserirlo, data la mancanza dei cistocarpi. 1068 Sottofamiglia IV. HILDENBRANDTIEAE (Trev.) Rabenh. Rildenhrandtieae Trevis. [1848] Alghe Coccotalle p. 106; Rabenh. [i8ó8] FI. Eur. Algar. Ili, p. 408 (Rildenbrandtiaceac) ; Hauck Mee- resalgen p. 87. Fronda crostaceo-innata, formala di cellule a più strati, dapprima levigata, all' epoca della fruttificazione puntato-verrucolosa. Cellule minutissime, rotondate o angolato-rotondate, numerose in serie ver- ticali regolarmente ordinate. Concettacoli (cripte) superficiali, aperti in ampio foro apicale. Tetrasporangi numerosi nel concettacolo, pi- riformi od obiungo-elittici, divisi irregolarmente a croce o zonati. Oss. Alghe delle acque dolci 0 di mare, orizzontalmente espanse, sanguinee, roseo-coccinee o bruno nereggianti. Alle Hìldenbrandtìeae sono ascritte le alghe costituenti il transito fra le Squamariaceae e le Corallinaceae, con queste assai concordanti per il frutto, con quelle per la fronda crostaceo-adnata. Gen. HILDENBRANDTIA Nardo (1834). In Isis XXVII, p. Ò75. Etym. dedicata al chiaro medico viennese F. Hildenbrandt ('). Zanard. Synops. Alg. p. i35 ; Menegh. Memor. Riun. Nat. Padova 1841 ; Kuetz. Phyc. Gen. p. 384, Sp. p. 694; j. Ag. Sp. Il e in Epicr. ; Ardiss. Phyc. Med. I; llauck Meeresalg. ; Engl. et Prantl Nat. Pflanzenfam. (1897) p. 544. = Erythroclatlirns Liebm. (1889); Rhodytapium Zanard. (1843) Sagg. p. 16, in annot., istituito per la specie d' acqua dolce. (') Alcuni altri modi si vedono talvolta usati nello scrivere il nome di questo gen., ma tutti scorretti, siccome non corrispondenti alla vera etimologia che si basa sul casato dell'indicato personaggio, prof. Franz Edler Hildenbr.\ndt. 1069 Fronda orizzontalmente espansa, tenacemente adnata con la pa- gina inferiore, con la superficie fruttifera, contesta di cellule suban- golato-cubiche, seriale in linee orizzontali e verticali. Tetrasporangi disposti circolarmente entro cripte superficiali largamente aperte, oblunghi, entro un perisporio ialino variamente quadridivisi. Oss. Frondi tenacemente adnate alle pietre, tenuamente crosta- cee, imitanti macchie sanguineo-rosseggianti, da giovani orbicolari, a poco a poco espanse e confluenti con altri individui d'onde un ambito irregolare, conteste di cellule minutissime. Cellule strettissi- mamente concrete, rotondato-quadrate, disposte quasi senza alcun ordine viste in superficie, nella sezione verticale si mostrano seriate in linee verticali ed orizzontali. Nella superficie della pagina superiore trovansi escavate numerose cripte aperte mediante un più largo ostiolo, rotondate, con la parete interna coperta densamente di te- trasporangi convergenti verso il centro. Parafisi nulle (ma sempre.^). Tetrasporangi oblunghi con nucleo della stessa forma, zonatamente o crociatamente diviso, in un perisporio cospicuo ialino. Cistocarpi.^ È da tener presente che questa descrizione risale ad un'epoca assai anteriore alla scoperta dell' Hflden. Le-CanneUieri Hariot, della Terra del Fuoco, delle cui caratteristiche i citati autori non poterono per conseguenza tener conto nel prospettare l'assieme del genere. La Sylloge Algarum di G. B. De Toni ne descrive sette specie, nu- mero che forse potrebbe venire ridotto, dietro l'esame di materiale autentico. 591. Hildenbrandtla Prototypus Nardo. ^= H. Nardi Zanard. op. cit., //. Nardiana Zanard. in Bibl. ital, t. gó, 1839, P- 1^4' Leproma lapidea Schousb. Alg. n. 48Ó, Placoma lapidea Schousb. Alg. n. 487, Lithosoma lapidea Schousb. Alg. n. 488, //. sanguinea Kuetz. Phy. gen., H. rubra Menegh in Mem. Riun. Fronda tenuissimamente crostacea, maculeforme, sanguineo-porpo- rina; tetrasporangii oblunghi, crociatamente (od obliquamente! divisi. Hab. sulle pietre nel golfo di Genova pr. Alassio (Strafforello), a Camogli e a Portofino (Ardissone); nel Tirreno all'isola d'Elba (sig.'' Toscanelli); nell' .adriatico ai lidi di Venezia (Zanardini, De Toni, Forti); ad Istria (Hauck); nel Mar Nero (Woronichin) ; nel- 1070 l'Atlantico dalle spiagge dell'Inghilterra fino a Tangeri d'Africa; neir America del Nord sulle roccie nella mediana zona litorale (Til- den sotto il nome di Peyssonnelia Diibyi (*) e Farlow sotto il nome di H. rosea; Kùtz. in Mar. Alg. of New England p. iió, ove si afferma esservi everyvjhere common) ; nel Pacifico boreale, Alaska (Setchell et Gardner, op. cit. p. 3Ó7). Forma delle croste sanguineo-porporine aderentissime ai sassi e cos'i tenui da scambiarsi quali macchie. Nello stadio estremo o nel morto si fendono in ogni parte, onde facilmente se ne staccano dei frustoli (-). "Variabile è il loro colore^ ora di sangue recente o essic- cato od oscuramente castaneo, spesso pure verdeggiante ai margini. Tetrasporangi oblunghi, più spesso divisi a croce. Non senza dubbi sono le sinonimie della specie, a quanto sembra. Alla H. san- guinea Kuetzing autore della specie, Areschoug e altri attribuiscono parafisi e tetrasporangi inegualmente ed obliquamente subzonati ; la Rhododermis Driimmondii Harv. in Ann. Nat. Hist. (dell' Atlantico) da alcuni autori fu ascritta alla //. Prototypus. — Var. kerguelensis Asken., macchie saturatamente porporine, dapprima orbicolari, infine ad ambito irregolare, larghe parecchi cent., crasse fino a 370 {j.. Al- l'isola Kerguelen. — Concettacoli numerosi, recanti densamente alle pareti, radiatamente generanti, dei corpi cilindracei circ. 25 « ó tx, zonatamente quadrivisi (carposporej? commisti a parafisi qua e là ramose. F. Hauck nella sua op. cit., dopo aver ammesse come sinonimie di R. Prototypus le R. sanguinea Kutz. e R. rubra Menegh., fa se- guire una p rosea {R. rosea Kùtz., R. rubra Harv.), quale semplice varietà della stessa R. Prototypus, e in ciò ne convengono anche Setchell e Gardner, non senza osservare peraltro che un'assai sot- tile pianta roseo-rossa può rappresentare una distinta specie. P^orse nel Pacifico settentrionale } Tenuto presente il fin qui esposto, ben si comprende la ragione delle sinonimie e di certe titubanze nell' assegnare o meno ad un (') Veggasi Setciiell-Gardner, Alg. of Northwest. America, p. 367. (2) yuesta facilità io non 1' ho mai riscontrata. 1071 prototipo unico parecchie manifestazioni oligotipiche per diversità d'ispessimento della fronda e di tonalità nella colorazione. Migliore elemento di giudizio su cui basare le specificazioni sarebbe certo quello di stabilire in ciascuno degl' individui che si esaminano il modo della divisione dei tetrasporangi, tanto più che del genere non ci sono peranco noti i cistocarpi. L'esame di esemplari di H. Prototypus nei senso più iato, com- prese cioè le piante designale con le sinonimie sopra ricordate e forse con l'aggiunta delle specie rosea ed expansa (sec. Setchell- Gardner e Dickie), ad onta dell'irregolarità nella divisione dei rela- tivi tetrasporangi, perchè ciò avviene pure in individui della stessa Prototypus, mi fa dettare le seguenti linee. Prendi piane, liscie (le sopraelevazioni eventuali sono dovute alle matrici quando queste, ad esempio, sono fornite dal granito a grani angolato-taglienti che conferiscono alla fronda una superfìcie assai irregolarmente tubercolosa) rosee, porporino-coccinee, porpori- no-vinose, giallorino-coccinee, castanee o quasi nerastre, a seconda degli ambienti e dell'età, ad ambito tondo nel giovane, indi irrego- lare col diametro da 6-12 cm. e oltre. Allorché la matrice viene a riuscire insudiciente all'espansione della fronda, come accade nel caso di piccoli ciottoli, questa, dopo aver finito di avvolgere il sop- porto, riappare superiormente sovrapponendosi a sé stessa, ripeten- dosi sempre più il fenomeno allorché la matrice diede ricetto a due 0 più frondi (^), Struttura e tetrasporangi come nel genere. a. Hildenbrandtia Prototypus Nardo. (Diversi esemplari sopra gra- nito, sopra roccie silicee e sopra carbonato di calcio). Roscoff, aoùt 1902. Coli. J. Chalon. b. H. sanguinea Kg. Lato occidentale del Promontorio di Por- tofino (Genova), Agosto 1875, leg. Ardissone. (i) A volte succede che le spore di Hildenbrandtia si fissino sopra una ma- trice più o meno già occupata dalle minute larve di Balanus. In questi casi si ha il curioso fenomeno dell' alga rossa tutta cosparsa di eleganti stellette bianche costituenti i primi stadi dell' astuccio balanifero. L'animale ha perforato la fronda, ma questa se ne rivale col coprire poscia la parte inferiore degli astucci assai cresciuti nel frattempo in forma ovoidale a larga base troncata, senza che peraltro da questi adattamenti ne derivi alcun danno ai due esseri. 1072 e. Hildenhrandtia Protolypus Nardo (sotto il nome di Peyssonnelia Dubvi (Crouan). Tracvton, Kitsap county, Washington, 4 Ag. 1897. J. E. Tilden. 592. Hildenhrandtia rosea Kuetz. Kuetz. Phycol. p 384, Sp. p. Ó94 ; J. Ag. Sp. II, p. 495, Epicr. p. 379; Aresch. Enum. p. 95. = Ervtlìroclalhrns pel/iùis U\ehm. in Kròyer ; Cruoria pellita Oersted De region. mar. p. 5o (fide Aresch.); Verrucaria rubra Sommerf. Suppl. fi. Lapp. p. 140 (fide loci nata- lis) } ; Segesiria rubra Fr. Lichenogr. p. 430 (partim ?) ; Zonarìa deii- sta Lyngb. Hydr. p. 19 (partim), t. 5, Fronda di forma indeterminata, qua e là espansa, coccineo-ro- sea, tenuissima. fili un po' attenuati verso l'apice, articoli quasi eguali al diametro, tetrasporangi nidulanti fra i paranemi, irregolarmente - divisi. Hab. sulle pietre spruzzate dall'acqua neir oceano Atlantico, p. e. nel porto Cuxhaven (Kuetzingj, alle spiagge della Bahusia (Are- schoug) e nelle stesse altre regioni indicate per la H. Prototypus, neir America boreale (Farlow). L'aspetto esteriore è simile a quello della precedente sp. Cel- lule larghe 2,5-3 ji., quasi equilunghe al diametro. Sporangi divisi in modo irregolare, cioè tra il modo crociato e il triangolare, escluso il zonato. Vuoisi distinta una var. ftiscescens Caspary, Seealgen von Neukuhren p. 146: crosta simulante quasi una macchia di sangue essiccato, costituita da uno strato di cellule fino a 23, cellule disposte lungo linee rette. Sulle pietre nel golfo Wange (Caspary). Che ne pensino alcuni autori di questa pretesa specie fu detto nel n. precedente. La pianta relativa fu già designata anche col nome di Raematophloea Crollanti Crn. (non J. Ag.) ; da Debray, Van Heurck e Heydrich fu riunita alla //. Prototypus. L'unico esemplare esaminato è di un granato assai scuro, e poiché il colore, dato il genere, si mantiene indefinitamente inalte- rato dalla prima sua essiccazione in poi, come pure considerata l'o- rigine sua baltica, dovrebbesi ritenere come un rappresentante della varietà del Caspary, di cui possiede i caratteri. Né sul valore di questi caratteri nò di altri nei riguardi dell' autonomia specifica o meno della //. rosea^ nulla é lecito espiimcrc di così positivo da risolvere 107^ la questione. Parmi invece doversi soprattutto tener presente che, trattandosi di un genere di transizione dalle Squamariacee alle Co- rallinacee, non convenga dare una speciale importanza a talune ma- nifestazioni aventi carattere individuale più che specifico. Nel caso attuale il carattere primario è quello della maggiore indeterminatezza nella natura della divisione dei tetrasporangi, e siccome la stessa ambiguità può riscontrarsi talora anche nella //. Prototypus, ragione di più perchè a questa debbasi riunire la //. rosea. Con la seguente si passa già infatti alla divisione zonata. a. Riìdeììbrandlia rosea Kutz. Christiania, 18-4-1848, leg. Schù- beler. 593. Hildenbrandtia Le-Cannellieri Hariot, in Journ. de Botanique 1887, p. 74, cum icone; Asken. Alg. Exped. Gazelle p. 3i, t. 11, f. I I - 1 4. Fronda espansa in modo indefinito, porpormo-fosca, cartilaginea, rugosa, cavernosa, poco aderente alla matrice, crassa 5-8 mm. ; cel- lule quadrate del diam. di 5- io [j.., densissime radiatamente disposte; tetrasporangi evoluti in cripte superficiali, frammisti a parafisi lineari, oblunghi, zonatamente divisi. Hah. spesso sulle rupi nello stretto Magellanico fino al Capo Ilorn, America australe (Naumann, Hariot, Askenasy). Per il notevole suo spessore e per il peculiare suo portamento dipendente dal curioso modo della sua vegetazione, questa specie si differenzia ben nettamente, anzi rudemente, da tutte le sue congeneri. A primo aspetto sembra trattarsi di una fronda unita a guisa di una spessa lamina profondamente bitorzoluta, di color avana-scuro nel secco, cioè di quella speciale tonalità che talvolta il rosso intenso subisce per alterazione. (') Una descrizione meno imperfetta avrebbe richiesto l'esame di esemplari muniti di matrice perchè se nelle altre specie la completa (') Nel caso di cui si tratta non è forse estraneo a questa alterazione 1' uso di una soluzione di formalina infelicemente impiegato dal Dott. Turquet nell' intento della migliore conservazione delle alghe da lui raccolte alla Terra del Fuoco, come e' informa P. Hariot nel suo Extrait sulla Expèdiiioìi Antartiqtie Fran- caise {igos-igos) p. i. 1074 adesione al sopporto senza il concorso delle mancanti rizine è abba- stanza spiegato dall'esti-ema sottigliezza della fronda combinata all' a- zione del muco apprensivo, mal si può spiegare in questa, una volta levata dal suo substrato, sterilizzata fors' anco dal formolo, e disseccata. 11 primo stadio di vegetazione nelle altre specie è quello di una forma unita, perfettamente circolare, e solo negli ulteriori sviluppi l'ambito assume un aspetto variamente irregolare, in dipendenza dei successivi accrescimenti m lobature ora indipendenti, ora confluenti, ed ora sovrapponentisi nei casi delle più ampie espansioni richiedenti la completa involuzione di quella limitata superficie che può offrire un piccolo ciottolo. La specie di cui si tratta si trova in ben altre condizioni alle quali deve la sua tenace robustezza e il peculiare modo di vegeta- zione. Per quanto è a mia cognizione, la pianta dev' essere per ec- cellenza anfibia, svolgentesi in un ambiente tra il mare e la roccia matrice emersa e sopra elevantesi ad una certa altezza sul pelo del- l'acqua di cui non riceve che gli spruzzi, e per conseguenza può trovarsi in comunione di piante cos'i marine come terricole. P2cco, in proposito, il quadretto che ci presenta P. Hariot che, ben ebbe a descrivere l'ambiente: «.Celle Algiie, qui recouvre les rocìiers de la Terre de Feu et qui a étè relrouvée dans le dèlroit de Magel- laìi par le Doli. Nau/nann au cours de t Expédition de la Gabelle, forme une \one rouge sombre qui franche sur la leinte grise des ro- cker s, vivant en socie té de Lithothaninièes et de Licheìis ». Oltre che per l'ambiente, la pianta dunque ci si presenta con caratteri esteriori ben diversi da quelli delle sue congeneri. Già dalle prime sue evoluzioni la continuità della lamina è presto interrotta da divisioni irregolari lobuliformi, incrassate, ramificate, a divisioni di tratto in tratto convergenti, che, confluendo, determinano delle fenestrazioni varie di forma e di dimensioni, il che tutto costituisce una base appianata aderente al substrato. Sopra questa parte basilare le stesse lobulazioni, che rappresentano le estremità delle iniziali diramazioni, vanno sviluppandosi in forma di grosse verruche tonde submoniliformi che si ammassano alla superficie della fronda in com.- patte configurazioni a guisa di rosette tubercolose regolari ed irre- golari, d'onde un aspetto esteriore, cerebriforme quale può ravvi- sarsi in alcune specie di licheni, p. cs. in Lecidea cerehrina Schaer. 1075 Altre notizie non posso aggiungere, né so se avrei potuto tro- varne nel Journal de Botanique 1887, sopra citato e che io non ebbi la possibilità di consultare. a. Hildetibrandtìa Lecanneìieri Har. ! Terre de Feu i883. P. Hariot. Fam. VII. CORALLINACEAE (Gray) Harv, Corallìdeae Gray (1821) Arrang. Brit. PI. I, p. 339. Corallinaceac Menegh. (i838) Cenni organogr. alg. 33 {Corali ineae) ; Harv. (i853) Nereis bor. Amer. lì, p. 80; Schmitz et llaupttL in Engl. et Prantl Naturi. Ptlanzenfam. (18Q7). In quanto alla forma la fronda è grandemente variabile, ora filamentosa più o meno ramosa, ora fogliacea o crostacea, piuttosto dendriticamente suddivisa, uni-pluristratosa, talvolta endofitica, quasi sempre incrostata di sostanza calcarea. Sporangi, anteridi e procarpi riuniti in sori, alle volte evoluti in concettacoli propri. Cellule ausi- liarie, dopo la fecondazione, tutte vicendevolmente copulate. Gonimo- blasti plurimi generati dalla copulazione della cellula (presentanti delle brevi catenelle di carpospore). Prospetto dei Generi. I. Tallo non incrostato da sostanza calcarea, costituito da semplici fili articolati, ramosi, espansi in un piano {Schmit^ielleae Fosl.). SchmilTjella 13. et B. — Organi di riproduzione disposti in ne- mateci nudi, senza vero pericarpio. Tallo endofìtico nella Clado- phora pellucida. II. Tallo sempre calcificato. A. Tallo non articolato, piano, crostiforme, o fogliaceo o foveolato fino a coralloideo. f Sporangi riuniti in sori più o meno nettamente definiti ovvero in gruppi concettacoliformi muniti di più pori. I. Tallo senza strato basale differenziato [Chactolitìioneae Posi.). 1076 Chaetolithon Fosl. — Trillo endofitico o parassitico sulle Corallina. Sporangi riuniti in sori concettacoliformi. 2. Tallo con strato basale, non endofitico iLitholhamnìoneae Fosl.). I Tallo nello stato vegetativo sempre monostromatico, solo in prossimità dei sori pluristromatico. f') Epiliihon Heydr. — Cellule costituenti lo strato tallino minutissime. Sporangi divisi in modo zonato. II Tallo anche nelle parti vegetative pluristromatico, con ipotallo differenziato dal peritallo. Sporolithon Hevdr. ("') — Sori sporangiferi di forma indeterminata. Sporangi indivisi o divisi in modo crociato. LUliothamnìon Phil. — Sori sporangiferi superficiali, appena immersi, con tetto piano o appena elevato. Sporangi 2-4 divisi trasver- salmente. Phyiiiatolithon Fosl. — Sori sporangiferi immersi, con tetto concavo patelli forme. Sporangi come nel gen. Lilhothamnion. f f Sporangi riuniti in veri concettacoli quasi urceolati, ciascun concettacolo provvisto di un unico poro dapprima chiuso da un tappo che più tardi viene espulso. 1. Tallo senza strato basale proprio [Choreonemeae Fosl.). Choreonema Schmitz. — Tallo endofitico nelle Corallina. 2. Tallo con strato basale, non endofitico. I Tallo fortemente calcificato [Melohesieae Fosl.). O Tallo nello stato vegetativo tipicamente unistratoso, solo in prossimità dei concettacoli pluristratoso. Melohesia Lamour. f-^j - Croste semplici, non sovrapposte l'una all' altra. (^J F. Heydrich, basandosi sugli organi della riproduzione sessuale, distinse alcuni generi affini al gen. Lithothaiiinioti Phil. cioè Eleiithcrospora (1900) che corrisponde al gen. Phyinatolitìton Fosl. \^Phytn. polymorphnm {\^.)Yo^\.'\\ Sphae- ratithera (1900) che va riferito in parte al Litìiothamnioti crìspatum Hauck, in parte al Lithophyllmn byssoides (Eli.) Phil. ; Paraspora (1900) che è il Lithot/iam- nion fruticulosmn (Kuetz.) Fosl. (-) Questo genere sembra corrispondere quasi integralmente al gen. Archeo- lithothamtiion Rothpl. che per ragioni di priorità dovrebbe venire preferito (almeno per le forme fossili). (^) 11 Foslie (1909) elevò a genere un sottogenere Heterodcrma da lui pro- posto nel 1909 per il gen. Melobesia, dal quale lo alienilo distinto per la man- 107 7 Litholepis Fosl. — Croste regolarmente sovrapposte 1' una all'altra, in apparenza perciò pluristratose. O O Tallo anche nello stato vegetativo sempre pluristratoso, con ipotallo differenziato dal peritallo. (') ^ Sporangi quasi ugualmente distribuiti su tutto il fondo del concettacolo. Hydrolithon Fosl. — Ipotallo poco sviluppato, unistratoso. Goniolithon Fosl. — Ipotallo pluristratoso. ;f(>ff Sporangi sviluppati solo alla periferia del concettacolo, la parte centrale essendo occupata da parafisi. A Ipotallo unistratoso. Dertimtolilhon Fosl. — Ipotallo poco sviluppato. A A Ipotallo pluristratoso. Lithophyììum Phil. — Struttura cellulare abbastanza omogenea. Ipo- tallo formato da serie cellulari concentriche. Tenarea Bory. — Struttura come sopra. Ipotallo formato da fila- menti giustaposti e densi ma con le cellule non disposte in serie concentriche. Porolithon Fosl. — Struttura cellulare non omogenea, per la pre- senza di cellule grandi sparse o in gruppi. Il Tallo lievemente calcificato, spesso flessibile (Ma.j/o/'/zon^^^ Fosl.). Lithoporella Fosl. — Tallo crostiforme, non caulescente. Croste irregolarmente sovrapposte l'una all'altra. canza di cellule piliformi (eterocisti) ; tipi ne sono la Melob. Le-Jolisii Ros. e la Melob. coronata Ros. ; nel 1908 lo stesso Foslie aveva proposto un sottogenere Piiostroìiia (tipo lo Hapaliditim zonale Crouan) pure per il gen. Melobesia, sot- togenere che neir anno successivo ammise invece nel genere Heterodernia. Nel- r intricatissima congerie di forme di Corallinaceae inarticolate gli autori, giova notarlo, mostrano continui pentimenti rispetto all' assegnazione generica ; per for- nire un solo esempio, ricordisi che il Lithophyììum ( Carpolithon) mauritiaìiiim Fosl. (1907) divenne Melobesia (Pliostroma) mauritiana Fosl. nel 1908 per cam- biarsi in Heterodernia {Pliostroma) maiiritianmn Fosl. nel 1909. (') F. Heydrich, seguendo i concetti accennati nella nota i, distinse alcuni generi affini a Lithophyììum Phil. cioè : Stichospora (1900) fondato sul Lithotham- nion calcareum (E. et S.) Aresch. ; Hyperantherella (1900) che comprende il Z/- thophyllum incrustans Phil. e forse il Lithophyììum decussatum (E. et S.) Phil. ; Stereophyllum (1904) al quale è riferito il Lithophyììum expansum Phil.; e Peri- spermon (1900) poi mutato in Perispermum (1901) che, secondo il Foslie, rientra nel gen. Lithophyììum Phil. 1078 Masiophora (Decne). Harv. — Tallo flessibile, caulescente, al disopra fogliaceo-appianato, più volte forcuto-ramoso. B. Tallo articolato, con ginocchia (geniculi) più o meno calcificate, eretto, cilindrico o appianato. f Organi di riproduzione sviluppati nel tessuto corticale. Concettacoli emisferici o conici, sessili. Amphiroa Lamour. — Genicoli uni o plurizonati (ossia formati da una o più serie di cellule). Ramificazione del tallo dicotoma, pennata o irregolare. Articoli cilindrici, compressi o sagittali, ■j-f Organi di riproduzione sviluppati nel tessuto midollare. Concettacoli globulosi o piriformi. 1. Genicoli plurizonati. Metagoniolillion Web. v. Bosse. — Articoli cilindrici. Rami laterali del tallo verticillati, sorgenti dai genicoli. 2. Genicoli appena o nuli' affatto differenziati (gli articoli vegeta- tivi essendo separati da costrizioni del pari calcificate). Lìihothrix Gray. — Ramificazione principale dicotoma con articoli compressi ; rami laterali pennati con articoli cilindrici. 3. Genicoli unizonati. Rami laterali derivanti dagli articoli. § Concettacoli sessili. Cheilosporum (Decne.) Aresch, — Concettacoli immersi nei rami laterali ovvero nei processi marginali dei rametti laterali. Il Concettacoli peduncolati. Corallina Lamour. — Ramificazione pennata o più o meno decom- posta o tricoloma. Jania Lamour. — Ramificazione regolarmente dicotoma. Lo scrivente, sprovvisto delle opere dello Heydrich e del Foslie, potè avere dalla gentilezza del Dott. G. B. De Toni il qui sopra ri- portato prospetto sistematico delle Corallinaceae e relative noticine a pie di pagina. Di ciò anche qui ringrazia l'egregio amico. Le tallofite finora esaminate, anche con metodi più semplici di preparazione, ci si mostrano piuttosto agevolmente nelle organizza- zioni loro più o meno complesse aprendoci, si direbbe, cortesemente la casa loro di una trasparenza di vetro. Non così può dirsi delle 1071) Corallinacee le quali sono quasi tutte riparate entro fortezze lapidee espugnabili solo in seguito a un lungo assedio chimico anatomico, dopo di che reclamano un più alto compito intellettuale diretto alla ricerca e alla valutazione dei caratteri di struttura nei rapporti della sistemazione. I risultati di un tale studio sono ancora in parte va- riamente apprezzati dagli autori nel senso di conferire ad essi l'im- portanza di caratteri distintivi per l'identificazione dei generi e di talune specie, se se ne toglie la grossolana divisione delle inartico- late (Melobesieae) e delle articolate (Eucorallineae). Di simili difficoltà si è ben lungi dall'avere un esempio nelle calcificazioni di Alghe estranee alla famiglia di cui ora devesi trattare, quali Cymopolia, Ace- tabulaha, Halimeda, Galaxatira, Actinotrichìa ecc., non escluse le stesse Squaniariaceae e Hildenbrandtieae che più vi si avvicinano. Non è da stupirsi pertanto se gli specialisti della materia nel- r approfondire lo studio delle Corallinaceae sentirono la necessità della creazione di sempre più nuovi generi, creazione dovuta non tanto alle scoperte di nuove piante, quanto alla scoperta di caratteri nuovi in piante di vecchia conoscenza, e che molte di queste abbiano fatto passaggio dall'uno all'altro dei vecchi generi (badare perciò alle sinonimie), d'onde un rimaneggiamento nella generale disposi- zione sistematica. Quella ora presentata dal Dott. G. B. De Toni, assai pregevole in quanto meglio rispecchia lo stato odierno della scienza, non può essere però l'ultima definitiva. (') Nell'intento di semplificare l'identificazione dei generi e delle specie, e tenuto conto dei lavori di Posile, di Heydrich, di Vendo, ecc., la signora Lemoine, col suo studio sopra la Slructure ana- tomique, application ù la classification, [~) ce ne dà un notevole contributo per quanto, finora, limitato ai generi Litholhamnioìi e Li- thophyllum e loro derivati Archaeoliihotliaiiniion, Porolithon, ecc. Questo lavoro che tratta della tecnica della preparazione, della incrostazione, CJ Non si riporta il prospetto di Schmitz-Hauptfleiscli, contemplante soli nove generi, siccome di troppo scarso interesse pratico ai nostri giorni in cui a ben più numerosi intimi elementi devesi avere riguardo per la collocazione siste- matica degli accresciuti generi e specie. (-) Annales de l' Institut Oceanog. t. II, fase. 2 15 Fev. 191 1. Veramente la proposta devesi alla sìg. A. Weber van Bosse, Corallinées in The Corallinaceae of the Siboga Exped. LXI, 1904, Leyden. 1080 degli organi riproduttori, delle descrizioni dei quattro citati generi, della bibliografìa relativa, ecc. sarà di grande aiuto agli studiosi per i vantaggi assai pratici del proposto metodo, massime nei casi di esemplari sterili. Tutto ciò ho inteso premettere per spiegare il modo spiccio che lo scrivente dovrà usare nella trattazione delle Corallinacee, non avendo abbastanza materiale né tempo né possibilità di controllare fatti noti e molto meno di aggiungerne di nuovi in una materia per la quale si richiedono speciali e laboriose preparazioni secondate da occhi e da mani di giovanili acume e destrezza. A. Tallo non articolato. Genere SCHMIT2IELLA Born. et Batt. (1891). In llolm. et Batt. Rev. List. p. loi, On Schmii^iella, a new Ge- nus of Algae (Annals of Botany voi. VI), p. i85, t. X. Etym. gen. dedicato al chiar. bot. germanico F. Schmitz. iìngl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 540. Fronda tenue, non incrostante, endofìtica, piana membranacea, pseudoparenchimatica, venosa. Frutti sotto la cuticola di Cladophora l'in pustole concettacoliformi emisferico-depresse pertugiate all'apice \^poriis\ elevate) sparsi, minuti, privi di pericarpio proprio chiuso, formanti sori nemateciosi. Oss. Cistocarpi nudi (privi di pericarpio proprio). Carpospore e tetrasporangi commisti a poche parafisi. Tetrasporangi zonatamente divisi. Il tallo consta di nervi primari formati da cellule allungate pluriseriate (2-8) lungamente scorrenti, i secondari monosifoni pen- natamente uscenti, alterni in un coi precedenti formanti un reticolo ispessito più o meno densamente da macchie cellulari (rametti;. — Finora se ne conosce una sola specie. 594. Schmitziella endophloea Born. et Batt. in Gibson A revis. List of Mar. Algae (1891) p. 116; Batters op. cit. := Erythrocelis Cladophorae Batt. herb. Etym. della specie En dentro e phloios corticc. 1081 Hab. nelle frondi di Cladopìiora pellucida^ le quali tinge di un bel colore coccineo, nell'Atlantico ai lidi boreo-occidentali di Francia (Bornet), in Inghilterra (Batters). Nella sua Liste des Alg. mar. J. Cha- lon precisa le seguenti località : Fécamp, Bruneval, Grandcamp (Debray), Granville, St. Malo, Morbihan (Lenormand), Jersey 1902 iH. Van Heurck), Duon (J. Cha- lon), Biarritz, Guéthary, St. Jean de Luz (Sauvageau). Sporangi 20 j=; 12, spore 2-4. Scelgo le seguenti notizie fra quelle che si apprendono dalla citata opera del Batters. L'alga di cui si tratta venne scoperta da Bornet nel 1854 a Cherbourg, ma non venne pubblicata che più tardi in occasione della sua nota sulla Melobesia [Choreoiiema] Thu- reli Born., apparsa negli Études Phycologiques 1878, ripromettendosi di tornare sull'argomento, ciò che non avvenne per mancanza di esemplari recenti. . Il Batters nel i885 raccolse a Torquay un'alga che egli credeva non ancora conosciuta e cos'i distinta da ogni specie descritta, che la collocò nel suo erbario sotto il nome di Eryihrocelis Cladophorae, ma venuto poi a conoscenza della precedente scoperta fatta dal Bor- net ne adottò il nome da questi impostole in onore del grande algo- logo germanico. Osserva che nelle località Torquay e Pufjin la pianta attacca di preferenza le Cladopìiora che si trovano sulT estremità delle roccie profonde, molto ombreggiate dalle eminenze di queste e sporgenti sugli abissi e solo sui rami della pianta ospitante la quale, a quanto sembra, non è influenzata dalla presenza dell' endofita. La Schmit::idla venne trovata unicamente sulla Ciad, pellucida e non si sa concepire una ragione perchè non si trovi su altre specie, mas- sime su quelle aventi una base perenne, quali .C. catenaia e C pro- lifera. L'azione della luce non sembra necessaria allo sviluppo pro- speroso di Schmii^iella, e infatti in individui di Cladophora invasi da Melobesie si rinvennero splendidi esemplari della endolita viva- mente colorati, ma sterili. Credesi che le spore della endofita pene- trino nella Cladoph. perla piccola apertura collocata all'estremità di ogni cellula, destinata alla fuoruscita delle zoospore. Il primo stadio dello sviluppo di una fronda di SchmiiTÌella dall' A. osservato consiste in sei cellule issai irregolari. La spora vi sembra divisa in quattro parti una delle quali è quasi divisa in tre. Da questo punto in poi 10.S2 la fronda va sempre più allungandosi formando rami laterali. In prin- cipio il tallo consiste di cellule rosee seriale in filamenti i quali ra- mificandosi formano una rete e finalmente una membrana più o meno compatta pseudoparenchimatosa espansa inclusa tra i sepimenti delle cellule della Cladophora e frequentemente, arrotondando le cellule della pianta ospitante, finisce coli' assumere la forma di un cilindro concavo. I filamenti primari sono composti di cellule cilin- driche allungate e si protraggono a grande distanza in serie parallele di 2-8 (ordinariamente 3-4), indi si separano dirigendosi in modo opposto, raggiungendo cosi talvolta i filamenti di altri gruppi. Le molte e irregolari ramificazioni secondarie sono composte di cellule brevi assai varie, e tengono la stessa direzione del filamento princi- pale. La natura del tallo presenta quindi l'aspetto di una espansione membranacea venosa ove le cellule lunghe dei fili primari rappresen-" tano le vene. Talvolta le ramificazioni si sovrappongono e allora il tallo viene ad essere formato da due (raramente tre) strati di mem- brane. La membrana delle cellule è sempre sottile e delicata, non mai calcare come in quasi tutte le altre specie dell'Ordine. Gli or- gani riproduttivi si sviluppano in sori nemateciali sulla faccia supe- riore in forma di protuberanze emisferico-depresse le quali provocano dei piccoli sollevamenti sulle articolazioni della Cladofora. 1 sori te- trasporici hanno un perimetro rotondato e spesso sono sparsi in gran numero sulla superficie del tallo, i cistocarpici sono più grandi, più piani e non così numerosi, ma non è certo se tale carattere sia co- stante (*). Gli anteridì non furono osservati. Il gen. Schmit^iella appartiene indubbiamente all'Ordine delle Coralliìtaceae ma differisce in molti punti da tutti gli altri generi. La formazione del tallo differisce da quella del maggior numero dei mem- bri dell' Ordine, ma una molto simile formazione venne trovata nella Melobesia callithamnioides Falkbg. e nello Hapalidium callithamnìoides Crn. Il suo modo poi di vivere endofitico forma un'analogia col gen. Choreonema Schmitz, col quale però non ha altro di comune. Il ca- rattere distintivo del genere consiste nella completa assenza, in tutte (^) Per altre più particolari notizie sulle fruttificazioni sarà d'uopo che lo studioso ricorra all' originale opuscolo quando non abbia mezzo di rilevarle sul vero. 1083 le sue forme più rudimentarie, della parete racchiudente con la quale sono circondati gli organi riproduttori di tutte le altre Corallinacee. Gli organi riproduttori di Schmii^iella sono prodotti da sor! aperti nemateciosi circondati da un anello di brevissime parafisi, mentre quelli degli altri generi sono rinchiusi in concettacoli aventi una pic- cola apertura apicale. Il Batters, in questo suo studio, ha usato un ingrandimento di mille diametri per le carpospore, per le bispore e per le tetraspore; di 75o diam. per ogni altra parte della pianta. Nei miei esemplari l'endofita si presenta dalle ascelle delle primarie divisioni della Cladophora e si estende, da questo punto in poi, fino agli apici estremi della cloroficea, ma sempre mantenendosi nelle parti dipendenti dallo stesso asse alla cui ascella la spora di Schmitxidla ebbe a penetrare nella matrice, libere lasciando le vege- tazioni degli altri assi. Dovrebbesi da ciò dedurre che un individuo di Cladophora perchè sia completamente invaso dalla Corallinacea occorrerebbe che le spore di questa avessero penetrata la cloroficea in ciascuno degli assi secondari di cui si compone. Il colore roseo- porporino si conserva assai bene negli erbari, come me lo prova un esemplare raccolto dallo Harvey, osservandolo ora (anno 1916), e un altro raccolto dal Chalon nel igo3, mentre lo trovo invece affatto scomparso in una preparazione fra due vetri saldati nei margini con vernice. a. SchmilTJdla endophloea Bornet. Gatteville (Manche), Harvey. b. Idem Born. et Batt. Dans cellules de Clado- phora pellucida. Duon (Roscoff), Sept. 1903. Genere CHAETOLITHON Fosl. (1898). Foslie, List of sp. of Lithoth. p. 7, Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. i5. (Etim. chaete setola, lìthos, pietra). Lithothamnion sub- gen. Lilhoneina Fosl. in op. cit., Melobesiae sp. Solms-Laubach. Fronda parassitica, cellule dell' ipotallo penetranti a guisa di ri- zoidi nel contesto delle alghe matricali (delle Coralline). Concettacoli degli sporangi soriformi, subimmersi. Cistocarpi finora ignoti. Gen. monospecifico. 1084 SqS. Chaetolithon deformans (Solms) Fosl. in List cit. = Melohesia deformans Solms Corali, p. 57, t. 1, f. 5, t. Ili, f. 12. Rah. negli apici di Corallina nataUnsis {Jania nat. Harv.), i quali deforma (Solms-Laubach). Gli apici della Corallina deformati dal Chaetolithon si fanno cioè brevemente articolati coralliformi e per ogni verso irregolarmente ramosi. Privo di qualsiasi esemplare nonché di più estese notizie sopra la pianta invadente, nulla posso aggiungere al riguardo. Oss. — L'etimologia del genere ci suggerisce l'idea di un tallo setiforme indurato come pietra in seguito a calcificazione. Ma pro- babilmente di calcificato non si ha che la parte fruttigera sporgente dalla matrice, come avviene in Choreonema, mentre in entrambi i casi la parte vegetativa (ipotallo) sarebbe da ricercarsi nel tessuto della pianta ospitale sotto la forma di un filo rizoideo di struttura cellulare moniliforme, tenero e nudo. Come si è visto, il Foslie nel descrivere il Chaetolithon ne qualifica la fronda come parassitica, mentre in realtà sarebbe semiendofìtica come Choreonema ma senza alcuno dei caratteri che possano giustificare la qualifica. Restando nel mare, non so se sia stato mai dimostrato un vero parassitismo nelle alghe, cosi come avviene delle Loranthaceae fra le dicotiledoni. Evidente- mente deve trattarsi di ospitalitalismo. Nel caso nostro, che potrebbe forse estendersi ad ogni altro consimile, la dimostrazione dell'ospi- talità dovrebbe essere fatta con un richiamo di fatti la cui esposi- zione ci porterebbe troppo in lungo. 1 capitoli ne potrebbero essere i seguenti : sopporto o sostegno (falsa matrice, minerale, vegetale, animale) ; matrice vera, simbiosi di protezione per la pianta più de- bole ma senza penetrazioni; simbiosi con penetrazione più o meno profonda; simbiosi di completa penetrazione inclusavi la stessa frut- tificazione (endofitismo). In questo ultimo caso trovasi la Schmit\iella. Nei casi di più o meno profonda penetrazione a scopo di evoluzione e protezione insieme e con fruttificazione esteriore trovansi Harveyelhi, Choreocolax, Actinococciu, Sterrocolax, Callocolax, ecc., cui debbonsi aggiungere Chaetolithon e Choreonema, generi tutti che hanno d' uopo di una matrice vera quale è costituita dal tessuto vivente delle ri- spettive piante ospitanti delle quali peralti'O non consumano l'orga- nismo ma unicamente un' infinitesima parte di quel fluido marino, che, sempre rinnovantesi, le pervade. L così che questi pretesi pa- 1085 Tassiti, per quanto in modo indiretto, non sfuggono alla legge co- mune che presiede alla nutrizione delle alghe. Genere EPILITHON Heydr. (1899). Melobesieae p. 408; Weit. Ausbau Corali. Syst. (1900) p. 314. — Genus prò Melobcsia membranacea conditum. (Etim, epi sopra, lilhos (pietra). 11 gen. fu creato dallo Heydrich nel 1899 con un' unica sp., £/>//. membranacea (Esp.) Heydr., sottogenere di Litholhamnion secondo Foslie. Sembra che in origine la pianta fondamentale del genere Epili- ihon sia stata dallo Heydrich designata col nome di Lithothamnion Van-ileurcìdi (^), abbandonando così, mentre rendeva onore all'a- mico, anche il nome specifico di membranacea per eliminare il dub- bio che la pianta stessa possa avere qualsiasi relazione con la Melo- besia membranacea Lamour., ora Lithothamnion membranaceum (Esp.) Fosl. E poiché il genere è monospecifìco, la diagnosi relativa è im- plicita nella seguente descrizione fatta dallo stesso scopritore della nuova alga che si distanzia pertanto dal gen. Lithothamnion e più ancora dal gen. Melobesia. 59Ó. Epilithon Van-Heurckii Heydr. Al riguardo Jean Chalon nella qui sotto citata Lista ha pubbli- cato quanto segue: « Lithothamnion Van Heurckii Heydr. — Jersev 1903 e 1904, Ste-Brelade, epave sopra Aglaophenia attaccata ad una Halydris, 11. V. H. 11 Dott. Henri Van Ueurck ci comunica, estratta dal suo Pro- drome, la traduzione della diagnosi óqW Epiiitlion Van-Heurckii, del sig. Heydrich, e le figure riterentesi a questa nuova Alga. Epilithon Van-Heurckii Heydr. mscr. (') Veggasi J. Chalon, Liste Alg. Mar. p. 207. 108G 11 tallo forma suW Aglaopheina dei piccoli punti rosei da 1 5o a 35o [j.. di diam., provvisti di 2 a 8 lobi ineguali profondamente incisi, arrotondati, che non si riuniscono e più non crescono l'uno sopra l'altro, ma che sono manifestamente separati o si toccano alle estre- mità come lo mostra la fig. 2. Il tallo non è calcificato, esso è fisso con tutta la sua parte inferiore e composto di uno strato di cellule quadrate, aventi di ó a 8 o da 8 a 8 [x. di diam. ed è provvisto di cellule corticali assai piatte che sono completamente immerse in quelle grandi (confrontare fig. 3), e che coprono la metà della grande. Non vi sono celluhs-limites. Le tetraspore, divise trasversalmente in due, si trovano in con- cettacoli soriformi da 80 a 100 [x. di diam., che contengono 7-8 te- trasporangi ed hanno altrettanti pori (fig. 2 e 3) ; questi concettacoli sono perfettamente sferici. Di tutte le specie di Melobesia descritte, non vi è che la M. membranacea che si avvicina alla nuova specie. La M. membra- nacea è incrostata di calce, ha dei sori e dei concettacoli piij grandi e, nelle vicinanze di questi, parecchi strati di cellule e le tetraspore divise trasversalmente. La pianta fu trovata nel febbraio 1903 dal sig. Dott. Henri Van Heurck. Essa cresce sui gambi dJ Aglaophenia impiantati sopra la Ha- lidrys sìliquosa rejetta nella baia di St. Brelade all' isola di Jersey. Lo stesso botanico 1' ha trovata nelle condizioni identiche nel febb. 1904. Questa specie è rara ». Perchè altri possano intenderle meglio di quanto io non sono in grado, si riportano dall'originale queste parole : « et est (la minuta pianta di cui si tratta) pourvu de cellules corticales très plates qui sont complètement enfoncces dans les grandes, et qui couvrent la nioì- tiè de la grande ». Né la fig. 3. al riguardo citata, mi apporta una maggior luce. Ivi sono figurate cinque cellule rettangolari, grandi, disposte in linea orizzontale, e quindi coi lati maggiori pure nella stessa direzione. Tre di queste cellule, e cioè una ad una delle estre- mità della figurata porzione di fronda, e due altre all' estremità op- posta recano nell'angolo superiore sinistro una piccolissima cellula subrettangolare corrispondente, per dimensioni, a meno di un terzo delle grandi cellule che molto parzialmente ricoprono. Dalle due grandi cellule centrali di detta porzione (libera da ogni sovrapposi- 1087 zione di cellule minori) sporge un concettticolo contenente 4 tetra- sporangi divisi trasversalmente in due. Veda ora il lettore se fra il testo e la figura vi è perfetta rispondenza e se, ad ogni modo, il fenomeno è ben reso. L' osservazione non è forse cosi oziosa o me- ticolosa come può sembrare, e ciò non tanto per il particolare cui si riferisce ma in quanto rientra nel giudizio espresso dal De Toni a proposito della determinazione delle Lithothamnieae quani maxime dìfficilis est, tantum, speciminum autlienticorum comparatione factà aut figurarum bene delineatarum subsidio, secura. (*) Che la denominazione di Epilithon non sempre convenga alla pianta di cui si tratta, è comprovato dalla matrice animale sulla quale finora unicamente fu trovata, a quanto riferisce il Van Heurck, e cioè suir Aglaophemia sp. dei Celenterati idroidi, fam. delle Plumu- lariee, di sostanza coriacea, sempre priva di qualsiasi incrostazione lapidea che si attacca alle rocce o alle alghe più robuste, quale la Halidrys siliquosa, come avviene anche per le Plumularia cristata, P. falcata e altri zoofiti. Così si rileva per l'eventualità in cui la pianta del Van Heurck, mutata la matrice, non muti per avventura alcuni dei caratteri stati finora osservati. Sulla stessa matrice animale, appresa pure alla Halydris, fu rinvenuta la Melobesia inaeqiiiìatera Solms a Tatihou (Malard e Kuckuck). Genere SPOROLITHON Heydr. (1897), Heydrich, Corali, ins. Melob. n. 16, Melobesiae p. 416 (Etym. spora seme, litlios pietra). La figura del tallo offre l'aspetto dei Li- tììothamnion, ma gli sporangi, secondo il citato autore, producono degli strati (sori) più o meno estesi sovrapposti (non concettacoli propri); gli stessi sporangi sono indivisi o raramente bipartiti (cro- ciatamente divisi }). Nel 1891 il chiaro esumatore di alghe primeve, A. Rothpletz, creava il genere Arcìiaeolitìianinion ascrivendovi, naturalmente, sol- tanto alcune delle Lithothamniee fossili, più non aventi, a quanto (1) \&gg. De Toni, Syll. Alg. IV, p. 1729. 1088 pare, alcuna genuina rappresentanza attualmente. Ciononpertanto vi furono incluse talune specie viventi che, secondo il Foslie, apparten- gono a generi diversi. Nel 1899 F. Heydrich abolì il gen. Archaeoli- thothamnion, non so se in modo assoluto 0 nei soli riguardi delle spe- cie viventi, sostituendovi il gen. Sporolìihon al quale furono rife- rite le seguenti specie, secondo si legge in De Toni Syll. Alg. p lyóS: Spor. ptyckoides Heydr., Spor, molle Heydr.. Spor. crassiuìi Heydr., tutti e tre del mar Rosso presso El Tor., nonché lo Spor. mcditer- raneum Heydr. del golfo di Napoli. Ignoro che ne sia avvenuto, nel concetto dell'autore, delle specie di Archaeolithothamnìon di cui ai n. I, 2, 3, 4 della Sylloge stessa, p. 1722. 597. Sporolithon mediterraneum Heydr. Ein. neue Melob. Mittelm. (1899) p. 227. = Archaeolitholhamnìon mediterraneum (Heydr.) Posi. Rev. Syst. Surv. of the Melob. (1900) p. 8. — Crosta crassa, rossa, ondulata, a pochissime elevazioni 2-3 (di rado più numerose) irregolarmente globosa; sori sporangiferi sparsi sulla crosta, elevato-appianati. Hab. sulle conchiglie nel golfo napolitano (Dott. Francotte). — Crosta del diam. di 6-8 cm., crassa i-i,5 mm. Elevazioni alte o.5 cm. Sori alti appena o,5 mm., del diam. di 4-6 mm. Tetrasporangi I 20 ^ Ò4 |j.. Pure considerata la limitatissima stazione che le venne finora assegnata nel solo Mediterraneo, ho creduto di far eccezione per questa specie col farne quivi un cenno, altre non conoscendone. È da ricordare che Lilholhamnìon e Lithophyllum sono generi che per forma, struttura, incrostazione più o meno densamente la- pidea e per evoluzione biologica si possono considerare eguali e che vegetano dal pelo dell'acqua fino a molta profondità a seconda non solo delle specie ma talvolta anche di una stessa specie. Veggasi Rodriguez. I due esemplari di Sporolithon da me esaminati, dalla natura del rispettivo loro sopporto dovrebbesi arguire essere provenienti da profondità diverse. Spaccatane la matrice dell'uno (piuttosto leggero in rapporto al volume) la trovai costituita da molta arena combinata con detriti di sottili conchiglie, di aculei di Ricci di Mare e da diverse valve giovanissime di Carditim ancora integre. Vuotata di questo suo 1089 contenuto assai incoerente e perciò facilmente involgibile, l'alga potè così assumere una forma subsferica molto depressa il cui interno si compone di parecchie cavernule intercomunicanti dovute a stratose resistenze minori del substrato d'onde la molteplicità degli avvolgi- menti dell'alga i cui accrescimenti successivi determinarono in se- guito l'indicata forma. In questo caso la natura della matrice sta- rebbe ad indicare la poca profondità in cui la pianta ebbe a trovarsi. L'altro esemplare invece, assai pesante in rapporto al suo pic- colo volume, avvolge una pietra bigia silicea compattissima, ed è a questo che si potrebbe assegnare una profondità maggiore. La su- perficie di entrambi gli esemplari è uguale, avendo cioè insensibili on- dulazioni, mentre le elevazioni vi sono assai numerose in forma di bitorzoli rotondato-appianati, di varie dimensioni di cui le più grandi uguagliano quelle di un granello di miglio, mentre i superiori loro volumi sono dovuti a confluenze di due o più bitorzoli, originando, in tal caso, delle configurazioni varie di forma. I sori si mostrano con granulazioni assai più piccole e perfettamente liscie. 11 colore è cretaceo, il che non deve stupire essendo il caso più comune fra le Corallinacee inarticolate la cui tavolozza è tanto variabile quanto ef- fimera, ciò che devesi all'incrostazione calcarea una volta cessata la vita della pianta, o che questa sia stata raccolta in istato di ultra maturanza. Dalla raschiatura della porzione previamente decalcificata con acido cloridrico e poscia più a lungo (48-60 ore) con liquido di Pé- rény (acido nitrico in alcool) si ottiene una gelatina subialino-sporca contenente detriti scuri insolubili di materie matricali la cui presenza peraltro non impedisce un' abbastanza esatta percezione del tessuto dell'alga. Questo è formato da cellule rettangolari, subquadrate e subtonde formanti un reticolo di maglie seriate circoscritte da una parete di minutissime cellule tonde, lucide, riunite a monile irrego- lare come, cioè, se un ipotetico filo non passasse pel centro di cia- scuna ma in punti più o meno distanti da esso. Sono appunto così fatte le linee trasversali dell'indicato reticolo. Le divisioni longitudi- nali dello stesso sono invece costituite da fili in apparenza semplici, di un'estrema esilità uniforme, ma che certamente debbono essere alla loro volta articolati. Ipotallo di cellule minutissime, irregolarmente stratose e con fili moniliformi, rizoidi, ramosi. 1090 Con questo risultato di un'unica visione in superficie non pre- tendo di avere illustrato una struttura che richiede ben altri e più delicati esperimenti, non esclusi quelli a semidecalcificazione con se- zioni trasversali e longitudinali estese anche alle parti sorifere. a. Sporolithon mediterraneum Heydr. — Golfo di Napoli. CoUez. profess. Francotte à la Station Zoologiqiie. Dono del prof. J. Chalon. 598. Sporolithon ptychoides forma Heydr. Heydrich Melobesiae (1897) p. 415, Sporolithon ptychoides forma... Corali, insbes. Melob. (1897) p. 67, t. Ili, f. 2c-23. Hab. in Coralliis lapidibusque pr. El Tor in mari Rubro (Kai- ser). Sotto il nome di Lithothamnion polymorphum trovo nel mio er- bario una esile ma larga melobesiea adnata ad un pezzetto di valva di Pinna, raccolta nel 1870 a Massaua da A. Issel. Non so a chi debbasi una tale determinazione che certo non può convenire alla pianta. È da escludersi infatti che possa trattarsi delle alghe omonime, r una fossile del Capeder, 1' altra vivente del Farlow (che oggi me- glio direbbesi Clathromorphiim compactum - Kjellm.-Fosl.), propria delle regioni boreali dell' Atlantico europeo ed americano e della re- gione Alaskana nel Pacifico, e di una terza, pure omonima, di Lin- neo (ora Phymalolithon Fosl., Eleutherospora Heydr.). Converrebbe soffermarsi invece sullo Archaeolithothamnion erythraeum (Rothpl.) Fosl., oppure, e forse meglio, sulle tre nuove specie di Sporolithon dello Heydrich, proprie, finora, del mare Rosso, già citate nella tratta- zione del genere. Di queste nuove specie non conosco descrizioni ; ma e la co- mune stazione originaria e il fatto di averle 1' autore distinte speci- ficamente in ptycoides con f. dura, in molle e crassum, pur non es- sendo in grado di entrare in merito a tali distinzioni, m'inducono a ritenere che il mio esemplare debba avere assai intima relazione con le indicate specie. La fronda della pianta di Massaua, dello spessore di un terzo di mill. e debolmente calcifera, é interamente adnata alla matrice di cui ripete perfettamente la levigata planizie, non avendo altre sopra- elevazioni air infuori delle fruttigere in tutto simili a quelle di Melo- hesia. Basta qualche minuto di umettazione con acido cloridrico per 1091 renderne la sostanza assai tenera e quasi gelatinosa. Il nativo colore roseo-porporino si è dealbato. La forma è quella di un'ampia crosta con leggere lobature rotondate e alcune croste minori, tonde, più chiare, ad essa si sovrappongono. Vista in superficie, mostra un tessuto di esigue cellule ialine la cui turgenza prodotta dal bagno decalcificante le fa apparire piutto- sto tonde e lucide. Queste cellule sono disposte in serie trasversali senza una cospicua differenza da quelle della periferia. Nell'esem- plare osservato questo lucido strato cellulare si mostra in alcune parti percorso da una sorta di venatura robusta, ramosa, ad estre- mità subtronche dalle quali sporge un fascio di brevi filamenti as- sai rigidi. Questa supposta venazione, giallorino-scuretta, sotto la compressione fra due vetri si può isolare e rivela cos'i la sua natura animale. Di questo rilievo ho creduto far cenno per premunire lo studioso esordiente contro erronei apprezzamenti causati da talune eteroge- neità che spesso si accompagnano alle alghe adnate alla matrice già in precedenza invasa da altre manifestazioni vegetali ed animali. Si sa che ben raramente i raccoglitori di alghe si scalzano e lavorano di scalpello e martello per asportare gl'individui muniti della loro diretta matrice, contentandosi delle facili prede superficiali o reiette coi rispettivi sopporti mobili. In queste ultime condizioni le piante non sempre possono offrire tutte le manifestazioni di cui sono suscettibili a seconda dei vari ambienti, delle varie età e delle varie matrici. Bisognerebbe conoscere gli esemplari del sig. Kaiser sui quali lo Heydrich imprese il suo studio per giudicare se ed in quanto corrispondono a tutte le esigenze all'uopo richieste. All'ini- zio di tale studio egli aveva cos'i distinti gli esemplari : 1. Sporolilìion ptychoides, forma dura^ indi Sporolithon plychoides senz'altro; 2. Spor. ptychoides f. moìlis, indi Spor. molle; 3. Spor. ptychoides f. mollis, indi Spor. crassum. Il fatto cos'i presentato, senza 1' accompagnamento dei dati che dovrebbero giustificarlo, farebbe nascere il dubbio che possa trattarsi di un' unica pianta in condizioni differenti di ambiente, di sviluppo, di matrice. L'esemplare della pianta di Massaua e per la condizione sua 1092 frammentaria e per la natura della matrice, offre troppo scarsi ele- menti di giudizio in rapporto alle vedute generali inerenti alla sua evoluzione, tenuto conto altresì dell' unicità dell' individuo. È però da notarsi il latto che le croste più giovani, sovrapposte alla grande crosta adulta, sono quasi prive d'indumento calcare e quindi più molli. L'intendimento di chi scrive, nell'avere esposto tutto quanto sopra, non è stato certo quello di fare opera di critica, ciò che sa- rebbe stato nemmeno del caso, ma unicamente di fare rilevare al- cune delle difficoltà complesse e grandi che si oppongono allo stu- dio delle Corallinacee anche per parte degli stessi specialisti che pure possedessero materiale rispondente ad ogni esigenza. a. Litliothamnion polymorphum. Sopra conchiglia di Pinna. Mas- saua, 1870. Legit Issel. Genere LITHOTHAMNION Phil. (1837). Subgen. Eulithothamnion Fosl. Philippi in "W'^iegm. Arch. voi. I, p. 387 (Etim. lithos, pietra, thamnos arboscello, cespuglio). Aresch. in J. Ag. Sp. II., p. Sig; Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 5i2 partim ; Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900), p. io; Melobesiae e. Milleporae (NtiUipo- rae) spec. auct. veter. ; Spongites sp. ec. Kuetz. Polyp. calcifèr. (1841) p. 3o, Phyc. gen. p. 386, Spec. Algar. p. 698; Melohesiae spec. Harv. Ner. austr. et Man. ed. 2. Fronda calcarea, lapidescente, eretta suH' ipotallo crostiforme, tu- beriforme o fruticolosa, semplice o ramosa, subcilindrica, formata da due strati di cellule, cellule corticali subesagone e le interiori oblunghe-allungate disposte in zone trasversali sovrimposte. Concet- tacoli degli sporangi soriformi superficiali o subimmersi, sparsi per la fronda, a tetto pertugiato. Sporangi zonatamente divisi. Concet- tacoli delle carpospore superficiali 0 leggermente immersi, conici o subconici, pertugiati alT apice del meato. Carpospore prodotte dalla regione periferica delle cellule coniugate, cellula centrale coniugata munita di poche parafisi allungate, presto caduche. Dall'anno stesso della fondazione di questo genere cominciarono 109.3 le contese tra i ficologi circa la necessità o meno di distrarvi pa- recchie delle specie che lo compongono, contese che nemmeno oggi sono finite. Vero è che da principio il genere comprendeva anche alcune Melobesia e alcuni Lithophyllum dei quali si cominciò a sba- razzarsi, essendosi posto in sodo che in Litholhamnion l'evoluzione della fronda dissomiglia da quella dei due altri generi. Ma l'opera che si continua ai nostri giorni si basa sopra fatti nuovi la cui na- tura non può ascriversi a delle transitorietà individuali, pure ammesso che in qualche caso ciò possa verificarsi. Questi fatti nuovi, che co- stituiscono ora la base di nuovi generi emancipati dalla massa dei Litìiothamnìon, si possono rilevare dal recente prospetto messo in testa alla famiglia, ma anch'esso non vuol punto significare un'in- violabilità posta sotto r egida di un sacro lupiter terminalis ('j. Esclusi i fossili, la Syll. Alg. di G. B. De Toni fa menzione di un'ottantina circa di specie di Litliothamnion che, in ordine decre- scente, si possono, press' a poco, così distribuire: Atlantico boreale d' Europa, Mediterraneo, Africa e Madagascar, California, Coste d' In- ghilterra e di Francia, Giappone, Mar Nero, Terra del Fuoco, Nuova Zelanda, Canarie, Brasile, Is. Tahiti, Alaska, Atlantico Occid., Isola Kerguelen, Australia, China.... La relativa scarsezza delle località, a parte alcune omissioni, si spiega col fatto che si verifica anche nei centri più scientifici : fatica delle raccolte, incomodo nei trasporti e nella collocazione in erbario, trattandosi spesso di masse ponderose e ingombranti, di nessun in- teresse estetico per il profano, presentandosi queste Corallinacee più di sovente sotto il rude aspetto cretaceo di pietrame. Queste considerazioni non sono estranee alla limitatissima trat- tazione che qui ne vien fatta. 599. Lithothamnìon corallioides Crouan FI. Finist. p. i5i, tab. 20, genn. i33, f. 8-9; Fosl. Norw. Eithoth. p. 62, t. 16, f. 32-37 {^. fla- bellìgera Fosl.). Spongites corallioides Crouan Alg. mar. Finist. n. 242; {}} A proposito di sistematica e prospetti relativi, compreso quello delle Co- rallinacee, veggasi l'opera di Svedelius N. sulle Rhodophyceae in Engl. et Franti, Naturi. Pflanzenfam., Leipzig 191 1. 1094 Desmaz. Cr. Fr. 2 ser. n. 622 (non Corallìum pumilum Ellis Corali, t. 27, f. C ut habent fr. Crouan). Fronda subirregolarmente ramosa, rami provvisti di assi brevis- simi, espansi in planizie, liberi o più 0 meno uniti, cilindracei 0 compressi, ad apici rotondati 0 troncati; concettaceli sporangiferi radunati all'apice dei rami. Hab. nell'Atlantico pr. Brest in Francia (Crouan). — Forse sono assai distinte dal tipo Crouaniano due forme provenienti dal lido atlantico francese (f. subvalida e f. minuta] dal Foslie (Some new or crit. Lithoth. anno 1898 p. 7) proposte. Eziandio una f. crassa Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 539, raccolta alle coste francesi atlantiche e con abito minore del Lilìiophylhim Racemus Lam. sembra appena o diffìcilmente distinta. I miei numerosi esemplari furono raccolti da J. Chalon nel di-' partimento dì Finistère sopra bassifondi di roccie granitiche, porfiri- che e sienitiche, facendovi assoluto difetto il calcare, e tutti sono privi di qualsiasi traccia di matrice sia delle roccie ignee diQìcili ad intaccarsi, sia di altre alghe lapidee 0 di conchiglie morte in quanto la specie rifugge dal calcare. Il vario suo modo di comportarsi ha lasciato largo campo agli autori nel determinare le forme. Cos'i nella sua Liste des Alg. mar. p. 20Ó dello stesso raccoglitore si legge : « Les formes suivantes ont été reconnues par Heydrich dans le total d'un dragage fait à Duon : A. compressum, B, crassum. C. mamillo- sum. D. minutum. E. siibsimplex. F. subvalidum ». Gli esemplari asaminati si possono distinguere nel modo seguente. Forme a perimetro assai più alto che largo. — Fronda ad asse unico o subunico, alta 2-4 cm., spessa 1-2 mill., cilindrica, attenuata alle due estremità, rettilinea 0 più 0 meno incurva. Ramificazione ridotta a semplici bitorzoli o con una sola dicotomia cimale formata da due rami sottili assai divaricati lunghi un cent, circa, oppure con pochi rami lungo Tasse corti divaricati, sparsi, unilaterali 0 subop- posti più lunghi rettilinei od arcuati in vario senso o distorti, sublisci o bitorzoluti. Evidentemente è a questo gruppo che si possono as- segnare le forme distinte sotto le lettere D, E, F soprindicate. Forme a perimetro equilatero o la cui larghe\%a supera l' alte:{'^a. ~ Fronda ad asse primario spesso indistinto in causa delle ramifi- cazioni primarie che fin dalla base sì fanno coalescenti con Tasse 1095 Stesso. Ramificazioni di 2." e di 3.° grado assai numerose, sempre più accorciate dal basso verso l'alto, disposte in evidenti dicotomie, subcilindriche, compresse od appianate ad apici rotondati, talora quasi fungiformi o più spesso in apparenza subtronchi, in realtà tozzamente sub-bilobi quale inizio di una nuova dicotomia formatasi allo stato iniziale. Ramificazioni ora libere, ora coalescenti negli assi unicamente, ora anche fin presso le sommità mediante convergenze e rinsalda- menti determinanti un grossolano reticolo, ora completamente coa- lescenti in ogni loro parte e in tal caso la pianta presenta un aspetto membranaceo assai crasso con bitorzoli marginali e sopra ambo le faccie, oppure patelliforme dorsiventrale con la pagina superiore con- vessa munita di tubercoli brevi e di altri più lunghi sul margine, mentre la pagina inferiore è concava e liscia. È in questo gruppo che debbonsi ricercare le altre forme di cui alle lettere A. B. C, Negli esemplari il colore ora è bianco, ora cinereo puro o con una sfumatura verdiccia, ora roseo-lillacino. Alcuni recano giovani Nilo- phyllum e Criwria purpurea Crn. Per osservare la struttura quale appare in superficie, occorre che a mezza decalcificazione venga isolata una piccola porzione della pellicola esterna, ossia di strato corticale. Da simile preparazione si scorgerà chiara al microscopio la disposizione delle cellule in zone trasversali leggermente arcuate In quanto alla parte centrale, che è la più restia ad abbandonare la calce, converrà rinnovare il bagno con nuovo acido cloridrico piuttosto forte e allorché il preparato, da bianco e solido si sarà convertito in gelatina, occorre lasciarlo essic- care sopra vetro, in seguito a che saranno possibili le sezioni longi- tudinali e meglio ancora quelle trasversali. Queste ultime a seconda delle posizioni, hanno una forma subtonda od elittica più o meno compressa con le estremità dell'asse maggiore un po' prodotto a punta ottusa o rotondata. Il midollo si vedrà composto di fili esi- guamente moniliformi ialini che s' irraggiano dal centro verso la pe- riferia ivi formando lo strato corticale crassetto di cellule colorate stipatissime. Tetrasporangi leggermente colorati in porporino stinto, rotondati alla base, leggermente ottusi agli apici, quattrozonati. Ci- stocarpi come nel genere, sparsi e a gruppi di 2-4, parimenti stinti. a. Lithothamnion corallioìdes Crouan. Roscoff, 6 Sept, 1903. E.\ coli. Chalon. 1096 6oo. LIthothamnion lichenoides (E. et S.) Heydr. Heydr. Melobesiae (1897), Lith. Mus. Paris (1901); Fosl. List of Lithot. (1898). Melohesia ìiclimoìdes Aresch. in J. Ag. Sp. II; Mil- ìepora lichenoides Eli. et Sol. Zooph. p. i3i, t. 23; Mi ìlepora [Nulli- poro) byssoides var. fasciculiis Lamarck Hist. anim. 2, p. 204; Litho- phyllum lichenoides Phil. in Wiegnn. Arch. 1837, p. 389; Rosan. Me- lob. ; Hauck Meeresalg. p. 2Ó8; Melohesia licheniformis Decne. Ann. Se. Nat. 1842; Mastophora lichenoides Kuetz. Sp. p. Ó97 ; Zonaria rosea Ag. Syst. Fronda fogliacea, orizzontalmente espansa, crassa 200-400 [i, inferiormente qua e là aderente (libera nel margine), all'inizio in forma di disco 0 di scudo, poscia variamente lobata o prolifera; prolificazioni flabellate o emisferiche, subsquamatamente sovrapposte, libere, superfìcie liscia, spesso concentricamente subzonata; concet- taceli sparsi o qua e là aggregati, emisferico-appianati, ben definiti, del diametro di 0,8-1, 3 mill. Bah. sulla parte inferiore della Corallina officinalis e delle Cy- stoseira nell' Atlantico alle spiagge Inglesi e di Francia ; nel Mediter- raneo alle spiagge della Sicilia (Philippi) e di Rodi ; nel mare Au- strale all'isola Norfolk (Harvey); San Vicente, al piede delle Lami- naria (J. Chalon, Liste p. 207). Le frondi hanno il diam. di i-5 cm. e formano sulla matrice uno strato della lunghezza più che pedale, secondo il Philippi, ciò che non è stupefacente se ben si considera il fenomeno, giacché in questi casi trattasi dell'unione di più individui come ho verificato nei miei esemplari. In quanto alla crassezza di più cm., credo debba trattarsi di mill. Infatti se la fronda ha lo spessore di 200-400 jj.., per quanto grande sia il numero delle sovrapposizioni di più indi- vidui, non può essere di una portata cos'i enorme da raggiungere complessivamente la crassezza di più centimetri (^). Colore rosso- porporino o biancastro; circoscrizione della fronda più o meno sub- orbicolare, adnata completamente in origine, indi sospesa per aOlo- sciamenti, raggrinzamenti e quindi diminuzione di volume delle ma- (*) Secondo lo Hydrich, in Lithothamnion scittelloides Heyd. le squame su- periori hanno lo spessore di mezzo mill., le intermedie di i mill., le inferiori di 2 mill. e mezzo. 1097 trici vegetali che essa strettamente involge anche con gli stessi mar- gini i quali rimangono liberi soltanto allorché la pianta ha raggiunta la sua evoluzione completa. \n questo stato la pianta è imbricato- lobata coi lobi larghi 2 cm. o poco più, tutti orizzontali pulcherrime (particolarità individuale ?) imbricati, tenui, quasi papiracei, semicir- colari, zonati talvolta, a margini quasi integri 0 più 0 meno ondu- lati o perfettamente piani. Concettacoli subemisferici, evidentemente a tetto pertugiato. I miei esemplari si trovano appresi sopra un caule di Cystoseira invaso abbondantemente da Corallina rubens, strettamente avvolgenti runa e l'altra per tratti di io-i5 cm. di lunghezza. Come si è già osservato, ciò non vuol dire che il Lithothamnion sia del pari così lungo, giacché trattasi di parecchi individui disposti 1' uno di seguito all'altro e anche più o meno sovrapponentisi pei margini. Sono as- sai fruttificati e, più che per ogni altro riguardo, si fanno notare per cimali cornucopie, calici e pissidi subsessili o più o meno lungamente pedicellati, dalle quali coppe sporgono costretti ciuf]ì rosei della Co- rallina e qualche nera estremità di piccoli rami della Cystoseira. A queste coppe, di cui non vedo fatto cenno, devesi più particolarmente il nome specifico in quanto rammentano il gen. Cladonia (Licheni). Nessuna novella fronda sovrapposta alle frondi preesistenti. Un lobo giovanile, visto in superficie, si presenta formato da piccole cellule componenti dei fili longitudinali-obliqui radianti in modo flabellato con un'evidenza cospicua e di fili più sottili assai meno cospicui disposti in brevi linee trasversali tra 1' una e l'altra serie dei fili longitudinali-obliqui. Questa struttura differenzierebbe assai dal gruppo dei Lithothamnion Patena, antarcticum e scutelloides i quali si distinguono per una struttura di cellule disposte in modo concentrico. In altre parole, nel primo caso trattasi di un largo seg- mento di cerchio avente il punto d'irraggiamento delle cellule col- locato alla base della fronda o lobo di fronda ; nel secondo caso trattasi di un cerchio perfetto in cui la base degli irraggiamenti è collocata nel centro della fronda più o meno orbicolare. Non di rado succede che, nell'intento di distinguere quante più forme é possibile, si rischia di perdere di mira l'obiettivo principale. Toltene le già considerate come semplici forme, e cioè V antarctica e Patena che costituiscono generi a sé stanti per ragioni di struttura. 1098 tutte le altre ammesse dal Foslie, vale a dire pusilla, depressa, aga- riciformis, heierophylla, sono forse da considerarsi quali espressioni di natura più o meno individuata o commista cioè di transazione, dovute o alia matrice o a condizioni circumambienti, ma le differenze che ne derivano sono sempre collegate ad un esponente originario fornitoci dalla più comune fornria tipica che, come tale, si caratterizza soprattutto per la maggiore abbondanza di produzioni monotipiche. Tenuto presente questo principio, le pretese forme si risolvono in semplici deformazioni di adattamento. Basti l'esempio più sopra rilevato in esemplari di Guéthary nei quali la deformazione occasionale dei lobi cimali (in rapporto alla natura della matrice) da un meno infatuato sarebbe stata facilmente intesa nel suo effettivo valore. È qui il caso del vim vi repellere. È da ricordare che le alghe calcaree non sono assolutamente schiave nella prigione lapidea in cui si rinchiudono a scopo di difesa. L'alga ha il potere di elaborare certe sue escrezioni dissolventi (ani- dride carbonica o altro) che la mettono in diretta comunicazione coir ambiente esteriore, sia per procurare la fuoruscita alle spore, sia per difendersi contro aggressioni che impedissero la libera evoluzione delle sue parti fruttigere. Ora è appunto per isfuggire all'azione del dissolvente emesso dalla sua prigioniera Corallina, che i margini del Lithothamnion lichenoides, arrestando bruscamente lo stretto loro a vol- gimento, si discostano dalla matrice svasandosi in fuori, dando cosi origine alla formazione delle coppe cladonieformi. Che tale sia la vera spiegazione del fenomeno ne abbiamo la prova fornitaci dai citati esemplari in quelle loro parti in cui il Liihothamnioìi involge invece la Cystoscira e vediamo che questa, mancando dello stesso potere difensivo, o é tutta quanta strettamente involuta dall'ospite fino alle estremità de' suoi rami, oppure gli apici di questi ne spor- gono senza che siasi determinata intorno ad essi alcuna formazione cladonieforme. a. Lithothamnion lichenoides (EU. et Sol.) Rosan. Guéthary, Mai 1903. Coli. J. Chalon. 601. Lithothamnion antarcticum (Hook, et llarv.) Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 644, Lithothamnion lichenoides f. antar etica (H. et H.) Fosl. List of Sp. p. 7 ; Melobesia antarctica H. et H. Nereis 1099 australis p. ni; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 814; Melob. verrucaia. var. anlarctica Hook. f. Crypt. antarct. p. 1 76 : Kuetz. Sp. Alg. p. 696. Fronda a circoscrizione orbicolare, lobata, adnata nel mezzo, integerrima e libera nel margine, con la superficie ondulata da lievi linee concentriche. Hab. sopra varie alghe, principalmente sopra Ballia, Cìadoste- phiis. Corallina ai lidi Fuegiani (P. Dusen, Foslie), a Hermite Island, Capo Horn, Falkland-Island, Kerguelens Land, Auckland nella N. Zelandia, etc. All' infuori di quelle esposte, non conosco altre notizie di autori sopra questa specie, per cui ben poco posso aggiungere in base al mio troppo scarso materiale. Nei suoi primi stadi somiglia ad un pulviscolo roseo con un tenue velo calcareo. Nelle più grandi dimen- sioni vedo che queste non sono mai maggiori di 7 mill. in lunghezza e poco meno in larghezza. Alcune volte la lunghezza può sembrare più che triplicata pel solo fatto della riunione di più individui che parzialmente si sovrappongono per mezzo dei margini più o meno leggermente lobati. Quando la matrice è troppo stretta, questa viene avviluppata. Questi contegni sono propri degl'individui aventi per matrice il caule o gli assi secondari di Ballia callilricha, più raramente quelli di B. scoparia. L'evoluzione è sempre più piccola e subpia- neggiante allorché si compie sulle penne e pennette delle stesse Crouaniee. Tali sono i caratteri esteriori per cui si distingue dal Li- thotham. Patena del quale condivide la fragilità ad onta delP assai più estesa applicazione sua al substrato. Fruttificazioni prominenti tonde, sparse, raramente confluenti e piuttosto grandi in relazione alla pic- colezza della fronda. Nel secco il nativo colore si muta in paglierino chiaro o in bianco deciso. Può anche darsi che la mutazione del colore si debba alle matrici reiette alla spiaggia ed ivi a lungo fer- mentate per l'azione solare. Vista in superficie si mostra composta di cellule minutissime disposte in fili radianti dal centro geometrico. Queste cellule sono oblunghe, ultra esigue nella parte inferiore dei fili, e cioè intorno al centro comune, di poco più grandi nella mediana, e di nuovo sem- pre più piccole quanto più si avvicinano al margine della fronda la quale è munita di un tegmento ialino di un'esilità estrema. 1100 a. Melobesia antarctica Hook, in Ballia callitricha, Auckland (N. Zelanda) 1874. Legit H. Kronec. Ó02. Lithothamnion Patena (Hook. f. et Harv.) Heydr. Heydrich L.ith. Mus. Paris (1901) p. 542. --^ Melobesia Patena H. f. et H, Nereis Australis p. iii, t. 40; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 514; non Melobesia crassiuscula Kuetz. Phyc. gener. p. 38ó, nec Mastophora crassiuscula Kuetz. Sp. p. 696 ; Lithotham. lichenoides forma Patena Fosl. New or crit. cale. Alg. (1900) p. 12. Fronda affissa per la base, orizzontale, obovata o suborbicolare appianata, Grassetta, concentricamente striata, nitida, a margine in tegerrimo crasso piano ; concettacoli orbicolari, depressi, sparsi. Sori e cistocarpi di 800 [x. di diametro. Rab. le spiagge della Nuova Olanda e della Nuova Zelandia sulle frondi di Ballia, Corallina, Delesseria (Harvey, Mueller, Laing, Heydrich). Le stazioni dovrebbero forse estendersi a qualche altra regione. Le giovani frondi membranacee, sottilissime, lievemente calca- ree, puntiformi, rosee, sono orbicolari e tali si conservano nei primi stadi. Si apprendono alla matrice mediante un piccolo ispessimento basilare m.unito di due tenaci lobi che afferrano il corpo di presa come i bimani e quadrumani fanno coi polpastrelli del pollice e in- dice, conche la fronda riesce nel rimanente completamente libera. In un periodo posteriore le giovani frondi si allungano e si attenuano nella parte loro inferiore, in guisa che il perimetro di esse risulta rotondato in alto, cuneato in basso. L' indicata attenuazione inferiore va indi gradatamente scomparendo e allora la fronda, dello spessore di mezzo mill. circa, acquista un perimetro dittico, a margine in- crassato piano 0 più 0 meno rialzato, integralmente 0 parzialmente, il cui diametro longitudinale può raggiungere i 12 mill., e quello orizzontale i 9-10 mill. Se a questi dati aggiungiamo il frequentis- simo totale sbianchimento, più in piccolo, la fronda ricorda assai bene il coperchio calcare invernale con cui le comuni chiocciole si tappano nel loro guscio. Spogliata la fronda dello strato calcare, si ottiene un dischetto bianchiccio, torbido, piuttosto tenace, assai crasso, aumentato cioè noi di uno spessore più che doppio di quanto non si presentava nel suo stalo naturale, il che dinota il grande potere d'imbibizione delle cel- lule di cui essa si compone. Naturalmente il bagno acidulato deve essere lungamente protratto. Queste cellule sono disposte concentri- camente nello stesso modo e con gli stessi particolari quali furono indicati per la specie precedente, ma sono assai piij crasse, più va- rie nelle dimensioni, in prevalenza subtonde o subangolate, quasi ia- line. La cuticola involgente è assai più robusta. Riesaminato lo stesso preparato dopo ottenutane l'essiccazione sopra sottilissimo talco, si constata che il diametro della fronda si è ridotto alla metà, che lo spessore si fece ancor più sottile di quanto può presentarsi in una membrana di giovane Porphyra essiccata, e, infine si ha la sorpresa della riapparizione del colore roseo con una manifestazione nuova meglio apprezzabile ad occhio nudo e sotto luci variamente oblique : quella cioè, di una leggiadra iridescenza avente dei combinati o iso- lati riflessi di porporino e di azzurrino pallidamente verdognolo. Que- sto fenomeno non ha altra importanza che quella di un postumo carattere artificiale provocato dalla concentrazione di quelle sostanze coloranti non percepibili nella diluzione loro allo stato naturale. a. Melobesia Patena Harv. Alghe Muelleriane d'Australia. Port Phillip i8q5. óo3. Lithothamnion scutelloides F. Heydrich, nov. sp. Bull, de l'Acad. roy. de Belgique (Classe des sciences) pp. 5ó3- 566, anno 1900. L'alga qui sopra denominata fa parte di quelle raccolte dal sig. Racovitza durante il viaggio d'esplorazione antartica della « Belgica ^>, e consegnata per lo studio dal Dott. E. De Wildeman al Dott. F. Heydrich il quale nel cit. Bollettino ne tratta nel modo seguente. « Questa pianta forma un tallo complesso, abbastanza grande, costituito da plaques sviluppatesi irregolarmente le une sulle altre, come ne ho descritte e figurate nel mio lavoro Neue Kalkalgen von Deutsch-Neu-Gumea (Bibl. Bot. Stuttgart, 1897), tav. I, fig. 12, sotto il nome di Peyssonnelia Tamiense, ma con questa differenza che le placche isolate sono più spesse e più grandi. Queste placche, riunite da 6 a 8, sono costituite a prima vista da lamelle irregolarmente reniformi, sinuate sui margini, di Y^ di mill. di spessore, attaccate 1102 per tutta la loro faccia inferiore al substrato, sia sopra una pietra, sia sopra una generazione anteriore della stessa alga. Il margine, avente una zona biancastra di un mill., è libero su tutto il suo con- torno e in generale un po' soprelevato, ciò che, visto dall'alto, con- ferisce a tutta la pianta un aspetto ondulato; il centro del tallo è par suite situato regolarmente un po' piìi in basso. Le piccole plac- che si risospingono per i margini, ma non si saldano fortemente, come in L. synanablaslum Heydr. ; esse si toccano semplicemente. La disposizione particolare del centro comunica alle placche un aspetto di scaglia, dal che noi abbiamo desunto il nome specifico scutelloides. In un taglio trasversale del tallo, si osserva che le placche au- mentano di spessore con la profondità : le superiori misurano 74 ci' mill. di spessore, quelle della parte di mezzo misurano un mill. e le inferiori possono raggiungere lo spessore di 2 mill. e mezzo, di guisa che si ha l'impressione che queste ultime potrebbero appartenere ad un'altra specie. Parimenti, la zona biancastra marginale, segnalata pili sopra, s'ispessisce pure per dei rigonfiamenti in forma di cercine. Ciò che prova, malgrado queste particolarità, che ci si trova in pre- senza di una sola e medesima specie, è l'esame dei frutti che so- venti si trovano ancora in abbastanza grande numero sui vecchi talli, in file sotto la superficie ». « Per la struttura interna, questa specie appartiene al gruppo dei Lithothamnion Patena e Muelleri. cioè le cellule sono, mal- grado l'appianamento del tallo, disposte concentricamente. Dei lun- ghi filamenti centrali, di 8 [x. di larghezza e di 20 \v di lunghezza, partono in tutti i sensi, soprattutto verso l'alto e verso il basso; delle file di cellule periferiche arrotondate misurano ó [x. di diametro. Le file della faccia inferiore misurano appena un quinto di quelle della faccia superiore ». « Le cellule vegetative posseggono un solo cromatoforo allungato. La zona biancastra del margine è costituita da una parete cellulare, incolore, più volte ripiegata su sé stessa, come nella Corallina, e che ricopre la coupé terminale del punto vegetativo ». « I frutti erano sparsi, ma ho potuto riconoscere più volte i veri tetrasporangi collocati sotto la cuticola come nelle specie del gruppo di L. Patena. A prima vista, la grande cavità da 5o a 100 [x si trova sullo stesso livello della cuticola, i 5o-óo pori sorpassano un po' que- 1103 st' ultima; ma a poco a poco il tessuto circostante si sviluppa, fino a sorpassare la cavità sorifera e che le spore si trovano disposte sullo stesso piano della cuticola. I tetrasporangi misurano 3o [j. di lunghezza e 12 {x di larghezza». « Se io completo ancora il quadro dei L. Patena, antarcticum e lichenoides (Heydr., Die Lithoth. du Muséum d" Just, natiir. de Paris in Engl. Botan. Jahrb., 1900) coi caratteri di questa specie, io penso avere sufjiìcientemente provato che quest'ultima non è stata segnalata in alcun luogo », a a) Tallo: ramificato, come in L. decussatum Solms ricurvato in forma di conchiglia, sinuato, étagè (piano). h) Fissa'^ione : attaccato lassamente con tutta la faccia inferiore, come in L. decussatum Solms. e) Sori : cavità sorifere nel mezzo della cuticola. d) File (rangées) di sori: disposte ad arco poco curvato sotto la cuticola. e) Strato coassilare : irregolarmente radiato. f) Cavità sorifere : collocate nella parte superiore dello strato coassilare. Questa pianta deve dunque, malgrado i suoi rapporti evidenti coi L. Muellerii e L. Engelhardii, essere considerata come una spe- cie ben delimitata. La prima di queste due specie non possiede mai dei talli disposti gli uni sugli altri, e i sori sono immersi più profon- damente nel tallo. Il L. Engelhardii possiede una superficie non piana, tubercolata [mamelonnée)^ i concettacoli sono separati, ciò che non si presenta mai nel L. scutelloides, e le cellule interne sono più corte. D'altronde, nessuna specie dello stesso gruppo presenta delle lamelle sovrapposte, ispessentisi in modo cosi rimarchevole con l'età. « Haò. — Alga calcare, a livello dell'alta marea e un po' al di sotto. Ricopre i frammenti di roccia caduti dal dirupo. Golfo Saint- Jean, Ile des Etas, 8 janvier 1898, n. 180». 604. Lithothamnion Lenormandii (Aresch.) Posi. Foslie, Norw. Lithoth. p. i5o; Heydr, Lith.' von Helgoland p. 78. = Lithophyllum Lenormandii Rosanoff, Melob. (i8ò6) p. 85; Melo- besia Lenormandii Aresch. in J. Ag. Sp. II (i852) p. 514; Hauck Meeresalg. p, 2Ó7 ; Ardissone Phyc. Medit. I, p, 447, 1104 Fronda sassicola, più raramente conchicola (Ardiss.), totalmente adnata con la pagina inferiore, suborbicolare, strettamente squamo- loso-imbricata, a margine crenato-lobato subzonata, infine confluente; concettacoli emisferici o depresso-emisferici. Hab. nell'Atlantico ad Arromanches, Francia settentrionale (Le- normand;, a Gris-Nez, Audresselles, Fécamp (Debray), a Bruneval, St. Jouin (Bernard), Port-en-Bessin, Grandcamp (Debray), Cherbourg (Le Jolis), Baie Ste-Anne presso Brest (Crouan), Biarritz, Guéthary, St. Jean de Luz (Sauv.), alle spiagge Inglesi e is. Helgoland (Hauck, Heydrich), a San Vicente, ai piedi delle Laminaria (secondo la Liste di J. Chalon), nel mare Ligustico a Cornigliano (Dufour), nell'Adria- tico (Hauck), nel mar Nero (Woronichìn, Heydrich;, nello stretto di Magellano. Fronda come sopra si è detto, del diam. di 2 cm. e oltre, crassa 100-600 [t, di colore ora porporino rosso, ora roseo-violetto, ora creta- ceo-bianco, con la pagina superiore squamoloso-imbricata, più o meno crenato-lobata nel margine, lobi rotondati e con zone non sempre percepibili. Concettacoli sporangifen subemisferici, spcssissimi, del diam. di 25o-35o ^, a copertura intersecata da 25-3o canali, spo- rangi 60-80 » 2 5-35 [1, carposporiferi [}) ad occhio nudo bene con- spicui ma quasi minori che in Melobesia (Derm.J pnstulata, piano- convessi, né a poro forato. A quest'ultimo proposito l'Ardissone (1. e.) osserva che le due forme di pericarpi, dall' Areschoug in questa specie indicati sotto il nome comune di ceramidi, secondo Rosanoff rappresenterebbero le due fruttificazioni proprie delle floridee. Ma se è certo che i peri- carpi convesso-appianati, solo aperti mediante numerosi e stretti orifici (canali), rappresentano un apparecchio di fruttificazione tetra- sporica, non è forse egualmente sicuro che gii altri, più prominenti a guisa di mammella ed aperti mediante un foro apicale, sieno ef- fettivamente dei cistocarpi. Ricorda infine che gli anteridi sono stati veduti dal Thuret. Se badiamo al contegno multiforme e al vario colore e spessore della fronda, anche in questa specie si potrebbero riconoscere diverse forme, ma, come di solito avviene, di alcuni dei caratteri relativi a ciascuna si possono trovare accenni più o meno cospicui anche in individui che si vedono considerati come tipici nelle distribuzioni fat- 1105 tene da alcuni autori. Foslie ne distinse le forme sublaevis, squaìiin- Iosa e aus/ralìs, dalla seconda delle quali aveva forse tratto il suo Lithoth. squaìììuìosum. È un fatto che talora i margini, abbandonata la crassezza loro, si spianano in una produzione più o meno estesa di minute squame, ma ignoro se sia unicamente sopra questo fatto che F. Meydrich ha proposto il suo Squamolithon Lenormandi. Voglio sperare che, cessata la guerra, e riprese le comunicazioni, il prof. G. B. De Toni possa riprendere nella sua Ntioca Noiarisia quelle recensioni che ci tengono al corrente di quanto si scrive nel campo di quella Cenerentola che è l'Algologia, e trovarvi quei rifornimenti di cui gli studiosi abbisognassero. (*) Dai miei esemplari posso trarre i seguenti appunti. Perimetro adulto. — È dei piìi variabili, cosi per la forma come per le dimensioni. Queste ultime però non oltrepassano mai l'indi- cata misura, a meno che si tratti di due o più individui accostati e toccantisi per vari punti, ciò che è da badarsi. Lo svolgimento suo, come è naturale, non si opera sempre su di un sol piano, essendo subordinato alla forma e alle dimensioni della matrice alle cui acci- dentalità e isolamento si adatta. Cos'i nei substrati insu^cienti ad accoglierlo sopra un sol piano, l'individuo, dopo averne occupata la faccia superiore, girandone i fianchi, ne riveste anche l'inferiore. In quanto alla forma, può essere subsemplice nelle evoluzioni compatte, ossia raccolte in una massa subunica. Ciò avviene quando le dira- mazioni vengono a trovarsi cos'i avvicinate che gì' intervalli sono presto occupati più o meno completamente dai lobi squamolosi che si determinano con l'età. 11 caso contrario si verifica quando le di- ramazioni sono distanziate e assai allungate. E in questo caso che si danno quei graziosi disegni la cui eleganza decorativa, rosea o lilacina, spicca con grande risalto sul fondo nero delle selci e delle lavagne. (i) In data di Riccione 17 Luglio 191 1, 1' amicfo G. B. De Toni mi scriveva: Le darò una notizia che Le farà soddisfazione. Nelle ultime dispense dell'opera colossale Engler e Franti Die Naturlietten Pflatizeti/amiliefi che trattano delle Floridee, la sua Algologia Oceanica è citata nella Wichtigste Litteratur quasi ad ogni famiglia. Come vede il suo lavoro è apprezzato anche dai tedeschi quale buon materiale bibliografico e critico. E io del successo dell' opera Sua me ne rallegro di tutto cuore » . 70 1106 Superficie. — Si comprende come le maggiori sopraelevazioni siano più proprie delle forme compatte, in quanto entro un minore spazio debbono svolgersi le ultime vegetazioni, d'onde le sovrappo- sizioni uniche e doppie dei lobi e i sollevamenti dei margini con tutte le loro manifestazioni di ondulazioni incrassato-rotondate o cre- state qua e là pianeggianti in estese produzioni squamolose. Si ag- giungano le sovrapposizioni della pagina della fronda sulle quali si determinano talvolta delle gallozzole facilmente rompentisi in causa del vuoto sottostante, e infine le fruttificazioni di doppia natura e di differenti dimensioni. Parecchi di questi fenomeni raramente si ve- rificano nelle forme a divisioni assai più strette e distanziate suscet- tibili di suddivisioni pure rotondate ma talvolta lineari, sottili, con- vergenti fino ad incontrarsi e a sovrapporsi con le estremità loro, dando così origine a dei cerchietti marginali sui fianchi e alle sommità/ Struttura. — Ipotallo di 2-3 serie di cellule rettangolari-subqua- drate orizzontali, gradatamente ingrossandosi salendo verso il centro. Peritallo di cellule più o meno regolarmente rettangolari allungate. Tutte queste cellule si dispongono in file radiato-ttabellate dirigentisi alla periferia che è protetta da una cuticola ialina. a. Melobesia Lenormandii Aresch, Cherbourg, leg. Le Jolis. ì). Lithotìiamnìon Lenormandii (Aresch.) Fosl. Cótes de Bretagne. Aoùt 1902, leg. J. Chalon. e. Lithothamnion f. australis Fosl. Stretto di Magellano, 191 2, leg. Suore Salesiane. 6o5. Lithotbamnion membranaceum (Esp.) Fosl. Foslie Rev. Syst. Surv, of Melob. (1900). =-■ Corallitia membra- nacea Esper Zooph. t. 12, f. 1-4; Melobesia membranacea Lamour. ; Kuetz. Phyc. gen. ; Harv. Ner. austr., Aresch. in J. Ag. Sp. II; Hauck Meeresalg. ; Rosan. Rech. Melob. p. òó, t. 2, f. i3-ió, t. 3, f. i. Epilithon membranacea (sic !) Heydr. Melobesiae (1897;. Crosta orbicolare, reniforme 0 anelliforme, spesso irregolarmente crenulata nel margine, tenuissima, totalmente adnata con la pagina inferiore, parcamente indurata da calce, monostromatica, presso i concettacoli 4-5s-tromatica ; concettacoli sporangiferi più 0 meno nu- merosi disposti su tutta la superficie della crosta, talora confiuenti verruciformi, i carposporifcri e antcridiferi quasi emisferici. 1107 Ilab. sopra varie piante marine in quasi tutti i mari, nell'Atlan- tico dalle spiagge della Norvegia fino al Capo di B. Speranza, Africa australe (Harvey); nel Mediterraneo e Adriatico (Hauck, Ardissone, Mazza, Spinelli) ; nel mar Nero (Woronichin) ; nella Tasmania (Ca- pra); alle Canarie (D'AIbertis ecc.). Fronda dapprima tenuamente membranacea, anzi di una sotti- gliezza estrema, subrugosa, appena calcarea, di un colore bigio az- zurrastro, da adulta calcarea, ora rossa o porporina, ora di un bianco cretaceo o virescente, del diam. 1-4 mill., più raramente fessurata dal centro alla periferia come in Melobesia farinosa, sottilissima, la- melloso-imbricata. Concettacoli sporangiferi del diam. di circa 200 jj,, a copertura grandemente porosa, largamente aperti dopo l'evacuazione. Veramente, stando alla sinonimia di Heydrich, questa specie do- vrebbe far parte del sottogen. Epilitlion unitamente ai Litbotham cor- ticiforme (Kùtz.) Fosl. e monostroviatìcum Posi, dei quali, peraltro, dalla Sylloge Algarum del De Toni non risulta che F. Heydrich sia- sene occupato. Certo le tre specie, salva la regione dei concettacoli, vengono date come monostromatiche. Non conosco il perchè dell' £■/>/- lìthon, mentre le citate specie sono algicole e \ Epilitìwn Van Heur- cìiii Heydr., se mai, sarebbe epizoo (*). Le tre figurate sezioni verticali della specie di cui si tratta, da- teci dal Rosanoff e riprodotte dallo Hauck, sono assai interessanti. La prima a ricettacolo con cistocarpi ha il peritallo più spesso e con un unico canale a parete cigliata ; la seconda a ricettacolo con te- trasporangi ha il peritallo di sole 4 serie di cellule munito di 4 ca- nali semplici ; la terza ha un ricettacolo con anteridi e un peritallo di 3 serie di cellule fornito di un solo canale della stessa natura di quello pei cistocarpi. L' ipotallo è monostromatico in tutti è tre i casi. Gli anteridi (spermatangi) filiformi, incurvi, sono radunati in una massa compattissima in forma di ciambella. Gli spermazi hanno la forma di una sferetta che, in luogo di ciglia vibratili, è munita a ciascuno dei poli di una sferettina ultra esigua, eguale cioè nel suo punto nell'in- grandimento di i3oo diametri. a. b. e. Melobesia membranacea Lamx. Siracusa, S. Giuliano (Ge- nova) ; Tasmania, Newport, sopra Posidouia ; Canarie, sopra Ptero- cladia capillacea. (^) Vq^^. il n. 596 del presente Saggio. 1108 Genere CHOREONEMA Schmitz (1889). Schmitz, Sys.t. Uebers. Florid. p. 21 (Etymologia dall'autore non esibita. Ce la offre però il Reinsch con la creazione del suo genere Choreocolax, traendola da choreìn penetrare, alludente al tallo pene- trante il tessuto dell'alga ospitante; nel caso presente lo Schmitz vi aggiunse il nema, tilo). Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 541 ; Endosìphonia Ardiss. (i883) Phyc. Medit. I, p. 450-451 (non Eiidosiphoufa Zanard.); Melobesiae sp. Born. Nel 1878 Bornet in Thuret, Éiiides phycologiques, pubblicava la relazione documentata sulla vera natura di quelle piccole produzioni tondo-subconiche recate da alcune Corallina (dallo Harvey ritenute quali fruttificazioni della Corallina squaniaia), riconoscendovi invece una Melobesia, da lui chiamata pertanto Melobesia Thureli Born. L'Ardissone non credette di accettare il nome di M^Vt'Z'^j/fl applicato alla piantina di Bornet, in vista delle notevoli differenze fra essa e le vere Melobesia, sostituendolo con quello di Endosiplionia, non ri- cordando che questo vocabolo fin dal 1878 era già stato usato dallo Zanardini per designare una Rhodomelacea della Nuova Guinea. ficco ora la descrizione del gen. Choreonenia, quale dall' Ardis- sone venne desunta dalla citata opera di Bornet e Thuret. Fronda filiforme, endofìta, svolta nel tessuto midollare di varie Coralline, articolata, monosifonia, nuda. Cistocarpi pro\veduti di tin pericarpio quasi conico, ossia in forma di verruca assai prominente, con la superficie elegantemente reticolata, aperto all'esterno mediante un foro apicale, svolto su di un pedicello laterale che però rimane immerso nel tessuto della matrice, cosicché su di questa il pericar- pio sporgendo apparisce sessile. Filamenti sporiferi brevissimi, arti- colati, sporgenti all' ingiro del fondo della cavità pericarpica il cui centro è occupato da un fascetto di cellule piliformi che sono trico- gini persistenti. Spore arrotondate, svolte in n. di 8-4 in altrettante articolazioni dei filamenti che le portano a maturarsi quasi contem- poraneamente. Tetraspore ed anteridi svolti in concettacoli simili a quelli dei cistocarpi, pure aperti e spesso, su di una stessa fronda, ravvicinati fra di loro ed ai cistocarpi. Tetraspore sorgenti dal fondo del loro pericarpio alle cui pareti si adagiano. Concettacoli anterid'- feri alquanto più piccoli degli altri. Anteridi costituiti da filamenti sottilissimi procedenti dalle pareti del concettacelo e convergenti verso 1109 Tostiolo. Antcrozoidi (spermazi) sferici provveduti di due piccole spor- genze od orecchiete laterali. 606. Choreonema Thureti (Born.) Schmitz. Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 2 1 ; Engl. e Franti Naturi. Pflan- zenfam. (1897) p. 641, f. 288 A; Buffham On Antheridia (1893) p. 299-300. — Melobesia Thureti Born. in Thur. Et. Phyc. p. 96, tab. 5o, fig. 1-8 (1878); Soims-Laubach Corali, p. 12, t. Ili, f. i, 4-10; Hauck Meeresalg. p. 2Ó1, fig. io5 (i885); Endosiphonia Thu- reti hvd'xss. Phyc. Medit. (i883) p. 461, non Endosiphonia Zanard. (1878). Per la descrizione veggasi il precedente capitolo del Genere. Hah. nelle frondi di alcune Corallina nell'Atlantico; nel golfo di Genova sulla Jania ruhens e /. corniciLÌata (Ardissone) ; nell'Adriatico sulla Corallina ruhens e C. vìrgata (Hauck); nel Mar Nero, senza indicazione della matrice (Woronichin); a Jersey sulla Corali, squa- mata (Van Heurck) ; a Le Croisic (Flahault); a Guéthary sulla C. cor- niciilata (J. Chalon); a Rivadeo, la Corogne (Sauvageau); sulle Coral- lina nell'Oceano Australe (sec. Thuret (^); nel mare del Giappone a Misaki (Vendo). Osservando con una semplice lente una porzione di Corallina guantata invasa da Choreonema, di questa simbiotica semiendofita non si percepiscono che le fruttificazioni sporgenti marginalmente dai rami della pianta ospitante e per conseguenza relativamente po- che. La porzione stessa, una volta rammollita con cloro, presenta le fruttificazioni del Choreonema in forma di vescicoline pellucide, per- fettamente tonde in seguito all' azione del bagno, subialine o di un chiaro giallorino sporco, a superficie reticolata, il cui terzo inferiore trovasi immerso nella matrice. Il preparato, visto al microscopio sotto la pressione di un vetro ordinario, si fa cosi trasparente, che, dove si avrebbe creduto di trovare un solo concettacolo di Choreonema sul margine della matrice, se ne rivelano parecchi, talora fino a 12 disposti a gruppi o in modo subverticillato, ciò che nel secco non era avvertibile per lo schiacciamento loro contro la faccia della Corallina. Più che a questo riguardo, le mie indagini erano rivolte parti- colarmente alla ricerca del tallo filiforme, monosifonio, articolato, ra- (*j È ben credibile, sia per l'autorità dell'asserente, come dalla constata- zione che io ne feci in Corallina tenuissiìiia raccolta dal Capra a Victor Harbour (Australia meridionale). A. Mazza. ino moso, indurato da calce, come si espone nella Sylloge Algarum di G. B. De Toni, p. 1720, Voi. IV. L' Ardissone non fa cenno dell' in- durimento calcare, il quale, se mai, è forse limitato al solo ricetta- colo, inquantochè il pedicello di questo e il tallo filiforme trovansi immersi nella matrice dove non trovai indurimenti calcarei. Le mie ricerche in proposito riuscirono vane, sia perchè il tallo stesso è di facilmente discernibile tra i fili midollari della Corallina^ sia perchè ignaro del metodo da seguirsi in simili indagini sulle quali non ho tempo di fermarmi. Cosi di questo particolare come di altri che po- trei indicare se ne avranno spiegazioni e figure negli Étudcs. pliyco- logìques di Thuret-Bornet, ai quali rimando il lettore. Una di tali figure (riprodotta dallo Hauck op. cit.), ci presenta un concettacolo cistocarpifero, in sezione verticale, ingrandito 260 volte, senonchè per alcuni particolari farebbe desiderare il testo di Bornet. Vi apprendiamo che la parete del pericarpio è formata da tre strati di cellule strettamente oblunghe, degradanti di proporzione dalla base all'ostiolo dove invece sono piccole e tonde. Il fondo del concettacolo è costituito da uno strato di cellule tonde parzialmente sovrapponen- tisi coi loro fianchi. Dal centro di questo strato s'inalza il fascio dei tricogini persistenti e intorno ad esso, appoggiati alla parete del pe- ricarpio, si hanno molti cistocarpi subtondi, i più giovani in basso, i pili adulti in alto. Al di sotto del pericarpio o concettacolo si trova un corpo tondo a doppia parete che evidentemente ne rappresenta il peduncolo. Questo peduncolo s' insinua in una porzione di matrice formata da cellule subtondo-angolate costituenti un robusto retico- lato [^) ma senza alcun indizio di quel tallo filiforme che natural- mente dovrebbe far capo alla parte inferiore del ritenuto pedicello. Lo scopo di questa figura è stato forse quello unicamente d'illustrare non già il tallo ma il concettacolo dei cistocarpi. a. Cìioreonema Thurelì Schmitz. Sopra Corallina squamata. Le Croisic I mai 1877. Donne par Ed. Bornet. /;. Idem. Sopra Corali, cornìculata. S.* Vaast-la- llougue (Manche) Hauer. e. Idem. In Corali, tenuissìma. Victor Harbour (Australia merid. legit Capra). (1) Questo reticolato devesi probabilmente a lamelle calcari producenti un tale fenomeno dovuto a rifrangimenti di luce. Vedi De Toni, Syll. Alg. Voi. IV, p. 775 nel richiamo 2) a pie di pagina. 1111 Genere MELOBESIA Lamour (1812). Polyp. fléx. p. 3i5 emend. limit. (Etym. forse da Melobosis o Meliboia, figlia dell'Oceano?); Kuetz. Sp. per la massima parte; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 5io in quanto si riferisce parzialmente al subgen. 1; Hauck Meeresalg. p. 260, escluse alcune sp, ; Ardiss, Phyc. Medit, 1 p. 411, parzialmente; Engl. e Franti Naturi. Pflan- zenfam. (1897) p. 5i 1. = Hapalidiuni Kuetz., Agardhia Menegh. (i838) Cenni Organogr. Alghe p. 41 (non Agardhia Gray 1821, né Cabrerà 1828, nò Spren- gel 1824) ; Agardliina Nardo (sec. Meneghini); Juergensia Reich. 1841 (non Spreng. 1818); Plecioderma Reinsch; Mille pora, NuUipora, Phyllaciidiurn sp. auct. Fronda piana, orizzontalmente crostaceo-espansa, con la pagina inferiore totalmente adnata, incrostata da calce, mono (pluri) stroma- tica; strato basale formato da serie di cellule disposte in modo flabel- latamente radiato. Concettacoli carposporiferi superficiali, conici o emisferico-conici, muniti di poro apicale. Concettacoli sporangiferi a cavità schizogena (fendentesi) superficiali o poco immersi, conici o emisferico-conici, aperti all'apice con poro centrale. Oss. Alcuni autori per questo gen. descrivono i concettacoli te- trasporangiferi aventi un coperchio poroso; ma le specie aventi que- sto carattere appartengono a Lilhothamnion e ad altri generi. Alcuni di questi altri generi, di cui si accenna fra i derivanti da antiche specie di Melobesia, sono appunto contemplati nel prospetto premesso alle Corallinaceae. Nelle opere più recenti sopra tale fami- glia, già pubblicate o che fossero da pubblicarsi, si dovrà pertanto badare alle sinonimie di Melobesia quale fonte prima di tutti quei rivoli stati aperti o che saranno per aprirsi posteriormente. Nulla è più suggestivo di un grande nome per indurci a consi- derare come incontrovertibile un asserto sulla di cui autorità si ap- poggia. Né ciò avviene ai soli incompetenti, ma talora anche a chi possiede qualità dMnizialive proprie. Da molti anni in poi, consultando F. Hauck, ogniqualvolta mi veniva sott' occhio la fig. loó, non po- tevo reprimere una sensazione di scetticismo vedendo ascritta fra le Corallinacee una pianta che con esse in generale e con la Melobesia 1112 in particolare non presentava un qualsiasi addentellato per cui po- tervela ricongiungere. Giunto il momento di occuparmene, poco ci volle a persuadermi quanto fosse giustificata la mia diffidenza. Melobesia caUithaninioichs non è che un nome imposto dal ce- lebre Falkenberg ad una piantina sterile, d'aspetto callitannioide, da lui trovata sopra un' Aglao\onia (uno stato di Cutleria muìlifidd) nel Golfo di Napoli, e ripetuto da Solms-Laubach per altri individui tro- vati pure nella stessa località, nonché da F. Hauck, che ne ebbe dal- l'Adriatico. L" Aìgarhun di Zanardini non ne fa menzione. Non si può credere che alla detta piantina si possano riferire indifferente- mente tanto Io Hapalìdiiim callithamnioìdes dei fratelli Crouan, quanto Colaconeììia e Ilymenocloniiim del Batters e 1' Arthrosira del WoUny. C. A. Picquenard, come apprendo dalla Nuova Notarisia, genn. 1913, ha istituito il gen. Guerinea, in onore di J. Guérin-Ganivet, fondandolo sullo Eapalidium Crn. suddetto, dandone la seguente dia- gnosi : « Fronde nana [non incriistala), ramosa, filìs tenui ssimis, re- pentibus inferne matrici affixis, prò parte in stratiim lwri\ontale sub- continuum plus niinusve flabelliforme coalitis, prò parte in reticulum irregulare dispositis, articulis quadratisi. Discute poscia sulle somi- glianze che il gen. Guerinea presenta con le porzioni repenti di qualche Rhodochorton e rimane incerto sulla collocazione sistematica del nuovo gen. creato sopra una pianta sterile, e se esso sia da av- vicinare a Rhodochorton o a Scluniti^iella. Non si fanno commenti, non conoscendo la pianta dei Crouan. Come si vede, il campo si allarga tanto da perdere di vista la pianta del Falkenberg nella quale, secondo il Foslic (Rem. Melob. Herb. Crouan, 1900, p. 7) sarebbe da riconoscervi dei più giovani individui di qualche Rhodochorton. A questo modo di vedere mi sono io pure associato dopo esaminati l' assieme ed i particolari della ci- tata fig. 106 (che F. Hauck riprodusse da quella di Solms) riferentisi al contegno delle diramazioni, alle anastomosi che si ripetono qua e là, alla forma delle articolazioni e alle cellule apicali {Gren~- ^ellen) formate a cappello o col coperchio, secondo l'espressione dello Schmitz; il tutto riscontrato consimile a quanto può verificarsi nei giovani individui di Rhodochorton Rothii Naeg. Non bisogna dimen- ticare che il Rhodocìiorton è variabilissimo {''JQgg. n. qSS di quest'o- pera) e di facile adattamento agli ambienti più varii, sino a farsi IIIB aerobio sulle pareti delle caverne che si aprono sul mare, e a spin- gersi, per eccezione, a notevoli profondità, come lo proverebbe la matrice della pianta Falkenbergiana (Da 70 a iio m. di fondo, sec. Rodiguez). In seguito al contributo dato per la formazione di nuovi generi, il gen. Melobesia, allo stato odierno, secondo la Syll. Alg. di G. B. De Toni, si comporrebbe di ló specie. Questo numero andrebbe forse aumentato, ciò che non può avvenire se non per mezzo di uno specialista che tutto si dedichi all'argomento. Il Foslie ha diviso le sue specie in due sottogeneri: I. Eumelohesia che comprende le specie a fronda monostromatica, esclusa la regione circondante i concettacoli che è sempre polistromatica, cioè da M./an7;(7.ya Lamour. a M. rugulosa Setch et Fosl. ; II. Heterodenim che comprende le spe- cie a fronda polistromatica anche nell" ipotallo, cioè da M. Corallinae (passata fra i Lìthophyllum dallo Heydrich), fino a M. triplex n. sp. di Heydrich. 607. Melobesia farinosa Lamour. Polyp. tléx. p. 3i5; Kuetz. Sp. p. 69Ó: Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 5i2; Rosan. Rech. Melob. p. Ó9; Solms Corali, p. 1 i ; Hauck op. cit. p. 2Ó3, fig. 107; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 445. == Melob. inaequilatera Solms; Melob. verrucala auct. ex parte; Kuetz. Sp.; Hapalidiuìn coccineum Crouan Fior. Finist.; Melob. gra- nulata Menegh. in Zanard. Saggio (1843) p. 44 (nomen); Millepora Fucorum Lamarck parti m .^ F'ronda piana, totalmente adnata con la pagina inferiore, subor- bicolare, fessurata, subsquamoloso-imbricata, presto confluente farine- forme; concettacoli occupanti tutta la fronda, emisferici, addensati, minutissimi. Ilab. i polipari, le foglie delle Zosteracee, le alghe fogliacee principalmente, raramente su qualche animale (p. e. a Tatihou sopra Aglaophenia raccolsero Malard e Kuckuck) nell'Atlantico e mari in- terni derivanti, a Wood's Holl, America sul Fuciis vesiculosus (Far- low) ; nel Mediterraneo e Adriatico frequentemente, nel Mar Nero (Woronichin); alle spiagge Capensi sopra Calliblepharis fuiibriata ; nel mar Rosso sui Sargassi ; nel mare Australe a Port Phillip e Victor Arbour, Nuova Olanda, ecc. ^-— — -^ fi\ . «v\-5 1114 Frondi giovanili tenuissime membréiniicee, nello stalo adulto più o meno vestite di calce e di colore ora cretaceo-albido o candido, ora roseo-porporino, dal centro alla periferia talvolta irregolarmente fessurato-tagliate, al dissopra più raramente squamoloso-imbricate, infine confluenti più o meno con altre vicine frondi, donde la ma- trice sembra quasi spolverata di farina. Le serie delle cellule di cui la fronda si compone sono larghe 8-12 [i. Fronda monostromatica, vicino ai concettacoli distromatica. Concettacoli sparsi per tutta la fronda, addensati, del diametro da 100 a 200 [j.., quelli sporangiferi hanno il poro circondato da cellule allungate piliformi. I miei esemplari mi suggeriscouo le seguenti osservazioni. Frondi giovanili puntiformi, raramente esilissime e subpellucide, in generale tosto ben calcificate, cospargenti la matrice come una bianca spolverizzazione di farina sgranulata. Vedendo una tale ab- bondanza di produzione, fa nascere il sospetto se non possa trattarsi di un'innumere suddivisione delle spore, d'onde l'enorme quantità delle germinazioni. Si sa che nell'accrescimento la maggior parte di queste piantine perdono la loro individualità nelle comuni confluenze, senza che di tale riunione rimanga alcuna traccia delle solite sovrap- posizioni che avvengono per mezzo dei margini. Si danno invece, ma raramente, casi opposti, e cioè di sovrapposizioni sopra una fronda evoluta, nel che però è da ravvisarsi il prodotto di una ge- nerazione posteriore. Non è forse lontano dall'argomento un altro fatto. Allorché le spore si apprendono p. e. ad esili fili di una Cladophora, la clorofl- cea ci si presenta bens'i più o meno cosparsa di bianca polvere, ma della Melobesia io non vidi mai alcun individuo portato a maturazione, ciò che invece è normale nel Litliothamnion Patena la cui unione alla matrice si limita ad un solo punto basilare, ed è unicamente per questo fatto che sceglie per matrice le suddivisioni filiformi di Ballia, ecc. Dirò di più : di un ricco cespo di Cladophora riipestris infarinato di Melobesia, venutomi in riesame dopo io anni di erbario, constatai che quasi tutta la polvere bianca se n" era staccata e riu- nita in fondo alla busta di custodia. Che nei casi di questa natura possa avvenire nel mare un disseminamento di profughe frondicine in cerca di una più consentanea matrice, io non oserei asserirlo senza le prove, ma, se mai, non sarebbe da stupirsene. Quello che 1115 è certo si è che la specie in esame (e forse non sola), oltre che esi- gere pel suo completo sviluppo una matrice piana di almeno 5 mill. di diametro, manca di qualsiasi attitudine all'involgimento di una matrice insufficiente, ed è appunto in tal caso che si pensa ad una virtude ainica che vi provveda altrimenti. Ecco ora un esempio di spazio matricale appena appena suljiciente. Ce l'offre una foglia di Posidonia recante diversi individui evoluti di M. farinosa. Vediamo che quelli centrali alla pagina della Najadacea hanno un perimetro perfettamente tondo, mentre quelli vicino al margine sono assai ob- lunghi. Inoltre il margine di questi ultimi, mentre è curvilineo dal lato interno della matrice, è invece rettilineo nel lato opposto, cor- rispondente cioè al margine della foglia di Posidonia. Qualsiasi alga avvolgente, girato il sottile spessore della matrice, sarebbe brava- mente passata dall'altra parte. Non cos'i la nostra specie che si fermò come sull'orlo di un abisso di cui ci fa capire il proprio orrore in- crassando e corrugando il suo margine rettilineo, quasi tentasse di retrocedere ('). La fig. 107 lettera a dello Hauck, riprodotta da quella del Rosa- noff, ci presenta la visione in piano di un giovane tallo, da cui ap- pare una struttura cellulare concentrica. Come di consueto, le cellule sono rettangolari-subquadrate, disposte in file radianti dal centro alla periferia. Le file stesse sono però ben lungi dal presentare quella consistenza e regolarità proprie del gruppo dei Liiholhaninion Patena, Miielleri, scutelloides, e ciò non poteva essere per la ragione che le cellule, avendo pressoché tutte le uguali dimensioni, ne consegue che non tutte le serie radianti possano avere in modo diretto il loro punto di partenza dal centro della fronda. Molte serie 0 file radiali che si possono distinguere in primarie, secondarie ecc. vengono a formarsi durante i successivi periodi di accrescimento del tallo, di guisachè le origini rispettive sono sempre tanto più distanti dal cen- tro quanto più hanno luogo in punti da questo lontane. \n altre pa- role : nei Litìiofhamnion predetti si hanno file semplici e quindi in- {}) Se è sopra un fatto di questa natura (ciò eh' io ignoro) che il Solnis ha designato una M. inaeqiiilatera, la distinzione non avrebbe ragione di essere, in quanto il divario dipende, come si è visto, da una causa meramente accidentale e non costante. 1116 teramente di diretta provenienza centrale; in Melob. farinosa mwtze. si hanno file di 2-Ó volte acutissimamente dicotome il cui angolo è talvolta appena discernibile o si nasconde affatto dietro speciali cel- lule apicali, nel corpo stesso della fronda, di origine carpogena, cioè sedi avvenire di concettacoli (^). Nelle lobature 0 squamale poi, la radiazione delle file cellulari non è più concentrica, ma partente dal basso e dirigentesi in modo flabellato verso i margini. Concettacoli piccolissimi, numerosi, assai prominenti, talvolta con più o meno confluenze d'aspetto verrucoso, d'onde, forse la sinoni- mia di M. verrucata. Cellule peristomatiche oblunghe subclaviformi, inflesse sul vano dell' ostiolo, non suscettibili, a quanto pare, di ulte- riore accrescimento. a. Melobesiavernicata. Isola d'Elba, magg. 1870. leg. Marcucci(-). b. M. farinosa Lamx. Golfo d'Ajaccio. Det. Reinbold, leg. Bor- gese. e. M. verrucata. Al Lazzaretto d' Ancona, leg. Caldesi. d. M. /an>/o.ja Lamx. Sopra Callophyllis. Cherbourg 14-11- 1853. Bornet. e. Idem Duon. Roscoff, Sept. igoS. Coli. 1. Chalon. 608. Melobesia Le-Jolisii Rosan. Rech. Melob. p. 62. Arcsch. Obs. Phyc. Ili, p. 3; Solms Corali, p. 1 1 ; llauck Mee- resalg. p. 264; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 446; Weber van Bosse Bijdr. Algenfl van Nederland i88ó, p. 3; Farlow Mar. Alg. New Engl. 1881, p. 180 = Melobesia membranacea e Melobesia farinosa di alcuni autori (partim). Fronda adnata totalmente con la pagina inferiore, rosea o cre- taceo-bianca, piana, suborbicolare, infine lobata confluente; concetta- f') Seppure non trattasi di cferocisli, come opina Rosanotf. (2) Gli esemplari distribuiti col nome di Melobesia verrucata nell' Erbario Critt. ital. dal Marcucci, accanto alla Melobesia farinosa hanno anche la Me- lobesia {Dermaiolithon) pustìdata. Cfr. De Toni G. B., La flora marina dell' isola d'Elba e i contributi di Vittoria Altoviti-Avila Toscanelli pag. 61 ; Padova 1916 ; Lemoine P. (Mad.), Catalogue des Mélobésiées de 1' Herbier Thuret pag. LXI\' {Soc. Boi. de France T. LVIII, 1911). 1117 coli piccoli, appena sporgenti, subpiani, muniti d'ostiolo, addensati. Anteridi e cistocarpi ? Ilab. sulle foglie delle Zosteracee, raramente sopra alghe ; nel golfo di Genova; nel Mare Jonio alle coste della Sicilia (Ardissone); nel golfo di Napoli (Berthold, Solms); nell'Adriatico (Hauck, Heydricli); nell'Atlantico alle spiagge Neerlandesi (A. Weber van Bosse); coste di Francia (Rosanoff, Chalon) ; Mare del Nord (Hauck); coste occi- dentali dell'Atlantico a Wood's Holl (Farlow) e a Key West (Howe) ; Mar Nero (Woronichin). Frondi dapprima minutissime, maculiformi, rosee, orbicolari, indi lobate e fessurate, più spesso confluenti, monostromatiche nell' ipotallo, 2-3-stromatiche intorno ai concettacoli. Concettacoli del diam. da i5o-2oo [JL., ostiolo col margine munito di cellule allungate. Secondo gli esemplari osservati, le caratteristiche esteriori di questa specie si differenziano dalla precedente per l'abbandono della forma polverulenta nel primo stadio della sua vegetazione. L.e nuove piantine si dimostrano assai meno indurite dalla calce e tosto appia- nate anziché granulose, sottili, rosee o bianco-cretaceo sulle foglie di Posidonia, rosee o bianco-azzurrine sulle foglie di Zostera, hioltre, il loro perimetro subtondo assai per tempo si allunga e in tale forma allungata sempre si mantiene nelle conseguenti confluenze dovute all'accrescimento degli individui viciniori che si saldano in modo da celare ogni origine della fronda cos'i aumentata. In tale stato si hanno delle lamelle subpellucide e sottili per povertà di calce, assai bene prestantisi alle osservazioni superficiali fatte nel secco, e più atte alle pronte decalcifìcazioni sempre necessarie per metterne in rilievo la struttura (^). Nello stato di completa e matura evoluzione, si ha frequente l'esempio di foglie di Posidonia interamente coperte in ambe le pagine di uno strato bianco, opaco, compatto, uniforme, nel quale solo con una buona lente è dato rilevare i minutissimi concettacoli poco prominenti, sparsi senza alcun indizio di quel relativo ordine che sarebbe lecito supporre in una massa composta di molte centi- {}) La preparazione si deve farla direttamente sul vetro di osservazione, al- trimenti con difficoltà si potrebbe rinvenire in un bagno a parte una frondicina minutissima ed incolore per trasportarla, con pericolo di guasti, sotto il micro- scopio. 1118 naia d'individualità che per la loro evoluzione migliore si sono riu- nite in colonie. Anche in questa specie si ripete la nessuna attitudine all' avvol- gimento della matrice. Le eccezioni al riguardo si possono trovare, forse unicamente, in quelle antiche specie di Melobesia state aggre- gate ad altri generi o che diedero luogo alla formazione di generi nuovi, ciò che ha pure il suo significato. A proposito delle fruttificazioni della M. Le-Jolisii, occorre ricor- dare un episodietto di cui non mi so rendere perfetta ragione. F. Hauck, op. cit., nella fig. 108, lett. a, riprodotta da quella del Rosanoff, ci presenta la sezione verticale di un concettacolo tetra- sporangifero della Melob. di cui si tratta. Due sporangi, uno per lato, ancora reniformi per la pressione esercitata su di essi dalla parete concava del pericarpio, non hanno peranco traccia di divisioni, men- tre due altri centrali, oblunghi, rettilinei, sono chiarissimamente zo- nato-divisi in quattro spore. Di conseguenza lo Hauck spiega la fig. con la dizione di Conceptakel mit Teirasporangien. Dalla Sylloge Alga- rum di G. B. De Toni ora apprendo che il Rosanoff ha invece de- scritto e figurato un concettacolo come cistocarpifero, ciò che conferma il Foslie (*). Dev'essere accaduto che nella riproduzione il disegnatore o lo Hauck stesso hanno involontariamente cambiato il sesso alla natura della fruttificazione, tramutandola da femminile in sporangiale. Operando, nel modo che ho detto, sopra una frondicina lamel- lare subpellucida, e cioè dapprima nel secco, si constata una super- ficie cribrosa per effetto ottico della combinazione minerale con quella vegetale. Non potendo disporre di un ingrandimento fino ai òoo diam. come sarebbe richiesto, non posso controllare la parte b della fig. 107 di Hauck, dove si dà l'aspetto in piano di M. farinosa in quella parte da me qualificata in M. Le-Jolisii come semplicemente cribrosa. La realtà, come ha illustrato il Rosanoff, è ben piij compli- cata, né io intendo entrar in merito alla medesima. Qui ho voluto accennare semplicemente ad un fenomeno sul cui grande interesse chiamo l'attenzione dei giovani studiosi. {}) Il BoRNET è del parere che gli organi descritti dal Rosanoff come cisto- carpi, evidentemente non rappresentano che una forma di fruttificazione tetraspo- rica. Foslie è del parere contrario. 1119 Poter ottenere col solo mezzo della raschiatura della matrice, dei concettaceli isolati, è già un buon risultato. Nel secco questi pe- ricarpi sono tondi, leggermente compressi ai poli, col polo, diremo così tiord, munito di un'appendice lineare. Pure in tale stato, hanno già qualche trasparenza attraverso la quale si possono intravvedere dei corpi tondi che, fin da tale momento, non si può esitare nel ri- tenerli come cistocarpi. Basta una goccetta cloridrata per ottenere che la trasparenza si faccia completa. Si comprende come l'azione del bagno possa aver aumentato, sebbene di pochissimo, la grandezza del concettacolo il quale serba però sempre la stessa forma che nel secco. (^) L'esteriore parete dell'invoglio si vede costituita da esigue cel- lule ialine disposte in file obliquamente radiato-tlabellate, così esili che, a prima impressione fanno credere a fibrille rafforzanti la men- brana cuticolare. L'appendice lineare che sovrasta il sommo della sfera cistocarpifera si è delineata in un ciuffetto rigido di cellule al- lungate piliformi, verticalmente erette. Interessanti sono l'origine e l'accrescimento di queste cellule peristomatiche. È da notarsi che fra le relativamente grandi cellule parietali, subquadrato-rettangolari, e la cuticola del concettacolo hanno posto delle celluline triangolari disposte in un'unica serie, visibili solo ad un forte ingrandimento. Queste celluline si fanno invece subtonde nel peristoma dove pro- ducono delle cellule assai allungate subclaviformi, che si dispongono orizzontalmente formando così opercolo alla cavità del concettacolo. Successivamente queste stesse cellule, entrando in un secondo pe- riodo di vegetazione, si allungano gradatamente più del doppio as- sumendo nel medesimo tempo la direzione verticale. Che quest'ultimo fenomeno sia proprio esclusivo a due sole specie di Melobesia, è quanto non venne, forse, finora bene stabilito. Chiarificato nel modo predetto lo spessore del concettacolo, spic- cano in esso le carpospore (ne contai fino a 12), subtonde, oblungo- obovate, a diverso grado di sviluppo, aventi quel giallorino proprio (1) La cit. fig. dello Hauck ci dà invece un concettacolo schiacciatissimo, ciò eh' io riterrei quale un effetto della preparazione combinato con la pressione esercitata dal taglio verticale ; la quale riesce tanto più grande quanto più esa- gerato ebbe a riuscire il provocato rammollimento del preparato. 1120 del roseo o del porporino stinti, e mostranti V interno farcito di cor- puscoli. Il diametro dei concettacoli è da i5o-2oo [i. Cosi ancora una volta si stabilisce che finora i concettacoli co- nosciuti nella specie di cui si tratta sono sempre con cistocarpi, ri- manendo ignoti, per quanto è a mia cognizione, quelli tetrasporiferi e quelli anteridiferi. a. Melobesia Le-Jolisii Rosan. Sopra Zostera et Posidonia. Chenal de la Jle verte à Roscoff, Aoùt 1900. Coll.J. Chalon. b Idem. Key West, Florida (Stati Uniti). By Marshall A. Howe. 6ocj. Melobesia Cymodoceae Fosl. New Melobesiae (1901) p. 23. Croste o macchie bigio-rosee, dapprima orbicolari, infine con- fluenti e irregolari, monostromatiche, eccetto la regione presso i con- cettacoli; concettacoli sporangiferi ora solitari, ora radunali, subemi- sferico-conici. Ilab. le foglie di Cvinodocea antarctica a Port Phillip, Nuova Olanda (F. Mùller). Cellule basali (nella sezione verticale) 10-12 « 7, viste in superficie 12-18=58-12 [x. Concettacoli sporangiferi dei diam. 200-280 [x; sporangi zonatamente divisi, 110» 55 ja. Primo stadio di vegetazione non polverulento, ma tosto squa- mi forme-membranaceo. Confluenze spaziate, che dove riescono fitte rivelano sempre le delimitazioni delle singole frondi, Frondi in ori- gine subtonde, presto concettacolifere, le sterili subdiafane, cosi sot- tili che mostrano, talora, dei rilievi corrispondenti alla nervazione della foglia matrice. Le più grandi macchie di confluenze hanno un perimetro variabilissimo, non esclusa la forma oblunga angolato-ret- tilinea, senza che ciò derivi da cause dovute ad accidentazioni della matrice. Nei cauli della Cymodocea, cui l'alga pure si apprende, si potrebbe talvolta in questa ravvisare una certa attitudine all'avvolgi- mento, ma ciò non è che un'apparenza in quanto si tratta di con- fluenze, ossia di più frondi espanse in una regione che, pel suo dia- metro potrebbcsi dire pianeggiante nei rapporti con la piccolezza delle singole frondi considerate come ognuna a sé stante. Vista in superficie, la specie si mostra composta di cellule esi- gue, ialine, rettangolari-subquadrate, spesso subalternate da altre 1121 subtonde, un po' più grandette, subeterocistidee, lucidissime, dispo- ste in file radiato-flabellate. Nel flabello subtondo celluioso delle stesse giovani fronde ancora isolate si osservano delle elegantissime manifestazioni. Si tratta di un cerchio perfettamente tondo, composto di cellule relativamente grandette, lucide, avente per centro un altro cerchio formato di cel- luline. Quest'ultimo, alia sua volta, ha una semplice cellula centrale, grandetta. La periferia del cerchiettino intermedio è collegata alla grande periferia del cerchio maggiore da una fitta raggiazione di fili composti di celluline esigue. Questo singolare fenomeno, posto in rilievo mediante la compressione del preparato fra due robusti vetri, ci viene spiegata dagli sporangi roseo-dorati che, sfuggiti dalla loro sede, si trovano sparpagliati all'intorno assieme a certe lunettine fal- cate, dello stesso colore, e altro non rappresenta che un concettacolo tetrasporangifero reso ad un unico piano per effetto dello schiaccia- mento avvenuto dall'alto in basso, in seguito a che il centro della sua base venne obbligato a coincidere col centro dell' ostiolo, tanta è la maravigliosa euritmia che presiede a queste organizzazioni ! Le lunette falcate, pure sfuggite dal loro ambito (alcune volte si possono però trovare ancora al loro posto), rappresentano il fondo del con- cettacolo su CUI basavano i filamenti sporiferi che si trovano pari- menti ma isolatamente espulsi col trattamento suddetto. Fra i parecchi che si possono trovare nella presente opera, ho creduto aggiungere anche quest'altro amusemenl scienlijìqiie per acuire nei giovani studiosi il senso critico di fronte a consimili sorprese che può riserbarci il microscopio. a. Melohesia Cymodoceae Fosl. Nuova Olanda. Leg. Mueller, det. A. Mazza. òio. Melobesia coronata Rosan. Rech. Mélob. p. 64. Fronda orbicolare, poscia reniforme, parcamente lobata, grigio- rosea ; concettacoli (carposporiferi .^) 1-9 in qiiaqiie crusla, spesso disposti in cerchio, più grandi che non in M. Le-Jolisii, conici, ostiolo coronato da peli assai lunghi. Hab. sulle frondi di Pollexfenia pedicellala alle spiagge d'Au- stralia (Mueller in Lrb. di Lenormand e di Mazza). — Sporangi (car- 1122 pospore ?) in qiiaiuor loculamenta divìsa come furono disegnati da Rosanoff. Se a questa così misera, e non a sufficienza chiara, si limitasse la descrizione del Rosanoff, bisognerebbe convenire eh' egli siasi tro- vato nel mio stesso imbarazzo. (Le due interrogazioni, molto a pro- posito, si debbono al De Toni). La matrice si spappola sotto l'azione degli acidi, mentre si spez- zetta nel secco, donde l'ingombro di materia estranea ed oscurante nel primo caso, e la diQìcoltà di una buona raschiatura nel secondo. Superati in qualche modo questi inconvenienti, bisogna rifarsi da capo per trovare dei concettacoli che sono piuttosto radi, e più radi ancora i maturi. Ci si trova per lo più dinanzi a concettacoli vacui o con sporangi in via di formazione così iniziale da prestarsi a dop- pie interpretazioni. Ripetuti più volte gli esperimenti, mi riuscì di mettere chiarissimamente in sodo la natura tetrasporangifera delle fruttificazioni coi tetrasporangi egregiamente quadrizonati. Dal canto mio ritengo che anche lo stesso egregio Autore non abbia viste altre fruttificazioni all' infuori di queste, altrimenti si sarebbe ben più con- cretamente e specificatamente espresso nei riguardi così dei concet- tacoli tetrasporangiferi, come di quelli cistocarpiferi. La giovane generazione non si presenta come un pulviscolo minutissimo spessamente e subuniformemente sparso, ma bensì in gruppi distinti, in seguito confluenti coi più prossimi, conservando sempre ben definite le singole originarie individualità sotto la forma di minuti.ssime granulazioni tonde. Questo fatto non sembra estraneo alla determinazione delie forme assunte dal perimetro delle confluenze, che sono quanto mai variabili, ma non mai di natura avvolgente ('). II colore è di un bigio-rossastro-vinoso, ch'io non ebbi mai a riscon- trare in alcun' altra Melobesia. I concettacoli sono più grandi che non in M. Le-Jolisii q, al pari che in questa, sono muniti all'ostiolo di lunghe cellule piliformi sulla cui natura si è discorso al n. 608. In superficie si palesa composta di cellule relativamente assai (•) La Pollexfenia matrice ne resta invasa su ambo le facce. La stessa ma- trice si apprende ai cauli di Cyniodocea antarctica i quali recano talora una pianta crostacea, di colore biancastro ed avvolgente. Verificai che non si tratta di una Melobesia ma bensì di una Squamariacea, forse nuova. 1123 più grandi di quelle delle specie precedenti, roseo-vinoso-diluito-tor- bide, rettangolari e subquadrate, più grandi nella parte mediana delle file con cui si dispongono. File longitudinali, subperpendicolari nella stretta zona centrale della fronda, flabellato-radiate nelle vastissime zone laterali. Cuticola dermatica esilissima ma piuttosto tenace. Di questa specie il Foslie (New sp. or forms of Melob., 1902, p. 9) ebbe a rilevare una forma zonata Posi., cosi caratterizzata : croste orbicolari o quasi, concentricamente zonate; concettacoli sub- conici o conici, in parte da i5o-20o e in parte da 25o-3oo [idi dia- metro. Sulle frondi di Lenormandia spectabilis a Port EUiot, Austra- lia meridionale (Sig."" Brumsert; Reinbold). — Croste del diam, di un cent, e oltre, talora parecchie insieme confluenti. Concettacoli veduti vacui per quanto di dimensioni diverse, forse in una sporangiferi o anteridiferi, in altra carposporiferi. a. Melobesia coronata Rosan. Australia, leg. Ferd. Mueller. Det. A. Mazza. Genere GONIOLITHON Fosl. (1898). Foslie Syst. of Lithoth. p. 5; List of Sp. of Lithoth. p. 8; Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. i5. (Etym. gone seme, lìthos pietra) ('). Fronda litofillidea; eterocisti numerose nel tallo 0 qua e là sparse. Concettacoli sporangiferi superficiali o subimmersi, conici, all'apice al- lungati 0 sopra il mezzo costretti, parte superiore degli sporangi spesso decidua nella maturanza riducendo allora i concettacoli alla forma emisferica 0 conica, ostiolo crassetto; sporangi muniti di pe- dicello allungato sorgenti per tutto il disco basale, disco congiunto (1) Non conosco la citata opera, e quindi se il Foslie abbia esposta la ra- gione di un tal nome (che potrebbe derivare anche da gonia angolo o da goìiy articolazione). Posso dire unicamente che, ad onta della decalcificazione, i con- cettacoli di G. Reinboldi, sotto la forte compressione fi-a due vetri oppon- gono una resistenza che è vinta solo quando si è, con 1' insistenza, provocato quel crepitio speciale che si accompagna alla meccanica stritolazione dei granuli di sabbia. Che anche organi interni possano, per eccezione, calcificarsi, si potreb- bero addurre altri esempi ; basti quello ù&Wo Halarachnion calcarenni Okam. i cui fili midollari presentano pure lo stesso fenomeno. 1124 alla copertura da fili sottili spesso scomparenti nella maturanza. Con- cettacoli carposporiferi superficiali, conici, spesso allungati all'apice, poro apicale crassetto. Lo stesso Foslie vi ha distinto i seguenti due sottogeneri : Subg. I. Cladolithon. — Tallo ramoso. Concettaceli sporangiferi nella maggioranza superficiali con apice prolungato piuttosto breve. Subg. II. Herpolithon. — Tallo croslitorme. Concettacoli sporan- giferi subimmersi, ad apice prolungato o verso il mezzo costretti, con la parte superiore infine spesso decidua. Abbiamo visto nel prospetto dei generi che T ipotallo è pluri- stratoso e che gli sporangi si sviluppano solo alla periferia del con- celtacolo, la parte centrale essendo occupata da parafisi. La creazione del genere si deve al Foslie, prendendone a base alcuni fra i già componenti i generi Lithotliaiìinioii, Lithophyllum e Melobesia, poche essendo le altre piante non precedentemente men- zionate (epperò non aventi sinonimie; che vi entrarono a far parte. Diverse sono le forme distinte dall' A., nò mancano dubbi sulla ge- nuinità di almeno una mezza dozzina di specie. Tutto sommato, la Sylloge Algarum di G. B. De Toni ne menziona 21 specie di cui parecchie assai lontanamente distribuite. La struttura è più o meno analoga a quella degli ora indicati generi, ma con la complicazione di un elemento che può dirsi nuovo pel suo speciale sviluppo che ivi assume: quello delle e/erocisti di cui peraltro si ebbe a fare un fuggevole accenno in due Melobesia, per non dire delle sue manifestazioni in alcuni generi delle Mizoficee, salvo forse una diversa significazione e una diversa struttura. Nei riguardi del gen. Goniolithoii, non avendo lo scrivente materiale suf- ficiente per occuparsene in modo generico, dovrà limitarsi a quel poco che se ne potrà dire trattando dell' unica specie di cui in ap- presso. òli. Goniolithon Reinboldi A. W, v. Bos. et Posi. mscr. = Lìlìiopìiylluni RLÙiìboldi A. Web. et Posi. Three ne^\ Lithoth. (1901) p. 5, LilhùphyUuvi cerdbelloides Heydr. Ein. trop. Lithoth. (1901 > p. 405. Croste dapprima tenui, produconti dei rami densamente serrati 1125 brevi fastigidti, anaslomosanti, più o meno punteggiati con gli apici rotondato-incrassati e ottusi, infine formanti dei noduli globosi; con- cettacoli sporangiferi addensati, convessi ma poco prominenti, del diametro da 300-400 [x ; concettaceli cistocarpiferi ignoti. Hab sui Corallidi ed altri corpi alle isole dell'arcipelago della Sonda (Exped. Siboga) ; alle isole Samoa (Mus. Godeffroy) e spiag- ge di Sansibaria (Dott. Stuhlmann); alle isole Maldive e Laccadive (S. Gardiner) ; all' is. Tami (Bamler, Heydrich); alle is. Hawai (sig.^ J. E. Tilden). Croste nella prima età 4-6 cm., poscia raggiungenti oltre gli 8 cm. di diam. Tetrasporangi i25«8o (x. Secondo Posile, questa spe- cie sarebbe prossima al Gori. Boergesenii Posi, di S. Croce delle Indie occidentali. Quella compiacenza con cui le Corallinacee si passano tosto dal mare all'erbario, viene scontata talora ben penosamente allorché trat- tasi di studiarle. La specie di cui si tratta è tra le fastidiose da decalcifìcare e tra le diljicili per lo studio della struttura, quando non si possiedano tutti i segreti chimico-meccanici dell'arte preparatoria congiunti ad una grande pazienza. Sulla descrizione sopra riportata è facile formarsene un concetto esatto del suo portamento il cui controllo peraltro richiederebbe ma- teriale in ogni fase di sviluppo, da sottoporsi per 24 a 48 ore (se- condo la massa) ad un bagno di acido cloridrico concentratissimo, operazione questa ch'io limitai ad una porzione marginale di una fronda evoluta. Ciò volli stabilire a parziale giustificazione delle mie insuQicienti osservazioni. L'unico mio esemplare, del diam. massimo di 3 cm., ha una forma subsferica, irregolare, troncata alla base per la quale si ricon- giungeva ad un lobo sporgente di un vecchio substrato di polipaio corallino. Il nucleo (matrice) dell'alga consiste appunto di tale ma- teria. Lo strato superficiale è formato di noduli globoso-emisferici, in parte a convessità unita, in parte munita al sommo di una fosset- tina puntiforme 0 lineare. Il colore è cretaceo con una sfumatura di azzurrino- verdognolo. Allo stato naturale, la fronda ha lo spessore di un mill. circa. In seguito alla decalcificazione un tale spessore dovrebbe essere di- 1126 ininuito, ma, in effetto, lo troviamo invece aumentato fino a due mill. in seguito all' inturgescenza prodotta dal lungo bagno cloridrico. Si ottiene cosi una crassissima membrana cenerognola o leggermente giallorina, tenera, carnoso-gelatinosa, opaca, che bisogna lasciar es- siccare per trarne delle sezioni cosi sottili da lasciar trasparire, sotto il microscopio, 1' intima struttura. L'ambito della sezione trasversale di una porzione subpianeg- giante marginale è dittico ad estremità un po' prolungato-ancipiti ; il perimetro è subintegro o variamente accidentato da piccoli lobi rotondato-angolati a margine continuo o accidentato. La periferia, in uno solo dei lati, presenta inoltre dei peli cortissimi, ialini, unicellu- lari, semplici (rizine della faccia adnata). In quanto all'interno, la prima impressione è quella di una grande quantità di cellule speciali grandi, mediocri e piccole, elitti- che, obovate, tonde, ialine le più giovani, ialino-ambrine e un po' torbide le mature, le quali tutte, meno che nel margine, ricoprono il vero tessuto proprio della famiglia, che è quello delle file radiato- flabellatc composte di cellule rettangolari. È evidente che nelle de- scritte cellule anormali debbansi riconoscere delle eterocisti, di na- tura forse disseminativa, come avviene anche in talune altre floridee di scarsa o non ancora conosciuta produzione di frutti tetrasporici o carposporici. Nel nostro caso la supposizione parrebbe in certa guisa confermata dal fatto che con la semplice compressione fra due ro- busti vetri le cellule in questione si possono eliminare cominciando dalle più mature siccome libere, poscia dalle laterali e, fino ad un certo punto, anche dalle intercalari, facenti cioè parte delle file d cellule normali componenti il tessuto della fronda, che, in tal modo si riesce a mettere più o meno interamente allo scoperto. (*) Ho osservato che in taluno dei punti dove le file strutturali vengono ad interrompersi in seguito al distacco di una cellula nor male fattasi eterociste, vengono a determinarsi dei fili riziniformi (i) « I.e eterocisti delle Corallinacee, ossia cellule perforate particolari, hanno un significato, credo, diverso da quelle omonime delle Mizoficee, e fu il Rosanoff ad osservarle nella Melobesia farinosa ; le eterocisti mancano nella Melobesia Lejolisii, tipo del gen. Heterodernia, come pure mancano in Lithophylhim e Li tJioihamtiion 'i . G. B. De Toni, in lett. 31. 8. 1916 ad A. Mazza. 1127 articolati, brevissimamente ramosi coi rami ravvicinatissimi, cimali, capitulati o substellati. Se ciò avvenga in natura o debbasi alla vio- lenta pressione artificiale, come pure se le eterocisti laterali non siano che eliminazioni naturali di quelle stesse già intercalari, è quanto non posso dire per mia esperienza, non conoscendo quanto, al riguardo delle eterocisti, fosse stato pubblicato da qualche autore. Che se questi prodotti sieno poi in ogni loro particolare all' intutto simili a quelli osservati in Lìtliothamnion ììicuihranaceum, nemmeno so assicurarlo, non avendo in essi potuto stabilire se siano o no perforati, certo mancano di pigmento. Fu appunto negli esposti esperimenti che constatai nei concet- tacoli (tetrasporiferi) il fenomeno di una parziale calcificazione, ciò che diede origine (cosi io credo) al nome del genere, come già ebbi a notare. Aggiungo infine che la compressione può provocare innanzi tempo la deciduità della parte superiore prolungata dei concettacoli. Osservazione. — Nei riguardi delle speciali cellule, quasi extra- strutturali, che, per mera analogia, si è convenuto anche qui di men- zionare sotto il nome di eterocisti, si fa ora seguire quanto in pro- posito me ne scrive il prof. Achille Forti in sua lettera del 23 set- tembre 1916. •> . V. Chalon, List. Alg. mar. pag. 205. 1130 dovrebbe ritenersi come il prototipo quale fu raffigurato dal Rosa- noff e riprodotto da F. Hauck nella fig. 109 dell' op. cit. Ivi l'aspetto della struttura, visto nella sezione verticale, è cos'i semplice che non occorre il sussidio dell' iconografia per farsene un concetto esatto. All'ingrandimento di 35o volte, la fronda (sterile) è larga ó cm. e mezzo e alta 9 mill. L'interno è costituito di due strati: il basale, composto di un'unica serie orizzontale di 20 cellule assai grandi, rettangolari, con gli angoli superiori rotondati, perfettamente perpen- dicolari alla cuticola della fronda quelle centrali, le laterali legger- mente inclinate a destra da un lato, a sinistra dall'altro ; al di so- pra di queste cellule sono disposte, in una sola serie, 17 celluline ultraesigue, sublineari, distanziate, parallele alla cuticola stessa. Ebbene, come si possono definire questi due strati? Letteral- mente intesi, r inferiore non potrebbe altrimenti interpretarsi che come un vero ipotallo (cioè hypo, sotto il tallo), in riferimento al- l' impercettibile (nel vero) strato superiore, quando questo si volesse considerare come peritallo. Cos'i inteso questo complesso, ognun vede quanto un ipotallo così enormemente pronunciato sarebbe in contrapposto con 1' enunciazione di tallo poco sviluppato attribuito al genere. Senonchè qui soccorre appunto il rilievo fatto dalla sig. Le- moine, e cioè che l' ipotallo non è più riconoscibile, e che probabil- mente è rappresentato dall'assisa basilare di cellule che per nulla differiscono dalle altre cellule del tessuto. In altre parole, si tratterebbe di un unico strato di cos'i grandi e robuste cellule da tener luogo di un ipo-meso-peritallo. In quanto al secondo strato sottocuticolare, altro non sarebbe che un esiguo corticc che si può trovare senza distinzione in tutte le Melobesieae, più o meno distinto, più o meno regolare, poiché infine non d' altro trattasi che di cellule apicali di ciascuna delle file strutturali. Non bisogna però credere che questo ora esposto sia il caso più frequente, mentre il vero è il contrario; e cioè che tanto in que- sta specie come nelle altre del genere, pure ammesso il poco o ir- regolare sviluppo del peritallo, il tessuto della fronda si presenta con un'evoluzione poco 0 polistromatica e con una distinzione più o meno bene definita fra uno strato e l'altro. La struttura cos'i se ne avvantaggia dal lato della consistenza dovuta alla maggiore mi- nutezza delle cellule componenti le file radiato-tlabellate. e quindi più disposta alla produzione di concettacoli. 1131 Gli esemplari da me osservati (o almeno le parti che sottoposi al microscopio) mi risultarono di questa più fitta e più complessa struttura, constandomi inolti'e che le frondi relative, nei casi d'insuf- ficienza dello spazio piano delle matrici, si mostrano suscettibili di avvolgimento. Vedo annunciato che il Moebius in Foslie op. cit., ne distinse una forma crinita a me affatto ignota. a. Melohesia pusiulata Lamour. Sopra un frustolo di Fucus species. b. Idem In Chondrus crìspus. Alg. Lusitaniae. e. Idem In Fterocìadia capìllacea. Azzorre, isola del Pico, 24-8-1886. Legit E. D'Albertis. 61 3. Dermatolithon Laminariae (Crouan) Posi. Foslie, Remarks on Melob. in Herb. Crouan (1899) p. i3. = Melobesiae Laminaria^ Crn. FI. Finist. p. i5o almeno in parte; Dermatolithon macrocarpiim f. Laminariae Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) Crosta piana, sottile, orbicolare o suborbicolare, violaceo-bruna, fragilissima, poco lobata, con superficie fessurata; concettacoli piccoli, numerosi, assai depressi.- sporangi elissoidi, zonatamente divisi. Ilah. sugli stipiti di Laminaria digitata e L. Cìoustonii nell'A- tlantico ai lidi della Francia. Nei primordi degli studi relativi, pare che alla Melohesia L.anii- nariae dei fratelli Crouan non si accordasse altro valore all' infuori d'essere considerata come sinonimia di Melob. macrocarpa del Rosa- noff, se è esatto quanto risulta nella Liste Alg. mar. di J. Chalon, p. 2o5. Al Foslie e allo Heydrich devesi il riesame di entrambe. Quest'ultimo, allorché ebbe a rivedere la sinonimia delle Corallinacee raccolte dallo stesso Chalon, a proposito di Melob. macrocarpa Rosan., si doman- dava : Est-ce bien une espéce? Peut-ctre une forme jeiine dUin Li- thothamnion installé sur Laininaire (1. e), conche, forse per il primo, intravedeva la necessità d'una separazione delle Melobesia in base al monostromatismo e al polistromatismo, ciò che venne fatto dal Foslie con la divisione loro in due sottogeneri : Eumelobesia e Llcle- roderma. Nel riferimento al caso presente, si ebbero pertanto: il Dermatolithon macrocarpum (Rosan.) Fosl. caratterizzato da un abito 1132 e struttura simili a Dermat. pusiulatum, da concettaceli più promi- nenti, e con distintavi una forma faerocnsis Fosl., a fronda 6-8-stro- matica e concettacoli subconici poco prominenti, con sporangi bis- pori; e il Bermatoìithon Laminariae (Crn.) Fosl., caratterizzato, piut- tosto poveramente, nella premessa descrizione. Ben pensando e confrontando tutti questi particolari, ognun vede di quanta importanza si presentano gli addentellati per la ripresa di ulteriori indagini intese ad una sistemazione definitiva delle Melobe- sieae. 11 nostro G. B. De Toni, in un pensatissimo suo lavoro ci ri- cordava testé la sentenza di Massimiliano Spinola: «La vita del naturalista, qualora sia diretta dal costante e dall'unico amore del vero, è una catena di successivi pentimenti ». (^) 1 miei esemplari, sopra Laminaria Cloustonii^ si presentano sotto la forma di croste convesse, subtonde ed oblunghe, di un colore latte e vino più o meno vivido in alcuni individui, più o meno di- stinto in altri per confinare col cretaceo, e del massimo spessore di circa due mill. Sollevata una crosta superficiale, constatai che questa faceva da coperchio ad altra crosta sottostante di colore più scuro e provvista di concettacoli depressi, ciambelliformi col centro rilevato in un corpuscolo emisferico. Si tratta dunque di due generazioni r una sovrapposta all'altra, d'onde l'insolito notevole spessore della crosta in apparenza unica. Ipotallo non bene individuato, di cellule grandi ma non tutte sulla stessa linea basilare, indi gradatamente impiccolendosi, formanti delle file radiato-flabellate. Tetrasporangi di un rancione stinto-scuretto, oblunghi, zonatamente divisi in quattro spore. a. Le Jolis. - Alg. marin. de Cherbourg. 255. Melobesia Lami- nariae Crouan. Sur Laminaria Cloiistoni (stipite). Octobre. (1) G. B. De Toni : Alcune considerazioni sulla Flora Marina (Nuova No- tarisia, Aprile-Luglio 1916J. 1133 Genere LITHOPHYLLUM Phil. (1837) in Wiegm. C) Arch. Ili, I, p. 387 (Etym. lithos pietra e phyllon foglia). Hauck Meeresaig, p. 2Ó7 esclus. sp.; Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 5i2; Hevdr. Corali, insbes. Melob. (1887) p. 46 in parte; Posi. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. 16; Me- lobesia subg. Lilhophyllum Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 5i5; Ardiss Phyc. Medit. l p. 447. Spongites, Millepora, Nullipora, Ceriopora parti m, Focillopora, Gleba, Tenarea sp. auct. Fronda costrutta in modo dorsiventrale, piana, variamente egi- gurata, robustamente incrostata di calce, più o meno adnata, a mar- gine libero o lassamente aderente, pluristromatica. Concettacoli come in Melobesia. Concettacoli sporangiferi immersi o subprominenti, a tetto nella centrai parte dapprima convesso, indi più o meno ecor- ticati, infine spesso subdepressi, muniti di poro centrale. Concetta- coli carposporiferi immersi o subprominenti, convessi; carpospore in un fascette centrale accompagnate da più brevi parafisi. Oss. Il gen. si distingue innanzi tutto per avere il tetto dei con- cettacoli sporangiferi pertugiato da un foro unico, anziché Ha nume- rosi canali. Se le etimologie rispettive vogliono rispecchiare un concetto si- stematico, devesi ritenere che la prima distinzione fra Lithothamnion e Lithophyllitm (come si praticava un tempo) si basava quasi unica- mente sulle esteriorità. Ma anche a questo stesso riguardo il con- cetto è errato. Ora che, prima d'ogni altro carattere, si bada alla struttura ed alle fruttificazioni, arboscelli o cespi dei primi, ed espan- sioni fogliacee dei secondi non hanno più ragion d'essere nei rap- porti della distinzione fra i due generi. Si è andati anzi tanto oltre (') Veggasi nella presente opera 1' Aggiutita che fa seguito alla trattazione del gen. Tenarea Bory (1832) nella quale è riportato un articolo, tolto dal Journal de Botanique, t. IX del 1905, in cui P. Hariot esprime il parere, che il genere Lithophylluni Philippi (1837) dovrebbe essere soppresso e sostituito dal gen. Te- narea in base al diritto di priorità. Si osserva però che questa non ha l' ipotallo in serie concentriche come avviene in Lithophylluììi. 1134 che, come abbiamo visto, alcune specie passarono dall'uno all'altro genere, e, in base ad alcune altre, vennero fondati generi nuovi. Del che si ha una prova nel più recente prospetto delle Coral- linacee, dove vediamo di quanto e per quali riguardi il gen. Litlio- phyllum ora disti dal gen. Lilhothamnion. Ci limitiamo pertanto a far notare unicamente, a proposito della struttura, che in Lilhotham- nion solo per alcune specie del gruppo L. Falena e L. Muelkri le cellule sono tutte quante disposte in modo concentrico, mentre in Lilìiophylluin tale disposizione è limitata al solo ipotallo. In quanto all'aspetto esteriore i LilhophyUum si presentano in due forme principali : la tuberosa, che in modo più evidente implica un rameggio più di sovente nascosto nell' interno basale della massa individuale, originariamente più o meno diviso, indi più o meno confluente con le sommità soprelevate in forma di verruche o di emisferi variamente foggiati, o di creste piegolinato-labirintiformi, oppure interamente pianeggianti in lamine parzialmente sovrappo- nentisi coi margini più o meno soprelevati ; la crostacea, a frondi più sottili e meno duramente lapidee, con ramificazioni in apparenza soppresse, trattandosi di confluenze appianate che si determinano fino dalle prime evoluzioni degl' individui ma che si possono rendere più 0 meno evidenti nelle preparazioni più o meno decalcificate, os- servate al microscopio. Arboscelli o cespi si danno dunque anche nei Lithophylliim, contrariamente alla originaria distinzione loro dai Lilhothamnion. I LilhophyUum, come i Lithothamnion e altre piante e animali in genere, hanno rappresentanti nei musei fossili dalla natura composti durante le conflagrazioni primeve del Geode. In complesso la Sylloge Algarum di G. B. De Toni ne enumera oltre una sessantina, sparsi in ogni regione del globo, né è detto che altri non se ne possano aggiungere. II Foslie nell'opera sopra citata, li divise nei seguenti sottogeneri; Sottogenere I. RuUthophylhim Fosl. — Concettacoli sporangiferi immersi, infine formanti delle depressioni puntiformi nella superficie della fronda : disco recante gli sporangi spesso assai arcuato (convesso). Sottogencre 11. Carpolilhon Fosl. — Concettacoli sporangiferi ap- pena eminenti sulla superficie della fronda, tetto infine affatto ecor- ticato ; disco meno arcuato in alto. 1135 Sottogenere III. Lepìdomorphum Fosl. — Concettacoli sporangiferi immersi o subprominenti, tetto infine decorticato in parte; disco più o meno arcuato in alto, col tetto connesso al corpo centrale mediante fili sottili. 614. Lithophyllum Racemus (Lamour.) Fosl. Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p 17. = Lilìiothamnion Racemus Aresch. in J. Ag. Sp. II; Ardiss. Phyc. Medit. 1, p. i53; Millepora [Nul/ipora) Racemus Lamarck; Lilhotham-, crassum Phil. in Wiegm.; llauck Meeresalg. p. 278; Spongites racemosa Kuetz. ; Spongiles crassa, Spong. nodosa, Spong. stalactitica Kuetz.: Lilìioiìi. rhodica Unger (secondo Foslie). Fronda infine libera, rotondata, tubercoloso-racemosa, rami bre- vissimi, crassi, 'stipati, all'apice rotondati subgloboso-nodiformi ; con- cettacoli poco elevati, verruciformi-depressi, aggregati all' apice dei rami. llah. nel Mediterraneo alle spiagge della Sicilia (Philippi) e nel golfo di Napoli a Secca della Gajola (Falkenberg, Solms), nell'Adria- tico (Hauck, Kuetzing), nell' Atlantico, rada di Brest (Crouan, sec. la Liste di J. Chalon, p, 20Ó). — Fascicolo bianco o roseo-violaceo emisferico o subemisferico, più 0 meno tendente alla forma ovata, nodoso-racemoso o tubercoloso, cioè a rami brevissimi crassi obesi e nodiformi all'apice. — Forma Kaiserii (Heydr.) Fosl. Rev. cit., Li- thotham. Kaiserii Heydr. Corali, insbes. Melob. (1897) p. 64. Fronda il più delle volte adnata, più raramente libera, bianco-verdeggiante, rami irregolari lunghi 1-2 mm., concettacoli del diam. di 400-500 [i-. Sui Corallidi presso El Tor nel Mare Rosso (Kaiser). Questa specie vien posta a capolinea del subgenere Eulitho- pìiyllum. Gli esemplari esaminati furono dragati nella detta località di Secca delle Gajola, alla profondità di 3o met. nel luglio 1902 per cura della Stazione Zoologica di Napoli. Sono costituiti da masse di perimetro subsferico 0 subovato, del diam. maggiore da 4 ad 8 centim. Il più piccolo ha il peso di 7, e il più grande di 53 grammi. Il colore è cretaceo, verde-pisello secco o parzialmenre roseo-viola- ceo chiaro. La superficie loro è costituita dalle sommità dei rami sotto l'aspetto di noduli in numero che (a seconda del volume delle 1136 masse) varia da 5o a 3oo circa, la cui forma, in origine subtonda, si rende presto variabilissima in causa di semplici o multiple con- fluenze che si operano così pei fianchi (ciò che è il caso ordinario) come per sovrapposizioni più o meno verticali. Da questi particolari che si riferiscono unicamente alla superfi- cialità dell'assieme, si può arguire con quanto diverso e superiore interesse ci si presenterebbe la fronda ove fosse possibile metterla a nudo nella sua integrità, conservandole cioè il crasso generale di- segno della sua ramificazione. Non certo io qui mi proporrei un tale compito che implica un lungo e diificile problema da risolvere. Si pensi che per la decalcificazione di un paio di noduli del diam. di 4 mill. occorre un bagno da 12 u 24 ore di acido cloridrico concen- tratissimo, e con lutto ciò non sempre si arriva a sciogliere un re- siduo centrale nucleo calcare. S'immagini che avverrebbe operando sopra un' intera massa ! Vediamo piuttosto come si presenta nel suo interno una fronda nello slato naturale, dopo 14 anni dalla sua pescagione. Spaccata all'uopo verticalmente la massa relativa, non deve stu- pirci l'assenza di qualsiasi nucleo matricale sul quale la pianta si è svolta, perchè nel caso attuale, la matrice, se mai, è stata così piccola da confondersi tramezzo 1' assai più sviluppata massa calcare prodotta dalT istessa pianta alla sua base, ond' è che il carattere di soluta è qui ben meritato, circostanza che ne rende agevole il dra- gaggio. Da tale base sorge un corto e grossolano disco (forse dovuto alla confluenza di due o più getti coevi) presto ramoso, cavernoso air interno con uno-tre loculi contenenti una materia compatta, ci- nereo-azzurrognola, che, decalcificata, si risolve in brani di lamelle membranacee di un giallorino sporco e in cellule grandette giallic- cie, con altre numerosissime ialine, mediocri, piccole ed esigue, in parte sciolte e in parte seriale in file accostate. In questo miscuglio, prodotto dall'acuta pinzetta nell'opera di estrazione e ripulitura delle cavernule, sono da ravvisarsi gli ele- menti strutturali del disco in quanto si tratta delle cellule, e l'ele- mento della cuticola in quanto si tratta dei brandelli membranacei. Le cavernule si ripetono sempre più piccole nelle ramificazioni, ma le ultime, cioè quelle più in alto, invece di diminuire, aumentano di 1137 ampiezza, e ciò per effetto delle confluenze delle penultime dirama- zioni, in seguito a che vengono a determinarsi cavernule uniche ma di maggiori dim.ensioni. È appunto dalla superfìcie esteriore di que- ste ultime cavernule che si dipartono i noduli più o meno grossa- mente e più o meno lungamente peduncolati, costituenti la caratte- ristica superficie della pianta. L' interno dei noduli, anziché vasta- mente cavernoso e di ambito assai irregolare, è sempre tondo, pic- colo e farcito della stessa indicata materia con l'eventuale aggiunta dei concettacoli. Cosi dei Lilhothamnion come dei Lithophylhim e di alcuni loro derivati non si ha un'opera che tratti delle relative strutture con l'e- stensione a tutte le specie, ma solamente dei saggi saltuari dedotti dallo studio di qualche nuova specie o consigliati casualmente da discussioni polemiche. 1 testi si limitano, al riguardo, alla ripetizione della seguente diagnosi schematica, senza però mai che questa si trovi svolta in relazione alle singole specie : Stratum superius e cel- ìuììs subhexagonìs, ìnfcrhis e celluìis dongaiis in \onas transversales regulariter super ìmpositis constriictum. Delle difficoltà inerenti allo studio delle Corallinacee e dei mezzi richiesti per compierlo, il lettore di buona volontà potrà renderserfe conto con la scorta di Corallinae verae Japonicae e con Io Study of the geniciila of Corallinae di K. Vendo. In quanto alla specie di cui qui si tratta, il poco che se ne disse credo possa essere sufficiente alla sua identificazione. 61 5. Lithophyllum fasciculatum (Lamarck) Fosl. Fosl. List of Lith. p. 3o, New or crit. cale. Algae (1899) P- 3o ; Revis. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. 18 (plur. formae). = Lilho- iìiani. fasciculatum Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 52 2, Fosl. On Some Lithot. (1897) p. 8; Millepora {Nullipora) fasciculata Lamarck Hist. d. anim. s. vert., 2, p. 2o3 ; Nullipora fasiigiata Blainv. Jhonston Bri- tish Spong. and Lithoph. p. 240 ; Melobesia fasciculata Harv. Phyc. Brit. t. LXXIV. Fronda infine libera, rotondata, porporina, ramoso-fasciculata, rami egredienti da ogni parte, brevi subfastigiati, subcilindrici, sub- dicotomi, troncati all'apice e depressi al centro. 72 1138 Hab. il fondo arenoso sparso di conchiglie, alle spiagge Scandi- nave ed Inglesi fino al Mediterraneo. Ivi a Secca della Gajola, Secca di Benta Palummo e Secca d' Ischia, comune (Falkenberg). Fronda del diam. di 2-5 cm., porporina, il più delle volte in- torno cosparsa di lapilli, infine di forma più o meno sferica, ovata od oblunga, provvista in ogni parte di rami fastigiati più o meno densi. Rami ora semplici (e ciò nelle forme meno sviluppate;, in- crassati all'apice, ora dicotomicamente moltifidi con gli apici più o meno troncati. Come Sporoìithon mediterraneum, Goniolithon Reinboldi e Litho- phylliim Racemus, per dir solo delle piante finora comprese in que- st'opera, anche la specie di cui ora si tratta ha fronda lapidea, for- mante una massa subtonda o subovata. Negli unici miei due esem- plari, provenienti dal Golfo di Napoli, ha un diam. di 7 cm., e un colore cretaceo, di quella tonalità propria indicante il roseo o il por- porino scomparsi. La superficie è quale venne qui sopra descritta. La sommità dei rami è però anche tonda, liscia, senza fossettina puntiforme o lineare semplice o composta in forma di denti molari ; talora è an- che piuttosto uniformemente scaberrima, massime nella base della fronda a contatto del fondo su cui posava. Le sommità troncate, ora sono nella maggioranza inerti, talvolta invece si allargano in un'espansione membranacea, sottile, candida, piana se lo spazio glielo consente, scodelliforme, o come che sia concava quando l'e- spansione piana le viene impedita dalla pressione delle vicine estre- mità tonde. Nessuna presenza o indizio di lapilli murati dalla pianta né intorno alla sua base né più in alto, ciò che rivelerebbe come un tal fenomeno non sia costante ma in relazione all'ambiente di posatura e forse anche a quello della zona di profondità. Tale ripiego pare sia inteso ad impedire il rotolamento su sé stessa provocato dai sommovimenti delle onde ai quali la pianta si trovasse in balia in causa di un insudiciente profondità. Si tratterebbe insomma di una precauzione difensiva di poco dissimile da quella usata dalla Conchiglia muratricc [Pìiorus conchyliopìioriis). , Nella precedente specie abbiamo rilevato il fenomeno della for- mazione di cavernule calcaree per entro il disco, i rami principali e in cjuelli secondari concrescenti così da formare a tratti delle uniche 1139 cavernule comuni e grandi, anziché di piccoli tubi corrispondenti a ciascuna delle suddivisioni, ove ciascuna avesse conservato la pro- pria individualità di vegetazione, e abbiamo pure visto come il con- tenuto di tali cavernule fosse costituito dagli elementi strutturali della fronda che, in tal modo veniva a formare l' intera ed intima parte a sé stante in modo cospicuo entro l'astuccio lapideo. Spaccata una massa (fronda) di Lilliophyllnm fasciciiìatum, vi constatiamo pure la mancanza di qualsiasi nucleo grande o piccino, che, per la natura sua differente dal calcare secreto dalla pianta, desse a dividere la funzione sua di matrice, conche non si vuole già escludere quella matrice vera involuta nella base lapidea della fronda, e fin qui, pertanto, ci troviamo nell'istesso caso presentato dal Litlioph. Raceiìius. Ma all' infuori di questa comunanza, nessuna altra è più possibile rilevare ad occhio nudo fra le due piante. \n Lìthopliylliim fasciciilatum pare abolita qualsiasi individuazione delle parti inferiori, in luogo delle quali vi troviamo un agglomerato di masse minori subemisfericamente emergenti dalla massa basilare comune, subtonde, verrucolose, lapidee, da ciascuna delle quali si dipartono in modo grossamente sessile le divisioni superiori tozza- mente ramoso-fascicolate. Né la massa basilare, né i conglomerati di mezzo, né le rami- ficazioni componenti l'esteriorità della fronda, per quanto spezzettati, nulla rivelano della sostanza vegetale di cui tuttavia sono virtual- mente compenetrati, non un indizio qualsiasi di quella stratificazione prettamente calcarea esteriore tanto caratteristica nella specie prece- dente, non un qualsiasi segno che possa corrispondere ad una cen- tralità assiale, ma bens'i un tutto omogeneo, lapideo, candido, aspetto del più puro carbonato di calcio. Eppure, come era da prevedersi, tutte queste grossolane e rudi apparenze di niun interesse vegetale, celano una delicatissima orga- nizzazione che molto le avvicinano al Litlioph. Raceinus. Per porla in evidenza non bisogna aver fretta, ma rimettersi al tempo (magari 3 giorni) perchè possa compiersi la graduale decalcificazione. Cosi, per aver un'idea del come si compia una ramificazione apicale, po- tranno servirci certe membrane giallorine (alterazione del roseo-por- porino) che ci si presentano sotto il microscopio, le quali altro non sono che l'effetto della confluenza di un rameggio ridotto, per aljlo- 1140 sciamento, ad un unico piano in seguito all'eliminazione dell'ele- mento calcare che, nel naturale, dispiegava sopra diversi piani l'e- voluzione delle ultime suddivisioni. Tale membrana ci si mostra per conseguenza abbondantemente traforata da fenestrazioni larghissime, meno larghe, mezzane, piccole e piccolissime, delle più svariate forme, e coi margini protratti in prolungamenti lineari, sinuosi, accidenta- tissimi, corrispondenti a rametti liberi. La struttura di queste mem- brane è cellulosa con cellule di varia forma e di varia natura, in parte subtonde esigue, in parte allungate filiformi semplici o a rizine, e tutte quante ialine sopra uno sfondo giallorino costituito dalla cu- ticola. Talora vi si osservano incastrati i concettacoli sporangiferi assai oblunghi, e piìa raramente quelli cistocarpiferi subtondo-cuneati, gli uni e gli altri rosso-brunicci. Potrei aggiungere altri particolari circa la struttura delle parti mediana e basilare, ma sembrami ba- stare il già detto per l'identificazione della specie. Oss. La caratteristica esteriore di cjuesta specie sembra unica- mente quella rappresentata dai rami nodoso-conglomerati, ora assai corti, subtondeggianti, piuttosto tozzi e più compattamente agglome- rati, come nei miei esemplari del Golfo di Napoli, ora coi rami più allungati e quindi con le sommità libere assai sporgenti dal perime- tro subtondo della massa. Di quest'ultima f. F. Hauck ce ne dà un esempi, nella fig. 3 della Tav. V in Meeresalgen. Sotto il n. 5 della stessa tavola ci offre la fig. di un Lithoth. fascìculalum (Lam.) Aresch. P frutìculosuììi, che forse corrisponde alla Spongites fruticulosa Kuetz. \_Lilhoih. fruticiilosum (Kùtz.), ora Paraspora fruticulosa {Ku\.z.) Fosl.]. Sotto i n. IO- li della Tav. Ili col nome di Lithoth. fascìciilatuwAo stesso Hauck ci presenta due fig. nelle quali la massa ha perduto ogni suo carattere tuberiforme, massime quella sotto il n. 1 1 il cui portamento si può paragonare alle forme più snelle e più semplici di Lithoth. corallioides. Secondo P'oslie pare che trattisi di una forma di Lithophyllum hyssoides. ói6. Lithophyllum dentatum (Kuetz.) Fosl. Fosl. Syst. of Lith. p. io; New or crit. cale. Algae (1900) p. 3i (plur. form.). = Spongites dentata Kuetz. ; Lilhothamnion dentatum Hauck Meeresalg. p. 278, Tav. 11, fig. 2 e Tav. V, fig. 2. 1141 Fronda libera, rotondata, denticolata, costituita da rami più o meno appianati, radianti per ogni verso, irregolarmente cquialti di- visi, non serrati, qua e là concrescenti dilatati agli apici, ottusamente denticolati o subcornicolati o profondamente emarginati. Hab. neir Adriatico orientale (Hauck) ; nel Golfo di Napoli (sec. Kuetzing); a Porto Vendres (J. Chalon); nell'Atlantico alle spiagge d' Irlanda (sec. Foslie). Frondi grandi. Rami larghi 2-1 5 mm. Questa specie è aQine al Lilhothafnnion fasciculainm (Lam.) Fosl. e da riconoscersi con avve- dutezza frammezzo ad alcune forme intermedie. È da confrontarsi altresì con la forma sandvicensis Fosl. New Melobes. (1901) p. 11, raccolta alle isole Sandvicensi da J. M. Barnard. Quanto ora se ne dirà è riferibile unicamente agli esemplari me- diterranei di Porto Vendres nel dipartimento dei Pirenei orientali, raccolti nell'Aprile 1902 da J. Chalon. Più numerosi sono gl'indivi- dui che si hanno sott' occhio, e più imbarazzante se ne presenta la descrizione. Le stesse bellissime figure fotografiche di F, Hauck, sopra citate, non possono offrirci che degli aspetti unilaterali a spiegare i quali occorrerebbe sempre l'uljìcio della penna. I^er di più trattasi di forme più minutamente ramose. Le capricciosità di questa specie si manifestano fin dal suo ini- zio, essendo spesso molto diffìcile lo stabilirne il punto d'inizio, e ciò avviene nei casi in cui la matrice fu così esigua, che della sua presenza non lascia traccia in qualsiasi punto della fronda, né si può arguirlo dalle accidentalità di questa per la loro perfetta uniformità. Questi ora indicati sono pertanto unicamente i casi in cui la fronda può dirsi completamente libera. Ma non sempre la pianta è così sciolta. Io posseggo esemplari sopra pezzi di selce bigia abbastanza ragguardevoli per dimensione, e non è detto se queste matrici erano isolate o non rappresentino invece che frammenti di ben più grandi masse, come ne danno a sospettare il vecchio colore in causa del sedimento marino nel lato in cui la pietra ospita l'alga, mentre negli altri lati si presenta di un nitido e recente bigio-azzurrino e con i margini taglientissimi, ciò che rivela la non meno recente opera d" uno scalpello, come usava l'amico raccoglitore. Sulle tracce fornitemi da uno dei più giovani esemplari fra 1142 quelli sciolti, e quindi a matrice esigua, si può cosi ricostruire il processo iniziale della pianta. Nel periodo poco più che germinativo la frondicina si fa tosto scanalata nei due terzi della sua parte infe- riore e nel progredire rinsalda i propri margini, meno quelli della parte apicale, risultandone cosi un tubicino a superfìcie unicurva e poscia angolata a facce piane, figurando in tal modo da stipite al- l' espansione fogliacea che nel frattempo si è svolta alla sommità di esso. Si può ritenere che non altrimenti avvenga nella prima vege- tazione degl' individui appresi ad una matrice lapidea mobile o fìssa, ma l'appurarlo in piante adulte non è fattibile, tanto larga e spessa- mente cretacea si fa allora la base, in dipendenza non più di uno solo, ma di parecchi punti della sua adesione alla matrice. Posso soltanto assicurare che in questo caso si possono avere parecchi dei tubicini ma non più aventi l'ufficio di quello originario, in quanto si presentano ad un piano assai più elevato e quindi distante dalla , matrice. L'origine di questi ultimi proviene dall'involgimento verti- cale dei margini laterali di una delle espansioni fogliacee (rami) In- fine si dà il caso delle apprensioni ad una matrice cosi lassamente incoerente, che la pianta, per meglio assicurarsi una stabilità (per la quale si sarebbe detto non avere essa poi una cosi grande preoc- cupazione, a giudicare dagl'individui liberi), abbandonata ogni evo- luzione ascendente, raggrinza tutti i suoi rami in una massa oblunga, assai schiacciata nei fianchi, e in questo stato si rende essa pure completamente liberei. Il perchè di questo speciale contegno non dovrebbe dunque ricercarsi nella natura della matrice, ma in qualche altra causa ambientale. In complesso, gli esemplari da me esaminati corrispondono as- sai bene alla premessa diagnosi, ma se ne distinguono per un ra- meggio assai meno abbondante di quanto appare nelle citate figure dello Hauck, e per i margini né profondamente né poco emarginati. Il colore è cinereo-verdino. L" interno delle masse individuali è caratterizzato da cavernule assai grandi, ora a sé stanti, ora intercomunicanti, la cui origine è ben diversa da quella constatata in Lìthophylluiii Racemiis, essendo nel caso attuale dovuta unicamente ai rami fogliacei curvatisi più o meno regolarmente a calotta i cui orli marginali vengono a saldarsi con quelli di altri rami contigui parimente foggiati. 1143 La fruttificazione si mostra assai per tempo, lo non constatai che tetrasporangi in sori zonati. 617. Lithophyllum incrustans Phil. in Wiegm. Ardi. 18-17; Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 519; Solms Corali, p. 16. ^— Lilhothamnion incrustans Fosl. Norw, Lithot. p. 94, Spojigiles incrusìans Kuetz. Sp. p. Ó98 ; Spongites racemosa Kuetz. Phyc. ge- ner. p. 38ó, Sp. p. 698 ; Lithothamnion polymorphuni di alcuni aut. ex parte ; Spo?igiles confluens Kuetz. Sp. 1. e. (sec. Foslie) ; Lithoth. depressuin Crouan FI. Finist. p. i5i ; Lithoih. incrustans f. depressa Fosl. Norw. Lithot. ; LìUìoIJl pondcrosiun Fosl. On Some Lithot. (1897) p. i5.? Crosta crassa, rosseggiante-albida, incrostante corpi alieni, in- tegra nel margine o appena lobata. llab. la zona superiore nel Mediterraneo, alle spiagge della Si- cilia (Philippi) e nel Golfo di Napoli (Solmsj; nelP Adriatico (Kuet- zing e Hauck), nelT Atlantico alle spiagge della Francia (Bornet, Crouan, Le Jolis, Van Heurck, Lespinasse, Sauvageau, Chalon) e dell' Inghilterra (Harvey, Batters). 1 concettacoli sporangiferi, secondo Foslie (che ebbe ad osser- varli in Lithoth. depressuin Crn.j sono irregolarmente sparsi o ag- gregati, puntiformi, orbicolari-depressi, del diam. di 5o-8o [a, infine di 8o-r20 ;j., larghi, ostiolo del diam. di i5-20 [j., sporangi a 2-4 spore. Concettacoli carposporiferi convessi subemisferici, del diam. di i5o-20o [J-, poco prominenti. Sulle forme di questa specie confrontare le osservazioni così di Foslie in Norw. Lithoth. p. 94 e seg., Some new or crit. Lithoth. (189S) p. 17 (forma angulata), New or crit. cale. Alg. (1900) p. 28, come di lleydrich Ein. neue xVlelob. des Mittelm. (1899), p. 2 25 (f. gabellata, f. subdichotonia, f. labyrinthica) cosi dall' uno come dall'al- tro esibite. Che a questa specie possa appartenere un Lithothamnion pondcrosum Fosl., raccolto a S. Tomaso d'Africa, è lecito dubitare. Nelle specie precedenti abbiamo visto che le piante costituiscono una massa tuberiforme .a cui superficie è formata dalle divisioni su- periori dei rami, mentre l' interno è occupato unicamente dalla parte inferiore e media dei rami stessi, e non da una matrice formata da corpi alieni, e dove questa esiste, in più o meno grosso volume, 1144 trovasi sempre esteriormente all'ambito della fronda, cioè alla base di questa. Non così nella presente specie la quale può bensì presentarsi anche in masse assai voluminose e ponderose, ma tutto questo vo- lume e la pili gran parte del peso è dovuto unicamente alla matrice (pietre o agglomerati vegetali e animali) che essa riveste con la sua fronda crostacea dello spessore di un mezzo mill. e più, a se- conda dei casi. La sbrigativa diagnosi sul suo portamento, quale venne supe- riormente riportata, non può essere stata desunta che dalla forma più semplice assunta a tipo, e infatti tutte le altre più complesse vennero considerate come mere derivazioni. Ammesso pure che la valutazione del vario suo portamento debbasi considerare a questa stregua (il problema potrebbe anche essere invertito), ragione di più per vedere se ed in quanto nel tipo si presentino particolari che Io colleghino ai suoi derivati. I cinque esemplari della t. typica da me osservati, sono oriundi di Guéthary (nord della Francia); rivestono completamente dei ciot- toli mediocri, quali subtondi, quali oblungo-depressi ed uno laminare, di selce cinereo-rosea od azzurrina. Sono dunque a matrice libera, particolare da non trascurarsi perchè, come vedremo, le forme de- rivanti sono tutte più o meno a matrice fìssa e di ben diversa na- tura, e questo pure si nota, non tanto nei riguardi della matrice dif- ferente, quanto del differente ambiente che chiaramente presuppone. a) Forma typica. — Come tale ritenuta probabilmente per prio- rità di descrizione, data la facilità della raccolta a bassa marea senza r impiego di mezzi speciali, del quale ambiente se ne ha prova an- che per la Cladophora repens [Aegagropila) che talora le si apprende. L'ampiezza e la forma perimetrale della fronda sono difficilmente valutabili con precisione in causa delle ripetute lobature che finiscono per incontrarsi nel rovescio della matrice. Non credo di errare at- tribuendole un'ampiezza dai io ai i8 cm. La fronda gira facilmente la matrice anche ad angoli acuti ma non si sovrappone che ben ra- ramente mediante qualche sua lobatura. La diagnosi dice: ìuargine integra, w'.v /t^Z'a/d'. A questo riguardo bisogna bene intendersi. 1 miei esemplari s'impongono invece per lo sviluppo loro mediante una sequela perimetrale di lobature; ora 1145 è unicamente ai margini di queste singole lobature cui dovrebbe ri- ferirsi la integrità appena lobata. Fatte queste premesse, possiamo ora raffigurarci il complesso della fronda come una grande riunione di frondi (rami) tonde la maggior parte, con alcune altre elittiche, oblunghe o subangolate, assai varie di ampiezza, e cioè di 2 mill. a 3 centimetri. Ciascuna di queste parti della fronda è debolmente marcata dai rispettivi mar- gini piani vagamente e leggermente microlobati, e ciò avviene nelle frondi giovani che trovarono bastevole spazio piano, massime nel rovescio delle matrici. Nel caso inverso la demarcazione dei lobi riesce invece oltremodo sentita pei combinati motivi della matrice convessa 0 variamente accidentata e dell' inoltrato sviluppo delle lo- bature i cui margini, incontrandosi con quelli delle lobature contigue, non si sovrappongono già come potrebbe supporsi, ma, combacian- dosi con la rispettiva faccia inferiore e concrescendo insieme, pro- vocano delle sopraelevazioni che da mezzo mill. possono raggiungere il mezzo centimetro di altezza. Ne a ciò si limita l'effetto dell'incon- tro delle lobature, ma determina altresì, per mutue compressioni in vario senso, delle deformazioni assai strane (massime sulle matrici accidentate) generalmente di forma concava assai irregolare, dove si vede lo sforzo di due agenti in contrasto per difendere ciascuno la propria naturale evoluzione. Ne consegue che i margini delle stesse lobature si fanno ondeggiatamente cristato-involuto-nodosi. Per tutte le indicate particolarità che ne accompap^nano la evoluzione, l'aspetto della fronda nel suo assieme ci si presenta come compo- sto di tante parti subpianeggianti e convesse, liscie, di un delicato verdino (alterazione della eritroficeina), delimitate dalle rispettive or- lature (margini) ora descritte, le quali costituiscono un assai promi- nente cordonato formante un grossolano reticolo a larghissime ma- glie sulla superficie della fronda stessa. Forme derivanti. — Stando alla Liste des Alg. mar. di J. Chalon, p. 2o5-2o6, sembra esservi stato tempo in cui F. lleydrich facesse tutta una cosa di Lithoph. fascicuìatum (Lam.) Fosl. e di Lithopìi. incruslans Phil., ond' è che si aveva questa disposizione : Lithoph. incrustans (Phil.) Heydr. con le forme seguenti: A. fasciculatuiii (Lam.) Heydr., ^. flabellatuiii Heydr., C. LIarveyi Fosl., D. subdichoto- mum Heydr. La scienza è fatta di pentimenti, slam d'accordo; ma 1146 Chalon, che stampava la sua Liste nel igo5, avrebbe dovuto cono- scere il pentimento di Heydrich avvenuto sei anni prima, allorquando nel 1899, pubblicando le sue Ein. neue Melob. des xMittelm., ricono- sceva l'autonomia delle due specie, e cosi limitava le forme del Liihoph. incnislans Phil. in Wiegm. : f. flabellata, f. snbdichotoma, f. labyrinihica. Ripudiava dunque la f. Ilarveyi alla quale sostituiva la f. lah^rinthica, del che vedremo la ragione. 61 8. — h) Forma flaheUata Heydr. — Massa priva di cavità nel mio esemplare. Dopo la typica^ è la manifestazione più semplice. 11 suo portamento si potrebbe paragonare ad un gruppo di Polvpo- rus coi cappelli più o meno confluenti, senza le zone arcuate di accrescimento. Le faccie superiori sono però subappianate e cosparse di poche elevazioni tonde, assai prominenti, con altre rotondato- depresse, in parte isolate e in parte confluenti, commiste a pochis- sime dentiformi. Meno le soprelevazioni, tutta quanta la superfìcie, composta di tre grandi lobi flabellati, è punteggiata di forellini pe- netranti di poco la soprepidermide calcarea. Questo semplicismo è la risultanza ultima di un processo più complicato. Osservata la fronda pel dissotto, constatiamo che essa è fissata ad un mediocre pezzo di selce intorno al quale la pianta (unica .^) ha ravvolto circolarmente e ondulatamente le sue prime lo- bature, altre originandone che nella parte loro superiore si dispiegano a ventagli confluenti alla rispettiva base. Di questi ventagli alcuni sono formati da un lobo unico e quindi meno spessi e a margini subpiani; gli altri sono raddoppiati in seguito ad un prodottosi ap- piccicamento per mezzo della loro pagina inferiore, di guisachè, seb- bene visti pel dissotto della massa, ci presentano la faccia superiore e sono spessi più del doppio per incrassamento dei margini assai ondulati. Questo spessore conserva marcatamente sull'orlo perime- trale la traccia dell'avvenuta riunione delle due parti che hanno co.s'i mascherata la rispettiva individualità. 11 colore è di un verde chia- rissimo, con traccie di roseo sui doppi margini e al sommo delle so- prelevazioni. L" esemplare è oriundo di Banyuls, regione dei Pirenei orientali. Le manifestazioni più complesse di questa stessa forma, di eguale provenienza, avvengono in masse più grandi, più ponderose, compo- ste di due 0 più frondi, aventi per matrice dei conglomerati calcari 1147 composti da antiche fondamenta di Litotamniee consunte, racchiu- denti vecchi Balanus, Mitili, Serpularie e Patella. Qiieste masse, ad onta del volume che talora è di oltre i5 cm. di diametro, sono re- lativamente leggere, e ciò devesi alle più vecchie lobature che con le loro sentite arenazioni vengono a determinare internamente degli spazi vuoti in forma di caverne grandi, mediocri e piccine, sia iso- late, sia intercomunicanti e talora anche mettenti capo all'esterno. E siccome in questo caso si ha una matrice fissa per la quale lo svolgimento delle frondi viene limitato ad un'unica superfìcie, si può imaginare con quanta complessità di accorgimenti si risolva il pro- blema della contemporanea evoluzione di parecchi centri di accre- scimento in uno spazio limitatissimo, tanto piij se si considera che la specie non consente sovrapposizioni che coprano la pagina supe- riore dei lobi, ma unicamente concrescenze per appiccicamento di facce inferiori di un lobo con le facce inferiori dei lobi contigui con cui vengono ad incontrarsi. Come era d'aspettai'si, il problema non poteva altrimenti risolversi fuorché coli' abolizione dei flabelli spiegati in luogo dei quali si ha un ammasso di scodelle col fondo acuto, ottuso, subtondo o strettamente pianeggiante, e con le pareti in va- riabilissimo modo deformate a seconda della maggiore o minore re- sistenza incontrata nelle mutue compressioni. Anche in uno stesso lobo l'orlo della coppa non sempre riesce interamente allo stesso livello. La profondità delle coppe varia da uno a quattro cent. S' in- tende che le pareti di queste sono sempre doppie per effetto del solito appiccicamento, e tanto internamente che esternamente sono sparse di tubercoli di varia dimensione. Gli orli sono tutti incrassati, ora integri e unicurvi, ma più di frequente sono lobato-tubercolato- ondulati. Colore come sopra. 619. — e) Forma suhdichotoìiia Heydr. — Già f. Harveyi Heydr. 11 pentimento è dovuto alla constatazione che la Melobesia Brassica- Jlorida Harv. altro non rappresenti che il Litholkamnion Brassica- jìorida Aresch. in J. kg., ora Gonìolithon Brassica-fìorida (Harv.) Fosl., pianta tìnora conosciuta come propria del golfo di Algoa (Africa) dove fu raccolta dallo stesso Harvey (Ner. austr. p. iio), la cui strut- tura è accompagnata da poche eterocisti o pseudo-eterocisti che si voglia dire. Massa emisferico-depressa, del diam. di undici cent. La matrice 1148 è fornita da una piccola colonia di Balani sopra la quale, ma non a contatto di essa, la pianta con un suo lobo ha gettato una volta, formando cos"i una cavernula che mediante un foro presso la base si mette in comunicazione con l'esterno. In questa forma non è più possibile riconoscere i flabelli né le scodelle, essendoché i lobi della fronda quale si presenta alla superficie, oltre che essere di-polidico tomicamente divisi e suddivisi, ciò avviene però in un modo così strettamente compatto che il fenomeno della ramificazione è ben lungi dal presentarsi con chiarezza cospicua, almeno nel mio esem- plare. La massa dà l'impressione di un complesso di sopraelevazioni ramose, flessuose, circonvolute, variamente contorte, collegate e a tratti subtroncate, e tutte quante tubercolose, a tubercoli conico-ot- tusi, dentiformi ed emisferico-subpeduncolati. Non è certo da esclu- dersi che in altri individui la ramificazione possa essere più chiara- mente caratterizzata. Il colore é cretaceo di un giallorino-sporco, quale alterazione del roseo-porporino. In un secondo esemplare verdazzurro-biancastro, dal prof. Cha- lon distinto (forse per ispirazione dello Heydrich) come f. intermedia fra Harveyi e dichotoma (sic) si ha un peggiorativo di quello qui ora descritto, nel senso cioè che le sopraelevazioni corrispondenti alle direzioni del rameggio sono ancor meno pronunciate, più minute e incospicuamente collegate. Le nodosità sono il risultato del solito raddoppiamento dei lobi i cui margini ondulati, crespati, circonvoluti, si sono trasformati in creste bernoccolute per ingrossamenti di forme e dimensioni diverse. Ecco perchè nello spiegamento pianeggiante di qualche lobo non raddoppiato, come in tale forma eccezionalmente si presenta in qual- che punto perimetrico alla base delle masse, non si riscontrano so- praelevazioni. 620. — d) Forma ìahyrinthica Heydr. — Due esemplari designati da J. Chalon nel rispettivo cartellino: l'uno, Lifliopìi. incrusians, f. dichotoma, Apr. 1902; l'altro, Lithoph. ìncnistajis, f. tra la Harveyi e la dichotoma^ Magg. iqoS, entrambi di Banyuls. Primo esempi. — Massa emisferico-depressa, del diam. di 14 cm., con la superficie munita di sette gobbe fra tondeggianti e ob- lunghe, del colore proprio di un antico marmo statuario, quale alte- razione del nativo roseo-porporino. Ha per base un candido calcare 1149 cavernulato occupato in parte da Balani e in parte da una interes- santissima Spongia gelatinosa, irta di lunghissime spicule ialino-lu- cide, che un primo bagno doridi ico non riesce a disciogliere. La parte inferiore dell'alga è composta di un grossolano reticolato cal- care dal quale sorgono dei tronchi alti circa 2 cm., paralleli, sem- plici e subdicotomi, del diam. massimo di 3 mill. Questo spessore è intercalato da parti assai più attenuate, cosicché i tronchi direbbonsi composti di grossolane articolazioni. Questi tronchi procedono ora rettilinei, ora un po' sinuosi, piuttosto liberi nella metà inferiore, indi coalescenti, pur conservando la loro individualità, separantisi poscia per riunirsi di nuovo nella parte superiore dove si fanno decisamente concrescenti e tozzamente policotomi. I lobi esterni della massa giunti a questo stadio di vegetazione determinano delle espansioni costi- tuenti al di sotto e all' ingiro della massa dei flabelli, a margini on- dulati subintegri, disposti in due o tre piani l'uno all'altro sovrap- posti, più o meno concreti. Questo dispiegamento cimale è affatto soppresso nei lobi interni i quali, per mutua compressione, riescono COSI stipati da costringere le crestate cime ad assumere la caratteri- stica disposizione labirintica costituente la superficie superiore emi- sferica della massa. Le accennate gobbe corrispondono ad altrettanti lobi della fronda. Le individualità di ogni singolo lobo, oltre che dalle indicate sopraelevazioni gibbose, sono rivelate anche da un al- tro fenomeno : quello delle conche subtonde ed elittiche del diam. periferico di circa 2 cm., liscie all'interno, profonde circa un cm., le quali corrispondono agli spazi vuoti intercedenti fra l'uno e l'altro lobo (flabello) di cui una parte si è abbassata per tappezzare il fondo degli spazi stessi. Di questo minuscolo paesaggio topografico, se si moltiplicano enormemente le dimensioni, io vidi già qualcosa di so- migliante presso r Osservatorio Vesuviano in certi tratti di suolo formato dai ghirigori di lava, chiazzati qua e là da conche della stessa materia ripiene d'acqua piovana. Nel fin qui detto è abbastanza implicitamente spiegata la forma- zione della superficie convessa della massa. A tale riguardo è però d' uopo rilevare come nella f. lahyrinthica non si ripete il fenomeno dei lobi diremo cos'i foderati da un altro lobo mediante il combacia- mento delle rispettive faccie inferiori. Ad onta di questo mancato raddoppiamento la loro crassezza non è però inferiore a quella che 1150 si riscontra nelle altre forme. È proprio altresì della f. di cui si tratta r avere i lobi a margine subcontinuo, crassetto, più o meno sentita- mente reflesso, mentre nelle altre forme il margine è tubercolato in modo che si direbbe esagerato, se non fosse naturale. È alla prepa- razione più omogenea di queste parti cui devesi l'omogeneità di un assieme composto da brevi disegni la cui regola è quella di non averne alcuna e che pur tuttavia contribuiscono alla formazione di un'armonia nella quale non sappiamo se più ammirare la grazia o la stranezza. In poche parole: della fronda osservata superiormente, ossia nella distesa superficiale emisferica della sua massa, noi non possiamo altro vedere che lo spessore degli orli, assai incrassati e variamente foggiati appartenenti alle estreme sue divisioni. Esimendomi dal cer- care imagini per ogni singolo disegno degli svariatissimi che com- pongono la superfìcie stessa, sintetizzando, credo potersi paragonare l'assieme ad un ammasso intestinale ridotto, senza sovrapposizioni, ad un unico piano e composto di parti non lungamente continue ma interrotte a brevi o più lunghe distanze, flessuose, subparallele, in- volute, circolari, afjlosciate e turgide con rare strozzature, con molte altre parti tubercoliformi non seguenti alcuna linea, ma isolate, gran- dette e piccole; il tutto a interspazi strettissimi, lineari, ma piuttosto profondi, per cui ogni particolare del disegno riesce demarcatissimo. Secondo esemplare. — Fronda in massa subsferica, ponderosa (oltre mille grammi), stata privata della matrice, ultra matura, in parte cretaceo-gessosa, in parte verdazzurro chiarissimo, avente alla base un flabello non raddoppiato, largamente bilobato, subpiano, ad orlo marginale leggermente retlesso, e tutto il resto della superficie costituito dagli orli marginali ad assieme labirintiforme. Otto conche interflabellari di differente diametro, poco profonde, di cui tre sole assai piccole a parete e fondo lisci, mentre tutte le altre si presen- tano tappezzate in modo labirintico. Spaccata la massa, si constata che la fronda è fin dalla base in ogni senso ramosissima, coi rami subcilindrici, relativamente di pic- colo diametro, internamente cavi. Quest'organizzazione, vista trasver- salmente, si presenta sotto forma di un reticolato grossolano a ma- glie aperte negli agiati sviluppi, schiacciate nelle parti dove avven- nero mutue compressioni. 1151 L'esemplare mi fu donato dal prof. Chalon con l'indicazione di forma tra la Harveyì e la dichotovia^ ma, come si è visto, trattasi sempre della f. labyrinthìca. iMi ero dapprincipio proposto un riassunto conclusivo, inteso a dimostrare il perfetto collegamento di tutte e quattro le forme, se- nonchè, ad esame compiuto, ho dovuto convenire che mi mancano molto probabilmente alcune sottoforme intermedie di passaggio dalla typica alla flabellata, e dalla subdichotoiìia alla labyrinthìca. Mi sono esteso sui caratteri macroscopici nell' intendimento di facilitare almeno il riconoscimento delle distinzioni Heydrichiane. Oss. Per mancanza di materiale, non si estende più oltre il sag- gio sopra altre specie della I. Sezione Eulitìiophylliim Fosl. La Sezione li. Carpolithon Fosl. si compone di sole due specie : Lithophyllum decipiens Fosl. delle spiagge di California e Fuegia, e L. ? discoìdeum Fosl. crescente sul primo, entrambi a me ignoti. Si passa pertanto alla 111. ed ultima Sezione dei Lepìdoìiiorphum Fosl., comprendente i8 specie fra le più interessanti, ma delle quali, sempre per l'indicato motivo, il saggio sarà limitatissimo. 02 1. Lithophyllum byssoides (Lamarck) Fosl. Fosl. Rev. Syst. Surv. of. Melob. (1900) p. 20; Heydr. Lith. Mus. r^aris (1901) p. 537. = Goniolitìion? byssoides Fosl. List of Lithoth. p. 8 ; Spongites byssoides Kuetz. ; Gleba corallina, alba, calcarla, ut plurimum irregulariter globosa aut ovata Seba Thesaur. Ili, p. 212; Millepora polymorpha globosa Esp. Millep. t. i3; Millepora [Nullipora) byssoides Lam. Hist. d. anim. s. vert. 2, p. 2o3; Lithothamnion bys- soides Phil, in Wiegm. Arch. 1837, p. 384; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 522 ; Hauck Meeresalg. p. 275 (non Spongites frnticulosa Kuetz.). (') Fronda adnata, al di sopra rotondato-pulvinata ramosissima, rami eretti pulvinato-fastigiati densamente compatti, subcilindrici, inferior- (*) Una sinonimia che dovrebbe precedere tutte queste indicate è quella di Nullipora Trocfianter Bory, Notice sur les Polypiers de la Grece, e P. Hariot in Tenarea, Journ. de Bot. t. IX, 1895. La prima raccolta della pianta risale dunque al 1832 per mezzo dello stesso Bory (Vegg. in quest' opera 1' Aggiunta fatta alla trattazione del gen. Tettarea). 1152 mente coadnali, superiormente moltifidi, apici subattenuati semplici o lobati ; concettacoli sparsi superiormente sui rami, elevati, verru- ciformi. Hab. Seba e Pliilippi lo segnalano del Mediterraneo, come se ivi fosse comune in ogni punto, ciò che in realtà non sussiste. Dal- l'Algarium relativo non risulta che Zanardini lo possedesse. Eguale silenzio da parte del Falkenberg in Die Meer. Alg. des Golf, von Neapel, dell' Ardissone in Phyc. Medit. e relativa Rivista, del Rodri- guez in Alg. de las Baleares, del Bornet in Alg. de Schousboe. Ora ho la fortuna di poter precisare un punto, ed è quello della spiag- gia di Zanzur (Tripolitania) dove nel maggio 19 14 il sig. A. Ricco- bono, del R. Orto Bot. di Palermo, fece una piccola raccolta di al- ghe fra le quali potei facilmente determinare alcuni esemplari di questa caratteristica specie. Presso Tripoli e Homs venne pure rac- colta (A. Trotter). In quanto all' Adriatico anche F. Hauck, come di solito, non specifica alcun punto stazionario. Neil' Atlantico alle spiag- ge della Norvegia presso iMandal r (Wille secondo Foslie) ; nel Mare Rosso (sec. Heydrich). Fronda bigio-calcarea, del diam. di 10-12 cm., crassa 1-2 mill., pulvinato-emisferica, sotto il mezzo cava, formata da rami fruticolosi più 0 meno eretti densissimamente compatti e pulvinato-fastigiati. Rami normalmente cilindracei, inferiormente anastomosantisi coad- nati, indi più o meno compressi, moltifidoramulosi, spesso attenuati verso l'apice, per lo meno mai incrassati. Concettacoli obovati, sparsi densamente sui rami, a poro evidentemente pertugiato, del diam. di 25o [1, secondo Hauck. Gli esemplari esaminati, oriundi di Zanzur, (') sono a massa pulviniforme, a convessità più 0 meno sentita. Mancano spesso di matrice, anche di quella più diretta, cioè ad immediato contatto con la base delle piante. Osservai che più esiguo è il punto di attacco, e questo venga fornito da una punta sporgente, e più la massa rie- sce subtonda e con le divisioni superiori suberette; a più larga base, (') Della stessa provenienza determinai : Alsidium corallinum Ag., Callitha- mnion tenuissimum Kùtz., Chylocladia mediterranea J. Ag-. (Gastroclonitim cla- vatunt Ardiss.), Cystoseira strida Sauv. {C. aiiientacea v. stricta Mont.), IMicro- dictyon umbilicatum (Velley) Zanard. 1153 e tanto meglio se pianeggiante, la massa riesce più o meno appiat- tita e con le ultime diramazioni orizzontali. Il maggiore de' miei esemplari ha appunto questo contegno che vedo condiviso dalla fig. n. I della Tav. fotografica II di Hauck op. cit. L'esame del dissotto della massa ne rivela il processo evolutivo, che è quello stesso già osservato in altre specie. Nel caso attuale si hanno tanti tubicini cilindrici (assi primari) più allargati alla base incrassata e già provvisti fin da questo punto di rami che in modo arcuato od angolato si anastomizzano, e cosi successivamente lungo il percorso degli assi con rari e brevi tratti laminari, determinando una sorta di reticolato che talora costituisce la parete di tante ca- vernule nell'interno dell'assieme. La suddivisione del rameggio su- periore è quale venne sopra descritta. Data questa disposizione delle parti, ne consegue una relativa leggerezza della fronda la quale pre- senta pertanto un'eleganza che s'impone anche a prima vista. Gli esemplari sono candidi o cretacei, ciò che rivela una più o meno prolungata soleggiatura sull'aperta spiaggia; uno di essi, forse per- chè sommerso o di recente reiezione, è violetto e atro-violetti sono i Ceramìum diapìianuni nani, da esso recati, mentre queste stesse piante hanno perduto ogni colore nei primi cui parimenti trovansi associate. In qualche cavernula della massa trovai delle piccolissime Spon- già costituite da un reticolo ialino formato da fili esilissimi rigidi ma non duramente cornei, prive di spicule. Struttura a zone arcuato-flabellate composta di file di celluline lucide subintercalate alle quali o un po' laterali, altre se ne trovano ma ancor più piccole e scure. Se ho ben visto, i concettacoli mi parvero cistocarpiferi. a. Lithophyllum byssoides (Lamarck) Fosl. Tripolitania, alla spiag- gia di Zanzur. 7-5-1914. Leg. A. Riccobono ; det. A. Mazza. 622. Lithophyllum capitulatum Heydrich, nov. sp. Se si voglia richiamare l'aspetto esteriore delle specie precedenti, già si vede a quali, e quante modalità di contegno si prestino le parti superiori delle ramificazioni, e come ciò non escluda peraltro la presenza di alcune particolarità per le quali le specie tutte si col- legano, cominciando dall'origine della fronda fino alle supreme sue 1154 divisioni. Se cosi possa dirsi anche della presente specie, non oserei asserirlo, a ciò non bastando la stessa magistrale descrizione dello Heydrich, che qui sotto letteralmente si riporta tradotta dal francese in cui la volse il prof. De Wildeman, L'esemplare relativo fa parte delle Alghe raccolte nel 1897 dal naturalista sig. K. Racovitza du- rante il viaggio d'esplorazione della « Belgica» alla Terra del Fuoco. « Il tallo forma dapprima come in Lìthophyllnm Corallinae (Cr.) Heydr. [Melobesiae Corallinae Cr.), delle piccole croste, di un mill. appena di diam., attaccate sulle pietre. Queste piccole croste si svi- luppano sopra le rocce liscie, hanno un margine sinuoso, s'incon- trano e crescono le une sulle altre, formando un tallo continuo. Il tallo misura appena da Vio ^ Vso <^'' '""'l'- '^' spessore; tuttavia gli individui isolati posseggono la proprietà d'ispessirsi abbastanza ra- pidamente, di guisa che si osservano degli esemplari, che, sopra un diam. di due mill, circa, misurano mezzo di spessore. Gl'individui, originariamente distanti da i a 2 mill., si riuniscono pei loro margini concrescendo in modo che riesce dilpcilissimo il determinare micro- scopicamente il limite dei talli. Allorché 10 a 3o piccoli talli si sono cos'i riuniti, l'insieme costituisce una crosta da 3 a 4 cm. di diam., colorata di un roseo pallido, sulla quale si formano dei rigonfiamenti irregolari, di 2 a 3 cm. di altezza e della stessa larghezza circa, semi-globosi, e il tallo acquista l'aspetto del Lìihothamnion papil- losum » (*). « La superficie del tallo è finamente striata, una stria stretta, tutte di circa 5o [x, interrotte dai concettacoli. Inoltre, esso si separa dalla superficie, per frammenti, uno strato di cellule bianche, come ciò avviene sovente nel Lì/hophyllum incruslans ; il colore roseo ap- pare allora attraverso le porzioni scolorate. Le cellule vegetative non posseggono uno strato coascellare, ma si attaccano al substrato per una fila di cellule arrotondate. Le altre file di cellule non sono cur- vate, come presso la maggior parte delle specie di questa classe, esse si drizzano verso la superficie del tallo. Le cellule misurano ò [x di diam. e sono quasi globulose. 11 loro cromatoforo consiste, co- me neir Eleiitherospora pohniiorpha lleydr. ('), in una grande placca (*) Hauck, Meeresalgen, tav. II, fig. 4. (2) Hkvdrich, Die Lithothain. von Helgoland. (Ber. der Biolog. Station, 1900). 1155 allungata, che si estende nelle cellule inferiori in modo da occupare tutta la lunghezza dì una parete laterale ». « I concettacoli si sviluppano dappertutto, tanto sulla superficie piana che sulle bolle [ckvures), distanziati di circa 200 \i. Visti dalla faccia superiore, essi appaiono come delle piccole placche di 260 [x di diam., a puntuazione centrale, né sorpassano la superficie* del tallo. Il loro taglio longitudinale mostra una cavità appiattita, di circa 240 [j. di diam. e di circa óo \h di altezza, con una leggerissima ele- vazione alla base. Essi sono coperti d'uno strato di tre file di cel- lule, di cui la lunghezza sorpassa due tre volte quella delle altre cellule, e che misurano da b a i5 [x. La fila superiore di queste cel- lule si trova sulla stessa altezza della cuticola ». « I tetrasporangi misurano Oo [x di lunghezza e 40 ix circa di diametro, divisi in quattro, per zone ». « Come feci notare, non si può paragonare questa specie se non col Lilhophyll. papillosum a cagione del suo habitat (Adriatico pr. San- sego, - Zanardini, Hauck -), ma l'identificazione con questa specie non è possibile se si tien conto della descrizione di Foslie, (^) men- tre la formazione delle lamelle e i concettacoli quasi semiglobosi non esistono nella nostra specie. È particolarmente interessante il confrontare le cellule vegetative delle due piante; mentre che nel Lifhopli. capitidalum non esiste alcuno strato coascellare, esso esiste in un esemplare di Lithoph. papillosum (Zanard.) Heydr. mscr. (^) ch'io debbo all'amabilità del sig. prof. Debray, uno strato coascellare di cellule nettamente differenziate che occupa il quarto dello spessore del tallo ». Hab. Alga calcare, al livello dell'alta marea o al di sotto, sulle rocce. — Lapataia. Terra del Fuoco. Argentina. Canale di Beagle, 24 dicembre 1897. N. ']']. (') Foslie, Noriveg. Lithoth. Trondhjem, 1S95, p. 93. (2) Non ammettendo una differenza specifica tra Lithophylluin e Goniolithon, come lo fa Foslie in Syst. Surv. of the Lithot., io considero questa pianta come un Lithophylluin Heydr. Cf. Ber. d. deulsch. Bot. Gesellsch., 1898, p. 409. 1156 Genere TENAREA Bory (1832) (*) Ignoro se TA. ne abbia dato l'etimologia. Si sa che abbiamo un Tenarea (lat. Taenaris) ora Matapan col qual nome si designa il Capo e insieme la caverna della Laconia, detto anche Capo di Sparta, in Grecia. Siccome però i nomi delle località si applicano soltanto per. la designazione specifica di qualche pianta ritenuta esclusiva di un dato punto, ma non mai per la designazione di un genere, sa- rei d'avviso che l'A. abbia desunta la denominazione della pianta dal greco lamia, che corrisponde ai latini taenia, villa, lemniscus, fa- sciola, che nel caso nostro si riferirebbero alle lamelle costituenti un meandro alla superficie della fronda di Tenarea torluosa (Esper) Lemoine, unica finora costituente il genere. Il prof. G. B. De Toni mi fa notare che Tenarea Bory (i832) avrebbe avuto diritto di priorità su Lìlhophylluni Phil. (iSSy), e così per non demolire Litìiopliyllum si mantiene Tenarea con la distin- zione da lui indicata rispetto alla struttura dell' ipotallo, come fu sta- bilito nel Prospetto dei generi componenti la famiglia delle Coralli- naceae. Non conoscendo quanto ebbe a pubblicare P. Hariot con la sua nota «Le genre Tenarea Bory» nel Journal de Botanique IX, i8g5, p. Il 3- II 5, possiamo però ritenere che nella struttura sua differisce dal gen. Lilhophyllum per avere 1" ipotallo formato da filamenti giu- staposti e densi ma con le cellule non disposte in serie concentriche. In quanto alla fruttificazione, l'Ardissone in Phyc. Medit. 11, p. 448, osserva come Rosanoff attribuisca alla specie dei cistocarpi simili a quelli da questi osservati nella Melobesia crassa, ma che dalla fig. che l'A. dà di questi supposti cistocarpi [Mélob. pi. VII, fig. 7) sem- bra che essi rappresentino invece una fruttificazione tetrasporica (1) J. B. Bory de Saint-Vincent, nato ad Agen il 6 luglio 1778, morto a Parigi il 22 decembre 1846, fu un mirabile ingegno di quella feconda versatilità più propria dei migliori naturalisti. Delle sue opere qui ricordo soltanto 1' Expé- dition scient. de Morée (1832 et suiv.), e Nouvelle Flore dit Peloponnèse et des Cyclades (1838), per coloro che credessero consultare in merito al nostro argo- mento. Del Bory si occupò nel 1908 il Sauvageau nella Nota: Bory de Sahil- VÌ7iceiit d' après sa corrcspondance publiée par M. Laiizun (Journal de Botanitjue 2 sèrie, Tome I). 1157 costituita! da piccoli concettaceli, aperti mediante un foro apicale, nei quali le tetraspore si adagiano alle pareti seguendone la concavità. Aggiunta. — Era già scritto il capitolo sul genere quando, per la squisita amabilità dell' illustre C. Sauvageau che qui sentitamente ringrazio, mi giunse l'articolo che sull'argomento ebbe a pubblicare l'anìico P. Ilariot nel cit. Journ. de Bot., e che ora qui si riporta. Come si vedrà, il Bory ne trasse il nome precisamente dalla località ove raccolse la pianta relativa, e non già derivandolo dal carattere esteriore così originalmente appariscente, come con dubbio io potei supporre. Ma quello che più importa notare in tale articolo si è la nuova sinonimia dall' A. proposta, al quale riguardo ignoro se e quali obiezioni siano state opposte. Le gerire TENAREA Bory par M, P. Hadot. Bory de Saint- Vincent recueillit pendant l'expédition de Morée, sur les rochers du Cap Tonare, une production calcifiée qu'il con- sidera comme un Polypier et qu'il signala comme tei dans une Notice sur les Polypiers de la Grece. Cette Notice, assez courte d'ail- leurs, est insérée dans la partie consacrée à la Zoologie de 1' expé- dition scientifique de Morée. Il n'est dono pas étonnant qu'elle soit passée complètement inapercue des botanistes, quoique Decaisne ait rechcrché avec grand soin dans les ouvrages de L.amarck et de La- mouroux les prétendus Polypiers qui devaient faire partie du groupe des Algues calcaires. A la page 207, Bory, parlant du Polypier recueilli au Cap To- nare, dit qu'il n'est pas nouveau, « quelques auteurs V ayant déjà mentionné; mais ce qu" ils en ont dit et représentc est insulfisant. On en doit former un genre dont les caractères seront: croùte la- melleuse très mince et très fragile, plicatile, ayant sa surface parse- mée de tubercules cpars imperforés, presque microscopiques, et émettant de toute sa surface une mucosité translucide très abon- dante ». (*) (*) Questa mucosità è essa da attribuirsi alla pianta o ad un prodotto etero- geneo ? Annoi, di A. M. 1158 Il propose de le nommer Teuarea, parce qu" il a été récolté au Gap Ténare. Les échantillons types qui existent dans Ics collections du Mu- séum permettent de se reconnaìtre dans la description diffuse et trop peu scientifìque; faite par Bory, de son Tenarea undiilosa qu' il caractérise par la diagnose suivante : « Tenarea (undulosa), albo-lu- tescens, lamellosa; lamellis undulato-tortuosis anastomosantibus com- plicatissimis ^1. Une bonne figure (PI. IJV, et non LIX comme il est imprimé par erreur) reproduit exactement le Tenarea avec ses ///• bercules cpars iinperforés, qui ne sont autre chose que des concep- tacles (') parfaìtement perforcs, ainsi que nous avons pu nous en assurer. Bory rapporte à son Tenarea undulosa en synonymes une citation d'Esper qui nous a paru se préter sans trop de peine à cette adaptation. Quant aux Millepora decussata et agariciforniis, as- similés d'ailleurs avec doute, ce sont des productions du méme or- dre, mais spécifiquement bien différentes. De ce qui précède, il résulte que le Tenarea est une Algue ap- partenant au groupe des Mélobésiées, faisant actuellement partie du genre Lìthophyìlum Philippi. Mais le Mémoire où Philippi a établi ce dernier genre date de iSSy, tandis que le Tenarea de Bory est de i832. Il faudrait donc, de par les droits de priorité, supprimer le genre Lilhophyìluni et le remplacer par le genre Tenarea, antérieur de cinq années. (-) D' un autre coté, le T. undulosa ne peut ètre éloigné de deux autres Lithophylhnn, les L. crìstatum et crassuni, qui n'en sont que des formes à thalle plus épais. Nous proposons donc la synonymie suivante : Tenarea undulosa Bory, Expcdìtion scientifique de Morce, 777, P partie, Zoologie (i832), p. 207, t. LIY, f. 3. var. [3 cristata [Li/hophyllum cristatum Meneghini, Lettera del prof. Giuseppe Meneghini al Doli. Jacob Corinaldi a Pisa, 18^0, N. 9). var. Y crassa [Melobesia crassa Lloyd, Algues de /' Ouesi de la (M Ce sont des conceptacles à tétrasporanges. Les tétraspores mesiirent 40 \i sur 30 |Ji. {-) Si è in seguito scoperto che Lithoph. lia 1' ipotallo in serie concentriche, ciò che non avviene in Tenarea. Annot. di A. M. 1159 France, N, 3i8 [nomen nudum]; LHhopliylluiìi crassum Rosanoff, Mcm. Soc. Cherboiirg, p. 98, i8óó). La piante de Bory est remarquable par son ólégance et la min- ceur de ses frondes d'apparence foliacée; dans le L. cristatuin, les frondes sont beaucoup plus épaisses, formées de lames généralement rétrécies à la base et dilatées seulement plus haut; le L. crassum semble tenir le milieu entre les deux formes extrèmes : ses frondes, tout en étant épaisses, le sont moins que dans le L. cristalum ; elles sont entièrement formées de lames élargies dès la base (comme dans le type), et de plus les ramifications y sont plus petites et moins nombrcuses, de sorte que l'ensemble du thalle est moins compact. Quant au L. hieroglyphiciim Zanardini (nomen nudum), Saggio di classificazione, p. 44 (1843), il ne parait ètre, du moins d' après les échantillons distribués, que le premier état de développement du L. cristatum. Bory a encore décrit, dans le mèmiC Mémoire, un NuUipora Trochanter qui n" est autre que le Lìthothamniom byssoides créé par Fhilippi pour le NuUipora byssoides de Lamarck. [Joiirnal de Botanique, t. IX, 1895). Ò23. Tenarea tortuosa (Esper) Lemoine. Mélob. (1900) p. 20 (inclusevi più forme). = Millcpora tortuosa Esp. Pflanzenth. I, p. 118, t. 22; Goniolitìwn torluosum Fosl. Some new or. crit. Lithot. (1898) p. 14; Tenarea undulosa Borj' Exp. Mo- rée, Zoologie (i832) p. 207, Hariot in Journ. de botan. IX (1895) n. 1 i3 (^) ; Lithoph. cristatum Menegh. Lett. al Corinaldi (1840) n. 9; Hauck Meeresalg. p. 270, tav. II, fig. 5-ó; Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 537; Spongites cristata Kuetz. Sp. (1849) p. Ó98; Aresch. in J. Ag. sp. II, p. 519; Litìi. ìiieroglyphicuni Zanard. Saggio (1843) p. 44 (nomen)?; Melobesia crassa Lloyd Alg. de T Guest n. 3i8 (no- men); Litìiophvllum crassum Rosan. Mélob. p. 93; Melobesia cristata Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 447; JJtìiotìiam. cristatum Heydr. (1897), (1) Per le sinonimie vegg. il citato articolo di P. Hariot riportato nell' Ag- giunta alla trattazione del genere. UGO Lìtlìoph. {CJadolithon) lortuosum Fosl. 1899; Lilhophyll. [Lepidolifhon) iorlnosuHi Fosl. (1901). Fronda inferiormente tutta affissa, consistente in croste crasse pallidamente violaceo-bigie, recanti verticalmente alla superficie delle laminette, laminette densamente stipate, equialte, variamente contorte in guisa da costituire dei meandri, talvolta gradatamente disposte orizzontalmente nel margine basilare della massa lassamente squamu- loso-sovrapposte; concettacoli vcrruciformi poco convessi (eccetto il margine), anfigeni, cioè di doppia origine. Hab. nel Mediterraneo alle spiagge d' Italia, della Francia, della Grecia e dell'Algeria (Meneghini); Falkenberg la trovò comune all' i- sola di Capri, all'isola delle Sirene, di Nisida, a Secca della Gajola nel golfo di Napoli (Foslie, Heydrich, Bory); nell'Adriatico qua e là (Hauck, Zanardini); nelP Atlantico alle spiagge della Francia ''Lloyd, Thuret, Rosanoff, Sauvageau). Croste assai variabili di grandezza, rotte poroso-spongiose, ru- gose alla superfìcie. Concettacoli del diam. di circa i5o (i. Sarebbero da confrontarsi alcune forme (f. deciimbens etc. che il Foslie op. cit. credette distinguere) rna non è qui il caso di oc- cuparsene per mancanza di materiale relativo. Posso soltanto osser- vare che se la fig. n. 5 di F. Hauck è ben conforme alla fìg. lypica, non cos'i può dirsi di quella al n. 6 nella quale le lamelle, anziché integre, si presentano diviso-ram.ose. Di questa forma P. Hariot non fa cenno nel suo articolo pubblicato nel Journal de, botan., t. IX, 1895, sia perchè dallo stesso Hauck non messa in rilievo nel proprio testo, sia perchè non posseduta dal Museo di Parigi, in base ai cui esem- plari potò invece stabilire una forma tipica, che è appunto quella qui sopra descritta, e due altre forme (0 varietà?): la crisiata e la crassa che, rispettivamente, sotto i nomi di LìthophyUiim crislaiutn Menegh. e L. crassum Rosan. {Melobesia crassa Lloyd), venivano considerate come semplici sinonimie della f. lypica, rilevandone i caratteri pei quali da questa si contraddistinguono. La massa del più grande de' miei esemplari del diam. di 5 cm. e mezzo, dello spessore di 2 cm. e mezzo, è calcareo-spongiosa, piut- tosto friabile e quindi facilmente spezzabile a mani disarmate, men- tre per i Lìlhophylhuii da me già osservati occorse 1" uso d' una ro- busta lama fortemente colpita da un martello. L'interno è percorso 1161 da pochi assi primari cilindrici a ramificazioni sessiii assai ravvicinate, squamiformi, subtonde, confluenti pei margini, determinanti, mediante incurvazioni a vicenda saldatesi, grandi e poche cavernule longitudi- nali e moltissime altre assai più piccole che, in sezione trasversale si mostrano sotto la forma di un reticolato a maglie aperte nelle parti inferiore e media della massa, cieche per schiacciamento vicino alla sommità. Le ultime diramazioni sono tricotome, lamelliformi, erette, alte un cent, o poco piìi^ subflabellate, rispettivamente saldate pei margini laterali, pieghettato-ondulate nella parte loro superiore, di guisa che la superficie della massa offre un elegante aspetto mean- driforme, così da ricordare, in piccolo, certe increspature di musso- lina quali si usano per ornamenti donneschi. De' suoi esemplari TArdissone dice che sono giallo-verdognoli; i miei sono cretaceo-verdazzurri, ma quest' ultimo colore è dovuto ad una mizoficea annidantesi nelle piegolinature della Corallinacea. Ciò si nota per evitare equivoci nell' interpretazione della struttura nella quale si possono vedere associati dei filamenti estranei. a. Litìiophyllum cristaium Menegh. - Jetée S.*" Barbe a S.' Jean de Luz (Bassi Pirenei) Magg. iqoS. Coli. J. Chalon. Osserow^ione — In sua lettera 22 Dicembre 19 lu, diretta allo scrivente, il prof. A, Forti così mi riferisce in merito alle Alghe mi- nori ospitate nelle pieghe della fronda di Tenarea tortuosa (Esp.) Lemoine : « La sostanza feltrosa miocroa, grigio-azzurrognola che rinvenni insinuata nelle pieghe della fronda calcarea di Liihophyllum tortuo- siiin (Esp.) Fosl. non è certo facile a definirsi rappresentando una specie di piccolo cimitero! — Le guaine di Nostocacea che predo- minano sono quasi sempre vuote, oppure gli articoli che vi si com- prendono ancora sono così danneggiati da non lasciare nessun in- dizio sicuro sul loro aspetto primitivo. — Bornet e Flahault, a pro- posito di Calothrix scopuloruni, accennano a un fatto che potrebbe aver relazione col caso presente. Tali Rivulariee in fatto, emettendo dall'estremità aperta delle guaine ormogonii in una serie più o meno indefinita, finiscono col vuotarsi lasciando le guaine con gli ultimi articoli deformati più o meno scolorite e contratte. Ma non è oppor- tuno azzardare una determinazione su dati così scarsi e male defi- 1162 niti. 11 piccolo cimitero può essere popolato altresì di frammenti di fronda di Cladophora, di pezzetti di tubi gelatinosi di Berke.ìeya mì- cans (Dillw.), e di altro materiale cosi sminuzzato che non si può certamente riconoscere e che forse si è fermato in quelle anfrattuo- sita impigliandosi tra le guaine di quella Nostocacea che forse può aver vegetato in quelle fessure sporgendo il pennacchio dei suoi filamenti come una rete o un filtro per i minori frammenti traspor- tati dall'onda. Resta però che piuttosto che di una Lynghya mi sem- bra si tratti di una Caloihrìx anche perchè un paio di volte mi sembrò scorgere dei pseudorami che nelle Lynghya non si veggono giammai ». In base al sopra esposto, si può pertanto ritenere per certo che la mucosità osservata dal Bory ne' suoi esemplari raccolti al Capo Tenare è dovuta unicamente alle minori alghe ospitate dalla Coralli- nacea, cosi come si ripete negli esemplari raccolti da ]. Chalon a S. Jean de Luz. Genere MASTOPHORA Decaisne (1842). Classif. des Alg. in Annal. d. Selene, nat. 1842, 2 sér., Tom. XVI, p. 69 et Mém. sur les Corallines p. 114 [Melobesia: sectio 111, Mastophora). (Etym. mastos mammella, /^/jor^o reco). Kuetz. Spec. p. 696 (esci. Melobesia lichenoides e agìni) ; Harv. Ner. austr., p. 108; Aresch. in J. Ag. Sp. 11, p. 525; Engl. et Franti, Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 542; Heydr. Corali, insbes. Melob. (1897) p. 45 =^ Melobesia, Di- ctyota, Zonaria e Padiiia sp. auct. Fronda leggermente calcarea tenace, inferiormente cilindrico- caulescente e quivi af][issa, superiormente piano-fogliacea flabeilitormc, dicotoma o prolifera, costrutta di cellule subisomorfe subcubiche. Concettacoli sparsi nel mezzo della fronda, emisferico-mammelliibrmi, a ostiolo pertugiato. Sporangi eretti sul fondo dei concettacoli, ob- lunghi, a quattro spore zonatamente divise. Oss. Fronda tenuemente calcarea mai fragile, ma flessibile e tenace, inferiormente in via normale, almeno negli esemplari compie- 1163 tamente evoluti, evidentemente caulescente, superiormente fogliacea e percorsa da un nervo più o meno evidente quale continuazione dello stipite, zonata, mai orbicolata, talora a tratti prolificante. Tutte le cellule di cui si compone, come in Zonaria, sono subcubiche e radiatamente disposte, le superficiali farcite di endocroma rosso ; molti degli strati trovansi congiunti in una costa più o meno evidente, e due il più delle volte nella parte fogliacea ('). Concetta- coli più grandi che in Melobesia e Ampliiroa, quasi esattamente mammelliformi, nella pianta secca spessissimo vacui. Genere insigne, assai differenziato nella famiglia per il suo por- tamento di cui sarebbe difjicile, senza la scorta di un ricco erbario mondiale, trovarvi tra le Floridee un'analogia abbastanza confacente, se se ne toglie la Peyssoiinelia replicata in cui vuoisi ravvisare l'a- spetto della Mastophora pygmaea Heydr. Per ogni altra specie, se vien citato il gen. Zonaria come possibile confronto, ciò devesi in- tendere nei soli riguardi della struttura, come sopra si è detto, per- chè, in quanto al portamento, il ravvicinamento, se mai, devesi ri- ferire unicamente alla Zonaria flava (escluso il tomento stopposo del caule), e anche ciò forse nei soli rispetti della Mastophora La- ntoiirouxii Decaisne e M. plana Harv., per quanto è lecito giudicare dalle sole tre specie esaminate e dalle descrizioni relative alle rima- nenti. In ogni modo il paragone con le Dictyotaceae è reso sempre impossibile dai colori così diversi nei termini di confronto. Se ne conosce una decina di specie distribuite: a Porto Nata), alla N. Olanda dal fiume dei Cigni fino a Port Phillip, alle isole Marianna, Guham, Formosa, Sandwich e Maldive. 624. Mastophora Lamourouxii Decaisne in Ann. selene, nat., Bot., 1842, ser. 2, T. XVI, p. 114 sub Melobesia; Harv. Nereis Austral. p. 108; Krauss, Beitr. p. 207; J. Ag. Sp. II, p. 53ó; Kuetz. Tab. Phyc. VIII, t. 98, f. //-/; Zonaria rosea Ag. It. Freycinet p. 164.^; Padina rosea Lamour. herb.; Dictyola rosea Lamour.', Meloùesia [Ma- (^) In generale i talli evoluti sono costituiti da almeno 4 strati di cellule, ma senza un vero ipotallo distinto. Così M.me Lemoine, Essai de classific. des Mé- lob. Le coste poi meritano uno studio speciale che qui non potrà però avere una completa trattazione. IKU stopliora) flabellata Sonci. in Bot. Zeitung 1845; ^lelobesia {Mas/o- phora) lìclienifoniiis Decne loc. cit. Stipite lineare più volte irregolarmente dicotomo rami evane- scenti in segmenti a base cuneato-angustata incisa e apici llabellati a margine involuto e al dissotto pruinosi. Hab. a Porto Natale nell' Africa australe, a Giava e alla spiag- gia della N. Olanda australe dal fiume dei Cigni (Sonder) fino a Port Phillip dove è frequente. Callo radicale abbastanza grande discoideo. Fronda lunga fino a io-i5 cm., colore ora porporescente, ora e forse più spesso ver- deggiante, indi finiente in bianco cretaceo. Stipiti plurimi da uno stesso callo radicale, il più delle volte larghi 1-2 mill., più o meno evidentemente subalati, a margini spesso irregolarmente dentati, ir- regolarmente dicotomi, 0 forse piuttosto pennato-dicotomi; rami e rametti ossia coste con più o meno evidenza ora inferiormente ora più in alto evanescenti in segmenti. Segmenti lunghi 2,5 cm. o più brevi inferiormente calcareo-pruinosi, superiormente subnitidi, a mar- gini più o meno involuti, cuneati alla base e all' apice integri 0 lo- bati, lobi larghi quasi 2-6,5 mill., rotondati. Concettacoli frequenti, della grandezza e posizione come nelle specie dei precedenti generi. Si è già detto, trattando del genere, che l'analogia di questo con il gen. Zo?iaria deriva dalla forma (non già dalla natura) e dalla disposizione delle cellule in modo radiato a linee d' innovazione zonate. Se macroscopicamente si volesse altre cercarne nell' esteriorità si potrebbe segnalare la comune proprietà dello stipite alato. Ma que- ste parti alari hanno un'origine e un significato ben diversi nei due generi, almeno per quanto si tratta della Zonaria flava. Nelle fioridee, generalmente parlando, le espansioni laterali dello stipite e sue ramificazioni non sono che il prolungamento attenuato dei rispettivi diametri, come lo prova lo strato corticale che dalla parte assiale (più voluminosa sia per la costura, sia per un tubo centrale unico o accompagnato da altri pericentrali) si prolunga nelle attenuazioni laterali. Si osserva inoltre che nella citata Zonaria si hanno delle spaccature che si operano rasente la costa centrale, per cui le divisioni che ne conseguono recano l'ala da uno solo dei lati. In Mastophora Lamourouxii invece non si hanno già delle spac- cature di una parte preesistente, ma delle produzioni di parti nuove 1165 mediante diramazioni delle coste, per cui le divisioni che ne conse- guono recano un'ala cosi da un lato come dall" altro delle costure. (^) Traendo la sezione trasversale dal caule o da un ramo prima- rio della Zollarla flava, noi vediamo un corpo centrale ingrossato e tondo rivestito da un fitto e corto tomento feltrato, e da ciascuno dei lati di esso corpo un prolungamento glaberrimo lineare attenuato alle estremità, formato, con minore spessore, delle stesse cellule componenti la parte assiale ingrossata, disposte in linee diagonali, senza alcun divario nel margine all' infuori delle solite cellule più grandi e subdecolorate come comporta il genere. Non disponendo di parti caulescenti inferiori di Mastcpìiora La- moiiroiixn, vi supplii con la sezione trasversale di un peduncolo re- cante il cimale corimbo fogliaceo. Ne ottenni una forma largamente elittica la cui grande massa interna è composta da uno strato di cellule di un rosso brunetto, subcubiche, piccole, disposte in linee parallele suborizzontali, cioè leggermente diagonali, circondata da uno strato corticale composto di cellule roseo-giallorine, crasse, sub- tonde, disposte in 3-4 serie irregolari. Intorno a questo strato cor- ticale si mostra un'espansione alare assai interrotta, quasi dilacerata, piana, composta di cellule eguali a quelle della massa interna, le cui file continuano la stessa direzione delle file della massa stessa. Un simile esempio di produzione alare extracorticale io non conosco in altre floridee, se se ne toglie quello fornitoci dalla Deìisea pulchra Mont., dove peraltro ha un significato speciale ben differente : quello cioè di essere la sede delle fruttificazioni tetrasporangifere iy<^%g. Harvey, Phyc. Ausfr. Plat. ló). Nel caso nostro però si tratta di ben altro, e cioè che le produzioni d'apparenza alare, quand'anche si volesse ammettere la derivazione loro dalla massa interna (del che non si ha un apparente indizio nell'interposto strato corticale), hanno tuttavia un pretto carattere di novelle frondi destinate forse a sosti- tuire gli eventuali stroncamenti cimali per traumi, ma che nei casi normali si vanno totalmente obliterando cominciando dalle parti in- feriori dei cauli e dei rami primari, rimanendo inerti allo stato loro iniziale nelle parti superiori. {}) Ciò però succede anche in Zonaria iuternipfa Laniour. e in Z. Tiiriie- riana J. Ag. e forse in altre. 1166 Tutto ciò sia stato detto nell'intento di dimostrare quanto poche siano le analogie e quanto grandi invece le differenze fra i generi Zonaria e Mastophora, anche nei soli limitatissimi riguardi ora con siderati. Dai frammenti cimali da me osservati, ben posso figurarmi con quanta imponenie bellezza debba presentarsi un completo individuo polifronde nello stadio della sua più dispiegata vegetazione ('). \n essi né il porporescente, né il verdeggiante, né il cretaceo, ma bensì una delicata tinta neutra di latte e vino con un sentore violetto- cinnamomco, ai quali colori si aggiunge il bianco-cilestrino dovuto ai margini involuti ripiegantisi sulla pagina superiore delle espansioni fogliacee. In fatto di colori, si sa che le floridee sono assai mutevoli, dipendendo cioè dalle varie condizioni di ambiente, di età, eccetera in cui possono trovarsi le piante nel vivente, e poscia in seguito all'essiccazione. 1 concettacoli, anziché vivamente porporini, sono di un roseo- ranciato-lattescente che li fa spiccare sul fondo vinoso-scuretto delle espansioni fogliacee. 11 loro tessuto è isomorfo come nelle parti la- minari ma più povero di cromatofori, di una coerenza assai più lassa e quindi meno tenace nei frequentissimi casi di vacuità, per cui, nel secco, le pareti si fanno piuttosto fragili e quella sporgente sulla lamina si sfonda talvolta per la mancanza di contenuto, determinando così la forma di uno scodellino, o si fora nel punto centrale della parete stessa. Siccome il fenomeno di questa così frequente sterilità è proprio di tutte le specie del gen. Mastophora, non é affatto da credersi che ciò debbasi unicamente ascrivere al cessato proseguimento della loro maturanza, o, tanto meno, che gli sporangi siansi atrofizzati in seguito all'essiccazione, come potrebbe fare ritenere l' espressione di « conceptacula m exsiccata pianta saepissime vacua », ma bensì è (1) La parte caulescente di uno di tali frammenti la trovai invasa da una in- teressantissima Callitamniea delle Pectinatae ]. Ag., all' intutto eguale al Callita- ìnnion simile Harv. {Antithamnion nodiferum J. Ag.) quale venne figurato nella Tav. 207 della Phyc. Australica di Harvey. Senonchè i miei esemplari (lunghi 1-2 cm.) aderiscono inferiormente alla matrice mediante rizine, del che non vedo cenno nella Syll. Algarum di De Toni, p. 1401. 1167 più probabile che si tratti di un naturale aborto delle cellule carpo- gene (^). Considerato inoltre che trattasi di piante di cui non si co- noscono ancora i cistocarpi, tanto più riuscirebbe interessante l'ana- tomia dei calli basilari in ogni singola specie, intesa a mettere in sodo un'eventuale natura loro subperennante, epperciò dotati di cel- lule assiali di riproduzione, come fu constatato in alcune specie di Gloìopeìlìs, ma che qui non è possibile praticare per mancanza di materiale. La supposizione è forse avvalorata dal fatto che nel mi- dollo di Mastophora canaliculata trovasi un elemento intestiniforme che si collegherebbe all' indicato speciale modo di riproduzione. Veggansi in proposito i numeri 466 e 4Ó7 della presente opera. a. Mastophora Lamotirouxii Decne. Champion Bay, Nuova O- landa occident. Algae Muellerianae, cur. J. Ag. distributae. 205. Mastophora hypoleuca Harv. Nereis austral. p. 108, t. XLI ; Aresch. in J. Ag. Sp. H, p. 627. Stipite lineare, irregolarmente dicotomo, rami evanescenti in seg- menti cuneiformi laciniati, lacinie lineari involute nel margine, al dissotto bianco-lanate e consperse di nere macchie depresse. Hab. a Porto Natale nell" Africa australe (Gueinzius) e Isipingo (Weber van Bosse). Fronda lunga 6-g cm., ramosissima, irregolarmente dicotoma, non fastigiata. Rami in segmenti forcuti, cuneati, involuti nel mar- gine e ottusi all'apice, superiormente scabri e striati, al dissotto co- perti da lana breve bianca e cosparsi di macchie minute colorate e depresse. Concettaceli grandi e prominenti. Colore oscuramente bruno- porporino. Questa specie, come la precedente, non richiede una vera de- calcificazione, essendo coperta di un tenuissimo velo pruinoso calcare che non interessa punto il tessuto né la stessa epidermide, e per liberamela a scopo di chiarire la visione superficiale, basta un bagno di acido acetico assai diluito. In seguito a che la fronda abbandona (') Che ciò avvenga in effetto potei constatarlo in 3Iasi. hypoleuca Harv. 1168 il suo naturale roseo-dealbato per assumere un colore porporino- brunetto alquanto sbiadito, di un unico tono. Si rileva un tal parti- colare perchè mette in evidenza come il bianco al di sotto (d" onde hypoleuca) delle espansioni laminari non devesi già ad una lana, come vien detto, ma a delle squamette obovate, fragili, brevemente peduncolate, pellucide, coperte di una finissima brinatura calcare, quasi mannite, che il bagno stesso discioglie. La natura di queste appendici si apprende coli' osservare al microscopio la raschiatura della pagina inferiore, da operarsi nel secco e prima del bagno. Per quel che trattasi dei caratteri macroscopici, è bene notare che il portamento della presente specie varia alquanto da quello della precedente, pur conservando la segmentazione superiore la forma flabellata. Ma questi flabelli, anziché di lobi larghi subroton- dati, disposti in due-tre corimbi ravvicinati cosi da simulare un unico corimbo assai ricco, sono invece composti di lobi assai più stretti e disposti in un corimbo unico molto povero. Sotto questo corimbo cimale, alla distanza cioè di circa 2 cm., si sviluppa un aggregato di ramificazioni brevi, sessili, unilaterali, 3-4 volte decomposte in modo dicotomico, cosicché per entrambi questi particolari la fronda assume un aspetto tutto suo speciale, così da non poterlo attribuire ad un carattere meramente individuale. Le espansioni fogliacee viste in superficie si mostrano composte di cellule rettangolari vinaceo-bruno-giallastre disposte in file acco- statissime flabellato-radiate. La sezione trasversale del caule ha forma elittico-depressa. Mi- dollo di filamenti Grassetti, colorati di vinaceo-scuretto, composti di cellule esigue moniliformi, sinuosi, subparalleli, indi, a tratti, con- fluenti in un punto per tosto discostarsi, e cosi di seguito, formando perciò una sorta di reticolo a maglie elittiche. Margini di spessore vario, e cioè a tratti composti di cellule grandette in 4-Ó serie pa- rallele verticali alla periferia, e ad altri tratti composti di sole 2-3 serie eguali, cioè che deriva dalla più 0 meno sviluppata espansione alare. Il curioso si è che nelle sezioni immediatamente successive il midollo ha la stessa composizione dei margini, e ciò deriva da im- provvisi appianamenti locali. I concettacoli vacui sono tondi, ordinariamente sparsi. L'inanità loro si mostra fin dall'origine per la trasparenza incolore delle pa- 1169 reti attraverso le quali si mostrano le pareti rettilinee delle cellule normali contigue del tessuto ambiente. I concettacoli fertili, densa- mente aggregati, sono oblunghi, rotondati nell'estremità inferiore, attenuati e talora quasi acuminati in quella superiore, oscuramente colorati, con tetraspore vagamente zonate. a. Maslophora hypoleuca Harv. — Isipingo, presso Porto Natale, Africa Australe. Weber van Bosse. 626. Mastophora canaliculata Harv. in Hook. FI. Tasman. II, p. 3io,- Harv. Alg. austral. exsicc. N. 448; Phyc. Australica, tav. 203. — Fronda strettamente lineare, dicotomo-multifida, fastigiata, lacinie li- neari o subcanaliculate, margini involuti, al di sotto canalicolati, con- colori, glabri ; concettacoli fra gli apici piuttosto densamente aggre- gati, emisferici. Hab. le pietre e le rupi presso Port Fairy (Harvey) e Mac Con- nell Bay (J. E. Wood) ; alle spiagge della Tasmania (C. Stuart). Radice espanso-crostacea. Frondi lunghe 5-8 cm. e oltre, ad am- bito flabelliforme, già dalla base dicotome o irregolarmente molli- partite. Lacinie larghe 2-4,5 mill., concolori e glabre in entrambe le pagine. Carpospore quaternatamente seriate (simili a tetrasporangi zonatamente divisi). Colore porporescente, bruno nel secco. Sostanza calcare, ma flessile e rigida nel secco. L'esemplare osservato è frammentario, ma i suoi particolari cor- rispondono quasi interamente a quelli della riportata descrizione. L'ambito complessivo lo desumo invece dalla tav. 2Ó3 in Phycol. Aiisiralica di Harvey, che è infatti flabelliforme. Un divario lo trovo invece nel colore che, nel secco, ha assunto una tinta chiara di un roseo tenero come di latte e sangue, e nella sostanza che è infatti assai rigida, sebbene affatto priva di calce come lo dinota l'aspetto e come in effetto tale si è dimostrato sotto 1' azione dell' acido clo- ridrico assai concentrato. Ciò sta forse a dinotare che la calcifica- zione non è sempre un carattere costante. Noto poi che le scanala- ture si trovano piij o meno in tutte e tre le specie osservate, ne pili notevolmente pronunciate nella presente. a. Mastophora canaliculata Harv. — Tasmania. 74 1170 Osservazione. — Tentato da certe configurazioni che in super- ficie si presentano, e più principalmente in Masiophora hypoleuca e M. canalicnìata, siccome aventi qualche analogia con quanto di con- simile ci offrono talune Crypionemia, come già feci con queste, così volli estendere alle dette MastopJwra Tesarne interiore nei riguardi delle costure, operando per tutte nelle corrispondenti regioni e cioè sulla parte caulescente, immediatamente sotto le cimali diramazioni, mediante sezioni trasversali. Mastophora Lamourouxii. — Sezione subtonda più o. meno ad ambito completo. Interno omogeneo di cellule grandette, robuste, scuramente colorate di rosso-vinoso come nel genere, disposte in file radianti dal centro con qualche rara cellula assai più grande delle normali, tonda e più vivamente colorata. Altre consimili cellule ma assai più piccole si trovano raggruppate in masse tonde, che, sotto la compressione, sconfinano dal punto loro d'origine per spar- pagliarsi fuori dell'ambito della sezione rimasta integra. Nessuna speciale organizzazione assiale, che forse andrebbe ri- cercata in altre regioni. Mastophora hvpoleuca. — Sezione ellittico-depressa. Costa eviden- tissima, non rappresentata da una membrana' tenace unica e poscia sdoppiata, ma da uno o più cordoni composti di cellule allungate, robuste, in due o più serie parallele accostate, come in Cr\'ptonemia, senza carattere di sdoppiamento e senza un midollo di speciale or- ganizzazione come avviene nella seguente. Mastophora canaliculata. — Sezione elittica assai depressa le cui estremità date dall'asse maggiore si attenuano in una corta ma spessa ala rotondato-subtronca. L/ interno si caratterizza soprattutto per una costa assiale in apparenza semplice, sottile, di un giallorino- chiaro, pellucida, che lo percorre dall'una all'altra estremità delle ali passando per il punto centrale del corpo elittico dato dalla se zione. Questo aspetto della linea assiale (costa) non rappresenta che il primo stadio di un'evoluzione assai originale, avente molta analo- gia col processo costale descritto ai numeri 5i3 e 614, riferentisi a Cryptonemia Lomation e a C. Lactuca. Senonchè nel caso attuale la costa di cui è questione non è già composta di grosse cellule colo- rate, ma da una membrana tenacissima e spessa nella quale è da ravvisarsi la prosecuzione del caule. Operando come si e praticato 1171 per le Crvptoneinia, ne otteniamo lo stesso effetto, lo sdoppiamento cioè della costa che, aprendosi, assume, in proporzioni minori, la stessa forma della sezione predetta. Lo spazio che viene a determi- narsi con tale apertura è riserbato al midollo. Midollo subialino o giallorino, composto di un elemento in ap- parenza membranaceo nel quale a un forte ingrandimento e a per- fetta chiarificazione del preparato si riscontra il fondamento di una struttura di filamenti ultra esigui, strettamente accostati, longitudinali, semplici, coalescenti ma ancora mostranti le individuali articolazioni più lunghe del loro diametro, rivelanti pur sempre una trasformata derivazione loro dalle normali cellule strutturate. Questa speciale membrana ha inoltre un carattere in origine tuboloso-intestiniforme. La superficie sua è percorsa da fili più robusti, sinuosi, incrociantisi in vario modo e talora concrescenti così da simulare delle fibre sub- fusiformi. La manifestazione di un tubo centrale non è esclusiva a questa specie, riscontrandosi anche in M. pygmaea fleydr., ma forse con differenti particolarità. B. Tallo articolato. Questa sezione delle Corallinacee è la più di(]icile da studiarsi, non tanto per la materia in sé, quanto per la lunga, paziente, deli- cata e laboriosa tecnica richiesta dalla preparazione del materiale, al fine di mettere in evidenza i più intimi particolari costituenti le ca- ratteristiche inerenti ai generi ed alle specie. Lo studioso, pertanto, che intendesse approfondire l'argomento troverà un^ eccellente guida neir opera di K. Vendo : Study of the Genìcula of Corallina^ (Journal of the College of science. Imperiai University Tokyo, Japan, Voi. XIX, Artide 14, October, 1903-1904}. 1172 Genere AMPHIROA Lamour. (1812) in Bull. phil. Ili, Hist. des Poi. fléx. p. 294. Etym. amphi circum et roa malus Punica (*), Decaisne Anna), des Scienc. nat. 1842, Bot., p. 123 (prò parte); J. Ag. Sp. II, p. 529; Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 542. Fronda (eccettuati i genicoli corticali) calcarea, fragilissima, sor- gente da un disco basale più spesso piccolo, eretta, articolata, cilin- drico-filiforme o subcilindrico-compressa o piana, di-tricotoma o di- cotomo-verticillata, formata da due strati di cellule, il corticale di cellule minori e l' interiore di cellule allungate coordinate in zone trasversali superimposte ; articoli polimorfi, genicoli corticati brevis- simi o più lunghi adpressi o separati. Concettacoli sparsi nella su- perficie degli articoli, immersi o più o meno prominenti, cavità schi- zogena e poro pertugiato all' apice. Sporangi zonatamente divisi, come constatava già fin dal 1849 il Trevisan in Note sur les Coralli- nes, p. 822. Oss. Fronda, come insegna l'Areschoug in J. Ag., più 0 meno calcarea, anzi alle volte sublapidescente e per effetto della calcificazione più 0 meno fragile, ora completamente cilindrica, ora principalmente verso l'apice compressa appianata o perfettamente piana, nella mag- gioranza normalmente di-tricotoma, ora qualche volta a dicotomie più 0 meno irregolari, in alcune composte dicotomo-verticillata, cioè coi rami primari dicotomicamente disposti coperti di rametti verti- (') Più che alla traduzione pedissequa dell'ortografia, parmi doversi avere riguardo al concetto in relazione col soggetto di cui si vuol trattare. Nel caso nostro non so come potrebbesi vedere qualsiasi affinità, anche di semplice appa- renza, fi-a il melogranato, o non si sa quale parte di esso, e le alghe del genere Amphiroa fra le cui caratteristiche più immediate è certo quella della facilissima rottura che avviene intorno ad ogni sua articolazione. Ora questo concetto è per- fettamente espresso dalla voce greca anipìiirrignitni, circum frango, semplificata per brevità ed eufonia. Annoi, di A. M. 1173 cillati ('), articolata. Articoli cilindrici, compressi, complanati o piani, lineari, oblunghi, cuneati o ellittici, ora adpressi, cioè separati da geni- coli caratterizzati soltanto da una linea trasversale (lineiformi), distanti, cioè disgiunti da genicoli più lunghi interposti {'); genicoli privi di calce pertanto ora brevissimi, ora della lunghezza eguale al diametro, ora assai più lunghi, di consistenza più ferma, nel vivo rossi general- mente, nereggianti nel secco. Strato corticale di cellule subellittiche provenienti dallo strato interno ordinate in serie verticali, subvacue, nei genicoli invece densissimamente compatte e farcite più larga- mente di endocromi; strato interiore di cellule lineari longitudinali allungate, internamente vuote, tutte della stessa lunghezza e larghezza, cioè fastigiate, lassamente connesse in zone trasversali sovrapposte; nei genicoli al converso si hanno elementi più brevi e densamente stipati. Concettacoli nel tessuto corticale emisferici o conici, sessili. Sulle fruttificazioni F Ardissone, in Phyc. Medit. I, p. 455, così si esprime: Cistocarpi in forma di verruche sessili sulla superficie delle articolazioni ed aperte all' esterno mediante un foro apicale. Filamenti sporiferi portanti spesso più spore mature rotondate in altrettante delle loro articolazioni superiori, sorgenti all' ingiro del fondo della cavità pericarpica, il cui centro è occupato da un fascette di filamenti sterili piliformi, assai brevi, rappresentanti i tricogini per- sistenti. Tetraspore pure in verruche sessili, sulla superficie delle articolazioni. Pare che gli anteridi siano stati osservati finora unica- mente in A. rìgida Lamx. dal Thuret. La Sylloga Algarum di G. B. De Toni ne menziona 47 specie dalle quali debbonsi escludere le seguenti : A. australis Sond. (poscia Litharthron australe - Sond.- Weber van Bosse) ora Rhodopeltis australis Harv. (Vegg. A. Web. v. Bosse in A. Mazza, N. 5Ó7 Sagg. Algol. Ocean.), Fam. delle Rhizophylli- daceae ; (1) Quest'ultimo particolare, quello cioè della verticillazione dei rametti, è proprio delle specie Aniphiroa charoides Lamx., A. granifera Harv., A. stelli- gera (Lamk.), sulle* quali Anna Weber van Bosse fondò poscia il nov. gen. Meta- gonìolithon. (2) Come sopra, in quanto ai più lunghi articoli. 1174 A. heterarihra Trevisan, ora Corallina squamata EU. et Sol. ; A. heterocladia Kuetz. nella quale sarebbe da ravvisarsi una specie di Cheìlosporum ; A. charoides Lamx., A. granifera Harv. ed A. stellìgera (Lamk.) Aresch. passate, come sopra si è detto in nota, al gen. Metagonioli- ihon Web. van Rosse ; A. intermedia Harv., da considerarsi come una sinonimia di A. granifera Harv. ; A. Aspergilium Gray in Anderson, sulla quale venne fondato il genere Lithothrix (finora monospecifico: L. Aspergilium) da J. E. Gray in Journal Bot. V, 18Ó7, caratterizzato così come venne esposto nel nuovo prospetto delle Corallinacee. Fra i caratteri di questo genere è compresa la ramificazione laterale pennata. Siccome nessuna delle vere Amphiroa, ora che ne fu tolta 1' antica A. Aspergilium, possiede un tal modo di ramificazione, nei riguardi delle stesse dovrebbesi cancellare il pennata dall' indicato prospetto. Tenuto conto di queste esclusioni, si ha sempre una diecina di altre specie sulla cui autonomia si ha motivo di dubitare [Vtgg. Syll. Alg. p. 18 19- 1821). Distrib. geograf — Nelle cognizioni attuali si può, pressappoco, cosi riassumere : Giappone 1 1 ; Africa australe 8 ; Indie Occidentali e Pacifico americano 4; Australia 5 ; Mediterraneo 2; Isole di Giava, Norfolk, Mariane, Riunione, Molucche, Filippine e Africa occidentale una sola per ciascuna delle regioni. Nell'originaria sistemazione delle specie il Decaisne le divise in due sezioni : Sezione I. Euamphiroa Decne. — Articoli cilindracei, concetta- coli verrucosi piìi o meno sparsi ; Sezione II. Eurytion Decne. — Articoli rigidi più o meno com- pressi o ancipiti, concettacoli conici. Più tardi K. Yendo ve ne aggiunse queste altre due: Sezione III. Marginosporum Yendo, Enum. Corallin. Jap. (1902) p. 7. — Concettacoli situati nei margini degli articoli. Sezione IV. Pseudarthrocardia Yendo, ut sup. — Concettacoli situati alcuni nel mezzo degli articoli, altri negli apici dei lobi. 1175 627. Amphiroa rigida Lamour. Poi. fléx. p. 297; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 532; Zanarcl. Icon. t. 99; Kuetz. Sp. p. 70 1; Hauck Mee- resalg. p. 276; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 466; Yendo Corali. Japon. p. ó, t. I. Appartiene alla I. Sezione. = Aniph. verruculosa Kuetz. Phyc. gen. 887, Sp. p. 700, Tab. Phyc. VII; A. cladoniaeformis Me- negh. ; A. spina Kuetz. op. cit. ; A. aìiiethyslina Zanard. mscr. ; A. inordinata Zanard. Corali, p, 21, Kuetz. Sp. p. 701. — Fronda ce- spitosa, infine lapidescente, subregolarmente dicotoma o inordinata- mente ramosa, superiormente attenuata, articoli cilindracei ó-8 volte più lunghi del diametro, inferiormente spesso 2-4 volte più lunghi, genicoli lineariformi. Hab. nell'Adriatico (Dalmazia sec. Zanardini Hauck e Castra- cane) ; nel Mediterraneo ligustico a Villafranca e a Porto Maurizio (Strafforello) ; a Banyuls la f. inordinata (J, Chalon); alle Baleari (D' Albertis e Rodriguez) ; a Cagliari (Bonomi); a Messina e a Pa- lermo (Mazza) ; a Trapani (Balboni) ; nel golfo di Napoli a Porto Paone di Nisida a grande profondità (Falkenberg) ; a Portici (Mazza) ; ad Algeri (Montagne). Della segnalazione all'isola di Rodi non co- nosco gli autori. Alle coste del Giappone (Yendo). La fronda è lunga il più delle volte da 2 a 4,5 cm., più o meno regolarmente dicotoma, talvolta provvista lateralmente di rametti più brevi (f. inordinata Zanard.), da giovane rosseggiante, più cespitosa e regolarmente dicotoma e meno attenuata verso l'apice e fragile, allo stato adulto di colore cretaceo-bigio, irrregolarmente dicotoma, lapidescente -incrassata inferiormente, poscia superiormente attenuata. La sinonimia di questa specie non va esente da dubbi : il De- caisne nell'op. cit. è del parere che X A. rigida Lamour. è appena distinguibile dall' A. fragilissima (L.) Lamour. delle Indie occident. e delle coste del Perù (Kuetzing). Che quest'ultima appartenga pure al Mediterraneo viene negato dall' Areschoug, e pare con ragione in quanto egli si basa sul ravvicinamento di elementi estremi. Dirà il tempo se in questo caso non vi siano per avventura elementi in- termicdii di cui debbasi tener conto, il che non è azzardato supporre avendo riguardo alle enormi distanze intercedenti tra 1' una e l'altra specie. Sappiamo che A, rìgida è piuttosto superficiale e che pur tutta- via il Falkenberg l' ebbe dragata da una grande profondità, senza 117G dirci se per avventura trattasi dell' A. crypiarthrodia Zanard., che r Ardissone considera come specie a sé stante, mentre oggi è rite- nuta come una forma o una varietà della A. rigida, cosi come si giudica dell' A. inordinata, già citata. — La specie appartiene alla Sezione Euamphiroa. Dai miei esemplari siciliani, che sono i più ricchi, traggo i se- guenti dati: crosta basilare piana, subtonda, del diam. di 3-5 mill., aderente a rocce, sassi, conchiglie morte, polifronde. Frondi alte 8-4 centimetri, con ramificazioni in generale assai regolarmente dicoto- miche, con qualche rarissima tricotomia, uscenti già da fin presso la base o poco sopra e ripetendosi magari sei volte, cosicché la fronda riesce riccamente suddivisa fino a 36-40 volte nel complesso de' suoi apici, determinando un perimetro flabellato subfastigiato dell' ampiezza di 3 cm. Il complesso delle frondi uscenti da una cro- sta comune offrono pertanto un ambito emisferico. Gli articoli infe- riori e superiori sono cilindrici, leggermente e lungamente cuneati e compressi quelli sotto le dicotomie mediane. Colore cretaceo, chia- ramente cerulescente-roseo. Nella forma inordinata (esempi, di Banyuls) le ramificazioni, con rametti assai corti subunilaterali, sono assai poche ma assai divari- cate, per cui il perimetro della fronda riesce molto espanso, ma na- turalmente, povero di contenuto. A questa stessa forma appartiene un esemplare balearico di d'Albertis. hi altro invece della Dalmazia si riscontra la f. crypiarthrodia con frondi più esili, rosee, facilmente scomponentisi nelle loro articolazioni. Oss. — Ad evitare lo scioglimento delle articolazioni nelle spe- cie di Amphiroa, il prof. Chalon ne fissa con densa gomma la cro- sta basilare sopra un robusto cartoncino i cui margini vengono rial- zati con listerelle pure di cartone e nel medesimo modo fissate. A questa inquadratura viene sovrapposto altro cartone ma semplice, libero, dello stesso formato del primo, ed entrambi si tengono ina- movibili mediante un laccio. È indubitato che questo sistema rag- giunge il suo scopo, ma si pratica di rado perchè l'apparato richiede molto tempo nel ripeterlo più volte e per l'eccessivo posto che oc- cuperebbe negli erbari. Da altri si applica senz'altro la pianta sul fondo di una scatoletta da chiudersi poscia col proprio coperchio. Meno sicuro sistema ma assai sbrigativo è il conservare gli esem- 1177 plari delle Corallinacee articolate fra due sottili strati di bambagia, che si chiudono in' una busta a margini non saldati perchè ne sia facilitata l'apertura senza disordinarne il contenuto. 628. Amphiroa ephedraea (Lamarck) Decne Corali, p. 121 ; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 534 (var. (3!); Harv. Ner. Austr. p. q5; Yendo Corali. Japon. p. 8, t. I, f. 7-10, t. 4, f. 5-8. Appartiene alla II. Se- zione. = Corallina ephedraea Lamarck in Mcm. du Muscum II, p. 238 ; Amphiroa Gaillonii Lamour. Poi. fléx. p. 298, t. XI, f. 3 ; Kuetz. Sp. p. 7o3 ; Amphiroa Guein\ii Harv. Ner. austr. p. 95 ; A. fu- soides Lamour. Poi. fléx. p. 298, t. XI, fig. 2 ; A. ventrìcosa Lamour. sec. Decaisne; A. Poeppigii Endl. et Dies. in Mohl et Schletcht. Bot. Zeitung 1845, p. 290; Kuetz. Sp. p. 702; A. Ga/Z/t?;/// Kraus Beitrag zur Flora des Cap- und Natal-Landes p. 206. Fronda elata, regolarmente dicotoma flabellata, in alto ora cilin- drica e attenuata ora compressa e subdilatata, rami e rametti patenti, articoli inferiori più brevi del diametro, i superiori 3-5 volte più lun- ghi del diametro, genicoli inferiori subeguali al diametro^ i superiori più brevi .- concettacoli numerosi. Hab. la spiaggia Capense dal golfo Algoa fino a Port Natal ove è frequente; ai lidi della Nuova Olanda (Lamouroux, Harvey) e ai lidi del Giappone (Yendo). La specie appartiene alla Sez. Eurytion. Di statura quasi massima fra tutte le specie. Fronda spesso lunga 3o cm. e oltre, di colore normalmente rosso più o meno volgente al verde e al bianco, inferiormente talvolta tricotoma, ma superior- mente sempre con regolarità dicotoma, ora perfettamente cilindrica e superiormente attenuata, ora in alto appena più o meno compressa, anzi ad apici appianati o piani e poscia più o meno subcuneati. Ar- ticoli inferiori assai (almeno nella pianta secca) distanti, genicoli ca- stanei o nereggianti; gli articoli superiori insensibilmente più brevi. Specie che s'impone per la sua statura gigante, il cui porta- mento non è qui possibile rendere con quella evidenza che merite- rebbe, non potendosi disporre che di alcuni frammenti in gran parte disciolti nelle loro articolazioni. Lo stesso nome specifico non serve affatto per tentare una ricostruzione dell'alga le cui relazioni con V Ephedra {Gnetaceae) si limitano al semplice particolare della estrema facilità con cui si scompone nelle sue articolazioni, cosi come avviene 1178 neìV Ephedra fragilis Desi, pari\co\arQ che più o meno integralmente si ripete del resto di tutte le Afiiphiroa. Per più particolareggiate notizie sarà opportuno ricorrere alla citata opera di Vendo. La decalcificazione delle Amphiroa si ottiene in breve tempo : in 5 a 3o minuti, a seconda che il rivestimento calcare è lasso, quasi spugnoso, oppure compattamente lapideo. Essa è silenziosa, cioè senza 1' accompagnamento del solito crepitio dell" effervescenza, pro- ducendo bollicine minutissime come nella più densa saponata. Per ogni articolo bastano una a due goccie di acido cloridrico assai concentrato. Stante i luoghi natali tanto diversi, fu sospettato che sotto il nome di A. ephedraea Lam. possano forse celarsi due distinte specie. I prodotti giapponesi e neolandesi sembrano quelli di più autentica determinazione. Questi ultimi originalmente debbonsi alle raccolte del Mueller e furono distribuiti da J. Agardh. Essi hanno gli articoli composti di 9-12 zone di accrescimento. a. Amphiroa ephedraea (Lam.) Decne. Australia. Ó29. Amphiroa Beauvoìsii Lamour. Lamour. Hist. des Polyp. corali, fléxibles, p. 299, e spec. auth. =: A. pustulata Mertens, Flora, 1837, p. 487, t. I, e spec. auth. ; A. parthenopoea Zanard. Icon., t. 100 B: A. complanata Kuetz. Phyc. gener. p. 388, Sp. p. 702 ; A. exilis Harv. Nereis austral. p. 95 .^ ; J. Ag. Sp. II, p. 535 .^ ; Ardiss. Ph. Medit. I, p. 455 ; A. poly^ona Mont. FI. d'Algerie p. 139; A. algeriensù Kuetz. Tab. Phyc. Vili, p. 3i. In Alg. de Schousboe p. 349-35o Ed. Bornet così ne scrisse: « Questa specie, che è abitualmente designata sotto il nome di Am- phiroa exilis Harv., risponde esattamente all' A. Beauvoìsii che La- mouroux descrisse sopra un'alga di Lisbona raccolta da Palisot de Beauvois. La descrizione di Lamouroux è suijfìciente sebbene as- sai breve e la figura disegnata da Kuetzing nelle Tavole dea una buona idea del campione-tipo conservato nelT erbario di Lamouroux. - Come molte delle Corallinacee, 1' Amphiroa Beauvoisii presenta assai notabili variazioni. I rami sono più o meno compressi, più 0 meno striati trasversalmente, la pianta intiera è più o meno grande, più 0 meno robusta^ ma questi caratteri, che hanno servito di pre- 1179 testo alla creazione di parecchie specie, non sembrano né cosi mar- cati né COSI costanti per assicurarne la validità». Fronda cilindrico-compressa, di eguale larghezza (non attenuata in alto), dicotoma con rami e rametti patenti, articoli infimi più lunghi, i medii 4-5 volte più lunghi del diai-netro, i supremi com- pressi lineari più larghi all'apice e ottusi, genicoli inferiori 3 volte più brevi del diametro, i superiori sublineari. Hab. Nel Mediterraneo al lido d' Italia e delle isole e in Algeria (Ardissone, Montagne, Zanardini, Falkenberg, nonché tutti gli autori moderni); in Dalmazia per l'Adriatico, sotto il nome di A. compla- nata Kùtz., secondo l'AIgario Zanardini, nell'Oc. Atlantico al lido del Portogallo (Palisot) sino a Tangeri d'Africa (Schousboe); ai lidi Capensi e Brasiliani (sec. Harvey). — Appartiene pure alla Sezione Etirytion. Callo radicale che si apprende agli scogli, ai sassolini, alle con- chiglie morte ed anche vive di ancor giovani Mitili, di rado ad altre alghe, come ad esempio alla Colpomenìa sinuosa adulta (A. Mazza), crostaceo, piano o leggermente convesso, del diam. di 1-2 mill., sub- tondo, integro o subLobato con la superficie liscia dapprima, poscia debolmente tubercolata, in origine mono-, poscia polifronde. In que- st' ultimo stadio il callo stesso si direbbe scomparso nell'assorbimento delle successive aggiunte di novelle frondi. Fronda lunga 3-5 cm., larga i-5 mill,, di colore porporino-mattone, lillacino o grigio creta- ceo 0 anche verdognolo, più spesso regolarmente dicotoma, ma di tratto in tratto, come in molte specie del genere, con dicotomie più o meno irregolari. Articoli inferiori cilindracei, dei rami compressi lineari-cuneati, i superiori complanati o completamente piani, spesso, come in varie specie di Gaìaxaura, trasversalmente zonatamente striati. Queste zonature o striature sono costituite non già da esili solchi come in Gaìaxaura rugosa Lamk. (e^uando è rugosa, poiché anche in essa il carattere non é costante né sempre estendentesi ad ogni parte della pianta) ma da tubercolini ultra esigui disposti in linee orizzontali più o meno appressate. Genicoli inferiori insensibil- mente più angusti verso l'apice. Concettacoli sparsi per la fronda. Ed. Bornet nell' accennare a parecchie specie che si vollero da alcuni autori differenziare dalla forma tipica (a me ignota; del primo descrittore Palisot, ha inteso sicuramente riferirsi a quelle altre in- 1180 dicate nelle riportate sinonimie. Ora i nomi stessi specifici di queste sinonimie ci spiegano abbastanza bene l'origine loro: vennero cioè desunti da quei più spiccati caratteri che, più o meno eccezional- mente, possono presentarsi in modo più o meno esclusivo in taluni individui, oppure vennero desunti dalle località rispettive. Nel primo caso abbiamo pertanto idi pusiiiìata di Mertens, con allusione, a quanto pare, alla vera natura delle zonature quale venne sopra rilevata ; V exilis di Harvey in quanto egli ebbe a fermarsi più specialmente sulla esilità del rameggio, come carattere infatti più frequente ; la complanata di Kuetzing che, secondo lui, dovrebbe rappresentare nella Dalmazia esclusivamente il carattere della planizie della fronda, mentre sappiamo che l'Algario di Zanardini ebbe a segnalare una complanata anche a Napoli, e sa lo scrivente per scienza propria di averne di tale forma raccolti bellissimi esemplari a Portici; la poly- \ona di Montagne allusiva alle indicate striature orizzontali. Nel se- condo caso poi abbiamo la parthenopea di Zanardini e l' algeriensis di Kuetzing, dal nome delle rispettive località. Alla presente specie sembrano accostarsi X Amphiroa Karstaiskii Rupr. e VA. Cumingii Rupr., come n'ebbe sospetto l'Areschoug in J. Agardh Sp. II. p. 536. In quanto alla varietà crassitiscula di Harvey, 1. e, a rami crassetti poco compressi patenti meno ramosi, articoli piuttosto più brevi, non si sa qual valore accordare tra le moltissime sottoforme che infatti un consimile aspetto non escludono. In conclusione: tenuto pur conto di quanto gli autori ne scris- sero, e meglio ancora di quanto la natura ci presenta in merito alle manifestazioni molteplici non solo nel confronto degl' individui sin- goli che si collegano mediante forme intermedie, ma spesso anche in uno stesso individuo, è giocoforza ammettere che la presente specie non può soffrire smembramenti. Delle produzioni Capensi e Brasiliane nulla si può dire per man- canza di materiale relativo. Salvi sempre i particolari inerenti ai genicoli intorno ai quali K. Yendo ci fece conoscere alcune assai strane, eleganti e maravigliose organizzazioni, la struttura della fronda cosi di questa come delle altre specie genuine è quale venne descritta nel genere. La specie vegeta nella prima zona di profondità, cioè da un 1181 metro (A. Mazza, Att. Ferrari) può scendere fino ai 90 secondo Ro- driguez in Alg. de las Baleares. a. Amphiroa Beauvoisìi Lamx. Posilipo a Napoli, legit Guadagno (det. Mazza) Genn. 1901. b. Idem Portici, 27 marzo 1898, leg. Mazza. e. Idem Isola d' Ischia a Casamicciola, sugli scogli alla spiag- gia di Redómeta. 29-7-1899. Legit L. Micheletti, det. Mazza. d. Idem Majorca, Porto di Palma, 28-7-1888. Leg. E. D' Al- bertis. e. Idem Is. di Stromboli, spiagg. Ginostra, 2 1-2- 1899. Leg. A. Ferrari, det. Mazza. . /. Idem Palermo, Dicemb. 1902. Leg. Beltrani, det. Mazza. g. Idem Catania. Det. Piccone. h. Idem Acireale, leg. Ardissone i8ó3 e Mazza. 63o. Ampbiroa dilatata Lamour. Poi. fléx. p. 299; Harv. Ner. austr. p. 97; Kuetz. Sp. p. 703 ; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 536; Vendo Corali. Japon. p. 1 2. = Amphiroa galaxauroides Sond. Plant. Preiss. voi. 2, p. 188; Kùtz. Sp. p. 7o3; Galaxaura versicolor Sond. in Botan. Zeitung 1845, p. 35. Fronda subcilindrica all'ima base, in alto subcompresso-piana, di-tricotoma, rami patenti, articoli infimi cilindrici, i medii compressi, i superiori complanati o piani lineari-cuneati nel mezzo subcostato- clavati nell'estremità superiore dentati da ogni lato, genicoli brevi; concettacoli numerosissimi. Hab. le spiagge dell' Africa australe, della N. Olanda occidentale (Sonder); ai lidi del Giappone (Mertens, Holmes, Okamura, De Toni, Yendo). — Fronda alta 6-10 cm., inferiormente subtricotoma, in alto pili regolarmente dicotoma. Articoli come sopra, larghi 3 mill., lun- ghi 6-7 mill. Specie analoga all' ^. anceps Decne? Con V Amphiroa ephedraea, per citare una specie compresa in quest' opera, vediamo come, passando negli oceani, di quanto si possono allontanare le specie dai pochi e modesti tipi mediterranei. Le ragioni "del divario, oltre che alle proporzioni maggiori, si deb- bono agli aspetti galaxauroidi, alle più late planìzie, alle figurazioni 1182 cuneate piane o costate delle articolazioni il cui risalto si rende per- tanto con quella spiccatissima evidenza che, più in piccolo, si pre- senta nel gen. Corallina. Ma se le Coralline conservano una sobria, leggera ed elegante euritmia, sia nelle parti che nell' assieme, non così può dirsi sempre delle Amphiroa oceaniche nelle quali, in fatto di portamento, si può arrivare sino alle forme dotate da interessantis- sima mostruosità, del che si ha la prova nelle manifestazioni goffe e pesanti che può assumere 1' Amphiroa aberrans Yendo. In quanto alla larghezza, IM. dilatala è superata da quella di alcune forme di A. crassissima e più ancora di A. aberrans che alla sommità delle sue articolazioni maggiori può raggiungere quasi i 2 cm. — La specie fa parte della Sezione Eurytion. A proposito della specie di cui qui si tratta, vediamo se, senza il concorso delle figure dateci da K. Yendo, ci è possibile rendere una vaga idea della struttura genicolare delle articolazioni, il che potrebbe servire di norma per le specie almeno della sezione Eurytion. I ge- nicoli, visti in superficie, si mostrano composti di una serie di cel- lule oblunghe, tubiformi, verticali, strettamente accostate. La strut- • tura interna presenta delle varianti a seconda dell' età della parte che si prende in esame. Il taglio trasversale di un vecchio genicolo ci offre un ammasso di grandi figure esagonali per mutua pressione, aventi ciascuna per centro una piccola cellula assiale inguainata da parecchie membrahelle esilissime, concentriche, ialine. La cellula as- siale, a seconda de' suoi stadi, può essere vuota o repleta di cellu- line esigue. Le cellule assiali sono collegate ora mediante due linee rette formanti un angolo leggermente acuto, ora mediante tre linee rette formanti un triangolo. Tanto nell'uno come nell'altro caso il collegamento interessa tre soli centri delle figure esagonali, né geo- metricamente potrebbe avvenire diversamente. Si dà inoltre il caso di un collegamento mediante parecchie linee spezzate a zig-zag, e allora, naturalmente, il collegamento si estende ad un maggior numero di centri. Va da sé che nelle figure esagonali debbasi rav- visare la massa delle cellule tubiformi : nel contenuto assiale degli elementi di riserva a scopo che non è dato di poter con sicurezza definire ; nei collegamenti lineari un processo di coesione. La sezione longitudinale dello stesso vecchio genicolo ci presenta delle colonne verticali congiunte parallelamente pei fianchi rispettivi, 1183 ciiiscuno dei quali vedesi costituito da una linea retta semplice o qua e là ingrossata da esigue cellule tonde disposte a rosario, raramente intercalate da altre assai più grandi, ellittiche, con l'asse maggiore verticale. Il contenuto di ciascuna di queste colonne è dato da gran- dissime cellule, disposte Tuna sopra l'altra, romboidali, subtonde, sub- ellittiche, subrettangolari, subcordate pel retto e pel rovescio, ognuna a sé stante, e tutte poi variamente conformate nei modi più strani e indefinibili, il che è certo dovuto sia alle condizioni dell'esemplare od agi' inconvenienti spesso inerenti alla preparazione e al più diffi- cile taglio che è appunto quello verticale. Ora, non solo con la semplice immaginazione come può fare il lettore, ma anche col sussidio delle figure relative, riesce a prima impressione malagevole mettere in correlazione ogni particolare delle due sezioni tratte nel senso opposto, ma, salvo errore, sembra che i particolari debbansi cosi spiegare : le linee verticali delle colonne dovrebbero corrispondere alle pareti delle cellule tubiformi, che nel piano trasversale si presentano sotto la forma esagonale, mentre le figurazioni così irregolari, contenute in ciascuna delle colonne stesse, corrisponderebbero al contenuto delle grandi figurazioni esagonali, quali si presentano nella sezione trasversale; l'asse col suo contenuto, nonché le inguainature esilmente membranacee concentriche, in se- guito a dilatazione, si sarebbero confuse in una cellula unica a pa- rete in apparenza uniparietale. Delle linee formanti angolo, triangolo, o zig-zag, colleganti i centri di ogni cellula tubolare, non si ha al- cun indizio evidente, e non sarebbe da credersi che fossero state aggiunte dalPA. per qualche sua dimostrazione, perchè, in tal caso avrebbe usato il tratteggio a punteggiatura. La spiegazione più ra- zionale e complessiva dovrassi, in ogni modo, ricercare nell'opera citata da quanti intendessero approfondire l'argomento di cui qui si é inteso unicamente di mostrarne la complicazione. a. Amphìroa dilatata Lamour. Enoshina (Giappone), 19 Aprile i8go. Ex herb. Okamura, N. 23. 63 1. Amphiroa tuberculosa (Post, et Rupr.) Aresch. in J, Ag. Sp. II, p. 538; Yendo Corali, verae Port Renfr. p. 714, t. 5i, f. 2, t. 56, f. 1-2; Amphiroa [Arlhrocardia) epiplilegìiwides J. Ag. in Harv. Coli. Alg. of N. W. Amer. Coast p. 169; Amphiroa tuberculosa f. typica 1184 Setchell e Gardner comb. nov. Alg, N. W. America, p. 36i ; Co- rallina tuberciilosa Post, et Rupr. Illustr. Algar. p. 20, t. XL, f. 100. Fronda subcilindrica all'ima base, superiormente compressa, di- cotoma, articoli subeguali al diametro o una volta e mezzo più lun- ghi, gli' infimi subcilindrici, i medi dilatati cuneato-subcordati, i su- periori irregolarmente cunento-subromboidali o sublineari, genicoli lineariformi; concettacoli assai pochi. Hab. sulle roccie delle zone litorali e sublitorali di Sitka, Alaska (Post, e Rupr. 1840, p. 20; Saunders 1901, p. 442); Port Renfrew, B. C. (Yendo, 1902, p. 714); (Butler et Polley, n. 11, coste di Whid- bey Island, Wash); N. L. G., n. 83; San luan Island, Wash. (Tilden, n. 3oi sotto Aììiphiroa californica). Fronda lunga 4-12 cm., forse sempre più 0 meno irregolarmente dicotoma. Articoli spessissimo del diametro appena più che una volta e mezzo più lunghi, ma spesso della stessa lunghezza, gl'inferiori cilindrici, i medi e i superiori più 0 meno la maggior parte delle volte compressi, appena più lunghi di 2 mm. o più larghi, i supremi ora assai compressi, ora completamente cilindrici, Concettacoli in ciascun articolo ora quattro, ora di più. Colore sordidamente albe- scente o roseo-violaceo. Il mio esemplare, della forma tipica, è alto 8 cm. ed ha un pe- rimetro subflabellato del diametro di 5 cm., per quanto è dato de- sumere dal suo stato semisgranato, dovuto in parte alla grande faci- lità delle disarticolazioni e in parte per essere stato riparato da un solo cuscinetto di bambagia ad esso sottoposto, anziché ricoperto anche da un secondo. Sulla sua morfologia, che corrisponde nel complesso a quella sopra esposta, si può osservare come le artico- lazioni, a seconda della posizione che occupano, presentano già fin da questa forma che è la più semplice manifestazioni più 0 meno pronunciate di collegamento alle più complesse forme derivanti, compresi certi appianamenti intercalari e cimali, semplici o lobato- orecchiuti. 11 colore è di un bel cinereo-verdognolo. Setchell e Gardner, 1. e, a proposito di questa pianta, fanno derivare la grande variabilità delle Corallinacee articolate quale con- seguenza degli agenti ambientali, isolati e concomitanti, alla cui a- zione mostransi sensibilissime. Accennano alle varie profondità e alle diverse temperature, alla purezza 0 l'impurezza dell'acqua, alle mesco- 1185 lanze continue o temporanee di questa per effetto delle correnti, all'esposizione all'aria e al sole nei casi di emersione, ecc. Gli schiac- ciamenti dovuti alle sabbie smosse e le mutilazioni prodotte da ani- mali determinano pure variazioni nell'abito e nella forma delle spe- cie articolate, sufficienti al disturbo del tipico aspetto loro. Gli au- tori dichiarano di aver preferito il vecchio nome specifico per il gruppo dell' Amphiroa tiiberculosa, sebbene esso sia forse meno de- scrittivo, con ciò vengono già ad ammettere come l' aggettivo non sempre convenga agl'individui. Alla typìca, infatti, i detti Autori aggiungono le seguenti forme, cos'i che viene a costituirsi il gruppo da essi accennato : 632. Amphiroa tuberculosa f. californica (Decne) Setch. et Gard. comb. nov. = A. tuberculosa (Post, et Rupr.) Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 538; Yendo Corali, verae Port Renfr. p. 714, t. 5i, f. 2, t. 56, f. 1,2 ; Amph. [Arlhrocardia) epiphlegmoides J. Ag. in Harv. Coli. Alg. of N. W, Amer. Coast. p. 619; Corallina tuberculosa Post, et Rupr. Illustr. Algar. p. 20, t. XL, f. 100. Fronda irregolarmente di-tricotoma, stipitata, articoli dello stipite cilindracei da una volta e mezzo o due più lunghi del diam. in alto più larghi e compressi, quelli dei rami adpressi, i medi costati, sub- reniformi o sagittati, lobi rotondi, gli apicali obovato-compressi ; con- cettacoli emisferici, 2-4 su entrambe le faccie degli articoli. Pianta lunga 2-5 cm. Si avverte però che questa bassa statura è dovuta unicamente allo stato giovanile delle piante. Hab. sulle rocce nelle condizioni stesse della iypica. Puget Sound, Bailey et Harvey (1862, p. 162, sotto A. californica); Strait di Juan de Fuca, Harv. (1862, p. 1Ó9, sotto A. californica)\ Port Renfrew, B. C, Yendo (1902, p. 71 5, sotto Cheilosporum californìcum); spiagge della California pr. Monterey (Decaisne) e spiagge dell' Oregonia (Farlow). Nella cit. op. K. Yendo, pure ritenendo doversi conservare la Corallina tuberculosa di Postels e Ruprecht sotto il nome di Am- phiroa tuberculosa Aresch. in J. Ag. (forma typica di Setchell et Gardner), ha proposto il passaggio al gen. Cheilosporum delle quattro altre forme, californica, Orbigniana, frondescens e planiuscula, che 75 1186 gli autori americani fanno invece derivare direttamente dalla loro f. tvpica. Che Setch.-Gard. si trovino nel vero, ben viene da essi dimostrato con quella competenza che, più di ogni altro, loro deriva dalla lunga pratica degli ambienti e dallo studio di ogni particolare costituente i graduali passaggi dall'una all'altra forma, pur conser- vando sempre ciascuna più o meno parecchi dei tratti della comune origine. La convinzione loro è facilmente comunicabile a quanti (anche in base a un materiale molto limitato) hanno potuto seguire sul vero le varianti che caratterizzano tali passaggi, e ciò pel fatto signifi- cante che nella stessa f. typìca già si possono scorgere alcune delle tendenze che, in seguito a speciali condizioni ambientali, concomi- tanti talora con altre affatto eventuali e di natura diversa, sono de- stinate a nriutarsi in caratteristiche così spiccate da doversi accettare il separato riconoscimento delle più tipiche espressioni nel risultato da essi presentatoci. D'altra parte se consideriamo che gli autori americani si tennero unicamente nel campo delle esteriorità, si è perchè soltanto su di questo K. Vendo li aveva circoscritti con le sue argomentazioni di dissentimento, e inquantochè nulla di così unicamente e costante- mente caratteristico in fatto di struttura e di fruttificazione sia inter- venuto finora a segnare un confine preciso tra Amphiroa e Cheilo- sporum. Non si può negar ragione al prof. G. B. De Toni che così mi scrive in materia: «La questione delle Corallineae è complica- tissima e, a mio vedere, non potrà venire risolta che dietro l'esame di materiale autentico, a poco giovando le figure se non si control- lano le strutture interne. « Setchell e Gardner non ammisero i generi Cheilosporum (per l'America almeno) e Arthrocardia e nemmeno Lithothrix. lo ho se- guito più che potei la van Bosse e K. Vendo; ma anche questi due autori non mancano di contraddizioni. - Per o.sQm'pìo frondescens per Vendo è Cheilosporum, ma invece parmi risponda piuttosto al gen. Arthrocardia quale è delimitato dalla Van Bosse; lo stesso dicasi di californicum e di planiuscuhim. quest' ultimo stando a Kuetzing, Tab. Phyc. Vili, tab. ó3, fig. Ili, mi sembra sia pure da schierarsi tra le Arihrocardia, che io non troverei abbastanza differenziate da Chei- losporum. - 11 Decaisne taglia corto sulla questione; per lui vale solo 1187 il gen. AmpMroa con sezioni Euaniphìroa (articulis cylindraceis, con- ceptcìculis verrucosis plus minusque inspersis) ; Arthrocardia[^v\\cu\\s compressi^ plerumque subcordatis subulatis, conceptaculis conicis in- structis: A, Orbfgniana, A. califoniicd)\ Eiurylion (articulis rigidis plus minus compressis vel ancipitibus, conceptaculis conicis instru- ctis); CheJlosponim (articulis obcordatis, lobis acutis margine supe- riore conceptaculis instructo poro perfossis) ». « Ella sa che le concezioni di genere sono molto soggettive, da chi troppo riunisce a chi troppo disgiunge; è diffìcile trovare la via giusta. Io personalmente ho avuto sempre un sacro terrore delle Co- rallineae e delle Lithothamnieae perchè vi ho visto sempre poco chiaro. E vedo che non m' ingannavo, quando scrissi che Prosile più che le specie descrisse le variazioni individuali de' suoi innumerevoli Litotamnii. Chi ci si raccapezza in quelle minime differenze ? » ('). Osservo che nei miei esemplari di Amph. tuberciilosa f. typica, la prima e più semplice, come nella f. planìuscida, l'ultima eia più complessa, i concettacoli si trovano sul corpo degli articoli e non sulle loro appendici marginali o cimali. Se ciò contraddice al carat- tere dei genuini Chciìosporum, è invece in perfetta relazione con le se- guenti parole di Setch. et Gardn. op. cit., p. 3óo-36i : « We do not understand the reasons for referring some of the forms to the genus Cheilosporum, as Yendo has done, since that genus, if separable at ali from Amphiroa, applies only to very limited number of species, none of which occur in our terriiory » (~). Setchcll-Gardner non conoscono il tipo o la specie di Decaisne, ma osservano che se l'esemplare distribuito da Farlow e illustrato da Yendo, rappresenta questa specie, allora si dicono certi che trat- tasi di una forma della polimorfa specie di Amphiroa tiiberculosa. Ne traggono pertanto la conseguenza che le manifestazioni circa lo spes- (1) G. B. De Toni in lett. 24-4-1917 ad A. Mazza. ("-) La traduzione libera ne potrebbe essere questa : « Noi non intendiamo le ragioni per cui si debbano riferire alcune delle forme » (dell' Amph. tiiberculosa) «al gen. Cheilosporum, come ha fatto Yendo, da tempo un tal genere essendo applicato unicamente ad un limitato numero di specie nessuna delle quali trovasi nel nostro territorio >^ cioè del N. O. America. 1188 sore e la forma delle articolazioni di qualsiasi tipo delle piante de- rivanti rientrano nei caratteri proprii della fornia da essi considerata come typica nel senso d'includente la proprietà di ulteriori manife- stazioni a seconda degli ambienti e delle circostanze. Nei riguardi poi della f. californìca, esposta da Vendo come Clieilosporum californìcum, gli autori americani ne confutano la dia- gnosi relativa qui sopra riportata, in quanto certi caratteri in essa esposti si addicono unicamente agi' individui non ancora completa- mente sviluppati, donde, ad esempio, le tricotomie destinate a tras- formarsi in pennazioni e persino in bipennazioni nelle piante adulte, nel quale stato rivelano il passaggio graduato alle forme usualmente incluse in Amphiroa Orbigniana, rappresentate dallo Harvey in Ne- reis Australis (PI. 89) e comunemente trovate sulle coste della Ca- lifornia. 633. Amphiroa tuberculosa f. Orbigniana (Decne.) Setchell et Gardner comb. nov. = Cheilosporum Orhìgnianiim (Decne); Amphiroa Orbigniana Aresch. in J. Ag. Sp. 11, p. 539; Amphiroa [Arihrocardia) Orbi- gniana Decne Corali, p. 112; Harv. Ner. austr. p. 100, tab. XXXVIII; Kuetz. Sp. p. 7o3. Fronda lassamente dicotoma, rami allungati patenti, articoli ob- cordati 0 scutiformi, angoli laterali rotondati auricoliformi ora pro- tratti ora obsoleti, articoli superiori obovati; concettacoli bini o terni sul disco dell'articolo prominenti verruciformi. Hab. le spiagge della Patagonia e dell'isola Chilocs (Decaisne, D'Orbigny, Darwin;. Probabilmente anche nelle acque della regione di Puget Sound (Pacifico), secondo Setchell-Gardner. Fronda lunga 4-10 cm., dicotoma 0 irregolarmente tricotoma, rami patenti distantemente dicotomi. Articoli obcordati o scutiformi, angoli superiori rotondati spesso insignemente prodotti, talora obso- leti. Concettacoli maggiori, prominenti. Colore intensamente por- porino. Per quanto già se ne disse nel numero precedente, l'ora ripor- tata diagnosi non perfettamente concorda con la forma pacifica. Se badiamo al grande divario nella latitudine delle rispettive stazioni, saremmo indotti a ritenere doversi trattare di piante differenti per 1189 diversi riguardi, ma certo aventi fra loro una grande affinità. Setchcll e Gardner ne discorrono press' a poco come segue. Benché noi non abbiamo veduto un esemplare di questa forma del nostro territorio, essa sembra la migliore che si presti ad una breve discussione in causa delle sue relazioni sopra indicate nei ri- guardi di altre forme. Nella sua tipica condizione, trattasi di una lunga pianta, eguale, a questo rispetto, a talune altre piante che noi abbiamo veduto nell'una o nell'altra delle precedenti forme. Le sue articolazioni sono sottili e in maggior numero più distintamente auri- colate della precedente forma, con ramificazione pennata ben mar- cata. Essa passa nella precedente, mentre le articolazioni si fanno sempre più sottili e corte, con le auricole ridotte o mancanti. Essa altresì passa in una forma con ramificazioni vaghe e apparentemente subdicotome, e queste sono rappresentate in Amphiroa Orbìgniana al n. 398 di Collins, Holden e Setchell, P. B. A. (nella nostra copia). Essa è caratteristica delle acque calde. Nelle superiori e più esposte porzioni del suo habitat si fa contratta [dzuarfed), la ramificazione è più regolare e pronunciatamente pennata, e la pianta passa supe- riormente nelle prossime due forme. Stati di questa forma debbono probabilmente trovarsi allo stesso tempo nelle acque calde della re- gione di Puget Sound. iMalpratico a rendere in italiano le locuzioni inglesi, parmi ad ogni modo che dal surriferito risultino chiare le transizioni diverse cui la pianta è soggetta, e che i singoli stadi comprovino il cam- mino più o meno diretto per cui dalla forma iypica, pel tramite di sottoforme, si arrivi alle seguenti altre. 634. Amphiroa tuberculosa f. frondescens (P. et R.) Setchell et Gardner comb. nov. ^= Corallina frondescens Post, et Rupr. Illustr. p. 20, t. XL, f. io3; Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 549; Cheilosporum frondescens [P. et R.) Yendo Corali. Port Renfr. (1901) pag. 71 5, t. 52, f. i, t. 56, f. 4-5, 8. Fronda densamente cespitosa, pusilla (.-), subpiramidata, dalla base subtricotomamente pennata, inferiormente cilindrica, superior- mente compresso-appianata, articoli mediani deltoideo-obcordati, lobi patenti subcilindrico-acuti, i superiori cuneato-triangolari lobi appia- 1190 nati subtroncati adpressi all'articolo superi mposito, tutti con la parte mediana subelevato-costata e subzonati; concettacoli 2-4, immersi negli angoli degli articoli deltoidei. Hab. le rocce della zona litorale al lido ovest dell' isola Amak- nak, alla Baia di Unalaska, Alaska, W. A. S. e A. A. L., N. 4004! Unalaska, Alaska, Post, et Riipr. (1840, p. 20, sotto il nome di Co- rallina frondescens); Isola Harvester, Uyak Bay, Kadiak Island, Ala- ska, W. A. S. e A. A. L, N. 5i20 a!; Port Renfrew, B. C. Vendo (1902, pp. 71 5, j \b, soiio Cheilosporum frondescens ff.); East Sound, Orcas Island, Wash., N. L. G., N. 91Ó!; coste ovest di Whidbey leland, Wash., N. L. G., Nos, 80, 82! {'). Fronda già dalla base piuttosto tricotomo-pennata, dì colore verde biancastro, maggiormente compressa e poscia appianata nella parte superiore. Articoli un po' più larghi di un mill., o più lunghi. Nella sua opera citata Yendo distinse ed illustrò con figure le forme Giapponesi sotto il nome di maxima, intermedia e polymorpha. I più volte citati autori americani osservano: mentrechè alcune volte la presente forma è ben distinta dalle prossime, nel gran nu- mero dei casi è diQicile decidere a quale forma riferirla. Yendo ha riconosciuto ciò quando egli dice (1902, p. jj): « Nullameno essa induce alla supposizione non irragionevole, che in natura possa darsi un ibrido fra Cheilosporiim frondescens o, Cheilosp. planiusculiimyy. i.o stipite, che per la sua grande estensione e per la sua grossezza po- trebbe costituire una differenza essenziale fra queste due forme (spe- cie per K. Yendo), varia molto e talvolta direbbcsi scambiato, passato cioè dalla prima alla seconda delle forme stesse. Noi consideriamo ciò come un vero carattere degno di fiducia. Gli articoli apicali e gl'ispessimenti 0 assottigliamenti dei loro margini esterni non costi- tuiscono sempre una parte dominante sicuramente; l'approssimazione o non approssimazione delle articolazioni sembra poco soddisfacente come carattere. Noi riteniamo che le due forme si possono separare sino ad un certo grado, ma non in modo soddisfacente. (^) Queste indicazioni sono di Setch.-Gardn., Alg. N. W. America, pp. 362, 363. noi 635. Amphiroa tuberculosa f. planiuscula (Kuetzing) Setchell et Gardner comb. nov. = Corallina planiuscula Kuetz. Tab. Phyc. Vili (i858), p. 3i, t. ó3, f. Ili; Cheilosporum planiusculum Vendo Corali. Port Ren'"r. p. 717, t. 53, f. 1-3, t. 56, f. 9-10. Fronda densamente cespitosa, suberetta, superiormente compla- nata, bi-tripennata, articoli primari inferiori più tenui ciliiidracei, i mediani e i superiori compressi largamente triangolari subcostati, quelli delle penne sagittali, lobi acuti spesso cordati, quelli delle penne ancipiti lanceolati o lineari, gli ultimi obovati compressi, ge- nicoli brevissimi; concettacoli emisferici, situati 2-5 nell'articolo. Ilab. sopra le rocce nella bassa zona litorale e nelle pozzan- ghere poco profonde sopra la zona litorale, Near Uiuliuk, Unalaska, Alaska, W. A. S. e A. A. L., N. 4057!; Uyak Bay, Kadiak Island, Alaska, W. A. S. e A. A. L., N. 5096!; Harvester Island, Uyak Bay, Kadiak Island, Alaska, W. A. S. e A. A. L., N. 5128; Prince Wil- liam Sound e Sitka, Alaska, Sannders (1901, p. 442, sotto Amphiroa planiuscula); Port Renfrew, B. C, Yendo ([902, p. 717, sotto Chei- losporum planiusculum)^ Tilden, N. 5o3 ! sotto Cheilosp. planiusculum ; west coast di Whidbey Island, Wash., N. L. G., Nos, 81!, 918! — (Indicazioni di Setch.-Gard. Alg. N. W. America, p. 363). In quest'opera essi ne scrivono, come io espongo in modo non so quanto approssimativo: Noi abbiamo commentato qui sopra ratjìnità di questa forma ed espressa la difficoltà di distinguerla sotto la precedente forma. Yendo dice (1902, p. 717) esser diljfìcile dare di essa un'acuta definizione. Nella sua più caratteristica forma, essa è una sottile specie con aljilate auricole alle articolazioni ecc., ma tutte le parti variano e passano direttamente nelle precedenti forme. I caratteri quali abbiamo esposti variano talmente e così di frequente nelle nostre Amphiroa, che diljicilmente fra la totalità di essi è dato sceglierne uno solo di natura tale da potersi su di esso stabilire un tipo a se stante [Jorm characters). U Amphiroa corymbosa di Harvey (List 1862, p. 1Ó9), rappre- sentata solo da un frammento nella collezione che ricevette, giudi- cando con le sue idee su questa specie qual' è rappresentata in Ne- reis australis (pi, 38), si riferisce a questa forma. Le variazioni di questa forma, come sono date da Kuetzing (i858, p. 3 1, pi. 63) sono 1192 tutte rappresentate nelle nostre raccolte e possono essere classificate come sottoforme. La sottoforma laciniata è specialmente ben rappre- sentata negli esemplari sotto il nostro N. 4057. La sottoforma un- tennifera si trova più o meno generalmente, ma di solito non in considerevole quantità. Le sottoforme normali^ e polyphora non sono ben fisse, ma più discoste 1' una dall'altra e sono entrambe rappre- sentate in Tilden N. 5o3 nelle nostre copie delle Alghe Americane. Ecco come si presenta il mio esemplare della f. planiiiscida: pianta con ogni sua parte disposta su di un unico piano, alta 20 mill, a perimetro quasi tondo flabellato-lobato, del diametro orizzon- tale di 3o mill., e quindi più espansa che alta. Stipite subcilindrico, composto di soli due articoli del diametro di due terzi di mill. e lunghi poco più, con leggera soprelevazione lineare longitudinale. Sopra questi due articoli s'imposta il disco o asse primario, munito tosto di ramificazioni laterali distico-subopposte distanti l'una dal- l'altra per un solo articolo, in numero di quattro per ogni lato, e terminante con una ramificazione subtricotomica. 1 suoi due primi articoli, più grandi di quelli dello stipite, sono leggermente cuneato- compressi con lobi poco evidenti rotondati. Seguono due articoli cor- dati a lobi pronunciatissimi, divaricato-ascendenti acuti, e infine si hanno del pari altri due lobi consimili ma rotondati. La parte infe- riore di ogni ramo è composta di due articoli cia.scuno dei quali è provvisto di ramificazioni radunate in un denso corimbo cimale. Le articolazioni superiori ed apicali del disco e dei rami sono piane, subfogliacee, subtonde 0 flabelliformi, dell'ampiezza di 3-4 mill., a margini uniti oppure crenulati e anche leggermente lobati, ciò che dinota i vari stadi di altre articolazioni radunate così da parere coa- lescenti, riunite in una comune planizie fogliacea. Sono appunto que- sti fasci di ramificazioni cimali, così del disco che degli assi secon- dari, che costituiscono le lobature perimetrali dell'assieme. Meno i superiori e gli apicali in cui è poco distinta, tutti gli altri articoli sono muniti di una soprelevazione centrale a guisa di costa. Genicoli lineari esilissimi così da sembrare un semplice solco tra l'uno e l'altro articolo. Concettacoli prominenti, emisferici, in numero di i-3, situati alla base di parecchie delle articolazioni me- diane e superiori del disco e dei rami, e precisamente a contatto dei solchi genicolari, più radamente, e unici, nella regione centrale, 1193 mentre nelle planizie cimali sono sempre più radi, più piccoli, meno prominenti e forse sempre sterili. Il colore è di un bel roseo-carnicino nella parte media e nelle dilatazioni cimali, lurido nel disco e nella parte inferiore dei rami, seppure ciò non devesi alla gomma con cui l'esemplare venne fissato. Setchell e Gardner ci dicono che la f. planiiiscuìa presenta due sottoforme: la normalis e la polyphora, entrambe rappresentate nella distribuzione che la Tilden ne fece sotto il N. 5o3. Il mio esemplare or ora descritto ha appunto una tale provenienza e la scheda rela- tiva reca il detto N., ma non e' insegnano come le due sottoforme si possano individualmente identificare. Si limitano a dire che are noi vjell set off from one another. Comunque si vogliano intendere queste parole, per mio conto, in mancanza di materiale di confronto, fermando l' attenzione sul polyphora, trovai che questo termine fu usalo già dal Kuetzing per specificare una Polysiphonìa della Nuova Olanda, ora meglio conosciuta sotto il nome di P. Mallardiae Harv., caratterizzata pei tetrasporangi occupanti la parte inferiore dei ra- muli, donde forse una tal quale analogia con la soiioiovmdi polyphora^ derivante daVC Amphiroa tnbercnlosa f. pìaniuscula, nella quale i con- cettacoli sono in massima parte confinati alla base degli articoli. Se il ravvicinamento basa sul vero, il mio esemplare rappresenterebbe pertanto quesf ultima sottoforma. Per concludere. — Se lo stato delle cose permane dopo la pub- blicazione di Alg. N. W. America, la questione dovrebbe ritenersi chiusa con l'acquiescenza di K. Yendo. Col voler togliere alcune specie da un dato genere per ascriverle ad un altro, e massime quando quest' altro si basa sopra esteriorità non sempre costanti, non si fa opera stabile inquantochè i più frequenti accorgimenti della natura di fronte a circostanze non meno naturali son sempre quelli di tran- sazione, mediante cioè l'abbandono di certe vie per altre seguirne atte del pari a raggiungere lo scopo che si propone, donde appunto le cos'i dette variabilità o proteismi dì alcuni suoi prodotti. Ciò che poi ora si è riferito in merito alle derivazioni di Ampìii- roa tiiberculosa somiglia assai a quanto avviene in Grateloupia Proteus in relazione a Grat. dichotoma e forse anche ad altre della stessa Sez. Chondrophyllum J. Ag. Veggansi in proposito i numeri 479 e 480 di questo Saggio. 1194 a. Amphiroa californica Decne, corretto in A. tuherculosa f. typica comb. nov. Setchell et Gardner. Minnesota reef, San Juan island, Washington. N. 3oi di J. E. Tilden. 3 Je 1898. b. Amphiroa luberculosa f. planiusciila comb. nov. Setch.-Gardn. (sottoforma polypliora?), Cheìlosporum planiusculum (Kg.) Vendo. JMin- nesota Seaside Station, Port Renfrevv, Vancouver island, British Co- lumbia. N. 5o3 di J. E. Tilden. 28 Je 1901. Genere METAGONiOLITHON Web. v. Bosse. Ignoro se l'autrice abbia esibito l'etimologia relativa. In ogni modo il nome deriva da meta, dentro; gone, seme; lithos, pietra (*). Weber van Bosse (1904) in Web. et Posi. Corali. Siboga Exped. p. loi. — Genus Amphiroae Lamour, afjine, cellulis centralibus ar- ticulos formantibus fere ubique aequimagnis, geniculis e cellulis multo minoribus pluriseriatis ac pariete crassiori donatis constantibus. (De Toni, Syll. Alg. p. 1861). La diagnosi, quale mi viene comunicata dall'Autrice con sua lett. 1-6-1916 è la seguente: « Entrenceuds cylindriques avec tissu centrai compose de cellules ayant à peu près la méme dimension. Les noeuds consistent en plusieurs rangées de cellules beaucoup plus petites et avec membranes plus épaisses que celles des cellules dans l' entre-neud. Les cystocarpes se trouvent sur Tentre-noeud ». Altra diagnosi, secondo il De Toni in lettera 16-11-1916 allo scrivente, potrebbe presso a poco cosi costituirsi: Frons habitum Amphiroae induens, articulis omnino cylindricis (nunquam dilatatis). Fasciculus centralis cellulis ubique aequilongis conformibus (nec mi- noribus intermixtis), exacte una juxta alteram verticaliter superposità constitutus. Nodi e seriebus pluribus cellularum (valde minorum iis articulos formantibus) pariete crassiori instructarum constans. Conce- ptacula articulis imposita, ut in Amphiroa effigurata. Considerala la spiccata, costante e molteplice differenziazione (^) Il iiiefa, dentro, allude ai concettacoli sviluppati nel tessuto midollare, contrariamente a quelli di Aìiiphiroa, che si trovano invece nel tessuto corticale. 1195 ehc separa il gen. Amphiroa dal gen. Meiagoniolìlhon, di quest' ul- timo faccio seguire, pertanto, la seguente diagnosi: Frondi alte da 6 fino a 3o cm,, cylindrico-filiformi, di-tricotomo- ramosissime, rametti verticillati portati dai genicoli, articoli cilindra- cei nodoso-incrassati ad entrambe le estremità oppure eguali, varianti nella lunghezza, genicoli nudi o talvolta gl'inferiori calcareo-granu- losi; concettacoli globulosi o piriformi generati dalle cellule midollari dei rametti, subsecondati, e non sulle articolazioni come in Amphi- roa. Struttura come, è diagnosticata qui sopra dal De Toni. 11 genere è fondato sulle australiane Amphiroa charoides La- mour., Amph. sielligera Aresch., Amph. granifera Harv. (della sezione Euaiììpliiroa Decne.), né pare che altre finora vi possano ossere ag- giunte, ad onta di alcuni caratteri esteriori comuni ai due generi. — Veggasi, in Syll. Alg. di De Toni, l'aggiunta delle Amphiroa dì spe- cie dubbia, p. 1819-20-21, Ó36; Metagoniolithon charoides (Lamour.) Web. v. Bosse (1904) in Web. et Fosl. Corali. Siboga Exped. p. 101, t, i5. = Amphiroa charoides Lamour. Poi. fléx. p. 3oi; Decaisne Co- rali, p. 124 (112); Harv. Ner. austr. p. 96; Kuetz. Sp. p. 702; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 539. Corallina galioides Lamarck Mém. du Mus. 11, p. 239, an Amphiroa verrucosa Lamour. 1. e. p. 3oo; Amphiroa stellata Kuetz. I. e. Fronda cilindrica, la primaria di-tricotomo-ramosissima, rametti verticillati, articoli cilindracei a ciascuna delle estremità nodoso-in- crassati, gli inferiori più brevi, i superiori otto volte più lunghi del diametro; concettacoli subsecondi nei rametti. Hab. le spiagge della N. Olanda australe (Areschoug), ai lidi dell' isola della Tasmania (Harvey) e alla foce del fiume dei Cigni (Son- der). — Cespo lungo 8-9 cm., di colore normalmente rosseggiante ma il più delle volte bianco-cretaceo, densissimo, subgloboso-fasti- giato. Fronda di-tricotomo ramosa. Rami a ciascuno dei genicoli vestiti di rametti lunghi 12-14 ^'^''il^- formati di un unico articolo ver- ticillati. Articoli di varia lunghezza, il più di frequente lunghi 8-12 mill. e larghi circa 0,7 mill., ovunque eguali ma turgescenti alla base e all'apice, perfettamente come in Amphiroa fragilissima Lamour. e var. 0 forma cuspidata, secondo Areschoug e Weber van Bosse, e 1196 come Melagonolilhon sielligeruni (Lamarck) Web. v. Bosse. Genicoli appena più lunghi del diametro, almeno nella pianta disseccata, di lunghezza poco varianti e recanti i rametti verticillati. Non possedendo esemplari della specie di cui si tratta, né avendo la possibilità di consultare la tav. Kuetzingiana Vili, t. 52, f. Il, ben poco posso aggiungere al sopra esposto. Come già il Trevisan ebbe a dichiarare fin dall'anno 1849 (Note sur Ics Corallines, p. 822) a proposito delle Amphiroa, e perciò anche dei Metagonìolithon, cosi anche ora noi rimaniamo sempre alla conoscenza della sola fruttifica- zione tetrasporico-zonata. Secondo lo Harvey Y Ampli, stelligera, oltre i tetrasporangi, può recare anche ceramidi. (^t^g. Metagon. stelli- gerum). Inoltre osservo che la figura frammentaria di Amphiroa Chara recata dal Baillon in Dict. de BoL, p, i5ò dell'edizione 1876, pre- senta le sporgenze dei concettacoli secondati sul lato esterno dei rametti, mentre nella Tav. 23o della Phyc. Austral. di Harvey, rela- tiva -àW Ampli, slelligera (ora MctagonioUlhon) tali sporgenze sono di- segnate sul lato interno dei rametti leggermente incurvi. Se ed in quanto la struttura dei genicoli possa valere come mezzo di specificazione, K. Vendo nella citata opera non si pronuncia in modo così esplicito da potersi stabilire una base pratica su cui fon- dare le determinazioni. A priori si dovrebbe ritenere che per la specie qui esaminata, così come si mostra tanto alfine alle sue congeneii in fatto di esteriorità, si potrebbe supporre che una tale aljinità debba estendersi del pari anche alla struttura degl' internodi. Anche a questo riguardo veggasi la trattazione del Melagouiolithon stelli- gerum. 037. Metagonìolithon graniferum (Harv.) Web. v. Bosse in Web. et Fosl. Corali. Siboga Exped. p. loi, t. i5, f. 10. llarv. Syn. Phyc. Austral. p. XXX, n. 3Ó2. = Amphiroa granìfera Harv. Fronda di-tricotoma, fastigiata, articoli cilindracei, gl'inferiori no- doso-incrassati alla base e all'apice, i superiori semplici ó-8 volte più lunghi del diametro, genicoli eguali al diametro, gl'inferiori cal- careo-granulosi, i superiori nudi; concettacoli nei rametti secondati, Hab. al Capo Riche e a Port Fairy nella Nuova Olanda. Lo stesso Harvey, op. cit., al n. 363, fa seguire quest' altra dia- 1197 gnosi riferentesi ad un' Aniphìroa inlermedia Harv. nella quale è gioco- forza riconoscere una semplice sinonimia dell' ylw/)/z. ^rAw/y^Ttì! Harv., come facilmente può desumersi dall'esame degli esemplari di que- st'ultima: fronda gracile, fastigiata, subtetracotoma, rametti stellata- mente patenti, verticillati, articoli ciiindracei nodoso-incrassati alla base e all'apice, i superiori 8 volte più lunghi del dia-metro, genicoli angustissimi; concettacoli nei rametti secondati. Hab. le spiagge della Nuova Olanda, senza più precisa indi- cazione. Del MetagonioììtJion granìfenim ho potuto osservare soltanto una dozzina di articolazioni quasi tutte sciolte, favoritemi dalla chiara autrice del genere, di che qui la ringrazio. Se questo materiale non basta a ricostruire l'intera pianta, (ciò che poco importa dappoi che ne conosciamo il portamento) è però sempre sufjiciente a fornirci un esatto concetto de' suoi principali caratteri. I dati delle diagnosi, confrontati con quelli offertici dalle piante, si trovano non di rado troppo assoluti in causa di un esame limitato a pochi individui, e il disegnatore diventa egli pure assoluto quando riproduce un carattere, spesso mutabilissimo, con la stessa uniformità stilistica con cui un ragazzetto aQianca sul quaderno di scuola le sue aste bellamente diagonali. Per non tediare il lettore con minute descrizioni dei particolari appunto più 0 meno variabili, mi limiterò a fissare i seguenti dati quali rilevo dal citato materiale frammentario. Gli articoli inferiori sono lunghi 6-9 mill. e crassi un millimetro. Essi hanno la forma delle falangi ischeletrite della mano dell' uomo, con entrambe le estremità ingrossate in vario modo, a guisa di col- laretto ora coir orlo inferiore in rilievo arrotondato, semplice o mu- nito di sporgenze tubercolose, che in taluni casi si potrebbero scam- biare per concettacoli, ora coli' orlo stesso, semplice, ondulato o tu- bercoloso, cos'i ampio e divaricato da assumere l'apparenza d'una coppa, massime quando dal centro suo ebbe a staccarsi l'articolo soprastante, particolare questo che può esagerarsi, a quanto sem- bra, in qualche altra specie di Amphiroa, d'onde un' Ampli, cya- thifera Lamour. Gli articoli sono di un bianco-gessoso in seguito alla perdita del nativo roseo-porporino. I genicoli, di colore gialletto, sono lineari nei casi ordinari, esigui, dell'altezza di una frazione di 1198 mill., e assai più alti nei casi in cui l'orlo dell'articolo, divaricandosi, ne mette allo scoperto una porzione maggiore. I concettacoli, visti esteriormente e senza alcuna preparazione, appaiono mammelliformi o leggermente oblunghi, di rado piìi o meno confluenti in un ispessi- mento pianeggiante e perciò con pochissima soprelevazione, in ogni caso sempre piuttosto scarsi. La distribuzione loro sui rametti è quanto mai varia, cioè secondata, subsecondata, opposta o varia- mente sparsa in modo isolato. I rametti componenti il verticillo in numero di 8-4 (forse anche più negli esemplari com.pleti) hanno di- rezioni varie, cioè suberette, incurve, orizzontali. Struttura come nel genere, il controllo della quale esige una piuttosto complicata, delicata e paziente operazione, trattandosi di risolvere il problema di mantenere integri gli articoli a decalcifica- zione compiuta e mantenerli tali anche dopo la conseguente essic- cazione per renderli atti ai tagli. I preparati così ultimati vengono a ridursi ad un volume così esiguo da richiedere il sussidio del mi- crotomo per averne delle sezioni che si prestino all'esame micro- scopico. a. Metagonioìithon graniferum (Harv.) 'Web. v. Bosse. Australia meridionale. 638. Metagoniolitbon stelligerum (Lamarck) Web. v. Bosse loc. cit. t. i5, f. 9, 12. = Amphiroa stelligera (Lamarck) Decne. Corali, p. 124 (112); Kuetz. Sp. p. 701; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 540; Harv. Phyc. Austral. Tav. 23o; Corallina radiata et C. Chara Lamarck in Mém. du Muséum 1, p. 240 .>; Cor. stelligera Lamarck Mcm. Mus. II, p. 289; Amphiroa interrupta Lamour. Poi. fléx. ; Kuetz. Sp. p. 701; Amph. jubata Lamour. Poi. fléx, p. 201 ; Ampli, elegans Sonder in Bot. Zeit. 1845, p. 55. Fronda allungata cilindrica, la primaria di-tricotoma decomposto- ramosissima, rametti verticillati, articoli cilindracei eguali, gì' inferiori brevissimi, i supremi 6-8 volte più lunghi del diametro subeguale alla lunghezza. Hab. alle spiaggie della Tasmania e a quelle della Nuova O- landa dal fiume dei Cigni fino a Port Phillip frequentemente (Erb. Areschoug e Sonder); alla Baia di Geroldton (leg. Capra). 1199 Pianta prossima al Meiagon. charoides e principalmente distinta pei lunghissimi genicoli privi di calce. Cespo raggiungente persino la lunghezza di un piede, tlaccido nell'acqua in causa della pieghe- vole lunghezza dei detti genicoli, allungato (gli esemplari integri sono però rarissimi negli erbari), rubescente o porporino, qualche volta bianco, ramosissimo. Internodi lunghi circa 10-12 mm. nei rami pri- mari, calcareo-cartilaginei dalla base all'apice, separati da un breve cilindro calcareo (articolo). Negli ultimi rami i genicoli sono invece appena più lunghi del diametro. Concettacoli come in Metagonioìi- iìion charoides, quasi meno numerosi. Da quanto precede dovrebbesi inferire che il Melagoniolithon stelligerum si differenzia dal M. charoides e dal M. graniferum più particolarmente per la statura d'assai maggiore e per la notevole lunghezza che gì' internodi, nudi, raggiungono, massime nella parte inferiore della pianta. Se, oltre questi, di altri caratteri debbasi tener conto, tali da determ.inare portamenti diversi in ciascuna delle specie, non mi è dato di poter stabilire in mancanza di esemplari completi delle due specie che precedono. Nella citata Tav. Harveyana, sotto il n. i è figurato in gran- dezza naturale un individuo prodotto da un callo bifronde avente per matrice il fusto di Cymodocea aniarctica. Data la giovinezza della pianta, come lo prova la sua statura di soli 8 cm., gli assi primari recano due soli verticilli composti l'uno di 4, l'altro di 3 rami se- condari. Questi rami secondari portano parecchi verticilli di 3-5 rami terziari 0 semplicemente di 2 rami opposti. Sotto il n. 2 della stessa Tav. è figurata la parte di un ramo con rami minori e rametti, e tanto negli uni come negli altri i concettacoli sono disegnati in modo completamente secondato nel lato interno dei rispettivi sopporti, l'uno tangente l'altro cos'i da costituire una linea ininterrotta come una sega che avesse i denti arrotondati. Questa uniformità stilistico- manierata è affatto in opposizione con quanto avviene in natura, certo con quanto avviene negli esemplari da me osservati. Il n. 3 rappresenta un' articolazione con due ceramidi (subopposti) dopo la decalcificaTJone ; il n. 4 raffigura una tetraspora. Basandomi sul mio più grande, ramosissimo e fruttigero esem- plare mancante del callo basilare ma munito inferiormente di due internodi, nudi, della lunghezza sopra indicata, si possono rilevare 1200 alcuni fatti non menzionati nella riportata descrizione, né riprodotti nella tavola di Harvey. La sommità dei rametti integri è rotondata in modo semplice e talora rotondato-ingrossata in forma di 'glande. 1 verticilli dei rametti sono composti di 3-6 ramuli ora più o meno divaricato-orizzontali, d'onde l'aspetto loro stellato. Questa forma di stella tanto più s'impone per l'aggiunta delle parti inferiore e supe- riore dell'asse aventi lo stesso diametro dei rametti, e in tal caso esse stesse danno l' impressione di altri due raggi aggiuntivi, ciò che meglio appare quanto più i verticilli si trovano appressati. Le raggiazioni dei verticilli si fanno sempre più povere con l'avvici- narsi alle divisioni apicali nelle quali il verticillo finisce per assumere l'aspetto di una semplice dicotomia costituita dall'ultimo prolunga- mento dell'asse e da un solo rametto. Già, discorrendo del Metagon. graniferum, si è rilevato dal vero il piuttosto scarso numero dei concettacoli e la variabilissima loro distribuzione limitata unicamente ai rametti. Questi fatti si ripetono egualmente nei miei esemplari di M. stelligerum. Nella citata Tav. lo Harvey invece ha disegnato (o fatto disegnare) fruttificazioni di questa specie non soltanto sui rametti (in n. di 20 almeno per ogni verticillo, in luogo di 3-6 come avviene in natura) ma anche sul- l'asse dei rami minori e ciò con l'istessa abbondanza e disposizione unicamente unilaterale già indicate, ciò che non menzionano i testi né recano i miei esemplari. Ignoro se lo Harvey abbia avuto occasione di ottenere la prova materiale di una fruttificazione carposporifera in qualche specie del gen. Amphiroa. Al n. 4 della citata sua Tav. abbiamo bens'i la figu- razione di una tetraspora quadrizonata, ma la cognizione di una ri- produzione agamica era già nel possesso comune. La fig. 3 della stessa Tav. vorrebbe inoltre dimostrarci che in Amphiroa steìligera (ora Metagoniolithon stelligerum) alla generazione asessuale possa ac- compagnarsi quella sessuale, non si sa se in modo monoico 0 dioico, come pure non si comprende d' onde fu tratta 1' articolazione recante i pretesi ceramidi, se cioè dai rametti o non piuttosto fra 1' uno e l'altro dei lunghissimi internodi inferiori della pianta come lascierebbe supporre la forma sua ingrossata e troncata orizzontalmente alle due estremità. Se quest' ultima supposizione è la vera, non potrebbesi negare la straordinarietà del fatto, che una tale parte possa recare 1201 fruttificazioni non meno straordinarie in quanto in esse vorrebbesi, unicamente per induzione, ravvisare dei cistocarpi anziché dei soliti concettacoli tetrasporiferi. Dicesi per induzione inquantochè i così detti ceramidi non sono figurati che quali due macchie di un roseo più intenso occupanti il centro del concettacolo senza che in esse (ad onta del forte ingrandimento) si possa ravvisare una qualsiasi organizzazione. Dati tutti questi dubbi, né avendo modo di consultare le opere di Harvey sulle alghe australiane, mi rivolsi per spiegazioni al prof. G. B. De Toni che così mi rispose: «Harvey in Phyc. australica nella diagnosi parla di ceramidi per la specie, di concettacoli per il carattere del genere. Nelle osservazioni per la specie dice cistocarpi, ma non parla di concettacoli tetrasporiferi. Anche in Nereis australis parla sempre di ceraniidiis sporas \onatiin quadriparfiias fovenlìhus. Chi ci capisce chiaro ì Io propendo a giudicarli concettacoli tetraspo- riferi » (*). Nel vivente gP internodi, secondo la Tav. dello Harvey, sono di un verdino glauco; nei miei esemplari secchi sono invece di un ro- seo-bigio-violetto. Ne feci le sezioni a secco per ottenerne più grandi e più sot- tili tagli, ciò permettendolo la sostanza piuttosto tenace e affatto priva di calcificazione. Previa umettazione, le sezioni trasversali da lineari si fecero per- fettamente tonde, come pure si fecero tonde le cellule midollari. Strato corticale di cellule ultra esigue disposte in file perpendicolari alla periferia. Ivi le celluline estreme, coalescendo, formano la mem- branella cuticolare. Nella sezione longitudinale le cellule midollari si presentano nelT integrale loro essenza a guisa di tubicini vacui di cui i periferici e subperiferici con la loro parte superiore si vanno (^J Che di ciò trattasi infatti ne abbiamo una prova lampante nella Tav. 250 della Phyc. Austral. riferentesi al Cheilosporum sagittatum, nella quale, al n. 4, è figurato un concettacolo in atto di emettere delle spore quadrizonate accompa- gnato dalla leggenda un Ceramidio con spore in sito, dal che si scorge che lo Har- vey abusava del termine ceramidio in quanto lo applicava a designare i concet- tacoli. Annot. di A. M. 76 1202 diagonalmente divaricando e scomponendosi in cellule minutissime, e infine con direzione perpendicolare vengono a costituire lo strato corticale. Questi reperti dimostrerebbero non esservi differenza al- cuna nella struttura genicolare con quella degli articoli, se se ne to- glie un' assai più grande minutezza degli elementi che la compon- gono, salvi peraltro quei possibili altri divari che solo i massimi in- grandimenti potessero mettere in rilievo. a. Amphiroa sielligera Lamarck. Matrice il caule di Cymodocea antarctica. Nuova Olanda, Baia di Geroldton ; anno 1908, legit Capra. Genere CHEILOSPORUM Aresch. (1852). Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 543. — Etim. clieilos labbro e spora seme. Engl, et Franti Naturi. Pflanzenfam. 1897, p, 543; Arthro- cardia Aresch. (i852) in I. Ag. Sp. II, p. 647; Amphiroa sect. IV, Cheilosporum Decaisne Ann. des Sciane, nat. (1842) Bot. voi. 2, p. 1 13 ; Amphiroa sect. II, Arthrocardia Decne. (1842)!. e. p. 112; Harv. Ner, austral. p. loi; Kuetz. Sp. p. 104; Corallinae, Amphiroae spec. auct Fronda eretta, calcarea, fragilissima, all'ima base subcilindrica, superiormente compresso-piana, dicotoma o lateralmente ramosa costrutta da due strati di cellule, il corticale di cellule ellittico-roton date e l'interiore di cellule allungate coordinate in zone trasversali articolata; articoli obsagittati od obcordati, genicoli ecorticati brevi subadpressi. Concettacoli nel margine o all'apice dei lobi superiori degli articoli da ogni lato immersi, al di fuori tumescenti, meato per- tugiato, cavità formantesi come in Corallina. Sporangi suberetti alla parete interiore del concettacolo, zonatamente divisi. Osservazione — Fronde in ogni specie medesimamente calca- rea, fragilissima, cilindrica alla base e spesso semplice o quasi cau- lescente, verso l'apice più o meno compressa o complanata, il più delle volte regolarmente dicotoma. Articoli infimi più o meno sub cilindrici, i superiori ed i supremi complanati o totalmente piani, obcordati, obsagittati o lunati ; lobi degli articoli ora piani dilatati, 1203 ora subolati o attenuato-subcilindrici, col margine superiore tangente adpresso al margine inferiore dei lobi degli articoli soprammessi o da questi remoti. Strato corticale formato da cellule rotondato-elitti- che, qualche volta da cellule molto allungate lineari, che nei geni- coli inoltre sono piìi lunghe e coordinate in zone trasversali sovrap- poste. Concettacoli sferici, immersi nel margine o all'apice dei lobi superiori degli articoli, esternamente protuberanti, normalmente so- litari da ogni lato ma talvolta bini, a meato pertugiato. La differenza fra Arthrocardia e Cheilosporum, che gli autori invocarono special- mente nella disposizione dei concettacoli, difpcilmente può essere ammessa. La struttura fra Tuna e l'altro è la stessa. Cfr. altre os- servazioni dell' Areschoug esibite in loco citato. Yendo divise i Cheìlosporiim nei seguenti tre sottogeneri : I. Arthrocardia (Decaisne), che è quanto dire ad articoli cordi- formi. A parte gli articoli dello stipite, e talvolta anche del tratto inferiore del disco, che in qualsiasi specie sono sempre cilindrici o subcilindrici, tutti gli altri del presente sottogenere sono quanto mai variabili. Nelle N. i8 specie assegnatevi in Syll. Alg. di G. B. De Toni, a seconda delle specie, e anche in una stessa specie, a se- conda che trattasi delle parti medie o inferiori, gli articoli si presen- tano, e talvolta indifferentemente con la stessa frequenza, oltreché cordiformi, anche obcordati, scutiformi, sagittati, obreniformi, obovati, cuneato-triangolari, alati, sublineari, deltoidei, esagoni, subquadrati, piano-compressi ; II. Serraticladia Yendo (1902), cioè a rami serrati, compren- dente il solo Cheilosporum maximum Yendo, ad articoli esagoni o troncati, e ciò nella parte media, spatolati nella superiore ('). (i) A proposito del Cheilosporum maximum Yendo, Setchell e Gardner in Alg. Northwest. America, p. 366, cosi si esprimono : « Il Cìi. max. Yendo sem- bra uno stato più robustamente calcificato di questa forma (cioè della Corallina òfficinalis f. robusta Setch. et Gardn. f. nov.), quale noi abbiamo raccolto a Mon- terey, California». 1204 III. Eucheiìosporum Yenclo (1902), che è quanto dire bene o rettamente Cheilosporunn, comprendente undici specie ad articoli novi-luiTari, sagittati, cordato-sagittati, cuneato-compressi (subqua- drati in Ch. fasfigiatuni). E lecito pertanto inferire che nella maggioranza dei casi i ca- ratteri specifici, oltre che nella forma degli articoli, debbansi ricer- care anche in altri concomitanti sui quali Vendo s' intrattiene nella più volte citata sua opera. L'Africa australe ne avrebbe sei specie; quattro il Giappone; tre la Nuova Olanda; la Nuova Zelanda, l' Is. Maurizio, ecc. una sola. In quanto alle specie americano-pacifiche mi sono attenuto al- l'opera di Setchell e Gardner, Alg. Northwest. America. (Veggansi al riguardo i Numeri dal 63 1 al 635 del presente Saggio). 039. Cheilosporum spectabile Harv. Friendl. Isl. Alg. n. 3i ; Grun, Alg. Fidschi p. 41. Simile al Cheilos. niuUifiduìn (Kuetz.), ma cogli articoli apicali meno divisi. Hab. ad Upolu (Graeffe)^. nell'Arcipelago Pigiano nella Polinesia (Daemel) e Is. di Tonga nella stessa regione (Harvey); alle spiagge della Nuova Caledonia nell'Oceania (sotto il nome di Corallina Fili- ciila distrib. Vieillard). — Fronda alta fino a 7 cm., larga 4 mill., Tubescente, facilmente alterantesi in verde. E poiché dicesi simile al Ch. multifidum (Kuetz.) Yendo Enum. Corali. (1902) t^.S {Amphiroa multifida Kuetz.), eccone la diagnosi; Fronda disticamente ramosa, cespitosa, largamente alato-pettinata, ali superiori coli' apice lacinia- to-multifido, con lacinie talvolta prolifere all'apice. Questa diagnosi, non seguita da una descrizione completa, è insulTiciente per giudicare se effettivamente 1' Amphiroa miiliifida di Kuetzing ( Cheilosp. nuiltifiduin Yendo) sia simile alla Corallina Fi- liciila {Cheilosp. spectabile Harv.). Ci apprende però che se la prima reca in più gli apici laciniati, è però anche largamente alato-pen- nata, particolare quest' ultimo che pure si verifica nella seconda. Il silenzio della Syll. Alg. circa i rapporti fra le due piante farebbe so- spettare che r Yendo non sia forse entrato in merito al riguardo. Ecco, ad ogni modo, una più estesa descrizione del Cheilospornni 1205 spectabììe, quale mi fu dato desumere da esemplari frammentari ma autentici che il Dott. E. Graeffe raccolse all' is. di Samoa (Polinesia). La pianta, alta 4-7 cm., si apprende a calcare detritico di co- ralloidi, e anche a tubercoloso-aggrovigliate antiche basi morte pree- sistenti della stessa specie, mediante un callo basilare inconspicuo, appiattito, recante da 5 a 12 frondi. Già dalla sua prima origine, lo stipite cilindrico, liscio, uniforme o noduloso, semplice o ramoso a seconda della planizie o delle accidentalità della matrice, procede suberetto o si piega in modi diversi, sia da solo, sia aggroviglian- dosi coi vicini, con spiccata tendenza prensile, a circuire strettamente le piccole sporgenze della matrice, cosichè la massa basilare comune viene a trovarsi tutta collegata. Stipite cilindrico o subcilindrico, del diam. di poco più di mezzo mill., composto di articoli equilunghi che vanno gradatamente allungandosi nella parte inferiore del disco fino ad essere 2-3 volte maggiori del loro diam., e tanto nell'uno come nell'altro sono privi di qualsiasi appendice. La stessa parte inferiore spesso procede così nuda di appendici per la lunghezza di circa 2 cm. e più, e da indi in poi il disco si fa gradatamente sempre più compresso e gli articoli relativi recano da ogni lato un' ala diva- ricato-ascendente larga quanto la lunghezza dell'articolo, terminata in punta acuta od ottusa e che si fa rotondata nella regione supe- riore della fronda la quale prende in conseguenza l'aspetto così detto pettinato. Si badi che il corpo dell'articolo è sempre di forma cilindrico-compressa, ma se si considerano le ali come parti inte- grali di esso, come è di ragione (non altro essendo che una mo- dalità di ancipitazione del corpo da cui provengono), allora l'articolo deve considerarsi come più o meno largamente cordato, epperò la dizione di fronda late alato-pcciìnata è un modo convenzionale per dinotare una tale apparenza. Le ali si fanno sempre più appressate, e ciò non tanto per l'accorciamento degli articoli quanto per la mag- giore ampiezza che assumono nell'avvicinarsi all'apice il quale ha forma largamente cuneata o subflabellata nella sua completa evolu- zione. E notevole la sporgenza pressoché uniforme mantenuta dagli articoli in tutta la parte alata. Per quanto è dato giudicare sopra troppo corti frammenti, la ramificazione sembra irregolarmente dicotoma e talora assai appres- sata nella massa basilare. Concettacoli radi, subtondi, piccoli, solitari 1205 nella sommità dei lobi articolari dalla regione superiore fin presso l'apice della pianta. Il colore è di un bel roseo-carnicino. A proposito del Clieilosp. muWfidum, la Syll. Aìg. di De Toni riporta il parere di Kuetzing il quale in tale specie ravviserebbe ve- rosimilmente una qualche forma esuberante di Cheilosp. cultratum (Harv.) Aresch. in J. Ag., dell' Africa australe e delle spiagge del Brasile presso Rio Janeiro (subgen. Eucheilosporum Yendo). La de- scrizione relativa sembra escludere questa specie dalle Arihrocardia, in quanto vi si parla di articoli medi cordato-sagittati a lobi verti- calmente subtroncati, e quelli dei rami subnovilunari a base cilin- drico-prolungata, per cui dovrebbe ritenersi per esatta T interpreta- zione dello Yendo che, è da supporsi, deve aver studiata la pianta sul vero. In merito finalmente al Cheilosporum spectabile in analogia col Ch. multifidiim, può darsi che l'uno non sia che una forma dell'al- tro, salvo Io stabilire quale dei due sia da considerarsi come forma tipica, e ciò in base a quello ulteriore più accurato esame che le piante pare debbano richiedere. a. Cheilosporum spectabile Harv, Samoa, leg. Dott. L. Graeffe. Ò40. Cheilosporum sagittatum (Lamour.) Aresch. — Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 546; Harv. Phyc. Austral. t. 25o; Moebius in Hed- wigia 1889, p. 332. = Corallina sagitlata Lamour. in Freyc. Voy. Zool. p. 025; Am- phiroa [Cheilosporum) sagitlata Decne. Corali. (1842) p. ii3; Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 56, f. c-d; Eucheilosporum Yendo. Fronda robusta, larga 4 mill., stipitata, subdilatata all'apice; ar- ticoli medii e dei rami subsagittati a base attenuato-obovata ; lun- ghezza fra i genicoli subeguale alla distanza dei lobi o una volta e mezzo più lunga; lobi patenti subolato-acuti oppure ottusetti ; con- cettacoli subsolitari. Ilab. a Port Natal nell'Africa australe (Bowerbank) ; all'isola di Francia (Freycinet); a Swan River nella N. Olanda (Preiss sec. Sonder) e Riama, N. South Wales (Harvey); a Cabo Frio nel Bra- sile (f. minor lunga circa 3 cm., sec. Schenck, Moebius). Fronda lunga fino a i2-i3cm., in basso subirregolarmente ra- mosa, nella parte superiore assai di frequente regolarmente dicotoma, 1207 verso l'apice insensibilmente dilatata. F'orse prossimo al Ch. Stari- gerì, però ne differisce per la forma costante degli articoli, non mag- giori e minori alternantisi; pel rimanente assai a^ìne e forse l'uno varietà dell'altro. Concettacoli frequenti, subsolitarl. Mi si passi un episodio comparativo. Ragazzetto, dilettavami tal- volta nel comporre variati disegni con le spine recenti di Robinia Pseudacacia, conficcandone la punta dell' una nella base carnosa dell'altra, e cos'i di seguito fino a una certa altezza, ciò che voleva significare un caule. A questo punto, invece di una sola spina, ne appuntavo due, sopra ognuna delle quali continuavo il giochetto, ri- sultandone una prima dicotomia, e cos'i, di seguito operando, una seconda, ecc. Senza saperlo, il fanciullo imitava piuttosto bene (an- che per la forma degl'improvvisati articoli) il processo di cui la na- tura si serve per comporre molte delle Corallinacee articolate e molte colonie di Zoofiti, quali le Sertularia, ecc., non escluse certe parti ossee o cornee di molti vertebrati. Ora anche la specie di cui qui si tratta presenta spiccatissimo questo suo principale carattere este- riore, che, in miniatura, corrisponde abbastanza bene al narrato tra- stullo bambinesco. La citata Tav. Harveyana sotto il N. i ci presenta, in grandezza naturale, la riunione di quattro individui in diverso grado di svi- luppo, della maggiore altezza di 9 cm., e della larghezza costante di 3 mill. misurata fra le due punte dei lobi articolari, con 4-5 di- cotomie regolari delle quali la prima all'altezza di 2-4 cm. dal disco, le rimanenti raccolte in un corimbo cimale spiegato. Nelle analisi ai numeri 3 e 4 si hanno i concettacoli (l' autore li chiama ceramidi) solitari, perfettamente oviformi, collocati nell'ascella dei lobi. 641. Cheilosporum acutilobum Decne. — Decaisne, Sur les Co- rallin. (1842). p. ii3, n. 25 [Amphiroa); Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 547; Mont. et Mill. Alg. Réunion p. 16 {Eucheilosponim Yendo). Cespitoso,- articoli inferiori cilindrici circa il doppio più lunghi del diametro, indi obcordati, lobi acuti attenuati divaricati o patuli, col margine interno concettacolifero. Hab. all' isola Maurizio (Decaisne, Montagne}. Fronda pulvinata, lunga circa 3-4 cm., irregolarmente dicotoma, cilindrica alla base, superiormente complanata. Concettacoli oblunghi, 1208 superiormente costretti in un collo a meato aperto. Sporangi [sporae Mont.) oblungo-ovoidei, trasversalmente trisetti, i io- 1 20 » 5o a. Spe- cie afpne al Ch. elegans (Hook, et Harv.) Aresch. 11 fondamento della matrice è roccioso, ma (almeno nell'esem- plare da me osservato) se ne presenta un altro più diretto, compo- sto dagli avanzi basilari di generazioni consunte della stessa specie di cui ora trattiamo, oltreché di dermatoscheletri animali. Al di sotto delle frondi di normale sviluppo altre ne esistono di carattere straor- dinario, che, per l'esilità loro, per la loro parte inferiore decombente o sdraiata, sciolta o aggrovigliata, e soprattutto per la loro bassa sta- tura rimangono occultate sul fondo del denso cespuglio. Ad occhio nudo queste strane produzioni si direbbero eterogenee, ciò che non è punto vero, come ce ne persuade l'esame microscopico. Esse sono parimente rivestite di calce, ma sbiancate anziché bigio-verdine come sono le normali. Sono lungamente subcilindriche ma più o meno deformate nella parte inferiore con articoli assai poco evidenti, po- scia cospicuamente pronunciati, tondi, epperò equilunghi, alternati irregolarmente con altre forme, gibbose, asimm.etriche od allungate e allora 2-3 volte maggiori del loro diametro, senza il più leggero in- dizio di lobature, cosichè la parte assume nell'assieme l'aspetto di un tubo a strangolazione multiforme. La ramificazione é ivi lontana- mente e irregolarmente dicotoma. Procedendo verso l'alto comincia a farsi manifesto il carattere della specie con la presenza di articoli unilobati a lobo tondo o leggermente bifido, poscia i lobi appaiono da ambo i lati dell'articolo ma con la punta da un lato grossa e tonda, e dall'altro piccolissima cortissima, ottusa, ma questi lobi non mostrano ancora alcuna tendenza alla divaricazione ascendente. Solo neir avvicinarsi alla sommità lobi ed articoli vanno acquistando i ca- ratteri normali, ma nell'assieme disco e rami sono ben lungi dal- l'offrire l'euritmica eleganza della pianta regolarmente evoluta, e conservano sempre le dimensioni ridotte alla metà o ad un terzo. — Sebbene trattisi di anormalità dovute a condizioni speciali di am- biente, quali vennero rilevate anche in altre famiglie, ho creduto di farne cenno perché non si credesse che simili manifestazioni rap- presentino lo stato primario della pianta di cui si traita. Nell'esemplare osservato la pianta è alta poco più di 2 cm. e mezzo (forse di non completo sviluppo sebbene concettacolifera) e 1209 forma un compatto cespolino a perimetro subtondo del diametro di 2 cm. e mezzo, composta di io frondine a uisco relativamente lungo privo di ramificazioni le quali invece si ammassano nella parte su- periore con un ambito flabellato. a. Cheìlosporum aculilohum. Colombo, isola di Ceylon, Febbraio i885; race. C. Marcacci. Ex Herb. A. Piccone, ora Ach. Forti. 642. Cheilosporum puichellum Harv. in Trans. R. Irish Acad. XXX, p. 54Ò, Alg. Austral. exsicc. n. 4,46, Syn. Phyc. Austral. p. XXIX, n. 354. Fronda pusilla, brevemente stipitata, dicotoma flabelliforme-fasti- giata, articoli sagittati, costati nel mezzo, spesso trasversalmente ru- golosi, una volta e mezzo più lunghi del diametro, lobi brevi acuti eretti [Eucheilosporum Yendo). Rab. a Rottnest Island nell'Australia occidentale (Harvey). Ciò è tutto quanto, dirò così di ufficiale, mi consta sulla pre- sente specie, il che è troppo poco per riconoscerla agevolmente. Non avrei motivo di dubitare del mio esemplare che fa parte delle Alghe Muelleriane d'Australia distribuite da J. Agardh. Intanto esso misura 7 cm. di altezza, statura che non credo pusilla. Portamento. — La descrizione letteraria è la meno atta a ren- dere V impressione di un portamento. Con questa dizione intendiamo indicare quell'effetto complessivo di cui l'occhio soltanto è giudice competente, istantaneo e diretto tra l' obbietto e la nostra intelli- genza. Anche nel caso attuale, usando il metodo comparativo, dob- biamo contentarci di mettere in rilievo alcuni tratti più grossolani pei quali la presente specie più differisce dalle precedenti. Non si fa cenno delle altre in quanto l'occhio non v'intervenne. — Non si ha qui né una fronda a disco con la parte inferiore ra- mificata arcuato-decombente affatto spoglia di ali articolari le quali invece sono assai larghe e fastose nelle parti media e superiore, ciò che è proprio del C. spectabile ; né frondi pettinate ad espanso co- rimbo cimale come in Ch. sagitlatiim; né il piccolo cespo denso e globoso ad articoli minutissimi quasi granuliformi ad occhio nudo, come in Ch. acutilohiim ; ma trattasi bensì d'una pianta, a lobi ar- ticolari assai modesti appressatissimi, rigidamente agile, a divisioni lineari assai strette (1 mill. di massima larghezza), attenuate supe- 1210 riormente e ad apici ottusi, a rami distanti subadpressi al disco me- diante angoli assai acuti lungamente fastigiato-flagelliformi, poveri di suddivisioni (dicotome), ma nell'assieme talora flabellati superior- mente. Stipite cilindrico-subcompresso, alto 3 mill., ma certo preceduto da qualche altra articolazione mancante nel mio esemplare eviden- temente stroncato. Ad occhio nudo mal si percepiscono gli articoli e nulla può dirci il microscopio, onde convenne semidecalcificare la parte. Cosi se ne poterono chiaramente rilevare sei articoli di poco più alti del loro diametro per i primi tre, i seguenti da una volta e mezzo a due più lunghi del diametro. La larghezza degli articoli è sensibilmente miaggiore alla base in confronto di quella superiore. I primi tre articoli sono quasi privi, non dicesi di lobi, ma anche di un loro inizio ben marcato nello stato calcare; ma la denudazione mette allo scoperto gli angoli cimali arrotondati dal che ne risulta demarcatissimo il passaggio dall'uno alP altro articolo. Da questo punto in poi le estremità marginali rotondate vanno leggermente incavandosi nel lato interno, mentre dal lato esterno vanno dilatan- dosi e quindi attenuandosi vanno discendendo lungo i fianchi del- l'articolo talché questo viene ad assumere la forma cuneato-sagit- tata. Tutto ciò avviene per gradi cos'i poco pronunciati, che è diQì- cile dire e forse ozioso il cercare, dove cessa lo stipite e comincia il disco. In casi di questa natura (e sono molti assai) ogni distin- zione è convenzionale, contrariamente a quanto succede negli stipiti lineari allargantisi improvvisamente nel disco. Articolazioni. — Come si è detto, agli articoli prettamente sti- pitali fanno vseguito altri di transazione, cuneati e cordati. Previo r esame esteso a tutta quanta la lunghezza della pianta, devesi am- mettere che la forma normale degli articoli è quella cordato-sagit- tata. In quanto alla disposizione a seconda delle posizioni, si può ri- tenere che tanto nella parte media come nella parte superiore del disco e dei rami, le forme cordate e quelle sagittate si trovano sub- alternate. Si danno poi le anormalità dovute a cause diverse non sempre spiegabili, fra cui le seguenti. Talora uno dei lobi non fa parte a sé stante mediante la divaricazione, ma trovasi incorporato nella parte marginale dell'articolo il quale allora risulta assai ingros- sato e deformato dal concettacolo sviluppatosi nel lobo cos'i incor- 1211 porato. Tale incorporazione, anziché unilaterale, può avvenire nella sommità dell'articolo, e in questo caso vengono a trovarsi in esso incorporati entrambi i lobi in un unico e più voluminoso ingrossa- mento recante un concettacolo straordinariamente ingrossato, tondo, giallorino, così da lasciar supporre ad una fruttificazione binata, pur- ché non trattisi di specie del gen. Choreonema^ come può avvenire nel gen. Corallina in cui possono trovarsi dei pretesi cistocarpi sulla faccia degli articoli i^o.^^. Setch. et Gardn. in Alg. N. W. America, p. 365-366). — Talvolta i lobi sono bifidi a punte acute od ottuse, disuguali in altezza, ma sempre più lunga quella interna. Questo bifidismo pare si debba considerare come la mancata formazione di un ramo rimasto atrofizzato e deformato, del che ebbi pure un esem- pio in Cheilosporum acutilobum. — Un fatto più importante perchè può costituire un carattere, è quello degli articoli cimali, che per la forma loro, ma in maggiori proporzioni, ricordano quelli dello stipite. Sono infatti subcilindrici coi fianchi a linea subperpendicolare e con l'articolo apicale cortamente o lungamente ovato, o clavato, o esil- mente acuto. La struttura degli articoli è quella solita di cellule disposte in zone (8-10) sovrapposte, arcuate. Genicoli. — Come quasi generalmente avviene nelle Corallina- cee articolate, allo stato naturale non si vede alcun indizio d'inter- nodi all' infuori della solita linea che segna la base di un articolo e la sommità dell'articolo sottostante, ma in seguito alla decalcifica- zione i genicoli di questa specie s' impongono in modo cospicuo per dimensioni, forma e colore. L'altezza loro é di mezzo mill. circa, la larghezza di un mill.; essi hanno la forma di un'elisse compressa troncata verticalmente alle estremità, oppure queste sono concave. Il colore é di un giallorino pallidissimo, pellucido per l'assenza dello strato corticale, onde assai stacca da quello più scuro degli articoli ; la struttura si compone di cellule lunghe, cilindriche, strettamente aQìancate, perpendicolari. Conceitacoli. — Solitari, piccoli e subtondi nel primo stadio, col- locati vicino al margine ascellare dei lobi articolari, grossi ed obovati a maturanza cos'i da rendere turgidissima tutta la parte superiore (orecchia) del lobo. Non conosco casi in cui entrambi i lobi di for- ma normale siano fruttigeri, ma pare che ciò possa avvenire in se- 1212 guito ad anomalie dei lobi. Veggasi al riguardo il capitolo Artico- la^ioni. a. Cheilosporuìii pulcheììum Harv. Australia, Alghe xMuelleriane di- stribuite da J. Agardh. Genere CORALLINA (Tournef.) Lamour. (1815), in !\Iém. du Mus. II, p. 227. Etim. da Corallium, per l'abito della fronda incrostata di ma- teria calcare simulante il Corallo. — Johnston British Sponges and Lithoph. p. 216; Kuetz. Sp. p. 706; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 56o; Nelson et Duncan Hist. Corali.; Solms Laubach Corali. Golf. Neapel (1881); Ardiss. Phyc. Medit., I, p. 4Ò1 ; Hauck Meeresalg., p. 277; Engl. et Franti Naturi. Pfl. (1897) p. 543; Jania Lamour. (1812) in Bull, philomat., Polyp. fléx. p. 26Ó;, Titanephyllum Nardo in Endl. Sp. Ili, p. 48 [Titanephlium Nardo 1828). Fronda calcarea più o meno fragile, sorgente da un disco ba- sale spesso piccolo, cilindrica o compressa, il più delle volte lungo la stessa planizie lateralmente filiforme ramosa o irregolarmente di- cotoma, a rami opposti pennati, composta di due strati di cellule, il corticale di cellule subsferiche e \ interiore di cellule filiformi ed el- littiche ordinate in zone trasversali, articolata; articoli cilindrici, com- pressi o appianati, genicoli non incrostati (ecorticati) brevissimi sub- ad pressi. Concettacoli nati dal tramutamento dell'articolo delle penne, nudi o cornigeri, ovati od ellittici, meato pertugiato all' apice ; spo- rangi zonatamente divisi, cavità del concettacolo limitata dal tessuto del corticc intorno al soro prominente. Osserva\ione di Areschoug, loc. cit. — Fronda normalmente rossa o porporina, ma prestissimo volgente in bianco, adnata me- diante il callo radicale, più o meno cespitosa, filiforme, cilindrica o compressa, dicotoma o pennata; spesso alcuna ramificazione è più 0 meno irregolare. Strato corticale di cellule per la più parte sferiche o quasi ; straot interno di cellule allungate subvacue, coadunate in file longitudinali e cellule ovali od ellittiche, nate da metamorfosi, farcite di granelli e ordinate in zone trasversali; genicoli composti di fili più lassi, privi 12i:; di zone e di strato corticale quindi riescenti più pellucidi. Articoli ora perfettamente cilindrici o cilindracei, ora più o meno compressi, nel basso talvolta complanati, varianti di forma e figura, presso i ge- nicoli a sporgenza brevissima e molti adpressi rarissimamente remoti, lunghezza ora più breve del diametro ora 2-3 volte più lunga dello stesso. Concettacoli oblunghi, obovati o suburneformi, ora nati dalla metamorfosi dell'articolo delle dicotomie superiori infime e allora cornicolati, ora nati dall'articolo supremo delle pennette semplici e allora privi di corna, ora dal tramutamento dell'articolo inferiore della pennetta più o meno composta e indi cornicolata ; in alcune specie i concettacoli sono numerosi sparsi per gli articoli, semiim- mersi, verruciformi, meato più o meno allungato e frutto riferentesi in certo modo ad Aiiipìnroa. Sporangi oblunghi, eretti sul fondo del concettacolo, includenti spore separate in quattro zone. Carpospore subglobose, più spesso aventi per ambiente un fascette centrale di parafisi ialine. Concettacoli anteridiferi a meato pertugiato all'apice, spermazì accresciuti da 1-2 piccole appendici. 11 nome di Corallina venne usato la prima volta da Tournefort, Instit. p. 570, ad indicare una quantità di prodotti marini (^), che allora dovevano mettere nell'imbarazzo anche una mente superiore il cui intuito deve certo essere stato seriamente turbato di fronte a molte enigmatiche manifestazioni naturali. Si trattava di trovarsi al bivio di un angolo terribilmente acuto d'onde si allungavano due oscuri e spinosi sentieri conducenti l'uno alla Zoologia e l'altro alla Botanica, Siccome il decidersi risolutamente per l'uno o per l'altro non era possibile, si trovò modo di aprire tra i due un terzo sen- tiero che fu seguito per un secolo e più con una buona fede che a dirsi stupefacente non sarebbe né generoso né equo. Noi che ra- gioniamo col senno di poi, anziché sorridere dinanzi ai più volte citati Polipi flessibili, come si diceva per indicare anche molte Coral- (1) Tralasciando i derivati che sono molti il sostant. di Corallina, oltre che per animali e per le Corallinacee, venne usato anche per la Padina Pavonia {Co- rallina foliacea, Pali. El. Zooph. p. 419, n. i), e lo Sphaerococcus helminthochor- ton (C. bìfida Juss. pi. Barr. p. 120), come rilevo in C. Agardh Sp. Algar. I, p. 126 e 215. 1214 linacee, dobbiamo ammirare invece la filosofia scientifica che nelle sue conclusioni sulla materia e sugli esseri tende sempre più a met- tere in evidenza la gravide unità del tutto. Da tempo parecchi autori avvertirono che il. gen. /a?//a differisce dal gen. Corallina non per altro che per avere costantemente la fronda regolarmente dicotoma, esclusa qualsiasi altra più complessa divisione. Non pertanto alcuni degli stessi autori, per continuare la tradizione, seguitarono a tener separati i due generi come l'Ardis- sone fra i più antichi, e fra i recentissimi Roberto Pilger nelle sue Die Algen, 111. Abteilung, Berlin 191 7. Furono invece riuniti sotto il nome di Corallina dallo Hauck, dal Bornet, e, in seguito alla pub- blicazione del Yendo, da G. B. De Toni e dal Preda. Infatti K. Yendo in Enum. Corali. Alg. (1Q02) riunì i due generi sotto il nome di Co- rallina con la seguente distinzione : Subgen. 1. Janìa (Lamour.) Yendo. — Frons regulariter di- chotoma ; Subgen. II. Eucorallina Yendo. — Frons haud regulariter dicho- toma sed pinnata aut irregulariter ramosa aut trichotoma. Lo scrivente, pure riconoscendo la razionalità di questa propo- sta, continua a tener separati i due generi unicamente perchè tale separazione gli è imposta dal prospetto delle Corallinacee, quale gli fu predisposto da G. B. De Toni. La Syll. Alg., fra le più o men bene autonome, descrive n. 38 specie di Corallina, comprese in tal n. le Jania. E, con o senza de- scrizione, ne seguono altre 35 fra Jania ed Eucorallina, quali specie imperfettamente descritte o dubbie. Non è da meravigliarsi se, sopra un totale di 78 specie, quasi la metà si trovi in quest' ultima con- dizione, potendosi ritenere a priori che ciò, per una buona parte dei casi, devesi a creazioni affrettate di specie ritenute nuove ma che in realtà molto probabilmente dovrebbero rientrare fra quelle meglio accertate, ben sapendosi a quante variabilità di forma sono soggette le Corallina e più ancora le Eucorallina, a seconda degli ambienti strettamente localizzati o lontanamente disgiunti nella distribuzione geografica degl'individui. 643. Corallina offìcinalìs Linn. Fauna Suec. n. 2234, Syst. Nat. ed. 12, I, p. i3o4; Harv. Phyc. Brit. t. CCXXII; Aresch. in J. Ag. 1215 Sp. II, p. 562; Kuetz. Sp. p. 7o5; Hauck Meeresalg. p. 281; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 462; Buffh. On Antheridia of Florid. (1888) p. 264; Davis Kernth. Tetrasp. bei Corali, otjìc. = Corallina densa Ivuetz. Sp. p. SyS, Aresch. in J. Ag. Sp. il, p. 576; Cor. flabellata Ardiss. Enum. Alg. Sicil. n. 148; Cor. nana Zanard. Corali, p. 20, Kuetz. Sp. p. 700, Aresch. in J. Ag. Sp. li, p. 5Ò4 (non Lenormand); Cor. spalhulifera Kuetz, Sp. p. 709; Cor. articulata, dichotoma, internodiis subcylindraceis, cellulis rhomboi- deis, omnino tectis et tubulis membranaceis exiguis colligatis Eli. Cor. p. óo; Cor. laxa Lamarck Mém. du Mus. 2, p. 23i,Ivuetz. Sp. p. 707; Cor. longicaulis Lamk. 1. e. p. 289, Ivuetz. Sp. p. 707; Cor. anglica procumbens, segmenlis brevibus EU. Cor. p, 03 ; Cor. elon- gaia EU. et Sol. Z. p. 119, Lamour. Poi. fléx. p. 285, Ivuetz. Sp. p. 707; Corallina Nodularia Pali. Elench. Zooph. p. 421, Lamour. Poi. fléx. p. 284; Cor. loricata Eli. et Sol. Z. p. 17, Lamour. Poi. fléx. p. 284, Ivuetz. p. 706; Cor. Calvadosii Lamour. Poi. fléx. p. 290, Ivuelz. p. 708 ; Cor. palmata Ivuetz. Sp. p. 708 (non EU. et Sol. quae est Cheilospori sp.). Cespitosa, fronda primaria pennato-ramosa, rami subtripennati, penne a circoscrizione allungata pennulate, pennette semplici equi- crasse o subclavate, articoli dei rami e delle penne subcompressi o cilindrici compressi cuneati, cilindracei nelle pennette; concettacoli ovato-subsferici, lungamente pedicellati, privi di corna. Hab. alle spiagge del mare Glaciale e lapponiche, siberiche e dell'Atlantico fino al Mediterraneo specialmente nella parte orientale e nel Mare Nero (^). Fronda cosi dissimile (a seconda degl' individui) per forma e grandezza, di guisa che alcuni autori giudicarono opportuno distin- guere la specie in più varietà. Cfr. ad esempio Ardissone op. cit., Kjellman Alg. Arct. Sea p. 86, Setchell et Gardner Alg. Northw. America (1903) p. 364-3Ó7. Si potrebbe anche aggiungere J. Chalon Liste Alg. marines p. 209-210. (1) Fra le stazioni di Cor. officinalis V Algarium Zanardini reca anche le se- guenti: Connecticut, Is. Mainine, Key West, Mar Rosso, Newport, Puerto Ga- bello, Tasmania. 1216 La necessità di stabilire tali varietà o forme, anche prima di avere sott' occhio gli esemplari, si può intravedere nelle riportate si- nonimie. Ma se lo stabilire delle forme può essere facile nel ristretto campo di una florula, non cosi può dirsi quando si volesse esten- dere a tutti i mari, ciò che è ben indispensabile ad un'opera per- suasiva, epperò allora solo duratura. Per quanto promettenti e signi- ficativi, i saggi degli ora citati autori hanno un interesse puramente locale. Qui se ne dirà ora qualcosa in merito agli ultimi due. Circa il nostro argomento, J. Chalon si riporta alle idee ài Hey- drich distinguendo le seguenti forme : A. compada Batt. [Cor. compacta Crn.) Fort iMingant, Crn. B. elongata J. Ag. [Cor. off. typica L.) Jersey, M.elle White — Batterie du "Diable, Crn. C. mediterranea Aresch. [Cor. medilerranea Aresch. - Cor. elon- gata [Johnst.] Batt. p. 98). Isole anglo-normandes H. Van Heurck - Costa sud di Finistère, ansa di Déalbors, Crn.-Biarritz, Guéthary, St. Jean de Luz, San Vicente, Gijon, Rivadeo, la Corogne, S. zona me- dia. Tappeti di cespi compatti del diam. di 3o cm. all'isola Callot, zona superiore, bagnati dall'acqua dolce a bassa marca; in piccoli tappeti intristiti, sulle rocce a Callot, Roscoff, Guéthary, J. Chalon. D. nana Zanard. [Cor. off. spalhulifera incompletamente formata, secondo Heydrich). — Jersey 1900, H. Y. H. E. proctimbens EU. - Reietta, coste belghe, Kickx. Alg. mar. Cher- bourg n. 243, Le Jol. F. spatlwlifera Kuetz. (Cor. spathulifera Kuet. - Cor. off. Calva- dosii Lamour., Cor. off. var. d. ]. Ag.) - Jersey 1908, H. V. H. - Batterie du Diable, Crn. Ciò esposto, J. Chalon soggiunge: « M. Heydrich ammette so- lamente tre forme per la Cor. officinalis L. Forma typica [Cor. officinaìis L.). — Rami arrotondati, concetta- coli alla punta dei rami e lateralmente. Forma spatlmlifera Kuetz. Tab. Phyc. Voi. Vili, pi. ò3, fig. 1. [Coral. compacta Crn.). — Rami ordinariamente appiattiti, concetta- coli alla punta dei rami e lateralmente. Forma mediterranea Aresch. — Rami ordinariamente appiattiti, concettacoli solamente laterali. È in base a queste ultime vedute che io avevo suddiviso il poco 1217 materiale da me posseduto, ciò che del resto meglio conveniva alla sua origine mediterranea e delle coste europee dell'Atlantico. Set- cheli e Gardner op. cit., alla loro volta, ispirandosi al materiale pa- cifico del nord-ovest America (della qual regione sono certo i mi- gliori conoscitori contemporanei) furono tratti a studiare 1' argomento con un concetto più libero e di più larga comprensione della mate- ria, così come consigliavano loro i rapporti delle specie locali affini, in relazione alla Corallina officinalis L. Dei relativi risultati in pro- posito trattano i seguenti numeri dal 644 al 649. 644. Corallina officinalis f. typica Setch. et Gard. comò. nov. Puget Sound, Bailey et Harvey (1862, p. 1Ò2); Esquimalt, B. C, Harvey (1862, p. 169). « Dopo un' accurata ed estesa considerazione delle imbarazzanti forme di Corallina delle coste ad ovest del Nord America, noi ab- biamo deciso che il migliore ordinamento, per ora, è di mettere tutte le piante che hanno cistocarpi corniculati sotto questa spe- cie » (e cioè sotto Cor. off. L.) « come forma. Noi non abbiamo vi- sto la pianta quotata prima, e per conseguenza mettiamo questa sotto la specie senza commenti ». «Questa pianta sembra considerarsi come il tipo della specie; si distingue per la sua maggiore o minore regolarità bipennata dei rami e per i rametti più o meno slanciati. Noi non abbiamo veduto un esemplare di questa nel nostro territorio ». Come si vede, il concetto sul quale Setchell e Gardner fonda- rono il riconoscimento della Cor. officinalis L. è ben semplice e si direbbe convenzionale se non tenessimo presente l'intendimento loro di giudicare in base unicamente ai tipi proprii alla regione da essi per tanti altri rispetti degnamente illustrata. Un concetto cosi condizionato non è arbitrario, ma imposto dalla considerazione che ove si volesse fondarlo sopra altri caratteri concomitanti cos'i comuni anche in specie che pure riteniamo in- contestabilmente autonome, ci avventureremmo in un'artificiosità ben più complicata e assai meno persuasiva. Intanto non ci vien detto su quale tipo Linneo studiò il suo animale {Vi\ur\^ Suecica cit.), giacché alla sua epoca tutte le Corallinacee erano considerate come animali; ma, data la regione dalla quale traeva il suo materiale, si 77 1218 tratta di quelle forme slanciate, assai grandi per effetto della cor- rente del Golfo, COSI caratteristiche del nord d' Europa. Ma gli autori americani si trovavano ben lontani da questo tipo europeo, ed ecco come l'apparente loro esclusività viene ad assumere, a ragion pen- sata, l'importanza di una comprensione generale nella quale tende- rebbero, si direbbe, a provare i graduali passaggi da una forma al- l'altra e quindi dall'una all'altra specie, sia che si debbano pren- dere le mosse dall'artico europeo o dall'artico pacifico americano. Nel primo caso non sarebbe pertanto da stupirsi se la forma sve- dese, dopo tanto percorso, non abbia conservato le particolarità e l'abito proprii a quelli della sua origine. Se ben si considera, dob- biamo riconoscere che il metodo tenuto dagli autori americani per risalire al tipo originario è abile e razionale, epperò 1' adottarono j&^r ora come quello che meglio risponde alle condizioni attuali della floristica pacifica del Nord-America. Osserva^i'ojie. — Nello habitat di Corallina officinali^ L. riportato dalla Syll. Alg. di G. B. De Toni, e da me nel n. precedente, non si fa alcun cenno delle due Americhe. È bene ricordare che W. G. Farlow pubblicava nel 1881 le sue Marine Algae of New England and adjacent coast dove a p. 178-179 viene detto che la Cor. off. L., (unica specie), è comune su quelle coste, unitamente alla var. profunda Fari., allungata, con pochi, irregolari rami. Un esemplare frammentario a me pervenuto fra quelli distribuiti dalla Tilden [Ame- rican Algae), sotto il n. loi, sembra piuttosto riferirsi all'indicata varietà, e proviene da Revere, Massachusetts, Coli. H. A. Green, 12 Ag. i885. - E ciò per l'Atlantico. - Quanto al Pacifico, il no- stro Spegazzini, facente parte della Spedizione Bove alla Terra del Fuoco, raccoglieva n. q5 Alghe fra cui Cor. officinali s "L., Cor. fron- descens Kg, {Cheilosporum P. et R.), come dalla Nota di Ardissone nei Rend. R. Ist. Lomb. se. e lett., Sez. II, voi. XXXI, fase. IV, Mi- lano, 1888. — Nel 1907 si pubblicava la Relazione di Hariot sulle Alghe riportate dalla Expéd. antarctique francaise, comandata da J. Charcot. Vi si contemplavano circa 3o specie del Capo Horn (al- cune indeterminate), fra cui la Corali, officinalis L., sugli stipiti di Macrocystis. — Lo stesso Hariot in Notarisia, parte speciale della Rivista Neptunia, voi. VII, n. 3i del 1892, pubblicava un Suppléni. à la fiore alg. de la Terre de Feu, dove si menzionano: Amphiroa 1219 Orhignyana Decne. Syn. A. chiloensis Hariot, Alg. Cap Hom, p. 86 (non Decaisne), Corallina frondescens Kuetz., Cor. armata Hook. f. et Harv. — Della stessa regione trattarono Askenasy, De Toni, Piccone, Safford, qzz. dei quali le pubblicazioni lo studioso potrà consultare. — Sempre nella stessa regione, e, per meglio precisare, alla spiaggia Candelaria, Is. Tierra del Fuego, dove l'Atlantico viene ad incontrarsi col Pacifico, il sig. A. Tonelli, nel marzo 1910, rac- coglieva alcune alghe che, per mezzo del prof. Gresino, mi vennero comunicate per la determinazione. Fra esse era una Corallina che, pel tramite dello Hariot, volli sottoporre al parere dello Vendo il quale vi riscontrò la Corali, piliilifera P. et R. f. filiformis Rupr, Secondo Setchell e Gardner, tale pianta avrebbe relazione con la loro Corali, officinalìs L. f. pilulifera, subfor. filiformis (p. 3o6, Wg. N-W. America) 645. Corallina officinalls f. chilensis (Decne.) Kuetz. « Sopra le roccie nella zona superiore sublitorale e nelle più pro- fonde pozzanghere della zona litorale. Port Renfrew, B. C, Ycndo (1902, p. 718). « Noi non abbiamo visto alcun esemplare di questo tipo o for- ma, come viene rappresentato dal Kuetzing, del nostro territorio, ma esso non è raro in varie località sulle coste della California. La più semplice condizione rappresentata dal Kuetzing non è tanto abbon- dante quanto la condizione coi rami e rametti più numerosi e pas- santi negli stati caratteristici della seconda e della terza sottoforma. Essa ci sembra che debba essere distinta dalla precedente per i suoi rami più gracili e più sveltamente ramelliferi ». Dato l'intento che gli autori si prefissero, è naturale come essi abbiano dovuto attenersi esclusivamente a quelle sole particolarità. Kuetzing e Vendo ritennero come una semplice forma della Cor. officinalis L. la Cor. chilensis Decne. in flarv. {Cor. officinalis chilen- sis Kuetz, Tab. Phyc. Vili, p. 32, t. 7Ò, f. i ; Cor. officinalis f. § Vendo, Corali. Japon. p. 29, t. 7, f. i3). La Cor. chilensis Decaisne venne presentata dallo Harvey come specie autonoma in base ai seguenti dati : Fronda alta 1-2 pollici, superiormente bi-tripennata, penne lun- ghe, eretto-patenti, le superiori appena più brevi. Articoli dello sti- 1220 pite e dei rami una volta e mezzo più lunghi del diametro, cuneati, semplici, i superiori più lunghi e verso l'apice più dilatati, a forma irregolare, spesso laciniati o crenati, principalmente gli apicali spesso palmati. Assai aljìne al Cheilosporiim palmatum e alla Corallina Desha- yesii Mont. Secondo Harvey in Nereis austral. p. io3, gli esemplari meschini di Port Faminc si debbono forse all'ambiente nel limite dell'acqua superiore, ma quelli provenienti da Valparaiso sono più evoluti e da ritenersi per specie tipica; poco diversi sono quelli del- l' isola Norfolk. Hab. le spiagge chilensi presso Valparaiso (Decaisne) e Port Famine (Darwin); all'isola Norfolk (Harvey); alle spiagge del Giap- pone (Tsuge, Yendo). 646. Corallina offìcinalls f. robusta Setchell et Gardner f. nov. « Questo tipo della presente forma è una pianta delle coste della California stata distribuita sotto il n. 499 di Collins, Holden e Set- chell nella Phycot. Borealis- Americana. Esso differisce dalle forme or ora menzionate per la grandezza e robustezza, gli articoli ten- dono più ad un contorno triangolare nell'asse primario, mentre le pennette e gli ultimi ram.etti sono più o meno appiattiti. 1 cistocarpi e i concettacoli sono terminali sopra lunghi o corti rametti, ma al tempo della maturanza i rametti si fanno cos'i corti che le fruttifica- zioni sembrano sessili sopra l'articolo», « Nella zona superiore sublitorale e nelle pozzanghere di marea nella zona litorale. Costa ovest di Whidbey Island, Wash., N. L. G. n, 27S ! ». « hioltre sulle coste della California avviene che questa forma presenta una sequela di gradazioni fino alla forma Chilcnsis, ma mentre va diventando condensata, il suo aspetto è sufficientemente cambiato cos'i d'assumere l'apparenza di una vera pianta distinta. Noi sospettiamo dalle figure e descrizioni di Yendo che egli v'in- cluda il suo Cheilosporum Mac-Millani (Yendo, 1902, p. 718, pi. 53, f. 4, 5, pi. 56, f. II -14) di Port Renfrew, B. C. Tale aggregazione veramente sta bene in armonia cogli esemplari di Whidbey Island, eccetto che in quello e in questi noi non abbiamo trovato dei cisto- carpi sopra le facce degli articoli di certe forme calilorniche di Co- 1221 rallina, ma essa sembra appartenere a specie di Choreonema. II Cheì- ìosporwn maximum Vendo (1902 a, p. 22, pi. 2, f. 18, 19, pi. 6, f. 9) sembra uno stato più robustamente calcificato di questa forma, tale come noi abbiamo raccolto a Monterey, California ». Ó47. Corallina officinalis f. pilulifera (P. et R.) Setchell et Card ner comb. nova. « Sulle roccie nella zona sublitorale St. Paul Island, Alaska. Greeley et Snodgrass, n. 58o5a!: Unalaska, Alaska, Postels et Ru- precht (1840 p. 20, sotto Cor. pilulifera)) lido a levante di Amaknak Island, Bay di Unalaska, Alaska, W. A. S. e A. A. L, n. 4078!; Shumagin Islands, Alaska, Saundcrs (1901, p, 442, sotto Cor. arbu- scula); Prince William Sound, Alaska, Saunders (1901, p. 442, sotto Cor. pilulifera filiformis)y>. « Una forma nana includente la Corali. Arbuscula e Cor. piluli- fera di P. et R. Essa forma una transizione dalla f. Chilensis alla più prossima, perchè in alcuni casi quella può essere trovata con più di due rametti prodotti da un articolo. Gli articoli crestati allun- gati in prolungamenti filiformi sono più o meno comuni sopra le piante esaminate. La Cor. pilulifera di Kuetzing (i858, pi. 64, I) può provare es- sere una specie differente. L' Arthrocardia frondescens di Setchell (1899, p. 595) la quale fu basata sopra pochi frammenti della f. fi- liformis di Ruprecht, fu riconosciuta più tardi quando più perfetto materiale fu rinvenuto fra le collezioni di Greeley e Snodgrass». Di Cor. pilulifera Postels e Ruprecht viene data questa diagnosi. Fronda corimbosa, tricotoma, superiormente bianca; articoli in- feriori subcilindrici, due volte più lunghi del diametro, i superiori cuneati, curvati nel dorso, a diam. eguale, approssimati, superior- mente e pel margine a cagione degli articoli succedanei in ogni parte proteggentisi in modo piano; rametti laterali abbreviati, cilin- drici, globuliferi, il terminale dilatato, sopra un callo reniforme a se- gmento semicircolare, piano, inciso o digitato. Hab. alle spiaggie del Giappone (Yendo) e nel mare di Ochotsk, nord del Giappone (Ruprecht). — Si avvicina alla Cor. officinalis e alla Cor. squamata. Fra gli esemplari raccolti dal sig. A. Tonelli, accennati al n. 644, 1222 una delle piante ha per matrice una pietruzza piatta di selce cui era appreso un piccolo Lithophyllum e sopra di questo ha basato la Corallina il suo cespo polifronde dell'altezza di 3 cm., con un pe- rimetro subemisferico del diametro eguale all'altezza. Gli assi pri- mari hanno inferiormente gli articoli nudi, indi muniti di rametti corti, semplici, opposto-ascendenti, più o meno caduchi, assai più lunghi nella parte superiore dell'asse la quale assume perciò il con- torno lanceolato o lungamente obovato. In altri esemplari invece gli assi primari sono presto muniti di ramificazioni di-tricotome distan- ziate ma sempre più ravvicinate nella parte superiore che riesce per- tanto corimboso-espansa ora in modo flabellato in ciascuna delle cime, ora divaricata in rami secondari dirigentisi in ogni senso, con- ferendo all'assieme un portamento leggero e piumoso, in opposi- zione al primo caso in cui domina la semplicità e la rigidezza ri- dotte ad un unico piano. Come s'intuisce, è appunto nel secondo caso in cui più frequente si mostra la poliramicellazione articolare. Sopra alcuni articoli ebbi a contare persino ò rametti, ivi compresi i prolungamenti allungati che si distinguono per essere composti di un solo e lunghissimo articolo, mentre i rametti veri e proprii ne recano sempre almeno due ad evoluzione completa. Certe forme ir- regolari degli articoli, alle quali si è accennato nella trattazione del genere, sono così frequenti nelle parti superiori dei rami di questa specie, da non potersi più considerarle come anormalità, ma come conseguenze naturali della completa evoluzione delle fruttificazioni, donde le tonde nodulosità cui devesi il nome specifico della pianta. a. Corallina officinalis L. f. pilulifera (P. et R.) Setch.-Gardn. Ó48. Corallina officinalis f. multiramosa Setchell et Gardner, comb. nov. « Sulle roccie nella parte più inferiore della zona litorale e sui margini delle pozzanghere più lontane della marea. Uyak Bay, Ka- diak Island, Alaska, W. A. S., e A. A. L., n. 5129!; Esquimalt, B. C, N. L. G., n. 919I; Port Renfrew, B. C, Yeiido (1902, p. 719, sotto Corallina Vancouveriensis)\ coste ad ovest di Whidbey Island, Wash., N. L. G., n. 79! ». « Questa forma è distinguibile, secondo Yendo, perchè ha più di due rametti uscenti da un articolo regolare, così da conferire alla l-22;i pianta un abito distinto. Ciò avviene alle volle sino ad un certo punto anche in altre torme, senza che perciò venga considerato come uno specifico carattere. La forma quale noi l' intendiamo ò da considerarsi come sinonimo di Cor. Vancouverieiisis di Yendo e, come questa, può dividersi nelle due sottotbrme cosi: subforma laxa, eguale a Cor. Vancouveriensis f. typica Yendo, e subforma densa, eguale a Cor Vancouveriensis f. densa Yendo ». Yendo (Corali, of Port Renfrew, 1902, p. 719, incluse f. typica e f. densa) cosi descrive la sua Cor. Vancouveriensis: Fronda molti- cipite, lunga 5-i5 cm., lungamente stipitata, rami bi-tripennati, pen- nette spesso uscenti dall'apice dell'articolo; articoli infimi globosi, i mediani ed i superiori subclavati eguali o il doppio più lunghi del diametro cilindrico-compressi, gli ultimi obovati subcompressi; arti- coli delle penne cilindracei lineari o alato-proietti digitati; concetta- cbli globosi o piriformi, stipitati, spesso corniculati. Di quest'ultimo carattere, e cioè dei concettacoli spesso corni- culati, Setchell e Gardner non fanno parola, come si è visto, mentre avrebbero dovuto soffermarvisi, dal momento che essi fondarono r unione di ogni forma di Cor. officinalis sulla base dei concettacoli ecorniculati ('). Lo scrivente non ha tanta esperienza per intervenire in tale questione; può dire soltanto che in tutto il suo materiale (certo in- sutjiìciente per un giudizio) non ebbe mai a riscontrare fruttificazioni corniculate nella Cor. off. e alcune sue forme da lui possedute, al- l' infuori della f. mediterranea, ma non costantemente, come si dirà a suo luogo. Senza avere sott' occhio la specie o forma Vancouve- riensis nulla si può dire di positivo. E poiché trattasi di Yendo, sa- rebbe irriverente il solo sospetto che egli abbia scambiato per apici di rametti alcune delle sporgenze apicali dei concettacoli, dovute a cause di altra natura, come avviene spessissimo anche nella prece- dente fornia, d' ascriversi come si è detto, alle varie anomalie che (^) Bisogna ricordare che questi autori anche al presente riguardo devono essersi attenuti al responso delle piante della loro regione. Del resto, anche nello stesso Mediterraneo il carattere della corniculazione dei concettacoli in Cor. offi- ciìialis, mediterranea e granifera è ben lungi dall' essere costante. 1224 quasi sempre accompagnano la perfetta maturanza delle fruttifi- cazioni. 649. Corallina officinalis f. aculeata (Vendo) Setchell et Gard- ner, comb. nov. « Nelle pozzanghere di marea, al disopra della zona litorale. Port Renfrew, B. C, Yendo (1902, p. 720, sotto Cor. aculeata); Est Sound, Orcas Island, Wash., N. L. G., n. 917!». « La Cor. aculeata Yendo è semplicemente il contorto stato della precedente forma, e i pungenti, confusamente ramellosi, e appianati o angolati rametti, imperfettamente, o, in alcuni casi, insolitamente molto calcificati, tutto ciò è dovuto alle sfavorevoli condizioni am- bientali ». Yendo cosi descrive la sua Corali, aculeata: Fronda stipitata, irregolarmente bi-tripennata, pennette spesSb uscenti all'apice dell'articolo; articoli inferiori una volta e mezzo più lunghi del diam., quelli delle penne e delle pennette fragilissimi digitato-laciniati aculeati, spesso cilindracei o lineari; concettacoli subcompressi, corni aculeati. Anche in questa specie o forma si fa cenno ai corni dei con- cettacoli, al quale riguardo gli autori americani conservano pure il silenzio. Quanto si disse in proposito nel numero precedente è applica- bile, e forse con maggior ragione, al presente caso nel quale ve- diamo una pianta assai incline alle deformazioni e alla tendenza di aguzzare ogni sua più minuta suddivisione, comprese le appendici cimali dei frutti, e ciò, oltre che per la natura sua, per effetto delle condizioni ambientali. 650. Corallina officinalis L., var. mediterranea Hauck. Hauck Meeresalgen p. 281; Ardiss. Phyc. Medit. 1, p. 4Ó4. = C. officinalis L. Fauna Suec. n. 2284; llarv. Phyc. brit. pi. '222; Aresch. in J. Ag. Sp. Alg. II, p. 5Ó2 ; Kùtz. Sp. Alg. p. 7o5; Id. Tab. phyc. Vili, Tab. óó-ó8. - C. mediterranea Aresch. in J. Ag. Sp. Alg. II, p. 5Ó8; Thur. et Born. Etud. phyc. p. 93, pi. 49; Solms, Corali, p. 4; C elongata J. Ag. (C. off. typica L.). Fronda primaria ramosa fin dalla base, rami bipennati a circo- 1225 scrizione largamente ovata o subtriangolare, penne ad ambito lineare, pennette subcilindracee tutte tramutate in concettacoli, articoli dei rami compressi cuneati il doppio più lunghi del diam. massimo o subeguali, quelli delle penne più cilindrici e più angusti ; concetta- coli piriformi, attenuati in pedicello, corniculati, corni stretti sub- equicrassi. Hab. nel Mediterraneo presso Alessandria d'Egitto dove fu rac- colta la prima volta (Areschoug), poscia riconosciuta frequente in altri luoghi dello stesso mare; Oc. Atlantico : Isole Anglo-normanne (Van Heurck); Costa sud di Finistère, ansa di Déalbors (Crouan); in parecchie località lungo il golfo di Guascogna (Sauvageau, Chalon). Fronda molticipite, alta 3-5 cm. nel Mediterraneo, nell'Atlan- tico può raggiungere i i5 cm. e oltre, di colore roseo-cinereo, ver- deggiante, bigio-paglierino, più frequentemente biancastra coi rami cimali talora candidi, di rado variegata, ramosa dalPima base. Rami bipennati. Penne a circoscrizione quasi perfettamente lineare oppure ovata, subtriangolare e nei fasci cimali ad ambito subflabellato, di lunghezza decrescente dalla base all'apice, pennettate; pennette nor- malmente uscenti dal margine degli articoli del rachide superiore da ogni lato solitarie o talora gemine, composte di uno o di due arti- coli, semplici, cilindriche, subequicrasse o all'apice e alla base un poco attenuate, più spesso quasi tutte tramutate in concettacoli. Ar- ticoli varianti nella forma: i primarii, compressi, dall'apice largo at- tenuati cuneatamente nella base, ora più angusti all'apice e in tal modo col diametro massimo quasi eguale o il doppio più lungo di esso; articoli del rachide delle penne quasi della medesima forma, in genere un po' più angusti e poscia anche più lunghi. Concetta- coli nati dalla tramutazione delle pennette, piriformi, insensibilmente attenuati in pedicello, nudi (quando formati da una pennetta uniar- ticolata }) o corniculati (allorché nati da una pennetta bi- o pluri- articolata .-) ; corna più spesso uni-, raramente pluri-articolate, rette, strette, subequicrasse. Differisce dalla forma tipica di C. officinalis principalmente per i concettacoli corniculati. Le origini delle corniculazioni dei concettacoli non sono già quelle dubitativamente esposte nelle domande che ho testé ripro- dotto dalla Syll. Alo;, ma bensì quelle esposte dall' Areschoug ne\- V osservaTJoiie riportata nella trattazione del genere. Veggasi, ad es. 1226 la fig. ii6, p. 280 delle Meeresalg. di Hauck, rappresentante una porzione di Cor. virgata Zanard. {Cor. granìfera Aresch.). Ivi è contemplato il solo caso del concettacolo bicorne, cioè della fruttificazione nata dal rametto centrale di una tricotomia. Per analogia, e come lo dimostra la varietà di cui tratta il presente ca- pitolo, il concettacolo può essere tricorne quando è generato da uno dei rametti (generalmente interni) componenti una quadricotomia, ed è infine privo di corna quando nasce da un rametto isolato. Ne consegue che il rametto fruttigero viene sostituito dal concettacolo con l'accompagnamento laterale-cimale di i-3 o raramente piìi ra- metti sterili a seconda che si tratti di rametti isolati o riuniti in bi- tri-policotomie, e tutto ciò indipendentemente dal numero delle ar- ticolazioni dei rametti, come lo mostra la citata figura nella quale vediamo che le fruttificazioni, sebbene bicorni, sono sempre prove- nienti da rametti mono-articolati. Nella stessa fig. i corni, come si è convenuto di chiamarli, possono solo parere tali pel fatto che la ^ loro terza parte inferiore trovasi completamente assorbita nell'adia- cente corpo del concettacolo, ma l'originale natura di essi, quali ra- metti individuati ed estranei al frutto, ci è rivelata in altre specie e varietà, come quella di cui discorriamo, in cui i rametti accompa- gnanti il concettacolo trovansi spesso più o meno, o completamente da questo disgiunti, motivo per cui della stessa var. ìiiediterrama non in tutti gl'individui i concettacoli si presentano corniculati. Dopo tutto il fenomeno rientra nella classe di quelli che una volta si bat- tezzavano comodamente per lusus naturae e ora per anormalità e anomalie, senonchè la frequenza loro in molti altri casi meriterebbe un ben più diverso apprezzamento. La natura è così divina maestra nell'impiego più impensato dei suoi mezzi da fare spesso nella nostra mente rampollare il dub- bio ai piedi stessi del vero. Per differenziare in qualche modo la forma, varietà o specie di Corallina mediterranea in rapporto alla Cor. officinalis, l' Ardissone prima, F. Hauck poi fecero proprie le vedute di Solms Laubach. Ond' è che il primo, 1. e, cosi si esprime : « Si distinguerebbe dalla Cor. officinalis per i pericarpi corniculati, nonché per la man- canza di concettacoli sessili sulle fronde tetrasporifere; però, secondo Solms Laubach, questi caratteri distintivi non sarebbero costanti, per 1227 cui sembrerebbe doversi concladere che l'autonomia di questa spe- cie (rArdissone la reca per tale senza troppo crederci) è tutt' altro che dimostrata. Solms Laubach asserisce che con un po' d'esercizio si riesce a distinguere la C. mediterranea dalla C- officinalis, ma am- mette che i caratteri per una distinzione diagnostica delle due spe- cie mancano affatto ». F. Hauck si limita a distinguere la sua var. mediterranea pei concettaceli femminili ed asessuali muniti di piccoli corni mono o pluri-articolati, press' a poco simili alle antenne degli insetti. Come si vede, tanto l'uno che l'altro nulla aggiungono che sia frutto delle loro personali osservazioni desunte dal vero. Cos'i può dirsi anche del Pilger in Die Algen Abteilung, Berlin 1917. Non ho la possibilità di consultare ora gli Et. phyc. di Born. et Thur,: ma certo è che il Bornet, in Alg. de Schousb., reca la C. niediter. come specie, senza far cenno delle vedute di Solms Laubach, limi- tandosi al portamento, cos'i precisamente esprimendosi: «Questa spe- cie, che è assai distinta dalla precedente (C. off.) in alcune delle sue forme, non se ne separa sempre con tutta la nettezza desidera- bile. Rara a nord del golfo di Guascogna, essa è al contrario la più comune da Biarritz fino alle Canarie. — La Cor. microptera Mont., delle Canarie, non è che una piccola forma di questa specie ». Contrariamente a quanto avviene in Cor. polydactyla Mont., C. Lenormandiana Grun., (C. radiata Yendo), la questione del nanismo in Cor. officinalis L. e sue derivazioni pare che debbasi considerare unicamente sotto 1' aspetto di manifestazioni individuali dovute a cir- costanze eventuali, ed è in tal senso, che, oltre, la microptera Mont., anche la nana Zanard. e la compacta Batt. debbono essere intese. Della procumbens Eli. e spatìiulifera Kùtz. non conosco esemplari autentici; so però di Bornet che col suo acume andava molto guar- dingo neir aggettivare certe forme intermedie che possono trovarsi anonime anche negli algari di celebrati autori. La Cor. hemisphae- rica Fosl. verosimilmente non è che il preludio di mediterranea dal portamento emisferico cos'i frequente nelle collezioni di J. Chalon. Fra queste ultime è da segnalarsi una pianta che lo stesso Bor- net ebbe a comunicarmi sotto la designazione di Cor. mediterranea var da lui raccolta a Croisic, che sembrami meritare una menzione speciale. Fronda alta 8 cm., roseo-cinerea, debolmente calcificata, di so- 1228 Stanza piuttosto tenace, epperò assai pieghevole senza spezzarsi. Sti- pite lungo circa un cm. al di sopra del quale escono tosto diradate ramificazioni irregolarmente dicotome o subopposte o fascicolate o tri-quadricotome. 11 perimetro di queste ramificazioni è lineare con gli apici a pic- colo flabello nei rami secondarii, triangolare nell'asse primario. L'as- sieme riesce egregiamente fastigiato in conseguenza delle divisioni e suddivisioni ascendenti con ascelle acutissime. Stipite nudo; rami d'ogni serie con penne semplici, lineari, davate. Tanto i rami che le penne hanno le basi nettamente troncate; le apparenti attenua- zioni basilari che possono, ad occhio nudo, far credere ad un pedi- cello, si debbono ai genicoli subpcilucidi il cui diametro, essendo molto minore di quello della base dei rami e delle penne, dà l'illu- sione di un pedicello. Gli articoli dello stipite sono subcilindrici, più o meno ben distinti, lunghi poco più del diametro, indi, proseguendo verso l'alto, da strettamente vanno facendosi più largamente cu- neato-compressi e 2-3 volte più lunghi del diametro. Concettacoli non peranco evoluti. La struttura è quella del genere. Un esempio tipico in cui l'ambiente può determinare alcune forme fra le più singolari, è certo quello segnalatoci da J. Chalon (List. alg. mar. p. 209), con queste parole riferentisi alla f. mediter- ranea, confermate dai saggi relativi da lui distribuiti ai suoi corri- spondenti: « gazons en touffes compactes de 3o cm. de diam. à l'ile Callot, zon. sup., arrosés par l'eau douce à basse mer; petites pe- louses rabougries sur les rochers à Gallot, Roscoff, Guéthary ». Gli esempi, a me pervenuti provengono da Roscoff. L'assieme loro co- stituisce un tappeto uniformemente spesso poco più di un cm., com- patto, rasato, a superficie granuloso-filamentosa, bigio-paglierina', qua e là con reminiscenze rosee. Le piantine sono perpendicolarmente erette e a vicenda intricate. Son cos'i numerose le variazioni, che direbbesi avere ciascuna un portamento proprio, onde sarebbe faticosamente ozioso il tentarne alcune descrizioni. Dirò soltanto che tutto in esse è più o meno ir- regolare nei riguardi della forma dell'asse e degli articoli, della na- tura e distribuzione del rameggio, ecc. Asse tronciforme-nodoso e subcilindrico, nudo in basso o con qualche ramo mono-poliarticolato isolato o parecchi unilaterali, con uno 0 parecchi capitozzamenti do- 1221» vuti a confluenze di articolazioni e per conseguenza con rami di- tri-policotomi ; Analmente si dà pure il caso di trovare degl'indi- vidui in cui sopra un basamento eteroclito si sviluppa una frondicina subregolarmente bi-tripennata a circoscrizione subovata o flabellata, a divisioni lunghe esilissime che le danno un aspetto piumoso. . Non osservai concettaceli. - Eppure anche dinanzi ad una si- mile sottoforma si fa strada l'impressione che tutto quanto noi chia- miamo curiosità non possa invece contenere il germe di un' ammo- nitrice direttiva per giungere alle vie maestre che collegano forma a forma, e forse anche specie a specie. Io distinguerei la sottoforma ora indicata col nome di Tapes per comodo di chi dovesse in av- venire occuparsene, e forse (se è del caso) per distinguerla dalla Cor. compacia Batt. e Cor. compacta Crn., da me non conosciute. Tenendo presente che Cor. officinaìis L. è propria dell' Atlan- tico nord e temperato europeo, e che, prima ancora di arrivare nel Mediterraneo, ha già subito notevoli varianti cos'i da mutarne l'ori- ginario portamento, si può ben ritenere indiscutibile la negata sua presenza nel nord Pacifico americano, proclamata da Setchell e Gar- dner. Da ciò si vuol dedurre la necessità di un lavoro interessante l'Europa e l'Oceania (l'Oceania specialmente nei rapporti di Coral- lina Cuvicri Lamour.j, come quello compiuto dagli ora citati autori americani per le coste pacifiche dall'Alaska alla Terra del Fuoco. Solo in seguito alla coordinazione dei risultati generali potrà venir tracciata una più rigorosa linea lungo la quale stabilire i capisaldi dei singoli tipi intorno cui aggregare tutte le forme di collegamento. Allora meglio si vedrà come certi apprezzamenti degli autori stessi e di Yendo fino a qual punto siano da accettarsi come fatti indiscu- tibili, e quali altre più late conseguenze saranno per derivarne. 65 1. Corallina squamata Eli. et Sol. Zooph. p. 117. Lamarck Mém. du Mus. 2, p. 282; Lamour. Poi. fléx. p. 287; Harv. Phyc. Brit. t. CCI (cum Choreonematé)\ Kuetz. Sp. p. 706, Tab. Phyc. Vili, t. 75; Aresch. in.J. Ag. Sp. II, p. 5Ó7; Yendo Corali. Jap. p. 32, t. 3, f. 17, t. 7, f. 17. Corallina anglica, erecta, ramulis dense pennatis, lanceolae forma terminalibus, segmentis ad utrumque latus paululum compressis, Eli. Cor. p. ó3, t. XXIV; f. e. C; Corallina cupressìna Lamarck 1. e. ; 1230 Lamour. Poi. fléx. p. 286; Kuetz. Sp. p. 706; Amphiroa heterarthra Trevis. in Flora XXXII (1849); Cor. abietina Lamarck 1. e. Fronda primaria ramosa, rami bipennati a circoscrizione allun- gata, penne patenti strette allungate, pennette da ogni lato attenuate allungate 0 subolate, articoli dei rami subcompressi o compressi cu- neati od obconici coli' apice da ogni lato acutamente o subolato-lo- bati col diametro massimo circa del doppio più lunghi o subeguali all'altezza, quelli delle penne più angusti e più lunghi; concetta- coli ovato-subsferici, lungamente pedicellati, corniculati, corni atte- nuati. Hab. le spiagge dell'Atlantico dall'Inghilterra merid. fino alle Canarie (Bornet, Sauvageau, Kickx, Bernard, Le Jolis, Van Heurck, Langeron, Crouan, Debray, Chalon, ecc.); nel Pacifico ad Hakodate nel Giappone (Yendo). Pianta multicipite, lunga 5-i5 cm., ora porporina, ora paglie- rino-verdina o affatto bianca per alterazione del colore nativo. Fronda spesso ramosa fin dalla base, ora ivi nuda o subnuda, irregolarmente ramosa. Rami e rametti il più delle volte bipennati, ora subtripen- nati, più raramente semplicemente pennati, a circoscrizione oblunga; penne patenti o più o meno erette, strette, ora unicamente nella parte inferiore, ora per tutta quanta la lunghezza pennettate ; pen- nette generalmente composte di più articoli, allungate da ogni lato attenuate o brevissimamente subcilindrico-subulate e allora verso l'apice gradatamente decrescenti in lunghezza. Articoli infimi, come in quasi tutte le Corallina, cilindracei, quelli dei rami e delle penne subcompressi, compressi o forse di tratto in tratto subcomplanati nel margine e poscia più o meno ancipiti spes- sissimo coir apice da ogni lato subolato-lohati, od auricolati (come in Cor. comiculala), più delle volte cuneati, ma di solito varianti in lunghezza, diguisachè il diametro massimo riesce più lungo o eguale all'altezza, quelli delle penne generalmente sono subcilindrici. Con- cettacoli formantisi nell'apice delle pennette, ovati o piuttosto ovato- subsferici, lungamente peduncolati a pedicello attenuato alla base, spesso nudi, più raramente quasi cornicolati ; corni varianti di lun- ghezza, normalmente, come sembra, attenuati e più o meno curvati. Coi terinini di cespitoso o molticipite si suole indicare quel com- posto di frondi più proprio per abbondanza a molte Corallinacee ar- 1231 ticolate, ma né l'uno ne l'altro sembra corrispondere al vero. Ap- parentemente sembra trattarsi di un aggregato, cioè di un numero indefinito di individui pili o meno strettamente accostati, ognuno dei quali è provvisto di un piccolo callo, subemisferico o subconico, du- ramente calcificato, a sé stante. Nel corso di queste pagine noi abbiamo visto che in molte fa- miglie di Floridee il callo, annuo o subperennante, é costituito da un corpo carnoso, tenace, mono o polifronde, nel quale in parecchie occasioni si ebbero a rilevare degli occhi o punti assiali in via di formazione, destinati a svolgersi successivamente col dar luogo a nuove frondi entro l' anno in corso o nel successivo, e talora anche nel solo caso di rivegetazione provocata dalla perdita, dovuta a cause traumatiche, di una o più delle frondi in precedenza evolute. Un tale processo non può verificarsi nelle Corallinacee in causa della calci- ficazione che tosto si determina, ma lo stesso risultato però si esplica in modo differente. È razionalmente da supporsi, come lo dimostra il processo evolutivo, che nella massa fondamentale del protoplasma (unica o parecchie riunite, generata cioè da una o più spore) ven- gono a formarsi molteplici punti di germinazione ognuno dei quali viene quasi a individuarsi nelle basi rispettive col secernervi intorno la caratteristica incrostazione calcarea subconica o subtonda, motivo per cui ogni fronda sembra avere avuto un' individuata origine. Ad indicare un tal fatto, meglio del cespitoso o molticipite, dovrebbesi impiegare il termine di multipcs. E che di ben molti lo prova Co- rallina squamata nella quale ebbi a riscontrare persino da 5o a loo 1 piedi di cui possono comporsi i suoi aggregati. A proposito di questa specie ci si mette sull'avvisato di ben guardarsi dal suo ospite il Choreonema che talvolta la invade, perché non venga scambiato coi concettacoli delle piante ospitante. Ora se ciò avvenne ad un algologo del valore di Harvey, bisogna supporre che questi non abbia avuto occasione di riscontrare i veri concetta- coli maturi nella Cor. squamata. Lo scrivente, ad onta dei molti e bellissimi esemplari osservati, ben pochi ebbe a trovarne in frutto evoluto e sempre ecorniculato, e una sol volta monocorne. Dopo quanto venne pubblicato dal Bornet sulla Melobesia Thureti Born. e dallo Schmitz sul gcn. Choreonema, è impossibile che ora si ripeta l'equivoco di Harvey per parte di un iniziato. Qui basti dire soltanto 1232 che il Cìioreonema Thureti (Born.) Schmitz si sviluppa unicamente in modo esteriore sui rametti delle Corallina ospitanti e non già nell'interno di questi come avviene nei veri concettacoli. Veggasi in proposito la figura del Bornet, che F. Hauck riprodusse sotto il n. io5a nelle sue Meeresalgen p. 2òi, nonché il n. óo6 del pre- sente Sagoio. 1 concettacoli sono o non sono cornuti a seconda dei casi, come si è detto nel numero precedente. Un divario nuovo è quello rinve- nuto di una fruttificazione subquadrigemina riunita sulla sommità novilunata di un robusto articolo di un asse secondario, fenom.eno questo evidentemente provocato da una parziale esportazione del- l'asse stesso, avvenuta per causa traumatica, — Sulle roccie, con- chiglie, sertularia, ecc. a. Corallina squama/a Eli. Finisterre, 20 Apr. 1882. Leg. Debray. b. Idem. Arotcha, Guéthary, ecc., igoB, 1904, Leg. J. Chalon. ó52. Corallina granifera Eli. et Soland. Zoophyt. p. 120. Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. Sòg; Kuetz. Sp. p. 708; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 4Ó4 (non fanm granifera Sonder); Corallina virgata Za- nard. Syn. p. 82, Corali, p. 20; Kuetz. Phyc. gener. p. 297, Sp. p. 708; Hauck Meeresalg. p. 280; Cor. [Jania) attenuala Kuetz. Teb. Phyc. Vili, t. 17; Cor. gibbosa Kuetz. Tab. cit. (non Lamouroux) ; Corali. Bertiana De Net. mscr.; Jania virgata jMont. Fi. d" Algerie p. i33. Fronda subflaccida, filiforme-capillare, la primaria inferiormente ramosa, rami bi-pennati, pennette semplici o tricotomo-ramose, arti- coli ramiferi cuneati o subclavati, gli eramiferi subcilindracei, gli uni e gli altri S-q volte più lunghi del diametro ; concettacoli apicali sub- urneformi a meato sporgente bi-quadri-cornicolati, corni attenuati. Uab. il Mediterraneo alle spiagge d' Africa (Ellis, Solander, Mon- tagne), presso Alessandria e all' isola di Rodi (Areschoug, Grunow) ; nel golfo di Genova (De Notaris, Ardissone, Dufour, march. Laura Doria, ecc.); nel golfo di Napoli (Falkenberg, Mazza, Guadagno, ecc.) ; alle Baleari (Rodriguez); nell' Adriatico (Zanardini, Meneghini, Hauck, Mazza); nell'Atlantico ad Ostenda (Kickx, VVestendorp); alla Corogne (Lazaroi; nel Mar Nero (Woronichin). 1233 Pianta densissimamente cespitosa, lunga 2-4 cm. o poco più, di colore rosso o porporino spesso impallidito o ti'amutato in bianco per alterazione, per un incauto facilmente scambiantesi con la Co- rallina rubens della quale ha simile il portamento, massime negl'in- dividui sterili. Fronda tenue, filiforme o piuttosto capillare, la pri- maria ramosissima. Rami attenuati bipennati, penne patenti; pen- nette ora semplici ora subpennettate (fronda allora tripennata) o ir- regolarmente dicotomo-ramosa, gli apicali recanti i concettacoli. Ar- ticoli più o meno tendenti al cilindrico, quelli ramiferi più o meno cuneati, gli eramiferi cilindracei, quelli dei rami 3-4 volte più lunghi del diametro. Concettacoli normalmente urneformi, ora compressi, ora subsferici, talora con 2-4 corna, tal' altra destituitine affatto; corni ora brevissimi, ora allungato-subolati, costituiti da uno o più articoli. Ne vien segnalata una varietà australis Grun. Alg. Fidschi p. 42 [Cor. vìrgata var.), a fronda tenuissima, piumosa, con gli articoli dei rami principali qua e là compressi larghetti. A Port Denison (Amalia Dietrich). Nel numero precedente abbiamo visto quale interpretazione si possa dare alla massa basilare calcificata avente la superficie munita di tanti piccoli calli, del pari calcificati, quali basi indirette di cia- scuna delle frondi costituenti gli aggregati delle Coralline lapidicole. Più semplice è invece l'origine delle Coralline epifitiche. Di queste ultime se ne dà un esempio tolto dalla Corallina granifera. La spora, una volta stabilitasi sulla matrice opportuna mediante la produzione del solito substrato protoplasmatico, si opera in questo il germoglio della nuova progenie, come si può dedurre da un caso di più avan- zata vegetazione, non essendo possibile sorprendere" il fenomeno nella sua prima origine, senonchè in un laboratorio di coltivazioni artificiali. Decalcificato un giovane individuo crescente fra i moltissimi so- pra Halopitys pinastroides, si può mettere alio scoperto il punto in cui la piantina di Cor. granifera s' insinua nella matrice. Ciò avviene mediante numerose esilissime rizine roseo-porporine brevi, semplici, spiniformi, articolate, costituite cioè da celluline leggermente oblun- ghe, decrescenti di volume dalla base alla sommità apicale acutis- sima, con le quali penetra nel tessuto corticale della Rodomelacea. 78 1234 Né altrimenti si comporta quando si apprende alle maggiori Fucoi- deae, specialmente alle Cystoseira; quando invece si apprende alle Corallinacee articolate, i punti d'attacco sono sempre forniti dai ge- nicoli nudi, di preferenza i collocati nella parte superiore. Anche indipendentemente dallo stato sterile o fruttifero, in base agli esemplari osservati si possono distinguere due portamenti di- versi: quello pii^i alto, rettilineo, lineare, eretto, snello, slanciato in ogni parte della fronda, d' onde forse il virgata dello Zanardini ; e quello meno allo, più robusto, coi rami più o meno divaricati, irre- golari, grossi e brevi, tozzamente tri-quadri-cotomi, più o meno stret- tamente agglomerati, con penne e pennette ingrossate con forme differenti e anche subabortite riducentisi a tubercoli. Si può imagi- nare come in tali condizioni anche i concettacoli debbano di conse- guenza subire le più strane alterazioni per effetto dei rametti defor- mati che vengono ad incorporarvisi. Tutti questi particolari sono me- gio apprezzabili sotto il microscopio. Nel primo dei portamenti ora indicati i concettacoli sono tondi o subtondi, leggermente oblunghi o anche urneformi, ecorni o prov- visti di uno a quattro corni a seconda della posik.. ^ne che occupa il rametto carpogeno e dei suoi rapporti coi rametti viciniori più o meno appressati o distanziati. In quanto al concettacolo urniforme, non devesi già annettere l'idea di un sarcofago, ma della classica urna cineraria, facendosi astrazione del suo piedestallo. Il corpo del concettacolo in questo caso rappresenta abbastanza bene il corpo capiente dell'urna, figurandosi che le anse relative piegate ad angolo retto, aprendosi superiormente e distendendosi in linea retta subver- ticale, vengano in tal modo a corrispondere ai due corni del ricetta- colo la cui sommità cuneato-rotondata od ottusa (apice del rametto trasformato in frutto) può rammentare l'apice del collo dell'urna, quando s' intendesse estendere il paragone. La pianta è piuttosto rara né mai a^bbondante quando si trova. e condivide talora la matrice con l'abbondantissima e comunissima Corallina (già Jania) rubens che ad occhio nudo molto le somiglia. Ancor più raro è il trovarla con frutti maturi (il che pare av- venga in autunno). In tale stato i concettacoli sono cosi numerosi da rendere la pianta tutta granulata, d' onde il nome specifico di Eli. et Sol., con un effetto dei più vaghi massime allorché ha con- 1285 servato il suo colore nativo sul quale i frutti spiccano meglio per il loro tono piij chiaro. Non solo quelli da me raccolti or son 20 anni, ma anche gli esemplari del Dufour mantengono la vivacità del co- lore dopo 57 anni d'erbario. a. Corallina granifera Eli. et Sol. — Cornigliano (Genova) Ot- tob. 18Ó0, leg. Dufour. b. Idem. Alessandria d'Egitto. Febbr. i885, leg. A. Grunow. e. Idem. Isola del Giglio, estate 1897, leg. March. Laura Idem. Baia (Pozzuoli) nel 1897, leg. A. Mazzc Doria. d. e. Idem. Minorca, 27.5.1887, leg. Rodriguez. Ó53. Corallina Cuvieri Lamour. Lamouroux Poi. fléx. p, 28Ó; Harvey Ner. austr. p. 106; Aresch. Phyceae Extra-europ. exsicc; J. Ag. Sp. II, p. 572; Kuetz. Sp. p. 708. ì Corallina Tiirneri Lamour. 1. e. p. 289; Kuetz. Sp. 706; Jania granifera Sond. Plant. Preiss. 2, p. 187; Corallina crispala Lavnouv. 1. e, C. gracilis Lamx. 1. e. ; Ja/iia gracilis {Haliptilon) Mont. Poi. Sud; Jania subulata Sond. 1. e. p. i8ó. Fronda più o meno alta, rigida, la primaria ramosa, rami sub- tripennati, penne uscenti lateralmente dall'apice degli articoli, pen- nette moltifìde o pennellate cilindriche o compresse patenti, articoli dei rami subcompressi subellittici o subcuneati, quelli delle penne compressi-cuneati circa il triplo più lunghi del diametro; concetta- coli ecorniculati oblunghi, quelli suburneformi cornicolati, meato al- lungato. Hab. in tutta la Nuova Olanda alla spiaggia meridionale dalla foce del fiume dei Cigni per lo meno fino a Port Phillip (Areschoug) ; alle spiagge della Tasmania (sec. Harvey); alla Nuova Zelanda (Hoo- ker Handb. of New Zealand Flora ó8o. 1867); alle isole Sandvi- censi, Waianae, Oahu, Territorio di Hawaii (sec. J. E. Tilden). Questa pianta è variabile e polimorfa al punto che, pure aven- done pochi esemplari, si sentirebbe tentati a cavarne più specie, co- me osserva l' Areschoug. Pare che questi abbia creduto come, astra- endo dai portamenti assai mutevoli, si potessero identificare le varie forme infradescritte (in base a circa 200 esemplari da lui confron- tati), fondandole sopra caratteri molto più stabili; ma con tutto ciò 1236 confessa essere irrita la specifica identicazione loro, epperò non fa- cilmente con .'iene nella sua stessa opinione. f. a. normale ed elegantissima, lunga sino a !2-i3 cm., colore bruno-porporino, verdeggiante o biancheggiante, callo radicale mol- ticipite, ramosissima. Rami fino a tripennati, bellamente piumiformi, a circoscrizione più o meno ovata od oblunga o lanceolata, negli esemplari più macri maggiormente angustata. Articoli dei rami com- pressi o subcilindrici, ora lungamente cuneati ora subcilindracei, della lunghezza eguale al diametro; quelli delle penne largamente cuneati. f. i3. fronda egregiamente cespitosa densissima, lunga 2-6,5 cm. Rami densamente vestiti di pennette lunghe circa 2 mill. da ogni lato pullulanti moltifido-dicotome. È solo una variazione della f. a. normale, poiché 1' una e T altra si trova nello stesso ramo dello stesso esemplare (il che è quanto dire che si verifica una grande polimor- fia nel rameggio). Questa e la seguente forma sono assai aljìni alla Corallina pilifera e a questa esattamente somigliano. f. Y. differisce dalla forma |3. soltanto per le pennette distiche. In entrambe i rami sono una sol volta pennati (non bi-tri-pennati come nella forma a.), penne (a cagione della grandezza e concordanza con le pennette della forma a., chiamate pennette) moltifido-dicotome. Nello stesso esemplare spesso si trovano rami aventi inferiormente pennettine per ogni verso pullulanti, mentre superiormente si hanno pennette disticamente opposte, ed in entrambe Areschoug vide qual- che volta pennette (cioè penne in Cor. pilulifera) di poco uscenti fra l'apice dell'articolo del rachide. 11 lettore che avesse preso cognizione de visu di un certo nu- mero di individui di questa specie, certo si persuaderebbe che la miglior suddivisione delle forme relative sopra nessun altro carattere potrebbe essere più opportunamente basata senonchè sulle modalità delle divisioni e suddivisioni delle ramificazioni, siccome quelle che più s'impongono al primo colpo d'occhio. Perciò appunto non senza sorpresa noterebbe la riserbatezza con cui 1' Areschoug ci presenta le sue proposte, e allora penserebbe che tale remissione potrebbe significare più cose, e per prima forse quella di una tal quale mu- tabilità di contegno che le parti stesse, prese come base di differen- ziazione, possano per avventura assumere per cause ambientali o altre che ci sfuggono. Cosi anche in questo caso saremmo ricon- 1237 dotti a quello stato di dubbiezza, che genera i dispareri, e che solo l'esperienza più estesa, in ragione di spazio e di prodotti può risol- vere. Vedo infatti che il richiamarsi a Cor. pilifera Lamour. e, sia detto anche a Cor. rosea Lamarck, non altro potrebbe significare che nella trattazione completa dell'argomento l'autonomia di queste due specie nei rapporti con la Cor. Cuvìeri potrebbe essere molto discussa, del che si ha pure un accenno in Syll. Alg. di G. B. De Toni. In questi ravvicinamenti immediati per la coabitazione delle piante nella stessa regione, dovrebbero intervenire anche le possibili derivazioni più lontanamente disgiunte nello spazio, che fossero state scoperte nel frattempo o da scoprirsi, cosi come è avvenuto per la Cor. officinalis L. Se \ Amphiroa tasinaiiica Sonder (in Linnea XXV. b. p. 686) potè essere raccolta dallo Spegazzini (det. Ardissone) alla Terra del Fuoco, non si vede perchè lo stesso od un più lungo tragitto possa essere stato impedito alla Cor. Ciivieri. È infatti con questa denomi- nazione che la Tilden ha distribuito sotto il n. 5oi delle sue Ame- rican Algae una Corallina stata raccolta sotto gli sporti degli scogli a fior d'acqua nel territorio di Hawaii, il cui portamento per nulla differisce da quello fra i meno caratteristici che pure si rinviene nella Xuova Olanda. Si pensi ancora che una tale scoperta si deve per caso ad un raccoglitore generico, e di quanto miglior successo sa- rebbe stata coronata l'opera di un specialista inteso alle ricerche con le vedute di cui ora si è detto. ^ L'esemplare Sandwicense da me osservato è alto 3 cm. e mezzo, né reca alcuna traccia della matrice, per cui non si sa dire se epi- fitico 0 lapidicolo. Asse primario inferiormente nudo, cilindrico, indi semplicemente pennato con articoli subcilindrici e poscia cuneati con angoli prominenti. Ramificazioni ridotte alla parte superiore della fronda irregolarmente dicotome, subopposte e subtricotome ali" apice. Frondi a circoscrizione lineare, lanceolata o subovata con penne lun- ghe, lineari erette, composte di 4-5 articoli subcilindrici 2-3 volte più lunghi del diametro; pcnnette distiche, rade, semplici o forcute. Sterile. Colore bianco-cinereo-azzurrognolo-chiarissimo. Gli esemplari da me osservati fanno parte di molti altri appar- tenenti a diverse famiglie delle floridee e delle fucoidee, a me per- venuti sotto la generica denominazione di Aì^he Muelleriane d Ali- 1238 stralia. Quelli di Corallina Ciroieri sono tutti epifìtici sopra Cymodocea antarclica e spesso con una o parecchie delle seguenti altre flo- ridee il cui numero andrebbe aumentato se valesse la pena di uno spoglio del mio erbario : Melobesia species, Dicranema GreviUeì e revoluium, Hymenocla- dia polymorpha e Usnea, Mychodea foliosa, hamata, pusilla, PoUexfe- nia pediceììata e crispata, Pìiytimophora ìmhricaia, Polysiphonia Hy- strix, Helmintìwra iumens, ecc. — Ciò credetti opportuno di premet- tere per osservare che in questi casi la Corallina Cimieri (e con essa alcune altre Floridee) si trova come ospite indiretta, in quanto essa si apprese non già alla Najadacea ma a delle Melobesia spessamente e duramente calcari preesistenti e avvolgenti più o meno completa- mente il fusto della Cymodocea. Dato questo fatto, sarebbe il caso di mettere in dubbio la natura epifitica della specie di cui si tratta, in- quantochè la natura della sua matrice diretta potrebbesi con ragione parificare a quella di una roccia calcarea. I Metagoniolithon pare che si trovino in questo identico caso. Non così invece può dirsi della Corallina granifera nei casi in cui si apprende alle Corallinacee ar- ticolate, perchè allora i punti di apprensione sono quelli forniti uni- camente dai genicoli privi di rivestimento calcare, come è detto nel numero precedente. Con quanto si è ora espresso non si crede di escludere in modo assoluto l'epifitismo della Cor. Cuvieri. Per parte mia però ho po- tuto constatarlo unicamente sopra piccoli individui a frondi subsoli- tarie, gracili, esili e sterili, prettamente algicoli sulle alghe non cal- caree, specialmente sulle numerose Wrangelia àoW'à Nuova Olanda, ma non mi consta se sia stato ben stabilito se e quanta relazione tali prodotti abbiano con le robuste e cespugliose forme della Cor. Cuvieri. Forse a tali individui sono da aggiungersi la Cor. Lenor- mandiana che vedremo piiJ innanzi, e Cor. radiata Yendo, di cui si dirà qualche parola nel gen, Jania. Con la Cor. Cuvieri hanno in- vece più attinenza Cor. callrptera e Cor. phunifera di Kuetzing, come leggo in Sylloge di G. B. De Toni ma che io non conosco. Nei miei esemplari, quasi sempre con abbondantissima fruttifi- cazione matura, si possono riscontrare tutte e tre le forme distinte dall' Areschoug, ma nello stesso tempo tra 1' una e l'altra ci trovo maggiori vincoli di congiunzione dipendenti da talune particolarità 1239 la cui importanza se non trovò contemplazione presso TAut. tanto meno mi sento autorizzato a riconoscerla sulla scorta di un mate- riale d'assai più scarso del suo. Non ho esteso l'esame delle frutti- ficazioni a tutti quanti gì' individui, ma dove fu compiuto trovai sem- pre delle carpospore e mai delle tetraspore. Normalmente riscontrai due corna mono-articolate sui concettacoli urneformi ; i concettacoli oblunghi, generalmente ecorni, possono però anche rinvenirsi con 1-2 corni, ma sempre privi del cono cimale a larga base e a som- mità rotondata, quale si riscontra nei concettacoli urneformi. Si comprende che le due forme dei concettacoli si debbono nel primo caso alla formazione del pericarpo che si sviluppa fra due ra- metti distanziati, e nel secondo caso allo stesso sviluppo che ha luogo fra due rametti ravvicinati. Il processo è facilmente controlla- bile nello stato iniziale nel quale i giovani concettacoli sono en- trambi sottilmente oblunghi ; è solo dall' incremento loro che si de- termina l'una o l'altra delle due forme. Ciò avviene perchè nel primo caso il concettacolo andò usufruendo nella sua crescita del tessuto basilare esistente fra i due rametti che ne dipendono i quali son co- stretti a concrescere lungo i fianchi del frutto ma non così unifor- memente da celare lungo i fianchi stessi una sorta di sopraeleva- zione dovuta ai due terzi circa della parte inferiore dei rametti così parzialmente usufruiti dal concettacolo il quale in conseguenza viene ad assumere la forma sua così caratteristica che gli deriva più spe- cialmente dalla larghezza della parte sua superiore in causa appunto della maggiore divaricazione dei rametti entrati a far parte del corpo fruttigero. Nel secondo caso invece la concrescenza avvenendo as- sai più per tempo e direttamente nel punto basale assile del frutto, questo può utilizzare l'elemento aggiuntivo in un modo più raccolto nella modellazione del suo pericarpo, d' onde l'aspetto ovato od elit- tico del concettacolo. La sopraelevazione interposta fra i due corni nei concettacoli urneformi rappresenta l'arrestato sviluppo di un ar- ticolo che avrebbe dovuto soprastare a quello fruttigero quando que- sto fosse rimasto sterile. In alcuni individui si hanno esempi di ra- metti, da 2 a 4 che si abbinano concrescendo per un brevissimo tratto nella parte loro inferiore, fruttigeri nella parte apicale o sub- apicale, suscettibili di una completa maturanza dei concettacoli i quali, pure riuscendo oblunghi ed ccorni, recano ali" apice una so- 1240 praelevazione che molto somiglia a quella prodotta dai concettacoli urneformi cornuti. L'assieme di tutti questi fenomeni rivela la con- catenazione che congiunge le tipiche due forme dei concettacoli. 11 lettore mal sarebbe prevenuto se credesse di tosto identificare le tre forme di Areschoug dai dati da lui fornitici i quali sono strin- gatamente diagnostici, mentre una vera descrizione particolareggiata di ciascuna di esse richiederebbe uno opuscolo speciale. Lo scrivente si era provato nella descrizione di un" unica sottoforma scelta fra i suoi esemplari, ma dovette ometterla per la sua estensione ecces- siva, e più ancora perchè da sola, senza il collegamento suo nel complesso delle varie manifestazioni, non avrebbe avuto alcun va- lore. Eppure di un tale studio dovranno occuparsi i futuri algologi che intendessero trattare l'argomento della presente specie per re- carvi quella luce che s" impone in rapporto alle limitazioni ed esten- sioni che fossero del caso. Per un fatto che si esporrà poi, dell'accennata sottoforma dicesi unicamente che trattasi di una pianta, roseo-fulva ne' miei esemplari, a perimetro subflabellato, alta circa 4 cm., del diam. di 3 cm., piut- tosto tozza nell'assieme e nei suoi particolari per effetto di un fitto tomento cotonoso che tutta la riveste. Questa è almeno la prima im- pressione che se ne riporta ad occhio nudo. Decalcificatene alcune porzioni e sottoposte cosi bagnate al microscopio, il primitivo con- cetto si muta completamente di fronte alla realtà, in quanto trattasi invece di un portamento sveltissimo in ogni sua parte e dove si vede che il presunto tomento è dovuto alle penultime due suddivi- sioni costituite da rametti esili, lunghi, semplici, rettilinei, dispiegan- tisi a ventaglio come le dita di una mano aperta. Si tratta eviden- temente di un aspetto tra la forma (3. e la Corallina pilìfera Lamour. Di quest'ultima si legge che le penne e pennette sono capillari cur- vate ed arcuate, d'onde sorge il sospetto che un tal carattere possa essere stato rivelato sul secco e nelle condizioni naturali, e ciò in- fatti può dirsi anche della sottoforma di cui è parola prima della sua preparazione. È in questa sottoforma che osservai un elemento a me prima ignoto. Trattasi di una particolare struttura interessante gli articoli prin- cipalmente nella regione mediana degli assi primari e secondari, che 1241 a tutta prima sembra estesa a tutto quanto il corpo dell'articolo, ma che, in seguito alla compressione fra due robusti vetri, si delimita in un corpo assai scuro dittico o avente la forma di una pera ca- povolta basante la sua estremità attenuata sul sommo dell'arco del genicolo sottostante (^). Un tal particolare non è esclusivo all'indicata sottoforma, po- tendosi trovare anche in altre, persino nelle più delicate, esili, piu- mose, piccole e sterili forme che abitano in individui più o meno isolati sopra alcune delle Wrangelia australasiche. Dato il mio com- pito, non posso più oltre fermarmi sul segnalato fenomeno di cui una spiegazione aprioristica ed eventualmente arbitraria non avrebbe alcun valore, come potrebbe, p. e., essere quella della trasmissibile tendenza dell'articolo nell'accumulare riserve per la formazione di concettaceli anche in regioni che non comportano fruttificazioni, co- me è del caso presente. E combinazione vuole che si può costrin- gere tali riserve, quando già non la presentino, ad assumere la par- venza piriforme propria del concettacelo ! La conclusione di questo capitolo è già implicita in quanto qua e là se ne ebbe a 'dire, e per molti riguardi è quella stessa che si riferisce alla Corallina officinali^ L., ma pur troppo senza l'intervento di un Setchell e di un Gardner. a. Corallina Cuvieri Lamour. - Nuova Olanda occidentale e Ta- smania, leg. Harvey e Ferd. Mueller. (^) Si ebbero varie occasioni di rilevare l' importanza dei fenomeni inerenti alla compressione di certe strutture per determinare alcuni effetti impensati, con- trari al risultato più ovvio : quello cioè di ottenere una composizione, anziché una scomposizione. Basti per tutte citare la provocazione artificiale del reticolo midollare in Grateloupia gelatinosa e la ragionata dimostrazione del fenomeno quale fu esposto al n. 483 del presente Saggio. In ben altro campo, noi pos- siamo, ad esempio, provocare fra I' oscurità degli effetti luminosi con la semplice compressione dell'occhio, da non confondersi questi effetti dovuti a un mero mec- canismo esteriore con quelli altri che fra il dormiveglia del primo sonno ci si presentano per una causa- interiore e involontaria, d' origine cerebrale. Cosi l'es- sersi afiFaticato nelle osservazioni microscopiche fa sì che nel detto dormiveglia ci si possono presentare con un vivo splendore i reperti ottenuti nella giornata. Così almeno in me succede. 1242 654. Corallina Lenormandiana Grun. sec Yendo in Corali. Jap. p. 26; Corallina ? nana Lenorm. in Harv. Syn. Phyc. Austral. p. XXIX, n. 346 (non Zanardini), Alg. Austral. exsicc. n. 462. Fronda epifitica, nana, di-tricotoma, fastigiata, articoli cùneati, quasi del doppio più lunghi del diametro. Ilab. sulle frondi del gen. Cystophora a Port Fairy (Harvey) e a Port Phillip, Nuova Olanda (Mueller). Alta da mezzo cm. ad un cm., dello spessore di una setola, salvo eventuali ingrossamenti localizzati, di colore roseo-porporino nel recente fisiologico, più o meno impallidito nel secco. Piantine più o meno isolate o ravvicinate senza però mai costituire un cespo a base comune conservando ciascuna l' individualità propria. La mi- nutezza non esclude una robustezza accoppiata a talune espressioni così grossolane da parere contradditorie con la sua statura. Fin dalla sua origine si manifesta con un solo articolo più lungo che largo, fortemente calcificato ma affatto privo di qualsiasi base callosa, ciò che rivela l'esistenza di rizine penetranti lo strato corticale della ma- trice che ne' miei esemplari è fornita dai rametti della Cystophcra sparlioìdes J. Ag. La riportata diagnosi della ramificazione si basa sopra un prin- cipio di generica applicazione esatto in sé, ma che raramente cor- risponde in modo regolare alla maggioranza degl'individui; incom- pleta è poi quella che riguarda le articolazioni che in questa specie subalternatamente si ripetono con forme diverse o compaiono isola- tamente improvvise con una forma nuova a seconda delle esigenze imposte dai particolari modi di sviluppo e di aggregazioni delle ra- mificazioni. Tra le forme che meno corrispondono al semplicissimo della diagnosi scelgo ad es. la seguente. L" asse primario è sprovvisto di un vero stipite. In suo luogo si ha un grossolano prodotto tronci- forme composto di tre articoli: quello basilare ha forma di un orcio assai ventruto depresso, del diam. di poco superiore all'altezza; quello di mezzo ha la forma di una focaccia assai schiacciata del diametro quattro volte superiore all'altezza; il cimale non è che un'assai grossa capitozza di forma indefinibile, nocchiuta, d'onde si diparte un tozzo rameggio di-tricotomo affatto in opposizione al portamento fastigiato che si riscontra nelle forme snelle armonicamente riuscite. 1243 L'articolo basale non reca ai suoi lati cimali che un ramo iniziale ridotto ad un unico articolo sessile subcilindrico a punta rotondata; sopra quello di mezzo ì rami, di poco più sviluppati, hanno forme e lunghezze disuguali. La parte inferiore nei rami componenti la massa cimale è composta di articoli tondi sessili o grossamente pe- dicellati in n. di 1-2, indi procede semplice o dicotoma con articoli obovato-oblunghi, sempre più allungantisi e tendenti alla forma co- nica o subcilindrica verso l'alto della fronda. Le articolazioni supe- riori recanti le di-tricotomie sono più latamente cuneato-compresse, semplici o munite di orecchiette più o meno pronunciate; con le estreme si torna al subovato, al subtondo e al cilindrico regolare o più o meno lungamente acuminato. Negli articoli nessun indizio di un nucleo interno, come si rivela talora nella specie precedente, bens'i uno strato di cellule isolate ma appressate, oblunghe, verticali, grandette, piuttosto scure (forse anche per effetto dell' H CI decalci- ficatore), in origine roseo-porporine, la cui presenza cela la visione delle solite zone arcuate. Genicoli ad elisse orizzontale, pellucidi. A questa ora descritta si potrebbe opporre un' altra forma ca- ratterizzata per l'asse primario lungo, sottile, slanciato, cilindrico, uniforme cioè ad articoli indistinti nello stato naturale calcificato. A questa parte potrebbe meglio convenire l'appellazione di stipite se poco sopra la sua base non recasse talvolta un ramo isolato abba- stanza ben sviluppato ad onta della sua statura che non raggiunge l'altezza della parte stessa. La massa dei rami trovasi tutta raccolta in di-tricotomie alla sommità dell'asse stesso, con la presenza degli stessi tipi di articolazione più sopra osservati. La presentazione di questi esempi, cui altri se ne potrebbero aggiungere, non sarà vana se servirà a dare un concetto dei vari contegni che la pianta può assumere nel corso del suo svolgimento all' infuori dei portamenti più normali, come usiamo indicare quelli informati ad una ben più armonica simmetria. Gli esemplari da me osservati son tutti sterili, senonchè consi- derato il volume di parecchie articolazioni, che sembra eccessivo in rapporto alla posizione loro apicale, può nascere il sospetto che le piantine relative siano suscettibili di un ulteriore più o meno breve accrescimento dal quale soltanto potesse dipendere la formazione dei concettacoli. 1244 a. Corallina Lenormandiana Grun. sec. Vendo. Pori Phillip, Au stralia; legit Ferd. Mueller. Genere JANIA Lamour. Etym., dedicato a G. Jan. (') Lamour. Bull, philom. 1812, Hist. des Polyp. fléx. p. 2Ò6; Aresch, in J. Ag. Sp. II, p. 553; Thur. in Ann, des se. nat. i855; Étud. Phyc. p. 99, t. L, LI; Corallinae sp. L., Eli. et Soland.; Corallina (Tournef.j; Subgen. I. Corallina Vendo Enum. Corali. Alg. (1902), p. 9. Osservazione. — Nella chiusura del capitolo sul gen. Corallina già fu detto il perchè qui si mantenga, ma solo pro-forma, il gen. ]ania \ cui rappresentanti si distinguono dalle Eucorallina (Vendo) unicamente per avere la ramificazione regolarmente dicotoma anzi- ché pennata, comune essendo ogni altro carattere di maggiore im- portanza. In generale però Jania è più sottile e con un portamento suo speciale. Lamouroux (e Ardissone ripetè) disse che la fronda è talvolta pennata anche in Jania, ma si tratta della errata valutazione (^) Giorgio Jan, nacque a Vienna nel 1791 e morì a Milano 1' 8 maggio 1866. Protetto da Maria Luigia arcid. di Parma, insegnò in quella Università la bota- nica. Pubblicò allora un Catal. plani, phanerogatn. ad usum botanophilorum ex- siccatarum, Parmae 1818. Promosse 1' erezione del Mus. civ. di st. nat. in Milano, di cui fu il direttore. Valendosi delle collezioni pervenute al municipio e di quelle proprie da lui aggiunte, scrisse l' Iconographie des Ophidiens in collaborazione del suo allievo, il milanese Ferdinaìido Sordelli. È a questo che devesi altresì la parte più pregevole dell'opera, il disegno cioè di 250 tav., incise in rame, con- tenenti circa 3000 fig., non solo, ma dopo la morte di G.Jan, la revisione di tutto il testo, recandovi notevoli ammende. Ciò sia detto senza menomare i meriti di G. Jan il quale per primo avrebbe protestato, se non per il principe nelV Ofiologia, come si proclama nell' iscrizione sottoposta all' artistico busto a lui inaugurato nel 1867 sullo scalone del Museo, certo pel silenzio ivi tenuto nei riguardi del suo collaboratore. Un insigne ofidogo inglese, più giustamente dell' epigrafista, dopo aver elogiato gli scrittori dell' opera, così ebbe a riassumere i suoi appunti : ha il solo difetto di essere stata cotninciata da un uomo già troppo vecchio, e ul- timata da un uomo ancor troppo giovane, il che, dopo tutto, torna a maggior lode del Sordelli. Non è qui il caso di elencare le opere di questo mio caro amico la cui modestia fu pari al grande sapere di cui era largo dispensiere dalla cattedra e da quel Museo cui dedicò la maggiore sua attività, morendo sulla brec- cia il 17 Genn. 1916. Alla sua bell'anima questo modesto omaggio. 124;-) di un ben altro fenomeno inei^ente alla /. cornicuìata, come viene spiegato al n. 656. Va da sé che in base alla suddivisione fatta da Vendo in due sottogeneri, le Corallina ijaina), siccome le più semplici in fatto di ramificazione, debbano precedere le Eucorallina. Sulla fruttificazione, il Thuret ci fornisce le seguenti notizie : cistocarpi ovali o in forma di urna, aperti all'esterno mediante un foro apicale, provenienti dalla trasformazione delle articolazioni sot- tostanti alle dicotomie superiori e quindi cornuti. Filamenti sporiferi brevissimi, portanti spesso una sola spora matura arrotondata nella loro articolazione terminale, sorgenti ali" ingiro del fondo della cavità pericarpica nel cui centro trovasi un fascio di parafisi e di tricogini assai lunghi. Tetraspore pure svolte in articolazioni trasformate a guisa di urna ed aperte all'esterno mediante un foro apicale, ma un poco più grandi ed allungate, situate costantemente sopra frondi distinte. Anteridi costituiti da brevissimi filamenti svolti sulle pareti di concettaceli terminali allungati, lanceolati, non corniculati. situati sulle stesse frondi che portano i cistocarpi. Anterozoidi caudati. 655. Jania rubens Lamour. Hist. Poi. fléx., p. 272. =■ Corallina rubens L. Syst. Nat. ed. XII, voi. I, p. 1804; Solms- Laubach Corali. Neap. p. 6; Hauck Meeresalg. p. 278, f. ii5, Jania rubens Harv. Phyc. Brit., t. 262, Man. p. 107; Kuetz. Sp. p. 709: Harv. Ner. austr. p. 107; Aresch. in J. Ag. Sp. 11, p. 557; Born. et Thur. Et. phyc. p. 9Ó, t. 5o-5i; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 469; Co- rallina ramulis dichotomis, teneris, capillaribus et rubentibus Eli. Cor. p. Ò4, t. 24, f. E; Cor. dichotoma, capillis densis, cristatis, spermo- phoris fucis minimis teretibus adnascens Eli. Cor. p. 65, t. cit. f. F; Jania cristata Endl. (non /. longifurca Zanard., nec Cor. longifurca Kuetz.); Cor. alba spermophoros capillis tenuissimis Eli. Cor. t. cit.; Cor. spermophoros Kuetz. Sp. p. 709 ; Cor. capsiilaris Schousb. Alg. Schousb. n. 491. Fronda fra le brevi, cespitosa, ascelle patenti, rami subarcuati, articoli ramiferi subcuneati, quelli eramiferi cilindracei, gli uni e gli altri 4-6 volte più lunghi del diametro, dicotomie superiori ed ultime concettacolifere ; concettacoli carposporiferi urneformi, i tetrasporiferi allungato-subpiriformi, còrni subequicrassi. 1246 Hab. nell'Atlantico dalle spiagge della Norvegia fino ai lidi dell'Africa settentrionale; nel Mediterraneo ove abbonda nel Mar Nero (Woronichin); nel mare australe alla spiaggia Natalense d'Africa. Cespi il più delle volte densissimi subsferici. Fronda verace- mente dicotoma, ora rossa ora porporina, più o meno impallidendo nel bianco. Rami normalmente patenti, curvati o arcuati. Articoli e- ramiferi tutti cilindracei, i ramiferi cuneati o subclavati, varianti in lunghezza, ma spessissimo 4-6 volte più lunghi del diametro. Nella forma tipica soltanto nell'ultima dicotomia reca il concettacolo prov- visto di due corni subsemplici; nella forma chiam.ata spennophora dagli autori, il concettacolo si forma nelle dicotomie sotto la prossima apicale, e in questo caso i corni (rami) sono dicotomi recanti i con- cettacoli nelle dicotomie. Concettacoli urneformi subcompressi, meato spesso allungato; corni ad apice spesso bianchi, come anche la fronda sterile. Le nascenti frondicine, delT altezza di una frazione di millim., isolate, distanziate o ravvicinate, sporgono dalla matrice in forma cilindrica, subovata o subtonda, monoarticolate (crasse, pallide nelle preparazioni decalcificate) e presto da un solo articolo passano alla produzione di altri e quindi alla prima dicotomia. La tozza sessilità di questa prima vegetazione comprova la penetrazione sua nella ma- trice mediante rizine. La matrice è data da allre alghe, come dice Ardissone senza specificarne alcuna. Io non gliene conosco altre se non quelle offertele da alcune fucoidee, e cioè : Cladosiephus, Cyslo- seira e Bifiir caria. In base alle sopra riportate differenze, le forme tipica e sper- mophora sono facilmente riconosciute, massime al microscopio. In quanto alla Jania o Corallina longifurca, che non debbasi confondere con la Jania e ristata Endl., io vorrei anche ammetterlo, ma che se ne pensi in proposito e come sia da considerarsi la longifurca nei rapporti con la rubens, non mi fu dato di rilevare in Syll. Alg. Certo si è che, anche ad occhio nudo, si mostra ben differente dalle forme typìca e spennophora quali si presentano nel Mediterraneo, sia per la statura e robustezza sue maggiori, pel colore rosso-mattone più o meno scuro, un po' impallidito o volgente al cinnamomeo per al- terazione ma non mai forse al bianco assoluto, e sia pel portamento eretto, rigido, fastigiato. Vero è anche come un consimile porta- 1247 mento, se non proprio il colore, può riscontrarsi in alcuni individui delle insenature Atlantiche d'Europa centrale, per il che Heydrich propende a ritenerla una forma della rubens, secondo J. Chalon in Liste Alg. mar. p. 209 (legit Sauvageau). F. Hauck, loc. cit., recan- dola come specie a sé stante, dice di essa: C. rubens « ahnlich », e siccome questo vocabolo si presta cosi a significare siìiiile come a significare somigliante, lascia supporre nell'Autore una tal quale dub- biezza. Per Zanardini, Ardissone e Bornet è una vera specie ; per il Preda una forma della rubens. Fruttificazioni come nella rubens; nei miei esemplari però i con- cettaccoli maschili e femminili li trovai sempre vacui. Tutti gli autori, sia che fecero opera di compilazione, sia che segnalarono in proprio alcune nuove particolari stazioni di produ- zione, non escono però mai dall'area di distribuzione propria della C. rubens, ma ciò soltanto non può costituire un elemento per ri- solvere la questione eh' io lascio insoluta. a. Corallina rubens L. (EH. priorità lySS). Golfo di Genova, Tir- reno, Golfo di Napoli legit A. Mazza, ed ex herb. Ardissone. b. Idem. Roscoff, Perkiridic, ecc. Ex coli. J. Chalon, igo3- 1904. e. Idem. f. spermophora. Tirreno, leg. A, Mazza. d. Idem. f. longifurca. Tirreno, leg. A. Mazza ; P. Maurizio, leg. Ardiss. lugl. 1887. 65Ó. Jania corniculata Lamour. Poi. fléx. p. 274 ; Kuetz. Tab. Vili, t. 69, f. II; Corallina corniculata L. Syst. Nat, ed. 12, voi. I, p. i3o5; Corallina alba exigua, ramulis dichotomis, segmentis corni- culatis, fucis minimis teretibus adnascens Eli. Cor. p, 65, t. XXIV, f. d. D; Harv. Phyc. Brit. t. 284; Kuetz. Sp. p, 710 ; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 558; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 4Ó0; Buffham On An- theridia (1888) p. 264; Cor. rubens var. corniculata Hauck Meeres- alg. p. 2j<^; Corallina [Jania] Plumula Zanard. in Kuetz. Sp. p. 711, Tab. Phyc. Vili, t. 86, f. a-b; Cor. spermophora Schousb. in sched., Born. Alg. Schousb. p. 191 (35 1). Fronda fra le brevi, cespitosa, superiormente attenuata, ascelle patenti, rami subarcuati, articoli inferiori compressi subastati con lobi acuti 0 cornigeri, i superiori ramiferi subclavati, gli eramiferi subci- 1248 lindracei, gli uni e gli altri 3-4 volte più lunghi del diametro, le ul- time dicotomie concettacolifere, concettaceli urneformi-subelittici da ciascun lato acuti, corni attenuati. Hab. neir Atlantico dalle spiagge Inglesi al Marocco (VVesten- dorp, Kickx, Debray, Le Jolis, Van Heurck, Crouan, Chanteiat, Sau- vageau, j. Chalon, Schousboe); nel Mediterraneo, Golfo di Genova (Ardissone, Strafforello e Montagne), Golfo di Napoli (Falkenberg), alle isole Baleari (Rodriguez), nell'Adriatico (Meneghini, Zanardini, Hauck), ad Acireale in Sicilia (Ardissone). Fronda alta !-5 cm., porporina, rossa o verdina, normalmente più che /. ruheiis superiormente attenuata. Rami curvati o arcuati, più di rado patenti. Articoli inferiori compressi, esattamente quasi obastati, lobi ora acuti ora corniculati ; corni qualche volta subolato- filiformi, attenuati, curvato-patenti (d'onde l'usurpato nome di penne) composti di più articoli ; articoli superiori ramiferi subclavati o sub- cuneati, quelli eramiferi subcilindracei. Concettacoli -nelle ultime di- cotomie, più spesso subelittici, talora più o meno urneformi, a meato allungato e corni più attenuati che in /. rubens. Questa specie poco frequente, che a primo aspetto pare confon- dersi con la precedente, ci rivela invece due particolari che forse, né isolatamente né combinati, mai si ripetono in nessun' altra delle Coralline finora conosciute. Non credo pertanto fuor di luogo la de- scrizione che ricavo dal mio complesso esemplare il quale ci rivela un fatto assai importante da me non riscontrato in alcun testo, né so dire se almeno sia stato riprodotto dalla citata Tavola del Kuetzing. La massa degl'individui compone un fìtto cespo subemisferico del diam. di 5 cm. e m.ezzo, di un roseo proprio del latte e vino commisti, e si apprende ad un ramo, denudato dei rametti, di Cla- dostephiis verficillatus (Lightf.) Ag. Come tutte le Corallinacee articolate, cespugliose principalmente, e più ancora in quelle epifitiche, anche nel nostro caso si assiste ad un' infinità di fenomeni più o meno stravaganti che spesso accom- pagnano gl'iniziali sviluppi di ogni singola piantina. Questa premessa è necessaria perché spiega il come anche negl' individui completa- mente evoluti, e persino nelle stesse loro sommità si possono di tratto in tratto ripetere talune delle stranezze originane. Prescindendo 1249 da questo fatto, prendiamo, per brevità, ad esempio una vegetazione completa fra le più semplici. Ad occhio nudo, vista contro luce, si ha l'impressione di una pianta a divisioni pennato-piumose, del che avremo più avanti la spiegazione. Articoli iniziali poco dissimili da quelli di Cor. rubens, cioè subtondi od allungati, indi cilindrici, 2-5 volte più lunghi del loro diam. e in tale stato, salvi il pallore e la tenerezza loro, assai somiglianti alle ultime divisioni, come spesso avviene dei due estremi senza che perciò si tocchino. Questi stessi articoli si fanno poscia leggermente cuneato-compressi con le sommità laterali (lobi od orec- chiette) appena pronunciate, punto divaricate. Solo in tale stato si potrebbe in essi riconoscere il carattere stipitale. I seguenti li ve- diamo tramutati, ora gradatamente, ora d' improvviso, in sentita- mente cuneati, sempre più compressi e coi lobi pronunciatissimi di- varicato-ascendenti. Questi lobi sono ora semplici, ora (e qui si ha la prima novità) originanti alla sommità loro un rametto mono-arti- colato della forma più sopra descritta, costretto alla base. Non so con quanta razionalità si è dato il nome dì corni a queste produzioni dei lobi, generando anfibologia coi corni dei cpncettacoli d' origine pure ramicellari. È ai corni dei lobi articolari cui devesi ad ogni modo il nome specifico della pianta. Ne basta, che a questi stessi articoli a lobi cornuti devesi ancora una seconda loro proprietà ancora più stupe- facente, quella cioè di emettere, non già dall'ascella del lobo come avviene generalmente, ma dalla base esteriore dei lobi, o anche più o meno sotto di essa, delle vere ramificazioni pluri-articolate divise in povere e brevi dicotomie. Non bisogna però credere che tutti quanti gli articoli componenti l'asse del disco (giacché di questi si tratta) siano sempre muniti da ambo i lati cobi del corno sui lobi come dei rami sotto la base esteriore dei lobi stessi, avvenendo anzi spesso che corni e rami si presentino unicamente in uno solo dei lati, mentre in alcuni articoli tanto gli uni che gli altri possono man- care affatto. Ma come che sia, tali produzioni servono sempre a con- ferire alla fronda l'aspetto più o meno pennato, d'onde la sinonimia di Jania plumula Zanard. in Kuetz. Talora la regolarità delPasse tro- vasi interrotta da una sorta di capitazione che sembra dovuta al concrescimento deformato di due articoli, ciò che in alcuni casi ap- pare anzi evidente come lo proverebbe il fatto che tali ingrossamenti 1250 sono sempre coronati da tri-quaclricotomie composte da due dira- mazioni laterali originate dalla base esteriore dei lobi e da due altre più robuste, subconcrescenti nella loro base, uscenti fra l'uno e l'al- tro dei due lobi. Lascio ad altri l'indagare la causa e la modalità anatomica che determinano in questo caso le ramificazioni extra- ascellari. È però curioso il notare come l' Algario Zanardini rechi al n. 620 la /. corniciilata (L.) Lam., Cherbourg, Dalmazia, Palermo, Venezia, e al n. 63o la /. Plumula Zanard., Dalmazia. Si comprende esservi stata epoca in cui l'insigne algologo tro- vasse differenze tali tra gli esemplari da credersi autorizzato alla creazione di quella nuova specie nella quale il Kuetzing (se non forse lo stesso Zanardini) ritenne e con ragione, ravvisare una sem- plice sinonimia della /. corniculata. È nelle regioni mediana e superiore della fronda che le dicoto- mie primarie e secondarie trovano il loro massimo e regolarissimo sviluppo mediante articoli privi di lobi, subcilindrico-compressi, tre volte più limghi del loro diametro, ma anche qui, in dimensioni assai minori, possono verificarsi tri-quadricotomie della natura di quella già indicata. Le sommità recano concettacoli urneformi-compressi o semplicemente elittico-obovati, a seconda che nella formazione loro concorra o meno la parziale o totale incorporazione di due rametti. Le sommità sterili sono brevemente forcute o a sella, secondo il grado di sviluppo. Genicoli esigui, solo valutabili dopo la decalcificazione degli articoli. a. Jania [Corallina) corniculata Lamx. Banyuls. Coli. J. Chalon. 657. Jania decussato-dichotoma Vendo Corali. Japon. (1902) p. 25, t. 3, f. 1-3, t. 8, f. 3-4. ~- Corallina adhaerens Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 83, p. p. Fronda fragile, decussato-dicotoma, rami divaricati contesti, ar- ticoli cilindracei 2-5 volte più lunghi del diametro, gli ultimi cilin- dracei acuti; gli articoli sono lunghi 0,2-0,9 mill., larghi 100- i5o [x. Hab. sulle roccie o sulle alghe a iMisaki, Boshu, Hinga al Giap- pone (Yendo) ; sulla Turbinarla conoides Kuetz. alle Isole Seichelles nell'Oceano Indiano occidentale (Camillo Wolf; det. Mazza conferm. Yendo). 12;-)! Per parte dei classici almeno, a noi non giunse l' aggettivo dc- cussatus usato per varie ma poche Floriclee da Ellis, Solms Laubach, Montagne, Endlicher, Foslie e forse altri, abbiamo però il decussus Ovid. e il decutere Liv., nonché il decussis Plin., cioè una moneta che valeva io assi, la cui figura era perciò data dalla lettera X [de- cusse it.), 11 significalo degli altri termini, come può rilevarsi dai di- zionari, è sempre troppo generico o improprio, massime quando im- plica immagini affatto estranee ad una pianta qualunque essa sia o comunque ne siano le proprie stranezze. In sostanza i citati algòlogi impiegano il deciissatus per designare appunto alcune delle cosidette stranezze (in realtà accommodatio, adattamenti) che interessano ora tutta quanta la pianta, ora l'asse maggiore o i minori, ora unica- camente le estremità loro. Cosi ad esemp. Eli. et Sol. descrivendo i lobi del Lithophylìum decitssatiim li dicono verticalihus et inler se decussatim concretis, ciò che, nel caso, indica un accorciamento do- vuto alla concrezione. Altro esempio poi che interessa il decussis (d' onde il nostro, decussare, incrocicchiare') ci viene offerto talora da individui eccessivamente calcificati di Liagora decussata Mont., con i suoi apici forcuto-patenti formanti una V, cioè la metà superiore della X, al disotto dei quali può trovarsi da un lato un rametto con direzione diagonalmente discendente, ma dall'altro lato la seconda delle metà che dovrebbe delimitare l'apertura inferiore non è già fornita da un quarto rametto, ma bensì dall'asse, per cui la figura della X è falsata, in quanto l'asse è verticale e non diagonale. iMa a che perdersi in tali minuzie quando Sporolithon, Litliolhamnion, Gonioli- thon, Lithophylìum, Tenarea (veggansi), non altro presentano che il trionfo di una generale decussazione interiore ed esteriore delle masse di cui si compongono ? Con quanto ora si è detto entrasi direttamente nel cuore del- l'argomento, ma io non posso trattarlo senza la scorta delle piante giapponesi sulle quali Yendo ebbe a basare la creazione della sua nuova specie, non solo, ma anche senza il sussidio di una descri- zione che da lui provenisse. La Syll. Alg. di De Toni non ci offre che la scarna e incompleta diagnosi sopra riportata. La decussazione im- plica un complesso tale di manifestazioni che richiede una spiega- zione per ciascuna di esse, e se il decussato sta bene nella diagnosi 1252 occorre però sempre che la descrizione ne indichi la natura e la morfologia per ogni singolo caso. Quando m.i pervennero gli esemplari delle isole Seichelles, dopo un primo sommario esame, io credetti di collocarli nella cartella di Corallina rubens, annotando sulla scheda relativa: Cor. deciissalo- diclìotoma?, non per convinzione di ben fare, ma per chiederne, a suo tempo, notizie allo Hariot che sapevo in relazione scientifica con K. Yendo. Ebbene, quest' ultimo negli esemplari speditimi da Wolf ravvisò né più né meno che la sua Cor. decussato-dicholoma. Io li per li mi limitai a cancellare il mio punto interrogativo, riservan- domi un pai minuto esame quando fossi giunto alle Corallinacee dalle quali ero ben lungi. I miei esemplari della Corallina in questione si apprendono al caule e ai rami della Turbmarìa conoìdes, Kuetz. mediante robuste rizine cilindriche attenuate all'estremità, piuttosto lunghe, subialine, semplici tenaci, e con esse penetra più oltre lo strato corticale della matrice, fatto questo che ci richiama alla vessata questione se si tratta di ospitalità o di parassitismo, purché non sia una cosa e l'al- tra insieme, ciò che talvolta avviene anche nella società umana. La Sargassacea cosi invasa ne resta spesso interamente coperta dal callo basilare alle cime, salve talvolta alcune lamine basilari e apicali per- chè evidentemente di recente produzione. Ne risulta cosi un grosso grappolo di tanti gomitoli bianco-ver- dini quante sono le divisioni e suddivisioni della matrice. E qui s' im- pone imperiosamente la domanda come mai di una tale convivenza, che si risolve a tutto vantaggio della Corallina, questa ne possa in- differentemente fare a meno collo scegliersi invece, quando le ca- pita, per matrice uno scoglio .^ Ignoro se nella legge degli adattamenti esista un articolo che consenta una tale libertà di scelta; io sono restio a crederlo, almeno nel caso attuale. Delle parecchie migliaia di piante componenti il complesso dei cespugli, ben si comprende come io non potessi che limitare lo stu- dio a ben poche, pel fatto che, col sussidio di una semplice lente, tosto mi convinsi dell'assoluta loro regolarità e sterilità generale (la raccolta venne fatta in dicembre). Il microscopio non fece che asso- dare come una tale regolarità si estende pure alle dicotomie che. 1253 astrazion fatta degli stroncamenti dovuti all'estrema fragilità della pianta, per nulla mi rilevarono né eccezionali tricotomie né alcuna di quelle aberrazioni cosi frequenti quali vennero rilevate in altre specie. Gli articoli per nulla divariano da quelli di Cor. riibens ; gli apici sono acuti ad occhio nudo, ottusi sotto il microscopio, semplici o forcuti con le forche piuttosto divaricate nel completo loro svi- luppo, ciò che un po' meno si verifica nella rubens. Con questa poi condivide la visione superficiale che presenta delle cellule esilissime filamentose, longitudinali, nonché la forma e la dimensione dei ge- nicoli. Se dovessi menzionare una differenza assai più spiccata, sa- rebbe quella di una maggiore fragilità nel secco, ma che si elimina con la decalcificazione, come avviene nella rubens. Se dovessi trarre una conclusione da quanto finora fu esposto, 10 sarei imbarazzato tra un assolutismo irriducibile nel negare l'au- tonomia della specie, quando questa dovesse essere rappresentata dai miei esemplari, e il dubbio che lo Vendo non abbia confrontato il saggio degli esemplari stessi coi proprii del Giappone. Questo dubbio é avvalorato dal fatto che se il Museo di Parigi avesse pos- seduto campioni delle isole Seichelles pari ai miei, lo Hariot proba- bilmente si sarebbe dimostrato del mio parere. Egli ha creduto per- ciò (come me ne scrisse) di aspettare l'andata dello Vendo a Parigi per invocarne quel responso, forse affrettato, che venne più sopra riferito. Veggasi in ogni modo anche il seguente numero. a. Corallina decussalo-dicholoina sec. Vendo. Isola « La Digue « del gruppo delle Seichelles, Ocean. Ind. occid., Genn. 1Q09, leg. C. Wolf. 658. Jania adhaerens Lamour. Polyp. fiéx. p. 270; Kuetz. Sp. p. 710; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. SSg. = Corallina adhaerens (Lamour.) Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 83; Vendo Corali. Japon, p. 24! t. 3, f. 4, t. 7, f. 5. Fronda irregolarmente decussato-dicotoma o paniculata, rami di- varicati contesti capillacei, articoli cilindracei 6-10 volte più lunghi del diametro, gli ultimi subcilindrici acuti; concettacoli urneformi a pomi più lunghi. 1254 Hah. nel Mare Rosso (Kuetzing); nel Pacifico alle spiagge del Giappone (Yendo); nel Mediterraneo al lido dell'Algeria, seppure non siasi confusa con la Cor. nihens (Montagne). — È- lecito dubi- tare se questa specie sia proprio diversa da quest' ultima. Per es. lo Hauck in Meeresalg. p. 279 enumera la Jariia adhaerens Lamour., da Kuetz. dipinta nella cit. Tav., fra i sinonimi di Cor. rubeìis. Senza data, senza indicazione della provenienza, senza il nome del raccoglitore, senza alcun vestigio di matrice, trovo nel mio er- bario il qui sotto descritto esemplare con questa denominazione : Corallina riibens L. ~j: Jania adhaerens L.amx., ciò che vorrebbe si- gnificare come anche per parte dell'anonimo raccoglitore o classifi- catore sia stato espresso il dubbio sull'autenticità della specie del Lamouroux, in ciò forse precedendo lo stesso giudizio espresso dallo Hauck e (col forse) anche dall' Ardissone. Frondi capillari, fragilissime, formanti un cespo pulvinato alto 2 cm., del diametro di 3 cm., di un colore bigio-verdognolo con una sfumatura di roseo nelle divisioni estreme. Le frondi, massime nella parte inferiore, presentano un rameggio irregolare, alterato nella forma, a causa forse delle molte grumosità vegeto-animali ete- rogenee che deturpano il cespo. Così, nel basso, si possono osser- vare dei rami assai distanziati, opposti o subopposti, alterni od uni- laterali, lunghi o corti o cortissimi, corniformi, rettilinei, incurvi o recurvi, composti di i-q-S articoli. Nella parte media e superiore il rameggio si dispiega regolarmente in dicotomie rade, a rami diva- ricato-ascendenti, lunghi, talvolta tricotomo nelle penultime divisioni. Genicoli inconspicui, esilissimi, lineari, ben manifesti soltanto in se- guito alla decalcificazione. In mancanza della matrice, nulla si può dire di queir aderenza cui accenna il nome specifico; del resto è questo un carattere che, massime nelle prime evoluzioni, si può os- servare anche nella tipica Cor. rnbens, come nella decussato-dicliotoma di Yendo. 11 mio esemplare è sterile. Non conosco esemplari autentici nò del Kuetzing, né del Yendo, ma poiché in fin dei conti ci manca la invariabile idea concreta della Cor. adhaerens come specie a sé stante, è lecita la seguente do- manda che qui si fa a modo di conclusione: oh, come mai sem- briamo tanto inclini a supporre che la Corallina adhaerens, solo per- chè raccolta nel Mediterraneo, sia stata scambiata con una forma 1255 della Cor. rubens, mentre la si dovrebbe ritenere come specie auto- noma se ci viene dal Mare Rosso o dal Giappone ? La domanda si potrebbe ripetere anche per la Cor. deciissato- dichotoiìhi che, come si è visto, si è anche trovata poco più in là del Mare Rosso. Se ad entrambe le forme ora indicate è stata qui serbata l'in- testazione delle specie, fu solo per richiamare meglio l'attenzione sopra di esse. 659. Jania Novae-Zelandiae Harv. in Hook. FI. N. Zeal. p. 287. Fronda setacea, lunga 2-4,5 cm., dicotoma, ascelle acute, arti- coli cilindracei, sei volte più lunghi del diametro ; concettacoli ur- neformi, ascellari, coronati da rametti bini 2-3-articolati. Hab. a Bank Penins. (Lyall), alle coste orientali della Nuova Zelanda (Colenso) e alle Isole Hawaii (Tilden). — Prossima alla /. nataUnsis Harv. Alla N. Zel. loco cit. trovasi anche la var. longearti- ciilata Harv., che si distingue dal tipo per gli articoli 12 volte più lunghi del diametro. Il mio caso pratico si presenta nel modo seguente. Cespolino alto poco più di un cent., largo quasi 3 cm., appreso ad una ma- trice che non si sa bene individuare, presentandosi composta di ele- menti frammentari eterogenei, quali una Dictyotacea, una Cryptone- miacea, un Ceramium afpne al dia.bhanwn, una Enteromorpha, ecc. Certo è stato raccolto con poca cura o forsanche troppo ripulito, come usano spesso gli appena iniziati che, a questo riguardo, fanno men bene dei più assolutamente profani. È chiaramente bigio. Frondi capillari, ora subitamente erette, ora più o meno decombenti inferior- mente o inginocchiate. Articoli inferiori subcilindrici, robusti, molto più lunghi del diam., con le giunture poco appariscenti ma poscia cospicue in causa di un denticino cimale uno per lato. Dopo un tratto di nudità si presenta la prima dicotomia naturalmente solita- ria, indi le altre bine, che si ripetono 3-ó volte, prodotte dallo stesso articolo ad esse direttamente sottoposto, una per ogni lato cimale. Questo articolo bi-dicotomigero è assai ingrossato, urniforme sebbene non concettacolifero. L' asse che lo porta è assai robusto, come robuste sono le divisioni delle dicotomie di poco divaricate e con gli articoli relativamente corti, concettacolifere ; il caso contrario 1256 avviene nelle dicotomie sterili. Concettacoli urneformi o suburneformi od oblungo-elittici o infine troncati alla sommità, ecorni, mono- corni o bicorni. I corni ora sono lunghi biarticolati. ora più corti monoarticolati, ora ridotti ad una brevissima punta conica. I concet- tacoli maturi mi rivelarono sempre delle tetraspore quadrizonate cri- salidiformi. l genicoli si possono mettere in rilievo solo con la de- calcificazione: sono elittico-depressi e si fanno perfettamente tondi mediante la compressione. Questa fa parte di una quindicina circa di altre specie che, fino al 1895 non erano ancora passate sotto la disamina dei moderni re- visionisti, e che perciò corrono sempre sotto il nome di Jania ad onta della legittima loro appartenenza al gen. Corallina. (Vegg. G. B. De Toni, Syll. Alg. p. 1854-1857). a. Jania Novae-Zelandiae Harv. - Waianae, Oahu (Hawaii), 26-5- 1900. Distribuita da /. E. Tilden sotto il n. 5o2. 660. Jania (Corallina) radiata Vendo Corali. Japon. (1902) p. 26, t. 3,.f. 6, t. 7, f. 7, Crypt. Japan. lllustr. voi. Il, 6, t. 88. Fronda mininìa, flabellata, rami radiato-fastigiati, regolarmente dicotoma; articoli infimi cilindretti tosto compresso-appianati, lineari- clavati, 2-3 volte più lunghi del diametro. Hab. sulle frondi di Cystophora, Sargassum e di altre Fucoideac alle spiagge del Giappone (K. Tani, Yendo). — Frondi plurime sor- genti da un disco radicale comune. Articoli 0,8 mm. lunghi, o,3 mm. larghi. Non vidi il frutto. Alla riportata diagnosi si fanno seguire le seguenti osservazioni. Frondi alte 3-4 mill., setacee, isolate o lassamente appressate, non mai costituenti cespi più o meno densi, rosee, che negli esem- plari osservati, determinati da Yendo, si apprendono ad ambe le faccie e picciuoli delle foglie cimali lineari-lanceolate dentato-cigliate di un Sargassum. Oltre le frondi normali regolarmente ed ampiamente dicotome fin da poco sopra la base, altre se ne possono trovare subsemplici, più esili, meno compresse, raggiungenti l'altezza delle prime o di poco più basse, composte di 7-8 articoli assai lunghi subcilindrici, crescenti di spessore dal basso verso 1' alto, completamente eramiferi nei primi sei. La dicotomia si produce unicamente sul penultimo 1257 articolo, ma, anziché divaricarsi con ascella acuta, rimane sempre chiusa, coi rami cioè parzialmente sovrapponentisi. Questi stessi rami recano alla sommità loro l'inizio di una seconda dicotomia che, come nei casi ordinari, non è suscettibile di alcun ulteriore sviluppo. In questa forma anormale pertanto, in luogo di 10-12 dicotomie acuta^ mente divaricate, distribuite a 5-6 per ogni lato delle diramazioni originate dalla dicotomia primaria, si hanno solo due dicotomie chiuse, la prima sviluppata, la seconda iniziale. Gli articoli recanti le dico- tomie, anziché cilindrico-compressi, sono leggermente cuneati. Geni- coli dittici, più larghi che alti, concavi nei fianchi. Nella decalcificazione, gli articoli, visti in superficie, presentano i soliti fili longitudinali di cellule vacue ialine midollari, e altre più grandi, oblunghe, longitudinali, rosso-brune dovute allo strato corticale. a. Corallina radiata Vendo. Enoshima (Sagami). Giappone. P'C^ P'O^ P'^O^ ^"O^ ^""U^ ^"O^ ^^^^^ ^^^^^ 1^^^^ ^^^^^ ^^^^^ ^^^^^ flggiante al saggio di Algologia Oeeaniea (FLORIDEAE) Anziché imprendere un Saggio di trattazione delle Fucoideae oceaniche con una certa larghezza di vedute quale è richiesta da studi desunti dal vero, il che non è più compatibile con una vita jamfere occidua, ho stimato più conveniente fare seguire un' aggiunta alle Floridee, includendovi cioè quelle pervenutemi al- lorché il rispettivo loro posto sistematico era stato oltrepassato con le già avve- nute pubblicazioni in Nuova Notarisia dal Luglio 1905 al 1918. Fra i generi di dubbia referenza alle Bangiacee, la Syll. Alg. di G. B. De Toni, voi. lY, Sect. 1, p. 3i-32, reca quelli di Bangiopsìs [B. subsimplex- Mont. - Schmitz, d'acqua dolce) e Conchocelis (C. rosea Batt.). Di quesl' ultimo si fa qui un cenno per l'importanza sua speciale di rappresentare forse una delle più alte manifestazioni fra le Alghe perforanti, carattere che si credette già esclusivo per alcuni animali. 1259 Oss. — Non si tratta di animali semoventi, grandi e bene in- dividuati, quali le Foladi e i Ricci dì mare, ma di microscopici nu- merosi individui fissi, la cui vita è vincolata all'unione loro in colo- nie inscindibili. Queste colonie, per dire solo del caso avente un' esteriore par- venza col caso algologico nostro, si mostrano sulle conchiglie con lo stesso aspetto di macchie rosee come la Conchocelis. Il fenomeno fu osservato sopra una giovane valva di conchiglia di Tridacna gi- gantea (*), del diam. di 25 cm. per 12. Umettata una delle macchie con acido cloridrico, mediante raschiatura si ottiene il distacco di una membrana che al microscopio rivela un' apparizione meravigliosa, tale che, a prima vista, dato il suo colore, non si esita a ritenerla dovuta ad una floridea. Con la susseguita azione dell'acido e dell'es- siccazione il soggetto si manifesta nella sua essenza animale con la natura corneo-tendinosa della sua sostanza fattasi di un colore am- orino scuretto. Il disegno rivela una di quelle eleganze strane proprie dei zoo- fiti appianati. Trattasi di un reticolo formato da una fitta ramifica- zione appianata ripetentesi in ogni senso, ad articolazioni losangi- formi più o meno regolari anastomosanti per ogni angolo delle lo- sanghe mediante attenuazioni brevi filiformi, d'onde l'origine del- l'assieme reticolato. Gli organi riproduttori si formano, di tratto in tratto, al vertice di tali angoli, non però anastomosanti ma recanti invece delle cellule tonde da una a parecchie, sessili, di varie dimen- sioni a seconda del loro grado di sviluppo. Questa visione ci vien fornita dunque dalla parte superficiale ossia esteriore della macchia la quale permane tuttavia col suo co- lore roseo. Quanto più si approfondiscono le asportazioni della stessa macchia, si vede che il reticolo si va sempre più modificando e sem- (1) Facente parte di una voluminosa raccolta di conchiglie (da me poi donata al Mus. Civ. di St. di Milano) fatta ad Aden dall' amico Augusto Franzoi che, come africanista, ebbe il suo quarto d' ora di celebrità. Ebbe vita assai agitata per avventure politiche, drammatiche, romanzesche, da lui volontariamente tron- cata a Torino il 14-4-1911. Se avesse aspettato la guerra avremmo avuto un altro eroe di più fra gli eccezionali per grandezza e valore. Volle sottrarsi alla vita per la troppa pace cui si vedeva ultimamente condannato, e ciò anche in seguito ad artrite. 1260 plificando. Ai corpi losangiformi articolari si va sostituendo un reti- colo di maglie tonde a doppia parete l'una dall'altra distanziata, aventi pertanto la forma di due anelli concentrici. Ancora più profon- damente, questi anelli si trovano semplici e non più riuniti a reti- colo ma distanziati l'uno dall'altro come i fori di un crivello. A que- sto punto ho troncate le mie indagini. Ignoro se questo zoofito sia stato descritto e in quale classe as- segnato. Si direbbe che appartenga agli Spongiarii aspiculari. 11 du- rissimo ambiente avrebbe resa inutile la formazione delle spicule. Di questo fenomeno animale credetti far cenno piuttosto ampia- mente per impressionare ed acuire nei giovani allievi il senso della speculazione applicato alle visioni microscopiche. Genere CONCHOCELIS Batters (1892). On Conchoceìis, a new gen. of perforai. Algae in G. Murray Phycol. Memoirs part I, V, pag. 27 (Etym. conche, conchilia, et cele, tumor) ('). C. nov. gen. — Thallus minutus e filis ramosis articulatis hic illic in utriculos septatos, forma irregulari dilatantibus compositus. Propagatio fit per sporas in cellulis utriculorum evolutas. Unica spora in singulis cellulis. Genus ad Porphyraceas referendum. Batt. La diagnosi riportata in Syll. Alg. è così espressa: Tallo minuto penetrante nelle conchiglie formato da fili ramosi, articolati, articoli qua e là in modo irregolare dilatati (monosporangi). Cellule (come sembra) munite di un cromatoforo singolo parietale (^) Se la scelta del cele, tumor, è proprio quella del Batters e con essa avesse inteso indicare 1' aspetto della pianta quale si presenta sulla matrice, sarebbe in contraddizione con la di lui frase di maculas roseas efficientes, che esclude l' idea di un' escrescenza cosi protuberante da paragonarsi ad un tumore. L' unico vo- cabolo che concordi con tale frase sarebbe quello di chilis, macula. Si ricorda inoltre che coilos, cavus, meglio starebbe a indicare gli articoli /cr/wa irregulari dilatantibus (Batt,). 1261 irregolarmente disciforme. Propagazione per monospore negli articoli dilatati, deformati come in Erylhroiricìiia. 661. Conchocelis rosea n. sp. Batt. in Murray ut sup. ; Foslie New or crit. Norw. Alg. 1894, P- 28. Tallo immerso, formante delle macchie rosee, orbicolari, infine confluenti ad ambito indefinito; fili primari intrigati in uno strato pan- noso, a cellule cilindracee, tortuose o in forma irregolare, lunghe da 7 fino a 75 [j. e oltre, crasse 1.5-7, più spesso 4-6 [x. Otricoli sem- plici 0 ramosi lunghi fino a i io [x, larghi fino a 3o [j. ; monospore globose, del diam. di i3-i5 \ì.. lìab. nelle conchiglie vetuste, spesso in consorzio con Gomonlia poìyrrhi^a, raccolta da prima presso Millport nell' is. di Cumbra alle spiagge della Scozia (Batters); sul Lithothamnion ìaevìgatum Fosl. a Droebak in Norvegia (H. H. Gran, M. Foslie) e poscia da altri al- trove sopra Mya truncata, Solen vagina, etc. A pag. 78 della Liste Alg. mar. di J. Chalon si legge tra le Sifonee: Ostreobimn Quekeiti Born, et FI. Normandie (Dangeard). - Jersey 1903 (Van Heurck). - Brest (Le Dantec). - Le Croisic (Flahault). - San Vicente, Perai (Sauvageau). Commun dans vieilles coquilles d'huitre. D'après En- gler-Prantl, dans Anomia Ephippium seulement. A. roseuin Batt. (X Conchocelis rosea F^att.) - Roscoff, roche du Loup; mele à Epi- cladia Flustrae sur Fluslra hispida (J. Chalon) ». - Probabilmente non tutte queste indicazioni si riferiscono alla Conchocelis rosea. L'assieme pannoso che le si attribuisce, più che alla realtà del fatto devesi alla debolezza della nostra vista. II microscopio, aumen- tandone i diametri da 25o a oltre 400 volte, aumenta pure le di- stanze tra filo e filo, tra ramo e ramo, e allora l'aspetto generale ci dà l'impressione deW Ascoihamnion (già creduto una Valoniacea) fra gli animali o di un Erylhrocloniiim in un individuo a ramifica- zioni sovrapponentisi in una preparazione ridotta ad un unico piano, per quanto si tratta di alghe, visti gli esempi ad occhio nudo nella grandezza naturale, non negando che altri più appropriati si potreb- bero trovare. Secondo la tav. del Batters, la pianta iniziale è costituita da un' unica cellula tonda, col suo cromatoforo roseo tappezzante la sua parete interna e altro centrale, di colore più vivido, substellato. 1262 Questa pianticella unicellulare, matura fino dall' inizio, anziché derivare da una pianta adulta filiforme riccamente divisa e suddivisa in rami e rametti, può recare giustamente sorpresa, essendo ben di- verso l'esempio che può esserci fornito da floridee occupanti supe- riori altezze nei gradini della scala sistematica, quello cioè di fron- dicine fruttigere sopra lo stesso callo recante una grande fronda adulta ora fruttificata, ora sterile, hi altra analisi della stessa tavola vien figurata una cellula della medesima natura che si divide in due e in tre, pure munite del relativo monosporangio. Il setto si opera mediante una linea ora retta, ora arcuata, ora subflessuosa e le ar- ticolazioni che ne risultano non sono mai, per conseguenza, monili- formi, riducendosi invece a delle leggere costrizioni tra una cellula e r altra. Le cellule, contrariamente a quella isolata iniziale, si sono fatte oblunghe. Nell'esempio tricellulare si vede l'inizio di una quarta cellula filiforme e con un primo accenno di prossima ramificazione. La più adulte vegetazioni sono, naturalmente, anche le più espanse e ad esse unicamente devesi la compattezza caratterizzata come pan- nosa. Queste vegetazioni sono a tipo filiforme, abbondantemente e per ogni verso ramose, con le cellule (articoli) assai allungate cilin- drico-otricolari, subrettilinee o variamente flessuose, intercalate di tratto in tratto da altre assai più lunghe e più crasse, irregolarmente polimorfe fino alla mostruosità, più ricche di sostanza colorante, in vario grado di maturazione dei monosporangi. Genere TRiCHOGLOEA Kuetz. (1849). Kuetz. Sp. Algar. p. 644. (Etym. thrix, trichos pelo e gioia ge- latina). Zanard. Mar. PI. Rubr. p. 67; J. Ag. Epicr. p. 5i3; Schmitz Syst. Uebers. Florid. 1889, p. 4; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam, 141 (1896), p. 332. Balrachospermiim , Liagora ed Helminthocladia sp. degli autori. Fronda filiforme, pennatamente ramosa, gelatinoso-mucosa, lu- brica, farcita di sostanza calcare alla periferia dello strato midollare, compósta dell'asse e dello strato periferico; asse di fili allungati ar- ticolati dicotomi intrigati; strato periferico di fili arcuati semplici cla- valo-moniliformi. Cistocarpi evoluti tra i fili esteriori in rametti brevi, 1263 fili sporiferi plurimi clavali radianti, nudi. Tetrasporangi finora ignoti. Gen. composto di due sole specie. 6Ó2. Trlchogloea lubrica (Harv.) J. Ag. 1. e. p. 514; Till Alg. Syst. XI, p. 40; Liagora lubrica Harv. List of Friendly Isl. Alg. n. 46; Helminthocladia Cassei Crouan in Mazé et Schramm Alg. Guadel. p. 177; Liagora lubrica auct. (in quanto si tratta di esempi, giappo- nesi e dell' is. iMaurizio.-). Fronda pennatamente decomposta, rami dalla base all'apice in- signemente più angusti lungamente attenuati, asse incrostato più sottile, strato periferico del diametro di gran lunga superante quello dell'asse. Hab. le più calde regioni del F^acifico, a Loo-Choo e isole del- l'Amicizia (Harvey) ; all'is. Maurizio ed isole dell'India occidentale (Mazé). Colore della fronda rugginoso. Oss. — Il termine di confronto, cui si allude nella diagnosi, si riferisce alla Trichogloea Requieniì (Mont.) Kuetz., del Mare Rosso. A parte quanto si riferisce alle fruttificazioni non così presto né agevolmente controllabili, per il resto le nozioni che ci forniscono le descrizioni dei generi Trichogloea e Nemalion può darsi che non possano parere di natura tali da facilmente differenziarli. Sarà perciò opportuno che oltre gli autori (i quali talvolta si copiano l'un l'altro), parli ora la pianta stessa di cui si tratta. Questa (nel secco almeno) presenta esteriorità tali da essere con- fusa col gen. 'Nemalion, e più specialmente col N. multifidum, in quanto le decomposizioni della fronda non offrono sempre regolar- mente la disposizione pennata, essendo in essa frequenti anche le alternanze e le di-tricotomie. Lo spessore (o larghezza.?) di 3 mill. circa, sembrami contrastare un poco con la definizione d\ filifonnis, dato che nel recente conservi l'indicata misura o questa non venga esagerata forse per la mal consigliata compressione dei preparati. In quanto alla struttura, oltre il carattere della calcificazione che non è sempre costante ma in ogni modo di così leggero spessore da potersi eliminare col solo acido acetico diluito, si distingue in- vece principalmente dal gen. Nemalion per avere la sua colonna mi- dollare (asse) direbbesi articolata. Questa parvenza è causata dagli 1264 stessi fili interiori che, a tr^Uti assai regolari, lungo il margine mi- dollare, concrescendo insieme, formano delle masse compatte, di co- lore cinereo, opposte, ai lati dell' asse, le quali danno origine ad un robusto rameggio dello stesso colore, a rami semplici e dicotomi, più o meno arcuati. In causa di questi regolarmente localizzati ac- cumoli di energia vegetativa, la colonna midollare viene a subire delle costrizioni nei punti corrispondenti alle opposte produzioni mar- ginali, d'onde l'apparente articolazione dell'asse. Questi supposti articoli sono ellittici, verticali, assai compressi nei fianchi. L'indicato robusto rameggio lungo tutto il suo percorso si veste di lunghi fili moniliformi, ialini, e così nella ripresa loro natura mi- dollare si dirigono all'esterno formando lo strato corticale irrobustito più o meno dalla calcificazione e dallo spesso muco gelatinoso. Ci- stocàrpi abbondanti, tondi, grandi, emessi dalle parti superiori dei filamenti della cui origine fu ora detto. Dato il processo bilaterale nella formazione dei rami, si com- prende come ciò debba contribuire a rendere così appiattite le pre- parazioni per erbario, anche se essiccate all'aria libera. In Nemalion il processo è notevolmente semplificato, come si vedrà nel numero seguente. a. Trichogloea lubrica Harv. - Isola Maurizio, nell' Oc. Indiano, a est di Madagascar. Genere NEMALION Targ. Tozz. (1818) (i). Consultare Bertol. Amoenit. p. 3oo. (Etim. nenia filamento); Duby Bot. Gali. p. 959; J. Ag. Sp. II, p. 416 et Epicr. p. 807; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 26Ó; Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 4: Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. 141, p. 332. Me- sogloia, Chordarìa, Fiicus, Alcyonidium sp. degli antichi autori. Rei- minthora Fries (1825) non J. Ag. Fronda subcilindrica, gelatinoso-carnosa, lubrica, semplice, sub- (*) Secondo Bertoloni {Amoen. p. 300) da documenti inediti risulterebbe che il geiT, Nemalion é stato istituito da Micheli e da Targioni Tozzhtti. 12G5 semplice, subdicotoma o forcuto-ramosa, costituita da un asse e da filamenti raggianti formanti uno strato periferico tutto continuo; asse composto di filamenti articolati longitudinali strettamente avvicinati in una massa a guisa di colonna midollare; filamenti periferici di- cotomo-fastigiati, articolato-moniliformi, scambievolmente liberi, pro- cedenti quasi orizzontalmente dai fili più esterni dell'asse. Cistocarpi svolti nello strato periferico^ apparato placentare proprio quasi nullo, costituito dai fili pregnanti; fili carposporiferi radianti per ogni verso dalla base centrale, non racchiusi in alcun pericL...ia comune, bre- vissimi, fascicolato-ramosi, articolati, generanti infine negli articoli supremi rigonfi le singole carpospore rotondate, Tetrasporangi negli articoli terminali dei fili verticali, divisi a triangolo, spore subpromi- nule. Anteridi composti da cellule minutissime ialine svolte intorno agli apici dei fili periferici. Oss. — Nel Neìnalioii miiltìfiduui il Wille scorse la congiunzione del nucleo dello spermazio coi nucleo femminino. Come si vede, l'entità del genere è ben semplice nei suoi ele- menti costitutivi. E poiché nella diecina circa di specie che lo com- pongono non poterono gli autori ravvisare caratteri speciali stabili sui quali basarle, se ne è accettata la divisione in due sezioni: le subsemplici e le decomposte. Caratteri dunque affatto esteriori, né,, a ragion veduta, potevasi fare altrimenti. Astrazione fatta di alcune modalità esteriori, ecco perchè leggendo le descrizioni riportate dalla Syll. Alg. di G. B. De Toni ci sembrano cosi poco caratteristiche, e dove in soli due casi in cui si vogliono trovare nuovi caratteri strutturali o d'altra natura, noi vediamo che si tratta di un Nema- lion attenualtun J. Ag., di una pianta cioè non bene conosciuta e della quale l'Autore dichiara di non aver ricevuto alcun esemplare fra i multi altri pervenutigli dal Giappone; nel secondo caso si tratta di un Nemalion Andersonii Fari., nel quale pare doversi ravvisare una torma del ISIemal. ramiilosum Harv. alterata da deformazioni pa- tologiche. . Sicuramente che chiunque siasi provato ad esaminare quante più specie fu possibile, ma anche assai più esemplari di una stessa specie, ha avuto occasione di maravigliarsi delle molte e variate im- pressioni che ne ritrae. Ma sono semplici impressioni che nulla pro- missìon rendono intera, in quanto si riducono a manifestazioni dovute 1266 ad ambienti speciali, a condizioni diverse di sviluppo d'individui esu- beranti o setoliformi, crassi di mucoso lidificantesi come se uno strato grumoso o laminare, ricco di cromatofori giallo-scuri o granato, in- vadesse spessamente tutta la fronda, oppure che questa si presenti macra, pallida e quasi trasparente nella sua nudità. È naturale che ad ogni particolare condizione corrisponda un aspetto diverso nei fili assiali e in quelli periferici, in questi ultimi principalmente dove le fastigiazioni o possono agglutinarsi in corpi lineari rigidi, o aprirsi in corimbi o ventagli ad orli ingrossati e prominenti in modo piano e continuo oppure a tubercoli, ecc., conferendo all'assieme degli aspetti insoliti che per nulla implicano la manifestazione di caratteri speciali. Per parte mia posso anche osservare che i fili longitudinali del mi- dollo (un po' più grossi di quelli dirigentisi alla periferia) talora si mostrano quasi i soli componenti l'asse, tal' altra invece si vedono, con piìj o minore abbondanza, attraversati orizzontalmente dai più sottili fili diretti all' esterno, ciò che del resto è assai frequente. Una sol volta invece mi fu dato riscontrare un asse nell'asse, se così po- tesse dirsi nel caso attuale in cui trattasi di Nemal. liibrìcum in un esemplare raccolto ad Albissola Marittima dal Gibelli. Trattasi della colonna midollare subcostata, cioè con una massa longitudinale cras- sissima opaca, composta di fili sottili densissimi, finissimamente si- nuosi, intrecciati massime ne' suoi margini dai quali si partono fili assai diradati in confronto a quelli centrali, che, insieme a quelli propri della massa ambiente, diagonalmente ed orizzontalmente, si dirigono allo strato periferico. In alcuni tratti dello stesso esemplare i fili periferici fastigiati e corimbosi, concrescendo, danno luogo ad una membrana a tratti continui, a cancellati, o intestiniformi, il che non impedisce la for- mazione in essa di alcuni cistocarpi. Questo fenomeno ebbi occa- sione di segnalarlo anche in altre floridee. Sembra che Zanardini nella Tav. 47 della sua Icon. phyc. abbia figurato il Nemalìon hibricum sotto il nome di Dudresnaya dalmatica, ma si corresse poscia, come appare dal suo Aìgariiim pubblicato nel 1888 a Venezia da G. B. De Toni e D. Levi. Ecco pertanto le specie escluse dal gen. Netiialion: Nemal. purpureiim Chauv. è la Helminthocladia purpurea (Harv.) J. Ag. 1-267 Nemal. purpnrenm var. dalmaticnm Ivuetz. è Calosiphonia sp. Nemaì. divaricatiirn Kuetz. è la Relminthocladia divaricata, almeno in parte. Nenia!, coccineiim Ivuetz. è Dudresnaya coccinea (Ag.) Crouan. Ninnai, purpurifennn Kuetz. è Dudresnaya purpurifera J. Ag. Nemal. coniosnm Menegh. è forse una Neiìiastoiiia. Ncnial. ramosissimum Zanard. in Kuetz. è la Helminthora divari- cala (Ag.) J. Ag. Nemal. 7 insigne Harv. è la Relminthocladia densa (Harv.) Schmitz. Nemal. clavatum Kuetz. è la Helminthora divaricata (Ag.) J. Ag. 663. Nemalion vermiculare Suring. Illustr. Alg. du Japon. I, p. 91, tab. XXXIV (XIll); Hariot Alg. de Yokoska, p. 218, n. 24; De Toni Phyc. Japon. nov. p. 19, n. 3. Fronda semplice o subsemplice, vermicolare, mollissima, suban- nulata, parte pericentrale superante due volte il diametro dell'asse. Rab. nell'Oceano Pacifico ai lidi del Giappone qua e là (Su- ringar, Savatier, Hariot). — Frondi lunghe 9-17 cm., crasse i,5-2 mill. Colore pallido verde, bigio nel secco, gli esemplari nel re- cente servono di companatico [edulia). Abito di Nemal. lubricum, struttura di Nemal multifìdum. Lasciamo pure da parte i sandiuichs al Nemal. venniculare, i quali non so con quanto trasporto potrebbero essere accolti dagli europei. Dunque: abito di Nemal. lubricum. Si nota che quest'abito può essere semplice o dicotomo (Ardissone, miei esemplari; fig. 19 del- lo Hauck) e anche qualche poco (etwas) tricotomo, secondo lo stesso Hauck, motivo per cui Nemal. multifìdum non sarebbe da conside- rarsi che come una semplice forma oceanica del Nemal. lubricum. In quanto alla struttura, che dicesi di Nemal. multifìdum, è lecito do- mandarsi da chi e in qual senso sia stata descritta la struttura di Nemal. multifìdum. L' Ardissone per la natura della sua opera non potè occuparsene, ma trattando del Nemal. lubricum non dice pa- rola della struttura, con che, al riguardo, si rimette alla descrizione generica; F. Hauck, pur trattando entrambe le specie, conserva un assoluto silenzio circa la loro struttura, e con ciò egli pure si rimette alla descrizione generica. E allora.^.... 1268 Nei riguardi della struttura la quale, allo stato attuale degli studi, non può essere considerata che sotto un aspetto generico, io azzardai il mio modesto parere basato sull'esperienza, quale cioè venne qui sopra esposto nella trattazione del genere. Nel caso del Nemal. vermiculare il Suringar ha preso a paragone il Nemal, multi- fidnm come avrebbe potuto prendere quelle qualsiasi altre specie la cui struttura avesse avuto maggiori attinenze con quella della sua pianta, troppe essendo e troppo comuni le cause che possono pro- vocare mutazioni nel tessuto, mutazioni che mal si possono indivi- duare una per una e valutarne il valore, il carattere eventuale o di stabilità, ma che pur tuttavia, nell'assieme loro, e per ragione di confronti, noi possiamo trovare cosi diverse 1" una dall'altra. Se 1" al- gologo olandese avesse esteso le sue indagini a moltissimi esem- plari di specie diverse compresa la propria, io penso che sarebbe stato meno esplicito nel giudicare sulla struttura della sua pianta. Dal canto mio, siccome il primo esperimento mi aveva dato un , risultato troppo straordinario per non diijidarne, nel senso della sua stabilità, altri ne impresi (si badi bene, sempre sopra lo stesso, unico e incompleto esemplare da me posseduto;, che finirono col ricon- durmi alla quasi normalità dei casi. Questo primo reperto si può cosi compendiare: midollo a peri- metro rettilineo egregiamente definito, lungo i cui lati vengono ses- silmente emessi dei corpi tondi, contigui, delP apparenza di tanti bul- billi, provvisti ciascuno di un fascetto composto di fili quasi appic- cati per un tratto, e poscia aprentisi e svolgentisi in una larga espan- sione di fili che si dirigono alla periteria dove si fanno brevemente dicotomi, ma senza fruttificazioni. Trattarsi di un caso di transizione fu la mia impressione. Rinnovato l'esperimento in una regione più adulta, ne ebbi questo secondo reperto. Diametro della colonna midollare 2-3 volte maggiore di quello dei laterali strali esteriori. Midollo di fili longitudinali un po^ sinuosi, appressatissimi ma non combacianti, e tra P uno e l'altro si hanno collegamenti di fili orizzontali di un' estrema esilità. 1 fili midollari conservano sempre la loro direzione esattamente longitudinale anche lungo i margini dell'asse, senza cioè quei numerosi sconfinamenti di fili che diagonalmente od orizzontalmente si dirigono alT esterno per formarvi lo strato periferico. La ragione di questo straordinario 1269 contegno ci viene appunto fornita dal primo reperto nel quale ab- biamo notato in qual modo s'inizia la peculiare formazione dello strato esteriore, mediante cioè grovigli tondi di fili che. per l'aspetto loro, abbiamo paragonato a bulbilli. Così si spiega la formazione im- provvisa e già densa dello strato esteriore, giacché per l' indicato modo iniziale di formazione venne ad abolirsi quello che nei casi ordinari ne costituisce il primo stadio rappresentato dai fili semplici che isolamente passano dallo strato interiore a quello esteriore, È per la stessa ragione che quest'ultimo riesce assai meno largo del primo. Strato esterno uniformemente assai denso, staccantesi con linea netta e scura dal midollo pel fatto di avere i filamenti ramosi e densi fin quasi dalla sua origine e poi tosto ancor più ispessiti dai corimbi cimali recanti i rosso-bruni cistocarpi sull'orlo periferico e talvolta oltrepassandolo. a. Nemalion vermicularc Surìng. - Giappone, leg. Savatier ('). Genere HELMINTHORA J. Ag. (1852). J. Ag. Sp. Il, p. 4ib, Epicr. p. 5o8. (Etim. helmiiilhos, verme). Ardiss. Phyc. Medit. l, p. 264; Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 4; Schmitz et liauptfl. in Engl. et Franti Natiirl. Pflanzenfam. 141, p. 333. 'Nemalion, Dudresnaya, Mesogloia, Ulva sp. auct. (non liei- minthora Fries, che si riferisce piuttosto al gen. Nemalion). Fronda cilindretta, gelatinosa e lubrica, per ogni verso e ripe- tutamente ramosa, costituita da un asse e da filamenti raggianti com- ponenti uno strato periferico tutto continuo. Asse composto di fila- menti articolati longitudinali strettamente fra loro uniti, dei quali quelli mediani riescono più grossi e fra loro congiunti in modo da simulare un tessuto cellulare; filamenti periferici verticali, dicotomo- fastigiati, articolato-torulosi, scambievolmente liberi, provenienti dai (*) A proposito del gen. Helìniiithocladia, che qui dovrebbe far seguito, si avverte che V H. Hudsoni J. Ag., di cui al n. 23, sarebbe invece Platoma Bairdii (Fari.) Kck. Maggiori notizie se ne avranno giunti al gen. Platoma. 1270 filamenti assili più esterni. Cistocarpi evoluti tra i fili dello strato periferico, apparato placentare proprio quasi nullo, generati da un fascetto di fili pregnanti; fili carposporiferi radianti per ogni verso dalla base centrale, non coperti da qualsiasi periderma comune, bre- vissimi, fascicolalo-ramosi, articolati, generanti fra gli articoli (su- premi infine rigonfi) le singole carpospore rotondate. Tetrasporangi finora ignoti. Anteridi generati e costituiti da cellule minutissime al- l'intorno degli apici dei fili periferici. Oss. — Questo genere differisce da Dudresnaya (Dumontiaceae) per la maniera dell'evoluzione; vi manca il tubo articolato centrale né cos'i da questo i fili periferici escono in modo verticillato. I ci- stocarpi sono diversamente conformati. Cos'i pure differisce da Nema- lion per la diversa struttura. L' Ardissone (loco cit.) ci ricorda che il nome di Helminthora venne per la prima volta proposto nel i825 dal Fries, come si è già detto, per la liivularìa mullifida Web. et iMohr, ma poiché questa' specie dovette riferirsi al già esistente gen. Nemalion, il gen. del Fries non potè essere ammesso. Quindi J. Agardh potè riproporlo per la Mesogloia divaricata di suo padre C. A. Agardh. 11 gen. Helminthora si compone unicamente delle seguenti due specie. 0Ó4. Helminthora divaricata (Ag.) J. Ag. Sp. Il, p. 41Ó. J. Ag. Epicr. p, 507; Florid. Morphol. p. 189, t. 28, f. O-ii (cy- stocarpia); Zanard. Icon. phyc. adriat. 1, p. I23, t. XXIX; Thur. Étud. phyc. t. 32; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 2Ó5; Buffham injourn. Quek. Micr. Club 1888, p. 258, t. 20, f. 1-2 (antheridia); Johnst. et Croall Brit. Sea Weeds I, p. 181, t. o3 ! ; De Toni et Levi Fior. Alg. Ven. 1, p. ICQ. = Mesogloia divaricata Ag. Syst. p. 5i ; Nemalion clavatum Kuetz. Sp. p. 71 3. Tab. XVI; Nemal. divaricatum Kuetz. Sp. p. 716, Tab. id.; Dudresnaya divaricata J. Ag. Alg. Med. p. 85; Harv. Phyc. Brit. tab. no; Nenial. ranwsissimum Zanard. Not, celi. mar. p. 38, t. 5; Ulva rubens Huds. P^lor. Angl. p. 571 .^ Fronda cilindretta, subeguale, qua e là per ogni verso ramosis- sima, rami subeguali ottusi, fili periferici lunghetti; articoli terminali quasi oblunghi. 1271 Hab. neir Adriatico alle spiagge della Dalmazia (Zanardini); nel golfo di Lione a Marsiglia (Castagne;; ad Acireale in Sicilia (Mazza); all'Isola Colom delle Baleari, rara, a 3o m. di profondità (Rodriguez); nell'Atlantico a Cadice (Cabrerà); a St. Vaast (Lenormand); a Cher- bourg (Le Jolis); Isole anglo-normande (Van Heurck); Roscoff (Siro- dot); a Ste-Anne, le Délec, Bertheaume (Crouan) ; Belle-Isle (Desmaz.). Nelle sue Marìn. Alg. of Nezu England, il Farlow non la reca. Le frondi sorgono da una radice minuta per un' altezza varia- bile, più spesso di 10-20 cm. ed oltre, grosse circa un mill., gros- sezza che si conserva eguale in ogni loro punto, densissimamente ramose. Rami uscenti da ogni verso patentissimi, qua e là e talvolta opposti, nello stesso modo densissimamente pennatamente e divari- catamente ramosi, assumendo cos'i la pianta l'abito piramidato. I ra- metti dei rami primarii sono di poco più tenui, divaricati, densissimi, flessuosi, ottusi. Sostanza gelatinosa, subelastica, per cui aderisce for- temente alla carta. Colore pallidamente porporino volgente al giallo. .\nterozoidi, secondo Buffham, sferici, del diam. di circa 2,5 [j.. Fruttificazione monoica. Trovai questa interessante pianta ad Acireale, epilìtica sulla Schiìnmehnaimia ornata, in due soli esemplarini alti 2-3 cm., ma ve- ramente di ciò mi accorsi soltanto allora che dovetti in quest'opera imprendere la revisione del genere Schimmelmannia, cioè parecchio tempo dopo la sua raccolta, motivo per cui non mi fu dato di com- prenderla nel Manip. di Alghe mar. della Sicilia. Nulla avendo da segnalare in rapporto alle sue esteriorità, dopo la riportatane descrizione, m" intratterrò brevemente della sua struttura. La forma della sezione trasversale varia dal tondo alTangolato- ondulato, a perimetro dilatato subcircolare o variamente oblungo semplice o caudato, a seconda che la sezione vien tratta nella parte inferiore subcilindrica, o più in su dove si determinano le speciali prominenze dipendenti dal rameggio nello stato suo iniziale. Solo in questi stati l'asse può essere apprezzato nell'essenza sua più sem- plice, quasi schematica in quanto viene limitata alla sottilissima parte ottenuta col taglio trasversale. L'asse in tale preparazione si presenta sotto l'aspetto di un aggregato di cellule leggermente ambrine che interessano la parte più matura della fronda, ialine più in su. Nel primo caso hanno infatti l'apparenza di vere cellule allo stato inerte; 1272 nel secondo, mediante la compressione, palesano la vera loro natura che è quella di un esiguo gomitolo di fili articolati, che, nell'ulte- riore evoluzione vanno svolgendosi, in modo radiato, dapprima sem- plici, poscia dicotomi, indi tricotomi e infine assai cortamente poli- cotomi, costituendo, in quest' ultimo loro stadio, lo strato corticale o, per meglio dire, P ambito periferico. Questa parzialissima visione sintetica si completa con quella che si ottiene mediante la sezione longitudinale. A ciò si presta assai bene la figura del Thuret, quale vedo riprodotta sotto la lettera h della fig. 18 di F. Hauck, loco cit. Ivi le cellule assiali, viste nelT integrità loro, hanno forma cilin- drica con le estremità ottuse; sono 4 volte circa più lunghe del loro diam., disposte longitudinalmente e strettamente aijiancate. Di queste cellule così disposte il diam. dell'asse ne può contenere da ó a 8, considerate unicamente quelle che si vedono disposte sullo stesso piano. Ora le cellule più vicine ai margini dell'asse producono dei fili che si dirigono alla periferia, l'oltrepassano formando un corimbo composto di varie dicotomie brevi-articolate e ogni articolo contiene un nucleo. Questi articoli vengono a cessare improvvisamente ad una stessa altezza, ma, se cessa il monile, non si arresta l'estremo articolo il quale procede sotto la forma di un lunghissimo filamento semplice, gradatamente attenuato, composto di un' unica cellula così straordinariamente allungata, ialina. I cistocarpi, tondi e scuri, si svi- luppano appunto alla base di un ammasso di dicotomie fuoruscenti dal margine dell'asse. Ecco perchè l'asse, visto in superficie, si pre- senta come villoso ; il vello è prodotto precisamente dai fili esteriori che, nel secco, si applicano alle facce dell'asse. a. Helminthora divaricata J. Ag. Capocesto, maggio, leg. Za- nardini. b. Helminthora divaricata, Acireale, sulla Schiinnielmannia ornata^ 14 maggio 1902, leg. A. Mazza. ó65. Helminthora tumens J. Ag. Till .\lgernes Systematik XI, p. 41. Fronda cilindretta, inferiormente alla fine crassissima, in alto cospicuamente attenuata, qua e là per ogni verso ramosissima, rami subpennatamente disposti, i maggiori verso l'apice cospicuamente ii7a attenuati, fili periferici brevi, clavati, articoli terminali quasi globosi. Ilab. le spiagge australi della Nuova Olanda a Port Phillip (Ferd. de Mueller). Gli esemplari, più adulti, tosto sopra la base sono cospicuamente gonfiati, talora fino a raggiungere la grossezza di un mignolo. Com- parata la struttura con quella di Helmìnthora divaricata, già a primo intuito appare la differenza in ciò; che i fascetti dei fili, costituenti Io strato esteriore della fronda, nella pianta europea sono più lunghi, più decomposti, gli articoli superiori poco incrassati e quasi oblun- ghi, mentre nella Heliniììthora tiimens \ fili sono più brevi e in alto più clavatamente incrassati, finienti con l'articolo supremo quasi globoso. \J Algariiim Zanardini comprende una Helminthora divaricata d' origine australiana. Forse il nostro algologo deve aver creduto in buona fede all'esattezza di tale determinazioue sotto la quale de- v'essergli pervenuto l'esemplare; che se di questo avesse impreso il controllo, è a lui che sarebbe stata riserbata la constatazione della nuova specie che fu poi invece B.. tiuuens ]. Ag. Il mio esemplare forma un cespo di parecchie frondi appresso al caule di Cymodocea antarctica. Le frondi hanno l'altezza di io cm., il massimo diam. di un mill. e il colore carnicino-bruno. La distribuzione del rameggio è assai irregolare: vi si comprendono incomplete pennazioni, opposizioni, dicotomie, alternanze, unilatera- lità, e tutte queste modalità sono rappresentate dai rami più lunghi, e cioè dal mezzo cent, a 5-ó cm. Tra l'uno e T altro di questi rami si hanno rametti dentiformi. ottusi, lunghi da frazioni di mill. ad un mill. Data la giovinezza della pianta, le basi di ciascuna fronda non sono ancora tumescenti. In complesso, vista nel secco, ricorda il portamento di alcune forme di Laiirencia ottusa. Più che per l'esteriorità (mancando il carattere da cui deriva il nome specifico), è notevole per la sua struttura la cui descrizione sono in grado di estenderla anche alla visione longitudinale dell'asse, non quale si presenta in superficie, ma nella sezione sua verticale, il che mi pare sia stato finora trascurato. La sezione trasversale, previo il bagno semplice, è largamente elittica alla base della fronda, indi questa figura si fa sempre più compressa procedendo verso l'alto. L'asse è dato da un vasto ce ^1274 chio ialino a crassissima parete a primo aspetto membranacea, ma nella quale è facile scorgere un ammasso di natura filamentosa, come vedremo più innanzi. L' interno delimitato da questo cerchio è perfettamente vacuo. La parete esteriore di esso cerchio produce tutto all' ingiro dei fascetti sessili, composti di fili crassi, tozzi, di 3-4 articoli, dicotomi in modo più o meno regolare. Nell'ulteriore sviluppo, ciò che avviene a una certa altezza dalla base, questi fa- scetti si svolgono sopra una base tronciforme, spesso gibbosa o va- riamente contorta, e, con breve e tozza espansione, si dividono in dicotomie a divisioni ora patenti, ora incurvate, talora anche ana- stomosantisi, e in ogni caso producendo una seconda dicotomia che o si arresta all'inizio, o degenera in cortissimi rametti varia- mente disposti e conformati. Nessuna fruttificazione. Per rendersi poi ben conto della natura dell' asse, occorre os- servarlo nella sezione longitudinale, siccome la più atta nel rispec- chiare la disposizione naturale degli elementi. Così potei ottenere - uno strato uniforme di fili ialini, fibriformi, longitudinalmente com- bacianti pei fianchi, leggermente sinuosi, continui e semplici in ap- parenza. La compressione fra due robusti vetri, provocando l'isola- mento moderatissimo dei fili, rivela com' essi sono contorti su loro stessi e composti ciascuno di più fili a lunghi articoli incospicui, di- versamente ramosi, sia mediante acutissime dicotomie le quali se- guono il loro percorso longitudinale, sia mediante altri rami più esili e più corti, emessi in gruppi di due a quattro dai nodi artico- lari dei fili maggiori e aventi invece una direzione orizzontale per la quale servono di contesto alla massa midollare rendendola più omogenea e più serrata. Se si forza maggiormente la compressione, tutta la massa dei fili si apre longitudinalmente in due parti eguali ciascuna delle quali, accatastando i suoi componenti, si ritira, l' una da un lato, l'altra dall'altro, a contatto con la base dello strato este- riore, determinando lungo tutto il centro dell'asse uno spazio vuoto. Così viene a spiegarsi la matassa anulare rappresentante l'asse nella sezione trasversale; cos'i si spiega del pari lo stesso largo vuoto che si forma alla base della fronda adulta, quale conseguenza del con- centramento di ogni energia nelle parti medie e superiori destinate alla fruttificazione. Dopo quanto fu detto, il lettore-controllore sarà meglio disposto 127;- a ritenere come i fatti rilevati, più che le modalità dello strato este- riore, importino per stabilire la differenza fra le due specie. a. Ilelminthora tujnens J. Ag. — Port Phillip, Australia, leg. Ferd. Mueller. Sottofamiglia IV. DERMONEMEAE Schmitz. Dermonerneae Schmitz (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 4, Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. 141 (189Ó), p. 329. Tallo come nelle Nemalieae. Cistocarpi immersi nel corticc, sparsi, non definitamente limitati. Genere DERMONEMA (Grev.) Harv. (1853). Harvey Ceylon Algae n. 93 (Etym. derma cute, nema filo). Schmitz loco cit. ; Heydr. Beitr. z. Kenntn. Algenfl. v. Ostasien (in Hedwigia 1894) p. 289; Schmitz et HaupttL in Engl. et Pr. loc. cit., p. 334. Fronda cilindrica o poscia appianata, dicotoma, rami coronati all'apice da prolificazioni in numero vario, a contesto interiore di- stinto in tre strati, cellule interiori in modo subregolare longitudi- nalmente scorrenti, le intermedie più intricate e verso la periferia dicotomicamente divise e producenti dei brevi fili, presentanti al- l'apice 1-4 grandi cellule ovali (formanti il corticc) più spesso divise 3 volte in dicotomie di cellule minori. Procarpi numerosi nelle pro- lificazioni terminali dei rami; cistocarpi (pericarpio nullo) evoluti nelle regioni superiori della fronda, generati da un gonimoblasto a cespolino piuttosto lasso di fili densamente ramosi sporigeri. Ante- ridi (secondo Heydrich) evoluti in fili dicotomi dello strato perife- rico, a spermatangi minutissimi. Sporangi ignoti. Osservazione. — Schmitz e Hauptfleisch non riscontrarono an- teridi. Il genere si compone di due sole specie finora: la seguente e il D. gracile (Kuetz.) Schmitz, della Nuova Caledonia (Kuetzing). 1276 666. Dermonema dichotomum Harv. Harv. Ceyl. Algae n. 98; Ferguson Ceyl. Algae n. 76; Heydr. Beitr. Alg. v. Ostasien p. 289, t. XV, f. 5- io (dove lo si descrive ampiamente); Schm. et Haup. 1. cit. ; De Toni Phyc. Japon. nov., p. 19. Gymnophloea gracilis Mart. Tange Preuss. Exped. nach Osta- sien p. 146, non Kuetzing. Fronda cilindrica, tre volte dicotoma, ascelle rotondate, rami di- varicati; apice piuttosto appianato recante 5-8 prolificazioni piccole subdicotome. Hab. all'isola Ceylan (Harvey, Ferguson, Martens); a Kelung deir isola Formosa (Warburg, Heydrich). — Fronda alta 2-2,5 cm., larga circa 2 milL, molle, gelatinoso-carnosa, lubrica, porporescente, nel secco spesso verde, sorgente da un piccolo e Grassetto disco ra- dicale. Essiccando aderisce fortemente alla carta. Nei miei esemplari lo spessore supera di poco quello di una se- tola ; la fronda è piuttosto nerastra e di durezza quasi cornea. Ammol- lita dal bagno si fa turgida, carnoso-gelatinosa, con che il diam. si accresce d'alquanto. L'assieme della pianta potrebbesi paragonare al portamento di molte altre. In via di approssimazione cito ad esem- pio le Polvsiphonia Biasoletliana, fasiigiata, japonica. Nella ramifica- zione si nota un carattere non frequente, forse non ricordato, che si manifesta su uno dei rami delle dicotomie mediane; quello cioè di due sottili, brevi, rettilinei, acuti rametti spiniformi, opposti. Le sezioni trasversali nella parte caulescente hanno forma largamente monocurva, o policurva per accidentalità; nelle regioni mediana e superiore l'ellisse va sempre più comprimendosi, ma non cos'i da ren- dere le parti stesse appianate. Tutte le estremità dei rami sono ro- tondate. Le ascelle sembrano acute ad occhio nudo, ma al microscopio si palesano egregiamente rotondate. La struttura è come venne de- scritta. a. Dermonema dichotomum Grev. - Is. Ceylon. leg. Ilarv. 121 Fam. VII. CHAETANGIACEAE Schmitz. Sub funi. 1. SCINAIEAE Trev. Genere SCINAIA Bivona (1822) in Iride (Palermo 1822). Etim. dedicato a D. Scimi, J. Ag. Sp. II, p. 420, Epicr. p. 5 io; Morph. Florid, p. òi; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 2Ò8; Hauck Meeres- alg. p. ói; Schmitz Uebers. Florid. p. 4; Ginnania Moni. (i83ó) Fior. Canar. p. IÒ2; Kuetz. Sp, p. 7i5; Mydomium Kuetz. (1843) Phyc. gener. p. 893 ; Halvinenia, Ulva, Fiicus, Seheslediia, Corallo- psis et Dnmontia sp. auct. Fronda cilindracea, gelatinoso-membranacea, dicotoma, immer- samente subcostata, contesta di quasi tre strati: costa (strato cen- trale) costituita da fili angusti scorrenti longitudinalmente in modo più denso dai cui margini si staccano dei fili con direzione obliqua e assai più lassi formanti lo strato intermedio, strato periferico co- stituito da cellule rotondato-angolate condensate strettamente in una membrana unistratosa. Cistocarpi sospesi fra lo strato periferico, a nucleo globoso racchiuso nei fili ambienti densissimamente contesti con apertura verso il carpostomio ; fili carposporiferi plurimi, radianti in modo estrorso dal plesso placentare del nucleo, fascicolato-ramosi, articolati quasi a monile, generanti fra gli articoli le singole carpo- spore rotondate. Tetrasporangi ancora ignoti. Anteridi costituiti da cellule minutissime evolute alla superficie della fronda. A questa diagnosi di carattere generico, J. Agardh, come esser- va\ione, fa seguire quest'altra di riferimento alla Scinaia furcella/a considerata come la tipica del genere, e che io riporto dopo la trat- tazione sua troppo spicciativa fatta sotto il n. 82. Frondi dicotomo-fastigiate, somiglianti a sacchetti cilindracei, rigonfi!, direbbesi, pel succo interiore, dissette, mostranti una costa e dei fili da questa uscenti, reggenti la membrana esteriore. Costa formata da fili allungati, assai tenui, longitudinali, densamente sti- pati. Questi fili hanno un corso obliquo o insensibilmente orizzontale verso la periferia, formando così lo strato intermedio molto lasso ; 1278 sono articolati, ad articoli non facilmente discernibili per la tenuità loro, dicotomi, a dicotomie più dense verso la superfìcie; da questi si ab- bassano a ritroso dei fili dicotomi alla stessa guisa dei fili che cin- gono la decorrenza dell'asse. Cellule dello strato periferico disposte in poche serie, colorate da endocromi, si direbbero quasi gli apici rigonfi del fili intermedi e laterali con le pareti a vicenda rassodato-coalescenti ratjiguranti una membrana unistratosa continua di copertura (^). Nella fronda senile i fili interiori sono densissimi, Cistocarpi fra lo strato periferico so- spesi ai fili ambienti dello strato medio, globosi, cinti da nessuna membrana ambiente. Il resto ut siipra. Oltre all'indicata specie tipica, se ne menzionano altre tre: la Scin. moniliformìs ]. Ag. della N, Olanda australe, la Scin. carnosa Harv. dell'isola di Ceylan, e la Scin. ? salicornioìdes (Kuetz.) J. Ag. di P^orto Natale, al sud Africa. Non conosco alcuna descrizione della struttura della seconda e della terza; della prima se ne farà un cenno unicamente per rile- vare un peculiare carattere strutturale. Tutte e tre queste specie sono passate sotto il controllo di j. Agardh, il che sembra voler signifi- care come egli le accolga nel genere, non so poi se e con quali restrizioni. Certo un dubbio dev' essergli rimasto per la saììcornioides, ma non so dire se in causa de' suoi caratteri esteriori, o interni, o di entrambi. Devesi infine aggiungere che di queste tre specie sem- bra ignota finora qualsiasi fruttificazione. 0Ò7. Scinaia furcellata (Turn.) Biv. f. australìs J. Ag. .^ J. Ag. Epicrisis p. 5 12. Scinaia furcellata Flook. et Harv. Fior. Nov. Zel. li, p. 245. Fronda a membrana più ferma, fili di contestura più evidente- mente fascicolato-fastigiati Hah. le spiagge della Nuova Zelanda (Harvey) e della Nuova Olanda australe.^ (F. Mueller). (^) Così forse meglio precisa 1' Ardissone, 1. e. «Strato periferico di cellule rotondato-angolose, svolte verso il termine dei fili mediani, coperte all'esterno da una sorta di grosse cellule incolore, cilindriche, oblunghe, strettamente con- giunte in una membrana continua spalmata all' infuori da sostanza gelinea piut- tosto abbondante > . 1279 Sulla struttura della f. typica ci siamo già abbastanza fermati nella trattazione del genere, e per ogni altro riguardo se ne tollerino i seguenti ricordi. — Scinaia furcellata nasce sugli scogli e sulle conchiglie morte a poca profondità ; 1' essere stata dragata talvolta in fondi maggiori (5o m. secondo Chalon) si spiega con la facilità per la quale la pianta si stacca dalla matrice e vien quindi trascinata nelle zone inferiori. Sorge da un piccolissimo callo tondo, sia in modo sessile, sia mediante uno stipite di qualche mill. di altezza. Di rado è subrepente, e ciò avviene in piccoli individui sempliciu- scoli. Nello sviluppo suo ordinario e vista nel suo elemento ha l'abito di un cespo emisferico più o meno denso, alto da 2 a io cm., che si fa floscio e cascante poco dopo ritratto dall'acqua na- tiva. Nelle preparazioni dispiegate assume un perimetro circolare, più o meno integro, di un diam. che può raggiungere i i5 cm. 11 cespo si compone di una a otto divisioni principali, flabellate, ad ascelle subtonde o largamente ottuse, tosto divise in dicotomie che si ripetono parecchie volte, e sempre più ravvicinate dal basso verso l'alto, con ascelle acute; gli apici sono sempre più o meno profon- damente forcuti a seconda del vario grado di sviluppo. La grossezza varia, anche indipendentemente dall'età, da mezzo mill. a 2 mill., e quasi 3 mill. può raggiungere sotto le dicotomie mediane. Il colore è dipendente dall'età, dalla favorita e dall' ostacolata vegetazione, onde si ha il porporino-bruno, il porporino-vinoso, il cinnamomeo, il giallorino-chiaro, con tutti i semi-toni intermedi. Nello stato re- cente, vista al folgorante sole, appare cosparsa di miriadi di punti esigui, lucidissimi, iridescenti-aurati. Dalla f. typica poche altre se ne vollero distinguere e assai più sarebbero per un dilettante che con questo intento si desse alla con- sultazione degli erbari. Le distinzioni più razionali si fondano ora sulla morfologia esteriore, ora sulla struttura, né mancano quelle che si basano anche sul colore e sulla statura, ecc. Neil' Algarium Zanardini vedo una f. irregularis aiict. ? ed una pullens Zanard., e fra le Alghe di Schousboe vedo una Seìiesiedfia humilis Schousb.; denominazioni queste che stanno a dimostrare la buona volontà di autori volontariamente confinatisi in un' area troppo ristretta. Finora sembrano invece rispettate le forme iindulata (Mont.) J. 1280 Ag., auslralis ]. Ag., e subcostata J. Ag. — Si dirà ora qualche cosa della sola austratis. In una vecchia raccolta di Alghe Muelleriane d'Australia (non solo impreparate ma anche ridotte in cattivo stato per una lunga trascurata giacenza) abbondava la Ballia calìitricha ridotta a mate- riale di spazzaforno, più che di studio. È appunto sopra un pezzetto di matrice calcare di un individuo di detta ceramiacea. che rinvenni impiantato un misero esemplare di Soinaìa fur celiata la cui struttura non mi fece dubitare trattarsi della f. auslralis. L'esemplare è alto 5 cm. Il suo portamento dendroide lo diffe- renzia subito da quello della f. ixpica. La base è composta da una piccola massa di produzioni tronciformi opposte e subfascicolate, ret- tilinee, incurve e ricurve, alte da una frazione di mill. a mezzo cent., variamente foggiate ma con predominio di costrizioni e d'ingrossa- menti a bottiglia, subellittici e subtondi irregolarmente alternati, le estremità sempre tonde, e quelle a contatto della matrice uncinato-- prensili, ciò che rivela un ripiego della pianta per meglio assicurare la sua stabilità. Sopra una tal base si ei'ge il caule alto un cent, e mezzo, rettilineo, uniforme in apparenza e nudo, ma in realtà fatto d' insensibili graduate costrizioni e di allungati rigonfiamenti, e re- cante unilateralmente dei tubercoli nei quali è facile ravvisare delle ramificazioni deformatissime rimaste allo stato iniziale. Alla sommità del caule si apre la prima dicotomia piuttosto divaricata, ad ascella subtonda. Le .dicotomie si ripetono altre tre volte, senza tener conto delle forcelle apicali. Le ascelle di queste dicotomie sono ottuse od acute, e qualche volta appianate in una linea retta orizzontale so- prelevata, quasi inizio di una tricotomia che fosse stata troncata alla sua base. Altro notevole carattere di questa pianta è quello fornitoci da certi rametti lunghi 4 mill., sottili, acutamente acuminati, incurvi, che in numero di 1-2 vengono emessi dall' insenatura ascellare delle terze dicotomie o ai lati esterni delle ascelle od anche un po' più in su delle medesime, ma sempre dal lato esterno. Una stroncatura incrassata di uno dei rami reca indizi di prolificazioni. La grossezza media della pianta è di un mill. abbondante, di due sotto le ascelle. La sostanza e tenace, pieghevole, non aderibile alla carta anche se previamente rammollita e indi compressa; il colore è pallidamente laterizio-giallastro. 1281 Se da quest' unico esemplare fosse lecito trarre deduzioni gene- rali, ognun vede intanto, anche nelle sole esteriorità, per quali e im- portanti caratteri la f. auslralis differisce dalla forma tipica. Basti ri- cordare la presenza del caule, sia che questo rimanga unico, sia che altri avessero potuto aggiungersi in seguito allo sviluppo delle pro- duzioni basilari arrestate, secondo ogni probabilità, nelle fortunose vicende in cui l'esemplare fu travolto con la sua compagna di ma- trice; come pure basti ricordare i caratteristici rametti infra- ed ex- tra-ascellari, ecc. Infine si nota che fra le irregolarità delle linee laterali delimi- tanti tutto il percorso della fronda, vi sono sem.pre le solite varianti che si susseguono a tratti: raramente cioè presentasi il rettilineo un po' prolungato, mentre per regola generale si ha il curvilineo con- vesso delle parti allungato-rigonfie, e il curvilineo concavo nelle parti allungato-attenuate. La sezione trasversale tratta da un ramo di una seconda dico- tomia è elittico-lineare. Asse midollare di fili ialini-lucidi, brevi, sem- plici, longitudinali, ad articoli non rilevabili ma che si possono met- tere in evidenza allungandoli mediante la compressione, isolati, com- misti ad altri simili ma con direzioni diverse per cui ne conseguono incroci in forma di X, di W, o semplicemente incontrantisi nel punto basale a guisa della lettera V. Nella sezione trasversale tutti questi fili costituiscono un assieme assai lasso, ma, visto in superficie, Tasse stesso si mostra densissimo di fili in quanto si presenta in tutto lo spessore della sua massa. Lo strato intermedio è formato da fili con- simili a quelli dell'asse, senonchè gl'incroci avvengono più raramente data la maggiore distanza tra filo e filo, per cui nella visione super- ficiale questo strato appare assai diradato, e diradatissimo si offre nella sezione trasversale. Strato corticale di grande spessore, compat- tissimo per fili a ramificazione assai strettamente fastigiato-di-trico- toma, a cellule supreme coalescenti in membrana unistratosa costi- tuente la cuticola periferica. Sotto la compressione i fili midollari si allungano e gi' incrociamenti assumono parvenza di ramificazioni. La sezione trasversale di una giovanissima fronda ha un perimetro sub- tondo variamente accidentato. 11 suo contenuto è cellulare per eccel- lenza, formante un denso strato uniforme di cellule tonde e sub- tonde, grandette, mediocri e piccole dense di contenuto, sempre più 81 1282 digradanti di volume dal centro alla periferia. Gli elementi poi che costituiscono la struttura delle parti superiori della fronda adulta sono quelli stessi della parte mediana sopra descritti, senonchè i fili sono capitati mediante una cellula tonda del diam. due volte e mezzo maggiore degli articoli normali, e queste cellule si trovano talvolta intercalate lungo i fili stessi. In ciò pare vedersi un richiamo alla struttura della fronda giovanile, e alle cellule estreme periferiche della fronda adulta. Avendo dato un'idea abbastanza completa del comesi presenta la mia pianta ìnliis et in cute, sarà bene ripetere la diagnosi Agar- dhiana della sua f. aiistraìis: frondis membrana firmiore, filis eviden- tiorihus fasciculato-fastigiatis contexta. 11 semplice buon senso ci sug- gerisce che, per ogni altro verso, la detta forma per nulla dunque differisce dalla tvpfca. Ora poiché ciò non è nei rapporti col mio unico esemplare, dovrebbesi inferire che se esiste infatti una forma neozelandese rispondente alla citata diagnosi, esista del pari un" altra pianta della Nuova Olanda australe, che con la prima non ha altra parentela che quella del genere. E così si spiega l'interrogativo ap- posto alla intestazione di questo capitolo. A completare la conclu- sione, aggiungo che il mio esemplare ha dei nessi di analogia, in quanto all'esteriorità, e dei nessi più ben definiti, in quanto alla struttura, con le ultime tre specie di Scinaia, come si vedrà trat- tando di Scinaia ? salicornioides J. Ag. 6Ó8. Scinaia moniliformis J. Ag. Till Alg. Syst. Vili, p. 72. Fronda membranacea, cilindraceo-compressa, tutta articolata- mente costretta, dicotomo-decomposta mediante prolificazioni emer- genti fra il vertice degli articoli, articoli congiunti da un istmo del doppio più tenue di essi, l'infimo obconico, i mediani obovato-ob- lunghi, i supremi giovanili subrotondati. Hab. a Port Phillip, Nuova Olanda australe (J. Br. Wilson). Fra la membrana della fronda i fili interiori percorrono in varia modo il tubo, altri quasi serpeggianti lungo la parete, altri più longi- tudinali. L'asse è costituito da un fascicolo assai denso di fili longitu- dinali, dal quale si vedono qua e là staccarsi dei fili scorrenti verso la periferia, nel vivo sostenenti forse la membrana della fronda. Abito 1283 di Chylocìadia Miielleri o di Coeloclonium opuntioides ma la struttura è diversa. Di questa specie e della Scin. carnosa Harv., dell' is, di Ceylan (che, secondo J. Ag., poco ditTcrisce dalla Scin. furcellata Biv., ad onta delle sue più rade e differenti costrizioni) sarebbe stato di un grande aiuto il possedere sia pure anche un piccolo frammento per meglio valutare, in via di confronti, la pianta di cui al numero pre- cedente e la stessa Scììi. ? saliconiioides che qui fa seguito. óòg. Scinaia ? salicornioides (Kuetz.) J. Ag. J. Ag. Sp. II, p. 125, Epicr. p. 5i3. == Ginnanìa salicornioides Kuetz. Sp. p. 71U, Tab. Phyc. XYI, p. 25, t. 70; Corallopsis dicho- toma Suhr in Bot. Zeit. 1839. P- l^i fig- 44 ■■^ Fronda in forma di corda, cilindpica (con l'essiccazione ango- lato-alata.^), subregolarmente e ripetutamente costretta, alquanto di- latata in un disco depresso-piano alla sommità delle costrizioni che riescono pulvinate o subcupoliformi, prolifera dal centro pulvinare pedicellata, subcornea. Hab. a Porto Natale, sud Africa (Kuetzing, Becker). Fronda nel secco quasi quadrialata e subspiralmente torta, so- stanza e colore quasi cornei, crassa quanto una penna colombine!, lunga IO cm. e oltre, dicotomo-fastigiata, qua e là costretta, alle costrizioni alquanto dilatata in un disco depresso-piano, ogni seg- mento nuovo subpedicellato pullulante dal centro del disco. Se il tìn qui riportato dalla Syll. Alg. di G. B. De Toni rispec- chia proprio tutto quanto ebbe a dirne J. Agardh e quanto debbasi ritenere in base alla figura di Kuetzing, bisognerebbe convenire che la pianta natalense non fu peranco completamente studiata, come Io si può desumere dal punto interrogativo proposto al nome del ge- nere. Cos'i il silenzio serbato sulla struttura e sulla fruttificazione, è da intendersi nel senso che tanto l'una come l'altra sono eguali a quelle di Scinaia? Ciò non è da credersi in quanto alla struttura, e in quanto alle fruttificazioni può darsi che siano ancora ignote. Eppure in quest'ultimo ventennio i più riputati erbari debbono essersi forniti degli esemplari relativi dopo le larghe distribuzioni generosamente fatte dal benemerito dott. Becker, senza tener conto di quelle commerciali. Che proprio nessun autore ne abbia ripreso 1284 10 studio? - Tutte domande inutili, - si dirà forse da qualche let- tore, ma che pure non potei tralasciare dal farmi in quanto, seb- bene in possesso di un esemplare, anche io stesso (il che è ben naturale) non sono in grado di rispondervi. Il caule, o, per meglio dire, la parte inferiore, semplice (priva di base nell'esemplare osservato), sottostante alla prima vastissima dicotomia, ha la lunghezza di 3 cm., e lo spessore, nel secco, poco più di un mill. Questa dicotomia ha una larghissima apertura, essendo uno dei rami assai divaricato, e l'altro quasi orizzontale. Le dicotomie si ri- petono 5-Ó volte in modo sempre più serrato con ascelle acute od ottuse, e tra l'una e l'altra si hanno pochi rametti assai divaricati, lunghi da 2 mill. a 2 cm., irregolarmente sparsi, con prevalenza unilaterale. Le prolificazioni cimali spatolato-rotondate e peduncolate, hanno la massima larghezza di quasi 2 mill., e l'altezza di 5 mill. 11 portamento è quello di un corimbo depauperatissimo formato dallo assieme delle dicotomie, sostenuto da un peduncolo o caule. L'al- tezza della pianta è di 18 cm., l'ambito superioi'e del corimbo di 22 cm. Nel secco la fronda è nerastra nelle parti più adulte, bruno- scura nelle parti superiori, roseo-scurette le prolificazioni. Inoltre è coperta da un quasi insensibile velo calcareo la cui essenza è me- glio rivelata dall'effervescenza che vi produce l'acido cloridrico. J. Agardh, nelle oss. sul genere, paragona le frondi a sacchetti rigonfi, e nella diagnosi di Scinaia furcellata f. snbcostata dice come questa si mostri articolata per effetto delle costrizioni. Sebbene la natura e il compito di queste costrizioni siano ben diversi da quelli propri della specie di cui si tratta, non è però senza significato che in entrambi i casi esse si presentino come conseguenza di una co- stura interna. La differenza più immediata consiste in ciò: che nel primo caso trattasi di fronda già completamente evoluta, mentre nel secondo caso ogni costrizione segna un periodo di evoluzione della fronda nei successivi suoi stadi di accrescimento, epperò assai di- versamente organizzata. Ogni costrizione in Scin. ì salicornioìdes si chiude come si chiuderebbe un sacco già ripieno (per continuare il paragone) mediante un laccio, sopravanzandone la breve parte su- periore vuota della tela, che si allarga a disco pieghettato-radiato, mentre nella nostra alga si rinsalda in un disco uniformemente com- 12s5 patto. Dicesi inoltre che talvolta, invece di questo disco, si ha una prominenza subcupoliforme, ma forse trattasi di un equivoco, perchè in tal caso, come mi è risultato, in detta forma subtonda devesi ravvisare un ammasso di prolificazioni non ancora svolte, come si vedrà più innanzi. In quanto ai vari altri particolari con cui la fronda esterior- mente si presenta, ciò è dovuto al vario contegno dell'asse poli- morfo, o colonna d'ispessimento interno. Questo ispessimento mi- dollare è ben lungi dall'essere simmetrico, omogeneo e localizzato in modo definitivo e costante in una linea centrale che tutta per- corra la fronda di cui dovrebbe costituire l'asse, come avviene nor- malmente anche nelle stesse Scinaia. La ragione di ciò è implicita nella stessa conformazione della fronda composta di tante parti che, in certo qual modo, hanno un carattere di subindipendenza F una dall'altra, in quanto l'asse, che dovrebbe tutte collegarle in un corpo unico e continuo, è soggetto a fatali e ripetute interruzioni per ri- nascere duplicato mediante nuove produzioni gemelle originanti le dicotomie. Ora l'indicato ispessimento midollare è infatti general- mente e ordinariamente centrale, ma può spostarsi anche, ora da un lato, ora dall'altro, in tutto, o solo in parte della sua massa. Questa massa, premendo contro lo strato corticale, emette delle appendici angolate che si protendono in un assottigliamento lamellare il quale oltrepassa lo strato corticale e in questo movimento di penetrazione e d'uscita è seguito gradatamente da una parte della massa stessa. Va da sé che, contemporaneamente alla loro uscita, le parti sconfi- nanti si muniscono del rispettivo strato corticale in continuazione di quello preesistente interrotto dalle nuove produzioni. E così come nello stato normale, cioè ad asse perfettamente e delimitatamente centrale, noi vediamo l'esteriore aspetto bicipite, ossia bialato ; nei casi contrari, di fuoruscita cioè di parte della massa midollare va- riamente accidentata, vediamo invece la formazione esteriore tri-qua- drialata, e ciò non esclusivamente nei margini, com.e è il caso più frequente, ma talvolta anche nella faccia stessa della fronda. Queste spinte dalla massa midollare verso la periferia si pos- sono provocare inconsapevolmente. Cosi operando la sezione tras- versale in punti a costa unica, centrale, si è stupiti di trovare tal- volta un centro diradatissimo di fili e accompagnato invece da un 1286 grande ispessimento circolare aderente alla base dello strato corti- cale. Ora tutto ciò non è che V effetto della compressione esercitata dal rasoio troppo ma forzatamente approfondito per poter ottenere il taglio completo di una materia tenacissima e prona alle sue dis- locazioni. 1 disegni perimetrali delle singole sezioni trasversali, tratti nei vari punti di esplicazione dei fenomeni sopra indicati, se non sono proprio belli, sono invece molto istruttivi, e ad essi devesi la migliore constatazione dei fenomeni stessi. Mi dispenso dal recarne esempi cui sarebbe impossibile trovare termini di confronto un po' approssimativi. iMi limilo al più semplice, siccome quello che di pre- ferenza andavo cercando. S'imagini una stretta figura novilunata o un'altra flessuosa recanti, unilateralmente e di poco distanziate, nella parte mediana di un margine due brevi produzioni lineari incurve o recurve, e ora dirò che a queste figure corrisponde una bialazione facciale. Il torcimento subspirale (poco sensibile nel mio esemplare e pochissimo esteso) è forse una conseguenza delle vicende inte- riori ripercotentisi sullo strato corticale, ma non mi si offerse la prova spontanea di ciò. né mi sono occupato di ricercarla. Ma il fatto più impressionante, che mai ebbi occasione di ri- scontrare in qualsiasi altra alga all' infuori di questa, è il seguente. Sotto, e a contatto immediaio del vertice dell'angolo formato dalla prima dicotomia, e così di ciascuna delle seconde dicotomie, mi colpi la presenza di un cespolino, alto un millim. o poco più, rivestito di uno strato calcare che lo rende bianchiccio. Forse nes- suno ancora si è interessato di penetrare l'essenza sua, scambiato probabilmente con un' incipiente Corallinacca. Tale fu anche il mio primo sospetto, senonchè la costanza di questa produzione nell' oc- cupare sempre le stesse indicate posizioni, mi convinse, prima an- cora eh' io avessi impreso lo studio suo, doversi trattare di un fe- nomeno inerente alT evoluzione della Scinaia ? salicornìoides J. Ag., ~ nome c!ie il Becker reca senza punto interrogativo. Previa la decalcificazione in posto per assicurarmi la completa asportazione di un cespolino, di questo potei, sebbene molto som- mariamente, osservare ogni sua parte. La sua base è composta di numerosi esigui otricoli ialini, subtondi nel primo stadio, attenuati in un peduncolo filiforme subrizinoso nella parte sua inferiore, sub- repente, e che, in unione a molti altri, collegano lassamente la massa 1287 degli otricoli. Gli otricoli non essendo coevi, si può così assistere a parecchi stadi della loro evoluzione che si opera gradatamente col- r allungarsi in modo ovato e poscia cilindrico. Nel più progredito stadio si ha dunque una frondicina cilindrica, semplice, più o meno lungamente attenuata nella parte sua inferiore, mentre l'estremità superiore lo è assai meno e si allarga in un apice a disco pateni- forme. Questa base discoide reca un corpo tondo del diametro sub- eguale o un po' superiore a quello massimo del corpo della fronda, corpo che, forzato con la compressione, si apre e s' individualizza in parecchi rametti ialini, tubolosi, attenuati alla base, subtondi al- l'apice. I più progrediti di questi rametti sono, naturalmente, gli esterni, incurvi, siccome ancora conservanti la forma primitiva loro conferita dal capolino globoso, mentre quelli interni, più giovani, più piccoli e subovati, hanno fin d'ora la direzione eretta. Il corpo della fronda, formato da una membrana esilissima, ialina, visto in superficie, mostrasi già 2-3 volte segmentato mediante linee orizzontali, tenui ma bene accentuate, alle quali però ancora non corrispondono le caratteristiche costrizioni proprie della pianta più adulta. 1 segmenti si vedono percorsi trasversalmente da fili mo- niliformi, di un' esilità suprema, di un roseo-chiaro, subcontesti me- diante accavallamenti leggermente diagonali che non alterano perciò l'impressione della direzione loro orizzontale; altri segmenti invece mostrano i fili rettilinei, assai serrati pei fianchi e scorrenti longitu- dinalmente. Sotto la linea di un segmento mediano potei chiara- mente osservare due corpi tondi, giallorini, assai grandi in relazione all'ambiente, ma troppo immaturi per potere ravvisare in essi delle fruttificazioni. Come si è visto, noi siamo dunque in presenza di un processo riproduttivo analogo a quello che si verifica in parecchie delle Felci bulbillifere, le quali lasciano cadere i bulbilli già provvisti di una o più frondicine. Quando però queste crittogame superiori cominciano a produrre sporangi, cessa in esse la produzione dei bulbilli. E sic- come pare che siano finora ignote le fruttificazioni di Scinaia salicor- nioidas, è lecito pensare se ciò non debbasi (come per altre floridee che trovansi nello stesso caso) a quella stessa legge cui soggiaciono le dette felci. Che i cespolini epifitici della stessa pianta-matrice siano decidui, lo prova la lassa aderenza loro, come lo prova il loro. 1288 rivestimento calcare perchè non galleggino ma affondino in cerca di una straniera e ben diversa matrice, probabilmente lapidea. E a pro- posito della giovanile incrostazione calcare, abbiamo già accennato al debolissimo residuo che ne permane sulla fronda adulta, massime nelle località viciniori ai giovani cespolini, il che rivela come la pianta- madre abbia avuto una non diversa origine. iMotivi di connessione ci hanno obbligato a discorrere della strut- tura nello stesso mentre che ci occupavamo della descrizione este- riore della pianta adulta. Dopo aver veduta la struttura nella varia- bile sua complessità, sarà opportuno osservarla nell'aspetto suo sche- matico semplificato, quale appunto ci si presenta in un' esilissima sezione trasversale. A prima vista s' impongono delle robustissime fibre ambrine (rosseggianti nel recente?) scorrenti piuttosto rigida- mente e longitudinalmente il midollo, sopra uno sfondo uniforme ialino-cinereo. Un più attento esame ci avverte che la realtà de- v' essere ben altra, se dobbiamo trovarci in accordo con la sottofa- miglia delle Scinaieae. Gravato il preparato, rammollito dal bagno, del peso di un ro- busto vetro, vediamo che le pretese fibre, aumentando il loro volume coir individuarsi degli elementi che le compongono, si dispiegano in robusti fili ialini, articolati, dicotomi, largamente sinuosi, che si ac- cavallano determinando nel loro percorso degli spazi dittici di varia grandezza, disposti verticalmente, e come questi stessi fili si decom- pongono più volte in nuove e più ravvicinate dicotomie con le di- visioni sempre più esili e più fitte, d'onde lo sfondo sopra indicato. Lo strato corticale è formato dal prolungamento delle ultime suddi- visioni le cui articolazioni sono intercalate da cellule più grandette, e proseguono rettilinei e fastigiati verso la periferia dove le coale- scenze unistratose sono assai deboli. a. Scinaia salicornioides ]. Ag. - South Africa, Bomvanaland coast. Mrs. Filmer. Jan. 1897. Ex Herb. Dr. H. Becker, F. L. S. Sottofamiglia li. CHAETANGIEAE Kuetz. Fronda subtubolosa o saccata, lineare o piana, ora semplicetta ora subregolarmente dicotoma, contesta di due strati, più spesso in- crostata da calce. 1 gonimoblasti consistono in un cespolino com- 1289 patto convesso o quasi espanso ad ombrella concavo contorto con le cellule terminali dei tili articolati tramutate in carpospore. Cistocarpi immersi nel tallo, sempre provvisti di un pericarpio il più delle volte compatto. Tetrasporangi più spesso crociatamente o zonatamente divisi. Si compone di generi: Brachycladia Sond., Ga/a.vaz/ra Lamour., Actinotrìchia Decne, Chaeiangium Keetz. Genere BRACHYCLADIA Sond. Sonder (1854) ''^ Linnaea Voi. XXVIll, p. 514 (Etym. bracìiys breve e clados ramo). J. Ag. Epicr. p. 61; Schmitz Syst. Ueber. Flo- rid., p. 4; Zanardinia J. Ag. (1876) Epicr. p. 538; Till Alg. Syst. VII, p. 75 (non Zanardinia Nardo). Fronda sopra uno stipite cilindretto stopposo subtuboloso-piana, lineare, dicotoma, incrostata di calce, ad apici increscenti penicillati, coperta di fili giovanili minutissimi glanduliformi, glabrata nella se- nilità, contesta di due strati rTesteriore di cellule verticali coalescenti in una membrana areolala, tubo interiore percorso da fili ialini più sparsi. Cistocarpi collocati in macchie più intensamente colorate, im- mersi in escavazioni dello strato corticale. Tetrasporangi (forse evo- luti nei fili glanduliformi e divisi a crocei^). Anteridi forse in alcune articolazioni degli stessi fili glanduliformi. Il genere si compone uni- camente della seguente specie. 670. Brachycladia marginata ^Soland.) Schm. ut supra. Brachycladia ausiralis Sond. ut supra, Zanardinia marginata J. hg., Corallina marginata Soland. in Ellis Zooph. p. i i5, Galaxaura [Microthoe) marginata Lamour. Mist. polyp. p. 2Ó4, Decaisne, Corali, p. io5, Harvey Phyc. austr. Ili, tab. i36! Stipite incrassato, cilindrico, subdicotomo, interamente velloso, rami appianati flabellatamente dicotomi, segmenti sopra le ascelle acutette o subrotondate patenti lineari, apparentemente glabri, su- perficie provvista da giovane di fili brevissimi subglanduliformi, nello stato adulto subglabrata, apici increscenti, qua e là costretti, coperti da un fascetto di fili più lunghi. Hab. nell'oceano Pacifico, Indiano e Atlantico tropicale, e cioè 1290 alle spiagge del Brasile, Porto Natale al sud Africa, Giappone, Sene- gambia, is. Antigoa delle Antille, Nuova Olanda, isole Figiensi e del- l'Amicizia. Callo radicale carnoso, disciforme, coperto di peli. Pianta ce- spitosa, diorgana, composta cioè dello stipite cilindraceo e della fronda (segmenti) piana. Stipite lungo 2-5 cm., raramente semplice, più di frequente 2-3 forcuto o fascicolatamente ramoso, rigido, crasso 2-5-Ó mill., densamente coperto di peli orizzontali. Frondi uscenti dagli apici dei rami dello stipite, lunghe 4-12 cm., larghe 8-4 mill., ad ambito flabelliforme, più volte dicotome, a guisa di Diclyota, seg- menti eretto-patenti, lineari, piani, ottusi, a margine crassetto e in- flesso, subcanalicolati, minutissimamente granulati alla superfìcie. Apici dei segmenti il più delle volte ottusi o smarginati, poscia co- ronati da un duplice ordine di fili aiticolati cespitosamente aggre- gati. Colore della fronda oscuramente rosso, volgente infine al ver- dino e al bianco. Sostanza coriacea. Gli autori ne distinsero le seguenti forme: f. Marginata J. Ag. Epicr. p. 534, -Galaxanra marginala Kuetz. 1. e; segmenti superiori distintissimamente zonati trasversalmente. Al lido della Senegambia : f. Diesingiana (Zanard.) J. Ag. Epicr. 1. e, Galaxanra Diesin- giana Zanard, Icon. Phyc adriat., t. 22 B!; segmenti superiori sub- zonati, interstizi nel disco collabenti glandulosi a margini glabrati. A Porto Natale; f. linearis (Kuetz.) J. Ag. l. e, Galaxanra linearis Kuetz., Gal. canaliculata Kuetz. Sp. e Tab. Phyc; segmenti angusti lineari, qua e là costretti, alle costrizioni coperti di tascetti di fili più lunghi. Ai lidi del Brasile; f. dilalala (Kuetz.; J. Ag. 1. e, Gal. dilatata Kuetz. l. e; seg- menti più larghi, costrizioni poco cospicue, apici increscenti con fa- scetti di fili chiomati. Ad Antigoa (Kuetzing); la stessa, come sem- bra, ai lidi della Nuova Olanda (Harvey). Nel leggere la descrizione di questa pianta e osservandone la vivacemente porporina figura dello f^arvey con le relative analisi, ben si comprende che siamo in presenza di fenomeni tali da renderla sotto ogni riguardo interessantissima. Ma trovandosi di fronte a se- nili individui calcificati e privi dello stipite, cosi imponentemenie 1291 conformato nel suo eccezionale sviluppo, come si offrono nei miei esemplari, si ha l'impressione d'incompleti bianchi fantasmi senz' al- cuna di quelle attrattive speciali che in effetto ben la distinguono dal gen. Galaxaura. Tutto ciò sarebbe il meno quando il microsco- pio ce ne rivelasse i pregi, ciò che pure non è ottenibile nò nel secco né con la decalcificazione che serve soltanto a tramutare la sostanza, coriacea nel recente, semplicemente tenace e di spessore sottile nel secco, in altra cosi gelatinosa che ogni sopraelevazione, come quella così minuta di peli glandulosi, vi resta incorporata, men- tre con grande evidenza vi si mostra soltanto l'uniforme strato cor^ ticale composto di fittissime celluline a doppia parete. a. Brachvcìadia marginata (Sol.) Schm. - Zanzibar, leg, Hilden- brandt. b. Brachvcìadia marginata - Barbados. Deter. E. Bornel ; leg. Vi- ckers. Genere GALAXAURA Lamour. 671. Galaxaura infirma Kjellm. Kjellman F. R, Om Floridé-SIàgtet Galaxaura p. 81 (1900). E. Tilden, sotto il n. 607 delle sue American Algae, ne dà la seguente diagnosi; Frutescent; frond loose forked, with the interno- des often evidently contracted at the base, scarcely more than i-5 mm. wide, with dose set superficial papillae, subclavate cylindrical, rounded or often acutish at the apex, not rarely short-mucronate, 25-3o mie. lon., about 18 mie. wide. Hab. sulle rocce a mezza marea alle isole Waianae, Oahu, Hawaii. Fronda subsessile, ad ambito semicircolare, ramosa già da qual- che millimetro sopra la base mediante dicotomie che si ripetono 5- 7 volle, l'ultima delle quali forcuta, cioè con rami brevi equialti. Alla prima vegetazione altre se ne aggiungono, provenienti dall'ascella delle prime dicotomie, del pari dicotome, subfascicolate, assai più brevi siccome più giovani e perciò più intensamente colorate per essere ancora quasi prive di calce. Le costrizioni dei rami ora sono graduate, ora producentisi abrupte; tutte le divisioni hanno i mar- gini per una strettissima linea inflessi, talora subscanalate e trasver- 1292 salmente rugose, anzi escavate da fossettine. Superficie papillosa ma più evidentemente nei margini i quali talvolta recano altresì dei lun- ghi fili isolati o a fascetti, callitannioidei, in apparenza irregolarmente articolati per costrizioni. Gli elementi strutturali, assai densi nelle parti inferiori, si vanno diradando in quelle superiori. La sezione, tratta trasversalmente dal basso, è subtonda. Midollo composto di fili affastellati strettamente, scuretti, più volte dicotomi, formanti una massa radiato-reticolata aprentesi in dicotomie alla base dello strato corticale. Sullo sfondo di questo grossolano reticolo, vedesene un altro assai più diradato e più tenue siccome composto di fili disgregati, esilissimi, articolati, limpidamente ialini. Le estremità dicotomo-corimbose di entrambi i reticoli mettono capo alla periferia. Strato corticale nerastro per so- prasaturazione cromatica dello spessore cellulare a serie irregolari inferiormente, indi più ordinate e infine disposte perpendicolarmente alla periferia donde sporgono in forma di papille. Col procedere verso l'alto, la massa midollare, oltre che a diradarsi, va facendosi gradatamente asimmetrica, e allora si ha una sezione di forma li- neare con le estremità rotondate, rettilinea, semilunata o novilunata, ma sempre unilateralmente gibbosa, ciò che spiega lo spostamento dell'asse midollare fino a ridursi a contatto dello strato corticale da un lato e distribuendo verso l'altro le sue espansioni filiformi dico- tome. Conseguentemente anche Io strato corticale vien pure a dim.i- nuire il suo spessore. L'esemplare è alto quasi 7 cm., con un ambito di io cm. So- stanza ben ferma e tenace nel secco, nel recente forse molle se ad essa allude l'aggettivo infirma; colore di un bel granato nel secco, più 0 meno velato da calce. a. Galaxaura infirma Kjellm. Del gruppo delle Hawaii. Magg. 1900. E. Tilden. 672. Galaxaura lapidescens (Soland.) Lamour. Lamouroux Polyp. fléx. p. 21; Decne. Class. Corali, p. iio; Kuetz. Sp. p. 53o; J. Ag. Epicr. p. 53o; Dichotomaria lapidescens Lamarck Anim. sans vertèbres: Corallina lapidescens Soland. in Ellis Zoophyt. p. 112, t. XXI, fig. 9. 1293 Fronda interamente vellosa, soggiacente membrana indi incro- stata, più raramente glabrata, infine subfarinacea, tutta subconforme, rami rigidi (indi incrostati) qua e là più o meno cospicuamente co- stretti, costrizioni subconfluenti. Ilab. nell'Atlantico più caldo alle isole Canarie e lidi d'Ame- rica, nel Pacifico a Friendly Island; alla Nuova Olanda, isole Celebes; a Nangasaki del Giappone (Schottmueller) ; all'isola Iriomotto in Cina (Warburg, Heydrich); nel Mar Rosso, e Indiano alPis. di Madagascar. Le frondi, nei massimi sviluppi, possono raggiungere la lun- ghezza di 2 dm. Nella var. annuii gera Picc. et Grun. in Piccone Alg. eritr. p. 3 12, n. Ó7, è forse da ravvisarsi V Actìnolricìiia rigida, come può far sospettare la seguente diagnosi: fronda densissima- mente pelosa, filamenti brevi anellatamente disposti. Nel mar Rosso (Marcacci). Come caso pratico, si fa seguire la descrizione del mio unico esemplare. Da un callo gonfiamente lentiforme, largo quasi 2 mill., e sopra uno stipite lungo 2 mill. e mezzo, crasso un mill. e mezzo, s' innal- . zano 3 frondi di cui due alte ó cm. e mezzo, e la terza 2 cm. e mezzo. Ogni parte della pianta è subcilindrica e uniformemente ri- vestita di uno strato calcareo cos'i levigato da sembrare lapidea, il che non impedisce la percezione di alcune lievi costrizioni e anche anellazioni nelle parti sue superiori. La prima dicotomia si apre im- mediatamente all'apice dello stipite, e altre se ne ripetono per 5-6 volte, sempre più ravvicinate col progredire verso Talto, aventi ascelle subtonde le inferiori, indi ottuse, coi rispettivi rami piuttosto corti, e anche più corti ancora e un po' tozzi nelle ultime divisioni, mediocremente divaricati e tosto bruscamente ascendenti in modo ora rettilineo, ora curvilineo. Forche cimali patenti, ma in maggio- ranza allo stato incipiente. Sostanza tenace, pieghevole, il che di- nota che la lapidescenza è solo apparente. Colore neutro latte-vino- cinereo. Le sezioni trasversali hanno sempre forma tonda. Quella del callo presenta centralmente un ammasso tondeggiante (asse longi- tudinale) piccolo, scuro per sostanza parenchimatica inveterata nella quale ebbero origine i primi grovigli dei fili che, sporgendo tutto all' ingiro di esso, si dispiegano densamente intrecciati. Questi fili 1294 sono ialini, robusti, dicotomi, con lunghissime articolazioni, 6-8 volte più lunghe del diametro, dirigentisi verso lo strato esteriore. Strato esteriore assai spesso di volume e assai denso di conte- nuto, costituito dagli svolgimenti dicotomici dei perimetrali fili mi- dollari, fattisi più fitti e giallorini. In questa massa circolare esteriore si nota inoltre qualche nucleo tondo, più piccolo di quello centrale, ma avente di questo la stessa natura, con che tiene forse il luogo delle cellule assiali produttive di nuove frondi {Vegg. n. 4Ò7). Final- mente i fili sporgono semplici dalla periferia rendendola vellosa, ma come tale è solo possibile osservarla in seguito alia decalcificazione. In tutto il resto della fronda, escluso l'elemento produttivo, la struttura è sempre quale fu ora descritta, senonchè in modo sempre assai più diradato e meno robusto quanto più si procede dal basso verso l'alto. a. Galaxaura lapìdescens Lam. Isola Celebes dell" Oceania, nella Malesia Olandese. Genere ACTINOTRICHIA Decne. Decaisne (1842) in Ann. se. nat., Bot., XVIII, p. w'è [E\\m. aclis raggio e thrìx pelo). Kuetz. Sp. p. 53 1; Schm. et Hauptfl. in Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 389; Galaxaura sp. auct. Fronda cilindrica, più o meno indurata dalla calce o incrostata, forcuto-ramosa, superiormente vestita di verticilli di peli articolati, brevi, densamente serrati. Fili midollari crassissimi densamente sti- pati in fascicolo centrale, accompagnati da analoghi numerosi rizoidi. Fili corticali commisti a rizoidi nella parte interiore del corticc, este- riormente ripetutamente forcuti, breviarticolati e nel corticc esteriore confluenti in una struttura distintamente cellulare : cellule superficiali coalescenti in uno strato esteriore parvi -cellulare. Sporangi, cisto- carpi e anteridi finora ignoti. Oss. — Secondo Askenasy Alg. Forschungsr. Gazelle, questo gen., tralasciate le ambagi, andrebbe congiunto a Galaxaura, e que- sto è pure il parere di Schmitz e di Hauptfleisch, Se ambagi è tutto quanto ne è stato scritto da Askenasy, Kuet- 1295 zing, Areschoug e Kjellman, ci si può domandare perchè dunque il genere si mantiene. Non certo pei verticilli di peli, che sono pure comuni a Brachycladia e a Galaxaiira. In quanto al midollo, nel pro- spetto dei generi formanti le Chaelangieae vien distinto come laxiu- scuìum in Brachycladia^ plus ìiiinus laxus in Galaxaura, crassis.ùmiis et densus in Actinotrìchia. Anche i divari midollari non sono dunque tali da potersi su di essi unicamente stabilire i generi, il che si è giustamente riconosciuto. Ora se Brachycladia sta a sé unicamente per i suoi caratteri esteriori, tanto valeva che un tale concetto di distinzione fosse pure applicato ad Aciinotrichìa che così bene si distingue dagli altri generi appunto per il suo portamento. Di questo portamento il forcuto-ramoso senza altre aggiunte dice troppo poco; altro poco di più se ne dirà nel discorrere dell'unica specie. Valgano queste mie per ambagi da aggiungersi alle altre (*). Ó73. Actlnotrichia rigida (Lamour.) Decne. - ut supra. Kuetz. ut supra ; De Toni Phyc. jap. p. 20, n. 1 2 ; Galaxaura rigida Lamour. Hyst. poiyp. fléx. p. 265, t. 8, f. 4; Voy. Freycinet p, IÒ3, t. 91, f. 1 9-1 I ; Asken. Alg. Exped. Gazelle p. 32, t. 7, f. 1-7; Galaxaura indurata Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 3i, f. i. Per i caratteri veggasi il genere. Rab. nel mare Rosso, nell' Oceano Indiano orientale ed occi- dentale, nel Pacifico, all'isola Maurizio e Madagascar, nell'Australia boreale, isola Tongatabu, Tahiti e Sandvic, Vitiense Matuku, Vavau, di Salomone; a Nangasalii nel Giappone (Schottmueller, Martens). Verticilli di peli articolati regolarmente distanti. Fronda rigidetta. Bellissima specie. 11 novellino che, colpito da quest' ultimo avvertimento e attratto dal nome generico, credesse trovare in questa pianta chissà quali portentose affinità che dovessero ricordare gli Anemoni di mare, si troverebbe ben disilluso. La verità è che, toltone il colore forse ros- seggiante (quando capita), anche allo stato vivente e nel suo stesso (i) Le ainbages (da intendersi nel migliore loro significato) sono proprie an- che dei migliori autori, in quanto implicano quell'acume critico pel quale molte verità vengono poscia a maturare. 1296 elemento dev'essere pur sempre una gran misera cosa in confronto, non dicesi delle vagheggiate Attinie, ma semplicemente della Bra- chycladia e delle Gaìaxaura. Ecco ora come si presenta nei miei esemplari privi del callo basilare. Fronda filiforme, subcilindrica, alta 3-5 cm., subeguale nella sua crassezza, di un mill. piuttosto scarso, dalla base alle sommità, più o meno regolarmente e forcutamente dicotomo-fastigiata. Dicotomie distanziate e poche nella parte inferiore, in modo più appressato nella parte superiore, in complesso ripetentisi 5-6 volte con un am- bito tra il flabellato e fastigiato. Il percorso ascensionale della fronda si opera mediante linee spezzale rette o leggermente curve. La su- perficie, subuniforme ad occhio nudo, è invece a tratti irregolari, massime inferiormente, munita di gradate costrizioni e di nodosità, oltrecchè di numerose papille in vario modo deformate indicanti le basi di peli erosi. Tutta la pianta è rivestita da un uniforme strato calcare che la rende bianchiccia o chiaramente paglierina, nel re- cente forse talora rosseggiante. Sostanza rigida, tenace, pieghevole senza spezzarsi, almeno nelle parti più adulte; gelatinosa in seguito alla decalcificazione. La definizione di pulcherrima species non si vuol tuttavia met- tere in dubbio, ma è anche certo che nessuno di tale venustà ebbe e non avrà mai la possibilità di farne la constatazione diret^ta, ma solo in seguito alla decalcificazione e ancora con un tal quale sforzo d'immaginazione quale deve avere compiuto l'artista per disegnare le analisi 2 e 3 della Tav. Harveyana n. i3o, riferentesi alla Bra- chycladia. V! Actinotrichia deriva il suo nome dai nematocisti radiati che sporgono dall'orlo boccale delle Attinie, salvo che nella pianta la raggerà, anziché unica, si ripete parecchie volte formando dei ver- ticilli equidistanti. La struttura è quale venne sopra descritta. Solo si osserva che per la grande facilità con cui moltissime fra le cellule superficiali vengono ad isolarsi e spostarsi, lascerebbe supporre in esse, date certe condizioni fra cui la perfetta maturanza, l'acquisizione di una facoltà riproduttiva diretta, senza cioè il tramite di quei normali or- gani che nella specie non furono peranco scoperti. a. Actinotricìiia rìgida (Lamx.) Decne. Isole Seychelles in Oc. In- diano Occident. 1297 Genere CHAETANGIUM Kuetz. Kuetzing (1843) Phyc. gen. p. 892, Sp. (1849) p. 792. (Etym chaeta setola e aggeion vaso ; alludente forse al cistocarpo conside rato come vaso e al contenuto suo di iili considerati come setole) J. Ag. Sp. p. 458, Epicr. p. 538; Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 5 Nothogenia Mont. (1843) Voy, Poi. Sud p. 109; Kutz. Sp. p. 793; Chondrus, .Grateloupia, Fucus sp. auct. Fronda membranaceo-cornea, saccata e subsemplice o appianata e dicotoma per prolificazioni ramosa, contesta a due strati: l'interiore di fili tenuissimi anastomosanti infine densissimamente contesti, l'e- steriore di fili verticali cilindracei stipatissimi, ad apici clavati appena cospicuamente articolati. Cistocarpi immersi nella fronda a pericarpio subemisfericamente prominente, nucleo chiuso da un .plesso di fili densissimi, aperto verso il carpostomio, internamente cavo, vestito intorno alle pareti di fascetti di fili pregnanti; fascetti abbreviati ge- neranti negli articoli terminali dei fili le singole carpospore clavato- obovate. Tetrasporangi sparsi. Se non fosse per la natura speciale del gonimoblasto sulla quale si fonda la sottofam. delle Chaetangieae (vedi), si stenterebbe a credere o non si crederebbe affatto come vi possano appartenere le specie componenti questo genere, tale e tanta è la differenza del- l'abito loro in confronto delle precedenti, donde il richiamo alle Gi- gartineae [Chondrus) e alle Grateloupiaceae {Grateloupia) e persino al Fucus degli antichi autori. Di bene accertate se ne conoscono otto specie sparse nelle re- gioni australi, e cioè Tasmania, Nuova Zelanda. Valparaiso, Terra del Fuoco, Capo di B. Sp., isole Maluine. J. Agardh le divise in tre subgeneri : I. Subgen. Nolhogenia (Mont.) J. Ag. : Fronda complanata lineare, semplice o subdichotoma ; - quattro specie. II. Subgen. Chaeiaugìum (Kuet.) J. Ag. : Fronda complanata, qua e là subdivisa, spesso decomposta per prolificazioni provenienti dal disco e dai rami; - due specie. 82 1298 111. Subgen. Khodosaccion J. Ag. : Fronda inflato-tubolosa, sem- plice, saccata o subdivisa; - due specie (/). 674. Chaetangium variolosum (Moni.) J. Ag. Sp. p. 461, Epici, p. 539; Cìiondrus variolosus Mont. Prodr. Phyc. antarct. p. 6; No- tho genia variolosa Mont. Voy. Poi. Sud p. 109, t. io, f. 3, Kuelz. Sp. p. 793, Tab. Phyc. XIX, t. 46, non Nolliogenia tuberculosa Kuetz. Sp. p. 793; Spliaerococcus fragilis Mont. FI. Boliv. p. 27, non C. Ag. Sp. Alg. p. 253 dove trattasi di Tremalocarpus fragilis ]. Ag. (Vegg. n. i52 del Sagg. Alg. Oc. Mazza). Fronda compressa, lineare, subcanaliculata, regolarmente dicoto- mo-fastigiata, segmenti lineari flabellatamente espansi integerrimi, i terminali conformi patenti; cistocarpi in ambo le pagine (più spesso in quella superiore) addensati. Hab. nell'Oceano Australe ali" is. Auckland della Nuova Zelanda (D' Urville, llfeoker); all' is. Kerguelen ; alla Terra del Fuoco (Paul Hariot). Frondi cespitose, lungiie 4-10 cm., anguste lineari, larghe 2-4 min., compresse piane o subcanalicolate, cuneate alla base, indi ripe- tutamente dicotome e fastigiate, segmenti flabellatamente espansi, di guisa che la fronda dispiegata sopra un unico piano riesce semicir- colare. Segmenti terminali ad apice ora rotondati, ora emarginati. Sostanza cartilaginea. Colore rosso-scuro porporescente. Gli esem- plari secchi aderiscono debolmente al foglio. È evidente T evoluzione dei criteri subita nel concetto di Mon- tagne a proposito della specie di cui si tratta. Ne farebbe fede la creazione del genere Noihoge/iiu [nofogheìinis? spurio), con che sem- bra aver egli voluto in qualche modo farsi scusare le altre sue si- nonimie. Negli esemplari della Terra del Fuoco, donatimi dall' amico Ha- riot, la pianta non è più alta di 1-2 cm., sorgente ora unica, ora bi-trifronde, da un piccolo callo appreso ad una matrice silicea. 1 suoi (ij J. Agardh contese all' Areschoug e al Grunow, che ChacL saccatum non sia che una forma giovanile di Chaet. ornatuin, ma può anche darsi che gl'illustri suoi oppositori abbiano ragione. La questione della tubolosità va esa- minata caso per caso [Vegg. n. 4S5 lettera d del presente Sagoio]. 129;> caratteri sono precisamente quelli espressi nella descrizione sopra ri- portata, salva la statura assai minore. Così pure la struttura corri- sponde a quella descritta. È notevole la straordinaria tenacità dello strato corticale, che tale si mantiene dalla base all'apice della pianta, il che non impedisce la facilità della sua imbibizione. Lo prova il fatto che cosi la forma subcilindrica, brevemente limitata a poco sopra del callo, come la forma piana che si estende a tutto il resto, osservate in sezione trasversale entro una goccia d'acqua leggermente acidu- lata, danno sempre una figura subtonda o largamente elittica e tanto r una che T altra, sempre cosi liberamente immerse, vanno sempre più dilatando la loro circonferenza fattasi perfettamente tonda. Cosi a prima visione noi scorgiamo un midollo ialino fittissimo nella se- zione tratta inferiormente e assai diradato nella sezione tratta da una divisione apicale. Basta l'attesa di qualche minuto perchè il midollo inferiore, in dipendenza della sempre più aumentata dilatazione della periferia corticale, si faccia meno serrato nel suo contesto di fili e di rizini, e cosi rarificato nella sezione cimale da mostrare il centro MTiidoUare quasi vuoto. Lo strato corticale invece, toltane una leggera diminuzione del suo volume, nella scura sua composizione nulla la- scia intravvedere se in questa sia avvenuta qualche mutazione in fatto di densità. Praticata allora una forte compressione fra due ro- busti vetri, n' ebbi per effetto il completo ritiro del midollo contro la base dello strato corticale, lasciando vacuo lutto il vasto spazio interno; lo strato corticale si limitò a concedere la fuoruscita di po- chi e lunghi fili ialini dicotomi in basso, cortissimamente tricotomi all'apice, rimanendone tetragona la sua massa circolare. Che se que- sta si volesse ancora forzare, se ne otterrebbero delle spezzature compattissime ma non mai delle scomposizioni nei suoi elementi. Se noi poi ripetiamo gli stessi sperimenti sul Chaelanginm or- natuin (subgenere Chaetangium ]. Ag.), si avrebbero i seguenti risul- tati, in aperta contraddizione con quelli esposti per il Chaetangium variolosuni (subgenere Nothogenia J. Ag.). — In primo luogo l'imbi- bizione è assai più lenta e non mai progrediente in modo indefi- nito. Alla base della fronda (sezione tonda o subtonda, semplice o rotondamente bilobata) il midollo è composto di fili e rizini assai più esili e così fittamente contesti da uno strato uniforme ialino-cinereo, non suscettibili a diradarsi centralmente e tanto meno a ritirarsi con- 1300 irò la base dello strato corticale; al converso, anche forzato mediante la compressione, si separa in tante parti compatte tra esse collegate da fili individuati o ben poco contesti. Lo strato corticale è esile, piuttosto lasso, giallorino-ialino, trasparente assai più del midollo, e quindi mostrante nettamente la struttura sua. L'apice della fronda ci dà una sezione lineare flessuosa o variamente curvata. In essa il midollo è fatto di fili ialini longitudinali, lassamente contesti dirada- tissimi. Strato corticale voluminoso, denso, porporino, con struttura di chiara visione. In base a questi esperimenti, la tendenza ad un'e- ventuale tubolosità della fronda sembrerebbe insita nel Chaetangium variolosum anziché ncW ornatum, ma in realtà in una tendenza di tal natura non è da credersi. Il fenomeno della fistolosità in generi che non Io comportano affatto è sempre da ritenersi come la conseguenza di una causa patogena. (Veggasi in proposito il n. 485, lett. d di questo Saggio). Questo è il motivo più probabilmente vero del rigon- fiamento che può rinvenirsi tanto nel Chaetangium ornatum come in qualsiasi altra specie del genere, e non quello della giovinezza della pianta. a. Chaetangium variolosum (Mont.) J. Ag. Terre de Feu. leg. Ha- riot. Complément à la flore Algol, de la Terre de Feu par M. P. Hariot (Estratto dalla Nofarisia, parte speciale della Rivista Neptiinia, voi. MI. n. 3i, 1892. Venezia, Tip. Fratelli Visentini). Genere WRANGELIA Ag. (1898) O. 675. Wrangelia teneila Harv. in Trans. Irish Acad. Voi. 22, p. Sqo, Syn. Phyc. austral. n. jSg; J. Ag. Epicr. p. òi8. Frondi articolate dalla base completamente ecorticate, parcamente e subvagamente ramose e ai genicoli oppositamente 0 verticillata- mente ramellose, verticilli vicendevolmente separati, rametti dei ver- (') « Genus F. A. VVrangelio dicatum lib. Bar. Cubiculario et Secretarlo Regio, in excursionibus algologicis socio frequenti, qui nomen, jam a Linnaeo pluries citatum, in scientia servaturus plures dissertationes botanicas in Act. Holm. introductas conscripsit ». C. A. Agardh, Sp. Alg. Voi. II, p. 137. 1301 licilli brevi attenuato-ottusi, costituiti di 2-3 articoli, articoli dei ra- metti brevi contratti ai genicoli. Hab. le spiagge orientali della Nuova Olanda. -- Abito di Calli- Ihaiiuiion. Rametti opposti non verticillati recanti dal lato interiore i tetrasporangi brevemente pedicellati, subaggregati, divisi a triangolo. Cistocarpi ignoti rimanendo incerto il genere. Oss. — A proposilo di quest' ultimo avvertimento, è bene os- servare che delle n. 24 specie di Wrange/ia contemplate nella Syìì. Alg. di G, B. De Toni, due figurano incerte per imperfetta cono- scenza, e undici le quali per i carattteri esteriori avrebbero rapporti col gen. Sphondylothamnion (Ceramiaceae), salva la definitiva siste- mazione loro allorché ce ne saranno noti i cistocarpi. Dato lo stato attuale delle nostre cognizioni, le divisioni Agardhiane sono sempre interessanti quale sussidio d'identificazioni, tenendo però sempre presente una distinzione di riserva che potrebbe stabilirsi in Wran- gelia ed Eu-Wrangelia. Della Wrang. tenella non ho potuto vedere che pochi fili fram- mentari commisti ad altri di doppio spessore e corticati appartenenti ad un Ceramium che forse le serviva di matrice. Gli articoli assiali sono lunghi 4-Ó volte più del loro diametro che di poco sorpassa quello di un capello. La cortezza e radezza dei rami e dei rametti conferiscono a questa pianta, dell'altezza di 4-5 cm., un aspetto di povertà in opposizione alla ricchezza ed eleganza che, in generale, contraddistinguono il portamento del genere. a. Wrangelia tenella Harv. ! Nuova Olanda ; Harvey. 676. Wrangelia Halurus Harv. Alg. Austr. exs. n. 262, Phyc. austral. tab. 70; J. Ag. Epicr. p. Ó19. Frondi corticate alla base, in alto cinte più lungamente da uno strato spongioso di fili congiungenti i verticilli, subpennatamente più parcamente ramosi e verticillatamente ramellosi ai genicoli, verticilli approssimati spesso confiuenti, rametti dei verticilli incurvi subcon- vergenti cilindracei appena attenuati in un apice ottuso, articoli dei rametti ó-8 volte più lunghi del diametro. Hab. le spiagge australi e occidentali della Nuova Olanda sui cauli di Cimodocea e di alcune alghe. Frondi sorgenti da un sorcolo decombente, stipiti lunghi 7-10 1302 cm. e oltre, sparsamente e irregolarmente ramose. Rami più spesso semplici, vermiformi, recanti pure dei verticilli a qualche articolo Colore roseo, volgente al bruno o all'ocraceo nel secco. Sostanza molle e quindi aderente fortemente alla carta. Per spiegare con qualche particolare il subpmiiaiim decomposìla parcius ramosa, conviene osservare che si tratta precisamente del se- guente processo giudicato in base alla parte superiore di un disco alta 4 cm., che a tanto si riduce il mio esemplare. Se assai pochi (e infatti tre soli) e non più lunghi da mezzo cent, a quasi 2 cm. sono i rami evoluti sopra un margine di 8 cm. di estensione, ciò non vuol dire che ogni altro articolo non rechi lateralmente in modo perfettamente opposto (e quindi pennato, il sub non avendo che il significato di una restrizione per chi ad occhio nudo non può valu- tare il fatto) la sua ramificazione, oltre quella dei rametti verticillati che rivestono la pianta di tanti anelli di peli. Senonchè questa ra- mificazione si arresta ai primi stadi di evoluzione, latente pertanto ad occhio nudo in quanto si confonde con la sopraelevazione dei verticilli. Ma al microscopio ogni ramo non evoluto si differenzia assai nettamente per la lunghezza e grossezza sua, sia in modo sin- golo, e avente allora la forma cilindrica, sia sotto la forma di un grosso cono per effetto della confluenza di due rami. I detti rami cilindrici, pur mantenendosi isolati in tutto il loro percorso, molto spesso avviene che confluiscono unicamente per l'apice loro che riesce pertanto unico, assai ingrossato, di forma subtonda od ovata, simulante quasi una fruttificazione lungamente bi-tripeduncolata, ciò per dire solo delle più caratteristiche confluenze, tralasciando inoltre quelle dei rametti che possono talora più 0 meno largamente con- crescere in forma di una membrana. Questa specie trovasi nella stessa condizione della precedente, sotto il dubbio cioè che abbia riferimento al gen. Sphondylothamnion, non già per la presenza dei rametti verticillati (sphondylos), che sono comuni anche nelle Wrangelia bene accertate, ma pel solo fatto che se ne ignora ancora la fruttificazione carposporica. a" Wrangelia Haliinis Harv. ! Australia. Ó77. Wrangelia clavigera Ilarv. Alg. Austr. exs. n. 208, Phyc Austr. tab. 287; J. Ag. Epicr. p. 021. 1303 Frondi in alto lungamente corticate con un cortice denso di fili pennatamente ramosi e ai genicoli verticillatamente ramellosi, rami subclaviformi, verticilli confluenti coprenti più lungamente all' ingiro l'apice dei rami; i rametti dei verticilli superiori sono incurvi sub- convergenti cìlindracei leggermente attenuati all'apice ottusetto, gli inferiori subdivaricato-pennati, articoli dei rametti 3 volte più lunghi del diametro. Hab. il lido australe della Nuova Olanda (Mueller, VVatts, Wood, Ilarvey). Radice coperta di fibre. Frondi lunghe i5-3o cm., più volte pen- nato-ramose, ramo primario, ossia caule, più spesso semplice, rara- mente forcuto, penne primarie largamente espanse, densamente ve- stite. Colore bruno-rosso. Sostanza nelle parti più adulte rigidetta, nelle altre mollissima. Euwrangelia, specie cioè bene acquisita, caratterizzata per una fronda dalla base in su più lungamente corticata mediante uno strato longitudinale di cellule più anguste e più esteriori facienti parte di quelle che circondano irregolarmente il tubo centrale assai più ampio, esteriormente glabrescente talvolta, ma per sola apparenza, essendo sempre più o meno fittamente coperta di fili pullulanti dal cortice. Se l'incompleto esemplare osservato mi diede ragione dei più mi- nuti particolari di questa specie, la cit. Tav. d'elio Harvey ce ne pre- senta il bellissimo portamento. La pianta e alta i5 cm., a disco sem- plice fino all'altezza di undici cm., indi forcuto. Pennatamente di- sposti lungo il disco, cominciando all'altezza di un cm. dalla base, si hanno 3o rami da un lato e 3/ dall'altro, in quanto per questi ultimi sette manca il corrispondente nel lato opposto. 1 più svilup- pati di questi rami hanno la lunghezza da 3 a 5 cm. e mezzo e sono subpennati; i più corti, lunghi da 2 mill. a i cm., sono semplici. Rami e rametti sono clavati. Perimetro subpiramidato, subespanso all'apice in causa della biforcazione. Cistocarpi nell'apice dei rametti terminali, gioboso-rotondati, in- volucrati dai rametti circostanti, aggregati in parecchi, secondo la fig. di Ilarvey, analisi n' 2; nucleo emisferico, privo di membrana comune, constante di fili abbreviati, articolato-clavati, dicotomo-fa- stigiati; carpospore piriformi oblunghe, radiatamente disposte, singo- larmente incluse in un sacchetto ialino conforme pedicellato; para- 1304 fisi? Tetrasporangi in individui proprii, globosi, grandi, sessili, divisi a triangolo. Oss. sulla struttura in genere. — C. A. Agardh non conobbe che la Wraìigelia penicìUata kg., poiché di questa la sua W. tenera non è che una forma giovanile. Del filo primario (disco) ci dice come inferiormente sia composto e ceìlulis maxime irreguìaribus fere hic- roglyphicis, con che si espresse assai meglio di quanto io non abbia fatto al n. 48. J. Agardh, trattando in modo genei'ico della struttura, pare che si fosse limitato al seguente accenno che io rilevo però unicamente dalla Syll. Alg. di De Toni : axis cenlraììs crassiusculus articulis praelongis constitutus, cellula apicali transverso septo a con- tigua separata. Come potei osservare in un callo di Wrangelia penicillata Ag., l'asse della futura fronda si palesa in forma di grande cellula più vivamente porporina, immersa in una sostanza gelatinosa ialina nella quale credo debbasi ravvisare il rivestimento dell'asse stesso sotto la forma di piìi o meno numerose membrane concentriche. 11 nome di membrana va associato al concetto di uno strato laminare esilis- simo, trasparentissimo, ialino, privo di qualsiasi apparente organizza- zione, destinato ad una funzione di mera contenenza e di protezione. Si danno però casi, come il nostro, in cui la creduta membrana non è altro che gelatìna coibente che sembra destinata alle più im- portanti evoluzioni quali possono essere quelle dei fili articolati, uscenti direttamente dal corticc dell'asse. Così almeno lascerebbe credere il reperto microscopico di Wrangelia clavigera Harv., che ora si descrive. Non disponendo di parti più inferiori, la sezione trasversale venne tratta dalla parte mediana del disco, ottenendone una figura elittica presto rotondata sotto il bagno e tutta raggiata di rametti piliformi. 11 punto centrale è occupato dal tubo assile giallorino, elit- tico, inguainato a distanza da una membrana ialina, striolata di cer- chi concentrici, sempre più crassetti dall'interno verso l'esterno, il breve spazio tra il cerchio più interno e il tubo sembra vuoto in ap- parenza, ma non è da escludersi un invisibile contatto che nel vi- vente deve certo stabilirsi sotto l'influenza del fluido pervadente. I cerchi più esterni matassiformi danno origine a tante produzioni in- testiniformi di dubbia definizione scientifica (C. Ag. le chiama cellule 1305 senz' altro nel riguardo di W. penicillata) ialino-torbide, assai sinuose e a ghirigori, lunghissime, dirigentisi radiatamente verso la periferia. Negl' interspazi queste stesse produzioni determinano delle anse ton- de, vacue, collegate alla matrice, e verso il margine producono delle vere cellule tonde più piccole a nucleo roseo, pure subcollegate colla matrice, e infine altre affatto isolate in forma di brandelli matricali fusiformi, sublineari, angolato-caudate a nucleo granuloso-scuretto. E COSI noi vediamo la materia gelatinosa accompagnare l'asse dalla sua origine, dispiegarsi intorno ad esso lungo tutta la sua evolu- zione in forma di membrane concentriche e, mediante queste, al- lontanarsene sotto l'aspetto di espansioni enteriche cellulogene, fin- ché giunta alla periferia dar ivi origine ai rametti nei quali dovranno svolgersi le fruttificazioni e infine le spore cui presteranno quel sac- culo protettivo formato ora da una vera e propria membrana a cui finalmente si riduce la plasmatica gelatina ormai esaurita di ogni sua facoltà creatrice. La struttura della base di un ramo semplice cimale reca unica- mente, oltre il tubo e le membrane concentriche, numerose cellule tonde, angolate, lineari, grandi, ialine con nucleo scuro. Quel che debba avvenire dal mezzo della fronda in giù, e dal mezzo in su è facile immaginare: cioè la preminenza sempre più sottile e più fitta dell'apparato intestiniforme nel primo caso, e la preminenza cellu- lare nel secondo. Si è già detto che nelle Wrangelia di cui non ci sono note pe- ranco le fruttificazioni si vorrebbe riconoscere un' aQiìnità col genere Sphondylothamnìon. Se l' affinità si riducesse ai soli caratteri esteriori potrebbe anche passare, ma se si volesse estendere alla struttura, il caso è ben diverso. Già si è visto sopra per mezzo di C. Agardh e con maggiori particolari per mezzo dello scrivente, la complicata struttura di due Wrangelia genuine. Veggasi ora quanto avviene in Sphondylothamnìon e si confronti : tubo assile di forma instabile e fa- cilmente spostabile, sia che ciò avvenga per natura propria o per effetto dell'essiccazione. Anche dopo un lungo bagno difjìcilmente se ne può controllare la tubolosità, presentandosi sempre, nelle se- zioni trasversali, di natura laminare assai sottile, tenace, restia al- l'imbibizione, di un bel colore roseo o porporino e perfino nerastro negl' individui senili, di forma ora brevemente ed esilmente novilu- J306 nare o retta, ora più o meno nastriforme semplice o variamente lo- bata o fastigiata, contenuta nel suo ambito naturale o sconfinante nello strato membranaceo ialino. Questo strato è limpidissimo con striature concentriche che si palesano sotto la luce obliqua ma assai più diljicilmente nella parte interna ridotta a specchio. Lo strato cor- ticale è fornito dalla periferia della stessa membrana ialina fattasi assai crassa, tenace e leggermente paglierina. Sulla natura delle membrane avvolgenti il tubo ebbi occasione d'intrattenermi più lungamente nel capitolo sul genere Sphondylo- thamnìon. Il fenomeno si ripete più specialmente nelle Ceramiacee, e tra le Fucoidee è interessantissimo quello che si presenta nel ge- nere Cladosiphon Kuetz. dove il giro periferico della membrana, an- zicchè semplicemente incrassato e reso tenace, produce un esilissimo strato corticale composto di celluline ultra esigue lineari, perpendi- colari, scurette, strettamente affiancate. a. Wrangelia clavigera Harv. Australia, leg. Harvey. Osserv. — Oltre di questo, trovo nella miia collezione altro esemplare, pure frammentario, proveniente dall'erbario Montagne, cosi accompagnalo- « Wrangelia clavigera (an W. nobilis var. ?) Har- vey. Western Pori, Victoria. 18Ò7 ». A quale dei due autori appar- tenga la domanda, se e come vi sia stato risposto io ignoro; pro- babilmente la pianta è rimasta sempre dubbia per mancanza di un migliore materiale in ogni stadio, e forse anche perchè riunisce in sé alcuni caratteri di W. clavigera, di W. ballioides J. Ag. e di W. nobilis Harv. La struttura è .uguale a quella di clavigera, ma ciò vuol dir poco in quanto è comune a tutte le specie, salva una mag- giore o minore densità. Non mi è possibile ricostituire il portamento. La ramificazione parmi molto irregolare; divisioni primarie lunghe 5-8 cm. di-subtricotome, quelle secondarie sono lunghe da 2 mill. a 3 cm., variamente sparse, talvolta con preminenza unilaterale. Ad occhio nudo sembi'a detersa, ma in realtà è coperta di un tomento ramicellare più 0 meno smussato o diversamente deteriorato. La sommità dei rami più giovani è provvista di un glomerulo tondo od allungato, roseo, composto di rametti lunghi, più volte ramosi, con- vergenti e intricati così d'assumere l'indicata forma. La pianta reca una piccola Corallina, forse nuova, che dà ricetto ad un Choreonema. 1307 678. Wrangelia setigera Ilarv. FI. Tasm. Il, p. 809, t. 191 A. J. Ag. Epicr. p. 622, Florid Morphol. t. 32, f. 3; Spyn'dia las- ìiianica J. Ag. Sp. Ili, p. 842; Kuetz. Tab. Phyc XII, t. 42. Frondi corticate, corticc infine denudato dei verticilli quasi gla- bro ciiindraceo, pennatamente decomposto-ramose e ai genicoli ver- ticillatamente ramellose, rametti dei verticilli allungati semplici rigidi setiformi, articoli dei rametti quasi 3 volte più lunghi del diametro. Hab. le spiagge della Tasmania e della Nuova Olanda au- strale. Abito di Spyridìa filamentosa, ma le setole sono egregiamente verticillate L'esemplare osservato manca della parte inferiore; la sua parte media e superiore misura 6 cm. di lunghezza. Le ramificazioni pri- marie sono due soltanto; numerose invece le secondarie le quali escono in modo opposto lateralmente a ciascuna delle articolazioni con un'ascella largamente rotondata, pennatamente decomposto-ra- mose con articoli parecchie volte più lunghi del diametro. I rametti verticillati delle articolazioni sono già scomparsi, non solo nella parte media, ma anche in quella superiore, non so se unicamente in causa di un'insita precoce deciduità o se questa debbasi altresì ai maneggi della preparazione. Cistocarpi numerosissimi, tondi, porporino-giallo- rini, isolati, in file da 2 a 5, o raggruppati nella parte inferiore delle ramificazioni secondarie. Nulla posso dire del portamento, ma ar- guendolo dal ritaglio laterale del foglietto su cui trovasi applicata la parte dell' esemplare a me pervenuta, deve trattarsi di 8-4 grandi divisioni primarie subtlabcllate formanti un ambito complessivo di circa IO cm. Vista in superficie, si comprende come la pianta debba essere assai povera di contenuto, perchè toltine i fili rosei fascicolati per- correnti longitudinalmente la fronda di cui essi costituiscono lo strato corticale, non altro scorgesi fuorché un' organizzazione esilmente membranacea composta di fili rosei ultra esigui e fittamente contesti. Se non fosse per l' uscita delle ramificazioni che ne segnalano la presenza, gli articoli mal sarebbero individuati; senonchè il disco reca talvolta alcuni articoli di un rosso assai scuro, subcilindrici quelli più in basso, tondo-oblunghi gl'intermedi, sempre più sferici col progredire verso l'alto. E siccome questi articoli non sono contigui ma inframmezzati da 3-4 altri ordinari, cioè pressoché indistinti, e 1308 poiché il fenomeno più non si ripete in qualsiasi altra parte della pianta, farebbe sospettare che esso possa dipendere dn una causa estranea alla normale vegetazione di questa. Alla pochezza del con- tenuto devesi aggiungere la nessuna sua disposizione all' inturge- scenza mediante quella imbibizione che in questo caso non si veri- fica affatto ad onta delle più sottili sezioni trasversali le quali perciò mai possono disporsi in piedi. Ciò sarebbe solo possibile operando nelle parti subbasilari assenti nel mio esemplare. È questa l'unica specie costituente la III Sezione (Setosae di J. Agardh). a. Wrangelia setìgera Harv. Australia, leg. Mueller. Genere ATRACTOPHORA Crn. Crouan in Ann. Se. Nat. 1848, voi. X, p. 3ói (Etim. atractos fuso e phoreo reco, allusivo ai rametti cistocarpiferi fusiformi). Zer- lang in Flora, 1889, Heft 4 (dove si tratta ampiamente della strut- tura della fronda, degli anteridi e dei cistocarpi); Schmitz e Haupttu in Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. 142 (1896), p. 345. Naccaria subgen. Airactophora J. Ag. Sp. Ili, p. 712, Epicr. p. Ò26. Fronda secondatamente ramosa, rami laterali ora solitari ora op- posti o verticillati, eretta, cilindrica, articolata, verticilli dei rametti a vicenda liberi, elegantissimamente piumosa, inferiormente e nei rami maggiormente evoluti fili decorrenti lungo l'asse centrale primario Grassetto lungamente articolato, continuamente corticata ed irta di ra- metti subsemplici irrompenti dal corticc fra i verticilli, superiormente e nei rametti nuda; crescenza acropeta; cellula apicale minuta; cel- lule nate sotto di questa producenti per mezzo di setti verticali cellule marginali verticillate circondanti la cellula assiale. Organi della frut- tificazione monoici situati nei rametti di ultimo e penultimo ordine. Cistocarpi piccoli, sparsi in numero di i-3 sugli ultimi rametti. An- teridi ora solitari in un rametto allungato, ora numerosi irregolar- mente sparsi o approssimati formanti delle piccole plaghe. Tetraspo- rangi finora ignoti, — Genere monospecifìco. 1309 679. Atractophora hypnoides Crouan, ut supra; Born. et Thur. Not. Algol. I, p. 5o-5i; Zeiiang, Schmitz e Hauptfl. ut supra. Nac- carìa hyptioides ]. Ag. Sp. Ili, p. 712, Epicr. p. 62Ó. Fronda eretta (non forcutamente) lateralmente ramosa, rami la- terali uscenti per ogni verso ora singoli ora opposti ora nel ramo primario verticillati,, piramidatamente decomposta, superiormente sub- ecorticata, verticilli dei rametti a vicenda liberi, elegantissimamente piumosa, inferiormente corticata per fili decorrenti lungo il tubo pri- mario ed irta per rametti subsemplici uscenti dal cortice fra l'uno e l'altro verticillo, rametti mollissimi submoniliformemente articolati, quelli dei verticilli pennati, quelli degl' internodi subsemplici, articoli caulini lunghi il doppio del diametro, quelli dei rametti eguali. Hab. nell'oc. Atlantico ai lidi della Francia (Bonnemaison, Cro- uan, Bornet), alle isole anglo-normanne ('Van Heurck), St. Malo (Thu- ret), St. Poi de Leon (Dudresnay), rada di Brest, dragata St. Marc (Crouan), Guéthary (Thuret). Frondi cilindriche, lunghe 4-8 cm., secondatamente ramose, in- feriormente più sode corticate, superiormente più tenui, articolate, monosifonie, ma dense di rametti, simulanti lo strato periferico. 11 caule e i rami primari sono costituiti da articoli grandi al di fuori subinconspicui, pure coperti da uno strato di fili decorrenti dai ra- metti; questi fili decorrenti nell'articolo primario assai tenui, sono articolati monosifoni, articoli 3-4 volte più lunghi del diam., col tubo dell'articolo primario infine concreti. Rametti, inferiormente, offerenti spesso gli articoli denudati, circa il triplo più lunghi del diametro, ramettini molto più crassi; superiormente i rametti sono quasi ve- stiti di densi ramettini. Ramettini uscenti fra i genicoli degli articoli in modo opposto o verticillato, attenuati alla base più crassa, infe- l'iormente oppositamente ramosi, poscia alternatamente pennati, nudi, nell'apice protratto ottusi. Articoli dei ramettini una volta e mezzo più lunghi del diametro, contenenti endocroma colorato nel tubo ialino. Cistocarpi evoluti nella parte mediana dei rametti, non inclusi in una comune membrana, né coperti da ramettini sterili ma quasi nudi a carpospore plurime densamente aggregate radianti per ogni verso sulla loro base. Colore e sostanza come in Naccarìa Wigghif. Poiché si hanno varianti nel rameggio di questa attraente pianta, non potrà esser vano un esempio individuale del come si presenta 1310 in un esemplarino di Crouan ridotto a poco più della sua parte su- periore per una lungiiezza di 3 cm. La crassezza del disco è un po' meno di un mill., e di poco più scarsa quella dei rami che si fanno capillari nella parte loro superiore ad apici penicillato-piumosi. La pennazione del disco si opera mediante rami opposti o sub opposti ascendenti bruscamente con una curva ascellare largamente roton- data; quella dei rami è meno regolare, più abbondante e di natura composita alternandosi con modalità varie, meno la secondata. Per ogni altro più minuto riguardo corrisponde alla riportata descrizione. Le condizioni dell'esemplare non permettono alcun controllo della struttura la cui conoscenza sarebbe stata assai interessante nei rap- porti col genere seguente afpne di mostrare fino a qual segno si estendono le asinità. Colore roseo-carnicino. a. Atraciophora hypnoides Crouan! Brest; très-rare; leg. Crouan. Genere NACCARIA Endl. (1836), Gen. plant. p. 6. (Etim. da Luigi Fortunato Naccari di Chioggia, della Reologia adriatica benemerito); Kùtz. Sp. p. 714, Phyc. gen. t. 44; J. Ag. Sp. Ili, p. 711, Epicr. p. Ó25; Born, et Thur. Notes algol. I, p. 52, t. XVllI; Ardiss. Phyc. Med. I, p. 3i3; Zerlang in Flora 1889, Heft 4 (dove si tratta accuratamente degli organi della fruttificazione); Schmitz e Hauplfi. in Engl. et Prantl Naturi. Pfianzenfam. 142 (189Ò), p. 3Ò4. Fronda cilindretta, gelatinosa, per ogni verso qua e là ramosa, dapprima formata da un asse articolato monosifonio nudo e da ra- metti verticillati tri-dicotomo-fastigiati. formanti uno strato subconti- nuo periferico fino all'apice, infine contesta quasi di un duplice strato circondante l'asse immutato, l'interiore formato da cellule grandi ialine rotondate, 1' esteriore di fili decorrenti articolato-ramosi formanti lo strato corticale circondato da muco solidescente. Organi della fruttificazione dioici. Cistocarpi evoluti nella parte mediana intumescente dei rametti (talvolta contenenti gonimoblasti- bini), car- pospore piriformi plurime dell'asse intorno radianti, a vicenda libere ; parafisi presenti ramose in alto. Anteridi formanti delle zone distinte nei rametti di penultimo ed ultimo ordine. Tetrasporangi ignoti. Genere monospecifico. i;jii 680. Naccaria Wiggbii (Turn.) Endl. Bibliog. ut supra; indi Johnst. et Croall Brit. Sea Weeds I, p. 187, tab. òó; Harv. Phyc. Brit. tab. 38, Syn. p. i 25, Atl. tab. ^8, tìg. 218; Zanard. Icon. phyc. Adriat. Ili, p. 117, tab. 109; Hauck Meeresalg. p. 53, fig. 16; Fucus Wigghii Turn. in Linn. Trans. VI, p. i35, t. 10, Hist. Fucor. t. 192; Engl. Bot. tab. 11 65; Cìiaetospora Wigghii Ag. Syst. pag. 14Ó; Chauv. Recherch. p. 94; Grev. Alg. Brit. tab. ló; Hvpnea Wigghii Lamour. Essai p. 14; Cladostephiis Wigghii Spreng. Sp. plant. IV, p. 347; Chordaria Wigghii Wallr. ; Naccaria gelalinos a J. Ag. Sp. IH, p. 713, Epicr. p. 626; Naccaria Vidovichii Menegh. in Giorn. bot. ital. 1844, pag. 298; Zanard. Icon. phyc. adriat. 1, p. 143, t. 34: J. Ag. Sp. IH, p. 71 5. Fronda eretta, piramidata, assai lateralmente (più di rado for- cutamente) ramosa, rami più giovani per ogni verso fittamente ra- mulosi, verticilli dei rametti formanti lo strato periferico subcontinuo coibito in gelatina, rametti dicotomi fastigiati. lìah. le rupi subdemerse nell' Atlantico alle spiagge di Francia (De La Pylaie, Crouan, Bornet e altri, veg. J. Chalon Liste Alg. mar. p. 134), d'Inghilterra (Borrer, Grilfiths, Wigg, Hutchins, Thompson, Landshouroug, ILirvey) d'Elgolandia (Binder); nel Mediterraneo, golfo di Genova a Porto Maurizio e Capo Cervo (Strafforello), a Celte (Binder) e Nizza (Risso e J. Agardh), all'is. d'Ischia (signora Favarger, Ardissone), a Napoli (Falkenberg e Schmitz), a Pozzuoli, marina di Lucrino (Guadagno, Mazza); nelT Adriatico ai lidi d'Istria (Hauck) e della Dalmazia (Meneghini, Zanardini). Frondi sorgenti da un callo radicale lunghe 8-1 5 cm., larghe 1-1,5 milk, filiformi, cilindriche, ramosissime per ogni verso, rami laterali decomposti ramulosi. Rametti capillari, i fruttiferi tumidi nel mezzo, attenuati alle estremità. Cauli e rami primari corticati da uno strato di fili continui decorrenti, asse angusto cinto da cellule grandi rotondato-angolate. I rametti constano di un asse articolato dal quale escono dei ramettini plurimi per ogni verso, dicotomo-decomposti, fastigiati, e cosi densamente stipati da formare uno strato continuo periferico circondato da gelatina. Gli articoli dei ramettini sono ob- lunghi inferiormente, elissoidi i superiori, la loro lunghezza è uguale a quelli della specie precedente. Colore lietamente roseo, facilmente 1312 volgente al bruno con l'essiccazione. Sostanza gelatinosa di fortissima adesione alla carta. Nei miei esemplari, provenienti dalle indicate stazioni di Porto Maurizio e di Pozzuoli, la pianta ha callo basilare polifronde, alta da 7 a i5 cm., con un perimetro subemisferico tanto alto quanto largo. Anche qui il caso pratico (ad onta delle ottime figure del Bor- net riprodotte da F. Hauck loc. cit.) non sarà discaro al giovane stu- dioso per intendere la specie a sé stante, e anche nelle relazioni sue con le precedenti Nemalioninae Schmitz, in quanto fu possibile .allo scrivente mostrarne i contatti nella insufficienza del proprio materiale. La sezione trasversale tratta poco sopra la base ci offre una fi- gura indefinibile, quasi di un' elisse schiacciata e capricciosamente sinuosa. 11 centro è occupato da una piccola cellula nucleata di color giallorino (tubo assiale) a distanza da essa delle membrane ialine, crasse, contorte, ammassatesi lungo tutta la base dello strato corticale. Prolungato il bagno e compressa la preparazione, questa si apre e as- sume la forma circolare non soltanto nel suo perimetro ma anche nel suo contenuto. Le membrane informi si sono cioè alla loro volta aperte in 6-8 vastissime cellule pericentrali, ialine, a parete membranacea esilissi- ma, vacue, parzialmente sovrapponentisi, determinando cosi delle elissi nei punti intersecanti di sovrapposizione. Nel contempo ven- gono anche messi allo scoperto due altri giri di cellule un po' meno grandi delle prime e piuttosto oblunghe anziché tonde quelle for- manti il cerchio intermedio, esigue le più esterne disposte in 2-3 serie disordinate, fornite di endocromi, formanti la periferia. E da questa periferia che escono degli elegantissimi rametti ad asse arti- colato, semplici alla base, poscia dicotomi a rami disuguali, vestiti fittamente di ramettini uscenti per ogni verso, dicotomo-fastigiati, esiguamente moniliformi, costituenti quasi un secondo strato corti- cale, come ne dà l'impressione lo strato di gelatina che li circonda. Dati i precedenti dell'Ordine, si é tratti a credere che tanto le vaste cellule (se cos'i potesse dirsi a rigore di termine) componenti i due giri pericentrali, come le membrane concentriche, come quelle intestiniformi ecc., sono tutte modalità intese, oltre che alla consi- stenza della fronda, a farsi intermediario veicolo vegetativo condu- cente alle cellule vere e infine alla fruttificazione. 1313 Sottofamiglia V. GELIDIEAE (Kuetz.) Schm. Kuetz. (1843) in Linnaea XVII, p. io3, Phyc. gener. p. 890; J. Ag. (i85i) Sp. Il, p. 462! (187Ò), Epicr., p. 548, escluso il gen. Wur- demannia, Schm. (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 5. Frondi fornite di un asse centrale cinto da un corticc denso continuo, fili corticali verticillatamente disposti; cellula apicale del- l'asse disgiunta dall'inferiore contigua da un setto orizzontale. Genere GELIDIUM Lamour. Lamour. (i8i3) Ess. p. 41, emend.; Mont. Fior. d'Algér. p. 104 (descrizione del frutto inesatta); Naeg. Neuer. Algensyst. ; Haufe Beitr. Kenntn. Anat, einiger Florideen (Gòrlitz 1879) p. 21Ò, t. VII; J. Ag. Alg. med. p. loi, Sp. II, p. 4ÓÓ, Epicr. p. 54Ò; Schm. et Haupt. in Engl, et Franti Nat. Pflanzenfam. 142, p. 847; Cornea Stackh. (1809) Tent. mar. crypt. ; Clavatula Stack. id.; Acrocarpns Kuetz., Echino- caiilon Kuetz. Phyc. gen. - Helmintliochorton , Sphaerococcus, Fiicus, Choiidn'a, Teloedema sp. auct. . Fronda cilindrica o ancipite-piana, pennatamente decomposta, contesta di quasi tre strati, l'interiore formato da fibre longitudinali densissimamente conteste, l'esteriore di cellule rotondate le più in- teriori delle quali talora maggiori, le corticali subcongiunte in fili brevissimi moniliformi. Cistocarpi fra gli apici delle penne prominenti in entrambe le pagine, tipicamente biloculari per dissepimento lon- gitudinale, pericarpo a due strati, l'esterno di cellule rotondate con- giunte in file moniliformi verticali, l'interno di fili allungati contesti subconcentrici. Tetrasporangi crociatamente divisi, evoluti nelle penne cilindrette presso T apice per cui il rametto riesce clavato, mentre in una fronda subpiana formano dei sori nella parte mediana della pagina. Maggiori particolari sulle fruttificazioni si possono leggere in J. Agardh Sp. Il, p. 466-467, riportati dal De Toni in Syll. Alg. IV, p. 145. Quest' ultima opera ne descrive 26 specie ben note, 20 altre o sono di(][ìcilmente distinguibili o richiedono uno studio ulteriore, e infine altre 18 furono passate ad altri generi. 1314 68 1. Gelidìum asperum (Mert.) Grev. in Kuetz. Sp. p. 7Ó4. J. Ag. Sp. II, p. 475, Epicr. p. 55 1; Fuciis asp&r Mert. mscr. ; Sphaerococcus asper Ag. Sp. Alg. p. 288, Syst. p. 228. Fronda ancipite, decomposto-pennata, penne lineari da ogni lato attenuate subregolarmente pennettate, serrulate nel margine, infine fruttifera in pennette apposite, rami lanceolato-clavati minutissimi. Hab. la Nuova Olanda (Labillardière, Harvey) a Port St. Philippe (Malm); alla Nuova Zelanda (Baume). Nella fronda sterile, per grandezza, colore e ramificazione ga- reggia quasi col Gdid. cartilagineum. Penne di solito opposte, ad apice spesso prolungato denudato. Pennette semplici, le inferiori più lunghe cioè 3 cm. e oltre, le superiori più brevi. Penne e pennette seghettate con denti minuti, alcune più densamente, altre sparsa- mente, altre nude. I denticoli sono i primi inizi delle foglie fruttigere La pianta fertile ha la fronda più cilindracea, in luogo dei denti margini recano densissimi cigli fruttiferi. Cigli lunghi circa 2 mill. alcuni semplici, altri pennatamente ramosi, rami e cigli semplici con formi, clavati o finalmente piuttosto lancoidei. Nella pianta fertile le parti rimaste sterili non presentano alcun denticolo come avviene nelle piante sterili. Che pel rameggio il Gelid. cartilagineiun abbia attinenze con la fronda sterile della specie di cui si tratta, ciò non vuol dire che il portamento sia eguale in entrambe le specie. Ciò vien provato dalla grande differenza che lo stesso cartilagineiun presenta a seconda che si tratti degli esemplari del Capo o di quelli americani, massime di Vancouver Island (British Columbia) distribuiti dalla Tilden sotto il nome di Gelid. lalifolium Born., corretto da Setchell-Gardner in Gelid. Amansii Lamour. (sinonimia del Gelid. cartilagineiun). E quando si dice che nella pianta fertile il Gelid. asperum si approssima assai al Gelid. glandulaefoliiim, è da intendersi allorché quest'ultima si pre- senta pure nella forma fertile. La sezione trasversale di un ramo è lineare ovvero ad ellisse assai depressa con le estremità ottuse. Midollo di cellule anguste, oblunghe, subtonde od oblongo-subangolate, a contenuto granuloso, collegate da fili ialini esilissimi che esse ricoprono e dai quali sem- brano prodotte in masse fibrose che si possono forzatamente scom- porre in glomeruli formati delle cellule stesse. Corticc come nel gè- 1315 nere. Nel mio esemplare i cistocarpi rendono panciutamente fusiformi le pennettc in cui si trovano e l'ingrossamento di queste avviene con la stessa frequenza ora nel terzo inferiore, ora nella parte me- diana, ora nel terzo superiore delle pennette. a. Gelidium asperum Ag. ; Western Port, Victoria (Australia) Har- vey, Maggio 18Ó7. Oss. — Sopra questo esemplare trovai una frondicina di Poly- ~onia elegans Suhr. 682. Geiìdium lingulatum J. Ag. Bidr. Florid. Syst. p. 3o, Epicr. p. 552; Kuetz. Tab. Phyc. XVIII, tab. ó5. Fronda ancipite 3-4-pennata, penne maggiori denudate e le mi- nori subsemplici commiste ad altre lineari, da giovani acutamente se- ghettate, le più adulte a margine più di sovente lungamente denu- dato ineguali, qua e là con pennette abbreviate tetrasporangifere a margine serrato-dentate, infine crescenti in alto in modo densamente decomposto. liab. al lido Chilense. Nel mio esemplare la pianta è alta 20 cm. Si compone di un cespo di sedici fronde, che si apprende ad una vecchia conchiglia in via di scomposizione, sottile, scutiforme substellata [Patella?)^ me- diante un groviglio di rami lunghi da 2 mill. a 2 cm., semplici e ramosi con le sommità ornilopodioidi, rotondato-prensili quelli aderenti alla matrice, incurvato-avvinghianti gli altri. Fin da questo stadio e in tale o^cio si può osservare il carattere della spinescenza margi- nale nei più giovani di questi rami simulanti delle radici di una fa- nerogama, I dischi hanno la larghezza di un mill. e mezzo, i rami quella di mezzo mill.; disco e rami gradatamente attenuati verso l'alto. La disposizione del rameggio è quale venne sopra riportata, e cioè assai variabile nella lunghezza delle maggiori e minori penne le cui sin- gole ubicazioni (punti d' uscita) nei rapporti del disco e dei rami primari, sono ben lungi dal presentare quella regolarità che si as- socia al nome di penne e pennette. Si può dire pertanto che una vera regolarità nelle pennazioni si può riscontrare in modo costante quasi unicamente nella disposizione dei rametti spiniformi, conici, subpellucidi, perpendicolari, rettilinei o recurvi ornanti i margini dei 1316 rami brevi, lineari, piani-Iiguliformi (d'onde il nome specifico) lunghi da 2 a 5 mill. che di tratto in tratto si presentano fascicolati; in ogni altro di lunghissime, dei mediocri e piccole pennazioni l'occhio non potrebbe ravvisare che dei rami di vario ordine, tanto si presen- tano distanziati e radamente opposti. Più che alla precedente, è piut- tosto a questa specie che assai meglio spetterebbe l'epiteto di aspra, in causa appunto delle spine o denti ricurvi accompagnanti le parti più giovani e le linguette, i quali fanno si che il complesso delle frondi, per essere strettamente fastigiato, forma un assieme che con pena si può separare ne' suoi componenti ad onta della percorrenza loro longitudinalmicnte rettilinea. Le crescenze cimali o subcimali si operano spesso mediante i rami ligulati fascicolati a massa obovata o subtonda. La pianta è tetrasporifera. Sostanza cornea tenace; il colore è atro-violaceo ad occhio nudo, ametistino-chiaro sotto il microscopio. La sezione trasversale, lineare nel secco, si fa più o meno lar-" gamente ellittica col bagno, con che non si vuol escludere la forma ancipite. Midollo leggermente colorato, composto di fibre robuste longitudinali-diagonali, che si possono decomporre in fili moniliformi subcontesti. Nel preparato, il midollo si separa talvolta nettamente dal corticc. Strato corticale assai denso, di un violetto-bruno, com- posto parimenti di fibre, ma compattissime, rettilinee, verticali alla periferia, dove nelle sommità loro si decompongono in esigui fili m.o- niliformi cortamente ramosi. a. Gelidium lingulatum J. Ag. Inique (Chile), luglio iQiS; leg. al- lieve Istituto locale Salesiano; intermediariario prof. Don Giac. Gre- siNo; determinò A. Mazza. Oss. — Un migliore e più abbondante materiale pervenutomi nel frattempo, mi metterebbe in grado d'intrattenermi, non solo dei Gelidiuin, ma anche di molte specie appartenenti ad altri generi, con quella maggiore esperienza e abbondanza di fatti, che non posso certo riscontrare in molte delle mie prime trattazioni le quali sareb- bero da ripudiarsi. Mi limito a chiedere venia ai lettori, inquantochè un' aggiunta non può essere sinonimo di un rifacimento. 1317 Genere PORPHYROGLOSSUM Kuetz. (1847). Kuetz. in Regensb. Flora, p. 755, Sp. Alg. (1849) p. 794 (Etim. porphyros porporino, glossa lingua). J. Ag. Sp. II, pag. 4Ò3, Epicr. p. 553; Schm.itz e Hauptfl. in Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 848. Fronda piana, cartilaginea, ferma, enerve, a^issa mediante una radice ramosa intricata, con entrambe le superficie delle lamine se- minate di numerose pennette fogliacee. Tetrasporangi crociatamente divisi collocati nelle pennette [carpoclonìa Kuetz.). Genere mono- specifico. 683. Porphyroglossum Zollingeri Kuetz. ut supra, Tab. Phyc. XIX, t. 45, Sp. p. 794; J- Ag. Sp. II et Epicr. ut supra. Fronda lineare, ondulata, attenuata alla base, ottusa all'apice, sopra la base ramosa o divisa, rami e segmenti fogliacei collocati longitudinalmente nella parte mediana della lamina, pennette nume- rosissime dense minute, includenti i tetrasporangi ovati sparsi. Hab. le spiagge dell'isola di Giava (Zollinger). — Colore oscu- ramente porporino. La fronda è lunga 8-10 cm., larga 4-6 mill. Forse a questo genere appartiene, come avvertì G. B. De Toni, la Suhria japonica Harv. Non conoscendo la pianta nel suo integrale sviluppo, mi limito ai seguenti cenni suggeritimi da due frammenti di essa. Disco lineare alto 6 cm. e mezzo, privo di base, largo 4-5 mill., ondulato subvolubile, strozzato in apparenza da due costrizioni ; l'in- feriore a istmo largo un mill. e di poco più lungo, la seconda, a distanza di 2 cm. e mezzo, ad apparente istmo allungatissimo, poco più sopra del quale esce un ramo lungo un cent, e mezzo attenuato all'apice. Quest'apice reca due prolificazioni ligulato-spatolate di po- chi millimetri di lunghezza, di differente sviluppo. È da osservare che la costrizione inferiore è reale, mentre la superiore è invece si- mulata, dovuta cioè all'essiccazione, e infatti, in seguito al bagno, riprende la normale e piana larghezza del disco. Cos'i pure le on- dulazioni marginali scompaiono per effetto del bagno e riappaiono col ridisseccamento. L'apice del disco è piuttosto rotondato e porta 1318 quattro piccole prolificazioni non coeve. La più sviluppata di queste reca nei margini, uno per lato, due piccolissimi corpi tondi sulla cui natura non posso pronunciarmi. Ma il più caratteristico è il fatto che, viste in superficie, queste prolificazioni mostrano un rameggio interno così coalescente che la massa sua costituisce il corpo stesso lamellare della prolificazione. Ora questa, sotto la compressione fra due vetri, dispiega il suo disegno rameggiato in tante tricotomie for- formanti un assieme corimbiforme. Sarebbe assurdo il volere da que- sto fenomeno inferire come in un proseguo di evoluzione un tale apparente rameggio si faccia manifesto con le caratteristiche di un non mai più sentito processo vegetativo; lo si espose bensì al solo titolo di una delle tante curiosità che la compressione può provo- care a seconda della natura e disposizione dei tessuti visti in super- ficie e nel loro integro spessore. Gli sporofilli, o carpocloni che si vogliano chiamare, sono di- stribuiti in due soli gruppi lineari distanti 3 cm. l'uno dall'altro, en-" trambi sulla stessa faccia del disco. Non avendo mezzo di consultare gli autori e la tavola Kuetzin- giana sopra citati, riproduco ora la morfologia delle parti tetraspo- rangifere come viene da me interpretata in seguito alle note prese dal vero, esponendo nello stesso tempo il processo con cui la frut- tificazione viene condotta alla maturanza. 11 processo si svolge in due fasi ciascuna delle quali si pre- senta con un aspetto assai differente. Nel primo stadio i rametti si compongono di un disco lungo 1-2 mill., largo una frazione mie. di mill., leggermente costretto in alto per allargarsi quindi in forma di una testa di clava, cioè ad apice integro, rotondato, provvisto di un ciuffo di peli ialini, lunghetti, acutissimi, unicellulari, raramente a sella o bifida, e allora priva del ciuffo. Meno quelli della sommità clavata, entrambi i margini dei rametti sono provvisti di numerosi denti conici, ottusissimi, opposti, alcuni pochi dei quali (da 1-4 per ogni rametto) si sviluppano in pennette corte, oblungo-rotondate, un po' attenuate alla base, verticali. Questi rametti, visti in superficie, presentano uno strato di cellule densamente colorate di porporino- vinoso con un sentore giallastro, varie di dimensione, prone alla fruttificazione, contrariamente a quanto avviene nella fronda matrice. Senonchò i rametti stessi, perchè la fruttificazione si compia, richie- 1319 dono un'ulteriore suddivisione. All'uopo qui entra in azione la se- conda fase del processo che si svolge non già coi mezzi ordinari di carattere esclusivameute vegetativo, ma in modo in cui il movimento meccanico ha la più gran parte. Ciò avviene con una violenza il cui effetto rammenta quello prodotto da una causa artificiale esteriore, quale può essere appunto determinato da una forte compressione. Già lo scrivente, prima ancora di passare alla disamina del come si operano le suddivisioni dei rametti, aveva osservato come si possano ottenere delle configurazioni rameggiate mediante la compressione di una giovane prolificazione. Sta bene che il fatto non ha alcuna connessione con quello che si sta ora esaminando, ma entrambi si debbono al movimento violento cui si costringono gli elementi di una complessa struttura. Ora questo movimento deve aver compreso non so se il Kuetzing, o chi altro, allorché per definirlo ricorse al greco clonoeis che. fra gli altri consimili significati, ha pure quello di motus vehemens, per indicare 1' originaria formazione delle pennette fruttigere da lui chiamate appunto carpoclonia. Ecco ora le vicende che accompagnano il fenomeno. Ad una certa distanza dalla base del rametto si delinea nell' in- terno di questo un grande corpo ohlungo-elittico, al di sopra del quale comincia ad operarsi una dilacerazione longitudinale che, pro- seguendo verso l'alto, giunge all'apice del rametto stesso che viene in tal modo a sdoppiarsi. Nel contempo anche le parti laterali fian- cheggianti l'indicato corpo s'individualizzano alla sommità di questo, l'uno da un lato, l'altro dal lato opposto, ed ecco come il corpo fruttigero viene ad assumere a un dipresso l'aspetto di un concet- tacolo suburniforme bicorne, come si è visto in alcune Corallina. Ma nel caso nostro le corna, oltre all'essere assai più larghe, sono cos'i anche assai più lunghe, arcuate e convergenti nella sommità loro e di natura tale da far dimenticare affatto l'imagine testé data a guisa di confronto. I due rametti, cos'i formatisi sulla sommità del primo ed unico frutto avente origine nella parte inferiore del primigenio unico rametto, producono alla loro volta due o tre corpi fruttigeri, sempre dell'indicata forma, sessili, sporgenti interamente dal lato interno, cioè entro lo spazio circoscritto dai rametti produttori con- vergenti. Questi due rametti, provenienti dalla dimezzazionc longitu- dinale dell'originario rametto, sono dunque costituiti dal lato este- 1320 riore di un margine assai consistente, integro, provvisto di numerosi denti conico-smussati, corrispondente ai due margini dell'originario già unico rametto, più di qualche rara pennettina; dal lato interiore, scorrente lungo l'indicato margine esteriore, si ha la metà longitu- dinale della parte mediana già compresa fra i due margini del ra- metto nel suo stato integro. Questa parte costituente il lato interiore dei nuovi rametti di cos'i strana origine, nel senso strutturale non ha pertanto un mar- gine esteriore proprio cui convenga un tal nome, in quanto non in- tervenne alcun lavorio vegetativo di ricostruirnelo con o senza denti, e se la natura non si diede questa pena si è pel motivo che sa- rebbe stata inutile dopo il già avvenuto conseguimento del suo scopo supremo, che è quello della fruttificazione, e che questa fruttifica- zione, nel caso attuale, dipendeva dall'antico margine esteriore con- servatosi nei due nuovi rametti. E cos'i si spiega la nessuna miseri- cordia usata alle parti dei nuovi rametti rimaste non solo senza margine, ma presentanti tutte le conseguenze della più arrabbiata dilacerazione, essendo a tratti ora strettissime, era quasi regolari, ora larghissime e sempre accidentate con insenature, sbrandellamenti, frangie, ecc., risultandone degli assiemi penosi, stravaganti e talora eleganti persino, quando volle il caso (*). Per concludere sulla fruttificazione, convien dire che trattasi di sori stichidiformi, quando pure non si voglia chiamarli stichidi sen- z'altro, inquantochè se gli stichidi veri sono zonatamente septati e recano due sporangi per ciascuna delle zone, come in Dasya, non pertanto nel gen. Thuretia gli sporangi si trovano aggregati sen- z' alcun ordine in un solo loculo comune, ciò che avviene pure ma in un modo assai più denso e con maturanza più abbondantemente sincrona nel gen. Porphyroglossum. Un secondo esemplare presenta la parte superiore di un disco sterile, la cui sommità si divide in due rami sottilmente pedicellati, della lunghezza di 3 cm. e mezzo, qua e là molto leggermente co- (') Un fenomeno di divisioni nelle parti fruttigere vien segnalato pure in Sar- gassutn clonocatpum Grun. in Picc. Sarebbe interessante il controllarne le moda- lità in quanto potessero avere qualche particolare rapporto col caso nostro. 1321 stretti, con margini piani anche nel secco, meno uno che è on- dulato. La sezione trasversale delia fronda fertile ha forma lineare-an- cipite. Midollo di fili ialini o pallidissimamente acetini, trasversali, moniliformi, contesti con altri più sottili; strato intermedio di cellule mediocri, oblunghe in 1-2 serie, disposte parallelamente alla base dello strato corticale. Corticc denso, intensamente porporino-vinaceo- scuretto, composto di cellule minutissime disposte in linee verticali strettamente aQiancate. Sostanza quasi cornea nel secco, carnoso- tenace in seguito al bagno. a. Porphyroglosswn Zollingeri Kùtz. Is. di Giava. Leg. Zollinger. Genere ACANTHOPELTIS Okam. (1892). Okam. in Yatabe Icon. fi. Japon. Voi. I, part II, p. iSy. (Etim. acantha spina, pelle scudo). De Toni Phyc. Japon. novae (iSgS), p. 22; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 349; Schottmuellera Grun. (1889) in F. Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 6 (nomen nudum), Castralliae sp. Mart. Fronda inferiormente cilindrica, tenue, superiormente densa- mente anellata lembi delle foglie disciformi unilateralmente robusta- mente sorgenti, lateralmente o quasi forcutamente ramosa; dischi delle foglie scutiformi, seriati in modo quasi imbricato, picciuoli brevi cilindretti subeccentricamente inserti; dischi singoli suboriz- zontali, crassetti, irregolarmente dentati nel margine, con numerose papille in ciascuna pagina e forniti di peli aculeiformi rigidi brevi spessi. Fogliette fruttifere minutissime, munite di pennette piane pe- diccllate uscenti dal margine dei dischi. Struttura della fronda come nel gen. Gelidiwn. Cistocarpi ovato-piani, brevemente stipitati, bilo- culari come in Celìdium. Tetrasporangi (sec. Okamura) nella pagina delle fogliette fertili numerosi sparsi nel corticc nemateciforme in- crassato, divisi a croce. Genere monospecifico. 084. Acanthopeltis japonica Okam. Bibl. ut supra. . Schottmuellera paradoxa Grun., Castraltia salicornioides Martens Tange v. Ost-Asien p. 117, non A. Rich. 1322 Caratteri del genere. Hab. nel mare Giapponese qua e là, p. es. a Yokohama (Schott- mueller, Alartens), Sugashima, Toba, Susaki, Enoshima, Misaki, Ne- bat o ecc. (K. Okamura). Radice fibrosa, ramosa, arami alcuni dei quali muniti all'apice di un piccolo disco espanso. Fronda cilindrica, al'a 5- 12 cm. e del diam. di i,5-2,5 milk Fogliole fruttifere lunghe 3-7 milk, larghe 2-4 milk La genesi delle fogliole si opera come in D eie sseria revoluta Harv. [Hypogloss. revoìutum J. Ag.j, o come in Neurocauloji renifor- me (P. et R.) Zanard., avente cioè origine in modo opposto dalla costa delle fogliole. L'unico esemplare osservato manca della radice. In esso la pianta è alta 9 cm.; reca due soli rami lunghi da 2 a 2 cm. e mezzo, il più lungo esce lateralmente a metà altezza del disco, erettissimo, il più breve dal lato opposto con la base distante quasi un cent, dall'apice del disco, divaricato. La povertà dell'abito e la modestia- sua sono largamente compensate da tutti i particolari che l'accom- pagnano, quali furono sopra ricordati, ma di difficile controllo, do- vendosi operare in una sostanza delle più implacabilmente tenaci, sopra la quale non possono aver completa ragione né le più sottili sezioni né il sussidio del microscopio nel rilevare l'assieme delle parti fruttigere. Si hanno di conseguenza dei facili perimetri, ma non mai alcuna trasparenza del contenuto, per il che basta anche la sem- plice veduta superficiale per iscorgere, sporgenti dal margine delle fo- gliole disciformi, alcune sommità delle pennette ed alcuni fascetti di peli aculeati che rammentano le spicole delle Spongia gelatinose, come basta l'esteriorità della pianta a determinarla a prima vista. A proposito di esteriorità, credo utile fermarmi sopra alcuni par- ticolari di cui non conosco cenni altrove. Non bisogna credere che le foglie disciformi, disposte in modo anellato sul disco e sui rami, si presentino già con i loro tipici caratteri fin dalla base della pianta. Al contrario, la parte inferiore del disco, e cioè per una lunghezza di un cm. o forse più, quantunque poco appaia ad occhio nudo, é grossolanamente tronciforme, un po' a zig-zag, ed emette, con pre- valenza unilaterale delle produzioni, pure tronciformi, recanti late- ralmente ed alle sommità loro dei noduli grossamente pedicellati od uniformemente oblunghi, ottusi 0 troncati all'apice. Queste produ- 1323 zioni maggiori e minori, e persino gli stessi spazi del disco interce- denti tra runa e l'altra sono più o meno irti di corte spine subja- line acutissime, quali si presentano nelle fogliole fruttigere recate dalle foglie discoidi regolarmente sviluppate. 11 fenomeno è notevole in quanto e' insegna come persino le ultime suddivisioni proprie de- gli organi fruttigeri possano dar segno della loro presenza nelle più anormali condizioni, come quelle ora rilevate. Di ciò però non si meraviglierà il lettore che abbia seguito queste pagine laddove si tratta di aberrazioni che, sotto l'aspetto di una morfologia in appa- renza abortiva, possono compendiare il decorso biologico di una pianta dall'origine sua fino agli apparati della fruttificazione, sia che questa avvenga o possa effettivamente abortire, saltando via con ciò tutto il processo vegetativo intermedio. Ma il più notevole, non tanto in sé stesso quanto per la pianta di cui si tratta, è quest' altro fatto. Poco al di sopra delle ora de- scritte produzioni e prima di giungere alle foglie disciformi un po' più regolarmente evolute, escono lateralmente tial disco due foglie piane, alte 2 mill., bine, aventi cioè origine da un pedicelllo co- mune, attenuate in un esile picciuolo, indi cuneate, con qualche pic- colo dente da uno solo dei lati, e gradatamente espandentisi in una lamina recante pure un dente ma più rotondato, ed intine a peri- metro superiore flabellato con 3-4 lobi grandi ma leggermente pro- nunciati. Mentre tutta la pianta è assai spessa, tenacissima e scura- mente porporina, queste prolificazioni fogliacee sono crassette ma sottili, membranacee, pure tenaci, e di colore roseo. Rammentano assai gli sporofilli tetrasporiferi della Delesseria coriifolia Harv. [Chaii- vìnìa J. Ag.), come vennero figurati sotto il n. 2 nella Tav. i5o della Phyc. australica idi Harvey, salvo che questi sono ondulati nel- r intero margine. Considerate le anormali manifestazioni ora esposte, saremmo indotti a ritenere che queste ultime produzioni fogliacee debbano corrispondere, in proporzioni maggiori siccome sterili (non sarebbe da escludersi una successiva fertilità, in quanto si hanno indizi di sori), alle fogliole tetrasporifere menzionate dall' Okamura, che trova- rono modo di svolgersi cosi straordinariamente sulle foglie disciformi non regolarmente evolute, cosi come, assai meno compiutamente, abbiam visto far presenza di sé altre parti fruttigere accompagnate 1324 dai peli spicoliformi. La supposizione è giustificata dalla loro strut- tura in cui l'elemento celluioso predomina su quello filamentoso. Viste in superficie, presentano uno strato di fibre disposte in modo subradiato, composte di cellule oblunghe concatenate e con un sot- tostrato di elementi più tenui, filiformi di collegamento, dal che è facile arguire quanto diverso debba essere il corticc in confronto di quello delle foglie disciformi, cosi potentemente compatto nelle sue file verticali di celluline moniliformi. a. Acanthopeltìs japonica Okam. Giappone, Okamura. Ord. II. GIGARTLNINAE Fam. ACROTYLACEAE Schmitz. Genere HENNEDYA Harv. Harv. (1854) in Trans. Irish Acad. Voi. 22, p. 552. (Etim. a ci. Ruggero Hennedy, micrografo di Glasgow e diligentissimo collettore delle alghe scozzesi). J. Ag. Epicr. p. 5ii; Schmitz e Hauptfl. in Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 35 1. Fronda membranacea, piana, dicotomo-laciniata, subtlabellata- mente espansa, inferiormente caulescente, costituita di quasi tre strati: il midollare di fili angusti più densamente contesti, scorrenti fra le cellule dello strato intermedio grandi quadrato-rotondate disposte in serie semplice fra l' una e l'altra pagina, e infine, abbreviati, verti- cali, moniliformi, formanti lo strato corticale. Cistocarpi in un peri- carpio, subemisfericamente prominente, contenenti un nucleo chiuso nel circondante plesso di fili densissimi, aperto verso il carpostomio, internamente cavo vestito intorno alle pareti di fascetti di fili pre- gnanti; fascetti sporti verso l'interno, generanti negli articoli termi- nali dei fili le carpospore singole obovato-clavate. Tetrasporangi ag- 1325 gregali fra gli apici delle lacinie (strato corticale nemateciforme in- crassato) zonatamente divisi. — Genere monospecifico. ò85. Hennedya crispa Harv. Phyc. austral. tab, 75; Kùtz. Tab. Phyc. voi. XIX, tab. 87; Schmitz e Haupt. ut supra. Caratteri del genere. Hab. le spiagge occidentali della Nuova Olanda (Clifton, Harvey). Callo radicale discoide duro. Prendi ondulate e qua e là invo- lute nei margini, lunghe i5-3o cm., stipite sublegnoso cilindrico o compresso lungo 2-5 cm. e finiente in molti rami. Rami presto com- pressi, infine appianati e finienti in lamine dicotomo-moltifide fasti- giate, quasi come in Zonaria. Cistocarpi il più delle volte solitari, più spesso sessili nella regione apicale marginata delle lamine, più raramente geminati e talora distanti dall'apice, emisferici, a centro ombelicato, infine pertugiati. Colore della fronda saturatamente por- porino-bruno, nel secco più oscuramente; sostanza rigida membra- nacea, per cui gli esemplari, essiccando, non aderiscono alla carta. I quattro generi costituenti la sottofam. delle Acrotylaceae sono tutti monospecifici e tutti tipicamente caratterizzati, toltone forse il gen. Pellasla J. Ag. di cui non si conoscono ancora i cistocarpi. 1 caratteri macroscopici di Hennedya sono tali, come si è visto, che non occorre entrare in altri particolari per identificare la sua specie. A questo stesso scopo può servire anche 1' esame superficiale delle parti laminari le quali presentano un cordonato flessuoso, assai crasso, costituente un reticolo a maglie tonde subcieche, in traspa- renza cinnamomeo-brunnetto-dorato o granato, o traforate esigua- mente mediante un punto lucido centrale, risultandone un assieme assai elegante. Se, oltre a questa normalità propria dello stato fisio- logico, si ha la fortuna di riscontrare nelle lamine una qualche parte alterata da cause esteriori, in seguito a che scomparendo ogni cras- sezza ed ogni vestigio di cromatofori, noi vediamo il reticolo ora descritto tramutato in un altro ben differente, e cioè fattosi macris- simo, o per dir meglio, scheletrico, costituito da maglie larghissime, perfettamente esagone, a pareti filiformi assai scure, sopra un sfondo subialino di celluline ultra esigue. Prescindendo pure da questa cu- riosità la quale è in relazione alla regola, che la crassezza arrotonda e la macrezza si combina con le angolosità, e riportandoci allo stato 1326 fisiologico, è un fatto che il giovane osservtUore deve rimanere al- quanto disorientato nel trovare un qualsiasi rapporto fra la struttura quale si presenta nella sezione trasversale e quella che si presenta nella visione superficiale. Il vero si è che gli elementi strutturali, pur essendo sempre gli stessi, variano nel loro contegno a distanze quasi infinitesimali, ma se una tale constatazione è sensibilissima nelle sezioni trasversali, cioè in uno spessore minimo, non è più avvertibile nell'intero spes- sore osservato in superficie dove Tostensibilità è unicamente e sem pre quale ci viene fornita dallo assieme. Una prova di quanto si dice io non potei ottenerla dalle parti laminari, siccome di difficile imbibizione midollare, bensì è facile averla dalle sezioni tratte sulle parti subcostate, nulla potendo dire delle parti inferiori e mediane mancanti nel frammento da me esaminato. Nella parte subcostata noi vediamo ,ad esempio, come dall'asse midollare filamentoso si dipartano delle crasse fibre, composte degli stessi fili midollari, le quali diagonalmente si dirigono alla base dello strato corticale dove ogni singola fibra con la parte sua superiore s'incurva rotondamente a fianco e contro l'incurvatura della fibra contigua, e così contemporaneamente tutte le altre, determinando in tal modo tanti spazi subvacui elittico-reniformi tra il midollo e il tenue strato corticale. Ora questo che si dice per il solo ambito della sezione lo s'immagini ripetuto per tutta quanta la superficie di una lamina, e si avrà la spiegazione dell'originalissima confi- gurazione del reticolo dovuto appunto alle anastomosi delle arcua- zioni predette. Ma vi ha anche di più, di constatare, alla distanza di 1-2 mill. dalla sezione ora osservata, e sempre in sezione trasver- sale, un reticolo esteso a tutto quanto il midollo, ma non tale da paragonarsi a quello che ci si presenta in superficie essendo assai meno crasso, a maglie tutte assai aperte, subelittiche o leggermente angolate e ialine, in quanto le vediamo direttamente e non attra- verso l'intenso porporino dello strato corticale. a. Hennedya crispa Harv. n. 33 1, Harvey. Australia occidentale. 1327 Subfam. 111. GIGARTINEAE J. Ag. Sp. Il (iS5i), p. 243. Fronda cilindrica, piana o fogliacea, piij spesso forcuta o sem- plice, più o meno profondamente lobata, talora minima (in Besa Setch.), struttura filamentosa, fascetto centrale di fili longitudinal- mente scorrenti, qua e là forcuti. Tetrasporangi divisi a croce, ag- gregati in sori infracorticali. Cistocarpi ora subsporgenti, ora comple- tamente immersi nella fronda. Genere IRIDAEA Bory (1826) in Dict. class. IX, p. 13. Kuetz. Sp. p. 724; J. Ag. Act. Holm. 1847, p. 84, Sp. II, p. 25o, Epicr. p. 179; Schmitz et Haupt. in Engl. et Franti Nat. Pfl. p. 357. Haìymeniae, Fiici sp. auct., Rhodoglossum ]. Ag. (1870) Epicr. p. i83. Fronda gelatinoso-carnosa, piana, semplice o qua e là laciniata, contesta di due strati, l'interiore di cellule cilindracee lassamente re- ticolaiamente anastomosanti, l'esteriore di fili verticali moniliformi coibiti in muco solidescente, Cistocarpi immersi nella fronda, aperti all'apice in seguito alla soluzione dello strato soprincombente, nu- cleo composto di un plesso coibito in un peculiare ambiente; nu- cleoli distinti a vicenda da fili placentari di cui sono reticolatamente circondati e distinti, rotondati, contenenti poche carpospore roton- dato-angolate, infine conglobate senza un ordine cospicuo. Tetra- sporangi immersi in sori della fronda, congiunti in parecchi, roton- dati, divisi a croce. Osserv. — Frondi sorgenti in parecchie o almeno gregarie da un' espansione radicale, ora immediatamente espanse, ora sostenute da uno stipite piìi breve o più lungo più o meno canalicolato. La- mina carnoso-crassa, nel secco subcartilaginea, col bagno facilmente solubile in gelatina, integra o irregolarmente fessa, talora veramente ramosa o prolifera, margine e disco lisci o cigliato-aspri per mi- nuti processi. Strato interiore della fronda composto di cellule cilin- dracee e moltangolate, con gli angoli sporgenti anastomosanti coi vicini, tutti formanti un reticolo lassissimo, non più denso nel mezzo. Strato esteriore costituito da fili moniliformi articolati dicotomo-fa- 1328 stigiati, uscenti verticalmente dallo strato interiore, coibiti da muco solidescente. Cistocarpi e tetrasporangi presenti in tutta la fronda ma in diversi individui. 1 cistocarpi sono composti, vale a dire formati di più nucleoli conniventi in uno, immersi completamente nello spes- sore della fronda, circondati da un reticolo coibente le carpospore numerose, infine, come sembra, denudati dello strato esteriore cir- colare, emettenti le carpospore. Tetrasporangi aggregati in sori si- mulanti cistocarpi, formali nello strato periferico di ciascuna pagina, nati dalla trasformazione degli articoli del reticolo, rotondati, crocia- tamente divisi. - J. Ag. Sp. II, p. 25o. Il genere venne da J. Agardii diviso nei seguenti due sotto- generi : Stibgen. I. Eu-Iridaea (Bory). Sori tetrasporangiferi immersi nel- l'interno della fronda, - comprendente 9 specie; Subgen. IL Rhodoglossum (J. Ag.). Sori tetrasporangiferi evoluti fra la superficie della fronda, - ora comprendente ò specie. La Syll. Alg. di De Toni ne descrive i5 specie come bene ac- certate; altre 4 da cercarsi forse tra le Iridaea genuine: 2 da tras- ferirsi con dubbio al gen, Gigarlina; 6 da riferirsi forse ai generi Schi'^ymenia o Turnerella (fra queste è compresa V I. pinnata Post, et Rupr., divenuta poscia Graieloupia pinnata Setch.); si ha inoltre VI. violacea Kùtz. avente aljRnità con Graieloupia Cutleriae; VI. la- cera P. et R. forse spetterebbe al gen. Callymenia ; 7 altre di oscura agìnità, fra cui ancora 1' /. lacera e /. socialis nelle quali Setchell ravviserebbe forme di /. laminari oide s ; ed infine altre 9 da esclu- dersi assolutamente dalle Iridaea, siccome appartenenti ad altri generi. Setchell, come già si è visto per Amphiroa tuberculosa e per Corallina officinalis, così anche per Iridaea laminarioìdes Bory, in Algae of Northwestern America pubblicò uno studio il cui risultato si compendia nelle seguenti sue proposte : Iridaea laminarioides Bory. a proposito della quale osserva che Postels e Ruprecht descrivono un numero di specie del Nord Pacifico, che sono possibili forme di que- sta specie. - /. laminarioides f. typica Setch. - 7, /. f. cordata (Tur- ner) Setch. et Gardner comb. nov. - I. l. f. parvula Kjellman. - I. l. f. punicea (P. et R.) Setch. et Gard. comb. nov., una larga forma sovente lunga 1-2 metri, di un lucidissimo rosso-porporino. Non co- 1329 mune a Puget Sound. - Infine si descrive una nuova specie: V Iri- daea ohìongifructa Setch., in apparenza rassomigliante la Sarcophyllis californica, nella quale però nove anri dopo lo stesso Autore rico- nobbe una nuova Callvmenia, e cioè L C. ohìongifructa Setch. comb. nov. (Algae novae et minus cognitae, I, may 29, 191 2). Data l'autorevole competenza dell' A. nel trattare delle alghe pacifiche del N-0 America, anche questo suo studio sarà certo preso in considerazione per parte degli autori avvenire il cui compito fosse quello di metterlo in relazione alle florule di ogni altra regione ocea- nica, così come vuole l'interesse scientifico di più lato intendimento. Considerato in sé ha ora forse un valore relativo, in quanto contempla troppo parzialmente la stessa occidentale costa ameri- cana dove per molti rispetti le alghe boreali si riproducono, con le relalive varianti, nella regione australe, sebbene ciò non sempre avvenga in lutti i generi. Nel caso nostro, ad esempio, l' Iridaea ìiiicans Bory della Terra del Fuoco, presenta alcune manifestazioni che si collegano alle forme di altre specie proprie della regione artica. hiformato a questi intendimenti, ben vedo ora quanto siano stati bistrattati i numeri 61, 62 e 63. 68ó. Iridaea latissima (Hook, et Harv.) Grun. Grun. Alg. Novara p. Ó9, t. 9, f. 3. Haìymenia latissima Hook, et Harv. Crypt. Antarct. p. jj, t. 73?; J. Ag. Sp. II, p. 204; Kiìtz. Tab. Phyc. XVI, t. 92?; Rhodoglossum latìssimum]. Ag. Epicr. p. 187 partim, Till Algern. System. VII, p, 27. Frondi tenuemente membranacee, sopra uno stipite appianato cuneato elittico-oblungo, da ogni lato attenuate, semplici, bifide, la- ciniate nel margine, lacinie lineari-oblunghe ; cistocarpi infine da ogni Iato prominenti .- sori tetrasporangiferi puntiformi sparsi per quasi tutta la superficie. Rab. ai lidi della Nuova Zelanda; forse la stessa alle spiagge della Tasmania .- In Alg. N-0 America, p. 3oo, Setchell e Gardner cos'i ne trat- tano: - Rhodoglossum lalissimum J. Agardh. In the sublitoral zone. West shore of Whidbey Island, Wash., N. L. G., Nos. 101 !, 140! 84 1330 Only a few speci mens bave been found and tbese are cysto- carpic. Consequently, tbe genus must remain in doubt, since the difference between Ihdaea and Rhodoglossum depends upon the cha- racter of the tetrasporic sorus. The fronds are thin, the cystocarps regolar and circular, and evenly distributed over the frond. It re- sembles in these respects the plants from the Californian coast re- ferred to this genus. It has seemed best to us to retain J. G. Agardh's genus Rhodoglosstim, since in habit, to some extent, and especially in the structure of the sorus, it is amply distinct from Iridaea. Come si vede, gli A. non hanno un cenno sulle vedute di J. Agardh il quale stimò, in base ad esemplari della Nuova Zelanda, di dividere (io direi molto opportunamente) le Iridaea negl' indicati due sottogeneri, anziché farne due generi distinti. Essi invece, in base alle piante della California, sono di quest' ultimo parere, ma r asserzione è più facilmente esposta che meglio comprovata. J. Agardh fu indotto a creare il sottogenere Rhodoglossuin basandolo unicamente sul carattere della superficialità dei sori tetrasporangiferi, ciò che vuol dire come altri non abbia saputo trovarne di più importanti per distinguerlo dalle FM-Iridaea. E qui ci pare che Setchell e Gardner coir accennare invece ad una struttura diversa (senza dirci in che consista) abbiano esagerata la natura del fatto il quale si risolve, dopo tutto, in un infinitesimale spostamento dei sori più verso la superficie, senza che da ciò ne siano derivate differenze strutturali, che altrimenti lo stesso J. Ag. ce le avrebbe fatte conoscere. Per quel che s-i tratta poi dei caratteri esteriori, nulla ci dicono essi di preciso in quanto le loro piante abbiano di così straordinario nel- l'abito e nelle dimensioni, che non possa rinvenirsi in gran parte di molti individui delle stesse Eu-Iridaea. Il silenzio di J. Agardh in proposito mi pare significante. Tutto al più il glossiiìn di questi sem- bra ammonirci che il perimetro della fronda debba essere in gene- rale linguiforme. In quanto alle dimensioni gli stessi autori ce ne hanno segnalata una massima; essa si riferisce ad una Eu-Iridaea, cioè alla Iridaea laminarioides f. punicea Setch. et Gardn. comb. nov. Io potrei citare fra i miei esemplari di I. micans della lunghezza di 42 cm. e della larghezza di 23 cm. Che l'abito e la statura nelle Iri- daea appartenenti al sottogen. Rìwdoglossuni nulla abbiamo di sta- 1331 bilmente straordinario, lo prova l'esemplare della Nuova Zelanda qui sotto descritto La domanda da me riportata dalla Syll, Alg., se cioè 1'/. latìs- sima, stata pure segnalata anche per la Tasmania, corrisponda real- mente alle piante della Nuova Zelanda, potrebbe ripetersi e con mag- gior ragione per le piante della California, e ciò non già per la na- tura dei cistocarpi, ma per l'abito della fronda, che può variare e nell'una e nell'altra regione in dipendenza dei richiami tipici i cui caratteri esteriori si ripetono saltuariamente da una specie all' altra, senza alcun riguardo alle stesse distinzioni sottogeneriche, come si può persuadersene (in mancanza di abbondante e vario materiale) alla lettura delle descrizioni delle singole specie. È d'augurarsi che il Setchell, o altri per lui. abbia opportunità di ritornare sull'argo- mento, basandosi anche sopra individui tetrasporiferi. Dell'autenticità specifica delP unico esemplare da me osservato, me ne è garante il prof. Robert M. Laing, benemerito illustratore della flora terrestre e marina della Nuova Zelanda, dal quale mi pervenne. La fronda, tetrasporifera, ha l'altezza di circa 3o cm. e la larghezza massima di circa 6 cm., di forma irregolarmente lan- ceolato-ligulata, semplice, un po' curva alla sommità, inferiormente gradatamente attenuata in uno stipite tenue, appianato, leggermente e brevissimamente ingro'ssato nell'ima base Margini della fronda strettissimamente incrassati, parcamente e leggermente ondulati con larghe e superficiali insenature subalternate da sporgenze rotonda- mente convesse. Nessuna prolificazione, ma denti microscopici, co- nici, pellucidi, sporgenti dal marginale strato corticale. Sori punti- formi abbondantissimi sparsi sulla fronda a cominciare da 3 cent, sopra la base fino all'apice suo che è leggermente bilobo a lobi pic- coli assai disuguali e non sulla stessa linea, uno di essi essendo piuttosto laterale. Sostanza crassetta nel bagnato, e tale quindi nel vivente, d' onde la forte sua aderenza alla carta. Nel secco la lamina è esilissima. Colore rosso-porporino di un unico tono per tutta l'e- stensione della fronda. Se noi confrontiamo questa descrizione con quella classica sopra riportata, vi possiamo riscontrare alcune poche ma significative dif- ferenze delle quali, per brevità, non vogliamo entrare in merito. Dirò solo che le ragioni di esse non si debbono considerare quali sem- 1332 plici manifestazioni individuali di una pianta sorifera, ma vanno ricercate in taluni caratteri più proprii alle specie a0ini o non, e più specialmente nella Iridaea [Rhodoglossum) purpurea J. Ag. della Ta- smania, come effetto di quei richiami cui venne sopra accennato. La sezione trasversale dell'ima base dello stipite ha forma dit- tico-depressa, tonda tosto nel bagno. Midollo vasto di fili ialini con una sfumatura rosea, fittamente ed uniformemente contesti. Strato corticale come nel genere. La lamina dà una sezione largamente li- neare; ivi il midollo è formato di fili brevi, ialini, lassamente reti- colati con celluline snblonde sparse e altre più abbondanti, gran- dette, elittico-subtonde, in vario grado di sviluppo, di natura sori- para. Sori tondi, raramente dittici, sparsi senz" ordine, talora parzial- mente sovrapponentisi, intensamente rosei, sopra uno sfondo un po' più chiaro di fili esilissimi fittissimamente contesto-reticolati. a. Rhodoglossum lalissiumm J. Ag. Akaroa, N. Zel. sept. 1902, leg. Laing. Genere BESA Setchell. Setchdl, gen. nov. Gigartinacearum, in Algaa novae et minus cognitae I, University of California Publications in Botany, Voi. 4, n. 14, p. 236-238, May 29, 1912. (Etym. It has seemed best to name this extremdy minute plant after the Egyptian god Bes, whose Greek name Brpa has been adopted into Latin unchanged. He is alvvays represented as a dwarf and extremdy small even at that). Frons epiphytica (aut semiparasitica), elongato-papillaeformis aut clavata, simplex aut parce lobata, laete rubra, cystocarpiis adultis frondem fere complentibus, nucleis distinctis multis per cdlulis ste- rilibus magnis segregatis compositis, carpostomio proprio nullo; an- theridiis tetrasporangiisque adhuc ignotis. Ó87. Besa papillaeformis Setchdl, sp. nov. (Vegg. il gen.). Frondibus gregariis aut sparsis, 0.28-0.48 mm. altis et ad o.38 mm. latis, carnoso-cartilagineis et in frondibus crustaceis rubris Hil- denbrandtiae Q) epiphyticis (aut semiparasiticis). lìab. in zona litorali, apud San Francisco in ditione Califor- niensi, ubi detexit W. A. Setchell. 1333 « lo pel primo scopersi questa pianta crescente in piccoli gruppi sopra un' alga crostacea, probabilmente una specie di Hildenbrandlia, la quale copre le roccie nella superiore zona mediana alla località Land* s End, all'estremità nord di San Francisco, California, nel gen- naio IQ09. Il suo colore è leggermente più acceso di quello della Hil- denbrandtia sopra la quale essa è cresciuta, il qual fatto attrasse la mia attenzione ». « Le frondi sono semplici o davate oppure un po' composte, essendo più o meno profondamente lobate, come viene mostrato nella tav. 25, fig. 5 ». (Ivi appaiono uniformemente cilindriche ad apice rotondato). «Esse raggiungono un'altezza non molto superiore di mezzo mill. al più. Sono attaccate al substrato per una larga base di cui le cellule basali hanno connessione protoplasmatica con le cellule della pianta ospitante. Questo sviluppo di Besa papillaeformis principia, e progredisce per un breve tempo, sotto la cuticola del- l'ospitante, attraverso una lunga screpolatura. La cuticola dell'ospi- tante può essere veduta in sezione degli esemplari adulti dove copre ancora un po' lateralmente e per una brevissima altezza al di sopra della base (Tav. 25, fig. ò). Questo suo contegno, la struttura di- versa e la maggiore consistenza, mostrano, secondo me, trattarsi di un' alga semiparassitica della alga crostacea rossa sopra la quale 1' ho sempre trovata crescente. Questa alga crostacea rossa sembra dalla sua struttura essere una specie di Hildenbrandtia, ma non sono stato finora capace di trovare su di essa delle masse fruttifere ». « Le giovani e sterili piante sono sottili, cilindriche o davate, mentre le piante cistocarpifere sono rigonfie in alto e si fanno po- scia obovate ». Nelle vecchie piante le cellule centrali sono allungate, quasi filamentose nella massa centrale. « I procarpi sono abbondanti nelle piante che si trovano nel pe- riodo opportuno il quale a me rade volte occorse di osservare. Essi sono semplici, curvati, composti di tre cellule, terminati in un lungo tricogino. La cellula basale probabilmente funziona da cellula ausi- liaria, ma delle particolarità dell' evoluzione non mi fu dato seguirne le tracce ». « I cistocarpi sono grandi per la statura della pianta della quale occupano la più gran parte. Questi sono il tipo dei cistocarpi com- posti proprii delle Gigartinaceae e sono ben rappresentati dalla fig. 6, 1334 Tav. 25 ». (Ivi la pianta, obovata a base tronca in linea retta oriz- zontale, è figurata in sezione longitudinale, ingrandita a 60 diam., corrispondente pertanto alle seguenti misure: altezza 5 cm. e 2 mill.; larghezza 4 cm.; la base è larga 4 cm. e 2 mill. e poggia sopra una porzione di matrice alta 12 mill. Presso la base, oltre la propria cuticola, presenta esteriormente per brevissimo tratto un' altra cuti- cola più crassa e ondulata, appartenente alla pianta matrice, sotto la quale ebbe a compiere i primi stadi della sua evoluzione. II cisto- carpo occupa nel centro della fronda uno spazio dittico del diam. longitudinale di 3 cm. e mezzo, e di 3 cm. quello orizzontale. Le masse delle carpospore non hanno un tegumento comune. Esse sono stipatissime, varie di forma e di dimensione, alcune subconfluenti, ma in generale egregiamente divise Tuna dall' altra mediante cellule sterili allungate, membraniformi, angolato-caudate. Carpospore sub- tonde con un punto centrale scuro. La parte basalq del corpo com- plessivo formato dalle masse carposporiche, è pure conterminato dalle indicate speciali cellule sterili, e per tutto il rimianente del suo perimetro da cellule più piccole, losangiformi, parallele al corpo stesso, in due serie lungo i fianchi, indi in 3-4 serie superiormente ad esso corpo; quelle sotto la base di questo hanno forma triangolare con la basa in alto e col vertice lungamente protratto-caudato, disposte in modo radiato. Strato corticale basato sulla serie delle cellule lo- sangiformi, composto di celluline lineari oblunghe in file dicotome e talune altre semplici). « Le varie masse delle spore sono sepa- rate da altre cellule sterili larghe e improntate ad uno speciale av- viluppante tessuto. Per il complesso strutturale della pianta e del cistocarpo, e del procarpo, Besa papilliforinis è da collocarsi fra le Gigartinaceae, nella sottofamiglia delle Gigartineae e presso lo stesso genere Gigartina ». «Si hanno qui certe rassomiglianze nell'abito (seducente pianta e ospite insieme) col Dermocorynits Montagnei Crouan. ma la rasso- miglianza qui si arresta alla sola apparenza, poiché questa specie è descritta come avente la struttura della fronda e il cistocarpo delle Grateloupiaceae ». « Cosi finora io ho trovato Bcsa papillaeformis unicamente nella singola località sopra menzionata, ma ivi in parecchie differenti oc- casioni. Può darsi che essa possa essere trovata in altre similari si- 1335 tuazioni, per lo meno sulle coste centrali della California, sfuggita alj' attenzione in causa della sua microscopica statura ». Setchell. tra- duz. di A. Mazza. Questa magistrale trattazione e le figure relative, mi risparmiano qualsiasi controllo che implicherebbe l'inutile distruzione del posse- duto unico esemplare preparato dallo stesso Autore. Mi sono perciò limitato all'intercalazione delle descrizioni di quelle figure alle quali egli ci rimanda e che io non potevo iconograficamente qui riprodurre. a. Besa papìUaeformis Setch. - California. Detexit et legit W. A. Setchell. Genere GIGARTINA Stackh. {}). Stackh. (i8og) Mém. Soc. Mosc. Il, p. 55, 74; Lamour. (181 3.; in Ann. du Muséum XX, p. iSq; Essai p. 49; J. Ag. Sp. II, p. 200, Epicr. p. 189; Le Jol. List. Alg. p. I25; Schmitz et Haupt. in Engl. et Prantl Naturi. Pflanz. 142 (1896), pag. 357; Mamillaria Stackh., non Mammillaria Haworth (18 12); Chondrodictyon Kuetz. (1843) Phyc. gen. et Sp. (1849); Mastocarpiis Kuetz.; Chondroclonium, Chondra- canthiis, Sarcotlialia Kuetz. ; Fi/cus, Sphaerococciis, Gracilaria, Cera- miuìu, Irìdaea sp. auct. Osserv. di J. Ag. — Prendi o completamente cilindriche o com- presse o completamente piane ma verso la base più o meno eviden- temente canalicolate, sempre carnose, durette nello stato recente, con l'essiccazione il più delle volte cartilaginee, di nuovo bagnate imbe- ventisi avidissimamente d'acqua, sciogliendosi in gelatina; ramifica- zione informata quasi a un duplice tipo, alcune volte decisamente di- cotoma, altre volte pennata. Le frondi pennate sono lineari con le ultime pennette acuminate, semplicette, infine cistocarpifere; quelle dicotome sono il più delle volte inferiormente cilindrette e ramose, poscia più (') Poiché già innanzi negli anni fin d' allora che incominciai questo lavoro, né credendo di poter condurre a termine nemmeno la parte riguardante le Flo- ridee, io 1' affrettavo cosi da togliergli quel poco di utile che avesse a derivarne al giovane studioso, qualora all' iniziato metodo fosse stato informato tutto il se- guito dell'opera. Così anche per Gigartina si aggiunge ora il capitolo sul genere. 1336 o meno canalicolate con i singoli rami appianati in espansione fo- gliacea semplice o dicotoma; alcune dicotome per tutta la lunghszza canalicolate e conformi; alcune, che nello stato sterile sono dicotome,, si fanno pennate con la fruttificazione mediante le pennette cistocarpi- fere. Cistocarpi nelle dicotome o sessili sulla fronda o adnati in pa- pille proprie emergenti dalla lamina. Le frondi sono conteste di due strati, dei quali il più interno consta di cellule angolate anastomo- santi in un lasso reticolo; le cellule nella pianta giovanile e nelle parti superiori sono anguste e cilindracee, gradatamente si fanno più grandi e formano uno strato peculiare contesto di cellule rotondate. Strato esterno formato di cellule tonde minutissime, in file monili- formi congiunte e scorrenti verticalmente dall' interiore. Frutto duplice. Cistocarpi constanti di più nucleoli, sostenuti da una placenta reti- colatamente contesta confluenti in un nucleo composto di fili am- bienti coibito in plesso reticolato, fra il pericarpio esterno, formato dalle cellule interiori ed esteriori della fronda, apice infine meato (spesso obliquo) pertugiato, contenente le carpospore plurime ango- lato-rotondate. Tetrasporangi in sori rotondati, simulanti cistocarpi, al di fuori subprominenti, riuniti in molti, formati dalle cellule infe- riori dello strato esterno, rotondati, infine divisi a croce. Per comodità di classificazione, si riporta pure la divisione delle specie quale venne proposta dallo stesso J. Agardh. Sez. I. Aciculares J. Ag. Epicrisis. — Specie a frondi cilindrette o compresso-piane e lineari, rami almeno i più giovani eccellente- mente subolati; cistocarpi sparsi sui rami o penne lateralmente in- tumescenti, o spesso, negli stessi, aggregati in parecchi. Sez, II. Pistillaiae Id. — Specie a frondi crassette carnose, cilin- drette o compresse, rami più giovani spesso acuminati, i più adulti ottusetti; cistocarpi in rametti propri (non provenienti negl'individui cistocarpiferi), tubercoli maggiori laterali o subterminali. Sez. 111. Excipuìatae Id. — Specie a frondi crassette carnose, ci- lindrette o compresso-piane e lineari, ora quasi cinte da un margine incrassato, dicotome o subpennatamente composte; cistocarpi a nu- cleo quasi immerso, pericarpio cinto da un margine elevato, ora quasi ombelicati nelle pennette fruttifere. Sez. IV. Laciniatae Id. — Specie a frondi con stipite cilindretto appianate dilatate, margine escrescente in lacinie cuneate dicotome 1337 pennatamente o subpalmatamente incise plurime (maggiori e minori commiste), lobi delle lacinie e insenature ottusi. Sez. V. Caiialiculatae Id. — Specie a fronda quindi canaliculata, lineare, dicotoma o pennatamente composta ; cistocarpi ombelicati, spesso in pagina convessa emergenti submarginali, plurimi appros- simati. Sez. VI. Papillatae Id. {Mastocarpus Kuetz.). — Specie a frondi ripetutamente o almeno inferiormente ramose a segmenti terminali (jbovato-spatolati cuneati, infine papillosi; papille pedicellate in cia- scuna pagina pullulanti recanti i cistocarpi immersi. Ó8S. Gigartina tristis Lamour. D' Urville. Pur non conoscendo alcun esemplare relativo, si comprende questa pianta (a priori non vi si potrebbe ravvisare che una forma della G. aciculari^) per richiamare l'attenzione di chi potesse entrare in merito all'autenticità o meno della specie. Il poco che qui sene dice è tolto da N. N. Woronichin Die Rhodophyceen des Schwarzen Meeres; Travaux de la Société des Naturalistes des St. Petersbourg, Voi. XL, 1909, p. 3i3. Spec. nov. pumila, atro-purpurea, caespitosa vel dumetosa, ra- mosissima; ramis rigidis, numerosis, brevibus, apicibus saepe bifur- catis, tuberculis sparsis. Trepisonde. Cette Gigartina diffère de V acicularis par sa petitesse, par la roideur de toutes ses parties, par sa couleur d' un pourpre presque noire, enfin par ses rameaux plus nombreux et plus courts. - Sect. I. J. Agardh. Trebisonda sul Mar Nero. Ó89. Gigartina braciiiata Harv. Alg. Austral. exs. n. 397, Fior. Tasman. p. 325; J. Ag, Epicr. p. loi. Fronda cilindrico-compressa, lineare, pennatamente decomposta, penne subdistiche infine patentissime, le terminali allungato-subulate quasi filiformi; sori tetrasporangiferi oblunghi; cistocarpi un po' ses- sili inframarginali, sparsi, infine troncati. Hab. le spiagge della Tasmania (Harvey). Sostanza submem- branacea. Probabilmente questa pianta deve assumere più di un abito se. 1338 come vedo, si è prestata al paragone con la Grateloupia filicina, .. . quodammodo. Questo deve essere il grano di sale con cui valutare l'approssimazione, senza di che il nostro pensiero andrebbe associato a quel ricchissimo e lussureggiante poliformismo di cui ci siamo oc- cupati al n. 485, affatto estraneo al caso presente. Basandomi sull'esemplare osservato di Gigarlina brachyaia q su altri di G. acicularis, debbo constatare che la disposizione pennata o subpennata del rameggio non è esclusiva della" prima, ma può rinvenirsi con un grande sviluppo anche nella seconda, sebbene in modo contrario, e cioè con le pennazioni nella parte superiore in questa, anziché nell'inferiore come in quella. In quanto ai rami ter- minali più allungati, ciò avviene spesso anche negl' individui più sviluppati di G. acicularis, mentre un tal particolare non si verifica nel mio esemplare di G. hrachiata, forse perchè ancor troppo gio- vane. Esso è filiforme di crassezza ed è alto 3 cm. Midollo di fili ialini, ramosi, contesto-reticolati, sempre meno densi dal basso verso la parte superiore della pianta ; corticc come nel genere. a. Gigartìna bracliìaia Harv. nov. sp. George Town, Harvey. 690. Gigartina clavifera J. Ag. Epicr. p. 194. Gigarlina pistillata Harv. in Hook. FI. N. Zel. Il, p, 25 1 ex parte, non aliorum. Fronda cilindretta, dicotomo-Oabellata fastigiata, fra i segmenti superiormente ora subpalmatamente approssimata, appianata e cu- neatamente dilatata con rametti pennatamente disposti dal margine decomposta, segmenti e penne superiori subcompressi; cistocarpi im- mersi nella penna sotto l'apice incrassata, armata di apicoli brevi uscenti per ogni verso in modo subsingolo, cinti dal margine elevato del pericarpio. Hab. le spiagge della Nuova Zelanda. Fronda Grassetta, carnosa, per la tenuità e l'abito rassomiglia abbastanza bene alla Gigartina pistillata, ma i rametti fruttiferi sono diversi in quanto ricordano quasi le clave dei belligeranti, fatte di legno, già usitate nelle- isole Australasiche. L'osservato ravvicinamento è assai giustificato dal mio esem- plare per quel che si tratta dell'abito non solo, ma anche della ro- t339 bustezza non convenendo affatto il termine di tenuità applicato a due robustissime piante dello spessore di una penna corvina. In quanto al termine specifico, i rametti semplici di G. clavìfera sono intatti egregiamente clavati, mentre i rametti semplici di G. pìsiillala sono subcilindrici, ma se da questi passiamo ai rametti pennati, l' aspetto loro è subegualc nelle due specie. Importa altresì rilevare, a proposito della distinzione delle due specie, che G. pistillata appartiene alla Sez. II. Pisliìlatae ]. Ag. (dalla forma di pestello dei rametti quando recano un solo cistocarpo ci- male), mentre G. clavìfera appartiene alla Sez. III. Excipula/ae ]. Ag. (da excìpuìum, recipiente), con che si allude alla speciale confoima- zionc ed all'ambiente del suo cistocarpo. L'esemplare pervenutomi dal prof. Laing è diviso in una grande dicotomia, e dei sedici rami, tra primari e secondari in cui si de- compone, tredici finiscono in modo attenuato e con apici ottusi; tre invece, contigui, facenti parte di una quadricotomia cimale, presen- tano la parte superiore del rachide, nuda di pennette, lunga poco meno di un cm., piana, spatolata. Siccome il carattere della dilata- zione superiore dei rami vien considerato come esclusivo della Gi- gartina angiilata, il Laing, ad onta del timido e parziale modo con cui il carattere stesso si manifesta nel suo esemplare, ad onta dei rametti eccellentemente clavati, ad onta dell'assenza di qualsiasi in- dizio di rughe, credette aggiungere un punto interrogativo alla sua determinazione di Gigartina clavìfera. Io penso che questo suo dub- bio risalente al 1898 (cioè 19 anni or sono) egli che risiede a Chrisl- church della N. Zelanda (e quindi nel caso di procurarsi con facilità quanto più materiale gli occorre pei necessari confronti) l'abbia quindi risolto, come se ne risolvono tanti altri allora che trattasi di carat- teri complementari, che possono presentarsi ora stabilmente e in modo più pronunciato in un' unica specie, ora saltuariamente, par- zialmente e meno caratteristicamente in parecchie altre specie dello stesso genere, ciò che può essere appunto il caso della G. clavìfera nei suoi rapporti con la G. angulata. Noi vediamo infatti che quelle stesse rughe, che pure costitui- scono il carattere principale di G. angulata, già si possono riscon- trare in Gigartina marginìfera J. Ag. La sezione trasversale della base dello stipite è subtonda nel 1340 secco, in seguito al bagno perfettamente circolare. Midollo vastissimo, uniforme, di fili ialini, articolati, ramosi, fittamente contesti, con cel- luline subtonde, sparse, che si fanno abbondantissime e subseriate alla base dello strato corticale. Strato corticale relativamente esile, composto di fili verticali rosariiformi, brevemente dicotomi, immersi alla periferia in muco solidescente fattosi gelatinoso col bagno. La sezione di un ramo cimale, tratta all'apice di questo, presenta un maggior numero di celluline più piccole, scurette. Il midollo come sopra. Lo strato mucoso periferico in seguito al bagno si sdoppia in due cerchi concentrici. In G. pisìillata la struttura offre alcuni par- ticolari speciali. a. Gigartina davi fera J. Ag. } Amberley, Nuova Zelanda, May 1898, leg. Laing. Ò91. Gigartina anguiata J. Ag. Epicr. p. 197. Gigartina stiriata Harv. FI. N. Zel., non aliorum nec Masiocar- pus stiriatus Kuetz. Fronda gelatinoso-crassa, sopra lo stipite appianata, decomposto- pennata, rachidi sublineari nel disco infine con rughe elevate longi- tudinali subtetragonamente angolate, dal margine e dalle rughe da ogni lato prolifere, pennette oblunghe dal margine e dalla pagina papillose ottuse e sinuose; cistocarpi aggregati nelle penne decom- poste, precisamente dietro l'apice delle pennette elevati nella pagina piana, cinti dall' incurvato margine e dal lobo delle pennette come in un recipiente (excipulutn) a margine bi-trilobato. Hab. le isole inglesi della Nuova Zelanda, Chatham, ecc., a Timaru (Laing). Frondi alte 5-io cm. Rami maggiori e stipiti quasi cilindretti o compressi nella parte inferiore, più spesso larghi circa 2-4 mill., ta- lora in alto dilatati molto più larghi fino a raggiungere 8 mill. di larghezza, i terminali più evidentemente compressi ottusi subspato- lati, tutti assai bene pennatamente decomposti con rughe qua e là scorrenti prolifere sui loro filari. Nello stadio fruttifero le frondi in ogni parte sono spesso densissimamente ramellose e cariche di ci- stocarpi provviste di un margine subdiviso quasi in lobi plurimi di lunghezza disuguale. Colore della fronda ametistino, infine volgente al livido. 1341 A complemento degli accenni di cui al numero precedente, sem- pre nei riguardi della presente specie in rapporto alla Gig. clavifera, se ne potranno meglio apprezzare le notevoli differenze che corrono fra le due specie, secondo gli esemplari consultati. In G. clavifera la ramificazione è subregolarmente dicotoma in tutto il suo percorso, toltane la sommità dove si presenta invece piuttosto poveramente corimbosa. È appunto in questa parte, e cioè ai rami terziari, che si limita la pennazione in parte fertile, in parte sterile, ma sempre di carattere fruttigero. Tali pennazioni sono disposte in un regolare perimetro piramidato; le penne sono in parte semplici, in parte mu- nite di pennettine, egregiamente davate le prime, in modo meno pronunciato le seconde. Le parti superiori dei rami costituenti i co- rim.bi cimali sono attenuate compresse e finiscono con un apice ot- tuso, solo per eccezione dilatate, piane e spatolate, ma non mai nel modo COSI pronunciato e di così grandi dimensioni come in Gig. angiilata. La divisione della fronda in G. angiilala si basa invece intera- mente sulla disposizione pennata, senza distinzione tra la parte ve- getante e la parte fruttificante, in conseguenza di che, disco e rami a tale loro natura uniscono il carattere di altrettante rachidi. Tutti questi rami-rachidi allo stato sterile, ciò che avviene nella parte in- feriore della pianta, dove possono raggiungere la lunghezza di ò cm. e mezzo, non producono altre ramificazioni ma semplicemente delle penne perfettamente opposte, lineari-ligulate, lunghe da qualche mill. a quasi 2 cm. I ramii della parte mediana sono un po' più brevi, ma alcune delle loro penne si sviluppano in un ramo secondario di poca elevazione con penne brevissime lobiformi o dentiformi, mentre le penne del ramo primario sono cistocarpifere, aventi cioè le forme subtonde o variamente lobato-tubercolate, peduncolate o sessili allor- ché trattasi di più cistocarpi agglomerati. Ciò che avviene nel!' indi- cato ramo secondario, si ripete nei rami primari della parte mediana e superiore della pianta. Infine tutti questi rami finiscono in un pro- lungamento subnudo, spatoliforme, tanto più largo quanto più i rami si avvicinano alla sommità della fronda. Le rughe o grinze, proprie di questa specie, (non conosco quelle di Gigartina niarginifera J. Ag.), sono sopraelevazioni longitudinali dovute a sovraccrescimenti del midollo, il che provoca localmente 1342 un maggiore ispessimento dello strato corticale, ed è questo un ri- piego per aumentare la produzione degli organi carpogeni. Il feno- meno spiega naturalmente la sua maggiore evoluzione qua e là lungo le parti mediane e superiori del disco che rendono pertanto di tratto in tratto, per una estensione più o meno lunga, subtetragono ango- lato, ma si manifesta anche nei rami delle parti stesse, estendendosi persino alle dilatazioni spatolate le quali però rimangono sempre piane. Un consimile fenomeno abbiamo già visto in Corynomorpha prismatica J. Ag., al N. 495. La sezione trasversale di una penna sterile ha forma subtonda. Sotto il bagno dimostra tutti i fenomeni delT igroscopicità, per cui lo strato corticale facilmente si spezza nel suo anello, si rovescia, seco asportando parte della periferia midollare che viene così a tro- varsi verso l'esterno. Midollo contesto di fili esigui, ialino-subameti- stini, moniliformi, di facili disarticolazioni. Strato corticale di fili co- lorati, di-quadricotomi, fastigiati, perpendicolari, in muco solidescente ma gelatinoso col bagno. La sezione della sommità di un ramo spa- tolato ha forma lineare rettilinea nel secco, fortemente ondulato-con- torta nel bagno. Struttura come sopra. a. Gìgariina angulata ]. Ag. Timaru (N. Zelanda) Settemb. 1902, leg. Laing. Ó92. Gigartina alveata (Tum.) J. Ag. J. Ag. Sp. 11, p. 271, Epicr. p. 198; Fucus alveaius Tmu. Hist. tab. 289; Sphacrococcus alveatus Ag. Sp. p. 272, Syst. p. 223; Choii- driis alveatus Grev. ; Hook, et Harv. Alg. Nov. Zel. p. 547; Masto- carpus alveatus Kuetz. Sp. Alg. p. 782, Tab. Phyc. XVII, t. 38. Fronda di qua convessa, di là canaliculata, lineare, dicotomo- fastigiata, segmenti superiori approssimali, gli apicali revoluti; cisto- carpi ombelicati plurimi recati dai margini della pagina convessa. Hah. alle spiagge della N. Zelanda (Banks, Hochstetter, Har- vey, Laing). Frondi mediocri da una radice scutata piuttosto erette numerose gregarie, lineari, larghe poco più o poco meno di 2 mill., per tutta la lunghezza canaliculate all' indentro, all' infuori subconvesse, nella parte inferiore parcamente dicotome, superiormente a segmenti ap- prossimati fastigiati, segmenti supremi revoluti, apice ottusetto; ascelle acutette patenti. Cistocarpi nei segmenti superiori emergenti lungo i margini della pagina convessa, più raramente occupanti il dorso di essa, plurimi nei singoli segmenti ombilicato-depressi. Colore ame- tistino livido. Sostanza gelatinosa subcartilaginea. Fronda profonda- mente canaliculata regolarmente dicotoma, apici revoluti, cistocarpi sessili. Appartiene alla Sez. V. Canaliculatae J. Ag., di cui apre la serie. Nei miei esemplari la pianta è alta 7 cm. e della massima lar- ghezza (nel secco) di due mill. sotto le prime dicotomie, di un mill. alla base. La prima dicotomia che si apre all'altezza di 3 cm. sopra la base del disco, alla sua volta dicotoma, ne reca altre undici riu- nite nella parte superiore della fronda, disposte in modo più corim- biforme che fastigiato. Tale almeno è l'impressione che si prova in conseguenza della brevità dei segmenti. Anziché di fastigiazioni, C. Ag. loco cit., dice che le ascelle sono patenti, con che giustifiche- rebbe il mio giudizio. Le dicotomie apicali si direbbero rimaste allo stato incipiente sotto forma di due lobi (per eccezione tre), ma in realtà si tratta degli ultimi segmenti revoluti aventi appunto la for- ma lobata che, a prima vista, si crederebbe dovuta ad agglomera- zioni di frutti. La sezione trasversale della base del disco è tonda. Midollo d'una limpidezza cristallina ialino, composto di fili esilissimi monili- formi componenti un elegantissimo reticolo a maglie oblunghe va- riamente angolate disposto in modo radiato. Strato corticale di fili di-quadricotomi subialini fastigiati. Il muco solidescente determina talora nella periferia come dei piccoli lobi con ciuffo di peli ialini i quali non sono altro che fascetti di fili corticali in tal modo sporgenti. La sezione di un ramo è lineare nel secco, allargantesi e varia- mente circinato-inflessa col bagno. Midollo come sopra ma con la parete delle maglie più esili; articoli della parte superiore dei fili corticali a rosario, cioè con le cellule tonde e quasi isolate come ap- paiono, tanta è la tenuità del jugamento, spesso sconfinanti dal muco in seguito alla spinta provocata dall' igroscopicità. Muco corticale non scioglibile, contenente la parte inferiore dei fili corticali disposti in esilissime file verticali strettissimamente alfiancate, colorate di gial- lorino-scuretto o ametistino. a. Gigarlìna alveata J. Ag. Bay of Island (N. Zelanda) ; leg. Laing. 1344 693. Gìgartina ancistroclada Mont. Prodr. Phyc. ant. p. 6, Yoy. Poi Sud p. 121, t. 7, f. 4; Kuetz. Sp. p. 75 1, Tab. Phyc. XVIIl, tab. 4; Harv. Phyc. austral. tab. 197; J. Ag. Sp. 11, p. 272, Epicr p. 198. Fronda di qua convessa, di là canaliculata, lineare, irregolar- mente bi-tripennata, pennette alterne opposte o fascicolate uncinato- incurve. Hab. nell'oceano Australe all'isola Akaroa nella N. Zelanda (D'Urville) e al lido della Tasmania per la prima volta raccolta a Brown' s River (R. Gunn e Lyall). Le frondi sorgono aggregate da un esiguo callo discoideo, dalla base filiformi lineari, presto compresse, il più delle volte larghe i-3 min., leggermente canalicolate, di guisa che il segmento orizzontale risulta reniforme, dopo un intervallo lineare nudo, più volte pennate o fascicolato-ramose. Penne e pennette alterne, opposte, anche qua e là piuttosto fascicolatamente ammassate, attenuate alla base, negli ultimi ordini uncinato-incurve subfiliformi. In quanto alla struttura, la fronda mostra dei fili tubolosi, ialini, articolati, farciti di materia colorata, anastomosanti in cellule poligone e verso la periferia fi- nienti in altri fili orizzontali subcilindrici brevemente articolati den- sissimamente stipati. Sostanza cartilaginea, cornea nel secco. Colore del caule olivaceo, quello delle penne e pennette di un bel violaceo. Di questa specie non possedendo che un frammento cimale, ne traggo la descrizione dalla citata Tav. dello Harvey, dove, sotto il n. I, vien figurata nella sua grandezza naturale. La pianta è trifronde sopra un unico callo. La fronda più sviluppata è alta 9 cm., e il disco non reca che un solo ramo di primo grado provvisto di io rami secondari (penne) di cui 7 sul margine esterno, e 3 soli nella cima del lato interno. 11 resto del disco, cioè dalla parte mediana fino a tutta la superiore, porta 12 rami secondari di cui 7 da un lato e 5 dall'altro. Tutti questi rami secondari sono alla loro volta ramosi mediante rami di terzo grado (pennette) che, come i rami secondari, sono alla loro volta in maggioranza unilaterali. La dispo- sizione degl' indicati rami di secondo e di terzo ordine è quasi sem- pre altei*na, solo per rarissima eccezione subopposta, e ciò anche nei soli riguardi delle pennette. Divisioni e suddivisioni sono sempre arcuate nell' estensione loro e uncinato-circinate nelle loro estremità 1345 rivolte verso l'interno. Il midollo figurato sotto il n. 4 della cit. Tav. 197 dev' essere stato osservato in qualche punto della regione me- diana 0 inferiore della pianta, come lo proverebbe la forma legger- mente reniforme della sezione trasversale. Esso rappresenta un re- ticolo fra i più semplici, di un unico elemento, e cioè formato da maglie subtonde, ben diverso dunque da quello assai complesso da me rilevato verso la sommità, ma di ciò non occorre meravigliarsi quando pure rispondesse al vero. a. Gìgartina ancistroclada Mont. Australia; V. D. L., Maggio 1S67, Harvey. 694. Gigartina tuberculosa (Hook, et Harv.) Grun. Grun. in Piccone Alghe del Viaggio della « Vettor Pisani » (1887) p. 58, n. 129; Hariot Alg. de la Mission du Gap Horn p. 68; Choii- dnis tuberciiìosus Hook, et Harv. Crypt. antarct. L p. 7Ó, Flora an- tarctica p. 188; I. Ag. Sp. Il, p. 248; Notlwgenia tuberculosa Kuetz. Sp. Algar. p. 793, Tab. Phyc XIX, t. 42, f. c-d. Fronda cartilaginea, cuneata alla base, largamente lineare, for- cuta o 3-4-dicotoma, piana o canalicolata ; lacinie patenti ottuse, ascelle rotondate ; cistocarpi sferoidi, soprastanti alla pagina supe- riore della fronda, depressi nel mezzo, infine pertugiati, includenti la massa delle carpospore disposte a rosetta. Hab. air is. Auckland della N. Zelanda; allo stretto Magellanico (Hariot, Piccone). Fronda mediocre, semplice alla base, superiormente più o meno forcuta, a margine semplice o con pennette. Lacinie piane o a pa- gina superiore canalicolata, patenti o divaricate, in alto più larghe, ottuse. Gistocarpi verruciformi numerosissimi, della grandezza di un seme di Brassica, globosi, situati nel lato concavo della fronda, spor- genti, più raramente immersi, costretti alla base, depressi od ombe- licati all'apice, nel secco ricordanti il frutto dei Licheni (apothecium), infine pertugiati. Sostanza crassa, carnoso-cartilaginea, nel secco as- sai contratta. Golore livido. Gli esemplari essiccando aderiscono las- samente alla carta. Non saranno prive d'interesse le seguenti notizie desunte' dal vero, le quali, anche da sole, dopo l'esposto, credo suijicienti al- 85 1346 r identificazione della specie. Ignoro se dei primi stadi del suo svi- luppo siasi occupato l'uno o l'altro dei sopra citati autori. Il suo organo di fissazione al substrato lapideo non presenta il carattere del callo basilare vero e proprio, come viene comune- mente inteso, di un corpo, cioè, ben definito nel suo ambito di- scoide, subtondo o cuneiforme, carnoso o tenace, di più o meno notevole spessore, elaborante nel suo interno una o più speciali cel- lule frondipare. Nel caso attuale le spore disseminative germogliando producono sulle pietre uno strato gelatinoso che rimane sempre tale in tutto il suo decorso, giallorino, sempre dello stesso uniforme spes- sore di un min. circa, a contorno indefinito, in quanto può esten- dersi sopra uno spazio di cui non posso precisare i limiti, ma certo molto superiore, direbbesi, al bisogno di una vegetazione normale. Infatti, nei miei esemplari il numero delle frondi in diverso grado di sviluppo, per quanto numeroso (più di 20 in un caso), non oc- cupa che una parte ben limitata e centrale dello strato basale la cui estensione continua tuttavia a propagarsi fino a coprire una ben più vasta superficie del substrato lapideo che, trattandosi di scheggia di piccolo volume, ne viene quasi completamente avvolto. Questo fatto lascerebbe suporre una preparazione ambientale per le future gene- razioni destinate a svolgersi più tardi, forsanco nell'anno seguente a quello delle frondi già esistenti. Lo strato-matrice gelatinoso, anche a grande distanza dall'area occupata dalle frondi, è infatti la sede di un protonema composto di fili ultra esigui, cortissimi, semplici, minutissimamente articolati, ia- lini, strettamente afpancati, della cui evoluzione ulteriore, fino cioè alla formazione delle frondicine, rimetto ad altri l'occuparsene, a ciò occorrendo un ben più ricco materiale nelle condizioni relative a ciascuno dei mesi dell' anno. Siccome i miei esemplari sono sterili anche nelle frondi più evo- lute (aventi cioè l'altezza di 3 cm.), non so dire se ciò provenga in dipendenza del loro stato forse ancor troppo giovane, o se l'indicata statura sia compatibile con la dizione di frons mcdiocris che trovo riportata in Syll. Alg. Ad ogni modo m'assale il sospetto che una tale sterilità in una pianta ordinariamente assai policarpa abbia re- lazione con la straordinarietà della natura e conformazione del callo basilare, quale venne sopra descritto, e con la razionalmente suppo- 1347 sta proprietà sua come mezzo eccezionale di riproduzione. Sappiamo per tante prove che in fatto di algologia marina vi son più ragioni di ammirazione che non di stupefazione; piuttosto si vorrebbe qui sapere se, data la specie, sia ammissibile in essa anche il caso di un callo ordinario, e se ciò mai avvenisse converrebbe ammettere la possibilità di un' alternanza di riproduzioni agamiche riserbate al callo speciale basilare le une, e di riproduzioni sessuali riserbate nor- malmente alla fronda le altre. Come si vede, a stranezze di fatti che mi rimangono oscuri, io oppongo altre stranezze di concetti i quali non mi perito di esporre, non fosse altro che per provocare delle soluzioni da parte di chi potrebbe. A scarico di coscienza, volli con- sultare gli esemplari autentici raccolti dal Marcacci allo Stretto di jMagelIano, sui quali il Grunow ebbe a fondare la sua determina- zione. Ma per sfortuna l'unico esemplare di quella provenienza do- natomi dall'amico Ach. Forti (nel cui erbario venne compenetrato quello del Piccone), è sterile come quelli da me avuti da Hariot, non solo, ma è privo altresì del suo sostrato, e per conseguenza del caratteristico strato basale, d' onde un risultato negativo nei riguar- di delle postemi questioni. Forse il Grunow si riserbò l'esemplare o gli esemplari fruttigeri, forse ricorse per confronto a quelli di Hook, et Harv., oppure, infine, può essersi basato sulla cit. Tav. del Kuetzing. Per quel che si tratta della morfologia esteriore, gli esemplari del Marcacci (non Piccone che li ebbe soltanto per quello studio che questi rimise a Grunow), e quelli dell' Hariot, sebbene sterili, corri- spondono assai bene alla riportata descrizione. Così dicasi per la so- stanza; il colore negli uni è infatti livido, ma al microscopio rivela il giallorino, negli altri paglierino sporco. La sezione trasversale, tratta alla base dello stipite, ha forma tonda nel primo taglio, nei susseguenti è subtonda, reniforme, bi- tri-quadrilobata, ecc. Midollo di fili ialini limpidissimi, cilindrici, ad articoli lunghi in forma di manubrio, cioè con le estremità munite di una cellula tonda piìi grande del diam. del filo, di-tricotomi ana- stomosanti in un reticolo lasso, massime nel centro, d' un effetto elegante e raro, facentisi subliberi e celluliformi lungo la base dello strato corticale. Strato corticale di fili crassetti moniliformi, tri-qua- dricotomi nella parte superiore, appressatamente fastigiati livido-oli- 1348 vacci alla periferia dove sono coibiti in muco solidescente. Poco dis- simile da questa è la struttura in tutto il resto della pianta, ma en- tro un perimetro largamente lineare o grossamente e variatamente lobato. a. Gigartina iiiherculosa (H. et H.) Grun. [Chondrus tuberculosiis H. et H.) Porto S. Nicolas: Stretto di Magellano, Novemb. 1882. Det. A. Grunow. Raccolse C. Marcacci. Erb. A. Piccone. Ex herb. Piccone-Forti. b. Gigartina tuberculosa Terre de Feu, i883; leg. et det. P- Hariot. 695. Gigartina cincinnalis Zanard. Phyc. Austr. n. 3i. J. Ag. Epicr. p. 2o5 (nomen). Fronda irregolarmente ramosa, rami all'apice fascicolatamente ramellosi, rametti arricciati [cincinnatis) all' infuori ramicellati, rami- celli recurvato-subulati. Hab. a Port Phillip, Nuova Olanda australe (F, Mueller). Pros- sima alla Gigari, ancistroclada Mont., tuttavia di diversa struttura pei fili corticali moniliformi brevissimi, gì' interiori stellatamente ana- stomosanti assai più crassi. I miei esemplari mi suggeriscono le seguenti aggiunte. La pianta è cespitosa, o per meglio dire, polifronde sopra uno strato basale pel quale si apprende ai fusti di Cymodocea antarctica. È quindi epifita ma non parassitica, caso raro, dato il genere. Lo strato-matrice basale è mucoso-membranaceo e si compone di fili Grassetti, lungamente articolati, ramosi, fittamente contesti, allungan- tisi alla periferia in modo sciolto di-quadricotomo, indi fascicolato perpendicolari, formanti così lo strato corticale coibito di muco ap- prensivo. Si tratta, come si vede di una struttura evolutissima che r avvicina al tessuto della fronda, senza perciò essere perfettamente eguale come avviene in Pollexfenia la quale avvolge i fusti della stessa Najadacea mediante la sua parte basilare, e di una natura ben diversa quale si presenta in Gigari, tuberculosa. Fronda subcilindrica, filiforme, alta 6-8 cm., crassa un mill., di poco attenuata nelle parti superiori, molto irregolarmente ramoso. La ramificazione si potrebbe differenziare in tre ordini. Rami di pri- mo ordine lunghi 4-6 cm., ramosi in modo vario, spesso ramicella- 1349 to-fascicolati alla sommità, solitari o bini sullo stesso Iato, o alterni, o più o meno fascicolati, completamente divaricati o divaricato-ascen- denti con ascelle acute, più o meno incurvi od arricciati; rami di secondo ordine lunghi i-3 cm., semplici o parcamente ramosi; rami di terzo ordine o rametti, lunghi da mezzo milk a ó mill., lineari, attenuati alla base, sparsi, alterni, unilaterali, raramente opposti, sem- pre rettilinei, perpendicolari al disco o ai rami di 1 e di II ordine. 11 percorso della fronda che, ad occhio nudo, toltene le even- tuali asperità dovute alle basi di rametti erosi, si direbbe uniforme- mente cilindrico e liscio, si presenta ben diversamente al microsco- pio. Disco e rami sono in tutta la loro estensione sinuosi, nodosi ad ampie curve rotondate, mentre i margini' sono esiguamente cre- nulati con interposizioni di denti più o meno pronunciati, semplici o subramicellali all'apice, nonché di spine più o meno acuminate, coniche, talora pellucide. Il silenzio che vedo serbato circa le fruttificazioni di questa spe- cie, mi verrebbe spiegato dai miei esemplari i quali, sebbene per- fettamente evoluti in fatto di vegetazione, ne allo stato secco, né dopo il bagno, né in superfìcie, né in sezioni, mai ne rivelano una presenza probativa. Solo in qualche rametto si possono talvolta scor- gere dei corpi tondi, appiattiti, di un colore più intenso, ma sempre in uno stadio cosi iniziale da non potersi giudicare se trattasi di ci- stocarpi o di sori tetrasporici. Le sezioni trasversali del disco e dei rami procurano delle forme tonde o variamente e leggermente lobate, oppure reniformi in modo regolare o lobato. In queste ultime forme lo strato corticale ha dis- parità di spessore, meno spesso, cioè nella parte concava in con- fronto della parte convessa. Questo particolare é talora assai più pronunciato in Gigartina ancistroclada. Midollo lasso di fili ialini, brevi, articolati, uniformi o capitati, generalmente semplici alla parte centrale, dicotomi o parcamente ra- mosi o substellati, accompagnati da celluline oblunghe. È bene no- tare che le stelle vanno intese con molta discrezione, sia pel loro numero, che per la loro forma, trattandosi quasi sempre di compo- sizioni formate di due soli fili incrociantisi verticalmente, ma più spesso diagonalmente o talora semplicemente tangentisi per una delle loro estremità. Strato corticale di fili brevi, stipatissimi, verticali. Fatto 1350 curioso si è che tutta questa struttura con la compressione artificiale viene a riprodurre l'aspetto dello strato-matrice basilare originante la fronda, — Sez. V. Canalicuìatae J, Ag. Sostanza cartilaginea nel secco, carnosa dopo il bagno; colore bruno-olivaceo nel secco. a. Gigartina cincinnalis Zanard. Da una vecchia collezione impre- parata di alghe Aluelleriane d'Australia. Determinò A. Mazza il ó maggio 1909. La sezione VI. Papillatae J, Ag., nella quale ora si entra, risulto la più vessata delle precedenti non appena s'iniziarono gli studi in- tesi a vagliare, nei rapporti con alcune singole florule, i risultati degli autori circa le 17 specie più o men bene intese, di cui la se- zione stessa si compone. La sistemazione di J. Agardh, data l'auto- lità di tal nome, parve accettata, si direbbe, come la base meglio composta di un edificio i cui addentellati si prestassero a tutte quelle ulteriori aggiunte che fossero imposte dalle nuove scoperte. Un tale concetto forse sarebbe accolto anche oggi quando il grande autore avesse potuto disporre di un materiale in cui fossero rappresentate tutte le manifestazioni delle quali il genere è suscettibile lungo tutti i continenti e nel giro di tutte le principali isole. E siccome una tale fortuna non può capitare mai ad un solo uomo, ben si com- prende quanta altra mole di studi dev' essere riserbata ai venturi. L'inizio di tali studi, per limitarmi a quello che io conosco, devesi a Setchell e Gardner in Alg. of Northwestern America, sebbene ri- stretto alle sole specie di Gigartina niamiltosa e Gigari. Radula, e unicamente nei rapporti della florula di detta regione, ha tuttavia sempre l'importanza di un primo contributo a quella futura opera di revisione generale la cui necessità è facilmente avvertibile da chiunque possegga appena un discreto saggio delle multiformi e spesso meravigliose manifestazioni di cui la sezione delle Papillatae è cos'i ricca. Ora avviene talvolta che l'importanza di queste è esa- gerata quando talune forme si distinguono come specie a sé stanti, o è trascurata nei casi in cui i portamenti s'impongono talmente cos'i di per sé, come per la mancanza di qualsiasi forma intermedia di collegamento, da far ritenere necessario in essi il riconoscimento di specie nuove, o con l'accordare un tale valore a talune delle esi- stenti sinonimie, quando ciò fosse del caso. 1351 Tutto ciò considerato, credo opportuno di rifci'ire ora le propo- ste dei citati autori appartenenti all'Università di Berkeley (Cali- fornia). Si potrebbe osservare che le loro proposte si basano quasi uni- camente sulle citazioni di esemplari di noti algologi, anziché sopra descrizioni dei particolari caratteristici o sopra figure di ogni singola pianta. Il metodo sarà certo sbrigativo ed il più idoneo air intento degli autori, ma siccome con ciò il controllo sarebbe riservato solo a pochissimi fra i più provetti algologi ricchi di mezzi e di buona volontà all'uopo richiesti, è indubitato che la generalità degli stu- diosi è da un tal metodo costretta a giurare in verba magistri, e, quel che è peggio, a non sapere mai con sicurezza collocare i pro- pri esemplari più aljìni, se sotto il nome di una piuttosto che di un' altra forma. Ond' è che lo scrivente, ogni qualvolta glielo per- mette il proprio materiale, farà seguire al testo alcuni dati desunti dal vero. Sotto l'intestazione di Gigartina mamillosa (Goodenough and VVoodward) J. Agardh, Setchell e Gardner premettono: (( Noi abbiamo da molto tempo l'opinione che le forme di Gi- gartina del N-0 America, comunemente riferite alla Gigari, papillata (Ag.) J. Ag., sono semplicemente forme simulate delle specie d'Eu- ropa, da riferirsi sicuramente alle seguenti. Il tipo sembra essere la forma similare se non identica della nostra f. crlstata dell' Unalaska e Sitka di Postels e Ruprecht (1840, p. 17) ». 69Ó. Gigartina mamìllosa f. cristata Setch. comb. nov. « Saunders la reca sotto il nom.e di Gigari, papillata {. cristata; lo Harvey sotto Gigari, mamilìaris f. iati s sima ; la Tilden col n. 219! sotto Gigartina radula (^), e col n. 32ò! sotto Gigartina papillata f. cristata ». (1) In omaggio alla concordanza grammaticale del binomio, si scrive con lett. maiuscola il termine specifico ogni qual volta sia esso pure un sostantivo indi- cante una qualità. (La radula è infatti uno strumento per raschiare, qui allusivo alle vecchie e dure papille che, massime nel secco, rendono aspra la pianta). A tale regola pare che in America non si abbia sempre riguardo. Il primo malo esempio ci venne però da altri, pure non latini, e cioè da Esp. Fuc. t. 113, - Web. et Mohr. Beytr. I. p. 286 col loro Fuciis radula . 1352 L'indicato n. 219 nell" esemplare pervenutomi è alto 5 cm. e sterile per non ancora completo sviluppo. 11 disco ha i margini rial- zati crassi, conico alla base attenuata, sorgente da un minuto callo tondo; reca due rami, alterni, uno per lato, subdivisi in lobi piani cuneato-lineari, e l'apice suo è coronato da quattro grandi divisioni piane, profondamente lobate e coi margini ondulato-crestati breve- mente lobati. Papille puntiformi tonde limitate alle parti centrali o inferiori delle grandi divisioni, e poche altre oblunghe sopra qualche breve tratto di alcuni margini. Colore rosso-bruno. L'esemplare sotto il n. 326, pure sterile per lo stesso motivo, ha un portamento un po' diverso, dovuto all'ampiezza fogliacea piana flabellata delle divisioni principali. È alto ò cm. e mezzo e con un ambito il cui asse orizzontale raggiunge i 9 cm. Colore porporino. yegg. il n. 75 di questo Saggio. Se paragoniamo questi tipi a quelli di Gigari, mamillata del- l'Atlantico europeo {^^gg. n. 78 del Saggio) ad onta della sorpren- dente diversità del portamento, è forza convenire che, dopo tutto, si tratta sempre della stessa pianta, in quanto le grandi differenze del tipo europeo sono fortemente pronunciate ove trattisi d' individui fruttigeri, mentre gli sterili si avvicinano alla f. crisiata Setch.-Gardn. 697, Gigartina mamillosa f. cristata subf. prolifera Setch. et Gardn. subfor. nov. « Tilden, n. 220! sotto Gigartina mamillosa. Questa differisce dalla precedente per le papille lanceolate ensiformi [blades). Essa è semplicemente la precedente nello stato sterile foglioso, ma essa è comune solamente sulle coste della California in acque contenenti una considerevole mistura di una corrente d'acqua dolce». Nell'esemplare della Tilden la disposizione del rameggio è come nella specie coi segmenti cuneato-semiflabelliformi larghi persino 2-3 cm., ad arco ornato di lacinie di-quadriforcute. Papille su entrambe le pagine e sui margini, quali lineari angustissime e brevi, quali più lunghe e lanceolate, quali di-triforcute lunghe un cm. circa. Sono queste ultime appunto che danno l'impressione di vere prolificazioni e che conferiscono alla pianta il suo portamento caratteristico. La sostanza è cartilaginea nel secco; il colore varia dal rosso bruno al 1353 violaceo 0 chiaramente ametistino volgente al giallo-oliva. Statura Ó-8 cm. Si osserva che la determinazione di Gigari, inamillosa devesi a .Miss Ethel S. Barton; la Tilden non ne fu che la distributrice. Dist. geog. Tracyton, Kitsap county, Washington. 3i,Jl. 1897. oqS. Gigartìna mamiliosa f. dissecta Setch. comb. nov, « Esquimalt, B. C, Harvey (i8b2, sotto G. mamillaris f. vuìga- ris). Questa sembra essere la stessa G. pupillata f. dissecta Setch. ». L'aggettivo dissectus, non mai prima usato nelle floridee, de- v' essere stato applicato dallo Setchell a questa forma della quale né posseggo esemplari, né conosco descrizioni. Ó99. Gigartina mamiliosa f. subsimplex Setch. comb. nov. « Saunders la reca sotto il nome di Gigari, papillata f. iypica ; Ruprecht sotto il nome di Chondrus mamillosiis var. Sitchcnsis. Que- sta è il tipo di Gig. papillata Ag., il tipo secondo l'esemplare rac- colto da Chamisso e da questi indicato come proveniente da Oahu, una delle isole Hawaiiane, ma, come Ruprecht rimarca, esso proba- bilmente proviene dall' Unalaska. Essa é Gig. papillata f. subsìmplex Setchell ». Per quanto breve, il decorso della vita umana é già su(][ìciente alla constatazione dei facili mutamenti che avvengono nelle florule terrestri, e ciò non tanto in conseguenza delle vicende atmosferiche, quanto per T azione dell'uomo. Ma nei mari dove quest' azione non può essere esercitata, le cose vanno ben diversamente. D'onde il probably con cui il Ruprecht tempera il suo dubbio, in quantochè se, dal Chamisso in poi, il tipo di C. Agardh non fu piij segnalato per il gruppo delle Havaii, ciò non implica la certezza assoluta che vi manchi. C. A. Agardh in Sp. Alg. voi. primo, p. 207, dice che la pianta fu raccolta dal Chamisso ad insulam 0-zuai-liee in cujns collectione specimina vidi. Come si è visto, Setchell nella cit. sua opera non ci dà alcuna descrizione della sua Gig. mauiillosa f. subsimplex (già Gig. papillata f. subsìmplex Setch.) e quindi non sappiamo in che differi- sca dal tipo di C. Ag. e dalle precedenti forme dello stesso Setchell. Prescindendo da qualsiasi forma, io posso dire unicamente che il 1354 medico italiano Dott. Alessandro Jardini (^j, del territorio di Varese, nell'agosto del 1910 fece per mio conto una bellissima e interessan- tissima raccolta di alghe nella baja di S. Diego (Venice e Redondo), fra la quali una Gigarlina che corrisponde assai bene alla descri- zione che C. Agardh, 1. e, fece del suo Sphaerococcus papillatiis, ora Gigari, papillata (Ag.) J. Ag. 700. Gigartina Radula f. typica Setchell. « Sulle rocce del litorale inferiore e delle sublitorali zone supe- riori a Puget Sound (Bailey et Harvey); stretto di Juan He Fuca e Victoria (Harvey); Port Renfrew (Butler et Polley) ; coste ad ovest di Whidbey Island, Wash. N. L. G. n. 175! n. e Ad eccezione dell'esemplare di Gardner, noi ammettiamo le citate referenze appartenenti alla forma tipica di questa specie. L'e- semplare di Gardner è vicino al tipo ma non esattamente corrispon- dente ». Questa specie, forse più che ogni altra, non si potrà mai dire abbastanza bene intesa se non quando ci sarà comprovata la con- nessione delle principali sue forme (quelle cioè costituenti i suoi più tipici portamenti) con le forme intermedie. Più che uno studio a base di erudizione in merito a quanto ne fu scritto, occorre invece uno studio da riprendersi da capo in base a tutte le sue manifesta- zioni inerenti ad ogni singola regione e nei varii stadi di sviluppo e nelle condizioni di fruttificazioni e di sterilità. Con simili vedute s'imporrà la necessità di abbandonare il pregiudizio di taluni capi- saldi, ritenuti tali in quanto ci siamo da noi stessi vincolati all'os- servanza loro, solo perchè impostici dai più riputati autori, senza ri- flettere che nessuno di questi ha potuto veder tutto. Verrà tempo in cui non più ci appelleremo ai tipi degli autori, ma unicamente alle stesse piante singole di cui si saranno ben stabiliti i tipi, e (quando del caso) alle forme relative, specie e forme che reche- (1) Da non confondersi con Edelstan Jardin, autore di Herborisations sur la còte occid. d'Afrique pendant les années 1845-48, Paris 1851, tip. Dupont, ed a cui furono dedicate Gigari. Jarditii e Rhabdonia Jardini. Fu gran raccoglitore d'Alghe per conto di Lenormand. 1355 ranno i nomi dei futuri autori. I pionieri non saranno per questo dimenticati come noi non dimentichiamo i nostri, perchè alla storia delle piante andrà sempre congiunta quella dei vecchi storiografi. Quale ne possa essere la futura contemplazione, sarà certo te- nuto conto della coraggiosa iniziativa di William Albert Setchell col- r essersi messo fin d'ora su quella via maestra che la natura sol- tanto ci addita, movendosi più libero nella moderna sistematica. Già al n. 79 di questo Saggio si è detto non potersi parlare di una forma tipica applicabile alla Gig. Radula che può vantare una mezza dozzina di prototipi dai quali conseguono forme numerose. Quando ciò scrissi il mio materiale era as.sai scarso, né mi era ancor nota l'opera di Setchell-Gardner. La maggior copia di elementi ora osseduti mi conferma sem- pre più l'espresso parere, e in quanto al tipo, non conoscendo al- cuna delle piante relative alle stazioni indicate da Setchell, non so dire se ed in quanto differiscano da quel tipo Agardhiano, che però l'A. non nomina. Quando si volesse risalire al Fucus radula di Esper, la miglior descrizione che possa ravvicinarsegli dev' essere quella che C. Agardh ci dà del suo Sphaerococcus radula a p. 268, Sp. Alg. voi. primo, e cioè la seguente Callus discoideus, perpusillus. Fron- des aggregatae, simplices, planae, enerves, spithamaeae vel ultra, la- titudine palmari-spithamaea, lineam crassae, ovatae, vel etiam irregu- lariter lobatae, in stipitem perbrevem compressum attenuatae, fora- minulis irregularibus sparsis saepe perforatae, margine et utraque pagina papillis obsitae teretibus, acutis, lineam longis, apice conti- nentibus globulum granulorum duplicis generis, globosorum nimirum vel ellipticorum. Color fusco-purpureus. Substantia cartilaginea, suc- cosa, exsìccatae cornea, tenax. - Ad caput bonae spei (Chamisso). \n Americae septentrionalis oris occidentalibus (Menzies). Quesf ultima località è da notarsi perchè ci rende garanti che lo Setchell conviene col riconoscere nella pianta descritta da C. Ag. la forma typica della Gigari. Radula. Ma se ciò può a lui bastare nei riguardi del limitato compito impostosi, la generalità degli stu- diosi avrebbe desiderato che PA. avesse esteso il suo studio di re- visione a tutto il litorale pacifico. Questo desiderio è tanto più sen- tito da chi per poco possegga alcune delle manifestazioni che la pianta va assumendo con l'avvicinarsi all'equatore. 1356 A mezzo della signorina Anita Gandolfì, il Dott. Jardini me ne fece avere una piccola ma interessantissima prova. Per regola ge- nerale nelle Gigartine ad ampie frondi, V aggregatae di C. Ag. va inteso nel senso che una sola di queste si presenta evoluta; tutte le altre, più o meno numerose (e in questo caso il callo non è più perpusillus ma grande in proporzione) si trovano nei primi stadi del loro sviluppo e da esili e lineari si fanno ligulate, elittiche, integre o laciniato-ramose, ecc. {vQgg. al n. 703 Gig. Burmanni). Queste pro- duzioni in apparente stato d'inerzia, da J. Agardh chiamate surculì, che è quanto dire germogli, polloni, (da non confondersi coi sorcoli di Caulerpa che sono, come dice il nome, dei cauli repenti), pos- sono rivelare due scopi : la pronta ripresa delia vegetazione loro nei casi di asportazione traumatica della fronda evoluta, o altrimenti tale ripresa può essere rimandata all'anno successivo. Non conosco pra- ticamente il caso di due o più frondi evolute e fruttigere contem- poraneamente. In quanto alle perforazioni, toltone il caso della var. clalhrata J. Ag., si debbono generalmente a corrosioni animali, e al- lora hanno forme tonde od elittiche piuttosto regolari e a margine unito; a dilacerazioni prodotte dalle flagellazioni dei marosi, e allora non vi è regola né di dimensioni né di forme, e coi margini a sbran- doli. In questo ultimo caso, gli stessi margini cosi provocati possono produrre papille sterili e cistocarpifere. Negli esemplari Jardiniani di S. Diego di California, le frondi ora ben poco differiscono dal tipo di C. Agardh, ora se ne allonta- nano per dimensioni maggiori nelle quali il diam. orizzontale può raggiungere i 40 cm., mentre il verticale può essere di soli 20-25 cm. È in questo caso che un mio esemplare reca delle prolificazioni marginali lineari dapprima, poscia ligulate, infine elittiche, lunghe circa 3 cm., larghe un cm. Colore roseo-porporino nelle parti più gio- vani, porporino intenso nelle adulte. Della stessa provenienza si hanno anche esemplari violetti, assai più piccoli dei precedenti, con le frondi divise in due lobi cosi profondamente che la spaccatura di separa- zione raggiunge talora la sommità dello stipite, lobi alla loro volta lobati nei modi più strani. In un esemplare neo-zelandese del Laing, la fronda è asimmetricamente ovato-allungata, alta 35 cm., larga 14 cm. producentesi in una sommità ellittica incurva. Pochi i lobi e poco pronunciati, meno uno elittico lungo 4 cm., largo 2, e tutti 1357 unilaterali. Le fruttificazioni sono di preferenza inframarginali in linea continua da un lato, a gruppi dal lato opposto. Spessore più grande che negli esemplari americani. Colore porporino-livido. J. Agardh, trovatosi di fronte ad un materiale assai più accre- sciuto e sempre più ricco di varianti, eppure volendolo comprendere sotto il termine specifico di Radula anche dove più non si conve- niva, ben poco aggiunse di proprio alla descrizione paterna di così particolareggiatamente perspicuo da potervisi ravvisare i più spiccati tipi dai quali ciascuna forma deriva, stando almeno a quanto ne ri- porta la Syll. Alg. Non è già un rimarco rigorosamente scientifico, che non azzarderei mai di fare a tanta autorità, ma semplicemente intendo esprimere un rincrescimento di chiunque che per trovarsi deficiente di materiale autentico, non possa valersi dell'opera sua come unica base di determinazioni nei riguardi di alcune specie com- prese nella sottosezione C. costituente l'ultima parte della Sez. VI Papiìlatae J. Ag., e più specialmente nei riguardi della Gig. Radula, d'onde gli appunti degli autori americani di cui trattiamo. Se si volesse obbiettare che i principali tipi dai quali derivano Je varie forme si debbono ricercare nelle tre varietà di j. Agardh, si può osservare : che la Var. amethystina J. Ag. Epicr. p. 2o3, come portamento si mostra una buona derivazione dal tipo dal quale differisce per l'ambito della fronda assai allungata in proporzione della sua lar- ghezza, semplice, anziché obovata, elittica, più o meno latamente biloba; il colore ametistino, sul quale sembra fondata, sarebbe mal- fido in quanto ò soggetto a varie tonalità nelle quali può predomi- nare il porporino, il bruniccio, il verde livido, e ciò contemporanea- mente in uno stesso individuo, il che dipende in parte dai vari gradi di maturanza, in parte da condizioni di ambiente. Il Laing vi riferi- sce infatti con dubbio un suo esemplare raccolto a Timaru (N. Zel.) che tiene un po' di tutti gì' indicati colori; la 'Var. Hystrix (Ag.) J. Ag., Grateloupia Hystrix Ag., Chaetan- gium Hystrix Kuetz. esclude tali sinonimi; e in quanto al sinonimo di Mastocarpus bracteaius Kuetz, [Fucus hracteatus Turn.) secondo Setchell rappresenta una forma intermedia fra il tipo e la forma ex- asperala di Gigari. Radula; la Var. clalhrala J. Ag. 1. e. è una pianta a largo foglio densa- 135.S mente cribroso, ciò che può avvenire anclie in alcune Iridaea, d'onde il sinonimo di Iridaea clalhrata Decne. Se ne distingue però in causa dei sorcoli. Poiché queste varietà discendono con una grande evidenza in linea retta dal tipo originario, io ho la convinzione che J. Agardh non ebbe a conoscere V Iridaea [Mas/ocarpus) insig7iis Enó\. QtD'ies., ma che pur tuttavia vedo riportata in SylL Alg. p. 2 23, come sino- nimo di Gig. Radula. Interpellato in proposito, il prof. G. B. De Toni risposemi che ciò fece in epoca in cui non peranco egli possedeva esemplari relativi alla pianta di Endlicher e Diesing, basandosi per- tanto sulla fede di J. Agardh il quale nella Epicrisis (1876) enumerò la specie tra le inqiiirendaa e Mari Capensi con le seguenti parole: (i Iridaea insignis Endl. et Dies. Zeit. 1845, p. 289, forsan Gig. Ra- dula^). Sull'argomento lo stesso De Toni mi ha favorito altre pre- ziose notizie delle quali mi servirò per un apposito capitolo. Basti qui riferire quella fornitaci dalla sig. E. S. Barton nelle Cape Algae (Journal of Bot. voi. XXXIV, iSgó, p. 459), e cioè che la pianta di cui si tratta debbasi per ora così nominare : Gigar/i?ia insignis Schm. ins. = Iridaea insignis Endl. et Dies. Kowie (Becker!). 701. Gigartina Radula f. microphylla Setchell. c( Galleggiante. Lido ad Ovest di Whidbey Island, Wash,, N. L. G. n. 64 ! Questa pianta sembra corrispondere alla Gigari, micro- phylla Harv. la quale uno di noi (Setchell in Collins, Holden et Set- chell P. B. A., n. XIX, 1899), ha già ridotto ad una forma di Gig. Radula «. La descrizione datane al n. 76 di questo Saggio è errata in quanto si basava sopra gli esemplari distribuiti sotto il n. 222 1 della Tilden col nome di Gig. microphylla, nei quali invece lo Setchell nell'opera Alg. N. O. America (allora da me non peranco conosciuta) ebbe a ravvisare la Grateloupia pinna/a. Ecco ora la descrizione della Gig. microphylla secondo J. .Agardh : Fronda piana, sopra uno stipite allungato qua e là laciniata e con prolificazioni pullulanti dal disco e dai margini infine subpen- nata, segmenti maggiori allungato-lanceolati, i minori lineari, papille emergenti ogni dove dal disco e dal margine; seri nelle papille mar- ginali; cistocarpi solitari in papilla rostrata o numerosi, singoli fra un rostro comune mutici. Frondi raggiungenti persino i 3o cm. di lunghezza; sostanza coriacea. Hai?, le spiagge della California (Beechey, Coulter). Setchell non si pronuncia con sicurezza suIT identità della pianta da lui osservata con quella di Harvey, da questi nominata Irìdaea? microphylla, sulla quale J. Agardh basò la sua descrizione (This plant scems to correspond to Harvey' s G. iidcropJiylla). e mantiene un as- soluto silenzio sull'intervento di Farlow nella questione. La Phycotheca Boreali-Americana, sotto il n. 187 ha distribuito una pianta designata col nome di Gigartina ìiorrida Farlow in C. L. Anderson, List of Cai. Marinae Algae, Zoe, Voi, li, p. 3, 1891. La scheda relativa aggiunge quindi: « G. microphylla var. horrida Farlow, Proc. Am. Acad., Voi. X, pag. 370, 1875; Fari. And., et Eaton, Alg. Exsicc. Am. Bor. n 79, 1878. G. leptorhynchos ]. Ag., Till Alg. Syst., pars IV, p. 28, 1884. • From deep water. La Jolla, California, Mrs. E. Snyder 1. La proposta specie di Gig. horrida Fari, dev' essere stata dal- l'A. giustificata nelle pubblicazioni qui sopra citate. Essendo queste a me ignote, la sola scheda è insuPficiente a spiegare le ragioni della di lui proposta. Tutt' al più ci rivela esservi stato tempo in cui il Farlow non riconosceva che una Gig. microphylla, qualunque fos- sero le sue forme, e che solo in seguito, cioè dopo che ). Agardh pubblicò la descrizione della Gig. leptorhyncos ]. Ag. ( «a disco prolifera, adultiore demum pinnulis circumcirca pullulantibus densis- sime obsjta, ramis singulis clavas ramentis horridas referentibus »j, si decise a riconoscere una Gigari, microphylla var. horrida, non ac- cordando alla Gig. leplorhyncos J. .^g. che il valore di una semplice sinonimia della propria Gig. horrida. Tutto ciò si espone al solo titolo storico, non polendo io, per mancanza di materiale, entrare in merito alla proposta di Setchell, né a quella del Farlow. Mi limito ad osservare che J. Agardh col- locò la sua Gigarlina leptorhynchos fra le Aciculatae, e la Gig. mi- crophylla fra le PapiUatae, il che deve aver pure il suo significato, quale che esso sia. Della Gig. leptorhynchos]. Ag., cui si riferisce la riportata scheda, 1360 si è già fatto un cenno incompleto al n. 67 del Saggio, essendo il mio esemplare affatto sterile. A pag. 1860 della Syll. Aìg. di De Toni, la pianta del Farlow viene cosi menzionata: Gigariina horrida Fari, in Anderson, List of Calif. mar. Algae (1891) p. 228 (nomen) ('). 702. Gigartina Radula f. exasperata (Flarv. et Ball ) Setchell. « Gig. spinosa n. 218! Tilden ; Gig. exasperata (Harvey et Bailey). La Gig. exasperata Harv. et Ball, devesi fondare nella giovane pianta tetrasporica la quale è più sottile e più ampia di quella adulta. La pianta adulta cistocarpifera di questa specie è decisamente ingrossata e rassomiglia alla forma descritta da Kuetzing come Mastocarpus co- rymbiferiis, ed è ben rappresentata dall'esemplare (in nostra copia) sotto il n. 327 della Tilden Amer. Alg. La morfologia e l'istologia sono state descritte da Olsen e da Humphrey. La figura di Turner di Fucus bracteatus avuto dalle coste N.-O. Am., rappresenta una ■pianta intermediaria fra il tipo e la forma. La giovane pianta di que- sta forma è sovente una grande pianta lunga un metro e larga in proporzione. Mano mano essa matura sembra diventare piccola ed ispessita. Queste osservazioni si riferiscono principalmente alle coste della California dove questa forma trovasi in abbondanza ». Queste del Setchell sono interessanti notizie (da aggiungersi alla trattazione fattane al n. 80 del Saggio) le quali sembrano giu- stificare la combinazione da lui proposta. Peraltro, ragion vuole ri- cordare le seguenti osservazioni di J, Agardh sulla Gigartina exaspe- rata come specie a sé stante: « Haec species lenuitate laminae ad Gigartinam circiimcinctam accedit, forma frondis vero et praecipue te- trasporangiis dignoscenda. In G. circmncincta velut in G. Radula sori sunt frondi immersi, in G. exasperata sunt in verrucis subprominulis coUecti et pluribus in eadem obvenientibus, ipsae verrucae verrucu- losae adparent. In G. microphylla sori non in verrucis planiusculis, sed in papillis prominulis colliguntur plures, characterem ita (ulterius productum) analogum offerentes )>. (i) Nomen e nomen nudum significano Alghe delle quali fu dato il solo nome, senza descrizioni ; sarebbero specie distribuite in collezioni private o comunque non dotate di diagnosi pubblicate. 1361 7o3. Gigartina Burmanni (Mert.) ). Ag. Sp. Il, p. 27Ó. J. Ag. Epicr. p. 204; Grun. Alg. der Reise S. M. Freg. Novara, p. 71; Sphaerococcus Burmanni Ag. Sp. p. 272, Syst. p. 224; Sarco- thalia Burmanni Kuetz. Sp. p. 789, Tab. Phyc. XIX, tab. Ó4; Fucus Burmanni Mert. mscr. (non Iridaea fissa Suhr Beitr. pag. 2 (i836) p. 24, fig. 26). Sorcoli decombenti qua e là ramosissimi, rami piuttosto eretti più o meno allungati cilindracei, i giovani spatolati, i più adulti lan- ceolati dicotomi 0 pennatamente suddivisi, i tetrasporangiferi piani crassi a margini leggermente incrassali, involuti, i carposporiferi ru- gosi nel disco, rughe e margini superiormente densissimamente pa- pilliferi, papille recanti i cistocarpi singoli o plurimi mutici. Hab. il Capo di B. S. (Pappe) ; non la stessa al capo Horn (Suhr). P^-ondi congiunte in un cespo, inferiormente cilindrette ramose e intricate, altre a rami decombenti e radicanti, altre in frondi emi nenti fuori del cespo radicale evolventesi separatamente. Queste ul- time sono lunghe da ó a i5 cm., piuttosto erette, inferiormente ci- lindriche o leggermente compresse, cuneato-dilatate, piane ma in causa dei margini involuti subcanàlicolate, dicotome fastigiate, a seg- menti sublineari o più larghi, palmatifide a segmenti cuneati, talora piuttosto pennatamente divise. Segmenti larghi da 2 fino a 22 mill., i supremi a base più larga appena attenuata o a base un po' più stretta, tutti acuminati in un apice ottusetto. Colore di un violaceo porporino o spesso tendente al livido. Sostanza gelatinoso-cartilagi- nea. Nonostante la fronda più suddivisa, questa specie sembra do- versi collocare presso Gigartina stiriata. Sopra 64 specie di Gigartina descritte nella Sylloge Algarum, solo di 14 si fa menzione di un apparecchio radicale, e ciò non per colpa della pregevole opera di G. B. De Toni, ma in parte per trascu- ranza degli autori che ne trattarono e dei dilettanti o incaricati che le raccolsero, ma soprattutto ciò è dovuto al fatto che le piante re- lative abbandonano con facilità la matrice, restando in posto la parte a questa aderente. Il fenomeno nella gran parte dei casi devesi at- tribuire alla non ancora esaurita facoltà di riproduzioni della parte stessa la quale si libera unicamente delle frondi più evolute, che, ridotte così allo stato natante, possono pur tuttavia continuare la 1362 loro vegetazione in corso, non solo, ma anche dar luogo a speciali produzioni proprie della pianta matura i^^egg. G/g. Cliamissoi), e con- durre a termine la maturanza delle fruttificazioni. E in questo senso che devesi intendere il floaiing usato da Setchell a proposito della sua Gig. Radula f. microphylla, nò pensare che le alghe marine pos- sano vegetare nello stesso modo di Riccia fluilans, delle Lemna, di Salvinia natav.s, di Hydrocharis Morsus-ranae, ecc. Quanto sia ne- cessario lo studio dolP apparecchio basilare nel genere Gigartina, e molto probabilmente in altri, lo dimostrano i differenti casi di Gig. tiiberciilosa, di Gig. cincinnalis, di cui ai nn. 694 e bg.S, nonché quello stesso di Gig. Buriiianni. Della Gig. Bunnanni si accenna ai sorcoli decombenti, ma non alla parie loro sottostante di cui si dirà ora. Sopra im cinerino strato protonematico, composto di un fitto tessuto di fili esilissimi, si basa il callo. Questo callo, sebbene disci- formc, si mostra di una natura speciale assai progredita in quanto è composto di anse chiuse, tenaci, carnose, ravvolte su sé stesse quasi come i giri di una chiocciolina depressa del diam. di 5-6 mill., ma col giro più interno contenente il midollo. Mentre il corlice dei giri interni è più tenue e più pallido, quello invece del giro perife- rico é assai spesso, bruno-porporino-rancione. Questa conformazione già rivela fin dall'inizio la natura germogliante quale apertamente si manifesta in seguito nei sorcoli che ne derivano. In superficie il cor- tice si palesa composto di fibre robuste da ciascun lato delle quali si staccano dei rami filiformi finamente suddivisi colleganti T assieme delle fibre in modo subreticolato. Nella sezione verticale si ha press' a poco la stessa visione nella quale peraltro si aprono, mediante la compressione, dei meati lineari paralleli, verticali, i quali dinotano il combaciamento di più assi riuniti e subconcrescenti. Nella sezione trasversale si vede il midollo composto di cellule di varie dimen- sioni, isolate, variamente moltangolate, oblunghe, collegate da esili fili. Strato corticale assai spesso di cellule consimili più intensamente colorate e assai più ravvicinate. Come curiosità individuale, si può notare nella periferia la presenza di una Spougia gelatinosa, irsulis- sima di spicole aghiformi, lunghe, ialine. 1 miei esemplari presentano tre forme; la lineare, larga 4-10 mill., alta 6-9 cm., bi-quadridivisa in lobi lineari ad apice ottuso; 13G3 la ciuieata, larga 2-3 mill., alta 3 cm., a quattro maggiori divisioni ognuna delle quali si suddivide in quattro lobi ad apice subroton- dato, con un perimetro superiormente flabellato; \a. perniala con penne opposte. Quest' ultima si trova ancora allo stato di giovanissimo sor- colo. Sopra cinque piante, due sono piegate a sifone nella parte in- feriore del disco. Per ritardare lo scioglimento dei tagli sottili e aver così campo di osservarli- al microscopio, converrà che il bagno sia fatto in acqua leggermente gommata. La sezione trasversale di un lobo ha forma lineare. Midollo va- sto, ialino di esili fili moniliformi, ramosi, contesti in un elegante reticolo a maglie oblunghe romboidali. Strato corticale di fili semplici inferiormente, indi di-tricotomi fastigiati coibiti in muco giallorino. La sezione della base dello stipite nella f. cuneata ha form.a elittica irregolare. Midollo di fili fittissimamente contesti e con una massa centrale subtonda compattissima, assai torbida, cinerea, composta degli stessi fili. Strato corticale più denso in abbondantissimo muco. a. Saì'cothalia Burmanni Kuetz. Sp. p. 739. Sphaerococciis Biir inaimi Ag. Le Cap. Ex herb. Lebel. La specie è dedicata a Nicola Loren~o Burinaiin (1734-1793J, autore di diverse opere. Successe a suo padre Giovanni, pure bota- nico, nella cattedra ad Amsterdam. A lui fu dedicata la fam. delle Biirmanniaceae, monocotiledoni d'incerta afjinità, abitanti le paludi tropicali dei due emisferi. Pare vi abbiano relazione le Iridee, le Or- chidee, Q.ZZ. 704. Gigartina atro-purpurea j. Ag. Till Algern. System VII, p. 29; Irìdaca atra-purpurea ]. Ag. Epicr. p. 181. Fronda gelatinoso-carnosa, piana, cuneato-obovata, piuttosto sem- plice sopra uno stipite crasso cilindrico compresso, o dal margine del foglio più adulto escrescente in ligule marginali in foglie con- formi (infine cistocarpifere), subpennatamente composta, margini dei fogli più adulti insensibilmente seghettato-dentati e infine liguliferi; sori dei tetrasporangi maiuscoli, rotondati, subprominenti, densa- mente aggregati su tutta la pagina superiore della fronda; cistocarpi in foglie molto crasse occupanti le papille su entrambe le pagine. 1364 Hah. le spiagge della Nuova Zelanda a Bay of Islands (Bergg- ren), a Timaru (Laing). Sopra uno stipite Grassetto, cilindrico complanato, infine molto suddiviso, sorgono le frondi singole alte i6 cm. e oltre, superiormente più o meno dilatate, larghe 5 cm. e oltre, con un ambito di fre- quente lanceolato, le giovanili rotondate all'apice e coi margini piut- tosto integri, le più adulte a margine seghettato-dentate, con denti gradatamente escrescenti in linguette e poscia in foglie, d' onde le frondi senili appaiono subpennatamente composte; le prolificazioni talora provenienti da margini lesi possono simulare dei fogli stipitati. Seri dei tetrasporangi sparsi su tutta la pagina superiore della fronda senza ordine, densissimi, rotondati, abbastanza grandi, nel secco evi- dentemente elevati sopra la pagina. Fronda recente carnosa come sembra. Colore sanguineo quasi nereggiante. Forse aljine principalmente alla Gig. Burmanni; per la pennata disposizione e forma dei fogli prolificati imita la Gigartina spinosa. Anche per questa, come per molte altre floridee, occorrono più individui in diverso grado di sviluppo per formarci un concetto com- pleto dei caratteri esteriori e quindi dei portamenti diversi di cui la pianta è suscettibile. Ciò non pertanto, dall' unico mio esemplare mi è dato rilevare la grande sua concordanza con la riportata descri- zione, salvi due schiarimenti che le parole di J. Agardh non mi pos- sono tornire: se trattisi cioè di specie monoica o dioica, e come realmente si presenti la parte basilare della pianta, nulla potendomi insegnare al riguardo l'esemplare osservato il quale manca del callo radicale e dei cistocarpi, mentre invece è gremitissimo di tetra- sporangi. Lo stipite comune, lungo appena 4 mill. e largo 2 mill., reca sei frondi : la più sviluppata e spatoliforme, alta 84 cm., ma stron- cata per dilacerazione. Siccome in linea retta lo stroncamento ha l'ampiezza di ó cm, e mezzo, si può supporre che l' indicata statura debba essere stata maggiore. La larghezza massima della fronda è di 9 cm. e il foglio suo reca parecchie lesioni clittiche e tonde del diam. di 2 mill. a 3 cm. certo dovute ad animali. Pochi e sterili sono i denti marginali. Una seconda fronda è alta 19 cm. e della massima larghezza di 5 cm. In essa si presenta il fenomeno descritto 13(J5 da J. Ag., pel quale si direbbe composta di due frondi. Alcuni dei denti della fronda inferiore si vedono sviluppati unilateralmente in ligule lunghe 4 cm., larghe 5 mill. Le quattro frondi minori, recate pure dallo stipite comune, sono liguliformi, lunghe da 2 mill. a 3 cm. Sostanza e colore come nella descrizione. La sezione trasversale dello Stipite comune (giacché ogni fronda ha il suo stipite proprio) ha forma elittica. Midollo di fili cincrini, articolati, stipatissimi sui quali spiccano dei corpi scuri, rettangolari, afjiancati, disposti in linee regolari seriate, privi di qualsiasi parete, epperò di natura non cellulare. Con la compressione si rivelano quali glomerati parenchimatici ricchi di endocromi brunicci. Lo strato cor- ticale è composto di fili ialini moniliformi dicotomiO-fastigiati coibiti in muco. La fronda dà una sezione lineare con le estremità rotondato- allargate, il che è dovuto ad un' incurvazione del margine. Midollo di fili subsemplici, ialini, corti con una cellula a ciascuna delle due estremità e di un diametro un po' più grande di quello dei fili. Que- sti fili sono disposti longitudinalmente e costituiscono una linea cen- trale assai fitta, mentre fra questa e lo strato corticale il midollo è più lasso. Strato corticale porporino composto di fili semplici infe- riormente, indi dicotomo-fasligiati. In una ligula il midollo ha i fili eguali a quelli della fronda, ma anastomosati a reticolo con maglie irregolari angolato-allungate. Strato corticale come sopra ma più sottile. a. Gigartina atro-purpurea J. Ag. Sept. 1902, Timaru; leg. Laing. 705. Gigartina insignis (Endl. et Dies.) Schmitz ms. Iridaea {Masiocarpus) insignis Endl. et Dies. in Botan. Zeitung 1845, p. 289, Algarum natalensium Diagnoses. Nelle Species Alga- rum, voi. 11 pars prior (i85i) J. Agardh ne riportò la seguente dia- gnosi di Endlicher e Diesing: « Fronde plana, vage dichotome ra- mosa, ramis elongatis subaequalibus v. sursum parum dilatatis, ru- gosis, papillis marginalibus elongatis, apice capitellatis, rarissime la- teralibus. — Habitat ad Port Natal (Communicavit Pòppig). Frag- mentum pedale, ramis 2-4" longis, 3-5'" latis, \"' crassis, substan- tia cartilagineo-gelatinosa, succosa, exsiccatae corneo-rigida, diaphana. 13Gfi Color brunneus. Favellidia ovata, papillarum mai^ginalium apici im- mersa ». Nella Epicrisis (187Ò) J. Ag. enumerò la specie tra le inqui- rendae e mari Capensi con le seguenti parole: « Iridaea insignis Endl. et Dies. ibrsan G. radula ». Nelle Analecta Algologica continuatio \' (1899) dispose la G. insignis nella Tribus Prolificantes insieme a G. protea, G. niargiiUfera, G. Ealoniana, G. polyglotta, G. volans. Da accenni vaghi di J. Agardh parrebbe che la G. insignis fosse afjìne alla G. volans. Infine nella Species Algarum voi. Ili, parte quarta (1901), indice a p. 140, in noterella a pie pagina sta scritto « Sub nomine G. insignis Endl, et Dies. specimen habui a Becker ex Gap. B. Spei distributum, quam postea sub nomine Platycladiae dentatac Schm. a Holmes datam habui ». La signora E. S. Barton nelle Cape Algae (journal of Botany, voi. XXXIV, 189Ó, p. 459), ci dà le seguenti notizie: Gigartina insignis Schmitz Ms. = Iridaea insignis Endl. et Dies. Kowie (Becker!). Questo esemplare ricordato nella mia prima Lista come « Gig. Tecdii Lam., Port Alfred, Slavin ! » sembra essere un ibrido tra Gig. Tòcdii e G.pisiillata J. Ag. Tale pianta è descritta da J. Agardh in Sp. Alg. II, p. 264 come Gig. pisiillata var, pedinata. « Through the kindness of prof. Falkenberg, I bave been allowed to see a plant sent to prof. Schmitz by Dr. Becker from the Kowie. It is the te- trasporic form of the Port Alfred plant. Prof. Schmitz had queried it as a variety of G. pisiillata. This form has not yet been recorded south of equator, and on geographical grounds some phycologists might prefer to regard this as a new species or variety, but I do not see suljicient reason to do this ». II prof. G. B. De Toni, nel fornirmi benevolmente tutte queste no- tizie, aggiunge in proprio: « gli esemplari del Becker, che io tengo in erbario col nome Gigartina [Masiocarpus) insignis Endl. et Dies,, ricor- dano il Masiocarpus papillaius Kuetz. Tab. Phyc. XVII, tab. 49, che mi sembra rientri nel ciclo della Gigartina [Masiocarpus] stiriata (Turn.) J. Ag. ». Finalmente al n. 79 di quest' opera, lo scrivente sin d' allora (veggasi Nuova Notarisia Luglio 1900) non sapeva acquietarsi al- l'idea che la pianta di cui si tratta potesse avere qualsiasi relazione con la Gigartina Radula alla quale peraltro lo stesso J. Agardh la 1367 riferiva con sospetto, ond' è che se ne fece cenno quale forma spa- Ihiilato-ligulala. Solo ora da una lettera del De Toni, in data di Mo- dena 24 Ottob. 1917, mi viene spiegato il perchè abbia potuto aver luogo un tale ravvicinamento. Ecco le sue parole: «Nella Sylloge IV, p. 2 23, non avendo allora esemplari distribuiti come Gig. insi- gnis, riferii, sulla fede di J. Agardh (forsan G. Radula), la specie di Endlicher e Diesing alla G. Radula che ho in esemplari tale da mo- strarsi affatto differente )>. Messo /' Iw innan~i : ornai per le li ciba. Ebbene, in coscienza, possiamo dir ciò al lettore senza che sappia un tantino d' ironia ? Come avevo già previste^ il caso allorché il 19 Giug. 189Ó ricevetti dal Dr. Becker la meravigliosa pianta di cui si tratta col nome di Gigarlina {Maslocarpus) ijisignis Endl. et Dies., pensai tosto che, a suo tempo (i saggi del Becker a me pervenuti furono raccolti nella regione del The Kowie nelT Ottob. del 1893 e nel Lugl. 1896), cioè nel 1893, questi ne avesse reso partecipe lo Schmitz, come soleva fare ad ogni sua nuova trovata. Ma il celebre maestro era già presso alla sua fine (morì il 28 Genn. 1895) né più corrispose alla comu- nicazione del benemerito raccoglitore, il che non vuol dire che non siasene occupato, come ce lo dimostra la Barton. Siccome il parere dello Schmitz era ambitissimo dagli scienziati, si può pensare che il caso dev'essersi ripetuto per parecchie altre piante delle quali nei suoi manoscritti non si rinvenne che il nome da lui apposto, ma senza un elaborato sugli studi relativi, ciò che avvenne, ad esempio, anche per V Erylhryw.enia ohovala la cui scoperta è pure dovuta al Becker. Lo Schmitz dunque, surrogando V Iridaea di Endl. et Dies. col genere Gìgariina e conservando di questi autori il nome specifico come vuole la buona regola, e che questa volta combina con la qua- lità insigne della pianta, ha messo fine all'ambiguità della nomen- clatura. Ma perchè nella collocazione sistematica potesse la specie trovare il posto che le compete, intervenne J. Agardh con la crea- zione della Tribù delle Prolificantes, facendovi entrare, oltre V insi- gnis, la prolea J. Ag., la niarginifera e la polyglolla distraendoie dalle sue Excipulalae, nonché la volans già fra le Papillalae J. Ag. e X Ea- loniaua (non in Syll. Aìg.) di cui non ho notizie, orionda probabil- mente del Pacifico americano. Si nota che la volans è del Capo B. 1368 S., e le altre sono della Nuova Zelanda. iMeno la insigìiis, tutte le altre sono a me ignote. È facilmente intendi'oile che le prolificazioni sulle quali J. Agardh basa la propria Tribù non sono già quelle provocate da lesioni do- vute a cause estranee, e nemmeno quelle naturali dovute alle ulte- riori vegetazioni cui il genere è prono; ma bensì ha voluto egli al- ludere all'entrata in vegetazione delle papille marginali rimaste ste- rili, le quali possono così assumere l'aspetto di fogliole o anche di rami. Se così è, come credo, il numero delle prolificanti deve forse essere maggiore di quello esposto. Per citare un esempio non lon- tano, basti solo quello della Gigartina airo-piir purea J. Ag. La proposta di J. Agardh sembra stabilire un opportuno punto di partenza verso la ricerca delle asinità intercedenti fra il gruppo delle indicate specie di Gigartina, senonchè, nello stato attuale delle nostre cognizioni, si comprende come non possediamo ancora tutti gli elementi necessari al collegamento di un ciclo di evoluzioni così evidentemente concatenantisi da risolvere la questione sul posto che compete alla Gìg. insignis nella tribù delle Prolificantes quale si pre- senta ne' suoi confini attuali. A ciò dev'essersi adoperato J. Agardh, ma il silenzio suo al riguardo ha fatto sì che neppure lo Schmitz e la sig.a Barton vengono a conclusioni positive. La proposta di J. Ag. è posteriore alla morte dello Schmitz, ma benché conosciuta dalla Barton questa non se ne valse, a quanto io sappia, per trattare in uno studio analitico e sintetico tutte le piante formanti l'indicato gruppo, e ciò ben si comprende dopo che lo stesso autore della tribù ebbe a rinunciarvi. Una di lei affermazione è però degna di men- zione: e cioè che in una pianta Beckeriana del The Kowie, da lei avuta dallo Schmitz, ebbe a riconoscere la forma tetrasporica della pianta di Port Alfred raccolta dallo Slavin e denominata da J. Ag. come Gig. pìstillata var. pedinata. Ora se gli esemplari che il Becker mandò allo Schmitz sotto il nome di Iridaea {Mastocarpus) insignis Endl. et Dies., sono eguali ai cinque esemplari a me trasmessi dallo stesso Dott, Becker sotto T indicato nome e raccolti nella stessa re- gione (del che non ho motivo di dubitare), bisognerebbe concludere che la Gig. insignis Schmitz ms., oltre che del Capo di B. S., è pro- pria altresì della Nuova Olanda, nel che se havvi un motivo di stu- pefazione è quello unicamente che, dopo lo Slavin, altri pure non 1369 l'abbiano raccolta a Port Alfred. In quanto al supposto che questa pianta possa essere il prodotto ibrido tra G/g. Teedii q Gig. pistillata, la stessa sig.a Barton non sembra per fortuna persuasa, mentre è più interessante il sapere che trattasi di una forma tetrasporica, con- che la specie sarebbe dioica. Veggasi al riguardo quanto se ne dice più sotto. Come negl'individui di Endlicher e Diesing, cosi pure i miei esemplari sono privi di organo basilare, ma che la natura di questo debba essere callosa ce Io rivela la struttura della punta sulla quale s'innalza il brevissimo stipite [fra gnieiitiuii pedale zìxx^xVidXo adi (\wq.^\\ autori). Uno solo ha portamento simpliciusculo conferitogli da un disco lineare largo 2 cm., lungo 21 cm., attenuato in uno stipite brevis- simo (2 mill.), coronato all'apice subtronco novilunato da quattro rami ad ascelle tonde, lunghi i5-20 cm. Disco e rami sono margi- nalmente provvisti di papille in parte cistocarpifere, in parte sterili e queste ultime talora sviluppate in ligule lunghe 2-5 cm., larghe in proporzione. Tutti gli altri esemplari sono a disco assai più largo ma corto (3-7 cm.) ora cuneato, ora romboidale, ora elittico ad apice tronco, e tutti abbondantemente provvisti di un rameggio irregolar- mente di-lricotomo ad ascelle tonde. Papille e ligule come sopra ; le prime sono in maggioranza semplici, altre bine o trine concrescenti, altre cortamente ramificate e perciò recanti 2-3 cistocarpi. Le facce del disco e la metà inferiore dei rami primari sono più o meno ru- gose. Rughe longitudinali, raramente trasversali, sinuoso-parallele o variamente spezzate o subramoso-circonvolute. Toltone Io stipite in- crassato-compresso, tutta la fronda è spessamente piana. Sostanza duramente cornea nel secco, carnosa in seguito al bagno; colore porporino-bruno, o laterizio, o roseo-rancione. La sezione trasversale del frammento pedale ha forma subelit- tica, indi subtonda col bagno. Midollo parenchimatico di glomeruli oscuri, angolati, celluliformi, privi di parete, scomponentisi, con la compressione, in fasci fìbriformi e questi alla loro volta, in fili crassi ialino-torbidi fittamente contesti, risolventisi perifericamente in cel- luline tonde ultra esigue, giallorine, disposte senza ordine apparente, costituenti lo strato corticale. La sezione di un ramo è lineare ad estremità rotondate. Midollo 1370 pallidamente porporino di fili capitulati, longitudinali, aljìancati, leg- germente flessuosi, formanti una densa massa centrale, sciolti in cel- luline nel breve spazio fra questa e la base dello strato corticale. Strato corticale assai denso, intensamente e vivacemente porporino, composto di esigui fili moniliformi disposti in file poco cospicue ma con bastante evidenza delle loro dicotomie superiori esilissime e sti- patissime. Le rughe sono dovute ad accrescimenti sottocorticali di natura peculiare, di guisa che il corticc, seguendone i disegni, viene a for- mare sulle facce della fronda le indicate sopraelevazioni. Queste pro- duzioni sono composte di fili corti, semplici, cinerini, commisti ad una grande abbondanza di celluline evidentemente derivanti dalla sgranatura di parte dei fili stessi e compongono delle masse così compatte che anche la più forte compressione diljicilmente riesce a separarle dallo strato corticale che le protegge. iMi sfugge lo scopo di tale prodotto ad onta di alcune cellule grandette colorate che vi si contengono, ma che non sono tetraspore nello stato in cui ebbi ad osservarle, per cui avrebbe ragione la signora Barton nel ritenere la dioicità della pianta. a. Gigariina {Mastocarpus) ìnsigiiis Endl. et Dies. South Africa. The Kowie. 25 Ottob. 1893 e 4 Lugl. 189Ó; leg. \\. Becker. 70Ò. Gigartina Chamissol (Mert.) Mont. (*). Mont. Boliv. p. 3o; Yoy. Bonite p. 71; J. Ag. Sp. II, p. 2Ó7; Epicr. g. 192; Fiicus Chaiìiìssoi Mert. mscr. ; Sphacrococcus Chamis- soi Ag. Icon. hied.; Bory Voy. Coqu. n. 59; Martius Icon. Sei. Bras. t. 3, Fior. Brasil., p. 34; Chondrocloniuui Cliaiinssoi Kuetz. Sp. p. 740; Spliaerococeus z^e;//>r Bory Voy. Coquille n. òi ; Graciluria Chawissoi Grev.; Chondracanthus Chamissoi Kuetz. Phyc. gener. p. 389, t. jb, f. 2. Fronda piana, lineare, irregolarmente pennato decomposta, penne distiche suborizzontali, pennette sterili lineari-subulate, le fertili re- (1) Adalbert de Chamisso (1781 - 1S3S), poeta e naturalista tedesco, ma d' origine francese, prese parte nel 1815 alla spedizione di circumnavigazione di Kotzebue, facendo numerose collezioni di cui ne scrisse. — La sp. di cui qui si tratta sistematicamente deve seguire tosto la Gisrartiìia Tecdii Lamour. l;57i canti nei margini i cislocarpi plurimi, infine alle volte botrioideo- aggregati. Hab. il Pacifico al lido Chilense (Chamisso), alla baia S. Diego in California (Jardini, det. A. Mazza). Cespo intricato costituito da numerose (rondi fra le quali alcune sovrastano eminenti. Fiondi alte da 8 a i5 cm., larghe 2-5 mill., pennatamente decomposte ma abbastanza irregolari. Penne inferiori suborizzontali, le superiori patenti, le supreme eguali in altezza a quelle contigue sottostanti e come queste simulanti una ramifica- zione cervicorne, tutte decomposte, le maggiori e le minori commi- ste. Penne minori e pennette ora semplici con la base appena più larga lineari-subulate, ora forcute o irregolarmente pennate, rami e pennette subdivergenti. Cistocarpi numerosi nelle penne e nelle pen- nette, talora densissimi. Sostanza cartilaginea nel secco. Questa specie è fra quelle che di frequente compiono la loro evoluzione alio stato libero, motivo per cui, se facile riesce la rac- colta degli esemplari, questi raramente ci offrono le forme giovanili e forse giammai il callo basilare o altro apparecchio che ne tenga luogo. Ciò spiega il silenzio che in proposito serbano le descrizioni. Né a ciò si limita l'inconveniente, che, nel caso attuale, in seguito all'arroto- lamento prodotto dai marosi, la pianta integra va soggetta al fenomeno dell' egagropilismo i cui effetti le permangono. Ed è cosi che essa viene erroneamente indicata come fosse davvero un cespo intricato costituito da numerose frondi, mentre in realtà trattasi di una fronda unica circonvoluta in un ambito sferoide, lassamente o anche aperto nella parte superiore ma più o meno strettamente nella metà infe- riore. Per averne la persuasione, basta sottoporre T esemplare secco al bagno, dopo di che se ne rende facile lo sgroviglio e la consta- tazione del fatto reale. Di ciò poi una prova diretta mi viene offerta da un individuo giovane nel quale, come era da prevedersi, il feno- meno non potè ancora aver avuto occasione di manifestarsi, sia pel recente galleggiamento della pianta, sia per la brevità e rigida tur- gescenza del rameggio. Trattandosi finalmente di frammenti delle parti mediane e superiori di una fronda sia pure evoluta, il feno- meno non si verifica perchè la tendenza alTaggrovigliamento è in- sita unicamente nella parte inferiore dei rami. Non sono pertanto che lunghe divisioni primarie decombenti, incurvantisi e infine ag- 1372 grovigliantisi nella parte loro inferiore quelle che vennero scambiate per altrettante frondi, senza averne di ciascuna cercato il punto di partenza, ciò che del resto non avrebbe dato alcun risultato in quanto nella pianta adulta il disco o stipite connune è già scomparso. Anche a questo riguardo ci soccorre la pianta giovanile alla cui base è ben percettibile l'asse comune produttore deir intera massa, il quale con- siste in un tenue filo perpendicolare la cui debolezza non lascia dub- bio sulla facilità con cui deve spezzarsi o staccarsi dall'apparecchio basilare, determinando cos'i la libertà della fronda. I particolari delle divisioni e suddivisioni della fronda corrispon- dono negli abbondanti miei esemplari perfettamente alla descrizione sopra riportata, ma non saranno però superflue alcune altre osser- vazioni generiche. La fronda adulta ha un portamento assai diverso da quello della giovane pianta. A questo riguardo il nome Gracilaria Chainìssoi del Greville caratterizza appunto l'aspetto della pianta nelle ultime sue evoluzioni, ma Gracilaria del tipo à^€[X armata e meglio ancora della compressa. Con ciò si vuol dire che la pianta con la maturazione si è interamente spogliata nella parte sua inferiore delle caratteri- stiche penne composte le quali generalmente si riducono alla parte superiore di alcuni rami (salvo qualche dente sottilmente spiniforme) con l'apice protratto, semplice o subforcuto, più o meno incurvo. Bisogna anche notare che le penne più sviluppate sono proprie uni- camente delle piante giovani, mentre nelle adulte le penne (sterili) sono assai più brevi, a perimetro piramidato od obovato, assai rav- vicinate e assai più eleganti. Negl' individui cistocarpiferi le penne sono ancora più appressate, subopposte, e siccome ogni pennetta reca un cistocarpo, ne viene di conseguenza che ogni penna assume l'aspetto di un grappolino -d' uva lillipuziano eretto (donde la sino- nimia del Bory, e la varietà [3. uvifer di C. Agardh) risultandone un compatto assieme spiciforme della lunghezza di ó-8 cm. per ogni ramo cos'i fruttificato. In altri individui invece (e pare il caso più fre- quente) la fruttificazione è assai meno abbondante, e allora i cisto- carpi si presentano isolati o raggruppati in modo assai irregolare. Si direbbe che la planizie della pianta debbasi intendere con parecchie riserve. Più essa è giovane e più è interamente subcilin- drica. 11 giudizio non deve però basarsi sullo stato secco, ma sul 1373 risultato della provocata turgescenza in seguito al bagno dell'esem- plare. Col progredire dell'età e a seconda dei differenti punti, si as- siste ai più svariati fenomeni ciascuno dei quali può determinare una forma piuttosto che un" altra nei differenti spessori che ne conse- guono. La ragione di ciò sembra insita, più che altro, nei vari spes- sori che lo strato corticale presenta non soltanto a distanze brevis- sime, come son quelle che intercedono fra i tagli consecutivi, ma in una stessa sezione, come viene esposto nei seguenti esami della struttura. Fronda giovanile. — • La sezione trasversale della parte inferiore di una divisione primaria ha forma lineare nel secco; dopo il bagno è elittica o reniforme. Nel primo caso si ha un midollo di fili colore ialino-sporco, lunghi, ad articoli inconspicui più lunghi del diametro, longitudinali, subcontesti nella massa centrale, verticali all' ingiro. Nel secondo caso si ha un midollo di fili assai crassi, scuretti, longitu- dinali nella massa centrale e allo ingiro scomposti in cellule oblun- ghe ancora più scure, seriate in file verticali alla periferia. Strato corticale di natura direbbesi dorsiventrale, sottile nella parte concava, assai spesso nella parte convessa e in forma novilunata, cioè con lo spessore quadruplo nel corpo della figura, attenuantesi nelle corna cos'i da eguagliarsi allo spessore della parte concava alla quale si congiungono. La tessitura si compone di cellule leggermente oblun- ghe assai scure di un bruno atro-violaceo, disposte in linee verticali che si fanno indi sottili e si dividono in di-tri-quadricotomie esilis- sime, corimboso-fastigiate ad articoli moniliformi, acuti i periferici. Nella sommità di un ramo la sezione trasversale è tonda tanto nel secco come dopo il bagno. Midollo di fili ialini corti longitudi- nali che dal centro sembrano dividersi in 3-4 grandi masse espan- dentesi in modo subflabellato-incurvato per cui i fili arrivano diago- nalmente alla base dello strato corticale dove si scompongono m cellule. Strato corticale composto come sopra ma distribuito quasi a mezzelune, presentando cos'i un perimetro poli-arcuato. Fronda adulta. — La sezione trasversale è lineare nel secco. Col bagno si hanno diverse forme: la lineare da strettissima si allarga e s' incurva a semicerchio o ad anello. In altre sezioni dopo il ba- gno si hanno forme davate e subtonde. Midollo ialino a massa cen- trale di fili longitudinali circondata da cellule oblunghe, grandette, 1374 attenuantisi lun»o la base dello strato corticale dove si dispongono in file verticali. Massa centrale e cellule periferiche tutte quante col- legate da fili esilissimi. Strato corticale relativamente sottile in con- fronto di quello della pianta giovane e come in questa composto. Nelle sezioni tonde lo strato corticale ha spessore novilunato come nella fronda giovanile. Questi reperti si riferiscono alla parte infe- riore dei rami ridotta quasi allo stato inerte così per la compiuta fruttificazione, come la lunga tluitazione, mentre alla sommità loro, se sterili, conservano inalterato lo stato vegetativo, e allora la strut- tura cimale di poco varia da quella della giovane pianta. a. Gigariina Chamissoi (Mert.) Mont. Baia di S. Diego in Califor- nia, 3i Agosto igio; legit A. Jardini; det. A. Mazza. Genere GYMNOGONGRUS Mart. (1833) Fior. Bras. Ne trattarono Kuetz., J. Ag., Schmitz e Haupt. in Engl. e Franti. Tylocarpus Kuetz. (1843), Oncotyìus Kueiz., Pac/iycarpus Kuc\.z., No- dularia Targ. (1819) in Bertol., non Mertens, né Link, nò Flòrke. Fucus, Chondrus, Sphaerococcus, Polyides, Gigartina sp. auct. veter. Fronda carnoso-coriacea o cornea, cilindretta o piana, ripetutamente forcuta fastigiata indi spesso più o meno lateralmente ramosa (pro- lifera), contesta di due strati, l'interiore di cellule angolato-rotondate. l'esteriore di fili verticali moniliformi coibiti in muco. Cistocarpi im- mersi nella fronda, più o meno unilateralmente o per ogni verso prominenti, chiusi, nucleo composto, nucleoli densamente congesti, non separati da fili placentari, carpospore minute, rotondate, plurime. Tetrasporangi ignoti. Oss. — Frondi ora cilindrette per tutta la lunghezza, ora ci- lindrette nella parte inferiore e compresse nella superiore o intera- mente piane, ora più o meno scanalate, dicotome o più raramente policotome, fastigiate, segmenti lineari o subcuneati nella fronda pia- na, margine talora incrassato, integre o rarissimamente crenulate, nel recente subcarnose, subcoriacee nel secco, madefatte esalanti un grato odore di viola, non facilmente scioglientisi in gelatina. Ospi- tano talora Aclinococciis, epperò da non scambiarsi per nemateci di tetrasporangi. 1375 J. Agardh divise i Gvinnogongrus nei seguenti sottogeneri. Subgen. I. Tylocarpiis (Kuetz.). — Fronde cilindretta o com- presso-piana e strettamente lineare, cistocarpi all' intorno che la ren- dono nodosa (Nove specie). Subgen. II. Oncolyìus (Kuetz.). — Fronda piana, segmenti li- neari, subcuneati dilatati fra le dicotomie, cistocarpi prominenti sulla pagina piana (Otto specie). Subgen. 111. Pseudochondrus (Kuetz.). — Fronda cilindretta resa verrucosa dai cistocarpi emisferici prominenti (Tre specie). Subgen. IV. Leiogongrus. — Fronda coriacea crassa canaliculata o subpiana coi margini leggerissimamente involuti (Quattro specie). Subgen. V. Dictyogenia \. Ag. Epicr. p. 207. — Fronda carnosa, cellule dello strato interiore stellatamente radianti, veramente a vi- cenda distanti, congiunte da raggi più stretti (Una specie). Subgen. VI. Dianaema J. Ag. Epicr. p. 207. — Fronda subcor- nea, cellule dello strato interiore rotondate subdistanti, con interposti fili reticolamente ambienti, più densi nell'asse (Una specie). 707. Gymnogongrus furcellatus (Ag.) J. Ag. J. .'\g. Sp. 11, p. 3 18, Epicr. p. 210, Subgen. I. (Var. iiodifer)} Kuetz. Tab. Phyc. XVII, t. 55 (non Harvey); Gyiiiu. Jiodosns Kuelz. delle spiagge Chilensi .^ tav. XIX, t. Ò9; Sphaerococciis furcellaltis .\g. Sp. p. 253, Kuetz. Sp. pag. 737; Chondrus violaceus Sond. in lichen. Meeresalgen n. 549. Fronda cespitosa, compressa o subpiana, dicotomo-fastigiata e spesso secondatamente prolifera, segmenti angusti lineari ; cistocarpi nella fronda nodoso-inflati. prominenti, spesso bini opposti. Non ne conosco la forma tipica. Se ne menzionano la var. ja- ponicus Holm. a rami fruttiferi corimbosi nascenti dal margine della rachide, e la var. ambiguiis Picc. et Grunow oriunda di Paita (Perù), di cui al n. 88 del presente Saggio. Sul valore poi d' accordarsi alla pianta neozelandese, pare che lo stesso J. .^gardh siasi trovato in forse (vix cadem ad littus Novae- Zelandjaé). L'ambiguità si ravviserebbe infatti anche in questa, non già per il suo midollo che pure presenta nuclei di cellule fra di loro radiatamente congiunti, ma per il suo portamento, ramificazione irre- golarissima, statura e consistenza e colore ben diversi da quelli della 1376 pianta peruviana, e più ancora per l'assenza di quelle prolificazioni che spesso caratterizzano il tipo, conferendo alla fronda l'aspetto quasi pennato, donde il nome di rachide usato dallo Holmes per la sua var. japonicus. Ciò stante il Laing si è riferito senz' altro a J. Agardh nel classificare il suo esemplare a me spedito sotto il n. 88 D. col nome di Gymnogongrus nodiferus J. Ag., di cui eccone i tratti. L'esemplare si limita ad una sola fronda lineare alta 4 cm., in- feriormente subcilindrica, indi gradatamente un po' compressa e quasi piana nelle ultime suddivisioni. Si compone di due divisioni primarie, ognuna delle quali si espande in un perimetro flabellato costituito da sei dicotomie, comprese le forche cimali assai brevi. Le nodosità (cistocarpi) sono disposte sopra le divisioni primarie e sotto le prime dicotomie, lateralmente in modo subopposto, unilaterale o alterno. Colore porporino volgente al gialletto nelle parti inferiori; sostanza cartilagineo cornea nel secco, tenacemente carnosa in seguito al bagno. a. Gymnogongrus nodiferus]. Ag. Kekerangu, N. Zelanda, 2Ó Dee. 1894. Leg. Laing. 708. Gymnogongrus disciplinalis (Bory) J. Ag. J. Ag. Sp. II, p. 319, Epicr. p. 210; Sphaerococcus disciplinalis Bory Voyage Coquille n. Ò2 ; Chondrus disciplinalis Grev. ; Kuetz. Sp. p. 737, Tab. Phyc. XVI, t. 55 } Fronda compresso-piana, inferiormente policotoma, superiormente dicotoma fastigiata, segmenti fra le dicotomie cuneatamente dilatati: (pseudo-?) nemateci verrucolosi subsferici? Hab. i lidi occidentali dell'America australe; a Callao (Chau- vin, Gaudichaud); a Payta nel Perù; forse la stessa all' estremo del l'America australe presso Capo Horn .> (Herb. Zanardini). Fronda lunga fino a i5 cm., larga 2,2 mill., lineare, larga il doppio fra le ramificazioni principali cuneatamente dilatata. Segmenti principali tri-policotomi a rami laterali suborizzontali, l'intermedio unico o bini erettiuscoli, tutti nello stesso modo più volte divisi ; segmenti superiori dicotomi, verso l'interno tuttavia subsecondati allungati angusti. Negli esemplari osservati, mancanti del callo basilare, la pianta è alta 12 cm. e concorda perfettamente con la riportata descrizione, 1377 con l'aggiunta però di parecchie prolificazioni lineari, lunghe da 2 a 4 mill., semplici, meno la più lunga che è forcuta. La diagnosi fa cenno della dilatazione dei segmenti fra le dico- tomie, il che è assai poco evidente nei miei esemplari, in causa forse della presenza in dette località di un ospite a corpo subsferico che a sé richiama, contraendola, una porzione del tessuto interiore ma- tricario. Così quando l'ospite s'installa nella base di un giovane ramo io sviluppo di questo risulta più o meno accorciato, oppure si manifesta come una semplice punta eretta o curva all'apice del pseudonematecio. Questo nel suo punto d' attacco forma un ombe- lico reniforme abbracciante col suo lato concavo una massa elittica caudata di materia matricaria, mentre havvi un esiguo spazio novi- lunato tra il lato suo esteriore e la concavità dell'ombelico. Questo organo prensile è composto di fili esilissimi strettamente aljìancati disposti radiatamente a semicerchio. 11 corpo del pseudo- nematecio si compone di fili ialini, semplici, moniliformi, flabellata- mente radianti. 11 suo strato corticale è composto dal prolungamento dei fili midollari fattisi più esili e dicotomi alla periferia. A quanto pare, siamo dunque in presenza di un Aciinococciis. La sezione trasversale della parte inferiore dell'asse primario è subelittico-compressa con una delle estremità incurve. S' intende che quest' ultimo particolare è eventuale. Midollo di fili fibriformi, scu- retti, longitudinali, subfusiformi, rettilinei e un po' flessuosi con in terpostivi altri esilmente filiformi. Con la compressione le fibre si fanno celluliformi oblunghe e l'intero midollo si separa nettamente dallo strato corticale. Strato corticale assai denso, come nel genere. In un ramo la sezione è lineare, e il midollo si compone di cellule longitudinali, oblunghe, ialine. a. Chondrus disciplinalis Grev., Gymnogongrus disciplinalìs J. Ag. Payta, Perù. Legit . . .} 709. Gymnogongrus glomeratus J. Ag, J. Ag. in Act. Holm. Oefvers. 1849, P- 88' Sp. II, p. 822, Epicr. pag. 212; Kuetz. Tab. Phyc. XIX, t. 63, f. c-e ; Chondrus capensis Sp. pag. 738; Sphaerococcus norvegìcus Ag. Sp. p. 255 (quoad spe- cim. capensia); Chondrus cladophyllus Kuetz. T. P. X\'ll, t. 62, f. c-d ; Chondrus coriaceus Kuetz. T, P. XVII, t. 54, f. c-d. 87 1378 Fronda inferiormente ancipite-piana, superiormente densissima- mente dicotoma flabellata fastigiata, flabelli a vicenda densamente appoggiantisi subimbricati, segmenti brevissimi lineari, i terminali crenulati all'apice subrecurvi; cistocarpi numerosi nei segmenti ter- minali, emisferici prominenti in una pagina, l'altra pagina piana. liab. nel mare Australe al Capo di Buona Speranza (Lalande, Pappe). Cespo quasi glomerato, ad ambito del diam. di circa 2-3 cm. Fronda densissimamente dicotoma decomposto flabellata, ciascun fla- bello appoggiantesi su quello prossimo, di guisa che la fronda tutta riesce imbricata. Segmenti inferiori larghi quasi 3-4 mill., i superiori circa 2 mill., lineari 0 leggermente cuneati, fra le divisioni lunghi appena 2 mill.; i terminali ottusi, crenulati all'apice e recurvi. Ci- stocarpi emisfericamente prominenti sopra una delle pagine, nume- rosi nei segmenti superiori, appena più grandi di quelli del Gymnog. norvegiciLS. Sostanza coriacea. — Appartiene al sottogenere II. La sezione trasversale sotto un segmento cimale ha forma li neare con le due estremità ingrossate irregolarmente lobate. Midollo di cellule scurette-porporine, oblunghe, disposte in file longitudinali, collegate da tenui fili aventi la stessa direzione. Strato corticale com- pattissimo, porporino-scuro; struttura come nel genere coibita in ab- bondante muco duramente solidescente sporgente con un orlo gial- lorino-sporco periferico.- In un lobo cimale i! midollo è di fili mo- niliformi, pallidamente rosei, longitudinali subcontesti. a. Gymnogongrus glomeratus J. Ag. Capo B. Sp , Lalande. 710. Gymnogongrus crenulatus (Turn.) J. Ag. J. Ag. Sp. II, p. 320, Epicr. p. 212; Fiiciis crenulatus Turn. in Linn. Transact. VI, p. i3o; Sphaerococciis crenulatus Ag. Sp. p. 25o, Syst. p. 218; Oncotyhis crenulatus Kuetz. Phyc. pag. 412, Sp. Alg. p. 789; Fucus norvegicus Esp. Icon. tab. i53, f. 2. Fronda cespitosa, piana, dicotoma fastigiata, segmenti lineari a margine incrassato crenulati, i terminali sublanceolati acutetti; pseu- donemateci emisferici, minuti, subseriati in entrambe le pagine. llab. nell'Atlantico alle spiagge del Portogallo (Herb. Turner); porto di Cagliari nel Mediterraneo (Gennari). Frondi plurime sorgenti da uno stesso callo radicale, lunghe 4-8 1379 cm., cilindrette alla base, quasi subito piane, larghe circa 4-4,5 mill. sempre in modo eguale fino agli apici, divise in dicotomie incipienti presso la base, tosto ripetentisi Ò-7 volte con ascelle acute; apici bifidi, segmenti oblungo-lanceolati acuti eretto-patenti; margini qua e là, specialmente verso gli apiei, lievemente incrassati e minutissi- mamente ma molto manifestamente crenati. Pseudonemateci (formati daW Actinococcus pellaefonnis) minuti, appena superanti un mill. di diam., inferiormente distanti, superiormente più densi. In oris Lusitaniae rarissime, stampava nel 1823 C. Agardh, con ciò alludendo all'unica raccolta del Turner, né d'allora in poi risulta che la specie sia stata segnalata della località stessa o di altre nell'Atlantico. Fu rinvenuta invece nel 1857 dal Gennari nel porto di Cagliari dove, a quanto pare, non potrebbe esservi esclusiva. L'Ardissone infatti (Phyc. Medit. I, p. 180) l'estenderebbe al Medit. occid. sulle coste della Spagna, sulla fede degli autori, senza però dire di quali e in quali opere. L'esemplare da me osservato è fra quelli del Gennari, e pre- senta una pianta cespugliosa che nella preparazione ha un ambito circolare del diam. di 3 cm. e mezzo, bruno-nerastra, in realtà ros- so-scura vista contro luce, corrispondente assai bene alla riportata descrizione, salvochè gli ultimi segmenti sono di due maniere, in parte cioè cortissimamente forcuti cort gli apici ottuso-rotondati, ed in parte semplici, ligulati; la crenulazione è microscopica ed ad essa si accompagna talvolta qualche dente. La sezione trasversale tratta sotto una forca cimale è lineare. Midollo di cellule oblunghe pallidissimamente violette disposte lon- gitudinalmente e diagonalmente. Con la compressione si fanno tonde costituendo un reticolo. Strato corticale violetto-ametistino di strut- tura come nel genere. La tessitura ricorda quella del Gymnogougrus norvegiciis. a. Gymnogougrus crennlatus J. Ag. Porto di Cagliari, Novembre 1857. leg. Gennari. Ex herb. Piccone-Forti. 71 !. Gymnogongrus vermicularis (Turn.) J. Ag. Subgen. III. — J. Ag. Sp. Il, p. 323, Epicr. p. 212; Fiicus ver- micularis Turn. Hist. Fuc. n. 221! Sphaerococcus vermicularis Ag. 1380 Sp. 1, p. 33 1; Cliondrus vermicularis Grev. in Kuetz, Sp. p. 739; Gracilaria concinna Mont. Voy. Bonite p. loo?' Fronda cespitosa, cilindretta, subcompressa, dicotomo-fastigiata e spesso sparsamente fascicolata o unilateralmente prolifera, prolifi- cazioni e segmenti terminali; pseudonemateci aggregati subemisfe- ricamente prominenti. Hab. Al Capo di B. Sp. ; ai lidi del Perù e Chili; la stessa sterile, secondo J. Agardh, ai lidi della Spagna. Fronda alta 5- io cm., larga 1-2 mill., giovanile compressa, adulta inferiormente compressa, superiormente cilindretta o a più segmenti insieme egredienti poco compressa, all'inizio subregolarmente dico- toma fastigiata, infine ramosa per prolificazioni fascicolate o secon- date o 3-policotome all'apice, talora piuttosto espanse in modo cer- vicorne. Pseudo-nemateci p^iù raramente solitari, spessissimo plurimi approssimati, rendendo il ramo per ogni dove ineguale, emisferica- mente prominente. Colore porporescente. Dal luogo natale se ne distmguono due forme: la f. capensis]. Ag. Epicr. p. 21 3, Chondriis capenm Kuetz., e \s. {. americana ]. hg. 1. e, Chondrus sejunclus Bory Voy. Coqu. n. 53, Chondrus violaceus, Chondrus elongatus Kuetz., Chondrus concinnus Kuetz. Tab. Phyc, Ch. bidens Kuetz., Ch. coarctatus Kuetz. La ramificazione così irreg^Dlare, e le prolificazioni coeve (si badi) con gli apici fra i quali s'intromettono, privandoli di quell'aspetto forcuto così comune nel gen. Gymnogongrus, fanno sì che questa specie per il portamento suo più si avvicini al genere Ahnfeliia. Le forme capensis e americana di J. Agardh può darsi che siano abba- stanza vessate, inquantochè la stessa designazione di prolificazioni applicata al rameggio di Gymnogongrus vermicularis e la mancanza di ogni fruttificazione sono forse condizioni da considerarsi alla stessa stregua di quelle proprie del gen. Ahnfeltia verso il quale la specie segnerebbe il passaggio. La sezione trasversale della parte inferiore è tonda così nel secco come dopo il bagno. Midollo ialino di cellule tonde ammassate senza un ordine cospicuo; con la compressione si allungano e confluiscono con un aspetto fìbriforme longitudinale. Strato corticale talora di di- verso spessore anche in una stessa sezione, colorato di un roseo- violelto-livido, di struttura come nel genere. In un ramo il midollo 1381 ha le cellule intensamente colorate. La sezione di un segmento ci- male privo di pseudo-nemateci è lineare semplice o variamente lo- bata; midollo come nel ramo. a. Gymnogoiignis vermiciilarfs J. Ag. Capo di B. Speranza. 712. Gymnogongrus Turqueti n. sp. Hariot. Il sig. P. Hariot, preparatore al Museo di St. Nat. di Parigi, nel fase. Juillet 1907 nel render conto delle Alghe raccolte alla Terra del Fuoco durante l'Exped. Antartique Francaise (1903-1905), pre- mette fra l'altro: « Les récoltes algologiques faites par M. le Doct. Turquet, naturaliste de la Mission du « PVancais », commandée par le Doct. Charcot, eussent pu fournir d' excellents matériaux d' études si elles n'avaient pas été conservées dans une solution de formo!. Nous n'avons pu sauver qu' un petit nombre d' espèces, et encore, dans bien des cas, les tissus sont dissociés à un tei point qu' il est bien digicile de se rendre compte de leur structure ». La pianta di cui ora si tratta fa parte appunto di un tal mate- riale, e, per quanto la riguarda, nulla ebbe a soffrire del trattamento fattole. L'autore cosi ce le presenta: « Frondes e radice plus minus numerosae nascentes, io-i5 cent, longae, basi attenuatae, planae, decomposito-fastigiatae ; segmenta lineari-lanceolata, plana, irregola'- riter ramosa, apice integra vel bifida; papillae numerosae, polymor- phae, e facie et margine frondis exeuntes, verruciformes, elongatae, integrae apice vel emarginatae, pedicellato-capitatae. Fructus ignoti. Habitus Gigartinae mamìllatae sed structura omnino Gymnogongri. Ile Boot Wandel, n. 2o5, 261, 275. « Cette piante rappelle de trés près le Gìgartina mamillata par son port et par les papilles qui la recouvrent, mais sa structure est bien celle d'un Gymnogongrus )■> . Senz' averlo sott' occhio, è impossibile comprendere come il ra- meggio irregolare attribuito a questa pianta possa contribuire a ri- cordare de très près il portamento di Gìgartina mamillosa, il quale è invece ammirevole per la perfetta ed armonica regolarità con cui le abbondanti dicotomie si spiegano in un ambito flabelliforme. L' esemplare avuto dallo stesso autore, forse per la giovinezza sua, non si presta affatto a giustificare l'asserzione del compianto amico Hariot. Da un minutissimo callo basilare s' inalza il disco per un' altezza 1382 di ò cm., attenuato in un breve stipite inferiormente subcilindrico, tosto appianato e canaliculato. della larghezza di 2 mill. Le divisioni sono tutte unilaterali, lineari, e si compongono di tre rami di cui l'inferiore lungo poco più di un mill., il seguente di 4 mill., e il terzo di un cm.. semplici i primi, dentato il terzo; si hanno poscia due rami ravvicinatissimi, lunghi circa 3 cm., larghi un po' più del disco ad apice integro l'uno, bifido 1' altro, entrambi leggermente re- curvi con tendenza a torsioni, scanalati, muniti di qualche esile pro- lificazione, con numerose papille sui margini, assai scarse sulle facce. Sostanza carnosetta dopo il bagno, cartilaginea nel secco e piuttosto fragile forse in causa della formalina che ne distrusse la mucosità; colore assai scuro nel secco, di un bel porporino intenso in tra- sparenza. Callo a struttura parenchimatica con celluline esigue e due sole assai grandi elittiche, nonché masse a sé stanti con indizio di mi- dollo e di corticc. La sezione trasversale del disco ha forma lineare con le estremità rotondate. Midollo di cellule grandi, differenti per dimensione o per forma, cioè elittiche, obovate, tonde, oblunghe, an- golate, roseo-vinacee, disposte longitudinalmente ma senza un ordine seriato cospicuo, sempre più degradanti di volume con l'avvicinarsi al cortice al cui contatto si fanno lineari, esigue, verticali. Strato corticale di quasi uniforme spessore, composto di esili fili monili- formi, semplici inferiormente, sempre più minuti e dicotomo-fastigiati, intensamente porporini, alla periferia. La sezione di un ramo mag- giore è fusiforme. La struttura ha carattere dorsiventrale. Lo strato corticale é assai spesso da un lato, sottile più della metà nel lato opposto. Midollo come sopra ma con le cellule cospicuamente dis- poste in 2-4 file longitudinali, in relazione cioè alla forma del peri- metro fusiforme. Un particolare curioso si è quello che le cellule più grandi, anziché centrali come di norma, si trovano immediatamente a contatto con lo strato corticale di maggiore spessore, mentre vanno digradando di volume, facendosi quasi tutte tonde, e infine oblunghe, sottili, verticali con l'avvicinarsi allo strato corticale sottile. Entrambi i cortici, ma maggiormente quello più spesso, sono di una massima compattezza, talché anche la più grande compressione non riesce a dissociarne il tessuto, certo conforme a quello del disco, come é fa- cilmente presumibile. 1383 Prescindendo dal fenomeno che ricorda quello della dorsiven- tralità, il quale, cosi localizzato, può costituire una manifestazione affatto individuale, io debbo dichiarare che in tutte le specie di Gytn770gongrus qui trattate, non ebbi mai a riscontrare una struttura eguale a quella ora descritta. Non dandone le prove, la dichiara- zione dello Hariot potrebbe parere più autoritaria che persuasiva. Converrà pertanto che la pianta di cui si tratta sia considerala per ora sub judìce. a. Gymnogongrus Turqueti Hariot! L' Hxpédit. Antarct. Francaise J902-1903. Genere STENOGRAMMA Harv. (1841). Harv. Bot. Beechey Voy. p. 408, Phyc. Brit. tab. iSy, Phyc. Austral. tab. 220 (Etim. stenos angusto, gramma linea) ; J. Ag. Sp. 11 p. 390, Epicr. p. 2i5; Kùtz. Sp. p. 878; Schmitz et Haupt, in Engl. e Prantl Natùr. Pfl. 1.42, p. 353; Delesserìa e Sphaerococcus sp. auct. Fronda membranacea, piana, dicotoma e prolifera dal margine, contesta, di due strati, cellule interiori grandi rotondato-angolate 2-pluriseriate, le corticali minute submonostromatiche. Cistocarpi simulanti una costa interrotta, prominenti in ciascuna delle pagine con un pericarpo di cellule radianti che ritirandosi ne producono infine l'apertura, nuclei plurimi longitudinalmente seriati fra le cripte allungate, infine confluenti; nucleoli densamente radunati nel mezzo della cripta, a vicenda separati da fili placentari sparsi, contenenti le carpospore minute rotondate conglobate senza un ordine cospicuo. Anteridi (osservati in una specie) formanti delle macchie incrassate e più intensamente colorate ad ambito rotondato-allungato, disposti in un'unica serie nella parte media della fronda a vicenda distanti o molti approssimati. Tetrasporangi evoluti in nemateci esterni emi- sferici sparsi per la fronda, crociatamente divisi. Vennero osservati anteridi anche in lacinie superiori in aspetto di macchie più pallide. Questo genere, composto di due sole specie, sistematicamente deve precedere il genere Gymnogongrus. 1384 71 3. Stenogramma interruptum (Ag.) Mont. in Duchartre Rev. Bot. 1846, p. 483; Harv. Phyc. Brit., tab CLVII, Ner. Bor. Ainer., tab. 19 C, Phyc. Austral. tab. 220; Delesseria interrupta Ag. Sp. p. 179; Stenogramma europaeum Harv., Sten, calìfornicuin Harv. in Beechey ; Delesseria Ellisìae Lamour. ; Sphaerococcus hifidus var. ci- liatiis Ag. Sp. p. 3o6 ; Sphaerococcus glandulosiis Schousboe ì ; Sph. interruptus Schousb. Icon. inedii. t. 246. Fronda decomposto-dicotoma, flabellatamente fastigiata, segmenti lineari appena più stretti in alto, apici rotondati ed emarginati. Hab. nell'Oceano Atlantico più caldo, ai lidi d'Europa e d'A- merica. ^Qgg. J. Chalon List. Alg. mar. p. 141 ; nel Pacifico ai lidi della California e della Corea, in Australia alla Nuova Zelanda e Tasmania. Ed. Bornet in Alg. de Schousboe cosi ne parla : « Raris- sime occurrit Inter Algas ad oras tingitanas lectas tempore autumnali et hiberno, semel tantum cum fructu ». Hanc Algam « nunquam in situ naturali vidi, sed tantum dejectam reperi ». Casablanca (Aske- nasy). Les echantillons récoltés par Schousboe son fructifiés. Ceux qui portent des tetraspores ont les marges garnies des petites pro- lifications. Frondi mediocri, da uno stipite cilindraceo lungo circa 10 mill. cuneatamente espanse, palmatosette o più spesso dicotome, piane. Margini ora integri ora con segmenti cuneati, minuti proliferi o den- ticolati. Sostanza membranacea tenue ma ferma; colore della fronda bellamente roseo. Forse gli esemplari coreani citati da J. Agardh Sp. II, p. 21Ó, muniti di nemateci, fra entrambi i margini, longitu- dinalmente subseriati costituiscono una forma distinta ; in quanto poi agli esemplari australiani conservati in erbario sarebbero da compa- rarsi collo Stenogramma leptophyllum J. Ag. Non avendo materiale per desumerlo dal vero, vediamo il caso pratico sulla Tav. 220 della Phycol. Austral. di W. H. Harvey. Ivi la fronda é alta 12 cm., a tipo regolarmente dicotomo e a margini integerrimi, concordando pel resto con la riportata descrizione. Va notalo che le pseudo-coste (sedi dei cistocarpi) si limitano ai seg- menti infrascellari delle dicotomie secondarie, ma non mai si esten- dono ai maggiori segmenti infrascellari delle dicotomie primarie, come si potrebbe credere dalle seguenti parole di C. Agardh, 1. e. : « Tota frons percurritur costa, sed interrupta, ita ut paulo infra ax- 1385 illam iterum incipiat ». Queste false coste, viste a un forte ingrandi- mento, sono cilindriche e munite a ciascuna delle estremità di un esile prolungamento. L' interno loro non mi pare affatto esatta- mente riprodotto nella fig. n. 7. In superficie la fronda mostra un elegantissimo reticolato a maglie oblunghe, esagonali. Subfam. V. MYCHODEAE Schmitz. Fronda cilindretta o subpiana, forcutamente 0 pennatamente ra- mosa, talora prolifera ; struttura fìlamentoso-cellulosa. Tetrasporangi zonatamente divisi, nidulanti nello strato corticale. Cistocarpi im- mersi nelle fronda o emisfericamente lateralmente prominenti. Genere MYCHODEA Harv. Harv. (1847) in Lond. Journ. VI, p. 407; Hook, et fiarv. Alg. Tasman. p. 1 1 ; J. Ag. Epicr. p. 5Ó9 ; Kùtz. Sp. p. 723 ; Schmitz et Haupt. in Engl. et Franti Natùr. Pflanzenfam. 142 (1896) p. 36 1. Lecìthites J. Ag. Sp. II, p. 635 ; Acanthococcus J. Ag. Sp. II, p. 434 partim. Fronda carnosa o gelatinosa, cilindretta o quasi piana, forcuta- mente o pennatamente ramosa, talora prolifera dal margine, contesta di tre strati, il midollare di fili fascicolati allungati dicotomi e ana- stomosanti, arcuatamente scorrenti fra le cellule grandi rotondate dello strato medio, il corticale di cellule evolute in fili verticali. Cistocarpi immersi nella fronda o lateralmente prominenti emisferi- camente, ora sparsi ora collocati in rametti propri, fra il pericarpio (come sembra) chiuso contenenti più nucleoli ; circoscritti da fili re- ticolatamente ambienti, fra lo spazio rotondato-angolato sono all' in- giro le carpospore uscenti dagli ambienti fili, piriformi, singole, af- fisse mediante uno stipite. Anteridi formanti dei cespolini minutissimi immersi nello strato corticale. Tetrasporangi nidulanti nello strato corticale, sparsi, zonatamente divisi. 1386 Se ne menzionano 14 specie, tutte della Nuova Olanda e della Tasmania, da J. Agardh distinte nei seguenti due sottogeneri : Subgen. I. Mychodea (Harv.) J. Ag. Specie a fronda cilindrica, cellule dello strato medio assai grandi, avidamente imbeventisi di acqua e facilmente estendentisi, strato corticale di fili abbreviati quasi cellule disposte in un'unica serie verticale, cistocarpi unilate- ralmente prominenti, o subimmersi, parte del pericarpio più o meno espansa (infine aperta?), costituita da fili verticali. Vi appartengono: M. lerminalis, membranacea, episcopalis, carnosa. Subgen. II. Lecitliites ]. Ag. Specie a fronda cilindretta, compressa o quasi piana, collabescente con l'essiccamento, quasi disticamente ramosa, cellule dello strato medio maggiori imbeventisi avidamente d'acqua e facilmente espandentisi, strato corticale di fili allungati dicotomicamente ramosi fastigiati verticali. 5^ Fronda cilindretta per ogni verso ramosa fastigiata spesso intricata per rametti concrescenti, collabente con T essiccazione e spesso mostrante quasi una costa immersa. \'i appartengono : M. pusilla, fastigiata, hamala. 5|c -^ Fronda compressa subdisticamente pennatamente ramicel- losa. Vi appartengono : M. compressa, nigrescens, disticha, halyme- nìoides, Zanardinii. 3^ ;sjc Jf: Fronda piana, lineare o cuneatamente dilatata, flabella- tamente espansa. Vi appartiene la M. foliosa. 714. Mychodea terminalis Harv. Alg. Austral. exsicc. n. 413, Phyc. Austral., t. 200; Kuetz. Tab. Phyc. XVI, t. 76, f. a-b\ Mych. Mallardiae Harv. in Kuetz. T. Phyc. XVI, t. jj, f. c-d ; Gigarlina longipes Kuetz. T. Phyc. IX, t. 84, f. II ; Sporochnus longipes Sond. herb. Fronda cilindrica, gelatinosa, dicotomo-ramosissiina, rami uscenti per ogni verso e di rametti subclavati ottusetti subpennatamente vestita; cistocarpi fra l'apice dei rami subspatolati immersi nella fronda. 1387 Hab. le spiaggie australi della Nuova Olanda (Mueller) e i lidi della Tasmania (Gunn e Harvey). Fronda solitaria sorgente da un callo radicale discoideo, lunga 20 cm. e oltre, larga 1-2 mill., ramo- sissima e per ogni dove quasi equicrassa. Rami alternatamente de- composti, patenti o divaricati, leggermente ristretti alla base, rametti patenti, subremoti, gli allungati vestiti da altri più brevi. Cistocarpi ovali nella sommità dei rametti. Tetrasporangi zonatamente divisi. Colore rosso-bruno o carneo, con 1' essiccazione più scuro. Sostanza coriaceo-cartilaginea. Non disponendo che di qualche frammento, mi limito a citare la Tav. 200 della Phycol. Australica di Harvey dove la pianta è fi- gurata dell'altezza di ló cm. e in tutto corrispondente alla descri- zione ora riportata, compresa la struttura. a. Mychodea tenninalis n. sp. George Town, Maggio 18Ò7, Harvey. 71Ò. Mychodea carnosa Harv. Alg. Tasm. p. 408, Phyc. Austral. Tav. 142; J. Ag. Epicr. p. 571 ; (Kùtz. Sp. p. 728, Tab. Phyc. XVI, t. 7Ó, f. d-e) ; Cystoclonium carnosum J. Ag. Sp. II, p. 809; Acanthococcus aciculari^ J-f^S- '"^ -^^t. Holm.; Cystoclonium aciculare J. Ag. Alg. Bidrag p. 9 ; Mychodea Muelleri Sond. in Linn. (fide Harv.) ; Gracì- laria aculeata Aresch. Phyc. extraeurop. (1854) p. 353-2 7, Fronda cilindrica, carnosa, dicotomo-ramosissima, rami uscenti per ogni verso appena attenuati, rametti laterali minuti spiniformi; cistocarpi nidulanti nella rigonfia base dei rametti, emisferici promi- nenti, obliquamente mucronati dal ramalo. Hab. le spiaggie della Nuova Olanda (Harvey, Areschoug, Muel- ler) e Tasmania (Harvey, Gunn, Curdie, Fereday). Fronda lunga i5-45 cm., della grossezza di una penna colombina, un po' ristretta in alto, ramosissima, a ramificazione quasi dicotoma, rami talvolta incurvi e dal lato esteriore subsecondatamente ramel- losi, ascelle ottuse. Rametti plurimi nei rami superiori, brevissimi, 2 mill., eretti e subadpressi, poco cospicui nel secco, conici acutis- simi a larga base, gl'inferiori infine fruttiferi; cistocarpi emisferici prominenti fra la base dei rametti. Colore quasi castagno porporino. Sostanza cartilaginea subcarnosa, ferma. In questa pianta parve dap- prima doversi ravvisarsi V Acaiilhococcus Gracìlaria Sond., senonchè 1388 J. Agardh in Analecta Algol. IV, 1S97, p. 52, ha dimostrato che la pianta del Sonder ha così nulla a che fare con quella dello Harvey, che propose per essa il nuovo genere Endogenia (Vegg. De Toni Syll. Alg. p. 352). Se vi è caso in cui sia da accordarsi un valore molto relativo al modo con cui si presenta la struttura nelle sezioni trasversali, è proprio quello delle Mychodea cilindriche, per dire solo del genere del quale trattiamo. La struttura midollare viene considerata come vastamente cellulosa nel largo ambito pericentrale, suddividentesi poscia in cellule mezzane e piccole nello spazio intermedio. Ma se si opera la sezione verticale noi siamo costretti a riconoscere che non trattasi di cellule nel vero senso della parola. Si tratta invece di una massa composta di un tessuto membranaceo basato sopra un elemento di cellule vere, minutissime, che, a guisa di asse, tutto percorre longitudinalmente la fronda. Da questo centro midollare si dipartono in modo regolarmente radiato le prime ramificazioni in forma di crassi e robusti fili ialini, che, anastomosandosi, costituiscono da sei a 12 grandi tubi pericentrali. Dalla parete di questi tubi escono, con direzione diagonale, e in modo meno regolare, altre ramifica- zioni di fili un po' meno crassi, che, parimenti anastomosandosi, vengono a formare i tubi mezzani dai quali, con lo stesso processo, si opera la formazione dei tubi minori. È da questi ultimi che partono i fili fattisi esilissimi, moniliformi. colorati, i quali costituiscono lo strato corticale. Quelle pertanto che, convenzionalmente, chiamiamo cellule, non altro rappresentano che delle vacuità ialine conterminate da pareti tubiforme derivanti dall'espansione ramoso-anastomo-cen- trifuga, vacuità che nel vivente è occupata da fluido marino desti- nato a conferire rigidità al complesso dell'organismo le cui partico- larità sono evidentissime nel vero, ma talune (come avvenga la decomposizione dei fili, ad esempio) non ben riprodotte nelle tavole Harveyane 141, 142, 194, 200, 201 della Phycologia Australica. Veda altri se l'esposto modo di considerare la struttura delle Mychodea a spessore cilindrico sia il vero, e quando ciò fosse, per il vero mi- dollo dovrebbe ritenersi unicamente la parte centrale ghe noi ab- biamo designato come asse midollare. Questo asse varia d' ampiezza a seconda delle specie, ciò che ben rilevasi dalle citate tavole. 1389 Per i caratteri esteriori, i miei esemplari di Mychodea carnosa combinano esattamente con la descrizione. Come curiosità individuale si distinguono gli esemplari di S. Vincent's Gulf e di Georgetown per r ospitalità che offrono ad un' esilissima Campanularia assai ra- mosa ad articolazioni nodose, munita, oltreché delle campanule, di palloncini assai grandi, orizzontalmente lineati a guisa di paralleli, che adorna l'alga di un elegantissimo bisso. a. Mychodea carnosa Harv. Georges Town. Magg.- 1867, Harvey. b. Mychodea Muelleri Sond. an carnosa. S. Vincent's Gulf. Mùller. e. Mychodea carnosa Harv. n. 12. Magg. i865. Invio del signor Mueller. 716. Mychodea pusilla (Harv.) J. Ag. Epicr. p. 571. Dicranema pusìlluni Harv. in Trans. Ir. Acad. v. 22, p. SSg, Alg. exsicc. Austral. n. 3i3; Acanthococcus pusillus Harv. Phyc. Austral. t. 2 DÒ. Fronda nana, cilindretta, carnosa, per ogni verso ramosa par- camente, dicotoma subfastigiata, rametti sterili subulati, i fertili sub- clavati coi cistocarpi obliquamente immersi recanti un apiculo quale sommità del rametto gerente. Rah. sui cauli della Cyntodocea antarctica alle spiaggie australi della Nuova Olanda (Curdie, Harvey, Mueller). Frondi sorgenti in denso cespo da un callo scutato, alte 2-4 cm., rami filiformi o su- bulati suberetti e arcuati, ora semplici ora più 0 meno divisi, con rametti eretto-patenti non attenuati alla base. Cistocarpi disposti presso l'apice dei rametti in modo laterale. Tetrasporangi tipici del genere. Colore rosso-bruno, con T essiccazione più scuro. Sostanza rigida, per cui gli esemplari aderiscono lassamente alla carta. Nei miei esemplari la pianta fruttificata è alta da uno a due cm. e mezzo e forma dei cespugli più o meno fitti, emisferici se composti di una sola pianta, sferici se di due o più, nel secco di un bel colore avana chiaro o scuro, quale alterazione della nativa porporescenza. Uno studio sulla parte basilare apprensiva delle Mychodea rie- scirebbe interessante nei riguardi della matrice in primo luogo, e poi dell'organizzazione della parte stessa. Per esempio in M. foliosa sembra trattarsi di un minutissimo callo che si apprende, in uno de' 1390 miei casi, direttamente a Perithalia ineniiis, ma più di frequente a Cymodocea in modo indiretto, e cioè non già sulle parti nude della Najadacea, ma sulle parti del caule già in precedenza rivestite da una Melobesia, più raramente da un Lithophyllum avvolgente, oppure sopra Corallina Cuvieri. La M. pusilla si ammassa sulla Cymodocea contendendosi sui cauli di questa unicamente le parti in precedenza invase da Melobesia, né vi è caso che mai si apprenda sugli spazi nudi del caule della Naiadacea, in ciò simile a Mychodea hamata, a Pollexfenia, a Dicranema Grevillei, ecc., da quanto mi consta. Senza entrare in merito alla vessata questione se ed in quanto le alghe marine traggano direttamente dal relativo substrato alcuni elementi indispensabili al loro sviluppo indipendentemente da quelli ad esse fornito per estrazione del fluido ambiente, nel caso nostro non si potrebbe disconoscere quanta importanza debba assumere l'azione del carbonato di calcio nell'evoluzione almeno degl'iniziali organismi. A favore di tale supposizione si presta assai bene lo studio della specie di cui si tratta. Sottoposta la sola base della pianta all'azione dell'acido cloridrico al solo fine di staccarla in modo in- tegro dalla Cymodocea, si determina un'abbondante effervescenza accompagnata da crepitio, cessata la quale e, dopo il risciacquamento, praticato l'acido sull'intera pianta, vediamo il ripetersi dell'efferve- scenza nella sua parte inferiore sebbene esteriormente non calcificata, il che sembra provare la penetrazione del minerale nel tessuto cor- ticale e forse anche più oltre. li callo, seppure merita un tal nome, presenta un'organizzazione perfettamente evoluta. Esso si compone di una massa parenchima- tico-mucosa nella quale io ho cercato indarno qualsiasi vestigio della membrana di Melobesia, che l'azione sola del cloro non avrebbe potuto distruggere, epperò è a domandarsi se anche di un tale ele- mento azotato non siasi valso l'inizio della Mychodea. Sopra l'indi- cato strato, e propriamente al centro di esso, vedesi un groviglio di abbondanti rizine ialino-gialliccie, lungamente articolate, subsemplici, subconcrescenti nel nucleo, ma egregiamente individuate nelle parti media ed inferiore. Come era da prevedersi, da queste rizine il cor- ticc della Cymodocea non risulta sia stato in alcun modo intaccato. Né ciò solo, poiché si dà anche talvolta il caso di un cespo di cui alcune frondi perimetriche, non trovando uno spazio di sopporto 1391 libero, si sono fatte decombenti nelle loro basi le quali, sebbene in mancanza di un contatto con la matrice, non cessano perciò di es- sere calcificate e di emettere lateralmente dei fasci di abbondanti rizine che per nulla diversificano da quelle del callo. a. Mychodca pusilla J. Ag. Mare di Melbourne. Da uaa raccolta Muelleriana preparata e determ. da A. Mazza. Sottofamiglia CALLYMENIEAE (J. Ag.) Schmitz. Genere CALLOPHYLLIS Kuetz. (1843) Phyc. gener. p. 400. J. Ag. Sp. Il, p. 29Ó, Epicr. p. 228; Sciimitz et Haupt. in Engl. et Franti Nat. Pflnz. 142 (189Ó) p. 3b2 ; Rhodocìadia Sond. ; Rìiody- meniae, Ulvae, Fuci, Sphaerococci, Gracilariae sp. Fronda carnoso-membranacea, piana, dicotoma, laciniata o pen- natamente suddivisa; strato interiore di cellule rotondate grandi plu- riseriate e verso la superficie minori simulanti le intercellulari farcite di endocromi triangolari per mezzo di canali più tenui anastomo- santi fra le cellule, l'esteriore composto di fili brevi verticali moni- liformi. Cistocarpi immersi nel disco o nel margine della fronda, nucleo composto, definito in un ambito formato da un plesso pe- culiare, con nucleoli a vicenda disgiunti da fili placentari che reti- colatamente li circondano, contenenti le carpospore rotondato-ango- late conglobate senza un ordine cospicuo. Tetrasporangi immersi nello strato corticale poco mutato, sparsi, divisi a croce. La determinazione delle specie viene aiutata dalla divisione che J. Agardh ne fece nelle seguenti sezioni : Seclio I. Fronda compressa o piana, subdicotoma, ora a segmenti approssimati subpolicotoma, piuttosto integra nel margine, raramente a segmenti conformi sparsi proliferi dal margine; cistocarpi immersi nel disco dei segmenti. Specie ad abito quasi di Gracilaria. Vi ap- partengono : C. fastigiata J. Ag., obtusifolia J. Ag., ornata (Mont.) Kuetz., gigartinoides J. Ag. Sectio II. Fronda piana, più angusta, subdicotoma, dentata nel margine o con denti escrescenti maggiori laciniata ; cistocarpi im- 1392 mersi nel disco dei segmenti. Vi appartengono: C. alcfcornis ]. Ag., cervicornis Sond., Harveyana J. Ag., violacea J. Ag. Sectio III. Fronda piana, più larga, di-policotomo-laciniata o subpalmata, segmenti subcuneato-lineari o cuneato-oblunghi, ora crenulata in brevissime frangie cistocarpifere, cistocarpi immersi nelle frangie o nel disco dei segmenti. Specie rapportantisi per l'aspetto alle Rhodymeìiia. Vi appartengono : jfc Cistocarpi immersi nel disco dei segmenti, C. discìgera }. Ag., aspera /a Harv. 3jc 3fc Sistocarpi immersi nelle frangie o in altri processi marginali. C. flabellata Crouan, laciniata (Huds.) Kuetz., angustifolia ]. Ag., marginifera J. Ag., Lecomtei Hariot. Sectio. \y. Fronda piana, subindivisa, laciniata o dicotoma e con prolificazioni emergenti dal margine fimbriata o decomposto-pennata, cistocarpi subsolitari occupanti le fi-angie. Specie dal!" aspetto quasi di Calliblepharis. Vi appartengono: C. callìblepharoides ]. Ag., Hom-' broniana Mont., ramentacea J. Ag. Sectio V. Fronda ancipite piana, più angusta, di-policotoma e pennatamente decomposta in segmenti laterali, cistocarpi sparsi sub- immersi nella fronda o più spesso prominenti sopra una pagina, infine fra il pericarpio quasi emerso nel fertile. Specie riferentisi quasi a Sphaerococcus. Vi appartengono : C. Lamberiii (Turn.) Grev., coccinea Harv., microcarpa Zariard.^ flabellulata Harv., rhyncocarpa Rupr., tenera J. Ag., variegata (Bory) Kuetz., japonica Okam., crispata Okam. Sectio VI. Fronda piana, decombente, dicotomo-laciniata, lacinie sublineari flabellatamente espanse e procombenti sopra le inferiori, con queste e con le vicine appena concrescenti, cistocarpi immersi nel disco della fronda qua e là più numerosi. Vi appartengono : C. centrifuga J. Ag., decumbens J. Ag. Fra le species inquirendae, si notano infine : C. australis Sond., fimbriata Hook, et Harv., elongata Dickie. 717. Callophyllis discigera J. Ag. Sp. IL p. 298. J. Ag. Epicr. p. 23o; Kuetz. Sp. p. 746, Tab. Phyc. XVII, tab. 85 ; Rhodomenia discigera J. Ag. Symb. I, p. i3 ; Halichrysis depressa Schousb, mscr. 1393 Fronda orbicolarmente espansa, subpeltatamenle affissa, dicotomo- SLibpalmata, segmenti lineari-cuneati talora proliferi nel margine, pro- lificazioni conformi, i terminali crenato-laciniati ; cistocarpi immersi nel disco della fronda. Hab. al Capo di Buona Speranza (Lalande, Pappe, flarvey). Fronda subpeltatamente affissa alle pietre e conchiglie e sessile, espansa in cerchio, lunga 6-20 com., divisa in numerosissimi se- gmenti. Ramificazione quasi intermedia fra la dicotoma e la palmata. Segmenti fra T una e l'altra dicotomia approssmiati brevi, lineari o cuneati, talora larghi fino a 2-5 cm., margini integri o proliferi per segmenti conformi, i terminali più stretti, apici rotondato-ottusi. coi margini irregolarmente ineguali e crenulati. Cistocarpi del diam. di un mill., sparsi sui segmenti del disco e immersi. Colore roseo-coc- cineo. Sostanza carnoso-membranacea a malapena aderibile alla carta. Le mie osservazioni sul vero si riducono alla parte superiore non so ben dire se del disco primario o di una grande sua divi- sione. Questo frammento è alto circa b cm. e reca segmenti brevi ascendenti, divaricati e orizzontali, variamente conformati, ad ascelle tonde, disposti inferiormente, con la sommità tricotomo-flabellata dell'ampiezza di 3 cm., con gli apici bilobi. Visto nel modo ordi- nario è di un porporino intenso ma vivace ; contro luce assume la limpida trasparenza di un vetro del colore di Gomphrena globosa fi. rubro L, Data la forzata limitazione del campo di osservazione, è a questo unicamente che deve riferirsi il reperto strutturale ; con ciò non si esclude che nella parte inferiore e media della pianta l' elemento cellulare possa avere un ben più ampio sviluppo. La visione superficiale presenta uno sfondo formato da uno strato uniforme di celluline fitte, ultra esigue, tonde, dell'indicato colore sparso abbondantemente di macchioline polimorfe, isolate e talune confluenti, di un colore assai più intenso. La sezione trasver- sale ha forma lineare. Midollo vasto, di mediocre imbibizione, com- posto di cellule piuttosto piccole, elittiche compresse e subangolate, disposte in serie non sempre regolari, longitudinali, le più esterne sempre più piccole, sparse irregolarmente, di un roseo-vinaceo meno intenso di quello delle prime, accompagnate da fili brevi capitati 1394 ialino-rosei, e tutte quante collegate e circondate da canali esili fili- formi tubolosi, fra di essi anastomosantisi. Tutto ciò si riferisce al corpo del ramo. La struttura di un lobo apicale è eguale a quella del disco ma con elementi più minuti e assai meno regolari nella disposizione centrale. Strato corticale sottile ma compattissimo e as- sai tenace, come nel genere. a. Callophyllis disagerà J. Ag. Capo di B. Sp. leg. Marvey. 718. Callophyllis calliblepharoides J. Ag. Epicr. p. 23i. Callophyllis Uonibroniana Hook, et Harv. in Fior, antarct. tab. 72, fig. 2 (non Montagne) ; J. Ag. Chat, insul. p. 43ò. Fronda piana, più larga, subindivisa o superiormente laciniata in modo più sparso, prolificazioni marginali pennatamente subcom- poste, foglioline prolificanti semplicette oblungo-lineari contratte in un tenue stipite alla base, ora subcuneate, fimbriate nel margine, fimbrie angustamente lineari acuminate sparsamente dentate, di lun-' ghezza assai superiore alla loro larghezza; cistocarpi subsingoli nelle fimbrie. llah. in altre alghe spesso epifitica alla Nuova Zelanda e al- l'isola Chatam. Questa specie ha quasi il portamento di Callihlepharis ciliala. lo non ne conosco forme tali, cioè cosi larghe e subindivise da richiamare l'aspetto, d'altronde assai polimorfo, della Callihlepharis ciliala ; ma in ogni modo se un ravvicinamento vuoisi stabilire sopra un fatto indiscutibile, ritengo debba basarsi unicamente sulla pre- senza delle fimbrie marginali comuni alle Calliòlepharis in genere, come del resto sembra si voglia esprimere col nome specifico. L' esemplare osservato, privo di base, ha uno stipite lungo 5 mill. ravvolto in un lobo roseo di Lilhophylliuu sp., che lo rende cilindrico, e da ciascuno dei lati della sua sommità reca una divi- sione subdicotoma ed apici integri o bilobi. 11 disco che s' inalza fra queste due divisioni è cuneato, della lunghezza di 2 cm., e nell'apice suo subtronco si apre in due grandi divisioni alla loro volta segmen- tate in di-tricotomie ad ascelle ottuse. Tutti i segmenti sono lineari, lunghi da 5 a 12 cm., larghi da 2 mill. a 2 cm., coi margini muniti di cigli semplici nelle divisioni inferiori, fimbriati in tutti gli altri segmenti, con fimbrie ramose all'apice o piumose. Cistocarpi im- 1395 maturi. La pianta è alta 12 cm,, con un ambito flabellato del diam. di 14 cm. Sostanza spessa cartilaginea nelle parti più adulte, sottil- mente membranacea nelle più giovani. Colore porporino-scuro e porporino-vinaceo a seconda delle parti. Come curiosità individuale, si nota che le parti più adulte hanno dato ricetto a diverse piantine di Chaelomorpha Darzviiiii (Hook.) Kuetz. a. Callophyllis calliblepharoides J. Ag. Brighton Bay (N. Zelanda). Genn. 189Ò, ex Coli. R. M. Laing. La sezione trasversale flella base di un ramo ha forma lineare ad estremità ottuso-rotondate. Midollo di cellule piccole, oblunghe o fusiformi, roseo-porporine, longitudinali in serie irregolari, costituenti quasi il nucleo di cellule più grandi subtonde a parete subialina, il che devesi ai canali che con le loro anastomosi le hanno circoncinte, il che però non avviene lungo la base dello strato cor- ticale dove le cellule, assai più piccole e colorate, si trovano spar- samente isolate inquantochè le anastomosi si limitano alla gran massa centrale del midollo. Strato corticale come nel genere. La fronda, vista in superficie, presenta uno sfondo di celluline esigue formanti uno strato uniforme porporino sul quale si disegna in modo incospicuo un reticolato di fili a maglie oblunghe od elittico-suban- golate. 719. Callophyllis Hombronlana Mont. Voy. Poi. Sud p. 167, t.I, f. 2; Kuetz. Sp, p. 71Ó, Tab, Phyc. XVII, t. 89;]. Ag. Epicr. p. 282, Sp. II, p. 3o3 parti m ; Rìiodymenia Hombroniana Mont. Prodr. p. 3. Fronda piana, più angusta, decomposto-dicotoma e segmenti pennatamente disposti e decomposto-pennata mediante penne mar- ginali, rachidi per tutta la loro lunghezza fimbriati con fimbrie ap- pena attenuate alla base lineari piane decomposte densamente den- tate e laciniate, lacinie subcuneate dentate all'apice lunghe 2-3 volte più della loro larghezza; cistocarpi subsingoli nelle lacinie. Ilab. le spiaggie della Nuova Zelanda (Berggren). Molto più grande & più decomposta della precedente. Le frondi, a quanto sembra, crescono sulle rupi e sugli stipiti dei Zoofiti, della lunghezza di un piede e oltre, rachidi larghe 4-8 mill. Segmenti o dicotomica- mente divisi, o più volte decomposti in penne escrescenti, rachidi dei segmenti e delle penne cospicuamente attenuate alla base, mentre 1396 in C. calliblepharoìdes, come di norma nelle prolificazioni, tutti i fo- glioli sono contratti in un tenue stipite alla base. Le fimbrie molto più composte sono quasi corimboso-flabellate o di nuovo pennate; le più giovani egregiamente contratte alla base semplicette e cu- neate, più o meno laciniate all'apice, le più adulte decomposte. Te- trasporangi subprominenti nelle fimbrie incrassate siti tra i fili dello strato esteriore verticali subprolungati. Colore vividamente porporino. Sostanza membranacea tenue per cui gli esemplari malamente o non aderiscono alla carta. II portamento ci r.iporta assai più alla Cali Lamberti, ma la fronda è perfettamente piana. I miei due esemplari avuti dal chiaro Laing, benché nei parti- colari delle prolificazioni marginali fimbriate concordino con la de- scrizione riportata, hanno tuttavia un portamento differente l'uno dall'altro, al che non devesi però dare soverchia importanza allorché, come nel presente caso, per giudicare in proposito occorrerebbe un ben più ricco materiale atto a spiegare la differenza mediante quelle forme intermedie che sempre intercedono fra le manifestazioni più disparate. L'uno è alto 9 cm. e mezzo, porporino-scuro nelle parti inferiori piuttosto spesse e rigide, e porporino amarantino nelle parti più giovani relativamente sottili, aprentesi dicotomicamente con ampia ascella rotondata in due primarie divisioni ad un cent, e mezzo dalla sua base, alla loro volta dicotome con ascelle ottuse. L'altro ha un aspetto di Calloph. Lamberti di cui condivide il colore vivacemente coccineo, senonché, mancando della parte inferiore, nulla si può dire del modo di ramificazione delle primarie divisioni, dato che siano esistite del che é a dubitarsi. Infatti il suo disco é coronato ex abrupto da tre grandi divisioni abbondantemente e irregolarmente segmen- tate in di-tri-policotomie alla loro volta suddivise, con le lacinie marginali cosi pronunciate da assumere l'aspetto di rami terziari fra l'uno e l'altro dei quali si hanno le brevi lacinie come dalla descri- zione. La fronda é assai esile, perfettamente piana, e nella sommità del disco raggiunge l'ampiezza di 2 cm. Tenuto presente che la linea di stroncatura misura 6 mill., si può a questo esemplare asse- gnare l'altezza di almeno 20 cm. ; il perimetro cimale flabellato ha il diametro di 18 cm. Tanto l'uno come l'altro dei due esemplari sono tetrasporiferi, con le tetraspore non sempre mature. Ora se consideriamo che Calloph. laciniata e Calloph. Lamberti 1397 non si trovano, a quanto sembra, alla Nuova Zelanda, potrebbe sem- brare eccessivo lo scrupolo del Laing nell' esporre con dubbio la sua determinazione di Callophyllis f/(7///^ro/2za;w (?) Mont. agi' indicati suoi esemplari, dubbio che lo scrivente non condivide, escludendolo i ca- ratteri esteriori e quelli strutturali, che si fanno ora seguire, così di- versi da quelli di Callopìivllis caìlìblepìiaroides. Primo esemplare. - La sezione trasversale della base di un ramo ha forma elittica. Midollo ialino-roseo di vaste cellule elittiche in 4 serie longitudinali; quelle dei margini strettamente oblunghe con accompagnamento dei soliti canali anastomosanti. In superficie come in C. caìliblepharoìdes. Secondo esemplare. - La sezione tratta da una parte corrispon- dente è lineare-fusiforme. Midollo di vaste cellule ridotto a solo 2 serie longitudinali; quelle dei margini strettamente oblunghe; cellule isolate, subtonde, piccolissime ridotte ad una sola serie lungo la base dello strato corticale. Strato corticale esilissimo in confronto a quello del primo esemplare, a struttura come nel genere. In superfìcie come sopra. Vi spiccano delle grandi macchie composte di fasci appianati di filamenti; ma in un breve tratto in cui per dilacerazione le pa- gine si sdoppiarono lo sfondo si mostra assai impallidito e sopra di esso si disegna cospicuamente un reticolo a grandi maglie elittiche longitudinali. a. b. CallophyWs Eombroniana [?) Mont. Timaru (N. Zelanda), sept. r902, legit Laing. Genere MICROCOELIA J. Ag. J. Ag. (187Ò) Epicr. p. 22Ó. (Etim. niicros piccolo, coilos cavo). Fronda gelatinoso-carnosa, piana, espansa in una larga mem- brana laciniata, costituita di due strati, l'interiore di cellule rotondate grandi pluriseriate, minori verso la superficie, a pareti gelatinose separate da un reticolo di fili ambienti appena cospicui tenuissimi anastomosanti, fili anastomosanti finienti in file brevi verticali moni- liformi costituenti lo strato corticale. Cistocarpi immersi nel corpo della fronda, nucleo composto, plesso peculiare dei fili ambienti de- finito: nucleoli sino-oli raccolti fra le cellule rotondate dello strato 1398 interiore e fili placentari reticolatamente ambienti vicendevolmente disgiungentili, rotondati, contenenti poche carpospore rotondate an- golate conglobate senza un ordine cospicuo. Tetrasporangi finora ignoti. J. Ag^rdh, 1. e, osserva che 1' aspetto di questa pianta (il gen. è basato sulla unica sp. M. chilensis) (*) è quale si conviene al gen. Callymenia, ma che per la struttura non solo è diversa da qualsiasi specie di questo genere, ma anche dal gen, Polycoelia. In questa in- fatti le cellule massime interiori sono disposte in un'unica serie pa- rallela al piano della fronda, mentre in Microcoelia si hanno anche cellule minori in parecchie serie pure disposte parallelamente al piano della fronda. Se una tale struttura ci rapporta in qualche modo al gen. Callophyllis, è d'uopo anche dire che in questo gen. le pareti delle cellule sono abbastanza sode a vicenda distinte e fra le pareti delle cellule vicine trovasi introdotto quasi un meato intercellulare triangolare, in Microcoelia invece la parete delle cellule è così lassa e gelatinosa come appare anche con 1' applicazione del jodio; essere pertanto vere cellule e non lacune, con endocroma presente nel centro della cellula o talora scomparso per collasso; le quali pareti lassissime, anziché presentare un meato intercellulare come in Cal- lophyllis, sono invece circondate da una rete di fili articolati e ana- stomosanti propria delle grandi cellule rotondate. L'autore conclude pertanto che il gen Microcoelia per P abito conviene con Callymenia, per la disposizione delle cellule dello strato interiore con Callophyllis, e pei fili anastomosanti intercedenti le cellule con Polycoelia. 720! Microcoelia chilensis J. Ag. Epicr. p. 227. Fronda espansa in una membrana larghissima qua e là sub- laciniata; cistocarpi densamente sparsi. Hab. le spiaggie Chilensi (Harvey) e il lido del Giappone presso Shima (Okamura). Fronda permagna, come sembra, coccinea; gli esemplari con l'essiccazione aderiscono fortemente alla carta. Per più estese notizie veggasi il capitolo sul genere. (') La Microcoelia callyinenioidcs Holm. è, sec. Schmitz, Hyineuocladia callymeniodes Barton. • 1399 Della fronda si dice videtur permagna, il che lascerebbe supporre un giudizio presuntivo consigliato forse dall'incompletezza degli esem- plari finora osservati. Che la pianta possa essere raccolta allo stato frammentario lo spiegherebbe la delicata sua tenerezza, donde la facilità delle isolate dilacerazioni fattesi natanti e reiette alla spiaggia. Questa induzione sarebbe avvalorata dall' esemplarino giapponese pervenutomi, alto 4 cm., largo 3 e mezzo, abbondantemente cisto- carpifero, di un tenero carnicino a tono unico, non affatto proprio delle alterazioni del coccineo, la cui configurazione si presta cosi da ritenerlo come il rappresentante di una pianta completa o anche come un frammento. Ci si può domandare se i caratteri esteriori e quelli strutturali siano proprio all' intutto eguali tanto nella pianta chilense come nella pianta giapponese, e da quale di queste due abbia J. Agardh tratto materia de' suoi studi. Dei caratteri macroscopici già si è detto il perchè non ci fu ancora dato di precisarne le forme, e, in quanto alla struttura, l'esemplare giapponese da me osservato presenta le grandi cellule midollari elittiche anche ad imbibizione completa, e non mai rotondate, mentre per ogni altro riguardo conviene con la riportata descrizione. Vista in superficie, la fronda presenta uno strato uniforme di esigue celluline puntiformi tonde (dovute alle cellule superficiali dello strato corticale) rosee, sparso, senza un ordine ap- parente, di cistocarpi minuti (grandissimi in relazione alle cellule apicali) dittici, di un roseo più vivace. a. Microcoelia chilensis J. Ag. - Shima (Giappone), n. 12. Okamura. Genere ECTOPHORA J. Ag. (1876) Epicr. p. 689. (Etim. ectos esteriore, phoreo porto; allusione ai cistocarpi pro- minenti). Schmitz Syst. Uebers. Florid. (1889) p. 7. Fronda carnoso-membranacea, piana, qua e là laciniata o di- cotoma, contesta di due strati, r interiore di cellule rotondate grandi pluriseriate e minori verso la superficie con meati intercellulari repleti di endocromi, con fili anastomosanti fra le pareti delle cellule ap- pena evoluti, l'esteriore di fili verticali moniliformi. Cistocarpi in un 1400 pericarpo emergente sopra la pagina munito di carpostomio, nucleo composto, cinto da un plesso peculiare; nucleoli evoluti più abbon- dantemente tra i fili intercellulari plurimi, a vicenda disgiunti da fili placentari reticolatamente ambienti, singoli rotondati, contenenti le carpospore rotondato-angolate conglobate, senza un ordine cospicuo. Tetrasporangi immersi nello strato corticale poco mutato, sparsi, crociatamente divisi. J. Agardh osserva che anche questo genere, come il precedente, è forse assai vicino alle Callopliyllis, e appena ne dista se non per la maggiore evoluzione dello strato delle cellule interiori circumam- bienti e pei frutti elevati sopra la pagina (almeno in Ect. depressa) col pericarpio completamente emerso, e per l'evoluzione dello strato intercellulare molto più compiuta. \n Callophyllis si hanno nuclei completamente immersi o nei frutti maturescenti da ogni lato quasi del pari prominenti; finora furono sempre osservati nuclei chiusi. Alla Nuova Zelanda trovansi alcune specie (tuttora anonime?) delle quali è lecito dubitare. Per l'evoluzione dello strato intercellulare assai più completa, si è stimato di censire il gen. Ectopliora come interme- diario fra Microcoelia e Polycoelia. Di bene accertate, il gen. si compone finora di sole due specie entrambe della Nuova Zelanda: \ Ect. depressa J. Ag., e X Ect. di- chotoma J. Ag. assai affine alla prima, mentre sarebbe assai dubbia la sua attinenza con la Callophyllis asperata di Harvey. 721. Eotophora depressa]. Ag. Epicr. p. 690, Florid. MorphoL p. 173, t. XV, f. 5-9. Fronda peltatamante affissa decombente centrifugamente incre- scente con la parte centrale più larga subintegra o qua e là laciniata, dalla parte esteriore estesa in lacinie allungate, lacinie interiori più larghe largamente lineari e cuneate, le esteriori lineari spesso re- curve in giù, con tutti i margini ineguali dentati crespati o prolifi- canti in novelle fogliole; cistocarpi nella pagina superiore, sparsi per il disco, grandi, rugosi. Hab. le spiagge della Nuova Zelanda (Berggren). Fronda dell'e- spansione di 4-8 cm., con la parte centrale spesso indivisa di 2-5 cm. e al disopra estesa, con lacinie i-5 cm. o fra le insenature larghe fino a 2, 5-3 cm., le esteriori spesso molto più strette ma più lunghe. 1401 ora 4,7 cm. lunghe, a seconda dell'ordine loro qua e là in modo vago e parcamente divise o subsemplici. Nel recente è crassetta carnosa, rigida ma sublubrica, recurva e crespa e spesso cosi fragile nel secco da rompersi sotto la pressione della mano. Le pagine sono eviden- temente diverse; l'inferiore qua e là radicante, la superiore frut- tifera; dalla parte radicante sembra increscere con direzione centri- fuga, lacinie crescenti recurvate, a seconda dell' ordine loro radicanti e cosi generanti nuova prole. Margini denticolati crespi e prolificanti, coi denticoli ora apprendentisi ad altri corpi ora concrescenti con le lacinie vicine; la quali tutte (lacinie recurvate, crespe e concrescenti) fanno sì che gli esemplari diffìcilmente bene essiccano. Cistocarpi permagni, emersi sopra la pagina, depresso-globosi, a superficie in- eguale, subverrucoso-rugosa. 11 pericarpio consta dei due strati della fronda; tra i fili verticali dello strato corticale trovansi le cellule in- teriori plurime ma molto più piccole di quelle della fronda sterile e verso r interno lo strato dei fili intercellulari assai evoluto nel quale trapassano. Fuori del nucleo questi fili formano un denso strato proprio; lo stesso nucleo sembra formato dall'evoluzione dei mede- simi fili. Nucleoli rotondati formati dai fili divisi e pregnanti. Car- pospore formate dei fili pregnanti subfascicolati ed articolati, dalla suddivisione degli articoli risultano infine senza ordine conglobate. Tetrasporangi assai allungati, crociatamente subdivisi in quattro parti oblunghe, tra i fili dello strato corticale di poco mutato, annidati il più di frequente nella pagina superiore. Delle Callymenieae fin qui osservate abbiamo visto: che Callophylhs ha il midollo cellulare con le cellule della re- gione mediana (asse) riunite in più serie irregolarmente disposte, separate da meati; che Microcoelia ha le cellule come in Callopìiyllis ma non se- parate da meati ; che Eciophora trovasi pure nello stesso caso, ma con lo strato intercellulare evoluto ; vedremo qui appresso che Polycoelia ha le cellule assiali for- manti un'unica serie, e lo strato corticale di fili articolati ramosi e densamente anastomosanti, verticali verso la superficie. Lctophora depressa venne da J. Agardh presa come tipo per la fondazione del genere, epperò converrà consultare il capitolo relativo, 1402 fermando V attenzione suU' accenno ad altre specie dubitative, pure della Nuova Zelanda, sulle quali io ignoro per quale motivo 1' autore abbia sorvolato. Certo si è che Ectopliora depressa, sottoposta al bagno, aumenta d'assai il suo spessore, si fa carnoso-rigida e rivela una forte tendenza ad ondularsi e a coinvolgersi. Se a ciò aggiun- giamo il peculiare suo processo vegetativo, la grandezza anormale dei cistocarpi la cui notevole depressione (donde il nome specifico) conferisce ad essi un semplice emicarpio composto degli stessi ele- menti della fronda meno latamente sviluppati, si hanno motivi da doversi forse considerare la pianta come il rappresentativo esponente di un gruppo di manifestazioni non condivise dai generi componenti le Callymenieae. L' esemplare da me osservato è rappresentato unicamente da una porzione della parte mediana larga 2 cm., alta 3 cm., munita di una lacinia laterale e due altre cimali non più lunghe di un cm., siccome giovanili; i margini sono muniti di denti sottili e recurvi. Visto in superficie presenta uno sfondo uniforme di cellule pic- cole, tonde, crasse, di un roseo-giallorino, sul quale spiccano nume- rosi cistocarpi tondi, in vario grado di sviluppo dai primi stadi fino alla maturanza, cosi grandi che ciascuno di essi potrebbe contenerne molti di quelli di Microcoelìa. È dovuto alla presenza di questa frut- tificazione se la pianta assume un colore coccineo-rancione. La sezione trasversale ha forma lineare ad estremità rotondate. Asse midollare di vaste cellule ialine elittico-rotondate disposte in parecchie serie parallele al piano della fronda, delle quali la più in- terna ha le cellule più grandi. Strato intercellulare composto di fili più sottili e macri che non in Callophyllis e Microcoelìa, e di so- stanza assai ferma e tenace anziché gelatinosa, contenente croma- tofori colloidali scuretti, anastomosanti con un' evoluzione completa e cioè fino alle estreme suddivisioni dei fili stessi, formando cosi un reticolo a maglie sempre più piccole q,uanto più si avvicinano alle anastomosi più estreme. Strato corticale assai più spesso che non negl' indicati due generi e parimenti equicrasso in entrambe le pa- gine, contrariamente a quanto si potrebbe presumere in una pianta che per essere decombente e in alcune parti rizinosa nella pagina inferiore, dovrebbe presentare il fenomeno della dorsiventralità. a. Eciophora depressa J. Ag. Nuova Zelanda 1403 Genere POLYCOELIA J. Ag. (1849) J. Ag. in Act. Holm., 1849, P- 87, Sp. Alg. II, 3o5, Epicr. p. 227. {Etim. polys molto e coilos cavo). Harv. in FI. Tasm. t. 192 B; Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 7. Fronda gelatinoso-carnosa, piana, dicotomo-laciniata o subpen- natamente decomposta, costituita di due strati, l'interiore di cellule massime rotondato-angolate disposte in una semplice serie parallela al piano della fronda, separate da pareti crasse gelatinose, l'esteriore di fili articolati ramosi e densamente anastomosanti, verticali verso la superficie. Cistocarpi immersi nella fronda, chiusi, nucleo composto incluso tra le grandi cellule interiori, infine contenente le parti fertili; nucleoli nelle singole cellule plurimi congiunti, separati dai fili arti- colati reticolatamente ambienti e congiunti da un apparato di fili più denso in un nucleo composto, contenenti più poche carposporc ro- tondato-angolate conglobate senza un ordine cospicuo. Tetrasporangi evoluti nello strato corticale, sparsi, oblunghi, crociatamente divisi. La Syll. Alg. del prof. G. B. De Toni ne comprende quattro specie oriunde della Tasmania e della Nuova Olanda. La signora A. Weber van Bosse nel fase, di Genn. 1914, p. 278, di Transact. of the Linn. Soc. of London, fa cenno di una nuova sp, P. van Hoevellii dell' Arcip. Malese, al cui proposito scrive: This alga will the refore be described and figured in the forthcoming pap.er on the « Siboga » algae, che io non ebbi mezzo di consultare. 722. Polycoelia fastigiata Harv. FI. Tasman. p. 324, t. 192 B. J. Ag. Epicr. p. 228, Florid. Morphol. t. XIII, f. 3-8; Callophyllis fa- stigiaia Harv. Alg. Austral. exsicc. n. 407. Fronda subflabelliformemente espansa, laciniato-palmatifida, se- gmenti separati da insenature più anguste piuttosto eretti subfasti- giati, gli esteriori un po' più stretti, i maggiori subcuneati fra le lacinie, i minori sublineari, più poche e conformi le prolificazioni marginali; cistocarpi sparsi per il disco. Hab. le spiaggie della Tasmania (Harvey). Cos'i di questa come della seguente specie a me non perven- nero che alcune di quelle spezzettature, generalmente cimali, che 1404 sempre si determinano nella preparazione di piante delicate, tene- rissime e gelatinose, nel qual caso trovansi appunto le specie stesse. Per fortuna questi rimasugli furono levali dalla bacinella mediante carta abbastanza sottile da poterci risparmiare il pericolo di un tra- sporto, ond' è che le sezioni si possono ottenere facilmente a secco con un taglio che interessa insieme la pianta e il supporto, senza che da ciò ne derivi alcun danno alia visione. Si volle accennare questo particolare per norma dei giovani studiosi che si trovassero in casi consimili, e per dire che, in conseguenza dell' insufficiente materiale, nulla si possa qui aggiungere in merito ai relativi porta- menti. Pare che lo stesso Harvey non abbia posseduto la pianta completa, nulla dicendoci della sua statura. 1 frammenti osservati sono di quel bianco-sporco-paglierino proprio delle macchie di sangue mal lavate, ond' è a supporsi che nel recente la pianta sia roseo-porporina. In superficie presenta uno strato composto di plessi fibriformi sinuoso-paralleli-subintrecciati, che, con la compressione, si scom- pongono in fili ramosi ad articoli un po' più lunghi del loro dia-, metro. La sezione trasversale ha forma lineare. Asse midollare composto di una sola serie di grandi cellule parallele al piano della fronda, ialine, elittico-rotondate, talvolta angolate per alterazione postuma, a parete più o meno crassa costituita da un plesso di fili ramosi eon talune delle estremità loro libere sporgenti brevemente neir interno delle cellule o vacuità costituite dalle primarie anastomosi dei plessi filamentosi. L'evoluzione maggiore di questi plessi ha luogo dalle pareti esteriori delle cellule, che si fanno lasse e finissimamente sinuose dispiegando l'abbondante loro suddivisione e nel contempo la vicendevole anastomosi in modo da costituire ai lati dell'asse midollare un ambiente reticolato le cui maglie più esteriori riman- gono aperte di guisachè le divisioni estreme del reticolato si dirigono perpendicolarmente verso lo strato corticale di cui formano la base. Strato corticale equicrasso, denso di fili moniliformi colorati. a. Folycoelia fastigìata Harv. Tasmania, leg. Harvey. 723. Polycoelia laciniata]. Ag. in Act. Holm. 1849, p. 88. J. Ag. Sp. II, p. 3oò; Epicr. p. 288. 1405 Fronda laciniato-palmatifida o subpennata, segmenti separati da un'insenatura più vasta subdivergenti, prolificazioni marginali nume- rose subpennatamente disposte dicotomo-laciniate, inegualmente di- latate, inferiormente il più di frequente più strette. Bah. al lido occidentale della Nuova Olanda. Segmenti della fronda larghi j-iS mill. Colore carneo-coccineo. I frammenti osservati trovandosi nelle stesse condizioni di quelli della specie precedente, ai dati ora riportati nulla è possibile aggiun- gere nei riguardi dei caratteri esteriori. La fronda, vista in superficie, presenta dei fili sciolti lassamente moniliformi. brevemente ramosi, disposti subradiatamente in masse circolari col centro delimitante uno spazio tondo vuoto o con un nucleo colorato. Questo reperto sembra in relazione con lo stato cistocarpifero della pianta. La sezione trasversale è lineare. Asse midollare come in P. fa- stigiata, ma la cellule hanno la parete più crassa composta di fili ramosi articolati che talora invadono in modo più o meno abbon- dante r interno delle cellule stesse, ciò che costituisce un' altra prova sulla reale loro essenza di vere e proprie vacuità. In altre parole : i plessi primari costituenti l'asse del midollo hanno la proprietà di dissociarsi e di ramificarsi non soltanto unilateralmente nel fianco loro esteriore, ma talora anche nel fianco loro interiore, d'onde la ramificazione interna a compiuta anastomosi dei plessi assai meno abbondante e non alla sua volta anastomosata come avviene nel caso della ramificazione esteriore. La ramificazione interna è de- stinata alla fruttificazione carposporica, quella esterna è destinata alla preparazione dello strato corticale e della fruttificazione tetra- sporica. J. Agardh creò il genere Polycoelia nel 1849, quando cioè non ancora conosceva le piante corrispondenti ai nomi di Microcoelia e di Eclophora. entrambe del 187Ó, altrimenti avrebbe evitata l'incon- gruenza nel dare in nome di Polycoelia proprio a quelle piante che neir interessante gruppo hanno invece il minor numero di vacuità. a. Polycoelia laciniata ]. Ag. Australia; leg. Engelhardt. 1406 Genere CALLYMENIA J. Ag. (1842). Alg. Med. p. 98 [Kallymcuia], Sp. II p. 284, Epicr. p. 219; Mont. FI. Algér. p. 112; Schmitz et Haupt. in Engl. et Franti Naturi. Pflan- zenfam. 142 (189Ó) p. 864; Euhymenia Kuetz. (1843) Phyc. gen. p. 400; Haìy inenìa , Rhodomenìa, Iridaea sp. auct. In aggiunta a quanto se ne scrisse nel capitolo relativo, ecco ora come J. Agardh definisce il genere : Fronda carnoso-piana, enerve, qua e là fessa o passante in la- cinie ad ambito definito, ora perforata, contesta di quasi tre strati, fili interiori articolati ramosi, più spesso densamente contesti e ac- compagnati da rizoidi analoghi anastomosanti verso la periferia in cellule rotondato-moltangolate, cellule corticali rotondate, ora sub- seriate. Cistocarpi immersi nello spessore della fronda 0 emisferica- mente promiaenti, nucleo composto, ad ambito definito ; nucleoli congesti densamente tra i fili dello strato medio, a vicenda separati dai fili placentari reticolatamente ambienti, rotondati, contenenti le carpospore rotondato-angolate conglobate senza un ordine cospicuo. Telrasporangi immersi nello strato corticale poco mutato, sparsi, crociatamente divisi. Le già trattate in questo Saggio appartengono : C. renìformis al subgenere Eucallymenia ; C. microphylla e C. capensis al subgenere Euhymenia ; C. Phyllophora al subgenere Pseudo-Constaniiiiea. Subgenere I. Zeira J. Ag. Epicr. p. 219, Anal. algol. (1892) p. ó3: fronda bucherellata; membrana della fronda tenue all'esterno; occupata internamente da fili piìi sparsi, cellule corticali disposte quasi in un' unica serie, il nucleo dei cistocarpi immerso fra le pa- gine, nucleoli più giovani in direzione parallela con le pagine spesso più lunghi, formanti quasi più serie fra le pagine. 724. Callymenia cribrosa Harv. in Transact. Ir. Acad. Voi. 22, p. 555, Phyc. Austral. t. j'ò, Alg. exsicc. n. 417; J. Ag. Epic. 1. e; Dickie in Journ. Linn. Soc, Botany, voi. XV, 187Ó, p. i5i; De Toni Phyc. Japon. novae (1895) p. 26. Fronda gelatinoso-membranacea, da uno stipite radicale espansa in una lamina subsessile cordato-reniforme, ordinariamente qua e là incisa alla periferia, col disco quasi interamente cribroso, fori den 1407 sissimi rotondi, i minori di poco maggiori disposti in giro, i più grandi eguaglianti appena il diametro degl'interstizi, margine angusto, disco basale non pertugiato; cistocarpi sparsi fra gl'interstizi dei forami. Hab. nelle più profonde regioni del mare Tasmanico e della Nuova Olanda (G. Clifton, Fereday, R. Gunn, Harvey, Herb. Zanar- dini) e al lido del Giappone (Moseley, Dickie). Disco radicale piano. Stipite lungo un cent, circa, piano-compresso, tosto espanso in la- mina 1-2 pedale, a base cordata con un ambito subreniforme-orbi colato, integra od ondulata nel margine che è più o meno inciso. Forami varianti di grandezza a seconda dell'età, massimi nei più adulti aventi fino da 7-8 mill. di diam, Cistocarpi puntiformi, scura- mente rossi, sparsi. 11 colore è di un bellissimo cremisino, con l'es- siccazione roseo o albescente. Il significato del vocabolo greco Zsipà vien dato dal Leopold con queste parole : « palili genus laxum et sinuosum apud Arabes, Thracas ». Quando pure il paragone dovesse intendersi in modo piuttosto relativo, è evidente che con esso J." Agardh ha basato il suo sottogenere, più che altro, sul carattere esteriore della fronda crivellata di fori a giorno, quale si presenta nelle due specie che lo compongono: C. cribrosa Harv. e C. perforata J. Ag., quest'ultima dell' isola di Ceylan. Anche il lettore novello nella materia il quale abbia seguito con qualche attenzione gli accenni relativi qua e là fatti in quest' opera, avrà notato che pure nelle frondi unite, membranacee sottili 0 di spessore carnoso, munite di uno strato corticale, i diversi modi di evoluzione dell' asse midollare tengono in certo qual modo luogo di un rameggio interno la cui parte caulescente è rappresentata dal- l' asse stesso o da una costa centrale ramificata mediante filamenti o disposizioni seriate di cellule speciali (vene) alla loro volta più fi- namente suddivise in di-policotomie libere o anastomosantisi a reticolo più o meno uniforme, o producendo vacuità, ma il tutto sempre entro lo spessore delimitato dal corticc di ciascuna delle pagine, lo che costituisce il primo caso che qui facciamo. Talora il collega- mento tra le suddivisioni estreme dei fili midollari e la base dello strato corticale è costituito da elementi incolori e cosi esili che dif- ficilmente si possono rilevare anche coi più forti ingrandimenti, co- 1408 me non si possono rilevare certe minute articolazioni dei fili stessi, il che ha fatto notare talvolta J. Agardh. Nel secondo caso che pure facciamo, questo rameggio interno finisce con l'emanciparsi dalla comune soggezione ad uno strato corticale continuo. Ben s' intende che un' evoluzione di questa na- tura è subordinata ad una conformazione appropriata cos'i da per- mettere agli elementi midollari il contatto diretto col fluido marino, li genere Ralophgma ci offre l'esempio forse il più cospicuamente immediato di una simile trasformazione, e ciò senza alcuno sposta- mento del rameggio che, anche nella mutata sua natura, conserva pur sempre la sua collocazione interna, a guisa di midollo. In Ha- loplegi/ia Preissii Sond. la pianta si compone di robusti fili verticali, a cuticola ialino-giallorina tenacissima, aventi per midollo un tubo articolato roseo-porporino, ad articoli lunghi il doppio del loro dia- metro. Da ognuno degli spazi infrarticolari interni viene emesso un cortissimo ma robusto ramo mono-articolato orizzontale che si ana- stomizza nei corrispondenti spazi infrarticolari dei fili verticali con- tigui occupanti la periferia e il margine della massa appianata dei fili stessi, di guisachè questa presenta 1' aspetto di una regolare cla- trazione delimitante tanti spazi rettangolari. Alla loro volta ciascuno degl'internodi dei fili periferici della massa, che è quanto dire co- stituenti le due facce della fronda, emette un rametto provvisto verso la sua metà di un ramettino, 1' uno e 1' altro incurvi, poliarti- colati, con gli articoli subeguali al loro diametro, che sono la sede delle fruttificazioni. Tutta la superficie della fronda trovasi cos'i den- samente e compattamente rivestita di questi rametti. Come si vede, ad onta della cambiata natura dell'organizzazione, l'elemento interno conserva la posizione propria del midollo nelle frondi indivise a strato ccrticale comune, con la notevole differenza che, in luogo di un midollo unico, si hanno tanti midolli quante sono le divisioni e sud- divisioni della fronda. Prescindendo da tale disposizione degli elementi costitutivi pro- pri dell' indicato genere, ciò che più importa rilevare si è la forma- zione di tanti punti di vegetazione quanti sono gl'internodi della nuova organizzazione. É a questo processo che in parecchie sotto- famiglie si accompagnano i fenomeni indiretti (cioè in seguito ad evoluzioni variabilissime e complesse) dei perforamenti a giorno 1409 sotto forma di reticolazioni, di fenestrazioni e di clatrazioni, come si vede, ad esempio, in Thuretia, in Claiidca. in Vanworstia, in Codio- phylluin, in Mariensia tra le tloridee e in Slruvea tra le cloroficee, o diretti (cioè aventi origine dalla cellula iniziale della pianta e da quelle di accrescimento, come in Balodìctyon per le floridee, e in Hydrodictyon e Microdiclyon per le cloroficee (^), Si omette di entrare in merito alle perforazioni di dubbia origine in quanto vi si connet- tono interventi animali, e a quelle prodotte da dissolvimenti senili come può avvenire in Polhxfenia lobata Falk. Ora poiché Callynienia cribrosa appartiene al primo degl' indi- cati casi, la sua cribrazione, morfologicamente, nulla ha di comune con le perforazioni esclusivamente proprie alla speciale organizza- zione delle frondi comprese nel secondo dei casi slessi. Ma se in questo secondo caso è facile seguire il processo evolutivo determi- nante i tre principali tipi di perforazione, così non può dirsi invece del come si producono le cribrazioni nelle frondi indivise munite di uno strato corticale. Vediamo se una qualche analogia sia possibile trovarla nelle fucoidee. La Syll. Alg. di G. B. De Toni, trattando di Colpomenia sinuosa (Enceliacee), cosi riferisce il parere di alcuni autori nei riguardi della sua organizzazione : « Fronda vescicolosa, cava, con la parete com- posta di due distinti strati, T interiore formato di poche cellule mag- giori rotondate, 1' esteriore costituito da uno strato singolo di cellule minute quadrate o pentagone ». Si soggiunge che a cagione di tutte le sue parti non evolute di pari passo fa sì che la fronda ìiic ìUic rumpiiur et expansione circa factam lacunam continuante margines foraminis involvuntur, nova foramìna oriuntur usque dum denique tota frnns reticulatini perforata est. Ebbene, questa asserzione ripor- tata in corsivo si riferisce unicamente allo Hydroclathrus cancellatus Bory, che nulla ha a che vedere con la Colpomenia la cui fronda invece nusquam disrumpitur , come ebbe a rilevare lo Zanardini le. phyc. adriatic. Veggasi anche Bornet che ben distingue due differenti piante in Alg. de Schousboe, p. 89 [249]. Sebbene cresca en poco (') Cfr. anche De Toni G. B., Boodlea INIurray et De Toni, nuovo genere di Alghe a fronda reticolata {Malpigtiia III, 1SS9, pag. 14-17). 89 1410 fondo (Rodriguez, Alg. Baleares) pochi hanno forse seguito gli ul- timi stadi di Colpomenia rimasta in posto fino al suo dissolvimento. Generalmente la si raccoglie natante o reietta, nello stato vescicoso e spaccata in due o più parti appianate con e senza perforazioni, come a me pure sempre avvenne. Le vicissitudini della natazione a lungo andare determinano spesse volte dei traumi nella parete ve- scicosa, cioè dei fori pei quali sabbia e sassolini s'introducono nella fronda così da renderla pesante e costretta dall'azione dei marosi a soffregarsi in un rotolio sopra fondi scabrosi, d' onde le maggiori aperture e dilacerazioni. Eliminato pertanto il caso di questa pianta nei rapporti di qualsiasi supposta naturale cribrazione, passiamo ora ad esaminare il ben diverso caso dello Hydroclathrus. Per questa pianta venne creato dal Bory un apposito genere stato conservato ad onta che essa condivida con Colpomenia la strut- tura intima e le parafisi inarticolate. Ne differisce però per la fronda piana fin dall' origine ed egregiamente, naturalmente e sempre cla- trato-reticolata ('). Ecco le parole con le quali la Tilden ne eccom- pagna un giovane esemplare del diam. di 8 cm. a me pervenuto sotto il n, 486 delle sue American Aìgae : «pianta piana subtonda, di colore bruno-chiaro, del diam. di 25 cm., consistente di rami anastomosanti in forma di un largo reticolato. Sopra gli scogli a mezza marea. VVaianae, Oahu, Territorio di Hawaii, 18 Maggio 1900. Det. De Alton Saunders. Il nome Hawaiiano di quest'alga è poha ; essa si mangia cruda dai nativi ». \n quanto alla struttura sua che si dice eguale a quella di Col- pomenia, ciò non posso asserire, perchè Hydroclathrus dev'essere studiato nel recente, bastando la sua disseccazione per determinare un collasso tale da rendere le sue cellule affatto inerti anche sotto tutti gli stimoli da me tentati. In tale stato mi si presentò non solo un esemplare del Mare Rosso raccolto dal Figari, ma anche quello relativamente recente della Tilden. Data questa condizione, il mio esame devette limitarsi alla visione superficiale. (') Il Thuret, in Étud. Phyc. p. 12, ha fatto rilevare peraltro che in Hydro- clathrus gli zoosporangi formano uno strato continuo sulla fronda giovane e à'\ gruppi sparsi in quella adulta, mentre in Colponienki gli stessi organi formano costantemente dei sori. un In superficie la pianta presenta delle cellule sotto la forma di un reticolo a maglie tonde sopra uno sfondo in apparenza uniforme, membranaceo, con feofori bruno-dorati ultra esigui. Siccome l'in- tento principale in merito all'assunto che ci occupa era la ricerca degli elementi assiali frustrata dalla inerte sezione trasversale, per riuscirci era d'uopo eliminare lo strato corticale, e anche in questo caso ebbe a servirci assai bene la compressione fra due robusti vetri la quale, squarciato il fitto velo, mise in evidenza dei fili robusti, subialini, tubiformi, inarticolati ma di tratto in tratto irregolarmente subnodosi, flessuosi, subreticolati. Inoltre questi fili si radunano, me- diante strette affiancazioni, in masse compatte e, anche in tale con- dizione, si anastomizzano e, traendo seco il locale strato corticale, determinano in tal modo il reticolo a giorno. Rimanendo nelle Fucoidee, vediamo infine che avviene nei ge- neri Agarum e Thalassiophylliim tra le Laminariacee, siccom.e quelli che presentano una più apparente analogia con Callvmenia cribrosa. Vedo in Syll. Alg. di G. B. De Toni che la struttura delle specie componenti le Laminariacee viene da Bory definita siccome complexa insignis, conche nulla si dice nel riguardo di cui trattiamo. Conver- rebbe consultare il Kjellman in Engl. et Franti, Guignard sur l'ap- pareil mucifère des Lamin., e soprattutto il Rostafinski Lamin. classif. A proposito di Agarum Tiirneri Post, et Rupr., il Farlow si occupa delle perforazioni senza entrare in merito al fenomeno evo- lutivo di cui esse non sono che il risultato ultimo. Ecco al riguardo le sue parole a p. 97 di Mar. Alg. New England : « La formazione delle concavità ha principio presso un'elevazione di una piccola parte della fronda, quale appare da alcuni piccoli punti simili a quelli lasciati dalla compressione di una punta di matita vicino a queste, e vicino al perimetro delle rotture circolari della fronda e delle con- cavità formate si hanno dei piani. I margini delle grandi perforazioni sono spesso ondulati e quando sono secchi sotto una piccola pres- sione le ondulazioni si sentono cosi marcate da lasciar supporre che l'esemplare appartenga ad una specie distinta ». Questi caratteri, evidentemente desunti dal recente, nel com- pl,esso loro si presentano un po' diversamente nel secco, pur non mutando 1' originaria loro natura, come posso rilevare in un bellis- simo e grande esemplare completo donatomi dallo Setchell. La so- stanza, ad onta della sua pieghevolezza, si sbriciola con gli esili tagli, per cui ogni preparazione sarebbe impossibile senza l'impiego dell'acido lattico il quale serve altresì a provocare 1" inturgescenza delle cellule, altrimenti affatto inerti in questa specie come nella seguente. 11 midollo si compone di cellule elittiche subseriate in 2-4 file longitudinali collegate^e fiancheggiate da fili subialini contesti in un finissimo reticolo a maglie assai piccole. Strato corticale di cellule subquadre dense di feoficina, le periferiche crasse allungate, a ma- turanza farcite di materia cromatica, grumosa, bruna, incoerente, non risolvibile in alcuna morfologia organica. Agarum fimhriatuni ha la fronda assai sottile membranacea nel secco. Vista in superficie presenta uno strato uniforme di celluline tonde sotto il quale si delinea poco cospicuamente un reticolo di fili anastomosanti in forma di maglie varie per dimensioni e per forma, ed è cosparsa di sottili ispessimenti novilunati in parte isolati, in parte bini disposti a parentesi, prodotti dalla compressione, dallo essiccamento e collasso di una grande quantità di bolle o gallozzole. È nell'ambito di pochissime di queste bolle che si determinano per dirompimento dei piccoli fori a giorno, contrariamente a quanto av- viene nella specie precedente dove ogni areola circoscritta da ispes- simento produce un proprio grande pertugio, pure per dirompimento. I.a struttura è subeguale a quella di A. Turneri. Come per Agarum, così per Thalassiophyllum Clathrus (Gmel.) Post, et Rupr. (gen. monospecifico) non m' indugio nel descrivere la fronda notevolissima pel singolare modo della sua evoluzione, sic- come non interessante lo scopo cui tendiamo. Si dice .soltanto cfie ad evoluzione compiuta lo stipite è certamente ramoso e ciascuno dei rami reca all'apice un foglio ecostato di guisa che la pianta ri- sulta composta di più fogli anziché di uno solo come in Agarum. Ciascuno di questi fogli è cribroso-clatrato, cioè con le perforazioni in origine tonde e piccole coi margini un po' più tenui ora rialzati ora a colletto abbassato, e infine quasi lineari nella parte centrale dei fogli, coi margini semplicemente crenulati. 11 midollo piuttosto ristretto nella parte laminare si compone di fili subialini di un diam. ultra [X millimetrico, stipatissimi, longitudinali, aventi per asse non sempre rigorosamente centrale una serie irregolare di esigue celluline 1413 tonde, scure, disposte in file più o meno ordinate longitudinali. Strato corticale spesso, denso, bruno, composto di cellule un po' più grandi di quelle del midollo, subtonde, in file perpendicolari alla cuticola involucrante che è tenace ambrino-oliva. Vediamo il caso di Rhodyinenia pertiisa (Post, et Rupr.) J. Ag. Sopra uno sfondo di celluline rosee, formanti uno strato uniforme, si ha un reticolo grossolano e irregolare di fili porporini più o meno incrassati a seconda delle parti, il cui intervento nella formazione delle perforazioni non è manifesto. I fori, infatti, si caratterizzano soltanto per essere circondati a una certa distanza dal loro margine da un grosso e compatto cordone circolare intensamente porporino, che per nessuno elemento apparente si collega coi fili reticolati, per cui in esso unicamente dovrebbesi riconoscere il fattore unico delle perforazioni. Di ciò ne sarebbe prova il fatto che la forma (tonda o elittica) e la dimensione delle aperture a giorno sono determinate a priori dalla forma e dal diametro dei cordoni. Ne consegue che nel" primo stadio il margine dei fori trovasi separato per uno spazio più o meno grande dal cordone circumambiente ; ma con la gra- duale distruzione della membrana intermedia, costituita da tale spazio, il perimetro delle aperture finisce col venire a contatto col perime- tro del cordone, di guisa che questo viene a costituire il margine incrassatissimo di ogni singolo foro. Questo riportato esempio rica- vato dal vero e di cui non vedo traccia negli autori, è interessante anche nel senso del come possa variare il processo conducente alle perforazioni. In mancanza di qualsiasi esemplare, non è dato di qui contem- plare il caso di Gigartina Radula var. clathrata (Dee.) J. Ag. {Chon- drodiclyon capense Kuetz., Mastocarpus polycarpus Kuetz., Iridaea clathrata Decne), del cui disco J. Ag. dice peraltro essere « inleger vel foraminibus densis cribrosus ». Senza le piante corrispondenti non si può dire se ed in quanto questi due contegni di Gig. Radula var. clathrata possano essere in relazione con alcuni speciali modi di perforazione, ma ad ogni modo per associazioni d'idee ci riconducono ad alcune specie di Callyme- nia, che pure essendo ben lungi dal costante contegno delle due piante componenti il I. Sottogen. Agardhiano, possono però even- tualmente presentare dei fori indispensabilmente da quelli prodotti 1414 da cause traumatiche. Per tenermi al sicuro, io debbo pertanto li- mitare gli esempi a quello soltanto fornitoci dalla Callymenia Requienii ]. Ag., nella quale le lacinie ora espanse, se nel corpo della fronda, ora filiformi nella periferia, convergenti ad emicerchio, finiscono per toccarsi a vicenda e, spesso, mediante crenulazioni prodotte dal mar- gine incrassato, si fanno conglutinate e concrescenti, determinando in tal modo dei fori tondi di varie grandezze. Questa origine dei fori è dunque di ben diversa natura di quanto avviene in tutti i casi finora contemplati; tutt'al più può ricordare la pseudo-perforazione di Platoma cychcolpa (Mont.) Schmitz, senòn- chè in questa i segmenti convergenti sono semplicemente tangen- lisi e non mai concrescenti, rimanendo perciò sempre liberi nella estremità loro. Con quanto si è finora detto in argomento, per quel poco che la memoria mi ha suggerito a primo tratto, non si crede certo di aver passato in rassegna quelli altri più casi che solo lo spoglio di un ben provvisto erbario avrebbe forse potuto offrirmi ; un più esteso studio al riguardo è riserbato a chi trovasi in condizioni tali da po- terlo imprendere di proposito. . Dato dunque lo stretto campo in cui dovetti circoscrivermi, ve- diamo di entrare in merito al fenomeno della formazione dei foii quale si presenta nei due Agaruvi da me conosciuti, nel Thalassio- phyllurn e nel genere Callymenia, giacché non esito ad accomunare il caso di questo ultimo genere a quello degli altri due. Ignoro se nel trattare di Callvmenia qualche autore abbia stu- diato il genere anche in base alla sua struttura quale si presenta nella sezione verticale o almeno nella superficie. Col venire contem- plata nelle sole sezioni trasversali bene spesso succede di non ren- derci conto dell'assieme collegatissimo di quell'unico elemento fila- mentoso che ci viene invece presentato sminuzzato e sconnesso quale doveva inevitabilmente risultare da una sottilissima parte oriz- zontalmente offertaci. Cos'i ad esempio in Callym. reniformìs (Turn.) J. Ag. (non Ardissone) sullo sfondo celluioso spiccano dei fili cilin- drici, in apparenza inarticolati, lungamente rettilinei, a grandi distanze e per brevissimi tratti curvi, parcamente ramosi e radamente nodu- losi, intrecciati per vicendevoli sovrapposizioni e non già anastomo- santi, formanti cos'i un irregolarissimo reticolo a pseudomaglie varie 1415 di forma e di dimensioni con predominio delle forme angolate im- j30Ste inevitabilmente dagl' incrociamenti delle linee rette. In modo assai più lasso ciò avviene pure in Callym. Requienìi. In quanto a Callym. schi%ophylla e Callym. antarctica veggansi i capitoli relativi. Debbo alla benevolenza del prof. G. B. De Toni 1' aver cono- sciuta la rara Callymenia cribrosa. L'esemplare relativo reca aderente al callo basilare un detrito calcare e un minuto frammento di una Peyssonneh'a munito di radicine, dal che si può arguire una pro- fondità tra la prima e la seconda zona. La fronda non ha ancora interamente raggiunto la sua maturazione. Ha un ambito subtondo del diam. di 18 cm. ed è completamente piana in seguito all'azione dei marosi combinata fors'anche alle vicissitudini di uno stato na- tante che ne determinarono la divisione in undici lobi, integri quelli vicini al callo, più o meno dilacerati gli altri nelle sommità loro^ ma altresì con indubitate spaccature naturali. Fori a margine non incrassato, integro ad occhio nudo, subcrenulato al microscopio, tondi, subtondi, dittici, puntiformi nella grandissima loro maggio- i-anza, gli altri del diam. massimo di quasi 3 mill. Sono invece af- fatto prive di qualsiasi perforazione, per un tratto centrale di circa 5 cm., le lobature prossime al callo. Questi particolari pare diano a dinotare che, come avviene in Agaruìii e lorse anche in Tìialas- siophyllum, la pianta nello stato giovanile non debba presentare al- cuna o ben poche perforazioni. Nella figura recata dalla Tav. 73 di W.H. Harvey in Phyc. Austral., la pianta ha un perimetro irregolarmente dittico del massimo diam. di 22 cm. misurato in piano, ma certo assai di più aggiungendovi la sopradevazione delle numerose ed ampie ondulazioni marginali, rimanendo piana nel solo tratto centrale. Presenta una sola e natu- rale spaccatura che tagliando il margine e, di poco divaricandosi, si avanza verso il centro per una lunghezza di 8 cm., ed è inoltre munita di abbondanti fori digradanti di ampiezza dal centro alla pe- riferia, ma non mai della esiguità di un punto come si è osservato nel vero. Lo studio della struttura è forse solo possibile nella pianta re- cente o almeno essiccata all'aria libera senza aver prima subito il contatto dell'acqua dolce, ma non certo nell'esemplare osservato siccome già troppo vecchio, sottilissimo, aderentissimo alla carta e 1416 Stato sottoposto a compressione, la cui sostanza si spappola tosto sotto l'umettazione di semplice aqua fontis. In questo caso l'esame può farsi pertanto unicamente e malamente in superficie nei tratti adulti. In questa condizione la fronda presenta sempre lo stesso sfondo di celluline esigue, rosee o roseo-porporine, sul quale campeggia una ramificazione di filamenti i cui aspetti se variano a seconda delle parti che si prendono in esame, si possono riassumere seguendo il decorso delle ramificazioni stesse. Queste hanno le loro basi lungo la linea che partendo dallo stipite si suddivide nelle primarie sue decomposizioni per quante sono le lobature (segnalate più che altro dalle ondulazioni) non sempre distinte con la stessa evidenza. La parte inferiore delle prime divisioni si caratterizza con un ammasso di grossi fili porporini coalescenti pei fianchi, donde ne risulta una sorta di tronco corto alla cui sommità ì fili componenti, individua- lizzandosi e divaricandosi, vengono a formare le divisioni secondarie di minore diametro e di colore meno intenso. Con lo stesso processo seguono le suddivisioni successive rempre più fittamente e minuta- mente ramificate, che finiscono coli' estendersi sulla fronda in un fi- nissimo contesto d'aspetto reticolato pallidamente roseo. È in questa minutissima conformazione dovuta alle estreme suddivisioni dei fili che si- rende manifesto il fenomeno che precede la cribrazione e che si ripete a subregolari distanze. I fili obbediscono ad un movi- mento di attrazione inizialmente provocato dalle secondarie dirama- zioni, le quali largamente incurvandosi e combaciantisi in masse, finiscono col circoscrivere tante areole subtonde la cui coesione viene notevolmente a diminuire in seguito allo isolamento loro per l'av- venuto ritiro verso la massa attraente di quei fili estremi pei quali esse collegavansi così saldamenta alla generale massa strutturale dalla quale vengono ora a trovarsi disgiunte. E poiché l'attrazione aumenta l'azione sua per l'indebolita resistenza delle circoscritte aree ridotte al solo strato corticale delle due pagine, assai pervio alla disgregazione, ed alle esilissime tenere cuti protettive, ne con- segue che il puntò più debole, per ragione fisico-meccanica, viene a manifestarsi nel centro delle aree stesse, ciò che succede sotto la forma di una pozzetta microscopica dapprima e poscia aprentesi in un esiguo forellmo, di guisachè viene a formarsi quella soluzione di 1417 continuità fra l'interno e l'esterno delle pagine, ossia la perforazione a giorno suscettibile di raggiungere i maggiori indicati diametri. Cosi si spiega il perchè della tardiva presenza dei fori nelle parti più vicine alle primarie divisioni dei fili le quali solo tardivamente emet- tono lungo i fianchi quelle divisioni socondarie alla cui evoluzione in altre sempre più tenui e fitte debbonsi le perforazioni. Si potreb- be stupirsi di quale solido apparato di attrazione la natura talvolta può servirsi per vincere delle resistenze in apparenza cos"i deboli, se non si tenesse presente che qui si trattava di conservare saldissima la costruzione della /ronda ad onta delle abbondanti sue perforazioni. A parte ora taluni particolari esteriori di secondaria importanza, quali abbiamo visto in Agarum e Thalassiophvllum, devesi anche a questi due generi estendere l' istesso descritto processo del come si operano le cribrazioni in Callymema cribrosa. a. Callymenia cribrosa Harv. Fremantle (N. Olanda occidentale), leg. C. Clifton. In herb. G. B. De Toni. Subgen. 11. Eucallymenìa J. Ag. Epicr. p. ó3, Anal. Algol. (1892). p. ó3. Fronda non perforata, membrana esteriore spesso piena dei fili interiori più lassi, cellule corticali disposte quasi in un'unica serie; nucleo dei cistocarpi immerso fra le pagine poco rigonfie, nucleoli più giovani in direzione parallela con le pagine spesso più lunghi, formanti quasi più serie infra le pagine. 725. Callymenia schizophylla (Harv.) J. Ag. Adversar. p. 40 in obs., Act. Holm. 1847 p. q3, Sp. II, p. 285, Epicr. p. 221 ; Rìwdo- ìiienia schizophylla Harv. mscr. (non Euhvinenia schi\ophylla Kuetz., che forse appartiene alla Callym. dentata). Fronda gelatinoso-membranacea, che da un disco radicale ap- pena cospicuamente stipitato si espande in una lamina largamente obovata cuneata alla base, margine periferico da giovane piuttosto integro piano, più adulto lacerato irregolarmente in lacinie plurime longitudinali; cistocarpi poco prominenti. Hah. al Capo di Buona Speranza (Harvey). Fronda alta 7-1 5 cn'i. largamente cuneata alla base indi gradatamente espansa cos'i da circoscrivere la terza parte di un cerchio. Ma la fronda, integra nel giovanile, si fende in parti, delle quali le maggiori, spesso nel mezzo, e così costituenti 1' obliqua parte della fronda integra, raffigurano 1418 r intera pianta. Queste inoltre si dilacerano più o meno profonda- mente in lacinie numerose, radianti dalla periferia tendenti verso la base, di guisa che i margini spesso sono completamente frangiati di lunghe e lacere linguette. Colore bellamente coccineo. Sostanza abbastanza gelatinosa, per cui gli esemplari aderiscono fortemente alla carta. Tetrasporangi annidati fra le cellule corticali. Come vuole la buona regola basata sul diritto di priorità, venne conservato a questa pianta il nome specifico impostole dallo Harvey che credette di ravvisare in essa una Rhodymenia. Ora poiché noi sappiamo che le spaccature sono comuni a molte altre specie di Caìlymenia, è un fatto che l'appellativo di .yt:A/:^c/)/7v//a applicato alla pianta stessa non avrebbe più un valore di distinzione. Non potendo io disporne se non che di un frammento, è qui impossibile alcuna aggiunta alle già riportate notizie. In superficie e sotto luce obliqua presenta un tessuto di fili Grassetti subfiessuosi, in parte affiancati, in parte contesti così da simulare un grossolano reticolo irregolare a maglie variabili di for- ma e di dimensioni, nonché una grande abbondanza di cellule lucide di un porporino un po' più chiaro dell' ambiente, nelle quali sono da ravvisarsi dei cistocarpi in vario grado di sviluppo. Midollo vasto, un po' lasso, di fili pallidamente porporini, esili, fìbriformi, flessuosi, longitudinali, subcontesti, anastomosanti, mediante una ramificazione dicotoma, nelle cellule sottocorticali. Strato corti- cale sottile, intensamente porporino, composto di piccole cellule in file verticali. a. Caìlymenia schi\opìiylla Harvey ! Capo di Buona Speranza. Oss. -— Epifite sopra questo esemplare trovai molte piantine che ricordano Reinboldiella De Toni, un genere cioè non ancor bene collegato ad alcuna delle sottofamiglie componenti le Ceramiaceae, se se ne toglie quella delle Carpoblepharideae. Certo che non con- vengono interamente con Reinboldiella Schmit^iana dalla quale diffe- riscono per essere ben più delicate, più alte, più sottili, più slanciate, più finemente ed elegantemente decomposte, così da rammentare una pianta che è pure capense, cioè la Carpoblepharis minima Bart.. per quel che è dato rilevare dalle notizie riportate dalla Syll. Alg. p. 1440. Uno studio di queste piantine è quanto mai diljìcile pel fatto che non sono isolabili dalla pianta matrice che, bagnata, è 1419 ancor più tenera delle ospiti sue che con essa sembrano immedesi- marsi quasi fossero endofite. Su questo argomento, se mai, si tor- nerà forse a suo luoso. 72Ó. Callymenia antarctica Hariot, n. sp. Expédit. artarct. Francaise igoSigcó command. par le Doct. J. Charcot, Extrait Alg. par M. Hariot, Paris, Juillet 1907. L' autore ivi così ne riferisce : « Frondes numerosae lapidibus ima basi adfixae, caespitem amulantes, aliae vix evolutae, alterae ad 20 cent, altae, longe cuneate et late deltoideae, margine integrae, apice sat profunde fere ad medium pluries laciniato-divisae. Fructus ignoti. Facies Rhodymeniae, structura Callvineniae-». « Hab. Ile Boolh 'Wandel, n. 3ii. Cette belle Algue, qui n'est représentée que par un seul échantillon dragué par 3o metres de fond, rappelle à première vue un Rhodymenia ou un Callophyllis , mais par sa structure elle appartient au genre Callymenia ». Del pseudo-cespo l'amico Hariot ebbe a donarmi una delle minori fronde, alta quasi b cm. e della massima larghezza di quasi 3 cm., cuneato-deltoidea nella metà inferiore, quadrilobata nella sommità mediante lacinie larghe 3-8 mill., alte 3- io milk, ad ascelle roton- date. Nel secco la fronda è sottilmente membranacea, trasparente così che, sovrapposta ad uno scritto anche minuto, se ne possono leggere attraverso chiaramente le parole. 11 colore è roseo-vinaceo leggermente torbido. Vista in superficie presenta uno sfondo di minutissime cellule sul quale si espande un elemento di fili quali di piccolo, quali di grande diametro, di un porporino assai più vivo di quello delle cel- lule, variamente distribuiti ma tutti quanti collegati, con poche tran- sazioni di diametri intermedi, da una fittissima e minutissima decom- posizione di fili minori contesti a reticolo. Oltre di quest'ultimi si hanno pertanto due altri sistemi di fili di cui quelli a mediocre diam. con le loro ramificazioni e sovrapposizioni costituiscono un reticolo irregolare a maglie grandi, varie di forma e di dimensioni, che ten- gono il maggiore campo centrale della fronda; quelli invece a grande diametro, subfibroso-cordoniformi, occupano, per uno spazio più o meno largo, i margini della fronda, che appaiono perciò incrassati. 1420 Questi fili sono longitudinali, affiancati, a rameggio fastigiato delimi- tante delle pseudo-maglie assai allungate. L'esemplare offre il caso di una semidilacerazione di forma li- neare ad occhio nudo, lunga pochi millimetri. Si tratta cioè della dilacerazione di una sola delle due cuticole paginali la quale, unita- mente allo strato corticale relativo, ritiratasi lungo i margini della parziale rottura ne costituiscono il perimetro incrassato per l'aggiunta ancora dei grossi fili simili a quelli proprii del margine della fronda. In una delle lacinie di questa si ha inoltre il caso di una perfora- zione completa, cioè a giorno, rappresentata da un foro tondo del diam. di un mill. a margine il cui incrassamento è prodotto da una matassa di fili spessa il doppio di quella riferentesi alia semidilace- razione. Si volle far cenno di questi particolari, riguardanti forse dei casi eventuali, siccome in istretta relazione con quelli di carattere stabile contemplati nel n. 724. Nel corso di quest'opera si ebbe già a rilevare il fatto della fruttificazione nelle frondi minori, anziché in cjuelle di assai più grande sviluppo, il che non sempre vuol dire che il più piccolo corrisponda allo stato più giovane della pianta. Di ciò pare che P. Hariot siasene scordato; che se avesse osservato al microscopio l'esemplare desti- natomi r avrebbe trovato gremito di cistocarpi tondi ed elittici, in diversa grado di evoluzione, ma nessuno ancora che presenti una maturazione completa. Midollo ristretto, subialino, di fili esilissimi, stipati, affiancati, longitudinali, subflessuosi, con celluline esigue interposte. Questi fili anastomizzano nelle cellule sottocorticali elittiche, con Tasse mag- giore parallello alla periferia. Strato corticale sottile, composto di sole due serie di cellule crasse, quasi coalescenti, di un porporino- bruniccio, subpellucide. Credei pertanto assegnare questa nuova spe- cie al II sottogenere Agardhiano delle Eucallymenia. a. Callymenia antarctìca Hariot. Isola. Booth, regio fuegiana, igo3-o5; legit. Dott. Turquet, naturalista della Missione du «Francais ». Siihgen. III. Euhymenia (Kuetz). J. Ag. Epicr. p. 222. Fronda non cribrosa, infine spesso crassetta e subcartilaginea, cellule e fili interiori spesso farciti di un contenuto granuloso, strato corticale di cellule disposte in più serie ; nucleo dei cistocarpi immerso fra le pagine poco rigonfie, nucleoli più giovani in direzione parallela con 1421 le pagine spesso più lunghi disposti quasi in più serie fra le pagine. 727. Callymenia oblongìfructa comò. nov. Setchell. Iridaea oblongìfructa Setchell Notes on Algae I., Zoe, voi. 5, p. 123; 1901 ; Setchell e Gardner, Algae Northwestern America, p. 600; 1903 ; Setchell, Algae novae et minus cognitae, I., May 29, 1912. È in quest'ultima pubblicazione che l'A. ne tratta nel modo seguente: «Quando nel 1901 io descrivevo una pianta mandatami da N. L. Gardner, proveniente da Whidbey Island, Washington, come Iridaea oblongìfructa, io, fidandomi dell'abito e della struttura, ebbi a riferirla al gen. Iridaea. 11 cistocarpo pure sembrando più diffuso come quello di Iridaea è piuttosto di Callymenia. lo non avevo a quel tempo fatto osservazione ai cistocarpi, né avevo trovato i te- trasporangi. Nel 1903 Gardner e io stesso nel pubblicare le nostre Alghe del N. O. America abbiamo espresso l'opinione che avrebbe potuto trattarsi di una specie di Callymenia. «Poiché fin d'allora io sarei stato in grado di esaminare altri esemplari e forme e fare ulteriori studi il cui risultato io sono certo sarebbe stato tale da rimuovere tale specie dalle Iridaea e portarla nelle Callymenia di cui questa forma è una distinta specie ». « Callymenia oblongìfructa é tuttavia una pianta ancora poco co- nosciuta. Essa generalmente si ottiene in frammenti, spesso di larga estensione, ma sempre incompleta. Delle giovani piante, in apparenza di questa specie, ma, poiché sterili e assai più sottili del tipo adulto, la determinazione non è così certa come si potrebbe desiderare ». « In generale, Callym. oblongìfructa rassomiglia certamente per l'abito e l'apparenza a specie di Schixymenia e Dìlsea. La pianta si innalza con un largo carnoso disco ben presto ovato o cordato e riesce molto più lunga che larga. Essa certamente raggiunge la lun- ghezza di 75 cm. e una larghezza di almeno 3o cm. arguendo dalle dimensioni dei frammenti. Dapprima la fronda è indivisa, ma in se- guito si fende fino alla base ». « La tessitura è salda e membranacea nel secco, va diventando più o meno carnosa col bagno. Alcune individuali deliquescenze si determinano più o meno completamiCnte col bagno, mentre altre 1422 parti rimangono intatte. Il colore varia dal rosso scuro al rosso chiaro, ma quest'ultimo colore sembra appartenere particolarmente all' esem- plare stato esposto all'aria. La superficie è assai delicatamente mar* cata da grossolane ma leggere prominenze rugose scorrenti flabel- latamente dalla base. Questo carattere della superficie, nello stesso tempo che leggero e sovente imperspicuo, serve spesso a identifi- care un esemplare sterile. La sottigliezza della fronda adulta varia nella stessa fronda da circa 21051 a 55o [x, ma i grandi esemplari, i quali sono tuttavia sempre ancora giovani, hanno perciò lo spes- sore di di circa i5o;x o 20051. <( La struttura interiore ha ben certamente una stretta rassomi- glianza con quella delle vere specie à!' Irida ea. Essa varia un po', a seconda dell'età e condizione, e tale variazione può avvenire nella stessa fronda. Il generale corso dei sottili filamenti del midollo è lon- gitudinale, ma ivi sono obliqui a connessioni incrociate a frequenti intervalli a foggia più di reticolo, o almeno in modo più lasso come è usuale nelle specie di Caìlymenia. 11 corticc sopra ciascun lato è sottile, in paragone del midollo. Esso consiste di circa cinque strati di cellule lasse ma regolarmente disposte nel circostante muco, e decrescenti in volume ma di colore sempre più intenso coli' avvici- narsi alla superficie. Chiude la periferia una sottile e trasparente cuticola ». « 1 cistocarpi sono larghi e scuramente rossi, piccoli ed eguali prominenti sopra le superficie. I nuclei o spore aggruppati sono piccoli e ben separati l'uno dall'altro. I rami del procarpio sono ab- bondanti e facilmente scopribili. In aggiunta al procarpio, essi con- sistono di circa 5 cellule molto allungate laterali e del generale ca- rattere di quelli di Callophyllis e di Erythrophyllum. La struttura dei rami del procarpio si presenta materialmente e decisamente nella po- sizione come fra Iridaea e Caìlymenia ». « I tetrasporangi sono sparsi interamente nel corticc e si trovano in piante un po' sottili (400-420 ji grandi) sopra la parte mediana delle piante cistocarpifere; sono oblunghi, alti 18-21 {jl, larghi 14-16 [i, e sono divisi in modo tripartito-crociato ». « Callym. oblongifructa differisce da tutte le altre specie di Caì- lymenia conosciute sulle nostre coste del N-0 per abito, colore, sot- tigliezza e pei particolari dell'interna struttura. Essa appartiene alla 142;) sezione Euhvinenìa di J.' G. Agardh. Essa differisce abbastanza da tutte le specie di questa sezione, tuttavia il suo semplice abito rende non necessario un ulteriore confronto ». Hab. Callym. oblongifructa è stata trovata sopra il lido di Whid- bey an.d San Juan Island nello Stato di Washington, come pure nei pressi di Sitka, Alaska, da L. N. Gardner, e presso Seldovia, Alaska da C. V. Piper ». (Setchell, trad. di A. Mazza). , Fam. NI. RHODOPHYLLIDACEAE Schmitz. Sotiofam. I. CYSTOCLONIEAE (Kuetz.) Schmitz. Genere TURNERELLA Schmitz (1889). Schmitz Syst. Uebers. Florid. (Etym. ab illustri phycologo D. Turner) ; Rosenv. Groenl. Havalger (iSgS) p. 814; Schm. et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi, Pflanzenfam. 142 (1896) p. 871 ; Callyme- niae e Scìii-^vìiieuiae sp. auct. Fronda membranacea, indivisa o variamente, lobata, subgelati- nosa o cartacea, strato midollare contesto di fili tenui lassamente coerenti frammisti ad altri analoghi rizoidei, strato corticale di cellule interiori maggiori e lassamente coibite, le esteriori insensibilmente minori verso la superficie e più strettamente riunite; la parte inte- riore del corticc percorsa da rizoidi articolati infine più numerosi, la parte esteriore cospicua per cellule qualche volta anticline seriate ; cellule glanduline più o meno numerose immerse nel corticc. Cisto- carpi sparsi, immersi nella fronda, in ciascuna delle pagine poco o minimamente prominenti, a carpostomio infine aperto; plesso circum- nucleare nullo; gonimoblasto (immerso nel corticc interiore conden- sato di rizoidi) munito di una piccola cellula centrale dalla cui parte inferiore escono molti rami panicolatamente ramosi densamente con- gesti e pochi fili sterili fra di loro inclusi da ogni lato radianti al di fuori; gli apici dei rami cimatamente ramosi formano negli articoli supremi le singole carpospore; carpospore mature aggregate senza ordine nella parte periferica del nucleo. 1424 11 gen. si compone di quattro specie, di cui una nel Pacifico boreale, le altre nell'Atlantico boreale. Secondo lo Schmitz, sareb- bero d'ascriversi al gen. Iridaea punicea P. et R. ed Iridaea affinis P. et R. Oss. — Sulle supposte cellulae glandulinae veggasi il numero seguente. 728. Turnerella Mertensiana (Post, et Rupr.) Schmitz 1. e; Iri- daea Mertensiana Post, et Rupr. Illustr. Alg. p. 18, t. 33; Kuetz. Sp. p. 727; Schi~yme?iia Mertensiana J. Ag. Sp. Il, P- 171, Epicr. p. 121. Fronda sessile, ombelicata, espansa per ogni verso, larghissima, ondulato-plicata, sinuosa; cistocarpi per tutta la fronda (r) equamente sparsi. Hab. nel Pacifico boreale alle spiaggie del Camciatca (Luetke, Ruprecht). Frondi ampie, spesso espanse fino a òo cm. e oltre, af- fisse pel centro ombelicato e cosi completamente sessili, da più' giovani forse reniformi, per ogni verso estese, ad ambito rotondato- piegate e sinuose, piuttosto lobate, lobi grandi ottusi. Cistocarpi della grandezza quasi di quelli di Dilsea edulis, densamente sparsi. Colore quasi sanguineo o sordidamente carr;eo, nel senile piuttosto scuretto. Sostanza carnosa,, nel secco membranaceo-pergamenacea. La sign. Tilden sotto il n. 323 delle sue American Algae di- stribuì, e giunse a me pure, un grande esemplare accompagnato col nome di Turnerella Mertensiana, del che fidandomi, ne scrissi il capitolo relativo sotto il n. 117 del presente Saggio. Venuto più tardi in possesso dell'opera Alg. of Northzvest. America di Setchell e Gardner, rilevai che questi autori ravvisavano invece nell'esem- plare della Tilden la Sarcophyllis californica J. Ag. (^), donde il mo- tivo pel quale, in questo caso, s'imponeva la rifazione del capitolo da ritenersi annullato, in cui luogo si sostituisce l'attuale. Di Turnerella Mertensiana gli autori americani cosi ne scrissero a p. 3o9-3io di detta opera: « Gettata alla riva, apparentemente dalle profonde acque. Shumagin Islands, Alaska, Saunders (1901, p. 435); Unga, Alaska-, A. A. L., n. 5o54 ! ; Kiikak Bay, Alaska, Saun- (i) O meglio Dilsea californica (J. Ag.) Schmitz. Vegg. n. 546 del presente Saggio. 1425 ders, n. 352'.; Puget Sound, Baiky et Harvey (1862, p. ió3, sotto Iridaea Me rlcn siano); Victoria, B. C, Harvey (1862, p. 174, sotto Iridaea Merlensianà). Noi siamo assai incerti circa l'incontro di questa specie dentro i limiti del nostro territorio. II tipo della Iridaea Mer- tensiana di Postels e Ruprecht viene dal mare di Ochotsk. Kjellman (1889, p. 82) la trovò non incomune sopra i lidi del- l'is. Bering, ma sterile. La pianta di Harvey del Victoria fu unica- mente un frammento. Noi abbiamo potuto esaminare un esemplare di Saunder (n. 352) e abbiamo consultato un esemplare frammen- tario dell' Unga e sospettiamo che non altro possa essere che un esemplare di Iridaea laminar ioides f. punicea. Gli esemplari sono en- trambi sterili ma recano un parassita, Chiorochytrium inclmum, il quale è possibile che siano le cellule glandulari menzionate dallo Schmitz ('), L'abito figurato di Post, et Rupr. (1840, tav. 33) non ha riscontro alcuno nella pianta accessibile a noi. La fìg, di Kuetzing (i8Ó7, tav. 12) più piccola, disegnata sotto la lett. d, concerne, seb- bene non meglio rappresentata, la pianta che abbiamo conosciuta sotto il nome di Sarcophyllis californica, infestata dal Chiorochytrium. La nostra Sarcophyllis, tuttavia, appartiene chiaramente alle Dumon- tiaceae, certamente non alle Rhodophyllidaceae. Nella descrizione del cistocarpo secondo Schmitz non è sufficientemente indicata e parti- colareggiata la struttura ». Il sistema glandolare, prescindendo a tutte le funzioni della vita animale superiore, compresa quella massima della riproduzione, viene a costituire uno dei più potenti nessi che collegano l'esercizio fisico a quello psichico. Prescindendo pure da questa sua ultima qualità, e rimanendo nel puro campo fisico, nulla di analogo ci è dato di constatare nella vita dei vegetali. Il Baillon, che sa trattare magistralmente ogni argomento inerente agli elementi costitutivi delle piante, nel suo Dictionnaire de Botanique alla voce glandulae ci ri- manda all'altra di secrétions, conche si esclude in -modo assoluto qualsiasi relazione tra i fenomeni rispettivamente propri alle funzioni (1) Chiorochytrium f (etym. : piccola olla verde) incliisicm Kjell. ; cloroficea cellulare lunga fino a 27511, dell' Ord. delle Protococcoideae , fam. delle Palinel- laceae, tribù delle Endosphaereae. An Chlorocystis ? Endofitico anche in Sarco- phyllis ar etica, secondo Tilden anche in Constaiitinea Rosa-marina. 90 1426 che si designano coi due vocaboli. Prendere a prestito il termine zoologico per applicarlo a quello botanico non indica che un ripro- vevole abuso il quale può ingenerare falsi concetti nelle giovani menti. Si badi ancora che^ a proposito di secrezioni, il citato autore le limita alle sole fanerogame. Si può aggiungere che per quel che si tratta delle crittogame anche superiori, come sono le Floridee, i vocaboli di glandulifolius, glandulìferus, glandulosin sono usati con- venzionalmente per indicare semplicemente delle parti ammassate in forma subtonda ma che infine altro non sono che rametti, frut- tificazioni, verruche, prolificazioni o denti a stato cistoideo, ecc., ecc. Nel suo estesissimo articolo sulle ceUiilae il Baillòn non fa mai menzione dell' esistenza di celliilae glandulinae , per cui è da ritenersi che nessuno prima dello Schmitz abbia mai usato una tale distin- zione. La citata opera di Setchell e Gardner uscì nel igoS, cioè 8 anni dopo la morte dello Schmitz, né io so se questi siasi ravve- duto del suo equivoco durante i sei anni trascorsi dallo scritto suo - in Syst. Uebers. Florid. (1889). Si osserva solo che il Rosenvinge avendo scoperto un nuovo (?) Chlorochytrium lo chiamò C. Schmil%ii Rosenv., ma -io non so precisare qual senso attribuire a una tale dedica. Come risulta dal capitolo sul genere, sembrerebbe che lo Schmitz ritenesse bastare la presenza delle pretese cellule glandoline perchè ogni pianta che dal più al meno ne fosse provvista si do- vesse ascrivere al gen. Tunierella ; e anche in ciò egli s' ingannava, in quanto si fondava sopra un' erronea interpretazione delle cellule stesse. Abbiamo già visto che Chlorochytrium inclusum si trova non solo anche nel gen. Irìdaea, ma eziandio in Sarcophyllis [Dilsea) ca- lifornica, in Constantinea Rosa-marina secondo Tilden {Const. sitchen- sis secondo Setchell), e che il Chlorochytriinn Schmit~ii Rosenv. ivo- vasi nelle frondi di Petroceìis Middendorfii (Rup.) Kjellm., come leggesi a p. 20Ó della citata opera americana. Della specie di cui si tratta ne posseggo unicamente un fram- mento stato staccato da un esemplare autentico raccolto dal Ru- precht. Nulla pertanto si può dire del carattere suo individuale in fatto di portamento. Osservo soltanto che il frammento si presenta naturalmente e assai irregolarmente cribroso. I fori cioè sono in ori- gine assai piccoli, tondi, disposti in una-due file subparallele oppure 1427 a gruppi, ma qualsiasi la loro disposizione primitiva coli' aumentare di diametro finiscono per confluire, dando luogo a perforazioni più o meno ampie e di varie conformazioni. In sezione trasversale presenta il midollo assai vasto ad ele- menti come nel genere. 1 fili ialini sono fittamente contesti ma di debole coerenza, e infatti si sgranano facilmente nelle componenti celluline nella sezione bagnata. Strato corticale come nel genere ma dorsiventrale. Le estremità dei fili sono talvolta certamente dicotome, coi rami cioè composti di i-3 celluline. Cellule del Cìilorochythum abbondanti o meno, in vario grado di sviluppo, tonde, piccole, ialine nel primo stadio, poscia composte di una cellula grandetta sormon- tata da un'altra assai più piccola, indi confluenti per cui la cellula diventa piriforme; a maturanza le cellule sono grandi così da poter contenere oltre una dozzina di celluline dei fili ambienti, verdine forse nel recente, giallette nei vecchi esemplari, in forma d'orciolo privo di anse. Cistocarpi abbondantissimi, sparsi, tondi e subtondi, grandi, porporini. L' esemplare nel secco è porporino giallastro. a. Tiirnerella Mertemiana Schmitz. Kamchatka (Pacifico boreale), leg. Ruprecht. 729. Turnerella Pennyii (Harv.) Schmitz. Schmitz in Rosenv. Groenl. Havalger (iSgS), p. 8i5, fig, i3: Callvmenia Pennyii Harv. Ner. Bor. Amer., II, p. 172; J. Ag. Epicr. p. 223, Anal. Algol. (1892) p. (39; Kjellm. Nor. Ishafv. AIgfl. p. 20Ó partim, Alg. of Arctic Bea p. 1Ó2. Fronda cartaceo-membranacea, stipitata, obovato-cuneata, supe- riormente laciniata e dal margine subcrenulato parcamente prolifera; prolificazioni stipitate largamente obovate, indi con lacinie; cistocarpi immersi nella parte superiore dei lobi, non prominenti, numerosi, minuti. Hab. nell'Oceano Atlantico superiore artico ai lidi Assistance (Sutherland, Harvey) e Port Kennedy dell' America boreale a Queens Channel (Lyall, Dickie) ; alle spiagge della Groenlandia (Wormskjold, Rosenvinge, Kjellman). Fronda non affissa, giacente libera sul fondo (allo stesso modo di Turnerella rosacea J. Ag.), diametro fino a 20 cm., forma assai varia, nello stato più giovane rotondata od ovale, il più delle volte 1428 irregoltirmente pennata e lobata nel n^argine, nel più adulto mag- giormente irregolare, talora allungata in lobi singoli maggiori roton- dati o difformi, assai irregolarmente pennata o denticolata nel mar- gine, piana, leggermente ondulata, spesso pertugiata da fori. Colore fosco porporino; sostanza cartacea nel secco, un po' rigida, made- fatta, carnoso-ferma non gelatinosa. Quanto alla struttura concorda principalmente con Caìlymenia ? ornata. Certamente questa specie deve presentare un grande interesse così pel variabile e vistoso suo portamento, come per la modalità del contegno suo in rapporto alla matrice. Infatti senza l'opportuna spiegazione sarebbe incomprensibile come una pianta stipitata possa fin dal suo primo stadio giacere libera sul fondo del mare se si pensi come lo stipite implica un punto basilare di affissione che la vincoli al sostrato almeno fino a un certo grado della sua evoluzione, ciò che avviene in parecchie alghe, salvo il compiere l'ulteriore svilup- po a stato libero. A farlo apposta, il caso volle ch'io non possa di-' sporre senonchè della metà superiore di un giovanissimio esemplare la cui sommità allargata subondulato-lobata indica 1" inizio di quelle conseguenti evoluzioni di cui parla la riportata descrizione. Di questa pianta furono indicate le perforazioni, ciò che non appare nel mio esemplare, data l'età sua, mentre della specie precedente non vedo fatto cenno di un tale particolare che pur tuttavia si verifica abbon- dantemente neir osservato relativo frammento, appunto perchè deri- vante da una pianta matura. La struttura di Tiirnerella Pennyii dovrebbe essere segnalata- mente quella stessa che si attribuisce a Caìlymenia ornata (P. et R.) J. Ag. ; ma con quali particolari precisamente si manifesti non vien detto in Syll. Alg. dove la Caìlymenia stessa viene assegnata fra le specie la cui sezione è dubbia. È un fatto che la tessitura di Turn. Pennyii, nella fronda giovane almeno, è ben diversa dal come si pre- senta in Turn. Mertensìana, come si può scorgere dal seguente reperto. Midollo ristretto, composto di fili centrali roseo-pallido, cortis- simi, semplici, rettilinei, longitudinali, lontanamente isolati, subcel- lulosi lungo la base dello strato corticale. Strato corticale assai sottile, a dorsiventralità incospicua, composto di celluline porporine seriate in file verticali. Sterile. Assenza del Chlorochytriiim. a. Tiirnerella Pennyii (Harv.) Schmitz. Danemark ; N. Hartz. 1429 Genere MERISTOTHECA J. Ag. J, Ag. Bidr. FI. system, p. 36, Epicr. p. 582; F. Schm. Mar. Florid. V. Ost-Afrika p. i5o; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Prantl Nat. Pfl. 142 (1897) p. 373. Fronda piana, gelatinoso-membranacea, laciniata, infine aspra per denti e tubercoli, interiormente tubolosa, tubo precorso da fili articolati e anastomosanti, strato periferico contesto internamente di cellule grandi rotondate, minori verso la superficie, esteriormente congiunte in file più brevi. Cistocarpi siti in tubercoli inclusi in uno strato corticale più ampliamente evoluto, contenenti in un plesso peculiare strettamente ambiente un nucleo composto ; nucleoli radia- tamente disposti intorno ad una placenta, fili sterili estesi dalla pla- centa al plesso ambiente a vicenda separati, fili carposporiferi ramosi a vicenda liberi fascicolati, radianti verso la periferia ; carpospore singole negli articoli terminali dei rametti, clavato-obovate. Tetra- sporangi immersi nello strato corticale, sparsi, zonatamente divisi. J. Agardh, in Epicrisis p. 684, aveva proposto il passaggio ad una specie di Merìstotheca della Callymenia papulosa Mont., nella quale pianta invece F. Heydrich riconobbe una Sebdenia (Seb. cey- lanica Heydr.). Veggasi Subfam. II Rhodymeniaceae (J. Ag.) Schmitz. È pure da escludersi dalle Merìstotheca la Merìst. decumbens Grun. in Piccone Crociera del Corsaro p. j2, mutata poi dallo stesso Grun. in Asken. Alg. Forschungs. Gazelle p. 4Ó, in Rhabdonia decumbens Grun. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, il genere dovrebbe ritenersi ridotto alle sole due specie prototipiche di Merìst. natalensìs J. Ag., e Merìst tasmanica J. Ag. In quanto a Merìst. Duchassaìngìì J. Ag., e Merìst. Fergussonii Grunow, veggansi le trattazioni relative. 73o Merìstotheca? Duchassaingii J. Ag. Si premette che l'esemplare il quale servì per lo studio a J. Agardh fu raccolto dal Duchassaing a Guadelupa, una delle piccole Antille francesi, mentre l'esemplare di cui tratta il n. 119 di questo Saggio è della penisola della Florida, cioè a sud-est degli Stati Uniti. Nel frattempo mi giunse dal Bornet un altro esemplare da lui clas- sificato Merìstotheca Duchassaìngìì }. Ag., stàio raccolto dall' algologa 1430 signora Anna Vickers a Barhada (arcip. delle Antille). Essendoché questi due esempi, da me osservati sono rappresentati da un piccolo frammento, è evidente come io non possa intrattenermi sul porta- mento degl' individui relativi, il che del resto ha un valore secon- dario in merito allo scopo che c'intrattiene: quello cioè di giudicare se è possibile, quale dei due meglio rappresenti la pianta del Du- chassaing, e il giudizio migliore è quello che deve basarsi sulla strut- tura quale fu descritta nel genere. Ebbene, chi lo crederebbe.^ La pianta che meglio concorda con tale struttura non è già quella presentata dalP esempi, delle Antille raccolto dalla Vickers, come più ragionevolmente si potrebbe sup- porre, ma bensì la pianta della Florida ! Questa pianta presenta in- fatti un midollo raccolto in una massa tubiforme composta di fili longitudinali anastomosanti a losanghe strette e allungatissime, fian- cheggiata da ciascuno dei lati di una regolare serie longitudinale di vaste cellule ialine, vacue in apparenza, in parte tonde e in parte largamente elittiche, susseguite da un'altra serie meno regolare di cellule della stessa natura, subtonde, ma assai più piccole delle pri- me, e quindi da uno strato di cellule sparse sempre più minute dal- l'interno all'esterno. Strato corticale sottile, colorato, composto di celluline esigue tonde dapprima e poscia oblunghe, disposte in file verticali. La pianta di Barbada raccolta dalla Vickers, pure avendo un midollo consimile, lo ha però molto più vasto e non già delimitato in una stretta e così raccolta massa da simulare un tubo. Inoltre il mi- dollo non si estende ai tubercoli papilliformi, ed è fiancheggiato di- rettamente dallo strato di cellule piccole e sempre più minute con l'avvicinarsi allo strato corticale. Abbiamo qui dunque la soppres- sione delle cellule grandi e mediocri così caratteristiche nel primo caso. Se abbiamo prospettato il midollo come una massa tubiforme di fili, si è pel fatto che nei due casi indicati non si ha la visione^ cospicua di una cuticola unita, di natura peculiare, da potersi in essa ravvisare la parete di un vero tubo così trasparente da mostrare r interno percorso dei fili anastomosanti, come pare debbasi inten- dere nei riguardi di Meris/. natalensìs e Merist. tasììianica. A completare poi la struttura degli esemplari avuti entrambi 1431 sotto il nome di Merist. Duchassaingii, si deve aggiungere che dalla massa dei fili centrali altri, ma assai diradati e più tenui, se ne di- partono percorrendo gì' interspazi fra cellula e cellula in guisa da costituire un collegamento generale della struttura. La prima sezione trasversale ottenuta dall'apice dell'esemplare della Florida se m'aveva lasciato perplesso sulla natura tubolosa del- l' asse, ogni dubbio al riguardo venne dissipato da una seconda se- zione praticata nel corpo dello stesso esemplare frammentario dove la cuticola del tubo è bene evidente. Ma anche stabilito un tale ca- rattere, da solo non può bastare senza la constatazione della pre- senza dei tetrasporangi zonatamente divisi, ciò che non mi è riuscito per r assenza degli stessi. Si nota che Merislotheca Duchassaingii viene esposta come specie dubbia per avere i tetrasporangi divisi a croce anziché zonatamente, ma d' altra parte si desidererebbe sapere se la pianta del Duchassaing corrisponde al genere almeno per le vaste cellule fiancheggianti T asse, non potendosi al riguardo ritenere come conferma il silenzio serbato in Syll. Alg., in quanto che il si- lenzio dopo tutto dice niente. 11 tutto considerato, si dovrebbe concludere col riconoscere la necessità di una revisione del genere in base ai prototipi Agardhiani, per sapere se e quali altre piante vi potrebbero far parte, o asse- gnare al genere Carpococcus (^), oppure ad altri da crearsi. a. Merislotheca Duchassaingii J. Ag. Vashed ashore Jupiter Inlet Id. Florida, leg. Mrs. G. A. Hall. h. Id. Barbade, leg. Yickers. 73 1. Meristotheca ? Fergussonii Grunow. P. Hariot così me ne scrisse in sua lettera da Parigi 4 Aprile 1914: « Merist. Fergussonii Grun. est un nom /;z/rt^///;? dans 1' herbier Bornet »; e G. B. De Toni in sua lett. 9 Giugno 1914: « Temo che Merist. Fergussonii Grun. sia un nome inedito. Non lo trovai in nessuna delle opere del compianto algologo ». Eguale silenzio al ri- (') Una delle sezioni dell'esempi, di Barbada provocò l'isolamento di un nodulo stellato a sei raggi, elemento questo che trova la sua più larga espan- sione nel gen. Carpococcus. 1432 guardo è pure serbato da A. Forti nel suo opuscolo « Alberto Gru- now (i 826-1914) Notizie biografiche; Padova, Tip. Seminario, 191 5 ». L' esemplare osservato, che mi pervenne appunto dall' erb. Bor- net, si compone di un callo basilare carnoso espanso con appresovi del detrito calcare, recante poche frondi in vario grado di sviluppo. Le più giovani sono lineari, lunghe 2-3 mill., piane; quelle di se- condo grado hanno l'apice allargato subtondo con iniziali piccoli lobi ; le due più sviluppate sono cortamente attenuate in uno stipite piano che si allarga tosto in una lamina flabellato-rotondata del diam. di 2 cm. coi margini lobato-laciniati. Lacinie lungamente pedicellate quelle vicine allo stipite, cosicché riescono più lunghe di questo, sessili tutte le altre, subtonde, crenulate, inframezzate da altre assai più piccole e dentiformi. Le frondi sono affatto prive di tubercoli o di qualsiasi altre prominenze, e il loro spessore in seguito al bagno è di un millim. La sostanza, coriacea nel secco, si fa carnosa, soda, lubrica con l'umettazione. Colore porporino-scuro un po' livido. La fronda, bagnata e vista in superfìcie al microscopio, presenta, sopra uno sfondo biancastro pellucido, un crasso forte e grossolano disegno di una compatta ramificazione decomposta nei margini in ramificazioni esigue assai tenui componenti i più variati disegni a carattere spesso involuto, compreso talora quello di un pseudo-re- ticolo. È appunto fra gì' interstizi di questi minori disegni che si palesa lo sfondo predetto. Lungo i margini della fronda si presenta invece uno strato, uniforme a prima vista, di piccolissime cellule rosso-scure disposte in gruppi ora incospicui, ora spiccatissimi, in forma tonda, costituiti dalle cellùline stesse disposte in file radianti o in modo flabellato, nei quali si crederebbe di riconoscere dei ne- mateci quale prodromo di fruttificazioni le quali in realtà non mi fu possibile di identificare. 11 margine periferico è cos'i denso e spesso che appare nerastro. Finalmente si danno posizioni in cui una parte inframarginale offre le cellùline seriate in file quasi pellucide roseo- giallastre che dall' interno si dirigono parallelamente e verticalmente verso il margine, e allora questo, pur mantenendosi nerastro, è in- vece assai sottile. La sezione trasversale della fronda ha forma lineare a guisa di una elisse assai schiacciata ad estremità rotondate ed ottuse. Midollo ialino composto di cellule disposte in più serie longitudinali, elittiche 1433 e più grandette quelle delle serie interiori, subtonde quelle delle serie collocate fra le interiori e lo strato corticale, più piccole e fa- cientisi sempre più minute dall' interno all' esterno. Tutte quante le cellule sono un po' scuramente nucleate e collegate da tenui fili longitudinali, ma senza costituire alcuna massa centrale a guisa di asse, e quindi tanto meno da potervisi anche il più lontanamente ravvisare 1' apparenza di un tubo. Le serie cellulari delle estremità sono disposte quasi a ventaglio asimm.etrico. Strato corticale di vario spessore a seconda delle posizioni e talora in una stessa sezione, composto di celluline di un porporino scuro, lineari, congiunte in file verticali, brevissimamente di-tricotome nell'orlo periferico. Come si è visto, la pianta, oltre che nella struttura, differisce anche per la facies in modo singolare dalle Merisloiheca, ricordando piuttosto il sembiante e la consistenza della Euryomma platycarpa (Harv.) Schmitz, che è pure dell' is. di Ceylan. Pertanto io mi son permesso di presentarla in modo dubitativo come si è fatto per Me- ristolheca Duchassaingii, tanto più che ancor meglio vale per essa la conclusione con cui si chiude il numero precedente. a. Meristotheca Fergiissonii Grunow 1 ! Ceylan ; legit Fergusson. Genere ANATHECA Schmitz (1896) Schmitz et Hauptfl. Rhodophyllidaceae in Engl. et Franti Natùr. Pflanzenfam. 142 p. 374 (Etym. ana sopra, e thece capsula, loculo). Callymeniae sp. Mont., Halymeniae sp. Suhr. Fronda fogliacea, piana, in basso attenuata in un breve stipite, in alto indivisa, forcuta o irregolarmente laciniata, indi prolifera dal margine, subgelatinoso-molliuscola ; struttura fìlamentoso-cellulosa ; midollo tenue, fili lassetti (infratessuti con rizoidi numerosissimi te- nui); strato corticale nell'interno grossamente, nell'esterno minuta- mente celluioso. Cistocarpi sparsi nella superfìcie e lungo lo stesso margine della fronda, emergenti, pericarpio crassetto, oriondo dal corticc incrassato, muniti di poro apicale, nucleo nudo globoso-ro- tondato, centro celluioso, fili carposporiferi coi periferici fascicolata- mente radianti, muniti delle generate singole carpospore apicali. Tetrasporangi sparsi nella superficie della fronda, immersi nello strato corticale, zonatamente divisi. 1434 A questo genere appartengono finora : A. Montagnei Schm., A. furcata Setch. e Gardn. e A. dichoioma Howe. 732. Anatheca Montagnei Schmitz, loco cit. Callymenia dentata Mont. Fior. Gorgonea in Ann. Selene. Nat., 4 sér., Tom. XIV, p. 21 5; Halymenia dentata Suhr in Flora 1854, p. 7.34, t. I, f. 8, non Callymenia dentata J. Ag. Siccome nel 189Ó se ne conosceva soltanto questa specie, cosi i suoi caratteri sono quelli esposti nel genere. Hab. le spiagge dell'isola di Corea (L.eprieur, Montagne), Pure rimanendo nella regione dell' Africa occidentale, oltre che nella ora indicata località, si trova anche in altre e sembra che la pianta vada soggetta ad alcuni mutamenti, sia nei particolari sia nel portamento, a seconda delle diverse stazioni e dei diversi ambienti. Così il Setchell {"^tgg. il n. seguente) osserva che nel tipo di Ana- theca Montagnei della costa della Senegambia la principale differenza sembra consistere nel margine più distintamente seghettato. Abbiamo visto nel capitolo sul genere che la specie può essere fogliacea in- divisa, oltre che forcuta, laciniata e prolifera. Io non ne posseggo un esemplare completo, ma soltanto la parte superiore fogliacea, indi- visa, per un'altezza di io cm. e della larghezza di 9 cm., il cui di- segno lascia presumere una fronda a perimetro obovato-elissoide. 1 margini dell' indicata porzione sembrano infatti a prima vista dentati [serrated di Setchell), ma in realtà queste appendici marginali sono di natura differente, composte cioè in maggioranza da papille sterili fra le quali alcune con cistocarpo, in minoranza da cistocarpi sessili e da supervegetazioni peculiari di cui si dirà nella descrizione dello strato corticale. L'aspetto della pianta deve rammentare insomma quello di alcune Iridaea e quello di alcune forme piuttosto giova- nili di Gigartina Radula, asprette per i numerosi cistocarpi promi- nenti. In conclusione, se questo non fosse proprio il tipo cui allude Setchell, dev'essere almeno quello che più gli si avvicina. Vista in superficie, la fronda presenta uno sfondo stratoso uni- forme di celluline ultra esigue sul quale si distende un reticolo di fili, di un roseo-porporino più intenso, a maglie elittiche e subtonde, larghe, le quali si fanno assai più strette e allungate lungo i margini. Nella sezione trasversale il midollo si mostra composto degli e- 1435 lementi indicati nel genere con 1' abbondante predominio di cellule filamentose chiuse come matasse in apparenza di fibre subfusiformi, ma che poscia, aprendosi, vengono a costituire delle grandi cellule elittiche o subtonde disposte in serie longitudinali lungo la base dello strato corticale. Quest'apertura delle cellule, che può provo- carsi artificialmente mediante la compressione, è talvolta restia, con- trariamente a quanto avviene in modo naturale e più facilmente nella seguente specie. Strato corticale dorsiventrale, esilissimo quello della pagina inferiore, due-tre volte più spesso quello della pagina superiore, il quale talora offre dei tratti 5-8 volte più spessi. In quest'ultimo caso trattasi di supervegetazioni contenenti degli spazi tondi, membranacei. La membrana talora si ritira verso i margini e allora gli spazi risultano perforati a giorno oppure si dilacerano nella parte loro esteriore e allora queste dilacerazioni prendono fi- gure diverse di denti, di uncini, ecc., che sporgono dai margini della fronda in modo intercalalo assieme con le papille sterili e cistocar- pifere. a. Anaiheca Montagnei Schmitz. Gas am ame. Africa Occidentale ; leg. Chevalier. 733. Anatheca furcata Setch. et Gardn. sp. nov. Setchell et Gardner Algae of Northwestern America, p 3io-3ii. « Fronda sorgente da un callo discoideo, cilindrica in basso per 1-2 cm., appianata quindi e ehe si espande in su per la lunghezza di 20 cm. e con la larghezza di 2-3 cm. Sostanza densa e ferma, colore rosso-scuro. La fronda ha un tessuto midollare di graziose cellule longitudinali ad ife. Gortice interiore di cellule grandi che ex abrupto diventano più piccole nello strato esterno, mentre l'epider- mide è formata di cellule piccole regolari e leggermente a forma di palizzata. Gistocarpi sparsi sulla superficie della fronda, prominenti, emisferici con carpostoma all'apice; placenta centrale, composta di cellule grandi ; spore a gruppi che irradiano dalla placenta su tutti i lati, e sono separate le une dalle altre da strati di tessuto midol- lare; i tetrasporangi sono disseminati sullo strato esterno divisi a zone. « Hall. Gettata alla riva dalle profonde acque. Coste occiden- tali di Whidbey Island, Wash., N. L. G., n. ò33 ! e in Gollins, Hol- den e Setchell P. B, A., n. 932. 1902 » ! 1436 « Questa specie potrebbe esser presa per Callophyllis furcata f. typica, tanto a prima vista ne è cosi grande la rassomiglianza pel portamento, colore, dimensioni, ecc. (^). Essa sembra probabilmente un individuo del genere Anatheca e assai strettamente connessa al tipo di Anatheca Monlagnei Schmitz della costa della Senegambia. Noi non abbiamo potuto esaminare questo campione tipico, ma la prin- cipale differenza sembra consistere nel margine più distintamente serrato nella pianta Senegambiana. Schmitz dice che le spore sono terminali sui filamenti sporigeri. Sono così disposte nei campioni giovani della nostra pianta, ma nei cistocarpi maturi esse sono di- sposte a serie » Seichell. Due esemplari, benevolmente donatimi dal prof. Setchell, offrono materia d' interessanti particolari relativi alla diversa loro età. L'esemplare più giovane, alto i5 cm., ha lo stipite filiforme ap- pianato nel secco, cilindrico col bagno, lungo 3 cm. e mezzo, indi gradatamente e cuneatamente allargantesi nel disco interamente piano il quale poco sopra dello stipite reca una divisione liguliforme attenuata leggermente alla base, lunga 3 cm., della massima larghez- za di quasi un cm., la cui sommità è incompletamente forcuta in quanto il lobo esterno, un po' più sotto dell'altro è costituito da un semplice e piccolo dente, mentre il lobo del lato interno è ben svi- luppato e largamente ottuso. Il disco prosegue nel suo sviluppo sem- pre più dilatandosi fino a raggiungere la larghezza di quasi 3 cm. sotto la biforcazione cimale i di cui lobi sono l' uno più pronunciato e regolarmente alla sua volta forcuto, l' altro conforme a quello e- sterno della indicata divisione inferiore. Sostanza molle ma tenace col bagno e quindi assai aderibile alla carta; levata dal foglio e ri- disseccata senza contatti all'aria libera si fa cartilaginea; spessore di un quarto di mill. ; colore roseo-porporino. In superficie presenta, sopra uno sfondo di lucide celluline, un robusto e tenero cordonato che, mediante anastomosi, compone (1) La f. typica di Calloph. furcata è una larga pianta assai forcuta con gli angoli acuti e lobi approssimati. Cistocarpi larghi nel corpo della fronda. Lobi ottusi. La f. dissecta Fari, in Herb. è flabellatamente dissetta in molti lobi, ma pel colore, tessitura e ruvidezza rassomiglia esattamente al tipo. Setch. et Gardn. op. cit. p. 306. 1437 un elegante reticolato gremito di cistocarpi in vario grado di svilup- po, ma immaturi anche i più progrediti, e non ancora prominenti, motivo per cui la fronda si presenta levigatissima. Più avanzati nella maturanza sono invece i tetrasporangi di cui lo strato corticale è ab- bondantemente fornito. Con tutto ciò pur non di meno, la pianta in tale stadio, vista ad occhio nudo, si giudicherebbe perfettamente sterile. La sezione trasversale della parte inferiore dello stipite dà una figura tonda. Midollo formato da cellule relativamente assai grandi, di un roseo torbido, tonde e subtonde, vacue a duplice o a semplice parete ma più spessa, isolate o ravvicinate senza mutua compres- sione, la centrale di sovente decomposta in cellule assai piccole, ir- regolari, allungate, preludenti la natura filamentosa che si riscontra nella lamina della fronda. Strato corticale composto di due parti : r interna costituita da cellule subtonde o reniformi un po' più pic- cole di quelle midollari, parimenti colorate, assai isolate, disordinate; r esterna costituita da cellule assai più piccole, colorate, in parecchie serie disposte in file verticali. Epidermide composta di un filamento articolato. Quando non si posseggano dati circa i passaggi intermedi tra uno stadio e l'altro, ciò che è il caso dello scrivente, sarebbero az- zardate le interpretazioni di alcuni singoli particolari della pianta matura in relazione a quella più giovane stata ora osservata, tanto più se si considera che la specie, 'come avviene anche in quella precedente, può assumere portamenti diversi in seguito al modo e al numero delle divisioni in cui il disco può decomporsi. Come però ci ha ammonito lo stesso Setchell nei riguardi di Gigartina Radula f. exasperata, devesi soprattutto tener presente il fatto che, invec- chiando, talune alghe superiori s' impiccioliscono, si restringono e s' ispessiscono, il che si spiega con il concentramento di quella ener- gia di cui la pianta abbisogna per condurre a maturanza i cistocarpi. L' esemplare maturo che ora si esamina è alto 20 cm. Stipite breve, appianato, allargato gradatamente in un disco alto 5 cm., al quale punto, mediante un'ascella rotondata, si divide in due rami lunghi i5 cm., leggermente attenuati alla base, larghi da mezzo cent, ad un cent, a seconda dei vari tratti, perpendicolari all' ascella da cui prendono origine, e quindi erettissimi, paralleli. Uno di questi 1438 rami presso la sommità deve aver presentata una biforcazione delia quale uno dei lobi, lineari, appare stroncato da trauma, l'altro in- vece finisce in modo indiviso. Inoltre nel centro della prima ascella, fra i due alti rami, vedesi emesso un terzo ramo alto appena 3 cm., largo 2 mill., con biforcazione cimale incompleta. I tre rami e il disco sono provvisti di grossi cistocarpi subtondi ed dittici assai prominenti sopra entrambe le pagine, ma relativamente pochi in confronto dei lunghi tratti che ne sono affatto sprovvisti. E siccome nella più giovane pianta abbiam visto 1' innumere quantità di questa fruttificazione, è da domandarsi se nell" invecchiare la maggior parte dei più giovani cistocarpi non debba abortire a beneficio dei rima- nenti. Elemento caratteristico, fosse anche di eventuale ripiego, è dato dalla presenza in questa pianta adulta di organi radiciformi egregia- mente organizzati, la cui funzione, giudicata a priori, cioè senza la conoscenza del più contiguo ambiente, parrebbe quella di costituire la stabilità dell' individuo che venisse a trovarsi libero per qualsiasi causa. Neil' esemplare questi organi si estendono dallo stipite fino all' altezza di 2 cm. e mezzo sulle facce e sui margini del disco. Essi sono lunghi da qualche mill. ad un centim., intensamente colorati di rosso-granato-scuro come tutta la pianta, semplici, cilindrici in se- guito al bagno, e terminati in una capocchia che nulla ha a che ve- dere con qualsiasi apparato prensile. Tutti questi particolari mi hanno indotto a sospettare che debbasi trattare di un ben più importante ed alto fenomeno sfuggito all' egregio maestro autore della specie, come si vedrà in appresso. Vista in superficie, la pianta adulta mostra un reticolo assai mu- tato dal come si presentava nella fronda più giovane, componendosi di maglie lunghe, strettamente losangiformi, longitudinali, spoglie di quella sovrabbondanza di cistocarpi nei primi stadi della loro evo- luzione, ridottisi ai soli pochi e distanziati completamente maturi. Nella sezione trasversale offre un midollo vasto, lassamente com- posto di cellule filamentose, crasse, lunghe commiste ad altre più brevi o brevissime di forma normale ma sempre di struttura fila- mentosa, il tutto disposto longitudinalmente con interposizione di fili rizoidi in parte decomposti in cellule minutissime isolate e ag- gregate. Lo strato corticale può considerarsi distinto in due parti : 1439 r interna, o strato intermedio, composta di cellule grandi, mediocri e più piccole, sempre con interposizione di rizoidi; l'esterna costi- tuita da uno" strato di cellule minutissime, esilissime, verticalmente stipate ma senza una decisa disposizione in serie, ciò che in parte può essere 1' effetto della presenza dei tetrasporangi. Per lunghi tratti le cellule periferiche si trovano allo scoperto della cuticola avvol- gente, donde 1' aspetto di palizzata ravvisato dall' autore. La sezione trasversale di un organo radicelliforme è tonda. Cellule midollari colorate disposte in modo da formare un grande cerchio il cui interno è occupato da cellule di poco minori, di forma irregolare, assai allungate, subfìlamentose, longitudinali, intercalate da rizoidi. Lo strato corticale è dato in prevalenza dalla parte sua interna formata di cellule subtonde, oblunghe e reniformi, pure co- lorate, sempre con rizoidi, mentre la parie esterna è costituita di uno 0 due giri di cellule piccole, allungate, verticali alla periferia. Epidermide regolare. La grande analogia di questa struttura con quella dello stipite della fronda piij giovane già ci avverte dell'importanza dell'organo di cui si tratta, confermata finalmente dalla capocchia con cui esso termina. La sezione trasversale di questa capocchia è tonda. Il suo midollo è assai vasto, composto di fili esilissimi, articolati, ramosi, uniti a rizini, il tutto fittissimamente contesto. Strato corticale di minutissime cellule colorate di rosso-scuro-giallastro, lineari, disposte in file verticali. In questo strato trovansi immersi abbondanti corpi di varie dimensioni: tondi, elittici, oblunghi, di aspetto cellulare or- dinario nello stato giovanile, mentre nello stato più progredito si fanno assai grandi, tonde, cistiformi con parete ialina, contenenti nel centro un grosso nucleo cellulare roseo, e tutto all' intorno un am- masso di celluline tonde ultra esigue. Trattasi, pare, di peculiari pro- pagoli sulla cui natura ed evoluzione lascio ad altri l' indagare, ba- standomi di aver qui segnalato il singolare fenomeno, non ricordando se ed in quale altra floridea io V abbia già osservato. a. Anatheca furcata Setch. et Gard. Whidbey Island. n. ó33. 1440 Genere CRASPEDOCARPUS Schmitz (1889). Schmitz Uebers. Florid. p. '8. (Etym. craspedon cingolo, margine e carpos frutto). Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. 142 (189Ó) p. 3/5 ; Rhodophyìlis sp. J. Ag., Callophyllis sp. Harv. Fronda piana (più spesso forcutamente) ramosissima, quasi tutta parenchimaticamente contesta, asse centrale tenue, ripetutamente di- cotomo-ramoso qua e là a zigzag in modo incurvo, da ciascuno dei lati delle cellule corticali maggiori, gli spazii intercellulari delle cel- lule minori sono riempiti da numerosi rizoidi brevemente articolati; cistocarpi marginali, obliquamente assai prominenti, muniti di un poro lateralmente aperto evoluto in modo incospicuo, nucleo fertile mostrante un contesto centrale crasso, denso, celluloso-filamentoso ; zona periferica del contesto centrale composta dai glomeruli piccoli irregolari delle carpospore. Tetrasporangi immersi nella pagina delle, ultime lacinie (corticc nematecioso-incrassato), numerosi riuniti in sori, zonatamente divisi. 11 genere è tinora monospecifico. 784. Craspedocarpus erosus (Hook, et Harv.; Schmitz loco cit.; Callophyllis erosa Hook. Fior. N. Zel. p. 260, t. 118, f. 2!; J. Ag. Epicr. p. 2 36, Rhodophyìlis erosa J. Ag. Epicr. p. ógS. Fronda ancipite-piana, stretta, dicotoma, più raramente polico- toma per rami plurimi approssimati e decomposta in segmenti mar- ginali subpennati e sparsamente munita di denti lungo il margine; segmenti terminali subconformi più stretti o appena in modo cospicuo dilatati, infine divisi, rami quasi da ogni lato duplicato-dentati; cisto- carpi nei segmenti superiori numerosi emergenti dal margine, globosi. Hab. ai lidi della Nuova Zelanda (Berggren, Laing). Sulla fede degli autori, la specie sembra lunga più cent, e in- feriormente larga forse 4-8 milk, per quanto è dato giudicare sui frammenti finora conosciuti. Segmenti maggiori quasi dicotomi e più o meno flabellatamente espansi, i superiori e minori (principalmente nella pianta cistocarpifera) con evoluzione dei segmenti laterali di- sposti quasi pennatamente. Questi a guisa di denti minuti e piuttosto acutetti provengono dal margine, gradatamente un po' più lunghi (appena tuttavia superanti i 2 mill.) si fanno leggermente incurvati 1441 e ottusi in alto, piuttosto troncati, con due nuovi denti appena emer- genti dall'apice; dall'apice di questi crescono nuove laciniette che quasi tutte occupano il lato inferiore del segmento, di guisa che i segmenti laterali assumono quasi 1' aspetto alcicorne. Nei segmenti terminali quasi la stessa disposizione così cospicua, di guisa che i segmenti occupano principalmente il lato esteriore, così nei fram- menti cistocarpiferi. Nella fronda sterile o tetrasporangifera i segmenti laterali più dentiformi e più semplici, danno maggiormente alla fronda un'apparenza dicotoma, qua e là dentata, principalmente nei se- gmenti terminali. Cistocarpi globosi, mediocri, quasi interamente prominenti dal margine (quasi nati dalla trasformazione dei denti) sparsi o parecchi in serie, il pericarpio nella sezione trasversale mo- stra la struttura di RhodophyWs, con cellule plurime interiori formanti delle serie concentriche, da un unico luogo laterale radiatamente di- sposte, con le esteriori costituenti il carpostomio. Tetrasporangi evi- dentissimamente zonatamente divisi, collocati in macchie nemateciose distinguibili quasi ad occhio nudo, fra i margini dei segmenti termi- nali ; la parte nemateciosa formata dall' evoluzione dello strato cor- ticale o subcorticale, facentesi gradatamente molto crassa. Di questa specie tengo due porzioni della pianta donatemi dal prof. Laing : l'una cistocarpifera, l'altra sterile, rispecchianti perfet- tamente i particolari esteriori di cui nella riportata descrizione. Dirò soltanto che 1' apparente stroncatura di alcuni segmenti superiori si opera con una linea diagonale sulla quale sporgono parecchi denti di varie dimensioni, in parte conici, in parte corniformi leggermente incurvi, ottusi, e tutti quanti altro non sono che nuove segmenta- zioni rimaste allo stato iniziale. Vista in superfìcie, la pianta sterile presenta uno strato uniforme di cellule tonde, porporine, ultra esigue; in quella cistocarpifera, sopra uno strato consimile si distende un doppio reticolato 1' uno all'altro sovrapposto, uno dei quali robusto, T altro assai tenue, entrambi a maglie strette, allungate, losangiformi. Sotto il gioco delle varie luci si possono altresì distinguere delle forme subtonde corrispondenti alle vaste cellule fìancheggianti l'asse. La sezione trasversale di un disco (non dicesi di quale grado trattandosi di esemplare frammentario) ha forma strettamente lineare con le estremità ottuse o rotondate, talvolta 2-3 lobate esiguamente, 91 1442 il che è dovuto a denti o a corpi cisliformi subpellucidi, quale stato iniziale di organizzazioni cladipare. Midollo, o asse, ristrettissimo, componentesi di una piccola massa di fili, ramificata nei fianchi, percorrente la fronda fra l'una e l'altra serie delle grandi cellule, ora in modo largamente flessuoso o a zigzag. Strato intermedio o sottocorticale di cellule grandi, elittiche, ialine, subopposte, disposte in due serie longitudinali, per qualche tratto uniseriate talvolta, con interposte e susseguite da miolte altre cellule assai più piccole, rosee, elittiche, con l'asse maggiore parallelo o subdiagonale alla base dello strato corticale, più numerose e più ammassate nei tratti in cui la serie delle grandi cellule è unica. Strato corticale assai sottile, coe- rentissimo cosi da non potersi disgregare anche con la più forte compressione, composto di una sola serie di cellule piuttosto cras- sette nel disco, esili, lineari nei segmenti, perpendicolari alla periferia. a. Craspedocarpus erosus Schmitz. Timaru (N. Zelanda) settembr. 1902. Coli. R. M. Laing. Genere GLOIOPHYLLIS J. Ag. (1890). J, Ag. Till Algern. System. XI, p. 27 (Etym. gloios gelatinoso t pìiyllon foglio); Grunowiella Schmitz (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 8 (nomen); Rhodophyllis sp. Harv. Fronda gelatinoso-membranacea, piana, subdicotoma 0 subpen- natamente laciniata, contesta di uno strato subtriplice di cellule, cel- lule interiori oblunghe più lassamente congiunte, le corticali subglo- bose, strato assile di fili articolati occupante gli spazi interiori inter- cellulari. Cistocarpi emergenti dalla pagina, globosi, composti di un nucleo subcomposto contenuto in un pericarpio ambiente costituito da cellule di entrambi gli strati esteriori oblungo-globose coibite di muco; nucleoli da un nodo centrale dei fili radianti all' ingiro e da fili sterili interposti circumambienti separati e coperti, fili fascicolati articolati, carpospore conglobate coibite da muco generale dagli ar- ticoli supremi dei fili. Tetrasporangi immersi nello strato corticale, zonatamente divisi. 11 gen. si compone di sole due specie, entrambe della Nuova Olanda. 1443 735. Gloiophyilìs Barkeriae (llarv.) J. Ag. 1. e. p. 29; Reinb. in Nuova Notarisia 1897, p. 5o; Rìiodophyllìs Barkeriae Harv. Phyc. Austral. tav. 276; J. Ag. Epicr., p, 363 ; Griinowìella Barkeriae (Harv.) Schm. Syst. Uebers. Florid. p. 8 ; Callophyllis expansa Harv. Alg. Austral. exsicc. n. 390. Fronda piana, dicotoma 0 subpennatamente laciniata per proli- ficazioni uscenti dal margine, segmenti più adulti appena attenuati nella larga base ottusetti ; cistocarpi numerosissimi, densamente sparsi sulle maggiori lacinie. Hab. le spiagge australi della Nuova Olanda (Barker, J. Agardh, Har.'ey, Engelhardt, Reinbold). Fronda sorgente da un piccolo callo basilare discoide con uno stipite breve cuneatamente fìniente, tosto rtembranaceo-espansa, lunga 20-40 cm., profondamente divisa in poche lacinie secondarie larghe 2-5 cm. Queste lacinie sono il più delle volte pennatifide o secondatamente multifìde. Margine liscio e piano o leggermente on dulato, spesso emettente delle fogliole lanceolate. Cistocarpi nume rosissimi e prominenti, globosi, principalmente densamente adunai: nella parte mediana della fronda. Colore lietamente roseo o quas sanguineo. Sostanza crassetta, membranacea, succosa, cosicché gì esemplari aderiscono fortemente alla carta. Ne fu distinta una varietà palmata J. Ag. 1. e, Chrysymenia pal- mata J. Ag. mscr. a fronda piana, superiormente dicotoma, ora tri- cotoma, inferiormente a segmenti approssimati policotoma e appa- rentemente palmata, i segmenti fra le dicotomie sono largamente cuneati. Alle spiaggie della Nuova Olanda (Wilson;. Nella citata Tav. Harveyana, per ragione di formato e volendo conservarle le proporzioni naturali, la pianta viene figurata- per una altezza di 20 cm. con la soppressione della parte sua inferiore me- diante un taglio la cui linea orizzontale è lunga 3 cm. e mezzo, corrispondente cioè alla larghezza del disco nel punto in cui ne fu praticato il taglio. Data questa sua ampiezza, è ragionevole attribuire alla parte mancante l'altezza di almeno 8 cm., conche si avrebbe r altezza complessiva di circa 3o cm. In questa figura il tipo della decomposizione delle lacinie superiori, anziché pennato, è piuttosto quello secondatamente moltifido. I cistocarpi sono limitati alla parte mediana del disco e alle corrispondenti basi delle lacinie maggiori. 1444 Io non posso disporre che di un pezzettino del disco limitato ad una parte sua laterale recante una lacinia lunga 5 cm., larga 5 min., forcuta mediante un' ascella tonda, disco e lacinia cistocarpiferi. Non è dunque sopra un simile frammento che si possa giudicare dell' intera pianta, tanto più che tale fraiìimento faceva parte di un esemplare stato raccolto da Wilson, epperò d' attribuirsi alla var. palmata J. Ag. Ad esso si riferisca pertanto la seguente struttura che, in ogni modo, sembra convenire con quella della pianta tipica, per quanto è dato giudicare dall'analisi parecchio semplicista di cui al n. 2 della cit. Tavola. La sezione trasversale tratta dal disco presenta l' asse midol- lare sotto la forma di una esile colonna centrale longitudinale com- posta di una massa di fili tenui, articolati, ialini o pallidamente rosei. Questa massa scorre fra due serie longitudinali di vaste, cellule ialine, lungamente elittiche, regolarmente opposte, alle quali fanno seguito delle piccole cellule subglobose, rosee per endocromi pseudo-cellulari ultra esigui come nelle Rhodophyllideae, costituenti lo strato corticale in 2-3 serie. GÌ' interspazi fra cellula e cellula sono occupati dalle diramazioni uscenti dall'asse midollare, di guisa che il tessuto risulta saldamente collegato. Cuticola filamentosa. a. Gloiophyllis Barkeriae (Harv.) J. Ag. ; Australia, leg. B. Wilson. Subfamiglia II. RHODOPHYLLIDEAE Schmitz. (1889). Fronda piana, indi fogliacea od appianata, ora forcutamente e irregolarmente, ora subdisticamente pennatamente ramosa. Cortice pili spesso tenue, internamente grossamente, esternamente minuta- mente celluioso. Parte mediana della fronda percorsa da un asse centrale tenue articolato, alternamente lateralmente ramoso. Cellula ausiliare sviluppante in ogni parte o in luoghi definiti dei cespolini di numerosi rametti. Genere RHODOPHYLLIS Kuetz. (1847). Kuetz. in Botan. Zeitnng. 1847, p. 23, Sp. (1849) p. 786;]. Ag. Sp. Il, p. 387, Epicr. p. 3Ó0, Anal. Algol. II (1891), p. 58.; Ardiss. 1445 Phyc. Medit. 1, p. 2i5; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Na- turi. Pflanz. 142 (1896) p. 37Ó. Leptophyllum Naeg. (1847) Algensyst. p. 236; Bifida Stackh. (1809); Wigghia Harv. (1846); Inochorion Kuetz. (1843) Phyc. gener. p. 41 3; Sticiophyllum Kuetz. (1847) in Botan. Zeit.; Diciyopsis Sond. (1854) in Linnaea XXVI, p. 119; Fiicus, Sphaerococcus, Rhodymenia, Halymenìa, Ciliaria, Calliblepharis, Deles- seria, Euthora, CallophyUis, Cladymenia, Laurencia, Hypnea sp. auct. Fronda membranacea, dicotomo-decomposta, con segmenti mar- ginali o pennatifida, ora oscuramente venosa, cellule interiori roton- dato-angolate le maggiori pochissime ordinate in serie, ora sparse più anguste formanti vene, le corticali disposte in una singola serie da ogni lato. Cistocarpi più spesso rigonfi lungo il margine, sotto il pericarpio cellule sia tutte radianti sia radiate all'esterno, all'interno concentriche anastomosanti, quindi più lasse ritirandosi determinano r apertura del carpostomio, nucleoli plurimi, separati da fili sterili ra- dianti; nucleoli originati da fili articolati fascicolati radianti dalla pla- centa centrale e generanti negli articoli superiori le carpospore coibite da muco. Tetrasporangi immersi nella fronda 0 nei processi margi- nali, zonatamente divisi. Oss. — Frondi piane, rosee 0 rosso-porporine, membranacee, o subcarnoso-membranacee, nel secco più spesso membranacee, di- cotomo-fastigiate e pennate per segmenti marginali, penne finienti insensibilmente in segmenti conformi. Segmenti cuneato-lineari. Le frondi sono conteste di due strati di cellule: cellule esteriori colorate; le interiori farcite di endocromi granulosi o ialine. È guida opportuna per la classificazione delle specie la divisione loro fatta da J. Agardh (riportata dal De Toni in Syll. Alg.) in sette sottogeneri, in base all'esame superficiale e strutturale. 736. Rhodophyllis acanthocarpa (Harv.) I. Ag. Epicr. p. 304 ; Asken. Alg. Forschungsreise Gazelle p. 53 ; Callo phyllis acantìwcarpa Harv. FI. Nov. Zel. II, 261. Fronda dicotoma e subpennata dal margine, penne oblungo-li- neari, più lungamente ristrette alla base, ad apici ottusetti, infine fimbriate all'intorno da linguette minute acuminate dentate nume- rose; cistocarpi alla base delle fimbrie quasi da ogni lato prominenti e superati da denticini abbreviati delle fimbrie. 1446 Hab. le spiaggie della Nuova Zelanda ; all' isola Chatham (Tra- vers), a Timaru (Laing), a Port Charmes (Capra); all'isola San Paolo, sul Gelidium cartilagìneum (Askenasy). Segmenti primari della fronda lunghi fino a io cm., larghi un cent. Tetrasporangi tipici del genere. Come la seguente, appartiene al sottogenere II Dictyopsis (Sond.) J. Ag. Epicr. p. 3Ó3, comprendente cinque specie, cos'i caratterizzato dall'autore: fronda piana, in superfìcie quasi rosulato-areolata, con- testa di un duplice strato di cellule, cellule interiori disposte in due serie parallele al piano della fronda e maggiori, le corticali molto minori disposte lungo un cerchio sopra i margini interiori subpro- minenti, vertice delle cellule interiori nudiuscolo; cellule interiori del pericarpio formanti delle serie concentriche, dall' unico luogo del carpostomio disposte radiatamente con le esteriori. La specie di cui si tratta, unitamente a Rkodophyllis volans Harv., appartiene alla sezione fronde subavenia. L' esemplare donatomi dal prof. Laing è tetrasporangifero ; mi- sura l'altezza di quasi 14 cm. e la larghezza di 3 cm. Si compone di un disco a stipite esilissimo alto 2 mill. allargantesi gradatamente in modo cuneato fino a raggiungere 1' indicata ampiezza nella parte sua mediana. In esso sono da notarsi delle vere ramificazioni ben diverse dalle grandi penne marginali. 1 rami infatti hanno la base della notevole larghezza di 6-8 mill. e uno di essi raggiunge per- sino nel disco proprio la larghezza di 2 cm nel punto della regione sua mediana che mostrasi subtroncata e munita di prolificazioni, particolari che non vedo mai ripetuti nelle penne le quali sono sem- pre a base molto più stretta e indivisibili nella lamina. Altri due rami poi, e decisamente dicotomi, si hanno nella sommità alla loro volta segmentati, cosichè questa p.-esenta 1' aspetto policotomo. In- dipendentemente da questo ramificazioni, si hanno dieci grandi penne uscenti dal margine del disco primario, cinque per ogni lato, obo- vato-lanceolate, lunghe 3-8 cm., larghe da 3-4 mill. ad un cent., fim- briato-dentate, con interposte linguette di varia forma e dimensione. Nessuna delle fimbrie reca cistocarpi, il che e spiegato a priori dalla relativa loro larghezza e sottigliezza, ciò che farebbe supporre una dioicità della specie, ma al riguardo non conosco accenni per parte degli autori. Sori tctrasporangiferi rosso-bruni macchiettano abbon- 14i7 dantemente il disco primario nella parte mediana e quello dei rami nella parte inferiore; più rari e più pallidi nelle penne. Sostanza te- nera con l'azione del bagno, donde la forte adesione degli esemplari alla carta, colore rosso-porporino nel secco, scuretto nelle parti più adulte. I tre esemplari del dott. G. Capra, donatimi dal prof. Forti, sono alti da 3 a 6 cm., sterili data la loro giovinezza, ma notevoli per essere subpolifrondi mediante ramificazioni dello stipite. Le ancor più giovani pianticine, cosi prodotte un po' tardivamente, sono lunghe pochi mill., ligulato-subtonde, attenuate alla base; mentre le fronde più evolute sono lineari, larghe da 2 mill. ad un cent., dicotome in basso, tri-quadricotome in alto, a margini nudi o alcuni per ecce- zione con rari e semplici cigli, ricordanti insomma le più giovani fra le sviluppate il portamento delle piccole Grateìoupìa giapponesi, e le più adulte quello di Grateìoupìa dichotoma. Questi contegni nei primi stadi di evoluzione hanno dunque un richiamo in quelli osservati nel rameggio dell' esemplare adulto del Laing, e più ne avrebbero se noi conoscessimo individui maturi muniti alla loro base di quelle vegetazioni tardive, dovute ai rameggi dello stipite, in un grado di ben maggiore sviluppo. Da lutto ciò dovrebbesi inferire che noi non conosciamo ancora una descrizicne rispecchiante tutte le manifestazioni esteriori di cui la specie è sucettibile. L' esemplare del Laing, visto in superficie, presenta un reticolo a base filamentosa rosolato-areolato per dirla con l'autore, cioè com- posto di fili anastomosanti producenti delle celluline disposte a tonde ghirlande costituenti le maglie (areole), commisti in taluni tratti ad apparenti vene traenti un tale aspetto in causa delle maglie fattesi oblunghe. Le sezioni trasversali hanno forme assai irregolari nello stipite, subrettangolari, lineari con una delle estremità largamente subtron- cato-diagonale o rotondata, 1' altra attenuato-ottusa, ecc., mentre è uniformemente regolare nella lamina. Tutto 1' interno è leggermente roseo-acetino. Asse midollare composto di pochi fili longitudinali, crassetti, fiancheggiati da vaste cellule elittiche, a parete crassetta, subopposte. Strato corticale formato da due serie di cellule assai più piccole, appena tangentisi, le interne quasi isolate e non tutte sulla 1448 stessa linea, subtonde, colorate ; le esteriori di un colore più intenso, leggermente oblunghe e perpendicolari alla periferia. Tutto quanto il sistema cellulare è collegato da fili provenienti dalP asse midollare. Cuticola crassa, ialino-giallorina, con tratti lamelliformi prodotti forse dal taglio. Le sezioni dello stipite hanno lo strato corticale dorsiven- trale, cioè in uno dei lati monoseriato-periferico, mentre nell' altro è biseriato. Questi reperti si possono estendere anche agli esemplari del Capra. a. EhodophvUis acanthocarpa J. Ag. Timaru, North Mole, Genn. 1908; (Nuova Zelanda) leg. Laing. b. Rhodophyllis acanthocarpa frons sterilis. Port Charmes (Nuova Zelanda), acque basse; 3o Genn. 1909; leg. Capra. 737. Rhodophyllis membranacea Harv. Harv. Alg. Austral. exsicc. n. 372-873, Alg. Tasman. n. 59 ; j. Ag. Epicr. p. 365 ; Halymenia membranacea Harv. in Lond. Journ. 1844, p. 448 (non Fior. Nov. Zel. t. 118 la qual figura appartiene piuttosto alla R. ramentacea) ; Kuetz. Tab. Phyc. voi. XIX, tab. 53 e Voi. XVI tab. 9; Euthora mamhranacea J.' Ag. Sp. II, p. 385; 6'//- ctophyllum membr anace uni Kuetz. in Botan. Zeitung 1847, p. 1, Sp. p. 874, Sticlophvllum venosum Kuetz. Tab. Phyc. XVI, t. 9, f. 3 ; Di- ctyopsis fimbriata Sond in Linnaea XXVI, p. 419 ; Rhodophyllis di- ctyopsis Harv. Phyc. Austral. Syn. p. XL, n. 5oó .> Fronda tenue membranacea, decomposto-dicotoma subflabellata e subpennata per processi marginali a poco a poco evoluti, segmenti lineari infine venosi, i terminali con pennette acuminate ; tetraspo- rangi occupanti i processi marginali incrassati. Hab. le spiaggie australi della Nuova Olanda e Tasmania (Har- vey) e della Nuova Zelanda .^ (Laing). Cespi alti circa 5-6 cm. com- posti di frondi più anguste e più larghe commiste. Frondi a rami- ficazione decomposta tra la pennata e la dicotoma, segmenti mag- giori dicotomi, i minori subpennati. Segmenti cuneato-lineari, larghi 2-5 mill., i terminali più angusti dentati. Sostanza tenue membra- nacea. Colore diluitamente roseo. La fronde osservata in superficie appare areolata quasi nel modo di Nilophyllnm, con cellule disposte in serie da ogni lato 1449 Oss. — A questa, pure secondo J. Agardh, sembra subajlìne una specie della Nuova Zelanda (non la stessa) conosciuta sotto il nome di Rh. lacerata Harv. FI. Nov. Zel. p. 247, descritta nel se- guente modo : stipite cartilagineo, filiforme, breve, tosto appianato e finiente nella base della fronda, lamina tenuissimamente membrana- cea, rosea, subdicotoma, lacinie primarie larghe, le secondarie gra- datamente ristrette dicotomo-multifide, le ultime allungate attenuate acute quasi subolate qua e là assai parcamente denticolate. Un frammento autentico, esaminato da J. Agardh al microscopio, mostra le cellule interiori disposte in duplice serie esternamente coperto dalle corticali pochissime. La fronda vista in superficie mostra l'a- spetto rosulato-areolato delle altre, cioè delle specie componenti il sottogenere Dictyopsis, sezione I.^ subavenia. A questa i'^ sezione, come già si è detto, appartengono finora le sole due specie Rh. volans, e Rh. acanthocarpa il cui reticolo, visto in superficie, si presenta formato dalle cellule esigue componenti le maglie, e ciò in modo assai cospicuo siccome l'unico emergente degli elementi componenti la tessitura. Invece in Rh. ramejilacea, che fa parte delle tre specie appartenenti alla 2"" sezione dello stesso sottogenere, le celluline, anziché disporsi a reticolo, si congiungono in file (vene) longitudinali subparallele, a seconda dei luoghi, ora esigue, ora in modo assai più robusto, epperò dallo scrivente desi- gnate col nome di cordoni o di cordonato nel discorrere di altri ge- neri. Il dire pertanto, come fa J. Agardh, che 2?//. membranacea ap- pare areolata quasi nel modo di Nìtophyllum senza quelle spiegazioni che esigerebbe il caso, farebbe pensare che la specie si adatterebbe in modo assai diverso alla sistematica stabilita nella stessa 2"" sezione cui appartiene. In quanto poi a Rh. lacerata Harv. della Nuova Zelanda (allo stato delle attuali cognizioni da considerarsi come novien nudum), poiché in superficie presenta l'aspetto rosolato-areolato come asse- risce J. Agardh, é un fatto che dovrebbe essere ascritta alla i"" se- zione delle Dictyopsis, e che se questi non lo fece di proposito, ciò devesi a quel prudente riserbo impostogli dall'unico frammento da lui esaminato. Ma air infuori di questa specie non ancora bene stabilita, la Nuova Zelanda dovrebbe possedere altre specie 0 varietà o forme di 1450 Rhodophyllis, come mi farebbe supporre un esemplare donatomi dal Laing sotto la denominazione di « Rhodopliyllìs membranacea forma % che non com.bina né con la Rìi. membranacea né con la Rh. lacerata descritte da J. Agardh. Ecco come si presenta l'indicato esemplare: Fronda alta 6 cm. e mezzo, sorgente da uno stipite largo una frazione di mill., tosto allungandosi cuneatamente nel disco la cui ampiezza di 3-4 mill. può raggiungere un cent, sotto una delle dico- tomie. La prima delle divisioni primarie si compone di due ramifi- cazioni suborizzontali subopposte, mentre tutte le altre sono dicotome, divaricate, ascendenti e sempre con larga ascella tonda. In due rami contigui, sullo stesso lato, la divisione si opera mediante una curva a sifone ascendente arrestata bruscamente mediante una seconda curva a gombito suborizzontale, piegandosi quindi il ramo nuova- mente all' insù ; nell'altro ramo invece, posto superiormente, e perchè più corto, si ha la sola curva a sifone ascendente. Le dicotomie si ripetono altre tre volte ma nel modo normale, e tutti i rami hanno una larghezza di poco inferiore a quella del disco. Le sommità loro sono in vario modo divise e suddivise in segmenti di vario grado informati al principio ora della dicotomia, ora della pennazione o subpennazione, oppure esteriormente secondate o inlìne a corimbo policotomo con le ultime divisioni semplici o forcute, subtronche, subtonde od acuminate, più o meno cigliato-dentate. Lungo i mar- gini del disco e dei rami si hanno inoltre dei processi pure di vario grado, i più robusti e in minor numero della larghezza di un mill., della lunghezza di 2-3 cm., forcuti o subpennati alla sommità e ci- liali, con un solo caso di espansione laminare cimale larga 2 mill., lunga un cent. Più abbondanti sono invece i processi minori esilis- simi, del diametro di una setola o subcapillari, lunghi da una fra- zione di mill. fino a raggiungere i 2 cm., semplici i più brevi, acuti ; mentre i più lunghi, pure essendo nudi e semplici nei loro tratti inferiore e mediano, terminano con una sommità a croce semplice o a croce di Lorena o subpennata, che conferisce loro leggerezza ed eleganza. L'ambito della fronda è semicircolare del diam. di ó cm. e mezzo, con un prolungamento lineare basilare corrispondente alla parte inferiore del disco. Nel secco il colore è roseo-vinoso-torhido; la sostanza è tenera col bagno, sottilissimamente membranacea nel secco, sollevabile unicamente per pochi mill. di lunghezza nella parte 1451 inferiore del disco, e pel resto debolmente aderente alla carta. L' e- semplare è sterile. La parte inferiore del disco, vista in superfìcie, presenta un ro- busto sistema venoso che per anastomosi compone un reticolo a maglie relativamente grandi, tonde ed elittiche ; nelle parti giovani lo stesso sistema è cosi minutamente suddiviso da figurare un fìtto contesto di fili. La sezione trasversale di un ramo, come quella di una divisione superiore, pure piana, ha una figura strettamente lineare. Asse mi- dollare incospicuo di pochissimi fili ialini ultra esigui colleganti las- samente il sistema cellulare. Quest' asse è fiancheggiato da ciascuno de' suoi lati di una serie di cellule lineari, strette, lunghe, suboppo- ste, longitudinali. Strato corticale composto di cellule colorate, pic- cole, tonde, disposte in due serie : le periferiche tangentisi in linea continua ; le interiori a serie spesso interrotta o disordinata. Cuticola esile, ialina. Si comprende come per le sue esteriorità e la sua struttura questo o altro simile esemplare abbia potuto imbarazzare il Laing neir assegnargli con sicurezza un posto rispondente alla sistematica Agardhiana, tanto piia se non gli fosse stato possibile trovare indivi- dui fruttificati della stessa pianta. Di questa io mi sono esteso nel rilevare quanti più dati mi fu possibile, nell' intento di farla ricono- scere da chi potesse disporre in copia specie australiane del genere. a. Rliodophyllis membranacea forma. Akaroa, sept. 1902. Coli. R. M. Lainar. Genere ACANTHOCOCCUS Hook, et Harv. (1845). Hook, et Harv. Alg. Antarct. p. 171 : J. Ag. Sp. II, p. 184 par- tim, Epicr. p. 849; Schmitz et Haupt. in Engl. et Franti Nat. Pfian- zenfam. 142 (189Ó) p. 'òjj {non Acanthococcus ]^Q.gQv\\.) ; CallophyUis, Sphaerococciis, Gracìlaria, Cysioelonium, Gigartina, Fucus, sp. auct. nonnull. Fronda compressa, subdisticamente pennatamente ramosa, con- testa di tre strati, strato midollare di fili allungati dicotomi e ana- 1452 stomosanti scorrenti arcuatamente fra le cellule grandi rotondate dello strato intermedio, cellule superficiali rotondato-angolate. Cistocarpi muniti di una corona di rametti, immersi nei rami, pericarpio com- posto esteriormente da cellule verticali, interiormente concentriche, infine munito di carpostomio ; nucleo semplice, coibito da fili am- bienti ; nucleo costituito da fili carposporiferi uscenti dalla basale placenta finienti in carpospore numerose conglobate. Tetrasporangi finora ignoti. Il genere si compone di sole due specie ma conosciute non completamente ; una terza [A. ? subulatus (Pott) J. Ag.] sarebbe dubbia. ÌJ A. adelphinus Mont. è forse una sp. di Ochtodes ; VA. Gracìlaria Sond. è forse il tipo di un nuovo gen. che J. Agardh avrebbe proposto sotto il nome di Endo genia ; \ A. pusillus llarv. è Michodm pusilla J. Ag. 738. Acanthococcus spinuliger J. Ag. in Act. Holm. Ofvers. 1849, p. 87, Sp. Il, p. 437, Epicr. p. 35o; Hariot Algues (Mission du Cap Horn) p. 80, n. 160; Spliaerococcus subulatus p nigrescens Ag. Syst. p. 239 ; Gracilaria ? nigrescens Hook, et Harv. Flora Ant. p. 477 : Sphaerococcus nigrescens Kutz. Sp. p. 777? ; Gracilaria obtusangula H. et H. in Lond. Journ, IV, p. 260; Cystocloninin ? obtusanguluin Kutz. Sp. p. 757 ; Gigarlina spinifera Kutz. Sp. Alg. p. 760, J. Ag. Sp. II, p. 289. — Fronda filiforme, subcarnosa, ferma, dicotomo- ramosissima, rami e rametti a base più larga lungamente acuminati patentissimi. Cistocarpi ignoti. Hab. al Capo Horn (Hooker), Punta Arenas (Marcacci), isole Ma- inine (Gaudichaud, Freycinet). — Cespi alti quasi mezzo piede. Fronda filiforme, della crassezza di poco superiore a quella d' una penna passerina, ramosissima. Ramificazione intermedia fra la dicotoma e ramellosa. Rami allungati, spesso incurvi e verso T esterno muniti di rami subsecondati. Rametti conformi ai rami ma più brevi, lun- ghi 4-5 milk, un po' più crassi alla base, attenuati in un apice acuto. Rami e rametti tutti patentissimi ma poscia incurvati. 11 colore nell'alga bagnata è carneo-rosso, nel secco nereggiante. Lo strato midollare si compone di cellule cilindracee 4 volte più lunghe del diametro, concatenate in file 2-3 dicotome anastomosanti. 1453 arcuatamente scorrenti" in superficie tra le cellule dello strato inter- medio. Cellule dello strato intermedio rotondate oblunghe, grandi, 2-4 volte più lunghe del diametro. Consistenza più ferma; pel colore, struttura e luogo natale diversissimi si distanzia da Acav/hococciis ? siibiilatus (Pott) |. Ag., appartenente al mare Canadense. Per la fronda filiforme (non compressa) questa specie dovrebbe più a proposito ascriversi al gen. Mychodea, mentre in A. antarcticus la sezione dà un'elisse compressa con le estremità allungato - attenuate e offre il midollo assai più ristretto e in prevalenza filamentoso. Ben altre differenze strutturali si potrebbero inoltre rilevare tra quest' ul- timo e A. spinuh'ger (conosciuto affatto sterile) delle quali verrà certo tenuto conto in quelle revisioni che s' imponessero allorché i tetra- sporangi venissero scoperti. l miei esemplari, benché privi della parte inferiore, sono alti 20 cm, e hanno il colore porporino-granato. a. Asperococcus spinidiger J. Ag. Punta Arenas di Terra del Fuoco, 5 Novemb. 1910, Subfam. HI. SOLIERIEAE Harv. (i853). SoUerieae Harv. Ner. bor. Amer. Il, p. ii5;J. Ag. Sp. IH, p. 721, Epicr. (187ÓJ p. 577 parti m; Hauck Meeresalgen (i885) p. i8ò par- ti m ; Schmitz Syst. Uebers. Florid. (1089) p. 8; Schmitz et Hauptfl, in Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. 142 (189Ó), p. 3Ó9. Fronda cilindrica o appianata o ancipite-piana, talora egregia- mente moniliforme-articolata, in vario modo ramosa o prolifera, più raramente più o meno distintamente costata. Filamenti corticali più volte forcuti, internamente più lassi, esternamente più densi (cellule verso la periferia gradatamente decrescenti) ripetutamente forcuti uscenti dal fascetto centrale m.idollare di fili longitudinalmente scor- renti. Cellula ausiliare entro la cavità del nucleo fertile emettente dall'apice una protuberanza crassa producente numerosi cespolini di rami. 1454 Genere ERYTHROCLONIUM Sond. (1862) PI. Muell. in Linnaea Voi. XXV, p. 691 - [E\.y\n. erythros q don rametto). J. Ag. Epicr. p. 277, Anal. algol. Cont. 1, p. i23; Schmitz 1. e; Axosiphon Aresch. (1854) Phyc. extraeurop. p, 21. — Fronda tubolosa, a costrizioni moniliformi, articolata, increscente con prolifi- cazioni, ora in basso caulescente e solida, tubo percorso da fili arti- colati ramosi e anastomosanti uscenti dal sifone assile più crasso, strato periferico costituito da cellule interiori rotondato-angolate e le esteriori minori in file verticali. Cistocarpi in un pericarpio subpro- prio, a carpostomio infine aperto, contenenti un nucleo composto cinto da un plesso più denso di fili anastomosanti e di cellule con- centricamente ambienti ; nucleoli disposti radiatamente intorno al tubo assile placentare, separati da colonne di fili sterili scorrenti dalla placenta al plesso ambiente, fili carposporiferi inferiormente subdico- tomi articolati, superiormente clavato-obovati ; carpospore negli arti- coli superiori incrassati brevemente catenate, conglobate senza un ordine cospicuo, rotondato-angolate, quasi coibite da muco. Tetra- sporangi sparsi, oblunghi, zonatamente divisi. Oss. — Il genere finora comprende soltanto specie della Nuova Olanda nell' Oceano Pacifico da distinguersi cautamente sia da Are- scìiougia, sia da Rhabdonia. Le quattro specie di cui si compone vennero da J. Agardh così divise : Subgen. I. Axosiphon (Aresch.) J. Ag. Epicr. p. 178: fronda ci- lindretta, moniliformemente costretta, infine inferiormente più o meno caulescente, ramosa verticillatamente alle costrizioni, rami conformi. — Comprende : E. angiislalum Sond., E. Sonderi Harv., E. MueìUri Sond. Subgen. IL Botryocloiiiuni J. Ag. Epicr. p. 279: fronda cilindretta, moniliformemente costretta, tosto caulescente, rametti piriformi-obo- vati, infine senza ordine aggregati. — E. pyriferum J. Ag. 739. Erythroclonium Muelleri Sond. in Linn. XXV, p. 692 ; llarv. Phyc. Austral. tab. 298 ; Kuetz. Tab. Phyc. XVI, tab. 72 ; J. Ag. Epicr. p. 278, Anal. algol, cont. IV (1897) p. 37; Engl. et Pranll 1455 Nat. Pfl. 142 (189Ó) p. 378. fig. 226 B, non Eryf. Miiclleri Harv. Alg. Austral. exsicc. n. 390. Fronda inferiormente caulescente subcontinua, superiormente articolata per costrizioni regolari, verticillatamente ramosa alle co- strizioni, l'intermedio di qualunque verticillo prolungato quasi caule- scente e i laterali plurimi maggiori rendono la pianta quasi polico- tomo-verticillata, articoli terminali ovali 2-3 volte più lunghi del diametro. llab. le spiagge della Nuova Olanda australe (Sonder, Mueller). Frondi lunghe i5 cm. e oltre (in individui privi di base), tricotomi- camente o verticillatamente e quasi ombrcUatamente ramosissime ; caule primario cilindraceo, crasso i-i,5 millim., imperfettamente no- doso, semplice o ramoso, emettente rami in ogni verso agli articoli evidentemente contratti. Rami opposti, alterni 0 verticillati, largamente patenti, articoli molto più lunghi e larghi recanti rametti addensati. Rametti evidentemente provenienti da uno stipite più tenue e quindi apparentemente pedicellati ora formati da un unico articolo, o arti- . colati quando sono formati da più articoli sovrapposti, articoli infimi cilindracei, gl'intermedi oblunghi, i terminali ovali dapprima, indi clavati. In queste clave supreme si trovano talora i cistocarpi plurimi, validi, quasi referentisi alla zona dai tetrasporangi. Tetrasporangi nu- merosissimi, minuti, annidati negli articoli dei rametti. Colore vinoso, nel secco più scuro. Sostanza membranacea e succosa. L'aspetto di questa specie potrebbe essere confuso con quello di Rhabdonia clavigera, senonchè la struttura dei due generi è ben diversa. Il processo strutturale sul quale si basano le descrizioni e le iconograhe riferentisi al genere è certo esatto, ma hanno l' inconve- niente di una troppa assoluta limitazione nel considerare i modi vari del suo svolgimento, derivandone un semplicismo che non sempre corrisponde alle reali manifestazioni con cui il processo si presenta nel vero. Per mancanza di altre, debbo limitare alcune mie poche osservazioni sulla specie di cui si tratta. La sezione trasversale di un ramo nella parte superiore ha forma tonda e subelittica con la periferia ora unita, ora leggermente più o meno minutamente lobata. Midollo con una cellula centrale o sub- centrica, non sempre cospicua, a nucleo ialino, tonda, dalla quale 1456 irraggiano fittamente delle cellule scurette, elittiche, commiste a fili brevi; oppure questi elementi formano una compatta massa centrale tonda in un campo circolare chiaro nel quale ancora si mostrano gli elementi medesimi ma in modo assai lasso, quindi sempre più dira- dati, finché scompaiono affatto, ma sempre sussistendo la massa cen- trale sempre più compatta, un po' più piccola, quasi nerastra. Final- mente si danno punti in cui la sezione presenta un' elisse schiacciata, formata, direbbesi, dal solo strato corticale fattosi più spesso e più scuro, vacuo rimanendo il vasto campo da essa delimitato. Ma basta il peso di una lastrina di vetro comune perchè questa elisse depressa, non solo si muli in un cerchio tondo, ma perchè nel campo, già vacuo, si ristabilisca il midollo nelle varie modalità descritte, il che prova come questo fossesi non già soppresso, ma semplicemente ri- tiratosi uniformemente contro lo strato corticale. Quando si pensi che tutti questi fenomeni si presentano a di- stanze cosi brevi come sono quelle delle sottili sezioni consecutive, si è indotti a ritenere che essi siano in relazione con talune funzioni biologiche il cui significato ci sfugge. Vediamo che avviene nella parte caulescente della pianta. Os- servando le sezioni trasversali a cominciare dal punto in cui avvenne la stroncatura del caule e quindi risalendo, si può assistere a diversi altri interessanti fenomeni dei quali si farà cenno solo di alcuni. Tra- lasciando l'infima parte lacerata ridotta ad una lamina a tessuto fila- mentoso-cellulare, noi vediamo che il perimetro tondo del caule di- lacerandosi fino al tubo assile, ne provocò l'apertura della parete in modo si direbbe eccentrico, di guisachè la parte, vista in sezione, presenta la figura di una mezzaluna con uno de' suoi corni troncato- ottuso leggermente incurvo, mentre l'altro si prolunga in modo fal- cato assottigliato e lungamente introflesso fin quasi a raggiungere l'estremità del corno opposto. Ne risulta che l'arco periferico-con- vesso di questa mezzaluna è dato dallo strato corticale colorato e in tutto il suo cos'i localizzato spessore, mentre l'arco periferico-concavo di essa è formato da una porzione della parete del tubo assile la quale, per essere cosi venuta a contatto diretto col fluido marino si è munita (come avviene delle perforazioni animali in una fronda la- minare) di un suo proprio ma sottile e incolore strato corticale. Tutto il vasto spazio incluso fra i due archi concentrici è occupato da un 1457 fìtto Strato simile a quello della lamina allo scoperto in seguito al- l' indicata dilacerazione, e cioè composto di fili subialini, cortissimi, rettilinei, semplici, con direzioni varie così da simulare un tessuto, commisti a cellule nucleate, più grandi e più abbondanti nella vici- nanza della parte del tubo (o meglio cavità) formante l'arco concavo, assai più piccole e sempre più rade nella vicinanza dello strato cor- ticale componente l" arco convesso. Nel risalire con le sezioni le corna della mezzaluna vedonsi congiunte, e lo spessore della ciam- bella (poiché la sezione prende tale aspetto) va sempre più facendosi equilato, insino a che si giunge a rivedere il tubo, o cavità, fattosi perfettamente centrale e cosi largo come si presenta dopo che i fili radiati si sono ritirati contro la base dello strato corticale, come ab- biamo visto nella parte più giovane, mentre nel caso di cui si tratta vengono sostituiti dallo spesso e robusto contesto or ora descritto, siccome quello più indicato a conferire robustezza alla parte inferiore della pianta. a. Erythroclonium Muelleri Sond. Port Phillip, maggio 18Ó4; ex herb. Montagne. — Gen. delle Gigarlineae d'incerta sede, forse anche d'ascri- versi alle Cystoclonìeae. — Genere WURDEMANNIA Harv. Harv. (i853) Ner. bor. Amer. II, p. 246 (Etym. dedic. al D. Wur- demann) ; J. Ag. Epicr. p. 644; Schmitz et Hauptfi. in Engl. et Franti Nat. Pllanzenfam. 142 (189Ò) p. 382. — Fronda filiforme, cilindretta, qua e là ramosa o subpennatamente decomposta, contesta di quasi tre strati, il midollare di fili longitudinali sublassamente disposti, l'in- termedio di cellule più brevi rotondato-oblunghe a vicenda riunite, il corticale di cellule minori verticalmente seriale e finienti quasi in fili congiunti. Cistocarpì ignoti. Tetrasporangi negli apici tumescenti dei fili corticali, zonatamente divisi. Gen. monospecifico. 740, Wurdemannia setacea Harv., ut supra. Kuetz. Tab. Phyc XIX, tav. 2Ò ; J. Ag. Epicr. p. 5i5. 92 1458 Fronda densamente cespitosa, capillare, parcamente ramosa, rami appena più tenui qua e là, ora apparentemente dicotomi, ora in fronda apparentemente tricotoma opposti, ora sparsi, tutti egre- giamente patenti, i tetrasporangiferi più brevi lungo gli apici singoli o subfascicolati subclavati sopra un pedicello più tenue. Hab. alle spiagge della Florida (Harvey, Melville); alle isole del- l'India occidentale a .Guadalupa (Duchassaing) ; nel Mediterraneo alle isole Baleari (Rodriguez). — Frondi densamente cespitose, crescenti sopra Alghe maggiori, Gorgonie e Coralli, lunghe 4-8 cm., rami irre- golarmente dicotomi 0 secondati, patenti, dovunque equilati, recanti rametti conformi pochissimi lunghi pochi mìll. Colore oscuramente rosso ; sostanza rigidetta, cosichè gli esemplari aderiscono imperfet- tamente alla carta. Nello esemplare osservato il cespo, subemisferico e piuttosto lasso, è alto quasi 3 cm. e si apprende a dei minuzzoli calcarei. L' individuo sembra monofronde, coi rami primari decombenti o sdraiati nella parte inferiore munita di ramponi incurvi coi quali si aggrappa al substrato. Queste parti inferiori dei rami, e talora anche più in su, sono assai ramose, subaggrovigliate, qua e là rigonfie, a tratti talora coalescenti, e munite di rami minori, corti, robusti, cor- niformi, retti od incurvi, o semplicemente di qualche raro dente. Il portamento ricorda quello di alcune Gelidieae, ond' è che il Rodn- guez assegna questa pianta a tale sottofamiglia. Egli inoltre negli individui delle Baleari, invece dei cistocarpi conosciuti come ammette nella sua chiave analitica, vi avrebbe riscontrato dei cistocarpios en forma de clinidios o dicHnidios. a. Wiirdemannia setacea Harv. Florida, leg. miss Messina. Siihfam. III. STP:N0CLADIEAE Schmitz. Schmitz (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 9, Schm. et llauptfl. in Engl. et Franti Nat. Pflanzenfam. p. 387. Fronda cilindrica o ancipite-piana, lateralmente ramosa o proli- fera; struttura celluloso-filamentosa. Cistocarpi in rametti minutissimi più spesso quasi verruciformi, nucleo obliquamente inserto in una cavità fVuttigena. Tetrasporangi crociatamente (forse sempre }) divisi. 1459 Genere STENOCLADIA J. Ag. (1876) J. Ag. Epicr. p. 438, Anal. algol, cont. IV (1897) p. 40. (Etym. stenos angusto e clados rametto). Schm. et Haupt. 1. e. — Fronda compressa, disticamente pennata o cilindretta e qua e là ramosa, contesta di quasi tre strati circondanti il tubo centrale; il midollare di Fili allungati articolati densamente intricati; l' intermedio ora poco cospicuo, di cellule oblunghe più lassamente disposte ; il corticale di cellule minori verticalmente seriate. Cistocarpi esterni, subsferici, ses- sili lungo i Iati dei rami, contenenti in un pericarpio celluioso, infine a carpostomio aperto, un nucleo subsemplice; placenta basale ele- vata, contesta di fili plurimi articolati e anastomosanti provenienti dal tubo centrale e da fili sterili congiunta al pericarpio, al vertice e ai lati congiunta dai fili carposporiferi fascicolati all'ima base, infine tutta vicendevolmente libera subsemplice, sostenendosi sopra uno stipite tenue articolato clavata : carpospore evolute negli articoli ter- minali dei fili, obovato-oblunghe, da ultimo rotondate. Tetrasporangi (per lo meno in una specie) evoluti in rametti per poco tempo sili- quosamente intlati, annidati nello strato esteriore di questi, crociata- menti divisi. Se ne conoscono sei specie, tutte della Nuova Olanda, da J. Agardh cosi divise : :>|c Fronda cilindretta, dicotomo-decomposta, farcita, a cellule intermedie rotondato-oblunghe più lasse, formanti un più evidente strato proprio. — S.furcafa (Harv.) J. Ag. ; 6". Cliftoni ]. Ag. ; S. Har- veyana J. Ag. — jfc J^k Fronda cilindrico-compressa o ancipite, pennatamente de- composta, a cellule intermedie poco incrassate, formanti appena uno strato proprio. — S. corymbosa J. Ag. ; S, ramulosa J. Ag. ; 5. Son- dcriana J. Ag. 741. Stenocladia Cliftoni J. Ag. Epicr. p. 440. S. confertu var. Clif/oni J. Ag. Bidr. Florid. Syst. p. 48 ; Ares- cìiougia conforta Harv. Phyc. austr. tab. i6ó (il cui esemplare fu rac- colto da Clifton). — Fronda inferiormente cilindretta, superiormente compressa e ancipite, dal submargine pennatamente decomposta, 1460 penne inferiori subfascicolatamente ammassate, rachidi stretti rugo- losi e sparsamente costretti, esternamente appena cospicuamente co- stati, penne superiori più lungamente cilindrette alla base, dilatate all'apice, subappianate nelle più adulte; frutti ignoti. Hab. le spiagge della Nuova Olanda occidentale (Clifton), Baja di Geroldton (Capra). — Pianta più crassa della S. Harveyana e munita di rami più ammassati. La sezione trasversale dei rami ha un ambilo ovale. Così per essere meno appianati, con 1' essiccazione sembrano a malapena costati. Rami rugolosi e costretti, nella facie esteriore hanno una tal quale similitudine con Polyopes constn'ctiis (Turn.). Se l'esemplare di Clifton è sterile, quello del Capra a me per- venuto è piuttosto abbondantemente cistocarpifero, del che non so se questi siasene accorto. Inoltre questo stesso esemplare ci apprende che la pianta può essere polifronde. Eccone alcuni cenni omettendo i particolari al tutto corrispondenti a quelli indicati dalla riportata descrizione. Callo tondo-subconico, del diam. di 2 mill., alto altrettanto, re- cante quattro frondi in diverso grado di sviluppo, alte da 4 a 8 cm., espansamente ramificate tosto a! dissopra della loro base, coi rachidi larghi un mill. e mezzo, e di poco meno i segmenti. Cistocarpi tondi, di un rosso nereggiante nel secco, senati 0 isolati a distanza, rara- mente bini, sessilmente sporgenti dal margine delle parti superiori dei rami. Pericarpio che sotto la compressione assume la forma di un cerchio il cui quinto (base) è interrotto per effetto della sessilità; lo spessore suo che raggiunge il massimo nella parte superiore, si va attenuando quanto più si avvicina alle due estremità rappresen- tate dal grande cerchio cos'i interrotto. Nucleo di un rosso fulgido da rubino, la cui circonferenza riesce quasi a contatto con quella interiore del pericarpio. La base del nucleo ha la forma di un esi- guo cono rovesciato, che può essere messa allo scoperto coli' insi- stere nella compressione (*). Callo amilaceo-cartaceo, bianco per sostanza calcare-colloidale e (*) Il metodo della compressione nei reperti di questa natura non è certo il più indicato ; me ne valsi siccome il più spiccio. 141 il per un tessuto di grande intensità e minutezza di fili subialini, esi- guamente articolati, ramosi, fittamente contesti, commisti a minutis- sime cellule ialine. Un particolare curioso consisterebbe nell' assenza di uno strato corticale nella parte sua inferiore e non lo s' incontra che nella vicinanza della linea di emissione delle frondi, talché di- rebbesi che discenda da queste. La sezione trasversale presso la base di una fronda ha forma più o meno regolarmente elittica con le estremità ottuse, quasi di arco semiacuto. Tubo centrale piuttosto piccolo, tondo, a parete subialina e con nucleo stellato a 5 raggi, circondato da un vasto midollo di fili esigui, articolati, densamente intricati. Strato interme- dio evidente, composto di 3-4 serie di cellule come nel genere; strato corticale colorato, pure come nel genere. Presso la sommità di un ramo la sezione è di forma elittica assai schiacciata e la strut- tura è consimile a quella ora indicata. Sostanza tenacissima tlessibilissima ; colore nel secco porporino- vinaceo. a. Stenocladium Cliftoni J. Ag. Baja di Geroldton (W. Australia), legit G. Capra, IX. igoS. Siibfam. IV. CERATODICTYEAE Schmitz. Schmitz (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 9; Schm. et Hauptfi. in Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. p. 388. Fronda più spesso spongiofila, irregolarmente ramosa o densa- mente reticolata per anastomosi dei suoi rami. Cistocarpi ovoidei, singoli o plurimi in rametti' propri più spesso verruciformi, nucleo eretto nella cavità fruttigena (non obliquamente inserto). Tetraspo- rangi più o meno regolarmente divisi a croce. Genere GELIDIOPSIS Schmitz (1895) Essendo piuttosto recente la formazione del gen. Geìidiopsis de- rivandone i componenti da antichi Gelidium, né ancora forse essendo completo lo smistamento nei riguardi almeno di alcune altre specie poco note, credo opportuno, in aggiunta al già detto a suo luogo, 1462 il riferire quanto se ne scrisse rispettivamente da j. Agardh e dallo Zanardini (con revisione dello Schmitz) in merito alle relative frutti- ficazioni sulla cui natura appunto si basa principalmente la distin- zione fra i due generi. In Gelidium. — Cistocarpi e tetrasporangi evoluti negli apici tu- mescenti delle pennette. Il frutto sessuale, ossia il cistocarpo, è di un' indole totalmente peculiare. Il novello cistocarpo nasce da una pustula a guisa di sfera, equamente sporgente in forma emisferica da ciascun lato piano della fronda ancipite. Se questo viene sezio- nato, appare la placenta piana estesa fra gli angoli della pustula ancipite e con questi cos'i concreta, di guisa che il cistocarpo vedesi diviso in due loculi longitudinali, dei quali ciascuna emisfera viene a sporgere dalla pagina relativa. La placenta, che intermedia si estende fra le emisfere e costituisce la base piana di ciascuna emisfera, si fa libera e separata in seguito al sollevamento a volta del tetto costi- tuente alla superfìcie di una delle pagine della fronda, una delle metà del pericarpio emisferico, ciò che avviene pure nell'altra pagina, nulladimeno nello spazio fra l' una e l'altra emisfera si estendono dei fili sparsi percorsi da un canale colorato. Carpospore minute, obovate, insidenti verticalmente sulla placenta, numerose, uscenti dall'articolo terminale dei fili. La placenta in tal modo appare co- stituita da fili intricati. Pericarpio contesto di due strati, 1" esterno di cellule rotondate congiunte in file moniliformi verticali, 1' interno da fili allungati contesti subconcentrici. Tetrasporangi quasi congiunti, evoluti tra i fili dello strato esteriore, demersi, quasi sferici, crociata- mente divisi. In Geìidìopsis. — Cistocarpi ovoidi, singoli o aggregati nei rami superiori, esterni, sessili, la cui struttura *si presenta come in quelli di Ceraiodictyon, cioè con pericarpio crassissimo, carpostomio termi- nale pertugiato, nucleo eretto, subgloboso, placenta nulla, fili carpo- sporiferi ramosi numerosamente coadnati, i carposporiferi fatti tali per la trasformazione dell'articolo superiore dei fili. Tetrasporangi evoluti nel corticc dell'apice dei rametti nemateciosamente incrassato in forma ovoidale, sparsi, irregolarmente divisi a croce. 742. Gelidiopsis intricata (Ag.) Vickers. Vickers Liste des Algues marines de la Barbade p. 161, n. i37; 146:ì Sphaerococciis intricai us Ag. Sp. Alg. n. loo, p. 333; Geìidium intri- catum Kuetz. Sp. p. 767 ; Acrocarpus intricalus Kuetz. Tab. Phyc. XVIII (1868) p. 12, t. 35 fig. II d. f. Hab. all'is. Ravak, all' is. di Francia, alle is. Sandvicensi (Gaudi- chaud); sulle rupi al lido Barbadense ; alle isole Seychelles, Oc. In- diano occident. (C. Wolf). J. Ag. 1. e. così ce la presenta : « fronde caespitosa maxime intri- cata setacea vage ramosa. Sphaerococco hehìiinthochorto similis. Frons rigida, caespitosa, unciam vel sesquiunciam alta, setacea, crassitie aequalis, vage et irregulariter ramosa. Fructus ignotiis. Substantia cornea. Color exsiccatae viridescens. A Sphaer. corneo var. crinali differt apicibus simplicibus non trifurcis ». A questo proposito G. B. De Toni nel YI volume (inedito) della sua Syll. Alg. ricorda che « jam J. Agardh suspicatus est Sphaerococcum intricatimi etsi a plu- ribus longinquis stationibus provenientem Gelidioruni formas crinales sistere». Aggiunge altresì che la Vickers 1. e. p. 61 n. 126 riferisce a Gelidiopsis un Gelidititn gracile Grun., che forse è lo stesso Acrocar- pus graciìis Kuetz. Sp. p. 761, Tab. Phyc. 1-34, f. i,J. Ag. Sp. II, p. 47Ó; e infine che la Weber van Bosse (iQoS) Sur deux alg. de T Archipel Malais. p. 9 riferisce a Gelidiopsis il Geìidium rigidum (Vahl) Grev. La parte preponderante delle notizie ora esposte interessano più la bibliografìa anziché l' indentificazione della specie di cui si tratta. A quest' ultimo effetto, dopo gli esposti caratteri che segnano nettamente il divario fra Geìidium e Gelidiopsis, il campo delle dub- biezze e delle supposizioni viene notevolmente a restringersi di fronte agli esemplari muniti di entrambe le fruttificazioni, più spe- cialmente di quella sessuale. Stabilito il genere, la questione dei portamenti diviene affatto secondaria. Così ad esempio C. A. Agardh, basandosi sopra un esemplare sterile di Gelidiopsis intricata, lo dice simile nel portamento ad un esemplare di Sfaerococcus hehninlho- chorton (ora Alsidimn) stato raccolto in Corsica, ciò che non si mette in dubbio nel caso suo, in quanto i portamenti variano a seconda delle località rispettivamente assai lontane, dello stato sterile o fertile, ecc. ; ma ciò non è punto vero nel caso mio, nel confronto cioè di un esemplare tetrasporangifero di Gelidiop. intricala, oriundo delle isole Seychelles, con altro di Alsidium helminthochorlon stato pure raccolto in Corsica, di cui si vedrà a suo luogo. 1464 Ecco ora come si presenta la Gelidiopsis mlricata dell' Oceano Indiano occidentale. Sopra una matrice calcare, commista a detriti eterogenei animali e vegetali, forma dei tappeti spessi 1-2 cm. e di un'ampiezza indeterminabile. Infatti io ne ebbi una massa larga oltre un palmo, a contorno evidentemente strappato dal raccoglitore per non averne un eccessivo ingombro. Si comprende come un tale volume rappresenti una colonia nella quale sarebbe impresa sprecata io sceverare, non dicesi gl'individui, ma nemmeno i cespi di cui si compone, cosi abbondanti e multi- formi sono le saldature che fanno della massa, direbbesi, un corpo unico. Questa tenace coesione è dovuta al contegno delle piante i cui fili primari serpeggianti emettono radicelle ialine, lucide, inarticolate, isolate o a fascetti, lunghe, semplici nel tratto inferiore variamente e brevemente ramose nella sommità, con gli apici ora acuti, ora in forma di dischetti e noduli prensili, nudi o alla loro volta rizinosi, variando la natura di tali organi a seconda dell'ambiente più o meno contiguo. Questi fili primari hanno un contegno rizornatico come in Caulerpa, con ramificazioni unilaterali ed erette, oppure a percorso vario allorché si fanno strada attraverso una già esistente massa contigua, e in questo caso le ramificazioni si producono sopra ogni lato. Tanto nell'un caso come nell'altro queste rami- ficazioni sono segmentate in modi diversi : dalla semplice alla tri-policotomia, dalla secondata in modo arcuato o rettilineo alla subpalmata o alla fascicolato-agglomerata, per giungere infine alla pennazione irregolare a penne subopposte e a quella regolare con perimetro brevemente piramidato. È solo in quest' ultima breve parte che la pianta si fa compressa, mentre in tutto il suo percorso è sempre subcilindrica dello spessore cquilato di una robusta e rigi- dissima setola. Ma se questa stessa breve parte è 1' unica che ci richiama al portamento di Gelidium latifolium nel senso inteso al n. 47, non è però da credersi che essa rappresenti la sommità di Gelidiopsis intricata nella f. seychellense, in quanto compare invece anche lungo un filo primario e spesse volte preceduta non solo ma anche susseguita dalle indicate altre varie forme di ramificazioni. Mentre nei casi più ordinari le parole " di altezza e lunghezza hanno Io stesso significato in quanto trattasi di piante sciolte e 14(55 perciò individuate, l' egual cosa non si può dire di piante sociali, come quella di cui trattiamo, nelle quali è ben diQicile precisare la base e la sommità di ognuna nei saldati grovigli e intricamenti di fili aventi sempre lo stesso diametro, la stessa consisteza, lo stesso colore in tutto quanto il loro percorso; donde ne deriva che lo spessore 2-3 mill. della massa è un elemento troppo malfido per giudicare in base ad esso unicamente la vera altezza di ciascuno degl'individui componenti la colonia cosi diabolicamente collegata. Dirò solo che gli apici dei rami, massime nelle pennazioni e subpennazioni sono ovatamente ingrossati dall' accumolo nematecioso in cui si sviluppano i tetrasporangi crociato-divisi in modo talora assai irregolare. Non incontrai cistocarpi, ma non escludo che in un attento esame di tutta la massa e ripetendo le sezioni avrei potuto rinvenirne. La sezione trasversale ha figura subtonda. Midollo ampio di cellule piccole, ialine, lucide, oblunghe, quasi confluenti o riunite in brevissime file a monile, gradatamente diminuenti di volume dall' in- terno all'esterno. In una sezione più in alto, leggermente elittica, queste cellule si fanno tonde, ravvicinatissime, a parete ialina e con un grosso nucleo scuro (atro-violetto), parimenti digradanti di volume con l'avvicinarsi alla base dello strato corticale. Questo strato si compone di piij serie di cellule sempre più esili dall'interno all'e- sterno, disposte in file strettamente affiancate, perpendicolari alla periferia. In altre sezioni lo spessore dello strato corticale è maggiore ma non equilato in ogni parte del cerchio suo. Sostanza cornea che salta sotto i tagli anche se previamente bagnata. Colore violetto- diluito, talora verdeggiante o paglierino-sporco. a. Geìidiopsis intricata Vickers. Isola « La Digue » del gruppo delle Seychelles nell'Oc. Ind. occident. Legit Camille Wolf, Agosto 1909. OsservaTjone. - Sotto il nome di Geìidiopsis intricata f. capillacea Weber van Bosse, ebbi un esemplarino accompagnato da queste parole della chiara autrice: «Mi pare che sia una nuova forma, non l'ho ancora pubblicata». L'esilità capillare congiunta alla sostanza refrattaria all'imbibizione ad onta dei prolungati bagni variamente acidulati, non mi hanno permesso di ottenere una sezione così sottile che si disponga in piedi, né so .dire quindi alcunché della sua strut- tura. La sostanza tenue e flessile sembrerebbe escludere a priori i' 1466 contesti inerenti ad una consistenza cornea propria della G. intricata, nel tipo almeno da me conosciuto. In superficie non presenta che uno strato di cellule esigue di un colore roseo-atro-violetto diluito, appartenenti al corticc. Il tallo basale presenta alcune larghe coale- scenze membranacee; il rameggio non è affatto intricato, con pochissime divisioni dicotome divaricate e con rari e lunghi rizoidi spugnosi, corticati, colorati, inflessi, contorti, ramificati alla sommità, aventi insomma tutti i caratteri, non già di rizine, ma di una dena- turazione dei rami normali, il cui uljicio non mi è palese, essendo il cespolino privo di matrice e stato ripulito. Tutti questi dati. congiunti all'assoluta sterilità della pianta, sono in cos'i assoluta opposizione coi caratteri propri dell' unico tipo da me conosciuto da non potersi credere come possa avervi qualsiasi manifesta relazione. 743. Gelidiopsis pannosa (Grun.) Schmitz. Schmitz Mar. Florid. v. Deutsch-Ostafrika p. 148; Gelidiuiu pannomm Grun. Alg. Fidschi Ins. p. 17. - Fronda spongiofila, larga- mente pulvinata, costituita da filamenti densamente ammassati e intrigati sottili, rami cilindrici, irregolarmente ramosi, rametti ana- stomosanti o a vicenda uniti. Hab. sui Coralli a Upolu nell' Arcipelago samoense (GraeiTe, Grunow); a Kikogwe (Fischer, Schmitz). - Frondi tenuissime, fila- menti crassi 40-140 [x. Colore rosseggiante-bruno. Nelle Alg. de Schousboe, p. 107 (267), opera stampata nel 1902, Ed. Bornet cos'i scriveva: Gdidium pamiosum Grunow, 1. e. - Teìoe- deiiia reptans Schousb., Icon. ined. t. 21 3; Descript, p. 194. Tanger. « Haud frequens lapides undique obtegens, miense aprili, ad locum Traf-el-Menar dictum». La collection de Schousboe ne contenait pas d'échantillon répondant au Teìoedeuìa reptans; mais la description et les figures s'appliquens si bien au G eli dium panno suni quo. V'xdcn- tification ne semble pas douteuse. Cette minuscule espèce croit à Biarritz, où nous l' avons récoltée en abondance sur la voùte des grottes sombres creusées dans la falaise. Elle forme des gazons ras, soyeux, veloutés, ressemblant à ceux des Caìlithamnion elegans et Rothii. Ses filaments très fins, hauts de 2 à 3 millim., cylindriques, presque simples, naissent d'un thalle horizontal radicant; ils sont dépourvus de fibres intercellulaires et prcsentent une disposition 14GT des cellules corticales en lignes logiludinales assez marquce. Les tétraspores se développent au sommet des filaments qui sont alors élargis en spatule arrondie ou mucronée. La piante de Biarritz et celle qu' a représentée Schousboe sont tellement voisines du Gelidiom pannosiun d' Upolu que je ne puis les séparer, bien qu'elles en diffèrent par l'absence d'anastomose des filaments horizontaux, caractère qui n'a peut-étre pas l'impor- tance ou la fixité que lui accorde M. Grunow. - Distr. géogr. - Biarriz, ìles Samoa, ìles de 1' Amirauté. Poiché l'ora cit. opera è anteriore di 3 anni alla creazione del gen. Gelidiopsis per parte dello Schmitz, mi rivolsi al Bornet stesso per sentire se e in quale senso egli ritenesse di aggiungere dell'altro a quanto già ebbe ad esporre nei riguardi della sua pianta. Ne ebbi la seguente risposta in data di Parigi, 2 Marzo 1907: «L'herbier Thuret contien un échantillon authentique, pas gres, du Gel. pannosum Grunow. Vous le trouverez dans cette lettres. Il m'a èté donne par Grunow lui-méme. Il existe en outre un Gel. pannosuììt de ma facon. C' est un vrai Gelidium et non un Gelidiopsis comme le précèdent. Je vous en envoie un fragment pour votre herbier». Tale frammento è cosi accompagnato: Gelidium tenuis- sinmm Thuret - G elidio pannoso Grun. maxime affine (Grunow!). - G. pannosum Bornet in Schousboe Alg. du Maroc p. 267 (non Gru- now) non Gelidiopsis ì - Biarritz) 25 juin 1868. Dans le grottes obscures. La busta contenente l'autentico esemplare del Grunow recava le seguenti indicazioni : « Gelidium pannosum Grun. f. tenuissima. Upolu, auf abgestorbenen Corallenrblcken, leg. Dr. E. Graeffe, 1879 ». Mi guarderei bene dal mostrarmi di un parere diverso da quello espresso dal Bornet circa le sue piante di Biarritz. Osservo soltanto com'egli non siasi soffermato sul fatto che l'esemplare di Upolu rappresenta una forma tenuissima, conche devesi ammettere l'esi- stenza di una pianta più robusta considerata come forma typica, rappresentata forse dagli esemplari di Kikogwe, raccolti dal Fischer e presi in esame dallo Schmitz, il cui confronto con le piante di Biarritz avrebbe forse messo in rilievo differenze che il Bornet non ebbe a trovare nella forma tenuissima. Il ó Marzo 1907 io restituivo al Bornet l'f^semplare autentico 1468 del Grunow dopo averne preso i seguenti rilievi: Fronda capillare, irregolarmente ramosa, in prevalenza dicotoma con rami d^ ineguale lunghezza e con pochi rametti. Segmentazioni maggiori divaricate con ascella tonda e con gli apici ottusi ; rametti ascendenti, brevi, muniti alla base di una curva a sifone. Talli orizzontali intricati e con qualche coalescenza giallastra appianata talvolta ; rameggio eretto tutto quanto sciolto. In superfìcie presenta cellule minutissime di colore vinaceo disposte in linee longitudinali. Non osservai alcun ingrossamento cimale dovuto alla fruttifi- cazione tetrasporica. Stante le difjRcoltà inerenti alla preparazione, rinunciai all'esame della struttura. In quanto all'esemplare di Biarritz (porzione minima) ducimi che non m'abbia offerto esempio di apici tetrasporangiferi. Fili sub- semplici in quanto si riducono a recare unicamente qualche raro rametto uscente diagonalmente in modo rettilineo e non curvato a sifone alla base come nel caso precedente. Dal canto mio il parere di Bornet circa le piante del Marocco, di Biarritz e di Upolu non potrebbe essere né condiviso né ripudiato senza la conoscenza della forma tipica del Gelidium pannosum Grun. recante entrambe le fruttificazioni. Subfam. V. MELANTHALIEAE J. Ag. Gen. CURDIEA Havv. 744. Curdiea Racovitzae llariot n. sp. Bull, de r acad. roy. de Belgique, igoo, il cui estratto nei riguardi della nuova specie cos'i si esprime: C. fronde plana, carnoso- coriacea, ovali^ integerrima, non vel vix margine undulata, stratis duobus contexta, apice obtusa plus minus emarginata, sensim ad basim attenuatostipitata, in discum exiguum desinente, exsiccatione sordide purpurea, vix pellucida; tetrasporangiis intramarginalibus, confertis, punctiformibus, tetrasporis cruciati m divisis lìab. in terris austro-polarihus (canal de Gerlache), Igt. ci. E. Racovitza, 2Ó janvier 1898. Observalìons. -,C'est bien au genre Curdiea qu' il faut rap- 1469 porter cette curieuse floridée dont deux échantillons seulement ont été rapportcs. L' un mesure i5 cm. de hauteur, l'autre 3o cm. environ; la plus grande largeur varie de 5 à 7 cm. Dans le plus grand des échantillons de la base du disque partent deux branches dont l'une a été détruite. « Les quatre espèces connues du genre CMrizVfl' ont été recueil- lies à la Nouvelle-Hollande cu en Tasmanie. Elles se distinguent toutes de la nouvelle espèce que nous venons de dccrire par leur fronde laciniée. Le C. Racovit^ae rappelle assez, à première vue, X Iridaea laminarioides Bory de l' Amérique australe, pour qu' on puisse le rapporter à cette espèce avant d'en avoir fait i'analyse. La structure est toute differente; celle des Curdiea est formée de deux couches de cellules qui sont grandes, arrondies ou anguleuses dans l'intérieur, tandis qu' elles sont petites, serrées et disposées verticalment en séries dans la partie corticale. Dans les Iridaea, les cellules de la conche intérieure sont cylindriques et forment un réseau làche et réticulé. Les Curdiea sont bàtis sur le type Rhody- méniacées, tandis que les Iridaea se rapportent aux Gigartinacées ». La struttura si accorda assai bene con quella di C. laciniata Harv. P, Hariot, ripetendo le parole riportate dalla Sylloge Alg., qualifica unicamente come rotondato-angolate le maggiori cellule interiori del midollo le quali sono anche ora elittiche, ora allungate, caudate ad una delle estremità o ad entrambe e allora subfusiformi, più scure delle altre. Queste maggiori cellule, piuttosto distanziate, campeggiano sopra uno sfondo incospicuo di tenui filamenti contesto- reticolati che sembra collegarle. Il frammento donatomi dal com- pianto amico Hariot, oltre che ai sori tetrasporangiferi, piccoli, prominenti e abbondantissimi, presenta anche pochi altri corpi tondi, rialzatamente emisferici assai più grandi, sparsi sopra una delle l'accie, nei quali a prima vista si crederebbe di ravvisare dei cisto- carpi, senonchè l' esame della struttura ci apprende trattarsi di sori congesti in pochi e grossi nuclei, anziché in tanti piccoli e isolati che normalmente compongono le macchie nemateciose (^). a. Curdiea Racovit'^ae W'àùoi. hnim'cùquQ; 2'^^ Expédit. Charcot, 1908-1Q09, Igt. Racovitza, naturaliste de 1' Lxpédition. (!) Per le altre fruttificazioni cf. Gain L., FI. alg. rég. antarct. pag. 60-64. 1470 Suhfam. VI. GRACILARIEAE (Naeg.) J. Ag. Gen. GRACILARIA Grev. (1830) Alle poche notizie di cui a suo luogo, si aggiungono le seguenti osservazioni di J. Agardh. - Frondi ora totalmente cilindriche, ora compresse e quasi piane ; le più giovani, come sembra, sempre carnoso-membranacee e coccineo-porporine, le più adulte maggior- mente incrassate e di sostanza più ferma, cartilaginee nel secco; lichenoidi o piuttosto cornee : alcune cilindriche a sostanza più succulenta, cartilaginea con l'essiccazione e in conseguenza com- presse pel collasso. La ramificazione nelle compresse e subpiane è distica, nelle cilindriche multifaria, di-policotoma o pennata, più spesso ramulosa; rami laterali in molte irregolarmente secondali filiformi; rametti in alcune aculeiformi. Le frondi sono composte di un doppio strato: strato interno di cellule grandi, rotondate, mi- nori verso la superficie. Nella pianta più giovane (e forse in un certo periodo delPanno) membranacea a cellule vuote o replete di fluido, collasse con 1' essiccazione e di nuovo madefatte si vedono cinte da pareti assai flessuose; nella pianta adulta o in un certo tempo dell'anno le cellule sono farcite di granuli amilacei rotondati, cerulescenti per mezzo del jodio: in questo stato un ramo essiccato mostra nella rottura sua un interno quasi farinaceo. Lo strato este- r iore consta ora di una serie quasi singola di cellule; ora di cellule plurime verticalmente seriate ; cellule piccole tonde colorate di endocromi. Cistocarpi sparsi nelle cilindriche, nelle compresse si trovano nella pagina maggiormente piana, emisfericamente elevati, gradatamente apiculati all'apice e infine a carpostomio aperto. Peri- carpio crasso di cellule moltiseriate, le esteriori radiate ; nucleo subcomposto; placenta più o meno elevata, nel vertice e nei lati scavata di cripte aperte, emettente intorno alle pareti delle cripte stesse i fili carposporiferi articolati ramoso- fascicolati a vicenda liberi; carpospore più precoci negli articoli supremi obovati, più tardive negli inferiori oblunghi, oblunghe rotondate a maturanza. Tetrnspo- rangi sparsi in rami suhincrassati della fronda, oblunghi, divisi a croce. 1471 745. Gracllaria lichenoides (L.) Harv. in Lond. Journ. Ili, p. 446; J. Ag. Sp. 11, p. 588, Epicr. p. 412; Fticus lìcheinoides L. in Hb. ; Turn. Hist. Fuc. tab. 11 3, fig. a (esci. var. e sin.); Esper. Fuc. tab. 5o (fide Ag.); Sphaerococcus lichenoides Ag. Sp. p. 3<:)9 et Syst. p. 233 (esci, var.); Kuetz. Sp. p. 776; Plocaria candida Nees Hor. Berol. p. 42. tab. VI ? . Fiondi ascendenti da un plesso radicale cespitoso, cilindriche, qua e \h ramosissime, subcorimbose, rami allungati insensibilmente attenuati conformemente decomposti, rametti acuminati, spesso sub- divaricato-forcuti; cistocarpi provenienti da un rametto, densissima- mente giusta-posti quasi aggregati. Hab. nel mare Indiano (Koenig) , all' is. di Ceylan (Herb. L.) ; air is. di Giava (llb. Areschoug); nel mare australe (sec. Harvey) e nelle collezioni di F. Mueller; alle is. Seychelles (C. Wolf). Fronda sorgente da una base scutata, alta mezzo piede, cilindretta, della grossezza di una penna colombina, in alto gradamente più stretta, irregolarmente subfastigiata. Rami inferiori piuttosto nudi, in alto subsecondatamente ramellosi o con alcuni rametti equicrassi, quasi dicotomi. I rametti sia ramellosi che dicotomi sono quasi sempre forcuti all'apice, segmenti patentissimi subdivaricati, i più giovani a base più crassa acuti. Colore rubiginoso-porporescente. Sostanza car- nosa, pieghevole più che cartilaginea. Cistocarpi in rametti lunghi 2-3 cm., plurimi (8-10) elevato-emisferici, mammella appena cospi- cuamente apiculata. Nella var. corniculata Sond. Alg. Trop. Austral. p. 55: fronda fosco-porporina, all'apice i rami sono per ogni verso densamente ramellosi, rametti brevi rigidetti attenuati. A Port Denison in Au- stralia (F. Kilner) ; nella var. constricta Zanard. Phycearum indica- rum pugillus, p. 142: fronda decombente radicante poco ramosa, rami e rametti qua e là strangolato-ristretti ; cistocarpi elevati tu- bercoliformi. Sulle conchiglie a Tangion Datu, Sarawak (Beccari). La presente specie, con tre altre, compone il Subgen. I. Plo- caria (Nees) J. Agardh, da questi cos'i caratterizzato : Fronda cilin- dracea o compressa, per ogni verso fruttifera, cellule interiori pros- sime alle esteriori cospicuamente superanti in grandezza, pareti più tenui ilessuose, le corticali submonostromatiche; le cellule del peri- carpio a vicenda contigue, le interiori rotondate, le esteriori verticali; 1472 placenta meno cospicuamente lobulosa, quasi da tutta la periferia egualmente filifera; tetrasporangi immersi . nello strato corticale di poco mutato. Gli studi di J. Agardh sopra la specie di cui si tratta sembra siansi limitati agl'individui delle isole-di Ceylan e di Giava, donde il rilievo di una struttura subconforme. Lo scrivente, estendendo il proprio esame ad individui Australiani raccolti da F. Mueller, e ad altri raccolti da Camille Wolf ali" isola La Digue del gruppo delle Seychelles nell'Oceano Indiano occidentale, crede ora di poter sta- bilire i seguenti tipi : a. Esemplare di Batavia. — Mi pervenne accompagnato da dati autografici di René Lenormand, con la determinazione di Gigartìna lichenoides. Lamk. Si tratta di una pianta alta i8 cm., priva di base, della massima larghezza di poco più di un mill., a divisioni com- miste, subdicotome, alternate, secondate, più o meno allungate, sub- fastigiate nella parte superiore, munita di pochi rametti tutti sterili: Nella parte più inferiore del disco la sezione trasversale ha forma elittica irregolare a perimetro sublobato, o irregolarmente reniforme nelle successive sezioni. Nella prima l' interno è subtuboloso, cioè col midollo confluito in una membrana subialina dilacerata e ritira- tasi contro la base dello strato corticale; nelle successive il midollo è composto di cellule grandi, ialine, elittiche, a parete crassetta. Strato corticale assai spesso per una parziale incorporazione della parte periferica delle cellule midollari amalgamatesi, mediante abbon- dante muco, con le celluline del corticc, formando un ibrido com- posto, quasi distromatico, supervegetativo, in cui si possono distin- guere due cerchi concentrici luridamente giallastri, nel che devesi ravvisare un ripiego inteso all'irrobustimento della parte. — La se- zione di un ramo ha forma di un' elisse compressa in modo subret- tangolare a contorno disegualmente parvilobato. Midollo ialino di grandi cellule elittico-depresse a parete crassetta subfloscia, disposte longitudinalmente. Strato corticale di cellule piccolissime disposte in linee agiancate perpendicolari alla periferia, rosso-giallastro. h. Esemplare Australiano della collezione Mueller. — Questo esem- plare ed i seguenti sotto le lettere e, d, provengono da alcune rac- colte australiane di F. Mueller e che io ebbi impreparate, senza de- terminazioni e senza indicazione di luogo e di da-ta, dopo una lun- 1473 ghissima giacenza a catafascio, ond' è che del portamento loro al- cune caratteristiche possono essere state alterate, ne a ristabilirle sempre valse l'assai tardiva preparazione, fatta cioè nel 1909. Fronda priva di base, alta 12-18 cm., subcilindrica, del massimo diametro di un mill. e mezzo, irregolarmente dicotoma, a rami pri- mari assai allungati subequicrassi, i secondari subunilaterali attenuati in alto e ad apici cortamente e irregolarmente forcuti ; rametti raris- simi, assai corti, tenuemente spiniformi. Portamento fastigiato-flagel- liforme. Sostanza carnosa, tenace; colore baio. La sezione trasversale di un ramo presso la sommità ha forma tonda. Midollo a reticolo, formato da cellule grandette tonde, sub- tonde, elittiche, leggermente esagone per mutua pressione, digradanti insensibilmente di volume dall'interno alT esterno, indi presso la base dello strato corticale si rimpiccioliscono ex abrupto assum.endo forme oblunghe perpendicolari alla periferia. La parete di tutte queste cel- lule midollari, costituente le maglie del reticolo, è esile e cristallina. L'interno delle maglie generalmente è vacuo in quelle subperiferi- che, nelle altre tutte è cinereo e di un tono sempre più carico con l'avvicinarsi al centro, e ciò in dipendenza della variabilità della sostanza amilaceo contenuta in ciascuna delle cellule. Strato corti- cale composto di una sola serie di celluline colorate oblunghe ver- ticali coibite da muco. Nella parte caulescente le cellule midollari si dispongono più o meno regolarmente intorno ad una cellula assiale formando cos'i tanti cerchi concentrici con un collegamento di rizine ialine. Lo strato cor- ticale si compone di cellule minute disposte in file verticali semplici inferiormente, poscia dicotome e infine policotomo-corimbose. Nella parte più bassa del caule la cellula centrale assiale mostra il carat- tere di un vero tubo, e le cellule midollari periferiche sono assai più allungate e robuste cos'i da costituire delle fibre colorate delle quali si compone lo strato corticale. In superficie si palesa uno strato uni- forme di fibre longitudinali, parallele, badie, in linee subcontinue. e. Altro esemplare Muelleriano d' Australia, della cui autenticità mi fu garante l'egreg. amico prof. A. Forti basandosi, credo, sopra consimili da lui posseduti. — Cespi alti 5-7 cm., polifrondi, a base comune formata da un groviglio di giovanissime frondi fra cui al- cune allo stadio di corpuscoli che, ad occhio nudo, hanno l'aspetto 93 1474 bulbilliforme del diam. di un millim. e mezzo. Se a ciò si limiti P ap- parato basilare, o se questo abbia un' altra origine ancora più bassa, non si può dire, mancando gli esemplari di qualsiasi prosecuzione inferiore. L' ingrossamento basilare bulbilliforme, visto al microscopio ci si presenta invece sotto un aspetto tronciforme nel quale tosto si presuppone la concrescenza di parecchi assi di cui gli sviluppi cimali rappresentano appunto l' inizio della formazione dei cauli delle frondi in gestazione. Infatti le relative sezioni trasversali ci offrono delle riunioni complesse, generalmente bine, munite ciascuna di un asse proprio e nelle più evolute il loro perimetro è bozzoliforme a co- strizione più o meno sentita. La separazione di questi assi è facil- mente ottenibile mediante la semplice compressione fra due vetri. Queste parti presentano già fin d' ora pressapoco la struttura propria delle piante evolute, e cioè un midollo di grandi cellule ro- tondate, replete di materia giallo-scura, diminuenti di volume con l'avvicinarsi all'esterno, e seguite da un regolare strato corticale. D' altronde questo fatto cos'i precoce si ripete esattamente anche nella stessa sommità nelle piante cilindriche completamente evolute di qualsiasi specie, traendone le sezioni nella prossimità di una bifor- cazione. Senonchè nel caso nostro, spingendo più in giù le osserva- zioni, noi vediamo che in una stessa sezione si hanno due parti di- stinte diversamente costrutte : la superiore presentante la struttura ora descritta; mentre l'inferiore, più largamente e irregolarmente estesa, offre un unico ed uniforme strato di cellule mediocri, palli- damente nucleate, collegate da esilissimi filamenti, non contenute da alcuno strato esteriore di cui, data la posizione, non era ancora sen- tito il bisogno, il che implica necessariamente l'esistenza di un più inferiore substrato parenchimatico rimasto aderente alla matrice, più probabilmente di natura lapidea. In quanto al modo di considerare i cespi, se trattasi cioè di un risultato dovuto all'evoluzione di un unico o di più individui riuniti, dopo l'esposto parrebbe trattarsi del primo caso. Con tutto ciò, per comodità di descrizione esteriore, continuiamo a considerarli come polifrondi. Il caule ha lo spessore massimo di un mill. scarso, e procede nudo per un tratto di 1-2 cm., dividendosi poscia in una prima di- cotomia che può dirsi l'unica regolare, in quantochè le numerose 1475 successive divisioni recate da ciascuno dei ranni principali derivanti dalla prima dicotomia sono in parte subalterne e in maggioranza tri-quadricotome, talora anche fascicolate, di uno spessore di poco inferiore a quello del caule, mentre minuti e assai radi sono i ra- metti. Il perimetro di ciascuna delle due grandi divisioni primarie munite delle rispettive ramificazioni di vario grado, è flabellato nei preparati, ma con ogni evidenza latamente corimboso nel recente. Ora se si considera che il cespo può essere composto di 3-5 frondi coeve, senza contare il numero maggiore di quelle in corso di evoluzione, si può imaginare che 1' assieme generale prende il portamento di un cespo emisferico più o meno compatto, di un rosso mattone che nel secco vedesi più o meno alterato in rosso-baio o roseo-gialìo- rino. Sostanza carnoso-subcornea, pieghevole. Sterile. La sezione trasversale di un ramo presso la sommità ha forma tonda e subtonda. Midollo composto di grandi cellule tonde, sub- tonde ed elittiche, a parete crassetta, subgiallorina, flessuosa, delle quali le centrali, più grandi, hanno tendenza a confluire; le circo- stanti, assai più piccole, senza intermedio di mezzane, assai nume- rose, sono strette, oblunghe, scurette per cromatofori, perpendicolari alla periferia. Strato corticale esile, formato da cellule minutissime, subtonde, isolate, in 2-3 serie disordinate, coibite in muco. Nel caule, la parte inferiore presenta un interno fistoloso per essersi il midollo ritirato, in seguito a dilacerazione, contro la base dello strato corticale a scopo d' irrobustimento. Nelle successive se- zioni verso l'alto il midollo si compone di un complicato elegante reticolo formato da cellule grandi, tonde, il cui centro ha un nucleo scuro, isolato, di forme varie. Le cellule hanno una parete filamen- tosa ialino-cinerea, emettente dei fili esilissimi componenti alla loro volta un reticolo inconspicuo di un' estrema minutezza, che tutte col- lega le cellule del midollo il cui margine è formato da cellule chiuse, scure, lineari, perpendicolari alla periferia. Strato corticale di più se- rie di celluline congiunte in file moniliformi, semplici in tutto il loro percorso, colorate di roseo-scuro, strettamente affiancate e perpen- dicolari alla periferia. d. Terzo esemplare Australiano di iMueller. — Fra i miei esem- plari più completi si presenta un individuo alto io cm. e mezzo, mancante dell'apparato radicale. Le parte inferiore si compone di 1476 un troncone di forma subconica rovesciata, alto i8 mill,, largo 6 in alto e 3 mill. in basso. Questo troncone è costituite dalle basi di quattro rami (cauli.-) da un lato e di altrettanti dal lato opposto. Queste basi sono stret- temente combacienti in modo embricato, compresso-piane le supe- riori, obovate le inferiori. 1 rami o cauli relativi sono tutti stroncati, forse per traumi, e dai mozziconi che ne restano appare la direzione loro quasi orizzontale. La sommità del troncone reca cinque cauli, piij un troncone minore recante altri cauli dei quali uno solo trovasi sviluppato, essendo i rimanenti nello strato tubercoliforme. Di tutti questi cauli uno solo è biforcuto, tutti gli altri sono semplici. Il loro spessore è di 2-3 mill. Tutto il rameggio si addensa alla sommità dei cauli in modo ora spiegatamente corimboso, ora tutto curvato da un lato. Le divisioni si operano dicotomicamente in modo roton- dato-connivente nelle prime e talora anche nelle seconde dicotomie, successivamente in modo subunilaterale con accompagnamento del r incurvazione di ogni grado, estendentesi anche ai segmenti apicali, che sono ora semplici, ora forcuti, ora ammassati in minuscoli co- rimbi. Talune volte invece una parte del rameggio si presenta ascen- dente-rettilinea, limitandosi le curvazioni ai segmenti apicali semplici o di-tricotomi. La sostanza in seguito al bagno è carnosa e tenace; nel secco subcornea ma non di eccessiva pieghevolezza. La pianta disseccata ha un aspetto ligneo di colore scuro nel troncone basale, baio-rosseggiante in ogni altra parte, levigatissima. Di questo stesso tipo posseggo inoltre un esemplare sbiancato e ciò forse per lunga esposizione alle vicende atmosferiche, assai in- teressante per taluni particolari. Si tratta di due individui cresciuti in così stretta vicinanza, che le singole basi subtondo-scutate, del diametro di 1 1 millim. confluirono, e ciascuna produsse un troncone alto circa un cm., entrambi costituiti dalla coalescenza della parte inferiore dei cauli, ond' è che la massa del rameggio si presenta subsessile sui tronconi rispettivi. Data l'accennata sua condizione, non è certo in questo esemplare che si possono vedere ripetuti i contegni del rameggio quale si presentano nel precedente individuo. Qui i rami son tutti contortamente ascendenti e le piante subge- melle sono cosparse di bitorzoli emisferici di varie dimensioni. Que- ste piante sono doppiamente morte, nel senso che, ad onta di molti 1477 artifici, è impossibile rialzare le cellule strutturali così da rendere soddisfacente qualsiasi esame. I seguenti reperti si riferiscono pertanto unicamente al primo esemplare del tipo di cui si tratta. Le sezioni sono tutte traversali. La sezione della punta basilare ha forma triangolare. Midollo vastissimo composto di un reticolo uniforme in tutta la sua esten- sione, compattissimo, a maglie esigue aventi l'aspetto di celluline tonde, brune, traslucide. Questo reticolo presenta talora delle lacune elittiche, allungate, quasi seriate, di un colore assai più chiaro di quello ambiente, dovuto a locali assenze dello strato corticale ritira- tosi contro i margini delle lacune stesse. Lo strato corticale è assai spesso e si presenta come una continuazione del midollo, con la dif- ferenza che le celluline si sono fatte oblunghe e disposte in file ver- ticali alla periferia la quale è più o meno protetta da una materia nerastra, grumosa, amorfa. La sezione del caule è subtondo-elittica. Midollo reticolato, uni- forme nella parte sua più vasta centrale, composto di maglie, sub- tonde, vacue, mediocri, a pareti ialino-brunette, in apparenza minu- tissimamente sinuose da sembrare composte di un filo minutamente articolato. Per una larga zona marginale le maglie si mostrano chiuse e seriate a guisa di fili strettamente agìancati scorrenti verticalmente verso la periferia. In altre sezioni (sebbene contigue a questa) le ma- glie sono farcite densamente di materia scura amilaceo-cromatica. Strato corticale di cellule piccole, lineari, scure per l'istesso conte- nuto, disposte in linee verticali. Periferia protetta come sopra. Oss. Anche nel tipo di cui si tratta si può talvolta riscontrare una cellula centrale avente apparentemente carattere di tubo assiale, allorché cioè si mostra costituita da una parete bruno-rossiccia oc- cupante il centro del midollo celluioso. Vi abbia o no relazione, ma fu solo in questo caso che constatai una peculiarissima struttura nello strato corticale in quanto si mostra esso pure reticolato ma non a guisa del midollo, bensì in modo da ricordare il reticolo di areole fenestrato-rettangolari di Claudea elegans combinato con quello ad areole subcircolari-angolate di Sonderia Bmnettiana (Harv.) F. Mueller. Nel caso nostro il reticolo così conformato nella parte sua inferiore, che è la più grande, si ricompone a maglie uniformemente tonde in una strettissima zona superiore dove le maglie del cerchio 1478 periferico, assai piccole e fattesi oblunghe, aprendosi, formano due cellulinc oblunghe, ravvicinate, verticali. È appunto il complesso di queste celluline che costituiscono la periferia dello strato corticale. L\ Esemplari dell' is. «La Digue » del gruppo delle Seychelles (Oc. Ind. occid.), raccolti nel genn. 1909 da Camille Wolf per inca- rico dello scrivente. — Esemplari ultramaturi, sterili, dapprima forse natanti e poscia reietti, appartenenti alla stagione vegetativa del- l'anno precedente a quello della raccolta, a groviglio non concreto, compatto per l'azione dei marosi, in parte sbiancati e in parte del colore d' inchiostro diluito, quali alterazioni dell'originaria rubescenza. Pianta cespugliosa, cilindrica, subcompressa e longitudinalmente solcato-rugosa nel secco, alta 8-1 5 cm., composta di più fronde, seppure non trattasi di un unico individuo, al quale riguardo per un migliore giudizio occorrerebbe l'esame dell'apparato radicale, sempre assente negli esemplari. I cauli hanno inferiormente lo spessore mas- simo di 2 mill., gradatamente attenuantesi dal basso verso l'alto. Le divisioni hanno inizio da poco sopra la base e si operano in modo irregolarmente dicotomo, poscia subdistico 0 subunilaterale e infine tri-quadricotomo nella sommità fastigiato-subcorimbosa. Le divisioni apicali sono in parte semplici, in parte cortamente forcute a segmenti divaricati. Talora i rami sono qua e là nodulosi. Sostanza carnosa, tenace, pieghevolissima. Dagli annessi detriti trattenuti dai grovigli si arguisce una matrice calcare. La sezione trasversale del caule è largamente elittica. tonda dopo il bagno, a perimetro irregolarmente lobato per effetto di col- lasso. Midollo vasto di cellule assai grandi, rotondate, leggermente angolate per mutua pressione, a parete esile, cristallina, non fles- suosa, inani. Queste cellule maggiori conservano sempre eguale il loro vo- lume per ridursi improvvisamente a un quinto del diametro nella vicinanza dello strato corticale dove pure conservano la loro vacuità. Strato corticale spesso, formato da piccolissime cellule colorate (gial- lognole dato lo stato della pianta) disposte in file verticali. — Salva la sempre minore abbondanza di ciascun elemento, l'indicata strut- tura si ripete esattamente in tutto il resto della fronda, comprese le estreme divisioni apicali. 147!) 11. Subgen. Ceramìanthcìiium (Don.) J. Ag. Sp. II, p. SgS, Epicr. p. 41 3: fronda cilindracea e compressa per ogni verso fruttifera, cel- lule interiori di poco superanti le esteriori, a pareti crasse, le corti- cali submonostromatiche nello sterile; le cellule interiori del peri- carpio subsparse il più delle volte cospicuamente anastomosanti ; pla- centa cospicuamente lobulosa, fra i lobi emettente dalle pareti delle cripte dei fascetti di fili; tetrasporangi annidati tra i fili dello strato corticale più evoluti ('). 74Ó. Gracilaria armata (Ag.) J. Ag. Alg. Liebm. p. i5, Sp. Il p. 591, Epicr. p. 414; Hauck Meeresalg. p. 182; Ardissone Phyc. Phyc. Medit. I, p. 242; Sphaerococcus arinatus Ag. Aufzahl. p. jo; Kuetz. Sp. Algarum p. 149; Sphaerococcus confervoides var. verni- cosus Ag. Sp. p. 3oó (partim. et excl. syn.); Fucus confervoides var. ramosissimus Bert. Amoen. p. 299 (excl. syn.); Sphaerococcus diirus Kuetz. Phyc. p. 408 (non Ag.); Gigartina dura Mont. Canar. p. lóo. Fronda cilindrica, per ogni verso ramosa ; rami decomposti la- teralmente ramellosi, rametti a base più crassa e acuminati nell'apice, quelli fruttiferi più evidentemente subolati ; cistocarpi sessili, singoli o plurimi in un rametto. Hab. nell'Atlantico a Cadice, a Biarritz, a Madera, e nel Me- diterraneo e Adriatico. — Ea fronda, alta fino a un piede, sorge ce- spitosa da un disco largamente espanso, cilindrica, a rami allungati per tutta la lunghezza lateralmente ramellosi. Rametti patenti, i me- diani spesso più lunghi, cioè da 4-8 cm,, tutti i rametti aculeiformi semplici o di nuovo decomposti, spesso in un rametto subincurvo nel lato esteriore plurimi e irregolarmente secondati. Aculei laterali ora semplici e a base più larga acuminati, ora superiormente diva- ricato-ramosi, ora gli stessi coperti esteriormente di aculei. Cisto- carpi sessili ai rami. Tetrasporangi annidati nei rametti. Colore atro- verde. Sostanza carnoso-cartilaginea. (') Per questo sottogen. J. Ag. richiamò in vita il nome creato dal Donati (1750) Hist. M. Adr. t. 2, pel suo Ceramiantheme très branchu bus transparent , rouge, ora Gracilaria compressa (Ag.) Grev. 1480 Dalla diagnosi parrebbe che i cistocarpi trovinsi unicamente nei rametti [in ramulo), ma nella descrizione vedo corretto ad ramos in genere, il che corrisponde al vero. Oltre le forme rispondenti alla descrizione, dal resto esse pure assai variabili a seconda dell'età, dell'essere sterili o fruttifere e degli ambienti diversi, ma sempre conservanti i caratteri del tipo; ne co- nosco altre due che possono costituire tipi separati così che, per una almeno, dovetti ricorrere al parere di tre valentuomini. La prima, ad ambito assai espanso (20 cm.) ma povero di con- tenuto, e alta 28 cm., pur essendo l'esemplare privo di base, si ca- ratterizza per un portamento flagelliforme in causa dei rami lunghis- simi, rettilinei, assai parcamente e debolmente divisi a grandi di- stanze in modo irregolare di-policotomo, carica di cistocarpi da poco sopra la base fino all'estremità sua, naturalmente in diverso grado di maturazione, con pochi rametti secondati. Il colore è rubescente ma quasi baio nel secco, e la sostanza aderisce bene alla carta. L' ebbi indeterminata dal prof. Borzì che la raccolse a Messina. La seconda presenta un tipo affatto opposto. Sorge da un callo polifronde per un'altezza di i5 cm. e con lo spessore di poco più di un millim. I cauli sono cortamente ramosi fin dalla base nel so- lito modo irregolare di-tricotomo ed unilaterale. Nella forma sterile ognuna delle grandi divisioni, in n. di 3-4, ripetutamente suddivise neir indicato modo, forma una massa flabelliforme con le estreme divisioni ad apice bi-triforcato lungamente acuminato. Un tale assie- me conferisce alla pianta un perimetro largamente dittico il cui dia- metro è circa eguale alla sua altezza. Negl' individui in parte sterili e in parte cistocarpiferi le masse flabellate si mostrano più compatte, assai meno espanse e con le sommità delle ultime divisioni molto più brevemente acuminate. Il colore è scuro, atro-violetto diluito vi- sto in trasparenza. La sostanza, cartilaginea e flessibile nel secco, aderisce debolmente o affatto alla carta. Questi esemplari, pure ano- nimi, furono raccolti a Palermo nel 1897 dallo stesso prof. Borz'i. 13i questa stessa forma il 27 Agosto 1898 furono da me raccolti esemplari nel porto di Livorno ove si presentava in grandissima ab- bondanza, né so come l'amico prof. A. Preda non ve l'abbia tro- vata, limitandosi nel suo Catalog. des Alg. mar. de Livourne a que- ste parole: «Ree. pur. iMM. A. Tani (1842) et Corinaldi, dans le 1481 Por/». Gli esemplari da me raccolti si caratterizzano soprattutto pel fatto che le masse cimali, anziché in modo espansamente e piuttosto lassamente llabellato si presentano invece in modo compattamente glomerato, tanta è la quantità e densità con cui i cistocarpi si pro- ducono ravvicinatamente sulle divisioni e suddivisioni di qualunque grado, compresi i rametti. Colore e sostanza come negli esemplari di Palermo. Interpellato l'Ardissone sulla forma di cui si tratta, cosi egli mi rispose con sua lett. del 26 Novemb 1898: « Ho esaminato la sua floridca di Livorno e trovato che per la sua struttura potrebbe ap- partenere al genere Cordylecladfa. Sulla determinazione specifica non oso pronunciarmi perchè, come Ella avrà veduto dalla mia Pìiyco- logia, il gen, Cordylecladia mi è appena noto ». Non persuaso da tale risposta, volli sentire anche il Piccone che in data di Genova 3o Dicemb. 1900 così mi scrisse: «Ricevetti la di Lei raccomandata con l'alga (molto interessante) in essa acclusa. Numerose occupa- zioni, malati in famiglia, disturbi personali, m' impedirono di rispon- dere a tempo debito. M' auguro ritorni presto, per me, la calma ed allora Le restituirò l'esemplare inviatomi con le conclusioni alle quali sarò giunto ». Ma egli era già malato e la conclusione fu, purtroppo invece, la morte sua. Replicai all'Ardissone facendogli osservare che la mia pianta era da ricercarsi fra le specie del gen. Gracilaria. Fu in seguito a ciò che nel Genn. 1901 egli ne fece la restituzione con le seguenti parole: «Gracilaria armata con cistocarpi». I^oichè, in- fine, mi era noto che il Bornet, se non proprio forse la forma di cui si tratta, aveva raccolto la specie a Biarritz (Alg. de Schousboe, p. 123), gli spedii un esemplare, stavolta di Palermo, e n'ebbi la seguente risposta in lett. 10 Febb. 1908; «A tous les caractères du Gracilaria armata. La coupé mince que vous allez faire vous mon- trera que les cellules corticales sont cylindriques et disposée sur un Seul rang ». La seguente struttura venne desunta da un esemplare raccolto da G. Doria nel porto di Genova, rappresentante una forma fra le più comuni, cosi da potersi considerare come tipica. La sezione trasversale di un ramo ha forma elittica. Midollo va- stissimo, ialino, di grandissime cellule elittiche o rotondate, talora più o meno angolate (subesagone) per mutua pressione, a crassa parete 1482 sinuosa, componenti un grossolano reticolo integro o più o meno dilacerato a cominciare dal centro. Le cellule marginali di questo reticolo sono assai più piccole non strettamente ad esso collegate, e sono seguite da 2-3 serie irregolari di altre cellule sempre più pic- cole, affatto isolate, non vacue come quelle del midollo, ma con cro- matofori pallidamente rosei. Strato corticale di cellule esigue, oblun- ghe, disposte in un' unica serie. Osservazione. — Nella disposizione delle cellule midollari in forma di reticolo, massime quando si comprimono a vicenda, è dif- ficile seguire l'elemento filamentoso costituente il loro collegamento, in quanto trovasi conglutinato con le pareti delle cellule stesse. Ciò dicasi delle Gracilaria in genere. Ho però osservato che nella specie ora trattata è quasi di pram- matica il caso in cui, anche nei reticoli compatti, la parte esteriore delle singole cellule midollari, in seguito alla sezione, si presenta cellulinosa in modo così esiguo che, a prima vista, si giudicherebbe come l'effetto prodotto dalla luce sopra una superficie flessuosa le cui rientranze e sporgenze non si possono valutare che in misura {x. Seguendo il decorso di queste celluline ialino-lucide le vediamo farsi un pochino oblunghe a guisa di papille dapprima, poscia a guisa di spicule spongiose e infine diramarsi esiguamente in modo riziniforme. Solo nelle cellule midollari periferiche è cospicua la trasformazione di queste rizine in filamenti lunghi, ramosi circuenti le cellule stesse dalle quali passano intorno alle successive per giungere finalmente alla produzione delle cellule corticali. L" inizio del fenomeno è più evidente nelle due forme di Palermo e di Livorno, di cui sopra si è trattato, nelle quali spicca maggiormente in grazia dell'ambiente violetto, ma l'osservai pure in individui più comuni, di Genova, di Baia (Pozzuoli), di Messina ecc. Subgen. IV. Chondrocladia ]. Ag. Epicr. 419: Fronda cilindracea, per ogni verso fruttifera, cellule interiori maggiori di poco superanti le prossime esteriori a pareti crasse; le corticali seriate in file brevi anche nelle sterili. Cellule interiori del pericarpio a vicenda sparse anastomosanti, le esteriori verticali ; placenta meno cospicuamente lobulosa quasi da tutta la periferia equalmente filifera. 1483 747- Gracilaria dura (Ag.) J. Ag. Alg. medit. p. i5i, Sp. 11, p. 589, Epicr. p. 419; Ardiss. Phyc. Medit. l, p. 289; Ilauck Mee- resalg. p. i83; Plocaria dura Endl.; Sphaerococcus compressus Hohen.; Gradi, dura var. Lvra J. Ag. ; Gradi. Durvillat^i Lamour.; Gìgar/ina fruì/cosa Grev. ; Sphaerococcus durus Ag. ; Sphaeroc. Sonderi Kuetz. Fronda cilindrica, carnosa, con l'essiccazione cartilaginea, dura, irregolarmente decomposto-dicotoma subfastigiata, infine espansa in un cespo globoso, ora provvista di rametti laterali subsemplici in lunga serie secondati, rami e rametti laterali subsemplici in lunga serie secondati, rami e rametti più crassi nella parte media, molto più tenui verso gli apici, le basi pure il più spesso cospicuamente costrette; cistocarpi sparsi per tutta la fronda. Hah. l'Atlantico più caldo ai lidi di Europa e dell' America, nel Mediterraneo, nell'Oc. Indiano; nelT Atlantico dal golfo di Guascogna alle Canarie, Cadice ecc.; nel Medit. ai lidi di Francia e d'Italia; alle isole dell'India occidentale (Duperrey); nelF India orientale (Wight, in herb. Hooker);nel mare Nero (Mus. Petropolit. !). Frondi cespitose, semipedali, cilindriche, dello spessore circa di una penna colombina, a ramificazione assai variabile, nel recente ri- gidette, sostanza e aspetto quasi di Polyides, nel secco quasi cornee dure, colore carneo-laterizio. Nella sezione trasversale presentano cel- lule rotondate, nel mezzo di poco maggiori di quelle esteriori; que- ste tuttavia gradatamente minori verso la periferia. Nella pianta adulta le cellule interiori sono farcite di granuli amilacei, tingentisi di az- zurro sotto r azione del jodio, formanti un denso glomerulo nel mezzo delle cellule. Ramificazione assai diversa in diverse varietà. Ci vorrebbe una grande dovizia di materiale di regioni diverse e lontane e in ogni condizione di sviluppo e di ambiente, sterile e fertile ecc. per poter giudicare se ed in quanto le diversità della ra- mificazione implichino di necessità il riconoscimento di altrettante varietà. Basandomi sugli esemplari mediterranei da me posseduti, oriondi da Genova ed Alessandria d' Egitto, una tale necessità sem- bra doversi escludere pel fatto che nessun carattere esteriore ed in- timo mai si presenta in modo costante ed unico nei singoli indivi- dui, che se ciò avvenisse non sono certo gli aggettivi, i participi e le dediche che sarebbero mancanti per contraddistinguere nettamente le supposte varietà. Tutt' al più si potrebbero distinguere dei porta- 1484 menti diversi, ma sempre com.posti di caratteri misti, sia che in essi predomini il semplicissimo oppure la grande densità delle suddivi- sioni, ora di-policotome, ora fascicolate, ora secondate. Con ciò si spiega la prudente astensione da qualsiasi distinzione sottospecifica. F'u solo ultimamente che il Reinbold (Mar. Alg. Koh-Chang, p. 114) credette di aver trovata una forma prolificans da me non conosciuta né in natura, né dietro la descrizione relativa. Data la scarsa imbibizione della sostanza, il perimetro delle se- zioni trasversali é di rado perfettamente rotondo, bensì é general- mente più o meno largamente elittico a curva unica regolarmente continua, o più o meno irregolarmente lobato. A seconda degP indi- vidui, tutto r interno ripete il colore esteriore che varia a seconda delle diverse condizioni della pianta, essendo cioè ora ialino, ora pa- glierino, ora roseo, ora violetto, ora rosseggiante ecc. Midollo gene- ralmente vasto, ciò che avviene nei casi in cui Io strato corticale si compone di poche serie di cellule, ora relativamente ristretto pel mo-' tivo opposto, e allora, pure restando in posto, facilmente separabile dallo strato corticale. Cellule midollari più o meno grandi rotondate e così turgide da assumere, per la mutua compressione, un contorno leggermente angolato di forma subesagonale, oppure elittiche più o meno compresse e talvolta fin quasi lineari e allora disposte longi- tudinalmente, ciò che devesi all'incompleta loro turgescenza, a pa- rete ora sottile, ora un po' crassa, a curva unica 0 flessuosa, ora subeguali di volume dalP interno all'esterno, ora gradatamente dimi- nuenti di dimensione con l'avvicinarsi alla periferia midollare. Queste cellule, a seconda dell'età della pianta o anche per altre ragioni, ora sono vacue, ora munite di un grosso nucleo amilaceo-cromatico che ripete con maggiore intensità i colori predetti. 11 breve spazio fra il midollo e lo strato corticale è occupato da cellule sempre più pic- cole, più o meno colorate, isolate, sparse o subseriate, elittiche, vacue o nucleate, subparallele alla periferia, e infine altre lineari verticali. Strato corticale ora assai ristretto ma compattissimo, composto di po- che serie, ora assai spesso, cioè formato persino da i2-i5 serie di celluline disposte in file verticali. 1485 74^^. Gracilaria Henriquesiana Haiiot sp n. P. Hariot, in Journ. de Botan.. 2" serie, tom. l, 1908. Ecco come neir estratto relativo questa nuova specie viene presentata : Fronde subcartilaginea, complanata, basi attenuata, sat regula- riter dichotomo-fastigiata, margine prò rite nuda; segmentis lineari- bus, axillis rotundatis vel leviter acutiuscuiis, apice furcatis multiden- tatisve; cystocarpiis hemisphaericis (usque ad i mm. diam.) apice obtusis per totam frondem sparsis, saepius marginalibus. Color in- tense et nitenti roseus. Species ci. prof. Henriques, qui mecum communicavit, dicata. Detexit prope Praia Lagarto (Roces Praia de Nazareth) Dom. A. Praenca. Cette nouvelle espèce du groupe Podeum rappelle le Gracilaria Poitei de la section Pacìiycladia, à frondes rondes et à cellules cor- ticales disposées en files radiales (^). Elle présente également des rap- ports avcc Gradi, corticata, de la méme section Podeum, caractéri- sée par sa couche corticale submonostromatique, ses grosses cellules internes allongées. Mais le G. corticata n' a pas les frondes luisan- tes; sa ramifìcation est plus fournie, avec des ligules marginales habituellement nombreuses et ses cystocarpes soni apiculés au sommet. Di questa interessante pianta dell'isola di S. Thome (costa oc- cidentale d' Africa) non saranno superflui i seguenti particolari. Valendomi di un esemplare, donatomi dall' autore, e della figura annessa al succitato estratto, posso stabilire che la statura della pianta e di circa 7 cm. e lo spessore di 1-2 mill. nella parte caulescente, mentre la larghezza delle parti piane nel mio esemplare può rag- giungere i 5 mm. sotto le tricotomie. Sorge da un piccolo callo subtondo incrassato recante tre frondi tosto brevemente ramose, con poche divisioni, all'altezza di circa un cm. dalla base, indi aprentesi in una prima grande dicotomia 1 (1) Poiché lo strato corticale è composto di cellule disposte in file verticali alla periferia, va da sé che queste file debbano necessariamente essere radiali, come é il caso comune. Il vero si è che 1' A. si é male espresso, avendo egli in- teso dire che tutte quante le cellule formanti il contenuto strutturale della fronda (midollo e corticc), sono disposte in file radiali, ciò che è ben diverso e non comune. Il fenomeno però si produce unicamente nelle parti subcilindriche della pianta, ma non più in quelle piane. Veggansi i reperti da me aggiunti. 1486 cui rami alla loro volta si dividono e suddividono ripetutamente me- diante di-tripolicotomie, risultandone un assieme corimboso-fastigiato dell'ampiezza di circa 6 cm. in ciascuna delle frondi di completo sviluppo. Nel mio esemplare si dovrebbe invece ravvisare una forma assai meno ricca di decomposizioni, ma le sue poche hanno una larghezza non mai raggiunta dall'esemplare figurato, mentre è assai povero di cistocarpi e tutti immaturi. 11 colore è di un bel porporino intenso vivace, alterabile in paglierino. Si avverte che il complanala della diagnosi devesi riferire unica- mente alle parti superiori che sono infatti laminari, mentre W fronde s rondes della descrizione si riferisce unicamente alle parti inferiori che sono infatti subtonde nelle sezioni trasversali, e pertanto subcilindri- che. La prova di queste differenze la si avrà dalle seguenti analisi della struttura. Ben giustamente l'autore vi scorge rapporti con Gracilaria cor- ticata «par sa conche corticale submonostromatique et ses grosses cellules internes allongées », e più ve ne avrebbe trovati se il suo esame si fosse esteso alla base della pianta da lui presa per con- fronto, dove però avrebbe constatato che le cellule midollari non sono disposte radialmente, e che il corticc è equilato, essendo il mi- dollo centrale e non eccentrico, contrariamente a quanto avviene nella sua nuova specie. Con tutto ciò non si vuol contestare che il posto sistematico di quest' ultima sia precisamente quello che più le si compete, e cioè nel subgenere VI Podeiim di J. Agardh. La sezione trasversale della base di un disco primario ha forma largamente elittica. Midollo eccentrico, ialino o pallidamente colorato, a seconda delle alterazioni subite, composto di cellule elittiche, me- diocri, numerose, non collegate ma regolarmente seriate in file ra- diali espanse a ventaglio, emanate non già dal centro ma da un tratto marginale del lato costituente l'asse maggiore dell' elisse e cor- rispondente al sottostante tratto in cui il corticc mostrasi più sottile. Queste cellule midollari, farcite diluitamente di sostanza amilacea ci- nerea, diminuiscono di volume dall'interno all' esterno, e infine, sem- pre più impiccolendosi e assottigliandosi, vengono a formare lo strato corticale il quale, sebbene cos'i direttamente costituito, s' individua- lizza in modo assai spiccato pel suo colore assai intenso e per la sua compattezza. Data l'eccentricità del midollo, lo spessore dello 1487 strato corticale, vastissimo sull'arco marginale del ventaglio midol- lare, va gradatamente diminuendo quanto più si avvicina alla parte assai breve donde emana l' irraggiamente delle cellule midollari. Lo strato corticale si compone di cellule minutissime, intensamente co- lorate, disposte in file verticali accostatissime. La periferia è protetta da una cuticola filamientosa coibita di muco. Più in su il disco primario si presenta con una sezione elittica un po' più compressa. Il midollo è sempre eccentrico; le cellule re- lative, elittiche, assai meno abbondanti, colorate di materia rosea, isolate, quelle più interne a radiazione inconspicua, mentre l'irraggia- mento riprende regolarmente con le cellule più piccole costituenti il margine del midollo. Inoltre, le cellule centrali si mostrano collegate da un fitto sistema filamentoso-ramoso la cui evoluzione è destinata a compiersi nelle parti appianate della fronda. Strato corticale ine- quilato, come sopra. Ancora più in alto la fronda si fa completamente piana, donde una sezione lineare, talora con alcune restrizioni, con le estremità ottuso-subtonde, o subtronche almeno da un lato. Midollo ialino- roseo-pallido, composto di cellule allungatissime, filamentose, lineari, fusiformi o caudate, subflessuose, disposte in ò-8 serie longitudinali, accorciantisi e infine appena oblunghe e tonde con l'avvicinarsi allo strato corticale. Strato corticale sottilissimo ma compattissimo. Infatti sotto la compressione si inette in evidenza la composizione sua di 5-6 serie di celluline tonde vivamente rosee. Cuticola robusta fila- mentosa. Data la natura di questo strato corticale, si comprende come P. Hariot, giudicandolo a prima vista, l'abbia caratterizzato come submonostromatico. a. Gracilaria Henriqiiesiana Mar. ! San Thome. 749. Gracilaria divergens (Ag.) J. Ag. Sp. II, p. 590, Epicr. p. 420; Sphaerococcus divergetis Ag. Sp. p. 32 5, Syst. p, 238 (vix Kuetz. Sp. p. 773, Tab. Phyc. XVIII, t. 74, L a-b); Plocaria divergens ìs\oni. FI. d'Algerie p. 72.^, non Hypnea divergens ]. Ag. Alg. medit. p. i5o. Fronda cilindrica filiforme subcartilaginea di-tricotoma e da rami patentissimi forcuti all'apice subolati per ogni dove lateralmente vestita. [lab. l'Oc. Atlantico più caldo, a Cadice (Cabrerà) ; nell'Adria- 1488 lieo a Venezia (Ruchinger, Zanardini); nel Mediterraneo, al lido d'Al- geria forse la stessa ? (Montagne). Ramificazione dicotoma, talora tri- cotoma, segmenti pochi distanti patenti e quasi ramiformi. Rametti laterali plurimi patentissimi suborizzontali, inferiormente nudi o ve- stiti di rametti conformi, il più delle volte forcuti all'apice, rami su- bulati patenti. Cistocarpi, secondo Montagne (dato cioè che Plocaria divergens appartenga a questa specie) sessili sui rami e sui rametti, emisferici, acuminati, mammellato-ostiolati. L'Ardissone, in Phyc. medìt. I, p. 238, così ne dice per inci- denza nel trattare di Gradi, confervoides : « Della Gr. divergens io non ho mai veduti esemplari autentici, ma stando alle descrizioni degli autori mi pare che non si possa distinguere dalla specie qui descritta», È risaputo che, in fatto di esteriorità e di consistenza, vale più un' occhiata, data con un prefisso intento, ad una pianta che non una pagina della sua descrizione. Si può aggiungere che J. .Agardh fa seguire immediatamente G. divergens a G. dura, com- prendendola cioè nel sottogen. Chondrocladia, che è quanto dire a rami cartilaginei, mentre in G. confervoides la sostanza è piuttosto carnosa. Che di certe descrizioni e icone ci sia poco da fidarsi ne è prova il fatto che, ad onta di esse, non siamo sicuri che la pianta del Montagne sia la stessa di quella del Cabrerà o di quella vene- ziana di Ruchinger e dello Zanardini. L' Algarium di quest' ultimo, compilato da G. B. De Toni e David Levi, non reca G. divergens. In quanto alla citata figura del Kuetzing, il De Toni con un suo vix ci avverte come essa corrisponda difjicilmente o con istento alle piante dei citati autori. Cosi stando le cose, mi fo lecito di aggiungere quanto segue. Dal cariss. amico, egregio Dott. Cav. Alessandro Chiamenti, rice- vetti nel 1901 alcuni esemplari di un' interessantissima floridea sotto il nome di Ilypnea musciformis Lamour. da lui trovata reietta nel settembre di detto anno sulla spiaggia di Sottomarina a Chioggia, di un portamento cos'i differente dai parecchi che la detta specie as- sume, da lasciarmi in dubbio sull'esattezza della determinazione. La pianta, interamente subcilindrica filiforme, sorge per un" al- tezza di io-i5 cm. da un callo basilare recante 12-20 frondi il cui assieme costituisce una massa non troppo densa, ma pur nondi- meno rigidamenlre intricata per effetto del suo rameggio, e con un usi» ambito subemisferico del diam. di io-i5 cm., assai aspra al tatto. Isolando una di queste frondi, si mette in evidenza un' originale sem- plicità non priva di eleganza, che da sola basterebbe all'identifica- zione della pianta, il caule è tosto ramoso a brevissima distanza dalla base mediante una dicotomia o subtricotomia sopra della quale, a mezzo cm. circa di distanza, .-i ha un primo verticillo composto di 4-12 rami raggianti rispetto all'asse da cui emanano, al quale fa seguito un secondo verticillo alla distanza di 12 mill. dal primo di cui ripete il contegno, indi un terzo verticillo ad una distanza sem- pre maggiore, composto di soli 4 rami piuttosto eretti che stellati. Tutti i rami verticillari recano alla loro volta uno o due verticilli più piccoli di quelli dell'asse primario, assai più poveri di rami i quali si riducono talora ad una tricotomia o dicotomia e finiscono in parte a punta semplice acuta accorciala o lungamente acuminata, in parte in modo forcuto o tri-quadricotomo coi relativi rametti a sommità semplice o forcuta. I margini bilaterali del caule e di tutto il rameg- gio sono piuttosto fittamente muniti di rametti esili, spiniformi, ra- rissimamente secondati per qualche brevissimo tratto, in generale alterni, subopposti e raramente opposti. Il caule ha la spessore mas simo di un mill.; i rami, lunghi 1-6 cm.. hanno un diametro di poco inferiore, ma vanno gradatamente sempre più attenuandosi dal basso verso Talto; i rametti sono lunghi 1-2 mill., raramente allungati per locali tendenze a svilupparsi in rami secondari extra-verticillari, rigi- dissimi, orizzontali nelle parti più adulte, divaricati o ascendenti nelle parti più giovani, equamente distanziati di un mill. o poco più 1' uno dall'altro. È a questa rigida conformazione e direzione dei rametti che devesi il collegamento generale della massa delle frondi in quanto si oppongono a qualsiasi dislocazione delle segmentazioni. Sostanza cartilaginea durissima. Colore roseo-laterizio più o meno intenso. Le sezioni trasversali danno sempre una figura subtonda. Il caule, in basso, presenta un asse midollare centrale in forma di un nucleo giallastro scuretto, tondo, composto di cellule mediocri, tonde e sub- tonde immerse in materia subparenchimatica dello stesso indicato colore. Intorno a questo nucleo si hanno quattro cerchi concentrici composti da cellule grandette, ialine, rotondate o largamente elitti- che, a parete tesa e contenenti un nucleo cellulare pure ialino. Fra il cerchio più esterno di queste cellule e la base dello strato corti- 94 1490 cale si hanno altre cellule ma assai più piccole tonde irregolarmente seriate. Strato corticale non bene individuato, in quanto la serie più interna è costituita dalle stesse cellule disordinate, isolate componenti il quasi strato intermedio, ed è immediatamente seguita dalle cellu- line periferiche, tonde, non combacianti e immerse nella parte infe- riore di uno spesso strato mucoso giallastro. A proposito del nucleo midollare si potrebbe in esso scorgere qualche analogia con quanto avviene in alcune specie di Rypnea, e cioè (per dirla con J. Agardh) « cellulae plures centrales angustiores, stratum peculiare formantes». Si fa però osservare che nella pianta di cui si tratta la parte costi- tuente il centro del midollo è assai variabile a seconda dei punti di- versi presi in esame, e talvolta è rappresentata da un' unica cellula un po' più grande o all' intutto conforme a quelle pericentrali. In una parta più elevata detto stesso caule l'asse midollare si pre- senta sotto la forma di un tubo tondo, roseo-giallorino, a doppia parete, con cellule pericentrali disposte in tre cerchi concentrici, tonde, a crassa parete subialina filamentosa, replete di materia scura o di celluline ultra esigue. Fanno seguito 2 serie di altre cellule più piccole, oblunghe, disposte in file verticali diminuenti di volume dal- l'interno air esterno. La cellula periferica di queste file reca apical- mente in linea orizzontale 2-3 celluline estremamente piccole l'as- sieme delle quali costituisce lo strato corticale colorato. Cuticola chiara filiforme. In uno dei rami vcrlicillari il nucleo midollare centrale vedesi composto di un glomerulo di cellule piccole, tonde elittiche, quasi nerastre per cromatofori addensatissimi. Disciolto il nucleo mediante la compressione, la scena si tramuta in cellule distanziatesi con un contenuto di un bel roseo un po' più intenso di quello delle cellule midollari circumambienti che sono radiatamente disposte e collegate da un abbondante elemento filamentoso. Strato corticale formato dai filamenti stessi fattisi verticali, più ravvicinati, semplici e con 1' estre- mità loro munita di 2-3 celluline nel modo come sopra costituenti nel loro assieme la chiusura periferica. È in questa periferia che potei riscontrare alcuni tetrasporangi crociatamente divisi. A que- st' ultimo riguardo non feci altre ricerche. Presso la sommila la struttura è subeguale a quella che fu ri- scontrata nella parte più elevata del caule, ma con le cellule peri- 1491 centrali a contenuto più diluito e quasi chiaro, mentre lo strato corticale è composto di un' unica serie di cellule subtonde non tangentisi. Osserva^kviL^ — Presento la pianta da me ora descritta sotto la denominazione di Graciìaria divergens forma verticillata, non già perchè io fermamente ci creda, mancandomi all'uopo il confronto con le piante tipiche degli autori; ma unicamente per comodità mia nel designarla in qualche modo, e più ancora per comodità di quel algologo o di quelli algologi che avessero l'opportunità di studiarla in rapporto con le piante autentiche degli autori, sia per confermare la mia denominazione, sia per darle quel qualsiasi altro nome che più ragionevolmente le possa competere. Suhfavnglia HYPNEAE (j. Ag.) Harv. Sul gen. Hypnea J. Agardh dà le seguenti particolarità, — Frondi cilindriche e filiformi, tutte ramosissime, ma nello stato sterile (cisto- carpifero o tetrasporifero) spesso in verità presentano delle forme diverse; le frondi sterili sono in alcune specie vergato-ramose, de- nudate o coperte di rametti da ogni parte attenuati piuttosto eretti o in quantità vergati; in altre specie le frondi sono più o meno di- varicato-ramose, con rametti semplici subolati o ramosi divaricati, formanti dei cespi più o meno intricati; in altre infine le frondi ste- rili sono cos'i intricate e coi rametti per ogni verso concreti da for- mare dei cuscinetti, depressi o suberetti non o con difjlicoltà distri- cabili. Frondi tetrasporangifere in più specie conformi, senonchè sono più densamente fornite di rametti; nelle pulvinate invero i rami te- trasporangiferi emergono al di fuori delle frondi sterili e i rami a vicenda poco o a malapena concreti rimangono liberi a vicenda, le frondi cistocarpifere invero, dalle altre assai dissimili, sono in tutte le specie, delle quali furono osservati i cistocarpi, divaricato-ramose in modo esimio; e le frondi cistocarpifere delle diverse specie sono a vicenda più simili fra di loro, che non tra le frondi sterili e cisto- carpifere della stessa specie. Nella struttura delle frondi si hanno pure delle diversità, dipendenti verisimilmente dall'età della fronda. Le frondi giovanili, almeno in più specie, mostrano la cellula cen- trale diversa da quelle vicine; nelle frondi più adulte questa cellula si fa meno perspicua, di guisachè la fronda in alcune specie mostra lo strato interiore all'intuito conforme, mentre in altre si hanno più 1492 cellule centrali più anguste, formanti uno strato peculiare. Tutte le altre cellule costituenti la fronda sono subconformi, oblungo-angolale e più fermamente condensate, le centrali e le intermedie longitudi- nalmente estese, le periferiche subverticali, più brevi, colorate di en- docromi, disposte quasi in una seniplice serie. Uno strato tenue ialino mucoso cinge per ogni dove la fronda. Cistocarpi evoluti nei rametti divaricati esternamente elevati d" indole quasi peculiare. Pe- ricarpio emisferico-sferico e. come sembra, chiuso d" ogn' intorno, contesto all'esteriore della fronda di due strati: cellule esteriori ver- ticali, colorate, in una semplice serie, cinte di un muco pellucido : entro queste si hanno cellule maggiori più lasse e subcentricamente seriate; la base del pericarpio consta di cellule più rotondate plu- rime. Fili articolati parcamente dicotomi e anastomosanti. a tubo ialino contenente endocromi colorati, estesi dalla base cellulosa alla volta del pericarpio e percorrenti più lassamente lo spazio interno del cistocarpio. Glomeruli subglobosi di carpospore sospesi a questi fili, plurimi, a vicenda separati: carpospore quasi globose singolar- mente incluse in un sacchetto e munite di un pedicello breve ialino. dal punto centrale del glomerulo per ogni verso radianti. Tetraspo- rangi evoluti in rametti, nella base rigonfia di questi o nel mezzo o nell'apice siliquosamente inflato, plurimi aggregati infra cellule pro- lungate e subseriate dello strato superficiale ove trovansi annidate, formanti in tal modo un soro nematecioso, singoli, oblunghi, zona- tamente divisi. 75o. Osservazione. — Poiché J. Agardh non fa ivi alcun cenno della parte basilare aderente alla matrice, né delle modalità con cui le Hypnea provvedono eventualmente ad un' ulteriore loro stabilità, valendosi degli appoggi che ad esse possono prestare i vari corpi eterogenei a loro immediato contatto, non credo inutile al riguardo l'esposizione di alcuni fatti, limitatamente alia pochezza del mate- riale di cui posso disporre. Non conosco esempi di un callo radicale nelle Hvpiica, confr- mato nei modi comunemente intesi. Subgen. Vìrgalae J. Ag. Sp. Il, p. 441, Epicr. p. 5óo. H. musciformis (Wulf.) Lamour. Negli esemplari sopra matrice calcare, previa decalcificazione locale, si osserva a contatto della ma- trice un ingrossamento subtondo composto di rami radicali ecorti- 1493 cati, ialino-luridi, tubolosi, vacui, che forse rappresentano l'ultimo stadio della loro evoluzione. Da questo apparato sorge tosto il caule recante alla base una prima emissione di rami brevi, semplici o se- condatamente ramicellosi, egregiamente organizzati ma talora palli- damente colorati, i quali si piegano in giù alla ricerca di secondarie aljRssioni. Taluni dei rametti infatti si vedono tramutati in mezze- lune od emicerchi ialini, quali parti visibili del dischetto prensile a struttura di file radiate, articolale, dirette dal centro alla periferia co- stituita da un esilissimo cortice ialino. //. episcopalis Hook, et Harv. La tav. Harveyana n. 2 3 di Phyc. austi'al. presenta un apparato radicale composto di rami corti divisi all'estremità, colorati, spioventi in un ambito cmisferico-oblungo, e con uno stesso portamento si offre in un mio esemplare; ma con ciò non è detto se sulla matrice siano rimasti altri elementi. Nel mio esemplare uno dei rami radicali è piegato ad angolo ottuso il cui vertice reca un emicercfiio piano, ma colorato e composto di midollo e di strato corticale, senza pertanto alcun carattere di prensilità. Pos- seggo pure una ventina di altri esemplari della collezione F. Mueller, ma per lunga fluitazione ridotti a materiale di spazzaforno, epperò mi fu impossibile trovare in essi organi cosi delicati come quelli dei dischetti prensili. //. armata (Mert.) J. Ag. Sotto la denominazione di H. fruticii- Iosa Kùtz. ne ebbi dal Dr. Becker bellissimi esemplari, ma sgrazia- tamente tutti quanti privi della base, nò le frondi recanti alcun in- dizio di organi prensili. li. spicifera (Suhr) Harv. Apparato basilare di rami radicali por- porini, subcilindrici, ramosi e con rametti subsecondati, formanti una massa globosa del diam. di i5 milk Da uno dei lati di questa massa si trovano 5 altri rami radicali maggiori 2, 3 o più volte divisi, muniti di rametti, lunghi 3 cm. e mezzo, compressi e di un porporino più in- tenso, piegati tosto all' ingiù e perciò, data la loro lunghezza mag- giore, scendenti assai più in basso della massa globosa dei rami ra- dicali minori. Per termine di paragone, ecco la struttura fornita da un ramo nella parte media della fronda. Midollo di cellule oblunghe filamen- tose, longitudinali, ma che a inturgescenza completa si fanno elitti- che e congiunte a reticolo con maglie sinuoso-crassette. Strato cor- 1494 ticale di una sola serie di piccolissime cellule intensamente colorate, lineari, strettamente affiancate. In "uno dei rami radicali maggiori non facenti parte del grovi- glio prensile, il midollo si presenta denso di cellule lineari, fibrose, filiformi, scure, longitudinali e stipate in una massa centrale più densa e più scura. Con la compressione le cellule, anziché aprirsi e com- porsi a reticolo, si risolvono in una massa uniforme di filamenti fit- tamente contesti. Strato corticale come sopra ma senza una cospicua individualizzazione delle cellule periferiche, avendosi invece uno strato uniforme di fili verticali subcontesti più intensamente colorati. In un ramo del groviglio prensile ma non a contatto con la matrice, anche previo il bagno, le sezioni saltano sotto il taglio. Midollo come sopra ma con fijamenti ialini esilissimi formanti uno strato uniformemente e fittaniente contesto fino a contatto con lo strato corticale bene individuato, composto di una sola serie di cel- luline esigue, oblunghe, subialine. I rami radicali più vicini alla matrice sono assai brevi (5 mill.) e talora muniti di poche, leggiere e lontane costrizioni. È da questi rami che derivano dei rametti per lo più unilaterali, un po' incurvi, e che sono a diretto contatto con la matrice rappresentata, nel caso nostro, da frammenti di Corallina e di roccia calcare. Decalcifìcati per mettere a nudo il segreto loro processo di apprensione, questo ci si rivela (sotto la leggera compressione fra due vetri) sotto forma di dischetti emessi lungo il corpo dei rami, ma non mai alT apice loro in quanto tali organi apprensivi altro non sono che rametti tra- sformati. Questo fenomeno, pur avendo sempre la stessa origine, può presentarsi con manifestazioni varie anche lungo la fronda, come vedremo in //. Eckìoni. Nel caso attuale i dischetti ialini, sottilissimi, del diam. di mezzo mill. o poco più, sporgono dal margine del ramo per una metà loro soltanto allorquando la larghezza del ramo è su- periore a quella del loro diametro, mentre sporgono con una metà da un lato e con una metà dall' altro allorquando il ramo ha una larghezza minore di quella del disco apprensivo. 1 dischi visti al mi- croscopio, hanno 1' aspetto press' a poco eguale a quello presentato da una denudata Melobesia farinosa, senonchè nel caso nostro le raggiazioni moventi dal centro sono date da file moniliformi, e il centro, piuttosto voluminoso, è formato da un gruppo di cellule gran- i4itr> dette di un giallo sporco immerse in una materia giallognola, l di- schi ora sono unici, ora 2-3 sullo stesso ramo, isolati o contigui così da toccarsi per un punto della loro periferia. H. Ecìiìonì Suhr. Sopra un Polipo idrario fucoideo e in detrito siliceo serpeggia orizzontalmente un tallo noduloso tortuoso munito di rizine ialine brevi a contatto della matrice, e nella parte opposta di rami, pure brevi, forniti di rametti componenti un plesso basilare. Sono appunto alcuni rametti di questo plesso che sono suscettibili di varie trasformazioni relative al processo apprensivo. Mentre nelle specie precedenti, ove fu possibile rinvenirli, gli organi di appren- sione si palesano con caratteri improntati ad un tipo unico subuni- forme, nel quale il rametto produttore resta così completamente as- sorbito da non potersene più scorgere alcuna traccia, in questa spe- cie invece assistiamo ad un complesso di forme nelle quali più o meno l'originario rametto sempre si manifesta. Il tipo stesso di disco prensile che più si avvicina a quelli iinora osservati, presenta già delle notevoli varianti. Esso infatti ha un asse eccentrico anziché centrale, composto di un piccolo gruppo di cellule torbide da cui partono delle file radianti moniliformi dirette alla periferia. Questo gruppo eccentrico occupa il centro di una zona circolare. Nel mag- giore spazio derivante dall'eccentricità dell'asse fanno seguito altre due zone distanziate, ciascuna in forma di un arco di cerchio in quanto i cerchi interi non avrebbero potuto compiersi mancandone lo spazio in conseguenza della pronunciata eccentricità dell'asse. Di che si compongano la zona circolare e quelle limitate ad un arco di cerchio è diffìcile dire, data la mancanza di qualsiasi cospicua loro organizzazione; dal colore giallastro-scuro non sarebbe lontano dal vero l'arguire doversi ravvisare in esse le traccie dello strato corti- cale denaturizzato della base del rametto così metamorfosato, e così distribuitesi pel movimento loro imposto dalle irraggiazioni delle file scorrenti dall'asse eccentrico alla periferia. — In un altro caso assi- stiamo all'eccentricità dell'asse del disco prensile trasferitasi alla pe- riferia del disco stesso, conche si ha la curiosa conseguenza della scomparsa dell'asse, ed in suo luogo vediamo una porzione della base del rametto produttore mantenutasi nel suo stato normale e quindi corticata, conservando nell' interno suo il midollo assiale la cui presenza non poteva pertanto manifestarsi nella superiore parte 1496 del rametto la cui metamorfosi ebbe a compiersi solo in modo par- ziale ed obliquo sotto foi'ma di una membrana ialina novilunala per- corsa dalle solite file moniliformi disposte in modo radiato-tlabellato. 11 rametto essendo perpendicolare al suo asse (ramo), ne consegue che l'aspetto dell'anomalo disco offre l'imagine di una eclisse par- ziale di luna, nella quale, dal lato interno, la nera ombra della terra è rappresentata dalla parte inferiore del rametto rimasta intatta, men- tre la bianca parte del lato esterno nel suo bagliore ialino è rappre- sentata dal disco parzialmente formatosi, corrispondente cioè alla parte lunare rimasta scoperta... si licei parva compojiere niagnis. -— Finalmente anche in questa specie si hanno rami, ma brevi, prov- visti di rametti, disgiunti dal plesso dei rami radicali. E in questi ultimi rametti che troviamo il terzo caso non meno strano: quello cioè dei rametti conservatisi normalmente integri nella parte loro in- feriore, mentre la parte superiore vedesi trasformata non più in un disco completo o dimezzato, ma in un organo prensile ciatiforme cui non manca il suo breve piedestallo fornito dalla base del rametto rimasta intatta. La scodeletta che ne risulta ha la parete formata da una membrana ialina sulla quale spiccano le file scurette, monili- formi, radiate, convergenti verso il fondo della tazzetta ove trovasi il loro centro d' irraggiazione. Subgen. Spinulige.rae J. Ag. Sp. II. p. qqb, Epicr. Syst. Florid. (1876) p. 5Ó2. H. divaricala Grev. — Apparato basilare che, pure nella sua delicatezza, affetta l'apparenza di un rude ceppo suborizzontale e poscia diretto in basso, emettendo delle relativamente grosse rami- ficazioni cilindriche, subopposte, alterne, semplici con qualche rara papilla, e che, a curva tonda, si piegano in giù e finiscono con le estremità subtronco-lobate o semplicemente ottuse. La struttura loro è perfettamente organizzata cosi nel midollo come nello strato cor- ticale. In un' ascella di questa ramificazione trovai un normale disco prensile prodotto da una papilla, il che è da notarsi data la parte in cui si presenta, mentre invece pare che la fronda ne sia sprovvista. Nel mio esemplare la pianta ha per matrice una foglia di Zo- stera marina dal cui margine sporge una parte dell" apparato ora de- scritto e che si riferisce ad una fronda completamente sviluppata della Hypnea di cui si tratta. Ma un giovane individuo la cui base. 1497 per la sua piccolezza, può essere contenuta interamente sopra la pa- gina della Najadacea, ci apprende che la floridea ha per substrato una membrana ialino-sporca gremita di celluline esigue, di cortis- simi fili e di rizine, che si distende per un corto tratto sulla foglia della Zostera, e sopra tale substrato sorge la giovane pianta munita alla base dapprima di un nodo subtondo fornito di radicelle ialine limpide, semplici, inarticolate, che si spandono sull' indicata mem- brana. Contemporaneamente il nodo stesso si scompone nel più ro- busto apparato quale venne sopra descritto. //. nidifica J. Ag. — Gli abbondanti esemplari osservati, raccolti nel 1910 dal medico italiano Alessandro Jardini nella baia di San Diego in California, crebbero sopra un fondo di detrito siliceo in comu- nione con un mostruoso Polipo idrario, con Nitophvìlum sp., Coral- lina sp., Ulva Lacluca ecc. e danti ospitalità ad una Callilaintiiea e a una piccola Polysiphonia avente 12 tubi pericentrali. La Hypnea sem- bra prediligere per matrice T indicato animale eia Co ralWia sui qui\\\ distende il suo tallo orizzontale, dicotomo-divaricato ed infine ad ascelle spianate, munito di rizine esilissime, lunghe, semplici, inar- ticolate, ialino-limpide, più abbondanti sotto i punti ascellari, e di rametti alcuiii dei quali si svolgono in dischetti prensili normali. I talli possono raggiungere il diametro di oltre un millimetro. //. ccrvicornis J. Ag. — Nulla si può dire della sua base, man- candone affatto l'unico esemplare osservato. Mentre nei casi più fre- quenti del rametto, svoltosi in organo prensile discoideo, quanto si mantiene di suo è unicamente lo strato midollare modificato costi- tuente il centro del disco stesso; in questa specie invece avviene che la punta del rametto, da subtonda od ottusa in origine, si è at- tenuata in modo acuto e sotto questa forma la vediamo penetrare fin presso il centro del disco prensile il quale, per ogni altro riguardo, è conformato come di regola. Se ciò sempre avvenga non posso as- sicurarlo, essendomi fermato al primo esame. Subgen. Pulvinatae J. Ag. Sp. II, p. 462, Epicr. p. 5Ó4. //. paìinosa J. Ag. — Delle piante a fronda quasi interamente eretta non ne posseggo la base, ma sembra che, in origine, anche queste abbiano avuto un periodo di giacenza orizzontale. Se noi os- serviamo la faccia inferiore di una di queste fronde, la vediamo prov- vista, soprattutto nei punti delle sue segmentazioni, di bottoncini cai- 1498 cari del diam. da una frazione di mill. ad un mill., che, decalcifi- cati, ci danno una membranella ialino-giallastra cosparsa di esilis- sime e cortissime rizine ramose, costituente pertanto, in questo caso, unicamente un organo di apprensione alla matrice (calcare), ma che assume una ben più alta importanza nella base della pianta, come ora SI dirà. Nelle piante quasi completamente e stabilmente orizzontali, co- stituenti un tappeto compatto, se noi decalcifichiamo un pezzetto cal- care su cui si basano, ci troviamo di fronte ad una membrana più o meno vasta, ialino-giallastra, tappezzata di fittissime rizine ramose, cortissime, formante il fulcro della vegetazione successiva. I punti nei quali questa vegetazione deve iniziarsi ci sono forniti da eleganti dischi il cui centro è formato da un gruppo di poche cellule torbide giallastre, dal quale prende mossa una raggiera composta di file mo- niliformi, semplici nella parte loro inferiore, poscia dicotomo-fasti- giate, appressate, dirigentisi alla periferia che è delimitata da piccoli' grumi di materia scura amorfa. Le giovanissime piante, aderenti completamente alla doppia matrice sono già egregiamente organiz- zate nella loro struttura ed hanno i margini muniti qua e là di pen- nelli di radicine ialine, cortissime, inarticolate, mentre il rameggio è già 2-3 volte segmentato e dentato. Ora alcuni di questi denti emet- tono lungo uno dei fianchi una raggiera semicircolare che ricorda quella costituente gli organi di apprensione nella forma loro più co- mune, quale abbiamo osservato lungo la fronda adulta di alcune fra le specie trattate parzialmente in questo capitolo. Poiché tanto s'impone di per sé stesso, non occorre insistere sull'importanza di un fenomeno che. con manifestazioni varie, ma sempre improntate ad uno stesso tipo, abbiamo ora visto come possa presentarsi fin Hall' origine della Hypnea pannosa, e che si ripete lungo l'intera evoluzione di parecchie altre specie, e forse di tutte, date certe condizioni non sempre precisabili. Questo preliminare e affrettato studio meriterebbe di essere preso in disamina da altri (') tanto più quando il fenomeno dovesse costituire uno dei caratteri precipui che contraddistinguono la sottofam. ('ì Per la Hypnea niusciforinis si può consultare Nordhausen M., Zur Ana- tomie und Physiologie einiger rankentragender Meeres-algen {Jahrb. /". uiss. Bo- tanik XXKIV, 2, pag. 239-260, T. Vili, f. 1-9; Leipzig 1899). I49i) 75 1. Hypnea divaricata Grev. Syn. p. LIX. Kuetz. Sp. p. 759 (esclus. abito e sinon.); J. A^. Sp. II, p. 148 (esci, sin.) Epicr. p. 5ó3 (non llarv. nec Sonder). Intricato-cespitosa, alternatamente ramosa, rami fuori del cespo poco sporgenti, spinulosa per tutta la lunghezza con spine subulate suberette e le superiori subsecondate, apice denudato; tetraspore in spine conformi a base tumida e sessili; cistocarpi aggregati nei i"a- metti divaricati. Hab. nel golfo del Messico (Liebman); vix eadem ad insulas Mascarenas? (Telfair). — Cespo semipedale, denso, frondi fuori del cespo appena prominenti. Fiondi inferiormente dello spessore d' una penna colombina, indi gradatamente attenuate, rami alterni egregia- mente patenti maggiori e minori commisti. Rami maggiori per ogni dove irti di piccole spine, superiormente e i più giovani maggior- mente sparsi, apici poco prominenti gradatamente attenuati, piuttosto nudi, eretti o un poco incurvi. Le piccole spine inferiori sono sub- orizzontali tra loro distanti circa un mill., le superiori più patenti, le supreme spesso secondate, semplici, lunghe 2,2 mm. circa, a basi più larghe, acuminate, rigide; altre finienti in rami ramosi, rametti conformi patenti. Spinule fertili consimili, incrassate fin dalla base, dalla metà e fra la metà all'apice sterili, acuminate, rette, strette. Cistocarpi aggregati a 3-4 nei rametti. Gli esemplari secchi sono spesso sbiancati. 11 mio esemplare (sopra una foglia di Zosteracea) facente parte delle alghe australiane raccolte da Ferd. Mueller, è fra quelli deter- minati dal Lenormand, e può dirsi che questi della sp. di cui si tratta ne avesse sott' occhio di diversi portamenti collegati da forme intermedio. Così supponesi, perchè l'esemplare a me pervenuto, alto I 1 cm., quantunque ben lontano dal comporre un cespo (che del resto non avrebbe potuto trovar posto sopra una tale matrice), in quanto componesi di sole tre frondi, di cui una sola completamente sviluppata, per nulla intricate e dello spessore massimo di un mill.. pur tuttavia per ogni altro carattere, compreso quello del susseguito sbiancamento, corrisponde piuttosto bene alla riportata descrizione. Conviene anche tener presente che trattasi di una pianta conosciuta unicamente, a quanto pare, sugli esemplari messicani del Greville, né sappiamo se e quali relazioni essa abbia con quella delle isole 1500 Mascarene facenti parte dell'arcipelago delle grandi Indie e con- quella raccolta dal Mueller nel gruppo delle Hocvicks del tropico australe. Nel caso mio, per mancanza di ogni confronto, oltre il fatto ac- cenno sulle esteriorità l'veggasi anche il n. precedente;, non posso che mettere in rilievo la seguente struttura per norma di chi avesse la possibilità di paragonarla con quella della .pianta am.ericana e della pianta indiana. La sezione trasversale del caule ha forma largamente elittica. jMidollo ialino composto di 40 vaste cellule subseriate a due a due. longitudinali, a parete esile e tesa, collegate da un robusto sistema di filamenti crassi, ad articolazioni incospicue, semplici nella parte loro inferiore, indi dicotomicamente ramosi, diiigentisi verso la pe- riferia dove si fanno corimbosamente quadricotomi e grossamente moniliformi. L'assieme di questi corimbi costituisce lo strato corti- cale. I rametti fruttigeri recano tetrasporangi cos'i numerosi che dai corimbi corticali si avanzano tìn nell'interno. Verso Tallo della fronda la sezione di un ramo è elittica, più o meno lobata a lobi larghi rotondati. Midollo di fili ialini, subsemplici, rettilinei e longitudinali quelli costituenti la massa interna; gli esterni subparalleli alla base dello strato corticale, epperò curvi con la concavità interna. Strato corticale di una sola serie di celluline leggermente oblunghe, colorate di porporino, accostate, verticali alla periferia. a Hypnèa divaricata Grev. Hocvicks Group, trop. Austral. aug. i855, Ferd. Mueller. 752. Hypnea cervicornìs j. .\g. Sp. II, p. 43i. Epicr. p. 5oi ; Sphacrococcus spinellus var. laxior Ag. Herb. ; Hypnea spinella Kuetz. Tab. Phyc. XVIII, t. 2Ó; Fucus liamulosiis Mert. mscr. in Herb. A- gardh (non Turner) ; Chondria ìiamulosa Ag. Sp. Alg. p. 36i, Syst. p. 209 (esci. syn. Turneri) : Sphaerococcus musciforìnis var. piimiht llarv. Alg. Telfair in Hook. Journ. Bot. I, p. 147.' — Intricato-cae- spitosa, subdecumbens, divaricato-ramosissima ramulisque confor- mibus divaricato-ramulosis obsita, ramis fertilibus extra caespitem porrectis densius ramulosis, ramulis quoquoversum egredientibus pa- tentissimis, plurimis ramellosis, tetrasporiferis conformibus. Hab. l'Atlantico più caldo, alle spiagge del Brasile (Chamisso. .Martiusj, alle isole dell'India occidentale (Benzon) e al lido Messi- cano (Liehman); ai lidi del Giappone (Grunow, Heydrich); forse la stessa nell'Oc. Indiano all'isola Maurizio.- (Telfair). - Cespi depressi assembrati espansi fra i lapilli e le conchiglie, intricati. Frondi mi- nute, le maggiori meno grosse di una penna •• passerina, le minoii setacee a rami subcapillari, più spesso lunghe 2-5 cm., ma intricate e appena estricande se non con dilacerazione, divaricato-ramosissime e vestite di rametti minori finienti gradatamente in rami. Rami pa- tentissimi, quasi orizzontali, appena attenuati e disciolti in rametti, semplicetti alla base, più densamente ramosi all'apice. Rami supe- riori e rametti cervicorni, gli ultimi ramettini a base più larga acu- minati acuti divaricati. Frondi fertili sporgenti fuori del cespo, lunghe 4-8 cm., di sostanza più ferma, vestite di rametti laterali più stretti e più densi, gli altri rami e rametti conformi a quelli sterili. Rametti dividi o più spesso gli ultimi ramettini indivisi fertili, ovali-subolali, sopra la base tosto tumidi tetrasporiferi. Frondi cistocarpifere simili alle tetrasporifere, cistocarpi qua e là disposti sui rametti. Colore vagamente miniato-roseo. Sostanza assai tenue, submembranacea. Le segmentazioni sono assai di frequente precedute ed accom- pagnate da dilatazioni la cui larghezza aumenta in ragione del nu- mero loro, s)a cioè che trattisi di dicotomia o di policotomia, e ben s'intende che questi ampliamenti condividono la struttura ed il co- lore normali. Meno frequente è invece il caso del collegamento di due rami piuttosto distanti e per un tratto paralleli, e allora avviene mediante una membrana speciale di una struttura assai semplificata e di un colore assai meno intenso. A questi particolari devesi ag- giungere il più importante: quello cioè della penetrazione e salda- tura tra ramo e ramo. 11 risultato complessivo di tutti questi colle- gamenti conferisce alla fronda (da vedersi bagnata e fra due vetri al microscopio) l'aspetto di un grosso e irregolarissimo reticolo a maglie di ogni forma e dimensione. Inoltre devesi notare che tutti gli apici delle maggiori segmentazioni rimaste libere sono ingrossati, subtroncati e coronati da un'appendice ialina limpidissima formata da cellule relativamente grandette lucide (i. stadio) alle quali fanno poscia seguito altre più piccole cellule moniliformi, aventi per su- prema le indicate cellule più grandi, lisultandone cos'i dei pennicilli dapprima e quindi dei piccoli flabelli (2. stadio). La funzione di questi 1502 organi nel caso presente è quella dell' apprensione, penetrazione e collegamento delle segmentazioni maggiori, salvo adattamenti spe- ciali a seconda delle condizioni in cui la pianta potrebbe trovarsi di fronte. Ab origine il fenomeno è forse quello stesso della Hvpneu pannosa. Veggasi il ru ySo. La sezione trasversale della parte caulescente è tonda. Tubo centrale incospicuo nel centro di un midollo celluioso- filamentoso composto di un reticolo a maglie rotondato-elittiche, a parete esilis- sima, tesa, subialina, collegate da filamenti, il tutto sopra uno sfondo formato da un uniforme strato di celluline ultra esigue, subtonde, di un rosso-ìivido-diluito. Le celluline stesse si dispongono quindi in serie raggianti, accostate, perpendicolari alla base dello strato corti- cale. Strato corticale formato dalle celluline estreme delle indicate serie, fattesi lineari, esilissime, colorate. a Hypiìea cervicornis J. Ag. Bellevue, baie de Fort de France. Martinique. M.* Jardin, ii fevrier i8óo (grafia di Lenormand). 7.53. Hypnea pannosa J. Ag. Alg. Liebm. p. 14, Sp. 11, p. 453, Lpicr. p. 565; Kuetz. Sp. p. ySg, Phyc. XVUI, t. 27; Ilyp. iniisci- formis f. cornuta f^arv. Alg. Telfair. in Hook. Journ. Bot. 1, p. 147.-; //. erecla Kuetz. Sp. Alg. p. 7Ò0. Frondibus sterilibus pulvinatis intricato-ramosissimis, ramis con- cretis, extimis conicis acuminatis, fertilibus extra pulvinar emergen- tibus invicem liberis, basi nudiusculis, supra medium ramoso-pyra- midatis, ramis crassis obtusiusculis, tetrasporiferis basi subunilateraliter verrucosis et infra apicem siliquosis soros singulos pluresve gerentibus. Rab. al lido Messicano delToc. Pacifico (Liebman); forse la stessa all'isola Maurizio (Telfair); alTis. La Digue del gruppo delle Seychelles nell'oc. Indiano occidentale (C. Wolf) ; la sig.* A, Weber van Bosse in Transact. of the Linn. Society of London, january 1914, aggiunge le seguenti altre località: Aldabra, Prastin, Chagos .'Xrchipel., Peros, Ile du Coin, lagoon, Mahc, Cap. Terne. Cespi espansi sopra le rupi e fra le Coralline, dell'ambito di 5-10 cm. subdefìnitivamente circoscritti, di poco più alti di un pol- lice, costituenti così un cuscino depresso. Frondi pulvinari intricato- ramoèissime e cos'i strettamente concrete che, nello sforzo di distri- carle, non se ne possono ottenere che frammenti brevissimi e dila- 1503 cerati; rami patentissimi, inferiormente distanti 2 mill. o poco più, gli esteriori maggiormente approssimati, a base più larga conico- altenuati, lunghi appena 2, 2 mill.. e quasi superanti un mill. di diametro. Da questa base pulvinare sorgono le frondi sterili pollicari o di poco più lunghe, di crassezza quasi eguale, nella metà loro subdenudate, e sopra questa metà piramidatamente ramose ; rami semplicetti o parcamente pennatamente ramellosi conico-subolati ot- tusetti, patenti e ascendenti, inhne i fertili verrucoso-inflati, altri presso la base il più delle volte unilateralmente tumidi ali" infuori, altri siliquosi all'apice intumescenti e attenuati a entrambe le estre- mità, altri infine fertili all'apice e alla base insieme, sori separati o più di rado confluenti. Colore porporino; sostanza subcarnosa. Per avere una più estesa conoscenza dei portamenti che questa specie può assumere, converrebbe esaminare individui di ciascuna delle località sopra indicate. Mentre i miei esemplari delle isole Waianae, Oahu e Ilavvaiian (Oc. australe) sono alti ò cm. con spor- genze extrapulvinari ramoso-piramidate perpendicolarmente erette 0 subdecombenti, quelli invece dell' is. La Digue (gruppo delle Sey- chelles dell'Oc, hidiano occident.) sono alti appena un cent., e con le sporgenze erette alte 5 mill. il cui ambito è piuttosto sub- tlabellato contenente un rameggio assai povero, e con tutto ciò prov- visti di trasporangi. Le parti caulescenti hanno lo spessore massimo di quasi 2 mill. La sostanza è subcarnosa ; il colore, di un bel por- porino-granato, vedesi spesso alterato in giallo-brunetto, roseo pa- glierino o quasi sbiancato. La descrizione della parte basilare della pianta può consultarsi al n. 750. La sezione trasversale del caule ha forma elittica più o meno lobata o subtriangolare a margine leggermente lobato. Midollo vasto, ialino, limpido, composto di grandi cellule rotondate, elittiche 0 va- riamente angolate per mutua pressione, vacue, a parete crassetta, tesa o lievemente flessuosa; quelle marginali 4-8 volte più piccole. A contatto con lo strato corticale si ha una serie di cellule a sé stanti, e cioè non collegate per mezzo di filamenti alla massa mi- dollare. Strato corticale composto di un'unica serie di cellule colorate, esigue, lineari, verticali alla periferia, oppure le serie sono tre, ma quelle più interne piuttosto irregolari. 1504 In una sezione contigua lo strato corticale sembra da io e 2 5 volte più spesso che non nella sezione precedente, ma ciò devesi a due motivi: la sezione un po' meno sottile e pel fatto che le cellule fra il midollo e le strato corticale si sono allungate in fili e sembra continuarsi fino alla periferia, ma sotto questi fili, nella parte più. interna, traspaiono delle cellule subtonde che in realtà appartengono al margine midollare. a. Hypnea pannosa J. Ag. Is. La Digue, Agosto 1909, Igt. C. Wolf. b. Hypnea pannosa Isole Waiane, Oahu, Hawaian. J. E. Tilden, May 1900. Siibfani. GLOIOCLADIEAE J. Ag. Genere FAUCHEA Bory et Mont. (1846) FI. Alg. p. Ò4, tab. ló. fig. I. (Etym. dedic. a Panche). Kuetz. Sp. p. 20Ò; De Toni e Levi FI. Alg. Yen., Schm. et Hauptfl. in Engl. et Franti Nat. Ptlanzenfam. (1897) p. 899; Caìlophyllh, Chon- drus, Cypellon, Gracilarìa, Plocan'a^ Sphaerococcus sp. ; Dicìiopli\cus Zanard. (1847) Not. celi. mar. ven. p. 196. - Frons carnoso-plana. dichotoma, stratis duobus contexta, interioribus cellulis rotundato- oblongis, nunc interjacentibus minoribus, corticalibus in fila brevia verticalia conjunctis. Cistocarpia intra pericarpium mamillaeforme aut angulatum, carpostomio regulari pertusum, nucleum oblongum sub- simplicem, tela arachnoidea fiiis tenuissimis reticulatim conjunctis constante cinctum foventia : fila carposporifera a fundo placentari egredientia articulata et reticulatim anastomosantia, intra articulos superiores carposporas rotundatas, sine ordine conspicuo conglobatas et quasi muco cohibitas generantia. Tetrasporangia in nematheciis superficialibus pulvinatim expansis inter paranemata sparsa, oblonga. cruciatim divisa. Obs. 11 nucleo fra il pericarpio si cinge di una tela ragnatelosa bene evoluta, costituita da fili tenuissimi anastomosanti a rettangoli. Lo stesso plesso placentare si forma nel centro circa della tela stessa: articoli generanti carpospore plurime e nucleoli coalescenti nel nu- cleo quasi coihiti in un muco comune. 1 1505 Alle specie già conosciute, Setchell e Gardner vi aggiunsero : F. Gardiien, F. lacinìaUi f. pygmaea, F. Fryeaiia; per parte di M. A. llowe si ebbero: F Se [feri q F. ? iiiollis (affine a F. nilophylloides), mentre lo Setchell riterrebbe trattarsi piuttosto dello stato giovanile della F. laciniata. 754. Fauchea repens (Ag.j Mont. FI. Alg. p. 04; J. Ag. Sp. Il, p. 218, Epicr. p. 2ej4, Florid. Morphol. t. XIX, f. 8; Kùtz. Tab. Phyc. voi. XVIll, tab. 71 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 20D; Hauck Meeresalg. p. i52; Spìiaerococcus repens Ag, Sp. 244; Chondrus repens Grev. Alg. Brit. (i83oj; Sphaerococcus eoerniaeforìuis Bory ; Graciìaria repens J. Ag. Alg. Medit. p, i52; Placar ia repens End!.; Cypellon. palens Zi\- nard. Saggio p. 42; Dichoplivcus repens Zanard. Not. celi. mar. ven. p. 19Ó, tab. 6. - Fronde sessili, depresso-expansa, repetite dichotoma, segnìentis linearibus patentibus, terminalibus obtusis; cistocarpiis marginalibus obtusis. Flab. l'Atlantico orient. più caldo, specialmente fino a Cadice e Tangeri: nel Mediterraneo ai lidi di Francia e della Liguria (Straf- forello, .'\rdissone) ; alle isole Baleari (Rodriguez); nel golfo di Na- poli (Mazzaj; nel Jonio a Catania (in Herb. Tornabene); nelT Adria- tico (Zanardini). Fronda affissa per mezzo di una radice poco distinta, lunga 10-20 cm., dicotoma. Segmenti lineari, più spesso lunghi 1-4 cm., larghi 2-8 min., ascelle leggermente rotondate. Nemateci ad ambito ovale od oblungo-lineari, evoluti lungo la parte mediana dei segmenti. Tetrasporangi 70-100 « 2o-3o [j. con tetraspore oblunghe divise a croce. Sostanza carnosa, nel secco cartilaginea ; colore roseo o carneo-rosso. Anteridi" ignoti. L"Ardissone, 1. e, attribuisce a questa pianta un minutissimo callo radicale, ma egli non ne conobbe che frondi alte appena 5-u cm. In ogni modo le dimensioni non sono quelle che più contano. Nel caso di un grandissimo esemplare da me osservato non trattasi di un callo nel senso comunemente inteso. La pianta sorge da un corpo piano, quadrangolare, dello spessore di poco più di un mi!!. e avente i lati lunghi 3 mill. con gli angoli sporgenti infuori sotto forma di un tubercolino subemisferico, e altri simili sporgono invece sulla parte piana opposta costituente la base del corpo stesso ; il 95 1506 tutto calcificato e di un colore roseo-giallorino. Liberato del suo te- nue strato calcare, questo corpo ci si presenta di ben poco dimi- nuito del suo spessore. Premuta con la punta acuta di una pinza la parte denudata, mi si rivelò che questa conteneva un nucleo matricale di calce, più grande quello del corpo e assai più piccoli quelli dei tubercoli. Dunque non callo, ma membrana egregiamente organizzata. Vista in superficie, si mostra composta di uno strato di minutissime cellule tonde roseo-giallorine costituenti lo strato corti- cale, ed altre in assai minor numero ma più grandi e appartenenti allo strato midollare che è percorso da fasci longitudinali di un ro- seo-rancione, subparalleli, scorrenti longitudinalmente con inclina- zioni leggermente diagonali ma non tutte nello stesso senso, per cui i fasci stessi si accavallano attraversandosi di tratto in tratto. Ognuno dei fasci è composto di fili esilissimi, articolati. Uno studio più com- pleto, o almeno più coscienzioso, sopra questa struttura mi fu reso assai intralciato e difficile cosi da non essermi stato possibile di ot- tenere una sezione trasversale che si disponesse in piedi, e ciò pel fatto che, nel caso di cui si tratta, ebbi 1' ingrata sorpresa di assi- stere ad un fenomeno di simbiosi con una Spojigia gelatinosa, irsu- tissima di spicole, il cui corpo giallastro-sporco e torbido si amal- gama così fortemente con la membrana vegetale che di questa non mi fu dato di procurarmi alcun parziale isolamento immune da ogni inquinazione. A giudicare dal superbo individuo che n'è risultato, si direbbe che il vegetale abbia tratto vantaggio dalla comunanza con r animale. Sotto una quarta dicotomia dell'esempi, suddetto, uno dei rami (r esteriore) accorciato (2 mill.), volto perpendicolmente verso il basso, si attenua a guisa di stipite alla cui base trovasi un nodulo munito di alcuni bottoncini sferici dei quali i più giovani non ancora aventi fatto presa al sostrato, sono pellucidi, mentre un altro più adulto reca aderente alla sua superficie appianatasi una bianca polverizza- zione calcare. Lungo tutto la vasta estensione del rameggio, è que- sta r unica apprensione extrabasilare recata dall' esemplare. 11 nodulo ha sezione trasversale subtonda. Il suo contenuto si compone di cellule grandette ma di varie dimensioni, collegate da fittissimi filamenti ialino-cenerini, articolati, ramosissimi, verticali nelle estremità loro periferiche costituenti lo strato corticale. In questo 1507 ambiente si formano altre organizzazioni consimili ma egregiamente individuate da una regolarissima disposizione degli elementi costitu- tivi, e sono tante quanti sono i bottoncini di adesione al substrato. Esse cosi si presentano : la parte più interna è occupata da una massa perfettamente tonda il cui centro è dato da una cellula tonda, grandetta, ialino-giallorina, traslucida. La massa ambiente si com- pone di miriadi di celluline ultra esigue, tonde, collegate da esilis- simi e fittissimi filamenti aventi una direzione orizzontale circolare concentrica. Segue una zona un po' piij chiara circolare composta unicamente di celluline oblunghe concatenate in file concentriche. Si ha quindi un secondo cerchio, o zona, in cui, oltre le celluline, ricompaiono i filamenti che si addensano circolarmente quanto più son vicini alla periferia. Visti cosi nella loro base comune, ecco ora come si presentano i bottoncini esteriormente. In superficie m.ostrano la stessa struttura che abbiamo osservato nella lamina basilare della pianta: nella sezione vedesi il midollo composto di cellule piccole in sé stesse, ma assai più grandi di quanto appaiono in superficie, disposte longitudinalmente, quasi in file affiancate, rosee; strato cor- ticale incospicuo di celluline verticali coibite in muco giallastro. Que- sto strato corticale emette dei ciuffettini di fili ialini, moniliformi a cellule lineari, allungate di cui l'estrema acutissima. Questa complicata organizzazione di un organo cosi secondario, ci rende pertanto garanti che la parte inferiore dell' esemplare non può rappresentare la vera base della pianta, ma semplicemente ci mostra un fenomeno occasionale di asportazione di alcune particelle matricali per dato e fatto di un" espansione membranacea avvolgente, mentre il vero apparato basilare è rimasto aderente alla roccia dalla quale l'individuo si è staccato. Siccome tutti gli altri unici esem- plari sono pure privi di base, e nello stesso caso trovansi quelli di F. microspora, rimandasi il lettore al caso di F. laciniata il cui callo, secondo ogni probabilità, deve avere molta analogia con quello di F. repens. 11 più grande esemplare osservato (delle Baleari) ha un ambito in forma di elisse del diam. maggiore di 28 cm. e quello minore di 17, aperta inferiormente per un tratto di 12 cm. La fronda a con- tatto stesso della base si divide tosto in due dischi ciascuno dei quali svolge un rameggio assai distanziato nelle sue segmentazioni 1508 dicotomiche (le tricotomie si riducono ad un unico caso; che si ri- petono persino 8 volte. Ognuna di queste due grandi parti cos'i ra- meggiate forma un ambito flabellato e sono congiunte dai rispettivi dischi che. divaricatisi, vengono a formare un'unica linea orizzontale. Ma se r ambito complessivo occupato dalla piànta è così vasto, più grande ancora è lo spazio che in tale perimetro rimane disoccupato, il che si spiega con la grande distanza che intercede fra l' una e l'altra delle sue relativamente poche segmentazioni assai largamente divaricate. I principali segmenti curvandosi in giù e venendo ad incontrarsi e a sorpassarsi con quelli vicini che si curvano o ascen- dono in senso opposto, determinano delle grandi figure più o meno regolarmente triangolari o rotondamente poligonali, dell' ampiezza da pochi mill. a quella da i-5 centimetri. Da tutti questi particolari è facile raffigurarsi il portamento che caratterizza, fra l'altro, la pre- sente specie. Rodriguez le assegna per stazione la profondità da 5a a 200 metri. L'esemplare è sterile: in alcuni altri, frammentari, che posseggo, i cistocarpi sono assai rari. La sezione trasversale della parte caulescente ha forma larga- mente lineare con le estremità rotondate. Midollo vasto, composto di cellule ialine, grandi, rotondate, oblunghe o subelittiche, talora subangolate per mutua pressione, vacue, di rado con granulazioni rosee, ad esile e tesa parete; le marginali assai più piccole in i - J serie; il tutto con l'aspetto di un limpido reticolo subuniforme nei casi in cui non si hanno cellule più piccole commiste alle grandi. Strato corticale come nel genere. 755. Fauchea microspora Born. in Rodr. .\lgas de las Baleare> 1889, p. 253 (nomen) et in Bull. Soc. bot. Fr. XXXVII, 1890, p. 142. Fronde subcarnosa, tenuiori, dichotoma; segmentis linearibus dispa- ribus. aliis foliaceis latioribus, aliis angustioribus fere tereti-compres- sis; nematheciis in segmentis ultimis nascentibus, nunc supra pa- ginam superiorem segmenti evolutis. nunc pei" totam segmenti su- perficiem expansis, in spcciminibus siccis haud conspicue prominen- tibus. paranematibus muco la.xo cohibitis; tetrasporangiis oblongi-. parvis; cystocarpiis sessilibus saepius ad apiccm segmentorum ap- proximalis, rarius secus margines seriatis. Haò. alla profondità da 70-120 m. all'isola Balearica di Minorca 150!> (Rodriguez); a Cadice (Bedeau, Bory); a Tangeri (Schousboe) e ad Algeri (Bory). - Tetrasporangi 45-5o « 20-22 a. Carpospore crasse lò ;j.. Colore roseo senza lucentezza nel secco. Sostanza subcarnosa, membranacea con l'essiccazione. Si comprende questa specie fra le oceaniche, essendo stata rac- colta dal Sauvageau a Guéthary nel golfo di Guascogna ^( sur Araignée de mer », come riferisce J. Chalon in Liste Alg. mar. p. i55. II Ro- driguez nella cit. op. si limita a dire che abbonda in alto mare so- pra la costa sud di Minorca all' indicata profondità, ma dovunque non tanto come la sp. precedente, e sopra la costa nord d'averne l'accolto presso la Mola, Alongrofre e Adaya, con tetraspore da Genn. ad Apr., e una sola volta con frutto polisporico in Gennaio. Non mi fu dato di consultare il cit. Bull, in cui Bornet rende conto della sua nov. sp., facendo conoscere in dettaglio i caratteri che la sepa- rano' dalla precedente con la quale era stata confusa. In Alg. de Schousb. egli dice che se ne distmgue più particolarmente per la sua fronda membranacea, appianata, i suoi segmenti dissomiglianti, i suoi nemateci appena sporgenti, le sue tetraspore della metà più piccole, i suoi cistocarpi sessili. L.o dice la diagnosi con le parole di depresso-expansa, lo dice il nome specifico, e abbiamo visto in un caso pratico di quale porta- mento sia suscettibile, in conseguenza, la fronda di Faucliea repcns. Nulla dicendosi di simile per F. iin'crospora, è da ritenersi che la fronda di questa sia sempre eretta. Lo proverebbero i tre esemplari che io ne ebbi dal Rodriguez, dei quali i due più alti sono sterili, il terzo, piccolo e miserello, con tetraspore, come questi osserva nel- r accompagnamento, ed io soggiungo: e anche con un cistocarpo la cui presenza gli è sfuggita. Ciò è opportuno notare in quanto si viene a stabilire la monoicità della pianta. GT individui sterili da me osservati sono improntati a una grande semplicità di portamento. Essi sono alti i3 cm. di cui ó-8 appar- tengono al caule che essendo stato stroncato con una linea oriz- zontale lunga 2-3 mill., una tale larghezza autorizzerebbe il supposto che la statura sua dovessesi di altro poco aumentare. In un esem- plare il caule si apre in una prima dicotomia a rami quasi orizzon- tali lunghi 2 cm. e mezzo, ciascuno dei quali è alla sua volta di- cotomo con ascella rotondata e lungo 5 cm., avendosi perciò in totale 1510 ire sole dicotomie: nell'altro la prima dicotomia ha i rami ascen- denti de quali uno reca una sola dicotomia, e l'altro due dicotomie. E ciò è tutto; ben lungi, dunque, dalle 80 e più dicotomie del de- scritto esemplare di F. repejis. Ma se in questa caule e segmenta- zioni sono sempre uniformemente lineari, in F. rincrospora il con- tegno loro è ben diverso. In entrambe queste due specie i margini del disco e quelli delle segmentazioni hanno tendenza più o meno spiegata a introflettersi. Ma mentre in F. repens il fenomeno è poco cospicuo cosi in se come nelle sue conseguenze, in F. microspora invece provoca le se- guenti peculiari manifestazioni. Il caule nella sua parte inferiore su- bisce delle leggere costrizioni non improvvise ma gradatamente pre- parantisi, al dissopra delle quali uniformemente e gradatamente si restringe per effetto delle introflessioni marginali le quali, avanzando sulla pagina, tendono sempre più ad avvicinarsi, finché, venute a contatto, si saldano insieme, costituendo un tratto filiforme di un porporino più scuro, cilindrico, dello spessore di due terzi di mill. e della lunghezza di 2 cm., dopo di che gradatamente va appianan- dosi e allargandosi per un tratto filiforme di un porporino più scuro, cilindrico, dello spessore di due terzi di mill. e della lunghezza di 2 cm., dopo di che gradatamente va appianandosi e allargandosi per un tratto della lunghezza di un cm., così raggiungendo la prima dicotomia che ha pertanto la base largamente ed uniformemente lineare; in un altro caso invece l'estremità della parte filiforme-ci- lindrica si allarga gradatamente in un cuneo costituente la base della prima dicotomia. La parte caulescente, in uno dei casi, reca un dente marginale, ottuso, verso la regione inferiore; e nell' altro caso un dente simile si presenta invece poco sotto la prima dicotomia. Meno il particolare della costrizione spinta fino alla determinazione della parte filiforme-subcilindrica, ogni altro degli ora menzionati si ripete più o meno sentitamente nei rami. L'esemplare fruttigero ha il caule cuneato, alto un cent., largo 4 mill. alla sommità sua, attenuantesi in uno stipite brevissimo, dia- gonalmente inclinato, oriondo con una punta quasi acuta. Sul caule, mediante ascella rotondata, si apre la maggiore dicotomia a rami assai divaricati, larghi quanto il caule, uno dei quali, dopo un per- corso leggermente recurvato-orizzontale della lunghezza di 3 cm.. 1511 termina in modo tronco-incrassato. Questo incrassamento produce una continuazione, direbbesi, del ramo stesso arcuato-ascendente ma lineare-filiforme e terminante con un allargamento spatoliforme recante tetrasporangi. L'altro ramo della grande dicotomia, della stessa larghezza del primo, dopo un percorso ascendente di quasi 3 cm. di lunghezza, si divide in una piccola dicotomia, uno dei cui rami (l'interno) filiforme, lungo 8 mill., termina in modo spato- lato e, come quello già indicato, pure con tetrasporangi ; il ramo esterno, recurvato-orizzontale, filiforme, ha una lunghezza di 5 cm. e mezzo. È da un punto marginale di questo ramo, distante due cm. dalla viciniore dicotomia, che sporge sessilmente l'unico cisto- carpo recato dall'individuo. Inoltre fra la stessa dicotomia e il cisto- carpo trovasi un rametto esilmente filiforme, lungo 5 mill., che fa uno strano effetto nella specie di cui si tratta, tanto più che manca qualsiasi allargamento a insenatura basilare pel quale soltanto po- trebbesi arguire trattarsi di una dicotomia atrofizzata. In conclusione tenendo conto delle linee principali come quelle che più s'impon- gono all'occhio, il portamento di questo individuo fruttigero è quello di un'Y a gambo accorciato e con le estremità delle aste prolifere, r una mediante un filo semplice arcuato-ascendente, l'altra mediante un filo dicotomo col ramo interno brevissimo divaricato-ascendente e col ramo esterno lunghissimo divaricato ascendente nel primo più breve tratto, suborizzontale nel secondo e di assai più lungo tratto. La fronda è pure opaca come nelle piante sterili. _ Contrariamente a quanto avviene nella precedente, questa specie è assai meno avida d'imbibizione, donde la minore apertura delle sezioni e lo stento loro di collocarsi in piedi, ad onta dell'impiego dell'acido lattico. Vennero praticate le sole sezioni trasversali. Esemplari sterili. - La sezione della parte caulescente allargata ha forma strettamente lineare, leggermente attenuata nella parte mediana, indi gradatamente un poco più ampliandosi e con le estre- mità rotondate. Nella parte più attenuata le cellule midollari sono quasi lineari, lunghe, mentre assai più aperte sono le cellule delle parti più ampliate della sezione, a parete tesa, ialino-rosea ; le mar- ginali assai piccole, lineari, in parecchie serie parallele alla base dello strato corticale. Si ha pertanto un midollo assai ristretto. Strato cor- ticale più compatto che nella specie precedente. 1512 La sezione della parte filiforme dello stesso caule è invece pronta all'imbibizione e ha forma elittica. Midollo di cellule a parete crassetta ialino-rosea, vacue, meno grandi di quelle della parte al- largata del caule, componenti un elegante apparente reticolo a ma- glie rotondato-oblunghe decrescenti di volume dall'interno all'esterno, le marginali discostate dal reticolo, a vicenda isolate, assai piccole, rosee, indi oblunghe, perpendicolari e quasi congiungentisi alle cel- lule periferiche corticali monoseriate. Esemplare fruttigero. - La sezione di un ramo nella parte sua allargata ha forma lineare con le estremità rotondate. Il margine presenta delle ultra esigue punte sporgenti e che nelle due estre- mità della sezione spiegano l'essenza loro in quanto si vedono svi- luppate in esigui fili ialini, talora fascicolati, articolati e con la cel- lula estrema tonda più grandetta di quelle sottostanti. Midollo di \aste cellule ialine rotondato-oblunghe, vacue, meno quelle delle due estremità che contengono cromatofori rosei o celluline ultra esigue, tonde, ialine, a gruppi. Le cellule midollari sono disposte in due serie longitudinali ed esteriormente fiancheggiate da altre consimili ma assai più piccole. Segue uno strato di cellule sempi'e più pic- cole, più colorate, oblunghe, parallele alla periferia quelle dei lati, verticali quelle delle estremità, disposte in 3-4 serie disordinate lungo i lati, in maggior numero nelle due estremità. Strato corticale intensamente porporino a struttura come nel genere. La sezione della parte filiforme del ramo stesso ha forma elit- tica leggermente reniforme. Midollo di cellule oblunghe, di un roseo diluito, disposte in q-S serie longitudinali; il resto come sopra. 756. Fauchea laciniata]. Ag. Till Algern. System. IV (VI!) p. 40. Fronde erectiuscula, flabellatim expansa, fronde subpalmatim laci- niata, laciniis supra inferiorem partem indivisam linearcm cuneato- dilatatis et in segmenta numerosa expansis, segmentis subpalmatim exeuntibus, sensim prolongatione partis mediae subpinnatis iterum- que lacinulatis ; cystocarpiis marginalibus aut in pagina margini vi- cina provenientibus coronatis. Hab. a S. Barbara di California (sig.'' Bingham); raramente gettata alla riva alle coste occid. di Whidbey Island, Wash. (secondo Setchell). Sopra uno stipite membranaceo angusto cuneatamente si espande 1;")];; la fronda in un'area di circa 2-5 crn. di larghezza, dal cui mar^^ine superiore si espandono in giro numerose lacinie, le quali nell'ordi- nazione loro sono cquasi lineari e della larghezza di circa un cent., passano a formare una nuova area cunegta, della larghezza di 2 cm. e oltre, dalla quale provengono nell'ordinazione loro numerose la- cinie, neir inizio subpalmatamente spuntanti, ovvero gradatamente si dispongono subpennatamente in qualche mediana parte prolungata : le ultime laciniette escono con una base per poco tempo più larga, lunghe pocìii mill., rotondale all'apice. Cistocarpi coronati all'apice da corna plurime, e con lo stesso vertice quasi depresso. Colore pallidamente carneo. Sostanza tenue membranacea. Sopra la matrice (evidentemente lapidea) si distende una pic- cola membrana parenchimatica, crassa, a margine più denso, giallo- sporca, cosparsa di cellule tonde in vario grado di sviluppo e quindi di varia dimensione, chiaro-giallorine dapprima, poscia più vivamente colorate, le più mature assai più grandi, rossastre. In questa mem- brana si presentano inoltre delle vaste delimitazioni ad ambito elit- lico o tondo, composte di una esile membrana subialina, il cui tes- suto, nella sua grande delicatezza, si mostra composto ora di soli filamenti accostatissimi disposti circolarmente od elitticamente intorno ad un unico centro; ora la membranetta stessa comprende parecchi centri, senza alcun asse cospicuo, intorno ai quali i filamenti si di- spongono pure concentricamente; ora i centri sono dati da una o più mediocri cellule scolorate, ora da una delle grandi cellule ros- sastre di cui si è fatto cenno. È in quest'ultimo particolare che sembrerebbe doversi scorgere il punto più evoluto (occhio) originante una nuova piantina. Nel descritto apparato devesi pertanto riscon- trare un vivaio di più centri di produzione in vario grado di evo- luzione, i cui singoli sviluppi ulteriori sono subordinati al tempo sempre, ed alle circostanze, eventualmente; ciò che dal resto si è avuto più volte occasione di far notare nei calli ordinari. F. repens e F. microspora fanno parte delle specie a midollo omogeneo; F. Gardneri, di cui al n. 184 ('), F. laciniata e le sc- (') Alla struttura descritta al n. 184, devesi sostituire la seguente: Midollo ialino di vaste cellule rotondate commiste ad altre più piccole della metà, a pa- rete tesa ed esile, accostate e disposte longitudinalmente! La pianta relativa, di 1514 guenti hanno invece le grandi cellule midollari commiste ad inter- stiziali cellule iTiinori. A tale interno così modificato va congiunto un abito esteriore ben diverso da quello che^ abbiamo visto in F. repens e in F. mi- crospora, trattandosi qui invece di frondi più larghe, interamente piane, più corte, e, anziché lineari, informate al tipo cuneiforme, tla- bellato, quasi integro nelle parti inferiori, più o meno diviso e sud- diviso nelle parti superiori. Cosi, ad esempio, la specie di cui ora si tratta, ha una grande rassomiglianza con alcune forme meno di- vise di Nìlophyllum laceratine, quale si presenta in un mio esem- plare di Roscoff. Certo è che la specie dev' essere piuttosto variabile nel suo portamento, se questo può assumere un così caratteristico aspetto sotto il quale, tuttavia, lo Setchell non esita a riconoscervi che una forma pygmaea, come si vedrà nel n. seguente. Due esemplari della forma tipica io ebbi da questo autore: l'uno cistocarpifero, l'altro tetrasporifero, entrambi a fronda opaca, ma caratterizzati per un maggior numero di decomposizioni nel primo e in senso opposto nel secondo. Che il cit. autore ritenga infatti la pianta decisamente divisa, si rileva da queste sue parole: The species, which occurs also on the coast of California, is repre- sented from our territory by both tetrasporic and cystocarpic spe- cimens ('). Pare però che certi assolutismi in natura non siano sem- pre ammessi. Così mentre nell'esempi, cistocarpifero questi frutti si contano a parecchie centinaia, ma non senza alcune timide vestigia di nemateci nelle parti centrali delle grandi cuneazioni dove i cisto- carpi sono più rarefatti; così, in senso contrario, nelT esempi, tetra- sporifero, maculatissimo di nemateci, ho potuto riscontrare una ven- tina di cistocarpi nella regione inferiore della pianta, disposti alcuni lungo i margini delle cuneazioni e altri sulla pagina e sui margini di una segmentazione lacinulata. e perciò appunto soltanto queste parti interessate sono affatto prive di nemateci. Debbo però anche Whidbey Island, è costellata di animali disciformi, sottilissimi, dal cui centro partono delle irraggiazioni dirette alla periferia. Ora questo particolare, ma con un unico esempio, mi si presentò anche sulla F microspora delle Baleari ! \}) Setchell-Gardner, Alg. of Northwestern America, p. 313. 1515 confessare che in questi cistocarpi, apparentemente bene organizzati, non ebbi a rilevare alcuna maturazione delle carpospore relative. Con tutto ciò non si vuol già contraddire la separazione delle frut- tificazioni fatta da Setchell (a cui può essere sfuggito il fenomeno, come già avvenne al Rodriguez per la F. microspora), ma solo os- servare che ad un fenomeno si oppone talvolta un altro opposto, come cosi spesso avviene anche nel campo morale, poiché nasce. a guisa di rampollo, Appiè del vero il dubbio ; ed è natura, Ch'ai sommo pinge noi di collo in collo ('). Ora è appunto questo dubbio che spinge lo scienziato, di grado in grado, a sempre più avvicinarsi a quel sommo grado di vero che, nel campo fisico e morale, può esser dato all'umana natura di rag- giungere. I corni dei cistocarpi sono brevissimi e grossamente conici, e per conseguenza la prominenza loro riesce spesso poco cospicua. È ad essi che devesi un più compatto spessore del procarpio e che conferisce al frutto una forma piuttosto irregolare, che non può es- sere apprezzata se non dopo il bagno; nel secco e compressi, i ci- stocarpi generalmente assumono la forma tonda dalla quale poche volte si vedono sporgere alcuni corni sotto l'aspetto di piccole e ro- buste prominenze ottuse. La sezione trasversale della parte inferiore attenuata di una cu- neazione ha forma lineare allargantesi un poco nelle due estremità. Midollo di cellule ialine allungate, grossamente filiformi per la de- pressione loro, e ciò avviene nella parte mediana più stretta della sezione; nelle parti estreme ed ingrossate le cellule midollari sono grandi e tonde, commiste con altre più piccole interstiziali. Corticc come nel genere. a. Fauchea laciniata J. Ag. Castarbor, Monterey, Was. Jan. io, 1899. Distributed by W. A. Setchell n. 3o8b. 757. Fauchea laciniata forma pygmaea Setchell et Gardner, forma nova. (') Dante, Paradiso, canto I\' 1516 ^< F. laciniata forma colore et structura frondis cystocarpiorumque ut in pianta typica secl frondibus pygmaeis, i-3 cm. altis, rosulalis. compactis et condensatis ; cystocarpiis numerosissimis, in pagina utraque aggregatis; nematheciis efformatis, lalis». « In corallinaceis articulatis, in zona litorali interiore apud k San Fedro », in ditione Caiiforniensi, ubi detexit N. L. Gardner. l-^ssa sembra proprio, a prima vista, appartenere alla F. laciniata, ma con particolare e distinto abito dovuto apparentemente all' ambiente. Questa pianta è veramente molto nana e compatta in un cespo ro- sulato. Il tallo è condensato, cosicché i rami sono cortamente e in- teramente ad abito compatto. Qui non si ha alcuna particolare di- storsione, e la struttura microscopica sembra intieramente noi-male. Questa pianta nana presenta abbondanti cistocarpi i quali sono co ronati ^di corni) e spessamente disposti sopra entrambe le superficie. Io ho visto sole poche piante tetrasporiche. Esse sono piccole un cent, circa di lunghezza) e i nemateci rassomigliano quelli formati ' nella tipica F. laciniala, essendo larghe patches, ma esteriormente di regolare e dehnito contorno. L.a forma pygmaea cresce principalmente sopra le corallinacec articolate formanti una zona a bassa marea o un poco sotto. In tale zona si trovano altre alghe pigmee di cos'i caratteristica formazione. La Fauchea {}) moIHs Howe, sebbene sterile, sembra che possa rappresentare lo stato giovanile della F. laciniala y>. W. A. Setchell, Algae novae et miinus cognitae, 1, University of California publications in P)Otany, Voi. 4, n. 14, pp. 2 29-268. pls. 25-3 1, May 29, 1912 (Trad. di A. Mazza, 19 Giug. 191 8). 758. Fauchea Fryeana Setchell sp. nov. (Estratto dalla pubblicazione or ora qui sopra citata). F. fronde solitaria (aul caespitosa }), usquc ad 84 cm. diam.. in circumscriptione late aut moderate reniformi, vinoso-rubra. cartilagi- neo-membranacea, e disco ladicali ; stipite brevi, ad 12 mm. alto; fronde ampia, tlabellatim expansa. e basi et superne repetite dicho- tomo-dissecta ; segmentis inferne lente attenuatis, inferioribus latiori- bus, superioribus angustioribus, ultimis numerosissimis. acutis, late- raliter grosse dentatisque: fronde ioo-3óo [x crassa, stratis tribus composita: strato medullari cellulis magnis in centro, extus parvio- ribus, stratis corticalibus duobus, cellulis parvis, elongatis, tetraspo- 1517 rangiis in nematheciis indefìnitis sed elongatis tlabellatim l'adiantihus- que, in partibus inferioribus, triangulo divisis, paraphysibus multicel- lularibus superantibusque comitatis, omnibus in gelina crassa hyali- naque involutis; antheridiis adhuc ignotis; cystocarpiis margines se- gmentorum omnium majorum occupantibus, dense confertis, urceo- latis, apice quoque in collo longo attenuato, intus placentis basilaribus nurleos sporarum conglobatarum gerentibus, pericarpiis intus fila- menti-^ late reticulatis compositis, peristomiis latis. In zona sublitorali « Friday llarbor » et vicinis, in ditione Wa- shingtoniensi, ubi detexerunt prof. T. C. Frye et doct. N. L. Gardner. Di detta regione ebbi già a descrivere due specie di questo ge- nere, cioè F. laciniata J. Ag. e F. Gardneri Setch. Da entrambe queste specie F. Frycana differisce nelle piante cistocarpiche e te- trasporiche. F. laciniata appartiene alla sezione del gen. avente i ci- stocarpi coronati. Essi sono pure sparsi sopra entrambe le superfìcie della fronda. 1 nemateci in F. laciniata sono pure differenti, per lo meno più piccoli nell'aspetto generale, da quelli di F. Fryeana. Il tipo di F. laciniata nell'erbario J. Agardh a Fund è di Santa Bar- bara ^California;. Esso è cistocarpico. e il cistocarpico esemplare di Puget Sound è stato comparato con esso e si accorda esattamente. F. Gardneri ha i cistocarpi mancanti di corona e sparsi sopra en- trambe le superfìcie della fronda. I nemateci di F. Gardneri sono piccoli e irregolari nella forma e sparsi sopra entrambe le superfìcie in modo grafeiforme. I cistocarpi di F. Frveana sono strettamente marginali e così unitamente disposti da conferire al margine 1' ap- parenza decisamente fimbriata. Essi sono, qualche volta, pure situati in corti e sottili processi sporgenti alcuni mill. dal margine, e ap- punto in tale condizione fanno spiccare l'apparenza fimbriata. Howe [Bull. Torrey Boian. Cinti voi. 38, p. 5oò, pi. 3i, 1911) ha esattfimente descritta una nuova specie di Faiichea^ sotto il nome di F. Sefferi, la quale ha i cistocarpi marginali non coronati, e questa sp. è seriamente considerata in paragone. A tale effetto egli si è giustamente ristretto al confronto con F. Fryeana la quale nei nostri esemplari è di un aspetto interamente diverso, e tanto più colpisce per la sua dicotomia, carattere al quale, dallo studio di una considerevole varietà di materiale di Faucìiea, ci si può appellare, secondo me, per la sua costante ragionevolezza. Sfortunatamente, 1518 llowe non ha fatto della pianta tetrasporica di questa specie quel COSI completo confronto che si richiedeva. Nelle nostre specie delle coste del Pacifico il carattere dei nemateci assiste grandemente nella identificazione. Egli sembra, tuttavia, perfettamente sicuro nel considerare le nostre piante come affatto distinte dalla F. Sefferi della Baia di California. Le giovani e tetrasporiche piante di entrambe le F. laciniata e F. Gardneri sono larghe, sottili, lucide o cupamente colorate come le vecchie piante cistocarpiche. Le piante tetrasporiche di F. Fryeana sono per lo più assai giovani e ad esse eguali le attempatene, non perfettamente vecchie. Esse sembrano nell'abito e carattere di spes- sore la F. (?) ìììollis, descritta sopra un giovane e sterile esemplare da Howe. La giovane pianta di F. laciniata pure somiglia nell' abito e caratteri alla F. {}) niollis. Questa, insino a che non abbia rag- giunto !e forme adulte, sarebbe impossibile il determinarla definiti- vamente ed esattamente quale una reale F. mollis. Se dovesse ac- cadere che in F. (.-j mollis debbasi riconoscere una delle tre specie delle coste degli Stati Uniti, ciò non sarebbe inverosimile, poiché parecchie delle specie di La Paz descritte da Howe sono pure state trovate sopra le nostre coste di Southern California, il che può pro- vare essere una pianta giovane di F. laciniata, la cui località tipica è S. Barbara, California, anziché la prima una delle altre due le quali, cosi come la prima, vennero trovate nelle acque iredde di Puget Sound (*). Nello spessore e nella struttura della fronda, la giovane pianta di F. laciniata si accorda esattamente con la descri- zione di F. (?) mollis ; la giovane pianta di F. Fryeana differisce uni- camente per le più distmte anticlinali file del corticc. Nella struttura e abito, le giovani piante di F. Gardneri sono decisamente differenti dalla F. {}) mollis. (') Se la chiusa di questo periodo può ingenerare dei dubbi (in causa della cattiva traduzione) sul concetto dell' A., ecco le sue precise parole : « That it may prove to be a young plant of F. laciniata, whose type locality is S. Barbara, California, rather than either one of the other two, which, thus far at least, bave been found only in the colder waters of Puget Sound». In conclusione, tenuto conto anche di quanto segue, finché F. (?) mollis non si conosce che nello stato suo giovanile, in essa non si potrebbe che ravvisare la forma giovanile di F. laciìiiata e di F. Fryeana. Ioli) Dietro le debite considerazioni, proposi Fauchea Fryeana quale nuova specie, come fu messo nel titolo, e per il nome specifico esso è in onore del professore T. C. Frye dell'Università di Washington. il quale mi forni il primo esemplare. 11 tipo fu depositato nell' bar- barlo dell'Università di California, essendo esso il tipo della località Friday Harbor, Washington, donde provengono pure gli esemplari tipici di F. Gardìieri e di 7^^. laciniata. - W. A. Setchell. (Trad. di A. Mazza, 21 Giug. 19 18). Di questa nuova sp. non possedendo nemmeno un più piccolo frammento, mi limito ad osservare che la pianta tetrasporica è ben più semplice. La tav. 3i annessa alla cit. pubblicazione, sotto il n. iq, ce la mostra in un individuo più giovane dell' esemplare tipo, ma a questo compagno (but a cotype) X 'U Vs cliam. Si compone di tre primarie divisioni cuneate ad ambito strettamente flabellato, di differenti sviluppi, lunghe 3-b cm. e della larghezza che può rag- giungere i 3 cm. sotto le spaccature uniche le quali si riscontrano -oltanto nelle due divisioni più larghe. Queste primarie divisioni hanno i margini laterali perfettamente integri, e le sommità loro sono in parte subintegre e in parte con assai poco profondi lobi rotondati. Se si paragona la semplicità di questo tipo con la diagnosi dell' A., la quale rispecchia unicamente il tipo della pianta cistocar- pifera, ben si comprenderà la grande differenza fra i due portamenti. Abbiamo visto quanta importanza l'A. attribuisce al carattere delle dicotomie (affatto assente nella rigurata pianta tetrasporifera), siccome fra quelli che più patentemente identifica la sua nov. sp. ; e ciò non già perchè siasi dimenticato di F. repens e F. microspora, ma per il motivo più volte addotto, in quanto egli, in fatto di ri- chiami, si riferisce sempre alle alghe del proprio territorio. Genere GLOIODERMA J. Ag (1851). J. Ag. Sp. II, p. jqS, Bidrag till Florid. Syst. p. 17, Epicr. (iSyó; p. 291 (Etym gloios gelatinosus et derma cutis); Horea llarv. (1854) Trans. Ir. Acad. Voi. XXII, p. 555; Haligone Kuetz. (iSóó) Tab. Phyc. XVI, p. 23. 1520 Frons elastico-gelatinosa, compresso-piana, stratis tribus consti- tuta: centrali cellulis rotundato-oblongis laxius conjunctis, intermedio cellulis minoribus aut filis anastomosantibus, corticali fìlis verticalibus monililormibus, muco facilius soluto cohibitis constante. Cystocarpia intra pericarpium angulato-cornutum, carpostomio regulari pertusum, nucleum oblongum subsimplicem, tela arachnoidea filis tenuissimis reticulatim conjunctis constante cinctum. foventia : fila carposporifera a fundo basali egredientia articulata et reticulatim anastomosantia, carposporas plurimas rotundatas sine ordine conspicuo demum con- giobatas arcte cohibitas generantia. Tetrasporangia strato corticali parum mutato immersa, sparsa, cruciatim divisa. Oss. di J. Agardh. - Frondi gelatinose, roseo-subcarnee, ali" i- nizio e inferiormente, come sembra, cilindracee, superiormente dila- tate compresse e larghe più millimetri, molto ramose per prolifica- zioni provenienti dal disco e dal margine. Prolificazioni inferiori ci lindracee più strette, le superiori fogliaceo-dilatate qua e là dentate o moltifìde, segmenti ad ambito subdefiniti. La fronda giovanile ap- pare interiormente contesta di fili lassissimi cilindracei, articolati e anastomosantisi. alle anastomosi moltangoli e qua e là nelT interiore parte intumescenti. Dagli articoli intumescenti si formano delle cel- lule rotondate ed oblunghe assai superanti il diam. dei fili; nella parte inferiore e media della fronda queste cellule gradatamente aumentano di numero e di grandezza e nei rami più adulti com- pongono lo strato centrale. L'interno pertanto della fronda adulta è celluioso, le cellule centrali maggiori allungate, le esteriori e minori più rotondate. Lo strato intermedio è contesto di fili allungati cilindracei anastomosanti e congiunti in un reticolo lassissimo; mediante una cellula un tantino maggiore finiscono in file periferiche verticali al- lungate, densamente stipate, dicotomo-fastigiatc moniliformi, coibite in muco amplissimo. Cislocarpi 'muniti di un pericarpio angolato- cornuto, aperti mediante un regolare carpostomio. Tetrasporangi for- mantisi fra lo strato superficiale provenienti da ramuli (dei fili) tra- sformati dello strato intermedio; a cagione dei rametti fertili appros- simati, i tetrasporangi da ultimo si mostrano aggregali. Se ne conoscono 3 specie, tutte della N. Olanda e alcune anche della Tasmania. 1;-.21 759. Gloìoderma tasmanicum Zanard. Phyc. Austral. nov. n. 35, llarv. FI. Tasm. tab. 194 A, Ilorea speciosa Harv. Alg. austr. cxc. n. 439, J. Ag. Epicr. p. 202. - Fronde complanata distiche pennatim decomposita, pinnarum pinnulis inferioribus anguslioribus apices ha- matos saepe gerentibus, superioribus latioribus iterum iterumque pinnatis, pinnulis obtusis lanceolato-linearibus margine inaequalibus, cystocarpiis secus margines sparsis. Hab, alla Tasmania e N. Olanda australe. - Cistocarpi in que- sta specie come in Gìoiod. halyrmuioides (Harv.) appena propria- mente marginali, ma sembrano provenire lungo i margini nella pa- gina piana. 1 cistocarpi di Gìoiod. halymenioides, qui ora menzionata, sono angolati in conseguenza degli ingrossamenti in forma di linee spor- genti lungo il pericarpio, indi svolgendosi e irraggiandosi in n. di 4-Ò corni in modo stellato alla sommità del pericarpio stesso, co^ì almeno come vedo riprodotto nella tav. n. Ò7 della Phyc. austral. di llarvey. 1"2 questa una sp. nella quale i dischi principali possono essere larghi quasi un mill., mentre le segmentazioni che ne derivano, ad ascelle tonde, sono di poco più strette, e cosi per tutta la parte loro inferiore e mediana, leggermente e gradatamente attenuandosi in quella superiore. Le uncinature, più o meno pronunciate, sono ge- neralmente introrse. Nell'esempi, osservato la pianta crebbe sopra una Dictyotacea alla quale si apprende con dei rametti bene orga- nizzati e colorati ma esteriormente deformati e con un aspetto spu- gnoso. Con ciò non si esclude che la floridea possa essere dotata di una base più complessa e robusta, mancante nell' esemplare, e che l'appoggio alla fucacea (un piccolo frammento) non rappresenti che un' apprensione extra basilare. Ambito subtondo del diam. di 5 cm. nel quale il Gloìoderma tasmanicum si svolge con un portamento che ricorda alcune forme lasse di Plocai/iiiim coccineiim va. uncina- tuin, salvo che nella sp. di cui si tratta il rameggio con le segmen- tazioni conniventi viene a costituire quasi un reticolo. Struttura come nel genere. a. Borea speciosa Harv. Port Denison, Queensland; Igt. Kilner. 96 1522 Subfaiìi. II. RIIUDYMEXIEAE (J. Ag.) Schmitz. Frons teres aut plana, erecta, rarius horizontaiiter expansa, farcia tubuloso-intlata seu vesiculosa, nonnunquam intus septata, va- rie ramosa vel laciniata, structura cellulosa aut celluloso-filamentosa. Cystocarpia sive sparsa sive aggregata, clausa aut carpostomio per- tusa. Tetrasporangia sparsa vel varie aggregata, cruciatim, triangule aut zonatim divisa. Genere RHODYMENIA Grev. (1830) Alg. Br. (Rhodomenia) prò parte. Ne trattarono con più o meno larghe vedute Montagne, J. Agardh, Ardissone, Hauck, Wille, Carruthers. Phillips, Schmitz et Hauptfl. - Delesseria, Sphaerococcus, Haìvmenia , Porphyra, Fiicus, Ulva, CMlIophyllis, Stcnogratuìna, Acropeltis, sec. gli autori. Frons plana, membranacea, dichotoma aut palmata, saepe prò- lificationibus ramosa, stratis duobus contexta, cellulis interioribus oblongis, corticalibus minutis verticaliter subradiatis. Cystocarpia per frondem sparsa, intra pericarpium hemisphaericum, carpostomio aper- tum, cellulis extrorsum radiantibus, introrsum concentricis contextum^ nucleum simplicem rotundatum aut sublobatum foventia ; nucleus intra pericarpium maiusculus, fundo basali impositus, placentaribus filis paniculato-ramosis lobos sustinentibus; lobi praegnantes radiatim dispositi, juveniles filis articulatis ramosis constituti, maturescentes obconico-rotundati carposporas plurimas rotundatas, sine ordine con- spicuo conglobatas, quasi muco cohibitas foventes. Tetrasporangia Inter cellulas superficiales evoluta, rotundata, saepius in soros col- lecta, cruciatim divisa. Antheridia soros superficiales sistentia, e cel- lulis hyalinis minutis uniseriatis verticalibus constiluta. 7Ó0. Rhodymenla palmata f. mollis Setchell et Gardner f. nov. Cosi gli autori ne riferiscono in Alg. of Northwestern America, 1523 p, 3 1 5-3 lo: - Frondi greg^ìric, in generale a contorno semplice o palmatamente lobato o fessurato, più o meno lineare-lanceolato o largamente ovato, lunghe 20-40 cm. e larghe 5-i5 cm., di colore rosso-scuro-porporino, e di più o meno flessibile consistenza, letra- spore comunemente presenti, crociate, situate tra i filamenti dello strato corticale. Hab. sopra le roccie formanti una zona segnata dalle basse acque. Agattu Island, Mas, Toivnseud ; Bay of Unalaska, Alaska; p:squimalt, B. C, Tilden, n. 304 ! under Grateloupia Cii/lena^ ; v^est coast of Whidbey Island. Questa forma è veramente differente dalla f. lypica nel colore e nella consistenza, ma essa vi rassomiglia esattamente nella tigura. Nella struttura pure le due forme sono veramente similari, ma la f. ///ol/is è più comunemente tetrasporica, mentrechè i nostri esemplari della f. Ivpica sono in massima parte sterili. La base della f. moUis è più cartilaginea delle porzioni in alto e, conseguentemente, spesso persiste anche allorquando le parti superiori sono già scomparse . . . Sulle coste della California, vicino a San Francisco e vicino a Mon- terey, noi abbiamo raccolto esemplari i quali noi siamo inclinati a riferire a questa forma. Queste forme del sud sono prolificate comu- nemente come le forme del nord : sono conosciute sotto il nome di .1 Dnlse )) e vengono raccolte particolarmente dai residenti Canadesi in grande quantità e usate pel loro sapore. Dunque per 1" esteriorità gli autori la dicono simile alla f. typica, e quindi variabilissima per ogni riguardo, come fu sempre notato dal Fiicus palììiatus di Linneo in poi: altrettanto viene da loro am- messo per quel che si tratta della struttura. In quanto alle differenze che caratterizzano la f. wollìs, solo i loro autori sono competenti a riconoscerne l' importanza. In nessuno dei molti m.iei esemplari, di stazioni diverse, potei riscontrare un portamento che anche lontanamente si avvicini al- l'esemplare della Tilden toccatomi in sorte, nò di ciò dobbiamo maravigliarci quando gli autori stessi si dimostrano, non dicesi si- curi, ma semplicemente inclini, nel riferire alla loro nuova forma le piante meridionali della loro regione, il che prova come queste ultime debbano avere già subito alcune varianti, sia se si considerino come scese dal nord, ciò che è più probabile, o risalitevi sotto altre forme. 1524 L'esemplare venutomi dalla Tilden sotto la denominazione di Grateloiipia Culleriae si compone di un disco il cui siipite. assai corto e interiormente attenuato, si espande, dapprima cuneatamente e poscia dalla parte media alla sommità in modo largamente lineare, in una lamina alta 19 cm. e della massima larghezza di 6 cm. Que- sto disco non presenta alcuna prolificazione, ma bensì tre divisioni assai divaricate, mediante vaste ascelle largamente rotondate, lunghe o-q cm., larghe da i5-25 mill., senza attenuazioni, e queste sono le due maggiori disposte Tuna da un lato, l'altra dall'altro distica- mente.- la divisione minore è quella più vicina alla base, ed è lunga 4 cent, e mezzo, larga 4 mill. alla base e 9 mill. presso la sommità. Sommità del disco e delle sue divisioni piuttosto allargate anziché attenuate, quasi subtroncate, munite di pochi lobi rotondati ed oblunghi. Poiché di molti fenomeni ci sfugge la ragione intima del!" ubi consistat, non sembrami il caso di dare soverchio peso alle Ibrme,-- dimensioni e numero delle segmentazioni di ogni natura, che variano da individuo ad individuo; così dicasi, e a maggior ragione, delle differenze che si possono riscontrare nella struttura, inquantochè questa può variare in uno stesso individuo non solo, ma nelle stesse sezioni contigue. Nel caso nostro gli esempì che seguono hanno lo scopo di vedere se ed in quanto la struttura della f. vioUis sia tale da prestarsi al precoce colasso delle parti sue superiori e mediana, COSI da ridursi infine alla parte sua inferiore, siccome la più con- sistente. Forma lypica dell'Atlantico boreale europeo. La sezione trasv. della parte inferiore dello stipite è sublineare nel secco, subtonda dopo il bagno. Il midollo, ridottissimo, si limita a sole tre cellule grandette, ialine, oblunghe, disposte longitudinalmente l' una sotto l'altra. Tutto il vastissimo campo circumambiente é formato dallo strato corticale composto di piccolissime cellule giallastre disposte compattamente in file regolarmente radianti diminuenti di volume dall'interno alla periferia protetta da un abbondante strato di muco solidescente. Nella parte laminare della fronda: struttura come nel genere. Piuttosto facile l'imbibizione. Forma molìis. La sezione della parte inferiore dello stipite è tonda nel primo taglio, subtonda nei consecutivi. Midollo composto 15-2Ó dii un gruppo centrale formato di sci cellule ialine, piccole, irrego- larmente disposte, costituenti un campo subisolato. Nella sezione contigua le cellule corrispondenti sono in minor numero ma di poco più grandi e di un colore giallo-terreo, ad immediato contatto col vastissimo strato corticale il cpale differisce da quello della f. typica per essere le file cellulari meno ordinatamente ladiate. Nella parte laminare superiore la struttura è quella del genere. Imbibizione restia nella parte superiore. X'iste in superfìcie, entrambe le forme presentano uno sfondo uniforme di celluline colorate, sul quale meno cospicuamente si di- segna un tenue reticolato a maglie grandi rotondato-elittiche. Questi reperti proverebbero che la f. moìlis, nei casi di sterilità, dovrebbe essere la più consistente e quindi la più resistente ai co- lassi per spappolazione. Sterile essendo l'esemplare da me esaminato, e per conseguenza totalmente integro, dovrebbesi ritenere che la consunzione precoce delle parti mediana e superiore della fronda debbasi attribuire alla disgregazione dello strato corticale prodotta dai tetrasporangi giunti allo stato della loro piena maturanza. a. Rhodvweuia palma/a f. moìlis Setch. et Gardn. Attached to rocks. Esquimalt, Vancouver Island, British Colombia. J. E. Tilden, 2 July 189S. n. 304. Genere EPYMENIA Kuetz. (1849) Sp. Alg. p. 787. j. Ag. Alg. Liebm. p. 11, Sp. Alg. II, p. 219, Epicr. p. 333, Anal. algol. (1892) p. 91; Schm, et Haupttl. in Engl. et Franti Nat. Pfl. (1897) p. 401; Phyllophora, Botryocarpa et Rhodyn/enia sp. auct. Frons inferne costata et caulescens, sursum in laminas planas sub- dichotomas expansa, stratis duobus contexta, cellulis inlerioribus oblongis, cortìcalibus minutis, verticaliter seriatis. Fructus in sporo- ph>llis propriis evoluti. Cystocarpia intra pericarpium crassum, car- postomio munilum, cellulis extrorsum radiantibus. introrsum concen- tricis contextum. nucleum simplicem rotundatum aut lobatum fo- venlia; nucleus intra pericarpium nudiusculus, fondo basali impositus. 1526 placcntaribus filis paniculato-ramosis lobos sustinentibus ; lobi piae- gnantes radiatim dispositi, juveniles filis articulatis ramosis constituti, maturescentes obconico-rotundati, carposporas plurimas, rotundatas. sine ordine conspicuo conglobatas, quasi muco cohibitas foventes. Tetrasporangia intcr cellulas corticales oblonga, cruciatim divisa. Se ne conoscono finora otto specie, da J. Agardh divise in due se/ioni : Seclio I. a frondi stipitate sopra un'area basale dilatata: E. ha- lymcnioides J. Ag. della Tasmania e N, Olanda; /?(.-) cuneala (Harv.) J. Ag. della Tasmania; Sectio li. a frondi stipitate, allungate, dicotome : E. Wihonis Sond. dell' is. Chatham nell'Oc, aust., alla N. Olanda, alla N. Zelanda, e alla Tasmania?; E. uciifa Harv. della N. Zelanda; E. membranacea Harv. N. Olanda, Tasmania, stretto di Magellano e lidi Cileni : E. obfnsa (Grev.) Ktz. Capo B. Sp. : E. slcnoloba Schmitz Capo B. Sp. 7Ó1. Epymenia obtusa (Grev.) Kuetz. Sp. p. 787; J. Ag. Sp. Il p. 220 partim, Epicr. p. 384, Anal. algol, p. 98; Phyllophora obtusa Grev. in Kdinb. Journ. of Nat. and Geogr. ; Bolryocarpa oblnsa Kùlz. Bot. Zeit. 1847, p. I ; Rhodomenia Dregcaua Suhr in Flora 1840, 1, p. 2Ò3; Epymenia maxima Kùtz. Tab. Phyc. XIX, p. i5. t. 41. Fronde stipitata, flabellatim expansa. repetite dichotoma, se- gmentis principalibus inferne cuneatis semicostatis, superioribus cu- neato-linearibus, supremis subpalmatis obtusissimis : cystocarpiis in phyllo numcrosis. Hab. in sinu tabulari ad Caput Bonae Spei (Greville, Lalande, Harvev. Pappe, Drège, Areschoug, Grunow, Exped. « Novara »). Pianta quasi pedale, ad ambito piuttosto largamente espanso, segmenti quasi in tondo espansi. Segmenti infimi muniti di una costa più 0 meno perspicua, evanescente in alto, inferiormente spesso più lungamente indivisa lineare, poscia 4-5 volte dicotoma cuneata, i superiori così approssimati d'apparire quasi palmata, i terminali ot- tusissimi, ora emarginati, oblunghi od obovati. larghi circa 2,5-3 mill. Dalla costa e dal disco ecostato e dal margine dilacerato dà origine a delle fogliole ora conformi alla fronda, ora molto minori che sono le fertili, lunghe 4- io- 12 mill. recanti i cistocarpi numerosi. Tetrasporangi evoluti in fogliole conformi ma spesso più larghe e 15-27 più rotondate. Colore rosso-porporescente. Sostanza pergamenacea. Con l'essiccazione gli esemplari non aderiscono alla carta. Quasi tutti gli esemplari liportati dal Pacifico verosimilmente sono d'ascriversi alla Epymenia W//son/s Sond. - var. minor Grun. Alg. Novara p. ó8 : fronda più spessamente dicotoma, lacinie larghe ó-i2 mill. All'is. San Paolo (Ida Pfeiffer). L'unico esemplare da me osservato è privo di base. I-^ proba- bile peraltro che l'apparato relativo debba di poco differire da quello di E. stenoloba, che si descrive qui sotto, non essendomene occupato al n. iQQ (^). Lo stipite della specie di cui si tratta è lungo quasi 3 cm.. non potendosi dire di quanto una tale dimensione dovrebbesi aumentare, in quanto esso trovasi troncato. La parte sua superiore è nuda per la lunghezza di un cent., mentre la restante parte infe- riore è alata con una espansione laminare ad ambito obovato-allun- gato e, superiormente, si prolunga d'd un sol lato in un'appendice divaricato-ascendente, ligulata, attenuato-fìliforme all'apice, e alla base di quest'appendice si ha una prolificazione senile, ligulata, atte- nuata alle due estremità. Ora, poiché la stroncatura traumatica, con la quale l'esemplare inferiormente si arresta, è larga 4 mill. per ar- rivare al vero stipite basantesi sul callo, sarebbe duopo aggiungere a questa stroncatura per lo meno un altro cent, di lunghezza, con (!) Il callo di E. stenoloba si basa sopra una membrana aderente ad una ma- trice calcarea. Decalcificato e sezionato nella sua parte inferiore si mette allo sco- perto la membrana stessa complessamente organizzata di parecchi elementi fra i quali i graziosi dischi ialini a cellula centrale giallorina dalla quale s'irraggiano dei fili moniliformi, strettamente affiancati, dirigentisi alla periferia, dischi dei quali si vedrà l'origine, e che abbiamo già visto in Fauchea laciniata. Senonchè mentre in questa gli occhi producono direttamente la fronda ascendente, in li. stenoloba le prime produzioni, lineari, carnose, appiattite, egregiamente organiz- zate, si sovrappongono, si raggomitolano strettamente formando una massa com- patta, concrescente (piriforme nell' esemplare), dante origine ad una o più frondi ascendenti. La parte inferiore di questa massa a contatto della matrice emette delle punte coniche appiattite alla estremità loro e sono insieme punti di origine e organi prensili. GÌ' indicati dischetti altro non sono, pertanto, che la sezione trasversale di tali organi. Si dà anche il caso in cui alcune di queste punte co- niche si producano fuori della massa, e allora sporgono da questa in forma di corte e robuste radicelle cilindriche, lunghe 1-2 mm., la cui sezione riproduce la stessa struttura dei dischetti, con la sola aggiunta di cromatofori pallidamente colorati. Le estremità di queste radicelle sono infine a punta incurva. ir)28 che la totale altezza della pianta raggiungerebbe i 2 3 cent, circa. La fronda si divide in due grandi divisioni primarie ciascuna delle quali, fra dicotomie e tricotomie (queste ultime cimali), reca undici segmentazioni ad ascelle tonde, con gli apici subrotondati integri o subemarginati. Il cuneo inferiore ha la massima larghezza di 2 cm. e mezzo, quello di una delle primarie divisioni di quasi 5 cm.. e quello dell'altra di 3 cm., e di poco più strette le cuneazioni supe- riori. All' infuori degli sporofilli, nessuna prolificazione né costale né marginale. Sporofilli occupanti il centro delle parti lam.inari, in quanto debbonsi alle regioni più spessamente corticate, disjtribuiti in tante aggregazioni più o meno compatte, liguliformi od obovati, attenuati in peduncolo, ma tali forme sono proprie dei pochi più evoluti, rag- giungenti cioè l'altezza da 4 mill. a 2 cm. e allora i cistocarpi si mostrano con evidenza lungo il perimetro dei margini dai quali si sporgono; ma generalmente la loro statura è assai più piccola, oltre di che, in conseguenza delle fruttificazioni, si rattrappiscono cosi da presentare l'aspetto, almeno nel secco, di bitorzoli tubercolinati. La loro struttura si compone di un midollo di cellule ialine, oblunghe, fusiformi a corpo grandetto, diminuenti di volume dall' interno ali" e- sterno, finché si tramutano in uno strato uniforme di cellule tonde, mediocri, cosi accostate da figurare quasi un reticolo. Strato corticale sottile, composto di cclluline ultra esigue, oblunghe, roseo-gialiognole, disposte strettamente in lile verticali. La pianta, nella massa delle sue segmentazioni, presenta un ambito palmato quasi semicircolare del diam. di ig cm. In superficie. - In una sommità estrema presenta uno sfondo di celluline ultra esigue, colorate, costituenti uno strato uniforme sul quale si disegna un subreticolato di cellule grandi elittiche. Nel ramo di una dicotomia mediana si ha lo stesso sfondo ma densissimo per una larga zona lungo i margini, mentre é affatto incospicuo il re- ticolo in cui luogo si ha una grande quantità di cellule isolate a parete più densa, piccole, mezzane e grandette, tonde ed elittiche. sparse senza un ordine apparente, hioltre vi si possono vedere delle aggregazioni circolari, elittiche o irregolari costituite da tanti punti oscuri nei quali sono forse da ravvisarsi gli inizi di sporofilli ridotti allo stato inerte. Sezioni trasversali. - Nella parte inferiore troncata da trauma 152it la sezione risulta grossamente fusiforme, dorsiventrale, con una delle estremità attenuato-allungata rotondala all'apice, l'altra accorciato- cuneiforme. Midollo abbondante di cellule fibriformi e rettilinee, lon- gitudinali, più densamente accostate nella linea centrale, un po' lasse e leggermente flessuose quelle sui fianchi le quali nel Iato esterno si fanno sottili e diagonali, scomponendosi poscia in piccolissime cellule tonde sulle quali si basano da un lato le brevi file verticali moniliformi per cellule minutissime oblunghe componenti lo strato corticale, mentre nel lato opposto (corrispondente alla pagina supe- riore) lo strato corticale va sempre più ispessendosi fino a raggiun- gere la sua massima densità nel corpo del fuso. Da tale fatto si de- duce che il midollo non ha alcuna parte nella produzione della costa la quale devesi più specialmente al localizzato ispessimento del corticc della pagina superiore, minimo essendo quello corrispondente nella pagina inferiore. In una sommità la sezione è strettamente lineare. -Midollo ialino composto di cellule tonde, elittiche, oblunghe, gran- dette, mediocri e piccole, disposte senza un ordine apparente, mi- nime alla base dello strato corticale, che anche in quest'estrema parte rivela un rimasuglio di dorsiventralità. a. Epymenìa ohiiisa (Grev.) Kùtz. Gap. de B. Esperance. Debcauf. GENERE D'INCERTA SEDE. Genere ERYTHRYMENIA Schmitz in sched. Ciò che abbiamo visto per Gigartina insignis Schmitz ms., si ri- pete per Erylhrymenia obovala Schmitz in sched. Ma se nel primo caso potevamo appagarci, in quanto non vi era alcun dubbio sul genere, non cos'i può dirsi del caso presente in cui trattasi di un genere nuovo creato, assai probabilmente, sopra un esemplare in- completo in fatto di fruttificazioni, come quello da me osservato. In tali condizioni, nei primi del 1914, mi rivolsi all'amico Hariot spe- dendogli r esemplare perchè ne facesse il confronto con altri even- tualmente posseduti dal Museo di Parigi. Con la data del 2 marzo dell'anno stesso mi pervenne la seguente risposta: - Per ciò che concerne Erythrymenia ho chiesto al Reinbold, che fu in relazioni frequenti con lo Schmitz, il suo parere, ed ecco quanto egli mi dice; 1530 « Erythrymenia ohovala Schm. in scheda nov. gen. nov. sp., ma non fa pubblicata. Io collocai la pianta nel mio erbario fra le Rhodyme- niaceae, in seguito ad un rimarco dello stesso Schmitz in una delle sue lettere ». Ritengo che la mancata pubblicazione dello studio compiuto dallo Schmitz sul nuovo suo gen. debbasi all'insufficienza di mate- riale idoneo, e forse anche alle sue condizioni fisiche cosi aggravate da impedirgli ogni ulteriore lavoro. Egli mori il 28 Genn. 1895, né so dire in quale epoca ebbe a ricevere gli esemplari relativi, né se di questi il Dott. Becker ebbe a raccoglierne in epoche diverse. Posso dire soltanto che l'unico esemplare a me spedito fu raccolto appunto nel Genn. di detto anno. Il fatto poi che il magg. Reinbold non seppe compiere lo studio iniziato dal maestro, parmi debba si- gnificare come egli pure non abbia posseduto che esemplari sterili. o cosi anormali da non potersi prendere in considerazione, come avviene dei cistocarpi di quella Epymenia variolosa (H. et li) Kùtz., che, secondo J. Agardh in Epicrisis, dovrebbe pure costituire un ge- nere a sé stante. In considerazione dell" ora esposto, devesi passare senz' altro alla descrizione della specie quale si presenta in cute et intus nell'unico esemplare da me osservato. 7Ò2. Erythrymenia obovata Schmitz, in sched. Per la breve storia di questa pianta, veggasi il capitolo sul genere. Fronda sopra uno stipite crasso, compresso, largo 3 mill., lungo un cm.. privo di base, espansa cuneatamente in una lamina com- pletamente ecostata, larga 7 cm. alla sommità del cuneo dove si di- vide in due lobi piuttosto divaricati, l'uno dei quali è lungo 7 cm.. largo 5 cm. e mezzo; l'altro é lungo quasi 5 cm. e largo 3, en- trambi ad apice rotondato. Margini leggermente incrassati esterior- mente, quasi applicatamente ripiegati sulla pagina superiore, costi- tuenti un orlo integro della larghezza media di un millim. : piani invece e seghettato-dentellati interiormente, cioè fra l'uno e l'altro dei due lobi. Sostanza carnosa e tenace in seguito al bagno sem- plice; cartilagineo-pergamenacea nel secco. Colore porporino che si conserva nello stipite e nell'incrassamento dei margini, assai più 1531 intenso quasi scuro negli sporofilli, evanescente in una tinta giallo- gnola nel resto della lamina la quale si presenta perciò vagamente variegata, [.'altezza della fronda è di io cm., ma forse d'aumentarsi d'altro poco, considerata la larghezza dello stipite sulla linea della sua stroncatura. La lamina, vista in superficie, mostra uno sfondo stratoso uni- forme, composto di ultra esigue celluline tonde, sul quale si delinca un reticolato irregolare di vaste maglie rotondate, elittiche, oblunghe, ma non tutte delle stesse dimensioni. Inoltre la lamina vedesi co- sparsa di sporofilli sopra la sua pagina superiore e lungo Torlo marginale, in parte isolati, più numerosi e aggregati nella parte su- pcriore della fronda costituita dai descritti due grandi lobi. Gli sporofilli, quali li abbiamo finora visti e intesi, si compon- gono di foglioline suhtonde dapprima, poscia obovate o ligulate, at- tenuate in picciolo pel quale sporgono liberamente erette, isolate oppure a cespuglietti sulla pagina superiore della lamina. Quel che avviene nella pianta di cui si t4"atta, non so dire se per giovanilità, per anor- malità o per carattere costante, è ben diverso dai casi ordinari. Trat- tasi in origine di macchioline lontanamente isolate o più o meno approssimate, tonde, rilevabili unicamente per il loro colore più in- tenso, indi ingrandendosi con forme diverse, ispessendosi e confluen do con le viciniori, formano delle masse aderenti completair.ente alla pagina matrice, salvo un leggerissimo sollevamento di uno dei loro margini, ciò che è appena apprezzabile in seguito all' azione del bagno. Anziché foglioline sciolte ognuna a sé stante, si hanno pertanto delle produzioni in forma di piastrette subtonde, elittiche, subangolate, lineari, combaciantisi pei margini o di poco sovrappo- nentisi, mentre le produzioni lungo i margini incrassati della lamina rimangono sempre piccole, emisferiche o subtroncate, sporgenti sotto tali forme dai margini stessi. Molte delle produzioni maggiori recano uno o più corpi tondi o lievemente allungati, di colore sempre più intenso, corrispondenti per l' ubicazione loro a quelle che, nei casi di fertilità, dovrebbero essere delle fruttificazioni sessuali. Veggasi più sotto la descrizione strutturale, desunta, come ogni altra, da se- zioni trasversali. La sezione dello stipite è largamente lineare, leggermente reni- forme. Midollo vastissimo di grosse cellule elittiche e subtonde a 1532 gl'Ossa parete ialina e con un nucleo piccolo pallidamente colorato, così ravvicinate da simulare un reticolo. Strato corticale monoseriato di cellule lineari, robuste della stessa natura di quelle midollari, ver- ticali alla periferia la quale è costituita da una cuticola crassetta giallo-porporino-scura. La sezione della lamina è largamente e rettamente lineare con le estremità rotondate, oppure elittica, assai depressa, allungata. La struttura è suscettibile di parecchie varianti che si verificano a di- stanze minime, oltre quelle derivanti dalle differenti regioni della lamina. Le varianti aventi un campo limitatissimo possono essere temporanee in quanto dipendono da necessità biologiche contingenti, salvo il ristabilimento dello stato normale, oppure da cause estranee ad effetto permanente. Ala le più notevoli e che costituiscono i ca- ratteri peculiari di questa pianta nello stato anormale nel quale è unicamente da me conosciuta, parmi debbansi considerare come la conseguenza dell'anormalità stessa. Uno studio al riguardo non po- trebbe fornire dati positivi se non per via di. confronto con individui fertili recanti entrambe le fruttificazioni, lo debbo pertanto limitarmi a poche esposizioni slegate, rinunciando a entrare in merito ai sin- goli fenomeni che si presentano così in superficie come nelle se- zioni praticate saltuariamente per non distruggere completamente r esemplare. Nel grande cuneo costituente la parte inferiore della lamina, il midollo ora è assai vasto e si compone di cellule ialine, grandi, vacue, tonde, subtonde, elittiche, a parete tesa incurve o ad angoli rotondati, di differenti dimensioni, costituenti un reticolo subunifor- me nel cui margine le cellule si riducono ex abrupto ad un quarto o ad un sesto della loro grandezza e sempre più diminuiscono di volume con l'avvicinarsi alla base dello strato corticale; ora è più ristretto per condensazione, limitandosi le grandi cellule, sempre vacue, ad un' unica serie centrale fiancheggiata da cellule assai allungate, talora persino lineari, di guisa che il reticolo riesce assai irregolare. Strato corticale sottile, colorato, formato da file verticali, composte di celluline esigue oblunghe, ramoso-fastigiate nella parte loro superiore. - Veggasi ora un caso ben diverso, in cui l'elemento midollare ha molla analogia con quello dello stipite. In Rliodymenia ed Epymrnia abbiamo visto che le cellule iute- 1533 rieri del midollo, assai vaste, sono in serie tangentisi e fiancheggiale da cellule assai più piccole, il che press' a poco corrisponde a quanto abbiamo già visto nel già contemplato caso di Erythryineiìia. Invece nel caso di cui ora si tratta le grandi cellule midollari hanno un cii- raltere tutto proprio in quanto si direbbero il prodotto della con- fluenza di parecchie delle cellule minori ambientali le quali non sono più le solite, ma che si direbbero la riproduzione delle cellule dello stipite, compreso il relativo nucleo. Ne derivano pertanto delle va- stissime cellule di natura lacunosa e per conseguenza inani, disposte in due serie intVapaginali, dirette dall'uno o all'altro margine, non già contigue, sibbene isolate cos'i nei riguardi di ogni singola cellula lacunosa, come nei riguardi di ogni singola serie. Gli spazi intermedi tra r una e l'altra delle cellule lacunose, e tra 1" una e l'altra delle due serie sono occupati da quelle stesse cellule ambientali nucleate consimili a quelle dello stipite. 11 fatto più curioso si è che questo particolare possa ripetersi nella lamina. In uno sporofillo sterile il midollo ialino limpidissimo è compo- sto di cellule vacue assai grandi, rotondate, elittiche, a parete esilis- sima conservanti lo stesso volume in tutta la massa, all' in fuori della sola serie marginale dove sono più piccole, derivandone un assieme di elegante reticolo. In prossimità dello strato corticale le pareti delle cellule periferiche midollari si aprono verso l'esterno e si scompon- gono in (ili lucidissimi brevemente semplici nella parte loro inferiore, più volte ramificati all'estremità e penetranti nello strato corticale. Strato corticale composto di file esiguamente moniliformi strettamente affiancate, colorate, perpendicolari alla periferia. In uno sporofillo in appareuT^a cistocarpifero lo strato corticale è disegualmente assai spesso, ma nel suo midollo a massa centrale, od eccentrica per prominenza, io non- potei osservare alcun proces- so d'organizzazione cistocarpica in quanto quelli che dovrebbero essere dei frutti sessuali non sono che aborti rappresentati da un pseudopericarpio che differisce dal corticc della lamina unicamente per il suo colore più intensamente e vivacemente porporino, rac- chiudente un midollo ialino-roseo composto di cellule assai più pic- cole di quelle della fronda, disposte a reticolo, senza alcun indizio di un nucleo. Con ciò abbiamo dunque visto come si risolva in aborti il prò- 1532 grossa parete ialina e con un nucleo piccolo pallidamente colorato, così ravvicinate da simulare un reticolo. Strato corticale monoseriato di cellule lineari, robuste della stessa natura di cjuelle midollari, ver- ticali alla periferia la quale è costituita da una cuticola crassetta giallo-porporino-scura. La sezione, della lamina è largamente e rettamente lineare con le estremità rotondate, oppure elittica, assai depressa, allungata. La struttura è suscettibile di parecchie varianti che si verificano a di- stanze minime, oltre quelle derivanti dalle differenti regioni della lamina. Le varianti aventi un campo limitatissimo possono essere temporanee in quanto dipendono da necessità biologiche contingenti, salvo il ristabilimento dello stato normale, oppure da cause estranee ad effetto permanente. Ma le più notevoli e che costituiscono i ca- ratteri peculiari di questa pianta nello stato anormale nel quale è unicamente da me conosciuta, parmi debbansi considerare come la conseguenza dell'anormalità stessa. Uno studio al riguardo non po- trebbe fornire dati positivi se non per via di confronto con individui fertili recanti entrambe le fruttificazioni, lo debbo pertanto limitarmi a poche esposizioni slegate, rinunciando a entrare in merito ai sin- goli fenomeni che si presentano così in superfìcie come nelle se- zioni praticate saltuariamente per non distruggere completamente r esemplare. Nel grande cuneo costituente la parte inferiore della lamina, il midollo ora è assai vasto e si compone di cellule ialine, grandi, vacue, tonde, subtonde, elittiche, a parete tesa incurve o ad angoli rotondati, di differenti dimensioni, costituenti un reticolo subunifor- me nel cui margine le cellule si riducono ex abrupto ad un quarto o ad un sesto della loro grandezza e sempre più diminuiscono di volume con l'avvicinarsi alla base dello strato corticale; ora è più ristretto per condensazione, limitandosi le grandi cellule, sempre vacue, ad un' unica serie centrale fiancheggiata da cellule assai allungate, talora persino lineari, di guisa che il reticolo riesce assai irregolare. Strato corticale sottile, colorato, formato da file verticali, composte di celluline esigue oblunghe, ramo.so-fastigiate nella parte loro superiore. - Veggasi ora un caso ben diverso, in cui l'elemento midollare ha molta analogia jon quello dello stipite. hi Rhodyiìienia ed lìpyiiu'nia abbiamo visto che le cellule inte- 1533 fiori del midollo, assai vaste, sono in serie tangentisi e fiancheggiale da cellule assai più piccole, il che press' a poco corrisponde a quanto abbiamo già visto nel già contemplato caso di Erylhrynieiìia. Invece nel caso di cui ora si tratta le grandi cellule midollari hanno un ca- rattere tutto proprio in quanto si direbbero il prodotto della con- tluenza di parecchie delle cellule minori ambientali le quali non sono più le solite, ma che si direbbero la riproduzione delle cellule dello stipite, compreso il relativo nucleo. Ne derivano pertanto delle va- stissime cellule di natura lacunosa e per conseguenza inani, disposte in due serie infrapaginali, dirette dall'uno o all'altro margine, non già contigue, sibbene isolate cos; nei riguardi di ogni singola cellula lacunosa, come nei riguardi di ogni singola serie. Gli spazi intermedi tra runa e l'altra delle cellule lacunose, e tra 1' una e l'altra delle due serie sono occupati da quelle stesse cellule ambientali nucleate consimili a quelle dello stipite. Il fatto più curioso si è che questo particolare possa ripetersi nella lumina. In uno sporofillo sterile il midollo ialino limpidissimo è compo- sto di cellule vacue assai grandi, rotondate, elittiche, a parete esilis- sima conservanti lo stesso volume in tutta la massa, all'infuori della sola serie marginale dove sono più piccole, derivandone un assieme di elegante reticolo. In prossimità dello strato corticale le pareti delle cellule periferiche midollari si aprono verso l'esterno e si scompon- gono in fili lucidissimi brevemente semplici nella parte loro inferiore, più volte ramificati all'estremità e penetranti nello strato corticale. Strato corticale composto di file esiguamente moniliformi strettamente affiancate, colorate, perpendicolari alla periferia. In uno sporofillo in appareuT^a cislocarpifero lo strato corticale è disegualmenle assai spesso, ma nel suo midollo a massa centrale, od eccentrica per prominenza, io non- potei osseivare alcun proces- so d'organizzazione cistocarpica in quanto ciuelli che dovrebbero essere dei frutti sessuali non sono che aborti rappresentati da un pseudopericarpio che differisce dal corticc della lamina unicamente per il suo colore più intensamente e vivacemente porporino, rac- chiudente un midollo ialino-roseo composto di cellule assai più pic- cole di quelle della fronda, disposte a reticolo, senza alcun indizio di un nucleo. Con ciò abbiamo dunque visto come si risolva in aborti il prò- 1536 serviranno i seguenti dati desunti dagli esemplari delle isole Sey- chelles. In seguito al bagno semplice, la pianta si fa talmente tur- gida in ogni sua parte, così da mostrarsi rivestita di grosse massj subsferiche, che quasi nascondono il disco primario e interamente i dischi secondari, come se il rameggio provenisse da tutta la super- fìcie dei dischi anziché dai soli margini relativi, come trattasi m ef- fetto. Si comprende che queste masse sono composte dalla riunione dei flabelli minori prodotti marginalmente dai dischi secondari, ol- treché dalla sommità del disco primario. Ond'è che per farsi un concetto esatto del modo con cui i flabelli si mostrano sopra un unico piano, come appaiono negli esemplari disseccati, conviene eli- minarne taluni, conche si mettono altresì in evidenza alcune impor- tanti particolarità che passerebbero, altrimenti, inosservate in quanto non avrebbero a sé intorno spazi liberi per dispiegarsi. La princi- pale di queste particolarità è quella che interessa specialmente i di- schi secondari, come si dirà appresso. 11 disco primario, a seconda degl'individui, si presenta in due modi diversi: ora è affatto piano, senza incrassamenti. equilato, con una larghezza media di circa un cm. e che può raggiungere i 2 cm. sotto le dicotomie le quali si operano ad ascella tonda, col ramo (disco secondario) ascendente, o ad ascella ad angolo retto quando il ramo è orizzontale, partico- lare questo che rivela come le dicotomie non sono regolari. Nella forma di cui trattiamo il disco primario ha i margini nudi o sub- nudi, e inferiormente si attenua in modo strettissimamente cuneato. non incrassato. senonchè, mancando di base, non si sa dire se pii- ma di giungere a questa si abbiano altre manifestazioni. I dischi secondari invece, cosi nelle loro divisioni di primo come di secondo grado, si mostrano assai spesso muniti di successivi allargamenti e costrizioni, talora in guisa da simulare delle graziose ornamentazioni. Il disco primario reca sei dischi secondari (cioè tre per ogni lato di esso) e tre coronanti la sommità sua, più lunghi e più dilatati di quelli laterali. Le primarie segmentazioni dei dischi secondari sono in numero di 2-Ò, alla loro volta divise e suddivise sempre più mi- nutamente fino a ridursi alla larghezza di una frazione di mill. nelle segmentazioni estreme. 1 flabelli, costituiti da ciascuna delle divisioni secondarie, hanno un ambito di una frazione di semicerchio, e la riunione loro forma dei vasti flabelli ad ambito subsemicircolare. 1537 Dati questi particolari, e tenuto presente che la parte inferiore del disco primario tiene luogo di un caule denudato, ne consegue che r esemplare offre il portamento di un palmizio arborescente con una altezza di 35 cm. e l'ampiezza di 24 cm. - In altro esemplare il disco primario é nella parte sua inferiore e media strettamente li- neare-incrassato, e dalla metà in su largamente appianato, 1 primi due rami sono opposti, sessili, in forma di gi'Ossi cespi rotondati; i seguenti alterni, brevemente peduncolati, indi subsessili a largo e brevissimo peduncolo. 11 perimetro dell'intera pianta è subrettango- lare, dell'altezza di 2 5 cm., largo 18 cm. in basso, ló in alto. - In altri esemplari il disco è assai raccorciato, incrassato, quasi nerastro, coi margini muniti di tubercoli verruculosi. Rami ridotti a 2-3 sol- tanto, ma riccamente espanbi in grandi flabelli irregolari. - 11 colore di tutte questo piante è a larghi tratti una variegazione di porpo- rino, di rancione sanguigno, di rosso-bruno e di nerastro, di guisa che sembrano in istato di combustione fiammeggiante. Data la sta- gione in cui furono raccolti, i miei esemplari delle is. Seychelles sono ancora in istato di sterilità. In essi infatti le verruche sono ap- pena incipienti e quindi a struttura iniziale con predominio di un elemento membranaceo incoloro cosparso di cellule inani; e in quanto ai tetrasporangi non mi venne fatto di trovarne nelle molte sezioni praticate. Di tali sezioni trasversali si recano i seguenti esempi. Le sezioni tratte dal disco hanno forme grossamente elittiche, più o meno regolari nella parte inferiore, indi elittico-depresse, re- niformi od arcuate procedendo verso l'alto. Midollo vasto ialino- biancastro composto di uno strato uniforme di hli esilissimi fittissi- mamente contesti, facentisi più lassi col progredire all' insù. Strato corticale assai spesso, pallidamente colorato al microscopio, costituito da file moniliformi strettamente affiancate, perpendicolari alla peri- feria che si chiude con una sottile membrana impregnata di muco. I dischi secondari (rami primari) danno una sezione lineare che si curva a ferro di cavallo nei tagli più esili. Midollo composto di una larga massa di fàlamenti" longitudinali, di colore vetro smerigliato, paralleli, subintegri nella linea centrale, spezzettati quelli dei lati. Nella parte esterna di ciascuno di questi lati i filamenti si scompon- gono in cellule tonde di varie dimensioni, le più grandi delle quali 1588 sono nucleate, collegate da fili più sottili dirigentisi verso lo strato corticale, di tratto in tratto arrotondantisi in cellule pure nucleate. Strato corticale di cellule colorate, esili, allungate, stipate in file ver- ticali. Alcune volte una delle estremità della sezione presenta uno strato corticale di un grande spessore di cellule piccole, tonde, mo- niliformi, e solo le periferiche sono esili ed allungate. Questi ispes- simenti indicano gl'inizi di quelle produzioni marginali destinate a farsi il ricettacolo dei cistocarpi. Le sezioni delle divisioni estreme hanno forme diverse pur trattandosi di tagli contigui, e cioè di elisse regolare od irregolare ad asse maggiore rettilineo o incurvo, e infine tonde. Massa midollare sempre più ridotta dal basso verso l'alto. La più semplice espres- sione è quella di 2-3 fili longitudinali spezzettati in cellule tonde nu- cleate, circondate da cellule più piccole diagonali e poscia verticali. Strato corticale di cellule esili, allungate, colorate, disposte in file verticali. In un taglio longitudinale, lo strato intermedio, o sottocorticale, di un ramo primario si presenta in forma di reticolato a maglie tonde, quali vacue, quali nucleate da una cellulina ialina. Dal mar- gine esterno di questo reticolo i filamenti esilissimi si dividono in dicotomie e policotomie subcorimbose le cui estremità formano lo strato corticale, il qual particolare spesso ci sfugge nelle sezioni trasversali. OsservQ'^ioue. - A pag. 829 di Syll. Alg. si legge: a Merisio- Ihecae species prò Callymenia papulosa iMont. Pug. alg. yemens. n. 21 ab illustri j. Agardh proposita in Epicr. p. 584 descripta et Florid. Morph. t. 3i, f. 4-7 accurate illustrata, teste amico Heydrich, in Sehde- niam ceylanicam Heydr. eximie quadrat d. Se queste parole rispec- chiano, anche analiticamente, lo studio di Heydrich, saremmo co- stretti a domandarci perchè mai allora la pianta non fu chiamata Merìstotheca ceylanica (Harv.) W^ydiX. [Merid. papilla &a]. k%.)} Forse che Sehdenia dilatata (Zanard.) {Halvmenìa dilatata Zanard.); Sebd. maculata (J. Ag.) [Halym. maculata J. Ag.); Sebd. Monardiana (Mont.) Berth.; Sebd. dicotoma Berth. (trascurando le tre specie dubbie), tro- vansi nello stesso caso di Sebd. ceylanica (Harv.) Heydr. .^ Certo che no, dissuadendocene la diagnosi del gen. Sebdenia. 11 vero si è che unicamente il gen Merìstotheca (nel caso nostro) reca i cistocarpi 1539 immersi in verruche marginali, e si può ritenere che, oltre questo peculiare ambiente,]. Agardh nella sua Meristotkeca papillosa vi abbia riscontrato tutte quelle particolarità inerenti al cistocarpio proprie del gen. Meristoiheca, la cui estensione ad altre specie è finora piut- tosto controversa. Veggansi i numeri ySo e 781 del presente Saogio. a. Sehdenia ceylanica (Harv.) Heydr. [Meri stotheca papillosa]. Ag.) Isola «La Digue » del gruppo delle Seychelles, Oc. Ind. occident.; legit Camille Wolf, Gennaio 1909. Preparaz. e del. di A. Mazza. Genere LOMENTARIA Lyngb. 704. Lomentaria ovalis, f. subarticulata (Turner) Harv. Questa pianta venne trattata al n. 207 del presente Saggio sotto il nome di Gastroclonium ovale (Huds.) var. Coulteri Harv. in base all'esemplare n. 214 distribuito dalla Tilden q.o\ x\ovì\q. ù\ Lomentaria ovalis Endl. var. Coulteri Harv. Al riguardo Setchell e Gardner si limitano ai seguenti cenni a p. 3ió delle Alg. Northwestern Ame- rica, opera di cui venni a conoscenza più tardi: « Nootka Sound, B. C. M-ew^ie^ (Turner, 1809, p. 24, pi. 81, wxìàQX Fucus ovalis var. subarticulatiis); Tracyton, Kitsap County, Wash., Tildeii, n. 214!, under L. ovalis var. Coulteri; East Sound Orcas Island, Wash., N. L. G. ! .^pparently a rare plant in our territory ». Genere PLOCAMIUM Lamour. (1813). Essendo stata omessa a suo luogo, ecco ora la diagnosi del genere. Frons membranaceo-cartilaginea, pinnatim decomposita, pinnis alterne geminis ternis quinisve, duplici aut triplici strato constituta, cellulis interioribus longitudinalibus oblongis, axillaribus tenuioribus costam in nonnullis formantibus, corticalibus rotundato-angulatis. Cystocarpia aut ad marginem sessilia singula aut in axillis aggregata, pedicellata, subsphaerica, intra pericarpium crassum, carpostomio munitum cellulisque extrorsum radiantibus, introrsum concentricis contextum, nucleum simplicem aut lobatum foventia : nucleus fundo 1540 basali impositus, placentaribus filis paniculato-ramosis lobos susti- nentibus; lobi circa placent'am radiatim dispositi, juveniles filis arti- CLilatis ramosis constituti. maturescentcs oboconico-rotundati, carpo- sporas plurimas rotundato-oblongas, sine ordine conspicuo conglo- batas quasi muco cohibitas foventes. Tetrasporangia in sporophyllis propriis evoluta, longitudinaliter biseriata, oblonga, zonatim divisa. Antheridia in soros superficiales evoluta, e cellulis hyalinis constituta. Le specie relative vennero da J. Agardh cosi divise : Subgen. I. Plocamium. - Species pinnis superioribus alterne tcrnis plurisve; cystocarpiis ab alterutro margine fiondis intumescentibùs sessilibus singulis. A. Species sporophyllis transformatione pinnulae ortis divaricato- ramosis, ramis substellatis duplici serie tetrasporangia monstrantibus. 1. Pinnarum alternantium infima permagna subfoliacea: P. Hoc- Iwrì Harv. ; violaceiim F'arl.: 2. Pinnarum alternantium infima recurvata subcircinnatim revo- luta : P. hamatum J. Ag. ; 3. Pinnarum alternantium infima subsimilis at simplex, in non- nullis hic illic revoluta: P. ìeptophylìum Kuetz. et var. strictiuu et Jlexnosiim et recurvaium ]. Ag. : oviforme Okam. ; ^oì:cz«^mw (Huds.) Lyngb. et var. uncinatum ; seciindalum Kuetz.; glomeratum J. Ag. ; rigidum Bory ; hrachiocarpum Kuetz.; nobile]. Ag. ; membranaceun: Suhr ; conciinium Aresch. ; B. Species sporophyllis in axilla lasciculatis. nunc quoque secus interiorem marginem seriatis, singulis simpliciusculis arcuato-legumi- niformibus, a latere arcuato tetrasporangia simplici serie longiore, a facie duplici serie disposita monstrantibus : P. Preissianiuii Sond. : Subgen. 11. Thamnocarpus J. Ag. - Species pinnis alterne geminis (in sp. luxuriant. nunc hic illic ternis), cystocarpiis ab alterutro mar- gine frondis intumescentibùs sessilibus sparsis. 1. Frons membranacea ancipiti-plana, pinnis laciniisque saepis- sime integerrimis. P. Telfairiae Harv. in Kuetz.: abnorme li. et H. ; sandcicense J. Ag. ; angus/um (J. Ag.) H. et H. 2. Species fronde membranacea ancipite-plana, pinna infima laciniisque superioris evidentius serratis : P. costatimi (J. Ag.) H. et H. 3. Species fronde juvenili membranacea, adultiore sensim sub- 1541 cartilaginea, inferne ex tereti compressa (sectionc transversali elli- psoidea) pinna infima laciniisque superiori?, subulatis subintegerrimis: P. gracile j. Ag. ; crucif erutti llarv. : cortili lutti (Turn.) Harv. Subgcn. III. Thamnophora J. Ag. : - Species pinnis alterne gè-, minis, cystocarpiis in pedicello singulis, pedicellis demum pluribus in axilla fasciculatis. - P. nidijicutn (Harv.) J. Ag. ; Merleusii (Grev.) Harv.: procerum (J. Ag.) llarv.; patagialutti ]. \g. \ dilalaluìu }. Ag. ; ( Corallo rlii\a (Turn.) llarv. ; dispeniuiui Harv.. Allorché J. Agardh stabilì questa sistematica, non gli erano note due esimie specie, scoperte dal Dott. Becker nel Sud Africa [The Kowie) : il P. Roberliae Schmitz e il P. FuUerae Schmitz. 11 primo apparterrebbe evidentemente al Subgen. Tìiainnopìiora, ma del secondo nulla posso asserire con certezza, essendo i relativi miei quattro e- semplari privi di cistocarpi. Fra le specie incerte si citano P. botryoides Kuetz., P. paletis Martens e P. Frocìichiainun Kuetz. ; da escludersi sarebbe invece il /'. cincitmatuiìi Mont., nel quale dovrebbesi ravvisare una specie di Clhoiidrococcus. 7tj5. Plocamium violaceum Fari. On some Algae new to the United States p. 240; J. Ag. Anal. algol. (1892) p. 94. - Fronde anguste lineari, irregulariter pinnata, ramis ecostatis praecipue ad apices flexuosis. pinnis alterne 2-4, plerumque 3, pinna inferiori su- buliformi saepe recurvata pinnas superiores decomposito-pinnatas su- perante; sporophyllis ad apices 2-3 furcatos tetrasporangia duplice serie disposita monstrantibus. PJab. alle spiagge della California (Anderson, Cleveland, Farlow). Setchell e Gardner, in Alg. of Northwest. .America, ne fanno solo il seguente cenno: « Port Renfrew, B. C, Butler and Pollev, n. 33! Determined by F. S. Collins ». Specie insigne, lunga 10- 1 5 cm., prossima a P. Hookeri. iMentre in questo veramente l'infima delle penne alternanti è permagna fo- gliacea lanceolato-subfalcata ed esteriormente seghettata od obovato- subspatolata, a margine da ogni lato seghettato o ineguale, in P. violaceum la penna analoga è lanceolato-lineare, a margine integer- rimo. Sporofilli conservanti quasi la forma delle penne, grandi e robusti, ora forcuti sopra la base, a rami patenti e quasi divergenti, ora plurimi in un rametto e subpennati, strettini sopra la parte mediana del fertile. 1542 Il contegno dell'apparato basilare di questa specie, come avviene in uno degli esemplari osservati, pare subordinato alla natura ed alle accidentalità della matrice la quale è costituita da Polipi idrari, 'da Briozoi, da Corallina, da detriti animali e calcari, conche si viene a determinare un substrato assai permeabile le cui parti costituenti si dispongono sovra diversi piani e in ogni senso diretti. Di questa matrice io non potei disporre che di una porzione cosi esigua da non avermi permesso ch'io avessi potuto seguire la parte inferiore della pianta fino al suo punto iniziale. Potei però constatare che nel percorso suo ascensionale attraverso la massa matricale vi sono altri punti nei quali si va riassicurando la stabilità sua. Fra gli elementi eterogenei componenti la matrice si presenta un Polipo idrario a grosse articolazioni obovato-allungate cosparse di scuri ed esigui cerchietti sopra uno sfondo ialino percorso da esilissime striature longitudinali; fra l'uno e l'altro articolo esiste un genicolo giallastro- scuretto recante nel centro della faccia una figura elittica coli' asse maggiore perpendicolare a guisa di fenestrazione in apparenza, e lungo i fianchi dell'asse articolato si espande una membrana ialina cosparsa di chiare celluline, grossamente e irregolarmente fenestrata, trascurando altre minori particolarità dello strano animale. Decalcifìcato un nodulo costituente un punto di contatto tra questo animale e la pianta, ne ottenni una doppia membrana 1' una all' altra così aderente per le faccie rispettive, che non mi riuscì il tentativo di separarle, senonchè le caratteristiche strutturali ben fa- cilmente mi rivelarono la natura delle due entità. In un altro punto di contatto, la membrana vegetale, prolungandosi all' infuori del no- dulo, si sviluppa in una rachide nuda nella parte inferiore e media, pennata all' estremità nel modo e nelle forme quali si manifestano nelle evoluzioni della pianta adulta, salva la sostanza più crassa, più tenera e più pallida. Si pensi che, nelle dimensioni naturali, il feno- meno si esplica nello spazio di un millimetro. Da quanto si è detto dovrebbesi arguire che non altrimenti debba succedere anche nelle più infime regioni fino al raggiungimento del punto iniziale della pianta. Le prime divisioni della specie di cui si tratta hanno contegni diversi: alcune sono orizzontali, altre più o meno inclinate o addi- rittura capovolte ma sempre con tutti i caratteri esteriori ed intimi propri della fronda evoluta, non mai, quindi, radiciformi o munite 154:5 di rizine come avviene in altri generi; tutt'al più, in alcuni casi, in luogo delle pennazioni, si hanno delle piccole bi-tri-forcature. Il disco procede eretto con una larghezza massima di 2 mill., e solo nelle parti superiori si va gradatamente, ma di poco, atte- nuando, raggiungendo nei miei esemplari l'altezza di 12-1 5 cm. Ra- mi alterni divaricato-ascendenti, talora orizzontali, più o meno fles- suosi nella parte superiore, della lunghezza di 4-8 cm., a perimetro largamente lineare-allungato nella parte inferiore, lobato-subtlabellato nella superiore. Cistocarpi mediocri, tondi, rosso-scuri o quasi nerastri ad occhio nudo, di un rosso-rubino al microscopio. Particolari come nella descrizione, il portamento complessivo è piramidato-depresso a lobi distanziati, hi quanto al colore, pel quale la specie viene di- stinta, converrebbe giudicarlo sulle piante viventi e cresciute in am- bienti diversi, ma non sugli esemplari disseccati. In alcuni de' miei, ad esempio, i dischi primari e secondari sono di un bel porporino con un sentore di rosso-papavero o di rancione, mentre le penna- zioni sono di un roseo-violetto-livido-opaco; in un altro predomina l'alterazione in bianco-sporco con qualche piccolo tratto scarlatto. Lo sezioni trasversali della parte inferiore del disco hanno un ambito eliltico più o meno depresso, oppure in forma di clava. In quanto alla struttura in questo come in altri casi, quando si dice essere come nel genere, ciò è da intendersi che alla diagnosi rela- tiva devesi accordare un valore del pari generico, rappresentante cioè la media dei reperti riferentisi alle singole posizioni prese in esame, in quanto ciascuna di queste può distinguersi per talune par- ticolarità ad esse proprie, le quali peraltro non sono tali da costi- tuire caratteri specifici. Al riguardo ci dispensiamo pertanto dall'en- trare in qualsiasi particolare. a. Plocamium violaceum Fari. Baia di S. Diego (California); mag- gio 1910. Lgt. A. lardini. Det. A. Mazza. 7ÓÒ. Plocamium secundatum Kuetz. Tab. Phyc. voi. XVI, tab. 42; j. Ag. Epicr. p. 340; Plocam. coccineum Hook, et Harv. FI. an- tarct. p. 474; Plocam. coccin&um [3 australe J. Ag. Sp. Il, p. SgS. Fronde anguste lineari, ecostata, decomposito-pinnata, pinnis alterne usque quinis senisve, inferiore laciniisque superiorum a basi parum latiore acuminatis subulatis integerrimis; sporophyllorum fru- 1544 ticulis transformatione pinnellarum inferiorum ortis, secus margines seriatis, supra pedicellum communcm divaricato-lobatis, lobis brevis- simis a basi lata conico-attenuatis stellatim divergentibus. Hab. nell'oceano Australe al Capo Horn presso T is. Hermitc (Hooker); nello stretto Magellanico a Tuesday Bay (Naumann, Hariot . L'esemplare osservato, mancante di base, è alto 3 cm. e mezzo. Si compone di un disco lungo 7 mill. (parte presente) della larghez- za di tre quarti di mill.. e si divide ripetutamente e sempre più rav- vicinatamente dal basso verso l'alto in dicotomie ad ascelle tonde, i cui rami sono muniti di 5-D penne alterne o subunilaterali recanti alla loro volta, ma unicamente sul margine interno, da una a sei pennette semplici secondate, donde il nome specifico. L'evolu- zione di queste pennette varia a seconda che siano esse sterili 0 te- trasporangifere. Le sterili sono dentiformi o spineformi a larga base, attenuate in punta arcuato-ascendente; le fertili ora lo sono assai parzialmemente, cioè con una sola delle pennette tramutata in spo- rofillo, ora con due di esse fertili e in questi casi la penna conserva ancora abbastanza bene la forma slanciata e leggermente falcata, ora gli sporofilli sono 3 disposti a croce, e finalmente possono essere 4-6 disposti a ventaglio o a stella. In questi due ultimi casi la penna risulta di poco assai abbreviata, ingrossata, contratta. 11 complesso callitannico delle segmentazioni conferisce alla pianta un ambito fla- belliforme dell'ampiezza di 4 cm. nell'esemplare preso in esame. Colore roseo-pallido, leggermente oscurato per alterazione. La sezione trasversale del disco ha forma elittica più o meno depressa. Midollo di cellule grandi, elittiche, disposte in serie longi- tudinali, talvolta più fortemente compresse in quella centrale, ialino- torbide per sostanza amilacea o più o meno colorate, digradanti di N'olume e tendenti al subtondo in quelle della periferia le quali co- stituiscono uno strato quasi a sé stante per la piccolezza che sem- pre più assumono e pel colore assai scuro con l'avvicinarsi alla base dello strato corticale, senza però mai ordinarsi in regolari serie. Strato corticale come nel genere. a. Plocannuììi secundatuiii (H. et W.) Kùtz.-Gimtemi, allo stretto di Magellano, novemb. 1911. Lgt. suore Gamba e Anita Ferraris. Det. A. Mazza. 7Ò7. Plocamium Mertensii (Grev.) Harv. Nereis australis p. 122, J. Ag. Sp. II, p. 401, Epicr. p. 346; Tbamuùphora Merteiisn Grev. Alg. Brit. Syn. XLIX, Thaniuocarpus Mertensii Kuelz. Sp. p. 887 (non Tab.); Plocamium procerum var. Mertensii Harv. Phyc. Austr. Syn. p. XXXIX, n. 419 iz. - Fronde tenuissime costata, pectinata, pinnis alterne geminis, inferiore simplici aut furcata laciniisque su- perioiis a basi vix latiore liiiearibus obtusiusculis supra medium externe obsolete serratis; sporophyllis in axilla fasciculatis simplicius- culis leguminiformibus, a latere arcuato tetrasporangia simplici serie longiori, a facie duplici serie disposita monstrantibus. ìlab. le spiaggie della Nuova Olanda (Fraser, Preiss, F. Muellcn i /). Fronda pedale, 3-4 pennata, lineare, infine percorsa da una costa formante tra le penne una linea llessuosa lenuissima. Delle pennette gemine quella inferiore è semplice, dalla base non più larga di 5oo- òoo ;j.. lunghissimamente 0 appena attenuala nella parte mediana, lunga 3-3,5 mill., sopra la metà e nel lato esterno seghettata: la pennetta superiore delle gemine una volta e mezzo più lunga, piut- tosto nuda nel lato interiore, munita di poche lacinie lineari nel Iato esteriore. Sporofilli come nelle prossime affini ascellari in un rametto brevissimo fascicolati, semplici e pedicellati, arcuati attenuati in basso e in alto, della forma quasi del baccello di Lotus edulis, contenente i tetrasporangi in una semplice serie longitudinale. Cistocarpi sube- misferici, nelle ascelle fascicolati, plurimi minuti stipanti le pennette fertili maggiori. Nello stato più giovane la sostanza è tenuissima, neir adulto subcartilaginea. Come si vede, per quanto egregiamente, diagnosi e descrizione non si occupano che delle pennazioni e delle fruttificazioni, ciò che veramente potrebbe bastare per l'identificazione della specie. Non saranno però del tutto inutili i seguenti scarsissimi cenni non suf- cienti a presentare la pianta nel completo suo portamento, non (1) Una certa specie dei lidi del Brasile istituita dal Greville col nome di Tfiamnophora brasiliensis, differisce, sembra, dal Plocamium Mertensii per la fronda minore, a pennette non unilateralmente denticolate. (Cirev. in Aug. St. Hil. Voy. Diam. II, p. 448, J. Ag. Sp. II, p. 405). 1546 possedendone che una porzione inferiore del disco (largo 2 mill.) munita della base, nonché due rami primari isolati. La base del disco, vista ad occhio nudo, può parere un ben tenue e semplicissimo apparato del cui valore solo il microscopio ce ne rivela l'importanza. A parte le dimensioni rispettive, minime da un lato, enormi dall'altro, tale base, per quanto appianata, può paragonarsi al ceppo di un albero dicotiledone deperito per vecchiez- za e malattia. La grossezza del corpo del ceppo vista in piano con tutte le sue nodosità più stranamente conformate, coi pochi e ve- tusti rami radicali stroncati o contorti, con alcune altre più recenti radici ramose recanti nelle ascelle dei fasci di radicelle fibrose, è qui lillipuzianamente riprodotta. Per dire poi della più curiosa ana- logia, le accennate radicelle fibrose corrisponderebbero ai fasci degli sporofilli nelle ascelle della nostra floridea, poiché infatti questa già fino dall'infima parte sua ne é provvista, ciò che non deve produrre meraviglia dopo i parecchi esempi, recati in quest'opera, della pre-- senza delle fruttificazioni presso le basi stesse di talune rodoficee, tanto più che nel caso presente non é affatto estraneo il fenomeno del capovolgimento delle vegetazioni. (Vcggasi il n. 449). Causa la deficenza di materiale, non é possibile dire se ed in quante segmentazioni si possono decomporre i rami primari; come poi questi sieno distribuiti sul disco primario, è da credersi che ciò avvenga in modo distico alterno mediante ascelle ampiamente roton- date, in analogia a quanto avviene nei rami secondari, i soli re- cati dai due rami primari posseduti. Questi ultimi sono lunghi 4-7 cm., ma non si può dire se la parte loro inferiore sia completa o meno; il più lungo é affatto nudo inferiormente per un tratto lungo 3 cm. e mezzo, ed entrambi portano rami secondari della massima lunghezza di un cm., alla loro volta divisi coi segmenti, sopra ascelle rotondate, elegantemente convergenti, delimitando così degli spazi obovati ad arco acuto, muniti di penne in parte sterili, in parte con sporofilli la cui abbondanza, talora combinata con quelli delle se- gmentazioni contigue, produce delle masse scure subtonde od elit- tiche. Il nativo colore coccineo vedesi alterato in roseo o giallorino chiarissimi. La sezione trasversale del disco ha la forma di un'elisse com- pressa e leggermente novilunata. Midollo composto di cellule grandi, ' 1547 tonde, a parete ialina, recanti un nucleo scuro polimorfo. Il centro è occupato da una cellula assai più grande, tonda, con robusta pa- rete matassiforme, munita del pari di un nucleo tondo ma più vasto, talora stellato, avente, direbbesi, il carattere di un tubo anziché di una costa la quale nei casi normali è ben altrimenti composta. Le cellule pericentrali sono assai avvicinate senza toccarsi e disposte in serie subconcentriche, né tutte sono equilate, che tra le grandi sono talora commiste delle più piccole. Strato corticale subuniseriato di cellule piccole, oblunghe, assai scure, perpendicolari alla periferia. Le sezioni di un ramo primario presentano delle elissi irrego- lari : la struttura é subeguale a quella del disco, limitandosi la dif- ferenza più cospicua alle cellule midollari che sono assai più distanziate. a. Plocamìum Mcrtensiì ^Grev.) Harv. Lgt. F. Mueller nel mare di Melbourne (Australia), Agosto i8o5. 768. Plocamium procerum (J. Ag.) Harv. Alg. Nov. Zel. in Hook, journ. Bot. IV. p. 542, Nereis austral. p. 122, Phyc. austral, t. 223: j. Ag. Sp. Il, p. 400, Epicr. p. 347; Kuetz. Tab. Phyc. XVI, t. 64: Thamnophora procera ]. Ag. in Linnaea, voi. XV; Delesseria Ploca- luiiim var. procera Ag. Sp. p. 181; Thamnophora dentata Suhv mscv. Fronde lineari, ecostata, pectinato-pinnata, pinnis alterne gemi- nis, inferiore simplici laciniisque superioris a basi latiore acuminatis subulatis subintegerrimis; sporophyllis in axilla fasciculatis simpli- ciusculis leguminiformibus a latere arcuato tetrasporangia simplici serie longiori, a facie duplici serie disposita monstrantibus. Hab. le spiaggie della N. Olanda occidentale (Mus. Paris), Ta- smania (Gunn) e N. Zelanda (J. Agardh). Fronda pedale 3-4 pennata. Penne minori a circoscrizione quasi lineare. Delle pennette gemine l'infima é semplice, dalla base gra- datamente attenuata in una larghezza di appena 5oo-55o [t., lunga circa 2 mm., quasi subolata acutissima, integra vista ad occhio nudo, ma sotto una lente di forte ingrandimento si rivela subseghettata all'apice; pennetta superiore delle gemine lunga 3-5 mill., subar- cuata, nuda nel margine interno, l'esterno 3-4 pettinato con lacinie conformi alla pennetta inferiore. Fronda ecostata larga circa 2 mill., tenue membranacea, bellamente coccinea. Le mie conoscenze dirette di questa pianta si limitano unica- 1548 mente a due rami sciolti, epperò anche in questo caso vale la pre- messa relativa alla specie precedente, tanto più giustificata dal por- tamento ben differente di essi rami, così da conferire al certo alla facies complessiva un aspetto completamente diverso. Plocam. proceruni si distingue a primo tratto per avere i rami primari ad ascelle acutissime, lunghi i Lessonii, corrette da Setchell e Gar- dner in li. glandiforme senz'altro, come sopra si è visto. La prima, nell'esemplare a me pervenuto, rappresenta una pianta che, a prima vista, direbbesi provvista di un disco filiforme-appianato, ramoso, nerastro, largo un mill. e mezzo, il quale non è altro che una por- zione di una fucoidea munita di ricettacoli polimorfi. Sopra una tale matrice trovansi alcune aggregazioni cespugliose di Halosaccioih com- poste di numerose frondi in vario grado di sviluppo, alte un mill.. atro-violacee, e altre più grandi, piriformi, e infine altre sempre più adulte, glandiformi, alte circa 3 cm., larghe un cent., con le som- mità ora rotondate, ora quasi subtronche. In quest' ultimo caso deb- 1553 ono forse trovarsi in maggioranza taluni individui conosciuti sotto '.j sinomie di H. decapitatutn e Dumontìa decapitata Post, et Rupr. Degli esemplari sotto la denominazione di Adenocystis Lessonii uno, giovanile, presenta un cespo recante alla sua base una massa di Rhi^oclonium bolhogenum Mont., conche non si sa dire bene quale delle due piante, aventi una base comune, sia la primigenia e quindi la matrice dell'altra. Lo Halosaccion è porporino violetto con le frondi in vario grado di vegetazione, lunghe da mezzo cent, ad un cent, e mezzo. Il secondo degli esemplari, privo di base, si com- pone di parecchie fronde di cui la piia adulta è lunga 1 2 cm. e larga 2 cm. e mezzo, di un colore neutro tra il porporino, il giallo- oliva e il brunetto. Questa maggiore fronda è subfalliformc con sti- pite assai breve, larghetto, compresso; le altre frondi (sciolte) sono piriformi, elittiche, spatuliformi con stipite gradatamente attenuato e più o meno allungato. Si legge che H. fucicola ha sostanza fragile nel secco, che Hvdrophora ha sostanza quasi pergamenacea e che //. finniim è pergamenaceo, senonchè, dopo quanto si è detto, ben sappiamo quale valore debbasi accordare a tali asserzioni. Infatti dei due de- scritti esemplari sotto il nome di Adeiiocystis Lessonii, il più giovane ha le fronde pieghevolissime anche nel secco, mentre nelle piante adulte, assai ispessite, una non eccessiva fragilità si riscontra unica- mente nella parte inferiore degli stipiti attenuati ed allungati. Queste stesse piante completamente evolute e' insegnano come pure non debbasi intendere in modo assoluto che le sommità delle frondi mature si corrodono e quindi si riempiono di sabbia, fenomeno che è invece comunissimo nelle vecchie piante di Colpomenia sinuosa. 1 miei esemplari presentano un solo caso di una fronda squarciata alla sommità e pur tuttavia non contenente alcun granello di sabbia. Perchè poi la Tilden abbia potuto riconoscere in alcuni suoi esem- plari l'indicata feofìcea, ad onta d'ogni mancanza di peli ialini ri- vestenti la fronda di Adenocyslis, forse deriva dall' aoalogia che i due generi presentano in fatto di struttura midollare. La fruttificazione tetrasporica di H. glandiforme, nel senso lato di Setchell e Gardner, sarebbe stata rinvenuta da Kjellman in un individuo, dello Stretto di Bering, conosciuto sotto il nome di H: 98 1554 fucicola P. et R., e in un altro individuo, del lido Camciatico, co- nosciuto sotto il nome di H. finnum P. et R. Dell'interna struttura, sebbene composta sempre degli stessi elementi, l'assieme suo varia di configurazione a seconda dell'età della pianta. Le sezioni trasversali dei giovani individui riescono sempre tonde, subtonde od elittiche in tutto quanto il percorso della fronda, ciò che non avviene mai completamente nello stato adulto, almeno quando devesi operare sopra esemplari stati essiccati, la cui elasticità non è più possibile ripromuovere, massime nel corpo sac- ciforme, ad onta dei bagni acidulati. Lo stipite presenta il midollo completo e sempre più denso quanto più è vicino alla base, e viceversa progredendo verso l'alto, finché presso la metà sua (nelle forme allungate) si riscontra sube- guale a quello del corpo della fronda, ridotto cioè a 2-3 serie di grandi cellule ritiratesi contro la base dello strato corticale,, lasciando vacuo il vasto spazio interno. Nella parte inferiore pertanto si com.-- pone di piccolissime cellule subtonde, ialino-cineree, disposte in file subparallele, longitudinali, non tangentisi, indi diagonalmente e tosto verticalmente dirigentisi alla periferia in modo ramoso fastigiato strettissimamente accostato, costituendo cos'i uno strato corticale as- sai spesso. Talora le cellule midollari sono assai più piccole, acco- statissime, disposte senza un ordine apparente, costituenti quasi un reticolo. Si danno casi in cui l'ambito della sezione è assai irrego- lare e a contenuto asimmetrico, e allora il centro organico non cor- risponde a quello geometrico, conseguendone divarii nella forma e disposizioni delle cellule midollari. Queste, ad esempio, mentre da un lato si dispongono in file continuate in comunicazione diretta con quelle proprie dello strato corticale, dall'altro invece si vedono più grandette, scomposte isolatamente disordinate, quasi strato a se stante, salvi il loro impicciolimento e la loro ricomposizione in file verticali componenti lo strato esteriore. In ogni caso sotto la com- pressione artificiale, le cellule midollari s'ingrossano, si fanno elitti- che, rotondato-angolate, a interno endocromatico, tali insomma da simulare l'aspetto proprio di quelle formanti il midollo della parte superiore dello stipite e del corpo stesso della fronda sacciforme. La sezione trasversale del corpo della fronda in corso di evo- luzione, sebbene stato disseccato, col bagno riprende sempre la forma 1555 esattamente tonda più o meno ampiamente listolosa, essendosi le cellule midollari ritiratesi in 2-4 serie contro la base dello strato corticale. Queste cellule sono grandi, elittiche, commiste ad altre angolato-rotondate, ialino-cineree, a parete crassa, vacue o replete di endocromi giallorini per subita alterazione, disposte subalternata- mente in serie parallele, decrescenti di volume dall' interno all' e- sterno. Strato corticale di cellule oblunghe, crasse, scure per altera- zione, verticali alla periferia. La sezione trasv. della fronda matura e anche senile ha forma lineare, cosi da somigliare un occhiello ben chiuso stato ritagliato da un indumento. Stante la completa insensibilità a qualsiasi rea- gente, è duopo ricorrere alla forte pressione fra due robusti vetri perchè il preparato si apra leggerissimante da lasciar scorgere l'in- terno suo composto di una o due serie di cellule grandi più o meno in isfacelo disposte lungo la base dello strato corticale. a. J. E. Tilden, Amer. Algae, n. 409 sotto la denom. di Halo- saccion Hydrophora (P. et R.) J. Ag. - On sheaded sides of deep cracks and crevices on reef. At low tide. Waianae, Oahu, Territory of Hawaii, 27 My 1900. b. Ut supra, n. 242 sotto la denom. Adenocystis Lessonii H. et Harv. - Attached singly or in groups to rocks or to other algae [Fucus, etc.) between tidemarks. Minnesota reef. San Juan island, Washington, ■ I Je. 1898. Genere LEPTOCLADIA J. Ag. (1892) J. Ag. Anal. algol, p. 95. (Etim. leptos angusto e clados ramo). — Fronda evidentemente ancipite piana, lineare e sparsamente seghet- tata, internamente costata, pennatamente decomposta, contesta di quasi tre strati, l'interiore di fili plurimi densamente contesti ricoprenti all' ingiro un tubo centrale cospicuamente maggiore, l'intermedio composto di cellule minori angolato-rotondate, le esteriori minori appena congiunte in file verticali. Cistocarpi subseriati sopravvanzanti la fronda con la parte incrassata, immersi, al di fuori appena cospi- cuamente prominenti, subemisferici, contenenti un nucleo subemisfe- rìco basato sopra poche cellule maggiori congiunte quasi in un piano placentare, fili carposporiferi radianti all' ingiro dalla placenta artico- 1556 lati, sopra uno stipite semplicetto subcorimboso all'apice negli arti- coli superiori contenenti le carpospore rotondate con- globate. Seguendo la sistematica adottata dal De Toni in Syll. Alg., ho io pure qui collocato questo genere già monospecifico, pur non ri- conoscendo nella Leptocladia Bingììaviiae di J. Agardh affinità cosi importanti per avvicinarla alla Leptophyllis conferta (R. Br.) J. Ag. (Bonnemaisoniaceae), né al Neuroglossurn Andersoniamim J. Ag. (Ni- tophylleae). Più tardi, ricapitatemi fra mani le Algae novae et minus cognitae, May 29, 1912 di W. A. Setchell, appresi come \ Anderso- niella Farlù^uii Schmitz altro non sia che la Leptocladia Binghainiae J. Ag. e, come si vedrà in appresso, questa pianta apparterrebbe alle Dumontiaceae, in immediata vicinanza del gen. Pìkea^ secondo lo stesso Setchell. Qie lo Schmitz non abbia potuto prender visione degli esemplari di J. Agardh è comprensibile, ma lo è meno il fatto di aver trascurata la consultazione delle Analecta algologica dove la pianta « is well described and in considerable detail », secondo l'espressione dello Setchell il quale, oltre l'indicata constatazione, arricch'i il genere di una seconda specie : la Leptocladia conferta, da non confondersi con la citata Leptophyllis conferta. 770. Leptocladia Binghamiae J. Ag. loc. cit. p. 90. — Fronde superiore parte angusta lineari, a margine sparsim subserrata pin- nisque conformibus a margine egredientibus decomposita ; media parte subancipite et inferiore teretiuscula aut compressa, utraque inermi subcartilaginea. Eab. nell'oceano Pacifico superiore a S. Barbara di California. — Fronda lunga sino a io cm., segmenti superiori (nella pianta essic- cata) larghi circa 2 mill., parte inferiore cartilaginea e infine quasi cilindretta, sorgente da uno scudetto radicale. W. A. Setchell, in Algae novae et minus cognitae, \, May 191 2, ne tratta estesamente. Comincia con l'osservare che la pianta rela tiva fu raccolta a S. Barbara di California probabilmente da Mrs Bingham. 11 tipo unico della specie, cioè di Leptocladia, Bìnghamiat è rappresentato da due frammenti cistocarpiferi nell'erbario di J, Agardh a Lund sotto il n. 28231 ! Benché né Puno né l'altro esem piare si presenti completo, pure entrambi sono sufficientemente per- fetti COSI da riconoscere in essi la pianta distribuita sotto il n. 70 e 1557 della Phycotheca Boreali- Americana come Andersoiiiella Farlozuìi Schmitz. Indi cosi prosegue testualmente : Lepiocladia Binghamiae is well described and in considerable detail by J. G. Agardh, who lays stress upon a number of characte- ristic point. He was, however, in very considerable doubt as to the systematic position of the plant but placed it for the time being in his Rhodymeniaceae, comparing it particularly with Hymenocìadia and Plocamiiim. De Toni (Syll. Alg., iv. 2, p. òog, 1909) places it in the Family Rhodymeniaceae and the Subfamily Plocamieae. Schmitz does not mention the genus at ali in his account of the Rhodophy- ceae in the PflanTenf amili en. From its possession of specialized curved auxiliary ramelli in the fertile portions of the frond, Leptocladìa Binghamiae seems to belong to the Dumontiaceae, as now limited, and in the immediate vicinity of Pikea, under species of which it may, at times, be found in dilTerent her- baria. It may be distinguished from species of that genus (as limited by Schmitz) by having the cystocarps scattered through the upper and n.ot specially swollen or otherwise differentiated portions of the fertile plants. There are other characters, viz : the subdichotomous branching, and the detail of structure and development of the cy- stocarp which distinguish it from the species of F'arlozuia, whilc it is to be readily separated from species of Cryptosiphonia by its complanate and distichously subdichotomous frond. Andersoiiiella Farlozuii Schmitz is briefly described by him in Engler et Franti' s Pflan~enfamilien (i Th., Abth. 2, p. 520, 1897). The type of Schmitz can be located only by inference. It is, I feel certain, represented by four slides in the Schmitz coUection at the British Museum of Nat. Histor., numbered 4. 8ó. The slides purport to bave been prepared from no. 28 of Farlow, Anderson and Eaton' s Algae Exsiccatae Americae Borealis. This number was probably supplied by D.r C. L. Anderson to Grunow, who, in turn, loaned it to Schmitz No. 28 of the Alg. Exs. Am. Bor. is labelled Farlozuia compressa, but an examination of different copies shows that the speci mens were mixed. There were distributed under this number true Farlowia compressa (llerb. Farlow ! Herb. Brit. Mus. Nat. Hist. ! Herb. Univ. Calif. !) and undoubtedly this number was based on the proper plant, but Andersoniella Farlozuii was also di- 1558 stributed (Herb. N. Y. Bot. Garden !) as well as an undescribed species of Leptocladia (to be named L. conferta below) in one copy (Ex Herb. Asa Gray in Crypt. Herb. Harvard Univ. !). It seems per- fectly possible, then, that Andersonidla Farlowii may be found in other regularly issued copies of Ibis distribution. D.r Anderson also distributed duplicates from bis collection with the printed labels of the Alg. Exs. Am. Bar., and this has been a source of confusion in the case of certain numbers. The four slides in the Schmitz collection, prepared from no. 28 of the Alg. Exs. Am. Bor., represent the plant distributed under no. 700 of the Phyc. Bor.-Am. mentioned above as being the Lepto- cladia Binghamiae of J. G. Ag. They are not labellet Andersonìella by Schmitz but « Farlowiella ». They agree, however, with Schmitz's description of bis Andersoniella Farlowii and it seems extremely probable that Schmitz tinding Farlowiella preoccupied, changed the name in bis manuscript, without changing the designation on bis slides. The name for the Californian plant must be Leptocladia Bingha- miae J. Ag., and it seem as certain as may be made possible that the later Andersoniella Farlowii Schmitz is the same plant. It is not uncommon on the coast of Southern California (San Diego Mrs. M. S. Snyder!, Will Wright!, H. Hemphillì, Miss Mimile Reed !; San Fedro, A. J. Me Clatchie !, Mrs. S. C. Purdy, !, W. A. Setchell! : Ventura, Mr. Tenney!: Santa Barbara, Mrs. Bingham, Dr. and Mrs. L. N. Dimmick!); and it extends up to Santa Crux [Dr. C. L. An- derson!, Dr. W. G. Farlow !). Both cystocarpic and tetrasporic plants bave been found. Oss. - Dell'unico esemplare (frammentario e cistocarpifero) da me conosciuto, fu già trattato al n. 641 del presente Saggio sotto la denominazione di Andersoniella Farlowii Schmitz. a. Andersoniella Farlowii Schm. (immo Leptocladia Binghamiae J. Ag.) - San Diego di California, Igt. Snyder! 771. Leptocladia conferta Setchell, Algae novae et minus cognitae, May 29, 1912, Piate 3o. Di questa sua nuova specie l'autore ci dà la seguente diagnosi: « L. fronde gregaria, erecta, e disco radicali i5-20 cm. alta, atro 1559 rubra, cartilaginea, angusta, complanata, crassa, subdichotomo-ramosa, ramis elongatis ubique ramulis proliferis confertis et fasciculatis apud margines obsitis, obsolete serratis fimbriatisque; strato medullari filamentum monosiphonium crassumque centrale et filamenta descen- dentia tenuiaque numerosissima estendente, strato corticali filamenta radiantia 2-4 - chotomo-ramosa cellularum tenuiorum intus ma- jorum extusque minorum ostendente; tetrasporangiis antheridiisque adhuc ignotis; ramellis auxiliaribus curvatis, e cellulis paucis discoi- deisque compositis; cystocarpiis immersis, ubique in ramis superio- ribus non tumefacientibus, reniformibus profunde paucilobatis, inferne pedicellis curvatis suppositis; sporis in tìlamentis 2-3 - chotomo-ra- mosis, e cellulis basalibus paucis pallidioribusque radiantibus; carpo- stomio, ut videtur, nullo ». « Ilab. in saxis apud oras Californienses meridionales ». « Under the name proposed above, I bave placed plants which I bave observed most carefully at a locality locally known as « Dil- lon's Beach » situated on the coast of California just north of the mouth of Tomales Bay. I bave also collected others at Carmel Bay, near Monterey, California. The species has been collected at Santa Cruz (or Pacific Greve ?), California, by D.r C. L. Anderson and ap- pears in some copies of Farlow, Anderson and Eaton' s Alg. exsicc. Am. Bor., mentioned above. 1 bave also received specimens from as far north on the California coast as Trinidad Head, whence they were sent by M.r C. M. Drake. Thus far, then, it seems to be a plant of the middle California coast. L&ptocìadia conferta grows in rather bushy tufts which are dark red and rigid, where shallow pools are left by the receding tide in the lower portion of the li- toral zone ». « One characteristic feature of this species is the abundance of the fasciculate proliferations. I bave visited the locality at Dillon's Beach during most of the season of the year and bave never, as yet, found any really young plants. AH seem older and bave few to very many of the characteristic proliferations which give the species its bushy appearance. The specimens are fairly constantly cystocarpic and, although I bave had the opportunity of examining several hun- dred plants, J bave found no indication of either tetrasporic or anthe- ridial individuals » . 1560 « Leptocladia conferta has the com planate frond and the subdi- chotomous normal branching of L. Bìnghamiae, but the frond of the former is narrower and thicker than that of the latter. less promi- nently serrate, more cartilaginous, and constanti}' and, as it seems. characteristically beset with the longer or shorter adventitious prolife- rations. This habit is well shown in figure 1 2 of piate 3o. The mi- croscopie structure of the two species is very similar, as it is also to that of Piìzea, differing only in minor details. The cvstocarps, too, are very similar in the two species, but in L. Bìnghamiae there is a carpostome present, while there does not appear to be such a struc- ture in L. conferta. They both agree, however, in having the cysto- carps scattered through the upper, not swollen or otherwise modified, portions of the frond t>. Talune caratteristiche, stabili o transitorie, che invano si cerche- rebbero in numerosi esemplari regolarmente e normalmente evoluti, ci vengono talora offerte da individui incompleti in apparenza tra-' scurabili e tanto più facilmente da chi può disporre di ricche col- lezioni. In tale condizione sembrano trovarsi due esemplaretti californici provenienti dal Museo di Parigi, trasmessimi dallo Hariot, senza indi- cazione del raccoglitore. Lo Setchell dice di non essere riuscito fra le molte piante da lui raccolte a trovarne alcuna nello stato giovanile, e che tutte quelle da lui osservate presentano le frondi complanate. Gli accennati esemplaretti a me pervenuti dimostrerebbero che questa regola può avere le sue eccezioni dovute forse alla giovinezza degli individui o ad altre cause non ancora bene stabilite. Uno di tali esemplaretti, alto 5 cm., ha il disco largo un mill. gradatamente at- tenuato in basso, talché sembra rappresentare o una pianta giovanile a sé stante o almeno una diramazione uscente presso la base di un individuo adulto, come se ne hanno esempi nella fig. 12 citata dal- l'A.; r altro esemplaretto si riduce invece ad una parte superiore della pianta, munita di rami conferii in di-tricotomie. La stessa fìg. 12, dataci come tipo, se mostrasi evidentemente complanata in tutte le parti mediane dei dischi, lo stesso non potrebbe dirsi delle parti inferiori e supreme della fronda, ciò che peraltro si esprime non senza un dubbio, mal potendosi giudicare sopra una semplice figura per quanto fotografica. Ciò che posso invece osservare si è 1561 che gli esemplaretti da me osservati, previamente bagnati, danno una sezione trasversale perfettamente tonda nella parte infima del disco, come in L. Binghamiae, poscia sobtonda semilunata o subre- niforme col procedere verso l'alto. In un giovane ramo emesso dalla parte inferiore del disco, le sezioni hanno forme elittiche ora regolari, ora più o meno profondamente bilobe, almeno in una delle due estremità della elisse, ora a ferro di cavallo, e tutte queste forme si susseguono ad infime distanze contigue. Soltanto nelle sommità e'^bi a riscontrare delle sezioni elittico-depresse subancipiti. In quanto alla similarità della struttura nelle due specie, io non voglio dubitarne dal momento che l'affermazione devesi allo Setchell; ma debbo fare delle riserve nei riguardi degli esemplari da me os- servati. Nella specie precedente il tubo assile, assai più grande e più grosso, percorre cospicuamente tutte le parti della fronda, e i fili robusti e cotti che lo rivestono costituiscono un elemento in ap- parenza a sé stante in quanto s'irraggiano, a breve distanza dalla parete esteriore del tubo, in un ambito tondo (nella sezione trasver- sale), derivandone il grande suo rilievo sullo sfondo dei fili longitu- dinati del midollo. Nella presente specie, invece, tutta quanta la struttura è impron- tata ad un estrema esilità nei filamenti e delicatezza e minutezza del tubo assile il quale si rende presto incospicuo per evanescenza e i fili che lo rivestono per nulla si distinguono da quelli longitudi- nali formanti il midollo ambiente. In entrambi le specie i fili midol- lari nelle parti più giovani, quali le cimali, vengono sostituiti da celluline elittiche e subtonde, digradanti di volume dall'interno al- l'esterno, dilutamente rosee le interiori, di un porporino più intenso quelle a contatto con lo strato corticale. In superficie la fronda dis- seccata appare nerastra, porporino-scura in trasparenza. L' A. dice che in Pikea la struttura differisce unicamente in mi- nori dettagli i quali peraltro, sono tali da renderla oltremodo caratte- ristica, come può rilevarsi nell'estesa trattazione fattane sotto il n. 538 della presente opera. a. Leptocladia conferia Setchell. — California. 1562 Genere NITOPHYLLUft/l Grev. (1830) Poiché a suo luogo non venne esposta, eccone ora la diagnosi : Frons plana, ^membranacea, cellulis angulatis areolata, avenia venisve superficialibus subvagis instructa, subsessilis aut stipitata, sti- pite costato, nervo mox evanescente, nunc per frondem sensim lon- gius producto, superne saepe unica serie cellularum constituta, in- ferne pluribus e regione positis, intimis subdiversis. Cystocarpia in fronde sessilia, depressa, intra pericarpium radiato-cellulosum, carpo- stomio apertum, nucleum simplicem foventia; placenta basalis, lata expansa, sursum fila carposporifera plurima emittens ; fila articulata dichotomo-fastigiata, superne invicem libera, in articulis terminalibus clavato-obovatis carposporas subseriatas foventia. Sori ambitu defi- niti, sparsi aut certis locis provenientes, tetrasporangia pauca, rotun- data, triangule subdivisa evolventes. Le specie vennero da J. Agardh divise come segue : Subgen. I. Leptostroma J. Ag. Sp. III. — Frons tota adultior te- nuissima, membranacea, avenia et enervis, sterilis fere tota contexta unico strato cellularum hexagonalium, angulis aut marginibus suis supra vicinarum limites expansis, fertilis sorum in utramque paginam aeque ac eximie prominulum generans, tribus seriebus cellularum contexta, paginalibus nempe geminis generantibus tetrasporangia majuscula, intersparsis cellulis minoribus subangulatis, in fila tetra- sporangia cingentia conjunctis, intimo strato pertenui, cellulis ejus- dem soro utroque latere proveniente coarctatis. Subgen. II. Aglaophyllum (Mont.) j. Ag. Sp. III. Frons tota adultior di-pleiostromatica, tota avenia et enervis, cellulis nimirum om- nibus paginalibus cum interioribus conformibus, rotundato-angulatis, marginalibus cellulis frondem nunc integerrimam nunc in dentes aut fimbrias undulatim prominulas instructam cingentibus. Sori tetraspo- rangiorum tum dispositione tum forma prò diversitate sectionum plus minus diversi. Sectìo 1. Membranaceae J. Ag. Sp. IH : Species fronde tota adul- tiore tenuissima gelatinoso-membranacea, quasi nitente, soris rotun- 15(33 datis quasi ambitu definitis, sine ordine bene conspicuo per mediani frondem sparsis. 1. Margo frondis integerrimus. a. Frons stipite proprio vix suflulta. b. Frons magis conspicue stipitata, stipite subcostato. 2. Frons margine evidentius denticulata. Sectio II. Marginales j. Ag. Sp. IH. — Species fronde tota adul- tiore tenuissima membranacea, margine denticulato cincta, soris ro- tundatis in intramarginali regione frondis evolutis, cystocarpìis mar- ginalibus. Sectio ni. Myriogramma J. Ag. Epicr. et Sp. III. — Species fronde tota adultiore tenuissime membranacea, soris vix rite limitatis fere diversiformibus, nec ordine certo per paginas sparsis, quasi litteris inscripta. 1. Frons supra stipitem conspicuum integriuscula aut in lobos paucos subdivisa. 2. Frons evidentius certo ordine subdivisa. Sectio IV. Incrassatae J. Ag. Sp. III. — Species frondis lamina palmato-lobata aut magis dichotomo-pinnatifida, juniore membrana- cea, adultiore incrassata subcarnosa, cellularum seriebus numerosis superpositis contexta, soris minutis rotundatis per partes frondis exteriores sine ordine evidentiore sparsis. 1. Frons dilatata, margine denticulis sursum et deorsum alterne flexis armata. 2. Frons dichotoma aut subpalmatifìda, marginibus integerrima. Sectio V. Proliferae J. Ag. ut sup. — Species frondis lamina lancoidea, lobis a margine prolificantibus, demum frondem subpin- natiiìdam referentibus, juniore membranacea, adultiore carnosa, tota cellularum seriebus conformibus contexta, regionem costalem inte- riorem incrassatam inferne sensim formantibus, soris linearibus re- gionem intramarginalem in phyllis occupantibus. Sectio VI. Monantheae J. Ag ut sup. — Species frondis decom- posito-lobate lobis superioribus rotundato-obtusis membranaceis, in- ferioribus sensim incrassata regione costali stipite plus minus con- spicuum formante instruclis, lobis subterminalibus dilatatis demum sorum solitarium margine sterili cinctum generantibus. Sectio VII. Costatae J. Ag. ut sup. — Species frondis adparenter 1564 dichotomae et tlabellatim expansae segmentis linearibus, sterilibus et junioribus planis in apicem obtusum excurrentibus, membranaceis, inferioribus sensim incrassata regione costali costam ala angusta rrarginatam formantibus, fertilibus intra lobulos marginis subundu- latim dilatati soros rotundato-semilunares generantibus. Seclio Vili. Armatae J. Ag. ut sup. — Species frondis adpa- renter pinnatim decompositae segmentis junioribus linearibus aut oblongis planis, margine dentato serrulato aut fimbriato armatis, in- ferioribus sensim incrassatis regione costali costam incrassatam plus minus adparentem formantibus, fertilibus intra adparatum margina- lem soros numerosos sparsos generantibus. Subgen. III. Polyneura J. Ag. ut super. - Species fronde adultiore tota heterocystidea nempe contexta tum ccllulis interioribus cylin- draceis in fila longiora quasi proprium nervorum systema formantia conjunctis, tum cellulis hexagoniis-angulatis gelatinosis, areas inter nervos (internervia) jacentes occupantibus, demum quoque ipsos. nervos supra frondem prominulos obtegentibus, nervis prò diversitate specierum nunc fere singulis nunc adpositione plurium in fasciculos supra trondem plus minus prominulos conjunctis, bine quoque soros (diverso modo dispositos) in internerviis generantibus. 1. Sori per superiorem partem frondis palmatifidae sparsi roton- dati, plurimi, maculas punctiformes fere referentes. 2. Sori in zona intermedia frondis dichotomo-pinnatifidae plus minus decompositae evoluti, maculas rotundatas majusculas sine evidente ordine sparsas formantes. 3. Sori in regione intramarginali maculas margini parallelas formantes. 4. Sori infra apicem laciniae terminalis dilatatum obvenientes solitarii, magni et limbo sterili cincti. 5. Sori inter nervos frondium conspicue prominulos (juga elon- gata magis dichotoma in superiore frondis parte formantes, in infe- riore demum in stipitem plus minus conspicuum confluentes), in parenchymate internervia formante dispositi lineas elongatas simpli- ciusculas vel plures juxtapositas formantes. a. Frons supra cuneatam basin palmatifida stipite brevissimo demum suffulta. Subgen. IV. Cryptoneura j. Ag. ut sup. - Species fronde adultiore 1565 tota heterocyslidea, riempe contexta cellulis paginalibus difformibus, allis cylindraceis in fila longiora conjunctis quasi proprium systema venarum formantibus, aliis haxagoniis minoribus, areas inter venas (intervenia) formantibus, venis nunc et in partibus junioribus subsin- gulis aut magis sparsim excurrentibus, nunc et prò diversitate spe- cierum adpositione plurium fasciculalim conjunctis, intervenia demum sorifera et (prò diversitate specierum) soros aliter dispositos generantia circum ambientibus. Seclio I. Acrosoria J. Ag. ut sup., Acrosoriunì J. Ag. Epicr. - Frons enervis, at venis superficialibus (subsingulis frondem percur- rentibusj instructa, interveniis microcystideis, soris in lobo quasi di- latato subterminali singulis, margine frondis sterili sorum rotundatum validum cingente. 1. Frondes saepe admodum minutae decumbentes, inferiore sua parte incrassata decumbente et quasi ad alias algas adrepente, quin immo radiculas stipitatas agente, superioribus suis lobis (saepe in hunc finem magis expansis) sorum tetrasporangiorum validum generationibus. 2. Frondes elongatae, angustae, dichotomae aut subpinnatae, inter alias algas erectiusculae et bis sparsim adhaerentes lobo uno aut altero in cirrhum mutato, aliis lobis saepe lateralibus et dilatatis, sorum solitarium intra suum marginem generantibus. 3. Frondes fere libere expansae, a media sua parte plus minus dilatatae, lobos palmatim plus minus supra decompositos generantes, lobis ultimis rotundatis obtusis, demum sorum rotundatum in suo disco solitarium generatibus. Sectio 11. Perioikia J. Ag. Sp. alg. IH. - Frons enervis at venis superficialibus subsingulis frondem percurrentibus instructa, interve- niis microcystideis. Sori in lobis penuUimis generati pauci et sine evidente ordine sparsi, rotundati, quasi sine ordine conspicuo nunc adproximati nunc invicem paulisper distantes. 1. Frons tenuior fere tota membranacea. 2. Frons regione costali sensim mcrassata in superiore fronde costam propriam mentiente. Sectio III. Dawsonia (Bory) J. Ag. Epicr. - Frons enervis et tota percursa venis, in superiore pianta subsingulis et flabellatim excur- rentibus, in media fronde subfasciculatim coniunctis, nunc in ima i566 parte frondis costa quasi propria suffultis. Sori minuti rotundati plu- rimi series flabellatim margines versus radiantes formantes. 1. Proliferae J. Ag. Sp. III. - Frons prolificationibus plus minus decomposita. a. Acaules J. Ag. 1. e. — Frons quasi tota conformis elongata simpliciuscula aut superne parcius laciniata, sensim prolificationibus ramosa; sori in zona intermedia frondis generati, lineas margines versus frondis formantes. b. Costatae J. Ag. Sp. III. — Frons junior fere tota conformis elongata, segmenfis cuneato-linearibus patentibus plus minus divisa et prolificationibus ramosa, adultior inferne costata et prolificationibus a costa emergentibus ramosa. 2. Palmatilobatae j. Ag. 1. e. — F'rons supra stipitem demum costatum et linearem flabelliformiter expansa et subdigitatim lobata. Sori per mediani zonam frondis adparenter sparsi, revera secus li- neas margines versus radiantes dispositi, inferiores centralem regio- nem quasi fugientes, superiores margines versus densiores. 3. Pinnatilobatae J. Ag. 1. e. — Frons pinnati-Iobata, lobis evi- dentius confluentibus inferioribus in sua rachide brevioribus, quasi marginem lobatum regione costali ipsarum incrassato referentibus, superioribus lobis elongatis, demum soriferis, soris secus lineas fla- bellatim margines versus radiantes dispositis. 4. Supradecompositae J. Ag. 1. e. — Frons demum repetitis divi- sionibus supradecomposita, caulem subproprium at complanatum (nunc subnudum, nunc prolificationibus squamosum) formans, laciniis infimis (in quaque rachide) brevioribus. a. Laciniae pinnatisectae, fere usque ad rachidem linearem sejunctae, hae demum soriferae. b. Laciniae palmatifidae, nempe singulae supra stipitem plus minus distinctum flabellatim expansae. 5. Stipitatae J. Ag. 1. e. — Frons supra stipitem distinctum eco- statum quasi subpalmatim fissa, lobis cuneato-linearibus, suo ordine plus minus decompositis flabellatim expansis, frondem decomposito- flabellatam generantibus, soris ad apices laciniarum series margines versus radiantes formantibus. ó. Caulescentes J. Ag. 1. e. — Frons supra stipitem elongatum inferne conspicue costatum superne in ramos subconformes divisum 1567 pedatisecta. laciniis erectiusculis paucis cuneatis aut linearibus plus minus palmatim dispositis, in laciniis terminalibus soros flabellalim radiantes generantibus. Sectio IV. Hymenema (Grev. i83o) J. Àg. Epicr. et Sp. III. — Frons enervis at tota percursa venis, in junioribus partibus subsin- gulis, mox vero subfasciculatim conjunctis et subflabellatim excurren- tibus, fasciculis venarum in inferiore fronde anastomosantibus, areas tenuiores interveniorum circumcirca ambientibus, demum in stipitem costalem regionem subpropriam formantibus. Sori minuti, rotondati, plurimi in interveniis lineas anastomosantes plus minus regulares for- mantes. Sectio V. Botryoglossopsis, Botryoglossiim J. Ag. Sp. III. — Spe- cies fronde enervi at tota percursa venis in superiore parte subsin- gulis, saepe mox subfasciculatim conjunctis et flabellatim excurren- tibus, nunc in inferiore parte in costam stipitis proprii conjunctis. Sori in margine frondis undulalo evoluti (nec in phyllis propriis mar- ginalibus dispositi). Oss. — Le poche specie già trattate in questo Saggio apparten- gono pertanto : A^. punctatuui al Subg. II Aglaophylltim, Sez. I. Membranaceae. N. prisfoideum » » » Vili. An/ia/ae. N. Hilliae al Subg. Ili Polyneiira, n. i. N. Gnielini » » n. 3. ZV. ac.rospermuui al Subg. IV Cryptoneiira, Sez. Acrosoria, n. i. N. uncinatum » » » n. 2. Al affine » » Sez. Perioikia, n. i. N. latissimiim ^ » Sez. Hymenema. N. lacera/uni » » Sez. Botryoglossopsis. 772. Nitophyllum Curdieanum Hlarv. Alg. Au5tral. Exs. n. 291, Phyc. Austral. tab. i5i (partim) ; J. Ag. Epicr. p. 468, Sp. Ili, p. 78 (1898). .appartiene al Subgen. Crvptoneuru J. Ag. n. 4, Supradecompo- sitae lett. b. J. Ag. (Per la consultazione veggasi qui sopra). Angustum. inferne caulescens, caule incrassato subconvoluto squa- moso, fronde subflabellatim decomposita, segmentis demum lineari- bus, inferioribus medio crassioribus, margine integro aut subcrenu- 1568 lato, superioribus subflabellati m pinnatifidis fere ad apices rotundato- obtusos venosis ; soris in segmentis superioribus pinnatilobatis evo- lutis, numerosis, inajusculis, subocellatis. Hab. le spiagge della Nuova Olanda Australe (i85i) dove lo rac- colse pel primo il Curdie, poscia a Port Fairy dallo Harvey, e in se- guito da F. Mueller e da altri. Radice discoide. Frondi cespitose, lunghe i5-3o cm., ad ambito flabelliforme, assai ramose. Caule allungato, largo circa 3-9 mill., Grassamente costato, subalato, alternatamente o dicotomicamente ra- moso o prolifero. Segmenti subflabellatamente pennatifìdi piuttosto che dicotomi, lobi lineari e cuneati, piani e ondulati, gli ultimi com- pletamente enervi. Le cellule costituenti la fronda arrecano 4-5 strati. Cistocarpi sparsi nei segmenti principali. Sori radunati negli ultimi lobi. Colore bruno-rosso, nel secco più oscuro. Sostanza ri- gida d'imperfetta aderenza nelF essiccazione. I miei esemplari fanno parte di una raccolta eterogenea di' Ferd. Mueller a me giunta completamente indeterminata e in assai cattive condizioni di conservazione. Ond' è che solo per eccezione alcuni brevissimi tratti della specie di cui si tratta hanno conservato un residuo dell'originario colore rosso-bruno fattosi assai più scuro nella costa, mentre in tutte le parti laminari vedesi alterato in un bianco-sporco. Ad onta di tali condizioni, gli esemplari sono assai istruttivi, così da metterci in grado di aggiungere alcunché a quanto venne sopra riportato. Essi sono tutti epifitici sulle parti inferiori dei cauli d'individui senili di Ballia callitn'cha. Hanno l'altezza da 9 a 20 cm. ; i più bassi sono anche i più cespitosi ed i cauli relativi sono muniti di rami provvisti di brevi prolificazioni laminari, più o meno lobate alla sommità, che li rivestono dalla base agli apici loro, mentre gli esem- plari più alti sono lungamente nudi nella parte inferiore e talvolta con le stesse espansioni alari pressoché consunte. La sezione trasversale del callo basilare (tonda) presenta un in- terno di cellule giallorino-brunette riunite in linee d' aspetto fibri- forme, disposte in modo subradiato, le quali nel percorso loro verso l'esterno s'individuano in cellule gradatamente più piccole e più chiare, leggermente oblunghe e infine tonde, piccolissime, quasi ialine nelle serie subperiferiche e periferiche. 1569 Le prolificazioni, polimorfe, subsessili, quasi gelatinose in seguito al bagno, che rivestono densamente tutta quanta la superficie della breve parte caulinare immediatamente sopra il callo basilare, anzi- ché le cellule areolate esagone, rivelano, viste superficialmente, una struttura subsimile a quella del callo stesso, con la differenza che le cellule scure fibriformi, in luogo di comporre delle serie strettamente affiancate, trovansi assai distanziate T una dall'altra e gli spazi inter- cedenti veggonsi occupati da celluline chiare, tonde, isolate distante- mente. Tutte quante le cellule seriate e sparse coli' avvicinarsi ai margini si fanno sempre piij piccole e più chiare, ciò che avviene pure nelle serie periferiche del callo. La sezione trasversale della costa assiale di un ramo, spoglia- tasi completamente delle espansioni alari, ha forma tonda. Il centro è occupato da un tubo crasso, tondo, vacuo o nucleato, in un am- biente di cellule scurette, subtonde ed elittiche, disposte senza un ordine cospicuo e degradanti di volume dall'interno all'esterno. La periferia è rivestita di produzioni esigue che, nel secco, in seguito air asportazione loro mediante la raschiatura, danno un pulviscolo bianco, e ad esse fu dato il nome di squame, come si è visto. Se- nonchè osservate in posto, previo il bagno, rivelano la vera essenza loro, che è quella di prolificazioni rimaste allo stato incipiente in forma cioè di protuberanze turgide, cuneiformi e semplici, poscia più o meno ramose. L'unico mio esemplare di completo sviluppo, essendo privo di base, non mi è dato di seguire tutta intera la struttura del caule. Le sezioni trasversali di una parte inferiore del disco hanno forme di elisse assai depressa o fusiforme o subancipite. La costa centrale è formata da cellule rettangolari subquadrate, disposte in una linea longitudinale fiancheggiata a ciascuno dei lati da tre serie di cellule rettangolari-lineari, scurette. Cellule marginali subquadrate, consimili a quelle formanti la costa centrale. a. Nitopliylliiin Curdieanuin. Harv. Australia, Igt. F. Mueller. 773. Nitophyllum Durvillei (Bory) J. Ag. Sp. II, p. 6óò. Epicr. p. 4Ò2, Sectio II del Subg. IV, n. 5. Stipitatae di j. Ag. Sp. Ili ; Da7vsonia Durvillei ^ovy Voy. Coquille p. i83; Cryptoneura Dur- villei Kuetz. Sp. p. S72; Aglaophylhim Durvillei Mont. Voy. Bonite p. 1 1 i. 1570 Fronde supra stipitem evidentem elongatum et nudiusculum crassiuscula, subflabelliformiter expansa, pinnatifida, laciniis cuneatis, inferne lobis brevioribus superne longioribus erectiusculis subflabel- lata, venis superficialibus sursum longius percorsa ; soris minutis. punctiformibus, in laciniis terminalibus plurimis. Hab. le spiagge Chilensi (D'Urville); forse la stessa specie alle spiagge della Nuova Zelanda ? (Harvey) Fronda lunga fino a 14-15 cm., stipite cilindraceo. lungo 2-2, 5, cm., dicotomo i cui segmenti finiscono in lamina, inferiormente stretta dicotoma, superiormente dilatata pennatifida, lacinie larghe circa i2-i3 millim. lineari o subcuneate ottuse, fimbriate nel margine. Vene principianti dall'apice della costa all'origine delle lamine, plu- rime percorrenti le lamine in alto. Sori nelle lacinie terminali pluri- mi, puntiformi. Cistocarpi sferici, secondo Montagne. Questa specie per la composizione della fronda e la forma delle lacinie sembra differire dal Nitophyllum palmatum Harv. Ne possiedo due esemplari cistocarpiferi, dello Stretto di Magel- lano, di cui l'uno frammentario, l'altro completo. Benché dissimili nel portamento, condividono perfettamente la natura e la disposi- zione del sistema venoso, il colore, il monostromatismo delle parti laminari le quali, spesso, sono longitudinalmente fesse e coi margini ora in parte integri, ora in parte finamente crenulati. A proposito degF individui completi, P. Hariot così si esprime sulla busta accom- pagnatoria: « Probabiliter Niiophyllum DiirvWei fMont.) junior». 11 primo degl' indicati esemplari (incompleto) è più maturo e d'un por- porino più intenso, con piuttosto abbondanti cistocarpi sferici e leg- germente dittici sparsi senza un ordine apparente. La segmenta- zione si mostra qua e là dicotoma con ascelle ottuse o rotondate, ma non si esclude che tali divisioni possano derivare da lacerazioni longitudinali cui la pianta rivelasi incline, essendo infatti precedute da fessurine strettissimamente lineari nel corpo della lamina. Seg- menti lineari, larghi 4-6 mill., lunghi 6-8 cm. ad apice acuminato acuto od ottuso o subtronco-laciniato. Visto l'unicità e lo stato fram- mentario dell'individuo, i dati ora riferiti non possono che essere insufficienti a stabilire con un criterio assoluto il portamento gene- nerale quale può desumersi dalla riportata descrizione. 11 secondo degli esemplari, veramente, si ripete in tre frondi 1571 distinte ma di eguale portamento, alte 8-10 cm. Callo minuto, sub- sferico, producente un ammasso di prolificazioni crasse, carnose, tenaci, subsessili, irregolarmente subtonde od obovate, integre, indi parcamente e leggermente lobate nel margine cimale, roseo-giallo- rine, poscia allungantesi per circa 5 mill. e colorantesi di roseo più vivace e facentesi un po' più profondamente lobate nei margini. In questo stato, viste in superficie, si mostrano composte di cellule esagonali un po' allungate e farcite di materia amilacea giallorino- cinerina, digradanti di volume dall'interno all' esterno, indi varia- mente angolate e infine tondeggianti, vacue e subialine nella peri feria marginale. Al dissopra di queste agglomerate prolificazioni, sul cui eventuale ulteriore sviluppo nulla può dirsi, si erge uno stipite alto un cent, o poco più, largo circa un mill., compresso o pianeg- giante, espandentesi in una lamina integra o più 0 meno profonda- mente spaccata dall'apice fino alla parte sua mediana e talora anche fino alla sommità dello stipite, e in quest' ultimo caso le segmenta- zioni sono divaricatissime, quasi orizzontali. I segmenti derivanti dalle fissurazioni sono cuneato-attenuati alla base, poscia allargantisi in modo ligulato con le sommità ora attenuato-acuminate semplici, ora lobato-flabelliformi, piane od ondulate con espansioni della larghezza di circa 2 cm. L'unica fronda cistocarpifera è quella atte- nuato-acuminata all'apice, di un rosso più scuro e più consistente, mentre le altre sono roseo-porporine e sottilmente membranacee. La sezione trasversale del callo basilare ha forma elittica oriz- zontale. L' interno si compone di cellule chiuse, rosso-brunicce, ob- lunghe, collegate in serie lineari parallele longitudinali. Solo nel margine (periferia) le cellule vedonsi aperte, vacue, in 1-2 serie e quasi ialine, subtonde. La sezione dello stipite è largamente elittica. Midollo formato di cellule rosso-brune disposte in file rettilinee nella parte centrale verticali al diam. minore, indi gradatamente e poscia sentitamente arcuate col lato concavo rivolto verso 1' esterno, ciò che avviene da entrambi i lati della parte centrale, donde una qualche rassomiglianza con la disposizione dei segmenti dell' Oniscus mtirarius. Tutte queste cellule midollari sono subrettangolari, subelittiche o variamente ango- late. Lo strato corticale è formato da serie irregolari di cellule più grandi, poco numerose, isolate, subtonde ed oblunghe, subialine. 1572 verticali alla periferia. Cute ialina distanziata dalle cellule peri- feriche. L'esistente dubbio che questa specie possa corrispondere ad un consimile Nitophyllum della N. Zelanda, farebbe sospettare che la pianta sia suscettibile di talune varianti che potrebbero anche verificarsi in individui cresciuti in una comune località, come pare sia il caso degli esemplari ora esaminati. a. Nitophyllum Diirvillei (Bory) J. Ag. Det. A. Mazza e P. Hariot. Lgt. allo Stretto di Magellano nel 19 12 alcune Suore Salesiane colà residenti. Genere BOTRYOGLOSSUM Kuetz. (1843). Phyc. gen. p. 14Ò, Sp. (1849) P- 88i- Harv. Ner. austr. p. 117. - Frons plana, caulescens, subcostata, venosa, venis ramosis anasto- mosantibusque, duplici strato contexta ; cellulis interioribus longitu- dinalibus oblongis, exterioribus quadraticis seriatis. Fructus utriusque generis in foliolis propriis subeveniis evoluti. Cystocarpia in foliolis sessilia depressa, carposporas obovatas, in filis articulatis dichotomo- fastigiatis invicem liberis a placenta basali late expansa egredientibus evolutas, intra pericarpium crassum cellulis radiatis, exterioribus ver- ticalibus, interioribus subconcentricis, contextum, demum carpostomio apertum foventia. Tetrasporangia rotundata, triangule divisa. Se ne descrivono le sezioni cosi distinte: Sectio I. Frons laciniis linearibus dichotome aut plus minus palmatim dispositis decomposita, adparenter ecostata, venis subsin- gulis totam superiorem frondem percurrentibus, inferne (in pianta adultiore cystocarpifera) in fasciculos flabellatim excurrentes conjun- ctis, soris in phyllis marginalibus longa serie prolificantibus nunc singulis nunc botryoideo-collectis. - B. violaceuni J. Ag. California. Sectio li. Frons tenuiter membranacea laciniis obovato-oblongis in frondem inferne palmatifidam superne palmato-lobatam conjunctis, tota (ut adpareat) ecostata at venis subsingulis totam superiorem frondis regionem percurrentibus instructa, soris in phyllis obovato- rotundatis secus margines in longas series prolificantibus dispositis. B.? Steno glossum J. Ag. ['Nitophyllum stenoglossum. J. Ag.). In oc. Pa- cifico ad ins. Vancouver. 1573 Seciìo III. Frons coccinea carnoso-membranacea tum laciniis cu- neato- linearibus plus minus palmatim dispositis, lum phyllis a margine aut marginali regione excrescentibus decomposita, tota (ut adpareat) ecostata, soris in phyllis obovato-rotundatis secus margines sparsim provenientibus dispositis. - B. marginatuni (Harv.) Nitophyl- lum mar^inaium ]. Ag. - California; et B. Ruprechtianuni {], Ag.) Nil. Rupr. J. Ag. Oc. Pacifico ad sinum Norfolk. Sectiù IV. Frons magia purpurascens dichotomo-supradecompo- sita, segmentis erectiusculis, superioribus elongatis lingulatis, inferio- ribus subpalmatim juxtapositis, infimis a stipite plus minus conspicuo superne cuneatim dilatato subflabellatim exeuntibus, omnibus venis conspicuis tlabellatim excurrentibus percursis; soris in phyllis proli- ficantibus marginalibus serie vix interrupta segmenta omnia margi- nante evolutis. - B. Farlowiamim (J. Ag.) Nit. Farlowianum J. Ag. - California. Sectio V. Frons purpurascens stipite proprio dichotomo suffulta. ramis singulis in frondem pinnatifido-laciniatam supradecompositam desinentibus, laciniis superioribus excrescentibus magis magisque decomposiiis, infimis brevibus simplicibus sorum unicum generanti- bus. - B. platycarpwn (Turn.; Kuetz. - Caput Bonae Spei ; ad in- sulas Falkland; vix eadem ad littus Californiae et Chilotis. Species a genere removendae: B. lohatum Kùt. est Jeannerettia lobata Hook, et Haw.; B. Binderianutn Harv. est Neuroglossum Binderianum KiJtz. OsservaTjoìie. - Nel prospetto dei generi componenti la sottofa- miglia delle Nitophylleae, il gen. Nilophvllwìi vien distinto dal gen. Botryoglossum per avere i sori tetrasporangiferi in tota fronde sparsi, nec in phyllis (jugisve propriis) evoluti; mentre in Botrvoglossum i sori trovansi in phylla tetrasporangifera in crenis marginalibus frondis aggregata. A questo proposito Setchell e Gardner in Algae of Northwestern America, p. 32 1, nei riguardi di 'Nitophyllum violaceum J. Ag. e di N. Ruprechtianuin J. Ag. (le sole specie da essi ivi contemplate fra quelle costituenti il gen. Botryoglossum) osservano che nella prima i sori appaiono in quasi tutte le giovani piante sopra i margini e sopra la superficie dei lobi, mentre solo nelle vecchie piante si mostrano sulle marginali foglioline {leaflets)\ e che nella seconda i 1574 sori formano delle linee flabellate lungo le vene nella sostanza della fronda giovane, e che solo più tardi occupano le marginali foglioline, concludendo non esservi dunque una ragione per collocare le indi- cate due specie nei Boiryoglossum. Si potrebbe aggiungere che ove questi fatti dovessero verificarsi anche per le altre specie, ne verrebbe la necessità di abolire il gen. Boiryoglossum. 774. Botryoglossum violaceum (J. Ag.) Nitophyllum violaceum J. Ag. Epicr. Al n. 239 del presente Saggio venne trattata questa specie con la scorta di un incompleto esemplaretto peruviano raccolto dal Marcacci. Venuto in possesso delle Algae of Northwestern America, appresi che r esemplare distribuito dalla Tilden, sotto la denominazione di Nilo- phyllum multilohum J. Ag. e trattato come tale al n. 23o del Saggio, rappresenta invece esso pure il NitophyUum violaceum [Botryogl. viol. J. Ag.). In relazione all'accenno fattone n^W osservaì-ione con cui si chiude il capitolo sul genere, credesi pertanto necessaria la seguente aggiunta in base a quanto se ne dice da Setchell e Gardner a p. 32i della citata opera, riproducendone il testo. , « A very variable species as regards habit and somewhat as regard color. As the sori appear in almost ali younger plants on the margins and even on the surfaces of the lobes, appearing later on marginai leaflets, it does not seem desirable to remove this species from Nitophyllum and place it in Botryoglossum as De Toni has done ('). Miss Tilden's plant, although cystocarpic, seems clearly of this species, and vvould probably bave been referred to A"^. sieno- glossum by J. G. Agardh. ». (1) Il voi. II. della Syll. Alg., dove se ne tratta, fu stampato nel 1900, cioè 3 anni prima dell' opera americana. Annot. di A. Mazza. 1575 T^h. Botryogiossum Ruprechtianum (J. Ag.) Nitophylltim Eupre- clitianum J. Ag. Bidr. Florid. Syst. p. 5i, Epicr. p. 470, Sp. Ili, 3 (1898) p. 94. A pag. 32 1 della cit. opera Setchell e Gardncr cosi ne trattano nell'intento di restituirlo, come il precedente, al gen. Nitophyllum: « On other algae in the upper sublitoral zone. St. Paul Island, Alaska, Greeley and Snodgrass, n. 5802! (Setchell, 1899, p. 5^4); Norfolk Sound (near Sitka), Postel and Riiprecht (1840, p. i 5, under Hymenema fimbriata); Port Renfrew, B. C, Butler and Polley, Nos, 22, 108, and in Collins, Holden and Setchell, P. B. A., n. 637!; Pugel Sound, Bailey and Harvey (18Ó2, p. lói, under Hymenema fissa and Botryocarpum platycarpum); west coast of Whidbey Island, Wash. n. 2Ó7!; Port Orchard, Kitsap County, Wash., Tilden, n. 2i3 ! » « N. Ruprechtiauiuii is another species, in which the sori are arranged differently in the younger from what they are in the older plants. At the tips, the sori commonly form flabellate lines along the veins in the substance of the fronds. This is the N. flabelligerum •[ Ag., and is represented by n. 108 from Port Renfrew. Later, the sori occupy marginai leaflets. Consequently, there seems, to be no reason for placing this species under Botryogiossum as De Toni has done ». Sottofam. II. DELESSERIEAE (Kutz.) Schmitz. Genere PHITYMOPHORA J. Ag. J. Ag. (1898) Sp. Alg. Ili, 3 p. 173; Delesserìae et Chauviniae sp. Frons costata, prolifìcationibus a costa emergentibus ramosa, cellulis interioribus rotundato-angulatis plus minus conspicue alter- nantibus contexta, paginalibus cellulis conspicue minoribus angulato- rotundatis fere in cyclades conjunctis. Partes fructiferae in phyllis subpropris a costa prolificantibus generatae. Cystocarpia in carpo- phyllo singula eiusque costae transformatione generata, nucleum filis carposporiferis thyrsoideis contextum foventia. Sori in disco sporo- phylli obvenientes, in utraque pagina oppositi, ita duplici serie tetra- 1576 sporangia, fasciculis filorum sterilium cincia, in suam paginam demum emittentes. Se ne conoscono tre specie: P Laingii J. Ag. della N. Zelanda; P. imhricata J. Ag., di cui si tratta qui sotto, e P. crenata J, Ag. [Deles seria crenata J. Ag. herb.; Deless. Bartoniae Schmitz, trattata al n, 243). jjb. Phitymophora imbricata J. Ag. Sp. Ili, 3 (1898) p. 174 (no- men), Delesseria imbricata Aresch., J. Ag. Epicr. p. 494, Chauvinia imbricata Harv. Phyc, Austral. tab. 240, Deless. rigida Harv. exsicc, Kuetz. T. P. XIX, t. IO, Deless. amansioides Sond. fide Kuetz., Deless. neglecta Sond. mscr. - Fronde incrassato-costata crassiuscula, proli- ficationibus fasciculatim ab utraque pagina ad costam opposite egre- dientibus decomposito-rannosa, ramis majoribus vagis, foliolis linea- ribus marginem undulato-crispatis, evenosis, rigidiusculis ; fructibus phyllis minuta occupantibus; soris utroque latere costae evolutis in unicum rotundatum subconfluentibus. Hab. le coste della Nuova Olanda australe, dapprima sulla Cymodocea antarctica e sulle Coralline presso Port Phillip (Areschoug), pure sulla Cymodocea antarctica e sulle Coralline (F. Mueller e altri). - Radice discoidea. Fronda primaria lunga 8-12 cm., larga 4-5,6 mill., brevemente stipitata, a base acuta, esattamente lineare, ottusa al- l'apice, integra o più o meno ondulala, percorsa da una costa cospicua ma priva di vene laterali. Dalla costa a brevi intervalli sorgono frondi secondarie conformi, presto seguite da nuovi conformi segmenti. Foglie fruttifere rotondate od oblunghe, lunghe 2-4, 5 mill,, larghe altrettanto, uscenti dalla costa. Cislocarpi emisferici muniti di una crassa parete. Sori evoluti da ciascun lato della costa. Colore della fronda pallidamente rosso, pii^i oscuro nel secco. Sostanza rigi- dissima, di guisa che gli esemplari con l'essiccazione non aderi- scono alla carta. Secondo gli esemplari osservati, si ha un divario graduato nel portamento, il che dipende unicamente dal vario grado di evoluzione in cui trovasi la pianta. Così gl'individui più giovani ma già svilup- pati in ogni loro parte e non deteriorali da cause esteriori, hanno un ambilo regolare piramidato o subtondo, oppure irregolare nei casi in cui il rameggio si svolge in modo subsecondato. Questo 1577 rameggio in tutto quanto il suo percorso è uniformemente vestito delle sue prolificazioni le quali si addensano nelle parti superiori tanto più fittamente in quanto ivi le suddivisioni sono più numerose e più ravvicinate. Col progresso dell'età le espansioni alari, cominciando dal basso, subiscono delle costrizioni subregolari in punti esattamente opposti lungo i fianchi della costa, di guisa che tutte le segmentazioni assumono un aspetto, articolato integri rimanendo i tratti cimali i quali si svolgono più ampiamente in forma di fogliole oblunghe a costa eva- nescente subpiane od ondulate, che diversamente dalle prolificazioni, sono dotate di uno speciale sistema di venature, come si dice in appresso. Nello stato senile la fronda finisce col detergersi più o meno completamente delle espansioni alari nella parte sua inferiore e talvolta anche nella mediana. Le fruttificazioni vengono figurate nel modo seguente dalla tavola Harveyana 240 in Phycologia Australica. I cistocarpi si sviluppano nello spessore della costa; e formano pertanto un corpo unico, tondo ; i sori tetrasporiferi invece si svolgono in due emisferi a basi esattamente contrapposte sulla costa, determinando così un corpo leggermente dittico spaccato longitudinalmente dalla costa dello sporofillo. Le espansioni cimali, uniche, fogliacee, viste in superficie, pre- sentano, oltre la costa evanescente in alto o mancante nello stato più giovane, uno strato uniforme di celluline roseo-porporine nel quale si disegnano delle vene tenuissime più o meno ramose, che partendo dalla costa si dirigono ai margini. Queste vene non sono però costituite da cellule speciali, bensì costituiscono dei meati subia- lini a doppia parete, a guisa di canali. Ciò avviene anche in Fìdtym. crenata ma in modo incospicuo. Le espansioni alari delle varie segmentazioni, viste in superficie, presentano uno strato reticolare composto di cellule tonde, subesa- gone od allungato-rettangolari, più piccole lungo il margine. La sezione trasversale della parte inferiore del disco a stato de- terso, ha forma di elisse compressa, più o meno regolare. Il centro è occupato da una cellula grande, elittica, giallorino-ialina, a grossa parete. Cellule consimili ma un po' più piccole, più o meno distan- ziate, sono disposte in file longitudinali con gli spazi intercellulari occupati da sostanza parenchimatica grumoso-filamentosa. Strato 1578 corticale assai differenziato in causa del colore roseo-porporino o giallo-scuro a seconda dello stato della pianta, ma per la struttura poco diverso dal midollo, salvo che le cellule sono sempre più pic- cole dallo interno all'esterno, disposte a cerchio non sempre evidente, e che, sotto la compressione, si risolvono in celluline che si dispon- gono verticalmente in file periferiche. a. Phitymophora imhricata J, Ag. [Chauvinia imbricata Harv.) Victoria, Australia, Harvey. b. Phitym., come sopra. Port Phillip, Austr. Ex herb. Lenormand. e. Idem. Miscellanea indeterminata di Ferd. Mueller. Genere SCHIZONEURA J. Ag. (1852). Sp. II. p, 6Si (ut subgenus Delesseriae). J. Ag. Epicr. (1876) p. 480 (id.), Sp. Ili, 3, p. 171 (Etim. Schifo divido, "spezzo et neuron nervo) non Schi^o7ie-ura Insectorum genus ; Delesseriae et Hy pò glossi sp. Frons subvage laciniato-partita, costata, ramis costae conspicuis, nunc sursum evanescentibus, ad lacinias principales excurrentibus. Cystocarpia sparsa, in superfìcie parenchymatica elevata (nunc in nervis lateralibus provenientia), potius (saltem in S. quercifolia) quasi a parenchymate intercostali ad alterutram paginam prominula. Sori rotundati, sparsi, Inter nervos numerosi, quandoque in phyllis minutis a costa pullulantibus dispositi. J. Agardh, considerato che alcune specie del gen. Delesserfa hanno i sori generati singolatamente e prominenti nell'una e nel- l'altra delle pagine coi tetrasporangi provenienti quasi immediata- mente dall'evoluzione delle cellule corticali, cinti da un apparato, in certo modo proprio, costituito dai fili sterili, e i cistocarpi sparsi; mentre in altre specie ascritte allo stesso genere i sori sono generati geminatamente opposti in ciascuna delle pagine, e i cistocarpi sparsi ed elevati in una superficie parenchimatica o nei nervi laterali; ha creduto opportuno distinguere le piante che si trovano in questo secondo caso con la creazione del nuovo genere Schi':{Otieura da lui cos'i sistemato: I. Costa allerne ramosa. - S. subcostata ]. Ag., sopra altre alghe 1579 a Tangeri (Schousboe); ^V. dichotoma (II. et H.) J. Ag,, alle isole Au- ckland e Campbell nell'Oceano australe; .S". Davisii {W. etH.)J. Ag., a Capo Horn ed isole Falkland ; II. Venae seciindarfae opposìtae. - S. Hookeri (Lyall) J. Ag., Nuova Zelanda, .V. quercifolia (Bory) J. Ag., delle isole Mainine e Capo Horn, e con una forma linearh a Port Renfrew, secondo Setchell e Gardner a p. 323 di Alg. of northwestern America, già Delesseria quercifolia f. linear is Collins. 777. Schizoneura Davisii (H. et H.) J. Ag. Sp. Ili, 3 (1898), p. 168 (nomen), Delesseria Davisii Hook, et Harv. Journ. IV, p. 2 52, Crypt. antarct. p. 164, t. 175, Harv. Nereis Austral. p. ii5; Kuetz. Sp. p. 878, Tab. Phyc. XVI, t. 18; J. Ag. Sp. Il, p. 58ó, Epicr. p. 480. Fronde pinnatifida, segmentis erectiusculis basi decurrente sub confluentibus, majoribus lanceolato oblongis margine laciniatis, apice laciniisque attenuatis, costa alterne ramosa superne evanescente per- cursis; cystocarpiis sparsis. Hab. nel mare australe al Capo Horn e isole Falkland (Hooker), a Puntarenas di Terra del Fuoco (A. Benove, determ. A. Mazza). - Fronda lunga 12-20 cm., con la base ex abrupto attenuata in un ambito largamente ovato, divisa abbondantemente in lacinie semplici o alternatamente partite. Lacinie lunghe 7-10 cm., adnate mediante un'ala decorrente della costa primaria, infine sublibere, cultrato-lan- ceolate obliquamente costate, incise in laciniette numerose eretto- patenti alterne, vene alterne escorrenti dalla costa della lacinia alle laciniette. Laciniette oblungo-lanceolate, subincise, larghe b-12 mill. Colore roseo. Sostanza membranacea. I miei esemplari rispecchiano perfettamente i caratteri sopra riportati. Non ho più sott'occhio l'esemplare a. dell'altezza di 25 cm., restituito al prof. Don Gresino che ebbe a comunicarmelo per la determinazione, e che mi avrebbe ora servito per meglio dare un' idea del portamento di questa bella ed elegante specie. Nelle sue espansioni sterili, costituenti la parte inferiore, ricorda in qualche modo le frondi di Delesseria satiguinea, ma assai meno grandi, mentre in altri tipi le espansioni stesse, pure conservando un ambito oblungo-lanceolato, si dividono presto in modo decorrente lungo le 1580 coste secondarie. Progredendo nel suo sviluppo, il rameggio si allunga ma coi segmenti sempre più brevi, più angusti e nel contempo il disco, dopo di essersene spogliato nella sola parte inferiore, emette dai suoi margini costali delle foglioline oblunghe, ovate, pedicellate come nella citata sp. di Delesseria. In quanto alla struttura, J. Agardh Sp. HI, 3, osserva che « Regio costalis frondis, sectione transversali caulis inferioris peracta, nunc pluribus cellularum seriebus a margine ad marginem ductis constat, cellulis serierum invicem alternantibus, seriebus ipsis extror- sum cellulis numerosis cubicisobtectis, nunc diverso modo constructa ». Ciò premesso, si fanno seguire alcuni reperti. a. Schi^oneiira Davisii (H. et H.) J. Ag. Det. A. Mazza. in superficie: cellule rosee, cubiche, rettangolari, di varie di- mensioni e irregolari. La sezione trasversale praticata alla base di un grande segmento primario ha forma tonda un po' depressa ai poli (costa principale) ed è munita a ciascuno dei lati di un prolun- gamento alare quale parte dell'espansione laminare. La struttura della costa si compone di una ventina ed oltre di file longitudinali, largamente ondulate, parallele, costituite da celluline rosee, subtonde o leggermente elittiche, moniliformi nel senso più preciso della pa- rola, in quanto si mostrano collegate più o meno appressatamente da un filo. Strato corticale spesso, formato di cellule consimili, di un roseo un po' più vivo, che sono la continuazione delle serie mi- dollari, ma con l'aggiunta di altre serie disposte in senso opposto e cioè in modo trasversale, donde un incrociamento con le serie midollari, e con l'aggiunta altresì di isolati ed avvicinati ispessimenti dovuti al raddoppiamento delle serie trasversali. Contrariamente poi a quanto avviene di consueto, le espansioni alari nel caso attuale, anziché prodursi gradatamente in guisa che la sezione trasversale assuma un ambito fusiforme, qui invece la parte laminare si deter- mina ex abrupto mediante una strozzatura nel punto in cui si riat- tacca alla costa. Terra del Fuoco, 1898, legt. D. Magg. Boi'gatello. b. Come sopra. - L'esempi, ha il disco primario del. diam. di 2 mill. sessile sopra un callo scutiforme del diam. di 3 mill. nel suo piano di aderenza alla matrice. Rami inferiori orizzontali, i più bassi emessi quasi a contatto del callo basilare, ravvicinatissimi. La 1581 sezione trasversale del caule, praticata a contatto del callo, ha forma elittica-subtonda con lobature irregolari. Midollo di cellule scurette in areola ialina, subtonde, più piccole e più diradate nel centro, indi allungate e più dense coli' avvicinarsi al corticc, ma tutte quante senza una disposizione seriata cospicua. Strato corticale di cellule più scure, assai allungate riunite in file verticali alla periferia la quale è protetta da un corticc spesso, mucoso-solidescente, quasi ialino. La sezione della parte mediana di un ramo ad ale sublibere e libere presenta un interno consimile a quello dell'esemplare a. A Candelaria, Tierra del Fuego; marzo 1910, Igt. A. Tonelli. e. Come sopra. - Esemplare frammentario. La sezione del caule nella parte mediana ha forma elittica un po' compressa munita nei suoi fianchi di una lunga appendice alare lineare senza strozzatura nei punti di congiunzione al disco. Il midollo è composto di 25 file longitudinali di cellule di cui quella assiale ha le cellule più grandi e disposte orizzontalmente; sei altre file (tre per lato) hanno la stessa direzione; le rimanenti serie si dirigono diagonalmente alla periferia, ossia alla base dello strato corticale. Questo strato si compone di una o due serie di cellule piccole, oblunghe, verticali alla periferia. A Puntarenas della Terra del Fuoco, 5 Novembre 1910, Igt. A. Benove. Fam. IV. BONNEMAISONIACEAE (Trev.) Schm. Genere PTILONIA J. Ag. J. Ag. (i8ó3) Sp. HI, p. 773, Epicr. (187Ó) p. Ò73 (Etim. ptilos piuma), Schm. et Haupt. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 418, Plocamii sect. Ptilonia Harv. Ner. Austral (1847) p. 124, Thamnophorae, Thamnocarpi et Plocamii sp. auct. - Frons linearis, ex ancipite plana, decomposito-pinnata, serrato-dentata, subcostata, stratis tribus contexta, costa filis articulatis ramosis longitudinalibus, nunc centrale evidentius distinctum cingentibus, Inter cellulas strati intermedii rotundato-angulatas excurrentibus, cellulis corticalibus ro- tundatis inferne magis evolutis radiatis. Cystocarpia in pagina pinnae elevata, adparenter terminalia, intra pericarpium subsphaericum. 1582 carpostomio parum conspicuo pertusum, nucleum rotundatum fo- ventia; fila carposporifera plurima, fasciculatim a placenta basali radiantia, in articulis terminalibus carposporas magnas, clavato-piri- formes, invicem liberas foventia. Tetrasporangia hucusque ignota. Dello stesso J. Agardh sono le seguenti osservazioni. - Frondi compresso-piane, subancipiti, lineari, decomposto-pennate, roseo- porporine, membranacee, infine subcartilaginee nella parte inferiore; penne alterne, gemine approssimate subopposte, le terminali com- planate denticolate nel margine, denticoli gradatamente escrescenti in pennette lineari attenuate. Ascelle rotondate con le penne pertanto patenti alla base, poscia facentisi erettiuscule. Costa esternamente appena cospicua percorrente la fronda. Cistocarpi formati dall'apice inflato delle pennette semplici più o meno allungate, ovato-rotondati. Le frondi si compongono di un triplice strato : costa immersa cilin- dracea costituita di più fili approssimati allungati articolati e ramosi, rami dei fili lateralmente scorrenti fra le cellule dello strato inter- medio. Strato intermedio contesto di cellule rotondate e angolate, grandi, disposte in più serie, le esteriori minori. Strato periferico costituito da cellule minute colorate, in semplice serie o molteplici nelle parti più adulte. Gli apici delle frondi producono molte cellule, dalla cui suddivisione nascono nuove cellule e rami. Il pericarpio dei cistocarpi è contesto delle cellule corticali della fronda, interna- mente sostenuto da un apparato fibroso, fili certamente articolati anastomosanti, scorrono dalla base della placenta estesi lungo le pareti del cistocarpo, superiormente più densi di quelli analogi, che nella pianta sterile dalla costa scorrono fra le cellule dello strato intermedio. Placenta disciolta in fili plurimi fastigiato-ramosi; arti- coli terminali carposporiferi tra loro liberi, contenenti in un peri- derma ialino le carpospore grandi, obovato- davate, subgranulate. Oltre la P. magellanica il gen. comprende pure due altre specie, entrambe della Nuova Olanda, e cioè P. australasica Harv. e P. subulifera J. Ag. 778. Ptilonia magellanica (Mont.) J. Ag. Sp. Ili, p. 774, Epicr. 674, Thamnophora magellanica Mont. Prodr. Ph3^c. antar. p. 3, Yoy. Poi Sud p. IÒ2, tab. 8, fig. 2, Plocamium ? tnagellanicuni Hook, et Harv. in Lond. Journ. IV, p. 287 in notul. et Crypt. ant. p. lóg, 1583 Harv. Ner. Austr. p. 124, Thamnocarpus magellanìciis Kuetz. Sp. Alg. p. 887, Tab. Phyc. XVI, t. 56. Fronde lineari, plana, obsolete costata, decomposito-pinnata, pinnis a margine subalterne seriatis, inferioribus abbreviatis, 9upe- rioribus longioribus subflabellatim divergentibus, pinnulis lanceolatis dentato-serratis. Bah. l'oceano australe allo stretto di Magellano (Jacquinot); al Capo Horn, Isole Falkland e Kerguelen (Hooker). - Radice scutnta. Fronda lunga 5-2o cm., larga 4-8 millim., lineare nna leggermente dilatata fra le penne maggiori, penne e pennette appena più anguste. Penne inferiori dei rami abbreviate, egregiamente patenti sopra r ascella rotondata, le superiori il più delle volte allungate decom- poste, più erette. Pennette terminali lanceolate massimamente dal lato interiore e all'apice seghettate, seghettature dentiformi incomin- eianti dal margine integro. Cistocarpi nella pagina piana delle pen- nette e nello stesso apice intlati, di rado superati da un apicolo sterile, ovato-rotondati. Colore roseo porporino. Sostanza membra- nacea tenue, subcartilaginea nella parte inferiore della fronda. Non è certo sulla fede del nome generico che dobbiamo figurarci l'abito di questa specie; ce ne dissuadono la descrizione e meglio ancora la pianta le cui pennazioni nulla hanno di cos'i tenui, cos'i spesse e cos'i lunghe segmentazioni da ricordare anche lontanamente il leggero portamento di ima piuma, come avviene p. e. in Bonnemaisonia. In uno de' miei esemplari la pianta è alta quasi 8 cm. con la parte mediana e superiore raccolte in un ambito flabellato del diam, di 8 cm. e mezzo, portato dalla parte inferiore semplice del disco primario; in un altro è alta 18 cm., coi rami aventi invece principio nella vicinanza del callo basilare discoideo, del diam. di ó milk, polifronde, donde un assieme a perimetro triangolare allungato. Questi esemplari si addicono cos'i bene in ogni loro particolare alle riportate descrizioni macro e microscopiche, che sarebbe superflua ogni altra aggiunta. Siccome però J. Agardh dice opportunamente che i cistocarpi sono « adparenter terminalia >, devesi al riguardo notare che in realtà sono originariamente laterali alla pennetta ge- neratrice, come lo provano le fruttificazioni svoltesi nelle parti più basse delle pennette stesse. Siccome allo sviluppo del pericarpo è 1584 necessario un apparato interno di sopporto fibroso che per elaborarsi non troverebbe matrice bastevole nel solo margine delle tenui som- mità delle pennette, la matrice viene allora estesa a tutto il corpo apicale o subapicale della pennetta, di guisachè il cistocarpo, anziché esser marginale, viene ad occupare tutto quanto lo spessore della parte interessata, aumentato dal volume assunto dal pericarpo pienamente evoluto. Il raro caso dell' apicolo cimale che sormonta il frutto è dovuto al punto subapicale in cui la fruttescenza si è svolta^ donde la permanenza sua. 11 callo basilare presenta un tessuto parenchimatico-filamentoso ; fili esili, scuretti, fibriformi, ramosi, fittamente contesti. Sopra questo sfondo si disegnano dei grossi corpi elitlici e tondi muniti di un peculiare strato corticale racchiudente un midollo di cellule tonde munite di un piccolo nucleo; certo in essi sono da ravvisarsi gì' inizi delle corrispondenti frondi che nell' esemplare da me determinato sono in parte completamente svolte, in parte state asportate, in parte appena sporgenti, in parte in gestazione. La sezione trasversale del caule in vicinanza del callo ha forma largamente elittica con un vago accenno a grosse lobature arroton- date. Struttura elengantissima racchiusa in un assai spesso strato corticale, e direbbesi anche imbarazzante, a prima vista, nei riguardi del collegamento delle cellule midollari mediante un apparato di fila- menti che partenti dal tubo centrale (costa) fanno capo, con la de- composizione loro in celluline, alle file del potente strato corticale. Si consultino in proposito le belle osservazioni di J. Agardh qui riportate nel capitolo sul genere. Le sezioni tratte dalle parti compresso-piane subancipiti hanno forma lineare leggermente attenuantesi nelle estremità. Vi si osservano tutti gli elementi riscontrati nella parte inferiore della pianta ma ridotti ai minimi termini se se ne tolgono le cellule pericentrali dello strato intermedio, che conservano una certa ampiezza. Anche la costa là dove direbbesi evanescente, cioè nelle parti più alte della pianta, non cessa dal rilevarsi col suo pallido e tenue tubo. a. Ptilonia magellanica J. Ag. Detroit de Magellan. Ex herb. Lenormand. b. Idem. Stretto di Magellano. 1912; raccolta dalle Suore Sale- siane; det. di A. Mazza.