fi Smithsonian Institution Libraries John Furth 1. / v\'.; • t‘! ‘ ■' ' m- ' OVERO DISCORSO della n a T V r E PROPRIETÀ DI DIVERSI VCCELLI E IN PARTICOLARE DI QVE’ CHE CANTANO, CON IL MODO DI PRENDERGLIj conofcergli,alleuarglÌ5 e mantenergli . * E con le Figure eauatedal verOì e diligentemente intagUàie in dd fEMPESTAiC dsl VILLAMENA. OPERA DI GIO. PIETRO OLINA NOVARESE DOTTOR DI LEGGE. DEDICATA AL SIC- CAVALIER DAL POZZO- CON PRIVÌIEGIO Del S OMMO PONTEFICE. ™ IN R Q M A> Apprelfo Aarfrea . M D C X 1 1 1. Cm licenza de ’ Superiori. r 0 f V \^. '*A\- . '• .5 • X.-. o . m.^'a.'s! ' •' -•• .'VU ••,, i 5s->^. . *• ..V i’ / -.V v ' vi' ‘4 fi ■ ,■ \. i-^ ” p ■ < i ''•' 1' ■ • ìN’ t, -w ^♦^4 ‘ '■■.«■ '-^ 'W ; ' K * H -te. ;■ ?ì5SÌh'P=/:''v=» -i- '■%4Sv ...v^v.'^Ài;}. ■<■--/>•- ... ■ • , > .. - ' m^a ; • ‘•"i. li. ••'■'■’ i - • '•‘'V-.; r . \. ./ I .Qi- *bCM ''' AL SIG. CAVALIER CASSIANO MIO SIGNORE- Anno ibenefitij cofi gran forza nelPanlmo delle perfone grate , che gli cagionano vna perpetua inquietudine , fin tanto 3 che non gli s’apre ftrada , fe non ad vna degna ricompenfa ( che taluolta per man- camento di forze vien impedita ) almen ad vna chiara teftimonianza deU’obliga- tioncj che in quel mentre ne conferua : Per tanto Io , che già molti anni fclfenuto in cafa di V. S.ìll!”“ hò riceuuto cofi fe- giiaiati fauoiijC benefitij dalla liberalità fua, che pollo vera- mente dire di riconofcer ogni mio bene effer da quella j non folamente confelfo di deuerle tanto, quanto mai farò baftan te di pagare , ma per non diuenir in alcun tempo già mai fo- Ipetto d’ingratitudine (vitio da me lontanillìmo ) hò final- mente voluto, non hauend’altra fl:rada,arrifchiariTii, dedican do airhonorato fuo nome quelle carte , di tellificar al Mon- do gl’ obiighi miei infiniti, e render à lei tributo di quanto hò acquiftato col fuo aiuto , fperando anco , che l’Operetta, per il curiofo foggetto forfè non fiaper riufeirle indegna de’ fuoi profondi ftudij,e potendo taluolta elfer frapolla alle oc cupationi del Sig. CarPAntonio fuo fratello,ìl quale ottima- mente educandoli àpprelfo di Lei aecrefeerà col tempo lo A a fpien- fplendoi'e del lofo àtitlco legnaggio > chlariffimo per arti di pace, e di guerra, eper maeftà d’honori , e dignità Ecclc- fiaftiche,auanzandofi già egli in coli tenera età nel corfo del- la Peripatecica filofofia,oltra i progreffi. di molti, che di gran lunga l’eccedono col numero de gl’anni . Supplico dunque humilmente V.S. Ili™* à gradir qucffafFettuofo tcftimonio della mia dinota fcruìtù , con quella fingolar humanìtà ; on- de gl’ingegni, e le belle arti fon da lei fauorite, e che iniìeme con tant’ altre fuc rare qualità , nobili penfierl , e fuauiirimi collumi , la rendo no amabile à quella Corte,e riguardeuole alle più remote N ationi , e le fò profonda riuerenza . Di V.S, N Hnmìlift.e ©bligatlfs. Cernitore Gio, Pietro Olinà» AL LETTORE L defiderio di fapere è naturale airhuomo;L’inc]i~- natione particolare è opera, del temperamento. L^aiianzarii è perfettione del genio. Et il commu^. nicare-pergioiiar altrui , è felicità de i nobili fudori . Io nò nego d efTermi per qualche tepo adoperato in profefTione jChe non è baffa^ò vile?ne però m’afr ficuro d’efler mici molto aiianzato , ne ardifco di fperare ? ch’altri fi migliori per l’Opera mia: ma vengo à piiblicare le inie fatiche per argomento. d’honorato diporto , e participatione del gufiojche n hò tratto . Percioche fe tutte le belle arti recano p lacere per la vaghezza^nouità f & altezza del foggetto, intorno à cuitraiia- gliano 5 la contèmplatione della natura, é proprietà degl’VccelIi con- tiene ogni piacere fparfo nell’altre contemplationi delle maraiiiglie dell Vniuerfo,*fi per la nobiltà, e varietà della lor natura, come per gf aiuti , che rhuomo ne riceue nel foftenimento , e delitie della vita, il che affai è chiaro per farti varie da effi Vccelli moftrate , ò vero ac- crefciute ; quali fono , La cura della cafa. Il modo del viuer ciuile ? li toltiuare de’campi,La caccia,! architettura, Lamilitia,La Gramma- -tica,La Medicina, L’arte delnauigare,feruedo cofi in vece di Tramòta na in Mare a’ Nocchieri , come ili terra hanno fpeffo fatto Jbffitio di Corriere,' La pefcagione, Le mecaniche. Le regole di conofcer ogni mutatione de’tépijC Le varie maniere d’indouinare , e più anche per gfefempi, che ci danno di Religione verfo Dio,di Gratitudine, Giu- Itìtia , e Charità verfo il profiìmo, di Sollecitudine, e Prudenza nelle necelStàse ne’cafi dubbi, dìToIeranza nelle cofe auiierfe? di Magna- nimità nelfardiie , e di Prouidenza per faiiuenire c Onde gl’antichi, ammiràdo fi nobili cperaticnLgétilmete feiic-leggiarcnosche molti ecceileti artefici per fortiuiofi auiteninieti fiati foffero in cotal forma cangiati ,* perche non fi perfuadeuano tali opere fenza rintelletto ri- trouarfi . E certo fe nelPHucmo vediamo compendiato il meglio delf vniuerfojiiella /|>etie degl’ Vccelli mirafi quanto di buono è diìi^erfo in tutte faltre fpctie degfAnimalijper quello che di /òpra s’è accenato ; anzi pare che la Mano Creatrice habbia Ipogliate le 'piu pregiate m mere delle natie ricchezze , i Prati , le Selue Orientali de piu vaghi colori, e degrodori piu grati per arricchirne prodigamente cctefta_i fila pellegrina fattura. A cui nò fi contetò ella d’aprire come ad egrf altra ipecie d'Animali , vna fola via al nafeere , ne proiiidde dVn efiai fola per nodrimento , ne affegnò'per habitatione vna fola contrada del mondo ma in varie maniere la propaga, di vari dbilafofterita, fin fin d’aria, c di celefte riiggiada , e concedendole i remi deiralcsnegai tc airhuomojlafcia pellegrinarla a Tua voglia,&: habitare tutto Io Ipa tic, che co’ i cerchi del Cielo , e col centro del Mondo confina ; non eccettuandone pur il fuoco , diuoratore di tutte le corporee frali fo- li anze 5 men tr’ egli nel fuo vorace feno ad alcuno d’effi apparecchia la ciillajad altri concede cortefemente l’albergo . Le quali altiffime contemplatfoni hauend’io lafciate àpiu eleuati ingegni mi fon fentito rapire da occulta violenzajad ammirare co de fiderio di godere ramabilefoauità del canto , che da vn coli picciolo corpicciuolo %^fcendo , & altamente rifbnando di tanto varia , efrra- na melodia riempie l’Aria, e le Seliie, e le Campagne, che in vano lei gareggiano le piu canore faucÌ5& ipiu robufti petti degl’efercita^ ^ tifiìmi cantanti . Poiché fe tanto coniiiene airhuomo il diletto ci el- la Mufica, che gfantichi faggi credettero l’anima humanajeffere d’ar Bioniche mifiirejeproportioni teffuta , e compofra , qual marauiglia s io confefiarò di fentirmi rapir fuori dime fteflb, da qualunque me- lodia , non menojche le fiere, e le feliie,&: i falli dalla mufica d’Or feo, e d’Anfione ? Onde aggiunto lo fludio alla mia naturale inclinatione , non hò lafciara veruna poflibil diligenza per conofeer la natura , e la proprietà de’fudettLe mafiime dique’checatanojprocuràdo per vari mezzi d’hauerne da diiierfe parti , &: inuefiigando il lor nafcimento , il modo di prendergli, d’alleuargli, di rendergli domeftici, d’ammae- f!r:ìrgH , e foHecitargli al canto, e d’infegnargli ad articolar gl’accen- ti deli’humana fauella , al che fopra tutti granimali elfi maraiiiglio- famente s’adclattano ,*& in fine curargli delle loro infirmitàper go- der piu lungamente del piacere , che ci portano . Piacere innocente , fenza difficiikà , fenza diftiirbojfenza noia ? che non ifnerua il vigor deli’animo j'che non trauaglia i beni di fortuna , &à cui niiin giifto d’artificiofa mufica paragonar fi puote . Perche fe tutti gli ftromenti mufici tanto piu fon prezzati, quanto piu ài vino raffoinigliano il va- riar cleirhumana voce , tutto il dì veggiamo , che Io sforzo , e lo fiu- dic degl’ eccellenti Cantori non è altroue maggiormente impiegato , che nel rafie migli are i mouimentiji ripofi, le tughe, i pafìaggi , le di- more, i rompimenti, le fofpenfioni , i ripiegamenti , i giri, le tirate , i precipiti], il variare del mormorantejchiarojfofco, pieno, Tottilesacu- to, grane, baffo, mezano, eleuato , frettolofo , lento , frizzante , e di- meiib tuono, c i’aiterar di tutti i detti rnoiiimenti infieme, onde incre- dibilmente ci diletta la melodia degl’Vcceljbe di quelli maflimarn en- te , che nel feguente difeorfo fono efprcifi . Della quale fpecie d’a^ rimali 5 fe la menzogniera facondia Greca ingegnofamente fauoleg- gk),che s’accoftaffero col volo, alle ruote del Ciclo , c qiiiiii appren- dendo i decreti del fato in lor fauella pofeia à noi gli Ipiegaffero; per- c he à me non farà conceffo piaccuolmente fa noleggi andò il dire , che fc colà fu giamai s’auuicinano , imparino concenti armonici dalle Si- d ene regolatrici di quelli eterni gin , e pofeia qui giu daU’Eccq anno niofa niofa del ptcciol petto loro ripercuotano il fuono 3 c ne rapprefcntino il vino fimolacro nel lor fbaiiilììmo canto? onde ci folleiiano fino à con templare farmonia degrAngelici Chorijchc nel Teatro del Cielo cter namence intonano le lodi del gran Padre Dio . Da così fatte cagioni fon io pi^imieramente flato allettato allo Audio intorno d gfVc- cellij^ bora fpinto ipublicare quanto n^ho apprefo 3 fcoprcndo con chiara brcuitd quant’hò potuto offeriiarc 3 riceuéndo nemici trattati anche gralrriii auuertimentÌ3 e fcritti 3 purché giouaffero al mio in- tento 5* c mi fono sforzato migliorare le figure 3 egfinfegnamenti al- trui 3 come il paragone 3 c la fperienza fard fede * Refta folo ilfuppli- care 3 chi riuolgerd cjueftcmie carce3 vergate dal folo diletto di lape^ re,e publicate d fine folo di dilettare altrui > che non prenda noia dal- le molte imperfettioni della mia fatica ; ma in ricompenfa del diletto da me procuratogli 3 fi compiaccia di recarmi piu tofto qualche gu- fto con amorcuoli auuertimenti ? ò con publicare piu copiolb , c me^ glio intefo trattato . \ DEL RVSIGNVOLOl Ella preferite opere tra, fe à queft’ Vccello fi. defie al- tro luogo, cfael primo, fa rebbe vn apertamente tor- gli quel che da diuerfi Scrittori di conto , coli anti« chi, come moderni, gl’è flato conceffo. Habbiafi dunque quel luogo, che è recceiknzadelfuocan. tare, e1 parer de i più glhà dato. Onde entrando nel dar ad intender la fua fateczza diciamo , che_-> volgarmente da! color roffigno, che ha, dicefi Rof. fignùolo,in TofcanaRufignuoIo,e Vfignuolo , in latino , prefa_. i’Etimologia dal cantar ne Bofchi,chc in latino diconfi Luci, altri dicon dal cantar, che fa inanzi al lucer del giorno. Nonè queft’Vccello nella fua_5 fattezza maggior punto d’vnaPaffera, in quant’à carne, è ben più lungone più carico di penne. Erutto nel difopradi colordi terra, tirante nel rof- iìcio, nel difolto immediatamente fotto gola biancheggia affai , il reftantc del petto è tutto bigio , effendo nel cominciar d*effo vn poco più Icuro , che nel refto. Ha'l becco gcntiliflìrao, e che in punta nereggia , con grand* apertura di bocca, eie zampe di color di carne , tirante affai nel bianco. E Vccello di paffaggio, e dicefi, che venga ogn’anno di Leuante ,arriuan. doinquefle noflrc parti vcrs’il giorno della SantiiS ma Nuntiata, coati- nuando à venirne fin al fin d’Aprile , ritirandofi poi ail’entrardi Nouem- brc,e anco prima. Nel fuo arriuo ha per proprio il pigliarli vn luogo , come fua franchigia, nel quale non ammette altri KufignuoU,chela propria fem- mina,e in quello d’ordinario canta.Stàperil più, in luoghi frefchi,e ombro, fi, come BofchettijRagnaic, Siepi, c altri luoghi firaili, doue gfalberi Cjnmolt’altispoco dilettandoli di quelli, fuorché della Quercia. Suol couarc o’I Maggio, o i’Agolto, facendo’l nido per le macchie , e Bofehi ,ìh qualche Ccfpuglio , armandolo di foglie d’alberi, Pagliuchc, Vitalba, e Mufeo Arboreo, con quattro cinqu’huiioua- Non è folito cantar appreffo d’effo, per tema di non farne venir in cognitionc , ma per il più fla difcofto da quello, vn tiro di fafio.La Couata d’ Agoflo vien ftiraata la migliore, co. me cheli trcui dett’Vcceìlo in quel tempo di tompleffion più calda , e a . fciura,pc^la qual ragione molti hanno antepofto que’di Montagna^ à quei de Pian*, e maffirae di luoghi humidi . e paludofi , come che qae- fto poffa caufare relaffamento di quelle parti , che fono inltrumento deb la voce. Chi procura peiò di sfuggir il tedio nell’ alkuarg!i,de«e at- tenerli à quelli della pania Couata , perche non s'ha à coro ÌDaterct/fred- diji quali mimicii'firm à quell' vccelli, ncii' entrar delf Autunno fi i’o- glion far fentii ^ . Dtuonfi tor di nido , ben veftiti di piuma . Si metteran- no in vn fondo di fiafeo fatto dipaglia, con i’ilteffo nido , o dello CliO I cuoprendoglij accio Éioiiefchino, ne gli S pieghili legamhe^tetìendogli da principio in parte douc non capiti moka gcntcjimboccadogli otto, ò dicci volte il giorno, di cuore di Cafttato,ò di Vitella crudo,bcn netto da pelle, nerbi , e graffo, facendone pczzuoli della groffezzad’vna penna da fcriue- rcsdandogliene per clafchuna volta due,ò tre pczzuoli, cambiando qualche volta con roffo d’huuouo duro , dandogli da bere due , ò tre volt’ il giorno con vn poco di bambagia inciniad’vno ftecco, intinta nclfacqua, con- tinuando così , e mantenendogli coperti, finche comincino à reggerli ben fu le gambe , ali’hora fi metteranno in Gabbia con nuouo ftrame infon dp d’cffa,gouernandogli pure come fopra, finche fi vedrà, che voglia beccar da per loro, di che , altrui s’accorgerà, vedendo , che venghin à leuar dallo ilecco’l mangiare, che ali'hora pigliando di detto cuore , acconcio come iopra’l grcllod’vna noce, s'attaccherà alla Gabbia, mantenendogli PAlbe- rel'odeiracqi!apieno,e pulito, mutandogliela ogni giorno , e quando fa-j. caldo anco duejfacendo i'ifìeffo della carne, acciò non habbia a puzzare . Allenati che fono , gli fi mette nelle caffettìne della Gabbia da vnlato pafla grattata della deferitrione, che fotto fi dirà, e dall’altro lato cuore , come fopra, difiefo fopra vna tauoletta quadra di pietra, che fi ripone in_j detta caffettinajacciòfiraatenga meg!io.Tra quelli nidiaci fi fuol conofeer il mafehio da quello, che effo mangiato che ha, fi reca in alto , c comincia à ciangottare, mouendo fotto gola, facendo la femmina in quel princìpio poco , ò niente , in oltre ilroafchio fuol ftar fermo tal volta buon fpatio di tempo fu vn fo! piede, e qualch'akra volta improuifamente con furia da_, più feorfe per la Gabbia.Quefti nidiaci fi crede da qualch’uno,che non can tinbenea! pari di bofcarecci , dicendo , che per efferJoro proprio , ch’il l-^adre,€ la Madre gl’infegninojperciò liino raeglior i bolcarecci degraltri, e che per quello per fargli riufeire conuenga tenergli appreffo qualch’vno che habbia’lverfobofchereccio vero. L’cfpcriòza però conuince queft’of. ieruationeper falfa; Riufcendo^cosìbenc quelli, come quelli , & effendo a gi animali dalla natura dato fenz’altr’infegnamento, il far il verfo proprio della fua fpetic . Tra Bofcarecci la differenza fimilmcnte del mafchiojfuol apparir dall’, ìaues ctiefìo l’occhio più grande , capo più tondo > e groffetto , becco più liH5go,gabe piu groffe,coda piu larga ,& elfer tato,ò quàto più accefo di co loi e. La Piimauera,èfacile’l conofccrgli dal rigonfio (che per andar effi in amo!c)gli fi vede a! feffo.Per differétiargii dal Codiroffo,che quado di fre feo è vlcitodi nido, tal voltali fa diffidi il conofccrlo dsl Rufignuolo,s of- ieiuerà’l vcrfojefsédo quel del Riifignuolo fu qucll’andar che par che dica ziferafo cifera . II modo di goucrnar,e allenar ilBofcareccio, nc capitoli fe- gueti fi diràjdicendopcr bora, che dando ritroio in non voler màgiare, gli fi luol nella gabbia, che và incai rataje tal volta séza pofatori, buttar de bachi, di c]uè che lì trouan nella Crufca;e Mofchc, legalo qualche volta de mede fimi limi Bachi con pezzuoli di Cuore per auezzarli à maagiar'carnc.Nel leuar la carta della Gabbia di mano in mano, che di quella fi và Icuando, s’ande |.à riempiendo’! fcoperto di'Vcfdurai II lor mangiar im campagna è di ba- chi, Mòfchc , huuoua di formicHèj cqual^e fico, c coccole di Sanguine, cònuènendo in quefio co’BèScaficìii yt Codi'roTfi , in cdtnpagnia de’ quali per il più fi trMa^ PèirhùiiQteaidi formiche dicefi, che^e ne vaglia per me- dicina. In Gérma^a nrfà|GraeI^ korimbergo.feaeporyà vender dal Con ladini tanta quat^ltàjjìjhe fi milpraàQ^artuccijComè^^ Panico fi fa in qucflcnoftrc part^Ì|'|^(C^del c^nfo diiqueft’^cceìlqfè tutt’Apriié , fina mezo Maggio.ÈiÉfe^èpétihl Ipno^che Cantino, fi peràl mutar delle pen- nejcomc per ilpatiméto del caldo. De nidiaci i piùcaptan rAùtunno,e tal volta l’Inuéroo, effendo tenuti iti Camera calda, ò luo^ d’aria' temperata. Quelli che di firefeo yfeiti dal nido, vengon prefi alla Ragna , fon migliori de graltri,c|s“àddomefl:kaao cornei Nidiaci , e ben fpeffo cantano tut- to rinuernov :Perclie fudl patir di fouerchio graffo, fi procurerà di farlo tornar al fupéffer, dandogli in quel tempo due ,o tre volte la fettimana l^ualchc baèoySiHàto nella Crufca,ofotto’i Concime , nonpaffando però più didùe,ò tre per volta. E fe per cótrario diueniffe troppo magro, gli fi da ' rà,ef&édonellà%^ione, qualche ficofrèfco,fenófeccojmagrafiò beninaf- ticato.Sageuolain modo,, efiù non Iblosauezzain gabbia à venir à far vez- zi al dito, ma ancòàftarflidrd’effa, nel qual càfo mangia d egni robba, riguardadolo folo dalle eofefalate.É flato d’ogni tépo;caró,e ftimato,come deterapi antichi ne faù fede CoIumella,e Plinio , che ne’ prezzi d’alconi trattanàmigliara , è rinfcrittionc,chein vn raàrmo fi vede nella Villa dd Sigj Iacopo Bofio fuor della Porta del Popolò di Roma, che per la Tua va- |hcw3,qùifire^flra.^^^^^ , ' '-ìT- ^1' ? >DÌs aaibus. ^ .. Lufeinisc pjiilumcn* . , Ex auiarjp Donaitiorum ieleftg, Verficolori, pulcerrimè • ^arìtrici fuauiiT. O^tfiibus grdtii$ :Xd digitum p/p.iliaRti^' la poetilo murrhino Caput ablucnti ' Infeliciter ltt.ihmcrrac. Heu mifeila auicula, Hinc indevòlitabas. Tota garrula tota %fliua «. Latitas modo’ , " ■ , t ' .Ii[ìter pulla Lepty nis locùlamsnta {^/•|rtipluaiis frigìdula claufis occllis 'I f? Licinia Philiameqa • ^ ; Delici* fu s . : iQ^inMn: fina paltiilìralebat, cubiculo ■ ^t'umna:/Kart^ lacxumaDs. pof. "dtìatite auis iticu ndtllima. . v f .QU9 mihi volans obuia. Blando perfonans Roftelio Siluetetres ceeiaifli, Caue auis auis aiierna . Vale. Se. vola. per. Elifium In caslea pifta faltsns quat daice canebat Muta tenebrofa Nuac iacct in caue?* PER STIMOLAR’ILRVSIGNTOLO AL CANTO* E s’haueflè daglihuominiqueU’efattacognifione della natura, chs dalla lunga oueruatione, e contemplatione gli potrebbe feguue, fi faprebbe tato, che co’ mezi proportionati,potrebbon qualche volta dar ad intendere di sforzarla, vedendoli à piacer de medelimi farli quello , che per vn ordinario non li vede. Di qui fon nate le marauiglie del moltiplico delie Piante, del cambiamento de colori ne fiori , deil’hauer i medelimi d’ogni tempo , hauergli con più odori , i frutti con qualità, ò falu* teuolijò nociue,c mili'altre cofe bizzarre,e curiofe,non folo in queftojmà in_. infiniti altri generi , come li vede ne ferirti di Francefeo Giorgi , Roggiero Saccone, Gio:Battifta Porta,e diucrli Tedefchi. Onde non parrà marauiglia, che con arte li polTa ridurre il Rulignuolo à cantare,© più del folitOjò fuor di tempo. E per tanto tra graltri mezi efficaciffimo il calor della compleffione. Onde l’ inuerno dandogli tra la Palla de Pinochi tritati, e nell’Abbeueratoio vn filo, ò due di Zafferano , rifcaldandolo quelle due cofe , e allegrandolo fenza alterazion nociua>l’indurràno à cantare . Opera anco infinitamente^ la Syropathia, che qucll’Vccelletto hà con la Sinfonia, e mulìca.Onde quado nella Camera doue li tiencjli farà Conferto fuauedi fuoni,ò di voci,s’accen- deràmarauigliofamenteal canto. Il limile vediamo feguirene Pappagalli, che effendo foliti ciangottare , e parlare , le li trouan in luogo , doue fentino fracalTo di più perfone, che parlino, quali garregiando, e volendogli fupera- re,fanno vn llraordinario romoreje sforzo di gracchiare, màoltr'à quelli mo- di s’allettan aliai gl’ Animali con gl’odori. A Gatti con la Nepitella cucita in vn inuolto à modo di Palla li fa attorno à elfa far, per quel che fe ne fcriue__>, pazzie. I Cani con l’odorato della camifeia del Padrone dormédoui qualche volta fopra,s’auezzano in modo à feguitarIo,che paion affatturati. I Lupi , le Volpe, e gl' Auoltoi, all’odor del llrafcinofatto con qualche Cafogna,concor rono di molte miglia lontano. I Colombi vanno in modo perii all’odor del Cornino, che fon bifognati intorn’à quello publiche prohibitioni . Il noltro Riiiìgnuoio come auanza graltr’Vccclli nel canto,cofi anco nelPaccortezza delITcerre gl^ odori jè elquifito,di qui è che vifloiì che in Campagna fi trattien volentieri doue iijno herbe odorolèg dilettando^, corneale uni Icriuono, particolarmente d’vna,che dalla fuauità fua vien detta Mufehia ^ 5’è poi tentato, in 'diffètto di qucliajcol murchio veroymelTone vn grano ò due j falciato in vn poco di Bambagia nelle Canuccicjche feruon di poiatoi nella Gabbia, di llimolarlo al cantarejil che eflendo fucccflo,s’è prouato iJ medefimo con rifteffa riufeita in Campagna a i fiolcareccij e quello con vn-* vnguento compoilo di cole hmili. Ne vien ferita la ricetta da Autori Tedefchi di ilima ^ da quali s’is cauata la fegu ente, con Ihflefìfe precife parole. Philomeia Thtojphraiìi, Zihefbi non JofUfiican grana io Jeni^ini, Sforads calamuie anagm^ S.mtjce omnta tn mortamìo tnformam moìlis vnguentiyexinde frutex canentis Fhilomehe noutur Accurati in fr^Jerttm ramulus in quo j)Iuytmum cotnmotan jhkat , thtq.frondthus Cietenfq ramìs Areola formi» iur^ cmjuperponanfur vermes nafeentes^e putredine cortiticum annofie queràu^.vel è furfune trìticeo, areoU buicproxtmtQr ramm , inungatHr pradiéìo vnguento, pendere dimidg piji , Statim atque Fhilornela a paftu redtensjuumm refo flum admlabitMcoyermkulos cernens ad eos fe conuertens , eofdem eonfumet , cdo» fetnq.pr,ejenttensjdfibut9 ramo innixa^ irtcipht canere^ odore ^ canendi vi adeo dementata^ vtipfmef ts eatmmohiii manente au ferri queant ^adeo auternìntenfecanhjVt eodem eantu pene difrumpatur^ M ^ "Uje penetranti lo rilcaldano, e limolano al càtarejè tutta via ti far quella eiperienzafparlo de grVcceliiingabbiati) quàdofono in amore^perchc il te K ^ murco,o vnguento nelle cannuccie e bacchetune del còtinuogliià danno.Le cànuccie pre ce, e quali iotio queiie iopra che §' appoggia, deuouo eiftre l’àiua'uo ricoperte di rouefeio verde., B mh f DELLA GABBIA Scaricatola da pigliar R ufignuoli. Ra gl’ordigni de*quali glVccelIatori piu frequS temete fi vagliono per pigliare i Rufignuoli , vno è la Gabbia fcaricatoia , la quale è delia formajche nella qui aggiu ita figura fi vede . Pigliali dunque detta Gabbia , & in quella mesfi alcuni vermettij pofafi fotto qualch’al- bere > ò legata nell iftelTo , doue effo è folito cantaréjò pure mettefi nel terreno feoperto , e zappato, aggiuftàndo la Gabbia , cheftia a pendio più fotto terra , che fopra,quiui fenrendofi il RufignuQlo,nafcódendoui,con vna fo- glia d’cllera farete il fifchiojche fi fiiol fere quando s’vccella alla Ci netta , che fubito io vedrete calare, cantando lèguitamente, fin che s’accorgerà della lcarÌcatoia>e de’vermetti. Non v’occorre grand’a- uertenza, perche elfendo 1 vccello aliai fcmp!ice,fenza troppo riguar darli, v’ imbucata, e toccando col becco i vermetti,fai à cade rei a ri- balta della Gabbia reftando prefo . De gl' vccelli coli prefi per valeruene,la cura che ne douetc haue- rc èquefta.Prefoil Rufignuolo deftraméte fenza molto ftrignerJo(le gategli le punte dell’ale ) lo metterete in vna Gabbia incartata , im- boccandolo con Cuore due, ò tre volte’l giorno , tanto che cominci a mangiare da fe,che all’hora gli metterete dell’ifteffojbattuto, e net- to da pelle, nerbi , e gralfo nella mangiatoia, quel tanto che gii bifo- gnerà ,con due ò tre vermetti palombi fatti in più pezzuolini.il leuar la carta della Gabbia fiarà a giudirio voftro, e fe bene non la leuare- te canterà più prcfto, e piu ficuro . Del R etino ali’iftelfo effetto . t Retino lèrue nel medefitno modo, c fi carica con vermetti palcmbi, conform’ a che nella già detta figura fi vededa gab bsa fcaricatoia però è meglio , e più fpedita, potendoli met- tere in aria in Terra, e doue altri vuole . B 2 Del PER FAR LA PASTA Da cibare il Rufigauolo . Euefi in prima pigliare Farina di Ceci fedac- ciafca, due ò tre libre , fecondo la quantità de gl’ VccelIi . Per patta fina lì pigliarà mezza li- bra di mandorlejquattr’oncie ai butirojC quat tro rotti d’vouo lefsijCpeftije dopò che faran- no le mandorle monde, e pette finamente ,pi- gliarete lefopradctte cofe incorporandole, e maneggiandole con la farina de’ detti Ceci in vna Conca fui garbo di quella con che fi fanno i Confetti, porta con fuoco di carboni fopr’vn treppiedi , riguardandola dal fumo , e ma- neggiandola tanto, che parrà à voftro giuditio che fia ben cotta, pi- gliando vna libra di mele , c tre once di butiro, ponendolo in vna pi- gnattina nuoua à fquagliarcjeleuatogli lafchiumajcofi fqu3gliato,e ben bollito, hauendo vna cucchiarina piana in mano, quello che ha- uerà cura della patta, e vn’altro hauendo'vna mettola forata d’vno, ò due buchi , cofi-pigliando verrà il mele volta per volta , buttandolo fopra la paftaj & eflèndo ben bollito, vfcirà meglio per i detti buchi : e quell’altra perfona mancggiarà feguitamente, tanto che detta parta vi paia che fia incorporata,egranita)equetta fenie perl’Eftate.L’In- ucrno fi deue crefcer vn baiocco di zattàrano di più, per elfer calido, & apritiuo,e terrà più allegro f VccelIo,chc di fimil cibo viue , e gra- nita la fopradetta patta e di color giallo fi leuarà dal fuoco5& hauea- do vn Criuello fatto di buchi tondi,la paffarete a forza di mano non pattando tutta da sè ; il buco di detto Criuello fara a gùifa d’yn gra- no ordinario di Veccia , ponendola poi fopra vna tauola ammantata con vna touaglia bianca, la allargarete per farla più pretto fciugare, e afciutta che farà fi metta in vn barattolojouero fcatola,e cofi potre- te feruir uene in cibare detto Rufignuolo . Se fi feccaffe troppo detta patta, tornerete con vn poco di mèle a rammorbidirla . Dura fìcura- inente quefta patta tre, e quattro meli, e taluolta fei . B 5 Del DEL REATTINO, DETTO, PvE D’?GCELLL ^^^^SAdiuerfita deiropinioni de Scrittori intorn’al Reattino , porterebbe lunghezza di « CapitolOifc fi rolcfTe difeorrer de Punti in che difeordano, ma come c ofa fuper- M flua filafeierà, venendo fpeditamente a quel che di vero in quechc canta bene, la maniera d’alleuarlo . Q^cfl'c della pimtual grandezza della figura, che fc nc di', è nel diiopra di color Lionato, ò ha Tanc,gerò con la fommità della Teha^ Ate,c Coda picchiate del medefitno a fcacchetti chiari,cfcuri(non fi puoi fuo colore in car^ ta meglio contrafarc , che medicando la Terra d’ombra , con vn poco di terra roffa . ) Nei di fotco,rafente’l becco, è macchiato di bianco fudieio fin al cominciar del petto , o poco meno feguendo poi quello tutto, con il reftantc del Corpo di bigio, tirante ai già detto color di ter- ra d’onabra , il becco nereggia , c le zampe tirano a rodo fcaro,chc tende al nerojve deh per il più con la coda (che è affai corta,dretta,e picchiata, come Palc}alzata,e quando và per terra, vi falteilandos è viuace oltre modo, c di natura focolo , onde icorre del continuo per diuerh luoghi, ne ha per folito tornar fpeffo a vn ideffo , fe però non v-hàl nido vicino . Sta per la.^, Campa^^na nelle Fratte, e anco nelPhabitap , vedendofene particolarmente in Roma quantità grandc,°che per i Giardini, c Tetti la mattina a buon hora col fuo Canto h fa fcntire,trapaffan~ do in quello la ragion delle forze del debole corpic ciucio, d'onde fcappa,actcfo che h fente da vna cantonata all’altra . Canta quah tutto Taanojma particolarmente! Maggiomcl qual cemp® anco fuol colare , facendo! nido per le buche , e feffi di muri de gi’Horti,e Cafc,fuora di Mu- feo Arborco,c dentro di piuma,e pelo, con cinque,© fei huuoua,c caluolta più, rifigliando anco d’Àgodo . Chi vuol valerfene per cantarc,conuicne, che ghhabbi Nidiaci , La Gabbia vuol ef- fcr fìtta di hi di ferro, con vna Caffectina hmile a quella, doue gli fi mette! mangiare , foderata di Roucfcio,c ben ferrata d’ogn’iatorno , fuor che dalia parte di dentro effa Gabbia , per doue ka a Iiaucr l’entrata da vn buco tondo, tanto, che effo vi poffa capire 3 a rincontro di queffa-j vannotre Caffettinejvnitc inheme, in quella della raan ritta fi mette Cuore , come del Ruh- gnuoló s’èdettoùn quella della man manca palla pur da Ruhgnuoli,e in quella del mezo, che "è vn poco più larghetta , vi fi tiene fAlbereilo delf Acqua . Và mantenuta quella alquanto lar- ghetta,acciò , oltr’albeuerui,poffa fui piano delia medehma bagnarli, e lauarh. S’vfa anco den- tro vna delle cantonate di detta Gabbia , attaccarai vna ipoglia di hafchettino come da acqua lanfa , fatta di Paglia, e icoliata a legno , che vi poffa entrare i fcrmandouifi ben fpeffo più vo- lentieri in quella, che nella Caffettina^comc che babbi forma , hmile in gran parte al fuo Nido . Nciralleuargli, vi và Pifteffa puntuai regola, che nel Ruhgnuolo . Il Malchio fi differcntia dal- , la femmina nelPefferpiù carico di col ore, e più viuace ,hauendo nel petto certa picchiatura_» apparente , che quella non ha . Quell' Vcceuetto non fa paffaggio come molPaltri,ma ha lem- pre ne nollri Paefi . Viue nella Campagna di Mofche, Zanzale, formiche, Bachi, Ragni, c cofe fimili.Métrc s’alleua,5’auuerta a non gii lalciar mangiar molte Mofche, perche Io fannoftitico. La feconda fpecie è quella, che fi dice B-egahoI^j^c 'J^jgulus criflatusy perche è minore del fo pradetto,e a quello propriamente conuiene! citoio di Keattino,vedendofegli in tcfla vn ordi- ne di Pennine di color ràncio, che terminato da alcun'altre gialle , e quefte da altre nere, lo fa parer con la creila, e come coronato. Da quella vien in Tolcana detto Fior rancio, perche ri- ti ra con effa alla Calendula, che colà chiamali Fior Rancio . Quello , fuor di detta macchia iis tutto! di fopra, eccetto la Coda,c Alc,é di color come verde rnelHcato con giallo, come anco fi vede nel Beccafico 3 fòpra rocchio ha vna macchietta bianca 3 fotte gola , e petto, è di bianco fiidicio3c nella pancia deìrifteffo,ma più chiaf03 i’ale,e codalòn più icure delia groppa , e nel- l’attaccatura e mezo d’effe, apparii con alcune traiierfe di bianco e Icuro, conforme ali’alidel Fringuelloi il beccoPha loctiiiffìmo > dritto , e nero . Quello non canta, ma fa vn verfo, che è più toffo pigolamento, che canto. Segue la terza fpetie,chc per effer de gl’iffcffi colori, che il Regaliolo, ò Fior Rancio fopra- dettojfenza però detta macchia di teffase detto Latinamente Ktgulus mn crìflatusy c in Tofea- na chiamafi Luì . <^effo è della grandezza del Reattino primo, non canta, ma anch’cffo con_» vna voce, come fe lì doIcffe,par che elprima ii luo nomc3 i’ vn c Baierò di quelli due vltimi fi ve de ne gran freddi. Son Vccciii di pochillimolpirito,in modo, che taluoica col tirare vna bran- cata di zollette di terra 111 gPAlberi doue Hanno , fi fanno cadere . Cibanfi come del Reattino primo s'è detto . Pigliali di tutte tre le fpetie con le paniuzze , e la Ometta . Viue il Reattino pumo crcsòqu taro anni, come s 'c offeruato da moia, che in Roman’han- noaUeuati,e ingabbiau,addomeiticandofi anco in modo, che fi ialicia fuor d’efsa, ne però reità di cantare, ne le ne và. Scriuefi da Mcdici;che mangiato crudo con vn poco di Sale, liberi, ò al meno gioui alla Renella, e Pietra . Altri i’f fano in poiuerc fatta in forno beuuta con Vino. B 4 Dei N, 7 DEL CANARI O fia Faflera dì Canaria . t Canariojò PafìTcra di Canaria, latinamente Auu fer Canar'mSi non é flato a notitia de gli Antichi , onde da quelli poca, anzi neffuna contezza fé ne puoi hauere s per tanto da noi ìi foggili gnerà quello, che è dalla prattica,c dalla lettura de mo- derni , che n’han fcritto , hauiam fottratto . Vien queft’Vccello portato in diuerfi luoghi d’Europa con le Naui dairifolc Canarie, dette altrimenti le Fortunate, dal felice temperamento diaria , ch’iui fi gode . La fattezza del quale è ai tutto fomigliante al Verzellino, e Lecora, eflendo però alquan* to maggiore dell’vnojC dell’altro , ne cofi feuro di tefia come la Leepratè anco difièréte dal Verzellino, hauédo’I Canario’! pctt© tutto d*vn colore, cioè di Verde sbiadato, tirante alquanto al gial lo,e'l Verzellino il petto pur verdeggiate, ma con più giaìlosc dai le bade doue terminano Tale fui petto pinticchiato di macchie fcure,come à gocciolctte di bi- gio feuro , ò color di terra d’ombra,cIie dicono i Pittorijcffendo di quella fleffa maniera mac- chiato torno a gl’occhi,ò nelle gote, che diciamo . ha anco il Canario’l capo non canto tondo, e’I becco piccolo, quanto il Verzellino, quale auanza parimente dilunghezza nelle penne del- la coda, il becco l*ha di bianco fudicio,& in punta alquanto più bianco . Il Mafch io, che per il canto'fi pregia,fi diferentia dalla femmina in quello , che è più giall» intorno al petto,mento,e fbpratefta di quello fia la femmina, che verdeggia più. Tra mzfchi , i migliori fono quei che hanno più coda,e meno corjpq,per ciò che s*è oSeruato da lùga pratti* ca,che quanto più fon gentili, tanto maggior difpofitione hanno al cantare ? effendo ben fpeffo que* di maggior corpo, e che hanno coftumc di voigerfi per la gabbia, torcendo il capOjPafTe- re mattugie dellTfola di Palma, e Verde , che non vagliono à cantare . Si trouano anco de* Canari) noftrani difeefi da’ veri, de quali vna quantità grande, che craji portata da vna Naue di quelle parti à Liuorno, hauendo à cafo fatto naufragio vicino aìfElba, ipezzatafi in quella rouina la gabbia, faluatifi nella detta !fola,comc la più vicina terra, che gli fi parafle, iui fi ricouerorno, doue fatta razza>l’hanno moltiplicata in modo,che bora fe ne ve- dono anco in altre partii hanno^peròjCon la diùerfità del paefe,cambiato qualche poco di fac- quelli bafì:ardi,co’ piedi neri, e più gialli affai nel mento del Canario legittimo^ elìendo del refio in quanto alla groffe zza di quella della Lecora . Il luo mangiare è Panico, Canapuccia, Scaglinola, ò IVIiglio, ma di queff vltimo gli fe ne de dare piu fcarlàmentc . La Scaglinola vera è quella, che co’ medefimi Vccelli vien portata daì« le fleffc Canarie , che è feme di Phalaridc,& è proprio palio Ioro,di che anco vien dei buono m copia di Sicilia,a Gcnoua 3 alcuni fi fono arrifehiati a dargli feme di Papauero con buoa.^ liiccciio • Per allettargli, e difporgli maggiormente a cantare , fi foglion qualche volta accarezzare-^ con Ricicli di Zucchero,© Cannamele, che pure è la Canna di che fi fa io fleffo Zucchero, mi- Son felici taluoita patir qualche bozzolo in te fia, nel qual cdb deuefi hauei gli cura , vntam ooui o con Butiro , o graffo vieto di Gallina fin che fia maturo , oc all’hora apertolo delira- mente con ia ' r- . mente con la punta della forbice , nettata' la marcia , vntando pure ,fi procurarà , che piagnetta n uldi j ò vero patene di pidocchi pollini , & a quello fi rimedierà col sbrufiargii , quando non faccia freddo grande , gentilmente con vino poffente, elponendoli doppo ai So- > o in luogo caldo. jrr ^ ^ yiue da dieci in quìn deci annide condo la cura;che fe’'n’h3. e L V A DEL FANELLO Della Marca j ò vero deH’Aquìla . Fanelli della Marca, e dell’Aquila filmati * perche in que’ luoghi , e paefi riefcono per- fettisfimi j non s’ingabbiano le non nidiaci, acciò piglino verfi da’ loro Macftri impara- ti , e li buoni fogliono dire Lodato Dio, Benedetto Dio , e Amili : fc gl’ infcgna la_. fera da huomini , à lume di candelajcon-. vn fifchietto . Queft’ Vccelli fono genti- ]islimi,per effer allenati cofi nidiaci , e con_» cibi di foftanza,& in luogo caldo 5 bifognaauuertire di variargli i cibi, condargl’ a mangiar Panico , femi di Mellone mondi e triti, in-» fieìne col detto Panico,© vero vn poco di pafta di Marzapane, alcu- ne volte porgendogliene con niano , che farete due effetti, fi rende- ranno domeftici , e fi manterranno fan i . Il Panico farà più fano,che ogn’altra lorte di femi : fi coftuma dargli fpeffe volte Vuafpina, che li tìen fani , & allegri . I detti Fanelli tanto faranno buoni, quan- to haueranno Maeftri diligenti àfariìfchifoaui,e che fpecifichino bene la parola nel fifehio . Il Fanello Mafehio hauerà tre, ò quattro penne dell’ali bianche» cioè per mezzo fino alfolToffa il fuo nido ne’Monti,& in quelli inluo ghi basii, e frefchij fuol fare quattro ò cinque voua per nido. Viue(lc farà ben tenuto) da cinque in fei anni, il fuo ordinario è fare due vol- er l’anno il nido, ma le gli faranno guafti , ne farà tre ò quattro : il medefirao fanno tutti gl’altri fimi!’ vcelli.Patifce affai diftitichezza, per aiutarlo fi terrà di continuo in gabbia vn pezzo di Calcinac- cio: fuol patir fpeffo d'afma, batte il becco fpeffo con affanno : s’aiu- ta con vn poco di Osfimele nell’abbeueratoio , e vn poco di Cicoria trita tenera,e Crelpigno: e nelflnuerno Cauolo j aiiuercafi , che la_» Canapuccia fia dolce, & il Panico non habbia fieto. Del DEIXA capinera! A Capinera latinamente Atricapilla fra gl’altri vccelleti di Gabbiajè di natura allegra^^ can- to foaue , e dilettofo j di vifta vaga , e gràtiofa per il cópartimento di chiarOjC fcurojche fi ve de in tutto’l fuo corpojhauédo’l capo, lafcbie- na 5 è le penne maeftre dell’ali con la coda di color nericcio, con macchia però in tetta affat- to nera, il difopra dell’ale verdeggiante come con miftura di color di terra , il corpo dà vn tantino nel gialletto , il fondo d’etto tende al bianco, hà il becco nero, e quetto nella punta_» qualche pò adunco, fa il fuo nido due volte ranno,cioè la prima nel- l’vltimo di Màggio , e la feconda d’ Agotto , e fa in arbofcelli , e fiepi d’cllere,& allori, e alcune volte s’annida, quando più pretto, e quan- do più tardi, fa i fuoi nidi di lottiliffime radiche d herbe,& ancora.* di fcorze di vitalba , ò vite, fecondo la commodità de’luoghi doue_> s’annidaje fuolfar tre, quattro, c cinque figliuoli, fcorre volentieri la macchia, cótinuamente verfeggiàdo nella Primauera. I buoni fono ì giouanetti prefi alla ragna,quali fubito prefi, fegli legherà le pute del rale,c farano co cuore al medefimo modo alleuati , come altroue s’è detto . Faranno’l verfobpfcareccio , e piglieranno altre forti di ver- fi di Fanelli imparati , ò vero altr’ Vccelli , imparando li nidiaci tutta quello , che gli vicn’infegnato.Queft’vccello richiede particolar cu- ra neircffer mantenuto pulito, altrimente cafca in malinconia , e gli vien mal a’piedi,muorendofene, fenon vi fi ripara, in pochi giorni . Ecofamarauigliofail vedére, che quetto vccelletto fia dotato d’vna particolar conofcenza vcrfo il padrone più degl’altri, dandone nJi quetto particolar fegno con vna maniera di cantar differente dall” altra,quando fcorge il padrone attorno alla Gabbia, e col continua batter deirale,calando al baffo d’effa Gabbia, appreffandofi a’ferret- ti, più che può.Da alcunis’vfa dargli la farina di caftagne,metténdQ anco attaccato a’ferretti detti vn fico feccomatticato. Corre nel pigliar quett’vccello alle volte sbaglio effentiale, tra., quefta,è i’ Occhio cotto, onde farà da auuertirci confiftendo la diffe- renza, in, ffuefto, che la Capinera ha dentro la bocca color rotto, e ac- cetto,e rOcchiocotto farà dettola raedefima dicoior già! io, e molti £ fon ^abbati in. quetto^ V ine da cinque in fei, anni fe faxa ben tenuim IO DEL C A RDELLO* RagI’Vccellijche cantano tiene fegnalato luogo il Car- dellojin Tofcana detto Calderiigioje latinamente Car duclis, e fenonfulTe la copia, che n’hauiarno, farebbe in piùftima che non èjelTendo di villa oltre modo vago, e canoro . Il Mafchio è à propofito per cantare, potendo Oltre’l fuo verlb natnralcjimparare ageuolmente fotto l Fanello, Capinera, ò Canario altri verlijonde poi forma yn canto mifto dolcillìmo ad vdirfi.Quefto però s’intende de’nidlaci,ò pie fi, quando di frefcoibnVfciti dal nido. Si conofee il mafchio a più fegni, percioche ha il becco più lungo,e più groflb , il capo macchiato di nero , e roffo acccfarnentc , elTendo le penne deH’aie maeftre fino a mezzo tinte li milmente di nero ben cupo, con il giallo viuacilfimo,hauendo la femmina l’ale affai bertine, e la gola, ò fia mento bianchiccio , ha anco di più il ma- fchio rcftremità della coda, e dell’ale verfo la fchiena moratiffime , e tem * peliate più di bianco , che non ha la femmina . Ne’nidiaci peròjò di frefeo vfeiti dal nido, quelli colori non fi polfono conofeere. Per allenargli fi deuono hauer dal nido, in tempo che habbino ben fpun tate le penne , c pafeere della feguente maniera . Piglianfi CiambeJlette , Mandorle monde, e feme di mellone, pellafi il tutto infiemc,e le ne fa palla: fi può fare il limile con le Noci, con vn poco di Marzapane ; di quella mi- Aura, fanfi pallottoline, come granelli di Veccia, le quali gli fi van porgen- do con vno fteccojvna per volta, dadone tre ò quattro per VccelIino,ilche fatto s’harà , daH’alrra parte del medefimo fìecco vn poco di bambagia , quella tufata nell’acqua, fi porgerà a ciafeuno , intignendo ogni volta di nuouo. Cominciando poi a mangiarejgii fi dà Canapuccia fgufeiata eoa feme di mellone trito, e Panico , il qual farà poi fuo palio ordnario , rifer- bando il dargli qualche volta nel tempo del freddo vn poco di Canapuc- cia,fe ben’a Roma gli fi da iudiffercntemcnie . Nel fcergli s’amiertiràsche i migliori fono grAgoftinijequellijche fitrouano ne’Nidi fatti tra’ Pruni, e fratte,ò sù gi’Aranci:figliano anco il Maggioje’l Giugno. I campagnuoli fi pigliano ordinariamente ò col Paretaio, ò con la Ciuecraje le paniuzze- in campagna il lor cibo è il feme di Lappa ò Virga palloris, aitrimenri Di. pfacojfimilmente di papauero,Ruta,e Canapa. Son foliti patire di Vertig gine anzi Epipiefia,Mai forile e malinconico , a’quali accidenti s’ouuiarà, e j'imediarà nei modo che verso’l fine del Libro in Capitolo particolare del. la cura deU’infermità de gi’Vcccìli fi fcriuerrà. Viuon da diecùn quindici annisfecondo la fanità di che fono,e buona cura, che fe ne tiene. Del DEL BEC C AFIC'Ò CANAPINO- Erche queft’Vccello non è conofciuto da i più j eflèndo paflato fempHccmenre per Beccafico , non v’è però chi di lui molto fcriua . In Lom- bardia ve n’è più che altroue, i ifpetto alle Ca- nape} che copiofamente quella Prouincia prp- ducej-nelle quali quell’ Vccelletto feorrendo > e cantando , quali che del continuo lì trattie- ne j ha riceuuto titolo di Caneuarolti& efièn- do pollo nella dalle dc’Beccafichhcome s’è detto, fi per la fomiglian- za,che con loro ha nelle fattezze>com’anco per la graficzza, vien per ciò da qualcuno chiamato latinamente Ficedula Canabina' . E quello nel fuo garbo fomigliante al Beccafico} & al Riifignuolo; al Beccafico in quanto alla grandezza } & al colorcsche ha nella pan • ciajC fiotto golavClfiendo di verde sbiadato tirante al giallojè nel grop pone}Collo,ale}e tella di color limiralRufignuolo,com’anco nella co- da}Ia quale tende à macchia di ruggine. Fa il fiuo nido nella Canapa intrecciandolo con filaccica di Vit’albajC vite alle piante delififtelfii e taluolta nelle fratte , & in qualch’arbuficello , ò fiptno ben folto, fa- cendo quattro, ò cinqu’huoua}maperiI più quattro. Volendo allenarlo di nido, è necelfiario che Labbia fipuntate finora le penne}imboccandolo con cuor trito', com’altre volte s’è detto por- gendogliene con vnofitecco peralcuni giorni , tanto che cominci a beccar da le . Il fiuo cibo è conforme al Rulignuolo }qnàranco alfio- miglia nella pianezza della tella,e gentilezza di becco • Nel fuo can- tare ha più verlì, tirando alla Capinera , & al Rufi'gnuolo , fifichiando fuauiffimamente . Il Mafehio nella fchiena è più ròlfio della Femmina . S’è olfièruato, che nel far la muta delle penne , le non ha comodità di bagnarli, muorejperò conuienein quel tempo ogni giorno leggier- mente fpruzzarlo, ò tenerui in gabbia vaio a propolìto , mettendolo poi a afciugarealSole. V iue da otto in dieci anni . C Del DELLA LODOLA NOSTRALE- Vefto nome di Lodola, latinamente detto Alauda, come generale-^ cóprende diuerfe fpetie dell ’iftèffo Vccello , che li diftinguono poi con gl’aggiunti di CapellutajMaggiore, Minore, e limili : onde fcm- plicemente dicendo Lodola, s’intéde della i'ernplice, ò più commu- nCjnon capelluta-della quale li ragiona nel prefente Capitolo, che da gi’ Vc- cellatori li véde à dozzina tra gl’ vccclli da mangiare. Per elTer affai nota,nó ac caderebbe farne troppo elatta defcrÌttione,tuttauia farà bene il dire, che nó è molto maggiore d'vna Paffera,e ben più lQga;&c di color di terrajnel petto al- quanto chiara, tirante al cenericcio, có qualche macchietta fotto la gola Sn’a mezzo’l petto del feuro fteffo di che ha l’ale, e la groppa, col refìanterha le gam be bianche,& in quelle l’artiglio vltimo maggior affai degl’altri.E Polita coua re in piana terra ne’fodi a ridoffo di qualche zolla, ò malfa di terra, e più fotto che fopra.il nido lo fa di filaccica3& herbe Pecche, có quattro einqu’huoua,co uando tre volte l’anno, cioè’l Maggio,’! Luglio , e l’Agofto : allena preftiflìmo i fuoi Vccellini , terminando’! couarc al più in quindici giorni, e i’alleuare in molto meno, onde cóuiene,che chi fe ne vuoi valere ftia auuertito.douendos’- eglino torre eh habbino le penne ben fpuntate fuora ,e lafciandogli dare più del douere correndoli rilchio che Pene vadino. Nell’alleuargli li gouerne- ranno com’il Rulìgriuolo coti cuor trito, ma alleuati che fono, per minor fpe- fajfe gli può dare Farro,Spelda, V enajConciaturaje Miglio. Il Mafehio ha far tiglio già detto, lungo in modo,che palla il ginocchio , & ha dtse macchie nere nel collojvna per bandajquali a modo di collana, il petto più feuro grigiolato di nero , & è pi ù groffo di Vita . Il fuo Canto è diktteuole, per effer vario , pieno di gorgie , e fminuimenti diuerfi ; canta d'ordinario la mattina a Ciel fereno , rare volte per terra . Nel fuo volare va in giro continuamente,faIendo, c cantando.pigliandoli gufto,di tant’in tantojcon vn moto aggiuftato d’ale di loftenerli in aria,di dotte poi ca land’a poco, a poco, in lìnefcéde con tanta furia, che più li precipita,che cala. Le Campagniuole lì pigliano in gran quantità , l’Àutunno per fin a Ogni- Santi al Paretaio, lìruandole retiprefs’a qualche feminato, prateria , o colii- riétta,doue poffa efferui’l paffo, con due Lodole , che feruino di ieua , acciò lì poffa alzar hora i’vnajhora l’altra, mettendo anco nelf aia,che e tra ie due reti delle raedelìme Peccate, che lèruiràno di zimbello.S hauerà in oltre il fifehio, e con quello imitando quei loro Pio , s’vferà particolar diligenza di contra- farlo bene,rep!icandolo più volte in queH’iftantejche fi vede, che vogli calare. Si piglian anco d’ogni tempo, che fe ne troni la notte con la Lanciatoia , il Campanaccio , e’I Frugnuolo , Viue da otto in diecianni. C 2/ De \ •V *5 DELLA LODOLA CAPPELLVTA. Vello, che nella defcrittione della Lodola noftrale s’è detto come che in molti capifaccia à propofito del prcfente, mi Icuerà la bri- ga di farne nuoua diftefa, particolarmente della fattezza , effen- do quafi tutt’vnajfuor che in quel ciulFetto,che la diffcrézia dal- Taltra , il qual gli nafce nel confine d’ambidue gl’occhì , diltendendofi per foprala tetta con color nerojnóperò molto fcuro,rileuando vn poco fuori deU’ordine dell’altre penne come vn capelJetto , dond» è detta Capelluta,e latinamente Galerita , con quattro o fei pennine; ha il corpo con qualche poco più di bianco delfaltrajalla quale vien giudicata inferiore di càto.Di quette il Mafchio fuol hauer il petto affai macchiato di nerojcol becco, e te- tta più grotta. Vola diuerfamentè dall'altre Lodole, quafi Tempre fola, e no tenendo il fermo, ma andando hor alto ,hor baffo, fecondo che dal V ento, ò frefchezza dell’aria vien portata.Sta 1 più delle volte fu i rialti de’campi, ò sù i cigli de’ fotti, e per le ttrade maeftrejdoue dal concime che troua, procu- ra il fuo viuere, mamme l’Inuerno.Circa’l nido,e fuo couare è come fopra ; couando però quetta piùverfo le ttrade correnti deU’alcra. Chi vorrà alle- uarne di nido, offeruerà, come s’è detto d’hauerle,ch’habbino foora bene le penne, e rimbeccherà con patienzajdi cuor trito, aprendogli la bocca gen- tilmente,auertendo nel porgergliene, di non gl’ auolger col boccone la lin- gua,e forzarglielajche patirebbono. I pezzetti fijno della groffezza icritta, € alquanto lughetti.Si fcriue da approuati Autori che la medefima ridotta in poluere , e quella in appropriato liquore beuuta , ò mangiata, e mafiime leffa per quattro giorni continui, che liberi da dolor colici . Le parole di Marcel V irgilio in quefto propofito fono le feguenti Alauda cum fua piuma in vafe fiétiligyffatQ mfumop§[ìto ita CQmhuritur^vt teripojfit. Confyti£ au- firn tenuijpmus puluis repontturi^cum opusfuerìt ex eocccbkaria duo^vel ma cum a^ua c alida per tri- duum^aut quatriduum danmryncrediblìe hoc colkss remedium, quod adeo prodeft,vt mento omnia medu camtntafuperarevtdeamr. Il modo del fare quefta poluere Plinio la deferme con quelle pre- cife parole . Forra Cmsrem aumm,vd alìorum animalìum defideratum ftc fieri opertet . In ollam mud ìnuùturauìi ^aut qucdlibet alìud anhnaLquod putaueris exurendum, quod addito opercuh circumlitoque argilla in furnoferuemi torrebitur fpiramento permodicofaBo . Altri vogliono che Sfaccia comeVé detto lella^riducendola a modo di confumato j il quale hauendo virtù di foliier benignarneiitejper queito vien riputato a propofito per quefto male . ^ Scriuon altri, che a quefto ftefs’effetto, ammazzata la Lodola, fe gii deua (mentr’è calda) trarre 1 cuore, e quello feccato , cucito a vn naftro di feta , portarlo a nuda carne legato al fianco finiftró. Il Porta ftudiofo della fegnatura delie cofe( tanto magnificata da mo- derni Medici Tedefchi) rende ragione di quefto fegreto in quette parole. Lojuacta ammalia colica pa£lmi nonfis»t obnoxia,vt etiam loquaces homines : nimU emlnzarnsUia^ Jta US ex quo j£pe fnorbus exoritur confumitur , nohis tgitur forum imprìmentes qualitatem duhnodi matsSfcto a cofi compaffioHc , ie pe. foggu ii gran In quanto al pigliarla, fegue come fopra. Viue anco i’islciTo terotìo. C 1> De- J D E L LA PASSERA S O L I T A R I A- len quella da gli Scrittori deli’Hiftoria Naturale contata tra le Merle; dicefi latinamente Pafler fò!itarius5& è nel- la fua fattezza fomigliante di grandezza allo Storno, col becco alquanto più lungo, e nel fine vn tantino adunco , ha il capo a rata del corpo più tofto gentilesche altrimen- ti,e di fopra piano; è in tutto di color nero , fuor che nel colloje nel groflb dell’alejdou ha vn non fo che di cangiante tra Turchino fcuro,e Pauonazzo,hauendo anco fparfa per fopra a! nero , nel refrante del corpo, e fcbiena certa macchia minuta, come di Bertirxo, o bianchiccio . L a Femmina è tutta fcura fenza pauonazzo con più macchiette di Giallo fu- diciojcome fi vede alle Merle femmine. Sta ordinariamente nell antica» gIie,o fopra tetti di Chiefe grandi antiche , dotte fa nido e canta fuaaiffi- mamente,vedendofi fenlpre fola.Canta perlopiù la mattina. La nidiace c efquifitaper imparare col fifchio ciòchefi vuole,© fiati parole ordiaaric.o canzonette, hauend’anco il proprio e naturai fuo verfo gentilifsinìo. Volendo allenarla bifognerà che babbi le penne Ipiintate ben fitora , s’imbeccherà con cuor trito, otto o dieci volte’! gioi no;aueitendo la matti- na per le prime due bore leuato che vi fete, di gouernarla va pò pi ù larga- mente, per il patimento che poteffe hauer fatto la notte , effendo di biion_. pafto,ecofigii darete di detto cuore tre, o quattro pezzi della grofiezza d’vna penna da fcriuere . Quando mangierà da fe , il fuo cibo farà l ifteflo, che quello del Rufignuolo . Per pigliarla sollèruerà il luogo doue pratica , quiui fe ne porterà vna ingabbiata, mettendo le paniuzze attorno la Gabbia, perche vedendola, fu- bito vi correrà per beccarkjC refterà prefa: in mancanza di quello, fuppli- ral metter neiriftefib luogo la Ciuettacon quattro panioni, accomodati in buon fito . Prefa che fia gli legherete Tale come s è detto del Rufignuolo, mettendola in Gabbia falciata di carta, ponendo cuore, e palla nella man- giatoia,imbeccandola due,o tre voite’l giorno , fin che mangierà da fe.Nel leuar la carta leuaretela a poco per volta, acciò non fi fdcgni. Sono in particolar llima a GenouajC Milano . Viuc,ben tenuta, da ot- to in diecianni . C 4 Del I DEL VERZELLINO. A fomigIianza,che corre tra diucrsVccelIetti di cangiante, verd’e giallo, compartito in chiaro, e fcurojba portato diftìcultà nella di ftintione de medefimijcófbndendo molti il Lucarido,ò Lecora , che latinamente lì dice Ligurinus,Spinus , e Achantis,corVer- zeliino detto da alcuni latinamente Citrinella ò vero Tfaraupis : tuttauia-^ a chi ben oflerua le diferenze fono apparéntiffime come da quello capito - lo , e quello della Lecora pienamente lì potrà raccorre . -E il V erzellino vccellet to piccolojviuace, allegroxol becco corto-e ton- dettojcon 1 afotto gola,petto,e panciatdi color giallo tirante al verde , ra- lènte l’ale tempeflato di verde Icuro , millo con color come di terra d’om- bradn tefta , è macchiato della ftelTa maniera , che nel pettojcon le gote , e Icfìiena maccahiata chiaro , e fcuro di detti due colori , fellremità deli’ale fcure più delreftante , e quali nere : il groppone del color del petto, & an- co più chiaroda coda deirifteffo , chel eftrcmità dell’ale , è quella alquan- to fpartìta , quali fui garbo di quella delle Rondini , Nella figura qui ag- giunta, l’Intagliatore ha ecceduto qualche poco in grandezza, enellit-. fattezza dei capo, che è più gentilino . Il fuo Canto è dilctteuole in confetto d’altr’vccelli , ma folo , iiauendo uerfo affai corto, e replicando del continuo Fifteffo , non è di tuttalàtisfat- tione. Quello fuo modo di cantare gi’ha farro hauere appreffo i Franzeiì , e nel Piemonte nome di Tarin, alludendo c5 quella denominatione al fuo trito cantare,la denominatione italiana di Verzellino, e Verdarino è pre- fa dal Colore, come che tenda al verde,nonlafciand altri di dire, tirando il fuo Verde al giaIlo,che lì deua latin amente chiamare LuteoJa . Di quelli il Mafchio è più carico di giallo della Femmina, maffime nelle già defcritte parti. Vien meffo traghVccelli nollrani, dimorando continuo ne’ nollri paelì,doue è folito far il nido, non folo in Càpagna,ma per i giar- dini in alberi fitti, e maffime in Cipreflì, fabricandolo di lana , pelo, epen- na , facendo quattro,e cinqu’huoua percouata . Volendo allenarne, bifogna hauergli con le penne, che fijno già ben fpun- tatCiC tenergli nel proprio loro nido, in mancanza del quale , lè ne farà vn pofticcio di lana,ò fieno. Il mangiare farà come quello del Cardeilo, e cre- fciutijche faranno, gli lì darà Canapuccia,ò Panico. I Campagniuoli lì pigliano con k- pareti , o le paniuzze , come s’è detto del Cardeilo, e pigliafene quantità, effcndo Vccelio fempliciflìmo , che fe vpo fe ne cala,cala tutto’) branco, e ben che fcappino dalle reti,non fi 'Guar- dai! però dal ritornarui . 11 tempo del pigliarli è l’Autunno . Se gli fuS dar- di vita da quattr’inc, iqu anni. Del del pettirosso. ^ Quafi à baftanza noto queft’ Vccello dal femplice fuo nomcjdi- ® chiarandofi in quello ciò che più di fegnalato in lui appare, che M è il petto roflbjd’onde ha prefo aflblutamente il nome Latino di Rubecula, non reftando però fenz’altri nomi, come di Erithacus, eSyluia. E quello di fattezza circa alla proportione deIcorpo,non diflìmi- le al Beccafico ordinario, e più tofto alquanto minore : la parte dai becco di fopra, con la fottogola, e petto , fono come s’c detto di color roificcio , che tende nel rancio, ò macchia di ruggine, la pancia bianca, il capo, collo, fchiena,e’l di fopra dell’ale di bertino tendente al verde,ha la coda lunghet ta perlo più di dodici penne, la quale muoue fpeflo tenendola quali d’ordi- nario alzata. Si diferentia'l Mafchio dalla Femmina nelle gambe , che l’ha nere,& in alcuni peletti,chc prelTo il becco da tutt’a due i lati gli fi vedono; ha la lingua felTa . Coua nelle macchie, facend’il fuo nido limile a quello della Capinera, armandolo anco talvolta di foglie di Quercia , facendoui dalle quattro alle cinque voua. Volendolo allenare di nido, fi richiede, che babbi ben fpuntate fuora le penne,gouernandolo,ò fia nidiace, o bofcarec- ciò coH’illelfa regola del Rufignuolo. Per mantenerlo fano sfarà bene’l dargli qualche volta de Lifcoli , Ver- mettijche fi trouano fotto lo Stabbio,o teiTeno,o alcuna volta TEllate fio- ri di Fiorfiorclloso d’Vua fpina,che lo terrà allegro, fe gli darà anco qual- che Fico. Per efler queft’ Vccello gentilillìmoj e inimico de grecceliì , fi di caldo, che di freddo,però l’Eftate fi ritira alla macchia, o al Monte doue_^ fia Verdura, e frefcoiC l’Inuerno s’accofta all’habitato, facendoli vedere fu le fratte,e per grhortijmaflime doue battei Sole,che va diligentemente cer- candojfernaandofi nelle Vette, che a quello fono più efpofte . Ha per pro- prio doue ftanza dinoncomportarui compagno, perfeguirando con ogni sforzo , chi gli fturba’l fuo polfeflbsdi qui è nato quel prouerbio . Vnicum Arbuftum non alit duos Erithacos,è amico della Merla in compagnia del- la quale il più delle volte fi ritroua,e per contrariò inimicilfimo alla Ciuet ta,con che fi fuol pigliare, efponendola fu la Gruccia , teli i panioni per le fratte alle quali non deu’eflere accolto albero, acciò non babbi l’ Vccello nel calare,occafione dipofarfialtroue,chefule Vette impaniate . Pigliali anco con la Gabbia tonda, entroui vn PettirolToje le paniuzze attorno at- torno come nella qui aggiunta figurali vede, fi deue però far il verfo al- tre volte detto della Ciuetta con vna foglia d’Ellera , fi può anco far tefa delle medefime paniuzze in terreno a quell effetto fmolfo,e fcalìàto, met- - tendouile dette paniuzze, c facendo il già detto verfo della Ciuetta, che fubito calerà. Paté di Vertigine, o Epilcpfia. Viue da quattro in cinque anni, e taluolta più,fccon^ )la diligenza con che è tenuto. Del icanno DEL LVCARINO, O VERO LECORA. *7 Vello che latinamente vien detto LigurinuSjchiamafi comrauneme- te per l’Italia LucarinOjC da alcuni,con nome siciliano, Lecora^chc è vn Vccelletto del colore del Verzellino , alquanto però più ver- dejC con vna macchietta nera in teftajcome nella figura, che è qui a lato fi può vedere; è d. corpo vn tantino più groflb di quello, con la coda più corta, haucndo la fichi ena, e l’ale macchiate di lcuro,pure, come il Verzellino, ma alquanto più cupamente. IlMafichio fi diftingue dalla Femmina, e dalla_, macchia della tetta, che è molto più nera,eircnd’anco nella pancia,nel petto, e groppone più colorito della medcfima. Igiouani fi dilFerentiano da’ vecchi con quett’ittelfa regola della viuacità de’colori: e cofi parimente i prefi di fre- fco,da gl’in gabbiati di lungo tepo; auuenga che quanto più fiono di poca età, hanno i colori tato più belli e chiari.Nó fi sa particolar alcuno circa al far del nido, e fua couatura,nó facendo in quefti paefi,doue végono(dicon alcuni) di Grecia,chi d’ Vngaria, & altri dal paelè di Suizzeri ; d’onde è più probabile , che venghino facendone fede Scrittori dell’lftoria naturale di quei paefi , af- ferendo,che colà fie ne troui quantità grande,e raaffime rEftate,e che ne’ bo- fchi,e per le verdure faccino i loro nidi. Son foliti venir ogni tre,o quattfan^ ni, venendone bene fpelfio tanta quantità , che ha dato materia a quaich’ vno di credere che fiano portati dal Vento . Il loro canto è diletteuole , e vario , e per quefto fi ftimano, ma molto più quàdo hann’imparato il vcrfgdi qualch’altro VccclIo,che gli riefceagcuolmé te,conrrafacendo eccellcnteméte tra gl’altri il Cardello.In Roma molti gl’au- uezano,pcr effer piaceuolifisimi a ftar fuor di gabbia e venire al pugno come i Sparauieri , il che fanno mantenendogli da principio affamati , moftrandogli vna Noce fpaccata, la quale gli fanno mangiar in pugno>tcnendo in quella_, fieffiamano vn fonagliuzzo acciò con quella s’auuezzi d’ogni hor che voglio- no a tornar a! pugno. ' Piglianfi l’Autunoal Paretaio nel paffiaggiochc fanno dal M5te,al Piano, e la quantità che fe ne piglia è tale, che gl’auuilifice. Volano in branco,e per que fio per il più fe fè ne cala vno,fe ne piglian molti, perche tutti fi calano . Que* pochi che auanzan’allc rctijnell’cntrar delfilnuerno fi tirano alla volta de'bo- fchi,c della Maremma per sfuggir il freddo . In campagna viuon dell’ittcffia maniera dei Cardello,paficchdofi particolarmente di iemi di Cardi, ftàdo qua fidi continuo tra fpini , che gli ha fatto hauer nome diSpinus ;main gabbia ordinariamétc è Panico, ò Canàpuccia.Son foliti viuere da otto in dieci anni. Del DELLO STORNO. On è a chi non fia noto lo Storno, che latinamente fi dice Sturnns , vedendofenc quali in ogni Paéfe in copia grande, però potrebbelì far di meno di^efcriuerlo, ma per non interromperli prefo ordi- nejfifeguirà. E dunque vn Vccello della grandezza, e garbo delia. Merla, con il colore che ferue di fondo , à tutto’! corpo nero , punteggiato di bertin chiaro,e qualche poco di cangiate, verdcse rollo, come fi vede nel col- lo de’Colóbi,e quefto nel grolTo deH’alejriel collose appreflb gi’occhi: l’eftre- tnità dell’ale fon bertine fcure,la coda corta e nera, il becco forte e più lungo di quello della Merla,i piedi roflìceije l’ vnghie nere.La Fémina fi conofee dai Mafehio, perche in lei nó fi feorge quella varietà di colori, che fopra del Ma- fchio hauiatn dcfcrittò,& ha nel chiaro dell’occhio vna maglietta, hauédolo‘1 Mafehio tutto nero bene. Lo Stornello di nido parimente fi conofcejperche ha la fchitna,ale, e coda nera, reftando nel capo, collose pancia tutto bigio. E folito fiat pe’ pratijmaflìme nelle campagne grandi fe v’è acqua, e bellia- me. Si vede anco'l più delle volte in cima di fabbriche alte, e per i tetti , e co- lombaie delle cafejdoueanco couanon diuerfamente da quello che fi facci- no le Paflere: coua anco alla campagna facend’il nido in alberi grolfi, e par- ticolarmente Caftàgni,e quefto in bofchijC montagne, due ò tre volte Tanno , con quattro ò cinque V cceili per couata . Per pigliar quelli che fon foliti fa- re per i rerti,e fabbriche, fi fuol vfare il metter nella parete dei luogo doue.^ foglion praticare, alcuni vafi di terra cotta ho vernicatajfatti a modo di quel- le fiafche di legno,che vfan’i contadini , piane da vn Iato , e dalTaltre gonfie, hauendo dalla parte del piano tanto d’aperto , che vipofla éntrar la mano ; attaccandogli ai muro , come nella figura qui a Iato pofta fi vede ; gli Storni, e Paflere vi figliano, e lenza fcompiglio nellunoiquandofon maturi fi cauano, Internando diuerfe volte a couaruid i inuentione dicefi de’Fiarainghi. In quanto al lor vitto,fe ben per ordinario fi pafeon di cocoie diuerfe, nò è per quefto che non dijno il guafto all’ V ua,a gl’ Vliui,e alle Biade, e particolar- méte al Miglio, Panico^e Saggina, e quafi ogni frutto, auuétandouifì benfpef- fo con tanta furia, che, e per la moltitudine, e per l’impeto con che vanno, nel giugner fi fente fender l’aria co vn ftrepito horribiIe,nó diffimile alla gragnuo !a . E loio proprio il volar in truppa , valendoli anco di quefto per Ichermo dall’aftaìto de’Faichetti,ridi!cendofi, in queli’inftanteche vengon aliafiti , in vn globo, nel quale, coi gagliardo batter dell’ale concitan tanto vento , che impedifeon a quello l’accoftarfi. Prefi di nido, e ingabbiati leruono come Ve- celli da canto, però più in filchi imparati , che in verfo naturale . Si lafcian anco andar percafa'addomefticandofi marauigliofamente . Del nidiace il fuo palio fara cuore fatto a pezzetti della groflezza d’vna_j penna da fcriuerejdandogiienetresO quattro per volta.pergendogiiene cojv» vno ftecco per fino che fi comprenderà , che voglia mangiar da fe , come già s’è dettOjcflendo nel i eftante il fuo mangiar come quel io del Rufìgniiolo . li bofcareccio mangia d’ogni cofa . Viue ria cinque in fei anni . la MODO D VCCELLAR A STORNI. ’Auuertir al luogo doue fidiflegna dVcceUare a gli Storni ,èdi grandifsimaimportanzajfeguendone.fe’l fito è apropofito , prefa numerofa,fe altrimenti, fcarfa, coH’ifteiTa fatica. . Se adunque la_^ ftagione farà afciutta fi rifciérrà fito prelfo a mvicchia,ò bofcaglia. fe anderà humidaappreifo feraenti,ò beftiami . Hauuta quefta confider^tio- ne del luogojfe n’hauerà vn’altra delle reti da quale è che le reti hanno da ef- fer fette pasfi, & i ftaiuolijo hafte delle Pareti alte otto palmi, con il tiratoio di quindici pafsi .'le dette reti deuon ,elftr honeftaraence grofie, e di maglia più pretto fitta, che rada. Deuefi di più haiiere vna gabbia di paimi cinque , col fuo tramezzo, nella parte di fopraftaranno in circa a cento Storni, e ia_» quella di fotto . ò tramezzo, che vogliam dire, vanno gl incodati ( che coli chiamiamo que’Storni,che per hauer a feruir di zimbello, fi tengon legati per- la codajcauandogli quando fi de’vccellare,e legandogli con vn poco di Spa- go dittintamente l’vn dall’altro appretto fhafte di dentro le Pared)a’quali po trete dar da màgiare ferapre che vorrercsauuertédo, qhe a gl’akri ch’hann’a feruire di richiamo,che fon que’di fopra,fe gl’ha da dar da mangiar in vn luo- go folo, e con vn abbeueratoio ftretto in modo, che no vi pofsìn bere più che a vn per volta,e quefto acciò ftretti dairingordigia,e dalla foila, faccino quel più di ìchiamazzo , & haucndofi la mattina feguente a adoperar detta gab- bia,fi procurerà di torgl’il mangiare alle 2 2 . bore dei giorn’innaozi . Si deue in quefto modo d’vcceIJare vfar per zimbelli ftampe di Cornacchie bigie , ò ' Cotte nere, con 2 5. incodati, ò poco meno , con i’incrociata, alla quale fia- no quattro Storni, che feruino dilieua,tenend’a ogn’incoda to le fuepa- fto!e,con i torneliije la gabbia fia polla fcmpre fopra vento, e le ftampe fotto vento. A detti Homi fi tende anco dei Mefe di Marzo.con Stampe di Pauon - celicse vna viua alla Iieua,con dieci Storni incodati sfacendo ia tela a canto a rotti , ò vero Stazzi di pecore, mettendo le Rampe fuora delle reti a vento. L’ Vcceliatorc deue ftare nel Capannello a tirare,alcrimente farà poco bene. Sopra hauiamo detto della caccia dello Storno di patto, bora fi dirà di quel- lo dello Stornello noftralc . Quefta comincia verfo S. Giouanni , e finiice a mezz’AgoftOjs’adopranole flette reti, e nello ftelfomodo di fopra, tendendo tra’d beftiaroe in luoghi frefehi, con 2o.ftampe,e vna lena di quattro Storni . Nelfifteffo tempo a’medefimi fi fuol vccellare a! Guazzo, cioè nei luogo do- ue fon foliti andata bagnarli, e guazzare, facendo la tefa in qualche prateria doue fia Acqua alta tre,ò quattro dita con vicinanza d’alberi , mettendo 4. Storni nelle retijabbaffando Therbasche ricopriffe la veduta deli’Acqua_,. ,cbe quando p parla di Stampe, p dette intendere VccclU della [erte che fi ncminaPeccan^e ripieni d paglia, che p mettono per far calarglia^**i,e queHi p dtce,che s'kahbin à metter fotto vento, acciò quello non^si gli hahbia à abbaruffar le penne , e dì^ editar appreffogl'Vccelldedette Stampe. La Gabbia per contrario và poffa fopra vento faccio la voce degl'Vccellt ingabbiati venga portata il pìà lontano che p può . D MODO MODO DI SERVIRSI DVno Storno, per pigliar gl’altri per aria. Igliafi vn Spago di cinque palmi ia circa, quello fi le- ga bene filetto alla coda dVno Storno, inuifehian- dólo diligentemente tutto, eccettuato vn palmo preflba detto Vccello ; quando fi farà trouata vna truppa di Storni, accoftandouifi più che farà polli - bile, tenendo lo Storno per l’ale , di più preffo , che fi potrà, fi lafcierà alla volta dei branco de graicn, i quali alfapparir della perfona, fi metteranno fa- cilmente in fuga,c cofi ftùdiandofi l’inuifchiato d’alTicurarfi della libertà col metterfi in mezzo a’ compagnijiie verrà impaniando molti,che non po- tendofi tenere, verranno con piaceuol fpetcacolo à terra j doue giunti, bifo- gna eflergli addoflb prontaméte co vn mazzo di frafehe, quali abbacchian- doli acciò non fi rihabbino : ediquefta fteflà maniera fe ne poffon lancia- re più d’vno, fecondo l’occorrenza delia quantità de’ Storni, che s’affronta, e della quantità de’ branchi, che fi troua . Si legge quefi iftclTa caccia de- fcritta dal Crelcentiefe con quefte parole . Funiculis longts inuifeatis capìuntur Sturni qui valde gregatim volani , cum habetur aliquis Sturnus ad cuius pedem lìgatur funìculus tnuifeatus , é»- manu tenetur y dimittitur autem cum grex Sim norum prope videtur : tunc enim cum funiculo dimijjus ad gregem accedit , & cum ipjo (Iridìe ( hoc ejl quam proxime , &• contigue ) volitai , multique tangentes funkulum , ad terram ftmul cum eo ruunt . Non mancano però oltr’a quefte , altre maniere di pigliarli , come fi ve- drà dal Capitolo feguente . Le reti con che ordinariamente fi pigliano , vengon da alcuni chiama- te Pantere . D 2 Della I £df^0; f.m I della pavoncella e sva caccia- A fomiglianza di quefta Caccia con la defcritta poco dianzi de gli Stornijmi forza a vfcir del filo della noftra narratione,che è più in torno a gl’ Vccellijche cantano, che altramente, ma fapendo il gu- fto,che può recare a’iettori, e maffimc profeflori di Caccia, la no- titia di quelli modi, mi difpenfo, com’ho detto dell’ordine, per tornarci però fubito fpedito, che fono di quello Capìtolo La Pauoncella dunque,chc latinamente fi dice CapeIIa,ò Vanellus , è vn Vccello nollrale,di corpo, dell’andar d’vn Colombo Torrigiano, ma piu lun- go,facendoli da alcuni, che fia d’vn palmo e mezzo. Ha il capo, e fchiena di cangiante verd’e nero, con vn CiufFetto di quattro , o fei perniine che nafee nel pendìo d’efib , efiendo due fole d’effe più appartate dell’altre •• il corpo con la parte di dentro dell’ale bianco, ha il collo fornito di penne nerlsfime, che gli fanno com’vna collana, con qualche mefticanza di penne bianche , i l di fuora l’ale, della medefima fomiglianza,al color del caponi groppone baio, com’anco fotto la coda,la quale è parte bianca, e parte nera, in effa però le due vltime penne fono affatto bi anche . Suol ftar ne’piani,e fiti pantano!! doue fia dell’Erica affai, e vicino a’iaghi, e fiumi, attorn’a’quali ftàpiùperla copiade’ Vermi , Mofche, Bruchi, Luma- che,e fimilijche iui fi fuol trouare,de’quaIi viue,che altro.La State molte voi te fi troua fola, ma l’Inuerno fi mettono infieme, volando in branco. Il luo vo lo è veIoce,& accompagnato da vn continuo pigolar noiofo . E più llimato quello Vccello per la fua vaghezza,che per altro ; onde sV- fa tenere ne’ giardini doue ferue, marauigliolamente per cauargli di feme de Vermi , e Bruchi . Seme anco per mangiare , effondo d’affai buon fapore , e nutrimento,però per la quantità non è in prezzo. La Caccia fua propria è dalI’Ogni fanti, per fin a S. Caterin a, col Paretaio delia forma, che qua a lato fi vede . S’adopran reti di i o. paflì con maglia S‘. dita larga con vn Tiratoio lungo 1 5.paffa con vn mezzo llaiuolo preffo la_# Croce del Tiratoio, che ferue per far correr meglio le reti. Nel piano tra due pareti per zimbello, vi fi metton 1 5 .ò 2 o.Pauócelle leccate, ò llampe,che fi dichino, procurando anco d’hauerne due viue, che feruono di lieua, e fono le piu vicine al Cappannello dell' Vccellarore , alle quali gli fi dà a mangiare cuor trito a pezzuoli lunghi a modo di vermi. Si deue auucrtirejche la mag- gior parte delle Pauoncelie fecche , o llampe , deu’effer meffa da baffo fotto vento con tutte le telle volte fopra vento, mettendo vn terzo di dette ffam- pe fopra veto, e l’altre due in mezzo . Si deue in queft’occafione far il fifehio deirVccello, il quale fi contrafà ageuolmente con vna zampogna fatta d vn fufcellino di Vite,piegato in modo, che raddoppi), mettendoui per linguetta vna feorza di vite.ll fuo mangiare farà cuore, come s’c detto, e ac qua. Quell’ Vccello è limile al Piuieri,che in latino fi dice Plimialisàl qual fi pi- glia^leirilleffo modo, confi Adendoli molte volte le Pauoncelie co Piuieri . D 3 Del- w *v T O L A N o. A bontà^e fapore delle Carni di quell Vccello , bà farro metter in di- menticanza 1 olfcruatione dei fuo Canto,nd quale, però fe ben non e efquilìto,puo mente dimeno paflare tra quei, che cantano , ei'i_, Lombardia, doue per I abbondanza delle biade m.nure, ne fa quàn iboia Ha chi Ciinriiri» . ria /-hi rr . tita,s ingabbia da chi ^r cantare , e da chi per mangiare, elTendo atto à ft disfare a queftì due fenfi, dellVdito,e gufto aliai garbatamente. Perciò la No. titia fua non doura effer difcara . Per tanto dico, che per parer depiù fi reputa chedett Vccellofia quello , a chi per piacergli tanto ‘I midio, el’Anrirhfl ’ ^oIochiamornoAuismiliaria, altri lo chiamano Cenchramùsfquelloptct^ fenfce , a noi batta il dire, che volgarmente fi chiami Ortolano . li qud^neS ^ ;lUafattezza,non e maggior della Lodolanoftrale, anzi vn nel i, ' 1 *:rtóog«„ro™iglia^c„lZ^^^ to,tirando a color di Carne dilauato,!! capo,collo, e petro,tend5noai oìCn' con qua che fpruzzatura di co or di zafferano , la panna 1 ’hà deli iftefl'o col? re, con alcune machie bertine, le penne Maettre deli ale, e della coda ; no, eflcnd il renante tra giallo, e nero. Lafemmina fi diflerenrii H,»! m r°- ” |d^eflbr nel capo, _P»lir,cama:,erle mpio d-v» canaletto: guano dpertello del Jèrbaia, a fiaficclh: quinto fontana à afteurarp da Topt » altr ammali, olti^airintoniceperb,dL'eJerdato vi alor intonacata, per WittSfà vn ùalo ùténo dt r/ttMétfi rho nlé Cau,., „ J1 ^ rigidi Ogni CadYltOnMt i ^dgtaftanrutdeu^ejfermsitocbe»^^^^^ " Viuono quelli V ccclletti da tre in quatti- anni morpn^r, «,^r. , per caufa della fouerchiagraffezz; ) volte prima r I V D 4 Del pertanti rifpctti dcgno’l Pappagallo, che non folo dcue hauer luogo tra i capitoli di queft'operetca , che anzi quando ne fuflè flato capo, non io fa- rebbe flato à fpropoflto, venendo da illuftri fcrittori efaggerace in modo le^ fue lodi 9 che doue gli danno titolo di Luce de glVccelli, e doue di Regnator delfln- die orientali » concludendo in vn gentiliffimo Epiteto , chQ Rsl C J^ree cekbemma^ gloria gentis ) Quefto dunque che latinamente fi dice Pfitcacus,e* volgarmente Pap - pagallo,e di cofi variate fattezze, e’colori,che’l defcriuèrne vno non feruirebbejonde in quant’ al garbo feruirà la figura qui à lato poftaidella quale per ordinarioi Pap- pagalli, che communemente fi vedono, fon maggiori vna volta, e’quafidue . Fiì à notitia queft’VccelIo de grAntichifà’qualiveniua recato dàlie fudecce Indie orien- tali , non fi troua però fatta mentione di più,che dVna fpezìe, cioè^del tutto verde, con il collo fregiato di color di minio. I primhche compariflen in Europa, dicefi, che fuffero portati dalllfola Taprobana a Aleflandro Magno da Oneficrate , che da lui colà era flato màdaco. Hoggidì da che s'è fatta fa feoperta del nuouo Modo, ò iian Indie occidctaII,ne vien copia co varietà gr5de,n\affinie dalla Cuba, e Manacapan • Vedonjene degyandipoco meno d'vn Cappone^con la coda d'^vn hraccìo e più con il difopra qua fi iutio dì co-^ lor turchino , ^ ildifbtto roJfoiChiamanfi da qualcuno Corut , tale credefi che Jia quello , che bà C llhijìrijjimo Cardinal Madruzzo, quefii parlano poco, e’ con vocefconcijfftma » fchiamax^ano bene affai , e molte volte con mia di chi gr ode : dìcefi.cbe fe ne trouino parimente /minuendo le fpeXie cC efjiidella grandetexa d'^yn Colombo^ d'vn Tordo 3 della Rondine , e^t(%l vno non maggior d'^vnap afferà , parlaji in quanto aUorpdjche di coda fon molto maggiori , v^è chi riferifciìche fe ne troni dì cento forti j ipià fHmati perocché fiinoyin quanto alla ramài fonoy6ltr''U detto Pappagallo maggiGre/t fa CoruOyil biàncoy dettò in Indiano Cachuche vuol dir pregiatole carOi della qual fpegieyvno ne ha T Altezza Sereniffima di SauQÌa> che parla henij/'imoy ìt il bigio con la coda rofa^ che viene di MinayCittà di S» Giorgio d'Indiaydi quejìa fpenìeyvno affai raro ribàil Signor Cauaiiere Cagia- no dal Pozzo 3 il quale è bigio chiaroy^/ia argentinoytuttù tempeffato dì penne incarnateycon la coda del mede* fimo più chiaro . Quefii non vaglìono molto in parole y ma fi ben in contrafar voci d*animaliyCom^i gatti ycani, gallineyefmili . Hàil Pappagallodiftrauagante , oltre la bizzaria delle penne , ilmouerla.^ parte del becco fuperiore , cofa fole comune col Cocodrillo , & il mangiare con le«# 2ampe,con quelle porgendo il cibo alla bocca, al rouefeio di quello , che fi faccia-# grhuomini , porgendo la branca in fuori , e’non in dentro , e l’adoperar il becco in-, vece di zampa, actaccandofi con effo doue di mano in mano vuol falire , ò feendere: Haanco la lingua difereritiiSma da tutti grakr’VccelIùiiauendola larga, e groflk-», quafi fui garbo deirhumana, però aggiuflataalffncaffo del becco . De’Pappagalìi Verdi, quelli che pocofopra'l becco fon macchiati di turchino, fono i piii docili^figli fuol infegnar lalera,verforvd*hora>doppohauergli dato da mangiare, e maffime-» Zuppa fatta con Vino , Copxendo la gabbia con vn panno , dicendogli molte voIccl# quella ftefla parola, che fi vuole, che impari, afcondcndo’i lume:aItrifonO|Chegli met- tonvn Specchio innanzi, ef lume, acciò l’Vccellos’imagini, che vn compagno fia^ quello, che formi quella Voce , Quefta veramente vorrcbb’elTere gentile, e ie fuffe di donna , ò di putto, imparerebbe più facilmente. Secondo rhabilità loro, imparano chi più parole alla fpezzata, come nomi d’Ar-* tJgìani,ò nomi propri) di perfone di Cafa,chi più feguite, eflendofi trouato tal vno, come fu quello, che vien contato dal Zurichefe , che hebbe il $. Cardinal Colonna-;, che diceua tutto TCredo é Gli fi deue di tant’in tanto accomodar il becco, cioè, due òtrevolteranno,che cofi mangierà meglio,e*Donguafteràle Gabbie. £ quefto fi deuefare da perfona pratica, come farebbe vn Strozzierc, o limile • Mangiano d’ognicofa,aiairimePane,Zuppa,Caflagne,Noci, Mele, Pere,C!ricgfe, Ricotta, e altre cofeibeueno affai frequentemente, e* per queflo bifogna matuentrg-i Pabbeueratoio pieno d’Acqua . Van mantenuti nétti, perche fon facili à cader in Po- dagra . Amano laconm fatione,e particolarmente di Putti, alla prefenza de quali dicono ciò che fanno . Viuon vent*anai,e più • Ddi* 27 DEL PERROCHETTO. /cfto è anch’eflb Pappagallo , ma minorejond’anco ha latinamente hauuto il foo nome Pfittacus minor , molte cofe però gli conuengono di quelle, che della_, natura del Pappagallo fi fon dette, il nome di Peno • chetto gl’è flato importo ( fecondo il parer d’a'cuni) alludendo con queflo alla voce, che da eflb ordina riamente fi fente , com’altre volte s’è detto del ^ zeliino , chiamato da i Franzefi Tarin , da i quali pur con riftefla confideratione è flato porto queflo, è voce dunque meramente Franzefejdagrindiani clliamafi Scincialo,eSciafibi.- Viene dalla Spagnuo- lajlfola del Modo nuòuojrariflìmi fono quelli , che formino altra voce delia già detta,PerrOchetto qualch’vno dirà parochetto m3tto,fon foliti fifehiare diuerfaméte e eótrafar il ridere, ò'i piàger de Putti, di gradezza di corpo, fo ■ no poco maggiori, ò minori d’vn Tordo,con vn palmo in circa di coda ,è in tutto dVri verde di color d’herba, nel corpo però piu diJauaramcnte,efs édo tanto più càrichi tìòlle péhe maeftre dell’ale, la coda l’hanno ftretta,nel fuo eftremo quafi àguzza;ne piedi,e nelbeeco fon diifereci da i Pappaga!li,per- che quelli hanno le détte éftfemità nere,ò almeno i! becco nero, e le zampe cenericcie,e’granitejCoine fc fodero di Sagrile quelli l’hano roffe,ò di color di Carne, ttiaflìme laparte di foprastirabdo quella di flotto dal roflb,al nero. II malchio,ehe dicéquàlchc cofà vantaggio della femmina, fi fuol diflin- guer dali’haaer qualche varietà di colori intorno, al collo , chegliflaccia_. effetto di collana, &elfer il fuo verde tendente al giallo: à quelli parimen- , te fi procUfa di tener àccòmodatoilbccco, come del Pappagallo s’è detto . Son foliti mangiare pan bagn ato , Caftagne , Pere , Mele , e Canapuccia_., elTendo però foro proprio cibojcomune anco à’ Pappagalli ordinari) il feme di Cartamo,ch’è vna fpecie di Cardo Benedetto, e fen’hà la quantità . che fi vuolejda queftijche vendon Semplici . Viuc da dodici in quindic’anni . Scriue i’Aldrouando efferfi alcune volte in Spagna à vii luogo detto Viadagola,prefo vn VccellettOjCh’elfo tiene alfolutamente, che fuflè Pap- pagallo piccolo, però, non di quella fpetierlodefcriueremoperla fua va - ghezza : Era queflo non maggior d’vn Fringuello, col becco nero , è adon- cojcol capoje collo verde , con vn poco di Ciuffetto con l’ale turchine , che nelle fue cflremità , tirauano al nero , col groppone di color di ruggine^, maflìme nel fuo eflremo , elTendo del medefirao nella pancia , cò' fianchi bianchi piedi neri . Innanzi che terminiamo quella materia del PappagalIo,douiam dire, che le foglie di quelTHerbajcbe apparifee di tre colon,cioè, Verde,Roffo,e Cia lo , detta Amarantus Tricolor , vengon da Fiammenghi,per la fooiiglianza co’ colori del Pappagallo , > lamate foglie di Pappagallo. DEL TORDO- Sfendo’l Tordo buono e per cantarcje per feruìtto della Tauolajme- ritajche di luijbcn cb’a baftanza noto , fe nc ferina quel più che fe ne sà. Diciam dunque, che latinamentefi chiama Turduò,ch’è no- me generico, diftinguédofi in tre fpetie che da gl’aggiunti di detto, nome , fi conofeono , di quelle. La prima è del maggiore , e chiamafi Vifeiuorus , perche^per lo più fi vede fu Alberi doue fa’! Vifeo, &è vago di quelle coccole : quello Italiano comunemente fi dice TordeIa,e in Lombardia chiamafi Dreda, ègrande poco meno della Ghiandaia , e più feuro de gl’altri, e ha le mac- chie del petto con qualche poco di giallo tendente a rugincjnon difil- mile alla Merla femmina.ln quello propofito del Vifeo, non lafcierò di dire, che lo Scaligero , e doppo lui l’AIdrouando tengon contro la commune con buon propofito, che detta pianta non nafea altriméti dal Sterco di quell Vc- cello, perche a quello conto in tropp’alberi s’harebbe a veder piante di V ifco che no fi vedGno,m4fi bene ella fi generi da vn virai eferemento dell’ ifteflo, albcro,douefa(quafi che da feme)come parimente fi vede feguire della Gal- la, e quefto balli . La feconda è del Tordo mezzano, latinamente detto Pilaris, che è il Tordo ordinario , benché in Tofeana fi chiami Bottaccio, e quella è quella fpetie , che da altri vien detta Tordo nollrale , perche fi ferma in_. quelle nollre parti,trouandofi l’Ellate nelle Montagne, e alla frefeura. L’Au- tunno nelle colline e piani.L’Inuerno nelle Maremme, tra bofehi di Ginepro e Mortella.Quello è dclicatisfimo per mangiare, è Nidiace canta, e fìfchia ec cellentementejnon llaremo a defcriuerlo per non elfer pericolo, che nó fia co nolciuto, folo daremo f auuertenza per conofeer il Mafehio dalla Femmina, che è, ch’il mafehio hauerà’l petto affai macchiato di nero, e farà più groffo di tella. Per alJeuarIo,e matenerlo vi varrete della regola lléffa dei Rufignaolo. La terza fpetie è del minore latinamente detto Illades,ò Iliacus, perche è fegnalatamente macchiato ne’fianchi,e fotto l’ale di roffìccio, quello comu- neméte per Italia dicefi Tordo Saffellose fuol comparir allo feorto de ghaltri. Fanno i Tordi ! nido a guifa delle Rondini di luco, in cima d’alberi alri,e que- lla è la caufaiChe venendo di MaggiojC Giugno gran pioggiejI’Autùno n’ap- parifeon pochi, perche dalla pioggia gii vengon mandati mal’i nidi , fon folici fare dalle quattr’a cinqu’huoua. Il fuo màgiar in Campagna fon coccole di- uèrfcie qualche baco . In cafa volendone far fei batolo fi terrà la fteffa regola deli’ Ortolano. Piglianfi co’lacciuoli,ò co’gl’Archettijma in quantità con la . ragnaje ali’Vccellare,ò fia bofehetto. Viue ingabbiato da ^. in 6. anni. E da notaresche nel mangiò dì quefti Vccelltsoltre la delìcateX^ del japores 'idè anco bene fido parncolare della fanìtàiperebe dall' alimento pìg. w qt^Utà 3 e come lo Storno è qziafi infame per il pa fio della Cicuta , coft quelli è per la Mortdla/l Qmp>^jono co'loro vsrìtngìiin vnogtQuutok airOrinaindraUrG alla rdafja- ime dello Stotmeo , ■ Del , r D E L V E R D O N E- ' come habbiam detto del Pettiroflb , che col fuo no- me dà ad intender la fua fattezza j coll 11 può dire del prefent’ Vccello,!! qual vien detto Verdone dall elTer tutto verde : ha il luo Nome latino Ch!o- ris, originato da parola greca, lignificante il ver- de . Il Zuricchefe lo chiama latinamente Vireo , & è v!i Vccello poco più grolTo d’vna PalTera , tutto verde 5 nella parte di fiotto più tendente al giallo , e nel di fopra al verde ficuro , mifto , com’altre volte s’c detto , con color di terra d’ombra, che vien detta Ochra , ha il becco tondo , aguzzo , corto, e grolTojC nell’eftrerao del corpo biancheggia alquanto . La Femmina-è molto men colorita del Mafichio,vedendouilI pocojverde. E folitocouarin valli, e luoghi baffi , facend’il nido alcune volte ne’ Salci, d’hcrbe,e maffime di llnfito , ftiuandolo di lana e pelo ; fa dalle tre in quat- tr’huoua, canta affai dolcemente, niafisime in compagnia d’altri Ve celli . S’addomcfiìica facilmente , auuezzandofi a venir al pugno , Se a tirar le fccchie del mangiare , e bere,deftriffitnamente , come à fino luogo fi vedrà in difiegno . Quelli che fi dilettano del Paretaio fon foliti tenerne , perche col lor richiamo fie ne. piglia gran quantità . Il tempo deltalor caccia è tutto l’Autunno, feguendofima Aprile, ma l’Ottobre , e Nouembre più d’ogn’altro j chi vuol pigliarne la Primauera è neceflàrio far nel piano,che corre tra l’vna, e l’altra parete , vn cefipuglio , ò piantata à modo di bofehetto , di Ruchetta , Marcorella , e Crefpigno fal- uatico , con qualche piede di cardo , e più pofiatoi d’Olmo , i quali fie v’ha- ueffero il fuo ferae , tanto meglio farebbe . Vi fi deuon accommodar le fu- dette piante, che apparifichino come fie vi fofl'ero nate . Il luo cibo in campagna fon lenii di Cardo,Lappa>Rapa,e Falaride : in_s gabbia fie gli dà Panico , Canapuccia , e Scaglinola . Viue da ciaqu’in-, lei anni. DELLA TOTTO VILLA E LODOLA DI PRATO • LTR' alle Lodole fopra defcritte > ne rertano anco tre fpetie a de- fcriuerfijcioè, la prefente, della qual s’ hà notitia Iblo nella Cam- pagna di Roma , che fi ripone tra le Lodole non capellute ; onde caderà fòtto titolo Latino di Alauda non (rifiata , uiccedendo a quefia la Lodoladi PratOjchea Roma dagl’ Vccellatori fi dice Calandrino} della quale pure fi tratterà in quello llefib Capitolo>reftando la terzajche è la Calandra)ò fia Lodola maggiore a defcriuerfi in Capitolo appartato . B la Tottouilla , in quanto alla Ertezza , non punto maggiore di quello s che rapprefenti la qui aggiunta figurajla qual’è fatta affai diligentemente»^.* in quant’ al colorcjè limile alla capellutajminore però di quella vn tandnO} & ha in cella di penne alqu^antq fcurette vn’ordine,che nella fua forma affo • miglia vna coroncina ; hail petto bianchiccio con più gocciolette di bigio fcuro , ò nero , il capo anch’ effo appreffo grocchi, e accollo al becco, e coli Lotto gola biancheggiajma più fcarfàmente del petto, il collo con ilgroppo- nCjaleje codajtira nel color baio, o lia di caftagna sbiadato . Canta quell’ vccello affai gentilmente non foio’lgiornoima anco la no£« tCja fomiglianza del RulìgnuoIo,e a queft’efetto s’alle.ua di nido con la me* defima regola del fuddettoj Allenata che e, fi gouernacon Panico, e Miglio. Si differenza il mafehio dalla femmina, perche quella fe bene hatierà la già detta coroncinadn quella non farà così feura come’! mafehio, iiqual’an- co hauerà l’vgnia di dreto, oueró Iperone lungo in modo , che pafserà il gi- nocchio. Suol far il nido iti qualche vallata, doue fijno folti gl’alberi,fabricandoIO‘ sili' andare di quello delia Lodola nollraie,ò ordinaria . La Bofcareccia èbuona a cantare, purché rielchal'ageuolarla. Pigliali co me l'altrc Lodole.Viue dà otto in dieci anni. La Lodola di Prato, ò Calandrino è più gentile, e minuta di tutte Tàltre, dalle quali anco fi differentia nell’efser macchiata di gialletto , efsendo nel rello doue nera, e doue lionaticcia . Le penne delia coda nella fua ellremi- tà biancheggiano, quelle dei groppone fon feure ; il becco l’ha 1 unghetto, e delicato ; Ila d’ordinarioin terra, eccetto quando teme del Falcóne, che per sfuggirlo fi ritira tra rami di qualch’albero vicino. Tra ie Lodole del cantare, dalli a quella ’l vanto , per il quale è perciò lli- matiffima joltrallellère vccello rarojC che difficilmente s’alleuaiGouernali anco quello con la regola del Rufignuolo.Viue da tre in quatit anni. De!- , 4 E -- -T» ye.. vs 28 della SPERNVZZOLA, OSIA PARVSSOtA. lén detto latinamente queft’VccelIetto ^arus mdor , e altramente TringtUago\ diccfivolgarmenteà Roma Spero uz?ola 3 in Lom- bardia Paruffolas in Tofcana | con vn nome atciflimo à fìgnificar Ja fua voce)chiamali Cincinputola. In Piemonte chiamanla tefia HlorajC coti ragione hauendoil capo in gran parte nero . Aifomiglia di grof- fczza la Capinera. Hà tutto Icapas fuor che la mafcella 3 olia parte lòtto rocchio(che è bianchiffima) morato, cosi anco lòtto gola , con la parte, che ricuoprc il mezzo del petto 3 eflèndo nei reftanre più a baffo , e attorno ver- de 3 c nella fchiena pauònarzafcura , con qualche mefticanza dello ftelTo verde . Nella figura à quefio capitolo corrifpondente , hà l’Intagliatore te- nutola di tetta alquanto più materialetta di quello che fi) . Contanfene, ol- tre la detta di fopra 3 tre altre Ipétie , che fi differentiano 3 chi dall haiier la coda lunga 3 d’onde vien detta 3 e quella dicefi à Roma Po- tazzina, chi manca del Ridetto color nero, elfendo nella tetta quali ruttai bianca , con il tettante del corpo, per la maggior parte turchino ; che vien_j detto Parus coeruleus , e chiamali come’I primo; altra del ftar continuamen- te tragi’alberi faluatichi , e maflìme Abeti,e Ginepri, vien detta Parus ftlua- ficus j il quale hà in tetta vna macchia roflicciajcon l’ale, e coda nera,eirendo verde nel retto del Corpo 3 però più dilauatamente nel petto, e pancia. Que- fto vedefi in Germania 3 e Turchia, mà non in quelle parti ; le tre prime ipe- tie fanno quafi in ogni paefe 3 vedendofene d’ogni tempo , etiamdio nell’ habitato , per i giardini , ma molti più però la Primauera , e l’Autunno ; Ha per il più fu gl’alberijò fratte3e piante piccole, rade volte in terra ; li vale non lolo dell’ale, ma anco dell’vnghie , con elfe agrappandofi a i murijC alberi. E vccelletto animofojchc quando hà i figliuoli , gli difende da gl’akri Vcceili con ardir grande . V ola in truppa , andando feisò fette infieme , e tal volta_» più . Coua per il più ne buchi d’alberhe qualche volta per le crepature del- le fabrichc dishabitare 3 facendou otto e nou’ vuoua . Si tien conto delia_j prima fpetie 3 come che fia meglio dell’altre per cantare , e tener in gabbia à valerfeneper Vccellare . Piglianfi,ò col trabochetto , ò Gabbia fearicatoia , che vogliamo dire ,0. al Paretaio , ò con vna ingabbiata , mettendogl’attor- no le Paniuzze 3 e coprendo la gabbia di Verdura , perche elfendo vccellet- to amoreuole della fua Iperie , fentendofi da vn compagno chiamarejfubito vi vola 3 e cotti retta prefo . Mangiati in Campagna bachi, mofche jC ferai di- uerfi, in gabbia Panico, Canapuccia, e qualche noce. Volendone allenar di nido fi terrà la regola data nel Capitolo del Cardello , la Voce fua e ben-. Ipelfo noiofa saflomigliandofi à quel Stridore , che fifuol far nell aprir d’vn chiauiftello rugginofo . Suol viuer da quattro in cinqu’anni . E a Del V DELLA merla! A Merla che latinamente dicefi Merula^h Vccello che hà grandif- fima conuenienza co! T ordo,eflèndo deli’ifteflb garbo di vita j di- uerfo però nei colore, danzando ncgrifteflì luoghi, che il fuddetto. Di quefte il mafchio e tutto negro, morato , coi becco giallo ten- dente al Rolficcio, le zampe l’hà parimente giallejma non coli accefamente. La femmina è di color di fuliggine, & hà la gola,e’l petto pinticchiato di bian cofudicio , e ’l becco non l'hà cofi giallo , eflendolp in quel poco, che è, più nella parte di fotto, che di fopra,tuttauiaOltr’à detti colori, troua- fene di variate da fopraddctti,ò fia per fcherzo della natura, com e il veder- fene qualche volta delle macchiate di biancho,e parte bianche,e parte nere , (che fpeflb fuccede,) ò per qualità del Paefeìdoue nafce , come quelle che fanno in Noruegia , che fon deltutto bianche , credefi per la vifia che loro fi rapprefenta delle continue neui , ò pufe per natura ftefia dell'animale j auengache tra glVccelli molti ye ne fijno, che cambijnp di colore , fecondo ladiuerfitàde tempi, trouandpùene , màflìme F Autunno , di quelle, che—» tendonin colore, dal gialloill baio, ò fia di cafl:agne,ein quel tempo lafcia- no il cantare . Sta come già luoghi , ch’il Tordo per le macchie , c Albereti , di Qìpfelfif Ginepri , e limili, godendo l’Eftate deil;i_, frefcura de Monti,e altri luoghi j e l’Inuerno della Maremma, (landò anco nell’iftefso tempo ne bofchéttide Giardini, e dcll’habitato . Coua due vol- te Fanno , la prima nel finir dell lnuerno,daIla qual poche volte efce à bene, la feconda d’Eftate,che gli rlefce felicemente : Fa dalle tre alle cinqu’huuoua le quali fon tutte macchiatedi fpruzzature di colori tra verde , e ruggine—» , fuol far il nido nelle fratte , ò in qualch’Arbofcello ben folto, formandolo di terra, pelo, e fila d’herba fecca, con vn ripieno di materia piu morbida, Can- ta al pari del Tordo, e impara ageuolmente,irifegnandoglifi col fifchio diuer- fe canzoni, il fuopar della Tromba, edel Taraburo,e limili : ve anco chi l’auezza à qualche parola: Viue in Campagna di Coccole diuerfe, e di qual che frutto,com’anco di Bachi,e Cauallette. Voledofène valere per canto,de- uonfi hauer di nido, dandogli per fuo mangiare Cuore,Carnc, Pan bagnato, e frutti . Piglianfi come già s’è detto del Tordo , Dicefi che gFacini di nielo granatoramazzin.Nell’Vccelliere piccole non fe nedeue tener,perfeguitan do, e dando noia à gl’altri Vccelli . Viue da fei in ott’anni . Nella figura qui d’incontro dali’intag liator s’è tenuta minor del vero . E 2 Della BBttA CALANDRA. E v'è VccellOjche meriti d’cfler preglato^ò ftlniato 5 queilo n‘è vno , perche in lui foJo fi ttouaquelch’à gran ftentofipuò hauerdamoi- ti, come più lotto fi dirà . Eia Calandra fpetie di Lodola , ma ai- quanto maggiore, onde è fiata da qiialchù'tio detta Lodola maggiO' re , dicefi latinamente nciriftelfa maniera, folo con vn poco piu d’aJpiration e Chalandra e credefi che i’ Volgare babbi ajlufione aJ calare, e diminuire, che fa di voce nel cantare , perche fe bene comincia altamente , e con gagliardezza , va però Tempre fminuendo, e calando . La fua fattezza non è gran fatto diiTi- mile alla Lodola noftraìe , è però maggiore , efièndo In quanto alla proportia- ne affai conferente col Tordo , Nella parte dinanzi è beitina chiara con qual- che gocciole nel petto nere , ò bigie fcure, come pure hà'I Tordo , nella pii te di dreto, ale s e coda)di color di terra d’ombrajhauendo di più nel collo , du?„i dita Ibtto'I becco, vn cerchio di penne nere , cómVaa collana , hà però’] capo più largo del Tordo, e ’l becco piùcorto e gro0ò,le zampe airoitlinario dclfai' treLodole-^. Il mafchio è più groffo di vita della femmina, & hà più nero infornai coll 0 . La bofcàreccia canta come l’akre Lodale 5 ma coiipiù Vocejtuttaiùailpri» m’anno da che è ingabbiatajnoa fa gran cofa, mantenendofi per effer Vcceilo gagliardo , e per la rimembranza della Campagna vn pezzo faìnatica , peril- chejò kgafigìi l’alejò pure fi fuol foderar la parte di fopra delia gabbia>con va pezzo di tela ben tirata 5 acciò lanciandouifi , e percotendo co! caponoiv,j s’amazzijò ferifca, che è buoniflima auertenza, npn folo per qaefi’ VccelÌ0jir,a anco per molt’ altri.PerValerfene àcantarejbi&gna hauerla,ò Nidiaccsò gio> uane,in modo che faccia la prima muta di pénejin gabbia, procurando quado fi poffa d’hauerla della couara d'Agofto. Quefte oitr’ii verfo loro naturale, e pro- prio imparano à marauiglia bene que’degl’altri , e maffime il Carde!lo,FaneI- lo, Rondine, Canario, e limili, coltra qnefii verfi maggiori come contrafar Pulcini , Palchetti , Gartuccie , e altri . Si goaernano mentre s’alleiiano con Cuore, e palla , effendo poi cibo deirvna,e deJIàltrajSpeldajVena, Con • datura , e bricioli frefchi di pane,non Jafciando di tenerui di continuo in gab- bia vn pezzodi Calcinaccio. Métre che fi vuole ch’impari cofa determinata, bi fogna tenerla in luogo , che non fenta altr’vccelli , ò Voci che poffa imparare . Suol couare ne lodi e per i feminati sfacendo il nido come i’altre Lodolc à ridoffo di qualche Ghioua ò Zolla di terra , che fia ben ricoperta d’herba,con quattr’ò cinqu’huoua . Si piglia come l’altreLodole con le Pareti , ftando l’VccelIatore nel Ca- pannello ò fraicato,! a tela fi la per il più in luogho vicin’all’acqua,e doue fian folite andar’à bere , pigiiafcne parimente la notte con la lanciatoia, el’Iume . E la Calandra buona à mangiarli come J’altre Lodole le quali generalmen- te fon più gialle i inueiTiOueirEfiatelaragione vedali appreffo TAldroiiando. " ‘ qua'3j. . Della Viue da t, uattr in cinqii’a'3d . E 4 g. r del fringvello* L Fringuello noftralejche coll lì dice à differenza di quello di Moti ragna, latinamente vien detto Frmgillai & è vn Vccelletto della_g grandezza d’vna PalTera , ò poche maggiore, ha il becco grolfetto e forte, di Color di carne,e che nella punta tira al nero , il capo , e collo fon di color, che tende al T urchino : la fchiena di color di Cavagna , il groppone verdeggia , il petto è tra roiro,e baio , ambe due Tale fon pezzate in due lati di bianco,efl'endo nel mezzo, e eltremo nere, la coda è deiriftclfo fuor che le due penne de lati che fon bianche . Si diftingue 1 a femmina dall elfer vn poco più gentile di fella, e non coli coloritajmaflìme’J petto elTendo più tolto bigia in più luoghi,che altrimenti, E quel lo , che di vita farà corto,e minuto , farà più cantarino de gl’altri . Vien quello contato tra gl’Vccelli, che fon di pafl’aggio , che tàlee vera- mente , benché, non pftante quello, fempre in quelle noftre parti le ne troni , quali però l’Ellate li tiran alla Montagna, cantano chi femplicemente cofi_* verfo aliai corto, e chi con verfo lungo, e radoppiato ; di quelli lì fallima per il Paretaio, accio feruino di richiamo . Coua TEllate in Montagna., , quando nelle Querele , e quando tra llerpi, formando il nido fuota di mufeo Arboreo , e dentro di quella lanuggine ,che da qualch’albero, e pianta fuol cadere . Fanno da quattr'a cinque Vccellini per cóuata . S’alleuano i nidia- ci con laregola del Cardello , e altri Vccelletti minuti, e quelli, ò pur i pre- lìcci giouanetti , lì tengon fott’vn Fringuel vecchio buono, acciò imparino verlì helli,e lunghi : Okr’al cantai e, s’addellrano facilmente à tirarli’! man- giar , e bere co’ìecchiolini, aiutandoli non folo del becco , ma anco delle^ zampe . Quando lì vuole, che cantino affai, gli fi da vm poco di pane,e cafeio manicato, ò vero cotto, auertendo che non Ila falato . Altri gli danno à quello Hello effetto de gl'illelfi Vermi che lì da al Rufignuolo ò qualche Ca- ualietta. L’arriuo loro in quelle parti, fuol effer fAutunno , nel quale piglia- fene col Paretaio quantità grande , & in llagion più fredda qualch’vn anco con la Ciuetta. E Vccelio allài fcaltrito>che feorto che faà l’inganno , ò di Rete,o di Pania , per quallìuoglia richiamo de Compagni , non torna a ca- lare. Gl’ Vccellattori per hauergli in detto tempo cantarini bene , la Prima- uera, e l’Ellate gli tengon in Chiufa, accio, non sfogando ’l canto, gli feruino pefall’hora.,. Se ne fuol da glVccellatori tener quantità , perche molti d’effi quando fentono il vento, o quallìuoglia cofa,che gli noij , non cantano , e pei effer come s’è detto Vccelio fcaitrito,e fofpetrofo fe non v’e cont nuo richiamo non cala . Il luo mangiar ordinario è Panicele qualche hi d’Heiba, fon fot* topolli al dine nir ciechi . Y ii. 5n da fette in ott’anni . DEL 34- del fringvello MONTANINO- affaquefto fotte nome de gi’altri Fringuelli, differen= tiandolìperò con l’aggiunta prefa dal luogo doue fa, che èia Montagna, onde dicefi Fringuel Montanino, e latinamente Montifringilla , Non é maggiore d’ vna Paflfera, ha il becco affai ben graffo , e aguzzo di co - lor tendente a gialliccio , nel Tuo eftremo nereggia , il capOjColIojC groppajcangiano tra nero,e ruggine, nei gropponé'v ha qualche poco dibiancoda coda è nera, con due penne da lari, parte bianche, e parte nere , fotto gola è nero, nel pet- to è tra roffo, e giallo , la pancia è biancad’ale fon nere vergare con due tra- uerfe di colori , vna , cioè la prima roliìccia , c gialla , l’a-tra bianca , le zam- pe alquanto più grolfe di quelle del Fringuello ordinario . La femmina fi conofee dall’efTer più carica del già detto colore di ruggi- ne, con molto men nero , effend’anco fotto gl’occlii , gola , e petto di coioti manco accefì del mafehio ♦ , , E Vccelio di paffaggio , e fitol venir nel freddo, e più tardi d’ogn’altro , Vedefi particolarmente quando fa freddo grande>e che v è neue Gè V' ccella» tori ne ingabbiano,pìù per feriiitio dei Paretaio, che perche canti efquifita- mente, non facend oltr vn fuo verfo ordinario , che è molto breue, altro ch’vnavoce, che par di Gatto, che miagoli, tuttauia tenendolo apprefs’ad altr’Vccelli , rubba loro qualche cofa , in particolare, alia Paffera, che in_» poco tempo contrafa ben afrattO;ecofiaddoIcilce quella fuaft rana maniera di cantarcjs’ageuola molto più dell'altro, e in manco tempo , non è anco coli tritìo, onde al Pareraioje alla Faniasfi pigliano con qualche maggior facilita de già detti j vanno in truppa , e paftonfi di Semi diuerfi , e di qualche ba- co,come de gl altri s’è de tro Se ne fuol tener neirVccelliere per bellezza^ . Neha Campagna di Roma fi vedon affai di rado , Il fuo mangiar in gabbia è panico, e Canapuccia . Viuedaquattfin cinqu’anni. BELLà, 3 DEL FRANCOLINO DETTO CORROTTAMENTE FRANGVELLINA. ERCHE quello fuoleirer con la vaghezza delle fue penne l’orna- mento dell’ Vccelliere , non disdirà il metterlo tra queft’altri , che in quelle formano rArmonià , oltre che per efler Vccello raro in quelle partijfenz’il dirne qualche cofa, molti mancherebbon del- la fuanotitia.Viem il fopradetto Vccello, che è della fpetiedi Starna, ò Per- nice,che vogliam dire, chiamato latinamente Attagen-it. altramente Perdix tAjclepka i c volgarmente con voce Italiana Francolino. Credefi con « r allufiorie alla franchezza del viuer, che ha rifpetto alle bandite , erigo- rofieditti>che per conto di quello da Prencipi fi fanno. Il nome diFranguel lina è certiffimo,che è corrotto dal fiiddettOjcflendo faciliffihio da Franco- lino,ò Frangoli no cader in dir FranguelIino,in che eflendofi fermato l’abu- fo,e vedendoli pure, che effettualmente , fe bene non ha fomiglianza alcuna coi Fringuello, porterebbe feco l’equiuoco , rhanno diffèrentìato facendolo dir in féminino,effend’il folito,che’l Fringuello fi dica Tempre in mafcolino . E in quanto alla fettezza,e proportione del corpo fimile alla Starna , più tolto vn poco maggiore5& è di colori differenti da effa,efiendo nel petto , e cofi'nella pancia macchiata tutta di bianco, e nero,hauendo reftremità dell’ aIeconlacodafimilmentedinero,ilcapo, collo, egroppone di lionato tirante al rofino con qualche poco.di cangiante pauonazzo,e nero, il becco, e le zampe nere, fui precifb garbo della Starna. Trouafi copiofamente in Barbaria, maffime preffo a Tunls,dond’c, cfae_j qualch’vno gl’hà dato nome di Pernice di Barbaria, fimilmente a Rodi dice- fi,che ve ne faccia quantità, com’anco in Spagna nelle tampagn£,dou’è Ra- ' merino,e Spigo-In Sicilia ve ne fon molti ; Quel. pochi eh apparifeon in Ita- lia vengon dall’ Alpi . NeU’Vcceliiera deH’liluftrifsimo Cardinal Borghefe, nella Vigna di Porta Pinciana,tra gl’altri infiniti VccelIÌ,clie detto Sig. vi fa mantenere con moka fpefa,vi fi vedon’anco detti FrancoIini.Non cantano, hanbene vn certo ftrido,cheè coli gag!iardo,che per gran pezzo di ftrada fi fente.S’ingraffan ne ferbaroi,come le Starne ordinarie, fono d efquifito fa- pore,venendo da molti preferiti al Fagiano , onde San Girolamo pugnendo vn Ippocritone invnluogO', dice burlandoli della palliatione di colui, e del fuo voler dar’ad intendere . T u Atiagenem erulìas^ & de comejlo Anjere g/omm. Son ancojoltre refquifitezza del fapore buoni per la fanità, giudi- candoli le fuecarni molt’a propofito per quelli, che hanno lo ftommacode- bolejò patifeono di Renella, ò pietra. V olendone tener nell’Vcceiliera bifogna tenerui vna caffettajnella quale fi poflin appiattare,mettédou.’anco qualche mucchio di tufi-,ò làifi Ipugno» fi con della rena.Il fuo mangiare.rJ^conciatura,il mafehio fi differentia dalla femmina neH’effer più-carico nc colori. Viuon quanto le Starne. Del- r A DELLA TORTORA E Tortore fon di tre forti.La prima è la noftrale, che fempliceméte dicefi Tortora, e in latino Turtur , Voce inuentata à imitation del fuo canto. La feconda è la bianca.La terza è 1’ lndtana,detta da al tri d’ Algieri,ò Turchefca.Della prima fpetie(che è comune, e nota ad ogn’vno)la grandezza è poco differente dalla Palombella , piùpreito mi- nore,bà il becco più piccolo, e gentile di qualfìuoglia Colombo, & è in tutto di color cenericcio, ma doue chiaroje doue fcuro,con qualche mefticanza di color come di ruggine,ò baio,fotto pancia bianca, e neH’aleje colio, con c|ual che poco di verdeji piedi gialletti,e ÌVnghia nera.La feconda fpetie è tutta.» bianca, e più minuta di vita della prima.Laterza3CÌoè,rindiana, la femmina è tutta bianca, fuor che’l becco, che nereggiaje i piedi che fon roffi,ma il ma- fchio hà il capo,collo, petto; e penne maeftre dell’ale di color tra'gialliccio, e baiojò fia di Ceci rolli, eflèndo del medefimo nella groppa.Fanno le Tortore quafi per ogni paefe, maffime doue ècopia di biade , tirandoli l’eftate aila_» montagna , e luoghi frefchi , e l’inuerno al piano , e alla Maremma ; e bene fi metton tra gl’vccelli di paffaggio, tuttauia fempre fe ne troua qual- chuna.Vi uon accompagnate à due,àdue, e dicefi, che mancandone vna , l’al- tra non fi riaccompagni;fe ben altri inueftigando più fottilmcnte la ragion di queftò , han fcritto, che proceda dal perder quell animale in breue tempo le forze,e l’attitudine al generarejonde dàgl’altri poi,come inutile vien, sfuggi- ta. Coua alla Campagna due volte ranaojfacendo’l nido inmacchia folta , e doue foglion far i Gòlombacci . La Tortora bianca fa in Pollonia e in luoghi freddi , e neuofi , La Tur- chefcajò Indiana vien portata fpefse volte d' Alefsandria d’Egitto , e l’vn’ , e l’altra s’adoraellica in modo, che figlia in cafa, facendo due huoua ppr coua- ta ognimefe,e quello per fin’a quactr anni, che doppo,per coll dir, imhaftar- difce,& e faliace.Piglianfile noftraii in piu maniere, cioè cò’ lacciuolf di cri- ne,come nella figura dei Tordo fi vede,col vifchio alla quercia, con vn richia mo,e con le Reti di maglia larga, fulf andare di quelie-che feruono per lacac da della Pauoncella , haueiidone due , ò più, che leruino di lieua cigliate , ò incapellate;,e altre legate per moftra.La caccia fi fa il niefed’ Aprile, '"ed’ Ago ftojche fanno il pafsaggia, andando verfolamaiina,òdoue piu fi vedon pra- tìcare.Pigliate fi metton nel ferbatoio à ingrafsare, con Miglio, e Panico : li lor confumato è gioueuolilTimo allefcorrenze, e fluffi ,efsendo al medcfimò efficaciffimo,con più propnetà il fangue i'uo ridotto in polucre. InYombar- dia maffime fui Crcmonefe le ne piglia quantità grandiffima rutta.! citare . Viuon otto,ò diec’anni.La figura qui d’incontro è minor dei verod’vna voi ta,epiù. * .x' I DELLA GHIANDAIA Iene la Ghiadaia detta coli daU’eflTervraà pafcerfi di Ghiade alcuni la chiamano có parola affai difmeffa BertajòBertinajCredefidalco lore.Da Franzefì 5 e Spagnuoli , per la vaghezza delle lue penne , e continua viuacità> e allegria , è chiamata Gay,eGayo , d’onde fa- cilmente hà prcfo origine la parola di Gayo, che s'vfa per lieto, e fefteuole^ : dicefìlatitiìimente P/MG/a»t^ar/a , ovcro Garrulus, ò , dai continuo gracchiare, e ciangottare , che fa . E nelle fue fattezze di groffezza d’vna Co- lombella , opoco meno, però col capo, e collo più grande, e più pieno di pen- ne , con coda piùlunga . Hà fopra’l becco alcune pennino, quando azzurre , e quando nere mefticate di bianco, che gli fanno cora’ vn ciuffo, oltre ilquaSe hà vna macchia nera,che principia dalla parte inferiore del becco e lì diftéde ver fo la collottoIa.Il capo,e collo fin à meza la fchiena,è di color rofficcio meftica to con verde, più fptto bigia,e nel groppone eftremobianca,la coda è lunga,ne ra compartita di bianco, l'ale mefticate, cioè le prime penne riueftite d’azurro effendo il reftante del color del collo, có vn poco di bianco in mezojel’eftremi- tà,doue nere,e doue bigie.Di riguardeuole in lei fono la grand’apertura di Boc- ca , perche è tale, che inghiotte , c ghiande , e caftagne. e l’ordine già detto di pennino Turchine , vaghilfimo , e che in altr’Vccello non fi vede . La differenza dal tnafehio, e femmina fi conofee dalla viuacità de colori , che nel mafehio è maggiore, maflìrae il Turchino , & hà il capo più grolfo . Sta nel Saluatico , e per i bofehi , e tal volta ne medefimi vicin’all’habitato Mangiad’ognicofa-.. - Suol Couar in alberi folti , e perii più cinti d’ctlera, facend’il nido nell’at- torno di ftecchi , e nel fondo di ràdiche, e filaccia d’herbej fa dalle quattr’allc cinqu’huoua» Volendola allenare di nido, è dineceffità chehabbi benlpnii- tate fuora le penne , & il fuo cibo farà cuore, pane, zuppa,e fruttijpcr farla im- parare , gli fi taglia lo fcilinguagnolo, o fia filetto , effendo atta per due anni a imparare non folo a contrafar diuerfi vccelli , c fifehi , ma il Cane, Gatto, Gal- lina piag ner de putti , la trombetta, e qualche parola . Plinio nel feerre la più docile dice che farà quella che nelle zampe bara cinque dita. E fuo proprio il rubbare e appiattare, vfando per le Cafe done vien allenata ciò che può port a- re d’afconderlo . Suol mutar la penna del capoogn’anno d’Agofto . Piglianli di nido,ò alla Ragna,ò col Gufo come più fotto fi vedrà . Patifee di Epilepfia. ^u$ll9 che di ({mfta (t dice fi della fua natuva^che del mode deWalleuarla può nel f tu delle cofe conuen irt^ alla QaT^ra detta Pica Varia , latinamente , e alla Cornacchia minore , detta Cutta , in latino Grac« culus I forche ambe imparan à parlare , efigouernano delTifiefio modo . La GaX^ra fa il nido in alberi alti » majfime Fiofpi formandolo di terra , e ftecchi» Fer diuer filmali d'occhio , chi loda lapoluere fatta di queft'vc cello come della Lodola Pè detto medicata con P acqua di finocebiai altri fttllano gVil^efti Ga%Mrotti^e di quelPae quafi ìauano f occhio. La Cutta del Becco Kojfo^che è del re^o tutta nera come Cornacchia fuor ch'^ipiedlyche fon gialli fien dalle montagne latinamente dicefi Coracias a quefta non parla ma folo fi tiene per belletcna , Viue la Ghiandaia da oftn diec’anni . Dell’ V F DELLA B VBBOL A Ntrerà anco quefèa con quella fteffai-agione, che di qualch'altro s’èdettojdeila vaghezza, nel prelencc di fcorfo , perche inef« ferro è de più beJlijciie tragl Vcelli noitrali hauiamo, Dicefi la- tinaracnre Vpupa , volgarmente Bubbola, & è di corpo non mag- gior dVn 'I ordo ordinario, più rodo minore, di figura lunghetta, dt becco nero lungo, c fottile,alquant’adunco,di zampe bigie , e corte , ha in capo vn Ciuffetto di penne, che del continuo alza, e abafl'a fpiegandolo , e ripie- gandolo à fuo guftojquefto è di venti, ò venticinque penne , lunghe nel più alto mezo ditojfminuendo del retto verfo l'attaccatura del becco, e’I di dre- to del capo in forma di mezo cerchio>quette penne fono nella Jor fommki nere, nel mezo bianche,neireftrcmodicolor di Caftagna, quando alza», quefta per coli dir eretta ,abafia’l capo, il quale com’anco il colio , e petto è di colore tirant'al rofro,la fchicna è più beitina, che altro . l’ale, e la coda», fon nere, e lunghe trauerfare da ftrilcic bianche, fotto pancia biancheggia. Trouafi in campagna, quando ne’naonti, quando alla pianura, e tal volta», Belle ftrade maeftre , e per i giardini , in quelle cercando fterco , e in quelli d andò la caccia à Vermi , eper quello rado vedefi per glalberi, dicefi, che muti ogn'aqno le penne, e che quella fia la caufa,che certo tépo non fi vede; Coua per le Buche dcglalberiaede muri dishabitaci facendoui da tre, a quattr huuoua j Vola lentamente,e nel fuo volo parche vada à fatti. S i palce di vermi, formichcje bruchi,e a fuo tempo d’vua, di che s’em pie in modojche qualche volta po’ quello fi troua llordita, e raeza briaca . Per rimedio d; che,lcriue qualchVno,che pres'in bocca vn filo d herba Adiari- to,mettendofi a caminare, procuri con quello di liberarli . Altri dicono, che metta la Itefs herba nel nido, come Amuleto per faluezza,e lìcurezza de’fi- gli. Ebano parimente foriue vna curiolilsima olfer uatione , cioè, che elfen- do flato turato col Luto vn fello di Muro, doti vna Bubbola couauajtornan* doui queila>trouata chiula la via dei nido, vi portò vn herba. la quale acco- ttat^efae ve 1 hebbe il Luto fi disfece, rettando liberala lirada come prima; che fc e vera, non farà impofsibile il fecreto d’aprir le ferrature fenza thia- ue, e romper la pietra de corpi humani. Si differentia il maichio dalla femminajdaH’hauer quello il capo piu toa do, la creila più alta , e i colori più accefi . Volendola mantenere bifogna lafciarla in qualche giardino , ò almeno uor di Rabbia man tenendogli, in va albarello del Cuore tagliato àpez- zuo.ini lunghi, ò verrai, mettendou’anco dell’acqua in vn altro . Scriuonfi da gl Arabi di quell vccello infinite bugiejcome il dire, che ba- gnandoli le tempie dei fuo lànguc,fi veda dormendo cole merauigliore,che occhio portato adoffo guarilca dalla lebbra , che la pelle attaccata al capo eui 1 doior dell illelfo.e varie . ;re cole incredibili. E tenuta per ragion del Vitto di catiiua carne, però da pochi fe ne magia. Viue tre anni,òpoc ) più. F z Deila DT7 T JC l«i FROSONE. Anno i Franzefi dato à quefì’VccelIo nome che affai meglio lo fa conofcer ch’il noftro Italiano, percioche elfi più circonfcriuendolo che altra- mente chiamanlo Groffobecco in Italia dicefi FrifonejeFrofone.'Aitri à imitatione de Frazefi. lo danno ad intendere con dir i> pezza noccioli, perche con la durezza del fuo becco fpezza i Noccioli , maflìme delleCiregieèOliue, è di quelli in gran parte fi pafee, dicefi latinamente Coccothraujies .E Vcello che nella fua fatrezza affomiglia affai al fringuello nel fpartimé to delle penne, maffime nel color dell’ale, è però piùgroffo vn terzo , è non di forma lunga , ma corta è piena . Ha il capo alquanto maggio- re di quel , che porti la proportione del corpo , il becco corto e groffo, e nel fuo ceppo coll largo , che forma quali vn triangolo, confiderata la larghezza e groffezzasha attorno l’occhioje la parte di fotto del Bec- co vn profilo di nero. E in tefta di colore gialliccio tirante al roffo , il pendio del collo e di qua edi là è di penne bertìne , la fchiena è di baio feuro , la coda è come so detto del principio del capo, biancheggian- do l’vltime d effa.Suol ftar l’eftate per i bofchi,ò alla Montagna, calando l'Ottobre a) piano . C Qua per le buche de gl’alberi facédoui' cinque ò fei huuouajfi Pafee di lèmi diuerfi , particolarmente di Canapa , mangia anco Ciregie,Oli uè, e Coccole dmerfe ; fpezza i Noccioli manginadofil’anime d’effi, danneggia gl’occhi delle Piante, come del cifolotto s’èdetto > S’ingab bia per valerfenc di richiamo per lafua fpetie al Paretaio , col quale fi piglia, e goucrnafi come s’è detto con feme di Canapa, Panico, fcagliuo lac fìmili , è buono da mangiare , S’vfa tenerne nell' Vcceiliere , quando però non lìjn affai piccole,che in quel cafo non vi Ila bene per che da falcidio à gl’altr’ Vccelli . Non canta in rnodo ch’à quel conto poffaeffer in ftima . Viue quant’i Fringuelli poco più poco meno. DEL C V C V L O. L Cucco, o fìa Gucutoj che latlnanaente dìcefi Cuculus , E cod detto nellviixe neli’altro modo dalla voce chefa,c<5 che par, che dica coti nuamente Cu Cù . E di facte^za fomigìiance in tutto , e per tutto à vn Smeriglio , fuor che nel becco , e tampe , elTendoquefto lungo quanto quello d'vn Piccion groflb , e più nero, e alquanto adunco in punta , i piedi gl ha gialli e con quattro dita, compartite in due dinanzi , e due di drc co * in quant alia grolTezza e poco minore d vna Colombella ■ 1 fuoi colori fono Bigio chiaro, e bigio feuro , Bianco, e nero, e nella Ichiena qualche poco ten- dente ai Baio. Vedefi per ogni Paefe,ma non d ogai tempo , elfendo lòlito comparire la Primauera, e ritirarfi nello fpaatar delia Canicola . fa nelle mon- tagne, e per i piani ma più neik montagne , doue qualch’vno ha detto a modo de Sparuieri faccia il nido in Balze, e iiirupi , altri dicono, che per de- bolezza di calore^ , cpnofcendofi inetto al colia; e > offerui’l nido d: qualch'al - tr ’vccello non diillmile daJui nel Vitto, e che ao faccia medefimamente rimo ua molto maggiori, ò minori delle proprie, e vifto, che quello fìa fuora le leu» mangiandole , e vi ponga le fue,che mai fon più di due . Non s'accordano gli Scrittori nel dinnel njdo di che Vccello faccia quefto tiro, molti dicono deb la Curruca,e altri della Lodola, ahri del Colombaccio j queft è ben certo, che molti antichi fon concorfi in pueù’opinìone , che flain quello delia Curruca , donde è venut’il motto contr amatiti balordi, che non s’accorgon dei Vitupe rio delle mogli, e della mefticauza de figli . Comica, da che poi corrompendòfi per l'ignoranza di chi proferiua detta parola, se detto Cornuto,? aoricaméte, c anco hoggidi s’è vfata qiiefta parola corn’anco la del Cuculo in fènfo di lìgni ficar vn Balordo, e che no s’accorga. Vengon dette huoiia tonate da quei fem plice Vcello , fin che nate e fpuntatcgli le penne, accorgendofj della diiiciliti dalla folita prole abandona e i figli,e’l nido , cercando con niioua couatura di rammendar? commefib errore . Piimo fcriue, che’l Cucco mentre è coll nidiace , che fia delicatilTimo da.^ mangiarfi , perche non fi fatia di mangiare , e s’ingrafiaana hauendo comin- ciato a volare, come che fìa infingardo, e timido viuendo più fearfamene^ , afeiugandofi muta nelle carni fapore perdendo infinitamente . 11 luo volo è interrotto , non volando feguitamente , ma andando il tiro d’vna baleftra , e non moit’aìto da terra , fubito fermandoli , Vien perfeguitaco da gl altri Vccelli, fi per la fimiglianza,che hà coi Spar- uiero , col quale non potendoli ricattare dann’adofib a quello , fi anco per detta frode del fcambio deli'liuuouajhà conuenienza col Nibbio , volando tal volta di compagnia , Si pafee di mofche,bruc hi,bachi ,eanima!uzzi limili . S’vfada quakh’vno aIleuario,e auezzario al pugno comà Sparmen ageuoiandofi beniflimo vo- lend aileuarlojgli fi da Cuore, e alleuato che è palla da Rufignuolo, ’ Pigliaiene qualche volta a "a Ragna à gl’ Archetti , e con l'Archibugio s a- mazza facililfimamente, percnéafpetta aliai . Viue da quattrin cinquanni . F 4 Dei catare ^ 39 DEL rvC CELLO PESCATORE. à queftodiucrfinomijaccordandofi però il più dal pigliar che^ fà de Fefci,a chiamarlo Pesatore, è Re Pefeatore : à Roma c in Tofeana chiamafi Vccello Santa Mariaò della iMadonna, dal molto azzurro, ch'in eflofi vede , del quale come che i Pittori fijn foliti ammantarne ne loro quadri le figure j che della Madonna dipin- gono, rhanno perciò chiamato della Madonna; In Lombardia da moki di- cefi Merlo Acquarolo5da altri Piombinojlatinamente fi chiama i/pida^c ere defi che fia fpetie d’ Alcione . E nella fua fattezza grande per à punto conforme à che qui à lato figura to fi vede, ha’l becco gi ade la metà o poco meno della fua gradezza,c quel 10 nero forte e ben aguzzo, il capo è ricoperto di pennine tui chine chiare, che nel lor eftremo paion profilate d’vn poco di biàcojrifpetf al fuanir del- Tazzurro , Tale fono deirifteffo modo tempefiate come ! capo, ma d’azzur- ro pìùaccefo ; Tuttauia l eflremo d effe tende à bigio feuro ò fia pardiglio , 11 reftante della fchiena è azzurro, che mefticato con qualche poco di Ver- de , par che dia in acqua Marina , la coda è dell iftciio, rocchio tra 1 bec- co e Pala vien meffo in mezzo da macchia di color di Ruggine, fotto la^ quale n’è vn’akra turchina , che fi ftende dall’attaccatura del becco fotta rocchio fin al principio del petto, il quale è tutto del già detto color di Rag gine,fuor che appreiib Fattaccattura delfale, letto à detta macchia turchi- na nella gola v e medefimamente vn poco di bianco , ha le zampe aliai corte e gentilinejC di color rofiò . Trouafene per tutta Italia c anch ’altroue , lungo a’fiuaii ò folTi, pofan- doli nelle ripe lù qualche aIbcro,òfaflbche babbi deireminentc, accio di lì fpiando la preda pofTa più facilmente lanciandouifegli in tempo , confe- guiila*Viuedipefciolim,bachi, e altri animaluzzLche per decPacque fo- glionofareJlnuerno fi vedeetiamdio peri folli appreifo rabitatOtmaffime in tempo di gh^acciojc gran freddo L'eftate ftà in luoghi ritirati e douelia frelco, attorno però a acque. Coua nelle Riue in qualche fcauo di falToò buchejche vi trouajfacendo’J nido di pannocchie di canna Saluatìca ,coa quattri ò cinque Vccelletti per ii meno. \ ola fuor di modo rafente laqua * Pigliafi tendendo ò la mattina a buon’horajò la fera luFcardi nel luogo. do* ne fi farà ofleruato , che ve ne fia > due Kagniuole , cume quelle , ch^ s’adoperano alle fratte per i Beccafìchi, mettendone voa lotto,e l altra fo- pra.auei redo che fian refe ben accoftoairAcqua.Ncl volar grida in manie ranche fi (ente lontano fuor di modo. fengonfi da moki morti e feccati at taccau pei bellezza neik Cantere 5 fàcenctofi J medefimo da qualche pa- tron di fondaco per opinione che ripai i che le robbe non tarlino Altri di- con che mutin k penne ogn anno il che è falfò • Viuc da quatti ia qoque anni* 40 DEL CIFOLOTTO. Detto queft’VccelIo CiufoJottOsda altri Cifolotro. I Bolognefi chia- manlo S>uflotto , l’origine del quale credefi , che fia , perche nel fuo cantare imiti vn CiufilojO Zufolojche vegiiam dire; vlen anco da_^ qualch’vnoiper qualche fomiglianzacol Fringueldi Montagna detto Frin- guel Montano^e da altri Fringuel Vernino.o Vernengo, alcuni dalla pezzatu- ra varia nel difoprajc’l difottod'han chiamato Monachino ; comunque lì fia j che de’nomi proprij fi sa, che quali ogni lingua gl’ha diuerfi; certa cofa è, che in latino fi chiama ^ubicilla, dalla rolTezza del petto, o Tyrrula dal Greco . E il Ciufolotto Vccello belliflimo da vedere , ellèndo di fàttezza poco pi ù groflb d’vn Fringuell'ordinariojha il becco corto, largo, e alquanto adunco , nero , e luftro,come la Pece,ha la lingua aflai larga,e grolla , la Ichiena di co- lor fofco,tendenre al Turchino,cirendo nero nel Capo,Codaj& eftrema parte delle penne maeftre dell’ale, eflendoui nelle medefime verfo’l mezzo vna tra- uerfa di bianco, nel reftante di dette, e dell iftelTo colore della groppa. La go- la, il petto, e pancia fon d’vn accefo color di Minio, o fia di fiordi Melo gra- nato,fotto l’ale è bianco, ha le gambe, e piedi gentili , e neri . Sidifferentiail mafehio dalla femmina dall’eller quello rolTo , come s’è detto , e quell ai tra_, nella medefima parte di color di Caftagna,mefticato di bigio . Si piglia molte volte da gli Scrittori sbaglio,da quello al PettirolTo, venen- do quello detto "Hubeculay e quello ■"^ubieilla , le differenze però fono appa- rentiffime,eirendo il roflb d’vno , tendente al color di ruggine , di queft'aitro al minio . Quel minore,e di fattezza del Beccafico;quelto maggiore,coi capo groflb, e becco largo, e adunco, quello fi vede l’inuerno , e queftorEllate , di modo,chela confufione non merita molto feufa . Sta di ftanza continua nelle Montagne , e trouafene particolarmente in_» quelle di Bologna , e ds Modena , però qualche volta rinuerno cala al Pia- no . Goua per le fratte , facendo qiiattr’huoua . In Campagna fi pafee dì Ba- chi, feme di Canapa , e qualche coceda , e la Primauera da à diuerfi alberi dì fiutti, maflìme meli , e {5t ri,non poco danno, mangiando volontieriflimo rocchio alle ,mcfle che fanno . Voicndol’alleuare di nido figouernarà a_. Cuore , dandogli qualche volta de bachi , e palla , come quellauj del Rufignuolo , fatta con le noci . Allenato che farà , fi gli potrà , oItr’a_. quello dar Canapuccia , e acini di Sambuco aquatico . S’ageuola fa- cilmente , in modo che neH’Vccelliere , e per le cafe coua , & alleua . Im pa- ra, infegnandoglifi coi fifchio,a conti afai e ciò, che fi vuole, etiamdioie_.» voci di qualch’ Vccello , tal vno ha anco imparato qualche parola . La femi- mina canta non meno del mafehio, che è fingolare . Pigliali con grarchetti, c gabbia fcaricatoia, mettendoui , per allettarlo, Coccolette , o fian femi di Solatro perpetuo , fi piglia anco con le Ragniuole tele alle fiepi . Viue daj> cinqu’infcianni. Della Vello che nella Campagna di Roma fi dice Caftrica > InTofcana fi dice Veda, e in LombardiaStragazzina > ò Ragazzola , e da al- tri falconcello , e Gaza Sparuierai latinamente Collurioy ò Lana. • «W , ò fia w/woy, dairalTomigliar à vna ipetie di Sparuiero di quel ftcfib nome . E quefta di due forti vna maggiore, che è di grandez- za d’vn Tordo mezanojl’altra minore , che è dell’andare d’vna Lodqla_» La maggiore apparifce quali tutta grigia , hà però il petto , e pancia bian- chiteci 5 con groppa bigia feura , e à iato à gl’occhi vna macchia nera, che fi ftende quali la larghezza d’vn dito, verfp l’ale, le quali fono nere com’an- co la coda, con vna ftrifeia di bianco che letrauerlà,la coda è lunga,e mac- chiata Umilmente di bianco nel fuo efiremo , hà’l becco nero , qualche po- co adunco nella formajche figurata fi vede, le zampe, c piedi neri, e gentili, Quefta daH’apparir cenericcia , nella Campagna di Rònsa , dicefi Caftrica Palombina. La minorehà’l becco più corto, e groflb , anch’eflb adunco, e le zampe nere , e rofficcie tirando al medefimo colore il colloje capo nel quale fopra la macchia nera ve n’ha vna bianca, nel rcfto non è diflferente_j dalla detta di fopra. Di quella feconda fpetie,oltr’à la già deferittajtrouafe- ne dell’altre fenza la detta macchia,con colori variati da già detti, fe non in tutto in gran parte. Stanno quell’ vccelli d’ordinario fu gralberi non gran fatt’alti , ò fu fratte, o Pruni, e mentre ftan pofati ftàno quali in continuo moto con la co- da,alzandola.Can tano il Luglio, e rAgofto,cótrafacendo molte volte la vo ce di più Vccellcttijcol qualartifitio tiratigli apprelfo di fe,grairàlifcó, ebé IpelTo amazzan . Fuor di detto tempo, fan fempre vn iftelfo verfo il quale è noiofo , e hà qualche conformità con quello della Ciuetta , Loro natura ,c trouandofi fopragiunte dal Cacciatore, nell’accorgerfene di leuarfi àvolo con gran fchiamazzo. E mettédofi in Caccia, volar non molt’alto,foftenen- dofi , e girando fin che habbin adocchiata la preda, allaqualefi lanciano con furia , e fe la prefa non gli riefee , fi pofan nel primo fufto di pianta , che gli fipara inanzi . Couano nel fin della primauera neiriftelfe fratte, e tal volta in alberi grandi come Celfi,Quercie,e Noci,facend’il nidofuora di Mufeo, Jana,e filaccia diuerfe, e dentro d’herbe morbide ,facendoui la minore dal- le fei in fette, e tal volta otto.da maggior da quattr’in cinqu’huoua. Pigliali ò co gl’Àrchetthò Gabbia fcarcatoia,ò alla Ragna come del Ru fignuolo s’è detto, è V ccello,che diuiene nel fin deirEftate,e Autuno grafib quanto fi fia il Beccafico, e la fua carne è in pregio,maflime di quellaforte, che rofleggia in tefta . Vme in campagna di farfalle mofeonì , e aUr^animaìUK^idand^an^o la fretta talvolta a dtuerfi veeh letti come Rè di Siepi , RafferotùjBeccafichiye fringuelli (fecondo che portaci vantaggio) e à quefi'effetto s^aU ìeua da qualch^vno au€x.Kandolaff detta Caccia , € a ritornar al Pugnojl che fi fa col tenerla affamata 9 nutrirla de carne di dett'Vccelli, in R orna di quefte tal volta je ne vedCyC fi pregiano . _ Volendola alleuarc in -^bbiajgli il dg à mangiar Cuore. Ville da quattr’in cinqu’anni. Dd 4* della p a ss e R a N 0 s t r al e. ^ A Pafferajchc fi dice noftrale, a differenza di molt’altr vccelli,chi^ ■ ' con quefto fteffo nome vengon chiamati , come Paffera folitaria j di Canaria^e Mattugiajdìcefi in latino Pafjèr. La fua fattezza e no • ta à ùgn’vnojcome che per tutto fe ne troni jtuttauia fi può dir, che il fuo color è di terra, fcuro nel difopra,e chiaro nel difottojeflendo la femmina prò chia* ra del mafchio , e tutta d’vn colore , hauendo quello la gola , e Tpetto ri- coperti da vna macchia fcura , tendente al nero . Sono le Paffete (iaiciate da parte le fpetie differenti da quelle nollre) di due forti ; vna Cafareccia, che latinamente fi dice Pajpr domejìicus , l’altra Campagnuola , che fi dirà P Siluejtrisyì) CawpeHris . Laprimaftanell’habitato, fottoitetti per le Co- lombaie, e fefsi di muro, c di quelle fe ne fa capitale , come della Colomba- ia fteffa , perche couano di fermo ogn’anno vn par di volte nell’iftefio luogo , facendo ben Ipclfo fette , ò otto vccellini , ne inai meno di quattro . Molti mettono attorno a i muri di que’vafi di terra, che nel capitolo dello Storno fi fon deferirti , circa a quali, curiolacofa è Folferuatione fatta.da alcuni Olan- defi (che dell’vn’c dell’altra fpetie abondano) che mettendo i detti vali, par« te di terra cotta ordinaria , e parte vernicati di nero, gli Storni vanno a 1 neri, come di lor liurea , e le Paffere a gl’crdinarij, fenza mai confonderli . La le- tonda fpetie fa in campagnajflando’l giorno peri piani, e alerone douefia da beccare, ritirandoli poi ne bofehetti ,ò albereti'ben fitti . Quefte fono di color più chiaro delle domeniche 5 e hanno il becco tendente più al rollic- cio . Couano per glaiberi , e in qualche fratta , e nelle crepature de mohti , facendo grvni,e gl'altri il nido di pennese fieno. Si pafeon non folo di grano, ed’ogn’altra forte di biade ( alle quali portano non poco danno, andando in brancoje in numero grande)ma anco di mofche,farfallette, e limili, mangiati - d’ancQ fenz’offcfla il feme del Hiofeiamo . Son fagaciffime in modo,che me- glio dogn’altr’vcceJloconolcon e retijC vifchiOjeBalellre. Son amoreuoli de la propria fpetie, ónde fubito, che vna ha trouato da beccar’aflai,corr’al bra- co a chiamar le compagncjconforme all’hifìoiia , che da Filofirato fi conta • Si pigliano al Paretaio , alla ragna, col trabocchetto, ò fia fcaricatoia,e in copia grandillìma col Diluuio , reteaquello appropriata, cauans’anco dalle buche con la DónoJa>e fi perfeguitan có il SmeragliettOjò Caftrica già detta. Per la tauola non vengon ammeffife non iPalìcrotti , effendo gl’aitrije duri, e amari e d’alimento troppo caldo per la loro falacità,onde fu da gl an- tichi confecrata a Venere .• nella legge Molaica feruiuano le Paffere al lacrìfi tio , che lì faceua da i guariti della Lebbra . Viueper il parer de’più il mafchio vnanno,la femmina due, loScaligero centra 1 Cardano fe ne burla, dicédo che le fulfe vero fi trouerrebbon fpeffo per le buche i cadaucri fecefai , l’Aldrouando crede di quatti 'anni . Si cono- feon i giouani alla penna,ch • ,è più chiara , e cofi anco al becrojhauendo ap- prelTo la foce della gola vn nó fo che di giallotHiuoua c’i cet uello di quelle, vim adoperato qe’ iattowari a latififiBo per i maritati fi eddiie di poca Iena* ' ‘ ‘ ' ' Per DELLA BALLARINA O SIA CVTRETTOLA- in latino queft’ Vccello MotacHla , dal continuo muouer che fa 1 di codarin Italia fi chiama diuerfamentejdicendofi à Roma Codin- zinzola^ò Bouarinasin T ofcana Cutrettola j e in Lombardia Balla- * rina^Lafuafattezzaèjinquatoalcorpojdellagroflrezzad’vnBec- caficojcon la coda’l doppio più lunga, il becco gentilisfiraoje nero . Troaafe- ne di due forti. La prima è bianca e nera, che però fi dice MotacHla alba . La feconda è verdegialla Motacillaflaua . E la prima da doue comincia! ceppo del becco girando per fopra all’occhio, calando verfo Tale, fino al cominciar del petto, tutta d’vna macchia bianca, che è ricinta di nero, e bigio fcuro, che comincia pur dal becco, e fi ftéde per la fommità del capo, e collo fin alia fchie na,che è bigia fcuradl fpatio che corre, da doue finifce il collo fin per tutta la forcella del petto è ricoperto di macchia nera, coi tramezo d’alcune pennine biancheda pancia con le cofcie è firailmente di bianco, l’ale fon bertinefcu- re ricoperte , doue cominciano le penne raaeftre , di piuma bianca , che tra- menata da vn poco di nero, fa due bande,la coda è nera, con qualche penni- na bianca da i lati,le zampe fon nere . In quefta fpeticjla femmina è differen- te dal mafchio folo neH’hauer fopra’l capo macchia non di nero, ma di bigio . L’altra che hauiam detto elfer verde cgiallajC come fegue . E delia grandez* za,e garbo dell’altra, col difopra, che con tutta la coda verdeggia , e’I difotto, che fin al petto tira al bianco, elfendo quello eia pancia di gialliccio , le zam- pe di quefta tendon al roflb . Son folite à ftar vicin’all’acque , prclfo alle riue de fiumi,e fosfi,tracciandomorche,e bachi, per il qual rifpetto anco ben fpef» fo fi vede doue s’ara, ò doue fia beftiame, d’onde ha acquiftato! nome di Bo« uarina. Il Bellone nelle fue offeruationi le chiama Culicilege , ò vogliam dire piglia zanzale,che fe fufle vero meriterebbe quell’ Vccelio, come efterraina- tore del più impartun’animale,che fia tra gl’infetti, clip fe ne teneffe partico- lai‘ conto.Non fuol in gabbia campar molto tempojne in quella canta, fe bene in campagna non ha mal garbo il fuo verfo , masfime quando fi ringaliuzza.j dalfhauer fcappata laburafcadel Palchetto . La bianca non fi vede qua trg_. noi,fc non l’Autunno, e l’Inuerno. l’altra anco l’Eftate.Goua quefta in luoghi frefchi, facendo taluolta il nido lopra i tetti delle calè di campagna ; l’viia è l’altra flnuerno s’arrifchia à veiiir nell’habitato, lafciandoii vedete per i giar- dini delle cafe,&etiandione’cOrtili . Si fuol Under à que fi' Vccello da msv:^OitohreyContmuando fin per tutto ^Tfjuernhrey facendo il paretaio \n qualche piano rafente à fiumey hfoJjdtOi la fera dalle ii, bore fin al ferrar del giorno j e fi nel principio no?z-3 s'bauerà per richiamo della medeftma fpetie £VccelliiVÌ fi metterà la emettalo qualche Fringuella femmina 9 fin che fi fii fatta prefa di quakhuno^che poffa feruire di ^mhelloi che alPhora tanto più fi ne pigìiarà.In cafi^ che non vis'hahhia la commodità detta di luogo prefio à fiume f ojferuarà doue fìan folite andar à bere « Scriuefiiche ficcata in fornoycome della Lcdola s'èdettOyCon parte iguale di J angue di Cerrno ficcato pur fi» tnilmente, prefa diquefia compofitione il pefo d'vna dramma con acqua di faffifragia è vìn bianco pofiente^^) à digiuno per qualche maitinajhahbiforx,a di rompere, ò fminuir la pietra . Volendola alìeuarc figouernerà conia regola del Rupgnuolo , Vhu da tre' ^ quattro anni G StnllozZo. \ 44 DELLO STRILLOZZO. Pili conofciuto quefi:' Vccello nella_. Campagna di Roma , che altroue> per- che vi fe ne troua quantità . Vogliono alcuni che s’ babbi à chiamar Ziuolo Montanino , il che non ha gran fonda- mento 5 effendo differente dal Ziuolo e nella grandezza, c nei colori . Vien la- tinamente chiamato Ember izza, & è della grandezza d’vna Lodola ordina- ria, dalla quale anco non fi difcofta.., punto ne i colori, elfendo tutto nel di- fopra di color di terra d ombra , e nel difotto chiaro tirante al bianco, punteggiato di fcuro,ba’l becco corto è grolTo con la parte di fopra,che nel di dentro fin à mezo è mafficcia,e vien terminata da vn bernoccolo ò fia rigonfio, come nella qui à lato pofta figura fi può vedere, con che infragne’l grano , vena , e altre biade; la di fotto è intaccata , come pa- rimente dalla figura fi vedrà: il capo è più tolto groffojche altro, le zam pe l’ha come le LodoIe,ma fenza lunghezza dell’ Artiglio di dreto Can ta ftridendo, donde è detto Strillozzo, vfandofi dalla gente balfa di Ro- mail dir ftrillare , per ftridere , & e la maniera di detto fuo canto non dilfimilcda quella del Verzellino, ma con voce più piena, non du- rando neanco in ellò come fa il Ridetto . il verfo poi ordinariamente che fa. pigolandojè come quello che fi fente ne’prati dalle Cauallette. Coua peripiani, in terra,come le Lodole,à al più in qualche fratta_», facendo dalle cinque alle fei huuoua . Si pafee in Campagna di femi di- uerfi, e bachi, mangiando anco molto volontieri’l grano , e orzo. Sta quali ordinariamente in terra godendo più della pianura , che altro . E Iblito ingabbiarli da gl’ Vccellatori per IcruitiO del paretaio , coi qual fi pigliano l’Autunno con gl’altri Vccelli , dandofegli in gabbia concia- tura . Si tiene in Gabbie balle fenza tramezzi , òfijii bacchettine da_j falire,come le già dette Lodole , le quali non eccede nell’età . G 2 45 DEL FANELLO. Eflèrfi ne'paflàti capitoli nel difcorrer del Fanello trattato folamcn te di quelli, che dalla Marcajò dall’Aquila végon portati, fà che qui s’habbi à ripigliar il difcorfo , per dir più generalmente della nacu- rajC fpetie di quell’ Vccello, il quale comunemente diceli Fanello , e in LatinoX/«<*«4, perche fi pafee di feme di Lino; altri voglioa che s hab- bia adir Salus . E’ di grandezza poco meno d’ vna paflèra , ma di fattezze molto più gen» tifine , e fuelte , hauendo‘1 capo tondetto , col becco aflai corto , e propor- tionatamente grolTo . E in tuttodì color di terra , eflendo nel petto alquan- to più chiaro, che nella fchiena e tempeftato tutto à gocciolette del medefi- mo color più feuro, Il difopra, cioè di dreto del capo, e fchiena fono, come s e detto del medefimo, ma più feuro, cópartito però con qualche poco di chia- ro : nell ale le penne raaeftre fon negre , e qualchVna d effe profilata da vna parte di bianco , il medefimo è nelle penne della coda , fono la pancia-, nell’ eftremo d’effa biancheggia, i fianchi fon macchiati cornei petto, il becco nereggia nella parte di fopra,in quella di fotto poco,ò nientede zampe e piedi fono tra colore di carne e bianco ; e quella è la vera e reai fattezza-, del Fanello dell'Aquila.Il nollrale e comune è vn tarino più gràdesc l mafehio fuol per il più effer nel petto fegnato co qualche macchiette di color rollo ac cefo,vedédofegli anco quella fteffa macchia in capo fopra'l ceppo del becco. La femmina ne è fenzà,hauédon’in quel cablo altre del già detto color di ter ra d'ombra fcuro.Hano i noftralì medefimaméte l’ellremità dell’ale è coda ne » re compartite di bianco . L'hauer il pet to r offo non fuol effer effetto di diuer- fa fpetie, ma più tollo inditio dell’età , auuenga che i mafehi quanto più vec- chi fonojpiù fi vedino con le già dette parti ricoperte del già detto colore. Cantano gentilisfimamente sì di verlo ordinario natiiralejcome d’impara- to. S’alleuano,come altroue s'è detto, e patono oltre i mali accennati nel già detto capitolo del Fanello della Marca, di mal lottile, al quale, come à gli altri fi rimedierà , come in fin del libro . Son foliti ftar male nella Canicola ; onde molti perdono’! canto , e parte delle penne ; fegue quello prefso’l mezzo di Luglio , S auuezza anco quello à tirarfi’I mangiarje’l bere co’Secchiolini.Stà nel Pia nOjC ColIine.Coua per gl’alberi non molt’alti, facendo tre ò quattr’huuoua . Magia dcll’illeffe cofe, che i Cardclli,effcndo palio fuo d’ordinario Spgliuo- la, feme di Lino, Canapuccia, e Panico . In Olanda gli danno , oltr à quelli ; feme di Cauoli,e di Rape, Pigliali al paretaio, masfime l’Autunno nel pafiàg- gio,che fanno gl’altri Vccelli. Viue da cinque in fei anni. G 3 I 46 DELLA PASSERA M A T T V G I A- ’Hauer queft’Vccelio gran fotniglianza nel gar- bo del corpo alla Paffera, benché ne’ colori ila differente non pocod’ha fatto chiamar Paffera, e à differenza dell’ordinaria, gli s’è aggiunto il dirla Matta, Mattugia, o Mattufa , che credefi iìa rifpetto al non fìat mai ferma . Latinamen- te dicefì . E di grandezza, e fattezza di corpo, come_j s’è dettOjdella Paffera, il color principale tira dal giallo à terra d’om- bra , con macchie per tutto di color di ruggine, tirante al rofIb,lun • ghette,Ie quali nella fchiena fon molto rnaggidri, il becco tira nel rof fo,groffo,e corto; la coda, e ale tendon al nero , ma delie ffiedefime_p reftremità delle penne più piccole fon bianche , i piedi , e gambe^ tédono dal giallo al roffo.Son foliteflar per i piani, doue fia macchia baffasefterpijC piatarelie/aluatiche , doue facilmente poffa pofarii. Stà come le Lodokjben fpeffo prefs’a le ftrade maeihe,però quan- do vede il Paffeggieré non difcofto da fc, piglia’l volo girando, e an- dandofene,non gran fatto lontano: Mentre ftà pofata, continuamen- te fi dimena , alzan do, e abbaffando la coda, facendo va verfo qua- fi full’andare di quello della Vcrla, ò fia Caftrica minore. Coua per gfiftclfi fterpi, doue piu gli vede foltijC taluolta in qualche buca d’ar- gine, ò di foffati, oucro à ridoffo di qualche pezzo di terra , come delle Lodole s’c detto ; facendo da quattro in cinqu’huuoua . E nelfuoviuèrc non molto differente da i Cardellì, perche an- ch’effa fipafoc di femi diuerfi, e tra gl’altri di quei de Cardi, fu’quali Ipeffopofatafivede. Pigliafène al Paretaio,àeffettodi che s’in- gabbiano, gouernandole con panico , miglio 5 canapuccia, ò fea- glsuola Canta qualche poco , ma non troppo efqui fitaraentc . Non fi vede pai lù Alberi alti,f Viue da i cinque in fei anni . G 4 V %-v/^ 'tSMà DEL CODIROSSO. 47 Elle Ragniaieje Bofchetti ih compagnia de Rufignuolijó Beccafichi fi fuoltrouare queft’VccelIo,ilquaI vien detto, come fopra , dalla co- da rofla che eflb hà . Latinamente dicefi Tiuticìlla , e Fhenìcurus , iFranzefi Io chiamano Rufigniioldi muraglie. E in tutto fuH’andar del Rufi- gnuolo, alquanto maggiore>è folo differente ne i colori.Trouafene di du^for tijcioèjMaggioreje Minore. Il maggiore è di grandezza poco men d’vn Tor- do,hà il capo alquanto fchiacciato , ò vogiiam dir depreffo da doue fi folleua dal becco,il quale fe bene, è nel fuo ceppo larghetto, fi ftrigne però, e aggenti- lifce ftraordinariamentejè nero, ma non molto fcuro,il capo, e collo 1 ha ce- nericcio,con qualche fpruzzatura di color di terraùl petto, e pancia di ruggi- nejcon alcune pennine nere mefticate di bianco, che profilando detto colore fanno parer dette parti ondeggiate,! fianchi, e la coda fono parimente di co- lor di ruggine più accefo,tal qual fi vede nel petto de’ Peftirosfi, la fchìena, e groppone di bigio più fcuro del detto nel capo, e collo , fimilmente profilati neU’eftremità delie penne di qualche poco di color di ruggine, ma affai fcar- famente, e fenza viuezza, coll fono parimente l'ale . Poco fotrogl’occhi è pinticchiato come à gocciolette rugginofe,che tirano verfo'l di dretò del coi lo, le zampe l’ha bianchiccie,e affai gentili. II Minqre è prgcifameate fu’l gar- bò del Rufignuolo, più tofìo vn pel minoréjha il capò corip je f chiena di color piombino,© fia bigio fcuro3fotto gola,e nel petto nèfeggia, con qualche mcfti canzadi penninc bianche,doue comincia là Pahcta è cenericcio fcuro, e più baffo verfo la coda con la teffà di cplor di ruggine, l’ale più chiare della grop- pate tendenti quali al baio j ha il beccò e piedi gentiliflìmi,e neri, in bocca_, gialleggiano e l’vnojef^ltro . pane gl’ifleffi luoghi, e nel medefimo tempo, . che il Beccafico;ama però piu I monteje la frefcura, che il piano . Si vede l’E- fl;ate,c li primi due mefi dell’Autunno, andandofene, ò ritiradofi’l Nouembre per fuggir rafprezzà dell’lnuerno. Cantala Primauera come il Rufigniiolo*. Coua in qualche buca d’alberoje taluolta in qualche flerpo preffo terra, ò fef fo d’anticàgliajfacédoui 2.Ò ^.huoua.Muouefpelfolacoda come’l Pettiroffo. Si pafce alla Campaghadi Coccole diuerfe,masfime di quelle di Sanguine c qualche Fico,ò frutti di Rouo, oltre alle mofchcjhuuoua di forraicheje fimi- li . In cafa volendoralleuare, perche canti, gli fi darà parta, e cuore, gouernan- dolo con efatta diligézajperche è più fchizzinofo dei Rufignuolo rteffo;gli fi dà anco bricioli di pane , e noce mafticata. il mafchio,che fi fceglie per iì can to , harà il petto più macchiato , edi colore più tirante al roffo . Cantail bo- fcareccio la Primauera, fin -all’entrar deU’Eftate, lafciando dì cantare conato, chehà. II fuofolito è cantar la mattina à buon bora , quando fu le fratte, e_j« quando fu qualche labrica dishabitàta, non effend in queito molto differente dalla Paffera folitaria. L’alleuato in cafa, canta d’ogn’hora etiandio la notte , c i.mparano à fifchìare , e à cPhtrafàr altr’ Vccelli,pur che gli venga infegna- to^ Delle dette due fpetie riel migliore il più grolfo, il qualehà più per pro- prio del minore lo ftar pe’muri,coiae s'è dctto.Pigiufi alla Ragna, e con gl’ Ar- chetti. Viue darci in ott’anni. .-■i 4* DELLA PASSERA MONTANINA. Prefa Ja deriuatione del nome di queft Vc- cello dal luogo, douc fuol fare j che è la-^ Montagna, onde dicefi Pafierà Montani- na,ò Montanara, e cammina anco fotto la diftintione già fatta di Paflera Doraefti- ca,e Campagnuola,òfiaSaluatica. ,eguftofe,che fi^jpigliandoiì con efl'a ca- minando Vcceili dinerfi di pregio,e delicaciffitni.cioè Quaglie, Starne, e \Fagianìdeirandar dVna Staraa ak|iiatìto maggiore nei di fopra tutta di color di terra 'd’ombra Icurojcompartito in chiaro , e feuro , tirando ai- bianco pel petto, con diuerfa andeggiatiira,c'proSli di nero’ « Il Secco è luogo va buon dico, e da iraataggio,è oerojcol capo groiro,di fattezza piu quadra, che ton- da , grocchi affai in fuora • Qusfta benché per la tauola ¥cng i ftiniata buona, è yictauia in modo inferiore alla Starna,che ffhà meritato la diftintioiie , come di foprascriftodiScarna,maRuftica,ò Villania . Suol llar mftate alla Monta- gna , c riauerpo ne" Piani , c luoghi caldi . Si trattiene apprdfo a follati , e luo- ghi doue *1 terreno fia frcfco,e Humidojcercandoui vermi, che à forza del fao bec- co gli caua difotccrra,fi vede anco fpeffo ne Giardio! , c luoghi habitat!, maffimo lungo le Siepi .. La fua Caccia fuol farli la mattina a buon bora , e la' fera , effendi lolita alihora procurarli ’fmaogiare, ftando il reflantcdd tempo Imbofcau , o» ritirata, e faOìdpila.Icguente rnaniera • Perche ’K olito di quciFVcceHo ecammi- nare iTolchi , e dritto , per qusOio li fanno cliuerfi Seosiereteifo V.iali iioo pili larghi dvn palmo, nel luogo doue fogliohcapiur^^diritdjdi vguali in quelli &mcz t®no piu ordini di lacci di crin di GaualIo,come diffegaato fi veded’ Vccdlo do allài balordo , enerandoni , de vfandoientraco , che v’è di feorrere da vn capo ali altro, vi da dentro fenz’accorgsrfenc, reftaodo prefo. Si pigliano aiica_di noz^ ce .col lume, eia Lanciatoia, e qualchVna limilfncncSjCo:ne d^lle C^aglie s'è-der- to , coi Sutrio^^Se ne faolingraffare con paftelii di farina dforzo , e fichi fecdu gn'slii» Cominci^ la Caccia a mcz’OctobìX ,fegOvndo cucFlnuetno • La Caccia de Spài meri , e Palchetti diiscrfi , li fa piantando In luogo di paf-» saggio vna .Rete difeta, ofilofottilcpiìiafoite ^ VerdejO Turchino , fattila'' a moQO di Ragna , appoggùndcla.r'e girandola incorno a quattro perdchette,. douendo effer detta -Rete in quadro otto braccia per ogni facciata di iuo.ghezza i m^o di-Trabaccha , pel meao d’elfa vi lì meste qiiandtà d" Vccelktd affamasi , nnchiuu in vna naffa di^filo ^ rnrctcndoui panicoLaroienle Pafferoed gioisaoh AI« trs Viano tepergJrkgati dvn Piantone che fu co rami sfrondaci , ò fecchi , aedo non venga s mpeaita la vifts d quelli aotientadofi con furia io Sparuierc re- tta col capo, e piedi iosrigato,e prdb.Si kua dallaRete legandogli iale ò con fpa- go o nuefiendoglelc di tela, e cucendo in modo che no polfa ne iuola2zare,oe sbac wrh., c coli facilmente fi goiierna , c s’ageuola Voa Caccia da quelta non moko r ^ Falcherei, che pigliàn.Fringaelli defcriiie il Bellone nelle Tue offeroatlo- Q!,f litah da lui in Lcuaote, che vien rifeiu dairAldronando fosto’l Capitolo dei Nilo ,0 Sparuierc da Fringu ^2 . 11 Niwbio fi piglia col ìzcxiQìZ robba da mangiare, com'c figurato fi vede i li 3 ^ : Aufvttre quando JiJanno I0 Jitr h J^o /te lucellt non si sentina de una 'parte e laltre. /t P' li altri uccellatori cosisideue ojieruare aceto sarchio e jran danno e.^H^ojtdeue (jjìeruarc 6'"’ DfiLL’ VCCELLAR AL FRASCATO. O SIA PARETAIO. L nome delle Retùche in quefta Caccia s'adoprano,che chiàmanfi Pareef, ha dato alla medefimà titolo di ParetaiOsC à Roma da quel poco bofcliet tO|Che fi fuol far in niezo d*effè compofto di frafche, c rami d’alberi i’hari chiamata Frafcato • Go quefta sVccella quafi d’ogni tépo,facedofi la tela bora inCoUinaie neU’akOyhora al Piano>quado in Prati, e Campi, quando apprelTo à Acque, e Vie, quand’in vn luogo, c quand’in vn altro. Ih Collina, e neirako, fi fà nel paflaggiode grv^ceili(m2frimc nel cominciar)chc luoi cffer dal principio d’Octobre j)er finairOgnifanti, non reftando per quefto>che non fi poffa tender alerone, e doue altri ha la comoditi, ne’Prati, e Campi ad ogni forte d* Vccelli, ma particolarpience àStorm,e Lpdole* Appreffo all acqua alle Ballariae,ò CutrettoIe,e Paooncdle.Nel- le ftrade à Paffercje iodole, procurando però, che la tefa Ga difeofta per buon fpatio da Macchia, e Alberi, acciò TVccelIo non habbia occafionc di fermaruifi, c cofi me- defimamcce,che vicino à quella no vi fia tefa d’altro Vccellacore, perche fenccn dofi glVccelli de richiami dcli’vna parce,e Falera fi cofondono, oltre al pigliarfcne maco quantità « A quefta Caccia fon neceffarie piu cofe j Prima che’I luogo doue fi fa tefa, fia {pianato, e ridotto vgualc, acciò le reti ftijno ben difiefe, c le Corde, che tirano , pòfsin fare’l fuo efietto,appianandolo però con diligenza quando non fia na- turalmente. Secondariamete vi vanno i Richiami,e zimbelli, che dourebbon c&r di tutte quelle ftefie forti, che paflano,e che s^intende di voler pigliar e s meendon Ri * chiami quegl’ Vccelli, che ingabbiati col lor cantare, c richiamare, fanno calare alla rete giVccelIi della fua fpetie,’à effetto di chcss’vfa tenergli certo tempo in Chiufa » acciò toltogli per quella via’! cantare, habbino poi di quello à farne Io sfogo, qvan •* do bifagna, com’à baffo in capitolo appartato fi vedrà * Zimbello fi dice à qudrVc- cello , che legato , e attaccato à vna bacchettina per forza d*vn fpaghetco , fecondo che quello dallVccellator fi c!ra,s*àlza^c s’abbaffa fuoìazzando. De Richiamijquan- ti pili fe n’àà, e quanto pili Canterini, meglio è • I zimbelli non deuon hauer óAktto alcuno, ne appiccarli mentre s’alzano, ne buttarli giù , ne sbatterli, à effetto di cho s’hauerà rocchio nel fargli la legatura , che venga in modo , che non dia impaccio , non s’hanno mai à muouer , fe non quando torna bene all’ Vccdlatore , e fi deuè su» uertir di non dar mas la lieua in faccia, cioè à dirittura ddl’Vccelio, che caJa,dlendo vicino, perche fi fpaurifce,e vien in cognitione deH’inganno . Mentre Sftra’l paffo de gl’Vcceìli , bifogna per le lieiie hauerne d’ogni force , ò almeno ftampe ò intirizici • Mettefenc à lieua vtìo per forte . P affato rOgnifanci, s'v€ceH a al piano, e in Vallate, e all’hora s^vfa far il Frafcato appreflballa Rete minore, che fi dice Ribattitoia , facendVoa litua incrociata con^ vn Fanello, e Carddlo,metcend’vn altro Cardello al Frafcato con Falere lieue folite» effendo quefta la mafsima , che fi farà prefe di ftupore,fe s’haucrà di chiufa ogni for- ce di lieue . Per quelli, che non hauerapno buon Richiami , è neceffario Fhauer vn^ Gabbioncinò con la cafcatoia,ò cataratta nel mez 5, tenendoci da vn iato la Ciuet- ra,dairalcro quatcroòfei Friogudliscome figurato fi vedejC quello acciò alzandola fpauriti detti Vccelli fchiamazzino. L’Eftate fi luol adoperar vnanidraca di Paffe- rocche vn’altra di Cardellhimboccandogli od Capandlo la meri per voksjche cofi gridando feruono di Richiamo . Le Reti vanno conforme à che fi vede od diffegooy vfandofila rete di man dritta, "rmcquéllajche hà da cuoprir il Frafcaco^con molto più panno, o maglia, che vogliam’dire dell’altra* II 3 ( DEL COLOMBACCIO E SVA CACCIA.'* L Colombo faluatico «gaggiorcjdiccfi àRoma Piccione da ghianda» in Tofcana Colombaccio, in Lombardia Colobo Fauaro . in latino PalumbusmaioTfh T orquatusidiceH MaggiorCjà differenza del Mi-« norcjche vien chiamato Colombella. E groflb quant’vn Colombo Cafarcccio,è però più fuelto,c di forma più lungajin quat a i colori poco dif- ferente dal Colombo Torraiuoloul cerchio che gii fà hauer nome di Torqua- tod’ha nei collo, & è di color bianco, non chiudendolo affatto . La Colombel- Ià>cbe è la fpctie minore , dkcfi in latino Talumbella , c Thahes , 0 Talumbus Minor téx qualchuno fi chiama Saffarolo; è minore del Colóbaccio,quafi che per metà, e non ha’l cerchio detto di fopra,& è dal tutto fimile al lorraiuolo, i’vn’è i’aitro hà le zampe rofl'e,e’l becco, che tende al giallo, frouafene per tue taltaiia,e diuerfe altre parti, maflimc doue fon bofcaglie, venendone nel fine dell’Autunno, e Hnuernoà Roma molte foraedi prefi ne bofehi di Nettuno, vicino ad Anzo, Porto famofo de grAntichi.Stà nelle felucje bofchi,doue co- ua vna volta l’anno, facendo due fole huuoua^, dura nel couar due fettimane. Suol pafcei-fi di ghiande, c faue,in mancanza di che , mangia biade diuerfe , c legumi . Si pigliano in più moderna particolarmente come nella quà à Iato fi- gura , cioè impaniando diligentemente nel tempo del loro paffaggio vn piè d’Vliuo, ò Quercia, che fia poco lontano da altr’alberi, in cima del quale vi fi mette vn Colombaccio cigliato , che ftia à lieua- e vedendo i'Vccelìatore dal Cappannello paffarncjzimbellacon cffojche coficalanojreftando prefi .Si pi- gliano anco d altramanieracon vna ò due Reti diffefe in terra, à foggia di Pa- retaio con più Colombacci cigliati per zimbello. Vfafi quefta caccia nel £-ed do grande, raaflìme doppo venuta vn poco di neue,ò effer ghiacciato, buttan - do per terra quantità di faua , e ghianda , in luogo doue verifimilmente poflìn calami à beccare . Le Colombelle meglio ch’in qualfiuoglia altro modo . Pi- glianfi nella maniera che fcgue.fn qualche Albereto maifime di Pioppi, ò altri alberi che non fia difcofto dalf acqiia,mezzanamente alto, e fitto, doue fi farà offeruato,che fijnfolite appoIlaiarfi.Tendonfi à due pertiche dell’altezza dei- TAlbereto nel più fitto d’effo innazi fera le Reti, che fon’à modo di Ragna , e chiamanfi Pantere, eia mattina vn horainnanzi giorno fi và à fcacciare j au- uertendòjfe pigliano volta nel volar fuor del bofeo à fpaurirle, lanciando con ja frombola alla volta loro breccie bianche, acciò tornino à calare.plgliafene in quefta maniera tàluoka vn Migiiaro,e di palfo . è mai fiù graffo quando ha mangiato la Ghia'ndaifer pe>^ la cui caufalcredeft , che l^vfo delia fra carne ptà t&fto reprima^ che fttmolilafenfuuluàiondeycomeìl Colombo' dome fico ^e per tìfomentOi che à quell t dà afentto à Venerei qusBo per contrario) fu medicato à l'roferpina . infimo Boeùo nella fra bi.florja delie 'pietre pretiof e s'accorda con gl' altri à dire, che ne ventrigli di quefrVccelli , ma(prne delie palombelle , fi troiàn fpeJfo\molte pktruT^^, che faccin miracoli per la cura della Renella ,ie parole arci^lmoih ù^vfrrne jm quefiet Porrò lapilli ijfi pifiandi,^ tereml’t funi quia durijfrnifreinde femidragma cum Ùoribus 'iamhuci , ^ diamomi ana fcrupulo vno,danda efl per oéìiduum cum bro^dw: ita entm jegerà inalo ato liberai u>\ Fià ficuro peròìCpià facil rimedio è non folo perla Kenella^mt pey la 'F'mtra jfeija quell' Acaud d^Antkolì Camello de' Signori Colonnefi nella Campagna di Romaiche fenga hauer alteratwne alcuna app^a. ente dal l ac ^uacomune , confuma Pvnè V altra à mar^uìglia.per occulta fra proprietà, hauendo porga fin di confran.tr i ecndotttper i quali viene • Vme il ColQmfrccio per caufa della fra poca falacad lungo tempo, jenuendo fi di annk H 4 MODO D’VGGELLARE ALL’AIVOLO^ ò con l’ AefcatOjC pi gliar Palferi col C aneftro . ^efta è Cacciajchc fi fuol cominciare fatto Natale , feguendo fin à mezzo Aprile, ò poco piti.Vi vanno per bea guidarla molte auuer- tcnzcje in prima fi deue por mente, che’l luogo dòue fi vuol far la_, tcfa,fia praticato da diuerfa forte d’Vcceìli , & habbiaappreflb al- beri,come nella figura qua à latopoftas’accenna;poi fi fa vno Spazzo, ò ila Aia,della grandezza proportionata per le Reti, che vi s hano à accomodare, e quello fi ricuopre di lolla, ò loppa, ad effetto che polfa fcoprirfi di Ioata no , buttandoui qualche poco di grano mefticato con miglio,e feme di lino, e que fio per fin à mezzo Marzo, che di là fin’à mezz’Aprile,vi fi mette Canapuccia affoluta. Si fogli on tener i detti ferai prima che buttargli nell’Aia in vna fac coccia nella quale penda vn facchetto di velo pien di Confino , acciò gli co- munichi l’odore, perche à quello gl’VccelIi tanto piu facilmente concorrono. Le reti fon due,non molto grandi,ma di maglia fittaje fottile,& in ciafcun ca« po dell’Aia fi congiungono,eonie vnouato,cioè nel capo dell’ Aia, e nel foii- do d’effe appreffo al Capannello deH’Vccellatore. Vengon queftc attaccate à quattro mazze, ò baftonijche fono nel loro eftremo legati in terra, in modo però, che fi fnodano, e s’alzano, e s’abbaffano fecondojche vengon dalle cor- de che guidan le reti tirate, non ricafcapo però mai più innanzi del mezzo dell’Aia, douendo far le reti per forza di detti baffoni , mentre vengon tirate, effetto , col lor congiùgnerfi di Capanna , ò Copertoio , in oltre s'auuertirà, che le reti fliino ben ràccolte,& effe con le fmfi,e mazze fi cuoprino con Ara- rne, ò paglia . In quefta maniera d’Vccellare non è neceffario vfar richiamo , ne lieue. Le reti voglion effer d otto paffa di cento venti maglie alte.& à vccel lar con vna fola , vuol effer di quattro paffa di cento maglie alta , e di quefta per più chiarezza tra’ Capitoli che feguono fe ne metterà la figura. 11 pigliar le Paffere,comc s’è detto nel titolo , fi fa nella feguente maniera: Si fa vn cancftro di vinchi, ò vermene di falcio, della forma , che qua Sgara- ta fi vedcjla quale babbi in bocca vna borfa, ò mezza palla fatta deirifteffi_. materia à modo di nafta . Dentro quefto caneff rò fi pone vna couata di Pj f- icrotti di nido, ricoperti da vn ceiiino pur di vinchi , quefìi col continuo Tuo gridare fanno calarui le vecchie, che entratcui non trouano la via à vfcirne,nò poffon offender i detti paffèrotti . Detto cancftro fi deue méttere appreffo à qualche macchia,non difcofta da feminato,'e doue fi veda, che fiin lolite ca- pitare . Per afficurar i paffèrotti , c acciò non habbin paura , gli fi fa cader dei grano intorno intorno , e in quefta maniera fo ne pigliano k centinaia 'con_> Ipaffo indicibile».» . " DÉLGVFO,E CiVETTAjE MANIERE D’VCCELLÀR CON ESSI. L Gufojche altramente dicefi Barbagianni,e quell’ Vccellaccionottur no in forma di Ciuetta 3 ma groffo quant’vna Gallina j-con le penne da lato del capOjcbe paion due cornicine , di color giallo , mefticato con profilature di nero, che latinamente fi dice Euèo, Con quello sVccella à animali grolfi come Cutte j Cornacchie > e Nibbii . Con la Ciuetta à V'ccel- letti d ogni forte. Sta il Gufo nelle grotte, per le buche de gl’ Alberi, e neH’an- ticag!ic,òcrepaturedimuri,etettidi cafe dishabitate . Couane’dirupi jC luoghi eremi, e quel che di Arano s’intende di quefta fua couauira è , che nei nafeer fuor deli’vfatOjefca prima il parto con la coda, che col cap9 . E beniill • mo armato dVnghia oltre la fortezza,c ampiezza del becco, onde è caccia per fe medefimo la nottejpredando dìucrs’yccelii,e quando è affaiko,brauarncn- te fi difende . Mangia diuerfe cofe,raà però tutto batte in carne. La maniera»^ vdeH’vcceilar con elfo è quefta-In luogo doue fi veda che capitino de’già det- ti Vccellijfi feertà vn’alberojcheEa lontano da gra!tri,e fe quello farà troppo pieno di rami,fe ne taglierà quella quantitàjche parrà eipedientedriuirchian- done del rimanente molti , toltegli prima le fronde , ò pure vi fi legheranno i panionijcome meglio tornerà aIl’Vccellatore,non molto difeouo da quello fa la Gruccia fi metterà’l Gufo>e in mancanza d’effo.vn GactOjIegati con fpa go per poter qualche volta zimbellar con eifi. Vifto che è da gl Vcceliijvi có- corrono come matti, e doppo più girate fattegli à torno , e qualche fpennac- chiatura,fi buttano fu falberojerellan prefi. Pigliali di Cutte , e Cornacchie in quefta manierajnumero grande, e cofi anco qualche Nibbio, del quale con l’iftelfo Gulb,e‘l Falcone, che chiaman facro, fi fa. vn’altra beilirsima Caccia , perche faffi portar da vno Strozziere’l Gufo , e doue fi vede Nibbii gli udà’l volojlafciandogl’attaccata à piedi vna coda di Volpe. Leua’l Gufo vn volo terra terra, non andando neanco molto lontano , pofaiidoilparimécein quel- la,gli fi diffila appreft’o il Nibbio , al quale poi fi jafeia’! Falcone , e airhora la- fclandol Nibbio la marauiglia , e baia del Gufo, recandoli in alto , Và fcher- mendo con le girauolte meglio che può l’impero del nemico, con spallò gran- de di chi vede . La Ciuetta è nota à ogn'vno,e però della fua faitezza nonfe ns dirà ahro,màfi he-^ ne della fua natura, e Caccia, Std per il più-in luoghi d'aria grafi a, e per i piani , c-* quelle poche^che iìanzano alla Montagna-fon differenti dati' ordinarie nelle zai.'ipe, e piediichefòn pennuti.Suol vederfi nell’ apparir, e ferrar delgiorno , nel qual teX'ipo và proeacctandofi' t vitto, che conjìfte in Topi, Lucertole, e qualche lianoccbio-Come^-j. à due vìeimi mefi dell’ Inuerno.Alleuàndcla jtgouerna à carne, m.entenendolapoic»a fa medefima,ba per proprio L atteggiare, alzandoff, e abbaffàniofi, guardando laiuoT fifijffo, e taluolta volgendo il capo in qua, e in là, onde è vfeìto quel fhotto contro qualche donna, di Ciuettaffon particolarmente maluoìute dal ReJd ino, Cornacchia, e Gbiandaia.Serue in Caccia in più mcdi,quanéo con le reti, e quando con la pania-,, eon le reti al paretaio, mentre Ji procura qiia,hh'V ceello,it che non fe nbà,per hauer- fene à valer di zimbello, come nel Capitolò della ’Bailarrna iè deko.cen la pania, co- me/opra del G,ufb,co-n che fi pigli varietà infinita iVccéìlmi.! fffi /' Autun no verfo'lfine,el‘ inuerno . Serue anco al UoJcbetto,e m molt'aìtn occorenze .Viue iAottoà noti anni. / 57 DELLA PERNICE E SVA CACCIA . A Pernice è VccellonotilSmo>e che fi tiene che auansi diefqiiifice:s2:a di (apore cucce Taicre Carni eccetto il Fracoiino Qi^fta è di due forti ^ vna Maggiorerà qual volgarmente dalle Z ampe Vo (Te, che hà,dict fi come da Borzacchinojò Coturno, Cocurnicè?e Pernice rofl'a, latinamente Perdio ^^Ì0r.L*altra che è minorcje più ordinaria, chiamitfi volgarmente Scarna^ ò Pernice fempliccmcnce,in latino Perdix minor quaìch*vno Perdio externa^* Trouafene olcra le g^à dette nella Sauoia,e nel Paele de Grifoni delle bianche, fan^ no le pri me due forcì per cucc*Icalia copiofamence , e in mok*aItre parti . Snol ilar Tvn'e l’altra canto in Montagna quanto al piano , peròdoue fia macchia , e fierpi affai, cenando il Maggio per i medefimi,e ne felced,com*aoco fotco’l vano di qoal« che faffo grande (facendo’! nido ben armato di ftecchise fpioi^ricoperco di frafche ) la maggiore con fecce, ò otto hooua,la minore con quindici , ne mai meno di dieci , S’huouasocomedi Colobo, e colorate dì roffrccio.Si fiirnanotnok'd propofitoper le perfone,che fondefiderofe di razza, Dura la couacura veci giorni.Subito nati i Scar- notti comincianoà camminare , vedendofene taluolca,ec!apdio col gufeio ia teiU » «e però fi poffon giugnere, fe non àgran fiento . Son folite andar in cruppa,eccecto quando vino in amore. V/aoo raccoglier fotte l’Ale i Scarnotcini come fanno le Gal lline,i pulcini, e ftar mentre pafcolano i medefimi quakh’vna delie vecchie sbran- cataàfarla gaardia,e in quel cafoabbitcedofi’l Cacciatore in quella, e che fcappi» è gran cofa,che faccia prefa. Sonp io quanc^al Vitto della natura de Polli, mangian- do di cucto,e non folo granone dogai force Biade, ma Bachi, Lumache, e fimi li . geuolano facilmente Vfaodofi in Candia,Cipro(e Scio parcicolarmentejdouc ne fa indoiiicia grande, cenerfene come le Colombaie , mectendoci vn Guardiano, chcl giorno le conduce alia Paftura, e ia fera,ò d’ogn’hora ,che vuole, le riconduce, richia mandole con vn fifchiojche da loro è conorciuca,e f-g iuato, cooducendo ben fpeffo con loro delle Saluatiche. Tra le delicie del reai Gar imo de Pitti del Serenillimo Gran Duca di Tofeana v*è anco quella d’vn ferbacoio limile gouernaco da due pae- fani di detta Ifol a. ('S’incenda però quello della Coturaicemoa della Scarna ) Piglianfi in diuerle maniere, e prima col Bracco d Rere, e Scrafemo com’à baflo lì vedrà,* Secondariamente di notte col FrugnuoIo,e Lanciatoie, hauendo però diligea temente il giorno offeruaco la loro PofarajE per terzo piglianfi con la Rete , cho qua à lato figurata fi vede, che à Roma fi dice Butr!o,ò Cuculo, la qual è fatta à mo- do di Naffaton Tale da i laci>la rghe fei paffa per ciafchan lato, e alte tre . fi tende in luogo doue verifimilmente ve ne poffa eficr accolla ndoia bene in terra 9 Và il Cacciatore poi con vna mafchsra di tela,ò carconeschecoacrafaccia vn Bue,ò Ceruio nella parte dinanzi , ò almeno col vifo ricoperto di frafchs con vn Campa- Baccio da Beftieaiiamaoo, e per honeflofpado di Campagna , và parte co’ piedi , parte con detto Campanaccio.faccndo rumore, cacciandole, e facendole appreffare all’ale della Recepì che fegueodo , come che loro natura fia’l camminar’à diritto , fi conducon nel ftrecto delia Rete fenza auederfene j ferue però quello per la Campa- gna,doue fia deirherba,che altrimenti efiendo Campagna feoperta, ò come fi dice » rafa,vi fi caccia folo coi Cane, e Rece.La Caccia, che delle medefime fi fa co’ Falco- ni,Allori,e Terzuòli,è da Signori grandi, come di molta fpefa.Se ne piglia anco qual che volta co’lacciuoli di Crine,come del Fagiano s’é decco.Si contrafà’l verfo della Starna con vn Q»agliere fatto à modo d’vn ditaie,copertodi carta pecora fottiliffi ma, il quale vienpaffato per mezzo da vna fetoladi CaualIo,bagnàdola diSaliua, e ftrifcfado co effa,fa’l verfo naturale della Scaroa,col quale la mattina fi fàno venire, tédedoui poi’l Bumo,ò1 Tramaglio, Viuon le Starne, e Coturnici da is.in ij^annL .) \ '£>IILÀ QVAÉLIA.SVA CACCIA, E CHìVSA: ^ A Quaglia, che latinamente diceS CofurniM, , è Vccello mioore citila Starna per metà > ò poco meno,nel garbo di vita, colorile modo di n ^ quella in più cofe fìmigiiate Sta la Primauera tra la Verdura dr/ I Prati, c Biade, e TEflatc tra le medefime mature, c quelle tagliate tra le Stoppic.EVccello di paffaggio,i^enendo à noi di Leuaote verfo i co trar d’ Apri- le , tornandofene via verfo’i fin ddrEftacejò al più à roea’AutSnojtuitaoia mo!- : te, che dalla graflezza fi fenton impedite al trapalTo del Mare^reflano io qoefìe no ' ftre parti , e tiranfi alia volta della Maremma , e de più caldi looghi , che hauia- mo : Sono per ordinario più graffe i'Efìate , efAucunnOjche la Primauera. ' Stanno continuamente in terra , dou anco couano, come della Pernice s*è detto, dicendofi che faccia da quindici , aiedici hooua • Si pakon di grano , e Biade dì^ 1 uerfej mà più volentieri d’ogn altra cofa di Miglio , mangiando di più i femi d'Ei- 1 lebpro f credefi per naturai inftinto di rimediar al mal Caduco, di che fon (olite : patir per Thumidità del C^rucllo,tóngian medefimamen^ de Bachi, s*iografeii ' ne Serbatoi, ò Scie fatt*à pofta, alte vn palmo in due al più, dandogli Miglioje Gra no,c tal volta feme diCanapa, mutandogli fpefìo racqua>e nettandogli grabbeue ratoi. Pigliafcàìe quantità grande per cutc’i luoghi douc fon Pianure, che^Venghm ; colduatc à ®rano,e Biade, Nella Campagna di Roma prefs’à Netcuuno nei loro arriuo fe nepiglia ogni giorno vn’infinitd. Piglianfi nel tempo dell* arriuo , ò poco doppo col richiamo del Qua* j^liere , c quella forte di Rete , che fi chiama Tramaglio . QucftaffeffaCac- ;cia fi fa come qùa à lato figurato fi vede . Tcndonfi quattro Ragne 1 tre, ò quattro braccia , che girino al meno venti pafii tpoflcin quadro , qoefe fi I meccon in luogo , che venghino à metter in mezo vn poco di macchia , ò vero vi 1 fifa pofticcia con $aggina>c Pannocchie di Miglio , o Frafche, fopra d’eflaà duo I percichetee, più alto che fi può , acciò canto più di lontano fiano fentite , vi s’at- I taccan due Quaglie di Chiufa ingabbiate , che cancin bene , c feruin di Richiamo, ;i ecofi à quella voce, e alletcace dalla Verdura e robba, che vedon nelle Reti , vi I dan dentro > c pigliafene quantità « Le Reti haon'a effer tinte di Verde j In alcra^i» I maniera piglianfi conia già tdeferitta Rete detta Butrio , tendendola in luogo ! mezzanamente alto , e piano permeglio accomodaroela, procurando , cheyi iia. quatità di Stoppie, e fe vi foffe qualche Macchiarella di Sagginasò Migliorò altra I Verdura , meglio farebbe , Il Butrio va ricoperto d’hcrba , c frafche , tenden- dolo tre , ò quactr’hore innanzi giorno ,cfe fuffi lume di luna fi potrebbe \^c- celiar tutta Notte , il folito però è delia mattina, hauendo rocchio,chc douc fi fa detta Caccia il luogo fia forte, e vi fi butti Miglio , e Condatura per allettarle.^ , 1^ nelmezo delle Reti à dirittura della Naffa delBucriOjs’àtràccan à due. haffe,cin» 2ue Rabbie, con Quaglie di Chiufa prouate buone, doppo li fcaccicranno in qiie» a maniera , andando va'fcoomoper banda, à pocoa poco iocamniiDandofì alla- !' volta delia Rete , con vna fonagliera per vno facendola paffar fonando da vna^ |i mano airalcra , come nella figura fi vede , che così fc ne conduce quantità coa^ j granpiacere. Si pigliano di più ordinariamente col Strafcino,e Bracco àRece cp me alerone vien dettò . ^ ' i , La Chiufa fifa figliando quìndici , ò venti faglie del ìé prime yche capitane j nieitendck in Gahhia di -Wincbi della foggia che figurata fi vtde^fi mexìjprilefi vengen ritirando in vna Stanxafo Caffa^ comepi^ ftemmodo farà:,toglkndsgU ìariaapcc^ a poco, in termine di dieci ò quindici ghrràj facendo il pmìle in ren^ I irgliene al fin d'ejja^che farà verfod principiar d'Agoflo.Fer far che le faglie di dette Gahhje fiian^ardjte, j fi /accendivi quel piu al canto^gli fi darà qualche CtcalettaMhuuoua fue hanno iì medefmo vfo delie di Fcr- \ 9iic€itendendo anco, al medefmo ìvriguento ebru, 'el fuo grafo con altri ingredienti fi compone, ^ono dlfapc-e I fquffitifiimoye fanno buon fangue vfandone mtfcÀrat amente. ma per contrario mangiandone. dille \ éngraffateyin copiale fpejjo fanno dar il fangue nel putrido , * la Jm difp&fifma éf ingrafarfjt^findsfi cU mn fajfin da fidtf i clrqu ànrù di fìa « DELU VGGELL AR cON L’ AESGATO A vna fola Rete >e del modo d’VccclIar allo StramazEO. A Tefa , che in qnefta Caccia fi fa , fi fuol far in diuerfi luoghi ^ dofi tal volta doue paffi vn Rigagnolo d’Acqua j ò conducendooclo arte, acciò ferua d'aileccarncnco i grVccclli à concorrcmi,corae lafigura fi raoftra, tal volta fi farà in vn Viale di'qualche Giardir405{n vn Cortile , e in effetto variatamente, fecondo che porta Toccafione di veder ia diuerfì luoghi capitar de grvcceili . E commodiffima quefia force di Gaccisjri- fpetcoal tener poco luogo , c tirarli la Rete facilmente , |nc efl'erui bifogno d’o- pera di Zimbelli , ò Richiami , Volendola metter in pratica , s*hauerà vna Re- te della qualità , c grandezza ciVna parte delie due , che feruon al Paretaio , al- quanto più larga « Si fa vn poco di Spazzo, come altrouc s’c detto, piantali det- ta Rete per lungo, fermandola con due Fiuoli, vno da capo, Palerò da piede, le- gnati , come fi vede nella figura con lA^e B. fi diftende , c allarga detta Recede fi torna àpiegarC;^ accofìandola alla già diftela parte, attaccando alle ceftace di quefta , che fonqì C.D.due pezzi di Canna, ò Baftone, legati a detta' Rete, e fer- mati in terra, CQS vn poco di Funicella legata di qua,c di la à due altri Piao!i,che faccia l>ffecto,tiran^ Corda di quefta parte ripicgaca,d’allargar, c diftea- dcr del tutto detta Rete , Per ftabilimenco della quale , tirali daliVno , ali’akro capo d VlTa, la larghezza del terzo , ò al pili la metà d’efla,in trauerfo vna Cor- da,che c attaccata aliagli detta feconda parte di Rece^che lì ripiega, come no- tato fi vede con le lettere , E, F. Indi dalla medefima Retc,dairatcaccacura del primo Baftonc , ^regnato G. viene la fune , che hi da tirar rVccellacor cammi- nand*arich*eira per traucr/o, come fi vede della lettera H. facendo , che veng^ ' fermata, ò in vna g/rcJJetta, ò à qualche cauicchio ben lifeio , acc/ò poffa feor- rcrè facilmente rappiattato , e vcdendogrVccelli infito, dalia Rete, farà là lirata , rimettendo rubico,(}€uata ìa prefà>|la Rete Hp/égata , conforme à che dilTcgnato fi vede, douendoélfer co- perta dì Strame, Paglia, ò vero hcrba,in modo, che da grvccclli non fià feorta . S’vfa nel Spazzo plcrjJ meteerui da beccare , tcnerui legato qualch’Vcceiktco viuo , mettendogli apprefib da mangiare, lAcqua, che palTalI'e nel rpazzo di det- ta Rete rotto 5 e lòpra per certo fpatio fi deuc procurar di ricuoprirla con her- ba ,0 altra ròbba; acciò gf Vccclli fijn forzati venir à bere à quella , chètefta»- , foteo la Retc.Quello,chc di den*Acqua s’c detto, non é,chc fia òecelTario i que^ fta maniera d- V^^ è fole detto per maggior alktcameticode gf Vccci- li per doue fir n*hauelìe la comodità, & c in cffscco va Vcccilar co va mero Pare taiÒ/Si deue^t^r pigliàra'afiai,a!kccargfijpiù giorni boctandoui da mangiare, Strams^o dicefif»tUa Campagna di Roma YVcceìlaf col Ramaio la [tra fui tardi ktWborft^ iti ritirarli gpy cetili fÒme^Jaììe vtnttdut à baffo in luogo doue fia quantità d'Vccelltfti > córm Fanelli , Càrdtlli , Ver:(^eilmiff Unendo- in me ko alle Reti vn Gabbioncino con ijjMmex.O)mettendo^ da vna parte quantità di FanefliytdqìydUra Cardelli , dandogli ptchijfimo da mangiarefacciò gridinole fi beH^icbino inpemtià fùmigliknZ^ Mi qupì che fanno doue fogltono pafiurare. Detto Gabbionemo varkopertydi Car di faluatichi , coMe ptrMpjcbetto , perche col veder gVVccellett^l lor cibo naturale ^ e fentir detto romore , imrnaginandofi y,cbe vi fiino foncorfi porpaBurar , vi fi lanciano con furila , Vi fe ne tiene anco per lA-- ria qualcb*vno tegdtk[faeendo due Ittue incrociate con quaprVccelli per ciafcunaprocuraudq , ebe inut dette lieue pano quattro forti d'Vccelli di quelli) che più praticano V Faefe , fi mandan poivnóyò due per iaCatnpagna circpnuicìndà [cacciargli per fargf andar vtrfo le Reti le quali quanto piu fon larghe^ me^ gito fono , adoperandole molti dinou \diecipaffd di longbex.^ . In quefta- maniera fi fAgrandiffirnau iaeàa , il medefimop potrà fan con telAdoìe^ì Cttìandte > doue ne fi a quantità , e pa/ium . - ì D E L TENDER CON LE PANTIERE. E Lodolc > che in molte maniere fi pigliano , come akroue s’è S detto(cioè , col Paretaio ; e Lanciatoie)!! piglian anco in nu- g mero grande a quella forte di Rete j che fi dicon Pantiere_ji le quali fon alte quattro braccia , o poco piu , di maglia-» dell’andar di quella del Paretaio ordinario , infilata da capo có vna cor da nella qual feorre có vn ordine feguito d’ane!letci,che la fanno di flc deve, e raccqrre com'altrui vuole.Vien quella loftenuta da tre,o quattro baftoni o più,fecódo la diftanza del Paefe,per il qual fi tende, facendoli molte volte tefa di 50. e più braccia . Si mettonle Reti a ordine dalle ventidue bore in giù, cacciando verfo ’l ferrar del giorno, e coli la mat- tina innanzi [apparir dell’iftelTo , e fi fa in quella maniera. Peri luoghi doue fiino Stoppie, o Campi lauorati , difeolìo dalle Reti vn tiro d’Ar* chibugio , ò due , s’incaminano due huomini a piedini che tengon vna^ fune di venti , o venticinque braccia lunga , nelle mani , tenendo ciafeun d’effi vna teftata , e vannola ftrafeinando, adirizzando ’l carni, no allà volta delle Reti , folieuando le Lodole , che fparfamente per la Campagna fi ritrouano 5 le quali non alzand'il volo , maandando così terta terra danno dentro la Rete, la quale come che non ftia molto firata , dato che v’hanno , quanto jpiù fi muouono , o dibattono, tanto più s’auuiluppano, come che feorra, e gli faccia inuolto . Con que fta ftelfa forte di Rete, ma di maglia maggiore e più forte tefa, per le Bo icaglie vfano in Francia pigliar le Beccaccie, e come akroue s e detto Il piglian anco le Colombelle. Nella Campagna di Fifa fi ua a caccja a Lodole in vna maniera dilFerentillìma da tutte [altre , è degn a_. perciò d’eirer lcritta& è Che nella sferza del caldo , per efempio dak le quindici bore àbalfo l’EftatCjVanno doue credon poterne trouare«j con vn Smeriglietto alla manQ,c affrontando la Lodolado fanno vn tan tino fuolazzare moftrandoglknc,da che queirVcccllo refta di maniera impaurito, che mefiofi à couo, tenendo folo filfo il [guardo nel Falchet. to , dall’ VccellàtOrè s’ha agio di metter gl’al collo vn laccio, che Icorfo. io , è filtro dicrin di Cauallo pende dalla Vetta dVna Canna , il qual meffoghelo fi da vna tiracà,è cofi refta prefo, fi continua la caccia fin à venf vn hora,e’trouafi tal’vno, con quefta maniera haucr fatto prefa in giorno d'vn centcnaro di Lodole . L’AIdrouando racconta di Car, dclli vna cola limile feii " 'opera però di Falche! to , a ( DELL’ VCCELLAR CON LA RAGNA. Oincche non fia luogo, nel quale meglio quefìa maniera d’Vccellare s’cfcrciti,e fia ben intefa , tanto rifpett’alla_i qualità delle Reti , che vi s’vfano quant’in riguardo a i Bofehetti, ne quali fi tendcjdi quello cheli faccia in To- fcana , maflime nel contorno di Fiorenza , fi può creder , che quella dilcttcuol, et vtil’inuentione fia di colà venuta. Per chiarezza della quale fi darà ad intender quel che precifamente da Autori deiilftef fo Paefe,s’è raccolto , effer necelfario ofleruarfi , fi in quanc’al luogo , c Bofchettojcome per la Rete ftefla , fue parti, e modo d’adoperarla. Vien dett’il luogo Ragnaia dalia Rete , che vi fi tende, che Ragna fi di ce,dall’auilupparuitì gl’ Vccelli, quali come fanno le Mofche nella tela di Ragno . ,Deueil luogo della Ragnaia, efser dalle ftrade rimofso je diìTefo dalla Tramontana, efsendo quefta oltre modo contraria a gl’ Vcceili, che vi carapano, raaffimc Beccafichi, c Tordi, oltr’al rifehio , che per il fotiiar di quella , in tutto , ò in qualche parte il Bofeo non fi lécchi , pqrciò de- urcbb'cfscr in qualche Vallata , ò pendice di Collinetta , che false efpo, ita più al mezzo giorno, che altro. Dcuéfi hauer nicdefimamente riguar. dolche ò per efsa,ò a latogIi,vi corra ò Rio,ò FofsatOjò alcr’Acqaa viua, che rEftate non manchi. Se’lfìto,in che farà piantata, farà mefso in mez- zo da ogni banda da campi domeftichi,e coltiuati, c che v’habbin fparfa • mente de Fichi,tanto meglio farà . Il Bofehetto fiio! farli lungo fei, otto, dieci, e dodici voite,quantofa larghezza del medefimo fecondo , ebe^ cornjidfta il luogo,doue fi pone . Onde per i’iftefsa ragione lì tiene quan- dodi tre, quando di cinque, e tal bora di fette andari ò Viali, che vogliam dire . Cafojche no s’habbi fratta ò Macchia prodotta dalla natura vi li fa- rà có l’arte , facend aqueft’effetto il diuelto,douc s’harà a porre di ti e pi tatc,mcttédoui le piante dall’Ottobre al Marzo, in tempo afeiutto Le pia- te fian giouani , e vigorofe , con piùdjarbe , epane di terra che fi può, ta- glinfi fra le due terre , piantandole fpeditamente, che fubi to riméttono . Fatta che è la piàtata,!! deue,per meglio alleuaria, dargli del Concime fin al quait’Anno, c di tanrin tanto nettare, e diradare (lafciando fo!o tre, ò quattrpmeire per pianta)le più belie.rHftate, fe fi può, s’annaffierà, che fe nc vedrà miracoli . Si màcenga alta, e fonda,perche grVccclli vi dimorin volétierijC ficuri.Si tèga pari di fopra, acciò di vetta in vetta non fc ne va- dino.Con andari coperti, perche non alzino.Circa alla curale ordine della piantata-Pongafi doppia ogni piata, vn braccio l’iiddoppiature, e quattro braccia le piante lontane l’vna dalFaltra, ne’ mezi per tutto fi mette San, guine prindpal fondamento, c ripieno della Macchia, nel filare di fuoia_. Biettanfi molti, e fitti Gine '>ri,S5buchi,Nocciuo]i,c Gelfi, e fia tui ata pcr 1-3 ira. impedir Tentrar al Beftiaine,e l’vlcir a grVcccIli. DgtrdpoigSfi Ginepri Allori, Corbezzoli , Lentaggini, Lentifchi, Agrifogli, BolToli, Mortella » Lecci, Tigli, Qitercic,Sughcre,Oin3Ì, Ontani, Alberi, Vetrici, Oppi, Sali- coni , e tutti gl’alrri Alberi buoni a fcruird apoggio , c far come fi dice cappellacci , a quali , e a tutti quelli , che non tengon la foglia , mettefi al piede vna vite di Raucrufti,Abroftini, o altf V ua piccola , e nelle prò* de, e lungo l’Acqua, Roui , che faccin More, primo cibo a gl’Vccelli. Inanzi al Sanguine , e al Fico fi metta qualche Rouiftico, ma pochi, per* che a poch’ Vccelli la fua Coccola piacele riefee co! tempo piantafecca, ginofa . Fichi mettanfene molti , maflimamente Albi, volendoli porre—» Nafli,ò ver Ciprclfi sponganfi piccoli d’Ottebre, tra le due terre , non fi taglino , perche non rimettono jS’oflerui’l medefimo nella MortellajBof' folo, GincprOjC Vliuo , che però fi caucranno con tutte le Barbe, col loro pane, o mozo di tutta la loro terra(tenghinfiperò baffi.)GrAllori,Qiier. cie,.Suu£re,e Lecci femìnati in buon Diuelti vengon più prefto,che in al- tro modo Gl’ AlberijLecci , Sanguini,Oppi,Gatteri, Agrifogli , Lentag- gini, Sughere,Lentifchi, e limili , quando non habbin il pane , gii ballan le barbe con aliai del vecchio . Il Corbezzolo di più vuol non efl'er coli giouane , ma di due anni almeno , perche doucndelTer, come gi’altri, ta- gliato tra le due terre ,!e fue rimelfc non camperiano. 11 Bolfolo con pa- ne s’attacca, e fcnza,,ma giouaniffimo . Da alcuni è bialimato , come ni’ dojC ricettacolo di Sei pijC altri animali nocini . Il Sambuco, SalciOjSali’ conejMoro, Nocciuolo , Ontano, c Olmo attaccano fenza barbe , come S’è detto per innanzi. I fichi li deuon porre fuori della Ragnaia da venti à venticinque braccia lontano Il Ginepro non fi delie mai toccare , ne. pure rimondare • Deue la Ragnaia nel di fuori d’ogni intorno elTer foltifi lima, eperò più piena di Lecci ,& Allori, che altro . Si mantiene col po‘ tarla , e teneila netta , guardando , che non fia noiata , ne da Balcflrieri , ne da Befuame. Haucndofi’l commedo d’Acqua viua, Tene condurrà vn Canaletto per tutto’! luogo della Ragnaia nel mezzo d’eira,e fenza que- ita,farà necelfariofarui quattro, ofei Abbeueratoi di Pietra, lunghi tre,ò quattro paffi , che li manterranno pieni d’Acqiia, mutandola ogni tre , o quattro giorni . Circa alle Reti sVfano della grandezza della Ragnaia mette-ndouene vna, due, e piu,lècondol bifogno, e capacità del luogo del Bofeo, auuer- tendo,cbe meglio è, ch’auanzin, anzi che manchin . E fatta la Rete di due parti , cioè della Rete fitta , nella quale fi pigliano grVccclli , e del- la rada , che fendo doppia , mettendo in mèzzo la detta fitta , gli ferue d’armatura, ond 'anco cofi fi chiama. La fitta è piu grande dcli’aras atura. La maglia delia fitta c dell’aadar di quella dei Paretaio, o poca cofa più , &èper ( 6% ftèperilplu difeta,ofiIo forte.La Rete, che feruc d’arraaturasè fatta di fpago grofsojnella maniera che difscgnata fi vedejcfsendo ciafcun qu at- to , quando la Rete è raccolta da vn nodo all’altro d’altezza di due pal- mi s e quando la Rete è tefa, ogni quadrcttojfi mifura in quattro palmi t cioè da vn nodo all’altro, fi troua fempre la raifura d’vn palmo . Quefta_. Rete è fornita in cima di Campancliuzze di Corno j o di Ferro , effendo però molto meglio di Cornojcomc che fcorrino meglio . In mezo alla_» mcdefima vien mefsa la Rete fitta , e diftefa da alto tutta , tanto quefta > quanto l’armatura ( che nel tirar l’vnas’aggiufta anco l'altra-. ) efsendo a quefto effetto due funicelle da capo d’elfa, chefichiama-» no Maeftruzze , dicendoli Maeftraà quella , in che fi fofticne la Rete per via de gl’anelli . Sta la Rete nel mezo della Ragnaia, attrauerfandola per largo, attaccata a due gran Stili, che fon torno torno a lumaca, forni- ti di Zoccoli di legno fotti a fcaglione, per poterui falire, in cima de qua» li v’è vna Carruccòla, ò Girella, per poterla tirar più ageuolmente, edi. ftender bene . Tefa che è a gli Stili, fi lega dalia parte da bafso , verfo ter-, ra a diuerfi Cauicchijcon più fpaghetti, che diconfi filetti,che daefsapen dono,diftantirvn dall’altro due, otre palmi, onde quel legare dicefi affilettare.In quefto la Rete di mezo, come maggiore fi troua verfo’i fon. do dell’armatura afsai fcaduta,e ammucchiata, fi piglia all’hora con vna ' canna, e fi và tirando per i quadri dell’armatura , maffime verfo il mezo del largo delia rete, come che più lì, che altroue poffino infaccar gl’ Vc- celli, facendo a ciafcun quadro, col folleuod’efsa,vn poco di borfo-. , acciò , giugnendo l’Vccello, trabocchi la rete , che è raccolta , e faccia-, facco . La Caccia fi fa , o la mattina per il frefeo , inanzi che fian andati gl’VccelIi alla paftura , o la fera al ritorno dalla medefima , mentre vo- glìon appollaiare,onde fi fuol far dalle venti due fiore in giù, andando da ambe due le teftate della ragnaia per ogni Viale vna perfona facendo ru more con qualche cana,o baftone, buttado de faffi,e delia terra, andado alla volta delia Rete, e quefto quanto a Beccafìchi . A i Tordi percontra. rio s’vfa andar da principio à bell’agio, c con no molto rumorejalFrettado e rumoreggiadopiù quando s’è vicino alla rete j Onde è venuto il detta- to: tyf TordtiSauioya Beccafich 'il y?f tuttauia j perche, per la ftrettczza del foglio non fe nè detto , fe non accennando qualche cofa , c’è parfo bene di nuouo con particolar capitolo difeorrerne, & abbellir il libro della prefcntc figura, fapendolì , che come cofa di poca fpefajdi molto oufto ,c anche di qualche profitto, può darnellhumor a mol- ti ; Pertanto diciamo , che! luogo , oue sVccella con elfa,vuol elfer pkn dì SiepijO che babbi vicino Ragnaia, ò Macchia, o a piede a Bofeo . Si comincia à V ccellare nel tempo de Beccafichi,e li dura tutto Hnucc no . Il modo che nell' Vccellar s’oflerua,è quefto, che fiticn laCiuetta_* legata con fpagO lungo tre braccia, fopravna Gruccia, o vero Gab- tja piccola infilzata, e ferma in vn baftoncaito vn braccio c mezzo , il qual fi ficca in terra lontano da detto luogo fìepofo, o fimile, braccia.» a5.incirca. Dcuc la Ciuetta effer ammaeftraca, & auuczza a falta- re di continuo, dalla Gabbia, ò Gruccia in terra, e ritornarui fopra,e quel- la, che più fpeffò falta, c ritorna , è megliorc . E quefto è quant occor* re circ’airallcttar grVcccllijC fargli venire . Per pigliargli poi, vi voglion i Pani®nÌ5chc altrimentc diconfi Vergoni : quelle fon mazze , ò ver Ca- rnati impaniati dal tutto , fuor, che per tanto di fpatio quanto polfa fatui prefa vna mano jonde viene a queft’effetco diftinto comeroanico da va girello di Cuoio;!! tégono in 4.cane d’altczza.di braccia due,ò poco più, grolfe, vuote dentro, che feruono come di guaina, mcttédone vn per cia- feuna/e più fe ne vuole, s’habbia più canne, c V erghe impaniate . Quefti vergoni fi ficcano otto,o dieci braccia lontano l’vh dall altro nelle fiepi, o ver Macchie, di fuori verfo la Ciuetta, & hanno legato vn Cannelletto, nel qual fi ficca il Carnato impaniatOjaccrò non venga à imbrattarli dee to Manico . V fan i più pratichi di quefta Cacciannettcr nella Gabbia delia Ciuet. ta vn vcccllojche itridendopcr paum d’efia, aiuti i'vcceliagione, e faccia _ venir inanzi gfaltriondc poi fe ne fa prefa . - L’ V ccciiarorc fe ne ttà dietro ad vn Albero, o altra Verdura , lontano per qualche diftanza.» dalla Ciuetta, c vedendola ftar ferma, o conbacciatlì forte fu vna ma- no , o tirarle zoljcttc,òfafiòlini,la fa laudare , cioè faltareliare, co- nse fopra s e dettò dalla Gabbia , ò Gruccia à terra, e da ferra ritornare..# alla racdcfisna . A quella Vccellagionc fi pigliano Beccafichi, Pettl- roflì, Fringuelli , ZigoifCingallegolejò fian Spernuzzoie, groffe.e picco ic, Scriccioli , Ceduo® ,1» Qualehe volta de Tordi, e Merie^nia di rado. I braceia e me?b in due buchi,poco diftanti rvno dall’altro,firiueltonodel la medefima;Retc,la quale infilata ne detti baftoni nel Tuo garbo s'aftbmi. glia le Vangaiuole , ches’vfan nelpefcarc . Fanno i detti due baftoni cf. fctto d’vn inezo cerchio allargando la; R'étfe nelle teftate quattro brac- ci? itìcirca . fi porta iti fpalla dal Cacciatqté , il quale da vna ulano tiene ’I Frugnuolo, e dall’àltKiil baftondettb, chélcriie di cpanico alti Rete ^ c Ictìoprédo l’ Vccellq iriJtfl:àzaÌ^iultàtaalcala|d’efla,i’abbafia^ome; s'è dctto,cuopre^olo.Oli!lr’ÌÌFrugrittdl(^fipoÌiEidfei|Cacciatore vn Caiii pati^cio da Bcfiic faccine s'Iegatoàllà cintiira 0 É:ginocchiò, per affi, curair diucl più gl’ V ccclli » Suol anco tal vo|ta condur feco vn Gompa» gnq con rÀtehibugio,! cficttò,cht rincontrandofi qualche Lcpresche-., ition fi potefle giugnCre con la Rete^sarriùi con lo Schioppo , & è piace- ùol cofa’l veder come all appàrir del Iumc,qucU’Aoinialc ircgandofi’l Mu fo con le zampe , fi dia ad intendere di IcuarlOiO farne riparo . La detta Caccia non fi fa d’ògni tempo, in ogni luogo ,ma per il più l’Aùtunnò, e l’Inuerno dlnottc , cominciando non prima dell vn hbra , c in tempo piouigginofo , òcomc da qualch’vn fi dice graffo, non è però, che non fi faccia anco quand’èfereno, purché laLuna non fia fuori, Si va per i Pra- ti,c fedi de 1 erreni, perche altriraenfi ia difuluàfìian&a dèi fito^darebbe agioàgl’Vcccllidifcappatc. ^ * i 66 DELL’ VCCELLAR COL FRVGNVOLO. Sfcndofi fatta mentione nel paflato Capitolo del Frugnuolo, come inftrumcnto appartenente alla Lanciatoia, ci par benfatto’! foggiugnerla-Cac- ciacche coi medeiìmo fi fàj mediante Topera de! - la Bakftra , è delle Ramate , e dar ad inteadcr qual egli fi fìa. ^ Ordinariamente fi và con queft’arnefe in trac- cia di Tordi, che però non in altro tempo s-ado pera , che verfo’f fine dell’Autunno , e Tlnuerno . S’vfa andar con elio la notte per i Bofchettijnelle RagnaiejC luoghi fimilÌ,doue gl’ Alberi no fiin tropp’altijinouendolo attorno attorno àgrAlberi, facendodili- gente fcopertà de gl’Vccelli , che vi fofier, e cafo , che fa Macchia fuiTe alta, fi metterà nel Enanico, che è fotto, vn baftone folleuandolo, e s'an dcrà vedendo con qiiel vantaggiojche fi può maggiorejtirando à quel- li, che ftanno in àltci^CGnj3BaIeftra, eài baffi dando con la Ramata. LaBaleftraà quélfi’àffétto vorrebbeffer d’arco dolce,e incaflata in modo, che ne l’arco nè altro ferramento d eflà nello fpararfi, fatefi'e mi. nimo r omorc , accio cafo, che fi falìiffe vn colpo, fi ppffa, non efiendoli da effo meflb in vitio l’ Vceello r replicar la botta - Hòn è doue meglio queftefilauòrino, cheaFiorenza, dondene vengop, mandate etiandio alhcìicipigrandiffimi. ^ ^ f f Frdgnuolo è vn ^antefnp^ di ferro fia- gnàta, lungo nellà'ftepfé vh palmo , c mèzò in circa , Igigo ne la ftef- fa,neirimboCcatura :vn|‘,ò poco più, alto medefimamété’vn palmo , lar. go rifteflb,nel coperchiò . lungo due paimije va detto coperchio a pòdio, nel mezo d’eflb, nella partù, di fèpra v’è vn manicone detto vn fogliodi ferrojche fta diftàte tre dita dal cominciar del Coperchio, per impèdsf» ì chela fiamrùa della Enèèrna non infuochi,e firugga detta latta , fotto V’è vn a’tro manico vuoto per mettei ui vn Baftone , e dentro ntìf*iano in vn cerchio medefimamente di lattajvifi mette la lucerna di terrajcon vn grefio fioppino , & è in tutto di forma tèndente, ne lari, a! rriango. lare, e nel Piano della àvn quadro non equilatero . La Ramata è vna Paletta di Vinchi larga ympàlino , lunga altrettanto ,con vn manicò di tre,o quattro bracciafS laria cpfi perla leggerezza , c cori ella fiilra^?'* mazzanogl’Vccelli. ’ Pigliali in quéflà maniera non folo Tordi , e Merle , ma gran parte di que’ ftclfi Vccelleìti , che fi P’g%P;al Paretaio , e maffimànienrÙ.Min r guelli . Nel cercar i Bò/c|ffcs’hà a hauer riguardo d’andà#ùM voìfp,^| quelli, che fon più difefi dà ¥( fi , perche quiui più quantità d VeeéiS ' li fi ricouerarà, che altroue . .U.'- • • • - .1 DEL PARETAIO. Etiche difopra nel trattar deli’ Vcccllar al Frafcato fi fia aflài larga- méte defcritro’i Paretaio, niéte di meno, perche sè in quello più da to ad intender il modo del Paretaio pofticcio, e Capagnuolo, che’l ftabilCjC per cofi dire, Domeftico, perciò di nuouo fe n e terrà difeor I fojdiccndoche qucflo s’vfa fare ncile Ville propriejcome anco la Ragnaia , cl Bofchetto.il fito douc fi vuoi farc,dcu’cfler eminéteje rileuatOjC che vi rifpors dino capi di vallonate, non voglion cflerui attorno Pofatoi, cioè ne Aberi,ne -Frutti, che quato più fon lontani>meglio è . Vuol effer il luogo di lùghe^ V da braccia s o.e di larghezza al men 2 5 .11 Ipatio che verrà capito attorno d le re I ti tcfejche fonojvà ricoperto d’vna polla di Piaticclle tutta d’ vna forte, no piu aita d’vna fpànajC più tofto meno, fatta di fpigo,ò létaggini, ò Boffolo, ò Mor- tella,© Ginepro, la qual ferue di cuoprir le funi de iati delle Reti, come s’accé- na col num. i . Attorno à fianchi del medefimo fi lafcia vn Andar largo, circa a vn braccio, notato col nu. 2. il quale è terminato da vna Spalliera delle me- defime Piante, mà più gagliarda, e più alta, in mezo alla quale s accomodali le Gabbie de grVcceiIi,hauendola perciò diradata ne fpatii,ne quali deuon en- trar le Ridette Gabbie leuatone col pennato i Rametti, o veromelToui a que- ft’cffetto vn Cerchietto. Vano in quelli fpatii,!e Gabbie de gl’ V ccelli catato- riordinarii,comcfivedca nu.3. (dicefi ordinarii)perchea canto alle quattro Nottole dellefuni delle Reti , fi fanno quattro ftanzini pur di fimil Piate,’oue S’accomodan 4.Gabbie de gl’ Vccelli fcelti,e mig!iori,che s’intédon Fringuel- li,come a num.4.fidcue anco per Bofeo da allettar grVccellettial detto Pa- retaiojfar nel mezo d’elfo verfo la man ritta vna Polla di Vetrici roffcjò Car- pine nero lunga da tre braccia, e larga due, come à num. 5. e dalla raedefima badailcfùolo deu’elferalquato rilcuato,ccalaràfdruccioIo per aiutar la Rete» Vi va anco il Cappannello^e queiìo fifaà caf riccio maggior ^>0 rnincre^ma non fproportìonato , che vi gojjtntì entrar dentro 4. perfine al piu, 'TuoJJi far murato-,ò di legname di caflagno^ ò dì paglia incannucciata , pur-^ che fuori per tutto fia ricoperto di VerduraiCome nella detta figura fi vede a num. 6. nel meteo fifa il fidile per TVcctllatorc^cbe è vnA jje à dirittura verjo'l t aretaioìoue fià à caualcione.Vi fi lafiia apertura àguifa di y?- neHrafuffìciente à poter veder pervfo defiVccellatore . E quefio è quanto fi richiede circa al Faretaio di Villa^ ths ognarmo fipuà metter in o^eraiCon pochijfimo fiommodoje Piantate del quale han da effir ben cufiodite. Le Reti , come altroue /è detto;, cbiamanfi Pareti^ e fin come rnoflra ^intaglio al numero fitte , lunghe am^ he due àvn rnodoi mà quella della man ritta hà più panno dell'altra, ejfendo rne^o braccio , ò vn braccio mag^ pere, nelle ttjte hanno due pertiche dì‘Ontano per ciafiuna 3 oue fi legano^ come à numero 8 . che in T ofeana di - confi Staggijcbe vtrfo'l Bofio fi fermano jù quattro c anti legatigli à quattro geppCialtrigF adattano in vnlegnet- to àguifa di Carrucola/l qual fià fitto in terra^^e fi chiarnaN ottola.L'efiremo dello Staggio è vn fertv che entree in vna Capane Ila fi quefio ferro fi chiama Gorbia, e Cbiauardaàl ferro che gli tien infieme,e le funi, chefipsr-^ fon dal CappdmlÌQji vanu alle Reti, fi domddan maepire,che vedbfi a n.^.e dalla hàda di {opra alFaretaio fido-^ mddan Contrine. nu ,.10. fi coglungon le dette Maeftre à vn nodo che le medefime fanno, che dicefi la Forhice.n^ II. ftguèdone doppo peg diffama di 2.0 $, braccia e taìuolta p'tù,e wenofecbdo che all'Vccellatore torna meglio^ vn Ugno, che fi piglia per tirar le Ketìfii qual fi xhtarna Randello ^che dà forXa per tirarle, e ferrarle infiemenu, It.Lefuni, eglifpagbhche firuon per detto Paretaio, deuon efisr rinfor?cAti,e di color della terra, ò Verdi, 'Ftr. V ^celiar al V aretato vi voglion principalmente Fringuelli in quantità, e buoni , de gl’ altri ne hafla vn per firH^trfhe fochi Hioìteiaìalyccelkjfe non fuo Endice > cioè PVccelh di fua fpetit, K é8 Ra ciucile cófei che pofibn, e dilettare , e moftraf neli’ifte^flb tempo certa magnificenza > c Iplen* doreje il mantenere varietà d’animali e partico- larmerite Vccelli , che di rado ii vedino ; onde pòchi fono i Frencipi , che tra l’akre loro de- litìè 5 queita deirVccelIicra non v’habbino , la-» quale fe farà fatta con rauucrtenzc douute, non folo con la vifta de gTV ccelIijdàrà c . te guftòidf àilateÉpO jgrande j maanco comrnodo non mediocre alla •Tauola^ tìfpettó'abmòltiplicoi chete eflà fi fa. Venendo dunque al pro^ ■ polito delle?itìaiftà i’che quella dcti’haaere-jé come altrui fi deua nel feòuei no; d?eì|^iguidarè , li dii:c>che deuc&rfi in fito,douc l’inuerno Ibàtta aliai diieeuito'isole^facèdóu’anco tate ritirate dimuro, che l’Elia itela laluino daìÌarlura dèÌiiftelte,acciò no percofia da quello dia nelf ^Vrnq e nell’altro capo agi’feelfi., che vi llanzano, agio di sfuggire Ie>_» ®rariBzzè'detcmpi manqinmanoJanatu- ^adrciaÈtehaj|!erie,Che:vi lafà dentro me&,g^ appetire . L’into- teàccrilehteurmdi denikò far à^ipteto Aria ,e Paefi , opcr il meno di VèiclevciPaudiiazzp fatto cflndacme OeuefiCfe pqffibirè)man itenerUì-quattrO 5 o fei piante viue> e pte (lècondoJa capacita d ella» e l’aria che gode) le quali conlèruin perpetua verdura, come Leccio,AI- lordy o Umili, non potendoli quello, (fatte le tee buche quadre e com- Ipartiti i (patii vgualmente) vi fi porrà al meno vna voltai Mete piante Itàgiiate a quell’elfetto, potendofene lafciar due, che non fi tocchino ne Iquali fia accomodata i'obba per fari Nidi , che per ordinario fi foglion far come Palloncini non al tutto tondijtiuellcndogli nel di fuorajC loro ■orlo d’herba di fparagi, acciò impedifea con la tea ruuide2za,che giVc- celli tornando, o da beccarejO dalauarfijnon fi buttin afiaccoiu l’huO'. ua ò te gl’Vccellini, da che fegue, che per il più ne vada a male’l frutto, che fe ne fperaua . Si deue procurar di tirarci per grAbbeueratoi rAc. qua viua, non reftaridoperò di nettargli Ogni tre, o quattro giorni , non V’effendo quella cornodità|fi dourà cirer più follecito a cambiargliene, e perche mentre fono nel couare’llauarfi'grè di molto danno, vlàno mcl- tiricopcrtì grAbbcueratoi,o toltagli l’Acqua della Fontanaxdargli t c- K a re / «9 re in vna Caffctta lunga col coperchio di legno foderata di Latta con molti buchi, dandogli di più ncirifteffo tempo diucrs’herbe come Ci- coria, Bieca, Cent'Occhi, LatugajC limili, e qualche mazzetto di feme di Piantaggine , o vero Panico attaccato in luogo, doue verrà loro meglio beccare . Sarà bene che in cflà vi Ha due sbarre , o Catene cheli dichi-, no di ferro, che i’attraucrlino,e lijno nel confine del muro al cominciar della Gabbia, che oltr’al feruir di fortezza , faran molto a propafito per il pofarli, mafiìmc de glTccelli maggiori, come Starne, Coturnici, Francolini, è Fagiani. Dentro nel piano d’elTa rafentei lati del muro fi metteranno quattro caflfette proportionate alla grandezza de Iati d’elTajC di capacità recipiente alla quantità de grVccelIi che vi faran* no . in vna delle lì metterà Grano , c Conciatura , ncUaltra Miglio , e Panico, nell’altra ferae di Canapa c fcagliuola , e nella quarta per f al- tezza di due ditaòpoco più,poIucre diterrael(enamefticatacon_» frafchc d’ Albero, e quella Caflètta hauerài ripari più alti, acciò nel fpoluerarlì che faranno gl’ Vccclli non la mandin fuora . Si metteranno anco attaccati con vn fpago dette trauerfe di ferro, quattro,ò cinque_# Palloni riueftiti di Verdura , che li fanno ordinariamente con tre Cer- chi , due minori, c vn maggiore , che ferue al mezzo .Vedendoli, che_j mandaflin a male’l mangiare sVfametterglene in alcuni vali di terra-, fatti a Torre , che nella fua bafe hà diuerli fpartimenti o Portelli, d on. de di mano in mano Icappa , venendoui tenuto da vn ricinto, o labbro, che è difeofto da quelli la larghezza di due dita , o poco più , e gira fe- guitamentc attorno tut to’l piede . Si fpazzerà di rant’in tanto , nettan- do anco i Pofatoi,de’quali farà bene che almeno in ogni cantonata nel mezzo d’clfa vene lia vn Pofticcio accomodato nel fuo fcrrojchc fi cac- ci c metta facilmente.S’habbi l’occhio che per quanto li può lia Tempre yna-pcrfonaftelfa quella che di dctfVccelliera ne terrà conto, tanto del dar da mangiare, quanto nel nettare, in che quanto più fpeditamen te, c deliramente fi porterà , meno ftutbo haranno gl’ Vccelli, che però fimanterranquclpiù. COME ' \ 70 COME SI METTIN IN CHIVSA GL’VCCELLI, E del modo d’accecargli c ’ E crollata queft’inucntionedi metter in Cfaiufa, e acciecar gl* Vccclli , acciò non facendo la Pri- maucra , el’Eftatc sfogo della voce, pofSnofcr. uire quel meglio l’Autunnoje Tlnuerno nel paf- faggiojchc diucrfi VccclJctti fanno dal Monte al Piano. Quella dunque fi fa della feguente ma nicra.Si da principio al farlajvcrfo’l fine d’Apri le ritirando dall’aria, apoc apoco gl’ Vccclli (di che altrui vuol far caccia, mettendone almeno vno, o due per forte , e de’ Fringuelli molti pi ù mettendogli in vna ftanza remota in luogo afciutto,non fott’a tetto acciò non Sa fottopofto a Tuoni , ne al caldo, da che fpeffo feguejclie perìfehino. Tengali la Camera olcura quanto fia poffibile >o ucro mettanfi le Gabbie in più Caflc con fotto della Re. na . 11 Icuargli dal lame fi fa in dieci giorni , o quindici al piu , comin- ciando dal ferrar vn poco la fincftra, o porta , che dà più luftro alla Ca- mera, togliendone ogni giorno piu, in modojche nel termine d’cfib, re- nino al buio affatto , tenendo qucft’iftelTa regola nel rendergliene , e cauargli di chiufajauuertcndo , che non vi redi ne anco Ipiraglio, per • che gli farebbe di danno . Vicin a dettaftanza non fi tenghin altr’V c, celli , che pofiìnefferfentiti da quei di Chiula . Ogni due giorni fc gli netterà o muterà la tauo]a,che fi tien fotto le Gabbie, acciò’l lezzo non gl’annoii , c gli fi rimetterà robba nella Mangiatoia , e coll fi farà del bere , tenendogli glAbbeueratoi alquanto maggiorcttidelldJitoper quello rifpetto , facendo quella diligenza la fera col lume . S’auuerdrà di mantenergli netti da Pidocchini col mutargli di Gabbia ogni wefe vna volta . S’attaccheranno le Gabbie al muro l’vna prelTo l’altra, o vero infilare con grAnclletti in vna pertica, fi metteranno in mezo della Camera, e cafo che ve ne fia qualch’vnojche cariti gli fi carpirà la Codi . Il cauargli fuori della medefima, fi deue fare per tutt’ Ago fio , cioè alla prim’Acqua,cominciand’a dargli l’Aria a poc’a poco con k regola detta di Ibpra, non gli mettendo però allo fcopcrto primasche fiaa fla. ti purgati . La purga filUoI farc,c neH’entrar della Cfaiufa, c nel finire, mettcndoper quattro, o cinque giorni fugo di Bicta, ben colato jc fchiarito con vn poco di Zucchero roffo raefticato con l’acqua ordina- ria nelrAbbeueratoio, framettendo qualche giorno come vn fi, e vn_> nò, dandogli all’hora qualche foglia deli’iflels’herba a beccare, tenen K 3 dou’anco 7* dou’aneovn pezzo*’ GdciHaecio , Gi’Vcce!II , cfee fi di/Tegna di met- ter in Chiufa 5 lì idgiion ingabbiare d Ottobre 5 acciò fi poiin cappari buoni da cattiui , perche quelli , che da detto tempo per tutto Marzo Bon canteranno, non faranno a propQiito.S’auuercìrà anco d’auuezzar- gli à mangiar Therba , che altrimenti non farcbbon ficuii nella Chiuft nel tòpo della qualCjgli fi darà tre volte Bieta. Per auuezzargli a man« giarnCjs’vfa leuargli qualche volta per quactr ’àore della aiattina’l man giar ordinario , fia Panico, Scaglinola, Canapuccia, ò altro , dandogiiin quel cambio bottoni di Broccoletti, ò d’herba eent’occhi . L'accecargli s’vfa, acciò non fuagolati dalla villa della Campagna, cantino quel più attentamente , fi fa nel calar della Luna con ferri del; la groffezza de gl’occhi dell’ Vcccllo ben fcaldati non però rouiti trop- po,e s’auuertiri di toccarglieli tutti due a vn tempo, faauend’a queft’ef, fetto due ferri a vn raedo, e fcaldati a vn ifielfo fegn® , aitrimend pati- rebboao d’vn continuo voltamento di tefta,che è fpiaceuole a Vederfi^. CrVccclli che fi tengono per proprio gufto del cantare, non fi mctton in Chiufa . Cauati che fono diChiufa , non fi mcttino al feoperto, di- - co all'aria libera, per più giorni, e molto meno al Soie che patirebbon, c quei, ckenon fuffer ciechi correrebbon rifehio d’accecare . Si poflbn (duranre la Chiufa) per afficurargli quclpiù da PidGCchini , sbruffargli Siejò quattro volte gentilmente con Vin poffeste . AVVlt- 1 mvVEETENZB CIRCA ALLA MVTA DELLE PENNE, che fò due,ò pocopiù. Per ftimolargli à cantare s’-hà à hauer riguardodi dargli? quando qucfto fi defidera? quel che i’ VcceJlo più particolarmente appetifccjò veramente che lo rifcaldi . Del Rufignuolo già fe n’è infegnato’l modo aflai ampiamente? ne gl’ altri s’ vibra il dargli fernedi Linomefti- cato con Finocchi triti? mettendo ueirAbbeueratoio, due ó tre fila di Zaffarano ? attorniando , come s’èdctto, le Gabbiuzze di Verdura di Pizzagailiaa?ò Cent’occhtechc fi dica? che coli coli’accrsfciniento dei caIorc?c vigore nel di dentroje di fuora con rallegri a del la Verdura, fi difpógon molto piu al cantare di quel che farebben fenza quefie di ligenze. Si deue anco premer affai nella pulitezza, tenendo le Gabbie net- te tanto ne’ Poiatoi ? che ne Vafecti ? douc beuono , à quali fi muterà per ordinario i’Eilate ogni mattina l’Acqua? e due volte’! giorno. ^ A gl’ Vcceiii da f-’afta s’via tener TAbbeueratoio fuori dcila Gabbia, a quelli di fcmeck dentro fè gii dt ue anco nettar il Ipazzo della Gab- bia tcnendoui l’inucmo feno? ò Paglia dirottai è l’Lfiate Rena . K 4 del ) I li DE L VIS G H I O, E MODO DI FARLO. là s’è detto 5 che cofa fia Vifchio, dico la Pianta ? di che fi fa quella cópofition tenace 3 che da To- fcani fi dice Pania 3 e da altri Vifchioje come na» fca 3 cioè da grefcreraenti dei Tordodendo que- fia Topinione commune3 benché riproiiata dallo Scaligero . Come fi fia, poiché propoiico noftiO non è difcorrer di Piante^mà a Vccellfi e di queb lo che loroappartiene^rimettiamoperòl ciiriofo à i Sépìicifti 3 tra i quali il Padre Malocchiosche alcun anni fonoj hauea cura del Giardino che a benefitio dello fiudio diPifa in qucllaCitta dal ScrcnifsXk D.vi fi maticnejdeH'efatta cognitionejchc delle Piate haue uà vHon oc prefiimendo fuperbamentc lacquifto dalle fole file faticliej c ikidiijina ciaJropcra>c aiuto akrui/celfe per propria imprefa quefio no- firo foggettoj cicè.la Pianta del Vifehio in vn Albero/opra d qual ap- I arìiìa^vn Tordo Autorc^corne s’è detto di quel germoglio con il mot- to: tAUenaJecundor qpcLSeotenza^cheharcbb’à elTer a cuore à più dVn letterato 3 che col fuo fafto e an osarfi^ ne voler riconofeer d’hauer hauiiro Maefero^ò aiuto, difereditan lor medefimi, e tal voltala^» ProfciTione, Kor venend al propofito « il Vifehio commune , che anco Nofirale fiam foliti di dire , fi fa pigh'ando le Coccole della.^ detta Pianta 3 mettendone quella quantità 3 che fi porrà hauerc , che^ quanto più èj tanto è meglio, ponendole in luogo hiimido à putrefare ^ e amrnarcire^ il che fegiiendOjfi piglierà detta robba macervata^e cofi-j VII baftoii tondo tanto s’anderà battendo 5 fin che mofiri vn Velo chiaro, oc! qual non fia lordura, che allìiora è fegno , che fia compita- incnte fatto . Si ripone ne'Bigonzi 3 e fi ieiba in luogo medefimamente huinido , tencndoio coperto con carta Pecora. Quado fi vuoi metter in opera, fc ne piglia quel tàco>che fi vuolc^mcttendoloin YnaPignatta^ ponedoui per ogni libra di Pania vn oncia d'Olio, che va incorporato, c vnito a elsa al fuoco, e vededo fatta buona vnione, e che fia diuenuta come V nguèto,ieuàdola dal fuoco vi fi aggiungerà mez oncia di Trc> mècina> incorporàdouela bene, e cosi fi potrà adoperar in pigliar quel, che altrui vorràsC quefta ferue anco per TAcqua.V édefi mezo giulio la libbra in circa. Altre forti di Vilchio fi trouano,che da Paefi foreftieri vengono, tra’quah la prima è piu ltimata,e del Domafchino,che di Tur hia 74 chia vien portato à Venetia, cheda molti credeli, che fia fatto di Sebc- fterijtrouadofi in efso fpefse volte de Noccioli di queftofrutro.Quefto è di color Verde, afsai pefante, attacca fortiffimo, no regge però aU’Ac-* quanc alle Tramontane, o freddi fecchi, perche fa crolla- Seme per l’Vc celiar della mattina a buon bora , c della fera, retta anco offcfo dal So- ie ardente, dura due anni in Aia bontà,ò poco più, doppo A fa nero, e no ‘ tiene, fi fuol vender fei,e fette giulii la iibra-La fccóda fpetie c di quello che fi dice Sorianojche è di color giallo, leggicro,e quafi fpugnofo,cf. fendouene anco di color Verde, che è piu duro, e men tenace , onde vai anco meno , valendo quello due giulii, e l’altro ’l doppio , I’vn,c l’altro vien di Turchìa , è capita a Marfilia, d’onde poi fc nc manda in diuerfe parti . Tiene quant’il Domafchino ,non pare la Tramontana, al Sole fi liquefa vuol efser melso i n opera in tempo afciutto . Ne vien di quetto eccellente da Scio, e dalle Smirne. La terza’, è del Spagnuolo,iI qual è bianco pefante con odor gagliardojche tira al CafcÌQ «Seme par ticolarmcnte all’Acqua, vale quanto’! Soriano . n CVRA DELL'IHFERMITA PI DIVERSI VCCELLIJ E ben moki nel voler cfaggerare la miferia deH’hyomojhano prefa tra gl’altri capi à prouarjche glanimaii viuino con mea fàftidiojri- fpett’ài farii lor corfo di vita,fcnz'altr’efquifito riguardo, c tutta volta màteuerfi in vna continua fatìirà,c vigore, tra qual- è flato il Gelli nella fua Circe, nó è però cofi concludete la diinoftratiQnc.cfae ac fan- no, che nó fi poffa ribatter con addurne prouc dal tutto contrarie,con:ic fi ve de in ogni forte de snedcfiaii^cflcndone a qucft’eifctto Pubi icari libri in ceri di Notoinie,e Rimedii ateinenti a Cani,Cauaili,BefìiamcVaccino,ediucrs’aItri animali, procedendo la cofa tant’oltre,chc ne anco gl’ V ccclli, quali per la ii- bcrtàjche godono del volare, come, che paia, che non pofiìn efier cofi efarta- mente oifeniati/e ne trouanefenrisanzia Rata de loro Corpicciuoli .patono quanto i maggiori perche cominciando dal capojfon folin pati- c m effo Po- fìeme, nei qxial calo , fi piglierà vn ferro delia groficzza ddl’occhio deir Vc- cello,ò poco meno, infocandolo, e toccando con quello i! luogo affetto, che fe farà acquofa, s'afciughcrà, fe gcflbfaparimétefi confumerà,cdeuefi fatta detta cautcrizationejVgner có Sapon nero liquido, o ver olio, e cenere calda. Suoi qiiefta PoftemajG Pignolo che Ila, venir particolarmente à grVccelletti di compleffion calda, venedo da principio non maggior d'vn feme di Cana- pa, faccdofi grolfo tal veba quantVn Ccce,ondcda molti, (come ma! di có- lo,)s’vfa inanzi'i dargli il fuoco, purgarglRcomc nel Capitolo della Chiufa.^ s’è detto col f ugo di Bieta ncll’Abbeueratoio in vece d’Acqiia. Medefimamére vengon noìati de gl’occhijvenédogli alcuni Bottacciuoli, chefuol effer principio deliacciecarcùn qucfto cafo firailnrscnte,daEogli det to fugo per quattro giorni.mefticafo con vn poco di Zucchero,gii fi tocche- rà con latte di fkojò có icerza di Melangolo, ò Agrcfto,o vero fi bagnerà co acquajnelia quale babbi bollito Elleboro biàcojò Acqua Vite. Alcuni metto no femplicemétc nella Gabbia i Rametti dì Fico tagliaci, acciò da per fc có la guida delia natura vi freghin l’occhio, e fi guarifchino.tutta via inquefto iicf fo cafo da moki è lodato .p più fpeditiuo rimedio il già detto botton di fuoco. Nel Palato patono d'alcune ^'lceretl•e,che volgarméte diconfiGranciteili ò fian AphsÌM . Gii il Tuoi a queìfeflctto metter neirAbbeueratoio icme di Mellone mondo, c diifolato nell'Acqua per tre, o quattro giorni, toccando- gli Icggicraiente il i^latocon vna Penna intinta in Mei Kofato, il quale fia inafpnto con vn poco d'olio di ZolfbjCÓ qaefto fi fpegne le malignità dcllVl cera, e con Tal ero fi corregge, il fouerchio calore, che è cauia di detto male. Paton moki di mal caduco > nel qua! cafo fe fcatnpano quella prima furia, (che molti ne muoiono) gli fi deuon fubito fpiìntari’vnghie , sbrafFindogli D^ù volte di Vin poflearc, hauendo riguardo a noa mettergli a Sole ardente, o che ¥1 ftiiìuroppo. Tsluolfa i W’. 7§ Talvolta atfocatto, perdendo il canto. Vi fi ni«edierà col fargli de- Éorto con Giuggio!e,Fichi fecchi , Regolino pefio,e Acqua comune, dandogli di queft Acqua , con vn poco di Zucchero per due giornijfe. gucndo poi per duc o tre altri con fugo di Bieta , la notte fi terranno al fcreno,fc farà d’EftatCariguardandogli tuttauia dalia Guazzi} in alno tempo non occorrerà quefta diligenza . Patifeon d’Afma i c flrette^^za di Petto 5 il ^ iìiol coiiofcere dairpcfTo aprir del becco dal diuenir Rechi , o dal toccarglPI petto > fenrendo firaordinaria palpitationejncl qual calo- gli il guarderà intorno alla lìngua ? per veder fe a forte fufle caufa di quello 1 attraucriàmento di qualche nerbefto,o altro impedimento , venutogli dairingqrdigia nel magniare , o dalla«^ groflezzadel Boccone , leuandogliene, il che alcune volte auuiene à gPVccclli ? Cue mangiaa Cuore ò Bachi, come RufìgnuoÌi;Beccafichi,e fìmili, e afEcurato, che non proceda da queir©* £ piglierà vn poco d’O/imele, e con vna penna iì glie ne farà cader dentro alla gola due,o tre gocciole smettendone parimente mefTicat© con TAcqua nell’ Abbéueratoio per due,ò tre §ior fii , ò vero a ilempercrà l’Acqua dell’Abbeueratoio con Zucchero pndito Icmpuice , o vioia- to.Suoìqua’che volta efìfer caufatarArmasC affanno del petto dal magiar Teme l^atìo,e vietOj o altra colà rancida, lì rimedia pur come foprajCon peniti disfatti oeirAcqus deirAbbeueratoio* BUirandogli robba mettendogli della frefea. ^ . v r 1 u .h'sr Parifeon di Tiilcojche altrimenti dicefì mal Sottile,! contrafegnidei quale fono i’haiici 1 vC cello la Pancia gonfia, come fe patiiTe d*Idropil]a , le Vene gonfie , e apparcntidl Petto magro e con poca carne, mangiando poco,llando però quali del continuo alla Mangiatoia , buttane do via pà'ijche mangiando la robba.GIi li dà il detto fcrric di Mellone peflo , con vn poco di JSucchero meilicato con Acqua commnne, datogli prima vn par di giorni il già detto lugo di Bieta. Son Politi patir di fìkichezza, alla quale li rimedia mettendogli vni penna vota d’olio còmunejuel felTo due volte il giorno per due giorni, dàdogli medefimamete negriilefu giorni fugo di Bieta. Suo! rvfcita molefiarglijper caulà dellatqiiale fma/grifeano fommafnete.Si rime dia coi metter neirAbbeueratoio Acqua ferrata,© decotto leggiero di Sorbe, o ver Corniole» Gli l icn fpeiTe volte male al Coderizzo in pura d’elfc gonfiàdolegli, e facendo yn poco di ri'» gGfifio,come vn Cuoio di queisChe vengon al nafòjche é di color tra bianco,c gialletto I*Vc- cello quando paté di quello men’ allegro del Iblito , e molte volte agf riccito . Si guarirà col fpremergliene , non tagliandogliene,-^ » ^ Soglion romperà alcuna volta vna Gamba, nel qual cafo leiiatogìi tutti i Pofacoigò trauerle* che vi fuMn nella Gabbia, gli'li darà a mangiare nel fondo duella, tenendoli in luogo , che non habbin.perla paura delia gente à liiol ìzzare? non vi mettendo cofa neffuna, lafciando operar alla naturajò al inù fi filcerà getilméte con vn pocfi* poco di (loppa imhi atrata d olio di Sano» Tal volta fe glie ne fuol leccare , bifogna tagliarle inanzi chc*ì male pa® più oltre » e con VB ferro caldo toccar detta tagliatura , e votarla d olio , e CenercgO vero fapon nero liquìdo» . che mitigherà il dolore dello icotrato ► . , • zr Patifeono in vitimo di Gotta , che fi conofee dal piede gonfio, feabroio, e di color di GelTo, Vedendoiì anco , che malamente prìfTono reggerli, e flar in piedi , itando per il dolor , che.-» fcntonojcon le penne arruffate i fi medicherà con decotto di Radiche^ d’Elieboro bianco , c Acqua commune , lauandoglicon elfo caldo in modo, che fi pofià loffi ire i piedi due volte H giorno per quattri cinque giorni, non volend? » pigliar l’Vccello con le mani , s’vnterann© i medefimi con vn Pennello s Mancando la Radica lùddefta , s’vferà Acqua Vite , lauaadonc come lopra , che parimente giouerà , Altri voglion che s’vii vgnergli k Zampe di Buciro , ® VeroGralTo di Gallina. ^ Son trauagiiati parimente da Pidocchi Pollini^ quell’elètto £ netteranno fpelf© le cannuc eie, che feruon di pofaroi , spruzzandogli con vino . Vi fon poi ofieruationi particolari, che fi richiedono per diuerfi VccelIi, come per efempio SI panello, Cardello, e Calandra, non fi deuon mailafciar fenza Calcinaccio, & al Fanellogcomc che patifee di Ririchezzajche fi conofee dal vederlo sforzarli, e premerfi.,glifi deue dar vn po- co di Zucchero rollo con vn filo di Zaficrano neirAbbeueratoio, mettendogli particolarmen te per verdura la Marcorelia , & a tue i gEVccelletti, che viuon di femi , acciò fi mantenghin pili facilmente 5 elTendo’l lor cibo di cattino fugo,gIi fi darà ogni inefe vna volta latra di feme |€Ìi Mellone meflicaco con FAcquaj dandogli 'di piti a di v^ka in volta J-attuga , ò Cicoria , ò ilieta s o Anagailid^««j , 3 APPSH. ) Ai'pEHBlCE AL CAPITOLO DEL FAGIANO. A fti-ettezza del foglio baiiendcm! nel Capitolo del i Fagiano fatto lafciar alcune cofe, la cognitione_# j delle quali ho per à propofito alWiiftoria d efso pe. rom’è parfodifoggiugnerlejcomecirca’lfùo co. uar , e huoua che non folo coui per le fratte) ma_, anco per i Pratij c Grani trouandofcne però, c por- radofene dai Falciatori à Roma quantità nel tòpo della Sega dc’fienijie quali fonotinre di color lìmL le al ^Bezoar Orientale , quando più chiaro , e quando più fcuro . Sono | grolle com’huoua di Pollanche , & efsendo prefe di frcfco aiefsc fotto alla Cliiocchia nafcono , e nati s’alleuano con roffi d’huouo durOjC Ba- chi nati fotro’l Concimejdandogli poi quando comincin a hauer vn po i co di forza Miglio , Panico, e Farro infranto , mantenendogli Acqua.» pulita negl’Abbeucratoi . Vanno tenuti in Stàzaafsai remota mentre s’aìieuanojcdoue non fi fentaftrepitOjO rumore , non efsendo anco | bene tenergli fotto a tetto perche il 1 nono gii fpaurifee in modo , che i fenc muoiono . La ftanza vuol efser alta di Palco rifpctto ai Icuar il j volo, perche fc è bafsa,vcnendo efso rifranto piombano in terra, e s’am j mazzano . Non oftante , che venghin allenati in Cafa , e che fiino nati fotto la Gallina non s’addomefticano mai , anzi ritengono la faluati. chezza loro naturale . Suol far il Fagiano dalle dieci fin alle quindici huoua.E tenuto da*i Scrittori delPHiftoria naturale Vcceilo affai fem- i plicejper non dir gofìb, perche vedendo’! Cane, che fi dice da fermo , métre che'! Cane ftij fermo, e fifo à guardarlo, mai gli ieua gl’ccchi d’a- doffosiicn guardandoli dai Cacciatore che con Baleftra, ò Archibugio, ftà per vcciderlo . al Capitolo della 'Tortoro-j . l a Tortora Noftrale è nel Petto di bigio tirante alfauninato, &ha mafswiclMafchio il Ceppo del Becco nella parte di fopra ’l giro del- i’occfiioj e le zaEipc di color aiminato accefo, Non hà altriniente colo- re, che tiri ai verde come da qualchuno li dipigne,c fi fcriuc. l’ale fon_di color nella profilatura delle pénesi'officio, effendo il corpo d’effe fcuro. ÒJlematime internai Piombino-, ò Veed Pefeatore . Scriuedi c|ucft’Vccc!lo GafparoSchuuenc/ffeld nella deferittione...» degl ’ V Cecili di. Slefia hauti hauuto per cofa fegreta da certi gentiihuo- mini di quel Paefe che il Cuore deirAlcione di Fiume , o fu VcccI Pe* fcEtevi e feceg! o, e attaccato al collo de Fanciullini,che gli preferui del mai caduco, che s’è vero è iegreto da ella apprezzato . C • v I 78 MODO DI FAR LA PASTA per r Vcceiliera . IgHafi Farina di Fauc , ò Ccci , quel che meglio tornerà) c Nocij per minor fpeia, in cambio di Mandorle; s’incorpora con Mele cotto, e fpuma- to , o vero fàpa > o ila Mofto cotto » e fi fa cuocer in Caldaia , o Conca, facendola granirejcome in quella del Rufignuolos’è detto , pafiàndolapec Criuello, mantenendola poi in luogo ne troppo afeiuttome tropp’humido, grattandone di mano in mano la quantità, che bifogna . L’Aldrouando peri Rufìgnuoli fcriue, che fi deue pigliar due libbre di Farina di Ccci bianchi ben ftacciata,c netta, vna libbra di Mandor- le Ambrofinc rifcicltc pelate, c diligentemente peliate, fi metton a difi' fare con cinqu’oncie di butiro frefco,in Caldarozzo ben {lagnato, fi fa fuoco di kgne dolci, ben fccche,chenonfaccin fumo, fubito ftrutto’I butiro, s'aggiungon due rofli d’huuouo, con vn poco poco di Zafferano , rimcflicando del continuo con la Meftolala materia , aggiungendo dì tant’in tanto qualche Cucchiarata di Mele fpumatojcontinuando a ma«^ neggiar detta miflura fin che gli fi veda competente corpo. Il che fatto vedendofi bafleuolmcnte cotta la materia, fi lafcia alquanto freddare, facendola poi palfare per criuello co’buchi poco più grandi della grofi fezza del miglio . Tutte quefte pafte fi confcruano in Validi Maiolica ben ferrati eoa Carta pecora in luogo più tollo faumido, che aItro,fc fifuffe rilecca, pri* m a che darla à gl’ V ccelli, che ftentatamente la mangierebbono , fi tor- fflcrà a rammoruidirc con vn poco di Mei Ipumato . Alcuni Vccelli fi mantengono ageuolmentc con folo pan grattato dandogliene acciò non rifecchi,duc volte’! giorno, coli fi gouernan da molti i Merli ,e le Palferq Solitarie fesz’altra briga di paCta compofta. ) Offeruatiótie circa alla Bouarina . Ella Campagna di Roma,doue fi fa tcfa continua a queft’VccelIo da mczz’Agofto per tutt’Otto- bre, fi tiene che ci fia da qucfta alla Cutrettola o Ballarina qualche differenza, effendo quefta prò priaméte Campagnuola è feguitando i Beftiami , d’onde n’hà aquiftato il già detto nome Bouari- na. Si vedon quefte di due colori . Vna riueftità' di bigio mefticato di verde dilauato con qualche poco di bianco nelle penne maeftre e nella Coda. L’altra che gialleggia affai cotnela MotacillaFIaua. l'vna e l’altra hà le zampe gentiliffiniCj e nere, come anco’l becco . Si pafcono oltre alle Mofche che pigliano intorno al Beftiameidi frutti di Rouo, e bachi. La Caccia d’efle fi fà,è col Paretaio , e da principio , in mancanza di Zimbelli S’vfa la Ciuetta,e qual cheVccelletto che fuolazzi.Doppo fi fa con duc o tre ò più zimbelli dell’ifteffa forte, adoperando però oltr’à queftol fìfcfaio co n che fi contraià il verfo loro . ’ La tefa fi fuol farla mattina à buon bora per ilfrefco ,ela fera fiile ij-hore appreffo à Canneti, o douefia Beftiamc groffo j con effe fi piglia anco quàlch’altrvccelletto, e paiticolarm^te vn che tien affai del la Lodòk maffime nella Zampa e colorijfe bene è nei garbo della vita- più fuelto, che nella fteffacatnpagna di Roma dicefi Spioncello . Sonolc BoUàrine ve celli di paffaggio, fi vedon i’Agoflo, Settembre, e Ottobreje a quelle feguon le Ballatine, che dal fine d’Ottobre fi trat- tengon al piano fin à meza Primaaera . Oj^eruationecìrcaalfarilVifckso. Qiiello che s’è detto che nel farli Vifehio vi fi metta olio comune, sin. tenda per i tempi ordinari], che quando la flagione fia fredda tornerà molto meglio l’olio di Noce, come che à quella meglio refifla,chc non fà l’altro. Modo d’acconciar de gl’Vccelli per diuef fi r ' , Perche’I comodo , cfee'de gl-Vccelli fi caua in quanto alla lor penna, è grandifììmojvederrdof! oltfail’vfo inuétato da gl’Indianidi farne Cap- pelli è veftiti,v farne andò per raanopole di guanti, coperte da maoicot- ti, per pezze dt ftomaco , e in molt’altre occafioni, e maniere. Perciò non farà che bene il darne il modo ficuro del c ondarle , e mantenerle ftnzachc fi guaftino. S’offer. C ( 8o S'offcruerà dunque di dVcccIli cbe non iìjno morti daloro») nia che fijn frati amazzati. Non fonoanco bupniid’ogni tempojperchc. come già s’e detto,! più in certa parte, dellanno fanno muta delle péne^ mutandole non folo qucxhe cantano , ma anco gl altri , effendouene molti che hlnuerno no apparifcono, rifpeto al pelarfi che glicoftrignea ftar ritirati perle buchede gl’Alberi, e altri ripoftigli , tià quali è parti»- colàrmente il Cuculo.. S’oflcruerà.medefimamente il far queft’opcra à Luna calante . La regola che fi tiene è quefta . Allargata la penna del collo col foffiarui, fiicuoprirà tanto, che fi pofla con vn coltellcto, che tagli bene,far aper.. tura , quella fi continuerà fopra rattaccatura dellale caminando col taglio lungo’l fianco, fin all’eftremo della coda, s’anderà poi con le dita tirando con patienza,fGarnàdo,e tagliando nerbeti,o quel che impedif» fé , tanto che fiffacchi , rompendogli quando fi giugne all'ale e cofeie, queiroflìcine.La tetta fe è piccola fi potrà lafciare, mettendogli dentro! becco per afeiugar quella poca carne che vi fuflc, calce sfiorata meftica- ta . con poluere di Mirra , altriraente fi feorticherà , tirando la pelle à rouefeio . Quello modo fuol feruir per quelli che voglion valerfene per Model lo à qualche lauoro , ò per ornarne qualche ftudia,percioche fattogli vn ripieno di Bàbagia neila qual fiavn poco d AlTentio, ricucito il taglio è accommodate l’Ale, e Gambe con fil di Rame, feruono galantiflima- mente : ma per farne altr’opera, come fopra s'è detto,come per efempio volendo di quei Verde cangiante,che è nella tetta, e colli delI’A.natre, farne coperte à Guati, ò Manicotti, fi terrà quett’altra firada. Staccata che s’hauerà la pelle , fi dittenderà con la penna à buon verfo, in modo che non s’arruffi fopr’una tauolett3,ò fondo di fcatola,c con vn paco di filo fi punteggierà da tutti i lati acciò venga à ftar ben tela , e leuatogli quel che.ci fuffe di graffo,© carne,e ramédatajfe vi farà rottura alcuna, con la feta, s’intriderà la detta pelle di colla fatta dVn pugno di farina , vn pizzicotto di fai comune fino, e tanto vin bianco buono, che batti à ftemperarla e ridurla come colla da impanate: e imbrattata vgualméte, fi metterà ad afeiugar a! l’ombra verfo Tramon tana,fe la pelle nettata che fia da detta Colla,la quale con vn coltclletto rafehiandoia fene và in fcagliette, moftretà di ritener tuttauia qualche poco d humidità , fi tornerà di nuouo a impiattrare , e afeiugare ; e afeiutte , che faranno , fi metteranno in vna beatola i facendone Aiolo col già detto Affentio , ò poluere di legno di rofe . Volendo dargli odore , fi potrà prima , che_» leuarle dalla tauoietta,nettate che.fono.dalla colla, dargli vna raanojo due di qualche compo^ìtione odorofa , con vna fpugna a piacere , e capric. Si capriccio de chi operi. GFVccelIij de quali fi fogllon Setter Iri opera le pelli, fonojAnatrcjFagianijC Pauoni,pcr il CangiantCj che hanno nel collo . Per effetto di tener caldo,di Cigno, AuoItoiOjC Cicogna, nella cecia delle quali,in cambio di Vino,s’vfa Aceto, nel qual fia dilfoluto yn po’ co di fai comune,e Alume di Rocco,dandogIi di detta miftura più di v- naricoperta , fecond’il bifogno . D’altrVccclli per la loro vaghezza, fi piglieranno di Gazzerajò cor- nacchia marinajdi Picchio Verde , di Merope detto da chi Graulojdaj chi Ghiouaro, da altri, dal mangiar, che fa dell’ Api, Lupo dell’ Api . Al - clone di fiumc,ò fia Piombino , è fimili, de pezzi de’ quali , fe non fi fa.-. ranno pitture diligenti, come da grindiani s’vfa,medìinfieme con_«: qualche difegnojfe ne farà cofa, che riufeirà Vaga. V f™\, 'f LJ 1: DELLE MATERIE CONTENVTE Nella preferite Opera . Ic^g^ta è ti mede^ ^'ìmo che "Pìzziir-^ ' 0 P ccc^iccta a ifflPl f ^ L vrS/i ^ « l’ ? Acctecargl v cceh lì con che auueT^ tenza Jideuefare^ ^ d che fine fi fac Acqua di virtù fegnalata in dì sfar la Renella , e Pietra . /• 5 4 Ac^ua ferrata in che cafofi dia àgP V Cecili. J>76 xAcqua Jìilìatadi GazzerotU à cht^ Jerua. fsS Adianto berba vfata dalla Bubbola. .fì6 Agg' tee lamento di penne ne gÙF cecilia di che fiafegno , A laudaci de fimo che Lodala, fi i ^ Alauda fiiihcrìjìata ? intendafi la Toto- u il la^ eh e è qua fi capei lu ta ^ fli? Alauda Pratorumdl me de fimo che Ca ìandrìnQ^ò CalandrellQ fipctte di Lo dola. _ fi.ij Albereti) è Follalo da Colombelle j cq- me àeua e fiere . /5 4 A hione dì fiume, ve dì V ccel Pefeatore Aridura di qualche parte ne gfre- celli come fi curi • fi^jK ArrocamentQ ne gFVccelU come pfiua Tìfica.^ , . . Afma demedefimì come fi curù fi, d* AttagenAl medefimg che Francolino ® /•i3 Auuertenze per ajficurarfi dallo shat^ tìmento^ che nella Gabbia fiannogP V ecelU prefi di firefeo i fi* 3^ Atiìs miliarìa % vedi Ortolano . Autori ne /ir itti de" quali fi fià men^ itone di diuerfe curiofità . fi. 3 B BAkJìraper Ve celiar co efia al Frtt gnoio cGm'hahbia à ejjere. Doue fi iauarino le migliori « fi^ Ballarinajchs V ct el/o fia^ e fuafiattez-- za a* Perche cosi detto . Di quante^ fiortefienetrouì. /fai Ballar ina bianca e nera ^ efiuafiaUez-' za . fi^ d» Ballarina Verde e Gialla » e fua/at^ te zza . Deue fiìin fblite filare « Di- che v mino . In ohe tetnpG Jivedtno Come cantino . Doue couino.Di che tempo gli fi tenda . Fatte in poluere à chejeruim * ^^anioviuino * fd^ Barbagìanni^vsdi Gufò f 5 ri Amaranto di tre colori^ perche venga B^ccaccia/l medefiìmo che Pizzarda detto herba del Pappagallo', fi» ^ ^ Acceggia • fi,^ Amrukto della Bubbola per ficurezza ' defigli, fi. 16 Am ufito contro/ mal Caduco de fan^ ctuìlì . fi»77 AnzoyFortQ antico de Romanìabon-- dante di Colombelle , fin Argonauti trajportaiori Fagiani » J'A9 Armatura della Ragna qual /inten- da • 3/^ /^ 6 ^ Braciere fa Bragiere^à Roma intendefi il Ci fio lotto ^ co fi' detto dal color del petto i che ritira 'alla 'Brada . V ed i Gifiu fitto. Beccafico Canapino efua fidiiszzaCPer che fi C aneti aro la , Doue fac- tna ^ jfi che luogo coiti . Come fiac- ri ad nido . Nidiace come ialieui, Suo canto qualfia ^ Mafìhio in che fi di/fere ntd dada Femmina, Ri^ Ai S t!-?f 'i ... ÌNDICE. /guardo da hxuerji nella muta delie psmf7e * vìua , 'ìBeeeaJìeo ordinario^ e fila figura . f.d. Bere d gl' Fccelit dì Nido mentre al- leuano , come fi dia • fi i Bìeta-.efuo fugo come svfi dar àgi Ve celli. /7 5 ^BofihétfQ da pigliar T ordidoue fi de- tia fare . Di chef&rma^ e di che pian te. Co77'ieJi deua riguardare • Di che tempo vi fi tenda * f BotaeciuoiiiChe vengon à glOcchi di^ grVccellìiCQme figliar tjchino . /.75 Bsuarìna fpetie dt ‘Ballarina , eper^ che cosi detta , /47 Bouarìna tn che fi a d'sffirente dallcL^ Badar ina , Sua Caccia fin quanto duri . f-7 9 V»* Bubbola , e [uafattezza . Doue (i ira » uì . Di che vtua. Dotte couì . Come voli . Differenza dal Mafchjo alia femmina . Come fi mantenga . Per- che fia tenuta cattiua da mangiare , Spiani Q v'ma , Vanità dìuerfie delle proprietà occulte di quefi V ccello ferine dagl' Arabi . / 3 6. 'èuho il ìnedejlmo che Gufo. f 5^* B utrio Rete da pigliar Stagne ./ 57* C C Accia di Beccaccie quando comm ci. /5 2.. Calandra Jpetie di Lodolapefuafattez- za donde venga cojl detla^Doue co - ui . Il mafchìo i che fi conofta^ come canti .Nidiace come s^aikui . Bsfi care cela come s^ageuoh . §lual fii à propofito per catare che versHmpari Comefipigfii . guanto 'vìua . j, 30. Calandrino Jpetk di 'Loàola.che V cceL lo fi a e/uafattezza-Douefiia per or dìnatto co7ns esulti in che modù s al- leai. ‘guanto vìua , / ^7. CaktnaccÌQ a che V ccelli fi deua dare f a ^ 76.^ Cariar io» efua fattezza. Fcrchejla così detto Ddnde venga» Dif[ere?ìza irà ejjo el Verzellino e la Pecora» Il mafchìo à che fi conofea. Dì che cofa gii fi dia a mangiare . Come s alkt- ti à cantare . Di che fi a /olito patire quanto vìua. fi 7 Qanarij deirElba, e loro fattezza. Dif ferenze tra ejji , s quei delle Cana- rie. f.d. Canejtro. da pigliar P afiere eomsjta fatto 5 e come s* adoperi . 35 Cane da fermo qual l'intenda. 1 buoni donde venghino. Loro Jegndli Pur- ga fio Ut a farfegli manzi '/ mettergli in Caccia. Perche fi deua riguarda- re dalia guazza .Perche s'vfi cqvl^ efib corntneiar la Caccia fiotto vento. Per quali luoghi fi deua Cacciare • Che Rete à quefià Caccia svfi. Co- me fi chiami . Come fi tiri . f5i Canìs V ejìigat or . Sagax. Odorus. In- dagator , nomi vfait per fignìficare il Can da fermo ^ e Bracco à Rete . f. 51 Canto dagl Vccelli fi lafcia nella mu- ta delle penne . fl^ Capello, è lijìefio che Pauoncella 2 1 Capineray e Jua fattezza . Quando co- ui^ Doue,»e quante volte l'anno. Ni- do d'ejfa di che fa fatto . Per carda- re qual fi tenga più à propofito. Ni- diace , che verji impari . La Bofica- veccia come figouerni . Somiglian- za tra Pocchiù cottOiC detta Captile- ra . Segni à che fi dìfjerenttam . guanto vìua. ffi Cartamo 5 che Semefia j à che V ccelH " fer 14 a. - /-4 Carde ilo , efua fattezza . Majchio d che fi cònofea, Doue couìiC di che td- pù . Per cantare di che cQuataft de^- ua pigliare y e con che auuertenze . Cerne s'dleuì.Che verfipofia impa- rare. Dì che pati fchi. vìul» f o C africa che ccello pafèjua f&Uczza Di quante forte f e ns rìtroiit. Doue fsijno . Loro proprietà di contrafar più Vcccl/i . Loronaturay e rapaci-- tà . Doue cGuìno . Come fi piglino . 'Come s'alleuino in gufa di Sparute- ri pianto vìutno . f 4^ Cafiruii^ ^akmhina qual s intenda f\d Chalandra nome laitno I ili fio che hn- INDICE. landra,. Chìufa di §l^aglie come fi face ta,f 5 8 Qhìufa cceili à che fine fi faccia-^Di che tempo fi cominci . In che luogo fi deuafare^Con che riguardo. Come fi dia mangiar à gl V cceili , chefir no in ejfia , eccome fineUim l Cernii s impedì fica che non cantino . Quan- do finìjia . Con che auuertenza fi deuin cauar ài eJJ a . Purga che nel principio iC fine d\fia fi deue fare.jo Chioris il msdefim 7 che Verdone, f. 1 6 Ciechità neglV cceili da che fusceda, e rome vi fi ripari, l ^ fjS Cifolotto che V ceello fia > e l'uà fatte za . Perche venga così detto . A che fi cónefcail Majehio. Equiuoco tra qmHQ % il Pettìrojjh nel nome lati^ no . TDoue fia /olito Bare . Di che fi pafea. Come danneggi i frutti . Co- me s'alleui^ò' agemìiSua docilità^ Singolarità della femmina di que- ll a fpetie . Come fi pìgli , guanto viua, Cincimpotóla il mede fimo che Spernuz zola, fzS Cipro copio fio di Pernici addomefiìca- ' te, ffiS Cirlus il ìmàefimo chj Uuolo . 5 o Ciuetta y e caccia che con ejfafi fa come Ha , In che luoghi fia /olita Bare . Ciucile dì montagna in che fiìno dìf ferenti dall altre . Di che fi pafea ^ Sluando cGui . Come ialleuì. D.z^ che V cceili venghì notata , In ebi^ forte di caccie s\'idQperi , pianto' viua, f,$S C Qccothraufles lifiefio che Frofonz^ . . . , 37 Qodtnzìnzola à Roma lìntede la Bai • larìna , fd. Co dirizzo gonfiato come fi curi, f, 75 Qodirofio che V c cello fia j e di quante forti, f^j Qodirofio maggiore ^efi'ua faitezza . Codirojfo mìnoreyefua fatUzza, Dotte Jìino , Di che tempo fi trouino , Co- me cantino , Dotte conino , Di che fi paj chino , N ideaci come s fikmno , ^Differenza tra V Bofcareccìo ? ér il ISLuiìace nel cantare « ^)ual de due riejca migliore . ^fganto vìuìnofd. Coho ahondante dt Fagiani « fi 9 Colùmb accio di che fattezze Jla , Dotte faccia Jn che luoghi coui,Di che fi pa fica , Come si pigii-^^tando fia grafi fio^pédto viua, Perche sia fiato dagl Antichi dedicato à Froferpiria,f, 5 4 Colombacci cigliati à cheferuino, f d, Colombella^e Jua f altezza, Doue fi tra ut , Come fi pìgli , Pi'opnetàfegna^ lata delle pietre de lor venìrìgh fi d. Colombo fan aro il mede fimo che Co- lombaccio . fd. Colombo domsBico , ò Qafareccìo dedi aito à V e nere , e perche , f* 5 ^ Collurio nome latino dslìaCaflrica,-^ i Confutato dt I ortore gioueuoltfflmo alle jcorrenze , /^34 Qoraccas IHìeifi} che Qutta ^ ò Cornac- chia dal becco ro fio, 3 5 Cornac ubici minore il medefimo cbi^ fi^ Cuttc C-Ù *! Cornacchie j^jn? fi pìglìn col Gufofg 6 Cotugnicì uQue fascino , Come cQuinOy e con qumVvuoua. hi CandtaySciOy e C ipro come sdgemlim « Cremoneje ahondante di Fortore fig 4 Cuce uh) -i ckeV cccllo fia fu a fiattez- ZI , D onde, venga cq/i detto , Don e fi veda y, c di che tempo . Doue CQUt , nidi tee tenuto buono da mangiare Il fuo volo conce (la , Perche venga perjKg iitato da qfV cceili , Di che vmaQome s alleui. Con che fi piglia e quanto campi, in che JenJòtal voi- ta fi pigli il dir Cuculo , / 3 8 Cuc uhi R et) da pigi iar S tarne, 7 Culi cìliga titolo-delia Ballarinafiei^i Cuor delPV ccel Pefeatore a che v/o fe^ gnalato fi fec ehi , fi? Catta dal becco rolo , e fua fattezza , Jìi ma fi per la beli ezga , fi Catte colile fi piglin col Gufo • f,^6 D DEbolezga d i/iomàco per diffetto di calore come s aiuti con pelle a' V cetili, fSi A 7^ De fi INDICE. Decotto per Varrocammìo degìVccel E ELlehoro Manco , come s'adoperi in diuerfe infirmità c celila /.75 Emb$rizzaiilmede(tmo che Strìlhz^ zo • ^ ^ Enfiati di tejìa a gl' ve celli come fi gua rijchino» Jlyj EritbacuS}è il rnedejlmo cheFcttìroJdo* fl6 Erpicatolo forte di Rete.vedi fìr afeino» F FAgiano che V cesilo sia^e fuafattez za - D'onde venga cosi detto . Da che tempo è venuto infima, Pattez- ze della femmina » F agi ani bianchi dfonde venghino » Gì ordinari] in .j> che paefe faccino • In che luoghi per lo più fi rìtrouìno . Doue cottino . ^Qfne faccinoì nido , e qualità dz^ JùevuGua . Come si faccin couar da Galline» Come salkuino i Faglanot ti» Loro mangiare in Campagna. Co me sHngrajfino » Di che patìfchìno,^ e come vi fi rimedi] , Come fi piglino » Qualità della Tua carne » fua cottu» ra efquifita frìtta dal Giouio» io viuino . 77 Falcbetti come fi piglino • i Falciatori nella Campagna di Ramar irouan quantità dvuoua di Fagìa - ni » f77 Fanello Ordinario e fua fatiezza. Ma fchìo che fi conofea^^D’ onde Pro- ceddl vederfene col Petto rofih . Come canti» Come sageuGli » Di che patìfea - ^luanto Vìua » f ^ % F anello delì A qmla ò della Marca , e loro fatte zza • Perche jianplùììì'^ matì de gì altri , PI on s ingabbiano ■fe non Nidiaci. Ma/ch io a che fi co-- nofea » ìmparan vsrfi infegnati » Come gli sinfegni . Auuercenzci^^ nel dargli mangiare » Doue coumo « Di che paufehino » Come fi curino » §luantQ viuino . /'S ^ 45 Ttcondtià ad Fagiano « f77 Ferri con che s'accieean gìVe celli pije la Qhiufa com'hahbìn a efiere * f 71 Fior Fiorello à che effetto fi dia al Pet tirofiò. fi6 F rancolino cheVccello Jia.^e fisa fattsz ga » Perche venga cosi detto » In che Faefi facQÌa»Come s ingraffl.Efquifi tezza di [ua carne »■ Per chi Jìa à prò pofito .T enendofene ne'Serhatoijy che auuertenze ci vadino»SuQ mangiar che coj zfìa.^luanto viua » fì ì* FrafeàtOiè modo d'F ccellar conejfo.eo mefia » E il me de fimo che tender col Paretaio, Auuertenze che intorno à efio vanno » f»s 3 F ringusllo^e fua fattezzaAl Majchto à che (ì conofea . Doue coui » Cóme s'alleni » In che maniera s'agemli » Come fi filmi al cdtare»Darriuofuo quando fia» Ferche fi metta in Chiù fa, Perche fe ne tenga dagiVccella- tori gran quantità. Che cofa mangi» Che mal paUjHi^^wantQ viua» flt Frìnguil Montanino^ efuafattezza» Perche fia co fi detto , Doue faccia • il mafebio a che fi conofia > Quando venga» Dì che tempo fi pìgli » Suo verfo à che rafhmigli , Di che pati- fca » Sluanio viua . f»3^ Frofone che Vcceilo fìa^efua fattezga. Doue fia /olito ftare^ Doue coui» Di che fi pafea . Come fi pigli » Perche non fe ne deua tener nslìV c celliere» èìuanto viua » - fu Yr ugnuG lo ^ -6 tiU ciacche con effo fi me fia Con ejfo à che sV ccclh Doue in che tempo . Bade [ir a da Fru - gnuolo comb abbia a efievee^R.amata per tl^rugnuGÌo comsfia.,ify à ch^^ ferua^Qhe Fece Ili in quefia caccia fi piglino . .Riguardo che fi deus hauer daìvento- Lanternone detto Prugna h per ve ce II are iC fua fatte zza.]» 6 6 Fuoco m che cajo fi dia àgìF ccelìi»7$ G - f \ G Abbia con Paniuzze attorno a Oc Vccfikiti /adoperi • / 2-8 Gab'- ( INDICE. Gabbia quando fi deua ìm art are ò fa* fòiar di carta i e che effetto ne Je* gua . /4 Gabbia fcarkatoia è fua fatezza* celli che con effa fi pigluma,f$,e- 2 S. Gabbi a Tonda con paniuzze, da p;- gl tare Petti rofìi come sta. " f 1 6 Gabbia da Rttfjiamt per V cceìiar d Storni some babbi à ejjsre ^ f\9 Gabbia da Reattìno. ò fia Re di Siepe Come babbi afferei f6 Gabbie con la parte di fopra foderata dì tela yà che effetto fffaccino. /; j o Gabbie d$ Richiami dous fi pongh ino, f.67 Gabbioncino per vccellar allo flramaz zo come fiaiC- à che ferua • f$ 9 Gabbioncino con ptà Vccellettufmtra mezz/ì e Qiuetta inuentato in difet^ to de richiami . f5ì* Gallinacciadl medejìmo che Beccaccia ' ò Pi zzar da . . . . Gavrulus , ò Garrus 5 il mdejtmo che Ghiandaia . Gatto V fato in mancanza di Gufo f ^6 G azzera che vece Ilo Ra , fìS Gazza fparuierayilmedejmo che Ca* Jìrka , f^ I Gazzerotti fiilhtì à che giouino, fs ') Ghiandaia e fusfatezza. Perche ven-- ga cofi detta . Da gt Oltramontani perche fi chiami Gayo . Farti in effa rlguardeuQpu II majsbìo à cheTt co* nojcaydoue pa /olita (ìare,doue couié Di che faccia il nido . come s'alk^ ui^^Suo mangiar qual Jla , Per farla imparar che auuerteza vi vada.fua docìlitày e a che fi conofca^ffProprie* ta e natura fua di rubbare * Di che tempo muti le penne . Come fi pigli. Di che patifca,§ltianto vìua, fi $ Gorbia e Cbiauarday ferri del Fare* iato , fój Gotta negli vece Ili come fi euri, \fffS Graccculus $ il medepmo che Cornac* chia. fi$ Granato contrario alla Merla, f^9 Graffe zza fouerchìa del Rufgnuolo come fi rimediì l f % Gmulo d Gbiouavo^iì medefimo i che Merops, f^i Gua^a contraria a'Cani da fermo , e perche . S i Gufo e fuafatteza, Doue pa [olito fia* re , Doue coni. Che cofa mangi. Come ivccelli con effo , Che vccelU fi piglino. Come con effo si faccia la caccia del Nibbio ^ f$6 H HErha del Pappagallo dicesì da Fiamminghi [Ammaranto di tre colori % fi.c{. Hifioria marautglìofa ferina daBlia* m d'vna Bubbola, fi6 INfermità de gP vece Ili diuerfe feioè Pofisme ò enfiati di tefia^Bottacciuo lì de giacchi, Ciechitàì V Icer ette del palato , Mal caduco, Arroc amento • Afma , Strettezza di petto , Tisico* Malfottìk. Stitichezza^ Ffcita * Coderigzo, Rottura di Gambe» Ari- dura , Gotta , Pidocchini . [7% Infermità fudette come sì guarìf chino* JfpidaPdjieffo che vccel Pefeatore-fs 9. \ LAncìatoìa^e modo dì cacciar con ef faXlome sia fatta la Rete che in que fi a cascia s^ adopera, Perche v^ga cosi detta, Gt-vccldlatorì di Lanciatoia Di che vadino prouuifìi.Di che tem po si comìnci •> eper quaì luoghi si vadì, f^S Lanius minor Jl medesìmoyche Goffri* ca, - /I41 Latte di feme di Mellone quando sì dia a gl vccel lì, fjó Lecora mmeSìeiltano del Lutar ino, ve di Lusonno ? fij A 3 Lìsus INDICE. Lteue ndhvceelldTyche cofaììntmdìnù e come si deuin dare . /1 4 3 Ligurinusyil medesimo che Lue arino* Linarhy il medesimo che V anello . Lo dola mme generÌ50*Qosì ajloluta^- mente detto . per che vccello s'inten- da, fl^ Loàola nefìrale^ e fua fatezza • Doue couii^ in che tempo . Di che faceia il nido * Auuertenza nel voler alle- uarne . Mafchio a che si ccnojca . Bfquisitezza delfuo canto * Ojier- uatione del Jmvolare • come si piglia € in che tempo . guanto viua ^ a Loàola T ottomila e fua fatezza» Doue si troni . Qome fasciai nidore doue sia follia couare . Come s* alleni- Come si gouerni l li Mafchio come siconofca. La Bofc aree eia comesi pigli» Qome canti . ^antovina» /27 Lodola di Prato ò sia Calandrino» ve- di Calandrino • Lodola Cappelluta e fila fatte zza .Per-' che sia detta Cappelluta* Il mafchio a che si conojca . Ojferuatione circa il fuo volare . Doue sia follia Jìarcm Di cheviua.Doue^e come coni. Ni- diace come s' allenì . Proprietà del- ia fua carne contro a dolori eoli- ci • In che modo si pigli . §ìuanto tempo vtua . /• U Lodola maggioredntendesi la Calan- dra • flQ Lucarino e fua fattezzaHn che sia dif ferente dal V erzellino * Come si di- Bingudl Mafhio dalla femmina Jl Giouane dal Vecchio» Il prefo di frefeo dall ingabbiato lungo tempo • ny onde venga . Ogni quanto tempo» Juo canto qual sia. Qht versi impa- ri . Sua agemlegza • Comete di che tempo si pigli . Silo volare» In cam^ fogna che cofa mangt^ Ingabbia co^ me si gouerni . §iumtQ vtua» /. 1 7 M Ti yT Aelìru%ze della Ragnayche cofa xVl siino» fói Magre^a del pet4o negl* ve ce IH con P apparenza di vencyche coja signifi- ca» /75 Male aduco ne glvccellìicome si medi- chi» 75 Mal d'occhi ne gf ve ce IH^corne sigtia-> rifea. /75 Mal fotti leHl medesimo che Tisico ne glvtceUìy da che proceda • c cerne si guarijca» fdj 5 Melogranato contrario alla Merla » Mengrelia paefe natiuo de Fagiani » Merla e fua fatezza * Dme sia foltta Jìare»jM afehio a che si. conoJca.Oltre alle di color nero ordinario dt che al trofe ne troni » Quando couìno Puuoua loro a che si conofchinoycome cdtinoydi che si cibmQ.Nidiaci come i* alleuino» Come si piglino » ^juanto vìuìno» fi^ Meri Acquaroloydicesi in Lombardia . Vvccel Pefeatore» fs^ Monachino dicesi in Tofeana il Qifo- lotto» /.40 Motacilla il medesimo che B allarma . Muta di penne di che tempo fe guano gli vece Ili* Che auuertmze vi vadi- no per aiutargli» /, 7 2 -iV NBrbettiyBachhò attrauerf amento d'altra cofa mangìatiua in gola de gPV cceil t^che causi. /• 7 6 N ibbio come si pigli » f^z Q ODor di Cornino dato à t femi con che s'adef candiva e ih tanto pm gl" allena» 55 Ortolano che vccello sia efuafaitez- za » Differenza tra"l Majchw e la femmina . Jn che paesi faccia . Sua grandezza . Come si tenga ne /erba- toi . Amertenze circa qui IH C : '"io ( INDICE. iOVÌua. Ojjimele in che casi si deua dar agfve^ celli , /«7Ó P PAlpìtatlonefirmf dinaria ne ghvc celli di che mal sia inditio . fijó Palato vìceratQ a gPv ocelli come sigua rifea. ^ /■*75 Palumhellao Pahimhus minora Urne-- desimOyche Palombella» Palumbus mmor ò T orquatuSì l"ifìejf§ che Colombaccio • f*9 P antiera^Rete da pigliar Homi * fA9 Pancia gonfia ne gbvccelli che malata gutfea . Pantiereda pigliar Lodole come s usi- no • fi^o Pane grattato a che ve etili si dia fi? S Pantiere Reti da pigliar Colombelle. fi. , 54 Pantiere da pigliar Beccacie vfate in Francia . f»6o Paniayìl medefimo^chevìfchìo . Di che fi faccia. Per metterla in opera con che s accompagni . fi.7ì*&79 Pania Domajehina d'onde venga . Di che fi crede jatia . *jl che fi conqfca\ . In che tempo ferua» ^luantoduri. C he cofa fi venda . f, d. Pania far sana d'onde venga, di quante forti sia, A che si conoJcaAn che tem po si aaoperhquanto si venda . fd» Pania Spagnuola a che fi conofiatDoue s aàoper inquanto vaglia fd» Pappagallo che vccello siaefuoì titoli, V arietà che d*effì si rìtroua -, Noti- tìa hautafene dagl' Antichi , D'on- de venifien i primi in Europa , e di che tempo. D'onde venghino hoggidi» fattezze diuerje di P appagali t A^ua li syn i più rari, Singolarità delPap paga Ilo , §luali sfa ipm docili, C0- megh s'inJegnìAl becco come gli s' ac comodi, Uh e coja mangino ^ Di chi^ poijin patire , E come ss riguardino , Che cofa gr al letti al parlare , fi} Pappagallo bsanco dei Serenìfjimo S, Duca di Sauoia rarijjimo . . f dst» Parus maìorftl medesimo ^ che Speffmz zola maggiore . 2 8 Parus Qarulusfipetie di fpernuzzola , f detto. Paruus caudatusfpetìe di Spernuzzo - la detta à Roma Potazzìna, fd. Par US filuefirisfpetie pur di fpernuz- zola • fd, Parujfolayp avola lombardafignifica il medefimOfche Spernuzzola . fiB P afiera folitaria che vccello fia e fua^ fatte zza. Differenza tra'l Mafehio 9 e la Femmina, Doue sia foUta Hares Doue coni, §luando canti, la nidiace come s'alleui . La Bofcareccia come fi pigli % e gouerni , Douefia infima . ^anto viua • fit, P afiera Montanina^ e fu a fattegzcL^ • Perche cofi detta. Il Mafehio a che fi cono fica , Di che viua . come si pigli. ^ ardo campì. f\^ P afferà Mattugia » che vccello fia , fua fattezza , Perche cofi detta, SDo- ue Jìafolìta fiareln che luogo faccia l ^ Nido , Di che mangi .Come fi pigli, ^ual fia il fuo canto, ^anto viua . f 46 Pafier fiultusftl medefimo , che pajfera Mattugia , fd. Pafi era mjìrale^ e fua fattezza . ^42, V afiera Qafareccia qual fia . fd, Pajfera C ampagnuola qual fia , e doue fisa. Accortezza di eJfe.Com e fi pigli- no , Per mangiare eguali Jeruino . Perche [fino poco prezzate . ^luanto vtuino , A che fi eonojcbim le gìoua- ni , Perche confi crate d F e ner e, fd. Pafi a da ru/ignuoli come fi faccia * f^ Dal Aldrou andò come fi def crina . fl%.QQme fi confimi^ ^ e Rendo ri- fereSf, arns fi rinuenza . fd, P afa da vccelljtra come fia . fd. Paf’'ttaió c^omefiico à di villa come fi,-i , Doue fi faccia Qon che r iguardo^Di che <, rtà Che Piantate vi vadi- no. e a che jw e . Gabbie de recbiami d'ejjo àoue fi pongbino , Reti che vi s^'v/mOiC loro parti . Bojcbetto è fra» fiato ìndi c e. Jcatd pQr il medefimo^dl che si faccia, e doue vadi piantatoci Qappannelh per rijìejioiìn che forma babbia d ef fere^ fój Paretaio per pigliar Colombacci in eh? tempo sv sin f'\% Fauomella che eccello Jla,e fua fattez- za.Dous fiafolita fìareiDi che viua,. Quando fi troni d branchi, e quando fola* Che ver/o faccianMejfa mgìar^ dini àebe feruan Come fia firn at a per mangiare. Sua caccia quando co-- mincii e quanto durLChe Reti dado- prino . Che zimbelli* Il fm verfo eO ’ ?ne fi contr afa? GÌa.S ornigli apiza di e fi fa €&l Pìuìers . f%x Felle d'vecelii à cbepofjìn Ceruire , Co- me s'acconcino . 'Di che tempo fi dim . um pigliare» Compofitione che fems loro di concia . S ® Penne d'vscdlì di che vfo sym apprefi Jo à gì indiani » fd. Pernice dì quante forti fi a,, Douefiafo^ lìté tiare ^ Quando coui, e doue» Qo<- tm faccia il md^»Proprktàfue diuer fe . Di chevìm» Come fi pigli» io campi » fls 7 Pernici bianche doue fi tmuim, fd, Pedipc runica il msdefimo Beccaccia ò Qallìnaecìa » /» T ^ Perdite ììufa^ò maior, il rmdefirm che coturnice, pd. Perdite minor 0 uefo E-xtefna, il mede- fimo che S tèrna . f57 Perrochetto che vece Ilo fia}? faa fatte za» D'onde venga c^ faccia» Majsbks à che fi comfihu Che fisrjbJiafifuQp Che sofà mangi toviua» /*a4 Peitìrofio^ € faa faìfezzA » Differenza trdl Majìbw , e la femfnma , Doue coniati Di che faccia' i nido , Per alle- tsark che auuertcnza deue b one- re XJon che fi gQuernt » Che cofagìom à mantenerlo fme^Vefiate doue fi ri - tir improprietà faadi Hon comportar compagni mi medefiino luogo, A che vccelk fia amteo , e mmico , Di che male patifea , Come si pigli . §luanto viua.^ fiék Phabes, il medesimo che Colombella »f» S4 Pbastanmfil medefimo^ehe fagiano, f. 49^ Pica Glm-daviadl medesimo che Qhim dai a • j ^ Pica varia, il medesimo che Gazzera » /• , detto Pioggie di Maggio e anfano penuria £ vccdli » f^s ' Piombtmdl msdssnm che vscel Pefea- tare è di S. M a -^ia # fag Pidocchini , come si tolga , che noru^ moUJìmo gì vece Ili» • fy^ Piccione da Gbj-anda^vedi colombaccio, Pizzarda,che vccelk sia -^ e/uafattez- za.Qome venga prezzata a tatìoìa , Doue iìia^diebe vlua, come si piglia come s'mgmfi , 4 Pluutahs, e il medesimo che Piuiere, Pofleme dì tefta à gli mcellì come si guarìfehino » fj6 Pyrrula^ e il msdeshng che Qifaloit§» fi ^ 40 Q Vaglia efuafaUegza»Suo paffag fio quando ffi a »Doùe fììa» Di che ^ stpafea» Perche mangi ì ellebo- ro, Come slngra ffì. Come sì pigli ÌDi che tempo, e doue. Che rete vi s'ado- prmQ,Come sì fiimoli alcantare», V uQua e gfojjò fm è che fsruìno « ^lualìtà della fua carne» A che mal si($ fot topo fìa, viua . j S faglie dt Cbiu/à che cqfa s'int endino faide ito» R Agmia è veeellar con la ragna fii . ^ ^hi si creda imeni ione . Doue si dem piantare , Il Bofeo £?Jfa di che grandezza deua ejjere » Di quanti andari dCome fi deua alkuur . Che qualità deuim hauere U piante » che vi s'hanno à porre, e di eh e far te hab b in àifiere , Che auuertenze s'bab-* hin à hauere per alkttaruì , ^ •' man- ( INDICE- manteneruìpmgVVcceUì, Che Re'- te vi s* adoperi . Cerche quella venga deita Ragna. Farti dlejfa MeteXi.ome ji àìfienda^ Di che tempo fi Ragni . Qome fi /cacci •Differenza dallo fcac dare di T ordì d quello de Beecafi- chì.Con che artificio Jìmantenghino baffi gl' vece Ili nella Ragnata • Fer^ che vi s'adoperi il /ordino^ ò il Fal^ chetto fi 6ì,€ 6t, Ragazzola > il mèdeffmo che Cajìrì- ca • f» 4 ^ • Reattino e fua fattezga , Dì quanta^ forti fia. Doue sia foUto fi are. Suo canto. Di che tempo. Quando couiy e doue $ al lem. Differenza tra'l MaJ eh io e la femmina. Di che viuain^ Qampagna.Qome ftpìgluSua dome- fiichezza.^antoviua. fé. Re di fiepe ò di Macchia, qual (la f 9» Regai ielus ò Reguìm crtjtatus ^ fono il me de fimo che fior Rancio . f. 9. Vietino da pigliar lìufignuoli è Juafor^ ma . f 4* Rete da pigliar Spariueri^e Falcbetti qualfìa. / 52-. Reti meniouate nella prefenfopero-^. Retino. Rete da Storni. Rete di Pauoncelle / 2, i • Dìluuto. f ^2.SÉrafcino . f 5 Ae/cato. f s$ Ruirio. Cuculo f d. Tramaglio. f57» Aefeato con vna fol Rete. f 5 9^ Fan itera f 60. Ragna f 6 1 .Lancia-' tota fi 65. Far età IO - f 07. Rottura dt Gambe tìe gf'Sl c ce Ili con._^ che auuertenza ft curi . 75» Ruhecula il medefmo che Fettiroffb fi 1 61 Ruhuilla 9 il medefimo cbeCifololto . fi 40-" Rufignuolo^fiia fattezza qualfia^. Filmo logia del Juo nome co fi latino come volgare.. In che luoghi Sia, Do uè cQui . § dt che fuefì. Di che faccia l ■ntào. Di qual cercata fi deua pigliar per alleuare, F erebe riejshìn meglio i nìontagniuoli di que de-p- tanice ino ghi humtét. C.on cbegegolot,}e auuer^- te n‘^ftgQmm ìno^ qlkuamione. A f leuatì che fono coirne fi mafAenghino^ Come tra effl fi conofedl Mafebio dalla Femmina . Se cantino gito i Nidiaci de Bojeareeci . Tra.^ quejti come fi conqfcaH mafehia,. Il prefo di frefeo come fi deua gouer» nareJn Campagna di che viuino. Il buono del lor cantare quando De Boje aree ci quali syno àpropofito per ingabbiar e. Di che syno foliti pa tire. Come si rimedy. Sua ageuoiez za . In che fìima sian fiati apprejfo a gf Antichi. Sluanto viuino f i.e% Rusignuolo a che si eonofea dai Codi-- roffo vfcttQ di frefeo dal nido ® fi i SA luatìchezza del Fagiano» fj j- Salus il medesimo che F anello, Sangue di Tortora ^ e fua proprietà • Saffello^nomeHelT or do piu pìccolo del-» f altre fpetie * e chefuolvenirneìh f corto del lor pa faggio . f 2^ Safi avolo di medesimo che Colombella ? Q Palombella. ^ f Smlìgst-Q dilla vita. deìhPaJS.re , che opinione tinga. jf\4» Scolapx il medesimo che Beccaccia % ò Fszzarda. fi^% Seme di Camlì^e Rape dato alFaneMi^. /•4^ SemeJimtiOie vìetOi ebe danno Jaccia à gl'V € celli, fj6 Seme di Mellone daffi à gPV cesi le Ufi e perche, fi?^' Serbatoio da Ortolani r -e per altfSfc- cellhcorri babhtaàeffere , e con che auuertenze » f i %■ Smerìgfo ^ e caccia, che con effo si fa p di Lodole col .laccio » e f,6o _ S par uteri come sì piglino « fi f 7, Spezzanocc suoli ìl medssmìo -dibe Jone ^ f py Sperrmzzola.cbe Vccd.io / staffi '■> tezzcid}i quale forti fc ne ir Do ue si(iJolitaJiare. Dome mu . I N D I C E. le per Vcceilar sìa meglio da in- gabbiare . come si pigli . Di che vi* ‘ uà alla campagna • Midìage come s' ai lem* j^2 8 Stitichezza ne gtY ccelli come sì gua- fife a . ^^73 Storno e fua fattegza . llMafcbìo in che sia differente dalla femmina^ * UDoue sia /olito Jìare . Doue coni , e quante volte l Anno In^entìone de vasi per far che ci conino . Di che viuino\. Come volino . Con chta arie fchermifihìno dal Falchetta • Nidiaci imparano molti versi. Lo- ro iomsjììihezza. Con che Jì deui- no gouernare « §luanto^ viuino • f* ^ S Stornelli di Nido a che sì conofchìno • / d* Storno dì p affo di che tempo si pigìi* / ... , A Storni nojìralì quando sVccellì* / . . Storni come si piglino col /pago inni- fchìato legato a vn altro Storno • fi ^ d. Storno pericolofoper il pafeersì di Ci- cuta* y,x5 S tragaz zina il medesimo che C affrica, /• 4X Strffhim Rete da Quaglie ^ e Stame come s'adoperi . /^i Strafeìno maggiore j ò sia Stra/cmac- do come s'adoperi . f.d* Strettezza di petto ne gPVceelli da che venga caufata ^ e come fi guarife^^ fi\ . Strillozzo cheVcceilo sia , e fua fai • tezza . Che coffa mangi, Doue couÌ, come si pigli « §lual stài Juo canto • Strmaganga dei fu® he'cco^ ^lumto viuay Siiéfìot nome ^olognefe del Cifohtto •t' : . . Syluia il medeffmo che Fettìroffoff, 16 Tifico ne gPVc celli à che fi conoffea^ e come fi guarì fc a* ffly 4 Tordo di quante forti sia e fua fattez- za* /,> Tordo "Bottaccio^ quale s'inìendei^ * t- . . - ^ T ardo Saffclh a ebe si conofea quan do compar ifea , f.9 Tordo V tfcaÌQ qual sia -, e perche venga cosi detto, Tordo noffìr ale qual sia * Doue flìaffe- condo li tempo. Come s' al leuìAn che sia differente della femmina come ffacci tl nido * Perche diuerfe annate fe ne veda pochi * Come si piglim * f ' .25 T ordelìa che vccello sia * fi9 Tortora che Vccello sia^ e di quante forti, /.3 4. T or torà no (Ir ah e fua f attizza f 9* Tortora bianca qual sui , f 9* Tortora Turchefea il medesimo che T or torà bianca * Tortora Indiana > fatUzza * f - 5, Tortora in che paef faccia* VEffatedo ue sì ritirile cosi t ìruerno 'E V ccel lo di p off aggio * Perche non si riaco pagnijcompagnata che è vna volta' Doue cGui , Le bianche d^onde ven- ghim * Loro domefiichezza . Le no* frali come si piglino , Di che tempo si facci la ior Caccia > e quanto' du- ri,Come s’’ingraffino*Prcprietà del- la loro carne » guanto viuino • •• fi H Tramaglio » Rete da pigliar Starne , fi Tunisi # abonda^te di Francolini . /; 33 V arine Uus e fifeffò che Pauoncella fi ^ Ve- i I N D I C E. Vece Ilare dkesi in Tofcana il Bofchet. io da Tordi» V ccelUr al Bofcbittei vedi Bofcbet- to » V ceelìar alt AìqIo^ ò alt Aefcato come intenda • Che auuertenze vi vadi- no * quando comincL ^«5 5 • V Ci eli ar aifrafcato^ che cojasyf e come si faccia. Doue si tenda e à che forte dV cccllì» V ccdlar alt Aefcato cok vna fola Rete come s'intenda . Doue si deua far la tefa.Cbe Rete vi sddoperi . Che auuertenze ci vadìm circa aejlet e la perfòna che vi dette V cc eli are » /; 54 V c celiar allo fra-mazzo che cofa sia^ c COÌTI e s'intenda . Che Yccelli vi si pigi ino • f 9» V cceiiar con le pantkre come s'inten- da» Che Pati s'adoprino. In che tem- po si comincia e dcjùe • f, 6o» Vccellar con la Ragna come sdntenda vedi R tignai a • Vceellar con la Ciuettacome s intenda Di che tempo si comìnche in che luo . go, la Ciuetta come deua efer am- mae tirata . Fan ioni e ver goni che vi s'adoprano i che cofa sfno. Fa* niuzze doue sì deuìn porre» Che V c- celli vi si piglino» Vccellar con la Lanciatoia come s in- tenda , vedi la'fìcìatoìa» Vccellar xol Frugnuolo » V e di Fru- gnuoio » fi 1 5 V cceiiar a Tordi alla ^fuercta comi^ sia . fò'^ Vccellar a Storni in che modo si deua » 't' , V ccslfar a Storni al Gpiazzo come sin tenda , ' fd» V ccelh Coinè si mettìn in Qhiufa. vedi Qhiufa , V ccelii che si dsmn metter in Chiufa di che tempo deuon effer presiiC a che auezzi » flyi V ccelii di Nido in quanto tempo ca'm-. hp no le penne F )f7^ V ccelii da canto come si f molino a quello m ' f72, V ccel Fefiaior qual s'intenda ^ efua fattezga », Perche detto da alcuni V ccel Santa Maria > ò della Ma^ donna! Doue si troni » Di cbeviua» Doue coni » Come voli » Come si pi- gìi » Che ver fa faccia , Seccato a che Jerua» Proprietà fegnalata delfuo Quofe . Se sìa vero che morto ^ e fec- caia muti ognanno le penne » ^uan 10 vìua , fF9 Ventrigli di Tordi a chi spn'gìoue- mli f,i^ Verdone chevceello sia^e fua fattez'tsap Perche sta cosi detto » Diffirenza^ trai Mafchio^e la Femmina » Doue coni » come s addome Pii chi » come si pigliiÒ' in che tempo » Di che si pa- Jca , Fluanto viUa » fi6 Verdura da mettersi attorno alle Qah bie di qudtherha h abbia a effer e . f- ^ , 72. V crìa in T ofcana il medesimo che Ca- firica » f^iS. V crmiccìuoltehe si danno a Rjuìgnuo 11 > e Fettirofi » ^ 3 , 4. 1 1» V crtìggìne che fuoi patire ilPettiroffo* f 1 6 V ifchto che cofasf , e some sì faccia , vedi Fa nia » Vifchio non nafcer da gl\fcrementi del Tordo 5 come dai p su si crede» f Vpp^^-p^ > medesimo che Bubbola » fi 3^ Vfcìta ne gl ve celli come si fermi » f. 75 Vuafpina perche si dm a gl ve celli » /• ’Vuoua , e cerne Ili di PafSere a che fa- doprinv , f 4 z V' uùua dì formi’ che feruon di cibo » e medicina al Rusignuoio » f i» Vuoua dt formiche s'vfsn vender in Germania in copta grande per fer- uìth de R US ignuo. J 7' mf . I : N D' I C E, Z re * Con che Vcìeelli siritrQuì me canti . In che maniera si pi-^ Zimbelli nell Uccellar e^ che cofa^ gli . Di che patifca . Di che si cibi . sintenda^fy' auuertenze da ha- ^an to vìua , 5 a ueruisi* /^5I Truccare candito ^ e violato quando ^ Xiuolo che Vceello sia^ e fua fattezza » ò' ^ che fine si dia a ghF ccelìì /fi Cerche sm cosi detto • // Mafchio a 76 cbesiconofca . ^oue siajòìitofìa^ W. Nota, delle correttionl da farli nella prefente opera , per pi u chiara intclligeoza . \ Peculio 3,Pittochi 5 kg^i Pinocchi, f.d. Volpe, Volpi. f.d. bifognatijbifognate. . fedacciataa ictacciata, f. dpigiiando verrà ? leggi verrà pigliando , f. i ^ maccahiata ? macchiata .£19, quando h dè , quando fi deue . f. zq. creicentiefe , crefeentìj,. fa?. delia Rondine, d’vna Ron dine . £25. co’grarchettijcon grarchettio £d. benefìcio,beneficio. £ 17. A lauda non criita- ta, Alauda iubcriliata. £ iB. altra dei fiar, altra dal fiar fa^rtrouandouene, trouandolenes i/o. à fnangiarfi, à mangiare. £ 3 3 . il becco e le zampe nere, leggi il becco nero e le zampe xoffé, e cancella, fui precifo garbo della Starna* £4o-coÌor fofeo tendente al torchino, color tendente al bigio chiaro. £ 48. più rollo vn poco minore , leggi , anzi alquanto maggiore. f,48.ha il becco rofficcio , leggi , ha il becco nella parte di lotto gialliccio . £ 5 3* E pigliar pafleri , E pigliar paiTere. £ óo. centenaro,centinaro . f.é6. attorno à gl’alberi , attorno à effi.f.7 i-capparibuon|,cappar i buoni .£75* Wangolo, Melarancia. £76ormagrircanO| ima^rilcono, £77. e facendo vn poco di rigonfio, leuifi quel,vn poco. " ^ " Correttìone mi} Indice^ Ciechità e reme, leggio e come . Codirizzo, Coderizzo. Stino.flijno. Coracas,Coraciasl Cornecchie , Cornacchie. Cotugnici , Coturnici . Cucculo , Cuculo, Culiciliga , CuHci- lega.Botacciuoli, • c;ardeUo,&c. patifohi quanto viui, patifca quanto viya , i \ ( ■■ ' •;?