Tosi » NI il FROM TH LIBRARY OF |f if GNIE ANTONIO CAVAGNA || ill SANGNTANI DI GVALDANA |i rese LNZELADAP! BEREGVARDO !B ill PURCHASED 1921 |ì 508452 P77s Digitized by the Internet Archive in 2012 with funding from University of Illinois Urbana-Champaign http://archive.org/details/sullecondizionin00ponz » *—re—ror —e-.;; T_ 7 to- LA = iii OT Ò | ) bi 1 0 —_————m———m—sg a AR V. ha Sd N xe È O SULLE CONDIZIONI NATURALI | E SULLO STATO MROGRAFICO. DELLA PROVINCIA DI BERGAMO asilo sei dellla: v Ad \ Pe Met CON PROPOSTE TECNICO-PRATICHE «SUI POSSIBILI MIGLIORAMENTI DEL MEDESIMO I E PER Le I L' Inc ANGELO PONZETTI,. BERGAMO TiPOGRAFiA FRATELLI EOLIS ÎÒ LE 3 1878. E % _-_--.. ra 7? La e ar —. SULLE CONDIZIONI NATURALI E SULLO STATO IROGRAFICO DELLA PROVINCIA DI BERGAMO CON PROPOSTE -TECNICO-PRATICHE SUI POSSIBILI MIGLIORAMENTI DEL MEDESIMO. Etico, ANGELO. PONZE TERI. n ogni tempo le bg furono smo DE utilizzate ontrade e per la o o fe rà e per t. pie ig Ue coltiv __ FO en: Se ESRI e BERGAMO TIPOGRAFIA FRATELLI BOLIS 1878.L UT VERBA p bp 00 I an a mm anna, n I DS) NE Mit 8 Pad La È. d à È atrnt gup ut CO i Ch) to se A LEE n #Dertioa: cuflogk anfgan iti Map: dai si Di a VA ‘quot dif 9g STESO Ma PIE MEIUIA Mesa \ ci x 4 ; (NPA nb dala ng logi ‘gl Di ion i ATO, PRI La LA dh | c @ i pa SV di RO so ir Y ‘Roe è a) Wo) di A x Ai i n i { | i 9 i ì Ì ; x i \ x i Ù i Hani apc ( Sue "pi Regio 140 ì La std LIBRARY SUA EGO LELENZA y 1L PRINCIPE GIUSEPPE GIOVANELLI SENATORE: DEL'REGNO, ALLA ECCELLENZA VOSTRA PER RICORDANZA DI AVITA ORIGINE PER POSSIDENZA DI DOVIZIOSO CENSO FONDIARIO E DI IMPORTANTI CANALI D’ IRRIGAZIONE PER MUNIFICIENZA DI LARGITI PREGIATI DONI CONCITTADINO EMINENTE E BENEMERITO AL NOSTRO PAESE OFFRO IL PRESENTE LAVORO TENUE OMAGGIO DI GRATITUDINE ALLE DEFERENTI ATTESTAZIONI DI STIMA DI CUI VUOLE ONORARMI. È pa Ù; ty LN " i ri n # i y da Ma il LA pa - SARE st A RIETI PERCIO L d ) Ù ì e MNT n n bi, n j ‘ a ) ‘ "5 4 i (I TI ds OSCAR L'AIUTO, PAR MU dol TRITO #RA0E nasa { i i 4 I n TA ì pe dn dl ciare alsoit asti x I i "pa bo RETO ti "RRRNAIITOÌ i} "a; i fto (DARAI, “QAOSTIOA, kh, Net: RADI ag mio i RIO A hit dii rca De ci READER "WARD APE i ee: fora dA i ATA È Lo Di A dirci TAGE MIRA 0 OM I ra 1: i n Shi N CUBI Rei (0 si aftxia CJ, IS VISTA di a pi | i SARI ig dtafivngnii treni n L'E ELA ATA ipirotini i ali. Mii PRO LASER Mia LAUT ao aragih) say AVVISO AI LETTORI Premettere per la verace cognizione del paese suntuari cenni sulla giacitura geologica, sullo stato termo-meteorico, sulle disposizioni altimetrico-geogra- fiche, e sull'aspetto vegetale dello stesso; fare un ac- curato esame, un resoconto, un bilancio delle naturali, provvide e rieche condizioni delle sue acque, addurne per sintetica induzione un piano di migliore assetto delle medesime in vantaggio dell’agricoltura e della industria; ecco l'assunto del mio lavoro. Vi spesi fatica, tempo e denaro. facendovi tesoro anche delle speciali nozioni in argomento attinte nel- l'esercizio di mia professione. Ho fatto tutto il mio possibile perché il lavoro riescisse perfetto nel dettaglio e nell’ assieme; però se vi hanno difetti e lacune, valga lo scopo a cui si informa, per farlo accetto e gradito. Da parte mia la più alta delle soddisfazioni sarà raggiunta se le mie proposte avranno, come mi lu- singo, il successo d’attuazione, di cui andarono già coronati gli studi parziali che in argomento preludia- Fono e vanno trasfusi in questo lavoro. ‘© 6 L'arte dei grandi canali d’irrigazione sì può dire nata nella Lombardia; ed anche nel nostro paese quest’ arte, se pure praticamente oggi lascia qualche cosa a desiderare, fin da epoche remote non vi era seo- nosciuta, anzi vi ebbe culto di studi e di pratica at- tuazione. | I nostri canali del Serio e quelli del Brembo, fra i primi aperti in Lombardia ne fanno prova, in- contestata ed onorifica. © Anche in questo nostro paese si ebbero protettori e mecenati, che ne promossero il successivo migliora- mento in vantaggio massime dell’ agricoltura, e l'ar- ricchirono di nuovi canali. Questo nostro paese può inoltre vantare nomi distinti nella difficile scienza idraulica. Fu pure il nostro paese primo, o fra i primi, che vide introdotti nuovi motori di perfezionata utilizza- zione della forza idraulica, che poi fatti in pochi anni propagati ed estesi, gli valsero uno dei più bei posti fra le contrade industriali di Lombardia. © In questo terreno quindi all’ uopo tanto favore- vole, il seme dei nuovi studi attingendovi vita e svi- . luppo vi apporterà i vantaggiosi frutti che possiamo sicuri riprometterci. Il presente lavoro va illustrato da tre grandi ta- vole di ‘disegno. © Per rendere però questo lavoro meno costoso e più economico venne compilato in modo che può stare anche indipendentemente dalle dette tre grandi tavole. Infine ogni copia va in fronte ornata di una veduta fotografica della cascata del Serio detta di Barbellino, per copia d'acque ed altezza di salto, una fra le più rinomate d'Europa. NOTE (1) Nella Gazzetta provinciale del 1861 ebbi già ad esporre il concetto di questo lavoro come ai N. 102 e successivi. E più tardi nella stessa Gaz- zetta e nei N. 58, 59, 60 e del 61, trattai diffusamente ed in dettaglio, sulla migliore utilizzazione delle acque della Città di Bergamo. Concludevo facendo vive raccomandazioni che un tanto valore d’acque, (sia per uso d’ irrigazione, che per forza motrice), venisse guardato con tutte le cure e le attenzioni, e sistemato così che ne potesse il Comune ritrarre il migliore vantaggio per l’interesse proprio e per quello a cento doppi maggiore del paese. Più che una raccomandazione può dirsi che quelle parole suonassero una predizione pel lusinghiero successo, che massime nella utilizzazione come forza motrice ebbesi a raggiungere colle acque comunali. La memoria sopra detta viene poi riportata nella terza parte di questo lavoro complesso. (2) Del Canale che porta il nome di Serio grande e che attraversa la piana città, si hanno date e ricordi che rimontano anteriormente al mille dell’ era volgare. Le derivazioni del Brembo si fecero nel 1300. Le acque sorgenti di Fontanella si cominciarono a derivare dai Cremonesi nel 1273. Alle sorgenti di Morengo si schiusero cavi di derivazione da quei di Cara- vaggio nel 1320. (3) AI Generale Bartolomeo Colleoni, di cui non saprebbe dirsi se fu più grande il merito nelle ardite intraprese di guerra, od in benefiche isti- tuzioni di pace, dobbiamo lode e riconoscenza per tali opere, fra le quali figura per primo la roggia Borgogna, (così appellata dal suo titolo di Duca di Borgogna), che poi passata ai nobili Martinengo Colleoni, è ora del Prin- cipe Giovanelli. (4) Primo fra tutti sta il nostro Tadini distintissimo nelle dottrine idrau- liche, onore dell’ arte e della patria. Egli come è noto dettò pagine immortali sui più ardui quesiti della difficile scienza sul regime dei fiumi della Neva, della Senna, del Po, del- l'Arno, e del Tevere; e si spinse col suo sguardo scientifico fino oltre l’atlantico; che fra i primi propose il ‘taglio dell’ Istmo di Panama. Trovò formole più semplici per l’idrometria; diede al paese un modulo di misura delle acque corredato da tavole idrometriche per la loro dispensa. E se pure è permesso dopo tanto nome aggiungerne altri di cui il paese può lodarsi citeremo il Manzini che in unione con distinti tecnici Lombardi ebbe a sistemare le diramazioni della roggia il Serio grande. Il Pagnoncelli, mio precettore di cara incancellabile memoria, che pro- gettò e mandò a compimento l'acquedotto di Trescore. L’abate Bravi l'appassionato e diligente illustratore del Tadini. Finalmente ponno pure per natali, o per origine di famiglia annove- rarsi fra i nostri i due distintissimi idraulici il Possenti ed il Paleocapa dei quali ebbi l’onore di personale conoscenza. (5) La grande ruota motrice a secchie dell’ opificio di filatura a Villa d'Almè, con regolatore a forza centrifuga attivato già fino credo nell’anno 1520 è anche al giorno uno dei più bei modelli di effettiva utilizzazione della forza idraulica. Ed il merito di prima importazione di tale motore e dell’ opificio lo si deve ad un nostro compatriota il Bazoni, meccanico in- dustriale, che avea all'uopo visitati e studiati i primi grandiosi opifici in allora appena sorti oltr’ alpi. (6) Queste tavole sono le seguenti: la prima è la mia carta topografica pubblicata nel 1861, fatta completa colle divisioni geologiche per la parte montuosa, e col riparto delle zone idrografiche per la parte piana. La seconda consta dei profili altimetrici longitudinali e trasversali della provincia, con delle sezioni idrografiche interessanti più specialmente la re- gione delle sorgenti, ed un quadro altimetrico colle distanze delle nostre stazioni ferroviarie e di quelle limitrofe. La terza è una topografia delle regioni dei laghi di Gajano e di Endine. PARTE PRIMA Cenni tecnico-descrittivi della Provincia. CAPITOLO I. Aspetto genei ‘ale. La nostra Provincia tiene il centro dell'alta Lom- bardia. Essa col suo asse longitudinale marcato dal corso del fiume Serio, segna la linea di equidistanza fra il Ticino ed il Mincio, fra il lago Maggiore ed il lago di Garda. La catena delle prealpi Orobiche, che, parallela alla cerchia delle alpi Retiche, sorge al di qua della profonda trincea della Valtellina, serve a coprirne con doppio ba- luardo il confine di nord. Come le alpi per la Lombardia, così queste prealpi per la nostra Provincia con le sparse loro propagini distendendosi a mezzodì, con decrescenti elevazioni ne tracciano l’ intelerato e l’orditura delle valli interne ; e ne segnano i confini di levante e di ponente per la parte superiore fino ai laghi d’Iseo e di Lecco, ed a cui fanno seguito nella parte piana a levante il corso dell’ Oglio, ed a ponente quello dell’ Adda. Il perimetro di limitazione da levante - monte - ponente della nostra Provincia è dato da una linea concentrica rientrante e di riproduzione di quella di contorno della Lombardia, e dell’alta Italia. 10 | Come gli ultimi approcci della catena prealpina di confine della nostra Provincia, si speechiano nelle onde dei laghi d’ Iseo e di Lecco; egualmente in seconda e più larga linea gli alti dorsi della cerchia alpestre, che fan corona alla Lombardia avvallano a bruschi salti nelle acque del lago di Garda e del lago Maggiore. E così per ultimo in terza linea con ancor più vasto ambito, gli estremi bracci della gigantesca muraglia delle alpi vanno a tuffarsi nei flutti dei mari 1’ Adriatico ed il Mediterraneo, marcando così i limiti di questo nostro paese Italia | « Ch Appenin parte il mar circonda e 1’ Alpe. » Come la Lombardia, anche questa nostra Provincia è per buona parte montuosa, e per l’altra a pianura provveduta di irrigazione. Quindi per la sua posizione centrale, per corrispon- denza di giacitura altimetrica, di formazione geologica, di esposizione aprica, ed infine per l’azione di identiche condivise condizioni termo-atmosferiche, la nostra Pro- vincia, si può dire che rappresenti, raccolto in piccolo quadro fotografato al vero, l’ intarsio delle variate pro- duzioni di cui va ricca e bella la Lombardia. Dalle regioni delle nevi perpetue che fan corona alle sorgenti dell’ Oglio, del Serio, e del Brembo ; da quelle eccelse vette dove rari e stentati cominciano a compa- rire i primi saggi di vita vegetale, succedono, discendendo gli erti e magri pascoli visitati per pochi giorni estivi da nomadi pastori; poi a scaglioni quasi ipsometrici giù per il pendio delle nostre valli sui larghi dorsi vengono i prati e le stalle del mandriano, avvicendati con vari avanzi di selve conifere, e di piccole macchie di betule; Il quindi i vasti altipiani, dove ai prati s' avvicendano i campi, e con questi le capanne, 1 primi abituri alpestri qua e là disseminati; e più basso 1 clivi a dolce pendio gremiti di contrade e di paeselli, circondati d’alberi da frutto, noci, castagne, pomi, ecc.; e quindi grosse bor- gate, ed il ricco soprasuolo del gelso, che in queste valli vegeta all’ altezza quasi di mille metri sul livello del mare. Allo sbocco delle valli si apre la ridente plaga delle colline ; il paese delle mandorle, delle pesche, dei fichi e delle viti, e sulle tepide riviere lacuali degli aranci e degli ulivi. Poi nella zona ondulata di contatto fra le colline e l'alta pianura, i campi provveduti di una coltivazione che può dirsi triplicatrice della superficie e dello spazio, perchè ricca di tre ordini di varie e diverse produzioni, l’uno all’altro sovrapposti. Qui infatti in basso sì hanno i prodotti del suolo, poi in secondo ordine succedono con fittissima rete di distendimento le viti, e su queste ed in terz’ordine emerge più elevato il soprasuolo dei gelsi e dei frutti. Successivamente nell’alta e media pianura provveduta nella massima parte di irrigazione, viene la coltivazione dei cereali alleata con quella del gelso che vi si educa in sempre più vasta scala, avvicendata coì prati, e con macchie boscate; e più in basso verso il confine meridio- nale vengono le vaste pianure sistemate a prati stabili e di marcita, e le campagne a Imo ed a risaie. Sopra una lunghezza di un centinaio di chilometri se pure, (quali si comprendono fra i due estremi limiti di nord e di sud della Provincia nostra), e che potrebbero essere percorsi nella stagione estiva nel volgere di un giorno. vediamo così succedersi, con bizzarro contrasto, 12 agli stentati prodotti delle fredde regioni e di una vege- tazione che si direbbe transalpina, quelli rigogliosi delle calde regioni, e d'una vegetazione meridionale. Stupenda varietà di prodotti di cui l’uomo seppe rivestire questi suol campi, gia tolti ed in parte ancora contrastati alle acque di fiumi e di torrenti, di stagni, e di paludi; che con indefesso lavoro e con sagace intelligenza, va ognora continuamente migliorando. La diversa condizione fisica portata dalle forti diffe- renze di elevazione altimetrica, e quindi le diverse con- dizioni termiche di clima, sono al certo le cause da cui si deve addurre una tanta e sì strana varietà di prodotti. Ma a questa varietà contribuisce pure come altro dei fattori integranti, la diversa formazione del suolo, sotto- stante alla crosta vegetale; quindi a compimento di questo quadro d’abozzo sull’ aspetto generale della Provincia , in tale riguardo gioverà di aggiungere un riscontro som- mario sulle condizioni, e lo stato geologico della mede- sima, premettere delle considerazioni sulla selvicoltura alpina, ed in fine unire un sunto di dati e di osserva- > zioni sullo stato meteorico, che si svolgono nei Capi toli seguenti. CAPITOLO IL." Stato geologico. La catena delle prealpi di confine nostro con la Valtellina si stacca dal gruppo delle alpi retico-elvetiche dell’ Ortler e del Tresero al Monte Gavio presso le sor- genti dell’ Oglio. Si distende dapprima e per corto tratto con direzione da monte-levante, a mezzodì-sera. Poi prende quasi preciso un andamento da levante a ponente disponendosi parallelo a quello delle grandi alpi. Questa catena prealpina forma, come si disse, la parte estrema superiore delle valli nostre del Serio, del Brembo e de’ suoi confluenti e termina allo sbocco della Valsassina e della Pioverna a Bellano sul lago di Como. Dal punto culminante di allacciamento alle grandi alpi va gradatamente abbassandosi. È solcata sul ver- sante settentrionale verso la Valtellina da valli di corto ed erto pendio che versano direttamente nell’ Adda; e sulla falda nostra meridionale si distende invece in lunghe propagini ed in estese diramazioni, da cui sorgorio i ba- cinì delle nostre valli, che a mezzodì con successive de- crescenti elevazioni, termina al loro sboceo coll’ ondulata regione delle colline che sì protende dall’Oglio all’Adda (1). Nella parte culminante di questa catena e delle sue diramazioni abbiamo un terreno d'origine eruttiva gra- nitica di epoca remota, (terraîm ancien de transition), con alternanza d’arenaria screziata rossiccia e d’altre roccie. (1) L’orditura geologica, qui a sommi capi delineata, è Ja stessa con poche varianti d’ aggiunta già dallo scrivente esposta nella sua memoria del 1859 col titolo: Dei mine- rali delle alpi bergamasche, ecc. 11 Questo terreno tiene la cresta e le alte falde dei due versanti della catena prealpina, comincia colla Valle della Pioverna e. dopo l’ interruzione di una zona di roccia granitica, riprende e si distende in direzione da ponente a levante allargandosi nella nostra Valle del Brembo fino al Branzi, e prolungandosi a cono, fino a Gromo in Valle Seriana. I Quindi continua nella detta direzione per la cima di Valle di Scalve sul versante della Valtellina e. verso l’Aprica, e finisce assottigliandosi all’ incontro della Valle dell’ Oglio sotto Edolo. | Fa seguito procedendo a mezzodì sul versante nostro una striscia di varia, ma limitata larghezza di roccie micaschiste, (roches micaschistes), verdo-nerastre a massi disgregati scomposti che discende in Val del Brembo quasi tangenziale ad Averara, Olmo e Fondra; ed in Valle Seriana s’ interrompe a Gromo all’ incontro della superiore già descritta formazione per riprendere in con- tatto colla stessa a Lizzola, coprendo l’alto versante me. ridionale della Valle di Scalve, e da là per Loveno, Paisco, Malonno all’ Oglio. Quindi più basso in terza linea succede il terreno triassico dolonvico, (la dolomite che forma la grossa. os- satura delle prealpi lombarde), (terrains triassigues), che a larga zona si distende giù per quasi l’ intiera lunghezza delle valli fino verso al loro sbocco; cioè fino al di sotto di Strozza in Valle Imagna, a Sedrina in Val del Brembo, ad Albino in Val Seriana, tocca a Gaverina in Val Ca- vallina, ed al lago d’ Iseo a Riva di Solto. A questa larghissima zona tien dietro sempre in di- rezione di mezzodì il terreno giurassico inferiore, (ter- rains jurassiques), che con una striscia ristretta comincia all’Adda sopra Calolzio, rialzandosi copre la catena fra 188) la Valle Imagna e la Valle Brembilla giù fino alla loro confluenza nel Brembo e più basso fino alla Botta; lambe Alzano in Val Seriana, ed allargandosi termina a ridosso di Sarnico alla riva del lago d’ Iseo sotto Pre- dore, diramandosi più indietro in Valle Cavallina fino al suo sbocco verso Trescore. Ed a questo fa seguito per ultimo nella regione delle colline il terreno cretaceo-argilloso, (ferraîns cerétaces), dall’ Adda all’ Oglio. Quindi ai piedi delle ultime ondulazioni dei colli ven- gono ì sedimenti alluvionali per buona parte ghiajosi ed in poca parte argillosi, fra loro alternati della pianura atteggiata a piano inclmato da monte a mezzodì in alto a forte pendenza che va poi gradatamente a diminuirsi, e disposta in pari tempo con altro minor declivio in as- secondamento della china della Valle maestra del Pò, nel senso da ponente a levante. In questa regolare e quasi simmetrica grossa orditura geologica della nostra Provincia, s'intarsiano con bizzarro e spiccato contrasto tipi e giacimenti di svariate gradua- zioni delle principali formazioni sopra accennate, che la fanno ricca di moltissimi prodotti d’ industria estrattiva, quali sono giacimenti metalliferi, cave di marmi e di pietre per costruzioni e per altri usi, come pietre cotti, da ma- cina, banchi di gesso, escavi di lignite e di torba, am- massi calcarei per la preparazione delle calci e dei ce- menti, sedimenti argillosi per fabbrica di laterizii e di stoviglie. E così seguendo l'ordine delle diverse già sopra esposte formazioni geologiche, che combina da nord a sud anche coll’ andamento planimetrico, e coll’ altimetrico ognora decrescente delle nostre valli, si ha la seguente rassegna : Alla sommità nordica nel terreno d’epoca remota e di transizione abbiamo nell’ arenaria rossa le miniere di 16 ferro spatico (ferro allo stato di carbonato) in tre di- versi gruppi : Il primo di Portula sopra Carona, miniera da tempo abbandonata. Il secondo della £runone, miniera fin qui lavorata a cielo, e per la grande sua elevazione con poco profitto. Il terzo della Marina sul versante occidentale di Liz- sola e di Bondione, e più ad oriente di Val di Scalve fino a Fondi, e che poi continua a Loveno e Paisco in Valle Camonica. In generale questi giacimenti metalliferi sono disposti sotto la direzione da est ad ovest, in banchi ed anche a filoni con una forte inclinazione a sud maggiore di quella della falda di coprimento; cosicchè in Val di Scalve al- cune di queste miniere, come la Lauina, venivano acce- dute da cunicoli aperti poco sotto la cresta e sul ver- sante di nord. Ai quali accessi formati a pozzo inclinato d'alto in basso disagevolissimi per lo scarico d’escavo, ed impra- ticabili per inevitabili ristagni d’acqua, vennero ultima- mente con migliore indirizzo sostituite delle gallerie aperte sul versante solivo meridionale di naturale sca- rico del minerale e delle acque, che può venire all’eve- nienza facilitato con altre possibili gallerie di ribasso. Quasi tutte poi queste miniere, sono poste a grandi elevazioni, cioè all'incirca di metri 2000 sul livello del mare. Nella seguente zona geologica formata di roccie mi- caschiste si hanno sul margine di confine a ponente traccie di miniere di piombo già coltivate sopra Valtorta in Valle Brembana ; e sull’ altro sestremo di levante ai Fondi in Val di Scalve, indizi ed effloramenti ben pro- nunciati, ed in stato di ricerca pure di piombo. 17 Finalmente più basso nella zona del terreno triassico si hanno le miniere di blenda e di calamina, (solfuro e carbonato di zinco), d' Averara, Oneta e Gorno, già eol- tivate anticamente, ed ora rimesse in promettente col- tivazione. Venendo ora alla rassegna degli altri prodotti della industria estrattiva, ritornando nella zona delle roccie micaschiste, e sulla linea di contatto con la formazione superiore abbiamo cave di ardesie in due gruppi, cioé quello di Cambrembo, Carona e Branzi nelle orientali diramazioni della Valle Brembana, e quello di Bondione in Val Seriana. Queste cave sono abbondantemente prov- ‘vedute, e danno lastre regolari, sottili, ben sfaldate che s' usano per coprimento di case. Ancora in questa stessa zona troviamo in Val Seriana lo schisto talco-argilloso del Monte-Vigna sopra Gavazzo, pietra per eminenza refrattaria e quindi atta ed utilmente impiegata nella costruzione degli alti forni di fusione: del ferro. E qui per consimile attribuzione di refrattarietà vanno pure menzionati i porfidi anfibolici sparsi sopra diversi punti, fra quali vanno più specialmente distinti quelli in Val Gandino e di Gaverina in Valle Cavallina, compresi nella larga regione del terreno triassico dolomico. In questa stessa regione che viene per terza da nord a sud, abbiamo i seguenti marmi; cioè : Il marmo rosso variegato in Val Brembana allo sbocco di Val Parina. In Val Seriana il marmo di Ar- dese, più in basso il marmo nero di Orezzo sopra Gaz- zaniga, quelli di Cene, d’ Albino; sul nostro versante e nella Valle dell’ Oglio il marmo bradiglio di Volpino, e più sopra l’arenaria rossa di Bessimo suscettibile di pu- litura marmorea; il marmo rosso di Entratico, i marmi bianco-rosei di Trescore, Zandobbio e Gavarno. 18 ‘ Abbiamo le cave calcareo-nere da fabbrica in Valle Imagna ed im Val Brembilla, di Cene in Val Seriana ; quelle di ceppo a Camerata, S. Pellegrino ed Almenno nella Valle del Brembo, di Vertova in quella del Serio, e giù in pianura sulla sponda dell’ Adda e del Brembo i ceppi di Brembate e di Capriate, di cui se ne fa grande uso anche a Milano. Pol ancora nella Valle del Serio e più in basso le cave di calcare marnoso di Comenduno e di Pradalunga, e quelle di calcare argilloso di Villa di Serio e di Scanzo utilizzati per la fabbricazione del cemento idraulico. Questa industria di preparazione dei cementi e delle calci idrauliche, iniziata da non molti anni raggiunse e progredisce in un florido sviluppo, con onore della So- cietà promotrice, già Società bergamasca ed ora italiana delle calci e dei cementi. Fimalmente in questa stessa zona del terreno triassico, abbiamo il gesso, (solfato di calce idrato), di Volpino. Nella inferiore susseguente zona del terreno giuras- sico, abbiamo le arenarie calcari, a grana finissima che alimentano un’ industria ben vantaggiosa di coltivazione estrattiva, quella delle pietre coti per affilare lame me- talliche, preferita in commercio a quella d’ altre cave d’ Europa. Queste coti sono ripartite in diversi gruppi d’escavo; il primo è quello di Foresto e di Grone fra Valle Ca- vallina e Val Calepio. Il secondo, ed il principale per abbondanza, e scelta qualità di materiale, è quello di cdi 1h e Nembro nella Valle Seriana. Il terzo gruppo è quello di Palazzago. Abbiamo le arenarie che danno eccellenti materiali da fabbrica pure in diversi gruppi, cioè di Mapello, Fon- tanella sotto il Monte, di Bergamo ed Astino, di Sarnico e Villongo; e Varenaria micacea di Bagnatica. 19 Le pietre da macina formate a grossi conglomerati di calcare siliceo nelle due diverse posizioni a Gandosso, Chiuduno e Sotto il Monte, il calcare marnoso di Pianico. Nella regione del terreno argilloso l'alabastro zonato di Albino e di Lovere. Le torbe di Cerete nella Valle del Borlezza, quelle del bacino lacuale di Spinone. Il ba- cino lignifero di Leffe. Le argille per la fabbricazione dei laterizi in vari gruppi, cioé a Pontita e Cisano. L’argilla del Torrente Tornago presso Almenno. L’argilla del Morla al Petosino che sì usa anche per fabbrica di stoviglie ; quelle di Val di Nese, di Pianico, di Sovere. In pianura la zona argillosa Bergamo-Arcene con diverse fornaci per laterizii, più in basso ed a levante, quella di Muradella-Ghisalba sulle sponde del Serio, poi il vasto gruppo che fornisce anche argilla da stoviglie, di Morengo, Bariano e Caravaggio, e più in basso a mez- zodì il gruppo di Romano, Sola, Bettola, Covo e- vicinanze. Lasciata ogni considerazione sulla genesi degli esposti giacimenti anche perchè incompatibile colla brevità im- postami, non so però, prima di chiudere questa rassegna, rinunciare al richiamo degli elevati, geniali concetti svolti dal nostro Mascheroni, e che si direbbero dettati per illu- strazione di due delle eccezionali formazioni, che figurano con tinta la più spiccata sulla tela geologica della nostra Provincia, e che meritano così speciale menzione, quali sono : « Le marne conchiglifere sub-appennine di Nese. » « Il bacino lignitico di Leffe in Val Gandino. » Alle falde del bacino della romita Valle di Nese nei banchi di roccie marnose denudati dalle acque si scoprono le marne azzurriccie disseminate di conchiglie marine simili alle sub-appennine in parte mutilate. ed in parte ancora conservate. 20 E le induzioni tecniche sulle recondite origini « di queste qual più le vuoi chiocciole 0 selci, » il Mascheroni, così ce le dipinge con brillanti frasi poetiche nel suo carme: l invito a Lesbid. « Tempo già fu che le profonde valli » E il nubifero dorso d’apennino » Copriano i salsi flutti, pria che il cervo » La foresta scorresse, e pria che |’ uomo » Da la gran madre antica alzasse il capo. » L'ostrica allor sulle pendici alpine » La marmorea locò famiglia immensa ; ». Il nautico contorto a l’aure amiche » Aprì la vela, equilibrò la conca; » D'Africo poscia al minacciar raccolti » Gli inutil remi, e chiuso al nicchio in grembo » Deluse il mar scuola al nocchier futuro. » Cresceva intanto di sue vote spoglie, » Avanzi della morte, il fianco al monte. » Quando da lungi preparato e ascoso ‘» AI mortal sguardo dall’ eterne stelle » Sopravenne destin; lasciò d’ Atlante » E di Tauro le spalle, e in minor regno » Contrasse il mar le sue procelle e l’ire; » Col verde pian l’altrice terra apparve. da l'elemento uscito » Deluso il pesce sotto l’alta arena » Sepolto, in pietra rigida si strinse, » L'altra formazione che merita, come si disse, speciale menzione è quella del bacino lignitico di Leffe. Le reliquie fossili d’animali di specie ora perdute in quei banchi sepolte, voglionsi avere per capisaldi degli studi e delle induzioni scientifiche. Il concetto sugli scon- finati periodi delle remote epoche geologiche viene dal Mascheroni con tratto maestro riassunto nei versi che fan seguito ai già ora citati del suo bel carme, -- Son queste l’ossa che lasciar sul margo » Del palustre Tesin, da l’alpe intatta » Dietro a la rabbia Punica discese, » Le immani Afriche belve ? 0 da quest’ ossa » Già rivestite dal rigor di sasso » Ebbe lor piè non aspettato inciampo ? » Che qui già forse Italici elefanti » Pascea la spiaggia, e Roma ancor non era » Ne lidi a lidi avea imprecato ed armi » Contrarie ad armi la deserta Dido. » Ammessa l’ indubbia influenza della formazione geo- logica sotto incombente sulla:sovrastante crosta vegetale, possiamo dedurne che natura seppe da noi, con ben in- teso connubio allearle insieme. Il nostro suolo e nelle sue diverse regioni infatti si presenta quasi per intiero coperto a verde. Delle roccie nude e sterili al di sotto delle alte pen- dici dove comincia la vita di vegetazione, se ne presen- tano poche e per limitate estensioni. Se ne vedono sulle falde dirupate delle convalli dei bacini superiori del Brembo e del Serio, nelle erte gole di restringimento di questi bacini, sulle linee di contatto delle diverse formazioni geologiche, sulle culminanti pen- dici del vasto terreno dolomico. Più in basso poi abbiamo le creste e le falde della catena a nord nella parte superiore della Valle Cavallina di roccia disgregata friabile che distende i suoi detriti fino nel fondo colmandone i bacini lacuali, già in parte ostruiti, di Endine e di Gajano; e sui versanti opposti ricompaiono sulla confinante Valle del Borlezza da So- vere verso Clusone. Abbiamo altri scoscendimenti in Valle di Scalve, fra 1 quali quello sul fianco della gran giogaia della Preso- lana detto del Vallone, dovuto a difetto di consistenza, 22 alla rilevante altezza, al ripido pendio della ‘falda, all’ in- cassamento della valle in profonda trincea. Fra altre, delle cause, e forse la principale degli sco- scendimenti e delle frane, massime di quelli che sì ri- scontrano nella parte superiore delle nostre valli, (come in Val Fondra, in Val Bondione, in Val di Scalve), si deve ritenere ed annoverare quella del disordinato ed eccessivo taglio dei boschi, spinto fino quasi alla totale loro distruzione ; così che non ne rimangono che pochi avanzi sui versanti boreali dei bracci di estrema dira- mazione delle nostre valli. Al danno di questi tagli di denudamento, sì aggiunge la poca o nessuna cura dei piani erbosi, che van deva- stati e guasti dalla pastorizia. E qui valga il dirlo, è sui dorsi di queste alpi devastate dall’uomo, rovinate dal dente delle pecore e delle capre, che si prepara prepotente il primo elemento delle inon- dazioni. « Quantum horrorum hirte cautes, quantanque malorum Illuviem dorsa arboribus spoliata cierent. » (VIRGILIO). E contro l’irrompere delle piene apportatrici di tanti guasti giù per le valli e nelle pianure, non vi ha che un rimedio, il rimboschimento. Di tanto e sì importante argomento si trova quindi opportuno di discorrere nel seguente apposito capitolo, e nei limiti alle mie scarse cognizioni concessi. 23 CAPITOLO III Dei boschi e della loro riproduzione. I boschi formano il prù bel ornamento e nel tempo istesso la più valida difesa protettrice delle alte regioni alpestri. Valgono con influenza d'azione moderatrice a fare più regolare l’alimentazione dei fiumi, che vi attin- gono la loro origine. Servono a prevenire la formazione delle valanghe, e fissando e consolidando il suolo, ad impedirne gli sco- scendimenti e le frane. Provvedono a conservare e mantenere i depositi dei ghiacciai, al più lento squagliarsi delle nevi; ad infre- nare e rallentare il deflusso delle, pioggie diluviali; a rendere quindi più copiose le infiltrazioni acquee negli strati di sottosuolo; a fare meno impetuose ed istantanee le piene, meno frequenti e meno sentite le magre, pro- movendo una più regolare alimentazione dei fiumi. Colle migliorate condizioni del regime idrografico nelle regioni montuose addotto dal rimboschimento vanno compagne pure le migliorate condizioni nella pianura per vantaggiosa copia e continuità d’acque, sia, se attinte con diretta derivazione dai fiumi, sla, se procurate con l’aprimento delle sotterranee vene sorgive. Nelle alte valli una florida selvicoltura prepara e mantiene l'alimento per la coltivazione delle nostre mi- niere di ferro; mentre come sì disse, promuove con più ordinato assetto dello stato idrografico lo sviluppo in basso dell’agricoltura e dell’ industria, che dalle acque attingono la loro potenza vivificatrice. 24 Alienazione dei beni comunali. Le proposte ed i provvedimenti che qui in argomento st vengono svolgendo sono conformati ad un indirizzo pratico per conveniente, facile e possibilmente pronta attuazione. Questi provvedimenti sono più specialmente attagliati al caso nostro e quindi vuolsi ritenere che possano come tali farsi raccomandati ed accetti. Dovrebbero abolirsi ì pascoli comuni, promovendo l'alienazione dei beni tut- tora di proprietà comunale affetti da questa lebbro di servitù. Con questa operazione all’ incuria ed all’abbandono in cul sì trovano questi beni, che sono di tutti per es- sere sfruttati, e di nessuno per essere mantenuti e con- servati, sì sustituirebbe l’operosità di custodia, di cura e di difesa che i privati proprietari pel migliore loro interesse non mancherebbero di prodigarvi (4). In prova dei benefici effetti che possonsi da questa misura ripromettersi, ne abbiamo i più irrefragabili esempi in queste nostre vallate; dove vediamo le pro- prietà private dalle comunali distinte per marcatissime tinte di florida vegetazione per le prime, e di squallida nudità per le seconde. Tolta la servitù di pascolo, di stramatico e di far legna, i boschi guasti si ripopoleranno in parte anche da loro; i piani erbosi si ricomporrebbero a regolare rivestimento, e si renderebbe inoltre possibile la ripro- duzione e l'allevamento dei nuovi boschi di piante (1) All’uopo di promuovere il rimboschimento sopravviene molto provvidamente la Legge sui beni incolti dei Comuni 4 luglio 1874 e relativo Regolamento 20 dicembre detto anno promulgata con Circolare 27 febbraio p. p. dalla nostra Prefettura, e che obbliga appunto i Comuni ad imboschire o ad alienare i beni incolti di loro proprietà, E da far voti per vederla applicata con sollecitudine. 25 conifere-resinose, ed anche di piante forestali d’ordine secondario, ma egualmente pel loro più sollecito sviluppo da noi indicate convenienti ed utili come le bdetule, gl ontani, gli aceri, è faggi ed è platani. Della piante conifere - Propagazione a dimora. Come è noto le piante conifere resinose si propagano per semi a dimora ovvero per trapianto. | Nei terreni magri non ingombri d’erba riesce meglio la seminagione a dimora fatta cioè sui luoghi che si vo- gliono imboschire. Non essendo richiesta la preparazione di sarchiatura e zappatura del terreno, così con poca spesa sì ponno formare boschi di conifere; fra le quali dovrebbero a parità d’altre condizioni, preferirsi quelle che sono per le loro pungenti foglie meno offese dal bestiame. | Per la raccolta e la provvigione dei semi, giova os- servare che quando gli strobili contenenti ì semi sono maturi, le scaglie d’ involucro si aprono slanciando a distanza i semi medesimi. Conviene quindi raccoglierli prima della loro completa maturanza. Disposta la terra a piccoli solchi in essi vi sì dispon- gono 1 semi, e se il terreno è arido i detti solchi si fanno più profondi, anche per fare i semi guardati e difesi contro gli estremi di freddo e di caldo. mini La semina si fa in marzo od in aprile nelle regioni fredde, ed in novembre per quelle più temperate. Le pic- cole piante vanno attentamente custodite e difese dal bestiame, fino a che abbiano raggiunto una sufficiente elevazione di sviluppo e di robustezza. LO” 26 Propagazione per trapianto - Formazione dei vivai. . Nei terreni piuttosto umidi e molto erbosi riesce più sicura e conveniente la propagazione per trapianto. Per la formazione dei vivai d’allevamento delle pian- ticelle per trapianto devonsi avere le seguenti attenzioni: Il terreno da prescegliersi pel vivaio deve avere una esposizione di mattina; va preparato con opportuna. col- tivazione, e concimato con cenere di bruco, o d’erbe ab- bruciate. Va disposto ad aiuole della larghezza di venti centimetri, in cul si ripongono i semi, fra loro poi divise da altrettanti spazi liberi larghi M.' 0. 80, nei quali ponno protendersì i getti di primo sviluppo delle giovani pian- ticelle, restando così liberamente esposte alla benefica azione dell’ aria e del sole. I semi si coprono con leggero strato di terra, e vi sì soprappongono dei rami per difesa contro gli uccelli. Dopo un anno o due a seconda del loro maggiore 0 minore sviluppo si trapiantano. Nella operazione di trapianto si ha cura di conser- vare le distanze necessarie al successivo normale sviluppo delle piante. Si collocano inoltre in modo che riescano possibilmente riparate, cioè appoggiate ai naturali rialzi del suolo, in vicinanza ai tronchi di piante vecchie tagliate. Si apre una fossetta per ogni pianticella, e quindi sì interra adattandovi il terreno in modo da renderne 'na- turalmente possibile un po’ d'ingorgo per l’ infiltrazione delle acque se in sito asciutto, e per facilitarne invece lo smaltimento, se in sito umido. ri =1 Riproduzione bene riescita. Fra gli esempi di riescita riproduzione di tali boschi di pini per trapianto, vuolsi nelle nostre alti valli, di- stinto per importanza di estensione, di superati ostacoli di suolo e di completo esito quello sopra Bormio in Val- tellina. I dorsi compresi fra il vecchio ed il nuovo stabilimento di quei bagni termali ad una elevazione di M.' 1400 sul livello del mare, disposti a pieno mezzodì presentavano un terreno arido, sterile, disgregato, formato da detriti pietrosi di scoscendimento del sovrastanti dirupi, per cui potea dirsi che natura vi avesse costì accumulato diffi- coltà per condizioni di formazione tali da renderne quasi impossibile il rimboschimento. Eppure queste difficoltà vennero vinte e superate. Con infiltrazioni d’acque artificialmente promosse e mantenute con fitta rete di rigagnoli a tortuosi giri, svi- luppati con ben intesa distribuzione, si fece opera di emen- data bonifica, tale che quelle già nude e squallide falde sl vedono ora coperte, ed in breve volger d’anni, da un florido manto di sempre verde pineta. Nelle regioni d'oltralpe la selvicoltura, venne. può dirsi, elevata a culto religioso, infiltrato nelle mistiche credenze di quei popoli per tradizioni, per leggende, rese nazionali e simpatiche dai loro più distinti poeti (1). La selvicoltura vi è protetta con leggi rese accette e rispettate, e con provvedimenti di pratica diretta at- tuazione. ; Così im Svizzera le Rappresentanze Cantonali si dan cura di far preparare i semi pei vivai e di farne prov- {1) Goethe. Schiller. 28 veduti i Comuni a seconda dei loro bisogni, e questi sanno alla lor volta farne tesoro di utile impiego. Nell’ anno 1873 col mezzo dell’amico ingegnere An- tonio Curò, Presidente della nostra Sezione di Bergamo del Club-alpino-italiano, feci venire di queste sementi di piante conifere, delle seguenti specie, cioè del Pinus abies od Abies vulgaris, Pinus larix, Pinus Stilvestris, già col- vati nelle nostre valli. Quei semi ebbi a dispensarli a dei proprietari di boschi nelle alte regioni di Val di Scalve e di Val Brembana con unite le istruzioni opportune sia per la formazione dei vivai da trapianto, che per semina di propagazione diretta a domicilio; ma dappoi non ne ebbi più infor- mazioni di sorta sui risultati e sull'esito di quelle col- tivazioni di prova, che del resto non ponno aver mancato. Anche in Italia ad onore del vero possiamo dire che il Ministero d’ Agricoltura e Commercio fece e fa opera d’ importazione di semi di nuove piante che distribuisce nelle regioni che ponno averne vantaggio di propagazione. Piante forestali di secondo ordine. Come già si disse dopo le conifere tengono un bel posto e meritano preferenza fra gli alberi forestali di second’ ordine indicati opportuni e già esistenti nelle nostre regioni alpestri, le due seguenti tribù della nu- merosissima famiglia delle Amentacee di Jussieu cioè le betuline (betulinee) che comprendono le bdetule propria- mente dette, e gli ontani (alnus). Le cupolifere che coprendono la quercia, il faggio, il castagno, ed il nocciolo 0 corilo. Fra gli alberi di second’ ordine abbiamo inoltre la fami- glia delle acerinee, che si compone degli acer? e dei platani. 29 Della betula e delle specie preferibili; e loro propagazione. Fra le specie principali delle betuline si annovera la betula comune (Betula alba); indigena alligna nelle con- trade le più settentrionali come nelle più meridionali , dove cresce sulle montagne molto alte. Cresce nei luoghi arenosi e poveri di nutrimento come nei pingui e fertili. In condizioni favorevoli, cioé nei luoghi meridionali e fertili tocca un’ elevazione arborea di oltre M.' 20 ed una grossezza di M.' 0.60 di diametro. Abbiamo pure fra le betule europee la betula pigmea (betula nana). Cresce nelle regioni montuose alpine. Si propagano per barbatelle, e più facilmente poi per semi. Questi semi vanno piantati in vasi, appena raccolti, e coperti con leggero strato di terra. Le pianticelle sì trapiantano dopo il primo od il secondo anno. Si avreb- bero inoltre le betule asiatiche e le americane, ma si trova inutile di parlarne. Degli ontani, loro specie e propagazione. Fra le betuline abbiamo l’ontano di cui le specie più interessanti native d’ Europa sono l’Ontano glutinoso (alnus glutinosa, 0 betula alnus), cresce im quasi tutta Europa ed in Siberia; l’Ontano bianchiccio (alnus incana o betula alnus) proprio dell’ Europa media settentrionale. Il primo riesce ottimamente nei terreni leggeri ed umidi; il secondo prospera meglio nei terreni secchi. L’ontano si moltiplica per talee, per sortite, o per pezzi di radice, ma più sicuramente per seminagione a dimora, o per vivai di trapianto. Le sementi che si raccolgono in ottobre si ponno spargere in autunno od in primavera, non più tardi del 30 mese di marzo. Van coperte con leggero strato di terra inaffiate in caso di deficienza di pioggie. Nel trapianto sì deve avere attenzione di non tagliare le radici. Esempi di boschi di ontani, betule e faggi nelle nostre valli. Come sì disse le betule e gli ontani sono già coltivati nelle nostre valli, e più specialmente in Valle Imagna, dove vi prosperano con florido sviluppo sia ‘a poca ele- vazione sui versanti riparati ed umidi, come su quelli soleggiati e ad elevazione anche rilevanti. Mi venne poi fatta occasione di vedere e di attra- versare delle folte macchie boscate di ontani e di betule sul. versante nordico valtellinese della nostra catena prealpina collocate ad elevazione ben più grande in Val Malgina quasi sotto al ghiacciaio del Cagamei sui mar- gini di una e forse l’unica delle annose selve di pini che tutt’ ora esiste detta il Bosco Margatta. Esempi nelle valli limitrofe della catena delle grandi alpi. Di tali boschi popolati d’ontani, betule e faggi, ve- getanti a canto ai pini più che secolari, se ne trovano in Val Bregalia, sul versante nostro italiano, e quasi alla sommità del varco della Maloggia per l’alta Engadina. Se ne trovano pure sul due versanti del varco di S. Bernardino, pel quale si mette da Spluga in Val Mesocco. Davanti a questi esempi di domicilio degli ontani, e delle betule condiviso coi pini, sì direbbe che natura riparatrice di se stessa abbia importato sopra queste elevate regioni, uma volta coperte di maestose selve, una 3A nuova generazione di piante pigmea, se vuolsi, ma gio- vane, rigogliosa e piena di vita, che si asside, sl innesta, si sviluppa accanto e sugli avanzi sempre imponenti della vecchia generazione che muore delle conifere. Considerazione sopra i boschi di queste diverse regioni alpestri. E qui torna poi utile al proposito nostro di osservare, come nelle regioni sopraccennate di Val Bregaglia e di Valle Mesocco, a cui si può aggiungere anche quella di Poschiavo pel Bernina, pure popolata di macchie d’ontano, sì riscontra una parità di condizioni termiche, altime- triche e geologiche, con quella delle parti elevate estreme delle nostre valli, pel riguardo specialmente della forma- zione geologica, che si costituisce di un consimile terreno di schisti e di micaschisti. ia Delle cupolifere. Questa seconda tribù delle. amentacee comprende , come già sl disse, la quercia, il castagno, il faggio, ed Il nocciuolo. Della quercia e del castano se ne ha già grossa colti vazione di vivai di cui se ne fa commercio, e le pianticelle per trapianto da due a tre anni, sì ponno avere a buon patto, cioè al prezzo di L. 4 a 5 al cento. D'altronde la quercia nei boschi cedui, si può molto utilmente e con pronto sviluppo propagare anche per rami interrati. In principio di primavera nell’ occasione del taglio delle legne si recidono per oltre metà grossezza ed al piede i rami da interrarsi, lasciandoli così ancora uniti alle ceppaie per poterli ripiegare, e quindi s’ interrano tenendoli confitti nel terreno, ove occorra, con uncinetti. 32 Questo sistema di propagazione è più. specialmente indicato per rivestire gli spazi vuoti circuiti da quelli popolati da ceppaie. Ne ebbi. io stesso risultati sicuri. Nella propagazione della quercia per pianticelle da vivaio, sì deve aver cura di trapiantarle tosto levate dal vivaio, e possibilmente con tempo asciutto. La quercia preferisce le esposizioni asciutte ed apriche di mezzodì, il castano quelle fresche di tramontana. Del faggio fra noi d’indigeno non vi ha che una unica specie, il faggio comune (/agus silvestris). Vegeta nelle regioni centrali ed occidentali d’ Europa, dove forma 1 delle vaste foreste. Nelle regioni meridionali lo sì trova nei monti di media elevazione. Ama l’esposizione di le- vante e di settentrione, si attaglia a qualunque terreno e di preferenza ai calcarei e sassosi. Anche le nostre valli ne sono tuttora popolate. Si estendeva in tutta Italia sino da tempi remoti (4). Conservazione del faggio. Si provvede alla conservazione per le piante a fusto d’opera e per costruzione lasciando libero lo sviluppo della pianta, coll’ evitare il taglio dei rami, e liberarla da quelli rotti dal vento o dissecati. Dove sì utilizza come combustibile, è utile sì per la quercia che pel ca- stagno ridurlo a ceduo. Propagazione del faggio. Alla propagazione per vivaio e quindi per trapianto va preferita quella per seminagione a domicilio. (1) Nella Valle Seriana sull’ altipiano del Monte Gola sopra Premolo si ammirano tut- tora dei faggi più che secolari e di imponenti dimensioni. dò Si avverte che il vivaio richiede un terreno prepa- rato da replicati lavori, riparato e difeso. Va diviso in aiuole fra loro distanti circa M.' 2. I semi vi sì depon- gono in solchi, ed alla profondità di dieci centimetri circa. La semina si fa in autunno od in primavera. Dopo due anni si trapiantano in altro semensaio, dove vi restano per altri due anni, per poi trapiantarli nella località di. loro dimora. Ma come si disse vmnolsi preferire la semina a domicilio, avvertendo che 1 giovani fusti per rinvigo- rirli vanno tagliati al piede al terzo, od al quarto anno. Del nocciolo o corilo. Nella famiglia delle cupolifere annoverasi pure il noc- ciolo o corilo (corylus), che comprende da sei a sette specie, fra le quali ci limiteremo a parlare del corilo co- mune o nocciolo (corylus avellana). Questo fruttice è assai comune nelle nostre regioni temperate. Troyasi di preferenza nei boschi cedui; si adatta a qualunque terreno, riescendo meglio nel suolo alquanto umido e leggero con esposizione di tramontana. La sua radice sì distende con ampia ramificazione, che si presta per la facile sua riproduzione. Fra le specie delle ace- rine sl raccomandano l’acero sicomoro, (acer pseduo-pla- tanus), proprio di tutta Europa; vive più specialmente nelle parti settentrionali, e sui monti; ama un terreno fresco e fertile. .. L’acero platano, (acer platanus), così denominato per la somiglianza delle sue foglie con quelle del. platano. Alligna anche nell’ Europa la più settentrionale al di là del 60° grado di latitudine, nella Norvegia, nella Svezia, ecc. Ama di preferenza l’esposizione fresca delle montagne. 4 L’acero campestre, (acer cumpestris), di poca altezza, e che alle volte non eccede quella del cespuglio. Prefe- risce i terreni calcari; la migliore propagazione si ottiene col trapianto con pianticelle di due anni. Dei platani. Il platano quantunque originario di paesi caldi e tem- perati vive però anche nel clima della Germania setten- trionale. Prospera rigogliosamente in un suolo coltivato e fertile, però trova di vivere in qualunque terreno anche nei più sterili, come già nelle nostre pianure dove lo si coltiva utilmente a ceduo, fino nei terreni ghiaiosi sa- bionicei laterali al Serio. Si distingue in sel diverse specie caratterizzate per la diversa conformazione delle foglie. Fra tutte primeggia il platano comune, (platanus vulgaris). È di pronto e vigoroso sviluppo massime se in con- dizioni favorevoli; educato a fusto può guadagnare una altezza di quasi un metro per ogni anno di vita. Della loro riproduzione. Sì può moltiplicare per semi, per talee, per margotte, per. rami coricati, ed anche per pezzi di radice. Per una propagazione estesa va preferita quella per semi a pian- tonaje, che danno in due anni pianticelle vigorose con radici a fittone. Per piantagioni di poca estensione, e come più sollecita dovrebbe preferirsi la propagazione per. rami coricati ed interrati, con cui si ottengono fino dal primo anno dei fusti vigorosi, di un'altezza che ar- riva fino quasi a metri tre) e provveduti di radici per essere trapiantati. BD, Devesi avvertire però che i rami sieno di due anni e vanno interrati nell’ inverno. Dell’ estendersi della loro coltivazione. Da pochi anni dacchè sì hanno in commercio le pian- ticelle da vivaio a patto moderatissimo, le piantagioni di platani, che ponno allevarsi a piante di alto fusto, a piante capitozzate da scalvo ed anche a ceppaia a ceduo, presero da noi uno sviluppo stragrande, massime in pianura. Ma ora si vanno già da anni sempre più estendendo nella regione delle colline e penetrano nelle valli con risultati egualmente vantaggiosi, massime per la formazione di boschi cedui a ceppale. | Così non sarebbe azzardato il dire che si potrà spin- gere il platano anche in zone più elevate nell’ interno delle valli; mentre come si disse è di facilissima molte- plice propagazione, di pronto e rigoglioso sviluppo ; si adatta a tutti 1 terreni, ed a forti diversità di clima ; si presta a piacimento per una coltivazione a fusto ed a ceduo. Riassumendo si può concludere che una volta definite con l’attivazione della nuova legge (già sopraccitata 4 lu- glio 4874), le ragioni di proprietà e di possesso dei beni incolti comunali, si schiude libera l’azione per le opera- zioni di miglioramento dei medesimi nel riguardo più spe- cialmente della riduzione e riproduzione dei boschi. Come dall’ esposta rassegna nol possiamo disporre per yarietà, natura del clima, di elevazione altimetrica e di formazione geologica di tutto il ricco ‘tesoro delle piante forestali indigene d’ Europa da quelle delle regioni fredde e le più settentrionali a quelle delle regioni temperate meridionali. 36 Perché al di sotto delle nude vette alpine sui larghi dorsi ammantati di pascoli, possono crescere le. conifere dal maestoso fusto, e più sotto ed a lato delle stesse, le betuline dalle frondose macchie, che vediamo prosperare in regioni consimili alle nostre per elevazione e forma- zione geologica; poi più in basso ancora le cupolifere, già tuttora coltivate in grande scala fra le quali la ro- vere, indicata per le esposizioni solive, asciutte, le ca- stagne per quelle fresche e umide, il faggio che vegeta meglio nei terreni calcari, che sono appunto i predomi- nanti nelle nostre valli; il nocciolo che si attaglia a qua- lunque terreno. Poi più sotto fino allo sbocco delle valli, oltre le cupolifere, e le betuline, gli aceri che preferiscono pure i terreni calcari; e per ultimo i platani che sì svi- luppano anche nei terreni i più ingrati e sterili. La convenienza dell’ accennata possibile convivenza delle conifere e delle betuline, e della formazione. di boschi a diversi tipi di piante, si fonda a mio giudizio, sopra un principio nella scienza agricola. già noto e vantaggiosamente applicato. Come nella coltivazione dei campi la ruotazione. di avvicendamento riesce utile ed indicata perchè le diverse coltivazioni attingono, ed alla loro volta riforniscono elementi affatto propri e speciali al terreno senza ispos- sarlo, e senza esaurirlo; così per parità di cause e di effetti nella selvicoltura, mi venne fatto di rimarcare, che nei boschi popolati di piante di diversa specie, e di diversa famiglia, a differenza che in quelli a tipo unico, vi ha vita e sviluppo di vegetazione molto più rigogliosa e robusta. Ne abbiamo magnifici esempi in Val di Scalve. E qui venendo al concreto delle fatte proposte, e per raggiungere con sollecita attuazione il rimboschimento, troverei indicato che nei centri delle superiori regioni 37 delle diverse valli sì promuovesse la formazione di vivai di conifere e delle altre piante forestali più specialmente per quelle regioni indicate. Fra quelle popolazioni industri e svegliate non può mancare chi anche per amore alla coltura silvana per loro di tanta importanza, si faccia iniziatore di questa industria agricola locale. Sarebbe assunto facile, di poca spesa e rimmmeratore di lucro sicuro. I semi si ponno avere presso di noi in sito, giacché di tutte le piante forestali sopradette, se ne trovano tut- tora in queste valli; lo spazio della semina è pochissimo, e così la spesa potrebbe dirsi limitata a quella di pre- parazione e di coltivazione delle piantonaje. In misura poi proporzionale ai bisogni ed al proba= bile smercio, da accertarsi anche se vuolsi con anticipate commissioni, potrebbe essere una fonte di lucro per il privato intraprenditore con vantaggio pubblico e del paese (1). Una volta provveduti di semi e di pianticelle, (che in precedenza anche alla formazione dei vivai, si ponno avere in commercio), con un po’ di buon volere, che vale po- tere, sarà dato di raggiungere in breve volger d’anni il va- gheggiato e reclamato rimboschimento delle nostre alpi. Potremo così in buona parte riparare al male fatto, e ne abbiamo il dovere. | In sulle alpi più che in pianura vanno rivolte lé at- tenzioni della scienza alleata alla pratica, a cui si deve il progresso dell’ arte agricola. (4) Il nostro podere-scuola in Grumello ebbe già ad iniziare l'allevamento e la distri- buzione delle pianticelle forestali con depositi di smercio nelle nostre valli. Così con lo studio teorico-pratico della selvicoltura nei limiti dei nostri bisogni, ad onore di chi lo presiede e dirige, tiene per noi il posto dell’ Istituto tecnico forestale di Vallombrosa, con tanta munificenza del Governo nazionale, per sì importante assunto, fondato. 38 Sulle alpi dalla soluzione del quesito di rimboschi- mento ne emerge per diretto corollario il miglioramento, come gia si disse, delle condizioni termometeoriche . ed idrogeologiche, con vantaggi che si trasfondano e vanno condivisi, fra la parte alta montuosa, come per la parte piana. Prima di chiudere questo capitolo ed in proposito alla propagazione delle piante forestali, trovo di accen- nare il seguente fatto. Nelle nostre valli e più specialmente in Val di Scalve, tuttora ben provveduta di selve estese, si può dire che la propagazione per vivai e per trapianto, vi è quasi ignota. Però troviamo quei boschi popolati di giovani allievi per processo pratico. diverso che merita di essere ricordato. Quando, come avviene per la regolare utilizzazione dei boschi, si vogliono levare le piante che hanno rag- giunto la loro maturanza invece di farne il taglio, si usa estirparle, smuovendone il terreno possibilmente a poca profondità, e tosto sistemandolo; con questa pratica si viene ad assecondare ed a favorire la propagazione na- turale per semi che trovano vita e pronto sviluppo in terreno già preparato. Si osserva inoltre che il taglio parziale già comune- mente praticato nella valle anzidetta, è commendevole per la riproduzione di queste piante resinose a preferenza dei tagli complessi ed in vasta scala. 30 CAPITOLO IV. Stato meteorico; Come già si disse nel precedente Capitolo I.°, trovan- dosi la nostra Provincia sull’asse centrale da nord a sud della Lombardia, con essa ne condivide anche le condi- zioni meteoriche. Trovo perciò opportuno di riassumerne i dati già in proposito esposti su la Lombardia stessa, con aggiunte sulle variazioni locali. Osservazioni barometriche. Nel succedersi delle stagioni le medie altezze baro- metriche salgono al massimo nell'inverno (in dicembre), scendono rapidamente al minimo in primavera (in aprile) pol aumentando gradatamente in estate ed in autunno, tornano a riprendere il massimo nell’ inverno. Fra le osservazioni fatte a Bergamo all’ altitudine di M.'240 sul livello del mare, fatte a Milano ad una ele- vazione di M.! 131; a Mantova ad una elevazione di M.' 60, sì hanno le seguenti risultanze di altezze barometriche. | Ì 1a i | | pece Milano !|Mantova | | TS rente Medie tra le massime . . . Mill| 774. 83 j 773. 13 Mi 34 | s| Medie tra le medie . | 762. 92 | 762. | 7 762. 92 | Medie tra le minime | 734. 20 | "M. 26 | 719. 28 | pati ade ponga -atirtit, (be | 40 d’onde come sì vede, ne risulta una identicità sulle medie delle medie per le dette tre località, ed una varia dif ferenza fra le medie delle massime, e le medie delle mi- nime cioè maggiore per Bergamo risultando di 40. 63, in confronto di Milano, dove tale differenza è di 35. 87 è più ancora in confronto di Mantova, dove la differenza come sopra è di 32. 03. Osservazioni termometriche. La temperatura media nelle pianure lombarde a 45° e 30' di latitudine, si ritiene di circa 13° del termometro centigrado. I La linea isotermica alla stessa corrispondente prolun- gata anche in Piemonte e nella Venezia, si dispone alquanto incurvata escludendo a settentrione Torino, Milano, Lodi, dalla più mite zona a mezzodì in cui si comprendono Pavia, Bergamo, Brescia, Verona, Padova, Venezia. E questa linea si dispone così parallela e coincide presso a poco col confine di sera della nostra Provincia. Se pol immaginiamo tirata la linea geografico-botanica da noi ritenuta come limite divisionale della vegetazione nordica colla vegetazione meridionale, questa viene a toccare, e si dispone a seconda del confine meridionale della Provincia nostra. In contatto ed al di dietro di Ber- gamo abbiamo la parte montuosa della nostra Provincia disposta a gradinate di successiva crescente maggiore altitudine, mentre d’altronde questa nostra Provincia resta quasi per intero compresa nella zona fra il 45° ed il 46° di latitudine, ne viene quindi che le linee isoter- miche coordinate alla fondamentale corrispondente colla media temperatura di 13° centigradi saranno marcate 44 dalle crescenti elevazioni altimetriche, e così per questa parte montuosa, le linee isotermiche coincideranno con altrettante linee ipsometriche. Ed invero quasi ogni anno al principio ed al finire dell’ inverno siamo spettatori di questo allivellamento termico-ipsometrico dalla natura stessa con precisione quasi matematica segnato colle altitudini dalle diverse nevicate. Così vediamo la prima nevicata in autunno dalle grandi alpi distendersi sulla corona della nostra catena prealpina, e coprirne inoltre le vette culminanti dell’Arera e della Presolana, segnando col lembo inferiore di quella prima fascia nevosa un’elevazione di 2500" sul livello del mare. | La fascia della seconda nevicata discende ai 1500" e 14200" copre le cime del Misma, del Canto Alto e del- l’Albenza ; in terza linea dai 1200" in giù, alle volte si limita alla parte montuosa fino allo sbocco delle valli, e più di frequente si distende anche sulle nostre pianure. È già ammesso (come dalle Notizie naturali e civili) (1), che sul versante meridionale delle alpi e quindi per pa- rità di condizioni anche su quello delle nostre prealpi, la temperatura diminuisce di un grado centigrado per ogni 170"di maggiore altitudine. Ed è pure ammesso. che ad ogni grado decrescente di media temperatura a parità di altre circostanze, corrisponda geograficamente. un grado più a nord di latitudine. Così per determinare le linee isotermiche corrispon-. denti ad ogni grado di decrescente temperatura al di sotto del medio di 13° C. in funzione delle altitudini sul livello del mare ed in funzione dei gradi di latitudine ne risulta la seguente tabella. (1) Carlo Cattaneo. [Wie] | FABBe fes( 1 PASD FERITO Pao | 5| 222 E atta zo 3 (335 \SZ6 3 ° E£|558 SS RPIZIN Lore la SITA |14+13°C.° 0 45 a 46 | Linea media isotermica delle pianure lombarde. 120 170 46 a 47 | Svizzera merid., Tirolo, Stiria, Lucerna, Imbruk, Gratz. 419 340 47 a 48 | Svizzera N. Baviera Arcid. d’Austria, Basilea, Costanza, ecc. 10° 510 48 a49 | Wiirtemberg, Baviera, Parigi, Monaco, Vienna. 9° 680 49 a 50 | Prussia Renana, Boemia, Moravia, Magonza, Praga, Briinn. BO 850 50 a 5I Belgio, Prussia Renana, Boemia, Liegi, Francfort, Coburgo. 7° 1020 DI a 52 Paesi Bassi, Sassonia, Slesia, Londra, Anversa, Lipsia, Dresda. 6° 4190 | 52 a53 | Annover, Berlino, Poseu, Varsavia. ne 4360 53 a 44 Amburgo, Stettino, Groruo. 4° 1530 54 a 55 Russia, Dueruburg, Wilna, Smoleuks. 3° 1700 55 a 56 | Wittersks, Mosca. 20 1870 56 a 57 Tiver, Nisi, Novogorod. 419 2040 57 a 58 | Svezia meridionale, Livonia, Riga, Pleskov, Jarolav. 0° 2210 8a 59 | Novogorod, Tobolsck (Siberia). — 1° 2380 59 a 60 Revel, Wologda. — 2° 2550 60 a Gi Cristiania, Norvegia, Pietroburgo. lai 2720 64 a 62 | Petrosawodsk (Lago d’Onega). — 4° 2390 62 a 63 Le i eesipni elevazioni delle prealpi nostre (Fin- —. BO 3060 63 a 64 | Finlandia. — 6° 3230 61 a 65 Arcangelo. | sa 3400 65 a 66 Islanda Isola. eat 3570 66 a 67 : MT ENARE : Lapponia, Samojedi (Circolo polare Artico). — 99 3740 67 a 68 00 39410 68 a 69 | Estrema elevazione delle alpi in Lombardia (Lapponia Pe- nisola dì Cafa). ————1R1_E60c peppe i LL" _‘_._1. _e'. _—r_——@6@r@Ee@— eo m%qq("-"@ >_ QICUI [IP 0][9AI] siae Aa eZ20US.IeT IINSOTIIO INOII X IHOVT i CUISSCU UI ns x__ rr Pm_ n —e_—___r_rrYLOT!'LO]G&cz: OS sd VUPUOJOIT orog1odns QUOIZBAA9TH VAZBUI V]]NS QUOIZBAITH TILANOTIHO NI INOISNANIC "AYOMeISOIPI IUOTZIPUoOM 030] 0][ap 9 erouraoIg ©r[Pp Ipedrourad 1YSEeT 901) 10 DEI FIUMI. Fiume Cherio. La superficie del bacino del Cherio per la parte mon- tuosa risulta da quella già sopra citata formante con- torno del ;detto laghetto di 3 .. i. «è . REQ 25 e di quella misurata dalla Valle Cavallina ue eg dona (pd K' quindi di coraplessivi:Ss ‘|. $ «#00 a 100 La portata modulo del Cherio risulta di M.' c.' 1. 66 al seétondo che in magra discende a M.' cl 0. 60 e che può ritenersi salga in piena al massimo hi Mi! #' 30, Questo fiume scorre in alveo tortuoso con sponde di poca elevazione anche lungo la valle, cosicchè verso l’estremo della stessa vanno confondendosi col piano delle laterali campagne. Fiume Serio. Il Serio come già si disse ha un campo di alimenta- zione per la parte montuosa dell’ estensione complessiva di-Ghtq: 0574. Trae la sua origine sull’ elevato ed esteso altipiano di Barbellino dove si riuniscono le sue prime acque che scolano dai laghetti di Cerviera, Barbellimo e Valmorta, dai ghiacciai e dalle nevi che vi mantengono perenni nelle insenature a ridosso delle alte giogaje del Cimone, del Gleno e del Pizzo Strinato da una parte, dalla Re- dorta del Cocca e del Pizzo del Diavolo dall’ altra, che sl elevano colle loro vette ad un'altezza attorno ai 3000" sul livello del mare. 50 Da questo altipiano contornato dai suoi laghetti na- tivi il Serio precipita con pittoresca cascata da un’ al- tezza di M.' 840, divisa in tre salti. Fanno parte dell’ alto bacino i due rami di prima alimentazione di Lizzola a levante, e di Fiumenero a po- nente, di compimento dell’ altipiano di Barbellino, di cui ne dividono e ne hanno comuni i versanti, e che si ap- poggiano alla catena Orobica per uno sviluppo riunito di oltre 15 chilometri. Discendendo riceve tributo d'acque da molte e diverse convalli di confluenza, che si succedono scaglionate sui due fianchi divise da altrettanti costiere trasversali, fra le-quali sul lato sinistro di levante, in ordine di succes- sione naturale da nord a sud, primeggiano quelle di Gan- dellino, Gromo, Ogna, Gandino e Valrossa, e sul lato destro di ponente quelle di Valgoglio, Val Canale, Ponte di Nozza, Val del Riso, di Vertova, d’Albino, e di Nese. Tutto al lungo della valle il fiume scorre contenuto in alveo di varia larghezza proporzionale alla sua por- tata con alternate strozzature. Al di sotto di Alzano in- vade spandendosi in larga regione i bassi fondi della valle su cui versa le sne colmate di detriti di ghiaia. Inferiormente a questo deposito di sedimento, riprende il corso fino a Seriate serrato fra greti e conglomerati di puddinghe. A] sortire della valle, scorre a livello della pianura da Seriate fino al confine della Provincia nostra al di sotto di Mozzanica. In questo tratto discende con rapi- dità torrenziale; pel forte pendio, rotola e travolge masse ghiaiose e con incerto corso, rotto e diviso dalle travolte materie, solca con alterno avvicendarsi profondi canali dove prima si estollevano dei rialzi, e colma invece 1 preesistenti avvallamenti, e così vaga e spazia senza 60 freno, e senza limiti colla larghezza a tratti di oltre un chilometro, in alveo variabile incerto. AI di sotto di Mozzanica, dove la pianura si atteggia a più mite pendenza, perde del suo carattere torrenziale e sì compone in alveo a sezione limitata ed incassato fra sponde che vanno successivamente a farsi più elevate fino alla sua foce nell’ Adda. Lungo il corso di questo fiume si fanno rimarcare fenomeni affatto speciali e ben importanti nei riguardi idrografici. Così nel tronco superiore del suo corso ed a metà circa della valle, abbiamo al Ponte di Nozza uno sgorgo a polloni di eruzione da fondo roccioso, che ci fornisce in poco spazio acque in tanta copia da formarne un ramo di confluenza di portata pressoché eguale a quella dello stesso fiume in questo punto di loro unione. Discendendo verso lo sbocco della valle presso Gorle nel 1846 si apriva nell’alveo una voragine, od un imghiot- titoio che ne assorbiva buona parte delle sue acque (4). Tutt' al lungo del tronco inferiore in pianura il Serio si direbbe cammini sul dorso delle sue colmate alluviali a tratti più elevate delle circostanti piannre. Fra i meati di quei sedimenti, si è il medesimo sehiuso un alveo latente di sottosnolo : e questo mentre viene vantaggiosamente in sussidio per lo smaltimento delle piene, provvede in pari tempo ad una alimentazione quasi diretta delle sorgenti esistenti nelle nostre pianure. Di questo alveo di sottosuolo si può precisarne la profondità, la pendenza, e con limiti approssimativi anche la vastità. Così a Seriate quest’ alveo interrato sottostà a quello vero superiore di M.' 50 e discendendo con (1) Vediamo fatto cenno di questa formazione dal Pareto, e dal Lombardini, il quale ultimo osserva che possa esservi qualche rapporto fra esso fondo e le sorgenti di Fornovo. GI una pendenza del 3. 50 per mille traccia una linea conver- gente con quella dell’ alveo vero superiore, e che viene ad incontrarsi tra Morengo e Romano al nuovo ponte della ferrovia; dove per effetto appunto di questo allac- ciamento di convergenza si hanno nell’ alveo acque continue (1). Riguardo alla vastità questo alveo di sottosuolo è disposto a forma di ventaglio, che s’ imposta col vertice a Seriate, e s’irradia dilatandosi ad occupare la regione fluviale imterposta fra le sponde rilevate fino al di sotto di Malpaga a sinistra e di Urgnano a destra. Poi dopo la gola del ponte di Muradella, sl distende in sempre più larga zona fino a Romano, e più in giù fino al confine della Provincia, dove s' imcontra la vasta regione delle sorgenti dall’ Adda all’ Oglio. Come risulta anche dalla fig. 3.° Tav. IL al traverso a Romano della ferrovia 'Treviglio-Rovato, il Serio di- sposto ortogonalmente allo stessa marca la linea depressa e di compluvio dei versanti a contropendenza che muo- vono dalla sponda dell’ Oglio da una parte, e di quello dell’ Adda dall’altra. Se facciamo poi il confronto delle ordinate di questi tre fiumi al detto traverso ferroviario disposto parallelo e quasi tangenziale al grado 34 di la- titudine, troviamo che il Serio ha il suo alveo più ele- vato di M.' 6. 26 di quello dell’ Oglio, e di M.' 12. 42 di quello dell’ Adda. K così sotto questo riguardo il Serio tiene invece il dorso di colma degli alvei degli altri due fiumi l' Adda e l’Oglio, formando colmata fra gli stessi. Dall’ ispezione di questo profilo trasversale risulta inoltre come sulla destra del Serio, sì ha nel Morla un (1) Vedasi in proposito il profilo della sezione idrogeologica, Tav. Il. Fig. Il (52 basso fondo più depresso di M.' 4 sotto l'alveo del Serio, con una larghezza di M.' 5, che può dirsi segni il lembo nord del bacino di Fornovo, noto per copia d’acque sor- centi a terreno naturale. Giova per ultimo osservare intorno alle condizioni idrotopografiche della Valle del Serio che questa va mano mano allargandosi con largo sbocco disposto in direzione di mezzodì-levante, per cui viene ad essere direttamente investita dai venti apportatori di pioggia che spirano in detta direzione. Inoltre nella stagione estiva, vi succedono frequenti e quasi giornalieri temporali, e si può così ritenere che in questa valle, lo strato pluviometrico annuale sia mag- giore del medio delle nostre regioni montuose. Per cui il Serio tuttoché abbia un bacino di alimentazione per la parte montuosa, minore di quello del Brembo (1), anche in vista del ricco tributo d’acque continue apportategli dal confluente il Nossa può ritenersi che vada provve- duto d’un modulo di portata pari e fors’ anco superiore a quello del Brembo medesimo. Il Brembo, con Enna, Ambria, Brambilla ed Imagna. Il Brembo trae la sua origine come il Serio dalle estreme sommità della catena orobica a cui si appoggia con ampio bacino di oltre 30 chilometri di sviluppo in lungo sparso sugli alti dorsi di piccoli laghi, e solcato da ramificazioni estese che toccano al Pizzo del Diavolo in confine col ver- santi del Serio a levante, ed al Pizzo dei tre Signori al confine colla Val Sassina a ponente, ed al lungo del quale (1) La regione di confluenza del Brembo è data da una superficie per la parte mon- tuosa di Chilom, quad. 766, quella del Serio di Chilom. quad. 574, per cuì l’estensione del primo sta a quella del secondo come / a 3. 63 s' estolgono le Cime del Corno Stella, con una elevazione di. M.! 2696, del Cadelle con M.' 2530, il gruppo dello Azzarini con M.' 2430, e più verso sera il Verobbio ed il Pizzo Trona. Da Lenna dove convergono e si annodano i diversi rami dell’alto bacino di sua prima alimentazione, discende serrato fra erti ed elevati versanti, fra minacciosi dirupi fin giù a S. Gio. Bianco dove la valle s'apre in largo orizzonte. In questo tratto, sopra Camerata, riceve le acque della Valle Parina a sinistra, ed a S. Gio. Bianco quelle dell’ Enna a destra che scendono da Valle Taleggio. Quindi sempre in direzione da nord a sud, passa fra due altre strette, intercalate dal largo di S. Pellegrino. Ad Ambria sopra Zogno riceve le confluenze a sinistra dell’ Anfbria, o di Val Serina disposta per la parte supe- riore quasi parallela al Brembo. A Zogno dove la valle torna a riprendere un vasto contorno, spazia il Brembo in ampio alveo alluvionale , e quindi con deviazione verso sera entra nelle gole del Ponte di Sedrina in unione col confluente la Brembilla, che è il braccio meridionale della Valle Taleggio, e ri- presa la direzione a mezzodì, scorre sempre incassato fra alte pareti montuose fino al termine della valle, in- grossato sotto Clenesso dalla immissione dell’ Imagna che scende dalla valle omonima. Al primo uscire dalla valle spazia fra Almenno e Briolo in largo campo di sedimento alluvionale, poi si incassa fra erti greti di puddinga, che pare ne formassero un tempo il volto di coprimento, di cui se ne potrebbero distinguere le fratture di rottura nei minacciosi ciglioni, sporgentisi sull’ alveo, e nei massi di scoscendimento qua e là sparsi e capovolti nell’ alveo. Quindi dopo l'uscita al di sotto di Ponte S. Pietro, torna ad espandersi in ampia regione fluviale, e di nuovo dopo non molti chilometri, sì raccoglie incassato fra alte sponde a conglomerati di puddinga, per raggiungere dopo breve corso l’Adda, in cui sì immette poco al di sopra di Vaprio sul margini del confine meridionale della no- stra Provincia. Per l’accennata disposizione della valle, che dopo il largo bacino d’origine discende più o meno brevi intervalli serrata e chiusa fra alte gole, che si fanno sempre più avvicinate allo sbocco, si viene a determinare una cor- rente d’aria, che vi domina con un’ alterna vicenda. E così per questa corrente e perchè lo sbocco dai pressi di Sedrina, si schiude con deviazione a sera, viene ad essere difficoltato l'accesso ai venti apportatori di pioggia di monte e mezzodì, con qualche variazione delle condi- zioni idrometearologiche in confronto della valle limitrofa del Serio già accennata. Adda ed Oglio. Di questi due fiumi di confine della Provincia, non si espongono che i dati risguardanti l'estensione del ba- cino d’alimentazione e la portata, ommettendo ogni det- taglio sul loro andamento e sul loro corso, poichè hanno origine fuori di Provincia, perchè a questa forniscono solo una parte delle loro acque, portando le altre a pro- fitto delle limitrofe, in cui si distendono con lungo corso, ed a cui più specialmente appartengono. Questi due fiumi lacuali sono generosi di acque per l'irrigazione; il secondo più del primo, perché quando si direbbe che ha esaurite le acque di deflusso vive, trova nuove acque nelle sor- senti che sgorgano copiose quasi a terreno naturale nelle sue regioni fluviali. 65) L’Adda effluente dal lago Como-Lecco ha un bacino per la parte montuosa di Chil. q." 4486, ed una portata modulo di M.' c.' 186 al secondo, portata che discende coll’ estrema magra a M.' c.' 36 e col massimo di piena sale a M.' c.' 900. L’ Oglio effluisce dal lago d'Iseo, ha un bacino per la parte montuosa di Chil. q." 1915 con una portata mo- dulo di M.' c.' 67. 03 al secondo, che si può ritenere li- mitata a M. c.i 42 negli estremi di magra, e tocca a M.' e. 350 nelle massime piene le più straordinarie. I risultati dalla proporzione di confronto alla super- ficie di alimentazione, fra l’Adda e l’Oglio. stanno fra loro come 9 a A. Dei fiumi, dei bacini d'alimentazione, e della portata dei medesimi. (2) Dati già ammessi, Superficie PORTATA È del pon il e il FIUMI Paro [Coefliciente 7 sinti aci 3 a | modulo | I!nimo | massimo - tini di Uperios Pi 01 <3#1.1, 25.80 0.0325 0.83 0.60 30 | | SM. 574 0.0500 17.22 7.00 100 i? (41) i | | Brembo: ci ei 766 0.0300 22.96 7.00 100 \ bilia. db. 06 4486 0.04165 È 186.85 | 36.00 #90 BEEP TOTO 1915 0.0350 67.08 | 42.00 i 350 (5) (0 Re 1999 o 0.0300 32.97 — | | | (1) Le portate massime sono calcolate in via approssimativa. 66 Delle acque sotterranee della pianura. Nell’ alta pianura il terreno alluvionale presenta una congerie, un irregolare ammasso di detriti pietrosi, per qualche giacitura a gruppi verso il fondo rappresi e cemen- tati da infiltrazioni acquee-calcari che più specialmente vedonsi predominare e mantenersi lungo le coste delle regioni fluviali. Però questa formazione a detriti pietrosi arrotondati discendendo va componendosi con progressiva decrescente grossezza delle materie alluviali, proporzionale alla pure decrescente pendenza, così che nella bassa pianura verso il confine meridionale della Provincia sì dispone sotto una giacitura pressochè orizzontale in cui le ghiaie più minute si alternano con le sabbie e coi sottostanti strati d'argilla. Profondità delle acque sotterranee. In questa bassa regione compaiono le sorgenti a ter- reno naturale cioè a zero di profondità. Come già si disse, allo sbocco delle valli nell’ alta pianura, (come risulta anche dallo spaccato idrogeologico dell'asse longitudinale della Provincia lungo il Serio, dato dalla fig. IL.* della Tav. II."), le acque sotterranee trovansi alla profondità di M.i 50 circa sotto l'alveo del fiume; discendendo camminano in uno strato di minore inclina- zione di quello sotto cui si dispone l'alveo vero superfi- ciale del fiume; così il punto estremo inferiore di conver- genza di queste due linee segna lo strato di efilusso delle acque sotterranee a terreno naturale, come già sì disse. A questa linea vanno inoltre coordinate le profondità dei pozzi già esistenti, e più in basso anche quelle delle sor- 67 senti artificiali aperte nel suolo nelle due zone dal Brembo al Serio, e dal Serio all’Oglio; avvertendo per altro che devesi tener calcolo della elevazione di queste zone sopra l’alveo del Serio, e delle depressioni eventuali che può presentare il terreno. Giacitura topografica ed altimetrica delle sorgenti a terreno naturale. Dì queste sorgenti a terreno naturale per 1’ ordina- mento delle quali l’opera dell’uomo ebbe a concorrervi quasi per nulla, ne abbiamo in Provincia tre gruppi più elevati, uno a levante nella bassa regione fluviale del Cherio sopra Palosco, dove hanno origine le sorgenti dette del Malago e del Malaghetto, il secondo a ponente ad equidistanza dal Serio e dal Brembo, quello nei bassi fondi di Pognano, fornito di acque copiose e perenni. Ed il terzo nell'alveo del Brembo al di sotto della chiusa di Brembate delle roggie Visconti e Trevigliese, di cui più specialmente sì alimenta la roggia Melzi che viene dopo delle sopra nominate derivazioni. Questi tre gruppi trovansi al grado di latitudine 45°.35 e ad una elevazione sul livello del mare di M.' 150 a M.' 160. Più basso la linea delle nostre sorgenti a terreno na- turale. coincide toccando la latitudine di 45°.28, ad una elevazione di M.! 120 sul livello del mare, con la striscia ricca per copioso efflusso d’acque sotterranee, attraver- sante la Lombardia dal Ticino all’ Oglio, per Magenta, Milano, Caravaggio, Romano, Calcio, Pumenengo. Parallela a questa linea, ed in due lembi uno supe- riore e l’altro inferiore, si dispone una zona larga oltre dieci chilometri, più o meno provveduta di acque sotter- ranee, poste a varia profondità, e nella quale sono aperte in trincea le sorgenti artificiali. 65 Di queste sorgenti le prime a nord, le più profonde cominciano sopra Cologno, Martinengo; a Fornovo e Ro- mano toccano a terreno naturale, quindi più in basso continuano a Mozzanica, a Pumenengo fino al confine di mezzodì della Provincia. Sulla stratificazione e la giacitura geologica di questa zona d’efflusso delle acque sotterranee alimentatrici delle sorgenti ne riportiamo compendiata l’idea esposta dal- l’ illustre e distinto nostro idraulico Tadini, riferibilmente al territorio di Romano, il suo paese nativo : « In tutto il paese di Romano, (come si legge in uno » scritto inedito), vi ha alla superficie un letto di terra » diverso in diversi luoghi; sotto questo viene un letto » di ghiaje frammiste con terra ed asciutto ; e sotto di » esso giace un suolo di pura ghiaja senza terra inzup- » pato d'acqua, che è il suolo delle sorgenti. « La superficie di questo suolo acquoso asseconda in » questa zona la pendenza delle campagne, e conserva » un certo livello, onde se in un luogo si trova. qualche » volta la sorgente a minore profondità che in un altro, » non è perchè sia più elevata in un sito e più depressa » in un altro, ma perché in un luogo la campagna si » abbassa alquanto e forma valle, e nell’ altro si alza » alquanto formando dosso. » E qui si osserva come a Romano facendosi più mo- derata la pendenza del suolo, ne viene che la concor- renza della linea delle acque sotterranee superiormente convergenti con la detta pendenza, diventa invece pres- soché parallela colla stessa come è detto nella teoria Tadini, e di quanto già si ebbe ad esporre. Seguendo l'ordine del naturale succedersi delle sor- genti da nord a sud, queste si presentano divise in tre classi distinte. La superiore a nord con letto a sponde PA 69 in terreno ghiaioso, sabbioniccio sgorgano per meati ed a getti pressoché orizzontali da nord a sud, e di fianco. Sono soggette a fortissime variazioni di portata, di gonfiamenti soverchianti 1 cavi, alternati da asciutte totali. E queste variazioni vanno più specialmente collegate colle piene e colle asciutte del finme Serio, dalle cui acque si ponno dire alimentate per effluvio di diretta traduzione. Le medie scaturiscono a terreno naturale ed a poca profondità e le acque vi arrivano tradotte sopra banchf di argilla. Sono di portata continua e pressochè uniforme (1). Queste sorgenti si vogliono ritenere alimentate per filtrazioni lontane, e forse lacnali come indurrebbe a con- fermarlo anche la loro temperatura molto fredda in estate, e tiepida in inverno, più delle altre acque e dell’ambiente- atmosfera in cul scaturiscono. Finalmente per le sorgenti inferiori, il giacimento si forma di sotto-strati argillosi, coi quali quasi a forma di sifone sì promuove il sollevamento delle vene acquee sul sovrastanti strati ghiaioso-sabbionicei. Errompono dal fondo a getti e polloni verticali. La loro alimenta- zione può ritenersi pressochè identica a quella delle medie già indicate. Nei casì di dirotte pioggie e di piene però vi si ag- giungono anche degli efilussi orizzontali provenienti dai sopra-strati ghiaiosi. Sono di portata variabile però fra limiti moderati, e ben di rado si vedono affatto esaurite per siccità. In inverno sono però meno calde delle medie. T Per queste sorgenti si provvede molto utilmente a migliorarne le condizioni con dei tini affondati. sotto il (1) Le sorgenti di S. Giovanni a Morengo, diverse altre a Masano e Fornovo, e quelle di S. Giuseppe a Romano. a ricordo d’ uomini non si videro mai esaurite dalle loro acque, 70) piano dell'alveo per cirea M.' 2, internamente vuoti, coi quali sì attinge, e si facilita il sollevamento dei polloni sorgivi sotterranei. Le acque derivate con le dette sorgenti, le medie e le inferiori perchè calde d’inverno sono indicatissime per l'irrigazione iemale del prati a marcita, che formano una privilegiata coltivazione del nostro paese, che ci dà un ricco reddito, che può dirsi rubato alla natura quando è sopita nel torpore, e nel sonno dei geli invernali. Origine delle acque sotterranee. In consonanza di quanto si è già sopra esposto, e ritenuta la permeabilità dei giacimenti alluvionali del- l’alta pianura, e quindi il facile assorbimento delle acque piovane, e di quelle dei torrenti e dei fiumi, si può de- durne che lo strato fatto serbatoio di queste acque va alimentato da diversi afflussi. La copia di questi afflussi sta in ragione diretta della maggiore o minor quantità delle pioggie e delle nevi che si hanno in un'annata al confronto delle altre, delle piene più o meno grosse e frequenti dei fiumi, dei torrenti; ed in fine dalle acque per più lontane infiltrazioni provenienti dai laghi. Le acque in questo strato prendono così altezze va- riabili e diverse. La maggiore loro altezza nelle even- tualità di piena, è di circa M.' 1.50, mentre sì riduce a pochi centimetri nelle magre e nelle asciutte. E di questo fatto ne abbiamo la spiegazione e la prova nelle grande oscillazioni di portata delle sorgenti le prime a nord, perchè essendo queste più o meno af- fondate nello strato delle acque sotterranee, la loro ali- mentazione e la loro portata si allivella al pelo delle acque sctterranee medesime. Alimento che porgono ai fiumi. Richiamato il già esposto riscontro comparativo delle ordinate degli alvei dei nostri fiumi e dei torrenti, e delle zone fra gli stessi intermedie, coordinando il profilo nel senso delle loro lunghezze, e ad una stessa linea topografica di latitudine. Ritenute le due diverse inclinazioni sotto cuì si atteg- giano le nostre pianure, cioè la prima con sentita pen- denza da nord a sud, e la seconda con più mite da ovest ad est. Stante infine la permeabilità dei sedimenti alluvionali di cui va formata, si potrebbe dedurne che le acque sotterranee sieno effluenti, ed alla loro volta influenti dei fiumi e dei torrenti, perchè se attingono da questi l'origine e l’alimento nella parte superiore elevata, por- gono invece nutrimento ai medesimi nella bassa parte inferiore. Ed in vero i fiumi per le molte derivazioni dei canali irrigatori da loro alimentati fatti quasi esausti delle prime acque vengono a poco a poco ad alimentarsi di nuove acque per scaturigini naturali, e dal fondo, come avviene del Ticino a Tornovento, dell'Adda a Cassano, e del- Oglio a Torre Pallavicina. Così anche pei nostri fiumi e torrenti a pressoché eguale elevazione di livello sul mare, ed a pressoché identica latitudine vediamo comparire queste scaturigini, nell’alveo del Cherio sopra Palosco, da cui origina, come sl disse, la sorgente del Malago e Malaghetto ; nel Serio si hanno acque sorgenti al guado fra Morengo-Bariano, ed anche piu superiormente, che si derivano sulla destra per la irrigazione di parte dei territori di Morengo e Ba- 72 - riano, e sulla sinistra alimentano il Cavo Borromeo ceon- fluente nel Naviglio di Cremona e più basso al di sotto della nostra Provincia nel cremasco, e nel cremonese le roggie Babbiona, Maleorrente, Menasciutta, Archetta e Renata; nel Brembo a Brembate, da cui attinge più precisamente la sua alimentazione la roggia Melzi. Giova d’avvertire che alla stessa altezza delle prime scaturigini fluviali compaiono anche le sorgenti a terreno naturale, provvedute d’ acque perenni nelle zone fra i detti estremi comprese. Induzioni sull'antico stato idrotopografico della Provincia. Avuto riguardo alle condizioni geologiche della parte alpestre, lasciate inutili investigazioni di epoche più o meno remote, di tradizioni più o meno attendibili, perché vanno epoche e tradizioni a confondersi con periodi pre- istorici; queste induzioni si basano più specialmente sulle inevitabili trasformazioni addotte in una regione come la nostra ‘posta immediata alle alpi atteggiata a forte pendìo, dagli impetuosi torrenti da cul è solcata. Gli spandimenti alluvionali primitivi, andarono sover- chiati da quelli ognora travolti dall’ irrompere delle acque; e queste alla lor volta fatte ingombre dei loro sedimenti, vagarono erranti per incerto corso, e finirono più basso impaludate e stagnanti. . Del resto le induzioni si basano sulle trasformazioni sovra esposte, su traccie naturali dell’ anteriore stato, abbastanza distinte ed attendibili; si basano infine sopra l’indirizzo di studi e di idee in argomento svolte anche da altri tecnici. Fra i dati salienti di identificazione dell’antico stato in dipendenza degli avvenuti cambiamenti da trasfondersi 75 in un unico quadro di confronto con lo stato attuale meritano speciale menzione i seguenti : Nella parte montuosa e nelle valli - Laghi di Gajano e di Endine. Sull’ altipiano della Valle del Cherio e dove attinge lo stesso la sua origine i laghi di Endine e di Gajano a tutta probabilità andavano già uniti in un sol bacino e molto esteso con sommersione dei bassi fondi laterali determinata da sbocchi di efflusso più elevati. Il Borlezza non aveva forsi escavata la profonda forra che mise allo scoperto le sorgenti di Pian-Gajano, e nella quale scorre ora e si interra prima del suo sbocco nel lago d’ Iseo. | Lago scomparso di Barbellino. Nella Valle del Serio sulle estreme eccelse pendici dove ha vita questo fiume sull’ altipiano di Barbellino dove anche attualmente si annodano le acque dei ghiacciai e del laghetti superiori, esisteva un. lago del circuito di diversi chilometri di estensione. Vi si hanno traccie marcate ed evidenti. È un vero catino contornato da rupi elevate con fondo già reso oriz- zontale da sedimenti regolarmente distribuiti per la lenta azione d’ acque stagnanti. Le roccie che ne tenevano le acque in elevazione sbarrate con uno scarico più alto da quello da cui ora si rinversano in cascata, andarono in parte squarciate, probabilmente per l’azione disgrega- trice di infiltrazioni acquee rapprese dal gelo; lo sfiora- tore di scarico andò ribassato ed il lago disparve. Forse con attento esame si potrebbero tuttora distinguere le A) 74 linee di frattura e di disgiunzione della parete fra- nata (1). Al Ponte di Nozza. Le eruzioni sorgive formanti questo tributario del Serio, 1l Nozza, sono procurate da una ostruzione natu- rale primiera, o per successivo scoscendimento dalle alte rupi laterali, determinandovi quel fenomenale getto a sifone tanto nuovo ed interessante. Valle di Gandino. Più sotto ancora in questa Valle del Serio nelle gole sopra Vertova il fiume era sostenuto più elevato, (e come si accenna anche dal Tatti nella sua memoria sull'origine dei banchi lignitici di Leffe), le acque del Serio entrando in quel bacino vi prepararono il deposito dei banchi me- desimi disposti pressoché orizzontali, e compresi ed in- tercalati fra strati d’ argille marnose. Ma quì entriamo nel campo delle trasformazioni geologiche a cui è estranea questa rassegna. Nella Valle del Brembo - Chiusa ai Ponti di Sedrina. Questa chiusa tuttora arginata fra alte rupi che si combaciano vi toccava già una maggiore elevazione , come lo si può dedurre dalle arrotondate insenature che vi sì veggono incavate nelle roccie parietali, e forse l’an- tica strada della valle, scavalcava la catena alle sorgenti della Nesa. Quindi l’arte utilizzando del più profondo solco (1) Di questo lago alpino, di cui è fatto cenno anche da altri, se ne ripropone la riat- tivazione con chiudimento artificiale, come si vedrà nella susseguente Parte IlI.® per migliorare le condizioni di deflusso del Serio e dei canali da esso alimentati. 75) apertovi dalla natura, vi andò insediando la prima strada, che fu da poco nuovamente sistemata con squarci di allargamento. Chiusa al Ponte di Briolo. Ancora lungo la Valle del Brembo verso il suo sbocco può ritenersi fosse pure serrata la gola al Ponte di Briolo. Le acque così sostenute pare si aprissero dapprima un varco sotterraneo nei sottostrati delle puddinghe sovra- stanti; e questo varco dilatandosi portò poi il crollo del volto naturale e di coprimento del medesimo. Così almeno lascierebbero supporre gli scomposti massi alla rinfusa capovolti nel fiume e le linee di frattura e di stacco dei ciglioni che ne formano le sponde laterali. Inoltre le acque del Brembo sostenute da quella diga naturale, (se pure potevano guadagnare tanta altezza), o meglio quelle del bacino argilloso del Guisa, formavano stagno nel piano a ridosso delle collinette a levante di Breno, che presentasi tuttora allivellato orizzontalmente. Forse il sotto-suolo vi è torboso, come lo indica anche la scarsa e brulla vegetazione sovrastante. Nella regione delle Colline. Nel triangolo chiuso a nord dalla falda meridionale del Monte Canto e dall’ Adda e dal Brembo a ponente e levante fino alla punta meridionale, dove il secondo mette foce nel primo, volgarmente denominato l’ /sola, i nomi di Medolago (medio del lago), e di Filago (fine del lago) portati da due di quei paesi, resero quivi accetta la tradizione che già vi esistesse un lago. Va da sè che questo lago non potesse formarsi colle acque dell'Adda, profondamente incassata, come erroneamente è invalso in alcuno di quei terrieri. 76 Vuolsi invece ritenere che il piccolo lago di cui è parola, come è indicato anche dagli accidenti altimetrici del terreno circostante ai detti paesi, si formasse da un ingorgo di ferma delle acque del Grandone, che si ali- menta anche di sorgenti perenni e di quelle del Buliga e del Tordo. E forse più che un lago era un gruppo di piccoli stagni che da Filago rimontando coprivano le basse regioni dei detti fiumicelli, che poi si aprirono coll'affondamento di sbocco del Tordo uno scarico (4). — Nelle pianure. Allo sbocco delle valli le larghe regioni fluviali co- perte da sterili ghiajeti, provano che con incerto corso le acque dei nostri fiumi-torrenti il Brembo ed il Serio vi erravyano affatto libere e disalveate. E più in basso il Serio di cui degradandosi scom- paiono i rialzi di sponda e di limite nella bassa regione dividendosi ed irradiandosi a riprese in rami, distese le sue colmate in sempre più largo campo, e vi solcò avval- lamenti avvicendati da rialzi che riscontransi marcati , profondi e frequenti sulla sponda destra da Cologno a Litezzo e Morengo. | Ed è in questi avvallamenti che vi hanno tuttora origine i principali corsi sorgivi, come il Brenta che scaturisce nei boschi di Cologno-Morengo, e la Morla che scorre sul confine di Morengo con Bariano. Poi ve nivano i vasti stagni paludosi di Masano e di Fornovo. Sulla sua sponda sinistra invece dell’abbassamento dei fondi laterali si ha traccia a metà della Via Martinengo- Romano, ed il terreno vi è meno ondulato, e non vi ha (1) Gli stagni e le brughiere detti bedesch fra Terno e Carvico segnarono forsi l'estremo nordico di questo piccolo lago. i 77 che un avvallamento a levante di Romano, quello del Serio Morto. Lago Gerondo. Come si leege nelle Notizie civili e naturali sulla Lombardia, sotto questo nome si dovrebbe ritenere pre- cisata una palude alimentata « dalle inesauste sorgenti » che si estendono fra I Adda e l’ Oglio presso Cara- » vaggio Fornovo e dalle espansioni del Serio. » Era forse un’ compendio della palude dei Mosi che formava, colla circoscrizione per gli altri lati del Serio, dell’ Adda e del Tormo, il confine a nord dell’ Isola Fulcheria ? (1). Concludendo diremo che una tela tratteggiata con le esposte tinte dovrebbe dare una fedele riproduzione al vero dell’antico stato idrotopografico di queste nostre contrade. Se non ho toccato nel segno, perchè nel campo delle induzioni, sono troppo liberi e vari gli apprezzamenti , avrò con questo primo saggio, schiusa la via a più ac- curate ricerche. (4) A sostegno di questa ipotesi starebbe il fatto che a Caravaggio la sortita a mez- zodi-levante del paese, si chiama tuttora Porta Fulcheria, e nei bassi fondi a ponente- mezzodì di Mozzanica si rinvennero utensili, cuspidi, accie, cocci molto interessanti e dell'età preistorica detta della pietra. di 1 CAPITOLO » 72.000 Complessiva superficie Pert.°m.° 114,000.» 114,000 V. Acque derivate dall’ Oglio : deliiconi queste irmoata. » ai» 12,000 VI’ Acque derivate dall’ Adda : den callo stesse irrigata. i ua *. 18,000 Torna ancora la superficie complessiva di P.° m.° 466,000 T_T — _ — Nello sviluppo di questo Capitolo si procede appunto con quest ordine indicando i contorni delle zone e preci- sandone la portata delle acque di cui vanno provvedute (1). (1) Nella carta topografica della Provincia questi contorni delle sei zone sono distinti a colori e le zone stesse portano i numeri {, 2, 3, 4, 5 e 6. 80 Irrigazione nei monti. L'irrigazione nei possibili limiti è da noi estesa ed accarezzata anche nella parte montuosa. Così nella più elevata parte superiore, dove al piede delle nevi perpetue, cominciano i primi piani erbosi, le acque dei piccoli rivi di diramazione e di allacciamento delle valli e quelle raccolte nei laghetti e negli stagni sparsi in quelle re- gioni, che servono ad abbeverare le mandre, si versano. quindi su quei ripidi pendii con tortuosi giri che sì suc- cedono a gradini ipsometrici partendo in alto dai siti di ferma notturna (bdarech) delle mandre; per cui servono così con l'azione combinata delle pioggie e.delle nevi anche a distendere e distribuire gli ingrassi quivi accu- mulati. Più basso dove su più dolci clivi seguono prati a taglio regolare, sono essì in buona parte pure provveduti di irrigazione; e più in basso ancora nelle parte piana ed inferiore delle valli, l'irrigazione fatta più regolare ed estesa, comprende coi prati anche i campi a coltivazione di vicenda. Nelle nostre valli fra le plaghe così provvedute di regolare irrigazione si distinguono quella del Cherio da Luzzana discendendo ; quella al di sotto di Albino nella Valle del Serio, dove con le acque sorgive semitermali del Re si introdussero con l’ irrigazione jemale dei prati a marcita che ponno per ricchezza di produzione, pron- tezza e precocità di sviluppo delle erbe gareggiare e competere colle pingui marcite del milanese. | Vanno pure rimarcate per beneficio d'irrigazione di verse plaghe ‘sui clivi nella bassa regione fluviale della Valle del Brembo. SI Nei nostri monti, secondando la natura, si seppero così utilizzare le acque con vantaggio, e nella misura che si direbbe privilegio delle pianure a pendenze rego- lari e sistemate. È da questo connubio primiero dell’opera dell’ uomo e della natura che si prepararono 1 primi suggerimenti dell’ arte della irrigazione nascente che ci richiama al- l’idilico motto di Virgilio: Claudite jam rivos, pueri, sat prata biberunt. Irrigazione nella pianura. Delle acque derivate dal Cherio, e della zona colle stesse irrigata. Le acque provenienti dal lago di Endine nella parte superiore di quella valle fino a Trescore, scorrono nel letto del Gherio venendo però a diverse riprese divertite e sostenute in cavi laterali per animare dei molini ed altri opifici, e per provvedere alla irrigazione dei fondi situati nella parte depressa e piana della valle per ri- versarsi nel Cherio. Poco superiormente a Gorlago tutte queste acque vengono riprese con un solo canale, che successivamente si divide in due rami principali, l'uno denominato la roggia Bolgare costituito di due terzi della totale portata del canale maestro ; ed il secondo la roggia Gorlaga 0 dei Corteggi formata dall’altro terzo della portata sopra detta; ed ambedue queste roggie, si suddividono poi nuo- vamente in altri piccoli canali. | Servono queste acque ad irrigare porzione di territori di Gorlago, Carobbio, Cicola, S. Stefano, Chiuduno, e di Bolgare, spingendosi a circa tre chilometri al di sotto del medesimo. La superficie della plaga sopradetta risulta 82 di P.m.° 7,000; la portata ad acque medie, sì mantiene non inferiore di M.' e.' 0.70 al secondo. Ritenuto che, per il sistema di coltura a ruota di circa metà a frumento, di cui si lascia poca parte a prato arti- ficiale, ed una metà a grano turco, un litro per secondo basti per l'irrigazione di un ettaro; così queste acque sono appena sufficienti per l'irrigazione dei fondi già colle stesse inaffiati. Di queste acque si potrebbe aumentarne la portata, con un abbassamento dell’emissario del lago di Endine, con l immissione nel medesimo dell’ Oneto che discende dal più alto e vicino laghetto di Gajano; ma di queste proposte di miglioramento se ne tratterà nella seguente terza parte. Sì fa però osservare che queste acque fornite dal lago di Endine sono continue, ed al confronto di altre molto vantaggiosamente ‘proficue per la irrigazione sia estiva che jemale. Per la prima perché fatte tiepide nel bacino di ali- mentazione e per lungo corso; per la seconda, perchè essendo come si disse in buona parte fornite da sorgenti ponno mantenersi relativamente calde anche l’ inverno, massime se vengono usate vicino alla loro derivazione. Delle acque derivate dalla sinistra del Serio, e della zona colle stesse irrigata. Con le acque dei canali derivati sulla sponda simstra del Serio si irriga come si disse una zona dell’estensione di P.°m.° 70,000. Le roggie che forniscono queste acque sono in ordine successivo dei punti di presa d’alto in basso. 1.° La Martinengo-Pradalunga ; I 2.° La Martinengo-Borgogna; | (1) 3.° La Brusaporto o Patera ; 4. La Cattanea. Avvertesi che le acque delle roggie Martinengo perchè prime derivate, e le più alte, si ponno immettere nei cavi di distribuzione delle altre inferiori; e così tutte queste roggie costituiscono un corpo d’acqua, che provvede a tutta l’intiera zona come sopra. Come vedesi anche nell’unita carta topografica, questa zona sì distende dal piede delle colline sino giù a circa metà della nostra pianura fra l’ Oglio ed il Serio, esclusa, nella parte superiore di levante, la zona inaffiata con le acque del Cherio anteriormente descritta, toccando a mez- zodì le zone irrigate con le acque dell’ Oglio, a levante quella delle sorgenti. Comprende in parte, o per intiero i territori dei Co- muni di Pedrengo, Seriate, Brusaporto, Costa di Mezzate, Bagnatica, Calgnate, Bolgare, Telgate. Cavernago con Malpaga, Mornico, Palosco, Ghisalba, Cividate, Marti nengo, Romano e Palazzolo, servendo per l’ irrigazione, per animarvi molini, ed altri opifici diversi, e per alcuni di quei Comuni anche per gli usi domestici, perchè sprov- veduti di pozzi sorgivi. Intorno a queste derivazioni di sinistra del Serio, sì hanno i seguenti dati. Roggia Martinengo-Pradalunga. La roggia Martinengo-Pradalunga si deriva sulla si- nistra del Serio al di sopra d’Albino rimpetto a Comen- (1) Queste due Roggie la Martinengo-Pradalunga e Ja Martinengo-Borgogna sono ora di proprietà di S. E. il Principe Giovanelli di Venezia. S4 duno; è la prima estratta da questa parte, mentre su- periormente alla stessa non vi ha che la più alta estrazione di destra, la roggia Comenduna al Ponte di Cene, che va a confluire nella roggia Serio grande della città di Ber- gamo. La derivazione si fa a bocca libera, e di cui si varia la posizione a seconda dei cambiamenti nell’ andamento del filone principale del fiume. Dalle misure idrometriche praticate; (essendo il fiume provveduto d’acque corrispondenti al suo modulo di por- tata di normale deflusso di M.' c.' 25 circa al secondo e sufficiente per animare tutte le nostre derivazioni di si- nistra e di destra), la portata della Martinengo-Pradalunga si trovò di M.' 2.60 al secondo. Questa roggia al Ponte d’Albino viene divisa in due rami ritenuti di eguale portata, di cui uno di ragione della roggia Morlana, si versa nell’ alveo del Serio al di sotto della chiusa di presa della roggia Serio grande di Bergamo, per esservi ripreso alla travata di sostegno e di derivazione della roggia Morlana di cui viene così a far parte. L'altro ramo della Pradalunga di spettanza Martinengo continua il suo corso al lungo di questa sponda sinistra e si versa nell'alveo del Serio dopo il sostegno della Morlana per esservi ripreso alla travata della Martinengo-Borgogna, di cui forma così mna con- fluenza. Roggia Martinengo-Borgogna. La seconda roggia estratta su questa sponda smistra del Serio, è la Martinengo-Borgogna che sì alimenta della metà delle acque variabili del fiume ed avanzate alle estrazioni superiori di destra, la Comenduna, la S5 Spini-Trabattoni, il Serio grande in cui le prime influi- scono, e la Morlana. Si provvede alla derivazione della Borgogna con sta- bile sostegno trasversale al finme, e l'incile va a difesa contro le piene munito sulla prima fronte da un bat- tente e più indietro da portoni con gli opportuni sceari- catori, e con casello di guardia. La portata di questa roggia quando il fiume è ali- mentato delle acque Gris pbirdeltà al suo modulo, come sopra sì disse, è di M.' e. 3.20 al secondo, compreso l’ influente della Martimengo-Pradalunga. E questa portata nei casi di magra discende a circa M. e.' 2.00 tuttoché influiscano nella Borgogna le acque del Zerra, e quelle d’alcune sorgenti poste a ridosso ed al piede delle collinette di Costa di Mezzate e Comonte; mentre d’altra parte le acque di portata continua di metà della Pradalunga, vanno impoverite per l'assorbimento in dipendenza della permeabilità dell’ alveo del fiume in cui scorrono per lungo tratto di circa quattro chilometri compresi fra la travata della Morlana e quella della Bor- gogna. Roggia Brusaporto o Patera. Poco inferiormente, ed a circa un chilometro dal Ponte di Gorle, mediante sostegno ortogonale al fiume, sì fa la terza derivazione di sinistra, la roggia Brusa- porto, o Patera, di acque come è evidente sempre più scarse ed incerte perchè preceduta da un maggiore nu- mero di estrazioni superiori alle quali si aggiungono su questa sponda sinistra la predetta roggia Borgogna e sulla sponda destra la roggia Ponte-Perduto. La derivazione si fa per traversata rientrante ‘e’ se- S6 zionale al fiume. Ad acque normali la roggia Brusaporto, o Patera dà una portata di M.'c.' 1. 00 circa. Roggia Bagnatica o Cattaneo. Finalmente la quarta ed ultima estrazione di sinistra succede poco al di sotto del Ponte di Seriate, e forma la così detta roggia Bagnatica, o Cattaneo. La traversata di presa posta ortogonale al corso del fiume con altro soprarialzo di richiamo all’ incile, serve sulla sponda op- posta di destra per la derivazione della roggia Vecchia, o Rio Zanica. La mancanza e pur troppo anche la totale deficienza delle sue acque sì fa ancora più sentita per l’accennato motivo, che vanno prima provvedute le derivazioni su- periori. La sua portata ad acque del finme normali è di M.1.0.1.0..50. _ Riassumendo, si ha che quando il fiume sì trova in uno stato di acque normali medie, cioè sufficiente alla alimentazione di tutte le derivazioni dell’ una e dell’altra sponda, la portata complessiva della roggia su questa sponda sinistra, risulta come segue : Roggie Martinengo-Pradalunga e Marti nengo-Borgogna unite . . . . . Mic. 3. 20 Roggia. Brusaporto;;0 Pateta agi, ceo Roggia Bagnatica, o Cattaneo... .. ibi 0.50 In*tuttott sett. +40 IC Quando invece il fiume trovasi nello stato di magra la portata di tali acque si limita a quella delle due sole prime derivazioni, ed anche questa diminuita, cioè sì ri- duce a M.' c.' 2.00. 87 E così ritenuta anche una vantaggiosa utilizzazione dei coli perchè l'irrigazione sì succede senza interruzioni, e valutabile di circa un terzo delle acque vive, ne risulta che quando tutte queste roggie vanno provvedute delle loro acque, sarebbero appena sufficienti per l'irrigazione dell’ intiera zona su cul vanno a distribuirsi, però nella misura limitata di circa un ettaro e mezzo: per ogni litro di portata continua, mentre invece nei casì di magra non ponno bastare che per circa una metà superficie. Si avverte però che fortunatamente nel tempo della irrigazione estiva sì ha di solito 11 beneficio di pioggie nella parte montuosa piuttosto frequenti, di cui alcune si estendono anche in pianura, e così l’ammanco d’acque d’irrigazione resta in parte compensato dalle provvidenze atmosferiche. Ad ogni modo per questa zona della nostra pianura, sì lamenta una sentita deficienza d’acqua, che nei casi di lunga siccità ne colpisce specialmente la parte estrema meridionale in contatto con quella irrigata con acque tolte dall’ Oglio, e con quelle delle sorgenti in causa anche della contemporanea parziale e fin’ anco totale mancanza d’acque a cui vanno più specialmente soggette le prime verso nord di dette sorgenti. Queste acque derivate dal Serio, imbrattate nei casì di grosse piene di torbide sabbionicee sono fredde, e nel- l'inverno gelano anche in cavi a forte pendenza e ve- locità, e non ponno quindi utilmente usarsi per l’ irriga- zione jemale. Delle acque derivate sulla destra del Serio, e della zona colle stesse irrigata. I canali d’acqua derivati sulla sponda destra del Serio, e quali si succedono per ordine naturale nella deriva- zione, sono : | 88 1° La roggia Serio grande della città di Bergamo, col due influenti la roggia Comenduna, e la roggia Spini- Trabattoni; 2. La roggia Morlana; 3 La iGuidaria ; 4.° La roggia Ponte-Perduto ; 5. La Vecchia, o Rio Zanica. La zona irrigata con queste acque è della complessiva superficie, come si è detto, di P.° m.° 125,000. Questa zona marcata col numero tre nell’unita carta topografica, muove allo sbocco della valle dal piede delle colline a ponente di Bergamo, si distende fra il Serio ed il Brembo e per circa due quinti della totale lunghezza della nostra pianura fino all’ incontro. della zona irrigata colle sorgenti a levante, e di quella con le acque tolte dal Brembo a ponente. In questa zona si comprendono N. 27 Comuni, cioè: Alzano, Torre Boldone, Gorle, Orio, Colognola, Curnasco, Curno, Treviolo, Albegno, Lallio, Grumello, Azzano, Gras- sobbio, Zanica, Stezzano, Sforzatica, Dalmine, Sabbio, Osio di Sopra, Osio di Sotto, Levate, Verdello, Urgnano, Ver- dellino, Pognano, Arcene, Spirano, con parziali occupa- zioni dei loro territori pei primi quattro e per gli ultimi quattro, e per l’ intiera loro estensione per gli altri Co- muni intermedi sopradetti. Oltre ai benefici della irrigazione, queste acque sud- divise in diversi canali, scendendo pel naturale declivio della pianura, componendosi a tratti sotto più moderata pendenza, vi preparano cascate di forza motrice, di ci ogni Comune, e quasi ogni gruppo di abitato va prov- veduto, ed al giorno sempre più utilizzate pel crescente sviluppo dell’ industria. Intorno alla forza motrice di possibile realizzazione con queste acque mi permetto in via di digressione, ac- te | cennare come la roggia Serio, che vanta maggior copia e continuità d’acqua delle derivazioni prese dal Serio corre col corpo intiero unito delle sue acque da Albino a Bergamo fino al Borgo di Santa Caterina. Per questo tratto si ha una totale pendenza di M.' 80, dall’ incile al partitore di Plorzano. Se da questa differenza di livello si deducono M.' 5, (assegnabili pel declivio della roggia supposta sistemata colla pendenza del mezzo per mille, e sopra Chilom.i 10), ,ne resta ancora un’ altezza di M.'75 utilizzabile per pro- duzione di forza motrice. E così essendo la portata di quesia roggia di M.'c.' 4 al secondo si può averne una somma di forza motrice effettiva con motori perfezionati danti il 60 p. % di uti- lizzazione, di cavalli-vapore 2,400 (1). Di questa forza quella fin qui utilizzata si può valu- tare di metà cioè di 1200 cavalli-vapore. Pel ben’ essere della vicina contrada percorsa, e per avvantaggiare le rendite del patrimonio della nostra città che ne è la proprietaria è a desiderarsi di vedere presto utilizzata anche l’altra metà. Lo sia: che nello sviluppo delle industrie, sta il no- stro avvenire. Colla tassa equa di L. 25 all’ anno per ogni cavallo, (equivalente a meno di ‘'/» della forza pro- curata col vapore) la piena utilizzazione, rappresenterebbe una rendita di L. 50,000 annue, Roggia Serio grande. La roggia Serio grande di Bergamo ha la sua origine vicino ed a valle del Ponte d’Albino, dove si deriva me- 75 ><4 x 1000 >< 0. 60 ma ti) (1) Risultante dalla formola: = Cavalli-vapore 2,400. 90) diante diga di sostegno stabile attraversante l'alveo del fiume con bocche d’incile arcuate ed a battenti sormon- tate da un casello di guardia con paratoie alle bocche ed agli scaricatori per regolarne la derivazione. In questa roggia confluiscono poco al di sotto del suo incile le roggie Comenduna e Spini-Trabattoni, che prima delle dette confluenze scorrono riunite in un sol cavo. La portata di questa roggia Serio grande è di M.'e.! 4 al secondo. Non va soggetta a diminuzione di entità anche nelle massime magre, che di solito avvengono o d’ inverno . avanzato, o in principio di primavera ; giacché anche in queste estreme magre la portata minima del fiume non discende al di sotto di M.'c.' 8 al secondo (1). Per cui le due prime derivazioni cioè la roggia Pra- dalunga a sinistra, e questa del Serio grande a destra con le confiuenti la Comenduna e la Spini-Trabattoni, si mantengono provvedute della loro portata normale. Anche la Morlana, la successiva a valle su questa sponda, e la Martinengo-Borgogna sull’ altra sponda a sinistra per la ripresa di metà delle acque della roggia Pradalunga non vanno mai affatto prive d'acque ma oscillano fra portate variabili con deficienze parziali ; mentre tutte le altre derivazioni inferiori colle decrescenze di magra del finme vanno soggette, in proporzione inversa dell’ ordine del loro succedersi da nord a sud a deficienze fortissime, anche totali; cosicchè per non poca parte del- l'anno sono affatto asciutte. Meno piccole erogazioni che servono per dare acqua d’ irrigazione alla stretta striscia di fondi sottostanti al suo alveo e per animare alcuni filatoi in Alzano, (1) Come mi viene assicurato dal Direttore del nuovo Stabilimento eretto superior- mente al Ponte di Cene per riscontro di fatto, questa portata sarebbe invece di cubici metri 9 anche nei tempi di magra sentita. 9I questa roggia perviene a Bergamo ricca di tutte le sue acque. Sull’estremo esterno del Borgo Santa Caterina ai così detti noduli di Plorzano si stacca il ramo detto la* roggia Nuova che entra nell’ abitato della piana città per sor- tirne al largo di Prato; mentre la roggia maestra corre dapprima esterna ed in fianco alla strada di circonval- lazione, da cui, poco dopo Porta S. Antonio, sl stacca un secondo ramo detto la roggia Morla del Comunnuovo; poi alla risvolta della strada di circonvallazione dopo Porta Nuova entra nell’ abitato della città, attraversan- done l’estremo lembo di ponente-mezzodì. Quindi continua in direzione di ponente con inflessione a mezzodì e suddividendosi in altri diversi rami cioé la Piuggia a Loreto, la Mina-Benaglio , la Verdellina, la roggia d’Osio o Serio piccolo, e per ultimo colla Coda di Serio porta le ultime sue acque sulle sponde del Brembo. La roggia Serio grande é di ragione della città di Bergamo. Ho0: L' utilizzazione delle acque in preparazione della forza motrice sì fa per concessioni di solito precarie; per uso d’ irrigazione sì fa per conduzioni d'affitto. Vi hanno però tanto per l’impiego per forza motrice che per uso d’ir- rigazione alcune poche concessioni privilegiate e non s0g- gette a canoni. Fra le prime sl possono annoverare alcune cascate sulla roggia Nuova nell'interno della piana città, ed altre esterne anche sulla roggia Maestra; fra le seconde la derivazione della roggia Piuggia a Loreto, e la Mina- Benaglio. L’intiero corpo d’acqua della roggia Serio grande sl ritiene costituito di undici canali, (misura di vecchia pratica che vuolsi corrispondesse alla quantità d’acqua 92 alimentatrice d'un canale per una ruota usuale da mo- lino). E con questa misura l'assegno di spettanza del diversi . % . ORA > . . rami di suddivisione della roggia, risulta come segue : Roegia Nova loi set Rea Roggia Morla del Comunnuovo . . » DI: RIORSIa PISTA TICA O LR ST » 1 — Mina-Benaglio . . . LO RISE >» — 4 Roggia di Verdellino, 0 deo ita » - sense ROESTA SO IORION ATRIA TARARE » di Coda” di ‘Serio e Te DO » d + Bocchetto "He9s prize » — 5 Tornano .i ‘suddetti Conca Roggia Morlana. A circa un chilometro e mezzo a valle della presa della Roggia Serio, sì fa su questa sponda destra la de- rivazione della Morlana, mediante traversata stabile con un incile munito di paratola, provveduto di scaricatori, e di un casello di guardia. Fan parte di questa derivazione metà delle acque della roggia Pradalunga-Martinengo, che, come già si disse, ritornano nel fiume al di sotto della chiusa della roggia Serio grande, e che portano così un tributo d’aeque di portata uniforme, continua a questa roggia Morlana. Anche questa roggia, se si eccettuino limitate e poche erogazioni, arriva a Bergamo grossa di tutte le sue acque. Scorre al lungo della contrada di Borgo Palazzo ed è in parte coperta, all’ estremo di questo borgo si sud- divide in tre rami principali dotati di diverse spettanze e come segue : La Curna, la Morlana e la Colleonesca. 93 Per la Curna si fa la derivazione mediante manufatto a due bocche di alimentazione aperte nel cavo maestro, con piane allo stesso livello di quelle attraversanti il cavo principale, in cui l’acqua in questa località resta ferma e stagnante. La Colleonesca si deriva più sotto ancora dal cavo maestro con una piana al punto di derivazione più ele- vata di quella attraverso il cavo maestro, così che questo ramo va più soggetto alle oscillazioni di magre. La Mor- lana è poi costituita dalla continuazione del cavo maestro dopo le dette derivazioni, conservandone il nome. La portata della Morlana, che può ottenersi anche con acque del Serio al di sotto del medio efflusso, si ri- tiene di M.' 2. 60. Le acque di queste due prime derivazioni di destra, il Serio grande e la Morlana, attraversando l'abitato della piana città si fanno inquinate e pingui di materie organiche, servendo di smaltitoi delle stesse anche per deficienza di cloache, e così col beneficio della irrigazione vi distribuiscono nella zona da esse inaffiata, una ricca concimazione. E col ripetersi di questo beneficio per lungo volger d’anni resero le campagne colle stesse ba- gnate, massime per la parte in vicino contatto della città, le più feraci ed ubertose dell’alta nostra pianura. Inoltre con questo impinguamento., vi perdono in parte le dette acque della loro freddezza, e così possono e sono utilmente impiegate anche per l'irrigazione je- male, come ne vediamo esempi nelle praterie a poc: distanza da Bergamo nei piani circostanti. Roggia Guidana. Viene derivata dal Serio ad Alzano Maggiore, e per la sua alimentazione si richiede che il finme sia dotato 04 d’acque copiose. La derivazione si fa senza verun manu- fatto stabile e con semplice cordonata di sassi preparata all’ occasione. Vicino al molino Camozzi in Comune di Redona, riceve l’ affluenza di poca parte della roggia Morlana e di parte delle acque del torrente Nesa. Riceve pure poca acqua di diramazione della roggia Serio grande sulla strada provinciale di Valle Seriana al di sopra di Torre Boldone alla Cassina Baj. In Borgo Palazzo riceve altra acqua d’un bocchetto della Morlana all’ edificio Fuzier, e quindi si dirige verso Stezzano. Può ritenersi ad acque normali della portata di M.' c.' 0. 40 al minuto secondo. Roggia Vescovada. Questa roggia si deriva dal torrente Nesa per mezzo di chiusa posta in vicinanza al molimo Camozzi sul con- fine fra il Comune di Nese e quello di Ranica, e preci- samente al luogo ove la roggia Morlana e la Guidana sottopassano con canali sotterranei al torrente medesimo. Verso il Comune di Gorle viene ingrossata da acqua - derivata dalla roggia Morlana al luogo detto delle cinque bocchette. Più a valle riceve la immissione di altra acqua della Morlana, per trasmetterla nella roggia Brusaporto o Pa- tera. Provveduta d’acque normali può ritenersi della portata di M.'c.' 0. 35 al secondo. Anima un molino al Padergnone e serve per irrigazione di fondi dirigendosi verso Urgnano, più specialmente alla irrigazione di questo Comune. Roggia Ponte-Perduto. Questa roggia si deriva dal Serio appena al di sotto del Ponte di Gorle. All’ incile e per breve tratto sne- dÒ) cessivo il vaso è scavato nei conglomerati di puddinga che ne sostengono la erta sponda. Serve per la deriva- zione un'alta traversata stabile di sostegno e che tiene l’intiera sezione del fiume fino all’ opposta sponda. Va soggetta alle deficienze parziali, ed anche alla totale man- canza lamentate per queste derivazioni inferiori, come per quelle della sponda opposta. La sua portata col fiume ad acque normali di mo- dulo è di M.' e. 0. 65 al secondo. Roggia Vecchia o Rio Zanica. Colla chiusa posta al di sotto del Ponte di Seriate, e che serve anche per la roggia Cattaneo sulla sponda sinistra, sì deriva su questa sponda di destra la roggia Vecchia. Deficienze e mancanze d’acqua estreme. La por- tata col fiume provveduto del suo modulo di efflusso è dr M.'e.' 0.55 al secondo. Le acque di queste derivazioni inferiori che non at- .traversano la piana città sono come quelle della opposta sponda sinistra fredde e magre per torbide sabbionicio- silicee, e non ponno servire per l'irrigazione jemale. Riassumendo si ha: col fiume ad uno stato di acque normali medie, cioè sufficienti alla alimentazione di tutte le derivazioni sulle due sponde, la portata complessiva delle sei roggie di destra risulta come segue : 1. Roggia Serio di Bergamo con la confluenza della Comenduna e della Spini-Trabattoni ME ME TM 0, 4 00 2. Roggia Morlana comprese le. acque di metà della roggia Pradalmga-Martinengo » 2. 60 d. 60 —_ A riportarsi. M.' e. 96 sapore M.'c.' 6. 60 8. “Roggia Guidanalnie, seas ; astro 20 4.° Roggia: Vesconadgié(3a dtengmanni cold 5. Roggia Ponte-Perduto.n. . LL un» 0. 6 65 6.° Vecchia +0 Rio Zanicasogouieziono Aa. Totale portata. M.'c. 8/20 — el Se a questa portata si aggiunge l'utilizzazione dei coli, (che per questa zona disposta sotto piani e pendenze regolari con fondo alla superficie poco o quasi per nulla ghiaioso, anzi piuttosto argilloso si può ritenere equi- valente ad una metà in più della misura fornita con le acque vive), ne risulta che la stessa va riccamente prov- veduta di irrigazione. Col fiume invece allo stato di magra la portata si riduce a meno di quella delle due sole prime roggie su- periori il Serio grande e la Morlana, e per le eventuali deficienze di questa a M.' c.' 6.00 e così ritenuto 1’ au- mento pel coli già sopra esposto, si ha anche in tal caso una sufficiente irrigazione, però ridotta nella proporzione di un ettaro e mezzo di superficie per ogni litro di portata. La vasta zona irrigata con le acque derivate sulla destra del fiume Serio, (come dal contorno in linea colorata portante il N. 3 dell’ unita carta topografica), comprende in parte i territori dei Comuni di Alzano, Torre Boldone, Redona, Bergamo con Boccaleone, quelli di Orio, Colo- enola, Curnasco, Curno, Treviolo, Albegno, Lallio, Gru- mello, Azzano, Grassobbio e Zaniea, Stezzano, Sforzatica, Dalmine, Mariano, Sabbio, Osio di Sopra, Osio di Sotto, Levate, Verdello, Urgnano, e parte di Verdellino, Pognano, Arcene, Spirano e Cologno, dove gli ultimi fondi vanno a confondersi con quelli bagnati colle derivazioni del Brembo e le acque sorgenti poste sulla destra del Serio, 97 Delle acque derivate dal Brembo e della zona colle stesse irrigata. Con le roggie prese ed alimentate dal Brembo sulla sponda sinistra, che sono : 4.° La roggia Brembilla ; 2.° La roggia Visconti, o Moschetta; 3. La roggia Trevigliese, o Vignola ; 4. La roggia Melzi; sì lrriga una zona della superficie di Ett. 6,000 pari a P.° m.° 60,000. Questa zona che si stacca dal Brembo a metà lunghezza sul lato di ponente della nostra pia- nura, sì protende nella stessa a forma rettangolare in direzione da ponente-monte a mezzodì-levante in contatto a monte dapprima con la zona bagnata colle acque de- rivate dal Serio, poi con quella delle sorgenti tangenziale in parte anche da mezzodì, e finalmente’ colla zona inaf- fiata con acque derivate dall’ Adda. Questa zona nell’ unita carta topografica è marcata col N. IV e sulla linea di contorno confonde le sue acque con quelle delle altre derivazioni già sopra indicate. Com- prende i Comuni di Boltiere, Verdellino, Arcene, Castel Rozzone, Brignano, Pagazzano, Caravaggio, Calvenzano, Treviglio, Canonica, Pontirolo, però non intieramente. perchè se si eccettuano i Comuni di Pontirolo e di Treviglio, gli altri tutti sono disposti sul perimetro di contorno di questa zona. Come già si disse nel precedente capitolo il Brembo ha un bacmo più esteso per la parte montuosa di quello del Serio, e così il suo modulo di media normale portata a parità di coefficiente moltiplicatore del bacino sarebbe pure superiore di quello del Serio. E se anche si voglia ammettere come già si disse, che il coefficiente sia più vantaggioso, ad ogni modo la 5 portata minima nei casì di estrema magra si potrà sem- pre ritenere pari a quella verificata pel Serio, corrispon- dente a metà del suo modulo, cioè a M.' e. 7. 00. Per cui sì può indurne come sta di fatto, che le quattro roggie alimentate colle acque del Brembo, d’una portata complessiva di M. e.' 7.50 vanno provvedute di acque continue, e non sono soggette che alle deficienze dipendenti dallo stato di piena o di magra del fiume. Mentre per la simultanea scarsità delle sorgenti, fornite dal fiume stesso si ritiene possa la loro portata ridursi a M_e.' 6.00. Anche la roggia Melzi l’ ultima derivata non sente più grave l’ammanco di magra, perchè per buona parte si alimenta, come sì disse, da acque che scaturiscono nell’ alveo del fiume. Lungo il corso di queste acque derivate dal Brembo, succedonsi all'incontro dei diversi Comuni delle cascate, utilizzate per animare diversi opifici. Treviglio sopra tutto deve alla copia, alla continuità delle acque della sua roggia, il suo bel posto nella conduzione agraria, ed alla potenza motrice con le stesse procurata deve la importanza industriale di cui va distinta. Queste acque del Brembo sono indicate per l’irriga- zione estiva perché meno fredde di quelle del Serio (mas- sime di quelle sulla sponda sinistra) perchè non lasciano depositi sabbionicci, ma nn deposito limaccioso, nerastro preparato dal disgregamento di schisti lamellari-litan- tracei predominanti nel bacino del confiluente 1’ Imagna. Le acque delle tre prime derivazioni non servono per l’irrigazione jemale, importerebbe correggerne la rigidità con acque sorgenti come per fatto naturale avviene in riguardo all’ ultima derivazione la roggia Melzi formata appunto di acque tradotte dal fiume e di sorgenti. 99 Roggia Brembilla. Si deriva dal Brembo a sera e dirimpetto ad Albegno a circa Chil. 3 ‘/, a valle di Ponte S. Pietro. La presa d’acqua si fa per traversata mobile con cordonata di sassi, o ciottoloni ed altri ingombri. Quando il fiume è dotato del modulo di suo normale deflusso da una portata di M.' c.' 1.50 che puossi valu- tare aumentabile di !/, ad acque grosse. Corre parallela al finme per circa chilometri cinque, e ne guadagna la sommità della sponda sulle campagne a mezzodì d’ Osio di Sotto. Roggie Visconti e Trevigliese. La roggia Visconti. o Moschetta e la 'Trevigliese, 0 Vignola sì derivano còn una stessa ferma a Brembate di Sotto che s’interpone fra le due vicine sponde del Brembo, robuste per ceppi di arenaria calcare (puddinga). La Visconti, la più alta poco dopo l' incile comune con la Trevigliese fatto a partitore per provvedere al- l’assegno di spettanza delle due roggie nella proporzione di 2 a 3 fra la prima e la seconda, guadagna colla som- mità della sponda la pianura dopo un percorso di circa chilometri 4 '/ al di sotto di Pontirolo, da dove in di- rezione precisa da ponente a levante da Castel Cereto a Castel Rozzone, va ad imboccare .con tutto il suo corpo d’ acque unito il così detto fosso Bergamasco (41) sul li- mite di monte del territorio di Brignano. Questa roggia di ragione anche al giorno della casa Visconti serve per l'irrigazione dei territori del detto (1) Linea di confine fra lo Stato di Milano e la Repubblica Veneta: una delle molte divisioni della nostra Italia quand'era nome geografico. 100 (Comune di Brignano meno poca parte in angolo di mez- zodì levante, a cul st provvede con acque sorgenti (il Con- sacolo) provenienti dai boschi di Spirano presso Litezzo. In parte le acque della roggia, cioè per giorni tre ogni settimana servono a Pagazzano. La portata di questa roggia ad acque normali del fiume è di M.'e.' 2.00. La Trevigliese ha comune l’ori- gine ed il manufatto di presa, come si è già detto con la Visconti. Supera l'elevazione della sponda della regione fluviale più basso della roggia Visconti, ed eccettuate po- che derivazioni in tempo d’irrigazione estiva, ed in quan- tità limitatissima, porta tutto l’intiero corpo delle sue ac- que con andamento in direzione da nord-ovest a sud-est, direttamente a Treviglio. È della portata ad acque del fiume come sopra di M.' c.' 3. 00. Roggia Melzi. Il manufatto di presa della Roggia Melzi forma gra- dino sottoposto alla traversata della Visconti e della Tre- vigliese e quasi in contatto colla stessa. Anche questa diga attraversa diagonalmente tutta la sezione dell'alveo. Con questa derivazione alle acque vive del fiume sov- verchianti la diga di presa delle due sopradette roggie. Superiori, si uniscono quelle sorgenti nell’alveo del fiume, in parte di infiltrazione delle stesse acque, superiormente sostenute. La portata di questa roggia ritenuto il deflusso nor- male del fiume è di M. c.' 4. 00. Le sue acque si ripartiscono e si utilizzano nella bassa regione fluviale del Brembo e dell’Adda. Riassumendo le parziali portate delle diverse deriva- zioni sopra esposte, cioè: 101 Per la roggia Brembilla? viti 0800 MO 01 10.50 » » Visconie tetto etoiotni: più 2.00 » » Trevigliese (1 4); » 3. 00 » » Melzi e 7 o 1 1 Ù » di 00 Ne risulta una portata complessiva di M.' c.' 7. 50 Ritenuto quanto già si disse, che queste roggie non vanno soggette a forti diminuzioni di loro portata nor- male, così che quando anche il fiume è in magra sentita danno ancora una portata complessiva di M.' c.' 6.00, ne viene che questa zona è a dovizia provveduta per una completa irrigazione anche stante la permeabilità del ter- reno per buona parte piuttosto ghiaioso. Si osserva che dal Brembo sì fanno altre derivazioni superiormente alle quattro indicate, quali sono la roggia d’Almé sulla sinistra che anima quel grandioso opificio di filatura, e poi torna nel fiume. Poi a valle di Ponte S. Pietro la roggia Scotti pure sulla sponda sinistra, e sulla destra la Masnada, che ri- versano pure le loro acque nel fiume anteriormente alla presa delle tre roggie inferiori la Visconti, la Trevigliese e la Melzi. Acque sorgenti sulla sinistra del Serio. Su questa sponda l'irrigazione con le acque sorgenti comincia verso monte, dove finisce quella delle acque de- rivate dal Serio, tocca a levante con quella delle deri- vazioni prese dall’Oglio, a sera lambe il corso del Serio, a mezzodì si spinge fino al confine della Provincia. Comprende la parte meridionale di Martinengo, e la parte a sera dei Comuni di Cortenova, Covo, Antegnate, la zona monte-sera di quello di Fontanella, e per intiero 102 quelli di Romano, Fara Olivana con Bettola e di Isso, con una superficie di ettari 4200. Tutte queste sorgenti meno alcune perchè sgorgano a terreno naturale vennero aperte artificialmente e per opera dell’uomo che tende a farle mantenute. Questi cavi fontanili sono qui da noi, come anche generalmente di poca portata, ma sono invece altrettanto numerosi e frequenti; compaiono nella parte estrema me- ridionale del Comune di Ghisalba, se ne contano dieci e più nel territorio di Martinengo con acque molto inter- mittenti, altrettanti in quello di Romano con acque più sicure, ed alcuni a terreno naturale, formando un bacino copioso d’acque perenni. Un buon numero se ne riscontra nei paesi inferiori di Covo, Antegnate, Fara, Isso; final- mente il territorio di Fontanella si può dire quasi per intero scavato e solcato da sorgenti e fontanili; ed' è forse appunto per la copia delle stesse che s’ebbe il suo nome (1). Dalla confluenza e dalla unione di numerose sorgenti, si formano anche dei canali di grossa portata, fra quali sì annoverano in territorio di Romano, quello detto la Navarezza, il Serio morto, la roggia di Covo, e più basso in questo Comune il Guado-Maria ed altri. Le acque di queste sorgenti non solo provvedono e sufficientemente da Martinengo in giù, alla irrigazione di questa zona della nostra Provincia, ma con buona parte di quelle aperte nei nostri Comuni meridionali, si alimentano anche dei canali per l’ irrigazione di estesi territori delle provincie limitrofe il cremonese col cremasco. Così defluiscono sul cremonese le acque del così detto Cavo Borromeo che attinge l’origine quasi direttamente (1) Secondo una Nota, di cui potrebbesi fornirne il preciso dettaglio, le sorgenti poste in territorio di Fontanella sono N. 32, ed alcune alla origine ramificate, così che vi for- mano N. 43 teste fontanili. 105 dal Serio sull’estremo sud-ovest del territorio di Romano, e che più basso prende il nome di Naviletto di Barbata, quello del Guado Maria di Covo, e delle numerosissime sorgenti di Fontanella. Così da Fara Olivana passano sul cremasco, ad inaf- fiare una buona parte del territorio di Bottajano ed Of- fanengo le acque di sopravanzo delle sorgenti di Romano; quelle della Fontana di Fara, detta di S. Angelo, ed altre. Sì può dire per altro che immensi sono i bisogni di prov- vedere alla ordinata sistemazione di queste acque sorgive, e che sono pure immense le risorse che ponno venirne per noi e per le provincie limitrofe dalla migliore loro vitilizzazione. Ma di questo ne tratteremo nella successiva panic II del presente studio. Le acque di queste sorgenti sì mantengono ad una temperatura quasi costante, cosichè riescono per rispetto all’ ambiente-atmosfera calde nell'inverno e fredde nel- l’estate. K questa costanza di temperatura e di squilibrio si aumenta coll’aumentare della loro profondità negli strati superiori ghiaiosi, ed in ragione del maggiore avvicina- mento del fondo argilloso agli stessi sottoposto. Per questo vantaggio termico di essere calde nell’in- verno sono molto utilmente impiegate pel prati a marcita che formano una delle più brillanti e ricche nostre col- tivazioni, che ci forniscono un raccolto tanto più gradito perchè fuori di stagione. E qui per necessaria digressione trovo di accennare che questa coltivazione dei prati a marcita non è, come erroneamente era fin qui invalso, e forse da taluni pochi tuttora lo si crede, un privilegio dell’Agro milanese, e delle basse pianure Lombarde, ma è una ricchezza che 104 sl può avere anche nei paesi sulla sinistra del Serio che godono eguali favori di acque sorgive. Si fa inoltre osservare, che per una più proficua ir- rigazione estiva le acque sorgenti, quando non si possa correggere la fredda loro temperatura o con un lungo corso, 0 col fermarle in appositi serbatoi, sì dovrebbero di preferenza usare, quando lo si possa nelle ore fresche notturne, od in quelle del mattino e della sera. Fra le sorgenti a sinistra del Serio vanno notate il Malago ed il Malaghetto sgorganti nei bassi fondi del Cherio sopra Palosco. Acque sorgenti sulla destra del Serio. La parte della zona inaffiata colle acque sorgenti po- sta sulla destra del fiume Serio, che forma seguito della predescritta a sinistra, è come la stessa limitata a nord da quella provveduta con le roggie derivate dal Serio e sì estende a mezzodì fino al confine della Provincia; ed a ponente va ad unirsi colla zona bagnata dalle deriva- zioni prese dal Brembo. Sui lembi di contorno a monte queste acque sorgenti vanno a confondersi con le limitrofe derivate come sì disse dal Serio e dal Brembo. Questa zona copre un estensione di Ettari 7,200 e comprende la parte di mezzodì-levante dei territori di Pognano, Arcene, la parte meridionale di Spirano, Cologno, una striscia limitata a sera dei Comuni d’Arcene, di Brignano e di Pagazzano, dove sì fa più larga, ed 1 Comuni che seguono discendendo fino al confine della Provincia, cioè Morengo. Bariano, Cara- vaggio, con Masano, Fornuovo, Mozzanica. Forma poi appendice di queste sorgenti di destra del Serio il gruppo che sì incontra più a nord nell’alveo e nella regione fiu- 105 viale del Brembo, e di cui come già si disse si alimenta im parte la roggia Melzi ed il bacmo di Pognano. Oltre diversi cavi fontanili staccati e di limitata por- tata che, come sulla sponda sinistra si fanno più frequenti discendendo da nord a sud, vi hanno da questa parte di destra dei gruppi di sorgenti fra loro allacciate, come più in alto quello a mezzodì di Pognano, quello nei boschi di Spirano detto de? morti dell'arca, a Cologno verso sera quello sopra Liteggio, e verso levante quello della Cassina Palazzo, della Campagna e del Refreddo; a Morengo i diversi rami del gruppo alimentatore della Morla, che in basso spazia in vasto alveo a lembi paludosi e da cui ha origine la roggia di grossa portata la /'ognola che serve alla irrigazione del territorio di Caravaggio. Qui le acque sorgenti fornite anche da altri fontanili come il Ao basso ecc. si uniscono e si confondono con quelle derivate dal Brembo che discendono da Brignano ed an- che da Treviglio. Finalmente più in basso viene l'ampio bacino delle sorgenti di Masano e di Fornuovo, che sono forsì lc più doviziose di tutta la Lombardia. Con queste sorgenti perenni, tuttochè abbandonate quasi al loro stato naturale primitivo oltre che si prov- vede ad una lauta irrigazione di vasta plaga, in cui si ammirano d'inverno verdeggiare rigogliose praterie a marcita, che vanno facendosi sempre più estese; sì man- tiene inoltre alimentata di acque continue la roggia A/- china, 11 canale per copia d’acque il maggiore ed il più importante fra tutti della nostra Provincia, valutandosene la portata da nove a dieci metri cubici al secondo, e ‘che va ad irrigare il cremasco. Tutta la zona unita delle sorgenti sulla sinistra e sulla destra del Serio va in diversa misura provveduta d’acque fl / 106 così da dirla divisa sotto questo aspetto in tre diverse striscie. Nell'alta striscia a nord Spirano-Cologno-Martinengo con varia larghezza discendendo per sei a nove chilometri va scarsamente provveduta d’acqua e va soggetta a sic- cità massime per la parte sulla sinistra del Serio. Nella striscia media Morengo-Romano, va ben dotata anche ai tempi di magra, e finalmente l’estrema striscia meri- dionale va dotata d’acque a tanta dovizia, da fornirne alle Provincie limitrofe di Cremona-Crema, in cui sulla sinistra del Serio vanno a deflulre nella massima parte le acque delle numerosissime sorgenti di Fontanella, del Cavo Borromeo, e sulla destra della roggia Alchina. Come si è già detto, le acque di queste sorgenti si mantengono ad un grado di temperatura pressochè uni- forme. Riassumendo l’esposto intorno alla vasta regione fatta irrigua con le acque sorgenti, troviamo che sulla sinistra del Serio, questa misura una superficie di Ett.' 4.200 (provvedendo alla irrigazione in parte più 0 meno estesa dei Comuni di Romano, Covo , Antegnate e Fontanella anche le derivazioni prese dall’ Oglio). Sulla destra del Serio misura quella di.» 7.200 E quindi l’estensione totale della regione bagnata con le sorgenti è di... i ttAs400 Tanto sulla sponda sinistra che sulla destra, se si ec- cettui la lista superiore a nord dove scaturiscono le prime, sorgenti si può dire ben provveduta e più lautamente, dei propri bisogni, di mano in mano che ci avviciniamo ai nostri confini; così che tanto sopra l'una che sull’altra 107 sponda si hanno le dette copiose acque d’avanzo che vanno a portare l'irrigazione in vaste zone delle Pro- vineie limitrofe. Può quindi ritenersi che sulla sponda sinistra anche perchè ben tenute massime in territorio di Fontanella, queste sorgenti rappresentino una portata qeeegiativa a stato normale di. . .. Mi'c.i' 8.00 sulla sponda destra, dove tuttochè trascurate sono più ricche e copiose per loro natura rap- presentano a stato normale una portata di» 12.00 Cioè in tutto M.'c.' 20. 00 << 1 Del resto in quanto alle condizioni di queste sorgenti sta il già detto nel precedente articolo, ed in quanto ai possibili miglioramenti veggasi l’esposto nella susseguente Parte III. Acque derivate dal fiume Oglio. Queste acque che come si disse irrigano una esten- sione di P.° m.° 70,000 sono fornite dalle seguenti deri- vazioni, cioè dalla roggia Sale, dalla roggia Donna, dalla roggia Antegnata, dalla roggia dei Molini a Calcio, e dal Naviglio civico cremonese. Roggia Sale. La roggia Sale sì deriva dall’Oglio al di sotto di Pa- , lazzolo, sovrapassa per ponte canale al Cherio inferior- mente, ed a mezzodì di Palosco; poi discende a Cividate, dove al molino detto della Marcata guadagnato il piano delle campagne si divide nelle bocche per Calcio e per Cortenova. Irriga lungo il suo corso la poca parte depressa del territorio di Pontoglio, Palosco e Cividate, la parte di 108 sera tramontana di quello di Caleio, e di levante-tramon- tana di Covo, e quello di Cortenova. Roggia Donna. La roggia Donna è estratta dall’ Oglio inferiormente al paese di Cividate. Irriga Ia parte meridionale del ter- ritorio di Calcio, la parte di levante di quello di Covo, e di levante tramontana di Antegnate, ed in parte va con le sue acque ad arricchire il. ramo della roggia An- tegnata diretto a Pumenengo. Roggia Antegnata. La roggia Antegnata sorte dall’Oglio nell’istesso sito in cui si estrae il Naviglio civico cremonese, cioè a tre chilometri circa superiormente a Calcio; ed inferiormente allo stesso paese sì divide in due eguali rami, uno diretto ad Antegnate che sovrapassa per ponte-canale al Navi glio cremonese, l'altro che continua per Pumenengo. Il ramo per Antegnate, arricchito dalle acque sorgenti del Fontanone, irriga quasi per intero il territorio di quel paese, e parte del limitrofo di Fontanella. L'altro ramo per Pumenengo detto anche la roggia Calciana aumen- tato dalla confluenza di parte della roggia Donna, come si é già accennato, va ad irrigare 1 territori di Pume- nengo, Torre Pallavicina, S. Maria e Villanova fino al confine meridionale di questa parte della nostra Pro- vincia. Roggia dei Molini. La roggia dei Molini contribuisce con le sue acque alla irrigazione del lembo orientale dei territori dei Co- muni sopra nominati, essa si alimenta di sorgenti, che 109 nascono nella ragione avvallata e fluviale dell’Oglio poco superiormente al paese di Calcio, e di acque delle roggie superiori avanzate all’irrigazione; ed a Pumenengo im- mette nel così detto Naviletto, che dà pol origine al Naviglio Pallavicino, che entra nella Provincia cre- monese. Finalmente contribuisce pure con parte delle sue ac- que a compire il sistema d'irrigazione di questa zona. della nostra Provincia anche il Naviglio civico cremonese. Questo. Naviglio ha, come sì disse, l’incile di sua de- rivazione comune con quello della roggia Antegnata. È della portata normale di once cremonesi 1500 al minuto secondo pari a M. c.' 30. 75 (4). Le bocche libere che stanno aperte lungo questo Na- viglio per l’irrigazione dei territori di Calcio, Pumenengo ed uniti, misurano una portata di oncie cremonesi 80 quelli per Fontanella di . . . won 125 Meet n I e. gncie cremonesi 205 pari a M.'C. 4. 20, che equivalgono così a quasi un set- timo della portata totale del Naviglio. Ed in tempo di asciutta straordinaria, e di massima magra dell’Oglio, può avvenire, come avvenne, di assorbire con queste bocche tutte le acque del Naviglio, però siccome, suolsi in tali incontri, attraversare con sostegni l'alveo del Navi- glio stesso, così si può ritenere che a quelle bocche non manchino mai le acque di loro pertinenza. Tutte le sopradette nostre derivazioni dell’ Oglio sono nudrite di acque continue, e non soggette a decrescenze, (1) L’oncia cremonese equivale ad una portata al secondo di 0,0205. I dati poi sulla portata del Naviglio civico cremonese si ebbero dall’Ingegnere Claudio Marcello Galosio. L'ingegnere Nogarina lo fa della portata di oncie cremonesi 1626 pari a metri cubici 33 110 o diminuzioni nemmeno in tempo d’asciutta. Il corpo di acque da esse fornito, sl costituisce come segue: Roggia: Sale t, ti e AR o SIAE O » DODO MEI NIE RTRT Sali i) » AMEecnate" er N Ano DC IRESIANO » dei Molini >» 0.30 Estrazione del Naviglio civico di Cremona » 4.20 In tutto M.'e.i 8.00 E così questa zona della nostra Provincia, non solo si può ritenere bene provveduta, ma è la più ricca di ir- rigazione di ogni qualunque altra. Per ultimo giova di osservare, che le acque derivate dall’ Oglio, sono delle buone massime per l’ irrigazione estiva, perchè, riscaldate nel deposito del lago alimen- tatore di questo fiume e dal lungo corso di loro deriva- zione hanno una temperatura quasi eguale alla tempe- ratura admosferica; e sono inoltre pingui, perché nei casì di piena per l’azione del detto bacino e del lungo loro corso, si determina il deposito delle sabbie, e non tengono così in sospensione che del limo, del terriccio ed altre materie fertilizzanti. Ed è sicuramente al benefico influsso di questa irri- cazione che si deve la florida ed ubertosa produzione del suolo, che si riscontra combinata con un ricco e po- polato soprasuolo di gelsi, di viti, di piante arboree e da scalvo in tutta questa plaga, massime nella parte meri- dionale, tuttoché costituita di terreni ghiaiosi, e forse per se stessi poveri. Acque derwate dal fiume Adda. La zona sull’estremo sud-ovest della nostra Provincia, s'irriga colle acque del fiame Adda. Ill La roggia che provvede per questa irrigazione è la Vaîlata, che costituisce la prima derivazione di smistra dell’ Adda che si pratica poco sopra Canonica a valle della confluenza del Brembo per mezzo di traversata stabile provveduta di scaricatori, e di un lungo sfiora- tore che riversa le eccedenze di sua portata nell’ Adda. Dapprima segue con andamento da nord a sud, contatto e parallelo al fiume, poi con qualche deviazione a levante, guadagna rimpetto a Fara d’Adda il primo altipiano in elevazione sopra la regione fluviale. Col partitore principale posto A disopra di Fara questa roggia vien divisa in due ineguali rami nel ini porto delle seguenti competenze cioè: per la diramazione minore a destra di ragione del Comune di Fara, con Cas- sina Franca, la competenza è di quattro diciottesime parti, e la competenza del ramo maggiore a sinistra che con- tinua col nome di roggia Vailata è di ragione dei Co- muni di Casirate, Ca Vailate, ed Arsago si co- stituisce degli altri quattordici diciottesimi. Le acque del ramo piccolo dei quattro diciottesimi, che si derivano riuniti dalla Vallata col detto primo partitore, vengono con un secondo partitore suddivise in due altri rami ed in modo da farne defluire tre quarti agli utenti di Fara, ed un quarto agli utenti di Cassina Franca. Si fa inoltre una terza divisione di riparto del ramo degli utenti di Fara in due altri bracci, di cul il primo di destra con la competenza di un quarto, forma la roggia detta del Molino, e l’altro ed il principale, costi- tuito degli altri due quarti, resta ai detti utenti di Fara. La roggia dopo il detto partitore di prima divisione, corre in direzione di mezzodì-levante, e va a guadagnare il secondo altipiano della regione fluviale dell’Adda poco sopra al traverso della ferrovia Milano-Treviglio. 412 i Questa roggia Vallata essendo, come si disse, la prima derivazione di sinistra dell’ Adda, non avendo in prece- denza che quella del Naviglio-Martesana, viene così ad essere alimentata d’acque sicure continue e di costante. portata anche in occasione di magra. La sua portata è di M.' c.' 1. 30 al minuto secondo (4). L'estensione della zona con le acque di questa roggia irrigata è di ettari 1,300, che va così provveduta stante la portata già detta della stessa con l’anmento dei colì di regolare e completa irrigazione. | In riassunto finale sì ha: Totale superficie della Provincia irrigata Ett. 46,600. Portata effettiva dei nostri Canali e delle acque sorgive. Massima Minima Ghersio )Hfgii 5 SAGEroti M' GD O570 0. 60 ! 195/100! simstta 9964, » i Eta ( 8:50 destra0ioti {064 » 170 Pa 0 Brembo fado Mb) ear N 7.50 6. 60 SOeeniEit 040 CEBIT AOL GO » 14.00 10. 00 Delon, tt, 008 sla SH » 8. 00 s. 00 Add O MO LI IAA » 4.30 4080 Totali M.. c.! 45. 00 39. 00 al secondo; la portata media risulta quindi di metri cu- bici 40. 00, Con detta portata media in ragione di un ettaro per litro, come è ammesso per legge idraulica, e valutato l'aumento per l'utilizzazione dei coli anche limitato ad */, stante la suddivisione della proprietà fondiaria, ne risulta che si può provvedere ad una irrigazione di Ett.' 48,000, (1) Notizie naturali e civili; e per riscontro, or sono pochi giorni, fatto in unione ar ‘tue colleghi Ing. Conti ed Azzolari i 113 e la superficie ora irrigata non essendo che di Ett.' 46,600, ne viene che è dotata d’acque sufficienti al suo bisogno. A cifre grosse e in altri termini, la superficie della >>} Rf 260,000 SELE ig ng ee i nontuosa Cioè . i... .°. . « Ett.' 212,000 ee anna TTTIQUA 0. UL. » 53,000 Ett.! 265,000 CR ce L'altezza dell’acqua che piove in un anno è di M.'0. 99, ora se per le perdite di evaporazione, e di infiltrazione, vuolsi ridurre ad !/, cioè a M.' 0.09; stante la propor- zione di superficie di 4 ad 1 fra la parte montuosa e la parte piana, questo strato acqueo di sopravanzo alla parte prima più estesa a beneficio della parte seconda più limitata, darebbe sopra questa un'altezza di strato acqueo di M.' 0. 36, che corrisponde abbondantemente a quello di un litro per secondo e per ettaro (1). % (1) L'altezza d'acqua in ragione di un litro per secondo e per ettaro sarebbe di me- trì 0, 31,404. il Par AASo "i n vitae RI aria oi ia i gina ee A MO a = i | > LA Re dt I LD ST i Y. x ME n° È zi, Larta f fia Di ar n sig SIL PN È di x Mo VICE. FROSIE,, "a è "ni nr Dan, n + ta Tea Vi Le * Da = prat gii vis xh e È LE SI bi i 4 È dia t li » ci è e v #0 < + u Ù ») ni PA A i i “MIT sad, è "\ ” d LI k° Di t 4 3 , ' Ù î - è dgr e i -(13 d £ } ti "a ‘» ln : G d i aj È CAPITOLO TL° PROSPETTO STATISTICO delle Cascate d' acqua con forza motrice idraulica di cui va provveduta la Provincia nostra. SMINNNSNESSANN TC Nota — Questo prospetto mi venne SA fornito dall’ ingegnere provinciale del inacinato il signor Foresti. . Numero — dei Mandamenti MANDAMENTI e COMUNI Mandamento di Almenno S. Salvatore. Almenno S. Bartolomeo Almenno S. Salvatore Clenesso . Palazzago Roncola . Strozza Villa d’Almòè li Bedulitas: Berbenno . : Cepino Corna . Fuipiano . Locatello . Rota Dentro Rota Fuori . Mazzoleni Selino . Valsecca . Mandamento di Alzano. Albino Agia ni. a Bondo Petello . Desenzano al Serio Pradalunga . Da riportarsi Numero dei Comuni per Mandamento UD WOW COMUNI con cascate cascate PA Ria a Mg. Î Î Î fo Mod È i | I È Î I 4 SE a I 117 Ba PROVENIENZA per ogni delle acque animatrici Mandamento : . Numero Forza utile Bivio in Cavalli vapore i delle || Media complessiva Halle .castate delle. cascate ascate oscene sonale cede een —__@——@—lZkZm_csme | 30 Brembo e suoi confluenti. 9. Imagna. 4. Borgogna confluente del Brembo. ni ae Imagna e suoi confluenti. 42 I Brembo. SS > 0244-"0E Imagna e suoi diversi confluenti. 9 OT he DI 09 CO = DI CITI Da Vo @») > = | fida he 00 DI I > Da | | Lg 3 7 Sl’ Serio e suoi confluenti. _—r _———_—_—_——_———————————14EA<" REaBR |] di 6 | 2. Totale per ogni Mandamento se. Il 3400. 501 delle cascate Adda. Guerna confluente dell’ Oglio. Oglio e suoi confluenti. Canale derivato dal Serio. Roggia Borgogna derivata dal Serio. Canale derivato dal Cherio. Roggia Borgogna derivata dal Serio. Canali derivati dal Cherio, PROVENIENZA | delle acque animatrici 12% Numero gg dei Mandamenti | 10 Da riportarsi MANDAMENTI Numero dei Comuni s per COMUNI Mandamento Ripdnhto fb}... Borgo di Terzo LU 7 ira Rc S (3rone . PAPA n alito iL 9 Molini di Colognola’ ©. %. 10 Trescore e Ga Ah it Vieano 5: Marna Sani 12 | Mandamento di Zogno. | | Brembilla; Lesa, 1 (rerosa RE RI ae Z: Sediana:lssitioi ola WEB, + a 3 Stabello ciali) di 4 AT A ne e Ò VEST 6 Cornalba . | Ji Dossena trip; ai Roe) S Fuipiano al Brembo . | 9 Oltre il Colle bh O PilazzonaA.lto». dr S. Gallo. vi? S. Gio. Bianco . 5 S. Pellegrino 14 Serina . 15 Bracca 16 Costa Serina di7: Endenna . 18 COMUNI con tre sO ul cascate | cascate | cas: 1 1 E i 1 1 1 sl 1 4 4 1 33 e 1 fee 1 1 DI Te MW. ate pod 0 DO DI DI Did We DDD DI Forza utile in Cavalli vapore Media complessiva || Mandamento delle cascate 13409. 50 per ogni delle acque animatrici SAN PROVENIENZA | delle cascate 3 ETA SEITE EINE NOE TERI LOSS ENIT PI IDEE ACE TL NEI ZIE LI Canali derivati dal Cherio, | p Valle Brembilla confluente del Brembo. Brembo e suoi confluenti. SOTR190 126 E MANDAMENTI. Naniero COMUNI si dei Comuni con dl 1 (Ser | COSE = COMUNI | Mandamento ||t"e € più | due | cascate | cascate Riporto St io” di; i Frerola CA TM ARNTANO CO. 19 1 IE Grumello. deZanehi 0000 20 4 i: ROSA e dark aa i N° 1 INIETTORI 25 Ha) 1 LOBO ETRO 2R 1 sii, | | 5 Mandamento di Piazza. Amerarati il il | Baresi 2 1 | Bordogna 5) ». 1 Branzi 4 1 Camerata Db dA Carona 6 1 SAI Cassiglio . È 1 st Cusio . s 100, 1 Fondra AR) GR DE | Foppeloweesmenentia ca sa 10 DO 10 Ponna GA Dert, 2 ioe ee, dit 4.040 | Mezzoldo. seta apadigtiy l-15 12 400 |EMagorde Galvani 13 AE | 1 Ole nt, tese e ee 14 1 di ese lo Li Piazza Brembana: So 16 1 | Piazzole i; SIRO, 17 Or | Romeobelle#. ero 15 1 | ferita 000 | i | | | | | Da riportarsi IIAIEI Aia l As 5 SE RE la: | Numero Forza utile PROVENIEN TA in Cavalli vapore totale TRA | per ogni } . î | delle Media complessiva || Mandamento | delle cascate | pi » 20 Ali sadiotsie ce Brembo e suoi confluenti. 3 | 20. — | | | 2839. — i 2839. — fel. | | | | delle acque animatrici | | | | delle cascate o: Diversi confluenti del Brembo. | (20) > DT HA Dt 00 D> DI 90 TO Dì VI > DI SIT WOOD WA (Givi 4441. — 13855. 501 a ro QD COMUNI Numero | E MANDAMENTI 25 dei Comunì con I BE Ùi per -— aac PI COMUNI Mandamento ||t1® e più due tre È cascate I cascate | cascate | PRA MAGIE RI Riporto sa Trabuchello . N04.) 20 NE: 11 Vallbeaeti ee Da Sa 1 Nalin iv saga 22 1 E 12 Mandamento di Clusone. Ardese il 1 Bondione . e 1 Fiumenero 5 1 Gandellino 4 gl Gorno . D il 6 1 Lizzola RA PA sÌ Oltressenda Bassa S 1 Oneta . 9 4 . Porre TO 1 3 Prada ea 10.1 di tr 1 Ponte di Nossa ae DE NO: Prendo aa? 19 te ni: 1 Rialeaollo:gta tar 14 (on 4 cd > w > Montone LIST IE 15 1 (arote gigi e E 100) 1 IRONICI CRON SN O da 1 gi eroe Vi e a, 18 Pag 1 Golemino eni 19 1 AR Qlixepeg@igi 5 e 20 1 GROMO CR | | Da riportarsi Numero Forza utile PROVENIENZA in Cavalli vapore Totale — per ogni delle acque animatrici delle Media complessiva Mandamento ascate delle cascate totale delle cascate Diversi confluenti del Brembo. | 5A — se Ha OTTO DI) Dub DI WI 10 DI WR 0 ID AI DODO PS ‘ J (bl È ST SI AS + "a DO | HIVE : A 83 dr È sti * Serio e suoi confluenti. fà Fiume Borlezza. | | 54. —..l 20. || Fiume Dezzo e suoi confluenti. Civ 454/— || 4009.50 130 Numero i E MANDAMENTI De COMUNI 25 | e | dei Comuni con E. COMUNI Mandamento ||U® © più ve | una È cascate COS cascate Riporto LAM ; Selulp arto? a. dio ai, 21 L Vilimitore! Ugo: MAI i, 22 1 iS Mandamento di Gandino. Casnigo 1 1 ! Cassano D | (ene 3 1 | Colzate 4 | Fiorano D Da | Gandino . 6 1 | | Gazzaniga Ti 1 | Leffe 8 il NIH | Peja 9 Vertova 10 1 14 Mandamento di Lovere. | Castro 1 1 | Lovere 2 1 | Volpino 3 1 | Bianzano 4 ie” 1 Endine 5 1 Mi Monasterolo . 6 1 Piangajano . ti i 1 | Ranzanico S 1 Li | | I | Da riportarsi CAMS | 131 ———__—__—_ÈmmT_—_—_—_—_—_—__mÉ—@t | Numero Forza utile PROVENIENZA totale in Cavalli vapore Totale I Dr > | perogni delle acque animatrici | delle Media complessiva || mandamento delle cascate ‘ascate delle cascate | .— |{ 4009. 50 AB Fiume Dezzo e suoi confluenti. Serio e suoi confluenti. Romna confiuente del Serio. Fiume Serio. Romna e Rino confluenti del Serio. > UT DO DI DI i > pa W EI LE Torrenti Re e Doppio confluenti del Serio, Fiume Serio. 132. i MES ul Fiume Borlezza. î : Confluenti nell’ Oglio e nel lago d’ Iseo. | TI Confluenti nel lago di Endine, UO pa DO TS Confluente del lago di Endine, A = IMA I | Confluente del laghetto di Gajano. | | “ (de, 9 Numero dei Mandamenti neri t__——————m——————————_t____1_t__———————€@—@—1 [| _—————----_=w=Feeorer-°-°-ro—_r—_-|)—_—__———PymPrPm—PPPP— co COMUNI MANDAMENTI e COMUNI Rimg/sdivSolto: +. Solto . Lovere Mandameoto di Martinengo. Brusaporto . Calcinate . Cavernago Mornico . Palosco Cividate . Cortenova Ghisalba . Martinengo . Mandamento di Romano. Antegnate Basbatass. Calcio . Fontanella Pumenengo . Torre Pallavicina . Bariano Covo . Riporto ; Da riportarsi | Numero dei Comuni per Mandamento 10 CO 00 dd Dì DT WD IO TA WWE Dv con -_——_>-_ner tre e più cascate due una cascate casca Numero Forza utile lattato in Cavalli vapore | delle Media complessiva delle cascate sascate Cv. 190. D. D. 101. 301. — = tt | peo DD > TWO DT v DI I > DI 00 WWW Da DO 03 DO WIR DI H> VW Totale per ogni | Mandamento 90. — 0155. 90 PROVENIENZA delle acque animatrici i delle cascate Confluente del lago d'Iseo. Fiume Borlezza. Roggia Borgogna con roggia Pradalunga derivate dal Serio. Roggia Sale derivata dall’Oglio. Zerra e roggia Sale. Roggia Borgogna derivata dal Serio. Roggie del Serio ed in parte dell’Oglio. Roggia dei Molini derivata dall’Oglio. Roggie derivate dall’Oglio. Sorgenti sulla destra del Seriò, Roggia Antegnate derivata dall’Oglio. Sorgenti sulla sinistra del Serio. 134 e COMUNI | nesso . Numero dei Mandamenti Fara Olivana Isso Morengo . Mozzanica Romano . 17 Mandamento di Treviglio. Brignano . Pagazzano Pontirolo . Calvenzano . Arsago Canonica . Casale Fara d’Adda Caravaggio . Fornovo . { Misano | Treviglio . 18 | Mandamento di Verdello. | Arcene | Ciserano nie ali i Lurano Da riportarsi MANDAMENTI | Numero Î dei Comuni | per Î ee! Mandamento >> O SO O DIO UT WWE COMUNI con i| tre e più due i] cascate | cascate pi. Ri de OE dr 1 bho sa MO 4 i: | 1 | O i Ni: 135 | | TI \umero | Forza utile | | PROVENIENZA O toralò | in Cavalli vapore Totale | Ha | | — per ogni || delle acque animatrici | delle | Media complessiva || Mandamento || dell { | | ascate | della cascate | nm COSCA LO: Î | Corn memizti R NÈ i È da 96: — | SQ) n (SRO Ta Sorgenti sulla sinistra del Serio. Sorgenti sulla destra del Serio. UTO O >. Sorgenti sulla sinistra del Serio. | | | | | | | | | | | | È | | | |. | 3 fe i) Roggia Visconti derivata dal Brembo mi- 4 | n { sirene | sta con acque sorgenti. (} d | ei | | Roggia derivata dal Brembo. 4 SIA | = | SS | | 3 er I) i Se | Roggia Vailata dall’Adda. 3 pei \ | 1 200. — || 42 SO. ca | è «+ + || Derivazioni di Brembo e d’Adda e sorgenti. 3 24 VOOR 24 ALLE Sorgenti. la 10. == SS BS Sorgenti ed acque dall’Adda. 14 | 102. ‘ati DAI TE | Roggia Trevigliese derivata dal Brembo. (nni _ | 461.— | 464.—| | Acque dal Brembo e dal Serio. Me Pia | | | | | | | | | | Ss. ai RR: Acque da) Prembo, dal Serio e sorgenti. | | i | | | Acque sorgenti. | | | | Il 9776..50|| . Numero dei Mandamenti ——___—rrrr ee are | rode ——66r66@eoo9 speso en "tI SIZE COMUNI MA NDAMENTI Numero dei Comuni con . per to COMUNI Mandamento ||t"® © Più| due ti cascate cascate cas( Riporto Spirano RN: UTO Cologno . Comunnuovo Urgnano . Zanica Boltiere Levate 4 f 6 "( s 9 VOR TE 10 b Niataianio nia. di e; 44 ma A 1 SEI 12 Le 13 14 109) 16 Oslo di Sopra . Osio di Sotto Sabbio Verdellino Verdello . 137 | PROVENIENZA Forza utile Numero delle cascate delle cascate ì avalli ve re || Totale totale in Cavalli vapore | | i VE | _ parrcsn delle acque animatrici delle | Media complessiva | Mandamento I | lascate | Dl: Mel 0. — 1577650 Me) Mad IS P Acque sorgenti. dA) i il | A fo, id il È LION BIT I Y ii , l! Derivazioni dal Serio. tI DI OE \ ij Roggia Morla e derivazioni dal Serio. Roggia Brembilla derivata dal Brembo, Roggie derivate dal Serio sulla destra. em —_ DO I DI > > MU i W. DI | | Tot. gen. G.' v.° 5919. 50] x = _____— TT ! | li CI ni © @ # L hai db ì è 1 A | rasta en | » » 16 | .* Mit pi, Allie e sh Hipadi, DI ca vd) L ; DA P hi ’ 0 sw. v= u NOA ) o : PARLECTEDZA Dei possibili miglioramenti delle nostre acque melwattvaggio della irrigazione "è dellin- GUStria,, SES FA | Sta di fatto che la Provincia nostra va fornita di una ricca dote di acque, già in vasta scala usufruite in be- neficio dell’agricoltura e dell’ industria; ma sta pure di fatto che al giorno non se ne ritrae dalle stesse quel pieno profitto che se ne potrebbe avere. Pur troppo noi non possiamo condividere il vanto dell’uso modello delle acque, di cui nei riguardi special- mente della irrigazione vanno meritamente distinte ed invidiate le nostre vicine Provincie del piano lombardo, quali le Provincie di Cremona con Crema, quella di Mi- lano con l’agro Lodigiano, e la pavese con la Lomellina. Da noi come dai cenni già esposti, e come lo sl vedrà meglio in seguito vi hanno difetti, mancanze ed abusi da togliersi; difetti per derivazioni incomplete, per traduzioni irregolari, mancanze di opere necessarie alla manuten- zione dei cavi e dei manufatti, abusi per irregolare im- piego e riparto d’acque. Così noi potressimo avvantaggiare con opportune si- stemazioni d’arte le derivazioni esistenti; potressimo aprirne di nuove di acque sorgive fin. qui inutilizzate e perdute. 140 In una parola le condizioni del nostro sistema idro- grafico artificiale lasciano per utilità di pratico impiego qualche cosa a desiderare. E questo è il difficile compito a cui mira quest’ultima parte di chiusa, scopo e corollario del presente lavoro ; di togliere cioè tali lacune; di tracciare un piano di prov- vedimenti diretti allo scopo di sempre più migliorare l'utilizzazione pratica delle ricche risorse d’acqua a noi con mano piuttosto generosa largite dalla natura, coor- dinarle, acerescerle, moltiplicarle, (se può passarsi l’espres- sione), là più specialmente dove maggiori ne sono 1 bisogni. Colle migliorate condizioni delle nostre acque, ne avremo per effetto immediato migliorate le condizioni del nostro comune patrimonio agricolo ed industriale, mentre in terza linea e sempre con nostro utile potremo, come già anche attualmente si pratica, portare vantaggio alle limitrofe regioni di mezzodì, alle quali per naturale de- fluenza ci è dato di convogliare le acque di eccedenza e di sovrabbondanza ai nostri bisogni (1). Concludendo diremo che il migliore assetto del nostro sistema idrografico, da addursi dal connubio delle van- taggiose condizioni naturali coordinato con ben intese opere d’arte, è reclamato dai crescenti bisogni dell’in- calzante sviluppo dell’agricoltura e della industria, di cui vive il paese : è suggerito dali principi di economia pub- blica nell’ interesse nostro e del nostri vicini; è e sarà indubbiamente compensato con lauti guadagni rimune- ratori. (1) La Provincia di Cremona-Crema deriva già dalla Provincia nostra una copiosa quantità di acque sorgenti, e da tre località principali; cioè da Fornovo-Mozzanica, 1° Al- china che bagna l’ agro cremasco; da Romano=Covo, il Cavo Borromeo, ed il Guado-Maria che immettono nel Naviletto di }'arbata; da Fontanella una infinità di sorgenti di impin- guamento delle superiori derivazioni del Naviglio di Cremona. Come è ben noto questa Provincia di Cremona versa in gran penuria d’acque d’irrigazione; essa sa e saprà quindi valntarle e retribnirle in conveniente misura. hl CAPITOLO I. Dei possibili arinenti e miglioramenti delle acque derivate dal Cherto. In contatto con l'elevata zona bagnata con le acque tolte dal Cherio, vi hanno pianure scarse e quasi defi- cienti d’ irrigazione a cul si potrebbe provvedere con possibili inpinguamenti del Gherio medesimo. Gettando uno sguardo sulle condizioni idrografiche del lago di Endine alimentatore del Cherio, e del vicino piccolo lago di Gajano che piove invece nel bacino del lago ‘d’ Iseo, del fiume-torrente il Borlezza, che trae la sua origine dalla colossale giogala della Prezzolana, si vede che l'aumento delle acque derivate dal Cherio sì presenta praticamente possibile. | Vedasi in proposito anche l'unita tavola IIL* di illu- strazione di questo altipiano. Per fare aumentata la portata d'acqua del Cherio , e quindi dei canali da esso derivati, abbiamo tre solu- zioni che ponno applicarsi parzialmente, e che ponno per le prime due accoppiarsi ed in unione colla terza anche annodarsi in una sola, cioè : ; 1.° Si potrebbero migliorare le scaturigini esterne al contorno del lago; e migliorare quelle comprese nello specchio del lago, facilitando lo sgorgo con 1 abbassa- mento della bocca dell’ emissario, il Cherio, e del pelo del laeo : 142 2.° Si potrebbe aprire una comunicazione fra il lago di Gajano, che è più elevato, con quello di Endine; e far così in questo affluire le acque che si versano invece ora per l’Oneto nel Borlezza e nel lago d’ Iseo ; 3. Si potrebbe infine aprire una nuova derivazione d'acque, prendendola dal Borlezza a Sovere, dove vi sono sostenute ad un livello più elevato del lago di Gajano, per immetterle nel lago medesimo, e da questo in quello di Endine, quindi nel Cherio. La proposta prima d’abbassamento dell’emissario del lago di Endine, e quindi del pelo d’acqua, non è nuova e venne già praticata con successo da circa 40 anni. Se ne ebbe fin d’allora il doppio vantaggio di arric- chire per diminuita pressione dello strato acqueo sovra- stante il getto delle sorgenti lacuali, e quello di ridonare all’agricoltura la zona del contorno lacuale già pria sommersa ed impaludata, e col detto abbassamento messa in asciutto. | Questa operazione si trovò necessario di ripeterla in parte anche nell'ora scorso anno per togliersi alle espan- sioni di piena sommergenti le dette sponde lacuali dis- poste a dolce scarpa, e pel più libero smaltimento del canale di compluvio fra 1 due laghi. Venendo alla seconda proposta il canale di unione. dei due laghi di Gajano e di Endine, sarebbe lungo M.' 2810. Di questa totale lunghezza, M.i 1300 vanno aperti in trincea d’escavo con un massimo di approfonda- mento di M.' 6.30 in corrispondenza al punto culmimante fra i due laghi, e per gli altri M.' 1540 non sì dovrebbe che sistemare ed ampliare il cavo già esistente. Anche cuest’ultimo cavo venne già lo scorso anno affondato ed ampliato per smaltire le espansioni di piena stagnanti e che allagavano le pianure a nord del lago di Endine. 113 Con questa annessione dei due laghi, il Cherio sa- rebbe l’unico emissario dei medesimi, e le sue acque verrebbero ad aumentarsi di quelle di portata dell’Oneto, l’attuale emissario del lago di Gajano. Finalmente, venendo alla terza proposta, 11 nuovo canale per la presa d’acqua che dal Borlezza che si po- trebbe immettere nel lago di Gajano sarebbe lungo in complesso M.' 3560. Ma anche di questo sarebbe da farsi di nuovo un tratto di soli M.i 2010; mentre per gli altri M.! 1550 non occorrebbe che di ridurre e sistemare 1’ alveo del- l’Oneto, dove pel tratto immediato ed a nord del lago è disposto in piano quasi orizzontale. Con questa terza proposta si guadagnerebbe al Cherio una portata d’acqua continua di circa M.' c.' 0. 80, che corrisponde al modulo di portata del Borlezza anche in tempi di magra del medesimo. Così in complesso colla simultanea attuazione delle tre proposte si otterrebbe un aumento nelle acque ordi- narie del Cherio, ed a beneficio dei canali da esso ali- mentati, della portata compreso anche quella per le migliorate condizioni delle sorgenti, di oltre M.' e.) 1.50, ‘ciò che equivarrebbe a farne più che duplicata l'attuale portata; e quindi fare più che duplicata la superficie dei fondi con esse irrigabili. Si fa osservare però che per alimentare questo nuovo canale d'acque continue dal Borlezza si verrebbe nei tempi d’asciutta a divergere la maggior parte e quasi per in- tero le acque del fiume stesso. Così andrebbero a sopprimersi in parte le cascate di utilizzazione di forza motrice di alcuni opifici come di- verse fucine ecc., esistenti in Sovere. Sarebbe una spesa da aggiungersi al costo di apri 1454 * mento del nuovo canale l’ indennizzo per l’ imitazione 0 soppressione di tali cascate (1). Inoltre, seguendo il corso del Borlezza, troviamo che a Castro vicino al suo sbocco nel lago d’ Iseo, dopo le gole così dette del 'Tinazzo, le acque tutte del fiume vi sono utilizzate per animare il grandioso stabilimento con fonderia e laminatoio, e di preparazione del ferro e del- l'acciaio del signor Gregorini, e dopo questo opificio ser- vono a mettere in movimento delle macine per polveriz- zare il gesso delle cave di Volpino. Anche questo è un serio, serlissimo ostacolo, che farà più problematica la quistione sulla convenienza di apri- mento del nuovo canale. Ad ogni modo giova d’osservare che si potrà in parte e fors’ anco per intiero provvedere al mantenimento di quelle forze motrici, utilizzando meglio, cioè con un rialzo delle chiuse formanti la cascata, le acque che in copia confluiscono in questo fiume nel tratto fra Sovere e Castro. Infatti sotto Piangajano e Poltragno dall’ alto della sponda destra del Borlezza sgorgano perenni delle acque sorgenti e di portata maggiore della minima del fiume, e che vanno a confluire nel fiume stesso. E siccome vicino al suo sbocco sopra Gastro, il Bor- lezza presenta un salto di dislivello sul pelo del lago d’ Iseo fortissimo e non per intiero utilizzato, così sl po- trebbe col possibile aumento di uno dei due fattori della forza motrice, l'altezza della cascata, compensare la di minuzione dell’altro fattore, la portata d’acqua (2). Finalmente si fa osservare che per le nostre pianure, e così anche per la plaga che può avere interesse allo (1) In via approssimativa secondo un piano più dettagliato da me altre volte studiato la spesa del nuovo canale salirebbe a circa L. 450. 000. (2) Questo rialzo venne già praticato da 40co tempo, non so se parzialmente o per intero, i (ef i 110 aprimento del nuovo canale i bisogni d'irrigazione più sentiti e maggiori sono quelli della stagione estiva, e più precisamente pei tre mesi di giugno, luglio ed agosto. Ed in questi mesi il Borlezza si mantine ad acque grosse e pel disgelo delle nevi e per le piogge nelle alte regioni di sua origine piuttosto frequenti. Così in questa stagione avanzerebbero alla derivazione del nuovo canale le acque utilizzate per forza motrice, e cessata poi l'irrigazione estiva sl potrebbe limitare ed anche sospendere la nuova derivazione, e mantenere così all’ in- dustria la forza motrice nella stessa misura dell’attuale. Ad ogni modo non si potrà mai dire che con questo progetto per favorire con l'irrigazione l'agricoltura si porti detrimento all industria; perchè la forza idraulica, (che al caso nostro sarebbe in gran parte mantenuta), potrebbe in ogni caso venire sostituita, e nel nostro caso sussidiata dalla forza del vapore, e sempre con con- venienza, quando l’acqua la si destma per l'agricoltura. È un principio già accettato, perchè come scrive Na- daut de Buffon: I « L’eau courant pour l’industrie manufacturiére peut > étre suplié par la vapeur, par la force animale, quel- » quefois méme par celle de vent, tandis que le bienfait » de l’irrigation ne peut étre remplacé ni compensé par » rien. » i L'esito di questa nuova derivazione non può esser dubbio perché sì va ad attingere da un fiume montano e subito vicino alla sua origine una portata d’acqua in- feriore al modulo del finme stesso; perché sì guadagnano le acque dell’emissario del lago di Gajano, che per quanto poche sono peraltro continue; perchè si avvantaggerebbe il getto delle acque sorgenti alimentatrici del lago di Endine coll’abbassamento di pelo del lago. 1406 Anche dell'utilità di questa derivazione non si può muovere ombra di dubbio. Basti l’osservare che il canale per la parte da farsi di nuovo è lungo M.' 6370, che è d'altronde per una metà già fatto non richiedendosi a compimento che limitate riduzioni; raggiunta così con tenue spesa la congiunzione del Borlezza coll’Oneto, poi dei due laghi di Gajano e di Endine, e quindi seguendo ed utilizzando l’alveo del Cherio, sarebbe dato senz’altra spesa di tradurre la nuova derivazione da Sovere a Tre- score e Gorlago, per raggiungere dopo un percorso di chilometri 24 la pianura che si vmole con queste acque irrigare. Quale altra derivazione può offrire tali vantaggi già dalla natura provvidamente preparati per renderla la più economica, e quindi la più utile? Non ci resta che di parlare della possibilità in me- rito legale e di diritto di aprire la nuova proposta de- rivazione senza pregiudizio di terzi. Col:nuovo canale si fa una deviazione d'acque ora per naturale deflusso immittenti nel lago d'Iseo. Per non portare pregiudizio alle estrazioni che sono ora attinte dal detto lago d’ Iseo e dall’Oglio si propor- rebbe di convertire questo lago in un serbatoio artificiale mediante una chiusa regolatrice dell’efflusso dell’emissario del lago. Tale sistemazione per questo stesso lago venne già proposta dal distintissimo Lombardini, e così pel lago di Como; come venne pure proposta dal Possenti per la utilizzazione delle sue acque quella del lago di Lugano. Questi coi più finiti calcoli analitici prova che la Tresa, l’emissario di questo lago, lasciato come sl trova e senza la chiusa regolatrice non potrebbe dare accertata e con- tinua una derivazione di M.' 10 al secondo. mentre m- 147 vece con la sistemazione potrebbe fornire una portata di acqua più che doppia cioè di M.' e.' 25 in estate e di M.. ci 49 nell'inverno. Nel caso nostro, pel concorso di speciali e più favo- revoli circostanze, si può ripromettersene più vantaggioso risultato. Questo lago d'Iseo è ingrossato nei primi mesi estivi dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci esistenti nelle elevate regioni alpestri del suo bacino. Queste piene pri- maverili periodiche sogliono così avverarsi in poca pre- cedenza al tempo dell’ irrigazione estiva. Inoltre la differenza fra il pelo di magra e quello di piena è per questo lago maggiore di quella del lago di Lugano, ciò che rende possibile una maggiore altezza dello strato acqueo, colla chiusa artificialmenie procu- rato e di disponibile deposito. Colla chiusa si domina e si regola il deflusso del fiume, mantenendo possibilmente costante il modulo di portata normale dello stesso; impinguandolo con le acque delle piene primaverili ammassate e sostenute nel ser- batoio per una copiosa e continua irrigazione estiva. Con l’opera della chiusa si potranno egualmente uti- lizzare le piene autunnali, per fare compensate le mas- sime magre jemali. In brevi parole l’effetto di questa sistemazione è di conservare parte delle acque che irregolarmente abbon- danti piovono e defluiscono Imngo l’anno per distribuirle ed usufruirle nei mesi dell’ irrigazione, ed in anmento delle magre. Vediamo di ridurre a calcolo i risultati che se ne ponno avere; per provare che sono, tali da mantenere agli attuali derivatori ed utilizzatori delle acque del- l’Oglio. più della loro competenza. in confronto della 448 sottrazione che si propone di fare con la deviazione delle acque del Borlezza. ' Sì premeltono all'uopo alcune necessarie nozioni (4). La lunghezza del lago d’Iseo è di Chil. 25, e la sua iarghezza è di Chil. 2. 400, per cui la sua superficie è di ML q.! 60,000,000. La elevazione sul pelo di massima magra dello stato ordinario: tè: di (pus Lio oe anna della: piena \erdmaria è diri. vi levi AR 08 della piena massima di... . ME Utilizzando anche solo un quarto ‘dell bici di M.1 1.98 fra il pelo di magra e quello di piena ordinaria del lago, cioè se colla chiusa sl tenesse ammassato per l'irrigazione estiva uno strato d’acqua dell'altezza di M.' 0.50 sopra la detta totale superficie del lago si avrebbe una massa d’acqua di M.' c.' 30,000,000 sufficiente per alimentare pei tre mesi estivi un canale d’acqua della portata di oltre M.' ci 4 al secondo; e così mentre noi facciamo una sottrazione alla confiuenza del lago. di uno, rende- ressimo con la chiusa di sistemazione dello stesso a ser- batoio artificiale, possibile un aumento di maggiore deri- vazione di quattro. i Il maneggio della chiusa sarebbe regolato in ordine alle periodiche variazioni idrografiche e meteoriche con idrometri di guardia misuratori degli afflussi e del de- flussi. Come propose il Possenti questi osservatoril idrome- trici dovrebbero mettersi e tenersi in corrispondenza telegrafica per facilitare e renderne più regolare il ser- vizio della chiusa. Così nel tempo fatto necessario perchè sl espanda nel lago una piena istantanea e ne rialzi il livello del (1) Desunte dalle Notizie naturali e civili sulla Lombardia. 140) suo pelo, si potrà in precedenza con l’anticipato schiu- dimento delle paratoie di chiusa procurare una depres- sione al bisogno proporzionale. A sempre maggiore garanzia contro le sopravvenienze di piena sarebbe anche consigliata Il’ applicazione alla chiusa di paratoie mobili automatiche, già praticatamente e con vantaggio usate in consimili serbatoi a pelo d’acqua oscillante e variabile. Queste paratoie, come è noto, girano sopra un asse orizzontale posto poco al di sotto della metà della loro altezza. Quando le acque del serbatoio, ingrossando e rialzan- dosi toccano la totale altezza della paratola, per la mag- giore pressione esercitata sulla metà più alta superiore all'asse di ruotazione, queste paratoie da verticali, girando sul perni del medesimo, vengono a disporsi orizzotali, e così con moto automatico, schiudono una sezione di smal- timento delle acque eccedenti (1). Riassumendo si può quindi conchiudere, che resta così a tutta evidenza e con piena convinzione tecnica provato l'assunto; che 1 vantaggi ottenibili con la chiusa di sistemazione del lago a serbatoio artificiale sono tali da fare gli attuali estrattori con ‘più regolare deflusso largamente compensati della deviazione dell’affluenza so- tratta, anzi ne hanno migliorate le condizioni; e non ponno inoltre temersi degli allagamenti a danno del contorno regionale del lago. Quindi la proposta derivazione d’inpinguamento delle acque del Cherio riunisce la possibilità fisica di sua at- tuazione con la possibilità morale. (1) Questo sistema si trova con successo applicato in Francia nel porto di Dieppe, e sopra un braccio navigabile della Senna in Parigi. Venne inoltre proposto dal Pa'eocapa d’ insigne memoria per la regolarizzazione dei fiumi Guà ‘e Frossinone nel Vicentino, 150 Lungo la valle del Cherio troviamo delle parziali utilizzazioni che ora sono trascurate, o che si fanno in- completamente. A modo d'esempio, sopra Borgo di Terzo vi ha un getto sorgivo in elevazione sulla falda di sinistra della valle, che si potrebbe utilizzare per l’irrigazione dei fondi laterali riducendoli a prato. Così al di sotto di Borgo di Terzo la copiosa e con- tinua derivazione presa dalla Valle detta dell’Acqua sulla falda di destra, che serve pel paese di Luzzana, po- trebbe forsi dare una più avvantaggiata utilizzazione. Anche le acque sorgive ora quasi stagnanti nel basso- fondo della valle potrebbero, riunite in cavi di possibile conveniente declivio, servire molto opportunamente per parziali irrigazioni di fondi inferiori; mentre lo smalti- mento delle medesime servirebbe di drenaggio pei fondi laterali attualmente nell’evenienza di forti pioggie dan- neggiati per infiltrazioni, e perchè in parte coperti d’ac- que stagnanti. Avanti tutto si deve poi inoltre provvedere alla buona tenuta e custodia delle già esistenti derivazioni del Cherio ora molto trascurate. Così sarebbe opportuno, delle prime derivazioni di presa di farne continuata la traduzione in cavo proprio lungo le sponde senza ritornarle nel Cherio per poi ri- prenderle, come attualmente si pratica con tanta fre- quenza. Sl eviterebbero le perdite di evaporazioni e di assor- bimento pel fondo ghiaioso del fiume, sempre maggiori di quelle per una traduzione in alvei regolari e ridotti. Anche gli esistenti bracci diversi di attuale traduzione hanno bisogno di essere regolarmente sistemati sotto più normali sezioni. togliendone le strozzature di ristringi- 151 mento e disponendoli sotto più normali pendenze. Hanno inoltre bisogno di più regolari manufatti di presa e di traduzione. Nella condotta delle acque è necessario di adottare tutte le attenzioni e le cure, anche le più piccole, perché della somma di queste ne viene l'utilizzazione completa. Le vicine Provincie ci servano di esempio e di sti- molo. 152 CAPITOLO IL" Della necessità e della possibilità di fare aumentate le acque derivate dal Serio. e di migliorarne V utilizzazione. Come già si è detto nella rassegna sullo stato idro- grafico artificiale, le acque derivate dal Serio non bastano alla irrigazione della vasta estensione su cui vanno a di- stribulrsi. La zona sulla sponda destra col fiume a portata nor- male e di completa alimentazione di tutte le roggie va provveduta d’acque piutiosto copiose, col fiume in magra dispone invece d’acque appena sufficienti. La zona poi sulla sponda a sinistra col fiume a por- tata normale va appena provveduta d’acque sufficienti ; col fiume in magra va soggetta ad una mancanza di quasi metà di quella pel bisogno d'irrigazione necessaria. E queste magre del fiume, di solito accompagnate anche da siccità admosferiche, sono pur troppo frequenti massime nella stagione estiva. | Sta inoltre il fatto che nella stagione jemale poi, le acque di destra animatrici dei molti e principali gran- diosi nostri edifici industriali nei tempi di magra lamen- tano diminuzione d’acqua e quindi di forza. Data così la necessità di dover provvedere ad aumen- tare queste acque, vediamo se vi ha poi la possibilità di farlo. A mio vedere tre sarebbero le proposte indicate ed opportune per raggiungere questo intento. cioè: 153 1.° La formazione di un lago artificiale sull’altipiano di Barbellino. 2.° L’aprimento di nuove sorgenti in prossimità alla stazione ferroviaria di Grumello. 3. L’aprimento d’uno sbocco più depresso delle sor- genti a ridosso delle colline di Monticelli e di Costa di Mezzate con l’affondamento, l'allargamento e la sistema- zione delle sorgenti medesime. Giova di avvertire, come si è già detto, che la roggia Martinengo-Borgogna la seconda derivata a sinistra per le acque di confluenza della Pradalunga, è l’unica delle roggie su questa sponda che va alimentata d'acque con- tinue. Essa va poi provveduta di una completa rete di cavi per la distribuzione delle acque sopra tutta questa zona di sinistra, mentre all’uopo è dato di usare anche degli alvei del Zerra, del Rillo e della 'Tirna, che por- tando tributo d’acqua a questa roggia, servono anche alla traduzione di riparto e di suddivisione delle stesse. E con le tre sopradette proposte dirette all’inpingua- mento di questa roggia si provvederebbe ai bisogni di tutta la zona di sinistra per la completa irrigazione della stessa. Oltre queste opere dirette a portare un aumento di acque, si dovrebbero anche eseguire le altre molte indi- cate per il miglioramento di derivazione, di ripartizione, e traduzione delle stesse, e che ora sono trascurate ed imperfette ; e che vengono successivamente svolte -in questa stessa ultima parte del presente lavoro. Lago artificiale di Barbellino. Sull’esteso altipiano di Barbellino, dove si annodano le acque di prima alimentazione del Serio, esisteva già 10 154 un lago, e di questo se ne proporrebbe la riattivazione, sistemandolo mediante chiusa a serbatoio artificiale. Il nostro Maironi che scrisse di geologia e di mine- ralogia della nostra Provincia, ne fa di questo alpestre bacino, già disposto a lago, una descrizione delineata con sì vivi colori, che trovo di qui trascriverla (4). « Quindi scendendo, » (dopo avere toccato il vertice dell’erto sentiero detto della scaletta che dal piede della cascata porta alla sommità dell’altiplano), « per tortuoso » » » » » » » » » » » » » » » » » » piccolo calle si arriva ad un verdeggiante piano rac- chiuso fra le nominate alture disposto in direzione da nord-est a sud-ovest. « Al solo aspetto di questa piccola pianura fra quelle orride e quasi affatto nude balze, al pensiero mi sì presentò la conghiettura, che quivi altra fiata abbia esistito un lago, e non ebbi poi a dubitarne tosto che arrivato sul luogo potei farvi le opportune osserva- zioni. « Perfettamente livellato è il fondo solcato poco meno che superficialmente dal ramo principale del Serio. « Sotto la sottile vegetabile crosta tutto trovasi com- posto questo fondo di puri rottami scaliosi delle cir- costanti vette, i quali dall'ondeggiare delle acque fu- ronvi pur a livello disposti, nella guisa appunto che alle ghiaje negli attuali laghi succede. « Ho scorso con attenta osservazione questa pianura lunga un buon miglio, (M.' 1700), ed un sol terzo larga, (M.' 570), per vedere come le acque del fiume vi aves- sero un dì potuto lagheggiare, e ritrovai da alture senza interruzione circoscritto il piano tutto eccetto che dalla parte di sud-ovest ove fra la nuda pendice (1) Memoria: Sul Barbellino montagna nel dipartimento del Serio: osservazioni geo- logico-mineralogiche, Verona 41808. 155 » occidentale del Pis Fumarolo e la meridionale del Ca- » prile uno stretto esiste presso il quale, al ramo pri- » mario del Serio, un secondo si unisce proveniente dalla » Valle Morta, e la grande caduta cresce ed alimenta. « Prima che la natura con alcuno de’ suoi possenti » mezzi straordinari aprisse quivi il varco alla corrente » del Serio, esso dovea sul detto piano necessariamente » intrattenersi, e colle acque sue appunto un allaga- » mento formare. » In diverse riprese io stesso ebbi a pienamente con- vincermi con la ricognizione locale della preesistenza su questo elevato altipiano di un bacino lacuale. Ho potuto poi, in conferma delle indubbie induzioni già esposte dal Maironi, rimarcare che alla risvolta del Serio, sull’estremo dell’altipiano, e prima di ricevere Ia confluenza della Valmorta vi sono tuttavia traccie di- stinguibili per solcature curvilinee e di arrotondamento delle roccie quali sogliono prodursi dall’ investimento continuo della corrente delle acque, e che sovrastereb- bero di circa M.' 20 sopra il piano attuale del fiume. Sta pure il pieno orizzontamento di quella pianura con fondo a detriti pietrosi. Giova inoltre d’osservare, come si è già detto, che il sentiero per accedervi poggia più alto del piano at- tuale, altra prova d’ induzione che tale maggior eleva- zione era determinata dal livello delle acque sul piano attuale sovrincumbente. Non mì fu fatta opportunità di un riscontro a misura precisa della estensione di quel bacino, ma a mio avviso vorrei ritenere che fosse di M.' 1400 di lungo per M.' 500 di largo, e quindi di M.' q.' 700,000. L'altezza d’acqua che piove in un anno si può rite- nere sopra quelle elevate regioni di M.' 1. 20 all'anno. 156 Lo strato d'acqua evaporato in un anno risulta nella sua misura minima quì aecettabile di M.' 0.60 anche per essere quelle altitudini quasi di continuo coperte di nubi e di vapori acquei. Così se sl costruisse un sostegno di chiusa dell’ al- tezza di M.' 10, anche valutata la perdita di evapora- zione già detta ne resterà utilizzabile uno strato acqueo dell'altezza di M.' c.' 5.00 e quiridi la capacità di tenuta del serbatoio sarà di M.' 700,000 x 5.00, cioè di M.' c.' 3,500,000. La quale quantità conservata per ero- garla nel tempo della irrigazione estiva darebbe per 30 giorni un canale d’acqua della portata di M.' c.' 2.30 al secondo circa, che per le perdite di traduzione può ritenersi ridotta a M.' c.! 2.00. E questa è appunto la quantità d’acqua che si richiede necessaria per rendere completa e continua nel detto mese di irrigazione estiva (1) la portata della roggia Marti nengo per la vasta zona con le stesse bagnata. Che poi si possa riunire nel serbatolo uno strato ac- queo di M.' 10.00 di altezza nominale, dante l'effettivo occorrente di M.' 3,500,000 per costituire l’imtero deposito utilizzabile nei trenta giorni dell’ irrigazione estiva è tosto provato. | L’acqua-pendenza o la regione di confluenza di questo altipiano essendo di M.' q. 30,000,000 e ritenuta l’altezza già detta delle pioggie annuali in queste alpi di M.' 1,20; in un anno, lo strato acqueo piovente nel bacino lacuale sarà di M.' 30,000;000 x 1.20 cioè di M.' c.' 36,000,000 e pel coefficiente di M.' 0,50 per perdite di evapora- “zione ed infiltrazione sarà di 18,000,000 all’anno e di M.' 1,500,000 al mese all’ incirca. | La tenuta calcolata utilizzarsi col bacino-serbatolo è (1) H mese potrebbe ritenersi dal 15 luglio al 15 agosto. 157 di M.' e.' 3,500,000; quindi ne viene che in. poco più di due mesi e mezzo il bacino può riempirsi di tutte le sue acque; ne viene inoltre che le acque che è dato di tenere sostenute ed ammassate nel serbatoio del lago artificiale potrebbero con favorevoli condizioni atmosferiche servire ad una erogazione estiva più lunga di inpinguamento delle acque per la zona a sinistra, e potrebbero alimen- tare d'inverno, e nelle eventuali frequenti asciutte del mese di febbraio, o dei vicini giorni i canali di destra che forniscono la forza motrice agli opifici ì più impor- tanti delle nostre industrie, quali il Serio grande e la Morlana. D'altronde ne abbiamo poi già fatto cenno della man- canza di continuità dalla seconda roggia destra in detta stagione jemale con grande disagio di queste industrie. Nella stagione jemale il lago sarà gelato, ma non potrà mancare il deflusso delle acque quivi ammassate durante le piene autunnali; perchè lo strato superiore del ghiaccio potrà al più avere uno spezzore di M.' 0,30 che servirà appunto a mantenerne la fiuidità ed il de- flusso del sottostante strato acqueo (1). Oltre gli accennati vantaggi con questo lago-serbatolo sì otterrebbe di sistemare in parte il regime di questo fiume là dove comincia a formarsi; mentre è ammesso che i sostegni sia naturali che artificiali nelle gole dei monti, sono 1 moderatori dell’ irrompere delle piene tor- renziali ed istantanee. Così nel caso nostro le pioggie primaverili ed autun- nali apportatrici delle piene, saranno con doppia vicenda in buona parte trattenute in quel deposito, le prime per la erogazione estiva, e le seconde per la jemale. (1) Così come troviamo avverarsi nei laghi alimentatori dell’Inn nell’Aita Engadina a pari e forse maggiore elevazione di questo del Barbellino. 158 Non trovo di dare dettagli d’arte del sostegno di chiusa, perchè sortirei dai limiti accordati a questo piano di primo abozzo, ed a sommi capi. Per la modalità di attuazione non si potrebbe in argomento che richiamarci ai dettati d’arte già pratica- mente noti e svolti nei principali trattati di statistica idraulica (1). Del resto la spesa per la costruzione di questa chiusa sarà di poca entità per la poca larghezza del varco da chiudersi; e ad ogni modo questa spesa sarà sempre limitata in confronto del grande utile che se ne può derivare. Anche l'occupazione fondiaria non porta impegno perchè si tratterebbe di 700 pertiche circa, sulle quali ora a stento maturano poche e scarse erbe di pascolo e per una sol volta all’anno, per apportare di ricambio gli inapprezzabili benefici della irrigazione, ritenuta triplica- trice del valore e del reddito fondiario, sopra una super- ficie venti volte maggiore di quella occupata dal lago- serbatoio nelle pianure comprese fra il Serio e l’Oglio; di fare migliorata la condizione della forza motrice delle nostre contrade industriali; di fare sistemato il regime del finme. Questa sistemazione quindi è di un’ utilità a tutta evidenza e per sò stessa provata. Il serbatoio tuttochè con doppia vicenda vada a ren- dersi asciutto non può arrecare incomodi di mala aria; perchè situato a tanta elevazione e dove dominano quasi continui i venti, e lontano da abitati. Non vorrà dirsi questa una proposta strana ed azzar- data, mentre all’ invece non può nemmeno vantare il merito della novità. (1) Quali sarebbero quelli del Venturoli, del Navier, del Prony, ecc. con abilità com” pendiati dal Pareto nel suo bel libro « Dell’ impiego delle acque in agricollura. » 159 È una riattivazione artificiale di quanto avea già la natura preparato. Anche a noi, in ‘piccola scala, sarà dato di toccare i benefici dei vasti bacini naturali, i laghi, di cui natura volle far dono alla Lombardia. In questi laghi le acque componendosi a più regolare deflusso prepararono e resero attuabile il sorprendente piano d'irrigazione, di cui questa regione va ricca e distinta. Noi abbiamo esempi e molti di questi serbatoi arti- ficiali in Italia ed in altri paesi. Hanno un vario e molteplice scopo, servendo per l’agricoltura, per la pesca, per alimentare canali di na- vigazione e di flottazione dei legnami. Così in Piemonte abbiamo il serbatoio di Pralormo costituito di due stagni distinti, il superiore per i pesci, e l’inferiore per l’ irrigazione. Nella Spagna esistono molti serbatoi di grandi dimen- sioni per conservare le acque necessarie all’ irrigazione, dei quali il più rimarchevole serve ad irrigare il ter- ritorio di Alicante. Nella Svizzera alcuni serbatoi servono alla irrigazione, in Ungheria per animare opifici, nel Tirolo per gli opi- fici e per l'irrigazione. Così in questo paese la elevata pianura di Cles, de- riva acque di irrigazione attinte per lungo acquedotto da serbatoi alpini. Il paese però dove più frequenti sono questi serbatoi, è la Francia. Servono al triplice scopo già accennato, per l'irrigazione, per la pesca, e per l'alimentazione dei canali navigabili, e la loro capacità complessiva, si vor- rebbe far ascendere a M.i e. 100,000,000. | Anche nel Podere-scuola di Grignot vi trovai fatta 160 praticamente studiata l’arte dell’ irrigazione mediante un vasto bacino artificiale. Per la derivazione delle acque accumulate e fatte disponibili col lago artificiale proposto, e per convogliarle nei cavi sulla sponda sinistra del fiume si avrebbero at- tuabili due diversi progetti. Col primo piano le acque di emissione del lago ver- rebbero direttamente derivate colla prima delle due roggie Martinengo, cioè la Martinengo-Pradalunga. La bocca di estrazione di questa roggia acido con opportuni manufatti d’arte modellata e disposta. in modo da poterne derivare la normale portata d’ acqua ora attinta dal fiume, e di poterne all’ evenienza ed in aggiunta derivare Lula quelle di deflusso di emissione del lago artificiale. | Dopo la bocca discendendo bisognerebbe allargarne l'alveo, in modo da contenerne la maggiore eventuale portata di cul sopra. Occorrerebbe poi più a valle ed in vicinanza del Ponte d’Albino, dove come si disse la Pradalunga si divide in due eguali rami, di cul uno va ad impingua- mento della roggia Morlana a destra, e l’altro va a riprendersi ed a confluire nella roggia Martinengo-Bor- gogna ; occorrerebbe che questo partitore venisse siste- mato in modo che nel ramo della Morlana venga a mantenersi il deflusso di sua competenza, cioè di metà delle acque ordinarie della Martinengo-Pradalunga. E questo per la derivazione estiva in favore della zona a simistra del fiume, In quanto alla derivazione iemale in vantaggio co- mune colle roggie di destra e della Martinengo di sinistra basterebbe, limitando ad un terzo la presa delle acque di aggiunta procurate col serbatoio, lasciarne liberamente 161 defluire gli altri due terzi fino ai rispettivi sostegni di presa del fiume della roggia Serio grande di Bergamo, e della roggia Morlana. Va poi da sé, che importerebbe in tal caso di fissare sia pei cavi maestri, che pei loro affluenti, la competenza d’acqua per sistemarne in corrispondente misura la loro derivazione ; e questo nei rapporti delle roggie stesse, e per il migliore andamento degli edifici industriali posti al lungo della valle e nell’ interno della piana città. Così nel mentre sarebbero con questo piano mante- nute alle singole roggie le attuali loro competenze d’acque ordinarie, verrebbero in pari tempo ed alla evenienza le dette roggie poste nella possibilità di attingervi anche le nuove acque d’aggiunta, che devono con alterna vicenda portare aumento a quelle di-sinistra per l'irrigazione ed a quelle di destra per l’ industria. Riepilogando, diremo che col proposto serbatoio oltre al due enunciati vantaggi in favore dell'industria e del- l'agricoltura si viene e di precedenza a raggiungere anche quello di far migliorato il regime idrografico del finme. La seconda proposta per portare un nuovo tributo di acqua alla roggia Martinengo-Borgogna sarebbe quello dell aprimento di nuove sorgenti in prossimità alla sta- zione ferroviaria di Grumello, Qui lateralmente alla strada ferrata sostenuta in ele- vazione, vi abbiamo gia due lunghe, profonde e larghe trincee, che fanno indicato e facilitato l’aprimento della nuova sorgente. Queste trincee per la vantaggiosa loro esposizione in senso da ponente a levante, servono già di naturale raccoglitore del catino del Rillo posto a monte delle stesse, così che in quei bassi escavi a terreno argilloso vi hanno già ora acque stagnanti. Col loro approfonda- 162 mento, che desunto dalla profondità del pozzo d’ acqua potabile posto nella detta stazione sarebbe di M. 2.00 circa si penetrerebbe nello strato delle sorgenti, ed in direzione ortogonale al loro naturale deflusso. Tutti che ebbero occasione di passarvi devono avere rimarcato come al piede di questo bacino a fondo argil- loso vi vegetino 1 salici e gli ontani, e vi hanno altri caratteri propri dei terreni provveduti d’ acque sorgive. Inoltre sulle falde del contorno di questo bacino, come SI è potuto materialmente verificare, vi sì trovano dei getti sorgivi a terreno naturale ora del tutto trascurati e che ponno migliorarsi, | Tutto quindi concorre ad accertarci che coll’aprimento della nuova sorgente, ne avremo una derivazione d’acque copiose e perenni. Qui, come vedesi anche dalla Fig. II.*, Tav. II—.*, siamo ad una elevazione di M.!' 200 sul livello del mare, (superiore a quella del pelo del lago d’Iseo), e quindi balza evidente agli occhi che con queste ac- que potremo arricchire le diramazioni della Martimengo- Borgogna, (fra quali la roggia Conta), che vanno a di- stribuirsi sulle pianure orientali fino all’ Oglio sopra Palazzolo, Palosco. Si potranno anche con un nuovo cavo trasversale in direzione da monte-levante a mez- zodì-ponente convogliare queste acque nei cavi che prov- vedono alla parte media ed a quella in contatto col Serio a vantaggio di Ghisalba, Martinengo, e di parte di Cividate, dove vi hanno appunto maggiori bisogni, e per scongiurare la siccità, a cui vanno ora soggette. La terza opera proposta per arricchire la portata della roggia Martinengo-Borgogna, sarebbe una radicale sistemazione del già esistente cavo fontanile, che porta le sne acque in questa roggia, dove a Monticelli scorre nell'alveo del Zerra. schindendone un più libero sbocco. 163 Questa sorgente, come si è gia detto, aperta al piede ed a ridosso della collima detta di Monticelli o di Co- monte, forma la linea di compluvio del versante nord di quelle colline e del piano a mezzodì del Zerra che scende inclinato verso la stessa, e dei quali resta così il naturale scaricatore. Va provveduta di diverse scaturigini a terreno quasi naturale; coperta e difesa da frondosi boschi discende in direzione da sera a levante per confluire, come sì disse, nell'alveo del Zerra e della Borgogna quì riuniti in un unico letto. Essa come si vede fu molto trascurata, così che ha un deflusso lento stentato e ritardato, in alveo disse- stato ingombro di materie, impedito da piantagioni troppo avvicinate, da strozzature e scoscendimenti di sponde. Si direbbe inoltre che pure presentando nel suo corso una sufficiente pendenza ne difetti al suo sbocco per in- sufficienza o più probabilmente amiche perché il Zerra va soggetto a delle straordinarie piene. E trovandosi il Zerra in questa località sostenuto dall’alta diga che serve per la ripresa in cavo proprio delle acque della roggia Mar- tinengo, e del suo ramo la roggia Conta, le dette piene vengono a determinare un forte rigurgito che risale il corso della sorgente e ne impedisce il deflusso. oltre le piene rigurgitate e fatte stagnanti nell'alveo della detta sorgente vi determinano col deposito delle torbide rialzi di interramento e di ingombro. Sarebbe quindi opportuno di aprire, come si è già detto, uno sbocco libero e più depresso con sotto-pas- saggio al Zerra per poi riguadagnare la confluenza nella Borgogna al di sotto della detta diga immediata al punto di attuale confluenza. 164 Ottenuto ed assicurato col proposto sotto-passaggio il libero deflusso della sorgente, dovrebbe poi la mede- sima regolarmente sistemarsi con l'attuazione delle opere di affondamento, di allargamento e di riduzione all'uopo indicate. E non v'ha dubbio che si potrà averne un ricco tributo d'acque perenni. E queste acque, opportunissime anche per l’ irriga- zione jemale, o coll’ immissione nella roggia Conta, 0 con la riconfluenza nel vaso maestro della Borgogna fatte possibili per disposizione altimetrica di queste roggie sotto il salto della diga, è dato di tradurle con cavi già esistenti su tutta la vasta zona sinistra del Serio. Nel tratto in cur la Martinengo-Borgogna defluisce nell'alveo del Zerra vi confluiscono anche delle acque sorgenti sparse sulle falde e nei bassifondi del bacino acquitrinoso di Buzzone e di S. Paolo. Meglio tenute potrebbero anche queste dare auiianito di portata alla detta roggia, perchè si può attingere. al+ l’evenienza tutte le acque del Zerra con la detta chiusa in contatto con l'abitato di Monticelli, e che’ setveoin pari tempo di sfioratore per lo smaltimento delle piene. Sul facoltativo e possibile diritto di» attuazione: di questo tre proposte dirette all’ inpinguamento della roggia Martinengo non ponno moversi eccezioni, Siamo mm ‘casa nostra, e non sì ledono diritti di terzi. L'attuazione del lago artificiale di Baibellimo! impor- tando una variazione sul regime idrografico del ‘Serio ri» chiederebbe un previo accordo di determinazione’ e di accertamento delle simgole spettanze dei molti canali di destra e di sinistra derivati ed alimentati da questo fiume. Per queste pratiche potrebbero sorgere ostacoli che andranno davanti all’utilità generale a cadere, ma ‘indub- biamente se ne avranno ritardi e dilazioni piuttosto lmnghe. \ 165 Sarebbe quindi indicato di intraprendere prima e con mano sollecita le opere di miglioramento delle sorgenti di Monticelli, e di aprimento di quelle di Grumello e Chiuduno. Con l'attuazione parziale di queste proposte si può far calcolo anche a limitato preventivo d’ avere acque da supplire a quasi l’intiera deficienza lamentata su questa zona. Con l’attuazione poi del bacino artificiale se ne avrà una dotazione d’acque completa. E così la zona fra il Serio e l’Oglio, che è la più povera della nostra pianura, potrà stare a pari con le più ben dotate. Resterebbe ora per completare questa parte di par- lare delle molte opere di sistemazione ed occorrenti pel buon regime e la regolare manutenzione delle nostre roggie sulla sponda sinistra del Serio. Ma di queste opere che sarebbero affatto speciali e di ordine secondario, non vale e non è dell’assunto di questo scritto di intrattenersene. Accennerò solo alle innovazioni che meritano di es- sere raccomandate per la loro entità e per la conseguente importanza, e che sono le seguenti: Le acque della roggia Martinengo Pradalunga che ora vanno al di sotto della traversa della Morlana a ro- vesciarsi nel Serio per essere riprese al sostegno di presa della Roggia Martinengo-Borgogna si dovrebbero invece convogliare tradotte in apposito cavo continuo, perchè andassero così direttamente a confluire in questa se- conda roggia Martinengo. La roggia Pradalunga essendo, come si disse, la prima derivazione di sinistra e che viene appena dopo la Comenduna di destra, va fornita d’ acque continue 166 qualunque sia lo stato di portata del fiume alimentatore ; importa quindi di tenerle, queste acque, per il pregio di loro continuità ben guardate e custodite. Il nuovo cavo - che formerebbe prolungamento del già esistente sarebbe lungo circa quattro chilometri. Con esso tolta la immissione di queste acque nell’alveo del Serio e per la detta lunghezza, sl eviterebbero le di- minuzioni, e gli sperdimenti per la evaporazione aumen- tabili in ragione della maggiore superficie, e quelli per la infiltrazione nel largo alveo del fiume a fondo ghia- loso e permeabile (1). Al nuovo cavo sì dovrebbero pol assegnare le pro- porzioni di portata richieste per immettervi anche le acque per l'irrigazione estiva che sl otterrebbero con l'attuazione del lago artificiale di Barbellino. Un secondo importante miglioramento sarebbe di sop- primere le molte e frequenti deviazioni lungo i rami della Martinengo-Borgogna ora inopportunemente praticate per sostenere le acque in stagni aperti nei fondi laterali per determinarne 1 sedimenti delle torbide e delle foglie tra- volte nelle acque. Con la soppressione di questi stagni di ferma, aperti in fondi come son quelli di tutta questa plaga per eccel- lenza ghiaiosi e permeabili, si toglierebbero le inevitabili perdite per infiltrazione ed assorbimento. Il terzo provvedimento di entità sarebbe quello di sistemare i partitori a regola d’arte per l’accertata con- segna delle acque. (1) Questa continuata traduzione in cavo proprio la vediamo già praticata per la rog- gia Comenduna e la Spini che vanno a confluire direttamente nella roggia Serio grande. Da un progetto di dettaglio di questo canale che ebbi già ad allestire, ne emerge che regolando il nuovo canale sotto pendenze normali si può al lungo dello stesso guadagnare due salti di cascata, con produzione di nuova forza idraulica per l'impianto di opifici in- dustriali. Ed in questa località popolata sarebbero presto utilizzati. 167 Attualmente questo riparto si fa a capriccio © forse peggio, a seconda delle simpatie, qualche volta non troppo disinteressate dei guardiani. Bisogna ai molti e diversi utenti fare assicurato il loro avere, anche nelle evenienze di siccità e possibil- mente senza riduzioni, perchè pci gli utenti alla lor volta sì faranno dovere di corrisponderne l'importo. È una partita di dare ed avere che va trattata con pari puntualità e precisione dalle parti interessate. La regolare dispensa delle acque è uno dei primi fattori di loro utilizzazione migliore. 105 3APITOLO HI. Del migliore regime delle acque derivate sulla sponda destra del Serio e di quelle attinte dal Brembo, dal- lOglio e dall’ Adda. Come gia si espose nella precedente parte II, queste derivazioni sono sufficienti ed alcune anche a dovizia pei bisogni di irrigazione delle’ diverse zone a cui devono singolarmente provvedere (1). Anche per queste derivazioni però, come per le altre già accennate, sì fa difetto di quell’assieme di intelligenti, attente ed assidue cure richieste per il buon regime, l’economico impiego e la proficua utilizzazione delle acque. Ma attendendoci alla misura di limitazione già impo- staci, di queste operazioni pur necessarie ma d'ordine secondario, di comune conoscenza non troviamo di par- larne. | E così ci limiteremo solo alla indicazione di alcuni dei più importanti provvedimenti che si presentano in- dicati per avvantaggiare le condizioni di queste acque ‘ medesime. Derivazioni sulla destra del Serio. In aumento della irrigazione procurata colla deriva- zioni di destra del Serio si deve trarre migliore profitto delle sorgenti di Albino. (1) Veggasi la carta topografica della Provincia Tav.* I. e diindicazione delle dette zone. 169 Questo si è già in buona parte ottenuto per fortunata ed accidentale combinazione or ora sorvenuta. Con la sistemazione praticata all’ alveo della roggia Serio onde ottenerne il salto per l’alta nuova cascata animatrice dell’opificio Spocri e G.°, la roggia venne af- fondata in trincea per lungo tratto con un ribasso mas- simo di M.' 5 circa sotto il piano preesistente. Con questa trincea aperta in direzione parallela al corso del Serio, sì vennero nel tratto superiore a met- tere allo scoperto ed a tagliare le vene di sottosuolo del Serio e quelle che scendono dalle vallette a sera-monte d’Albino già conosciute per sorgenti copiose come il Ré, l’Albina, ecc., ecc. Come ho potuto verificare anche durante l'attuazione del nuovo cavo gli sgorghi sorgivi erano copiosissimi e continui, e la roggia Serio grande è venuta a guada- gnare un aumento d’acque non indifferente (1). Sì potrebbe pure trarre più vantaggioso profitto dalle sorgenti a sera di Bergamo conosciute sotto il nome di Fontana-Broli e più in là di quelle della valletta d’Astino con opere di opportuna sistemazione, od almeno di più accurata manutenzione. Le acque di queste sorgenti le vediamo già utilmente utilizzate per l’ irrigazione jemale dei prati a marcita. Lungo la strada per Lecco vi sì ammira una lussu- reggiante vegetazione che può competere con quella for- nita dalla Vetabbia a mezzodì di Milano. Con queste acque calde-sorgenti unite colle pingui della Curna inquinate di materie organiche e quindi ambedue all’uopo indicate ed opportunissime si potrebbe (1) Non era del caso di utilizzarle in aumento delle sorgenti di Bondo Petello per la vagheggiata condotta d’acqua? Non mancai di metterle a tempo in evidenza; ma ebbi la disgrazia di proporlo per primo; e di non essere sentito. Il 170 fare con largo profitto più estesa la ricca attuazione dei prati ad irrigazione jemale. Tale coltivazione del suolo può con vantaggio gareg- giare con quella del soprasuolo il gelso. Del resto anche in uno stesso campo non ponno dirsi coltivazioni nemiche quando vi siano con ben intesa distribuzione alleate. Finalmente un terzo punto che richiama provvedi- menti utili è la verso l'estremo ramo di sera del Serio grande, la Coda del Serio. Importerebbe di tenerne continuamente le acque ele- vate sull’altipiano che termina in contatto coll’ avvalla- mento del Brembo, e di non lasciarne discendere che quelle strettamente necessarie per l'irrigazione dei fondi lungo la costa e sottostanti terreni, Mentre giova inoltre osservare che su questo estremo della zona, provveduta con le diramazioni del Serio, andò ognora estendendosi l’impiego delle acque anche per dis- sodamenti di estese campagne (1). Derivazioni dal Brembo. Per le derivazioni attinte dal Brembo, e ad inpin- guamento delle stesse si presenterebbero indicate le se- guenti operazioni: Soppressione per quanto è possibile delle immissioni di ritorno nell’alveo del finme delle derivazioni già scor- renti in alveo proprio, procurandone la diretta traduzione di confluente continuazione nelle inferiori, e questo, (come già lo si disse per quelle del Serio), per far di- minuite le perdite per evaporazione ed infiltrazione nel suolo, che sono al certo maggiori nei tratti in cui scor- rono nell’ alveo del finme, massime durante la stagione estiva. (1) Fra le quali va annoverata quella di Sforzatica. 171 Questa zona, come già si disse, va riccamente prov- veduta d’ acque, credo quindi che con vantaggio , della utenza proprietaria, varrebbe di spingersi col ramo. prin- cipale della roggia Brembilla, il più elevato che passa ad Osio di Sotto, all’evenienza anche con nuovi cavi in direzione di levante oltre Verdello andando verso Ur- enano, internandosi così nell'estremo lembo meridionale della regione bagnata con le acque del Serio, che, come è noto, va scarsamente lrrigata per deficienza d'acque. E tale avanzamento è fatto possibile per la pendenza sotto cni s’ atteggia la nostra pianura in senso appunto da ponente a levante, ed in direzione pressochè parallela alla divisione di latitudine. In compenso di tale diramazione della Brembilla spinta più a levante avressimo possibile un aumento d’acque col- l'ampliamento e la sistemazione delle sorgenti del Morla a levante di Arcene e più in là di quelle di Pognano che sgorgano a terreno naturale copiose e perenni. Inoltre a sera d’Arcene sarebbe dato, utilizzando della profonda trincea laterale alla ferrovia, di aprirvi con un affondamento limitato delle nuove sorgenti, per raggiun- gere nel tempo stesso con lo sterro d’ escavo 1 imboni- mento del resto di quegli stagni paludosi (1). | Sarebbe pure raccomandabile una utilizzazione per orario e non per ruota della roggia la Trevigliese, a vantaggio e con minor disagio d’ ogni utente e per più economico impiego d’acqua e di tempo. Delle derivazioni prese dall'Oglio e dall'Adda. Le due zone bagnate con le derivazioni sia dell’Oglio che dell'Adda vanno provvedute di acque più che suffi- (1) Queste operazioni furono già iniziate, e per la loro utilità saranno al certo conti- tinuate e condotte a termine anche per misura d’igiene pubblica. 172 cienti, perchè per noi fra i primi derivatori è dato di avere acque di portata uniforme e continua. A compenso delle acque tolte al bacino del lago d’Iseo per il progettato Impinguamento del Cherio e delle derivazioni dallo stesso attinte, si è proposto la sistema- zione di questo lago a serbatoio artificiale mediante chiusa regolatrice dell’ emissario. Con questa sistemazione, come già si è provato, si farebbero migliorate le derivazioni alimentate con l’Oglio, e più specialmente l’ultima del Naviglio di Cremona che interessa la irrigazione di quella provincia nella sua parte superiore. Una sistemazione poi fatta estesa anche agli altri laghi di Como-Lecco, del lago Maggiore, del lago di Lugano venne già a riprese propugnata dai più distinti nostri idraulici. I bacini dei laghi servono a rendere naturalmente meno impetuoso, più continuo e: più costante il corso dei fiumi; e se alla natura si viene in soccorso coll’arte, re- golandone gli emissari con apposite chiuse, allora questo vantaggio sl farà certamente tanto più sicuro e tanto più sentito. E quindi per necessario corollario, col migliore regime dei fiumi emissari di questi laghi andranno diminuiti e non aumentati i dannosi effetti di piena che si vorrebbero accampare a pericolo del tronchi inferiori «dei fiumi stessi ; come gia ebbi a provarlo nella mia memoria in argo- mento pubblicata nel giornale la Perseveranza nel mag- gio 1865. Con questa generale sistemazione dei laghi e dei loro emissari si verrebbe a toccare il completamento della irrigazione lombarda, Perché è dai fiumi lacuali che si derivano e sì ali- 175 mentano i grandi canali costituenti le principali arterie di questa irrigazione. Del resto in quanto alla modalità di attuazione e di esercizio di queste chiuse l’arte vi ha già praticamente provveduto come si eccennava nel precedente Capitolo I.° di questa stessa Parte III." Nel citato mio studio sul completamento della irri- gazione lombarda del maggio 1863 e sulla sistemazione del lago di Gomo-Lecco e di quello di Lugano, fatti fra loro uniti, e dal conseguente impinguamento dell'Adda, accennava come in vantaggio della nostra Provincia ve- nisse fatta possibilità con scambio d'acque, di aprimento d'un nuovo canale dal Brembo, per irrigare la plaga denominata Isola compresa fra il Brembo e l'Adda, ora affatto priva di irrigazione, ed in buona parte anche delle acque pei bisogni domestici (1). Secondo la fatta proposta questo nuovo canale per irrigazione verrebbe derivato nelle adiacenze del Ponte d’Almenno, e seguendo parallelo alla sponda destra ver- rebbe, dopo circa otto chilometri, a guadagnare il piano della detta regione. Avrebbe questo canale la portata di M.' c.' 4 al se- condo, calcolata bastante per irrigare la detta estensione. Siccome poi con questa derivazione verrebbero sot- tratte dal Brembo le acque che ora vanno a beneficio delle roggie alimentate e derivate dal Brembo stesso, quali la Trevigliese, la Visconti, la Melzi, così sempre a seconda della fatta proposta, sì doveano le acque di queste roggie, della complessiva portata di M. c.' 6,00, (1) A questo supremo bisogno d’acque potabili si è in parte provveduto con deriva- zione di una scaturigine sopra Baccanello che venne per mia cooperazione e con acque- dotto sotterraneo tradotta a beneficio dei comuni di Solza, Medolago e Suisio. Quest'opera va a merito e lode della signora ....... che ne sostenne la spesa di attuazione am- montante a circa lire trentamila per farne dono al comune di Solza. 14 sostituire con altrettante ottenibili con una nuova deri- vazione dall’Adda. Da una ricognizione altimetrica fatta in quell’incontro ho potuto verificare che l’incile delle dette roggie deri- vate dal Brembo, è più elevato di circa M.' 5, in con- fronto di quello del Naviglio Martesana derivato dal- l’Adda sotto 11 Gastello di Trezzo. Bastava così, a calcolo basato sulla pendenza media chilometrica di M. 1,44 di questo fiume nel tratto della foce del Naviglio di Paderno all’incile del Naviglio Mar- tesana, di rimontare l'Adda per circa GChil. 5 dal detto incile per guadagnare il livello occorrente per la nuova derivazione. Per tal modo la totale lunghezza del nuovo canale dall’Adda, che girerebbe al piede della punta di con- fluenza del Brembo in Adda dal sito di presa dall’Adda alla immissione nelle roggie già dette, veniva ad avere una lunghezza di Chil, 9 ‘/ circa, Questo piano non sarebbe però ora realizzabile per la nuova ferma del Brembo praticata a monte del tra- verso ferroviario sopra Ponte S. Pietro fatta per crearvi la imponente forza motrice del grandioso opificio di fila- tura quivi eretto. Però il concetto di un altro canale a vantaggio della Provincia potrebbe realizzarsi per favo- revole opportunità di due altre diverse evenienze e per noi con identico, anzi con miglior esito e con minore spesa. La prima di tale evenienza la si otterrebbe dal pro- lungamento del canale Cavour dal Ticino all’ Adda, e dall’attraversamento di questo finme, per portare le acque di eccedenza sulla sponda sinistra (4). (1) Progetto degli ingegneri Tatti e Bossi; col quale non si era pensato ai bisogni nostri perchè seguivasi invece, dopo attraversata l'Adda, la china della pianura. 175 La seconda verrebbe ad attuarsi coll’aprimento del nuovo canale Villoresi-Meraviglia da derivarsi dal Ticino che perverrebbe all’Adda quasi nella identica località del primo canale sopradetto per attraversarla a mezzo chi- lometro a valle di Trezzo ed in elevazione di M.' 29,70 sullo sfioratore del Naviglio Martesana. Quando ferveva viva ed operosa l'iniziativa per l'at- tuazione di questo canale ebbi a praticare, di concerto cogli ingegneri Villoresi e Meraviglia, uno studio di li- vellazione per il prolungamento del medesimo dall’Adda al Serio ed all'Oglio. Secondo i fatti rilievi questo canale di prolungamento attraverserebbe l'estrema punta dell’ Isola all’elevazione del suo altipiano sotto Capriate, passerebbe il Brembo sopra Brembate poi piegando a mezzodì sopra Boltiere, per rivolgere a monte sopra Verdellino, seguirebbe quindi in direzione quasi precisa da sera a levante da Verdello ad Urgnano, attraverserebbe il Serio al Ponte di Ghisalba, il Cherio sotto Calcinate, per arrivare all’Oglio presso Palazzolo. Offrirebbe in tal modo un posibile tracciato per noi opportunissimo, perchè verrebbe ad attraversare la nostra Provincia ed a portarvi acqua nella regione che ora ne sente maggior bisogno. Però chiamandoci fortunati di poter far buon viso a queste favorevoli circostanze, probabilmente per altro di non vicina attuazione perché involgenti interessi grossi e complessi, facciamo di non perdere intanto il tesoro del fatto nostro, che meglio utilizzato secondo i piani già esposti è sufficiente ai nostri bisogni. Non stiamo in attesa di lontano ed incerto avvenire dell’opera d'altri, quando ci è dato al giorno e con sicuro esito di provvedervi per fatto nostro. CAPITOLO IV. Della possibilità e della opportunità e convenienza di aumento delle sorgenti. Come si è già detto anche nella precedente Parte II.° Capitolo V.° la regione bagnata colle sorgenti va nell’as- sieme provveduta d'acque bastanti; ma non completamente, perchè ineguabilmente distribuite. Questa regione può ritenersi divisa in tre parti, cioè la prima a nord con acque variabilissime discendenti nelle evenienze di siccità ad estreme magre e fino a totale asciutta; La seconda, la media, con acque a variazioni meno sentite, più o meno continue, e per l’ irrigazione suffi- clienti; La terza, la inferiore, di mezzodì con acque continue e copiose anche nelle asciutte. Per portare anmento d’acque alla parte nordica ed in ragione dei propri bisogni, dovrebbero molto oppor- tunemente servire le acque provenienti dal Serio e dal Brembo che si spingono fino contro questa regione. Ecco quindi un altro importante ed impellente motivo di promuovere l’attuazione dei proposti impinguamenti di queste superiori derivazioni. Ma può anche in sè stessa questa zona trovare di supplire ai propri bisogni. Ed a questo assunto è dato pervenire con le tre se- guenti soluzioni: 177 1.° Coll'aprimento di nuove più elevate e quindi più profonde sorgenti; 2. Col prolungamento delle esistenti sino a penetrare nello strato acqueo sorgivo inferiore; 3. Con rialzo d’ingorgo artificialmente promosso nel detto strato acqueo alimentatore delle sorgenti. Altro scopo e vantaggio di provvedere alla deficienza d'acque lamentata per questo lembo nordico della regione in discorso sarebbe quello di sopprimere le prime le più alte ferme di presa d’acqua dai fontanili. Diverse delle dette ferme prime, ora praticate per l'irrigazione dei fondi più elevati, determinano per guadagnarne il piano un sentito rialzo nel pelo d’acqua alcune volte di oltre un metro con degli ingorghi che rimontano fino alle teste d’origine dei fontanili stessi. ' Così all’evenienza dell’attuazione di tali chiuse resta soppresso il libero e necessario deflusso delle acque non solo lungo l'asta fontanile ma nella stessa trincea dove appunto sgorgano i getti sorgivi. Tale strato d’ingorgo più o meno elevato esercita pressione sugli stessi, e li fa diminuiti con perdite di tempo e di quantità. E non è poi anzi fuori del probabile che questa so- vrastante pressione d’ingorgo in ragione diretta della sua elevazione, della sua eventuale durata abbia a rie- scire dannosa e di molto alle sorgenti; perchè le vene sorgive obbligate per le chiuse di ferma a cercarsi e ad aprirsi un più facile deflusso fra 1 meati ghiaiosi ponno in parte mantenersi deviate anche dopo levate le chiuse medesime. Ad ogni modo sta il fatto che nell’evenienza di dover ripetere il sollevamento di ferma con queste chiuse a distanza di orario settimanale, come si fa per l'irrigazione 178 : estiva, se per la prima volta sì richiede un dato tempo per elevarne il pelo delle acque fermate, per la seconda e le successive questo tempo va sempre facendosi maggiore. Ritornando all’assunto preannunciato, ed ai modi al- l’uopo indicati, diremo che il primo quello dell’aprimento di nuove sorgenti a nord è #1 più radicale, perché s’an- drebbe con esso ad attimgere le acque al livello più alto fatto necessario per portarlo sulle prime campagne, le più elevate e senza ingorghi. “Giova però d’avvertire che per la giacitura dello strato acqueo disposto sotto una linea divergente da quella del suolo e sempre più affondantesi, e per la ognor crescente pendenza del suolo medesimo, lo strato di escavo interposto aumenta in proporzione composta, ed in pari misura aumenta così anche la spesa per aprire nuove sorgenti a nord. Col secondo modo di avanzamento delle sorgenti at- tuali a nord fino a penetrare nel centro, 0 meglio ancora fino ad attraversare lo strato sorgivo, se ne otterrebbe e più economicamente lo stesso vantaggio che col primo. Però col secondo non è dato di togliere il grave ostacolo delle chiuse di ferma per l’irrigazione dei fondi elevati. I due metodi, che già può dirsi si fondano in un solo, andrebbero molto opportunemente fra loro all’ùopo coor- dinati. Perchè con l'attivazione delle nuove sorgenti sl va a sopprimere quelle ferme, o quei rialzi ed a rendere poi migliorata per sè stessa la condizione delle attuali sor- genti che andrebbero prolungate verso nord. Ad ogni modo le operazioni per l'attuazione di queste due proposte sono già praticamente note e non vi ha bi- sogno di descriverle. 179 Si osserva però che l’opera di prolungamento delle teste fontanili invece che a trincea aperta sl potrebbe fare a trincea interrata. In tal caso con la scorta anche del profilo geologico- idrografico Fig.° 2.° Tav.” Il", coordinato coi rilievi alti- metrici speciali, sarebbe possibile di fissare fino dove dovrebbe spingersi il prolungamento. In questo punto si dovrebbe aprire un pozzo d’assaggio, quindi a seconda dei risultati avuti, precisare meglio la località estrema a culi va spinta la testa sorgiva prolungata. La trincea interrata di congiunzione, andrebbe fatta in modo da ottenere l’effetto di drenaggio a libero smal- timento per larghi interstizi e con facile sgorgo, procu- rato da un banco di ciottoloni, o meglio da mattoni in cemento disposti a scacchiera. Importa però di fare ben attenzione, se (come quasi di regola generale avviene) la sorgente si alimenta per vene laterali, e non per polloni di sollevamento; perché sarebbe opportuno in tal caso, ritenuto che l’escavo di prolungamento abbia a penetrare nello strato sorgivo, e per l’ intiero suo spessore attingendovi l’alimentazione, di ccprire appunto in corrispondenza a tale rientranza il fondo con una spalmatura di argilla, o di cemento. Trovandosi, come già si disse, queste sorgenti del lembo nordico scavate ed affondate in terreno esclusiva- mente ghiaioso e per eccellenza permeabile, il detto rive- stimento del fondo ci difenderebbe dalle forti perdite di assorbimento del fondo stesso. E quanto sia grande azione di assorbimento la si può misurare anche ad occhio nudo ad ogni evenienza della riapparizione delle acque dopo un asciutta. Ed invero al riavvivarsi delle. sorgenti periodica- mente addotto dalle piene primaverili del Serio, le prime 180 acque dei nuovi zampilli sì vedono scomparire assorbite di mano in mano che si avvivano; così che il deflusso va a riattivarsi gradatamente ed a tratti, ed in ragione appunto che il fondo ghiaioso viene a farsi per i detti primi zampilli superiori, o pel crescente sollevamento delle vene inferiori pienamente inzuppato e pregno di acque. La traduzione sotterranea proposta importerebbe ri- sparmio di spesa in confronto di quella a piena trincea; perchè viene a farsi più limitata l'occupazione fondiaria che ora per la necessaria scarpa delle due sponde e per l’area di collocamento dello sterro viene a risultare molto estesa. L'escavo coperto sì può invece tenere di sezione limitata, cioè della larghezza usuale assegnata al fondo dei cavi sorgivi e di circa M.' lin.' 2 e con altezza pure limitata e sufficiente per farvi utile lavoro di attuazione. Superiormente il fondo si manterrebbe a coltivazione ed allo stato di attualità anteriore; perchè schiusa la traduzione sotterranea questa andrebbe riempita, come già sì disse, di ciottoloni o di dadi in cemento idraulico alternati ed a scacchiera per avere lo sgorgo acqueo. Il terzo dei proposti metodi per raggiungere il nostro assunto consisterebbe nel promuovere artificialmente un rialzo delle acque alimentatrici dello strato sorgivo. Sarebbe una imitazione artificiale di quanto vediamo gia praticarsi dalla natura per le sorgenti mediane, e per le estreme del Sud, Valsa il ripeterlo, le sorgenti alte a nord giacciono in un campo totalmente ghiaioso, permeabile, che è causa delle forti oscillazioni e delle asciutte cui vanno soggette. Con questa svantaggiosa giacitura dello strato acqueo natante in fondo permeabile, il sollevamento ed il rialzo non è possibile. Ne abbiamo una prova di fatto nel poco, o nessun ISI vantaggio addotto dai tini affondati in queste teste fon- tanili, e che vediamo invece con molto profitto adottati per le sorgenti interposte fra banchi terrei ed argillosi. Questi tini fanno l’effetto e l’azione di un sifone ; ma occorre per raggiungerla, che lo strato in cui vanno a penetrare per attingervi le acque di sollevamento non sia là sgregato, sconnesso, permeabilissimo ; ma che le acque siano contenute fra banchi serrati e possibilmente impermeabili. E questo è quello appunto che puossi artificialmente raggiungere, stendendo sopra le vene acquee un copri- mento, un lenzuolo argilloso, quando bene il letto di fondo sia stabile, perchè diversamente bisogna pure con l’arte farlo tale. | Immettiamoci pure dopo i tini formanti il braccio corto del sifone, e ne avremo l’ effetto indefettibile del rialzo delle dette vene; come appunto avviene per le sorgenti inferiori così invece per naturale disposizione vantaggiosamente preparate e ricoperte di una crosta che ne limita e nel tempo istesso ne facilita l'espansione di sollevamento. Invece dei tini d’affondamento, mettendo a profitto la stessa lamentata permeabilità dell'ambiente ghiaioso pre. dominante e di contorno di queste sorgenti, si potrebbe sbarrarlo con un diafragma, od una parete verticale ar- eillosa penetrante dal piano del suolo fino al fondo dello strato sorgivo. Con questo si raggiungerebbe e con mi- nore spesa l° effetto dei tini sifoni, perchè si verrebbe fermando il deflusso delle vene sorgive, a formare uno stagno, un lago interrato latente di sostegno e di rialzo delle vene medesime. Allo scopo di averne un più sicuro e più vantaggioso risultato il diafragma da addossarsi dietro la testa sorgiva 182 sl dovrebbe protendere con due ali che convergano verso la testa medesima, in corrispondenza alla quale il detto diafragma andrebbe allivellato al piano delle sorgenti stesse, mentre nel complesso l'affondamento si dovrebbe, attraversato lo strato sorgivo, spingere fino a terreno sodo, ed in difetto fino ad una profondità maggiore del- l’ingorgo di rialzo che si vuole ottenere. Non entro in quistioni di dettaglio sul modo di at- tuazione di quest'opera di riduzione artificiale, perchè a questo provvederà la pratica meglio della teoria anche per le diverse evenienze delle variabili condizioni locali. È un provvedimento artificiale sostituibile e di equi- valenza di quello di cui volle già la natura fornire le sorgenti successive inferiori. L'esito non può essere dubbio; viene per necessario corollario delle leggi prime ineceppibili d’ idrodinamica. Ad ogni modo sarà sempre tenue la spesa di esperi- mento in piccola scala naturale, in confronto ai grandi benefici che, a riescito successo, se ne potrebbero avere generalizzandola ed estendendola in vasta scala. Così se si attraversasse con tali diafragmi in dire- zione ortogonale al suo corso 1° alveo di sottosuolo del Serio (1 alimentatore principale delle nostre sorgenti), si verrebbe con questi a preparare un serbatoio a sca- lioni interrato, da cui le sorgenti vi potrebbero at- tingere più pronta, più copiosa e più costante quantità d’ acque. Sarebbe un serbatoio naturalmente coperto, in piena pianura artificialmente preparato e costituito dal rigur- giti di allivellamento determinati nello strato sorgivo a monte delle dette traverse di cui la prima potrebbe ele- varsi alla strozzatura del Ponte di Ghisalba e l’ultima al Ponte della. ferrovia Treviglio-Rovato, od al Ponte di 158 Mozzanica, con altre imterposte ad una distanza di circa quattro chilometri luna dall'altra. Dalla sommata lun- ghezza dei detti rigurgiti, come sì può facilmente con- vincersene anche dalla sola ispezione del profilo geologico- idrografico Tav.° II" Fig.° 2.°, questo serbatoio sarebbe lungo CGhil. 16 e per la larghezza di un chilometro e per l'altezza media di M.' c.' 1.50 darebbe una massa acquea rigurgitata in piena funzione di Metri cubici 24,000,000. Tornando al primo assunto con tutte le diverse già accennate operazioni fra loro ben combinate e coordinate, mentre sarà dato d'avere quanto occorre ai nostri bisogni pel lembo primo a nord della regione bagnata con le sorgenti, si inizierebbe nel tempo istesso in prima linea quella sistemazione generale di utilizzazione del ricco tesoro ora in gran parte inutilizzato delle acque otteni- bili con queste sorgenti, e che ne è dato d'altronde di tradurre ai nostri vicini di mezzodì per beneficio di po- sizione altimetrica, 1 quali hanno bisogni ben maggiori del nostri. Mi venne anni or sono fatta occasione per mia ini- ziativa, e per incarico del Municipio di Romano di stu- diare un piano di utilizzazione delle sorgenti di quel Comune, e precisamente al doppio scopo di fare compita l'irrigazione pel territorio del Comune stesso, e di vedere quante ed in qual misura sarebbero state le acque ecce- denti, per consegnarle nei canali dei cremonesi, che già s'internano sul confine a sud nel territorio di questo Co- mune. Il progetto venne studiato e svolto secondo il concetto già sopra esposto, di aprire nuove derivazioni sorgive superiori a nord servienti pei fondi elevati, di sopprimere quindi le alte prime ferme colla sneccessiva sistemazione 184 delle sorgenti inferiori gradatamente più ricche e conti- nue, per utilizzare d’avanzo le ultime in basso sgorganti a terreno quasi naturale. | I risultati di previsione tecnica ebbero a riescire pro- mettenti e lusinghieri. Non temo di essere tacciato di esagerazione nel di- chiarare che una sistemazione coordinata cogli esposti principi ed estesa a tutte le regioni delle nostre sorgenti abbia a fruttare una quantità d’acque di doppia portata di quella attualmente fornita. In precedenza, o per lo meno contemporaneamente all’attuazione dei proposti piani di sistemazione, impor- terebbe anche di regolarne l’uso ad orario, invece che per successione come è attualmente praticato. È un fo- mite di controversie e di disordini a danno di tutti; è un avanzo di abitudini primeve rese incompatibili col progressivo crescente sviluppo dell’ agricoltura. Sarebbe inoltre opportuno per estendere l'irrigazione jemale di sostituire durante questa stagione, dove per l'unione di grossi tenimenti è fatto possibile, al riparto d’uso per orario quello per quantità. Tale sistemazione di migliore riparto per gretti e malintesi interessi privati non resterà allo stato di pro- getto; lo spero. Migliorare ed ordinare la condizione della vasta re- gione delle sorgenti per provvedere ai nostri bisogni, e per dare le eccedenze ai vicini pronti a rimunerarci, è un’ operazione non solo possibile, ma di esito tecnica- mente sicuro e di evidente convenienza. Concorre poi oggi a farla raccomandata anche una ‘speciale favorevole eve- nienza. Le profonde trincee in prossimità al Serio aperte la- teralmente al nuovo tronco Treviglio-Rovato della fer- IS rovia Milano-Venezia, ortogonalmente attraversando per fortunata combinazione la regione delle sorgenti, nel mentre valsero a mettere in evidenza la giacitura geo- logica delle stesse, vi preparono dei cavi già quasi a° sufficienza affondati per addurne nuove derivazioni sor- give che andrebbero a definire nel Serio. Concludendo diremo col distinto statista Jacini, che : « Per l'irrigazione fra noi si ammira la più ricca » vegetazione d’ Europa nei piani che la natura pareva » avesse condannati alle paludi, alle sabbie, alle ghiaie; « Che le operazioni intraprese per introdurre ed estendere l’ irrigazione in Lombardia, non si ponno » stimare a meno d’un miliardo di franchi. » È quindi un dovere per nol di dare compimento alle opere richieste per il pieno assetto di loro utilizzazione. La spesa sarà ad usura compensata; bastano poche cifre a farlo provato. Così a modo d’esempio coi raggiunti aumenti delle acque sorgenti si farà più estesa la coltivazione a prato con l'irrigazione jemale che è la più vantaggiosa sopra tutte le coltivazioni. In limiti i più moderati se la si estendesse sopra una superficie di Pert. m.° 12,000 (equi- valente a circa ‘/; della complessiva attuale superficie a prato); la rendita in più di questi prati a marcita, poten- dosì valutare a L. 25. 00 la pertica metrica ne verrebbe un aumento di reddito complessivo annuo di 12000 x 25 cioè di L. 300,000 rappresentante un valore capitale di L. 6,000,000. E quasi altrettanta maggior rendita si può realizzare con la sovrabbondanza d’acque realizzabili e da cedersi al vicini ritenuta di M.i c.i 8 a 10; essendo l’affitto del- l’acqua estiva continua in Lombardia di I. 1000 per ogni oncia magistrale milanese, e quindi di L. 30,000 per ogni 12 x 180 metro cubo si avrebbe una rendita di 30,000. x 40 -— 300,000 dante il capitale di altri 6,000,000. E qui mi lusingo che sarà per riescire accetto un cenno sopra quanto si fa e si spende in Inghilterra priva di canali d’ irrigazione per supplirvi artificialmente. Questo paese in cul l'industria agricola venne portata al suo apice intensivo, dotandola di tutta la forza capitale che richiede, ci offre esempio d’ irrigazione per inaffia- mento e con un sistema affatto proprio. Nell’ incontro dell’ultima esposizione di Londra ebbi occasione di visitare un podere modello e di apprezzare meravigliato l'alta importanza di tale sistema (4). Possibilmente in posizione centrale del detto tenimento tutto unito sorge per nuova costruzione l’ abitato ri- chiesto per la sua conduzione, costituito dei locali pel castaldo e pei coloni ed in parte isolata del corpo delle stalle che rappresenta la parte principale e la più inte- ressante. L'allevamento del bestiame, specialmente di razza bovina, pecorina e suina, qui come è noto, vi si fa in erande scala. E un’ altra industria compagna inseparabile e vivificatrice dell’ industria agricola; così come la ve- diamo anche praticarsi nelle nostre pianure a conduzione economica. od a biolcheria dotate di capitale dovizioso. Nella stalla principale pei bovini, che era popolata di giovani vitelli, il piano di fondo è formato a graticciata così come le nostre stle pel polli. In questa lettiera le bestie vi si tengono senza stra- matico, che qui viene invece tutto utilizzato come foraggio con rara abilità di preparazione. (1) Il podere è situato a Calvedon a circa un’ ora di ferrovia e d’altra in carrozza da | Londra, e che per tratto di squisita cortesia del proprietario Alderman Mechi era fatto accessibile a chi munito di biglietto gratuito amasse visitarlo, 187 Gli escrementi attraverso la lettiera a grilia scolano in sottoposte cisterne che mettono capo con le colature delle altre più piccole stalle in un ampia vasca centrale in cui all’evenienza sì fanno le materie diluite inacquan- dole con le raccolte acque piovane. Da questa cisterna st irradia una tubulazione sotterranea, che con diversi bracci si distende fino agli ultimi appezzamenti del te- nimento quivi annesso. I tubi di irradiazione sotterranea vanno a convenienti distanze muniti di aperture a rubinetti. Con una pompa a vapore il concime preparato diluito e fatto fluido, dal cisternone centrale si spinge a volontà per l’uno o per l’altro tubo là dove, aperto il rubinetto, occorra di fare, come sì fa, una pioggia a sprazzi minu- tissimi ed in larga zona. È un inaffiamento ed una concimazione a volontà più o meno ricca che si fanno simultaneamente con grande economia di tempo e di lavoro. Un fondo a prato inaffiato con questo sistema mi fu detto possa ricoprirsi d’erbe da pascolo per sette volte all’anno. Nè sì dirà che sia un'operazione di lusso e di ca- priccio, privilegio di chi vuole far pompa d’arte con pro- fnsione di denari e con dubbio compenso. Vi hanno società a tal uopo costituite, e che sì assu- sumono di attuare a vantaggio dei proprietari che non sì sentissero in forza di sostenerne la spesa, tali riduzioni dietro la corrisponsione di parte in proporzione anche tenue e per un dato tempo del maggior reddito ottenibile. E sì che queste società devono pure trovarvi del loro conto in tali imprese. E questa è una prova indubbia dell’utilità di applicazione del detto sistema. Anche da noi però coi piani a ripresa detti volgar- mente 7iczap sotto cui si dispongono molto opportune- 188 mente assecondando il naturale declivio del suolo i nostri prati, sì ha pure con la irrigazione anche la simultanea distribuzione e lo spandimento del letame. Così soglionsi appunto i letami in abbondanza disten- dere sui prati i più elevati, da cui le acque di irrigazione scolano poi impinguate sui successivi in abbassamento. Non sarebbe utile con un consimile modo di fare più estesa la concimazione a spandimento e col mezzo delle acque, distribuendo 11 concime liquido sui bordi delle ir- rigatrici che tengono il colmo dei due piani, (o delle ali), dolcemente inclinati dei nostri prati a marcita? Una concimazione per inaffiamento bisogna pur con- venire che sia molto proficua. L'ho veduta praticata an- che da noi con paleggiatura di spargimento a mano di uomo dall’alto di un carro portante il timozzo del con- cime fluidificato (1). A noi è dato di avere la fertilità dell’ Egitto; là è dono delle naturali annuali innondazioni d’ irrigazione e di concimazione, ed anche noi possiamo alleare questi due fattori per dono naturale, usufruendo la disposizione delle nostre pianure che si atteggia sotto l’aprica pendenza da nord a sud. Non si potrebbero distribuire i concimi chimici colle acque fatte inquinate con opportune soluzioni dei sali che ne formano la base? Non si potrebbe per mantenere la proprietà termica delle acque sorgenti, e per rifornirla di tale vantaggio aprire dei sifoni a profondità interrati rifornitori di questa proprietà termale, vivificatrice dell’ irrigazione jemale? La coltivazione dei prati ad irrigazione estiva ci dà (1) Lo si faceva in uno dei prati tanto ubertosi posti nei dintorni di Melzo, e subito dopo il taglio del fieno agostano. 159 dei prodotti ricchissimi, per la irrigazione jemale questi ricchi prodotti sono duplicati. E le nostre basse pianure ne hanno tesoro di queste acque. Non è solo convenienza, è un dovere di utilizzarle in tutto il miglior modo possibile. Se in Inghilterra la natura povera d'acque e di sole, fu vinta dall'arte potente e ricca di capitali; da noi la natura ricca d’acqua e di sole non vada per impotenza e grettismo di male inteso risparmio trascurata (1). (1) Nelle poche elevate e non irrigue che riscontransi in Lombardia massime nell'Agro cremonese e nelle Provincie venete, deficienti di irrigazione sarebbe opportunissimo l’adot- tare l’esposto sistema inglese di inaffiamento a pioggia artificiale. Anzi quando per vantaggio di condizione altimetrica il locale colonico tenesse una posizione elevata e presso che centrale si potrebbe alla tubazione in ghisa ad. alta pres- sione sostituirvi-altra a minor pressione, perchè in parte procurata per deflusso naturale, e più economica perché ai tubi in ghisa si potrebbero sostituire quelli in cemento idraulico, 190 CAPITOLO V.° Sulla migliore utilizzazione delle acque della Città di Bergamo. Per amore di brevità questa memoria già pubblicata nel giornale la Gazzetta di Bergamo nel 1862, ai N. 58, 59, 60 e 61 la sl riproduce senza aggiunte; lasciato il periodo di premessa, e con opportune riduzioni: » « Credo di tutta opportunità di quì brevemente trac- ciare le nozioni ed i dati principali che si riferiscono ad un argomento di tanto rilievo, e che involge in- teressi importantissimi nel riguardi economici della Città e di buona parte della Provincia; perché è più specialmente di queste acque che si alimentano e si ravvivano l’ industria cittadina e l’ agricoltura delle nostre vicine planure. « Ed a pubblicare questi pochi cenni io venni indotto anche dal dovere di soddisfare almeno in parte all’ im- pegno che mi era già assunto di svolgere intiero il piano della migliore utilizzazione delle acque della no- stra Provincia, e di cui ne esposi già l’ iniziamento in questo periodico; e che pol sospesi per mancanza di tempo e perchè mi parve che esposto così a brani dovea riescire slegato; mentre si dovrebbe invece, come é mia volontà, produrlo come studio finito e completo, e con le opportune tavole illustrative; (quale ora mi é dato di offrire). « Gapo I. — Le acque della roggia comunale il Serio erande, come le altre che attraversano la nostra città, » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 191 animatrici dei diversi opifici industriali; e che pol si spandono ripartite sulla sottoposta pianura per distri- buirvi con una pingue irrigazione l’ubertosità e lab- bondanza, vengono derivate, come è noto, per lunghi canali artefatti dal fiume Serio. « Ignota è l’epoca in cui la città di Bergamo derivò dal Serio la sua roggia comunale, però ben remota, tuttochè i primi documenti sopra questa roggia non ri- montino che all'anno 1221. « Questo Seriolone o Serio grande di Bergamo, è la roggia principale e di maggiore portata di tutte quelle che vengono nutrite dalle acque del fiume Serio. « Trae la sua origine su questa sponda destra del fiume subito dopo ed a valle del Ponte d’ Albino. « Si alimenta delle acque della derivazione propria procurata con palafitta di sostegno attraversante il fiume e misurata con bocche, e da opportuni scarica- tori; e si alimenta anche delle acque di obbligata con- fluenza delle due roggie superiori la Comenduna e la Spini (ora Trabattoni), le prime estratte dal fiume. « Per l’accennato vantaggio di essere la Comenduna la prima derivata dal Serio, e per diritto spettante alla comune di Bergamo che può elevare e fin’anco chiudere all'occorrenza con la traversata di sna derivazione l'in- tiero alveo del fiume, ne viene che la roggia comunale va sempre provveduta di acque abbondanti e continue. « Dalle misure idrometriche pratiche, la portata media di questa roggia quando sia ben provveduta di tutte le sue acque si trova di M.' c. 4.20 al minuto secondo. « Questa roggia dal suo incile al Ponte d'Albino fino al suo estremo inferiore fuori di porta Broseta, dove dopo Loreto termina formando le ultime diramazioni delle due roggie dette il Serio piccolo, e la Coda. del » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » Serio, misura una complessiva lunghezza di M.' 18854. 40 con una pendenza pure complessiva di M.' 98.23 (1). « In tale suo andamento si può come ritenere divisa in tre tronchi principali, cioè: « Il primo tronco che dall’ incile di sua estrazione arriva al partitore, od alle così dette bocche di Plor- zano poste all’ incontro delle prime case di Borgo S. Caterina, (dove si dirama la roggia Nuova), e che è lungo M.' 12,000 all’ incirca con una pendenza di M. 61.20. « Il secondo tronco che attraversa le borgate della piana città dal detto partitore di Plorzano fino al grande filatoto Zuppinger fuori porta Broseta è lungo M.' 2500 circa, e presenta una pendenza complessiva di M.' 28. 70. « Il terzo tronco che dal detto filatoto Zuppinger fuori di porta Broseta finisce all'ultima suddivisione, dove si formano le roggie Serio piccolo e la Coda del Serio, è della lunghezza di 4500 circa e con una pen- denza di M. 8. 33. « Pel primo tronco e fino all’abitato della città, cioè fino al partitore in Borgo S. Caterina, la roggia tra- duce unite in un sol canale tutte le acque di sua por- tata, se si eccettuino alcune poche derivazioni superiori concesse in affitto a tempo limitato per animare degli opifici e che ritornano poi in parte nel canale medesimo. « Quindi lungo il secondo ed il terzo tronco, si sud- divide questa roggia in diverse diramazioni, e più pre- cisamente viene ripartita in undici canali e come segue, giusta una divisione che data dal 5 maggio 1680, e che si trova trascritta nel libro delle concessioni del- l’anno 1697; cioè: (1) Come consta da un disegno topografico altimetrico esistente presso 1° Ufficio tec- nico municipale, » » » » » » « » » » » » » » » » 193 Seriola Nuova derivata al partitore di Plor- » zano di Canali . . . «veNuati— Seriola di Verdello derivata al si dol (Ger- » lone sopra Curnasco, canali. . . . » d — Seriola d’Osio, o Serio piccolo derivata sopra >» Treviolo di canali . . ... » 1. — Seriola Morla derivata al molino in della WernevdeluRasoldi: canali). sil doit « (Questa poi si suddivide in due rami detti del Comunnuovo e di Campagnola, il primo di sei settimi ed il secondo di un settimo.) Seriola Piuggia derivata al filatolio . Mededloreto di'canali (5 5. au vieta Mina dei Benagli derivata pure sopra Qur- mimiasco: di canali 0 gino. dada 12/, Bocchetto dell’Ospitale, o dei Goa di ca- ogg ELSE RESA RILCTY REP ERO rutto Coda del Serio formata dal tn di tutta » la roggia e derivata nel punto istesso del fieri piccolo. diicanali ub.é Dtilsizao 4 Be Iniattto: camall NI Pf o « Di queste derivazioni quelle attualmente di ragione della Città sono le tre prime, cioè: «puarroggia Nuova di canali «vu: iu uo Ne 2 «elanroggia di, Verdello dildanali) o .ol.icc; » Ad finbartoszia id’Osiosdisanali cappui al alice « Come già si disse la portata complessiva dell’ in- tiera roggia comunale è di M.' c.' 4. 20 al minuto secondo, e quindi la portata di ogni canale risul- terà di 4 — 0,3818, e così inoltre la portata delle peo della città sarà di 4 x 0,3818, cioè di MEscentao272. 194 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » « Io non entrerò qui a far parola delle grandi qui-’ stioni msorte sulla valutazione della portata attribuibile all’antica unità da noi usata detta il canale, e che si agitarono vivissime, quando verso il 1820 si trattò di regolare con opportuno manufatto la competenza di acqua della roggia la Coda del Serio. « Sarebbe opera gettata la ricerca di questo vgastà di corrispondenza fra quel modulo unitario vecchio e le misure idrometriche attuali. « A nol basta infatti di sapere la proporzione di competenza con cui si regola il riparto dell’ intiera roggia nelle sue diverse diramazioni, perchè del resto la loro portata è un dato di fatto che si potrà sempre verificare. « Come dissi dalla misura da me Doe la portata dell’intiera roggia Comunale è di M.' cl 4.20 al se- condo, e quindi in proporzione la orta della. Nuova: è. dimogsosi Lil. seth 0i Mean dellaroogiazMerdellimar lan »tg2ientà » .0,3818 della roggia ud'Osio è di Ussan .ib 000 » 0,5818 « E così torna la complessiva portata delle tre roggie di ragione del Comune di M.' c.' 1,5272. > E questi risultati della misura idrometrica da me praticata posso dire di trovarli confermati anche da precedenti misure parziali fatte da altri idraulici. « Così la portata della roggia Nuova da una misura praticata dall’ingegnere Gusi al sito detto del Pradello (come dalla sua relazione 5 marzo 1827, dal signor Giacomo Zuppinger gentilmente favoritami), fu trovata di M.!c..55. 92 ogni minuto primo cioè di 22 _ M. c.l 0,932 per ogni minuto secondo. « E siccome la competenza di questa diramazione è di due canali degli undici in cui si terrebbe divisa la » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 195 intiera roggia Comunale, così ogni canale risulterebbe della portata di M.' e." 0,466 al minuto secondo. « Un altro confronto lo abbiamo nella misura di portata assegnata alla diramazione detta la Coda del Serio. « Secondo la relazione 30 marzo 1819 degli ingegneri Garlo Parea ispettore generale e Giuseppe Manzini, (nomi all’arte ben noti), quando stabilirono sulla roggia maestra il Serio grande verso il suo estremo e dopo Loreto il manufatto regolatore della competenza di tre canali d’acqua dovuta a quell’ultima diramazione la Coda del Serio, assegnarono allo stesso regolatore di- mensioni tali, che ne darebbe la portata di M.' c.' 0.94 al minuto secondo, e quindi la portata di un canale sarebbe dietro questa misura di M.' c.' 0,815 (4). « Quindi riassumendo si avrebbe che la portata di M. e. 0,3848 per un canale di vecchio modulo uni- tario risultante dalla misura idrometrica dell’ intera roggia maestra sarebbe presso a poco la media fra quella di M. c.' 0,466 data dalla misura del ramo della roggia Nuova dell’ ingegnere Cusi, e quella di M. ce. 0,315 data dalla misura dell’altro ramo la Coda del Serio degli ingegneri Parea e Manzini. « Slieccome è necessario di avere un’ idea ben chiara, e se fosse possibile quasi materiale della portata, o della quantità d’acqua delle dette roggie, perchè la quantità è il primo fattore per calcolarne il loro va- lore, così credo opportuno di richiamare, dilungandomi, alcuni dati di confronto fra i diversi moduli unitari comunemente praticati per la misura delle acque istesse. (1) Le dimensioni del detto regolatore sono le seguenti:\È lungo metri 30 largo me- tri 8; ed il fondo regolato da tre sogiie di pietra ha una pendenza di metri 0,138 sopra la detta lunghezza di metri 30, che viene percorsa dalla colonna ac juea con una velocità misurata da 38 minuti secondi e con l’altezza fissata per la colonna stessa di metri 0,18. 196 . « Una delle misure unitarie più accettate in Lom- » bardia è l’oncia magistrale milanese che è rappresen- » tata dal volume d’acqua che sorte per pura pressione » da una bocca larga oncie tre milanesi, (M.' 0,1487), alta » oncie quattro, (M.' 0,1985), e col battente di oncie due | » (M.' 0.0991) e la cui portata si ritiene di M.' c.' 0,0345 > in un minuto secondo (1). « E così in altri termini ci vogliono circa oncie 30 » magistrali milanesi per avere una portata di un metro » cubo per secondo. « Da noi l'unità di misura idrometrica, (se pure pos- » siamo dire di averla, perché vi è ben poco praticata. » e più poco conosciuta), è pure l’oncia; e si costituisce » di una bocchetta messa verticale di forma quadra che » abbia un oncia bergamasca, (M.' 0,044), di lato con » tre oncie, (M.' 0,133), di battente d’acqua sovrastante » alla bocchetta medesima. Ed il volume d’acqua che » sorte da questo modulo si valuta di M.' c.i 0,0024 al » minuto secondo (2). « Ovvero in altri termini ci vogliono circa diciasette » oncie di misura nostra bergamasca per fare un oncia » magistrale milanese; o ce ne vogliono circa 500, per » farne una portata di un metro cubo al secondo. « Per cui venendo ora al caso nostro, la roggia » Nuova darebbe una portata a cifre tonde di oncie ma- » gistrali milanesi N. 22 pari ad oncie nostre berga- » masche N. 374, e le altre due roggie la Verdellina e » la Osio, darebbero ciascuna un’eguale portata di circa » oncie 14 milanesi, pari ad oncie bergamasche N. 187, >» e per ultimo la portata delle dette tre roggie di ra- (1) Manuale d’idrodinamica del Colombani. (2) Tadini: Tavole idrometriche per la dispensa delle acque correnti per uso della R. Città di Bergamo, » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 197 gione del Comune sarebbe di oncie magistrali mila- nesi N. 44 pari ad oncie bergamasche N. 748. « Capo II — Per sapere quanto valga un canale di acqua utilizzata per la irrigazione bisogna conoscerne i tre fattori principali, cioè la continuità o meno della detta acqua; la quantità; il valore per ogni data unità di misura, « La continuità nel caso nostro è già ammessa, è di fatto; la quantità è pure conosciuta; quindi non ci resta che di tener parola del valore unitario. « Ed in proposito io credo che non saprei fare di meglio di riportarmi a quanto sta scritto nel già citato Manuale d’ Idrodinamica del Colombani. « Nella provincia di Lodi e Pavia l’acqua estiva, (che riguarda l irrigazione dal 25 marzo ai primi di set- tembre), del cavo Marocco in ruota di giorni 14 si vende alle bocche di estrazione în ragione di it.L. 5.00 circa ogni pertica milanese, (che è pressochè equale alla pertica nostra), e con le spese di manutenzione del cavo costa it.L. 5.45 la pertica milanese ; ossia circa L. 8 ogni metri quadrati 1000, od ogni pertica ine- trica. « Nelle parti della provincia Lodigiana, dove può giungere l'acqua abbondantissima della Muzza, VU îrri- gazione di una pertica di terreno in ruota di quattordici giorni costa tutto compreso dalle it.L. 2.60 alle L. 0.86, ossia dalle 4 alle L. 1.50 la pertica metrica. « Le acque del canale d'Ivrea nel Piemonte si riven- dono dai proprietari a ragione di L. 1.80 alle L. 3 circa per ogni pertica metrica. « In Lomellina, (Borgo S. Siro), l'affitto per un'ora di un'oncia milanese d'acqua în ruota di giorni 14 si paga it.L. 0.00. 198 » » » » « Nella maggior parte della Lombardia l’acqua estiva continua si affitta it.L. 950 per ogni oncia magistrale milanese, la female it.L. 95.00. « Nell’alto Cremonese l’oncia milanese d'acqua con- tinua vale it.L. 700 circa all'anno, nel basso it.L. 950. « Un Decreto Vicereale del 1822 fissa siccome limiti minimi per le acque dei navigli Grande e di Pavia i seguenti prezzi : « Livello perpetuo d’ un' oncia milanese d’acqua con- tinua aus.L. 600 pari ad it.L. 518, ed il prezzo minimo dell’assoluta proprietà in aus.L. 14,000 pari ad italiane a 12098; « Osserveremo per ultimo in riguardo alla quantità d’acqua necessaria alla irrigazione che giusta quanto dall’ esperienza si ammette, per una sufficiente irriga- zione di terreni aratorj coltivati a ruota di cereali e prato occorre un corpo d’acqua continuo di un metro cubo al minuto secondo per ogni mille ettari, o per ogni pertiche metriche 10,000, ovvero un oncia magistrale milanese per ogni 500 pertiche milanesi, o nostre locali. « Capo HI. —— Dopo le premesse nozioni il calcolo di apprezzamento delle tre roggie di proprietà del nostro Comune riesce facilissimo. « Però in riguardo al valore unitario di queste nostre acque giova di premettere alcune influenti osservazioni. Così per una parte faremo osservare che l’agro con le stesse irrigato, massime quello che è provveduto dalla roggia Nuova, si costituisce di terreni ghiajosi, e che non sono sicuramente dell’ attitudine di feracità delle ubertose campagne della bassa Lombardia; che 1 nostri fondi sono coperti dal soprasuolo dei gelsi, e che vi si coltivano di preferenza i cereali in luogo della con- duzione a prato che vi è scarsa e poca; mentre giova » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 199 invece di osservare d'altra parte che queste nostre acque col vantaggio della irrigazione dispensano anche quello di una ricca concimazione, perchè attraversando l’abi- tato della città sì impinguano e si saturano di materie grasse e fertilizzanti. « Bilanciati questi diversi titoli s1 potrebbe ritenere che sia al nostro caso conveniente un prezzo presso a poco medio fra quelli usati nella parte di Lombardia a nol vicina. « Come si è indicato la portata della roggia Nuova è di M.' e. 0,7636 pari ad oncie magistrali milanesi N. 22. Valutato in ragione del minimo di rendita per- petua fissata per un’ oncia di acqua di L. 518 darebbe un canone annuo complessivo di L. 11400 circa. Va- lutata invece in ragione dell’affitto più usato in Lom- bardia ed in specialità nel Cremonese, (dove troviamo coltivazione e natura di fondi che più si rassomiglia al nostri), cioè di L. 950 per ogni oncia, allora la ren- dita della detta roggia ammonterebbe ad it.L. 20,900 e presa la rendita media delle dne sopraesposte, sarebbe di it.L. 16,500 circa, ed il valore capitale corrispon- dente sarebbe di it.L. 330,000. « Apprezzate poi con la stessa misura anche le altre due roggie la Verdellina e la Osio, ciascuna di eguale portata di metà della roggia Nuova, darebbero Ie stesse una rendita di altre L. 16,500 ed il corrispondente valor capitale di L. 330,000. « Queste roggie vengono affittate per locazioni no- vennali. « Attualmente tutte e tre comprese danno un affitto annuo di it.L. 141,200 circa. « Come sopra si è provato varrebbero invece un af- fitto di L. 35.000, quindi il Comune potrebbe utiliz 200 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » zarne una rendita quasi tripla di quella attualmente percepita. I « Ci viene assicurato che vennero impegnate delle trattative colla Rappresentanza comunale di compra e vendita in assoluta proprietà di varie ore della roggia Nuova ed al prezzo capitale di L. 1400 l'ora, e che forse potrà essere portata anche a L. 1500. « Ora la ruota d’ irrigazione per la detta roggia come la solita fra noi praticata essendo settimanale, così al detto prezzo di L. 1500 all’ora si avrebbe sopra l’in- tiera ruota di N. 168 ore il capitale complessivo di L. 252,000. « Questo valore benchè di circa !/; inferiore a quello sopra calcolato potrebbe però essere accettabile. « Parrebbe per altro che sì dovessero gli acquisitori chiamare a parte in ragione proporzionale delle spese per la derivazione e la manutenzione della roggia maestra. | « Capo IV. - Provato come il nostro Comune possa realizzare dalle sue acque una rendita tripla dell’attuale per il beneficio che apportano alla irrigazione; accen- neremo ora come in aggiunta a questo vantaggio certo ed immediato possa il Comune ripromettersene un altro forse lontano ma non improbabile, e di pari od anche di maggiore entità; che è quello della loro utilizzazione come forza motrice (1). « Come è accennato nella prima parte; dalle bocche di sua derivazione ad Albino fino alla sua ultima dira- mazione della Coda del Serio dopo Loreto la roggia Co- munale presenta una complessiva pendenza di M.' 98.23 sopra la lunghezza del suo corso di M.' 18854. 40. (1) Fu una previsione, un vaticinio di quella estesa utilizzazione che va a raggiungersi coi molti e vasti opifici sorti a cavaliere di questa roggia. » » » » » » » » » » » » 201 « Ritenuto che venga questo canale sistemato, sotto una pendenza uniforme di M.' 1 per ogni M. 2500 di lunghezza resterà una complessiva altezza di cascata utilizzabile di oltre M.' 80. « Ora essendo la portata della intiera roggia di M.' c.' 4.20 con la detta cascata di M.' 80 si potri avere una forza utile di N. 2240 cavalli vapore. « Attualmente della totale altezza di cascata non sono utilizzati che N. 40 salti di circa M.' 2 per ciascuno, danti in tutto soli M.' 20, per cui ne viene che nom sia ora utilizzato che un quarto della forza complessiva realizzabile ovvero la forza motrice attualmente usu- Melinetesarebbe ‘di cavalli vapore: 0.5 N, 560 e così resterebbero da usufrursi gli altri.» 1680 a compimento dell’intera forza di cavalli . N. 2240 « Per sapere quanto valga questa forza motrice idrau- lica gioverebbe di fare dei confronti con le rendite per- cepite per eguali forze ed in consimili casi, o meglio ancora di confrontarlo col costo della forza preparata dal vapore. « Ma lasciando questi calcoli incompatibili con la brevità della presente relazione, e limitandoci ad un confronto sommario, diremo che é dato dall'esperienza che colle vaporiere il modulo dinamometrico di un cavallo vapore costa non meno di annue lire tre mila per spese di combustibile ed acquisto e manutenzione di macchine, mentre invece la forza preparata dai motori idraulici, si ammette che non costi che un de- cimo di quella del vapore. « Ora ritenendo che la forza motrice idraulica, che può essere fornita dalla roggia il Serio grande, sl vo- lesse affittare non nella limitata ragione di una decima 13 202 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » parte, ma nella estrema limitatissima misura di uma centesima parte del costo di quella del vapore, e cal- colando d’altronde di non realizzare che l’impiego di una sola metà della forza tuttora disponibile, ne ver- rebbe tuttavia a risultare una rendita egualmente rag- suardevole, cioé sopra la forza ora già utilizzata di cavalli vapore N. 560 a L. 50 si avrebbe la ren- ditardi*uos.3 la pesateafa nità ARSRIIenEoe e per metà di quella tuttora utilizzabile cioè per cavalli vapore N. 840 altre... ..0/04 7» (25,200 e quindi una rendita complessiva di. . . L. 42,000 rn rappresentanti un capitale di L. 840,000. « Per ultimo quand’anche si volesse per attenersi a dati sempre più ridotti, tenere calcolo della sola ren- dita realizzabile per la forza già utilizzata questa ci rappresenterebbe ancora un valore capitale di italiane L. 1936,000.(1). « Ma pur troppo all'attualità per la deperita flori- dezza dell’industria serica, a cui servono più special- mente gli opifici animati da queste acque, sarebbe inopportuno e mal consigliato un aumento dei canoni imposti alla loro utilizzazione. « Però se anche fatalmente non avesse così presto a cessare il rovescio toccato a questa principale nostra produzione; possiamo però sperare che col risorgimento commerciale ed industriale alle contrade italiane assi- curato dal risorgimento politico; fatte sempre più estese le comunicazioni, atterrate le barriere doganali, e dis- chiuso un immediato contatto col commercio mondiale per la legge di libero scambio; possiamo sperare, (1) Veggasi il calcolo di rettifica già esposto nella Parte II sullo stato idrografico ar- ificiale. 203 ripeto, che anche al nostro paese per solerzia ed intra- prendenza distinto non sarà per mancare un miglior avvenire all’utile impiego di tanta forza motrice (4). « Ho calcolato che lungo la sua roggia potrebbe il Comune utilizzarvi nuove cascate; e questo senza gravi spese. Ognuno infatti può ben capacitarsene, quando gettando uno sguardo all'andamento di questo canale lo si vede scorrere con rapido pendìo e sostenuto sulle falde acelivi che fiancheggiano la valle del Serio fino a Bergamo così che con un breve e piccolo cam- biamento di deviazione topografica si può ottenere quella disposizione altimetrica che più ne conviene per prepararvi nuove cascate. « Così per esempio fra Torre Boldone e Redona, sopra un tratto di poco più di mezzo chilometro si può utilizzarvi al Ponte della Ranica, tenendosi alti per la metà parte superiore, e qualche poco affondandosi sul tratto inferiore, una cascata di M. 3 d'altezza che rappresenterebbe una forza di 100 cavalli-vapore. « Così pure nella parte superiore e lungo i primi cinque chilometri dall’ incile ad Alzano-superiore si può disporre ed utilizzare di circa M.! 20 di cascata; e quindi una forza di 700 cavalli. « Se nol poniamo assieme la copia di forza motrice che fornisce e può fornire, sistemata questa roggia il Serio grande con quella del suo confiuente superiore la Comenduna, e con quella della roggia Morlana. che viene derivata egualmente dal Serio su questa stessa sponda, e che scorre egualmente a traverso alla piana città ne abbiano l’ingente somma di oltre 4000 ca- valli-vapore. (4) E fortunatamente il fatto è là per provarlo: alla Ranica il salto di cascata per fi- latura Zopfi è di oltre metri 7. Ad Albino quello della Ditta Spoery è pure di oltre metri 7, e Gosì a Redona quello Zuppinger. 204 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » >» » » » « E quello poi che rende più prezioso da noi questo tesoro di forza motrice è di averlo distribuito in siti uniti alla nostra città, distinta con bel nome nelle in- dustrie e nel commercio; in diretto contatto con le comunicazioni ferroviarie; all’imbocco di una valle provveduta di popolazione numerosa intelligente, labo- riosa e sobria; in un sito infine dove la mercede di mano d'opera è a più buon patto che in ogni altro paese d’ Europa. « Né potrà dirsi un’ illusione, od un vago desiderio quello che s'abbiano ad impiantarvisi su queste acque nuovi opifici manifatturieri perchè ad Alzano vi tro- viamo già vigorose e floride industrie; ed internandosi a Gandino Inngo il rapido pendìo di un piccolo canale vi troviamo schierati tanti opifici che la resero la bor-. gata la più industriale della nostra provincia. « Per ultimo l'acquisto delle cascate di Torre Boldone fatto recentemente da una delle prime nostre case in- dustriali è un preludio ben promettente di questo mi- gliore avvenire che abbiamo accennato (4). « Spetta a noi l'iniziativa perchè gli intraprenditori di nuove Società e di nuove industrie sappiano che quì si ponno avere a buon patto ingenti forze motrici con acque sicure e continue, e tali da potervisi. erigere erandiosissimi stabilimenti, « Conchiuderemo a sommi capi; che le acque che può il Comune disporre dell’ intiera roggia dalla sua origine fino al sortire della città per uso di forza motrice, e di tre delle diramazioni che dalla città si spandono sulle vicine pianure per uso della irrigazione, rappresentano un capitale di circa un milione di va- (1) Vale ricordare che questo lo si seriveva nell'anno 4862. Quanto si è guadagnato in quindici annì ! » » » » » » » » » » » » » 2055 lore non nominale ma effettivo per rendita realizzabile, cioè di L. 33 mila per la irrigazione, e di 16 alle 17 mila per la forza motrice. « Che la rendita derivata dall’ impiego della forza motrice può a tutta probabilità ed in non lontano avvenire, dacchè son tolti gli ostacoli di governo e di tempi contrari, duplicarsi e forse triplicarsi, forman- done del nostro paese un vivissimo centro di industrie. « Quindi mi permetterò con un’ ultima parola di raccomandare che un tanto valore d’ acque venga guardato con tutte le cure e le attenzioni possibili, e venga svolto e sistemato così che possa il Comune ritrarne il migliore vantaggio per l'interesse proprio e per quello che potrebbe essere a cento doppi mag- giore dell’ intiero paese. » Quanto ebbi a scrivere nel 1862 non potrebbe da- vanti ai fatti dirsi una predizione ? 20% CAPITOLO. VI; . Dei inigliormmenti della forza motrice ottenibili colle nostre acque. \ Dal prospetto statistico già esposto in fine della Parte II° che tratta dello stato idrografico artificiale in riassunto abbiamo che la potenza motrice idraulica di cui va dotata la Provincia nostra è di cavalli vapore sei mila circa di forza utile. Colla sostituzione dei motori più perfetti suggerita dall’ arte può questa forza venire raddoppiata; perchè il rapporto fra la forza nominale assoluta e la forza utile effettiva col sistemi imperfetti primevi fin qui eserciti che stentatamente tocca il 30 per °/,, viene coi secondi portata ad oltre il 60 per ‘/. Questa sostituzione dei nuovi motori idraulici già da anni ed in vasta scala anche fra noi adottati va sempre più ad ampliarsi ed a generalizzarsi; e quasi per necessità, perché dovendo pure riparare al deperimento naturale dei vecchi, è dell’ interesse anche con qualche: maggiore spesa di adottare i nuovi sistemi. È possibile inoltre per la disposizione a forte pen- denza delle valli nella parte montuosa, e che continua pure componendosi a più limitate proporzioni, anche nella parte piana, di creare con la sistemazione dei fiumi e del ca- nali dagli stessi derivati, come lo vediamo praticarsi, una altrettanta potenza di cascata di quella ora esistente. E così sommato il duplicato aumento di potenza idraulica col duplicato prodotto della stessa pei nuovi i 207 motori ottenibile, se ne avrebbe una forza complessiva quadrupla dell’attuale. Ma se pure vogliamo attenerci al limiti della sola duplicazione dell’attuale, ne viene che il nostro paese potrebbe sempre disporre della ingente forza di cavalli vapore 12,000. Per questo ricco patrimonio di forza idraulica che in confronto di quella preparata col vapore può dirsi quasi gratuita, il nostro paese è chiamato, come sì disse, ad avere un bel posto fra le contrade per imprese industriali di- stinte; molto più che la maggior somma di questa forza la troviamo concentrata allo sbocco delle nostre valli, nei contorni e nell’ interno della città, dove molto opportune- mente vi è più fitta la popolazione, e vi ha vicino contatto colle comunicazioni ferroviarie. I N. 12,000 cavalli-vapore di forza valutati in ra- gione di L. 25.00 per cavallo, che è il canone adot- tato per le forze ottenibili con le acque di ragione della città, rappresentano un’ annua rendita di L. 300,000, di cui il capitale corrispondente ammonterebbe alla cifra di sel milioni. À In Francia le macchine a vapore applicate all’ indu- stria, secondo le ultime rassegne statistiche, rappresentano una forza complessiva di circa 500,000 cavalli-vapore. In ragione di popolazione questo paese che figura per imprese industriali fra i primi conterebbe un cavallo vapore per ogni 70 abitanti (41). Nella nostra Provincia si conta un cavallo-vapore di forza idraulica per ogni 30 abitanti (2). (1) Questo rapporto si ottiene col dividere per la somma della forza motrice già detta di 500,000 cavalli vapore, la popolazione ritenuta di 35 milioni. (2) Risultato che emerge come il precedente dal dividere per la cifra di forza di 12,000 cavalli vapore la popolazione nostra di circa 360.000. 208 In altri termini a noi è dato di disporre di una forza semi-gratuita, quale è quella che ponno fornirci le nostre acque e più che doppia in confronto di quella a vapore di cui dispone la Francia. Non aggiungo parole di chiusa, perchè non avrei che a ripetere quelle stesse da quindici anni fa dettate nella mia Memoria sulla migliore utilizzazione delle acque della Città di Bergamo, riprodotta nel precedente capitolo. All’ inaprezzabile premio di soddisfazione e di com- piacenza di avere nei limiti di mie forze fatte proposte utili pel benessere del paese potrò aggiungere così come voglio lusingarmi, anche quello di vederlo per pronta attuazione delle stesse definitivamente raggiunto; ne faccio fidanza sulla accertata dovizia dei doni da natura a noi largiti e tuttora dimentichi ed improduttivi; sull’ operosità e l’intraprendenza del paese, sull’alta convenienza delle fatte proposte. FINE. 209 INR OrE e A dl Principe Giovanelli Le a. e PAG.,3 7A EA AR Ae I ER O PARTE PRIMA Cenni tecnico descrittivi della Provincia. ee Aspetto generale ./ninosti alivhi patiriom li aio 9 i e Stato geologico. i. 0 0. e... » 13 CapitoLo II. — Dei boschi e della loro riproduzione . . . . » 23 Alienazione dei beni comunali — Delle piante conifere — propagazione a dimora — per trapianto — formazione dei vivaj — riproduzione ben riescita — piante forestali di secondo ordine — delle betule e loro propagazione — degli ontani e loro propagazione — esempio di boschi d’ontani, betule e faggi nelle nostre valli e nelle valli limitrofe della catena alpina — considerazioni sopra queste diverse regioni — delle cupolifere — la quercia, il castagno, il faggio ed il nocciolo — delle acerine, gli aceri i platani. de Stai) MEteorico 00 gliele. cuiessvpie flo 00 (01:99 Osservazioni barometriche , termometriche — Sull’altezza dell’ aequa cadente in un anno — stato del cielo — umidità ed evaporazione — procelle — venti. PARTE SECONDA Sulle condizioni idrografiche della Provincia. eg —Siaro idrografico naturale . . n... 3-90 Dei laghi — Lago di Como — lago di Lecco — lago d'Iseo — laghi di Endine e di Gajano. Dei fiumi — Fiume Cherio — fiume Serio — Brembo con Enna, Ambria Brembilla, Imagna — Adda ed Oglio. Delle acque sotterranee della pianura — Loro profondità — giacitura to- pografica, altimetrica ed orgine delle sorgenti — alimento che por- gono ai fiumi. Induzioni sull’ antico stato idrotopografico della Provincia nella parte montuosa — nella regione delle colline — nelle pianure, Warez ii — Stato idrografico artificiale >... . . +...» 078 Idea generale -- Irrigazione nei monti — irrigazione nella pianura. Delle seque derivate dal Cherio e della zona colle stesse irrigata » 81 pà # sE vasta " ae - sv ui prato a ROTA Ni L De A Di SE dl n e sti i ui, ni ilo fugit Da [3 sd Ù co | ARRE brr ar sana if sa [ tà [nolo sul Trai Tie d È Tatari ta D fp dr ina si) x si È fe a catasto Pesi SRMRSE ii pf n° va X SA) NATI dotto gAoRi sugli, Malti eo ae Ant Pi Lai 14 | N x ù ta Y \ Ò i Rai n P be | . ) ad 4 t < \ ., Ù = i re 9 " 4 = Ù Ù U . A I 1 , Ma È: è 4 \ a % . = ì Ù ‘ ‘ . (0 no LEVE Ul Ù di 4 ta) | ì ja Î Ù x Ri ‘RUA Y ha l) A i cale ERUELETESt sitio ass sti zitta