TRATTATO DELLA SEMINAZIONE DE' CAMPI» E DELLA COLTIVAZIONE DE PRATI. M TRATTATO DELLA SEMINAZIONE DE CAMPI» E DELLA COLTIVAZIONE DE PRATI DI GIAMBATISTA RATTI. Si aggiunge un Irruzione fpettante all' Ufo dei? Jlratro a coltelle , novellamente prodotte daW Jlutor mede fimo . IN VENEZIA MDCCLXV. Presso Giambattista Novelli Con Licenza df Superiori , e Privilegio . GIAMBATiSTA RATTI ' Al Corteie Lettore . EL breve brattiti , che io prefento al Tubblico mi fono fatto un rigò. rofo dovere rf' ef porre la pura veri. tà Jcevera da ogni forta d' tuga e per pervadertene pienamente, 0 corte fé Lettore , mi giova il cor.f coarti ì che fra i molti cf perimenti da me fatti , e che mi furono figgerai 0 dalla lettura de Libri, 0 dalle mie proprie idee, que' foli ho riferiti, che cfjendo fia- ti replicati > pojjono dir fi firwi ; avendo orastfi quegli altri , i quali , 0 perchè male eseguiti , 0 perchè da decidenti coltra-) interotti , 0 perche da [ufficienti prove non abb iflanza avvalorati , 720?/ avevano lo fleffo grado di certezza ; e per- tanto ho in psnfiero di replicarli ancora -, per ef- porli pojcni alla luce in un altra operetta , nella qualle mi lufigo di mani f e fi are altre fo- getti di utilità che per mezro della nuova coltura pof Jone ridondare nel Monferrato . Oltre di ciò 'evi a 5 fa?*- V 1 fatteti y che io fono rozzo, ed inefperto nella leu tiratura, e però fé vdefjì far credere , che è mia, la dicitura del trattalo, ciajcuno, che mi cono* cay con tutta ragione m accuferebbe di menzogna. Ma, je non fono verfato nelle lettere, ho almeno ft pit- to fc giere nel Signor Conte Francéfcottavio Ma- gr cavalli, nobile, antico Tatriuo di Cafale , e Riformatore acne Rc^e Scuoce un Cavaliere dòt- to , e gentile , il qmic avendo vedine co' proprji cechi , ci? efaminate ie mie efperiem.e , ed emen- do pi a o di zelo pei pu elico vantaggio , fi b e n.\ acuito di adi r re au mie preghiere con ri- durre la mia operetta a queiio (lato , in cui te la preferito , ponendovi del fm> la p- efazione 9 L o-dine 9 e io fine. Orante quejìo fia elegante , e purgata a m:- non a partiene di deciderne , mi dal pia- cere , the ffjo mi ha cagiuiiato p:ffo a-g mentare del duetto, che produrrà nelle tua me.de, o cor* tejc Lettore , a cui auguro vita , fallite , e ar,. tentezze . PRE- VI il PREFAZIONE 'Agricoltura , che è l'arte di col- tivare la terra, di tanto pregio fi^ riputata dagli Antichi , chele per- fone per nafeita , e per dignità più: ragguardevoli, non ifdcgnarono dì efercKarl, . Lafciari a parte i primi Patriarchi* del Mondo , che venerazione sì grand.- meri- tando perla candidezza de' collumi, per labori-» tà del cuore , e per la fublimità de'peofieri , nella coltivazione delle terre sì occuparono , lietiifimi di offerire i frutei primaticci al fom- mo Do , che adoravano; memorabili ef< npli ci fommmiftra la romana Iftoria del conto, che ne faceva un popolo , che perdonava a vinti, e debellava i fuperbi . Quindi ne tempi felici della Rcpublica i cittadini più confpicui d'edere fra le tribù rufticane annoverati fi, gloriavano , e i Serrani , ed ì Cincinnati di trattar l'aratro fi compsacevano con quella fletta mano , che poco prima , nel campo di battaglia , raccolti aveva gli allori , e co- ronata la g'onofa fronte. Egli è vero, che col- le foggiogate Nazioni introdottifi in Roma i a 4 vizj v j ; i ■ loro, la nobile Agricoltura , chenlTriorù £o, al Confolato, e alla Dittatura accopiava- r,o gli Antichi , al popolo più. vile, ed alla turba degli fchiavi fu abbandonata . Ma in mezzo a corrotti cofruroi videro cittadini il- lufòri, che in fommi eftimazione la conferva- rono . Tale fu il vecchio Catone , che fulia coltivazione de'campi dottamente fertile; e tale il celebre Cicerone r che fra tutte le profitte- Voli cofe , le quali abbracciare fi poflono , la migliore, la pù u*ilc, la più dolce, e in fine Jn più degna dell Uomo libero giudicoMa . Così Virgilio , che degl'Eroi gl'illufòri fatti Teppe cantare , fama , ed onore ha creduto di con- fluire , an leggiadro poema full A ra , e fopra !e viilarefche cure telìendo ,* che non meno dell Eneide y immortale il rer.defle , e gjoriofo; e Columella, un erudito trattato con- fando alla prfòerirà , proffima , e quaheon- guinea alla faenza chiamò un'arte, la qua- le fotto l'impero d' Claudio st farramentc era decaduta , che fola ■ bbifognava dilVlatftri, eh? J' infegna fiero ,ediDif<(poli, che l' apprende fiero ,- J^rrv.ìr; di Virgilio fu Luigi Alamanni, che nelde- «imoftfìo fecolo , n$»n meno per l'iliufrre na* ietta , che per Funivcrfale letteratura nfplen- tdo , uno fquifito poema fulla colrivazions all'Italia ha donato, ed quale, vecchio eden, do , e nelle umane cofe verfatillìmo , quanto pregevole fofTs quell'arte pienamente ha dimo- strato. Né nobile f.lamenteper fé fòefla èl' Agricol- tura b. . 'nò la mollezza , e le vicende de' (e- coli in mano a rozzi contadini conftgna,'i 1, abbia- abbiano, ma ad abbondanti produzioni obbli- gando , quali dilli , la terra di quanto agli Uomini , e agli animali è neceflario sì fat- tamente liberale rende, che fonte delle ricchez. ze , e bufo del commercio rettamente fi può" chiamare. E in fatti alla coltivazione fi deb- bono quelle fo/ranziofe biade , che il conve- ^f nevcle cibo all' Uomo principalmente fommi- murano ; a lei le verdeggianti viti , che un >c, e fpirirofo liquore donandoci , ci ditte, tano infìeme, e e' invigorirono ; a lei quelle feconde piante, che colla dilicatezza de' frutti il palato dolcemente lufingano ; a lei quell'er- be nutritive, onde pafeendofi gli animali, odel- le proprie carni ci alimentano , o le materie alle vertimenta compartono , o innumerabili fer- vigi ci predano , che al bi fogno , ed agli agi' dell'umana vita necettarj fono > ed a lei fi- nalmente e le verzure degli orti, eie vaghezze de' giardini , e quanto in fomma o a cibarci , o a vefhrci , o a ricrearci è adattato . Per la qual cofa , fé egli è vero , come veriffimo io reputo , che la copia di tutto ciò , che alla confervazione, agli agì, ed alle delizie dell'u- mana vita è neceflario, le reali ricchezze con- fhtuifca, egli èmanifefto, che nella coltivazio- ne delle terre la vera, ed inefaufla fonte fé né ritrova. Quindi deriva, che l'argento , e l'oro me. defmo, per accumulare i quali fatiche, e rif- chi arditamente s' incontrano , utili, e degnidi pregio divengono principalmente , poiché con elfi quelle produzioni fi procacciano , che ne' lontani climi abbondando , nel proprio paefe punto X punto non provano, o dalla terra iminediara: mente derivino le medefime, o da quegli ani- mali, che nutrizione, e foftentamento da lei ricevono; di maniera che tanti preziofi doni, o quali da sì feconda madre prodotti fono , o come l'arte indullriofa li trasforma , ed agli umani bifogni maggiormente gli adatta, la ba- v fé fono, ed il più forte foftegno ^i quel com« mercio, che pe'cornodi, ps'vanrsg^i, e perle indigenze loro le Nazioni pfù rimote hmno ftabiluo, onde o quelle cofe introducano, che la natura de' terreni, e la tempra de* prc>prj cli- mi non comparte, o i frutti delle campagne, e le mmifitture dell'arte, che nel nativo pae- fe nafeono , ed abbondano, in effettivo danaro effe convertono. E vaglia j1 vero, fé ragionar voeliamo fpeS cialm'n.e di quelle merci , che gli Uomini , qmfì d.flì, ingrati in verun modo all' Agricol. tura sttnbuifcono; come mai le comuni, e ìe finiffime tele s' intelTerebbono , Te il fecondo campo, dall'agricoltore pattinato , le canape 3 ed i lini non fomminiftrafle ? Come il panno- lano dalle fredde Ragioni ci difenderebbe, fé ì numerofì armenti; dalk coltivate praterie nodri» ti , le e piofe lane non compartifiero ? Com? ne' vaghi drappi l'arte maeftra i pregi della na- tura emulerebbe, fé grinduftriofi bachi, dalle fopìie de'gellì, o mori alimentati, di fete (or. tilifùmc non ci arricchifTero ? E d'onde final, mente e i cibi nurntivi, e lefoavi bevande, e le adattate vefriraenta, e gli agi più ricercati, e fino il luOo più sfarzofo procacciar ìì po- trebbono, fé la terra, dal provido agricoltore col- coltivata, ed invigorita , tutte quelle mattrie , che al C( modo, ed al (ofttntanv.nto degli Uo- mini abbiiognano, come primario fonte abbon- da vilmente non porge (Te? Chi; fé il commercio delk narrate materie, e di tant' altre, che lun- go farebbe l'annoverare, qu:lk- altre ricchezze appena , che di convenzione fi chiamano , e nella copia del danajo confi itono , com'è cer- tiuìmo , chi non vede eh ardente a quale al- tuinno fegno d' utilità giungi l'Agricoltura , che dal doviziofo grembo d.iia terra, refa da quella feconda, o per le im nidiate Tue produ- zioni, o per mezzo degli ammali da lei nodri- ti , o con l'cjuto dell'arte , quanto di necef- fario , quanto di vantaggiofo , e quanto di dilettevole defiderar fi pofla , copiofamente e- f:rae. Né qui certamente terminano ibeneScj, che dall' Agricoltura fi ricevono . Imperocché di« molfrato avendo Tempre l' antìchifuraa cfpe- rienza, che dove le pioduzioni della terra ab* bondano , ivi inclinati fono eli uomini di di- morare, di maniera che, giuda l'opinione di un cekbre Autore de' noftri tempi, la quantità delle medefime il numero degli abitatori in un paefe determina, egli ne derivi manifeftamentc, che quelle Regioni faranno più popolate, nel. le quali fiorendo l'Agricoltura, aci edere de' fioi doni pia liberale la terra produttrice farà prtiTo che corretta . Per la qual cofa qu.lla meuefrna nobil arte, che fonte delle ricchezze, e bafe del commercio rettamente ho chiamata, come cagion principale delle maggiori popola. aioni egualmente confiderai fi deve. Quindi in- con-* contrattabile tflendo, cberiella copia d'ogni forra di ricchezze , e nei aumerofo popolo ìa potcn- Za di u io Stato confile, forza è di conca: fhc fra le arti tutte la p^ù:iobi!e, la più u:ib, e 1? puì neceflaria fia l' Agricoftura, lalh qui*. !e il foftentamento degli uomini , e degli smk mali, le materie del commercio, ie ricchezze a ogni genere, e le più grandi popolazioni, come da vera orieine ridondano. Verità tanto importante dal p:rfpicace incel- letto degl' Inglefi appieno fi è comprefa . Che pe- rò quell'accorta Nazione, che un fecolo addie- tro , tanto frumenti non raccoglieva ne' vafti regni, quanto per nodrire il fuo popolo ne ab- bifognava, e pertanto, a forza d'oro, ne' più fertili paeh procacciare il doveva, sì fattamen- te ha avvalo-ata, ed accrefeiuta l'Agricoltura , che multiplicate avendo, oltre ogni crédere, ie fue mefiì; non folo il raddoppiato numero di abitatori colle produzioni delle fue campa- gne può alimentare , ma foprabbondanu ria- feendo d'ordinario le ricolte, copia maggiore- di frumento fomminiftra agli ftranieri, di quel ia , che da med-dmi , negli andati tempi, ri- cevei!:; e così f?tto commercio , fulla coltiva- zione fondato, a fegno vantaggiofo tanto è p.r- venuto, che nel corfo di cinque anni, cioè dal 1746 al 1750. come nell'Enciclopedia fi nfeu- fee , otto milioni , dugento, e dieci mila lire fieri i ne , che fono predo eh.? cento cinquanta- cinque milioni , fettecento ottanta quattro mila fetrecenro e cinquanta lire di Piemonte, per la veh- dita de'gr n* , e .'r-'tefononcU' I»ghilre:ra. Che fé all'indicato caUolo fucentoquarantun mila, CU xii* tre canta quattro lire ftcrline , che fanno do- dici milioni, cento feda motto mila, leitecento. rovanra lire di Pk monte , lì aggiongono , le quali da' navigli inglefi , che premiati t (fendo , e nelle eilranee regioni foli trasportando il fru. mento, predo a poco guadagnate (ìfono; aot. to milioni, otto cento cinquantun mila, tre- cento quattro lire berline , che a cento fedan- ta fette milioni, novecento cinquanta quattro mila , cinque cento quaranta lire di Piemonte cquivagliono, monta la riguardevoliflima fom- ma, onde i Regni della Gran - Brettagna , pe* doni dall'Agricoltura ottenuti, arricchiti li fo- no- Ne pel trasporto cesi conlidei abile di fru- mento ha mai dovuto temere , che i numero- filimi fuo abitatori del ncccOario f->dentamen- to fodero p.r mancare : Imperocché la f>vÌ3 legge , che alla confcrvaz;one di un popolo sì rifpettabile attentamente veglia , norma pren. dendo da que'comuni prezzi , che l'abbondan- za , e la fcsrfezza palefano , prudenti limiti al valor delle bude ha fidati, di maniera che, fé a maggior prezzo afecndono, e la fearfezza lo. io dinotano per confeguente, vietata è l'cftra. zione 5 ma fé alla prescritta edimazione non pervengono , e pertanto dell' abbondanza loro dubitar non puofTì, non [diamente aperte fono le vie, onde i fuperflui frutti della terra nell' oro delle frranicre nazioni fi convertano , ma I-de acquidano, e ricompenfa coloro , che al° trove li trasportano. Da così notabile utilità rifvegliata , quali cuffi. , la Francia , di migliorare l'Agricoltura anch' eda ha intra rrefo( , e pertanto eruditi Au~ kiv Autori ottimi precetti hanno compilati, che a perfezionar, quell'arte nobile non meno , che vantaggtofa, adattati fono. Rifplende però fra qu.fh, come prm.irio lume, il Signor Duha- mel di Monce.iu dell'Accademia Reale delle Scienze * della Società Reale di Londra , Ac- cademico d'onore della Società d* Edimburgo^ dell'Accademia di Marina, ed Infpettore gene- rale della medefìma, che un eccellente trattato fulla coltivazione delle terre ha pubblicato, nel quale, l'Orme feguendo in una parte dell' in- glefe Signor Tuli , ed i precetti migliorando- ne nell'altra, la paftmazione de* campi , la fé- rninazione col nuovo feminatore , e la coltura de' prati principalmente ha infegnate ; molte efpencnze riferendo , che egli medefimo , ec! altri dotti non meno, che attenti amatori deli* Agricoltura efeguite avevano . Per la qual co- fa non folamentc l'appLufo dalla fua Nazio- ne egli ha meritato, ma benemerito dell' umani genere rettamente chiamar fi deve . Da così nobile efemplo animata la Bretagna una focic- tà d'Agricoltura, di commercio , e delle arti ha inftituita , che nell' efame di quanto alle foprannominate cote ha relazione tutta impie- gandoti , delle erudite fue oflervazioni annual- mente il pubblico arricchire : dietro l'orme della quale altre Provincie della Francia utili adunanze hanno ftabilite * che dalla regia au. torità avvalorate, alla perfezione dell' Agricol. tura l'ingegno, e le fatiche comperano, di ma- niera che vantaggiofiflìmi infegnaraenti da una Nazione di talento , e di brio non ordinario dotata, il fecol noflro attender deve. Né Né neghittofi intanto reflati Tono gV italia- ni ingegni: Imperocché un Uomo d' immor. tale memoria meritevole fi è ritrovato in Fi- renze, che nelT anno 175^. per l' istituzione di un Accademia d'Agricoltura tutte le Tue entrate, e le aflidue fue fatiche volentieri ha deftinatej e certamente fertile eflendo quafi in ogni parte il bel paefe, Che lAppenìn parte , e il Mar circonda , e l' %Alpe , alle ftraniere Nazioni le copiofe ricchezze non avrebbe da invidiare , fé le produzioni della terra , non folamente come nutrizione degli uomini , e degli animali , ma come bafe del commercio riguardando, la nobile, ed utilità.- ma Agricoltura , che fola può multiplicarle, migliorane. Quindi a vantaggi grandinami, che ali* Italia tutta, e maffime al Monferrato, ove io foggiorno, derrivar ne potrtbbono, riflet- tendo , alcune irruzioni ho giudicato di pub- blicare, che la feminazione de4 campi, e la col- tivazione dt'pratifpecialmente riguardano. Nel- la qual cofa l'orme del Signor Duhamel fegui- te avendo (oftanzialmentc , a lui sì debbono que' pregi , che per avventura nel mio breve trattato fi rinveniflero . Che fé al defiderato feopo pervenuto non fono , la fcarfezza del mio talento , e la fortuna , in cui la Provvi- denza mi ha collocato, incolpare fi debbono: ma avventurofo appieno giudicherommi certa- mente, fé dall' efempio mio gl'italiani ingegni, che punj© non mancano 3 rifvegliari , un ar* te te nobiiiffima , che è fonte delle ricchezze , ba(e del commercio , e cagione principale del- le popolazioni intraprenderanno di perfezio. nare. TRAT- tfttS!TW5«I>5*9<»5«tó S*5 Gito G1W ?stó «ttó C«tó 5tt5 84*9 C3tó 9«f» TRATTATO D £ L L A SEMINAZIONE DE' CAMPI, £ DELLA COLTIVAZIONE DE* PRATI. PARTE PRIMA Della Seminazione de* Campi. $ I. INTRODUZIONE. A Terra deftmata dalla divina Provi videnza a fomminiftrarc gli alimen- ti all'Uomo, fé dopo il peccato del noftro primo Padre, ritiofa3 quafì dilli, ed avara rifiuta di dona- re da fé fte'Ia i frutti più necefTarj , e dilica- ti, ricornpenia però con larga mano l'attento Agricoltore, il quale agli umori foftanzievoli , che ad impinguarla , ed invigorirla piòvono dal Cielo, l'induftria, e la fatica arduamente aggiunge. Egli non è pefo per le mie forze un compito trattato fulia coltivazione delle terre, e fuperfluo eziandio farebbe l'intraprenderlo, A dopD s Parte Prima dopo che il Sjg. Duhamel di Monceau , dot* tnfìmo Autore francefe, con tanta erudizione, e fquifirezza ne ha fcritto . Ma lecito mi fia ài comunicare altrui quelle cofe , che dietro rde Macftro , nel corfo di alcuni anni, io me- defimo, affittito Tempre, ed ajutato. da Alfon- lo mio figliuolo , ho Fatte efeguire , animato dal viviffimo defìderio di giovare a ciafeuno , e maffimamente a coltivatori del deliziofo Moa- f rrato, nel feno di cui, e dentro alla Tua Capi, tale, all'età fenile io fono pervenuto. tie* Entro a prefitti limiti neretto, io tratterò dunque folamente della nuova maniera di fe- minare, e quelle cofe faranno da me infegnate, che preceder debbono, e quali diffi, accompa- gnare la feminazione . Dopo di che, lafciando i campi, e le biade, ragionerò di que' m.zzi , che verdeggianti, ed ubertofi , oltfe il confue- to, rendono i prati, i quali il pafcolo fommi* niftrando a buoj principalmente, ed a cavalli, non folo accrefeono le effettive ricchezze, ma gli animali , indifpenfabilmentc neceflarj alla Coltivazione, alimentano. Benché certamente io mi lufinghi, che colla fola ragione efaminandofi dalle giudiziofe per. fone quanto fono per proporre, efle pienamente perfuafe rimarranno dt* vantaggi, che dalla nuo- va coltivazione attender fi pofTono , tralafciare però non voglio ; dopo una breve iftruzione per difendere i campi , ed ì prati dalle acque (lagnanti, come da antico tempo, prefso a po- co, fi pratica» di comunicare parimente alcune delle molte efpericnzc, che il Sig. Duhamel ha riferite . Colla quale occafionc permeilo fiami ci aggiungere quelle ancora, che a me medefi- mo riufeite fono nel Monferrato . Imperocché eoa- P*arte Prima. j Confiderandofì Jda contadini quanto efrettivamen- te le produzioni della] terra aumentino , meno ritrofi diverranno forfè ad abbracciare qut' mez- zi , che di ricolta p.ìì abbondante lieti li ren- deranno. S. II. Del lavorio delle terre* PRJma che l'umido Autunno inviti alla fé- minazione, efler deggiono le terre hvonxeLe terre /i almeno quattro voice con quegli aratri , chetavonniì alla qualità de' campi adattandoli , da tempo XX!"* immemorabile ufano gli Agricoltori nel Mon ferrato , fenza che neceflario (ìa il valerfi di quegli, utilizimi in Francia, che nel primo to- mo dd fuo trattato il Sig. Duhamel ha deferir- ti : Imperocché da un canto evitar conviene , quanto mai fi polla, le gravi fpefe; e dall'altro le replicate efperienze m'hanno infegnato , che col folito aratro lavorando, que' notabili van- taggine derivano, che io fono per riferire. Egli e quefto un arnefe di legno affai forte, di una coltella di ferro armato, che fendendo la ter- D,r.r,w ra , al ricevimento di una pia larga apertura «/<>*« la difpone 5 ha in appreffo il vomere, il quale di è un ferro triangolare terminante in punta, che attiflìmo riefee a dilatar l'apertura, e ad affon- dare il folco dall' accennata precedente coltella, quafi dilli, abbozzato» e finalmente è guernito di un orecchio, che dalla banda del folco già formato prefentandofi , vi fparge la maggior parte di quella terra, che nello fcavare, ed af- follare il nuovo folco fi divelle. Se uniforme agli antichi è quell'aratro, che Ai i© aratro. 4 P A RIE P R 1 M À . io ho fatto adoperare, diverfamente però dall'; ufato modo, lavorare fi debbono le terre. Im- perocché , fatti i primi folcili nella confuetl forma, cfoeper ifpiegarmi , io chiamerò diretti, nel fecondo, enei terzo lavorio condurcon viene V- aratro attraverfo de'medtfirni folcando i campi a gxiifa 4 quafi dinl , di un tavoliere da fcac- chi, e pofeia fulla direzione de' primi formare gli ultimi folchi , ch'tiTcr deggiono fra loro difìanti quattro piedi circa di Monferrato, che predo a poco a quattro piedi , e due once di Francia corrifpondono j Imperocché comporto cflendo con due riiovc il feminatore, che fono per dtferivere, èneceflario, che in mezzoa fol- chi girino le medefime - Ma profondo fopra tutto fa d'uopo che (ìa il lavorio, quanto mai, \o comporti la di ve rf mar lira delle terre, e che efle difciolte, (tritolate , ed in fomma perfetta», mente pattinate rimangano , fpefle fiate acca- dendo , che per dirimo di coltivazione, vane divengano le fperanze citi pigro Agricoltore. Per la qua! cola fa d'uopo parimente, che a rompere, ed a {tritolare s'accingano i conta- dini quelle zolle , che abbondantemente fparfe fi veggono pc' campi, benché attentamente pa- Mrdodi {rinati fi fieno. Imperocché dure efTendo le me-. Uvo-ar ^efjme penetrare non fi poflono dalle nafeeni in s.crre « , ■ ti pianticelle, le quali altresì nodrimento alcu- no da effe non ricevono. E in fatti egli è anti- co coflume, che le lavoratrici , «o' mazzapicchj alla mano, sì fattamente !e percuotino, che in minuti pezzi le riducano. Lodevole è certamen- te sì fatto modo di lavorare} ma permeilo da- mi nuiladimeno di proporre quella forta d'er- pici , che mentre condotti fonò da buoi , girS uno ò'\ continuo . Formato è queft'arnefe da due Parte Prima 5 due cilindri di legno , che dieci once avendo Dtfcri, di diametro , e vent'otto di lunghezza in mi J^?e fura di Monferrato, dall' aite loro di ferro dentro erpice ad un telaio ritenuti fono: otto linee cjzualmen- Pirr°m- te dittanti dividono la fuperficie, lungo ciafeu- ~0ue. na delle quali, dieci, ©undici cavicchie di fer- ro, o punte che chiamare li vogliano, lunghe tre once, ed a quelle degli antichi erpici confor- mi , distribuite fono ; ma alternatamente col- locare fi debbono le medsfìme incorno al- la circonferenza , di fnaruerache , per ifpicgar- rni , l'alternazione di uno fcacchure immiti- no. Così fatto arnci'ccondur fi deveda buoj, non folamente lungo le folca, ma atcraverfo an. „Z°ra~r cora dtlie medefime, poiché girando allora fui- / erpice Je fot topo Ite zolle i due cilindri, di tante punte, o cavicchie armati, le rompono, e le dividono in modo, che (tritolate, quali dirli, effe riman- gono . Ma il propofto lavoro intraprender con. Viene tolto che paftinati fi fieno i campi; im- perocché feoperte rimanendo lunga pezza al fo. le le nominate zolle, sì fattamente indurano , che forza non ha l'erpice da {tritolarle; né per una fola fiata fianco divenga l'attento Agricol- tore, ma tante volte elTo ripigli l'utile ordigno, quante ilbifogno del lavorato campo ne richie- de. Dalle quali cofe chiaramente fi comprende, che fé l'umico modo feguitando, dopo la femi- nazione fi rompono le zolle, prima delia mede. fima, e talvolta più d'una fiata ancora, col nuo- vo arnefe (tritolare fi deggiono; Dalla quale o- perazione notabili vantaggi ii ottengono certa- mente, come io (teflo hoefperimentato , benché d' un folo cilindro guernito folle l'erpice da me coltrutto , che di due componendoli., come il r Sig. Duhamcl ha infognato , e da me fi è di- A 3 ferir- € r A R T E PtrUA. f<-r rfOj Cretto mollo maggiore produrrà fenz» dubbio. $.111. Del Seminatore, e della Seminazione . I L nuovo, ed utililTimo arnefe, che Semina. tore io chiamo , è quello ftefto foftanzial- mente, che il Sig. di Chateauvkux ha inven- tato , e che il Sig. Duhamel nel terzo toma del fuo trattato della coltivazione ha deferitto > ma affinchè alle terre del Monferrato maggior* mente fi adattale, il fopranominato Alfonfomio figliuolo, più femplice rendendolo , in alcune lue parti ha giudicato di cambiarlo . Etto per tanto di due ruote è guernito, dittanti fra lo- Deferì- ro quattro piedi circa di Monferrato , le qua- r.tr.edel^^ COtne d;lfi , girano nel mezzo de'folchi, aL lorachè, condotto da buoj, eglifi adopra. Dali* afie delie medefime, ch'efler deve forte, e con» fidente , efeono al di fotto tre braccia di legno incurvate in modo , che una parte di effe è pretto che perpendicolare , e moltiflìmo inclinata all' orizzonte l'altra. Armate fono le eftremità di quelle braccia, che volgono verfo il timone della macchina, da ferri triangolari, ed appuntati , dittanti fra loro fei once circa , ed alle antiche frecce, oa piccioli vomeri aliai Somiglianti , che mentre è condotto l'arnele „ formano tre ca ali, o ttretti folchi nella fotto- pofia terra, in feno a' quali fuccelTìvamente ca. de la femenza . Duecaltette in certo modo per- pendicolari fra loro , e nelle quali rinchiufe ftanno due tramogge, a guifa di aguglie capo- velie, coiicccate fono fopra l'arie, ma mageior Parte Prima. 7 re di molto , e capace di contenere una difere- ta quantità di Temente, e la fupcriore coftrutta 3 di legno, coperta Copra, e pertugiata al di fot-. to, in maniera tale che le granella difcendono nella tramoggia inferiore notabilmente più pie cola, formata di latta, e bucata come la pri- ma . Da quefta per mezzo di una doccia al- quanto inclinata , piove la Temente fopra un. cilindro, ch'effer dovrebbe d'ottone, intorno alla fuperficie del quale, a/fine di ricevere i ca- denti femi , alttrnatamente incavate fono ora tre piccole celette per ogni linea t quando grotti granelli fi feminano; come per la maggior parte de' marzajuoli ; edora fei , chea duea due s'ac- coppiano , affinchèdue granella il medefimo can. noncino imbocchino, allorache a feminar fru- mento s'intraprende. Incrocicchiati fono a ca- pi del cilindro due cartoncini di ferro; che da denti di una lamina circolare incontrati , come dirò in appretto, obbligano il medefimo a de- terminate rivoluzioni, quando in moto e la macchina, di maniera che dalle ccìlete (piovo- no le granella in tre cannoncini coftrutti di latta, i quali fotto il cilindro uniti eflendo fui princi. pio, fi feoftano pofeia, e fi piegano in gui fa, che difeendono paralelli, e contigui alle fopradette braccia del arnefej dal che deriva , che la fe- mente, da detti cannoncini ufeendo x cade ap- puntino ne* piccoli folchi , o canali, che i de. fcritti , e precedenti vomeri vanno formando . Affinchè continua, ed ordinata cada la femen. Caj...M te, due carrucole unite fono a mozzi delle ruo. dSfvZi te, che portano la macchina, le quali, mentre ne'£an- efle girano, per mezzo di una fune, che nelle n°*"nh incavate circonferenze è menata, il movimene to loro comunicano a due altre carrucole mino. A 4. V! $ he Prima. ri che fuperiormente fono collocate . Hantxs quell'ultime per afri due verghe di ferro , che lino al cilindro giungendo , e guernite avendo Je eftremità loro di una lamina circolare di fcr. ro, di due denti ad efTa perpendicolari muniti, urtano con quefti ne' fopraddetti baroncini ài ferro incrocicchiati, ed alle rivoluzioni obbl:. gano il cilindro , che fornito cflcndo parimen- te di due rotelle dentate , fcuote colle medefì. me la doccia , di maniera che da efla fui ci- lindro , e da quello ne'fottopofti cannoncini, come già dilli, cade la temente. Egli è però da. riflettere > che fi fattamente proporzionate fo« no fra loro le piccole, e le maggiori carruco. ]e , che dalla proporzione loro la caduta di maggiore , o minore quantità di feme intera. mente dipende . Per la qual cofa al defiderio , ed al bifogno di colui , che femina , adattare fi debbono le loro dimenfioni . Che fé il narrato effetto fofpendere fi bra- ma , egli fi ottiene torto per mezzo di una , ,. forta di catena , che da fottili , e brevi ver- impedireghe di ferro tefmta eflendo , fi fattamente tro- zze f/rrf« vafi difpofta , ed intrecciata , che tirandola verfo Semi, dì fé l'Agricoltore, toflo le lamine circolari, e- motrici del> cilindro fi allontanano da efTo , ceffono le fue rivoluzioni , e lo feotimcnto della doccia, e pertanto fofp:fa altresì rima, ne la caduta de' ù mi , benché continui il mo. to deU'arnefe. Regolato è quefro dal Contadino , che con due lunghi manubri , nell'alTe principale al di dietro infirìì, il dirige} e per mezzo del timo- ne avanti colloccato da due buoj è condotto , che dentro a folchi camminar debbono, arha- che cajpeftata , e compresa non fa la trita ter- Parte Prima. 9 terra alla feminazionedcftinata. Pei la qualcoia gioghi più lunghi degli ufati fin* ora accoppia- re li debbono, e tali in iomma , che alla di- itanza fra folchi determinata confondano. Che le Tuffici , e magre fono le terre , ove ferninar (\ vuole, allungare fa d'uopo di fei once i'uflc delle due ruote, che tutta la mac- china foftengono , affinchè un più lungo ci- lindro , fei cannoncini , fei braccia , e fei va- meri difcretamente dittanti vi cepifeano : onde altrettanti canali, o foìchi fi formino, e quel- la quantità di femi fi fparga, che la natura del- le terre richiede . Cambiamento fi notabile al- la fpefa di un'altra macchina coftrignerebbe , per evitar la qude egli è baftevole riflettere , che il deferitto ferninatore ufando , facilmente raddoppiare fi pofs >no i folchi , o canali , che la femente ricevono nel feno , di maniera che quel medtfìmo effetto il ottenga, che la mac- china di fei vomeri produrebbe. Allargate per tanto , oltre la preferita mi- Mcdodì r 1 il_ 1 11 : formare fura, di tre once ls porche, una delle ructey^y^; dell' arnefe trafporcar conviene in guifa , che tre col de- once parimente più lontana dal primiero fuo f/ninti- luogo giri full' affé: Indi iungo fé medefìme tore% condotto avendo il Seminatore, a ritrefo ricon- durre efTo lì deve . Imperocché sì fattamente operando , dagli fkfìi vomeri altri tre folchi fi formeranno, uno de' quali a lnro, e gli altri due nel mezzo ai feminati canali fi troveranno. Per la qual cofa, fenza novello ordigno , ricca di fei file di (emente rimarrà quelli terra, che di tante appunto ne abbifognava. Deferitto il Seminatore, nulla quafi rimane a dirfi intorno alla Seminazione. Imperocché ac- coppiati i buoi al timone della macchina , e gui- io Parte Prima. guidati lungo le folca, l'ameic {ledo, come dicemmo, forma i canali, e ne' mede/imi getta. la Temenza, di maniera che altro non rdh , che difenderla dogli uccelli divoratori, la qual eofa facilmente fi ottiene per mezzo di lavora- tori, o lavoratrici , che co' raftrelli alla mano fpianando i fatti folcili , di trita terra la rico* prono. . v Infesnafi dal Si?- Duhamel, che alternata* temuta- °r . & , \ . .. ., none al niente leminar conviene le porche, le quali io- ter** no quella terra , che fra due folchi fi ritrova » ri' Val a dire, che feminata una porca, vota di quel feme lafciar fi dee la contigua , per femi- nar la terza, che vi fuccede. Lodar fi dee cer- tamente così fatto configlio, maffirne perchè le vote porche , mentre le altre fruttano , agevol- mente pattinare fi poflono , onde l'anno ve- gnente di copiofa ricolta anch'effe ci arricchì* fcano. Ma la piena feminazione di tutto il cam- po abbraccia pure il lodato Autore , e dopo mol- te replicate efperienze, che utile, e fruttifera di molto a me medefimo l'hanno dimoftrata , di. anteporla all'alternazione convenevole io giudi- sì*nu-C(ò' Imperocché pe' lavori, che lo fpàrgimento pone U de'fcmi precedono, e per quelli , che arefeen- zwedi ^° k biade > c°l'a n«ova coltivazione fi ripe- tutto il tono, come infegnerò in appretto, (nervata non lampo, rimane, ed infeconda la terra produttrice, di maniera che , il Seminatore ufando , gli fleflì ed interi campi feminar fi poflono di frumento per ben tre anni fucceffi va mente, fenza temeti?, che ingrati le cure , e le fatiche abbondantemen» te non ricompenfino. Alla qual cofa rifletten- do, manifeftamente appare quanto la nuova fe« minazione più utile riefea dell'antica , che per un'anno infruttuofa lafcia buona parte di quel. la Parte Prima. it Ja terra, che all'Agricoltore donato ave» il frumento. Benché nella fatta descrizione del Seminatore fiafì ricercata quella chiarezza, della quale la materia è capace, nufladimeno malagevole fenz' alcun dubbio riufeirebbe l' intenderne la ftrut- tura, fé per mezzo delle figure in diverfe tavo- le delineate, non fi prefentaffe , per così dire, all'occhio tutta la Macchina, ed indi non fi friluppaflero le parti , che la compongono , con ifpiegarle ^paratamente , e con indicarne eziandio le mifurc, ove il bifogno lo riehied». Che però così fatta fpiegazione intraprenden- do, convien prima d'ogni altra cofa riflettere, che le dimenfìoni da me determinate de'difegni fono quelle medefime, delle quali ho fatto ufo nella corruzione de'Seminatori da me fatti la- vorare pel Monferrato > ma effe non fono tali, che punto alterare non fi pollano . Imperocché fé la natura de' terreni ne' diverfi paefi, per la feminazione de' quali adoprar fi voleffe l'arnefe, richiedelTe, per cagion d'efempio , che più lar- ghe, o più riflrette fi formatterò le porche , egli è manifefto, che o più lontane, o più "vicine fra loro collocar fi dovrebbono le ruote della mac- china ; per la qual cofa di tal lunghezza effer dovrebbe l'Afle, che le medefime poteffero fem. pre girare in mezzo a i folchi , come fi è infe- gnato. Dal che deriva, che parimente tutte le parti componenti l'arnefe proporzionare fi do- vrebbono alla fidata grandezza del medefimo. In fecondo luogo dee notarli, che nella coJ ftruzione della macchina valuto mi fono del piede di Monferrato , il quale in otto once è divifo, ciafeuna delle quali da dodici puoti è comporta , onde le fcale de'diflegni a quefto piede i2 Parte Prim,. fiedc corrifpondono , di cui intender fi n.cì che ti ragioni Tempre, quando contraria dichia- razione non fi faccia. Poiché però a moltiifimi la lunghezza reale del medefimo può efiere igno- ta , egli è neceflario di palefare , che efio cor. rilponde a fette once, eK cinque, lefti dei pie^'e di Piemonte, ad once dodici, ed un terzo del piede di Francia chiamato del Re, e ad once lei , e quafi tre quarti del braccio Milancfe. Finalmente è d'uopo di notificare, che in tutte le tavole, e figure je parti principali com. ponenti il Seminatore fono contraflegnate colia fteffa lettera, o collo fteflo numero j affine non (blamente di evitare l'ofeuntà, e la dubbiezza, ma eziandio per rendere più chiara, che folle poflìbile la fpiegazione della materia, di cui fi tratta- Ciò premevo la Tavola I. rapprefenta f'ar- nefe , quale efieriormente appare a chi lo ri- guarda, eccettuandone lolamente quella catena da fottili, e brevi verghe di ferro teftuta , la quale ferve ad allontanare dal cilindro la lami, na circolare, e dentata motrice del medefirno ; Imperocché non era forfè polfibile il difegnar„ la in modo, che la ftruttura, la fituazione, e - l'ufo fé ne porefle comprendere. A A fono le ,:due ruote, come è manifefto nella pr:m.i fig. B Semin*- quella parte di afte, che fi eftende oltre i moz- za?/'*/ zu C ^c braccia della macchina de' loro piccoli alle 6. vomeri, o ferri triangolari armate. D U Caf- l,iTe> I fetta fuperiore, dentro la quale è racchiufa la Tramoggia maggiore. E la Cadetta minore for- mata di lamine di ferro, la quale contiene la Tramoggia minore. I una delle Stanghe , che fi fpiegheranno in apprefTo. MM fono i Manu,' br) nell'ade infidi, p^r mezzo de* quali il Con tadi- Parte Pai ma.' i} tadir.o regola il Seminatore . ISi è un battone;-" no attaccato per mezzo di anelli ad uno de' fuddetti manubrj , il quale facilmente alando- fi, ed abballandoti, fofticnel'àrrfefe, se-ciò non fi rovefci quando fermo rinvaWé , e T final- mente è una parte del Timotv. per m;zzo di cui la macchina è condotta al lavoro. Nella Tavola II. fig.> 2. vedefi la faccia del Seminatore, che è volta verfo il limone dief- iò , e nella Tav. III. fono delineate feparata. mente alcune parti, che lo compongono , on- de quefte due tavole cole loro ligure unita- mente confiderare, e fpiegare fi debbono. Nel- la Tavola II, fa. i. A A fono le ruote dell' Ar- nei'e , le quali hanno il diametro di venticin- que once, e le circonferenze munite di un cer- chio di ferro , che ad e(Te tengono unito al- cuni chiodi a cappello alquanto rilevato , che- ai moto circolare le coftringono .1 mozzi ef- fer debbono groffi. , anzi che no , acciocché alle loro facce interne fortemente rimangano unite le carrucole maggiori F per mezzo di tre viti col capo loro nelle medefìme incaftrato , Il diametro efteriore delle fuddette carrucole maggiori è di once cinque e mezza , e Tinte. •iore, dove incavate fi veggono , è di cinque once . La loro grouVzza è poco meno di un oncia, e le cavità loro,' o canali circolari , che chiamare fi vogliano, hanno quattro pun- ti di larghezza, ed oltre a ciò munite fono di alcune punte di ferro deftinate a tratenere le funi cntfo racchiufe , acciò movendofi l'ordi- gno , non ifeorrino. Le ibprannominate ruote A A foftengono Tafle B, a cui quafi tutte le parti ce! ^mina- tore unite fono. £' quello di u:i fol ptr.zo di far- S4 Parte Prima.* Forte legno, di cui è porzione la tavola tfig. ** i! di cui piano orizzontale, e fuperiore è rap» prcfentato dalla fig. 3. della Tav* III. La lun- ghezza di tutto 1* Affé è di onee quarantatre > e quella della tavola di once diciannove , di maniera che ne rimangono ventiquattro per le porzioni rotonde del medelìmo. Hanno quelle il diametro di un'oncia , e nove punti corrif- pondente a buchi de' mozzi , entro a1 quali s'introducono, ma non fono effe da uncanto, e dall'altro egualmente lunghe . Imperocché la porzione della deftra fupera quella della finiftra colla lunghezza di tre once , e due punti, lo che equivale alla metà della diftan- za determinata fra le braccia C. del Seminato- re , ( Tav. II. fig. 2. , ) affinchè trafportare fi pofla la ruota , e ritenerli più lontana dalla tavola , mediante il chiavello , che pafla pel foro fegnato O, quando collo fteffo arnefe rad- doppiare fi vogliono le file della feminazione , come più fopra fi è infegnato . Qui però con- viene far oflervare , che trafportando nel fo- pradetto modo una delle ruote , fi allontana egualmente dal cilindro la carrucola maggiore unita al mozzo , onde più non può comuni- care il moto alla carrucola minore foprappofta , di cui parlerai!! a fuo luogo. Ma da tal cofa difordine alcuno non ne deriva : imperocché per obbligare il cilindro alle fuc rivoluzioni bafh , che da una fola carrucola comunicata gli fia il movimento . Per la qual cofa om- meffe fi fono quelle altre maniere , per mez? zo delle quali , anche dopo avere allontanata una ruota , il fuddetto movimento da amen* due le parti comunicar fi potrebbe al cilin- dro. Per Parte Prima. ij Per comprendere maggiormente la ftruttura idei foprannominato Affé, giova l'oflervare la fìg. 4. della Tav. III. nella quale etto fi è deli, ncato , come fé tagliato fi fotte lungo la Tua larghezza. Imperocché a dimoftra la parte vedo il timone: b il lato oppofto: e e il matticelo del medefìino atte , una porzione del quale è ad angoli retti, e l'altra ha la bafe circolare, co* me i cilindri. Al di lotto di etto efeono, per così dire* le tre Braccia di legno dittanti fra loro lei once, e quattro punti, che mik fig. 1. e. 2. indicate fi veggono colla lettera C, le quali, come fi ditte, incurvate fono in modo, che una parte è predo che perpendicolare , e moltittìmo inclinata all' orizzonte l'altra . Rimangono quelle Braccia fortemente unite all'Atte per mezzo di tre ca. vicchie di ferro, che Verfo i manubrj termina, no con un grotto cappello, e verfo il timone fo* no lavorate a vite, onde tenacemente le flrin- gono le madreviti contro le lamine di ferro h alle medefimc fottopofìc , come fi vede nella flg. i. della Tav. II. Sopra 1 Atte, e la -Tavola, e lungo la linea, che divide per metà la larghezza dell'Atte for- gono le due ftanghe fegnate I , le quali , ben- ché nel difegno vicinilfime fieno alle carrucole F , debbono però collocarti diftanti da ette fei punti , acciò indebolito non ne rimanga in quella parte l'ordigno. Sono quefte deftinate a foftenere le Staffe di ferro L q : le Carrucole minori G, che comunicano il movimento cir- colare al cilindro : ed i Rocchetti r , de quali s'indicherà pofeia l'ufo. Lungo la fletta linea di mezzo, nel (ito punteggiato, e determinato dalle lettere et nella fo. 3. della Tav. III.' è col- locata io Parte Prima. locata una forta di (cannello , che fognato fi vede colle lettere K nella f.g. 2. della Ta, IL ed erto fortiem la cadetta di ferro E, dentro a cui il Cilindro dirtributore d ila Temente è rac. chiufo; ed oltre a ciò forra la medefima tavola è parimente appoggiata , ed infida la Cadetta- maggiore di leo.no I) , il che maggiormente fpiegheralTi in a/>{*reflo. Che però da foprannominati Bearci incomin. ciando, fi ofservi hfig. 5. della Tav. Ill.in cui uno d'etfì è delineato in prolpettiva. E' quefto comporto da due pezzi di legno A, cB uniti a dente, acciocché tanto la porzione verticaleA, quanto l'inclinata, e quafi orizzontale B fieno fecondo la direzione delie loro fibre ; la fua ali tezza verticale è di once undici ; e prefso che di otto la lunghezza inclinata , fé il vomere di ferro fé ne efclude. L'angolo g è digradi no- vantadue e trenta minuti tanto per evi care una più n fidente fregagione , che s'incontrerebbe , le fofse perfettamente retto, quanto perchè quel» la poca terra , che taglia , ed alza il vomere , comprefsa non fia , ma trita rimanendo , più adatta fi ritrovi ad abbracciare fi' cadente fe- me- Li grofsezzadel fuddetto braccio mifurato per dietro, cioè dove è collocatoil canale, eòi un oncia e mezzo , ma così continuando fino alla metà della larghezza, va pofeia diminuen- doli , di maniera che la porzione anteriore, e curva fino al vomere diviene quafi tagliente , ed a guifa di cortola. Incartrate nel legno, ed inchiodate fono al didietro duelaminedi feri» e larghe un oncia , ed otto punti , e lunghe prefso che cinque once, in mezzo alle quali è collocato il cannoncino di latta/", il quale uni. to ad altro fupcriore conduce la fornente nel picco- Parte Prima i7 piccolo folco dal vomere del braccio formato; La parte fuperiore del medelìmo braccio è tutta ad angoli retti cioè il lato a b è perpendicolare al lato b cy e lo (tetto intender fi dee del lato c d q degli oppofti , ottervando , che e d ed il fuo oppofto fono di tre once e mezzo , ed il lato e b col fuo oppofto è di un oncia e mezze, come fi è detto di fopra . Vedefi parimente ta- gliato il Braccio dalla fommità b (ino in o, ed il canale perpendicolare, e piano formato da que- llo taglio, chiaramente efpreffo dalla figura, ha di larghezza un oncia e nove punti. Che però forgono dal piano di etto il dente b e, ed il fuo oppofto, i quali di viti fono da una fefTura pari- mente a fquadra della larghezza di fei punti. Palla per quefta quella foprannominata cavic- chia di ferro, che verfo i manuhrj rermina con un grotto cappello, e verfo il timone è lavorata a vite, onde tenacemente potta ttri^nerfì dalla madrevite nel firo fegnato b della ftg. i. Tav. IL, ed il deferitto maggior canale, da cui forgono i due denti, è formato affinchè alzare, ed ab- Lattare fi potta il braccio fecondo^ il bifognoa e nella voluta altezza fi fermi pefeia colfa ca, vicchia a vite , che già deferita abbiamo . Una porzione di quelli denti , che oltrepaffa h grottezza dell'Atte, vedefi nello fletto dife. gno (Tav. IL fe. 2.) fegnata colla lettera u; e fi noti , che tali denti debbano efattamente combaciare le pareti del pertugio quul ranto- lare aperto nell'Atte, in modo tale però, che fenza grave fatica alzare, ed abballare fi polla il braccio. La pianta di etto armato del fuo vomere, cioè quella fua parte, eh' è volta verfo la terra, è B rap- i'S Parte Prima. rapprefentata dalla fìg. 6. Tav. IH., nella quaUe ce dinotano leveftigia delle due lamine di ferro, ed / l'eftremità del cannoncino . Nella fìg. n, cella ùetiiTav. è delineato uno de' vomeri con- giunto con una ftretta , ed elaftica lama di ferro a b, guernita nell'eftremità b di un ram. picene, il quale introducendo!! nel foro h del braccio, come la fìg. 5. dimoftra, ritiene il vo. mere al medefimo unito. Quìoflervar fa d'uopo, che il Braccio collo* cato nel mezzo dell'ordigno efler dee alquanto più breve degli altri due; Imperocché s eguale fofse, troppo profondo formerebbe il folco nel mezzo delle porche, ove fono d'ordinario più rilevate . Che però per la {tefTa cagione e ne» cefsario di badare, che ad altezza convenevole fieno collocati, e che parimente lungo la me. defìma retta fieno diftribuiti , affinchè quando coil'ojuto de'manubrj alzare, od abbafsare fi vogliono le punte loro, efse, che hanno nell' sfse «1 centro del loro moto, s'alzino, e fi ab. bollino egualmente . Per mezzo de'ibpra indi- cati denti fi unifee il braccio all'afte, e alla ta- vola deìl'arnefe , entrando eflì ne' pertugi qua- drangolari fegnati b ed oltrepafsandoli eziandio, come dimofrrano la fìg. 3. della Tav. III., e la fìg. 2. della Tav. II., contra le pareti de' quali pertugi fono fermati i denti dalla cavicchia a vite munita della fua madrevite, come fi è di- chiamo. Le Stanghe I nella Tav. 11. fìg. 1. moftrano uno de'loro lati, e nella fìg. 8. della Tav. III. è delineato l'altro, che guarda, percosìdire, ver. fo il cilindro. Sono efse rettangolari, ed hanno i! lato della grofsezza di un oncia e tre punti 3 e quel- Parte Prima. 19 e quello della larghezza di due once . La loro altezza totale dal piano della tavola e di once tredici o Intaccate parimente fono le medefime da una parte^ e dall'altra della larghezza, co- me fi vede nella fìg. 8. della Tav. III. j di ma- niera che entrano a dente nel pertugio rettango- lare e della fìg. 3. Tav. III., e colà fono ritenute da una cavicchia di legno pure rettangolare fé. gnata n nella fìg. z. della Tav. IL, la quale pafla pel foro 0 punteggiato nella fìg. 8. Tav. III. Nel mezzo della fopraddetta larghezza della ftanga, ed all'altezza di Tei once mifurate dal piano del- la tavola, ove trovafi il punto corrifpondente al centro'del cilindro, che deferiverafiì in appretto, etter vi dee un pertugio fegnato a nella fìg. 8. Tav. III. di tale diametro, che fenza difficoltà alcuna potta pattarvi la porzione più grotta della verga di ferro indicata dalla medefima lettera a nella fìg. 9. della Tav. IIL; ed oltre a ciò nel lato, che volge verfo il cilindro, etter dee in- chiodata una lamina di ferro, fognata b nella fìg. 8. Tav. III. , che pertugiata (la parimente con un foro di tale diametro, che agevolmente vi entri loltanto la porzione £ b della verga di. fegnata n*Ha fìg. 9, Tav III., il qual foro per confeguente è minore di quelio nella fopraci-' detta ftanga determinato. Armate fono quefte ftanghc di due Staffe di ferro L, ritenute dalle viti p, come fé ne vede il profilo nella fìg. 1. della Tav. H. , le quali viti pattano pe fori e della fìg. 8. av. III. Ette deb- bono foftenere le verghe di ferro H, e le Car* rucole minori G della fìg. 2. Tav. H., le quali ettendo nel rimanente fimili alle maggiori, han- no di diametro efteriore once quattro circa , B z il no F rt k :f e Pkimà. il quale, dove, effe incavate fono, d'onci.., mezzo rimale. Che però per ifpiegarne meglio la forma , e l'ufo, fi è anche delineata la fìg. i:. delia Tav. Ili-, la quàie dimoftra la faccia, o larghezza delle medefime fi afre ; e per tanto lì oflervi, che in tale guifa effer debbono colloca^ te, che quando il capo della verga di ferroH, la quale ferve anche di affé alle Carrucole mi,- non G (fìg. i. Tav. II.) introdottola nei buco ^ della fig, il. Tav. IH., le fuddette Cornicele minori rimangano a piombo delle maggiori f, ed il foprannominato buco g.corrifponda al cen- tro del Cilindro, di maniera tale che i pertugi delle due Staffe, quelli delle ftanghe , colle la- mine di ferro ad effe unite, e quelli che paflanq per l'ade del Cilindro fieno nella medefima li- nea retta , e paralella al piano della tavola , e nella direzione del l'ade B {fìg. z. Tav. II.) DiflS, che le Carrucole minori rimaner deb» bono a piombo delle maggiori . Imperocché per le cavità, o canali circolari di ette pattar dee una fune, la quale da un capo è munita di una coreggia, e dall'altro. di una fibbia, l'ardi, glior.e della quale entrando ne' buchi della co- reggia , itrigne la fune nelle cavita d'aiT.endu? le Carrucole, e da ciò, deriva, che quando U maggiore unita al mozzo della ruota fi voige i(j giro, la minore parimente è obbligata alla ile da rivoluzione, e per confeguente comunica il mo- to medefimo al cilindro per mezzo della verga di ferro rr.unrta di una Lamina circolare, e denta- ta, di cui fi ragionerà chiaramente a fuo luogo. Il foprannominato pertugio e fé all'incontro per cagione della rivoluzione contraria della vite , maggiormente fi accorta, anche la fune più tefa rimane, con che fi ottiene quel fine, che il fopraddetto Roc\ chetto ha fatto immaginare. La verga di ferro H, a cui è unita la carru- cola minore G (fìg. z. Tav. II. ) è principal- mente comporta di due parti, le quali feparate fi veggono belle fìg. 9., ed 11. del la TavAll. La parte e d ràpprefentata dalla j^. 9. ha di lunghez- za once nove e due punti, poiché dalla ftaffa giunger dee al cilindro , ed in elio internarli colla lunghezza di fei punti. Elia non è tutta né della ftefTa forma, ne del medefimo diame- tro J imperocché la porzione d > che oltrepafla, la carrucola minore verfo la fLftj, è a guifa di cilindro, il quale gira nel pertugio della me- defima; quella , che nella groflezza della fud- detta cartucola rimane, è quadra, acciò ginn» 13 1 do zi Parte Fri ma» do quefta, obblighi la verga, a cui è tenarr- menti unita, alla medefima rivoluzione; e fi. nalmenre la porzione fa è tutta intorno intac- cata in due luoghi, cioè in e, ed in /, confer- vando la forma del cilindro , di maniera che a e* che rimane nel foro della ihnga, ha fette punti di diametro, e coll'anello £, o fia colla bnfe del cilindro e a urta nelh parete della lamina di ferro unita alla ftanga , la qual la- mina, come fi ditte, ha un pertugio di minor diametro di quello fatto nella ftanga , ed in quefra guifa impedifee alla verga di feorrtr più oltre. La parte 6 ha di diametro cinque punti , ed è intaccata, come dilli, tutta incarno in /; in guifa tale che o /ha folamente tre punti di diametro. Sopra l'anello /, o fia fopra la bafe del cilindro / e fi appoggia la molla a chioc- ciola della fig. io. Tav. III., veftendo, per così dire a e circondando la porzione e /della ver- ga , che nella molla s'introduce . La molla è di filo d'ottone, acciò confervi la fua elaflicij tà, né corrofa fia dalla ruggine. L'altra porzione poi della verga rapprefen. tata dalla fig. it. Tav. III. è un cannoncino di ferro voto internamente, a cui è unita una lamina circolare parimente di ferro a, come fi vede anche nella fig. i, Tav. II., e della quale parlcralìi in appretto, Si oflervi intanto, che il iuddetto cannoncino da b a e ha il fuo vano di tale diametro, quale è necettario , acciò la porzione della verga yeflita della molla a chioc. ciola , e rapprefentata dalla fig. 9. , cioè da e verfo by vi pctta capir dentro, ed aver libero il fuo moto. Nel punto e pofeia della fuddet- ta fig. 11, diminuito rimane il diametro del va. no Parth Prima, 23 no interno, di maniera che loiamcnte pafiur vi polla la porzione e /della verga fpogliata della molla, che la circonda, e in quefta guifa la fopraddetta molla incontri un ritegno, quando contra la parte e fa forza per difenderli. Dee pertanto la medefima colla porzione di verga da ella circondata poter edere contenuta nello fpazio vano e bt ed in quefta guifa efla fi ap» poggia da un canto fopra l'anello /della fig. 9. , e dall'altro fpinge contra l'anello e della fig. 11. per quel fine, che farà fpitgato in ap- presta . Tutte quefte parti però unite infieme formano l'intero corpo della verga , e sì fat- tamente debbono cflere congiunte, che feparare non fi poflano , quando circolarmente fi mo- vono , ma folo permeilo fia al cannoncino vo- to della fig. 11. di moverli orizzontalmente lungo la verga e b della fig, 9. per quella ftef- fa cagione , che ha obbligato ad immaginare la molla a chiocciola nel cannoncino intro- dotta. Per impedire, che le parti componenti tutta la verg# non fi dividano nel moto circolare di efla , ^T;V» nel cannoncino della fig. 11. un' apertura quadrangolare d della lunghezza di fet- te punti , che lo trapaffa , e nella verga della fig. 9. al punto g un foro quafi ovale , di ma- niera che quando la fuddetta porzione di verga trovati introdotta nel cannoncino, fi fa paflare per l'apertura foprannominata, e pel foro quafi ovale una piccola cavicchia di ferro, la quale terminando a vite è ritenuta dalla fua madrevite X delineata nella fig. 2. della Tav. II., dal che manifeftamente deriva , che tutta unita dee fempre confervarfi la verga nel moto circolare, B 4 ma *4 P ;. a t t Prima. mi facile diviene per una parte di effe, cioè pel. cannoncino , il movimento orizzontale per ia lunghezza dell'apertura d (fig. il.) di maniera che può accodarli il fuddetto cannoncino alla flanga, quando il bifogno lo richiede, e dalla forza elaftica della molla a chiocciola è pofcia ricondotto verfola cafTctta E (fig>i>) fé fi tolgo- no gli oftacoli, che comprefsa la ritenevano. Quafi all'cftremità del Cannoncino verfo il cilindro è collocata la lamina circolare di ferro a (fa. U Tav.U.) e (fig. u. Tav. III.) Efsaha di e:.. metro due once, e quattro punri, e falla fua fuperficie forgono vicini alla circonferenza due denti triangolari , e perpendicolari , che diametralmente foro fra loro opporli, 1 quali indicati fi veggano dalla lettera b nella fig. i. e da e nella fig. n. Sono e Ili gangherati fopra la lamina fr? ou» paletti di ferro in quella infili!, di maniera che volger fi pofsono in giro fu loro chiavelli, abbafsandofi a piacere, e rialzandoti per mezzo di due molle, che li respingono; la qual cofa fi è immaginata, poiché retroceder!» dotai volta per qualche impenfato accidente le ruote del Stminatore, o ferma rimanendo una di efse, quando l'altra in mezzo giro fi volge, fi correrebbe pencolo, che da fuddetti denti, fé immobili fofsero , ad una rivoluzione con- trària oobligandofi il cilindro , qualche parte d.lla macchina ne fofse danneggiata ; quando potendo ria cedere al contrario impulfo , così fatti difaftri non fi debbono temere . Affinchè però meglio s' intenda la coftruzione di quefta lamina circolare, la medefìma fi è difegnata in forma maggiore ntìkfig. 43. , e 44. della Tav. V-, nella prima delle quali è delineata in prospettiva» e nel- Parte Prima. 25 e nella feconda iti profilo . Si ofservi dunque, che a indica la lamina circolare; b i due denti triangolari; e le due molle; e i paletti di ferro inrìflì n.lìa lamina, che porrano , e ritengono un chiavello j o perno orizzontale, fopra cui fi Volgono i denti; / pofeia rapprefenta una par- te del cannoncino verfó il rimanente della ver- ga; e g reftremità del medefimo. Lo Scannello di legno pollo in profilo nella Tav. II. fìg. 2. nella quale è indicato dalle lettere K, ed eziandio veduto per una parte in prof- ittava nella fìg, 1. , moftra uno de' funi lati ad angoli retti con l'afse nella fìg. 13. della Tav. III., nella qualea indica le viti, che uni- to il ritengono alla tavola del fopradetto afse per mezzo de' fori fegnati d nella fig. 3. della . Tav. III. , le quali viti introdurre fi debbono ne'fuddetti fon al di fotto della tavola, in cui incaftrati fono i loro cappelli. Efso ha due per- tugi obliqui, urto de' quali nella fig. 15. fegna- to fi vede colla lettera è, e da medefimi efeo, no due de' cannoncini di latra deftinati a fpar. pere la femente, i quali indicati fono da snella fig. 2. Tav. II. Il fuddetto Scannello è compofto da due tavole di legno grofse un'oncia , larghe fei e mezzo, ed alce quattro, le quali unite fonoda una traverfa parimente di legno fegtiati y nella fig.i.-) che è incaftrata a coda di rondine nella grossezza delle medefime a due terzi dell'indi- cata altezza , e le ritiene fra loro dittanti un on- cia , e nove punti . S\ è determinata l'altezza dello Scannello ad once quattro , acciocché i cannoncini di latta, che efeono dàlia cafsetta di ferro fopra il medefimo appoggiara , e fegna. ta lC Parte Prima." ta E nella fig. r. Tav. II. abbiano inclinazic fufficiente lungo lo (leflo, onde fenza difficol- tà cadano i femi nc'lolchi da yomeri formati. Quindi per ritenere la fuddetta cadetta di ferra ferma, e fida fopra lo fcannello, piantar fi deb- bono quattro cavicchie di ferro bucate a guifa di anello fulla grodezza orizzontale , e fupe- riore del medefimo , due delle quali efprede fono da e nella luddecta fig. 13. della Tav. III. e due altre repprefentate da z nella fig. 1. della Tav. IL Imperocché pattando pe'fori, o anel- li delle medefime due baroncini di ferro , come dimoftra la fig. 13. della Tav. IH. colla lettera d , la foprannominata cadetta immobile rimane. E' queda una |delle principali parti dell'or- digno, alla quale fi unifeono il Cilindro, il Raftrello , la piccola Tramoggia , la Doccia . una fona di Recipiente in tre canali divifo , chea cannoncini di latta fi congiunge, e final- mente ano Scaricatojo , com'è rapprefentato dalla fig. zS.òdhTav.V.y e per tanto fi è anco giudicato conveniente di delincare la fig. 19. della Tav. IV., acciò ella dimoftraffe quel fian- co della cadetta, che è volto verfo le ruote dell' arnefe; ed oltre a ciò fembra ora neceflario di deferivere feparata niente la medefima , e tutte le fue parti * Per avere però un'anticipata idea delle medefime , baderà ofTervare la fuddetta fig. 28. della Tav. V. nella quale fi vede la par- te interna della cadetta , come fé levata fi fods una di quelle maggiori lamine , che la for- mano. Imperocché A rapprefenta il Cilindro ; B il Raftrello ; C la piccola Tramoggia ; D la Doccia ; E il Recipiente della fornente in tre Parte Prima. 27 $re canali divifo » e Finalmente F lo Scarica- toio. Della CaJJetta minore e Quattro lamine di ferro mediocremente grof« fé , ed infieme unite ad angoli retti la com- pongono, dando ad cfla la forma di un para- lellepipedo , che abbia per bafe un paralello- grammo rettangolo , i due maggiori lati del quale fieno di once tre e fette punti, e gli al- tri due minori di, un oncia e dieci punti. Que. Ila lamina pertanto, che (opra il lato maggio. re del paralellogrammo è appoggiata, a cui è fimile , ed eguale l'oppofta, ha di altezza on- ce quattro e dieci punti, e viene rapprefentata dalle fig. 19. e 20. della Tav. IV., nell'ultima delle quali vedtfi un pertugio circolare A di tale diametro, che entrar vi polla il cilindro, il quale farà pofeia deferitto. Tale pertugio non è collocato nel mezzo della lamina, come all' occhio dimoftra la ftefla figura, ma elfo è più Vicino alla parte anteriore della cadetta , e più lontano dall' oppofta, acciò verfo quella riman- ga uno fpazio capace di contenere la Doccia, e la Tramoggia. Dimoftra la fig. 21. della ftefla Tav. il profi- lo, o fia groflxzza della lamina maggiore coi labbro, o orlo a b ad angolo retto colla mede- luna; e quello labbro, o orlo, che lungo tutta la lamina profegue, è pertugiato in e, come in- dicano le linee punteggiate tanto della fuddeta figura, quanto della fig. 20., di modo che pe' fuddetti pertugi padano le cavicchie di ferro bucate a guifa di anello, ed infide nello fcan- nello, it Parte Prim a. hello, delle quali fi è fatta menzioni?; onde pel mezzo dc'baitoncini già indicati , che padano per gli anelli, la cadetta è ritenuta ferma fullc Scannello. Le altre due lamine minori , che compiono la Cadetta , hanno follmente un oncia e dieci punti di larghezza, come fi è detto, fenza con- tarvi le manette, o tenitori, che alle maggiori le annodano, e la loro altezza è di once quattro e due punti. Quindi, poiché ede fono fra loro fìmili , efclufa qualche piccola differenza , che fpieghtrafii in appredo, fi è giudicata fufrìciente la fig. 22. della Taro. IV. ad indicarle amenduc. Che però dalla fuddetta figura è rapprefentata quella lamina anteriore fra le minori, che nella fig. 2. Tc.v. II. è Ternata colln lettera E; e per- tanto è da odeivarfi in eda , che nel pertugio^ entrar dee una vite indicata in parte dalla leu tera B nella fig. 19., e dal numero 1. tirila/^. 2., l'uffìzio della quale farà pofeia fpiegato ; ed i due buchi fegnati e parimente desinati fono à ricevere due altre vici notate col num. 2. nella fìg. 2,, per tener ferma la molla, di cui avre°* mo da ragionare. La lamina di dietro poi oppofta alla deferitta ha un pertugio più alto, che nella fig. 22. fi vede punteggiato, e fegnato colla lettera/, il quale è deftinato a ricevere la vite C della fig, 19.5 ed olere a ciò ha eda Un'apertura quadran- golare nel fìto punteggiato , ed indicato dalla lettera g nella fuddetta fig. 22. , in cui entrar dee il canale dello Scaricatoio fegnato D nella fig. 19., in cui parimente fi vede il foftegno a deflrinato a tener fermo per mezzo di una vite il foprannominato canale. Le Pa^te Prima 19 Le quattro deferitte lamine, che formano la Calktu minore, infume fi unifeono per mezzo delle manette, o tenitori bucati e della fìg. 22., che s'introducono ne' tagli fatti nelk lamine maggiori, indicati dalla lettera d nella fìg. 20,, ove ritenuti fono da paletti di ferro, che paf- fano pc' pertugi ne' fuddetri tenitori a quefto fine f- tei , come nella fìg, ly, manifeftament? appare. Del Cilindro. Il Cilindro, di cui s'intraprende di ragio» nare, tlfcr dovrebbe d'ottone, come fi è det- to , ma la voiato di forte , vecchio , e confi- (lente legno può eziandio fervile , ma ili me fé in quella parte , ove la circonferenza fi volge ne' pertugi delle lamine maggiori a dal che qualche forta di fregagione deriva , fi munifee di due cerchj d'ottone j che il legno fottopo- tìo difendano . Supponendolo dunque di le- gno , efTo è comporto di due parti , cioè dsl corpo principale efpreffo dalla fìg. 23. della Tav. IV., e del fuo cappello indicato dalla fìg. 74., col quale il fuddetto corpo principale fi Unifce, mediante l'intaccatura circolare fegna- ta a , onde una piccola porzione d'effo entra nel vano corrifpondente del cappello , quando il Cilindro collocato trovali nella Caitetta • Bdo ha un oncia e dieci punti di diametro per tutta la fua lunghezza a b della fìg. 23., il che corrifponde al diametro del pertugio A nella fìg.. 20. riabilito, in cui dee liberamente volgerli, fenza che vano alcuno fra medefimi rimanga. La ietterà e indica la ruota dentata al cilindra unn 3© Parte Prima. unita, il diametro della quale è di once due e Tei punti) ed efTa è munita di dodici denti inclu nati in quella guifa, che dimoftrano le lettere E della fìg. 19. E' deftinata quefta ruota a fcuotere la Doccia per mezzo del braccetto F della fìg. 9., che da foprannominati denti riceve il Tuo moto5 onde gettati fieno i Temi fopra il Cilindro , e termina la medefima con un folido tornito a guifa di mozzo, della lunghezza di nove pun- ti, il quale diminuendo a poco a poco la Tua groflezza , fi riduce ad avere l'eftremo diame- tro di un oncia e Tei punti» All'ultima, e minore fuperficie di quefto mozzo, per mezzo di due viti fegnatc d nelle fìg. 19., e 23., fi unifee una lamina di ferro indicata dalla lettera G nella fìg. 19. , da cui ad angoli retti Fra loro fpuntano quattro ba- lconcini parimente di Ferro fegnati e nelle fìg. 19., e 23., i quali in tutto fono lunghi once due e fei punti. Tanto la lamina, quanto i ba, ftoncini incaftrati fono per la maggior parte nel legno, onde abbiano maggiore faldezza , e fo- no quelli lavorati a guifa di prifmi triangola- ri, avendo la Faccia, che co' denti della lami. na circolare alla verga di ferro unita, s'incon- tra ad angoli retti con quella , che è volta ver- fo il cappello dei cilindro, e la terza Faccia in- clinata con angolo acuto, come fi vede indica- to dalla lettera t nelle fìg. 23., e 25. Nel mez- zo poi della lamina vi e un pertugio del dia- metro di tre punti, corrifpondente ad altro bu- co fatto nel centro del Cilindro, di maniera che in elfi, introdurre fi polla, e girare liberamente i'eftremità di quella verga di ferro, che a fuo luogo fi è deferitta* La Parte Prima. 31 La lunghezza del Cilindro mifura*ta da a fino b b nella fig. 23. è di once due, cioè quanta è la diftanza fra le due lamine maggiori della caf- fetta, efle medefime comprefe , ed il fuo cap- pello della fig. 24. è in tutto fimilc all'altro della fig. 2,5., fé non che il primo ha una cavità circolare, come fi è detto, affine di ricevere in feno la parte intaccata jf del Cilindro, a cui fi tinifce per mezzo di due viti fegnate g nella fig. 2$., e d nella fig. 19., le quali viti pene, trano prima pe' pertugi lafciati nella lamina G al mozzo , o cappello finita ^ indi in quefto medefimo, e pofeia internandoli nella parte in- taccata dei Cilindro, fi avvolgono nelle madre- viti a lavorate in una laftra di ferro a guifa di fafeia, che è rappri Tentata da P nella fig. 28. della Tav.V.) la quale è incaftrata a coda di rondine, lungo il diametro del fuddetto ciliri. dro, come fi vede nella citata/^. 28. Tav. V» alla ftefla lettera P, per ottenere, che più teua. cernente unita ad eflo rimanga 9 ne declinar pof- fa dalla linea, che pafla pefoprannominati per- tugi ; oltre di ciò ella ha due denti a fuoi capi fegnati b nella fuddetta figura, i quali s' inter- nano helle cavità efpreflamerite fatte nel cappel-; lo del Cilindro, onde girar non pofla. La fuperficie circolare di quefto , lungo il fuo affé, cioè dalla lettera h alla Ietterai, ne). la fig. 23. delia Tav. IV. è divifa in fei. punti eguali , che formano fei ordini di cellette 3 ciafeuno de'quali dodici ne contiene, che tut- ta la circonferenza abbracciano. Tutte le fei cellette però collocate non fono nella mede- fima linea retta lungo l'afse , ma alternata- mente incavare fi debbono nel cilindro * co. me ,2 Parte Prima: irte nella citata fig. %$• manifclhmente fi vede." Che f. b forma delle indicate cellette compren- dere fi vuole maggiormente, bifta ofs'rvare la fig. z6. della Tav. IV. , ebe ne rapprefenta il taglio nella metà del cilindro , fenza che altro fi^debba aggiungere, fé non che efce efser Àeti bono di tale capacità, che entro, capir vi poC fa per diritto , e di traverfo tanto la grolse^. za , quanto la lunghezza delle 2ran>elIao cHe fcmfnare fi voglio ne :, Del Rafirelh. La parte del Seminatore, che RafcreHo è piaciuto di chiamare, è tutta comporta d'otto- ne, ed è difegnata in profpettiva nella fig. :o. della Tav. V., ed in piano nella fig. 30. , fen- za però, che fianvi le linguette, delle quali parleralli in appretto. In quell'ultima figuri dunque le lettere a dimoftrano il profilo delle due fponde del Raftrello, una delle quali ve- defi nella fig. 18. fegnata colla lettera B, aven- te di larghezza, o "altezza, che fi voglia chia. mare, cinque punti, che per evitare ogni equi- voco è fegnata co' numeri 1. e 2. Cinque laftre d'ottone b fig. 30. perpendicolari al piano, ed eguali alle fponde dividono la lunghezza del Raftrello, o fu lo fpazio , che fra le fuddeue fponde rimane , in fei cafelle rettangolari , in cui collocate fono fé molle , benché tre (ola- mente vedanfi difegnate nella fig. 30. , indicate dalle lettere e -. Le linguette , che abbiamo già accennate fono formate da lamine d'ottone della larghezza , e lunghezza delle caftlle , di maniera chi quando abballate non fono da una forza Parte Prima 55 forza comprimente le loro eftremità , formano colle divitìoni , ed il fondo del Raftreilo fei paralellcpipedi rettangolari voti al di dentro. Terminano le medefime in un piccolo tubo eguale in lunghezza alla loro larghezzi , pei' cui paflando una verga, o ade di ferro, unite le ritiene fra le fponde del RjftrJlo, come fi vede nella fig. 29.; ed al fito legnato e nella fig. 31. è appoggiata alouanto obliquamente fopra di effe un altra ladra d'ottone di eguale: larghezza, che verfo la fommità fi p ega , come è indicata da e nella yz^. 32-, ove- una delle lin- guette e diftgnata in profilo . Uffizio dunque delk fei molle, di cui fi è parlato, è il rimandare le linguette fegnate d nella fig. 29. al loro luogo, quando qualche corpo comprimendole ne 11' eternità, le ha abballate, e poiché le fuddette linguette munite fono delle indicate laure al- quanto oblique, fegnate e nelle fig 31., e 32., quelle entrano nel canale/ della fig, 29., dife- gnato anche in profilo nella fig.^S-t quando le linguette trovanfi al fuo luogo } e quando ab- ballate fono da qualche forza comprimente , chiudono il varco tra la parte fuperìore delle cafelle , e quella, che rimane tra il fuddetto canale, e l' eftremità di effe. Quefto poi è col- locato, e fìffo fopra il Raftreilo per mezzo di due viti fegnate g nella fig. 29. , che padano pel labbro del medtfimo nel fito indicato di d nella fig. 30., e che anche nella fopradu cu fig. 29- manileftamente fi vede. La lunghezza del Raftreilo è eguale allo fpa- zio , che rimane tra le due lamine maggiori componenti la Cadetta di ferro, e la Tua altfzza indicata da a ed e nella7%". 30., è di un oncia C e quat* L 54- Parte Prima. e quattro punti , effcndo la larghezza deiie fponde, come fi è detto, e come fi vede nella pg. 28. alla lettera B di cinque punti. La fituazione del Raftrelio, il quale è movi, bile nella cadetta, viene indicata dalle lettere g nelle pg. 19., e 28., moftrando la prima il capo di quella verga di ferro, che paffa per tutta la lunghezza di elTo, e fopra la quale egli fi volge . e la feconda facendo vedere , come il medeHmo rimane appefo. Si offervi per tanto in quefta, che l'angelo/?, il quale è alquanto più acuto del retto, o per parlare più chiaramente, l'eftre- mità delle linguette è vicina alla circonferenza del Cilindro, ma non cade fopra la fommità del medefimo, poiché anzi alquanto più indie- tro rimane. E' però da notarfì , che le fuddettc linguette corrifpondono perfettamente alle cel- lette, che in fei ordini, come fi è detto, fono diftribuité fui cilindro. E1 uffizio del Raftrelio l'impedire, che il Ci» lindro , allora che gira , feco porti maggior quantità di granelli di quella, che capir poffa nelle cellette del medefimo. Che fé qualche granello fa forza contra le linguette , effe et, dono, onde obbligato non fia a ftritolarfi , e le ladre alquanto oblique , che fopra di effe fono collocate * chiudono il varco delle cabi- le, come fi e detto, e in quefta guifa impedi, feono al feme di entrare fra le foprannominate linguette, ed il labbro del canale foprappofto, il che farebbe di oftàcolo alle prime , onde ritornare alla loro fituaZione, alla quale fono fpinte dalle fottopofte molle. Que/to Raftrelio poi è mantenuto nella con. veniente fituazione fopra il Cilindro dalla vite fegna- Parte Prima. 35 fegnata G nella fig. 28. della Tav.V.9 una par- te della quale vedefi eziandio fegnata B nella fig. 19. della Tav. IV. , ed al num. 1. della fig. 2. Tav. II. Quindi è che allentandoli la vite , cioè effluendone una parte dalla cadetta, fi al- lontana maggiormente dal cilindro il Raftrel- lo, lafciando fpazio maggiore , onde più ab- bondanti cader poflano le granella dalle cellet- te» Imperocché eflo è rifpinto dalla forza elafli- ca di una fottile lamina di ferro piegata in ton- do, la quale indicata effondo dalle lettere C, è delineata in profilo nella fg. 28. , in, profpcni- Va nella fig. 34. , ed eziandio in piano nella fig' 35«> ove fi può vedere , che la fua gran- dezza da a in b è tale , che uguaglia la lar- ghezza interna delle lamine minori componen- ti la cadetta, all'interno della quale da unita per mezzo di due arpioni di ferro fegnati C nelle fig. 34. e $$., i quali fi appoggiano fulle lamine maggiori, come fi vede nelle fig. 19. e io. della Tav. IV. alla lettera /. , e per mezzo parimente di due viti fegnate v nelle fig. 34. e 35. della Tav. V., le quali s'introducono ne* buchi e della fig. 22. Tav. IV., e fono eziandio rapprefentate dal num. 2. nella fig. 2.; dal che deriva parimente , che coprendo la lamina il fopraddetto Raftrcllo, impedifee, che i granelli entrar poflano fuperiormente nelle cafclle del medefimo. Che fefidefideraffe, che minor quan- tità di femi cadefle dalle cellette, batterà far rien- trare nella cadetta la foprannominata vite fpignen- te il Raftrello; imperocché allora, accodandoli cflo maggiormente alla fommità del cilindro , quafi altro fpazio non lafcia a femi, che quello il quale è fomminifìpito dalla cavità delle cellette. C 2 Dei- m& Pah te Prima . Della piccola Tramoggia. La piccola Tramoggia, che lamine d'ottone parimente compongono, è ckflinata a ricevere i granelli , che dalla Tramoggia maggiore ad efla foprappolra difendono, per iomminiftrarli immediatamente alla Doccia. Un laro di efTa è rapprefentato dalla fìg. 56. della Tay. V., acuì* Cimile, ed eguale quello per la maggior parte punteggiato, che nella/,?. 28. è fegnato colla testerà C ; e tutto il corpo della medefitoà e delineato in prospettiva nella ^.37. La villa , e la confiderazione di tali figure fonò (ufficienti *>er far comprendere la ccitruzione di quella parte del Seminatore , fenza che foiegazione maggiore fi a neceflaria. Per la qual cofa cggiu- gnerafli (blamente , che la medefima con duo labbri fegniti r nella fìg. 19. della Tav. IV. , e nelle fìg. 36., e 37. della Tav. V-, e Con 11 terzo Ugnato / nelle due ultime figure fi ap- poggia ìbpra ire delle lamine della cadetta , entrando co' primi in eguali piccole cavità, ch« folciate fi fono a bella polla nelle lamine ma£' giori, e npofando Culla lamina minore , fenz^ che tfTa incavata fia. Ddla Doccia. La Doccia Beftinata a diftribuirc intcr- rottamente i Temi (opra il Cilindro è co- strutta anch' ella di lamine d'ottone , ed ha quella forma , che manifeftamente moftra- no le figure 28., 38. , e 39. della Tav. V. , nella prima delle quali vedéfì un lato delta mede- Parte Prima 37 medefima fegnato D con entro quafi tutta la •Tramoggia minore, ed oltre a ciò fi compren- de quale (il la fua fitùazion^ ; nella feconda e delineata lungo la fua larghezza, cioè come fi vedrebbe , enervandola di fronte , e nella ter- za è pofla in profpettiva , di maniera che e la fua fini teura , eje fue dimenfioni fi poffono fa* cilmente intendere- Si è anche delineata lay^.40. che rapprefenta lo fteffo fianco fegnato D nella fig. 28., acciò meglio fi feopriffe come lavorati fieno i braccetti di ferro, che fcolfi dalla ruota dentata del cilindro ad eda comunicano lo fcg. timento. Appoggiali quefta fopra le due lamine mag* giori della cafsttta per mezzo di due perni di f rro fegnati a nelle fig. 5^8. 39. , e 40. della Tav. V. , i quali nella loro origine entrano nel* le due cavità efprefsamente lavorate nelle lami- ne fuddette, come indicano le lettere s nelle pi- 19--> e 2o« della Tav. IV. Nelle foprannomi- niiz fig. 58. 39., e 40. della Tav. V. i braccetti di ferro fono indicati dalle lettere b , i quali pafsando, come fi è detto, per le cavità t delle fig. 19., e 20. della Tav. IV.hanno la loro mag-» gior porzione rapprefentata da a Snella fig, 38. Fuori della cafsetta. Le efrremità loro pertanto fegnatc e nelle fopracitate fig. 38. 39., e 40. fo- no incontrate da denti delle ruote del Cilindro , quando quefto fi volge in giro, e da ciò deriva , che dovendo necefsariamente moverli , ed al. zarfi , comunicano il movimento alla Doccia, colla quale fono uniti, fcuorcndola ad ogni col- po, come fi è già fatto osservare. Il piano poi della Doccia è divifoirt tre fpazj da due brevi lamine perpendicolari , le quali C 3 peiò 58 Parte Prima.' però tutta non occupano la profondità di efTo, come dimoftrano le lettere d delle fig. 38., e 39, Tale divisone fi è immaginaca, affinchè quan- do pel pendio del terreno l'arnefe rimane in- clinato, tutta non fi aduni verfo una fola parte la Temente, ma trattenuta eflendo dalle divifio* ni, aftretta fìa a cadere più egualmente , che fi pofla, fopra tutto, il Cilindro. Dietro la lamina della Doccia oppofta, per così dire, alla fua bocca, evvi una vite fegflata H nella fig. 28., una parte della quale vcà^Ci parimente indicata dallp lettera C nella fig. 19. della ? av. IV., la quale pafla pel buco/della fig. li. Serve quefh vite a diminuire , o ad accrefeere l' inclinazione della Doccia , mag- giormente internandola contra di efia nel pru mo cafo , o più. fuori traendola nel fecondo ; dal che deriva , che quindo più inclinata ri- mane la Doccia, maggiore è lo feotimento, e la quantità de'femi, che da e(Ta cadono, ed il contrario accade quando minore è l'inclina- zione - Ne certamente inutile , e fuperflua è quefta Doccia, come a prima giunta fembrerà forfè ad alcuni. Imperocché fé dalla Tramoggia cadef ftro immediatamente i femi fopra il Cilindro, elfi fi ingolferebhpnodi maniera, che difordina- ti, ed in troppa quantità entrerebbono ne' can- noncini di latta, come l'efperienza ha infogna- to: che però per impedire tale importante di- fordine effa fi è immaginata, e fituata in gui» fa , che fomminiftracjdo a poco a poco i gra- nelli , regolata , come fi dee , render polla la feminazione. Del Parte Prima. 39 Del Recipiente. Chiamo Ilecipknte quella parte del Semi- natore, che ricevendo dal Cilindro i granelli, gli dillnbuifce ne cannoncini di latta , che lopra le porche li verfano . Rimirando il Aio taglio nella fig. 28. della Tav. V. vedefi , che elio molto aflomiglia ad un triangolo; ma efa- minandone l'interno, appare, che la fua fuper- ficie inclinata, la quale, per così dire, ferve ai e0o di fondo, è divifa da due lamine concave nella parte fuperiore à guifa di femicircolo, le quali unitamente alle fponde , nella medefima foggia tagliate, il dividono in tre canali, e circondando huona parte del Cilindro, sì fatta, mente a lui fi accodano, che quafi il toccano, fenza però che fregagione alcuna ne polla deri« vare, come manifeflamente fi feopre nella cita- ta fig. z8., in cui la fua fittiazione è delineata. Per farne comprendere appieno la (bruttura , ciTo fi è difegnato in profpettiva nella fìg. 41. , C fi è delineata parimente la fua parte diretana nella fig. 42., nelle quali le lettere C rappre- Tentano una porzione del cannoncino di mez- 20, che ad elio è unito, e le lettere D indicano le bocche, a cui fi congiungono i cannoncini laterali, i quali corrifpondono a canali dalle divilìoni formati. Quefti cannoncini, che fan- no capo alle bocche de* foprannominati canali, e che hanno di diametro efleriore fei punti circa, difeendono tutti, cioè quello di mezzo lungo il braccio di legno parimente collocato nel mezzo dell' aiTe, come fi è già (piegato, e gli altri due lungo le braccia laterali, pattar- C 4 do

ficie 44 P A R t f. Prima. ficie della fop'raddetta tavoia , e quella ck!)£ Galletta del Cilindro fegnata E nella fig. 2. , eu efTa è prccifamsnte dì otto once e dieci punti. Pacando ora alla corruzione interna della medefima, bada il dire, che quattro tavole in clinate, le quali fopra i Iati componenti T eter- no s'appoggiano, danno ad efTa laverà forma di una Trammoggia, che al fondo ha un per- tugio quadrangolare lungo un oncia ed òtto punti, e largo Tei punti, il che manifeftameri- te fi vede nella fig. z. Tav. II. , nella quale le lìnee punteggiate 7. , e 8. indicano l'inclina- zione delle tavole , e nella fig. 14 Tav. IN. , ove la fteffa inclinazione è difegnata da altre lime parimente punteggiate , ed indicate dà numeri 9. , e io. , di manierache d'altra fpic- gazione punto non abbifogna. Non dee però tralafciarfi di dire , che in quefta Tramoggia pone l'Agricoltore il prepa- rato feme, da cui efTo palla per mezzo dell'in- dicato pertugio nella fottopofta Tramoggia minore, e da qu-.fla fulla Doccia , che al Cilin- dro lo fomminiflxa , come fi è detto . Quindi attentamente badar conviene , che mondo fia maflìme da fallolini quel Teme, che nella Tra- moggia maggiore fi ripone» Imperocché qua. lunque corpo, cbeduroegrofTetto fofle, guaftar potrebbe l'Ordigno, nelle parti più piccole, e fottili penetrando, e notabilifhmo danno parti, colarmente recherebbe al Raftre-Ilo , che tanto giova aHa giufta diftribuzione delle granella. Dey Mamtbrj. Nell'aite della macchina , e nella fua parte di dietro Iafciate fi fono due cavità corrifpon, denti 1 Parte Prima. 45T denti a due pertugi fegnati£ nella /g. 3. della • av. ìli. , affinchè entrino, m clic 1 porzioni $te'due Manubij indicate da a b rietle fe. 17. , e 18., combaciandoli le altre pari, /;c c< '1 luper- ficic della tavola aldi fotto , ove 1 fuddetti Ala- nubrj ritenuti fono da due cavicchie di ferro per ciafeuno terminate a vite , una dille qua. fi pafla pe'buchi e della franga piegata b indi- cati dalla fig. 14,, indi per h groflvzza de' me- defimi manubrj, come dimoftrano le fig. 17., e 18. colla lettera rf, e l'altra entra nel pertugio g della tavola , ed affé , come fi vede nella fig. 3. e nel buco del Manubrio fegnato b nelle fig. 17. , e 18-, e finalmente tutte quattro le fopranominate cavicchie fono pofeia ftrette per fotto dalle madreviti, che ritengono uniti alla tavola, ed ade tanto ì piedi della Cadetta maggiore , quanto i fopran nominati Manubrj , comi, più fopra fi è accennato. Per togliere ogni dubbiezza fu Ila forma de* Manubrj dileguate fi fono le fig. 17. e 1?. della Tav. III.; nella prima delle quali uno d'elfi, è iìi profilo, e nella feconda in piano, di manie* ra che ponendo l'occhio fulle medefime, fenz9 alcun altra fpiegazione fi comprende come elfi lavorati fieno , Nulla di meno convien notifi- care , che l'elevazione della loro fommità E , mi furata dalla linea del piano , che pafla per a e nella fig. 17., la quale è paralella alla linea del piano fuperiore della tavola, e punteggiata.fi "vede da e fino ad e nel difegno, è di once do- dici , il che parimente dimoftra Y altra linea punteggiata , e perpendicolare E e nella fud- detta figura , ed oltre a ciò faper fi dee, che alìc;uanandofi'férnpre fra loro i Manubrj, quan^ 46 Parte Prima. quando giunti fono al termine, fi ritrovano di. {tanti once tredici , come Fi può mifurare nella fìg. 4f. della Tav. VI. Della Morfa del Timone . Nella parte dell* Affé, e della tavola di effo rivolta verfo il timone fta unita Un altra più grolla tavola , che Morfa del Timone fi può chiamare, rapprefentata dalla fìg. 15. nella 7V^. III., e ciò per mezzo di due denti A, B, che entrano nelle cavità indicate da / nella fìg. 2. , ove ritenuti fono dalle cavicchie di ferro a vite fegnate g nella citata fìg. 2., le quali pattano e pe* buchi deMenti fognati e nella fuddetta fìg. 15., e pe' pertugi dell' Affé, e della tavola di elio , come nella medefima fìg. 2.; manifefta- mente fi vede. Quefti due denti fono tanto intaccati dalla loro estremità fino alla linea bb> quanta è la groflezza della tavola dell'ade, cioè di fei punti circa i di maniera che quando la JMorfa del Timone è unita all'ade forma un medefimò piano colla tavola di queftoj ed affin- chè ftabile fia l'unione, e falda j fi fono ag- giunte due lamine dì ferro della forma indicata dalla fìg. 16. y una parte delle quali vedefi fo- gnata x nella Tav. VI.j ed effe hanno due per- tugi fognaci gli uni «, e gli altri b , onde pe' primi paflano le medefime cavicchie di ferro fegnate g nella fìg. 2. delle quali fi è già parlato * e ne* fecondi due altre cavicchie parimente di ferro a vite, che penetrando pe' pertugi e della Morfa, fono egualmente ftrette dalle madrevi- ti fottopofte. Per indicare eziandio, le cjjmeniìani di que- fla Parte Prima. 47 Ai Morfa, convien dire, che nel Tito fegnato b nella fig. 15. è larga once ottoj la lunghezza da B fino a b è di once tre e quattro punti; e quel, ^a da b fino aH'eftrcrhità / di once dodici e tre punti. La Tua groffezza è di Un* óncia fc otto punti, ed una parte di quefta Morfa è tagliata in D di tal maniera, che il taglfo abbia fei on. ce di lunghezza, ed un oncia e nove punti di larghezza. In queflo taglio, o canale che chia- mar fi voglia, entrar dee il Timone lungo tari, to quanto è necedario per attaccarvi i buoj, ove è ritenuto da una cavicchia di ferro, che pafla nel pertugio punteggiato , e fegnato g nella fìg. 15., il che anco fi vede nella Tav.VI. ove il fuddetto Timone dentro la Morfa è in- dicato dalla lettera T. Del Piano del Seminatore , e deila fua Catena . Per non ommettere cofa alcuna , che giovi 2 far comprendere la corruzione del Semina* tore fi è giudicato conveniente di aggiungere ancora la fìg. 45. della Tuv. Vf. , nella quale eflb tutto compito è difegnato in piano, e chia» ramente fa vedere la telfitura , ed il corfo di quella catena , negli altri difegni ommefsa 3 che tirata verfo di fé dall'Agricoltura , fofpen- tc ia caduta de'femi, benché fi mova ancora la Macchina , come più fopra fi è accennato ; Tralafciando però di più ragionare di quelle ^arti , che già fi fono fpiegate , e che corri- fpondono alle delincate nella fìg. 2. della Tav. II. fi noti folamente , che e (se indicate fono dalle medefìme lettere in amendue le figure , il ^8 Fame Prima. il che certamente è fufficiente per farne ve-' dere la corrifpondenza , ed evitare ogni forra di ofcurità, e di confufione. Quindi pattando alla descrizione della fo. prannominata Catena, conviene prima d'ogni altra cofa notare , che efla fi finge veduta da un Oflervatore, che rivolto fi a verfo la faccia dcll'arr.efe , guardandolo da quel canto , ov? è collocato il Timone. Che però al latofiniftro del fuddetto Oflervatore , nella parte diret3na della ftanga fegnata I nella fig. 2. Tav. II. , ed in tale altezza, che rimanga a livello colla verga , e cannoncino di ferro indicato dalli lettera H nella citata fig. z , è inchiodato un braccetto di ferro fegnato ab nella fig tf.Tay. VI. col quale unite fono in un folo nodo per mezzo di un chiavello, a guifa di compatto 3 le due gambe cb, e bd> le quali fra loro for- mano un angolo retto, (d immobile. La gam- ba b d terminando con una fona di forchetta d abbraccia il cannoncino fegnato H nèHa fig. i. della Tav. II. , e fi appoggia contro l'orlo dei medefiinb indicato dalia lettera o nella ftcfTa figura, il quale ad elTa ferve di ritegno ; e la gamba b e ha la fua eftremità munita di un anello e, per mezzo del quale fi unifee ad alcu- ne vrghe di ferro , di cui ragioneraffi fra poco. La lunghezza del braccio ab è di once due e due punti ; quella della gamba e b di once cinque ; e finalmente quella dell' altra gamba bd, cdmpréfa'la forchetta, di tre once . Quali fieno la umazione ; t la direzione del deferi- to braccio, e delle foprannominare gambe non è cofa difficile ad cflcre comprefa , badando l'oflervare il difegno per concepirne una db' fìinta Parte Prima. 49 {tinta idea , onde una maggiore fpiegazione fuperflu.i farebbe. Nella medefima ftanga fcgnaca I della fig. z. della Tuv. II., ed in quel lato , che è rivolto verfo l'Oflervacore , predo all' angolo deftro di cfla, è inchiodato a livello del già deferirlo uri altro braccio, che nella fig. 45. delia Tav. VI. è indicato dalle lettere e f> la lunghezza del quale è di un oncia e fei punti. Nel punto f di quefto è annodata parimente per mezzo di uà chiavello una gamba g h doppiamente ritorta in quella guifa , che la citata fig. 45. della Tav. VI. chiaramente dimoftra, la qual gamba ne' due fuoi capi ha due annelli deftinati ad unirfì colle verghe di ferro , che tofto fi deb^ bono fpiegare. Nell'altra Stanga poi fegnata egualmente I nella fig. 1. della Tav. IL la quale rimane a delira dell' Ofiervatore , è inchiodato altro braccetto indicato dalle lettere?» n nella // la qua» le ad una delle lue eftremità p ha pure un anel* lo pel fine fopraddetto , ed ali altra indicata da 0 una forchetta, che come nel primo cafo ab. braccia il cannoncino H della fig. z. nella Tav. IL, e fi appoggia contro il fuo orlo indica todal* la lettera 0 alla parte delira della ftefla figura» Coli' anello p dunque dell'ultimo braccetto fi «nifee una catenella q r formata da tre fot. tili , e brevi verghe di ferro , la quale fi annoda colf anello h della gamba doppiamente ritorta \D fegna- 50 Parte Prima. fegnata g h nella parte finiftra , e ricomin ' ciando pofcia la medesima catenella fegnata / dall'anello g della fopra n no mi nata gamba ritorta , a cui è annodata , profegue in due p;zzi fino all'anello e della gamba e b> a cui lì difle immobilmente unita ad angoli retti l'altra gamba b di indi dallo fteffo anello e continuano le verghe fonili , e brevi di ferro infieme annodate , e componenti la catenella fegnata t fino ad « > ove efla terminando , e munita eflendo di un uncino può afferrare gli anelli « , ed y infili! nel manubrio finiftrd rifpetto ali OlTervatore, ed in uno di elfi edere ritenuta a piacere del Contadino j che il Semi- natore adopra . Il fine, per cui fi è immaginata quefta cate- nella èdi far ceflare le rivoluzioni delCilindro» ancora che il Seminatore continui nel fuo moto, ed in quefta guifa fofpendere la feminazione , come più fopra sì è accennato , il che non è punto diffìcile ad ottenerfi per mezzo di efTa . Imperocché tirando a fé, e trafportando l'Agri- coltore l'uncino della catenella dall'anelo u all'altro pù lontana fegnato J nella citata fig. 45. della Tav. VI. , è manifefto , che le gambe ad angoli retti , ed immobilmente unite e bdy e la gamba ritorta g h volgendofi fopra i chiavelli de' loro braccetti a b, ed e f accollare fi debbono maggiormente al Manu- brio pofto alla finiftra dell' Oflervatore , e la gamba diritta 0 p della parte deftra volgendofi parimente fopra il chiavello del fuo braccetto m n accollare fi dee maggiórmente al Timone. Quindi deriva, che nella parte deftra la fopran- nominata gamba diruta 0 py la quale, come fi difle, Parte Prima. 51 difle, è munita aH'eftremità di una forchetta, che abbraccia il cannoncino H , e fi appoggia contro il Tuo orlo fegnato 0 nella fig. 2. della Tav. IL, fpigne il fuddetto orlo, e coneflo il cannoncino verfo la ruota del Seminatore , e in quella guifa lo allontana dal Cilindro , di maniera che i denti della lamina circolare di ferro al cannoncino unita , che comunica- vano il moto alla ruota del foprannominato Cilindro, più non giungono atoccarla, edefla per confeguente più non riceve moto di forte alcuna da quello canto . La mededma cofa accade nella parte finiflra } Imperocché la gamba bdt avendo anch'erta la fui forchetta, la quale abbraccia il cannoncino H , e fi ap* poggia contra il fuo orlo 0 nella fig. 1. della Tav. IL fpinge egualmente lo fteffo orlo verfo la ruota del Seminatore, e feco trae del pari il cannoncino guernito della lamina circolare di ferro munita de'fuoi denti , e Io allontana dalla ruota del Cilindro ; e pertanto anche da quello canto per mezzo di una fola operazione ceda l'impulfo, che obbligava il foppraddetto Cilindro alle rivoluzioni , e per confeguente fofpefa rimane la Seminazione. Che fé ridonare fi vuole il moto al Cilindro,' riponendo l'uncino della catenella nell' anello » della fig. 45. nella Tav. VI. , il cannoncino H della fig. z.Tav.ll. che più non è tratenuto dal- la forchetta fpignente il fuo orlo, ritorna al fuo luogo per l'azione della molla a chioccola , che racchiufa nel medefimo cannoncino, e ve- dendo la verga e f della fig. 9. Tav. Ili-, co- me a fuo luogo fi è fpiegato, il caccia di nuovo verfo la ruota del Cilindro , in guifa tale che D z ritor- 5, Parte Prima. ritorna a communicarle quel movimento % che cfìo medesimo riceve dalle carrucole, quando & girando le ruote del Seminatore , effe pur girano. La deferizione del Seminatore , compiuta, edendo finalmente , detterà forfè ne'- Leggito- ri il dubbio, che lo fpiegato ordigno , difpem dsoio aliai riufeendo , non (blamente fia di Co- perchio comporto , e lontano da quella fem- pheità , che è il maggior pregio delle macchi- ne 5 ma che da rozzi Agricoltori dovendoli adoperare, faciliflimo fia a romper*], e ad in. centrare quVdifaftri , che inutile il rendano al fine defidersto . Quindi prima di abbando- nare quefto principale paragrafo del mio trat- tato, lecito mi Ca di far riflettere, che non la precifa necenìtà„ ma il vivrfli.mo defiderio di render facile l'intelligenza di una macchina utile tanto all' Agricoltura m' ha indotto ad ag* giugncrvi quelle figure, che delineate fi veg- gono, le quali prefentando all'occhio non fc. lamenta le parti principali del Seminatore ., ma anco le meno importanti , mi hanno per conferente obbligato a quella lunga fpiega. Stipne , che per ifviluppar.lc appieno mi è fem- brata ìieceffaria. Per altro poche fono U parti, ch'efkr d-.bbano in moto, e le medesime pun- to foggeue non fi trovano a quegli sforzi > che romper pofìono ogni fotta d'ordigno , quan- tunque forre, ed ottimamente immaginato ha. Dàlia qaal caia mi fernbra di poter conclude- re, che il deicrirto Seminatore fu più fempli» ce di quello , che fembri a prima giunta , e che la fatta deferizione induca ad argomenta-, re $ lenza però pre(u,mere 4' averlo conato a, gta- Parte Prima. 5$ grado tale di perfezione , che altre Perfone di maggior ingegno dotate, noi pofTino migliora, re. So che rozzi fono molti de' Contadini j e foverchiamentc indifcreti i ma fé alla (traordmaria rozzezza loro badar fi dovette unicamente, qua. le farebbe mai queila macchina, per femplice, e forte , che fofle , la quale fidar fi potette , alle loro mani? Anzi per quale più facile opera- zione deftinarfipotrebbono imedefnni? Mattiti ti gli Agricoltori di così fatta tempra non fi trovano , ed al contrario altri ve ne hanno , che non poco intendono l'arte di coltivar le Terre, efornitifono di fufficiente ingegno, onde comprendere l'utilità della propolta feminazio- ne. A qucfti dunque diali l'incombenza di ado- perare il Seminatore, e vedralli allora da ciafeu- no, che né ardua riefee così fatta feminazione, uè facile a romperfi è l'ordigno, né difficoltà di riguardo s'incontra neli' adoperarlo , come i'efperienza di molti anni mi ha infegnato. $. IV, Del Concime delle terre. IL provvido Contadino, che copiofa ricolta defidera , anticipatamente penfar deve , che fianca la terra per le continue produzioni, chie- de riftoro da un cibo foftanziofo, che le indebo-' lite forze, egli feemati umori invigorifea, eau- menti. Per la qual cofa, prima che a femina- re fi accinga, fa d'uopo, chea concimarla egli penfi il più perfèttamente , che pofiibi! fia ? Molti, e diverfi fono i concj , che a iefamare, o a governare i campi , come dicono gli Agri. D 3 col- 5 33 3> 3) 33 J> Parte Prima. 5| „ fé pur hanno il comodo di poter farlo, con „ acqua infaponata , o lavatura di pannilini , „ che quali tutte le lavandajegettan via come ,, inutile, tuttocchè la foftanza del fapone fia 5, pregna d'olj, e di fali, che fonoi principa- „ li alementi d» tutte le piante. „ Ma non v'ha cofa , che meglio ingrani ,, il terreno della fpazzatura , che fi raccoglie „ nelle Città grandi, e fpezialmente in quelle, „ dove , oltre alla copia delle cucine grandio- „ fé , trovanti molte fabbriche di lana , dove „ fi fparge continuamente per terra l'olio, ed, „ il grado, di cui le biade han bifogno. ,, In molti paefi , per rifparmiare la fpefa , *, che porta feco il trafporto de' conci, fi co- " ftuma di far ne' campi , che voglionfi leta- '' mare , delle chiufure da ftabbiarvi le peco- 5> re, e alcune volte le mandre. Si tengon nel. " le chiufure dagli ultimi giorni di Giugno fin* 5> al principio di Novembre . Allora le notti M fon tiepide, e comportabili, onde non po£ j> fon patire: anzi le loro lane godendo di ma* >, no in mano il benefìzio, ora della rugiada, „ ed ora del Sole, divengon più morbide , e 5, più perfette. Si piantan fempre due chiufure „ allato allato: in una s' allogan le pecore, e „ l'altra fi lafcia vota. Verfo i'ora di terza fi. 5, fa paflare la greggia dalla prima chiufura nel. „ la feconda , e così viene a fcaldarfi fucce- „ fivamente tutto il terreno. Il paftore rrafpo- » ne i graticci , e in un con elfi, la fuatra- >, bacca portatile. Quindi prende il fuoallog- 3> gio la fera in compagnia del fido fuo cane, 5> « sì difende l'ovile dal dente de' lupi , edal« » le mani de' ladri. D 4 „ Oltre 56 Parte Prima . „ Oltre a' concimi , di cui parlammo , ve n'ha pur un altro , che è perfettiitìmo , e che batterebbe, fpezialmente nelle terre graf* fé, per tutti i precedenti, quando fé nepo- teffe avere a funScienza. Queftì èia cenere» e più d'ogni altra la cenere del legname , e di tutte quelle materie, che hanno alquan- „ to del fottanziofo , cdelcraffo. Le ceneri de5 „ faponaj fi fon trovate per efpcrienza utiliflì- „ me. Quelle dell'erbe, e de' pruni fon l'uni- j, co riftoro delle campagne d'Ardenna , e di $, molti altri paefi , dove la quantità del ma* 4, feo , delle felci , e delle mortelle , che vi „ nafeono, fono evidenti fegni della lor natu- „ rale fterilità. Quei poveri paefani van pelati. j, do le loro terre, e ne radono tutti i cefpi, „ e tutti i frutici, che vi germogliano. Fanno 4, poi di tutte quefte materie diverfi mucchi , $, e vi lafcian di per fotto una buca, per cui i9 v'attaccano il fuoco . Bruciate , che fiano, fpargon le ceneri fu per la terra, e la ridu- cono per quefto mezzo in iftato di portare un belliffimo fgale. Praticano appretto apo- „ colo fteflo metodo nelle loro forefte. Dopo 3> di aver tagliato il legname, tolgon via tut- to quello, eh' è mercantefeo, per venderlo 9 „ e bruciano tutte lefrafche, e tutti gli fterpi , „ iiilìeme colle foglie, co' ramicelli, e co' priv jy ni, e poi diveltan la terra a forza di vanga , „ perciocché i bronchi, che vi rimangono , „ fervon d'intoppo all'aratro , e quelle poche „ di ceneri , che da loro vi fi fpargono aggua- „ gratamente per tutto, la fecondano in modo li tale, che mai non manca di render loro una „ ccpiofa raccolta . „ Vi Parte Pax ma. 57 „ Vi fono de'fittajuoli , che fcrban le ce- J, neri, la fìliggine , e tutti i concimi, che lo- j, no agevoli a trafportarfi , per ingralTarnc i ^, loro campi più rimoti. Altri poi vanmefco. j, landò ie ceneri co' pagliericci, e il tutto fal- £, vai o con diligenza, chi dentro una fofla alla.. 5, fincata, e chi fopra un aja, o terreno fpiana- j, to , e bene iluccato, affinchè il fugo non al>- „ bia campo di trapelìare. V'ha parimente chi ,, con più faviezza proccura di radunare quelli „ concimi lotto uno (porto, o tettoja, lafciata „ ad arte per quell'oggetto, affine di riparar- „ li dulia pioggia, e dalle gronde, i di cui di- >, lava menti gli fpoglierebbon di tutti i [ali • „ e bitumi, dove conllile tutto il valore del concio. Quando il letame non (la allogato in buon (ito, o non iftìa in qualche modo al coperto , non è altro , che una poltiglia frentata , e priva affatto di foftanza , e di li »> fugo. Benché a fecondar le terre adattati fieno i proporli concimi, quello però di anteporre io*'*8^ giudico, che dal Sig. Patullo infegnatomi, e c°0"ec^ foftanzialmente da me tfeguico , per le fatte del si- ffperienze più convenevole alle terre del Mon ^lortui ferrato mi è paruto. Che però nove meli pri- \0. ma della feminazione , prendefi quella terra , che vicino a pallidori folli, o alle paludi llel- fe efpurgate fi ritrova, a cui quantità eguale ag- giugnendo di letame, colla medefima fi mefeo- la, fi ilempra, e s'incorpora, e predo a! cam, pò, che d* ingraffar s'intende , marcir fi lafcia l'utile pattume. Quando però a feminare in. vita l'adattata (ragione, dalli mano alle carret- te coftrutte in modo, che in me2zo a'folchi giri- j8 Parte Prima; girino le ruote, e in mezzo ad eifi camminino, i buoi , a gioghi più lunghi del coftume accop- piati ; e cariche del preparato concio , là fi. conducono, dove di letamare fa d'uopo. Qui l'atDento coltivatore fparge , a poco a poco, Culla pattinata terra il fugofo nodrimento, indi al feminatore appigliandoci , co' vomeri la fen- de , e la Temenza a lei commette , lieto della fperanza , che largamente ricompenfate faranno le fue fatiche. Imperocché, formando l'arnefe i folchi, o canali per la femente, introduce ne* medefimi lo fparfo concime, che minuto effer deve , e trito » onde fopravvenendo le piogge le nevi, eie rugiade, di fugo foftanziofo, e di fecondi fali s'impingua la terra , ed a germi te- nergli delle biade li comunica ,' di modo che robulti divenuti, tanri fieli producono, e tan- te fpighe, che con ufura pagano i fuoi fudori all'Agricoltore, come a me medefimo è acca, duto. Devefi però oflervare, che mifto non fia il letame di non marcite paglie, o d'altro ta- le: poiché da un canto d'erbe cattive contenendo i femi, capaci di produrre, involte, e danneg. giate ne farebbono le biade, e dall'altro diffi« cilmente in feno a' folchi il getterebbono i vo. meri del Seminatore , e que'femi sfortunati „ che fopra tali corpi cadeffero, punto non ger» moglierebbono. $ V. Della preparazione della Semente', SE il lavorio delle terre e indifpenfabilmente neceflario per l'abbondante produzione del- le mededmei molto contribuire ancora a ren. dere Parte Prima. 59 sJere ubertofi i campi la preparazione, o puri» ficazione della femente. Quindi convenevole io, fìimo di comunicare alrrui quel metodo, che foftanzialmcnte dal Sig. Duhamel ho imparato, e che cambiato avendo in parte, ncll'elperien» ze di ben due anni, que' notabili vantaggi mi ha recati, che la credenza in così ponderato Scrit- tore m' a vea fatti fperare. Prendefi pertanto un La pre. tino, e dentro vi fi pongono Tei libbre di fai- Par*° nitro , e cento venticinque di calcina in pefo iellafe. di Monferrato, che con quattro fecchie d'acqua mtntt . fredda, ed una di calda fi bagnano, fi (lem. perano, e fi mefcolano in guifa , che perfetta- mente fra loro s'incorporino. Indi , allorachè oifcefe fono al fondo le parti più pefanti, pò» fta in un corbello quella femente , che prepa- rar fi vuole, nella comporta falamoja elfo j' im- merge, e per cinque o fei ore immerfo fi tiene» Cavali in appreflo, e fopra tele, od altro tale al Sole fi efpone il fecondato feme, ove afeiu. gare fi lafcia, e in fine dentro a' grana j riporto all'ombra, voltarlo, e rimenarlo affai fa d'uo. pò per tre giorni almeno , affinchè di fover- chio rifcaldandofi, inutile non divenga alla fe. minazione. Lo iteffo modo di preparare il feme fuitanzialmente fuggerifee anche l'Autore dello Spettacolo della Natura, onde fondato, non me. no fu dotte iftruzioni, che aflicurato da replica, te cfperienze, lieto l'Agricoltore il trafpofti al\ campo, ove pregno degli aflorbiti (ali > adorno di un bel verde il renderà ben torto. Ne il narrato vantaggio folarnen^e la prepa- razione del feme procaccia, ma fecondo gl'in, fegnamenti del Sig. Pluche la falimeja preferva le biade da diverfi mali, cui foglion cflere fot* topo- 6o Parte Prima. topofte. L'amaro, che ella vi fpanae, là lib^ ra dall' in vafione de' vermi delle talpe* e de'to- pi campagnuoli, i quali fentendo quell'acrimo- nia, ne refrano naufeati, e lafciano di rofìc- chiarle. Óltre di che, come il Signor Duha- mel riferifce, vi fono alcuni, i quali credono^ che nell'acqua di calcina immergendo i femi , e con altra afciutta impolverandoli più volte t foggette non rimangono le fpighe alla golpe, che di nera polvere empiendo i granelli, tigne le farine, e di un difguftofo odore infetta il pane. Ma pale fa re io devo, che malgrado tale preparazione di fornente, guade da quel malo- re ritrovate fi fono le biade > onde adattata piuttofto a diminuire, che a togliere il dannofd effetto, il propofto rimedio può giudicarfi. §■ VI. Rei tempo di Seminare . E Gli è coftume del Monferrato il feminare il frumento fui finire di Settembre , o fui principio di Ottobre, poiché umida eilendo d* ordinario la terra in quella ftagione , e le pic- cole piogge fopragiugnendoj fàcilmente germo* glia, e come l'immemorabile efperienza ha in- gegnato, nel mefe di Giugno alla perfetta ma- turazione pervengono le fpighe; né a que'difa- ftri foggiaciono, che dopo tale tempo, recano loro le nebbie divoratrici, quafi diffi, de'gra- nii Ma offervato avendo, che più tardo al-] quanto a maturare è quel frumento , la femert- te del quale alla terra fi è commetta col femiV natore ; utile forfè farebbe l'affrettare la femi. nazio- Parte Prima 6* riazione in guifa , che nella metà di Settembre liceo ne folle il coltivato campo, e torto del- la defiderata verdura fi copriile . Determinare però non fi poffono con certezza quelle rego- le, che per così fatta importa nnflìma opera- zione oflcrvar conviene. Imperocché la diverfa natura delle terre, e la varietà delle (iruazioni, e de'climi ad efpcdienti parimente d»v.r(ì obbli- gano gli Agricoltori. Per la qual cofa ottimo configlio io giudico il ieguire preflo a poco quelle ufanze, che la lunga pratica, e le con- tinuate oflerVazioru de' vecchi Contadini han- no dimodrate efler migliori , e a que'terreni3 che Geminare il vogliono, più adattate, §. V I I. Del lavorìo dopo la feminazione . BEnchè preparata la Temente col nuovo orjj digno al concimato campo commefla fi folle, pago a fuo tempo non renderebbe forfè l'Agricoltore, fé i teneri germoglj abbandonan- do , que' crudeli nemici non eltirpafle , che il nutritivo umore di rubar loro procacciano . Quindi neceflario diviene , che quando , nella primavera, afeiutta trovali la terra, un aratro iìconduca in mezzo a' folchi, che fradichi, e tronchi l'erbe nafeenti, e i già fatti canali af- fondando maggiormente, prefh all'acque dan- nofe declive, e sfogo. Sì fatto lavorìo replicar conviene parimente, quando le fpighe, alla ma- turazione accoftandofì , fono per granare- Im- perocché la terra rimovendofi allora, il propor- zior.ato alimento agli alti fieli più facilmente comu- €z Parte Prima. comunica. Tale novello arnefe, che io ho '-» magmaro, ed efeguito, da un folo bue è con- A>*trQ ^otto> ^ ^uale in mezzo al folco camminan- per u- do, le piante delle biade punto non calpefta • vararle Armato tgli è di un vomere , che una colte- mimJIe'.ì* ha nel mezzo , la quale taglia, e divide la terra , e guarnito eflendo parimente di due o* recchie , a deftra , ed a finiftra la rivolge, e caccia» Ma in ogni parte, ove utile farebbe, con- dur non puoffi l'inventato aratolo . Quindi a fradicar l'erbe nemiche , ove germoglia mafii- mamente il frumento, il più preziofo, e necef- fario nodrim.ntc dell'uomo, valerti è d'uopo delle lavoratrici, checolle zappe alla mano, la rltrici terra produttrice rivoltino fuperficialmente, e le [rudi, eftranee piante taglino , ed eftirpino , onde il erbe°eoL- ^uo n°drimento non rubino al grano, e quali le Ktip. di(fi, noi foffochino fui crefeere. Né una fola £,». e fiata purgar conviene il fecondo campo , ma Cl,i!e tante volte in appreflb fradicar debbono le vii* mani, lancile, colle loro mani, l'erbe nocive, quan- te que'preziofi fieli ne richiedono , prima che alla maturazione pervengano. So, che foperchia giudicheraùl da alcuni la replicata fpefa delle lavoratrici ; ma penfare efli dovrebbono , che con ufura incredibile ricompenferalli la ricolta» che sì fatto difpendio punto non fi rifparmia pe'marzajuoli , de quali più preziofo elTendo il frumento, privo di egual cura almeno rimaner non deve; e finalmente, chebaftevoli forfè fo- no a reintegrarli l*erbe eftirpate, che ridotte in fafei nel mezzo delle folca , e dall' attento con- tadino fopra gli omeri trafportate, ad alimenta- re i buoi vamaggiofamente contribuifeono. f. VIJL Parte Prima. t\ §. Vili. Dell'utilità della feminazione fatta col Seminatore. PEr] conoscere appieno l'utilità della femi» nazione fatta col feminatore , baderà , a mio credere , il paragonarla con l'antico mo- do di reminare . Quindi convien riflettere , para che fecondo 1' univcrfale coftume , quattro gonetr* fìaja di frumento abbifognano comUnemen- *!**"- te per feminare un moggio di campo , giufta nuòva. Ja mifura di Monferrato , quando trattali del- /«»«'»«- le pianure? ma cinque, e più ancora fc ne ri- chiedono nella feminazione delle colline coro- nate di viti . Otto ftaja di terra compongono quefto moggio, ed ogni fbjo di dodici tavole e formato, ciafeuna delle qualli quattro trabucchi quadri contenendo , abbraccia per confeguente tre cento venti quattro piedi quadri di Mon> Ferrato, poiché ogni trabucco lineale da nove piedi parimente lineali è. coftkuito . Tale Ce- rnente , fparfa edendo colla mano dal praticò Agricoltore, rutta non cade fulle fertili porche, ma una parte ne rubano i folchi ingrati , che in verdeggianti germogli non la rendono. Get- tata fopra i campi , cercali di ricoprirla quan- to mai fi pofla, ufando l'erpice in alcune par. ti del Monferrato, e l'aratro nelle altre > ma poiché amendue condotti fono da' buoi, molte granella calpestano i medefimi , e le profonda- no in guifa, che ofofFocate fono, o forza non hanno le debili pianticelle di traforare la fò- prappofta terra . Tutto perd non credafi > che dì 6+ Parte Prima. di coprir riefca il preziofo feme, benché attera tamente col Sopraddetto erpice , o aratro fi cer- chi di feppellirlo; onde feoperta rimanendone Tempre una porzione, certa preda diviene degli uccelli. Perduta dunque quella Temenza , che o falle foica cade, o troppo fi profonda, o da' volatili è divorata, maraviglia non è certamen- te, fé germogliando (opra i migliori colli dtl Monferrato, o non mai, o di rado il quattro rende per uno, che feminato fiali» e nelle col. te pianure fortunato appieno farebbe chi il cin- que ne raccoglieflc talvolta, pochi fertiliflìmi campi eccettuando, fc fa d'uopo, che in un fiftema univeriale punto non contano. Che fé più attentamente fi riflette, egli vedrà iìì anco- ra, che moltiflimi eflendo , e vicini di troppo fra loro gli fparfi femi , nodrimento baftevolc non ricevono dalla terra , che radici foverchia- mente moltiplicate non può alimentare , onde pochi fono gli fieli , che pullulano , e corte le fpighe, che portano le granella. Così fatta verità più luminofa comparirà an- cora, fé con Agoftino Gallo, che venti giornate dell'Agricoltura ha pubblicate in Torino nel 1580. fi confiderà quanto pochi fieno que* temi, che l'antica feminazione ufando, il defiderato frut^ to producano : la qual cofa di un faciliffimo datemi ca^co^° valendoli , pienamente fi comprende . che no» Imperocché ofTervafì dal citato Autore , che irodu- uno ftajo, per elempio, feminandofi di frumen* inno . , 1 > 1 » . -v». to in que campi, uè quali egli ragiona, più di cinque certamente non fé ne raccoglierlo d'or, dinario , fé le diverfe terre accomunare fi va. gliono. Dal che deriva, che fé una fpiga pro- dotta folle da ogni feme , di cinque foli gra* pelli Parte Piuma. f$ r.elli effer dovrebbono fornite i ma infcgnando l'efpericnza , che di quaranta , e più ancora , quo fi f mpre, ricche fono le medefime, egli è xnanifdto, che l'ottava parte dello fparfo feme Solamente germoglia . Che f. più attentamente riflettendo , fi offerva , che óve (Uh d'ordina- rio, e due fpighe da un folo germe det ivano; chi non vede chiaramente , che perdute fono quindici parti , ed una fola fedicefima di fé. mente dell' afpettato frutto ci confola? Simile ofTcrvazione foftanzialmente ha fatto Drt^'f* anche il Signor Duhamel, il quale, nella pre- meleon. fazione a! primo tomo del trattato della col fcrmale n s il in e i tfferva. tivazione , allerilcr , che dalle terre , tra le ztonl buone aflai giudicate, il triplo, il quadruplo, Julia ■ i r i U perenta e il cinque ancora fi raccoglie per uno , che \{e-u^ geminato fiafi , come Col u mei la parimente ha mi. giudicato, che ne' terreni d'Italia accadefTe. La qual cofa venilìma eflendo, Tempre più dimo. lira quanto grande fia la quantità della femen. te , che co m meda al campo , infruttifera fin ora è riufeita . In fatti due fpighe di quaran- ta granelli donandoci ogni germe , come già dilli, una vigefima fefta parte nel pnmo caio; una ventèlima nel fecondo i ed una fedicefima nel terzo folamente produce. Che fé trenta fo. le granella accordar fi vogliono a ciafeuna del. le due fpighe, come nella prefazione del terzo tomo il nominato Signor Duhamel fuppone , e il quattro, o il cinque ancora fi ottenga per uno, egli farà fempre diraoftrato , che granaifl lima porzione di feme perduta rimane , poiché Iterili rimanendo tutte le altre , la qumdicefi. ma, o la duodecima pute d' (1 i quel frumen. to comparte, che d'ordinano fi raccoglie . E E cofa C6 Parte Prima» cofa mai dovrebbe dirli , fé non due /blamen- te, ma tre , o quattro fieli , e fpigbe da un iblo germe derivattero, come fpette fiate acca- de, fen&a che crefcano le ricolte? Io lafcioad altri un calcolo, che negli antichi Agricoltori fdtgno, e vergogna dettar potrebbe. Tali difavventurc non accadono , fé il de- fcritto feminatore lì adopra - Imperocché una p3rte fola di femenza è fuftSciente, ove, fecon- do Tufo comune, quattro , e cinque ancora ne abbifognerebbono* e con ordine ufeendo la medcfima da cannoncini, tutta cade nel grtm- bo de' canali, che l'arnefe ftetto ve formando nelle porche, e poiché, lungo il corfo, agua- le fempre , e convenevole è la profondità lo- ro, lofTocata non retta da quella terra , onde co'rattrelli tutta la ricoprono le lavoratrici , ci maniera che, né le folca la rubano, né i buoj la caipeftano, né gli ueelli ia divorano, rè troppo forte ottacolo incontra a traforar la terra co'fuoi germogli. E da un altro can- to , dittanti eflendo fra loro convenevolmente le ordinate file di femenza, né contigue le gra- nella nelle medefìme, fugo, e vigor battante ricevono dal terreno, capace di nodrirle, onde moltiflìmi tteli producono, e di lunghe, e grof. fé fpigbe il capo loro coronano. Quindi deri- va, che ubertofa mette raccogliti! a fuo tem- po* depo poco feme commetto al campo , fé accidentali fventure non s'oppongono, poiché que'difaftri evitando, che nell'ufata feminazio- ne s'incontrano, e il proporzionato nodrimen. to fucciando Je granella feminate , e le radici del frumento, maravigliofamenre germogliano, ed in così fatta guifa , che fé alcune più av- ven- Parte Seconda. 67 Venturofe , per così dire, maggiormente i folate rimangono, e più delle alrre copiofo alimento ricevono, or di trenta, or di quaranta, ed ora di quaranta cinque deli, e fpighe arrichifeono il Coltivatore, come io ftcflo ho avuta la (or- te di efperimentare. Di (ottenere però io non pretendo, che nel- la nuova feminazione , tutti Tempre germogli. no gli fparfi Temi . Imperocché molti granelli , a campi fi commettono , che atti non fono „e//rt per fé fterfì alla produzione. Ed oltre a ciò la ***** dannofa turba de' vermini, e degli altri anima. 3^^a' Ietti, che le campagne infettano, alcun] ne di: tutti vorano, ed altri le nate pianticelle tagliano co' nonfr°- t r ,. S. 1 j rV r ducono loro morii, di maniera che il decelerato irut- * gr*. to inutilmente fi attenderebbe. Alle quali cofe netti. le accidentali difavventure aggiungnendo, quali fono le foverchie pioggie, e le oftinaVe ficcità, egli è manifetto, che quella produzione non fi ottiene , che abbondantiffima diverebbe , fc tutta la Temente germogliar potette . Per lo che più copiofa di quella , che indifpenfabilmente neceflaria farebbe, fa d'uopo , che fi fparga : come il deferìtto feminatore ufando , certamen- te accade. Ma malgrado tutto ciò , trequarti, o quattro quinti fé ne rifparmiano fempre, che 1' antica ufanza feguendo , impiegar fi doVreb. bono; e più abbondante di molto riefee la ri- colta . Biffi, che una parte fola di Temente era bu- ttante dovc> fecondo l'ufo comune, quattro , ^„}_ e cinque ancora fé ne richiedevano. Alla qual parmia fola cofa riflettendo, è forza di accordare, che re l* ali mata iin ora anteporre (1 deve la prorotta feminazione. Imperocché grandiffimo vantaegio E 2 reche- 6$ Parte Prima; recherebbe il rifparmio. di tanto frumento s> che a' campi ora fi commette , il quale o ad alimentare numerofo popolo farebbe badante , o nelle vicine Provincie trafportatox le facoltà de' privati Cittadini aumenterebbe, nelle ricchez. ze de'quali una delle principali forzedello flato confifk. Che fé improvvife gragnole, le cam- pagne flagellando, V afpettata metfequafi ìntie. ramente diftruggeffero , meno crudele la forte , e meno affannofo farebbe il cordoglio del po- vero Contadino , il quale prefentemente quan- tità confidenbtle di frumento accatar deve pei: la feminazione, e colla quarta , o quinta par- te allora alle contratte indifpenfabih obbliga- zioni compier potrebbe. Ma utilifiìma riefea pure la nuova femina- zione , che ciò non ottante agevole non farà certamente il perfuadere a' rozzi Agricoltori , che abbandonato l'ordinario fìftema, la nuova foggia di feminarc vi deggiano anteporre. Im- perocché tenacillìmi fono delle vecchie ufanze, ed errore credono, o pazzh, ciò, che da' loro Padri imparato non hanno; come fé le lunghe meditazioni, e le replicate efperienze nulla in- fegnar potettero a' moderni Oflervatori , che feoperto , e praticato non abbiano, gli antichi. Per la qu le falfiflina opinione, fé impadroni. ta fi falle di natte le umane menti, involti an- cora fareoimo nelle folte tenebre, che i fecoli più barbari hanno offufcati . So che in altra guifa penfano le avvedute, e f* vie Perfone j e pertanto al retto giudizio delle medefime, ed a' loro ripe, uti efperimenti le fcritte cofe volen, tieri io fottopongo» TRAT- «9 TRATTATO DELLA SEMINAZiONE DE' CAMPI, E DELLA COLTIVAZIONE DE' PRATI. PARTE SECONDA Della Coltivazione de' Prati. SE la feminazione delle biade in gene- re, e del frumento particolarmente è un oggetto importanritfìmo, non (o. lo per gli Agricoltori , ma per gli Uomini tutti , che dalle produzioni della terra il principale loro nodrimento rice- vono; degna non meno di attenzione è la col- tura de' Prati, che d'erbe verdeggianti veften- dofi , il convenevole alimento producono pa' buoj, e pe' cavalli, fenza de'quali ne pattinare fi potrebbono agevolmente i campi , affinchè di una ubcrtofa mede ci arricchiscano ; ne di que'comodi, e di qu?gl' importanti fervigi go* dere, che utili non fono folamente, ma necef- E 5 farj 7 O P A B X E S E C O N D À. far; all'Uomo. Quindi tafeiando i campi, e !e biade, come già dilli , io tratterò del modo, che praticar lì deve, acciocché fecondi, quanto mai fi pefia , divengano i Prati di quell'erbe, chele reali ricchezze dell'Agricoltore cotanto aumen- t:no . Nel che fare l'orme feguendo del Sig. D.uhamcl, alcune cole io narrerò, che il dot. to Autore ha fcritte , e la maniera , colia qua- le gl'infegnamenti fuoiefeguiti fi fono, riferii ò in apprefio. § IT. Bell antico cofytme di letaniare i Tiati. O Sferva il fopraddetto Autore, che Tanti- co coftume feguendo , ai fopraggi unger del verno, fopra que' prati , che letamare fi vo- gliono , condur lì fuole il preparato concio , Colà in diverfe parti ammonticellato lafciafi , fino a tanto che la primavera fopra la fuper. fìcie loro inviti a fpanderlo. I più periti. Agri- coltori però, il convenevole tempo afferrando, fpargr Io fanno tofto che al desinato luogo fi è trafportato ; di maniera che , durante il verno , coperta d'eflo la terra ne rimanga. Ccf- fato il gelo, co'raftrelli alla mano, il rivolgo- no , il dividono, e in fine sì fattamente nettai no il prato , che di quaiì rutto ii letame lo fpegiiano . di cui arricchito l'aveano. Si fatto lavorìo necedario diviene , allora che ben pre- parato non è il concime. Imperocché le paglie al letame unite coli' erbe pofeia mefcolandof. , r.yjfcano i cavalli, che ritrofì divengono a pafeer- Parte Secoud a . 7? pafcerle. Per la qual cofa i più attenti Conta- dini di cenere folamente, di ftercodi piccioni a e di concio ben marcito, e terriccio divenuto ingraffano i prati loro. Alle cadenti piogge , ed alle fquagliate nevi debbono le pianticelle dell'erbe il beneficio , che da tale ingraffamento ticevono , Imperocché le fertili particelle del concime aflbrbifconoque' flui- di , ed all'erbette le comunicano, ma feltran- doli , quafi dilli s in appreffo per la fuperficie della terra, fpogliati già dell' aflorbito umore, alle radici delle piante pervengono. Difficile pertanto none il comprendere, che alla moltiplicazione de' fieni poco giova certa- mente fimi! foggia di letamare. Alla qual cofa fedamente riflettendo il Signor Duhamel, egli ha penfato , che utili maggiormente diverebbono 1 concimi, fé la fuperficie de' prati fi fendette, e gl'interiori pori della terra fi penetraflero s acciocché l'azione benefattrice del fecondo umo- re fino alle radici dell'erbe giugnefle . Quindi un aratro egli ha immaginato, che guernitoef- fendo di coltelle, quelle piaghe recaflealla fot* topofh terra, che più feeonda , è verdeggian- te la rendefle un giorno. $. IH. Dell'aratro a coltelle del Signor Dubamel. OUefto utiliiTimo ordigno , che aratro a coltelle ha chiamato il Sig. Duhamel , è comporto di un travicello di convenevole lun^hcz- «W *»■ coltelle bifor- T)efcrL %ÀO*t za, pretto all' eflremicà del quale un manubrio r' ;z Parte Seconda. tifi %k, biforcuto tenacemente è infido. Ad amenduei tot/# '" lati del travicello è collocata orizzontalmente unagroda tavola, che due cavicchie di ferro a vite fortemente ttnifcóno al medefimo; ma de- terminata non è la loro dimenfione , poiché proporzionare fi deve al numero delle coltelle, onde guernir fi vuole l' ordigno. Tanto le fud- dette tavole , quanto li /oprannominato travi- cello traforati fono perpendicolarmente da' per- tugi quadrangolari , entro de' quali padano le coltelle, che adoperare fi vogliono, le quali fi- tuate efler debbono in guifa , che la diftanza paralella delle loro punte fia di tre once, odi tre once e mezzo di Francia, le quali preliba poco a due once , o a due once ed un fedo della mifuradi Monferrato corrifpondono. Cin- que coltelle armar debbono l'arnefe, una delle quali dal travicello, e le al:re tutte dalle tavole fpuntino; ma fnpra ognicofa, fottili , e taglien- ti (ì-no le loro lame di finiffimo acciaio lavora, te. Tanto al di frrto, quanto fopra le tavole, ed il travicello, traforato convien che fia il ma- nico, per così dire, dell.c medefime , affinchè con cavicchie di legno ritenute, tutte allo ftef. fo livello rimangano; ora più bade; ed ora più. alte, come richiederà il lavorio , né difeender pollano, né al?arfi , maflìmamente quando la nfiftenza della terra, che a tagliare s' intrapren. de, fortemente le fpigne all'alto. D'altri due quadrangola «-i pertugi bucato orizzontalmente convien eh" fia il travicello verfo lafua punta, entro de'quali padano due traverfe di legno , che 1'umfcono a quell'ordigno , da cui con. dotto è l'aratro, il quale carretto mi pace ài nominare. Da Parte Seconda. 73 Da una fola ruota è foftenuto il nuovo ar- jicfe, che io fono per deferivere , il diametro *><]"*■ della quale e di trenta due once del piede di del car- Francia, che accrefeere fino a trenta quattro, «''» e diminuire fino a trenta fi pofTono , le quali ratro~ mifurc, le once venti e due terzi, le ventidue, e le diciannove e tre ottavi del piede di Monfer- rato quafi eguagliano. Che fé maggiori , o mi- nori fodero delle fidate le dimenfioni della ruo. ta , diverfi inconvenienti ne deriverebbono, che evitar conviene 5 onde ritenendo le medefime , di procurar fa d'uopo, che leggiera efla riefea* lo che fi ottiene maflimamente, fedi uh cerchio di lotti! ferro fi circonda, com'è lodevole di fare. Pada pel centro d'eda unavergadi ferro, chedue terzi d'oncia avendo di diametro, ferve d'ade alla medelima, e in mezzo la ritiene a quel te'ajo, per così dire, di cui fono per ragionare. Formato è quefto da due ftanghe dittanti fra di loro die. ciotto once di Francia , che undici fono , e cinque ottavi di Monferrato, e da due tra ver* fé, che, come dilli, padano pe' pertugi fatti oriz* zontalmcnte nel travicello dell' aratro . La lun- ghezza delle ftanghe è di quattro piedi, edot- to once di Francia, che troncando i capi d'ef- fe, a quattro piedi, e quattr' once ridurre fipof- fono, e poiché quadrate fono le medefime , di due once, ed un quarto hanno la grodezza lo- ro per ogni lato; di maniera che a quattro pie- di , quattr'once, ed un fefto della mifura di Monferrato corrifponde la prima lunghezza, a quattro piedi, un oncia, e fette dodiccfimi la feconda, e ad un oncia, e mezza circa la grof- fczza per ogni lato ; di maniera che a quat- tro piedi, quattr'once, ed un UHo della mi-» fura 74 Parte Seconda. fura di Monferrato corrifpondc la prima inni ghezza, a quattro piedi, un oncia, e fette do- dicefimi la feconda , e ad un oncia , e mezza circa la grettezza per ogni lato . Diverfe fono le dimenfioni delle trav'erfe , le quali due on- ce, e mezzo di Francia hanno di larghezza, e poco più di un oncia di groflezza ; lo che lon- tano non è dall' equi valere a un oncia, e tre quar. ti di Monferrato per la prima mifura , ed a circa due terzi d'oncia per la feconda . Inca- ftrate fono le medefime entro le due ftanghe s com'è facile d'immaginare, ma fide, ed im. mobili eflendo da una parte, da mobili cavie, chie di ferro fono ritenute nell'altra, affinchè ne' pertugi quadrangolari del travicello dell' aratro introdurre , e da elfi cavare fi pof. fano a piacimento . Bucate parimente fono Is foprannominate ftanghe da diverfi , ed eguali pertugi, fecondo la lunghezza loro , per mez. zo de' quali ora più avanti , ed ora più indie- tro può collocarfi la deferitta ruota : ed a'ca, pi loro finalmente due forti rampiconi inchio- dar conviene, a' quali o i buoj, od i cavalli , che condur deggiono la macchina , dal Conta, dino fi attaccano , $.IV. Parte Seconda. ^5 §. IV. Vfo ed utilità dell' *4tatro a coltelle. COmpita la detenzione dell'Aratro a col- tellc dal Sig. Duhamel immaginato , di narrar fa d'uopo come le iftruzionì feguendo del dotto Autore , ufare eflo fi debba , affin« che ricchi d'erbe divengano que' prati, chefear- iumente prima le producevano. Nel mefe dun- que di Novembre , o di Dicembre , dato di piglio al novello ordigno , ed attaccati ad eflb O buoi , o cavalli , fender conviene la fuperfì» eie dell'antico prato, falcandolo, in certo mo. doy colle cinque coltelle, onde armato è l'ara- tro ; in guifa tale che di cinque , o fei once di Francia , che tre , o quattro circa fono di Monferrato, profondi fieno i nuovi folchi, o canali. Divifa vedefi allora la fotcopofta terra in tante fafee , che d'once tre di Francia , o due di Monferrato larghe rimangono , poiché diftanza eguale fra le coltelle fi è fidata. Piaghe sì falutevoli due utili effetti producono. Impe- rocché da un canto troncano in gran parte, ed clhrpano le coltelle que' dannofi fterpi , che danneggiando i vecchj prati , a poco a poco quafi li d-iftruggono; e dall'altro penetrandole medefime nel feno della terra, tagliano 1' eftre» mità delle radici all'erba, che liete, qtiafi dilli, della loro ferita molte novelle ne producono , e in certo modo ringiovanendo , piene di vigo- re maggiormente germogliano. Se vantaggiofo tèmpre a' vecchj prati il prò,; palio 7 quella euifa, che il Sig. Duhamel preferive , loUttu ^ ' nmarrebbono, e fparfa intorno fi vedrebbe la rimofla terra , fé Spianandoli io appreflb, allo flatto primiero non fi rcftituiflero. Per la qual cofa all'Erpice, anticamente da' Contadini ula- to, fi ricorre, con i denti del quale fafei di ra- mi s'intrecciano, e lungo i fatti folchi , ed a traverfo de'medefimi conducendolo , la fmofla terra entro a canali fi ricaccia , e lo fparfo concio fi divide , e fi riparte , onde non fola- mente il perduto piano riacquiftino i prati , ma i fecondi femi del trifoglio confufi, e rico. peni fra la trita terra rimangano, affinchè un giorno di verdeggianti pianticelle ricca di- venga. yane riufeite non fono le concepite fperan« ze. Parte Seconda. 85 ìze. Imperocché col taglio alle radici, e col proporzionato concio invigorite l'erbe , fecon- do hanno refo un prato, che nella poflcilìone di San Benedetto folo fervi va di pafcclo agli armenti; di maniera che negli anni fcorfì , e inanime nel 1760. fieni in convenevole quan- tità ho potuti raccogliere. Quindi aliìcurando- mi la mia (teda efperienza, che ben ricompcn- fate farebbono le fpefe, e le fatiche, alcuni aU tri prati nella mcdefima guifa ho fatti lavora- re , che grati , quali dilli , a companiti do. ni, di raddoppiata ricolta m'hanno rimune. rato . Sì coniiderabile accrefcimento di fieni , fé utile farebbe in ogni parte, molto più. v.vntag- giofo giudicar fi dee per gli ameni colli del Monferrato, ove irrigati dall'acque non fono i prati, ed a prezzo molto maggiore de' campi fi vendono, e fi comprano . Imperocché! nume- rofi beftiami , alla coltura delle terre , ed all' abbondanza del concime neceflarj tanto, nodri- re fi potranno in avvenire colla metà di quel terreno, che interno bada appena per alimen- tarli prefentemente , onde alla vendita , o alla feminazione delle biade deftinare fi podono quel, le praterie, che per la nuova coltura alla nu- trizione loro più non abbifognano. Ne quello folo vantaggio dall' infegnata col, tivazione deriva ; ma quando per la vecchiez- za loro Iterili quafi affatto divenuti fono i pra- ti, mezzo più adattato ritrovar non fi potrebbe per rinovarli , maffimamente ne'deliziofi colli del Monferrato, ove come già dilli, acque non fi ritrovano per innaffiarli . Che però ad F z otti- $4 Parte Prima, qiciidq partirò , a mio parere , colui il appi- glierebbe , che in tre porzioni eguali l'antico fuo prato dividendo, nel corfo di tré anni una Mcdodìne r,nova^e» di maniera che nella rivoluzione nnov* di nove , tutta la fuperficie ringiovanir potef- Vhlp" *e' onde coli' abbondanza dell'erbe le feemate u. "ricchezze ridonando, l'utilità grandiffima del fuggerito Aratro dimoftraffe appieno, come dal- le narrate cofe argomentar conviene. Quindi permeilo fìami di efortare non folo gii attenti Agricoltori ma le favie perfone ancora, a. cui del pubblico vantaggio fempre cale, ad abbrac- ciar ben tolto una coltivazione, che di fruiti preziofi , ed abbondevoli arricchifcc ; che le efpericnze del Signor Duhamel hanno autentica- ta> che le ripetute nel Monferrato confermano; e che finalmente efeguire fi poflono da ciafeu- no, onde l'utilità della nuova coltura certa, ed incontraflabile divenga. §. VI. Del modo dì liberare i campii ed i prati dalle acque (lagnanti. DAnno graviflimo a' campi , ed a' prati re« cano quelle copioié acque , le quali a dal Cielo cadute, o d'altronde derivare, di declive mancando , e di sfogo , in elfi lunga- mente fi fermano , e {lagnano . Imperocché da un canto i nutritivi fall, che la terra fecon-i dano. Parte Seconda'. 85 dano , foverchiamuue dilciolgono , e dalia!. tro le tenere radici delle pianticelle , all'azio- ne loro refiftere non potendo , alla fine iru fracidifeono . Oltre di che , e i forti diacci del verno -, ed i vermini , che in gran copia pullulano , grandiifima pirce ne distruggono . Per la qual cofa convenevole io ftimo di fug« gerire , che dove a tanto male fi foggiace , due profondi folli fa d' uopo di fcavarc ; uno de' quali lungo il campo , o prato proceda , e pel traverfo fia condotto l'altro , di manie- ra che amendue s'incrocicchino , o in altro modo , giufta le circoftanze , diretti fieno . Indi con tanti foflatelli , quanti il bifogno ne richiede 3 tagliar fi deve la fuperficie della terra in così fatta guifa, che ne' fotti maggiori metta, no foce , e quindi altronde feorrer pollano le acque dannole . Tale provvedimento , da me tifato, prodotto ha quell'effetto, che io defide, rava . Imperocché nella pofleilìone di S. B:ne. detto , un campo , ove prima (lagnavano le piogge , la commeda femente appena raddop. piava; ma co'fuggeriti folli, e foffatelli purga- to avendolo, uno de' migliori, e più fruttiferi campi è divenuto, fra quanti a quella pò (Icilio, ne appartengono. Così fatto ritrovamento di purgare e campi, e prati cofa nuova non è certamente , ne per tale ìntend'io di fpacciarla . Ma aflicurandolì l'efpe- rienza, che da un canto l'utile rimedio i pigri Contadini non fi curano di adoperare , e dall' altro i padroni delle terre alla neceffaria fpefa , fpeffe fiate , rifiutano di aderire J convenevole mi è fembrato , non folamente i vecchi infe- F 3 gna- Z6 Parte Seconda. gnair.enti di ripetere , ma di ricordare egual- mente a gli uni, e di perfuadere agli altri , che la trafcuratczzu loro dannofa tanto divenir po- trebbe, che una copiofa mede tutta fi perdefle, o per lo meno notabilmente diminuita folle. TRAT- «tó ffjtt ffW CCO Gltó 000 C*S i«tó CW5 GfcS tt*2 Cltó 900 ££,£.,/€ SEMlNAZiONE DE' CAMPI; £ D £ I, L Jg COLTIVAZIONE DE' PRATI, nMBHMMi i ii<»iiiiii mar an *uj*_ • « ■ ■ ii !■ — —— — — ~- i i,n PARTE TERZA. alcune efperienze del Signor Duhamel, o da lui riferite* AFfìnchè i vantaggi della nuova feminazìone maggiormente fi ma- nifeftino , convenevole io ftimo di riferire alcune di quelle efpe- rienze, che nel fuo Trattato deh la coltivazione delle terre il S>g. Dahamel ha riportate , benché tutte efeguite non fi fieno dal medefimo. Nel che fare, le foftaozial» co. fé narrando folamente , quelle altre lafcierò a parte , che al mio intento neceflarie non mi lem brano. Efperienza del Signor Duhamel riferita nel fecondo Tomo. Un campo, fecondo l'antico coftume lavo- F 4 \ rato ?g Tap. te Terza. fato, nel quii; venti mil'ure di frumento fi fev minavano d'ordinario , in due disuguali parti fu divifo. Tre mi Ture, giufta il confueto, fife- minarono nella minore , ciafeuna delle quo'i centofei libbre da diciotto once di Francia p.fando , di trecentodiciotto libbre fu il feme , che feguendo l'ufato modo , dal contadino fi fparfe . Altre diciaffettc torture , che fono mille ottocentodue libbre , abbifognavano ptr la maggiore , ma feminata avendola col feminatore, non già a porche al- ternate, ma pienamente , dugento feflanta cin- que libbre baftanti furono per la femjnazione, di maniera che mille cinquecento trentafette libbre , che a più di cinque fefti , e quafi a /ti ftttimi della folita Temente equivagliono ^ risparmiate furono. La qualità della feminata terra era mez- zana tra la forte , e la leggiera , ma conci- mata non qjTendofi , magra fi ritrovava , e di pietre di mediocre groflezza tutta fparfa e Malgrado ciò , ove dugento feflanta; cinque libbre feminate fi erano , più del venti per uno ha dato la ricolta , quale dal campo fi è rie vuta, e pretto che il diciannove, dopo avervi diffalcata la Temente , e quella parte dì frumento , o d'altro tale , che dal crivello è p?ffata, come dal feguente calcolo più chiara- mente fi comprende. Calcolo della ricolta prodotta dalla Seminazione fatta col Seminatore. Prodotto di !ib. 26*5. feminate, com'è v?->ufo dal campo :. -. - - lik 54^0. Dimi- Parte Terza. 89 Diminuzione del quattro per cento cagionata dal Crivello - .• lib. 218. ) Diffalcazione della Temente - lib. 265. ) 4^3* Prodotto netto --..-•- lib. 496.7* Se il;terreno, che fecondo l'antica ufanza, tre mifure di frumento richiedeva, feminato fi fotte col feminatorc, fui calcolo di prò- porzione fondandoli 4 fruttato avrebbe « lib. 960, Diminuzione del quattro per cento cagionata dal crivello lib. $8. ) Diffaìcazione della Temente lib. 46. ) 84. Reftano - ; • lib. 876. lib. 8 jS. Prodotto totale netto - - - - lib, 5843. Calcolo della ricolta avuta dalla femina&one fatta nel modo confueto . I.e tre mifure , feminate nel modo confueto Copra la minore porzione del campo , hanno triplicata la femente , ma leggiero era il fru- mento, e di altre granella mefeola. to j di maniera che il quindici per cento fi è perduto crivellandolo. Se tutto il campo feminato fi fofle nella (letta guifa , la proporzio» ne ferbando , il prodotto totale dato farebbe di -. - - .* .- lib. £i8p." Diminuzione del quindici per cento cagio. 20 Parte Tema; cagionata dal crivello l;b. 927. ) Diffalcazione delia ) temente - - - lib. 21:0. ) lib. 304-1 Prodotto netto •» •- - lib. 3133,. Dal che manifeftamente appare , che Separata la Cernente necefTaria , il frumento netto avuto dalla nuova feminazione fupera quello , che prodotto avrebbe il campo nell* ufato modo feminato per quan* tità di .- m - - -• lib. 2710.' Somma che ferve di prova lib. 5843. J^cta dell'autore. Degno di rifleffione mi fembra , che Beli' efperienza dal Sig. DLihamel riferita, del femi. natore valendofi, fi è commetto al campo poco più di un ftttirno di quella femente , chefemi. nando nel modo ufato, fpar fa fi farebbe, quan. do , magra efTendo la terra , ne punto conci, mata , giufta le infegnate regole , il quarto per lo meno della folita femente , cioè libbre 450. e mez., feminar fi dovevano. Dalla qual cofa, a mio parere è derivato, che abbondante quanto fperar potevafi , non è riufeita la ricolta . Imperocché , la proporzione ritenendo , vi è luogo di argomentare , che libbre 926^5. di frumento prodotte avrebbe il convenevol fé. me, che fparfo fi fofie col feminatorefulla por- zione maggiore del campo. Chefe in cosi fatta guifa feminatafi fofle tuttala divifa terra, cin- que Parte Terzaì 91 que mifure impiegandovi, che fono libbre 530., a libbre 10923. montata farebbe la produzione, dalle quali diffalcando la diminuzione cagio. nata dal crivello in ragione del quattro per cento , che afeende a libbre 437. circa , e la neceflaria Temente di libbre 530., dal che rifui. ta la fomma di libbre 967., di libbre 9956. ftata farebbe la ricolta di netto frumento , e pertanto il prodotto dell'antica feminazione con libbre 682 5. fuperato avrebbe. 'filtra efperienza dal Sig. Duhamel nel fecondo Tomo riferita. Una tratta di terra mezzana tra la troppo for* te, eia troppo leggiera, la fuperficie della qua. le di 880. Tefe da 36. piedi quadri di Fran- cia effendo, a circa fette ftaja , fette tavole, e dieci piedi del Moggio di Monferrato corrifpon. deva, fu lavorata tre volte con quegli aratri, che comunemente fi ufano, e fenza punto con- cimarla, come da molti anni feguito non era, 24. libbre di femente con il feminatore nella medefima fi fparfero, quando i<5$., e 170. an- cora fé ne feminavano d'ordinario. Ottimamente germogliarono i femi , e il fe« minato campo di alti iteli, e di lunghe fpighe ricco divenne . Ottocento libbre di frumento fé ne raccolfero a fuo tempo, fenza che granella di altra fpecie mefcolate vi foflero ; di manie- ra che il trentatre ed un terzo fi ebbe per uno.' Che fé diffalcare fi vuole, come conviene , la femente, di 776. libbre la netta ricolta rimane, il che al trenta due, ed un terzo per uno equi* vale. Quefto 9^ Parte Ter 7 À* Quefto medefimo campo, con 165. libbre di frumento nel conflitto modo feminafo, 875* ne ha prodotte in quelle annate, che più delle altre abbondanti fono riufeite , di modo che più d-v.1 cinque per uno è fiata la produzione » il che certamente non accade d'ordinario. Con tutto ciò, le libbre 16 j. di Temente diffalcan- do, di 710. libbre il netto prodotto rimane. Per la qual cofa dalla nuova feminàzione 66. libbre di frumento da riporfi su granaj, più che dall'antica, negli anni maggiormente abbonde» voli, ricevute fi fono. *£lQta, dell" autore. Come nell'antecedente, così rifletter fi deve in quefta efperienza , che , giufta le infegna- te regole, fcarfa di molto è fiata la femenza al campo commetta . Che fé la quarta\ parte di quel frumento, che fparger fi (oleva, cioè lib- bre 41. feminate fi follerò, l'efatta proporzio. ne ferbando) di 13É6. libbre ftata farebbe la ricolta, dalla qual fomma la femente diffalcan- do, 13^5. libbre di netto frumento reftate fa- rebbono, le quali di 615. libbre l'antica più abbondante produzione fup:rata avrebbono . Oltre di che nettiflìmo efTendo il frumento, che dalla nuova feminàzione è derivato, d'uopo non ha avuto del crivello, del qual vantaggio le folite ricolf e non godono d'ordinario: onde fé tale diminuzione di prodotto, di cui non fi è tenuto conto, calcolata parimente fi fofle, maggiore ancora della riferita rifultata farebbe la differenza. 'Altr A Parte Terza. 93. filtra cjpcrienza fatta in Lorena dai Sig. Credo e dal Sig. Dtthamel nel quinto tomo riferita. Un terreno di fettanta piedi di lunghezza, che formava una fuperficie di fette teié > quecentone folcva fruttare: di modo che poco più di un terzo di libbra di Temenza diffalcan. do, di 129. libbre, e due terzi circa l'antica prò. duzionc dalla nuova fupcrata fi farebbe. Che fé la ftefla proporzione ferbando , coli' intera ri. colta calcolar fi volete, comegiufto, e conve- nevole mi fembra, egli è manifefto, che 2,520. libbre di frumento da poco più di dodici lib- bre di femenza. derivate farebbono , onde di due mila , e più libbre la rendita della nuova feminazione maggiore diverebbeo Egli è però veriffimo, come lo dello Signor Credo anche riflette che alle piccole efperienze non fempre corrifpondono le maggiori; di mo- do che colui , che a quelle interamente fi fi- daflc , delufe egli vedrebbe fpefte fiate le fue fperanze- Quindi io non pretendo di perfuade. re, che nella narrata forma feminando un va. fio campo, una ricolta derivar ne debba, che all'accennata produzione proporzionevole rie. fca>* ma di notificare ho intefo a qua! alto Ul gno la fecondità de' granelli capace fia di giù- gnere, quando sì fattamente ftminati , e colti. vati fieno , che il nutritivo umore dalla terra abbondantemente pollano fucciare: e poiché co* preferitti lavori la terra tritando, e il feminato* re ufando, tanto ajuto, e tanta facilità fiprefta a'femi per germogliare ; id mi lufingo , che i profittevoli infegnamenti fi abbraccieranno , le fruttuofe efperienze fi ripeteranno , e finalmen- te que' vantaggi fi procacceranno in Monfer* rato , che nelle lontane Provincie Uomini av- vedutiflimi procacciati fi fono . In così fatta guifa ha penfato un gran Principe, che le deli- zie 9<$ Parte Terza, zie della Lorena, e l'onore dell'Umanità ree: tamente può chiamarti , il quale al citato Si. gnor Credo di continuare le efperienze , e di eftenderle a vaftì campi ha giudicato di ordì- nare . TRAT- *7 TRATTATO DELL/ SEMINAZIONE DE' CAMPI, £ D E L L ^t COLTIVAZIONE DE' PRATI. i~Émui ri i ——rt iiimciiiii in 11 m^iiim PARTE QUARTA. Efperlenze fatte dall'autore nel Monferrato. Enchè i vantaggi della nuova fs«* minazione dalle riferire efperienze pienamente rifultinoj convenevole mi ferr.bra di riportare anche quel* le, che col feminatore da me c ma poiché femore a'necefTarj lavori aflìftere perfonalmente non ho potuto, e co'ritrofi con- tadini fpefle fiate ho dovuto contendere, per. fetta certamente, come conveniva, la paftina. Zione de' terreni non è riufeita . Oltre di che n< li maggior parte di que campi, ove fatte fi fono le efpenenzc, feminati, e raccolti fi era- no prima i marzaiuoli, ed il frumento ancora in attuili d'elfi; di maniera che frutto più uber. telo prodotto avrebbono , fé dalle antecedenti bia 'e diminuiti non fi foffero que'nutritiv; urr. ri , dall'alimento de' quali le abbondanti ricolte principalmente derivano. Efperienze dell'anno 17 5 5- Nell'anno 1-^55. , in una terra , che un moggio di Monferrato aveva di fuperficie , il femi- Parte Qy a r t a ; 99 fcminatore ufando , un ltajo di frumento ho fatto feminare , ma abbondantiflìme cadute eflendo le piogge , gonfiati fono due piccioli torrenti, Ponara , e Rotaldo chiamati, che il feminato campo nella valle (ìtuato coiVegia- no , onde inondate , e danneggiate di molto rimalero le biade. Malgrado tutto oò, due Tacchi , e mezzodì btlliilìmo frumento nei I7f tro Parte Quarta 2 tot 1 troper unorendutoavcflero , come appena fperar poteva fi , di lette ficchi fhta farebbe la ricolta , la quale per confeguentc di due facchi, e quat- tro ftaja inferiore all'ottenuta, riufeita farebbe. Che fé lo fparfo feme in amendue i cafi fi àif falca , vedram* calcolando , che di cinque facchi , e mezzo ftajo è quella differenza, che dal frutto delie due leminazioni derivata farebbe . Esperienza dell'anno 1758. Un fa eco , quattro ftaja , edue coppi di fru- mento , il feminatore tifando , ne'campi della fopr,nnominata po-iielììone (emina ti fi fono nell'anno 1758. , e predo al Trentadue per uno è giunta la ricolta, la quale per con* feguente a quarantotto facchi circa fi può cal- colare, poiché un efatto conto non ho con- fervato . Che fé il quadruplo della femente , cioè fei facchi , ed otto coppi Iparfi fi fodero fu quel terreno, come, giufta la vecchia ufan* za , necedario diveniva , e che il quattro per uno fruttato avede il feme , di ventiquattro facchi, e due ftaja finta farebbe la produzione,* di maniera che di venti tre facchi , e fei ftaja il vantaggio nella nuova feminazione riufeito farebbe. Ma fé pofeia le fementi, com'è con- venevole , fi diffalca dero , egli è manifefto , che a ventotto facchi , due ftaja , e fei coppi l'utile maggiore afeenderebbe. Esperienze dell'anno 1759. Frumento in maggior copia nell'anno 1759- ho ratto feminare, poiché quattro facchi , quat- G 3 tro ios Parte Quarta; tro fbja, e quattro coppi a trentun' moggio, e fette ibja di terreno commeui fi fono con it Sminatore; ma più tenue in paragone dell'an- tecedente anno è (lata la ricolta , la quale at ventuno circa per uno è giunta (blamente; di maniera che quafi novantacinque facchi di fru- menro il commeflo feme ha fruttati . Malgra- do ciò, fé quindici Tacchi, e fette flaja e raez- 20, a tenor del bifogno , feminati fi fofTero nel modo ufato , fifTantatre facchi , e fei fhj raccolti fi fartbbono probabilmente , , onde di trentun' facco , e due flaja la nuova femi* nazione mi ha avvantaggiato. Che fé , come nelle altre efperienze , le fementi fi diffalca- no, di quaranta due facchi, cinque firaja , e quattro coppi l' ottenuto profitto, calcolando, appare. Efperienza dell'anno 1760. Di tre ficchi, fei fLja, e due coppi di fru« imnto fu la feminazione fatta col leminatore ntll'anno 1760., la quale fefìantafei facchi frut. tati avendo, preffo che il diriotto per uno ha nfìituito: ma eftefa più di quello, che il femi- mtore d'ordinarir» richieda , è fiata quella terra , che l'indicato feme ha ricevuto i di maniera eh., (e a quel frutto, che coll'antica femina- Zione da quantità eguale di terreno ottenuto fi farebbe, la narrata ricolta fi paragona ,' con- i\ fare io devo, che fulla femenza (blamente è riufeito di profittare: il che per altro baftevole è certamente per compenfare quelle fpefe, che l infognata coltivazione più dell'antica richie , de. Maggiore però flato farebbe il vantaggio fé ao Parte Qu a r t a . 105 fé accidentali difgraz^ oppofie non fi fodero . Imperocché dirottilfiine , ed impcruof: fono cadute le piogge nell'anno 1761., che gli alti fieli del frumento hanno atterrati prima , che alla maturazione giugnefTcro le fp'ghe , onde vote de'loro granelli o tutto, o in parte, mol- tiflìme di loro ritrovate fi fono. Né argomentar perciò fi deve , che debili fieno quegli fieli, cht dulie nuova femtnazione derivano . Impe* rocche più robu^i desìi altri fono certamente? ma la forza loro a tante ne:*, giunge, che all' impeto delle gragnolle , ed alla violenza delle accennate piogge re filler- polla. Più vatttaggtofo di molto un altro efperi- mento è riufeito , che nel medclìmo anno , e nella flcffa polTelTione ho voluto fare, dopo che la terra ottimamente fu lavorata . Impe- rocché (eminato avendo mezzo coppo di quel grano, il quale più dell'altro è grotto, e duro, e con volgare vocabolo chiamali f' andina in Monferrato , al tifimi fieli , e fpighe lìriordi- nanamente belle egli h» prodotto; di maniera che quattro flaja, e mezzo lei narrato framen* to raccolte fi fono , il che al centoquaranta- qu^tro per uno equivale. Frutto così copptoJ fo magg'ore nufciv cenamene , fc Ir 1 npe. tuoi" piogge , come ho nanato , pti na della maturazione atterrati non avellerò i fecondi fieli , i quali melTe abbondante tanto promet- tevano, che un pratico Agricoltore fei ilaja di frumento mi ha efìb.uo , fé lafpettata ricolta di quel campo a lui ceder volea. CON- 104 Parte Qu art a. CO'NiCLVSIOXE. Poiché della feminazionc con il fcminatore trattando, fembra , che del folo frumento ab. bia voluto ragionare} notificare io devo, che pe' marzaiuoli ancora il medefimo ufando quegli fteffi notabili vantaggi ne derivano che a riguardo del grano dimoftrati fi fono Ma del deferitto arnefe valendofi nel rima nente , cambiar conviene allora il Cilindro altri in vece adattandone , le cellette de' qua li, tanto nel numero , quanto nella capacità loro alla mole de' Temi , ed alla quantità, che fparger s'intende , proporzionate fieno . Così fatta" avvertenza tanto più neceflaria diviene , quanto che diverfe fra loro efTendo le terre, lo fteflb frutto afpettar non fi deve da ciafeu. na. Imperocché alcune fé ne ritrovano , nel. le quali ottimamente prova il frumento , ed altre al contrario ve ne fono , che di conve- nevoli fall per la più preziofa fra le biade fc?r- feggiando, forza , e vigor badante conferva, no per alimentare i legumi , che in effe ma- ravigliofsmente germogliano . Che però il provvido Agricoltore quella femente commet- ter deve al fuo campo , che adattata alla na. tura del terreno la ragione , e le efperienze hanno dimoftrata . Così fatta divertita delle terre , che diverfi ficnoi lavori, anche richiede. Quindi deriva, che profondamente fcaflare fi debbono alcune, quando una fuperficiale paginazione richiedo* no le altre. Per la qual' cofa oflervar conviene, fé grafie fieno, e per tanto naturalmente c°- pia- Parte Quarta. 105 P.ipate, e nel fondo loro gelate, e neghittose; Imperocché allora lenza un profondo lavorìo, che le difciolga , e fintoli , quel frutto non produrfebbono , che ottenere fé ne potrebbe-,' ed al contrario , fé magre lì ritrovaflcro, porofe, e poco profonde , maggiormente vcrrebbono ad citcnuarfi, fé molto a dentro fi lavoradero - Che peròla pratica, e la cognizione de' vecchi, ed allennati Coltivatori , al pari delle fondate regole degli Autori , in materia tanto impor» tante fcrvir deggiono di feoru . Che (e nelle infognate guife procederaifi , non folarnente quantità di femente farà rifparmiata , ma uber- trtfe mcili , oltre Tufato, fi raccoglieranno, on. de a'privjri Cittadini, ed al pubblico tutto no- tabile vantaggio ne lidondi. So che dannofa , anzi che no , la copia delie mtflì è giudicata da alcuni , i quali di coglier penfano nel vero , quando confedera- no , che la Soverchia abbondanza delle bia- de, nelle quali , in moltiffimi paefi , le prin- cipali entrate delle nobili famiglie confifro- rfo , jì fattamente ne abbafTa il prezzo , che dalla vendita loro , benché di quantità mag- giore , tanta fomma di danajo non ne ridon. da , quanta negli anni di fcarfezza poco fru- mento , a gara ricercato , a' venditori ne comparte. Dal che deriva , che diminuite ri. manendo le ricchezze de' Cittadini più riguar- devoli, alle fpefe folarnente neeefTarie forzati fono di liHrignerfl j di maniera che mancano agli artefici i lavori , cedano le vendite de' mercatanti , e fccmandofi le facoltà di ciafeu- no , sì fattamente langue il commercio , che ad inevitabile povertà fi fotzgiace , Te pel cor- fo io6 Parte Q_uarta. fo di alcuni continuati anni , dall'abbondanza de' frutti la difficoltà di fm^ltirli , e la baflez. za de' prezzi è cagionata - Benché fortiflìma , a prima giunta , così fat- ta obbj zione appajì , io mi lufingo , che la debolezza Tua comprenderà Hi appieno , fé fi rifl tte , che que' vantaggi , i quali dalla fcarfrzza , o mediocrità delle ricolte talvolta l|e derivalo , ad accidentali circoftanze , ed alla brevi à della durata attribuir fi debbono J come dille (tede cagioni que' temuti danni , che l'abbondanza accompagnano , certamente ridondano : di maniera che , fé la fcarfezza , e la copia lungamente duraflero , l'utilità del. la prima , e lo fvantaggio della feconda del pari fvanirebbono . Imperocché legge colan- te , e necefaria euVndo , che al va 'or delle vittovaglie, feeflo è permanente , proporziona, te fieno le mercedi di coloro , che o con le arti la vita Sdentano , o l'opra , ed i fervi- gi loro in qualche modo ci predano i egli è manifef};;) , che quel profitto , il quale colie vendite t più alto prezzo ci ha arricchiti, dal- le magi? ori inevitabili fpefe è afTorbito i quan- do da aii canto daìi? compre afi nendofi per la fldla cagione gli ftranien , le ricchezze di convenzione -»unro non crefeono , e dall' altr: nor-'hilmente diminuite rimangono quel- le reali , cne nelle abbundcvoli produzioni d(!):« terra confiftono . Tutto il contrario ac« cade, allora che coftan temente copiofe fono 1< ricòltt : v si. he fé di tenu^ prezzo d;ven- g< o le biade , colla prop:«>zionata diminu- zione delle m rccdi , I. n'inorano i d'ip^n- dj , e dall'utile deile facili compre allertati i vici- Parie Quarta. 107 vrcinj, argento, ed oro ci fomminiftrano per cjue' frutti , che foprabbondanti fono > di ma. mera che , fc la mafia del danajo certamente crefeendo , fra il popolo fi fparge , come fen- 11 dubbio accade , il grandiflìmo vantaggio y che al pubblico ne ridonda , all'aumentazio- ne delle reali ricchezze , cioè alle copiofe produzioni della terra attribuir fi deve . Oltre di che , dall'ordinaria copia delle meni determinandoli le popolazioni , come «utti gli Autori , che di tale foggetto hanno trattato , dottamente fòftengono, eglinederiva , che pai numerofo farà il popolo ove più ab. bondanti la terra benefattrice donerà le ricolte. Per la qual cofa , maggiore divenendo la con. fumazione , que'vili prezzi de' grani non fi avranno a temere, che la mal fondata creden- za di alcuni ha minacciati. Che fé tanto copiofe biade fi raccoglieffero^ che non folamente ad alimentare il crefciuto popò io fufficienti fodero, ma alle ftrani n Na- zioni difìnbuita avendone una parte , tanta quantità tuttavia ne rimanefle , che dimeno avveduti inutile , e predo che dannofa fi giù. dkafle ; difficile non è certamente l'adattato provvedimento. Imperocché fe'bire effe fi podono per quagli anni , che inafpatate care- Àie calamito» rendono , come pur troppo ac- cade} e fé da tanta fventura il Cielo amicoci preferva , tali fono le umane vicende , che le vicine contrade molto non tardano ad abbifo- gnarne , di modo che al foftentamento di cfle con incredibile vantaggio impiegare fi poffono. So che , le antiche ufmze feguendo , dì confervar lunga pezza il frumento fpecialmen. te ìcS Parte Quarta: te non ricfce ; poiché ora gl'infetti lo divori- no ; ed ori facilmente germogliando , impu^ tridifee . Oltre di che continuate fpefe per ri. moverlo , e rivoltarlo , e granaj di grandini* fna eftenfione per collocarlo fi richiederei no . Ma sì fatte difficoltà fvanite fono , dopo che il tante volte citato Signor Duhamel di Monceau, nel fuo trattato della confervazione de'grani , la coftruzione di un granajo ha in- fegnata , per mezzo del quale in piccolo fps* Zio, quantità grandiflìma di frumento fi con» ferva , fenza temere , che il divorino gl'ir.f r* ti, o che germogliando , imputridita , mercè de' mantici , che l'aria nel granajo jintroduco- no, e mercé delle ftufe, che prima di riporve- lo, perfettamente feccano il frumento. Inven- zione tanto vantaggiofa al Sig. Bartolomeo In- tieri certamente è dovuta , il quale in Napoli così fatte ftufe adoperate aveva il primo, quan- do il Sig. Duhamel un altra, che il delìderato effetto produccfle, ne meditava in Francia i Ed in fatti dell' Italiana ftruttura informato aven. dolo didimamente il Padre Pezems Gefuita Regio ProfefTore d'Idrografia a Marfiglia , la meritata loie al primario inventore ha com* partita, ove nel quinto tomo del trattato del- la coltivazione , di quefta macchina ha ragio- nato. Ma fommamente il Padre Pezenas com. mendar conviene , il quale neHe Memorie di matematica , e di fifica nell'ofiervatorio di Marfiglia regiftrate per l'anno 17*6. , non follmente uni chiara , ed efatta detenzione della Auffa del Signor Intieri ha inferita ; ma in così fatta guifa egli l'ha per fazionata , che que maggiori effetti , i quali fperar fi polio» no, Pakte Quarta. 109 no, gl'infcgnamenti fuui fegucndo , facilmente fi ottengono . Che fé malgrado ciò , alcuni fi ritrovano, che dell'accrcfeimento de'grani pun- to non fi curino; penfare efiì dovrebbono, che Ocila nuova coltivazione ufando, alle canape, a' lini, e ad altri generi di produzioni deftina- ♦ ■ fi pofTono quelle campagne, che alla Temi, nazione Ut' frumenti fopprabbondanti giudicaf- Uro. Quindi dimoftràto avendo che , vantaggio- fa (empre l'abbondanza delle biade, e maffi- m,e del frumento riefee , poiché le popola- zioni aumenta , nelle calamitofe annate ci Soccorre , e un ramo di lucrofo commercio ci lommimftra, particolarmente dopo che il mo- do di confermare i grani dottiffimi Autori hanno infognato > ragion non veggo , onde la matìima utilità dell'Agricoltura contratta, re fi pofTa . Che però e gl'ingegni più per- spicaci , e le perfone più ìllufcri ad ella pre- fedendo , perfezionare dovrebbono un arte , che nobiliflìma eflendo per fé ftefla , beneflcj sì Segnalati dalla terra produtrice ci procac- cia . Imperocché a'rozzi Contadini , che pigri fono, e de'nuovi ritrovamenti acerbi, ed ofti- nati nemici , il governo lafciandone , non Solamente le antiche dannofe ufanze preva- leranno Sempre; ma contenti effendo i me- de fimi , quando il foftentamento loro da'fe- minati campi ricevono , ogni maggiore , e più faticofa coltivazione abborrifeono, né qua- le fonte di ricchezze > né qual bafe del com- mercio , né come cagion principale delle po- polazioni riguardar vogliono l'Agricoltura. Né certamente , a mio parere , importante meno no Parte Quarta» meno della fcminazione de* campi , giudicar fi deve la coltura de'prati, fé fi riflette, che coli' erbe loro la nutrizione predano a que'beftia. ini , alcuni de' quali le materie per le vefti- menta compartono ; altri i fofbnziofi cibi , e gli agi più necefTarj ci fomminiftrano > ed al- tri a concimare, ed a pattinar le terre, d'on. de le ubertofe mefli derivano, deftinati fono . Oltre di che la fpecie loro moltiplicandoti , un nuovo ramo di commercio ci fornifeono , che utilità grandifiìma ci può recare . Quindi iom. inamente pregevole io giudico quell'arte , che l'aumentazione dell'erbe proccurando , tanti vantaggi , che i fopraddetti beftiami ci procac* ciano, è capace di accrefeere. Per lo che final, mente coli' immortai Cicerone , come nella Prefazione ho riferito , ripeter mi giova , che fra tutte le profittevoli cofe , le quali abbrac ciarefi poflono, la migliore, la più utile, la pù dolce , e in fine la più degna dell' Uomo libero è l'Agricoltura. G1UN- UT GIOITA IL pregio di una Macchina confitte princì. palmente nella femplicità della Tua coftru. zione, di maniera che con pochi Ordigni pro- duca il defiderato effetto , fenza ches' incontrino difficoltà capaci di difordinarla , o di feemare quel vantaggio, che dalla medefima fi attende. Sì fatto feopo fi è avuto di mira nella coftru- zione del deferitto Seminatore , e maxime in quella parte , che a fofpendere la Seminazione è desinata : e benché lungamente io abbia me- ditato fopra di ciò; debbo confidare, che per la fuddetta operazione non ho rirrovato altro mezzo , che da un canto folle più femplice dell'adoperato, e dall'altro non recafTe qualche danno agli Agricoltori. Malgrado le dette cofe, obbligato io mi reputo di palefare un'altra idea natami nella mente , dopo che quello Trattato era compiuto , e quali fui punto d' ufeire alla pubblica luce colle ftampe , e rivelando la nuova idea , non lafcierò di no- tificare quell'inconveniente, che da sì fatto cambiamento deriva , acciocché gii Amanti dell' Agricoltura pefando il danno , ed il vantaggio fcclgano a loro piacere uno de* due mezzi , che conducono al medefimo fine. Si è detto al §. ni. che fofpendevafi la Seminazione , ancora che foffe in moto l Ar- nefe per mezzo di una Catenella , la quale faceva allontanare dal Cilindro la lamina circolare , e dentata motrice del medefimo , il jiì Parte Qu a i t a . il che accadeva coll'ajuco di una verga dì Cir- ro compera di due parti , una delle quali , cioè quella a cui è unica li lamina circolare , e dentata, al tirarli della catenella , retrocedeva, e in cotal guifa i denti della lamina più non incontravano i baftoncini del Cilindro , e in cosi fatta guifi celavano le fu.* rivoluzioni, e la caduta della femence . Ora nella nuova idea non fola mente la verga di ferro comporta d: due parti "può efTere di un folo pezzo , e prr confeguente p ù f-.cile a lavorarli , ma togliere fi dee in- teramente l'indicati Catenella , e bracci , e in vece di ella baderà aggiugnerc alla parte pofteriore della piccola Cadetta un braccio di ferro , che verticalmente fia unito alU mede fi ma per mezzo di un nodo munito del fuo Chiavello , in cui entri 1! fuddetto brac- cio in tale maniera che polla liberamente volgerli fopra il Chiavello . Quelto braccio eller dee p:egato nell' eftremità fjnenore , fer- mando col rimanente un angolo , che pUò eller retto , di modo che adomigli ad un martello da oriuolo unito al fuo manico , fe non che qui il martello , ed il manico fono della medefiffla grodezza ; Che fé così pia. cefTe, due martelli , per cesi chiamarli , pedo- no adattarli ad un fo'o manico , dando al braccio la figura di un tronco , che termini in due rami piegali , e formanti angolo con edo . Corrifpondenti nella loro capacità alla grodezza de' martelli fi faranno i pertugi nel- la lamina della Cadetta in quel fito , che corrifponde alla fchiena della Doccia , dal che deriva , che tirando a fé 1" Agricoltore per IX5 J>er mezzo di una lottile catenella la coda del braccio , elio girerà fopra 11 C hiavcllo , come fi volgono fopra il fouopofto legno i Mozza,* cavalli negli orti, e i martelli, o rami piegati di eflo entrando nella Cadetta dietro la Doc- cia , fpigneranno la medcfima, ed obbligheran- no il feto fondo ad alzarfì, onde ella più non verfi 1 femi fopra il Cilindro, e per confeguente celli la feminazione. Affinchè poi quefta pofla ripigliarli fenza fatica, e dilturbo convien mu- nire la foprannominata lamina poftenore della Cadetta di una Molla eia dica , la quale urti centra la parte fuperiore del braccio. Imperoc- ché quando 1' Agricoltore cederà di tirare la ca* tenella, la fuddetta molla fpignendo il braccio, farà ufeire dalla cadetta i martelli, o rami pie. gati, lafcierà la Doccia in libertà di ritornar- fene al fuo luogo, e prr confeguente potrà di nuovo verfar fui Cilindro la Semenza- Spiegata la nuova idea convien notificare 1" inconveniente che dalla medifìma ne deriva. Imperocché malgrado la fofpenfione della cadu- ta de'S^mi dalla Doccia, non cederà però im- mediatamente la feminazione , poiché quella quantità dì Semi , che già era caduta fui Ci- lindro, continuando, come continuano le rivo- luzioni di edo, cadrà necedanamente fui fotta- pollo terreno, e pertanto farà cofa perduta. Fa d'uopo dunque di paragonare la perdita di ma al uni miei importanti affari ne hm no fura dift rire fino ad ora la pubblicazione. Quindi niuno dee maravigliare fé folamente Imo a qu'.l tempo fi è refo con- to delle fa'te tfperienze , madame che in ap> predo divtrfe occup zioni , ed alcuni viaggi hanno impedito di tenere efatra memoria ddle produzioni abbondanti , che da sì fatta femi. Dazione fono derivate, ed efTendorni io prefiflo ci non ifcrìvere cofa , che in quache parte ioffe dubbiofa , ho giudicato più convenevole di non p^rl re de' frutti raccolti, che di efpor* mi al pericolo di riferire efperier.ze , che non fodero cutiflìme, ed efattiùimc. In genere pe- rò pofio aificurare ciafeuno, che le ricolte han* no corrifpufto alla mia efpettazione , edendo notabili 1 vantaggi ricavati dalla nuova femi- nazione; onde tengo p:r fermo che eguale uti. ìirà ne ricaveranno coloro, che a queflo me. todo di teminare fi appiglieranno. ISTRU* ISTRUZIONE Spettante all'ufo dell'aratro a coltelle per li Prati , defcritto nel Trattato di Giambattifta Hat ti. Quantunque la corruzione dell'Aratro a coltelle fia di tanto femplice lavoro, che baita gittarvi il guardo fopra per torto com- prenderne l'ufo» ciò non ottante per render la cofa vie più facile, fi è giudicato conveniente di aggiungere le feguenti notizie alla fpiegazio» ne, che già Te ne f;ce nella feconda parte dell' anzidetto Trattato. 1. Vendendoli per l'ordinario que(V* ordigno fenza le ruote, deefi addattare l'ade del mede- (imo alle ruote che faranno desinate per elio : e quelle vorranno edere le anteriori d' un car- ro; perchè avendo minor diametro delk pofte* riori, faranno più acconcie al bifogno; od al- tre fimili che abbiano circa oncie venti di diametro. 2. Il detto Ordigno difarmato delle coltelle fi dee condurre co*Buoi nel Prato, che (ì vuol coltivare; e quivi, rallentatele madreviti, che ftringono le lUffe, fi dee far paflare il manico di eiafeuna coltella nell'occhio della ftafra cor- rifpondente a quello , fecondo il fegno , che vi fi vedrà impredo. Per far quefto fi diftac- cano i Buoi , e levati i manubri , s'innalza , ed anche fi rovefeia tutta la macchina . Intro- dotte che faranno per lo manico tutte le col- telle nelle loro rifpettive ftaffe , fi dovranno ferrare alquanto le madreviti , acciochè le efetf. H 2 te n6 te coltelle non ifcorrinoj e rivoltata la mac- china , fi rallenteranno di nuovo per far entra, re le coltelle nel terreno circa due once. Fatto qucfto fi tornano a ftringer le madreviti coHa manovelle, che fi vende unita all'ordigno, per fermare tenacemente il più che fi può le col- tele alla tavola: s'inttoducono , e fi afTodano a Tuo luogo i manubrj: s'attaccano i buoi; e fi procede al lavoro. L'indicata profondità, a cui li debbono immergere le coltelle potrà va. riarfi iecondo la maggiore , o minor refiften- za , che s'incontrerà nella diverfa qualità , e difpofizion de' terreni. Laonde fé la refi (lenza folte tale, che con difficoltà due paja di buoi la fuperafiero; fi dovranno ritirar le coltelle, e riffa re a minor profondità» la quale quantità, que fofle d'un oncia loia, o poco più, potrà badare per produrre un ottimo effetto . All' oppofto , quando la natura del terreno il per- metta , fi potranno introdurre anche più delle due once afltgnate per ritrarne maggior van- taggio. Quello fi può facilmente efeguire fui campo col mezzo delle viti fuddette. 3. Si anderà con sì fatto ordigno dall' un capo all'altro del Prato formando le opporti> ne incifioni. Non è neceffario , che fi vada iti retta linea» anzi è da notaresche nell' avvici- narli all'oppoflo capo del Prato, fi deve inco- minciar a piegare per far il giro più largo : perciocché ficcome il farlo (fretto farebbe dif- ficile affai ; così anche le coltelle ricevendo sfor. zo lateralmente più del dovere, per fode che fieno fi potrebbero piegare, o ccmeccheiHa gua. frarfi. Se nel tornare indietro fi facefle il fecon- do taglio in qualche diftanza dal primo; il va U7 va poi coll'Aratro fopra il terreno , che è ri- mafto intatto in maniera , che da un taglio all'altro vi fia a un dipredo la diftanza che v' è dall'una all'altra coltella. 4. Se a taluno parrà bene, e fé la grandezza de* Prati il fofterrà , dopo fatti i primi taglj fu la fucila direzione , potranno anche farfene al- tri a traverfo de'medcfimi: eflendo fuor di dub- bio , che duplicando le incifìoni il provvento farà maggiore. 5. I manubrj piuttosto che a dirìgere fervono a comprimer l'Aratro, e ad obbligar le coltelle a reftare immerfe nel terreno: perchè alle volte la renitenza è tale, che sbalza fopra terra tutto 1 ordigno. Per quello oltre la còmpreifione che fa il Contadino fu l'cftremità de'manubrj, non farebbe in certi luoghi inutil configlio l'appli. car qualche pefo fopra l'Aratro. 6. Terminata l'operazione per ricondurre a cafa l'ordigno fi dìraggono da terra le coltelle j e fi alzano nella maniera indicata. Ma ficcome non potranno alzarli tanto , che per iftrada non incontrino in qualche parte J perciò farà meglio cavarle del tutto fuori delle ibffe ; op- pure, lafciandole fiffe, levar i manubrj, e rovc feiare la macchina, ficchè le punte delle col- telle fieno voice all' in fu > ed in tal politura con* durla co' buoi dove fa d'uopo , e di quivi ricon- durla ne* Prati quando Io richiegga jlbifogno* Dopo quello lavoro fi deve concimare il Prato, ed anche fpa ricredei femei'i Trifoglio, o d'altre erbe,che fi crederanno più addattate alla qualità del terreno. Madiqucfìo non accade parlar più avan- ti per non replicare quello che già fi èdimoflxato largamente nella feconda parte del detto Trattato. F 1 ^ £. il8 TAVOLA DEL CONTENUTO H E L TRESETiTE TRATTATO et» V/\ llù f(. S L-lJ?