(MUSEUM OF COMPARATIVA 200L0GY ó fino alla fine dell'Epoca Giurese^ e perchè egli è dovere di » citi rappresenta le sciense naturali in una Uuiiersilàj> ìllu- » strare prima di ogni aìtta cosa la Fauna patria; » Otlima cosa^ che il sig. Professore senta un tale dovere; mrl ben più importante e doveroso era per lui, per decoro special- mente della rappresentanza, di cui si dichiara insignito, met- tersi, prima di trattare il proprio argomento, a perfetta cogni-^ zione di quanto fecero gli altri, nella regione che imprendeva ad illustrare. Uscir col dire cattedraticamente che fino ad ora sì conoscono due specie sole di Jcipenser, proprie al mare Adriatico, è mostrarsi non a giornata dei progrèssi che va fa- cendo la scienza ; poiché le specie di Acipenser^ fino ad ora scoperte nelle nostre acque, giunsero al numero di seij quali sono VJcip. Heckelii^ Fitz. ed Heckel, VJcip. Naccarii, Bonap; VAcip. Nardoi^ Heckel^ V Acip. Nasils, Heckel, VÀcip. Sturio^ Linn., VAcip. Huso^ Linn. E la scoperta e la illustrazione di tali specie devonsi al chiariss. Naturalista Viennese Heckel, gli slu- dii del quale dovevano dal sig. prof, essere ben conosciuti, tanto più che furono inseriti in uu libro che non può essere ignoto ad un cultore delle scienze naturali, cioè negli atti dell'insigne Accademia delle Scienze di Vienna. Ih questo libro infatti le suddette specie sono descritte e ben figurate. Prima quindi dì proclamare in faccia ad un Corpo Scientifico, trovarsi Una nuova specie di que^pesci nelle nostre acque, doveva farne colle sei sovraccennate confronto, e doveva pure accennare, quando ora suo vero scopo lo illustrare la nostra Fauna, le dimensioni deirescmplare da esso studiato, il numero degli individui con- frontali, la stagione ed il sito in cui questa specie viene presa, la sua frequenza, ecc.; doveva indicare infine dove trovasi la spoglia originale da lui descritta, a propria garanzia non solo, ma a comodo eziandìo di chi volesse farne conoscenza, tanto più che di essa non presentò una figura. (4) (i ) Se tjije spoglia è quella v'ulegi nel Museo Padovano, parebbe dcll'^ Ilaso L. 5 Abbia egli dunque la compiacenza di iar quello che non ha fatto, cercando osservare più di un individuo onde assicurarsi che non trattasi di anomalia. Confronti il proprio esemplare, oltreché colle sci specie sopraccennate, colle altre dairileckel, dal Fitzinger, e da altri nel Danubio od altrove scoperte, e potrà allora solo conoscere se la sua specie sìa veramente nuova. Che se tale, ciò nulla ostante, gli risultasse in fatto, segni egli a qual' altra sia affine, quali ne siano gli essenziali carat- teri distìntivi, e modifichi la data descrizione in maniera più conforme all' esigenze scientifiche ed alle attuali conoscenze su questo genere importantissimo. Lo studio degli Jclpenseri non può farsi se non col confronto accurato di gran numero di esemplari differenti di età, di sesso e di regione. Il solo Heckel poteva esser giudice tra noi ; ed io, benché mi cadessero sotto occhio differenze ri- marchevoli negli Jcipenseri nostrali, da me studiati fino dal- l'anno 1829, quando compilava il Catalogo del Museo Zoologico dell' l. R. Università di Padova, ove se ne conservavano pa- recchi importanti esemplari disseccati, e posteriormente nello indagare l'intima struttura delle parti componenti il loro sche- letro, (l) non avrei azzardalo, mancando delle accennate op- (0 Vedansi le mie Osservazioni anatomiche comparatiue sull'intima strut- tura delle Cartilagini dei Condroiterigi ioseiite nel Voi. Il delle Memorie del- l'I. R. Istituto Veneto di Scienze, ecc. Ven. i845. — Anche il sig. Professore si occupò posteriormente (i85i) dello Scheletro degli .Acipenseri, come vedesi in una Memoria suU'^cip. Ruthenus, pubblicata negli atti dell' I. R. Accademia delle scienze di Vienna, nella quale eonchiude: 1° Che lo scheletjo dell'oc. Ruthenus non è uno scheletro cartilaginoso, quale veniva considerato dagli ittiologi, ma che ossifica tosto che V individuo attinse un determinato periodo di vita. 1." Che r ossificaziuiie di questo scheletro forma eccezione singolare da quella di tutti gli altri organismi, perchè le sue cartilagini primitive non ossi- ficano mai, e la sostanza ossea si fortna per deposilo secondario, allo stesso modo come le ossa stiacciate del cranio umano. 3.° Che la divisione de'Pesci in cartilaginosi ed ossei adottata dal Cuvier non esìste in natura. Alla prima ed alla terza di tali conclusioni era venuto ancor io nelle succi- tate Osservazioni sulla struttura delle Cartilagini, ecc. Per quanto però spetta alla seconda, non posso tralasciare di qui far cenuo che le indjgini da me attenta- 6: portunità, proporre la formazione dì nuove specie; tanto più che, essendomi accaduto sovente osservare rimarchevoli ano- malie in una medesima specie, nella forma degli scudi della testa, e nel numero di quelli laterali, anche confrontando i due lati di uno stesso individuo, e trovare più d'una volta mancanti i scudi posti fra la pinna dorsale o l'anale e la pinna caudale, credo che dietro indagini ripetute, si arriverà a conoscere, potersi prendere dai meno esperti, come nuova specie, ciò che di altra è semplice anomalia o stadio speciale di sviluppo der- moscheletrico. In proposito poi di quanto il sig. prof, asserisce, venir cioè onorata da poclri la Memoiia del Chiereghin, ho la com- piacenza di soggiungere, non esser ciò vero; perchè non vi ha naturalista, al quale stieno a cuore le cose Adriatiche, che non consulti ed ammiri l' Opera di quelP esimio zoologo, do- po specialmente che la Vicereale Munificenza volle, nel d847, fosse fatta conoscere l'importanza di essa, pubblicando a spese erariali la Sinonimia moderna^ che, per ordine dell' I. R. Go- verno, aveva io avuto l'onore di applicarvi. Al quale mio la- voro se si fosse compiaciuto di por mente il sig. Professore, avrebbe riconosciuto che non restava a lui di rivendicare a quel Chiarissimo Autore la scoperta deW Jcipenser, da esso certamente prima che da altri distinto, descritto e figurato col nome di Jcip. Ladanus, ma che a tal obbligo erasi già da me soddisfatto, indicando quella specie come equivalente all'^cip. Naccarii, Bonap. — Ed una tale giustizia avrebbe riconosciuto da me al Ghiereghin retribuita^ per ogni specie da lui scoperta, tanto nella Sinonimia accennata, quanto nel mio Prospetto della Fauna volgare del Veneto Estuario già pubblicato, come lo è parimenti nella mia Fauna Adriatica tuttora inedita. Non par- mente praticate su tal argomento mi conducono a conseguenze ben diverse delle sue; perlocchè mi riservo di far conscere nel mio lavóro Sulla struttura intima comparata delle parli solide de^Fertehrati, e forse prima in separata Memoria, l'osteogenesi degli Acipenseri da me studiata in molti individui di specie e di eia difterenti. 7 rebbe poi potesse il sig. prof, slimarsi ancora tanto autorevole d^ credere, perchè egli ripetè una volta il nome dato dal Gliie- reghin ad una specie, che dovessero gl'Ulìologi violare le leggi di nomenclatura, scambiando un nome già anteriormente pub- blicato e riconosciuto valido, tanto più che ricorda un antico e benemerito cultore della Storia Naturale patria, in altro usato da autore, quantunque chiarissimo, che nominò bensì anterior- mente la specie medesima, ma tenne inediti i propri lavori. Il nome Jcip, Nacearii^ dato dal Bonnparte, è nome legittima- mente imposto, e come tale accettato da tulli gli Ittiologi. A ciò devo aggiungere poi, non esser certo, dopo le scoperte dell' Heckel, che la specie dal Ghiereghin descritta sia vera- mente VJcip. Naccarii^ come indicai nella Sinonimia, ma sem- brarmi forse piuttosto V altra dall' Heckel distinta col nome di Jcip, Nardoi, e cadérmi ora anche dubbio se dessa sia quella volgarmente nominata Ladano^ od anche da alcuni Sturion disarma» Su tale proposito però riservo ad altra circostanza Toccuparmi. Veniamo al secondo pesce, cioè alla pretesa nuova specie di Squalo, Se il sig. professore non si accontentava di comparare il pesce che aveva soli' occhio soltanto allo Sqiialus glaucus^ descritto nella Fauna Italica del Pr. Bonaparte, ma avesse an- che consultato il Catalogo metodico dei pesci europei del me- desimo autore, avrebbe conosciuto che nel Mediterraneo non trovasi il solo Sqiialus glaucus^ ma che vi frequenta altra spe- cie che quel Gh. Naturalista chiama Sq. Carcharias, L. e ri- tiene sia lo stesso Carcharias Lamia^ Risso, dì Miiller ed Henle. Avrebbe veduto inoltre avervi altra specie, denominata Squaliis Milbertii, Bonap., la quale veniva con incertezza dal medesimo autore riferita agli Squali Europei, od almeno a specie di Squalo distinta. Se avesse poi consultala la grande Opera di Miiller ed Henle sui Plagiostomi^ sarebbesi accorto non esser nuova la specie che teneva soli' occhio, ma bensì esser quella, che il 8 Bonaparle melleva in dubbio esistere in Europa. — Avreb- be egli in tal modo avuto il piacere di esser il primo a cono- scere in tale specie lo Squahis 3Iilhertii, Bonaparte, ed a to- gliere i dubbii avanzali da quel chiarissimo autore sulPesislen- za di questo Sqìialo fra noi, ad onta che i due Naturalisti di Germania lo avessero già riportato come specie mediterranea. Comparando infine lo Sqiialus 3Iilbertii colio Squalus Caecchia del Ghiereghin, specie alla quale io diedi, nell'anno dS^Z, come sinonimo Sq. plumheiis Nardo, avrebbe dovuto necessariamente concludere, che i tre nomi Squalus 3Illbertii, Squalus Caecchia, e Squahis plumbeus, valevano ad indicare una specie sola. In conseguenza di tale riconoscimento, ben più importan- te che indicare, cosa già conosciuta, cioè resistenza nell'A- driatico di altra specie di Squalo oltre al Glauco^ si sarebbe forse risparmiata la briga di contrastarmi la piccola gloria d'esser stato il primo ad applicare pubblicamente un nome alla nostra Caecchia^ ed a* distìnguerla con alcuna delle più evidenti marche differenziali che esistono fra essa e lo Squalus glaucus^ col quale l'aveva posta anch'io di confronto nel mio Prodromo, ri- servandone la descrizione per la mìa Ittiologia Adriatica; avreb- be risparmiato forse dall'imputarmi di non aver io saputo abba- stanza caratterizzare il mio pesce, e di non poter quindi egli aver riguardo al ìnio lavoro; non sarebbesi permesso di pub- blicare una mìa nota (i) in proposito, da me data confiden- zialmente a terza persona da lui interessata per averla; non (i) Non fu una Lettera, ma una semplice nota, che io consegnai, dietro sua ricerca, al Profess. de Visi ani, scritta là sul momento, fuori del mio studio e per quanto potea ricordare, ben altro pensando che dovesse venire stampata. Se invece di farmene mistero, mi fosse stato detto lealmente l'oggetto a cui doveva servire, avrei aggiunti schiarimenti ben lunghi i quali non sarebbero stati inu- tili al sìg. Professore. Avrei fatta anche avvertenza, che l'opinione del Princ. Bonaparte non fu che un motto da esso esternalo visitando il mio gabinetto, senza passare a confronti, e che la citazione di Miiller ed Henle stava in re- lazione alla Sinonimia Bonapartiana, riferita nel Catalogo metodico de' Pesci Europei, allo Sq. Carcharìas L. Bonap. 9 avrebbe avanzala rerronea asserzione, che io intendessi il ge- nere Squaliis al modo Linncano, invece che secondo la caral- terislica del Bonaparle; avrebbesi infine risparmiale allre ine- satte asserzioni e conclusioni, che lo caratterizzano poco pra- tico degli studii Ittiologici. E tale di lui poca pratica negli studii Ittiologici, vien dimo- strata non solo dall'aver egli data come nuova una specie già precedentemente conosciuta. ma dal modo stesso col quale viene quella specie da lui descritta e presentata, cioè comparativa- mente ad una delle specie note ad essa meno affine. Comincia egli la sua Memoria col dire, che i Plagiostomi, ì quali converte in Plagiostomata^ formano un Sotto Ordine, mentre da lutti gli Ittiologi si riguardano come Ordine di- stinto. Per star poi in relazione alla voce Plagiostomata^ ci regala di due nuove maniere di significare le due famiglie di Plagiostomi, cioè, invece di dire Squalldi e Rajidi^ come usò Bonaparle, preferisce scrivere Sqnalidu e Rajida, e così pure Squalina in luogo di Squalini, ♦ Poco però interessandoci siffatti scambi, seguiamo il Sig. Prof, nella caratteristica, che del suo nuovo Pesce ci presenta. — Dic« che il corpo del pesce^ che aveva sotfoccìiio, era piuttosto prismatico che fusiforme; su questo punto posso assicurare il signor professore, che quasi tulli gli Squali propriamente detti, in causa della floscezza delle loro carni, prendono una forma prismatico -triangolare, alquanto tempo dopo pescali, lasciandoli dislesi col ventre all' ingiù, specialmente se sieno ad essi tolti i visceri del basso ventre, e che assai poche sono le specie le quali presentano siffatta forma in modo caratteri- stico normale, come nella Centrina Salviani ; che quindi nello Squalo in questione, non poteva notarsi a quel modo tale carat- tere, ma dovea dirsi andare dagli altri distinto, pel dorso alquan- to carenato nel mezzo longitudinale, e per la grande e maggiore sua elevazione nel punto medio della base dell'aletta dorsale, (non piuttosto dopo che anteriormente al primo terzo della lunghezza del corpo) caratlere che lo avvicina al Carch, Sor- m rah^ Valenc, come rilevasi dalla figura che ne danno i si- gnori Miiller ed Henle nella loro opera sui Plagiostomi, E relativamente al capo dovea dirlo non già stiacciato come una vanga^.ma gradatamente inclinato dalla sua som- mità fino alla estremità del muso, la quale è depressa ed a margine rotondato. Circa al numero dei denti, scriveva: non sapere come il Bonaparte li numerasse, e che se egli numerava ne^suoi esem^ plori quelli di una serie sola, li trovava in numero minore ; mentre se numerava quelli di tutte le serie appartenenti ad una mascella, essi erano in numero di gran lunga maggiore. Anche qui mostra non conoscere che il numero dei denti ne- gli Squali viene dagli Ittiologi contato accennando ad una sola serie, cioè all'anteriore. Perchè poi ommise dì notare che il numero delle serie in questa specie non è per solito mai mag- giore di quattro? Gonvien dire inoltre, che egli avesse sottoc- chio un esemplare imperfetto delia Caecchia, giacché ne'buoni esemplari il numero dei denti della fila anteriore di entrambe le mascelle, trovasi dai 29 ai 31, cioè quale osservasi nello slesso Squalo Glauco^ nella mandibola inferiore. Nota il signor professore altro carattere distintivo, cioè le due ultime aperture branchiali non convergenti inferiormente. Non potendo farmi esatta idea di ciò che egli intenda^per due ul- time aperture branchiali non convergenti inferiormente, percioc- ché per ammettere tale carattere converrebbe che le altre con- vergessero inferiormente, dirò, che nei molti esemplari maschi e femmine, da me esaminati, non trovo differenze nella direzione delle aperture branchiali confrontate fra loro, essendo tulle presso 0 poco di un'eguale forma, benché l'ultima di esse sia minore. Dice inoltre, che il tronco dove spiccia la pinna caudale era due volte più alto che largo : due volte più alto che largo equivale al dire che la misura della larghezza si conteneva tre volte nell'altezza. In un esemplare maschio, lungo quattro pie- di e mezzo, trovai che tale misura si conteneva due volte nel- i\ l'alleMa, non tre. Possibile che egli intendesse^ dicendo due volte più alta, dire al doppio più alla? Devo avvertire però che in altro esemplare femmina, lungo oltre due piedi, l'altez- za era eguale alla larghezza, misurando propriamente al sito della fossetta che trovasi alla base della coda superiormente ed inferiormente. In quanto al carattere dell'occhio, notato dal sig. profes- sore, cioè iride nera^ e pupilla bianco-sporca^ deve esservi certamente un qualche equivoco; gli esemplari freschi in buon numero da me esaminali avevano tutti pupilla nerastra ed iride argenteo-giallastra un po' sporca, cinta da un anello verde oscuro^ non bianco-sporca. Non puossi credere che il signor professore abbia scambiata la pupilla coll'iride. Ma come spie- gare allrimenti la sua asserzione? Avvi pure nella descrizione, che la seconda pinna dorsale scoslavasi per la sua forma ben di gran lunga dalla prima, specialmente pel margine terminale. Ma che fare di tale noti- zia, se ommette l'autore di descrivere la forma di queste due pinne e non determina in che consiste la loro differenza ? Avreb- be dovuto dire almeno, che tal margine era diritto nella seconda dorsale, all'opposto della prima e della anale, nelle quali si mostra incavato, però molto più nell' anale che nella prima dorsale. Si aggiunge ancora, che Vorecchietta delle pinne toraciche era altrettanto grande quanto la base (il nome orecchietta vie- ne forse usato per lobo basilare) ; se così è, io trovo tal lobo co- stantemente minore della base, misurando nella faccia superiot re dell'aletta, ed un poco più lungo, misurando alla faccia op-» posta. Esaminando la lingua^ scrive il sig. Professore, ho trova- io che era scabra in tutta la porzione anteriore e non sola- mente tiel mezzo ^ mentre questo carattere era proprio del palato. Io ho trovato invece in più esemplari_, che la scabro- sità era egualmente propria di tutta la superficie della lingua lino al cominciar delle fauci , ove tale scabrosità non più d2 compariva, come non comparisce ai bordi di essa posli al contallo colla mucosa vesliente la faccia o lalo interno del- ia mandibola inferiore. Le scabrosità del palato erano nella loro qualità ed estensione corrispondenti a quelle della super- ficie della lingua, e parimenti cessavano al cominciar delle fau- ci. La cute palatina poi mancava affatto dì scabrosità anche nella ripiegatura di essa vestiente il solco profondo che for- masi al margine mandibolare del palato medesimo, da dove va a vestire la slessa mandibola fino al vero solco mandibo- lare, ove si sviluppano i denti, per poi convertirsi in tal pun- to in una stretta duplicatura, che estendesi a lutto il margine interno della mandibola superiore, e copre lievemente col suo bordo assottiglialo il solco profondo sopraccennato. In quanto poi all'organo da me detto del gusto, il sig. Professore non sapeva che farne, e scrive egli, che forse tanto il ]\ardo che l'Jldovrandi (1) intendono per esso quella duplicatu- ra della mucosa che determina il solco nel quale si sviluppano i denti^ e che questa duplicatura la trovava egli pure nello squalo che descrisse. Se il sig. Professore avesse avuta la pa- zienza di leggere un mio breve lavoro inserito fra le Memorie dell'I. R. Istiuto Veneto, Voi. IV, SulVesistenza dell'organo del gusto in alcune specie di cani marini, Venezia i85l, si sareb- be formata più esatta idea di quello, che io intendo per or^ gano del gusto ne' cani marini. E se avesse comparato, rap- porto a quest'organo, il palato dello Squalus Glaucus a quello della Caecchia, ne avrebbe considerala come specifica la difi"e- renza; poiché un tal organo trovasi assai poco svillupato (2) anche negli esemplari maggiori della Caecchia, mentre nello Sq, glaucus vedesi assai bene sviluppato in entrambe le ma- scelle e nella superiore specialmente. Un tal organo venne da (i) Fu Rondelet che accennò per primo tale apparecchio e dietro di lui i' Aldovrandi, ne V uno né l'altro però, indicarooo il suo uffìzio, (•2) È tanto piccolo lo sviluppo di un tal organo in questa specie, spe- cialmente ne' giovani esemplari, che fui condotto in errore, credendolo affatto mancante, erorre del quale godo correggermi io stesso. ttic ossei'vato lo scorso ilniio anche nella mandibola superiore del Carcharodon Lamia^ Bonapaite, in un esemplare che ginn* geva a ^2 piedi di lunghezza. Tornerò a parlare di esso più eslesamente in altra Memo* Ha, avendo potuto raccogliere nuove ed ancor più accurate os* servazioni. Il colore della cute del pesce in discorso, trovato plumbeo sinché dal sìg. Professoi^é, da me dato come carattere distin- tivo, in confronto dello Sq. glaucus, non crede possa esser consideralo come carattere essenziale; imperciocché, dice, tutu i Zoologi che si occupano di pcsci^ sanno quanto questo sia mutabile. Mutabile! Cosa intende il sig. Professore per questa voce ? È facilmente mutabile il colore de' pesci dopo che sono estratti dall' acqua, ma finché trovansi viventi ed in istato normale è desso coslantissìrao e le fasi speciali, a cui può andar soggetto e le poche eccezioni che in qualche specie si osservano, sono ben conosciute. Posso dirlo con asseveran- za al sig. Professore, giacché studio da 30 anni siffatto argo- mento (l)i Legga gli antichi autori sul colorito di qualunque pesce egli credCj e troverà, che ogni specie, rapporto a tale carattere, è descrilla come trovasi al di d'oggi vivente. Lo Squalus glaucus fu così indicato da Plinio ed ante- riormeulCj e tale anche al dì d'oggi è il suo colorito. Poteva piuttosto dire il Sig. Prof., che il color plumbeo è proprio an- che dì altre specie di Squali, e che perciò era da stimarsi dì mi- nor importanza; ma doveva anche considerare, che in tal caso il color plumbeo era relativamente essenziale e distintivo, per- chè messo a confronto col glauco propiio di altra specie. Ci resterebbe quindi, aggiunga il sig. Professore, secondo il Nardo, il solo carattere del muso ; ma questo è proprio a molti altri generi. Dunque, stando alla sentenza del signor (i) f^. Sunto di alcune osservazioni anatomiche sulVintima struttura della cute de* Pesci comparativamente considerata e sulle cause fisiologiche e fisico- chimiche della colorazione e decolorazione di questi animali. Inserito nel Voi. V. delle Memorie dell' i. r. Istituto Veneto di Sciente, Lettere ed Arti. 14 Professore, uq carattere comune ad un altro genere non è usa- bile come specifico. Rifletta egli un poco a tal conseguenza, e giudichi, se vale la pena di discorrer;e ulteriormente su que- sta e su altre inesattezze che trovansi nel suo scritto. Sì persuada poi, che gli altri caratteri, da esso esibiti nella sua descrizione, non valgono per nulla a distinguere la specie che ha creduta nuova, perchè tali caratteri sono quasi del tutto comuni ad altri Squali affini ad essa, distinti dai Sigg. Miiller ed Henle coi nomi di Carcharias Lamia^ Carch. Gangeticus e Carch, Gliphis, Per determinare con esattezza le differenze, che potrebbe- ro esservi fra la nostra Caecchia e lo Squalus Milbertii, con- verrebbe fare confronto fra gli individui dell'una e dell'altra specie allo stato di freschezza e comparare le loro abitudi- ni, ecc., altrimenti operando, non sarà mai possibile di riuscir- vi colla sicurezza voluta. Fatto è per altro, che i caralleri dello Squalus Milbertii, quali vennero esposti nell'opera dei Sigg. Miiller ed Henle, cor- rispondono per la maggior parte alla nostra Caecchia^ e che quindi, fino a nuovi confronti, devesi considerare tale specie come identica al mio Squalus plumheus. Devo inoltre avvertire, che anche lo Squalus Carcharias Bonap. arriva talvolta, benché più di rado dello Squalus Mil- berta, nelle nostre acque. Conservo nella mia Raccolta le man- dibole di un esemplare gigantesco, portato dodici anni or sono alla pescheria di Venezia. Ecco pertanto il Prospetto e la sinonimia degli Squali propriamente detti, finora osservati nel nostro mare, il cui nu- mero è tre, come venne da me indicato nel mio Prodromo fino dall'anno 1827. Genere Squalus, Bonap. — Carcharias, (Prionodon) Miiller ed Henle. . . . Div. I. La pinna dorsale situata più vicino alle pinne ventrali di quello sia alle pettorali. d5 Si)A, Squalus Glaucus. L. Bonap. — Sq, Glaucus^ anliq. nob. Prodrom. i827 volg. Moretta da denti. Pigliasi non molto di frequente in mare. . . . Div. II. La prima pinna dorsale situata in pros- simità alle pettorali. Sp. II. Sqiialus Carcharias, Bonaparte. Catal. Metod. dei pe- sci Eiirop,, 1846, non Linneo; si escluda anche la sinonimia di Bellon. Àquat, p. 58, poiché riferibile ad altra specie zn Carcha- rias (Pvìouoiìon) Lamia, Mùller ed Ilcnle, Sistem. Beschreib,des Flagiostomen^ i84fÌ5 non Risso ; si escluda la sinonimia riferita da tali autori, poiché riferibile ad altra specie ZZI Squaliis Carcharias nob. 1. e. volg. Cagnea. Pigliasi di rado in mare. Sp. III. Squalus Milherlii, Bonap. 1. e. = Carcharias, (Priono- don) Milbertii M. H. 1. e. rz: Squalus plum- beus nob. \. e. zzi Squalus Caecch la, Chìer e- ghin, secondo Nardo^ Sinonimia moderna delle specie registrate neW Opera manoscrit- ta deWab. Chiereghin 4847, e Prospetto della Fauna marina volgare del Veneto E- stuario i847 — volg. Caecchia, Frequente in mare, ed in laguna nei canali prossimi ai porti. Termina il signor professore la sua seconda Memoria colla notevole conclusione che qui trascrivo: «Ma ora dirà qualcuno: a che tante dispute per un pesce? » a che queste fabbriche di specie? Ed io stesso, signori acca- » demici, abborro da quegli esseri che occupano tutta la loro » vita a combinar nomi, ovvero a trasportarli da una rubrica Ì6 » del registro sislemalico nelFaltra; ma nel tempo stesso sono » intimamente convinto, che quando ad un Zoologo (e questo » nome lo intendo nel vero senso della parola) Vaccidente pre- fi senta un nuovo essere^ egli non deve rifuggire dal descriver- » /o, e nelle ore di ozio deve occuparsi nelfillustrare la Fauna » patria. » L'Accademia delle scienze di Vienna mantiene un'apposi- » ta Commissione, composta de' primi naturalisti che onorano » queir Istituto di dotti, onde compilare la Fauna dell'Impero; » e noi collocati dalla Provvidenza in una regione tanto ricca » di prodotti della natura, non vorremo contribuire forse la » nostra parte ad uh tanto lavoro, e vorremo si dica, che in » Italia andò perduto il germe dei naturalisti ? » Le conseguenze logiche di una simile conclusione sono di tal indole^ che non stimo del caso il fermarvici un solo istante. — I lavori di non pochi insigni naturalisti, i quali an- che oggidì illustrano la Fauna nostrale, come quelli de' mol- li giovani, che con veramente sagace e conscienziosa cura agli studii delle scienze naturali s'informano, sono troppo noti, perchè convenga qui citarne un solo, per provare al sig. Mo- lin, esser il bel Paese ben lunge dall'aver perduto persino il germe dei Naturalisti. E circa i due suoi lavori, che mi feci ad analizzare, devo conchiudere dichiarando, che, comunque ognora alieno dal pensiero di entrare in polemiche, mi trovai con dispiacenza costretto ad occuparmene, non tanto a salvezza de' personali miei riguardi verso l'illustre Corpo Scientifico dinanzi il quale egli ne fece lettura. Corpo al quale quasi da 30 anni mi pre- gio di appartenere, quanto ad onore della verità, ne'limiti della cui sfera unicamente devonsi mantenere fondati i principii del- le scienze, perchè possano queste giungere ad un reale incre- mento.