STO R I A DELLA LETTERATURA ITALIANA NEL SECOLO XVIII. SCRITTA DA ANTONIO LOMBARDI PRIMO BIBLIOTECARIO DI SUA ALTEZZA REALE IL SIG. DUCA DI MODENA Socio e Segretario della Società Italiana DELLE Scienze Tomo III. MODENA Presso LA TIPOGRAFIA CAMERALE. MDGGCXXIX. £ '■y IH INDICE E SOMMARIO DEL PRESENTE TOMO L I B R 0 1 1 1. Belle Lettere ed Arti. C A P 0 L Storia. I. Aroemio. II. Storia generale d^ Italia^ Stam- pa Padre Giuseppe Maria , Benvoglienti Uberto» III. Muratori Lodovico Antonio , sua vita in compen- dio, IV. Continuazione di detta vita. V. Il Murato- ri fu Parroco ec. , sua morte. VI. Opere del Mura- tori. VII. Raccolta Rerum Ital. Scriptores e Anti- quitates Medii Aevi. Vili* Annali d' Italia ed altre opere del Muratori. IX. Scritture di Comacchio , ec, X. Sassi Giuseppe Antonio. XI. Oltrocchi Baldassar- re. XII. Altri Storici. XIII. Denina Abate Carlo. XIV. Scrittori di storie particolari d* Italia. XV, Del Giudice Abate Michele ed altri Storici. XVI. Fontanini Monsignor Giusto. XVII. Opere del Fon- tanini. XVIII. Continuazione di ciò che riguarda le opere del Fontanini. XIX. Altri Scrittori di storie particolari. XX. Giannone Pietro. XXI. Oppugnato- ri della sua storia. XXII, Continuazione delle vi- cende del Giannone. XXIII. Altri Storici partico- lari, XXIV. Altri Storici. XXV. Pecci Gio. Anto- nio ed altri Storici. XXVI. Storici particolari diver- si. XXVII, Buonamici Giuseppe detto Castruccio. XXVIII. Buonamici Filippo, XXIX, Biemmi Gio, IV Maria ed altri Storici. XXX. Giuli?ii Conte Gior- gio. XXXI. Di Blasi Gio. Evangelista Abate Ca- sinese. XXXII. Gennari Giuseppe, Poggiali Cristo- foro. XXXIII. Altri Storici particolari. XXXIV. Altri storici particolari. XXXV. Gregorio [de] Ro- sario^ Frizzi Antonio. XXXVI. Rovelli Marchese Giu- seppe, Visi Gio. Battista ed al t?i Storici. XXX VII. Scrittori di storia generale , e di quella di Nazioni estere. XXXVIII. Astezati Padre. Gio. Andrea j ed altri Storici. XXXIX. Ferrari Padre Guido. XL. Scrittori di storia letteraria. XLI. Mongitore D. Antoìiino ed altri Storici lett. XLII. Gimma Gia- cinto. XLIII. Salvini Canonico Salvino ed altri Sto- rici. XLIV. Storia della questione sostenuta dal Pa- dre Grandi col Prof. Tcunicci per il Codice delle Pandette. XLV. Giorgi Michel Angelo ed altri Sto- rici letter. XLVI. Asquino Basilio, Borsetti Fer- rante. XLVII. Foscarini Marco. XLVIII. Lampron- ti Isacco ed altri Storici letter. XLIX. Argelati Filippo e Francesco. L, Quadrio Padre Francesco Sa- verio. LI. Calogera Padre T). Angelo ed altri Scrit- tori. LII. Arìuellini Padre Mariano ed altri Stori- ci. LUI. Agostini [degli] Padre Giovanni ^ Maz- zucchelli Conte Gio. Maria. LIV. Panelli Giovan- ni y Serassi Abate Pier-Antonio. LV. Opere del Sc- rassi. LVI. Tiraboschi Abate Cav. Girolamo. LVII. Sua storia della Letteratura Italiana. LVIII. Altre opere del Tiraboschi. LIX. Napoli Signorelli Pietro. LX. Si prosegue a ragionare del Signorelli. LXI. Fabbroni Monsignor Angelo. LXII. Opere di Mon- signor Fabbroni. LXIII. ylltri Storici letter arii. LXIV, Andres Ab. Giovanni. LXV. Giovio Conte Atanasio Gio. Battista. LXVI. Rosmini Cav. Carlo. LXVII. Scrittori genealogici. CAPO IL Lingue straniere. I. Illustratori delle lingue orientali. II. Finetti Bonifazio ed altri. III. Questione sopra un Manoscrit- to tr,ovato in Sicilia. IV. Gregorio Messere ed altri Grecisti. V. Bongiovanni Antonio ed altri illustrato- ri delle lingue. VI. Famiglia degli Assemani. VII. Val jy erga di Masino Conte di Caluso Ab. Tommaso, Vili. Giorgio Agostino Monaco ed altri. IX. Bar- tolommeo 5. {da) Padre Paolino. X. Alcuni Ebrei Rabbini ed altri Autori di grammatiche di lingue orientali. XI. Alcuni Soggetti che scrissero delle lin- gue , Etrusca , Illirica , Armena e Chinese. XII. Tra- duttori dalle lingue straniere, XIII. Salvini Anton- Maria. XIV. sue versioni. XV. Guidelli Alessandro ed altri traduttori. XVI. Cesarotti Melchiorre. XV II. Sue opere. XVIII. Opere di erudizione dello stesso. XIX. Cunich Padre B.aimondo, Pompei Girolamo. XX. Continuazione dello stesso soggetto. XXI. Co- sta Giovanni y Pagnini Giuseppe. XXII. Altri tra- duttori. XXI II. Ceruti Giacinto ed altri traduttori, XXIV. Galliccioli Gio. Battista, Boaretti Ab . Fraji- cesco. C A P 0 1 1 L . Poesia Italiana. /. Stato generale {Iella poesia Italiana nel secolo XVIII. II. Poesia lirica. III. Leonio Vincenzo ed altri Lirici. IV. Taja Agostino ed altri poeti. V, Crescimbeni Abate Gio. Mario. VI. Si proseguono le vicende d' Arcadia. VII. Proseguono le notizie del Cresciuibeni e delle sue opere. Vili. Lorenzini Frati- VI Cesco Maria. IX. Altri Lirici. X. Tagli azucchi Ab, GirohiTìio, Fantoni Conte Già. Battista. XI. Perfetti Ca{^. Bernardino . XII, Frugoni Carlo Innocenzo. XlII. Pindemonte famiglia ed altri poeti . XIV. Scuola Bolognese. XV. Manfredi Eustachio, Zanotti Gio. Pietro. XVI. Zanipieri Camillo , Ghedini Ferdinando Antonio. XVII. Altri poeti Urici. XVIlI. Agnelli Jacopo. XIX. Varano Marchese Alfonso. XX. Flo- rio Daniele, Catsiani Giuliano ed altri. XXI. Goz- zi Conte Gasparo. XXII. Opere del Conte Gozzi. XXIII. Continuazione delle opere del Gozzi. XXIV. Balestrieri Domenico ed altri poeti. XXV. Bettinelli Padre Saverio. XXVI. Viaggi del Bettinelli oltre- monti. XXVII. Compimento di ciò die riguarda la vita del Bettinelli. XXVIII. Opere del Bettinelli, XXIX. Continuazione delle notizie sulle opere dello stesso, XXX. Mazzoleni Ab. Angelo ed altri poeti. XXXI. Salandri P elle gr ino, Savioli Lodovico . XXXII. Poesie di Girolamo Pompei e Betti Zaccaria. XXXIII. Paradisi Conte Agostino. XXXIV. Cerretti Luigi, Pi- llotti Lorenzo , Mìnzoni Onofrio. XXXV. Mattei Avvo- cato Saverio. XXXVI. Critiche della versione dei sal- mi del Mattei. XXXVII. Lamberti Luigi , Bondi Cle- mente. XXXVIII. Batacchi Domenico ed altri poe- ti. XXXIX. Rezzonico della Torre Conte Carlo. XL. Poeti lirici inferiori. XLI. Altri poeti Urici. XLII, Aldrovandi Ercole ed altri poeti. XLI II. Vicini Ab. Gio. Battista ed altri poeti. XLIV. Leonar ducei Gaspare ed altri poeti. XLV. Altri poeti lirici. XLVL IJrago Marchese Casimiro ed altri poeti. XLVII. Poemi. XLVIII. Autori di altri poemi. XLIX. Ca- passi Niccolò 3 Fortiguerra Niccolò. L. Altri poeti. fj. Spolverini Gio. Battista, Lorenzi Bartoìommeo. LI L Ilolli Paolo ed altri poeti. LIIL Scarselli Fla- minio. LIV. Manara Prospero ed altri poeti, LV, VII Altri poeti. LVI, Passeroni Abate Gio. Carlo. LVII» Parini Abate Giuseppe. LVIII. Opere del Parini. LIX. Stato della poesia teatrale. LX. Mar- telli Pier Jacopo. LXI. Sue opere. LXII. Altre sue produzioni. LXIII . Lazzarini Domenico. LXIV. Ber' nardoni Pietro Antonio ed altri tragici. LXV. Bru- nasso Lorenzo ed altri tragici. LXVI. Rosa Moran- do. LXVII. Merope del Marchese Maffei. LXVIII. Alfieri Conte Vittorio. LXIX. Continuazione delle vi- cende della vita del Conte Alfi,eri. LXX. Continuazione di ciò che lo riguarda.LXXI.Suo carattere ^sue tragedie, LXXII. Altre opere d'' Alfieri. LXXIII. Altri poeti tragici. LXXIV. Poesia drammatica. LXXV. Altri drammatici y Apostolo Zeiio. LXXVl. Continuazione delle notizie di Apostolo Zeno^ Pariati Pietro. LXX VII Altri poeti drammatici. LXX Vili. Pasquini Gio. Claudio ed altri drammatici. LXXIX. Trapassi Pietro ossia Metastasio. LXXX. Meriti del Metastasio nella Drammatica. LXXXI. Nomina del Metastasio a poe- ta Cesareo , e suoi drammi. LXXX II. Critiche fatte ai drammi di Metastasio. LXXXIII. Calsabigi Ranie- ri ed altri Drammatici. LXXXIV. Ravizza Doìneni- co ed altri autori di drammi. LXX XV. Poesia co- mica. LXX XVI. Fagiuoli Gio. Battista. LXXXVIl. Lorenzini Francesco Maria. LXXXVIII. Riccoboni Luigi. LXXXIX. Verardo Domenico ed altri poeti comici. XC. Goldoni Carlo. XCI. Continuazione delle vicende di Goldoni. XCII. Continuazione di quanto lo riguarda. XCIII. Dimora del Goldoni in Francia. XCIV. Sue commedie. XCV. Gozzi Conte Carlo. XCVl. Sue commedie. XCVIl. Federici Camillo , Albergati Capacelli Francesco ed altri ^ Opera buffa. vili CAPO IV. Poesia Latina. /. Grimaldi Padre Francesco ed altri poeti latini. II. Rai^asÌ7io Tommaso^ III. Rocca Padre Gio. Be- nedetto ed altri poeti latini. IV. Como Ignazio ed altri poeti. V. Marcolini Cav. Pietro Paolo ^ Noceti Padre Carlo. V. Altri poeti della Compagnia di Ge- sù, Padre Cor darà. VII. Continuazione di ciò che lo riguarda, sue opere. Vili. Altri poeti latini. IX. Stay. Benedetto. X. Cunich Padre Raimondo. X/. Altri Coltivatori della poesia latina. STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA nel Secolo XVIIL LIBRO IIL BELLE LETTERE ED ARTI C A P 0 I. Storia. I. Oe gli Scrittori di Storia, i quali fiorirono nel secolo XVII. mentano, generalmente parlando, poca fede, perchè troppo creduli, percliè sprovvisti di do- cumenti, e dalla face della sana critica non guidati, ben diversi riuscirono quelli che nella età seguente si dedicarono a questo studio. Dopo che si cominciò a ri- cei'car negli Archiviii monumenti antichi, a separare i veri dai falsi, ad interpretarne i malcomposti carat- teri, ed a raccogliere cosi le notizie più recondite e insieme pregevoli, che risguardano le vicende dei no- stri Maggiori, tuttociò servi di guida agli Scrittori per ripurgar la storia da tante favole che la deturpava- no , per supplire a tante lacune che nella medesima incontravansi, e per offrirci quadri ben formati e in. ogni lor parte finiti dei costumi, delle guerre, delle paci , e delle or fauste or funeste vicende alle quali soggiacquero le nazioni nei varii periodi della loro esistenza. Quanto scarso perciò riscontrasi il numero degli Storici che mentano un tal nome nel diciasette- simo secolo, altrettanto copioso di nomi illustri in que- sta facoltà ci si presenta il periodo di tempo di cui scriviamo, poiché nel secolo XVIIL colF estendersi dei lumi e delle cognizioni si aprì il campo a nuovi rami di storia, e specialmente a quelli della Letteratu- ra, delle Arti, e delle Storie particolari, nel qual ul- timo ramo abbonda quest'epoca, al segno che mi sa- Tomo III I 2 Storia della Letteratura Ital. rà forse duopo di ommetter alcuno dei men celebri scrittori di esso, quando altri titoli non abbiano ad esser ricordati in questa storia. II. IL L** opera dei Fasti Consolari e dei Comizii Ro- d^uIua^Tuni! "ia"i dell' immortale Sigonio trovò un Gommentato- pa Padre Giusep- j.g '^^ Giuscppe Maria Stampa di Gravedona Ghieri- pe Maria, Beino- -li ^ giieuti Uberto, co Regolare Somasco , uomo pieno di cognizioni e insieme di profonda modestia fornito. Visse egli sino al 1734. ed oltre il succennato lavoro prosegui i Fa- sti medesimi , e lasciò varii altri saggi non spregevoli del suo sapere nella Storia, non solo ma nelPAntiqua- ria ancora e nella Matematica (i). Quantunque poche cose abbiansi alle stampe di Uberto Benvoglienti di Siena dove nacque nel 1668., pure deve egli aver luogo fra i benemeriti ristoratori degli studii storici. La sua casa era aperta specialmente ai giovani colti- vatori della virtù e della sapienza , coi quali ei di- sputava amichevolmente sulle questioni letterarie che proponeva giovando così mirabilmente alla loro istruzione . Bello è il carattere cli'e ci offre Monsig.' Fabbroni (2) del Benvoglienti che somministrò co- piose notizie allo Zeno , al Salvini , al Grandi, allo vS})araglia e soprattutto all' immortai Muratori , che in più luoghi delle sue opere onorevolmente lo ri- cordò , e si confessò pieno verso di lui di obbliga- zioni. Interpretava questo Letterato felicemente gli antichi caratteri ed i monumenti spettanti alla sto- na del Medio Evo ; e quantunque le sue interpre- tazioni trovassero in Girolamo Gigli e Giovanni Antonio Pecio scrittori delle cose di Siena due con- tradditori, la questione però si agitò sempre con somma urbanità, e senza che la diversità di opi- (i) Dizion. degli Uom. ili. Bassano 1796. T. XIX. pag. 174. {j) Vitae Italoruui , T. XVIIJ. pag. 34»}. L I 13 II o III. 3 nioni pregiudicasse alla reciproca amicìzia . Spiegò il Benvoglienti il suo parere sulla origine della Lin- gua Italiana in alcune lettere che il Padre Idelfonso da S. Luigi inseri poi nel Tomo secondo delle Deli- zie degli eruditi Toscani ; come pure scrisse alcu- ne fra le prefazioni che leggonsi in fronte a varii documenti stampati nella gran Raccolta Rerum Ita- licarum Scriptores del Muratori. Cessò il suddetto Letterato di vivere per un colpo improvviso nel dì 22. di Fehbrajo dell' anno 1733. con vero danno delle scienze , ma in modo particolare della Filolo- gia , dell' Antiquaria e della Storia. III. Allorché io ho nella presente Storia parlato „, '^"• ^ , ^ ^ , Muratori Lo- degli Scrittori ecclesiastici , non ho mancato di ra- dovico Antonio. gionar delle opere dal Muratori pubblicate ^ le qua- li a questa classe di studii appartengono , riserban- domi a presentare a' miei lettori le altre notizie di un così illustre personaggio in questo capo consecra- to alla Storia , facoltà in cui egli primeggiò , e per cui principalmente si acquistò diritto alla immorta- lità. A proceder con ordine in uu argomento così interessante per la Italiana Letteratura , esporrò pri- ma brevemente le vicende della vita del Muratori, indi considererò le principali sue opere ^ accennan- do contemporaneamente le controversie più famose a cui diedero esse luogo, e che l'Autor nostro con coraggio e vigor sommo sostenne. Cosa singolare, ma pur vera si è che fin da quando egli viveva , due Oltramontani ne scrissero la vita, cioè Gio. Fa- brizio di Helmstadt (i) e Jacopo Bruckero (2), ed un' altra ne inserì il Lami ne' suoi Memorahilia Ita- loruruy finalmente il Proposto Gio. Francesco So- (i) Histor. BiLHoth. Fabrit. Voi. VI. (a) Pinacoth, Decade II. 4 Storia della Letteratura Ital. li suo Nipote ce ne diede una di tutte la più am- pia, corredata di monumenti cbe rischiarano i fat- ti ; e di qaesta non che dell' articolo della Biblio- teca Modenese, scritto dal Cav. Tiraboschi (j) al Muratori relativo io mi varrò nel parlare di questo Cenni sulla vita isterico . Vignola Terra del Ducato di Modena fu del Muratori, j^ Patria di Lodovico Antonio Muratori, che eb- be per padre Francesco Maratori ed a Madre Gio- vanna Altlmani. Nel dì 2.1. di Ottobre correndo r anno 1672. vide per la prima volta la luce que- sto fanciullo, che avendo dato segni di non ordina- rio talento venne nel i685. mandato a Modena^ dove alle scuole dei PP. Gesuiti compì il solito cor- so di studii elementari, indi con la scorta di varii maestri si applicò alla Filosofia , alla Teologia ed al- la Legge civile e canonica. Quantunque non trascu- rasse egli queste diverse flicoltà, tuttavia mostrossi più inclinato all'amena Letteratura, alla Lingua Greca in cui da se si istruì (2), ed alla sacra e profana erudizione, nella quale a sua gran ventura trovò una eccellente guida nella persona del Chiar. Padre Aba- te D. Benedetto Bacchini , che gli aprì la vìa per di- venir grande. La felice disposizione della mente del Muratori congiunta ad una memoria straordinaria, ad una instancabde applicazione , e ad un desiderio ardente sovra ogni credere di imparare , lecer sì che ben presto cominciò a figurare nel mondo lettera- rio, e il Marchese Gian-Giuseppe Orsi Bolognese, ma a quei tempi vivente in Modena , e poscia Mon- sig. Felice Marsigli pur Bolognese , e che fu poi Ve- scovo di Perugia, ne presero cura particolare , e co- (1 ) T . IL pag. Sao. fa) Nfl 1C93. corrifiose il MuratOTÌ una rtiisertazione col titolo — De Gra«ca« Linguae usti et praestantia ^ L f B R o I I I. 5 noscer lo fecero al Conte Carlo Bon'omeo , ed al Fratello Monsig. Giberto che divenne in seguito Car- dinale e Vescovo di Novara , i quali chiamarono il giovane Muratori a Milano , dove dopo di aver ri- cevuta in Modena la laurea nell' una e nell' altra Legge 5 si recò, partendo da qui il giorno 16. di Di- cembre dell'anno 1694.5 ed ebbe la propizia sorte di ottenere colà un posto fra li Dottori della Am- brosiana Biblioteca. Dedicatosi fin da quando era in Modena allo stato ecclesiastico, ricevette la sacra ordi- nazione a Milano nel 1695. alli 24* ^i Settembre, e ben tosto si occupò nell' esame dei tanti e cosi pre- gevoli monumenti che si custodiscono nella suddet- ta Libreria per ogni titolo rispettabile . Non po- tè però egli lungo tempo goder di un soggiorno co- si a lui gradito per il gran comodo che aveva di pascolare la sua erudita curiosità , e per gli onori a lui sebben giovane compartiti (i), poiché il Duca di Modena Rinaldo L suo naturale Sovrano il volle qui per affidargli , come fece , il prezioso suo Archi- vio segreto uno dei più ricchi d' Italia, al quale im- piego si aggiunse a richiesta del Muratori quello di Bibliotecario Ducale ; e in tal qualità vedesì segna- to il nome di lui nei libri Camerali coli' annuo ono- rario di cento doppie da cominciarsi col i. d'Aprile dell' anno 1700. in cui si restituì a Modena nel me- se di Agosto (2). IV. Ma l'invasione dell'Italia fatta nel 1702. dal- Continuazion.? 1- TTi • . T . 1 1 • , della vitadel Mi- e armi francesi venne presto a disturbar la quietCratori, del Muratori il quale però rimasto in Modena, meu- (i) 11 Muratori era stimato assai dalla Casa Borromea di Milano , e fu ammesso all' Accademia dei Faticosi e ad un' altra in quella Città istituita. (a) Il Muratori riordinò quasi intieramente 1' Archivio «uddetto ed impiegò in questo nojoso lavoro circa due anni. () Storta della Letteratura Ital. tre la Corte si sottrasse alle vicende della g;uerra, si conciliò il rispetto dei primarii ufficiali Francesi, che lo dicliiararono Regio Bibliotecario e potè col suo credito giovare assai al suo Sovrano e al Pub- Llico di questa Città (i). Calmato il turbine rivolse egli l' animo ad una nobile ed insieme ardita im- presa letteraria che se non riuscì, produsse però il no- tabile vantaggio di eccitar gli Italiani ad una rifor- ma nel gusto delle lettere e delle scienze. Incomin- ciò il Muratori a tenere un carteggio regolare col j Nobile Veneto Bernardo Trevisani sotto il tìnto no- ! me di Antonio Lampridio, e colla data di Bologna, dove il Dottor Pier Francesco Bottazzoni levava dalla Posta le lettere dei due corrispondenti e le spediva a Modena ed a Venezia. Con questo mezzo uscirono nel 1 7o4- colla data di Napoli i Primi disegni della Repub' < Mica letteraria d' Italia rubati al segreto e dona- , ti alla curiosità degli altri eruditi da Lamindo Pri- tanio anagramma dell' altro finto nome assunto dal Muratori , che non venne dal Trevisani scoperto se non in fine del giuoco. Questi frattanto trasmet- teva di quando in quando ai Bottazzoni in Bologna ed a Milano ad un altro corrispondente del Mura- tori, messo a parte del secreto i foglii suddetti che | eccitarono molto rumore fra i nostri Letterati, e chi 1 biasimava l'idea^ chi la lodava a cielo, e desiderava che avesse effetto la proposta Repubblica ; e sicco- me non si conosceva il vero Autore, così arrivavano di quando in quando lettere al Muratori , nelle qua- i li chiedevasi il suo giudizio sopra tale progetto, e si spiegavano fra loro opinioni varie ed opposte , del che divertivasi molto il nostro giovane Autore, ma (i) Vita del Muratori inserita nel T. I. della ristampa delle sue ope- re latte j)i ArezT.o 1767. L 1 1} K o I 1 1. 7 specialmente poi nel vedere che ni uno mai arrivò a sospettare che sotto il nome di Lamindo Pritanio si celasse il suo. Chi desiderasse ulteriori notizie sopra questo fatto, consulti la citata vita (i); mentre jo ad evitare una inutile prolissità dirò soltanto^ che ter- minò questa faccenda senza che si eseguisse il pro- getto , come rilevasi da una lunga lettera di Lamin- do pubblicata nel 1705. per mezzo del Trevisani, nella quale manifesta la burla, e nella quale il Mu- ratori fa una assai modesta apologia di se stesso (2); a questa lettera poi ne va congiunta un' altra (3) della prima non meno importante ^ diretta ai Capi, Maestri, Lettori ed altri Ministri degli ordini Reli- giosi d' Italia , nella quale vengono essi eccitati al- lo studio specialmente delle Divine Scritture, delle buone lettere o delle scienze, a fuggir l' ignoranza, a coltivare una soda pietà ^ come pure a riformare i metodi degli studii monastici, ed a ripurgare la scola- stica teologia (4). Lo spìrito degli Italiani in tanto si risvegliò con questo mezzo, e desiderossi da mol- ti di vedere introdotto un gusto più ripurgato in let- teratura^ e cosi con questa burla si aprì il nostro Modenese la via onde far accogliere con avidità som- ma le sue riflessioni su questo argomento e le altre opere da lui poscia date in luce. V. Se si eccettuinogli anni 1714-15-16 nei qua- v. o n- 1 : Il Muratori fu li 1 Abate Muratori d ordine del suo Sovrano viag- Parroco ec. sua morte. (i) Pag. 23. itila 28. (2) Vita cit. Appendice ec. N. VI. (3) Appendice N.» VII. Al N.<* Vili, poi leggasi la lettera del Tre- visani in risposta ad una del Muratori, che finalmente aveagli manifesta- to il vero nome di Lamprldio. (4) Il Padre Pietro OWaden Canonico Begolare di S. Agostino in Ulma tradusse in latino questa iella lettera^ e la stampò in Augusta l'an- no 1765. con una compendiosa vita del Muratori già allora defunto da quindici anni. 3 Storia della Letteratura Ital. giò per l' Italia onde raccogliere , come fece , tanti e così pregevoli Documenti , che ampia materia gli somministrarono per le sue opere, condusse ecjli il ri- manente de' suoi giorni fra noi, e fra TArchivio e la Biblioteca , dir si può che egli dividesse tutio quel tempo che gli avanzò alle cure del Parrocchial Mi- nistero della Prepositura di S. Maria Pomposa _, la quale nel 1716. vennegli conferita, E quantunque somma fosse in lui la volontà di studiare, tuttavia questa non gli impedì punto di reggere spmpre con tutto lo zelo, e con vantaggio grande spirituale e tem- porale de" suoi Parrocchiani questa Chiesa. Riedificò la fabbrica, istituì la Compagnia detta della Carità, ebbe parte nella erezione del Monte di Pietà ; i })o- veri trovarono ognora in lui un amoroso padre che li sollevò con abbondanti limosine, e li istruì con ogni premura nei loro doveri, e si fece tutto a tut- ti ^ cosichè incontrò la pubblica e privata benevo- lenza (i). L' ottimo uso che egli faceva del tempo, il mezzo gli somministrò e di soddisfare pienamen- te ai doveri di Parroco, e di comporre tante opere da lui pubblicate , che stupir fanno chiunque ne considera la mole e ne valuta la novità e V impor- tanza. Alcuni incomodi di salute a cui col crescer degli anni andò soggetto, lo determinarono a rinun- ziar come fece nel 1733. la Parrocchia, anziché ri- tenerla senza poter faticare per essa, ma continuò tuttavia ad assistere col consiglio e col sacro mini- stero della confessione la diletta sua Chiesa, ed a dirigere la Compagnia della Carità da lui come si (i) Essendosi renduta vacante in Padova per la morte dell' Abate Lor- t&rini la Cattedra di belle Lettere l'anno 1734., Apostolo Zeno amico del Muratori glie !a offerì j ma non volle questi abbandonare il suo' Sovrano i cui doveva a dir vevo moltissimo, o con tutta modestia si «cusà. L 1 B R o III. 9 disse stabilita; liberatosi però da queste piccole in- fermità il Muratori continuar potè sino all' anno 1760. a faticare nella carriera letteraria, e ad ar- ricchire con dotti volumi le varie scienze da lui coltivate. Esercitato , siccome egli era , nella prati- ca di tutte le cristiane virtù, con somma tranquik lità avvicinarsi vide il termine de' suoi giorni : sul finir dell'anno 1749- provato avendo un notabile indebolimento di forze, perdette la vista prima del- l' occhio destro e pochi dì appresso anche del sini- stro, dopo di che attaccato da una fierissima malat- tia giunse agli estremi; gli si arrministrarono i SS. Sacramenti da lui con somma pietà e fede ricevuti^ e gli si f?ce dal suo Confessore la raccomandazione dell' anima che egli accomp:ignò, nella notte prece- dente il dì 12. di Gennajo dell' anno 1750., ma poi migliorò alquanto, e dopo tre giorni restò cor» suo stupore e di tutti libero dalla febbre, e ricuperò il vigor della mente in modo che cominciò a dettar lettere (i); breve però fu questo miglioramento, poiché colpito nel dì aS. di detto m.ese da una sin- cope mentre dormiva , spirò in età d' anni 77. mesi 3. giorni 2. Celebraronglisi esequie solenni nella sua Chiesa della Pomposa, e 1' anno appres- so nel giorno anniversario della sua morte il Nipo- te scrittore della sua vita gli fece un magnifi- co funerale con 1' Orazion funebre recitata dal Teo- logo e Dottore Don Giacomo Alberto Leporati fa- moso oratore ; e gli eresse in detta Chiesa , dove eb- be sepoltura , un onorevole monumento in ampia lapide di marmo con lungo elogio. Ma essendosi chiu- sa questa chiesa, le ceneri del Muratori trasportaronsi (i) V. alla pag. loi. della Vita cit. la lettera di r»»poita del Mura- tori al Marchesa MafFei in data ao. Gennajo 1750. IO Storta della Letteratura Ital. neir anno ì-~4' w^l gran Tempio di S. Arrostino, e vennero deposte nella parete destra al sortire della porta piccola che guarda il Levante (i). Mentre ei visse si considerò da tutti come uno dei più insigni ornamenti della Italiana Letteratura , i nostri So- vrani ed altri Principi gli diedero i più distinti con- trassegni della particolar loro stima; tutti li più dot- ti Italiani e stranieri di quel tempo desiderarono la sua amicizia ^ e le più rinomate Accademie si recaro- VI, no ad onore di annoverarlo fra i loro socii- Opere del Mu- Yj^ Qj^^ analizzare volesse tutte le opere dal Pro- atovi. i posto Muratori pubblicate oltre quelle risguardanti gli studii ecclesiastici di cui abbiam già parlato , sorpasserebbe i limiti che prefigger si deve uno Storico, e perciò io darò conto soltanto delle prin- cipali, rimettendo chi desideri di conoscere tutte le produzioni di lui , alla citata vita ed all' esatto ca- talogo di esse dal Gav. Tiraboschi compilatone nel- la sua Biblioteca Modenese. Non aveva per anche il Muratori compito l'anno 2,6. e stampò un'opera, che ad altri Letterati avrebbe costato gran fatica e tempo assai, ma non a lui ohe dotato era di acuto ingegno, di robusta memoria, e di una straordina- ria facilità di abbracciare e coordinare le idee. Gli anecdoti latini cavati dai Manoscritti della Bibliote- ca Ambrosiana illustrati con opportune dissertazio- ni , ecco il primo suo lavoro che in due tomi uscì negli anni 1697. 1698. Gontengonsi in essi diversi opuscoli di Autori ecclesiastici e profani dei bassi tempi , e specialmente i poemi inediti di S. Paolino Vescovo di Nola corredati di note dall'editore. Quan- (1) OiiantuiKjne ti collocasse ivi vma iscrizione, tuttavia conviélJ^coTi- fessare che assai inferiore ai meriti di questo immortai nostro Concittadi- no riuscì tjuesta memoria a lui consecrata. L I B R O III. 11 tiinque gli eruditi , e Ira questi il Noris, il Bianchi- ni, il Mabillon , il Montfaucon accogliessero con mol- to plauso tali anecdoti, incontrarono però essi al- cune critiche , e il giovane Autore modestamente confessò di averli troppo frettolosamente stampati (i), senza assoggettarli prima alla revisione di qualche amico, poiché così evitato avrebbe alcuni errori, che procurò poi di correggere allorché si fece in Vero- na nel 1736. l'edizione delle opere di S. Paolino; non lasciò però egli senza risposta allorquando giu- dicò di aver ragione, alcune delle critiche sfatte a questa sua erudita fatica. Si possono congiungere agli anecdoti Latini i Greci dal nostro Letterato pubblicati con la versione latina, i quali contengono Epigram- mi inediti di S. Gregorio Nazianzeno, non poche let- tere di Fermo Vescovo di Cesarea , quattro di Giu- liano apostata, ed una supposta di Giulio I. S. Pon- tefice. Gio. Cristoforo Wolfio trovò qualche difficol- tà contro alcuni di questi anecdoti , ma non si ac- cese perciò alcuna seria questione ; e vennero essi dal colto ed erudito Pubblico graditi. A compiere poi ciò che riguarda queste prime fatiche del nostro Autore avvertiremo che nel 1718. egli stampò a Pa- dova altri due volumi di anecdoti ma latini i quali contenevano lettere , cronache , opuscoli come i due primi tomi , la maggior parte dei bassi secoli ; fra le quali cose meritano sovra tutte di essere lette le Dissertazioni De Corona Ferrea che conservasi in Monza, nelle quali: 1' Autore con buoni fondamen- ti stabilì , ciò che più é da credersi riguardo a que- sto pregevolissimo monumento antico. VII. Le produzioni però del Muratori da me fin vii. qui annoverate considerar debbonsi soltanto un sag-itahcarum Sc'r'i^ tores, e Antiqui- ■~~~^ — -^ — ■' tates Medii Ae- (i) Vita pag. i5. * vi. 12 Storia della Letteratura Ital. gio del suo vasto sapere , e le due opere che fissa- rono la sua fama e gli procurarono 1' immortalità , sono la Raccolta intitolata Rerum Italicarum Script tores dall' anno D. dell' Era Cristiana all' anno MD. stampata a Milano in aecìihus Paìalinis nelP anno 1723. 5 e successivi divisa in ventotto grossi volu- mi in foglio j e le Antiquitates Medii Ae^^i in sei volumi in foglio usciti daila medesima stamperia dal 1788. al 1743- Non v' è chi non sappia che la prima comprende molte cronache^ istorie ed altri documenti interessanti che risguardano la sto- ria 5 raccolti dagli Archi vii e dalle Biblioteche d' Italia , in gran parte dal Muratori stesso che come si disse, yier tre anni a questo oggetto viag- giò nelle principali nostre Città, e in parte poi a lai comunicati dagli altri Letterati suoi corris- pondenti di cui era copioso il numero. Somma atti- vità , occhio acuto e penetrante, fino criterio, tut- te queste qualità richiedevansi in chi si accingeva a tale impresa affatto nuova e così vasta, sia per leggere con speditezza le antiche pergamene , come per distinguer le vere dalle false, e per istituire gli opportuni confronti. Tutte queste doti si raccolse- ro nel nostro Erudito , che col suo credito già for- mato seppe mettere poi a contribuzione gli altri Dotti Italiani che lo aiutarono in così nobile ed ar- duo impegno . Ad ogni storia o cronaca preceder fece ragionate prefazioni la maggior parte da lui composte, che ne rischiarano i fatti ^ ne ripurgano il testo , e somministrano al lettore tutte quelle no- zioni storiche , che interessar lo possono, al quale precipuo oggetto son pur dirette le note apposte a molti luoghi oscuri o dubbii di questi antichi docu- menti. La vastità di una tal fatica letteraria, la necessità di prevalersi di notizie da altri sommini- Libro III. i3 strale, il gusto che negli uomini sempre varia, e r umana condizione , che rende impossibile il pro- dur cose perfette , fecer si che quest'opera unica pe- rò a quei tempi nel suo genere , andò soggetta alla critica, e chi disse che varie cronache pubblicate si sarebbero potute ammettere , altri trovò 1' edizione poco corretta, ed il Marchese MalTei nelle sue Osservazioni letterarie ( i ) ne chiamò ad esame una parte. Queste però ed altre poche riflessioni da alcuni dirette contro la descritta Raccolta, e special- mente dal Padre Zaccaria , non diminuirono in mo- do alcuno il pregio in cui si tenne essa e si tiene presso noi, e presso le altre Nazioni, poiché con- tìen questa tutti i fondamenti per conoscere la sto- ria dei bassi secoli la quale cosi viene illustrata con fino criterio, e renduta perciò utile alla comune istruzione. I dodici sooii detti Palatini i quali for- marono il fondo a cosi magnifica e dispendiosa edi- zione necessario, alcuni dei quali ebbero anche par- te nello scoprire e nell' illustrare le cronache, non debbono essere defraudati della riconoscenza dalla posterità loro dovuta, e qui perciò registro i loro nomi. Il Conte Alberico Arcbinti poi Cardinale, il Conte Carlo Pertusati , il Marchese Teodoro Ales- sandro Trivulzi , il Marchese Girolamo Pozzobonel- li, il C3nte Donato Silva, il Marchese Girolamo Erba, il Marchess Giuseppe d'Adda, l'Arciprete della Scala Don Pier-Antonio Crevenna, D. Gaeta- no Caccia, D. Giuseppe Croce, Antonio Reina, e il Segretario Filippo Argelati Direttore della Tipo- grafia Palatina^, tutti questi soggetti generosamente cooperarono alla pubblicazione della suddetta Rac- (,) T- I. i4 Storia della Letteratura Ital colta protetta specialmente dall'Augusto Imperator Carlo VI. che concedette anche il luogo per ese- guirla nel Ducale Palazzo di Milano (i). Seppe il Muratori mettere a profitto le notizie raccolte nel succitato immenso magazzino, e con sussidii così abbondevoli non indugiò a compor- re l'opera intitolata Antiquitates Medii Aevi, in sei gran Volumi in foglio dalla stessa Società Palatina stampata, e che lo costituì uno dei primi e dei più eccellenti Storici del suo secolo. Fece egli con i sud- detti mezzi conoscere molte cose nuove risguardan- ti la storia civile , ecclesiastica e letteraria _, e più altre ne rischiarò relative ai costumi, alle leggi, al- le vicende, e all'indole dei tempi di mezzo, in mo- do che poco lasciò a desiderare sopra questo argo- mento , che si può dire, egli il primo trattò in tut- ta la sua estensione come si conveniva (2). Giova- rono inoltre le sue dotte ricerche dalla face della più sana critica sempre mai accompagnate a ripur- gar dalle favole che la deturpavano, la storia e le antichità dei Principi Estensi; e se l'Europa cono- sce la vera origine ^ e il posto sublime che occupa nella storia delle Nazioni questa illustre famiglia , ciò devesi al Proposto Muratori, il quale in due vo- lumi in foglio ne compilò la genuina storia col ti- tolo di Antichità Estensi, accompagnandola con esteso albero genealogico sopra inconcussi documenti fonda- to; tal' opera è ricercatissima anche perchè a moti- vo dell' esteso dominio e della influenza somma de- gli Estensi negli affari d' Europa, gli avvenimenti in (i) Vita €'c. pag. 53. x 'a) Allorché il Muratori mor'i nel 1760., lasciò imperfetta la versio- ne Italiana delle dissertazioni suddette, la «jiialc poi compi e jmljhlicò il Nipote di lui sopranoininato. LlBRoIII. l5 essa descritti legansi , anzi formano parte non pic- cola della storia del rimanente della nostra Peni- sola (i). Il Padre Bacchini raccolse egli il primo le notizie per questo lavoro , ma avendo dovuto parti- re da Modena , li cedette al Muratori, il quale ne accreblDC assai la suppellettile, specialmente nei viag- gi che per la munificenza del Duca Rinaldo fece in compagnia del Ghiar. Dottor Ercole Gherardi per l'Italia^ nella qual' circostanza ebbe agio di racco- gliere altre carte e documenti pregevoli, di cui si valse poi anche in altre opere. -t \ ... vili Vili. Con un corredo cosi vasto di cognizioni, con Annali d'itaija la pratica acquistata nel combinare i fatti storici , ^^j'j^^J^j.*^^^'^^ *^^^ nel confrontarli fra loro, e nel separare con critico acume il vero dal falso, riuscì certamente facile al nostro Autore lo scrivere benché in età avanzata gli annali d'Italia (a) dal principio dell'Era volgare si- no alla metà del Secolo XVIII. Se ne fecero ben presto non poche ristampe e se ne vide una tradu- zione Tedesca; ne abbiamo avuto dopo di lui altro Scrittore che siasi sentito tanta lena da comporre una storia della Penisola distribuita in maniera da- gli annali diversa. Incontrarono però essi alcune cri- tiche risguardo avarie proposizioni sull'autorità spe- cialmente dei Romani Pontefici dal Muratori avan- zate , e che ad alcuni sembrarono troppo ardite . L' Abate Gaetano Cenni Pistojese , e il Padre Giu- seppe Catalani dell' Oratorio si accinsero alla difesa della Corte Romana , ma il fecero , in modo parti- (i) Il secondo tomo delle antichità Estensi ci dà la storia della fami- glia sino ai primi anni del Regno del Duca Francesco III. che mancò poi di vita nel 1780. (a) Si stampò il primo Tomo a Milano nell' anno 1744. settantaduesi- mo dell' età dell'Autore ; e l'ultimo comparve nel 1749. un anno prima all' incirca della morte del Muratori. i6 Storia della Letteratura Ital. colare il secondo, con urbanità grande; anche a Napoli Pietro Antonio Vitale pubblicò alcune riflessio- ni sulle nuove scoperte del Muratori negli annali sud- detti, le quali pretende il Napoletano, di dimostrar notissime ad altri antichi scrittori. Ma il Muratori seguendo il metodo adottato, non si curò di rispon- dere a questa critica già debole per se, come pra- ticò anche per varie altre ; e il tempo buon giudice delle produzioni degli Autori ha renduto al nostro Modenese la dovuta giustizia, giacché continuamen- te si leggono e si ristampano questi annali , e le critiche giacquero dimenticate. Alle fin qui indicate riduconsi le opere stori- che principali del Muratori , il quale poi si esercitò nella sacra erudizione e nella Teologia ^ come già a suo luogo veder si fece, coltivò la profana erudizio- ne, la Biografia, la Giurisprudenza e la Filologia; e in tutte queste facoltà ci lasciò qualche monumen- to del suo sapere. Mentre alle citate fonti (i) po- tranno attinger coloro che conoscer vorranno tutte le produzioni di lui meno interessanti, io non deb- bo ommettere di parlare della insigne raccolta di iscrizioni antiche da lui coi tipi della sullodata So- cietà Palatina stampata dal 1739. al 1743. in quat- tro volumi in foglio. Pregevole si è questo tesoro, e per la gran copia di nuove iscrizioni che contiene, e per gli schiarimenti che esse somministrano a non pof'lii punti di storia e di antiquaria ; ma però nes- sun lavoro del nostro Autore spettante alla Filolo- gia, trovò al par di questo maggiori avversarii . In esso si rilevarono poca esattezza nel riferire e nello spiegar molte iscrizioni, ed errori in copia nella edi- (i) Tirabo.chi Bihl. Mod. T. n. Vita 6C . L 1 R B O III. 1- zione occorsi al segno che il Francese Bimard de la Bastie inserì nel Journal des Scavans (i) una prote- sta contro questa edizione^ perchè incontrò nel To- mo I. alcune iscrizioni da lui al Muratori mandate con buon numero di errori stampate. Questi difetti che assolutamente negar non si possono , in gran parte dovettersi al non aver potuto il nostro Auto- re verificar tutto con li proprii occhi, all'aver dovu- to molte volte ricopiare con fretta le iscrizioni in luoghi incomodi collocate , e al non aver potuto so- praintendere in persona alla edizione affidata all'Ar- gelati non pratico abbastanza di queste materie . Il Padre Odoardo Corsini ottimo giudice in tale argo- mento riconobbe nel tesoro delle iscrizioni sunno- minate, assai cose buone, sebbene non negasse gli abbagli occorsi. IX. Non è qui luoffo di tessere il racconto delle ^ ^^ . . . . BCfittur- serie questioni insorte tra gli Estensi e la Corte Ro- macchio mana in proposito della città di Comacchio; ma di- rò bensì che quei Principi trovarono un dotto e ze- lante difensore nel Muratori , che dovette a questo oggetto esaminar più documenti e radunar notizie qua e là sparse, onde scrivere contro il celebre Mon- signor Giusto Fontanini, il quale nel sostenere i di- ritti Pontificii oltrepassò, e di assai i limiti della dovuta moderazione,, e d'amico del Muratori diven- ne suo irrecouciliabil nemico. Dodici anni durò que- sta lotta , e 1' ultima scrittura dal Muratori stesa con ogni sollecitudine, e nel 1720. pubblicata, giudicos- si anche in Roma la più robusta, e quantunque egli avesse a fare con un avversario che nelle sue rispo- ste non risparmiava le ingiurie e gli strapazzi, pure il nostro Autore conservò sempre l'animo tranquil- Scfitture di Co- fi) 1789. Septenihre pan. 589. Tomo III. i8 Storia della Letteratura Ital. lo, e insegnò a Monsignor Fontanini qual contegno tener dovevano due Avvocati, benché di contraria opinione, e a maggior ragione due Ecclesiastici. Edizione del Riscosscro la pubblica approvazione la stampa del- Petrarca ec le rime del Petrarca , e F altra delle opere critiche di Lodovico Castel vetro fatte dal Muratori, che a quest' ultima premise la vita di queir uomo singola- re. Estesissimo carteggio ebbe l'Autor nostro con i Letterati Italiani ed Oltramontani, fra i quali ulti- mi nominerò soltanto Leibnitz, e fra i tanti e rag- guardevoli vantaggi che egli alle scienze ed alla Europa procurò , uno dei più rimarchevoli quello sì fu di introdurre la vera critica, e di sbandire il cattivo gusto e la pessima logica in materia di eru- dizione, al che contribuì poi efficacemente anche il Marchese Scipione MafFei , cosicché considerar si possono essi, come due luminari del secolo in cui vissero , i quali fecer cambiar faccia agli studii da lor coltivati. Le produzioni del Muratori nei diversi e svariati argomenti da lui trattati dimostrano sem- pre, al dir del Cav. Tiraboschi (i) , che se quegli limitato si fosse a maneggiar e ad approfondire quel- la tal facoltà , sarebbe in ognuna divenuto sommo come lo fu nella storia. Scriveva egli coltamente in latino, nella qual lingua esprimevasi meglio che nell'Italiana, ma quando però scrive in questa, il suo stile ha una facilità ed una correntezza che non stanca, così che leggesi senza noja e fatica. Giacché abbiamo parlato del Marchese Maffei , prima di ab- bandonar l'argomento delle opere del Muratori^ ri- corderemo la sua dissertazione sull'Ascia sepolcrale , perchè diede questa motivo ad una contesa alquan- to seria fra questi due Eruditi. Trovasi un tale scrit- (i) BiM, Mod. loc. cil. L 1 B II O I I I. IQ to inserito noi Tomo II. delle Dissertazioni delTAc- ca Jemia di Cortona , e V opinione sopra questo Sim- bolo dall'Autore spiegata è diversa da quella del Marchese Mafl'ei, che se ne risentì e con qualche asprezza rispose all'avversario; ma questi tradusse ih latino la suddetta sua Dissertazione e la inseri nel suo Tesoro delle Iscrizioni poco sopra ricordato, rispondendo contemporaneamente alle obbiezioni dei Dotto Veronese che non volle tuttavia cambiar di parere. Combinarono a dissentire dal Muratori in (juesto soggetto il P. Don Jacopo Martin uno dei Maurini , e l'eruditissimo Canonico Alessio Simma- co Mazocchi ;, ma a questi nulla rispose il nostro Autore , che anzi ringraziò il secondo con lettera per la cortese maniera con cui lo aveva impugnato (i). L'intima amicizia e i segnalati servici che a Lo- Gherardi . . V -1 T< T»- TI i ^1 Dott. Pietr» dovico Antonio presto il Dottor rietro Ercole Ghe- Ercole. I rardi Modenese Professor di Lingua Greca nella no- stra Università , richiedono che alle notizie date sin qui del primo congiungansi brevemente le sue. Riu- 1 sci egli al dir del Cav. Tiraboschi (a) uno di quei rari uomini, che quanto jnii sono degni della pub- blica luce , lanto più sembrano fuggirla. Profonda- mente versato nella sacra e profana erudizione di- j cesi die giovasse non poco all'amico nella compila- j zione delle vaste 'sue opere , che egli attentamente } leggeva prima che si stampassero onde toglierne I que' nei che la fretta , e il desiderio di intrapren- i der nuovi lavori non permettevano al Muratori di rilevare e correggere. Ciò nulla ostante non vol- le il Gherardi giammai esser scoperto , e diven- ne quasi nemico del Muratori , perchè pubblicò nel (i) Tiraboschi op. ed art. cit. N. XXXIX. ilt-lle opere del Muraioli. (2) Bild. Mod. T. II. pa-. 390. oo Storia della Letteratura Ital. Tomo III. delle sue antieliità Italiane la traduzione latina della vita di Cola da Rienzo scritta in dia- letto Romano, nominando il Gherardi come Autore di tal versione. Cessò questi di vivere il dì 6. Lu- glio dell'anno 175:1. due anni e mezzo circa dopo r amico , e lasciò diverse opere manoscritte assai pre- gevoli sulle antichità , sulle belle arti , sulla genealo- gia e sulla lingua. Sa?si Giusc|,pe X. Allorché nel 171 1. abbandonò il Muratori la Autoiuo. Biblioteca Ambrosiana, vi sottentrò in qualità di Bibliotecario Giuseppe Antonio Sassi Milanese crea- to fin dal 1703. Dottore di quel Collegio, Soggetto per istraordinaria dottrina, e per la sua Religione molto distinto. Nato nel 1670. il dì 2-8. di Febbra- jo, dopo di aver frequentato le scuole dei Gesuiti entrò nella Congregazione degli Oblati , ma avendo- gli la sua mal ferma salute impedito di esercitarsi nella istruzione della gioventù, si ritirò nella Casa di S. Sepolcro in Milano sede della Congregazione, nella quale oltre l' incombenza suddetta ebbe quel- la di Prefetto del Collegio Ambrosiano, che resse con comune soddisfazione di tutti quelli che da lui di" pendevano, sino alla sua morte accaduta il dì 2,1. di Aprile nell'anno 1751. (i). Godette questo Religio- so la stima dei maggiori letterati del suo tempo, ed ebbe corrispondenza con essi , ma specialmente con i PP. Bollandisti , col Fontanini , col Muratori e il Vallisnieri ; arrichì egli la raccolta da noi sopramen- tovata del Rerum It allear ivm scripto res di nove Auto- ri dai Codici Ambrosiani ricopiati, collazionati, e corredati di note erudite , come pur fece all' Opera del Si^ronio De Regìio Italiae nel Tomo secondo dell' edizione completa di questo immortale Scrittore (1) Zaccaria Storia Lett. d'Italia T. III. Lib. HI. pag. 719. L I B R O l I I. 2 1 inserita. Ma uno dei lavori più pregevoli del Sassi reputasi comunemente quello, che TArgelati pubbli- cò per la seconda volta nella sua Biblioteca erudita degli Scrittori Milanesi e che ha per titolo De stu- diis Mediolanensium antiquis et novis etc. ciim histo- ria typographica litteraria Medìolanensl etc. Quan- tunque P Autore spargesse in essa alcuni tratti alla nazione Francese poco favorevoli, ciò nulla meno i PP. Giornalisti di Trevoux lo encomiarono, e lo pa- ragonarono a Mabillon ed a Duchesne. Oltre queste produzioni ci lasciò il Sassi varij altre operette di minor conto, fra le quali deve qui ricordarsi la dis- sertazione in cui rivendica a Milano il possesso dei Corpi dei SS. Martiri Gervasio e Protasio contro 1' opinione del Padre Papebrochio , che letto questo opuscolo cambiò di parere. Rimasero poi inedite le vite dei Vescovi di Milano dallo stesso Sassi compi- late, cominciando da S. Barnaba sino al Cardinal Pozzobonelli , e la storia ecclesiastica dei primi sei secoli della Chiesa che composta aveva per l'Acca- demia privata, la quale radunava in sua casa; e a lui pur devesi una bella edizione delle lettere e dei sermoni di S. Carlo Borromeo , che negli anni 1747- e 1748. vide la luce accompagnata da annotazioni e da dotte prefazioni tutte da lui composte. XI. A questo erudito Filologo e Storico congiun- oitrocchi EiìI- geremo il suo compagno Baldassarre Oltrocchi Milane-'*'''*^"'^- se sebben più giovane, perchè nato l'anno 17 14 da onesti e ricchi genitori. Ammesso anch' egli nella Congregazione degli Oblati e destinato a maestro di belle lettere, rimise in onore presso li suoi alunni gli Autori classici , e dettando contemporaneamente ottimi precetti, contribuì a sbandire il gusto cor- rotto del secolo XVII. in letteratura, e ad introdur- re la buona maniera di scrivere in prosa e in ver- oo Storta della Letteratura Ital. so • ma il campo in cui egli veramente figurò . fu la erudizione , e la storia. Dotato di ferace memoria , di somma pazienza a giusto criterio unita , si rendet- te eccellente nella intelligenza ed interpretazione delle antiche carte e dei Codici , e si procurò un ricco patrimonio filologico. Commessogli dal Cardi- nal Pozzobonelli Arcivescovo di Milano il compimen- ; | to, e la versione in latino della vita di S. Carlo Borromeo dal Giussani lasciata imperfetta, si accin- se r Oltrocchi a questo lavoro , e nel breve tempo da Sua Eminenza assegnatogli, lo compiè e lo pubbli- cò con maraviglia di chiunque conobbe quante fa- tiche costò all'Autore, a motivo specialmente delle tante lettere e dei voluminosi processi ed altre car- te che svolger dovette. Varii giudicii di questa vita formarono i Letterati contemporanei , e le Novelle Letterarie dal Lami allora dirette la criticarono ; si difese però replicatamente l' Oltrocchi, e non depo- se la penna, se non allorquando vide di poterla più utilmente impiegare, perchè di poco momento era- no le questioni che gli si proponevano. Dopo di aver egli stampato alcune dissertazioni , ed altri scritti sopra argomenti diversi di storia letteraria, che ris- contrar si possono nelle Memorie intorno alla vita di lui (i) dalle quali ho tratto le presenti notizie, si accinse questo Religioso a comporre la storia del- la Chiesa di Milano dall'epoca del grande Arcives- covo S. Ambrogio sino al termine dello Scisma d' ' Aquileja con un'appendice che la conduce ai tem- pi di Liutprando (2). L'interpretazione di un ritmo ' Longobardico scritto verso la fine del VII. secolo die motivo airOltrocchi di tessere questa storia la qua- (i) Scritte da Pietro Cighero e pubblicata a Milano n.-^l 1804. (2) Sorti fpcst' upcra Panno i^jb. divl^a in due volumi in /{.° L T P. R O III. 2 3 le oltre le vicende della Chiesa Milanese contiene la descrizione dei fatti di quell'età con erudizione non comune esposta, ed amenizzata qua e là spe- cialmente con scelta elocuzione, dove il permetteva r argomento . Estesa corrispondenza mantenne egli pure coi Dotti, ai quali cortesemente comunicò lu- mi in copia e pellegrine notizie filologiche ; ed a farlo conoscere nella Repubblica letteraria , gli gio- vò assai il celebre Cardinal Querini; raccolse egli inoltre una insigne quantità di documenti risguar- danti la storia civile e letteraria ma non li pubbli- cò. Alla dottrina ed erudizione singolare congiunse le più belle virtù religiose e sociali, e fra queste spiccavano una affabilità ed una cortesia la più in- genua, che ne rendevano molto amabile la conver- sazione. Precettore egli fu di S. A. Reale l'Arcidu- chessa Maria Beatrice d'Este Moglie dell'Arciduca Ferdinando d'Austria, la quale con le sue rare do- ti , e con le estese sue cognizioni diede una lumi- nosa prova di aver corrisposto alle premure ed istru- zioni di un tanto maestro, e comprovò ad un tem- po che questi l'aveva saviamente diretta. Oltre mo- do grati a lui perciò dimostraronsi in ogni incon- tro i sullodati Principi, e incredibili contrassegni di benevolenza più volte ne riportò l'Oltrocchi. Toc- cava già egli l'anno ottantesimoterzo, quando scop- piò la rivoluzione in Italia , ed ebbe la sorte di non vedere che le prime scene di lungo duolo in cui fu essa involta, poiché mancò di vita con cristiana ras- segnazione, e con somma ilarità di spirito il dì g. di Novembre dell'anno 1797. per un colpo di apoples- sia che due mesi avanti lo aveva assalito» XII. Il Chiar. Conte Mazzucchelli (i) ricorda la Aim xn. Storici. (1) Scrittovi ec. T. II. parte I. p. 367. 21 Storta della Letteratura Ital. storia critica delV Impero Romano rinnovato nell'Oc cideìite, come T opera più interessante rimasta però inedita di Girolamo Barizzaldi nato in Trevi di Gia- radadda nell'anno 1677. soggetto dotato di acuto in- gegno e di prodigiosa memoria , versato a fondo nel- le teologiche discipline e in altre scienze. La sua trascuratezza però a ricuperar dalle altrui mani le proprie produzioni, fece sì che ne andarono smarri- te parecchie e poco diede alle stampe questo Lette- rato morto Canonico a Milano nel 1748. Storico accreditato riuscì Gio. Batt.Verci Nobile Bas- sanese nato nel 1739. e mancato ai vivi l'anno 1790. a Rovigo dopo di esser stato in varie epoche della sua vita che ci lasciò manoscritta, soggetto alle più ama- re vicende, le quali però non ci vengono dal Chiar. Signor Gamba ne' suoi Bassanesi illustri {1) narrate, onde non possiamo sapere se fosse il Verci vittima soltanto di avversa fortuna, 0 se col suo contegno contribuisse alla propria infelicità; ciò di che ci as- sicura il suo Biografo si è , che il Verci conservò sem- pre in mezzo a suoi guai l'animo tranquillo e sere- no (2). Frequentò egli in Venezia la conversazione della famiglia Remondini benemerita delle scienze e delle lettere, e nel 1772. stabilì in Bassano l'Acca- demia degli Intraprendenti che però dalla culla pas- sò ben presto alla tomba. Molte produzioni di lui ci ha esattamente registrato il citato Gamba, e ris- fruardano per lo più la storia patria, civile e lette- (1) Pag. 96. (a) Dal carteggio tra il Verci e il Cav Tirabosclii esistente nella no- stra Biblioteca Estense continuato dal 1771. al J787. si rileva soltanto da tina lettera 9. Novembre 1786. che gli affari del Verci erano in burrasca , e elle voleva ritirarsi a Bologna presso il Senator Savioli ; dalla qual Cit- tà scrisse una succinta lettera in data 11. Teb. J787. al Tirabo^rhi « que- sta è r ultima del carteggio suddetto L I B R O II I. af) raria, ma quella degli Eccelini che ei pubblicò l'an- no 1779. in tre Volumi lo fece conoscere per uno storico veramente insigne . I Francesi compilatori deWArt de verifier les Dates si prevalsero di questo lavoro del Verci per 1' epilogo inserito nella loro grand' opera, e lo lodarono siccome quanto mai e- rudito. Egli in fatti con sana critica, con molta esattezza e con acume non ordinario compilò que- sta storia appoggiata sempre ad irrefragabili docu- menti , perlocchè sparge essa molto lume sulle vi- cende di quei tempi infelici. Non ottenne un pa- ri successo quella della Marca Trevigiana dallo stes- so Autore in venti volumi stampata tra il 1786. e il 1790. , poiché la prolissità della narrazione e la fred- dezza dello stile rendono anziché nò pesante la let- tura di tale istoria , utile quindi soltanto per esse- re all'uopo consultata. Molti articoli del Dizionario degli uomini illustri nel 1796. stampato a Bassano tradusse dal Francese il nostro infelice Letterato, il quale unitamente all'Exgesuita Abate Francesco Car- rara ve ne aggiunse de' nuovi in copia e con buon criterio compilati. XIII. Il Chiar. Baron Vernazza ci lasciò la vita ^ni. 1 ,1 .,■, A 1 A> 1 y-N • • Df'iina Abate dell Illustre Ab. Carlo Giovanni Maria Denina scrit- Cario. ta mentre questi viveva , e da essa trarremo in bre- ve le notizie di questo isterico. Giuseppe Denina ed Anna Gabriella Boasso ebbero questo figlio nel dì 28. Febbrajo dell'anno 1781. in Revello luogo del Piemonte, dove il Padre trasportò da Bagnolo la fa- miglia. Per sua buona sorte venne il giovane Carlo ammesso in qualità di studente di belle lettere nel rispettabile Collegio delle Provincie in Torino, dove compì il solito corso e poscia cominciò ad istruire la gioventù in varii luoghi di quelDucato (i) , ed anche (i) Insegno umane lettere a Pinerclo , ma dovette poi abbandonar 26 Storia prlla Letteratura Ital. in (letta Città dove dopo di essersi ordinato sacer- dote , ed aver ricevuto la Laurea teologica in Mila- no , tenne scuola di umanità e rettorica come Pro- fessore straordinario, e poscia nel 1770. il Re lo no- minò alla Cattedra di eloquenza Italiana e di lin- gua Greca in quella Regia Università. Ma qual ne fosse il motivo, clie il Vernazza non accenna, nel 1778. (i) si conferì la Cattedra del Denina all'Aba- te Vigo, e nel 1780. solo veggiamo il primo deco- rato del titolo di Professore emerito delle suddette due facoltà;, al che poi si aggiunse nell'anno appres- so l'incombenza di Direttore degli studii di storia e di belle lettere nella Reale Accademia Torinese. Nel Sovrano Chirografo però relativo a questo impiego e nella vita riportato , non si rammentano gli ante- cedenti servigi del Denina e si limita alla espressio- ni di tratto distinto di stima. Tuttavia mentre tro- vavasi egli occupato in questo nuovo e decoroso uf- iizio, ebbe per parte degli stranieri tali contrassegni della considerazione in cui essi il tenevano, che con- solar lo dovettero abbondevolmente delle sofferte avversità. Aveva già egli allora pubblicata la sua ope- ra sulle Rivoluzioni d''Italia di cui parleremo, e que- qiiella scuola per una proposizione avanzata in una Commedia da lui com- l)0sta , e che spiacque ai Gesuiti. ,, Le scuole ,, giusta questa massima^ ,, stavano tanto bene sotto la direzione di un magistrato , e di preti se- ., colari , quanto lo erano state sotto i Monaci o sotto li Chierici rego- lari ( Biografia uiliv. Venezia iSa/f. T. XV. p. 187. ) (i) Il motivo tacciuto da Vernazza è palesato nella Biografia citata ( p. 188. ) e fu, che il Denina stampò a Firenze uno scritto Dell' Impiego ileìle persone con approvazione di quella Censura, ma senza il permesso fìi quella di Torino il che era contrario alle leggi del Piemonte : questa mancanza gli costò car.i, poiché venne esiliato a Vercelli e inseguito gli fu ordinato di ritirarsi alla Patria. L' Ahate Costa d' Arignano divenuto poi Arcivescovo di Torino ne prese la difesa , e gli ottenne di essere restituito iit grazia. Questo scritto dell' impiego dello persone è uno sviluppo di al- cune ridessionl fatte dal Denina negli ultimi capitoli delle Rivoluzioni d' I- l.ilia sulla nioltiplicità degli Ordini religiosi. L T R R O III. 27 Sta lo fece così vantaggiosamente conoscere ai Dot- ti, che il Parlamento di Londra con suo Decreto se- gnato il 3o. Novembre del 1781. ordinò all'eccel- lente incisore Trotter di fare al Denina il ritratto che gli fu spedito , e che egli , il quale al dir del Vernazza^ ambiva la gloria, ricevette con animo di contentezza esuberante. Ma quale poi non fu la sua esultanza, allorché il Gran Federigo lo chiamò a Ber- lino per risedere colà in qualità di membro ordina- rio di queir Accademia ? Il Re di Sardegna gli ac- cordò il permesso di accettare un cosi onorifico po- sto, gli confermò la pensione ;, e con suo Diploma del a. Agosto 1782. lo decorò col titolo di Bibliote- cario onorario. Giunto il Denina alla Capitale del Regno Prussiano , trovò in quel letterato Monarca una lusinghiera accoglienza^ e ne ricevette molte si- gnificazioni di stima, che dal Successore di Federigo vennergli continuate , accordandogli anche il titolo di Gonsiglier di Legazione, e il permesso di portar la Croce di Canonico onorario di Varsavia , che il Re di Polonia avevagli per alcun lavoro letterario com- messogli mandata in dono (1). Accaduto il sovverti- mento d'ordine in Europa dopo il 1796. continuò il Denina a comporre opere di storia letteraria e ci- vile, fu dall' Imperator Napoleone destinato Biblio- tecario Imperiale , e morì d'anni 82. nel 181 3. a Pa- rigi nel dì 5. di Dicembre. Trenta e più opere com- pose questo Letterato, e trattò in esse varii argomen- ti di storia civile e letteraria per lo più, ed alcuni di bella letteratura^ ma ninna di esse uguagliò quel- la sulle Rivoluzioni d' Italia, che fissò veramente la sua fama. I principali e più importanti avvenimen- (i) Nel citato luogo della Biografia si dice clie Denina jjon vennt: mai in fa<;ore praso quel gran Re. 28 Storia della Letteratura Ital. ti nella nostra Penisola accaduti, sono in quest'ope- ra con maestria tracciati, non che le cause loro, gli effetti e li relativi rapporti (i). L'esattezza e la ve- racità dei racconti, la profondità e la giustezza del ragionare , non che lo stile fluido ed elegante, con- corrono a render questa fatica dell'Abate Denina in ogni sua parte pregevole. Non mancarono tuttavia i detrattori contro quest'opera^ e sì asserì perfino che egli non ne era l'Autore : sì difese egli confessando però candidamente che aveva sottoposto questo suo lavoro all'esame dell'Abate Costa d'Arignano suo ami- co poscia Cardinale , che vi aveva fatte molte cor- rezioni; ma non per questo tacquero i suoi nemici, e pretesero di riconoscere nello stile in cui sono scritte le Rivoluzioni d' Italia, una prodigiosa diffe- renza con quello usato dall' Autore nelle altre sue ]>rodiizloni (a). Fra queste le più voluminose sono le Rivoluzioni della Germania e la storia politica e letteraria della Grecia^, quelle del Piemonte e degli al- tri Stati del Re di Sardegna, ma non arrivano queste , e molto vi manca , a poter mettersi a confronto , come si disse, con la prima da noi encomiata, poi- ché hanno il difetto di essere superficiali e trascura- te nello stile, del che forse accagionar devesi la dif- ficoltà e r avversità dei tempi in cui l'Autor loro le compose. Le vicende della nostra letteratura poi diede- ro al Denina argomento per un discorso ed un saggio in cui riscontransi molte cose assai buone, ma l'erudi- zione sì disse talvolta troppo abbondante, ed alcuni giudizii da lui proferiti sopra varii degli Scrittori an- tichi e moderni vennero tacciati come poco fonda- fi) CardelU CoHiponrIio della storia della hella ]etter;it. T. III. p. /\ob- (3) Bio^j-rafia L»iv. T. cit. ptg. 189. LlBRoIII. 2,9 ti (i); lo stesso dir si può degli altri suoi scritti e specialmente del Quadro storico dell' alta Italia che si pubblicò nel 1806. a Milano (2). XIV. La scoperta di tanti documenti nei nostri xiv. ,,.. 1.11 11 T' 1 i. Scrittori di sto- Archivi sepolti, e la loro pubblicazione, le opere sto- ^ie particolari d' riche del Muratori e del Mafìei specialmente spar-^*^^'*- sero abbondante luce sopra le geste degli Avi nostri, risvegliarono negli Italiani 1' amore a questi studii , e seguendo le massime di sana critica da quei due sommi Scrittori dettate fecesi a gara fra noi per il- lustrare la patria storia, e per ripurgarla dalle favo- le dalle quali per colpa degli ignoranti scrittori dei secoli antecedenti era deturpata. Niun cenno ha fat- to nella sua storia della Italiana Letteratura il Ca- valier Tiraboschi di Vincenzo d'Auria o Doria Paler- mitano ^ quantunque vivesse può dirsi nel Secolo XVII. giaccbè nacque nel 1625. e mori nel 17 io (3), e quantunque ci abbia egli lasciato non poche ope- re storiche ; perciò io credo bene di dar qui luogo a lui per il primo fra gli scrittori di storie partico- lari. Dedicatosi da giovine allo studio della Giuris- prudenza ed alla Poesia , venne aggregato in età d' anni 20. non compiti all' Accademia dei Riaccesi di Palermo , nella quale si distinse con li suoi compo- nimenti sì in verso che in prosa , e di cui fu per lungo tempo Segretario e Censore. Godette egli la stima dei Letterati suoi contemporanei, che il chia- (i) Vedi nella ritata Biografia le varie edizioni e giunte fatte a que- sto Saggio e discorso sulle vicende ec. (a) Fra la serie di operette, discorsi ec. del Denina ricorderemo soltan- to un curioso opuscolo intitolato Risposta alla domanda Che si deve alla Spagna? stampato a Berlino nel 1786. e Tanno dopo a Madrid. In esso il Denina imprende a fare 1* apologia degli antichi Spaglinoli , apologia che l'Abate Cavanilles nelle sue osservazioni aveva limitato soltanto ai suoi contemporanei. (3) Vite degli Arcadi illustri Parte III. p. 109. 4.° Roma 1708-1714. 3o" Storia della Letteratura Ital. marono il Petrarca Siciliano ; ma lo studio che in appresso coltivò nella lunga sua vita, sì fu la storia patria , civile e letteraria , e molti lo consultavano per conoscere i fatti ad essa appartenenti. Nel Di- zionario più volte da me citato degli Uomini illu- stri (i) trovasi r elenco delle principali produzioni del Doria, e fra queste distinguonsi la storia parti- colare di Cefalù Città della Sicilia e quella dei Vi- ce-Re di quell'Isola dal 1409. al 1697. La critica da lui adoperata nello scoprire le false notizie date dal Mugnos sui Filosofi Siciliani, gli acquistò credito non comune, ed il Senato Palermitano fece stampar la Verità storica svelata del Doria o Auria, opera in cui egli trattò il succitato argomento e che dai Gior- nalisti di Trevoux riscosse i meritati elogi, come li ottenne pure negli atti di Lipsia e nella Galleria di Minerva l'altra sua produzione intitolata Le inven- zioni lodevoli nate in Sicilia. A Verona sortì i natali Fra Bartolommeo Pozzo Commendatore dell'insigne Ordine di Malta che lo aggregò nel 1687. e nel quale si distinse per il suo valore , per la sua condotta e per il suo sapere. Com- pì egli l'onorata sua carriera nel 1730. in età d'an- ni 87., e ci lasciò la continuazione della storia del- la sua Religione già dal Bosio incominciata, col ruo- lo dei Cavalieri Gerosolimitani della lingua d'Italia, come pure le vite dei pittori, scultori ed architetti Veronesi di cui si giovò poi l'Orlandi nel suo Ab- becedario Pittorico (a). Illustrò i fasti dell'antica Cit- tà di Ravenna sul principio del secolo passato il Ca- nonico D. Serafino Pasolini, il quale oltre la descri- zione delle vicende della sua Patria (o), ci diede an- (i) T. n. pag. 3i6. (2) Dizion. degli Uom. ili. T. XV. pag. 3',.j. (<) Lubtri Ravennati portati bino al 1713. L 1 B R O III. 3l Cora la storia letteraria della medesima ne' suoi Uo- mini illustri di Ravenna:, opera stampata nel 1708. (i). XV. Agostino Inve£-es aveva nel secolo XVII. da- ^. ?^^-, . . , ^ _ C> Giu-lice ( del ) to in luce il Praeliminaris apparatus ad annales Si- A.hat^ michele culos ; e questo scritto venne nel 1708. riprodotto^ da Michele del Giudice Palermitano Abate Benedet- tino , il quale vi fece copiose giunte , come anche praticò con 1' opera di Gio. Luigi Lello intitolata , Descrizione del Real Tempio e Monastero di S. Ma- ria nuova di Monreale ; varie produzioni poi risguar- danti la storia civile ed ecclesiastica della Sicilia, alcune edite ed altre inedite ci lasciò questo Mona- co morto nel 1727. (2), e fra queste ultime contan- si le piante di tutte le città e borghi della Sicilia con le immagini dei Re Siciliani. Il Giornale dei Letterati d'Italia al dir del Conte Mazzucchelli (3) fece P elogio delle memorie sopra li Signori Altani Conti di Salvarolo scritte da Enrico Altani Friulano^ perchè questa fu una delle prime storie che al co- minciar del secolo XVIII. si pubblicassero appoggiata a sinceri documenti, scritta senza passione e scevra dai sogni degli scrittori genealogici. L'Altani che cessò di vivere nel 1788. d' anni 86. era ascritto all' Arcadia e riuscì anche buon Poeta , abile maneg- giatore dei pubblici negozii e varie altre sue pro- duzioni storiche e poetiche ne rammenta il più volte lodate Conte Mazzucchelli. Contemporaneo dell'Abate del Giudice poco fa nominato e suo amico visse 1' Abate Gio. Battista Caruso (4) nativo di Polizzi Città della Sicilia : ven- (i) Ginanni Pietro. Memorie degli Scrittori Ravennati T. II. p. 142. (3) Armellini Bibl. Bened. Casinen. Pars altera pag. 108. (3) Scritt. d'Ital. T. I. part. I. pag. 627. (4) Biografia degli illustri Siciliani T. III. Napoli 1815. 32 Storia della Letteratura Ital. ne egli alla luce del giorno nel 1673, e passò la sua vita in Palermo dove conobbe il celebre Mongi- tore ed altri Dotti. La sua prima impresa letteraria consistette nel procurare una nuova edizione delle storie di Siracusa di Giacomo Boiiawii e Vincenzo Mirabella a cui aggiunse altri monumenti risguar- danti quella famosa città. Con buona critica con sin- cerità e diligenza somma comparvero in appresso da lui scritte le Memorie storiche della Sicilia dai più remoti tempi sino alla coronazione del Re Vittorio Amedeo, divise in due parti stampate F una nel 1716. e l'altra assai più tardi cioè nel 1737. e tale acco- glimento fecero 1' Italia non solo ma anche le este- re nazioni a queste memorie, che ben presto se ne vide,, cioè nel 1741- una seconda edizione in sei vo- lumi in f.°. A quest' opera può unirsi la Bibliotheca historìca Regni Siciliae dallo stesso Abate Caruso » compilata in due volumi in foglio , la quale contie- ne i monumenti dal Secolo VII. sino al 1282. circa al governo di quelF Isola relativi, illustrati con note e prefazioni latine^ monumenti che il Muratori hen volentieri riprodusse nella grande Raccolta del Re- rum Ifalicarum etc. , ricolmando di lodi il compila- tor Siciliano, che ebbe la sorte di ottenere dall' In- ghilterra per mezzo del Letterato Sig. Tommaso Hob- bart la celebre chronica Saracenico-Sicula da lui inse- rita nella citata Biblioteca. Questo insigne Uomo che ci lasciò manoscritta anche la storia letteraria del- la Sicilia, venne rapito alle scienze nella buona età di Sj. anni nel 1724.5 e la sua morte fu universal- mente compianta, come rilevasi anche da una lette- ra scritta in Vienna da Apostolo Zeno, e diretta al Padre Pier Catarino sno fratello a Venezia. T- '^^^ -V» XVI. Un altro Friulano, ma di assai più chiara fa- ti^nor Giu?to. mu nelle antichiù, nella storia e nella filologia prò- L I B A O I II. Sv5 fondamente versato richiama adesso 1' attenzion no- stra 5 voglio dire Monsig. Giusto Fontanini. In S. Da- niele luo^o situato nella Provincia del Friuli sortì i natali nel giorno 3o. di Ottobre delT anno 1666. quest' Uom singolare specialmente per la fierezza con cui battagliò in Letteratura. Francesco Fontanini e Lodovica Manzoni suoi genitori educar lo fecero nel Collegio dei Gesuiti di Gorizia ; ma egli poco con- tento dei maestri sotto i quali studiava, avendo per sorte incoittrato negli scritti del Redi, afTarmava di essere come stato richiamato a veder la luce. Dedi- catosi al sacerdozio nel 1690. ricevette gli ordini sacri, si portò a Venezia ed a Padova, dove attes3 agli studii teologici , e cominciò a dar saggio della estesa sua erudizione e del suo ingegno con la Disser- tazione De masnadis alllsque servis juxta Langobar- dorum usum, che animato dal Chiar. Apostolo Zeno stampò, aprendosi così adito alla gloria di cui era straordinariamente avido. Frattanto con la mediazio- ne di Filippo dalla Torre ottenne il Fontanini la Pre- fettura dalla ricca Biblioteca del Cardinal Renato Giuseppe Imperiali, onde 1' anno 1697. recossi a Ro- ma che fu poi il teatro delle sue imprese. Incredi- bile premura egli ebbe, dice il Fabbroni (i), per stu- diare, per farsi conoscere e per acquistar la grazia e la benevolenza dei Grandi j frequentava perciò le adunanze dei Letterati, a molto onore si recava, ss parlar poteva alcuna volta in quelle che tenevansi presso il Severoli ed il Ciampini^ e spesso visitava il Noris e il Casanatta, che figuravano, ed a b lon titolo fra i primi Letterati d'allora. Con il soccorso del Grecista Lorenzo Zaccagni studiò la lingua Gre- (i) Vita» ec. T. XIII. pag. 3o«. D* que»ta vit« ho ricivato quanto qui io narro del Fontanini. Tomo IIJ, 3 34 Storia della Letxeratura Ital. ca, e il Fabretti antiquario stimatissimo lo istruì in questa nobile facoltà, ma soprattutto coltivò la sto- ria ecclesiastica , e nell' Accademia De Propaganda die più volte saggi non indiftbrenti delle vaste sue cognizioni. Condusse il Fontanini tutta la sua vita in Roma dove insegnò eloquenza in quel celebre Ar- cbiginnasio;, e nel dar contezza delle sue opere rife- riremo ancora in succinto le serie questioni da lui avute con altri Letterati, fra le quali riuscì a lui fa- tale quella relativa ai diritti dei Romani Pontefici sopra la Città di Piacenza. L' audacia, la libertà ec- cedente e direni pur col Fabbroni stesso, la ferocia con cui sostenne questa causa , oltrepassar gli fece- ro i limiti del dovere e dell' onestà, perloccbè essen- do succeduto a Clemente XI. Innocenzo XIII. già Cardinal Conti, il Fontanini fu mandato via dal Pa- lazzo Pontificio dove abitava , e depor dovette ogni speianza di avanzamento da lui concepita , cosa die ardentemente desiderava. Sofirì egli però in pace questa grave mortificazione , e procurò di alleviare una tale ferita con lo studio e con la compagnia di dotti amici^ fincbè poi sotto il Pontificato di Bene- detto XIII. elle lo nominò Vescovo di Ancira, otten- ne un impiego onorevole ed anche l'alloggio. La Ba- silica Liberiana accolse le sue ceneri^ e colà si col- locò una iscrizione da cui rilevasi che il dì 17. di Aprile dell'anno 1786. cessò di vivere questo Monsig."" per molti riguardi meritevole certamente di encomio, ma però troppo caustico, e portato alla critica oltre misura. XVTT. XVII. Quantunque eirli fra crii Scrittori di storia 'p"rr .li-l ; (HI- i o D •"n.i ecclesiastica potesse annoverarsi^ perchè maneggiò più argomenti di questo genere, tuttavia siccome oc- cupossi nuche molto della storia civile e letteraria, così ricorderemo qui le principali opere da lui pub- L r B R o I 1 1. 35 blicate a queste diverse facoltà relative, onde non dover più ritornare su questo soggetto. Le collazio- ni ossia le dissertazioni di vario argomento nell' Ac- cademia di Propaganda lette sono i primi frutti de' suoi studii , come pur lo sono la difesa del Bea- to Giacomo della Marca dell* Ordine dei Minori ^ -il I quale era accusato di essere autore del Dialogo con- tro i Fraticelli, e l'altra del diritto dei Romani Pon- tefici contro l' asserzione dello Storico Agnello di dare il Pallio agli Arcivescovi. L'autenticità di più Diplomi dal Mabillon pubblicati , e dal Padre Ger- mon della Compagnia di Gesù messa in dubbio , ec- citò e con ragione il Fontanini a sostenere il Mona- co Benedettino , il che fece con un' opera ricca di erudizione e di cose sull' arte diplomatica , e som- mo aggradimento per questa difesa gli dimostrò il Chiariss. Mabillon , che con lettera particolare lo ringraziò. Mentre però si conciliava così il Fontani- ni la benevolenza del Mabillon _, incontrava la di- sapprovazione dei Gesuiti e dei Giornalisti di Tre- voux ; e poiché egli imprese a sostenere la storia ecclesiastica del Tillemont , vieppiù si riscaldò la guerra con i suddetti Religiosi, che trattavano il no- stro autore come Giansenista (i).I libri liturgici del- la S. Chiesa Romana dal Cardinal Tommasi dati al- la luce porsero al nostro Fontanini argomento di altra battaglia che sostenne, e il cui risultamento pubblicò egli allor quando il Pontefice Clemente XL lo con- sultò per la celebrazione del Concilio Lateranense diretto a riordinare la disciplina ecclesiastica. Presso il Fabbroni riscontrar si possono le altre produzioni del Fontanini a materie sacre appartenenti , giacché (i) Fa))broni nella cit. vita. 36 Storia della Letteratura Ital. troppo lungo sarebbe il voler parlare di tutte ; per- locchè io mi limiterò qui a ricordarne soltanto al- cune, e fra queste daremo prima luogo alla prege- vol sua fatica della edizione del Decreto di Grazia- no, da lui per ordine del Pontefice eseguita sul ma- noscritto lasciatone dal Cardinale di Torrecremata. Si accinse egli in appresso a ristampare i libri mo- rali di S. Gregorio da Zenobio da Strada tradotti ì\i Italiano, come dimostra Apostolo Zeno nelle sue annotazioni , ma questo lavoro però contar non si può fra li più pregevoli dell'infaticabile nostro Mon- signore cbe difese con calore ancbe V opinion della traslazione del Corpo di S. Agostino dall' Africa in Sardegna ; gli eruditi però non menarongli buone le ragioni da lui addotte in prova del suo argomen- to perchè le trovarono poco fondate ; finalmente ri- corderemo una sua dissertazione sul Codice latino del Vangelo di S. Marco trasportato dal Friuli a Ve- nezia , e dal Montfaucon inserita nel suo Diario Italico. xviii. XVIII. Queste sono le principali produzioni sacre Conti- na-ion*> i i t^ ^ . . ,. , -i ii r di CIÒ .he r.s-'lel montanini, ora diremo alcuna cosa delle profane. deifonlim"*^^^^^^''^ ^5^* '^ storia letteraria del Friuli e confutò le critiche fatte dal Geva alTAminta del Tasso, il che gli accrebbe la stima dei Letterati, perchè trovarono questa confutazione molto erudita e scritta con ele- ganza. Celebrità non comune poi gli acquistò l'Opera intitolata Della eloquenza Italiana dal Fontanini per la prima volta data in luce Panno 1706., e po- scia corretta e di nuovo ristampata. Apostolo Zeno armato di severa scutica rivide le bucce a questo libro, che alla classe di storia letteraria appartiene, quantunque negar non potesse che 1' Autore aveva scritto con molta copia di erudizione nel dar conto dei nostri Oratori. Ma non è a maravigliarsi se lo L I B & o IH. S7 Zeno quantunque dotato di buon carattere, cosi bru- scamente la rompesse con Monsig.' Fontanini, per- chè questi facile siccome era ad accendersi all' ira presto scioglieva le amicizie contratte ; e lo Zeno eb- be poi un altro motivo di disgustarsi con lui, perchè nella ristampa del sunnominato libro sulla Eloquen- za Italiana, Monsignore non solo non fece menzione dello Scrittor Veneto, che gli aveva comunicati do- cumenti in copia per migliorare la sua opera , ma lo pagò con ingiurie. Le antichitcì della Città d' Orta Colonia Etni- sca diligentemente e con sana critica esaminate dal Fontanini , ricevettero per mezzo suo la dovuta il- lustrazione. Nella prima parte di questa sua fatica rettifica egli molte asserzioni di antichi e moder- ni scrittori, ed interpreta non poche iscrizioni Ortfi- ne; il Poema latino poi sopra Gesù Cristo da Fal- tonia Proba nativa di Orta scritto con i versi di Vir- gilio, gli diede argomento per la seconda parte, in cui prova centra il Vossio che questa Poetessa nul- la ha di comune con V altra lodata da S. Girolanio e da S. Agostino. E quantunque i Giornalisti di Trevoux insorgessero contro quest'opera, pure l'Au- tor seppe con assai destrezza difendersi , e il Bur- manno la inserì nel suo tesoro di storie d' Italia. La famosa questione sul dominio della Sede Apostolica in Comacchio e Ferrara insorcer fece la guerra seria oltre ogni credere tra il Muratori ed il Fontanini ; ma trattandosi di soggetto politico-legale , io non mi impegno a tesserne qui la storia poco onorevole al- la memoria del secondo di questi due campioni per il modo con cui trattò V avversario , che pur meri- tava tanti riguardi (i). Solo dirò che quanto moderato , semper gravitate atque rationum pondere firmasset. „ Praeterquamquod is quiobjurgare ceteros sibi pro- ., ponit, etiam atque etiam cavere debet ne ulla in re ,, ipse labatur. Saepissime is errat in Ghronologia, ,j quaedam magni momenti leviter tangit , raro ve- ., tustiora certioraque monumenta consulit , cum „ multa expiscatus esset et surripuisset etiam, ver- ,5 ba band immutans a Gonstantio^ 'a Summonte a „ Parrinio , ac praesertim a Buffierio , qui omnes de 5, Siculis Neapolitanisque rebus scripserunt. Quid bis ,, del)eat, ingenue band aperit, fastidiose interdum di- ,j età jam repetit, aut minima sequitur , ut invidiam ,, faciat sacris hominibus ; utitur vero oratione quae ,5 etiamsi vim quamdam habeat, non est tamen pu- „ ris et electis verbis composita, soluta et aequabi- „ liter fluens ,_, fin qui il Fabbroni. Non ostante tutti questi difetti raccolse il Giannone molta gloriae si approvò questa istoria da coloro , cbe dicono dover- si tutelare i diritti del Principato contro la troppa potenza degli Ecclesiastici. I Giudici del foro Napo- letano ebbero con 1' opera del Giannone un mezzo per conoscere meglio le patrie leggi , e quelle cbe erano abolite , e quelle cbe tuttora vigevano^ o die erano o meritavano di essere conservate. La Gittà di Napoli perciò si mostrò riconoscente all'Autore, lo elesse suo ordinario avvocato e nobilmente lo rimunerò. Ma frattanto da un' altra parte gli si levò con- tro e a tutta ragione, la Guria Vescovile, e il popolo Napoletano irritato per avere egli messo in derisio- ne il miracolo di S. Gennaro, cosiccbè allorquando comjiariva in pubblico era offeso. Alcuni predicat<3ri inveirono contro lui dal pulpito, e l'Arcivescovo fui- L I B R O III. 43 minò la scomunica , perchè aveva mancato di diman- dargli il permesso di pubblicare la storia suddetta. Colpito da tante partii abbandonato dal Cardinale d' Althan che temeva anche per la propria sicurez- za , fuggì il Giannone da Napoli li 2,9. Aprile del 17^3. , e giunto a Manfredonia tra mezzo a molti pe- ricoli si imbarcò , e fece vela per Trieste dove si cal- marono al quanto li suoi timori. Passò poi a Vienna e di là scrisse una sommessa lettera in data 2-. Ottobre 1728. al Cardinal Pignatelli Arcivescovo di Napoli per chiedergli 1' assoluzione dalla incorsa censura , il che gli venne accordato ; e 1' Imperatore impose si- lenzio alla causa promossasi in Napoli contro l' Ar- civescovo che pretendevasi aver violato i diritti e le leggi del Principato con la inflitta scomunica. Frat- tanto la Corte di Roma condannò 1' opera col de- creto della Sacra Congregazione dell' Indice il gior- no I. di Giugno dello stesso anno 172.3 ; ma l'Autore si manegg^iò in Vienna presso l' Imperadore per mo- do che lo persuase di aver con l'opera sua sostenu- to con tutto il vigore le Regalie Imperiali ed altre preminenze^ così che gli venne assegnata nel 1 724. una pensione annua di mille fiorini finche fosse provve- duto di impiego. Ritornato con questo decreto da morte a vita il Giannone dimorando in Vienna, e« sercitava con molto grido la professione di Avvocato, e difejideva cause di somma importanza nel che fa- re prestò con esito felicissimo la sua assistenza a Costantino Grimaldi , ed il Van-Espen chiese a lui ajuto contro la cospirazione di potenti persone , spe- rando di trovare nel Giannone un difensore che sa- peva trattar bene quelle armi a propria difesa già da lui maneggiate. XXI I XXI. Non mancarono oppugnatori della storia del Oppugnatori Giannone, e il primo fu Monsig."^ Filippo Anastasio Sa.'"'^'''"' 44 Storia della Letteratura Ital. Vescovo di Sorrento , ma non riusci di gran polso quest'assalto^ perchè TAnastasio spinse troppo oltre la cosa e facil mente vi potè rispondere il Gian none. Comparve in appresso Ottavio Ignazio Vitaliano in iscena , quantunque concorresse egli ad assistere il Giannone nella stampa della sua storia, e criticò specialmente quella parte delP opera in cui si trat- ta della podestà esercitata dai Cancellieri di Si- cilia sui chierici ahitanti nella Casa Reale sotto i Principi Normanni e Svevi. Ma anche questa cri- tica comparve debole, e il Giannone si difese spie- gando però il proprio sdegno, essendo egli di co- stumi e di carattere aspro e duro. Tentò lo stesso guado il Gesuita Giuseppe San Felici da altri anche eccitato. ,: Qnod illa quae scripsit , sunt tota commen- „ titia et vix digna lucubratione anicularum , risu a „ prudentioribus excepta sunt „ ( così Fabbroni ). La risposta che gli fece il Giannone portava il ti- tolo di Professione di Fede scritta da Pietro Gian- j, none al Padre Giuseppe S. Felici Gesuita ec. co' „ dubbii propostigli intorno alla sua morale. 55 Sparso della più fina ironia scorgesi questo scrit- to, in cui il nostro Autore attacca ben davvicino l'Avversario, e replica molte cose già dette nella storia civile; ma non si difende dalla taccia di Epi- cureo se non dispregiando F accusa. 11 Capassi a cui fece vedere questa risposta, lo consigliò a soppri- merla per non incontrare nuovi guai: egli ( cosa rara ) si prestò allora al consiglio dell' amico , ma poi uscì stampata nel volume delle opere postume. Anche il Padre Paoli Lucchese Chierico regolare confutò il Giannone con le sue annotazioni critiche pubblicate l'anno lySi, e ad esse pur fece quest'ultimo risposta molto amara e fiera ma alquanto mitigata in appres- to a persuasione del sullodato Capassi. Nonostante LlBAoIII. 4^ tutte queste critiche, siccome la storia del Gianno- ne favoriva molto le massime dei Protestanti, tro- vò incontro grande Oltremonti, ed avendola Giacomo Olgivi tradotta in lingua Inglese, ne riportò lode ed utile non mediocre di cui fece parte anche al Giannone. Gli Scrittori degli atti degli Eruditi di Lipsia e il Menkenio specialmente, erano amici del nostro Au- tore il quale somministrò a Giovanni Capi molti documenti per arricchire la storia del Concilio La- teranense tenutosi Tanno 1725. sotto Benedetto XIII., e non lasciò mai sfuggire occasione di vibrare i suoi dardi, e di versar fiele contro i Sommi Pontefici e la Corte Romana. Passato poi il Regno di Napoli in dominio degli Spagnuoli, andarono molto male le co- se per il Giannone, perchè gli si sospese la pensio- ne accordatagli dall' Imperatore sul Regno di Sici- lia, e non ottenne dai Principi quei premii che egli sperava. Ridotto perciò in cattiva fortuna ab- bandonò Vienna 1' anno 1734. li 3o. Agosto, e fer- matosi in Venezia presso il Senatore Angelo Pisani, ricevè onori dalli Ambasciatori di Francia e di Spa- gna, e cercò intercessori perchè lo ajutassero a rien- trare nel Regno di Napoli. Inutili però riuscirono i passi dati dai suoi amici P Ippoliti , il Cirillo , il Galliani ed altri presso S. M. il Re Carlo, pej-chè questi non voleva disgustare il Sommo Pontefice; e perciò il Giannone deliberò di fissare la sua sede in Venezia, confortato a ciò ancora da alcuni di que* Senatori. Ma la cattiva fama procuratasi colla sua mordace e, diciamlo pur francamente, irreligiosa penna , gli suscitò contro aspri nemici al che fare non piccola parte v' ebbero i Gesuiti, ed arrestato Tanno 1735. adì i3. di Settembre mentre sortiva dal- la casa delT Avvocato Giuseppe Terzi, andar dovei- 46 Storia della Letteratvra Ital. te in esigilo. Si ricoverò egli allora sotto finto nome a Motiena , e vi rimase più di 40. giorni,, e frattanto il Pisani gli mandò soccorso e gli spedì li suoi scrit- ti che aveva ricuperati e poche mobiglie. Neil' Ot- tobre passò a Milano , ed ivi la Dama Trivulzio e variì Letterati Milanesi lo accolsero e lo trattarono con splendidezza. Ma il Re di Torino che allora comandava anche agli Stati di Milano, ordinò che fosse esigliato da tutti li suoi Domimi, e perciò il povero Giannone determinò di andare a Ginevra come fece, invitatovi anche dal librajo Busquet che gli promise premii e vantaggiosi partiti, se avesse intrapresa una nuova edizione delle sue opere. Conhnuazione ^^H- Fatto cgll più insolcute cd ardito conver- deiie vicende del sando con ffll Erctici, sì determinò di pubblicare al- tianiione. «^ ^ i tra sua opera del Triregno cioè del regno terreno , celeste , e Pontificio , della quale lo scrittore della sua vita^ Leonardo Panzini diede un lungo estratto molto disonorante per 1' Autore. ^, Tum enim co- „ gnitum est Jannonium a se ipso , a christianis in- ,, stitutis atque a sua dignitate defuisse. Turpiter 5, ubique errat, dogmata omnium gentium catholica- ,, rum confirmata consensu convellere voluisse vi- „ detur : omnino nihil fieri poterat miserius^ nihil „ perditius , nihil foedius ,^ (r). Fi;5ittanto mentre preparava egli in Ginevra V e- dizione della sua storia tradotta in lingua Francese da M. Rochat , un Ciamberlano del Re di Sardegna per nome Giuseppe Guastaldi se gli finse amico, e lo invitò ad andare a celebrare la Pasqua in un vil- laggio Cattolico detto Vena distante tre miglia cir- ca da Ginevra nella Giurisdizione del Re sudetto. Il Giannone vi andò col proprio iiglio ; ma alla sera ( I ) P'aliliroiii vit. cit. Libro III. 4? quando stava per coricarsi in letto, venne in sos- petto di essere tradito dal finto amico , il quale in fatti lo fece arrestare in quella stessa notte e lo di chiaro prigioniere del suo Re. Ognuno può immaginarsi quale fu la sorpresa e la giusta collera in cui mon- tò il Giannone per un tratto così infame; ma si calmò poi , e tradotto nella Rocca di Miolano seppe sostenere con fortezza 1' avversa fortuna ben però da lui meritata. Ottenuti dal Senato di Ginevra li suoi scritti e libri , sollevavasi nella solitudine della carcere tra- ducendo la storia di Tito Livio in Italiano e com- ponendo varie altre cose , fra le quali merita di essere rammentato il Commentario delle sue vicen- de che riesce sempre gradito a leggersi . Quan- tunque fosse incarcerato per le massime da lui es- poste in materia di giurisdizione ecclesiastica, pu- re non cessò di scrivere contro i Pontefici ^ e fece presentare al Re di cui aveva già implorata la clemen- za , uno scritto per comprovare il gius che han- no i Sovrani del Piemonte di nominare alle prime cariche ecclesiastiche nei loro stati. Gradi il Re questa scrittura , e fece perxjiò tradur il prigioniero nella Cittadella di Torino; e si diede la libertà al figlio che finora era stato compagno della sventura paterna. Se dee prestarsi fede ( cosi Fabbroni ) a Gio. Battista Preverio prete dell' Oratorio , ottenne egli di avere un colloquio col Giannone per con- vertirlo come fece; e in prova si pubblicò la sua ri- trattazione riportata per intiero dal Fabbroni (i), sul- la quale disputossi e disputasi tuttavia se fosse det- tata da vera Religione o da altri motivi. Allorché in conseguenza di questa ritrattazione venne assoluto (i) Vita cit. pag. i3i. e se^ 48 Storia della Letteratura Ital. dai Sacri Inquisitori, provò un trattamento più dolce, ottenne il permesso di ricevere visite^ e da queìl' epoca in avanti sembrò che si dilettasse di leggere la S. Scrittura in cui tutto diceva egli , è santo e spira Religione. Nei tredici anni che restò prigio- ne quattro dei quali li passò a Ceva per la guer- ra del i74i'3 mostrò sempre molta costanza e for- tezza d' animo questo Scrittore; desiderava egli però ognora di sapere quale era il giudizio degli uomini e temeva quello della posterità in proposito della sua Religione. Meditavano inlatti i più celebri Teo- logi Romani di pubblicare una critica della storia suddetta migliore di quella del S. Felici : e compar- vero due lavori uno di Gio. Antonio Bianchi, l'al- tro di Gio. Andrea Tria , ma ambedue deboli j ne' corrispondenti in conto alcuno .illa importanza del- la cosa. Soddisfece il Giannone a tutti i doveri di Religione, allorché mori d'anni 72. nel 1748. il dì 16. Luglio di un male di petto „ Media fuit statu- „ ra, subnigro colore , facie oblonga, oculis venustis „ et acribus , et in universo corpore , ut et in „ motu, omnique actione dignitatem quamtlam prae- „ setulit 5, . Il suo carattere di non voler senti- re opposizioni , portato all' invidia ed a dir male degli altri e specialmente dei Preti e dei Frati, gli procurò pochi amici e pochi lo compassionarono nelle sue sventure 5 amò però sempre i proprii parenti e la patria, e sospirava sovente per esserne stato esigliato. Un supplemento alla storia di Pietro Giannone pubbli- cò nel 1778. aNapoli(i) il Giureconsulto Carlo Pecchia, ma questo propriamente dir puossi piuttosto una storia (i) Ecco il titolo dell'opera: Storia riv.le e politica del Regno di Ktpoli «li Carlo P»ccltia da servir» di lupplimento a quella di Pietro Gian* nona 40 Napoli 1778- Nella itaraparift Kaicnondiiiiana Tomi du«. Libro III. ai) della Giurisprudenza in generale e poi della Napoleta- na in particolare 5 giacché il primo volume ci offre in compendio la storia del governo e delle leggi de' Romani, de' Goti e de' Longobardi^ e quella del go- verno e delle leggi de' Normanni e degli Svevi con- giuntamente all' orig^ine della cosi detta Gran Cu- ria. Argomento del secondo poi è 1' origine ed il progresso de' Feudi in Francia, in Lombardia , in Ger- mania, in Inghilterra, e nel Regno di Napoli; tal- ché r Autore ha cosi inteso di render più comple- ta la storia famosa del Giannone, il quale non si impegnò a trattare estesamente gli articoli che svi- luppò il Pecchia. XXin. Al Conte Francesco Beretta di Udine do-,, ^i^^"-. Altri Storici ])ar- vettero il Muratori e il Padre Bernardo de Rubeis ticoiari, non pochi documenti risguardanti il Friuli da essi pubblicati , e di lui abbiamo anche alle stampe la Patria del Friuli descritta ec 1753. (i).l Reggio di Lombardia trovò nel suo Concittadino Padre Abate Cammillo AfFarosi uno scrittore della propria storia corredata dei richiesti monumenti e condotta sino all'anno 1264-5 di cui i Giornali d'allora parlarono con lode. Né questo solo lavoro ci lasciò egli che nato nel 1680., ed entrato nell'Ordine Benedettino fu dal cel. Abate Bacchini ascritto all'Accademia ecclesiastica da lui istituita nel convento di Mode- na. Ma scioltasi questa nel 1709. l' AfFarosi passò al Monastero di Reggio, l'Archivio del quale ricco sic- come era di antiche pergamene egli ordinò; e con ■■ ''' questo valido soccorso scrisse la storia di quel con- vento detto di S. Prospero, e la pubblicò in due parti l'una nel 1733. e l'altra nel 1737. Il ragione- (i) Mazzncchelli, Scrittori ec. T. II. parte IL pa^'. gtg. Tomo III. 4 5o Storia della Letteratura Ital. voi dubbio da lui promosso, se S. Prospero Vescovo di Reggio sia lo stesso che quello di Aquitania , in- contrò delle opposizioni, che l'Affarosi procurò di dissipare con alcune osservazioni di un Anonimo Reg~ gia?io da lui in seguito stampate. Godette egli credi- to grande nella sua Religione in cui sostenne cariche luminose, fra le quali quella di Presidente generale della sua Congregazione, e cessò di vivere alli 19. di Novembre del 1763. in Reggio, dove risiedeva negli ultimi anni della sua vita (1). Un ristretto della storia di Mantova dalla sua fon- dazione sino al 1749. stampato sotto il nome di Fio- retto fu opera di Federigo Amadei morto nel 1748» che lo ricavò da una voluminosa cronaca da lui rac- colta, e ci diede poi anche un'apologia del troppo famoso Pietro Pomponazzi Mantovano accusato d' ateismo (2). La Repubblica letteraria conosce il pre- gio della edizione dello storico Calabrese Gabriele Bario Frate Francescano fatta da Tommaso Aceto nativo di Tigline nella stessa Provincia, il quale prepose una dotta prefazione all' opera del Bario intitolata de antiquitate et situ Calahriae divisa in cinque libri di erudite note da lui arricchiti ; ab- biamo poi dello stesso Autore un lavoro che fece congiuntamente ad altri Letterati , cioè le note alle vite dei Romani Pontefici scritte da Anastasio Bi- bliotecario (3). XA'IV. Il copioso numero di scrittori di storie par- Aitri Storici, ticolari mi obbliga ad esser breve nel ricordare le varie loro produzioni, che però hanno , alcuue per un motivo, alcune per l'altro, quasi tutte il loro pregio. E (i) Gli «i celebrarono solenni esequie con orazion funebre. ( Tirabcs- chi Bibl. Mo,• -^ ^ > in n • »!• foro. la Citta, dove mori nel 1800. d anni 79. A lui dobbiamo gli annali della storia patria dopo la sua morte pubblicati , e più dissertazioni sopra diversi argomenti storici ed eruditi , delle quali chi amas- se di aver notizia , può consultare i Nuovi Saggi scientifici dell' Accademia di Padova , di cui era socio (i). L'Avvocato Luigi Bramieri ci diede 1' elo- gio del Prevosto Cristoforo Poggiali originario di Faen- za, ma nato a Piacenza nel dì 27. Dicemdre 1721. e morto di 90. anni nel 181 1. (2), uomo benemeri- to assai della storia civile e letteraria Piacentina, maestro di belle lettere in quel Seminario Vescovi- (1) T. I 1817. pag- XXIV. XXV. (a) Ulcgio atjmputo n«l itìii. a Piacenz» . L I B R O I II. O9 le, indi Prevosto di S. Agata dove andò nel 1754- Si dedicò egli da prima seguendo le orme dello sto- rico Canonico Pier Maria Campi, a raccogliere le memorie spettanti alla Chiesa di quelP antica Città, indi si occupò a ripurgar dalle favole la storia pa- tria, e la ricompose in dodici volumi, che dal 1757. al 1766. videro la luce a spese di varii Signori Pia- centini , i quali con gran lusso la fecero stampare . Dai più remoti tempi in cui come Colonia Roma- na figura negli annali del mondo la Città di Piacen- za, comincia la storia del Poggiali che si protrae si- no alla estinzione della linea maschile dei Farnesi; buona critica, stile franco e disinvolto vi si riscon- trano, perlocchè i Giornali Italiani la encomiarono, e il difficile Lami ne restò contento ; e se 1' Auto- re avesse potuto visitare un archivio dei più ric- chi in carte antiche di Piacenza , il suo lavoro acquistato avrebbe anche maggior pregio. Ebbe pe- rò questa storia dei contradditori , ed uscirono da prima alcune lettere familiari sotto il finto nome di Giuseppe Andreucci ma con troppa as- prezza dettate^ nelle quali si trova di che dire specialmente per avere il Poggiali contraddetto a se stesso ragionando del summentovato Campi; ma a queste ed altre critiche in esse lettere contenute fu risposto per le rime nel Tomo XII. delle Memorie per servire alla storia letteraria che si stampava- no allora a Venezia. Riconobbe tuttavia l'Autor no- stro! la ragionevolezza di non poche altre difficoltà da varii Scrittori fattegli, e sincero siccome era, ed amante soltanto di trovare il vero, preparò mol- te correzioni e giunte alla suddetta sua storia, le quali però non videro la luce. Ci diede egli inoltre le Memorie intorno alla vita ed agli scritti di Lo- renzo Valla che si ritiene Piacentino di origine, ed 70 Storia della Letteratluia Ital. ilhìstrò la storia letteraria di Piacenza (i), e al dir del Bramieri molti degli articoli di quest' opera del Pos^giali per la copia dei lumi e per la giustezza ilei criterio hanno non poco pregio , ma altri però ve se ne incontrano i quali abbisognano di emenda- zione. . . Di carattere portato all' irascibile era il nostro Au- tore 5 ma presto si ricomponeva alla quiete, e rico- nosceva di avere oltrepassato i limiti della modera- zione; nel conversare, era ameno, con facilità canta- va nello stile del Berni ; ma quasi tutte le sue com- posizioni andarono smarrite , se se ne eccettuino i proverbii , motti ec. del popolo Piacentino dal ver- nacolo recati nella Toscana favella in tanti distici per opera del Poggiali, il quale nell' età senile, on- de alleviare la noja , andavasi aggirando per la Cit- tà, e li raccoglieva dalle bocche delle donne e de- gli uomini della plebe. XXXIII. Proseguendo noi a dare le notizie degli xxxin. Alni Storici Autori di storic particolari, ricorderemo qui di volo panico ari. |^ mcmoric della discendenza della nobile famiglia Taccoli divise in tre grossi volumi in foglio stese dal Conte Niccola Taccoli di Reggio in Lombardia , che morì nel 1768. mentre era Priore della Chiesa di S. Giacomo Maggiore in detta Città^ di cui a lun- go trattasi in quest'opera ricercata assai, per la co- pia dei documenti in essa contenuti , ma che però è indigesta , manca di buona critica e di indici ben fatti , mancanze che ne rendono men comodo e si- curo l' uso (2). Accenneremo pur brevemente la sto- ria del Gran Ducato di Toscana scritta da Riguc- (i) Il libro ha per titolo ,, Memorip per la storia letteraria di Piacen- za'ivi ap. Niccolò Orcèfi 1789. -, (2) Tiraboschi Bibl. Mod. T. V- pag. 161. L I B II o 1 1 1. 71 CIO Galluzzi di Volterra mancato di vivere nel 1801., la quale comincia prima del Governo dei Medici ed arriva sino alla morte accaduta nel 1737. di Gio. Gastone ultimo della linea di questa illustre fami- glia. Varia opinione portarono i Dotti su questo la- voro del Galluzzi, lo stile di cui alcuni criticarono per errori di lingua e di sintassi, altri dissero ner- voso e preciso qual si conviene ad uno Storico; ma un difetto di importanza venne in quest'opera co- munemente riconosciuto^ cioè di mancar in più luo- ghi alla verità, e risvegliaronsi poi anche singolari clamori contro l'Autore per parte di varie Corti d' Europa alle quali mancò il Galluzzi dei ben dovuti riguardi, non avendo nemmeno risparmiato la stes- sa Casa de' Medici (i). Ben diverso dagli Storici testé nominati ci si presenta il Chiar. Padre Affò Mino- re Osservante nato in Busseto nel Ducato di Parma nel i74i' 6 morto nel 1797. Egli ebbe ingegno at- tissimo a tutto; coltivò con successo la poesia, ma il suo genio lo portò singolarmente allo studio del- la critica , della storia , e della biografia in cui val- se moltissimo come dimostrano tante sue stimabili produzioni. Viaggiò per quasi tutta l' Italia , visitò Archivii e Biblioteche _, trascrisse manoscritti e com- pilò notizie di ogni sorta, la cui mercè potè animosa- mente inoltrarsi nelle più difficili ed intralciate qui- stioni^ ed uscirne con felice successo. Pubblicò la storia della Città e del Ducato di Guastalla co- me pure quella della Città di Parma ove era Bi- bliotecario della Ducale Biblioteca dopo il Paciau- di ; questa storia giunge solo all' anno i346. essen- do rimasta imperfetta per la morte dell' Autore. Es- sa è scritta con aggiustatezza , con critica e verità , (i) Cardella. Compen. della stor. della Leila Letter. T. III. pag. 366. '7-2 Storia della Letteratura Ital. desiderandosi soltanto negli ultimi volumi uno stile meno negligentato. Le sue opere più pregiate nulla di meno giudicansi Le Memorie degli Scrittori e Letterati Parmigiani e diverse vite di santi , e uo- mini illustri tanto del suo paese quanto stranieri , in tutte le quali produzioni si incontra somma dot- trina, raro giudizio, e non volgare erudizione (i). Più speciali notizie del Padre Affò raccoglier si possono dair elogio scrittone dal Padre D. Pompi- lio Pozzetti 5 arrichito di copiosissime note dall' Av- vocato Luigi Bramieri (2) ; io ricorderò qui soltan- to alcune altre produzioni del nostro Autore, che non debbono essere dimenticate, la prima si è il Dizionario precettivo critico ed istorico della Poe- sia volgare stampato nel 1777. a Parma, in cui mo- strò il suo buon gusto in poesia e rese un distin- to servigio all'Italiana Letteratura, col dare una nuo- va edizione dell'Orfeo d'Angelo Poliziano restituito con l'ajuto di ottimi Codici alla genuina lezione (3). Nella raccolta delle monete e zecche d'Italia del Zanetti (4) trovasi la illustrazione delle zecche e delle monete dei Principi Gonzaghi che signoreggia- rono fuori di Mantova. Con molta chiarezza svilup- pa il Padre Affò in questo suo scritto 1' intralciato argomento ; e dimostra con sicuri documenti 1' esi- stenza di varie zecche quali furono quelle di Sab- bioneta, Pomponasco, Bozzolo e di altri luoghi di quei (i) Cardella Giuseppe Compendio della storia della bella Letteratur» T. m. pag. 333. (2) Stampato a Parma nel j8oa. da Gozzi. (3) Mentre io stendeva questo articolo^ il Chiar. Signor Prof. Angelo Pez7,ana Ducale Bibliotecario in Parma ha pubblicato una estesa vita del Padre Affò^ in cui cronologicamente sono disposte le notizie di questo in. signe Scrittore^ e in fine trovasi un esattissimo elenco delle opere tanto edite che inedit» del medesimo j le quali ascendono a h«n CXXI (4) T. III. L I B R O III. 73 contorni oltre la zecca Guastallese che era la prin- cipale. L' erudizione sacra e profana e le Lelle arti ricevettero pure da lui non poche illustrazioni , e l'opuscoletto in cui descrive le pitture a fresco del Correggio scoperte in una camera del Monastero del- le Monache di S. Paolo in Parma, è un bel monu- mento delle sue cognizioni non solo ma dell'ameni- tà e vivacità del suo stile. XXXIV. Di due Scrittori di storie particolari che xxxiv. T • ^1 Ir»/ li Ij- 1 Seguono altri mancarono di vita 1 uno nel 1704. e 1 altro nel storici partico- 1786. leggesi un breve articolo nel Dizionario degli ^"** uomini illustri (1), il primo dei quali fu il giovane Francesco Antonio Grimaldi Napoletano, che ci die- de gli annali del Regno di Napoli in cui trovansi ingegnosamente disposte le notizie tutte alle patrie antichità spettanti , alle costumanze ed alle leg- gi non che ai fatti piìi interessanti della storia patria; e se questo Autore avesse avuto più lunga vita, il So- vrano Ferdinando IV. destinato lo aveva a coprire impieghi luminosi. Di Gio. Battista Rota Cavalier Bergamasco secondo degli accennati Scrittori par- lano con lode il Tiraboschi , il Zaccaria e 1' Abate' Serassi. Questo erudito Signore raccolse copiosi mo- numenti relativi a Bergamo , illustrò alcuni dei mi- gliori fra i nostri Autori, e scrisse con leggiadria di stile. Oltre la storia rimasta inedita della sua Patria, e che meriterebbe la luce , abbiamo di lui una dis- sertazione sulP origine di Bergamo , ed un' altra so- pra un marmo del Museo Veronese in cui contrasta un' opinione del Marchese Maffei ; come pure si stamparono per opera sua le rime di Monsig.*" Gio- vanni Guidiccioni e della Marchesa di Pescara Don- na Vittoria Colonna, congiuntamente alle vite di que- (i) T. Vili. pag. 93. T. XVII. pag. ai4. Edizion. di Bassano 1756. y4 Storia della Letteratura Ital. sti due illustri soggetti dal Rota con giusta critica e con diligenza scritte, e premesse ad una nuova edizione che ei fece di dette rime. Se il celebre Giureconsulto Niccola Vivenzio nato in Nola l'anno 1742. nel Regno di Napoli non aves- se sempre occupato cariche civili, e non avesse dovu- to stendere scritture alla sua professione appartenenti, delle quali alcune ne pubblicò, che tolsero non pochi abusi in quelle belle provincie radicati specialmen- te rapporto ai feudi , sarebbe egli riuscito il più ca- pace per comporre una storia delle due Sicilie in ogni sua parte perfetta. Nel saggio che ne die alle stampe col titolo delle antiche Provincie del Regno di Napoli, e loro governo dalla decadenza dell' Im- pero Romano in fino al Re Manfredi , e che ab- braccia tanto la parte civile quanto la politica del- la storia di quel Regno, incontrasi buona critica e ci lascia desiderare la continuazione di un' opera co- sì interessante (i). A questo Napoletano un altro ne congiungeremo, Demetrio Nava cioè di Reggio in Calabria, dove sorti i natali nel ii^^ò. e morì poi Canonico di quella Metropolitana nel 1817. Le sue produzioni storiche non erano , allorché mancò di vita, pubblicate colle stampe , ma godevano di non comune riputazione e meriterebbero al dire del suo Biografo l'onor della stampa (2). Esaminò egli la più remota storia dei Reggini e rischiarò un punto prin- cipale della medesima, comprovando con più testi- monianze quanto avevano proposto il Mazzocchi ed il Martorelli, cioè che dalla Magna Grecia alla Gre- cia Orientalo si propagassero le scienze. La storia (i) Galletti Elogio flcl Vivenzio citato nella Biografia del Regno ili Napoli T. VI. ivi 1819. (2) Bi.i/jafia citata T, VL Libro III. 75 ecclesiastica di Reggio porse inoltre al Canonico Na- va argomento per alcune dissertazioni, nelle quali corresse varii errori del Barrio^ dell' Ughelli , del Baronio e del Mabillon sui Vescovi di quella Metro- politana , e ci diede tutte le notizie risguardanti quell'insigne Capitolo ; né meno versato mostrossi il nostro Autore nella storia patria , e raccolse tutti i fatti memorabili accaduti in Reggio dai tempi più remoti sino ai nostri ; anclie l'Agricoltura poi, la Fi- sica e la Giurisprudenza lo occuparono , e in tutte queste facoltà lasciò egli qualche saggio del suo sapere. XXXV. Celebrità maggiore però dei due sunno- q^J^^Jq .^^^ minati scrittori acquistò il Canonico Rosario De Gre- Rosario^ Frizzi gorio Palermitano di cui abbiamo l' articolo nella Biografia Siciliana (i), scritto da Giuseppe Emanuele Ortolani, articolo che mi servirà di guida nel dar notizia di questo Storico. Nato egli nel 1753. e dedi- catosi agli studii ecclesiastici fece in essi progressi così rapidi, che si meritò la Cattedra di Teologia nel Seminario di Palermo, al quale oggetto compose un corso di lezioni teologiche che venne accolto con plauso. Eletto poscia Canonico di quel!' inclita Città e fattosi compagno di studio del Chiar. Mon- sig."^ Airoldi, questi lo eccitò a continuare la Biblio- teca Sicula del Caruso e riempiere il vuoto dell'epo- ca Araba. Conosceva già il De Gregorio fondatamen- te la lingua Greca ma non l'Araba; ciò nulla meno dotato siccome era di sommi talenti , si accinse a imparar come fece questa lingua , e pubblicò tutti gli originali degli Scrittori Arabi, che trattano del- la Sicilia, con la traduzione latina a fronte, indi le iscrizioni Cufico-Sicule esse pur tradotte , alle quali versioni congiunse due dotte dissertazioni sulla let- (i) T. III. Napoli i3i8. 76 Storia della Letteratura Ital. teratura degli Arabi. Queste fatiche procurarongli gran fama, e dopo la morte del Blasi di cui si parlò, il Sovrano lo elesse per Regio Storiografo della Si- cilia premio ben da lui meritato, poiché oltre le ac- cennate opere , rendette più ricca la Biblioteca sto- rica del Caruso sunnominato , pubblicando tutti gli Scrittori classici e contemporanei che narrarono le geste dei Re Arragonesi, e così le opere del De Gre- gorio rendonsi necessarie a chi vuol pienamente co- noscere la nostra storia , e considerar si possono co- me un' appendice quanto mai importante alle insi- gni fatiche del Muratori. Per amor di brevità om- metto qui alcune altre minori produzioni dell' Autor nostro, e mi limito a dir alcuna cosa della sua In- troduzione allo studio del diritto pubblico Siciliano da lui insegnato nell' Accademia di Palermo. Filoso- fia, erudizione e criterio singolare spiccano in que- sto bel lavoro del De Gregorio scritto con eleganza di stile , talché leggesi con piacere, e specialmente poi nelle sue osservazioni sulla storia di Sicilia che for- mano il seguito della citata introduzione , dimostrò il suo ingegno con 1' esattezza del raziocinio, con le adattate ricerche diplomatiche, e con li savii giudi- zii da lui proferiti su gli Scrittori di Storia e Giu- risprudenza Siciliani. A lui devesi pure la scoperta della falsità del Codice Arabo Siculo del Maltese Aba- te Velo , scoperta dal De Gregorio al Pubblico co- municata con lo stampare alcune lettere sotto il fin- to nome di Vaillant, nelle quali viene smascherata la solenne impostura. Ottimo carattere ebbe il De Gregorio^ che mancò ai vivi con dolore universale in buona età l'anno 1809. ® ^ <^^" venne innalzato un busto in marmo con analoga iscrizione. Godette e meritamente la stima de' suoi Concittadini e degli Scienziati il Dottor Antonio Frizzi Ferrarese che Libro III. 77 mancò di vita in età d' anni 64. alli 29. di Settembre del 1800.5 dopo di aver sostenuto in patria prima la carica di Uditor di Legazione del Ghiar. Ab. Gio. Battista Passeri, che gli infuse F amore della erudi- zione, indi quella di Pro-Segretario della Gongrega- zione delle acque procuratagli dal suo amico il Dot- tor Barotti che era primo Segretario, ed a cui poi succedette nel 1781. Quantunque occupato il Frizzi continuamente in affari totalmente estranei all' ame- na Letteratura, tuttavia la coltivò con frutto, ed al- trove ricorderemo i suoi meriti come poeta^ limitan- doci qui intanto a far brevemente parola delle sue Memorie per la Storia di Ferrara che è la miglior produzione in prosa sortita dalla sua penna (i), i cui primi quattro volumi stamparonsi vivente l' Autore , e l'ultimo uscì soltanto alla luce nel 1809. La cri- tica più sana, l'ordine delle idee , la chiarezza dello stile, e la sincerità con cui il Frizzi estese quest' opera, la rendono per ogni riguardo interessante ed utile ancora per conoscere la storia di tutta l'Ita- lia. Dai più remoti tempi cominciò egli il suo lavo- ro, e lo condusse sino all'epoca infausta dell'anno 1796., ma la morte gli impedì di aggiungere come aveva promesso, non poche appendici , con le quali illustrar voleva ogni ramo di storia patria^, civile, ec- clesiastica, politica e letteraria. Aprì egli inoltre in Ferrara l'Accademia degli Argonauti, di cui formò le leggi, e venne ascritto a diverse delle Accademie Italiane e ben meritamente , giacche era egli dota- to di profonde cognizioni scientifiche , le quali però nascondeva con somma modestia accompagnata da (i) Pubblicò anche separatamente le Memorie delle due illustri fami- glie Ferraresi Bevilacqua ed Ariosti. 7^ Storia della Letteratura Ital. più altre virtù che lo rendevano a tutti amabile (i). XXXVI. XXXVI. Un diffuso elogio del Marchese Giuseppe se Giuseppe^VisTRo velli Comasco ci diede il Conte Antonio Cerati (2), Stri ftor'ic/^ ^"^ ® ^^ ^^^^ apprendiamo che quel Cavaliere faticò as- sai per compilare come fece , la storia della sua Pa- tria 5 di cui il Tiraboschi inserì nel Giornale di Mo- dena un vantaggioso estratto. Sali il Rovelli ai tem- pi più remoti e condusse il suo lavoro, che chia- mar puossi politico-letterario-ecclesiastico, a tutto il secolo XVIII. anzi sino al 1803.; Como perciò dir si può quella Città in Italia che abbia il vanto di possede- re una storia la più compita delle proprie vicende stesa con critica, con erudizione e sufficiente pu- litezza di stile ; e siccome quella Città figurò assai nelle età trascorse, così la storia del Rovelli giova non poco a conoscere quella dell'Italia intiera, e le due dissertazioni specialmente dall' Autor premesse ai due primi volumi , nelle quali si sviluppano le epoche più remote, vengono dal Cerati giudicate per ogni ri- guardo pregevoli anche per l'importanza dell'argomen- to in esse maneggiato , che è un quadro compito dello stato delle Provincie di Lombardia dei tempi di Carlo Magno e dei susseguenti Imperatori. Seppe l'Autore trascegliere ed ordinare bene i fatti, purgare da tan- te inverosimiglianze le azioni dei popoli dei bassi tempi, e nel ragionare sulle vertenze fra la Podestà ecclesiastica e secolare , riuscì a tenere in equili- ])rio la bilancia^ onde non offendere la verità, né inciampare in altri scoglii pericolosi . Questa sola opera pubblicò il Rovelli^ ma bastò essa per caratte- rizzarlo come uomo dotto in questa facoltà,' e me- ritevole perciò di essere fra gli Storici Italiani par- (i) Biogr. univ. T. XXII. pag. 296. (2) Parma iJliD. LiBRoIII. 79 ticolari con onor registrato , e ciò tanto più egli meri- tò in quanto che congiunse al sapere somma Religione ed insigne pietà ^ che rincrescer ne fece maggiormente la perdita accaduta sul cominciar dell' anno 1814. Dimenticar qui non debbonsi le notizie storiche della Città di Mantova con buona critica e con uno stile adatto scritte da Gio Battista Visi Mantovano ; ed è a dolersi soltanto che queste divise in due Tomi non giungano che al 11 83. e che manchi il Codice diplo- matico promesso dall'Autore. Il Cav. Tiraboschi sti- mava assai il Conte Gio. Roberto di Annibale Pappafa- va patrizio Veneto , il quale pubblicò il Dizionario compilato dall'Abate Patriarchi di lui amico, e poscia scrisse e stampò due dissertazioni sulla celebre fami- glia Carrarese, e intorno alcune altre cospicue Case d' Italia che con quella contrassero parentela (i) . Più distinta menzione merita per ogni riguardo il Con- te Giacomo Filiasi , in Venezia e non in Mantova , come alcuni scrissero , nato da Antonio di antica famiglia originaria di Padova e dalla Contessa Ma- ria de'Bassanesi (2). Occupatosi con tutto lo zelo il Conte Jacopo nelle ricerche delle antichità patrie, die in luce nell' anno 1772. un saggio sui Ve- neti Primi diviso in due volumi, che poi fu seguito dalle Memorie Storiche de' Veneti Primi stampate nel 1796. in otto tomi. Infinite ricerche, confronti di ogni specie e nojose discussioni gli costò questo gran- de lavoro, in cui procurò di presentare una vera e giusta idea della situazione della Repubblica Vene- ta sino al X. secolo in tutti gli aspetti considerata; e vi riuscì per modo che, come aveva ottenuto per la prima opera il suffragio dell' illustre Cav. Tira- (i) Meschini, Della Letter. Veneta nel sec. XVIII. pag. 145. (2) Il Conte Filiasi coltivò anche lo scienze naturali ( V. il T. I. di «jiiciia storia pag. 47'* ) 8o Storia della Letteratura Ital. boschi , così per questa ottenne gli elogi dell'Agliet- ti e meritamente, poiché quest'opera è stesa con ogni diligenza, con giusta critica e con imparzialità, onde l'Autore non cerca che la verità, e perciò mostrasi ognora cauto nelle sue induzioni ; sarebbe soltanto a desiderarsi che questa edizione non riboccasse di errori di stampa il che avvenne per trovarsi lonta- no da Venezia il Conte Pillasi allorché stampossi la suddetta sua opera. Illustrò egli inoltre la storia commerciale di Venezia con le sue ricerche storico^ critiche sulV opportunità delle Lagune Venete per il commercio stampate nel i8o3. rendendo così un nuo- vo servigio alla sua Patria , a cui una tale storia fa molto onore (i) . Una vasta e compita storia di Mi- lano si accinse a scrivere il Cav. Carlo de' Rosmini Roveretano di cui si parlerà altrove più a lungo , e vi si occupò egli incessantemente dal i8i5. sino al- la sua morte avvenuta per fulminante colpo di apo- plessia nel 1827. Il Sig. Conte Don Giacomo Melle- rio munifico protettore delle belle arti e dei buoni studii, stimolò 1' Autore e lo incoraggiò a così fati- cosa impresa che vide la luce nell'anno 1820. in quattro voluminosi tomi corredati di molte tavole in rame, rappresentanti antichi monumenti spettanti al- la detta Città, e che somministrarono argomento di dotte illustrazioni al Chiar. Sig. Dottor Labus da lui aggiunte in fine dell' opera. Dai tempi che precedet- tero Federico Barbarossa nel 11 Sa. comincia que- sta storia e procede sino a quelli di Carlo V. nel (t) Moschmi, della Letter. Ver», nel secolo XVIII. T. II. pag. lyS. e «eg. Nair anno 1792. si stampò a Guastalla una dissertazione del nostro Autore sulle vie Romane che passavano per il Mantovano ( ivi pag. 180. ). Da quanto dice il Moschini pare che il Conte Filiasi avesse preparata una ristampa delle tue Memorie sui Veneti , ma io non so se poi sia stata ese- guita. L I B R o III. 8i i535. (i). I giornali Italiani, il Monitore di Francia, e la Revue Encyclopedique di Parigi parlarono con lode di tale opera di lunga lena , ma non sfuggi es- sa la critica ; e mentre esatta si riconobbe, imparzia- le , e scritta con rapido e chiaro stile, soggiacque a minuto esame non sempre ad essa favorevole, poiché si giunse per fino a dirla libro pericoloso alla Reli- gione^ alla Politica ed al Principato (a). Ma il Chiar. Autore ben conscio a se stesso di quanto aveva scrit- to, e noto già a tutta Milano per la saviezza della sua condotta, nulla curò queste critiche, ed anzi vieppiìi animato dagli encomii generalmente ricevu- ti, continuò il suo lavoro conducendolo sino all' an- no 1740. in cui ascese al Trono dei Cesari P im- mortale Maria Teresa ; ma la repentina di lui mor- te ha finora defraudato il Pubblico dal poter con- tinuar la lettura di questa storia, che però , si spe- ra, vedrà la pubblica luce. . XXXVII XXXVII. Se copioso numero di Italiani Scrittori Scrittori di sto- di storie particolari delle nostre Provincie abbiamo "^^fi^J'JJ^^'^^^^' noi registrato , scarso anzi che no vedremo esser "' ««ere. quello degli Autori nostri che a stendere impresero storie generali o di altre Nazioni , il che forse derivò dalla abbondanza e dal valore di tali opere già nel se- colo passato comparse nel mondo letterario. Il Gav. Tiraboschi noverò fra i viaggiatori Italiani del secolo XVI. un Antonio Manuzio fratello del celebre Pao- lo ; ma un altro dello stesso nome e cognome ne ricorda il Foscarini nella sua storia della Letteratu- ra Veneta riportato poi anche dal Chiar. Meschini (3), (i) Gazzetta di Roveredo Giugno 1827. art. Necrologia. (a) Antol. di Firenze mese di Novemlire e Dicembre 1827. p. iSg. do- rè li citano tre lunghi discorsi intorno a quest' opera diretti al solo inten- dimento di lacerarla. (3) Della Letteratura Veneta nel secolo XVIII. T. II. pag. a35. Tomo III. 6 82 Storia della Letteratura Ital, e del quale io credo bene di dover dar conto ai miei lettori, considerandolo come storico, sebbene non pubblicasse colle stampe li suoi viaggi. Partito da Venezia Antonio Manuzio alla metà del secolo XVII. in età d'anni 14. visitò l'Oriente, ed al co- minciar dello scorso secolo mandò alla patria un'ope- ra voluminosa, in cui diligentemente descrisse le azio- ni dei Re Mogoli cominciando da Tamerlano e pro- cedendo ai tempi più recenti dando alla medesi- ma il titolo di Memorie istoriche dell' Impero dei Mogoli^ le quali sono scritte parte in lingua Porto- gbese , parte in Francese e parte in lingua Italiana, a motivo dei diversi copisti di cui il Manuzio servir si dovette. Dei quattro volumi in cui è divisa que- sta storia, li due primi contengono la descrizione degli avvenimenti di quell'Impero dall'anno 1400. in avanti e gli altri due ci presentano le immagi- ni degli Dei e Sacerdoti del Mogol , congiuntamen- te ai ritratti di quegli Imperatori. Quantunque co- me dissi, non si stampassero queste memorie , esse però servirono di base alla storia di detta Nazione pubblicata a Parigi dal Padre Catrou , che si con- fessa debitore di tutte le notizie al Manuzio^ e stam- pata poi a Venezia nel 1701. tradotta nella nostra lingua (i). Il Manuzio però non rimase contento del Catrou, poiché ommise questi specialmente di parla- re della propagazione della fede cristiana nel Mo- gol , e quindi il nostro viaggiatore per assicurare li suoi scritti li spedì col mezzo del Padre Eusebio Cappuccino e con l'ajnto dell' Ambasciator Veneto a Parigi, Lorenzo Tiepolo al Senato Veneto, accomagna- ti (la nna lettera latina in data del i5. di Gennaio (r) Il Pailre Catrou e])be questa storia Hai Dcslandes die nel 1700. jioitò i« Francia lu copia dei tre priuii libri. L I B R o III. 83 dell'anno 1705. nella quale si lamenta perchè i PP. della Compagnia dì Gesù non ahbiano scelto dalle dette memorie le cose più interessanti (i). Riserbandoci a parlare fra gli Oratori di Gio. Vincenzo Luccbesini, ricorderemo qui la storia de' tempi suoi dalla pace di Nimega in avanti, che egli cominciò a scrivere in scelta latinità e condusse fino al terzo volume sol- tanto, perchè colto dalla morte non potè compierla, e nella quale sentesi la maestà e robustezza di Ti- to Livio, talché aveva egli in se trasfuso il gusto di quello Storico; né altrimenti poteva accadere a lui, che si protestò di averlo per ben trenta volte letto da capo a fondo (2). Fama singolare si acquistò come Storico generale il Conte Francesco Maria Ottieri, che nacque in Firenze il dì 8. di Luglio del i665. dal Conte Lorenzo di Montorio e da Minerva Borbone del Monte, e servì in qualità di paggio il Gran Duca Cosimo III. che lo amò e lo protesse. IlRediedil Viviani che conobbero la vivacità del suo talento, presero particolar cura diluì: fatti che egli ebbe li suoi studii, d' anni 17. viaggiò alle princi- pali Metropoli d'Europa_, ricevendo dagli uomini dotti e dagli stessi Sovrani segni di stima e di affetto. Re- stituitosi poi!' Ottieri in Italia sposò in Roma Olim- pia figlia del Marchese Andrea Maidalchini, la qua- le lo fece parente di tre Cardinali , Maidalchini cioè Spada e Carpegna ; e contratta avendo amicizia coi Dotti di quella Città , si accinse a scrivere la storia dei grandi avvenimenti accaduti in Europa per la (i) 11 Manuzio cosi si esprime. Quod erat minoris mornenti in libro, tantummodo exposucrunt , et quidquid crai optimum servaverunt sibi, ( MoscViini pag. aSy. ) Questo viaggiatore mori 1' anno 1717. a Dell più che ottuagenario. (2) BuonaiTiici Monsignor Filippo. Vita del Lucckesini tra quelle di Fabbroni T. XI. pag. 219. Questa storia restò inedita. 84 Storia della Letteratura Ital. successione alla Monarchia di Spagna sino al 171 5. Ma dopo che ebbe pubblicato in Roma con le de- bite revisioni il Tomo primo di questa storia , pro- vò il grave rammarico di vederlo per impegno di persona autorevole inserito nell'indice dei libri proi- biti, sebbene chiunqne conosceva la materia, fosse stato così soddisfatto di questo primo volume che ne attendeva con impazienza la continuazione . Ol- tre a ciò gli fa levata la carica di Cavallerizzo Pon- tilìeio 5 si dovette ritirar da Roma, e concepì qual- che timore che lo metteva in dubbio se proseguir doveva o no il suo lavoro arduo ad un tempo ed importante; confortato però da molti Letterati e spe- cialmente dal gran Muratori^non abbandonò l' inpresa. Calmata in appresso la burrasca fu richiamato a Ro- ma , Benedetto XIII. gli restituì la carica di Caval- lerizzo, e Clemente XII. che lo amava assai, gliela confermò , e comandò che fosse levato dall' Indi- ce il suo libro. Imprese egli allora a proseguire la suddetta storia, e la condusse a termine con l'ajuto dell'Abate Giovanni Buget Francese in mancanza di altri amici Letterati, fermo però nella massima di non stamparla per non incorrere nuovi guai. Cessò il Marchese Ottieri di vivere per un illanguidimen- to generale della macchina in età d'anni 77. adì i3. di Maggio del T742. e fu sepolto nella Chiesa dei SS. Celso e Giuliano in Banchi. Godette questo Cavaliere la stima particolare di Benedetto XIV. il quale consigliò il Marchese Lottano figlio del defun- to a proseguir, come fece, la stampa dell' opera del Padre ; riuscì essa di nove volumi [in 4* ? e com- prende le varie guerre dal 1696. al 172,5. (i). Mol- ti hanno già rilevato i pregi di questa storia sia ri- (i) Fh «ji.i liaiispatii a Roma iit;l 176^. LiBRoIIi. 85 guardo allo etile ^ sia per la condotta e per le op- portune riflessioni che 1' Autor suo ha saputo a tem- po spargere qua e là ! concioni animate , scoperte di maneggi incogniti ad altri scrittori , e varie simi- li proprietà la rendono una delle più eccellenti copie che si conoscano su gli antichi originali lavorate (i). Visitò la Siria e la Palestina Giovanni Mari- ti Fiorentino Sacerdote morto verso. la fine del se- colo XVIII. : frutto delle osservazioni fatte ne' suoi viaggi fu la storia scritta col titolo di Viaggio nel- V Isola di Cipro nella Siria e nella Palestina stam- pata in nove volumi dal 1769. al 1776. I primi quat- tro contengono la relazione dei viaggi fatti dall' Au- tore, e gli altri cinque la storia del Regno di Ge- rusalemme nel medio evo , ma questa parte dell'ope- ra è poco pregevole, perchè riducesi ad una prolissa e confusa narrazione di avvenimenti poco interes- santi riferiti alcuna volta sulla fede di autorità sos- pette. Assai migliore si giudicò in generale la rela- zione del viaggio , poiché veggonvisi descritti con accuratezza i costumi dei varii popoli che ahitano quei paesi; e merita poi special ricordanza quanto egli scrisse sui Drusi che sono una delle popolazio- ni da lui visitate. Ne meno interessante dir si deve la sua storia della Chiesa del S. Sepolcro , che die in luce a Livorno nel 1 784. con cui corresse gli er- rori di alcuni viaggiatori i quali più devoti che is- trutti, inserite avevano nelle loro relazioni molte cose inesatte sui Luoghi santi. Alcune altre operette di vario genere pubblicò il Mariti per le quali ve- der puossi la Biografia Universale (2), che ci ricorda (i) Dizion degli Uom. ili, T. XIII. pag. 869. 870. Alla citata itorii va unita la vita dell' Autore, (a) T. XXXV. p.g. 448. 86 Storia. deij.\ Letteratura Ital. per ultimo un viaggio sulle colline del Pisano e del Fiorentino rimasto imperfetto per la morte dell'Au- tore, xxxvni XXX\ III. Il Muratori aveva stima particolare del A.fezati Padre ]\.Jqj^jj(;.q Benedettino Gio. Andrea Astezati Bresciano^ Gio. Andrea ed «itri Storici, che pubblicò alcune dissertazioni dirette a rischia- rare varii punti di storia dei bassi tempi, ed un opuscolo di Manelmo Vicentino De obsidioiie Bri- xiae da lui illustrato e dal suddetto Storico assai en- comiato (i). La relazione ilei Paese degli Svizzeri e loro alleati, che nel 1708. stampò Vendramino Bian- chi Cittadino Veneziano , Nobile Padovano e Mi- nistro della Repubblica a Londra, ebbe un esito ol- tre modo felice , poiché si ristampò essa e si tradus- se in varie lingue. Lo Zeno però buon giudice in simile argomento, si limitò a dire che in questo la- voro appariva più il ministro che lo scrittore. Ges- sò il Bianchi di vivere nel 1738. a Venezia, ed ab- biamo anche di lui alle stampe la relazione storica della pace di Passarowitz (2). L' Argelati ricorda le storie della guerra contra il Turco (3) dal i683. al 1687. e della caduta dell'Impero Ottomano scritte dal Padre Carmelitano Gio. Antonio Panzieri Mila- nese, Predicator celebre e Segretario generale dell' Ordine suo , ma nulla ci dice intorno al merito in- trinseco di quest'opera. Gli antichi Marsi trovarono un illustratore della loro storia e della topografia delle loro Provincie nella persona di Monsig. Anto- nio Corsignani Vescovo di Venosa, nato in Gelano luogo dell'Abruzzo nel 1686., il quale compilò an- cora una specie di storia letteraria dello stesso po- (i) Armellini Bibl. Bened. Casin. pars alt. p»^. 17- (a) Mazrucchflli. Scritt. d'Ital. T. II. part. II. pig. nó^. (3) Bibl. Script. M«d. T. II- part. I. p.ip. lez^j. L I 15 R O III. 87 polo ; ma quantunque fosse egli uomo fornito di co- piosa e varia erudizione , non possedeva al dir del Padre Zaccaria (i) il più fino criterio. Gli Atti di Lipsia però e il Giornale dei Letterati d' Italia por- tarono favorevole giudizio di un' altr' opera del Cor- signani sul fiume Aniene, e sui fonti della Via Va- leria ; ma alle volte le opinioni dei Giornalisti si combatton fra loro ,- ed ognun sa che il Padre Zac- caria trovò con quel suo Giornale non poche bri- ghe come di lui ragionando si è già veduto. Più vasto campo di coloro che in questo paragrafo finora abbiamo ricordati 5SÌ accinse a percorrere Vin- cenzo Martinelli nato a Montecatini in Toscana il I.* di Maggio del 1702. Studiò egli Giurisprudenza in Pisa sotto il celebre Bernardo Tanucci, ma la vivacità del suo spirito non permise che egli seria- mente si applicasse a questa scienza. Il suo caratte- re indocile, piccante ed ardito gli riuscì fatale, e lo fece sempre ricadere in quella miseria da cui la sor- te tentò di trarlo più volte. Dopo di avere errato per varie parti d' Europa si fissò a Londra l' anno 1748.3 ed ivi stampò con la data di Bologna nell' anno i'~^54. la sua Storia critica della vita civile, ossia il mondo Ì7i pratica ovvero specchio dell' uman 'vivere ; opera ripiena di fatti storici e di massime degne dell' uomo onesto , tradotta poi in lingua Francese. Il Martinelli conosceva bene la lingua Italiana, e pro- curò di introdurre in Londra il buon gusto di scri- vere Italiano, consigliando la lettura dei nostri Clas- sici, e pubblicando l'anno 1708. le sue lettere fa- miliari e critiche doviziose dei bei modi di parlare, e piene di notizie storiche è filologiche. Inoltre nel- 1' anno 1762. fece a Londra una bella edizione del (i) Stor. lett. d'Italia Ediz. II. T. V. Lib. III. pag. 733. 88 Storia della Letteratura Ital. Decamerone del Boccaccio corredata di osservazio- ni storiche e critiche sopra ciascuna novella^ ed ag^giiingendo nuove notizie a quelle del Manni. L'assunto pere più a lui glorioso, si fu la storia dell'Inghilterra, la prima che fosse scritta original- mente in Italiano pubblicata in tre volumi in 4.*^ dal 1770. al 1773., e che arriva sino a Giorgio L sol- tanto, perchè mancarono all' Autore alcuni Mecena- ti, e perchè incontrò alcune critiche, onde abbando- nò il Tamigi e ritornò in Toscana , dove F anno 1776. pubblicò la Storia del Governo (T Inghilterra e delle sue Colonie in India e neW Aynerica Setten- trionale in 8.°, ultima fatica dell'Autore che è meno pregevole delle altre sue opere, ma che però predisse la grande rivoluzione delle Colonie Inglesi, segno che conosceva bene la storia interna di quei paesi. Mo- rì il Martinelli li 19. Maggio 1786. pensionato dal G. Duca Leopoldo, che soccorse la miseria dell'Au- tore (i). Non devesi in quest' opera ommettere di far pa- rola di un Italiano che servi in qualità di Segreta- rio per alcuni anni il Voltaire . Questi è Cosmo Alessandro Collini nato a Firenze alli 14. di Otto- bre dell'anno 1727., ed allievo dello studio Pisano dove ricevette la laurea in Giurisprudenza. Perduto avendo nel 1749* il Padre, andò a Berlino, dove nell' anno appresso si portò anche Voltaire che nel 1752. accettò come Segretario il Collini, il quale restò con lui sino alla metà dell'anno 1756., indi passò a Strasburgo in qualità di ajo del figlio del Conte di Sauer , e poscia per raccomandazione del suddetto (i) Il Bartoloz7.i innise la medaglia di questo Storico col sim])olo di una Cazzerà che hrr.ca il grano col motto Loqurndo ; e sta in frontt ali» itoria d' Inghilterra. L I B R O III. 89 Letterato T Elettor Bavaro Palatino il prese per suo Segretario intimo, indi Io dicliiarò suo istoriografo e direttore del Gabinetto di storia naturale di Ma- nheim^ dove morì alli 22. di Marzo dell'anno 1806. Aggregato il nostro Italiano a varie Accademie, inseri non poche Memorie nella Teodoro-Palatina , e ci diede alcuni discorsi sulla storia di Germania, un compendio della storia del Palatinato , e varie altre opere di simil genere come può vedersi nella Biografia universale (i), fra le quali Voltaire lodò assai una Dis- sertazione storica e critica sulla pretesa disfida man^ data da Carlo Luigi Elettor Palatino al Visconte di Turena stampata nel 1767. XXXIX. Un commentario forse troppo minuto del- Ferrari Padre» la propria vita compito poi da Francesco Ricca, com- "''^*'' pose il Padre Guido Ferrari della Compagnia di Ge- sù nato li 6. Febbrajo 171 7. da famiglia distinta sin dall' anno 12 19. fra la Nobiltà Veneziana. Celebrò egli con un Poema di tre mila versi la gloriosa im- presa del Principe Eugenio nella espugnazione di Bel- grado,e scrisse in tersa latinità la storia della guerra d' Ungheria dallo stesso granCapitano felicemente condot- ta a termine, e questo lavoro fissò il credito del Padre Ferrari. Seguendo frattanto l'uso della sua Religione, dopo di aver esercitato in varie città d'Italia 1' uffizio di Precettore passò egli maestro di rettorica nel ris- pettabile Liceo di Brera a Milano. Copiose sono e scelte le iscrizioni latine da lui lasciate in ogni cir- costanza tanto di solennità, che di funerali, di opere ' pubbliche ec. in quibus omnibus dice il Fabbroni (2) , (i) T. XII. pag. 409. Un anno dopo la morte del Collini si stampa- rono a Parigi le lettere inedite di Voltaire al Collini unitamente a uno scritto di quest' ultimo^ in cui dà conto de' proprii viaggi e rileva alcuni •rrori commessi dai Biografi di Voltaire. (2) Vit»« It»l. Voi. XVIII. pag. i8a. , 00 Storia della Letteratura Ital. veterum latinorum eie gantiaìn facile judicabis, e da esse il celebre Abate Morcelli ricavò diversi esempi dei quali arricbì la classica sua opera De sfylo Inscri- ptionum. Quantunque però incontrassero queste iscri- zioni generalmente la pubblica approvazione, andaro- no tuttavia soggette ancora alla critica. Ma principale oggetto de' suoi studii fece il P. Ferrari le imprese di Carlo Emanuele Re di Sardegna, e i grandi avvenimen- ti dell'Impero Austriaco sotto il Regno dell'Augusta Maria Teresa. Imitando Cornelio Nipote scrisse a par- te cinque vite dei Generali Austriaci, Braun, Daun, Nadasti, Serbelloni e Laudon, che si segnalarono nel- la terza guerra contro il Re di Prussia Federico II. il cui valore e cognizioni militari egli pure esaltò. Conosceva assai bene questo Religioso la scienza del- la Politica e il Gius pubblico, che tanto giovano per scriver una buona storia, così che le sue produzio- ni meritano encomio non solo riguardo alla lingua ma ben anche per la solidità dei pensieri. Somma afflizione cagionò al Padre Ferrari la soppressione del- la Compagnia, nella quale infausta circostanza si ri- tirò col permesso del Governo a Monza dove esiste- va una scuola diretta dai Gesuiti, e colà agli ii. di Gennajo dell'anno 1 791. compiè la sua mortale car- riera (1). XL. XL. Copioso è il numero di coloro fra gli Italia- rra letteraria. " hì clic sì dcdicarouo ad illustrarc le patrie glo- rie letterarie , e nessuna Nazione vantar può una completa storia della sua Letteratura come la Nostra nell' opera del Cav. Girolamo Tiraboschi di cui a suo luogo si ragionerà. Ma frattanto seguendo noi per quanto è possibile l'ordine cronologico, farem (\\n (1) Falibroni vita citata. LlBUOlII. 91 parola di altri nostri Storici letterarii. Il Cav. Pros- pero Mandosio Romano autore di varie operette di poco conto _, ci lasciò la Biblioteca degli scrittori Romani stampata dal 1682. al 1692. in due volumi in 4-°3 in cui incontransi alcuni articoli interessanti e varie particolarità curiose, ma mescolate con altre notizie troppo ristrette o di niuna importanza; a tutto ciò aggiungasi che vien egli tacciato di aver approfit- tato delle ricerche dell' Oldoino senza citarlo. Altro libro ricco di molta erudizione è il suo teatro degli Archiatri pontificii corredato del catalogo delle loro opere stampate e manoscritte, lavoro però assai infe- riore a quello del Chiar. Ab. Marini sullo stesso ar- gomento (i). Scrisse alcune vite d' uomini famosi e fra questi del Turena, del Cromwello e del Mazarini Anselmo Pajoli Ferrarese Monaco Benedettino morto in Ferrara 1' anno 171 1. , il quale ci diede pure la sto- ria della rivoluzione di Messina, e lasciò un manoscrit- to de' viaggi da lui fatti in Francia ed in Spagna (2). Se la morte non avesse in buona età rapito V Abate Giacomo Maria Cenni di Sina Lunga nel Senese , avremmo avuto da lui interessanti produ- zioni giacché il Crescimbeni ne parla con lode ; pubblicò egli però prima di morire la vita di Me- cenate in Roma l'anno 1684. e riuscì improvvisator felice e profondo conoscitor della nostra lingua (3). Benemerito quant'altri mai della nostra Letteratura Orianrji Pafin dir si deve il Padre Pellegrino Antonio Orlandi nato li Pellegrino An- 2,6. Aprile dell' anno 1660. da Antonio e da Leggiadra Modelli Bolognesi, perchè a lui fra i primi andiamo de- (i) Biogr. univ. T. XXXV. pag. 94. Il Mandosio morì di buona età nel 1700. circa. (2) Armellini Bihlioth. Benedict. Casin. Pars. I. pag 60. (3) J>;otizie degli Arcadi. Roma 1720. T. I. p. 170. qa Storia della Letteratura Ital. bitori di copiose notizie alla Bibliografia ed alla Biogra- fia appartenenti, e percbè egli aprì, direm così, la strada agli altri onde poter comporre le loro storie. Vestì 1' abito Carmelitano nella Congregazio- ne di Mantova, insegnò la Sacra Teologia, fii Ac- cademico dementino e primo Vicepresidente della Colonia Bolognese ascritta alla Società Albrizziana di Venezia. Coltivò egli con tutto il fervore la cristia- na pietà ^ e dalla più tenera età consacrossi agli stu- dii, né mai gli abbandonò fino alla sua morte av- venuta nel 1737. agli 8. di Novembre, avendolo la Società suddetta onorato con splendido fiinerale ed orazione funebre (i). In Italia e fuori conobbesi la dottrina di questo Religioso ancbe mentre visse , e dovrà esser pur in avvenire conosciuta ed ammirata, fincbè i giusti estimatori delle cose riguarderanno senza passione e senza prevenzione, e il numero e r ampiezza delle opere composte dal Padre Orlan- di. Che se in esse incontransi di quando in quan- do abbagli od errori, devono a lui condonarsi, perchè scriveva in un tempo in cui mancavano tanti letterarii sussidii dei quali noi abbondiamo , e perchè la vastità degli argomenti da Ini trat- tati avrebbe dovuto atterrire gli autori anche più coraggiosi e pazienti. Ricorderem qui per la prima sua fatica l'Abbecedario pittorico stampato nel 1704. a Bologna^ in cui descrive le vite di quattro mila Professori di pittura, scultura ed architettura. Eb- be questo gran spaccio ^ l'Autore lo ristampò di poi con giunte e correzioni nell' anno 1730. e se ne vi- de una versione Inglese. Giovò questa vasta raccol- ta biografica oltre modo a far rifiorire e propagare l'amore dello studio delle belle arti, e il Padre (i) Fanturzi Seritt. Bologn. T. V. pig. 191. L I B R O III. 93 Orlandi acquist03si con essa sommo grido. Conside- rata a quel tempo, non può essa che aversi in pre- gio singolare ^ come pur 1' altra intitolata Notizie degli Scrittori Bolognesi uscita alla luce in Bologna nel 1714-? la quale servì di guida per conoscere quan- to operarono a prò delle scienze i Bolognesi fincliè il Chiar. Conte Fantuzzi , ha poi , direm così, rifatto da capo il lavoro , lo ha esteso , ed ha corretto gli errori dell' Orlandi. Poco dopo che il Maittaire eb- be stampato li suoi annali tipografici , il nostro Re- ligioso pubblicò in Bologna 1' altra sua opera intito- lata ,,'Origine e progressi della stampa e notizie del- le opere stampate dall'anno 14^7- ^^1 i5oo.,, I Gior- nali d'Italia e d' oltremonti diedero estratti favore- voli di quest' opera, che costò insigne fatica alP Au- tore , uno dei primi fra noi ad accingersi a simili brigosi lavori , e che perciò dir si deve uno degli istitutori della Bibliografia. Più altre voluminose ope- re manoscritte rlsguardanti quasi tutte la storia let- teraria e civile ci rimasero di questo infaticabi- le soggetto , fra le quali tacer non si deve il suo Musewn. Calcographicum Virorum quavis facultate memorahilium ex aere ad vivmn expressas repraesen- tans imagines 2880. diviso in tredici volumi, che somma pazienza, estese e numerose relazioni, e lun- ghissimo tempo dimandò sicuramente per essere com- pilato. XLI XLI. Un breve articolo abbiamo nel Dizionario Mongitore d. degli Uomini illustri (i) in cui ci si dà qualche cenno fr" 6^0".° let J^" del Canonico D. Antonino Mongìtore Palermitano nato nel i663. e morto nell' anno 174^. Ma più co- piose notizie ci somministra la Biografia Siciliana (2) di (i) T. XII. pag. 53. (a) T. II. q4 Storia della Letteratura Ital. quest' Uomo tanto benemerito della Letteratura di queir Isola. La Biblioteca Sicula in cui leggonsi le vicende degli Autori Siciliani antichi e moderni, è queir opera che gli fece molto onore: Apostolo Zeno, il Gimma e il Coronelli non che tant* altri nostri Italiani , e fra questi il Tiraboschi special- mente la stimavano assai, e dell' Autore di essa parlarono con lode gli Atti degli Eruditi di Lip- sia ed i giornalisti di Trevoux . Non ostante pe- rò tutti questi encomii, nella Biblioteca del Mon- gitore al presente come nelle opere dell' Orlan- di incontransi i difetti dovuti al tempo in cui vive- va l'Autore, cagionati dalla mancanza di sicure no- tizie in appresso scoperte ; ma sarà sempre essa un libro utile e pieno di cognizioni, indispensabile ai coltivatori della storia letteraria, e al quale van- no debitori gli storici posteriori di copiosi materia- li . Oltre questo vasto lavoro il Canonico Mon- gitore fece le aggiunte alla Sicilia Sacra del Pirri, compilò la storia di tutti i Parlamenti e dei Magi- strati della Sicilia » come pur quella di tutte le Chiese dei Conventi e di altri pubblici istituti del- la Citta di Palermo ; lasciò inoltre diversi manoscritti in cui trattansi argomenti relativi alla lingua Sicilia- na, i quali conservavansi nella Libreria del Sena- to di detta Città, e che somministrar potrebbero ab- bondanti cognizioni a chi illustrar volesse la sto- ria di quella famosa isola. Giulio Girolamo Bandiera Senese ebbe due figlii il Padre Alessandro di cui si parlerà altrove, e il Sacerdote Giovanni Niccolò che viveva in Roma fra i Preti delP Oratorio nel 1768. mentre il Conte Maz- zucchelli ne stendeva l'articolo (i). Invitato nel 1750. (ij Scrittori «e. T. II. parte L pag- aia- L I B R O III. 95 a Torino per coprire una Cattedra di Teologia, il Pontefice Clemente XII. conlerendogli pensione ed onori lo trattenne in Roma , dove si occupò a com- porre varie opere, e fra queste ricorderemo per la prima la vita di Agostino Dati scritta in latino, ca- vata dalle sue opere che il Bandiera fa esattamente conoscere, perlocchè questo lavoro biografico è mol- to pregiato^ e forma un saggio della Biblioteca de- gli Autori Sanesi a cui egli lavorava. Nel i74o. poi pubblicò anonimo un Trattato degli studii delle Don- ne in cui maneggiò la causa loro dimostrando con buone ragioni cbe ad esse pur convengono gli studii liberali^ ed il Marchese MafFei la disse opera molto dotta; tuttavia il Bandiera spinse un poco troppo oltre r argomento. Per confutare il celebre Quesnel- lio erasi poi egli accinto in compagnia del Padre Cacciari a darci il vero ed esatto testo delle opere di S. Leone, ma essendosi quest' ultimo disunito dal Bandiera dovette questi lasciar imperfetta una tale letteraria fatica ; come pur gli avvenne di dover fa- re dell' altra intitolata Aeneae Sylvii germana histo- ria usqiie ad Pontifìcatum maximum cioè del Ponte- fice Pio IL già Cardinal Piccolomini , perchè gli fu vietato per alcuni particolari riguardi di proseguirne la stampa già incominciata. XLII. In Bari sortì i natali 1' Abate Giacinto Gim- Cimma Gia- ma da Giovanni e da Antonia Catalana amendue di civil coudizione, i quali ebbero questo figlio il dì 12. di Marzo dell' anno 1668. Dotato egli di pronto in- gegno presto compiè gli studii filosofici elementari, e d'anni 20. conosceva già la Giurisprudenza da lui specialmente coltivata in Napoli, dove si recò a con- tinuare e perfezionar la propria istruzione. Senten- dosi egli inclinato a coltivare le scienze in grande , concepì l'ardito progetto di comporre una Enciclo- cmto. ■ ;^^' - 06 Storia della Letteratura Ital. pedia, e nel giorno 7. di Marzo dell'anno 1692. sacro al glorioso e dottissimo S. Tommaso d'Aquino di cui era il Gimma singolarmente devoto , si accinse ali* opera (j). Sebben questa a motivo della spesa chf) dimandava la stampa, non uscisse alla luce, pure non ne ridonda perciò minor gloria all'Autore, che ideò e compì un così vasto disegno, in tempo in cui man- cavano tanti sussidii , ed essendo egli allora molto giovane. Acquistossi in conseguenza di ciò straordi- naria fama l'Abate Gimma, e venne ben presto ascrit- to a più Accademie Italiane^ e quella degli Spensie- rati di Rossano lo elesse a Procurator generale, per- loccbè ei prese il più vivo interessamento onde fio- risse , e procurò quindi che oltre le buone lettere si coltivassero in essa le scienze utili , e se avesse potuto trovar qualche Mecenate , avrebbe essa ga- reggiato colle più cospicue Accademie d' Europa. Assunto nel 1700. il Gimma al Sacerdozio , dopo di avere ottenuta in Napoli la laurea in ambe le leg- gi , tenne una condotta esemplare , e studiava , può dirsi ^ continuamente, perchè erasi accomodato un letto con un tavolino , in cui circondato da' suoi li- bri passava veo^liando molte ore della notte. Una singoiar distinzione gli usò l'Accademia della Crusca, perchè avendolo nel 1702. scelto fra gli Accademi- ci, e non essendovi allora luoghi vacanti, ordinò che alle prime vacanze gli si desse, assegnandogli frattanto il nome pastorale , il che non si fa, dice il Crescimbeni, che in occasione di personaggi e lette- rati di qualità (2). (i) Eccone il titolo. „ Nova Encyclopedia sive novus doctrinarum or- ^ bis in quo scientiae omnes tam divinae quam hunianae , nec non et arte» „ tum liberales tum mechanicae tomis septem pertractantur. (2) Raccolta Calof;eriana di Opuscoli T. XVIL pag. 347. e seguenti dalla quale ho ricavato le presenti notizie compendiate dalla viti del Gim- nn* scritta dal Dottor Demenioo Manro di Noja. L 1 H II o I I I. 97 L' opera di lui più accreditata reputansi gli elogi accademici in due tomi divisi stampati nel 1708., lavoro che egli aveva l' idea di proseguire, ma glie- lo impedì la mancanza di mezzi pecuniarii. Incon- trasi, è verO;, in questi elogi una erudizione vasta, ma non vi mancano difetti; il coraggio però dell' Autore che il primo intraprese da se solo una così estesa fatica, merita encomio particolare, e se gli si scatenarono contro critici in copia , non mancaron- gli anche i difensori, fra i quali contansi il Magliabe- chi, il Cardinale Orsini ed altri Porporati, e il S. Pon- tefice Clemente XI. Un' opera simile airantecedente ci lasciò il Gimma, intitolata Videa della storia delV Italia letterata esposta colV ordine cronologico dal suo principio sino all' ultimo secolo da lui stamp.ata nel 17:13. L'illustre Vallisnieri attaccato dal Signor Andry Accademico di Parigi per la sua opera della generazione dei viventi eccitò gli Italiani a difender lui e in un con esso le patrie glorie; fra quelli ai quali si indirizzò , contasi anche V Abate Gimma , che perciò compose nel 171 7. la suddetta idea del- la storia ec. e tosto la spedì al Vallisnieri per affret- tarne la stampa; ma per alcuni contrasti avuti con r Accademia della Crusca , se ne differì la pubblica- zione sino al 1 723. Se merita però lode la buona intenzione dell' Autore per dar risalto alle lettera- rie fatiche degli Italiani, l'opera sua non corrispo- se gran fatto allo scopo per confessione anche dello scrittore della vita delFAb. Gimma, a cui tuttavia ne- gar non si può 1' onore di avere aperta la strada agli altri Dotti per scrivere la storia della Italiana Letteratura. Il Canonicato e le altre cariche ecclesiastiche a lui conferite rallentarono alquanto 1' intensità de' suoi studii , ma non per questo li abbandonò giammai ; Tomo IJJ. 7 ^8 Storia della Letteratura Ital. e più opere manoscrite ne rammenta il Dottor Mauro (li Noja nella citata vita da lui scrittane. Nella Gal- leria di Minerva poi furono inserite varie sue eru- dite dissertazioni , fra le quali dimenticar non si de- vono quelle de hominibus et animalibus fahulosis , delle quali specialmente si valse il Vallisnieri per convalidare le proprie osservazioni. Molte altre produ- zioni aveva già il nostro Autor pronte per la stam- pa , alla storia naturale in modo particolare spettanti ; ma non potè dare in luce che quella delle gemme e di altre pietre preziose^ perchè un'idropisia che da lungo tempo il minacciava, lo condusse al sepol- cro in Bari adì 19. di Ottobre dell' anno 1785. Se egli avesse scritto meno e con più riflessione , avreb- be goduto maggior credito, tuttavia non gli mancò la stima dei contemporanei , e Ira questi del suddet- to Vallisnieri, del Muratori _, e del Lancisi, coi qua- li , e con altri insigni uomini ebbe un carteggio per ogni titolo rispettabile. XLiii. XLIII. Il famoso Antonio Maria Salvini di cui ra- nico Salvino cagioneremo a suo luogo, ebbe un fratello il Cano- «itn Storici. ^^^^ Salvino Salvini cioè, nobile Fiorentino nato nel 1668. e da lui avviato nella carriera della buo- na Letteratura . Le antichità patrie e la storia let- teraria lo occuparono più d' ogni altra cosa , e mo- strossi oltre modo inclinato a favorire i Dotti, come specialmente appare dalle lettere postume di Apo- stolo Zeno , le quali ci fan vedere quanti lumi gli somministrasse il Salvini per il Giornale che com- poneva , e per le sue dissertazioni Vossiane. Ascrit- to il nostro Canonico a non poche Accademie , so- stenne per qualche tempo il Consolato di quella della Crusca ma non perpetuo , come dichiarato lo aveva Gian Gastone de' Medici. Allorché cessò il Ca- nonico Salvini di vivere nel 17.51. , rAccadcinia Fio- L I n R o II I. 99 rentina celebrò con poesie ed orazion funebre le sue lodi, e l'Abate Gian Lorenzo de' Nobili allora Con- sole fece distribuire agli Accademici alcune meda- glie gettate in onore del defunto Canonico della Chiesa Fiorentina. Scrisse questi molte vite dei Poe- ti Arcadi inserite nella Biografia di quella famosa Accademia, e il Cori pubblicò le poesie del Salvi- ni unitamente a quelle del Conte Casaregio ; ma r opera che fece piìi onore al Salvini , sono i Fasti dell' Accademia Fiorentina non compiti però , li quali comparvero alle stampe nel 171 7: fra le produzioni poi dello stesso rimaste inedite, le memo- rie dei Canonici Fiorentini al dir del P. Zaccaria (i)^ da cui ho tratto le presenti notizie , meritereb- bero la pubblica luce. AH' oggetto di difender suo fratello Anton-Maria dagli attacchi dell'inesora- bile Monsignor Fontanini, ne scrisse la vita, ma non si pubblicò, come nemmeno si pubblicarono le copiose correzioni da lui eseguite nell* opera del Gesuita Padre Giulio Negri su gli Scrittori Fioren- tini. Si è già da noi a lungo parlato del Padre Don ^Culdl^"^" °' Guido Grandi fra i matematici più illustri del se- colo XVIII ; ma egli ha un ulterior diritto ad esser qui ricordato, come storico ecclesiastico e letterario. Occupatosi a conoscere le vicende del suo Ordine Camaldolese, illustrò la vita del santo Fondatore V A- bate Romualdo da S. Prier Damiano già scritta , compilò a persuasione anche del Padre Canneti il Martirologio dell'Ordine suddetto^ e nel 1707. stampò le dissertazioni Camaldolesi , nelle quali procurò di rettificare i fatti, e liberare dalle favole ed inezie (i) Stor. lett.r. d' Italia T. V. Lili. Ili, p«;'. 734. EJir. ». 100 Storia della Letteratura Ital. (li cui era imbrattata, la storia di que' Monaci , ma incontrò tante contraddizioni per parte de' suoi Con- fratelli , che depose il pensiero di comporre l' intie- ra storia della Religion sua, di cui le suddette dis- sertazioni dir si potevano i prolegomeni. XLiy. XLIV. Se non meritarono ffran fatto la stima dei Storia della que- . . ,. , i • i i r^ stione iostenuta Dotti 1 dialoglii dcl Padrc Grandi contro il Lader- coiPr'^f.^aimcciCln scrittor della Vita di S. Pier Damiano, né le fe'pindene?'''^'^"^ lettere sotto il finto nome di Vitale Marzio pub- blicate contro il Padre Fedele Soldani,eper la de- bolezza della causa dal Grandi difesa ^ e per F asprez- za con cui trattò li suoi avversarli fra' quali contò anche lo Zeno, merita poi ogni riguardo quanto egli scrisse sul Codice delle Pandette , jiunto di storia letteraria che trascurar non "l deve. Sostenne il no- stro Religioso in una lettera diretta al celebre Giu- seppe Averani, che fin dal secolo XII. e prima del saccheggio di Amalfi i Pisani erano soggetti al Gius delle Pandette, e lo provò con ottimi documenti contro la sentenza del Brunnemanno, il quale preten- deva che questo popolo conosciuto avesse il Codice delle Pandette soltanto dopo il saccheggio suindica- to di Amalfi da dove lo avesse esso trasportato in Patria. 11 Professor di Giurisprudenza in quello stu- dio Bernardo Tanucci rilevò nella lettera del Padre Grandi alcune poco misurate espressioni contro di se e determinò di vendicarsene. Varie assai pungen- ti scritture sortirono da ambe le parti, e il Tanucci arrivò al segno di eccitar contro il suo Avversario i Pisani accusandolo di ingratitudine , perchè to- glieva loro la gloria di aver ritrovate le Pandette, e si spinse tant' oltre la cosa, che il Padre Camaldolese videsi costretto a restar qualche tempo nascosto in casa per timor del popolo , e vi volle V intervento dell' Autorità Sovrana per calmare una lite così acer- L I IJ R O III. loi rima e ad un tempo ancor vergoc;nosa. Ma aveva nn carattere il Grandi ben diverso da quello di man- suetudine di cui quasi tutti li Matematici sono do- tati. Quindi non ostante l'accaduto, non si calmò la sua fierezza^ e sotto il nome di Bartolo Lucaber- to uscì in Faenza un altro scritto in difesa dell'opi- nione da lui sostenuta 5 il quale giunto a Firenze, tali rumori vi eccitò, che corse perìcolo di essere pubblicamente abbruciato; ma essendosi interposti fi- nalmente alcuni personaggi di riguardo procurarono la pace fra questi due nemici, per condizione della quale si stabilì cbe il Grandi non si impegnasse a confutare il libro del Vico intitolato de novac scien- tìae principio, dell' autorità del quale aveva abusato il Tanucci. Comunque sia però la cosa^ certo si è cbe il Padre Camaldolese vinceva sicuramente assai in dottrina il Professor Pisano, e il Muratori e il Ben- voglienti oltre modo encomiarono il primo per ave- re egli dissipato gli errori corsi nella storia del Co- dice sunnominato, e per aver fissata l'epoca vera in cui il Gius di Giustiniano cominciò ad aver forza di legge in Italia (i). XLV. Quantunque V antiquaria , la filologìa e la xlv. P I, . • ^ 1- 1 -t Giorgi Michel poesia lormassero 1 occupazione più gradita del no- Angelo ed altri bile Michele Angelo Giorgi Vicentino nato nell'an ^'°"" '""'''• no 1671; tuttavia siccome le cose più importanti cbe ei ci lasciò,, riguardano la storia letteraria , così gli daremo qui luogo. Attento quant' altri mai allo stu- dio e profuso nell' acquisto di libri , si applicò alla Giurisprudenza, nella quaP facoltà ricevette V anno 1689. la laurea, ma poi abbandonò la legge, e con- sacrò le sue cure all'antiquaria ed alla storia lette- raria. Contrasse egli amicizia con il Muratori, il Maf- feì e lo Zeno, il quale lo consigliò a descrivere le (i) Fabbroni , Vitae Ital. T. Vili. IC2 Storia della Letteratura Ital. vicende dei Letterati Vicentini ; ma dopo di averne compiuta una parte , incollerito non si sa per qual motivo, la abbrucciò ; del che poi pentitosi, allorché la sua patria lo elesse Panno 1722,. a Bibliotecario, ripigliò in mano il lavoro , ma non potè condurne a termine che due volumi, perchè fu nell'anno 1744* sorpreso dalla morte. Ebbe egli un vasto carteggio con gli eruditi che lo consultavano nei loro dubbii, fu onorato col titolo di Conte Palatino, ed oltre l'in- dicata storia, che non so se vedesse la luce, scrisse il Giorgi alcune vite fra quelle degli Arcadi inseri- te, ed altre cose di erudizione, l'elenco delle quali riscontrarsi può nella vita stampatane nella Raccol- ta Calogeriana (i). Distinto biografo riusci Domenico De Angelis di Lecce nel Regno di Napoli nato nel 1675: quantun- que si avviasse egli per la carriera militare, tutta- via attese in Napoli con ogni premura alla Filoso- fia, alla Giurisprudenza ed alla lingua Greca pres- so nn suo zio, e passato poi a Roma colà pubbli- cò il primo saggio delle sue letterarie fatiche cioè lina dissertazione sulla patria di Ennio , sostenendo che fosse di Rudia di Lecce e non Tarentino, come fino allora erasi creduto; ma combatterono valida- mente questa nuova sentenza i Giornalisti d' Ita- lia (2), e si continuò a ritenere comunemente il Poe- ta Ennio di patria Tarentino. Restituitosi poscia il De Angelis a Lecce indi passato di nuovo a Napoli, stampò l'anno iroS. le vite dell'Ammirato^ di Ro- berto Caracciolo e di altri Uomini illustri, le qua- li acquistarongli credito, ed allorché fattosi Sacerdo- te passò in Ispagna Cappellano di un Reggimento Napoletano, venne presentato in Parigi al Re Luigi (I) T. XXXV. pag. a:,7. {i) T. IV. L 1 T5 R O III. Io3 XIV. che lo onorò dell' impiego di Storico Regio. Là sua più estesa fatica sono le vite dei Letterati Faen- tini, delle quali però si hanno edite soltanto le due prime parti, una con la data di Firenze del 1711., e l'altra con quella di Napoli 171 3., avendo forse la morte del De Angelis accaduta nel 17 18. impeditala stampa del rimanente manoscritto (i). Varie Accade- mie Italiane , fra le quali l' Arcadia lo ascrissero al loro ceto, e godette la stima dei Letterati suoi con- temporanei ma ebhe anche degli avversarii. XLVI. Coltivò con ardore la storia letteraria ed . ^^^^-a ■ Asquino riasi- ecclesiastica del Friuli il Chierico Regolare Basilio Ho^Borsett» Fer- Asquino Udinese nato nel 1682., poiché illustrò egli la memoria dei Letterati di quella Provincia, ci die- de la vita del Beato Oderico da Udine, e rimasero inedite alcune vite di Santi Friulani da lui compo- ste (2). Descrisse le vicende della Ferrarese Univer- sità Ferrante Borsetti ivi nato, vivente nel 1760. men- tre Mazzucchelli scriveva l'articolo che lo riguar- da (3)i La Patria sua lo occupò in varii impieghi, e fra questi gli conferì quello di Segretario della pubblica Università e dell'Accademia degli Intrepidi, il quale ultimo impegno sul finir del 1730. egli as- sunse. A lui devesi la gloria di avere uno dei primi formato sul principio del passato secolo la Conver- sazione letteraria detta della Selva che radunavasi in casa del Giureconsulto Cesare Parisi Favalli isti- tutore in legge del Borsetti. La sua storia del Gin- nasio Ferrarese scritta in latino incontrò varia for- tuna ; chi la encomiò, chi la criticò, e fra questi ul- timi si ha fondamento di annoverare il Dottor Gi- (1) Notizie degli Arcadi T. II. Roma lyao. pag. 94. (a) Mazzucchelli, Scritt. d'Italia T. I. part. II. pag. iifi#. (3) Op. Git. T. II. part. III. pag. 1809. 'io4 Storia della Letteratura Ital. rolamo Baruirakli con un Suppìementum et anìinad- versiones Jacobi Guarini in historiain etc. alla qual critica però rispose il Borsetti con altro scritto lati- no edito nel i 742. Coltivò egli anche la Poesia^ e il canto Vili, del Poema famoso del Bertoldo Bertol- dino ec. è suo lavoro, come lo son pure i Capitoli con note intitolati i Colpi aW aria scritti con molta naturalezza, ma criticati, specialmente perchè si pre- tese che l'Autore volesse trovar da che dire col Pe- trarca, accusa però dalla quale egli si difese; lasciò poi più cose inedite sì in verso che in prosa, delle quali può vedersi presso il lodato Conte Mazzucchel- li l'elenco. XLViT. XLVII. Un Mecenate e cultore insieme dei huo- J* oscanni Mar- <=o- ni studii riconoscer dobbiamo nel Patrizio Veneto Marco Foscarini che nell'anno 1698. sortì i natali. Uomo fornito di profonda dottrina nelle scienze e nelle arti^ insigne Magistrato ^ e per la rettitudine dell'animo, e per i talenti e l'attività con cui ma- neggiava i pubblici negozii , a tutto ciò aggiungeva il singoiar pregio di eloquentissimo parlatore al se- gno che il Professor Sibiliato pubblicò un' operetta su questo argomento (i). Spedito dalla sua Repub- blica in qualità di ambasciatore a varie Corti d'Eu- ropa, si fece dovunque ammirare dai più grandi Mi- nistri e dai Sovrani , e tal credito acquistossi , che neir anno 1762. fu assunto a Doge della Repubbli- ca ; ma egli potè per poco regolar quello Stato poi- ché cessò di vivere il dì 3i. Maggio del successivo 1763., avendo così perduto la sua Patria in lui uno dei più illustri e benemeriti suoi concittadini, e le fl lettere e le scienze un esimio soggetto. Diresse egli ristrnzion pubblica ed imprese la stona della Lct- (i) De clociucntia jMnvri Fo^narini. Libro III. io5 teratura Veneziana, opera che gli acquistò fama non comune, e che i Letterati contemporanei lodarono assai , fra i quali il Padre degli Agostini e il Tira- boschi che vai per tutti (i). Questa produzione del Foscarini oltre 1' essere ben' ordinata, è anche scrit- ta con purezza di lingua e con maestoso stile^ perloc- chè sarebbe stato a desiderare che l'Autore avesse po- tuto compierla. Varie Accademie onorarono il Cav. Foscarini nominandolo loro membro, e fra queste contansi l'Accademia della Crusca e la Società Rea- le di Londra. Protettor, come si disse, splendidissimo delle lettere, la sua abitazione al dir del citato Pa- dre degli Agostini (2) era divenuta il ricettacolo de- gli Uomini addottrinati a sollievo dei quali aveva egli eretta una doviziosa Biblioteca, in cui raccolse ancora molti manoscritti, frai quali uno del Conte Chiericato sull'arte della guerra che il Re di Prussia Federico IL desiderò di veder (3); perlocchè il Fosca- rini ne fece far la copia e la mandò a quel famoso Principe guerriero, cui riuscì sommamente gradita (4)- xLViii. XLVIII. La Nazione Ebraica conta fra i Rabbini Lan.pronti Isac- co ed altri Stor. di Ferrara Isacco Lampronti Medico morto nei i756.ietter. uomo fornito di vasti lumi nella Letteratura di quel popolo, dei quali lasciò un saggio non indifferente nell'opera intitolata Timore d'Isacco^ ohe è una spe- cie di Enciclopedia universale alfabeticamente dis- posta, di tutti i riti e costituzioni Ebraiche, e di cui ne uscirono in Venezia parecchi volumi in f.*^ e gli altri poi restarono inediti (5). Copiosa erudizione , (1) Dicesi però che il Conte Gasparo Gozzi vi avesse gran parte ( Vedasi l'articolo del Gozzi nel capitolo dove si tratta della poesia Italiana ). (a) Nella dedicatoria dell' opera degli Scrittori Veneziani. (3) Corniani, i Secoli della Letteratura Ital. T. IX. pag «37. (4) Altre opere di minor conto pubblicò il Foscarini , ma la citata hasta a collocarlo fra li migliori nostri scrittori di storia letteraria. (^) Rossi Gian Bernardo. Dizion. istorico degli Autori Ebrei T. II. p. 3' io6 Storia della Letteratura Ital. sana critica ed esattezza riscontransi nelle Notizie delle vite e dei Letterati del Friuli, opera di Gio. Giuseppe Liriiti di Villafranca in quella Provincia , mancato di vita nel 1770. in età d' anni 83 passati da lui quasi sempre nella sua villeggiatura, occupato negli studii storici e filologici. Ci lasciò egli inoltre la storia del Friuli dagli intelligenti assai stimata, perloc- chè non doveva trascurarsi di far qui menzione di lui. Più distìnte notizie daremo qui di Giovan-Ber- nardino Tafuri, perchè la sua erudizione e le sue fatiche letterarie acquistarongli maggior diritto alla memoria dei posteri. Nel dì i. di Novembre dell'an- no 1695. sortì egli i natali in Nardo città situata nella Provincia di Otranto; e all'Abate Pietro Pol- lidori dovette l' obbligazione di essersi messo sul retto sentiere degli studii, giacche nella prima età, quantunque si occupasse nelle scienze j tuttavia per mancanza di buone guide non profittò. Dotato però siccome egli era di abbondanti talenti, riparò al di- sordine, e diretto dal Pollidori rettificò le sue idee, e dedicossi specialmente alla storia ed alla erudizio- ne. Nell'anno 172,2. ristabilì in Nardo l'Accademia abbandonata del Lauro, che sotto li suoi auspici ri- salì al primiero lustro anzi gareggiò con le più cos- picue dUtalia. La sua vasta erudizione lo rese caro ai Letterati suoi contemporanei, e fra questi devon qui ricordarsi il Padre Calogerà ed il Muratori a cui il Tafuri somministrò in copia iscrizioni, perlocchè que- gli parlò di lui con lode singolare. Varie dissertazioni toccanti la storia letteraria e civile egli inserì nella Raccolta del sunnominato Padre Calogerà, e ci diede la storia degli Scrittori Napoletani , il più importante de' suoi lavori, e di cui giovossi più volte il Cav. Tiràboschi; ma con danno della Repub. letteraria rimase quest' opera imperfetta sebbene l'Autore ne Libro III. 107 lasciasse la continuazione fino al Secolo XVIII. Ave- va egli inoltre raccolta una insigne Biblioteca ricca di Godici, la quale nell'orribile terremoto che de- vastò nel 1743. la sua patria» soffrì moltissimo; que- sta luttuosa circostanza però gli offri il campo di se- gnalarsi con le qualità esimie del suo beli' animo , poiché essendo stata a lui affidata la cura del ris- tauramento dì Nardò^ vi attese con tanto zelo e pre- mura, e vi impiegò dei fondi proprii al segno, che fu chiamato V Angelo di Dio<, perlocchè riuscì a tutti li suoi concittadini oltre modo sensibile la sua perdita accaduta nel 1760. alli 6. di Maggio , (i) essendo in lui mancato un chiarissimo Letterato ed insieme un ottimo Cittadino. XLIX. Se il Muratori si acquistò diritto alla Im- XLix. mortalità con le sue opere specialmente di storia , ^^|j1^*'^'J^'^'pp*' egli riconoscer dovette in Filippo Argelati Bologne- se un zelante promotore di questi studii^ e che gli giovò non poco a compiere le grandi imprese let- terarie da lui sostenute. Da Antonio Argelati , e da Angela Bonslgnori di an- tica famiglia Fiorentina sortì i natali in Bologna Filippo sul finir dell'anno i685 : passato nel 1705. a Firenze contrasse amicizia col Magliabechi e con altri Lettera- ti, ma dopo di aver fatto il giro della Toscana, mentre voleva passare in Francia , la morte di un suo zio lo richiamò a Bologna, dove cominciò a promuovere 1' edizione dì alcune opere interessanti , facendo le prime quelle del naturalista Ulisse Aldrovandi, edi- zione che per la morte accaduta dei soggetti in va- rie facoltà versati e da lui scelti a cooperatori, non potè eseguire. Più fortuna egli ebbe nell' accingersi (i) Biografi» d«gli Uom. ili. Napoli T. L Napoli i8i)) io8 Storia della Letteratura Ital. a pubblicar Topera Reriun ItaUcarum Scriptores: te- nutone prima discorso col Muratori, che , come ognun sa, ne è il principal compilatore, andò l'Argelati nel 1718. a Milano, dove accolto in casa ilei Conte Carlo Archinto splendido Mecenate dei Dotti, cono- scergli fece il suo desiderio e l' idea grandiosa di un simil lavoro. Corrispose efficacemente alle sue mi- re queir esimio Signore, si maneggiò premurosamente per formare la così detta società Palatina di cui già si parlò, composta di Cavalieri Milanesi^, la quale sup- plì alle vistose spese della edizione suaccennata , in cui ebbe non piccola parte l'Argelati, che compose le belle dedicatorie poste in fronte dei rispettivi volumi , e al Muratori somministrò gran copia di monumen- ti. L'Imperator Carlo VI. che accettò la dedicatoria del primo Tomo di questa insigne raccolta _, assegnò all'Argelati una pensione di 3oo. scudi, l'onorò col titolo di suo Segretario, e allorché vide F altra ma- gnifica edizione delle opere del Sigonio coi tipi del- la stessa società pubblicata per cura delT Argelati^ gli duplicò la pensione. A questo Erudito dobbiamo pure la ristampa delle Medaglie Imperiali del Mez- zabarba, la raccolta dei poeti latini che videro la luce in Milano col testo a fronte della versione Italiana, ed egli pur diresse la stampa degli scritti inediti del Ca- stelvetro e del tesoro delle iscrizioni del Muratori. Ma non si limitò l'Argelati a procurare la pubblicazio- ne delle altrui letterarie fatiche , e si occupò nel compilare la Bihliothcca Scrìpiorum Mediolauensiimi in due volumi riunita^ e dedicata all'Augusta Im- peratrice Maria Teresa, che lo rimunerò con altra pensione di annui scudi 200. Infinite ricerche e bri- ghe gli costò quest'opera, in cui però si desidera mcggiore estensione di notizie rapporto ad alcuni soggetti, e nel Giornale Fiorentino (i) si tacciò TAu- Libro III. 109 tore come plagiario , spacciandosene per Autore il Canonico Giovanni Andrea Irico Trinese. Quantun- que l'Argelati in una lettera diretta al Sig. Orazio Bianchi letterato Romano difendesse la propria causa, tuttavia il Conte Fantuzzi, da cui ho ricavato le notizie dell' Argelati {2) , lascia indecisa la questione. Varie altre cose pubblicò F Argelati , che presso lo stesso Fantuzzi riscontrar si possono, ed io mi limiterò qui a ricordare la sua Biblioteca dei Volgarizzatori^ opera certamente, che non richiedeva ingegno straor- dinario, ma utile alla Letteratura, e che esigeva una vasta lettura , estese cognizioni bibliografiche e non piccola dose di pazienza. Figlio di Filippo, Francesco Argelati si dedicò anch' egli alle lettere , e lasciò varii parti del suo ingegno, ma non di grande portata al dir del citato Fantuzzi (3) . Il Conte Mazziicchelli gli die- de luogo fra li suoi Scrittori d' Italia (4) ? e non è piccolo il catalogo delle opere che ne registra , fra le quali alcune di storia ecclesiastica_, ed al- tre di varia letteratura . Sua moglie fu la Signo- ra Maria Francesca Lambertini la quale occupossi negli ameni studii, e nell'opera di suo marito inti- tolata Decamerone inserì un Capitolo epistolografo da essa composto. Contiene questo Decamerone cen- to novelle sulla imitazione del Boccaccio , gli argo- menti delle quali sono tratti da libri Oltramontani e da anecdoti e racconti maravigliosi ; ma mentre le novelle del Boccaccio dopo quattrocento e più an- ni ricordansi ancora con onore ^ prescindendo però (i) T. IV. parte I. (a) Scritt. Bologn. T. I. pag. 476. (3) Op. cit. T. I. p. a8o. (4) T. I, part. II. p. io36. iio Storta della Lettera.tura Ital. da quanto avvi di osceno, quelle dell' Argelati tanto più recenti giacquero ben presto in una perfetta di- menticanza, n j ^ D j - L. Il carattere alquanto strano di cui era dotato Franceico s«v*- il Padrc Franccsco Quadrio della compagnia di Ce- rio. ^ j. . . . , 1 SU , uomo di vaste cognizioni adorno, lo rese sog- getto a varie vicende, perlocchè menò una vita piut- tosto burrascosa. Nacque egli a Ponte nella Valtel- lina da Ottavio Quadrio e da Maria Elisabetta Guic- ciardi nel giorno i. Dicembre del 1695 : giunto al- l' età di quindici anni invece di recarsi allo studio di Pavia , passò improvvisamente a Venezia _, colà vestì l'abito dei Gesuiti e intrapsese quindi la so- lita carriera delle scuole e della predicazione. Men- tre era in Bologna Accademico nel Collegio dei No- bili, compose due libri sulla Poesia Italiana cbe gli procacciarono credito, laonde, dopo di aver sofferto in Venezia una lunga malattia cagionatagli da an- gustie d' animo , passato a Padova avrebbe ottenuto in quella Università la Cattedra di lettere grecbe e latine se non glielo avessero impedito le regole della Compagnia. Stimolato dal Padre Andrea Zuccheri a continuare la suddetta opera sulla poesia, pensò me- glio il Quadrio di rifonderla, e trattò sull'idea del Crescimbeni della storia e della ragione di ogni poe- sia, estendendo questo lavoro sino a sette volumi, che a motivo degli intralci incontrati dall' Autore per parte di varii stampatori, uscirono lentamente in lu- ce, cioè dal 1736. al 1752. dedicati al Duca di Mo- dena Francesco III. E se non fosse stato questo Re- ligioso efficacemente protetto dal Marchese Alessan- dro Teodoro Trivulzi Milanese , non sare])be forse riuscito a condurre a termine questa fatica lette- raria. Ecco rome il Cav. Tiraboschi giudica quest' opera del Quadrio, facendone il confronto con quel- LlBROlII. Ili la del Crescimbeni sullo stesso argomento (i). „ Il „ Crescimbeni e il Quadrio ci han date due storie „ della volgar Poesia , nelle quali essi non han per- „ donato a diligenza e fatica per raccogliere su ciò „ le migliori e le più copiose notizie. Ma il Crescim- „ beni scriveva in un tempo, in cui né la critica „ aveva ancor fatti que' felici progressi che a discer- 5, nere il vero dal falso eran necessarii, né le Biblio- „ teche e gli Archivj erano stati ricercati con quel- „ la erudita curiosità, che ci ha arrichiti in questi „ ultimi anni di tante e sì pregevoli cognizioni. Il „ Quadrio benché abbia scritto a tempi più rischiarati, „ e benché fosse uomo di indefessa applicazione, ciò „ non ostante ;, qualunqe ragion se ne fosse, ci ha „ dato un'opera in cui alla vastissima erudizione „ non sempre vedesi corrispondere una saggia criti- „ ca ed un giusto discernimento „ E soscrivendo noi a questo parere dell' illustre Storico della Italia- na Letteratura , aggiungeremo che nelle due opere tanto del Crescimbeni quanto del Quadrio incon- transi tante divisioni e suddivisioni delle materie, le quali anziché renderne più facile la intelligenza e più ordinata la disposizione , generano piuttosto con- fusione ed oscurità. Di naturale diffìcile e sospettoso, come accennai, qual era il Padre Quadrio, trovandosi poi anche dis- sestato non poco per debiti contratti., prese la disperata risoluzione di abbandonar la Compagnia di Gesù , co- me fece col dovuto permesso del suo Provinciale; spo- gliato perciò l' abito passò nella Svizzera dove più volte disputò contro gli Eretici in difesa della Cat- tolica Religione di cui mostrossi sempre valente apo- logista, indi andò a Parigi e colà trattò con Voltai- (i) Tir«bo>chi. Stor. d«lU Letter. Ital. T. IV. p. SgS.Ediz. a. di Mod. Ila Storia della Letteratura Ital. re e ricevette favori non ordinarli dal Cardinal di Tencin. Rivide poi l'Italia e nel 1747- trovavasi a Ponte sua patria, di là si recò l'anno seguente a Ro- ma dove provò anche questa volta gli effetti della munificenza del gran Pontefice Benedetto XIV. che in altra occasione lo aveva già beneficato e che lo raccomandò al celebre Cardinal Quirini Vescovo di Brescia. Dopo queste peregrinazioni si fissò il nostro Religioso a Milano, e il suo Mecenate Marchese Tri- vulzi nel 1751. gli procurò l'onorevole impiego di Bibliotecario in Corte del Sig. Conte Gianluca Pal- lavicini Governator di Milano, che diede al Quadrio segnalate prove di stima e di benevolenza. Pochi an- ni però egli sopravisse, e nel 1756. con cristiana ras- segnazione incontrò la morte un giorno dopo soltanto da che aveva avuto la lieta notizia di una pensione accordatagli dall'Augusta Maria Teresa Imperatrice, intercedutagli dal Conte Cristiani protettor ragguar- devole del nostro Autore. I Milanesi lo onorarono singolarmente e quelli della Valtellina , come poi veramente meritava^ poiché possedeva una vasta eru- dizione e non conosceva soltanto a fondo 1' amena letteratura, ma l'antichità e le scienze naturali, co- me ce lo dimostrano e le sue dissertazioni critico- storiche intorno alla Rezia di qua dall' alpi pubbli- cate colle stampe, e la Botanica universale^ e un trat- tato di medicina compendiato ad insinuazione del Morgagni^ lavori rimasti inediti; finalmente dicesi che egli avesse gran parte nell' opera di Botanica sotto nome di Giacomo Zanichelli pubblicata (1). LI- LI. Promosse i buoni stiidii e varie imprese tipo- D. An|tio ed aU grafiche l'erudito Padre D. Angelo Calogerà Camal- tn Scrittori. Jolesc Padovauo nato nel 1699. e discepolo del Pa- (i) Zaccaria. Annali IcHcr. d'Italia T. L ]par. IL pag. a63. e se». L I B II o 1 1 1. 1 1 3 dre D. Maria Angelo Fiacchi della stessa Religione, il quale lo indirizzò per la via della buona lettera- tura. Dopo di avere il Monaco Calogerà pubblicato alcuni saggi di erudizione e di filologia, si stabilì a Venezia , ed ebbe parte in varii giornali accreditati che colà si stampavano , fra i quali ricorderò le Me- morie per servire alla storia letteraria , e la Miner- va che uscirono periodicamente con qualche inter- ruzione però dal 1753. al 1765. Ma si rese egli poi più noto alla Repubblica letteraria con la sua rac- colta di opuscoli scientifici e filologici, che considerar si ponno come gli Atti delle Accademie italiane, e nei quali il Manni , il BarufiTaldi , il sommo Vallis- nieri e più altri uomini dotti ebbero parte. In due sezioni, direm così, dividesi questa raccolta, la pri- ma comprende gli anni 1728. al 1735., e la secon- da che porta il titolo di Nuova raccolta^ fu dal Ca- logerà ripigliata nel 1755.6 comprende quindici vo- lumetti. Varie altre cose egli pubblicò, e fra queste la Biblioteca volante del Cinelli accresciuta con le miscellanee di Apostolo Zeno e con altre , una edi- zione della Sacra Bibbia l'anno 1745. in Venezia, e lasciò inedite le vite degli uomini illustri per pietà e per dottrina dell' Ordin suo : al sapere congiunse i più religiosi costumi e nell'anno 17Ó6. mancò ai vivi, lasciando ben sessanta volumi di carteggio con i Letterati suoi contemporanei (i). Aveva già il Padre Cappuccino Dionisio da Genova compilata la Biblioteca degli scrittori della sua Religio- ne ma incompleta e non abbastanza esatta, e in appres- so Fra Bernardo da Bologna l' aveva ritessuta e stam- pata nel 174? (2); non avendo però queste soddisfatto (i) Novelle letter. di Firenze T. XXVHI. an. 1767. pag. ai, (2) Mazzucchelli. Scritt. ec. T. II. par. III. pag. 146*. Tomo III. 8 ii4 Storta della Letteratura Ital. pienamente al comun desiderio, il Padre Floriano To- selli aneli' esso Cappuccino morto nel 1768. si accinse alla laboriosa fatica di formarla di nuovo come fe- ce, e di accrescerla, cosa clie riuscì oltre modo de- corosa all' Ordin suo ed a lui , die figurò poi anche qual dotto teologo e fu custode tre anni in Malta, perlocchè i suoi fratelli egregii scultori gli fusero una medaglia clie conservava si nelP Istituto di Bo- logna, (i) A questi due Cappuccini ne aggiungeremo un altro, voglio dire il Padre Antonio Maria Alfaitati d' Albagosio nella Valsolda nato nel i6óo. , il quale uno dei primi ideò una raccolta di storia letteraria col pubblicare li suoi fiori istorici , clie sono una specie di Dizionario degli uomini illustri in appres- so poi con giunte copiose ristampato. Il Giornale dei Letterati d'Italia ricorda poi con lode un' altr' opera dell' AfTaitati clie ha per titolo , Memoriale catechi- stico esposto alle Religiose claustrali, siccome lavo- ro erudito e fondato sui Concilii e sui SS. Padri (2). LiL LII. L' Ordine di S. Benedetto fecondo di tanti dre Mariano ed uomiiiì dotti e])be ad illustratorc delle sue glorie let- ^itu Storici, terarie il Padre Abate Mariano Armellini Anconitano morto a Foligno nel 1737. Compilò egli con l'ajuto del suo correligioso Bonaventura Finardi (3) la Bi- blioteca Benedettino-Casinese divisa in due parti , alle quali seguirono un tomo di aggiunte e tre ca- taloghi degli uomini illustri di detta Religione, e ri- mase poi manoscritta un' altr' opera dell'Armellini intitolata Blhliotheca Synoptlca Orci. S. Benedlctl (4). Mentre questo Scrittore occupavasi in tal ramo di storia letteraria , due Napoletani trattavano lo stes- (l) Fantuzzi. Scritt. Bologn. T. IL pag. 94. T. VIIL }.a^'. loi. (a) Mazzticchelli. Scrittori ec. T. I. part. I. pag. i65. (3) ArmelJini Biblioth. Benedici. Casin. part. I. pag. 107. (4) Mazzncchelli ec. T. l, part. II. pag. jio5. L I li R o 1 1 1. 1 1 5 so argomento riguardo ai Dotti di quel Regno. Il primo, Angelo Zavarroni cioè Calabrese vivente an- che nel 1753.(1) ci diede la Biblioteca degli Scrit- tori Calabresi, la quale però non è che un magro dizionario degli uomini celebri di quella Provincia, e per sollevarsi dalle afflizioni cagionategli dalle disgrazie scrisse varie altre operette e dissertazioni di storia letteraria e di antiquaria, alcune delle qua- li trovansi nella Raccolta Calogeriana, e sono an- che registrate nelle Novelle letterarie fiorentine. Salvator Spiriti Marchese di Casabona luogo del Regno delle Due Sicilie, è F altro Autore che pubbli- cò nel 1750. le Memorie degli Scrittori Cosentini uni- tamente alle notizie di quell'Accademia, lavoro eru- dito ed esatto come ce ne assicurano i compilatori del dizionario degli uomini illustri (a). Commentò egli in- oltre le rime di Galeazzo da Tarsia Cosentino, e le stampò aggiungendovi la vita di questo poeta ; il Pa- dre Mamacchi poi celebre già per le contese lette- rarie avute con gli Scrittori del suo tempo, esercitò la penna del Cav. Spiriti , poiché con uno scritto (3) misto di prosa e di versi italiani derise questi con caustico sale e in modo indecente il carattere, i costu- mi, e 1' opera di detto Religioso Domenicano intito- lata Del diritto libero della Chiesa di acquistare ec. Il celebre poeta Vincenzo Filicaja ebbe a scrit- tore della sua vita Tommaso Buonaventuri Gentil- uomo Fiorentino , che esattamente e con elegan- te stile la scrisse. Anton -Maria Salvini lo istruì nelle Greche lettere , ma gli si mostrò ingrato ren- dendosi severo di lui censore e de' suoi scritti . (.1) Zavarroni. Biblioth. Calabra pag. 212. (a; T. XIX. pag. i6a. (3) La Mamacchianaper chi vuol dl\>ertirsi è il titolo di questa batira. iib Stokia della Letteratura Ital. Esercitò questo Cavaliere il Consolato dell'Acca- demia Fiorentina, e dopo la morte del Magliabe- chi ne diventò Segretario . La Letteratura e la lin- gua toscana vanno a lui debitrici di avanzamen- to 5 poiché die in luce un buon trattato di or- tografia, e diresse in compagnia di Monsig/ Bottari non poche pregevoli edizioni di Autori specialmen- te Toscani corredate da lui di dotte prefazioni , ed uscite dalla stamperia Gran Ducale di cui ebbe nel 1713. la direzione. Egli è veramente a dolersi che un soggetto qual era il Buonaventuri fornito di fino giudizio e di ottimo criterio , incontrasse il pessi- mo line di morire per una terzellata la notte del 2,1. Settembre dell'anno 1731. mentre tornava a casa, e ciò per gravissime cagioni scopertesi dopo 1' estinzione della Famiglia Medici a cui si dimostrò poco grato (i). Abbiam già veduto che non si può far gran con- to della storia degli Autori Fiorentini del Padre Giulio Negri Gesuita, perchè prese egli molti ab- bagli e r opera riuscì nella stampa assai scorret- ta , né ebbe campo di emendarla poiché mancò di vita nel 1720 (2), non molto dopo, cioè^ l'edizio- ne fattane. Né maggior credito si acquistarono le vite dei Pittori Bolognesi del Canonico Luigi Crespi pur Bolognese morto nel 1779.» ^® quali vennero e con fondamento criticate; e quantunque l'Autore procurasse di difendersi , tuttavia questo non gli gio- vò a crescere nella stima degli intelligenti. In quan- to poi sia alle lettere sulla pittura e la scultura dello stesso , le quali servono come di continuazio- ne a quelle di Monsig.' Bottari , anche esse non res- (i) Maizucchelli. Scrittori d'Italia T. II. par. IV. p»g. a367. (9) Di/ion. Hegli UoiTj. ili. T. XIII. p«g. 67. L I B R O I I I. 117 sero al paragone , e si riconobbero poco interessanti e meschine (1). LUI. Come i soggetti nelF antecedente §." nomina- lui. ti occuparonsi nella storia della patria Letteratura , (^ggii^^Giòvln- così il Padre Giovanni degli Agostini Minor Osser- J^;^J"g""mÌ- vante nato in Venezia nel 1701. si dedicò a racco- r»*- gliere le notizie degli Scrittori Veneziani , Coltivò egli ancora la poesia volgare ^ e il suo svegliato ta- lento gli acquistò nella sua Religione credito singo- lare, perlocchè fu nominato Bibliotecario del Conven- to di S. Francesco della Vigna in Padova. Corrispo- se egli alla espettazione di lui concepita col forma- re un buon indice della nominata Biblioteca , e col somministrare copiose notizie letterarie al Conte Mazzucchelli (a)^ ma specialmente poi con la com- pilazione del supplemento al catalogo degli Scrit- tori Veneziani dell'Alberici, opera stimata assai e di cui sovente si valse il Chiar. Tiraboschi e il sun- nominato Conte, del quale passeremo adesso sulle tracce di Monsig/ Fabbroni a ragionare (3) . Sortì egli i natali in Brescia nell'anno 1707. alli 27. No- vembre da Federico Mazzuccbelli di antica ed illu- stre famiglia, Conte e Cav. di S. Marco per onore compartitogli in forza de' suoi meriti dal Veneto-Se- nato, e da Margherita Muzzi Vedova di Sciarra Mar- tinengo . Dopo una lunga oftalmia perde fanciullo d'anni 7. la vista ^ ed allorché per miracolo, può dirsi 5 la ricuperò in un attimo , fu diretto da mae- stri poco abili , che si limitarono ad istruirlo nei semplici precetti grammaticali che lo annodavano al sommo , finché passato a Bologna nel Collegio di (l) Fantuzzi. Scrittori ec T. III. pag. 239. (a) Scrittori d' Italia T. I. part. I. pag. aii. (3) Vitae Ital. T. XIV. p. i58. ii8 Storta della Letteratur\ Ital. S. Francesco Saverio , gli venne aperto il cammino ai buoni stndii dal Gesuita Saverio Quadrio, e dal Professore Domenico Vandelli Modonese, e si rinvi- gorì poscia in questa nuova carriera con i precetti ascoltati dalla viva voce del celeln'e Domenico Laz- zarini. Dovette il Mazzucchelli interrompere questi studii l'anno 1728. per lo sposalizio suo con la Signo- ra Barbara Cliizzola virtuosa e ricca, clic lo fece pa- dre di dodici figliij e insieme lo rese assai dovizioso. Applicatosi di proposito alla storia letteraria , men- tre eccitava il Canonico Paolo Gagliardi a scrivere quella della nostra Italia , egli cominciò a fare acqui- sto di libri a quest'oggetto necessarii, e nell'anno 1787. e successivi pubblicò, siccome un saggio de'suoi studii in questo genere, le vite di Arcliimede, di Pietro d'Abano, dell'Aretino, di Francesco Arisi, dell' Alamanni e del Bonfadio ; nelle quali tutte si scorge la somma sua esattezza nel riferire le noti- zie più sicure e più fondate e ben discusse , come pure la somma sua semplicità, cbiarezza, ed ugua- glianza di stile. La sua casa era frequentata dalle persone dot- te cbe venivano a chiedere notizie e lumi, e dal- la gioventù da lui con molta buona maniera accol- ta ed istruita, in modo che ogni otto giorni si dava in sua casa un saggio di qualche cosa spettante al- la buona Letteratura , e furono stampati in Brescia l' anno 1 766. due volumi di dissertazioni recitate nelle letterarie adunanze dal Mazzucchelli tenute . Il credito acquistatosi in patria col suo sapere e con la sua buona maniera, gli procurò molte commissioni governative da lui sempre eseguite con lode e con vantaggio di Brescia , per le quali ottenne la stima del Senato Veneto che lo ricolmò di onori. Scrin'o^unuiil. L'opera incominciata degli Scrittori d'Italia la qna- L I T? R O III. 119 le per ogni riguardo è meritevole di encomio^ fu quel- la che gli procurò maggior fama; se egli l'avesse compita, sarebbe giunta ad un numero grande di vo- lumi in foglio , occupandone ben sei le sole due pri- me lettere dell' Alfabeto. L' esattezza somma è il pregio principale di questo faticosissimo lavoro , e chi a lui si appoggia è sicuro di non errare ; ma nella parte dei giudizii sulle opere degli Autori, co- sa che al giorno d' oggi tanto si desidera , riesce piuttosto mancante. Aggregato all'Istituto di Bologna ed a varie altre Accademie^, ed onorato con medaglie a lui coniate, e con un basso rilievo rappresentante la sua effigie scolpito per opera di un Signor Siciliano, mentre era ilMazzucchelli nell'apice della sua gloria morì d'anni 58, giorni dieci dopo l'amata sua spo- sa l'anno 1765. li 19. Novembre, fu sepolto con essa > e sulla loro tomba fu collocata una comune iscrizio- ne. Io non credo di poter terminar più acconciamen- te r articolo di questo raro soggetto se non col rife- rire r elogio che gli tributò il Fabbroni „ . Profecto 5, nemo magis idoneus Mazzucchellio ad parandas re- „ tinendasque amicitias , et homo florens aetate , „ opibus 5 honoribus , ingenio , gratia , liberis , pro- 5, pinquis , affinibus, amicis, et existimatione integri- j, tatis, innocentiae atque prudentiae , sic diligebatur ,5 a Brixiensibus suis ut nihil non illius causa vellent,, LIV. Al Medico Giovanni Panelli d' Acquaviva liv. terra nel territorio d'Ascoli dove nacque nel i7io,^i^S3j35j^'^b!?e" va debitrice la storia della Medicina di aver fatto ^'^'^ '^"^°"'*'' conoscere i Medici più insigni del Piceno nelle sue Memorie sopra questo argomento^ stampate in due volumi nei quali scorgesi vasta erudizione e profon- da dottrina dell'arte dal Panelli professata (i). Be- (i) Dizion. degl'Uom. ili. T. XIV. pa^. 71. lio Storia della Letteratura Ital. nemerito quant' altri mai della storia letteraria si riconosce da tutti, come abbiamo veduto, il Conte Mazzucchelli ; ma con lui gareggia sicuramente il Chiar. Abate Pier Antonio Serassi suo concittadino, quantunque non abbracciasse egli l' idea di un' ope- ra così vasta come quella del primo. Nel dì 17. di Febbrajo dell'anno 1721. Angiola Andreotti Moglie di Giuseppe Serassi di onorata famiglia die in luce questo figlio, che a un ardente desiderio di istruirsi accoppiò ingegno pronto e vivace non che una me- moria oltre ogni modo felice. Aggregato in Milano dove si recò giovine , all'Accademia dei Trasformati ne frequentò le adunanze, e contraendo amicizia con i Letterati di quella insigne Città estese la sfera delle proprie cognizioni scientifiche. Dopo di avere insegnato per alcuni anni in Bergamo le umane let- tere, abbandonò la scuola e si consacrò intieramen- te agli ameni studii : instancabile nel trarre dalle tenebre degli Archivii e delle Biblioteche le più pregevoli memorie , e formandosi con la lettura dei Classici uno stile veramente Italiano , cominciò a pubblicare coi tipi dell' accreditata stamperia Cali- stina varie opere di Letteratura, di cui più sotto dire- mo , le quali ottennergli la fama di dotto filo- logo e di elegante scrittore . Cooperò egli con effi- cacia al risorgimento dell' Accademia degli Eccitati della sua patria, ed essendo stata la medesima per de- creto Sovrano riaperta nel 1749- ^ lui affidò la carica di suo Segretario perpetuo . Ma un più ampio tea- tro per figurare si aprì al nostro Serassi , allor- ché invitato a Roma da Monsig.'f Giuseppe Alessan- dro Furietti poscia Cardinale suo Concittadino, co- là si recò nel 17.54^6 con sì valida protezione ebbe mezzo per conversare con li più distinti Letterati Romani e perfezionarsi nella erudizione e nella lin- Libro 1 1 1. lai gua. Nominato Rettore del Collegio Ceresoli in quel- la Città fondato per la Nazione Bergamasca , ed o- norato dall' Arcadia e da altre Accademie alle qua- li venne ascritto, si fece in esse più -volte sentire con leggiadre poesie e con prose non meno ele- ganti. Passò in appresso in qualità di Segretario al servigio del Cardinal suo Protettore indi del Car- dinal Calini, e poscia ottenne l' impiego di Minutan- te della Sacra Congregazione De Propaganda fide, al qual impegno soddisfece con tanta capacità che in più occasioni per ordine Sovrano sostenne le ve- ci di Segretario. Attaccato nel 1791. da una malat- tia che sembrava di lieve momento , la disprez- zò, ma divenuta questa oltre modo seria, lo con- dusse al sepolcro nel giorno 19. di Febbrajo di detto anno, avendo con cristiano coraggio e con quegli atti di sincera Religione costantemente da lui in vita esercitati incontrato l' estremo passo. La perdita del Serassi venne generalmente compian- ta, perchè godeva e meritamente la pubblica sti- ma, ne eravi dotto Cardinale o Prelato, ne Lettera- to distinto che non cercasse la sua amicizia e non approfittasse de' suoi lumi. Lo onorarono li suoi con- giunti con fargli celebrare solenni esequie^ ed ebbe sepolcro nella sua Chiesa Parrocchiale in S. Ma- ria in Via, dove li due Principi Romani Giuseppe Rospigliosi e Baldassarre Odescalchi munifici protet- tori dei Dotti erigere gli fecero nell'anno 1793. un vago deposito in marmo. E veramente meritò il Se- rassi questo onore , se si riguardi come erudito filo- logo, e come esimio scrittore Italiano, ed anche la- tino ; in conferma di che dirò che Monsignor Buo- namici scrivendo di lui (i), assicurava aver egli tal (1) De Claris Pontific. Epist. Scriptor. pag. 191. Ediz. di Lucca. 1784. 122 Storia della Letteratura Ital. cognizione degli Autori del secolo XVI. che sembrava aver convissuto con essi, e Monsig. FaLhroni nel de- dicargli la vita di Alessandro Guidi (j), lo ricolma di Iodi per il fino giudizio e per la pulitezza dello stile. o ^dei "^fi- ^^' ^^ Dizionario degli uomini illustri (a) registra "ssi. tutte le produzioni uscite dalla penna del Serassi ; ma io qui seguendo il piano adottato altrove ;, par- lerò soltanto delle più interessanti , le quali tutte risguardano o direttamente o indirettamente la sto- toria letteraria. Cominciò il Serassi d'anni venti a segnalarsi in questa carriera , combattendo il pare- re dell'Abate Federigo Segliezzi sulla patria di Ber- nardo e Torquato Tasso Padre e Figlio, e lo fece con grande urbanità e con tal corredo di ragioni, die il Seghezzi confessò il suo errore. Diverse vite d' uomini illustri o stampate se paratamente o in fronte alle edizioni di alcune fra le loro opere da lui procurate, e con note e giunte rendute più pre- gevoli , sono altri lavori del Serassi assai ricerca- ti , ma fra tutte le fatiche di lui , gli acquistò fa- ma straordinaria la vita di Torquato Tasso pub- blicata in Roma l'anno 1785. e dedicata a S. A. R. Maria Beatrice d' Este Arciduchessa d'Austria, vi- ta che poi si ristampò nel 1790. a Bergamo. Im- piegò egli più anni a raccogliere le notizie risguar- danti questo grand' Uomo ma insieme infelicissimo, , e con tale esattezza e con tanto interesse ne de- scrisse le varie avventure , che la storia letteraria conta poche opere da porre con questa a confron- to (3). L' illustre Cav. Tiraboschi amicissimo dell' Autore da lui stimato assai , e più volte lodato nel- (i) Vitae Ital. Tom. XI. p. 268. (a) T. XVIII. p. 35i. (3) Bergamo grata al Serassi suo Cittadino gli fece «oniare in questa circostanza una medaglia con 1' epigrafe . Propagatori patriae laudis. Libro III. laS la storia della Letteratura Italiana , gli giovò per compilare questa vita comunicandogli copiose noti- zie tratte dai manoscritti della Estense relative al povero Tasso . Contiene interessanti e peregrine notizie anche la vita del Pittore Jacopo Mazzoni patrizio Cesenate dedicata al Sommo Pontefice Pio VI. per commissione del quale il nostro Autore la scrisse ; di lui fecero sovente onorevole menzione i ^ Giornali Italiani ed Oltramontani, e ben meritamen- te , poiché tanto cooperò al decoro e al sostegno delle buone lettere e delle scienze , sia con le va- rie edizioni di Autori del buon secolo diligentemen- te assistite, sia con il pubblicare non poche vite dei medesimi, e col rischiarare diversi punti intral- ciati di storia letteraria. LVI. Principe deeli storici letterarii merita di „ ^^^\... ^, ^ . . . Tirahosclii Ab. venir chiamato il Cav. Abate Girolamo Tiraboschi ,Cav. Giro/amo. il quale ebbe il coraggio di intraprender da solo a scrivere la storia della Letteratura Italiana dalla sua origine sino al cader del secolo XVII. e riuscì feli- cemente in così vasta impresa. Siccome io ne pub- blicai sino dal 1796. l'elogio in Modena, così com- pendierò addesso quanto già allora diffusamente ne scrissi. Concittadino del Serassi , sortì in Bergamo i natali Girolamo Tiraboschi il dì 18. di Dicembre dell'anno 1731. ed entrò giovinetto nella Società di Gesù , dove rapidamente percorrendo la solita car- riera di studii ebbe il grado di Professor d'eloquen- za nel Liceo di Milano, e nel 1770. il Duca di Mo- dena Francesco III. lo dimandò per suo Biblioteca- rio invece dell' estinto Padre Giovanni Granelli esi- mio Oratore della stessa Religione. Venuto egli per- ciò a Modena qui fissò la sua sede , ed allorché ( po- co dopo ) fu abolita la Compagnia di Gesù ^ ebbe al- loggio nel Palazzo del Sovrano e continuò nell' as- 124 Storia della Letteratura Ital. sunto impegno di Prefetto della Estense Biblioteca finché visse ; ed anzi allorché fu assunto al Trono il Sovrano Ercole III. , ben distinguendo questi i meriti insigni di tanto Letterato, le cui opere già pubblica- te lo avevan fatto conoscere all' Italia ed agli stra- nieri, gli aumentò l'onorario, lo sollevò al grado di Cavaliere e di suo Gonsieliere, e lo nominò Pre- sidente alla sua Ducale Biblioteca e Galleria delle Medaglie. Divideva il Tiraboschi tutto il suo tempo fra lo studio e 1' esercizio delle cristiane virtù, tra le quali spiccarono in lui una profusa carità ver- so i poveri ed una ben rara umiltà , che nella cor- tesia ed affabilità del suo conversare e molto più in tutte le sue opere sempre si manifestò , con le quali esimie doti si acquistò un nome rispettabile , come ne fa anche, fede il voluminoso suo carteggio che si conserva nella Biblioteca Estense. Onoraronlo di loro corrispondenza molti insigni Prelati , alcuni Cardinali per pietà e per sapere rinomati , non po- chi dotti Cavalieri, e tìnalente la maggior parte dei Letterati suoi contemporanei ; perlocché sensibile oltre modo riuscì ad ogni ordine di persone la per- dita di un uomo per sapere e per vera virtù co- sì illustre, accaduta nel 1794. adì 4. di Giugno, mentre non contava che anni 63. di età non com- piti_, e che di complessione piuttosto robusta sperar poteva di incontrare una felice vecchiezza (i). Opererei Cav. lu poclìì tratti abbiamo descritta la vita studiosa e ritirata del Cav. Tiraboschi , perché appunto tale non ci presentò questa oggetti che richiamar potessero Pattenzion dei Lettori; ma è poi dover nostro di estendersi più diffusamente nel dar conto delle opere (i) Previssima fu la sua malattia cagionata «la un'ernia: la viva tua Religione gli fece con coraggio affrontare la morte, così che consolava quel- li che afflitti Io assistevano in quei critici momenti. Libro III. laS di Lui, perchè formano esse un pregevole patrimonio della Repub. Letteraria, e fecer sì che l'Autor loro occupasse uno dei primi seggi fra i Dotti Italiani. La storia ecclesiastica, la scientifica e la civile, ecco lo scopo principale degli studii del Tiraboschi , il quale ci diede per primo suo lavoro la storia del- l'ordine degli Umiliati scritta in latino e corredata dei monumenti a fondar necessarii la verità dei fatti: aveva già il Puricelli eccitato dal gran Cardinale Fe- derigo Borromeo raccolte dagli Archivii non poche carte relative a questo argomento , ed aveva già ste- so alcuni frammenti dell' opera ; ma ciò era un nul- la a confronto di quanto restava a fare e fece il Ti- raboschi per comporre una tale storia. Dovette egli frugar di nuovo le Biblioteche e gli Archivii, sepa- rar i monumenti veri dai falsi, illustrarli con dis- sertazioni nelle quali si scorge sana critica e vasta erudizione , in somma costruir di nuovo tutto l'edi- fizio. Se venne ricevuta in Italia con plauso straor- dinario quest' opera del Tiraboschi che allora conta- va poco più di 3o. anni, lo stesso accoglimento incon- trò ed anzi più favorevole presso gli Oltramontani, che negli Atti degli Eruditi di Lipsia (i) ne presenta- rono lunghi e ragionati estratti per l'Autore quanto mai lusinghieri. LVII. Questo primo saggio delle cognizioni sue in lvii. fatto di erudizione e di storia, diede le più fondate ^erlìuJriui!*!" speranze che se egli accinto si fosse a maneceiare ar- "* ^«^ c*^- ^i- . . .,• 1 1 . ^ . ■■ , rabotchi. gornenti simili ed anche più vasti, sarebbesi certamen- te segnalato. Corrispose a questa comune espettazione il Cav. Tiraboschi allorché cominciò a pubblicare i volumi della sua storia della Letteratura Italiana. I caratteri degli Autori , le epoche e le vicende più in- (i) An. 1766. pa». i8i. ia6 Storia della Letteratura Ital. teressanti della loro vita^, una breve analisi delle lo- ro opere, giudizii compendiosi ma sicuri sul merito delle medesime, tutto ciò si incontra in questa storia letteraria che l'Autore da se cominciò, e nel giro di due lustri compiè in Modena, mentre i dotti Mauri- ni lasciarono incompleta e di molto quella della Na- zione Francese. Ne l'Autore si limitò a un nudo rac- conto di fatti, ma entrò a discutere questioni interes- santi e di cronologia e di critica ; ragionò intorno le cause del corrompimento e del miglioramento del gusto in materia di amena letteratura, indagò i mo- tivi del decadimento e del risorgimento delle scien- ze, e sostenne in tutte le pagine di questa vasta sua opera l' onor del nome Italiano, difendendo i nostri Scrittori dagli attacchi degli stranieri^ usando ognora delle armi della ragione e della sana critica, né avan- zando mai proposizioni se non a solidi fondamenti appoggiate; e quando queste mancarongli a decidere qualche punto controverso, o il confessò sinceramente o si limitò alle più probabili congetture. Chi volesse enumerar tutti i pregi di questa grand'opera, trascen- der dovrebbe i limiti della dovuta brevità; rimetten- domi io perciò a quanto già nel citato mio elogio ne dissi, soggiungerò soltanto che lo stile di cui usa il Cav. Tiraboschi ^ venne riconosciuto per il più adatto a questo genere di lavori, poiché vi si incon- tra sempre la proprietà dei vocaboli, la semplicità e chiarezza nello esprimere le proprie idee, ed allor- ché l'argomento il richiede, sa sollevarsi, e ren- dersi animato quanto basta e si esigge in uno Storico letterario che non deve sfoggiare come un Oratore (i). Alcuni però amerebbero di trovare in (i) L'Abbate Andros cliiamò il Tiraboschi il Lioio Italiano. L I B il o III. 127 questo stile una maggior varietà, e lo accusano di qualche monotonia e di una semplicità un pò troppo continuata. Ma chi però considerar vorrà che trovasi in ben diversa situazione uno Scrittore di storia letteraria ed uno che imprenda a descrive- re le vicende di una nazione e le geste dei Guer- rieri e dei Principi, vedrà facilmente che non ha gran fondamento la proposta difficoltà sulla manie- ra di scrivere del Tiraboschi , il quale poi quan- do tratta la parte storica dell' amena letteratura^ siccome provincia più specialmente da lui coltiva- ta, si fa leggere anche con maggior piacere. Poco dopo la prima edizione fattasi dal 1 770. al 1 780. in Modena, ne comparvero ben presto due compendii in lingua Francese e in lingua Tedesca, e se ne comin- ciò a Napoli la ristampa prima che fosse compita l'edizione di Modena. Spacciata questa in breve tem- po, l'Autore per secondare le brame dei Letterati e per rendere più perfetta questa sua fatica, ne fece una seconda edizione 1' anno 1787. in Modena stessa, e in essa corresse alcuni errori nella prima sfuggiti non ostante la diligenza ed esattezza sua , e fece non poche giunte in seguito o di notizie ben fondate gentilmente a lui comunicate da' suoi numerosi corrispondenti , o di scoperte da lui fatte , per le quali cose tutte questa seconda edizione acqui- stò maggior credito della prima. Non mancarono però i censori; e alcuno diffini gravemente un am- masso di fatti e di date questa storia , altri ne ri- prese le troppo minute notizie biografiche e le cro- nologiche discussioni ; ma di lieve momento ricono- scer devonsi queste critiche in confronto di quella con acerbità singolare stesa dall' Abate Lampillas Ex Gesuita Spagnuolo^ il quale difender volle la sua Nazione dalle ingiuste accuse che ei si immaginava le ia8 Storia della Letteratura Ital. avesse dato il Gav. Tiraboschi nella citata opera (i). Non potè perciò a meno quest' ultimo di impugnar come fece la penna in propria difesa, e mandò la sua Lettera apologetica in cui vittoriosamente con- futa il Lampillas (2) , alla Reale Accademia di Ma- drid che r accolse favorevolmente, anzi ordinò che fosse provveduta per proprio conto una copia della storia del nostro Autore, il quale si fece sollecito di mandargliela in donoj accompagnata da una ris- pettosa lettera a cui il Segretario dell' Accademia stessa con tutta la compitezza rispose. Più affliggente assai riuscì all'Autor nostro il fat- to successo in Roma , dove il Padre Domenicano Ma- macchi maestro del Sacro Palazzo cominciò una nuo- va edizione della storia letteraria del Gav. Tirabo- schi alterandone da prima il testo , ma poscia con- tentandosi d' inserire appiedi di essa diverse note „ onde impedire i danni che dal legger quest' ope- ra potevano derivarne ai fedeli ,_, senza nemme- no prevenirne l' Autore . L' intimo sentimento però di quest' ultimo , di aver sempre rispettata la Re- ligione, di aver ognora procurato di insinuar co- sì giusta massima nell' animo de' suoi lettori, e la coscienza certa eh' egli aveva di aver più volte im- pugnata la penna a difesa della buona causa, tutte queste riflessioni fecero sì che il contegno del Pa- dre Mamacchi altamente irritasse l' animo del Gav. Tiraboschi. Gli si perdoni quindi se contro il suo costume la risposta diretta al critico Romano in una (i) L'Abate Lampillas intitolò il «uo scrittto „ Saggio »torico «pologe- tico della Letteratura Spagnuola.^, (a) Il Lampillas in questa critica ora si scaglia con amare invettiva contro il Gesuita Italiano, ed ora ne altera i sentimenti, per la <(ual cosa facile riuscì il combattere un avversario in fondo cosi debole. LlBROlII. 129 Lettera al R. Padre N. N. e oltrepassò forse i li- miti di quella mansuetudine che P ingenuità del suo carattere e la sua moderazione osservar gli fecero in altre letterarie contese. Questa lettera è scritta con la più fina ironia che mentre palesa la debolezza del- le ragioni del critico , e giustifica pienamente la sto- ria sunnominata , fa comparire ridicolo e spregevole r Autore delle annotazioni. LVIII. L' antica Abbazia di Nonantola che possie- l\iii. de un Archivio ricco ancor di preziose Pergamene , Tirabosc^hi. quantunque più volte espilato, chiamò a se 1' atten- zione dell'Abate Commendatario Monsignor France- sco Maria d' Este Vescovo di Reggio, che incaricò il Tiraboschi ad esaminar quelle carte assai disordi- nate , ed a scrivere la storia di quel rispettabile Mo- nastero , le cui vicende hanno tanta relazione con la storia d' Italia dei bassi secoli. Assunse il nostro Autore questo arduo impegno, e sodisfece pienamen- te al desiderio dell'illustre Mecenate, che munifica- mente lo ricompensò e a sue spese fece eseguire in Modena una splendida edizione di questa opera in due volumi in foglio , il secondo dei quali forma il Co- dice diplomatico , in cui contengonsi interessanti no- tizie che risguardano la Toscana, lo Stato Veneto e 1' Ecclesiastico, e può quindi questo Codice risguar- darsi come un supplemento del Rerum Italicaruni Scriptores ; tanto più. che il Muratori non ebbe agio di esaminare i tesori dell'Archivio sunnominato. Grato il Cav. Tiraboschi alla Città nostra che dir si poteva seconda sua patria, e ben conoscendo quan- to ricchi d' uomini grandi siano stati gli Estensi Do- mimi, altro insigne lavoro egli eseguì dandoci la co- piosa Biblioteca dei nostri Scrittori ed Artisti, con la quale se non potè sodisfare il desiderio di tutti, ciò ebl)e origine e dalla difficoltà di procurarsi esat- Toino 111. 9 i3g Storia della Letteratura Ital. te notizie di tanti soc;getti , e dalla diversa maniera di vedere degli uomini, i quali attaccano un pregio jiarticolare a certe cose e disprezzano poi le altre \ ciò non ostante egli rendette con quest' opera un segnalato servigio alla storia letteraria^ poiché tut- ti gli articoli che risguardano i più rinomati no- stri Autori, so.io da lui con esattezza somma compi- lati, con mano maestra formati^ e di non poche nuo- ve notizie arrichì con quest'' opera la nostra Lette- ratura. Né meno interessanti riuscirono specialmen- te per questi Stati le sue Memorie storiche Mode- nesi corredate del Codice diplomatico , ultima fra le opere di maggior importanza del Tiraboschi , la quale rimase per la morte di lui alquanto incompleta (i). Parecchie sue minori fatiche io qui non rammente- rò per le quali può vedersi il citato mio elogio , ma ricorderò hensì che egli ehhe gran parte anzi la principale nelP accreditato giornale d' Italia pub- J)licatosi per più anni fra noi.;, che somministrò egli non pochi articoli risguardanti la storia alla Enciclopedia metodica di Parigi, e che per sua cura vide per la prima volta la luce l'operetta sull'origine della Poesia rimata del Modenese Giammaria Bar- bieri, nella prefazione della quale il Tiraboschi dife- se il sentimento del eh. Ab. Andres contro l' Abate Arteaga,il quale negava che l'origine del metro e della rima nella moderna poesia Europea ripeter si debba dagli Arabi. Finalmente devesi qui ricordar ancora la dissertazione del Cav. Tiraboschi in cui difende la Cor- te Romana sul conto della condanna del Galileo 5 nel quale scritto la toccar con mano che i Pontefi- ci e i Cardinali Romani favorirono in ogni maniera (1) Restò inedito il Dizionario topografico storico degli Stati Estensi, che bi è (lui ria una società pubblieato in Modena negli anni ji}^. e 1 820- LlRROlII. l3l il Galileo , e che alla sua ostinazione nel non esser cauto a parlare ed al ridicolo che sparse sulli suoi censori e li suoi emuli, egli dovette la propria dis- grazia. LIX. Il Cavalier d' Avellino ci lasciò l'elogio sto- NapoH Signo- rico del celebre Pietro Napoli Signorelli (j), e da'^^ ^ ^^^''°' esso trasse le notizie per il suo articolo inserito nella Biografia degli illustri Napoletani (2) il Sig. Giuseppe Boccanera, di cui io mi varrò a scrivere di questo Autore giacché non mi è riuscito di aver sott' occhio il citato elogio. Nato di gentil sangue il Napoli Signorelli nell'anno 1731. a Napoli, ebbe a precettori nella erudizione il Martorelli e nella fi- losofia il Genovesi ; ma la sua inclinazione lo por- tò alla poesia e riuscì a comporre alcune opere buf- fe accreditate , perchè spontanee e sparse di motti e di facezie tratte dai veri fonti del ridicolo, così difficile da conoscersi e scoprirsi da chi scrive in questi argomenti. Passò egli nel 1765. a Madrid do- ve occupò una lucrosa e nobile carica, diede in luce alcuni opuscoli e nel 1774- stampò in Genova le sue satire in cui dipinge con verità grande e con buona filosofia i costumi del secolo ; ma il metro dei versi Martelliani da lui preferito diminuisce il merito eli questi suoi componimenti. Allorquando poi si restituì nel 1775. a Napoli;, intraprese una fatica letteraria d' importanza scrivendo le Vicende della coltura delle due Sicilie:, nelle quali procurò di dare una giusta e precisa idea della letteratura siciliana, di rettificare le inesattezze degli antecedenti scrittori non che i giudizii falsi da essi pronunziati , e di sviluppar meglio la parte filosofica della storia let- (i) Stampato a Napoli nel i8i5. {■2.) T. IV. i.3a Storia della Letteratura Ital. teraria di quel Regno . Se però merita in alcune parti lode quest' opera del Signorelli , e per la eru- dizione, e per il disegno con cui è concepita^ non le mancano però alcuni difetti; poiché diversi uomini illustri sono obbliati , 1' epoca Greca non è con la dovuta estensione trattata , e negli ultimi volumi di queste Vicende che riguardano i tempi a noi più vicini, si scorge aver la passione molte volte guida- ta la penna dell' Autore, il quale impiega di quan- do in quando ora la satira, ed ora l'adulazione nel- lo scrivere dei più recenti Letterati. Miglior sorte però incontrò 1' altro suo lavoro di cui passo a ra- gionare : fin da quando era a Madrid, aveva egli cominciata la sua Storia critica dei Teatri antichi e moderni; la quale egli perfezionò allorché si ri- stabilì in Napoli ^ e questa giovò ad acquistargli una solida riputazione (i). In tale eccellente opera che ha riempito un vuoto nella nostra Letteratu- ra , egli espone i principii, i progressi e le vicende tutte dell'Italiano teatro, in maniera che o si con- sideri la profondità delle discussioni , o la natura dei giudizii per la maggior parte retti e sinceri, nien- te si può desiderare di più compiuto su tale argo- mento. Accolta per una parte dai Dotti con favore ed applauso, soggiacque però dall' altra a critiche e rii>rensioni. Siccome la straniera Letteratura fece par- te di questo lavoro, così non potè a meno l'Autore di non offendere P amor proprio di varie Nazioni e di alcuni individui. L'Abbate Lampillas Spagnuolo uo- mo già per natura battagliere;, fu uno di quelli che credendosi obbligato a sostenere la causa della let- (i) Fece egli tre edizioni di quest'opera^ • mentre la prima de) 1777. « ristretta aa uno dei FaLbroiii Moli- ^ l 1 signor A"geio. primi posti fra li nostri storici letterarii Monsi- gnor Angelo FaLbroni Fiorentino elegante e dotto scrittore latino delle vite degli Italiani illustri, del- le quali noi più volte ci siamo in questa storia ser- viti , ed ora pur dovendo dire di Lui, attingeremo alla stessa fonte , avendo egli scritto quasi per in- tiero la propria vita (:ì), che terminò poi il Canoni- co Domenico Maria Pacchi per altre o])ere d' argo- mento storico ed ecclesiastico già noto alla Repuh- blica letteraria (3) . Da antica fimigìia che potè (1) Cessò il Napoli Signorelli di vivere il d'i l. Apulo dell' anno iSiT). (2) Inserita nel T. XX. della citata raccolta. (3) Onesto pio e dotto Religioso cessò di vivere in eia d' anni 92. nel i8i5. e il mio Collega Sig. Prof. D. Giuseppe Baraiili ne ha inserita una estesa notiria biografica nel N. 36. dello Memorie di Religione p.Tg. 6o5. che si stampano in Modena. L I 15 R O III. iSf) alcuna volta soccorrere la cadente fortuna dei Mo- dici, sortì Monsignor Fabbroni che ebbe per padre Alessandro, e a madre Giacinta Fabbroni la quale il die in luce nel giorno 7. di Settembre delPanno 1782; e passata 1' età fanciullesca ricevette in Roma la pri- ma educazione nel Collegio dei Toscani, dove nel 1750. fu ammesso, e dove diede ben presto saggio de' suoi talenti con una Orazione sulla falsa gloria, che i dotti Gesuiti Lagomarsini e Lazzari ed altri applaudirono. Monsignor Bottari, a cui il Foggini conoscer fece il giovane Fabbroni, lo scelse a suo Coadjutore nel Canonicato di S. Maria in Transte- vere , ed allora cominciò il Fabbroni a pubblicare varii elogi che gli acquistarono credito , e dei quali diremo a suo luogo. Mentre egli però sperava in forza delle raccomandazioni avute presso il nuovo Pontefice Clemente XIII. , di far parte della Legazio- ne al Re di Francia Luigi XV. , restò deluso per la nimicizia , dice egli, dei Gesuiti i quali si mostravano avversi a Monsignor Bottari siccome inclinato al partito Giansenistico. E a dir vero , bisogna conve- nire che lo stesso Fabbroni non se la intendesse troppo bene con li PP. della Compagnia di Gesù, dei quali nella vita di Apostolo Zeno disse male ( i ) ma poscia se ne pentì. In conseguenza di ciò essen- dogli andato fallito il disegno di un tal viaggio , ac- cettò l'invito fattogli dai Senatori Benini e Ginori Fiorentini, di andare a stabilirsi a Firenze dove sul- la fine di Maggio del 1767. si portò , e colla media- zione del Senator Rucellai il Gran Duca Leopoldo lo nominò Presidente della Collegiata dei Canonici in S. Lorenzo. Spiacque al Pontefice Clemente XIII. (i) Nota dell'editore della vita del Fabbreni in questo passo relativo ai Gesuiti. i36 Storta della Letteratura Ital. di perdere in Roma il FaW)ronÌ5 e allorché questi eli si presentò, pulitamente lo riconvenne sulla sua fretta di partire; non volle però il nostro Letterato mancare alla data promessa , e perciò piegar non si lasciò nò da questo nobile rimprovero ^ ne dalle spe- ranze dategli di premii ed onori ^ se avesse voluto restare e (^oadjuvare Monsignor Giacomelli nella Se- greteria dei Brevi ai Principi. Stabilitosi perciò egli a Firenze attendeva all' uffizio di Parroco in detta Collegiata ed a' suoi studii , vivendo ritirato dalle brillanti società e dilettandosi soltanto della musi- ca. Recatosi due anni appresso col permesso del suo Principe a Roma per visitare li suoi amici , ossequiò il nuovo Sommo Pontefice Clemente XIV. che ono- rollo col titolo di suo Cameriere ; non potè però il Fabbroni cedere alle istanze fattegli dal Papa di restare in quella Città , perchè il Gran Duca di To- scana lo aveva già nominato Presidente dell' Acca- demia di Pisa, e Priore dell'ordine di S. Stefano. Né qui cessarono le dimostrazioni di stima date- gli da quel Sovrano, poiché volle che il Fabbroni ammaestrasse i Principi di Lui figli ; perlocchè que- liti giudicò bene prima di assumere cosi gelosa in- combenza, di istruirsi previamente, e col permesso di Leopoldo visitò la Francia e l'Inghilterra, dove si arricchì di notizie e strinse amicizia cogli uomi- ni più dotti di quelle Nazioni ; ma essendosi resti- tuito a Firenze nel 1773; non si sa per qual moti- vo, almeno nella vita non si accenna, il Sovrano cambiò idea e il Fabbroni proseguì la carriera lettera- ria. Aveva però egli prima di questo viaggio visitati molti paesi d'Eiiropn, e sebbene a Vienna non potè inchinare il Principe Ereditario poscia Irn|)eralor Giu- seppe li, che allora trovavasi alla guerra, tuttavia questo Sovrano desiderò poi il giudizio di Fabbroni L I B R o III. i37 sulla sua Biblioteca Imperiale, e su gli altri Istitu- * ti della Capitale del suo Impero. Passò indi il no- stro viaggiatore a Dresda ed a Berlino , dove conver- sò a lungo col Denina e col Marchese Lucchesini, i quali fecergli conoscere i più distinti Letterati di que'Paesi^ e specialmente il Conte di HertzLerg con cui contrasse intima amicizia . Due anni prima di morire Monsignor Fabbroni abbandonò aft'atto gli studii profani, si ritirò alla Certosa, dove si occu- pò a scrivere sulla cristiana Filosofia , e dopo un lungo apparecchio alla morte cessò di vivere in Pi- sa r anno i8o3. alli aa. di Settembre, dove nella Chiesa dei Cavalieri di S. Stefano gli si celebrarono solenni esequie, venne con grande apparato ivi se- polto, e gli si eresse poi il busto in marmo con iscrizione nel Campo Santo di detta Città. LXII. Ommetteremo di parlare di alcuni lavori lxii. del Fabbroni risguardanti argomenti ecclesiastici ram-,i„J[*orFabbron"i' mentati nella citata di lui vita, giacche questi non contribuirono alla sua fama , e daremo un' idea del- le molte di lui fatiche a vantaggio della storia let- teraria compite. Rifece egli per ben tre volte la vi- ta di Clemente XII. già Cardinal Corsini, dopo di che il Cardinal Nereo Corsini a sue spese la stam- pò e ne rimunerò splendidamente 1' Autore , come praticò anche il Cardinal di York per 1' Orazione di Giacomo III. Stuardo dal nostro Fabbroni scritta. Nel 1766. poi cominciò a dare in luce in Roma le sue Vitae Italorum doctrina illustrium in un Volu- me, che fu riveduto dagli eleganti scrittori latini Bon giochi e Cunichio, e che tosto risvegliò l'invi- dia di un personaggio che aspirava alla carica di scrittore di lettere latine nella Corte di Roma ; del che ebbe a consolarsi il Fabbroni giovane in allo- ra, perchè vedeva che questa sua opera riscuoteva i3licò poi il secondo Vohime dopo il suo ritorno a Firenze nel 1767., come si disse , e gli altri tomi di questa prima edi- zione non comparirono che dopo il 177.3. Il buon accoglimento dai Letterati Italiani fatto a que- ste vite 5 e le lodi specialmente dall' illustre Ah. Andres all' Autor compartite ( i ) determinaron- lo ad ampliare assai quest' opera die conta al pre- sente venti volumi, nei quali però leggonsi di- verse vite scritte da altri Autori. Stile colto , mo- derazione e giustezza nei giudizi], storica sincerità , erudizione , e cognizione di tutte le scienze riscon- transi in questa voluminosa fatica del Fabhroni, e sarebbe stato a desiderare che avesse egli potuto pro- seguirla. Ciò nulla ostante venne criticata, e il ce- lebre Canonico Maria Bandini specialmente nel Giornal letterario di Firenze si scagliò contro il nostro Monsignor con ingiurie^ a segno che il Gran Duca Leopoldo ne lo riprese per (juesto suo modo di procedere . Non meno vivamente però assunse le difese del Fabhroni il Professor di Fisica Barto- lommeo Bianucci , il quale in una operetta intito- lata Passatempo autunnale trattò per confessione dello stesso Fa])hroni con molta acerbità il Bandini e gli altri collaboratori del citato Giornale , tal che ebbero essi a pentirsi di aver stuzzicato questo vespajo. Oltre le dette vite latine abbiamo dello stesso Monsignor due volumi di elogi di illustri Italiani, e molti altri ne inserì nel Giornale di Pisa , di cui fra poco si farà parola , come pure compose la vi- ta del Magalotti premessa alle lettere famigliari di lui che egli ordinò e pu])blicò , e scrisse quelle di (i) Andres. Origine di ogni Letteratura T. IIL parto IH. Gap. I. p, 385. L I p. R o III. i5i) Lorenzo de' Medici , di Cosmo suo avo , di Leon X. e del Petrarca , tutte assai pregevoli . Se V Univer- sità di Pisa può vantare di avere una compita sto- ria delle sue vicende , essa ne va debitrice allo stes- so Autore, che fortemente eccitato dal Gran Duca , si accinse a scriverla nelF idioma a lui favorito, e la diede divisa in tre tomi alla luce. Ommettendo io qui di'accennare altre produzioni di minor conto uscite dalla sua penna, e che possonsi conoscere dalla ci- tata vita , darò soltanto conto del suo Giornale , e di una sua dissertazione sopra un argomento di belle arti. Sotto la direzione del FahLroni ebbe origine e prosperò lungamente il Giornale Pisano^ di cui se ne videro più di cento volumi, nei qua- li secondo lo spirito di queste opere periodiche leggonsi gli estratti delle produzioni dei Dotti tan- to Italiani che Oltramontani. Ma non potè il com- pilator principale sfuggir la sorte comune a tali letterarie imprese , di farsi cioè dei nemici , fra i quali Monsig. Cristoforo Amaduzzi, Monsignor Guar- nacci, il Senator Nelli uomo però alquanto strano, lo ingiuriarono ; alcuni poi che desideravano di es- sere lodati , querelavqnsi perchè non si sodisface- va pienamente ai loro desiderii. In mezzo però a questi contrasti seppe il Fabbroni dirigersi con mo- derazione e prudenza e mantenne in credito il Giornale , in cui quasi tutti gli articoli di belle arti sono da lui scritti , avendo poi anche stampato a parte una storia dell' arte del disegno . Allorché a sua insinuazione il Ministro Conte di Rosenberg fe- ce trasportar da Roma le statue rappresentanti la favola di Niobe, diedero queste al nostro Monsignor argomento per una erudita dissertazione in cui pro- var volle che Scopa e non Prassitele ne fu lo scul- tore. A tale opinione si oppose il celebre Cavalier i4o Storia della LEtTERATURA Ital. Rafaello Mengs che sosteneva non esserci perve- nute statue di Greci artisti ; ma il FabLroni ri- tenne inedito lo scritto di questo Pittore, perchè con ogni fondamento giudicava che avesse torto. Non così la pensava il Gavalier Azara e lo puhbli- cò , facendo in tal modo poco credito al Mengs a se- gno che molti non lo stimavano sostenitor di ta- le opinione , e si rivolsero al Fa]»ì>roni per verifi- care il fatto. Da tutte le surriferite opere e da al- cune altre di consimile argomento da me per bre- vità ommesse può facilmente rilevarsi , quanto sia il Fahhroni benemerito della nostra Letteratura , e quanto diritto egli acquistasse alla stima della po- sterità; e ciò tanto più perchè seppe alla importanza delle cose unire una sciolta dicitura , e scrivere con tersa latinità senza affettazione, tal che le sue pro- duzioni sono ognora ricercate , e con piacere si leg- geranno sempre da coloro che conoscono il buon gu- sto e che amano le lettere. LxiiL LXIII. Dopo questi uomini insigni^ pochi altri ci Altri Storici j-gg^ay^Q Ja annoverare fra gli Storici letterari!. Il letti^raru. D celebre macchinista Ferracino ebbe (i) a suo biografo r Arciprete di Londrigo luogo del Veneziano , Cav. Francesco Memmo morto nel 1788., il quale alla vita e alla descrizione delle macchine di detto arti- sta aggiunse quella del Ponte di Bassano dal mede- fi) Nel Tomo I. di questa mia storia a paf;. 516. io diedi alcune brevi no- tizie del Ferracino sulla fede rielle Novelle letter. di Firenze an. 1777. Voi. Vili. pag. 715 ; ma avendo io in appresso veduto 1' elogio storico del Ferraci- no scritto dal Verci , delibo qui correggere alcuni gravi errori da me in quell' articolo commessi appoggiato al detto Giornale. Ferracino e non Ferr.irina è il cognome di questo celebre ArcUitttto ed Idraulico pratico; Solagna e non Solagno è il luogo di sua nascita. Dove poi scrissi die morì giovanetto cioè d'anni 23. nel 1716; si deve anzi dire che mori in età assai avanzata cioè d'an- ni fì5. circa nel 1777. Quell' articolo poi merita un maggiore sviluppo^ ma ciò ad altra opportunità. Libro III. ? 141 Simo fabbricato . Quantunque quest' opera contenga come dimostra ilVerei, alcuni poobi verosimili rac- conti , pure meritò lode, perchè è la prima illustra- zione di Bassano fatta con qualche critica (i). Se la morte non avesse rapito in età di soli anni 35. nel 1777. Girolamo Colleoni di Correggio, aveva egli ol- tre varii altri scritti preparato i materiali per sten- dere la storia di quel Principato^ alla quale già ave- va messo mano , e allorché furono comunicate al Ch. Padre Affo le notizie degli Scrittori Coreggeschi dallo stesso giovine riunite , non esitò un momento a giudicarle degne della stampa , che egli fece ese- guire l'anno 1776. in Guastalla (a). Ci diede una vita di Dante Giuseppe Bencivenni Fiorentino morto d'anni 77. nel 1808. universal- mente stimato, e scrittore di più altre opere fra le quali non poche restarono inedite : fra quelle che videro la luce colla stampa contansi gli Elogi degli illustri Toscani , la descrizione della Real Galleria di Firenze e le epoche della Storia Fiorentina sino al 1292. Volle poi anche tentare altro genere di componimento sul gusto di Fontenelle dandoci dei nuovi dialoghi dei morti (3). Le vicende della guerra dell'anno 1 796. fecero sì pro- babilmente,che rimase inedita la storia della Università di Padova già in due volumi preparata per la stampa dall'Ex-Gesuita Francesco Colle Bellunese morto alla Patria nel 1 8 1 5. , il quale si distinse anche in Idraulica, e riportò più di una volta il premio dell'Accademia di Mantova (4). Le vite del Conte Algarotti, e del cel. Ferdinando Ghedini debbonsi a Camillo Vincenzo Al- (i) Gamba Bassanesi illustri pag. 80. (a) Tiraboschi Bibl. Mod. T. II. pag. 58. (3) Biogr. iiniv. T. V. pag. 270. (4) Nuovi saggi scientif. dell' Accad. di Padova T. I. 1817. pag XLII. Questa storia è stata pubblicata nel 1824. 143 Storia della Letteratura Ital. berti Bolognese, che in età d'anni 25. soli morì per un colpo avuto in un piede e non potè perciò lasciarci ul- teriori saggi del suo sapere ( 1 ). Fra le diverse Città d' Italia che trovarono nei loro dotti Cittadini, chi si oc- cupò di compilar le notizie degli Scrittori ad esse appar- tenenti, i quali si distinsero nelle scienze e nelle let- tere, Bologna ebbe il Conte Giovanni Fantuzzi ultimo di sua nobile famiglia^ che trattò con tutta l'estensione e l' esattezza questo argomento , nella qual fatica si giovò dell' assistenza del Gesuita Pad. Alessio Fiori (a). Nove tomi in ^.° compongono quest'opera fatta sul piede di quella di Mazzucchelli degli Scrittori d' Ita- lia; disposta essa per ordine alfabetico, con un sup- plemento e con correzioni inserite nel tomo nono, contiene notizie autentiche da sicure fonti rica- vate, e sebbene alcuna volta vi si incontrino partico- larità da alcuni giudicate superflue, tuttavia si rico- nosce questo per uno dei libri alla storia letteraria d'Italia oltre modo utile (j). L'Università di Pado- va noverò fra suoi Professori parecchi Religiosi Do- menicani, e questi somministrarono argomento al Padre Gio. Battista Contarini dell'Ordine stesso per un libro di storia letteraria intitolato Notizie sto- riche intorno ai Professori suddetti, stampate nel 1789; altre operette poi diede egli alla lucerisguardan- ti tutte la Storia Ecclesiastica particolare, delle quali può vedersi quanto ne accenna il Padre Meschini (4). lxiv. LXIV. Quantunque l'Abate Giovanni Andres Ex- vannìf* " '"'Gcsuita Bibliotecarie per alcun tempo a Napoli, na- scesse a Valenza in Ispagna, tuttavia siccome dopo (i) Fantuzzi. Scrittori Bolognesi T. I. jiag. i53. (4) Carrella. Compemlio della storia della bella Letter. T. JII. p. 3/| '. (}) Rio{;rafi:i iiniver. T. XIX. pag. 3f)8. (4) Della Letterat. Venciiana nel secolo XVJIl. T. 11. jmg. a/jO. 2^7 . L I B R O III. 143 la soppressione della sua Religione visse continua- mente fra noi, così non credo che gli Spagnuoli si adonteranno se io ne ricordo in questa storia lette- raria le opere, sia perchè le compose egli in Italia, e si giovò delle copiose notizie ricavate dai nostri archivi e dalle nostre biblioteche, sia perchè adot- tò la lingua Italiana per scrivere le medesime. Nul- r altro ci dice la Biografia universale (i) della vita di Andres, se non che venuto egli in Italia comin- ciò a farsi conoscere nel 1776. pubblicando un Sag- gio sulla filosofia di Galileo, e poscia la grand' ope- ra Beir origine , progressi e stato attuale d' ogni letteratura stampata a Parma nel 178^ ; mentre poi egli stava correggendo questo suo lavoro , che arri- chir voleva di giunte considerabili, cessò di vivere in età avanzata nel 18 17. Altre produzioni di minor conto risguardanti la bibliografia ^ e le lettere ode- poriche sulla Spagna diede egli in luce; ma 1' ope- ra che gli acquistò nome insigne, fu la sunnomina- ,ta risguardante la storia letteraria universale. La prima edizione uscì a Parma, come si disse^ in set- te volumi in 4«° e pochi anni sono ve se ne aggiun- se un ottavo il qual contiene le giunte e correzio- ni fatte dall' Autore , specialmente ai due primi vo- lumi in un' altra edizione dell' opera stessa da lui eseguita a Roma nel 1808. la quale riuscì di nove volumi in 4-"- H disegno di questo grandioso lavoro riuscì assai bene , e il quadro generale che l' Abate Andres ci presenta nel primo volume scritto come tutti gli altri con uno stile animato e colto, veramente sorprende, e dà una giusta idea di quanto operarono gli uomini nella vasta carriera delle scienze e delle lettere. Usò inoltre l'Autore diligenza particolare, che (i) Voi. II. Ven. 1823. pag. 371. e seg. i44 Storia della Letteratura Ital. rare volte vien meno, nel raccogliere e disporre i materiali dell' opera e spiegò sempre moderazione somma ed urbanità, allorché ribatter dovette le in- vettive di que' Letterati, le cui opinioni egli giudicò erronee, ed un esempio ne diede nella Lettera al Commendator Valenti stampata a Cremona nel 1776» in cui difende gli Spagnuoli dall'accusa che loro dà il Tiraboschi di aver cagionato il decadimento del buon gusto in Italia (i). La vastità però del piano assunto dallo Scrittore Spagnuolo lo obbligò per ne- cessità , direi quasi , ad esser riguardo a molti Autori anche insigni oltremodo conciso, così che il lettore più volte desidererebbe di trovare un maggior svilup- po negli argomenti, quantunque meriti singoiar lode l'Andres per aver saputo con esattezza non comune raccogliere e disporre tante disparate materie. Alcu- ni singolari giudizii da lui proferiti intorno ad alcu- ne opere e sui loro autori, non incontrarono 1' ap- provazione dei Dotti ^ i quali trovarono pure altre macchie non però di gran peso in questa storia. Fra i pregi poi di cui va essa adorna, tacer non debbonsi le assennate sentenze che in essa ben sovente in- contransi , le belle descrizioni e gli esami ben libra- ti delle opere, come a cagion d' esempio^ quello del- le Georgiche di Virgilio^ il confronto tra questo poe- ta ed Ornerò^ ed il severo ma giusto giudizio dato del poetare dei Provenzali. Un ramo di Letteratura sviluppato veramente in tutta la sua estensione dall' Andres è quello delle cognizioni scientihche degli Arabi, e questa Nazione va a lui debitrice di aver- la fatta conoscere al mondo come (juella che lego. (i) Il Cav. Tiral)osohi non lasciò di rispoiulere a queste ciiliclic drll" Al). Andres nelle note pIip lc;;>,'onsi appiedi della seconda edi/itmc dtll,( stor. lett. fattasi in Modena nel 1787. Libro III. 140 direm così, l'antico sapere col moderno, e che con- tribuì efficacemente con li suoi studii e le sue sco- }3erte al risorgimento delle lettere in Europa ; ma spinse però l'Autore troppo oltre la sua penna in favore di questa Nazione, e si mostrò per essa par- ziale , quantunque altri uomini insigni come T Hy- dej, il Montucla, il Muratori portassero la stessa opi- nione (i). ..... L \ V LXV. Continueremo la serie dei nostri Storici let- gìovìo Conte terarii con il Conte Atanasio Gio. Battista Giovio r'^;"'^" ^'°- iiattista. Comasco , di cui il Professor Catenacci ci lasciò 1' elogio , e un esteso articolo compilato dal mio Col- lega il Chiar. Sig. Professor D. Giuseppe Baraldi leggesi nelle Memorie di Religione e di Letteratura che sotto la sua direzione si pubblicano in Mode- na (2). Da piissimi genitori nacque il Giovio in Co- mo l'anno 1748. adì io. Dicembre; ma restò sedici giorni dopo privo della Madre la Contessa Felice Grazia Dio della Torre di Rezzonico , e cinque an- ni dopo perdette il Padre ^ così che in quella tene- ra età divenne orfano, e la sua educazione confida- ta al prozio Conte Ottavio, potè appena cominciarsi^ perchè anche questi presto morì, e il Cavalier Ful- vio Tridi suo cugino assumer dovette questa incom- benza. Confidollo egli perciò al Collegio dei Nobili dai PP. Gesuiti diretto in Milano, indi passò il Gio- vio in quello di Parma dove restò fino al 1767. e colà terminò direm così la sua educazione , poiché ritornò a Coino in piena libertà di se stesso. I buo- ni semi però in lui infusi dai suoi istruttori, fra i quali contansi il Padre Guido Ferrari, l'Abate Veni- ni e il Cav. Tiraboschi , tanto riguardo alla Religio- (i) Articolo citato della Biografia p. 5^3. (a) T. II. Fascio. VI. Tonio HI, IO 146 Storia della Letteratura Ital. ne quanto rapporto alle scienze, produssero abbon- dante frutto 5 poiché riuscì questo giovane un esi- mio Letterato ed un zelante Cattolico, del che die- de ben presto una prova con un saggio sulla Reli- gione stampato nel 1774- e dai Giornali ricordato con lode (i). Dopo di avere egli conosciuto viag- giando nelP Alsazia , nella Svizzera , e nella Savo- ia diversi illustri Scienziati, fra i quali Haller, Ges- sner , e Voltaire, prese nel 1780. in moglie la Si- gnora Chiara Paravicini Dama di singoiar merito, e proseguì la carriera letteraria , pubblicando i suoi scritti in prosa ed in verso di cui fra poco si par- lerà. Giunta l'epoca infausta del 1796; può dirsi che per lui terminasse ogni felicità, poiché menò da quel punto in poi una vita travagliosa, da gran- di sventure accompagnata sempre con cristiana ras- segnazione da lui sopportate , e fra queste la per- dita del suo primogenito nelle armate , e la prigio- nia di guerra di un altro suo figlio; finalmente do- po una penosissima malattia di Osteosarcosi morì qual visse, nel bacio del Signore il giorno 17. di Maggio dell'anno 1814. Coltivò il Giovio e scrisse suU' Ascetica, la Religione , la Morale cristiana , la bella Letteratura e la Storia letteraria; né fu straniero alle muse, ed accolsero le sue poesie con plauso gli intelligenti fra i (piali il Metastasio, il Vannetti, il Pindemonte e il Bettinelli. Il lavoro più volumino- so del Conte Giovio consiste in un dizionario ragio- nato con li supplementi, nel quale sono raccolte le notizie degli uomini illustri della Diocesi Comasca inserite nei volumi 2,8.° al 3i.'* del nuovo Giornale dei Letterati d'Italia che pubblicavasi in Modena, (1) W Cievio pra allora in »tii d anni aO. L I lì R o I 1 1. i47 per lo che la Città di Como col mezzo del suddetto Autore non mancò della sua Storia letteraria; e a questa pure appartengono i varii elogi da lui pub- blicati , fra i quali meritano special ricordanza quel- li dei due celebri suoi Antenati Paolo e Benedetto Giovio, e gli altri due del Conte Algarotti e del Gesuita Padre Roberti suo intimo amico. Il Giovio conosceva poi a fondo la lingua latina, ed aveva par- ticolarmente studiato i classici Scrittori di essa, così che trasfondeva anche più del bisogno le loro fra- si nel suo stile , che perciò molte volte sente trop- po di latinità. LXVI. Il Gavalier dementino Vannetti distinto Rosm^nVcav. Letterato di cui altrove si parlerà, diresse con buonCario. esito nel cammino delle scienze il Gav. Carlo de' Rosmini Roveretano nato di nobile famiglia alli 29. di Ottobre dell'anno 1758. da Nicolò Domenico de' Rosmini e da Veronica de' Carpentari (1). E ad ani- mar questo giovane allo studio fra le altre cose si valse il Vannetti dell'efficace stimolo della lode, poi- ché avendo il Rosmini composte alcune poesie, que- gli le pubblicò unite alle proprie nel 1783. dedican- dole alla Contessa Roberti Franco, a cui cercò di far rilevare con espressioni quanto mai energiche i pregi delle poesie del suo allievo (2,). Incoraggiato questi dagli applausi ottenuti con detti versi tentò altre volte e non senza lode la lira poetica , e ci- mentossi con l' illustre D. Alembert, che aveva spie- gato alcune opinioni alla poesia Italiana poco favo- (i) Gazzetta di Roveredo Giugno 1827. art. Necrologia. Il Chiar. Sig. Dottor. Labus ne' suoi hrevi cenni intorno al Rosmini stampati a Milano li 16. Giugno 1827. cioè 7. giorni dopo la morte di detto Cavaliere, lo dice nato li 26. Novembre 1763., ma questo è errore. (a) Il libretto è intitolato,, Versi di Erotico e di Gimone Doriano,, nomi accademici del Rosmini e del Vannetti. i48 Storia della Letteratura Ital. re voli, ed in un volumetto intitolato Considerazio- ni sopra i due opuscoli del Signor D"* Alembert irv- torno alla poesia con un saggio di versi , il Rosmi- ni rispettosamente , ma però con la dovuta fran- chezza discusse le opinioni del Letterato Francese , e mostrò che quantunque egregio matematico _, il D'Alembert errar poteva, giudicar volendo delle co- se di gusto, e ragionando dell'indole poetica delle Nazioni straniere . Dopo questo cimento però dir puossi che il nostro giovane ahLandouasse affatto le muse per consacrarsi intieramente allo studio della storia letteraria e civile. Siccome aveva già il Chiar. Gav. Tiraboschi trattata ampiamente questa materia rapporto all' Italia _, così il Rosmini rivolse le sue ricerche ad illustrar soltanto alcuni punti di storia letteraria particolare. Ci diede egli perciò da prima la vita di Ovidio, in cui descrisse con ogni accu- ratezza le vicende di questo sventurato poeta, ne bilanciò i meriti^ temprando le lodi profuse che al- cuni gli tributarono , ed insieme rilevar fece i veri pregi delle sue poesie . Accolta come fu con plauso questa vita dal Pubblico, che vide anche ave- re il Rosmini corretto il suo stile, venne questi ani- mato così a tentar più difficili imprese, e compose le vite di Seneca, di Francesco Filelfo , di Vittori- no da Feltre, e di Guarino Veronese. Fra queste una t--i Assemani . Sia Italiana, tuttavia, siccome 1 diversi Keligiosi da essa sortiti studiarono in Italia , e qui continuamen- te figurarono , così io mi son creduto in dovere di presentar in succinto ai miei Lettori le loro notizie. Il primo cion Giuseppe Simone^ nato nel 1687. Vescovo di Tiro e Prefetto della Biblioteca Vatica- na, ottenne la fama di uno dei più celebri Orien- talisti, specialmente allorché pubblicò il Catalogo ra- gionato dei manoscritti orientali , compresi quelli in lingua del Mala])ar , che conservansi nella Vatica- na. L' edizione fu eseguita magnificamente per co- mando del Sommo Pontefice Clemente XI. dall'an- no 1 719. al 1728. nella Stamperia di Propaganda., Q forma un monumento tipografico che onora som- mamente P Autore , il Pontefice e la stamperia stes- sa. Altra fatica dell' Assemani abbiamo nella edizio- ne delle opere di S. Efrem Siro con la traduzione (i) Mazzucchelli T. II. part. II. pag. 83a. L I B II o 1 1 1. 1 6 1 latina a fronte del testo Siriaco, illustrata con dot- te prefazioni e con note e varianti. I Calendarii della Chiesa universale inoltre, contenuti in sei vo- lumi e stampati nel 1756. a Roma, ed una raccol- ta di Scrittori della storia d'Italia ricavati dai Go- dici della Vaticana, sono dovuti alle instancabili cu- re di questo dotto Monsignore che mancò di vita nel 1768. alli (4. di Gennajo (i). Stefano Evodio ni- pote del suddetto compilò il catalogo ragionato dei manoscritti orientali della Biblioteca Laurenziana stampato nel 1 742. a Firenze con le note del Cori, e pubblicò nel 1748. gli Atti dei Santi Martiri dell' Oriente e dell' Occidente con le versioni a fronte del testo Caldaico, soggiungendovi tutte quelle no- tizie ed illustrazioni, che a render completa e in ogni modo pregevole questa edizione, egli giudicò ne- cessarie. Mentre poi faticava unitamente al sulloda- to suo zio per compilare il catalogo della Biblioteca Apostolica cavato dai Codici della Vaticana, che ab- bracciar doveva quattro volumi, si appiccò il fuoco al suo gabinetto, e abbruciaronsi tutti i materiali preparati per quest'opera (i). Più copiose notizie daremo qui del terzo Assemani, cioè di Simone nato a Roma nel dì 20. Febbrajo dell'anno 1752., e che figurò assai nella carriera di Letterato . Allievo del Collegio Romano diretto dai Gesuiti ebbe la sorte di ricevere Pistruzione da uo- mini celebri per sapere, che gli fecer conoscere be- ne le scienze filosofiche e teologiche nelle quali so- stenne con onore diverse tesi; e terminati gli studii passò d'anni venti non compiti in Oriente, dove ricevette a Berito dal Patriarca de' Siro-Maroniti Giu- (i) Biografia univ. Ven. i8aa. Voi. III. pag. 348. (a) Biografia cit. Voi. citato pag. 349. Tomo JJI. 1 1 i6a Storia della Letteratura Ital. seppe Pietro Stefani un accoglimento tale, che sem- brogli di esser trattato come un Re o come un Im- peratore. In Esron visitò Selaiman suo zio che ne era Signore , e poscia passò a Eden indi a Tripoli di Soria presso il Console di Francia, e dopo per- corse tutti i monasteri del Libano e dell' Antilibano, acquistò da pertutto oggetti di pregio , ma ebhe poi la disgrazia di smarrir tutto. Dopo varii altri giri in quella parte di mondo, e dopo di aver osservato 1' Egitto , nel qual pellegrinaggio accadergli diverse ma tutte prospere avventure che ommetto perchè non fanno all'uopo nostro, ritornò nel 1778. a Ro- ma , e si dispose a partir per 1' America . Ma giun- to a Genova perdette il suo equipaggio, perdita che gli cagionò una malattia e cambiò pensiere , per- locchè andò a Vienna dove conobbe il celebre Bi- bliografo Consiglier Giuseppe De Martinez,e il Car- dinal Garampi lo protesse e per qualche tempo lo im- piegò nella Biblioteca Imperiale . Restituitosi poi in Italia l'Assemani^Monsignor Giustiniani Vescovo di Pa- dova lo nominò nel 1785. Professore di lingue orien- tali nel suo Seminario^ e in quella Città pubblicò egli il catalogo dei manoscritti Siriaci, Turchi, Per- siani ed Arabici della Biblioteca del Cav. Jacopo Nani^ li illustrò, e vi aggiunse la descrizione delle monete Cufiche dallo stesso Cav. possedute. Giovò egli inol- tre ai progressi delle lingue esotiche in quella Città, poiché scrisse una nuova grammatica della lingua Arabica più concisa e più chiara di quella di Fra Germano dalla Valle di cui usava il Seminario , e coU'ajuto del Dottor Giovanni Coi fece gettare un nuovo alfabeto Arabico migliore di quello che im- piegava la stamperia di detto Istituto , e ne usò poi nella pubblicazione delle sue opere. Allorché nel 1787. il nostro Orientalista diede alla luce il suo Libro III. i63 Saggio sull'origine^ culto, letteratura e costumi de- gli Arabi avanti il pseudo Profeta Maometto , V il- lustre Denon lo riprodusse ben tosto in lingua Fran- •cese, segno non equivoco dell' accoglimento fatto dai Dotti a questa fatica dell' Assemani, il quale due anni appresso illustrò un globo celeste Cufico-Arabico del museo Borgiano , e vi aggiunse una dissertazio- ne suir astronomia degli Arabi , cose tutte date al- le stampe, mentre il suo amico Olao Gherardo Ty- clisen Professore di lingue orientali a Rostock, stam- pò alcune lettere di lui sopra un cippo sepolcrale di un Maomettano conservato nella Chiesa di S. Pie- tro a Venezia , e da molti giudicato la Cattedra di quel primo S. Apostolo. Abbiamo già più sopra veduto il giudizio proferi- to dalP Assemani sul preteso Codice Arabo Siculo, onde non occorre qui ripetere quanto si disse allo- ra; ricorderemo bensì la sua illustrazione di una map- pa Turchesca che conservavasi occulta nelle camere del Consiglio dei X. in Venezia, per il qual lavoro ri- cevette dalla Repubblica Veneta una medaglia d' oro in dono ; come pure rammenteremo la sua Disserta- zione sulla influenza che ebbero gli Arabi sulla ri' ma Italiana-, Dissertazione che egli scrisse all' occa- sione della controversia che ardeva contro l' Artea- ga agitatasi tra lui e gli altri due Gesuiti Tiraboschi ed Andres. Queste ed altre fatiche dell'Assemani spar- se in diversi giornali o a parte stampate , che risguar- dano V antiquaria o difficili punti di recondita erudi- zionCjriconoscer lo fecero per uno dei più dotti Orien- talisti, e molte Accademie lo accolsero nel loro se- no; l'Università di Padova lo ebbe nel 1807. a Pro- fessore di lingue orientali, e nella Arabica egli istruì 1' Abate Lourdet Professore di esse venuto a bella posta perciò da Parigi, e l'Abate Angelo de' Simo ni i64 Storia della Letteratura Ital. mandatogli dalla Corte di Napoli, e tutti i primi Let- terati Europei si pregiarono della sua amicizia e cor- rispondenza. Allorché quest'uomo insigne per sape- re, per pietà e Religione, mancò ai vivi in Padova adì 8. di Aprile dell'anno 1 821; quella Università si fece sollecita di onorarlo particolarmente, e il Pro- fessor Zal>eo lesse la sua Orazione funebre. Evvi an- cora a Roma un individuo della stessa famiglia An- tonio Simone Assemani che occupa una Cattedra di Galdaico-Siriaco e di liturgia orientale alla Sapien- za. Fi il! Imente^ alcuni anni sono venne a Roma Giu- seppe Assemani Abbate generale mitrato dei Monaci Maroniti , il quale fu deputato dal Patriarca di An- tiochia , dai Vescovi Maroniti, dall' Emir dei Drusi, e dagli altri Principi d'oriente a felicitare Pio VII. S. Pontefice per il fausto ritorno nei suoi Stati (i). VaiperLdiMa- ^^^' ^^^ S^^ illustratori delle lingue orientali oc- iinoc.ontediCa-(3^^jjj j,,^ i)osto eminente l'Abate Tommaso Valper- liiso Alib. Tom- ^ ' , ^ naso. ga di Masino Conte di Caluso, il quale conobbe a fondo anche le ^natematiche e possedè una vasta eru- dizione. Torino fu la sua patria dove nacque nel 1737: ricevette egli la sua educazione nel Collegio Nazareno di Roma, indi passò a Malta ed ivi dedi- cossi alla nautica avendo inclinazione alla carriera militare ; ma cambiata poi idea ritornò a Torino , de})ose le insegne cavalleresche j andò a Napoli e nell'età di 24. anni professò il sacerdozio fra li Chierici Secolari Filippini , privando così i Gesuiti di un acqui- sto che alcuni anni prima avevano speranza di fa- re, e che sarebbe stato di ornamento alla lor Reli- gione. Dotato di rari talenti e già ricco di cogni- zioni specialmente nella lingua Greca , venne desti- (i) ^ue»t.o Abbate ripartì per l'oriente il 19. Maggio 1817. V. L' Ami d* la R«li£Ìon et dn Rei N. yiS. paf. 167. Pa»ij jSai. L I 15 R o III. i65 nato a Bibliotecario e a Professore di Teologia nella casa dei Filippini di Napoli ; colà si erudì profonda- mente nelle Sacre Lettere , e negli studii biblici fe- ce maravigliosi progressi; ma nel 1769. dovette re- stituirsi alla patria perchè si esclusero da Napoli i forestieri delle Congregazioni religiose. Conobbe egli la matematica sublime pura ed applicata, e mostros- si oltremodo versato nella erudizione poliglotta, par- ticolarmente nelle lingue Coptica ed Ebraica , del che diede una luminosa prova^, allorquando nel 1788. colle stampe di Parma pubblicò un saggio di Lette- ratura Coptica preceduto da una dotta prefazione, in cui r Abate Valperga tesse la storia di questa lingua, dà conto delle fatiche sullo stesso argomento dei mo- derni eruditi, e con somma chiarezza e con bell'ordine espone poi nell'opera i precetti di questo idioma (i). Né minor perizia egli dimostra nel rintracciar la genesi più astrusa delle voci orientali, e nel ricondurle al- le materne radici , e a lui va debitrice la scuola di Torino , se al presente gareggiar può con quelle del- la Germania nel coltivamento di questi studii. La Greca Filologia e la latina ricevettero pure da lui nuo- ve illustrazioni, ed abbiamo varie sue composizioni poetiche in amendue questi idiomi, che Io caratte- rizzano per eccellente in tali materie. Si dilettò an- cora il Valperga della poesia Italiana e conobbe a fondo le lingue viventi ; laonde l' Accademia di To- rino lo elesse a suo Presidente per la classe di scien- ze, ed ei sostenne con sommo decoro questa cari- ca, diresse contemporaneamente l'Osservatorio di Torino, e sedette uno dei Magistrati di quella Re- gia Università. Aggregato alla Società Italiana delle Scienze, inseri negli Atti di essa diverse profonde Me- (i) Lucchesini op. cit. part. II. pag. 194. i66 Storia della Letteratura Ital. morie di matematica _, che ci danno a conoscere 1' estensione del suo ingegno e la forza che possedeva di rigoroso raziocinio , cosichè può senza esagerazione asserirsi che egli fu un uomo singolare , e che po- chi a lui paragonar si possono per la vastità e pro- fondità dei talenti, e per la generale sua erudizio- ne (i) . Amahile oltre ogni credere fu il carattere di lui, intemerata la Religione sua, invidiabile la mor- te accaduta nel di i. Aprile dell' anno i8i5, aven- do lasciato onorevole memoria di se^ e colle varie opere pubblicate, e con gli ottimi allievi nello stu- dio delle lingue, vili. Vili. Conobbe non poche lingue esotiche, ma in 710 'KHac^re'd "lodo particolare la Thibetana il Monaco Agostino *''^"" Antonio Giorgio Eremitano nato in S. Mauro villag- gio non lontano da Rimini nel 171 1; e mancato ai vivi nel dì 3. di Maggio dell'anno 1797. Dopo di aver egli insegnato teologia in diverse città d'Ita- lia, Benedetto XIV. lo nominò lettore di Sacra Scrit- tura nell'Archiginnasio romano, e gli ordinò d'intra- prendere la difesa della storia dell'Eresia Pelagiana scritta dal Cardinal Noris contro i Teologi Spagnuo- li che ne dimandavano la proibizione. Questo lavo- ro dal Padre Giorgio con successo eseguito gli me- ritò la Prefettura della Biblioteca Angelica e la no- mina a membro di una Sacra Congregazione ; ma 1' opera più ricercata di lui, e che gli assicurò un no- me illustre, è l'alfabeto Thibetano di cui l'impor- tanza esige che io con la scorta dell'illustre Mon- signor Fabbroni (2) informi li miei lettori. Premeva assai ai Romani Pontefici di trovar soggetti che si (l) Molte Accademie si recarono ad onore di chiamarlo nel loro leno, • fu Accademico corrispondente dell'Istituto di Franeia. (a) V.ue Iial, T. XVII. p. n. 17. L 1 H n o IIL 167 occupassero nel conoscere la lingua del Thibet, e le cifre usate da quei popoli , onde poter far pene- trare colà la luce del Vangelo. Quelli che sino al principio del secolo XVIII. eransi accinti a questa nojosa ed ardua impresa^, avevan soltanto trattato leggermente l'argomento ; ma il nostro Monaco Ago- stino Giorgio coraggiosamente si diede a sviscerare questa materia , e con incredibil fatica e diligenza confrontando fra loro più lingue, riuscì a cavarne quella del Thibet, ed a comprovare con esempi e con monumenti tutto ciò che ne riguarda l'ortogra- fia e la sintassi (i). Trovata così la chiave di questa arcana lingua se ne prevalse egli utilmente per inter- pretare i Codici scoperti nel 171 1. in Tartaria, i quali pervenuti in poter dell'Imperatore delle Russie Pietro il Grande, non trovò chi spiegar glieli potesse, e sol- tanto lungo tempo dopo il Giorgio conobbe che tai Codici non contenevano che argomenti legali con- giuntamente a tutto l'apparato delle superstizioni di que' popoli. Ma fece anche più, poiché ci diede la storia, può dirsi, civile politica e religiosa di quel- la nazione così poco nota , ne illustrò la geografia e confutò gli errori rapporto ai Manichei del Pro- testante Beausobre , che inveì contro i SS. Padri , e specialmente contro S. Agostino. Scuoprì inoltre il Giorgio più cose afiatto nuove dagli antecedenti scrittori pienamente ignorate ; e in quest' opera mo- strò tanta acutezza d'ingegno^ tale solidità di ra- ziocinio, e così copiosa erudizione^ che sembra im- (i) j. Hoc ipsum studium ingredienti Georgio , multa statim occurre» „ runt 5 quihus confici posse putavit Thibetanum Alphabetum, quo ir.cre- ,5 dibili prope labore ac diligentia facto , cum ci necesse fuisset plure* in- „ ter se linguas conferve^ ut unam assequeretur , in eo vigilavit ut omnia „ minima quae ad orthographiam et syntaxim pertinebant notaret probs» „ retque e.xemplis alque mohumentis ,^ Così il Fabbroni. Ida Storia della Letteratura Ital. possibile aver potuto un uomo solo far da se tutto ciò che fece. Incontrò l'Alfabeto Thibetano ( titolo troppo modesto per una così insigne fatica lettera- ria ) alcune opposizioni da parte specialmente dei protestanti , che si videro fieramente attaccati , per il qual ogi^etto consultar si può il citato Lucchesi- ni (i); ma queste critiche non scemarono punto il pregio di un'opera che conserverà sempre la stima di coloro che conoscono ed amano tali studj. Oltre questa fatica principale scrisse il Monaco Giorgio ancora sulla lingua Egiziana, e vi aggiunse il dialet- to Bsmnirico da lui chiamato Ammoniaco , e con la scorta di monumenti liturgici Etiopici, Tebani, ed Egiziani dimostrò che quei popoli restarono per lun- go tempo uniti alla vera Chiesa (2). Finalmente ab- biamo un nuovo saggio della sua somma perizia del- le lingue orientali nella interpretazione di alcune iscrizioni Palmirene da lui a richiesta del Foggini felicemente eseguita. Al Monaco sullodato congiungeremo il Padre Cas- siano Beligatti Cappuccino nato nel 1708. a Macerata, Missionario per diciott' anni al Thibet e al gran Mo- gol, e di là venuto a Roma nel J756. chiamatovi dal Cardinal Spinelli Prefetto della Congregazione di Propaganda. Ivi si trattenne più anni compilan- do varie operette assai utili per coloro che sono de- stinati alle missioni in quelle remote contrade e ces- sò di vivere nel 1791. pieno di anni e di meriti (3). Coadiuvò egli il sullodato Giorgio nella sua grand' opera superiormente ricordata (4), ed ebbe gran par- (1) Parte IL pag. 21C. (a) Fa].], rolli Vit. rit. (^) Vecchietti Bih). Picfiis T. III. }>. 174. (4) Liu:c]it'sini oji. cit. Parte II. \>»'^. ai5. ai7..love «He» po«ili\ amen- Libro III. 169 te in quella delle memorie storiche sulle virtù e fatiche del Padre Giuseppe Maria de Bernini Vice- Prefetto delle missioni del Thibet da altri pubbli- catesi l'anno 1767. in Verona. Nell'Archivio Pro- vinciale poi dei PP. Cappuccini conservavansi diversi lavori manoscritti del Beligatti, tutti relativi agli alfabeti dell' Indostan, e di altri paesi spettanti al- le missioni del Thibet, nei quali lavori ordinò e spie- * gò detti alfabeti , e diede due grammatiche , una della lingua dell' Indostan_, e l'altra dell'Idioma Sa- moscardo in caratteri Malabarici tradotta dal Por- toghese. Un altro Religioso dello stesso ordine, cioè il Padre Orazio Penna di Billi nell' Urbinate si oc- cupò lungo tempo nel conoscere la lingua e la co- rografia del Thibet, ed inviò a Roma tutte le let- tere di queir alfabeto che il Cardinal Belluga fece nel 1738. fondere per uso della Propaganda (i). IX. I coltivatori delle lingue orientali di cui fino- „ ^^ •^ Bavtoiommeo 5. ra abbiamo parlato, meritano, è vero, per più riguar-(daj Padre Paoli- di la nostra stima, ma si acquistò maggior fama il Padre Paolino da S. Bartolommeo Carmelitano Scal- zo. Per la stessa ragione che abbiamo dato luogo nella presente opera ai fratelli Assemani , registre- remo questo Religioso sebbene Ungarese di nazio- ne, poiché nacque il di a5. di Aprile dell'anno 1748. in un castello denominato Hoff della Diocesi Jau- rinensis nel suddetto regno situato. Fornito d'acuto ingegno ed infaticabile nello studio godette il Padre Paolino denominato Filippo Veszdin al secolo , del- la special protezione dell'illustre Cardinal Stefano Borgia gran Mecenate, il quale gli procurò la Pre- te che il P. Religatti pubblicò anch' egli in Roma il suo alfabeto Thibeta- no dopo quello del Giorgio; ma Vscchietti non cita quest'opera nel catalo- go di quelle che al Beligatti appartengono. (i) Ivi pag. 217. i-o Storia della Letteratura Ital. fattura degli studii nel Collegio Urbano de Propa' ganda fide e la carica di economo delle missioni dei Religiosi Carmelitani, dopo clie ritornò a Roma dal- le missioni del Malabar dove dimorò diecisette an- ni continui. La vastità delle cognizioni da lui acqui- state sui costumi, i riti , la Religione/ e su le anti- chità Indiane, gli procurarono fama straordinaria per cui la Reale Accademia di iscrizioni e belle lettere di Francia lo nominò suo socio. Questo Religioso che accoppiar seppe a molta dottrina le più cospicue cristiane virtù, ascritto dal S. Pontefice Pio VII. di gloriosa memoria ai Consultori della Sacra Congre- gazione dell'Indice, mancò di vita in Roma nel gior- no 7. di Febbrajo dell'anno 1806. in età di soli 57. anni_, e con lui venne meno uno dei più egregi Orien- talisti ed Antiquarii (i).Due grammatiche egli pubbli- cò della lìngua. Sa?7iscrit , la prima nel 1790, la qua- le però riuscì oscura e confusa, perchè l'Autore a- dottò nel compilarla il metodo delle grammatiche Indiane; stampò l'altra intitolata Vyacarana nel 1804. e in essa diede un giudizioso compendio della gram- matica dai Brahmani usata , aggiungendo alle re- gole fondamentali di quell' idioma un trattato della sintassi e un dizionario. Il Sig. Marchese Cesare Lucchesini da cui ricavo queste notizie (2) , riscon- tra in tale lavoro del Padre Paolino due diffetti, la mancanza cioè dell'Alfabeto Indiano, e quella del- la disposizione alfabetica nel dizionario; ma supplì in parte specialmente a quest' ultimo difetto, il sud- detto instancabile Religioso con altra sua opera in- (1) Queste notizie ricavate dal necrolo{,'io del Convento Urbano dei Carmelitani Scalzi di S. Maria della Scala in Roma, mi sono sfate gentil- mente comunicate dal molto Reverendo Parroco D, Giuseppe Bavutti già Religioio Carmelitano Scalzo. (a) Op. cit. jijig. ao5« e seg. Libro III. 171 titolata Amarasìntha che è un dizionario di cui però non se ne ha che una parte ; ma deve anche ciò ammi- rarsi, perchè non poche difficoltà incontransi a spie- gare i termini delle lingue suddette, e senza raju- to di un Brahmano e delle opere del Padre Gesui- ta Hanxleben non sarebbe il nostro Carmelitano riu- scito nemmeno a far ciò che fece. Molte altre sue fatiche su questo argomento ricorda il Sig. Lucche- sini (i), e specialmente un viaggio alle Indie, alcu- ne dissertazioni su gli antichi Indiani e sulP affini- tà della lingua latina con le orientali, una Bihliothe- ca Indica che rimase inedita , e in cui illustrava la storia letteraria e la mitologia Indiana, e l' India orientalis Christiana stampata nel 1794- ^ Roma. Il Monaco Giorgio di cui si parlò nelP antecedente § , contrastò al Padre Paolino le sue opinioni sull' an- tichità e la mitologia degli Indiani, ma il citato Lucchesini è di parere che né l'uno ne l'altro Scrit- tore quantunque dottissimi , cogliessero nel vero. X. Fra gli Ebrei il Rabbino di Mantova Leone ^^^\ Ebrei Briel diede in luce le sue istituzioni ebraiche, e Rabbini ed altri o- r^ ^^ ' ' > • T> T- Autori di Gram- Simone Calimani pur esso Rabbino stampo m Rab- matiche di Lin- binico la grammatica Ebraica messa in fronte ad una ^"^ edizione della Bibbia fattasi l'anno 1789. in Vene- zia (a), e nella stessa lingua abbiamo anche i pre- cetti della eloquenza di Mosè Chaijm Luzzato pub- blicati nel 172,7. a Mantova. Quantunque siano re- state inedite le opere dell' Orientalista Jacopo Ca- (i) Pag. ao8. Ho sotf" occhio il catalof^o delle opere stampate del Pa- dr« Paolino e da questo rilevasi che sono esse in numero di venti, è ciie la morte accaduta in Lione del Cardinal Borgia fu causa che restassero inedi- te molte altre produzioni del sullodato Religioso. (a) Lucchesini ec. part. IL pag. 46. Il Calimani ristampò nel 1761. la lua grammatica e vi aggiunse un breve trattato della poesia Ebraica, lasciò poi un dizion. Ebraico ed Italiano imperfetto. ( Resti (de) G. Bernardo dizion. stor. dtgli autori Ebrei T. L p. 76. ) 172 Storia della Letteratura Itai-. valli Veronese morto a Roma d'anni ?>c. nel 1758. già Ministro del Re di Portogallo e sommamente ca- ro alla S. Memoria di Clemente XI. (i), tuttavia meritano esse di venir qui ricordate. Conosceva egli a fondo le lingue esotiche , e compose una gram- matica elementare per l'Ebraica e la Caldea, ed un' altra faticosissima opera divisa in trenta volumi , e disposta per ordine alfabetico intitolata Pandectae Biblicae , in essa rischiara il Cavalli tutte le vo- ci, ed i sensi tutti, e le spiegazioni delle Scrittu- re Sante con le Concordanze dei Sacri interpreti, dei Dottori Cattolici e di quanto scrisse il Cardinal Ugo- ne nei suoi commentarii biblici; e se fosse stata pub- blicata , farebbe quest' opera vedere ai Protestanti se i Cattolici conoscano o no le lingue orientali. L' Università di Padova conta fra li suoi Professo- ri di dette lingue Antonio Zandini Padovano che terminò di vivere ottuagenario nel 17Ò0. circa: si occpuò egli utilmente in questi ardui e nojosi stu- dii^ all' avanzamento dei quali giovarono ed i les- sici Ebraici, Siriaci e Caldaici, e le grammatiche simili da lui date in luce, come pure mostrossi egli dotto interprete sacro con la pubblicazione delle sue questioni scritturali , dipendenti dalla cognizione del- le lingue d' oriente , e con la disputa sui riti dei Cri- stiani di quelle Regioni nell'amministrazione del Sa- cramento della SS. Eucaristia (2,). Il Chiar. Sig. Principe di Torremuzza si fece conoscer per valente Grecista e dotto Antiquario ad un tempo nella sua opera delle iscrizioni della Sicilia, alla quale precedono alcuni prolegomeni in cui dà conto dei Dia- (i) Zaccari». Annali letter, d'Italia T. III. lib. III. pag. 5c5. (a) Dizioii. d^gli Uoin. ili. T. XXII. pa^'. m. Libro III. 173 letti Greci usati in Sicilia e della paleografia Greca Si- cula^e schiarisce i nessi che incontransi nei monu- menti da lui interpretati (i). L'illustre Marchese Sci- pione Maffei di cui si ragionerà fra gli Antiquarii , può dirsi il primo a giudizio di Lucchesini (2), che rac- cogliesse ed interpretasse le sigle delle greche iscrizio- ni ; a lui poi succedette l'eruditissimo Padre D.Odoar- do Corsini che dicifrò anche quelle delle monete ; e più copiosa collezione ne fece in appresso il Pa- dre Piacentini da noi sopraricordato , la quale dal Padre Curdoni dopo la morte di quello pubblicossi; ma di tutti questi si mostrò più diligente l'Abate Rubbi, il quale nel suo dizionario d' antichità ad ogni lette- ra dell' alfabeto aggiunse le sigle greche e latine (3). Non hanno gli Italiani nel Secolo XVIII. compila- ti nuovi lessici greci , essendosi limitati a procu- rarne delle ristampe migliori e più corrette del- le antecedenti (4) ; ma due nuove grammatiche comparvero per opera dei nostri Grecisti , uno det- ta del Seminario di Padova attribuita al Facciolati, e l'altra composta dal Padre Antonioli delle scuole pie, e dal confronto di esse che ne istituisce il Sig. Marchese Lucchesini, giudica egli migliore la secon- da ; certo è però che ha avuto abbondante spaccio quella del Seminario , così che per 1' uso comune io credo che sia essa ordinariamente preferita (5). Un Lessico I dionomastico Etimologico scrisse il Padre Alessandro Rota nell'anno 1722. utile per le per- sone di Chiesa , poiché egli vi espone le etimologie dei nomi Greco-latini dei Santi che trovansi regi- (1) Lucchesini op. cit. p«rt. II. pag. 63. (a) Ivi pag. 71. (3) Ivi. (4) Ivi p. 6??. (5) Ivi. 174 Storia della Letteratura Ital. strati nel Martirologio ; ma questo dizionario restò inedito ; come accadde ancora de' suoi versi Greci e latini, e di cinque orazioni latine recitate nella circostanza del cominciarsi gli studii di lingua Gre- ca in S. Maria della Salute, nella cui Biblioteca con- servansi tali manoscritti (i). Il Monaco Camaldolese Placido Pegorin compose un Dizionario Portoghese per uso degli Italiani, e di esso parlasi nel Tomo Vili, degli Annali Camaldolesi , ma per nostra mala sorte questo lavoro restò inedito^ e così mancò al- l' Italia un sussidio per apprendere quella lingua , né ho notizia che alcun altro abbia fatto un simil lavoro rapporto alla nostra lingua confrontata con la Portoghese , mentre che si conoscono altri dizio- narii Portoghesi Francesi ce. (2,). ^i- XI. Quantunque poco avanzamento siasi potuto Alcuni Sogget- p i t t-i t • n - • ^ ^^-) ^- ^• ti ciie scrissero lare dagli bruditi nella cognizione dell antica lin- tJus'ca^*"mTricI g^a Etrusca , debbonsi tuttavia lodare gli sforzi da Armena e Chi- ^gg* dentati oudc penetrare in questo labirinto ; ma ci riserbiamo a trattare di tale argomento negli ar* ticoli del Maflei e del Lanzi ; e qui avvertiremo sol- tanto che Apostolo Zeno nel suo giornale ci diede la storia di questa lingua nella prefazione che leg- gesi in fronte alla difesa dell'alfabeto Etrusco (3). Il Conte Mazzucchelli ci ha lasciata memoria (4) del Pa- dre Ardelio della Bella Gesuita vivente al principio dello scorso secolo, il quale stampò nel 1728. a Ve- nezia un dizionario Italiano, latino ed Illirico, della qual lingua non ho trovato fin'ora chi in Italia siasi occupato neir epoca da me in questa storia contem- (i) Meschini Della Lettor. Veneziana T. IL pag. a6a. (a) Meschini Op. e T. cit. pag. aga. (3) Lucche»ini ec. Parte IL pag. i3i. (4) Scrittori ce. T. U. part. II. pag. 63i. Libro III. 170 piata. Alla S. Congregazione della Propaganda slam noi debitori , come già si è altrove veduto , della massima parte delle cognizioni che abbiamo sulle lingue Orientali, e cosi pur dicasi dell' Armena. L'Abate Amaduzzi nel 1784. fece imprimere coi ti- pi di detta Congregazione l'alfabeto Armeno unita- mente all'orazione Dominicale, e varie altre opere uscirono da quei torchii dal Luccliesini annovera- te (i)^ fra le quali si pregia assai 1' edizione di quel- le di S. Giacomo Nisibeno tradotte in latino, fatta dal Cardinal Niccolò Antonelli nel 1706, 0 se ne riguardi l'esattezza della versione, 0 se ne conside- rino i lumi che porge alla Storia ecclesiastica ed al- le Scienze sacre. A diffondere poi lo studio di que- sta lingua in Italia contribuì assai la Colonia di Re- ligiosi Armeni fuggiti coli' istitutore Mechitar V an- no 1702. dal loro paese, indi da Metone in Mo- rea per vivere con sicurezza nella comunione cat- tolica ^ i quali si stabilirono nella piccola Isola di S. Lazzaro a Venezia^ dove io vidi nel 18 17. la lo- ro stamperia fornita di caratteri Armeni e di quelli d'altre lingue di Oriente, la quale è impiegata a stampare opere utili alla Religione ed alla civile educazione, spedite poi dai sunnominati dotti Reli- giosi nell'Armenia per uso di que' popoli. Chi amas- se di conoscere quali siano le opere principali usci- te dalla stamperia di questo Convento (2), può ve- derne il distinto ragguaglio che ne dà il citato Sig. Marchese (3); io ricorderò qui soltanto una edizio- ne della Bibbia assai migliore di quella di Amster- dam del 1673, e un lessico dell'antica lingua Ar- (i) Op. cit. part. II. pag. aoi. (a) Questi Religiosi dirigouo ancora un Collegio di giovani Armeni. (3) Parte II. pag. aoi. aoa, alla ao5. lyó Storia della Letteratura Ital. mena in due Volumi oltre modo pregevole dallo stes- so Mechitar compilato. A terminar ciò che risguarda la illustrazione de- gli idiomi orientali resta a dir alcuna cosa della lin- gua Chinese. Il P. Viani (i) ci dà notizia del Padre Giacinto Cerù Lucchese Chierico regolare Missiona- rio alla China , il quale compose in lingua Chinese e stampò a Canton nel 1713. un libretto sulla divo- zione di S. Giuseppe colla novena dello Spirito San- to^ e mostrò perizia non ordinaria di questa lingua. Esercitò pure il caritatevole uffizio di Missionario per diecinove anni presso la stessa nazione il Padre Do- menico Perroni Napoletano dello stesso Ordine , e compose un dizionario Chinese e latino per uso del- le missioni, ma non fu esso stampato. XII. XII. Gli Scrittori di cui fin qui si è parlato , oc- Trafluttori dalle . i i •■>r*l 1 1 1T>. Lingue •traniere.^iipsronsi ucl render piu lacilc che per lo addietro l'intelligenza delie lingue antiche; restaci ora a dar contezza di coloro che dedicaronsi o a tradurre negli idiomi viventi le opere scritte in quelle lin- gue, o a comporre in esse, o che ci procurarono edi- zioni scelte delle produzioni degli Orientali. Scarso certamente non è il numero di questi soggetti, e ci si offre per il primo Gio. Maria Luchini Fiorenti- no morto in età d'anni 82. nel 1760., il quale fu discepolo del Salvini , e tradusse in Italiano le Ora- zioni e le Omelie dei SS. PP. Crisostomo e Basilio, come pure trasportò in poesia Italiana alcuni libri biblici (2). Le Orazioni di Demostene trovarono un egregio traduttore in Gio. Vincenzo Lucchesini no- bile Lucchese nato nel 1660. Andato egli col per- messo del Padre a Roma, colà visse per lungo tem- (i) Lucchesini ec. Part. II. pag. ai8. (a) Zac«aria. Stor. Utl. H' Italia T. II. Lil». III-i.. 56ó. E. li/., «ecoiicla. L r n R o I 1 1. 177 pò ritirato , attendendo allo studio della Greca e della latina favella , ed avendo recitata in una con- versazione di Letterati la versione latina di una Ora- zione di Demostene , ottenne tal plauso , che giun- tane la notizia al magnanimo Pontefice Clemente XI., chiamò a se il Lucchesini , lo ricolmò di benefizii ed incoragioUo così a proseguire questa fatica. Cor- rispose quegli a tanta benevolenza, e pubblicò con la dedica al Papa dodici Orazioni di Demostene, tradotte ed illustrate con erudite annotazioni , che rischiarano la storia dell' antica Grecia e special- mente di Atene. Questa versione gli fruttò un' an- nua pensione di 12,0. zecchini, e la carica di Scrit- tore delle lettere latine presso il Cardinal Segreta- rio di Stato (i). Fedele la riconosce il Sig. Marche- se Lucchesini (2), se si considera come traduzione oratoria , non come interpretazione; elegante e pu- ra dice esserne la latinità e assai pregevoli le note . Avendo però il traduttor Lucchesini intrapreso ad esaminare e condannare in più luoghi la versione di Demostene fatta dal Wolfio , egli comparisce mol- to al suo avversario inferiore , e per questa parte incontrò il biasimo del Dorville, dal cui parere sem- bra che non dissentisse anche il Reiske, il quale ne parlò nella prefazione al suo Demostene (3), ma non lo cita mai nelle sue annotazioni . La modestia e riservatezza del Lucchesini gli chiusero la strada ad ottenner luminosi impieghi, e soltanto giunto all'età di 76. anni Clemente XII. lo nominò Segretario del- le Lettere e dei Brevi ai Principi, carica da lui con- servata sino alla sua morte avvenuta nel 1744* H (i) Fabbroiii. Vitae ec. T. XI. pag. 215. (2) Op. cit. part. II. pag. 83. (3) Lucchesini T. I. p''g. LI. Tomo ///. la XIII. 178 Storia della Letteratura Ital. Muratori, il Gravina^ il Rollin esaltarono al sommo Io stile latino di questo Scrittore, che da Fabbroni vien giudicato (i) piuttosto grave anziché piacevole, e siccome imita fedelmente gli antichi, non riesce troppo armoniosa la sua maniera di scrivere (2). Sahini Jiiiton- ^^^^- Uuo dei più rinomati traduttori, se riguar- jMaria. dar si voglia la cognizione profonda delle lingue che sapeva, dir si deve senza dubbio Anton-Maria Sal- vini, che riuscì insieme Filologo illustre , e per non disgiungere le notizie di lui, in questo articolo riunite le presenterò al lettore con la scorta di Monsignor Fabbroni (3), ragionando di tutto ciò che quel Lettera- to operò a vantaggio degli ameni studii. Nel giorno 12. di Gennajodeiranno i653. nacque egli da Andrea Salvini e da Eleonora Dna nobili Fiorentini; dota- to siccome egli era di robusta memoria, alla scuo- la di Benedetto Averani fece straordinarii progressi nello studio della lingua Greca, ed imparò anche l'Ebraica e più lingue viventi. La protezione che il Cardinal Leopoldo de' Medici accordava ai giova- ni studiosi, gli ottenne di sottentrare in età d'an- ni 24. al defunto Carlo Dati denominato il Vairo- ne Etrusco, nella scuola di Greche lettere in Firen- ze , alla qual scelta ben corrispose il giovane Sal- vini . Le produzioni della sua penna che andava esponendo nelle più rispettabili Accademie Fiorenti- ne, ascoltavansi ognora dal Pubblico con piacere e con plauso , perchè aveva uno stile formato su gli ottimi Scrittori, sempre colto e fluido, così che i compilatori del Vocabolario della Crusca lo citava- no come modello di ben parlare. Semplice era la (i) Nella citata vita. (a) Molte orazioni recitò il Luccliesini in varie circoitanz» ma se ne Imnno quattro soltanto alle stampe. (3) Vita» «e. T. XV. r»£- 6i. L 1 15 U () III. 17Q sua maniera di scrivere , sparsa talora di grazie e di ornamenti oratorii, e le sue dissertazioni qualora r argomento il richiedeva , abbondavano della erudi- zione la più recondita , ma ravvisavasi però una cer- ta trascuratezza in ciò cbe risguardava la somma della cosa trattata, così cbe arido alquanto e digiu- no di dottrina egli compariva^ quantunque se aves- se voluto , avrebbe potuto in essa sloggiare per- chè molta ne possedeva. Ad istanza del Mabillon pubblicò i discorsi accademici nelle radunanze degli Apatisti da lui letti in tre volumi divisi , dei quali il primo egli dedicò al Redi, che lo aveva benefica- to assai ed istruito nell'amena letteratura. Coltivò il Salvini anche la poesia Italiana e Latina , e scel- to fra i riformatori del dizionario della crusca gio- vò assai a questa impresa, specialmente nel dare le etimologie delle parole Italiane dalla Greca favella dipendenti , e nello stabilire molte definizioni. „ ^^^- , , ^ -^ ^ _ Versioni del XIV. Ma si segnalò specialmente il Salvini nella Saivaù. provincia delle versioni dal Greco : quasi tutti i poe- ti Greci egli tradusse in italiano , nel che fare at- tese più a rendere il vero senso degli autori , che a dare traduzioni eleganti ed armoniose, così che le sue versioni sono fedeli e scritte con purità di lingua^ ma non piacciono a leggerle, meritano però di essere consultate allorché nasca dubbio sulle altrui fatiche in simil genere; né solo i poeti Greci ei tra- dusse , ma ancora varii autori che scrissero in prosa come le vite dei Filosofi di Diogene Laerzio, il Manuale diEpitteto, le lettere del Sofista Libanio ed altre simi- li cose. Dalla latina lingua poi trasportò nell'Italiana le produz oni di alcuni poeti, come le satire di Persio, la cui versione egli pubblicò, e quelle di varii altri au- tori latini le traduzioni dei quali però non videro la pubblica luce. i8o Storia della Letteratura Ital. Non ordinaria fama , perciò egli acquistossi , ma ad un tempo promosse anche contro se l'invidia^ e specialmente del cinico Magliabechi che non di- stingueva gli scritti del Salvini ben limati da quei lavori dello stesso gettati come all' improvviso, e pe- rò meritevoli di qualche critica. Ecco come il FaLbroni descrive l' assiduità incredi- bile di faticare del Salvini 5, Vix credibile videtur unum ^5 hominem, quo tempore occupabaturin interpretatio- ,, nibiis Homeri, Nonni Panopolitani, Oppiani, Theò- ,5 criti , Anacreontis, Hesiodi , Aristophanis , Calli" „ machi , Theognidis , Prodi, Orphei, Anthologiae, „ Persii , Virgilii, Horatii^ Ovidii, nec non Xeno- j, phontis, Plotini , Epicteti , Laertii , Graecam in „ linguam convertendos suscepisset Catullum , Ti- j, bullum , Propertium ( id semestrii spatio confe- „ cisse dicitur ) , nec non Phaedri fabulas ; permul- ,, ta vincta et soluta oratione tum latina, tum Etrus- ,, ca suppeditasse Accademiis quas frequentabat , ni- 5, hil recusasse iis qui inscriptiones, laudationes et ,, omne genus carminum ab ilio postulabant, ma- „ gnam dedisse operam illustrandis Etruscis scripto- „ ribus quibusdam, Etrusco Lexico confìciendo, quae- ,, rendis linguae nostrae originibus , et exponendis „ vitiis eorum qui primi in Provincia poesin coluere , „ et ut alia bene multo silentio praeteream , conte- 5, xendo catalogo Codicum manuscriptorum Lauren- ,^ tianae Bibliothecae, qui quidem catalogus , in quo ,, ])er triennium cum Francisco Maria Due ciò adla- „ boravit, a Benedictino Montefauconio editus fuit^,. Oltre tutte queste insigni fatiche aveva il Salvi- ni un esteso carteggio letterario, e molti a lui ri- correvano per la soluzione dei loro dubbii eruditi ; e fra ioventu nelle (i) Della Letteratura Ital. Voi. III. jiag. 174. Libro III. i85 lingue Greca ed Ebraica. Il metodo da lui tenu- to nella scuola era qual veramente conviene, cioè di usar discrezione nel dar regole^ e nel diffonder- si nella lettura e spiegazione degli Autori, invoglian- do ad un tempo li suoi discepoli ad impadronirsi della lingua, coli' esporre loro nelle erudite prelezio- ni latine le varie proprietà e bellezze della mede- sima (i). Se si eccettui un viaggio dal Cesarotti fatto per motivo di salute nel 1786. a Roma ed a Napoli, do- ve ebbe F onore di ricevere invito a pranzo dall' Ambasciatore Inglese Acton, e dove conobbe il Mat- 1 tei , il Galiani ed il Filangieri , condusse egli il ri- f manente della sua vita in patria, e soltanto in sua vecchiaja venne spedito l'anno 1807. a Milano, on- de placare lo sdegno di Napoleone contro i Pado- vani , nel che se riuscì felicemente , non si accreb- be per questa ambasciata la sua fama , perchè ad espugnare la collera Imperiale impiegò le armi del- la più aperta adulazione ; ma io il ritengo meritevo- le in questo fatto di indulgenza , e per 1' età sua d' anni 77. e per le tristi vicende alle quali sotto- stava r infelice sua patria. Aveva egli una villa de- ì nominata Selvaggiano, in cui compiacevasi di sog- giornare in varie stagioni dell' anno fra scelta com- pagnia d' amici ; ed ivi attendeva a dirigere la col- tivazione di un giardino, per il quale era direm co- sì , entusiasta , sebbene le sue fogge di ornamenti , e le sue idee di coltivazione dir non si potessero sovente le migliori. Ritornato da Milano carico di onori, ottenne poco appresso la giubilazione dalla Cattedra , a cui si sostituì 1' Abate Barbieri soggetto (') ^^pn' scieiitifiri fleir Accaflernia di Padova 1817. T. I pag. XXXI. e set;ut'nti. i86 Storia della Letteratura Ital. dal Cesarotti sempre amato qual ligliuolo ; ma per breve tempo potè il nostro anziano Professore gode- re degli onori e delle ricche pensioni accordategli (i);, poiché nel dì 4- di Novembre dell' anno 1808. pagò il tributo alla natura , e il Barbieri sunnomi- nato ne onorò con elogio la memoria e poscia ne stese, come si disse , anche la vita. Singoiar metodo teneva nello studio il Cesarotti e a lui solo siccome di robusto temperamento adattato : assidua era la occupazione di giorno e di notte, e quel eh' è più, dopo il cibo, anche quando era vecchio, talché leva- vasi dal tavolino poco men che infuocato in volto e sbalordito. Con franchezza stendeva i suoi pensieri, poche cancellature perciò incontransi ne' suoi scritti, ma prima di accingersi a qualche opera ne meditava a lungo il piano , la divisione e per fino le parti più minute , ed aveva per costume di esagerar la diffi- coltà del lavoro , e di implorar direm cosi, dagli a- mici soccorso e coraggio, o .e^^dei Ce- ^VH. lu trc classi , come dissi, fin da principio '^<»"'- divider si possono le opere del nostro Autore che comprendono ben 42- volumi in 8.° nell' ultima edi- zione fattasene a Pisa i.^' Le traduzioni dall'Ingle- se dal Greco , e dal Latino. iP Le opere di erudi- zione. 3.° Le prose e poesie di vario genere delle quali in altro capo si parlerà. Lunga e diligente a- nalisi di quasi tutte ne fecero già il sullodato Aba- te Barbieri e 1' Ugoni , ai quali perciò io rimando chi amasse di essere minutamente informato delle medesime , e qui ragionerò delle princii)ali soltanto. Fra le prime fatiche del Cesarotti noverar si deve la traduzione dei Poemi di Ossian e questa fu forse fi) Fu insi^'iiito delJ' Ordine dulia Corona di Ferro in qualith di Conimen- datore. Libro III. 187 la più applaudita, sebbene agitasse assai le menti dei poeti Italiani per la novità sua, e introducesse un gusto non sicuramente il migliore , perchè aprì un campo alla gioventù da corrersi pericoloso. Io non mi diffonderò qui nell'esame della questione agi- tatasi fra i Letterati Inglesi , se questi poemi cioè dal Macpherson pubblicati siano opera sua, o siano real- mente antichi; dirò soltanto che adesso comunemente si opina appartener questi poemi ad epoca remota bensì, ma non ai tempi eroici del figliuolo di Fingallo (i). La versione fattane dal nostro Autore ha tutti quei carat- teri che a renderla piacevole immaginar si possono: descrizioni amene , commozione di affetti , versi sciolti armoniosi e sostenuti , tutto combina a lusingar e in- vita a leggere questo poema di cui 1' Alfieri portò un favorevolissimo giudizio (2). Il Sig. Ugoni però rimprovera al Cesarotti di mostrarsi poco felice ne' metri lirici , che nel poema qua e la incontransi , e di non aver conservata la semplicità dell'origina- le. Corredò poi il traduttore questa sua versione di erudite note e di confronti fra la Poesia d'Ossian e quella di Omero , all'oggetto di difendere alcuni fra i moderni poeti , facendo osservare che Omero poi non è senza difetti ; del qual contegno i suoi bio- grafi ne danno per ragione, che era egli allora sde- gnato contro alcuni critici 5Ì quali avevano esaltato al sommo il Greco Poeta , e depresso i suoi tradut- tori ed i felici di lui emulatori. Fra questi entusia- sti adoratori di Omero contavansi Boileau , la Da- cier ed altri Oltramontani , e il nostro Italiano Paolo Emilio Brazola che nulla stimava tranne Omero (3). (1) Ugoni op. cit. T. III. p. 190. (a) Sua vita da lui stesso scritta; epoca IV. Gap. I. T. II. della Edi. zione di Brescia. (3) Era$i il Brazola accinto a tradurr» l'Iliade, e il Conte Algarotti i88 Storia della Letteratura Ital. Quanto però conoscesse a fondo le bellezze tF Ome- ro il Cesarotti, fra poco lo vedremo ; intanto osser- var faremo che la fama con cui si accolse ovunque la versione dell' Ossian ;, non giovò a mantener il buon gusto fra noi, perchè le immagini dell'antico Bardo cantor del poema, e le sue espressioni degli af- fetti trascendono i limiti della natura e della sem- plicità voluta, in modo che si ravvisa lo sforzo del- la immaginazione , e molti pensieri del poeta com- pariscono anche ai meno intelligenti_, strani e trop- po spinti ; ma ciò appunto piace a prima vista , ed incanta i meno esperti lettori , i quali gustano questi voli della fantasia e si imbevono d' un fal- so stile ; ed io inclino a credere che i poemi d' Ossian tradotti abbiano influito a introdurre fra noi il Romanticismo che ha guastato , e tut- tora guasta la nostra poesia. Sebbene questa ver- sione , come si disse , procurasse al Cesarotti fa- ma non ordinaria , non sta però essa al confronto con la sua traduzione della Iliade e con le illustra- zioni ad essa aggiunte^ che la superano d'assai nel merito. Due versioni di questo poema ei fece con- temporaneamente, una letterale in prosa, e l'altra in versi , la quale considerar si può come una pa- rafrasi, anzi che una traduzione ; esatta è la prima, e il traduttore spiegò in essa la profonda sua cogni- zione della lingua Greca, l'altra poiché piacquegli di intitolare la morte d' Ettore , venne aspramente criticata da prima con una Pasquinata , dice il Sig. Lucchesini (i), poscia con tutta 1' urbanità, dal Pro- io animava a compier la traduzione . Vi fu chi disse averla egli bruciata ma elle poi la ripigliasse, ed avesse idea di pulililicarla ^ ma poi si penti. { Ma/zucchelli ec T. II. part. I.V pag. At \\ . ). (\) Op. f-it. P.irtp li. p; anni, ai CJ Paginni Giiisep ccntìno (i) fu la Patria di Giovanni Costa nato nel 1786., il quale ^ veduto giovanetto dal Cardinal Rezzoiìico Vescovo in allora di Padova^, fa per suo or- dine educato nel Seminario di detta Città: a queste premure il Costa corrispose, ed intliil assai a mantene- re in quella sede del sapere il huon gusto delle let- tere Greche e latine , che in tutti i tempi vi signo- reggiarono. Fatto Maestro dell' Accademia di quel Seminario, egli si diede principalmente a coltivare con fervore la poesia Greca e latina, e così bene riuscì nell'assunto impegno, che in tutti gli svariati me- tri dei cantori del Lazio , seppe dimostrare uri' ar- monia y una elevatezza, un nerbo, una libertà di espressioni, tutta Romana e tutta sua, per cui ab- hiam il diritto di chiamarlo il primo tra i verseg- giatori latini dopo il Secolo immortale d' Augusto- Tale giudizio proferirono i Dotti sulle varie Poesie del Costa pubblicate negli anni 1796. e i8o3. e più di tutto sulla traduzione inimitabile ( ma però mol- to oscura ) delle Odi di Pindaro stampata in tre volumi, e finalmente sul Ditirambo intitolato Arte- misia, col quale immaginossi di dettare qualche nuo- va teoria sopra un simil genere di componimento (2). L' Accademia Padovana di cui era membro , ne die in luce tre dissertazioni ; di carattere ingenuo e mo- (i) Nuovi Saggi scientifici dell' Accademia di Padova T. I. 1817. p. XLVI. (a) Luccheiinì nella tua opera ( T. IL p. xi4- ) dice cha il Coita èl' u- nieo traduttor* cht mvrita loda. Libro III. 197 desto non appari in lui quella dottrina che realmente possedeva, e che lo rese P ammirazione de^li invi- diosi stranieri. Quest'uomo insigne cessò di vivere li 29. Dicembre del 18 16. in età di anni 80. ali' incirca. A lui visse contemporaneo il Padre Carmelitano Ma- ria Giuseppe Pagnini Pistojese morto nel 18 14. d'an- ni 77. Insegnò egli con grido le lingue Greca ed Ebraica e l'eloquenza nella Università di Parma ^ indi passò Professor di Letteratura latina in quella di Pisa. Fra le sue eleganti traduzioni dal Greco e dal latino in Italiano^ vien giudicata la migliore quella dei Bucolici ed altri poeti minori Greci in versi sciolti con la interpretazione letterale latina , corredata di annotazioni critiche e filologiche diret- te a ristabilire la vera lezione di detti poeti (i). Queste versioni secondo il giudizio del Sig. Cardel- la (2) hanno il pregio della esattezza , e l' Autore conserva , per quanto glie lo permette la frase Ita- liana , il carattere dell' originale . Abbiamo dello stesso anche alcuni saggi di prose e di rime , che ce lo mostrano valente Scrittore^ lo stile del quale riesce puro ed adorno delle grazie ingenue della favella Toscana. XXII. Il Siff. Marchese Lucchesini oltre le versio- , , .^^"• ° . Altri traduttori. ni di Omero fin qui da noi ricordate^ cita (3) quel- le del Bozzoli che tradusse 1' Odissea, del Ceruti e del Ridolfi, i quali ci diedero la versione della Ilia- de ; ninna però di queste può stare a fronte di quel- le da noi antecedentemente notate , e specialmente , la traduzione in ottava rima del Bozzoli riesce ol- (i) Il Pagnini traduwe anche le tatire, le «pistole e l'arte poetica di Orazio. (a) Cardella. Compendio della storia della bella Letterat. T. III. p. 488. (3) Op. cit. T. II, pag. no. iq8 Storia della Letteratura Ital. tre modo languida (i); fra le due fatiche poi del Ceruti e del Ridolfi, il Sig. Lucchesiiii dà la palma a quella del primo , e la riconosce per la migliore di tutte quelle che nel secolo scorso si pubblicaro- no (a) . Presso lui pure veder si possono quali fa- tiche abbiano alcuni altri Italiani sostenute nel tradurre sia in verso, sia in prosa altre opere di Greci Autori (3), delle quali versioni io ho creduto be- ne per evitare una inutile prolissità, di non tener qui discorso, e passerò piuttosto a dar notizia di alcuni altri valorosi Scrittori che si distinsero nella cognizione delle lingue orientali, e nelle traduzioni di opere in esse lingue originalmente scritte. L' Avvocato Saverio Mattei si occupò nel tradurre i salmi e gli altri libri poetici della Bibbia in versi, e il suo lavoro che per tante edizioni si diffuse ovun- que^ mentre a molti piacque, incontrò al tempo stesso aspre critiche. Agli avversarii del Mattei qua- li furono il Padre Hintz, il Padre Canati di Torino, il Padre Fantuzzi ed altri, si aggiunge anche il Sig. Marchese Lucchesini, che con una figura di pre- terizione (4) trova molto da riprendere in questa traduzione, sia riguardo alla libertà che si prese questo Poeta nelle spiegazioni del testo, sia per ri- guardo alla musica , sia per gli errori di lingua che a suo giudizio vi si incontrano ^ sia finalmente per r imitazione di Metastasio, al quale , egli dice , po- che volte si accosta il Mattei. Più discreto assai (i) Il Gav- Ippolito Pindemonte ha ultimamente arricchito il Parnaio Italiano di una bella traduzione in versi sciolti dell' Odissea. (a) Adesso abbiamo quella del Cav. Vincenzo Monti , la quale ha fat'o dimenticar tutte le antecedenti, «d ha ben meritamente riscosso l'unirerta- 1* applauto. (3) T. II. pag. ia5. alla ia8. (4) T. II. pag. 3». Libro III. 199 mostrasi con questo assolutamente poi celebre tra- duttore Monsignor Fabbroni, che riconosce bensì alcuni dei suddetti difetti nella traduzione di cui parliamo , ma non in quella estensione nella quale ce li rappresenta il Sig. Lucchesini , né giudica il Mattei con tanta severità. Allorché scriveremo dei poeti Italiani , ritorneremo sopra questo argomento, daremo le notizie biografiche di questo Poeta, e ri- feriremo V opinione del Fabbroni su questa difficol- tà , opinione che parmi più consentanea al vero , che quella del Sig. Lucchesini e di altri Letterati. XXIII. Lo stesso Sig. Marchese ricorda (i) non senza xxiir. lode la traduzione in versi sciolti Italiani del libro di «..riuri màut° Giobbe datoci dall' Abate Giacinto Ceruti che al dir *"" di lui , procurò di esser fedele al testo , e riuscì ad un tempo buon poeta. L'Accademia Pisana per- de pochi anni sono un insigne Professore di lingue nella persona di Cesare Malanima (a), che ha stam- pati per le cause giudiziarie degli Ebrei più Con- sulti , nei quali dimostra di conoscere bene il Tal- mud ed i suoi interpreti ; trasse egli inoltre dai Co- dici i commenti del Rabbino David Kimchi sulle profezie di Isaia, e li pubblicò in Firenze l'anno 1774. con dotte illustrazioni. l\ Sacerdozio di Abra- mo è il titolo di una parafrasi dei salmi in lingua Ebraica di Abramo Coen buon poeta della sua na- zione (3), come lo fu pure Israel Beniamino Bassani Rabbino di Reggio (4). Copiose notizie e non comuni incontransi nella Bibliografia degli Autori Ebrei , opera di Chajim David Azulai a Livorno stampata . La Biblioteca Chigi in Roma somministrò al Padre (i) T. II. p«g. 36. (a) Luecheiini T. II. p«j. 44- (3) Op. cit. T. II. p»g. 47. (4) Ivi. •20O Storia della Lì^itekatuiiv Ital. De Magistris un bel Codice di Daniele , di cui nell" anno 1772. egli ne fece una edizione che contie- ne oltre la versione dei LXX. la Siriaca, l'Araba, ia Copta e l'Etiopica (i); e il tutto vien precedu- to da una dotta prelazione ed accompagnato da eru- dite note , e da varie interpretazioni di altri dei sacri libri . Più pregevol fatica sostenne il Dottor Bugatti uno dei Bibliotecarii dell' Ambrosiana , che tradusse tutto il Daniele ed i salmi (2). Rettificò egli la versione dei LXX. che trovasi nella edizio- ne succitata del Padre De Magistris tolta dai Te- trapli d'Origene , scuoprì 1' origine della confusione che vedesi nei segni Origeniani dell'antecedente citata edizione , e nelle note aggiunte ci diede al- cuni squarcii della versione Siriaca di Giacomo Edes- seno, emendò varii errori del Codice della Biblio- teca Chigi, e li schiarimenti da lui al testo Siriaco fatti lo danno a conoscere per uno dei più profon- di Critici dei nostri tempi. Kxiv/ XXIV. Coltivò con ])rofìttoil Sacerdote Veneziano Btn'riwui^io.Batt. Galliccioli nato nel 1722. gli studii teologici Ab. Francesco, ai qualì uuì qucllo delle lingue orientali ed una va- sta erudizione, del che lasciò bei monumenti nella sua Fraseologia biblica , e nel suo Trattato snlV an- tica lezione degli Ebrei e sulV origine dei -punti ; ci diede egli inoltre diverse versioni dall'Ebraico, Si- riaco, e Greco con proemii e note , che fanno desi- derare di veder stampati altri suoi lavori tuttora inediti. Chiamato all' Università di Parma come Pro- fessore di lingue esotiche ricusò tale offerta, e scelse piuttosto di rimanere in Venezia con lo stesso impiego. Questo degno ecclesiastico che compì sanlamente la (1) Op. cir. T. II. p. 8a. (s) Itì pag. 184. L I B R o I I I. aoi Sila mortale carriera nel 1806. aveva semplici mo- di , rozzo aspetto e un cuor generoso ; vasta fu la sua dottrina, ed i suoi meriti letterarii gli procu- rarono nome distinto ed i ben dovuti onori fune- bri sulla sua tomba (i). L' Abate Francesco Boaretti allievo del Seminario di Padova mancato di vita in età di soli anni 5i. nel 1799. alli i5. di Maggio ci diede la versione dall' Ebreo del libro dell' Ecclesiaste di Salomone e quella dei salmi, che, quantunque eseguita in fretta, riuscì bene assai così che può dirsi nel suo genere un opera nuova. Altre traduzioni poi di al- cune tragedie Greche e dell'inno di Omero a Cerere in poesia Italiana egli fece, quella dell' Iliade d' Ome- ro stesso in istile Lombardo in ottava rima, versione che incontrò il genio dell' Abate Saverio Bettinelli specialmente per la fluidità della vena poetica, e per la bizzarria di volgere in bernesco un poema così serio. Chi amasse poi di conoscere le altre produ- zioni di vario genere del Boaretti, può consultare 1' opera del Padre Giannantonio Meschini intitolata Della Letteratura Veneta nel secolo XVIII. (2) , e vedrà che esse riguardano gli studii sacri , ma ri- sentono per lo più della celerità con cui il Boa- retti lavorava, quantunque però alcune non man- chino di merito. Il Marchese Massimiliano Angelel- li inserì nella collezione scelta dei cento monu- menti del cimitero Bolognese (3) le notizie di Clo- tilde Tambroni che insegnò lingua Greca nella U- niversità della sua patria Bologna, dove morì in età (i) Gamha. Galleria d'Uomini ili. Quaderno IX. (a) T. I. pag. 373. (3) Questa collezioue si stampa attualmente a Bologna da Natale Sal- vardi ( F.» V.°). 20 2 Storia della Letteratura Ital. di soli anni 58 nel 1817. Giovanni Golomes e l'Ex. Gesuita Emanuele Aponte profondo Grecista V istrui- rono nelle lettere greche, latine ed italiane , nelle quali essendosi essa ben fondata, il Senato Bologne- se nell'anno 1794- la elesse ad insegnar la Lettera- tura greca, ed indi passò sotto il Governo del Regno Italiano all'uffizio stesso nella patria Università, dove si distinse e fece buoni allievi in detta facoltà. Com- pose la Tambroni non poche cose sia in verso che in prosa , ed anche in lingua greca , le quali se venissero pubblicate, conoscer meglio farebbero i meriti lette- rarii di questa donna illustre la qual mentre visse godette la stima dei Dotti suoi contemporanei. Scop.rt.deiPa- Quautunquc indirettamente soltanto appartener pind Ercoiano.p^ggg^ ^^Iq^ storia dcllc linguc Straniere la scoper- ta dei Papiri della Città d' Ercolano , pure sic- come senza la cognizione di esse ninna utilità trar si potrebbe da tale scoperta , così ho cre- duto di poter qui infine epilogarne in breve il racconto. Nel 1753. il giorno 3. di Novembre tro- varonsi fra le mine di quell' antica Città situa- ta non lungi da Napoli molti rotoli mezzo abbru- ciati, ed il celebre Canonico Simmaco Mazzocchi conobbe per il primo che erano Papiri, del che non è a dirsi quanto ne andasse lieto. Somma difficoltà in- controssi a svolgerli , ma riuscì al Padre Antonio Piaggio delle Scuole pie Genovese di formare una macchina, e di ideare un metodo a tal uopo, che il Winkelmann , Bartel ed altri descrissero : allorché poi erano svolti i Papiri , se ne ricopiava esattamen- te la scrittura, ed al sullodato Mazzocchi affidata ven- ne la cura di tradurli e di illustrarli. A lui poi suc- cedettero l' Ignarra e Monsignor Rosini Vescovo di Pozzuolo ; e frutto delle fatiche di questi Dotti fu un volume di tali antichi avanzi pubblicato , il qual Libro III. noi contiene il quarto libro di Filodemo contro la mu" sica. Mille e settecento Papiri all' incirca si scuopri- rono finora, e se ne sono svolti intorno a trecen- to ; ma questa operazione preliminare riesce assai bri- gosa e difficile j ne i tentativi ultimamente dall'il- lustre Chimico Davy eseguiti a Napoli per questo oggetto ottennero miglior successo (i). (i) Lucchetini op. eit. Far. II. p«g. 90. ao4 CAPO III. Poesia lialiana. I. Oe il numero dei coltivatori di una scienza od arte somministrasse un indizio sicuro dei progressi delle medesime e del loro prospero stato , il seco- lo XVIII. dir dovrebbesi quello in cui la poesia Ita- liana salì al più alto grado di perfezione , poicbè numerosissimo è lo stuolo di coloro ohe alle muse si dedicarono, e ci lasciarono produzioni varie del- la poetica loro vena. Ma fra la schiera di rimatori dieci si oifre a considerare in questo periodo di storia, convien fare una scelta , poiché molti di essi poe- tarono, è vero, ed anche con qualche valore, ma non si sollevarono da quella mediocrità che nelle amene lettere non deve tollerar chi aspira alla im- mortalità. Prevengo perciò fin d' ora i miei Lettori che io darò bensì luogo in questo Capo a non po- chi poeti, e procurerò di non trascurarne alcuno di quelli che veramente si distinsero in questa parte di bella Letteratura, ma dovrò anche ommetterne molti. Suto peneriie In trc cpochc cousidcrar si può la Poesia nel se- della Poesia Ita. * . x , . . . , liana nel lecoio colo trascorso, cioc sul prmcipio, dopo la meta, e sul finir di esso. L'Arcadia fondata negli ultimi anni dell'antecedente secolo contribuì a ricondurre fra noi il buon gusto, e ristorò i mali cagionati alle belle lettere dalla immaginazione troppo spinta dei Poeti di queir età; ma col progredire però degli anni , essendosi sommamente diffusa fra noi la smania del poetare, ed essendosi ovunque erette Colonie d'Arcadia,alla metà circa del periodo suddetto un diluvio di poeti innondò r Italia 5 e una gran parte delle loro composizioni spe- cialmente liriche poco valevano , poiché se si co cettui r armonia del verso , non contenevano esse Libro III. 2o5 né pensieri né affetti , e si risolvevano in parole rimate e nulla più. Dopo la metà del nominato se- colo cessò alquanto la foga del poetare , o almeno mostraronsi le Muse più parche dei loro doni , o consecraronsi a trattare argomenti più sodi, tal che il Parnaso Italiano dopo queir epoca con maggior decoro si sostenne , finche giunto il fatale periodo della rivoluzione, in cui altri pensieri ed altre cu- re occuparon gli ingegni Italiani, caddero gli studii poetici in grande avvilimento, e se non fossero per nostra buona ventura agli infelicissimi passati tem- pi sorti alcuni sovrani talenti , che con le produ- zioni lora mantennero fra noi viva la vera maniera di poetare, ricadute forse sarehbero le amene lette- re in uno stato peggiore di quello in cui trovaron- si al secolo diciasettesimo. II. Siccome la poesia considerar si può in tre prin- ir. ,. . j. . • 1- • • V , Ppetia lirica. cipali rami distmta, m poesia urica cioè, epica e teatra- le,, così a porre qualche ordine nella moltiplicità delle cose da trattarsi, divideremo in queste tre categorie i poeti, avvertendo però che siccome alcuni di essi segui- rono contemporaneamente più generi di poetare , così quando si ragionerà di tali poeti in una classe, si dovrà sovente ricordare che egli estese li suoi studii anche ad alcuna delle altre due, ma si procurerà però sem- pre di collocarlo in quella classe in cui primeggiò. Il Gavalier Tiraboschi non parlò di Luca Teren- zi della Pieve di San Stefano Toscana morto in nel 1697. in età d' anni 67. Fiorì egli nel colmo della barbarie per le buone lettere ; ma ciò non ostante si tenne talmente lontano dal contrarre i vizii di queir età , che leggendo i ,, suoi com- 5, ponimenti si giudicherebbe vissuto nel secolo „ sedicesimo o nel decimottavo (1). Pubblicò egli (i) Notizia degli ArcaJi T. III. pag. i6o. Ediz. di Rom» 1711. i ao6 Storia della Letteratura Ital. „ un volume di canzoni lavorate non pur con , finezza di gusto , ma con tal brio e vivacità , ^, che escono senza dubbio dall' ordinario anche dei „ tempi nostri. „ Così si esprime 1' estensore delle notizie che risguardano il Terenzi, perlocchè io ho creduto mio dovere di registrarlo qui fra i primi poeti della prima classe di sopra fissata. Quantunque un solo componimento e questo anche non molto |jy lungo sia passato alla posterità di Francesco Baldovini *' FiorentinOjChe più altre poesie compose le quali giacio- no ora dimenticate, tuttavia la celebrità di questo poemetto richiede che di esso e dell'Autor suo diasi esatta contezza. Nato egli nel dì ay. Dicembre dell' anno i635, si fece Sacerdote in età di 40- anni, di- venne in appresso Priore del Monastero e della Chiesa di S. Felicita in Firenze, e mori in concetto di buon servo di Dio il 18. Novembre dell' anno 1716. L' Idilio o componimento giocoso intitolato la- mento di Cecco da Varlungo pubblicato sotio il finto nome di Fiesolano Branducci lo ha renduto celebre, e pubblicossi questo per la prima volta nel 1694. dal Marchese Bartolommei . L' Autore si prefisse lo scopo di rendere onesto 1' indecente argomento del Prete da Varlungo imperversato dietro alla Belcolore y argomento di una delle cento novelle del Boccaccio . Se ne fecero in appresso diverse ristampe , e meritamente , poiché la naturalezza che 8Ì scorge in questo componimento, e la forza dei sen- timenti in esso espressi è maravigliosa, mentre ad un tempo non offende in conto alcuno le leggi dell'one- stà (i). L'Abbate Matteo Orazio Manini vi fece un commento criticato dal Padre Zaccaria, perchè, di- (i) Ma^zucchelli Scrittori d'Italia T. II. p«rte I. p. 167. Libro III. 207 ceva egli, spiegar non dovevasi ciò che con tanta eleganza scritto aveva il Baldovini (i). III. Uno dei fondatori dell'Arcadia, anzi il Padre l,.„"vj„„,. può dirsene Vincenzo Leonio di Spoleto nato il giorno jo ed .itri lì- 9. di Febbrajo dell'anno i65o. e morto nel 1719. adì 16. di Gennajo. Egli ha il merito di avere in Ro- ma per il primo nuovamente messo in uso lo stile del Petrarca nella Lirica , e di avere co' suoi com- ponimenti contribuito assai al rifiorimento del buon gusto, e a far sì che l'Arcadia dichiarasse implaca- bil guerra alle barbarie e stravaganze che deturpa- vano la poesia. Frequentò il Leonio le altre Acca- demie di Roma, e fu ascritto a quella della Cru- sca; il Muratori ed altri Scrittori contemporanei nelle loro opere rendettergli la dovuta giustizia, e le sue poesie scritte con limpido stile e con dol- cezza non ordinaria sulla maniera di Angelo Costan- zo vennero pubblicate a parte , e poscia riunironsi nella voluminosa raccolta degli Arcadi (2). Studiò attentamente Francesco Passerini Spoletino le rime del Petrarca in compagnia di Vincenzo Leonio, e conobbe il falso gusto del poetare de' suoi tempi. Difese con forte apologia il Sonetto del Petrarca che comincia „ Donna è tanto possibile il lasciarvi „ e convinse gli avversarii che i traslati e metafore spin- te non debbono usarsi in Poesia. Ritornata in que- sta guisa la buona maniera di scrivere , esso fu che in geniale conversazione introdusse 1' andare a Pra- ti fuori di Porta Angelica in Roma i Letterati di quel tempo^ per leggere e gustare bene il Petrarca e gli altri Autori del secolo XVI. , tal che questa dotta adunanza potè dirsi il primo abbozzo dell' Ac- (i) Notizi» L«tt«r. di Firenze T. XXI. an. 1790 pag. 373. (1) Notizia dagli Arcadi ec. T. I. pag. io. ao8 Storia della Letteratura Ital. cademia degli Arcadi, nella quale fu ascritto a5. gior- ni dopo la sua fondazione col nome di Lineo Tel- pusio. Cristina Regina di Svezia gustò i componi- menti poetici del Passerini, e lo voleva annoverare fra suoi Accademici con stipendio,, ma egli dovet- te per affari di famiglia ricusare (i). Il Redi e il Ravasino Poeta Parmigiano assai no- to stimavano molto il Canonico Niccolò Cicogna- ri di detta Città morto nel 171 7; era egli stato chiamato a Roma presso la sunnominata Regina, a cui presentar fece un suo Discorso di nuova inven- zione sulle poesie di Alessandro Guidi , discorso che incontrò l'approvazione di quella Principessa, pres- so la quale non andò poi il Cicognari, perchè glie- lo impedì suo Padre. Molte poesie italiane e latine compose questo Religioso, ma poche ne puhhlicò; nella raccolta dei Rimatori viventi dall' Ertz stam- pata a Venezia leggonsi quattro suoi sonetti di ot- tima maniera , e in varie altre dei suoi tempi veg- gonsi alcune altre delle sue composizioni poetiche (2). IV. IV. Contemporaneo del sullodato Canonico visse ed altri Po°e\T'° Agostino Maria Taja Sanese , che contasi fra li quattordici fondatori d' Arcadia , e riuscì uno dei più affezionati ed operosi Accademici. Radunò egli pili volte gli Arcadi suoi amici nelle stanze del Du- ca di Zagarolo suo Mecenate , e da queste adunan- ze ne vennero poi quelle tenutesi neile capanne dei Pastori. Non mancano di pregi le sue poesie se risguardar vogliasi l'epoca in cui visse , e levò grido un' Orazione panegirica per il Sommo Pontefice In- nocenzo XII. dal Sajo composta, e in varii luoghi (i) Mori li o./\. Settembre del I7i4' i" «*« d'anni 60. ( Notizie degli Arcadi T. II. pag. 69. Ediz. di Roma. lyao. ). (a) Affò Meni, dejjli Scrittori Parmigiani T. V. p. 337. Libro III. 209 ristampata; le sue co2;nizioni poi sulle belle arti determinarono il gran Pontefice Clemente XI. a com- mettergli di scrivere, come fece, la storia di tutte le pitture del Vaticano (i). Oggetto di singoiar maraviglia riuscì ai Professori della lingua latina Maria Selvaggia Borghini figlia di Pier-Antonio Borghini Gentiluomo Pisano e di Cate- rina Cosci Fiorentina , che die in luce questa fan- ciulla il dì 7. di Febhrajo dell'anno 1654. Giovan- ni Farinati liberti governatore del Collegio Ricci in Pisa la istruì, mentre era giovanetta, nella lingua la- tina e nella eloquenza^ per modo che in età di cir- ca anni undici scriveva elegantemente in latino. Il famoso Dottor Alessandro Marchetti la diresse nelle Matematiche^ ed altri Professori conoscer gli fecero le altre parti della Filosofia. A tutte queste cogni- zioni aggiunse la giovane Borghini quella della lin- gua Greca, tal che i Letterati più distinti in allo- ra viventi, e fra questi il Redi , il Salvini, ed il Ma- galotti seco lei corrispondevano , ed una scelta e dotta conversazione dei più distinti Pisani raccoglie- vasi in sua casa. Poetava la Borghini , e negli anni 1688. e 1689. pubblicò varii sonetti in lode della Gran Duchessa Vittoria di Toscana, sonetti che il Redi chiama nobilissimi e superbissimi. Parca ella fu però nello stampare le sue poesie (2)^ che sono co- piose, come dalle lettere del Redi si rileva, ma tut- tavia godette sempre fama non comune ; ed allorché venne a morte nel 1731. alli 22. di Febhrajo, gli si celebrarono solenni funerali, ed il Parroco Rai- (i) Notizie degli Arcadi T. III. Roma lyai. p. ni. Il T«ja morì d'an- ni 63. nel 1717. (») Nella raccolta dei componimenti poetici delle più illuitri rimatrici di ogni secolo fatta dalla Signora Contetia Luisa Gozzi Bergalli le ne leggono diverie della Bor-hini. Tomo III. 14 2 IO Storia della Letteratura Ital. nieri Coscia recitò l'elogio di questa Donna ^ die alla dottrina e alle qualità dello spirito unir seppe il corredo delle più belle cristiane virtù. In altro genere di studii poi ella utilmente occupossi , e ri- putata assai fu la sua traduzione delle Opere catto- lico-morali di Tertulliano stampata nel 1756. in Roma per opera di Monsignor Bottari , che diligen- temente esaminò il manoscritto , vi fece una dotta prefazione, e lo illustrò con diverse note (i). La nobil terra di Spello nelF Umbria vide nascere nel 1671. il Poeta Giuseppe Paolucci che servì in qua- lità di Segretario il Cardinal Ciò. Battista Spinola , e strinse costante amicizia col Zappi e col Leonio, che coltivavano al par di lui la poesia. Questi due uomini insigni gli procurarono la conoscenza dello Stampiglia , del Crescimbeni e di altre colte perso- ne , che unitamente al Paolucci fondarono poi l'Ar- cadia. Dopo di aver egli conosciuto in Bologna , do- ve risiedette in qualità di Legato lo Spinola , Eu- stachio Manfredi , e gli altri illustri poeti della scuola Bolognese , ritornò a Roma ed ivi si dedicò ad una vita intieramente letteraria, avendo raccolto una scelta Biblioteca , ed essendo divenuta la sua casa un centro , dove raccoglievansi i dotti Romani^ specialmente dopo che per la morte di Monsig. Mar- cello Severoli si sciolse la conversazione scientifica che presso lui raccogllevasi . Clemente XL splendi- do protettore dei buoni studii conferì al Paolucci un Canonicato in S. Angelo da lui goduto sino al- la sua morte accaduta il dì 24. Marzo del i73o. (2). Godette egli generalmente la pubblica stima ^ e più scrittori parlarono onorevolmente di lui 5 ne' suoi (i) MaK/iificlielli Scrittori ec. T. IL part. III. pag. lySG. (a) V. la Vita del Paolucci fra (fuelle degli Arcadi nella parte V. LiBRoIII. ali versi e nelle sue prose regna gran purità di lingua, ed a lui andiam debitori della vita del Menzini , e di una edizione delle rime del Chiabrera alle quali premise una bella prefazione. V. Il Gav. Tiraboscbi nell'ultimo tomo della sua v. storia letteraria si contento di accennare 1 istitu- Late gìo. Mario. zione dell'Arcadia, e nulla disse di più intorno a quest'Accademia , ritenendola appartener più al Se- colo XVIII. che a quello di cui egli descriveva i fasti letterarii. Io perciò lio creduto bene dovendo ora parlare del Crescimbeni, che con l'opera e con la penna alla gloria d'Arcadia tanto contribuì, l'espor- re qui brevemente le vicende della medesima, quan- tunque nel Capitolo delle Università e delle Accade- mie siasi già data in succinto la storia di così celebre istituzione. Giovan Filippo Grescimbeni ed Anna Vir- ginia Barbo nobili Maceratesi ebbero il figlio Gio. Mario nel giorno 9. di Ottobre dell'anno i663. , il quale venne levato al sacro fonte a nome dell' in- allora Prelato e poscia Cardinal Girolamo Gasanata. Istruito il giovinetto nei primi rudimenti in patria, passò a Roma, dove suo zio Anton Francesco lo af- fidò alla direzione di un Sacerdote Francese sino al 1675., in cui si restituì a Macerata per applicare al- la Rettorica, nella quale ebbe a maestro il Gesuita Carlo d'Aquino^ e tali progressi fece questo disce- polo, che riuscì a comporre una non spregevole tra- gedia da lui intitolata Ruina di Dario , e tradusse due libri della Farsalia di Lucano ; così che quan- tunque giovanetto, l'Accademia di Jesi nel 1678. lo aggregò fra li suoi cooperatori. Gli ameni studii non gli impedirono di applicar seriamente alla Giu- risprudenza, ed avendo ottenuto nel 1679. sedice- simo dell'età sua, la laurea in questa facoltà, fu di- chiarato lettor pubblico di Istituta in Macerata ; ma 2 12, Stokìa della Letteratura Ital. presto abbandonò questo impegno ^ e ritornò a Ro- ma per attendere alla pratica della Legge , e con- temporaneamente alla bella Letteratura, seguitando però il gusto depravato del secolo, nell'Accademia degli Infecondi, Volle frattanto la sua buona ven- tura che gli venissero alle mani nel 1Ó87. alcune canzoni del Filicaja, ed una di Vincenzo Leonio da noi poco sopra mentovato, lavorate su gli antichi modelli. Queste aprirongli per dir cosi gli occhi, si accorse di batter una strada falsa , abbrucciò tutti li suoi componimenti poetici , e si determinò di se- guir, come fece, le orme dei classici. Le vicende- voli conferenze con altri dei più insigni poeti di Homa fecer nascere il pensiero della fondazione del- l' Arcadia , che si effettuò nel di 5. di Ottobre del- l'anno 1690. (i) sul Colle Gianicolo in S. Pietro in Montorio , dove si radunarono molti Letterati, il Leonio ed il Grescimbeni, che ne fu nominato Cu- stode col nome pastorale di Alfesibeo , carico da lui per tutto il tempo di sua vita sostenuto con deco- ro e con vantaggio sommo della Italiana Letteratu- ra. Due anni appresso L'Abate Matteo Orsini Duca di Capranica offrì agli Arcadi un luogo più ampio nel suo magnifico giardino sul monte Esquilino, of- ferta che gli Arcadi sovra ogni credere gradirono , perchè crescendo ogni dì il numero dei Pastori, il primo recinto era divenuto angusto. Ma altro luo- go ebbero poi nel bosco Parrasio, cioè nel Palazzo Riari dalla celebre Regina Cristina loro splendida protettrice abitato, e colà si radunarono gli Arca- di a celebrarne le lodi ed a piangerne la morte. (i) Tutto ciò che qui ritguarda il CrescimJìeni t l'Arcadia, è rica. vato dalla vita di lui scritta Ha Fraiicpsco IVIaria Mancarti ed inaerita nel Voi. VI. dell» ttoria dalla volgar poatia ttritta dal Crcacimbani. Edix. di V»n. 174©. in 4.'^ Libro III. 2 1 > VI. L'Arcadia a guisa di una chiarissima fiaccola ^'^ porto luce dovuuque ^ e ad insinuazione del Leo- le vicende dAi- nio, e di Monsignor Severoli si diramarono in qua- si tutte le nostre Città tante colonie d'Arcadi, al grande scopo di ricondur gli ingegni Italiani al buon sentiero in fatto di Letteratura, nel che riuscirono felicemente , e per opera del Crescimbeni e del Re- di Arezzo fu la prima Città a fondare una Colonia detta Forzata. Ma nuove luminose prove della mu- nifica protezione dei Signori Romani sperimentò que- sta Accademia, poiché il Duca Ranuzzo II. Farnese l'accolse negli orti del suo magnifico palazzo , e fece in servigio della medesima costruire un bel teatro presso la fontana dei platani ; e in questi orti poi collocaronsi le leggi d'Arcadia promulgate il giorno 21. di Maggio dell' anno 1696. stese dal Gravina in lingua latina , ed incise sopra due tavole di finissi- mo marmo. Una imprudenza di un Accademico che disgustò i Principi Farnesi , privò di così bel sog- giorno P Arcadia, la quale ricoverossi Tanno 1699. appiè del Gianicolo nel palazzo Salviati, ed ivi con- tinuò a tenere le sue adunanze finché nacque il famo- so scisma da noi altrove ricordato. A questo diede scism» d' Atc«- origine la proposizione del Principe Don Livio Ode- '^'' scalchi benemerito protettore dell'Accademia stessa, proposizione fatta nella seduta generale del 21. Lu- glio 171 1. rigettata da cinquantuno votanti, e da soli quattordici ammessa (i)^ in conseguenza di che il proponente si fece capo setta , e staccatosi dal corpo intiero , pretese di formare in compagnia di alcuni altri pochi suoi aderenti l'Arcadia. Agitatasi la questione davanti ai Tribunali, il Crescimbeni ed (1) L'elezione del Custode diede origine alla questione, e di no i propoiti, il Gr«TÌna ed il Cr«irimbeni. 2 14 Storia della Letteratura Ital. il Zappi sostennero valorosamente le parti dell' Ac- cademia, e il Sommo Pontefice Clemente XI. pose fine a questa seria contesa. A tale scopo contribuì però anche lo stesso Principe Odescalclii il quale riconoLbe sempre intento il Crescimbeni a far prosperare FAc- cademia a cui presiedeva , e una ben chiara prova questi ne diede poiché pubblicò in sei volumi una scelta di prose e poesie dei Pastori Arcadi^ il che mentre giovò ad accrescere la fama dell' Arcadia , contribuì ad estenderne le colonie , ed a sbandire afìatto la strana foggia di poetare del secolo XVII. Non aveva però fino a quell'epoca l'Arcadia ottenu- to in Roma stabil sede; ma vennegli questa procu- rata dalla munificenza di Carlo V. Re di Portogal- lo, che le donò 4^00. scudi con i quali acquistò sul Gianicolo un fondo, e sul disegno dell'Architet- to Antonio Cane vari Arcade vi fabbricò un nuovo teatro, di cui si collocò nel dì io. di Ottobre del 1725. con solennità la prima pietra, vn. VII. Mentre il Crescimbeni procurava con tutti i iiotSe'^S^Crl!"^^^^^ ^^^^ erano in suo potere , di promuovere gli scimbeni e delle studii degli Arcadi, cercava ad un tempo di pro- sue opere. 7 . * . ' ir porre agli Italiani con le sue composizioni, sì in verso che in prosa, idee giuste del motlo di scrive- re. Contasi egli fra i primi che pubblicasse una fa- vola pastorale che intitolò Elvio , tessuta colle re- gole della perfetta tragedia e scritta con uno stile semplice e maestoso ad un tempo ; indi stam])ò le suo rime modellate su quelle del Petrarca e del Chiabrera; ma quell'opera che al nostro Autore co- stò maggior fatica e che stabilì la sua fama, fu la storia della volgar poesia , nella quale ei ne mette in chiaro l'origine, esamina le bellezze diverse dei tanti nostri rimatori, dà le loro notizie, e finalmen- te ju-esenta una raccolta di varii trattati dell' arte Libro III. 2i5 poetica. La scelta Biblioteca di Monsignor Severoli giovò assai al CrescimLeni per questo vasto lavoro, di cui i nostri Giornali non solo ma gli esteri ancora con molta lode parlarono , e che egli in appresso si può dir, rifuse e ristampò correggendo non po- chi abbagli presi, dei quali fu urbanamente avver- tito. Non meno interessante riusci 1' altr' opera da lui nel 1700. data in luce intitolata „ Della bellez- za della volgar poesia ,, scritta in dialogo , e di cui specialmente gli Eruditi di Lipsia diedero estratti quanto mai onorevoli. Avendo il Cardinal Ottoboni fondata nel 1702. un'Accademia, il Grescimbeni vi esercitò la carica di Segretario , e continuò ad ar- richire la Letteratura con interessanti produzioni (i), le quali vieppiù dilatarono il suo nome; perlocchè me- ritò che il Ghiarissimo Muratori gli indirizzasse con lettera anonima una copia del suo piano per for- mare una Repubblica letteraria in Italia, come pra- ticò coi più cospicui ingegni Italiani. E siccome esi- stono non pochi vincoli tra la lingua Provenzale e la nostra, così ottimamente divisò il Grescimbeni nel tradur , come fece^ ed illustrar con giudiziose note le vite dei Poeti Provenzali del Nostradamus, che in- serì poi nel secondo volume dei suoi commentarli sulla volgar poesia. Gli uomini grandi se ebbero sempre degli enco- miatori , non mancaron loro per lo più degli avver- sarli, e così accadde al nostro Autore. Mentre il Vallisnieri , il Martelli , il Salvini , il Muratori lo stimavano^ uscì Tanno 171 3. in Lucca una critica contro la difesa del Tasso fatta da Monsignor Fon- tanini e dal Grescimbeni, ed altri pure si impegna- (i) Si consulti per queste la vita del CreiciniLeni sopracitat». oi6 Storia dflla Lettehatuua Iiai.. roiio nel riveder, come suol dirsi^ le bucce alle ope- re di quest' ultimo , il quale però non molto curos- si , pes quanto ne pare_, de' suoi nemici che poco certamente offuscar poterono la sua gloria. Oltre gli onori ricevuti da più Accademie d'Italia e di Ol- tremonti, il Senato Romano gli conferì nel giorno i. Gennajo del 17 19. il privilegio della Cittadinanza e della Nobiltà Romana, ed il Pontefice Clemente XI. gli fece ben meritamente sperimentare gli effetti della sua munificenza , e dopo di avergli conferito un Cano- nicato di S. Maria in Cosmedin , lo nominò Arciprete di essa Chiesa ^ di cui egli scrisse la storia unita- mente a quella di alcuni altri Tempii di Roma. Ren- devano vieppiìi a tutti stimabile e caro il nostro Arciprete li suoi religiosi costumi^ e la rara sua mo- destia nel tratto , perlocchè si mostrò ognora av- verso alle brighe letterarie, e non cercò mai chela sola verità. Cessò egli di vivere nel di 8. di Marzo dell'anno 1728. dopo lunga malattia da lui con cri- stiana rassegnazione tollerata ; e spirò vestito con l'abito della Compagnia di Gesù che gli fu conce- (Mito per soddisfare al pio desiderio da lui spiegato. Il Sig. Cardella (i) loda assai lo stile delle prose del Crescimbeni , ma nelle poesie non si incontra, dice egli, quel nervo e quella proprietà e bellezza di cui vili sono adorne le prose. Loren7ini Fran- Vili. Dopo il Crcscimbeni merita un distinto po- ce«co Maria. ri i- r -ii t^ sto tra coloro che ristauraron tra noi la buona Let- teratura, Francesco Maria Lorenzini Fiorentino figlio di Sebastiano e di Orsola Maria Neri Bolognese na- to li 4- Ottobre dell'anno 1680. Entrato d'anni 22. nei Gesuiti dovette ben presto per motivi di salute abbandonar la Società, sortito dalla quale, si applicò (i) Compendio dtlla «tori» della L*tter. T. III. pog. \(>- 4'- I LlBROlII. ai7 bensì alla Giurisprudenza, ma seguendo la naturai sua inclinazione, si dedicò intieramente agli ameni studii. Ascritto nel lyoS. all'Arcadia col nome di Filacide Eliaco^ si rivolse il Lorenzini con tutto 1' animo a sbandire la scorretta maniera di scrivere . Qua quidem in re ( dice il Fabbroni ) (i) tanta fé-- licitate usus est, ut si assentire nolimus propriam ejus laudem esse gloriosum hoc opus ad exitum produxis- se , fateri certe debeamus aeque meritum de poesi quam qui conditores illius coetus ( Arcadia ) fecerunt. Ad ottenner l'intento che erasi prefisso,, si formò egli un genere di stile in cui mescolando alla dol- cezza del Petrarca la forza e robustezza di Dante, ne sorse un nuovo né troppo snervato , ne troppo for- te , che piacque e fece cambiar strada ai rimatori dell'età sua (a). Componeva egli continuamente ver- si in Italiano ed anche in latino (3); e superava tutti nella maniera grandiosa della espressione, per- locchè risvegliò, come d'ordinario avviene, contro di se l'invidia altrui, ed i suoi nemici arrivarono per fino ad accusarlo presso il Governatore di Ro- ma Alessandro Falconieri che lo chiamò a se , ed avendone conosciuta l' innocenza, lo dichiarò suo cop- piere , ed animato così il nostro Poeta proseguì a coltivar con più calore le amene lettere. Eletto poi egli non senza però grandi dispareri, Custode d' Ar- cadia^ in questo impegno si distinse per tutto il re- sto della sua vita; fondò cinque colonie, e stabilì che gli Arcadi privatamente si unissero ogni otto giorni, e invece delle solite tumultuose adunanze re- (i) Vitae ec. T. X. pag. 399. (a) Nello scisma d' Arcadia di cui poco sopra si disse , il Lorenzini segui da prima le parti del Gravina , ma poi lo abbandonò e li ricongiun- »e «ir ovile sotto la custodia del CrescJmbeni. (3j Lasciò in questa lingua Tarii melodrammi elegantemente leritti. ai 8 Storia della Letteratura Ital, citassero sul teatro. Istruì egli alcuni giovani a rap- presentar le Commedie di Terenzio e di Plauto, i dialoghi di Cicerone De amicitia e de legihus , co- me pure la contesa d'Ajace e di Ulisse tolta da Ovi- dio ; nel che fare il Lorenzini riuscì tanto felicemen- te, che incredibile era il concorso di persone distinte a queste recite, alle quali intervenir volle anche Fe- derico Cristiano Re di Polonia, e regalò ciaschedun attore di una medaglia d'argento. La protezione del S. Pontefice Clemente XII. giovò non poco a far prosperare questa istituzione da lui raccomandata ai Cardinali Gentili e Corsini, come pur giovò al Lo- renzini ne' suoi bisogni che ogni dì crescevano , I' averlo il Cardinal Borghesi ammesso fra li suoi no- bili famigliari con lauto onorario, e senza nessun im- pegno; tal che occupar si potè in istituzioni simili al- la sopra enunziata, come quella di riaprire il così det- to Bosco Parrasio, nel quale si esponevano a recitare in pubblico diversi giovani da lui ammaestrati nella Poesia. Ma allorché avvenne la morte del suddetto Pontefice, rimase il Lorenzini privo di insigni sussidii, e continuando egli a spendere lautamente , in mo- do particolare per il teatro, si indebitò, al segno che temendo di essere oppresso dai creditori , 1' anno i74i' abbandonò la sua casa situata ai SS. Lorenzo e Damaso , ed andò ad abitare nel palazzo Borghe- si, dove componeva soltanto versi e specialmente sermoni sul gusto di Persio. Si rivolse poi questo Poeta agli studii sacri , ed imprese la parafrasi del libro di Giobbe, e dei can- tici dei Profeti ; ma assalito in detto ritiro da grave malattia che però si protrasse assai, venne meno il di 14. di Giugno dclTanno 1743. avendo mostrato in tempo dell' infermità costanza e pietà. Per disposi- zione del Cardinal Borghesi gli si celebrò un decoro- L I B R o I I I. a 19 so funerale nella Chiesa di S. Niccolò dove fu se- polto, e tre anni appresso il suo Successore nella Custodia d' Arcadia Michele Giuseppe Morei collocar ivi gli fece la dovuta iscrizione (i). Il suo genere di scrivere tendeva, come già si disse, al grande, al nervoso e magnifico , e il Gravina soleva dire che il Lorenzini era un altro Omero. Ebbe però que- sti li suoi contradditori, i quali pretendevano che troppo si sollevasse il suo stile, riuscisse gonfio, e non avesse una certa varietà. E giacche si gradisce da molti il conoscere gli uomini grandi in tutta la loro estensione , così sulle tracce del Fabbroni di- remo alcuna cosa del carattere del Lorenzini. Uo- mo egli fu di buona statura, dignitoso nella forma, cinico però nella persona, gli piacquero la tavola e gli scherzi. Sospettoso e facile alla collera, amò le astuzie -che si coprono col manto della prudenza ^ ma tuttavia sprezzò le ricchezze , e soffrir seppe con moderazione P avversa fortuna, né arricchir si volle con beni ecclesiastici come avrebbe potuto. Mante- nitor della data parola, egli fu liberale con gli ami- ci; non curò le lodi sebbene per più titoli le meri- tasse , ma specialmente per la sua attitudine a par- lar seriamente ed a persuadere. IX. Nel Tomo IV. della raccolta delle poesie de- j^ gli Arcadi leggonsi quelle di Malatesta Strinati di Altri Lirici. Cesena morto nel 17^0. il quale conobbe le lingue - - orientali, e si esercitò sovente nella poesia Italiana con valor tale, che il Salvini lo chiamò celebre Let- terato (2), e contribuì non poco a correggere i di- (i) Avvertasi clie non tutte le rime che corrono sotto il nome del Lo- renzini sono veramente sue^ se si eccettuino quelle che leggonsi nel Voi. X. delle rime degli Arcadi. (a) Notizie degli Arcadi T. IH. an. 1721. pag. 214. Salvini. Prefa- zione alla cronaca di Bonaccorso Pitti. aiO Storia della Letter^tipa Ital. fetti dello scriver del secolo XVli. Copia grande di sonetti d'argomento eroico e sacro compose il gio- vane Ottavio Gonzaga Marchese di Mantova venu- to meno nel 1709. in età d'anni 42., ma soli quat- tordici egli ne conservò, alcuni dei quali veggonsi nella citata raccolta, ed uno ne riporta il Muratori nel suo Trattato della perfetta poesia come esem- pio del poetar sublime e delicato ad un tempo (1). Altri componimenti in versi ci lasciò pure il Gon- zaga e fra questi le Istituzioni di Giustiniano epilo- gate, e convien dire che a' suoi tempi godesse cre- dito grande, perchè il Crescimbeni (2) gli dà un luo- go distinto fra i Letterati più famosi, e a lui devesi il risorgimento dell'Accademia Mantovana degli In- vaghiti, la quale egli ben sovente con li suoi versi rallegrò. Nome più chiaro dei suddetti ottenne Ste- fano Benedetto Pallavicini nato nel 21. Marzo del 1672. figlio di Carlo Pallavicini di Salò maestro di Cap- pella. Dotato questo giovane di vasto ingegno, ebbe il coraggio nella sola età d'anni dieci di sostenere lina difesa di filosofia sotto la direzione dei Religio- si Somaschi , indi passato con suo Padre alla Corte di Sassonia ivi lo perdette nel 1688. , ma quantunque abbandonato non si smarrì, e la sua abilità nel poe- tare determinò 1' Elettore allor regnante Giovanni Giorgio III. a nominarlo Poeta di Corte; ed allora cominciò il Pallavicini a comporre drammi, i quali però sentivano l'influenza dei tempi. Dopo di aver egli servito varii Elettori Palatini, tornò a Dresda do- ve il Re Augusto II. lo onorò del grado di Segreta- rio e di Poeta, perlocchè avendo il Pallavicini fissa- sata in quella Città la sua dimora, ebbe agio e mez- (1) Notizie ec. T. L Roma 1720. pag. a54. (») Commentarii della voJgar poesia Voi. IL par. JI. pa^. 3S6. LlSAO III. %%l zi di coltivar le buone lettere e di migliorar la ma- niera di scrivere. Il suo lavoro più elaborato consi- ste nella traduzione delle Ode di Orazio (i), la qua- le specialmente riguardo allo stile può gareggiare con molte delle recenti versioni che abbiamo di questo illustre poeta, e piacque essa al Re suo Signore, al segno di volere che il Pallavicini intraprendesse quel- la delle epistole e delle satire , quantunque di un ge- nere dalle Ode ben diverso, ma sorpreso dalla mor- te nel i74a. il nostro Poeta non potè compiere que- sta sua fatica. Molti luoghi di Orazio ha saputo il Pallavicini felicemente esprimere in lingua Italiana non ostante il vincolo della rima, ed a più concet- ti del Venosino ha egli dato T aria Italiana senza al. terarne la vera espressione . Il Conte Algarotti per comando del sunnominato Augusto raccolse le ope re di questo Letterato, ne stese la vita e pubblicò il tutto nell'anno i744' (^) Cristina Regina di Svezia ebbe a suo paggio d'onore il Poeta Mario Saverio Bottoni Messinese laureatosi in Gmrisprudenza d'anni quindici in Catania l'anno 1 684. Dopo la morte di questa Principessa vesti egli l'abito di chiesa, studiò le lingue specialmente, ed arrivò a conoscerne fino a diecisette e si dilettò di poesia ; un saggio del suo profitto in questa facoltà presentò egli al Re Filippo V. trasferitosi a Napoli, offrendogli Elogi di Primavera scritti in dodici diversi linguaggi a que- sto Monarca, che aggradì il libro e lo considerò co- me un prodigio. Con tale opportunità si fermò il Bottoni in Napoli, dove divenne Gentiluomo di Ca- mera del Marchese di Villena , suo Segretario , Bi- (i) La prima edizione di queite ode uicì nell'anno 1736. a Lipsia, • la ttconda a Dresda. (*) Dizion. dejli Uom. ili. T. XIV. pag. 53. 2.22, Storia della Letteratura Ital. bliotec.ario, Antkfuario e finalmente maestro ed ajo di suo figliuolo. Ebbe il nostro Letterato commercio epistolare con varii Eruditi d'Europa e colla Real Società di Londra, negli Atti della quale inserironsi pareccbie sue scritture latine ed Inglesi. Fra li suoi amici e corrispondenti contansi il Bellori , il Ciam- pini 5 il Valletta , il Piccolomini , il Grescimbeni ; e non solo occupossi egli di poesia, ma fi)rmò inoltre un museo in cui collocò varie rarità Giapponesi, Glii- nesi, Messicane e Peruviane, e raccolse una libreria doviziosa di Godici stampati e manoscritti di Autori di diciasette lingue, da lui fatta trasportare a Messina dove viveva anclie nel 17 14* mentre scriveva il suo articolo il Mongitore (i). Gompose il Bottoni versi in copia, e in varie lingue specialmente in lode di Filippo V. , una orazione Poliglotta in dodici lingue intitola- ta le glorie di Roma , ed aveva anche apparecchiato per la stampa due tomi di rime e prose espresse in diciasette lingue ; ma per mancanza dei caratteri ne sospese l'edizione che Mazzucchelli dice di non sa- pere se sia mai stata eseguita. X. X. Il Gav. Tiraboschi nell'articolo dell'Abate Gi- Tagliaznrclii A- , .. i • / \ ^ • • tvt Late Girolamo, rolamo 1 aguazucchi (2) COSI SI esprime. „ JNon può „ a dir vero, aver luogo ne tra gli uomini di som- „ mo ingegno, ne tra gli scrittori fijrniti di vasta e ,, profondissima erudizione; ma nondimeno può e „ deve annoverarsi tra' più benemeriti ristoratori ,, dell'Italiana Letteratura. Uomo come egli era, for- „ nito dalla natura di ottimo senso , e formatosi al „ buon gusto colla continua ed attenta lettura dei „ buoni scrittori, giovò non poco a condurre a com- (i) Bilil. Sicnia T. n. pag- ^i- Mazzucchelli Scvitlori il' Ilaliu T. II. parte III pag. lyoG. (a) IJiLl. Modenese T. V. pag. 167. Libro III. aaS „ pimento quella felice rivoluzione che nelle belle 5, lettere aveva cominciato a introdursi in Italia , e „ a cacciar del tutto in bando l'incolto e vizioso 5, stile del secolo precedente „ ; merita perciò que- sto mio concittadino die alquanto mi diffonda nel dar conto di lui e delle sue opere. Da Carlo Taglia- zucclii Modenese nacque egli l'anno 1674. il dì la. di Novembre, e nulla dicendoci il suo biografo dei primi anni di lui , sappiamo soltanto che il Taglia- zucchi vestì l'abito sacerdotale, ebbe impiego come Cancelliere nella Segreteria di Rinaldo I. Duca di Modena, col quale essendosi nel 1701. ritirato a Bo- logna per motivo della guerra, fece colà amicizia con quei celebri Letterati. Restituitosi poi nel 1707. a Modena,, passò maestro di lingua Greca nel nostro collegio de' Nobili, da dove nel 172.3. andò a Mi- lano in casa di D. Pio Avogadro per occuparsi ad istruire i giovani nella Filosofìa, nella Matematica, e nelle lingue. Possedeva il Tagliazucchi per questo oggetto tutti i requisiti necessarii e di cognizioni scientifiche e letterarie, di premura e di buona ma- niera , perlocchè uscirono dalla scuola di lui insi- gni allievi in copia, fra i quali noverasi 1' illustre Maria Gaetana Agnesi di cui abbiam già altrove parlato. Questi pregi del nostro Tagliazucchi deter- minarono il Re di Sardegna Vittorio Amedeo a no- minarlo nel 1739. Professor di eloquenza nella sua ri- staurata Università di Torino, aggiungendogli in ap- presso la Cattedra di lingua Greca rimasta vacan- te per la morte dell' Abate Giuseppe Borra. Eserci- tò il nuovo Professore con molto plauso per anni sedici in quel rinomato studio un tale impiego, co- me rilevasi anche da un paragrafo di lettera del Marchese Morozzo riportato dal Tiraboschi , ed aven- do ottenuto nel 1749* l^- sua giubilazione , ritornò 2^4 Storia dellv Letteratura It\l. alla Patria in età d'anni 75., e quivi dedicossi agli esercizi! di una fervida pietà che in lui sempre si ravvisò, e che ognora procurò di istillare nei gio- vani alle sue cure affidati. Soffrì egli negli ulti- mi tempi del viver suo con cristiana fermezza do- lori gravissimi, e con divota rassegnazione ai divini voleri cessò di vivere il dì i. di Maggio dell' anno 1751. Opere dal T«- ^^'^ lasciò qucsto Lcttcrato numero copioso di giiazucchi. opere, ma tutte però assai pregevoli: le sue pro- se e poesie Toscane pubblicate a Torino nel 1785. più d' ogni altra cosa meritano di esser qui ricor- date. Contengono esse due orazioni una latina e 1* altra Italiana , alcune traduzioni di squarci d' Autori Latini e Greci molto stimate, e varie Acca- demie composte per uso della scuola , fra le quali una sulla necessità di imparare la lingua Italiana , che sebbene incontrasse alcuni avversarii , general- mente però ottenne tale suffragio , che il Re sullo- dato ordinò al Tagliazucchi di insegnare unitamen- te alla latina anche l'eloquenza e la poesia Italiana. Aveva poi l'Autor nostro divisato di dare alla luce una raccolta di altre prose e poesie ad uso delle Re- gie scuole , ma avendo veduto pubblicarsi la Scelta de Sonetti ad uso delle Regie scuole composta dal Padre Teobaldo Ceva Carmelitano , che eccitò una lunga contesa a cui egli, nemico siccome era delle brighe letterarie , non volle prender parte, sospe- se il suo divisamente, e dieci anni dopo soltanto stampò la raccolta di prose, nella quale egli non ha del proprio che una lunga ed assai bella prefazione intorno al modo di istruire la gioventù nel corso della Letteratura , sono parole di Tiraboschi, della qual prefazione si raccomanda caldamente la lettu- ra agli istruttori degli alunni infine dfllc coslitu- Libro III. aaS zìoni della Regia Università di Torino . Lunga ed ostinata arse la questione siimmentovata, e si agitò fra i partigiani del Padre Ceva e quelli del Ta- gliazucclii, difeso dal celebre Dottor Biagio Schiavo nel suo Filalete in cui acremente seagliossi contro del Ceva. Molti libercoli uscirono sopra questo ar- gomento da una parte e dall' altra, e si riscaldaro- no i ferri al segno , eli e i Superiori del Carmelita- no allontanar dovettero il suddetto Religioso da To- rino, e cosi por fine a questo letterario dissidio in cui si sospettò bensì, che segretamente entrasse il Tagliazucclii , ma egli assolutamente il negò. Più altri di lui componimenti legger si possono in va- \[ rie raccolte, fra le quali in quella del Gobbi e nelle rime oneste del Mazzoleni ; come pure lasciò tra gli altri scritti inedite diverse Orazioni Italiane e latine j, il volgarizzamento della poetica di Ari- stotele , un lavoro intitolato Della scienza e dell'* uso dell' umana parola per h^n pensare e scrivere, ^ e un trattato di Fortificazione. Se non fosse stato rapito da immatura morte nell'età Fantom Come di soli 35. anni il Conte Gio. Battista Fantoni della Ter- ra di Fi vizzano nella Lunigiana dove nacque nel 1678. , avrebbe figurato molto nel Parnaso Italiano. Sosten- ne questo giovane Poeta il Consolato dell' Acca- demia Fiorentina, si fece più. volte ammirar con le poetiche sue composizioni nell' Accademia degli Apatisti a Firenze stabilita, e pregiansi non poco le lezioni del Dottor Giuseppe Bianchini fatte nel- la detta Accademia Fiorentina , e pubblicate col nome del Conte Fantoni , di cui parlano con lode il Salvini, (i) il Padre Politi (2) e il Crescimbeni (3). (i) Notizie degli Arcadi T. III. pag. io6. Discorsi Accademici del Sal- vini Parte II. (a) Tract. de patria potestate in testameatis condemlis. (3) Storia della volgar poesia.Ediz. di Roma i7i4.Lib.V. p. 48a. N.iyy. Tomo HI. i5 2a6 Storia deixa Letteratura Ital. Perfetta Cava- ■^^' Quaiitunquc Ì Pocti esteiTiporanei d' ordina- liere Beraardino.j.io godaiio di una fama clic termina col loro can- to , alcuni però sollevandosi sulla comune degli al- tri , tramandarono il loro nome alla posterità. Fra questi avvi Bernardino Perfetti il qual meritò che Monsignor Fahbroni ne stendesse la vita (i). In Siena egli >ide la luce del giorno dai Nobili genitori An- gelo Perfetti ed Orsola Ameriglii alli 7. di Settem- bre del 1680: educato alle scuole dei Gesuiti con ogni premura studiò la Filosofia e la Giurispruden- za, ma sopra tutto la poesia Italiana alla quale ave- vaio a bella posta formato la natura; poiché di set- te anni compose alcuni sonetti tollerabili , e comin- ciò fin d' allora ad improvvisare. Avendo poi a Sie- na ascoltato Gio. Battista Hindi ad improvvisare con applauso sullo stile del Berni , ciò servì di for- te incentivo al Perfetti onde incamminarsi per una tal via , ed un esperimento da lui una volta ten- tato 5 e che gli riuscì felicemente, di cantare cioè per istrada le lodi di alcuni illustri Senesi , lo determi- nò vieppiù alla poesia estemporanea. Per eseguire però con effetto questo suo divisamento, volle cono- scere tutte le scienze, e si fondò in esse di modo che i suoi versi erano sempre riboccanti di dottri- ne filosofiche , e si potrebbero citare molti esempii di ciò ; ma basti quello che gli accadde a Roma, do- ve spiegò un passo teologico difficile con tale chia- rezza, che stupirono li dotti Teologi che lo ascolta- vano ; ed un' altra volta a Bologna fece maraviglia- re il Padre Calino Gesuita Commentatore della S. Scrittura , enumerando per ordine tutti i Re di Giu- da e di Israele, e narrandone le geste più illustri. ^, Gum ad dicendum accederete ( Fabbroni ) posce- (i) InsetitK nel T. XI. pag. s^B. delle più volte citate sue Vitae ec Libro III. 227 5^ bat argumenta plura , electionem auditoribus per- ,^ mittens; proemiabatur apte^ narrabat aperte, or- ,^ nal)at accomodate ad rerum digiiitatem_, docebat^ 5, delectabat , afficiebat; cumque incredibili esset 5, memoria , breviter colligebat omnia quae multis „ verbis antea dixerat ,, Quando improvvisava^ era dalP estro preso in modo cbe infine rimaneva spos- sato e la notte appresso non dormiva; il metro più a lui gradito , quantunque il più difficile^ era quel- lo delle Ottave y cantava però in qualunque altro metro e sempre bene, e le sue pitture riuscivano ani- mate e vive. Il maggior onore dei tanti ricevuti dal Perfetti fu quello di essere coronato come il Petrarca in Cam- pidoglio. Andò egli a Roma in compagnia della Prin- cipessa Violante di Baviera moglie di Ferdinando de' Medici sotto il Pontificato di Benedetto XIII. , il quale non era amante della poesia. Ciò nullameno per far vedere che voleva coronare meritamente il Perfetti, ordinò che egli facesse un pubblico espe- rimento, improvvisando sopra dodici temi tratti da tutte le scienze, ai quali egli soddisfece in modo cbe per comune consenso aveva in quel dì superato se stesso , e quindi gli venne decretata la corona. Nel giorno destinato il nostro Poeta fu condotto dair Arcbiginnasio Romano al Campidoglio sopra un cocchio dorato, e con la stessa comitiva con la qua- le si accompagnavano i Conservatori del Popolo Ro- mano , passò per le strade affollate di gente ed adorne a festiva pompa. Introdotto nella sala del Campidoglio ed accostatosi ai piedi del Senatore di Roma Mario Frangipane , questi lo coronò d' alloro pronunciando le seguenti parole. 5, Eximium hoc poeticae laudis decus , quod tuo ,j capiti impone sub felicissimis auspiciis D. N. Be- 028 Storia della Letteratura Ital. jj nedicti Papae XIII. Eques egregie , sit pubblici „ non minns erga te studii argumentum, quam ob- 5, sequentissimi animi erga amplissimam ac piane re- „ giani benevolentiam qua decoraris. ,, alle quali parole rispose il Poeta „ Poetica Laurus immeritae imposita fronti excel- 5, sani SS. Patris atque Pontificis Papae Benedicti „ XIII. munitìcentiam 5 effusamque S. P. Q. R. erga ,, me voluntatem testatur; quarum utraque aut lio- 5^ nore dignos invenit, aut fecit ,, . Invitato quindi dal Crescimbeni in allora Custode d* Arcadia a rin- graziare le Muse , lo fece alla presenza di tutta la Nobiltà e di altri illustri soggetti con universale ap- plauso. Ottenne inoltre il Perfetti V onore della Cittadi- nanza Romana ^ ed a Roma e altrove gli furono co- niate medaglie ; e la sua Patria specialmente si di- stinse in profondergli onori^ e nel ringraziare il Pon- tefice di avere così luminosamente decorato un suo Concittadino j in mezzo a tante glorie egli tuttavia si conservò sempre modesto , e si dice clie rispon- desse nei seguenti termini alle lodi di Clemente XI. „ La Poesia essere un dono di Dio il quale come fe- 55 ce parlare l'Asina di Balaam , così lo aveva fat- 55 to nascere lui Poeta ; e noi non ci dobbiam glo- ^5 riar molto di quanto abbiamo da lui ricevuto _,^. La sua modestia e la sua prudenza fece die la- sciò poco o nulla alle stampe, conoscendo ben egli clie cadendo sotto gli occbi le composizioni improv- visate^ sarebbero state e non senza ragione soggette a molte criticbe;e d'altronde, allorcbè si metteva a com- porre a tavolino, l'estro non Io accompagnava e de- boli riuscivangli i versi. Egli era affabile^ cortese, e perciò facilmente si induceva a cantare , e lo faceva sempre evitando le scurrilità, e tutto ciò die offen- Libro III. 229 der potesse il costume. Prese moglie, ed ebbe molti figli, e V esempio di lui che conduceva una vita re- golata e veramente religiosa, giovar dovette assai al- la loro educazione;, e devoto come era della B. Ver- gine^ comandò nel suo testamento che all'altare di essa fosse appesa in perpetuo la corona che aveva cinta la sua fronte. Alla fine di Luglio del 1747- venne colpito il Cav. Perfetti di apoplessia, e pochi giorni dopo morì. Niccolò Giovanelli recitò il suo elogio^, ed i suoi parenti gli eressero nel Duomo di Siena un magnifico monumento con la conveniente iscrizione_, ma fu sepolto nella tomba de' suoi Mag- giori nella Chiesa di S. Francesco fuori di Città. Seguendo le orme di questo diletto figlio di Apollo si distinse nel cauto estemporaneo anche Livia Ac- carigi nobile Senese morta d'anni 67. nel 1786., la quale pubblicò diverse Poesie che gli procurarono la stima dei Poeti Italiani , e fra questi dell' Abate Pasquini Poeta Cesareo, e del Metastasio che tenne con essa corrispondenza letteraria (i). XII. Come il Perfetti riuscì eccellente improvvi- ^ xii. ^ ^ Frugoni Ciarlo satore , così non può negarsi un onorato seggio fra Innocenzo. i lirici del secolo XVIII. all'Abate Carlo Innocen- zo Frugoni nobile Genovese nato li 21. Novembre dell' 1692. (2). Allievo dei Gesuiti e Religioso clau- strale contro sua voglia, ottenne poi con la media- zione del Cardinal Bentivoglio lo scioglimento dai legami monastici, e restò semplice sacerdote secolare. La lettura del Chiabrera e de'Poeti classici lo avvertì d'esser nato Poeta,e ben sentendo le proprie forze, do- po i precetti avuti dal Gravina deliberò di battere una nuova strada, egualmente lontana e dalla turgidezza (i) Novelle letter. di Firenze an. 1790. Tom. XX. pag, aga. (2) Fabbroni. Elugi di illustri Italiani T- I. pag. 160. aSo Storia della Letteratura Ital. allor dominante, e dalla servile imitazione usata dai cinquecentisti. Conosciuto che eLbe il raro talento del Frugoni il suddetto Cardinal Bentivoglio , se ne prevalse egli opportunamente per aggiungere al- la sua traduzione dì Stazio quel finimento e quella dovizia di stile, clie la resero così accetta al. puLLli- co . Protesse questo Porporato efficacemente il Fru- goni, trovandogli un sicuro ed onorevole asilo presso il Principe di Parma Antonio Farnese. Dopo clie eb- be insegnato umane lettere in Brescia, in Genova , in Bologna j ed in Roma, andato egli perciò alla Corte di Parma cominciò a distinguersi nella Lirica , ed anche nella prosa con una compendiosa storia della casa Farnese, e con l'elogio funebre del Duca Anto- nio suo primo Mecenate. Le guerre che poi desola- rono per alcuni anni gli stati di Parma e Piacenza^ influirono sulla varia fortuna del Frugoni, che tut- tavia cantò anche in quei burrascosi tempi i trionfi della Spagna, ma non si vide quieto ed onorato, se non allorquando sorsero i giorni sereni della pace sotto il Governo delF Infante D. Filippo di Borbo- ne. Le cariche di Poeta di Corte, d'Ispettore de' spettacoli teatrali , di Segretario di un' Accade- mia di Belle arti fondata in Parma, furono i premii che un Sovrano munificentissimo ed il Ministro Du- Tillot sempre pronto a secondarlo, dettero al meri- to del Frugoni. Oltre la poesia lirica da lui coltivata felicemente si applicò alla satirica per vendicarsi contro gli at- tacchi dell'Autore della Frusta letteraria, il quale Io aveva estremamente malmenato; ma abbandonata poi la satira, il nostro Poeta si dedicò intieramen- te alla lirica poesia , e si distinse nei sonetti e nel- le canzoni . Fra i primi ne ha alcuni che bastano a caratterizzarlo per grande poeta , come quel- L I R R o I I I. 2,3 r li sopra diversi luminosi futtl della storia Romana . Nelle canzoni poi ei^di segnò nuove orme, ed ag- giunse tal pregio alla Lirica Italiana , clic jtotè questa vantarsi di aver per opera di lui riporta- ti nuovi allori e nuovi trionli. Né vi fu argomento sacro o profano in cui egli non componesse e con esito felice (i). Sopra ogni altro metro di poesia egli ebbe caro quello dei versi sciolti, quantunque fosse questo nno dei motivi delle mordaci critiche fattegli dal Baretti, e diede esempio di quanto po- teva la poesia Italiana sciolta dal vincolo della ri- ma; suo perciò essendo il merito di aver, direi qua- si;, introdotto un nuovo genere di poetare, nel qua- le la solidità delle cose e la forza dei pensieri deve necessariamente supplire alle esterne bellezze dei versi rimati. La poesia in versi Martelliani ed in is- druccioli fu da lui coltivata, e le sue compoeizio- ni in questo secondo metro sono le sole che a fron- te del tempo reggano nel Parnaso Italiano. Maneg- giò anche lo stile Bernesco, e satirizzò il vizio spe- cialmente nei sessanta sonetti contro l'avaro ser Ciacco fatti in compagnia d' altri due Poeti Italiani di Lombardia. Alle volte però il Frugoni abusò del- la satira , non rispettando le leggi sacre della cari- tà 5 ma confessar conviene però che le sue morda- cità hanno molto sale e spirito, e che i suoi ritrat- ti son disegnati con grazia e naturalezza (i). Tentò pure il ramo della Poesia drammatica, ma occupa- to da troppe altre cose e da incombenze per il tea- tro di Parma , non potè attendervi come avrebbe voluto , e ciò che in tal genere compose sente trop- po della lirica abbondante sua vena. (i) Non ostante questi encomii dal Fabbroni tributati alla memoria del Frugoni, vedrem più sotto che la sua fama dopo morte assai diminuì. (i) Cardella. Compendio della storia della bella Letterat. T. III. p. i36. a3a Storia della Letteratura Ital. Nelle copiose sue Poesie avvi differenza grande fra quelle dettate dal genio, e quelle composte o per bisogno, o per servire all'uso dei tempi o al de- siderio di importuni amici. Giunto alli 76. anni mo- rì con i segni della più cristiana pietà li 2,0. Dicem- bre del 1768. e fu onorevolmente sepolto nella Cbiesa della Santissima Trinità in Parma. „ Se il _,, Frugoni avesse saputo rallegrar le brigate senza of- 55 fendere alcuno ( cosa difficile ) , la sua vita sareb- 5, be stata più tranquilla, più stabile, e più riden- y, te la sua fortuna, e più esteso il possesso di una „ fama immortale ( i ) . Due difetti incontransi di quando in quando nelle composizioni di questo poeta, cioè la mancanza di lima e di finitezza; l'altro si è il poco fondo di pensieri die si scorge non però sem- pre ne' suoi versi armoniosi , e da brillanti e grandio- se immagini rallegrati (2). Il Conte Gastone della Torre Rezzonico si occupò nel dare una completa edizione delle opere poeticbe del Frugoni, clie in Arcadia nomossi Cornante, la quale uscì alla luce coi tipi Bodoniani sul cader dell'anno i77(). preceduta da un Rngìouamejifo sulla rolga?- poesia dall' edito- re composto. Splendida per ogni riguardo riuscì que- sta etlizione e per la bellezza dei caratteri e della carta, e per ogni altro estrinseco pregio ; ma i Let- terati l'accolsero con poco buon garbo e la con- dannarono, specialmente percliè il Rezzonico aveva in un col buono pubblicato ancbe quanto di men lodevole uscito era dalla penna del Frugoni. E a screditarla ognor ]mù, comparve colle stampe di Fi- renze nell'anno appresso una lettera del Padre Ire- neo Affò sotto il finto nome di M. Lodovico Ario- (i) F.ilihroni. Elogi di illustri Italiani T. I. j>ag. i6o. (a) Cardella ihid. L I B R O I I I. 233 sto, in cui con modi aspri ed insultanti ma con buon fondamento di ragioni censuravansi non solo diver- se opinioni del Rezzonico sulla volgar poesia, ma ben anche lo stile del Ragionamento , e conclude- vasi die trascinata sarebbesi V Italia al più pessimo gusto die immaginar si possa, se prevalso avessero in fatto di Letteratura le opinioni del Rezzonico. Mentre con somma avidità lessero gli Italiani que- sta lettera che rapidamente per le Città nostre si sparse, altamente trafitto ne restò il Rezzonico, e ben to^to die in luce un"* Apologia della edizion Frugoniana e del Ragionamento sulla rolgar Poe- sia^ imbrattata di contumelie e di triviali insulti con- tro il Censore da lui non conosciuto , ma giudicato un Ferrarese. Peggior del male però riuscì il rime- dio, poiché credendo il Rezzonico di aver valorosa- mente abbattuto l'avversario, ebbe la sbadatagine di inserire nell'Apologia l'intera lettera del finto M. Lodovico , e così vieppiù diffuse la cognizione di essa^ e raffermò -vieppiù la sentenza già pronun- ciata dai Dotti contro P edizione suddetta e contro le poesie di Comante;di fatti da quel punto sminuì la fama di lui e si restrinse a quei giusti confini a cui trovasi di presente limitata (i). XIII. Cara sovra ocrni altra alle Muse Italiane è la t)v,i^^^'\ t? O Pitiflemonte Fa- famìglia Pindemonte Veronese , la quale oltre il testé migUa ed aim ir /-^TTT 11 T» Poeti. deiunto Gavalier Ippolito onor del nostro Parnaso , vanta parecchi altri rinomati poeti. Il primo, cioè il Marchese Mare-Antonio nato nel 1694. conobbe a (i) Leggesi la storia di questo anecdoto letterario nella vita del Padre Affò scritta del Chiar. Bibliotecario P.r Angelo Pezzana^ e da lui inserita nel T. VI. part. I. pag. 96. e seg. delle Memorie degli Scrittori e Letterati Parmigiaui , clie ei pubblica in continuazione di quelle dell' illustre suo Antecessore. a 34 Storia della Letteratura Ital. fondo le lingue Greca e latina, ebbe una memoria incomparabile e riuscì buon poeta. Tradusse egli l'Argonautica di Valerio Fiacco, e nel 1776. due anni dopo la sua inerte pubblicaronsi a Verona due tomi delle sue poesie scelte volgari con 1' elogio di lui scritto dal celebre Abate Lorenzi. Una felice tra- duzione della Scaccbeide del Vida ci lasciò il Mar- cliese Carlo Nipote di Marc' Antonio, quantunque di soli diciottanni la intraprendesse, e il Marcbese Desiderato della stessa famiglia nel 1754- pubblicò una risposta universale alle opposizioni contro le opere del Marchese MafFei (i). Coltivò con successo la poesia teatrale anche il Marchese Giovanni Pinde- monte di cui leggonsi alcune buone tragedie pubbli- cate a Milano nel 1804. sotto il titolo di componimen- ti teatrali (2). Morei Michele, L' Arcadia ebbe a terzo Custode Giuseppe Miche- CevaPa.ireTeo-|^ Morci Fiorcntiuo che visse quasi sempre in Ro- Laldo, «e. ^ ^ ^ ma, e nel 1767. terminò la sua mortale carriera in età di 72. anni circa. Scrisse egli più in prosa che in verso; l'anno 174^^' successe al Lorenzini nella luminosa carica suddetta , e per anni 24. resse l'Ar- cadia promovendone a tutto suo potere i vantaggi e lo splendore, contribuendo così a diffondere vieppiù l'amore per la scelta Letteratura. Poetò egli non solo in lingua Italiana ma ben anche in latina , scrisse l'elogio e la vita del Ci'escimbeni, e nelle sue prose spiccò in modo singolare la più recondita erudizione , e mostrò quanto egli conoscesse l'An- tiquaria. Godette perciò il Morei la stima dei con- temporanei , e il Quadrio , il Settano , il Gesuita Pa- (i) Drelon. degli Uom. ili. T. XV. pag. 88. (a) Biografia degli Uom. ili. T. XLIV. pag. 196. Tutti questi poeti della famiglia Pinderaonte meriterebbero articoli più estesi nella Biografia suddetta ; ma non so per (juale fatalità sono essi appena ricordali. L I B R o I I I. iì35 dre Cordara ed altri Letterati il lodarono , e il Gu- nichio par Gesuita ne pianse con gli scelti suoi ver- si elegiaci latini la morte, (i). Abbiamo più sopra ricordata la contesa letteraria agitatasi in Torino per la raccolta di poesie colà stampata dal Padre Garmelitano Teobaldo Geva di quella Gittà, dove nacque nel 1697. Figurò egli co- me eccellente Predicatore , e si dedicò anche alla storia ecclesiastica; il suo lavoro più pregevole si giu- dicò la nominata raccolta che mentre incontrò V ap- provazione di non poche dotte persone, venne però come si disse, aspramente criticata dal Dottor Biagio Schiavo; e qui correger devesi l'articolo del Dizio- nario degli uomini illustri (2) , che in proposito di questo Religioso dice che il Tagliazucchi lo difese , il che quanto sia lungi dal vero, può ognuno facil- mente rilevarlo da ciò che ragionando di quest'ul- timo abbiamo detto. Fra li più valorosi Poeti del secolo XVIII. il Sig. Gardella (3) annovera Gio. Bat- tista Ricchieri Genovese Patrizio morto nel 1760. circa. Nobiltà grande, ed elevatezza di pensieri scor- gonsi nelle sue poesie liriche scritte con robusto stile , nelle quali tratta ugualmente bene gli argo- menti scrii ed i galanti; li suoi versi sono armonio- si , scelta la sua foggia di epitetare , e vive le im- magini e le pitture delle quali adorna li suoi com- ponimenti 5 che al dir del citato Storico , a modello propor si possono di maestà e magni-loquenza poetica. In Verona sortì i natali il Padre Abate Marc-Antonio Zucchi uno dei più rinomati Improvvisatori del se- colo XVIII. \, cantando soggetti non comuni , e spe- (i) Dizion. degli Uom. ili. T. XII. pag. iSg. (2) T. IV. pag. 149. (3) Compsndio della storia ec. T. III. pag. no. 2,36 Storia della Letteratura Ital. cialiiiente argomenti filosofici nei quali è difficile lo spiegarsi. Fra le altre sue particolarità, aveva quella di epilogare i maneggiati argomenti con passaggi mi- rabili, e di compenetrarli ingegnosamente ; come pu- re l'altra di recitare cento terzetti Tun dopo l'al- tro seguitamente ragionando, e di rispondere a più e più sonetti con le stesse rime per quanto strane si fossero. Queste prove che sembrano difficili a credersi, furono dal Zucchi replicate nelle più colte Città d'Italia, perloccliè riscosse acclamazioni e lodi somme con medaglie in onor suo coniate, come avvenne in Firenze l'anno 1750. (i). A queste doti congiunse egli un religioso contegno, un perfetto disinteresse , e molta attività, il che gli procurò le cariche luminose di Abate e Visitatore nella sua Congregazione. Cessò questi di vivere nel 1765. non lasciando per quan- to sappiasi, componimenti stampati ma soltanto ma- noscritti (2). Scuola Bolo- XIV. La somma influenza che ebbe la scuola Bo- gnese. logucsc ncl riformare il gusto della nostra Lettera- tura , richiede che distintamente si parli di quanto operarono que' grand' uomini dalla medesima usciti , i quali colle loro opere e cogli insegnamenti loro contribuirono ad ottenere un così nobile scopo. Ci si presenta il primo l'Avvocato Gio. Battista Zappi Imolese figlio di Evangelista^ e di Maria Mad- dalena Borelli che lo partorì 1' anno 1667. adì 18. di Marzo. Monsignor Ulisse Giuseppe Gozzadini, poscia Cardinale conferì al Zappi in Bologna do- ve studiò, la Laurea in Giurisprudenza e lo pro- (i) Dlzion. degli Uom. ili. T. JCXII. pag. 379. (2) L' Abate Passeroni fece un heW elogio del Zucclii nel Canto XXin. Stanz. 4q. del suo Poema il Cicerone, ed altri pure lo rammentaro- no con lode. Libro III. 287 tesse costantemente finché visse. Si distinse il Zap- pi nel patrocinare le cause in Roma, dove trasferi il suo soggiorno, ma si segnalò specialmente nell' ame- na Letteratura , e in essa si acquistò un nome. Uni- tosi in amicizia col Grescimbeni, concorse anch' egli alla grand' opera di fondar P Arcadia ; e siccome molti Dotti di que' tempi avendo a cattive fonti at- tinto , sdegnavano i nuovi precetti , così usò il Zap- pi una particolar destrezza onde trarli d'inganno. Per il che fare proponeva egli loro degli esempi di buona lega ma con molta gravità di sentenze espres_ si e con parole maestose ; così facendo^ gli riusciva come di blandire gli orecchii degli ascoltanti, se gli captivava, ed a poco a poco calmava P ostinata loro resistenza , per modo che ottenne non solo da essi la disapprovazione di ciò che in addietro lodavano , ma li costrinse , direm così , a dissuader gli altri dal pensare in tal modo (1). Introdusse egli inoltre il metodo di declamare in Arcadia, e ne diede per il primo un esempio , e nella erudita declamazione sua sopra un argomento pastorale sviluppò tanto in- gegno ed artificio, che riscosse l'ammirazione degli ascoltanti e sopra tutti del Grescimbeni. Le orazioni poi recitate dal Zappi , e quando salì al Soglio Pon- tificio Glemente XI. magnifico protettore delle let- tere e delle scienze, e quando per disposizione del medesimo si aprì l'Accademia di Belle Arti in Gam- pidoglio , queste produzioni mostrarono quanto va- lente Oratore ei fosse. Allorché recitò quest'ultima che riuscì per ogni riguardo meritevole della pub- blica lode, essendo sopraggiunti li due Cardinali Pao- lucci e Sacripante, ebbe il Zappi la franchezza di (l) Fabhroni. Vitae. ec. T. XVI. p«g. 64. a38 Storia della Letteratura Ital. interrompere il discorso , riepilogò quanto aveva det- to, e poscia proseguì l' Orazione , il che destò mara- viglia , e celebrossi questo fatto con un epigramma latino da francesco Covoni buon poeta. Ebbe poi il Zappi campo ulteriore di far mostra della sua elo- quenza ed erudizione nell' Accademia della Prvjxi- paganda, dove lesse più volte dissertazioni da lui poi in due Volumi raccolte per pubblicarle con le stampe, il che per altro non eseguì. Maggior gloria però egli ottenne nel coltivar la poesia, e riuscì fra tanti poeti di que' tempi veramente esimio. Trattas- se questo poeta lo stile anacreontico , o il serio ; imitasse il Gliiabrera, o componesse egloghe pasto- rali e sonetti, mostrossi ognora egregio compositor di versi , e le sue rime si leggeran sempre con pia- cere , e formeranno buoni esemplari per la studiosa gioventù. Aveva il Zappi una facilità non comune di poetare, ma congiunta ad una eleganza speciale di stile, così che al dir del Grescimbeni li suoi com- ponimenti riuscivano perfetti . Li principali Signori di Roma l' ebbero perciò caro oltre modo , e Cle- mente XL da cui sperava assai ; ma il ritardo del Pontefice a beneficarlo, e la sua morte che in buo- na età il sopraggiunse , gli impedirono di veder com- piti li suoi desiderii. Sposò il Zappi Faustina Marat- ti donna colta e poetessa, la quale il rese padre di due figli} e lo fece contento ma per poco, giac- ché cessò egli di vivere adì 3o. di Agosto dell' an- no 17 19. nell'età di soli Sa. anni e quattro mesi. La Chiesa di S. Maria della Certosa accolse le sue ceneri , gli Arcadi e gli altri Poeti piansero la per- dita di così eccellente pastore , che l' Arcadia poi onorò con elogio ed iscrizion funebre , e che i po- steri pregiar dovranno finché saranno in pregio le buone lettere. ^letro. Libro III. 289 XV. Abhiam già veduto altrove qual diritto alla xv. immortalità acquistasse Eustachio Manfredi come .tachro'^zlnoui profondo conoscitore delle scienze naturali, perloc-^>°^' che riuscì uno dei principali ornamenti di Bologna sua patria ; ma non minor lode egli merita per quan- to operò a vantaggio dell' amena Letteratura , e le sue prose e poesie ognor si leggono con sommo piacere. Allorché egli si recò a Roma per le controversie del Reno, strinse amicizia con il Fontanini , il Bianchi- ni _, il Lambertini e con altri egregi Letterati , e ritornatovi poi nel 17 17. dimorò colà due anni, e les- se in Arcadia, dove fin dal 1698. era stato ammesso, la favoletta della Vedova Efesina scritta con tale el- eganza che sembrava lavoro del Boccaccio. Avendo poi fatto tesoro dei Glassici il Manfredi si formò un ottimo stile, e cominciò a piacere anche a coloro che in fatto di buone lettere battevano una via falsa. Gio. Pietro Zanetti raccolse e pubblicò due volte le poesie del Manfredi ;, dopo la cui morte più volte si ristamparono ; e a dir vero meritano esse di venir studiate sia per riguardo alla maniera di scrivere, sia riguardo ai pensieri. Gonsistono queste in can- zoni , fra le quali è celebre quella che comincia , Donna negli occhi vostri , ed in sonetti nei quali egli ha pochi pari. Seguì questo Poeta piuttosto le vestigia del Petrarca , non mostrossi però , come tant' altri ^ servile imitatore di quel Grande^ ma sep- pe creare da se e maneggiar felicemente gli argo- menti che trattò. La Famiglia Zanetti non meno di quella dei Man- fredi conta diversi Ghiarissimi Soggetti che sosten- nero il decoro delle Muse Italiane. Giovanni Andrea Gavazzoni Zanetti comico rinomate, marito di Mar- gherita Engueran Francese fu il Padre di Giampie- tro nato a Parigi il dì 3. Ottobre dell' anno 1674. 240 Storia della Letteretura Ital. e passato poi con la famiglia a stabilirsi in Bologna. Riserbandoci a parlar del suo valore in pittura, allor quando daremo la storia delle Belle arti, qui lo considereremo soltanto come Poeta. Allevato ad una eccellente scuola e meditando i Glassici divenne buon prosatore e buon poeta , a ciò ajutato poi ancbe dal continuo commercio con persone colte e special- mente con suo fratello Francesco Maria, di cui già si scrisse nel Capo della Filosofia. Le considerazio- ni del Marchese Orsi sul libro del Ben pcìisare ec. del Padre Bohours, diedero origine ad una contro- versia letteraria in cui prese parte anclie Gio. Pie- tro ; e nell'anno 17 io. pubblicò un dialoglietto sul- le pitture di Guido Reni, in cui difese alcune sen- tenze dell' Orsi il quale contrasse per lui amicizia e stima che poi sempre coltivò. Dopo di aver il no- stro Zanetti viaggiato per varie parti d' Europa, e dopo di aver visitato nel 1719. Roma, dove ebbe vasto campo di vieppiù erudirsi nelle Belle arti, si restituì a Bologna dove continuò a distinguersi nel- la pittura e nelle amene lettere, sino alla sua mor- te avvenuta li 28. Settembre del 1765. mentre egli contava 91. anni di [età (1). Tentò il Zanotti il ge- nere di poesia tragica ma con esito non molto fe- lice, coltivò con successo la Lirica, e le replicate edizioni delle sue poesie ci danno una ben chiara prova della comune approvazione ; compose egli inol- tre il terzo canto del Bertoldo, poema giocoso co- tanto applaudito (2). XVI, XVL Altro luminare della scuola Bolognese ri- lo, Gi.edii.i Per- chiama ora r attenzion nostra, cioè Camillo Zam- dinando Antonio. (i) Il Zanotti venne tumulato nella Parrocchia di S. Maria Maddale- na in Bologna. (2) Fantuzzi, scrittori Bolognesi T. Vili. p. 287. Egli ha ricavalo le notiziu del Zanotti dalla vita scrittane dallo stesso Giampietro. L ] i; K o III. 2,^1 pieri contemporaneo dei Zanotti clie egli ebbe a maestri ; Girolamo Ferri ne scrisse la vita inseri- ta fra quelle di Monsignor Fabbroni (i) , e di essa io qui mi varrò per dar le notizie di questo Poeta. Se si eccettui Francesco Maria Zanotti^ tutti gli al- tri scrittori latini che lìorirono allora in Bologna furono dal Zampieri superati , e nella poesia latina imitò egli felicemente Catullo ed Orazio ^ astenen- dosi però e per la buon educazion sua e per V a- mabile sua indole dalla satira ; né questi soli mo- delli ad imitare ei si propose , ma la sua Musa si rivolse ad altri generi di poesia, e Pindaro, ed Anacreonte e il Berni , or 1' uno or P altro felice- mente imitò il Zampieri. Due interessanti produzio- ni abbiamo della sua penna, la versione cioè^ o piuttosto parafrasi del libro di Giobbe e quella della storia di Tobia in versi Italiani. Un poema in ottava rima formò egli col primo , in cui seppe con garbo e cou grazia innestarvi non pocbi avvenimenti dei nostri tempi , e ad insinuazione degli amici lo die- de in luce quantunque deposto ne avesse il pensie- ro , allorché uscì con le stampe di Roma la parafra- si dello stesso Giobbe fatta dal Rezzano (a). Con la versione poi del libro di Tobia in versi sciolti adem- pì il Zampieri ad un' ottima idea , quella cioè di confutare P empio Rousseau , clie col suo Emilio of- ferto aveva alla gioventù un libro pericolosissimo, e di questa traduzione il Sommo Pontefice Pio VI. per mezzo di lettera benignissima rallegrossi con P Autore. L' integrità dei costumi di lui , la soda sua Religione e fervorosa pietà conciliarongli la sti- ma di tutti, ed allorché pagò egli all' umana natu- (i) T. XII. pag. 355. (a) Più applaudita però fu ed è anche al presente quella del Rezzane. Tomo III. i6 a4^ Storia della Letteratura Ital. ra r inevitabil tributo in età più che ottuagenaria, gli Arcadi , i suoi concittadini ed i figli nobilmen- te gareggiarono nel!' onorarne la memoria. Giieriini Fer- Godcttc 1' amicizia intrinseca di Eustachio Man- dinaiido. ni • ^ 1 1 1 t-i 1 • iredi a cui giovo nell ammaestramento, Ferdinan- do Antonio Ghedini Bolognese che ebbe a Padre Pietro Alberto , ed a Madre Gatterina Mingarelli da cui nacque li i6. Agosto dell' anno 1684-5 e fu al- lievo prima dei Gesuiti , poi del Collegio Dosi di Bologna. Le sue poesie tanto latine che Italiane , le quali videro la luce dal 1705. al i70(). ce lo mo- strano uno dei migliori poeti del suo secolo, e il Zanetti nel primo tomo dei Commentarli dell' Isti- tuto gli fece il seguente elogio „ Ghedinus scribebat 5, sic ut non veteres oratores poetasque imitari , sed 5, unus potius ex illis esse videretur. ,, Pensieri sodi e nuovi, espressione dignitosa e giusta incontransi nelle sue poesie^ nelle quali però alcuna volta of- fende la durezza del verso, e qualche parola poco poetica; ma generalmente parlando, le sue compo- sizioni, e specialmente i sonetti onorano il nostro Parnaso (r). Obbligato dalle ristrettezze del suo pa- trimonio ad accettare l' incombenza di istruire il primogenito del Principe Caracciolo di Santo bono Ambasciator di Spagna a Venezia, cola si trasferì il Ghedini nel 17 io., e gradì tanto l'opera sua quel Signore, che il volle condur seco alle Indie dove era stato destinato Vice Re. Ma giunto a Cadice il nostro Italiano, la lunghezza del viaggio da fare lo sbigottì per modo che non andò più avanti, al che contribuì ancora una naturale inclinazione alla vita ritirata. Accomiatatosi perciò dal Principe cui rin- (1) Corniani. I secoli cUU* Lttteratura T. IX. V^g. 15S. L I T, Il o III. 2,43 crebbe assai questa determinazione del Gbedini (i), passò questi da Cadice a Roma nel 171 5. dove ri- vide il suo amico Pier Jacopo Martelli , die avea- gli diretto lettere al Perù , e che gli fece contrar- re amicizia con li più rinomati Arcadi di Roma i quali lo vollero ascritto alla loro Accademia. Ritor- nato poi l'anno appresso alla Patria ivi riprese i di- letti suoi studii , ed ammesso airAccademia dei Di- fettuosi dal Marchese Orsi istituita, allorché il Ghe- dini ne fu creato Principe , parlò , dice il Fantuz- zi (2)5,5 '^on tanta eleganza, dottrina, e forza sulle „ materie di eloquenza e di poesia, che ogni altro ,5 piacere era posposto dagli Accademici a quello di „ trattenersi con somma utilità ad ascoltarlo, e ad „ ammirarlo. „ Siccome poi quest' uomo insigne va- leva anche assai nelle scienze naturali e conosce- va la medicina, così passò ad insegnare storia natu- rale e matematica nelP Istituto invece del celebre Canonico Lelio Trionfetti ; ma alcuni anni dopo pre- gò di venir dispensato da questo impegno, e il Man- fredi gli procurò la Cattedra di eloquenza nel Col- legio Sinibaldi;, più al suo genio confacente, e la quale egli coprì fino alla sua morte accaduta nel dì 2.8. di Gennajo dell'anno 1768. Oltre le rime che stabilirono la sua fama, pubblicò il Gbedini alcune lettere famigliari, ed una prefazione latina alle sue lezioni di storia naturale , e lasciò inedita la tradu- zione in versi sciolti dei sette primi canti dell'Enei- de, non che varie altre operette (3). XVII. Un emulo ebbe il Ghedini in Filippo Leers Altri poeti li- rici. (i) Quantunque rincresce»se al Caracciolo di perdere il Ghedini, tut" tavia gli diede i maggiori contrassegni di sua Jjiiona grazia • della sna ge- Mercsa gratitudine. (a) Scrittori Bolognesi T. IV. pag. 1*7, (3) Fantuzzi loc. crt. 244 Storia della Letteratura Ital. Romano suo contemporaneo , le rime del quale spe- cialmente i sonetti risplendono per la loro venustà, per la vivacità delle immagini e per la eleganza dello stile. Coltivò egli poi anche la poesia faceta nella quale spiegò non poca grazia e naturalezza ; perloccliè più testimonianze onorifiche ottenne dal Grescimbeni , dal Menzini , dal Muratori e da altri uomini dotti de' tempi suoi (i). Quantunque il Cav. Tiraboschi (2) abbia chiaramente provato che la Poetessa Virginia Bazzani Cavazzoni morta nel 1720. circa, fosse di Patria Modenese , e non Bolognese come as- serì il Quadrio (3), tuttavia siccome visse questa Don- na quasi sempre in Bologna, così la rammenteremo qui fra coloro che in questa Città brillar fecero le Muse Italiane. Di vario genere sono le sue rime, e fra queste leggonsi alcuni Oratorii per musica ; la maggior parte però appartiene alla Lirica , e per i tempi in cui visse F Autrice hanno il loro pregio. NelFanno 1788. pubblicaronsi le rime di un'altra Poetessa Bolognese, cioè di Marianna Santini Fabri (4); istruita essa nella lingua Italiana e nelle belle arti, profittò assai congiungendo a queste doti una onestà di costumi, una pietà singolare e un tratto gentile. Fra li varii studii da essa coltivati si dilettò più d'ogni altro della Poesia, e parca che non gli dovesse ac- cader cosa più gradita quanto l'avere per marito Alessandro Fabri Cancelliere del Senato uomo assai colto nella buona Letteratura, ed universalmente amato. Quantunque però egli conoscesse il buon gu- sto che aveva la moglie per la Poesia, e non gli in- (i) Cardella. Compendio dell» storia ce. T. IH. pag. 5o. (a) Bibl. Modtn. T. I. p. i8a. (3) Sieria «Iella Poesia T. II. pag. 337. {^) Tantuzzi. Scrittori Bolog. T. VII. pag. 3ii. Libro III. 2.^0 crescesse che essa la coltivasse, pure distratto come era dalle cure del suo Ministero^ non trovò mai tempo di pronunziare giudizio sulle poesie della mo- glie delle quali però si compiaceva. Vera Madre di famiglia , visse questa Signora ritirata attendendo agli affari domestici che il marito aveva ad essa in- teramente affidati , e frequentando più la chiesa che il teatro . La continua lettura di ottimi Autori di storia , di belle arti , di poesia furono per lei tutto , e modellatasi su i buoni esemplari, compose poesie in copia su diversi argomenti^ ed inoltre si occupò a scrivere divoti inni, a tradurre le lamen- tazioni di Geremia ed altre cose sacre', e a descri- vere la vita di Gesù Cristo in tanti sonetti ; ma ciò non le bastò; scrisse inoltre diverse epistole morali in vani metri , la vita di S. Gatterina Vigri in un poema diviso in 32. canti in cui vi sono tratti assai feliei , ed episodi]^ e descrizioni amene ; finalmente lasciò molte rime piacevoli ma oneste. Tentò anche il genere drammatico in varii Oratorii e farse spi- rituali , in somma non vi fu genere alcuno di poe- sia Toscana che non coltivasse questa egregia Don- na, che finì di vivere alli 5. Agosto del 1787. com- pianta da tutta la sua famiglia la quale ne aveva gustata la dolce compagnia e la bontà del carattere. XVIII. Non si conoscono gran fatto , è vero , le xviii composizioni poetiche del Dottor Jacopo Agnelli Fer- _,Ag"e'^i Jacopo rarese^ pure annoverar si possono fra le buone del nostro Parnaso e chiunque legger le vorrà, spero che meco dovrà su ciò convenire. Nato di nobili genitori l'Agnelli nel 1702., professò medicina, ed insegnò lingua Greca nella Università di Ferrara , avendone ottenuta sebben giovane, la Cattedra che poi abbandonò per assumere quelle di Fisica e Me- dicina nella stessa sua patria. Molte orazioni ben 2.^0 Storia della Letteratura Ital. scritte recitò egli in varie occasioni , e nella Uni- versità e nelle adunanze Accademiclie , ma si distin- se particolarmente nella poesia. Accolto sotto la spe- cial protezione del Legato Cardinal Tommaso Ruffo, ne cantò P Agnelli in tanti sonetti le glorie e le geste magnanime, nel qual genere di componimenti riuscì felicemente, e per lo stile^ e per l'invenzio- ne dei pensieri e per il loro sviluppo. Né minor pre- gio hanno le sue poesie amorose in due Centurie di sonetti comprese, e quelle in particolar modo det- tategli dall'afflizione grande clie provò, allorquan- do perdette l'amatissima sua sposa, la memoria del- la quale serbò 'costante in tutto il rimanente corso della lunga sua vita che compì in età d'anni 96. nel 1798. Dio Giudice e Dio Redentore diedero ar- gomento al nostro poeta, che con fervore non co- mune coltivò ognora la pietà e la Religione, di for- mar due })oemetti, ciascuno in sei canti diviso, nei quali se non spicca l'invenzione e la forza della im- maginazione , scorgesi però molta facilità e magni- ficenza nei versi , perlocchè superano essi sicura- mente quanto lasciaronci il Lemene ed il Cotta sul- lo stesso soggetto. Si dedicò poi il Dottor Agnelli ad altri studii, ed abbiamo di lui alle stampe, oltre le Orazioni citate , alcune sacre biografie e varie dissertazioni filosofiche ; istituì egli inoltre nella pro- pria casa un'Accademia di poesia e belle lettere, la quale non poco giovò a promuovere in Ferrara il genio per l'amena Letteratura, incontrar gli fece estese relazioni con i Letterati e i Dotti Italiani, e contribuì a rendere ognora più rispettabile il suo nome (t). (1) Ma^zolani Giul'io. Elogio Ai Jacopo Agnelli 8.** Fcirnra lOoo. L I R R o III. a47 XIX. Eccoci a racionare eli uno di quei rari in-„ ^^\- . ~ ■•■ Varano JVlarcne- gegni clie di quando io quando compariscono sulla «e Alfonso. terra, i quali mentre comprovano viemaggiormente la nobiltà della nostra natura, e rendono più stima- bile la profession loro , onorano ad un tempo il se- colo in cui vissero, e formano l'ammirazione della posterità. Ferrara ha il vanto di essere la Patria del Marchese Don Alfonso Varano degli antichi Duchi di Camerino , figlio di Don Giulio Cesare e di Don- na Brasavola Ippolita Ferraresi , dai quali sorti i na- tali nel 1705. alli i3. di Dicembre. Nel Collegio di Modena egli ricevette la sua educazione, e si formò alla scuola dell'Abate Girolamo Tagliazucchi di cui altrove si è da noi ragionato. Restituitosi il giovane Marchese Alfonso alla paterna casa ^ nulla di straor- dinario ci presenta la regolare e lunga sua vita ce- libe, impiegata tutta nelle opere di Religione e nel- lo studio, sino alla sua morte avvenuta nel giorno 2,3. di Giugno del 1788. (i), morte invidiabile e dal Dottor Giuseppe Antonio Testa con i versi tratti dalle opere del defunto poeta descritta. Tre generi di poesia maneggiò questo ingegno sovrano ; la poe- sia pastorale, la tragica, e la lirica sublime. Le sue rime giovanili contengono più sonetti e varie eglo- ghe pastorali , che mostrarono 1' eccellenza sua ; e specialmente le due intitolate , una la Contesa , e l'altra l' Incantesimo si collocano a tutta ragione dagli intelligenti, fra i migliori componimenti pasto- rali del nostro Parnaso.; sia se riguardisi la natura- lezza dei pensieri e la coltura dello stile, sia se considerar si voglia la viva emozione che destano nel leggerli. Tre sole Tragedie compose il Marche- (i) Barotti. Memorie storiche de' Letterati Ferrarosi T. II. pag. 37C.376. 243 Storia della Letteratura Ital. se Varano , il Demetrio, il Giovanni di Giscala^ e il ììiariirio di S. A'^iiese. Se queste dir non si posso- no un capo d'opera ne per l'intreccio, ne per il galor dell'azione, e non risvegliano per simil tito- lo tutto l'interesse possibile, hanno però non poclii altri pregi ; regolarità nella condotta . precisione e forza nel dialogo, nobiltà singolare di sentimenti, perlocchè leggonsi con piacer grande (i). Meritano poi ogni lode i cori clie le accompagnano , e quelli specialmente del Giovanni di Giscala Tiranno di Gerusalemme , pieni di verità morali e religiose , ci presentano le idee più sublimi con la più scelta lo- cuzione poetica espresse , per cui a giudizio degli intelligenti può assicurarsi che il Varano in questi cori toccò l'apice della Lirica. Ma un nuovo gene- re di Poesia, direm così^ tentò, e in esso mirabil- mente riuscì questo Cavaliere, allorché si accinse a cantare le verità più recondite della Religion no- stra Santissima nelle sorprendenti sue dodici visio- ni in terza rima , che il suo liiografo il Barotti ras- somiglia alle visioni di Ezechiello, ed alla Messiade di Klopstock, perchè gli Angeli sono gli Attori di queste visioni, nelle quali dipingonsi con tutta la maestà le maraviglie di Dio e li suoi divini attri- buti. I pensieri , le immagini, tutto è nuovo e ma- gnifico in queste terzine, nelle quali sviluppansi gli astrusi misteri della Teologia con scelti versi e con lingua veramente poetica, e direi quasi profetica; splendida elocuzione, ma non ampollosa, energia di espressione ma entro i giusti limiti ristretta , nuo- ve forme di dire all' uso di Dante create, ma non straniere alla scelta poesia , robustezza di pensieri. (l) CarJella. Coinpendio ec. T. III. pag. 2S8. L I T? R O III. 249 tutti questi pregi riscontransi nelle visioni del Va- rano , le quali formano e formeranno uno dei fregi più gloriosi della nostra poesia (i), ed a lui assicu- rano r immortalità. Li Padri Gesuiti Pellegrini e Gra- nelli esimii scrittori (2) convenivan nel dire , che quando leggevano queste visioni dell' unico Varano rapir seiitivansi al Cielo, laonde concluder puossi, clie se nelle egloghe pastorali, e nelle tragedie spie- gò il Marchese Varano valor poetico non comune ; nelle visioni superò se stesso^ e molto tempo pro- Lahilmente trascorrerà, prima che nasca un poeta che imitar sappia il nuovo e perfetto modello da questo Gav. Ferrarese lasciatoci della più sublime , ed al tempo stesso della più difficile maniera di poetare . E se r Italia non avesse altro da mostrare agli stra- nieri che queste visioni, basterebbero esse, a parer mio, per somministrar loro una giusta idea della ot- tima poesia, e della sublimità, a cui giunger posso- no con i loro versi i Poeti Italiani. XX. Imitator del Petrarca e delle grandezze di xx. Dante, non però della sua ruvidezza si mostrò il Con- ^lono Damele, ■' i- Cassiaiii Giulia- te Daniele Florio Udinese che il Fabbroni onorò con no ed altri. lo inserirne la vita fra quelle degli illustri Italia- ni (3). Nato il Florio nell'anno 1710., studiò alla Università di Padova la Giurisprudenza e 1' Anato- mia, ma con più ardor coltivò la facoltà poetica , e conoscendo egli le scienze, queste gli giovarono per introdurre ne' suoi componimenti pensieri , e non vane parole né luoghi comuni. Ogni fausto avveni- (i) Corniani. I secoli della Letteratura T. IX. pag. 3o8. Lettera del Ca- Taliere Vincenzo Muti all'Abate Bettinelli Milano 1807. (a) Trovano i conoscitori un difetto in queste visioni, di essere cioè un poco monotone e troppo teologiche^ ma questi nei sono abbondantemente compensati da infinite bellezze. (3) T. XVL pag. 98. 200 Storta della Letteratura Ital. mento dell' Imperiai Corte di Vienna somministrava, può dirsi , al Florio argomento per qualclie poesia , moltissime delle quali videro la luce, e il Metastasi© scrivevagli , che si conserverebbe a lungo la memoria delle medesime^poicliè erano lavorate con somma ele- ganza ed armonia, cosicché piacquero ancora al diffi- cile Sibiliate, nel qual sentimento conviene anche il Fabbroni , e soggiunge che un altro pregio riscontrasi nei componimenti del sullodato Cavaliere, cioè di essere istruttivi per i sani precetti e le massime di Religione che contengono. A una tale istruzione unì egli sempre il vivo esempio della sua vita, intieramente consecrata al regolamento della famiglia ed all' e- sercizio delle più belle virtù; e allorquando morte gli rapi la dilettissima sua sposa Vittoria Valvasoni, la pianse egli con sì teneri versi che non ne perirà giam- mai la memoria : la sua dottrina , e il suo amabil carattere il rendettero perciò caro allo Zeno, al Manfredi, alli Zanetti, al Roberti, al Cesarotti ed a più altri dotti suoi contemporanei , i quali all' occasione della sua morte avvenuta nel 1789. alli a5. di Apri- le non mancarono di celebrarne le lodi. Poche ma scelte composizioni ci lasciò il Poeta Modenese Giuliano Cassiani morto nell'anno 1778., ed onorato con funebre elogio nella nostra Uni- versità di cui fu uno dei Professori nella Cattedra di eloquenza (i), avendo contemporaneamente diret- to i Convittori del Collegio dei Nobili nella me- desima facoltà. Colto e felice poeta egli riuscì, ed alcuni de' suoi sonetti dagli intelligenti si ci- tano per modelli di simili composizioni special- mente nella parte descrittiva ;, come son quelli in (i) Tiiahoschj. BM. Mod. T.I. p«g. 417. L T r. Il o II I. 25 1 cui descrive il ratto di Proserpina , il fatto di Su- sanna, la caduta d'Icaro ec. Non curante, sic- come egli era di lasciar memorie di se, indarno si cercherebbero le sue composizioni, se il Sig. Mar- chese Girolamo Lucchesini suo ben degno allievo non ne avesse pubblicato un saggio di rime . È bensì vero che il Cassiani è uno dei cinque rimatori della Centuria di sonetti diretti al Tagliazucchi, ma siccome non avvi il suo nome, così non si può di- scernere quali siano i sonetti da lui composti , quan- do non se ne abbia d' altronde contezza. Giuseppe Aurelio di Gennaro fece conoscere i com- ponimenti poetici del Padre Giuseppe Galzerani Ge- suita di Catanzaro, che tentò i modi difficili di Ana- creonte e diPindaro,e felicemente riusci nell'uno e nel- l'altro. Da Napoli dove si applicò alla Letteratura lati- na e Greca sotto la direzione di Gio. Battista Vico, re- stituitosi questo giovane alla sua patria , vi promosse un' Accademia in cui si studiava la Filosofia Newto- niana e la poesia sull'orme del Savonese; ma in mez- zo alla carriera di questi studii il Galzerani dovet- te per una fiera idropisia soccombere al comun fa- to in età di soli 29. anni nel i748«, e non si han- no di sue poesie alle stampe se non alcune canzo- ni ed ode di stile robusto, ed. alcuni capitoli in cui maestrevolmente tratta varie fra le più belle que- stioni della Fisica. Nel Giornale poi del Lami inserì egli molte sue lettere, nelle quali dimostrò quanto valesse ora come profondo metafisico , ora come esper- to naturalista ed ora come elegante poeta (1). XXI. Pochi poeti Italiani tentarono il genere ol- ^ ^^i- . . p . . . Gozzi Conte tre modo difficile della satira ; e fra questi pochi il Gasparo. Conte Gasparo Gozzi si segnalò , come pur fece nelle (i) Novelle letter. di Firenze an. 1768. T. XXIX. pag. 535-573. a 5 2, Storta della Letterati? ii\ Ital. jìrose <-li c^enere misto. Veneziano di Patria ebbe a suoi genitori il Conte Jacopo Antonio e Angela Tie- polo Dama Veneziana, che il partorì T anno 1713. alli 4' di Dicembre : educato egli nel Collegio dei PP. Somasclii in Murano , ebbe ad istitutore il Padre Don Francesco Vecelli uomo di merito, discendente dal Tiziano. L' ingegno focoso e vivace del giovi- netto Gasparo non gli permise di applicarsi alla Giu- risprudenza ed alla Matematica, e si dedicò intie- ramente air amena Letteratura. Quantunque la sua famiglia fosse assai provveduta di beni di fortuna, pure la condotta poco regolare degli affari declinar la fece, allora appunto che il Conte Gasparo si ammo- gliò con la Poetessa Luisa Bergalli(i)^ la quale avendo assunto il governo della casa , giacché il marito non era buono che di leggere e comporre continuamen- te ora in prosa , ora in verso , piena di buona vo- lontà ma senza capacità^ condusse all' ultima rovina 10 stato , perlocchè dovette la famiglia vivere ogno- ra nelle angustie. Per riparare alla meglio questi sconcerti, il Conte Gozzi faticava nel nojoso mestie- re di traduttore , e continuamente somministrava articoli di vario genere agli stampatori Veneziani ; ed essendosi egli con le svie composizioni di cui fra poco si ragionerà , acquistato in Venezia e fuori non poca fama, il Procurator Marco Foscarini Riforma- tore dello studio di Padova se ne valse per l'opera da lui in appresso pubblicata la Storia, cioè della Letteratura Veneziana , che però non è terminata. 11 Chiar. Sig. Angelo Dalmistro nella vita del Goz- zi da lui premessa alla edizione completa che ci ha dato delle opere dello stesso? rapporto a questa sto- (i) Era (questa ajcritta all'Arcadia col nome di Irminda Partenide. Libro III. ^53 rie dice (i), che alcuni vogliono averla il Gozzi ri- veduta da capo a fondo , altri pretendono che ei la ordinasse e stendesse a dirittura dietro le tracce del Foscarini. Comunque sia la cosa, dalle lettere dell' Autor nostro appare che egli vi lavorò a lungo, fece e disfece, il che per lo più accade a chi è co- stretto di ordinare gli altrui pensieri, e rivestirli in modo, che resti appagato e chi li stende e chi li suggerì. Sperava in conseguenza di questa fatica il Gozzi di ottenere la Cattedra di helle lettere in Pa- dova, vacante allora per la morte del celebre Pro- fessore Gian-Antonio Volpi; ma restò deluso, e si crede che uno dei motivi ne fosse la^ poca sua peri- zia nella lingua latina continuamente usata in quel- la Università. Non cessava perciò il nostro prosato- re e poeta di querelarsi ognora ne' suoi componi- menti, dell'avversa sua sorte, renduta vieppiù criti- ca dall' aver sua moglie assunto la condotta del teatro di S. Angelo in Venezia , il che fece peggio- rar maggiormente gli interessi dello sconcertatissi- mo patrimonio di questa famiglia. Ma finalmente giunto egli all' età di oltre a sessant' anni, vide splen- dere migliore stella, e allorché fu soppressa la Com- pagnia di Gesù, venne appoggiata nel i774' al no- stro Conte la compilazione del piano per le nuove pubbliche scuole da sostituirsi a quelle dei Gesuiti, e gli si affidò la prefettura degli studii con un con- veniente annuo onorario. Incontrò egli nell' esegui- re queste incombenze 1' approvazione della Veneta Signoria , cosi che due altre onorevoli commissioni ricevette^ quella cioè, di riordinare, e alla pristina forma ricondurre l' Università di Padova^ e 1' altra (i) Opere del Conte Gasparo Gozzi Voi. I. Padova i8l8. pag. XXXV. a54 Storia della. Letteratura Ital. di sopraiiitendere alle Venete stamperie. Rendiitasi cosi nell'età avanzata meno trista la sua situazione^ collocò le tre figlie che aveva, e che erano assai col- te, in decenti matrimonii , e ceduto il tenue avan- zo del suo patrimonio al figlio Francesco , si ritirò a passar gli ultimi anni del viver suo in Padova, do- ve attese in modo particolare a conservar la ormai logora sua salute , ma non abbandonò tuttavia gli studii intieramente^ e si occupò nello svolgere gli antichi scrittori di agricoltura, mettendo in pratica i loro precetti nella coltivazione di un piccolo orto situato vicino alla sua abitazione. Mentre così tran- quillamente viveva il Conte Gozzi, un fiero male di petto lo assalì nell'anno 1786., che lo portò al sepolcro (i) nel dì aS. di Dicembre, dopo di aver riveduto il fratello Conte Carlo , a cui spiegò 1' ul- tima sua volontà, e dopo di aver con pietà adem- piuto ai cristiani doveri (2). XXII. XXII. Molte opere in prosa e non poche in versi t« Gasparo Goa- ci lasciò qucsto elegante scrittore, delle quali sene "• è fatta nel 18 18. dal Sig. Dalmistro sunnominato una edizione in ben sedici volumi in ottavo^, ma noi seguendo la massima già adottata, darem conto soltan- to delle più interessanti, e seguendo l'ordine dal suddetto Biografo tenuto, ricorderemo prima d'ogni altro V Osservatore del Conte Gozzi, che in appresso cambiò titolo e fu proseguito col nome di Gazzetta Veneta la quale durò un solo anno. Lo spettatore In- glese di Adisson risvegliò nell' Autor nostro l' idea di tali opere periodiche, le quali leggonsi sempre con: piacere. La riforma dell' uman cuore, e il mi- fi) 11 Conta Gozzi 1m oHorerolmente sepolto nel gran lempio
  • . L 1 B 11 o III. i5q già con cui pianse la morte del suo fratello Gio- vanni, ed una canzone inserita nella raccolta fatta in morte del Conte Gio. Benedetto Borromeo , la quale è degna veramente di esser letta (i). All'Abate Morei di cui già si parlò,successe nel Prin- cipato d'Arcadia neir anno 1759. L'Abate Gioachino Pizzi Romano , discepolo dei Gesuiti uomo dotato d'immaginazione assai viva, qualità ai poeti essen- ziale. Governò egli con zelo instancabile per anni 18. quella famosa Accademia , alla quale ebbe il vanto di ascrivere varii Sovrani , e più Principi e Principesse Oltramontane che si condussero in quel- l' epoca a Roma. Sotto la sua Presidenza seguì pu- re l'anno 1776. nel dì 3i. Agosto la coronazione della celebre Gorilla Olimpica, solennità che risve- gliò tanti contrasti, e che avendo procurato all'Aba- te Pizzi amarezze grandi, ei soleva chiamare (Joro- nazione di spine . Quest' uomo insigne , rispettabile non solo per dottrina , ma ben anche per morige- ratezza di costumi godette la stima di più. Pontefi- ci^ e cessò con dispiacere universale di vivere nel 1790., essendo stato l'anno appresso onorato dall' Arcadia con elogio dall' Abate Scarpelli letto nella radunanza in cui si cantarono le lodi del Custode defunto. Pieni di fantasia e di immaginazione so- no li suoi quattro canti sull'Eden, ed altre poesie in copia fra quelle degli Arcadi pubblicate, oltre le quali cose compose anche un Ragionamento sulla poesia tragica e la comica (a). Fra i poeti faceti e satirici collocar devesi ancora Cosimo Mei Fiorenti- no nato nel 1718. e morto nel 1790., Commenda- (i) Mazzucchelli. Scrittori ec. T. II. part. I. pag. i66. Il Balestrieri procurò r edizione delle rime dell' Abate Francesco Purieelli pubLlicate dal Conte Iniljonatl con la prefazione del primo. (a) Dizion. degli Uomini ili. T. XV. pag. i5a. a6o Storia della Letteratura Ital. tore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e re- visor dei libri a Venezia. Tradusse egli in Italiano il museo Mazzucchelliano, ma gli procurarono mag- gior fama i sermoni di Mùnismo Ceo indirizzati a Sua Eccellenza Alvise Vallaresso , composti sul gu- sto Oraziano, nei quali ad una non comune proprie- tà di vocaboli va congiunta molta forza e leggia- dria (j). Sotto il nome Arcadico di Oresho Agieo pul)blicò nel 1745' Francesco Corsetti Senese Rettore del Se- minario in patria una versione in terza rima delle migliori elegie di Tibullo e Properzio, e di una di quelle di Albino vano. Più nota però è la sua tradu- zione delle satire ed Epistole di Orazio in versi sciol- ti 5 e quella delle Odi da lui cominciata ma la- sciata imperfetta, perchè colto da morte. Della ver- sione di queste ultime parla il Gav. Clementino Vannetti nelle sue osservazioni intorno ad Orazio, non troppo favorevolmente è vero, ma nemmeno si- nistramente (2). Al Corsetti dobbiamo pure la vita del famoso Girolamo Gigli Sanese, di cui altrove da noi si parlò, e la pubblicazione nel 1756. di alcune tragedie di diversi autori ridotte ad uso del teatro Italiano (3). Fra le poetesse dello scorso secolo brillò Diaman- te Faini Medaglia nata nel villaggio di Savallo luo- go del territorio Bresciano : cominciò ella da gio- vinetta a comporre in versi, e andata a Brescia de- stò la comune maraviglia, ed i forestieri i quali vi- sitavano il lago di Garda , desideravano di cono- (1) Dizion. cit. T. XT. pag. «o5* (a) Vannetti Clementino, osservazioni intorno ad Orazio T. \. Lìiga^ no 1825. pag. I. (3) Biografi» Univ. T. XIIL pag. 281. L 1 1$ R u I I I. 261 scerla e dì possedere qualche sua composizione poe- tica. Esercitossi questa giovane da prima nello stile amoroso, poscia lo abbandonò per poetare in altro genere e scrisse anche elegantemente in prosa, co- me ne fanno prove molte sue lettere familiari , ed una dissertazione su gli studii che convengono al- le Dame, il tutto stampato. Non si distinse però la Faini soltanto scrivendo in Italiano , ma compose anche in lingua Latina e Francese, si applicò alle matematiche sotto la direzione del Conte Soardi e conobbe anche l'Astronomia e la Fisica ; perlocchè meritossi la stima dei contemparanei ^ venne aggre- gata a diverse Accademie Italiane , e dopo la sua morte avvenuta nel 1770. alli i3. di Giugno in Sa- lò, fu onorata di elogio stampato nel 1785. dal pa- trizio Bresciano Antonio Brognoli (i). Nacque a Pisa nel 1 760. Maria Luigia Gicci poe- tessa rinomata , ma che dovette ancor giovine abban- donare il Parnaso poiché mancò di vita agli 8. di Marzo dell'anno 1794- Quantunque studiasse assai Dante, e lo tenesse a memoria , e ben sovente il ci- tasse , non ne seguì per questo le rigide maniere , poiché le sue poesie del genere Anacreontico quasi tutte piacciono per la eleganza , la facilità e la gra- zia con cui sono scritte. Aggregata nel 1785. alla colonia Arcadica di Pisa assunse il nome di Erminia Tindarida^ e nell'anno appresso ammessa fra gli In- tronati di Siena, si distinse recitando ì suoi versi, che dalla sua voce e dalle grazie della persona ani- mati risvegliarono un entusiasmo il più vivo. Suo fratello il Cav. Paolo Gicci da lei teneramente amato procurò una elegante edizione delle rime di questa giovine musa per mezzo dei torchii Bodoniani nel (i) Biografia univ. T. XIX. pag. 349, 202 Storia della Letteratura Ital. 1796. , edizione preceduta dall'elogio della Gicci scrit- to dal Dottore Anguillesi (i). BeninX'i Pa- ^"^V. AIcuiiì Scrittori , mentre vissero godettero are Saverio. di lina cstcsa fama, e figurarono oltre modo nella Repubblica letteraria , ma dopo die più non furo- no, si illanguidì la loro memoria e non si apprez- zano più le produzioni del loro ingegno, tanto quan- to allorcbè queste per la prima volta comparvero alla pubblica luce. Sembra cbe un tal destino mi- nacci il nome dell' Abate Saverio Bettinelli chiamato in Arcadia Diodoro Delfico , e di cui mentre ancor viveva, il Chiarissimo Sig. Gian francesco Galeani Na- pione stese la vita (2) , onor certamente ai soli grand' uomini riserbato . E a render men chiaro il nome di questo Gesuita, contribuirà non poco, io temo, ciò che ultimamente ne scrisse il Sig. Ugoni nell'ope- ra più volte citata; io però seguendo il dover che mi corre della più rigorosa imparzialità, esaminerò diligentemente la succitata vita, e confrontandola con l'articolo del Bettinelli steso da quest'ultimo (3), procurerò di ridurre al giusto valore i giudizii sulle produzioni dell'Abate Bettinelli dall' Ugoni proforiti. Desenzano e non Mantova, rigorosamente parlan- do , fu la patria di questo Letterato e Poeta, il qua- le ])erò venne alla luce del giorno in Mantova adi 18 di Luglio del 1718. (4) giorno in cui mancò di vita il Petrarca. Li suoi genitori Girolamo Bettinel- li e Paola Frugoni Mantovana educar lo fecero dai Gesuiti prima in Mantova , indi al Collegio di San Luigi in Bologna^ e d'anni 18. abbracciò il loro (i) l^iog. imiv. T. XL pag. /1G7. (2^ Stampata a Torino nel 1809. da Pomlia. (3) Della Letteratura ec. Voi. IL j>ag. Gf). (4) Mazzucchclli. Scrittori ec. T. IL part. IL i>;ig. loy] L I n l't o III. i63 Istituto; perloccliè nel ì-^'^ìO. andò a fare il novi- ziato a Novellara luogo dei Dominii Estensi , dopo di aver visitato in Arquà il sepolcro del Petrarca. Io non seguiterò qui il nostro giovane Religioso nel- le varie Città d' Italia , dove secondo 1' uso della Compagnia di Gesù tenne scuola, ed avvertirò sol- tanto che in Brescia cominciò a farsi conoscere dal Mazzucchelli ^ dal Cardinal Quirini e da altri uo- mini dotti, che componevano una fiorita Accade- mia in quel torno colà istituita , e che in Bologna compiè li suoi studii ecclesiastici , e cominciò ivi a pubblicare alcuni de' suoi poemetti in versi sciolti, e varie tragedie per uso del nominato Collegio. In- segnò poi il Bettinelli nei due anni 174"- e i749- rettorica a Venezia, e colà si acquistò 1' amicizia di quei Dotti fra i quali contansi lo Zeno , e il Do- ge Marco Foscarini , e finalmente fissò in Parma la sua sede in qualità di Accademico, cioè di Di- rettore degli studii poetici e storici di quel Col- legio dei Nobili . Questa incombenza però non gli impedì di fare a quando a quando alcuni viag- gi per altre Città d' Italia ^ e visitò egli perciò Roma, Napoli e Milano dove nel 1765. si trova- va , e dove fece la prima edizione dei dodici poe- metti in versi sciolti già separatamente in varie occasioni pubblicati, e che eccitarono una contesa non piccola tra lui e il Conte Algarotti . Avea il Padre Bettinelli chiesto a questo Cavaliere il per- messo di stampare le epistole di lui unitamen- te agli indicati poemetti; ma quegli non glielo ac- cordò , quantunque lo avesse il Gesuita con li più lusinghieri elogi persuaso , e di questa negativa ad- dusse per iscusa che presto stampar dovevansi quelle epistole a Venezia. Non ostante un tale divieto si vide- ro i Tersi dell' Algarotti uscire in luce unitamente a 264 SrOKIA DET.LA LETTERATURA ItaL. quelli di Bettinelli e di Frugoni preceduti delle ce- lebri lettere Virgiliane ( 1 ) dal nostro Religioso scritte, e di cui sieda noi ragionato nelF articolo del Con- te Gasparo Gozzi. Si risentì fortemente F Algarotti di questo procedere del Padre Bettinelli, ed in una lettera scritta nel 1758. alla Signora Du Boccage, protestò replicatamente clie i versi in quella edizio- ne inseriti erano stati contro F intenzion sua stam- pati, e che il libro suddetto aveva veduto la luce, senza che gliene fosse stata fatta alcuna preceden- te comunicazione. Usò il Bettinelli tutte le ])iù dol- ci maniere per riacquistar 1' amicizia dell' Algarot- ti (2,) , il quale vedendosi, direm così, attaccato per consenso dalle critiche fatte alle lettere Virgiliane che precedevano i suddetti sijiolti , temeva e con ra- gione di essere accusato di opinione poco fiivorevole agli antichi nostri poeti, accusa dalla quale non avreb- be potuto così facilmente purgarsi. Rispose egli per- ciò al Bettinelli, ma in termini generali, addiicen- do a difesa delle sue proteste la ragione di non vo- ler esser bersaglio del furore dei Letterati , e nel- F epistola in versi diretta alF Abate Salvagnini con più forza e con maggiore amarezza , benché ve- latamente , spiegò il sommo suo dispiacere per il contegno dal Bettinelli in questo aliare tenuto; ma non si acquietò questi alle discolpe dalF Algarotti addotte , e nelle sue lettere Inglesi lo accusò di pu- sillanimità , e di aver sacrilicato un amico di molti anni, anzi che arrischiar la jìropria quiete. XXVI. XXVL Questo Reliirioso avendo accompagnati nel Viaggi del Bef- ^ • t r» • p ii- /^ • T C -IT)' tineiiioitremon- Viaggio di noma i liat(,'lli L-ouli tli otyrum , il i riu- (i) Se ne fece la stainjìa a Veneiila per cura del Sig. Andrea Corna- ro clie intitolò il libro Versi sciolti di tre eccellenti Autori. (2) Najiionc Vita del Bctlinclli pag. l3. VAiz. di Torino iSc'O- LlRRO III. 260 cijie di Holienlohe loro zio gli ofirl due figli da edu- care nel Collegio di Parma. Una tale incombenza pre- sentò al Bettinelli P opportunità di andare in Germa- nia, come fece, e di visitare le Fiandre, dove col mezzo del Padre De Menoux Superiore delle Missioni a Nancy si presentò al Re di Polonia Stanislao che I I allora trovava si in Lorena, personaggio di lettere e protettore dei Dotti. Restituitosi poi il Bettinelli a Parma sul finir del 1755. con li due giovani Prin- cipi, fece nel J757. il viaggio di Francia in compa- gnia del maggiore di essi al seguito della Reale In- fanta di Parma, ed alloggiò a Parigi nel Collegio di Luigi XIV. ; ma spesso recavasi a Versailles per far la Corte alla Reale Famiglia , ed una volta si incon- trò con Elvezio Mastro di Casa della Regina , che portava nei varii appartamenti di Versailles la trop- po famosa sua opera delV Esjjrit , e seco se ne ralle- grò il Bettinelli. Ma quale non fu la sua sorpresa allorché due ore dopo vide il Delfino con il libro sotto il braccio, che recavasi a far osservare alla Re- gina i bei sentimenti e le empietà in esso contenu- te , e che cagionarono tanto male in Europa! Dopo di avere il nostro Gesuita scorse diverse parti del- la Francia , per motivi di salute ritornò in Lorena dove aveva già viaggiato , e gli accadde un altro anecdoto che la storia tacer non deve. Trovavasi egli un giorno a far la sua corte al sullodato Re Sta- nislao in Luneville e cadde il discorso sopra Voltai- re , il quale aveva scritto a quel Sovrano di voler impiegare un mezzo milione nelP acquisto di tanti poderi in Lorena per morire presso a Marc-Aurelio, e contemporaneamente aveva pur scritto al sunno- minato Padre De Menoux in termini che pareva vo- ler cambiar modo di pensare . Avendo il Re ciò inteso , e dovendo il nostro Italiano partire per la 2.66 Storia della Letteratura Ital. Francia meridionale il Re gli disse. Foi potreste di là fare una scappata a Ginevra, e vedere se Vol- taire dice davvero. Accettò 1' impegno il Bettinelli , e partì con lettere del Conte di Tressan e del sul- lodato Padre De Menoux per il Filosofo di Ferney. Curiosa è la descrizione che fa il viaggiator nostro del primo incontro avuto con quella figura abbiglia- ta come Proteo ^ sulle cui labbra fiorivano le anti- tesi e gli epigrammi , e negli occhi del quale scin- tillava una luce mista di lepore e di malignità come nelle sue parole. Ma allor quando il Gesuita cavò fuori le lettere , Voltaire si accorse di che trattavasi e disse „ che dove era , respirava un' aria di libertà, 5, e che aveva poco fa impiegata una somma nell' 5, acquisto della Signoria di Ferney non lontana dal y, luogo dove allora abitava „ Così terminò questa faccenda , e il Bettinelli invitato da Voltaire a pran- zo lo ringraziò e partì contento , perchè temeva stante la volubilità di quelP uomo singolare di in- contrar peggio. Altra volta invitato poi, accettò^ ed avendogli il Voltaire mostrata la sua piccola ma scel- ta Bildioteca, gli presentò i versi sciolti da lui pub- blicati, dicendogli, che certe merci passavano i monti ; e ciò che è più ammirabile, si è che Vol- taire aveva ricevuto quel libro dall' Algarotti. Allo- ra Bettinelli scrisse sul frontespizio del libro un com- plimento in versi a Voltaire , mentre questi era in disparte^ complimento da lui tanto gradito, che la mattina dopo gli mandò un suo nipote in carrozza a visitarlo per parte sua, ed a regalargli le sue ope- re ben legate ed accompagnate da un epigramma allusivo alle lettere Virgiliane. Dopo il ritorno del Bettinelli in Italia tenne egli per qualche tempo car- teggio con quel celebre poeta, ma poi lo ruppe in conseguenza di una lettera che questi gli scrisse Libro III. 267 piena di sali e più di licenziosità. L' Infante di Parma aveva intanto ordinato che si conservasse nel Collegio di quella Capitale il posto di Accademico per il nostro Gesuita , ma ritornato che ei fu nel 1759. in quella Città ottenne a motivo della salute alquanto sconcertata, dal Sovrano suddetto il suo congedo, e passò a fissare la sua dimora in Verona, da dove per la stessa causa andò al casino degli eser- cizii spirituali del suo Collegio posto fuori di quell' amena e magnifica Città, e colà convertiva dice il Cav. Pindemonte nelle sue poesie campestri, la gio- ventù a Dio nella Chiesa, e al buon gusto nelle lette- re in camera. In questo ritiro compose egli le due opere di maggior conto U Entusiasmo cioè ed il Ri- sorgimento (T Italia di cui parleremo più abbasso. XXVII. Accadde intanto che il Governo Veneto sop- xxvir. 1 I-I- ••• 11 -ini T» • n Compimento (li presse le case degli esercizu; allora il radre Dettinelliciò che nf,aiar quanti concetti antipoetici, qual difetto di ar- monia 5 oppure quale armonia monotona in questi ver- si sciolti! e prosegue con questo stile a censurare aspramente i poemetti sciolti e rimati del nostro Autore. Nella impossibilità in cui mi trovo di con- ciliar due cosi opposte sentenze^ osservar farò ai miei lettori^ che l' uno e V altro dei due Giudici non hanno avuto a guida nel proferir il loro pare- re la massima del Venosino. Est modus in rehus, sunt certi denique fines ec. , che amendue hanno sentito il predominio dei tempi, ma che a parer mio si è dalla massima di Orazio scostato più del Napione il Sig. Ugoni, il quale non avendo perdonato a Betti- nelli il rigor sommo da lui usato contro Dante, 1' idolo dell'età presente, non ha lasciato sfuggire oc- casione alcuna per bandir come suol dirsi , la cro- ce adosso al povero Gesuita. Chi però pigliar vor- (i) T. II. pag. 81, dell' op. cit. (a) Vita citata pag. 20. 5a. 64- 3-0 Storia della Letteratura Ital. rassi il pensiere di leggere i versi sciolti di lui^ proverà piacere non piccolo, e se a quando a quando incontre- rà pensieri deboli , o frasi non del tutto poetiche , ciò nulla meno le composizioni suddette in complesso son piene d'estro^ e vi si ravvisa il Poeta già ben addestrato. Che diremo delle lettere Virgiliane che levaron tanto rumore allorché videro la luce? (i) Dirette esse in nome di Virgilio all' Arcadia di Roma , hanno per iscopo la riforma degli abusi introdot- ti nelle belle lettere , scopo che in molte sue o- pere si prefisse 1' Abate Bettinelli . Io converrò che usasse egli rigor soverchio nel giudicar Dan- te ed anche il Petrarca, verso di cui però mostrossi più discreto ; ma con pace dei tanti ammiratori del primo , i quali tutto dì crescono , dirò ancora che convien far non piccol viaggio onde giungere a quei tratti qua e là nella divina commedia sparsi_, i qua- li caratterizzan Dante per quel grande poeta che fu , considerato particolarmente ai tempi in cui scrisse ; ma che difficilmente sostener puossi una continuata lettura di questo poema. Il Conte Gasparo Gozzi come abbiam già detto , e il Conte Agostino Paradi- si assunsero la difesa dell' Alighieri , e lo stesso Bet- tinelli più anni dopo scrisse una dotta dissertazione in cui giustificò P opinion sua, mostrandola con- forme a quella del Bembo e del Casa ^ e in varii luoghi delle stesse lettere Virgiliane non mancò di tributar lodi a Dante. Concluderemo perciò che il nostro autore conobbe e rilevò le bellezze di quel- 1' antico poeta , ma al tempo stesso per impedir che la gioventù ciecamente imitasse questo ed altri poe- ti, ne rilevò le macchie^, la maggior parte però del- (i) Quantunque incontrassero «lueste lettere più critiche, ehliero atì- clia non pochi ioiUtori, e ristamparonsi a Parigi ( Napioiie vita cit. p. ai. ) LlBRoIII. 271 le quali attribuir devesi più alla rozzezza del seco- lo in cui scrissero Dante e Petrarca , anzicchè a di- fetto del loro ingegno (i). Non stette il Bettinelli , allorché fu assalito, con le mani alla cintola, ma si difese con forza contro li suoi aggressori, al qual oggetto pubblicò le dodici lettere Inglesi , e al dir del Sig. Napione, far lo seppe con forza e con giù. sti razìocinii. XXIX. Mentre il Gav. Ti rabeschi pubblicava i pri- Conhnuàzione mi volumi della sua storia letteraria , l'Abate Bet- 'leUe notizie sal- ii, i .,,,.. ,. le Opere di Bet- tinelli dopo aver già molt anni prima meditata un tinelli. opera di analogo argomento , la die in luce col ti- tolo Risorgimento cT Italia. In essa dipinge da pri- ma lo stato miserabile delle arti e delle scienze fra noi avanti il mille , poscia espone gli sforzi dagli Italiani con esito felice tentati nei primi quattro se- coli dopo il mille per far fiorire le arti , le lette- re e le scienze stesse. Molta filosofia regna in que- sto lavoro del Bettinelli^ il quale esponendo quei fatti storici soli da lui riputati necessari! per cono- scere i costumi dei bassi tempi , si diffonde poi nel tessere la storia dei progressi dello spirito umano in quell' epoca , spargendo opportunamente nuove e giudiziose considerazioni filosofiche sulP argomento da lui eruditamente trattato , ma con uno stile che al Sig. Ugoni sembra contorto ed alle volte oscu- ro (2) , e al Napione comparisce elegante. Altro te- ma di simil natura, ma entro più ristretti limiti, com- preso, trattò il Bettinelli delle lettere, cioè ed arti di Mantova sua patria , la quale esser perciò gli de- ve oltremodo grata per aver egli illustrata la storia (i) Vtggasi il giudizio ragionato del Sig. Napione nella cit. vita ( paj. 67. ) rapporto a quanto scrisse BtttintUi di Dante • Petrarca, (a) Op. cit. T. II. 75. X 272 Storia della Letteratura Ital. letteraria di quella Provincia ;, e per aver con giu- sta critica valutati i pregi degli Scrittori Mantovani. Quantunque stesa in prosa , tuttavia assai poeti- ca dir si deve 1' altr' opera dell' Autor nostro inti- tolata V Entusiasmo nelle arti belle divisa in tre parti. Della immaginazione e fantasia tratta la pri- ma, e qui esamina tutte le prerogative che aver deve questa facoltà dell'anima per poter chiamarsi tale. I genii danno argomento alla seconda parte, in cui il Bettinelli dopo di aver parlato in generale del genio discende al particolare, ed istituisce diversi con- fronti per classificare gli Uomini di genio. Dedica poi egli r ultima parte ad esaminar l'influenza eser- citata dai Governi e dai climi per far prosperare le belle arti. Il giudizio che di quest' opera espone il Sig. Ugoni non è affatto sfavorevole all'Autore, ma però vi trova secondo il solito più cose da ri- prendere specialmente in quanto alla verbosità, ed ai pensieri comuni ed accessori! ohe in copia vi si incontrano , e in quanto alla mancanza della dovu- ta profondità che in molti luoghi indarno si deside- ra. Ma qui pure considerar conviene la diversità delle epoche in cui vissero questi due scrittori, e un tale riflesso scemar farà non poco il valore delle censure dell' Ugoni, che fra le tante relazioni dall' Abate Bettinelli contratte con Principi e grandi per- sonaggi del suo tempo, rammenta come cosa allo stesso oltremodo onorevole, l'amicizia che ebbe col General Francese Miollis. Io rispetto l'opinione di tutti, ma non credo che alcuno di quelli che pro- fessano Letteratura, per questo motivo indur si pos- sa a stimar viemaggiormente il nostro Gesuita, men- tre ei godette V amicizia e corrispose a lungo con tan- ti altri soggetti più dotti , e per ogni riguardo più rispettalùli del General Miollis, che tranne la buo- Libro III. 273 na volontà , certo non valeva gran cosa in fatto di Letteratura. Ottenne plauso non comune F elogio del Petrarca composto dal Bettinelli negli ultimi anni di sua vita;, nel quale epilogando ciò che nel Risor- gimento d' Italia aveva già scritto , dimostrò ampia- mente l'estensione dei meriti del Petrarca, e quan- ta influenza egli ebbe nel rifiorimento dei buoni studii. Ecco le opere principali del nostro Gesuita, dal- le quali vedesi che egli costantemente procurò di combattere , e far argine al cattivo gusto che mi- nacciava di invadere il regno delle lettere^ e co- me storico letterario mostrossi erudito , buon criti- co e amante della nostra gloria. Se spiegò troppa severità nel rilevare i difetti di Dante e di altri poeti e scrittori antichi e moderni ; come fece rap- porto a questi ultimi nei Dialoghi d^ amore , e se oltrepassò forse in queste critiche i limiti della mo- derazione e della ragionevolezza, seppe però ad un tempo additare alla gioventù le grandi bellezze dei nostri capiscuola^ e la esortò soltanto a fuggirne i difetti^ perlocchè io son d'avviso che la dotta po- sterità non potrà mai sottoscrivere alla sentenza con- tro il Bettinelli proferita dall' Ugoni (i), cioè che il gusto di quest' uomo era depravato , e che il suo capo era pieno di vanità letterarie ; sì perchè ben diver- samente pensarono del uostro Autore molti Dotti suoi contemporanei, fra i quali il citato Gav. Ghiar. Sig. Napione , sì perchè lo stesso Ugoni nel lungo arti- colo al Bettinelli consacrato ne parla in modo, che non si può non ravvisare in ciò che ne dice una manifesta contraddizione , e uno spirito deciso di partito a favore di Dante. (i) Artic. cit. pag. 99. Tomo II L i3 274 Storia della Letteratura Ital. ^^^- XXX. La moltiplicità delle opere, e la varietà dei Mazzoleui Ab. . r • • i • r>. • • Angelo ed aitai giudizii proferiti dai Dotti intorno ali Ahate Betti- "***■ nelli, mi ha fatto oltrepassar forse i limiti che mi so- no prefìsso nei varii articoli di questa istoria, ma spero che i lettori non me ne daranno debito , se considerar vorranno che (questo Letterato figurò assai nel mondo colto^ e un influsso particolare egli ebbe nelle varie vicende della nostra Letteratura durante il lungo periodo del viver suo ; ma passiamo ormai a parlare di altri personaggi. In Bergamo sortì i na- tali r Ab. Angelo Mazzoleni il di 9. di Novembre dell' anno 1719-; insegnò egli rettorica nel Semi- nario di detta Città, e poscia diresse il Collegio Mariano per dieci anni con insigne profitto di quei Convittori, tanto per la letteraria che per la reli- giosa educazione; ma con danno delle scienze e dei- La Religione ei mancò di vita nella età di soli 4''- anni nel i76 i 11 i n t /-> i Pigiiotti Loie..- rroiessore di ideile lettere nella persona di un C.0I- zo^, M.n.omo-j^g^ del Goutc Paradisi, voglio dir. Luigi Gerret- li che onorò la sua patria ed il Parnaso Italiano , quantunque non so per quale fatalità, il Sig. Gardella (i) Il Si;^. Luigi Ca;;noli nel citato elogio difende con forza il Para- t\\f,\, specialmente riguardo alPOraKÌoiie in lode di Montecuccoli dalla tac- cia datagli da TiraLo^dii ( v. pag- XXVL dell' elogio ). (a) T. XVH. p. i35. Questo Giornale era diretto dal Gav. TiraJiosclii. L I li R o III. 285 nel suo più volte citato compendio di storia lette- raria lo abbia , come poeta , sinistramente giudica- to (i) ; spero però che chiunque gusti la poesia scelta , e si faccia a leggere molte frale composizioni del Cer- retti, proferirà parer ben diverso da quello del cita- to scrittore. Nato il Cerretti in Modena da oscuri genitori nel 1736., si rivolse per inclinazione pro- pria allo studio e consacrossi alla bella Letteratura che per ben 3o. anni con plauso insegnò nel nostro archiginnasio , finche giunta l'epoca infausta della ri- voluzione , coprì varii impieghi letterarii e civili , insegnò eloquenza a Bologna, indi a Pavia dove ces- sò di vivere nel 1808. Giovò egli e colla viva vo- ce e con li suoi scritti dalla Cattedra ad istruire nella poetica facoltà la gioventù, che in copia vo- lonterosa correva a udir le sue faconde lezioni, e con le sue liriche composizioni pubblicate che non son però molte, ( quantunque numero grande ne serbasse di manoscritte ) si fece conoscere valente poeta , che con scelta e nobile locuzione esprimeva le sue idee non sempre nuove è vero, ma però ognora con singoiar venustà presentate, e che felicemente imitar seppe i nostri Glassici antichi. Si dilettò il Cerretti assai di comporre nel genere satirico per il quale aveva una vena felice, ma siccome nella maggior parte di tali suoi componimenti egli mette in ridi- colo e rileva i difetti di persone viventi , così non videro questi la pubblica luce (a). (1) T. III. pag. 469. (a) Dopo la morte del Cerretti si fece a Milano una raccolta delle su* poesie savie , ma ne furono ommesie alcune cHe meritavano di avervi luo- go. Nel Quaderno XXXII. Agosto 1827. del Nuovo raccoglitore Giorn. Milanese leggesi un interessante articolo del Chiar. Big. Prof. Luigi Ga- gnoli di Reggio, in cui rettifica molti passi delle poesie del Cerretti che aL- Liamo allo stampe, e dà conto di alcuni lavori alquanto bizzarri dello stes- so poeta finora sconosciuti. 286 Storia della Letteratura Ital. Gli intelligenti pregiano assai le favole di Loren- zo Pignotti nato in Figline terra grossa di Valdar- no in Toscana l'anno 1739. e morto nel 1812. do- po lunga infermità di apoplessia (i). Oltre la poesia coltivò egli la medicina da lui esercitata in Pavia e la storia patria, avendo sul finir della sua vita stampato La storia della Toscana sino al Principa- to con diversi saggi sulle scienze , lettere ed arti ; siccome però questo lavoro del Pignotti per più mo- tivi dir non puossi una buona storia, così ommet- tendone di far parola, considereremo il nostro Au- tore soltanto come poeta. Novelle anzi clie favole dir si possono quelle sopracitate , perchè diverse affatto da quelle di Esopo e di Fedro , sono sparse di fiorite descrizioni, la poesia vi campeggia assai, e lo stile ne comparisce elegante (2) . Imitatore poi non infelice di Orazio e di Giovenale ha tentato questo poeta il genere epistolare e satirico , adattando i sentimenti di quegli antichi poeti alle costumanze d' oggidì ; ma sì queste, che le favole son macchiate da un difet- to notabile , che 1' Autore cioè^, si è permesso di bur- lare le persone claustrali , o in qualche modo ad- dette alla Chiesa , perlocchè non si può che alta- mente biasimare per questi tratti licenziosi il male avveduto Poeta. Le poesie del Canonico Onofrio Minzoni , sebben poche di numero , perchè consistenti in sessantatre sonetti e in cinque altri componimenti di vario ge- nere e non più , gli ottennero tal credito che ven- ne da tutti riconosciuto per originale e per uno (1) Belici. Elegio tlel Pigtiotti n^ir Antologia Fiorentina anno 1821. N. VL pag. 337. (a) Canlella Comi.eiulio ec. T. IIL j.a-. 48». Libro III. 287 dei più robusti fra i nostri Poeti di questi ultimi tempi. Ferrara gli fu patria dove nacque nelP anno 1734.5 ed allevato alle scuole dei PP. Gesuiti cor- rispose all' educazione avuta, divenne eccellente Pre- dicatore a segno che Ferrara gli fece coniare nel 1783. una medaglia d'onore (i), e nel 1780. il ri- spettabile Arcivescovo Cardinal Mattei gli conferì la carica di Canonico penitenziere di detta Città , ca- rica che egli esercitò con apostolico zelo fin che visse. Coltivò il Minzoni con sommo profitto gli studii teologici e la Matematica , ma la facoltà poe- tica fu quella che gli procurò stabil fama . Fonda- to egli nella lettura dei nostri Classici , e special- mente dell' Alighieri e dell'Ariosto, trasfuse ne' suoi sonetti la loro maniera di poetare maestosa e for- te; tal che rassomigliar si possono essi al dir del Sig. Paravia (2) ai quadri del Tintoretto^ che pieno di un s,eneroso pensiero tutto il versala nella tela, lasciando poi che i fastidiosi critici gli rimproveras- sero o un panno mal composto o una ^amha mal fornita, con le quali ultime parole alludesi al difetto da molti rimproverato al Minzoni di non aver soven- te curato a far versi armoniosi , contentandosi di esprimer con forza il pensiero . Più severamente il trattò nella sua storia della Letteratura Italiana il Sig. Sismondi (3), ma il Sig. Paravia valorosamente il difese dagli attacchi di questo straniero, il cui parere certamente regger non può a fronte di quel- lo dell'illustre Cav. Monti, che sin dal 1778. rico- nobbe nelle poesie del Minzoni novità di pensieri. (i) Paravia Pier-Alessanrlro. Della vita e delle opere di Francesco Rez- zano e di Onofrio Minzoni. Art. inserito nel T. Xlll. Menu, di Religione ec. Modena 1828. pag. 563. S-'S. 679. (2) Loc. cit. (3) T. II. pa^x. 309. Ediz. di Milano 1820. 288 Storta della Letteratura Ital. evidenza di immagini , maestà di versi e ro]>nstezza di colorire, tal che se avesse questi proseguita la carriera poetica, avrebbe stabilito nel nostro Parna- so una nuova epoca (i). XXXV. XXXV. Allorché nel Capo delle lingue stranie- Mattci Avvo- . 1 . 1 . 1 . -(• t. 11 r«to SsTerio. re 10 parlai dei traduttori , non diedi conto del- l'Avvocato Saverio Mattei, la cui versione dei Sal- mi levò tanto grido , riserbandomi a ragionare di lui fra i Poeti, poiché il suddetto suo lavoro con- siderar devesi assai più che una semplice versione. In Montepavone luogo della Calabria ulteriore tras- se i natali questo distinto personaggio Panno 1742.. adì 19. del mese di Ottobre, mentre Gregorio suo padre governava questo ed altri Castelli posseduti dai Religiosi della Certosa; sua madre denominossi Catterina Stella donna di specchiati costumi ed as- sai ricca. Istruito in Napoli da eccellenti soggetti fra i quali contansi V Ignarra ed il Martorelli, col- tivò le lettere Latine e Greche , e d' anni 1 7. si fe- ce conoscere al pubblico con una dissertazione so- pra varii punti di anti({uaria^ che riscosse le lodi del Segretario dell' Accademia di Francia . Restituosi il Mattei alla patria continuò ad occuparsi di antichità , e voleva illustrar la storia sacra e profana degli Ab- bruzzi j ma dovette abbandonarne il pensiero , per- ché chiamato a Professore di Lingue orientali in Napoli, dove passato qualche tempo desiderò di la- sciar questa occupazione per far l'Avvocato ; ma gli si duplicò r onorario , e gli s' aggiunse la commis- sione di scrivere i melodrammi per il Regio teatro, onde allora ottene.r non potè, come in appresso^ di lasciar la Cattedra per attendere alla Professione di (i) Articolo citato del Paravia p. 5£ Libro III. 2,89 Avvocato, ed alla versione poetica dei salmi . Ebbe il Mattei due mogli , la prima per nome Giulia Cape- ce Pisicelli 5 e la seconda chiamata Orsola Criseudi che lo fecero padre dì prole numerosa, la quale pe- rì tranne un solo figlio^ che avendo nella rivolu- zione del 1796. seguito il partito Francese fu deca- pitato. Esercitò il Mattei, con singoiar credito e con pa- ri onestà la giurisprudenza pratica , e spedito diver- se volte a Roma ricevette colà grandi onori , e les- se in Arcadia una dissertazione sul Cantico di Abacuc da lui tradotto in eleganti versi Italiani. E mentre egli occupavasi negli studii di erudizione e di poesia procurava che in Napoli vi fiorissero ; al che ottenere gli giovò non poco la Sovrana munificen- za del Re Ferdinando, che lo nominò ancora nell' anno 1795. fiscale delle poesie di Corte e delle rappresentanze teatrali , carica di cui non potè go- dere che poco tempo , avendo egli cessato di vi- vere in quello stesso anno 1' ultimo giorno di Ago- sto. Monsig. Fabbroni cosi scrisse di quest'uomo insi-^'^f"'' ''^ ^^''^' gne„ studio. . . . neminem nec industria majorem 55 cognovi , quamquam ne ingenio quidem qui ilio „ praestiterit facile dixerim ; adeo memoria valebat „ ut multas decades Homericorum versuum, et to- 5, tam vel Euripidis vel Sophoclis tragediam recitaret 5^ Somma fatica costò all' Avvocato Mattei la tradu- zione poetica dei salmi e di altri libri poetici del- la sacra Bibbia, e quantunque una tal versione in- contrasse non poche e severe critiche , le quali tra- vagliarono oltre modo l'Autore , tuttavia formerà essa sempre un monumento onorevole quant' altri mai alla sua memoria, e tanto più merita egli l'ammirazion no- stra , in quanto che terminò questa letteraria impre- Tomo III. 19 aQo Storia della Letteratura Ital. sa prima di aver compito gli anni aS. (i). Prece- de r opera una dissertazione da lui scritta sulla poesia Pindarica ed Omerica , che egli confronta con la Davidica, alla quale dà tutta la preferenza^ per- chè in essa sentesi ogni possibile all'etto alle più su- blimi immagini congiunto^ e perchè questa lettura ad un tempo ammaestra nelle più eccellenti virtù. Giustifica poi il Mattei la diversità dei metri da lui adoperati nel tradurre i salmi , perchè varia è la loro forma , ed in alcuni tratti rassomigliano alla poesia Pindarica , in altri a quella di Orazio , ed io direi piuttosto che la poesia sacra biblica contiene in se tutte queste varietà dai nominati Autori poi imitate, ed alle composizioni poetiche giusta la lor diversa indole adattate. A rendere viemaggiormente prege- vole questa versione concorrono poi le erudite ag- giunte fattevi dall' Autore, il quale P ha arricchita di oltre a venticinque dissertazioni , e di cementi in cui illustra i riti, i costumi e le lingue, e gli studi , specialmente della Fisica , Astronomia , Mate- matica ^ e Musica degli Ebrei , rapporto alla quale ultima facoltà ei porta opinione che quel popolo cantasse i salmi con varii metri giusta la diversità di essi salmi , opinione diversa da quella del cele- bre Padre Martini. Non poche dubbiezze rischiara il Mattei colla testimonianza della S. Scrittura, più cose nuove discuopre e prova ; le quali arricchir po- trebbero r ampio cemento che delle cose Ebraiche ci lasciò P eruditissimo Padre Calmet , ma non si scostò però mai V Avvocato Mattei dalla volgata in tutto ciò che spetta al dogma ed alla disciplina. Accol- ta , siccome fu con avidità somma dal Pubblico questa ■versione dei salmi, ben quattordici edizioni se ne vi- (l) FaljJjroni YiU« '■e. T. XIX. f'H- '^'i- Libro III. 291 fiero, prima che 1' Autor vi dasse V ultima mano , ed i migliori compositori di musica fecero a ga- ra per mettere in musica i versi del Mattei, il che comprovò la flessibilità, la delicatezza e la dolcezza di tal poesia somigliante a quella di Metastasio (i). xxxvt XXXVI. L' imparzialità però che sempre guidala Critiche delia 1 1 1- 1 • • 1 • -111- versione dei sal- deve la penna di chi scrive la stona , mi obbliga mi dei Mattsi. adesso a ragionare alcun poco delle critiche amare che varii Autori fecero della traduzione del nostro Mattei, per le quali egli più volte si afflisse e fati- cò a fine di rispondere alli suoi avversarii. Mentre Monsignor Fabbroni mostrasi propenso anzi che nò a lodare i versi delF Autor nostro, altri impiegaro- no ogni lor cura nello screditarli^ e fra questi si di- stinsero Francesco Catanio , il Padre Hintz , il Padre Canati Teatino, il Padre Fantuzzi , (2) Monsignor Bugili, diversi giornali, ed a questi si aggiunse ultima- mente il Ghiar. Sig. Marchese Cesare Lucchesini, che nell'opera già da noi più volte citata (3) non ris- parmia di liberamente accusare per varie guise la traduzione dei salmi dell' Avvocato Mattei . Il Dizio- nario teologico enciclopedico poi conviene che in essa vi si imita lo stile del Metastasio , ma non vi si incontra lo spirito dell' originale, che energica- mente risveglia nell' animo i più devoti affetti , e quindi conclude che fuggir devesi questa versione, quantunque poetica , erudita e musicale . AlPHintz rispose lo stesso Mattei con l' apologetico cristiano stampato a Torino , e la insolente critica del Padre Canati non è di molto peso , perchè dettata da ani- (i) Fabhroni. Vita cit. pag. i34. a »eg. (2) Questi pubblicò un' opera di cinque volumi in S.** intitolata Ragionato critico esame sopra la traduzione dei talrni fatta dal Mattei. Novell, lett. Fir, an. 1787. T. XYHI. pag. 333, (3) T. II. pag. 33. e seg. 292 Storia della Letteratura Ital. mo prevenuto^ e piena ceppa di ingiurie contro il traduttor Napoletano; pecca pur dello stesso difet- to quella di Monsignor Rugili (i) ; al che aggiunga- si che questi due scrittori probabilmente avevano un fine secondario^ mentre deprimevano le fatiche del Mattei 5 quello cioè di procurar credito alle pro- prie traduzioni degli stessi libri scritturali. Non deve pe-rò tacersi che lo stesso Mattei confessò in una let- tera al Cesarotti di non aver usata moderazione con gli interpreti della sacra Bibbia, e qualche volta con li SS. Padri, nel che riconosceva di avere errato. Cesarotti gli rispose „ i salmi possono chiamarsi vo- stri , giacche voi per lo meno fate a metà con Davide „ . Che che ne sia di queste critiche , egli è certo però che la traduzione del Mattei non incon- trò che io sappia, censura alcuna per parte della Santa Sede, e che quantunque forse assai liberale lontana in molte parti dall* originale, pure la lettu- ra ne riesce oltre modo piacevole, e si scorge nell' Autore un fondo grande di erudizione e di cogni- zioni d'ogni genere. Ma altri lavori letterarii egli ci lasciò : un libro col titolo di Giobbe Giurecon- sulto abbiamo di lui nel qual dimostra, che per in- terpretar questo libro separar devesi ciò che è sto- ria dalla vera tragedia, e parte drammatica in esso contenuta. In altra dissertazione sulla poesia lirica e drammatica dei salmi Davidici disputò a fondo del teatro Greco, e su gli scrittori tragici Greci e Fran- cesi. Conosceva il Mattei quant' altri mai la musi- sica 5 e in una dotta dissertazione ne rilevò i vizii che la deturpano , e propose i rimedii a toglierli i più acconci. Due volumi finalmente ei ci lasciò che contengono le sue poesie profane, fra le quali leg- (t) LuccKesini T. IL pa;;. 35. Libro III. 298 gonsi diverse traduzioni dal Greco, ed un suo nuo- vo sistema per l' interpretazione delle tragedie di quella nazione^, e sul mezzo per adattarle al teatro Italiano. txxvii XXXVn. Le muse Italiane noverarono tra li più Lamberti Luigi, esimii loro cultori Luigi Lamberti nato a Reggio di^»"'^^ Clemente. Lombardia nel dì 37. di maggio dell' anno 17.59. Sebbene li suoi genitori lo destinassero allo studio della Giurisprudenza , secondò egli la vivacità del proprio genio dedicandosi intieramente alle lingue dotte , air amena letteratura , ed alla classica eru- dizione , perloccbè non trovò miglior cielo quanto quello di Roma^ dove sotto la direzione del Padre Gesuita Raimondo Cunich divenne profondo Greci- sta. La versione in lingua Italiana dei cantici guer- rieri di Tirteo che il Lamberti die in luce a Parigi, dove recossi duranti le rivoluzioni d' Italia , conce- pir fece ottime speranze di aver in lui un giorno un eccellente poeta ^ come il fatto poi appieno compro- vò. Restituitosi egli fra noi, trovò ben presto in Mi- lano occupazione a lui oltre modo gradita^ quale si fu quella di succedere nella Cattedra di eloquenza all' immortale Parini , che emular seppe nelle sue lezioni con la chiarezza delle idee , e col mostrare ognora straordinaria perizia nell'arte poetica. A que- sta incombenza vi si aggiunsero in appresso quelle di Regio Bibliotecario in Brera , e di Ispettor gene- rale di pubblica istruzione , nell' esercitar le quali però ebbe sempre mai ogni agio di proseguir li di- letti suoi studii; e frutto di questi fra le altre cose fu la magnifica edizione Bodoniana di Omero in fo- glio Atlantico, e in caratteri majuscoli a bella posta gettati a Parma. Una copia in Pergamena di questo bel monumento della tipografia Parmense offri l'Au- tore in persona all'Imperatore Napoleone in Parigi, 2q4 Storia della Lf^tteratiua Ital. da cui in tal circostanza ricevette nobilissimi dona- tivi , come pur fece P Imperator delle Russie Ales- sandro che splendidamente il regalò. E mentre oc- cupavasi il Prof. Lamberti in cosi brigoso ed arduo lavoro, raccolse dagli Autori classici Greci e Latini notizie oltre modo pregevoli? delle quali si prevalse per comporre le sue osservasioni intorno ad Ornerò^ pubblicate a parte , giovando così la filologia , die in esse rinvenne nuovi schiarimenti all'intelligenza di quel 5, Primo Pittor delle memorie antiche. La lingua Italiana inoltre, la poesia drammatica e la lirica somministrarongli argomento onde esercitarla sua penna , e ci diede Le illustrazioni aggiunte al Cinonio nella edizione dei Glassici di Milano, molte postille e correzioni alla Grusca stampata dall' Aba- te Gesari in Verona , e non pochi articoli in un e- legante giornaletto intitolato il Poligrafo che pub- blieavasi sotto la direzion sua in Milano, e che le vicende ])olitiche sopravvenute nel i8i4- con dan- no delle buone lettere interruppero. Non sono co- jùosc le poesie liriche e quelle di altro genere del Prof. Lamberti , ma tutte scelte e dettate con vero buon gusto , poiché in esse va congiunta alla nobiltà e novità dei pensieri la bellezza dello stile colto e su- blime y così che r Autore nelle sue composizioni poetiche dimostrò quanto a fondo conosceva i clas- sici Greci e Latini, e come sapeva ben maneggiare la lingua. La morte il colpì nel giorno 3. Dicem- bre dell'anno i8i3. in età ancor florida, per cui non potè questo illustre filologo e poeta pubblicare altri suoi interessanti lavori ^ come Le osseivazioni critiche, erudite e letterarie sul Furioso, i viaggi il FJeiia, romanzo in cui leggesi compendiata la mito- logia Greca, e il suo corso di Lezioni di eloquenza e L I R R o III. agS belle lettere , lavori tutti che finora giacquero ine- diti. Più dolorosa poi riuscì la perdita del nostro Professor Lamberti Cavaliere della Legion d* onore e della Corona di Ferro a chi aveva con lui perso- nal conoscenza, perchè accoppiar seppe egli colla dot- trina un corredo di virtù sociali e domestiche, le quali ne rendevano commendevole e gradita anche la famigliar conversazione (i). L' elegante scrittore Giuseppe Carpanì ci ha da- te le notizie del Poeta Clemente Bondi (2) che visse lungo tempo in Vienna dopo la soppressione della Compagnia di Gesù a cui era addetto ; ma in- contransi in queste alcuni errori corretti poi dal Chiar. Sig. Bibliotecario Angelo Pezzana in una sua epistola sullo stesso argomento (3), dalla quale im- pariamo che il Bondi fu Parmigiano e non Man- tovano, come molti credevano, che nacque adì 27. Giugno dell'anno 1742. e mancò ai vivi alli ar. del- lo stesso mese nel 1821. Buon poeta originale al dir del Carpani riuscì questo Gesuita che in Arcadia portò il» nome di Metabo Prianeo; e secondo ciò che riferisce il suddetto Biografo, leggevansi avida- mente per P addietro specialmente dal bel sesso in Italia le poesie del Bondi , delle quali fecersi viven- te V Autore , copiose ristampe, poiché nei versi di lui riscontransi forme originali, stile incorrotto^ chia- rezza e facilità, ne manca in molti de' suoi com- ponimenti vivacità di immagini e leggiadria di con- cetti. Questo giudizio però del Carpani così favore- vole al Bondi trovò oppositori, come ci avvisa il Sig. (i) Memorie dell' Imperiai R. Istituto del Regno Lombardo Veneto Voi. III. pag. 81. Milano 1824. (a) In due lettere inserite nel Giornale intitolato La Biblioteca Ita- liana T. XXIII. Milano pag. i38. 277. (3) Stampata a Parma dal Paganino in 8.** 1821. 29^ Storia della Letteratura Ital. Pezzana nella citata epistola, ed i giornali Italiani restrinsero assai il numero delle poesie del Bondi veramente meritevoli di lode; lo stesso dir devesì e con più ragione della sua traduzione in verso sciolto dell' Eneide di Virgilio che non si resse a fronte di quella del Caro. Da quanto io qui ho ri- ferito di questo poeta, conchiuder devesi a parer mio , che mentre ei visse godette credito non co- mune , e dopo il Metastasi© a giudizio del bel ses- so occupò nel nostro Parnaso un posto distinto, che però dopo morte non gli fu dalla posterità stabil- mente assegnato. Batacchi Dome- XXXVIII. La raccolta di uovclle iu sesta rima chc nico ed altri poe- corro no sotto il uome idei Padre Atanasio da Ver- rocchio, e P altra detta Zibaldone in dodici canti devonsi a Domenico Batacchi originario di Livorno morto d'anni 53. nel 1802. (i). La satira, la mor- dacità 5 il ridicolo sono sparsi a piena mano in que- sti componimenti, nei quali ben sovente veggonsi attaccate le varie classi di persone e gli individui, sen- za alcun riguardo al proprio loro nome^ per cui consi- derar in molti luoghi possonsi queste sestine , come libelli infamatorii. Se un così imperdonabile difetto non le deturpasse , meriterebbero P approvazione comune , poiché ci presentano esse pitture felici assai e fedeli nello stile del Berni , sia riguardo alla situazione ed ai costumi, sia per ciò che spetta al lin- guaggio ; ma a rendere vieppiù pericolosa la lettu- ra di queste poesie e biasimevole P Autor loro, si aggiungono più tratti sommamente irreligiosi ed osceni sparsi in dette novelle, alle quali poi manca ancora quell'ingegnoso intreccio di avvenimenti che invili Pattenzion del lettore. (1) (faldella. Compendio ec. T. IIL pajj. 374. Libro III. 297 Benemerito della Tedesca Letteratura è l'Abate Au- relio Giorgi Bertola Riminese Monaco Olivetano indi prete secolare, morto nella florida età d'anni 45. nel 1798.5 il quale dopo di aver visitata la Svizzera, la Germania e 1* Ungheria , si stabilì per qualche tempo a Vienna, dove ebbe agio di imparare la lingua, e di conoscere quanto e in che modo coltivansi in Germa- nia le amene lettere. Di queste fece egli conoscere all' Italia i progressi e lo stato fra quella nazione , in due opere intitolate l'una. Idea della poesia Alemanna^ l'altra; Idea della Letteratura Alemanna rveWQ qua- li offre i saggi delle migliori composizioni Tedesche. Coltivò poi il Bertola con esito felice la poesia di quella nazione , e le sue notti Clementine , le poe- sie marittime e campestri , i suoi sonetti e le sue favole hanno molti pregi , poiché ci possedeva un genio particolare a questa specie di componimenti quanto mai adattato. Così non avesse egli alcuna volta macchiato di oscenità o di massime poco sane i suoi versi, per cui richiedesi cautela specialmente alla gioventù che legger voglia i componimenti di que- sto amabil poeta, il quale con le sue gentili pittu-»^ re, e con le più liete e ridenti immagini risveglia sensazioni oltre modo grate e piacevoli. Il Bertola pubblicò ancora le sue lezioni di filosofia e di sto- ria , nelle quali spicca criterio ed acutezza di men- te non comune , e le osservazioni sopra Metastasio, nelle quali mostra di conoscere a fondo le bellez- ze di quel sommo poeta; lo stile delle prose del Bertola è in generale colto e vivace insieme, così che nobilita le cose anche più tenui, e dà loro quella importanza che in })occa altrui non potreb- bero avere (i). (i) Cardella. Compendio ec. T. III. pag. 339. 29 3 Storta della Letteratura Ital. L' Università di Parma ebbe a suo Segretario il Poeta Angelo Mazza di là nativo , che insegnò in essa la Greca Letteratura , e morì in età avanzata neir anno 1817, Nutrito alla Scuola dei Classici Greci trasfuse ne' suoi componimenti non poche delle loro bellezze ^ e si formò uno stile tutto suo, quanto mai robusto , ed alle volte troppo sostenu- to. Fra le composizioni di lui più applaudite nove- rar si devono le ottave sdrucciole dirette all'Aba- te Cesarotti , tre canti sui dolori di Maria e le Ode siili* armonia. Sublimità di pensieri , molta filosofia e metafisica regnano in questi versi_, che alle volte però riescono oscuri , e nei quali l' Autore volle so- vente far troppa pompa di dottrina, ma non per questo lascia egli di venir riputato uno dei miglio- ri poeti, e che per lungo tratto sollevasi sulla schie- ra volgare dei coltivatori dell'arte (i). Re.^ml?'.iei- ^^ Goutc Gio. Battista Giovio pubblicò nel 181 5. a la Torre Conte Como Ic mcmoric sulla vita e su eli scritti del Cario. '-' Conte Cav. Carlo Castone di Rezzonico della Tor- re suo cugino per lato di madre (2). Disceso questo Cavaliere da nobilissima famiglia che diede un So- vrano a Roma nel Pontefice Clemente XIIL , ebbe per padre il Conte Anton Giuseppe Rezzonico Autor delle disquisizioni Pliniane, e per madre la Contes- sa Giustina Garofoli Guidobon Cavalchini _, dalla quale vide la luce del giorno alli 11. di Agosto dell' anno 1 743. Istruito nel Collegio dei Nobili a Parma servì poi nelle Guardie dell'Infante arrivan- do al grado di Brigadiere, ed in appresso divenne Castellano di quella Cittadella (3). Dopo la morte (i) Cardella. Compendio ec. T. III. paj;. 5oa. (a) Trovausi queste alla testa del primo tomo delle opere del Conte Rezzonico stampate a Como in detto anno. (3) Il Rezzonico perde la grazia del famoso ministro Dutillol , il clie gli costò r eji^lio da Parma, ma presto poi la riaciiuistò. Libro III. 299 di suo padre avvenuta nel 1786. viaggiò egli per quasi tutta Europa, e nel 1790. trovavasi a Ro- ma, dove soflrì una gravissima malattia dalla quale però si riebbe. Arrestato in quest' ultima Città nel 1789. per sospetto di essere immischiato nelle tri- che del famoso Cagliostro ( i ) , perdette ogni carica che aveva a Parma , e quantunque il Sommo Pon- tefice Pio VI. dileguasse presso il Duca di Parma i dubbii insorti contro il Rezzonico , questi però non potè riavere li suoi impieghi già ad altri distribui- ti, per cui dovette rifugiarsi in Roma appresso il Cardinale e il Senator Rezzonico suoi cugini, e nel 1705. soltanto furono pienamente dissipate le ca- lunnie appostegli di seguir il partito di Cagliostro, essendo stato in quell' anno accettato Cavalier Mi- lite per giustizia. Ma poco sopravvisse a questi onori ricevuti , poiché dovette soccombere a una emiple- gia alli 23. di Giugno del 1796. nella buona età di 54. anni non compiti. Boriilo Dafneio, ecco il nome Arcadico di questo cultor delle muse, che occupato- si per tempo a conoscer bene la lingua Greca , tra- dusse da giovinetto la Batrocomiomachia di Ome- ro con esattezza Salviniana, e con fuoco di giovine poeta , così dice il Giovio. Nelle sue poesie tratte dai Greci fonti scorgesi abbondante dottrina ed anche soverchia , e troppa lima ; videro esse la luce nel 1773. e sono di vario metro e d' indole varia; quelle che meritano principalmente di esser lette^sono le parafrasi nelle quali cercò di imitar qualche Au- tor classico (2) ed alcuni poemetti filosofici . Coltivò e^'li anche la prosa , e intelligente siccome era del- (i) Il vero nome di «questo impostore è Giuseppe Balsamo. (2) Il Rezzonico imitò e tradusse non solo gli Autori Greci e Latini, ma aHclie i Classici Tedeschi ed Inglesi. 3oo Stobia della Letteratura Ital. le belle lettere ed arti , compose e pubblicò nel 1772. li suoi discorsi accademici in elegante stile , e fra gli altri argomenti difese il verso sciolto contro l'Aristarco Baretti (i). Il Re di Prussia a cui man- dò in dono i parti della sua musa , lo aggregò nel 1773. alla sua Accademia; e la Gzara di Moscovia accettò la dedica dal Rezzonico fattale di una sua opera sul Secolo e sulla Filosofia , che non si com- prende bene da ciò che dice il Giovio, se poi si stampasse. Allorché l' Imperator di Russia Paolo I. viaggiava sotto il nome di Conte del Nord, andava a trovar il nostro poeta nella Cittadella di Parma , e ritornato poi egli a Pietroburgo, gli mandò in dono una bella medaglia accompagnata da una lettera scrit- ta di suo pugno. Il Denina, il Bettinelli, il Frugoni a cui il Rezzonico succedette l'anno 1769. nella qualità di Segretario dell'Accademia di belle arti di Parma, lo onorarono della loro amicizia e corrispondenza letteraria, e fecero Io stesso il Barone Hagen di Vien- na e il Cav. Hamilton , che tradur voleva alcune dis- sertazioni di antiquaria del Cav. Rezzonico. Allor- ché il Frugoni cessò di vivere , consegnò tutte le sue carte al nostro Conte il quale si diede premura di procurar 1' edizione in nove tomi delle poesie del defunto amico, fattasi a Parma, ma che incon- trò delle critiche a cui però il Rezzonico rispo- se ^ e nel 1781. stampò l'apologia di questa edizio- ne , che a dirla sinceramente poteva ridursi a minor numero di volumi, senza scapito anzi forse conservan- do viemaggiormente il credito dell'Abate Frugoni (2). (i) Trova però il Giovio due difetti nelle prose del Rezionico , cioè un poco di affettazione^ e l'uso trojtpo comune di intrcdur parole latine italianizzate, il che gli attirò delle critiche. (2) Neil' articolo del Fruf;oni si è già data la storia di questa edizione. L I B R O I I I. .3oi Incontrò pure una severa censura per parte di un Napoletano che si disse essere il Cavaliere Tommaso Gargallo , una lettera del Conte Rezzonico sull' A- done e la Venere del Canova ; ma se il critico non risparmiò 1' Autor di detta lettera^ nemmen questi seppe contenersi, e sotto il nome di Filalete Nemesia- no malmenò il suo avversario, contegno per ogni ri- guardo biasimevole e che pregiudica sempre ai pro- gressi dei buoni studii. XL. I rimatori fin qui da noi ricordati quelli so- „ 5^: . . . T- ^ Poeti linci in- no che con maggior successo coltivarono nel secolo feriori. XVIII. la poesia lirica , ma un' altra serie di poeti e numerosa vi ha pure che vi si dedicò, e dei qua- li lungo sarebbe e fors' anche inutile il dar qui no- tizia, perchè non sollevaronsi gran fatto dalla me- diocrità, onde io mi limiterò a sceglierne alcuni fra essi che ho creduto poter meritar qualche di- stinzione , e comincierò dal far parola di alcune ri- matrici. Il diligentissirao Conte Mazzucchelli (i) ci ha conservato memoria di Faustina Azzi ne' Forti Dama di Arezzo morta nel iqo.^. , di cui si hanno alle stampe le rime liriche dedicate alla Principes- sa di Toscana, e che figurò nell'epoca sua per una delle pili illustri poetesse. Protesse le buone lette- re Prudenza Capizucchi Gabrielli nobile Romana nata nel i654- ® defunta nel 1709. , la quale intro- dusse nel suo palazzo in Roma una scelta conversa- zione, che radunavasi una volta ogni settimana, e a cui intervenivano il Leonio , il Zappi con altri poe- ti, ed ivi si leggevano e censuravano a vicenda i componimenti poetici, fra i quali quelli ancora del- la Gabrielli, che ne inserì molti , e di questi alcuni assai pregevoli, nel T. III. delle rime degli Arca- (i) Scrittori d'Italia T. I. part. II. pag. ia85. 3o3 Storia della Letteratura Ital. di al ceto dei quali era essa ascritta (i). Tagliacoz- zo terra dell'Abruzzo ulteriore vide nascere Petro- nilla Paolini Massimi, donna d'alto ingegno e pre- coce congiunto a robusta retentiva, cosicché d'an- ni sette recitava a memoria tutta la Gerusalemme del Tasso. Rimasta in fresca età priva del padre ucciso a tradimento , essa venne inviata a Roma ed allevata nel Monastero di S. Spirito dove viveva la vedova sua madre. Mentre non contava che dieci anni, contrasse Petronilla nel 1673. matrimonio con Francesco Massimi di nobilissima famiglia Romana, matrimonio poco felice» sia per la disuguaglianza di età, sia per l'indole diversa degli sposi; tuttavia a dispetto del marito la moglie coltivò la bella Let- teratura, ed acquistossi con le sue composizioni poe- tiche tal credito che chiamavasi la poetessa di Ro- ma , e nell'1698. entrò col nome di Fidalma Parte- nide in Arcadia. Molte sue produzioni poetiche leg- gonsi qua e là inserite specialmente nei Giuochi Olim- pici degli Arcadi _, e dal Muratori e dal Grescimbe- ni a ragione lodate , poiché vive ne sono le imma- gini, la locuzione nobile^ colto lo stile tanto in Ita- liano che in Latino. A queste doti d' ingegno uni- ronsi nella Paolini una insigne bontà di cuore , ed una carità operosa per cui fu generalmente com- pianta la sua perdita nel 1726. avvenuta (2). Altra poetessa Arcade qui ricorderemo, cioè Aurora San- severina moglie in seconde nozze di Niccolò Gae- tani d'Arragona vissuta fin dopo il 1780., la quale nelle sue rime imitò la robusta maniera del Gasa con la Petrarchesca soavità alquanto raddolcita, e chi desiderasse di leggerle, può vederle nella raccolta (i) NoiÌ7Ìp degli Arcadi T. IH. pag. i4- Edii.
  • oe- mia sua lettera una bella testimonianza del credito goduto dalle poesie del Conte Ercole Aldrovandi Bolognese Poeta Arcade imitatore di Monsignor Della Casa (2); e nei volumi d' Arcadia e nel T. III. del- la scelta raccolta del Gobbi leggonsi le sue compo- sizioni poetiche volgari e latine (3). Un altro Bolo- gnese, ma di ignobile condizione perchè cameriere in casa Malvasia, cioè Gio. Battista Gnudi si di- stinse nella poesia coltivando la Bernesca nella pa- tria lingua; e dopo la sua morte accaduta nel 1776. pubblicaronsi li suoi componimeuti che son ben con- dotti , e nei quali scorgesi V acutezza dell' ingegno e la spontaneità della vena del Gnudi (4). E giacché siamo entrati a parlar dei Bolognesi, ne rammente- remo alcuni altri che illustrarono il nostro Parna- so: fratello di Abbondio Collina Matematico di cui altrove si disse ^ fu Bonifacio Monaco Camaldolese morto d'anni 81, nel 1770, membro di molte delle nostre Accademie, Alcune azioni drammatiche, e varie poesie liriche egli pubblicò, ed aveva preparato tutti i materiali per una completa edizione di tutte le opere del Tasso , ma l' avanzata età non gli per-» mise di compiere questo suo disegno , che lo stam- patore Stefano Monti con l'ajuto di detti materiali (i) Bibl. Mo.l. T. IL pag. 33i. Cessò egli di vivere li 3. Dicembre dell" anno 1777. e una porzione della »ua scelta e copiosa Biblioteca passò nella Estense. (2) Lettere di Bolo lo ( ai lodi formano l'argomento delle slaw/e composte dall'Abate Gennari ( V. fìio- grafin nniv. T. VIL paj;. «o. ). (-') I< i r^s- ^^^- L I r. R o III. 3i3 meritata, e negli opuscoli insieme uniti dal Sig. Giu- lio Trento (i). Tradusse il De Luca inoltre in poe- sia Italiana Gli orti Esperidi e le egloghe di Gio- viano Fontano, nella qual versione troppo sentesi il fuoco del giovine traduttore che non dava tempo alla lima di ripulire e correggere, ma tuttavia vi si riscontra il gusto poetico (2). Gli elementi di Giurisprudenza civile del sacer- dote Ubaldo Bregolini di Noale nel Trivigiano di cui giàparlai fra li Giureconsulti, Professore nel Semi- nario di Padova indi a Venezia, ebbero non poco spac- cio e ve nnero ristampati 5 ma F autor loro che insegnò questa facoltà per anni 33, è assai più rinomato per li suoi poemetti, e per le sue satire le quali non sono copiose , tali bensì che lo costituiscono Scrittore emi- nente (3). L' amore per la buona poesia e la dolcez- za del suo carattere giunsero al segno, che avendo una volta un suo scolare affisso alla porta della scuola uno scritto impertinente, ma dettato in eleganti versi latini , il Bregolini desiderò di esserne stato autore , e perdonò anzi si fece difensore del discepolo. Nell'Accademia Granellesca Veneziana di cui al- trove io parlai, figurò V Abate Giuseppe Cherubini chiamato Chirihiri^ il quale pubblicò nel 1767. le sue poesie bernesche con titolo anonimo^ facili e pie- ne di naturalezza ma purtroppo licenziose. Direm però a sua lode che avendo il Cherubini calcato con grido i sacri pergami, ebbe il coraggio di pubblica- mente confessare dal pulpito la sua colpa , e chie- derne a Dio perdono (4). (i) Meschini. Della Letteratura ec. T. Ili pag. 144- (2) Ivi pag. 282. (3) Così si esprime il Gamba nella sua Galleria d' Uomini ili. Qua- derno XVII. (4) Meschini della Letter. Yen. nel secolo XVIII. T. II. pa^'. 143. 3 14 Storia della Letteratura Ital. Il Bacco in Toscana Ditirambo tanto applaudito del Redi, trovò direni così, un emulo nel!' altro Di- tirambo scritto in pretta lingua Veneziana da Lodo- vico Pasto medico nativo di quella Città intitolato El Friulano de' Bagnoli. Questi due componimenti furono nel 1801. insiem ristampati, come il merita- vano, e per l'analogia dell' argomento, e per le bel- lezze poetiche in essi contenute. Facile e naturale è lo stile adoperato dal Pasto in questo componimen- to, variato a norma delle idee che esprimer deve or tenere e molli , ed or aspre e risentite ; artificiose ne sono le imagini , i passaggi spontanei e le lo- di del vino con ordine e con forza ognor crescen- te espresse. Altre applaudite poesie di genere ber- nesco nel medesimo dialetto scrisse il Pasto, ed al- lorquando cessò di vivere nel 1806. aveva prepara- to un' edizione delle medesime , la quale poi venne proseguita da suo fratello (1). Neil' Accademia dei Nobili alla Giudeca in Ve- nezia dove nacque nel 1 740. fu educato Francesco Gritli Veneziano uno dei Giudici del Consiglio dei XL. Cornelia Barbara sua madre gli infuse quell' umor fastoso e gaio di cui diede un saggio ben presto col romanzo stampato nel 1767. che ha per titolo La mia storia opera narcotica dei Dott. Fifjnif. Altri suoi lavori abbiamo nella versione del Tempio di (riddo e del troppo celebre poema di Voltaire la Pul- cella traduzione che è a desiderarsi rimanga inedita. Quel genere di poesie poi in cui il Gritti si distinse, sono gli apologhi nei quali sotto il velo di un deli- cato atticismo si nasconde la piìi fina moralità (2), ed anche leggendoli piacciono come infinitamente pia- (i) Moscliiui. Della Letter. Veneta T. IL pa";. i/jS. (a) Coài si esprime l'autore dell' artieolo Grilli ce. inserito nella Gal- leria d' uomini illustri dei Gamba. Quaderno XVIII. U Grilli morì nel ìRj i.. Libro III. 3i5 cevano allorché li recitava; una favola assai lunga detta il Brigliadoro egli inoltre diede alle stampe tutta sparsa di aspri e mordaci sali. XLV. A compiere cruanto riguarda la storia della ., ^^^' . ,. il ^ Altri poeti ii- poesia lirica nel secolo XVIII. darem qui luogo per rici. ultimo ad alcuni poeti Napoletani e Siciliani che sollevaronsi sulla comune dei verseggiatori di cui sempre abbondò la nostra penisola. Il celebre Lo- renzini principe d' Arcadia conobbe il Duca di Bei- forte Antonio di Gennaro Napoletano nato il di 27. di Settembre dell'anno 1717. e lo presentò al con- sesso Accademico , dove recitò i suoi versi con tanto plauso, che venne ammesso a pieni suffragi fra gli Arcadi col nome di Licofonte Trezenio. Imitò egli i nostri Classici latini ed italiani , scrisse in varii me- tri , ma segnalossi specialmente nelle elegie che ca- varono le lagrime di chi le ascoltò, e seppe trasfon- dere in molti suoi componimenti la robustezza e il colorito di Dante. Educato nel Collegio dementino di Roma passò in appresso a vivere ne' suoi feudi , dove continuò li suoi studii e sparse ovunque le sue beneficenze ; esteso carteggio egli ebbe con gli uo- mini dotti fra i quali contansi il Muratori, il Me- tastasio ed il MafTei ; compose egli pure varii dram- mi, e r Amor T.enclicato e V Isola incantata riscos- sero dovunque ammirazione e plauso ; alcuni suoi componimenti poetici, fra i quali il Cinto di Venere in cni cantò lo sposalizio della Regina di Francia, ven- ner tradotti nelle lingue straniere, e più volte ri- stamparonsi, giacche per comune consenso ben adat- tavansi a quel genere in cui fissava il nostro Duca diBelforte di scrivere, e imitava egli felicemente i mo- delli della buona poesia. Suo intrinseco amico sì fu l'Avvocato Saverio PvTattei, che dettò P iscrizione sulla sua tomba , e ne pianse con teneri versi la 3:6 Storia della Letteratura Ital. morte avvenuta il dì 20. di Gennajo dell' anno 1791; e suo fratello Duca di Cantalupo nei primi anni del presente secolo diede alle stampe le poesie di Jui (1). Due temetti di versi pubblicò nel 1799. la Con- tessa Petronilla Sio moglie di Vincenzo Ambro- gio Caldi nata Fanno 1763. in Napoli; e il giudi- zio che diedero di queste poesie il Canonico Mazoc- chi , il Rastrelli ed altri Letterati Napoletani, è mol- to favorevole a questa poetessa , cbe mostrossi poi anche virtuosissima dama ed ottima madre di fami- glia^ rapita in età di soli anni i\%. ai parenti ed alle scienze (2). Incontrò varie vicende il Sacerdo- te Antonio Jerocades di Pargheglia nella Calabria ulteriore nato l'anno 1738., e chi amasse di cono- scerle , consulti la Biografia Napoletana da me più volte citata (3) , io mi limiterò qui frattanto ad accennar le sue poesie. Le prime sono la hira Focense , ed il Quaresimale poetico composti di tan- te canzonette pubblicate dopo il 1775 ; in quel- 1' epoca stessa die in luce le traduzioni di Fe- dro, Orazio, Pindaro e di Orfeo, come pure quella degli inni della Chiesa e scrisse diverse Can- tate . Coprì egli in Napoli e fuori varie Cattedre di Filosofia , di Archeologia ed Economia con frut- to de^suoi discepoli, e coltivò l'amicizia del Geno- vesi , del Cirillo , del Cavallaro e di altri Letterati Napoletani (4). Poeta estemporaneo assai felice riu- scì Domenico Rossetti nato nel 1772. in Vasto Aimo- ne Città situata nell' Abruzzo ulteriore : sebbene da prima gli fosse impedito di poter attendere allo (i) Biografia degli Uoni. ili. del Regno di Napoli T. I. (2; Biografia ec T. VIIL (3) T. IV. (4) Il Jerocades mori jiel i8o5. Libro III. 817 studio^ in appresso vi si applicò con tal fervore che guadagnò il tempo perduto , e passeggiando una sera sulla riva di Posilippo la vista della tomba di Virgilio lo investì d' estro subitaneo così , che im- provvisò la prima volta in versi ^ cosa che fece gran strepito in Napoli , e 1' Avvocato Saverio Mattei co- noscer volle il giovane Rossetti che poi stimò, ed amò assai . Imprese questo improvvisatore un viag- gio per 1' Europa ; si fece sentire con piacere in diverse Città;, e finalmente nel 1804. si ridusse a Parma ^ dove spiegò i suoi talenti anche come Giu- reconsulto ed Oratore , ma specialmente come poe- ta estemporaneo con 1' arricchire di nuove immagi- ni i suoi versi _, usando vigore nelle espressioni, e superando tutte le difficoltà delle rime , dei metri e degli argomenti scientifici (1). Lo stampator Pa- ganino pubblicò due volumetti di Poesie del Ros- setti che cessò di vivere nel 18 16. mentre non contava che anni 44* ^^ ^^à , e se fosse più a lungo vis- suto avrebbe ognor più figurato nel nostro Parnaso. XLVI. Una buona traduzione in rime Italiane ALi VI. delle Bucoliche di Virgilio abbiamo del Marchese Drago Marchese r^ ' ' rx T-»l •-_ ^T) Casimiro ed altri Casimiro Drago Palermitano nato 1 anno 172,7., poeti. e voleva egli tradurre anche le Georgiche , ma glie- lo impedì la morte da cui fu rapito in età di soli 49. anni (2). Amico siccome egli era della poetessa Pellegra Bongiovanni Rossetti Palermitana morta a Roma nel 1770; a lei come a buon giudice sotto- metteva le succennate traduzioni ; dilettossi essa dello stile del Petrarca^ e formò una specie di can- zoniere nel quale a nome di Madonna Laura rispo- se air appassionato Poeta ^ valendosi delle stesse di (i) Biografia ec. di Napoli T. IV. Giornale del Taro, anno i8li. N. 2y. (a) Biografia della Sicilia T. II. 3i8 Storia della. Letteratura Ital. lui parole finali , e pubblicò questa sua fatica l' an- no 1762. in Roma dedicandola al Cardinal Neri Cor- sini (i). Tra i felici imitatori di Anacreonte e di Catullo collocar devesi il Principe di Campofranco Antonio Lucchesi Palli Palermitano nato nel 1716. , nomo d' ingegno robusto che percorse più facoltà , e addetto alla milizia del Re di Napoli si distinse, coprì le prime cariche militari, e cessò di vivere nel i8o3. Se è vero quanto scrive il secondo edito- re delle sue poesie ( pubblicate prima nel 1781. a Napoli e indi nel 1796;) nella prefazione di questa ristampa, si può esser certi che assai pregevoli e modellati sul gusto Greco siano questi componi- menti del Lucchesi da me non veduti , i quali oltre le canzoni anacreontiche contengono anche alcune egloghe , un dramma , varie cantate ec (2). Altro eccellente rimatore riuscì Cesare Gaetani no])ile Siracusano , il quale tradusse Anacreonte , e gF idilii dei tre Greci Poeti Mosco , Rione e Te- ocrito, ed oltre le ])oesie di vario genere in gran copia da lui pu])blicate, nel 1790. stampò un poe- ma didascalico sui doveri dell' uomo, di cui parlaron con lode i nostri Giornali (3). Meli Giovanni. Qucsti pocti Siciliani da me iin qui ricordati si distinsero chi in un ramo , chi in un altro della Li- rica , ma nessun d' essi arrivò a pareggiar la fama deir A])ate Giovanni Meli Palermitano che squisita- mente poetò nel dialetto patrio. Da onesti genitori ma di ristrette fortune trasse egli i natali 1' anno 1740. in Palermo e spiegò ben presto una decisa in- clinazione alle Muse , cosicché d' anni 18. stampò un poema bernesco intitolato la Fata galante , ri- (l) Biografia di. T. II. (a) T. II. della cit. Biografia. (3) Oi-. cit. T. III. Libro III. 319 guardato per l'età del poeta un prodigio. Più mi- rabile però e il divisamento da lui preso e in an- dato ad effetto, di cantare in tutti i metri ed in tutti i generi impiegando il dialetto Siciliano, ed a lui devesi il merito singolare di avere per il pri- mo messo in onore la lingua Siciliana , e di averne fatto conoscere le grazie. Le canzoni del Meli nel- le quali imita Teocrito ed Anacreonte, riscossero plau- so non ordinario, e si ravvisa in esse semplicità som- ma alla eleganza ed alla naturalezza dei pensieri congiunta. Nel Don Chisciotte poema bernesco in dodici canti diviso sparse di ridicolo gli orgogliosi e fanatici progettisti , e si mostrò tanto nelle satire quanto nei capitoli versato assai nei precetti del Venosino, sferzando vivamente il vizio senza offen- der però mai le leggi della onestà e della carità; senza ammantarsi del pallio filosofico e adoperando uno stile semplice insegnò le regole del ben vive- re , il che ei fece non solo coi suddetti componi- menti, ma ben anche con favole morali da lui il primo a suoi concittadini offerte. Tentò inoltre que- sto poeta il Ditirambo , e prendendo P idea dal Re. di compose in questo genere , ma riuscì originale ; trattò finalmente anche la poesia melanconica e la seria felicemente , sebben d' ordinario chi ha la li- ra temprata allo stile faceto, diffìcilmente può cam- biar tuono e cantar in altro genere. Ricercansi avi- damente le sue poesie alcune delle quali tradot- te furono in Toscano , e certuni giunsero per fi- no a studiare il dialetto Siciliano , onde poter gu- stare in fronte i componimenti dell' Abate Meli . I viaggiatori conoscer lo volevano, l'Abate Casti sot- tomise al giudizio del Meli alcuni suoi componi- menti , e il Sovrano di Napoli Ferdinando IV. gli conferì una pensione annua di 3oo. Ducati , men- 32.0 Storia della Letteratura Ital. tre S. A. Reale il Principe Leopoldo fece coniare in onor del Meli una medaglia. Poco però potè il no- stro poeta goder delle regie beneficenze, e dovette soccombere in età di 75. anni ad una polmonia nel- la qual circostanza ricevette onori segnalati , e iscri- zione e busto e medaglia egli ebbe dai riconoscen- ti suoi concittadini, clie di ripeter si dilettano e di ricantar sovente i versi di questo alunno così ca- ro delle muse (i). Altro poeta Siciliano ma inferiore al Meli , abbiamo nell'Abate Venerando Gangi piissimo Sacerdote nativo di Acireale mancato ai vivi d'anni 68. nel 181 6: com- pose egli il poeme ìntìto\a.to DojiCajniìIu in dialetto di quella nazione, opera sommamente morale e diretta a infondere e mantenere il buon costume nei fanciulli; più stimate poi sono le sue favole morali^gli argomen- ti delle quali sebbene non nuovi, rivestiti veggon- si però da tali circostanze, e con tanta naturalez- za sono scritti quantunque non limati , die leg- gonsi con soddisfazione particolare anche dalle per- sone colte. Modica Città della Sicilia in Val di No- to diede i natali ad Antonino Galfo nel 1724* ^^^ 24. di Agosto, uomo che si distinse in tutte le scien- ze , e figurò tra i Poeti del secolo XVIIL Vesti egli l'abito dei Gesuiti , e portatosi poi nel 1767. a Ro- ma a motivo della espulsione di quei Religiosi dalla Sicilia, ebbe agio di formarsi al buon gusto nell amena Letteratura; e un poemetto eroicomico inti- tolato V lìTih asciata che stampò nel 1770., in cui chiede al Monarca Ferdinando soccorso nel suo esi- gilo, lo fece conoscere come buon poeta , cosa che vieppiù comprovò con un saggio di versi in quattro volumi diviso che uscì nel 1789. a Roma. Ivi leg- (2) Biojij'ralia ce. della Sicilia T. L L I B R o 1 1 1. 32 r gonsi composizioni d' ogni genere e d' ogni metro, sublimi _, facete, didascaliche, satiriche, e il Metasta- si© diede un giudizio assai favorevole di queste poe- sie , fra le quali meritano lode speciale i capitoli ed altri poemetti, per il sale con cui sono scritti, e per la critica che contengono degli umani pregiudizii; e il Tempio della follia in modo particolare procu- rò al nostro autore gloria non ordinaria ; nei dialo- ghi poi contiensi molta filosofia, e grazia ed elegan- za negli idilii e negli epigrammi. Il Galfo godette la stima di chiariss. personaggi, e fra questi di En- nio Quirino Visconti, del Cordara e dell' Avelio; il Sommo Pontefice Pio VI. lo onorò particolarmente, e diversi Porporati lo ebbero caro ; quasi tutte le Accademie di Roma udiron più volte la sua musa e lo ascrissero al loro ceto ; ed allorché nel 1796. po- tè riveder la patria, rianimò in essa PAccademia det- ta degli Infuocati, nella quale recitò i suoi compo- nimenti sacri ; ma attaccato in fine da una infer- mità cronica di languore, dovette pagare il comune tributo nelP anno 18 j5. il dì i4. Luglio e venne o- norevolmente sepolto in una tomba della Chiesa del ripristinato suo ordine (1). Dopo di aver il Cav. Gio. Gherardo De Rossi Ro- mano coltivata con plauso in patria, mentre era gio- vane, la poesia estemporanea, scrisse alcune comme- die nelle quali sferzò i vizii di quella metropoli, in- di si dedicò alla poesia lirica, e fra le molte sue composizioni meritano speciale encomio le favole in cui scorgesi la soavità originale del suo carattere^ e li suoi epigrammi sparsi dell'Attico sale che spon- taneo gli usciva dalle labbra, talché alla sua con- versazione i Letterati ed Artisti Romani e stranieri (i) Biografia ec. Sicilana T. III. Tomo III' 2, ! 322 Storia della. Letteratura Ital. più distinti provavano uno straordinario piacere e perciò frequentavano la sua casa. Oltre le sunno- minate poesie meritano di esser qui ricordate alcu- ne novelle scritte sullo stile del Boccaccio, e gli sclierzi pittorici e poetici in tante vignette da lui ideate ed incise a contorni racchiusi, con versi ana- loghi di vario metro , nei quali seppe felicemente imitare Anacreonte e Bione questo Cavalier che man- cò ai vivi nell'età d'anni 73. in Roma adì 27. Mar- zo del 182,7. ^on universale dispiacere di chi il co- nobbe, ed ammirò li suoi talenti e le sue religiose virtù (i). xLviT. XLVII. Compierono il loro corso i secoli XVII. e Poemi. ^ . , ^ . XVIII. 5 e l'Italia non vide più nascere ne un Ario- sto né un Tasso, e dopo il poema incomparabile della Eneide non surse nel suo Parnaso alcun epi- co cantore , eccettuati i suddetti , che ne seguisse in qualche modo le orme luminose ; tuttavia la storia letteraria dimenticar non deve i nomi di coloro che in così difficil genere per qualche modo pur si distinsero^ e raccolsero in questo campo qualche alloro. Alcuni fra essi non composero poemi nuovi , ma fecero viemeglio conoscere le bellezze di quelli in altre lingue compo- sti, e di essi per V analogia dell' argomento diremo in questo capo della nostra storia qualche parola. Condusse quasi tutta la sua vita nel secolo XVII. il Padre Gabriele Meloncelli Bolognese lai- co dei Chierici Regolari, poiché morì nel 1710., ed essendosi egli consecrato allo studio della poe- sia , si seppe in qualche modo guardare dalla corut- tela de' tempi, cosicché li suoi componimenti poe- tici per lo più d' argomento sacro non riesco- (i) Giornale «U Pi;a N. XXXIV. Luglio t Agosto 1827. j.ag. 78. Let- ttxitni». Libro III. 3^3 no disjjiacevoli a leggersi anclie adesso. La sua fati- ca più voluminosa consiste nella traduzione Italiana in 8.* rima del poema di Lucano noto sotto il nome di Farsaglia (i). Il poeta latino Glaudiano trovò nel Conte Niccola Beregani Vicentino morto in età d' anni 86. nel 171 3. un traduttore che lo arrichì di erudite annotazioni utili alla intelligenza del testo, e questo lavoro giudicasi comunemente la miglior sua opera, avendo egli saputo sostenere il carattere dell'originale; pubblicò inoltre il Beregani varii drammi musicali , la storia delle guerre accadute in Europa dal i683. al 1688. ed altre poesie di vario genere, ma che risentono assai l'influsso del secolo(2). Nacque Antonio Caraccio nel mese di Luglio del- l'anno i63o. a Nardo Città del Regno di Napoli da Niccolò Caraccio de' Baroni di Corano e da Catte- rina Scorna ultimo rampollo della sua illustre fa- miglia , Donna di molto valore nella poesia Italia- na (3). Applicatosi agli studii vi fece tali progressi , che in età d'anni i4- scrisse con molta leggiadria ed elevatezza d'ingegno un poemetto in ottava ri- ma intitolato he lagrime d' Alcione . Suo padre lo mandò a Napoli perchè si applicasse alle leggi , ma la sua forte inclinazione alla poesia gli fece presto abbandonare, benché contro la volontà del padre, la giurisprudenza, e si dedicò tutto alle amene lettere, come rilevasi da alcune ottave di un poema di cui più abbasso si dirà. Ritornato per comando del pa- dre a casa, diede qualche sag_,io del suo gusto poe- tico con un epitalamio per nozze e con un so- netto; ma parendogli Nardo teatro troppo angusto (i) Fantuzzi. Scritt. Bolog. T. VI. pag. 5. (2) Mazzucchelli. Scrittori ec. T. II. part. II. pag. 915. (3) V. vite degli Arcadi illustri parte i. Eoma 1708. paj. i^l. Qaests v^ta è icritta fiali' AJ). Domenico Uè Ajijeiis Leecese. 3^4 Storia della Letteratura Ital. alla grandezza de' suoi pensieri , ritornò a Napoli lasciando il padre afflitto in età cadente e clie per- ciò egli più non rivide . Nella corruzione del gusto dominante del secolo corse pericolo il Caraccio di naufragare insieme a tanti altri, ma la chiarezza del suo intelletto e la robustezza della sua mente lo riscossero, al che poi giovò assai il lodevole esempio di que' saggi che isti- tuirono in Napoli l'Accademia filosofica degli Inve- stiganti in casa del Marchese d'Arena. Colla scorta di essi non solamente evitò il Caraccio la strava- ganza nello scrivere tanto in verso che in prosa , ma si applicò anche allo studio della lingua Greca e della naturale filosofia conijiunta all'esercizio del- lo sperimentare, e nell"' Accademia suddetta lesse al- cune dissertazioni di argomento filologico e fisico. Abbandonata all'epoca della rivoluzione popolare Napoli , sen venne a Roma dove trovò benigna ac- coglienza e protezione presso il Cardinale Caraffa, a cui l'aveva raccomandato il Duca d' Acerenza con sua lettera del ar. Settembre i65i. molto onorevole al Caraccio . Ivi servì in qualità di segretario diversi Cardinali ed altre famiglie nobili , e si andò occu- j)ando nel comporre canzoni e sonetti. Il lavoro pe- rò più importante che uscisse dalla sua penna, fu il poema epico che ha per titolo l' Imperio vendicato (i), in cui cantò la gloria delle armi latine, allorché sottras- sero dalla tirannide de' Greci scismatici l' Impero d' Oriente, unendolo felicemente alla chiesa latina. Cercò egli d'imitare nel maneggio dello stile la chiarezza (l) Il Cav. Tiraborclii acreiina soltanto di volo qupslo poema iu-1 T. Vin. pag. 473. della sua storia letteraria edizione seconda di Modena, ma io ho creduto di dover j)arlarne diffusamente, a motivo degli applausi che allora incontrò questo woeiiia. il (piale però lia corso la soili; comune a lant' alili. L I p. R o III. 8'25 e la eloquenza dell'Ariosto^ e la grandezza e la ma- gnificenza del Tasso; e lo pubblicò la prima volta in Roma con la dedica alla Repubblica di Vene- zia, alla quale lo accompagnò con lettera la Princi- pessa Aldobrandina cui allora egli serviva. Con mol- ti segni di gradimento e di stima accolse questo poe- ma la Veneta Repubblica^ la quale dichiarò con suo decreto io. Giugno del 1679. Gav. di S. Marco 1 autore, e splendidamente lo rimunerò con una ric- ca collana d' oro da cui pendeva la croce con lo stemma della Republica. Non meno applaudito fu que- sto lavoro poetico dai Letterati Romani , e dall' Ita- lia tutta, il che animò 1' autore a lavorarlo più at- tentamente, a perfezionarlo e ad accrescerlo con la seconda parte , che uscì unitamente alla prima da lui corretta, molti anni dopo. Non mancarono però a questo poema i suoi cen- sori i quali lo tacciarono specialmente come troppo lungo e disuguale nello stile , perlocchè il Garaccio giudicò bene di stendere la propria apologia , e lo fece con tanta moderazione ( come pure avevano usato i censori ) così che la critica e la risposta potrebber darsi per modello del modo con cui debbono i Let- terati questionare fra loro (1). Questo poeta passò in seguito al servigio di Monsig. Gio. Battista Spinola in qualità di maestro di camera e capitano della sua Guardia; e si applicò a comporre la famosa tra- gedia del Corradino, che fu una delle prime scritte in lingua Italiana come ne assicura il Grescimbeni (2,), e che a quei tempi fu molto stimata. Oltre le sud- dette composizioni pubblicò il Caraccio un canzo- (i) Il Cresclmbeni nella sua Jtoria della yolgar poesia parla a lungo di questo pceina. (2) Commtmarii alla storia della volf^ar peesia T. I. Lib. IV. 3o6 Storta della Letteratura Ital. niero composto di purgati sonetti, di canzoni e di poe- metti in 8.^ rima, fra i quali lo scrittore della sua vita ne cita alcuni, come assai eleganti e belli più degli altri „ Fu egli saggio ( così si esprime il suddetto ) ne' consigli, maturo nelle risoluzioni, „ grave nel portamento^ ed ameno nelle conversa- jfy zioni, tardo nel parlare, parco nel vitto, grazioso 5, nel raccontare le cose , e tanto amabile in ogni 5, sua azione, che non vi fu alcuno, die in trat- „ tarlo seco ne fosse rimaso tediato , e ricevuto ne „ avesse piccol dispiacimento „ . Spiccò in modo par- ticolare la sua pietà e Religione non che la gratitu- dine verso li suoi benefattori , i quali pregi gli ot- tennero il comune compianto allorché cessò di vi- vere in Roma, il che avvenne alli 14. di Febbrajo del i7o3_, e V Arcadia inalzar fece la lapide sepolcra- le al Caraccio che aveva formato parte del magi- strato annuo di così rinomata Accademia. XLVTii. XLVIII. Allorché il Duca Antonio Farnese di Par- Autori (li ah li 1 1 > 1 1 •• • o- i,o<-iui. ma celebro le sue nozze nel 172,8., alcuni bignori Piacentini si unirono per cantare con un poema eroi- co le glorie di quel Principe, e fra li poeti concorsi a formar quest' opera vi fu il Conte Ottaviano Ba- rattieri autore del canto IV.;, come pure lo è del canto li. dell' altro poema dalla Comunità di Pia- cenza umiliato nel 1732. a D. Carlo Infante di Spa- gna (1). Maggior nome dei poeti finor ricordati si acquistò poi il Cardinal Cornelio Bentivogllo d' xVra- gona Ferrarese , nato da Ippolito , e da Lucre- zia Pio di Savoja. Si distinse egli fui da giovane, ed eletto in età d' anni 3o. Principe dell'Accademia degli Intrepidi in patria, riformò nell'anno i6()8. (i) Ma//nr(;tn.lli e,-. T. II. [.alt. II. j,ag. aS^. Libro III. '03,-j lo studio Ferrarese, ed allor quando cessò di vive- re il Favalli institutore deli* adunanza letteraria detta della Selva, egli T accolse nel proprio palazzo. Quan- tunque occupato oltre modo alla Corte di Roma dove nel J719. il Bentivoglio ottenne la beretta Cardinali- zia, non abbandonò mai gli studii e protesse ognora i Letterati e le belle arti. La sua traduzione in otta- va rima della Tebaide di Stazio cbe corre sotto il nome finto di Selvaggio Porporay ottenne i pubbli- ci suffragi, e il Fontanini ed Apostolo Zeno applau- dirono a questa versione, che ripor si può fra le classiche dai nostri Italiani lasciateci ; nella raccolta del Gobbi poi leggonsi sedici sonetti del Bentivoglio i quali dimostrano quanto ei valesse in questo ge- nere di componimenti (1). Il primo autore di un poema di sua invenzione Campaiii«Tom. , . . . . , -,. . , «naso. che CI SI presenta in questo periodo di stona let- teraria di cui scriviamo^ è D. Tommaso Campailla nobile Siciliano nato li 7. Aprile dell' anno 1668. in Modica antica Città di quell* isola così feconda di ingegni vivaci. Sviluppatasi alquanto tardi la sua facoltà intellettiva^ compensò egli questo danno de- dicandosi con fervore straordinario allo studio pri- ma in Catania , poi in varii altri luoghi ^ e fece co- sì rapidi progressi nella poesia e nella filosofia, che in età di 20. anni venne ascritto alle Accademie di Messina, di Palermo ed all' Arcadia, e risplender fece l'Accademia di Modica sua patria, come si dis- se . Dopo aver studiato a fondo la teoria di Car- tesio , si accinse a comporre il poema che intitolò 1' Adamo ossia il Mondo creato , nel quale con l'a- juto della ipotesi Cartesiana corretta però con le massime del Gassendi e di altri più recenti Filo- (i) Mazzucchelli ec. T. II. part. II. p. 869. Questo Porporato mori in Roma Ministro della Cort» di Spagna li io. Dicembre dell'anno 1735. 'ixS Storia della Letteratura Ital. sofi spiegar volle tutti i fenomeni della natura. Que- sto poema che ebbe molto voga, e girò, dir puossi, per tutta Europa , e di cui se ne eseguirono dal 1709. al 1727. tre edizioni, vien riguardato pei tem- pi in cui fu scritto , assai pregevole , e il Muratori che ammirava e stimava grandemente il Gampaillaj lo chiamò il nuovo Lucrezio cristiano. Compose poi il nostro Autore alcuni opuscoli filosofici ma spe- cialmente due sul moto degli ani mali , e sui sogni, che accrebbero la sua fama in Italia e fuori, cosic- ché il Fontenelle Segretario dell' Accademia di Pa- rigi , e il Berkeley che esercitava la stessa carica presso la Real Società di Londra . manifestarono al Campania per queste sue produzioni il voto favore- vole di quei due primarii corpi scientifici, e gli In- glesi avidamente ricercavano il suddetto suo tratta- to sul moto degli animali. Se alcuna volta il Cam- pailla trovò oppositori, seppe validamente difender- si, ed allorché riconobbe giuste le obbiezioni e le critiche a lui fatte, senza difficoltà cambiò opinione, docile siccome egli era per natura e per virtù. Col- pito questo poeta da una fiera apoplessia cessò di vive- re, e dispiacque universalmente la sua perdita avve- nuta li 7. di Febbraio del 1740., del qual dispiace- re diedero un ben luminoso testimonio i Letterati Siciliani, onorandolo con funebre elogio nell'Acca- demia di Palermo. Aveva il Campailla cominciato un altro sacro poema intitolato V Apocalisse di S- Pao- lo , ma la morte gli vietò di coni])ierlo; e ne ab- biamo soltanto la prima parte che dimostra quanta cognizione avesse l'Autore delle materie teologiche^ sebbene alcuni delicati teologi abbian trovato in questo poema qualche cosa da ridire (/). (i) Niicjva raccolta Galo^orian.t T. X. ]>. /"lO. L I F. R o III. 329 L' afflizion grande clie provò Pier Jacopo Martel- li (li cui diremo fra li tragici, in occasione della mor- te di suo padre , lo determinò a comporre per suo sollievo il poema, Gli occhi di Gesù, il cui argomen- to comunicò al Muratori , e in seguito ampliò e corresse per modo che riuscì interessante , sia se si riguardi la locuzione ben adattata^ e la sublimità della teologia renduta facile, sia se si considerino le digressioni opportunamente introdotte (i). Il Marchese Ubertino Laudi ci diede nella parte V. delle vite degli Arcadi (2)^ quella del Marchese Vincenzo Piazza Parmigiano nato però in Modigliano terra del dominio Fiorentino nel i668.(3).Consecratosi questi da giovinetto alle muse, componeva in modo che formava l'ammirazione di tutti, e d'anni 18. ai 20. pubblicò un poema in dodici canti col titolo Bona espugnata, per cui ricevette gli encomii di quei Let- terati che lessero questa fatica del Piazza, e l'Aba- te Gravina gli indirizzò da Roma una lettera assai onorifica. Restituì questo poeta la sua nobile fami- glia a Parma, ed ivi cessò di vivere con sentimenti di cristiana pietà nel i745« dopo di aver dato in luce alcune altre prose e poesie, e fra queste una favola pastorale intitolata Eudamia. XLIX. Avendo fissato noi massima di render con- xlix to dei traduttori di poemi, rammenteremo cmì la ver-^'i'^"' ^^ìccoIò, / ^ FortigiierraNic- sione poetica m lingua Napoletana della Iliade di colò. Omero fatta da Niccolò Capassi di Grumo nel Na- poletano morto di 72. anni nel i743v versione che al dir del suo biografo, gli fa molto onore (4) ^ ma (i) Fahbroni. Vitae ec. T. V. pag. 257. (a) Stampata in Roma nel lySa. pag. C7. (3) Dizion. degli uom. ili. T. XV. pag. 5. (4) Giustiniani Lorenzo^ articolo del Capassi nella Biografia di Napoli T. I. 33o Storia della Letteratura Ital. grave torto poi riceve la sua memoria dalle altre di lui composizioni poetiche , e per la maldicenza che in esse regna , e per le oscenità di cui pur troppo ab- bondano 5 e compianger devesi quest' uomo che fornito di sommo ingegno, e dotto ed erudito quant'altri mai, abbia poi mancato di quella carità e di quella pruden- za che rende veramente stimabile la dottrina (i). Argomento più lieto ci porge Monsignor Nic- colò Fortiguerra , che rivolse il suo ingegno fe- condo inventor di facezie a darci un poema di nuo- vo conio che gli assicurò un posto distinto fra i poeti giocosi nel secolo XVIII. fra noi fioriti. Da Giacomo Fortiguerra di antica e nobile famiglia, e da Marta Fabbroni sortì egli in Pistoja i natali il dì 7. di Novembre dell'anno 1674: in Pisa apprese la giurisprudenza sotto la direzione del celebre Giu- seppe Averani , ed Alessandro Marchetti lo avviò nella carriera poetica. Trasferitosi poscia il nostro Niccolò a Roma, dedicossi alla lingua greca e si fece ivi conoscere pubblicando l'elogio funebre di Innocen- zo XII. che ottenne i suffragi dei Letterati Romani. Ac- compagnò il Fortiguerra in seguito alla Corte di Spagna in qualità di segretario il Legato Pontificio Antonio Felice Zondadari, ma provò una navigazione così burrascosa che essendosi sconcertata la salute, ven- tidue mesi dopo restituir si dovette a Roma onde ristabilirsi come fece, e nell'anno 1712. Clemente XI. lo destinò Camerier Pontifìcio, e gli conferì un Canonicato nella Basilica di S. Maria Maggiore. Ascrit- to poscia all'Arcadia col nome di Nidalmo Tlseo, col- tivò la poesia lirica sul gusto del Petrarca , e fra le altre celebre riuscì una sua canzone amorosa, in cui sfoggiò con massime di Platonica iilosofia , ma qne- (.) h Libro III. 38 1 sti versi quantunque sparsi di non poche bellezze, non procurarongli quella fama che poi ottenne col poema del Ricciardetto di cui fra poco diremo. Gode- va il nostro Canonico l' amicizia delle persone colte in Roma, e con F amenità della sua conversazione animava le brillanti società nel tempo stesso che soddisfaceva ai doveri delle cariche a lui affidate , fra le quali nell'anno 1783. il S. Pontefice Clemente XII. lo onorò con quella di segretario della Con- gregazione de Propaganda, da lui oltremodo gradi- ta, perchè onorifica e lucrosa. Mentre però sperava Monsignor Fortiguerra maggiori avanzamenti, videsi deluso del segretariato della Sacra Consulta, e se ne afflisse per modo che infermò, e dopo alcuni mesi cessò di vivere il giorno 17. Febbrajo dell' anno 1735. essendo stato sepolto con solenni esequie nella Chiesa del Collegio di Propaganda. Prima di mo- rire , abbruciar fece una quantità insigne de' suoi scritti, ma da questo incendio salvossi il poema se- rio^ imperfetto però, delle vicende di Bajazet , e le epistole in versi Italiani da lui dirette agli amici , delle quali se ne pubblicarono alcune, e in questo genere di poesia, al dir di Monsignor Fabbroni da cui ho raccolto le presenti notizie (i)^ aveva Mon- signor Fortiguerra pochi pari e nessuno lo supera- va. Savio di costumi, nella conversazione ameno, d' animo sincero, e perciò nemico della adulazione, facile a dimenticar le ingiurie , visse egli caro ai Romani ed ai Letterati suoi contemporanei, ma spe- cialmente al Crescimbeni^ al Lucchesini , e ad Eu- stachio Manfredi da lui chiamato suo maestro. L' opera che lo rendette celebre, fu il poema del ^ouerrl'^ ^'" Ricciardetto pubblicato sotto il nome di Niccolò Gar- (l) Vitae Ital. 33a Storia della Letteratura Ital. tero Iliaco, esprimendo così con due parole greche il proprio cognome: a comporlo diedegli motivo la conversazione avuta in Pistoja con alcuni giovani, nella quale leggevansi le poesie dell'Ariosto , del Pulci e del Berni , e in un sol giorno scrisse il For- tiguerra un saggio di esso poema, il cui stile è un misto di quello dei sunnominati Cantori ; questo saggio incontrò F approvazione dei suUodati giova- ni 5 così clie lo animarono a formare l' intiero poe- ma in trenta canti diviso. La fertilità del suo in- gegno gli suggerì quelle tante e sì svariate idee di mostri, e di maraviglie che vi introdusse^ e che ei dispose in un certo ordine;, il quale congiunto alle lepidezze di cui seppe aspergerne lo stile^ rendettero questo poema se non classico, assai però nel suo ge- nere pregevole. Non voleva egli pubblicarlo ; ma avendolo ceduto alle istanze del Cardinal Cornelio Bentivoglio che si dilettava moltissimo di tali stu- dii y ed era suo intimo amico, dopo la morte del Cardinale passò questo scritto nelle mani del nipote Guido Bentivoglio, che lo diede a stampare in Ve- nezia al Pitteri dopo la morte del Fortìguerra. Applau- so straordinario ottenne questo poema , così che nell'anno stesso 1788. se ne fecero due edizioni con gli argomenti che precedono dal Poeta Ottavio Petrosellìni composti ; in fronte poi di queste edizioni leggesi una lettera dell'autore ad Eustachio Man- fredi diretta, in cui espone la contesa per questo poema avuta con un dotto personaggio che Fabbro- ni congettura esser stato Monsignor Fontanini . Il Sig. Conte Corniani (i) accusa il nostro poeta che per dipingere scrupolosamente la natura, la snudò (1)1 ,>ocoli «Iella Lclleratuia T. JX- l'-ig- 'j3. L I B R o III. 333 troppo ed joiFese talvolta il pudore; mentre negar non si può quanto asserisce questo Storico , diremo però a difesa del Fortiguerra, eh' ei ciò non fece per principii di dissolutezza, poiché il Fabbroni ci assi- cura che era di savii costumi (i). La traduzione poi fatta dallo stesso poeta delle commedie di Teren- zio in versi sciolti, splendidamente stampata in Ur- bino l'anno 1736. incontrò pur essa nel Pubblico un accoglimento favorevolissimo , e lo Zeno ottimo giudice in tali materie riputò cosa indegnissima, che il Fontanini non la lodasse pienamente nella sua Biblioteca della eloquenza Italiana (3). L. Nella giunta alla raccolta del Gobbi leggonsi ^itn poeti. varie poesie di Benedetto Piccioli Bolognese vissuto sino al 1734. 5 il quale compose anche il canto XVIII. del noto poema di Bertoldo. (3) Il secondo canto poi devesi al medico Paolo Battista Balbi pur Bolognese (4) nato nel 1693., e di cui lo Zanetti nei commentarii dell' Istituto parla onorevolmente come Fisico, Anatomista e Medico pratico di grido. Inserì pure il Balbi un canto che è il quinto nell' altro poema per le nozze di Carlo Alberto Principe di Baviera, e si esercitò con buon successo nella Li- rica. * Studiò sotto la direzione dei Gesuiti e di Gian Vincenzo Gravina Bernardo Bucci Romano vivente • anche nel 1755. maestro di cerimonie di S. M. Cat- tolica. Oltre le rime sparse in diverse raccolte e spe- cialmente inserite nella Parte IL delle rime scelte ^e' Poeti illustri de"* nostri tempi leggesi in quelle ' (i) Questo poema trovasi all' Indice dei libri vietati. (2) Il Fortiguerra tradusse anche cinque commedie di Plauto, rna que- sta versione si smarrì e forse fu preda delle fiamme. (3) Fantuzzi T. VI. Scrittori Bclog. p. SqS. (i) Op. cit. T. I. j,a-. Zìi. 354 Storia della Letteratura Ital. degli Arcadi un suo bel volgarizzamento della poe- tica di Orazio , e il principio di un grande poema in terza rima da lui ideato sul gusto anch' esso di Dante, intitolato la Vita umana e di cui sei canti soli ne diede egli alle stampe, nei quali incontransi idee fondate sopra soda dottrina, e maneggiate con robusta immaginazione poetica (i). Il celebre Pier Jacopo Martelli di cui dirassi fra i poeti tragici, eb- be un figlio per nome Carlo Francesco Maria nato Tanno 1697. in Bologna e rapito nel 1730. ai paren- ti ed alle scienze: passato d' anni 11. col padre a Roma, ivi si applicò alla Giurisprudenza ed alla bel- la Letteratura con tal successo, che in età di soli 14. anni compose un poema intitolato V Annibale , lodato con un sonetto dal Crescimbeni a cui il gio- vinetto autore elegantemente rispose con le stesse rime, chiedendo di venire ammesso, come ottenne, all' Arcadia fra i pastori della quale chiamossi Mir- tillide Langiano (2). Spolverini Gio. LL La pocsia georgica la quale ha trovato in ogni ^""'^|'»^^^"^'tempo fra noi degli egregi coltivatori, uno ce ne offre nel secolo XVIII. autore di non lungo poema ma nel suo genere eccellente, voglio dire La colti- •vazione del Riso opera dell' impareggiabile Marche- se Gio. Battista Spolverini Veronese , che sempre visse amante dell.i solitudine , nò avrebbe forse con- tratto matrimonio, come fece con la Contessa Sa- vina Trissino Vicentina, se la immatura morte del maggior fratello non lo avesse direi quasi a ciò fa- re obbligato. Coprì il Marchese Gio. Battista in pa- tria le magistrature municipali con quella specchia- tezza ed abilità che erano sue proprie, e la mode- (1) Maz/.iicclielli. Scrittori ce. T. II. part. IV. p. aaój. (a) Fantuzzi. Scrittori Bolog. T. V. pag. 3a8. L I B R-0 III. 335 stia- di lui ai costumi più irreprensibili congiunta rendette a tutti assai dispiacevole la sua morte, av- venuta nel 1762. mentre egli contava anni 67. di età . Finché regnerà il buon gusto, sarà la Riseide dello Spolverini poemetto diviso in quattro canti, ammirato come un capo d' opera nel suo gene- re 5 poiché V invenzione , la condotta, lo stile, tut- to é pregevole cosicché il lavoro dir si può per- fetto. Quantunque 1' autore abbia scelto il verso sciolto , che è un metro in cui facilmente si cade nel prosaico , tuttavia egli si regge sempre , né man- ca mai di congiungere sodi pensieri all' armonia del- la versificazione. Uno degli artificii con esito felice dallo Spolverini usato, onde interessare il lettore, è stato quello di dar anima e vita agli esseri mate- riali facendogli così agire , imbrigliando però sem- pre la metafora entro i giusti limiti . Pieni poi di affetto riescono gli episodii di questo insigne com- ponimento y le descrizioni, amene e al tempo stesso esatte e ben disposte , in somma niun pregio gli manca onde collocarlo fra i più scelti pezzi che possiede il nostro Parnaso (i). Allo Spolverini uniremo un altro suo concittadi- no non meno di lui celebre, il quale formò una ec- cezione alla regola generale che i poeti estempora- nei cioè non lasciano per 1' ordinario composizioni di molto polso. Egli è questi Bartolommeo Loren- zi Veronese nato neli73a. in Mazurega borgo del- la Valpolicella, e vissuto sino agli anni 90. sacerdote d'ottimi costumi e di Religion somma. Educato nel Seminario di Verona ivi restò per dodici anni come maestro, e dopo di aver tenuta scuola privata passò alla direzione spirituale del collegio militare nella (i) Corniani. Scritteli ec. T. IX. <[>»'^. 2/(5. 336 Storta della Letteratura Ital. stessa Città. Allorché poi il turbine della guerra ro- vinò la Repubblica Veneta, egli si ritirò ai patrii colli , dove quantunfpie già avanzato oltremodo in età, proseguì a cantare finché visse, con quella vi- vezza di spirito , che la vecchia] a in lui non spen- se. Come Improvvisatore figurò assai in Italia, e chia- mato dair Arciduca Ferdinando d' Austria alla sua Corte in Milano , ivi gareggiò con il Mollo poeta Napoletano estemporaneo e riportò applausi e doni munifici. Aveva il Lorenzi una singoiar facilità nel cantare sopra argomenti di Fisica , e sapeva abbellir- li per modo che stupir fiiceva , né eranvi rime dif- ficili e concetti astrusi che arrestassero la rapida sua vena. Di questa sua rara dote ei ci lasciò un mo- numento insigne nel celebre poema didascalico in- titolato la coltivazione dei monti, in cui non so se sia più da ammirarsi la bellezza dei versi, o la mae- L stria con cui dettar sa i precetti della montana agri- ' coltura nel linguaggio delle muse , o la naturalezza e vivacità insieme delle descrizioni, che a quando quando rallegrano e rapiscono V animo del lettore. E mentre egli scriveva di questa materia, dilettava- si sommamente dell' agricoltura pratica, perlocchè neir Accademia di Verona depositò il Lorenzi le sue osservazioni agrarie , ed altri pregevoli suoi scrit- ti in prosa, fra i quali ricorderemo i due elogi fu- nebri di Clemente XIII. e di Marc-Antonio Pinde- monte che ce lo mostrano anche orator valoroso (i). LiL LII. Il Metastasi© ebbe a compagno negli studii Paolo Rolli ed ^^ |,^ direzione del Gravina Paolo Rolli Romano altri poeti. ma nato a Lodi nel i()98. , il quale passato in età giovanile a Londra con Lord Sarbruch [i) promos- (i) Ga.rilia OiilUiia - ^ario. ra di Lantosca nel contado di Nizza, e per li suoi poe- tici talenti, e per le sue religiose virtù. Gian-Lodovico Passeroni e Francesca Maria Draghi ebbe egli a ge- nitori dai quali vide la luce del giorno agli 8. di Marzo dell'anno 1713. Allevato di buon'ora alla pietà ed alP esercizio della carità cristiana, andò a Milano, e colà cominciò ad ajutare un suo zio nel- V esercizio delle scuole , frequentando contempora- neamente quelle dei Gesuiti , dove apprese le belle lettere, e lo dilettò specialmente il Petrarca. Fat- tosi sacerdote menò egli sempre una vita regolaris- (i) Biogr. univ. T. IV. pag. a8. 346 Storia della Letteratura Ital. sima , e adempì direi quasi , sino allo scrupolo i do- veri del sacro suo ministero, occupandosi però an- che di Letteratura , ed è suo merito di aver effica- cemente contribuito alla restaurazione dell'Accade- mia dei Trasformati fin dal 1 546 . in Milano istituita. Essendosi gli Accademici fra gli altri oggetti prefis- so quello di correggere il cattivo gusto allora re- gnante^ ad ottenner questo scopo giovò il metodo introdotto e dall'Abate Passeroni messo iu pratica, di far rilevare i pregi e i difetti dei componimen- ti che si recitavano , e il celebre Parini dovette in gran parte alle istruzioni ed alle premure del Pas- seroni l'eccellenza acquistata nella poetica facoltà, come fra poco vedremo. Il Nunzio Pontificio Mon- signor Lucini condusse seco a Roma indi a Colonia il nostro religioso , ma essendo quello mancato poi improvvisamente di vita^ l'Abate Passeroni restitui- tosi a Milano divise il suo tempo ognora tra gli uffi- zii sacerdotali e lo studio , e visse sempre con ispi- rito di umiltà e povertà evangelica, mendico oltre ogni credere, ne vi voleva meno di tutta la destrez- za di alcuni suoi amici onde accettasse qualche soc- corso. Viveva egli in un' angusta cameretta di le- gno , una vecchiarella prestavagli quei pochi servi- gi di cui abbisognava, si nutriva di pan bollito e di frutti, ne beveva che acqua; semplice quanto mai era il suo vestito , e sul finir de' suoi giorni poco men che cencioso; tormentato, come fu, in questo ultimo periodo di vita dagli scrupoli, il suo enco- miatore Signor Cosimo Galeazzo Scotti racconta in questo proposito diversi curiosi anecdoti, alcuni dei quali riferisce anche il Sig. Ugoni nell' articolo da lui consacrato al Passeroni (i). Questo dotto e pio (r) Della Lettrvatiira ce. T. \. pa;;. aio. Libro III. 347 sacerdote cessò di vivere nell' anno j8o3. adì a6. di Dicembre, e ci lasciò un singoiar monumento della poetica sua vena nel poema del Cicerone di cento e un canti che contengono 11097. ottave, e nel qua- le a non pochi pregi vanno congiunti parecchii di- fetti, ma specialmente quello di una soverchia lun- ghezza per cui replicansi più volte le stesse idee , mentre resta abbandonato il prototipo, cioè Cicero- ne , di cui poco si parla nei primi volumi, e sol- tanto neir ultimo se ne dipingono in istile bernesco le azioni. La critica dei guasti costumi del secolo XVIII. , ecco r oggetto principale a cui 1' autore di- resse i suoi versi, nei quali trasfuse ed improntò tutto il candore , e tutta la semplicità della sua beli' anima , che palesa una somma rettitudine nel modo con cui biasima il vizio e dipinge i più umili costumi domestici , così proprii come quelli suppo- sti di Cicerone in guisa da renderli desiderabili ; scherza poi il Passeroni con molta grazia sul pro- prio merito poetico, e sovente pone se stesso sulla scena, dipingendosi con amabile ingenuità perlocchè leggonsi con piacere le sue ottave . Altro singoiar pregio riscontrasi in questo così prolisso lavoro, quel- lo cioè della buona lingua, cosicché studiandolo si apprenderà per questa parte più da simile lettura, che da tanti altri libri, i quali pretendono d'inse- gnarla per regole. Scrisse inoltre il Passeroni sette volumi di favole Esopìane, che d'ordinario sono una libera traduzione di quelle di Esopo, di Fedro e di Avieno di buona morale arricchite^ le quali così frizzanti non riescono come quelle de la Fontaine , lo stile però ne è facile e semplice, ma non corret- to in quanto alla lingua; abbiamo pure dello stesso autore dieci tomi di rime , che contengono dei pre* gi bensì, ma hanno anche dei difetti simili a quel- 34R Storia della Letteratura Ital. li del nominato poema ; fra queste poi leggoasi mol- ti capitoli berneschi assai felici. Lvn. LVII. Non saprei come medio compier potessi la Parini Abate • j- i r t i- • ^ . Giuiepj.e. sene di coloro ira gli Italiani che scrissero poemi , quanto col nome del celebre Giuseppe Parini , per ragionar del quale mi sarà scorta la vita posta in fronte alla edizione delle sue opere fattasi per cura dell'Avvocato Francesco Reina nel 1801. a Milano* Sul lago di Pusiano in un luogo detto Bosisio nac- que quest' uomo insigne nel 22. di Maggio del 1729., e il padre quantunque povero , si trasferi a Milano per educar bene questo suo vivacissimo figlio, in cui di buon' ora si conobbero non equivoci segni di ta- lento, e il quale per secondar la volontà del geni- tore si applicò alle scienze sacre e si fece sacerdote. Trascorsi i primi anni della sua gioventù nel mise- rabile mestiere di copista, onde sovvenire ai biso- gni suoi , andava come di soppiatto studiando li- bri di buona filosofia e si pascolava della lettura dei classici latini ed italiani. Un saggio del suo va- lor poetico per secondare gli amici pubblicò il Pa- rini all' età di 2,3. anni a Lugano con la data di Londra , da cui arguir si potè che sarebbe egli un giorno divenuto egregio Poeta ; questo componimen- to giovogli per venire ascritto all' Accademia dei Trasformati nell' articolo precedente da me nomina- ta, ed air Arcadia di Roma nel Voi. XIII. della qua- le inseri alcune rime liriche. Attaccato fin da gio- vane da una straordinaria debolezza di muscoli sof- frì assai nella virilità e nella vecchia] a, ma la mae- stà del suo portamento alla bellezza di tutta la fi- gura congiunta facevano maravigliar chiun V Edipo di Sofocle e altre tragedie moderne buo- ne, fra le quali la Merope del Mafì'ei . Questo ten- tativo ebbe un felice successo , ma però dovet- te il Riccoboni andar secondando il cattivo gu- sto del secolo, con far recitare alcune commedie po- polari e rozze , non intralasciando però ogni mezzo per introdurre un gusto migliore , e si accinse per- ciò alla difficilissima impresa della riforma del tea- tro Italiano. A quest'oggetto egli cominciò a valer- si delle- commedie Francesi , or traducendone alcu- ne, or formandone l'argomento per recitare^ come dicesi a soggetto ; e V esito fu più felice di quello che poteva sperarsi, perlocchè fattosi egli da ciò più animoso , compose una commedia intitolata La mo- glie gelosa , che venne applaudita , ma la poca riu- scita che ebbe una commedia d' Ariosto da lui pro- dotta sui teatri di Venezia, lo afflisse assai, e lo de- terminò di accettar l' invito di passare con la sua Compagnia in Francia nel 171 6., non avendo avuto effetto il disegno di andare in Ispagna dove era sta- to due volte chiamato. Egli passò dunque in Francia dove stette sino al 1729. e vi fu sempre udito con som- mo plauso. Invitato poi il Riccoboni dal Duca di Par- ma Antonio Farnese alla sua Corte colla carica di Ispet_ tor de' teatri per tentare la riforma del teatro Ita- liano, vi venne egli in fatti; ma accaduta la morte del Farnese nel 1731., se ne ritornò in Francia do- ve non recitò più ^ ma si occupò a comporre le sue Libro III. 4^^ opere appartenenti alla riforma del teatro. Morì poi nel 1753. alli 5. Dicembre, lasciando buon nome di se non solo come uomo più dotto di quel che co- munemente sembri possibile in quell' impiego , ma anche come uomo di onesti e saggi costumi, e ze- lante per la riforma del teatro da cui avrebbe vo- luto togliere quegli abusi che lo facevano riguarda- re dagli uomini religiosi come pericoloso , e que' di- fetti che agli occhi de' Dotti il rendevan oggetto di biasimo e di disprezzo. Quasi tutte le sue opere stam- pate sono dirette a questo oggetto e di esse se ne può veder F elenco presso il lodato Gav. Tirabo- ^^"^ (0- ^ LXXXIX. LXXXIX. La rivoluzione prodotta dal Riccoboni Verardo Dome- • T 1 MI 11 T 1- "ICO ed altri poe- giovo a migliorar lo stile della commedia e a nobi- ti comici. litarne gli argomenti ; cominciarono perciò gli Italiani ad applicarvisi con maggior fervore che per lo passa- sato, e trenta due commedie stampò il poeta Arca- de Domenico Verardo di Neocastro che fioriva nel 1710. (a); molte ne compose la Contessa Isabella Dosi Bolognese sotto il nome di Dorigista , morta nel 1735., la quale ne fece recitar non poche nel- la propria casa, ed alcune di tali sue rappresenta- zioni più volte ristamparonsi , il che dimostra V ag- gradimento e il piacere provato dal Pubblico nell' ascoltarle (3). Un lepido scrittore e poeta abbiamo neir Abate Vincenzo Rota Padovano che per più an- ni si trattenne in Roma appresso il Principe Mar- chese Angelo Gabrielli suo discepolo , letterato di (i) Leo. cit. Tiraboschi fa osservare che il Giornale dei Dotti Francesi ( Journal des Scavans ) ) diede sempre estratti favorevoli dei lavori del no- stro Riccoboni. (a) Zavarroni, Bibllctheca Calabra pag. 187. (3) Fantuzzi. Scrittori BoJognesi T. III. pag. 263. 4 14 Storia della Letteratura Ital. merito, e Cavaliere di singolari virtù adorno. Le opere del Rota che cessò di vivere in patria 1' an- no 1785. sono di vario genere , come può vedersi nel dizionario degli uomini illustri (i) parte Latine e parte Italiane ; ma fra queste distinguonsi cinque commedie scritte in puro Toscano e sparse delle gra- zie tratte dai valenti scrittori del secolo XVL, e sei canti sull'incendio del tempio di S.Antonio di Pa- dova stampati l'anno 1740. a Roma e poscia ristam- pati nel 1753. a Padova. Una traduzione in versi sdruccioli delle commedie di Terenzio ci diede 1' Abate Francesco Bellaviti Bassanese morto nel 1782,. la quale è da alcuni stimata (2), ma nuli' al- tro io so di questo autore se non il presen- te cenno fattone dal Sig. Gamba. Gran rumore le- vò per qualche tempo in Italia l' Abate Pietro Chia- ri Bresciano dotato di genio non ordinario, ma non però scrittor singolare. Fiori egli dopo la me- tà del secolo XVIII. e sebben abbia stampato as- sai, tuttavia non si acquistò una fama corrispondente, poiché il desiderio di distinguersi fece che si allontanò dalla naturalezza nello stile tanto necessaria ad ogni scrittore , e li suoi pastori e le sue villanelle schic- cherano i sentimenti della più sublime filosofia. Uscito dalla Compagnia di Gesù dove stette per qualche tempo, si fece sacerdote , e si diede a compor com- medie con r idea di emular Goldoni , ma non vi riuscì in conto alcuno, e restò di gran lunga a lui inferiore , con tutto ciò acquistossi il Chiari forte partito specialmente in Venezia. Chiunque legger vorrà le sue produzioni , vi riscontrerà una feconda e fervida immaginativa , ed una armonia continua nel verso ; (i) T. XVII. pag. ai3. (») G«mba. 6«39«n«si illustri pag. 7». Libro III. 4^^ ma privo come si disse, quale egli era delle prin- cipali doti volute in un poeta, le sue commedie in copia stampate , e le sue quattro tragedie incontra- rono poco; riusci però meglio nei Romanzi , alcuni dei quali furono avidamente ricercati e lo sono tut- tora come la Giuocatrice del lotto, la Ballerina ono- rata e varii altri fra la copia grande che ne scrisse, e che sono caduti in una piena dimenticanza (i). Sostenne con gran fama la parte di Brighella nella famosa Compagnia comica Sacchi Atanasio Zanno- ni Ferrarese , e all' abilità grande nelP arte sua congiunse una probità e religion singolare ; mori egli nel 1792. e stampossi a Venezia nel 1787. la raccolta de' suoi varii motti arguti allegorici e sati- rici ad uso del teatro, dedicata al Sig. Conte Giu- seppe Alcaini. XC. I miei lettori avranno finora veduto che xc. brevi passi verso la perfezione fece la poesia co- Goidom c*rio. mica per opera di coloro da noi fin qui ricordati che la coltivarono; e se l'Italia non avesse altri soggetti da contrapporre agli scrittori comici delle altre nazioni , ad esse ceder dovrebbe per questo ramo di amena Letteratura il vanto. Ma feconda come ella ognor fu di nobili ed elevati ingegni, non le mancò in Carlo Goldoni il suo Plauto e il suo Terenzio moderno ; che se egli alla scuola si ammae- strò specialmente dei Francesi, tali e tante novità utili introdusse nel teatro che a buon dritto chia- mar puossi il Padre della commedia Italiana. Chi volesse minute ed estese notizie della sua vita, può soddisfare la propria curiosità nelle voluminose me- (i) Dizion. degli Uom. ili. T. IV. pag. 3oi. Accadde all' Ab. Chiari ciò che avvenne al Fagiuoli , cioè di esser maltrattato dalla Frusta lett. T. IL pag. a58. Ediz. di Milano , ma qui ancora ripeter conviene quanto allora si di$$« intorno ai {jiudizii del Baretti. 4i6 Storia della Letteratura Ital. morie dallo stesso Goldoni in lingua Francese stam- pate in tre tomi ^ e portate sino a dieci volumi in una cattiva versione Italiana che se ne fece. Io però attenendomi a quanto ne compendiò 1' illustre Conte Gio. Battista Corniani (i) , dirò soltanto ciò che basti a far conoscere il carattere di questo poeta e le sue produzioni teatrali, aggiungendovi però alcune noti- zie tratte dalla vita scrittane dal Sig. Luigi Carrer (2). Modena fu in origine la patria della nobil fami- glia Goldoni , la quale per non so che motivo abban- donò questa nostra città e si trasferì a Venezia , do- ve nel 1707. nacque Carlo il quale vivendo in una famiglia che di soli divertimenti di musica e di rap- presentazioni sceniche si occupava, ebbe tutto l'agio di poter sviluppare il proprio genio portato al comi- co ed al buon umore. Destinato da sua padre Giulio medico di professione a fare li suoi studii a Rimini , trovò colà una Compagnia di Commedianti coi quali, dalla naturai sua inclinazione violentemente spin- to si addomesticò , ed avendo ad essi dimostrato il suo desiderio di riveder la madre che col marito di- morava allora a Chioggia, quelli gli si offersero di con- durvelo senza veruna spesa. Non seppe il giovine Carlo resistere alla tentazione e approfittò di tal propizia occasione per riveder i genitori, abbando- nando senza loro permesso gli incominciati studii. Giunto a Chioggia^ presso la madre trovò buona accoglienza , ma il padre da prima la intese male, presto però depose la severità mostrata , e sì rappaci- ficò col figlio (3). Questo fu il primo indizio che il giovine Goldoni diede del suo trasporto per le Gom- (i) Secoli della Letteratura T.IX.pag. 3a4. (») Questa vita sta in fronte alla edizione delle commedie di Goldoni fatta a Venezia da Girolamo Tasso 1824. in li.'' (3) Corn* vita cit. pag. 16. LlBROlII. 417 pagnie comiche, e di quella straordinaria forza clie verso di esse lo attirava ; ma insiem dimostrò l'af- fettuosa indole del suo cuore che lo mosse in trac- cia de' suoi genitori. Frattanto i manifesti segni di talento che in lui sviluppavansi, impegnarono il Mar- chese Goldoni- Vidoni Governator di Milano che ave- va contratto amicizia con suo padre Giulio , a pro- curare a quello un posto nel collegio del Papa in Pavia, dove mantenevansi gratuitamente a studio alcuni alunni. Funesto però riuscì al Goldoni il sog- giorno di Pavia, perchè invece di attendere alle scienze, si diede in balia dei divertimenti e a colti- var soltanto il ballo , la musica e le arti cavallere- sche ; e sì poco concetto unitamente ad alcuni altri scolari egli acquistossi , che alcune delle più illustri e specchiate famiglie della Città procurarono con buone maniere di non riceverli più in casa ^ allorché quella scapestrata gioventù vi si portava a far le con- suete visite. Questo contegno dei Sigg. Pavesi punse al vivo gli scolari e giurarono di trarne memorabile vendetta; al quale oggetto eccitarono 1' animo già inasprito e per se fervido del Goldoni^ che assunse un così brutto impegno fidandosi sulla parola dei compagni che non avrebbero mai svelato il suo no- me. Scelse egli per vendicarsi 1' arma terribile della satira ; e compose una commedia sul gusto di quel- le che gli antichi Romani chiamavano Atellane^ ge- nere di composizione ardito e stravagante , nella quale immaginò che formar si dovesse colle mem- bra femminili qua e là raccolte una donna bellissi- ma intitolata il Colosso della bellezza. Può lìgurarsi ognuno se le Signore Pavesi furono ben concie in questo libello, quante invidie destassero le premi- nenze , e quante amarezze eccitasse nei cuori di quelle Dame l'esposizione dei loro personali difetti; Tomo IH. 27 4» 8 Storia della Letteratura Ital. e a render vieppiù pungente il dileggio il poeta ideò j, che moltissimi professori, sono parole del Garrer{i)^ „ chiamati a dar giudizio sulla fatta scelta, prendes- ,^ sero a censurare con tanta libertà e pertinacia „ ogni parte del Colosso che il maggiore e più pa- „ lese ludibrio di donne credo mai non si desse . „ Pari alla causticità e impertinenza della satira risve- gliossi il risentimento in tutti i Pavesi, ma special- mente nelle Signore, e non avendo i compagni del Goldoni saputo o potuto conservare il segreto, fece egli assai a scampar la vita fuggendo , può dirsi^, da Pavia e ritornato mesto e confuso a Ghioggia mi- se giudizio e propose di non mai più lacerar la fama altrui, proponimento da lui religiosamente mante- nuto finché visse. XCT. XCI. Anche questa volta suo padre e con tutta Continuazione . . ^i- • i > t n t i delle vicende di ragiouc sommamcutc SI attlisse e si sdegno col nglio,cne Goldoni. aveva consumato tre anni a Pavia per farsene cacciare con infamia ; ma le lagrime di sua madre, e V amor naturale dei genitori verso i figli ottennergli nuova- mente il perdono, e andato Garlo con Giulio nel Friuli indi a Gorizia , e dopo ritornato in detta Provincia vennero essi cortesemente ricevuti dal Gonte Lan- tieri in una sua villegiatura , dove il giovanetto per divertire la nobile compagnia colà raccolta mise in azione la Bambocciata ossia lo starnuto d? Ercole di Pier -Jacopo Martelli. In appresso poi allorché ottenne il nostro Garlo impiego nella cancelleria del governo di Feltro, radunò alcuni giovani di- lettanti ai quali recitar fece varie rappresentazio- ni drammatiche , e si provò anch' egli a scrivere qualche composizione per il teatro. Non ostante que- sta sua decisa inclinazione , egli coltivò anche gli (i) Taf. al. Libro III. 419 studii legali , si laureò in giurisprudenza a Padova , e cominciò in Venezia con fausti auspicii la carriera di avvocato ; ma colto nei lacci d' amore cominciò a trascurare lo studio, e si diede a comporre canzoni a foggia di serenate in lode della sua bella che poi abbandonò , e recossi a Milano impiegato nella se- greteria del Residente Veneto presso il governo Austriaco. Conobbe colà il nostro Goldoni il medi- co Buonafede Vitali uomo singolare, che invece di esercitar , come avrebbe potuto , con lode la sua professione , amava meglio di girar per 1' Europa come un paltoniere, occultandosi sotto il nome dell' Anonimo , e trattenendo a sue spese una truppa di commedianti per divertire il popolo. Non è a dirsi se il Goldoni ricercasse o no 1' amicizia di costui, e della sua Compagnia alla quale diede a recitar qual- che composizione drammatica in cui cominciava ad occuparsi ; ma non può dirsi che stabilmente si de- stinasse alla poesia comica , se non dopo il suo ri- torno da Milano a Venezia nel qual viaggio essen- do stato dagli assassini spogliato^ si fermò in Ve- rona dove avendo trovato alcuni comici suoi ami- ci , si consolò subito, e si acconciò con questa Com- pagnia di cui era capo un certo Imer , che lo sti- pendiò arruolandolo fra i soggetti di questa truppa. Secondo il costume delle Compagnie comiche giran- do per le varie Città d' Italia capitò a Genova il Goldoni , e vi conobbe la giovane Conio di civile e costumata famiglia, e la sposò , indi si ricondus- se a Venezia, dove ebbe la sventura di perdere in causa di una truffa usatagli da un avventuriere Ra- guseo tutta la dote della suddetta sua sposa , ma il suo umor gioviale non gli permise di affliggersi per- ciò , e si divertì cavando da questo caso P argomen- to di una commedia. 4^0 Storia della Letteratura Ital. xcii. XGIL Visitò egli nel 1742. la Toscana, ed es- Continuazione •, ■• _.. • > . di quanto risguar-sendo anclato a Fisa recito in una adunanza della da il Goldoni. Coi^nja Alfca un sonetto che gli procurò molti ami- ci^ i quali lo consigliarono a stabilirsi , come fece in quella città per esercitarvi la professione d' av- vocato, e in breve tempo acquistò riputazione tale che guadagnava non poco; ma trovandosi a Livorno la Compagnia Madebach, non potè resistere il no- stro avvocato alla naturai sua inclinazione per il teatro , e si unì con essa in qualità di poeta com- positore ne mai più abbandonò questo mestiere. Co- nosceva ben egli a quale avvilimento ridotta fosse la commedia Italiana , specialmente per il pessimo uso introdotto delle rappresentazioni a soggetto ^ nelle quali i Comici pienamente ignoranti , ed am- maestrati soltanto in lubrici equivoci e nelle più vi- li e sconce buffonerie , trattenevano il volgo con queste merci atte soltanto a corrompere vieppiù i già guasti costumi. Si propose quindi il Goldoni l'u- tile e nobile scopo di riformare il teatro comico Italiano, escludendo dalle commedie le oscenità di cui erano imbrattate , e introducendo caratteri trat- ti dalla natura e massime savie , sbandendo affatto le commedie a soggetto, fonte inesausta d' ogni ma- niera di sciocchezze e di scostumato parlare (i). Riu- scì egli felicemente nelP ardua impresa cosicché Vol- taire gli scrisse ,, Voi avete riscattata la vostra pa- ,, tria dalle mani degli Arlecchini. Vorrei intitolare „ le opere vostre l' Italia liberata dai Goti „ (2). La (i) Se gli attori a soggetto fossero stati tutti del calibro di Antonio Sacchi di cui più sopra parlai , inarrivaLile specialmente nel far la parte d'Arlecchino, e di cui il Goldoni fa il ])en dovuto elogio ( sue mem, Caj), XLI. ) allora si sarebbero potute permettere simili rappresentazioni ; ma ili mille attori uno se ne troverà come Sacchi. (2) Lettere di Voltaire scritte al Goldoni in Italiano e da (juesto pul)- lilicate nella prefazione alla Pamela maritala. Libro III. ^2.1 necessità però in cui sovente trovavasi questo poe- ta di scrivere commedie per vivere , fece sì che nel- le prime sue produzioni dovette in parte almeno as- secondare le idee allora dominanti nei Comici, e non potè così tosto purgare il teatro dagli accennati gravissimi difetti; tuttavia a poco a poco ottenne di educar, direm così, la platea, e accorsero in folla gli ascoltanti alle sue commedie morigerate e ra- gionevoli. Ma il credito da lui acquistatosi e clie gli procurò il titolo di Proto Comico nel celebre Giornal di Milano intitolato il Caffè (3) , non migliorò la sua sorte , e parte per il suo carattere, parte per man- canza di Mecenati doveva il Goldoni lottar conti- nuamente col bisogno , e comporre ognora 0 per un teatro o per l'altro, finché chiamato in Francia ac- cettò l'invito 5 e andò nel 1761. a Parigi dove pas- sò assai meglio che fra noi il rimanente de' suoi giorni. Chi sa che a prendere una tale determinazio- ne , la quale certo non fa all' Italia troppo onore ., non lo inducessero oltre i suoi bisogni che eran con- tinui, le contrarietà a cui non ostante la sua cele- brità andò soggetto. I suoi nemici che aumentavan- si al crescer della sua fama, si valsero delle stesse sue armi per combatterlo. Dopo che egli ebbe pub- blicata la commedia della Vedova scaltra universal- mente applaudita, comparve una composizione dram- matica sullo stesso argomento, nella quale coi modi più vili e plebei dileggiavasi il Goldoni, cosicché restò indeciso se quella vituperevole contumelia manife- stasse più la malignità e la perversità , o la balor- daggine del suo autore. Sebbene avesse il Goldoni sortito un pacifico naturale , tuttavia non potè so- stenere in silenzio così grave insulto , e lasciò le bri- (3) Voi. I. art. commedie. 4^:* Storia della Letteratura Ital. glie al proprio risentimento con un dialogo che in- titolò L' apologia della Vedova scaltra, condotto con tutta r arte possibile e con tutta P asprezza della bile condito. Ne valsero a impedirne la stampa le insinuazioni di qualificata persona che temeva potes- se il poeta incontrar brighe col governo il che però non avvenne ( i ) ? ^ stampato che fu il dialogo volò rapidamente per le mani di tutti , e i suoi avver- sarli formarono per qualche tempo l'oggetto delle risa xciiT ^^^^^' ^"^^^-i'^ Venezia (2). Dimora del Gol. XCIII. Giuuto ìu Parigi comc dicemmo, il poe- ' ta, i Giornali Francesi si compiacquero di annunzia- re al Pubblico r acquisto che faceva la Francia di un così eccellente scrittore, il quale corrispose alle dimostrazioni di stima colà ricevute, ed assiduamen- te componeva ad uso del teatro Italiano in Parigi , e del Portogallo che per uu solo dramma colà spedito gli offri mille scudi in dono; gli Inglesi poi applau- dirono oltre modo ad un altro scritto dal Goldoni composto per il loro teatro. Il Riccoboni da noi più sopra ricordato che trovavasi contemporaneamen- te al Goldoni in Parigi ^ giovogli ad acquistar mag- gior fama , traducendo in lingua Francese alcu- ni suoi pezzi comici. La Damigella Sassone Silve- stre che era alla Corte della Real Delfina, e che gustava ed ammirava le commedie del nostro Ita- liano, conoscer lo fece a que' Principi che conferi- rongli V impiego di precettore di lingua Italiana dei figli di Francia, al che pochi anni appresso fu ag- giunta una pensione di lire 4000. Tornesi, mentre il Goldoni ebbe poco o nulla da faticare in tale cari- (i) Il Man;isfrafo dopo questo fatto vietò severamente che si rappre- sentasse cosa alcuna se prima non era riveduta. (2) Carter, vita ce. T. I. jiaj. 99. loo. Libro III. 4^^ ca. Fra le sue commedie recitate in lingua Fran- cese, niuna piacque tanto quanto il Burbero benefi- co a bella posta da lui scritto per il teatro France- se, e tale incontro fece questa commedia che Voltai- re scrisse ,, essere debitrice la Francia ad uno stra- ,j niero di averle ridonato il gusto della buona com- 5, media depravato dalle stranezze del comico pia- „ gnoloso „. Allorché nel j 780. scoppiò la rivoluzione, egli ebbe la sorte di non provarne i guai, e la con- venzion nazionale gli conleiniò la pensione devolu- ta poi alla moglie all'epoca della morte di Goldo- ni avvenuta nel 1792. mentre aveva anni 85. dieta. Questo esimio autore fu come invasato dalla dram- matico-mania che abbandonar lo fece, come vedem- mo , la carriera di avvocato , la quale specialmente in Pisa cominciato aveva ad esercitar con frutto; ma ebbe sempre un ottimo cuore e un carattere natural- mente allegro , onde non si lasciò mai abbattere dal- le tante sventure alle quali soggiacque; seppe egli cap- tivarsi l' animo dei Letterati Francesi e placò Diderot contro lui benché a torto sdegnato (j); ottenne anche 1' amicizia del misantropo Rousseau , e il suo pruden- te contegno evitar gli fece più critiche specialmente in paese straniero dove per così lungo tempo visse. XGIV. Quando il nostro Goldoni cominciò a seri- xciv. vere , compose alcune rappresentazioni semitragiche ca'doui!'''* ^ e varii melodrammi in versi_, ma questi lavori sono poco felici , ed egli stesso confessa di non esser mai stato poeta. Accintosi poi a formar commedie , ta- le successo in questo genere egli ottenne che Vol- taire chiamollo Pittore e figlio della natura , e il Cor- niani molto a proposito dice ,, (2). Pochi autori rer- „ tamente si contano i quali al par del Goldoni , (1) Vedi il fatto narrato da Corniani . Secdi della letter: T. IX.pag. 33i. (a) Op. cit. T. IX. 335. 424 Storta dfxla Letteratura Ital. 5^ siano stati dotati di quella particolar attitudine , 55 di quel tatto squisito che guida con sicurezza a 55 conoscere i costumi , le forme della comune vita , y, a distinguere le minime differenze , a rilevare i ri- 5, dicoli di ogni condizione del volubile mondo „. Tut- to ciò egli seppe dipingere con grande naturalezza nelle sue commedie, e non avvi direi quasi situazio- ne un poco interessante nella civil società, vizio o caricatura , che non abbiagli somministrato fecondo soggetto di teatrale componimento. I suoi caratteri sono veri , sostenuti dal principio sino al fine del- la commedia, l'intreccio riesce sempre più o me- no interessante e sospeso sino al termine dell' a- zione , lo sviluppo per 1' ordinario accade felice- mente e molte volte inaspettato. Non ha ommesso il Goldoni di imitar chi lo precedette, è vero, ma lo ha sempre fatto con avvedutezza^ e in modo che le cose da lui imitate compariscono originali ; e una bella prova di ciò ne abbiamo nella sua commedia intitolata la Scozzese. Voltaire ne aveva già pubbli- cata una con lo stesso titolo, la quale avendo in- contrato assai il genio dei Francesi, venne da alcu- ni poeti delle Compagnie di Venezia tradotta e con giunte variata ; mentre però queste versioni portate sulla scena incontrarono i fischii e le risate degli uditori , Goldoni maneggiò lo stesso argomen- to e compose la sua conmiedia la Scozzese in Lon- dra , imitando bensì quella di Voltaire, ma variandola in modo che si addattasse al genio degli Italiani, e procurando di ritrarvi le costumanze ed i sentimenti proprii dei personaggi che nella rappresentazione figu- rare dovevano ; e così adoperando ottenne di produr- re una commedia può dirsi affatto nuova ^ e che si sento ognora con piacere riprodotta sulle scene (i). (1) Carrer. Vita ec. T. I. pag. 141. 142. L I n R o III. 425 La moltitudine però dei pezzi da lui composti che ammontano a più di cento, fa che se ne tro- vano bensì fra essi non pochi assai pregevoli^ ma alcuni se ne incontrano anche deboli , e general- mente parlando ;, non ebbe il Goldoni uno sti- le abbastanza colto , e alquanto trascurata ne è la lingua. Il Conte Carlo Gozzi di cui parleremo qui sotto , si distinse fra gli altri nel rilevare questo ed altri difetti del Goldoni , ed oltrepassò i confini del- la giusta critica spiegando una bile decisa contro questo Autore (i); ma sorse poi a sua difesa Fillustre Conte Gasparo Gozzi fratello di Carlo assai piìi dot- to di lui, perlocchè 1* opinion sua deve in faccia del colto Pubblico prevalere (2). E a dir vero se negar non si può che Goldoni sia trascurato , non però sempre _, in quanto alla lingua, tanti altri pregi ren- dono gradite le sue teatrali composizioni , che il lettore facilmente gli condona la trascuratezza dello stile; aggiungasi a tutto ciò che ai tempi di Goldo- ni generalmente parlando, la nostra lingua era poco studiata^ e dolevansi i Letterati del decadimento in cui giaceva , onde non fa meraviglia se il nostro poeta comico non si curò gran cosa della purità del- l'idioma, ma pose ogni studio perchè gli argomenti delle sue commedie riuscissero nuovi, interessanti, e per- chè P intreccio , la condotta e lo sviluppo corrispondes- sero pienamente all'oggetto propostosi, e perchè i ca- ratteri de' suoi personaggi si mantenessero costanti pe^ tutto il corso dell' azione. Oltre la lingua i più rigidi censori rimproverano il Goldoni, perchè molte volte nella condotta della favola cerchi piuttosto la verosimiglianza che la maraviglia e la sorpresa, perloc- (i) Motivi particolari , come vedremo parlando del Gozzi, lo eccitaro- no a criticar il Goldcni. (a) Carrerj vita cit. T. I. pag. 127, ia8. 4^6 Storia della Letteratura Ital. che avviene talora che diverse scene sono bensì veri- simili , ma troppo popolari ed abjette, e potrebbero senza alterar la sostanza dell' argomento ommettersi ; al che risponderemo che nelle commedie le quali so- no dirette a rappresentar fatti che accadono ogni gior- no in società, non si deve procurare il maraviglioso, bensì l' imitazione del vero e del naturale. Quantunque le commedie di Goldoni confrontate con quelle che prima di lui rappresentavansi sulle scene ^ dir si debbano castigate anzi che no ; tutta- via ve ne sono fra esse di quelle che risentono del vizio del suo tempo ; e il Sig. Dottor Pietro Schedo- ni si è presa la briga di esaminar il teatro di Gol- doni e di partitamente rilevare i difetti delle sue commedie in punto di costume (i). Io converrò se- co lui, come anche dice il Sig. Corniani , che il no- stro poeta oltrepassò alcune volte i confini della vo- luta morale castigatezza , ma dirò bensì ancora che moltissime delle sue commedie vanno esenti da tale difetto , come può convincersi chiunque legger le vo- glia; e che qualunque volta vengano da abili attori rappresentate, riscuotono la pubblica approvazione? e 1' uditore parte dal teatro contento. Abbiamo poi una nuova e continua prova del merito deciso del Gol- doni nell' arte comica, per cui egli è superiore a tutti quelli della sua sfera che si conoscono , nella ri- stampa continuamente replicata delle sue commedie, come accade appunto dei drammi di Metastasio . Io qui non mi tratterrò a confutare le invettive contro il Goldoni scagliate dal Baretti (2) nella sua i^/-«5/^« let- teraria , perchè si sa qual penna satirica e mordace egli maneggiava per dritto e per traverso , e per- (i) Influenze Morali. Opera del Sig. Schcdoni. (1) Frusta lett. T. IL Ediz. di Milano. LlliELO III. 4^7 che arrivò persino a negare die il Burbero benefico riputata una delle migliori commedie di Goldoni, fos- se opera di questo Autore , mentre ninno eh' io sappia, glie 1' ha mai contrastata ; dal qual contegno di questo avversario rilevasi che il mal animo e non la verità guidava molte volte la sua penna . Io non intendo già con ciò di asserire che tutte le cri- tiche fatte dal Baretti alle commedie di Goldoni sia- no irragionevoli ; dico soltanto che V Aristarco oltre- passò i limiti del dovere, e quindi non molto peso dar devesi a quanto egli scrisse in questo proposito (i). XCV. Come il Goldoni ci lasciò le memorie della xcv. sua vita , così il Conte Carlo Gozzi Veneziano fra- q,"t\o. tello di Gasparo di cui più sopra a lungo si è det- to, stampò le Memorie inutili della sua vita scritte da lui medesimo e pubblicate per umiltà, nelle quali fra le tante bizzarrie dello scrittore quella si incon- tra di aver egli taciuta l'epoca della sua nascita, che il Sig. Ugoni fissa all' anno 1722. nel mese di Mar- zo (2). L' Abate Verdani e il Chiar. Anton Federigo Seghezzi non che l' esempio del fratello Gasparo sunnominato, svilupparono la naturale inclinazione di Carlo allo studio della poesia , della eloquenza e del- la lingua Italiana, per modo che le fatiche da lui sostenute gli cagionarono una epistassi , che lo mise a pericolo della vita ma ne campò. Apostolo Zeno che lo conobbe fanciullo e riscontrò in lui singoiar talento, gli aprì la copiosa sua Biblioteca, e così gli giovò assai a conoscere l'amena Letteratura per la quale aveva una felice disposizione, come dimostrò componendo in età di soli nove anni un sonetto (i) Nei due voi. II. e III. della vita di Gcldoni del Carrer si ragiona a lungo dell'arte comica presso gli antichi ed i moderni^ e delle commedie di Goldoni ; e con essi ognuno può diffusamente istruirsi sopra questo soggetto. (a) Della Letteratura Ital. T. HI. pag. 69. 428 Storia della Letteratura Ital. bernesco nelle citate sue memorie stampato. Disse- stati essendo come già si disse ^ parlando di Gaspa- ro, gli affari della famiglia Gozzi, Carlo andò col Provveditor Girolamo Querini in Dalmazia , dove di- morò tre anni , e provò varie vicende dal bizzarro suo umor cagionategli , e che come non appartenen- ti alla storia letteraria intieramente ommetto , come pure altre notizie su gli affari della sua famiglia e su gli amorosi di lui intrighi ; dirò solo che giunto egli a Zara soffrì una mortale infermità , riavutosi dalla quale studiò con qualche premura la matema- tica e la fortificazione ^ ma ritornato poi a Vene- zia più non vi pensò dedicandosi intieramente alla poesia comica. Mentre il Goldoni procurava di migliorar la com- media togliendo a poco a poco quelle dette dell'arte? e levando dalla scena le maschere, il Gozzi disap- provava queste massime e voleva sostenerne 1' uso , come una proprietà dei Veneziani, al che fare lo moveva poi anche il particolar motivo di favorire la compagnia Sacchi , che aveva questi soggetti i qua- li rappresentavano le maschere, e che sommo danno provato avrebbero se prevalevano le commedie di Goldoni . Da quell' epoca prese il Conte Carlo Goz- zi a proteggere la detta Compagnia, con cui stette venticinque anni regalandola delle sue composizioni, ed istruendone gli attori e le attrici delle quali era il confidente. Ingelositosi egli una volta perchè Pie- tro Antonio Gratarol segretario del Senato trattava la commediante Teodora Ricci da lui istruita e pro- tetta, dicesi che se ne vendicasse esponendo sulla scena una commedia intitolata Le droghe di Amore (i) , in cui si pretese che Don Adone uomo alla moda e dileg- (i) Ugoni ce. T. III. paj,'. 77. 78. Libro III. 429 giatore dei costumi antichi imitasse il segretario sud- detto , e a formare un tale giudizio contribuì mol- tissimo il veder P attore che rappresentava Don A- done , di statura e di cappellatura simili a quelle del Gratarol . Tale e tanto rammarico provò questi , che dopo di aver tentato, ma inutilmente, in Vene- zia ogni via per impedire la rappresentazione di detta commedia, andò a Stokolm a stampare una narrazione apologetica ^ indi all' Isola di Madagascar dove morì di dolore e di rabbia. Scioltasi poi la Compagnia Sacchi, continuò il Gozzi alcun tempo a scrivere per il teatro , ma 1' avanzata sua età , e le disgrazie accumulatesegli addosso in vecchiaja fecero che nel 1798. finì di stampare le memorie della sua vita, ed otto anni dopo cioè nel 1806. morì il giorno 6. di Aprile contando anni 84. di età. XGVI. Un lungo esame ci presenta il Sig. Ugo- dTeL dei ni (i) delle rappresentazioni di Carlo Gozzi nelle^^"**'^^'^^"^^»^- quali 1' autore introdusse macchine , trasformazioni , divinità ed altre stravaganze , che alla plebe piace- vano ,, . Notabile però è 1' arte , così dice il Signor _,, Napoli Signorelli^ (2) da lui adoperata con cui „ mescolando le piacevolezze comiche alle pertur- _,_, bazioni tragiche ^ e le favole anili alle metamor- „ fosi a vista , seppe lusingare i Veneziani , i quali „ attentamente ascoltavano le sue così strane com- „ medie „ Non ostante però tali singolarità per cui fece bensì il Gozzi in Italia rumore alla prima , ma poscia dimenticaronsi le sue commedie , trovò egli presso i Tedeschi e traduttori, ed editori, ed i cri- tici Francesi ne fecero argomento di lungo esame ( I ) Pag. 81 . e seg. (a) Storia critica dei teatri T. VI. pag. aay. ^5o Storia della. Letteratura Ital. e di molte discussioni . Ne si può negare a queste produzioni teatrali qualche pregio^ come già dissi più sopra ; ma V essere il Gozzi sempre vissuto in compagnia di gente abjetta_, e la iaimicizia da lui dichiarata alla vera cultura ed alla Filosofia , furo- no il motivo , dice il Sig. Ugoni , che non curossi di ripulire le sue commedie, né di togliere da esse quelle idee che più urtano il verosimile, in somma non badò a quel canone d* Orazio Est modus in rebus etc. A tutto ciò aggiunger si deve poi che il Gozzi co- nosceva poco la purità della lingua quantunque il Ginguenet ne lodi ognora lo stile (i); perlocchè le ' sue così dette Fiabe sono scritte in versi ma alla peggio. In molte di esse prese egli a pungere li suoi antagonisti Goldoni e Chiari, come fece già Aristo- fane nel teatro di Atene ; ma mentre la fama del primo di questi si stese ovunque, e le sue comme- die si leggono con piacere , quelle del Gozzi al pre- ' sente più non si rammentano ne i Comici Italiani le recitano. Chi desiderasse ulteriori notizie sopra le commedie di questo scrittore e sulla sua indole può consultare il più volte nominato Sig. Ugoui e le memorie da noi sopramentovate. Fed^eHliCamii- XGVII. Dopo chc abbiamo esposte le vicende di lo.Aibergati Ca- „^gg^- poeti comici primari], 6 doDO che abbiamo in pacelli Francesco 1 ■•■ ••• ^ . . ./, . ed altri. succiuto fatto conosccrc i pregi e' i difetti delle loro commedie , pochi altri rammentar possiamo che in questo secolo si dedicassero a tal genere di poesia , ma non dobbiamo tuttavia passar sotto si- lenzio due di essi, voglio dir Camillo Federici Tori- nese , e il Marchese Francesco Albergati Gapacelli (i) De 1» Liiier.dll midi d« 1' Kurope T. IL pag. SgS. SgS. ) Ugoni pag. 100. in nota. ). L I B R O III. 43l Bolognese. Il primo che mancò di vita nel 1802. fe- ce con le sue commedie spettacolose qualche rumo- re in principio, ma poi decaddero. Non mancano es- se è vero, di una certa forza comica, e alcune scene dir devonsi assai bene ideate ; ma queste rappresen- tazioni chiamar si possano piuttosto romanzi che commedie ; confuse nell' intreccio , forzate nello svi- luppo, risvegliano poco interesse anche per il lato dello stile gonfio e declamatorio (i), e per i carat- teri non verosimili, perchè non naturali e traspor- tati air eccesso. Di ben diversa tempera sono le pro- duzioni del Marchese Albergati nato in Bologna 1' anno 1728. e morto nel i8o4' Le sue comme- die gli hanno acquistato nome e riputazione non solo in Italia ma anche Oltramonti, come quelle che vanno adorne di non volgari doti e di non comuni bellezze. Sono in fatti da pregiarsi in es- .se la regolare e giudiziosa condotta _, la sana mo- rale , le aggradevoli pitture , le situazioni interes- santi e lo stile puro e forbito . Se vi si desidera maggior verità e naturalezza ne' caratteri , maggior rapidità nel dialogo e quella forza comica che è 1' anima di tali componimenti, e che procede dal ge- nio più che dall'arte, vi si trova in cambio una scru- polosa esattezza di disegno, una squisita eleganza di lingua, un delicato riguardo per la decenza teatra- le , ed uno schietto tuono di coltura e di urbanità frutto di sceltissima educazione •, cosi che 1' Alberga- ti si giudica il secondo comico italiano avendo già occupato il primo seggio il suo amico Goldoni (2). Un altro compositor di commedie rappresentate per più anni alla presenza del Re di Napoli Gar- (i) Cardella. Compendio ec. T. III. pag. 371. {2) Card«lla ec. ivi p. 4'^. 432 Storia della Letteratuoa Tu al. lo III. abbiamo in Domenico Baroni Marchese di Li- veri che fiorì dal 1740. al 1750. Quantunque le sue rappresentazioni teatrali nell' intreccio e nello svi- luppo sentissero assai del Romanzesco , tuttavia si dipingono in esse con gran verità i costumi e le ma- niere correnti , vi si rileva con grazia e maestria il ridicolo , né mancano di verosimiglianza, e piace la locuzione dei personaggi Napoletani. Opera buffa. ^^ ^'^S' Napoli Siguorclli (1) che mi ha somministra- to questo giudizio sulle commedie del Baroni]^ dà pur in breve la storia dell' Opera Buffa che sta fra il dramma e la commedia, ed io credo che non sarà discaro ai miei lettori di conoscere quanto ci fa sa- pere quell'esimio scrittore su questo argomento. L'opera buffa nacque in Napoli e nacque sobria, essendo ogni poeta persuaso sin dal cominciar del secolo XVIII. di non aver dalla musica ricevuta la facoltà di allontanarsi dalle regole del verosimile. Furono dunque vere commedie le opere buffe di Francesco Antonio Tullio , e quella del Lalli ( Seba- stiano Riccardi ) intitolata l' Elisa cantata in Venezia con la musica del Ruggeri nel 171 1. si conosce per la prima commedia vera in musica rappresentata su quelle scene. Molti Autori nomina il Sig. Napoli Si- gnorelli i quali hanno composto opere buffe; e fra questi merita special ricordanza Gennaro Antonio Fe- derico Napoletano inimitabile per il colorito Tizia- nesco de' suoi ritratti comici; Antonio Palomba che fu poi come un caposcuola ma di scolari , che da lui degenerarono , e finalmente D. Gio. Battista Lo- renzi (2) che fiorì dal 1766. al 1773. Perito egli (i) Storia ec. T . VL pag. 227, (a) L'Opera l)iiffa_, che ha per titolo la Seiva padrona^ servi;, per ((ii ari- lo dice Marmontel nella poetica Francese, di scuola a (quella Nazione in questo genere. Libro III. 433 nelP arte, dotato di naturale piacevolezza, facile nei partiti e nei motteggi, testimone dell'alterazione del gusto avvenuta per le recenti mostruosità, sce- glier seppe questo autore la maniera più idonea per riuscire^ cioè eccedere nel comico popolare alteran- dolo con tragiche situazioni . Altri poi ne abbiamo che riuscirono felicemente in tali composizioni dei quali avendo già ragionato, come lo Zeno^ il Pariati, il Goldoni, e il Canonico Costi di Montefiascone, reputo inutile il trattenermi più a lungo su questo argomento. La storia del ballo e quella della musi. ca nel secolo XVIII. ha somministrato al Sig. Na- poli Signorelli materia per V ultima parte dell' ope- ra sua da noi più volte citata , alla quale rimande- remo i lettori curiosi di istruirsi intorno a ciò (i); come pure consultar possono il Trattato pratico teo- rico del ballo dato in luce nel 1779. da Gennaro Magri in due Volumi. (,) T. VI. p. a89. . »«g. Tomo III. a 8 4^4 LIBRO III. CAPO IV. Poesia Latina. I. i^e la copia dei poeti clie hanno scritto in lingua Italiana mi ha obbligato ad escludere da questa isto- ria quelli che , quantunque lasciato ci ahhian lavo- ri poetici 5 tuttavia non oltrepassarono la mediocri- tà, ciò non mi accadrà, mentre parlar dovrò in que- sto capo dei poeti latini che nel secolo XVIII. fio- riron tra noi. Ristretto certamente ne è il loro nu- mero, specialmente se confrontar si voglia con quel- lo degli scrittori di poesia Italiana , il che non to- glie però, che non ve ne siano fra quelli alcuni di merito singolare ; e parmi che di tal ristrettezza as- segnar se ne possa una ragione, cioè che essendo la lingua latina per noi morta , senza un assiduo stu- dio, ed una Len ponderata lettura dei nostri classi- ci, giunger non si può a possederla in guisa da po- terla maneggiar con franchezza come richiede special- mente la poesia. F?anrsco'ed'ai? La Socictà di Gcsù cì oifrc uno dei primi coltivatori tri poeti latini, j^j Pamaso ktiuo a questo secolo appartenente , cioè il Gesuita Francesco Grimaldi Napoletano morto nel J738. di cui il Padre Giulio Cordara suo Confratello scrisse la vita, e la depositò nelP archivio d' Arcadia in Roma. Tre libri di elegie latine abbiamo del Grimaldi alle stampe sulla vita cittadinesca, economica, e di Corte , nei quali alla nobiltà del verso va congiun- ta V Ovidiana facilità ; per locchè il Conte Mazzuc- chelli ne lodò l'autore (i).Il Giornale dei Letterati d' (1) Dizion. (k--li Uoin. ili. T. Vili. i.ay. 444 Stori. V della Letteratura Ital. lo e Properzio 1' altro Gesuita Carlo Roti nobile Fio- rentino Professor di eloquenza nel Collegio di sua Religione in Roma, morto nel 1741- nel qual'anno pubblicaronsi in Padova li suoi versi e le sue ora- zioni latine, clie alla nobiltà della lingua del Lazio congiungono la Ciceroniana eloquenza (i). Una rac- colta di settantasette odi e di quattordici episto- le, il tutto latino, dedicate all' Accademia di Lione ci diede pure il Gesuita Stefano Fabretti di Urbino, il qual dimorò per alcun tempo in Francia e di que- sta raccolta leggesi nel Giornale di Trevoux un ra- gionato estratto al suo autore molto onorevole (2). Maggior celebrità di tutti i Gesuiti finora da me in questo capitolo rammentati, acquistossi poi Giulio Cesare Cordara dei Conti di Calamari drana oriondo di Nizza , ma nato in Alessandria della Paglia il gior- no 16. Dicembre dell'anno 1704- Ricevette egli dal- la madre Eleonora Cressini la prima educazione con ogni premura , ma venuta questa a morire , provò il marito di lei tale afflizione , che abbandonò Ales- sandria ed andò a Roma presso un suo fratello on- de sollevarsi, e intanto consegnò al Parroco di Ca- lamandrana il giovanetto Giulio in età d'anni 7. af- finchè cominciasse ad istruirlo. Dopo tre anni andò anch' egli a Roma, e colà poi vestì nel 1718. l'abi- to della Compagnia di Gesù , provando però da par- te dell' afPettuosissimo suo genitore Conte Antonio qualche difficoltà , che il giovinetto seppe con la sua costanza superare. Secondo il costume di quella Re- ligione, dopo gli studii consueti cominciò il Corda- ra ad insegnar la rettorica in varie città dello Sta- to Pontificio , e conobbe in Ancona il Lambertini (i) niricn. cit. T. XVTI. pag. ai8, (a) Alino 1748. Cart. 3i3. Art. aa. Vecchietti BiLl. Pimia T. IV. i>. fia. Libro III. 445 col quale strinse amicizia, e che assunto poi al Pon- tificato lo stimò assai. Ebbe questo Gesuita il primo incentivo a pubblicar qualche scritto, sentendo nel- la suddetta città il Marcolini Gav. di Malta da noi poco sopra ricordato, a recitare alcuni suoi sermoni sul gusto di Orazio , il che risvegliò nel nostro Re- ligioso il desiderio di emulare questo dotto Gavalie- re , e perciò si accinse a scrivere in versi latini due satire una contro i così detti Ficca Nasi e l'altra contro gP Indovini dei numeri y le quali così felice- mente riuscirono, che gli amici tutti lo esortarono a proseguir questi studii. E difatti corrispose alla pubblica espettazione l' evento , poiché allor quando il Padre Gordara trovossi nel Collegio di Macerata, essendogli venuto alle mani il libro di Ottone Menc- kenio De Charlataneria Eruditoi'um, questa gli ri- svegliò l'idea di quattro sermoni latini che egli com- pose 5 nei quali con tutta la finezza ed eleganza con- giunta ad una scelta latinità dileggiò coloro che di- sapprovavano il metodo degli studii fin da tempo re- moto introdotto dai Gesuiti, e tale incontro otten- ne questo lavoro poetico , che lo Stay , il Sergardi, li due Buonamici tutti ottimi giudici, lo esaltarono fino alle stelle e lo giudicarono non inferiore agli antichi modelli. Diresse F autore questi sermoni al suo confratello il Padre Girolamo Lagomarsini a Fi- renze , chiamandolo col fìnto nome di Salmorio , al solo oggetto che come dotto latinista gli esaminas- se; ma questi gli fece una burla che per più ragio- ni rincrebbe assai al Gordara , e fu di stamparli ag- giungendovi note assai copiose^ dirette specialmente a meglio spiegare alcuni tratti di questi sermoni , nei quali sospettar potevasi che l'autore preso aves- se di mira qualche particolar fatto. Né di ciò con- tento il Lagomarsini , cambiò alcuni nomi , affinchè 446 Storia della Letteratura Ital. si potessero più facilmente applicare a certi sogget- ti che il Gordara aveva assolutamente voluto tener celati , e finalmente li divulgò sotto il nome di Lu- cio Settano figlio di Quinto con questo titolo. De tota GraecuLorwn hujus aetatis lìtter atura ad C. Sal- jnorium serinones IV. Incredibile rumore levarono in tutta l' Italia e specialmente in Toscana queste sa- tire , che risvegliarono contro la Compagnia una del- le più serie persecuzioni che mai abbia provato , e che nella opinione di molti le recò non piccol dan- no. Può leggersi la storia di questa viva controver- sia nel commentario della vita del Gordara premes- so alla edizione delle sue opere (i); io mi limiterò ad infi)rmare i miei lettori, che in essa ebbe parte il famoso Lami, e si giudicò che fra gli scritti viru- lenti in quell' occasione usciti contro la Società di Gesù , fosse egli 1' autor di quello pubblicatosi sot- to il finto nome di Timoleone (2,) ; che il Pontefice Clemente XII. della Famiglia Corsini restò offeso di queste satire, nelle quali si volle che fosser presi di mira molti nobili Fiorentini , perlocchè ne fece que- rela con il Generale della Compagnia Padre Francesco Retz , giudicandole meritevoli di censura. Ordinò quindi il prefato Superiore che ninno della Compa- gnia scrivesse su questo argomento , e si mise in traccia dell' autor delle satire , il che risaputosi dal Padre Gordara che in sostanza non aveva offeso al- cuno (3), manifestò averle egli composte , e al tem- (i) Venezia i8o4. Questo commentario è opera del Sig. Luigi Maria Buchetti. (a) Il Conte MazzuccVielli attribnsce una satira sortita sotto il nome di Timoleone al sacerdote Giuseppe Clemente Bini amico del Lami ; onde non so con quanto fondamento possa credersi cjucst' ultimo autore di una simile, ma potreLbero esser due sotto un titolo simile e in sostanza diverse. (3) Le note dal Lagomarsini apposte a questi sermoni furono quelle che produssero tutti questi guai, e perciò egli e non il Cordara vcraiuen- te era il colpevole. LlDRO III. 447 pò stesso si protestò di ubbidire alle disposizioni del P. Generale, come fece difatti, avendo ommesso di stampare un sesto sermone contro la Menippea di Timoleone sunnominato, sermone però che molti an- ni dopo si pubblicò all'Aja. VII. Cresciuto poi in fama il Padre Cordara , do- vii. d, • • .,\ 11T.T •. Continuazione ^ 1 aver soggiornato m vane citta d Italia, ritor-deiie notizie dei nò a Roma, dove li suoi Superiori lo incaricarono^'n"^® Cordarae ^ J- delle sue Opere. di scrivere la storia della Compagnia pel secolo XVII., il che egli fece sulle memorie dal Padre Guinigi lasciate, e ne formò due volumi^ il primo dei quali vide la luce, e l'altro rimase inedito nell'Archivio della Compagnia , ne si sa dove all' epoca infausta della soppressione fosse trasportato. Gli ammiratori dei Gesuiti non meno che i loro emuli gustarono questo lavoro scritto con aurea latinità ed ingegno- samente edificato , nel che tanto più merita lode l'autore^ in quanto che l'argomento per se non era suscettibile di grandi ornamenti, trattandosi di fatti • . non luminosi , ne molto interessanti per la maggior parte dei lettori. Onde allontanar la gioventù dal- l' addottare le mode straniere ed i costumi oltra- montani, scrisse inoltre questo Religioso dieci dialo- ghi latini , nei quali dottamente ragiona sul!' antica disciplina, sulla urbanità sincera^ e sui viaggi d' ol- tremonte; lasciò poi altri componimenti poetici in copia, sempre nuovi ed eleganti, ed ebbe il pregio singolare di saper maneggiare anche i temi li più inetti in modo che piace ognora la lettura de' suoi versi. Un nuovo genere di egloghe egli tentò , cioè le militari in lingua Italiana, e riuscì a scriverle con facilità ed eleganza tale che il Professor nella Uni- versità di Cagliari Francesco Carbone glie ne fece mille elogi , e Io eccitò a tradurle in latino come esegui il Cordala ^ stampandole in questa lingua in 44^ Storta della Letteratura Itai.. detta città sotto il finto nome di Nìvildo Afronio. Queste ed altre produzioni tanto in verso che in prosa dall' elegante scrittore del citato Commenta- rio diligentemente annoverate , e specialmente al- cune vite , la storia latina della spedizion di Carlo Stuardo nella Scozia, occuparono di continuo la pen- na di questo Religioso che vivamente sentì la scia- gura cui soggiacque la Società sua , dopo il quale avvenimento si restituì nel 1772. ad Alessandria sua patria , ed ivi continuò a comporre godendo una tranquilla vecchiaja sino all' anno 1785. in cui col- pito da una apoplessia cessò di vivere il giorno 6. di Marzo. L'Accademia di quella Città gli fece tes- sere da Carlo Eugenio Guasco 1' orazion funebre , ed oltre l' iscrizione collocatagli nella Chiesa dei Barnabiti dove ebbe sepoltura, volle la Comunità che gli si ergesse un monumento di marmo nel pub- blico palazzo (i). vjn. Vin. Eccellente Ebraicista e Grecista, non che riiil*" ^'***' ^" scrittore di buoni versi latini riuscì un altro Gesui- ta , cioè il Padre Pietro Antonio Barzoni di Bagno- lo terra del Bresciano, vivente allorché il Conte Mazzucchelli ne scriveva 1' articolo (2). Gli intelli- genti pregiano assai alcuue sue epistole in versi la- tini nelle quali eccita i giovani suoi discepoli allo studio della lingua Greca , e descrive due suoi viag- gi , come pure stimano altri suoi componimenti che si hanno alle stampe e fra questi alcuni in lingua Greca. La poesia didascalica latina ebbe un egregio coltivatore nell' altro Gesuita Gregorio Vittori nato (i) Qnattr' anni dopo la jua morto si pubblicò a Torino un suo poe- metto castigatissimo sopra un argomento assai lubrico j ma 1' editore guastò il •wanoscritto e presentò una cosa informe. («) Scrittori ec. T. H. par*. L pag. 495. Libro III. 449 nel i7i4' nella terra di Cori situata nella campagna Romana e morto nel 1790: ci diede egli un corso filosofico in versi eoa annotazioni , nella qual' ope- ra con maravigliosa facilità d' ingegno svolge le più astruse questioni filosofiche sull' esempio dello Stay di cui fra poco si parlerà ; quest' opera riscosse l'ap- plauso dei Dotti, ed al tempo stesso onorò la Socie- tà di Gesù cotanto già benemerita del Parnaso la- tino (j). Quantunque non abbia, almeno per quan- to mi è noto, composto in poesia latina F altro Ge- suita Padre Antonio Benedetti Fermano nato nel 171 5. 5 ciò nulla meno tacer non si tleve che egli occupossi nel commentare alcune commedie di Plau- to, aggiungendovi delle considerazioni critiche nel- la qual fatica spiegò non comune erudizione (3). Va- rii poemi latini con note compose pure Don Seba- stiano Pagello Bassanese morto di 78. anni nel 1790., poemi nei quali leggonsi dei tratti assai stimabili quando 1' estro lo favoriva, e dello stesso rimasero ancora inedite più traduzioni di poeti e di altri auto- ri Greci e Latini (3). Diede saggi non equivoci di buon poeta e prosa- tore latino Gian Bernardo Vigo di Cerio terra da Torino poco lungi: insegnò egli eloquenza Italiana Latina e Greca nelF Università di detta Capitale e cessò di vivere d' anni 86. nel i8o5. Gli argomen- ti da lui trattati in verso ed in prosa latina sono varii ;, e fra questi noveransi un poema sulla Santa Sindone che conservasi in Torino, in cui imitò feli- cemente Virgilio (4)5 ed alcuni altri componimenti che (i) Dizion. degli Uom, ili. T. XXI. pag. 2^5. (a) Mazzucchelli. Scritteti ec. T. II. part. II. pag. 8i3. (3) Gamba. Bassanesi illustri pag. 84. (4) Bonino. Biografia Medico-Piemontese T. II. pag. a53. Tomo ///. 29 45o Storia della Letteratura Ital. Alla didascalica appartengono. Filippo Farsetti Vene- ziano splendido protettore delle belle arti ebbe due cugini, Daniele che si distinse nella musica e nella pittura, e Tommaso Giuseppe Cavaliere di Malta nato nel 1720. e mancato ai vivi nel 1792. La poesia la- tina sul gusto di Catullo a lui deve uno scelto li- bretto di versi che ottenne encomii da tutti, tran- ne però alcuni che condannarono certe giocondità amorose come troppo vivaci. Tradusse poi il Farset- ti nella nostra lingua le egloghe di Nemesiano e Calpurnio, scrisse molti versi lirici, e le sue prose Italiane gli meritarono di essere ascritto all' Acca- demia della Crusca. Ricco Signore qual era, impiegò una parte de' suoi tesori nel raccogliere codici e li- bri rari, alcuni dei quali egli stesso illustrò come dotto bibliografo : indi stampò con P assistenza del- l' amico suo il celebre Abate Morelli l' indice della sua collezione (i). IX ^ IX. Il celebre Padre Bosco vick Raguseo di cui si è a lungo parlato nel Capo della filosofia , animò il suo concittadino Benedetto Stay a portarsi a Roma co- me fece , e gli apri in questo modo il campo ad il- lustrare il proprio nome. Anna Ulacli e Francesco Stay ebbero questo degno figlio nel 1714' alli 36. di Ottobre , e quantunque non promettesse gran co- sa , allorché cominciò a frequentare le scuole dei Gesuiti, sviluppò in modo i proprii talenti che su- però tutti li suoi condiscepoli ; ed essendogli man- cato in Ragusi il suo precettore , ebbe il coraggio di studiar senza guida alcuna la filosofia Cartesia- na, la matematica, e l' astronomia _,indi si applicò al- le scienze ecclesiastiche. Mentre attendeva ad istruir- si, trovò il tempo per comporre un poema latino (l) Gamba. C<,ller,a 4' iiOii.ini ili. T. LX. Sta? Benedetto L T lì R O I I I. 45 1 sulla espugnazione di Anversa fatta dal famoso Ca- pitano Alessandro Farnese, jioema che non vide la luce; ma si stampò bensì nel 1754. quello da lui composto sulla filosofia Cartesiana , e tal plauso ot- tenne che nello spazio di cinque anni se ne fecero tre edizioni. Condottosi , come si disse a Roma^ fre- quentò la conversazione della Duchessa di Sermo- neta munificentissima protettrice dei Dotti, ed aven- do offerto al gran Pontefice Benedetto XIV. l'in- dicato secondo suo poema , questi lo gradì e nomi- nò lo Stay Professor di eloquenza nell' Archiginna- sio Romano, Cattedra che ei preferì a quella della Università di Torino , che gli venne contemporanea- mente e con grandi promesse esibita. Giustificò am- piamente la scelta di lui fatta dal Pontefice lo Stay, specialmente allor quando eccitato dal Padre Bosco- vick compose il bel poema didascalico latino col ti- tolo Philosophiae recentioris libri decein (i), in cui espone il sistema Newtoniano e le altre insigni sco- perte dell' Inglese Filosofo. Jl Padre Boscovick arri- chì di note utili assai alla intelligenza della difficile materia i sei primi libri , nei quali si espone la teo- ria della gravità 5 ma la morte gli impedì di com- mentare gli ultimi quattro. Con profondità ed ele- ganza insieme espongonsi in quest'opera le dottrine fisiche e in modo che invitano a leggerle , poiché si scorge nell' autore un insigne poeta. A questi pregi non piccoli aggiungesi quello delle molte istru- zioni morali qua e là opportunamente collocate , in modo che chiamar si può questo poema un trat- tato fisico-morale di filosofia. Dopo la pubblicazione di quest' opera considerar (i) Li primi tre libri sono dedicati al Cardinal Silvio Valenti Mace- nate dello Stay. 45a Storia della Letteratura Ital. devesi come terminata la vita letteraria dello Stay, che si consecrò intieramente al servigio della Catto- lica Chiesa , ed ottenne la carica di segretario del- le lettere latine sotto Clemente XIII. che lo ricol- mò di ricchezze, e nominollo all' onorificentissimo posto di Canonico della Basilica Liheriana. Il Pon- tefice Ganganelli poi lo destinò segretario dei Bre- vi nella qual carica giovò lo Stay non poco a Pio VI, allorché trovossi immerso nelle aspre quistio- ni delle quali restò vittima. Quando questo Pon- tefice fu violentemente rapito alla sua sede, Monsi- gnor Stay rimase in Roma, si regolò sempre con prudenza cristiana, e andavasi sollevando col fre- quentare la casa della Sig. Maria Pizzelli in cui con- venivano il Cordara ed altri Letterati, che lungi dai tumulti della giornata attendevano agli studii, in mezzo ai quali venne nel i8oi. a morte nel dì 24* FeLLrajo il nostro poeta e Monsignore, di cui tutti ammirarono il dolce carattere e le religiose virtù specialmente la carità da lui ognor praticata , virtù che amara ne rendettero la perdita ad ogni ordine di persone (1). X. ^' Visse contemporaneo di Monsignor Stay il suo Cimich Padre j-jp^l-^^^jjjjQ padre Raimoudo Cunich nato nel 1718. Raimondo. ^ ' a Ragusi ^ dotto Grecista ed uno dei più rispettahi- li scrittori latini. Vesti egli F abito della Compagnia di Gesù, ed insegnò rettorica in S. Andrea di Ro- ma dove quasi sempre vìsse, e dalla sua scuola usci- rono illustri allievi, e fra questi il Lucchini, il Lan- zi , il Morcelli. Allor quando fu soppressa la sua Re- ligione, venne egli con assai vantaggiose condizioni invitato alla Università di Pisa, ma non volle abban- donar Roma dove poi morì d'anni 76. nel 1794* (i) Fabbroni Vitac etc. T. XIX. pag. 7. Libro III. 453 alli 22.. di Novembre, e fu sepolto nella Chiesa dei SS. Apostoli lasciando di se onorata memoria, sia per r aureo suo carattere , sia per la sua Religione ed insigne pietà , e finalmente per la sua dottrina. Quantunque egli avesse già composto molte poe- sie latine meritevoli della pubblica luce, ciò nulla meno difficile egli a contentarsi, non voleva stam- parle, ed ottenne a stento da lui il suo intimo ami- co e discepolo Bernardo Zamagna che stampasse al- cune versioni dal Greco con i libri sulP Eco in un solo volume. Contrasse poi intima e stretta amicizia il Cunichio con il Duca Baldassarre Odescalchi , il quale lo persuase a pubblicare la versione latina di molti epigrammi dell' antologia greca ; e questa ver- sione riusci così felice e di tanta erudizione adorna che una tale operetta sola basterebbe ad assicurar una dure voi fama a questo Religioso. La traduzione dell' Illiade di Omero in versi latini è il lavoro più. pregevole che egli ci abbia lasciato, e questa com- parve in luce a spese del suo Mecenate 1' Odescal- chi, corredata di una dotta prefazione del Cunichio sulla maniera di tradurre bene Omero ; ed egli se- guì al certo esattamente i precetti propostisi , e la versione latina di Omero può stare a fronte del te- sto Greco (i). Compose inoltre il Cunichio molte ele- gie, nelle quali scorgesi 1' artificio Catulliano, e la facilità e soavità di Tibullo ; negli epigrammi poi egli può vantare il primato „ nemini omnino vel an- „ tiquorum concedit, tantus in iis extat^ ac tam na- ,_, tivus lepor tanta conciunitas ac venustas ,j ( così 1' autore della vita (a) ) . Pochi però se ne hanno alle stampe ^ ma molti ne conservava la dotta Signo- ( i) Veggasi quanto si disse di questa versione nel Capo delle linw-iie straniere. (a) Fabbroni vitae etc. T. XVI. pag. ai6. Gioachino Tosi è 1' autor di questa vita. * 454 Storia della Letteratura Ital. ra Pizzelli presso la quale il Ciinichio andava soven- te dopo la soppressione dei Gesuiti, ed ivi leggeva gli autori Greci e Latini, e componeva epigrammi ^ co- sicché se ne formerebbero ben dodici Volumi (i) . ^i- . XL Come il Veronese Spolverini lasciò un nome Altri Coltiva- T . , 1-11 tori della poe- distiuto col SUO pocmetto Italiano sulla coltivazione del riso, così il Conte Luigi Miniscalchi della stessa Città si procurò fama di buon poeta latino con tre libri sui gelsi scritti in versi latini^ e con altro che in- titolò Carminiun liber stampato nel 1769., il quale con- tiene poesie scritte col purgato stile del secolo di Au- gusto, e 1' Elettor di Baviera a cui P Autore le dedicò, onoroUocon una graziosissimalettera accompagnata da una scatola d'oro egregiamente lavorata. Questo Cava- liere mancò ai vivi nel 1782. dopo di aver figurato e come letterato , e come utile cittadino , eccellente fi- losofo e buon padre di famiglia (2). Un poemetto latino didascalico stampato a Cesena nel 1786. sulle saline di Cervia, diede in luce il Gesuita Pier-Antonio Zannoni Reggiano morto nel 1780. a Cervia, dove erasi ritirato dopo la soppressione del suo Ordine, e serviva in qualità di Teologo quel Vescovo. Questo scritto merita di an- dar del pari con altri poemetti didascalici pubblicati in Italia e in Francia, e non può temerne il confron- to. Svolge egli a parte a parte tutto quanto riguar- da r origine , la forma e la preparazione delle sa- line; poscia tratta della natura, della separazione e formazione del sale , e per ultimo ciò che appar- tiene al commercio di questo prodotto. Al testo la- tino va unita una elegante traduzione in versi Ita- liani fatta dal Sig. Adeodato Refli Cerviese (3). Go- (1) Nel Giornale Arcadico di Roma si vanno jmliblicando gli epi- grammi suddetti. Il Cunichio lasciò pure inedite più Orazioni latine. (2) Dizion. degli Uom. ili. T. XI. pag. SSj. (3) Dizionario ec. T. XXII. i)ag. iig. L I B R O I 1 I. 455 dette 1' amicizia dello Stay da noi sopralodato il sacerdote Pietro Jiiliani di Cerreto in Terra di lavoro Canonico di quella Città morto nel 1810. Maestro di scuola nella sua patria fece molti buoni allievi , e si esercitò nella poesia italiana , latina e greca, ma poco del suo si ha alle stampe perchè non curò la gloria lettCTaria ; sebbene dal breve saggio delle sue poe- sie inserite nella Biografia degli Illustri Napoletani (1), e dall'amicizia da lui coltivata dello Stay e d' altri uo- mini celebri , argomentar si debba che i suoi lavori poetici , e le sue opere in prosa rimaste anch' esse inedite procurato avrebbergli distinto nome fra i col- tivatori dal nostro Parnaso. Corsero la stessa sorte le fatiche di Giuseppe Antonio Compagnoni di Mace- rata mancato di vita di soli anni 48. nel 1779: do- po di aver egli studiato presso suo zio Monsignor Pompeo Compagnoni in Osimo, conobbe a fondo i classici latini, e si dilettò della filologia e della erudi- zione. Le sue lettere latine aureamente scritte, le ele- gie, gli epigrammi ed i suoi endecassillabi nella stes- sa lingua meriterebbero la pubblica luce ; ebbe egli parte nel Vocabolario pubblicato P anno 1768. in Osimo col titolo^, Raccolta di voci Romane o Marchia- ne ec. corrispondenti alle Toscane per facilitar lo stu- dio delle due lingue (2). Le versioni dall' Italiano e dal Francese in poesia latina di Vincenzo Forlani di Filo- tramo nella Diocesi di Osimo morto d'anni 48 . nel 1 794 j (3)meritano ogni riguardo, ma poche se ne stamparono, fra queste ultime contasi la versione della storia d'Eloi- sa ed Abeilardo; e lasciò poi inedite quelle di cento epi- grammi del Roncalli , del primo canto del Fingali© di (1) T. VII. i8ao. (a) Vecchietti BiLl. Picena T. III. pag. 282. (6) Vecchietti Bibl. Picena T. IV. pag. 189. 456 Storia della Letteratura Ital, Ossian, e di varii altri pezzi di poesie, versioni ti;itte in cui scorgesi purezza di stile, facilità e buon gusto. Compiremo la serie dei poeti latini col dar con- to dell' Abate Giovanni Costa morto di anni 80. circa nel 1816. Asiago capoluogo de' sette Comu- ni nella Provincia di Vicenza fu la patria sua, e al Cardinal Rezzonico andò debitore della sua edu- cazione nel seminario di Padova. Corrispose egli alle premure del suo Vescovo e Protettore e venne dichia- rato ben presto Maestro delV Accademia , scuola che ha per oggetto di perfezionare nel bello oratorio gli alunni di migliore espettazione . Allora si diede il Costa a coltivar in particolar maniera la poesia gre- ca e latina, e vi riuscì così bene che in tutti gli svariati metri degli antichi poeti seppe dimostrare un'armonia,, una elevatezza , un nerbo, un sapore, una libertà di espressioni tutta propria^ per cui abbiam diritto di chiamarlo fra i moderni verseggiatori la- tini uno dei più rinomati. Tale lo dichiarano sicura- mente e li due volumi di poesie varie latine pubblica- te nel 1796.6 i8o3.,e più la dotta versione latina di Pindaro in tre volumi , e il Ditirambo intitolato Artemisia col quale immaginossi il Costa di dettare qualche nuova teoria sopra simil genere di compo- nimenti. L' Accademia di Padova pubblicò alcune dissertazioni di questo autore che fu sommamente modesto , a segno che si dubitava da alcuni se egli fosse veramente quell' uomo insigne che dicevasi (i). FINE DEL TOMO HI. (i) Saggi nuovi scientifici della Ces. R. Accademia di Padora T. L Cenni Liografici pag. XLVL TOMO. I I. Errori. Pag. Un. IO 19 i8 6 3i 17 68 20 IDI 28 104 32 127 12 128 29 . . _ 3o i3o 23 144 I i6a 28 172 34 - . . 35 174 '9 202 24 2l3 14 2l5 16 219 26 220 i3 . - . i3 224 14 238 '4 269 3i5 24 327 7 sno 1687. addottalo comparsicono 1669 in capace Lambrico Cammaggiore Correzioni suo 1687; adottato compariscono 1679. incapace Lambrici ( paese ) Camajore in istruisce istruisse ezioni sezioni Trinaeriae Trinacriae injezien de medico primo avere de Franci accins riforema non lo persuasero intieramento commentarli Il Petrini ed il Tosetti non furono medici come qui si dice , ma Religiosi delle scuole pie Bernardi Berardi soec seco Avvertasi che 1' ìndice dei §§.i del Capo III. del Tomo II. posto in principio di esso ha il Valsalva registrato al §.'5 LUI ; mentre nel testo trovasi al §.'^ LII. e Io stesso dicasi di tutti gli altri autori sino alla fine del Capo stesso da quel numero in avanti. injezioni del medico prima r avere del Franchi accinse riforma non lo persuasero poiò intieramente commentarii ?^^i^ i©^- féà^ S^^" PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY 5*^1-; ,^x^ r