PURCHASED 1923 FROM GENEVA BOTANICAL GARDEN > UNE = TER I dl» \ EREWSGILSOR: Ivi Deli sat rs ee 22 CS L AU ALIEN 07 Va] À Mate Cr A AN OCIETÄ ELVETICA | | SCIENZE NATURALI LUGANO on. nei giorni 9, 10 ed 11 Settembre 1889 | | 72° SESSIONE, __ CONTO-RESO 1888-89 EBeANO. | à Tipografia Francesco Veladini e Comp. Sc 1890. EN dr N Ba VERHANDLUNGEN der SCHWEIZERISCHEN NATURFORSCHENDEN GESELLSCHAFT in LUGANO den 9, 10 und 11 September 1889. 72. Jahresversammlung. nn Re 2e 2 JAHRESBERICHT 1888-89. LUGANO Druck von Fr. VELADINI und C, 159. ER T1 della MORTI ELVETICA delle SCIENZE NATURALI adunata in LUGANO nei giorni 9, 10 ed 11 Settembre 1889 En a ee ee ed 72° SESSIONE CONTO-RESO 1888-89 m — LIBRAPY NEW YORK BOTANICAL GARDEN LUGANO Tipografia Francesco Veladini e Comp. 1890, IN DIEE delle materie contenute Pag. Discorso d’ apertura del Presidente annuale Signor Ing. Carlo Fraschina Colonnello. -... . 2.2... 1 PROCESSI VERBALI. I. Riunione della Commissione preparatoria . . 17 Prima Assemblée /senerale fe 2. 20 III. Seconda Assemblea generale . . . . AS IV. Processi verbali delle Sedute delle “giri Aa A. Sezione di Fisica e di Chimica. . . . 30 B. Sezione di Geologia . . . RR 090) C. Sezione di Biologia e Raina. SUR ED D=Sezionedt 20010. 2.22. N ee DD) Er Sezione dia Medicina 2.2... ORNE CS EB. Società Geologica Svizzera, . (Mi 6972 VI ALLEGATI. A. — Rapporti. Pag. I. Rapporto del Comitato Centrale 2 2 Se Il. Riassunto del Conto Annuale 1888-89 . . . 19 III. Rapporto della Commissione geodesica . . . 8 IV. Rapporto della Commissione geologica . . . 5 V. Rapporto della Commissione dei terremoti . 89 VI. Rapporto della Commissione per la pubblica- zione delle memorie . . 92 VII. Rapporto della Sonn Bione della nd Schlallın wessen: 899 VIII. Rapporto della Comes ie Judi mir logiche scarto IX. Rapporto sulla Biblioteca ver il 1888- 89. REATI B. — Necrologie. Prof: Dr. Gottlieb Asper. . --.... 23. sage C. — Personale della Società. I. Lista dei membri ed invitati presenti alla Ses- sione di Lugano . . . Ra IS) II. Variazione nel personale della a a III. Lista dei membri a vita ee all) VER Comitati e Commission RE RE RI D. — Società Cantonali di Scienze Naturali. 1 Argovia®. i Gela Ella Dem CES SEU-Basılea:se.: 2 sa UT ÉD A en in Be ESS SAUBELNA : 1 0 Livo ee nn RAI Grigioni . . Lucerna . Neuchâtel. Sciaffusa . Turgovia . Vaud: DISCORSO D’APERTURA- della SETTANTADUESIMA RIUNIONE ANNUALE della SOCIETA ELVETICA delle SCIENZE NATURALI IN LUGANO letto dal Presidente Sig. Ing. CARLO FRASCHINA Colonnello il 9 Settembre 1889 _— S — Pregiatissimi Signori ! La regina del Ceresio, pavesata a festa, che brilla sotto questo bel cielo, ringiovanita e attorniata a guisa di ghirlanda d’una serie di cospicue ville, di sontuosi alberghi, d’ eleganti casini d’ ogni genere, sörti quasi per magica verga dall’ apertura del Gottardo in poi, esulta e va superba di ospitare nel suo seno così incan- tevole e favorito dalla natura gli Illustri Naturalisti della nostra libera Elvezia. Su la fine dell’ adunanza che la benemerita Società Elvetica delle scienze naturali tenne a Soletta nell’anno decorso, aveva scelto per proprio impulso Lugano, co- me luogo prediletto di sua futura pellegrinazione e festa annuale. La lieta notizia, non appena venne comunicata per cura del Comitato annuale ai Magistrati del Cantone ed a questo spettabile Municipio, fu accolta con segni di spontanea gioia dal fiore della cittadinanza; ben ventu- rata, dopo quasi tre decenni, di poter festeggiare il ri- torno della nobile Società tra queste mura, lambite dal limpido lago, cui fanno corona elivi ridenti e gli erti gioghi della catena delle alpi nella più accidentata e pit- toresca conformazione geologica. Chi non intravede nell’odierno convegno intellettuale e patriotico di Voi, pregiati e cari Confederati, instan- cabili esploratori della sublime natura, coadjuvati dai ragguardevoli Apostoli della scienza accorsi dall’ estero a stringervi la mano e ad onorarei di loro presenza, una testimonianza di simpatia ai figli di questo lembo di terra meridionale della Svizzera, dove palpitano pure tanti cuori di ardente amor patrio per la di lei pro- sperità. 5 La libera Elvezia, simbolo di operosità e di fratel- tellanza tra i popoli di diverse lingue, seppe elevarsi con nobile entusiasmo e tenacità di propositi a livello delle più possenti e colte nazioni e cattivarsi la loro am- mirazione. I frequenti congressi or nell’ una or nell’ altra città confederata per discutere ogni ramo di disciplina scien- tifica ed umanitaria, la sua diffusa cultura tecnica e let- teraria, lo sviluppo dato all’ industria, alle arti belle, alla meceanica nè vari grandiosi laboratoi ed opifici; i suoi musei, l esattezza e precisione delle sue carte to- pografiche e geologiche, la civiltà che fiorisce in ogni angolo pel soffio vivificante del suo maggior istituto, la scuola Politecnica di fama mondiale; parlano ad evi- denza delle sue utili quanto dotte istituzioni. Le cospicue somme largite ogni anno in sussidj dal l'Alto Consiglio federale ai Cantoni che ne fanno doman- da, onde frenare torrenti sbrigliati a pro dell’ agricol- tura, il razionale indirizzo al prosperamento della silvi- coltura e della pastorizia, fonte precipua di riechezza nelle regioni alpine; i magnifici vapori che solcano i bei laghi azzurri, racchiusi da poggi ridenti, da incantevoli scene della sublime maestà delle alpi, le ferrovie ed i tele- orafi in continuo moto, contribuiscono non poco a mol- tiplicare i comodi e gli agi a conforto del laborioso e buon popolo Svizzero. 5 La libera Elvezia, sotto l’egida de’ suoi eminenti Reggitori e patrioti, ed i Vostri auspicj, Pregiatissimi Signori, gareggia pure per dovizia di filantropiche isti- tuzioni in ogni ramo dello scibile, e per le sue scuole popolari, informate allo spirito dell’ immortale Pesta- lozzi, colle più avanzate nazioni del mondo; al cui co- spetto brilla di un aureola non meno fulgente di quella che cinge le magiche vette delle sue alpi e degli eterni ghiacciaj, da dove co’ fiumi scende la vita. Lo scopo di questa Società è di portare a stregua de’ fiumi benefici, fecondati da numerosi ruscelli, una piena di erudizione proficua nel vasto dominio della scienza; e di rivedere insieme i colleghi e gli amici a cui ci stringono comuni simpatie e tendenze scientifi- che, onde ricevere da essi nuovi impulsi, e quel ricam- bio d’esperienze e pensieri atti a promovere di con- serva il successivo lavoro per un altro anno di doviziose fatiche. Possa il vostro spirito, Pregiatissimi Signori, effon- dersi benefico come raggio di sole anche nel Cantone Ticino a rischiarare le menti de’ giovani studiosi, onde dedicarsi con più amore alle scienze naturali di cui Voi venite a spargere i semi del Vero e del Bello con quella dotta erudizione che vi distingue. Su questo punto trovo opportuno di richiamare da una corrispondenza dell’ illustre Prof. Pavesi, datata da Ligornetto il 24 settembre 1875, intorno alla riunione dei naturalisti ad Andermatt, il seguente brano di am- monimento agli studiosi: « Permettetemi che esprima ancora il voto che i Ti- « cinesi si dedichino un pò più alle scienze naturali, ben « più utili del vacuo politicume che li rode — che un «numero meno microscopico di essi figuri nelle liste « della benemerita ed illustre Società Elvetica come si « desidera dai Confederati (il Ticino, quinto fra i Can- a 2 6 «toni Svizzeri è l’ultimo per numero di soci) — che in- « fine assistino a questi cordialissimi convegni, a que- « ste feste della scienza, proficue a tutti, dove il colore « di partito è uno solo, imparare ed istruire con lustro « della patria ». Apprezzando queste savie parole dobbiamo far voti che abbiano a cessare le discordie e i dissidj: che tutti concorrino colle proprie forze al benessere comune, a dare al nostro Liceo quel posto di splendore che gli compete col mettere in più armonico accordo l’insegna- mento filosofico colle altre scienze esatte, conforme ai bisogni ed allo spirito dell’ epoca. Importa anzitutto che dal tempio sacro a , Sofia debba fluire, come da limpida fonte, la verità, onde rischia- rare la mente della gioventù nel difficile cammino della vita a procacciarsi col corredo di buoni studi una pro- fessione proficua e onorata, emulando le opere de’ più insigni patrioti. I, emigrazione oltre l'Oceano, simbolo di una figura adirata, ferita nelle sue più sacre aspirazioni, è una protesta che si verifica ogni anno in proporzioni da far impensierire il paese e i legislatori. Come sopperire alla deficienza di tante migliaja di operai e lavoratori che portano il contributo delle proprie forze in lontane re- gioni? Quale meraviglia poi se l'industria e l’agricol- tura, che dovrebbero essere due fonti di ricchezza, lan- suiscone del pari a maggior detrimento generale? Il paese, per la svegliatezza della sua popolazione, per la sua postura geogrofica e pei doni di clima e fe- racità di cui gli fu larga natura, offre non pochi ele- menti atti a farlo risorgere, qualora si pensasse seria- mente a por freno alla cancrena ricrescente dell’ emigra- zione. La tanto vagheggiata correzione e sistemazione del principale corso d’acqua che da il nome a questo Can- 7 tone pittoresco, venne finalmente iniziata: merce |’ asse- gno del sussidio federale e dello Stato, e dicasi pure la non meno lauta somma di compartecipazione caricata alla Società della ferrovia del Gottardo, lunghesso la va- sta e fertile pianura che a partire dal confluente della Morobbia, inferiormente a Bellinzona, si distende sol- cata dal suo deflusso irregolare sino alla foce del lago Maggiore. I lavori procedono con alacrità in relazione ai ri- spettivi piani e progetti approvati dall’Autorità |federa- le; ed ora gli stessi sono talmente avviati e disposti da invogliare ad ispezionarli chi si diletta particolarmente d’ idraulica. i Tra un decennio, o poco più, si spera di vedere ul- timata con ottimo successo quest'opera grandiosa e be- nefica, che contribuirà efficacemente allo sviluppo. del- l'agricoltura, a far rifiorire le campagne circostanti a pro della popolazione, a togliere i miasmi che generano la malsania, ed a scongiurare in parte la mania ricre- scente dell’ emigrazione, cotanto dannosa al paese. Il tourista, il botanico e chi ha vaghezza di percor- rere le amenità del paese, le sue valli, i suoi monti e di conoscere gli artisti, I industria, i costumi e il carat- tere degli abitanti, troverà ne’ due volumetti a stampa con illustrazioni e vignette intercalate nel testo: Lugano und die Verbindungslinie zwischen den drei oberitalieni- schen Seen, e, Locarno u. seine Thüler, compilati dal Prof. Hardmayer, una guida fedele, simpatica, brillante ed istruttiva. Vi sono compendiate con magica penna le narra- zioni di svariate bellezze naturali, di vedute pittore- sche, di contrasti sorprendenti d’orrido ed ameno, e cenni istruttivi intorno la fauna e la flora. Il simpatico Autore si merita la nostra più sentita riconoscenza, perchè in quelle pagine ha trasfuso una S vampa del suo amore di patria, che rivela l’affetto e la simpatia che lo stringono al nostro paese. In quei due volumetti, di nitore tipografico, egli ha voluto attestare ai Ticinesi un ricordo perenne della sua fama letteraria e insieme della sua benevolenza quale ragguardevole Confederato. Il carro poderoso e trionfante del progresso non può arrestarsi! Se Lugano va trasformandosi a vista d’occhio col- l’abbellire il suo interno, ampliando e dando maggior decoro e forma al quai sulla piazza, dove venne demo lito il vecchio teatro per ricostruirne uno più capace, sacro alle Muse, e adatto alle esigenze dell’ epoca e della crescente popolazione; lo deve senza dubbio allo spi- rito intelligente quanto gentile della gaja popolazione che sa allettare una straordinaria affluenza di forestieri a convenire da tutte le nazioni a bearsi in questo Elisio terrestre. Mercè la funicolare ci sarà presto dato di salire in brevi istanti alla vetta del St. Salvatore per godere di la, tra l'etere più puro, uno spettacolo de’ più sorpren- denti e pittoreschi. Nell’ anno venturo, fors’anche il Ge- neroso, che ci guata superbo, verrà soggiogato e fatto umile dall’imperiosa e sibilante locomotiva che giungerà con una coda di visitatori a rasentare le scabre sue vette. da dove lo sguardo spazierà ancora più lontano, assorto come da magica visione ai primi raggi del sole su l’o- rizzonte. Volgendo il pensiero al sorriso dell’ incantevole pa- norama circostante, dove il soffio del Creatore ha se- minato di meraviglia in meraviglia le più stupende bel- lezze, come in un gran libro a tutti aperto, sarà possi- bile a Voi, Egregi esploratori e interpreti del magistero della natura, di cavare dalle sue pagine quanto havvi scritto di recondito e peregrino ad illustrazione della scienza. ERBEN 9 Come indizio di buon augurio e di progresso nel nostro Ticino, è il risveglio dello spirito d’associazione, che nel riunire in un fascio le forze collettive intellet- tuali coopera a dare impulso e vita a nuove idee, onde promovere e diffondere sempre più con carità di patria ‘il benessere generale. La Società più benemerita di cui si è festeggiato l’anno scorso il suo primo mezzo secolo di vita, è senza dubbio quella degli Amici dell’ Educazione del Popolo. la quale, mediante il suo pregiato periodico 1’ Educa- tore, che fu diretto per lunga serie d’ anni dall’ illustre e filantropieo Canonico Ghiringhelli, di cara memoria. contribuì all incremento delle nostre scuole rialzandone il prestigio. Altra Società poc'anzi sorta per precipua iniziativa del benemerito e, da brev’ora, rimpianto concittadino sig. Federico Balli, nonchè per la solerta energia del- l’egregio patriota Ten.te Colonnello avv. Curzio Curti, è quella del club alpino Ticinese, che porta già buoni frutti e spronerà la gioventù a dedicarsi con maggior amore allo studio delle scienze naturali. Da pochi anni ebbe pure vita la nuova Società de- gli Ingegneri ed Architetti, la cui istituzione non può che tornare di giovamento al paese; essa allestì già uno schema di codice edilizio per uso delle nostre città e bor- gate, onde gli eventuali progetti attinenti alle costru- zioni abbiano a ricevere norme più uniformi e positive, suggerite dalla tecnica e dall’ estetica. — Altro suo la- voro riferentisi al regime delle acque lascia sperare nel- l'applicazione pratica ottimo successo. — Così pure uno studio che essa ha in corso sul prezzo delle opere ser- virà a mettere in maggior rilievo i nostri materiali da costruzione in laterizj e pietre. Le cave di Osogna, La- vorgo, Chiggiogna, della Verzasca ecc., hanno preso un sensibile sviluppo ed i graniti che forniscono, merce la 10 facilità de’ trasporti in ferrovia, sono già favorevolmente conosciuti e richiesti anche all’estero e nella nostra Sviz- zera. A questa Società spetta inoltre l'obbligo di vegliare e suggerire le proposte per la conservazione e tutela degli antichi monumenti patrii, dei capi lavori scultor].. de’ quadri o dipinti di rinomato pennello sparsi per le chiese, delle reliquie di storico pregio, come urne, vasi, monete, oggetti di bronzo e rame, infine d’ogni gioiello trovato casualmente nel praticare scavi. A proposito di dipinti non posso tralasciare dall’ ac- cennare agli affreschi del grandioso poema della Croci- fissione nella Chiesa degli Angioli in questa città, che spirano tutta la venustà, la grazia e la poesia del ge- nio classico dell’immortale Luino, e dove lo sguardo e lo spirito ponno ricrearsi nel contemplare quel patetico episodio animato d’un soffio divino che da tre secoli e mezzo brilla sull’ ampia parete che attraversa la navata della Chiesa. Un’ altra maraviglia d’arte è la facciata della cat- tedrale di St. Lorenzo, che s’ erge qual maestoso mo- numento a cavaliere della città, costruita in marmo bianco che il tempo ha velato con tinta giallognola, è da tutti ritenuta un vero gioiello di decorazione seultoria dell’ epoca del rinascimento. Il grazioso intreccio degli ornati che fregiano le lesene de’ portali d’ ingresso, gli stupendi capitelli bramanteschi, i medaglioni scolpiti nel fregio, dove brilla la fantasia dell’ artista che seppe dare a quel concetto un mirabile accordo armonico; è tale da rapire chiunque nutri senso pel bello estetico. Già da anni addietro, per incarico superiore, furono fatti de’ calchi in creta su 1 detti ornati all’ intento di cavare in gesso diverse copie per distribuire come mo- delli di studio a profitto degli allievi nelle varie scuole di disegno. Il benemerito. e rimpianto Prof. Felice Ferri i sd 11 di Lamone, entusiasmato di tanta sovrana bellezza, col geniale suo bulino cui ben pochi pareggiano, durante la sua laboriosa carriera incise sopra tavole di rame a gloria sua e dell’arte quegli ornati stupendi, i cui fogli illustrativi dati alla stampa gli valsero encomii, distinzione e rico- noscenza patria, e servono eziandio di modello agli stu- diosi nelle scuole di disegno in Italia. Le nostre scuole di disegno promosse e fondate in origine per impulso di Frascini, Pioda, Peri, Lavizzari e d’altri Magistrati e patrioti benemeriti, contribuiscono non poco ad infondere nei giovanetti del popolo il senso del bello, gli elementi che guidano a discoprirlo, e quel corredo di nozioni utili e di pratica applicazione sia nel- l'esercizio delle arti costruttive che industriali. Gli allievi più distinti mano mano che escono da queste scuole, recansi nelle vicine accademie d’Italia a perfezionarsi chi nella pittura, chi nella scultura e chi nell’ architettura, emulando i sommi artisti che li pre- cedettero. Il Cimitero di Lugano racchiude, sebbene alla rin- fusa per difetto di spazio, parecchi monumenti insigni ad attestare il genio degli artisti provetti, quanto la va- lentia de’ giovani che ne calcano le orme a gloria del- l’arte e del paese. Altri cospicui e leggiadri monumenti abbelliscono pure il cimitero di Gentilino e quello eretto al culto de’ protestanti vicino alla Chiesa di Loreto. Dal sommo Vela, divenuto popolare, perchè ai doni della sua mente divina accoppia tanta squisita genti- lezza e modestia, tutti ambiscono di conoscere ed am- mirare le nobili creazioni del suo genio, di cui parec- chie anche Lugano e Mendrisio vanno superbe di pos- sedere. Una vostra pellegrinazione a Ligornetto, Pregiatis- simi Signori, a visitare il tempio sacro alle arti del no- stro Fidia, fregiato all’ ingiro di una selva di monu- 12 menti, sarcofaghi, statue, busti, puttini ecc. non potrà che destare nel vostro spirito eletto una serie di grate impressioni ed emozioni e farvi palese insieme come il di lui magico scalpello sappia infondere al marmo alito e vita. Ora mi corre obbligo di ringraziare del fondo del cuore questa benemerita Società per l alto onore che mi venne conferito della presidenza. Vogliate condonare, illustri Signori, all’ età omai senile e più ancora alla mia insufficienza se non m'è dato di rispondere in modo più degno alla vostra aspet- tazione nel difficile compito affidatomi. Tuttavia come semplice gregario di questo nobile sodalizio, coll’ animo commosso e riconoscente, porgo a nome pure de’ Magistrati e di questa distinta cittadi- nanza il benvenuto a Voi Pregiatissimi Ospiti, tanto nazionali che esteri, qui riuniti ad affermare le affinità scientifiche della vostra gloriosa missione. Sono decorsi 29 anni da che Lugano ebbe l'onore di vedere ed ospitare i Naturalisti Svizzeri sotto la Pre- sidenza del nostro valente quanto simpatico Dr. Laviz- zari, che fu una splendida personalità del paese e della sclenza. Sorge un senso di mestizia e sconforto in pensando che molti benemeriti in quell'epoca ancora robusti ed operosi nelle indagini della sublime natura dovettero sottrarsi dallavoro e cedere all’ala del tempo che tutto travolge e trasforma. Ma lo spirito degli illustri estinti, come faro lumi- noso splende nelle loro opere da cui sgorga una vena feconda di nuove teorie ed investigazioni sul complesso dei fenomeni che aumentano il patrimonio della scienza e nobilitano il piacere della natura ad ammaestramento de’ venturi; epperò tributiamo sui loro tumuli un omag- gio di riverente riconoscenza, & i 13 Ed ora, Pregiatissimi Signori, portiamo altresì un tributo di ben meritata lode ai solerti promotori della ferrovia del Gottardo, ai Cantoni partecipanti, ai rag- guardevoli Magistrati dell'Alto Consiglio federale, sotto i cui auspici, mercé le vistose elargizioni, l’oculata vi- gilanza, e la scelta di un personale tecnico d’ alta leva- tura, in un decennio, si è potuto raggiungere il fausto e perfetto compimento di cotesta opera internazionale, gigantesca, che schiude un arteria di vita perenne e fe- conda di ricchezza all'industria e al commercio. Sui tumuli delle povere vittime del lavoro, spargia- mo pure con mesto ciglio, un fiore di pietosa ricor- danza. Cinquant’ anni addietro, forse, nessuno avrebbe cre- duto alla possibilità di questa via mondiale (miracolo della scienza), che colle sue immense ed esili braccia, su cui qual lampo scorre e sibila la locomotiva, ora in linea retta, ora in curva, ora a spirale per antri cie- chi, attraverso orridi passi e burroni profondi, annoda materialmente e speriamo, in epoca non molto remota, anche in un amorevole accordo fraterno, le estreme ispide regioni del settentrione colle campagne ridenti del mezzogiorno. La forte Germania dopo la cruenta guerra del 1870, e l amica Italia, concorsero simultaneamente con elar- gizioni cospicue ad assicurarne lo splendido successo; di cui a buon diritto può gloriarsi la nostra libera El- vezia. Fidenti nella protezione divina, stringiamoci tutti in un culto di venerazione alla cara patria, di cui Voi, instancabili Apostoli della scienza, cooperate luminosa- mente a darle lustro e prosperità, rialzando il di lei pre- stigio in ogni ramo dell’ordine umanitario e sociale. Vogliate condonare alla nostra insufficienza il trop- po poco che si è fatto per rendervi possibilmente pia- 14 cevole il vostro breve soggiorno tra noi, illustri mem- bri e partecipanti di questa Società. Nel rinnovare i miei più sentiti ringraziamenti a Voi, Pregiatissimi Signori, con questi poveri cenni che raccomando alla vostra benigna indulgenza ho l’onore di dichiarare aperta questa settantaduesima riunione an- nuale. | PROCESSI VERBALI I. Riunione della Commissione preparatoria Domenica S settembre, ore 5 della sera nel salone delle scuole della città. A. Comitato annuale : Presidente: Sig. Col. Carlo Fraschina Ing. a Bellinzona. Vice Presidente: Sig. Prof. Giovanni Ferri a Lugano. Segretario: Sig. Dott. Med. Fed.° Pedotti a Bellinzona. B. Comitato centrale: Presidente: Sig. Prof. Teofilo Studer a Berna. Membro: » Prof. F. A. Forel a Losanna. Segretario: » Prof. Edm. Fellemberg a Berna. C. Già Presidenti e delegati: Argovia Sig. Fischer Sigward. Basilea» Cornu Felix. » » Riggenbach Dr. A. » » Hagenbach-Bischoff, già presidente. 18 Berna » Friburgo Ginevra » » Soletta Turgovia Vaud » » Zurigo . Fischer Dr. E. Thiessing. Dr. Johan. Grangier Prof. Micheli Mare. Sarasin Ed. De la Rive Lueien. Lang Dr. F. già presidente. Hess Dr. Carlo professore. Prof. Forel. Goll H. Pittier H. Schröter. Dr. C. Renevier presidente della Società. Geolo- gica Svizzera. 1.° Il Comitato annuale d'accordo col Comitato centrale propone di eleggere, come membro onorario della Società, il Professore Taramelli Geologo a Pavia e la ammissione, come membri ordinarii, di 48 candi- dati, dei quali presenta la lista. La commissione ap- poggia queste candidature da sottoporre all’ Assem- blea generale. 2. Il Comitato centrale non potè ancora concertare il luogo di riunione della Società per il prossimo anno e domanda di proporre alla Assemblea di autoriz- zare il Comitato centrale a scegliere in seguito il luogo di riunione. Fa Commissione aderisce. 3.° Il Comitato centrale domanda un credito di fr. 300, onde procurare un Aggiunto bibliotecario. La Com- missione, dopo alcune spiegazioni date dal Presi- dente centrale, aderisce a che si faccia la proposta. 19 4.° Per adempire il dispositivo degli statuti del 1880, ris- guardante la nomina delle commissioni scientifiche ì cui membri scadono; il Comitato centrale propone di confermare gli attuali membri per i sei anni av- venire. Dopo alcune osservazioni ‚del Prof. Rene- vier, la Commissione aderisce a che sia presentata all'Assemblea la proposizione. 5.°-La Società Geografica di Berna invita la Società di Scienze Naturali ad unirsi onde costituire una Com- missione per la compilazione di una Bibliografia Sviz- zera. La proposta è accolta con molta simpatia e raccomandata all'Assemblea. Viene anzi risolto di proporre come delegato della Società il Prof. Lang di Soletta onde il lavoro venga subito organizzato. II. Prima Assemblea generale. Lunedì 9 settembre 1889 alle ore S 172 ant. nel salone delle Scuole della città, Presieduta dal Sig. Col. C. Fraschina, presidente. 1° Il presidente annuale, Sig. Ing. Fraschina, apre la seduta colla lettura del discorso pubblicato in testa dei presenti Atti. 2. Ti Prof. Fellemberg legge il Rapporto annuale per il 1888-89, del Comitato centrale. L’sperato del Comi- tato è approvato. 5.° Il Presidente centrale Sig. Prof. Studer legge il rap- porto del Questore della Società Dr. Custer e pre- senta i conti di gestione che furono esaminati dal Comitato centrale e dal Comitato annuale e trovati regolari. L'Assemblea approva l'operato del Que- store. (Vedi annessi). MSI. 21 4° È presentata la proposta dell'Assemblea dei delegati per aprire un credito di fr. 300 alla Biblioteca so- ciale. Approvata senza discussione. 5° È presentata la proposta dell’Assemblea dei dele- gati di autorizzare il Comitato centrale a scegliere il luogo della riunione del prossimo anno. L’Assem- blea aderisce. (Fu in segnito designato Davos). 6.° La proposta dell’Assemblea dei delegati di confer- mare per un nuovo periodo di sei anni i membri delle diverse commissioni scientifiche è approvata dall'Assemblea generale. 7. L'Assemblea dei delegati propone di aderire alla do- manda della Società Geografica di Berna fatta alla Società Elvetica di Scienze Naturali di unirsi per costituire una Commissione per la compilazione di una Bibliografia Svizzera. L'Assemblea approva sen- za discussione la proposta. Come delegato è proposto il Sig. Prof. Lang di Soletta che viene acclamato dall'Assemblea. 8° Il Prof. Lang dà lettura del rapporto della Commis- sione Geologica. (Vedi annessi). 9. Il Prof. B. Studer, Presidente del Comitato centrale, in assenza del Prof. D. Wolf, legge il rapporto della Commissione Geodetica. (Vedi annessi). 10.° Il Sig. Micheli di Ginevra, membro della Commis- sione delle memorie, in assenza del presidente Sig. Prof. Schär di Zurigo, legge il rapporto della com- missione (Vedi annessi). Il rapporto è approvato col credito chiesto per la spesa annuale. 11.° Il Prof. B. Studer, Presideate centrale, legge il rap- porto della Commissione dei terremoti del Prof. Dr. Förster. Anche per I’ entrante anno è chiesto il cre- dito di fr. 250. L'Assemblea approva, 23 12.° Il Sig. Prof. Forel legge il rapporto della Commis- sione Limnologica (Vedi annessi). Egli lamenta la re- cente morte del membro della Commissione Sig. Dr. Asper e la lunga malattia dell’ Ispettore Capo Forestale Sig. Coaz. La Commissione limnologica esprime. il desiderio di soprasiedere alla surroga- zione del compianto Prof. Asper fin che non siasi trovato una persona adatta. 13. Il Sig. Prof. B. Studer, Presidente centrale legge il rapporto della Commissione del legato Schläfli re- datto dal suo presidente Prof. Dr. Heim in Zurigo Quest'anno non è conferito premio, non essendo stato presentato alcun lavoro (Vedi annessi, decisione della Commissione). ° 14° È presentata la proposta del Comitato annuale, ap- poggiata dal Comitato centrale e dall'Assemblea dei delegati, di nominare il Sig. Prof. T. Taramelli membro onorario della Società Elvetica di Scienze Naturali, e viene dall'Assemblea accettata all’ una- nimità. (e) 14° La presidenza dà lettura di una lista di 49 candi- dati i quali si presentano per entrare a far parte della Società come membri ordinarii. Il Comitato centrale e l'Assemblea preparatoria raccomandando- ne l’ ammissione ; l'Assemblea accetta i nuovi membri all'unanimità. pen I “o Il Prof. Dr. Schròter fa in seguito un discorso sul clima delle Alpi e sulla sua influenza sulla vegeta- zione alpina che si riassume come segue: Nulle part chez nous l'adaptation des plantes aux conditions climatériques ne se montre aussi distincte- ment que dans la région alpine. Nous possédons des do- cuments exacts sur le climat des Alpes, gràce surtout aux travaux de MM. Hann, Biliwiller, F. de Kerner et 23 autres; les particularités de la flore alpine et leurs rela- tions avec le climat ont été étudiées soigneusement par MM. A. de Kerner, Christ, Heer et autres. Il est inté- ressant de passer en revue toutes ces relations, et de donner un court résumé de l’état de la question. Les caractères du climat alpestre sont les suivants, La moyenne annuelle de la température de l'air à l'ombre est peu élevée (de 1 à—7° C.). L’insolation de jour et la radiation de nuit est gran- de, d’où derive une forte oscillation de la temperature; La température du sol est relativement élevée. La couche de neige est épaisse (5 à 17 m.) et dure longtemps. L’humidite du sol est grande et constante, grâce à la fonte des neiges, aux brouillards fréquents et aux rosées. L’humidite de l’air est très variable. La force d’evaporation est souvent très grande. Le mouvent de l’air est fort. La période de végétation a les caractères suivants : Elle est courte (un à quatre mois). Elle commence tard (mi-juin à mi-aoüt). Elle commence avec une température relativement élevée. Elle est souvent interrompue par des gels et des chutes de neige. Les différents caractères de la flore alpine se rap- portent aux conditions spéciales de vie qui viennent d’etre énumérées soit d’une manière positive, soit avec vraisemblance. L'influence de ce climat spécial se fait sentir de deux manière différentes soit en amenant des modifica- tions dans la forme des plantes, soit en èliminant par sélection naturelle les formes mal adaptées. Nommons d’abord les faits qu'on peut attribuer à 24 l'influence de la courte durée de la période de vegeta- tion. a. La plupart des plantes alpines sont vivaces, et sont ainsi mieux a même de profiter dès le début de la chaleur de l’été. b. Beaucoup de plantes alpines ont des fleurs pre- coces: celles-ci sont plus sûres d'arriver à maturité. La température relativement plus élevée du sol, et la haute température de l'air près de la neige fondante y contri- buent sans doute aussi. e. Plusieurs plantes alpines montrent dans leurs feuil- les une organisation destinée à favoriser le courant de transpiration (feuilles enroulées, Rollblätter de M. A. de Kerner). d. Beaucoup ont des feuilles persistantes. L'intensité de l’insolation agit comme source de cha- leur et de lumière. Sous cette double influence: e. Les sues des cellules sont plus concentrés que dans la plaine; f. Les tiges restent courtes et les feuilles par suite serrées, caractère qui s'adapte également à la plus grande chaleur du sol et au poids des neige entassées: g. Souvent Ja chlorophylle des feuilles est protégée contre l'intensité de la lumière par une converture de poils ou une forte cuticule. h. Les fleurs blanches et les glumes vertes de quel- ques graminées se colorent en rouge. î. Dans les localités pierreuses exposées au soleil, on trouve dans les feuilles des moyens deXprotection contre le desséchement, savoir: consistance succulente, glandes calcifères, indument blancs, consistance coriace et forte cuticule. Un troisième groupe de particularités des plantes alpines peut dériver de la température peu élevée de l'air et de la température plus élevée du sol. 25 La courte taille des plantes alpines peut être regar- dee comme adaptation A cette chaleur protectrice du sol; en meme temps il est vrai, cette taille les aide & supporter le grand poids des neiges entassées. La cha- leur du sol favorise en outre le grand developpement des axes souterrains et demi-souterrains; de la derivent souvent un port gasonnant, la formation de touffes ser- rees, qui sont si caracteristiques pour la flore alpine. Un effet direct du peu de chaleur de la courte pé- riode de végétation est l’extr&me ténuité des couches annuelles des plantes ligneuses alpines (souvent ne dé- passant pas 0,1 mm). Comme moyen de protection contre le froid intense on peut citer: l’indument poilu des feuilles, leur structure souvent coriace, et la longue durée des feuilles mortes qui enveloppent les tiges. Les brillantes couleurs et la orandeur des fleurs forment un des caracteres les plus attrayants de la flore alpine; mais leurs relations avec le climat sont encore tres incertaines. On peut en dire ce qui suit: Les fleurs alpines ne sont dans la plupart des cas pas plus grandes que celles de la plaine, mais elles semblent être plus grandes, parce que le corps végétatif est plus petit; elles ne sont donc que relativement plus grandes. Ce fait peut être attribué à ce que la lumière alpine est plus riche en rayons ultraviolets (d’aprè J.-H. We- ber dn Zurich), c'est-à-dire en rayons florigènes (d’après Sachs), que la lumière de la plaine. La rareté des insectes visitant les fleurs dans les Alpes, à laquelle Nägeli et autres ont voulu attribuer la beauté des fleurs alpines. ne semble pas exister d’a- près H. Müller de Lippstadt. Celui-ci constata que les fleurs alpines ne sont pas visitées moins fréquemment des insectes que les fleurs de la plaine, mais il a trouvé 26 que la relation des grupes d'insectes est autre: dans la plaine predominent les Hyménoptères, dans les Alpes les Lepidopteres. Cela explique la richesse de la flore alpine en fleurs bleues et rouges, parce que ces cou- leurs sont préférées par les Lépidoptères. 16. Il Sig Dr. Gillieron fa la seguente relazione sopra la ricerca di nuovi depositi di salgemma a Bettin- gen nei dintorni di Basilea: Comme on songe depuis quelques années à trouver des gisements de sel sur le territoire de Bàle-ville, il a recherché jusqu'è quel point on peut espérer d’y par- venir. Il s’est trouvé que les terrains triasiques et juras- siques sont verticaux, ou plongent trés fortement, à l'est du territoire de la ville, que le tertiaire qu'ils sup- portent paraît concordant avec eux, et qu'il a une trés grande puissance. Dans ces circonstances, on ne peut pas espérer d’atteindre, dans la plaine, la base du Mu- schelkalk è une profondeur qui permettrait d’esploiter le sel qui s’y trouverait. En revanche, dans le coin sud-ouest du Dinkelberg, où le Muschekalk est le terrain dominant, il s’est trouvé un endroit où l’on pouvait espérer que le sel qui y au- rait été déposé aurait pu se conserver. Au moyen d'un sondage de 75 m. de profondeur, ou a traversé les as- sises attendues, mais sans trouver ce que l’on cherchait: en sorte que l’on peut regarder la question comme vi- dée pour ce qui regarde le territoire de Bàle-ville. Au point de vue scientifique, M. Gilliéron fait res- sortir les points suivants; 1° Le tertiaire reposé sur tous les terrains jurassi- ques à partir du lias. 2° Le tertiaire ayant subi les mèmes dislocations que son substratum, l’affaissement que a formé la plai- du Rhin est postérieur a son depöt, 27 3.° Cet affaissement paraît n’avoir produit que des flexures et non des failles dans les environs de Bäle. 4° Le léger renversement des couches qui se montre: par places au bord de la plaine, et peut être l’effet d’une poussée horizontale, produite par le tassement des Horst qui la bordent. 17.° Il Prof. Dr. Gio. Ferri, Vice-presidente annuale, fa distribuire ai membri dell’Assemblea il suo opuscolo; Il clima di Lugano nei venticinque anni dal 1864 al 1888. 28 III. Seconda Assembiea Generale. Mercoledì il Settembre 1889 ore S antimeridiane nel Salone delle Scuole comunali, Presidenza del Sig. Ing. Carlo Fraschina Colonnello. 1.° Il Presidente annuncia essere pervenute alcune me- morie che saranno trasmesse alla Biblioteca della Società. 2. Il Sig. Professore Villanova di Madrid fa un discorso intorno all’epoca protoistorica della provincia di Ali- cante e dello sviluppo della industria umana. Pre- senta degli esemplari di accette di rame e di pietra liscia di forme e di dimensioni quasi eguali trovate in quelle regioni, accennando a qualche dubbio circa alla precedenza dell'industria della pietra sopra quella del rame. Segue una discussione. alla quale prendono parte i Signori D.r v. Fellamberg, Prof. Forel e Prof. Studer. 29 3. Il Sig. Prof. Silvio Calloni fa una esposizione intorno alla Gea, alla Flora ed alla Fauna del Cantone Ti- cino, passando dalle più elevate regioni nivali a quelle che sono lambite dalle tiepide acque del Ce- resio e del Verbano. Enumera poi i lavori dei na- turalisti che sì occuparono di questo argomento e fa una speciale rassegna dell'andamento degli studii naturali nel Cantone. 4.° Il Sig. Prof. Studer, Presidente Centrale, propone al- l'Assemblea un ringraziamento alla Città di Lugano ed ai Cantone Ticino per la bella accoglienza fatta alla Società, ciò che viene votato all’unanimità. 5.° Il Presidente dichiara quindi chiusa la 72.2 Sessione della Società e la seduta è levata verso le ore 11 antimerid. IV. Processi Verbali delle Sedute delle Sezioni. A, Sezione di Fisica e di Chimica, Seduta del 10 settembre 1889. Presidente: Sig. Prof. D: E. Hagenbach-Bischoff di Basilea. Segretario : Sig. Prof. D A. Riggenbach di Basilea. 1. Die Herren D' Ed. Sarasin und Lucien de la Five von Genf berichten über ihre Wiederholungen der Hertz’schen Versuche und gemeinsamen neuen Un- tersuchungen über electrische Oscillationen. Herr Sa- rasin gibt zunächst eine Uebersicht der von Hertz erhal- tenen und vom Redner bestätigt gefundenen Erschei- nungen, sodann macht Herr de la Rive nähere Anga- ben über die benützten Apparate und die neu gewon- nenen Resultate. Als Erreger diente ein mit der Ruhm- korff schen Spirale in Verbindung gesetzter Leiter, be- stehend aus zwei Kugeln von 30 em. Durchmesser und 120 cm. Gentraldistanz, die durch einen Draht mit ein- geschalteter Funkenstrecke verbunden waren. Als se- 31 eundärer Leiter (Resonator) wurden Drahtringe mit mikrometrisch verstellbarer Funkenstrecke von 75, 50 oder 35 em. Durchmesser verwendet. Zwei parallele Drähte werden isolirt dem Erreger so segenübergestellt, dass ihre Richtungen durch das Cen- trum je einer der Kugeln gehen. Durch Interferenz der in diesen Drähten fortschreitenden indueirten Oseilla- tionen mit den am freien Ende reflectirten zurück- kehrenden werden stehende electrische Schwingungen in den Drähten erzeugt, die Lage der Knoten u. Bäuche wurde mittelst eines Resonators festgestellt, dessen E- bene senkrecht zur Drahtrichtung stand und der selbst parallel längs den Drähten verschoben werden konnte. Es ergab sich: 1.) Die Lage der Knoten ist nahe unab- hängig von den Dimensionen des Erregers; 2.) Dage- gen hängt dieselbe wesentlich von der Grösse des Re- sonators ab; der Resonator von 75 cm. ergab Knoten in 120 und 420 cm. Abstand vom freien Ende, der von 50 cm. solche in 65 und 250 cm., der von 55 em. Durch- messer in 50, 200 und 345 cm. Abstand; 3.) Diese . Zahlen zeigen, dass der zweite Knoten vom ersten be- .trächtlich mehr als doppelt so weit absteht, als der erste Knoten vom freien Ende. 2. Herr Dr Emden von St. Gallen spricht über die Entstehung des Gletscherkorns und stützt durch neue Untersuchungen seine schon in der vorjährigen Sitzung in Solothurn aufgestellte These, die Kornstructur sei keine spezifische Eigenschaft des Gletschereises, son- dern bilde sich in jedem Eis bei langem Liegen. Herr Dr. Emden hatte Wasser im Eiscalorimeter gefrieren lassen und dann mehrere Wochen auf constanter Tem- peratur erhalten. In den ersten Tagen erscheint das Eis undurchsichtig milchweiss, mit der Zeit nimmt es körnige Structur an und gewinnt an: Durchsichtigkeit, nach 2 bis 3 Wochen ist es ganz grobkörnig. In regel- 32 mässigen Zwischenzeiten aufgenommene Photographien liessen diesen molecularen Umlagerungsvorgang aufs Deutlichste verfolgen. Die ruhenden Eismassen in der Höhle des Schafloches zeigen deutliches Gletscherkorn. In den durch abtropfendes Wasser entstandenen Eis- säulen fanden sich Körner über Faustgrösse, ähnlich dem Korn in den Blaublättern des Gletschereises. Die Forel’ schen Streifen sind am Schaflocheis so tief und ve- rässtelt, wie sonst die Schmelzwassercurven. Das Wach- stum des Korns geht bei grosser Kälte langsamer vor sich als bei einer nahe an den Schmelzpunkt reichen- den Temperatur. Endlich bemerkt der Vortragende, seine im vorjährigen Protokoll (Verhandl. von Solothurn pag. 65) ervähnte Beobachtung eines ( feinerystallini- schen) Eiscements beziche sich nur auf einen bestimmten Fall. das Vorhandensein eines Cements sei durchaus nicht Regel. 3. Herr Prof. Bertoni von Pavia lest drei Abhand- lungen vor. 1. über die Herstellung zweier neuer Butyläther, 2. über die Costitution des Santonın, betrachtet als Anthracenderivat, 3. über eine Methode zur Darstellung von Fluorwas- serstoffverbindungen organischer Basen, wie Pyri- din, Piperidin, Phenylhydrazin, Hydroxylamin, ete. durch doppelte Umsetzung von Chlorwasserstoffver- bindungen mit Fluorsilber, und weist einige Präparate mit Hyäroxylaminfiuor- wasserstoff vor, 4. Herr Prof. Hagenbach verliest eine Abhandlung von Herrn Prof. Mousson von Zürich, betitelt: Bemerkungen über das Gletscherkorn. Der Verfas- ser weist zunächst die Krystallnatur des Gletscherkor- nes nach und bespricht dann die Entstehung des Kornes in der Firngegend. Beim Fortschreiten des Gletschers wachsen dann unter Einwirkung der Massenwirkung die grossen Körner auf Kosten der kleinen, wobei die Rotation der Körner und die damit zusammenhängende Beweglichkeit der Molekeln unterstützt durch die Wär- mewirkung der innern Reibung der Wirkung der Kry- stallisationskräfte freien Spielraum verschaffen. Herr Prof. Hagenbach ist in der Hauptsache mit den Darlegungen des Herrn Mousson einverstanden und verweist auf seine kürzlich publizirte Abhandlung über Gletschereis in den Verhandlungen der Naturfor- schenden (Gesellschaft in Basel, Band VIII Seite 821, indess erscheint ihm zur Begünstigung der Umlage- rung eine dem Schmelzpunkt nahe Temperatur wesent- licher, als die Bewegung im Gletscher, und führt hiefür die von Herrn Dr. Emden im Schafloch beobachtete Kornbildung, sowie die von ihm selbst an eingekeller- tem Eis wahrgenommene an. Einige Bemerkungen über die Gestalt der im Korn eingeschlossenen Lufträume führen zu einer Discussion, wie man sich den Vorgang der Entfernung der Luft aus dem ziemlich porösen Firn- eise bei der Umwandlung in grobkörniges zu denken habe. Herr Dr. Zmden hält dafür, ein grosser Teil der Luft werde in die Capillarspalten geschafft und aus diesen während des Fortschreitens allmälig ausgepresst, während ein anderer Teil vom Korn umwachsen und in dieses dauernd eingeschlossen wird. Er betont auch noch, dass unterhalb eines Sturzes das Korn beträchtlich vergrössert sei, ähnlich weisen die aus den tiefern Schichten des Gletschers herstammenden Eisblöcke des Märjelensee’ s besonders grosses Korn auf. Herr Prof. Urech fragt, ob die im Korn eingeschlos- sene Luft schon chemisch untersucht sei. 5. Herr Prof. Dr. #. A. Forel von Morges spricht über die Eisbewegung im Gletscher. Denkt man sich den Gletscher durch Ebenen senkrecht zur Längsaxe 3 94 in Tafeln zerlegt, so rücken diese nicht sich parallel bleibend Tal ab, sondern weil die Gletscheroberfläche rascher fliesst als der Grund, so legen sich die Tafeln allmalig um, bis sie an der Gletscherzunge fast hori- zontal liegen. Verschiedene Beobachtungen erweisen, dass ausserdem die obern Tafeln über die untern hin- weggleiten. So wird z. B. Schutt, der in eine Spalte gefallen, zu einer Schicht ausgebreitet; an Spaltenwän- den sieht man die einzelnen Schichten treppenartig übereinander hervorragen; eine helle obere Schicht stösst auf einer untern steinerfüllten eine kleine Moräne vor sich her. Am auffälligsten zeigt sich das Gleiten am glacier des Bossons; jedes Jahr wird dort am Grunde der Seitenwand eine Grotte ausgehöhlt, diese wandert im Laufe des Jahres nicht etwa am Boden entlang abwärts, sondern durchschreitet, indem sie ihre ursprün- gliche absolute Höhe beibehält, den Gletscher auf einer Horizontalebene vom Grunde bis zur Oberfläche. Diese Wanderung macht auch verständlich, wie so der Gletscher, wie die Führer allgemein behaupten, wieder ausstosse, was er verschlungen. = B, Sezione di Geologia, Seduta del 10 settembre. President: M.r le Prof. Omboni de Padone. Secrétaires: M.r le Dr. Carl Schmidt de Bale. Mr le Prof. Duparc de Genève. I. Herr Dr. Carl Schmidt giebt einen kurzen Ueber- blick über die geologischen Verhältnisse der Umgebung von Lugano mit besonderer Berücksichtigung derjeni- sen Localitäten welche von der Gesellschaft besucht werden sollen. Wie aus der Nordseite der Alpen ist auch hier die Region der Krystallinischen Schiefer von der Sedimentzone zu trennen. Die Krystallinischen Schiefer und die Mittelcarbonischen Conglomerate von Manno sind steil aufgerichtet und werden von den Se- dimenten discadant überlagert. Die Porphyre der Umge- send von Lugano welche Gänge in den Gneissen bilden oder als Decken auf denselben sich ausbreiten treten an der Basis der triadischen Sedimente auf. Die Trias und Jurabildungen werden eingehend besprochen na- mentlich wird aus die heteropischen Facieswechsel der- selben hingewiesen. An die Schilderung des Forma- tionsgliedes schliesst der Vortragende einige Bemer- kungen über den geologischen Bau des Gebietes wobei er namentlich aus dem Unterschied der Gegenden oest- lich und westlich des Meridianes von Lugano aufmerk- sam macht. Eine Sammlung von Felsarten und Leitfossilen war im Sitzungssaaie ausgestellt. 56 Mr. le Prof. Renevier pense que lon ne doit pas toujours regarder les couches des schistes cristallins comme étant verticales en se basant seulement pour cela sur lorientation des paillettes de Mica dans les schistes car il peut y voir un clivage secondaire. il. Mr. Sayn de Montvendre (Drôme) communique ensuite le travail qu'il a entrepris sur quelques ammo- nites de la couche à Holcostephanus Astieri (d’Orb) de Villiers couche intercalée entre le Valengien et l’Haute- rivien. Parmi les espèces qu'il a escaminées il est cu- rieux d'y rencontrer Cosmoceras Verrucosus (d’Orb) non citée jusqu'ici en dehors des Marnes infranéoco- miennes à Belem-Catus du Midi de la France. Quant à Hoplites Neocomiensis qui à été mentionnée dans ce gisement elle lui paraît appartenir en réalité à une forme voisine mais bien distincte selon lui. En resume la couche à Holcostephanus Astieri de Villers montre un nombre d'espèces du Neocomien inferieur alpin re- lativement élevé vis-à-vis du chiffre d'espèces totales. Mr. Sayn parle ensuite des Ammonites de l’ Urgo- nien de Menylon (Dròme). Ces Ammonites trouvées dans des blocs de calcaire cristallin avec polypiers sont souvent récouvertes d’Orbitolines. L'ensemble des Cephalopodes examinés par lui montre les formes caractéristiques du Barremien infe- rieur. Il lui semble donc convenable d'admettre qu'une partie des calcaires caraligènes à Orbitolines du Diois représentent le Barrémien. Mr. le Prof. Renevier remarque que les calcaires urgoniens du crétacé jouent un rôle analogue à celui des Dolomies du Trias alpin e’ est à dire representent un facies de récif. IH. Mr. le Prof. Duparc dit quelques mots de la D1 composition et de la nature de certains schistes ardoi- siers d’ages differents et provenant de Suisse et de Savoie. Parmi les premiers ceux du Valais ( Salvan Iserable Outrerhône Sembrancher) tous carbonifères ont montré certaines analogies d'ensemble; la Silice qui y oscille entre 59-69 °/, s'y remontre cependant généra- lement à raison de 62 %/,; les carbonates y font tou- jours défaut et la pyrite bien qu’existant dans quel- ques specimens n'est jamais abondante. Il en est de même pour les ardoises carboniferes de Servoz (Savoie) tandis que pour celles liasiques de Merzine Petit-Coeur La Chambre du mème pays les carbonates y sont en forte proportion ainsi que la pyrite dont la teneur sem- ble plus ou moins liée a celle des carbonates. La densité mojenne des schistes ardoisiers étudiés est de 2,75-2,8 elle semble plus faible chez les ardoises calcaires. La structure microscopique est celle de tous les schistes ardoisiers; les éléments élastiques sont quelque fois très abondants (Salvan) principalement le quartz. On rencontre aussi dans certains cas des plages chloriteuses ainsi que les aiguilles cristallines caractéristiques pour ce genre de roche. Leur nature sera determinée ulté- rieurement. IV. Mr. Pittier directeur de l'Observatoire de San Jose de Costa-Rica parle de l'Orographie de l'Amérique centrale et des Volcans du Costa-Rica. Pour lui la chaîne que l’on décrit comme reliant les deux Amériques du Cap Horn à l'Alaska présente déja une solution de continuité marqué à l’origine du fleuve Atrato et c’est la que commence les chaînes de 1 Amérique centrale présentant des caractères geologiques et geographiques differents de ceux de la haute Cordillère des Andes. D’autrepart la dépression de Telmantepee au Nord sé- pare également les montagnes messicaines de celles du Guatemala, L'Amérique centrale est donc naturellement vo dessinée entre ces deux dépressions qui la séparent des deux grands Ameriques. Mr. Pittier divise les mas- sifs de l’Amériqne centrale en 3 systèmes : 1 Celui de l’Atrato. 2. Le systeme Panameno-Costaricien. 3. Le sy- steme Nicaraguo-Guatemalteque. Dans le systeme Pa- norameno-Costaricien dont il s’est specialement occupé il distingue deux groupes secondaires: 1. La Cordillère du Sud. 2. La Cordillère du Nord la première sans vol- cans actifs la seconde avec plusieurs volcans en activite. Mr. Pittier a exploré la région centrale de la Cordillère du Nord formée par les massifs de I’ Iraza du Barba et du Poa, le premier et le dernier de ces volcans sont encore en activité, l’Irazu avec deux foyers et le Poa avec deux cratères dont l'un culminant est actuellement une lagune tandis que le cratère actif est à 300 metres plus bas. Mr. Pittier dit ensuite que les formations vol- caniques n° occupent pas seules le pays,; il ya au con- traire des formations sèdimentaires (crètacé superieur) s’adossant sur l’axe éruptif principal. Mr. Pittier ajoute encore quelques mots sur les tremblements de terre récents du Costa-Rica qui n'ont été dévastateurs que dans l’ésprit des journalistes et il donne ensuite quelques details sur l'installation de l'Observatoire crée par lui et qu'il dirige actuellement. Mr. le Dr. de Fellenberg parle en dernier lieu des Granits de Gasteren et présente à la Société plu- sieurs superbes échantillons de cette règion. Mr. le Dr. C. Schmidt croit que le Granit de Ga- steren mérite une intérêt tout particulier. Il parait d'un âge relativement récent car il est postérieur au premier plissement des Schistes cristallins. L'existence de va- rietés porphyriques semble prouver que le refroidisse- ment du Granit a eu lieu près de la surface de l'écorce terrestre; il a été démandé au temps du Verrucano car on en trouve pas de galets dans cette formation. La Séance est levée'à midi et demie. C. Sezione di Biologia e Botanica, Biologia. Seduta del 10 settembre 1889 Presidente: Signor Dr. Th. Studer Professore Segretario: Signor Dr. A. Lenticchia Professore. Le due sezioni di Biologia e di Botanica sono riu- nite per udire la comunicazione del Prof. Lenticchia intorno al fenomeno dell’ intorbidamento delle acque del Ceresio. Il Signor Prof. Lenticchia (Lugano) attribuisce l’al- terazione delle acque del lago di Lugano, avvenuta nella prima metà di maggio del 1887 e del 1889, alla pre- senza di corpuscoli rotondi, gialli, brillanti e di corpi sferici di maggiore grossezza pieni dei suddetti corpu- scoli e del medesimo colore di questi. La loro natura non è ancora ben determinata; secondo il Prof. Lentic- chia sarebbero dei protozoi. Egli presenta delle preparazioni microscopiche coi relativi disegni. Si apre la discussione. Il Dr. Forel ritiene che si tratti di alghe, talune delle quali compaiono e scompaiono improvvisamente. Il Dr. Fischer appoggia l’opinione di Forel, aggiun- sendo che i corpuscoli possono essere altresì cellule di funghi o granelli pollinici. 40 il Prof. Pavesi cerca di spiegare l’odore puzzolente dell’ acqua. Il Dr. Bonardi dice che è impossibile determinare la natura dei corpuscoli, senza indagarne la riproduzio- ne; opina anch’egli che potrebbero essere dei protozoi. Il Prof. Lenticchia fa osservare che, ammettendo l’esistenza di alghe e di granuli pollinici quale causa del fenomeno, non si riesce a spiegare nè il graduale intorbidamento, nè la sua intermittenza. Ripete che in ogni modo 1 reattivi non hanno rivelata la presenza di cellulosa. Avendo il Sig. Forel fondato le sue osservazioni so- pra l'acqua attinta dal lago il giorno stesso della seduta, il Prof. Lenticchia dichiara deviata la discussione ed invita ad osservare le preparazioni microscopiche, da lui allestite, e a farne altre con acqua del lago, già tor- bida, conservata nell’alcool. Dopo tali osservazioni il Presidente dichiara chiusa la discussione. Il Sig. Dr. P. Pavesi Professore all’ Università di Pavia, socio onorario, espone il risultato di alquante sue ricerche fisiche e biologiche dell’ autunno 1887, su tre laghetti del bacino ticinese e precisamente sui laghi di Muzzano, del Piano e Delio. Parla sull’ altitudine (fissandone quella del Delio a m. 920, del Piano a 284,25 s. m.), della profondità massima (avendo trovata quella del lago di Muzzano di m. 3,50, del Piano 12,50—13, del Delio 43), del colore delle acque e dei principali viventi, veduti o raccolti nei laghi medesimi. Gli ento- mostraci pelagici non sono rappresentati che da Cyclops nel Delio, mancano al lago di Muzzano mentre alber- gano in buon numero nel laghetto del Piano, dove pur trovansi il Ceratium hyrundinella e la Cyclotella oper- culata, caratteristica dei depositi lacustri. La misera fauna del lago Delio, in dipendenza con l’origine di 41 questo da erosione in opera dell’antico Ticino, trae Pavesi a riassumere e discutere la questione dell'origine della fauna lacustre in genere, difendendo la sua teoria della fauna relicta centro le recenti obbiezioni di Forel, De Guerne, Rodolfo Credner., eec. L'epoca glaciale non segnò certo l’ estinzione completa delle faune e delle flore, come non distrusse per intero ogni rapporto tra le faune marine antiche e le attuali lacustre. V° hanno fatti capitali, che la teoria delle migrazioni è impotente a spiegare. Laghi (di Brianza e Varese) anticamente dipendenti dai fiords del Lario e del Verbano, hanno forme enpelagiche, mentre altri artificiali od orografici (di Mantova, di Perugia) ne sono privi. Scarsa è la vita ne’ laghetti di Ritom e d’Alleshe, mentre pullula in altri plu elevati. Laghi vicini, sull’ identica linea di migrazione degli uccelli, presentano notevoli diffe- renze faunistiche. Il trasporto sempre accidentale , di ova sulle penne o nelle feci degli uccelli acquatici, non dà alcuna ragione dei fatti enunciati. Né vi getta luce maggiore il trasporto d’ animali vivi, a mezzo de- gli uccelli stessi e dei pesci. La fauna lacustre attuale è veramente, in parte, relicta, composta d’animali che, durante l’ invasione degli antichi ghiacciai ed il conse- guente passaggio dei fiords neocenici a laghi sì adat- tarono all’ acqua dolce. Contrariamente a quanto pensa De Guerne, le forme lacustri a tipo marino sono ab- bastanza euriterme ed eurialine per accomodarsi a nuove condizioni La mancanza ne’ laghi di molluschi di tipo marino non demolisce le faune relitte, come opina Credner, ma spiegasi per la nessuna eurialinità di questi animali. Si apre la discussione. Il Prof. Forel sostiene la sua teoria sull'origine della fauna lacustre e fornisce i seguenti dati sulle tempera- 42 ture dei laghi del Piano e di Lugano, ch’ egli ha deter- minato aleuni giorni prima della seduta: Lago del Piano 21,°7 alla superficie » » 16, 3 a 5 M. di profondità » » 2 10 » » Lago di Lugano 21° 5 alla superfieie » » 20, 0 a 5 M. di profondità » » 179 Sal) » » » Dee y » » (AE » » » TEO) » » » 65° Bde SO » » » DI ord » » » 62 rey » » » 6,2 Ya Des » » » 02005 » » » Die Halle » » » en » Egli osserva quindi che le differenze sono tanto piü piccole quanto maggiori sono le profondità di cui si con- frontano le temperature. Il Prof. Schroeter fa noto al Prof. Pavesi che nel laghetto di Muzzano esiste una forma endemica di Trapa- natans, ch'egli chiama appunto Muzzanensıs. Botanica. Seduta del 10 settembre 1889. Presidente: Sig. T. Caruel Prof. a Firenze. Segretario: Sig. Dr. A. Lenticchia Prof. Il Signor Dr. Ed. Fischer (Berna) legge un progetto sulla fondazione di una Società botanica svizzera sul modello della Società geologica, che dovrebbe quindi formare una Sezione della Società elvetica di scienze na- turali. Questa proposta è accettata ad unanimità. Si no- mina una commissione di cinque membri per lo studio dello statuto nelle persone dei Signori: Fischer, Schroe- ter, Chodat, Christ e Wolf. Il Signor Presidente, per venire in aiuto alla fon- dazione della Società botanica svizzera, dà alcune in- formazioni circa l’organizzazione della Società botanica italiana, istituita da 18 mesi, che procede regolarmente. Il Signor Dr. Chodat (Ginevra) fa le seguenti co- municazioni : I. Une monographie des Polygalées, étude à la fois anatomique, morphologique, physiologique et systé- matique. II. Identite du Puccima Scirpi DC avec Aecidium Nymphoides. Cette identité a été démontrée par des cultures et par le mode d’apparition dans les bassins où ces deux formes se développent. III. Sur la fleur du Sempervivum. Dans cette étude l’auteur explique la genèse des verticilles floraux. 44 Il démontre que les irrégularités (obdiplostemonie , ac- compagnee de l’epipétalie des carpelles) sont dues à des causes mécaniques et variables d’apres les moditications d’un verticille. Il Signor Æhiner (Svitto) fait un rapport sur lexplo- ration botanique des Cantons primitifs depuis 1894. Il a appris de MM. Dr. Hofstetter, Dr. Charles Hegetschweiler, Amstad et autres botanistes des sta- tions additionelles et mème plusieurs espèces nouvel- les, comme Rubus plicatus, Malaxis paludosa, Carex microstyla Carex strigosa, Potentilla longifolia, Euphra- sia ericetorum Rhinanthus arisattus, Botrychium matri- caricefolium L'auteur compte maintenant pour le Canton d’ Uri 1270 espèces vasculaires, pour le Canton de Schwytz 1230, pour Unterwalden 1170, pour Zoug 970. Seduta del 11 settembre 1889. Il Signor Prof. Lentiechia (Lugano) presenta una lista, coi relativi esemplari, di specie e varietà di fane- rogame nuove pel Cantone Ticino. Fra quest ultime meri- tano particolare menzione: Linaria Cymbalaria var. pal- lida (sec. Christ), albiflora (see. Schröter), e l'Ononis pro- currens var. albiflora (Schröter), ambedue nuove anche per la Svizzera, 45 Il Signor Dr. Fischer (Berna) fa le seguenti comu- nicazioni: I. Sur quelques Sclerotium. M. Fischer présente quelques photographies d’un exemplaire de Polyporus Sacer Fr. rapporté de l'île de Madagaskar par M* le Dr. Keller. Ce champignon croit sur un Sclerotiwum dont la structure correspond à celle que Currey et Henburg (Linnean ‘Transactions Vol. XXIII p. 94) ont décrit pour le Pachyma Cocos. II. Observations au sujet de l’Aecidium magella- nicum et de Puccimia graminis. M" le Dr. Fischer communique les résultats de quel- ques observations faites sur l’Aecidium qui forme des « Hexenbesen » sur le Berberis vulgaris et que M" Ma- gnus a identifié avec l’Aecidium Magellanicum Berk. Il Sig. Dr. Silvio Calloni (Pazzallo) presenta: A) lavori d’ amici: 1. Una noticina del Dr. Edoardo Bonardi dell’ Uni- versità di Pisa, sulle Diatomacee dai laghi Delio e del Piano. Il materiale di studio venne raccolto dal Prof. P. Pavesi. Per il lago Delio, Bonardi novera 36 specie, delle quali nessuna è pelagica; per il laghetto del Piano 44 specie. Descrive, come propria di quest’ ultimo ba- cino, una varietà nuova, var. acuminata, della Cocco- neis helvetica Brun. 2. Due note del Dr. Fidriano Cavara, dell'Istituto botanico dell’ Università di Pavia : In una prima nota, Cavara comunica l’ interessante scoperta sull Apennino settentrionale della Brassica Ro- bertiana Gay, in Italia rara e nota solo qual pianta del- l'estrema Liguria. Or sono alcuni anni Rodolfo Farneti 46 la raccoglıeva sulle rupi di Dardagna a più di 800 metri sul mare; ve la ritrovava con Cavara nel 1885. Que- sti, nel suo manoscritto, riassume la storia di tal Bras- sica e la illustra con buon disegno. Esatta è la deter- minazione specifica, sanzionata dal Prof. J. Müller Are., per confronto con esemplari dell’ erbario Boissier. Ca- vara fa de’ suoi esemplari uua varietà nuova, apenni- nica, ch'egli stima una forma relicta di specie antica, forse terziaria, più diffusa nel tempo. Nella seconda nota il Dr. Cavara descrive un no- tevole caso di simbiosi tra funghi parassiti. Osservò, in foglie di Salix alba, concettacoli sporigeni di Asco- chyta vitellina Pers. contraenti unione più o meno inti- ma cogli acervuli uredosporiferi della Melampsora fari- nosa Pers. Vide in foglia di Mentha piperita, un’ Asco- chyta, simile affatto alla vitellina, associata a mezzo de’ suoi periteci, agli acervuli della Puccinia Menthae Pers., in simbiosi completa e costante. Analoga associa- zione di un Ascochyta con Puccinia graminis Pers. con- statò in foglie di frumento. L’Ascochyta, che può vivere autonoma sul Salix alba, dov’ essa contrae casuale sim- biosi con la Melampsora (commensalismo facoltativo), non può invece installarsi sulla Mentha e sul Triticum, che a mezzo delle Uredinee attaccanti queste fanerogame (commensalismo necessario). I due funghi non trovano uguale vantaggio nel consorzio: è Ascochyta che ne ri- trae I’ utile maggiore, guadagnando sull’ uredinea in dif- fusione e numero di matrici. Essa effettua un doppio parassitismo fissandosi su d’una fanerogama a mezzo d’un altro fungo. i 3. Calloni fa conoscere un saggio di Catalogo dei muschi crescenti nel Ticino meridionale, di Lucio Mari, Bibliotecario nel Liceo Cantonale, studiosissimo della flora ciscenerina. L'elenco è un'importante novità flori- stica, le scarse notizie sui muschi ticinesi, dovute spe- 47 cialmente al sacerdote Daldini ed al Mari stesso, tro- vandosi sparse quasi unicamente nei lavori di Anzi e di De Notaris. Le specie noverate sommano a ben 150; tra queste si contano forme parecchie rare ed inte- ressanti. Lucio Mari ha mandato altresì campioni di Nardo- sma fragrans e di Dracunculus vulgaris, specie nuove per la Svizzera, ch'egli raccoglieva nel Ticino pochi anni or sono. B) Comunicazioni originali: I. Cleistogamia della Viola cucullata Ait.-Curtis di Londra, primo, osservò nel 1816, che questa violetta americana, coltivata nei giardini di Kew, produceva fiori aperti sterili e clandestini fertili. Bennett studiò ac- curatamente questi ultimi. In una sua nota sul Journal of Botany del 1879, afferma come sian ridotti al calice, ai 2 stami anteriori e al pistilio. Calloni constatò fiori segnanti graduato passaggio pel fiore completo nelle sue parti a quello descritto dal Bennett. Di più, vide, in casi parecchi, i petali, i 2 stami laterali e lo stame su- perno sostituiti da glandule pluricellulari pedicellate, in pieno accordo con le leggi d’antotassia. Tali glandole secretano un liquido appicaticcio, che si raccoglie sulle antere e sul labbro dello stigma e ne favorisce la mu- tua aderenza nella fecondazione. Le antere non si apro- no per un poro apicale, come Bennett credeva, ma per semplice staccamento, su breve tratto del loro margine superno, dal connettivo. Calloni presenta numerosi dise- gni illustranti i fatti esposti. II. Appunti sulla famiglia delle Berberidacee. — a) Calloni, basandosi sull’esame dell intima com: page della nervatura mediana della foglia delle Lardi- zabale, propone un muovo aggruppamento di queste piante, che pur s' invalida dalla distribuzione geografica 48 e da impronta fisiologica. Le Lardizabale comprende- rebbero così due gruppi, aventi valore di sotto-tribù : 1. Lardizabale Americanae vel Dioicae, 2.*. Asiaticae vel Monoicæ. Nelle prime, i fascetti libero-legnosi sono, dentro la nervatura mediana delle foglie, fusi in arco ( arcuatim connati ); nelle seconde, sempre disgiunti (distincti). b) Accenna a Berberideæ con antere aprentesi per 4 valve. Tal fatto, non mai avvertito dagli autori, è pro- prio dell’Achlys triphylla dell Oregon e di parecchie Berberis, tutte della regione neotropica. La deiscenza quadrivalve delle antere, abbastanza frequente nelle Ber- beris delle regioni torride d'America australe (B. quin- duensis, rigidifolia, virgata, laurina ecc.), si verifica al- trove nella sola D. corymbosa del Chili. Nessuna specie della regione neartica o del Mondo antico vanta l’ac- cennata particolarità. c) Calloni tratta del significato sistematico delle 2 appendici o denti dei sommi lati del filamento, negli sta- mi di alcune specie di Mahonia e di Berberis. — Queste appendici esistono nella maggioranza delle Mahonie dA - merica nordica, ma in una sola dell'Asia (Mahonia For- tunei). Riscontransi pure nelle Berberis, ma unicamente nelle specie austro-americane. Precisamente, sono esse esclusive di specie parecchie, tutte chilene (B. collina crispa, montana, congestiflora, ecc.). Tali appendici inse- snano come il gruppo Mahonia vuol essere assoluta- mente fuso con le Berberis genuine, secondo le giuste ve- dute di R. Brown, di Hooker e Bentham. Il genere Ber- beris risulterebbe così di due sezioni: 1.% Æuberberis, 2% Mahonia. In entrambe potrebbero distinguersi 2 sot- tosezioni, a sesonda dell’ esistenza o meno dei due den- ticoli laterali sul filamento degli stami. d) Calloni descrive à pistillo ed il frutto dell’ Achlys triphylla, specie accantonata nell'America nordica sulle er? ER 49 rive del Pacifico. Pistillo e frutto constano di due metà. distinte per colore, forma, contenuto, disgiunte ai lati per due solchi longitudinali, riunite per una lamina ver- ticale secondo lasse del fiore. La metà volta all asse d’ inflorescenza, biancastra in ogni sua parte, d’un pa- renchima a cellule late, è coronata dallo stigma cordi- forme. Nella metà opposta, munita di 3 coste longitu- dinali, è scavata la loggia ovarica contenente un sol ovulo. Nel frutto, la prima metà resta spongiosa, l’ altra s’indura a mo’ di capsula. È probabile che la metà spon- giosa rappresenti un pistillo rudimentale, l’altro de’ 6 carpelli caratterizzanti il cespite antico delle Berberi- dacee, come addita la tribù delle Lardizabale. Questi appunti sono avvalorati da disegni ud natu- ram su campioni disseccati degli Erbari de Candolle e Delessert. Il Signor Dr. Schröter (Zurigo) fa la seguente comu- nicazione: Notice préliminaire sur l’anthése de quelques ombelliféres. Chez V Anthriscus sylvestris la fleur montre une protérandrie trés-prononcée avec un état intermédiaire neutre entre l’état masculin et féminin. De même que la fleur, chacune des ombellules monoïques et enfin la plante entière passe par ces trois états. Les étamines font un triple mouvement d’elevation et d’abaissement par suite de l'accroissement inégale des deux côtés du filament. Chez le Chaerophyllum Cicutaria les mouvements des étamines sont causés par la turgescence inégale des deux côtés des filaments. L'auteur se propose de tenter une classification des ombelliferes suisses d’apres les differences dans leur anthese. I Sig. Dr. Fischer (Berna) e Dr. Schröter (Zurigo) presentano; Le rapport sur l'excursion botanique à la Grigna de Mandello (5-7 sept.). 50 Les deux auteurs de ce rapport avaient invite les membres de la société helvétique des sciences naturelles. à prendre part, avant la fète de Lugano, à l’excursion botanique citée ci-dessus. Malheureusement les deux ini- tiateurs restèrent les seuls participants. La récolte a èté trés-riche, malgré la saison avan- cée. Ils ont trouvè presque toutes les espèces indiquées par Reuter (1854) et par M. Christ (1879), la plupart même encore en fleurs. Nous citons (fl. = fleurs, fr. = fruits): Primula calycina, fl. et fr. Phyteuma comosa, fl. et fr. Asperula umbellulata, fl. et fr. Campanula Raineri, fl. et fr. Stachys Reuteri Schröt. (1) fl. et fr. Silene Elisabethae, fl. Buphthalmum speciosissimum , fl. et fr. Aquilegia Einseleana, fl. Allium insubricum , fr. Saxifraga Vandellii, fr. Cytisus glabrescens , fr. En outre ils ont observées les espèces suivantes non mentionnées par Reuter et Christ: Viola heterophylla Best (2). (1) Cette espèce à été découverte en 1854 par Reuter qui a nommée oblongifolia sans donner une diagnose. Comme il existe depuis 1840 une Stachys oblongifolia Benth, le nom d’espece doit être change: je propose done celui de Reuters. Elle se distingue, par ses poils glanduleux et son fruit, notamment de « recta » avec laquelle Christ la réunit comme variete. (Schröter) (2) Reuter et Christ, disent expressément qu’elle manque à la Grigna; cependant elle y a déjà été trouvée en 1881 par M. Rhiner. (Schröter). DI Trisetum argenteum. Cytisus radiatus. Petrocallis pyrenaica. Aconitum Anthora. Ranuneulus Thora. Dorycnium herbaceum, Il Signor Marc Micheli (Ginevra) presenta, quale contribuzione alla flora del Paraguay, un volume sulle Leguminose. Il Signor Presidente dichiara chiusa la Seduta, rin graziando i colleghi per l’onore della presidenza e con- gratulandosi per l’ abbondanza e l’importanza delle co- municazioni. D, Sezione di Zoologia, Seduta del 10 settembre. Presidente: Prof. O. Suidter-Langenstein di Lucerna. Segretario : Dr. Silvio Calloni, Lugano. Assistono Prof. P. Pavesi dell’Università di Pavia ; Prof. Th. Studer di Berna; Dr. F. Urech di Tubinga; H. Fischer-Sigwart di Zofinga; Dr. Achille Monti della Università di Pavia. Furono presentate le seguenti co- municazioni : I. Il Sig. H. Fischer-Sigwart espone brevi notizie « über Albinos von Salamadra maculosa ». « Ein Sala- mander Weibchen gebar im Terrarium an 22 April 1889 zwei todte Eier, eine todte und 5 lebende Larwen, alles Albinos, die leider nicht aufgezogen werden konnten. Eine davon wurde indess 76 Tage alt. Interessant dabei ist, dass der Mutterthier in Marz 1888 in meinen Be- sitz kam und eine normale Brut von 24 Jungen absetzte. Es war in einem Behälter, in dem seither eine Begat- tung ausgeschlossen war, so dass also eine frühere Be- gattung hier auf zwei Jahre ausgereicht hat, wobei jedoch die zweite Brut das Albino hervorgebracht wurde. Es ist schon früher vermuthet worden, dass bei Salamandra maculosa eine Begattung auf mehreren Jahre dauern müsse. Diese Thatsache scheint darzuthun, dass dies nur relativ richtig ist und dass die späteren Bruten nicht normal sind, sondern in Albinos degeneriren ». 39 II. Il Dr. À Urech di Tubinga legge un’interessante e lunga memoria, continuazione delle sue « Chemisch- analytischen Untersuchungen am lebender Raupen-Pup- pen und Schmetterlingskörpern und deren successiven Ausscheidungsproducten ». Urech presenta bellissimi campioni di prodotti da lui ottenuti. Le sue ricerche furono istituite su varie specie, coi risultati seguenti : « 1. Phalaena pavonia minor, kleines Nachtpfauenauge. An 5 Exemplaren wurde die successive (rewichtsände- rung "schon vom Raupenzustande (von etwa Mitte Juni an) bis in den Puppenzustand hinein (September) be- stimmt und die Zahlenwerthe in Curvennetze eingetragen. An dieser graphischen Darstellung wies Dr. Urech be- sonders auf das plötzlich starke Fallen des Curvenastes, welcher die Gewichtsänderung der Raupe mit der Zeit darstellt, kurze Zeit vor der Einspinnung der Raupe hin, dieser plötzliche Rückgang des Gewichtes der Raupe beträgt fast 1/3 des vorangehenden Gewichtes und ist verursacht durch einen Saftaussfluss durch den After der Raupe. Dr. Urech ist der Meinung, dass wie bei der Häutung und Verpuppung der Raupe mit der ab- sestreiften Raupenhaut für den Organismus des Körpers unbrauchbare, schädliche Stoffe ausgeschieden werden, es auch mit der Saftentleerung der Fall sei, und letztere daher als ein Gesundheitsregulativ aufzufassen sein. In allen diesen Ausscheidungen, auch in der Puppenhülle, ist Kali enthalten. Der Trockenrückstand besagten Saftes ist neben etwas schleimiger organischer Substanz fast nur kohlensaures Kali, so dass bei Zusatz von z. B. von Chlorwasserstoffsäure zum Saft, der weit aus zum grössten Theil aus Wasser besteht, schon eine Gasent- wicklung stattfindet. Verbrennt man eine Raupen-oder Puppenhülle in einer farblosen Gasflamme, so zeigt dieselbe intensive Kalifärbung, nicht hingegen, selbst D spektroskopisch kaum merklich, beim Verbrennen des Schmetterlings. Dr. Urech beschreibt ausführlich, wie es ihm gelang, besagten Saft (der an Raupen im Freien der Beobachtung allzuleicht entgehen kann) seiner ganzen Quantität nach unmittelbar aus dem After fliessend ohne Verunreinigung durch Koth, farblos & wasserklar zu gewinnen. Beim Heranfüttern der Raupen von ziemlich jungem Zustande an hatte Dr. Urech nach den jeweili- cen Häutungen die von Wersmann an den Sphingiden und noch andern Species zuerst hervorgehobene That- sache des Uebergans der Längsstreifung in Querpunkti- rung und weiter in Querstreifung betreffend Hautzeich- nung auch an Phalaena zu beobachten Gelegenheit. 2. Gastrophacha neustria, Ringelspinner. An diesem Schmetterling hat Dr. Urech wie früher an Pontia bras- sicae die Wachsthumsgeschwindigkeit der Flügel beim Auskriechen des Schmetterlings bestimmt, wird aber erst, nachdem er diese Messung auf eine grosse Anzahl Species ausgedehnt und so die numerischen Versuchs- werthe vergleichenden Studien unterwerfen kann, aus- führlichere Mittheilung darüber machen. Von dem gelben mikrokrystallinischen Pulver, das die Raupe beim Ein- spinnen entlässt und über das Cocon verbreitet (sehe F. Urech: Mittheilung an der Naturforscherversammlung in Solothurn 1588) weist Dr. Urech etwa Zweizehntel Gramm vor, wird aber für qualitative & quantitative chemische Untersuchung nächstes Jahr noch mehr sam- meln. 3. Dalhii Euphorbiae. Die im vorigen Jahre mit dieser Species begonne- nen Untersuchungen wurden dieses Jahr in ausgedehn- tester Weise wiedorholt. Es wurde nicht nur die Puppe, sondern schon die Raupe, als sie zu fressen aufhörte, in einen Kohlensäure -- und wasserfreien Luftstrom ge- bracht, und die Kohlensäure — und Wasserauschei- 39 dung auch während der Metamorphose zeitlich bestimmt, in Tabellen zusammengestellt und in ein Curvennetz eingetragen. Die Untersuchung ist noch nicht zu Ende. Dr. U. wird später die numerischen Versuchswerthe mit Hülfe der voriges Jahr an der Naturforscherver- sammlung in Solothurn bei Mittheilung seiner Resultate mit Pontia brassicae dargelegten algebraischen Glei- chungen zu chemisch-phisiologischen Schlussfolgerungen verwerthen. 4. Phalera bucephala. An dieser Species hat Dr. U. diesen Sommer vorerst nur den erstaunlich grossen Einfluss einer constant gehaltenen höhern Temperatur z. B. 30° C. auf die Wachsthumsgeschwindigkeit der Raupe selbst beo- bachtet. (Bekanntlich hat schon vor einem halben Sä- kulum Dorfmeister auf diesem Wege sehr wichtige Resultate erhalten und höchst beachtenswerthe Schluss- folgerungen gezogen). Dr. U. sah die im Thermostaten bei 30° gefütterten Raupen zwei Monate früher ausge- wachsen als die zwischen 15 und 20° gefütterten .der- selben Brut; Dunkelheit scheint keinen nachtheiligen Einfluss auf die Wachsthumsgeschwindigkeit der Raupe zu haben. Dr. U. möchte auch den bloss zu ihrem Vergnügen und ihrer Belehrung aus Raupen Schmetter- linge ziehenden .Dileetanten vergleichende Verwendung des Thermostates empfehlen, da sich so in leichter und auffälliger Weise nebenbei ‘die wunderbare Wirkung einer der gewöhnlichsten Naturagentien, die Wärme, auf die Geschwindigkeit der Entwicklung von Lebewe- sen beobachten lässt. Dr. Urech hat seine betreffen- den Versuche mit successiven Wägungen und Messun- gen vorgenommen un die numerischen Versuchswerthe tabellarisch und graphisch zusammengestellt. 5. Orgyia gonostigma. Mittelst dieser Species hofft der Vortragende nach 56 mehreren Jahren durch continuirliche Züchtung im Ther- mostat bei etwa 30° C. zu das Variiren der Art be- treffenden Resultaten zu gelangen. In einem bei Ei- senwärme gehaltenen Fläschchen mit Crataegus als Futter weist Dr. U. Räupchen vor, die schen der zweiten Brut dieses Jahres angehören. 6. Vanessa japonica. Trauermantel. Mit dieser Species, die Dr. U. in grösserer Menge aus halberwachsenen Raupen mittelst Salız caprea auffütterte und bis zum Absterben des Schmetterlings untersuchte, wurden ähnliche Messungen wie bei den oben beschriebenen Species vorgenommen und auch am Schmetterling die Athmungsproducte Kohlensäure und Wasserquantitativ bestimmt und tabellirt. Ausser- dem wurde der schön blutrothe Saft, den der Schmetter- ling nach dem Auskriechen aus der Puppe und Aus- wachsen der Flügel aus dem After entlässt, zur Un- tersuchung gesammelt; er enthält sehr viel Wasser, ist geruchlos (während bei Pontia brassicae der angenehme Jasmingeruch wahrgenommen wurde), bei Zusatz von viel starkem Alkohol scheidet sich die farbstoffhaltige Substanz flockig aus, die sich wie der Trockenrückstand des Saftes wieder in Wasser löst. Der Saft ist wie die andern weiter oben untersuchten Secrete auch kalihaltig und die Ausscheidung dieses Stoffes ist wahrscheinlich auch hier wieder der physiologische Grund der Saftent- leerung, auf keinen Fall bezweckt sie eine Aufweichung der Puppenhülle. Von etwa 100 Stück Vanessa-Schmet- terlingen konnte Dr. U. etwa 1 Gramm luftirockenen Verdunstungsrückstand des Saftes erhalten, mit welchem er qualitative und wenn es hinreicht noch quantitative Analysen vornehmen wird. Am Vanessa antiopa. — Schmetterling nahm Dr. U. weiters eine Untersuchung mittelst operativen Eingriffes vor. Es wurde der gelbe Saft gesammelt und untersucht, 97 der beim Abschneiden der Flügel vor ihrem Festwerden aus den Flügeladern austliesst. Durchschneidet man die ausgewachsenen hartgewordenen Schmetterlingsflügel oder auch die noch kleinen vorgebildeten Flügelchen in der Puppe, so fliesst kein Saft aus, es findet also nur einmal und zwar während des kaum eine halbe Stunde andauernden Flügelwachsthums des ausgekrochenen Schmetterlings eine Saftströmung aus dem Leibe her statt. Dieses Einströmen ist die Ursache der Flächenaus- dehnung des Flügels, hat letztere ihr Maximum erreicht, so verdunstet schnell das Wasser des eingeströmten Saftes ab, die erst weichen lampigen Flügel werden dann hart. Durchschneidet man beim Beginn oder wäh- rend der Ausdehnung der Flügel letztere, so fliesst sowohl aus den Stummeln, als auch aus den abgesch- nittenen noch lampigen Flügelstücken Saft aus, es sammelt sich letzterer an den Schnittflächen in honig- gelben Tròpfchen an, ist klar, geruchlos und gesch- macklos, zeigt weder saure noch alkalische Reaction mit Lacemus, enthält wohl über 90 ° Wasser, das an freier Luft rasch verdunstet, es bleibt dann eine anfangs zähe amorphe, ‘grünlich-celbliche, durchsichtige Masse zurück, die aber nach wenig Tagen unter dem Mikro- skop dendritische Anordnung von Krystallen in eigen- thümlicher Schönheit’ zeigt, beim Verbrennen lassen sie Asche zurück. Ganz anders verhält sich der Saft, wenn man ihm nicht ermöglicht rasch sein Wasser abzudun- sten, sondern ihn z. B. in ein Gläschen auffängt und zustöpselt, er trübt sich dann schon nach einigen Stunden, nach einigen Tagen bilden sich schwärzliche Häutchen und es tritt ein Geruch wie der bei in Fäulniss über- gehenden Puppen äuf, lässt mann erst jetzt den sich so verändernden Saft verdunsten, so bleibt eine schwärz- liche amorphe Masse zurück, die unter dem Mikroskop sphärische Gebilde zeigt, Krystallbildung findet keine 3: mehr statt, der dendritenbildende Körper muss also s zersetzt worden sein. Leider ist dem Untersucher durch : dieses Verhalten nahezu 1 gramm Saft von etwa einem Dutzend Schmetterlingen für nähere Untersuchung der krystallisirenden Substanz verloren gegangen und er | kann erst nächstes Jahr wieder die Sammlung der - Tröpfchen vornehmen. Wenn die weiter oben dargelegte Meinung, es ver- dunste der beim Auskriechen des Schmetterlings in die noch kurzen Flügelchen strömende Saft zum weitens grössten Theile seines Gewichtes, so dass er eingentlich = nur die vorgebildeten Flügel ausdehnen hilft, und nur | eine geringe Menge beigemischter organischer Substanz darin absetzt, richtig ist, so müssten die fertigen Chry- saliden Flügelchen nahezu so schwer sein als die mehr als 10 mal so grosse Fläche zeigenden ausgewachsenen Flügel des Schmetterlings. Durch vergleichende Wägung fand Dr. U., dass dem wirklich so ist, auch eine ge- nauere Beobachtung der Flügel in beiden Zuständen zeigt nach Abwischen der Schuppen die Chrysaliden Flügel als dieke undurchsichtige Masse von pergamen- tartigem Aussehen, während die fertigen Schmetter- lingsfliigel dünn wie feines Seidenpapier und durch- sichtig sind, das Geäder ist zwar zahlreicher und länger, zeigt aber an der Flügelwurzel doch- nicht stärkere Dicke wie an den Chrysalidenflügelchen. Dr. U. hofft, dass es ihm noch gelingen werde, auf Grundlage dieser Erkenntniss das Vorkommen v. g. flügelloser Schmetter- linge, wie z. B. das Weibchen von Orgyia gonostigma ist, und der Schmetterlinge mit nur Chrysalide nflügelchen erklären zu können. Beiläufig ist noch zu bemerken, dass. der Vanessa antiopa Schmetterling die für den Untersucher bequeme Eigenthümlichkeit hat, dass er im Halbdunkel aufbewahrt beim Anfassen nicht zappelt, sondern sich längere Zeit regungslos wie todt stellt. ' 38 09 Einen Feind der Vanessa antiopa ganz anderer Art als Schlupfwespen und Raubfliegen hat Dr. U. bei diesem Sehmetterling zufällig kennen gelernt, nämlich einen 1 1/9 Decimeter langen 1% Millimeter breiten, 0.0034 Gramm schweren Wurm. Die Raupe lebt und wächst mit demselben und kann gross werden, erst wenn der Wurm aus dem Körper herauskriecht, stirb sie; die Raupe kann sich auch mit diesem Parasyt ver- puppen un die Puppe stirbt auch erst, wenn ersterer sie durchlöchernd aus ihr herausdringt, er stirbt dann aber auch so-gleich und hängt wie ein feiner Faden an der Puppe; da er in diesem Falle immer viel kürzer war, (nur etwa 4 Centimeter) als die Würmer, die noch aus der Raupe krochen, so ist wahrscheinlich der Austritt aus der Puppe bevor er ausgewachsen ist, dadurch verursacht, dass die Puppe nicht frisst und nicht wächst. Der ausgewachsene Wurm, dessen Länge zu der Raupe im Verhältniss wie die Länge eines 5 bis 8 Meter langen Bandwurms zur menschlichen Körperlänge steht, stirbt an der Luft bald, indem er sich röhrenförmig rollt. Am Sechlusse der Mittheilung seiner Untersuchungen, die sich grossentheils auch auf den Einfluss der Wärme aufs Wachsthum beziehen, will Dr. U. noch seine Auf- fassungsweise der Wärmewirkung auf diesem biolo- gischen Gebiete aussprechen. Für nur wenige Genera- tionsfolgen der Lepidopteren wirkt zwar die Wärme in hervorragender Weise, aber nur betreffend die Zeitdauer der Entwicklung und des Wachsthums, die Wärme von mässig erhöhter Temperatur beschleunigt dieselben, bringt aber nicht gleich eine merkbare Variation in den Specieseigenschaften hervor, d.h. sie erzeugt nicht schon Abarten. Den durch das Keimplasma (Weissmann) oder durch das Idioplasma und Verkollkommungsstreben (Nä- geli) oder durch die constanten Wachsthumsgezetze und Vererbung (Eimer) oder durch Anpassung ( Darwin ) 60 bestimmten chemisch-physiologischen Processen vermag Wärme von verschiedener Temperatur von einer Gene- ration auf die folgende noch nicht merklich andere Rich- tung zu verleihen. Desshalb hat wohl Darwin den Aus- spruch gethan: « die Wärme wirkt nur wie ein Funke, wodurch die chemisch-physiologischen Processe ausge- löst werden ». Diese Anffassungsweise erscheint nur aber doch zu einseitig und ich kann einem der grossen Agen- tien der Natur, wie die Warme einer ist, nicht nur die Rolle eines Zündhölzchens zuschreiben. Ohne Wärme- fasse man sienun abstractals Grad des Bewegungs zustan- des eines Stoffes oder concret als unterschiedlich intensiv bewegten Stoff, d. h. als eine Art Energie auf — ist kein Lebewesen möglich. Bei den chemisch physiolo- gischen Vorgängen des biologischen Wachsthums ist die Wärme ein Glied in der Kette der Energie umsätze, als Energie besonderer Art unterscheidet sich die Wärme von den übrigen Energiearten in Bezug auf nicht voll- ständige Verwandelbarkeit in letztere. Wärmeenereie wird vom lebenden Organismus sowohl aufgenommen als auch abgegeben und dies geschieht nach Gesetzen, deren Auffindung zu den wissenschaftlichen Triumphen der Neuzeit gehört, es sind die Gesetze von der Con- stanz der Energie, der Aequivalenz der Umwandlungen und der negativen und positiven Entropie (negative Entropie kann man auch Entwerthung der Energie nennen). Diese Grundgesetze, die zuerst beim Studium der Wärme gefunden wurden, bieten bei mechanischer Auffassungs und Darstellungsweise der Wärme auch die Brücke, um die chemisch-physiologischen Vor- ginge des Wachsthums, also auch Ontogenie und Phy- logenie auf mechanische Gesetze zu reduciren, und Reduction von complieirteren und auf einer höhern Stufe stehenden Vorgängen auf Einfacheres scheint oft ein Bedürfniss zu sein. 61 Meine Meinung ist nun nicht etwa, dass man mit Hülfe, d. h. unter Einwirkung von Wärme von be- stimmter "Temperatur die Wachsthumsgezetze der Le- bewesen schnell abändern oder ihnen andere Richtung geben könne, und so sie gleichsam überwältigend nach wenig Generationen neue Generationen züchten könne, im Gegentheil der Organismus eines Lebewesens wird ungewöhnlichen Wärmeänderungen einen Widerstand leisten; aber eine Wechselwirkung findet doch statt zwis- chen Eigenwärme und äusserer Wärme, und zwar gemäss den Wärmegesetzen. Zufuhr von Wärme von höherer Temperatur z. B. löst nicht nur physiologisch-chemische _ Umsetzungen aus und beschleunigt sie, sondern vermehrt auch den Energieinhalt oder setzt sich beim Uebergang theilweise in andere Energieformen um, leistet Arbeit nach einer bevorzugten Richtung hin, deren Grenzwerth durch das Gesetz der Entropie bestimmt ist, und so können durch öftere Wiederholung dieser Einwirkungen Abänderungen der Eigenschaften und Gestaltung von Körperbestandtheilen entstehen, wodurch neue Abarten der Species sich bilden. Den Kreislauf im Leben der Insecten, speciell hier der Lepidopteren, vom Gesichtspunkt besagter Grund- gesetze aufgefasst, lässt sich durch folgende Gleichungen veranschaulichen. Für den kreisförmigen Vorgang mit Constanz und Aequivalenz der Energie ist z. B.: Junges Raupenpaar + Futter (Energievorräthe) = Raupenpaar (älter gewordenes) + Abfälle (Secrete und Excremente = Puppenpaar) + Secrete (meist in Gas- form: Wasser und Kohlensäure) + Sauerstoff — Schmet- terlingspaar mit Eiern und Spermatozoen + Futter (wenig) + Secrete = absterbendes Schmetterlingspaar (Abfall oder somatischer Tod) + junge Räupchen + Futter, (das aus Abfällen, Secreten, Excrementen wieder 62 regenerirt gedacht werden kann, allerdings nicht syn- chronisch). Die in diesen Gleichungen symbolisirte Beziehung der Organismen zur Aussenwelt wird hiebei durch das Gesetz der Constanz der Energie geregelt, im Wachs- thum liegt aber die Tendenz durch Generationen hin- durch gewisse Richtungen mit Vorliebe zu verfolgen, desshalb findet kein phylogenetischer Kreislauf statt, sondern eine phylogenetische Entwicklung nach bevor- zugter durch das Gesetz der positiven Entropie ange- wiesenen Richtung, welche Richtung innegehalten wird, indem gleichsam in cykloidischer Weise die typischen Formen der Ontogenie (Ei, Raupe, Puppe, Schmetterling, Ei u. s. f., die selbst wieder frühere ältere phylogene- tische Entwicklungsstufen repräsentiren) in fortwähren- der Wiederholung durchlaufen werden. III Il Prof. Th. Studer presenta, corredandola di opportune spiegazioni, una nota di L. Zehnter candidato in filosofia di Berna. La nota è una contribuzione allo sviluppo del Cypselus melba o rondone alpino, e concerne fatti importanti sullo sviluppo dello scheletro. Zehnter così riassume questi fatti. « Mit einer entwicklungsgeschichtlichen Arbeit über Cypselus melba beschäftigt, welche namentlich die Be- sonderheiten im Skelet dieses Vogels aufklären soll, glaube ich einige interessante Resultat schon jetzt mit- teilen zu sollen, die genaueren Details für eine später erscheinende Arbeit vorbehaltend. Das Genus Cypselus weicht von allen andern durch seine reducirte Phalangenzahl im Fusse ab. Stellt das Schema LIL HE IV 29, 4 5 SI (a Ja) ) die Phalangenzahl des normalen Fusses dar, so entspricht BEINE IV. DE: OLE DI Ignoto dem Genus Cypselus. An dem von mir gesammelten embryologischen Material lässt sich das Zustandekom- men dieser Abnormität leicht verfolgen. Embryonen von 5-6 Brüttagen haben noch ein Fussskelet in Gestalt continuirlicher Blastemstreifen. Mit 8 Tagen gliedern sich die Phalangen ab und zwar wird das Schema erfüllt. Dasselbe Bild geben Stadien von 10 und 12 Brüt- tagen, nur viel deutlicher. Nun fehlt noch eine Phalange in der 4. Zehe. Bei einem 7—tätigen Embryo ist sie vorhanden. Ich finde in dem bezüglichen Praeparat die 2. Zehe mit 1, die dritte mit 2, die 4. mit 3 wohlbe- greuzten, sehr kurzen Phalangen. Auf diese folgt in jeder Zehe ein längeres ungegliedertes Knorpelstück. Die 1. Phalange der 4 Zehe sitzt wie eine Epiphyse auf dem Metatarsale IV auf, bereit, mit diesem zu verschmelzen. Dies’ist denn auch beim 8—tätigen Embryo geschehen wo ich nur noch zwei der kurzen Phalangen finde. Dagegen ist das ungegliederte Knorpelstück nunmehr in 2 Stücke zerfallen. Mit 13-14 Brüttagen beginnt die weitere Verschmelzung. Soweit sich die behandelten Extremitäten schliessen lassen, verschmelzen in der 3. Zehe die 2. und 3. Phalange, in der 4. ausser der ersten mit dem Metatarsale IV noch die 3. und 4. Die zweite Phalange bleibt frei. Am Cypselusskelet fällt ferner der überaus kurze Humerus im vergleich zur sehr langen Hand auf. Es verhält sich nämlich beim erwachsenen Flügel bezüglich per Länge: 64 Humerus : Radius : Manus = 1 : 1,44 : 3,475 der Radius ist also länger als der Humerus und die Hand länger als der Arm. Beim 7-8 tägigen Embryo ist das gerade gegentheil der Fall, indem ich finde: H:R:M = 1: 0,86 : 1,71. Schon mit 10 Brüttagen schlägt hin- gegen das Verhälniss um. Wir haben H : R : M=1: 1, 12 : 2,51. Dieses Verhältniss besteht bis Kurz vor dem Ausschlüpfen. Nachher gehen Streckungen im Vorderarm und in der Hand vorsich, so zwar, dass letztere sich be- deutend stärker streckt als der erstere. Beim Nestjungen von 3 Wochen verhält sich H :R:M = 1 : 1,42 :3, 10. Währen also der Radius definitives Verhältniss beinahe erreicht hat, steht der Hand noch ein bedeutendes Wachstum bevor. IV. Il Dr. Silvio Calloni espone due comunicazioni. La prima riguarda la Fauna nivalis Lepontica; la seconda verte sugli insetti pronubi del fiore di Colchicum au- tumnalis. I fatti ricordati convergono, per sommi capi, al seguenti: 1. Le territoire faunistique étudié embrasse la zone qui s'étend depuis un niveau de 2500 m. jusqu'aux sommets les plus élévés, dans les Alpes lepontiennes tessinoises, du Basodino au Rheinvald. Le matériel d’ étude est fourni par les auteurs et par quelques re- cherches orignales. Les travaux de Charpentier, Schinz, Tschudi, Meyer-Dür, M. Perty, O. Heer, Felix, Giebel, Stabile, Lavizzari, Ehrenberg, Frey-Gessner, Lebert, H. Frey, V. Fatio, Imhof, Asper, renferment, par ci par la, des donnees fort interessantes pour le sujet. Les indieations les plus nombreuses et exactes se trouvent dans les publications du prof. P. Pavesi. D’autres ren- seignements rélatifs aux vertébrés ont été communiqués par M. M. Federico Ball, L. Vantussi, Jacquier, Ed: Poneini, A. Bollati, Dr. Pongelli. 69 Calloni a dressé, en base a ce matériel, et d’après l'exemple de O. Heer, des tables statistiques concernant tous les animaux, depuis les Vertebrés jusqu'aux pro- tistes, qu'on a trouvé jusqu'ici dans le territoire ci dessus indiqué. Les espèces sont enumérées d’après l’ordre descendant. Chaque table est partagée en 11 colonnes, lesquelles portent, pour chaque espèce, les détails qui suivent: 1.° si l’espèce est ticonivale et si elle descend à la plaine, s'arrête à la région montane ou alpine; 2.° si elle est eunivale et dans ce cas, si elle émigre ou non aux basses vallées, par accident ou périodiquement; de plus si l'espèce est exclusive aux Alpes ou si elle est arctico-alpine. Le 8 colonnes suivantes marquent la diffusion de l'espèce dans les groupes de sommets ayants pour chefs: Basodino, Nufenen, Pesciora, S. Gottardo, cimes de Piora et de Cadlimo, Campo Tencia, Scopi e Cristallina, Rheinwald. La dernière colonne indique si l’espèce est commune aux préalpes septentrionales et meridionales. Les formes des neiges, qui habitent ces montagnes, atteignent le chiffre de 168. Les vertebres sont en nombre de 37, les invertebrés de 151. La classe mieux repre- sentée est celle des arthropodes, l’ordre celui des co- leopteres. Parmi les 163 formes, 66 sont eunivales, 50 propres aux Alpes, 20 disjointes entre les Alpes et les regions arctiques. La seule forme strietement alpine, qui parait cantonnée dans les Alpes tessinoises et propre à celles-ci est le Drassus Heer découvert par le Prof. Pavesi à la Nufenen, sur le Sella, au Fongio et que j'ai recolté dernièrement près du sommet du Scopi. Les coleoptères fournissent le plus grand nombre d’ espèces propres aux Alpes, les araignèes la majorité des for- . mes arctico-alpines. La faune des neiges des hautes Alpes tessinoises est, pour les 2/3 environs, une faune de plaine. Parmi 5 = 66 les formes eunivales, endemiques, plusieures sont ou des espèce voisines ou des variétés ou mutations d’e- speces de regions plus basses. Par contre, les espèces arctico-alpines tranchent sur les autres; on ne le trouve ouère que sur les sommets d’autres massifs alpins ou dans les régions arctiques. Elles sont des formes rele- guées, qui ont pris place sur les Alpes, lors de l'invasion des anciens glaciers. 2. La fleur du Colchicum autumnalis est, par le rapport de longueur entre les styles et les étamines, comme par l’asynchronisme de maturation des stigmates et des anthères, franchement dichogame. En effet, les styles sont, en général, dans la règle, plus longs que les étamines; les stigmates sont complets bien avant la déhiscence des anthères, en sorte que la fleur est pro- térogyne, comme Delpino et Herm. Müller ont bien exactement démontré. Cette fleur est entomophile; elle invite les insectes à soi par la couleur attrayante de son . périgone et surtout par ses nectaires en partie épista- minaux. Calloni compléte, par quelques détails, la description que Delpino et Müller ont donné de ces nectaires. A l’intumescence nectarifère de la base externe des filets repond une rainure des pièces du périgone, garnie de papilles digitiformes, pluricellulaires. Le nectar se recueille dans une petite fossette à section triangu- laire, qui s'enfonce entre la base externe des filets et la base interne des pièces périgonales. Il se forme de la sorte, une petite coupe de miel que les apides et les papillons d'automne cherchent avidement. Müller ne cite que le Bombus hortorum comme agent de fécondation croisée dans la fleur du colchique. Cepen- dant les abeilles et certains papillons, tels que Lycaena corydon, L. alexis, Hesperis comma peuvent aussi fort bien s’en charger. L’impollination entre deux fleurs différentes est surtout provoquée par une Andrena, 67 IPA. Cet de Schranck. Cette apidée est, mieux qu’une melliphage, une ramasseuse de pollen. Lorsque la fleur de colchique, excitée par les tiedes rayons du soleil, s’epanouit, | Andrena sort à la chasse dans les près garnis de colchique. On la voit voltiger sur les colonies en fleur avec une véritable volupté. Elle choisit pour ses visites les fleurs où les antheres sont à peu près müres ou en fraîche déhiscence; s’engage dans le périanthe, se cramponne aux anthères, dont elle provoque ou facilite, à l’aide de sa languette et de ses pattes, la déhiscence. L’ Andrena ramasse le pollen par un mou- vement tournoyant de ses pattes. Lorsq’une anthere est épuisée, l’insecte butine successivement sur le au- tres, pour voler ensuite à une fleur nouvelle. L’ Andrena peut ainsi exploiter, dans une minute, de 1 à 8, 10 fleurs; dans !/, d'heure, elle peut visiter de 15 à 150 fleurs, en parcourant l’espace d’un metre carré. Il est oisif d'ajouter que la fleur a, de la sorte, une chance enorme de pollinisation croisée. E, Sezione di Medicina, Seduta del 30 novembre 1889. Presidente: Sig. Dr. Gio. Reali di Lugano Vicepresi- dente della Società Medica della Svizzera Italiana. Segretario: Sig. Dr. Fed. Pedotti di Bellinzona. Vennero trattati soltanto due oggetti. Si rispose alla domañda del comitato cantonale della società dei naturalisti svizzeri, che desiderava sapere se bisognava accettare o meno una proposta della sua se- zione di Aarau relativa ad uno studio e ad una stati- stica da farsi sui denti della gioventù svizzera che fre- quenta le scuole. La sezione di medicina, visto il piccolo numero dei membri presenti e considerando la portata el’estensione del lavoro che ne risulterebbe, dopo averla discussa, pur riconoscendo l’importanza e l'utilità di questa iniziativa accettava la proposta del suo presi- dente sig. Reali di proporre al comitato centrale d’ in- viare questa trattanda alla commissione medica svizzera, la quale rappresenta le 3 grandi società dei medici sviz- zeri, pel suo preavviso. i Il sig. dottore Trechsel di Locle diede in seguito let- tura d’una comunicazione di un caso interessante d’en- cephalocele osservato ed operato da lui. Ci asteniamo qui dal riprodurlo dettagliatamente dovendo essere pubbli- cato in extenso nel Correspondenz-Blatt für schwizer Aerzte. Alla discussione che ne seguì partecipò anche il sig. presidente Reali il quale presenta in quell’occasione la sua grande monografia sul trattamento dell’ encefa- locele e della spina bifida, dissertazione inaugurale della facoltà di Zurigo stata presentata nel 1874. 69* F, Società Geologica Svizzera, Compte rendu de la huitieme réunion annuelle de la Société géologique suisse à Lugano. Rapport annuel du Comité à l’Assemblée générale du 10 septembre 1889 à Lugano, Messieurs, Le Comité, que vous avez élu en 1888 à Soleure, s’est constitué de la manière suivante: E. RENEVIER, prof. à Lausanne, président. Ed. DE FELLEMBERG, à Berne, vice-président. Alb. Heim, prof. à Zurich, secrétaire. V. GILLIÉRON, à Bâle, vice-secrétaire. F. MUEHLBERG, à Aarau, caissier. Aug. JACCARD, prof. au Locle, assesseur. Ernest FAvRE, à Genève, assesseur. Comme d'habitude il a eu, pendant l’exereice, quatre séances: à Soleure, le 8 août 1888; à Berne, les 27 de- cembre et 6 mai; à Lugano, le 9 septembre 1889. * 5 70* Personnel. — Nous avons à vous annoncer quatre demissions, de MM. GEHRHARDT, RHYNER, VÉZIAN, et HExRY, ces deux derniers par application de l’art. 6 des Statuts. Mais ce qui nous afilige encore davantage, c’est la mort de notre regretté confrère le professeur Chs Lory de Grenoble. C’est une grande perte pour la géologie alpine, à laquelle M. Lory s' était presque entièrement consacré. Par cette spécialité il s’etait senti attiré vers la Suisse, avait souvent assisté à nos séances, et était devenu un de nos membres les plus éminents. Ce n'est pas ici le lieu de rappeler ses nombreux travaux géo- logiques, qui le seront sans doute dans plusieurs bio- graphies. Pour combler ces vides, nous avons fait 26 nouvelles recrues, dont 3 comme membres à vie (Stat., art. 5). De ces nouveaux membres, 23 figurent deja dans notre nouveau catalogue, que vous avez en mains, sa- voir MM. GENEVE: L. Dupare Vaup: Forel, Fordham, Gauthier, W. Barbey et Lugeon. NEUCHATEL: Du Pasquier. BeRrxE: Bindy, Lanz, Mayor et Frey (pröcedenm an à Soleure). BaLe: Rutimeyer et Jenny. Zurich: Bodmer, Endriss et Santiago Roth. ALLEMAGNE: Lehmann. France: Collot, de Launay, de Grossouvre, Abel Girardot, Mallard, Sayn. Deslors nous avons encore recu 3 nouvelles adhésions: MM. F. LEENHARDT, prof. à Montauban (Tarn-et-Ga- ronne]; A. PERRIN, pasteur à Court (Jura bernois); B pe PourTaLës, à Neuchâtel, auxquels il faut ajouter ale M. S. Meyer, à Dissentis (Grisons), déjà membre, mais qui, par suite d’une erreur, ne figure pas dans la nou- velle liste. Ces adhésions portent notre effectif total à 124 membres, dont 41 à l'étranger. Comptes. — Notre caissier établit comme suit le sommaire des recettes et dépenses de l'exercice bouclé au 30 juin 1889. Recettes. 5 cotisations arriérées . . 109 cotisations de 1883-1889 4 cotisations à vie 1 cotisation anticipée 18 finances d'entrée . Annonces dans les Eelog@ Bénéfice sur vente de photographies Bonification d’intérét Recettes de l’exercice Reliquat de l’an passe . Total . Dépenses. Publications Photographies 5 Frais de route du Comité Perception de cotisations et ports Total des dépenses 5 cotisations à vie, mises à compte de réserve Solde à compte nouveau Total égal È Fi 25. — » 545. — » 400. — » i » 90. — » 20. — » 49. 30 » 5. 30 Fr. 1133. 60 » 26. 18 Fr. 1159. 78 212730 » 31.25 ». 105.05 » 25.94 Fr. 374.54 » 500. — » 285.24 Fr. 1159. 78 je Vous voyez, Messieurs, que nos dépenses de cette année sont restées dans les limites du budget que vous aviez vote, et que, conformément à votre résolution de 1888, nous avons versé à compte de réserve les sommes reçues pour rachat de cotisations. Budget. — Pour l’année prochaine nous pouvons évaluer les recettes à peu près aux chiffres suivants: Reliquattan vit juillet 1889 eee SR 119 cotisations LA va ee ER 0 05) Bonification. d'intérêts SN) Total: ee era ae Pour les dépenses nous proposons le budget suivant : Versement au compie de réserves. .... 2.2. 10-100 Publication des Meloge. 2. 2 nun at Collection de photographies , . "in m ennio Circulaires; convocations, ele. M me Nr DO Frais dercourses du Comité . 2 0 Ports et Mais de percepion 22.222, 725% improve Sum er e) Total égale. es os EE ONC Publications. — Nous vous avons envoyé cette année les fascicules III et IV des Æclogæ, contenant le compte rendu de Soleure et de l’excursion dans le Jura, celui du Congrès international de Londres, et la Revue géologique de 1888. Nous avons publié en outre une nouvelle liste des membres, avec Statuts, ete., qui a été expédiée à tous les sociétaires et correspondants avec le n° III des Ecloge. Vous avez tous recu également le programme de notre réunion de Lugano, et nous tenons A la disposition des membres, qui se proposent de parteciper aux excur- sions, le programme détaillé de celles.ci, préparé par M. le Dr. C. Schmidt, avec quatre profils au 100 mil- lieme. Ce programme détaillé fera partie du n° V des Ecloge, en sorte que chaque membre en profitera. Le Comité a décidé de comprendre encore dans le volume I des Zclogæ ce cinquième fascicule, qui contien- dra le compte rendu de Lugano et clora l’année 1889. Les volumes des Zeloge seraient ainsi bisannuels, jusqu’à ce que nos ressources et l’abondance des matières nous amènent à en publier un volume par an. Dons et échanges. — Comme les années précé- dentes, nous avons recu de nos correspondants et So- ciétés correspondantes, entre autres de Belgique, de Roumanie, du Japon, etc. divers volumes, cartes et brochures, dont fait foi le registre d’accession, et que notre archiviste, M. E.. DE FELLENBERG à BERNE, 4 transmis à la Bibliothèque de la Société helvétique des sciences naturelles. Photographies géologiques. — Notre collec- tion, sous la garde de M. le prof. Alb. Hem au Polytech- nikum de Zurich, continue à s'augmenter. Elle s’est en- richie, entre autres, cette année des séries suivantes: a) 57 photographies diverses prises et offertes par M. Miihlberg. b) 8 photographies prises par M. Cornu, à l’occasion de notre excursion dans le Jura, et offertes par lui. c) Photographies prises par M Mühlberg pendant la dite excursion. d) Enfin 6 épreuves prises par M. Futterer de Hei- delberg, pendant l’excursion organisée par M. Heim, dans la région du double pli glaronais. Malheureusement l’état maladif prolongé de notre Az colègue M. Heim ne nous a pas permis d’en préparer un catalogue descriptif. Excursions annuelles. — En connexion avec le congres helvetique de Lugano, nous avons prié M. le Dr. CARL SCHMIDT de préparer quelques excursions géo- logiques dans la partie méridionale du Tessin et les régions avoisinantes. Il s’en est acquitté avec beaucoup de zèle et de bonne volonté, et nous présente un pro- gramme très instructif et très alléchant, accompagné de 4 profils, d’un tableau des terrains de la contrée et d’une bibliographie régionale. Ce programme sera distribué à tous les participants, et reproduit ensuite dans les Æclogeæ, en vue des membres qui n’auront pas pu se joindre à nous. M. Schmidt nous fera tout à l’heure dans la partie scientifique de notre séance un exposé oral sur la géo- logie du champ d’excursion. Prix Schlæfli. — Deux questions géologiques sont au concours, pour l’obtention de ce prix: a) Pour le 1e juin 1890. — Le grain du glacier. — Prix 800 fr. b) Pour le 1 juin 1891. -— Les blocs exotiques dans le Flysch des Alpes. — Prix 400 fr. Le programme du concours est A la disposition des amateurs. Congrès géologique international. — Le Rapport qui a déjà paru dans le n° III des Zeloge, vous a tenu au courant de tout ce qui concerne le Congrès international de Londres. Dès lors nous sommes sans nouvelles, aussi bien du compte rendu de ce Congres que des progrès (?) de la carte d'Europe. La déception est assex générale au sujet de ces travaux internatio- naux. Nous verrons si les Américains sauront leur in- fuser un nouveau sang en 1891! 15* Catalogue suisse d’ouvrages géologiques. — L'an passé vous aviez renvoyé al’examen du Comité une proposition de M. CHorrar, tendant à compiler un ca- talogue de toutes les publications géologiques et surtout paléontologiques, qui se trouvent dans les bibliothèques suisses. Votre comité s’est occupé de la question à di- verses reprises, mais il en a trouvé la solution difficile. Ce serait un travail bien considérable dont les frais excéderaient de beaucoup l'utilité. Plusieurs bibiiothè- ques publiques et à plus fortes raison les bibliothèques privées, n’ont pas de catalogue publié. Il faudrait un tra- vail énorme pour l’élaborer, et quand une fois ce catalo- gue serait prêt et imprimé, il serait déjà vieilli et fort incomplet. Le seul moyen pratique de répondre au désir expri- mé, serait de trouver une personne qui réunit chez elle tous les renseisnements accessibles, et à laquelle on put s'adresser par lettre, pour savoir dans quelle bibliothèque suisse ont trouverait tel ou tel ouvrage. Mais cela aussi exigerait beaucoup de temps eu une énorme correspon- dance. Il faudrait un employé qui fut rémunéré ad hoc. Notre Société n'étant pas assez riche pour prendre à sa charge les frais à prévoir, le Comitè s’est adressé pour cela à la Commission géologique fédérale. La ré- ponse de celle-ci n’est pas définitive. Nous vous la com- muniquerons, afin de provoquer une discussion sur ce sujet, au sein de l’assemblée générale. Formation de dessinateurs scientifiques. — Une seconde proposition de M. CHorraT avait été ren- voyée également au Comité, pour étude. Il s'agissait de rechercher les voies et moyens de provoquer la formation de dessinateurs pour les publications d’histoire naturelle, paléontologie, zoologie etc. Il a paru d'emblée au Comité que ce n’était pas de 76* notre competence, et pourrait présenter de graves in- convenients. Pour engager des jeunes gens a embrasser cette carrière, il faudrait pouvoir leur assurer de l’ou- vrage! Puis s’ils sont sans talent ils nous resteraient sur les bras, tandis que s’ils en ont ils nous seraient vite enlevés par la concurrence étrangère. C’est une chose à laisser à l'initiative individuelle, et surtout il faut enga- ger chaque naturaliste à apprendre le dessin, pour pou- voir lithographier lui-mème ses planches. Nous vous proposons donc de ne pas entrer en matière sur ce point. Une démission. — Enfin Messieurs nous avons le regret d’avoir à vous communiquer la démission de l’un des membres du Comité, M. ERNEST FAVRE, que vous aurez à remplacer dans la séance de ce jour. Décharge. — En finissant, nous vous prions Mes- sieurs de bien vouloir approuver notre gestion, et les comptes qui vous ont été présentés. Pour le Comité: Le Président, E. RENEVIER, prof. =? =? * Bericht über die Revision der Rechnung für das Jahr 1888-89 an die Schweizerische geolog. Gesellschaft. Hochgeehrte Versammlung ! Die unterzeichneten Revisoren haben die Rechnung über die Einnahmen und Ausgaben der schweizerischen geologischen Gesellschaft für das Jahr 1888-1889 ge- prüft und dieselbe in allen Theilen richtig erfunden. Zu besonderen Anträgen liegt keine Veranlassung vor, doch wäre der Wunsch: « der Kassier möchte am Ende seiner Rechnung, sowohl zur besseren Zeichnung des Finanzbestandes als auch zur Erleichterung der Prüfung, die noch ausstehenden Beträge kurz notiren, » für die Zukunft wohl zu berücksichtigen. Die Rechnungsrevisoren unterbreiten der Gesell- schaft die folgende Anträge: 1) Die Rechnung zu genehmigen. 2) Dem Kassier, Herrn Mühlberg, für seine Arbeit und getreue Verwaltung, insbesondere für die viele Mühe und Sorgfalt, welche er sowohl auf die Herstellung als den Verkauf der Photographien verwendete, den Dank auszusprechen. Basel und Frauenfeld den 13 August 1889. Die Rechnungs-revisoren : . À. GUTZWILLER-GONZENBACH. U. GRUBENMANN, fichi Huitième Assemblée générale de la Société géologique suisse le 10 septembre 1889, à 8 heures du matin au Lycée, a Lugano. Présidence de E. RENEVIER, professeur. Onze membres sont présents. 1. Personne ne demandant qu'il soit donné lecture du proces-verbal de la précédente assemblée, qui est déjà imprimé, on passe à l’ordre du jour. 2. Le président donne lecture du rapport du Comité pour l’année 1888-1889, rapport qui contient un résumé des comptes de l'exercice écoulé et un projet de budget pour l’année qui va commencer. 3. Lecture est faite du rapport des reviseurs des comptes, MM. Gutzwiller et Grubenmann, qui lun et l’autre on été empêchés de venir à la séance. Ils ont trouvé les comptes exacts et proposent de les approuver, en exprimant le vœu qu'à l'avenir le caissier fasse con- naître aux contrôleurs le nombre des cotisations arriérées. 4. Les reviseurs proposent en outre de voter des re- merciements à M. Mühlberg, pour tout le soin qu'il a mis soit à exécuter les photographies dans les excursions de l’année dernière, soit à en soigner la vente. 5. Ces propositions sont successivement approuvées, de même que la gestion du Comité, et le budget du pro- chain exercice tel qu’il figure dans son rapport. 6. Il est donné lecture d’une lettre de M. E. FAVRE, qui se voit, à regret, obligé de donner sa démission de membre du Comité. A la votation pour son remplace- ment, M. L. RoLLIER, à Saint-Imier, est élu par 8 suf- frages sur 9 votants. 7. MM. GRUBENMANN et C. SCHMIDT sont nommés reviseurs des comptes pour le prochain exercice, Ho 8. Le président donne lecture de deux réponses de la Commission géologique fédérale relatives à la creation d’une place, où seraient déposés les catalogues des biblio- thèques suisses, et où les géologues pourraient obtenir des indications bibliographiques, et des renseignements sur le bibliothèques où se trouvent les ouvrages dont ils auraient besoin. La Commission est d'accord en principe sur l'utilité de cette création et serait disposée à la facili- ter par un petit subside ; mais elle désire savoir comment on éviterait certaines difficultés, en particulier celle-ci : que les bibliothèques ne prêtent pas leurs ouvrages au dehors sans exiger des garanties, qui varient d’un endroit à l’autre. Une discussion s'engage sur ce sujet entre MM. Lanc, DE FELLENBERG, SAYN, RENEVIER et GILLIE- RON, discussion qui montre que les idées varient beau- coup sur ce projet et les moyens de lexécuter. En conséquence, l'assemblée adopte la proposition de M. DE FELLEMBERG de renvoyer l'affaire au Comité. 9. Relativement à l’autre proposition de M. CHOFFAT, que la Société géologiqne s'occupe de former des dessi- nateurs de fossiles, personne n’émet un avis contraire à celui qui a été formulé dans le rapport du Comité, et l'assemblée décide de laisser tomber la chose. 10. L'assemblée décerne la présidence de la réunion scientifique qui va suivre à M. le prof. OmBonI de l’Uni- _versité de Padoue, et désigne comme secrétaires MM. L. Duparc et C. SCHMIDT. 11. Le président demande si quelqu'un a une propo- sition individuelle à faire. Personne ne prenant la parole; il lève la séance et cède le fauteil à M. OmBoxt pour pré- sider la Section géologique de la Société helvétique des sciences naturelles. Le Secrétaire français: V. GILLIERON. er siırscatt Li © RAPPORII.. ., | I. Bericht des Central-Comites der Schweiz. Naturforschenden Gesellschaft über das Geschäftsjahr 1888-89, Hochgeehrte Herren! Das abgelaufene Geschäftsjahr, über welches das Central-Comité im Falle ist seinen Bericht zu erstatten, war für unsere (Gesellschaft ein normales und es haben sich keinerlei Ereignisse zugetragen, welche irgendwie störend auf den Gang der Geschäfte ihren Einfluss auszuüben im Falle gewesen wären. Das Central-Comite hat sich ordentlicher Weise in sieben Sitzungen im Hause des Herrn Präsidenten ver- sammelt, wobei zu bemerken ist, dass in wichtigeren Fragen die nicht in Bern wohnenden Mitglieder des C.-C. schriftlich um ihre Ansicht ersucht wurden; im Uebrigen aber wurde das bloss Geschäftliche von den in Bern residirenden Mitgliedern des C.-C. berathen und ausgeführt. Gleich im Beginn des Jahres hat ein Geschäft das C.-C. in Anspruch genommen, welches letzterem durch die Generalversammlung in Solothurn war aufgetragen worden. Es hat die Versammlung in Solothurn den Beschluss gefasst; “ Die Schweizerische Naturforschende 12 Gesellschaft, in Anerkennung des hohen wissenschaftlichen Werthes, den sie dem von Herrn Ingenieur Simon aus- geführten Relief des Jungfrau-Massiv’s im Massstabe von 1 : 10,000, beimisst, beauftragt ihr Central-Comite, iiber die Mittel zu berathen, die es möglich machen könn- ten, dieses Kunstwerk der Schweiz zu sichern. „. Um diesem Auftrage in genügender Weise nachzu- kommen, hat das Central-Comité es für nothwendig erachtet, sich zur Vorberathung der in Sachen zu tref- fenden Massnahmen durch Beiziehung von Fachleuten zu verstärken und hat zu diesem Behufe auf den 20'“% October 1885 zu einer Besprechung über die Frage des Simon’schen Reliefs eingeladen: die H. H. Prof. Lang in Solothurn, Prof. Heim in Zürich, Prof. Forel in Morges, Prof. Baltzer in Bern und Prof. Riitimeyer in Basel. Letzterer hat namentlich bei der Jahresver- sammlung durch einen das Simon sche Werk in hohem Masse anerkennenden Brief und Rapport den Auftrag an das C.-C. bewirkt. Prof. Rütimeyer war leider am Erscheinen verhindert, hatte aber seine Ideen über den Modus des Vorgehens in Sachen schriftlich dem Präsi- denten des C.-C. mitgetheilt. Vom Central-Comite waren der Präsident und der Secretär anwesend, während Herr Forstinspector Coaz und der Quästor Herr Custer durch Krankheit verhindert waren zu erscheinen. Nach längeren eingehenden Verhandlungen wurde beschlossen : es soll vom C.-C. der S. N. G. an den Hohen Bundes- rath ein Schreiben erlassen werden, worinin eingehender Weise auf die hohe wissenschaftliche Bedeutung, auf die vielen, praktischen Zwecken, so namentlich der Geographie, Orographie una Stratigraphie vorzüglich dienende Arbeit und endlich nicht minder auf den emi- nenten Werth des Reliefs als eines in seiner Art kaum je übertroffenen Werkes der plastischen Kunst aufmerk- sam gemacht werden soll, mit dem Ausdrucke der (9) 13 Hoffnung, es möchte ein Abkommen getroffen werden, welches das Simon’ sche Jungfrau-Relief der Schweiz auf alle Zeiten sichere. Ein in diesem Sinne abgefasstes Schreiben gieng im Monat November an den Hohen Bundesrath ab, welcher diese Angelegenheit dem Militärdepartement überwies. Letzeres beauftragte den Chef des Topogra- phischen Bureaus, Herrn Oberst Lochmann, die An- gelegenheit zu studiren und Bericht und Antrag zu stellen. Die Idee des Central-Comités war, es möchte durch opferwilliges Entgegenkommen seitens der Ge- meinde Interlaken, seitens des Staates Bern und ver- möge einer finanziellen Hülfe des Bundes gelingen, die Fortsetzung des Simon’schen Reliefs zu sichern und dasselbe in letzter Instanz in Eidgenössischen Besitz übergehen zu sehen, mit Belassung an einem Orte, wo es auch als Anziehungspunkt für Fremde dienen könne. Desswegen hatte man als definitiven Aufstellungsort Interlaken in Aussicht genommen. Im Winter 1888 wurde endlich das Simon’sche Relief in Bern während der Wintersitzung der Eidg. Räthe aufgestellt, (im alten Ständerathhaussaal) wodurch dasselbe auch von den Mitgliedern der Räthe und den Eidgenössischen Behörden nach Gebühr gewürdigt werden konnte. Dabei ist jedoch bis jetzt die Reliefangelegenheit geblieben und ausser mündlichen Besprechungen mit Herrn Oberst Lochmann, aus denen dessen Bereitwillig - keit hervorgeht, mit Herrn Simon in Unterhandlung zu treten zur Ermöglichung einer Fortsetzung und einstigen Vollendung des Reliefs, wobei sich jedoch das Eidge- nössische Topographische Bureau das Oberaufsichts- recht und eine mass.ebende Stimme in Betreff des Umfanges und der Dauer der Fortsetzung der Arbeiten wahren muss, ist die ganze Angelegenheit in suspenso geblieben. Im Frühjahr wurde das Relief in Luzern 74 aufgestellt und gegenwärtig erntet es reiche und wohl verdiente Lorbeeren an der Pariser Weltausstellung. Das Central-Comité glaubt, nach Schluss derselben werde der Zeitpunkt gekommen sein, auf die Angelegenheit zurückzukommen und hofft, das Eidgenössische Topo- graphische Bureau werde nach wie vor der Sicherung des Simon’ schen Meisterwerkes seine Aufmerksamkeit zuwenden. — Der Hohe Bundesraih hat ferner die Ue- bergabe der fertig gestellten uw. aufgezogenen yeologischen Karte der Schweiz im Massstabe des Dufcur’ schen Atlasses seitens der geologischen Commission wärmstens verdankt und theilt mit, dass er dieselbe mit einem künstlerisch ausgeführten Rahmen versehen, an der Pa- riser Weltausstellung auszustellen gedenke. Die von der Schweizerischen Naturforschenden Ge- sellschaft zu Handen ihrer wissenschaftlichen Commis- sionen für 1888 erbetenen Credite wurden neuerdings bewilligt und zwar: 15,000 fr. zu Handen der geodü- tischen Commission, 10,000 fr. zu Handen der geolo- gischen Commission und 2000 fr. zur Herausgabe der Denkschriften. Ueber die Vervendung dieser Mittel wer- den Ihnen die Specialberichte der Commissionen Aus- kunft geben und Rechnung abgelegt werden. Im Laufe des Winters hat sich das Central-Comité, nachdem Herr Coaz seinerseits mündlich conferirt hatte, mit dem Jahrespräsidenten der eurigen Jahres-Versammlung, Herrn Oberst Fraschina, in’s Einvernehmen gesetzt behufs Vorbereitungen zur Jahresversammlung. Dank der grossen Bereitwilligkeit, dem freudigen Entgegen- kommen der Behörden und dem Interesse der Privaten hat sich bei Zeiten ein stattliches Jahres-Comite consti- tuirt und sind Einladungen und Festprogramme bei Zeiten zur Versendung gelangt. In der Verwaltungsbehörde unserer Bibliothek hat auf Neujahr 1889 eine Aenderung stattgefunden. Es hat näm- 15 lich auf Ende Jahres Herr Oberbibliothekar R. Koch, Gym- nasiallehrer in Bern, nach 33 jähriger musterhafter Ge- schäftsführung seine Demission als Oberbibliothekar der Bibliothek der Schweizerischen und Bernischen natur- ‚forschenden Gesellschaft eingereicht. Da nun die Wahl des Oberbibliothekars unserer Bibliothek der Bernischen naturforschenden Gesellschaft zusteht, nahm das C.-C. mit Befriedigung Notiz und Kenntniss von der Wahl des Herrn Dr. Heinrich Graf, Gymnasiallehrer und Redaktor der « Mittheilungen der bernischen naturfor- schenden Gesellschaft » zum Oberbibliothekar unserer Bi- bliothek. In Anbetracht der vorzüglichen, uneigennützigen Dienste, die Herr Koch nun schon weit über ein Viertel- Jahrhundert unserer Gesellschaft geleistet hat, wird Ihnen, hochgeehrte Herren, ein Antrag seitens des C.-C. unterbreitet, Herrn Koch durch ein Ehrengeschenk den Dank der Gesellschaft auszusprechen. Auch die bernische naturforschende Gesellschaft hat Herrn Koch durch Ue- bergabe einer künstlerisch ausgeführten Dankadresse bei seinem Scheiden als ihr Bibliothekar zu ehren ge- sucht. Das Central-Comité wurde ersucht, sich an den Kosten der Ehrenurkunde zu betheiligen und hat ge- glaubt, im Sinne der ganzen Gesellschaft zu handeln, indem es sich mit einer Summe von fr. 50 bei diesem Geschenk betheiligt hat. Es wurde ferner Herr Bibliothekar Graf beauftragt, sich direct mit dem Eidgen. Commissär an der Pari- ser Weltausstellung, Herrn Oberst Vögeli-Bodmer, ins Einvernehmen zu setzen behufs Ausstellung sämmtlr- cher * Denkschriften „ unserer Gesellschaft, sowie der Sitzungsberichte und der “ Beiträge zur geologischen Karte der Schweiz „ soweit erschienen. Wegen letzteren Werken wurde Herr Dr. Graf ersucht, sich mit Herrn Oberst Lochmann ins Einvernehmen zu setzen, da die Beiträge etc. am passendsten gerade unter der aufgezo- 16 x genen geologischen Wandkarte ausgestellt werden, also in der Abtheilung Topographie und Kartenwesen. Die betreffenden Werke wurden in anschaulicher Weise aufgestellt und werden gebührende Würdigung gefunden haben. Nachdem Verhandlungen mit Trogen um Uebernahme der nächstjährigen Jahresversammlung leider nicht zu einem günstigen Resultat geführt hatten, wandte sich das C.-C. an den geographisch-naturwissenschaftlichen Verein in Herisau. Leider zogen sich die schliesslich zu einem negativen Resultate führenden Verhandlungen so in die Länge, dass nach der Ablehnung von Herisau die Bestimmung des Festortes bis zur heutigen Jahresver- sammlung uns leider nieht mehr möglich wurde. Im- merhin hat auf eine diessbezügliche Anfrage die Na- turforschende Gesellschaft von Graubiindten eine Ueber- nahme der Jahresversammlung in ernste Erwägung zu ziehen versprochen. Das C.-C. kann daher in dieser An- gelegenheit nur ersuchen, * es möchte zu weiterer Ver- handlungen über die Wahl des Festortes von 1890 er- mächtigt werden und denselben von sich aus bestimmen. , Endlich werden Sie, hochgeehrte Herren, zur Neu- wahl sämmtlicher wissenschaftlicher Commissionen un- serer Gesellschaft zu schreiten haben, nach dem Wort- laut der in Solothurn abgeänderten Statuten, welche nunmehr lauten: $. 795 d. « Die Special-Commissionen. » “ Dieselben leiten die Ausführung bestimmter Ar- ‘ beiten der Gesellschaft. Ihre Mitglieder werden auf “ Vorschlag des Central-Comités von der General-Ver- “ sammlung gewählt. Ihre Amtsdauer beträgt 6 Jahre. “ Die Wahl erfolgt 3 Jahre nach der des Central-Co- “ mites. Die früheren Mitglieder sind wieder wählbar. ” iau “ Ergänzungen werden auf Vorschlag der betreffenden “ Commissionen vom Central-Comité der Jahresversamm- “ lung vorgelegt. Die Constituirung der Commission ge- “ schieht durch diese selbst. , Das Central-Comité gewärtigt daher die Vorschläge der wissenschaftlichen Commissionen für ihre Wahl auf eine neue Amtsdauer von 6 Jahren, sowie Ergänzungs- vorschläge für Austritte oder Lücken in den Commais- sionen durch Todesfall u. s. w., und wird Ihnen sach- bezügliche Anträge stellen. Von dem Eidgenössischen Departement des Innern ist dem C.-C. die Mittheilung zugekommen, es möchten künftig die Voranschläge für die vom Bunde subventio- nirten Commissionen der S. N. G. unter Begründung des Subventionsbegehrens nicht mehr erst im August des laufenden Jahres für das nächstfolgende, sondern vor dem 31 Juli eingereicht werden, damit das Budget des betreffenden Departementes rechtzeitig aufgestellt wer- den könne. Diese Voranschläge sind auch rechtzeitig eingetroffen und ist somit dem Wunsche des Departe- mentes Genüge geleistet worden. Sie werden fernerhin auch einen Antrag in Bera- thung ziehen, eine: neue wissenschaftliche Commission in s Leben zu rufen, welche die Aufgabe hätte, eine Statistik über den Zustand der Zähne der schweizerischen Jugend durch Aufnahme in den Schulen ete. aufzustel- len, eine Statistik, die geeignet wäre, Mittel und Wege aufsuchen zu lassen, dem mehr und mehr sich ausbrei- tenden Uebel einer schlechten Bezahnung entgegen- zuarbeiten. Ein Antrag wird auch unsere Bibliothek betreffen. Ein fernerer Antrag geht von der Erdbebenkom- mission aus. Ueber den Stand der Rechnung gibt uns der wie gewohnt trefilich verfasste Bericht unseres Quästors, des 78 Herrn Dr. Custer, genügende Auskunft, dem es leider krankheitshalber nicht vergönnt ist, denselben persönlich vorzutragen und zu erläutern. Wir empfehlen hiemit endlich den von unserm Quäs- tor dem Central-Comité gegenüber zu Handen der Jah- resversammlung geäusserten Wunsch, es möchten die Mitglieder sich daran erinnern, dasszur Aeufnung unseres « unantastbaren Fonds » mäglichst viele Mitglieder sich entschliessen möchten, sich als “ lebenslängliche ; einzu- kaufen. . LO ‘0PGGI 20 ‘0YGGI se 30 « ‘1099 ‘ ‘SJ Op £ GL 8966 16688 « anogsonb np sureur uo 06 ‘509 08 de AR de — 0678 «* opduroose p jo 994d — '09E < ‘309115 ‘AO 0007 "I 9P op ousiedo p 9ssre9 rende np s19199U] e] ap S,idne HOAY CO'9IT «' used) P oss1e9 ®] Op Saidne Afqeuaıpeur 3 e dale, LESERN Ô Q ._ eo Iedo Se tendu np SAUT 1809, [ Go ES Jemus sgadn® ATOAY :9PIOS OSSIBO BI 9p Yuenoı CE 1169 spuo;j np SJ919JUT OF 19 . ° > SIDAIP SIRIA GS ‘8686 G8 ‘868 «© € SIPV » 79 « SOT = © © > © © orqeugneu: ped i - 29 ne ANO S99] np en ‘Là [249P9] opısang = SS = GIG E AqWIUL / u wann sIp UOISSTWLWON) ne Ze | sorqwau lui i GG GOT ©‘? uorssoidur p STE. 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Solde passif au 1 juillet 1888 Frais d’ımpression et divers .Solde: Avoir auprès de la caisse centr. d'épargne Frs. Moins solde passif du questeur » 2019. 30 16. 37 Frs. 12000. — Frs 15259925 » 490. » 64.05 Frs. 2079. 30 Frs. — 58 » 19.19 » 2002. 95 Eins 2079230 81 E. Fonds totaux de la Société helvet. des sciences naturelles. 30 juin 1888 Caissescentrale ue "Frs 5633.07 Capital inaliénable . . _ » 6750. — Solde du compte de la Bibliothèque rasta, 232. 36 Fonds Schäfli: 1. Capital -fixe stione » 12000. -- 2: Fonds roulant . . » 152407 Frs. 26140. 10 Augmentation 30 juin 1889 » 8017.13 Frs. 29157. 23 30 juin 1889 Frs. 5968. 72 » 9150. — » 90. 08 » 12000. » 2002.95 Frs. 29157. 23 III. Jahresbericht der geodatischen Commission für 1888-89, Durch die vorläufig vom Central- Comitè sanctionirte Wahl des Herrn Professor Rebstein in Zürich ist die geodatische Commission endlich wieder complet gewor- den, indem sie nun aus: Herrn Professor Wolf in Zürich, Präsident. ‘ » » Hirsch in Neuenburg, Secretàr. » Oberst Lochmann in Bern, Quästor. » » Gautier in Genf. » Professor Rebstein in Zürich besteht, -- wozu noch. Herr Oberst Dumur in Bern als Ehrenmitglied hinzukömt. — Die Commission hat am 14 Juli ihre Jahressitzung abgehalten, — verschie- dene Berichte ihres Präsidenten und ihrer Mitglieder über die Finanzen und Arbeiten entgegengenommen und discutirt, —- die nunmehr an die Hand zunehmenden Feld —, Rechnungs — und Druck-Arbeiten festgestellt, — und hofft nun wieder nach den schmerzlichen Stö- rungen welche ihr in den letzten Jahren verschiedene To- desfälle bereitet haben, für längere Zeit ruhig fortamten zu können. Was speciell die astronomisch-geodätischen Arbeiten anbelangt, so sind dieselben, nachdem sie durch den bedauerten Rücktritt des langjährigen Ingenieurs der Commission, Herr Scheiblauer, momentan in Stocken 84 gerathen waren, nunmehr durch den Nachfolger dessel- ben, Herrn Dr. Messerschmitt, wieder mit Eifer und Erfolg aufgenommen worden. Bereits hat derselbe, nach- dem er sich den- bisherigen Arbeiten und den dafür zu Gebothe stehenden Instrumenten vertraut gemacht, die Berechnung der von seinem Vorgänger im Meridiane von Neuenburg erhaltenen Beobachtungen vollendet, sowie die dadurch als nothwendig erwiesenen Nachmes- sungen begonnen, und wird sodann diese, höchst wich- tige Resultate versprechenden Untersuchungen nach einem durch die Commission fest gesetzten erweiterten Plane fort führen. — Anderseits sind nunmehr von der Publication « Das schweizerische Dreiecksnetz » die Bände II und IV wirklich ausgegeben worden, und soll im nächsten Winter der Druck von Band V begonnen werden. Die von der geodätischen Commission mit dem eid- gen. topographischen Bureau und verschiedenen Eisen- babnverwaltungen verabredeten Anschlüsse an das Præ- cisions-Nivellement sind seit vorigem Jahre fortwährend in Ausführung, während allerdings die letztes Jahr in Ansicht gestellte Ausgabe der Schlusslieferungen des letztern nicht in Erfüllung ging, da die durch den Tod des betreffenden Hülfsrechner. Herrn Rédard, entstan- dene Lücke nicht sofort ausgefüllt werden konnte. Die Commission hat nun in ihrer letzten Sitzung Herrn Professor Hirsch, der diese Arbeiten leitet, die nöthigen Credite eröffnet um die entstandenen Schwierigkeiten überwinden zu können, und es darf somit neuerdings die Hoffnung ausgesprochen werden, dass die längst erwartete Publication im Laufe des nächsten Winters wirklich erfolgen Könne. Zürich, VII-24 1889. Für die geodät. Commission IR. Wolf. IV. Jahresbericht der geologischen Kommission für 1888-89. Nach dem Tode des Herrn Professor Bernhard Stu- der war die geologische Kommission auf drei Mitglieder reduzirt u. da Herr Alphons Favre sich auch von den anstrengenden Präsidialgeschäften zuruckzuziehen wün- schte, war eine Vervollständigung des Personalbestandes der Kommission nothwendig geworden, indem die He- rausgabe mehrerer Texte zur geologischen Karte immer noch ausstehend war. Bei der Jahresversammlung der schweizerischen naturforschenden Gesellschaft in Solo- thurn wurde desshalb auf den Vorschlag der vorbera- thenden Kommission der Allgemeinen Sitzung vom 6 August 1889 eine Ergänzung der geologischen Kom- mission durch die Wahl des Herrn Ernest Favre in Genf, Dr. Alb. Heim, Professor in Zürich und Dr. A. Baltzer, Professor in Bern vorgenommen. Am 7 August hat die Kommission Sitzung gehalten und sich folgen- derweise constituirt: Ehrenpräsident: Herr Alphons Favre, Professor in Genf. i Präsident: Dr. Fr. Lang, Professor in Solothurn. Aktuar: Ernest Favre, Geologe in Genf. Beisitzer: Perceval de Loriol, Geologe in Genf. » Dr. Albert Heim, Professor in Zürich. » Dr. Armin Baltzer, Professor in Bern, 86 An der Jahresversammlung der Naturforscher in Solothurn war die aus 25 Blättern bestehende geolo- gische Karte der Schweiz, aufgezogen auf einem Blatte, ausgestellt. In Betrach der Ungleichheit der Blätter im Tone des Papiers, sowie der geologischen Farben- nüancen und noch weit mehr in Anbetracht der bedeu- tenden Discordanzen beim Contacte einzelner Blätter wurde eine Ueberarbeitung, respective Uebertönung der ganzen Karte nothwendig, welche schwierige und deli- cate Arbeit in meisterhafter und künstlerischer Weise durch den Herrn Ingenieur-Topographen Held vom eidgenössischen Stabsbureau ausgeführt wurde, In die- sem neuen Gewande hat die ganze Karte einen mehr einheitlichen Charakter gewonnen. In der allgemeinen Sitzung der schweiz. naturfor- schenden Gesellschaft wurde einstimmig der Beschluss gefasst, diese Karte dem hohen Bundesrathe zu dedi- zieren, um dadurch dem Gefühle dankbarer Anerkennung Ausdruck zu verleihen für die bereitwillige Unterstützung, durch welche diese hohe Behörde die Herstellung des nationalen Werkes ermöglichte. Damit wurde auch der Wunsch verbunden, dass es der naturforschenden Ge- sellschaft zu besonderer Genugthuung gereichen würde, wenn die geologische Karte an der Pariser Weltaus- stellung von 1889 einen Platz unter den Ausstellungs- objekten der schweizerischen Eidgen>ssenschaft fände. Der Bundesrath ist diesem Wünsche nachgekommen und die Karte nimmt in der schweizerischen Ausstellung einen ehrenvollen Rang ein. Seit der lezten Berichterstattung ist der Text zu Lieferung XXIV, IV Theil erschienen. Derselbe ist ver- fasst von Dr. A. Baltzer, Professor in Bern und behan- delt das Aarmassiv nebst einem Abschnitt des Gotthard- massiv, enthalten auf Blatt XIII mit 9 lithographirten Tafeln, 2 Tafeln in Lichtdruck u. 34 Zinkographien im Text. 87 Diese Arbeit hat in Fachkreisen ihre verdiente Aner- kennung gefunden. Gegenwärtig sind folgende Arbeiten zur geologischen Karte in Ausführung begriffen: 1. Text mit geologischen Profilen zu Blatt XVIII, Lief. XXI, bearbeitet von Dr. E. von Fellenberg. | 2. Text mit geologischen Profilen zu Blatt XIV, Lief. XXV, bearbeitet von Dr. A. Heim, Prof. 3. Text mit geologischen Profilen zu Blatt XVII, Lief. XXII, 3, bearbeitet von E. Renevier, Prof. 4. Geologische Karte der Umgebung von Bern im Maassstab von 1:25000 nebst Text von Dr. A. Baltzer, Professor in Bern. Es ist Aussicht vorhanden, dass diese werthvollen Commentare zur geologischen Karte noch im Laufe dieses Jahres zur Publication gelangen werden. Der von Herrn Dr. Casimir Mösch verfasste Text zu Blatt XVII ist bereits gedruckt und mit der Lieferung XXI versendet werden. Ausstehend sind noch die Manuscripte von Herrn Pfarrer G. Ischer zu Blatt XVII, Lieferung XXI, 2, von Herrn Dr. Casimir Mösch zu Blatt XIII, Lief. XXIV, 3 und der Text von Herrn Alphons Favre zur Gletscher- karte, Lief. XXVIII. Seitdem die gevlogische Karte zum vorläufigen Ab- schluss gelangt ist, hat sich die Nachfrage nach diesem Originalwerke gesteigert und von verschiedenen aus- wärtigen wissenschaftlichen Instituten ist Tauschverkehr angeboten worden, so dass die geologische Kommission nicht allen Begehren entsprechen könnte. Wir dürfen uns freuen, dass die geologische Karte der Schweiz vollendet ist und auch die Publication der dazu gehörenden Beiträge dem Abschlusse engegengeht, aber im Verlauf der dreissigjàhrigen Arbeit hat sich herausgestellt, dass noch viele ungelöste Probleme im 88 (Gebiete der Alpengeologie vorhanden sind, deren Bear- beitung strenge Forderungen an den Forscher stellt. Soll desshalb die geologische Kenntniss unseres heimatlichen Bodens mit den wissenschaftlichen Bestrebungen der Neuzeit Schritt halten, ist es nothwendig, dass sich wie bisher sowohl Behörden als die Männer der Wissen- schaft einander die Hand reichen, um mit weiterer Kraft im Interesse unseres Land der hohen Aufgabe gerecht zu werden. Solothurn, August 1889. Der Präsident der geologischen Kommission Fr. Lang. Vv. Bericht Erdbebenkommission pro 1888. In den ersten Monaten des Jahres 1888 schien es als wollten sich die Bewegungen der Erdrinde der Schweiz wieder steigen; allein bereits vom April an wurden die Erschütterungen wieder seltener und schwä- cher. Im Ganzen wurden der Erbebencommission während des Berichtjahres 31 Erdstösse gemeldet welche sich in tolgender Weise auf die einzelnen Monate vertheilen. Januar = Februar März April Mai Juni Juli August September = October = November — December = - m m wm À 00 ot reelle | Summa = 81 Die Intensitàt war in allen Fallen gering; der Grad 4 unserer Intensitàtsskala (1-10) wurde nicht über- schritten. 90 Auch die Ausdehnung des Schiittergebietes war mei- stens unbedeuten. Mässige Ausdehnung hatten nur die Erdbeben: Vom 2 Januar in Graubündten. Berichte liegen vor aus Alvenenbad, Arosa, Halderstein, Schiers, Albula, Zillis-Reischen, Filisur, St. Peter. Vom 15 Februar In der Ostschweiz. Berichte sind eingelangt aus St. Gallen, Thal, Herisau, Heiden, Mels, St. Fiden, Hiligkreuz, Bühles, Rorschach, Teufen. Kleinere Gebiete in Graubündten wurden noch erschüttert am 3 Juni und 5 August. Die übrigen Erd- stösse scheinen ganz localer Natur gewesen zu sein. Die Erdbebencommission hat dem Titl. Central-Co- mité den Antrag gestellt es möchten in Zukunft die Jahresübersichten über die schveizerischen Erdbeben in den Denkschriften gedrückt werden und es wird also vom Beschluss des C.-C. abhängen ob die, vom Unter- zeichneten ausgeführte Bearbeitung der Erdbeben im Jahre 1888, in der Denkschriften erscheinen oder ob dieselbe wie bisher separat gedrück werden soll. Der President der Erdbebencommission Prof. Dr. Forster. Leal (CP) °688T qgsnsny WI yaLınZ-uosn}oH *WIIOFI FAOQL VW ‘IT UOISSIUIMO]) AP 41918807) AAT ‘SJ9 09 “IE GOT HAUTES To.10NonIPuonA UE pinyas "SI GG “AJ ] Bsse) UI SUNUTIAY] 9ISUILU JNB OPIESAIAY ot * © ‘ ‘ 09 ‘06 woA Sunu -U99%T 19PU9S9I[LOQ NR UNI ur ıydureS 1o1o9n1puong | "IT FR IP ue Sun]yezsoe]yosqy 688L || 007 | 18909 ‘IG “IH ‘A Uaey | II RG | - 19 JIP9IN Iouasso]gosod | 688T cc L A ASTI ‘INA -1]99Y AOSLIOA OPTBSANNV 8881 uognbsny - UOYUMDUUUT °6S-SSSI AUCISIJUUHOSII9S99 "ATU9SII0S00) "IMeU ‘ZIOMUIS Ip IAWOI-TeNUII sep uopueH NZ J[01S08$08 UOISSIWWOIUIGIAPAH UIUISHOZIIMUIS 419 "DNANHOUAHAH VI. Bericht de Denkschiften-Commission f. das Jahr 1888-89 z. H. der Jahresversammlung in Lugano. Kurze Zeit nach Ablauf des letzten Gesellschafts- jahres wurden der Denkschriften-Commission zwei neue Arbeiten, eingereicht, nämlich. 1.° Eine Flora des Cantons Tessin, bearbeitet von dem in Locarno verstorbenen Ständerath A. Franzoni und revidirt und mit Anmerkungen versehen von den HH. Prof. Lenticchia in Lugano u. L. Favrat in Lau- sanne. 2.° Faune des Coléoptères du Valais par le Cha- noine E. Favre & Martigny et le professeur E. Bugnion a Lausanne. Beide Arbeiten wurden durch die Mitglieder der Commission einstimmig zur Aufnahme in die Denkschrif- ten empfohlen, erstere als ein wissenschaftliches Ver- mächtniss eines den Zwecken unserer Gesellschaft auf- richtig zugethanen schweizer. Patrioten und zugleich verdienstliche Bearbeitung eines der floristisch wühtig- sten Gebiete der Schweiz, letztere als eine trefflich durchgeführte, höchst werthvolle Ergänzung der in den D. Schriften schon enthaltenen Beschreibungen schwei- zerischen Coleopteren. Obwohl die beiden Manuscripte, nach vorgängiger nochmaliger Durchsicht durch die Autoren z. Th. noch vor Ende des verflossenen Jahres zur Drucklesung ab- 93 geliefert wurden, so konnte doch weder bei der einen, noch bei der andern Arbeit der Druck so gefördert werden, dass dieselben noch innerhalb des nun abge- schlossenen Rechnungsjahres hätten beendigt und he- rausgegeben werden können; die Verzögerung, welche Keineswegs der Druckerei zur Last fällt, wurde bei der Arbeit Franzoni durch die Natur des mit sehr vielen Correcturen und Zusätzen durchsetzten Manuscripts, namentlich aber auch durch den Umstand bedingt, dass die in der Hauptsache schon vor Decennien begonnene und durchgeführte Arbeit einer sorgfältigen Revision und Correetur bedarf um in einzelnen Theilen nicht allzu- sehr von den Grundsätzen u. Ergebnissen der neuern systemat Botanik abzuweichen. Neben Hrn. Prof. Len- tiechia haben sich die HH. Dr. H. Christ in Basel und Prof. Schröter in Zürich in verdankenswerther Weise dem Mühewalt einer genauen Durchsicht unterzogen. Bei der « faune des Coleoptères von Favre Bugnion » welche behufs Ergänzung und Ausarbeitung der noch nachgeliefernden Einleitung für einige Zeit an die Au- toren zurückging, hat die Verständigung über die bei systematischen Arbeiten so wichtige übersichtliche Anord- nung des Satzes und der Schriftarten etwelchen Auf- schub veranlasst; immerhin werden voraussichtlich beide Publicationen gegen Ende dieses Jahres erschei- nen können. Endlich ist in den letzten Monaten noch eine mo- nographische Arbeit « über die Pilzgruppe der Phalloi- deen von Hrn P. Dozent Dr. Eduard Fischer in Bern eingesandt nnd von der Commission gleichfalls in ein- stimmig empfehlendem Sinne begutachtet worden. In Folge dessen ist, wie für die beiden erstgenannten Ar- beiten, so auch für diese die Genehmigung der Druckle- gung beim Central-Comité nachgesucht & ertheilt worden. Auch diese Abhandlung wird noch im Laufe dieses Jahres 94 erscheinen und zwar so, dass die Arbeit Franzoni als Bd. XXX. 2t. Abthlg, die Coleopteren-Fauna Favre als Bd. XXXI & die Fischer’ sche Arbeit als 1.5t Liefg. von Bd. XXXII publieirt wird. Da im Laufe des Rechnungsjahres 1888-89 keine Fortsetzung der Denkschiften zur Ausgabe gelangte, so beschränkten sich die Ausgaben auf. fr. 300. 50 für Mieth- - zins d. Denkschriften-Lokals u, diverse Unkosten, wäh- rend die Einnahmen für Abgabe von Denkschriften Bänden und Einzelabhandlungen frs. 598. 85 betrugen. Der pro 1 Juli 1859 der Commission zur Verfügung ste- hende Einnahmen Ueberschuss belaüft sich, ein schliess- lich des pro 1888 eingezahlten Bundesbeitrages auf frs. 2098.55. Dem gegenüber steht für Ende dieses Jahres eine Auslage von c? frs. 5800 für die 3 in Druck be.findl. Abhandlungen in Aussicht, so dass auch bei Einrechnung des pro 1889 schon gewährten Bundes- Zuschusses von 2000 fr. noch eine erhebliche Summe durch die Gesellschaftscasse zu decken bleiben wird, selbst wenn im 1. Semester des J. 1890 keine Abhan- dlungen zum Druck gelangten. Die im letzten Berichte des bisherigen Präsidenten Herr Prof. Forel erwähnte. Arbeit des -Hrn Director Billwiller dürfte wohl erst im Laufe des nächsten Jahres zur endgültigen Publication in den Denkschiften gelan- sen u. dabei möglicherweise auf2 Bde vertheilt werden müssen. Die Commission ist in der Lage, wiederholt die Gewährung eines unbestimmten Credites behufs weiterer Fortführung der Denkschriften, unter Aufsicht des Cen- tralcomités, bei der Gesellschaft nach zusuchen. Zürich, d. 28 Juli 1889. Namens der D. Schr. Commission Der Präsidt. Prof. Ed. Schaer. VII. Bericht der Schläfli-Commission an die schweizerische naturforschende Gesellschaft. Hochgeehrter Herr Central-Prüsident ! Hochgeehrte Herren Collegen! Die schon auf den Juni 1857 ausgeschrieben gewe- sene und auf den 1 Juni 1889 verlängerte Preisaufgabe über die Flora der Schweizerseen, besonders der Bergseen, hat keinen Bewerber gefunden, und da uns auch unter der Hand nirgends davon Mittheilung gemacht werden konnte, dass sich Jemand mit dem Studium dieser Frage abgebe, haben wir dieselbe auf dem Wege des Circularbeschlusses fallen gelassen. Im Juni 1889 wurde an Stelle dessen auf den 1 Juni 1891 eine andere Auf- gabe auf Antrag von Herrn Prof. Rütimeyer gestellt: “ Die exotischen Gesteinsblöcke im Flysch der Alpen sind einer allseitigen Untersuchung, besonders im “ Hinblick auf ihre Herkunft & Wanderung zu un- * terziehen. , Es handelt sich hierbei gewissermassen um eine Erweiterung und Fortsetzung der Arbeiten dess Herrn Dr. J. Früh zeitlich rückwärts, wobei eine Menge inte- ressanter Fragen zur Eröterung sich bieten. Diese Fra- (13 96 gen haben einige Vorarbeiten erfahren, und wir wissen, dass unter den jüngern schweizerischen Geol. gen gros- ses Interesse hiefür vorhanden ist. Der Unterzeichnete selbst hatte gewünscht, nicht schon wieder eine geolo- gische Aufgabe zu steilen, allein meine Collegen theil- ten dieses Bedenken nicht, da gerade die Geologie am ehesten speziell das schweizerische Vaterland betreffende Aufgaben zu stellen im Stande sei. Daneben bleibt auf 1. Juni 1890 ausgeschrieben die Frage über das Gletscherkorn. Wir sind also dieses Jahr nicht in der Lage, die Aushingabe eines Preises zu beantragen. Möchten sich die betreffenden Fachleute recht lebhaft für die aus- geschriebenen Fragen interessiren, und uns auf 1. Juni 1890 und 1891 tüchtige Arbeiten einliefern. Betreffend die Erneuerungswahlen der Commissio- nen habe ich blos mitzutheilen, dass die Commission für den Schläfli-Preis gegenwärtig vollzählig ist. Sie be- steht aus den Herren Rütimeyer, Charles Loret, Schnetz- ler, Cramer und dem Unterzeichneten. Ein Etlassungs gesuch ist mir von keiner Seite gemeldet worden, und innerhalb der Commission hat sich kein Bedürfniss nach einer Veränderung geltend gemacht. Das verehrte Cen-. tral-Comité mag in seinen Vorschlägen und die Gene- ralversammlung in ihrer Wahl frei nach Gutfinden handeln. In ausgezeichneter Hochachtung Namens der Schlifli-Uommission Deren Präsident: Dr. Albert Heim Prof. Hottingen-Zürich im August 1889. VIII. Commission d’ Etudes limnologiques. Rapport. M. M. La longue nialadie qui devait aboutir au décès pré- mature de notre très regretté collègue M. le Professeur Dr. G. Asper de Zurich, la grave maladie d’un autre membre de la commission limnologique, nous ont em- péchés de suivre à la partie active du programme que vous nous aviez confié; nous n’ avons pu, dans ces cir- constances difficiles et pénibles, songer à organiser des observations et expériences sur la physique et l’histoire naturelle des lacs. Mais cela ne nous a pas arrêtés dans l’étude de la question fondamentale que vous nous avez proposée dans la session de Frauenfeld, en 1887 (1); nous avons avant tout pour täche d’etudier l’ensemble des recherches limnologiques en Susse, et d’élaborer un programme (1) Actes de Frauenfeld, p. 28, 31, et 86. Frauenfeld 1887. si 98 de travaux. C’est sur cette question que nous allons vous faire rapport. Les faits limnologiques qui intéressent ou la science ou l’économie nationale peuvent se grouper sous quel- ques chefs; nous allons résumer ce qu'il en est de ces études en Suisse, ce qui est fait et ce qu’il reste à faire. 1.° Travaux hydrographiques et cartographiques. Cette partie est très avancée et presque terminée. Le bureau topographique fédéral, que dirige M. le col. J. J. Lochmann, à Berne, à mesure qu’il fait progresser l’atlas Siegfried, fait lever les cartes des lacs par des son- dages systématiques, suivant un réseau très complet: il donne, par des courbes horizontales qui se suivent avec celles de la terre ferme, le relief du fond des lacs, avec une fidélité suffisante pour les besoins actuels de la géologie et de la technique, et très intéressante pour le naturaliste. L’échelle de ces cartes, qui sont publiées dans l’atlas Siegfried (!) et qu'il serait désirable pour les besoins de la navigation de voir publiées en feuilles d'ensemble, est au 25000 avec È iaistance des courbes horizontales de 10 m. pour tous les lacs de la plaine Suisse et des Alpes, à l’exception des lacs de Thoune et de Brienz qui n’ont été levés qu’à l’échelle de 1: 50000 avec équidistance des horizontales de 30 m. Tous les grands lacs suisses, sauf les lacs tessinois, le Verbano et le Ceresio, sont actuellement publies ou prets a l’etre; dans l’atlas Siegfried il manque la partie hydrographique pour quelques lacs de petites dimensions, mais dont quelques uns seraient fort intéressants, les lacs de la haute Engadine, les lacs jurassiques de Joux et des Brenets, le lac de Sarnen, etc. (1) Topographischer Atlas der Schweiz in Maastab der Ori- ginal-Aufnahmen. Bundesgesetz des 18 dec. 1868. Bern, 99 Le travail hydrographique du lever de toutes ces cartes a été considérable; il est digne des oeuvres car- tographiques antérieures de l’Institut topographique Suisse, et ce n’est pas peu dire; les ingénieurs qui ont travaillé à cette entreprise sont MM. Denzler, Jacky, Lindt, Suter, Bächli, Stucky, Gosset, Manuel, et en der- niel lieu, celui qui a levé les cartes des grands lacs de Constance, des IV Cantons et du Léman, M. J. Hörnlimann. 2,° Etude du sol des lacs, L’alluvion que les affluents amènent dans le fond des lacs a partout la même structure physique, à part quelques différences minimes provenant surtout de la nature chimique ou de l’adjonc- tion de lamelles de mica (Forel (!) Asper (2)). C'est une masse argilleuse marneuse ou calcaire qui remplit le plafond des lacs. Les différences dans la composition chimique sont considérables, d’après quelques analyses que nous devons à M. E. Risler (3) aujourd'hui à Paris, et qui nous ont fait connaitre le limon des lacs Léman, de Neuchâtel, Zurich, Bodensee et Untersee. Cette composition chi- mique est la moyenne, l'intégration plutôt, de la com- position géologique et pétrographique de tout ie bassin d'alimentation du lac; elle est donc intéressante, et mé- riterait d'être étudiée systématiquement sur l’ensemble des lacs suisses. Ce serait une recherche peu compliquée et qui devrait tenter quelque chimiste ou géologue. (1) F. A. Forel Faune profonde des lacs Suisses. Mém. de la S. H. S. N. XXIX 2 Zurich 1885, p. 55. (2) G. Asper. Wenig bekannte Gesellschaften kleiner Thiere unserer Schweizerseen. Zurich 1881. ; (3) in F. A. Forel. Matériaux pour l’étude de la faune pro» fonde du lac Lémann $ III, et $ XXV. Bull. S. V. S. N. XIII-XIV Lausanne 1874 à 1875. 100 3 La composition chimique des eaux des lacs a une grande importance hygiénique et économique. Ces eaux sont employées pour l’alimentation et pour les usages industriels. L'étude des substances qui y sont dissoutes offre donc un intérêt immédiat et pratique. Les recher- ches savantes qui ont été provoquées par la prise dans les lacs de l’eau d'alimentation pour ies villes de Ge- nève (!) et de Zurich (2) ont fait connaitre les faits généraux de la composition chimique de l eau de ces deux lacs. Pour le lac de Constance nous possédons une bonne analyse due au prof. Hoppe-Seyler (3) de Stras- bourg: pour le lac de Neuchâtel nous avons quelques données fragmentaires (*). Mais pour les autres lacs suisses nous ne connaissons rien dans cet ordre de re- cherches et votre commission considère ce chapitre comme l’un des désideratas les plus importants des études limnologiques. Des analyses chimiques de l’eau de chacun des grands lacs suisses, faites en série systé- matique par le même opérateur, avec les mêmes métho- des, donneraient des résultats comparatifs certainement fort intéressants et fort utiles. Nous nous permettons de recommander cette question aux autorités du pays qui pourraient offrir un subside pour une telle recherche, aux sociétés savantes qui pourraient offrir un prix pour. l'exécution d’un tel travail, aux chimistes nos collezues qui y trouveraient facilement et sans grand labeur un sujet probablement très fécond en conclusions générales, scientifiques et pratiques. (1) Cf. Forel faune profonde le. 35 sq. — Fol et Dunant. Re- cherches sur le nombre de germes vivants dans les eaux de Ge- neve 1884. (2) Die Wasserbesorgung der Stadt Zurich ete. Zurich 1885. (3) Zeitsch. f. physiolog. Chimie X. 213. Strassburg 1886. (4) Cf. Forel, faune profonde I. ce. p. 46. 101 L’analyse de l’eau des affluents, dont les variations sont beaucoup plus considérables, offrirait aussi des faits de grand interet. Dans cet ordre de recherches nous ne connaissons en Suisse que les analyses par- tielles des eaux du Rhône de Valais, dùes à M. B. Buenzod (!), pendant une année entière; elles ont donné des résultats fort curieux et très encourageants. 4° L’ètude de la température des Lacs touche di- rectement à la climatologie, la météorologie locale et l'hygiène publique. Elle a été trop négligée jusqu'ici. La chaleur des eaux de surface n’a été mesurée d’une manière systématique que dans quelques stations, Ge- neve, (2) Zurich, Lugano, (3) Annecy (#). Depuis l’an- née dernière, l’Institut fédéral de météorologie de Zurich a obtenu des administrations de bateaux à vapeur de faire prendre chaque jour la températare de la surface sur chaque bateau qui navigue en plein lac. De cette manière nous connaitrons bientôt les allures de la courbe annuelle de la température superficielle pélagique; la comparaison d’un lac à l’autre présentera certainement un grand intérêt climatologique. Il est à désirer que ces observations soient continuées pendant quelques années, au moins jusqu’à ce que nous ayons assisté à un hiver très froid qui ait amené la congélation de quelques uns de nos grands lacs. Quant à la propagation de la chaleur dans les cou- ches profondes, elle n’est connue par des observations (1) In F. A. Forel. Le ravin sous-lacustre du Rhône. Bull. S. V.S. N. XXIII. 96, Lausanne, 1887. (2) E. Plantamour. Nouvelles études sur le climat de Genève p. 97. Genève 1876. (3) G. Ferri. Il clima di Lugano. 1889. (4) Commission météorologique de la Haute Savoie. Bulletins mensuel et rapports de fin d’année. o 102 suffisantes que pour le lac Léman (1); elle le sera bientöt dans les lacs de Zurich et de Constance. Des autres lacs suisses, nous ne possedons que quelques observations isolées, qui suflisent cependant a établir la théorie assez compliquée de la température profonde des lacs. Il est à désirer que ces études soient étendues et complétées: elles seraient d’un vif intérèt pour l’ob- servateur qui s’en chargerait, étant donné l’inattendu des faits qui viennent au jour. Une étude très simple, et qui doit être recommandée aux naturalistes de notre pays, c’est l'observation exacte des dates de congélation et de dégel des lacs qui sont pris par la glace en hiver. Une collection complète de ces dates dans les divers cantons et dans les diverses vallées de la Suisse serait précieuse pour la climatologie regionale; elle permettrait facilement de juger du ré- gime accidentel de telle saison ou de telle année. 5. Etude de la transparence des Lacs. Les diverses methodes pratiques, étude de la limite de visibilite, (méthode du P. Secchi), étude de la limite d'éclairage d’une lumière artificielle plongée dans l’eau (methode de la Société de physique de Genève), étude de la li- mite d’obscurité absolue (méthode photographique) ont été mises en jeu dans le Léman (2). Elles vont l'être dans le lac de Constance. Ces recherches, de haut in- teret scientifique, ne touchent à la pratique que pour les conditions de vie des faunes et flores lacustres. C'est un objet d’étude des plus élégants, a recommander aux physiciens riverains de nos lacs. 6.° La couleur de l’eau des Lacs, Certains lacs sont verts; d’autres sont bleus. Pourquoi cette différence ? Le problème est posé depuis longtemps. Nous en cherchons (1) Forel. Faune profonde 1. e. p. 15, 19. (2) Forel. Faune profonde 1 c. p. 27, 19. — Mém. de la Soc. de phys. de Genève, XXIX, N.os 11 u. 12, 103 la solution dans les termes suivant: L’eau pure est bleue; ce bleu n’est pas altéré par la dissolution dans l’eau de substances incolores (eaux de la mer); mais le mélange d’eaux jaunàtres, tenant en dissolution des acides humiques, résultat de la macération des matières tourbeuses, la fait virer au vert. Plus un lac contient d’eaux tourbeuses, plus il est vert. Les poussières en suspension, les Algues et microorganismes peuvent mo- difier la nuance donnée à l’eau par les matières en solution. ] Pour juger entre les diverses théories qui répondent a cette question, il est a désirer que l’on recueille autant que possible du matériel d’observation; que l’on déter- mine la couleur exacte des divers lacs, grands et petits, de la Suisse, et que l’on constate leurs variations éven- tuelles de teinte suivant les saisons de l’année. 1° Les vagues et les courants des lacs n’offrent pas grand sujet d'intérêt général. Ils sont moins puissants que les mouvements analogues de l’océan; mais ils sui- vent les mèmes lois, qui sont plus facilement étudiées dans les grandes proportions que présente la vaste etendue de la mer. 8.° Les seiches, au contraire, les vagues d’oscillation fixe dans un bassin d’eau limité, ont été étudiées essen- tiellement en Suisse; c’est dans notre pays que leur théorie a été esquissée. Le matériel d’observation, très complet pour le lac Léman, (!) est encore très insuffi- sant pour les autres lacs. Il est vraiment dommage que leSeultlac ou MF Sarasin de Genève a essayé, en dehors du Léman, son limnographe portatif, le lac de Zurich, se soit montré si pauvre en seiches; par suite (1) Divers mémoires de MM. F. A. Forel, Ph. Plantamour et Ed. Sarasin dans les Bull. S. V. S. N., les Archives de Genève, 1875 et années suivantes. 104 de circonstances locales encore mal expliquées, les sei- ches y sont presque nulles. Espérons que M. Sarasin ne se decouragera pas et qu'il nous donnera bientôt les tracés normaux des seiches des principaux lacs de la Suisse. 9,° Limnimétrie, soit étude des variations de hauteur des eaux des lacs. Ces études, inaugurees par la Com- mission hydrométrique de notre Société, sont exécutées depuis l’année 1867 par les soins du Département fe- déral de l'Intérieur, section des Travaux publies; il y a joint des observation fluviométriques sur les princi- paux cours d’eau de la Suisse (!). M. A. Benteli, à Berne, a commencé en 1888 à uti- liser le riche matériel de ces observations (2); il y a encore là une mine d'un hant intérêt scientifique et pra- tique qui demande un dépouillement complet et systé- matique. 10.° Faunes lacustres, Les recherches zoologiques des lacs d eau douce ont pris dans les dernières années un essor interessant; mais il y a encore beaucoup & faire dans ce domaine, dans notre pays si riche en lacs. Voici comment nous apprécions l’état général de la zoologie lacustre en Suisse: La faune ichthyologique est ia connue; la pèche industrielle et la pisciculture y sont suivies avec attention par les autorités et par les particuliers, et cette partie pratique de l’activité nationale est dans un etat satisfaisant. La faune profonde est A peu près connue dans ses (1) Schweiz. hydrometrische Beobachtungen, publication se- mestrielle, Berne. (2) DA. Benteli. Die Niveauschwankungen der 13 grösseren Schweizerseen. Mitth, der Naturforsch. Gessellsch. in Bern 1888. 105 traits généraux grâce aux recherches d’Asper (1), Fo- rel (2), Imhof (3), du Plessis (4) et de leurs nombreux collaborateurs: quant aux études de détail il y a encore enormement & faire. La faune pélagique a été étudiée avec attention d'une maniere comparative dans les lacs du nord de la Suisse par M. O. E. Imhof qui a recueilli un riche ma- teriel d’observation; espérons qu’il en tirera bientôt les faits généraux. Cette faune a été étudiée avec succès dans les lacs Insubriens par le prof. P. Pavesi de Pavie et ses émules. La faune littorale, la plus anciennement connue, est cependant la moins bien décrite au point de vue de la géographie zoologique; cela tient aux difficultés de sa variabilite locale et de son polymorphisme. De bonnes études sur la faune littorale de l’ensemble des lacs suisses, c est là un des désideratas de l’histoire natu- relle de notre patrie. Nous recommandons à tous les na- turalistes établis au bord des lacs, petits et gra ds, de se donner comme tâche d’en travailler la faune littorale. 11,° Les Flores lacustres sont moins riches que les faunes; le nombre des espèces est peu considérable, sauf dans certains groupes d’Algues, comme les Diato- mées, lesquelles sont assez bien connues. Mais le reste de la flore est encore moins bien étudié que ne le sont les sociétés animales. Ce serait un chapitre presque (1) @. Asper. Wenig bekannte Gesellschaften kleiner Thie- re. Zurich 1880 et autres publications. (2) F. A. Forel. Faune profonde, loc. cit. Matériaux, loc. cit. (3) O. E. Imhof. Studien über die Fauna Hochalpiner Seen. Jahresber. der Naturf. Gesellsch. Graubünden XXX° année. Page 162 un catalogue des diverses publications de l’auteur. (4) G. du Plessis. Essai sur la Faune profonde des lacs de la Suisse. Mém. de la Soc. helv, de nat, XXIX 2. Zurich 1885, 106 nouveau pour l'histoire naturelle suisse que celui qui traiterait des flores lacustres à un point de vue un peu general. Comme vous le voyez MM. notre bilan scientifique est assez satisfaisant pour quelques chapitres des études limnologiques; mais il y a des déficits graves dans plus d’un sujet Nous résumerons notre rapport en ré- petant encore les points qui nous paraissent s’offrir avec le plus d’urgence aux recherches de la generation ac- tuelle. Ce sont: Etude d’ensemble de la composition chimique des eaux des divers lacs. Observations et études générales sur la faune lit- torale des lacs. Observations et études générales sur les flores lacustres. Morges 19 juillet 1889. E. A. Forel. IX. Rapporto sulla Biblioteca per il 1888-89. Herrn Präsident des C. Komité der Schweiz. Naturf, Gesellschaft, Hochgeehrter Herr! Nachdem ich heute die Rechnung über die Biblio- thek der schweiz. Naturf. Gesellschaft dem Herrn Quästor Dr. Custer nebst einem begleitenden Bericht übermittelt habe, erlaubeich mir Ihnen, Hochgeehrter Herr, zu Handen des Tit! Central Komité pro 1888-89 folgenden Bericht nebst Kreditgesuch zu unterbreiten: I. Rechnung pro 1888-89. Die Einnahmen be- laufen sich auf 1285 frs. 81 es. Die Ausgaben auf 1250 frs. 23 cs., so dass pro 1 Juli 1889 ein Saldo in der Bibliothek Kassa existirt von fr. 35 u. 58 es. Die Rech- nung ist wie gewöhnlich in zwei Doppeln ausgefertigt, ein Doppel ist in meinen Händen als Beleg, sowie auch die Belege überhaupt, das andere Doppel wurde an Dr. Custer geschickt. II. Wechsel des Bibliothekar. Auf 1 Jan. 1889 demissionirte leider Herr J. R. Koch als Bibliothekar, 108 nachdem er während 54 Jahren der Bibliothek vorge- standen; es ist dann der unterzeichnete in die Lücke getreten u. von der Bern. Naturf. Gesellschaft, die das Wahlrecht hat, zum Nachfolger erwählt worden. So fällt denn unter die Verwaltung des Heırn Koch das halbe Jahr Juli 83-Dezember 1888 und unter die meinige das halbe Jahr Januar 1889 -- Juni 1889. 111. Tauschverkehr und allgemeiner Stand der Bibliothek. Die Bibliothek steht mit circa 270 auslän- dischen u. circa 20 schweizerischen Gesellschaften im Tauschverkehr, insbesondern ist es uns gelungen mit der Gesellschaft für Erdkunde in Berlin anzuknüpfen, deren sämmtliche Publikationen vollständig uns über- mittelt wurden; kleinere Gesellschaften übergehe ich. Leider wird die Bibliothekverwaltuug immer compli- cirter. Es ist äusserst hemmend, dass sich die Bibliothek in drei auch räumlich getrennten Lokalien befindet, oft waren auch die Mittel unzulänglich alles gehörig ein- binden zu lassen. Allein in der diesjährigen Rechnung findet sich ein Posten von frs. 334.50 es. für Buchbin- derarbeit und es ist fast, wie wenn das nur ein Tropfen am Eimer wäre. In dieser Richtung muss fortgefahren werden, soll Ordnung vorhanden sein. Im Weitern ist natürlich der Zins für das Lokal an der Kronegasse, das zwar wohl eingerichtet aber nur zum kleinern Theil bis jetzt bezogen ist, auch für die nächsten zwei Jahre mit je 200 frs. zu entrichten. IV. Kreditgesuch. Das Tit! Centralkomite wird es daher nicht unbegreiflich finden, wenn ich für die Jahre 1889-90 und 1890-91 wieder einen Kredit verlange in der Höhe des Letztjährigen, nähmlich frs. 900 pro Jahr. Es ist selbst verständlich, dass ich mich der gröss- ten Oekonomie befleisse und keine unnöthigen Ausgaben mache, diese Summe ist aber zum Betrieb nothwendig. V. Anregung. Zum Schlusse können wir uns nicht 109 verhehlen, dass eine Bibliothek mit über 12000 Bänden und einem solchen Tauschverkehr bald ein Mal eine Verwaltung erfordert, wo über die Freiwilligkeit weg zu einem neuen Verwaltungsstadium geschritten werden muss. Ich bin fest überzeugt, dass es für die Bibliothek erspriesslich wäre, eine Hülfskraft anzustellen, die z. B. für eine jährliche Summe von 300 frs. wöchentlich 1-3 halbe Tage in der Bibliothek arbeiten wurde u. die lau- fenden Geschäfte erledigen wurde. Es finden sich sicher Damen, die um dieses fixen Nebenverdienstes willen, dieses Pensum wohl besorgen könnten.: Der Bibliothekar wurde alles überwachen und leiten u. hätte an diesem freiwilligen Ehrenposten noch genug zu thun. Gegen- wärtig hilft mir ein äusserst brauchbarer und gewandter Unterbibliothekar, H. Dr. E. Kissling, Sekundarlehrer, aber weder er noch ich werden im Fall sein neben unsern sonstigen vielen Berufsgeschäften die stets an- wachsenden Bibliothekarbeiten auf die Länge besorgen zu können. Wurde man hingegen vom Centralkomité aus den vorgeschlagenen Modus der Bibliothekverwal- tung genehmigen und den nöthigen Kredit anweisen, so wäre die Bibliothek besser besorgt, zugänglicher u. ra- tionell geleitet. Die. Correspondenz wächst immer mehr an und ein richtiges Archiv wird aus Mangel an Zeit nicht geführt. Das alles übersteigt die freie Bethätigung eines Menschen. Ich habe Ihnen in aller Offenheit die Sachlage dargelegt und füge noch bei dass Herr Koch nach seiner längjährigen Erfahrung zur gleichen Meinung gekommen ist. Lassen Sie die Sache nicht acut werden. Bern, den 28 Juni 1889. Mit Hochachtung Namens der Bibliothek der schweiz. Naturf. Gesellschaft Dr. «I. FI. Graf Biblothekar. i TAN î | À Bi GET Fun Prof. Dr. Gottlieb Asper, Professor an der Zürcher Universität und Dozent am eidgenössischen Polytechnikum, starb am 25 Juni in Weissenburg an den Folgen einer Lungenkrankheit, die er sich in treuer und energischer Pflichterfüllung einer grossen Aufgabe zugezogen. Die Universität und das Po- lytechnikum, das Seminar in Unterstrass und die Thier- arzneischule verlieren in ihm einen Lehrer von seltenen pädagogischer Begabung und aufopfernder Thätigkeit. Gottlieb Asper wurde im Jahr 1855 als Sohn eines geschickten Schreiners in Wollishofen geboren, besuchte mit Auszeichnung die dortige Volksschule und die Se- kundarschule Kilchberg und trat als einer der ersten Schüler in das neugegründete Seminar in Unterstrass ein, woer durchaussergewöhnliche Begabung und hohen Fleiss hervorragte. Schon während des vierten Seminar- jahres leitete er den Unterricht in Naturgeschichte an dieser Anstalt und fand noch Zeit, Vorlesungen an der Universität zu besuchen. Dann ging er an die sechste Abtheilung des Polytechnikums über und erlangte schon 1876 das Diplom eines Naturgeschichtslehrers. Im fol- senden Jahre erwarb er sich mit Auszeichnung den Titel eines Dr. phil. Seine aus dieser Zeit stammende Dissertation über die Muskeln des Krebses zeigt ihn als vorzüglicher Mikroskopiker. Eine Reihe von Jahren wirkte Asper alszoologischer Assistent unter Prof. H. Frey, dessen prächtigen Vortrag und klarer Darstellungsweise unser Freund einen guten Theil seines Lehrerfolges verdankte; denn er hat sich diese Methode in dem Masse angeeignet, dass er erfolg- reich mit seinem Lehrer wetteifern konnte. 114 Daneben leitete er den gesammten naturwissen- schaftlichen Unterricht am Seminar in Unterstrass; nicht nur in Zoologie, seinem Lieblingsfache, sondern auch in Botanik, Geologie, Physik und Chemie, was eine ganz ausserordentliche Arbeitskraft voraussetzt. Im Jahre 1879 machte Asper einen Sommeraufenthalt in St. Malo, um die maniefaltigen Lebensformen des Meeres näher zu studiren, eine Aufgabe, der sich heute kein Zoologe ganz entziehen Kann; ist doch das Meer die Wiege des orga- nischen Lebens. Ueberdies übernahm Asper im Jahre 1882 noch den Naturgeschichtsunterricht an der Zürcher Thierarznei- schule und amtete seit 1885 als Mitglied der eidgen. Prüfungskommission für die medizinischen Konkordats- prüfungen. Bei einer so ausgedehnten Lehrthätigkeit ist es ein- leuchtend, dass er in litterarischer Beziehung nicht viel leisten konnte. Nebst einigen kleineren Mittheilungen in wissenschaftlichen Fachberichten ist besonders eine an- spruchslose Festschrift von Asper zu erwähnen (Neu- jahrsblatt der zürcherischen naturforschenden (Gesell- schaft), worin er Beobachtungen über die kleinste Fauna unserer Seen mittheilt, das Ergebniss einer langen Reihe griindlicher Studien auf diesem damals noch wenig be- tretenen Gebiet. Mit Vorliebe beschäftigte sich unser Freund mit Fragen der praktischen Zoologie und leitete mit grossem Erfolg, wenn auch unter vielfacher Anfeindung und Ver- kennung, die Zürcherischen Fischzuchtanstalten; grün- dete das Aquarium in der Platzpromenade, den schwei- zerischen Fischereiverein und war in erster Linie bei der Berathung des schweizerischen Fischereigesetzes thätig. Grosse Verdienste erwarb er sich bei der internatio- nalen Fischereiausstellung in Berlin um eine würdige Vertretung der Schweiz, obwohl auch hier der Dank 115 für die geleisteten Dienste Andern zufiel, als den be- scheidenen Arbeiter. Der Schwerpunkt seiner Thatigkeit ‚lag in seinem fesselnden, klaren Vortrag, und seine zahl- reichen Zuhörer (es waren deren je siebenzig bis achtzig im Zoologiekolleg) hatten eine wahre Begeisterung für den ausgezeichneten Lehrer. Seine zahlreichen Vorträge in verschiedenen natur- wissenschaftlichen Gesellschaften zeichneten sich stets durch formelle und materielle Vollkommenheit aus. Be- sonders das bescheidene zoologische Kränzchen Zürichs sagte dem anspruchslosen Wesen Aspers zu; er widmete ihm den grössten Theil seine freien Zeit und leitete dasselbe mehrere Jahre als Präsident mit liebenswürdiger Aufopferung. Die limnologische ommissign der schweiz. natur- forschsenden Gesellschaft verliert in ihm eines ihrer thätigster Mitglieder. In Folge einiger vorzüglicher Vorträge über das thierische Leben in. unsern Schweizerseen, die Asper in der naturforschenden Gesellschaft St. Gallens gehalten hatte, wurde ihm von der dortigen Regierung der ehren- volle, aber auch verhängnissvolle Auftrag zu 'Theil, die St. Gallischen Bergseen nach ihrem Thierleben genauer zu untersuchen, wohl zum Theil in der Absicht, aus den Resultaten Schlüsse auf die Nutzbarkeit der Seen in Bezug auf Fischproduktion ziehen zu können. Mit der ihm eigenen Energie nahm er die schwierige und mühsame Frage in Verdindung mit seinem Freunde und Schüler Heuscher (Lehrer in Hirslanden) an die Hand und be- suchte, allen Mühsalen trotzend, während zweier Jahre auf vielen beschwerlichen Ausflügen jene Dochseen. Gewiss hat er bei dieser Arbeit sich den Keim zu der schweren Krankheit (Lungenschwindsucht) geholt, wel- cher der sonst so widerstandsfähige Mann in der Blüthe seiner Jahre erlag. 116 Wir würden das Beste an unserem Freunde ver- gessen, wenn wir nicht seine durchaus edeln Geistesei- senschaften, neben seinem Wissen und seiner Arbeits- kraft hervorheben würden. Durchdrungen von einem tief religiösen Gefühl, war er weit entfernt davon, Zelot zu sein. Sein liebenswürdiges Wesen, das alle, welche ihn näher kennen lernten, an ihn fesselte, entsprang einer seltenen, selbstlosen Bescheidenheit. An ihm war keine Spur von jenem aufgeblasenen Streberthum zu bemerken, das heute leider nur zu oft die wissenschaf- tlichen Leistungen sonst tüchtiger Männer verdunkelt. An seinem Grabe trauern eine Wittwe und zwei Kinder, und es trauern innig auch alle seine zahlreichen Freunde um den bescheidenen Mann von lauterstem Charakter, hoher Begabung und begeisterter Hingabe an seine Wissenschaft. Prof. Dr. Gust. Schoch. C. PERSONALE DELLA SOCIETÀ. I. LISTA dei membri della Società e degl’invitati presenti alla LXXII:, sessione tenuta in Lugano Signor » » = Signor nei giorni 9, 10 ed 11 settembre 1889. A, Membri della Società, (Il segno # indica nuovo membro) Argovia. Fischer-Sigward H. chimico, Zofingen. Lüscher Hermann, botanico, Zofingen. Offenhaeuser-Peri Carlo, Zofingen. Basilea. Bölger-Hindermann Marc, Basilea. Cornu Felix, chimico, Basilea. Gilliéron Vietor Dr. geologo, Basilea. Hagenbach-Bischoff Eduard Dr. prof., Basilea. Riggenbach-Burkhardt Dr. prof., Basilea. Berna. Fellenberg, von, Edm. Dr. prof. geologo, Berna" Fischer Ed. Dr. prof. botanico, Berna. Studer Theoph. Dr. prof. zoologo, Berna. Thiessing John Dr. pubblicista, Berna. 120 Friborgo. Signor Grangier L. Dr. prof. geologo, Friborgo. Ginevra. Signor * Chodat Roberto, Ginevra. » De la Rive Lucien Dr. prof. fisico, Ginevra. » Dupare Louis Dr. mineralogista, Ginevra. » Micheli Mare Dr. botanista, Ginevra. » Sarasin Edouard Dr. fisico, Ginevra. » * Sarasin Carlo, studente, Ginevra. Glarona. ionor Becker Bern. Dr. parroco, Linthal. Lucerna. Signor Suidter Otto Dr. farmacista, Lucerna. Neuchätel. Signor Perrenoud P. Dr. medico, Chaux-de-Fonds. » Trechsel Emile Dr. medico, Locle. Soletta. Signor Lang Franz Dr. prof. geologo, Soletta. Svitto. Signor Rhyner Joseph botanista, Svitto. Ticino. Signor * Adamini Bernardo, ingegnere, Lugano. » * Battaglini Antonio Dr. Lugano. » * Brentani Giacomo, ingegnere, Lugano. » * Brentani Giuseppe, chimico, Lugano. — Signor Bossi Antonio Dr. Lugano. » Signor » Signor ) » * * * * * Buzzi Alfredo Dr. medico, Lugano. Calloni Silvio Dr. botanista, Pazzallo. Casella Giorgio Dr. medico, Bellinzona. Cornils Pietro Dr. medico, Lugano. Defilippis Eugenio, alpinista, Lugano. _ Ferri Giovanni ingegnere prof., Lugano. Fraschina Carlo ingegnere, Bellinzona. * Franscini Arnoldo direttore dei Dazi, Lugano. Gabrini Antonio, Dr. Lugano. Lenticchia Attilio professore, Lugano. Lubini Giovanni, ingegnere, Lugano. Lucchini Enrico, farmacista, Lugano. ‘ Mariani Gius. professore, Locarno. Nizzola Giovanni, professore, Lugano. Pedroli Giuseppe, ingegnere, Lugano. Pedotti Federico, Dr. medico, Bellinzona. Polari Torquato, segretario, Lugano. Reali Giovanni, Dr. medico, Lugano. Rosselli Onorato, professore, Lugano. Torricelli Ulisse, ingegnere, Lugano. Zbinden Federico, Dr. medico, Lugano. Ysenburg und Büdingen (Erbprinz), for., Lugano. Turgovia. Hess Clemente, professore, Frauenfeld. Kolb Otto, Dr. medico, Giittingen. Vaud. Forel Fr. Al., Dr. professore, Lausanne. Goll I. Herm., Conservat. del Museo, Lausanne. Renevier Eug., prof. geologo, Lausanne. Zurigo, Signor Schröter Carl, Dr. botanista, prof., Zurigo. Membri all’estero. ignor * Bertoni Giac., Dr. prof., Livorno. » Bertrand, prof. alla scuola delle miniere, Parigi. » * De-Vogt- Costantino, al museo Geologico del- l Università, St. Pietroburgo. » Emden R., Dr. prof. fisico, Monaco. » Pittier H., dirett. Osserv. Meteor., St. Josè de Costa Rica. N » Schmid Carlo, Dr. professore, Freiburg i. B. » Urech F., Dr. professore, Tübinga. Membri Onorarî. Signor Omboni Giov., Dr. prof. geol., Padova. » Pavesi Pietro, Dr. prof. zool., Pavia. » Vilanova, prof. geolog., Madrid. B. Delegati e rappresentanze, Casella Dr. Giorgio, membro del Consiglio di Stato del Cantone Ticino. Vegezzi Gerolamo avv., Sindaco della Città di Lugano. De-Stoppani Leone avv., membro della Municipalità di Lugano. Maraini Giovanni, membro della Municipalità di Lugano. Nizzola Giovanni prof., rappr. la Società Ticinese degli Amici della Educazione del Popolo e di Utilità Pubblica. C. Partecipanti ed ospiti della Società, Signor Bäeff B., geologo, Bulgaria. » Bonardi Ed., Dr. prof. Pisa. » Caruel, professore all’ Istituto Sup., Firenze. » Collot, prof. alla facoltà di seienze, Dijon. 125 Sienor Delisle A., New-York. » Gillieron E., Atene. » Monti Achille, prof., Pavia. » Pavesi Giacomo, studente, Pavia. » Sayn G., geologo, Montvendre. » Steinmann G., Dr., Friburgo i)B. » Stieda, Dr. prof. d’Anatomia, Königsberg. » Ulrich dott. A., Strasburg i)B. Riassunto, A. Membri della Società di 14 Cantoni N.° 68 155 Delesati. 2... > RNA ©. Partecipanti ed ui rl a u OI N. 8 II. Variazione nel personale della Societa. Signor Signor A, Lista dei membri ricevuti a Lugano nell'assemblea del 9 settembre 1889. 1.0 Membri onorari. Taramelli Torquato, prof. di Geologia all’ Uni- versità di Pavia. 2.° Membri ordinari (49). Adamini Bernardo, ingegnere, Lugano. Andreazzi Ercole, ingegnere, Lugano. Balli Emilio, alpinista, Locarno. Battaglini Antonio, dott., Lugano. Bertoni Giacomo, chimico, R. Accademia navale Livorno. Bianchi Giacomo, dottore in medicina, Lugano. Brazzola Floriano, dottore in medicina, professore all’ Università di Bologna, Castello St. Pietro (Mendrisio). Brentani Giacomo, ingegnere, Lugano. Brentani Giuseppe, chimico, Lugano. Borrini Francesco, prof., Lugano. Buzzi Alfredo, dottore in medicina, Lugano. Buzzi Fausto; dottore in medicina, professore al- l’Università di Berlino. Calloni Silvio, dott. prof. al Museo Zoologico di Pavia, Pazzalio (Lugano). i 126 Signor Casella Giorgio, dottore in medicina (consigliere di Stato) Bellinzona. Chodat Roberto, Ginevra. Conti Pietro, dottore in medicina, Milano. Cornils Pietro, dottore in medicina, Lugano. Defilippis Eugenio, alpinista, Lugano. De-Girard L. R., Friborgo. De-Vevey Emanuele, chimico, Friborgo. De-Vogt Costantino, al Museo Geolog. dell Uni- versità di St. Pietroborgo. Dolfuss Alberto, Castagnola (Lugano). Dubois Paolo, dott. privat Docent, Berna. Franscini Arnoldo, dirett. dei Dazi fed., Lugano. Gabrini Antonio, dott. in medicina, Lugano. Gianella Ferdinando, ingegnere, consigliere di Stato, Bellinzona. Lavizzari Silvio, Chiasso. Lepori Giacomo, ingegnere, Castagnola (Lugano). Lubini Giovanni, agronomo, Lugano. Lucchini Enrico, farmacista, Lugano. Manzoni Romeo, prof. dott. in filosofia, Maroggia. Mariani Giuseppe, professore, Locarno. Merz Federico, ispettore forestale, Bellinzona. Nizzola Giovanni, professore, Lugano. Offenhäuser-Peri Carlo, industriale, Zofingen. Pasta Carlo, dott. in medicina, Mendrisio. Pedotti Federico, dott. in medicina, Bellinzona. Pedroli Giuseppe, ingegnere, Giubiasco. Polari Torquato, segretario della Città, Lugano. Reali Giovanni, dott. in medicina, Lugano. Rosselli Onorato, professore, Lugano. Sarasin Carlo, studente, Ginevra. Thurler Romano, farmacista, Friborgo. Torricelli Ulisse, ingegnere, Lugano. Tschoppe Federico, dott. prof. matematica e fi- sica, Basilea. 127 Signor Vassalli Francesco, dott. in medicina, Lugano. » Vela Vincenzo, scultore, Ligornetto. » Zbinden Federico, dott. in medicina, Lugano. » Ysenburg & Büdingen (Erbprinz zu), forestale, Lugano. B. Membri decessi (al 31 gennaio 1890) 1° Membri onorarii (3). Anno Anno di nascita d’entrata . Chevreul, Prof., Paris 1786 1885 Lory Charles, Prof. Grenoble 1823 11 Martins Chr., Prof. Montpellier — 46 2.° Membri ordinarii (55). speri Prof, Dr. Zürich 1854 1875 Bernoully-Werthemann, Dr. Apoth. Basel 1802 1827 Berthoud Fritz, Fleurier 11 66 Binet Dr. Alfred. Geneve 29 1666 Bischoff H., Prof., Lausanne a 36 Burkardt-Alioth, Conseiller, Bâle 47 74 Cellérier Ch., Prof., Genève 18 86 Clone Sion 31 58 Dur, De, Berthoud — 44 von Fellenberg Rud., Chim., Berne 45 66 res; II. Bror Dr. Zurich 22 49 Gautier V.. Med. Dr., Genève 24 65 Geiger F., Pharmac, Bàle 99 62 Girtanner Charles, Med. Dr., St. Gall 02 DI Güntert, Dir. des saliens, Rheinfelden 12 67 Hemming I., Prof., Zürich 43 13 Heer-Tschudy, Sl, Lausanne Kiss) 46 Anno di nascita . Hopf I., Med. Dr., Berne 1813 Kopp I., Prof., Zürich 18 Kuoni Alex., Archit., Coire 49 de Meuron Th., Inspect. Mont (Rolle) 11 Mécheli L., Prop., Landery Genève 36 Perrenoud Dr., Pharm. d’Etat Berne 46 Petitpierre Alf., Pasteur, Neuchätel 12 von Planta R., anc. cons. national Samaden il} Recordon Fréd., Dr., Lausanne hl Rieter I. (colonel) Conseilter des Etats, Winterthur 14 Schaedler E., Dr., Berne 23 Schild F. I., Méd., Grenchen 21 Stricker Gust. Prof., Frauenfeld 46 Traechsel Prof. Dr., Berne 29 Vilmar Ch., Pharm., Fribourg 15 Warynsky Stan., Dr., Genève 57 Weber V., Dr. Med., Alvaneu Zgraggen A., Med. Dr., Köniz 29 C. Membri demissionarii (7). Aubert Camille, Vermont, Genève 5 Girard L. Const. Chaux-de-Fonds 56 Jenny-Temme, Ennenda 94 Naville Ernest, Malagny, prèsGenève 44 Rothen Thim., Inspect. telegr., Berne 30 Sehnyder Ch., Ingén. mee., Neuveville 40 Zieg'er-Hanhart A., Schaffhouse DI D. Membri a domicilio ignoto (2). Ruvier M. Dr. Louis. Favre Edmond, Pharmac. Anno d’entrata 1840 49 74 55 65 14 66 44 39 14 48 129 E. Rettifiche. Dans le tableau de 1888 figurent comme membres à domicile inconnu: Mr. Binet John (qui est actuellement à Nyon). » Pietet Raoul (qui est actuellement à Berlin). » Pittier H., Direct. (qui est actuellement à St.-José, Costa Rica). » Thomas E., Med. (qui est actuellement à Genève). » Hanau A., Med. Dr. (qui est actuellement à Hottin- gen-Zürich). III. Lista dei membri a vita. 5. Choffat Paul, Cornu Felix, De Coulon Louis, Dufour Mare, Favre Alphonse, Forel F.-A., Hagenbach-Bischoff, Jürgensen I.-F.-U., Micheli Marc, Renevier Eug., Rilliet Alb., Sarasin Ed., Soret Charles, Soret I. L., . Bertrand Marcel, _ Galopin Charles, . Von der Mühl Charles, . Andreazzi Ercole, Balli Emilio, Lisbonne. .Bäle. Neuchätel. Lausanne. Geneve. Morges. Bäle. Locle. (Genève. Lausanne. (Genève. (Genève. Genève. (Genève. Paris. Genève. Bâle. Lugano. Locarno. IV. Comitati e Commissioni. 1. Comitato Centrale, (In Berna per 1886-1892.) nominati nel 1886 Sig. Studer, Th. Dr. Prof., Presidente. Coaz, J., Ispett. forest. fed., Vicepresidente. v. Fellemberg, Edm. Dr. Prof., Segretario. A = TS A » » E. Schaer, Dr. Prof., Zurich. » » Custer H., Dr. Aarau, Questore. 2, Bibliotecarii. (In Berna). nominati nel 1889 Sig. Dr. phil. J. Graf, Chef Bibliothecaire. 1888 » Dr. Kissling, Gymnasiallehrer, Sousbiblio- thecaire. 1889 Madame Kraeuter Aide Bibliothekaire. 3, Comitato annuale. (Per il 1889 in Lugano.) Sig. Fraschina Carlo, Ing., Presidente. » Ferri Gio., Ing. Prof., Vice-Presidente. » Pedotti Fed., Dr. med., Segretario. » Defilippis Eugenio, Questore. nominati nel 1886 1871 1880 1882 1884 1886 1860 1872 1888 1865 1888 1888 Un Le YI (je) 4, Commissioni, a) Commissione delle memorie. . Schär Ed., Prof., Zurigo, Presidente. Forel F.-A., Dr. Prof., Morges. Rütimeyer Ludw, Dr. Prof., Basilea. Kaufmann Fr. Jos., Dr. Prof., Lucerna. Cramer C., Dr. Prof., Zürich. v. Fischer L., Prof., Bern. b) Commissione geologica. . Favre Alph., Prof., Ginevra, Pres. onorario. Lang Fr., Dr. Prof., Soletta, Presidente. Favre Erneste, Ginevra, Aktuar. De Loriol, Perceval, Ginevra. Heim Alb., Dr. Prof. Zürich: Baltzer A., Dr. Prof., Bern. c) Commissione geodetica. ig. Wolf Rud., Dr. Prof., Zurigo, Presidente. Hirsch A., Prof., Neuchätel. Gautier E., Dir. dell’Osserv. Astr., Ginevra. Lochmann, col. Capo dell’Uf. topogr., Berna. Rebstein J., Prof., Zurigo. Membro onorario. Sig. Dumur J., Colonnello del Genio. d) Commissione della fondazione Schläfli. . Heim A. Dr. Prof, Zurigo, Presidente. Rütimeyer L., Dr. Prof, Basilea. Cramer C., Dr. Prof., Zurigo. Soret Ch., Prof., Ginevra. Schnetzler, Prof., Lausanne. nominati nel 1878 1878 1878 1878 1878 1878 1875 1880 1880 1850 1885 1885 1587 1387 133 e) Commissione dei terremoti. . Forster A., Prof., Berna, Presidente. Amsler-Laffon I., Prof., Sciaffusa. Forel F.-A., Dr. Prof., Morges. Hagenbach-Bischoff E., Prof., Basilea. Heim Alb., Dr. Prof., Zurigo. Soret I.-L., Prof., Ginevra. Billwiller R., Direttore, Zurigo. de Torrenté A., Ispett. forest., Svitto. Briigger C. G., Prof., Coira. Soret Charles, Prof., Ginevra. Hess Cl., Dr. Prof, Frauenfeld. Früh J. Dr. Prof, Trogen. f) Commissione limnologica. . Forel F.-A., Dr. Prof., Morges, Presidente. Coaz I., Ispett. forestale federale, Berna. D. SOCIETÄ CANTONALI DI SCIENZE NATURALI 1. Aarau, Präsident: Herr Dr. F. Mühlberg, Professor. Sekretär: » Dr. I. Ganter, Professor. Kassier: » H. Wehrli, Kaufmann. Bibliothekar: » Dr. Tuchschmid, Professor. Zahl der Mitelieder: Ehrenmitglieder: 2 Ordentliche Mitglieder: 125. Jahresbeitrag: Frs. 8. In den 10 Hauptversammlungen wurden folgende Themata behandelt: Herr Prof. Tuchschmid : Ueber Beobachtung kleiner Tem- peraturschwenkungen. Herr Fischer-Siegwart: Ueber das Thierleben im Terra- rium. Herr Prof. Ganter: Das mathematische Denken und sein Einfluss auf die Ausbildung des Geistes. Herr Dr. Bircher: Atiologie der Krankheiten. Herr Dr. Fritz Zschokke: Ueber die im Menschen schma- rotzenden Würmer. Herr Rektor Ausfeld : Ueber die Entwicklungs geschichte des Rheinlaufs. Herr Guido Zschokke: Ueber die Niederschläge im Som- mer 1888. Herr Dr. Kalt: Ueber einige Centra der Gehirnfunktionen. Herr General Herzog: Ueber die technischen Fortschritte im Artilleriewesen (Zwei Vorträge). Aarau im November 1889. Der Aktuare Dr, EL Ganter. ti DI (02) Präsident: Vicepräsident: Secretàr:. =. Basel. (Gegriindet 1817). Herr Felix Cornu. >» Bror Dr-1.-Biecard. » Prof. Dr. A. Riggenbach. Secretär für den auswärtigen Verkehr: Herr Dr. Georg W. A. Kahlbaum. Mitgliederzahl Ende Juli 1889. Ehrenmitglieder: D. Correspondirende Mitglieder: 38. Ordentliche Mitglieder: 139. Jahresbeitrag frs. 12. In 12 Sitzungen, worunter eine öffentliche wurden folgende Vorträge gehalten: 1888. Nov. 7. Herr Prof. Kollmann: Ein menschliches Nov. 14. Dec. 5. Skelett aus dem VI. oder VII. Jahrhun- dert vom Grabfeld bei Grenchen (Der Gesellschaft geschenkt von Herrn Dr. Joseph Schild + in Solothurn). Derselbe: Handskelettund Hyperdactylie. Herr Dr. Herm. Christ: Algerien. Herr Dr. Joh. Möller: Das Gehirn der anthropoiden Affen. 1889. Jan. 9. Herr Prof. Rütimeyer: Zur Geschichte der Haustiere. DI Jan. 23. Herr Prof. I. Kollmann: Die Anatomie Febr. 6. menschlicher Embryonen von W. His in Leipzig. | Herr C. Nienhaus: Glycoside. Herr Prof. M. Roth: Quellen einer Ve- salbiographie. 139 1889. Febr. 20. Herr Dr. Fr. Miiller: Die Pionirspinne Marz 6. aus Corsica — Acontias Sarasinorum. Herr Dr. F. Zschokke: Altes und Neues über die niedern Tiere. Herr Dr. F. Zschokke: Fortsetzung. Marz 20. Herr Dr. A. Riggenbach: Niederschlags- und Gewitterstatistik von Basel. Mai 8. Herr Dr. Siebenmann: Ueber die Injection Mai 29. Juni 26. Praesident: der Knochencanäle des Aquaeductus ve- stibuli et cochleae mit Wood’schem Metall. Herr Prof. F. von Sandberger: Die Con- chylien des Lösses auf dem Bruderholz bei Basel (Eingesandte Athandlung). Herr Dr. C. Schmidt: Die Granite der Bretagne, Pyrenäen und Alpen. Oeffentliche Sitzung: Herr Prof. Hagenbach-Bischoff: Das Erd- beben vom 30 Mai 1889. Herr Dr. Leop. Rütimeyer: Reiseein- drücke aus Aegypten und der Sinai halb- insel. +. Berne. Herr Dr. med. P. Dubois, Privatdocent. Vicepraesident: » Prof. Dr. Ed. Brückner. Secretär: Kassier: » Dr. Ed. Fischer, Privatdocent. » B.Studer-Steinhäuslin, Apotheker. Redactor der Mittheilungen: Herr Dr. J. H. Graf, Pri- Bibliothekare: vatdocent. . Herz Dr. JA EH Graf. | Herr Dr. E. Kissling, Sekundarlehrer Zahl der Mitglieder: Ordentliche Mitglieder: 157. Jahresbeitrag: Correspondirende Mitglieder: 26. Fr, 8, 140 Vom August 1888 bis August 1889 wurden in 13 Siztungen folgende Vorträge und Demonstrationen abgehalten: Hr. Dr. A. Badertscher: Ueber Phosphorescenzerschei- nungen. _ Hr. Prof. Dr. A. Baltzer: Ueber sog. Sandeier aus dem Dinotheriensand von Tramelan. — Uber einen Rochenrest aus der marinen Molasse von Mägenwyl im Kt. Aargau. Hr. Prof. Dr. Ed. Brückner: Eiszeit und Postglacialzeit im deutschen und oesterreichischen Alpenvorlande. — Grundwasser und Typhus. Hr. Prof. Dr. Demme und Hr. Dr. Schaffer: Ueber einen neuen Hefepilz, der eine Rothfärbung des Käses hervorbringt. Hr. Dr. Ed. v. Fellenberg: Ueber den Flussspath von Oltschenalp und seine Verwendung. — Ueber ein neues Nephritoid aus dem Bergell. — Vorweisung einer Suite von Mineralien aus dem Baltschiederthale. — Vorweisung von Blättern der neusten geologischen Uebersichtskarte von Japan und der neuen geolog. Karten von Rumänien. Hr. Prof. Dr. L. Fischer: Ueber die Algengruppe der Siphoneen. — Zweiter Nachtrag zum Verzeichnisse der Gefässpflan- zen des Berner-Oberlandes. — Vorweisung eines Exemplares von Lycoperdon Bo- vista aus dem Fraubrunnenmoos. Hr. Dr. Ed. Fischer: Demonstration von Sigillarien- resten. — Vorweisung der Mikroskopirlampe von Kochs und Wolz. Hr. Dr. J. H. Graf: Jakob Rosius und die bernischen Kalender, 141 Hr. Prof. Dr. Guillebeau: Zur Histologie des multilocu- lären Echinococcus. — Ueber einen Fall von Cysticercus der Taenia saginata. Hr. Dr. Hamel (als Gast): Ueber die Bedeutung des Herz pulses für den Kreislauf. Hr. Dr. G. Hasler: Ueber Zuggeschwindigkeitsmesser für Eisenbahnen. Hr. Prof. Dr. H. Kronecker: Ueber den Zeitverlust bei Sinneswahrnehmungen. — Ueber die Protoplasmabewegungen und speciell die neuern Erklärungsversuche derselben durch Gad und Quincke. — Ueber die Reduction des Haemoglobius im Frosch- herzen. Hr. K. Leist: Ueber den Einfluss des alpinen Standor- tes auf den Blattbau der Pflanzen. Hr. Dr. Marckwald: In wie fern wird die Athmung vom Rückenmark aus besorgt? Hr. Dr. C. Moser: Die Hypothese E. Dubois über die Marsmonde. Hr. Dr. Schaffer und Hr. Prof. Dr. Demme: Ueber einen neuen Hefepilz der eine Rothfärbung des Käses hervorbringt (s. oben). Hr. Dr. C. Schmidt (als Gast): Ueber einen neuen Mi- neralfund aus dem Oberwallis. — Ueber die Granitmassen in den Gebirgssystemen der Bretagne, der Pyrenaeen und Alpen. Hr. Dr. Schwab: Thurmann, géologue et botaniste du Jura. Hr. Prof. Dr. Strasser: Ueber die Ortsbewegung der Schnecken. Hr. B. Studer-Steinhäuslin: Eine Pilzexcursion in die südlichen Walliserthäler. Hr. Prof. Dr. Th. Studer: Ueber ein neues Verzeichniss schweizerischer Vögel. 142 — Vorweisung der Bearbeitung der Alcyonarien der Challenger-Expedition. Hr. Dr. Tavel (als Gast): Ueber die Asepsie in der Chirurgie und die Dampfsterilisation. In das Berichtjahr fällt auch die Einrichtung eines Lesezirkels, an dem sich bisher 27 Mitglieder betheili- sen. Für denselben sind 10 Zeitschriften allgemein na- turwissenschaftlichem Inhaltes abonnirt worden. Durch diese Institution erhalten die ausserhalb der Stadt Bern wohnenden Mitglieder einen Ersatz für die Theilnahme an den Sitzungen. Der Sekretär : Dr. Ed. Fischer. 4, Fribourg. Bureau pour 1888-89. President: Mr. le prof. M. Musy. Vice-président et Caissier: Mr. l’abbé Chs. de Raemy. Secrétaire : Mr. E. de Vevey, chimiste, directeur de la station laitière. 2 membres honoraires. 19 » internes, cotisation annuelle 5 frs. 9 15 » externes, » » 3 20 séances, du 8 novembre 1888 au 5 mai 1889. Mr. le Dr. M. Buman: L'Actinomyeète; demonstra- tion optique et graphique, conclusions. Mr. le Dr. F. Castella: Action de l'acide carbonique sur notre organisme; — éruptions cutanées; la traite des nègres; — un pin géant, — la myopie. 145 Mr. H. Cuony, pharm.: Suvun laemmergeier observé dans les Grisons; — Exécutions capitales par l’electri- cité; — la ramie; les rayons solaires comme sourse électrique. Mr. L. R. de Girard, Ing. géol.: Le sondage de Corpataux (Fribourg) pour rechercher les lignites de la molasse d’eau douce inférieure. Mr. A. Gremaud, Ing. cantonal: Nouveau moyen pour dégeler le sol; — les puits à pétrole de la région de la mer Caspienne; — Sur la désagrégation des roches par le gel; — Nouveau projet pour lutilisation des forces motrices du barrage de Fribourg, — Solidification de la chaux grasse et de la chaux maigre; — Coupe séologique des terrains mis à jour lors de la construc- tion du nouveau pont sur la Gérine, à Chevrille; — Un pont suspendu construit par les sauvages; — Tempé- rature intérieure et extérieure de la conduite d’eau de la ville à travers la Sarine; — la ramie. Mr. le Dr. P. L. Gremaud-Egger : L'influence des Microbes. Mr. le prof. R. Horner: Les locomotives parlantes ; — Présentation d’un superbe pot à tabac en ivoire, avec de nombreuses incrustations, provenant du Ton- kin; — Sons transmis du téléphone au telegraphe. Mr. le prof. M. Musy: Théories sur l’origine du pétrole; — fixation de l’azote par la terre; — Un vers de terre géant d'Australie; — les pygmées de Mr. de Quatrefages: — photographies d’étincelles électriques; — Influence de l'électricité sur les différents animaux; — la cire végétale; — les poussières cosmiques; — Action colorante des laitages sur le bois; — Microbes divers: — présentation du premier fascicule du cata- logue des oiseaux de la Suisse. Mr. l'abbé Chs. de Ramey: Observations météorolo- giques faites à la Station de Bourguillon. 144 Mr. E. de Vevey, chimiste: Le lactoscope de Mr. Dietzsch; — le cacao lacté à la viande; — le lait gelé; — Le Wassergaz et l'Halbwassergaz. 5. St. Gallen. Präsident: Hr. Dr. B. Wartmaun-Herzog, Museum- director. Vizepräsident: » Dr. G. Ambühl, Kantonschemicher, Actuar: » J. Brassel, Reallehrer. Correspondent: » Th. Schlatter, Gemeinderath. Kassier: » J. J. Gschwend, Cass. d. Kredit- anstalt. Bibliotekar: » K. Dürler, Chemicker. » Brüschweiler Wilhelm, Adj. des Te- legr. Inspector. » C. W. Stein, Apotheker. » M. Wild, Forstinspector. Ehrenmitglieder: 30. Ordentliche-Mitglieder: 665. Zahl der Sitzungen während des Vereinsjahres 1888-89: 17. Jahresbeitrag: Für die Bewohnen der Stadt S. Gal- Jem: 10 Fr. Für die auswärtigen Mitglieder: DI (Beziiglich der Verhandlungen wird auf das Jahrbuch 1888-89 hingewiesen). 145 6. Genève. Société de physique et d’ histoire naturelle (fondée en 1790). Composition au 1* janvier 1889. Président: Mr. Marc Micheli. Viceprésident: » Lucien de la Rive. Secrétaire : » Ed. Sarasin. Trésorier: » Em. Gautier. Secrétaire du Comité de publication: Mr. Alb. Rilliet. 49 membres ordinaires. 4 membres émérites. 50 membres honoraires. 30 associés libres. Cotisation annuelle 20 frs. 18 séance juillet 1888 à juin 1889. Pour les travaux présentés dans ces séances voir les Comptes rendus publiés dans les Archives des Sciences physiques et naturelles. Tr. Glaris, Präsident: Gottf. Heer, Pfarrer in Betschwanden. Quästor: Sekundarlehrer Oberholzer, in Glarus. Aktuar: Sekundarlehrer Weber, in Netstal. Erenmitglieder: 1. Mitglieder activ 27. passiv 22. Jahresbeitrag: Fr. 2 für Passivmitglieder. 10 146 Qu 10. Tae Vorträge: I. In den Hauptversammlungen. . Die Pflanzenzelle, v. Lehrer H. Marti, Mollis. . Die Fremdbestaubung, v. Sekundarlehrer Oberholzer, Glarus. . Die Salinen der Schweiz. v. Sekundarlehrer Wärz, Schwanden. . Bilder aus dem Insektenleben, von Sekundarlehrer Weber. Durch Thüringen nach der Nordsee, v. Pfarrer Gottf. Heer. . Ueber Erdbeben, v. Sekundarleher Wirz. II. In den Sektionsversammlungen. . Ueber Alpenflora, v. Lehrer Stauffacher, Matt. . Hans Conrad Escher v. der Linth, v. Pfarrer Joh. Schmidt, Lüchsingen. . Die Eisen. Kupferbergwerke des Kt. Glarus, v. Sekundarlehrer Wire. Köln u. der Rhein, v. Pfarrer G. Heer. Von Elm über den Muttenthalergrat nach Vättis, v Pfarrer Paul Kind, Schwanden, Ss. Graubunden. Präsident: Herr Dr. E. Killias. Vizepräsident: » Dr.'Kaiser. Aktuar: » Dr, Lorenz. 147 Cassier: Herr Rathsherr Peter Bener. Bibliothekar: » KR. Zuan-Sand. Assessoren: ». Prof. Dr. Chr. Brügger. » Oberingenieur Fr. von Salis. Mitglieder in Chur u. im Kanton 96 » auswärts 44 Ehrenmitglieder 15 Correspondirende Mitglieder 41 Zusammen 194 Jahresbeitrag frs. 5. Eintrittsgeld frs. 5. Es wurden während dieses Vereinsjahres 9 Sit- zungen gehalten. Vorträge und Mittheilungen wissen- schaftliches Inhaltes über folgende Gegenstände entge- gengenommen. 1. Referat über die neueste Litteratur z. bündnerischen Landeskunde. 2. Mittheilungen über Serbien. 3. do über das Steppenhuhn (Syrrhaptes paradoxus Pallas). 4. Uebertragbarkeit von Tuberkelbaccillen durch Flie- gen. 5. Ueber unterirdische Gewässer frühener Epochen, nach Daubrée. 6. Ueber Chlorstickstoff. 7. Ueber Luftelecktrizität. 8. Ueber das Kreislauf des Stickstoffes in der Natur. 9. Eine Reise nach Argentinien. 10. Naturgeschichtliche Verhältnisse des Poschiaven- thales. 11. Ueber das Meerleuchten. 12. Für mehreren Sitzungen Dimonstrationen zoolog. botanischer, geologischer Gegenstände, sowie aus der Chemie und Phisyk. 148 9. Luzern. Präsident: Herr Suidter, Apotheker. Aktuar: » Dr.Emil Schumacher-Kopp, Staatschem. Kassier: » Stadtschreiber Schürmann. Mitgliederzahl: 112. Jaresbeitrag: fr. 3. Herr Dr. Schumacher-Kopp, Staatchemicker : Reisen in Spanien, Portugal, Marokko, Algier (Saar), Tunis, Malta, Italien. 10. Neuchâtel. Président: Mr. L. Coulon, Directeur des Musées. Vice-Président: » L. Favre, professeur. Secrétaires: » Ed. Béraneck, prof. » Alf. Bellenot, ingénieur. DERE bripet. prof: Cassier: »- me desPury. Dr.med. 151 membres actifs. 40 correspondants. 33 membres honoraires. Cotisation annuelle: 8 francs. La Société a eu, en 1888-1889, quatorze séances dans lesquelles il a été fait les communications suivantes : Mr. Albrecht, Dr. méd. — Résumé de nos con- naissances actuelles sur l’histologie du système Iym- phatique. 149 Mr. Ed. Beraneck, prof. -- Origine des yeux des vertèbrés. --- Une nouvelle lampe pour microscope, par le Dr. W. Kochs et Max. Wolz. Mr. O. Billeter, prof. — Dosage du Fusel dans les alcools. — Dosage de l’amidon dans le chocolat. — Les principaux colorants artificiels des vins et leurs réactifs. Mr. G. Borel, Dr. méd. — Quelques maladies du cerveau affectant la vue. Mr, L. Favre, prof. -- Rapport sur une explosion de chaudière. — La station centrale pour l'éclairage électrique à Mulhouse. - Développement curieux d’un Champignon (Phallus impudicus). Mr. I. Hilfiker, aide-astronome. — Influence de la pression de l'air sur la marche des chronomètres. Deuxdieme communication sur l’&quation personnelle. Mr. Ad. Hirsch, prof. — Compte rendu des tra- vaux de la Commission permanente de l'Association géodésique internationale, session de Salzbourg. Mr. L. /sely, prof. — Courbes et équations de mortalite. Mr. Aug. Jaccard, prof. — La mine d’asphalte du Val-de-Travers, 1ère partie. Mr. H. Ladame, ing. — Projet d’elevateur pour la gare de Serrieres. 3 Mr. G. Ritter, ing. — Alimentation d’eau de la ville de Paris. — La source néocomienne de Bonvillars. — Quelques phénomènes d’érosion sur les bords du lac de Neuchâtel. — Distribution d’eau potable à St. Imier. — Cailloux glaciaires provenant d’un sondage fait au bord du lac de Neuchatel. -- Caillou urgonien pris sur les rives du lac de Neuchâtel et creusé d une marmite. Mr. ©. Russ-Suchard. — Explosion d’une lampe a incandescence. — Relation d’un voyage en Egypte. 150 M. F. Tripet, prof. — Culture de la canne à sucre, à l’occasion d’une canne rapportèe d’Egypte par Mr. Russ. | Mr. À. Weber, prof. — Avantages de l accumu- lateur de Marly nouveau systeme sur l’ancien modèle. — Les lampes électriques à arc. — La prévision du temps pour Neuchâtel. — Résultats d'expériences faites sur une pile charbon-zine grand modèle. 11. Schaffhausen, Präsident: Herr Dr. med. G. Stierlin. Vizepräsident: » Dr. E. Joos, Regierungsrath. Sekretär: » Dr. Nüesch, Prof. Cassier: » Hermann Frey, Fabrikant. Bibliothekar: » Dr. Vogler. Zahl der Mitglieder: Ehrenmitglieder D. Or dndiche Mitglieder 67. Jahresbeitrag: 2 frs. In 4 Sitzungen wurden Vorträge über folgende Te- mata gehalten: 1. Ueber die wissenschaftlichen Arbeiten des Herrn Prof. Dr. Göldi in Rio de Janeiro. 2. Ueber die Eiszeit von Dr. Stierlin. 3. Die: Physiologie der Sprachlaute in rhapsodischer Darstellung von Herrn Musikdirector Grimm. 4. Ueber die chemische Natursuchung von Mostsorten von Professor Meister. 5. Ueber die Sprache und den Ausdruck des Auges von Dr. Schaad, Fe 151 6. Ueber die neuern Forschungen betreffend den Bau, die Lebensweise und die Thätigkeit der Bienen von-Dr. von Mandach, senior. 7. Ueber die chemische Untersuchung des Quellwassers der Stadt Schafthausen von Professor Meister. Der Aktuer: Dr. F. Nüesch. 12. Solothurn. Präsiden:t: Herr Dr. Fr. Lang, Professor. Vice-Präsident: » Dr. Aug. Kottmann, Spitalarzt. Aktuar: » A. Strüby, Professor. Kassier: » B. Reinert, Neg. Zahl der Mitglieder: 215. Jahresbeitrag: 3 fr. Vortrige im Winter 1888-89. Herr Dr. Kottmann, Spitalarzt: Die Cocapflanze und de- ren Andwendung. » J. Enz, Professor: Die Geschichte des Fernrohrs. _» F. Wey, Stud. nat: Neuere Forschungen über die Diluvialzeit. » Brunner, Bezirkslehrer: Die Rheinüberschwem- mung im Sommer 1888 u. die projeztirte Rhein- correction. » Dr. Kyburz Landammann: Landwirthschaftliche Thierzucht. 152 Herr A.Strüby, Prof.: Die Giftschlangen der Schweiz. » » » F. Walter, Professor: Die Nährstoffe der Pflanzen. Dr. Fr. Lang, Professor: Geschichte der topogra- phischen Aufnahmen der Stadt u. des Kantons Solothurn. E. Bodenehr. Kantonsingenieur: Die Lauterbrun- nen-Mürenbahn. P. Felber, Gasdirector: Die Binnenschiffahrt. J. Pfister, Professor: Zeitrechnung und Kalender. Dr. Coes Amiet, Arzt: Resultate der Augenunter- suchung in den Primarschulen der Stadt So- lothurn. Dr. J. Schwander, Arzt: Neuere Forschungen über die Funetionsstörungen des Magens. Dr. J. J. Hess, Professor: Die Medizin der alten Aegypten. Dr. A. Walker, Arzt: Die Spitaeler und medizi- nischen Einrichtungen in der Stadt London. Dr. Fr. Lang, Professor: Die Schulbankfrage nach dem neuern Standpunkt. Spielmann, und J. Enz, Prof.: Die Accumulatoren und deren Anwendung. 13. Thurgau. Präsident: Herr Prof. Dr. U. Grubenmann. Aktuar: » Prof G. Stricker. Quästor: nr. Prof.-Dr. A, Hess. Bibliothekar: » Prof. Zimmermann. Ehrenmitglieder: 11. Mitglieder: IR Jahresbeitrag: DANS, > 153 Die in Frauenfeld & Umgebung wohnenden Mit- glieder der kant. naturf. Gesellschaft vereinigten sich während des Winters allmonatlisch zweimal zu einem « naturwissenschaftl. Kränzchen », in welchem nachfol- gende Gegenstände zur Behandlung kamen: A. Vorträge : Herr Prof. Stricker: Ueber den deutschen Biber, mit Vorweisung von Balg & Skelett. » Prof. Dr. Hess: Ueber elektrische Kraftübertra- sung, mit Experimenten. » Chemiker Schmid: Ueber die Verwendung des ‘Mikroskopes bei der Untersuchung von Nah- rungsmitteln, mit Demonstrationen von Dr. A. (Gysi. » Divisionsarzt Dr. Albrecht: Ueber den Sonnenstich & Hitzschlag. MRO Stricker: Erläuterung & Demonstration botan. Modelle. » Ingenieur v. Martini: Ueber die Entwicklung der Schiffsmaschinen in den letzten 30 Jahren. » Prof. Dr. Grubenmann: Ueber junge & alte Gebirge. B. Mittheilungen : Herr Prof. Zimmermann: Ueber das Trocknen der Pflanzen, mit Vorweisungen. » Prof. Dr. Hess: Ueber Lichtemission fester Körper. » Apotheker Schilt: Demonstration & Besprechung vom im Winterschlaf sich befindlichen Sieben- schläfern, 154 Herr Prof. Dr. Grubenmann: Demonstration & Be- sprechnug einer neuen Mikroskopirlampe. — Er- läuterung eines Skelettes von Gypsfulvus. — Vorweisung & Erklärung von « Kantergeschie- ben » aus dem norddeutschen Diluvium. An der am 16 September in Arbon tagenden Hauptver- sammlung der kantonalen naturforschenden Ge- sellschaft kamen zur Behandlung: 1. Vortrag von Herrn Prof. Dr. Müller — Thurgau in Geisenheim: Ueber die Ursachen der krankha- ften Zustandes unserer Reben. 2. Vortrag von Herrn Prof. Dr. Hess: Ueber das Erd- beben vom 7 Januar 1889. Der Sekretär: 6. Stricker. I4 Vaud. President: Mr. Chuard E., professeur. Vice-Président: » Dufour Jean, docteur. » Bugnion Ed., docteur. » Forel F.-A., professeur. » Golliez H., Dép. de l’instr. pub. Secretaire » Robert W., assist. de physique. Bibliothécaire » Mayor L., professeur. Editeur du Bulletin» Roux F., Direct. de l Ec. ind. Caissier : » . Pelet L., professeur. Vérificateurs » Renevier, professeur. » Grenier W., professeur. » Guillemin, colonel. Membres actifs: 226. Finance d’entrée: 5 frs. Cotisation annuelle: 8 frs. Seance du 4 Juillet 1888. Mr. Amstein. Fonctions abéliennes. Mr. Piccard. Développement du 3.° cotyledon dans le genre Opuntia. Mr. H. Schard. Terrain quaternaire et fossiles d’&au douce. Mr. F. A. Forel. Calcaire perforé par Helix Aspersa. Mr. PF. A. Forel. Photographie d’un palmier à 6 têtes. Mr. F. A. Forel. Filet pélagique. Séance du 7 Novembre 1888. Mr. Robert. Couleur de la lumière transmise a travers l'or en couches minces. Mr. Lugeen. Fossiles de la Paudèze. ‘Mr. J. Dufour. Conservation de la chlorophylle en au- tomne. Mr. W. Grenier. Désastre de Sonzier. Mr. F. A. Forel. Crue du lac les 1 2 et 3 octobre 1888. Séance du 21 Novembre 1888. Mr. Guillemin. Photographies de l’eboulement de Ro- chettaz. Mr. Guillemin. Enroulement de gauche à droite de la Glycine. Mr. Chuard. Carte geologique des principaux gisements de phosphate mineraux en France. Séance du 5 Décembre 1888. Mr. Robert. Colorimetre portatif. Mr. Renevier. Bois de cerf fossile. Id. Fossiles d’eau douce de Noirvaux. 156 Mr. H. Golliez. Eboulement de Rochettaz. Mr. F. A. Forel. Débit des. affluents du lac pendant l'orage du 2 Oct. 1888. Assemblée générale du 19 Decembre 1888. Mr. F. A. Forel. Nouvelle gamme de couleur pour l’é- tude de l’eau des lacs. Mr. Schmetzler. Fruits du Gnigko biloba L. Mr. Jules Bellet. Ossements fossiles quaternaires de la faune diluvienne, trouvé dans la grotte du Mas d’Azil (Ariége). Mr. Nathan Loewenthal. Alterations destructivés des ovules primordiaux. Mr. H. Golliez. Magnetite erratique (échantillon). Mr. H. Schardt. Unio batavus dans le Lac Leman. Id. Floraison anormale des plantes alpines.. Mr. L. Gauthier. Etude sur le lac de Joux. Séance du 9 Jauvier 1889. Mr. P. Mayor. Queue d’un serpent à sonnette. Mr. Rapın. Comete Barnard. Mr. F. A. Forel. Deformation des images réfléchies sur la surface convexe du lac. Id. Theorie de la floraison des soldanelles. Mr. A. Dufour. Nouvelle forme d’hygrometre à con- densation interieure. Seance du 23 Janvier 1889. Mr. J. Couchet. Tourbe de Pailly. Mr. L. Rollier. Pliocène d'eau douce à St. Imier. Mr. Renevier. Congrés géologique international à Londre. Mr. H. Blanc, Systeme excréteur des vers nématodes. Mr. "Mr: Mr. Mr. Mr. 157 . J. Dufour. Deux parasites des groseilliers. . M. Lugeon. Gisement fossilifere langhien de Lan- vabelin. . E. Chuard. Nouveau réactif de l’acide lactiqué dans le vin. Séance du 6 Février 1889. J. Cruchet. Gisement de tourbe de Pailly. E. Renevier. Langage scientifique universel. L. Favral. Phenomènes de végétation tardive. H. Dufour. Elements météorologiques de du 1888 et janvier 1889. A. Nicati. Empoisonnement par l’essence de vi- naigre. . HF. A. Forel. Mirages d’hiver sur le lac Léman. - Séance du 20 Fevrier 1889. . L. Gauthier. Coup de foudre au Sentier. . E. Renevier. Memoires de la société paleontologi - que suisse, °. H. Dufour. Diathermansie de la glace. °. J. Dufour. Accroissement des tiges de la soldanelle. Séance du 6 Mars 1889. ». H. Pittier. Tremblement de terre à Costa Rica. °. J. Montfort. Couleur de l'Atlantique. * F. A. Forel. Classification des lacs d’eau douce au point de vue thermique. . Monillefarine Notice biographique sur la famille Thomas de Bex. . E. Chuard. Décalcification du sol arable. sich 158 Séance du 20 Mars 1889. Mr. A. Gétaz. Note araneologique sur le Pays d’Enhaut. Mr. W. Robert. Incrustations de chaudière de bateaux à vapeur. Mr. H. Dufour. Glacière naturelle de St. Georges. Séance du 3 Avril 1889. Mr. Palaz. Emploi d’un fil de retour commun dans les lignes telephoniques. Mr. F. A. Forel. Cas de fasciation d'un rameau de frène. Id. Règle arithmetique d’Hondt de la repar- tition proportionnelle. Mr. Maupas. Reproduction du stylonichia. Séance du 27 Avril 1889. Mr. N. Loewenthal. Spermatogénèse chez l’oxyure du lapin. Mr. Martinet. Photographies de paturages alpins et du Jura. Mr. J. Dufour. Fasciations de saule et de sapin. Seance du 1er Mai 1889. Mr. L. Gauthier. Résumé des observations météorologi- ques de la Vallee de Joux en 1888. Mr. F. A. Forel. Filet pelagique. Mr. Miiller. Vents du nord dans la Suisse occidentale. Séance du 15 Mai 1889. Mr. H. Blunc. Petromyzon Planerii et sa larve. Mr. H. Dufour. Appareils nouveaux. Mr. E. Chuard. Analyse de sève de vigne. Mr. . J. Dufour. Monstruosité du Silene pendula. Mr. . L. Favral. Cephalaria salicifolia des montagnes de 159 Séance du 5 Juin 1889. °. Suter Naef. Echantillon de néphrite, unio et sable ferreux titanifere de la Nouvelle Zelande. . E. A. Forel. Carte hydrographique du Léman. Id. Barre de Nernier. Id. Brises lacustre. Renevier. Voyage en Algérie. Formation des dunes. H. Dufour. Orage du 2 Juin. la Syrie. °. E. Chuard. Dosage de l acide azotique de l’eau de pluie du 2 juin 1889. . H. Brunner. Nouvelle synthèse des sulfure doubles des métaux alcalins et des métaux du groupe du fer. Assemblée générale du 19 Juin 1889. r. A. Blanc. Pisciculture au Champ de I!’ Air. ". E. Renevier. Notice biographique sur Ph. de la Harpe. °. H. Brunner. Nouvelle methode de synthèse orga- nique avec l’acide hydrosulfureux. . H. Dufour. Observation sur l'arc en ciel. °. F. A. Forel. Apparition des eaux troubles du Rhône sur la rive nord du lac. . E. Gautier. Température moyenne de la Vallée de JOUX. °. L. Favrat. Hybrides nouveaux. . H. Golliez. Tortues fossiles de la Borde. , F. Roux. Moulage de la poitrine et de l’épaule d’un veau. 160 Séance du 3 Juillet 1889. Mr. F. A. Forel. Cas de mimisme chez un bombyx. Mr. Menod. Couleur des eaux du Bosphore, Marmara ete. Mr. .7. Montfort. Etudes sismographiques faitsà Mendoza. Mr. Schardt. Etude sur la roche saline de Bex. Mr. Guillemin. Hypothese de la variation de la tempé- rature de la terre pendant les époques géolo- giques. 15. Zurich. Praesident: Herr Dr. C. Schröter, prof. Micepraesident::,,» Dr, F-+H. Weber, prof Actuar pi Dr. Aw Tobler. Quastor: Di Dr. cHl:. Kronauer. Bibliothekare: » + I. Grabere. » DAC KÖNNE, Reisiker: » Ed. Schär, prof. » De A. Heim, proie Druckschrifter-Kommission: Herren Professor Wolf- Weber, Heim, Schröter, Moesch. Bestand d. Gesellschaft: 166 ordentliche, 23 ehren- und 9 correspondirende Mitglieder. Vorträge 1889-1989. (12 november 1888 — 8 Juni 1889). Herr Prof. H. Weber: Die Gesche des electrischen Gliühlichtes; erster Vortrag mit Demonstrationen. Herr Prof. E. Schär: Die verbeitung chemischer Hoffe im Pflanzenreich. .161 Herr Dr. A. Tobler: Ueber der Betrieb submariner Ka- bel (mit Demonstrationen). Herr Dr. A. Fick: Das Rachsel der Licht und an empfindung. Herr Dr. C. o. Monakow: Zur Physiologie des Gross- hions (mit Demonstration). Herr Kantonsapotheker C. Keller: Ueber die Diatoma- ceen und ihre Praeparation mit Demonstration. Herr Prof. Dr. C. Cramer: Ueber die Altiologie des Cholera. Herr Dr. A. Bürkli-Ziegler: Ueber die Abflussmengen der Flüsse im Verhältniss zu der Niederschlags- mengen in dem Quellgebiet. Herr. Prof. Dr. C. Mayer-Eymar: Das Tongrian von Kairo.und seine Fauna. Mittheilungen. Herr Prof. Dr. C. Keller: Ueber der Bau d. Korallenriffe. Herr Prof. Dr. A. Hantssch: Ueber d. Einfluss der Zeit auf das Eintreten chemischer Reactionen. Herr Prof. Dr. C. Keller: Ueber Bämbusbriche. » » » » Ueber v. Bau n. Korallenriffe. » » » » Ueber v. Mechanismus des Wiederkauens. Herr Prof. Dr. Barbieri: Vorweisung v. Microphotogram- men im Pinakoskop. Herr Prof. Dr. Heim: Vorweisung einer Nosineenplatte. >» » » » Ueberv. Thierzeichnu ngen aus v. Diluvialperiode. Herr Prof. Dr. C. Schröter: Ueber Kleberbrode. Herr Prof. Dr. E. Ichar: Ueber v. Oxydation d. Am- moniaks. A 162 Herr Prof. Dr. Hans Schinz: Ethnographisches und Bo- . tanisches aus Südwest-Africa. Samstag d. 17 Nov. wurde der Gesellschaft das im Börsensaal aufgestellt Simon’sche Relief der Jungfrau- gruppe durch Hern Prof. Heim erläutert. Am 3 Juni fand im Anschluss an die Hauptver- sammlung ein einfaches Nachtesse statt. Die Gesellschaft publieirte in Berichtjahr den 33 Band ihrer « Vierteljahrsschift », und ein Neujahrsblatt von Herr Prof. Dr. C. Cramer: Ueber den Bau des Grashalms. Ion AS CAES Niue Be | ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE-NOVEMBRE 1889 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRESENTES A LA SOIXANTE-DOUZIEME SESSION {| SOCIÉTÉ HELVETIQUE SCIENCES NATURELLES Y REUNIE A | | LUGANO À Les 9, 10 et 11 septembre I 1889 ; — ia SI ‘ol GENÈVE 4 BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PÉLISSERIE, 18 Ù LAUSANNE | PARIS fi GEORGES BRIDEL | G. MASSON Place de la Louve, 1 | Boulevard St-Germain, 120 i À Dépôt pour ALLEMAGNE, H. GEORG, à Bate : 1889 ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE-NOVEMBRE 1889 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRESENTES A LA SOIXANTE-DOUZIEME SESSION DE LA SOCIETE HELVETIQUE DES SCIENCES NATURELLES REUNIE A LUGANO Les 9, 10 et 11 septembre 1889 GENÈVE. BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PÉLISSERIE, 18 LAUSANNE PARIS GEORGES BRIDEL G. MASSON Place de la Louve, 1 Boulevard St-Germain, 120 Dépôt pour PALLEMAGNE, H. GEORG, è Ba 1889 SOIXANTE-DOUZIEME SESSION DE LA SOCIETE HBLVÉTIQUE DES SCIENCES NATURELLES REUNIE A LUGANO Les 9, 10 et 11 septembre 1889. La Société helvetique des sciences naturelles s’est réu- nie cette année-ci pour la troisième fois à Lugano où elle avait deja trouvé l’hospitalité en 1833 et en 1860, et où elle a recu cette fois encore l’accueil le plus gracieux et le plus chaleureux. La petite ville tessinoise si coquette- ment située dans un paysage incomparable au bord de son ravissant lac, s'était richement parée de drapeaux et de banderolles comme pour un jour de fête patriotique, montrant par là que la population tout entière s’asso- ciait à la réception faite aux savants étrangers et suisses et entendait donner libre essort à sa fibre patriotique en voyant venir au milieu d’elle ses confédérés amis de la na- ture. Le comité annuel a fait grandement les choses, le temps a fait le reste et ce qui vaut mieux encore cette réunion laissera après elle non seulement des souvenirs charmants, 1 9 SOCIETE HELVETIQUE mais un fruit durable, une création importante. La sec- | tion tessinoise formée pour la circonstance, ne s’est pas contentée de cette existence éphémère, mais s’est consti- tuée d’une manière définitive en Societe tessinoise des sciences naturelles comptant déjà un nombre fort respec- table de membres. Ses aînées des autres cantons souhai- tent à cette jeune sœur longue vie et prospérité. Quant à la Société helvétique elle se félicite tout particulièrement de voir si bien atteint en cette circonstance le but essen- tiel auquel elle tend, féconder au point de vue de la science le terrain sur lequel elle se porte et répandre par- tout dans notre petite patrie, le goût et l'étude de la na- ture. Environ une centaine de membres de la Société aux- quels se sont joints quelques savants étrangers ont pris part à la session de cette année. Celle-ci a commencé comme d'habitude par la séance préparatoire administrative des délégués des sections cantonales qui a eu lieu le 8 sep- tembre au soir. La première assemblée générale tenue le 9 au matin a été ouverte par un très intéressant et substantiel discours de M. le colonel Fraschina, président du Comité annuel, suivi de plusieurs communications scientifiques importantes. Le 10 septembre a été consacré aux séances des sections correspondant aux différentes branches des sciences. Enfin la seconde assemblée géné- rale, dans laquelle on a entendu encore plusieurs travaux intéressants, a elos le 11 septembre la partie officielle de la session. Le programme de ce charmant congrès a été complété par les banquets et les réunions familières toujours pleins de cordialité et d’entrain, par une promenade en bateau à vapeur dans les différentes parties du lac, suivi au re- DES SCIENCES NATURELLES. 3 tour à Lugano d'une admirable fête vénitienne avec mu- sique et chœurs, par une course à Mendrisio et à Ligor- netto avec visite à l’atelier du célèbre sculpteur tessinois Vela. Tous ceux qui ont assisté à cette réunion en ont rapporté les plus agréables souvenirs. Nous tenons à exprimer ici notre reconnaissance au Comité annuel, tout particulière- ment à son aimable et vénérable président, M. le colonel Fraschina, à M. le D' prof. Ferri, vice-président, aux se- crétaires MM. les D"s Pedotti et Vassalli, au gouvernement du canton du Tessin, à la municipalité et à la population de Lugano. Nous allons rendre compte maintenant des communi- cations scientifiques présentées à cette session en les ran- geant suivant les branches de la science auxquelles elles se rapportent. Physique et Chimie. Président : M. Ed. Hacenpacu-Biscuorr, prof. à Bâle. Secrétaire : M. A. RiGGENBACH, prof. à Bale. Ed. Sarasin et Luc. de la Rive. Sur les oscillations électriques rapides de M. Hertz. — Giac. Bertoni. Constitution de la santonine. — G. Bertoni. Quelques nouveaux fluorhydrates des bases organiques. — D' Emden. Sur le grain du glacier. — A. Mousson. Contribution à l'étude des glaciers. — Hagenbach-Bischoff. Même sujet. — F.-A. Forel. Observations sur l’écou- lement des glaciers. M. Ed. Sarasın, de Genève, présente un rapide ré- sumé d'ensemble des belles expériences de M. Hertz sur 4 SOCIÉTÉ HELVETIQUE les oscillations électriques rapides que M. Lucien DE LA RIVE et lui se sont appliqués depuis un certain temps déjà à reproduire. M. Luc. DE LA Rive, de Genève, expose ensuite plus. spécialement les résultats que M. Sarasın et lui ont. obtenus dans ces recherches qui ont consisté surtout. dans la répétition pure et simple des premières expé-- riences de M. Hertz. Pour celles de ces expériences qu'ils ont pu reproduire jusqu’ici ils ont obtenu la confirmation exacte des faits énoncés par ce savant. En les variant. sur un point, ils sont arrivés cependant a des faits nou-. veaux desquels il semble ressortir que les oseillations- électriques rapides de M. Hertz présenteraient une réso- nance multiple‘. Ils continuent du reste l’&tude de ce point: intéressant. M. G. Bertoni, professeur à l'Université de Pavie, communique ses recherches sur la constitution de la san- tonine qu'il regarde comme un dérivé de l’anthracène. Il a soumis la santonine a l’action de une ou plusieurs mo- lécules d’anhydride phosphorique ou de sulfate monopo- tassique dans l’intention d’en enlever tout ou partie de l’oxygène sous forme d’eau et en obtenant des composés. qui ont les caractères des dérivés de l’anthracène. Parmi ces derniers se trouve une substance bien cristallisée fu- sible à 116° et sublimable a 135° dans un courant d’an- hydride carbonique sec. Ce produit par ses caractères chimiques et la fluorescence bleue qu'il offre à l’état li- ! Voir pour ce travail, Archives des Sc. phys. et nat., 1889, t. XXII, p. 285. DES SCIENCES NATURELLES. 5 quide et son alcalinité appartient au groupe de l’an- ‘thranol. M. BERTONI annonce ensuite qu'il a préparé les fluor- Jıydrates de quelques bases organiques telles que la piridine, la piperidine, etc. Il présente aussi un fluorhydrate d’hy- droxylamine obtenu par double décomposition du chlor- hydrate par le fluorure d’argent. C’est un sel bien eris- _tallisé (système monoclinique) sublimable en magnifiques lamelles irrisées, non déliquescentes, solubles dans l’eau, ansolubles dans l'alcool absolu ou de concentration moyenne. Ce produit se dissout dans l'alcool dilué de ©], d’eau, il est fusible vers 45° et forme facilement des solutions sursaturées. M. le D" R. Eupen de St-Gall rend compte à la section de ses recherches sur la formation du grain du glacier. Jusqu’en dernier liea on a fait remonter la production et la croissance du grain du glacier à des causes spéciales ayant leur siège dans le glacier lui-même comme tel. Ce n’est que dernièrement que MM. Hagenbach et Enden ont soutenu l’idée que ce phénomène résultait d’une pro- priété de la glace en général et qu’on devait y voir une transformation moléculaire qui s’accomplit dans toute masse de glace. Chaque morceau de glace constitue ou un seul cristal ou un assemblage de petits cristaux. Dans ce dernier cas les molécules de glace ne sont pas dans un état d’equili- bre stable, comme lorsqu'elles constituent les éléments d’un cristal unique. Si alors les mouvements des molé- cules sont suffisamment libres, ce qui est le cas pour une masse de glace dans le voisinage du point de fusion, l’as- 6 SOCIETE HELVETIQUE semblage de petits cristaux tendra & devenir un cristal unique; par transformation moléculaire graduelle la masse de glace prendra une structure granulaire de plus en plus grossière et se composera de cristaux de glace toujours plus gros, analogues par toutes leurs propriétés aux grains du glacier. Si ce point de vue est exact la formation du grain du glacier devra s’observer dans toute masse de glace au repos, maintenue a une température constante voisine de son point de fusion, et c’est ce qui résulte en effet de l'expérience suivante”. Un grand calorimétre à glace (longueur du cylindre de glace =.16 cm.) avait été rempli d’eau comme à l’ordi- naire et celle-ci avait été amenée à la congélation. La glace ainsi produite était trouble et avait un aspect laiteux provenant de ce que par suite de sa structure cristalline très fine l’indice de réfraction différait en chaque point. Par place on distinguait nettement des aiguilles de glace bien développées. Ce calorimètre fut conservé pendant quelques semaines, au repos, dans de la glace fondante. Déjà au bout du second jour la masse était devenue sen- siblement plus limpide (première preuve qu'il s’accom- plissait une transformation moléculaire dans son inté- rieur). Le troisième jour la limpidité était parfaite et la structure était devenue granuleuse; ies aiguilles de glace avaient disparu. Avec le temps les petits grains devinrent toujours plus grands et leur nombre de plus en plus pe- lit. Au bout de sept semaines, pendant lesquelles l’expé- rience fut prolongée, la masse de glace se trouva entière- ! Le phénomène se produit fréquemment dans le calorimètre à glace et a déjà été observé dans ces circonstances par M. Bunsen, sans qu’un lien ait été établi entre ce fait et la formation du grain du glacier. DES SCIENCES NATURELLES. 7 ment formée de grains dont une partie atteignait les dimensions d’une noisette et qui avaient toutes les pro- priétés des grains du glacier. Cette formation du glacier peut donc être expliquée par un phénomène de transfor- mation moléculaire graduelle. Pour fixer les différentes phases de cette transformation l’auteur a pris de temps en temps des photographies de la masse de glace consi- dérée. Ces photographies que l’auteur fait circuler dans l'assemblée donnent une idée très nette de la marche du phénomène. Pour la production de glace de tous points identique à celle des glaciers il n’est donc pas besoin du phénomène glaciaire lui-même. M. le prof. Albert Mousson, de Zurich, adresse à la sec- tion, par l'entremise de M. Hagenbach-Bischoff, une notice sur le grain du glacier. Ce savant, auquel l’étude des gla- _ciers doit beaucoup dans le passé, continue en effet à vouer toute son attention à ce grand phénomène qui joue un rôle si important dans l'histoire naturelle de la Suisse. II montre dans cette notice que chaque grain, comme le prouve l’examen optique, est un cristal com- plet auquel l’espace a manqué pour le développement regulier de sa forme extérieure. Les axes optiques des différents grains ont toutes les directions possibles, ce qui prouve que ces derniers se sont formés isolément et d’une manière tout à fait indépendante les uns des autres, pour se développer ensuite chacun dans la mesure où l’espace le permettait. L’origine des grains doit être cherchée dans la région des névés où l’eau provenant de la fusion super- ficielle, chassant l’air contenu dans la masse neigeuse, y pénètre de plus en plus et s’y congèle. Pendant la mar- 8 SOCIETE HELVETIQUE che du glacier, et sous l’action de la masse, les gros grains s’accroissent aux dépens des petits et cela gräce à la mobilité de leurs molécules, qui résulte d’une part, du roulement des grains les uns sur les autres pendant la progression du glacier et d’autre part, de l’action ca- lorifique produit par le frottement; ces deux causes favo- risent le libre jeu des forces de cristallisation. M. le prof. HAGENBAcH-Biscaorr déclare à son tour qu'il adopte les idées développées par M. Mousson, au moins dans leurs traits essentiels. Seulement il n’admet pas le rôle prépondérant que jouerait pour leur mobilité, et l'accroissement de leur forme cristalline le roulement des grains les uns sur les autres, car il est constaté que même dans de la glace entièrement au repos il y a pro- duction de grain et accroissement de celui-ci. On peut en effet observer ce phénomène sur de la neige restée longtemps sur le sol, dans de la glace conservée en cave, dans de la glace de grotte, etc. M. Hagenbach pense que le passage des molécules des plas petits aux plus grands cristaux peut, sans recourir à l’effet du mouvement, s’ex- pliquer par la tendance à un état d'équilibre plus stable, comme il l’a développé dans son dernier mémoire sur la glace des glaciers ‘. M. Hagenbach aborde ensuite la question de l'air occlus dans la glace du glacier et le fait bien connu que les cristaux de glace contiennent fréquemment des bulles gazeuses ; celles-ci sont plus nombreuses dans la partie supérieure du glacier que dans la partie inférieure, elles 1 Ed. Hagenbach-Bischoff, Weiteres über Gletschereis, Ver- handlungen der Naturforschenden Gesellschaft in Basel, VIII, p. 821. ci DR DES SCIENCES NATURELLES. Li tendent donc à disparaître pendant la marche. On peut admettre que les bulles d’air passent d’abord dans l’inter- valle des cristaux et s’échappent sous l’action de la fu- sion quand elles arrivent à la surface du glacier. C’est M. Emden qui s’est surtout fait le défenseur de cette idée. M. F.-A. ForeL expose des observations sur les glaciers en particulier sur le déplacement annuel de la grotte arti- ficielle du glacier des Bossons, qui semblent indiquer un chevauchement des couches de glace les unes sur les autres, suivant la direction des plans de la structure (blau blätter strucktur)". Botanique. President : M. le prof. CARUEL, de Florence. Secrétaire : M. le D: LENTICCHIA. Fondation d'une Société botanique. — Schröter. Le climat des Alpes et son influence sur la flore alpine.— Lenticchia. Phénomènes d’alteration de l’eau du lac de Lugano. — Chodat. Monographie des Polygalées. — J. Rhiner. Exploration botanique des cantons primitifs depuis 1884. — D' Bonardi. Diatomees des lacs Delio et Piano. —Lenticchia. Espèces de Phanerogames nouvelles pour le Tessin. — D' Ed. Fischer. Polyporus sacer. — D" Ed. Fischer. Aecidium magellanium. — R. Chodat. Fleur des Sempervivum. — R. Chodat. Puccinia Scirpi. — Prof. Schröter Note sur l’anthese de quel- ques Ombellifères. — Cavara. Le Brassica robertiana dans l’Apennin. — Cavara. Champignons parasites. —Mari. Catalogue des mousses de Lugano. — (Calloni. Cleistogamie du Viola cucullata. — Calloni. Notes morphologi- ques sur les Berbéridées. — Supplément. Prof. Schröter. Herborisation à la Grigna. Les membres de la section de botanique ont décidé, ? Voyez Archives des Sc. phys. et nat., 1889, t. XXII, p. 276. 10 SOCIÉTÉ HELVETIQUE sur la proposition de MM. Fischer et Schröter, la fondation d’une Société suisse de botanique dont les assemblées coin- cideront avec les réunions de la Société helvétique des sciences naturelles et seront accompagnées d’excursions, comme c’est actuellement le cas pour la Société géologique. M. le D' Christ de Bale est président du comité provisoire d'organisation. Dans la première assemblée générale M. le prof. SCHRÖTER a présenté quelques considérations sur le cli- mat des Alpes et son influence sur la végétation alpine. Nulle part chez nous l’adaptation des plantes aux con- ditions climatériques ne se montre aussi distinctement que dans la région alpine. Nous possédons des documents exacts sur le climat des Alpes, grâce surtout aux travaux de MM. Hann, Billwiller, F. de Kerner et autres; les par- ticularités de la flore alpine et leurs relations avec le climat ont été étudiées soigneusement par MM. A. de Kerner, Christ, Heer et autres. Il est intéressant de passer en re- vue toutes ces relations, et de donner un court résumé de l’état de la question. Si Les caractères du climat alpestre sont les suivants : La moyenne annuelle de la temperature de l’air à l'ombre est peu élevée (de 1 à—7° C.). L’insolation de jour et la radiation de nuit est grande, d’où dérive une forte oscillation de la température. La température du sol est relativement élevée. La couche de neige est épaisse (5 à 17 m.) et dure longtemps. L’humidité du sol est grande et constante, grâce à la fonte des neiges, aux brouillards fréquents et aux rosées. L’humidite de l’air est très variable. La force d’évaporation est souvent très grande. DES SCIENCES NATURELLES. 11 Le mouvement de l'air est fort. La période de végétation a les caractères suivants : Elle est courte (un à quatre mois). Elle commence tard (mi-juin à mi-aoüt). Elle commence avec une température relativement élevée. Elle est souvent interrompue par des gels et des chutes de neige. Les differents caracteres de la flore alpine se rappor- tent aux conditions spéciales de vie qui viennent d’être énumérées soit d’une manière positive, soit avec vrai- semblance. L’influence de ce climat special se fait sentir de deux manières difierentes soit en amenant des modifications dans la forme des plantes, soit en éliminant par sélection naturelle les formes mal adaptées. Nommons d’abord les faits qu’on peut attribuer à l’in- fluence de la courte durée de la période de végétation. a. La plupart des plantes alpines sont vivaces, et sont ainsi mieux à même de.profiter dès le début de la chaleur de l'été. b. Beaucoup de plantes alpines ont des fleurs précoces : celles-ci sont plus sûres d’arriver à maturité. La tempé- rature relativement plus élevée du sol, et la haute tempé- rature de l’air près de la neige fondante y contribuent sans doute aussi. c. Plusieurs plantes alpines montrent dans leurs feuil- les une organisation destinée à favoriser le Courant de transpiration (feuilles enroulées, Rollblätter de M. A. de Kerner). _ d. Beaucoup ont des feuilles persistantes. L'intensité de l’insolation agit comme source de chaleur et de lumière. Sous cette double influence : 12 SOCIETE HELVETIQUE e. Les sucs des cellules sont plus concentrés que dans la plaine; f. Les tiges restent courtes et les feuilles par suite ser- rées, Caractère qui s’adapte également à la plus grande chaleur du sol et au poids des neiges entassées: g. Souvent la chlorophylle des feuilles est protégée contre l’intensité de la lamière par une couverture de poils ou une forte cuticule. h. Les fleurs blanches et les glumes vertes de quelques graminées se colorent en rouge. î. Dans les localités pierreuses exposées au soleil, on trouve dans les feuilles des moyens de protection contre le dessèchement, savoir : consistance succulente, glandes cal- cifères, induments blanes, consistance coriace et forte cu- ticule. Un troisieme groupe ‘de particularités des plantes al- pines peut deriver de la temperature peu élevée de l’air et de la température plus élevée du sol. La courte taille des plantes alpines peut étre regardee comme adaptation & cette chaleur protectrice du sol: en même temps il est vrai, cette taille les aide à supporter le grand poids des neiges entassées. La chaleur du sol favo- rise en outre le grand développement des axes souterrains et demi-souterrains; de là dérivent souvent un port ga- sonnant, la formation de touffes serrées, qui sont si caractéristiques pour la flore alpine. Un effet direct du peu de chaleur de la courie période de végétation est l’extrême ténuité des couches annuelles des plantes ligneuses alpines (souvent ne dépassant pas 0,1 mm). Comme moyen de protection contre le froid intense on peut citer : l’indument poilu des feuilles, leur structure DES SCIENCES NATURELLES. 13 souvent coriace, et la longue durée des feuilles mortes qui enveloppent les tiges. Les brillantes couleurs et la grandeur des fleurs for- ment un des caractères les plus attrayants de la flore al- pine; mais leurs relations avec le climat sont encore très incertaines. On peut en dire ce qui suit : Les fleurs alpines ne sont dans la plupart des cas pas plus grandes que celles de la plaine, mais elles semblent étre plus grandes, parce que le corps végétatif est plus pe- tit; elles ne sont done que relativement plus grandes. Ce fait peut être attribué à ce que la lumière alpine est plus riche en rayons ultraviolets (d’apres J.-H. Weber de Zurich), c'est-à-dire en rayons florigènes (d’après Sachs), que la lumière de la plaine. La rareté des insectes visitant les fleurs dans les Alpes, à laquelle Nägeli et autres ont voulu attribuer la beauté des fleurs alpines, ne semble pas exister d’après H. Müller de Lippstadt. Celui-ci constata que les fleurs alpines ne sont pas visitées moins fréquemment des insectes que les fleurs de la plaine, mais il a trouvé que la relation des groupes d'insectes est autre : dans la plaine prédominent les Hyménoptères, dans les Alpes les Lépidoptères. Cela explique la richesse de la flore alpine en fleurs bleues et rouges, parce que ces couleurs sont préférées par les Lé- pidoptères. Dr A. LENTICCHIA. Phenomene d’altération de l’eau du lac de Lugano. Dans la première moitié de mai 1887 le lac de Lugano Ce mémoire a été présenté aux sections de botanique et de zoologie réunies. 14 SOCIÉTÉ HELVETIQUE présenta un phénomène étrange qui ne s’etait encore jamais vu. L’eau se troubla peu à peu, prenant une teinte jaunâtre, répandant une odeur fétide qui dans le voisi- nage du lac devint presque insupportable. Ce phénomène dura environ une semaine, puis l’eau redevint limpide et l'odeur disparut; i) ne s’est pas reproduit l’année der- nière, mais celte année à la même époque avec moins d'intensité. Cette fois-ci j'eus la bonne fortune d’assister à cette altération de l’eau et d’en recueillir en divers points des échantillons. L’eau commença à se troubler vers le 14 mai à Lugano après plusieurs jours de pluie; le phénomène dura deux jours, diminua graduellement et disparut le 19 ; pendant sa durée il est intermittent. Vers 9 h. du matin l’eau commence à jaunir et à se troubler, surtout lorsque l’air est calme, humide et chaud; le vent et l’abaissement de la température diminuent ou même empêchent complete- ment l’altération ; vers le soir l’eau redevient claire et reste ainsi jusqu’au lever du soleil; au plus fort du phé- nomène elle est jaunâtre et mucilagineuse, ressemblant à de l’huile impure de foie de morue ; elle exhale une odeur d'herbes macérées. Ajoutons que l’on sent cette même odeur chaque fois que le temps est irès chaud, c’est pourquoi il faut la considérer comme un indice de l’état avancé de décomposition des matières orga- niques accumulées dans le lac (qui peut être une con- dition favorable a sa production). L'eau n’était altérée que le long de la rive, à la distance de 75 mètres de celle- ei et égale dans toute la profondeur, du moins près de Lugano. Dans le reste du lac, on n’observe pas ce phé- nomène dans les bras méridionaux et faiblement à Mé- lide. Je sais que cette année il fut assez prononcé à Por- lezza et à Cima. DES SCIENCES NATURELLES. 15 Il reste a déterminer la nature des matieres contenues dans l’eau. Si l’on examine l’eau troublée au microscope, on découvre une infinité de corpuscules ronds, jaunes, brillants, enveloppés de matières muqneuses. Cette eau abandonnée 2 h. environ dans une bouteille fermée de- vient limpide et forme un dépôt jaune composé de ces corpuseules. Dans l’eau tres trouble, parmi ces corpuscules, on decouyre de nombreux corps spheriques plus grands, sortes de vesicules jaunes, pleines de granulations qui peu à peu prennent la forme et la dimension des corpus- cules eux-mêmes. Traités avec de l’eau iodée, ils ne revé- tent pas la couleur violacée de la cellulose. Ce résultat fut confirmé par le professeur Ardissone. Dans les premiers corpuscules que nous avons signalés et qui ont à peu près la dimension des globules sanguins et représentent de vraies cellules à protoplasme jaune, il me semble reconnaître des protozoaires. Les corps ronds plus grands seraient, d’après ma façon de penser, des corpuscules qui, ayant atteint leur complet développe- ment, produisent des germes intérieurs, suivant le mode de reproduction habituel des Amoba. L’alteration progressive de l’eau ne peut s'expliquer mieux que par la multiplication graduelle de ces orga- nismes à mesure qu'elle se réchauffe. L’eau peu altérée ne contient que des corpuscules ; l’eau plus altérée contient en outre des vésicules d’un plus grand diamètre. Le refroidissement de l’eau et plus encore le manque de lu- mière ralentissent la vie de ces organismes qui vont au fond pour se relever de nouveau, dès que l’eau acquiert les conditions favorables à leur développement. Espérons que dans la suite la reproduction du phéno- 16 SOCIETE HELVETIQUE mène permettra de faire des recherches plus complötes sur la nature de ces matières. M. R. CuopAr. Monographie des Polygalacées, 1"® partie, genre Polygala. Résultats généraux : La racine primaire est toujours formée par un faisceau ligneux unique flanqué de deux faisceaux libériens latéraux. Ces faisceaux sont appuyés sur l’assise périphérique unique, qui elle-même est entou- rée d’un endoderme à parois striées. L’écorce primaire est assez considérable. Chez P. chamaebuxus la coiffe et le périblème et dermatogène ont des initiales communes, le plerome les siennes propres. Le développement secondaire de la racine dérive directement du tissu primaire, par adjonction de nou- veaux éléments aux anciens. Le bois forme alors un cylindre central entouré d’un anneau de liber. Les racines sont toujours dépourvues de fibres libériennes. L’endoderme est détruit et il se forme souvent une écorce secondaire au moyen d’un phellogene cortical. Les éléments qui constituent le bois sont principalement des vaisseaux ponctués et des fibres ligneuses ponctnées en grand nombre. Les racines sont fibreuses, pivotantes ou tuberculeuses renflées. Chez ces dernières on remarque deux modifications possibles : 1° le renflement est dû uniquement à l'écorce qui a pris un développement inusité (P. Violioides). Dans cette écorce on trouve de l’amidon, c’est donc un organe de réserve. 2 Le renflement est dû à la fois au cylindre central et à l'écorce; le premier se divise en un faisceau central et en un nombre considérable de faisceaux secon- daires, séparés par du parenchyme (P. Michelii Chod.). DES SCIENCES NATURELLES. 17 Dans ces racines: ’amidon manque presque toujours, excepté chez quelques espèces américaines (P. Violioides, P. Rhodoptera, ete.). On y trouve des sucres, de l’huile, des glycosides (saponine ou sénégine). Le développement des racines est en rapport direct avec la surface transpi- ratoire. Les plantes aphylles ou subaphylles n’ont que des petites racines fibreuses, tandis que celles qui ont beaucoup et de grandes feuilles ont un système radicu- laire très développé. L’axe hypocotylé est plus ou moins développé suivant les espèces. Chez P. chamaebuxus il est allongé, court chez P. vulgaris, P. setacea. Il possède un endoderme dis- tinct comme la racine, mais s’en distingue par la pré- sence d’un épiderme bien défini. Le faisceau central primaire de la racine se divise en deux pour passer dans l’axe hypocotylé et forme ainsi un anneau ovale entou- rant une moelle centrale (différence d’avec la racine). Les cotylédons sont entiers, obovales et ont une struc- ture semblable à celle des feuilles. Ils persistent quelques- fois (P. leptostachys, P. selacea et autres espèces améri- caines), ils sont toujours épigés. La structure de la tige est semblable à celle de l’axe hypocotylé. On y remarque presque toujours des fibres libériennes qui peuvent man- quer quelquefois (P. vulgaris, P. arenaria). La forme le nombre, l’arrangement de ces fibres libériennes dans l'écorce sont variables d’une espèce à l’autre et peuvent dans des cas douteux servir de caractère distinctif. Il n’y a point de collenchyme. L’épiderme est simple. Les poils ne sont jamais composés, toujours unicellulaires et ordinairement chagrinés. Les feuilles sont ou monofaciales ou bifaciales. Leurs faisceaux sont orientés normalement et sont le plus: 2 18 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE souvent accompagnés d’un arc de sclérenchyme, quel- quefois d’un anneau à peu près complet (Moutabea). Ily a quelquefois des cellules sclérifiées traversant toute la feuille, d’une page à l’autre (Moutabea). On n'y trouve point d’amidon mais des sucres et de l'huile et parmi ces premiers une nouvelle substance isomère à la quer- cite, la polygalite C,H,,0,, substance que l’auteur a découverte dans P. amara et à laquelle il attribue le rôle de substance de réserve. Il la considère comme un pro- duit dérivé de la mannite ou d’une isomannite par perte de H,O. Cette substance est cependant incapable de for- mer de l’amidon dans les cultures de feuilles selon la methode Böhm, Meyer, etc. Beaucoup d’espèces contiennent de la saponine, en plus ou moins grande quantité. Le développement anormal de la tige est déja connu pour les Securidaca par les travaux de F. de Müller; l’auteur a observé des anomalies semblables chez le genre Moutabea. La naissance et le développement de la fleur ont déjà été décrits par l’auteur (notice sur les Polygalacées). Les anthères sont à deux (P. vulgaris), ou à trois logettes (P. chamaebuxus), qui se confondent en une seule loge. La déhiscence des anthères se fait par une fente et non pas par pore comme on le dit très souvent. Les grains de pollen ont une structure particulière qui est générale pour tous les genres de la famille, même les plus anor- maux ; elle permet d’exclure les Kramériacés de la famille des Polygalacées, qui en diffèrent par plusieurs autres caractères. Cette structure permet aussi de dire que les Trémandrées ne représentent pas le type Polygalacé régulier, car les Trémandrées ne l’ont pas du tout. Le DES SCIENCES NATURELLES. 19 noyau pollinique se divise de bonne heure en deux ; il y a formation d’une cellule végétative et d’une cellule reproductrice. La germination du pollen se fait d’ordi- naire par la bande équatoriale amincie. Le sac embryo- naire se forme normalement. La cellule embryonaire (ceuf) est toujours très grande. Le caractere de l’albumen pour la séparation des genres ne vaut pas grand’chose, car dans le genre Polygala il y a toutes les transitions possibles. L’albumen, quand il existe, n’est jamais fari- neux, mais huileux. On remarque quelquefois des grains d’aleurone bien cristallisés (P. Benetti Chod.). L’auteur - explique encore quelques particularités intéressantes de la fleur, il montre que la glande hypogyne de P. chamae- buxus n’est que le rudiment d’un disque circulaire com- plet qui s’observe chez les espèces asiatiques de ce groupe, et comme il l’a déjà démontré précédement chez P. flori- bunda (Amérique) et chez les genres Securidaca, Xantho- phyllum et Moutabea. Un autre caractère important c’est celui de la conni- vence des deux pétales supérieurs avec l’androcée, carac- tere qui est absolument constant. Beaucoup d’auteurs, entre autres M. A. W. Bennet M. A. admettent sans rai- sons que les deux pétales qui accompagnent la carène chez Monnina sont les pétales latéraux qui manqueraient plus ou moins dans les Polygala. Cette opinion est erro- née, car chez presque toutes les Monnina (sinon chez toutes) les deux pétales latéraux sont nettement dévelop- pés sous forme d’écailles. Ces pétales réduits sont d’ail- leurs assez communs chez Polygala ; l’auteur les a retrouvés chez un grand nombre d'espèces. L'auteur passe ensuite à l’étude systématique du genre Polygala. Ce genre compte plus de 350 espèces, qui se 20 SOCIETE HELVETIQUE laissent grouper en sectionsnaturelles si l’on tient compte: des caractères suivants : forme du stygmate, absence ow présence d’une crête sur la carène, longueur des fila- ments staminaux libres, forme des pétales supérieurs. caducité des sépales à la maturité, forme et induments. des semences et de leur arille. L’auteur s’est borné dans cette communication à quelques points essentiels et généraux, le sujet étant trop vaste pour pouvoir être: traité succinctement. M. J. Rainer, de Schwytz. Exploration botanique des: cantons primitifs depuis 1884. Depuis la communication faite par M. Rhiner à Lucerne, en 1883, les recherches, dans la région qui l’occupe, ont été moins actives que précédemment; plu- sieurs de ses collaborateurs ont quitté le pays, d’autres. sont morts. Cependant les études ont continué et ont. donné des résultats, soit comme stations nouvelles d’es- pèces déjà connues, soit comme espèces nouvelles pour la. région. Citons en particulier : Rubus plicatus dans les tourbières de Geissboden, Walschwilerallmend, ete. (Hof- stetter), Malaxis paludosa, pres d’Einsiedeln; Carex mieros- tyla Gay, à l’hospice du Saint-Gothard (Hegetschweiler); Carex strigosa, a Frauenthal, dans le canton de Zurich et près de Lucerne (Hofstetter); Hierochloa odorata (qui de- vient toujours plus rare par suite de l’exploitation de la tourbe), au Schachen, près d’Einsiedeln; Festuca amethys- tina L., en diverses localités entre Lungern et Stanz; Festuca nigricans Schl. Arnischeideck; Botrychium matri- cariæfolium, près d’Altorf, quelques Potentilles (P. longi- folia), des Euphrasia, etc. D’après ces recherches et d’après les ouvrages de Koch: DES SCIENCES NATURELLES. 21 et de Gremli, M. Rhiner compte actuellement 1270 es- pèces vasculaires dans le canton d’Uri, 1200 à Schwytz, 1170 à Unterwald, 970 à Zoug, et dans ces quatre can- tons réunis 1480 (Suisse entiere 2270, Valais 1820, Vaud 1760, etec.). M. le Dr Ed. BonArpI. Diatomées des lacs de Delio et de | Piano. L’auteur présente, non pas un travail complet, mais une simple contribution à l’étude des Diatomées de ces lacs ; les matériaux en ont été fournis par le prof. Pavesi, de Pavie, qui lui-même s’occupe spécialement de la faune de ces lacs. Lac DE DELIO. a. Espèces cötieres (fange). . Achnanthes delicatula Ktz. » exilis. . Amphora fluminensis. . Amphiprora sp. . Cocconèis pediculus Ehr. . Colletonema neglectum Th. . Cymbella flexella Bab. » gracilis Ehr. . Denticula elegans Ktz. 10. Epithemia argus Ehr. 11. Fragilaria capucina Desm. 12. Gomphonema acuminatum Ehr. 13. » capitatum Ehr. 414. » constrictum Ehr. 15. Himanthidium pectinale Ktz. Var. minus Grün. O DIS LS = 22 SOCIETE HELVETIQUE 16. Himanthidium pectinale Ktz. Var. undulatum Brun. 17. Melosira granulata Ehr. 18.» distans Ehr. 19.» orichalcea Mut. 20. » varians Ag. 21. Navicula affinis Ehr. 22. Navicula affinis Ehr. Var. amphirhynchus Brun. 23. Navicula bacillum Ehr. AA cryptocephala Sm. 2900» gibba Grün. 26. » gracillima Pritsch. 2 NE oculata Breb. 28.» rhynchocephala Ktz. Var. leptocephala Brun. 29. Navicula vulgaris Heib. 30. Pinnularia oblonga Rab. 31. » nobilis Ehr. 32. » viridis Rab. 39. Synedra acus Ehr. 3%. Stauroneis anceps Ehr. 39. Tabellaria flocculosa Roth. Les especes les plus communes sont Tabellaria floceu- losa Roth, Melosira varians Ehr., M. distans Ehr. et Navi- cula appendiculata Ktz. b. Espèces pélagiques (eau et débris végétaux). Je n’ai pu découvrir aucune des espèces communé- ment répandues dans ces conditions biologiques, telles que Fragilaria pecten Cast., Cyclotella operculata \Ag., As- terionella formosa Hass., etc. DES SCIENCES NATURELLES. Lac DE PIANO. Eau un peu fangeuse et débris de feuilles de Nymphea. == . Achnanthes exilis Ktz. . Amphora ovalis Ktz. . Cymatopleura apiculata Pritsch. C9 DO 4. » . elliptica Brit. 5. Cymbella caespitosum Ktz. Brenn Ehrenbergü Ktz. 7. » lanceolatum Ehr. 8. Cymbella variabilis Warten. YA) cymbiforme Breb. ‘ 10. Cyclotella operculata Ag. 11. Cocconeis pediculus Ehr. 12. Cocconeis helvetica Brun. Var. acuminata mihi. 13. Cocconeis placentula Ehr. 14. Diatoma elongatum Ag. et Sm. 15. >» Ehrenbergi Ktz. 16. Epithemia argus Ehr. 17. » zebra Ehr. 18. Fragilaria capucina Desm. 19. » mutabilis Grün. et Sm. 20. Gomphanema capitatum Ehr. 21. Himanthidium arcus Ehr. 22. Melosira varians Ag. 23. >» distans Ehr. 24. Meridion eirculare Ag. 25. Navicula amphigomphus Ehr. 26. » appendiculata Ktz. 27. » perpusilla Grün. 128. » affinis Ehr. Var amphirhynchus Brun. 24 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE 29. Navicula rhynchocephala Ktz. Var. leptocephala Brun. 30. Navicula affinis Ehr. SE. vulgaris Heib. 32. 309 mutica Ktz. 33.» pusilla Sm. 3%. Nitzschia acicularis Rab. 35.» linearis Sm. 36. » sigmoidea ? Sm. 37. Odontidium hyemale Lyngb. 38. Pleurosigma attenuatum Sm. 39. Pinnularia Breleissonii Ktz. 40. » nobilis Ehr. 41. » oblonga Rab. 42. Raphoneis marginata Grün. 43. Synedra tenuis Ktz. 44. » ulna Ehr. Ces espèces sont assez répandues, toutefois sans qu’au- cune d’entre elles soit absolument commune. Les plus fréquentes sont les espèces du G. Melosira, Cyclotella oper- culata Ag., Nitzchia linearis Sm. Cocconeis placentula Ehr. Quelques individus du genre Cocconeis se rapprochent par leurs dimensions (15 à 20 microm.), par le nombre des stries (15-20), par leur disposition et leur apparence générale, du Cocconeis helvetica Brun. ; ils s’en distinguent par leurs pôles acuminés et par le raphé un peu moins large et proéminent. Je pense qu’il faut faire de ces plan- tes une variété acuminata du Cocconeis helvetica Brun. M. le Dr A. LeNTIccHIA. Espèces et variétés de phanéro- games nouvelles pour le Tessin et pour la Suisse. Taraxacum levigatum DB, sur des rochers entre Cas- tagnola et Gandria. DES SCIENCES NATURELLES. 95 Specularia hybrida ADC. Arogno. Epilobium rosmarinifolium Hænke, au pied du San-Sal- vatore, Greto della Maggia, etc. Myosotis hispida Schlecht., environs de Lugano. Cerastium brachypetalum Desf., environs de Lugano, Ponte Cassarina, Viganello, etc. Leontodon incanus Schrank, sur des roches calcaires, entre Menaggio et Nobialo, tout près des frontières du Tessin. Teucrium Marum L., roches à Gandria. Variétés nouvelles de phanérogames : Oronis procurreus Wallr., var. albiflora (Schröder), cueillie en fleurs au-dessous de Breganzone, près de Lugano, en septembre. Fleurs blanches plus petites, feuilles plus étroites que dans le type. Variété nouvelle pour la Suisse. Linaria cymballaria, var. paliida (Christ), forme nou- velle pour la Suisse, dont les caractères principaux sont les suivants : corolle blanche avec les protubérances jau- nes; filaments blancs; anthères en forme d’U ; style vio- let et ovaire rouge; pédoncules allongés, feuilles à lobes arrondis, légèrement mucronés au milieu. Cette variété a été récoltée sur un vieux mur près de Pregussona”. Solidago virga aurea L. var. cambrica Sm. Alpe grande di Bosco, Magoia. Erigeron alpinus L. var. intermedius Schl. Forca di Boco, Maggia. | M. le D' Ed. Fischer (Berne) présente quelques pho- 1 Linaria cymballaria, var. albiflora d’après Schröder (lettre du prof. Lenticchia), pour ne pas faire de confusion avec Linaria pallida Tenora. 26 SOCIETE HELVETIQUE tographies d’un exemplaire de Polyporus sacer Fr., rap- porté de l'île de Madagascar par M. le D" Keller. Ce champignon croît sur un sclérotium dont la structure correspond à celle que Currey et Haubury (Linnean Transactions, vol. XXHI, p. 94) ont décrit pour le Pachyma Cocos. M. le D' Ed. Fischer communique les résultats de quel- ques observations faites sur lÆcidium, qui forme des Hexenbesen sur le Berberis vulgaris, et que M. Magnus a identifié avec I’ /Eceidium Magellanicum Berk. M. R. CHopar. Fleur des Sempervivum. L’auteur décrit la genèse de la fleur des Joubarbes. Il démontre par ses observations que le premier verticille staminal naît normalement en alternance avec les pétales, mais que le second forme ses primordium entre ceux du premier verticille, mais plutôt vers le centre de la fleur que vers l'extérieur. Par un développement inégal les étamines du verticille extérieur (premier) s’avancent vers le centre en laissant celles du second verticille en arrière, de telle sorte que finalement le verticille staminal épipé- tale est extérieur, le verticille épisépale intérieur. La nais- sance des carpelles n’a lieu que lorsque le verticille stami- nal épisépale s’est fortement avancé vers le centre. Ce développement anormal influe sur leur position, car dans les fleurs normales les carpelles sont épipétales au lieu que suivant la loi de symetrie ils devraient étre épisépales. L’auteur cite ensuite des cas de monstruosités dans les- quels les étamines épisépales ne se sont pas formées. Alors les carpelles naissent normalement, c’est-à-dire vis- a-vis des sépales. Ces observations ont un intérêt general \ OU MECS DES SCIENCES NATURELLES. IM en ceci qu’elles démontrent que la position d’un verti- cille est déterminée par la position ou le développement des autres verticilles. M. R. Cnopar. Sur le Puccinia Scirpi DC. M. Chodat décrit ce champignon et montre que sa forme aecidiale n’est autre que l’Aecidium Nymphoidis DC: Ces conclusions sont tirées des observations faites par lui dans le Jardin botanique de Genève. Prof. SCHRÖTER. Notice préliminaire sur l’untheèse de quelques ombelliferes. Chez l’Anthriscus sylvestris la fleur montre une proté- randrie très prononcée avec stade intermédiaire neutre. Comme la fleur, chacune des ombellules andromonoïques, et enfin la plante entière passent par les trois stades d’abord mâle, puis neutre et à la fin femelle. Chez le Chaerophyl- lum cicutarwa surtout le développement des étamines est tout à fait différent. L'auteur se propose de tenter une classification des Ombellifères suisses d’après les caractères de leur anthèse. M. le prof. Cavara. de Pavie. Note sur une station nouvelle du Brassica robertiana, plante de la région médi- terranéenne au centre de l’Apennin. M. le prof. Cavara, de Pavie. Note sur un cas de double parasitisme chez les champignons. M. le prof. Mari, de Lugano. Catalogue des mousses des environs de Lugano. 98 SOCIETE HELVETIQUE M. S. Carronı. Cleistogamie du Viola cucullata. M. S. Carronı. Notes morphologiques sur les Berbé- ridees. Ces cinq communications ont été présentées à la sec- tion de botanique par M. Calloni. Les manuscrits de ces notes ne sont pas arrivés a temps pour étre imprimés avec le reste de la section. La rédaction des Archives espère pouvoir en donner un extrait plus tard. Rapport sur une Excursion botanique à la Grigna di Maudello, le 4-7 septembre 1889, PAR MM. SCHRŒTER et FISCHER Permettez-nous, Messieurs, de vous présenter un court rapport au sujet de l’excursion botanique à la Grigna, à laquelle invitait le programme de notre réunion. Les deux initiateurs de l’excursion y ont seuls pris part; il est pro- bable que c’est la saison avancée et la crainte de ne plus rien trouver qui a empéché plusieurs de nos collè- gues d’y prendre part; cependant nous croyons qu'après avoir entendu notre rapport ils se repentiront de ne pas être venus. Le premier jour de l’excursion a été consacré à la vi- site des bords du lac de Come (Menaggio, Bellagio), où nous avons récolté quelques plantes caractéristiques (Adiantum capillus veneris, Hieracium porrifolium, ete.). Le soir nous trouva à Lecco où la pluie nous a retenus jus- qu’à l'après-midi du second jour. Puis nous nous ren- DES SCIENCES NATURELLES. 99 dimes à Ballabio superiore, village situé dans le val Sas- sina au pied Est de la Grigna. Cette route n'est pas tres- intéressante au point de vue botanique, cependant nous recueillimes : Adiantum capillus Veneris, Euphrasia lutea, Euphrasia ericetorum, Galeopsis pubescens, Centaurea Gau- dinî, Dianthus Seguien. A Ballabio inferiore, nous trouvàmes en la personne d’Angelo Locatelli un guide que nous pouvons chaleu- reusement recommander à tous les botanistes qui veu- lent visiter la Grigna. Non seulement il connait bien la contrée, il est sür et complaisant, mais aussi il a quelque connaissance des localités de plantes rares, vu qu’ila déjà accompagné plusieurs botanistes sur la Grigna. L’itineraire que nous avons suivi, en grande partie d’après les excellents conseils de M. Christ, à Bâle, était le suivant: 1. Jeudi, 5 septembre. De Lecco à Ballabio superiore et de là à l’alpe di Cavallo (en 1 ‘/, heure de Ballabio). 2. Vendredi, 6 septembre. La Grigna erbosa (2174m.) (ou Grigna meridionale, ou Monte Campione) en 8 heures et le trajet de là à l’alpe di Pertusio, située au pied de la Grigna sassosa, en passant par les alpes : Cassina, Cam- pelli, Musciera, Chigniolo, Sasso dell aqua, Cascina vecchia, la Cova, Stalle della Chiesa et Stalle della Costa (4 heures de marche). 3. Samedi, 7 septembre. Montée à la Grigna sassosa (ou Grigna settentrionale, ou Moncodine), jusqu’à la Bocchetta di Neria, environ 300 m. au-dessous du som- met (2410 m.), dont nous n’avons pas fait l’ascension à cause du mauvais temps; puis descente très raide et pé- nible par le val Neria a Mandello au lac de Como (7 heu- res de marche). | Il est nécessaire pour cette course de prendre des vivres 90 SOCIÉTÉ HELVETIQUE pour deux jours, car la Grigna manque d’eau dans les hauteurs, et dans les huttes on n’est pas sür de trouver du lait è tout moment; outre le guide, il est bon de pren- dre un porteur qui est utile aussi pour se charger des plantes récoltées. Nous avons payé 20 francs au guide et 10 au porteur. Les vivres se trouvent en bonne qualité chez Giovanni il mugnajo (Jean le meunier) à Ballabio superiore. Par suite du brouillard, le temps n'était pas favorable pour la vue, mais d'autant plus pour l’herborisation et l’agrément du voyage. Par un temps chaud la course sur la Grigna avec ses pentes extrêmement raides et ses rochers escarpés doit être terriblement fatigante. Pour la descente de la Grigna sassosa à Mandello il faut être habitué à grimper sur les montagnes, et pour toute la course un guide est indispensable. Donnons d’abord un aperçu sur les régions végétales en général. Il nous est cependant impossible de fournir des renseignements exacts sur les hauteurs absolues, parce quelesanciennes cartes autrichiennes n’indiquent pres- que pas de hauteurs, et les nouvelles cartes italiennes n’ont pas encore paru. En montant de Lecco à la Grigna on traverse les regions suivantes : 1. La région des chätaigniers qui se termine au-des- sus de Ballabio superiore (ca 800 m.). 2. La région des hetres, dans la partie inférieure, avec des bouleaux et des buissons de Cytisus laburnus, aulnes, noisetiers, etc., jusqu’a environ 1500 m. Il est re- marquable que la région des sapins manque tout à fait. Pour un Suisse un autre fait très curieux est que les huttes des Alpes sont situées pour la plupart dans la DES SCIENCES NATURELLES. 31 partie supérieure de la région des hétres, ce qui est désa- gréable pour le touriste, parce qu'il doit passer la nuit dans des régions peu élevées. Au point de vue agronomique on remarque le fait in- téressant que la culture des prés et des pâturages (« Mat- tenwirthschaft und Weidewirthschaft» )sont mêlés ici d’une manière qui ne se retrouve nulle part en Suisse. Des prés gras et riches en herbes s'étendent partout jusqu'aux huttes alpestres et au-dessus ; le foin en est mangé à l’alpe par le bétail pendant l'été. Le bétail reste en étable de 5 heures du soir jusqu'à 10 heures du matin, et il passe la journée sur les pâturages qui se trouvent au-dessus des huttes. Dans les alpages de la Grigna le lait est partout employé pour la fabrication des fromages de Gorgonzola et de Strachino. 3. La troisième région est celle des pâturages et prés alpestres sans arbres, entrecoupés de rochers; cette région commence à la limite supérieure des hêtres; la région des sapins qui, dans les alpes suisses, sépare celle du hêtre de la région alpine, manque tout à fait ici; c’est probablement la sécheresse qui en est la cause. Comme les pentes de la Grigna sont très escarpées, nous ne trouvons dans les parties supérieures que des prés à faucher, les pâturages y manquent, ce qui est bien favorable pour la richesse de la flore. La végétation de la Grigna a été si bien explorée par Reuter ', Christ? et d’autres, qu’il serait inutile de la trai- 1 Voir : Notice sur une excursion faite à la Grigna, sur le lac de Come, en août 1854, par M. Reuter. Compte rendu des travaux de la Société Hallérienne (Quatrième bulletin, 1854 à 1856, pag. ‘ 140 sqq.). ‘ 2 Voir : Christ, Pflanzenleben d. Schweiz, p. 50. Zurich, 1879. 32 SOCIETE HELVETIQUE ter plus spécialement ici; nous nous bornons donc à donner le catalogue des espèces les plus intéressantes que nous avons trouvées. 1. Dans la région des hétres entre Ballabio superiore et l’alpe di Cavallo : Geranium nodosum, fleurs et fruits. Doryenium herbaceum, fleurs et fruits'. Cytisus glabrescens, fruits; cette espèce est répandue jusqu’au sommet. Euphrasia salisburgensis, var. (mixta Gremli ?). Euphorbia variabilis. 2. De l’alpe di Cavallo jusqu’au sommet : On traverse d’abord un petit bois de hétres, puis on parcourt le pâturage ouvert jusqu’à peu près 1500" (limite des hötres), où commencent la pente rapide couverte de prés à faucher et les rochers. Rien de plus intéressant que ces pâturages où le gazon est entrecoupé par de grandes touffes de Primula calycina (quelques pieds encore en fleurs, la plupart en fruits), de Horminum pyrenaicum (fruits), de Carex baldensis (fruits, plus haut en fleurs) ; où tous les petits buissons sont for- més de Cytisus glabrescens, entremélé d’Erica carnea et Rho- dodendron hirsutum, dont les feuilles ont des cils remarqua- blement longs et serrés; où partout surgissent les grandes feuilles luisantes du Melleborus niger et où 1’ AnthyllisDil- ! Reuter et Christ n’indiquent que le D. suffruticosum que nous n’avons pas trouvé; dans les buissons, le long du sentier au-des- sous des mines de plomb on rencontre des petits buissons de quel- ques pieds de hauteur, que nous avons d’abord pris pour le D. suff., mais un examen attentif et des comparaisons m’ont montré que c’est le herbaceum. Toutefois ces deux espèces ne sont pas séparées si clairement que le dit Gremli dans Excursionsflora, 6 Aufl., pag. 496 (Schröter). DES SCIENCES NATURELLES. 39 lenti montre ses fleurs d’un pourpre intense. Parmi les Graminées du gazon on remarque la Danthonia procum- bens, la Keleria gracilis, la Calamagrostis arundinacea. Les rochers épars sont ornés de Buphihalmum speciosissimum (répandu partout jusqu’au sommet) de Phyteuma Scheuch- zeri, de Potentilla caulescens et de Aspidium rigidum. Après avoir dépassé la limite des hêtres, le gazon se compose (à peu près depuis 1500) surtout de Sesleria carulea et de Carex sempervirens, mêlés de grandes touffes de l’Erica carnea, et plus haut de Carex mucronata. Ces pentes de prés à faucher, s’étendant jusqu’au sommet, contiennent en outre : Aquilegia Einseleana Schultz, fleurie (Bauhini Schott.) sous les derniers hétres, puis çà et là jusqu’au sommet. Ranunculus Thora, partout commun, dégrainé. Betonica Alopecurus (fruits). Stachys Reuteri, Schröter '. Laserpitium peucedanoîides (fruits), commun sur toute la montagne depuis environ 17002, Laserpitium nitidum (fruits). Asperula umbellulaia Reut. (fruits, fleurs) éparse çà et la dans le gazon. 1 Reuter I. c., donne à cette espèce le nom de oblongifolia; mais comme Bentham a établi en 1848 (Prodromus XII) une St. oblon- gifolia, ce nom doit étre quitté et je propose celui cité en haut. Reuter n’en donne aucune diagnose; il dit seulement: « voisin du recta, à tiges humifuses à grandes fleurs jaunätres. » Je trouve les différences suivantes entre recta et Reuteri: Calyces et bractées à poils simples et glanduleux chez le Reu- teri (recta n’a pas de poils glanduleux); fruit de Reuteri noiràtre, à peu près rond, à angles peu saillants; fruit de recta brun triangulaire à angles très prononcés. Ces differences saillantes du fruit me font admettre que nous avons ici affaire à une bonne espèce (Schröter). - 3 34 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Allium insubricum, en colonies nombreuses depuis en- viron 1700" jusqu’à la cime. Avena Notarisii (fruits); cette grande et belle grami- née se trouve abondamment dans le gazon depuis environ 1800" jusqu'à la cime. Trisetum alpestre, vers la cime. Astrantia minor, ailleurs rare sur le calcaire. Ce sont surtout les rochers, très facilement accessibles depuis le petit sentier, qui montrent sur un petit espace, à environ 1800-1900”, une réunion étonnante de plantes rares et belles. Nous avons dressé la liste sui- vante : Carex mucronata. » sempervirens. Sesleria corulea. Bupleurum graminifolium Vahl. Rhamnus pumila. Potentilla nitida. » caulescens. Phyteuma comosum. Campanula Raineri. Buphthalmum speciosissimum. Gnaphalium Leontopodium. Saxifraga Vandelli. » caesia. » mutata. Asperula umbellulata. Achillea Clavenna. Daphne striata. Globularia cordifolia. Primula calycina. DES SCIENCES NATURELLES. 39 Cytisus glabrescens È. D’autres plantes des rochers sont : Valeriana saxatılis (fruits). - Viola heterophylla Bert. Saxifrage aizoides. Enfin nous trouvâmes non loin de la cime un seul exemplaire du superbe Silene Elisabethe, en pleine flo- raison; nous en vimes un autre qui n'était pas à notre portée. Pour arriver du pied de la Grigna erbosa à celui de la 1 Sur ces rochers nous trouvàmes en outre une Oxytropis très intéressante, en fruits, qui mérite une étude détaillée d’après des échantillons plus complets : Tige peu prolongée, folioles grandes, minces, à poils longs, épars, glandes interfoliaires 1 à plusieurs ; fleurs ?; dents du calice ?/s du tube; gousses gonflees strictement dressées, stipitées, noirâtres à poils noirs dressés; thécaphore presque aussi long que le tube du calice; graines grandes (2 "Le" de diamètre) peu aplaties, d’un vert d’olive sombre, tachetées de points noirs, à hile fortement rentré. La plante est très voisine de l’Ox. pyrenaica Gren. et Goor; c’est la seule qui a des graines semblables ; mais elle a les gousses le plus souvent penchées. Notre plante diffère de l'O. montana par les dents plus longues du calice et le thecaphore plus court; de la lapponica Gay par les gousses dressées, de la neglecta Gay par les graines plus grandes (neglecta 1"" de diamètre). Elle se rapproche aussi beaucoup de la O. carinthiaca Fischer-Ooster, mais malheureusement les exemplaires originaux de cette forme, que je pouvais comparer gràce à la bienveillance de M. le prof. Fischer de Berne, n’ont pas de fruits mùrs. L’Oxytropis douteuse du M. Generoso (pyrenaica d’après Brigger, Huteri Rchb. fil. d’après Gremli dans Neue Beiträge, IV, page 4), me semble différer par des gousses penchées, mais je n’en ai pas vu de mûres. Ainsi la chose reste suspendue jusqu’à ce qu’on puisse comparer des échantillons complets de toutes les formes en question. Cepen- dant je croyais devoir signaler cette plante intéressante aux visi- teurs de la Grigna (Schrôter). 36 SOCIETE HELVETIQUE Grigna sassosa, il faut traverser tout le flanc de la monta- gne, de l’alpe di Cavallo jusqu’à l’alpe di Pertusio. C’est un joli petit sentier, traversant les pàturages, les buissons, les forêts de hétres, en passant par nombre d’alpes. A gau- che, on a toujours une vue pittoresque sur les cimes déchi- rées, les pentes à pic de la Grigna, et à un endroit on tra- verse une énorme masse de débris de roches transportés la par un de ces torrents passagers qui sortent des flancs déboisés de ces montagnes. La récolte que nous fimes à la hâte pendant ce trajet, n’était pas très riche ; toutefois nous citons : Aconitum Anthora, en fleurs. Galium vernum, en fruits. Aposeris fœtida. Molopospermum cicutarium (fruits). Euphrasia alpina. Cytisus radiatus (fruits). Laserpitium latifolium. La montée de l’alpe di Pertusio à la Bocchetta di Neria pres de la Grigna sassosa n’est riche qu’au commence- ment et à la fin; d’ailleurs ce sont des pâturages extrême- ment pauvres. Dans les éboulis au-dessus de Pertusio (environ 1500 à 1600") se trouve en masse le Trisetum argenteum'; sur les rochers, non loin de là le Cytisus radiatus en masse, puis la Campanula Raineri, la Stachys Reuteri, le Bupleu- 1 Il faut corriger la diagnose de cette espèce dans Gremli, Ex- cursionsflora d. Schweiz, 6 Aufl. page 453; au lieu de dire: poils & la base des fleurs, etc., il faut dire : poils à la base de la fleur infé- rieure seulement '/s de celle-ci; car Jans la fleur supérieure, ces poils montrent la même longueur que dans le Trisetum disticho- phyllum (Schröter). DES SCIENCES NATURELLES. 37» rum graminifolium Vahl, la Primula hirsuta All., la Primula calycina, etc. ; Leontopodium en quantité. A la Bochetta {environ 2300") et au commencement de la descente rapide vers Mandello on rencontre : Petrocallis pyrenaica. Crepis Jaquini. Aquilegia Einseleana. Juncus Hosti. Saxifraga Hosti. Potentilla nitida. Trisetum alpestre. Campanula Raineri. Achillea Clavenne. Silene Saxifraga. Silene inflata, var. alpina. Ranunculus Thora. Bupleurum graminifolium. Valeriana saxatilis. Carex mucronata. Plus bas, sur les pentes gazonneuses et escarpées : Rhaponticum scariosum. Carex tenax Reuter. Avena Notarisü. Dianthus monspessulanus. Asperula umbellulata. Betonica Alopecurus. Buphthalmum speciosissimum. Dans la region des chätaigniers au-dessus de Mandello : Hieracium porrifolium Clematis recia. Galium lavigatum. _Carduus defloratus ß crassifolius Willd. 38 SOCIETE HELVETIQUE Geologie. President : M. le prof. Omsont. Secrétaires : M. le prof. Carl. Scam de Bâle. M. le prof. L. Duparc, de Genève. V. Gilliéron. Sur un sondage de sel gemme. — Villanova. Tremblements de terre. — C. Schmidt. Géologie des environs de Lugano. — Sayn. Ammo- nites de la couche à holc. Astieri de Villers-le-Lac. — Sayn. Ammonites de l’urgonien de Menglon. — L. Duparc. Composition de quelques schistes. ardoisiers. — H. Pittier. Orographie de l'Amérique centrale et volcans de- Costa-Rica. — E. de Fellenberg. Granite et porphyre de Gasteren. Dans la première assemblée générale, M. V. GILLIÉRON, de Bâle, fait une communication sur un sondage pour la re- cherche de sel gemme. Les salines de l’Allemagne et de la Suisse s'étant associées pour maintenir le sel de cuisine à un prix relativement élevé, les chimistes qui emploient cette substance se sont demandé s’il ne sérait pas possible d’en découvrir des gisements dans d’autres cantons que ceux qui ont accordé des concessions aux entreprises ac- tuelles. On a pensé en particulier que le muschelkalk, ter- rain à la base duquel on a rencontré le sel à Rheinfelden et à Schweizerhalle, se continuait sous le tertiaire dans la plaine de Bâle, et qu’on pourrait l’atteindre par un son- dage, à une profondeur qui permettrait d'exploiter le sel qui s’y trouverait. Cette manière de voir ne s'explique que par la connaissance imparfaite que ses auteurs avaient de quelques détails de la géologie de la contrée. Dans le lit de la Birse, au Neue Welt, sur le territoire DES SCIENCES NATURELLES. h 39 de Bale-Campagne, le keuper plonge à l’ouest; il re- couvre sans doute le muschelkalk; mais ce n’est qu’à 1300 mètres de distance et à une grande profondeur, que les deux terrains arrivent sous le territoire de Bâle-Ville ; ils y sont sans doute recouverts non seulement par le quaternaire et le tertiaire, mais encore par le lias et des terrains jurassiques. Plus au nord, au Schänzli, près de St-Jacques. les eaux ont laissé subsister dans la plaine un récif de grande oolithe qui plonge de 80° à l’ouest ; la déduction la plus naturelle qu’on puisse tirer de cet affleurement, est qu'il soit suivi, dans le territoire de Bäle-Ville, des étages ju- rassiques supérieurs surmontés par le tertiaire. Au sud-est de Hörnli, le Rhin quitte la plaine tria- sique pour passer dans la région tertiaire. Quand les eaux sont exceptionnellement basses, on y voit, sur l’une des rives ou sur toutes deux, le muschelkalk, le keuper et le lias en positions verticales ou même un peu renversées. Apres une interruption d'environ 18 mètres, c’est le ter- taire qui apparaît et continue à se montrer de loin en loin, toujours en couches verticales ou renversées et avec une puissance d'environ 150 mètres. Le passage à une faible inclinaison n’est pas visible. À 1 ‘}, kilomètre plus au nord, le muschelkalk passe brusquement d’une faible inclinaison à un plongement de 70°, et, à un niveau plus bas, le keuper et la grande oolithe affleurent en couches renversées, en sorte qu'il est probable que le muschelkalk occupe la même position dans la profondeur. Enfin à Istein, à 10 kilomètres au nord de Bâle, le jurassique supérieur surgit au-dessus de la plaine. Ces observations nous apprennent que le tertiaire re- 40 SOCIETE HELVETIQUE pose sur le lias et sur les différents &tages jurassiques, résultat qu’on pouvait prévoir à priori, car la contrée a été émergée avant la fin de l’époque jurassique et est restée soumise à la dénudation jusqu’au dépòt de l’oligo- cene. Il est donc très probable ou bien que le tertiaire ne repose nulle part sur le muschelkalk, ou bien que, si ce dernier terrain a été débarrassé quelque part de sa cou- verture jurassique, ce n’est que par suite d’une disloca- tion qui lui a donné une position très redressée. Le fait que le tertiaire est vertical au contact des ter- rains plus anciens, montre qu'il n’y aurait pas plus de chances à entreprendre un sondage sur les bords de la plaine que dans l’intérieur. Si l’on ajoute à cela que de tous les travaux de ce genre qui ont été exécutés dans différentes parties de l'Alsace et du Grand-duché de Bade, il n’en est aucun qui ait traversé le tertiaire, quoique six d’entre eux aient été poussés à des profondeurs de 240 à 300 mètres, on en conclura que la recherche du sel triasique dans la plaine de Bâle n'a pas de chance de succès. Ce premier résultat obtenu, il restait à examiner la petite partie du coin sud-ouest du Dinkelberg, qui appar- tient à Bâle-Ville. Cette région est un plateau triasique dont la charpente principale est formée de muschelkalk, surmonté souvent de keuper ; on y trouve en outre un lambeau de lias et deux de grande oolithe. Elle est acci- dentée par une vallée d’érosion et deux vallées d’affaisse- ment, avec retroussement normal des couches. Du côté de l’ouest le muschelkalk plonge fortement pour dispa- raître sous la plaine; du eòté du sud il a été coupé par l’érosion du Rhin. Il est évident que dans la plus grande partie d’un pla- DES SCIENCES NATURÉLLES. 41 teau ainsi constitué il serait inutile, pour plusieurs rai- sons, de faire des recherches de sel; mais cette évidence n'existait pas pour les environs de Bettingen. Au sud-est de ce village se trouve un vallon creusé presque jusqu’à la base du muschelkalk proprement dit, qui est là à peu près horizontal; les couches du groupe de l’anhydrite de- vaient donc commencer à une petite profondeur. La marne et l’argile qu’elles contiennent pouvaient avoir préservé le sel, s’il s’en était déposé dans cet endroit. Les bancs de sel ayant été atteints dans les environs de Rheinfelden et de Schweizerhalle, à des profondeurs variant de 40 à 80 mètres à partir dela base du muschelkalk proprement dit, un sondage de 100 mötres ou plus devait certaine- ment faire traverser les assises qui pouvaient être salifères. Le travail que résument ces lignes fut présenté aux autorités de Bâle avec une carte géologique et des profils explicatifs; il concluait en indiquant deux endroits près de Bettingen comme offrant « quelque chance de succès » à un sondage qu'on y entreprendrait. Cet exposé ayant été soumis à deux professeurs de géologie du Würtem- berg et du grand duché de Bade, qui en approuvèrent les conclusions chacun de son côté, le gouvernement décida de faire exécuter des recherches à l'endroit qui présentait le plus de chances de réussite. Le forage a duré # mois. Le groupe de l’anhydrite a été atteint à la profondeur prévue; on a traversé ensuite des marnes, de l’argile, de la dolomie et du gypse, alter- nant les uns avec les autres, sans rencontrer trace de sel. A 70 mètres de profondeur, la roche a pris l’aspect par- ticulièrement schisteux du wellenkalk, couche qui forme le mur du groupe de l’anhydrite, et au-dessous de laquelle il n'y a pas de sel dans nos environs. Le sondage a donc - été arrété dans cette division, à 75 mètres de profondeur. 42 SOCIETE HELVETIQUE Ce resultat tout & fait négatif rend très improbable le succès des forages que l’on pourrait encore entreprendre sur quelques points des environs de Bettingen; mais il est permis de penser que ni le travail géologique prépa- ratoire, ni le sondage lui-même n'ont été inutiles, parce qu'ils ont tranché une question sur laquelle on discutait depuis des années, sans avoir connaissance de la coupe visible parfois dans le lit du Rhin; à elle seule cette donnée suffit pour montrer qu'il n’y a rien à attendre de recherches faites dans la plaine. Cette coupe est aussi intéressante sous le rapport scientifique. Si je ne me trompe, on n’en a pas encore signalé de semblable au pied des Vosges et de la Forêt- Noire, où partout l’affaissement de la vallée du Rhin parait avoir produit des failles et non des flexures ; mais elle n’est pas unique dans nos régions : à Flühen au midi de Bâle, les travaux d’un chemin de fer local ont fait voir qu’au bord de la plaine le jurassique est vertical ou un peu renversé; M. Gutzwiller, qui a fait exploiter des restes végétaux dans le tertiaire affleurant à quelque distance, a trouvé que les couches plongent vers la mon- tagne. Ces faits montrent que la dislocation qui a produit la vallée du Rhin est postérieure au dépôt du tertiaire, puisqu'elle a affecté les couches de ce dernier terrain de la même manière que celles des montagnes qui la bordent. Dans les endroits où la sollicitation à l’affaissement cessait brusquement, il s’est produit une faille; dans ceux où cette sollicitation allait en diminuant peu à peu du côté du Horst qui devait rester en place, il s’est produit une flexure. Le renversement des couches qui accompagne cette dernière est peut-être le résultat d’une poussée hori- DES SCIENCES NATURELLES. 43 zontale produite par le poids du Horst, et d’autant plus forte que ce dernier était plus élevé, M. le prof. VırLanovA, de Madrid, fait à la seconde assemblée générale un exposé très remarquable de ses vues sur les tremblements de terre‘. Au début de la séance de la section de géologie M. le prof. GC. ScamipT, de Bâle, donne des renseignements dé- taillés sur la géologie des environs de Lugano comme pré- paration à la course géologique qui va avoir lieu dans cette région. Pour ne pas faire double emploi avec le compte rendu de cette excursion que nous donnerons ultérieurement nous nous bornons à mentionner ici la communication de M. Schmidt. M. Sayn de Montvendre parle ensuite de quelques Ammonites de la couche à hole. Astieri de Villers-le-Lac. Il a pu, grâce à l’obligeance de M. Jaccard, étudier une interessante série d’Ammonites de la couche à hole. Astier de Villers-le-Lac, couche intercalée comme on le sait en- tre le valanginien et l’hauterivien. Les espèces de ce gisement qu'il a examinées sont les suivantes, en partie citées par divers auteurs. A. (holcostephanus) Astieri d’Orbigny. A. (hole.) Carteroni d’Orbigny. A. (hole.) aff.h. biaichotomus Leymerie. A. (hole.) cfr. h. grotrani Neumayr et Uhlig. A. (hoplites) Arnoldi Pictet et Campiche. ! La communication que M. Villanova nous avait promise ne nous étant pas parvenue, nous sommes obligés de renoncer à ren- dre compte de ce travail. i 44 SOCIETE HELVETIQUE A. (hop.) nouv. form; du groupe de hop. neocomiensis. A. (cosmoceras) verrucosus d’Orbigny. Il est intéressant de retrouver associé aux espèces ca- ractéristiques du néocomien du Jura et de lAllemagne du Nord, A. (cosmoceras) verrucosus, qui n’avait jamais été cité, du moins à sa connaissance, en dehors des mar- nes infra-néocomiennes à bel. latus du Midi de la France dont il est une des espèces caractéristiques. Pictet avait cité et figuré de ce gisement A. (hoplites) neocomiensis, sans vouloir infirmer en rien cette détermi- nation, M. Sayn dit que tous les individus de ce groupe qu'il a sous les yeux lui paraissent appartenir à une forme voisine il est vrai du hoplites neocomiensis, mais bien distincte selon lui par les étranglements da jeune et l’effacement des côtes sur les flancs à l’âge moyen. En revanche, on trouve dans les couches à bel. latus et hopl. neocomiensis de Blegiers (Basses-Alpes), hoplites Arnoldi Pictet et Campiche. On voit donc que la couche à hole. Astieri de Villers- le-Lac contient un nombre d’especes du néocomien infé- rieur alpin assez élevé eu égard au chiffre total d'espèces. D'après une obligeanie communication de M. Jaccard, on y trouverait aussi le belemnites latus. A propos des espèces communes entre le néocomien inférieur du Jura et celui des Alpes, il ajoute qu'il pos- sède provenant des calcaires blancs à 4. (Phylloceras) Piychoiens (niveau de Berrias) du col de Taulanne près Castellanne (Basses-Alpes) un exemplaire bien typique de l'A. (hoplites) Desori Pictet et Campiche, du valanginien de Ste-Croix. M. Say parle aussi des Ammonites de l’urgonien de Menglon (Drome). EEE DES SCIENCES NATURELLES. 45 Il a dernierement étudié une série d’Ammonites trou- ves dans des blocs d’un calcaire cristallin a polypiers et a orbitolines éboulés au pied des escarpements urgoniens de Sadière tout près du col des Gallands, commune de Menglon. Sur ce point, situé à huit ou dix kilomètres en- viron du gros massif urgonien du Glandaz, l’urgonien déjà fort diminué comme puissance présente un facies à orbitolines très analogue à celui décrit récemment non loin de Mengion, à Liesches (Drôme) par M. Kilian. Voici la liste des Céphalopodes examinés par lui, leur conservation est excellente et leur aspect rappelle celui des fossiles de Stramberg. A. (Pulchellia) Didayi d’Orbigny r. A. (holcodiscus) Caillaudi d’Orb. ce. A. (holcodiseus) nov. sp. voisin de hole. Morloti Kil. rr. A. (Desmocerus) groupe du Desm. difficile. Hamulina sp.? etc. Cet ensemble de formes est caractéristique du barré- mien inférieur, la plupart se retrouvent dans l’horizon de Combe-Petite (montagne de Sure). Il conviendra donc d’admettre qu’au moins une partie des calcaires coralli- genes a orbitolines du Diois représente le barrémien; il y a longtemps du reste que M. Lory a montré que les couches à orbitolines de Vesc (Drôme) alternent avec les calcaires à Macroscaphites Yvani. C’est cependant, sauf erreur, la première fois que l’on trouve, en Dauphiné, dans une formation coralligene du néacomien supérieur, une faune d’Ammonites permettant de la paralleliser di- rectement avec le facies vaseux à Céphalopodes corres- pondant. Bien que ses échantillons n’aient pas été re- cueillis absolument en place, leur gangue, leur facies, les orbitolines qu’on y voit encore attachés, la position des . 46 SOCIETE HELVETIQUE blocs où ils ont été trouvés, ne permettent pas d’elever le moindre doute sur leur gisement au sein des calcaires urgoniens, il reste seulement è préciser le niveau qu’ils occupent dans ces calcaires, c’est ce qu’il se réserve de faire très prochainement dans une note plus étendue sur cet intéressant gisement‘. M. le D' Duparc parle de la composition de quelques schistes ardoisiers d’époques et localités différentes et qui proviennent de Suisse et de Savoie. Ce travail a été en- trepris en collaboration avec M. J. Rapian. Les schistes les plus anciens, qui remontent au carbonifere, sont re- présentés par des schistes du Valais (Outre-Rhône, Salvan, Sembrancher et Iserable) et par celui de Servoz, en Savoie. Les schistes d’Outre-Rhöne appartiennent à la forma- tion carbonifere de la rive droite du Rhône (formation qui se continue à Salvan sur la rive gauche) et sont inter- calés dans le poudingue de Vallorsine. De couleur gri- sàtre, homogènes et riches en éléments clastiques (quartz, mica), ils sont, de même que tous les échantillons valai- sans examinés exempts de carbonates, mais renferment du graphite et un peu de pyrite disséminée en grains ou petits cristaux dans la masse. 1 Voici du reste à titre de renseignement et d’une façon très sommaire, la succession des couches crétacées près du col des Gallands; on a de bas en haut : 1. Niveau de Berrias. 2. Marnes à bel. latus et hoplites neocomiensis. 3. Calcaires marneux à A. Astieri, A. infundibulum et Ammo- nites diverses du genre hoplites. 4. Calcaires bleuâtres à Crioc. Duvali. Ces derniers calcaires deviennent blanchâtres dans le haut, ils renferment alors des Amm. du genre Desmoceras. 5. Calcaires compacts urgoniens. DES SCIENCES NATURELLES. 47 Difficilement fusibles au chalumeau, même en minces éclats, ils donnent un émail grisâtre. Leur pourcentage est en gros le suivant : 61.62 SiO, 22.21 ALO, 4.45. Fe,O,+FeO 1.61 Ca0+Mg0 6.54 d’alcalis, 0.69 de charbon et 3.08 de perte au feu, ainsi que 0.20 de py- rite. La densité — 2.752. Les ardoises de Salvan présentent deux types différents. Le premier, essentiellement grenu, rude au toucher, beau- coup plus dur que les autres ardoises du Valais, est de plus infusible, et, de couleur gris clair (ce qui tient au charbon qui manque ou s’y trouve en faible quantité). Ce type est surtout caractérisé par sa forte teneur en si- lice, qui, sur deux échantillons examinés, est de 60,20 et 69,08 °/,. Ce dernier chiffre est un véritable maximum pour. les schistes ardoisiers. Leur densité, bien que prise très exactement, ne paraît pas très concordante avec leur composition; elle est pour le premier de 2.902, et pour le second de 2.819. Du reste, de semblables anomalies sont fréquentes chez les schistes ardoisiers. Le deuxième type de Salvan, représenté par l’ardoise de Bioley, est de couleur noirâtre, de grain beaucoup plus fin et relativement douce au toucher. Sa dureté est moindre, de plus, elle fond au chalumeau, difficilement il est vrai. Sa constitution, assez semblable à celle d’Outre- Rhône est la suivante : 60.72 SiO, 21.14 A1,0, 5.62 FeO 1.65 CaO-+MsO 7.21 d’alcalis, 0.98 de carbone, 0.47 FeS, et 2.40 de perte au feu. La densité =2.799. Quant aux ardoises de Sembrancher et d’Iserable, elles sont d'aspect et de composition différentes. La première, qui rappelle l'échantillon d’Outre-Rhöne, esi de couleur plus foncée: l’ensemble de ses réactions est, du reste, identique à celles des schistes précédemment décrits. Elle donne à l’analyse : 58.90 °/,. SiO, 21.54 AIO, 48 SOCIETE HELVETIQUE 8.20 Fe,0,+Fe0 1.90Ca0--MsO 4.54 d’alcalis, 1.25 de carbone, 0,47, FeS, et 3.55 de perte au feu. Sa den- SHÉ 02.77.28 L’ardoise d’Iserable se distingue des précédentes par sa couleur plus noire et par un éclat légèrement soyeux. Elle est homogène et difficilement fusible avec émail noir. Elle renferme : 60.90 °/,. SiO, 18.70A1,0,8.25 Fe,0,+FeO 2.89Ca0+-Mg0, 5.60 d’alcalis, 3.18 de charbon et 1.33 de perte au feu, ainsi que 0.63 FeS,. Densité = 2.807 (le fer ferrique excède le ferreux). Des essais ont été faits pour se rendre compte des va- riations de la composition dans différentes régions du même échantillon pour les ardoises ci-dessus mention- nées. Ces variations ne sont pas très fortes, elles portent pour la silice sur À °/, en plus ou moins à peu près. Chez d’autres schistes, ces variations sont beaucoup plus accusées. L’ardoise de Servoz (Savoie) est très caractéristique et différente des schistes du Valais. De couleur noire, très foncée, sa schistosité est parfaite, ce qui permet d’en dé- tacher de minces plaques. La surface de ces ardoises pré- sente souvent des espèces de stries qui les font immédia- tement reconnaître. La pàte en est très fine, homogène, au toucher graphitique. La composition chimique des schistes de Servoz dif- fere surtout des précédentes par une plus grande basicité, comme on le voit dans l’analyse qui suit : 50.17 °/, SiO, 24.34 AI,0, 8.18 Fe, 0,+Fe0 3.21 Ca 0+Mg0 5.90 °/, d’alcalis, 5.15 de carbone, 0.78 Fes, et 2.15 de perte au feu. La densité =2.754. C'est l’ardoise la plus riche en graphite que nous ayons rencontrée. Elle ne renferme pas de carbonates. DES SCIENCES NATURELLES. 49 L'étude microscopique des schistes dont il vient d’être question n’est pas terminée, et les résultats qui suivent nécessairement incomplets. Elle permet cependant de re- connaître que la structure de ces schistes est semblable à celle des ardoises d’äge plus ancien, qui ont, comme on le sait, fait l’objet de nombreux travaux. Sous le micros- cope, ces ardoises apparaissent très compactes et de grain différent. Les éléments clastiques y sont abondants et quelquefois fort prédominants (Salvan 1). C’est princi- palement le quartz, en grains irréguliers, de grosseur uni- forme, mais variable dans les différents schistes, ainsi que la muscovite en lamelles qui s’y rencontrent; le quartz quelquefois avec inclusions liquides de forme ovoide, munies de leur libelle. Ces éléments sont accom- pagnés de traînées irrégulières d’une matière de nature chloritoïde, ainsi que de plages de chlorite verte plus ou moins abondante, quelquefois pouvant manquer. La py- rite se rencontre dans tous les schistes en grains dissémi- nés dans la masse, d'autrefois concentrés sur certains points, fréquemment entourés par la matière chloritoide. Les microlithes caractéristiques existent, leur nature reste à déterminer. Un fait curieux, c’est que les schistes carbonifères examinés sont tous exempts de carbonates. Ce fait se retrouve en partie chez d’autres schistes plus anciens mentionnés dans la littérature et qui, générale- ment, ne renferment pas de carbonates ou seulement de faibles quantités. Au contraire, pour les ardoises postérieures au carbo- nifère que nous avons examinées, les carbonates s’y trou- vent en forte proportion, ainsi que le montre le tableau qui suit : 50 SOCIÉTÉ HELVETIQUE SiO2 CaCOs MgCOs FeS (Morzine (lias)... 35.06 %, 49 °/, 2.01 1.07 Savoie jPetit-Cœur ..... 21.31 59.76 1.65 1.74 \La Chambre .... 40.38 28.67 0.90 2.16 Suisse (Elm (éoc.) ..... 33.27 40.57 0.33 2.25 Seesipfäffens ere YA 4h 23.78 0.90 0.92 Plusieurs de ces schistes sont, comme on le voit, de vé- ritables calcaires argileux. Si toutefois on cherche la composition en pour cent de l’argile des schistes calcaires, on tombe sur les mêmes chiffres que pour les schistes ardoisiers sans carbonates, fait déja mentionné par Pfaff pour les schistes d’Elm. M. H. PrTTIER, directeur de l’Observatoire de San José de Costa-Rica, communique les faits suivants sur l’oro- graphie de l’ Amérique centrale et les volcans de Costa-Rica. Le voyageur qui parcourt l’Amérique centrale et compare ensuite les données géographiques éparses dans divers auteurs avec les faits de son expérience personnelle est inévitablement frappé des erreurs et des contradictions qui fourmillent de toutes parts. Même dans les ouvrages les plus modernes, on trouve un mélange confus d’indi- cations erronées, transmises de description en description depuis les temps de la conquéte espagnole avec d’autres plus exactes, mais plus ou moins défigurées pour faire place aux premieres. Ce fait devient évident lorsqu’on aborde la question des volcans centro-americains. Autant d’auteurs, autant de contradictions, et l’on peut dire sans crainte d'être taxé d’exagération que l’étude de ces foyers éruptifs est aussi avancée aujourd’hui qu’au temps de Humboldt. Même le récent ouvrage de M. de Montessus renferme sur le chapitre de leur distribution, de leur nomenclature et DES SCIENCES NATURELLES. 51 de leur denombrement des erreurs telles, en ce qui touche au Costa-Rica, qu'on peut craindre à juste titre que les données recueillies par le savant auteur sur les volcans des autres républiques ne soient souvent fantaisistes au pre- mier chef et entachées, à son insu, de l’exagération inhé- rente à la riche imagination des Hispano-Américains. Étant donc donné notre état d'ignorance, concernant la géologie de la partie du continent colombien comprise entre les sources de l’Atrato et l’isthme de Tehuantepec, on peut considérer comme prématurée toute tentative ‘ faite en vue de grouper les volcans de cette région en pre- nant comme base leurs relations orogéniques. On peut du reste faire mieux que se borner à consi- derer, suivant l'antique usage, les divers systèmes de montagnes de l’isthme comme un anneau des Cordillères des Andes. Ce serait déjà rendre un immense service à la géographie que de balayer une bonne fois de nos innom- brables manuels cette phrase stéréotypique qui fait longer les deux Amériques, c’est-à-dire deux continents absolu- ment distincts, par une chaîne unique s'étendant du cap Horn jusqu’à l’extrémité d’Alaska. Pour autant que nous l'enseigne ma propre expérience, il existe déjà dans la pré- tendue Cordillère une solntion de continuité parfaitement marquée au point où le fleuve Atrato prend son origine, c'est-à-dire vers le septième degré de latitude boréale. J'ignore si la dépression qui s’observe en cet endroit cor- respond à un ancien détroit mettant en communication les deux océans, mais je crois pouvoir admettre à priori que c'est en ce point que commencent les chaînes centro- américaines, avec des caractères géologiques et géogra- phiques bien déterminés et différents de ceux de la haute Cordillère des Andes. D’un autre côté la dépression mieux 52 SOCIÉTÉ HELVETIQUE etudiee de Tehuantepec, a une altitude minimum de 204°, sépare au nord d'une manière non moins absolue le système mexicain du Sempoatepec des montagnes de: Chiapas et du Guatémala. Ici, la présence de formations sédimentaires sur toute la ligne suivie par le chemin de: fer projeté, ne laisse aucun doute sur la communication des deux océans dans le courant ou à la fin du tertiaire. Les deux dépressions signalées séparent donc l’isthme: centro-américain des deux grandes Amériques et en font une individualité géographique bien déterminée. Dans celle-ci, d’autres dépressions plus marquées encore nous permettent de distinguer des massifs nettement définis et. plus naturels que ceux basés sur le groupement hypothé- tique des volcans. Ce sont: 1° Le système de l’ Atrato entre la première dépression signalée et le col de Culebra (76) par où passe le canal de Panama, 2° ie systeme panameño- costaricien, entre ce dernier et la depression de Rivas (46”) continuée à l’est par la vallée du fleuve San-Juan, puis enfin 3° le système nicaraguo-quatémaltèque, au nord de cette coupure et jusqu’à la ligne de division de Tehuan- tepec. La plupart des auteurs font commencer l'Amérique centrale à l’isthme de Panama, iaissant en dehors le sys- teme del’Atrato. La question reste à débattre, mais, pour des considérations d'ordres divers et trop longues à énu- mérer ici, je pencherais pour l’autre alternative. Quoi qu’il en soit, le groupement proposé me parait devoir servir de base à touie étude orographique sur le Centre-Amérique, parce qu’il possède l’avantage incon- testable d’être indiqué par la nature elle-même. Il sera du reste facile d'établir des divisions d'ordre inférieur. C’est ainsi que pour la partie septentrionale du DES SCIENCES NATURELLES. 93 système panamefio-costaricien, dont je me suis spéciale- ment occupé, nous pouvons établir deux groupes secon- daires: la Cordillere du sud ou de Talamanca, et celle du nord, ou Cordillére volcanique de Costa- Rica. Le col d’Ocho- moga, à 1530” environ, les sépare et nous indique la hauteur maximum d’une zone de formations sédimentai- res s’6tendant d’un océan à l’autre par les vallées du Tir- ribi (Rio Grande de Tarcoles) et du Reventazon. J'ai rapporté de cette zone une certaine quantité de fossiles qui sont entre les mains de M. le prof. Renevier, au Musée géologique de Lausanne, et qui permettront sans doute de déterminer avec quelque exactitude les affinités stratigra- phiques des divers gisements déjà reconnus. La Cordillère de Talamanca n’offre aucun volcan actif. La région du sud, soigneusement explorée vers 1874 par W. Gabb, a plusieurs sommets importants, comme le Pico-Blanco (2914), qui est un cône fermé, le Rövalo et l’Ujum. Il reste encore à vérifier si ces deux derniers sont des volcans éteints. Au nord, vers les sources du Reventazon, se trouve le puissant massif du Dota dont le point culminant, vu du volcan Irazu, offre tous les carac- teres d’un double cöne, c’est-a-dire d’un grand cratère concentrique à un autre plus petit, en outre, des chasseurs qui en ont atteint la cime m'ont rapporté qu’on y voit une lagune. laquelle est sans doute de nature cratérique. Il s’agit donc probablement d’un volcan éteint. Quant au Chirripo, il ne suffit pas non plus de l’affirmation des habitants du pays pour en faire un foyer actif, car, comme l’a fait remarquer avec raison le D" Frantzius, ils appel- lent indistinctement volcan tout sommet élevé. Reste enfin le groupe isolé de la Herradura, vers la côte du Pacifique. M. de Montessus déclare l’avoir vu fumer, ceci contrai- 54 SOCIÉTÉ HELVETIQUE rement à l'affirmation de Frantzius, qui a observé cette montagne pendant une douzaine d'années, sans pouvoir y découvrir aucun indice permettant de conclure à son activité. Je ferai noter au surplus que, hormis les cas d’eruption exceptionnelle, les volcans de Costa-Rica ne fument pas, mais se bornent à émettre des vapeurs sul- fureuses qu’on peut à peine prétendre voir d’une certaine distance. Jusqu’a preuve contraire, done, nous dirons qu'il n'y a actuellement aucun volcan actif dans la partie du territoire de Costa-Rica située au sud de la ligne de divi- sion passant par le col d’Ochomoga. Dans la chaîne volcanique du nord, nous pouvons distinguer deux sections déterminées par un changement d’orientation del’axe de la Cordillere. De l’Irazü au Poas, celui-ci se dirige sensiblement de l’est à l’ouest et donne lieu au chainon central ; ensuite, il s’infléchit au nord- ouest et sépare ainsi du premier le chainon du Miravalles, dans lequel les volcans de ce nom et du Tenorio parais- sent encore donner des signes d’activité. Cette section de la chaîne du nord est encore en grande partie incon- nue. J'ai en revanche exploré assez à fond les hautes régions du chainon central, formé des trois massifs de l’Irazü, du Barba et du Poäs, dont les deux extré- mes offrent encore des cratères actifs. L’Irazü à l’est pré- sente deux foyers, le Turialba (3358), remarquable par sa forme typique et ses fortes éruptions de 1863-1866 et l’Irazi proprement dit (34142) dont l’immense dôme n’est qu'un complexe de cratères d’äges différents. Le Pods (2644), à l’ouest, offre les plus beaux types caractéristi- ques que j'aie encore pu observer. L'ancien cratère, qui se trouve au point culminant du massif, est d’une forme parfaitement régulière et occupé par une lagune d’eau DES SCIENCES NATURELLES. 55 limpide et pure ; le foyer aujourd’hui actif est a 300” plus bas, vers le nord: son fond est rempli par une lagune bouillonnante d’une temperature atteignant 76°C. et dont l’eau est acide au point d’attaquer rapidement les métaux et les tissus organiques. Le Barba est complète- ment éteint et doit l’être depuis plusieurs siècles. La pré- tendue éruption boueuse de 1776 n'a dû être autre chose qu'une débâcle résultant du barrage d’un cours d’eau par un éboulement, et il a fallu l'esprit prime-sautier aiguil- lonné par la peur et dénué de tout critère scientifique d’une personne ignorante pour attribuer à ce sommet que j'ai moi-même exploré à plusieurs reprises, une part quelconque dans les récents tremblements de terre du Costa-Rica. Un fait digne d’être noté ici, c’est que les cratères suc- cessifs de ces trois groupes volcaniques du Poäs, du Barba et de l’Irazü paraissent s'être développés suivant une ligne transversale à l’axe de la chaîne et. en général, dans le sens du sud au nord. Seul le Turialba ferait exception. J’ajouterai un mot sur la géologie générale du Costa- Rica. C’est une erreur de croire que les formations volca- niques occupent la majeure partie du territoire; on recon- naît la présence d’un axe éruptif principal, formant l’échine du système et contre lequel viennent s’adosser des deux côtés des formations sédimentaires dont les plus anciennes, intérieures et en contact avec les masses érup- tives, paraissent appartenir au crétacique supérieur. Ces formations latérales se relient sur plusieurs points, comme dans la ligne du Reventazon-Tirribi, déjà signalée. L’étude détaillée de la géologie du Costa-Rica révélera assurément une foule de faits intéressants concernant la relation de: ces strates avec la masse des volcans. 56 SOCIETE HELVETIQUE J’aurais voulu entrer dans quelques details sur la période de tremblements de terre qui s’est fait ressentir au Costa-Rica d’octobre 1888 à février 1889, avec un maximum d’intensite a la fin de décembre, et dont j'ai moi-même étudié la marche avec tout le soin possible. L’espace me manquant pour ie faire, je me bornerai à renvoyer ceux de mes collègues que cela pourrait intéresser aux rapports officiels que j’ai rédigés par ordre du gou- vernement et à l'exposition détaillée qui se trouve dans le Boletin trimestral del Instituto meteorologico nacional de Costa- Rica, fascicule IV, 1888, pp. 43 et suivantes. De plus, il ne sera certainement pas superflu de mettre en garde contre les descriptions fantastiques publiées sur le même sujet par divers journaux et dont quelques-unes préten- dent même être basées sur des documents officiels et porter par ia un certain cachet scientifique. M. le D' de FeLLENBERG communique en dernier lieu ses recherches sur le granite et porphyre de Gasteren. Le granite du fond de la vallée de Gasteren est un des rares vrais granites massifs que nous ayons dans les Alpes et se distingue très nettement du granite gneissique ou gneiss granitique qui forme le noyau du massif de l’Aar, des Aiguilles-Rouges, du Mont-Blanc etc., depuis longtemps connu sous le nom de protogine. Pendant que la protogine est un granite en bancs stratifiés alternants avec des bancs schisteux d’allure gneissique, le gra- nite de Gasteren est d’un grain homogene de moyenne grandeur. Il est sillonné de fissures presque verticales ou s’inflechissant vers le centre du massif, qui le subdivisent en bancs de forte inclinaison ou verticaux d’un '/, à 4 ‘|, mètre environ d’épaisseur. Un autre système de 2 DES SCIENCES NATURELLES. 97 fentes le coupe en sens inverse dans des directions peu inclinées sur l’horizon et de surface convexe, de sorte que le granite montre en beaucoup d’endroits une structure en bancs de plus d'un métre d'épaisseur de forme con- choide ou en calottes arrondies. Ces deux directions se coupent sous des angles se rapprochant du droit et déta- chent des blocs de formes parallélipipédiques à certaines faces concaves ou convexes. On a aussi en différents endroits voulu avoir vu une structure plus ou moins columnaire du granite de Gasteren. Ce veritable granite forme un massif aux confins plus ou moins rectilignes, affectant la forme d’un trapèze et s’étendant du fond de la vallée de Gasteren, du Brandhubel, par-dessous la base du Doldenhorn et de la Blümlisalp en haut, du col de Loetschen et de la base du Hockeberg et Sackhorn au sud, jusqu à la base du Breithorn de Lauterbrunnen, où il paraît sur le versant sud de cette cime dans le fond du glacier de Jägi au nord de la vallée de Loetschen. Il faut admettre que le granite de Gasteren s'étend au-dessous du glacier d’Alpetli, du Kanderfirn et Tschingelfirn, for- mant la base du Loetschenthalgrat ou Petersgrat sur toute la largeur du plateau élevé qui s’étend de la base sud des Alpes calcaires de la chaîne de la Blümlisalp, jusque dans le fond des vallées latérales du còté nord du Loetschen- thal, du fond du Inner- et Ausser-Taflerthal, des vallons de Telli, Mühlbach, Golnbach, ete., jusqu’au col de Loet- schen où il paraît sur une grande étendue, en partie recouvert par le verrucano et son conglomérat (pou- dingue), à l’ouest recouvert par les hautes parois de calcaires du Balmhorn et à l’est recouvert par une série de sédiments en stratificalion renversée, à savoir verru- cano et dolomie-corgneule recouverts par des schistes 58 SOCIETE HELVETIQUE cristallins, comme au Hockeberg et Sackhorn. Dans toutes les petites vallées latérales au nord de la vallée principale de Loetschen on trouve le granite de Gas- teren au fond des eirques, au pied des hauts plateaux de Loetschenthalgrat, ainsi au glacier de Mühlbach, de Tennbach, de Telli, de Ausser-Tafler, Inner-Tafler et Jägi, partout recouvert par des couches de schistes cris- tallins ou schistes verts (schistes de Casanna ?) plongeant vers le sud-est. Partout où l’on rencontre le granite de Gasteren il montre les mêmes caractères minéralogiques ou pétro- graphiques permettant de distinguer deux variétés princi- pales. l’une verdâtre et l’autre rose-fleur de pêcher. La constitution du granite de Gasteren est un mélange à grain moyen de deux feldspaths, orthose et plagioclase ; le plagioclase est gris verdätre moins luisant que l’orthose de couleur blanche et ce dernier moins décomposé que le pla- gioclase. La structure du granitede Gasteren est absolument irrégulière et sans directions principales (richtungslos). Le mica est une Biotite brune opaque qui forme des par- ties cristallines et des cristaux hexagonaux bien détermi- nables. Le quartz s’y trouve sous forme de grains angu- leux, répartis dans toute la masse. D’apres Schmidt la coloration du plagioklase de la variété rose provient d’oxydes de fer mélés au feldspath et non d’une altération de celui-ci, comme on était jusqu’alors enclin à le croire. Ce qui nous interesse le plus aujourd’hui c’est une roche qui se trouve fréquemment dans le granite de Gasieren et qui a été décrite depuis bien des années sous le nom d’eurite, de felsite, quarzite, etc. et qui aujourd'hui, où nous avons à nous occuper des porphyres du lac de Lu- gano, peut avoir pour nous un intérét majeur, ayant DES SCIENCES NATURELLES. 59 aussi été déterminée comme de vrais porphyres. Déjà M. B. ‚ Studer dans sa Géologie de la Suisse, vol. I, pag. 182, parle du granite de Gasteren : Eine damit verwachsene Abänderung enthält, vie auf der S.W. Seite der Aiguilles Rouges rosenrothen bis dunkelrothen Feldspath und dunkel- grünen Talk. Auch die vielen weissen Euritgänge; die in diesen Gesieinen aufsteigen, errinnern an die westlichen Centralmassen. En faisant le relevé de la carte géologique au "|, 50000 sur feuille XVIII j'ai été étonné avant d'arriver en mon- tant de la vallée de Gasteren à l’Alpe de fn Selden de rencontrer, au premier abord des roches granitiques au Brandhubel, uneroche blanchätre de pâte très fine, légère- ment grenue, que Je pris pour de l’eurite. En avançant dans l’intérieur du profil je trouvai bientôt le granite caractéristique à grain moyen de Gasteren. Plus tard en passant le Loetschenpass on arrive, après avoir traversé la mince couche de verrucano, sur des places dénudées de granite. Là aussi on remarque des gisements considé- rables de cette roche homogene, päteuse, un peu grenue qu'on designait sous le nom d’eurite ou felsite, etc. Plus loin encore en montant depuis la vallée du Telli au glacier de Telli pour redescendre à Lòtschen par le glacier de Tennbach, je découvris des roches isolées granitiques montrant de superbes faces polies récemment, qui émer- geaient du glacier qui les recouvrait naguère. Je fus de nouveau étonné de trouver des places entières d'une roche rose et violacée formée d’une pâte uniforme, compacte et tout à fait euritique. Dans des coupures de ce même rocher je trouvai le plus beau granite grenu rose qu'on puisse voir. J’ai pu faire la même observation à la base sud du Breithorn de Lauterbrunnen où je découvris le 60 SOCIETE HELVETIQUE granite verdätre de Gasteren dans des petits rochers émer- geant du glacier qui les avait couverts peu avant et qui étaient de toute beauté, à cause de leurs stries glaciaires et de la fraicheur de la roche. Là aussi des places irré- gulières tout à fait euritiques avec une transition par une vraie granulite a un beau granite à gros grains (voir les échantillons). L’endroit le mieux situé pour étudier ces variations du granite est au versant sud du Hockehorn un peu à l’ouest de la Sazellegî, à l'endroit appelé sur la carte Siegfried In den Simmeln. Là on voit d’abord la cou- verture euritique du granite, puis le gros granite grenu verdàtre, puis des filons d’eurite et enfin on se trouve vis- a-vis d’une masse compacte d’une belle roche grise à pâte homogène avec cristaux de mica que le D' Schmidt a désignée comme n'étant autre chose qu'un vrai porphyre (voir les échantillons). Schmidt a analysé les porphyres de Gasteren et les variétés de granite porphyrique au micros- cope et a déterminé les uns comme des vrais porphyres de filons et d’autres comme des granophyres. Dans ce der- nier le granite prend une structure porphyrique très dis- tincte, il devient pâteux et moins grenu. Le vrai por- phyre, par contre, qui apparaît sous forme de filons et de masses irrégulières qui donnent sur le granite comme une couverture, tranche très nettement avec celui-ci. Là où les filons de porphyres ne sont que de peu d'épaisseur la masse de la roche est d’une pâte fine et homogene, les minéraux cristallisés comme les feldspaths et le mica à l’état micros- copique. Par contre au-dessous du Hockehorn à In den Simmeln où le porphyre forme une masse importante, il est développé en vrai porphyre où les cristallisations sont distinctes dans la pdte principale. Ainsi on. distingue à vue d'œil la plagicklase, l’orthose et la biotite cristallisee. DES SCIENCES NATURELLES. 61 Cette dernière variété a été désignée par le D' Schmidt sous le nom de Porphyre granitique pauvre en quartz (voir l'échantillon). Nous avons donc dans le massif granitique de Gasteren une nouvelle et importante localité de filons de porphyre et de variations de granite avec des roches porphyriques. Cette contrée mérite d’être étudiée de plus près et en detail en suivant l'exemple du prof. Graeff de Fribourg en Brisgau qui y a été cet été et j'engage les col- lègues qui s’y intéressent à visiter cette localité pour l'avancement de la science. Zoologie. Président : M. le prof. STUDER. Secrétaire : M. le Dr CaLLonI. Prof. Pavesi. Notes physiques et biologiques sur trois petits lacs tessinois. — Fischer-Siegwart. Considérations sur des albinos de salamandre.—D" Urech. Recherches chimico-analytiques sur les chenilles. — L. Zehnter. Développe- ment du Cypselus melba.—$. Calloni. Fauna nivalis lepontica.—S. Calloni. Insectes fécondateurs du colchicum autumnale. — F.-A. Forel. Sondages des lacs tessinois. M. le prof. Pavesi présente des observations sur la faune des lacs tessinois (lacs de Muzzano, Piano et Delio). Quelques excursions rapides faites par moi, en au- tomne de 1887, aux petits lacs de Muzzano, de Piano et Delio, dans le but d’en étudier les conditions physiques et la faune, m'ont donné les résultats qui suivent. Le lac de Muzzano, situé tout près de Lugano, à l’ouest, présente une surface de 30 hectares, une altitude 62 SOCIETE HELVETIQUE de 334 m. au-dessus de la mer. Comme l’on n’était guère d’accord sur la profondeur maximale, je pratiquai des essais répétés de sondage. J'ai ainsi constaté qu’elle est loin d'atteindre les 12 m. que l’on croyait et ne me- sure, en effet, que 3 m. 50, cela au dessous du village de Muzzano et droit en face de Cremirgnone. Le limon de fond forme une couche considérable. Les eaux d’un jaune terreux, gèlent en hiver; elles hébergent plusieurs pois- sons, savoir la tanche, le brochet, des Leuciscus, l’an- guille, la perche. La carpe peut être considérée comme disparue. L'abbé Stabile trouva dans ce lac treize espèces de Mollusques, parmi lesquels la Bythinia insubrica Charp. et la variété Blauneri de l’Unio Requienii. M. Pirotta cite cinq espèces d’Odonates habitant le rivage et ramassés par moi; j'ai trouvé depuis l’Agrion puella et la Libellula cancellata. Les Entomostracés sont représentés par des Cyclops et surtout par des troupes énormes de Bosmina. Les formes eupélagiques manquent absolument. On y pêche les Protistes découverts par Perty, même le Pleuro- coccus lagunensis et plusieurs Diatomacées. Pour ce qui a trait au petit lac de Piano, placé dans la selle de Porlezza, entre les lacs de Lugano et de Como, on ignorait sa profondeur maximale, l’altitude exacte et presque tous les organismes qu’il contient. D'après mes calculs, l’altitude du miroir d’eau est de 284 m. 33 au- dessus de la mer, savoir de 11 m. 03 au-dessus du Ceresio, dans lequel il se déverse par le canal Agatone. La plus grande longueur est de 1450 m., la largeur maximale de 850 m., d’après ce que j'ai vu sur les plans de la com- mune. Mes sondages ont abouti au chiffre de 13 m. pour la plus grande profondeur, laquelle se vérifie dans la por- tion sud-ouest du lac, où le fond est très boueux et le bas- Le, DES SCIENCES NATURELLES. 63 sin présente un barrage morainique. M. Bonardi récolta dans les eaux quatre espèces de Mollusques des genres Linnwa, Planorbis et Paludina. Mes recherches m’ont assuré de la présence de grenouilles, de six espèces de Cyprinides et de l’anguille. Un nombre considérable d’entomostracés, parmi lesquels la Daphnella brachyura et la Leptodora hyalina, nagent dans la région pélagique. Le Ceratium hi- rundinella y est très abondant. Je noterai aussi 44 espè- ces de Diatomacées, que Bonardi a bien voulu détermi- ner. Il me suffira de citer la Cyclotella operculata appar- tenant à un genre caractéristique des dépôts lacustres. On nomme Delio un petit lac alpestre, carré long, si- tué au-dessus de Maccagno, au pied du mont Borgna. Sa longueur est de 850 m., sa largeur de 320 m. L’alti- tude du miroir d’eau est, d’apres mon anéroide Gold- schmidt, de 923 m. 6 au-dessus de la mer, chiffre très voisin de celui de 950 m. calculé par les ingénieurs de l’Institut géographique militaire de Florence. Le lac Delio se trouve partant a 725 m. au-dessus du niveau du lac Ma- jeur, dans lequel il déverse, quoique d’une manière indi- recte, ses eaux. La profondeur maximale, comme c’est l’or- dinaire sur la ligne médiane et presque au milieu de la longueur du lac, est de 43 m., chiffre remarquable pour un lac élevé. La transparence des eaux est telle, que la limite de visibilité va jusqu’à 6 m. environ de la surface; la cou- leur répond au vert bleu de l’échelle de Cornu et Forel. La flore est pauvre; les Diatomées même ne sont guère repré- sentées que par les Cyclotella et les Fragilaria, si typiques pour les lacs. La faune est aussi fort pauvre. Dans le pays on croit que la tanche et la perche sont les seuls poissons indigènes. Cependant j’y ai constaté quelques autres Cy- prinides et des exemplaires de Cobitis tenia. Quatre es- 64 SOCIÉTÉ HELVETIQUE peces de Libellulides y passent leur état de larve. En fait d’Entomostraces pelagiques, on n'y découvre rien que des Cyclops. A quoi tient celte pauvreté de vie végé- tale et animale? peut-étre au manque de sels dans l’eau. Il me semble cependant plus probable qu’elle tient à l'origine même du lac, comme M. Taramelli l’envisage. D'après ce géologue, le lac Delio aurait dû se former dans le temps par érosion des eaux de décharge du fleuve Tessin. Je me vois par là entraîné à parler de la genèse des faunes lacustres, que j'ai traitée à plusieurs reprises dans mes mémoires et surtout plus complètement, dans celui qui a pour titre : Altra serie di ricerche e studî sulla fauna pelagica dei laghi italiani (Padova, 1883, avec 7 pl.). ‘Je suis de plus en plus persuadé que les espèces de tvpe marin ont été reléguées dans les lacs, à une époque où ces mêmes lacs communiquaient encore avec la mer. Cette théorie de Lovèn et Sars, que je me suis hâté de généraliser pour des pays autres que la Scandinavie, trouva comme toute théorie, des adeptes et aussi des adversaires fort habiles. Je répondrai ici brièvement aux objections soulevées. M. F.-A. Forel, dans son livre couronné en 1884 par | la Société helvétique des sciences naturelles, se prit à ré- futer mes arguments spéciaux, qu’il ne trouva pas assez démonstratifs pour être acceptés. Il ne peut se décider à envisager les lacs transalpins suisses comme des fiords d’une mer eocène et à considérer l’époque glaciaire comme n'ayant point interrompu toute continuité entre les an- ciennes populations marines et les modernes lacustres. Je répondrai que la géologie n’a nullement dit le dernier mot sur l’époque et la manière de formation des lacs sub- DES SCIENCES NATURELLES. 65 alpins; que plusieurs faits géologiques et physiologiques à la fois montrent que l’époque glaciaire était loin d’en- traîner l’extinction totale des faunes et des flores. Il est particulierement difficile d’expliquer le manque de faune eupélagique dans certains lacs italiens. J'ai autrefois fait la remarque que les deux théories de la différenciation in loco d'organismes côtiers et de la migration passive ne jettent aucune lumière sur ce point important. Les lacs de Brianza et de Varéze, qui ont eu des rapports avec les fiords des lacs de Como et Majeur, renferment des formes pélagiques, bien que leurs eaux soient moins pro- . fondes que celles du lac artificiel de Mantoue et du lac orographique de Perugia ou Trasimène. Les études sur- tout de M. Imhof sur la faune des lacs alpestres montrent que même à de grandes altitudes, la vie y pullule. On ne voit donc guère de raison pour que cette loi soit atteinte et rompue à l’égard de quelques espèces, dans les lacs moins élevés de Ritom et d’Alleghe. Le lac de Toblino, qui manque de formes pélagiques, a une petite étendue; mais le lac d’Alterio, qui en renferme, n’a point une surface plus grande. La cause? Le Toblino est un lac récent : un éboulement a barré le fleuve qui traversait le bassin aujourd'hui occupé par le lac. Mon ami Forel n’a donc pas démoli un seul de mes arguments négatifs. Il déclare, cependant, garder sa première opinion sur la genèse de la faune pélagique; il voudra aussi permettre que je reste dans la mienne. Il est vrai que la théorie de la migration s’est ravivée par les recherches d’autres naturalistes. M. Jules de Guerne se mit à l’œuvre pour la renforcer, cela à l'appui de recherches très nombreuses sur toutes les parties exté- rieures des oiseaux aquatiques. Il n’hésite point à admet- 5 66 SOCIETE HELVETIQUE tre que ces oiseaux sont la cause de la grande dissemina- tion des organismes d’eau douce de type plus ou moins marins. Cependant, le transport des formes pélagiques par les oiseaux l’intrigue, si bien qu'il avoue que son hypothèse laisse la-dessus passablement de doutes. Malgré cet aveu, il persiste dans son idée première. D’apres les observations de Imhof et comme ma longue expérience me l’enseigne, les plumes des oiseaux aquatiques sont très propres, pourvu qu’on ne les manie pas. Il en suit natu- rellement que les oiseaux doivent vite se débarrasser des objets étrangers, qui, par divers motifs, ne peuvent s’atta- cher que difficilement a leur corps. Comment le transport d’oeufs par leurs plumes suffirait-il à expliquer le peuple- ment des lacs alpestres, qui lors de l’époque de migration des oiseaux ne se trouvent pas encore en dégel ou sont déjà gelés? D’un autre côté, l’analogie ou l'identité des faunes pélagiques dans les lacs de toute l'Europe et de l’Ameri- que, est un fait d'ordre supérieur et ne peut découler d’une cause absolument accidentelle, comme la dissémination par les oiseaux. Si cette cause était la vraie et unique, il est évident que les lacs rapprochés et placés sur la même ligne de migration des oiseaux, comme le sont par exemple les lacs de Mantoue, de Garda, de Toblino, seraient forcément et toujours, peuplés par la même faune. Or cela n’est point. M. de Guerne prétend que les animaux lacustres à type marin, ne paraissent, la plupart, ni assez eurythermes, ni surtout assez eurhyalins, pour s'adapter a des conditions d'existence entièrement nouvelles. On sait cependant, que la Leptodora vit dans les fiords et les barenes de la Baltique; le Bythotrephes longimanus dans le fiord Malären, que le Ceratium hirundinella, V Anuræa cochlearis, ete., peuplent les golfes de la mer du Nord. Un DES SCIENCES NATURELLES. 67 congénère de ce Bythotrephes habite la mer d’Azof; les Podon, qui lui sont très voisins, sont des formes exclusi- vement marines. Certes, la transformation d’un bras de mer en un lac d’eau douce n’a pu se faire d’un saut, mais elle s’est accomplie avec lenteur, comme cela a dû, par conséquent, arriver pour les conditions de vie. MM. Nordavist et Zacharias imaginent des transports possibles non seulement d’oeufs, mais aussi d’animaux vivants, qui s’attacheraient aux plumes des oiseaux par leurs organes d’adhesion tout spéciaux. Il est évident que cette opinion se réfute facilement par les mémes remar- ques que j'ai faites plus haut, à l’égard du transport d’eeufs. Elle est de plus battue par ce fait : les lacs-cratères, que Nordqpvist et Zacharias citent, manquent de spongilles et de Bythotrephes, lesquels sont pourvus, on ne peut mieux, d’organes adhésifs. M. Zacharias pense encore que le transport d’oeufs d’animaux pélagiques peut se faire dans le tube digestif des oiseaux et leur dissémination par les fèces de ces der- niers, dont la culture lui montre la présence de germes de Mollusques et d’Infusoires. Cette théorie, que j’appel- lerai volontiers stercoraîre, de M. Zacharias a les mêmes défauts déjà énoncés. On a aussi discuté sur la probabilité de dissémination par les poissons qui se nourrissent d’Entomostraces pela- giques. Cela est assurément bien possible; mais quels sont les poissons qui sont à même de pourvoir à cette importation et de se répandre dans tous les lacs où nous trouvons actuellement des animaux à type marin? Il s’agit de corégones, d’aloses ayant eux-mêmes une ori- gine franchement marine, duement constatée. Ces pois- sons se trouvent actuellement cantonnés dans les lacs . 68 SOCIETE HELVETIQUE subalpins. L’orographie moderne les empéche de quitter ces lacs et forme en même temps un obstacle absolu à de nouvelles immigrations depuis la mer. M. Fatio l’a bien montré pour les corégones suisses au nord des Alpes. J’ai mis en relief le même fait pour les aloses des lacs insu- briens. : M. R. Credner, professeur de géographie à l'Université de Greifswald, est encore plus absolu que Weismann, Fo- rel, de Guerne, etc. Credner pense que les formes relictæ doivent être mises de côté, car elles n'existent pas. La théorie de l'isolement est, d’après lui, absurde, et il tâche de la démolir dans une monographie sur les soi-disant Relictenseen. Il est fâcheux pour sa manière de voir, qu'il ne porte contre l’argumentum faunisticum que des compi- lations ou des répétitions sur des faits observés par les autres et mal interprétés. La seule objection qui semble- rait avoir quelque valeur est que la faune lacustre ne compte aucun Mollusque de type marin. Mais l’on voit facilement qu'il ne faut pas s’étonner de ce manque de Mollusques, car ces animaux, même à l’époque actuelle, ne s'adaptent point à un milieu différent, mais ils sont toujours attachés à une demeure spéciale et ne se mon- trent point du tout eurhyalins. On voit d'ici que l’eurhya- linité est un argument a double emploi et plus favorable à ma théorie qu’il n’est contraire, malgré ce que de Guerne en pense. N'oublions jamais cet axiome biologi- que : s'adapter ou mourir. Faute de pouvoir s’adapter, les mollusques ont suivi la mer dans sa retraite, ou ils ont péri emprisonnés dans un lac. Par contre, certains Mam- mifères, Poissons, Entomostracés, Vers, Coelentérés, Proto- zoaires marins, jouissant d’une faculté prononcée d’adap- tation, ont petit à petit éprouvé des modifications utiles, DES SCIENCES NATURELLES. 69 par lesquelles ils ont continué leurs générations jusqu'à nos jours et restent comme des témoins qui nous éclai- rent sur la genèse des faunes lacustres et même sur l’ori- gine d'un grand nombre de lacs. M. FiscHER-SIEGWART de Zofingue expose quelques considérations sur des albinos de salamandre tachetée qu'il montre. Le 22 avril de cette année, une femelle de sala- mandre, dans le Terrarium, déposa sept larves, dont une morte et six vivantes. Ces dernières élaient toutes des albinos, qu’il n’a point réussi à élever. Un fait curieux, c'est que la même salamandre mère, acquise au Terra- rium en mars de 1888, avait produit 24 petits, tout en se trouvant dans un récipient qui ne renfermait aucun mâle. Il faut donc admettre une copulation qui remonte à deux années et dont les effets ont duré longtemps. M. Fischer n’ose point en conclure que chez la femelle fécondée de salamandre le sperme garde sa vitalité pen- dant plusieurs années. Il lui semble que le fait énoncé soit plutôt relatif aux conditions spéciales du milieu et que les naissances tardives ne sont point normales, mais donnent lieu à des albinos. M. le D’ Urecx de Tubingen lit un long et important mémoire résumant la continuation de ses recherches chi- mico-analytiques sur le corps des chenilles, des chrysalides et des papillons, en touchant aux différents produits de sécrétion, qui se succèdent dans les étapes de la méta- morphose. Il présente des échantillons des substances obtenues. Les recherches approfondies de M. Urech con- cernent les espèces suivantes : Phalena pavonia minor, Gastrophaca neustria, Dalhii euphorbie, Phalera bucephala, Orygia gonostigma, Vanessa japonica. * 70 SOCIETE HELVETIQUE M. le prof. STUDER présente au nom de M. L. Zehnter de Berne, une notice sur le developpement du Cypselus melba ; cette communication qui sera complétée plus tard par un travail étendu, se rapporte surtout au developpe- ment du squelette. Le genre Cypselus se distingue surtout par la reduction du nombre des phalanges aux pieds. Au I IT IN IV „on ne trouve chez le Cyp- lieu du snéral ———— È type général SITR I IL HI IV ME ; : selus que 93 3 3 Les matériaux que l’auteur a eu à sa disposition ne permettent pas de se rendre un compte exact du motif de cette particularité. Des embryons de 5-6 jours ont encore le squelette du pied en forme de filaments de blastème continus. A 8 jours les phalanges s’articulent et I IE II IV 2 ae Goran 1! en est encore ainsi a10et 12 jours. Il manque encore une phalange au qua- trième doigt. On la rencontre dans une préparation du 7° jour, dans laquelle le 2° doigt a une phalange, le 3°, deux, le 4°, trois. A la suite de ces phalanges on rencon- tre sur chaque doigt un fragment de cartilage non arti- culé. La première phalange du 4° doigt est comme une épiphyse sur le métatarsien IV, préte à se fondre avec lui. C’est ce qui est arrivé sur l’embryon de 8 jours où l’on trouve encore deux courtes phalanges. Le cartilage terminal est alors divisé en deux. Vers le 14° jour les soudures avancent. Dans le troisième doigt les phalanges 2 et 3 se soudent; dans le 4°, la 2° seulement reste libre. On remarque chez le même oiseau, la brièveté extra- ordinaire de l’humerus comparée à la longueur de la main. Chez l'adulte les rapports de longueur sont les sui- vants : Humerus : Radius : Manus = 1 : 1,44 : 3,47. Chez l'embryon de 8 jours les rapports des mêmes par- ties sont 1 : 0,86 : 1.71 et chez celui de 10 jours: 1: présentent alors le type DES SCIENCES NATURELLES. 71 1,12 : 2,34. Il y a peu de changement jusqu’à l’éclosion; mais à ce moment l’avant-bras et la main s’allongent beaucoup, surtout la dernière. Chez de jeunes oiseaux de 3 semaines les chiffres sont À : 1,42 : 3,10. Il n’y a donc plus que la main qui ait encore à s’allonger. M. S. Carronı de Lugano parle brièvement de la Fauna nivalis lepontica. Il a réuni sur ce sujet les données dis- persées dans les écrits des auteurs, tels que Schinz, Heer, Meyer-Dür, Lavizzari, Statile, Tschudi, Pavesi, Frey- Gessner, Fatio, ..... tout en y ajoutant ses observations personnelles et celles de plusieurs amis du Tessin : le D" Pongelli, Vantussi, Federico Balli, Jacquier, Poncini, Bollati. Il a dressé d’abord à l’exemple de O. Heer, la statistique des espèces vivantes entre 2500 m. et les hauts sommets, dans les principaux massifs, Basodino, Nufenen, Pesciora, St-Gothard, sommets de Piora e de Cadlimo, Campo Tencia, Pizzo Cristallino, Rheinwald. Les tabelles enumerent 170 formes nivales, depuis les Mammifères jusqu’aux Protistes; elles indiquent pour cha- que espèce, les limites hypsométriques et les migrations périodiques ou accidentelles; on y voit si l’espèce est spé- ciale aux Alpes ou si elle est disjointe entre les Alpes et la région arctique; si elle est ou non répandue sur les préalpes septentrionales et méridionales. Un coup d'œil sur ces tabelles montre que la grande majorité des espèces a une distribution étendue. Les formes endémiques ne manquent point, tout comme les espèces arctico-alpines arrivées du nord avec l’époque glaciaire et aujourd hui reléguées sur les sommets comme les entomosiracés eu- pélagiques au fond des lacs. M. CALLONI présente une seconde communication 72 SOCIETE HELVETIQUE ayant trail aux dnsecles fecondateurs du Colchicum autum- nale. Il donne d’abord quelques details sur la structure du nectaire dans la fleur de cette plante, en complétant les descriptions de Delpino et de Herm. Miller. La fleur du Colchique est proterogyne, ce qui exige l’impollination croisée. Herm. Müller ne cite que Bombus hortorum comme agent de celle-ci. Calloni a observé qu'elle est réalisée par d’autres insectes, tels que abeilles, papillons (Lycena corydon, L. alexis, Hesperis comma, exceptionnel- lement par un Thrips, mais surtout par une Andrena, A. Cetü de Schranck. Cette Andrena, lorsque le soleil brille, fait de nombreuses visites à la fleur, pour en buti- ner le pollen. Elle se cramponne aux anthéres et souvent en provoque la déhiscence, à l’aide de ses pattes et de sa languette. Elle peui fréquenter dans une minute jusqu’à 10 fleurs; dans un quart d’heure, de 15 a 150 fleurs sur l’espace de 10 m. carrés. M. F.-A. FoREL a fait dans les lacs Majeur, de Côme, de Lugano et de Piano des sondages thermométriques qui lui ont donné les résultats suivants dans les premiers tours de septembre 1889. Verbano. Lario. Ceresio. L. de Piano. om 22,0° 20.0° DIEDE 21,7° 5 20,8 20,0 16,2 10 19,1 18.6 14,6 9,0 15 15,5 8.4 20 16,6 43,4 6,8 25 8.0 6.3 30 13,9 74 6,0 40 11,3 6.8 5.6 50 8.5 6.6 5:6 60 8,1 80 TA 6,5 5,5 100 6.1 6.4 5.4 420 5.9 6,7 5.4 150 5,7 6,1 5.3 180 6,1 240 5,3 350 537 E Pa Ve) (er) fi DES SCIENCES NATURELLES. 15 D’après le dire des paysans, le lac de Piano gélerait toutes les années et la prise par la glace durerait trois mois, atteignant une épaisseur de 50 cent. Ce fait, s’il est exact, aurait un grand intérêt climatologique. En effet le lac de Lugano, qui n'en est distant que de 4 kilom. et dont l'altitude est à 15 m. près la même, ne gèle jamais. Cette différence de régime dépend uniquement de la diffé- rence de profondeur des deux lacs. M. Forei demande instamment aux naturalistes de Lugano d'organiser des observations attentives sur la congélation des lacs de Piano et de Muzzano. À la suite de l'exposé de M. Lenticchia ‘ sur la coloration jaune du lac de Lugano en mars 1887, M. F.-A. FoREL raconte qu’il a étudié l’eau du lac de Lugano dans une excursion faite le 8 septembre 1889 à San Mamette. Il a constaté que ses eaux sont beaucoup moins limpides que celles de ses voisins les lacs de Côme et Majeur ; ces der- niers ont actuellement une profondeur limite de visibilité de 6 m. Celle du lac de Lugano n’est que de 3 m. En second lieu la couleur du Ceresio est beaucoup plus claire, d’un vert plus brillant, plus jaune que celle du Lario et du Verbano. La couleur de ces derniers lacs était, en septembre 1889, caractérisée par les nes VI à VII de la gamme Forel, 20-27°/, de jaune dans le bleu, tandis que le lac de Lugano est du n° VIII, 35 °/, de jaune. Une pêche au filet pélagique explique ces différences. L’eau du Ceresio fourmille d’organismes inférieurs et en particulier d’une algue jaunätre, en petits flocons opaques, qui sera soumise à l’étude des botanistes. 1 Voy. la Section de botanique, pe 14 SOCIÉTÉ HELVETIQUE, ETC. Est-ce la même algue qui a apparu en plus grand nom- bre et qui a causé la turbidité de l’eau que M. le professeur Lentiechia a décrite? En se basant sur les faits connus ailleurs de l’appari- tion temporaire d’algues pélagiques qui se développent dans les eaux des lacs chaque année à la même époque. : M. Forel suppose que, si l’on y fait attention, on retrou- vera à la même saison une apparition analogue à celle qui a eu un si grand développement en 1887. TABLE Physique et Chimie. Ed. Sarasin et Luc. de la Rive. Sur les oscillations électriques rapides de M. Hertz. — Giac. Bertoni. Constitution de la santonine. — G. Bertoni. Quelques nouveaux fluorhydrates des bases organiques. — D" Emden. Sur le grain du glacier. — A. Mousson. Contribution à l’étude des glaciers. — Hagenbach-Bischoff. Même sujet. — F.-A. Forel. Observations sur l’écou- lement des glaciers ............................. 0.0.0.8 000088 3 Botanique. Fondation d'une Société botanique. — Schröter. Le climat des Alpes et son influence sur la flore alpine. — Lentiechia. Phénomènes d’alteration de l’eau du lac de Lugano. — Chodat. Monographie des Polygalées. — J. Rhiner. Exploration botanique des cantons primitifs depuis 1884. — D' Bonardi. Diatomées des lacs Delio et Piano. —Lenticchia. Espèces de Phanérogames nouvelles pour le Tessin. — D' Ed. Fischer. Polyporus sacer. — D' Ed. Fischer. Aecidium magellanium. — R. Chodat. Fleur des Sempervivum. — R. Chodat. Puccinia Seirpi. — Prof. Schröter. Note sur l’anthèse de quel- ques Ombellifères. — Cavara. Le Brassica robertiana dans l’Apennin. — Cavara. Champignons parasites. —Mari. Catalogue des mousses de Lugano. — Calloni. Cleistogamie du Viola cucullata. — Calloni. Notes morphologi- ques sur les Berbéridées. — Supplément. Prof. Schröter. Herborisation à la’ Griena.. co... Re Delete ete delete eee 9 Geologie. V. Gilliéron. Sur un sondage de sel gemme. — Villanova. Tremblements de terre.— C. Schmidt. Géologie des environs de Lugano.—Sayn. Ammonites de la couche à hole. Astieri de Villers-le-Lac, — Sayn. Ammonites de l'ur- 76 TABLE DES MATIERES. gonien de Menglon. = L. Dupare. Composition de quelques schistes ardoi- siers. —H. Pittier, Orographie de l’Amérique centrale et volcans de Costa- Rica. — E. de Fellenberg. Granite et porphyre de Gasteren........ 38 Zoologie. Prof. Pavesi. Notes physiques et biologiques sur trois petits lacs tessinois. — Fischer-Siegwart. Considérations sur des albinos de salamandre.—D" Urech. Recherches chimico-analytiques sur les chenilles. — L. Zehnter. Développe- ment du Cypselus melba. — S. Calloni. Fauna nivalis lepontica. — S. Cal- loni. Insectes fécondateurs du colchicum autumnale. — F.-A. Forel. Son- dage) des lacsitessinois RITI 61 Verhandlungen ‚Schweizerischen | Naturforschenden Gesellschaft ‘in Davos den 18,, 19, und 20, August 1890. 73. Jahresversammlung. Jahresbericht 1889/1890. on Davos. … Buchdruckerei Hugo Richter. fi | 1891. Verhandlungen der Schweizerischen Naturforsehenden Gesellschaft Davos den 18., 19. und 20. August 1890. 73. Jahresversammlung. Jahresbericht 1889/1890. Davos. Buchdruckerei Hugo Richter. 1891. Actes de la Société Helvetique des sciences naturelles Davos les 18. 19 et 20 août 1890. 73: Session. Compte-Rendu 1889/90. Davos. Imprimerie Hugo Richter, 1891. DR Hai Inhaltsverzeichniss Eröffnuugsrede des Präsidenten, Herrn Pfarrer J. Hauri Protocolle. I. Sitzung der vorberathenden Commission . II. Erste allgemeine Sitzung III. Zweite allgemeine Sitzung . IV. Protocolle der Sectionssitzungen : A. Botanische Section B. Zoologische Section BE RS ER SSD C. Mathematisch - pnysikalische und chemische Section Un ARIA PEA LI D. Medicinische La, 5 E. Geologisch-mineralogische si Beilagen. A Berichte. Jahresbericht des Central-Comités A Auszug aus der 72. Jahresrechnung 1889/90. ERS Re Jahresbericht der geodätischen Commission Bericht der geologischen Commission Bericht der Erdbebencommission . Bericht der Denkschriften-Commission . 3 Jahresbericht der Commission für die SI Rapport annuel de la commission d’etudes limnologiques Bericht über die Bibliothek der schweizer. naturforschenden Gesellschaft B. Mittheilungen. Compte - Rendu de la IX° réunion annuelle de la Société geolootque SISSI Seite. NER Mittheilung üver die naturwissenschaftliche Station Tor am Sinai CAiViont, cage: Das Klima der Eiszeit, von Prof. Dr. Ed. Brückner Die Fortschritte in der Erforschung der Thierwelt der Seen, von Dr. Othm, Emil Imhof : Ueber die Glarner Doppelfalte, von Prof. Dr n Penck Der gegenwärtige Standpunkt der Torfforschung von Dr. Dr. J. Früh D. Personalien. Verzeichniss der bei der 73. Versammlung in Davos an- wesenden Gesellschattsmitglieder und Gäste . . . . Veränderungen im Personalbestand Beamtungen und Commissionen 19 185 189 E. Kantonale naturwissenschaftliche Gesellschaften Jahresberichte F. Verzeichniss der eingegangenen Geschenke. m An der 75. Jahresversammlung in Davos für die Bibliothek eingegangene Geschenke G. Nekrologe. Jean Alphonse Favre, par L. de la Rive . Vietor Gillieron, par Ed. Greppin Albert Mousson, Dr. Professor . . . Albrecht Müller, Dr. Professor È Jacques-Louis Soret, Professor, par L. n a Fe Jakob Frey, Lehrer H. Nachträge. Referat über den Vortrag in der Zoologischen Section von Dr. F. Urech ; Beitrige zur Physiologie und Biologi dar Samen (Resume) von Prof. Dr. A. Tschirch MOL N VI frag Eröffnungsrede bei der dreiundsiebenziesten Jahresversammlune der Schweizerischen Naturforschenden Gesellschaft in Davos gehalten von dem | Präsidenten J. Hauri, Pfarrer. 18. August 1890. - JE = Hochverehrte Versammlune! Zum ersten Male darf Davos, das als Fremdenziel sich bereits seit Jahren einen Namen erworben hat, einer Vereinigung schweizerischer Gelehrter auf einige Tage Herberge bieten. Lassen Sie mich, meine Herren, nicht viel Worte machen von der Freude, welche die Bevölkerung unseres Thales darüber empfindet, dass die schweizerische naturforschende Gesellschaft sich ent- schlossen hat, in Ihrer Mitte ihre Jahresversammlung abzuhalten. Haben Sie Dank, dass Sie, obwohl für viele von Ihnen die Reise etwas lang war, doch in so erfreu- lich grosser Zahl erschienen sind, und dass Sie auch Männer, welehe Ihrer Gesellschaft zwar nicht angehören, aber durch die Bande verwandter wissenschaftlicher Be- strebungen mit ihr verknüpft sind, als willkommene Gäste mitgebracht haben. Wir möchten in Ihrem Besuch gern ein Zeichen erblicken, dass das einst so wenig bekannte Davos sich allbereits unter diejenigen Orte unseres schweizerischen Vaterlandes rechnen darf, welche sich eine gewisse Be- deutung erworben haben. Freilich sind wir uns bewusst, dass dabei das neue Verkehrsmittel, welches den Zugang zu unserm Hochthale so sehr erleichtert, eine nicht un- bedeutende Rolle spielt. Aber dass wir uns dieses Ver- kehrsmittels erfreuen, hängt ja wesentlich zusammen mit dem Aufschwung, den Davos im letzten Viertel- 1 jahrhundert als Curort genommen hat. Möchten Sie nur von Ihrem diesjährigen Versammlungsorte sich nicht allzusehr enttäuscht fühlen! Sie haben sich ohne Zweifel selbst schon gesagt, dass, wenn eine wissenschaftliche Gesellschaft einen Ort wie unser Davos mit ihrem Be- suche beehrt, sie das Beste selbst mitbringen müsse. Nehmen Sie darum, wo das, was wir Ihnen bieten können, sich als unzulänglich erweist, den guten Willen für die That, und üben Sie freundliche Nachsicht insbesondere gegen Ihren diesjährigen Präsidenten, der selber am wenigsten weiss, wie er zu der Ehre gekommen ist, Ihre Versammlung zu leiten. Schmerzlich vermissen wir, schmerzlicher wohl Sie selbst in Ihren Reihen mehr als eine wissenschaftliche Krait, die in früherer Zeit eine Zierde Ihrer Versamm- lungen bildete, die aber im letzten Jahre durch den Tod abgerufen worden ist. Ich brauche bloss die Namen Louis Soret, Alphonse Favre, Albrecht Müller, Gillieron, Hebert zu nennen, um Sie zu erinnern, wie manchen herben Verlust Ihre Gesellschaft erfahren hat. Wenn ich, im Gegensatze zu dem, was etwa andere Jahres- präsidenten gethan, darauf verzichte, von den wissen- schaftlichen Leistungen dieser Männer zu sprechen, so werden Sie mir das nicht verdenken. Es wäre ja eine Verletzung der einfachsten Bescheidenheit, wenn ich Männern Lob spenden wollte, über deren Bedeutung mir kein Urtheil zustehen kann. Was mir zu unterlassen Pflicht ist, das wird bei der Herausgabe Ihrer Verhand- lungen von berufener Seite nachgeholt werden. Mögen Sie mir dagegen gestatten, mich einer andern in Ihrer Gesellschaft, oft befolgten Tradition anzu- schliessen und Ihnen Einiges über Ihren diesjährigen Versammlungsort zu erzählen. Wenn ich auch annehmen muss, dass viele von Ihnen mit den Verhältnissen von la) TON Davos vertraut sind, dürfte es doch manchen andern nicht unerwünscht sein, etwas über die Natur sowohl als die Geschichte unseres in mehr als einer Hinsicht eigenartigen Hochthales zu vernehmen. Ich werde dabei freilich von sehr verschiedenen Dingen reden müssen, und Sie werden bei meinen Mittheiluugen keine andere Binheit suchen dürfen, als die des Zwecks, Sie auf das- jenige aufmerksam zu machen, was für Sie bei Ihrem Besuche in Davos von Interesse sein dürfte. Dabei darf ich wohl besonders diejenigen Punkte hervorheben, welche für die Entstehung des Curortes bedeutsam ge- worden sind. Es ist bekannt, dass in Graubünden die Massen- erhebung der Alpen die grösste Ausdehnung gewinnt. Während das übrige Alpengebiet von tiefen Thälern durchschnitten ist, finden wir hier ein umfangreiches Hochland, in welchem die meisten Thäler noch annähernd 900 Meter ü. M. liegen, so dass .Dr. Christ Rhätien als das schweizerische Tibet bezeichnet hat. Unter den srössern Thälern dieses Gebietes aber zeichnen sich zwei, Davos und das Engadin, durch eine auffallend hohe Lage aus, das Engadin etwa 1800, Davos 1600 Meter ü. M. Es dürfte dies bei beiden auf dieselben geologischen Ursachen zurückzuführen sein. Das Thal von Davos ist, wie sich aus der geolo- gischen Struktur ergiebt, einst bedeutend länger gewesen als heute. Das Davoser Landwasser entsprang an der Rhätikonkette und zwar am Schlappiner Joch ; der weiss- schäumende Bach, über den Sie bei Klosters-Dörfli mit der Bahn gefahren sind, ist die alte Landwasserquelle. Mit ihm vereinigten sich dann die starken Wasser des jetzigen Quellgebietes der Landquart, die vom Silvretta- gletscher, aus dem Vereinathal und von der Casanna kommenden Bäche, deren vereinigten Strom Sie bei De Klosters-Platz auf hoher Brücke überschritten haben. Dieser Strom floss einst hoch über dem jetzigen Thal- kessel von Klosters durch das bedeutende Länesthai. das in seiner jetzigen, verkürzten Gestalt. Davos heisst. Aber während er dieses Thal auswusch, bildete sich als Seitenthal desuntern Rheinthals das Prättigau ; sein Fluss, die Landquart, wie jedes fliessende Wasser sein Bett immer weiter nach rückwärts verlängernd, wusch den Rücken zwischen Casannaspitze und Madrisa, der ihn vom {rebiet des Davoser Landwassers schied, nach und nach weg, und eines Tages vereinigte sich der vom Schlappiner Joch herkommende Bach sammt seinen mächtigen Zuflüssen mit der Landquart. So kam es zu dem heutigen Zustand der Dinge; die nun sehr stark gewordene Landquart wusch ihr Bett immer tiefer, das verkümmerte Landwasser aber vermochte bezüglich Aus- waschung mit der Landquart nicht Schritt zu halten, Davos blieb ein Hochthal. Der bewaldete Rücken, der bei Wolfgang das Thal abschliesst und zwischen Landquart und Landwasser die Wasserscheide bildet, wird ungefähr die Höhe der Thal- sohle angeben für die Zeit, wo das oberste Stück unseres Thales dem Prättigau angegliedert wurde. Ganz ähnliche Verhältnisse haben wir im Engadin: dort ist der Inn durch die Maira seiner obersten Zu- flüsse beraubt worden, und diese Schwächung des Inn dürfte neben anderm die Ursache sein, dass die Thal- sohle des Oberengadin so hoch geblieben ist. Obwohl das Dovoser Landwasser bedeutend wasser- ärmer geworden war, wusch es doch das Thal noch wesentlich tiefer aus, als es heute ist. Die Thalsohle muss einst wenigstens 50 Meter tiefer gelegen haben als jetzt und schmäler gewesen sein, etwa wie im untern Theile des Thales. Die jetzige flache Thalsohle ver- À n n 2, Ri à danken wir den geschiebereichen Bächen der östlichen Seitenthäler, Flüela, Dischma und Sertig: sie förderten mehr Geschiebe ins Thal, als das Landwasser fortzu- schaffen vermochte. So häufte sich vom Ausgang des Flüelathales an abwärts immer mehr Geschiebe an, und hinter demselben bildete sich, ursprünglich jedenfalls weiter thalabwärts reichend, die Zierde unserer Land- schaft, der See, der an seiner tiefsten Stelle etwa 46 Meter misst. Zu einer gewissen Zeit muss der Thal- ‚boden dank dem Geschiebe der Seitenthäler sogar noch etwas höher gewesen sein als er heute ist; die Spuren davon finden wir besonders bei Frauenkirch, wo sich zu heiden Seiten des dort ins Landwasser sich ergiessenden Sertigerwassers, etwa 30 Meter über dem jetzigen Fluss- bette, zwei Terrassen ausdehnen, welche ohne Zweifel Reste des einstigen Thalbodens sind. . Der obere Theil des Thales war nicht immer so schön trocken, wie er es heute ist. Verschiedene An- zeichen deuten darauf hin, dass bald dieser bald jener Theil desselben See oder doch Sumpf war. Zwischen Platz und Frauenkirch finden wir ein ziemlich ausge- dehntes Torflager. Und als vor einigen Jahren am Seehof im Dörfli der Thurm gebaut wurde, erwies sich als unmöglich, denselben in gewöhnlicher Weise zu fundamentiren, man musste lange Lärchenstämme in den nachgiebigen Boden versenken, um einen sicheren Unterbau zu gewinnen. Fährt am Garten des Hauses ein schwerer Lastwagen vorbei, so beeinnen die Bäume desselben zu schaukeln, zum Beweis, dass unter dem Geschiebe, welches die Oberfläche bildet, sich elastischer Boden befindet. Das Schicksal der Versumpfung drohte noch in neuester Zeit der Umgebung von Davos-Platz; nur durch Cerrection des Landwassers auf einer Strecke xon 7 Kilometer konnte derselben vorgebeugt werden. an a Eine Anzahl Bergbäche der westlichen Thalseite haben einst mitgeholfen, die Thalsohle trocken und bewohnbar zu machen. Die grösseren Ortschaften unseres Thales, Dörfli, Platz, Frauenkirch, Glaris, sind alle auf den Schuttkegeln solcher Bäche erbaut worden. Während mehrere dieser Schuttkegel schon seit Jahrhunderten keine beträchtliche Veränderung erfahren zu haben scheinen, sind einige andere noch in historischer Zeit bedeutend gewachsen, so derjenige der Horlauwe zwischen - Dörfli und Platz, indem nach den Chroniken der Schia- bach noch im 17. Jahrhundert gewaltige Schuttmassen ins Thal herab beförderte. Seither ist dert Stillstand eingetreten, und jetzt ist auf dem Schuttkegel des Schia- baches ein ganz neues Quartier in Entstehung begritien. Erst im vorigen Jahrhundert ist der Hauptsache nach der innerhalb Platz liegende Schuttkegel der Alberti- rüfe entstanden. Alte Bauern erzählen, dass ihre Gross- väter ihnen gesagt hätten, bis zu der Wassernoth des Jahres 1762 habe man dort nichts von einer Rüfe ge- wusst. Im Jahre 1870 brach dieselbe nach längerer Ruhe mit besonderer Macht los. Seither sind dort mit Erfolg bedeutende Verbauungen angelegt worden, welche Ihnen Herr Oberingenieur von Salis, unter dessen Lei- tung sie zu Stande gekommen sind, zu zeigen die Güte haben wird. Sehen wir nun, wie die angedeuteten Verhältnisse für die Entstehung des Curorts bedeutsam geworden sind. Als Davos sich in der bekannten raschen Weise zum Curorte entwickelte, erwartete man, es würden bald auch andere Thäler sich für die Aufnahme von Wintergästen einrichten. Es ist dies aber. abgesehen vom Engadin, bisher nur in sehr geringem Umfange geschehen; mehrere Versuche, die gemacht wurden, kamen über die ersten Anfänge nicht hinaus. Es scheint, -1 dass nur selten die Bedingungen zusammentreffen, die für die Entstehung eines Wintercurortes im Hochgebirge nothwendig sind. Vor allem ist von Wichtigkeit die hohe Lage. Ab- gesehen davon, dass in dieser Höhe die Luft wesentlich verdünnt und relativ keimfrei ist — zwei Momente, auf deren Bedeutung für die Heilung von Lungenleiden näher einzutreten nicht meine Sache sein kann — be- dinst die hohe Lage eine Wirkung der Sonnenstrahlen, die man in tieferen Thälern nicht wiederfindet, die aber für Kranke, welche einen grossen Theil des Tages sitzend im Freien zubringen sollen, kaum zu entbehren ist. Wer die Stärke der Insolation im Hochgebirge nicht aus Erfahrung kennt, kann sich davon schwerlich einen Begriff machen. Es klingt immer wie Uebertreibung, wenn man sagt. dass in Davos bei einer Lufttemperatur von 5, ja 10 Centigrad unter dem Gefrierpunkt ein Kranker behaglich im Freien sitzen könne, ohne wärmer bekleidet zu sein, als er es im geheizten Zimmer ist, und doch ist das eine Thatsache, die jeder Wintergast bestätigen kann. Freilich werden die meisten Curgäste von ganz anderen Temperaturen sprechen, von 30—40 Grad über Null, weil sie ihre Thermometer an die er- wärmten Holzwände ihrer Balkone oder Terrassen hängen, aber dass man überhaupt in einen solchen Irrthum be- züglich der Temperatur gerathen kann, ist der beste Beweis für die ausserordentliche Stärke der Insolation. Es sind verschiedene Faktoren, welche da zusammenwirken ; vor allem wohl der Umstand, dass die Sonnenstrahlen die untersten 1600 Meter der Atmosphäre nicht zu durchlaufen haben, dann, dass in der Luft sich sehr wenig Wasserdampf befindet, und endlich, dass die Schneeschicht, ‘welche das Thal bedeckt, die Sonnen- strahlen nach allen Seiten zurückwirft. Selbstverständlich ist es nur bei unbewegter Luft möglich, so im Freien zu sitzen. Sobald sich auf den Terrassen das geringste Lüftchen fühlbar macht, be- ginnen sie sich zu leeren, mag die Sonne noch so hell scheinen. Deshalb ist es von grosser Wichtigkeit, dass in Davos der Thalwind von Norden kommt. Bekannt- lich weht in jedem Bergthale bei sonnigem Wetter ein Lokalwind, der dadurch bewirkt wird, dass in den tiefern Theilen des Thales die Luft stärker erwärmt wird und infolge dessen thalaufwärts fliesst. In Davos aber weht der Thalwind auffallenderweise thalabwärts, von Nord- osten nach Südwesten. Mir ist ausser Davos nur ein Thal bekannt, in welchem der Thalwind abwärts weht: das Oberengadin, und bei beiden Thälern ist die Ursache dieselbe. Wir haben vorhin gehört, wie Davos durch die Landquart verkürzt worden ist. Als das Thal noch bis zum Schlappiner Joch reichte, wehte jedenfalls der Thalwind in umgekehrter Richtung, thalaufwärts. Anders wurde es erst, als das Prättigau durch die verstärkte Landquart tiefer ausgewaschen wurde. Aus dem Thal- kessel von Klosters. steigt erwärmte Luft in die Höhe, es entsteht also über demselben ein verstärkter Luft- druck, und die aufsteigende Luft muss an der Stelle abfliessen, wo sie einen Ausweg findet; diese Stelle ist der Pass von Wolfgang. Wir haben deshalb im Sommer bei schönem Wetter eine beständige Luftströmung von Wolfgang her, die um so früher beginnt, je wärmer die Sonne scheint, und nur durch die entgegengesetzte all- semeinere Luftströmung des Föhn unterdrückt wird. Aehnliche Verhältnisse kehren im Oberengadin wieder. Durch dieses Thal fliesst die aus dem Bergell aufstei- sende Luft ab, deswegen’ weht dort der Thalwind von Südwesten nach Nordosten, ebenfalls thalabwärts. Im Winter ist nun freilich vom Thalwind in Davos HA ANG) A sehr wenig zu spüren, weil dann das obere Prättigau mit Schnee bedeckt ist, und infolge dessen die Luft viel weniger erwärmt wird. Am Anfang und gegen Ende des Winters, wo das Prättigau theilweise schnee- frei ist, macht sich aber der Thalwind doch etwas fühl- bar. Da er aber in Davos von Norden kommt, kann man auf der Südseite der Häuser völlig ungestört sitzen; käme er von Süden oder auch nur von Osten oder Westen, so würde die Zeit, wo man im Freien sitzen kann, beträchtlich verkürzt werden. Von hoher Bedeutung ist für den Curort ferner die breite, flache Thalsohle. Ohne eine solche ist ein Gurort, besonders ein Wintercurort, für Lungenkranke fast undenkbar. Ebene Spazierwege sind für Lungen- kranke ein Bedürfniss, und ebenso wichtig ist, dass der Sonnentag zur Winterszeit in einem solchen Thal viel länger ist als in engern Thälern. Man könnte anderswo den Sonnentag dadurch verlängern, dass man den Cur- ort an einem Abhang errichtet. Allein dies hätte einen neuen Missstand im Gefolge. An sonnigen Abhängen beginnt der Schnee sehr früh zu schmelzen, und wenn ‚auch immer wieder neuer Schnee fällt, es bleibt derselbe nicht liegen, und man hat einen erossen Theil des Winters hindurch Schneeschmelze. Wesentlich ist auch, dass wir im Süden keine hohen Berge haben. Nicht nur wird durch diesen Umstand der Sonnentag verlängert, auch der Föhn kann sich nie oder: doch nur selten in heftiger Weise geltend machen. Derselbe nimmt seine unangenehmen und für Kranke schädlichen Eigenschaften nur da an, wo er über hohe Berglehnen in tief eingeschnittene Thäler hinunterfällt. Im Engadin und in Davos besitzt er die ihm charak- ‘teristischen Eigenschaften in weit geringerem Masse — 10. als in den tieferliegenden oder im Süden von hohem Bergketten begrenzten Thälern. Gestatten Sie mir einen Punkt etwas eingehender: zu besprechen: Die austrocknende Wirkung der Davoser Luft. Von ärztlicher Seite wird, mit welchem Rechte: weiss ich nicht, Gewicht darauf gelegt, dass der Lunge,. speziell den kranken Partieen derselben, viel Feuchtig- keit entzogen werde, da Wunden oder Geschwüre um so schneller heilen, je trockener sie selbst und ihre Um-- gebung gehalten werden. Will man nun feststellen, wie die Luft eines be- stimmten Ortes hinsichtlich Feuchtigkeitsentziehung auf den menschlichen Körper wirkt, so sind verschiedene Faktoren in Betracht zu ziehen. Es geht jedenfalls nicht an, wie es in medieinischen Schriften zuweilen geschieht, einfach auf die relative Feuchtigkeit abzu- stellen, es kommt auch die Temperatur der Luft und. der Luftdruck in Betracht. Wirft man einen Blick auf die meteorologischen Tabellen von Davos, so ist man versucht zu sagen, Davos habe keineswegs ein besonderes trockenes Klima. Die relative Feuchtigkeit weist ziemlich hohe Zahlen auf, das Jahresmittel beträgt etwa 7S © ‚und des. Morgens und Abends erreicht sie in der kalten Jahres- zeit häufig nahezu den Sättigungspunkt. Als deshalb. Dr. Spengler, der zuerst die climatischen Verhältnisse von Davos erörterte, von der Trockenheit der Davoser Luft sprach, wurde ihm vorgeworfen, er setze sich damit in Widerspruch zu seinen eigenen meteorologischen. Tabellen. Sobald wir uns aber die Sache näher ansehen,. werden wir finden, dass die Luft eines Hochthales wie Davos aus mehr als einem Grunde auf den menschlichen. Organismus stark austrocknend wirken muss. Beträgt an einem Orte die relative Feuchtigkeit 50 °/, an einem andern 80 °/o, so ist man im ersten: Augenblick geneigt zu sagen: Die Luft .von 50 °/o wird der Lunge mehr Wasser entziehen, als die von 80 °/o. Dies wäre auch richtig für den Fall, dass die Luft an beiden Orten dieselbe Temperatur hätte. Ganz anders aber wird es sein, wenn die relativ feuchtere Luft eine we- sentlich tiefere Temperatur hat als die relativ trockenere. Wir dürfen nicht vergessen: Die eingeathmete Luft wird im menschlichen Körper bedeutend erwärmt, auf 30 oder mehr Grad, dadurch aber wird ihre relative Feuchtig- keit herabgesetzt, und zwar um so mehr, je grösser die Ditterenz ist zwischen ihrer Anfangstemperatur und der Temperatur, die sie im menschlichen Körper erreicht. Beträgt an einem Orte die Temperatur der Luft — 10 Grad, die relative Feuchtigkeit 80 °/, an einem andern die Temperatur +4 20 Grad, die relative Feuch- tigkeit 50 °%, so wird, nachdem die eine wie die andere Luft annähernd auf Körpertemperatur erwärmt _ worden ist, die erstere durstiger sein, der Lunge mehr Wasser entziehen als die letztere. Deswegen müssen wir sagen, dass der Lunge in dem kalten Klima von Davos bedeutend mehr Wasser entzogen wird als an wärmeren Orten mit viel geringerer relativer Feuchtigkeit. Ein Mitglied Ihrer Gesellschaft, der frühere mete- orologische Beobachter von Davos, W. Steffen, hat nachzuweisen versucht, dass auch die Verdunstung an der Hautoberfläche im Hochgebirge stärker sein müsse als anderswo, weil die Luftschicht, welche die Haut umgebe, ebenfalls bedeutend erwärmt werde. Aber der bekannte Climatologe Hann hat erinnert, dass dies mit allen Er- fahrungen und Thatsachen im Widerspruch stehe. Es sind eben hier noch andere Factoren in Rechnung zu. ziehen. Allein gesetzt auch, dass für die Wasserabgabe. ‚durch die Haut die relative Feuchtigheit das entscheidende Moment sei, es kommen einige andere Umstände in Betracht, welche im Hochgebirge eine starke Wasser- entziehung durch die Haut bewirken. Ob auf den ver- minderten Luftdruck viel Gewicht zu legen ist, weiss ich nicht. Wichtig aber ist, dass im Hochgebirge eine absolut sehr trockene Luft von tiefer Temperatur in den geheizten Wohnräumen stark erwärmt, ihre Fähig- keit, Wasserdampf aufzunehmen also bedeutend gesteigert, dem menschlichen Körper somit in geheizten Räumen mehr Feuchtigkeit entzogen wird als im Tieflande. Von der grossen relativen Trockenheit unserer geheizten Wohnräume kann schon der Umstand überzeugen, dass Möbel, die Jahrzehnte lang in den Wohnräumen des Tieflandes gestanden haben, springen, sobald sie in die Wohnräume unseres Hochthales gebracht werden; fer- ner die Thatsache, dass wir hier in unsern Wohnräumen uns schon bei 12 oder 13 Grad R. ganz behaglich fühlen und höhere Temperaturen unangenehm empfinden. Trockene Luft ist eben ein schlechterer Wärmeleiter als feuchte. Aehnliche Verhältnisse wie in den Wohnräumen finden wir an sonnigen Wintertagen auch im Freien. Auf den Terrassen, wo die Curgäste sich bei Sonnen- schein aufhalten, ist die relative Feuchtigkeit sehr ge- ring: sie beträgt dort etwa 50 °/o, wenn sie im Schatten 80 °/o beträgt. Es wird also bei der Behauptung Dr. Spenglers bleiben müssen, dass das Clima des Hoch- gebirges auf den menschlichen Organismus stark aus- trocknend wirke. Ueber die Wirkungen, welche die Kä!te des Davoser Climas auf den menschlichen Organismus übt, — die mittlere Jahrestemperatur beträgt ungefähr 2,6 Centigrad — will ich mich nicht weiter auslassen: nur an eine allbekannte Thatsache möchte ich erinnern. Der Körper... der in ein kälteres Medium versetzt wird, gibtmehr Wärme: ab. Will sich nun der menschliche Körper auf seiner Eigenwärme erhalten, so muss er soviel mehr Wärme produziren, als die Mehrabgabe beträgt: es wird somit im kalten Clima des Hochgebirges der Stoffwechsel und damit auch das Nahrungsbedürfniss gesteigert, was sewiss für die Heilung der Phthise von grösster Be- deutung ist. Von nicht geringem Einfluss auf die climatischen Verhältnisse von Davos ist der Umstand, dass dieses Thal einem ausgedehnten Hochlande angehört. Dr. Christ hat das Clima von Davos und Engadin als ein continentales bezeichnet. Er weist darauf hin, dass diese Thäler grössere Maxima und Minima der Tem- peratur haben, als andere hochliegende Orte, weil das Hochland der ausgleichenden Wirkung des atlautischen Oceans vermehrte Insolation und stärkere Ausstrahlung entgegensetzt, die bei einem ausgedehnten Hochlande viel mehr zur Geltung kommen als bei vereinzelten - Bergspitzen. Es ist deswegen nichts leichter als nach- zuweisen, dass diese andern Orte geringere Temperatur-- extreme haben, aber damit ist noch nicht, wie man meint, der Nachweis geleistet, dass diese andern Orte sich zu Wintercurorten besser eignen als Davos und das Engadin. Denn gerade die grosse Ausdehnung des rhätischen Hochlandes, welche an den grössern Extremen. Schuld trägt, ist auch die Ursache anderer Erscheinungen, welche diese Hochthäler zu Wintercurorten werden liessen. Ihr haben wir die so wichtige Klarheit der Atmosphäre und die geringe Menge der Niederschläge zu verdanken. Die feuchten Luftströmungen, welche von Norden und Süden kommen, haben einen grossen Theil ihrer Niederschläge bereits abgegeben, wenn sie: unser Hochland erreichen. Bei Davos allerdings bewirkt die Nähe des Prättigau eine kleine Verstärkung des Niederschlags, ähnlich wie die Nähe des Bergell beim obersten Theil des Engadin. Dass in Davos die Niederschlagsmenge bedeutend geringer ist als in andern Thälern, mag Ihnen folgender Vorfall anschaulich machen. Als vor etwa sieben Jahren Herr Oberingenieur von Salis einen Entwurf für die Landwassercorrektion zu machen hatte, nahm er 40 Kubikmeter Wasser per Sekunde als Maximum bei Hochwasser an und schlug dem entsprechend eine Soh- lenbreite von 5 Meter vor. Dieser Vorschlag stiess aber auf den Widerspruch des eidgenössischen Ober- bauinspectorates, das nach den in andern Thälern ge- machten Erfahrungen 100 Kubikmeter als Maximum ansetzen zu müssen slaubte. Aber Herr von Salis wies an Hand der meteorologischen Tabellen nach, dass Davos mit dem Engadin und dem Münsterthal eine Zone ganz ungewöhnlicher Trockenheit bilde. So blieb es denn bei den 5 Meter, und durch das continentale ‘(Clima wurden den Davosern sehr bedeutende Kosten erspart. Das Landwasserbett aber hat sich bisher stets, auch bei dem starken Hochwasser zu Anfang Juli dieses „Jahres, als durchaus genügend erwiesen. Den etwas höheren Sommertemperaturen ist es wohl zuzuschreiben, dass im Engadin und in Davos die Baumgrenze höher liegt als in anderen Theilen der Alpen. Während sonst die Waldbäume im günstigsten Fall bis 2000 Meter ü. M. gehen, überschreiten sie in Davos diese Grenze, und im Engadin gehen sie bis zu einer Höhe von 2300 Meter hinauf. Eine kleine Buche, die sich in Davos noch 'in einer Höhe von 1650 Meter ‚entwickelt hat, dürfte wohl die höchstgelegene Buche «der ganzen Schweiz sein. Ueber die Flora unseres Thales will ich mich nicht verbreiten. Der alpine Charakter unserer Thalwiesen ist bekannt; um Ihnen dieselben in ihrer wunderbaren Pracht zu zeigen, hätten wir Sie freilich nicht auf den August, sondern auf die zweite Hälfte des Juni einladen müssen. Lassen Sie mich nur einige Besonderheiten der Davoser Flora hervorheben. Pinus montana Alıll., die als Legföhre weit ver- breitet ist, tritt in Davos an einer Stelle in beträcht- licher Ausdehnung als hochstämmige Form, uncinata Koch, auf; es ist dies bei Wolfgang auf Serpentin- seròll. Auf dem gleichen Gestein weiter oben, zum Theil aber auch in eleicher Höhe, dicht neben der ‚andern, finden wir die sewöhnliche Form, Pumilio Hänke, die Legföhre. _ Im Juni erblicken wir auf den Thalwiesen zwischen Platz und Dörfli die schönen Blüten des Polemonium eeeruleum L. in grosser Menge; gleichzeitig blüht an dem waldigen Ufer des Sees und in den „Zügen“, die Felsen und Fichten mit ihren Ranken umschlingend, Atragene alpina L., die Alpenwaldrebe. In grosser Menge treffen wir im August im Waldesschatten des Jakobshorns und des Flüelathals die reizenden Glöckchen der Linnaea borealis L.: steigen wir höher hinauf, so begegnet uns am Schiahorn und im Ducanthale Valeriana supina L., und an den Bergen der westlichen Kette, auf Gneiss wie auf Kalk, Daphne striata Tratt., dem ‚Wanderer oft schon weithin durch den Geruch bemerk- bar; im Kühalpthal und auf den Monsteiner Alpen Pedi- cularis incarnata Jacq.; auf der Schwarzhornkette, aus den Ostalpen eben noch zu uns herüberreichend, Sene- cio carniolicus Walld. Als besondere Merkwürdigkeit möchte ich noch Saxifraga mutata L. erwähnen. Dr. ‘Christ sagt von dieser Pflanze, dass sie der Nagelflue f Le — Bite und den Felsen des Molasseplateaus eigenthümlich sei und nirgends in die Alpen eindringe. Es scheint nun allerdings, dass sie auch am Churer Calanda gefunden worden ist; besonders auffallend aber ist, dass sie an den Kalkfelsen der Züge, am untern Ausgang unseres Thales, nicht gerade selten getroffen wird.. Sie wurde dort erst vor einigen Jahren durch eine englische Dame, Miss Symonds, aufgefunden. An Artenreichthum kommt die Davoser Flora der- jenigen des Oberengadin nicht völlig gleich, doch bleibt sie mit ungefähr 900 Arten nur wenig hinter ihr zurück. Auch die Fauna unseres Thales möchte ich nur flüchtig streifen. Wieder mit der erhöhten Sommer- temperatur dürfte es zusammenhangen. dass in Davos neben hochalpinen Insekten auch solche des Tieflandes vorkommen, welche man bisher nirgends in gleicher Höhe gefunden hat. So findet sich z. B. in Davos in einer Höhe von 1560 Meter, allerdings selten, der Schillerfalter, Apatura Iris L., von dem Frey sagt: „Er bewohnt nur tiefer gelegene Theile und über- schreitet wohl nirgend 3000 Fuss.“ -Ebenso wurde in Davos noch der Spinner Endromis versicolora L. beob- achtet, der bisher nirgends höher als 5200 Fuss über Meer gefunden wurde, ferner in Davos und im Engadin oft in grosser Zahl, als Raupe wie als Falter, Deslephilu Vespertilio Esp., der Fledermausschwärmer, ein Thier des Südens, das sonst nirgends auch nur annähernd se hoch geht. Seitdem in den Gärten des Curortes das Laubholz herangewachsen ist, haben sich einzelne Arten, die sonst im obern Theile des Thäles gar nicht oder nur selten zu finden waren, stark vermehrt, so Leucoma salicis L.. der geradezu zum Schädling geworden ist. Auch den sefrässigen Larven einer Blattwespe ist in den letzten Jahren mancher Baum zum Opfer gefallen. Neuerdings scheinen ihnen die Meisen und Sperlinge mit Erfolg den Krieg erklärt zu haben, indem sie im Winter die Pup- pen aus den Cocons holen. Der Sperling war bis vor wenigen Jahren in Davos nicht heimisch, obwohl er in den umliegenden Thälern, auch im Oberengadin nicht selten ist. Als aber vor drei Jahren ein hiesiger Hotel- besitzer, Herr Pestalozzi, eine Anzahl Sperlinge in Da- vos ansiedelte, vermehrte sich die kleine Colonie rasch in unglaublicher Weise. Was das Hochwild — um gleich davon zu sprechen — in der Umgebung von Davos betrifft, so hat sich die Gemse zu der Zeit, wo die südwestlichen Berge Frei- berg waren, dort sehr vermehrt. Man traf gar nicht selten auf Rudel von 15 und mehr Stück. Aber als man vor drei Jahren den Freiberg wechselte, wurde in dem bis dahin geschützten Gebiet durch Jäger aus allen Gauen der Ostschweiz eine solche Schlächterei veran- staltet, dass binnen weniger Tage fast alles vernichtet war. In den nicht gebannten Bergen scheinen die Gem- sen abgenommen zu haben. In früheren Jahren konnte. man von Davos aus am Schiahorn und besonders am Seehorn oft Gemsen beobachten, jetzt scheinen sie dem Hinterlader zum Opfer gefallen zu sein. Nicht ganz selten findet man in den Davoser Wäldern das Reh; seit einigen Jahren haben sich auch, ohne Zweifel vom Prättigau her, Hirsche angesiedelt, welche die Sektion Davos des S. A.C. leider vergeblich zu ‚Schützen versuchte. Auf den Alpen und Weiden der östlichen Thalseite machen sich zuweilen noch Bären bemerkbar. Der letzte wurde 1883 von einem jungen Davoser erlegt, als er von einem Raubzug ins Dischma nach dem Unter- 2 SR engadin zurückkehren wollte. Schon gegen Ende des vorigen Jahrhunderts muss aus unserem Thal der Wolf verschwunden sein, der einst der schlimmste Feind der Davoser Heerden war. Zur Wolfsjagd wurde in früherer Zeit die gesammte männliche Bevölkerung des Thales aufgeboten. Das alte Davoser Landbuch enthält darüber genaue Bestimmungen. Wie heute die Maunschaft des Thales als Feuerwehr organisirt ist, so war sie es einst für die Wolfsjagd. Wenn die Kirchenglocken zur Jagd riefen, dann wusste jedermann im Thale, welche Waffe, ja sogar was für Kleider er mitzubringen und wie er sich zu verhalten hatte. Noch heute bewahrt man im Rathhause das alte Wolfsnetz auf, welchem die Thiere zugetrieben wurden, und vom Dache des Rathhauses grinsen einige alte Wolfsschädel herunter. Doch wir sind damit aus dem Naturleben in die (Geschichte hinübergeleitet worden. Ich hoffe, Ihre Ge- duld nicht allzusehr in Anspruch zu nehmen, wenn ich noch einige aphoristische Mittheilungen aus der ältern und neuern Geschichte dieses Thales bringe. In die Geschichte tritt Davos erst mit dem 13. Jahr- hundert ein. Die Sage erzählt bekanntlich, dass das Thal erst um diese Zeit durch Jäger entdeckt worden sei. Dies kann nun freilich vor den Thatsachen nicht bestehen. Schon zur Römerzeit muss Davos bekannt gewesen sein. Am Fuss des Flüela auf der Engadiner Seite finden sich Ueberreste eines Befestigungswerkes, das, wie sich aus den dort gefundenen Kaisermünzen schliessen lässt, ursprünglich ein römisches Castell war und offenbar der Beherrschung des Passes diente. Dass dieser schon früh begangen wurde, dafür zeugt eine beim Bau der Strasse auf der Passhöhe gefundene bronzene Lanzenspitze. War aber der Flüela bekannt, so kann auch Davos nicht unbekannt gewesen sein. — 19 — Freilich war das Thal lange Zeit wohl nur spärlich be- völkert, vielleicht sogar nur im Sommer bewohnt, aber dass es den Romanen bekannt war, bevor im 13. Jahr- hundert deutsche Ansiedler sich darin niederliessen, da- für sprechen schon die zahlreichen romanischen Orts- namen im Thale, Pravigan, Clavadel, Spina, Dischma, Sertig u. s. w. Aus einer Urkunde vom Jahre 1213 er- sibt sich, dass Davos unter dem Namen Tavanns oder Kristis (Cresta, Grat, Anhöhe) damals bereits bekannt war, und dass das Kloster Churwalden damals aus Davos einen Grundzins von 60 Käsen und 4 Frischingen, d.h. wahrscheinlich Lämmern, bezog. Aus zwei spätern Ur- kunden (vom Jahre 1289 und 1300) geht hervor, dass im 13. Jahrhundert die Freiherrn von Vatz deutsche Walliser dort ansiedelten. Es wurde 1289 das Gut zu Davos von einem Freiherrn von Werdenberg als Vor- mund zweier minderjähriger Herren von Vatz »dem Am- mann Wilhelm und seinen Gesellen« zu ewigem Erb- lehen gegeben gegen einen Grundzins von 473 Käsen, 168 Ellen Tuch, 56 Frischingen und 1000 Fischen und die Verpflichtung zur Heerfolge. Diese deutschen Colo- nisten übten, abgesehen vom Blutbann, vollständige Selbstverwaltung. Ohne Zweifel war es ein harter Kampf, den die Männer von Davos in ihren Wäldern gegen die feind- lichen Naturgewalten stritten, aber sie zeigten sich dem- selben gewachsen; die Luft der Freiheit, die sie athmeten, stählte ihnen Leib und Geist. Die Colonie, die sich durch grossen Kinderreichthum auszeichnete, vermehrte sich rasch. Im Jahre 1325 legte sie bei einer Fehde des Freiherrn von Vatz mit dem Bischof von Chur ihre erste Waffenprobe auf der »Kriegsmatte« im Dischma ab. Bald fanden auch Auswanderungen der Deutschen in die obern dünnbevölkerten Theile der Nachbarthäler ag statt, so nach Klosters, Arosa und Langwies. Ueberall erwiesen sie sich als die stärkern; nicht nur verdrängte ihre Sprache die romanische, auch in politischen Ange- legenheiten müssen sie schon früh ein gewisses Ueberge- wicht über ihre Nachbarn gewonnen haben, das ohne Zweifel von ihrer freieren Stellung herrührte. Was andere erst erstrebten, das besassen die Davoser bereits. Als im Jahre 1436 der letzte Spross des Grafenhauses voù Toggenburg, an weiches Davos nach dem Ausster- ben der Freiherren von Vatz gefallen war, mit Tod abging, traten in dem alten Sitz der Freiheit, Davos, die Abgeordneten der togrenburgischen Besitzungen in Rhätien zusammen und schlossen den Zehngerichten- bund, der Jahrhunderte hindurch in viel Fahr und Noth sich als Hort rhätischer Rechte und Freiheiten bewäh- ren sollte. Davos wurde Sitz des Bundes und gab dem- selben den Landammann. Im Jabre 1477 kam Davos mit andern rhätischen Thalschaften durch Kauf an das Haus Oesterreich. Man widerstrebte anfänglich der Huldigung und liess sich erst dazu herbei, nachdem die bisherigen Rechte bestätigt und überdies Zollbefreiun& bewilligt worden war. Die österreichischen Erzherzöge gaben dem Berg- bau, der schon früher in der Landschaft betrieben wor- den war, grössere Ausdehnung. Im 16. Jahrhundert wurde in 34 Gruben nach Eisen, Kupfer, Blei und Silber gegraben. Welche Bedeutung damals der Berg- bau in Davos erlangt hatte, geht schon daraus hervor, dass am Ende des 16. Jahrhunderts der Bergrichter von Davos kaiserlicher Blutrichter und Einzieher des Lehenzinses in den rhätischen Besitzungen des Hauses Oesterreich war. Der Bergbau wurde auch später, allerdings mit zeitweiliger Unterbrechung und in geringerm Umfange, \ fortgesetzt; in Hoffnungsau am Eingang der Züge wurde 1848 das letzte Blei geschmolzen. Wer heute von dort aus den Spuren des alten Erzweges in der Zügen- schlucht folgt, der gelangt an schwindelnden Wänden vorüber zu einigen verfallenen Bergwerksgebäuden und einem in gewaltige Tiefe führenden Schacht, in welchem man noch Reste der alten Grubenzimmerung erblickt. Es muss in Davos zur Zeit der österreichischen Herrschaft grosse Rührigkeit und. bedeutender Wohl- stand geherrscht haben. Zahlreiche geadelte Familien, die Guler, die Beeli, die Buol, die Sprecher u. a., er- langten im In- und Auslande hohes Ansehen. Die Re- formation fand in Davos ohne Schwierigkeit Eingang. Erst zur Zeit des dreissigjährigen Krieges suchte Oesterreich die religiöse und politische Freiheit seiner rhätischen Besitzungen anzutasten, in der Absicht, sie enger mit sich zu verbinden und sich dadurch die wichtigen rhätischen Alpenpässe zu sichern. Der Wider- stand, den besonders Davos und Prättigau leisteten, führte zu dem unglücklichen Prättigauerkriege, in wel- ‘chem durch die siegreichen österreichischen Truppen die Landschaft geplündert, viele Häuser verbrannt und wehrlose Greise und Frauen niedergemacht wurden. In den Wirren dieser Zeit treten neben andern als Heldengestalten hervor die beiden Davoser Johannes ‘ Guler von Wyneck, der sich auch als rhätischer Chro- mist einen Namen gemacht hat, und Johannes von Sprecher. Als Geschichtsschreiber hat sich auch der Bruder dieses letztern, Fortunat von Sprecher, Ruhm erworben. Während. einer Reihe von Jahren wohnte damals in Davos der in neuester Zeit mehrfach poe- tisch verherrlichte Jürg Jenatsch, dem Rhätien die Be- freiung von den fremden Mächten, welche sich um seine Pässe stritten, zu verdanken hat. Die Kämpfe jener unglücklichen Zeit, in welcher zum Elend des Krieges noch das der Pest kam, endeten 1639 mit der Unterwerfung von Davos und Prättigau unter das Haus Oesterreich. Allein schon 10 Jahre später kauften sich diese Thäler, vom Zehngerichten- -bunde unterstützt. um die Summe von 76,000 Gulden von Oesterreich los. In der Zwischenzeit aber hatte Davos infolge von Parteiwirren innerhalb des Bundes einen Theil seiner Vorrechte verloren. Es blieb zwar Bundessitz, aber der Bundeslandammann brauchte fort- an nicht mehr ein Davoser zu sein. Die darauf folgende Zeit war für Davos ohne Zweifel eine Zeit des Nieder- gangs. Trotzdem hat die Landschaft und haben edle Geschlechter derselben ein gewisses Ansehen in rhäti- schen Landen stets behauptet. Nach wie vor findet man Davoser als Gesandte der drei Bünde an aus- ländischen Höfen oder in hohen ausländischen Militär- stellen. Wenn man ihre alten ländlichen Häuser in Davos sieht und daneben die Rolle hält, welche diese Männer an europäischen Höfen spielten, so empfindet man es als eine Schwierigkeit, sich eine Vorstellung von ihrer Lebensweise zu machen. -und nicht minder schwierig wird es sein. ein getreues Bild jener Zeit zu entwerfen, wo im Rathhaus zu Davos der venetianische, französische und spanische Gesandte ein- und ausgingen und die wohlweisen und fürsichtigen Herren von Davos erwogen, wie weit dem einen oder dem anderen entgegen- zukommen sei. Den Eindruck gewinnt man schon bei oberflächlicher Betrachtung der Geschichte, dass Davos eine sehr bedeutende Vergangenheit babe, und dass es den Lenkern des kleinen Staatswesens an Entschlossen- heit und Thatkraft sowie an diplomatischer Schulung richt gefehlt haben könne. Von der Kraft und dem Selbstgefühl der Bevölkerung dieses Thales gibt schon ‘4 ER ROTA A N der Kirchthurm von Davos-Platz Zeugniss, dessen Bau im 16. Jahrhundert begonnen und im 17. vollendet wurde, und der in Graubünden der höchste und statt- lichste ist. Die Zeit, wo Davos in der europäischen Politik eine Rolle gespielt hatte, war längst vorüber; ein schlichtes Bauernvolk, das um die übrige Welt sich wenig kümmerte, friedlich seiner Arbeit nachging und an den Erinnerungen seiner Vergangenheit sich freute, bewohnte das weltabgeschiedene Hochthal, als vor 25 Jahren unerwartet eine neue Zeit hereinbrach. Der damalige Landschaftsarzt, Dr. Spengler, den die Stürme der Jahre 1548 und 1849 aus seiner deutschen Heimat nach Davos geführt hatten, machte in langjähriger Praxis die Beobachtung, dass die Schwindsucht in Davos so gut wie gar nicht vorkam, und dass ausgewanderte Davoser, welche schwindsüchtig in das Heimatthal zu- rückkehrten, hier in verhältnissmässig kurzer Zeit ge- nasen. Als er diese Thatsachen in einer medieinischen Zeitschrift veröffentlichte, kamen bald einzelne Kranke hierher. Im Februar 1865 trafen die ersten Winter- eäste, Dr. Unger und Buchhändler Hugo Richter, in Davos ein, und da sie und andere ausgezeichnete Er- folge erzielten, vereinigten sich die beiden Aerzte zur Gründung des Curortes. Die heilbringenden Wirkungen des Sommers fanden bald Anerkennung, während der Gedanke, Lungen- leidende den Einflüssen des Hochgebirgswinters auszu- setzen, noch lange Zeit als etwas Ungeheuerliches, ja als gerichtlicher Bestrafung würdige Charlatanerie be- trachtet wurde. Allein die Erfolge redeten zu deutlich; jeder Curgast, der geheilt oder gebessert von Davos zurückkehrte, machte für den jungen Curort Propa- ganda; die lange belächelte Hochgebirgstherapie fand in Deutschland, dann auch anderwärts, besonders in England, Anerkennung. Die Zahl der Gäste mehrte sich, und rührige Hände verbesserten die primitiven Ein- richtungen der ersten Zeit. Wurde auch das Haus, in dem wir heute versammelt sind, im Winter 1872 ein Raub der Flammen, es erhob sich, dank der Energie seines Leiters, bald wieder, gròsser und schöner als vorher, und wo bisher ein grüner Wiesenplan sich aus- gebreitet hatte, da entstand ein stattliches Gebäude um das andere, und was Davos heuer ist, davon mögen | Sie sich selbst überzeugen. Für sanitarische Einrichtungen haben sowohl Pri- vate als die Gesammtheit grosse Opfer gebracht. Man hatte dabei mit vielen Schwieriekeiten zu kämpfen; manche Einrichtungen, die im Tieflande sich seit Jahren bewährt hatten, erwiesen sich für das Hochgebirgselima als ungeeignet und mussten wieder beseitigt werden. So ist z. B. für Heiz- und Ventilationseinrichtungen viel Lehrgeld bezahlt worden. Auch die Wasserleitungen haben im Anfang manchen Verdruss bereitet. Im Winter froren sie immer wieder ein: erst als einige 6—8 Kilometer lange Leitungen aus-den Seiterthälern Quellwasser in reichster Fülle herbeiführten, wurde es besser. Eine der werthvollsten Schöpfungen an unserem Curorte ist seine einheitliche Drainirung, vermittelst welcher alle Unreinigkeiten aus den Häusern sofort ins Landwasser abgeführt werden. In neuester Zeit ist auch eine Desfnfectionswaschanstalt mit einem vom deutschen Reichsgesundheitsamt empfohlenen Apparat errichtet worden, die unter der Controlle zweier Aerzte steht. Unsere Herren Aerzte und Ingenieure werden Sie in diesen Tagen einladen, von den wichtigsten Ein- richtungen unseres Curortes Kenntniss zu nehmen, ich unterlasse deshalb, auf Einzelheiten weiter einzugehen. Nur auf einige Anstalten an unserem Curorte möchte ich noch kurz hinweisen, auf das Diakonissen- haus und unsere Schulsanatorien. Die evangelische - Curgemeinde hat seit 20 Jahren durch Diakonissen am Curort Krankenpflege üben .lassen. Vor acht Jahren hat sie auf Anregung ihres Präsidenten, des Herrn Dr. Spengler, Vater, ein Haus gebaut, das einerseits den Schwestern, welche in den Häusern des Curortes Kranke verpflesen, Wohnung gewährt, andererseits Schwer- kranken, welche besonderer ärztlicher Pflege oder Ueber- wachung bedürfen, ein ruhiges Asyl ‚bietet. Bei diesem Anlass sei erwähnt, dass von sämmtlichen Diakonissen, welche in Davos während 20 Jahren Krankenpflege ge- übt haben, auch nicht eine an Tuberkulose erkrankt ist. Ebenso wenig habe ich je in Erfahrung bringen können, dass ein Zimmermädehen in Davos tuberkulös seworden wäre. Eine andere Anstalt. auf welche ich Sie hinweisen möchte, ist das vor 13 Jahren durch einen deutschen Schulmann, Hofrath Perthes, gegründete, jetzt von Herrn Direktor Mühlhäusser geleitete Schulsanatorium Fride- ricianum, das sich zur Aufgabe setzt, jungen Leuten, deren Gesundheitszustand einen Aufenthalt im Hochge- bivge wünschenswerth macht, die Fortsetzung ihrer Studien unter guter Aufsicht zu ermöglichen und zu- oleich ihrer Gesundheit zu leben. Die Anstalt bietet in zwei Gebäuden Raum für ungefähr 25 interne Zöglinge; ihre Schule, in welcher vollständiger Gymnasialunter- richt ertheilt wird, wird auch von 30 Externen besucht. Um den Genuss frischer Luft nicht zu beeinträchtigen, wird der Unterricht im Winter grôsstentheils in der Zeit vor Sonnenaufgang und nach Sonnenuntergang, d.h. von 7—10 und von 4—6 Uhr ertheilt. Die Stunden- zahl ist auf zwei Drittel bis drei Viertel der sonst üb- 06 À lichen bemessen, bei keinem Schüler beträgt sie über 24. Wenn Sie hinzunehmen, dass man in Davos nieht mit gesunden, sondern mit sehwächlichen oder kranken Schülern zu rechnen hat, und dass viele von ihnen nicht am Beginn, sondern im Laufe des Schuljahres, oft recht spät, eintreten, so werden Sie begreifen, dass die Auf- gabe keine leichte ist. Dennoch kann das Fridericianum sich rühmen, dass alle seine Schüler, wenn sie in die Heimath zurückkehrten, ohne eine einzige Ausnahme sich über die für ihre Alterselasse geforderten Kennt- nisse ausweisen konnten, und dass alle, die sich auf das Abiturientenexamen vorbereiteten, dasselbe mit Erfole, sei es in Deutschland, sei es in der Schweiz, bestanden haben. Das Fridericianum erreicht dieses Resultat dadurch, dass es der Vielfächerei den Krieg erklärt. den Unter- richt in einem Fach demjenigen in andern dienstbar macht, den Lehrern mehr Hausaufgaben zutheilt, als den Schülern, und mehr auf Verständniss als auf Viel- wissen hinarbeitet, wobei ihm allerdings die verhältniss- mässig kleine Schülerzahl der einzelnen Classen sehr zu statten kommt. Dass die Cur bei solehem Unter- richt nicht Schaden leidet, werden Ihnen unsere Aerzte bezeugen. Das Fridericianum hat, wie die unter ärzt- licher Mitwirkung geschriebenen ‚Jahresberichte ergeben, im Gegentheil sehr schöne Curerfolge aufzuweisen. Seit einer langen Reihe von Jahren besteht auch eine von den Damen Dickes nach denselben Grundsätzen geleitete Anstalt für Mädchen, die nicht minder günstige Resul- tate erzielt hat. Es leisten diese Davoser Schulsana- torien, wie ich glaube, einen nicht unwesentlichen Bei- trag zu der Lösung der Schulreformfrage; sie können uns zeigen, unter welehen Bedingungen eine Herabsetzung | (iS) I | der Unterrichtszeit und eine gleichmässige körperliche und geistige Ausbildung möglich ist. Dass an einem Curorte wie Davos, wo der Curgast im günstigsten Fall Monate, zuweilen sogar Jahre zu- bringt, das Leben sich in mancher Hinsicht anders ge- staltet als an Curorten, wo er nur Wochen verweilt, versteht sich von selbst. Das Bedürfniss geistiger An- resung und regelmässiger Beschäftigung lässt sich auf die Länge nicht unterdrücken. Man ist bemüht, dem- selben möglichst eutgegenzukommen. In mehreren Hotels finden Sie z. B. umfangreiche wissenschaftliche Bibliotheken, ebenso stellt das Fridericianum seine wissenschaftliche Bibliothek den Curgästen zur Verfügung. Die Engländer haben vor einigen Jahren sich eine eigene Bibliothek geschaffen, die ausserordentlich stark benützt wird, und eine englische litterarische Gesellschaft hält alle vierzehn Tage Vorträge. Auch die Vorträge der Section Davos des S. A.C. werden häufig von Curgästen besucht. Es bestehen und bilden sich jedes Jahr in der Curgesellschaft eine Anzahl Vereinigungen, welche künst- lerischen, litterarischen oder verwandten Bestrebungen huldigen, und es ist nur zu bedauern, dass noch immer viele Curgäste sich einbilden, ohne derartige Beschäfti- gung auszukommen, und mit Essen, Spazieren, Zeitungs- lesen und Billardspielen ihre Zeit auszufüllen und dabei Menschen bleiben zu können. Dürfte ich an die Herren Aerzte, welche Kranke nach Davos schicken, eine Bitte richten, so wäre es die: Machen Sie Ihre Patienten, besonders wenn es junge Leute sind, darauf aufmerksam, dass sie irgend eine regelmässige Beschäftigung, die einer Arbeit gleich steht, sich suchen müssen. Der Ge- sundheitszustand wird das in der Regel nach kurzem Aufenthalt erlauben, und die Cur wird dadurch, wie die PETTO GNA Erfolge in unsern Schulsanatorien zeigen, nicht im Min- desten beeinträchtigt werden. Viele ehemalige Curgäste haben sich dauernd in Davos niedergelassen. Sie lieben es, ihr Davos einem Eiland zu vergleichen, an dem sie gestrandet sind, und auf dem sie, wie weiland Robinson, sich haben einrichten müssen, weil ihnen die Rückkehr in die Heimat versagt ist. Den meisten ist dies auch gelungen. Während sie im Tiefland entweder bald zu Grunde gegangen oder nie arbeitsfihig geworden wären, haben sie hier eine erspriessliche Thätigkeit gefunden. Und sie haben Davos lieb gewonnen, es ist ihnen zur zweiten Heimat gewor- den, aus der sie zum Erstaunen Vieler nicht wegbegehren. Davos ist zwar eine kleine Welt, aber wer an sie ge- bunden ist, sei es durch Geburt, sei es durch zwingende äussere Verhältnisse, der wird sich bald auch innerlich an sie gebunden fühlen, und es wird in ihm der Wunsch erwachen, an seinem Theil mitzuhelfen, dass diese kleine Welt etwas bedeute. Die alten Davoser waren von jeher stolz auf ihr Davos, und uns Neueingewan- derten geht es wie ihnen: wir möchten auf unser Davos auch stolz sein können. _ Weil wir unser Davos lieb haben, geben wir uns der Hofinung hin, dass es auch Ihnen, meine Herren, in unserm Thale auf einige Zeit gefallen werde. Wir freuen uns, Ihren Verhandlungen zu folgen, und wün- schen, dass sie zur Förderung der Wissenschaft einen namhaften Beitrag leisten mögen. Wir möchten aber zugleich hoffen, dass Ihnen etwas Zeit übrig bleibe, auch dem ihre Aufmerksamkeit zu schenken, was am Curort Davos während 25 Jahren geschaffen worden ist. Damit erkläre ich ‘die 73. Jahresversammiung der schweizerischen naturforschenden Gesellschaft für er- öffnet. bi ft KUH, ler N 1 NAN RE (CA L'EAU I pui 4 5 N À Pa ‘ ns HGO DI i 2 x L [ Và \ 1 / à PACE JE Sitzung der vorberathenden Commission. Sonntag, den 17. August 1890, Abends 6 Uhr im blauen Saat des Curhauses Davos. Anwesende: A. Jahresvorstand: Herr Pfarrer J. Hauri, Präsident. =. Dei med. A. Spengler, Vice-Präsident. F. Im Hof, Secretàr. Drur J. Bausch, Secretär. B. Central-Comite. Herr Prot. Dr. Th. Studer, Bern, Präsident. „ Oberforstinspector J. Coaz, Bern, Vice-Präsident. 0. Frühere Präsidenten und Delegirte der kantonalen Gesellschaften. Aargau: Herr H. Fischer-Sigwart, Pharma- zeut, Zofingen. Basel: Herr Dr. Hagenbach-Bischoff, Professor. „ Dr. A. Riggenbach, Professor. „ Dr. C. Schmidt, Professor. CO N Bern: Herr Dr. E. Brückner, Professor. „DE B Rischer: Freiburg: » M. Musy, Professor. Genf: , M. Micheli. Dr phil. HIS ariano - Graubùnden:- ,, Dr. Bosshard, Professor. » Dr. med. Lorenz. Luzern: (Dr. Schuhmacher Kopp) Kantonschemiker. ; Waadt: „ Dr. F. A. Forel, Professor. „. Dr. Renevier, Professor. Wallis: CSO. Wollt. ©Protesson: Zürich: „Dr. A..Heim;, Professor „. Dr. €. Schröter, Professor. Verhandlungen. 1) Der Jahrespräsident eröffnet nach kurzen Begrüs- sungsworten die Sitzung. 2) Der Präsident legt die Liste der zur Aufnahme in die schweizerische naturforschende Gesellschaft angemeldeten Candidaten vor, deren Zahl 34 be- trägt. Die Versammlung beschliesst, sämmtliche Candidaten zur Aufnahme zu empfehlen. 3) Als Ehrenmitglieder werden vom Central-Comité vorgeschlagen: - a) Herr Prof. ©. Struve, Excellenz, ehemaliger Director der Sternwarte von Pulkowa. b) Herr Prof. Dr. S. Schwendener, Berlin. c) S. A. S. Le Prince Albert I de Monaco. d) Mr. le baron Jules de Guerne, president de la société zoologique de France. Auch diese Vorschläge werden sämmtlich zur An- nahme empfohlen. > 5) 7) 06) DI. Als nächstjähriger Festort wird vom Central-Comité Freiburg und als Jahrespräsident Herr Prof. M. Musy in Freiburg vorgeschlagen. Diese Vorschläge werden mit Beifall auf- und angenommen. Es gelangt zur Verlesung der Rechnungsbericht des abwesenden Quästors, Herrn Dr. Custer. Die. ‚Jahresrechnung ist vom Central-Comite und Jahres- vorstand geprüft worden und wird zur Annahme empfohlen. Der Bericht wird genehmigt und bestens verdankt. Der Präsident des Central - Comites verliest den Jahresbericht pro 1889/90. Derselbe wird geneh- migt und verdankt. Die Berichte der einzelnen Commissionen werden nicht vollständig verlesen, sondern die Vertreter derselben ersucht, in Kürze den Inhalt anzugeben und namentlich die beregten Anträge vorzubringen und zu begründen. So werden folgende Anträge gestellt und nach einander behandelt: a) Der Bibliothekar verlangt in seinem Bericht einen Credit von Fr. 1200. — jährlich für zwei Jahre, was einstimmig zur Annahme empfohlen wird. | b) Die Denkschriften-Commission beantragt, man möge ihr einen unbestimmten Credit — derselbe wird auf ca. Fr. 2000 berechnet — ertheilen, und dieser Antrag wird vom Central-Comité un- terstùtzt.. Die vorberathende Commission stimmt diesem Vorschlage mit grossem Mehr zu. e) Das Central-Präsidium tbeilt die letztjährige Preisfrage mit, für deren Lösung aus dem Er- trag der Schläflistiftung Fr. 400 bestimmt sind. Es ist eine einzige Arbeit eingegangen, die von 3 d) D f Vea Fachleuten geprüft wurde. Das Gutachten wird zur Annahme empfohlen. Das Central-Comité beantragt, die Versammlung möge beschliessen. es sei die Weiterführung der Beobachtung am Rhonegletscher in den näch- sten drei Jahren von der schweizerischen natur- torschenden Gesellschaft zu unterstützen, und es möge dieselbe zu diesem Zwecke dem Gletscher- collegium für das nächste Jahr einen vorläufigen Credit von Fr. 1000 bewilligen. Dieser Antrag wird angenommen mit dem Zusatze, das Gletscher- collegium möge dem Central-Comité bei der nächsten Jahres-Versammlung Bericht über seine Thätigkeit erstatten. Ein weiterer Vorschlag, Fr. 2400 für Ankauf der Roth’schen Sammlung von Fossilien aus den Pampas zu bewilligen, wird nach kurzer Discus- sion einstimmig angenommen. Das Central-Comité beantragt. der Commission zur Herstellung einer Bibliographie für schwei- zerische Landeskunde einen Credit von Fr. 200 zu gewähren. Die vorberathende Commission er- klärt ihre Zustimmung. Auf Anregung des Herrn Dr. Früh in Trogen stellt das Central-Comite den Antrag, es sei eine Commission zur Erforschung der schweizerischen Torfmoore zu ernennen und derselben ein Cre- dit von Fr. 200 für Erstellung von Fragebogen und die nöthige Correspondenz zu bewilligen. Die vorberathende Commission beschliesst, diesen Antrag der Gesellschaft zur Annahme zu em- pfehlen. Als Commissionsmitglieder werden vor- geschlagen die Herren Dr. Früh in Trogen und Prof. Schröter in Zürich, mit dem Auftrag, dem Central-Comité weitere Vorschläge für die Ergänzung der Commission zu machen. h) Der Central-Präsident macht der Versammlung : Mittheilung über eine von Herrn Dr. Kaiser in Tor am Sinai gegründete Station für wissenschaft- liche Forschungen, von welchen die Versamm- lung mit Interesse Kenntniss nimmt. 1) Das Central-Comité beantragt, auf Grund einer Anregung der botanischen (resellschatt, die schwei- zerische naturforschende Gesellschaft möge die botanische Gesellschaft beauftragen, die nöthigen Schritte zur Sicherung cefährdeter Standorte seltener Pflanzen zu thun, und hiefür einen Cre- dit von Fr. 100 bewiiligen. Die Versammlung beschliesst, diesen Antrag zur Annahme zu em- pfehlen. s) Schliesslich wird vom Central-Comité mitgetheilt, dass die Società ticinese delle scienze naturali und die société Murithienne als kantonale Sektionen der schweizerischen naturforschenden Gesellschaft beizutreten wünschen. Von dieser Mittheilune wird mit Genugthuung Notiz genommen. Schluss der Sitzung um !/9 Uhr. DI: Erste allgemeine Sitzung. Montag, den 18. August 1890, Vormittags 8 Uhr. 1) 2) DI = im Réunionssaale des Conversationshauses. Auf Vorschlag des Central-Präsidenten, Herrn Prof. Studer in Bern, werden zunächst die Mitglieder des Jahresvorstandes, Herr Pfarrer J. Hauri, Herr F. Im Hof und Herr Dr. jur. J. Bätschi durch Akklamation als Mitglieder in die schweizerische naturforschende Gesellschaft aufgenommen. Der Jahrespräsident, ‘Herr Pfarrer J. Hauri, er- öffnet hierauf die Sitzung durch eine gediegene Begrüssungsrede, in welcher er die Anwesenden mit der Landschaft Davos, ihrer Natur und Ge- schichte, sowie mit der Entstehung und den Ver- hältnissen des Curortes bekannt macht. Der äusserst interessante und fesselnde Vortrag wird mit leb- haftem Beifall aufgenommen. Der Jahrespräsident theilt die Geschäftsordnung mit und es gelangen nach einander zur Verlesung: a) Der Bericht des Central-Comités pro 1889/90. durch Herrn Prof. Studer. Derselbe wird ge- nehmigt und verdankt. b) Der Central-Präsident verliest den Bericht des abwesenden Quästors, sowie die Jahresrechnung und die Rechnung der Schäflistiftung. Dieselben : werden x È 1e, f VERSO FER, x NR è RE], NL MA TRE TERRA (dui Ù VARI TAO VI ; a £ RAA Ces 4 à ROULENT MES ( "i È pi MILIARE TIVI È DI Cl; si ni { LEHRE ? 4 ; \ Dr È ti 7] La ’ / x i à / Si } N f oi ex B 1 | | x Li + re - 1 + M = fi O d i . Berichte | è | I #. Ri K * x Le NES f x Fr « N ait D LE LR (AS En ni a do Jahresbericht des Central-Comités der Schweizerischen Naturforschenden (Gesellschaft. Hochgeehrte Herren! Das verflossene Jahr brachte ausser den laufendeis Geschäften der Gesellschaft noch eine Reihe neuer An- regungen, deren Berathung das C. Com. beschäftigte. Es konnten diese theils sogleich erledigt werden, theils sollen sie Ihnen hier zu weiterer Berathung und Ent- scheid vorgelegt werden: Da die eventuell günstigen Beschlüsse der Gesellschaft unsere Casse ziemlich in Anspruch nehmen werden, so mögen zunächst einige Bemerkungen über unsere Finanzlage hier Platz finden. Wie Sie aus der Rechnungsablage unseres Quästors, Herrn Dr. Custer, ersehen, ist der Cassabestand der Gesellschaft ein ungemein günstiger, indem ein verfüg- barer Saldo von Fr. 7353.96 Cts. besteht. Es rührt dieser zum Theil daher, dass für Druck der Denk- schriften keine Ausgaben gemacht wurden; wie Sie aber aus dem Bericht des Präsidenten der Denkschriften- eommission ersehen werden, sind solche für das nächste Jahr in erhöhtem Masse in Aussicht zu nehmen: immer- hin darf die Gesellschaft. nach dem Bericht unseres N Quästors, den vermehrten Ausgaben, welche in den nächsten Jahren nach verschiedenen Richtungen bevor- stehen, ruhig entgegensehen. In Ausführung der Beschlüsse der letztjährigen Ver- sammlung in Davos wurden zunächst die neugewählten Commissionen ersucht, ihre Bureaux neu zu bestellen und es haben uns die Präsidenten von der Zusammen- setzung derselben Mittheilung gemacht. Durchgängig sind die früheren Bureaux bestätigt worden. Von Ver- änderungen im Personalbestand der Commissionen sind zu erwähnen, die Wahl von Herrn Professor Dr. Zschokke in Basel als Mitglied der limnologischen Commission. Ueber den Verlauf der Arbeiten der Commissionen werden Ihnen die Präsidialberichte nähere Auskunft geben. Wir sehen uns hier veranlasst unter dankbarer Anerkennung ihrer Thätigkeit, die Erkennung der neuen Credite für dieselben zu befürworten. Kin erhöhter Credit, der einstweilen nicht bestimmt zu fixiren wäre, muss für die Denkschriftencommission in Aussicht ge- nommen werden in Anbetracht der grossen Druckaus- lagen, welche für das nächste Jahr bevorstehen, ebenso möchte das Comité beantragen, den Credit für die Bi- bliothek, deren Verwaltung bei raschem Anwachsen des Materials immer schwieriger wird, auf 1200 Fr. fest- zusetzen. Für die vom eidgen. Departement des Innern sub- ventionirten Commissionen wurden auch in diesem Jahre vom hohen Bundesrathe Credite bewilligt und zwar der geodätischen Commission Fr. 15,000, der geologischen Commission Fr. 10,000, der Denkschriftencommission Fr. 2000. Wir haben auch für das nächste Jahr die Sub- ventionen im gleichen Betrage unter näherer Motivirung nachgesucht und zweifeln nicht, dass bei dem Wohl- wollen, welches die hohen Behörden unsern Bestrebun- | | gen in so verdankenswerther Weise entgegenbringen. dem Gesuche auch diesmal entsprochen werden wird. Bei der letzten Jahresversammlung beauftragte die Ge- sellschaft des C. Com. ihrem langjährigen und auf- opfernden Bibliothekar, Herrn R. Koch, ein würdiges Geschenk als Zeichen ihrer Anerkennung zu überreichen. Dasselbe wurde in Form des illustrirten Prachtwerkes über die Gallerie des Grafen von Schack mit einer kalligraphisch ausgeführten Widmung Herrn Koch vom Comite Anfangs Januar übergeben. Bezüglich der Er- . werbung des Reliefs von Ingenieur Simon wurden wei- tere Unterhandlungen in Gemeinschaft mit dem Chet des eidgen. topographischen Bureaus geführt, ohne dass bis jetzt dieselben zu einem Abschluss gekommen sind. Einer Anregung des eidgen. Departements für In- dustrie und Landwirthschaft entsprechend, wurden au die Sectionen der S. Gesellschaft Circulare versandt, worin dieselben gebeten wurden, ihre noch verfügbaren Druckschriften der Universität Toronto in Canada, welche durch ein Brandunglück ihre werthvolle Bibliothek ein- gebüsst hatte, durch Vermittlung des eidgen. Departe- ments für Industrie und Landwirthschaft zusenden zu wollen; die Bibliothek der Gesellschaft entsprach durch. Abgabe der Verhandlungen und Denkschriften, soweit dieselben verfügbar waren. Nachdem sich Davos in so verdankenswerther Weise bereit erklärt hatte, die naturforschende Gesellschaft für dieses Jahr bei sich aufzunehmen und hervor- ragende Männer die Leitung der Versammlung bereit- willigst übernommen hatten, beschäftigte sich das Central-Comité mit der Wahl des Versammlungsortes für 1891. Die Section Freiburg erklärte sich auf unsere An- frage bereit, die Gesellschaft das nächste Jahr zu em- pfangen unter Leitung ihres bewährten Präsidenten, Herrn Professor Musy. Zwei neue Sectionen sind unserer Gesellschaft bei- getreten. Die botanische Gesellschaft, unter dem Prä- sidium von Dr. Christ in Basel, letztes Jahr in Lugano begründet, erklärte ihren Beitritt, ferner constituirte sich in Lugano eine Società ticinese delle Science naturali unter dem Präsidium von Prof. Ferri, welche eben- falls unter Finsendung ihrer Statuten sich zum Beitritt zu der S. Gesellschaft meldete. Ferner die Société mu- rithienne, Société d’hist. naturelle du Canton du Valais, unter Präsidium von Herrn Prof. Wolff in Sitten. - Mit Freuden dürfen wir diesen werthvollen Zuwachs zu unserer Gesellschaft begrüssen. An der Feier des 100-jährigen Bestehens der phy- sicalisch - öconomischen Gesellschaft in Königsberg, zu welcher eine Einladung an die Gesellschaft erging, hat unser Ehrenmitglied, Herr Professor Lichtheim, unsere Glückwünsche dargebracht. Wir haben Ihnen noch Mittheilung zu machen von einem Legat an unsere Gesellschaft, das, zwar noch nicht realisirbar und rechtskräftig, doch ein ehrendes Andenken einem Manne sichert, der seinem Interesse für die Naturwissenschaft und ihre Vertreter in hoch- berziger Weise Ausdruck gab. Herr Rudolf Gribi in Unterseen sprach in seinem uns officiell von den Behörden in Unterseen mitgetheilten Testament *) den Wunsch aus, es möch- ten seine Erbinnen nach ihrem Ableben der Schweiz. Naturf. Gesellschaft einen Betrag von wenigstens Fr. 25,000 zum Vermächtniss ausrichten. *) Wortlaut am Schluss des Berichtes. — no Folgende Angelegenheiten, welche Ihnen das Cen- tral-Comité nach reiflicher Berathung in empfehlendem Sinne unterbreitet, mögen nun hier ihre Stelle finden. 1. Subvention der Untersuchung des Rhonegletschers. Wie Ihnen bekannt ist, hat der Schweizer Alpenelub seit 13 Jahren unter grossen Opfern eine Untersuchung des Rhonegletschers geführt, welche unter Leitung einer besonderen Commission, deren Präsident Professor Dr. Rütimeyer, und unter thätiger Betheiligung des Eidgen. topographischen Bureaus die wichtigsten Resultate über den Gang der Gletscherbewegung zu Tage gefördert hat. Die finanzielle Unterstützung des Unternehmens durch den S. Alpenelub hörte laut Beschluss dieser Gesellschaft mit diesem Jahre auf und es sah sich so- mit die Gletschercommission vor der Alternative, ent- weder die weitern Arbeiten aufzugeben, oder in weitern Kreisen sich nach finanziellen Hülfsmitteln zur Weiter- führung der Arbeiten umzusehen. Es erschien um so dringender, die Arbeit fortzusetzen, als nach langem Rückzuge gerade jetzt der Gletscher wieder in Stadium des Vorrückens zu treten scheint, dessen Ver- folgung vom wissenschaftlichen Standpunkte aus von höchster Bedeutung sein muss. In Würdigung des In- teresses, welches gerade die naturforschende Gesell- schaft an der Rhonegletscheruntersuchung haben musste, wandte sich daher die Gletschercommission an das C.- Comite unserer Gesellschaft und lud die Mitglieder des- selben ein, an einer in Bern stattfindenden Sitzung der Commission theilzunehmen. Das Comite glaubte in Hin- sicht auf die wissenschaftliche Bedeutung der Arbeit, seine Unterstützung zusagen zu dürfen und verpflichtete sich in der Ueberzeugung, dass die S. N. Gesellschaft ihm ihre Zustimmung nicht versagen werde, einen nam- haften Beitrag zu den Kosten bei der Jahresversamm- lung zu beantragen. Die nothwendige Subvention be- trägt Fr. 2000 auf 3 Jahre. Von diesen hat die geo- logische Commission 600 Fr. aus ihren Mitteln über- nommen, 400 Fr. trägt das eidgen. topographische Bu- reau, welches seinen Ingenieur. Herrn Held, mit den : Arbeiten betraut hat, die Schweizer. Naturf. Gesellschaft wird nicht anstehen, die noch restirende Summe von Fr. 1000 zu bewilligen und damit beizutragen, ein mo- numentales Werk, die Monographie eines (xletschers, vollenden zu helfen. 2. Erwerbung einer Sammlung fossiler Knochen aus der Pampasformation von Argentinien. Unser Lands- mann, Herr St. Jago Roth, rühmlichst bekannt durch seine Arbeiten über den Pampaslæss Südamerikas, brachte seine reichen Sammlungen von Knochenresten der fossilen Thiere Argentiniens, z. T. vollständige Sce- lette nach der Schweiz, mit dem Wunsche, dieselben einem Museum seines Vaterlandes zur Zierde gereichen zu lassen. Zu einem relativ niedrigen Preis wurde dabeı die Sammlung speciell den vaterländischen Museen ange- boten. Es wurden nun von der Leitung des Museums des eidgen. Polytechnieums, als unserer einzigen eidgen. Sammlung Anstrengungen gemacht, diese Schätze der Schweiz zu erhalten und eine Subscription in der ganzen Schweiz eröffnet, um die nöthigen Geldmittel aufzu- bringen. Es glaubt das Central-Comité, dass die Schw. Naturf. Gesellschaft an dieser Subscription mit einer Summe sich betheiligen dürfte, und es stellt Ihnen da- her dasselbe den Antrag, unterstützt vom Quästor der Gesellschaft, es möchte das Schallersche Legat im Be- trag von Franken 2,400 zu diesem Zwecke verwendet werden. 3. Wie Ihnen bekannt, erging von der geographi- a n schen Gesellschaft in Bern an alle wissenschaftlichen Vereinigungen der Schweiz die Anregung zur Herstel- lung einer Bibliographie für schweizerische Landeskunde. Dieselbe wurde an der letzten Jahresversammlung in Lugano günstig aufgenommen und als Delegirter für die demnächst stattfindende Versammlung aller Interes- senten Herr Prof. Dr. Lang in Solothurn ernannt. Die Delegirtenversammlung führte zu einer be- stiminten Organisation des Unternehmens, es wurde der Grundplan des Werkes festgestellt und ein Comite zur Ausführung. des Ganzen gewählt. Dieses betraute mit der speziellen Leitung einen Ausschuss unter dem Prä- sidium von Herrn Dr. Guillaume, Director des eidg. statist. Bureau, welchem die Herren Professoren Dr. Brückner und Dr. Graf zur Seite stehen. Ueber die bisherige Thätigkeit des Ausschusses liegt Ihnen ein ausführlicher Bericht vor. Eine einmalige Subvention von Fr. 200 zu den Kosten, welche die Vorarbeiten des Unternehmens auf sich ziehen, glaubt das C.-Com. be- fürworten zu sollen. Das motivirte Gesuch wird Ihnen im Verlauf vorgelegt werden. Eine Anregung zur Ernennung einer. Commission zur Erforschung der Torfmoore der Schweiz wird Ihnen Herr Dr. Früh vorbringen zugleich mit dem Ansuchen um einen Credit von Fr. 200 zur Organisirung der Ar- beiten. Endlich haben wir Ihnen noch Mittheilung über eine Unternehmung von Herrn Dr. Kaiser zu machen, welcher beabsichtigt, in Tor auf der Sinaihalbinsel eine wissenschaftliche Station für gelehrte Forscher zu er- richten. Der Plan, der Ihnen in einem ausführlichen Bericht von Herrn Dr. Kaiser vorliegt, dürfte den Bei- fall wissenschaftlicher Kreise finden, und wir dürfen ihm gewiss unsere moralische Unterstützung versichern. | 6 e E Zum Schlusse gestatten Sie uns noch derjenigen zu gedenken, welche der Tod unserer Gesellschaft ent- rissen hat. Mit Schmerz sehen wir auf die Liste her- vorragender Namen, die uns zur Ehre und zur Zierde gereichten und uns eine empfindliche Lücke hinterlassen: Es sind: Der geistreiche, liebenswürdige frühere Central- präsident, Herr Professor Louis Soret in Genf, welcher durch ein tückisches Leiden mitten aus seiner glänzen- den wissenschaftlichen Laufbahn gerissen wurde. Die Wissenschaft verliert in ihm einen der hervorragendsten Physiker, sein Vaterland eine seiner besten Kräfte. Genf betrauert noch einen seiner bedeutendsten Ge- lehrten, den Ehrenpräsidenten und langjährigen Leiter der geologischen Commission, Herrn Prof. Alphonse Favre; durch seine geologischen Arbeiten in Savoyen und dem Kanton Genf, sowie durch seine Gletscher- karte, wie nicht weniger durch seine langjährige Mit- arbeit in unserer geologischen Commission hoch ver- dient. Auch Basel trauert mit uns um den Tod zweier bedeutender Gelehrten. In kurzer Zeit sahen wir Dr. v. Gillieron und Professor Albrecht Müller nach einander scheiden. In Gillieron verliert die Geologie der Schweiz einen ihrer gewissenhaftesten und eründ- lichsten Arbeiter, die geologische Gesellschaft eines ihrer tüchtigsten Mitglieder. In Prof. Albrecht Müller: ist einer der ersten Bearbeiter unserer Landesaufnahme, ein trefflicher Kenner des Jura, dessen Arbeiten neuer- dings wieder zu Ehren gelangt sind, dahin gegangen. Die Universitàt Basel hat in ihm einen ausgezeichneten Lehrer. die Studirenden einen ältern Freund scheiden sehen. Auch von unseren Ehrenmitgliedern müssen wir einen der tüchtigsten missen, einen hervorragenden Ge- lehrten. einen der ersten Geologen Frankreichs nicht a lage IR nur, sondern auch einen warmen Freund unseres Lan- des und unserer Gesellschaft, deren Jahresversamm- lungen er regelmässig, wenn immer möglich, besuchte, und an deren Arbeiten er sich fleissig betheiligte, Hrn. Professor Edmond d’Hebert, membre de l’Institut. Das Andenken dieser Männer wird uns immer gegen- wärtig bleiben und ihr Beispiel rein wissenschaftlichen Strebens uns zur Richtschnur dienen. Namens des Central-Comité: Der Präsident: Dr. Th. Studer, Professor. Der Secretär : Dr. Edmund v. Fellenberg. 6% Ba da Auszug aus dem Testament des Herrn Rudolf Gribi wohnhaft gewesen zu Unterseen d. d. 19. April und 29. Juli 1889. Vom Einwohnergemeinderath von Unter- seen homologiert am 29. October 1889 und vom Re- gierungsstatthalter von Interlaken amtlich besiegelt am: 31. October 1889, für die Tit. Schweizerische Naturforschende Gesellschaft. in Bern. Anhang mit Wünschen ZU Testament und letztem Willen. Nach Errichtung vorstehenden Testamentes etc. „Ich wünsche, dass meine beiden Haupterbinnen da- für sorgen, dass nach ihrem Ableben die Schweizerische Naturforschende Gesellschaft von dem ihnen in vorste- hendem Testament vermachten Vermögen einst wenig- stens einen Betrag von 25,000 Fr. als Legat oder Ver- mächtniss erhalte. „ich bin ein grosser Freund der Natur, und die- jenigen, die sich Mühe geben sie zu erforschen und zu pflegen, sollen daher auch unterstützt werden. Ich lege daher meinen Haupterben diese Pflicht warm ans Herz, dafür zu sorgen, dass dieser Wunsch einst erfüllt werde, und sie haben mir dieses speziell beide durch ein feier- liches Versprechen zu versichern.‘ À Tia Für richtigen Auszug aus dem Testament des Herrn Rudolf Gribi, soweit solches die Schweizerische Natur- forschende Gesellschaft betrifft, testirt Unterseen, den 5. November 1889. Der Gemeindeschreiber : Jb. Imboden. marti Auszug aus der 62. Jahres- Einnahmen. Saldo vom 1. Juli 1889 (v. Ver- handlungen in Lugano pag. 79) Aufnahmsgebühren vou 47 (2 lebens- längliche) à Fr. 6. —. Jahresbeiträge pro 1888/89 da „ 1889/90 von 711 Mitgliedern 5 Bundesbeitrag für Denkschriften- Druck . Verkauf von Denkschriften und Ver- handlungen Zinsgutschrift der Central-Casse bei der a. aarg. Ersparniss-Casse . Zins des Stamm-Capitals bei der a. aarg. Ersparniss-Casse Zins von Obligationen des Stamm- Capitals Disconto auf neuen Obligationen (Bödeli-Bahn) A. Central- Fr | Cts. | |) | | 25 |65l 3555.18 934 05 44 |40 %49 dE b 65 E. .[Cts 5968 ;72 289 | 3580 |65 2000 | == 483 :50 525.18 PG rechnung 1889/90 Cassa. Ausgaben. Lea Jahresversammlung in Lugano . . | a 86 Bibliothek-Credit . . . . À DON EE | Geschenk für Herrn Ober-Bibliothe- fato e 0401 50 1601 50 PEnReChnMten =. 0 6 0. | 2623 | 90 Compte rendu (keine Verhandlungen!) | | und andere Drucksachen . . . OI Erdbeben-Commission . . . . . | 260 = Biiverser\ussaben . .. ... ... | DIS 40 esilio Saldo: | Guthaben bei d. allg. aarg. ia Mies dass. ll Guthaben bei d. an -Leih-Disconto- | | Cassero } SITE Baar beim Quastor . . . .. . . | 185 1761 7553: 96 | | | Bestand am 1. ni 1889 . Aversalzahlungen von 2 Mitgliederr Einnahmen Saldo am 1. Juli 1889 3eiträge der Central-Cassa Rückvergütungen . Passiv-Saldo am 30. Juni 1890 Unantastbares Fr. | Cts. el 300 ST —ei 9450 | — C. Bibliothek- 39 | 58 1200 | — 126 60 1362 18 34 09 1446 on "ri 2 Le) Stamm-Capital. Bestand in 30. Juni 1890: | 4 Gotthard Oblig. 4% à Fr. 1000 2 Centralb. Oblig. 4° à Fr. 1000 3 Bödelib. Oblig. 4°/ à Fr. 1000 Guthaben bei d. allg. aarg. Ersparniss-Casse Rechnung. Ausgaben Bücher-Anschaffungen und Ereänzungen. ne Arbeiten Lokal-Miethe Aushülfe : Porti, Frachten etc. 9450 Cts. Jahresbericht der geodätischen Commission für 1889/90. Die geodätische Commission hat sich am S. Juni 1890 vollzählig auf der Sternwarte in Neuenburg zu ihrer 33. Sitzung versammelt, -— die verschiedenen Be- richte ihres Präsidenten und ihrer Mitelieder über die Finanzlage und über die seit der vorhergehenden Sitzung am 14. Juli 1889 ausgeführten Arbeiten entgegen- genommen und discutirt, — die nunmehr an die Hand zu nehmenden Feld-, Rechnungs- und Druckarbeiten be- rathen, — und den einzureichenden Voransehlag für 1891 festgestellt. Was speciell die astronomisch-geodätischen Arbeiten anbelangt, so hat die Commission mit Vergnügen con- statirt. dass der von ihr angestellte Ingenieur, Hr. Dr. Messerschmitt, im Sommer und Herbst des Jahres 1889 theils die ihm aufgetragenen Nachmessungen auf Chau- mont absolviren, theils auf den zwei neuen Stationen Tête de Ran und Portalban; sowohl die zu ihrem An- schlusse an das Hauptnetz nöthigen Daten, als die zur Bestimmung von Polhöhe und Azimut wünschbaren ON Serien erhalten konnte, und nur die Pendelmessungen: an diesen zwei letztern Punkten in Folge einer an dem betreffenden Apparate bemerkten, nun bereits wieder- gehobenen Störung eine Revision verlangen dürften. Die Commission hat hierauf beschlossen, das in diesen: Serien für die Untersuchung der Lothstörungen im Me- ridiane der Neuenburger-Sternwarte vorliegende Material noch weiter zu vervollständigen, wofür im laufenden: Jahre 1890 die Berra, der Chasseral und ein Punkt in der Nähe von Payerne als Beobachtungsstationen dienen sollen, und es hat Herr Dr. Messerschmitt die Arbeiten. auf der Berra auch bereits begonnen. — Der Winter: 1889/90 wurde von dem eben Genannten theils dazu be-- nutzt, die Beobachtungen von 1889 zu berechnen, — theils den Druck der für Band V zurückgelegten Arbeiten im Tes- siner-Basisnetze, auf Gäbris und Simplon zu überwachen, — theils auch die aus der Vereinigung der drei Grund- linien folgenden definitiven Seitenlängen, sowie die geo- graphischen Coordinaten sämmtlicher Punkte zu ermit- teln, welche nun demnächst als Schluss von Band V gedruckt werden sollen. Die in den letzten Jahren von dem eidgen. topo- graphischen Bureau im Einverständnisse mit der Com-- mission geleiteten Anschluss-Nivellements haben eben- falls ihren guten Fortgaug genommen; dagegen wurde leider Herr Prof. Hirsch durch verschiedene Verumstän- dungen verhindert, den im vorigen Jahresberichte in. Aussicht gestellten Druck der beiden Schlusslieferungen des Hauptnivellements beginnen zu lassen, — hofft je- doch diese Arbeit nunmehr wirklich an die Hand neh- men zu können. Zürich, 1890 VII 26. Für die geodätische Commission : Rud. Wolf. Bericht der geologischen Commission für 1889/90. Beim Rückblick auf das verflossene Jahr gebietet «lie Pflicht der Pietät vorerst derjenigen Männer zu ge- denken, welche in diesem Zeitraume aus unserer Mitte geschieden sind, und die an der Erstellung der geolo- gischen Karte der Schweiz wesentlichen Antheil genom- men haben. Es sind dies die Herren Victor Gillieron, Dr. Albrecht Müller und Alphonse- Favre. Dem ersten ver- danken wir die Monographie des Mentsalvens mit den Freiburger Alpen und die geologische Beschreibung des Territoriums zwischen dem Neuenburgersee und deın Niesen. Der zweite hat die Reihe der Beiträge zur geologischen Karte der Schweiz mit einer geologisch illu- minirten Karte des Kantons Basel im Maassstab von 1:50,000 wahrer Grösse eröffnet und der letztere hat die frühere Ausdehnung der Gletscherreviere und Mo- ränen zur Diluvialzeit kartographisch illustrirt. Herr Alphonse Favre war seit Beginn der geologischen Com- ‘mission vom Jahre 1860 bis 1885 Secretär dieser Be- hörde und .in diesem Zeitraum von 25 Jahren wurde der grösste Theil der "geologischen Karte in’s Werk gesetzt. Nach dem Rücktritt von Professor Bernhard Studer übernahm Herr Alphonse Favre das Präsidium: der Commission bis zum Jahre 1888 und da er im vor- gerückten Alter von den anstrengenden Präsidialgeschäf- ten sich zurückzuziehen wünschte, bekleidete er das Amt eines Ehrenpräsidenten der Commission bis zu seinem Hinschied, den 11. Juli 1890. Es ist hier nicht der Ort. die grossen Verdienste des Verewigten um die Förde- rung schweizerischer Geologie zu schildern. Wir wollen. hier nur hervorheben, dass seine werthvollen Publi- cationen: Recherches geologiques dans les parties de- la Savoie, du Piemont et de la Suisse voisines du Mont- blane, ferner la Carte de l’extension des anciens gla- ciers du revers septentrional des Alpes suisses, seine Description géologique du canton de Genève, sowie les effets de refoulement ou écrasements latéraux en géo- logie ihm ein. bleibendes, ehrenvolles Andenken in den: Annalen der schweizerischen Geologie sichern werden. Im letztjährigen Berichte wurde mitgetheilt, dass- der hohe Bundesrath die geologische Karte der Schweiz: durch Vermittlung des topographischen Bureau an die Weltausstellung in Paris gesendet habe. Seither ist die erfreuliche Kunde eingetroffen, dass dieses Werk bei der Preisvertheilung am 6. October 1889 mit der höch- sten Auszeichnung (Grand Prix) bedacht wurde. Diese ehrenvolle Anerkennung wird nicht verfehlen, ihren wohlthätigen Einfluss sowohl für die fernere Gewährung. der Bundessubsidien als auf den wissenschaftlichen An- sporn jüngerer Geologen zur Vervollständigung des na- tionalen Werkes auszuüben. - Als Ergänzung der vollendeten geologischen Karte: sind als nothwendige Commentare derselben folgende Arbeiten in Ausführung begriffen: 1. Der Text von Professor E. Renevier zur Liefe- rung XVI: Monographie des Hautes-Alpes vaudoises et ee parties avoisinantes du Valais. Dieses sorgfältig redigirte Werk ist abgeschlossen und umfasst 71 Druckbogen, ‚enthält 15 Profile, 2 Phototypien und 128 Cliches. Die Publication erfolgt in nächster Zeit. 2. Vom Texte des Dr. Ed. von Fellenberg zu Blatt XVII, Lief. XXI sind bereits eine Anzahl Bogen ge- druckt. Die zahlreichen geologischen Profile und photo- ‚graphischen Aufnahmen aus den höchsten Gebirgsrevieren des Berner-Oberlandes sind erste:lt. Die treffliche Ar- ibeit wird im Laufe dieses Jahres erscheinen. 5. Die geologische Karte der Umgebung von Bern im Maassstab 1: 25,000, entworfen von den Herren Prof. Dr. A. Baltzer, Jenny und Kissling, ist vollendet. Das Manusceript des dazu gehörigen Textes geht dem Abschluss entgegen. Diese Publication wird als 30. Liefe- rung der geologischen Beiträge veröffentlicht werden. 4. Die Redaction des Textes zu Blatt XIV, Liefe- zung XXV von Prof. Dr. A. Heim ist weit vorgerückt, und der Druck dieser Arbeit wird im Monat October beginnen. Die dazu gehörigen geologischen Profile und Ansichten sind erstellt. | 5. Die Diplomarbeit von Herrn Leon Du Pasquier von Neuchâtel über die fluvio-glacialen Ablagerungen in der Nordschweiz wird gegenwärtig gedruckt und soll als 31. Lieferung der Beiträge gegen Ende des Jahres erscheinen. Ausser diesen bereits in Ausführung begriffenen Arbeiten bleiben dann zur Publication noch übrig die rückständigen Texte von Dr. Casimir Mösch zu Blatt XIII Lief. XXIV, 2, von Pfarrer G. Ischer zu Blatt XVII, Lief. XXII, 2 und von Alphonse Favre zur Glet- scherkarte, Lief. XXVIII. Es sind bereits Schritte ein- geleitet worden, dass die hinterlassenen Manuscripte — 95 — des letztern durch einen jüngern Geologen in Bearbei- tung genommen werden. Ausserdem wurde noch ein besonderer Text zu Blatt XXIII in Aussicht genommen. Wohl sind über die Gegend des Monte Rosa Untersuchungen von Herrn Gerlach veröffentlient worden, aber es sollten diese wichtigen krystallinischen Gebiete nach neuern Gesichts- punkten studirt und von einem rüstigen Alpengeologen neuerdings explorirt werden. Mit der Vollendung der geologischen Karte ist die Nachfrage nach diesem Originalwerk bedeutend gestie- gen, und diese hatte zur Folge, dass bereits die beiden Blätter XI und XVI beinahe vergriffen sind. Ebenso ist die Lief. II der Beiträge mit dem Texte von Professor Theobald nur noch in wenigen Exemplaren vorräthig. Um diese Lücken auszufüllen, sind bereits Schritte zur Erstellung einer zweiten Auflage dieser fehlenden Liefe- rungen eingeleitet worden. Der Tauschverkehr mit 42 auswärtigen Instituten ist ein reger, und stets gelangen neue Offerten an die Commission zur Anbahnung weiterer Relationen. Die Gegengeschenke werden an die Bibliothek des schweize- rischen Polytechnikums abgeliefert. Auf Empfehlung des schweiz. Departementes des Auswärtigen wurden der Universität Toronto in Canada, deren Bibliothek mit 33,000 Bänden ein Raub der Flammen geworden, sämmtliche in noch genügender Anzahl vorhandene Liefe- rungen der geologischen Beiträge als Geschenk ver- abfolgt. Seit einer Reihe von Jahren sind aut Kosten des Schweizer Alpenclubs Vermessungen am Rhonegletscher vorgenommen worden, um die glacialen Phänomene genauer zu kontrolliren. Da der Schweizer Alpenclub seine Subsidien für diese wissenschaftliche Unternehmung zu reduziren beabsichtigt, sieht sich das Gletschercol- legium genöthigt, bei andern Gesellschaften um Unter- stützung nachzusuchen, damit die seit vielen Jahren durchgeführten Vermessungen nicht sistirt werden. Da die genaue Controllirung der Gletscherphänomene für die schweiz. Landeskenntniss hohen wissenschaftlichen Werth besitzt und mit den geologischen Studien in engem Contacte steht, hat die geologische Commission beschlossen, dem Gletschercollegium auf die Dauer von drei Jahren einen jährlichen Beitrag von Fr. 600 zu verabfolgen in der Voraussetzung, dass die eidgenös- sischen Behörden der geologischen Commission die bis- herigen Subventionen zur Verfügung stellen. Aus diesem summarischen Ueberblick über die Thätigkeit der geologischen Commission geht hervor, dass der letztern noch ein reiches Arbeitsfeld offen steht, und wir wollen hoffen, dass es dem harmonischen Zusammenwirken zwischen den Mitgliedern der Behör- den und den Männern der Wissenschaft wie bisher ge- lingen werde, die noch zahlreichen im Schoosse unseres Gebirgslandes ruhenden geologischen Probleme im Inte- resse der Wissenschaft mit vereinter Kraft zu !ösen und dadurch der höhern Culturaufgabe unseres Frei- staates gerecht zu werden. Solothurn, im August 1890. Der Präsident der geologischen Commission : Dr. Fr. Lang. G Bericht der : Erdbebencommission pre 1889. Auch für dieses Jahr ist zu constatiren, dass die Erdbeben, sowohl in Bezug auf die Zahl als auch die Grösse der Erschütterungsfläche, gegenüber früheren Jahren sehr abgenommen haben. Es ist dies nicht zu verwundern. Die meisten Erdbeben der Schweiz gehö- ren der Classe der tectonischen oder Dislocationsbeben an, werden also verursacht durch Auslösung von Span- nungen, Stauungen in einzelnen Erdschichten. Haben nun in einem Jahre oder in einigen auf einander fol- genden Jahren zahlreiche derartige Auslösungen statt- gefunden, so ist begreiflich, dass auf eine Periode grosser Häufigkeit eine Periode relativer Ruhe — wäh- rend deren die Spannungen allmählig wieder anwachsen — folgen muss. In einer solchen Periode relativer Ruhe befinden wir uns seit einigen Jahren. Die Erdbebencommission hat durch den Tod des Herrn Prof. Dr. L. Soret einen sehweren Verlust er- litten. Herr Prof. Soret gehörte der Commission seit ihrer Gründung an und war eines der thätigsten und zuverlässigsten Mitglieder derselben. Die Commission. wird dem Central-Comité s. Zt. Vorschläge für eine Ersatzwahl machen. 08e Endlich sieht sich der gegenwärtige Präsident der Commission, in Folge Ueberhäufung mit Arbeiten ver- schiedenster Art, genöthigt, hierdurch seine Demission als Präsident zu geben ; als Mitglied wird er der Erd- bebencommission auch fernerhin seine Dienste leisten. Der Herr Vice-Präsident ist von diesem Vorhaben unter- richtet und wird die Neuconstituirung der Commission vornehmen und Ihnen darüber Bericht ertheilen. 1 Mit vorzüglicher Hochachtung ! Prot. Dr. Forster. = IO — % à L Rec h= der Erdbebencommission. der 1889 und abgelegt Cassier der Albert - | | Einnahmen. I Activsaldo vom Aug. 1888 5 | | 85 Vom Centralcassier Herr Dr. Custer Credit be- | | schlossen in Lugano | 250 | —- | 250 | 854 Die Erdbebencommission bittet für das Jahr 1890/91 um Flims, den 12. August 1890. | Der Vicepräsident und Alb. Heim, H A | OL PS nung | | Schweiz. Naturf. Gesellschaft 1890 ‘vom Commission Heim, Prof. Ausgaben. Rest an Rechnung Druckerei Stämpfli für die Erdbebenberichte 1886 und 1887 . . . . 105 | 60 Druck des Berichtes Hess 7. Jan. 1889 . . . | 93 40 ee non Cineularen. 400) 0 4 2 ca 20 TN O0 Fr (ts, Mbrcchoune: Einnahmen ©. 0 12000180 AS DID DE 0 u 207 | 00. D do Dem Cassier . . . Un 43 | 85 Der Cassier: Alb. Ileïm, Professor. ‘einen Credit von blos 100 Fr. zur Bestreitung ihrer Drucksachen. derselben | | Actuar und Cassier: Professor... Bericht der Denkschriften-Commission für das Jahr 1889/90. Im Anschlusse an den letztjährigen Bericht über die Thätigkeit der Denkschriften - Commission ist zu- nächst zu bemerken, dass zu unserem Bedauern die beiden schon damals in Druck gegebenen Arbeiten 1° von A. Franzoni }{ (Flora insubrica) u. 2° von Favre und Bugnion (faune des Coléoptères du Valais) im Laufe des eben verflossenen Gesellschaftsjahres nicht zu vollständigem Abschlusse gebracht werden konnten. Da die Gründe für diese Verzögerung, welche für die erstgenannte Publication namentlich durch die Noth- wendigkeit einer eingehenden Revision und Berichtigung des Manuscripts des verstorbenen Autors, für die zweite durch zahlreiche neu hinzukommende Erweiterungen verursacht wurde, schon im letzten Berichte Erwähnung fanden, so verzichten wir an diesem Orte auf deren Re- eapitulation und nähere Darlegung; dagegen kann con- statiert werden, dass die „Flora insubrica. von Franzoni‘ auf den Zeitpunkt der diesjährigen Jahresversammlung in Davos, resp. auf Mitte dieses Monats, fertig gestellt und zur Publication und Versendung bereit sein wird. U. ee sowie dass auch die Erledigung der zweiten Arbeit von Favre und Bugnion in allernächster Aussicht steht, d.h. nach Verlauf von wenigen Wochen erfolgen dürfte. Was noch speziell die ‚Flora insubrica“ anbetrifft, so war ursprünglich beabsichtigt, der revidirten Originalarbeit noch ein mit zahlreichen Nachträgen verschiedener schweiz. Botaniker versehenes Supplement beizugeben ; die Wünschbarkeit eines vorläufigen Abschlusses der durch verschiedene Umstände ohnehin stark verzögerten Publication veranlasste jedoch den Unterzeichneten, im Einverständnisse mit Herren Prof. Lentiechia in Lugano und Prof. Schröter in Zürich, die Ausgabe eines der- artigen Supplementes einer spätern Zeit vorzubehalten, immerhin in der Meinung, dass dessen Publication etwa im Laufe des Jahres 1891 in unsern Denkschriften er- folgen würde. Um verschiedene inzwischen an die Commission ge- langte und von derselben einstimmig zur Aufnahme em- pfohlene wissenschaftliche Abhandlungen nicht auf un- bestimmte Zeit verschieben und das Interesse der Autoren angesichts eventueller Prioritätsansprüche hintansetzen zu müssen, wurde, mit Zustimmung der übrigen. Commissionsmitglieder ausnahmsweise so vor- gegangen, dass Band 30 II. Abtheilung, sowie Band 31 für die beiden erwähnten grösseren Publicationen reser- virt und in suspenso gelassen, dagegen zwei botanische Arbeiten als I. Abtheilung von Band 32 herausgegeben wurden. | Es waren dies: \ 1. Eine monographische Untersuchung und Beschrei- bung der Pilzgruppe der Phalloideen von Hrn. Privat- dozent Dr. Ed. Fischer in Bern, welche Ende Juli 1889 in Druck gegeben und Ende Dezember gleichen Jahres fertig gestellt wurde, und = OL, — 2. Eine Arbeit von Herrn Prof. Dr. C. Cramer in Zürich über die verticillirten Siphoneen, als Fort- setzung und Ergänzung einer vor einigen Jahren aus- gegebenen Abhandlung über diese interessante Algen- Gruppe. Dieselbe wurde Mitte Februar dieses Jahres an die Hand genommen und verliess die Presse am 31. Mai. | Beide ebengenannte Abhandlungen waren von meh- reren lithographischen Tafeln begleitet, welche von der nunmehrigen Firma J. Schlumpf, topograph. Anstalt in Winterthur (Nachf. von Wurster, Randegger & Cie) in befriedigender Weise ausgeführt waren. Im Laufe des Monats April ging eine weitere Ar- beit, diesmal meteorologischen Inhaltes, von Herrn Prof. A. Riggenbach-Burckhardt in Basel ein, welche seither bei den Mitgliedern der Commission eireulirt hat und einstimmig zur Publication in den „Denkschriften“ em- pfohlen wird. Das Gesuch um definitive Genehmigung dieser Drucklegung wird Gegenstand einer nächsten Cor- respondenz mit dem Central-Comité ‘bilden, immerhin aber soll vor Anhandnahme dieser neuen Abhandlung die Erledigung und Versendung der dato noch ausste- henden Publicationen von Franzoni-Lenticchia (Band 30, ID und Favre-Bugnion (Band 31) abgewartet werden. | Was die Rechnungsverhältnisse betrifft, so stand laut letztjährigem Rechnungsauszuge auf Beginn dieses Gesellschaftsjahres (I. Juli 1889) ein für die Denk- schriften verwendbarer Saldo von Fr. 2098. 35 zur Ver- fügung, welcher mit Zuziehung der regulären Einnahmen von Fr. 2313.50 (incl. Buudesbeitrag pro 1589), den disponibeln Gesammtbetrag von Fr. 4411.85 ergab. Diesem stehen für das abgelaufene Rechnungsjahr an Ausgaben für die Denkschriften Fr. 2623. 90 gevenùber, welche sich in erster Linie auf alljährlich wiederkeh- = SA sr; EB X ne TE rende Posten und sodann auf die Publication von Band 32, I beziehen. Es verbleibt somit auf Beginn des neuen Rechnungsjahres ein Activ-Saldo von rund Fr. 1788, weleher durch den noch fälligen Bundesbeitrag pro 1890 auf rund Fr. 3788 ansteigen wird. Diesem Einnahmeposten pro 1890/91 werden in Folge der Ver- spàtung in den Publicationen Franconi und Favre nun- mehr bedeutende Ausgabeposten pro Di gegenüber- stehen, nämlich: 1. Für die Arbeit Franzoni-Lenticchia, im. Minimum ca. . . O Fr. 2000 2. Für die Arbeit: Favre- Bussen: im Mi- Dinumacası 2. RER 22450 3: Für diverse reguläre nio Rae 104900) 4. Für die Arbeit Riggenbach (eventuell). 1680 5. Für eventuelle weitere Arbeiten . . FR 2000 Total Fr. JP 8380 Es dürfte sich demnach auf Ende des nunmehr be- ginnenden Rechnungsjahres ein Ausgabenüberschuss von ca. Fr. 4590 ergeben, welcher Betrag allerdings durch reguläre Jahreseinnahmen für Verkauf von Denkschriften, sowie durch den für das Jahr 1861 zu gewärtigenden. Beitrag des Bundes (Fr. 2000) um annähernd die Hälfte herabgemindert werden wird. Immerhin ergibt sich aus obiger Zusammenstellung, dass, wenn die Denkschriften unserer Gesellschaft als Sammlung naturwissenschaft- licher Arbeiten der Gesammtschweiz in einer unserem Lande zur Ehre gereichenden Art und Weise fort- gelührt werden sollen, demnächst daran gedacht werden muss, die für unsere Publicationen disponibeln Hülfs- quellen zu vermehren, d. h. in erster Linie die Bundesbehörden um Erhöhung des seit einigen Jahren gewährten Beitrages von Fr. 2000 anzugehen, ein De- 2106 siderat, welches um so verzeihlicher und gerechtfertigter erscheint, als die Schweiz bis jetzt keine Publicationen einer staatlich gegründeten und unterhaltenen wissen- schaftlichen Akademie zu besorgen hatte. Die Denk- schriften-Commission ist in der Lage, bei der schwei- zerischen naturforschenden Gesellschaft auch. diesesJahr um Gewährung eines Credites von unbestimmter Höhe nachzusuchen, indem sie sich hinsichtlich des eben angedeuteten Punk- tes spätere bestimmte Anträge vorbehält. Schliesslich sei noch die Bemerkung nachgetragen, dass einem (resuche der Universitätsbehörde von To- ronto in Canada, die Wiederherstellung der s. Z. durch Feuer zerstörten reichhaltigen Bibliothek durch Ueber- lassung der Publicationen unserer Gesellschaft zu unter- stützen, insoweit bereitwillig nachgekommen worden ist, als es der noch disponible Vorrath an einzelnen Bän- den unserer Denkschriften überhaupt gestattete. Hochachtungsvoll Zürich, 1. August 1890. Namens der Denkschriften-Commission : Professor Ed. Schär, 2. 2. Präsident. Jahresbericht der Commission für die Schläfi- Stiftung. Hochgeehrte Herren! - Auf den. 1. Juni 1890 war in Wiederholung die Aufgabe über das Gletscherkorn ausgeschrieben. Am 31. Mai langte eine Bearbeitung derselben ein. Die- selbe ist von mehreren Fachmännern geprüft worden. Auf Grundlage des beiliegenden von denselben gege- benen Gutachtens beantragt die Commission dem Ver- fasser*) der Arbeit »Ein Schelm, der mehr gibt. als er hat«, den einfachen Preis von Fr. 400 zu ertheilen. Auf den 1. Juni 1891 bleibt die Preisfrage. über die exotischen Gesteinsblöcke im Flysch der Alpen aus- geschrieben. Auf den 1. Juni 1892 ist eine neue Auf- gabe gestellt worden. Dieselbe lautet: »Monographische Bearbeitung der schweizerischen Repräsentanten irgend einer SA Abtheilung der Algen, Pilze oder Moose.« Da in den letzten Jahren mehrmals kein Preis auszurichten war, hat sich der Saldo der mit 30. Juni abzuschliessenden laufenden Rechnung auf 2564. 31 Fr. *) Als Verfasser hat sich herausgestellt Herr Dr. Robert. Emden aus St. Gallen. 108 angehäuft, während die Ausgnben des vergangenen ‚Jahres sich auf blos Fr. 12.22 beliefen. Es ist deshalb ähnlich wie schon 1880, ein Betrag von Fr. 2000 zum Stiftungskapital geschlagen worden. In Folge dessen kann nun in Zukunft in der Regel der Preis für eine gut gelöste Aufgabe auf Fr. 500, anstatt wie bisher blos auf Fr. 400, gesetzt werden, was denn auch bereits mit der für Juni 1892 ausgeschriebenen Aufgabe ge- schehen ist. Ucber das Detail der Rechnung verweisen wir auf die Rechnungsstellung des Herrn Quästors. Die Zusammensetzung und Constitution der Com- mission ist unverändert geblieben. In ausgezeichneter Hochachtung Flims, August 1890. i Namens der Schläflicommission : Deren Präsident: Albert Heim, Professor, Gutachten über die eingegangene Lösung der Preisaufgabe pro 1890. Mit dem Motto: »Ein Schelm, der mehr gibt, als er hate ist auf 1. Juni 1890 eine Lösung der Preis- frage der Schläflistiftung über das Gletscherkorn ein- gereicht worden. Der Text ist von einer Anzahl Photo- graphieen begieitet. | Durch vergleichende Beobachtungen und daraus sich ergebende Schlüsse wird dargethan, dass die Korn- structur keine specifische Eigenschaft des Gletschers sei, sondern. in modificirten Formen bei jedem alten Eise vorkomme. Der. Vorgaug des Kornwachsthums PIO ist ein Prozess moleku!arer Umlazerung durch Krystalli- sationskrifte. Die Wahrscheinlichkeiten, um nicht zu sagen Beweise für diese Auffassung sind dureh die vorliegende Arbeit wesentlich vermehrt. In der An- wendung der allgemeinen Beobachtungen auf den Glet- scher wird besonders der Uebergang von Firn in Firneis und Firneis in Gletschereis genau verfo!gt, und, wie uns scheint, richtig aufgefasst und klar gelegt. Man darf sagen, die Frage nach der Entstehung des Gletscherkornesist in ihrer Hauptsache durch die vorliegende Arbeit beantwortet. Dass dies unterdessen gleichzeitig schon durch die Schritt für Schritt publieirten Untersuchungen von Herrn Prof. Hagenbach geschehen ist, und damit die Frage öffent- lich schon gelöst ist, nimmt‘ zwar der vorliegenden Arbeit den Reiz der Neuheit, ändert aber an ihrem wirklichen Gehalte nichts. Der Verfasser befindet sich in vollständiger Uebereinstimmung mit Prof. Hagenbach. Als vollkommen und erschöpfend kann aber die vorliegende Lösung nicht bezeichnet werden. Wir haben in dieser Beziehung auf folgende Mängel und Lücken der überdies etwas flüchtig redigirten un& ge- schriebenen Arbeit hinzuweisen: Es wird dargestellt, wie die einan Körner auf Kosten der andern wachsen, allein darüber, warum die einen die Oberhand gewinnen und warum andere sich auf- zehren lassen, darüber wird nichts Klares beigebracht, obschon diese Erklärung nicht so schwierig zu finden gewesen wäre. Gewiss ist die Vermuthung des Ver- fassers richtig, dass Kälte diesen Umlagerungsprozess ver- zögere, aber ein vergleichend messender Versuch fehlt. Für die Annahme, dass die Eiskörner oder Krystalle mit abnehmender Geschwindigkeit wachsen, wird ein Beweis oder gar eine Erklärung nicht gegeben. Nie- —. ld mals treffen wir auf den Versuch, ein einzelnes Korn- individuum länger messend zu verfolgen. Die Erklärung der Rillen an den Korngrenzen ist ungenügend und die Forel’schen Streifen bleiben, wie dies der Verfasser selbst zugesteht, auch heute noch ein Räthsel. Für völlig verfehlt halten wir den Versuch, die blauen Bänder als deformirte Eispartieen zu erklären, die das Bild der darüberlaufenden und senkrecht infiltrirenden Schmelzwasserbäche sein sollen, und durch die Infil- tration von diesen Bächen aus entstanden sein sollen. Ebensc kann man nicht sagen, dass die Erklärung für die Unterschiede in der Kornstructur der blauen Bänder einerseits und des umgebenden Eises andererseits nun gegeben sei. Der Verfasser sagt oft, das Korn »würde« im stillestehenden Gletscher ebenso wachsen, als im sich bewegenden. Warum hat er sich nicht umgesehen, nach den so oft zu findenden abgetrennten »todten« Stücken von Eis anter alten Moränen — nirgends hätte er seine gesammte Auflassung in ihrer Richtigkeit schöner be- stätigt gefunden, als gerade an solchen »todten« Glet- schern. Am schwächsten ist der Abschnitt, welcher das Verhältniss des Kornes zur Beweglichkeit des Gletschers bespricht. Alles.hier gesagte ist schon bekannt. Die Logik aber ist neu, dass: »weil der Gletscher offenbar auch ohne Kornstructur sich bewegen könnte, das Korn auch für die Bewegung »höchst wahrscheinlich« ganz gleichgültig sei«. An Stelle dessen hätten sorgfältige Versuche über Umformungsfähigkeit verschieden ge- körnter grösserer Eisstücke gehört. Jedenfalls ist durch obige Behauptung noch nicht festgestellt, ob nicht viel- leicht die Gletscher ohne Kornstructur sich um 10 ° oder 50 °/o laugsanıer bewegen würden. Dass die nach der Beschreibung der Grönlandsforscher nicht unwesent- lich verschiedenen Structurerscheinungen des nordischen — MIN. Gletschereises unberücksichtigt geblieben sind, können wir dem Verfasser nicht verargen. In Erwägung der bezeichneten Mängel kann der vorliegenden Arbeit trotz der zweimaligen Ausschreibung derselben nicht der Doppelpreis zuerkannt werden. In Anbetracht dessen aber, dass die Frage nach der Entstehung des Gletscherkornes als in der Hauptsache gelöst betrachtet werden kann, beantragt, die Commission der Schläflistiftung einstimmig, dem Ver- fasser den einfachen Preis von Fr. 400 zuzuerkennen. Im Juli 1890. Die Commission für die Schläflistiftung. —ı 1127 XXVI. Rechnung der | I. Stamm-Capital. Bestand (und Art der Anlage) wie | seit 1884 Il. Laufende Rechnung. a. Einnahmen. Saldo am 1. Juli 1889 . Obligationen- Zinse Zinsgutschrift b. d. al'gem. aarg. Er- 'sparniss-Casse in 3 */4 7/0 b. Ausgaben. Aufbewahrungsgebühr d. Werthschrif- ten und Porti Saldo: Guthaben bei d. allgem. aarg. Er- sparniss-Casse ab: Passiv-Saldo beim Quästor Fr. 12 |22 | | | | | | | | 2564 lsx | 2576 | TR Sehläfli-Stiftung 1859,90. 30. Juni 1889 30. Juni 1890 Gesammt-Vermögen | ee ne e der schweiz, naturf, Gesellschaft. ot Menfi se, 5968 | 2, 7353 196 Pie Ca LE) GE | | 16803 |96 | | Bibliothek-Casse, Aktiv-Saldo . . | 35 158 dto. Bassiusalde 00 | 84 |09 16719 |57 Sehlafli-Suftung: | Ce 12000 12000 | — Saldo laufender Rechnung . . . . | 2002 |93| 2976 |53 | | 20197 123] | | | Vermögens-Zuwachs p. 30. Juni 1890 | 2139 a | | 31296 |40] 31296 |40 Rapport annuel de la Commission d’études limnologiques pour 1890. Messieurs! Pendant l’année écoulée nous avons à signaler les faits suivants, interessant l’etude scientifique des lacs en Suisse. x 1° En fait de cartographie hydrographique les levers des cartes de nos deux plus grands lacs, celui de Constance et le Léman, ont été terminés, à l’échelle du 25 000, d’après le programme général des cartes hydrauliques suisses. Pour le Léman le travail a été exécuté dans les eaux suisses par M. J. Hörnlimann, in- génieur au bureau topographique fédéral: dans es eaux françaises, sous la direction de M. A. Delebecque, ingénieur de ponts et chaussée de l’arrondissement de Thonon, par ses commis MM. Faletti et Garcin. Le tracé de la carte définitive au 1:25000 est achevé: la carte sera publiée à léchelle de 1:25000 dans l'Atlas Siegfried, à l'échelle de 1:50000 par les ingénieurs français. Quant au lac de Constance le lever au 1:25000 a été terminé pour le compte des 5 états riverains dans les eaux allemandes par M. Hôrnlimann AN 4 MER, È rt 2 me TRE NL pour la partie centrale et orientale du Grand-lac, par M. le Dr. Haid, professeur à l’école polytechnique à Carlsruhe, pour le lac d’Ueberlingen. Le tracé de la. carte avec courbes isohypses de 10 m d‘équidistance est achevé. Il sera publié en réduction au 1:50000 par les soins du bureau topographique fédéral; quant à la carte au 1 : 25000 elle est publiée dans les eaux suisses dans les feuilles de l’Atlas Siegfried. L'année dernière encore, M. le prof. Haid a ter- mine le lever au 1:25000 de la carte hydrographique. du lac de Constance inférieur (Untersee, Zellersee), dans les eaux allemandes. La partie suisse avait déjà été exécutée en 1890 par M. l'ingénieur Manuel, du bureau topographique fédéral. 20 L'étude scientifique du lac de Constance, qui a été décidée en 1886 à la suite des conférences de Friedrichshafen par le consortium des 5 états riverains, suit sa marche régulière. Cette étude doit accompagner l'établissement de la carte d'ensemble du lac, dont le bureau topographique fédéral dirigé par M. le colonel. J. J. Lochmann a été chargé. La partie scientifique du travail doit embrasser l’étude chimique, thermique, optique, zoologique et botanique des eaux du lac; elle doit durer deux ans, et, dans la première année, elle a été poursuivie avec entrain et succès. 3° L'étude de la température des eaux de surface _ des grands lacs a été organisée par le bureau central de météorologie suisse sous la direction de M. le Dr. R. Billwiller à Zurich. Jusqu'à présent elle n’est mise en train que dans les lacs de Constance, de Zurich et le Léman. Les résultats ne sont pas encore publiés, mais ils promettent d’être. intéressants. 40 Pour répondre à un des désideratas exprimés dans notre rapport de l’année dernière, M. ie professeur S* au L. Duparc de Genève et ses collaborateurs ont entrepris l’étude de la composition chimique des eaux des lacs suisses. L’annee actuelle a été consacrée au choix des méthodes, qui ont été appliquées aux eaux du lac Lé- man. Ces Messieurs nous promettent de suivre sue- cessivement dans les autres lacs de notre région. 5° Nous avons organisé l’année dernière une étude -à la transparence des eaux du Léman dans divers sta- tions sur les diverses côtes du lac. Nous avons em- ployé le méthode du P. Secchi qui étudie la limite de visibilité d’un disque blanc, plongé verticalement dans le lac. Les premiers résultats nous montrent que les chiffres de limite de visibilité établis d’après nos anci- ennes observations dans le golie de Morges sont rela- tivement trop faibles ; que les eaux sont beaucoup plus transparentees sur la côte de Savoie et dans le Petit-lac: - que la transparence diminue notablement quand on se rapproche du Haut-lac et des bouches du Rhône. Ces recherches confirment du reste brillament les lois pré- cédemment données que les eaux sont plus claires en hiver qu’en été. 6° Nous avons à signaler un fort intéressant tra- vail de notre regretté collègue le professeur Dr. G. Asper en, collaboration avec M. le Dr. J. Heuscher de Zurich: Zur Naturgeschichte der Alpenseen, Jahresber. der St. Gallischen naturw. Gesellschaft 1886 u. 1888. Il renferme le description d’une série de petits lacs al- pins des cantons de St. Gall et d’Appenzell, avec cartes hydrographiques, étude du sol, de la température de l’eau, étude de la flore et de la faune lacustres. Dans la dernière livraison nous trouvons traités les lacs de Schönenboden 1092 m., de Schwendi 1148 m., de Gräp- pelen 1301 m., de Voralpsee 1116 dans le Haut-Tog- eenburg, et des notes sur les lacs de Semtis et de Fäh- ien dans l’Appenzeil. En supplément, M. F. Ris de Zurich, donne la liste des Phyganides de la vallee de la Murg et des lacs de Murg, elle ne contient pas moins de 32 noms d’especes. 7° M. le prof. Dr. F. Zschokke à Bâle a com- mencé l’été dernier des études zoologiques fort intéres- santes sur trois lacs de haute montagne, les lacs de Partnum 1874 m., de Tilisuna 2100 m., de Garschina 2189 m., dans le Rhaetikor grison. Il a publie les re- sultats de sesrecherches: Faunistische Studien an Gebirgs- seen, dans les Verhandl. der Naturf. Gesellschaft in Basel IX. 1. Les nombreux faits de detail et les conclusions générales qu'il a réunies nous font désirer vivement qu'il continue des études qui promettent tant pour l’histoire naturelle de notre région montagneuse. 8% M. le Dr. V. Fatio de Genève a publié cette année le Ve volume la Faune de Vertébrés de la Suisse; ce volume contient la deuxième partie et la fin des Poissons. Point n’en besoin de faire ici l’eloge de cette oeuvre capitale, riche en faits, en observations et en idées générales; elle embrasse Vichthyologie lacustre et fluviatile de l’ensemble des eaux de la Suisse. F. A. Forel. Morges, 2 août 1890. Bern, den 30. Juni 1890. Bericht über die Bibliothek der Schweiz. Naturforsch. Gesellschaft pro 1890. Hochgeehrter Herr Präsident! Das Berichtsjahr — 1. Juli 1889 bis 30. Juni 1890 — war für die Verwaltung der Bibliothek ein ziemlich mit Arbeit verbundenes. In erster Linie galt es, mit schon längst sich zeigenden Uebelständen einmal gründ- lich aufzuräumen. Es wurden nicht nur die üblichen Geschäfte besorgt, sondern auch wesentliche Neuerungen eingeführt. So z. B. haben bekanntlich der Schweiz. Apothekerverein und die Schweiz. Geologische Gesellschaft Geschenke und Bücher auch auf der Schweiz. Naturf. Bibliothek deponirt. Ueber beide Sepa- ratbibliotheken mussten besondere Kataloge angelegt werden. Sodann musste, um Platz zu gewinnen, ein Theil der Bibliothek in das gemiethete Lokal an die Kram- gasse verlegt werden, eine zeitraubende und umständ- liche Arbeit. Die vorhandenen Bestände an Denkschriften, Verhandlungen, Comptes-rendus und dergleichen wur- den einer genauen Durchsicht unterzogen und neu ge- ordnet. Das Ausstellunesexemplar der „Denkschriften“ il war am Schlusse des letzten Berichtsjahres nach Paris sewandert ; beinahe wäre es dort vergessen geblieben, wenn nicht der Präsident einer befreundeten Gesell- schaft dasselbe hätte auspacken und aufstellen helfen. Bekanntlich erhielt die Gesellschaft für diese ihre Pu- blikationen die goldene Medaille. Wir haben das werthvolle Exemplar der Denkschriften erst ca. 6 Mo- nate nach Schluss der Ausstellung auf energische Rekla- mation hin wieder zugesandt erhalten. Da leider in Folge Verzögerung der Ablieferung der zum Tausch bestimmten Verhandlungen und Comp- tes-rendus in dieses Berichtsjahr keine oder wenigstens bloss geringere Unkosten für den Tauschverkehr fallen, so richteten wir unser Augenmerk darauf, möglichst viele unserer Werke einbinden. zu lassen: wir haben allein 561 Fr. unseres Credits von 1200 Er. für Buch- binderarbeiten ausgegeben. Im Weitern gelang es uns, emige wesentliche Anschaffungen zu machen. So bot sich uns eine verhältnissmässig billige Gelegenheit, die opera omnia von Jakob Bernoulli und den Catalogue of Scientific Papers, herausgegeben von der Royal Society in London, zu erwerben. Der Tausch- verkehr mit den einheimischen und fremden Vereinen, Gesellschaften und Akademien wickelte sich in gewohn- ter.Weise ab; es gelang uns, mit acht Akademien und Gesellschatten neue Verbindungen anzuknüpfen. Benutzt wurde die Bibliothek mehr als früher. Die Correspondenz weist auf den Versand von 104 inländ. und ausländischen Briefen, 28 Corresp.- Karten und 15 Paketen. Selbstverständlich wäre diese bedeutende Arbeit für einen Einzelnen zu gross ge- wesen, und so konnten wir uns, dank des letztes Jahr gesprochenen Credits, eine Aushülfe verschaffen in der Person der Frau Wittwe Kräuter-Lauterbure — 120 — von Bern. Ein spezieller Accord regelte die Arbeit dieser Aushülfe, die wir aus ca. 30—40 Anmeldungen mit glücklichem Griff herausfanden. Frau Kräuter, die wirklich eine ausgiebige und gewissenhafte Mithülfe uns leistet, erhält per Jahr 300 Fr. Besoldung und ist ver- pflichtet, 3 Nachmittage pro Woche auf dem Bibliothek- lokal zuzubringen. Dadurch wurde es uns möglich, einerseits die Bibiiothek zugänglicher zu machen, andrerseits auch die nôthige Zeit zu gewinnen für die so nothwendige bibliothekarische Arbeit; dazu rechnen wir besonders auch, dass wir bestrebt sind, gemäss des Bibliothekreglements, zu lange ausstehende Bücher wieder zurück zu erhalten. | Die Einnahmen pro 1889/90 betragen Fr. 1562. 18 Cts, die Ausgaben aber Fr. 1446 27 Cts., so dass die Bibliothekreehnung leider mit einem Passiv- saldo von S4 Fr. 09 Cts. schliesst, welchen der Be- richterstatter vorgestreckt hat. Wir müssen jährlich. 200 Fr. Miethe bezahlen für das Lokal an der Kram- gasse, ferner für die Aushülfe 300 Fr. ins Budget auf- nehmen, und so sind wir immer in Bezug auf Anschaf- {ungen und Instandhaltung der Bibliothek auf grosse Sparsamkeit angewiesen. Wir hoffendemnach, dass die Central- Commission, wie letztes Jahr, so auchrsum 1890/91 wieder einen Credit von Fr. 1200 für die Bibliothek sprechen werde. Wir können aber nicht umhin, die Centralcommis- sion darauf aufmerksam machen, dass bald einmal die Frage des Neudrucks unseres Katalogs an uns herantreten wırd, eine Arbeit, die nicht nur viel Mühe in Bezug auf Revision der Bibliothek und Feststellung En des Katalogs machen, sondern die auch einige Extra- unkosten mit sich führen wird. Zum Sehlusse kann ich nicht anders, als meinem BUnerbibliothekar, Herrn Dr. Kissling in Bern,und Frau Kräuter-Lauterburg für wirk- same Unterstützung in Sachen der Bibliothek-Verwal- tung meinen besten Dank auszusprechen. Diesen Dank möchte ich auch auf unsern verdienten Herrn Quä- stor, Herrn Dr. Custer, ausdehnen, mit dem der Verkehr ein stets prompter und angenehmer war. Mit vollkommener Hochachtung Der Oberbibliothekar : Professor Dr. J. H. Graf. st 4 1 (te 7 N LA an | Mittheilungen. N COMPTE RENDU DE LA NEUVIÈME RÉUNION ANNUELLE DE LA SOCIÉTÉ GÉOLOGIQUE SUISSE A DAVOS RAPPORT ANNUEL DU COMITE a l’Assemblée generale du 19 août 1890 Messieurs, Notre Comité, par suite des occupations de plu- sieurs de ses membres, n’a pu tenir cette année que deux séances, savoir: le 22 mars, à Berne, et le 18 août, à Davos, pour l’adoption du présent Rapport. Nous y avons suppléé par la correspondance. Les af- faires administratives ont été d’ailleurs peu nombreuses et peu importantes, Personnel. — Nous avons à enregistrer sept de- missions, dont une seule a été donnée par écrit. Les autres résultent de refus de cotisation (art. 6). Ce sont des personnes qui ne prenaient que peu d'intérêt à la marche de notre Société, et qui se sont lassées dy Mu contribuer sans en profiter! Plus nos publications se développeront, et deviendront intéressantes, moins le cas se présentera. — Les noms à retrancher de la liste des membres, par ce fait, sont les suivants: MM. WEBER, DEMIEVILLE, CHARLES, JAcoTTET, PouRTALÈS, . QUIBLIER et Revit. La mort a aussi éclairei nos rangs par des coups douloureux. Elle nous a enlevé en particulier l’un des membres du Comité, notre excellent VICTOR GILLIERON, décédé le 23 février 1890 après une douloureuse mala- die. C'était un homme si bienveillant et si conscien- cieux, que quiconque le connaissait le regrettera. Avec cela un bon géologue auquel nous devons l’étude strati- graphique du canton de Fribourg, et la plus grande partie de la flle XII de l'Atlas géologique au 100 mil- lième. Il avait consacré ses dernières années à l’ar- rangement des collections du Musée de Bâle. Nous avons vu partir aussi, le 11 juillet 1890, l’un de nos vétérans les plus distingués, qui fit partie du Comité pendant plusieurs années, mais dont la maladie nous avait privés depuis tantôt trois ans. ALPHONSE Favre à joué un grand rôle dans la géologie suisse, depuis 1847 déjà. Explorateur du Salève, puis de la Savoie septentrionale, il s'était spécialisé depuis bien des années dans létude de notre terrain glaciaire, qui aboutit à la belle carte que vous connaissez (28% liv- raison des Matériaux). Malheureusement il ne lui a plus été possible d’en publier le texte, qui nous l’esperons ne sera pas perdu, confié qu'il est à l’une de nos jeunes recrues. A. Favre avait succédé à B. Stuper dans la présidence de la Commission géologique federale, et s’est donne beaucoup de peine pour l’achevement de la Carte géologique de la Suisse, et des Mémoires y re- latifs. Nous avons à mentionner encore le deces de J. Meier, minéralogiste à Dissentis: et celui d’un collègue respecté, de vieille roche, qui a occupé une grande place dans notre vie scientifique, ALBRECHT MULLER, professeur de géologie à l’Université de Bâle. On lui doit la carte géologique de son canton, et la 1° liv- raison des Matériaux. Il était fort petrographe et soignait les collections stratigraphiques du Musée de Bâle. Il a été remplacé à l’Université de cette ville par le D C. ScawmipTr, qui lui à consacré une notice biographique. Ces vides nombreux sont heureusement comblés et au delà par les adhésions nouvelles, au nombre de dix- sept, savoir MM.: B. Bazxærr, à l'Université de Genève. A. UrscHELER, Prof. à Granges (Soleure). FeLix Corxt, Industriel à Bale. A. Twiermeyer, Libraire a Leipzig. D: Axprex, Professeur à l’Université de Heidelberg. D: Wurrine, Petrogr. Instit., Univ. Heidelberg. A. Derepecaue, Ing. des ponts et chaussées à Thonon. C. pe Vocpr, à l'Université de St-Pétersbourg. ARTHUR- W. Warers, Villa Vecchia, Davos (Grisons). Prince Roranp Bonaparte, 22 Cours la Reine, Paris. Cu. Sarasın, 14 rue de l'Hôtel de Ville, Genève. D: E.-W. Bexeoke, Prof. Universit. Strasbourg. D' Saver, Landesgeolog, Heidelberg. Dr Frrrz Frecu, Priv.-Docent, Universit. Halle a. S. D' L. Mircn, Petrogr. Instit. Universit. Heidelberg. D' Kanurpaum, Priv.-Docent, Universit. Bâle. D: Pexcx, Prof. Universit. Vienne (Autriche). Notre effectif actuel est ainsi de 131 membres, dont S1 habitent la S’ isse. Comptes. — Notre situation financière est cette Lari Moses de année assez normale. Nos recettes sont celles prévues, et nos dépenses sont restées passablement en dessous du Budget, de sorte que nous soldons par un petit boni, de quelqnes francs supérieur à celui de l’an passé. Voici les chiffres résumés: Recettes. HUCOLISATIONS arkierees. RE 106 covIsations 1889-90, m ea ee Dal — ) 6, cofisations antiapees rn. 02 30. — A finances d'entrée m a. na. 20. — Annonces dans les Heloe@i. .. 2. 02... 5. — Bonitcation dinteretu nu 212.09 receties, de exercice. UP Ce erro gio zeliquası de kanpasse un 285. 24 Total Ci ch lele Dr SBEIG Döpenses. Beloez geologica Helvetia 2.2..72. 2 2Erensseel Circulaires convocations, ete 2. .2. 63.2 10 Indemnité à M: le Dr C. Schmidt . . . ... 100. — Brais de router du Comite na 56. 55 POLE CLIN TS EE Re Ne 23.0216 Total des dépenses re POS CN EMA Solde 4 Compte nouyeau m 2... 289.193 Total :egal..:.....2 2%. TRE ONCE Vous remarquerez, Messieurs, que nos recettes et depenses de l’annde se balancent presque exactement. Nous avons en outre, à compte de reserve, la somme de 500 franes representant les 5 cotisations A vie, reçues jusqu'ici. | En Pour les dépenses de l’exereice courant nous vous proposons le budget suivant : RICER Ne pe (00) Cireulaires conyocations, etc... AR LOUE 100 Bulleetion.de, photographies .. ...,..n.. 100 He Courses du Comite ...... 0... 120 Bomesinalsıderpereeption, ete. UNS 50 Allocation pour la Bibliographie suisse . . . . 50 IDIOTI A e SO ARIE 50 LOI e E TO) Publications. — Nous avons fait paraitre cette année les fascicules V et VI du premier volume des Eclogæ, qui contiennent, outre nos Comptes rendus et la Revue géologique, deux notices importantes de MM. MuHLBERG et Duparc. Au n° VI nous avons joint une feuille de titre et la table des matières de ce premier volume. Nous aurions bien voulu y comprendre encore le récit des excursions de 1889 autour de Lugano; mais celui-ci n'a pas pu être prêt à temps. Il paraîtra donc dans le premier fascicule du volume II. Le Comité à reconnu qu'il y aurait utilité à insérer à l’occasion, dans les Eclogæ, de courtes analyses des ouvrages géologiques qui nous seraient envoyés pour cela. Mais il exige que ces articles soient signés en toutes lettres, de sorte que l’auteur reste responsable de ses appréciations. Dons et échanges. — Le Comité a fait imprimer des cartes pour accuser réception des ouvrages qui nous sont envoyés. Il a décidé en outre d’en publier la liste annuellement dans les Eclogæ. Voici cette liste pour l’exercice courant: (0/0) A. Ouvrages offerts par les auteurs. . H. Fayol et collaborateurs. Étude sur le terrain houiller de Commentry. 8°. 1re partie. — Lithologie et Stratigraphie par H. Fayol. — 1886, av. atlas in-folio de 25 pl. 2e partie. — Flore fossile par Renault et Zeiller. — 1885. av. atlas de 42 pl. . Stanislas Meunier. Géologie régionale de la France. — 1 vol. 8°. 1889. Steinmann et Döderlein. Elemente der palæontologie. — 2 vol. 8° 1888-90. W. Langsdorff. Gaug- u. Schachtenstudien im Hartz. 8°. 188 Id. Gangsysteme v. Clausthal u. Andreasber 8°. 1884. 9. È 8. . Bergeron et Munier-Chalmas. Présence de la faune primor- diale dans l'Hérault. . Edm. Hébert. Terrain crétacé supérieur des Pyrénées. Id. Zone a Belemnitella plana. Id. Phyllades de Saint-Lò et conglomérats pourprés. Id. Groupes sédimentaires les plus anciens du NO la France. . Alph. Stelzner. Geologie der Argentinischen Republik. (Don de. M. de Fellenberg). . L. Lavizzari. Nouv. phénomènes des corps cristallisés. . G. Ferri. Il clima di Lugano de 1864 à 1888. W. Morris Davis. Triassic of Connecticut Valley. 2: Dr. H. Wagner. Geographisches Jahrbuch Pd. XIII. (Don de M. de Fellenberg). . Baron v. Muller. Select extratropical plants in Australia. — 1 vol. 8°. . Delafond. Stratigraphie du bassin houiller et permien d’Au- tun et d’Epinac. 4°. . Dr. T. Harada. Geotektonische Gliederung von Japan. 9°. . Nécrologie d’Edmont Hébert. 8°. B. Cartes, photographies, etc. . Bureau géologique de Roumanie. — Carte géologique de Rou- manie. 24 feuilles. 1887-1888. . Geological Survey of Japan — Cartes géologiques du Japon. — 12 feuilles. HE — Geol. reconnaissance map of- Japan by Dr T. Harada 1: 400,000. Où Sa ù O) x 6. =1 on . Ecole des Mines de Mexico. — Carta minera de Rep. Mexicana di C. Pacheco et Ant. de Castillo. 1: 3,000,000. Id. — Carta geolog. de Rep. Mexicana,. des mêmes auteurs. 1 : 3,000,000. . Delafond et Michel Lévy. Carte géologique du bassin d’Autun et d’Epinae. 1: 40,000. W. Langsdorff. Carte géologique d’une. portion du Hartz. 1225000; Prof. Lenticchia (Lugano). Photographie d'un poisson rhétien de Grandola. O. Périodiques reçus en échange. . U. S. Geological Survey (POWELL directeur). a. Bulletins 8° nos 48 à 53. b 7th Annual Report. 1 vol, grand 8°. c. Becker. Quicksilver Deposits of Pacific Slopes. 1 vol. gd 40 av. atlas folio. d. Newberry. Triassic fossil fishes and plants of New- Jersey et Connecticut-Valley. — 1 vol. gd 4° av. pb. planches. Bureau géologique de Roumanie (Stephanescu). Volumes de 1882 à 1885. . K. Preuss. Geol. Landesanstalt. — Jahrbuch 1887. . Société belge de Geologie, Paléont. et Hydrologie. — Bulletins vol II 1885 et IIl 1889. . Société géologique de Belgique. — Annales vol. XV, XVI (re livr.), XVII (2e livr.). Société geologique du Nord. — Annales vol XIV, XV, XVI. . Société helvétique des Sciences naturelles : a. Compte rendu des travaux de la 7le session à Soleure. b. Verhandl. d. 71 Versamml. in Solothurn. c. Compte rendu des travaux de la 72e session & Lugano. d. Atti della 72 sessione à Lugano. . Soc. fribourgeoise des Sc. nat. — Bulletins de 1883 à 1887. . Thurgauische Naturforsch. Gesellsch. — Mittheilungen Heft 8. Nous prions instamment tous ceux qui nous font des envois pour la Bibliothèque de bien vouloir les ad- resser à notre archiviste. Adresse: M. le D: Edm. pe FELLENBERG, Museum d’histoire naturelle, a Berne. 9* Bibliographie geographique suisse. — Quelques citoyens ont pris l’initiative d’une association des di- verses societes geographiques et scientifiques suisses, en vue de l’etablissement et de l’impression d’un cata- logue raisonne de toutes les publications se rapportant a la nature de notre belle patrie (Landeskunde). Invite à prendre part A cette entreprise, votre comite s’est fait représenter par M. DE FELLENBERG aux Conférences. qui ont eu lieu a Berne pour cet objet. Chaque société devant contribuer pour sa part aux frais de ce travail, nous avons inserit au budget une allocation de 50 francs, que nous vous prions de bien vouloir voter pour cette entreprise patriotique. Collection d’ossements des Pampas. — Les di- recteurs des collections géologiques et zoologiques du Polytechnikum nous ont prié de donner notre appui. moral à une souscription qu'ils ont lancée en vue d'acheter pour le Polytechnikum la collection réunie: par M. Saxrraco RorH. Votre comité l’a fait volontiers. en chargeant son president de contresigner en son nom. l’appel au public. Cet appel a été couronné de succès: il a amené: plus de 200 souscriptions de 5 à 2000 francs, faisant ensemble environ 15,000 francs. Avec les allocations. qu'on espère obtenir de l'autorité fédérale, du canton. et de la ville de Zurich, ainsi que de quelques sociétés. encore, on compte arriver ou chiffre de 45,000 francs, nécessaire pour cet achat, ainsi que pour l'installation et pour l’utilisation de cette riche collection. Des locaux suffisants sont déjà assurés dans le: bâtiment du Polytechnikum, et divers paléontologistes. ont promis leur concours pour l’étude ostéologique de: ces trésors. Dans une année, ils seront sans doute ex- posés à nos regards, et reconstitues au moins en partie. W Formation de dessinateurs. — L’établissement lithographique MuLLer et 0°, à Aarau, avec succursale à Lausanne, s’est déclaré disposé à encourager de jeunes artistes à l’étude du dessin scientifique, si l’on veut bien s'adresser à lui pour de semblables travaux. Prix Schlæfli. — Une question géologique est en- core au concours jusqu'au 1 juin 1891: Les blocs “exotiques dans le Flysch des Alpes. — Prix: 500 francs! Faits géologiques de l’année. — Notre Collec- tion de photographies géologiques s’est accrue d’une douzaine d'épreuves depuis le dernier rapport. Aucune nouvelle de la Carte géologique internatio- nale, qui dort dans les cartons de Berlin! Quant au Congrès internatinal, les Américains se disputent: les uns l’aimeraient à PHiLADELPHIE, ainsi qu'on l'avait statué à Londres: les autres voudraient le transférer à WasaiNGron. Enfin, le comité ameri- cain a demandé de renvoyer le Congrès à 1892, anni- versaire quadricentenaire de la découverte de l'Amérique, qui doit se fêter par une grande exposition universelle. C’est un vrai gachi de compétitions personnelles! Qu'en sortira-t-1l ? Dans notre petite sphère suisse, nous continuons à travailler modestement. La plupart de nos publica- tions périodiques se poursuivent et se développent. La Société paléontologique a fait paraître, cette ‘année encore, un beau volume, dans lequel brillent de nouvelles Tortues, récemment découvertes dans la mol- lasse de Lausanne. Ce même volume achève la mono- eraphie de M. Koy sur les Polypiers jurassiques. Plusieurs volumes des ,,Matériaux pour la Carte seologique de la Suisse“ sont en preparation, et nous sommes heureux de pouvoir vous presenter aujourd’hui la 16° livraison, qui résume les explorations commencées il y a plus de quarante ans, par votre president, dans les Hautes-Alpes vaudoises. C’est un volume de 575 pages, aves cartes, profils, photographies et nombreux clichés dans le texte. NJ i Excursions annzelles. — Notre Société ne comp- tant point de representant au Tessin, nous avons dü Van passé prier l’un de nos jeunes membres de la Suisse septentrionale de préparer nos excursions de . 1889 par une petite étude locale. M. le D' C. Scammr s’y est prété avec beaucoup d’obligeance et a parcouru pour cela la contrée pendant ses vacances de printemps. Le Comité ne pouvait pas songer à le defrayer integra- lement. mais il a estiué devoir lui offrir à titre d’in- demnité un subside de 100 francs. Pour 1890 la chose était plus facile. Nous ne eonnaissions il est vrai personne qui püt nous servir de guide dans les environs de Davos et le nord des Grisons: mais notre collègue le professeur Hein ayant fait une étude spéciale de la partie sud des Grisons, nous l’avons naturellement prié de nous préparer une excursion dans cette intéressante région. C’est là que nous nous rendrons du 20 au 24 août. Dans la partie scientifique de notre séance M. Heim voudra bien nous donner un aperçu préalable de la contrée à parcourir. D'autre part la Société géologique allemande, ré- unie ce mois-ci à Freiburg en Breisgau, ayant demandé à M. Heim de lui faire les honneurs du Double-pli glaronnais, nous avons jugé à propos d'inscrire aussi à notre avoir cette exploration, dirigée qar l’un des nôtres, et d’en faire profiter ainsi les membres de notre Société qui voudraient s’y joindre. | Cette excursion commune vient d’avoir lieu du 14 A SA og —. au 16 courant: et nous en aurons bien quelques échos dans notre séance scientifique. Nous étions d’ailleurs cordialement invités à toutes les courses de la Société géologique allemande, qui étaient organisées, dans la sud de lAllemagne et en Suisse, pour ce mois-ci, du 7 au 21 août. Notons enfin la réunion extraordinaire de la So- ciete géologique de France qui aura lieu du 14 au 22 septembre en AUVERGNE, et dont les excursions pré- sentent aussi un vif intérêt. Tous ceux de nos membres qui voudront s'y rendre y seront les bienvenus. En voilà donc pour tous les goûts. Administration. — Vouz allez entendre, Messieurs, le rapport de nos 2 contrôleurs, après quoi nous vous demanderons décharge pour l'exercice écoulé. Vous voudrez bien vous prononcer aussi sur le budget qui vous est proposé, y compris l’allocation pour la Bibliographie suisse. Enfin vous aurez à procéder au remplacement de notre regretté V. GizLisroN dans le sein du Comité, Le membre que vous élirez ne sera en fonction qu'une année jusqu'au renouvellement intégral de 1891. Pour le Comité: Le Président, E. Renevier, prof. Mittheilung über die naturwissenschaftliche Station Tor am Sinai. Indem das Rothe Meer mit seiner tropisch ent- wickelten Fauna. die Wüste mit ihren sonderbaren Pflanzen und der erst seit einigen Jahren erkannte complieirte geologische Aufbau der Nilländer, des Sinai und des nördlichen Arabien den Herren Zoologen, Botanikern und Geologen ein erspriessliches Arbeitsfeld liefern, habe ich bei Tor an der Westküste der Sinai- halbinsel ein Institut gegründet. das folgenden Anforde- rungen entsprechen soll: 1. Jeder Forscher, der hier vorübergehend. oder für längere Zeit Aufenthalt nehmen will, findet daselbst ein sicheres Obdach, ein. gutes Bett und eine zuträg- liche, dem heimathlichen Herde möglichst angepasste Küche, eine wissenschaftlich gebildete, ortskundige, Deutsch, Französisch, Italienisch und Arabisch sprechende Führerschaft und eine angenehme Unterhaltung. 2. Die Herren, welche auf irgend einem Gebiete der Naturwissenschaft exactere Beobachtungen sammeln oder Colleetionen von. naturhistorischen Objecten an- lesen wollen, finden erfahrene Fischer und Schiffleute, tüchtige Taucher und Jäger, Boote und Lastthiere. Es steht ihnen die Benützung von Sammel- und Präparir- utensilien zu Diensten,-sowie ein Vorrath an Conservir- ==. 197 mitteln, Sammelgläsern, Büchsen und Kisten zum Nach- hausetransport des eingesammelten Materiales. Ver- schiedene optische und physikalische Imstrumente, Aquarien, Terrarien und ein Versuchsgarten erleichtern das Beobachten, und eine reichhaltige, auserwählte Literatur, sowie eine momentan noch im Entstehen be- grittene Lokalsammlung werden ein schnelles Orientiren in den hiesigen Verhältnissen gestatten. Stets wird es mein eifrigstes Bestreben sein, den Herren Gästen beim Sammeln und Präpariren sowohl, als auch beim Beob- achten selbst behülflich zu sein, und, um auch ein geistiges Scherflein der Wissenschaft darzubieten, werde ich alljährlich in französischer oder deutscher Sprache ein Resume der von mir gesammelten Beobachtungen publiziren, ähnlich, wie ich dies in mehreren Jahres- beriehten und Monatsheften naturforschender Gesell- schaften über das in den Jahren 15854—S7 gesammelte Beobachtungsmaterial gethan habe. 3. Die Preise, welche ich fùr das Bewirthen der meine Anstalt besuchenden Gäste stelle, sind den Ver- haltnissen und Anforderungen entsprechend und sollen dazu beitragen, meiner Anstalt einen regen Zuspruch zu verschaffen. Für die Benützung der Bibliothek, Aquarien und Terrarien, für meine Beihülfe beim Präpa- riren und Sammeln,. sowie für die jederzeitige Einsicht in die Lokalsammlungen berechne ich nichts, und es wird mich freuen, wenn ich durch Verträge mit den Eingeborenen in den Stand gesetzt werde, mehrere Preise noch zu erniedrigen. 4. Um denjenigen Herren, die nach der Rückkehr in die Heimath noch Einiges zur Vervoilständigung ihrer Beobachtungen und Sammlungen bedürfen, die Möglich- keit zu bieten, das Fehlenae nachschicken zu lassen, verpflichte ich mich, das Gewünschte in kürzester Zeit, in bestem Zustande und zu den billigsten Preisen nach- zuliefern. Die Dubletten, die ich aus meinen Lokal- sammlungen ausscheiden kann, biete ich Museen, event. auch Naturalienhändlern zum Kaufe an, und das aus meinen Händen kommende Material soil sich durch er- probteste Art der Conservirung und Präparation, durch genaue Angabe der Fundorte ete., sowie durch billige Preise auszeichnen. Alfred Kaiser, Tor, Mont Sinai, Egypte. Das Klima der Eiszeit. Vortrag von Prof. Dr. Ed. Brückner in Bern. So alt die Erkenntniss ist, dass einst die Gletscher der Alpen, zu riesenhafter Grösse angeschwollen, das ganze Schweizerland unter ihrer eisigen Last be- gruben, so alt ist die Frage nach dem Klima, welches jene Eisausdehnung verursachte. Zahllos sind die Hypo-- thesen, die auf jene Frage die Antwort zu liefern. suchten. Bald deutete man die Eiszeit als einen ge-- waltigen Schüttelfrost der Erde, bald als eine Periode sindfluthartiger Regen. Man versuchte das eine oder das andere durch terrestrische oder kosmische Vorgänge zu erklären und verlor sich in ein Gewirr von Hypo- thesen, von denen die Mehrzahl heute durch die Be- obachtung gänzlich widerlegt ist. Die Spekulation war der Feststellung der Thatsachen weit voraus geeilt. Erst das extensive und intensive Studium der diluvialen Ablagerungen in den letzten 15 Jahren hat eine Reihe von Thatsachen erkennen lassen, welche eine feste Basis für die Beantwortung der Frage nach dem Klima der Eiszeit abgeben. Einer der hervorragendsten Züge, welcher die Gletschererscheinungen der Diluvialzeit auszeichnet, ist die Allgemeinheit des Phänomens. Die ganze Erde ist von einer Eiszeit betroffen worden, die sich jedoch in den verschiedenen Gebieten verschieden intensiv ue äusserte. Durchweg bestand sie in einer Potenzierung der jetzigen Vergletscherung. Wo heute grosse Glet- _scher existiren, von dort sehen wir in der Diluvialzeit gigantische Eismassen ausstrahlen, so das nordeuropä- ische, das nordamerikanische und das patagonische Inlandeis; wo heute nur Gletscher von mässiger Grösse anzutreffen sind, begegnen wir auch in der Eiszeit zwar im Verhältniss zu den heutigen immer noch riesengrossen, jedoch im Vergleich zu den Inlandeismassen kleinen Gletschern, so in den Alpen, den Pyrenäen, im Kauka- sus, Himalaya, Kuen-lun, Thian schan, in der Sierra Nevada des Great Basin, in Neuseeland, auf den Ker- guelen, in Südgeorgien etc’ Endlich trugen Gebirge, die sich heute nicht mehr in die Region des ewigen Schnees erheben. in der Diluvialzeit auch nur ganz kleine Gletscher, wie die Vogesen, der Schwarzwald, die Karpathen, der Ural, die Australischen Berge, die Falklandsinseln ete. Noch deutlicher tritt die Allgemeinheit des Phä- nomens hervor, wenn wir die Spuren der diluvialen abflusslosen Seen über die Erde hin verfolgen. Wie die Gletscher, so sind auch die abflusslosen Seen in ihrer Grösse durchaus von den klimatischen Elementen abhängig, von dem Niederschlag, der sie direkt oder durch Vermittlung der Flüsse nährt und von der Wärme, die an ihnen durch Verdampfung, wie an jenen durch Schmelzung zehrt. Auch sie waren in der Diluvialzeit gewaltig angeschwollen, wie der Bonneville- und der Lahontansee mit ihren zahlreichen kleinen Nachbarn im Great Basin von Nordamerika, wie die Seen in der Sahara, in Tibet, in Turkestan, wie das Kaspische Meer und der Aralsee, das Todte Meer etc. Bei einigen der Seen im Great Basin liess sich direkt der Nachweis führen, dass dieses Anschwellen eleichzeitig mit der Verglet- scherung der benachbarten Gebirge stattfand. | Es ist sehr wichtig, dass auch die Tropen keine Ausnahme machen; auch sie haben, wie die übrigen Gebiete der Nordhemisphäre und der Südhemisphäre, in der Diluvialzeit einerseits eine bedeutende Vergròs- serung ihrer Gletscher und andererseits eine solche ihrer abflusslosen Seen erlebt; auch sie haben ihre Eiszeit gehabt, wenn auch deren Spuren sich hier nicht “in dem Masse aufdrängen wie in höheren Breiten. Allein die diluviale Vergletscherung war, verglichen mit der heutigen, in den Tropen nicht kleiner, als bei uns oder in Amerika. So gibt es kein Land der Erde, das nicht seine Eiszeit gehabt hätte. !) | Diese Alleemeinheit der Eiszeit auf der ganzen Erde weist mit Entschiedenheit auf eine Gleichzeitig- keit derselben hin; so lange man glauben konnte, dass die Tropen keine Eiszeit erlebt hätten und dass die Südhemisphäre sich heute in einem Stadium der grössten Vergletscherung befinde, so lange konnte man an eine Ungleichzeitigkeit der nord- und der südhemisphärischen Eiszeit olauben. Heute weht das nicht mehr. Noch etwas anderes lehrt die Allgemeinheit des Eiszeitphänomens auf der Erde und die Thatsache, dass dasselbe «durchweg in einer Potenzierung der heutigen Gletscher bestand, nämlich dass im Grossen und Ganzen die Vertheilung von Hoch und Niedrig, von Wasser und Land die gleiche war wie heute, ein Schluss, der mit der geringen Verbreitung diluvialer Meeresablagerungen auf dem Festlande ganz in Uebereinstimmung steht. ‚Heute treffen wir Gletscher nur dort an, wo mehr oder minder ausgedehnte Theile des Felsgerüstes der Erde über die Schneegrenze emporragen. Wenn wir in der Eiszeit die Gletscher gewaltig angeschwollen 1) Der Vortragende latte eine Karte ausgestellt, welche die Verbreitung der diluvialen Gletscher und Seen erkennen liess.. AA E sehen, so müssen wir offenbar schliessen, dass weit ausgedehntere Theile der Erde sich oberhalb der Schnee- grenze befanden, dass also die Schneegrenze tiefer lag als heute. Penck hat mit Hülfe einer sinnreichen Me- thode den Betrag der Depression der Schneegrenze in der Eiszeit für eine Reihe von Gebirgen zu bestimmen gesucht und gefunden. dass erstere rund 1000 m tiefer lag als heute, an einigen Orten etwas tiefer, an andern : etwas weniger tief. Eine allgemeine, auch in den Tropen deutlich auftretende Depression der Schnee- grenze zeichnete also die Eiszeit aus. Eine zweite Thatsache von grosser Wichtigkeit hat die Erforschung der Diluvialablagerungen zu Tage ge- bracht — die Thatsache der Wiederholung der Ver- gletscherung. Es hat nicht eine Eiszeit gegeben, sondern deren zwei, die durch eine Zeit relativ kleinen Gletscher- standes getrennt waren. Ja, Penck vertritt für das deutsche Alpenvorland und vor allem für das Etsch- gebiet drei Eiszeiten, und ich konnte mich seinen Re- sultaten auf Grund eigener Beobachtungen an der Salzach und im Gebiete der südöstlichen Alpen anschliessen. Die Zahl derjenigen geologischen Profile, deren Erklärung nicht anders als durch die Annahme einer Wiederholung der Vergletscherung möglich ist, mehrt . sich von Tag zu Tag. Sie haben alle das Gemeinsame, dass in ihnen, zwischen zwei Moränen lagernd, einer älteren untern und einer jüngern oberen, Bildungen auftreten, die nicht unter dem Gletscher entstanden sein können, wie mächtige Lager von Flussgeröllen und Gehänge- oder Wildbachschutt, in denen sich mehrfach fossile Pflanzen fanden, Lager von Torf, gelegentlich selbst marine Sedimente und Löss. Das gilt von den Alpen, wie von den Pyrenäen und dem Felsengebirge, vom nordeuropäischen Inlandeis, wie vom nordameri- kanischen. Man streitet heute schon nieht mehr über die That- sache der Wiederholung der Vergletscherung, sondern über den Betrag des Rückzuges der Eismassen in der Interglacialzeit. Hierüber aber muss die geographische Verbreitung der interglacialen Profile Auskunft geben. Leider bringt es die Natur der Sache mit sich, dass interglaciale Profile vorwiegend in der Nähe der Peripherie der Gletscher-Gebiete auftreten, wo allein eine ungestörte Ablagerung der Moränen stattfand, während gegen das Innere des vergletscherten Gebietes hin ein immer vollständigeres Ausfegen alles lockeren Materials erfolgen musste. So kommt es, dass bis heute nur in den Alpen, hier jedoch an mehreren Stellen, die interglacialen Profile bis tief in das Herz des Gebirges hinein verfolgt werden konnten. Offenbar hatten sich die Gletscher in der Interglacialzeit sehr weit zurück- gezogen. Zu dem gleichen wichtigen und interessanten Resultat, dass die Gletscher der Interglacialzeit ihrer Grösse nach nicht wesentlich von den heutigen ver- schieden gewesen sein können, führt auch die Unter- suchung der interglacialen Flora. Was nun aber von den Alpen gilt, gilt bei der Harmonie, die sich in allen Birscheinungen der Eiszeit überall ausspricht, auch mehr oder weniger sicher für die übrigen Gletschergebiete. Auch hier schaltete sich zwischen die beiden Ver- gletscherungen eine Zeit kleinen Gletscherstandes ein. Voll und ganz werden diese Schlüsse durch die Untersuchungen amerikanischer Gelehrter im Gebiete der beiden grossen diluvialen Seen des Grossen Beckens von Nordamerika, des Lake Bonneville und des Lake Lahontan, bestätigt. An beiden Seen lassen sich mit aller Sicherheit 10 zo. — zwei Perioden hohen Wasserstandes unterscheiden, die, . durch ‘eine Zeit getrennt erscheinen, in welcher die Seen mindestens auf ihren heutigen Umfang zusammen- geschwunden waren. Ueberall nämlich, wo man durch nachträgliche Erosion in den Boden der alten Seen eingetiefte Thäler antrifft, da sind drei Schichten über- einander zu "beobachten: zu unterst der Niederschlag eines alten Sees; darüber eine Schicht typischer Fluss- und Bachablagerungen, endlich im Hangenden ebenfalls lacustre Bildungen. Diese drei Horizonte sind durch Discordanzerscheinungen von einander getrennt; der Kies vor allem lagert oft in Thälern, die in die liegende Seeablagerung geschnitten sind. Es schaltet sich also zwischen die beiden Perioden hohen Wasserstandes eine Zeit ein, in welcher der alte Seeboden von Flüssen durchflossen wurde, die auf ihm ihre Gerölle ablagerten. Diese interlacustren Profile, wie man sie nicht un- passend nennen könnte, lassen sich im Gebiet des Grossen Salzsees abwärts bis 50 m Höhe über dem jetzigen Spiegel des Sees verfolgen, wo die beiden untern Ablagerungen unter den obern jüngern verschwinden. Analoges ist am Lake Lahontan constatirt. Russell und Gilbert machen es sogar wahrscheinlich, dass in der Zeit zwischen den beiden Seeperioden überhaupt alle stehenden Gewässer des Beckens geschwunden waren. = Angesichts der Ausdehnung desjenigen Gebietes der Erde, für welches eine Zweizahl der Eiszeiten oder der Hochstände der Seen nachgewiesen ist, darf man heute wohl an der Allgemeinheit dieser Wiederholung nicht zweifeln und den Satz aussprechen: Die ganze Erde hat mindestens zwei Eiszeiten erlebt, getrennt durch eine Inter- .: glacialzeit, zwei Perioden tiefer Lage der Schneegrenze und grossen Standes’ der Gletscher und abflusslosen a dar ya Seen, getrennt durch eine Periode hoher Lage der Schnee: srenze und kleinen Standes der Gletscher und Seen. Es sind grossartige Schwankungen der hydrographischen Phänomene der Erde, von welchen uns die Diluvial- ablagerungen zeugen; nur in entsprechenden Schwan- kungen des Klimas können sie ihre Ursache besitzen. Die diluvialen Schwankungen: der Gletscher, wie der abflusslosen Seen, können sowohl durch einen Wechsel von kalten und warmen Perioden, als auch durch einen “solchen von feuchten und trockenen erklärt werden. Gegenwärtig neigt man unter den Geologen, nach dem Vorgange von Lecoq, de la Rive, Tyndall und Frankland, vielfach der Ansicht zu, es sei die Eiszeit durch eine Vermehrung der Niederschläge ver- anlasst worden; die Temperaturverhältnisse hätten da- gegen nur eine mehr untergeordnete Rolle gespielt. Ja, Whitney, der diese Hypothese weiter ausgebaut hat, verficht sogar, ebenso wie Frankland, die Anschau- ung, dass die Eiszeit bei höherer Temperatur stattfand, da bei höherer Temperatur die Verdunstung und damit die Niederschläge gesteigert gewesen sein müssten. Ihm ist. das Schwinden der Gletscher und Seen eine Folge der allmäligen Abkühlung des Erdenklimas. Aenderung der Niederschläge ohne wesentliche Aenderung der Temperatur, das ist die Parole, die ausgegeben wird. Man stützt sich hierbei zum Theil auf die Ausführungen Woeikof’s, deren Anwendung jedoch übertrieben wird. Woeikof selbst hat sich gegen jene Theorie Whit- ney’s, wie früher Sartorius von Waltershausen gegen diejenige Frankland’s, gewandt und ihre Halt- losigkeit aus meteorologischen Gründen dargethan. Eine Erhöhung der Temperatur der Luft und der Meere würde freilich mehr Verdunstung und mehr Niederschlag verursachen, aber die Schneemenge in den Gebirgen 2 10* tage vermindern; denn Schnee würde nur in grössern Höhen fallen als jetzt, und da die Schneegrenze selbst in den feuchtesten Gegenden der Tropen jetzt bedeutend höher als 4000 m liegt, so würde sie dann noch höher rücken. Ueberblickt man die Sachlage, so ist ersichtlich, dass man bis heute der Frage fast ausschliesslich in Speculationen näher zu treten suchte. Wie schwierig es Jedoch bei solchen ist, die einzelnen Factoren gegen einander abzuwägen, zeigt die Thatsache, dass die einen für die Eiszeit unbedingt ein etwas wärmeres, die andern aber ein etwas kälteres Klima annehmen wollen. Wirklich positive Anhaltspunkte zur Klärung der Frage hatte bis vor Kurzem nur W oeikof beigebracht, indem er die klimatischen Bedingungen der heutigen Gletscher eingehend feststellte. Da schlug im Jahre 1885 Lang einen neuen Weg ein; er suchte, wie schon vor ihm Sonk- lar, Forelund Richter, durch eine Discussion der meteo- rologischen Beobachtungen in der Umgebung der Alpen festzustellen, welcherlei Ursachen die Schwankungen der Alpengletscher bedingen, die wir im laufenden Jahr- hundert deutlich erkennen können und deren Studium vor allem Forel sich zur Aufgabe gemacht hat. Er fand, dass diese Schwankungen parallel gehen mit Schwankungen des Niederschlags, während ein Parallel- gang mit der Temperatur sich nicht mit gleicher Schärfe ergab. Eine Vermehrung des Niederschlags, so schloss er, muss also auch in erster Reihe die Eiszeit herauf- beschworen haben. Es war mir vergönnt, die Untersuchungen Lang '’s, welche sich auf die Alpen beschränkten, über die ganze Erde hin auszudehnen. An der Hand der Beobach- tungen von im Ganzen 800 Stationen mit insgesammt 37,000 Beobachtungsjahren gelanges mir darzuthun, dass. za das Klima auf der ganzen Erde in einer beiläufig 35- jährigen Periode Schwankungen erleidet. Die Klimaschwankungen der historischen Zeit be- stehen in Schwankungen der Temperatur, des Luftdrucks und des Regenfalls, die sich auf der ganzen Erde gleich- zeitig vollziehen. Dabei ist die Temperatur dasjenige Element, von dem alle übrigen abhangen. Die Schwankungen der Temperatur konnte ich an Thermometerbeobachtungen bis 1731 zurück verfolgen, dagegen an den Daten über die Eisverhältnisse russi- scher Ströme bis 1700 und selbst noch weiter zurück. Die Schwankungen der Temperatur sind so gut wie allen Ländern der Erde gemeinsam. Nur 11 Procent derselben bilden Ausnahmen, jedoch ohne dass irgend eine Gesetzmässigkeit gefunden werden könnte, während jedesmal 89 Procent aller Gebiete gleichzeitig Kälte- perioden und gleichzeitig Wärmeperioden erleben. Die Amplitude dieser Temperaturschwankungen beträgt im Mittel für die ganze Erde nahezu 1° C. Die Temperaturschwankungen wirken auf die Luft- druckvertheilung ein, indem sie synchrone Schwankungen des Barometers hervorrufen. Die Intensität und der Character dieser Luftdruckschwankungen ändert sich von Gebiet zu Gebiet in durchaus gesetzmässiger Weise. In den Wärmeperioden erscheint der Uebertrittoceanischer Luft vom Meer aufs Festland erschwert, in den Kälte- perioden dagegen erleichtert. Das muss nun seinerseits auf den Regenfall des Landes einwirken. Auf dem Gros der Landmassen schwankt der Regenfall derart, dass die kühlen Perioden auch feucht und die warmen trocken sind. Etwas mehr als 20 Procent der durch meteorologische Beobachtungen ver- tretenen Gebiete verhalten sich theils ständig, theils wenigstens temporär abweichend, indem bei ihnen Regen- ua reichthum uud Wärme, andererseits Regenarmuth und Kälte zusammenfallen. Es.ist sehr wichtig, dass diese Ausnahmegebiete sich vorwiegend um die Oceane grup- piren, die solcherart ihrer ganzen Ausdehnung nach .in den Verdacht der Ausnahme kommen, wie der nord- atlantische Ocean. ‘In der That ist es verständlich, dass umsomehr Gelegenheit zur Regenbildung dem Ocean entzogen wird, je mehr feuchte, oceanische Luft vom Meer aufs Land ùbertritt. So scheint eine Art Com- pensationsverhältniss zwischen Continent und Ocean zu bestehen. Die Schwankungen des Regenfalls sind sehr ver- schieden ausgeprägt; ihre Intensität ‚nimmt im allge- meinen mit der Continentalität zu. Das Verhältniss der Regenmenge zur Zeit des Maximums zu derjenigen des Minimums wächst gegen das Innere der Land- massen hin; den grössten bekannten Werth erreicht es mit 2.31 in Westsibirien. Es rücken hier in der feuchten Periode die Isohyeten um viele Hunderte von Kilometern gegen das Innere des Festlandes vor, um in der Trocken- zeit sich ebenso weit wieder zurückzuziehen. Da gleich- zeitig auf dem Ocean die Regenmenge abnimmt, so besagt das nichts anderes, als dass sich in den kühlen und für die Landflächen feuchten Perioden die Gegen- sätze zwischen Ocean und Continent erheblich aus- gleichen. Die Abnahme des Regenfalls gegen das Innere des Landes ist in der warmen Trockenperiode rasch, in der feuchten Kälteperiode langsam. Das liess sich für Asien, Europa und Nordamerika im Grossen und selbst für beschränkte Gebiete im Kleinen darthun. Im Mittel für die Länder der Erde, ausschliesslich der Ausnahmegebiete, beträgt die Sehwankung des Regenfalls 24 Procent des vieljährigen Mittels, und ein- schliesslich der Ausnahmen immer noch 12 Procent. — 4151 — Die gesammte zur Zeit des Minimums auf alle Länder der Erde fallende Regenmenge ist um 12 Procent kleiner als diejenige zur Zeit des Maximums. In den letzten beiden Jahrhunderten erscheinen als Centren von kalten und auf dem Lande feuchten Perioden die Jahre 1700, 1740, 1780, 1815, 1850 und 1880, als Centren von warmen und auf dem Lande trockenen Perioden die Jahre 1720, 1760, 1795, 1830 und 1860. Diese Schwankungen des Klimas wirken deutlich auf den Stand der Flüsse und Flussseen, vor allem auch der abflusslosen Seen, wie der Gletscher, ein und ver- ursachen Schwankungen derselben in einer etwa 35- jährigen Periode. Es ist sehr bezeichnend, dass die grossen, lang- dauernden Oscillationen der Gletscher und der abfluss- losen Seen der Diluvialzeit ihrem Character nach genau diesen an den heutigen Gletschern und abflusslosen Seen zu beobachtenden kurzdauernden Schwankungen entsprechen. Gewiss hat daher der Schluss eine hohe Berechtigung, dass auch die diluvialen Klimaschwankungen ihrem Character nach den heute zu beobachtenden ent- sprachen. Wie heute ein Vorstossen der Gletscher und ein Anschwellen der Seen durch eine Kälteperiode ver- anlasst wird, in deren Gefolge eine Schwächung der Luftdruckdifferenzen und daher eine Vermehrung des Niederschlags auf dem grössern Theil der Landflächen der Erde auftritt, so dürfte auch eine ganz entsprechende, nur durch eine grössere Abweichung und eine längere Dauer ausgezeichnete Kälteperiode mit analogen be- sleitenden Aenderungen des Luftdrucks und des Regen- falls als Ursache der Eiszeit zu betrachten sein. Es war das Klima der Eiszeit überall kühler und auf dem grôüssern Theile der Landflächen der Erde auch feuchter MZ als das heutige und als das Klima der Interglacial-, wie der Präglacialzeit. Dieses Resultat stimmt mit den Anschauungen von Gilbert, Penck, Dutton und Neumayr im Wesent- lichen überein, da sie alle die Ursache der Eiszeit in einer negativen Temperaturabweichung suchen. Doch erweitert und ergänzt es dieselben, indem es local auch den Schwankungen des Regenfalls einen Einfluss zuspricht. - Die Schwankungen der Temperatur sind die erste und allgemeine Ursache, zu der sich in vielen Gegenden entsprechende Schwankungen des Regenfalls gesellten. Diejenigen Gebiete, welche wir oben bei der Schilderung der 35-jährigen Schwankung des Regenfalls als Aus- nahme-Gebiete kennen lernten, vor allem die Meere, dürften wahrscheinlich auch in der Eiszeit keine Ver- ‘ mehrung, sondern eher eine Minderung ihres Nieder- schlages erlebt haben. Ja, die in jener Zeit niedriger Temperatur voraussichtlich geringere Verdunstung macht es fast wahrscheinlich, dass überhaupt die gesammte, auf die Erde niederfallende Regenmenge geringer war als heute; aber die Regenmenge der Festländer war grösser. Suchen wir diese aus der Analogie mit den Klimaschwankungen der letzten Jahrhunderte gewonnenen Ergebnisse au dem vorliegenden Thatsachenmaterial zu prüfen. Diejenige Erscheinung der Eiszeit, welche hierzu am besten geeignet scheint, ist die Depression der Schneegrenze, Dieselbe ist nach unserer Anschauung durch eine Minderung der Temperatur, die überall auf- trat, veranlasst gewesen, gleichzeitig jedoch in ver- schiedenen Gebieten durch eine Steigerung des Regen- falls mit beeinflusst worden. Es muss sonach die De- pression in verschiedenen Gebieten verschieden gross sein, mittelgross dort, wo eine Aenderung des Regen- MO falls nicht platzgrift, am grössten dort, wo letzterer am intensivsten anwuchs, endlich am kleinsten dort, wo der. Regenfall etwas abnahm. In der That zeigt es sich, ‚lass die Depression der Schneegrenze keineswegs gleich- mässig ist. Die wenigen vorhandenen Beobachtungen scheinen wirklich zu bestätigen, dass die Abweichung des Regenfalls während der Eiszeit vom heutigen von Ort zu Ort verschieden gewesen ist, derart, dass dort, wo heute die Schwankungen des Regenfalls sich am schärfsten ausprägen, auch in der Eiszeit die Vermehrung des Niederschlags relativ sehr gross war. Ueber den Betrag der Abweichung des Regenfalls in der Eiszeit vom heutigen kann man schon deswegen nichts aussagen, weil derselbe von Ort zu Ort ver- schieden war. Anders aber steht es mit der Abweichung der Temperatur. Würde die Depression der Schnee- grenze ausschliesslich ein Werk der Depression der Temperatur gewesen sein, so müsste an der diluvialen Schneegrenze jene Temperatur geherrscht haben, welche heute im gleichen Gebirge an der recenten Schneegrenze herrscht. Es liesse sich dann der Betrag der Temperatur- Depression einfach aus dem Betrag der Depression der Schneegrenze mit Berücksichtigung der bekannten Ab- nahme der Temperatur mit zunehmender Höhe von 0,5° pro 100 Meter berechnen. Da aber nach unserer Anschauung die Depression der Schneegrenze in vielen Fällen auch von einer Zunahme des Regenfalls beein- flusst wurde, so wird jene Methode offenbar nur dort gute Ergebnisse liefern, wo höchst wahrscheinlich eine Mehrung des Niederschlags nicht stattfand, d. h. dort, wo die Depression der Schneegrenze relativ klein aus- nel. Wir finden in dieser Weise als Endresultat, dass das Klima der Eiszeit um etwa 3 bis 4° kälter war als das heutige. Man sieht, es gehört keineswegs eine ite — gigantische Temperatur-Erniedrigung, wie man früher glaubte, dazu, um eine-neue Eiszeit hervorzurufen. Die Temperatur-Differenz zwischen Eiszeit und heute ist sogar sehr gering, ist sie doch nur 3—4mal so gross als die Amplitude der oben für die letzten beiden Jahr- hunderte nachgewiesenen säcularen Schwankungen. der Temperatur. Dadurch, dass diese Temperatur-Depression auf die Luftdruck-Verhältnisse einwirkte, wurde die Feuchtigkeit auf dem Lande vermehrt, das Klima wurde hier oceanischer und die Schneegrenze noch tiefer herab- gedrückt. Ueber das Klima der Interglacialzeit können wir auf Grund der Klimaschwankungen in der historischen Zeit nur aussagen, dass dasselbe dem gegenwärtig herrschenden ziemlich nahe gestanden haben dürfte; denn Seen und Gletscher waren nicht wesentlich grösser — vielleicht sogar kleiner — als heute; das Klima war wärmer, als das Eiszeitklima und gleichzeitig er- heblich continentaler. Mitteleuropa erlebte damals eine Steppenperiode. Es wäre hier der Platz, die gewonnenen Ergebnisse an dem, was man über Fauna und Flora der Diluvial- zeit weiss, zu prüfen. Doch die Zeit drängt; es genüge der Hinweis, dass Flora und Fauna unsere Schlüsse durchaus bestätigen. Zwei Kälteperioden mit einer Temperatur etwa 3—4° tiefer als die heutige, die auf dem Lande als . feuchte Perioden auftraten, getrennt durch eine Wärme- periode, die der heutigen und der präglacialen klimatisch ungefähr entsprach, das sind, mit wenigen Worten ge- schildert, die Klimaschwankungen der Diluvialzeit. Wenn wir in dieser Weise den Gang der Ereignisse aus dem Wirrsal einzelner Erscheinungen zu enträthseln suchten, so entzieht: sich uns doch die Ursache der ie Sr ea mächtigen Klimaschwankungen der Diluvialzeit noch vollkommen. Wir müssen uns damit begnügen, auf Grund unserer obigen Ausführungen festzustellen, welchen Bedingungen eine brauchbare Theorie zu genügen hat. Zunächst kann die Ursache der diluvialen Klima- schwankungen keine tellurische gewesen sein; denn eine solche wäre mit der Thatsache der Allgemeinheit des Eiszeitphänomens für die ganze Erde unvereinbar. Dann muss sie eine periodisch wirkende gewesen sein; denn wir haben mindestens zwei, vielleicht sogar drei Eis- zeiten zu unterscheiden. Endlich muss die Ursache derart beschaffen gewesen sein, dass sie auf der ganzen Erde, also gleichzeitig auf der Nordhemisphäre und auf der Südhemisphäre, in höheren Breiten wie am Aequator die Temperatur beeinflusste, indem sie dieselbe im Ver- gleich zur Gegenwart in jeder Eiszeit um wenige (3—4) Grade deprimirte ; hierdurch werden alle Hypothesen aus- geschlossen, welche den Hauptnachdruck auf die Präcession der Tag- und Nachtgleichen und auf die verschiedene Länge des Sommers und des Winters legen und ein Alterniren der Eiszeit zwischen Nord- und Südhemisphäre annehmen. Damit aber sind wir auch am Ende dessen, was wir über die Ursache der diluvialen Klimaschwan- kungen aussagen können. Nur als eine Vermuthung, die eine gewisse Wahrscheinlichkeit für sich hat &mochten wir hinzufügen, dass sich bei der vorhandenen Ueber- einstimmung zwischen den diluvialen Klimaschwankungen und denjenigen von kurzer Periode in der Gegenwart beide Phänomene vielleicht auf eine Ursache gleichen Characters zurückführen lassen könnten. Ob eine solche gemeinsame Ursache in Schwankungen der Sonnen- strahlung zu suchen ist oder nicht, können wir nicht bestimmen. Sicher scheint nur, dass eine Oscillation sm 15b, der Sonnenstrahlung die geschilderten Phänomene der Diluvialzeit gut erklären könnte. Wie die Räder eines Uhrwerks greifen die ver- schiedenen meteorologischen Elemente Temperatur, Luft- druck und Regenfall in den Klimaschwankungen heute wie auch in der Diluvialzeit ineinander ein. Wir sehen die Räder sich drehen und den Zeiger in bestimmtem Rhythmus sich bewegen; allein die treibende Kraft der _ Feder ist uns verborgen. Nur die Wirkung derselben vermögen wir zu erkennen und hieraus auf die gewaltige Grösse der Kraft zu schliessen. Sie hebt den Spiegel der Seen, der Flüsse, ja den der Meere; sie stösst die Gletscher vor und greift tief ein in das organische Leben. Allein sie selbst, die Ursache der Klima- schwankungen von heute, wie derjenigen der Diluvial- zeit, kennen wir nicht. *) Br 1) Vel. zur vorliegenden Frage auch Brückner: Klima- schwankungen seit 1700, nebst Bemerkungen über die Klima- schwankungen der Diluvialzeit. Wien, Hölzel, 1890. Kapitel X, Seite 291—318. Die Fortschritte in der Erforschung der Thierwelt der Seen. Von Dr. Othmar Emil Imhof. Seit der Gründung von zoologischen Stationen an verschiedeuen Meeresküsten ist die Forscherarbeit der Zoologie auf die Bearbeitung der ausserordentlich reichen und mannigfachen Thierwelt der Meere concentrirt worden, während die zahlreichen kleineren und grösseren Binnengewässer, die Seen, nur in geringem Maasse aus- gedehntere systematische Durchforschung erfahren haben. Infolge der grundlegenden vieljährigen Arbeiten von Forel und Duplessis, namentlich im Genfersee, in den Jahren 70—82 wurde diesem Gebiete der Süsswasser- Thierwelt grössere Aufmerksamkeit zugewendet. Gegen- wärtig ist die Kenntniss der Thierwelt der Seen durch eine Reihe zum Theil grösserer Arbeiten in mancher Richtung bedeutend gefördert worden. Es soll hier ein kurzer Ueberblick über den gegen- wärtigen Stand der Seendurchforschung gegeben werden. Die Thierwelt eines Sees wird eingetheilt in drei besondere Faunen, 1. Die littorale Fauna. Bewohner der Ufer bis zu 20—25 Meter Tiefe. 2. Die Tiefsee-Fauna. Umfasst die Thiere, die in grösseren Tiefen bis zu 300 und 400 Metern auf dem Grunde leben. ig — vò Ò Die pelagische Fauna. Die Mitglieder dieser Thierwelt bewohnen, immerwährend frei schwim- mend, vom Moment ihrer Geburt bis zu ihrem Tode die grosse Wassermenge der Seen. Von diesen drei Faunen ist die littorale die reichste, aber auch gegenwärtig noch ist sie sehr wenig im Zusammenhang, d. h. auf alle Thierformen aus den verschiedenen Abtheilungen des Thierreiches hin, be- arbeitet worden. i In der Schweiz ist eigentlich nur der Genfersee nach dieser Richtung in ausgedehnterem Maassstabe unter- sucht, es liegt also hier in der Erforschung einer grösseren Zahl von Seen noch ein weites Feld der Bearbeitung vor. Ein Blick auf die Karte von Nord-Deutschland lehrt, dass von Schleswig-Holstein bis über Danzig und Königsberg hinaus eine kaum zählbare Zahl kleinerer und auch grösserer Wasserbecken vorhanden ist, von denen aber wahrscheinlich wenige grössere Tiefen- dimensionen aufzuweisen haben werden. Dieses Seen- gebiet erfreute sich in jüngerer Zeit einer faunistischen Durchforschung, besonders der uferbewohnenden Thier- welt. Zacharias besuchte auf grösseren Excursionen circa 42 Seen. Seine Berichte enthalten ein reiches Material über die littorale Fauna, speziell über die Thiergruppen der Strudelwürmer (Turbellarien), Spalt- füsser-Krebschen (Copepoda), die Wasserflöhe (Clado- cera) und die Wasserspinnchen (Hydrachnida). Speziell in westpreussischen Seen hat in neuerer Zeit Seligo hydro- biologische Untersuchungen angestellt. In den Materialien aus 64 Seen fanden sich zahlreiche littorale Thierformen, Ein grosser Theil der aufgeführten Thierspecies gehört der 3., der pelagischen Fauna an. In einer grössern Zahl von Wasserbecken wurden speziell die niedern Krebsformen (Phyllopoda, Blattfüsser, Copepoda, Clado- Es: ee >. = a cera, Ostracoda, Muschelkrebschen, Amphipoda und Iso- poda) der littoralen Fauna in Südrussland in der Um- gebung von Kief untersucht. Die Zahl der von W. Ssowinsky in den Jahren 1886 — 1887 geprüften _ Wasserbecken beläuft sich auf nicht weniger als 75. Was die Tiefsee-Fauna anbelangt, so bleibt auch hier noch viel Arbeit zu thun übrie. Die Thierwelt, die in den grösseren Tiefen der Seen lebt, kennen wir besonders aus dem Genfersee genauer. Auch aus andern Schweizerseen liegen Materialien vor, z. B. aus: Vier- waldstätter-, Zuger-, Zürich-, Boden-, Unter-, Wallen-, Neuenburger-, Langen- und Luganer-See, sowie aus ewigen tiefern Alpen-Seen. Die Zusammenstellung dieser Ergebnisse zeiet aber, dass noch viele Lücken auszu- füllen sind. Eingehende Arbeiten aus andern Seengebieten be- sitzen wir aus früheren Zeiten aus schwedischen Seen und aus neuerer Zeit aus Seen in Finnland von Nord- qvist. Die wichtigsten Ergebnisse aus diesen nordischen Seen bestehen in dem Auffinden von Thierformen auf dem Grunde der Seen, die auch — oder sehr nahe ver- wandte Arten — im Meerwasser der Nord- und Ostsee leben. Ein besonderes Interesse erweckte die Frage nach den Bewohnern der zahlreichen kleineren Alpenseen, deren unsere Alpen einen ansehnlichen Reichthum be- sitzen. Viele dieser Alpenseen sind mit Namen bekannt, aber wie gross die Zahl der sehr hoch gelegenen Wasser- becken ist, dürfte einer kurzen Betrachtung werth sein. Als Wegleiter für faunistische Studien war die An- fertigung einer hydrologischen Karte wünschenswerth. Es wurde daher vorerst für den Kanton Graubünden eine Karte, enthaltend die Flüsse, die kleineren und grösseren Seen, gezeichnet, um einen bequemen Ueber- “Oa iick zu erlangen. Diese hydrologische Karte, nach unserem ausgezeichneten neuen Kartenwerke im Maass- stab 1: 50,000 für die Alpengebiete und 1: 25,000 für die Voralpen, Hochebene und Jura, enthält die bedeutende Zahl von 590 kleineren, zum Theil auch etwas grösseren Wasserbecken. Auffällig ist die Vertheilung der 590 Wasserbecken in Bezug auf ihre Höhenlage über Meer. Aus der Zu- sammenstellung ergiebt sich das eigenthümliche Ver- hältniss, dass von den 590 in der Höhe von 600 bis. 1500 Meter bloss 23 Wasserbecken liegen. Dann folgen von 1500 — 1600 Meter 11 AGO ,.12100.7 9 117006 800 10 „. 1800 11900, Dal 1900 2 0000. 09 00 00 5 910000 0900 a OO SEO MEO TE „9400 2500 9 so 2600 0 0 95600 070000 9 » 2700 — 2800 sa D) 29800. 2900 1 Aus dieser Tabelle ist ersichtlich, dass in der Höhen- zone von 2000— 2700 Metern nicht weniger als 444 Wasser- becken, also nahezu *’s der sämmtlichen Wasserbehälter. in den Höhenlagen von 600—2900 Metern liegen. Von diesen Alpenseen und -Seelein besitzen aller- dings nur wenige eine grössere Tiefe, entgegen dem noch vielfach vorhandenen Glauben, dass mauche Alpen- seen unergründliche Tiefe besässen. Bekannt sind die Ausmaasse folgender Alpenseen des Cantons Graubünden: Maximaltiefe des Meter ur ik Davosersee’s 48 1561 Untern Arosasee’s 17 1700 Oberen Arosasee’s 15 1740 Silvaplanersee’s 77,4 1794 Silsersee’s 1% 1796 Cavloéciosee’s 25 1908 Oberen Splügensee’s ii 2270 Sgrischus 6,55 2640 Nur von wenigen hochgelegenen Alpenseen kann von einer Tiefsee-Fauna, wegen der unbedeutenden Tiefenverhältnisse, gesprochen werden; die Thierwelt ist in diesen Fällen als grundbewohnende Fauna zu be- zeichnen. Auch in anderen Theilen der Alpen trifft der Wan- derer zahlreiche kleinere Seen, die der Natur einen besonderen Reiz verleihen. Manche dieser Seen zeigen ganz eigenartige Farben. Auf der Farbe vieler Seen beruht ja auch ihr Name, wie z. B. die mancherorts vorhandenen Schwarzseen, Grünseen, Blauseen und Weissseen. Einzelne Seen besitzen eine besonders characterische Färbung, ‘indem ihr Wasser nicht klar, durchsichtig, sondern trüb opalisirend, z. B. blau, wie Malachit oder Lapis lazuli, ist, z. B. der Saoseosee im Val Viola. Als Resultat der Untersuchung einer grössern Zahl von Alpenseen ergab sich, dass beinahe alle noch von. kleinen Thieren bewohnt sind. Die Zusammensetzung der Alpensee-Fauna weist an vielen Orten noch eine unerwartete Mannigfaltigkeit auf. Sie besteht aus microscopisch-kleinen Formen, aus, von blossem Auge noch gerade sichtbaren, namentlich kleinen Krebschen von einfachem Körperbau, die grössern davon wenige, 2—3 Millimeter, messend. Ferner begegnet man sehr 11 — : 162 — häufig Wasserinsecten, wie z. B. Rückensehwimmer, Käfer, die sowohl als Larven, als auch als volkommene Inseeten im Wasser wohnen, sowie Larven von Insecten, die in ausgebildetem Zustande das Wasser verlassen, um dann ein kurzes Luftleben zu führen. An grösseren Thieren beherbergen noch sehr hoch gelegene kleine Seen: Wasserschnecken, Frösche, Tritonen, sog. Wasser- salamander, und. Fische. Wohl der höchst gelegene Aufenthalt von Fischen dürfte der Lej Sgrischus (2640 m. ü. M.) am Westabhang des Piz Corvatsch im Ober- Engadin sein. Er enthält zahlreiche Forellen. Zwei an den genannten Thierformen noch reiche kleinere Wasser- becken mögen als Beispiele dienen. Es sind zwei Seen am Nordabhang des Piz Corvatsch, in der Höhe von 2520 und 2610 m. ü. M. bei Mortels gelegen. Nicht nur im Sommer, resp. Spätsommer, ist diese verhältnissmässig reiche Thierwelt vorhanden, sondern auch zu den andern Jahreszeiten und sogar mitten im Winter, wenn alles mit tiefem Schnee bedeckt und die Seen von einer dicken Eiskruste überzogen sind, dauert das Leben der Thierwelt fort. Diese Thatsachen wurden im Winter 1883/84 Ende December und Anfangs Januar in den Engadiner Seen: St. Moriz, Campfer, Silvaplana, Sils und Cavloccio an Ort und Stelle unter der Eisdecke beobachtet. pars Das Fortbestehen thierischer Wesen unter den eben berührten, sehr veränderten Existenzbedingungen lässt sich leichter verstehen, wenn man die folgenden Beob- achtungen kennt. Es wurden seinerzeit im Genfersee aus circa 300 Meter mit einem verschliessbaren Apparat Grundproben heraufgeholt und mit Wasser ebenfalls aus der gleichen Tiefe in hermetisch verschlossene Gläser von 1—1'/a Liter Inhalt übertragen. Nach Monaten noch fanden sich darin lebende Organismen, oo, die auf dem Grunde des Sees leben. Auf einer zoolo- gischen Reise nach den Seen des Salzkammergutes mit Grundproben und Wasser aus der Tiefe mehrerer Seen sefüllte Gläser enthielten nach längerer Zeit lebende Thiere, die erst später in Zürich untersucht wurden. Im Lucendrosee am St. Gotthard wurden im Sommer 1887 am 10. Juli Grundproben in ein Glas mit herme- tischem Verschlusse übertragen, gegenwärtig im August 1890, also nach mehr als 3 Jahren, finden sich noch lebende Organismen darin. Am 28. Juli 1883 dem Gardasee entnommene Schlammproben zeigten unter denselben Aufbewahrungsverhältnissen im März 1885 noch lebende Muschelkrebse und Borstenwürmer. Am 29. December 1883 im zugefrorenen Silsersee gesammelte Schlammproben, sowie solche aus dem Silvaplaner-, Campfer-, St. Morizsee und Cavloccio wurden am 2. Januar per Postschlitten von Silvaplana über den Julier- pass nach Chur befördert. Reisedauer: Morgens 7 Uhr bis Abends 4! Uhr bei mehreren Grad Kälte. Trotz aller Vorsichtsmassregeln hatte sich bis Chur ein Balken- werk von Eis in den Gläsern gebildet. Am 11. Februar konnten aus diesen Proben in der Naturforschenden Ge- sellschaft in Zürich lebende Thiere demonstrirt werden. Diese Beispiele zeigen, dass die Lebenszähigkeit der niedern Süsswasserorganismen unter sehr verschie- denen Existenzbedingungen eine ganz ansehnliche ist, wie sie bisher wohl nicht genügend in Anschlag gebracht wurde, um die Anwesenheit thierischer Organismen in hochalpinen Seen zu erklären. Es möge hier ein Beispiel von dem Vorkommen ein- und derselben Thierform in Seen, die ganz verschiedene physikalische Verhältnisse darbieten, aufgeführt werden. Ein durch seinen Körper- bau, durch den Besitz von 6, Fiederborsten tragenden, Ruderanhängen characterisches Räderthierchen, Pedalion 11* = mira Hudson, kommt in den oberitalienischen Seen, Annone und Varese, im Lowerzersee, im sog. Stadtweiher bei Baden und im Lago Campo am Piz Duan im Bergell in einer Höhe von 2370 m. ü. M. vor. Ausser grund- und uferbewohnenden Thieren finden sich auch kleinere Thiere, die im freien Wasser immer- während herumschwimmen, die sogenannten pelagischen Thiere. In der grossen Wassermasse, entfernt von den Ufern, dicht unter der ‚Oberfläche, aber auch in ver- schieden tiefen Wasserschichten trifft man freischwim- mende Thiere, die vom Moment ihrer Geburt bis zu ihrem Tode frei im Wasser schwebend, wie der Vogel in der Luft, aber ohne sich absichtlich auf den Grund oder an das Ufer zu begeben, leben. Diese dritte Fauna der Seen, die pelagische Thierwelt, ist gegenwärtig am genauesten bekannt. In den letzten 12 Jahren haben Untersuchungen in mehreren Seengebieten stattgefunden. In Armenien in 2 Seen von Brandt, in Ober-Italien in 32 Seen von Pavesi, in einigen Seen in Finnland, in circa 110 Seen in Norddeutschland von Zacharias und Seligo, in einer grossen Zahl von Seen bei Kief in Südrussland, in der Tatra in Galizien von Wierzejski, in der Auvergne von Richard, in Savoyen und in den Vogesen in Frankreich, in Lothringen in 3 Seen, in Ober-Bayern in 18 Seen, im Salzkammergut, Tirol und Steiermark in 16 Seen, in Kärnthen in 19 Seen, in der Krain in 3 Seen und endlich in den zahlreichen Seen der Schweiz, sowohl in den grössern Seen der Hochebene, als auch in höher gelegenen Seen des Jura, der Voralpen und der Alpen, bis zu 2780 Meter über Meer. Es liegt also über die pelagische Fauna in den Seen von Europa, speziell des Alpengebietes, ein sehr reiches Beobachtungsmaterial vor. Das allgemeine Resultat, soweit es bisher zu über- blicken ist, ergibt, dass eine Reihe von Thierformen eine sehr weite Verbreitung in geographischer horizon- taler Hinsicht besitzen, es ergibt sich ferner, dass einige Arten in -verticaler Ausbreitung nur bis zu gewissen Höhen vorkommen und dass einzelne Arten nur in wenigen Seen oder in einem mehr oder weniger scharf ‘begrenzten geographischen Gebiete heimisch sind. Was die Zahl der Thierarten betrifft, die bisher im Gebiet der pelagischen Fauna nachgewiesen wurden, so sind die Verzeichnisse in den letzten 8 Jahren be- deutend grösser geworden. Während im Jahre 1882 erst etwa 16 Species als Mitglieder der pelagischen Thierwelt aufgezählt werden konnten, umfasst das gegen- “wärtige (resammtverzeichniss : Urthiere: Protozoa : circa 27 Species. Würmer: Räderthierchen: Rotatoria: circa 16 DI Arthropoda: Niedere Krebsformen: Copepoda: eirca 27 4 Cladocera: circa 46 di Im Ganzen also etwa 116 verschiedene freilebende Thierformen. Wie bei andern Thierarten, die im Meerwasser oder auf dem Lande oder in der Luft leben, viele zu- weilen in ganzen Schwärmen auftreten, ebenso lässt sich die Zahl der Individuen einer einzelnen pelagischen Süsswasserspecies oftmals nach grossen Zahlen berechnen. — Die specielle Bearbeitung der pelagischen Fauna der: Süsswasserbecken ist von vorschiedenen Gesichtspunkten aus vorzunehmen. Vorerst ist ein Gesammtverzeichniss aller Arten aufzustellen, dann ist das Verhältniss der Vertretung der einzelnen Species in der Individuen- menge zu erforschen, dann ist die Ausbreitung der einzelnen Arten sowohl in horizontaler, als in verticaler ON LE geographischer Hinsicht darzulegen, ferner ist die Ver- theilung der pelagischen Thiere in einzelnen Seen und zwar in verticaler, d. h. in Wasserschichten von ver- schiedener. Tiefe, und in horizontaler Beziehung, d. h. an verschiedenen Stellen der Seen, unter Rücksichtnahme der verschiedenen Jahreszeiten zu bearbeiten. Sind diese Arbeiten ausgeführt, so reiht sich daran die prac- tische Bedeutung namentlich für die Fischerei und Fischzucht, sowie auch andererseits Fragen speciell von wissenschaftlicher Bedeutung, z. B. über die Herkunft der pelagischen Fauna, über die Herkunft der Bevöl- kerung an Thieren in den Seen überhaupt. Von den soeben genannten Gesichtspunkten in der Bearbeitung der pelagischen Thierwelt soll hier der zweite, das Verhältniss der Vertretung der einzelnen Species in der Individuenmenge nnd damit im Zusammen- hange die verticale Vertheilung der pelagischen Thiere in einem einzelnen See, besprochen werden. Bestimmung der Individuenzahl der verschiedenen Species in einem bestimmten Wasserquantum. Es soll z. B, die Zahl der Individuen in der oberflächlichen Wasserschicht von 1 Meter Tiefe bestimmt werden. Ein - einfaches dünninaschiges Netz wird langsam in das Wasser eingesenkt, es füllt sich durch die feinen Maschen des Seidenbeutels -mit filtrirtem Wasser, dann wird es hinuntergelassen bis die Oeffnung 1 Meter unter der Ober- fläche angelangt ist. Nach einer kurzen Pause wird das Netz vertical an die Oberfläche gezogen. Es ist somit eine Wassersäule von der Länge eines Meters und der Basis gleich der Oettnung des Netzes filtrirt. Alle im Netze enthaltenen Organismen werden vorsichtig gesammelt und nun gezählt. Zu diesem Zwecke wird das durch Zusatz von alkoholischer Sublimatlösung oder Osmium- säure etc. abgetödtete Material durch Stehenlassen in NOT einem Glascylinder von 1 cm. Durchmesser auf dem Boden desselben gesammelt. Hierauf wird dieser Boden- satz auf der nöthigen Anzahl grosser Objectträger, die mit Liniensystemen versehen sind, ausgebreitet und eingetrocknet. Die: Entfernung der Linien im Linien- system ist derart gewählt, dass der Raum zwischen zwei Linien im Sehfelde des Microscopes bei Anwendung genügend starker Vergrösserung übersehen werden kann. Das auf den Liniensystemen eingetrocknete Material lässt sich nun genau zählen. Beispiel: am 8. März im Zürichsee bei Küssnacht: 1 Meter unter der Oberfläche: Dinobryon cylidricum 10 Colonien è durchschnittlich 10 Individuen. Ceratium reticulatum 5 Individuen Quersehnité der Wassersäule — 23 gem. Triarthra longiseta i 2 Anuræa longispina 3 È Nauplius 38 Ho Cyclops 2 à Diaptomus gracilis 3 Li 152 Individuen Auf den Cubikmeter kommen in diesem Falle 66,000 Individuen. | | In der gleichen Weise lassen sich Wassersäuleu von grösserer Länge, von 5, 10, 20 etc. Metern, auf ihren Gehalt an Organismen bestimmen. Ein anderes Ergebniss der Untersuchung einer Wassersäule von 5 Metern an der Oberfläche lautet: Dinobryon cylindricum, 250 Colonien, ca. 2500 Individuen Ceratium reticulatum 2 5) Codonella spec. 2 5 Anuræa longispina 17 ss Syncheta pectinata 1 3: Daphnia hyalina 1 5» Uebertrag 2523 Individuen. mnt RS AE Uebertrag 2525 Individuen Cyelops spec. 50 i Diaptomus gracilis 250 si 2826 Individuen Die filtrirte Wassersäule berechnete sich auf 0,025 ebm., es kamen somit auf einen Cubikmeter 113,040 Individuen. Wenn es sich nun aber darum handelt, eine Wasser- säule in einer kleinern oder grössern Tiefe unter dem Wasserspiegel, z. B. eine Wassersäule von 10 Metern, in der Tiefe von SO—90 Metern auf den Gehalt an Organismen zu prüfen, so bedarf es zu dieser Unter- suchung eines verschliessbaren Netzes. Ein zu diesem Zwecke construirtes Netz ergab bei einer Untersuchung im April 1888 im Zürichsee folgendes Resultat: 80—90 Meter 90 Individuen 59 Colonien von Dinobryor 70—80 DE) 36 9 35 DE) DE) „ Bo h Le L x 9 LU er À IE 30—40 3» 67 Da 20 ” DE) DE) Demnach enthält ein Cubikmeter Wasser aus der Tiefe von 80— 90 Meter 288 Individuen u. 189 Colonien Dinobryon 108002 AIS de US » » 60—70 DE) 152 DE DE, 393 59 9 30--40 LE) 214 DE) 39 179 39 39 Zwei Zusammenstellungen zeigen, dass zu ver- schiedenen Zeiten die Zusammensetzung eine verschie- dene ist: 8. Februar 1888. 8. März 1887. 13040 Individuen 5074 Individuen 10000 Colonien Dinobryon. 3612 Colonien Dinobryon Beide Untersuchungen wurden annähernd an der- selben Stelle, aber mit einem Monat Differenz im Zeit- punkt, vorgenommen: sli NO) ee Aus diesen wenigen Beispielen geht schon hervor, dass die Zahl der Individuen in verschiedenen Zeiten eine sehr bedeutend differirende sein kann, ferner er- giebt sich in Bezug auf die Vertheilung in verschieden tiefen Wasserschichten, dass wahrscheinlich keine Wasser- schicht vollkommen frei von pelagischen Thieren sein wird und dass, sowohl nahe der Oberfläche als auch in erössern Tiefen, bedeutende Mengen kleiner Thiere an- wesend sind. Es ist zu diesen Daten noch hervorzu- heben, dass die Zeit der Untersuchungen nicht zu den günstigsten gehörte, dass zu andern Zeiten sich die Individuenzahl als eine ansehnlich grössere zu erkennen siebt. Diese ersten Ergebnisse, die einen Blick in ein noch wenig erforschtes Gebiet werfen lassen, geben mit vollem Recht den Anstoss, ein grösseres Beobach- tungsmaterial zu sammeln, um später nicht nur all- gemeine Sätze über die quantitative und qualitative Zusammenstellung in verschiedenen Seen aufzustellen, um vielmehr das Zusammenwirken einer Reihe von Faetoren in präciser Weise klarlegen zu können. Dass das Gebiet der Erforschung der Süsswasser- Fauna, der Thierwelt der Seen, ein auf eine Reihe von Jahren hinaus fruchtbares Feld der zoologischen Thätig- keit repräsentirt, beweist auch die eben zu errichtende neue zoologisch-botanische, resp. biologische, erste Süss- wasserstation in Norddeutschland am Plöner-See in Schleswig-Holstein und das seit circa 2 Jahren in Function getretene transportable zoologische Laboratorium an den Seen und Mooren in Böhmen. Für unsere Schweizer Süsswasser-Fauna wäre es in mindestens demselben Maasse wünschenswerth, wenn an einem unserer Seen eine sesshafte oder eventuell eine zerlegbare, transportable Station eingerichtet würde. . Besonders günstig wäre die Einrichtung eines Labora- toriums in Murten am Murtnersee, wo in nächster Nähe und bei bequemer Verbindung der grössere Neuenburger- und der Bielersee ihre Schätze darbieten und wo über- dies noch ein weit ausgedehntes Torfmoor reiche Materialien zur Förderung der Kenntniss der Süsswasser- Fauna unserer Schweiz liefern könnte. VERS Prof. Dr. A. Penck aus Wien über die Glarner Doppelfalte. Wenn ich der Einladung des sehr geehrten Herrm Präsidenten folge und an dieser Stelle einige Worte: über die Glarner Doppelfalte spreche, so weiss ich da- bei wohl, dass ich den Schweizer -Mitgliedern dieser: Gesellschaft nichts Neues bringen werde, und dass ich mich über einen Gegenstand auslasse, den ich in der Natur keineswegs erschöpfend kennen gelernt habe. Was ich mittheilen kann, sind nur die Beobachtungen. und Eindrücke dreier Wandertage, während welcher ich nebst 40 Anderen unter Heims Führung die Haupt- beweisstellen für seine Ansichten über das Glarner Ge- birge kennen lernte und während welcher ich die Strecke Schwanden-Elm-Linththal durchwanderte. Was ich auf dieser Strecke gesehen, lässt sich in folgenden Punkten zusammenfassen: 1. An der Lochseite, unweit Schwanden, ‚sieht man Verrucano, der unten grün und flaserig, oben mehr roth und konglomeratisch ist, in fast schwebender Lagerung über steil Süd fallendem schwarzen Schiefer (Eoeän).. An der Grenze beider erstreckt sich ein 0,1 bis 1 m. mächtiges Band eines vielfach gefältelten, gekräuselten und gewellten Kalkes, des Lochseitenkalkes, welcher RZ i gelegentlich in kleinen Sätzen in sein Liegendes ein- greift. Die Oberfläche des Letzteren schmiegt sich der Unterfläche des Lochseitenkalkes unter verworrenen Krümmungen an. Eine sehr deutliche, der unteren Grenze «des Verrucano parallele Fuge verläuft theils an der Grenze von Verrucano und Lochseitenkalk, theils mitten in letzterem. 2. Die tief eingeschnittene Tschingelschlucht sammt Verzweigungen entblösst in dem Komplexe der schwarzen Schiefer (Eocän) konkordant eingeschaltete, steil süd- ‘östlich fallende Bänke von Nummulitenkalk. 3. Am Hausstocke streichen stark gefaltete schwarze Schiefer mit eingeschalteten Kalkbänken (Eocän) unter «der discordanten Ueberlagerung von nahezu horizontal liegendem Lochseitenkalk und Verrucano derart durch, ‚dass beiderseits des Hausstock - Mätlistockgrates, nämlich vom E!mer-Thale und Durnachbach-Thale dieselben Falten sichtbar werden. 4. Dieses nur aus der Entfernung gesehene Profil am Hausstocke wiederholt sich genau am Kalkstocke. Der Gipfel besteht aus rothschiefrigen, vielfach deutlich in der Fallrichtung gestrecktem und senkrecht dazu serissenem Verrucano. Darunter erscheint ein gewellter und gekräuselter Kalk, der vollständig jenem der Loch- seite gleicht, und als dessen Liegendes tritt schwarzer, ‚steil Süd fallender Schiefer entgegen. Demselben ist un- mittelbar unter dem Lochseitenkalke am Ostabfalle des Kalkstockes eine Bank von Nummulitenkalk eingeschaltet, ‘wodurch das eocäne Alter des Komplexes der schwarzen Schiefer auch an dieser Stelle unzweifelhaft wird. Wie an der Lochseite, nur in viel grösserem Massstabe, greifen hier Lochseitenkalk und eocäne Schiefer in einander ein, so dass der Lochseitenkalk hier bald auf 20 m. Mächtigkeit änschwillt, bald auf Null reducirt ARTE A; wird. ‘Seine obere Fläche bildet die Höhe des Sattels: zwischen Kalkstock und Hahnenstock. Sie ist völlige: eben, fällt sanft gegen NNW. und ist stellenweise mit dünnen Lagen von gelbem Dolomit (Röthidolomit) über- deckt. Diese ebene Oberfläche des Lochseitenkalkes. ist, soweit die Aussicht reicht, im Süden unter dem Hausstocke und Nachbarn, im Norden im Kärpfgebiete: und im Osten bis zu den grauen Hörnern vollkommen deutlich unter dem Verrucano verfolgbar. 5. Südlich vom Hausstocke erblickt man vom Kalk- stocke aus die Ansicht folgender Schichtfolge an den prallen Wänden des Vorab. Oben griulichen Verrucano in zackigem Felsen aufragend, darunter eine braune Schicht (Dogger), in deren Liegendem sehr. mächtiger: grauer Kalk (Hochgebirgskalk) erscheint. Unter letz- terem treten schwarze, steil Süd fallende Schiefer (Eocän) auf, denen vielfach dicke Kalkbänke (Nummu- litenkalke) eingebettet sind. Der unter 2 erwähnte Schieferkomplex der Tschingelschlucht gehört in das. Bereich dieser schwarzen Schiefer. Nach Osten gegen die Tschingelhörner nimmt die Mächtigkeit des Hoch- gebirgskalkes entschieden ab, unter den Tschingelhörnern sind denselben mächtige und ausgedehnte Keile des. liegenden schwarzen Schiefers eingetrieben. Das aus der in Rede stehenden Wand hervorspringende Zwölfi- horn zeigt im Profil eine Aufkrümmung des Hochge- birgskalkes sammt seiner Unterlage; die convexe Seite Seite dieser Aufkrümmung kehrt sich gegen Norden. 6. Vom Hahnenstock, 0,7 km. nördlich vom Gipfel des Kalkstockes bis zum 2 km. weiter gegen N. W. gelegenen Bützistock erstreckt sich ein Grat von Verru- cano, dem mehrfach Dolomitpartieen eingebettet sind. Am Westflusse des Bützistockes liegt unter dem Verru- cano zunächst gelbanwitternder Dolomit (Röthidolomit), nd darunter rother Schiefer (Quartenschiefer), Quarzit und schwarzer Schiefer (Lias). Echinodermenbreccie und Eisenoolith mit Belemniten (Dogger), gelbgefleckter Kalk mit Belemniten (Schiltkalk), welcher ausgezeichnet linear gestreckt ist und zwar in der Fallrichtung der Grenz- ‘fläche zwischen Verrucano und Eocän. Unter dem Schilt- kalke taucht grobbankiger, hellgrauer, gleichfalls ge- streckter Kalk mit Belemniten (Hochgebirgskalk) auf, der sich in stattlicher Mächtigkeit (100 —200 m.) fort- ‚zieht, den Saasberg bildend, während der ganze hangende Complex bis zum Verrucano nur ca. 25 m Mächtigkeit ‚aufweist. Alle diese Glieder sind untereinander concor- dant gelagert und dieselben konnten um das Westeck des Bützistockes herum, von dem Nordwestgehänge bis zum Südwestgehänge desselben, also gewiss unter dem Verrucano durchstreichend, verfolgt werden. Weiterhin unter den Südwänden des Bützistockes erscheint über der Heustaffelalpe eine dreimalige Wiederholung von Quartenschiefer, Lias, Dogger und Malm in der ge- nannten Reihenfolge von oben nach unten, unmittelbar darunter liegt im liegenden schwarzen Schiefer (Eocän) eine Kalkbank mit Nummuliten. Fortlaufende Entblös- sungen bis unter den Kalkstock hin zeigen wie die reichhaltige Schichtfolge zwischen Verrucano und schwarzem Schiefer am Bützistocke sich zum Lochseiten- kalke des Kalkstockes ausdüunt. Soweit meine Beobachtungen. Ich fasse dieselben in folgendem zusammen: Es liegt im Kärpfgebiete zwischen Sernf- und Linth- thal zu unterst ein Complex stark’ gefalteter, durch- schnittlich ‚südlich fallender Schiefer, deren alttertiäres ‘ Alter durch Einlagerungen zahlreicher Nummulitenkalk- bänke festgestellt ist, und denen die bekannten Glarner Fischschiefer angehören. Discordant über diesen Schiefern — lb und zwar stellenweise dicht über den Nummulitenkalk- bänken liegt im Kärpfgebiete eine nördlich fallende Platte von Verrucano, welcher zwischen Sernfthal und Walensee die für die Ostschweiz normale Schichtfolge (Röthidolomit, Quartenschiefer, Lias, Dogger, Malm und weiter gegen Norden das ganze Kreidesystem und Eoän) aufgelagert ist. Die Grenze der Schiefer gegen die hangende Platte ist überall scharf entwickelt und tritt in der Scenerie meilenweit deutlich entgesgen. Längs ihr findet sich in sehr schwankender Mächtigkeit der Lochseitenkalk, welcher mit seinem Liegenden eigenthüm- lich verknetet ist. Am Butzistöckli schwillt dies Band zu einem sich dreifach wiederholenden Complexe von selbem Dolomit, rotem Schiefer, schwarzem Schiefer mit Quarzit, von Echinodermenbreccie und Eisenoolith mit Belemniten, von grauen, Belemniten führenden Kalken an. Petrographische Beschaffenheit und Fossil- führung erweisen diesen Complex als die umgekehrte Normalschichtfolge von Röthidolomit, Quartenschiefer, Lias, Dogger und Malm, welche hier auf ein Zehntel ihrer gewöhnlichen Mächtigkeit redueirt ist und deren Gesteine ausnahmslos deutliche Streckungserscheinungen ‚aufweisen. Im Gebiete südlich von Elm ist den altter- tiären Schichten abermals Verrucano aufgelagert, welcher hier eine südlich fallende Platte bildet, die wiederum unter die normale Schichtfolge bis zum Jura einfällt. An der Grenze der Schiefer gegen die Platte finden sich mächtige Juragebilde in verkehrter Lagerung, Diese Ergebnisse stimmen vollauf mit den Beob- achtungen, welche Heim in seinen Untersuchungen über den Mechanismus der Gebirgsbildung mitgetheilt hat. . Es unterliegt keinem Zweifel, dass im durchwanderten Gebirge Verrucano wirklich auf Eocän aufgeschoben ist, und für die Auffassung Vaceks, dass unter dem Verru- tor ‘cano ältere Schiefer lagern, denen das Eocän nur ober- flächlich angeklebt ist, habe ich nirgends einen petro- graphischen, paläontologischen oder stratigraphischen Anhaltspunkt gesehen. Unzweifelhaft ist ferner, dass sich zwischen Eocän und Verrucano geradezu verquetschte Partien des Hangenden der Verrucanoplatte in umge- kehrter Lagerung finden. Beide Fundamentalthatsachen kann ich mir nur durch die von Heim entwickelte und begründete Theorie der Doppelfalte erklären. Hatte die Thatsache, dass mir in den gesammten Ostalpen nichts Aehnliches begegnet ist, mich einigermassen ge- genùber den Heim’schen Darlegungen befangen gemacht, so kann ich heute, nach Besuch der Glarner Alpen, nur mein volles Einverständniss mit Heims Beobachtungen und Folgerungen aussprechen. Der gegenwärtige Standpunkt der Torfforschung. Von Dr. J. Früh. NB. Der Vortrag erscheint in extenso im „Bulletin der schweizer. botanischen Gesellschaft.‘ a O a È \Personalien. Verzeichniss der bei der 73. Versammlung in Davos anwesenden Gesellschaftsmitglieder und Gäste. A. Mitglieder der Gesellschaft. (Die mit * bezeichneten Mitglieder sind neu eingetreten.) 1. Aargau. Bruggisser, Anton, M. Dr., Wohlen. Fischer-Sigwart, H. Pharm., Zofingen. Lüscher, H., Bot., Zofingen. Müller, M. Dr., Bezirksarzt, Zofingen. 2. Appenzell. Penh J Dr. Trogen. *Horler, H., Pharm., Herisau. 3. Baselstadt. Hagenbach-Bischoff, Prof. Dr., Basel. Kahlbaum, G., Dr., Docent, Basel. Riggenbach-Burckhardt, A. Prof. Dr., Basel. Riggenbach-Stehlin, F., Basel. *Schmidt, Carl, Prof. Dr., Basel. Zehnder, Louis, Dr., Docent, Basel. 4. Bern, Bialtzer CAR: Prof. Dr, Bern. Brückner, Ed., Prof. Dr., Bern. ==. 118072 — Herr Coaz, J., Oberforstinspector, Bern. Dubois, P., Dr., Docent, Bern. Fischer, Ed., Dr.. Docent, Bern. Kronecker, Hugo, Prof. Dr., Bern. „ Lanz, Jos., M. Dr., Biel. *Lindt, Wilh. jun., M. Dr., Bern. Reber, J., M. Dr., Niederbipp. *Ritter-Egger, Bauunternehmer, Biel. Sahli, Herm., Prof. Dr., Bern. Studer, Theoph., Prof. Dr., Bern. *Tschirch, A., Prof. Dr., Bern. o. Freiburg. Herr Bisig, B. A., M. Dr., Bulle. Grangier, L., Prof., Freiburg. Musy, M. Prof., Freiburg. *Horner, R., Prof., Freiburg. 6. Genf. Herr Chodat, Rob., Prof. Dr.. Genf. Fatio, Victor, Dr., Genf. Galopin, Ch., Prof. Dr., Genf. Micheli, Marc, Botan., Genf. De la Rive, L., Phys., Genf. Sarasin, Ed., Dr., Genf. Soret, Ch., Prof. Dr., Genf. 7. Graubünden. Herr "Amann, J., Pharm., Davos-Platz. *Bätschi, Jos., Dr. jur., Davos-Platz.. Bosshard, E., Prof. Dr., Chur. *Buol, Florian, Med. Dr., Davos. *Flury, Paul, Pfarrer, Schiers. Herr U 7 *Gelbke, Franz, Davos-Platz. *Hauri, J., Pfarrer, Davos-Dörfli. *Im Hof, F., Davos-Platz. Kobelt, J. J., Pfarrer, Davos-Monstein. Lorenz, Paul, M. Dr., Chur. “Müller, Paul, Landammann, Davos-Platz. von Planta, Ad., Dr., Reichenau. *Richter, Hugo, Buchhändler, Davos-Platz. *Rüedi, Carl, M. Dr., Davos-Platz. "Rzewuski, Alex, Davos-Platz von Salis, F., Oberingenieur, Chur. Schönecker, J., Apotheker, Chur. "Spengler, Lucius, M. Dr., Davos-Platz. "Spengler, Carl, M. Dr., Davos-Platz. *Stiffler, J. P., Landammann, Davos-Dörfli. Waters, Arthur, Wm. Et. L. S. und E. GS, Davos-Dörfli. S. Luzern. ' Nager, Gustav, M. Dr., Luzern. Schumacher-Kopp, Dr., Kantonschemiker, Luzern Suidter-Langenstein, O., Pharm., Luzern. 9. Neuenburg. Beraneck, E., Prof. Dr., Neuchâtel. Perrenoud, M. Dr., Chaux-de-Fonds. 10. Schaffhausen. *Seiler, H., Lehrer, Merishausen. 11. St. Gallen. * Emden, Rob., Dr., St. Gallen. Rehsteiner-Zollikofer, C., Pharm., St. Gallen. *Schuler, Carl, M. Dr., Rorschach. ey e 12. Solothurn. Herr Lang, Fr., Prof. Dr., Solothurn. 13. Thurgau. Herr Kolb, Otto, M. Dr., Güttingen. 14. Waadt. Herr Dufour, Charles, Prof. Dr., Morges. Dufour, H., Prof. Dr., Lausanne. Kowelen. BR. Bror Dr. Morses: Renevier, E. Prof. Dr., Lausanne. 15. Wallis. Herr Wolf, F. ©. Prof., Sitten. 16. Zürich. Herr *Bodmer-Beder, Zürich. Hegetschweiler, M. Dr., Riffersweil. Heim, Alb., Prof. Dr., Zürich. Imhof,’O. E., Dr., Docent, Zürich. Mayer-Eymar, K., Prof. Dr., Zürich. Miössich „Kr Ph Dr 2 Zürich: » Roth, Santiago, Küssnacht. Schröter, €. Prof Dr. Zürich. *Stebler, Dr., Dir. der eidg. Samenkontrolstation, Zürich. Wiy.der, „Eh. Prof. Dr.,ıZürich: Ausland. Herr *Delebecque, A., Ingenieur, Thonon-les-Bains. Urech, F., Dr.. Docent, Tübingen. 29 Ehrenmitglieder. Herr Flückiger, F. A., Prof. Dr., Strassburg i. E. Bu Herr 29 de, Penck, Alb., Prof. Dr., Wien. von Struve, Otto, wirkl. geheimer Staatsrath. Excellenz, St. Petersburg. B. Fremde Gäste. . Mons. le Prince Roland Bonaparte, Paris. Büttikofer, J., Präparator, Leyden. Bünger, Prof. Dr., Baden-Baden. Engel, Th., Dr., Eislingen. Gelbke, Julius, M. Dr., Dresden. Gräff, Prof. Dr., Freiburg i. B. Hedinger, Dr., Medicinalrath, Stuttgart. Hofmann, ‚stud. rer. nat., Nürnberg. Holland, Friedr., Geisslingen. Lepsius, Prof. Dr., Darmstadt. Meissner, Sumatra. Sokolowski, M. Dr., Warschau. Ulrich, A., Prof. Dr., Strassburg i. E. Graf v. Zeppelin, Ebersberg. C. Schweizerische Gäste. Attenhofer, Zurzach. Barlow, J. Faris, Davos. Bavier, Minister, Chur. Beeli, W., M. Dr., Davos. Bener, Peter, Chur. Bener, Rudolf, Chur. Boltshauser, W., Secundarlehrer, Amrisweil. Branger-Jost, A., Davos. Branger-Michel, Hans, Davos. Branger, Tobias, Davos. Bruggisser, Walther, cand. med., Wohlen. Burckhardt, C., stud. phil., Basel. Casparis, Chr., jgr., Pfarrer, Klosters. — 184 — Herr Conradin, Oberst, Chur. 29 Davatz, Lehrer, Chur Dormann, Dr. jur., Davos. Erni, M. Dr., Gersau. Gengel, F., Ständerath, Chur. Gredig, Andr., Davos. Hefti, J. J., Apotheker, Glarus. Heim, E., Musikdirector, Davos. Hilty, M. Dr., St. Gallen. Holsboer, W. J., Davos. Huggard, M. Dr., Davos. Imhof, Ed., Seminarlehrer, Schiers. Imhof, Rud., Zofingen. Issler, Architekt, Davos. Käslin, H., Aarau. Kaufmann, C., Prof. Dr., Zürich. Kind, Paul, Pfarrer, Schwanden. Kurz-Martin, Dr. phil., Masein. Lanz er M Dr) Bern. Lorenz, Paul, stud. polyt., Chur. Morosani, A., Major, Davos. Müller, M. Dr., Uzuach. Mühlhäusser, H., Director, Davos. Nagel, Hans, Davos. Pestalozzi, F., Davos. Pflüger, Prof. Dr., Bern. Spengler, Alex., M. Dr.. Davos. Steiner, M. Dr., Lavin. Taverna, Hans, Landammann, Davos. Tobler, A., med. pract., Herisau. Turban, M Dre. Davos: Volland, M. Dr., Davos. Walz, M. Dr., Davos. Wetzel, C., Ingenieur, Davos. mad Herr Zehnder, C. Dr., Zürich. „ Ziegler, C., Pfarrer, Davos. Bzjeoler, Zürich. „ Zimmerlin, Franz, M. Dr. Zofingen. Veränderungen im Personalbestand. A. Verzeichniss der in Davos aufgenommenen Mitglieder. 1. Ehrenmitglieder. (4) © Herr de Guerne, Baron, Jules, Presid. de la Soc. zool. \ de France, Paris. S. A. S. Albert I, Prince de Monaco. Herr Schwendener, S., Prof. Dr., Berlin. , von Struve, O., Excellenz, w. geh. Staatsrath, Petersburg. 2. Mitglieder. (36) Herr Amann, J., Apoth., Davos. PibatschivJost Dr. jur.. Davos: „ Bodmer-Beder, Riesbach, Zürich. “Boss'hard. BR. Prof Dr Chur: ” >Buol; Rlor., Dr. med., Davos. „ Elmiger, Franz, Dr. med., Luzern. „ Flury, Paul, Pfarrer, Schiers. . Gelbke, Franz, Davos. N Hauri, J., Pfarrer, Davos. „ Horler, H., Apoth., Herisau. „ Horner, R., Prof., Freiburg (Schweiz). „ *Delebecque, A., Ingenieur, Thonon-les-bains, (Hte. Savoie). „ Im Hof, Fritz, Davos. „ Kobelt, J. J., Pfarrer, Davos-Monstein. '„ Lindt, Wilh., Dr. med., jun., Bern. — ul Herr Müller, Paul, Landammann, Davos. Richter, Hugo, Buchhändler, Davos. Ritter-Egger, E., Bauunternehmer, Biel. Rüedi, Carl, Dr. med., Davos. Rzewuski, Alex., Davos. Sarasın, Bro Des Basel. Sarasin, Paul, Dr., Basel. Schmidt, Carl, Prof. Dr., Basel. Schuler, Carl, Dr. med., Rorschach. Seiler, Jakob, Lehrer, Merishausen (Schafth.). Spengler, Carl, Dr. med., Davos. Spengler, Lucius, Dr. med., Davos. Stebler, Dr., Director d. eidg. Samenkontroll- station, Zürich. Stiffler, J. P., Landammann, Davos. Tsehirch, A., Dr. Prof. d. Pharmacogn bern Waters, Arthur Wm., F. L. S. und F. G. S., Davos. Wegelin, Heinr., Prof., Frauenfeld. Wolfer, A., Assist. d. eidg. Sternwarte, Zurich. Wiyid'er Chr ProfsDr2sZürich: Zehnder, Fritz, Dr. phil., Wattwyl. Zehnder, Louis, Dr. Priv. Docent, Basel. B. Verstorbene Mitglieder: (bis Mitte November 1890). 1. Ehrenmitglieder. (4) Geburtsj. Aufnahmsj. Herr Buys-Ballot, Prof, Utrecht. 18172 21832 22 Hebert, Edm., Prof., Membre de l’Inst., Paris 1812. 187% Marcou, Jules, Prof., Cam- bridge U. St. 1524. 1865. Löwig, Carl, Prof. Dr., Breslau 1803. 1873. Herr 9) — 187. 2. Mitglieder. (12) Bachmann, J. J., Oberrichter, Stettfurt. DeMorsier, Frane., Plongeon- Geneve. Fahrner, H., Med. Dr., Mär- stetten Favre, Alfr., Prof., Geneve. Gillieron, V., Dr., Lehrer, Basel. Hässeli-Kalenbach, Rhein- felden. Mousson, Alb., Prof., Dr., Zürich. Müller, A., Prof. Dr., Basel. Schärer, Prof., Director, Waldau (Bern) Schneebeli, H. Prof. Dr. Zürich. Schwarzenbach, Val., Prof., Bern. Soret, J. L., Prof. Dr., Geneve. C. Ausgetreten. Berthoud, Fritz, Fleurier De Loriol, Ingenieur, Lyon. Hermann, Frdr., Mechaniker, Bern. Lavizzari, S., Chiasso Manzoni, Prof. Dr., Marogsia. Sieber, L., Dr., Basel. Geburtsj. Aufnahmsj. 1899. D. Unbekannten Aufenthalts. Herr Berlinerblau, J. Dr. Turian, Etudiant. 1805. 1849. ei 1862. 1855. 1866. 1867. 1862. 1889. 1889 1875. BE E. Aus der Liste der Mitglieder gestrichen. Herr 29 1889 99 1590 29 99 Chappuis de Steiger, Chaux-de-Fonds. Denis de Lagarde, Thonon. Fol, H., Prof. Dr., Genève. Gatta, L.. Ingenieur, Rom. Sauvage, E., Direct., Boulogne s. m. Vöchting, Prof. Dr., Tübingen. Wyss, A., Dr. med., Geneve. F. Mitglieder auf Lebenszeit. : Choffat, Paul, Lissabonne. Cornu, Felix, Basel. De Coulon, Louis, Neuchätel. Dufour, Mare, Lausanne. Favre, Alphonse, Genève. Forel, F. A., Morges. Hagenbach-Bischoff, Basel. Jüreensen, JF U Locle: Micheli, Marc, Genève. Renevier, Eug., Lausanne. Rilliet, Alb., Genève. Sarasin, Ed., Genève. +Soret, J. L., Genève. Sorei, Charles, Genève. Bertrand, Marcel, Paris. Galopin, Charles, Genève. Von der Mühll, Karl, Basel. Andreazzi, Ercole, Lugano. Balli, Emilio, Lecarno. Delebeque, A., Thonon. Sakasın, Baul, Basel. Sarasin, Fritz, Basel. sy Beamtungen und Commissionen. 1. Centralcomité (in Bern für 1886—1892). gewählt 1886 Herr Stud2r, Th., Dr. Prof., Präsident. Li „ Coaz,J.,eidg. Forstinspector, Vicepràsident. Si „ vonFellenberg, Edm., Dr. Prof., Secretär. u „ Schär, Ed., Dr. Prof., Zürich, Präsident der Denkschriftencommission. 5 » Custer, H., Dr., Aarau, Quästor. 2. Bibliothekare (in Bern). gewählt 1889 Herr Graf, J.. Prof. Dr., Oberbibliothekar. 1888 „ Kissling, Dr., Gymnasiallehrer, Unterbiblio- thekar. 1859 Frau Kraeuter. 3. Jahresvorstand (für 1890 in Davos). gewählt Herr Hauri, J., Pfr., Präsident. „ Spengler, A., Dr. med., Vicepräsident. „ Im Hof, F., Secretär. » Baetschi, J., Dr. jur., Secretàr. 4. Commissionen. a. Denkschriften-Commission. gewählt 1886 Herr Schär, Ed., Dr. Prof., Zürich, Präsident. 1871 °, Forel, E; A., Dr. Prof., Morges. 1880 „ Rütimeyer, Ludw., Dr. Prof., Basel. 1882 ,„ Kaufmann, Fr. Jos., Dr. Prof., Luzern. 884. Cramer, C. Dr. Prot, Zürich. 1886 ,, v. Fischer, L., Prof., Bern. gewählt = US) b. Geologische Commission. 1860 Herr Dr. Favre, Alph., rProf., Genf, Ehreu-Präsid. LONDRES 185800 TSO 1838. iS SS gewählt 1561 Herr Sol 1863..2. lis Sen iS SSR gewählt 1887 Herr gewählt 1886 Herr oma, SSA 188020, ISS gewählt 1878 Herr LISTS Lang. Fr., Dr. Prof., Solothurn, Präsident. Favre, Erneste, Genf, Actuar. De Loriol, Perceval, Genf. Heim, Alb., Dr. Prof. Zürich. Baltzer, A., Dr. Prof., Bern. c. Geodätische Commission. Wolf, Rud., Dr. Prof., Zürich, Präsident. Hirsch, A. Dr. Prof., Neuchâtel. Gautier, E., Col. fed. Direetor der Stern- warte, Genf. Lochmann, Oberst, Chef des topographischen Bureau, Bern. Rebstein.J)., Prof. Zurich. Ehrenmitglied. Dumur, Genie-Oberst. d. Commission der Schlaflistiftung. Heim, Alb., Dr. Prof., Zürich, Präsident. Rütimeyer, L., Dr. Prof., Basel. Cramer 0. Dr Brot, Zürich Soret, Ch., Prof., Genf. Schnetzler, J., Prof., Lausanne. e. Erdbebencommission. Heim, Alb., Dr. Prof., Zürich, Actuar. Forster AS Brof., Bern. N aller lan) ae gewählt 1878 Herr Amsler-Laffon, J., Prof., Schaffhausen. 3, Dome NA. Di. Pros. Morges. EN „ Hagenbach-Bischoff, E., Prof., Basel. er CRE ene Alb. Dres Brot... Zurich: 7 m, Soret.JL Prof, Genf. n „ Billwiller, R., Director der met. Central- anstalt, Zurich. 1880 Herr de Torrenté, A., Forstinspector, Sitten. en Due cer CCG Prof Chur Ki „ Soret, Charles, Prof., Genf. 1883 Herr Hess, CI, Dr. Prof, Frauenfeld. Ei „ Früh, J., Dr. Prof, Trogen. NB. Neuconstituirung erfolgt im Januar 1891. f. Limnologische Commission- gewählt 1887 Herr Forel, F. A., Dr. Prof., Morges, Präsident. AR „ Coaz, J., eidg. Oberforstinspector, Bern. 18902 77 7Zschokke, Fried., Dr: Prof. Basel. g. Commission zur Untersuchung der Torfmoore. gewählt À IS930 Herr Rırüh, J Dr. Prof., Trogen. à ni SIchirö ben, 10, Dr 12:01. Zürich) mit Cooptationsrecht. ica an DI Kantonale naturwissenschaftliche Gesellschaften. 13 Jahresberichte. 1. Aarau. Präsident: Herr Dr. F. Mühlberg, Professor. Vice-Präsident: Herr Wüst, Bezirkslehrer. Actuar: Herr Dr. H. Ganter, Professor. Kassier: Herr H. Wehrle, Kaufmann. Bibliothekar: Herr Dr. Tuchschmid, Professor. Zahl der Mitglieder: Ehrenmitglieder 2. Ordentliche Mitglieder 132. Jahresbeitrag: 8 Frs. In den 10 Hauptversammlungen wurden folgende Thematha behandelt; Herr Prof. Mühlberg: Ueber die geologischen Ver- hältnisse des Bötzbergtunnel, des Hauensteintunnel und des projektierten Schaafmatttunnel. Herr Prof. Liechte: Die chemischen Theorieen seit Beginn dieses Jahrhunderts. 2 Vorträge. ‘Herr Bezirkslehrer Wüst: Ueber Schallstärkemessungen. ‘Herr Bezirkslehrer Coradi: Ueber die Intensitätsver- hältnisse der Empfindungen. Herr Dr. Stähelin: Ueber Algier. Herr H. Fleiner; Ueber die hydraulischen Binde- mittel. 3 Herr Bäuerlin: Ueber die Berechnung der electrischen Lichtleitung. — 19000 > Herr Bezirkslehrer Dr. Müller: Der Stand der Kennt- nisse über Afrika während Alterthum und Mittel- alter. Herr Hannemann: Ueber den Stickstoff der Luft als Pflanzennützstoff. Auf der Jahresversammlung in Brugg wurden zwei öffentliche Vorträge gehalten: Herr Prof. Tuchschmid: Ueber den Brennwerth der wichtigsten aargauischen Holzgewächse. Herr Dr. Bircher: Ueber die Uebertragung der Tuber- eulose und ihre Verhütung. Aarau, im October 1890. Der Actuar: Dr. H. Ganter. 2. Basel. Präsident: Herr Felix Cornu, Vicepräsident: Herr Prof. Dr. J. Piccard. Secretàr: Herr Prof. Dr. A. Riggenbach. Vice-Secretàr: Herr Dr. G. W. A. Kahlbaum. Präsident für 1890—92: Hr. Prof. Dr. K. Vondermühll. Mitglieder Ende Juli 1890: Ehrenmitglieder: 5. Correspondirende Mitglieder: 34. Ordentliche Mitglieder: 146. Jahresbeitrag: Fr. 12. In 15 Sitzungen, worunter eine Öffentliche, wurden folgende Vorträge gehalten: 1. 1889. Nov. 6. Herr Dr. V. Gillieron: Ueber das muthmassliche Vorkommen von Salz auf basel- städtischem Boden. 2. Nov. 20. Herr Dr. C. Schmidt: Die Glacial-Er- scheinungen am Monte Salvatore und nördlich der Alpen. al 95 10. Lat 122 14. — lite Dec. 4 Herr J. Weinmann: Vorlesungsversuch über die Oberflächenspannung einer Flüssigkeits- haut. — Herr Prof. R. Nietzki: Chemische Con- stituonen von Toluylenblau und Toluylenroth. . Dee. 18. Herr A. Gutzwiller: Die fossile Flora von Basels Umgebung. 1890. Jan. 8. Herr Prof. L. Rütimeyer: Die alt- eocäne Fauna von Egerkingen. . Jan. 22. Herr Prof. F. Zschokke: Das Thierleben in den Hochgebirgsseen. . Febr. 5. Herr Dr. R. Flatt: Die günstigste Material- verwendung im Leitungssystem einer electr. Be- leuchtungsanlage. . Febr. 19. Herr Prof. F. Miescher: Die chemischen Stoffe der Eizelle. März 6. Herr Prof. K. Vondermühll: Die Anzahl der unabhängigen Perioden einer eindeutigen Func- tion complexen Arguments. März 19. Herr Dr. M. v. Lenhossek: Hinterwurzeln und Hinterstränge des Rückenmarks. April 30. Herr Prof. K. Vondermühll: Die electro- magnetische Theorie des Lichts. Mai 14. Herr Prof. K. Kollmann: Der Schädel Beethoven’s und der Zusammenhang von Körper und Geist. 3. Mai 28. Herr Dr. M. v. Lenhossek: Studien an Atschinesenschädeln. — Herr E. Greppin: Ver- steinerungen aus dem oolithe astartien. Juni 11. Herr Prof. A. Riggenbach: Die unperio- dischen Witterungserscheinungen auf Grund 111- jähriger Aufzeichnungen der Niederschlagstage. Juni 25. (Oeffentliche Sitzung). Herr Prof. F. Zschokke: Die zoologische Station in Neapel.. — 198 — 3. Bern. Präsident: Herr Professor Dr. Ed. Brückner. Vicepräsident: Dr. med. S. Schwab. Secretär: Dr. Ed. Fischer, Privatdocent. Cassier: B. Studer-Steinhäuslin, Apotheker. Redactor der Mittheilungen: Herr Professor Dr. J. H. Graf. a HerrzBror. Dre CH Gar | Herr Dr. E. Kissling, Secundarlehrer. Zahl der Mitglieder auf 1. August 1890: Ordentliche Mitglieder: 158. Correspondirende Mitglieder 26. Jahresbeitrag: Fr. 8. Von Ende Juli 1889 bis Ende Juli 1890 wurden in 13 Sitzungen, worunter 12 in Bern und eine in Magglingen bei Biel, folgende Vorträge, Demonstrationen und kleinere Mittheilungen gebracht: Herr Professor Dr. A. Baltzer: Die neueren Theorien der Gebirgsbildung. Bibliothekare — Ueber Schlagringe aus typischer Grundmoräne. — Vorweisung von Witherit aus Northumberland. — Ueber die beim Bahnhofumbau in Bern aufge- deckten Riesenkessel. — Ueber einen graphitführenden Kalkphyllit aus der Trift. — Vorweisung von Blatt XIII der geologischen Karte der Schweiz nebst zugehörigem Text, sowie der geologischen Uebersichtskarte des Kantons Bern von Professor Baltzer und Dr. E. Kissling. Herr Professor Dr. Ed. Brückner: Vorlegung und Er- läuterung einiger Curven zur Frage der Clima- schwankungen in historischer Zeit. — Einfluss der Schneedecke auf die Temperatur. (CHO VA] — ji Herr Professor Dr. Ed. Brückner: Ueber Verdunstung einer Schneedecke und Condensation an derselben. — Ueber zwei neuere Abhandlungen betreffend das Clima der Eiszeit. Herr Oberforstinspeetor Coaz: Der Sturmschaden vom 23. Januar 1890 in den Waldungen Graubündens. — Die Verbreitung des grauen Lärchenwicklers und des Schwammspinners im Jahre 1888. Herr Dr. P. Dubois: Zur Kenntniss des Uebergangs- widerstandes der Electrolyten. Herr Dr. P. Dubois: Ueber Inductionsströme. Herr Dr. Dutoit: Botanische Beobachtungen in der Gegend von Adelboden. Herr Gymnasiallehrer J. Fankhauser: Mittheilungen über die Süsswasser- und marine Molasse in der Gegend von Langnau. — Ueber die erratischen Blöcke im Emmenthal. Herr Professor Dr. L. Fischer: Vorweisung von Proben des sog. Spitzenholzes (bois dentelle). — Einschleppung von Eragrostis minor in der Gegend von Bern. Herr Dr. v. Freudenreich: Durch Bacterien verur- sachte Blähung der Käse. Herr Prof. Dr. J. H. Graf: Der Mathematiker Niklaus Blauner, ein Original aus dem vorigen Jahrhundert. — Der waadtländische Astronom Jean Philippe Loys de Cheseaux. — Ueber einige mathematisch-geschichtliche Funde. — Notiz über den Physiker Micheli du Crest. Herr Prof. Dr. G. Huber: Versuche von Hertz über die Schwingungen der Electricitàt. — Neuere electrische Erscheinungen und Ansichten über die Electricitàt. — 200 Herr v. Jenner: Ueber die Verwendung einer Combi- nation von rothem und grünem Glas für die photographische Dunkelkammer. — Demonstration einer auffallenden Pilzmyzelmasse. err Dr. Koby: Les grottes de Milandre et de Reclere dans le Jura bernois. Herr Professor Dr. H. Kronecker: Demonstration des Engelmann’schen Bacterienversuches im Mikro- spektrum. Herr Dr. C. Moser: Ueber die internationale Erstellung der Himmelskarte und den gegenwärtigen Stand der diesbezüglichen Arbeiten. Herr Gymnasiallehrer Ris: Geschichte des internationalen Maass- und Gewichtsbureau und der neuern Prototype des Meters und des Kilogramms. Herr Professor Dr. Strasser: Neuere Untersuchungen über den Vogelflug. — Ueber eine Anomalie in der Lagerung der Fleisch- fasern des Zwerchfelles. Herr Prof. Dr. Th. Studer: Ueber Nahrung und Para- siten der Walfische. — Ueber Säugethierreste aus der Molasse bei Brüttelen. — Die hydrographischen und biologischen Forschun- gen des Prinzen Albert von Monaco mit der Yacht Hirondelle im Gebiete des nordatlantischen Oceans. — Die Thierwelt des Jura zur Zeit der Bildung des Muschelsandsteines. Herr Dr. Thiessing: Der Lias von Lyme-Regis. — Ueber das Vorkommen von Graphit in der Schweiz. Herr Dr. Vinassa: Eine Erkrankung des Obstweines durch einen Bacillus. — 201 '— Ausserdem wurde eine Excursion zur Besichtigung der erratischen Blöcke im Grauholz und Sedelbachwalde veranstaltet, und an die Sitzung in Magglingen schioss sich ein Ausflug in die Taubenlochschlucht an, zu welchem vorher in der Sitzung Herr Rollier geologische Er- läuterungen gab. 4. Fribourg. Bureau pour l’année 1859 —90. President: M. Musy, professeur. Vice-président-caissier: M. l’abbe Ch. Raemy. Secrétaire: R. Horner, professeur. 2 membres honoraires. 66 membres internes payant une cotisation de 5 frs. D 13 membres externes payant une cotisation de 3 frs. 23 séances du 7 novembre 1889 au 1 mai 1890. Principaux travaux : Mr. M. Cuony, pharmacien. Les sondages de Corpataux pour rechercher les liguites de la molasse d’eau- douce inférieure. — Le téléthermomètre. — Presentation d’en pecten trouve a la Combert. — Nouveau telephone sans pile. — Bacteries trouvées dans la glace. — Resistance des animaux aux bacilles de la tuber- culose. — Baromètre à eau établi à Paris. Mr. Eggis, Adolphe. Présentation d’un échantillon de poudre de lait sans sucre. Mr. Grangier, professeur. Extraits d’une Histoire naturelle du Jorat et de ses environs par Razoumowsky publié en 1789. — Rapport sur la réunion tenue à Berne au sujet de la bibliographie de la Suisse. — Découverte d’anciennes tombes creusees dans la molasse à Châbles. Mr. Gremand, Ingénieur. Les falaises molassiques du lac de Neuchâtel. — La nouvelle carrière de Lessoc: échantillons divers. Mr. Gremand, Ingénieur. Observations sur la tempé- rature, les courants d’air et la fumée du tunnel du Gotthard. — Projet de la ligne Vevey-Bulle-Thoune. — Eclairage électrique à Fribourg. Mr. Horner, professeur. Tableau graphique représen- tant la valeur nutritive des aliments et destiné aux écoles fribourgoises. — Curieux instinct des fourmi qui laissent germer les graines pour en tirer du glucose. Mr. le Dr. Jeanrenaud: Le cacaoyer: ses fruits, leur analyse, falsifications des cacaos, etc. Mr. Kern: Essais d'éclairage électrique dans son étab- lissement au point de vue économique avec com- paraison aux autres éclairages. Mr. Musy, président. Thermomètre dans lequel un amal- game d'argent remplace le mercure. — Origine du pétrole. — Presentation d’un Didunculus strigirostris (oiseau voisin du Dronte et originaire d’Upolu et qui a probablement disparu). — . Les nouvelles unités mécaniques et électriques. — Perroquet devenu carnivore (nestor alpinus). — Action du tabac sur le développement des bacilles. — Theorie des vents plongeants. — Action de la chaleur sur l’obsidienne. —— Les pseudomorphoses: présentation d’un échan- tillon de bois fossile de l’Arizona. — 205 — Mr. Raemy, curé. Anomalies de la temperature en novembre et décembre 1889. — Observations météorologiques des dix dernières années. Mr. Raemy, professeur. Le galvanometre apériodique, le Sond. Mr. Raemy, professeur. Présentation d’un nouveau mo- dèle de pile thermoélectrique. Mr. Strebel, vétérinaire. Tuberculose du bétail au point de vue de la police sanitaire et de l'hygiène alimentaire. — Un veau célosomien (schistosoma reflexum). Mr. de Vevey, chimiste. Analyse des eaux des diffé- rentes sources de la ville de Fribourg. — Le lait sterilise: présentation d'un échantillon préparé à la Station laitière de Fribourg. — Poudre de lait préparée dans son laboratoire. Le secrétaire : R. Horner. 5. St. Gallen. Präsident: Herr Dr. B. Wartmann-Herzog, Museums- director. Vice-Präsident: L. O. Ambühl, Kantonschemiker. Cassier: Herr J. J. Gschwend, Cassier der Credit- anstalt. Bibliothekar: Herr R. Dürler, Chemiker. Correspondirender Actuar: Herr Th. Schlatter, Ge- meinderath. Protocollführender Actuar: Herr A. Ulrich, Reallehrer. Beisitzer: Herr J. Brassel, Reallehrer. 9) » Stein, Apotheker. ® » Wild, Forstverwalter. il „ Brüschweiler, Adjunet. Ai » Dr. Vonwiller, Director. 202, Zahl der Mitglieder: Ehrenmitglieder 3% Ordentliche Mitglieder 682. Jahresbeitrag: Für Stadtbewohner Fr. 10. —. Für Auswärtige RR e Ordentliche Sitzungen 12. Vorträge: Herr Sanitätsrath Dr. Sonderegger: Ueber die Er- nährung des Menschen. Herr Dr. Wessner: Ueber St. Gallens sanitäre Ver- hältnisse in früheren Jahrhunderten. — Die Epidemieen des Mittelalters und das Auftreten der Pest in St. Gallen. | Herr Dr. Guido Rheiner. Die Krankheiten der einzelnen Berufsarten. Herr Zahnarzt Schlucker: Ueber schmerzlose Zahn- operationen. Herr Dr. R. Jenny: Die Entwicklung des Gehörorganes und das Hören. Herr Dr. Uhlrich, Lehrer der Naturgeschichte: Ueber Thierstimmen. Herr Dr. Leuthner: Die Lurche speciell Caudata (Urodela). Herr Präparator Zollikofer: Ueber das Verfärben | der kleinen Wiesel (Mustela vulgaris) im Winter. Herr Bezirksförster Fenk: Ueber die Nonnenraupe (Liparis monacha). Herr Prof. Dr. C. Cramer, Zürich: Ueber pflanzliche Baukunst, erläutert an den Siphoneen oder Schlauchalgen. Herr Director Dr. Stebler: Ueber Getreide- und Futter- bau in der Schweiz. Herr Reallehrer J. Brassel: Das Opium. Herr Forstinspector Wild: Ueber den falschen Mehl- thau (Perenospora viticola). — 208. Herr Chemiker R. Dürler: Ueber das gleiche Thema. Herr Reallehrer Zollikofer: Ueber künstliche Kälte- erzeugung und Eismaschinen. Herr Primarlehrer Früh: Die neueren Ergebnisse der physikalischen Meeresforschung. Herr Kantonschemiker Dr. Ambühl: 2 Verbrennungs- versuche experimentell vorgeführt. Herr Dr. Spitzly: Reiseerlebnisse bei einem Ausflug nach dem Marowvne oder Maroniflusse, bis zu den Wasserfällen von Armina und dem Merian- creek. 6. Genève. Société de physique et d’histoire naturelle. (Fondee en 1790.) Composition au 1° janvier 1890: Président: Mr. Lucien de la Rive. . Vice-président: Mr. Casimir de Candolle. Secrétaîre: Mr. Edouard Sarasin. Tresorier: Mr. Emil Gautier. Secrétaire du Comité de publication: Mr. Albert Rilliet. 55 membres ordinaires. 4 membres émérites. 50 membres honoraires. 30 associes libres. Cotisation annuelle: 20 Fr. 18 séances juillet 1889 à juin 1890. Pour les traveaux presentes dans les séances voir dans les comptes rendus publiés dans les Archives des sciences physiques et naturelies. 7. Glarus. I. Bestand: Präsident: Herr Gottfr. Heer, Pfarrer in Betschwanden. Actuar: Herr Weber, Secundarlehrer, Netstal. Quästor: Herr Oberholzer, Secundarlehrer, Glarus. sm MD Curator des Lesezirkels: Herr Wirz, Secundarlehrer, Schwanden. I Bibliothekar: Hr. Oberholzer, Sekundarlehrer, Glarus. Activmitglieder: 31 Passivmitglieder: 23 Ehrenmitglieder: 1 Zusammen 55 Jahresbeitrag: Fr. 2. für Passivmitglieder. II. Vorträge: a. In den Hauptversammlungen : 1. Herr Secundarlehrer Wirz: Ueber Erdbeben. 2. Herr Jacques He er, Lehrer, Glarus: Niederes Thier- leben im Wasser. Herr Secundarlehrer Brändli, Glarus: Die electro- dynamische Maschine. 4. Herr Pfr. G. Heer, Betschwanden: Vier Tage in und um Neapel. DI b. In den Sectionsversammlungen: 1. Herr Lehrer Marti, Mollis: Ueber Schmarotzer. 2. Herr Hauptmann Hafner, Netstal: Einfluss der Nahrung auf Insekten. 2. Herr Pfr. G. Heer, Betschwanden: Reiseerinnerungen aus Pfalz und Strassburg. S. Graubünden. Bericht pro 1889/90. Präsident: Herr Dr. E. Killias. Vice-Präsident: Herr Dr. Kaiser. Actuar: Herr Dr. P. Lorenz. Cassier: Herr Rathsherr Pet. Bener. Bibliothekar: Herr R. Zuan-Sand. Herr Prof: Dr. €. Brüggen. Assessoren : i | Herr Oberingenieur Fr. v. Salis. Mitglieder: Mai 1590. a. in Chur 98 b. ausserhalb Chur 53 151 Ehrenmitglieder: Ho 11 Correspondirende Mitglieder: 44 Zusammen: 206 Es wurden im Vereinsjahre 1889/90 10 Sitzungen gehalten und in denselben folgende Vorträge und wissen- schaftliche Mittheilungen entgegengenommen : 1. Sitzung am 27. November 1889: Herr Dr. Killias: Verweisung eines zur Darstellung Ù von poudre d’or dienenden Glimmerschiefers aus Mevres, Dep. Saone-Loire. Frankreich. — Uebersicht über die neueste Literatur zur bünd- nerischen Landeskunde. 2. Sitzung am 11. December 1889: Herr Dr. Killias: Die Flora der Alpenwiesen, im Anschluss an Schröter und Stebler’s: „Die Alpen- futterpflanzen etc.“ Sasuzune am 29. "Januar 1890: Herr Dr. Killias: Demonstration eines Coprolithen vom Pferde. Herr Dr. Tarnutzer: Vortrag über Falb’s Erd- bebentheorie. 4. Sitzung am 12. Februar 1890: Herr Dr. Killias: Vortrag: Reiseerinnerungen an Norddeutschland und Helgoland. 5. Sitzung am 26. Februar 1890: Herr Prof. Dr. Bosshard: Vortrag: Ueber Trink- wasser und dessen Beurtheilung. 6. Sitzung am 12. März 1890: Herr Prof. Dr. Bosshard: Neue Analyse des Par- panerwassers. Herr Prof. Dr. Brügger: Verschiedene Mitthei- lungen botanischen, mineralogischen und zoologi- schen Inhaltes, mit zahlreichen Demonstrationen. 7. Sitzung am 26. März 1890: Herr Dr. Tarnutzer: Vortrag über den Stand der Bienenzucht bei Plinius im Vergleiche zur heutigen. . Sitzung am 9. April 1890: Herr Reallehrer Imhof von Schiers: Vortrag über die naturhistorischen Verhältnisse des Rhaticon- und Plessurgebietes. 9. Sitzung am 30. April 1890: Herr Prof. Chr. Bühler: Vortrag: Ueber den Mond und die Beschaffenheit seiner Oberfläche. Mit Demonstrationen. 10. Sitzung am 21. Mai 1890. Herr Prof. Dr. Bosshard: Die Sauerquelle im Schwarzwald bei Chur. Herr Dr. Killias: Ueber die Zwergmaus und die Zwergspitzmaus. — Ueber die pelaeontalog. Sammlung Roth, aus den Pampas von Argentinien. Herr Dr. Lorenz: Ueber Hereditæt und Contagio- sitæt der Lungenschwindsucht. — Gutachten von Prof. Dr. Kratter in Innsbruck über den Fall Dr. V. Schick. 0 9. Luzern. Prisident: Herr Suidter, Apotheker. Actuar: Herr Dr. Emil Schumacher-Kopp, Cantons- . chemiker. Cassier: Herr Stadtschreiber Schürmann. Mitgliederzahl: 112. Jahresbeitrag: Fr. 3.— do PIRA oo 10. Neuchâtel. Président: Mr. L. Coulon, Directeur des Musées. Vice-Président: Mr. L. Favre, professeur. | Mr. Alf. Bellenot, ingénieur. Secrétaires: ! Mr. Alex. Strohl, chimiste. | Mr. F. Tripet, professeur. Caissier: Mr. F. de Pury. Dr. médecin. 121 membres actifs. 40 correspondants. 25 membres honoraires. Cotisation annuelle: Fr. 8.— Pendant l’exereice 1889—1890 la Société a eu 14 séances dans lesquelles ont été faites les communications suivantes : Mr. Ad. Hirsch, Directeur de l'Observatoire: Compte rendu des traveaux de la première conférence générale des poids et mesures, tenue à Paris du 24 au 28 septembre 1S89. — Relations probables entre la propagation de l’in- fluenza et les conditions météorologiques des mois de novembre et décembre 1889. Mr. R. Weber, prof.: Autographes et photographies obtenues au moyen de l’autocopiste. — Attraction exercée par une bobine sur des noyaux de fer de formes différentes. — Baromètre à longue échelle. — Exposé de quelques règles pour la prévision du temps. — Différence de capacité induetive spécifique de divers corps solides et liquides. — Rapport d’une: commission chargée de l’étude des réparations et améliorations à apporter à la colonne météorologique. —- Observations sur un acculumateur, systeme Blanc. 14 O n Mr. Paul Godet, prof.: Communication sur un magni- fique individu mâle de la truite des rivières. (Salmo fario Ag.) Mr. G. Ritter, ingénieur: Vertèbre de Plesiosaure trouvee dans les marnes neocomiennes du vallon des Fahys, pres de Neuchätel. -— Projet de tramway pour relier la ville de Neu- châtel à la gare. — Anciens ponts romains découverts à la Sauge. — La phase jovienne dans la formation de la terre. Mr. J. Hilfiker, aide-astronome: Sur un barometre anéroide de Goldschmid, employé par l’ingenieur de la commission geodetique suisse. Mr. L. Favre, prof.: Recherches faites en Suisse dans le but de decouvrir des gisements de houille. — Notice néerologique sur Léo Lesquereux. Mr. 0. Billeter, prof.: Presentation d’un nouvel appareil a distillation fractionnée dans le vide. Mr. A. Rychner, architecte: Résumé. graphique du bulletin météorologique pour l’année 1889. Mr. J. P. Iseiy, prof.: Recherche des points d’inflexion des courbes avec les coordonnées polaires. Mr. Léon Du Pasquier: Sur la périodicité des phéno- menes glaciaires post-miocènes. — Sur le deplacement des cours d’eau pendant l’epoque quaternaire. Mr. W. Wavre, prof.: L’äge de la pierre au Cambodge. Mr. A. Ladame, ing.: Projet de tramway-funiculaire reliant la gare de Neuchâtel à la ville. Mr. F. Tripet, prof.: Sur des Tulipes des environs de Florence, envoyées par Mr. le Dr. E. Levier et cultivées à Neuchâtel dans le jardin de l’Aca- demie. Mr. Francois Borel, ing.: Compteurs électriques de (© = NOR son invention, pour les courants continus et pour les courants alternatifs. Mr. Ed. Cornaz, Dr. med.: Essais de naturalisation aux environs de Neuchâtel de la Sanguisorba dodecandra (Moretti). Mr. L. Rollier, prof.: Sur les grottes du Jura bernois. Mr. Aug. Jaccard, prof.: Etudes géologiques sur l’as- phalte et le bitume au Val-de-Travers, dans le Jura et la Haute-Savoie. — Notes sur l’asphalte. — Note sur les phosphates de Tunisie. — Note sur l’ozokerite ou cire minéralé des Car- pathes. 11. Schaffhausen. Präsident: Herr Dr. med. G. Stierlin, Bezirksarzt. Vice-Präsident: Herr Dr. E. Joos, Regierungsrath. Actuar: Herr Dr. J. Nüesch. Cassier: Herr Hermann Frey, Fabrikant. Zahl der Ehrenmitglieder: 3. Ordentliche Mitglieder: 67. Jahresbeitrag: Fr. 2.—- In 4 Sitzungen wurden Vorträge über folgende Themata gehalten: 1. Herr Pharmazeut Appel: Ueber Bastarde in der Pflanzenwelt. | 2. Herr Dr. v. Mandach, sen.: Ueber die Ergebnisse der statistischen Erhebungen betreffend die Zahl. der Geisteskranken im Canton Schaffhausen. 3. Herr Prof. Dr. E. Göldi: Bericht über seine wissen- schaftliche Thätigkeit in Rio de Janeiro. 4. Herr Dr. G. Stierlin: Ueber die Schädigung der Randenthäler durch eine Springmaus. 5. Herr Dr. J. Nüesch: Ueber die Erfolge betreffend | 14% a a Acclimatisirung und Zucht des Eichenspinners in Deutschland. 6. Herr Dr. v. Mandach, sen.: Ueber elektrische Fische. 7. Herr Dr. Alfred Amsler: Ueber Akkumulatoren und deren Verwendung. Der Actuar: Dr. J. Nüeseh. 12. Solothurn. Präsident: Herr Dr. Fr. Lang, Prof. Actuar: Herr Dr. A. Strüby, Prof. Cassier : Herr B. Freinert, Nest. Mitglieder: 230. Jahresbeitrag: Fr. 3.— Vorträge: Herr Dr. Kyburz, Regierungsrath: Eine Fahrt auf den Eiffelthurm. Herr Dr. Wisswald, Zahnarzt: Ueber Vivisection. Herr Fr. Wey, Geologe: Die Erdbebentheorie von Falb und seine kritischen Daten. Herr Dr. Walker, Arzt: Die Verhütung der Lnngen- tuberkulose. Herr Dr. August Rottmann, Spitalarzt: Einfluss in- tensiver Muskelanstrengungen auf den Organismus bei Anlass des letzten Truppenzusammenzugs. Herr Dr. Fr. Lang, Prof.: Die Panzereidechsen der Gegenwart und der Urzeit. Herr Dr. Walker, Arzt: Die Influenza. Herr Pfister, Prof.: Wind und Wetter. Herr Dr. Zschokke, Prof., Basel: Die Parasitenwürmer des Menschen. Herr Dr. Kyburz, Regierungsrath: Der Tabak vor dem Preisgericht der Weltausstellung in Paris 1889. Herr Dr. Fr. Lang, Prof.: Die geologische Beschaffen- heit der Eisenbahntunnels im östlichen Kettenjura. Herr Dr: Kramer, Arzt: Die Steinbildung im mensch- lichen Körper. Herr. Dr. Walker, Arzt: Die Verwendung des Alkohols in der Heilkunde. Herr Bodenehr, Kantonsingenieur: Die neuen Eisen- bahnen im Berner Oberland. Herr Enz, Prof.: Elektrische Strahlung. Herr V. Klenzi, Thierarzt: Die Rindertuberculose. Herr Benteli, Pfarrer: Eine Reise nach dem Land der Mitternachtssonne. Herr J. Walter, Prof.: Die Aether. Herr F. Brönnimann, Prof.: Das Versicherungswesen. Herr Dr. August Rottmann, Spitalarzt: Die neuern Heilmittel und deren praktische Anwendung. 13. Thurgau. | Präsident: Herr Prof. Dr. U. Grubenmann. Actuar: Herr Prof. H. Wegelin. Quästor: Herr Prof. Dr. Ol. Hess. Bibliothekar: Herr Prof. Zimmermann. Ehrenmitglieder: 11. Mitglieder: 93. Jahresbeitrag: Fr. 5.— Das ,,naturwissenschaftliche Kränzchen‘“ in Frauen- feld hielt während des Winters 1889/90 5 Sitzungen ; es sprachen in denselben: Herr Dr. Debrunner: Ueber Tuberculose, begleitet von microscop. Demonstrationen und Projectionen. Herr Prof. Stricker: Ueber den Hausschwamm. Herr Dr. Merk: Ueber Wasser- und Dampfdichtungen. Herr Zahnarzt Dr. Gysi: Ueber die Caries der Zähne und deren Behandlung. Herr Prof. Dr. Hess: Ueber Licht, Wärme und Elek- trizität. | —ı 214,7 Herr Prof. Dr. Grubenmann: Ueber Ozokerit und dessen Verwendung, mit Vorweisungen. Herr Chemiker A. Schmidt: Ueber den Schaffer’schen Apparat zum Nachweis der Kohlensäure, mit Ex- perimenten. An der am 29. September 1890 lin Frauenfeld tagenden Jahresversammlung der kant. naturforsch. Ge- sellschaft kamen zur Behandlung: 1. Vortrag von Herrn Prof. Wegelin in Frauenfeld: Aus dem Leben der Hummeln. 2. Vorweisung einer für Secundarschulen bestimmten Muschelsammlung durch Herrn Prof. Zimmer- mann in Frauenfeld. 3. Mittheilungen über die jüngsten Kohlenfunde in Er- matingen von Herrn Secundarlehrer Engeli in dort. Der Aktuar: H. Wegelin. 14. Vaud. President: Mr. Dufour, Jean, avenue Agassiz, 4, Lau- sanne. Vice- President: Mr. Golliez, H., Dep. de l’instruetion publique, Lausanne. Mr. Grenier, W., Directeur de la Fac. tech- nique, Lausanne. Mr. Juillerat, docteur ned Lausanne. Mr. Schardt, Hans, professeur, Montreux. Secretaire: Mr. Nicati, Aug., pharmacien, Palud, Lau- sanne. Bibliothecaire: Mr. Mayor, L., prof., Boulevard indu- striel, Lausanne. Editeur du Bulletin: Mr. Roux. F.. Directeur de l'Ecole industrielle, Lausanne. la Caissier: Mr. Pelet, L., prof., Boulevard industriel, Lausanne. Verificateurs: Mr. Odin, Aug., prof., route des Mous- quines, Lausanne. Mr. Bertschinger, Dr. phil., Musée géolo- gique, Lausanne. Mr. Chenevière, Maupas, Lausanne. Nombre des membres éffectifs: 201. ‘ Membres honoraires: 50. (ce nombre ne varie pas). La Société est en correspondance avec 263 Sociétés, avec lesquelles elle échange son bulletin. La Société Vaudoise des Sciences naturelles s’est réunie comme précédemment 15 fois en séances ordi- naires et 2 fois en assemblée générale. Elle a entendu les communications scientifiques suivantes: Mr. le prof. Amstein: Des fonctions abéliennes: du genre 3. Mr. de Blonay, ing.: Nouvelle méthode forestière, dite du contrôle. Mr. Henri Dufour, prof.: 1° Qualités spectrales des liquides colorés de Mr. F. A. Forel. 2° Un appareil nouveau. 3° Resume météorologique de 1889. 4° Quelques données sur l’Eclipse de Soleil du 21 Juin 1890. Ù 5° Théories des machines électriques par influence. Expériences. 6° Sur les mouvements de rotation d’une masse conductrice dans un champ magnétique. Mr. F. A. Forel, prof.: 1° Thermomètrie des lacs. 2° Etude sur les mirages et la couleur des eaux des lacs. 3° Origine du lac Léman. DIE Sur des larves d'insectes trouvées sur la glace Notes d’un voyage en Italie. Renseignement nouveaux sur l’Eboulement du Tauretunum. L'état des glaciers des Alpes en 1889. Mr. Guillemin, ing.: 1° Influence des poussières cos- 20 30 miques sur la surface du sol. Des oseillations diurnes du barometre. Evolution des mondes. Considerations philoso- phiques sur la theorie de la reversibilite. Mr. le Dr. Schardt, prof.: 1° Sur une formation éolienne observee en Valais. Mr. le Dr. H. Brunner, prof.: Syntese des dichroines. Mr. Favrat, prof.: 1° Notes sur le botaniste J. P, 20 30 Muller. Notes sur quelque plantes trouvées en 1889. Sur la Stevia ovata. Mr. Guinand, architecte: Sur l’incision annulaire de la vigne. Mr. Eug. Renevier, prof.: 1° Sur des nodules fibro- 10° rayonnants de la Russie meridionale. Foret silicifiée d’Arizona. Phosphorites de Bessarabie. Disques gypseux de la Veveyse. Discordance inverse de Vuarguy. Origine et äge des gypses et cornieules de nos Alpes. Le musee geologique vaudois en 1889. Dernières acquisitions du musée minéralogique. Cartes geologiques de Suisse et de France. Contribution à la genèse du lac Léman. Mr. Dr. Jean Dufour: Analyse du livre de Mr. Fayod. Prodrome de il’histoire naturelles des Agaricinées. cale Mr. J. Meyer, Ingen. chef: La chaleur souterraine, ses inconvénients dans les grands percements alpins et les moyens d’atténuer ses inconvénients. Mr. le prof. Dr. Odin: De la répartition de l'impôt progressif. Mr. H. Blanc, prof.: 1° Migration passive des oiseaux. Flaune des Acores d’après des travaux récents. 2o Questions de pisciculture. Mr. Gonin, ing.: Travaux de reboisement et de cor- rection dans les Alpes francaises. Mr. Paul Busset: Formation d’une veine liquide dans un liquide. MM. Sarasin et de la Rive: Sur la resonnance des _ondulations électriques de Mr. Hertz. «Mr. E. Chuard, prof.: 1° Sur la précipitation du car- bonate basique de cuivre par les carbonates alcalins. 2° Formation d'origine contemporaine. Mr. le prof. Dr. Bugnion: Développement postem- bryonnaire de l’Encyrtus fuscicollis. Mr. le Dr. Bertschinger: Tableau de la distribution des nouveaux genres d’Ammonites. Mr. Jean Cruchet: Observations sur les tabanides. 2° Utilité des insectes et des oiseaux. Mr. Breler: 1° Des variations de teinte du manteau des animaux domestiques et spécialement dans l’espece bovine. 2° Particularités sur le hérisson. Mr. Jules de Guerne: Résultat des sondages faits à bord de l’Hirondelle dans la Méditerranée, Mr. de Loes: Reboisement de la plaine du Rhône. Mr. Ch. Dufour, prof.: De l'influence d’un corps vibrant sur la succession des ondes sonores qui en émanent. Mr. HenriJaccard: Contribution à la flore locale d’Aigle. TOT tes 15. Zürich. Vereinsjahr 1890. Präsident: Prof. Dr. Schröter. Vice-Präsident: Prof. Dr. Weber. Actuar: Prof. Dr. Tobler. Quästor: Dr. H. Kronauer. Bibliothekare: Dr. Ott und Grabere. Beisitzer: Prof. Heim und Schär. In 11 Sitzungen wurden 13 Vorträge gehalten und 10 Mittheilungen gemacht. Vorträge. Herr Prof. Dr. Lunge: Chemisches von der Pariser Weltausstellung. Herr Prof. Dr. Schultze: Ueber Salpetersäure und ihre Verbindungen. Herr Prof. Dr. Weber: Der absolute Werth der kleinsten Lichtstärke, welche das Auge zum Sehen be- fähigt. Herr Prof. Dr. Rudio: Ueber das Problem der Quad- ratur des Zirkels. Herr Prof. Escher: Ueber die Ausnutzung der Wärme in der Dampfmaschine. Herr Prof. Dr. Hantzsch: Ueber die räumliche An- ordnung der Atome in stickstofthaltigen Molecùlen. Herr Prof. Dr. Ritter: Ueber den Eiffelthurm. Herr Prof. Dr. Heim: Biologische Notizen. Herr Dr. Schinz: Die Vegetation von Südwestafrika. Herr Prof. Dr. Keller: Ueber das Wiederkäuen. Herr Prot. Dr. Mayer-Eymar: Das Tongrian von Cairo | und. seine Fauna. Herr Dr. C. Fiedler: Ueber Amphioxus Lanceolatus. Herr Prof. Dr. Lang: Ueber 2 interessante Vertreter der Tiefseefauna. A a) n Mittheilungen: Herr Prof. Dr. Schär: Ueber 2 neue Oxydationsver- fahren. Herr Dr. Schinz: Ethnographisches und Botanisches aus Deutsch-Südwestafrika. Herr Prof. Dr. Keller: Illustrationen zur Variabilität der Taube. Herr Dr. Stoll: Ethnographisches. Herr Prof. Jiggi: Eine botanische Mystification des vorigen Jahrhunderts. Herr Prof. Dr. Cramer: Ein neues Substrat des Haus- schwammes. Herr Prof. Dr. Schröter: Fruchtbarkeit des Bilsen- krautes. Herr Prof. Dr.Heim: Experimentelle Gesteinsumformung. Herr Prof. Dr. Lunge: Ein neuer Apparat zur Er- sparung aller Rechnungen bei Gasablesungen. Im Vereinsjahr hat die Gesellschaft 11 neue Mit- glieder aufgenommen, gestorben ist 1, ausgetreten 1 Mitglied. Bestand: 155 ordentliche, 23 Ehren- und 10 correspondirende Mitglieder. Meta do ER rad in aux F. Verzeichniss der eingegangenen Geschenke. F. Verzeichniss der an der 73. Jahresversammlung der schweiz. naturforschenden Gesellschaft in Davos für die Bibliothek eingegangenen Geschenke. Prof. Dr. Friedrich Goppelsroeder: ‚Ueber Feuer- bestattung‘“. Vortrag gehalten im naturwissen- ‚ schaftlichen Vereine zu Mülhausen im Elsass. Mülhausen i. E. 1890. 8° Vom Verfasser. Le Prince Albert I. Prince de Monaco: Resultats de Campagnes scientifiques accomplies sur son Yacht par le Prince Albert I. Prince de Monaco, pub- lies sous sa direction avec le concours de Mr. le baron Jules de Guerne, charge des travaux zoolo- oiques à bord. Fascicule I. „Les mollusques marins des îles Acores“. Monaco 1889. fol. Présenté par l’auteur. Jules de Guerne: Excursions zoologiques dans les Iles de Fayal et de San Miguel (Acores). Troi- sieme année 1887 des: Campagnes scientifiques du yacht monegasque L’Hirondelle Paris 1888 8°. Présenté par S. A. S. Le Prince Albert I, Prince de Monaco. Met. Centralanstalt, Zürich: Monatliche Uebersicht der in der Schweiz gemessenen Niederschlags- mengen. | Jahrgang 1888 12 Hefte. 2. SG) 2. 2, — Prince Roland Bonaparte: „Le Glacier de l’Aletsch et le lac de Märjelen‘“. Présenté par l’auteur. Prince Roland Bonaparte: Le lac de Märjelen (Journal „La Nature“ Nr. 862 du 7 Dee. 1889). Paris 1890. Victor Fatio, Dr. Phil.: Faune des Vertébrés de la Suisse. Presente par l’auteur. Mr. Ch. Ed. Guillaume: , Traité pratique de la Ther- mometrie de Précision. Paris 1889. 8°. Présenté par l’auteur. Mr. Ch. Dufour et F. A. Forel, professeurs a Morges: Recherches sur la Condensation de la Vapeur Aqueuse de l’Air au Contact de la glace et sur l’evaporation. presente par Mr. le prof. Ch. Dufour. Herr F. Urech: Chemisch analytische Untersuchungen an lebenden Raupen, Puppen und Schmetterlingen und an ihren Secreten. Vom Verfasser. Herr Dr. Othm. Em. Imhof: 7 Separatabzüge. Vom Verfasser. Herr Ch. Dufour, Prof., Morges: 3 Separatabzüge. Dr. Th. Studer, Prof., Bern: Die Forschungsreise S.M.S. Gazelle in den Jahren 1874 — 1876. III. Theil: Zoologie und Geologie. Dr. Th. Studer: Supplementary Report on the Alcyo- naria Voyage of H. M. S. Challenger. ea POS + Jean Alphonse Favre 1815—1890. Notice biographique par Lucien de la Rive. JEAN-ALPHONSE Favre est né à Genève en 1815. Son père, Guillaume Favre, était un bibliophile dis- tingué dont l’érudition et les savantes recherches ont exercé une heureuse influence sur la culture des lettres anciennes dans notre pays. Sa santé délicate dut être ménagée durant la période des. études publiques, et c’est probablement en maniant une collection de miné- raux que son père avait formée dans sa jeunesse que l'enfant prit le goût de la science à laquelle il devait se vouer. En 1839, Alphonse Favre s’etait choisi pour earriere l’etude de la geologie et allait a Paris y pour- suivre sa vocation. La géologie stratigraphique et l’en- seisnement d’Élie de Beaumont furent l’objet principal de ses occupations. Disons ici que les vues de l’éminent professeur n’allaient pas tarder à se trouver en contra- diction avec les idées nouvelles que les travaux de Merian, Studer, Escher, sur la géologie des Alpes, commencaient A faire prévaloir et dont le jeune savant genevois allait devenir un des adeptes les plus zeles. De retour à Genève, Favre commenca sans retard à utiliser, par des recherches sur le terrain, ses connais- sances théoriques. Sa première publication, qui a pour titre: »Remarques sur les anthracites des Alpes«, fait partie des mémoires de la Société de physique et sa date de 1841 est celle aussi de l’entrée d’Alph. Favre dans notre Société. Un second mémoire, publié deux 15% ga E ans plus tard, est intitule: »Considerations sur le mont Saleve et sur les environs de Geneve«. Ces deux études, la première surtout, méritent une mention particulière. On sait que l’association apparente, sur divers points des Alpes et en particulier dans le gisement devenu célèbre de Petit-Cœur, de schistes renfermant des vege- taux de l’epoque houillere et de schistes argileux cal- caires contenant des bélemnites, avait conduit Élie de Beaumont et d’autres géologues à considérer comme contemporaines la flore houillere et la faune jurassique, ce qui équivalait au renversement des lois fondamen- tales de la paléontologie. Dans les recherches sur les anthracites, Favre entrevit clairement la solution de cette importante question dans le sens où elle se for- mula trente ans plus tard: »En supposant, lisons-nous dans ce mémoire, un plissement dans les couches de terrain, on peut trouver un moyen de concilier entre elles les différentes observations sans faire remonter les bélemnites aux formations antérieures au lias et sans diminuer en rien l'importance des végétaux fos- siles.« En rappelant dans l’ordre chronologique les faits les plus importants de la carrière scientifique de Favre. il faut placer ici sa nomination de professeur de géo- logie à l’Académie de Genève en 1844, fonctions qu'il conserva jusqu'en 1851. Il dut se retirer dans des cir- constances où la direction de l'instruction publique usa envers lui de peu de courtoisie. Professeur bien maître de la matière qu’il enseignait, Favre apportait dans ses fonctions le zèle qui lui était naturel et dans les exer- cices pratiques, dans les courses faites sur le terrain avec ses élèves, l’affabilité, l’entrain, la gaîté conta- gieuse du professeur laissait aux étudiants un souvenir attrayant qui ne nuisait en rien à leurs études. De 1847 à 1867, les titres des mémoires du géo- logue, insérés pour la plupart dans les Archives, in- diquent que le champ d’exploration qu’il avait choisi était celui où de Saussure a inauguré l’emploi de la méthode scientifique dans les recherches géologiques, les Alpes de la Savoie. Il s’agit ici de l’œuvre la plus importante de Favre, de celle a laquelle il s’est con- sacré le plus entièrement et pour laquelle il a dû ac- cumuler lentement, sans tenir compte ni du temps ni de la fatigue et sans mesurer peut-être d’avance la srandeur de l’entreprise, une somme très considerable d’observations personnelles. La carte géologique des parties de la Savoie, du Piemont et de la Suisse voi- sines du Mont-Blanc à l’échelle de 1 : 150,000 fut publiée en 1862. L'ouvrage qui fut terminé cinq ans plus tard et qui est l’expose des recherches dont la carte avait interprété les résultats, a pour titre: »Recherches géo- logiques dans les parties de la Savoie, du Piemont et de la Suisse voisines du Mont-Blanc«, et se compose de trois volumes de 4 à 500 pages chacun avec un atlas de 32 planches. J’emprunte le passage suivant a une ap- préciation du geologue Charles Martins: »Pour chaque groupe de montagnes, pour chaque sommet remarquable, il nous fait assister aux assauts qui leur ont été livrés par les savants. On suit le travail et le développement de la pensée géologique et l’on voit les progrès géné- raux de la science se réfléter nettement dans la con- naissance toujours progressive d’une localité restreinte. Qu'on nous permette encore une citation choisie dans les recherches géologiques elles-mêmes relative à une excursion à l’Aiguille de Glière. »Je fis une longue station au sommet de cette aiguille, jouissant de divers points de vue, soit sur le Mont-Blanc, soit sur la chaîne des Fiz et du Buet, dont les hauts sommets encadrent les montagnes les plus éloignèes de la Savoie, de ma- nière à former une succession de magnifiques tableaux. Je considerai longtemps avec un inexprimable plaisir cette Scene majestueuse, mais, tout à coup, je remar- quai au N.-E., dans l’une des Aiguilles Rouges, une structure qui me ramena subitement à un autre ordre d'idées, non moins grand et non moins relevé que la rêverie où m avait plongé la contemplation que j'avais sous les veux. Je voyais toutes les Aiguilles Rouges formées de gneiss en couches verticales: je les exami- nais avec la lunette, lorsque je fus frappé de l'espèce de chapeau que portait la plus élevée. Ce chapeau est formé par des couches presque horizontales reposant sur les tranches du gneiss qui compose le corps de la montagne. Je crus reconnaître du calcaire ou des ar- doises, mais mon guide Couttet assurait qu'on ne trou- vait ni calcaire ni ardoises dans ces montagnes. Nous voudrions pouvoir transerire ici le récit complet de cette découverte géologique qui avait une signification importante pour la structure du massif du Mont-Blanc. Favre entreprit l’ascension de l’Aiguille Rouge et. sans se laisser décourager par un premier insuccès, parvint quelques jours plus tard à très peu près au sommet et toucha de la main les calcaires qu'il avait devinés de loin. Il n’est pas, semble-t-il, hors de propos de rap- procher ici l’auteur de la carte du Mont-Blanc de son grand devancier de Saussure par l’analogie du but que ‚tous deux se sont proposé et du tempérament scien- tifique qui leur a permis de l’atteindre. Qu'on relise la » Notice sur de Saussure« lue par Favre dans la séance générale du Club alpin suisse réuni à Genève en 1869 et on y trouvera tel passage qui fait penser aussi à celui qui l’eerivait. 5Depuis ce moment, lisons-nous, de — 231 — Saussure fit chaque année, de 1760 à 1779, une expé- dition. dans les Alpes. Voyez-vous ce jeune homme de vingt ans sortant des remparts de notre vieille cité, seul et à pied, pour aller à Chamonix.« Plus loin: »Tandis qu'il se dirigeait vers Chamonix, son esprit était agité par les pensées qui devaient le porter au rang d’associe étranger de l’Académie des sciences de Paris.« Et enfin: »Le voilà parti et pendant dix-neuf ans il observe avant de publier; malgré sa modestie, il a foi dans sa methode.« On ne devine si bien chez les autres que les sentiments qu'on a éprouvés soi- même et ces lignes me semblent presque un aveu in- volontaire que la persévérante énergie de Favre, sa elairvoyance scientifique, sa scrupuleuse réserve devant les solutions trop hâtives et, il faut l’ajouter, sa bril- lante carrière couronnée par sa nomination de corre- spondant de l’Institut servent assez à confirmer. L'étude géologique du: canton de Genève fut pour Favre, à partir de 1870, l’un des principaux objets d’une seconde période d'activité. Deux volumes substan- tiels intitulés: »Description géologique du canton de Genève joints à la Carte géologique du canton de Ge- neve« furent le résultat de l'inspection minutieuse des terrains et du soin avec lequel il se faisait un devoir de recueillir tous les renseignements locaux que les fouilles d’un puits ou d’une tranchée lui fournissait. Il utilisait ainsi des matériaux qu'il avait accumulés de- puis le commencement de sa carrière. Il n’est pas sans intérêt d'ajouter que les courses du géologue étaient en même temps les promenades du cavalier et que Favre excellait dans l’art de l'équitation, qui resta longtemps son délassement favori. »La carte de l'extension des anciens glaciers du revers septentrional des Alpes suisses« est l’ouvrage de oe Favre qu’on doit mettre peut-etre au second rang apres la carte des Alpes. Elle obtint, avec la carte du can- ton, une médaille d’or à l’exposition de Paris en 1878. Il s’agissait de fixer l’espace occupé, au moment du plus grand développement de la période glaciaire, par chacun des grands glaciers des Alpes suisses en utili- sant tous les vestiges qu'ils ont laissés: blocs erra- tiques, moraines, stries. La plupart des geologues suisses prirent part à ce travail par leur collaboratien empressée. Le territoire de chaque glacier correspon- dant aux rivieres et fleuves suivants: Rhöne, Arve, Isère, Rhin, Linth, Reuss et Aar, a été délimité et re- : porté sur la carte fédérale à 1:250,000 avec une cou- leur spéciale. C’est ainsi que le glacier du Rhône s’etendait du côté de la France jusque pres de Valence et, d'autre part, couvrait la plus grande partie de la plaine suisse jusqu'à Waldshut et Brugg. Il convient ici de rappeler que la disparition des blocs erratiques, ces témoins des mouvements glaciaires, préoccupa Favre, et qu’en collaboration avec Soret et Studer, il provoqua la formation de comités ayant pour objet la conser- vation de ces restes des époques passées. Pour compléter cet aperçu des travaux de Favre, il faut, en revenant en arrière, énumérer ses contri- butions les plus importantes aux branches spéciales de la géologie. Nous citerons ses »Observations sur les Diceras«, ses »Recherches sur les minéraux artificiels«, son »Mémoire sur les tremblements de terre ressentis en 1855«, celui sur l’homme préhistorique intitulé : »Station de l’homme de l’âge de la pierre à Veirier«. Rappelons enfin ses »Expériences sur les effets de re- foulements ou écrasements latéraux en géologie«, études alors nouvelles par lesquelles il a cherché une démon- stration mécanique du soulèvement des montagnes et du renversement des couches géologiques. Elles sont à signaler au nombre des premiers essais pour repro- duire artificiellement les mouvements de l'écorce ter- restre. Les distinctions honorifiques vinrent sanctionner des travaux si variés et si importants. Rappelons seulement qu'il fut nommé en 1874 membre étranger de la Société géologique de Londres, en 1879 correspondant de l’Institut et décoré de l’ordre de la Légion d’hon- neur en 1881. Il fit partie, des sa constitution en 1859, de la Commission pour la carte géologique suisse, en fut longtemps secrétaire et succéda à Studer à la pré- sidence. Il était un membre assidu de notre Société et a rempli les fonctions de president à deux reprises en 1866 et 1876. Il s’interessa à la fondation du Club alpin suisse, dont il fut un des présidents. Il presida aussi la réunion de la Société géologique de France the en 1875, se tint à Genève. Favre était de ceux qui, par leur caractère et leur éducation volontaire s'appliquent et réussissent à voir le meilleur côté de. choses. Il etait fait pour l’action et l’activité est, en effet, le secret des optimistes. Sa gaîté, son enjouement en même temps que sa courtoisie attrayante restent vivement liées à son souvenir dans la mémoire de ses amis. Il eut le mérite de ne pas se laisser accaparer par la science, ou plutôt d’y trouver un élément de plus à faire concourir à la satisfaction de ses goûts de société. Ses relations avec de nombreux savants étrangers et suisses, qui trou- vaient dans sa villa des Ormeaux, à Pregny, une hospi- talité toujours accueillante, furent souvent pour les Genevois l’occasion de ces rapprochements personnels avec des hommes distingués, qui ont leur importance. Me Favre, fille de M. le Syndic Rigaud, s'était associée dans une mesure peu commune aux travaux de son mari. Elle avait compris comment l’affection peut s’af- firmer par une influence encourageante, doubler l’ener- gie du savant et lui donner foi en lui-même. La car- riere de Favre a été fructueuse et prend sa place au premier rang dans la science genevoise. Il a eu la satisfaction de voir son fils aîné, M. Ernest Favre, notre collègue, s’engager dans la même carrière scientifique que lui et la géologie devenir ainsi une partie de l’héritage paternel. Ses sentiments affectueux et simples. ceux qui trouvent leur satisfaction naturelle dans le cercle intime de la famille, lui rendirent plus facile, nous dirions même plus douce, l’épreuve des dernières années de sa vie, lorsque la maladie de l’âge lui eurent enlevé les forces nécessaires au travail. Dès 1888 la maladie s’aggrava et en juillet 1890 Alphonse Favre s’eteignait enlevé à l’affection de ses enfants, vivement regretté par ses nombreux amis et en partieulier par ses collègues dans notre Société !. + Victor Gilliéron. Le 26 mars 1890 furent rendues à la terre les dépouilles d’un membre les plus actifs de notre société. Victor Gilliéron naquit à Genève le 30 mars 1826: issu de parents peu fortunés, il fut de bonne heure - obligé de se créer une position. Son intelligence, son amour pour le travail, lui tracèrent bien vite un chemin fertile: nous le voyons déjà à l’âge de 17 ans occuper une place d’instituteur. A Lutry il- épouse Mile. Mery Ganty; en 1849 nait Alfred, le futur professeur a l’aca- démie de Lausanne, mort en Turquie, victime de cette ! Liste des publications scientifiques de Alph. Favre. Voir le catalogue de i883 de publications des membres actuels de la Société de physique. ua passion pour l’etude qu'il avait héritée de son père. Après avoir été quelque temps à Aubonne, il est nommé en 1853 professeur au progymnase de Neuveville, où il resta jusqu’en 1866, c’est à dire jusqu’au moment où il fut appelé à Bâle comme professeur de langue fran- çaise à l’école supérieure des jeunes filles. A Neuve- ville il eut deux épreuves bien cruelles. Sa femme x meurt en 1855, peu de temps après avoir mis au monde son quatrième enfant, et, deux mois avant son départ, alors que sa nomination à Bâle était certaine, dans la joie qu'il éprouvait de se trouver enfin dans la possi- bilité de donner à ses fils une éducation conforme à ses voeux, meurt son troisième fils, Gustave. A Bâle, pendant 21 aus, maître à l’école supérieure des jeunes filles, Victor Gillieron mettait dans son en- seignement le sérieux, la solidité, la conscience qui le distinguaient dans tout ce qu'il faisait; aussi était-il estimé de tous ses collègues, aimé et respecté de toutes ses élèves; excellent professeur, il possédait un tact pédagogique remarquable. L'amour pour les pierres se déclara déjà au mo- ment où il fut nommé instituteur à Lutry; sans guide, par pure initiative, il se crée une collection de fossiles; plus tard, instituteur à Neuveville, il se met avec acharnement à recueillir les restes des habitations la- eustres; il se procure une petite nacelle et accompagné de ses fils, il sonde le lac de Bienne et surtout la Thielle. Les résultats de ses recherches donnèrent lieu à son premier travail scientifique »habitations lacustres du pont de Thielle«, qui parût en 1862. En 1864 il fit inserer dans les actes de la société jurassienne d’Emulation une note sur les Alpes fribourgeoises, puis en 1865 ses observations sur la structure géologique des environs de Bienne. Dans ses nombreuses excursions — 236 — M. Gillieron fit d’abondantes recoltes de fossiles. Les Jocalités typiques de Landeron et de Vigneules furent exploitées avec une vraie sagacité; les résultats de ses investigations fournirent les matériaux d’une monographie paléontologique et stratigraphique de l’etage urgonien su- perieur du Landeron qu'il publia avec M. de Loriol en 1868. En 1870 parut ensuite une notice sur les terrains crétacés de la chaîne ertérieure des Alpes des deux côtés du Leman. Lorsqu'il fut question de l’entreprise d’une carte géologique de la Suisse, Victor Gillieron se trouva très- naturellement parmi les géologues qui devaient se charger de ce grand travail. La commission géologique de la société helvétique des sciences d’histoire naturelle lui confia les études géologiques du territoire compris dans la feuille XII. de l’atlas fédéral. Il se voua à ce travail avec l’extrême conscience qu'il apportait à tout, ne craignant ni obstacles, ni fatigue, s’habituant aux plus grandes privations, c’est ainsi qu'il passait ses vacances dans les Alpes. De retour chez lui et après avoir rempli les devoirs de sa vocation, il eonsignait ses observations et préparait les matériaux pour un premier travail, Alpes de Fribourg en général et Montsalvent en particulier (Matériaux pour la carte géologique de la Suisse, 1873), puis pour son travail capital Description géologique des territoires de Vaud, Fribourg et Berne compris dans la feuille XII entre le lac de Neuchâtel et la crête du Niesen. (Matériaux pour la carte géolo- gique, XVIII livraison) qui parüt en 1885. Les mérites de ces ouvrages furent bientôt reconnus et lui valurent une distinction, que dans son extrême modestie, il n'aurait jamais ambitionnee: il fut nommé docteur en philosophie de l’université de Bâle. En 1887 une affection des yeux le forca au grand regret de ses collegues et de ses éleves, de renoncer à l’enseignement; dès ce moment il consacra son temps exclusivement à la géologie. Membre de la commission du Musée, il prit une part active à la determination des fossiles et de leur classement. Sa riche et impor- tante collection de fossiles des Alpes fribourgeoises fut petit à petit transférée au Musée et incorporée dans les collections paléontologiques; il devait en être de même. des fossiles eretaces; la mort l’empécha de finir cette tâche qu'il s'était imposée. Pendant la belle saison cet infatigable travailleur passait son temps sur le terrain et ses observations lui permettaient ainsi d'ajouter à ses travaux antérieurs. au bout de chaque année, de nouvelles communications scientifiques. Nous rencontrons en effet dans les actes de la société d'histoire naturelle de Bâle en 1886 un mémoire sur la fuune des couches à Mytilus considérée: comme phase méconnue de. la transformation de formes animales, puis en 1887 un second travail sur le calcaire d'eau douce de Mouticr, attribué au Purbeckien; en 1889 dans le bulletin de la société belge de géologie, de paléontologie, et d’hydrologie une notice sur l’achève- ment de la premiere carte géologique de la Suisse à grande échelle. , Victor Gilliéron s’occupa aussi de questions d’utilite publique concernant la ville de Bâle; c’est ainsi qu'il étudia avec les soins les plus minutieux les rayons d’infiltrations de plusieurs sources du Jura bernois; vint ensuite la question de savoir s’il y avait quelque chance de rencontrer sur le territoire de Bâle — Ville du sel gemme. — C’est encore lui qui se mit’ à la tâche, espérant pouvoir rendre un service, sans prétention à aucune rétribution, à cette ville, qui lui avait ouvert ses portes en 1865. Les observations faites pendant le sondage de Bettingen étaient prêtes à être publiées, lorsque la mort vint mettre fin à cette vie si bien remplie. Le mal qui couvait depuis quelques années éclata subitement dans toute sa violence; après d’af- freuses douleurs, notre cher collègue rendait le dernier soupir dans les bras de l’un de ses fils et d’une nièce qui, depuis quelques temps lui vouait ses soins. Il était par- venu à l’âge de 63 ans 3 mois. Victor Gilliéron, sous des dehors froids et réservés, cachait des trésors de bonté, de tendresse et de dé- vouement pour sa famille et ses amis. (C'était un homme droit et sincère, qui s'était étudié lui-même et qui a toujours pris sans tergiverser la route que lui indiquaient la conscience et la raison. Dédaignant tout éclat extérieur, ennemi de toute vaine protestation, il n’admettait que le fait, que l’oeuvre, comme ayant quel- que valeur réelle dans ses rapports avec le prochain. Il considérait le temps de sa vie comme un dépôt pré- cieux qui lui était confié pour en être l’économe et sévère administrateur, et se reprochait chaque instant qui n’était pas utilisé consciencieusement pour le devoir, pour la science, pour le bien des autres. Cet homme, ne merite-t-il pas que nous, qui avons été ses amis, lui conservions un souvenir fidèle, et Ge à nous nous efforcions d’imiter son exemple ? Edouard Greppin. Professor Dr. A. Mousson. Die rauhen Herbststürme, die den lebendigen Blätterschmuck der Natur im braunen Todtengewande zur Erde betten, sie haben .auch einen müden Kämpfer aus unseren Reihen hinweggeraftt. Professor Albert Mousson, der 85jihrige Nestor zürcherischer Natur- forscher, hat nach einem Leben voll Arbeit und Erfolg, dessen Abend freilich durch Siechthum verdüstert war, sein müdes Auge geschlossen. Von Dankbarkeit und Verehrung geleitet, versuchen es einige seiner ehe- maligen Schüler und Collegen in den folgenden Zeilen ein Bild seines Lebens und Wirkens zu entwerfen. Albert Mousson, 1505 als Sohn des eidgenössischen Kanzlers Mousson zu Solothurn, eiriem der sechs damali- ser Vororte der Eidgenossenschaft, geboren, entstammt einer eingewanderten Hugenottenfamilie aus Mas-d’Azil (Département Ariège). Von 1819 bis 1823 war er Schüler der von Fellenberg gegründeten Erziehungs- anstalt Hofwyl, die sich damals eines wohlverdienten Rufes erfreute: hierauf lebte er bei seinen Eltern in Bern. Als es sich für den Jüngling um die Wahl eines Berufes handeite, waren es vor allem die Mathematik und die Naturwissenschaften, welche ihn anzogen: die Vorlesungen, die er bei Trechsel über Physik, bei Brunner über Chemie hörte, namentlich aber diejenigen von B. Studer über Mathematik und Geologie regten ihn mächtig an. Der letztgenannte Gelehrte, 10 Jahre älter als Mousson, wurde ıhm bald ein vertrauter Freund, ebenso der damalige Vikar Baggesen. Studer ist es, der die Liebe zur Geologie in Mousson wachrief, einer Wissenschaft, in der er später Namhaftes leisten sollte. Den zweiten Winter nach Verlassen der Anstalt Hoiwyl brachte Mousson in Genf zu, hauptsächlich be- hufs Uebung in der französischen Sprache und Besuch von Vorlesungen an der Akademie, wo unter Andern damals A. de la Rive lehrte. Mit Kenntnissen wohl ausgerüstet, finden wir Mousson als Aspirant des Genie- corps im eidgenössischen Lager zu Thun. General Dufour war ihm wegen seines bedeutenden mathemati- schen Wissens und der exakten Zeichnungen, die er 2940 ausführte. sehr gewogen. Mousson hatte es nur bis zum Grade eines Unterlieutenants gebracht, militärische Ambition besass er nicht, und der eigentliche Truppen- dienst hatte wenig Anziehendes für ihn. Die Frage der Berufswahl trat nun stärker in den Vordergrund. Studer rieth dem jungen Mann, das Bergfach zu wählen und empfahl ihm, sich an die Uni- versität Göttingen zu begeben und die von Hausmann sehaltenen Vorträge über Mineralogie, Geognosie, Tech- nologie und Hüttenwesen zu besuchen. Das geschah denn auch; indessen überzeugte ein Brief seines Vaters den jungen Mousson von der Aussichtslosigkeit des Bergfaches in der Schweiz; er beschloss die Carriere des Civilingenieurs zu ergreifen und begab sich zu diesem Zwecke nach Paris. Bekanntlich war damals der Schweiz zufolge einer Militärkonvention das Recht eingeräumt, einige Plätze in der Ecole polytechnique zu besetzen, wobei den be- treffenden Schülern allerlei Vergünstigungen gewährt wurden. Mousson hatte fest auf die Aufnahme ge- rechnet; zu seiner grossen Enttäuschung eröffnete man ihm aber, dass diese Aufnahme nicht erfolgen könne, da er das gesetzliche Alter (19 Jahre) um zwei Jahre überschritten habe. Immerhin gelang es den Bemühungen eines Freundes seines Vaters, seine Zulassung als Auditor zu erwirken,und so war es ihm vergönnt, die Vorträge einer Anzahl berühmter Männer zu hören, unter denen wir F. Arago, Dulong, Poisson, Cauchy, Peclet nennen. Mousson beklagte nur, dass die Vorlesungen mehr dar- nach angethan seien, den theoretische Belehrung Suchen- den zu befriedigen; er fühlte, dass die eigentliche Praxis nur durch Ausführung selbstständiger Arbeiten erlangt werden könne. Der strebsame junge Mann versäumte auch nicht, das Conservatoire des Arts et Metiers, die Vorträge von Pouiilet an der Sorbonne und die Sitzungen der Akademie der Wissenschaften fleissig zu besuchen, wobei es ihn eigenthümlich berührte, wenn er sah, dass im letztgenannten Institut ein grosser Theil der Akademiker sich häufig einem sanften Schlummer hingab, statt auf die geistreichen Ausführungen des vortragenden Collegen zu hören. | Kurz vor Ausbruch der Julirevolution kehrte Mous- son in die Heimat zurück und wurde unmittelbar nach- her bei Anlass der Grenzbesetzung durch die schweize- rischen Truppen dem Obersten v. Wurstemberger als Stabssekretär zugetheilt; er blieb auch während des von Courvoisier und Boucquin im damaligen Fürsten- thum Neuenburg organisirten Aufstandes in dieser Stel- lung. Später scheint er sich mit dem Gedanken getragen zu haben, nach Russland zu gehen, wo ihm eine vor- theilhafte Stellung angeboten war. Auf den Wunsch seiner Familie stand er jedoch von diesem Vorhaben ab. Ein Wendepunkt in Moussons Leben trat ein, als ihn Hofrath Horner 1852 als Lehrer der Mathematik und Physik an die zürcherische Industrieschule berief; ersteres Fach lehrte er aber nicht lange, da der bis- herige Physikiehrer, Prof. G. v. Escher, dasselbe über- nahm. Mousson arbeitete sich mit der ihm eigenen Energie in seinen neuen Beruf hinein, übernahm auch etwas später den Physikunterricht am Gymnasium und habilitirte sich 1534 als Privatdozent an der Hochschule. 1540 verlieh ihm die philosophische Fakultät der Hoch- schule den Doktortitel honoris causa, 1842, im Jahre der Einweihung des neuen Kantonsschulgebäudes, be- kleidete er das Rectorat des Gymnasiums. Bei der Gründung des eidgenössischen Polytechni - kums (1854) wurde Mousson. zugleich mit Raaeb, 16 — 242 — A. Escher v. d. Linth und Kenngott zum lebens- langlichen Professor der Physik gewählt, mit dem Lehr- auftrag, eine Vorlesung über Experimentalphysik für Polytechnikum und Hochschule und eine solche über ausgewählte Partien der Physik für die Studirenden der chemischen Abtheilung des Polytechnikums zu halten. Später fügte er diesen Vorlesungen noch physikalische. Uebungen bei. Im Winter 1554 bis 1555 sandte ihn der Bundes- rath mit umfassenden finanziellen Vollmachten "nach Paris behufs Ankauf physikalischer Apparate aus den berühmten Werkstätten von Dubosq, Golaz und Ruhmkorff. — Es handelte sich hierbei in erster Linie um die Anschaffung von Demonstrationsapparaten; die Erwerbung von feineren Messinstrumenten wurde auf spätere Zeit verschoben. Den Zwecken des physi- kalischen Unterrichtes dienten zwei Hörsäle, ein Samm- lungsraum, ein Uebungszimmer und eine mechanische Werkstätte, deren Leitung dem Mechaniker Joh. Müller (r 1554) aus Basel übertragen wurde: letzterer beklei- dete zugleich die Stelle eines Präparators und Abwartes der Sammlung. 1855 wurde Mousson zum ordentlichen Professor der Hochschule gewählt. Am Polytechnikum existirt noch eine zweite Professur für technische und mathe- matische Physik. Die Sammlung und die übrigen Räume hat Mousson mit seinem jeweiligen Collegen getheilt: es waren dieselben: Clausius, Kundt, F. Kohlrausch, J. J. Müller und H. F. Weber, der Schöpfer des neuen physikalischen Institutes. Gleich im Beginne der Lehrthätigkeit Moussons wurden seine Vorträge von einem jungen Manne, dessen Name uns leider nicht bekannt ist, niedergeschrieben und durch Abschrift den Studirenden zugänglich ge- macht. Dies gab den Anstoss zu dem treftlichen Lehr- buche der Physik, auf welches wir später zurückkommen werden. Als Lehrer der Physik wirkte Mousson bis zum ‚Jahre 1878, wo er in Folge eines vielfach sehr schmerz- haften Leidens, das ihn schon 1874 schwer heimgesucht hatte, seine Entlassung nahm. Die Studirenden beider Hochschulen bezeugten dem verehrten Lehrer ihre Dankbarkeit und Theilnahme durch einen solennen Fackelzug. * Neben seiner speciellen Lehrthätigkeit hat Mousson auch nach anderen Seiten hin erfolgreich gewirkt. Im Jahre 1837 hatten bekanntlich 12 Kantone ein Concordat behufs Einführung einheitlicher Masse und Gewichte gebildet; Mousson nahm sich der Sache mit grosser Wärme an und veröffentlichte im selben Jahre eine darauf bezügliche Schrift. Diese Masse (1 Fuss %/10 Meter, 1 Mass = #/a Liter, 1 Pfund - '/» Kilogramm) blieben bis zum Jahre 1874 im Gebrauch. 1867 begab sich Mousson in Begleitung seines Collegen Wild nach Paris, um den eidgenössischen Nationalmeterstab mit dem französischen Normalmasse zu vergleichen. Die Messungen fanden unter Mithülfe von Tresca im Kon- versatorium des Arts et Metiers statt und der damalige Aufenthalt gestaltete sich für beide Gelehrte zu einem höchst anregenden. Mit Vorliebe hat sich Mousson mit dem Studium der Meteorologie beschäftigt. Die schweizerische natur- forschende Gesellschaft fasste, nachdem schon früher Keller und Ulrich die hohe Wichtigkeit der Frage betont, «len Beschluss, für die ganze Schweiz ein System gleichzeitiger genauer Beobachtungen zu organisiren und ernannte zu diesem Behuf eine aus den Herren 16* \ cr e Mousson als Präsident, Wild, Wolf, Plautamour und Hirsch bestehende Commission. Die Aufgabe dieser Commission bestand in der Wahl der Stationen, in der genauen Höhenbestimmung derselben, Wahl der In- strumente, Aufstellung derselben in der besten Orien- tirung und endlich der Correction der Beobachtungen. Die Vergleichung der Instrumente führte Professor Wolf auf der Zürcher Sternwarte aus, die treffliche. noch bis auf den heutigen Tag massgebende Instruktion über die Behandlung derselben ist von Mousson redi- girt worden. 5 Die zürcherische naturforschende Gesellschaft hat Mousson wiederholt mit der Würde des Präsidenten be- ehrt, auch das Centralpràsidium der schweizerischen Gesellschaft gleichen Namens hat er bekleidet; bei der Jahresversammlung in Zürich (1883) hat der ehrwürdige Greis sich durch rege Thätigkeit als Präsident der Quartiercommission verdient gemacht und auch an einigen Ausflügen und geselligen Zusammenkünften Theil genommen. Schon als Knabe begann Mousson eine Sammlung von Land- und Süsswasser-Mollusken anzulegen. Dieses Lieblingsstudium begleitete ihn durch sein ganzes Leben. Noch in den letzten Jahren beschäftigte er sich mit Vervollständigung und Katalogisirung dieser Sammlung, welche nach dem Ausspruch - von Kennern die erste und vollständigste ist, die überhaupt besteht. Sie ist den vereinigten Sammlungen im Polytechnikum geschenkt und wird eine hohe Zierde derselben bilden. Nachstehendes Verzeichniss seiner Publikation en dürfte für manche Leser einiges Interesse bieten. Die Gletscher der Jetztzeit. Zürich 1854. J. ©. Escher im Felsenhof. Ebendaselbst. Notizen über das Leben von Alex. Schläfli. Ein Besuch auf Korfu und Cefalonien. Zürich 1859. - Ueber die Grundwahrheiten der Physik (Rathhaus- vortrag). Zürich 1869. Ueber das Tischrücken. Ein Wort zur Aufklärung. Zürich 1869. Die Physik auf Grundlage der Erfahrung. Zürich. Sehulthess. 1. Auflage 1858—60, De a 1370 75, Sao 1880—83. Eine aus früherer Zeit stammende Abhandlung „Ueber die Aenderung des elektrischen Leitungswider- standes metallischer Drähte“ hat er in den Denkschriften der schweiz. naturforschenden Gesellschaft publizirt., In alle Lehrbücher der Physik ist ferner ein Anfang der 50er Jahre angestellter Versuch, der in schlagender Weise die Erniedrigung des Schmelzpunktes von Eis durch Druckerhöhung nachweist, übergegangen. Ausser diesen Arbeiten wären noch über 60 grössere und kleinere Aufsätze, in verschiedenen Zeitschriften zu nennen, in Poggendorfs Annalen, Mittheilungen in der Vierteljahrsschrift der zürcherischen naturforschenden Gesellschaft, Archives des sciences physiques et natu- relles, Journal de Conchyliologie, malakozoologische Blätter, Denkschriften und Verhandlungen der schweiz. naturforschenden Gesellschaft. Sie betreffen Gegen- stände aus der Physik, Geologie (besonders Thermen- Gletscher) und Conchyliologie. Zahlreiche Sammlungen von Süsswasser- und Landschnecken, welche von Reisen- den heimgebracht wurden, hat Mousson bearbeitet: so diejenige: von Gräffe (Südseeinseln), von Schläfli (Orient), Sievers (Südrussland), Wallis (Südamerika), Bellardi Orient), Hartung (Azoren und Canaren), Zollinger (Java). . Mousson war ein vortrefflicher Lehrer, weniger — du == ein glänzender Forscher als ein sehr vieiseitig und umsichtig arbeitender und verarbeitender Geist. Seine Vorträge, sei es in den Hörsälen der Anstalten, an denen er wirkte, sei es im Kreise wissenschaftlicher Vereine, oder auch vor einem Laien-Publikum, zeichneten sich stets durch trefflichen Inhalt, Klarheit und schöne Form aus. Im Experimentiren war er ein Meister. Es war daher nur begreiflich, dass eine ansehnliche Zahl seiner Schüler die Physik bezw. einen speziellen Zweig derselben zu ihrem Lebensberufe erwählten. u. A. H. Wild in Petersburg, Schueebeli, Kleiner. Tobler. Aber auch zahlreiche Forscher anderer Rich- tung verdankten Mousson ihr physikalisches Wissen, wie z. B. Hs. Landolt und S. Schwen denerin Berlin. Professor C. F. Horner, Dr. Bürkli-Ziegler. Er verstand es auch, seine Schüler dauernd an sich zu fesseln, Dank dem freundschaftlichen Wohlwollen, das er den Strebsamen stets entgegenbrachte. Mit mehr als einem seiner frühern Schüler, auch wenn sie sich später einem andern Fache zuwandten, ist Mousson kürzere oder Jängere Zeit in regem Verkehr geblieben. so seiner Zeit mit Ed. Gräffe, dem verdienten Er- forscher der Südsee-Inseln und besonders mit Alex. Schlafli. Als dieser Forscher von dem Leben im Orient sich mehr und mehr niedergedrückt fühlte, gab ihm Mousson in Corfu ein Rendez-vous, um ihn wieder aufzurichten. Es ist gar nicht zu bezweifeln, dass, wenn Schläfli später sein mühsam erworbenes Vermögen der schweiz. naturforschenden Gesellschaft vermachte. dieses zu einem guten Theile dem liebevollen Interesse, das Mousson diesem strebsamen Arzte und Zoologen fortwährend geschenkt hat, zu verdanken war. Moussen ist denn auch nach dem Tode Schläfli’s Jahrzehnte lane ingl — 247 — Mitglied und Präsident der Commission der Schläfli- Stiftung gewesen. Wie Oswald Heer, war auch Mousson eine. tief religiose Natur, auch bei ihm wohnte das Streben, etwas beizutragen zur Erkenntniss der Harmonie der Schöpfung. Mit Mousson ist der letzte eines hochachtbaren Naturforscher-Triumvirates: Arnold Escher v. d. Linth, Oswald Heer und eben A. Mousson von uns geschieden : eines Triumvirates, das vor Allem kraft seiner eigenen wissenschaftlichen und moralischen Be- deutung, dann aber auch durch die ihm befreundeten und geistesverwandten hervorragenden Gelehrten, wie Ferdinand Keller, B. Studer, P. Merian, de la Rive und Alph. Favre lange Zeit einen weit über Zürich hinausgreifenden Einfluss ausgeübt hat. Auch das Andenken an Albert Mousson wird fortleben! (N.Z. 7.) + Professor Dr. Albrecht Müller.) Am 3. Juli 1890 starb in Basel Herr Dr. Albrecht Miller, Professor der Geologie und Mineralogie an der Universität. Wenige Monate vorher hatte sich Professor Müller von der activen Lehrthätigkeit zurückgezogen. Es sollte ihm nicht vergönnt sein, nach vielen Jahren treuer Arbeit, die wohlverdiente Ruhe, sich selbst, den Seinigen und seinen zahlreichen Freunden zur Freude, lange geniesen zu können. Ein seit einiger Zeit sich entwickelndes Leiden verschlimmerte sich immer mehr, von Mitte Juni an war der Kranke im Zimmer fest- gehalten; der Tod war eine Erlösung. *) Eine ausführliche Beschreibung der literarischen Ar- beiten des Verstorbenen wird im nächsten Jahresbericht ver- öftentlicht werden. SONORE Albrecht Muller wurde am 19. Màrz 1819 geboren. Das Geschick wies ihn nicht von vornherein auf die Laufbahn eines Gelehrten: nachdem er das Gymnasium und das Pädagogium seiner Vaterstadt absolvirt hatte, trat er im Jahre 1836 in die kaufmännische Lehre. Sehr bald begann der junge Kaufmann in seinen freien Stunden mit naturwissenschaftlichen Studien sich zu beschäftigen. Schon damals war in ihm die Liebe zu den Steinen mächtig erwacht. An die geologischen Wanderungen im Erzgebirge und in Böhmen, die er in jener Zeit ausführen konnte, erinnerte er sich immer wieder mit grosser Freude bis in sein hohes Alter. Der Wunsch, das Studium der Natur, speziell dasjenige der Steinwelt zu seinem Lebensberute zu machen, be- wog schliesslich Albrecht Müller im Jahre 1848 dem kaufmännischen Berufe ganz zu entsagen. Von Ende der Vierziger Jahre an sehen wir nun das Leben des theuren Verstorbenen eng verknüpft mit demjenigen des edlen Rathsherrn Peter Merian. Die wissenschaftliche Thätigkeit Albrecht Müllers war in ihren Zielen durch Peter Merian bestimmt. Letzterer hatte durch lang- jährige Vorarbeiten die geologischen Verhältnisse der Umgegend von Basel in grossen Zügen klargelegt. Es galt. die erlangten Resultate weiter auszubauen. Albrecht Müller machte es sich zur Aufgabe, das versteinerungs- reiche und wunderbar aufgebaute Juragebirge des Kan- tons Basel zu studiren. Dank seiner energischen Thätig- keit konnte er denn auch im Jahre 1562 die seit jener Zeit weiter geführten »Beiträge zur geologischen Karte der Schweiz« eröffnen, mit der geologischen Beschreibung des Kantons Basel, begleitet von einer geologischen Karte. Nicht nur nach wissenschaftlich - produetiver Seite hin hatte sich für Albrecht Müller bei seiner Rückkehr in die Heimat ein dankbares Arbeitsfeld eröffnet; mit Lust und Liebe, sowie mit grossem Geschick widmete er sich auch pädagogischer Thätigkeit an der Universität. Die philosophische Facultàt ehrte die Bestrebungen des aus sich selbst sich emporarbeitenden Gelehrten, indem sie ihn im Jahre 1852 zum Doctor philosophiæ ernannte. Zwei Jahre später trat Albrecht, Müller als Privatdocent in das Collegium der academischen Lehrer ein, und im Winter 1861 wurde ihm die Beförderung zum ausserordentlichen Professor zu Theil. Als im Jahre 1866 bei Reorgani- sation der Universität ein Lehrstuhl für Mineralogie und Geologie geschaffen werden konnte, war Albrecht Müller der Mann, dem es gebührte, diese Stelle einzunehmen, Eine grosse Zahl von Schülern hat er seit jener Zeit kommen und gehen sehen, und alle bewahren in treuer Verehrung das Andenken an den Mann, der es ver- standen hat, die Liebe zu den Steinen, die ihn so ganz erfüllte. auch bei seinen Hörern zu erwecken. _ Wir haben die wissenschaftliche Thätigkeit des theuren Verstorbenen skizzirt bis zur Veröftentlichung der geologischen Beschreibung des Kantons Basel. Nach Abschluss dieser Arbeit wandte Albrecht Müller seine Thätiekeit einem neuen Gebiete zu, er durchwanderte Berg und Thal des Gotthardgebietes, wo die krystal- linischen Gesteine des sogenannten Urgebirges in buntem Wechsel, in zahllosen Varietäten auftreten. Die Art und Weise, wie Professor Müller hier seine Forschungen ausführte, ist characteristisch für seine ganze Indivi- dualität. Er sammelte Stein um Stein und liess es sich angelegen sein, ein jedes einzelne Körnchen der Stücke mit scharfem Auge zu prüfen. Er sah, dass die Mineralsubstanzen nicht todt und starr sind, dass sie sich verändern, wandern und neu ausbilden. So ge- langte er dazu, ganz besondere Eigenthümlichkeiten der alpinen Felsarten mit blossem Auge aufzufinden und in ihrer Erscheinungsform richtig zu erfassen. Durch die: neuere Forschung, welche sich des Mikroskopes bedient.. ist die hohe Bedeutung jener morphologischen Charac-- tere, die das scharfe Auge Müllers zuerst auffand, voll-- ständig bestätigt worden, trotzdem dass die theoreti- schen Anschauungen ganz andere geworden sind. Jene Schärfe des Blickes, welche dahin führt, auch scheinbar Kleinliches, Unwesentliches zu erkennen und. zu würdigen, ist es denn auch. welehe Albrecht Müller in hohem Maasse befähigte, die mineralogische Samm- lung im Museum zu verwalten, zu ordnen und zu mehren. Seit 1849 war Professor Müller Mitglied der natur- historischen Commission des Museums, und er verstand es, den seiner Obhut unterstellten Sammlungen, trotz: der äusserst geringen Mittel, die ihm zur Verfügune standen, einen hohen wissenschaftlichen, Werth zu ver- leihen. Zahlreiche eingehende Beschreibungen wissen- schaftlich werthvoller Erwerbungen für das Museum hat Professor Müller in den Verhandlungen der Natur-. forschenden Gesellschaft zu Basel publizirt. Albrecht Müller war seiner Natur nach wenig dazu angelegt, einen weit ausgedehnten Kreis seines Schaffens. und Wirkens sich zu gründen; er lebte ruhig seinen Steinen. Wo aber immer sich Gelegenheit bot, seine: Kräfte der Allgemeinheit dienstbar zu machen, da that er es freudig und erfüllte die ihm gewordene: Aufgabe voll und ganz. Der Naturforschenden Geseli- schaft leistete der Verstorbene grosse Dienste als lang- jähriger Secretär. In emer ganzen Reihe öffentlicher Vorträge, welche dem Druck übergeben wurden, ver- stand er es meisterhaft, den Anforderungen, welche das. Verständnissvermögen des Publikums zu stellen berech- tigt ist, gerecht zu’ werden, ohne dass desshalb das: — 2531 — Vorgetragene an wissenschaftlicher Bedeutung Einbusse: erlitten hätte. Hr. Professor Müller war mit ganzer Seele Lehrer. Er sah sein Auditorium nicht vor sich als eine Ge- sammtheit, als eine Sache: er sah jeden einzelnen seiner: Studenten, nahm Interesse an der geistieen Entwicke- lung und dem fernern Geschicke eines jeden. So wird denn dieselbe treue Anhänglichkeit, welche die Schüler zu allen Zeiten ihrem Lehrer entgegenbrachten, weiter- hin lebendig bleiben, das Andenken an den Todten wird Allen heilig sein. OR Sen. 7 Jacques-Louis Soret professeur de physique à l'Université de Genève, & suecombé le 13 mai 1890 à une douloureuse maladie courageusement supportée, et malgré laquelle il a pour- suivi, aussi longtemps que la lutte a été possible, ses recherches scientifiques. Né à Genève en 1827, Soret y suivit tout le cours des études régulières depuis son entrée au Collège jusqu’a la sortie de l’Academie, et. alla compléter à Paris, dans le laboratoire de Régnault, ses connaissances de physique expérimentale. L'influence de cet éminent physicien sur la carrière de Soret se retrouve dans une tendance eneutiellement expérimen- tale et dans l’importance légitime attribuée aux aétails de l’experimentation. Louis Soret a attaché son nom à des résultats im- portants dans des branches très diverses des sciences physiques. Sa carrière, qu'on peut dire inachevée, puis- que ses facultés avaient conservé toute leur vigueur, comprend une période d'environ 35 ans durant lesquels son activité s’est portée successivement sur l'électricité, la chaleur et la lumière. Sa vérification de la loi électrolytique de Faraday a été l’objet de ses premières recherches. Des mesures délicats portant sur les quan- tités de sulfate de cuivre déposées sur les électrodes, exigeaient à la fois de la méthode et de la sagacité. Il fut amené par l'observation judicieuse de l’électro- lyse à trouver les conditions les plus favorables à la production de l’ozone, dans la décomposition de l'eau à une basse température, et sa détermination de la den- sité ainsi que de la constitution chimique de cette forme de loxygène lui ont valu en chimie une juste notoriété. À une époque où les diverses relations entre l’énergie mécanique, le développement de la chaleur et la pro- «luction des effets électrodynamiques dans un circuit étaient encore mal déterminées, Soret contribua à les établir par un travail expérimental comprenant une série de mesures calorimétriques et électrolytiques. Il montra en particulier, en étudiant le magnétisme de rotation, que la réaction des courants induits dans une masse conductrice sur le champ magnétique inducteur ne de- vient appréciable que lorsque ie mouvement cesse d’être uniforme parceque le système de courants induits peut être considéré comme stationaire, si la vitesse de rotation reste constante. C’est encore à l'électricité que se rattachent les recherches, faites en collaboration avec A. de la Rive, sur la polarisation des électrodes dans les phénomènes électrostatiques, établissant l'identité des mouvements des masses électriques et du courant ordinaire. Louis Soret a su donner à la mesure de la radia- tion solaire une précision nouvelle, et a contribué d’une manière importante aux évaluations les plus récentes de la température du soleil. Il expérimenta avec son actinomètre portatif au sommet du Mont-Blanc et obtint | ND ou SS | une série de mesures simultanées à trois hauteurs diffé- rentes, permettant d'éliminer l'influence de l’absorption atmosphérique et d'obtenir la constante du rayonnement solaire. Il attira l'attention sur l’inexactitude de la loi d'émission de Dulong et Petit pour de très hautes températures et montra, en se servant d'un fil de platine chauffé et fondu par le courant d’un dynamo, l'écart énorme que l’on constate entre la quantité de chaleur émise théoriquement, qui est beaucoup trop considérable, et celle qui est fournie. Dans le domaine de l'optique physique, Soret à imaginé des appareils qui restent classiques: le double prisme montrant la dispersion anomale; le réseau eir- culaire donnant des images focales par difraction: l’occulaire fluorescent perfectionué qui permet d'observer: jusqu'à leur extrême limite les radiations invisibles. ultra-violettes presqu’aussi aisément que les rayons vi- sibles. Ce dernier appareil est celui qu'ont employé Soret et son collaborateur E. Sarasin pour déterminer: le pouvoir rotatoire du quartz dans toute l'échelle des radiations visibles et ultra-violettes, et dont Soret à plus tard fait usage pour mesurer le pouvoir absorbant d’un grand nombre de substances relativement à ces. mêmes radiations. Ce travail, qui a exigé de longues. et patientes recherches expérimentales, rendues plus. ardues par la difficulté d'obtenir des produits suffisanı- ment purs, comprend une série de six mémoires, dont le dernier a été présenté à la fin de l’année dernière à la Société de Physique de Genève. L'auteur insiste dans ses conclusions sur l’analogie que présentent les différents corps faisant partie d'une même série, tels que les alcools, les éthers, et sur l'influence que la sub- stitution d’un atome d’iode, de brôme, de chlore à un atome d'hydrogène a sur la transparence. Ce mode: ae d'analyse par l’absorption des ravons ultra-violets a permis à Soret, de signaler, dans ce qu’on appelait alors l’erbine une des terres extraites de la gadolimite, un élément chimique nouveau qui se caractérise par son spectre d'absorption; ce spectre et celui des sels d’holmium, dont Mr. Clève parvint de son còté à opérer la concentration. Les phénomènes de la polarisation atmosphérique ont été à diverses reprises étudiés par Soret, ainsi que la limpidite de l’atmosphere attribuée par lui à des pluies survenues dans d’autres localités un peu antéri- eurement. D'autres questions relatives à des phénomènes naturels, les tremblements de terre, des oscillations des lacs, le mirage, ont été l’objet de ses recherches. On Jui doit un instrument pratique, destiné à évaluer l'angle soustendu par la portion du ciel où se trouve un phéno- mène d'optique météorologique, ou tout autre espace visuel augulaire. Cet appareil, que Soret a nommé lunette yoniometrique, est une lorgnette, dans laquelle l’objectif est un verre sphérique à surfaces paralleles sur lequel est gravée une échelle transversale. L’ocu- laire est une demi-lentille au travers de laquelle l'œil voit nettement la graduation, tandis que l’autre moitié de la pupille voit l’objet directement, et la coïncidence entre les deux angles visuels permet de les évaluer par la valeur connue des angles rapportés au chiffre de l'échelle. Soret a été successivement, à l’Université de Ge- neve, chargé du cours de Physique, puis professeur en titre depuis 1876, et faisant le cours de physique géné- rale; puis en dernier lieu son enseignement s'était restreint à un cours de physique médicale. Il a été Recteur de l’Université, et son caractère conciliant, Ha modération de ses opinions, et sa bienveillance dans ses a NR) NE apports avec ses collègues et les étudiants, lui ont acquis l’estime generale. Il presida la reunion annuelle de la Societe Helve- tique des Sciences naturelles, à Genève en 1886; il était le savant le mieux désigné pour cette distinction par la notoriété de ses travaux et sa position scientifique et universitaire. Il s’acquitta de cette tâche avec l’acti- vité très sure d'elle-même qui le caractérisait, et satis- fit amplement à toutes ses exigences, en laissant à ses collègues le meilleur souvenir. Dans la séance d’ouver- ture, Soret lut l'introduction d’une étude sur un sujet «qui ne semble pas au premier abord rentrer dans le domaine scientifique. C'était l’application de certains principes de psychologie à l’analyse du sentiment esthé- tique. Ce genre de question l’avait souvent occupé, ‚et il pensait que, soit dans les arts plastiques, soit dans la musique, la répétition d'une même impression était un- élément important, propre à expliquer dans bien des cas les règles de l’art. Nous terminons cette notice biographique en dé- plorant pour la science suisse la perte de ee savant distingué, et de ce collègue qui apportait à nos réunions son savoir et son affabilité. Lucien de la Rive. 9 + Jakob Frey, gew. Lehrer. Zu Ende des Jahres 1890 starb in Ober-Ehren- «dingen (Aargau) ein Mitglied unserer Gesellschaft, das «erselben seit 1854 angehörte, und dem, wenn auch nur Wenige es kannten, in diesen Zeilen ein kurzer Nach- zuf, zum Theil der „N. Zürcher-Zeitung‘ und dem — 256 „Freischütz“, zum Theil eigenen Erinnerungen des Ein- entnommen, gewidmet wird. Jakob Frey, geboren 1818, hatte leider keine Ge- legenheit, weitergehende naturwissenschaftliche Bildung als diejenige im aargauischen Lehrerseminar (damals in Lenzburg, unter Augustin Keller) zu erwerben: aber er besass eine natürliche Beobachtungsgabe in seltenen Maasse und ein keine Hindernisse scheuendes Interesse für Naturwissenschaften. Während er (in der 2. Hälfte der 50er und in der ersten der 60er Jahre) Lehrer in Entfelden war, hielt ihn kein Unwetter ab, die Sitzungen der aargauischen naturforschenden Gesellschaft zu be- suchen, und er theilte in derselben öfters meteorologische . und andere Beobachtungen, einmal auch die Ergebnisse seines naturgeschichtlichen Sammelfleisses nach mehr- wöchentlichem Aufenthalte im Wallis mit. Mehrfach wurde von ihm gesammeltes Material von Forschern benutzt, verarbeitet. — Seit 1865 bekleidete er keine Lehrerstelle mehr, war aber als Publizist thätig. €. Referat über den Vortrag in der Zoologischen Section von Dr. F. Urech. *) Hinweis im Protocoll der Zoologischen Section. In der Entwicklung (Ontogenie) eines Lepidopter’s manifestirt sich der Entropiesaz. Es tritt ein End- zustand ein in der Combination der Energieumsätze, welche die Verwandlungen hervorbringen; der Vorgang ist ein finitiver, infolge der Entwertung der Einwirkungs- fähigkeit der Energien. Es findet auch keine Umkehr des;Verwandlungsvorganges statt, der Schmetterlings- körper wird nicht wieder zum Puppen-, dieser zum Raupenkörper und dieser zum befruchteten Ei, sodass auf diese Weise ein Kreislauf erhalten bliebe (wie z. B. der Lauf der Erde um die Sonne). Ein Schmetter- ling,„obsckon er in gewissen Fällen ein Jahr lang leben kann (ich habe Vanessa Antiopa mit Honig dreiviertel Jahr lang gefüttert), verwandelt sich nicht mehr in eine neue Lebensform, sondern es tritt ein Zerfall ein, ein Welttod im kleinen. Neben diesem entropischen Vorgange, bei welchem das Individuum schliesslich zu Grunde geht, findet aber ein conservativer, ein Sog. # *) Verspätet beim Jahresvorstand eingegangen. 17% 2 950 Kreisprocess oder könnte man auch sagen ein pendelnder Vorgang statt, wodurch das Leben sich fortpflanzt. Neben den somatischen Zellen des Raupen-, Puppen- und Schmetterlingskörpers entwickeln sich Propaga- tionszeilen, die schliesslich im weiblichen Individuum die Eier, im männlichen die Spermatozoen geben; die Ver- einigung beider gibt das befruchtete Ei (etwas sehr Puppen- ähnliches, es nimmt keine Nahrung von Aussen auf und ist unbeweglich). Aus diesem Ei (Pseudopuppe) entsteht wieder eine Raupe, aus dieser die Puppe, daraus wieder der Schmetterling und daraus wieder ein befruchtetes Ei (Pseudopuppe) und so findet ein fortwährendes Pen- deln in der Entwicklung und Fortdauer des Lebens statt. Aber auch bei diesem perpetuellen kreisförmigen Pendeln macht sich der Entropiesatz geltend; die sich stets wiederholenden Lebensformen sind nicht jedes- mal wieder ganz gleichartig, es findet auch hier eine Weiterentwicklung der Gestalt und innern Organisation statt (analog der ontogenetischen Entwicklung) es ent- stehen zunächst Aberrationen, dann Abarten und neue Arten, was als phylogenetischer Vorgang bezeichnet wird, und diese Stammesentwicklung findet nach einer durch die Entropie bestimmten Richtung statt. Prof. Dr. A. Tschirch: Beiträge zur Physiologie und Biologie der Samen (Resume). Hinweis im Protocoll der Botanischen Section. Die Resultate lassen sich in folgenden Sätzen zu- sammenfassen: OR I. Samenschale : a. Sclereidenschicht. Die Structur derselben deutet darauf, dass es bei dem auf die Samenreife noth- wendig folgenden Austrocknen der Samen nicht allein, ja nicht einmal vornehmlich, auf die Er- haltung des Querschnittes ankommt, sondern dass vielmehr die Festigkeit der Sameuschale gegen Zerreissen — beim abwechselnden Austrocknen und Befeuchten und beim Zusammenziehen des Bodens — für den ruhenden Samen in erster Linie wich- tig ist, da die Samenschale ausschliesslich die Funetion besitzt, den Samen gegen äussere Ver- letzung und gegen das Eindringen von pflanzlichen und tbierischen Parasiten zu schützen. Dieser Fune- tion wird, abgesehen von einer starken Ver- dickung. der Zellen, durch mannigfaltige Lagerung der Elemente (Stereiden und Selereiden) in den verschiedenen Schich- ten entsprochen — so zwar, dass häufig die eine der Schichten als Anpassung an „radialen Druck“, die andere zur Herstellung der nöthigen »Biegungsfestigkeit* und eine dritte, durch durcheinander geflochtene und mit ihren Ausbuch- tungen in einander greifende Zellen zur Herstellung der genügenden Festigkeit gegenüber in tangen- tialer Richtung einwirkenden ,,zerreissende n‘ Kräften dient. Dies System von Festigungs- einrichtungen ermöglicht es, vermöge der viel- seitigen Anordnung der Zellen, dass die Umhül- lungen der Reservestoffbehälter in ausgezeichneter Weise den beim Austrocknen der Samen nnd dem „Druck und Schub“ der drückenden, biegenden und schiebenden umgebenden Erdmassen auf sie einwirkenden Kräften wirkungsvoll begegnen können. sa a . Schleimepidermis. Wie Versuche mit Linum lehren, dient die Schleimepidermis*) der Samenschalen nur dazu, den keimenden Samen am Boden festzukleben (Tschirch u. Lüdtke). . Nährschicht. Alle Samenschalen besitzen eine Schicht perenchymatischer Zellen, die in der über- wiegenden Mehrzahl der Fälle zur Zeit der Reife zusammenfallen. Diese in den Lehrbüchern als „collabirt“ „obliterirt‘“ bezeichnete Schicht des reifen Samens enthält im unreifen reichlich transitorische Stärke, Wasser und andere Sub- stanzen, die zum Aufbau und zur Ernährung der übrigen Schichten, besonders der Selereidenschicht, Verwendung finden. Diese „Nährschicht“ ist also ein „transitorischer Reservebehälter“ Die Obliteration der Nährschicht findet vor Innen her statt. Wie Messungeu zeigen, ist das Zusam- menfallen der völlig entleerten Zellen in den ersten Stadien des Reifens der Samen die Folge eines Druckes von Innen her, von seiten des sich ver- orôssernden reifenden Samenkerns, während die schliessliche völlige Obliteration durch die sich beim Austrocknen. zusammenziehende Sclereiden- oder Hartschichte des Samens bewirkt wird. Bei Lupinus sinkt in Folge der Obliteration der Nährschicht der Durchmesser des Samens vom Stadium der .Grünreife“ bis zum Stadium der „Trockenreife‘ auf die Hälfte herab (Tschirch und Holfert). JI. Reservestoffe und Endosperm. a. Aleuron. Durch Einquellen der ruhenden Samen in Wasser kann höchstens nur eine Lösung der „Grundsubstanz‘ der in den Randpartien gelegenen *) Vergl. auch Tschirch, Angewandte Pflanzenanatomie S. 203. + D. LES d. GR Aleuronkörner bewirkt werden, Kristalloide, Glo- boide und Kristalle werden durch Einquellen nie- mals gelöst. Die. Lösung der Globoide und Kri- stalloide ist ein Effect der Keimthätigkeit und fällt zusammen mit den Anzeichen der ersten Regungen der Lebensthätigkeit des Keimlings. Die in Bildung oder Auflösung begriffenen Kristal- loide können durch wasserentziehende Mittel nicht auf ihre normale Gestalt gebracht werden. (Tschirch und Lüdtke). Zellkerne finden sich in allen Reservebehältern, in den Eudosperm- und Perispermzellen. Diesen Zellkernen scheint nicht nur bei der Bil- dung der Zellen und der Speicherung der Reserve- stoffe in ihnen eine entscheidende Rolle zuzufallen, sondern an ihr Vorhandensein und von ihnen aus- sehende Impulse ist auch offenbar die Lösung der Reservestoffe bei eintretender Keimung ge- knüpft. Der Zellkern harrt bei der Keimung länger als alle anderen Zellinhaltsbestandtheile in der Zelle aus und wird zu allerletzt gelöst. Schleimendosperme. „Innere Quellschichten‘ gibt es bei den Samen nicht. Die — übrigens stets in Form von „Schleimmembranen“ auf- tretende — Schleimablagerung im Samenkern er- folet immer im Endosperm und die Schleim- membranen werden, bei der Keimung genau in der gleichen Weise aufgelöst und verbraucht wie die Reservecellulosemembranen. Der Membranschleim ist also Reservestoff (Tschirch u. Nadelmann). Leitungsbahnen der Reservestoffe. Der ana- tomische Bau des Speichergewebes (Endosperm . © und Perisperm) steht in ernährungs-physiologischen Beziehungen zum Embryo. Grössere Samen mit : LIT. b. central gelegenem Embryo oder Saugorgane lassen im Bau des Speichergewebes meist eine gegen den Embryo hin strahlige oder bogenförmige Anord- nung der Albumenzellreihen und eine mehr oder weniger deutliche radiale Streckung dieser Zellen zum Embryo hin erkennen. Die innerste Schicht des Endosperms, die unmittelbar an den Embryo oder das Saugorgan grenzt, ist stets obliterirt: sie quillt beim Keimen auf — daher ‚.Quellgewebe“ — legt sich an den Keimling an und wirkt wie ein Saugorgan (Tschirch und Hirsch). Keimling und Keimung. Funktionswechsel und Chlorophyllgehalt bei den Dicotylischen Cotyledonen. Wenn dicoty'ische Samen epigä keimen, so wird das Aleuron gelöst und an seiner Stelle tritt in den bereits im ruhenden Samen vorhandenen Chroma- tophoren, die sich nunmehr lebhaft vermehren, Chlorophyll auf. Bei Lupinus ist auch schon im -unreifen Samen reichlich Chlorophyll in den Coty- ledonen enthalten. Dasselbe verschwindet zur Zeit der Trockenreife fast vollstàndig wieder, um beim Keimen wieder aufzutreten. Dieses zweimalige Verschwinden und Wiederauftreten des Chlorophylis ist an der Hand meiner Methode zur quantitativen Bestimmung des Chlorophylls (Ber. d. deutsch. botan. Ges. V. S. 132.) verfolgt und gefunden worden, dass das Maximum des Gehaltes zur Zeit vor der »Grünreife«, das Minimum (kaum nachweisbare Spuren) zur Zeit der »Trockenreife« eintritt. Beim Keimen tritt bei allen endospermfreien epigäen Dicotylensamen ein Funktionswechsel ein: das Speichergewebe wird zum Assimilationsgewebe. Excrete und Gerbstoffe können in Reserve- 7.265 — behältern auftreten und finden sich in vielen tropischen Samen. . Saugorgane. Alle Monocotylensamen mit Spei- cher (Nähr-) Gewebe (Endosperm, Perisperm) be- sitzen ein Saugorgan, welches bei der Keimung im Samen stecken bleibt und das Nährgewebe aussaugt. Dies Saugorgan ist bald scutellumartig (Gramin e- entypus: Graiineen, Centrolepis) bald keulen- förmig, blattartis oder fädig (Zingiberaceen- typus: Zingiberaceen, Marantaceen, Cannaceen, Liliaceen, Amaryllideen, Juncaceen, Irideen, Diosco- reen, Bromeliaceen, Restiaceen, Typhaceen, Ara- ceen und verwandte) bald der Form nach unbe- stimmt und kurz; im letztern Falle vergrössert es sich stark beim Keimen des Samens und dringt tief in das Endosperm ein (Palmentypus: Palmen, Cyperaceen, Commelinaceen, Musa). Die Epidermis des Saugorganes ist bald papiliös bald nicht. Dem Saugorgane der Monocotylen entspricht ein solches bei den Gnetaceen und Cvcadeen, ebenso ist der »Fuss« des Embryo’s bei den Ge- fässkryptogamen und der »Fuss« der Moos- Capsel als Saugorgan zu betrachten. Vergleichende Untersuchungen aller Monoco- tylen- Familien lehren, dass bei den endosperm- freien Familien (Abtheilung: Helobiæ und Naja- deen) auftretende, die Plumula bescheidende, meist keulige Organ sicher der Cotyledor ist und dass anderseits bei dem Zingiberaceentypus und Palmentypus (s. oben) der Samen mit Nährgewebe ein Zweifel darüber nicht bestellen kann, dass das Saugorgan und dieKeimblattsehcide (Cole- optile, Pileole) eine Einheit nämlich den Co- d. Ey | tyledon bilden, letzterer also aus einem schei- digen, die Plumula anfänglich umhüllenden (Coleop- tile), aus einem im Samen stecken bleibenden (Saug- organ) und einem diese beiden verbindenden, fädigen Theile (dem verlängerten .Halse‘ des Saugorgans) besteht. LE Auch bei dem Gramineentypus und den Samen mit sog. „angeschwollenem Hypokotyl‘“‘ (Keimaxe, Keimknòllchen) — Ruppia, Hydrocharis, Orchis, Halophila, Zostera, Pothos — ist die Coleoptile der Cotyledon, die morphologische Bedeutung des Scutellums und des sog. „‚angeschwollenen Hypo- kotyls“ ist noch fragliche Den Cotyledon allein stellt es aber nicht dar. Verschlusspfropfen der Samen an der Stelle wo der Keimling heraustritt, die von diesem heraus- geschoben oder abgehoben werden, finden sich bei der Palmen, Zingiberaceen, Musaceen, Ma- rantaceen, Commelinaceen, Typha und Lemna, den Pfropfen physiologisch gleichwerthi- gere lockerere Verschlussmittel ‘bei Pandanus, vielen Cyperaceen und Restiaceen. en si a A un DE EEE) FINI À ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE-NOVEMBRE 1890 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRESENTES A LA ° SOIXANTE-TREIZIEME SESSION SOCIETE HELVETIQUE SCIENCES NATURELLES RÉUNIE A DAVOS Les 18, 19 et 20 août 1890 —-tex93 GENÈVE BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PELISSERIE, 18 LAUSANNE PARIS GEORGES BRIDEL G. MASSON Place de la Louve, 1 Boulevard St-Germam, 120 | Dépôt pour PALLEMAGNE, H. GEORG, à Barr 1390 Eu ® ro “ N j DI 7 i2_În9 & Ÿ ARCHIVES DES SCIENCES PHYSIQUES ET NATURELLES OCTOBRE-NOVEMBRE 1890 COMPTE RENDU DES TRAVAUX PRÉSENTÉS À LA SOIXANTE-TREIZIÈME SESSION DE LA SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE DES SCIENCES NATURELLES REUNIE A DAVOS Les 18, 19 et 20 aoüt 1890 — a eg GENEVE BUREAU DES ARCHIVES, RUE DE LA PELISSERIE, 18 LAUSANNE | PARIS GEORGES BRIDEL | G. MASSON Place de la Louve, 1 | Boulevard St-Germain, 120 Dépôt pour PALLEMAGNE, H. GEORG, à Bate 1890 GENEVE. — IMPRIMERIE AUBERT-SCHUCHARDT SOIXANTE-TREIZIEME SESSION SOCIETE HELVETIQUE DES SCIENCES NATURELLES REUNIE A DAVOS Les 18, 19 et 20 aoüt 1890. C’est pour la cinquième fois que la Société helvétique des Sciences naturelles s’est réunie cette année dans le canton des Grisons. Les quatre sessions précédentes avaient eu lieu à Coire en 1826, 1844, et 1874, à Samaden en 1863; aujourd'hui, les organisateurs du Congrès ont choisi la vallée de Davos, si réputée de- puis quelques années comme station climatérique, et qui se trouve maintenant rapprochée du reste de la Suisse par le pittoresque chemin de fer Landquart- Davos. Si l’aspect général de la vallée de Davos, avec ses pentes rocailleuses et ses sombres sapins, et surtout avec ses nombreuses colonies de malades, est plutôt triste, ce n’en est pas moins un grand intérêt d'étudier de près cette nouvelle conquête de l'esprit de recherches de no- tre époque. Cet intérêt est encore redoublé lorsqu'on 4 SOCIÉTÉ HELVETIQUE voit la à l'œuvre, dans la personne du D' Spengler, l’ini- tiateur de cette nouvelle méthode d’enrayer les ravages de la phtysie. Après la séance administrative préparatoire du 17 août, 140 participants environ se sont trouvés réunis le 18 août au matin pour l'assemblée générale. Elle a été ouverte par un discours des plus intéressants et des plus nourris de M. le pasteur Hauri, de Davos-Dörfli, qui, pendant plus d’une heure, a tenu ses auditeurs sous le charme de sa parole vivante et colorée, dépeignant la con- iree, son histoire et ses caractères généraux. La journée du 19 a été consacrée aux séances de sections, réparties dans les différents hôtels de Davos, et le 20 au matin une deuxième assemblée générale a per- mis d’epuiser l’ordre du jour des communications scien- tifiques et des formalités administratives. Le programme de la réunion a été complété par les banquets, soit généraux, soit par section, et par une fête alpestre organisée avec un goût charmant dans une prairie ombragée de sapins. — Les membres du Comité annuel, et en particulier son président, M. Hauri, ont droit à toute notre reconnaissance. — Après la clôture de la ses- sion, la Société géologique a fait son excursion habituelle: la Société botanique, fondée à Lugano en 1889, et défi- nitivement organisée cette année, a fait également pour la première fois une excursion dont le détail sera donné plus bas. Nous allons maintenant, comme de coutume, rendre compte des communications scientifiques présentées soit aux assemblées générales, soit dans les différentes sec- tions. DES SCIENCES NATURELLES. +) Physique et Chimie. Président d'honneur : M. le Cons!® int. DE STRuvE, St-Pétersbourg. Président: M. le prof. Ep. HaGENBACH-BiscHorr, de Bâle. Secrétaire : M. le D: L. ZEHNDER, de Bâle. ©. Dufour. Conséquences qui résultent pour la succession des ondes du depla- cement d’un corps sonore ou d'un corps lumineux. — Schumacher-Kopp. Cas intéressants de chimie légale. — E. Sarasin et L. de la Rive. Ondes stationnaires électriques dans l'air. — P. Dubois. Action physiologique des bobines d’induction. — H. Dufour. Hygromètre à condensation. — H. Du- four. Cause de l’arrét d’un bloc de cuivre tournant entre les deux pôles d’un électro-aimant. — F. Im Hof. Station météorologique de Davos. — A. Rig- genbach. Photographies de nuages. — G. Kahlbaum. Mesure de la tension des vapeurs par les méthodes statique et dynamique. M. le prof. Charles Durour, de Morges, fait la commu- nication suivante sur les conséquences qui résullent pour la succession des ondes du déplacement d’un corps sonore ov d’un corps lumineux. En 1868, je publiai dans le Bulletin de la Société vaudoise des sciences naturelles, un travail sur les con- séquences que pouvait avoir pour la succession des ondes, le déplacement d’un corps sonore ou d’un corps lumi- neux ; et j en déduisais une nouvelle méthode pour caleu- ler la distance des étoiles doubles. Dès lors la question a fait du chemin; grâce aux magnifiques progrès de tout ce qui touche à l’analyse spectrale, on est parvenu, beaucoup plus rapidement que je ne le supposais, à déterminer la vitesse d’un astre mobile par le déplacement des raies de son spectre. 6 SOCIETE HELVETIQUE C'est ce qui m'a engagé à reprendre tout ce sujet, et à le traiter avec plus de détails que je ne l’ai fait alors. Commençons d’abord par le mouvement d’un corps sonore. Il est évident que s’il s'approche d’un observa- teur, celui-ci doit entendre un son plus aigu que celui qu'il entend lorsqu'il s'éloigne. Dans tout ce qui va suivre, et afin de simplifier les calculs, nous admettrons pour le son une vitesse de 333 i m. par seconde (ce qui est le 4 de 1000 m. ou les ? de 500), c’est du reste la vitesse qu'il a quand la température de l’air est de 3°. Supposons, par exemple, un Corps sonore éloigné de 1000 m. qui parcourt, en se rapprochant, 100 m. par seconde. Si pendant toute sa course, le corps sonore donne uniformément la note la, c’est-à-dire 870 vibra- tions par seconde, les sons qu'il aura émis à l'instant du départ arriveront seulement 3 secondes plus tard à l'oreille de l'observateur, tandis qu'il n’y aura aucun retard pour la perception de ceux qui seront émis au moment de l’arrivée. Donc l'observateur aura perçu en 7 secondes les ondes émises pendant 10 secondes ; c’est- a-dire que son oreille au lieu de recevoir 870 vibrations par seconde en recevra 1243, et appréciera le son à peu près au mi bémol de la gamme supérieure. Quand le corps sonore aura dépassé l'observateur, le phénomène changera, les vibrations arriveront plus éloignées à l'oreille ; et quand le mobile sera à la distance de 1000 m., les sons qu’il produira arriveront 3 se- condes après le moment où ils auront été émis; c’est- a-dire que l’on entendra en 13 secondes les sons qui ont été produits pendant 10 secondes, on entendra donc 669 vibrations par seconde, par conséquent on appré- ciera le son au fa bémol. DES SCIENCES NATURELLES. 7 Ainsi donc, le corps sonore mobile produisant toujours la même note, la sensation sera différente suivant qu'il se rapproche ou qu’il s’eloigne; et avec les chiffres ci-dessus on appréciera cette difference à peu près à un octave. Si en parlant dela vitesse d’un mobile on a égard & la vitesse du son, on arrive parfois à des résultats assez curieux. Ainsi quand on est atteint par une balle qui parcourt 500 m. par seconde on est frappé avant d’en- tendre le coup, car la balle devance le son ; par exemple si la balle est lancée à la distance de 1000 m. elle atteint le but en 2 secondes, tandis que le son arrivera seulement au bout de 3 secondes, une seconde après la balle. Il est clair que dans tout ceci, et pour cette étude théo- rique, je suppose au mobile une vitesse uniforme et un mouvement rectiligne ; je fais donc complètement abstrac- tion de la résistance de l’air et de l’action de la pesanteur. Voyons maintenant ce qui arrive si le projectile au 8 SOCIETE HELVETIQUE lieu d’être dirigé contre l’observateur passe à une certaine distance. Soit BC la route d’un projectile, O la position d’un observateur. La distance de celui-ci à la trajectoire est la perpendiculaire OT que nous designerons par a. Soient G et M deux positions successives du projectile. Construi- sons la courbe qui établit la relation qu'il y a entre la position du projectile relativement au point T et sa distance à l’observateur. Prenons pour absisses la distance au point T, et pour ordonnée sa distance au point O : on aura toujours p=ata el y=Vat tr. On voit immédiatement que cette courbe est une hyperbole : en derivant on a 2 Van ou T dx. (1) dy = Vira Pour fixer les idées, prenons un exemple : Supposons que a vaille 50 m., et que le mobile ait une vitesse de 500 m. par seconde. Si x = 200 m., on aura : 200. dx E I) dy = {772500 = 09701 dr Donc en ce point, un déplacement de 4 m. sur la ligne BC entraîne une variation de 0 m. 9701 sur la distance au point O. Or le mobile parcourt 4 m. en DES SCIENCES NATURELLES. 9 05.002; et le son parcourt O m. 9701 en 05. 00291. Ainsi donc quand la 1" position serait le point G et la 2me le point M, le son parti de M arriverait en O avant celui qui serait parti de G, il y aurait une différence de 0. 00091, et ainsi de suite pendant un certain temps. Cependant, il arrivera un moment où le temps em- ployé par le mobile pour parcourir l’espace GM sera égal à la différence des temps nécessaires pour parcourir les 2 lignes GO, MO; c’est alors que le mobile se fera enten- dre pour la première fois; car les sons qu'il a émis pré- cédemment arriveront seulement plus tard au point O; alors le chemin parcouru pendant un temps £ rappro- chera le mobile du point o d’une quantité égale à celle que le son parcourt pendant le même temps. Pour trouver cette position, remarquons qu'avec les chiffres adoptés, la vitesse du son est les 2 de celle du mobile; on devra done avoir alors dy = È dx; et l’équa- tion (1) devient : 9 xda = es Wa + x° D'où 2 L 3 Va ji 2 ou 4 xe Ste D'où 10 SOCIETE HELVETIQUE Avec les chiffres précédents on trouve x = 44,726. Le mobile franchit cet intervalle en 05.09. Done de tous les sons que le mobile émet pendant sa course, le premier que l’on entend est celui qui se produit quand il esta 44 m. 726 de sa plus grande proximité; mais il est alors a 67 m. 085 du point O. Le son franchit cet intervalle en : de seconde. En + de seconde le mobile parcourt 100 m. Donc quand on commence à l’enten- dre, il s'éloigne déjà, il est à 55 m. 274 au delà du point où il était a la plus grande proximité. Une vitesse de 500 m. par seconde est à peu près ce que l’on obtient avec les armes actuelles. Ainsi, quand on entend le sifflement d’une balle, lors même que la balle paraît dirigée vers l’observateur, celui-ci ne court plus aucun danger ; la balle a déjà passé dans son voisi- nage et s’eloigne rapidement. Voyons maintenant quelles conséquences résultent au point de vue de la gravité du son, du rapport qu'il ya entre la vitesse de celui-ci et la vitesse du mobile. Six = 40, c'est-à-dire si le mobile, en G, est à 40 m. du point de la plus grande proximité, on trouve que pendant qu'il parcourt 1 m. sur la ligne BC, il se rapproche du point O de 0 m. 62. Or le son parcourt 0 m. 62 en 0:.00186, tandis que pour parcourir 1 m. le mobile reste 0 s. 002. Donc l'émission au point M a lieu Os. 002 après qu'elle a eu lieu en G: mais comme le son arrive dans un temps plus court de 0 5. 00186, les ondes émises pendant Os. 002 arriveront à l’oreille en 0 5. 00014, c'est-à-dire pendant un temps 14 fois plus court. Or 14 = 2%. Donc la note produite est 3,8 gammes plus élevée ; par conséquent, si le corps sonore donne le la avec ses 870 vibrations par seconde, l’oreille entendra DES SCIENCES NATURELLES. 11 12,180 vibrations par seconde, c’est a peu pres le sol bémol de la quatrième gamme au-dessus, cela se rapproche du son extrêmement aigu que produisent parfois les ailes de certains insectes. On comprend ainsi que l’on parle du sifflement d’une balle. Si la vitesse d’une balle est supérieure à celle du son, quand elle produit sa première manifestation acoustique elle doit donner un son infiniment aigu. Mais cette acuité diminue rapidement. Avec les chiffres que nous avons admis, nous avons vu quel est le son produit quand le mobile est à 40 m. du point T. Quand il est à 30 m., on trouve que pendant qu'il parcourt À m., il se rapproche du point O de 0 m. 51, c’est-à-dire d’un espace que le son parcourt en 05. 00153. Et en faisant le même raisonnement que plus haut, on trouve que les ondes produites pendant 05, 002 nous parviendront en 0 5. 00047 ; c'est-à-dire dans un temps 4,25 fois plus court. Si le corps sonore donne toujours le la, on entendra 3,697 vibrations, ce sera à peu près le la dieze de la deuxième gamme au-dessus de la gamme naturelle. En continuant les mêmes calculs, on trouve que le son produit par le mobile lorsqu'il est à 20 m. de T est un son qui aura 1,914 vibrations par seconde ; c’est entre le si naturel et le si bémol de la gamme au-dessus de laquelle le son a été émis. Si le corps sonore est à 10 m. de T on entendra 1,209 vibrations par seconde, c’est à peu près le ré dieze de la gamme au-dessus de laquelle il a élé émis. Quand le corps sonore passe en T, ou à la distance minimum, les ondes arrivent à l'oreille avec la grandeur qu'elles avaient au point de départ, la note ne sera pas changée, on entendra le la. 12 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Dès ce moment le corps sonore s’éloigne, les ondes arrivent de plus en plus tard à l’oreille, supposée toujours au point O, et les ondes qui se produisent pendant 05. 002 arriveront pendant un temps plus long. On trouve ainsi que quand le mobile est à 10 m. du point T, l'oreille perçoit ces vibrations en 0 5. 002561, elle reçoit done 680 vibrations par seconde, c'est à peu pres le fa bémol. En continuant la même recherche pour les autres posi- tions du corps sonore, on trouve que : Un x = 20, on entend 559 vibrat., c’est-à-dire le ré bémol. ine= iL » 494» » si infér. ip AL ? WO » » la dièze. Wal) » N39) » la bémol. A mesure que le corps sonore s’éloigne, sa distance au point O augmente aussi, et pour un déplacement de 1 m. cette augmentation de distance atteindra son maxi- mum quand x sera infini; alors cette augmentation sera pareillement de 1 m. Or le son parcourt 1 m. en 05. 003 ; done le son pro- duit pendant 05. 002 sera percu pendant 05.005. Done au lieu des 870 vibrations du /a, on entendra seulement alors 348 vibrations par seconde, c’est exactement le fa de la gamme inférieure a celle dans laquelle le son a été émis. C’est le son assymptotique vers lequel, en s’abaissant graduellement, tendra l'effet d’un corps sonore qui s’eloignerait dans les conditions que nous avons supposé plus haut. Afin de bien se rendre compte de cette variation, je reproduis iei la succession des sons tels qu’on les perce- DES SCIENCES NATURELLES. 13 vrait depuis le point O, quand le corps sonore mobile serait placé dans les circonstances indiquées : ee e 207 gol 4072 507 ce. I N Ù ' 1 \ ! J 4 3 DEEE SET AP PRE À ! i i | | | t ì ì [ \ t ‘ 1 1 a 1 Ici l'expérience confirme la théorie. En 1868, quand pour la première fois je m’oceupai de cette question, je pus encore consulter quelques vieux militaires qui avaient fait les guerres du premier empire, et qui, maintes fois, “ avaient entendu siffler les balles: ils disaient tous qu'il y avait un grand changement dans le bruit que faisait une balle suivant qu’elle s’approchait ou qu’elle s’éloignait, quand elle s’approchait elle sifflait; puis 14 SOCIETE HELVETIQUE quand elle s’éloignait elle faisait entendre un bruit beau- coup plus sourd ; et l’un d'eux ajoutait même : quand nous entendions ce bruit sourd, nous disions cette balle n'est pas pour nous, elle est pour d’autres. Eh bien à pré- sent, si l'on voulait reprendre l’expression des vieux troupiers de Napoléon le, on pourrait dire, même quand on entend siffler une balle, celle-là n’est pas pour nous. Nous avons vu que le premier son arrivé au point O, est celui qui est produit par le corps sonore lorsqu'il se trouve à 44 m. 726 de ce point T. Les sons émis avant ce moment-là arrivent un peu plus tard, en même temps que ceux qui ont été émis en quelque autre point de la ligne MC. Voyons par exemple ce qui arriverait pour un point B situé à 200 m. de T ou à 206 m. 15 du point O. Le calcul montre que pour le son émis en ce point on entendra 1912 vibrations par seconde, c’est le si bémol de l’octave supérieur. Le son parcourt 206 m. 15 en 0.5. 61845; mais en 0 $. 61845 le mobile dépasse le point T, on entendra done le son émis en B en même temps que le son émis en quelque point de la ligne TC. Pour trouver ce point, observons que depuis le point B, tel que nous venons de le considérer, le mobile arrivera en T en Os. 4; ce sera done 0 5. 21845 plus tard que le son parti de A arrivera en O. Il faudrait donc trouver sur la ligne TC la position que doit occuper le mobile pour que le son qu'il émet arrive en 0; 05, 21845 après le moment ou le mobile a passé en T. En désignant par z la distance à laquelle il sera alors du point T, et en désignant toujours par a la distance TO, la valeur de z sera donnée par l'équation : DES SCIENCES NATURELLES. Lo 0,002 z + 0,003Y a: + 2° — 0,21845 qui donne pour 2 les valeurs La position 200 m. avant le point T a deja été consi- dérée, lorsque le mobile sera 25 m. 22 au delà, le son qu'il produira sera apprécié en O par la note do. Done alors on entendra le corps sonore dans deux directions à la fois : Dans la direction de B à une distance de 206 m. 15 avec la note si de la gamme supérieure ; et dans la direction de C a une distance de 56 m. avec la note do, presque 2 octaves au-dessous; des oreilles exer- cées saisiraient certainement àla fois les2 notes. Il est évident que la theorie précédente permet aussi de résoudre des questions telles que celles-ci : Un corps sonore donne le la, il commence à s’eloigner, quelle vitesse faudrait-il lui imprimer pour que le son soit apprécié par la note sol? Ou bien : Un corps sonore donne le la, il com. mence à se rapprocher et l'on apprécie alors ce son au la _dièze, de quelle vitesse est-il animé ? Pour ce dernier problème, on peut dire, le la donne 870 vibrations par seconde, un dieze élève ce nombre de 37. donc le la dieze a 906,25 vibrations par seconde, c’est donc le nombre de vibrations qu'il fait entendre en i seconde quand le corps sonore en émet seulement 870; pour cela il faut donc que ces 870 vibrations soient perçues en >* secondes ; il faut done que le rap- prochement effectué en 1 seconde soit égal au chemin 16 SOCIETE HELVETIQUE que le son parcourt en „- de seconde ce qui fait 13 3 m. Ainsi une locomotive qui se rapproche de 13 3 m. par seconde ou de 800 m. par minute aura son sifflet diézé ; on trouverait de même que si elle s’éloignait avec une vitesse de 833 m. par minute son sifflet serait bemo- lise. Maintenant, si au lieu de considerer des ondes sono- res, nous considérons des ondes lumineuses, nous aurons un phénomène analogue, seulement au lieu d’un change- ment de note, il y aura un changement de couleur, peut être difficile à apprécier ; mais il y aura aussi un change- ment dans la position des raies du spectre, changement qu'il sera plus facile de reconnaître. Ainsi, par le déplacement des raies, on pourra savoir dans quel sens, et avec quelle vitesse le luminaire se meut. Supposons maintenant une étoile double dont le satellite tourne dans un plan qui passe par la terre. Si, au moyen des principes indiqués plus haut, on parvient à déterminer la vitesse du satellite dans son orbite ; on pourra, d’après la durée de la révolution, en conclure la longueur totale de l'orbite, puis son rayon, puis sa dis- tance a notre soleil. Et ici, je me permets de rappeler ce que je disais dans le travail cité plus haut (Mémoires de la Société Vaudoise des sciences naturelles, année 1868, vol. X. page À à 5). Designons par a le nombre de kilomètres que le satel- lite parcourt dans une seconde, par b la durée de sa révolution exprimée en secondes, par m langle sous lequel depuis la terre on voit la distance du satellite à l'étoile principale, et par d la distance en kilomètres de ce sys- tème à notre soleil. En faisant abstraction pour le moment . DES SCIENCES NATURELLES. 17 de l'excentricité de l’orbite du satellite, la longueur de cette orbite sera exprimée par ab, son rayon sera donc ab , — et l’on aura enfin : TE de ie 27. tang m Mais si l’on ne constate aucune différence dans les rales du spectre suivant que le satellite se rapproche ou s’eloigne de nous, on pourra en conclure que sa vitesse dans son orbite est inferieure a celle qui amenerait ce changement dans le spectre ; et que la distance du système lui-même est inférieure à celle qui amenerait ce déplace- ment des raies. Par conséquent si l’on constate une diffé- rence, on peut en conclure la distance de l'étoile ; et si l’on n’en constate point, on peut en conclure une distance maximum en deca de laquelle l'étoile se trouve nécessai- rement. Dans ce qui précède, nous avons supposé pour plus de simplicité, que le plan de l’orbite du satellite passait par la terre, il est facile de voir quelle modification doit subir le calcul lorsqu’il n’en est pas ainsi. Dans les derniers temps, on a constaié le déplacement des raies pour l’étoile Algool et pour l’étoile Mizar dans la constellation de la Grande-Ourse. Pour Mizar, on a trouvé pour la vitesse de translation 160 kilomètres par seconde : et comme la durée de cette translation parait étre de 104 jours, on en conclut que la circonférence par- courue est de 1500 millions de kilomètres, ou 240 mil- lions de kilomètres pour la distance de l'étoile à son satellite (Revue Mensuelle d’ Astronomie populaire de Flam- marion, n° de mars 1890, page 94). 18 SOCIETE HELVETIQUE Malheureusement, il paraît qu'un de ces astres est un astre obscur, de facon que leur distance apparente n’a pu encore être mesurée ; c'est ce qui a empêché d'appliquer la formule ci-dessus pour calculer la distance qui sépare notre soleil de ce système binaire. Toutefois, il est possible, que d’une manière ou d’une autre, cette difficulté soit levée ; et alors la distance de l’étoile Mizar pourra facilement être calculée. Dans tous les cas, il sera intéressant de calculer la distance d’une étoile sans avoir recours à l'antique méthode des parallaxes, et en utilisant seulement les pro- priétés les plus intimes de la lumière. Mais c’est un fait assez curieux que cette conséquence, pour le régime des ondes, du déplacement d’un corps vibrant, permette de déterminer, soit le changement de note que donne un projectile quand il s’agit des ondes sonores, soit de fournir un nouveau moyen de détermi- ner la distance des étoiles s’il s’agit d’ondes lumineuses. - M. le Dr ScHumacHER-KopPp, chimiste cantonal de Lu- cerne, expose quelques faits curieux de chimie légale, tirés de sa pratique, et qu'il est inutile de publier ici”. M. Édouard SARASIN, de Genève, rend compte des re- cherches que M. Lucien DE LA RIVE et lui poursuiventsur les ondes stationnaires électriques dans l'air, obtenues par réflexion contre une grande paroi métallique plane *. 1 Nous n’avons reçu aucune communication de l’auteur, qui préfère sans doute garder le secret sur ces faits délicats. (Réd.) ? Voir sur ce sujet Archives des Sciences phys. et nat., 1890, t, XXIII, p. 557. DES SCIENCES NATURELLES. 19 Conformément aux résultats constatés par les mêmes au- teurs dans le cas où l’onde électrique se propage le long de fils conducteurs, ces dernières expériences ont mon- tré que, quel que soit l’excitateur primaire employé, chaque résonateur cireulaire n’est susceptible de donner qu’une seule longueur d'onde qui lui est propre, que cette longueur d’onde est la même à très peu de chose près dans le cas de l’air que dans le cas des fils, et que, par conséquent, la vitesse de propagation de l'onde électrique à travers l'air est sensiblement la méme que le long des fils con- ducteurs. M. le D' Dugois, de Berne, relate les expériences qu'il a faites sur l’action physiologique des bobines d’induction è fil fin et à gros fil. Elles confirment pleinement les faits déjà signalés par Duchenne de Boulogne en 1856. Le fait capital est le suivant : Quand on applique les cou- rants d’induction à l’aide d’électrodes humides pour exciter les nerfs moteurs ou les muscles, on remarque que les bobines à gros fil (extracourant de la premiere hélice ou hélice secondaire à gros fil) produisent des con- tractions beaucoup plus fortes que les bobines à fil fin. Le fait est patent, facile à constater, mais les expli- eations qu'on en a données pèchent par la base. Les auteurs allemands n’ont jamais attaché grande impor- tance à cette prédominance des hélices à gros fil, mais ne pouvant nier les faits établis par Duchenne ils ont admis que cette différence n'existe que dans certains appareils construits sur le modèle de Duchenne. Ils supposent que dans ces appareils la bobine secondaire a un si grand nombre de tours de fil très fin que la résistance propre (intrinsèque) de la bobine est trop forte. La résistance 20 SOCIETE HELVETIQUE exterieure (celle du corps) devient pour ainsi dire negli- geable et l'intensité ne dépend plus que de la résistance intérieure. La bobine à gros fil par contre ayant moins de résistance propre agirait mieux quand par l’appli- cation d’électrodes humides on réduit la résistance exté- rieure. Cette explication ne supporte pas l'examen. Jamais en électrothérapie les bobines n’ont une résistance assez grande pour que la résistance du corps devienne négli- geabie. Les auteurs français connaissent pratiquement la diffé- rence d'action des bobines à fil fin et à gros fil, mais l'explication qu'ils donnent de ce fait est également erronée. Ils attribuent aux bobines à gros fil plus de guantité oubliant que la quantité dépend, toutes choses égales d’ailleurs, de la résistance totale du circuit. Le caleul et l'expérience démontrent que jamais en électrothérapie la bobine à gros fil ne peut avoir plus de quantité. En mesurant au galvanometre balistique le cou- rant excitateur on constate facilement le curieux para- doxe de Duchenne, et le D" Dubois cite à cet égard l'expérience suivante, faite avec 2 bobines secondaires induites par le même courant inducteur : Une bobine secondaire à fil fin (0,2 mm.) de 10050 tours, donnant au galvanomètre une déviation de 70 (représentant 14 microcoulombs) produit une fazble con- traction. Une bobine secondaire de fil gros (0,7 mm.) de 2218 tours, d’une quantité de 0,8 microcoulomb (4 divisions) donne une secousse insupportable. Ce paradoxe n’est explicable que par les phenomenes de self-induction dont les solénoïdes sont nécessairement le DES SCIENCES NATURELLES. 21 siège. — Le D' Dubois démontre ces courants de self- induction par une expérience très simple. Dans le circuit d’un appareil d’induction disposé pour l'excitation d’un nerf moteur on intercale un solénoïde qu'on peut remplacer à volonté par un rhéostat à enrou- lement bifilaire de même résistance. Lorsqu'un solé- noide d'environ 4009 ohms est intercalé, la secousse est trés faible. Elle devient trés forte si l’on remplace ce solé- noïde par un rhéostat bifilaire de 1000 ohms. Pour parvenir à obtenir la même secousse minimale il faut arriver à une résistance rhéostatique d'environ 15.000 ohms. Un solénoïde représente donc dans le circnit une résistance environ 15 fois plus considérable que sa résis- tance vraie mesurée en ohms. Les bobines à gros fil agissent mieux, non parce qu'elles ont plus de quantité, mais parce que, à quantité moindre, elles ont plus d’in- iensite maximale, le courant de self-induction étant moins intense que dans les bobines à fil fin. La démonstration de ces faits exige d’assez longs déve- loppements. Un travail sur le sujet paraîtra prochainement dans les Archives. M. Henri Durour montre les deux dernières formes de l’hygrométre à condensation à plaque épaisse présenté précédemment à la Société‘ et construit par la Société Genevoise pour la construction d'instruments de physique. M. H. Durour attire ensuite l’attention sur la manière dont on explique l’une des expériences bien connues destinées à montrer le développement de courants induits 1 Archives des Sc. phys, et naturelles, 1889, t. XXI. p. 103. 22 SOCIETE HELVETIQUE dans des masses metalliques tournant dans un champ magnétique. La réaction de ces courants sur le champ s’oppose à la continuation du mouvement, et c’est pour cela qu'on dit souvent qu'un bloc de cuivre suspendu à un fil tordu dans le champ d’un électroaimant et tour- nant rapidement s’arrete aussitôt que l’électro devient actif, et que cet arrêt est produit par la réaction des cou- rants induits sur le champ. Il est évident que ces courants ne peuvent arrêter le bloc, puisqu'ils cessent avec le mou- vement de rotation lui-même. ils ne peuvent que ralentir le mouvement. Cependant on constate expérimentalement qu'un bloc de cuivre s’arrête réellement dans le champ magnétique, tandis que cet arrêt n'a pas lieu en employant un cylindre suspendu par un axe vertical traversant les bases du cylindre. Ce fait provient des propriétés diama- gnétiques du cuivre, l’orientation d’une masse de cuivre dans un champ magnétique dépend de la manière dont le metal a été travaillé, le bloc de cuivre qu'on emploie dans l'expérience ordinaire est coupé dans une barre et les pôles diamagnétiques sont ordinairement sur un axe horizontal, dans ce cas lorsque le mouvement de rota- tion est assez ralenti par l’action des courants induits, l’action diamagnétique peut être assez forte pour orienter le cube et le maintenir immobile. L’arrét d’un bloc de cuivre tournant dans un champ magnétique n’est donc pas la conséquence de l’action seule des courants induits. M. F. Im Hor donne quelques renseignements sur la station météorologique de Davos, dont il est directeur. Les observations faites dans cette station sont publiées chaque mois et chaque année sous forme de tableaux de chiffres DES SCIENCES NATURELLES. 23 et de tracés graphiques très détaillés. M. Im Hof montre plus particulièrement les représentations graphiques des différents phénomènes météorologiques telles qu'ils ont été obtenus pour les dernières années, et qui donnent une image très nette des conditions climatériques si favora- bles de Davos. M. Im Hof décrit ensuite la construction très ingé- nieuse imaginée par M. Leupolt, à Pontresina, d’une gi- rouette graduée, dont les lectures doivent se faire à grande distance à l’aide d’une lunette. Celle dont il s’agit est installée sur le sommet d’une des montagnes qui bordent la vallée de Davos et s’observe depuis la station même. Une disposition très habilement combinée permet d'apprécier ainsi à grande distance, avec une exactitude très satisfaisante, non seulement la direc- tion, mais aussi la force du vent dans cette région élevée de l’atmosphère. La section est ensuite très gracieusement conviée par M. Im Hof à venir visiter les installations de la station qu'il dirige et sur laquelle il fournit encore sur place des renseignements fort intéressants. M. le Prof. A RIGGENBACH-BURCKHARDT, de Bâle, fait une communication sur la photographie des nuages. _ L’étude des nuages est devenue d’une importance tou- jours croissante depuis qu'on a reconnu qu'il existe un rapport intime de la forme et de la position des nuages avec la distribution de la pression atmosphérique, de sorte qu’il arrive souvent qu’on peut indiquer d'après l'aspect du ciel seul la position et jusqu'à un certain degré la distance d’un centre de dépression. En outre ce n’est principalement que par les nuages que se fait l'étude des courants supérieurs de l’atmosphère. Enfin les mou- 94 SOCIETE HELVETIQUE vements relatifs des diverses parties d’un méme nuage dévoilent ce qui se passe dans les couches élevées. Or pour utiliser les nuages pour la science météorolo- gique, il faut d’abord une entente parfaite entre les divers observateurs sur les différentes formes de nuages et leur désignation, entente qui ne peut se faire que par une communication verbale ou par des dessins fideles. Mais la configuration d’un nuage étant extrêmement passa- gère, on n'arrive presque jamais à des dessins absolu- ment libres de la fantaisie de l'artiste, de sorte que les images magnifiques de M. Weilbach ainsi que celles du « Wolkenailas » de MM. Hildebrandsson, Koppen et Neumayer ne marquent qu’un premier pas pour la fixa- tion des formes de nuages. C’est à la photographie qu'il faut s'adresser, et c’est par cette voie que divers auteurs sont arrivés depuis longtemps à des résultats précieux, je ne cite que M. Hildebrandsson et M. Aber- cromby. On n’obtient cependant de bons résultats que dans des cas spécialement favorables, par exemple si les nua- ges, vivement éclairés par le soleil ou la lune, se détachent d'un fond beaucoup moins lumineux; dans les cas ordi- naires le bleu du ciel agit presque aussi fortement sur la plaque sensible que le nuage lui-méme, voilà pourquoi on ne réussit guère à photographier des cirrus bien visibles à l’œil. Trois méthodes se prêtent à éviter cet inconvénient. Premièrement, en plaçant la camera à un endroit élevé, une montagne, on supprime l’action d'une partie consi- derable et la plus réfléchissante de l'air, alors on aperçoit Je nuage contrastant vivement avec le ciel foncé, si fami- lier aux alpinistes. La seconde méthode consiste dans l’interposition d’un milieu absorbant les radiations bleues, DES SCIENCES NATURELLES. 25 comme la gommegutte, utilisée par les savants suédois, ou simplement le verre jaune ordinaire des photographes. La troisieme méthode profite de la polarisation de la lumière du ciel : on substitue au nuage son image dans un miroir analyseur placé d’une manière convenable pour éteindre l’éclat du ciel le plus possible. (Voir pour les détails de cette méthode Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society Vol. XV. p. 16. Jan. 1889). Grâce à l’obligeance de M. Billwiller, directeur de l'Institut fédéral météorologique, l’auteur a pu faire un petit séjour à l'Observatoire du Sentis; les photographies qu'il y a obtenues, la plupart à l’aide du verre jaune, ont été présentées à la section de physique: elles mon- trent un contraste entre le ciel et le nuage qui ne s'éloigne pas beaucoup de l'impression à l'œil, et qui pourrait facilement être augmenté par les procédés chi- miques de renforcement des plaques photographiques. M. Georges KaBLBAUM, privat docent à l'Université de Bâle, présente un travail sur la mesure de la tension des vapeurs par les méthodes statique et dynamique. Il y a deux méthodes pour mesurer la tension de vapeur d’un liquide : la méthode statique et la méthode dynamique. Dans la méthode statique, on observe la pression qu’exerce la vapeur d’un liquide dans le vide barométri- que et à une certaine température. La méthode dynamique détermine le point d’ebullition d’un liquide sous une pression donnée. Dans le premier cas on mesure donc la pression qu’exercent sur une colonne de mercure les molécules qui s'échappent de la surface d'un liquide à une certaine température, et dans le second cas, au contraire, on 26 SOCIÉTÉ HELVETIQUE mesure la température nécessaire pour produire un changement d’état du liquide sous une certaine pression donnee. J'ai étudié autrefois le point d’ébullition d’un assez grand nombre de corps, a de basses pressions, par la méthode dynamique. Je faisais le vide dans un appareil composé d’une cornue en platine munie d’un réfrigérant et d’un autre récipient en verre, jusqu'à ce que j’eusse produit à l’intérieur une pression donnée que je mainte- nais constante. Alors je déterminais le point d’ébullition par la méthode bien connue et en usant des mesures de précaution nécessaires. J'entrerai ici dans quelques consi- dérations à propos des résultats obtenus alors. Parmi les corps que je soumis à cette étude se trou- vaient entre autres les acides gras, tels que les acides for- mique, propionique, butyrique et isovalérique. A ceux-là se Joignait l'acide acétique, déjà étudié par M. Richardson de Bristol, par la méthode dynamique aussi. En 1868, M. H. Landolt avait entrepris, dans un travail spécial la détermination des tensions de vapeur de ces mêmes acides, par la méthode statique. Le tableau qui suit donne la comparaison des résultats obtenus : Pression Acide formique. Acide acétique. Acide propionique. ZZZ Zn en mm. : AE) [RE | Stat. | Dyn. | Diff. | Stat. | Dyn. | Diff. | Stat. HET DI LI LI hO NO m ont DD 19 © =I Ut 00 UE V9 O0 © = © DO Où LO © Où F= Où | DOONDOENDU 19, 29) 9 0 7 6 3 1 7 EE NO) or 100 © De DO HI hO » “ MOMO O» & è 0 OI 100 Of Co En » 0 » w w C2 O LO QUOI = NO CO > © DO FONDS SI CO 0000 Où 1 O0 © RO DER HE CO MO HE am DO QE ns © e HD Ha NEC © © Où te © MNSMSIDO Db UU US “ » POP DES SCIENCES NATURELLES. 97 | Pression Acide butyrique. Acide isovalerique. anne NT See Stat. | Dyn. | Diff. } Stat. | Dyn. | Diff. ji 10 | 28,9 63,6 34,7] 34,7) 71,8 37,1 | 15 | 40,8 68,7) 27/9] 46,8) 78,5 31,7 20 | 4973) 730) 2377] 56,0 8377 197,6 | 25 | 00,8) 76,9 21,11 63,2) 88,4 (25,2 30 161,3 80,5 19.21 6971) 9176 (2275 | 39 66,5 83,2) 16,7) 73,9 94,6 |21,0 10 70,0) 85,9 15,9) 78,2 97,0 (18,8 |i 15 | 7375) 8778) 14,31 82/0) 9978 17,8. 50 76,7) 90,3) 43,6] 85,9 100,7 (14,8 Un coup d’eil jete sur les chiffres ci-dessus montre que ‚les résultats présentent des différences très considérables suivant qu'ils ont été obtenus par la méthode statique ou par la méthode dynamique. Il y a plus. Ces differences ne se produisent pas indifféremment en plus ou en moins, leurs oscillations ne sont pas sans une certaine régularité, elles varient plutôt d’une façon tout à fait déterminée et caractéristique. Elles présentent d’une part un aceroisse- ment constant à mesure que la pression diminue, et d’autre part si on observe les différences à pression et température constantes on voit que ces différences crois- sent avec la teneur en carbone des différents corps sou- mis à l'expérience. C’est ce que montre le tableau suivant : CANTON ICS i Pression. ........ IE nr NO 0RE MRemp' he Maas ar 11.6 21.3 4.1 49.3 56.0 N EN nest. 8.3 Me al az 2700 Pression......... 50° 5022 :5022. 750227725022 Tempo cr A 2 EL 270 706520) DI AREA 1.4 4.7 7.41 13.6 14.8 A égalité de temperature les differences croissent avec la teneur en carbone : 28 SOCIETE HELVETIQUE Acide Acide Acide Acide Acide formique. acétique. propionique. butylique. isovalérique. Temp 34°. 4°4 6°8 17°6 30°0 36°2 Si la presence d’un peu d’air dans la chambre baro- métrique suffit pour expliquer le premier mode de régula- rité dans les différences, on ne peut pas si facilement deviner la cause de l’accroissement des differences avec le nombre d’atomes de carbone. En tout cas je trouve qu’on n'est pas autorisé à attribuer de prime abord à des erreurs d'expériences la variation si importante et si régulière qui se présente dans ces différences. D'autant plus que les chiffres de M. Landolt non seulement furent trouvés exacts par MM. Kanowalow et Schumann après verifi- cation expérimentale, mais encore, introduits comme éléments de calculs dans la construction des courbes des tensions de vapeur des mélanges d’eau avec des acides gras, ils donnèrent des résultats satisfaisants. D'un autre côté mes propres chiffres furent contrôlés à plusieurs reprises, soit par moi, soit par d’autres observateurs, et ainsi parfaitement établis; de telle façon que l’on ne pou- vait pas mettre en doute l'exactitude de mes chiffres. On ne pouvait pas établir une comparaison des résultats donnés par les deux méthodes pour d’autres substances, les observations faisant défaut. Ces différences persistantes étant demeurées inexpli- quées je conclus que les méthodes statique et dynamique pour la détermination des tensions de vapeurs ne donnent pas des résultats concordants. Je pensais que l'explication de ce fait étonnant pou- vait être trouvée dans les considérations suivantes. Dans la méthode statique, la force de cohésion doit être vaincue seulement par les molécules sitüées à la surface du DES SCIENCES NATURELLES. 29 liquide où la cohésion n’agit pas en tous sens et où à la température ordinaire il y a deja évaporation. Tandis que dans la méthode dynamique, quand on chauffe le liquide, la cohésion doit être vaincue par toutes les molécules, même par celles situées à l’intérieur du liquide. Or ce point de vue est faux. Lorsqu'on chauffe les liquides il n'y a aussi qu'une évaporation (ou production de vapeur) superficielle. Les bulles de vapeur qui montent de l’intérieur du liquide ne se produisent qu’en des lieux où se trouvaient auparavant de l’air ou déjà d’autres bulles gazeuses, et où, par conséquent, l'homogénéité du liquide était rompue, c’est-à-dire là où pouvaient se pro- duire des phénomènes semblables aux phénomènes su- perficiels. L’essai d'explication était donc faux et il en était aussi de même de l'affirmation que les deux méthodes donnaient des résultats différents. Les deux méthodes, au contraire, donnent des chiffres absolument concordants. L'écart entre les résultats publiés s'explique par le fait que les observations de M. Landolt sont inexactes. Les progres- sions si particulières et si caractéristiques dans les diffé- rences sont un pur jeu du hasard. La question de savoir si les deux méthodes donnent les mêmes résultats n’est pas nouvelle. Soulevée en 1779 par Southorn et Creighton, elle fut clairement posée pour la première fois en 1819 par John Dalton et résolue dans le sens négatif, e’est-à-dire dans celui vers lequel je pen- chais à la suite de mes précédentes recherches. De même, quoique d’une manière plus réservée, Regnault se pro- nonca contre la concordance des méthodes, et à sa suite une série d’autres observateurs; ainsi encore, en mai de cette année, Carl Barus dans son travail classique : « On 30 SOCIÉTÉ HELVETIQUE the Thermo-Blectrie Measurement of High Temperatures » partage cette opinion. D’autres savants se sont élevés contre ces conclusions et ont défendu le point de vue de la concordance des deux méthodes, mais en faisant fausse route quant au choix des arguments. Ce furent, entre autres, MM. Ramsay et Young à Bristol, et encore tout récemment, c’est-à-dire à une époque où mes recherches étaient déjà très avancées, le D' Müller-Erzbach à Brême et le prof. Raoult à Gre- noble. Pour résoudre d’une manière satisfaisante cette question si débattue, il fallait suivre une double voie. D'abord il fallait répéter les expériences faites par M. Landolt en suivant exactement la marche qu'il avait choisie; en second lieu, il fallait mesurer par la méthode dynamique la force d'expansion de corps dont les tensions aient été déterminées avec une sûreté pour ainsi dire absolue. Au milieu des difficultés exceptionnelles qui se pré- sentent dans l’application de la méthode statique il ne se trouve jusqu’à présent que deux corps dont on ait pu établir les tensions avec une exactitude suffisante pour que l’on puisse les appliquer sans hésitation au but signalé plus haut. Il y a d’abord l’eau, grâce aux expé- riences de Magnus. et de Regnault, et en second lieu le mercure pour lequel on possède les mesures faites par Regnault, Hertz, Hagen et Ramsay et Young, mesures pour lesquelles la suffisante concordance des résultats est une garantie d’exactitude. J'ai mesuré dynamiquement la tension de ces deux corps, eau et mercure, avec le précieux concours de M. le D' G.-C. Schmidt. Comme une description des appareils employés serait difficile a comprendre sans un auge DES SCIENCES NATURELLES. 31 dessin ', je la laisse de côté ici et je vais communiquer immédiatement le résultat. Par une interpolation graphique on a tiré les valeurs suivantes des chiffres observés directement. Je donne à côté les valeurs correspondantes observées par Regnault. Dans la quatrième colonne sont inscrites les différences. Eau. Temp. K. et . | RN ire [ren K. et S. | R. Dif. 9,36 | 9,20 0,16 230 23,23 | 23,52 | —0,29 | 0,89 9,77 | 10,12 | 96 | 24,61 | 24,96 | —0,35 | | 40,46 | 10,43 0,03 1 27 | 26,20 | 26.47 | —0,27 14,13 | 14,14 | —0,01 1 28 | 27,80 | 28,07 | —0.27 | 11,89 | 41,88 | 0,01 129 | 29,65 | 29,74 | —0,09 | 12,69 | 12,67 | 0,02 | 30 | 31,58 | 31,51 | 40,07 13,19, 19,51 —0/02 | 31 | 33,55 | 33,37 10,18 | 44,40 | 14,39 | +0,01 132 | 35,64 35,32 | 40,32 | 15,35., 15,33 | +0,02 ! 33 | 37,80 | 37,37 I | 16:24 16.32 | —0,01 | 34 | 40720 | 39:52 | 0,68 | 17,31 | 17,36 | —0,05 | 35 | 42,36 | 44,78 | 10,58 18,35 | 18,47 | —0,12 | 36 | 44,67 | 14,45 0,52 | 19,42 | 19,63 | —0,21 {37 | 47,10 | 46,65 0, | 20,61 | 20,86 | —0,25 | 38 | 49,65 | 19,26 | 10,39 24,90 | 22,15 | —0,25 | 39 | 52,30 | 52,60 | 0,30 Comme les chiffres sont lus à l’œil nu sur une gradua- tion faite sur verre on peut considérer la concordance des chiffres comme très bonne. Les différences se montent en moyenne à 0,37, atteignent pour 34° la valeur 0,7 et retombent à 0,01" pour 13°, 14°, 17° et 19°. Les chiffres obtenus par Magnus et Regnault varient, entre les mêmes intervalles de température, en moyenne de 0,04%, L'écart atteint son maximum pour 320-370 1 Pour les détails voir : Verhandlungen der naturforschenden Gesellschaft in Basel, Bd. 9, Heft 2, | 32 SOCIETE HELVETIQUE où il est de 0,07, et le minimum est à 18°-22°, mais il ne descend pas au-dessous de 0,01. Comme on le voit les chiffres ci-dessus montrent une correspondance excellente entre les méthodes. Pour le mercure on a trouvé les résultats ci-dessous. Les chiffres entre 120 et 220° C. furent obtenus par interpolation graphique des valeurs directement observées. Ceux entre 120° et 0° furent extrapolés mathématique- ment au moyen de la formule que Regnault avait déduite de ses recherches. La troisieme colonne donne les valeurs trouvées par M. Hertz et la quatrième les différences entre les deux observations. Ces chiffres montrent encore une concordance aussi parfaite qu’on pourrait la désirer. Mercure. Temp. K.et S.| Hertz. Diff. Temp. K.et S.| Hertz. Diff. 0°C 0,006 0,00019 +0,00581f 120° 0,71) 0,779 —0,069 | 10 0,009 DI 00050 -L0,008501 130 1,28 1,24 +9.0% 20 0,014 0 ‚0013 0.0037 140 1,97) 1,93 40,0% 34 ne 34, n Les chiffres précédents montrent, aussi bien pour toute l'étendue du tableau que pour des distances intermé- diaires, une difference moyenne de 0,072® seulement. Jai encore mesuré, en collaboration avec M. G.-C. Schmidt, par la méthode statique la tension de l’acide isovalérique. Les détails de l’expérimentation et la descrip- DES SCIENCES NATURELLES. 33 tion de l’appareil employé demanderaient des développe- ments trop longs pour être donnés ici, aussi dois-je encore me contenter d'exposer les résultats, obtenus par interpolation graphique. Dans le tableau suivant la seconde colonne renferme les chiffres que j'ai obtenus par la voie dynamique, la troisième ceux que M. G.-C. Schmidt et moi avons obtenus par la voie statique ; la quatrième montre les différences entre les deux méthodes. Une cinquième colonne renferme les chiffres donnés par M. Landolt, et dans une sixième sont notées les différences qui leur correspondent. Acide isovalérique. il | HA | il Pression | K. |K.etS.| Diff. | Landolt | Dif. i dyn. | stat. | dyn.-stat. | | stat. IR et L. 3427 C | 36,2 16,8 56,0 L’ensemble des chiffres exposés ci-dessus montre presque d’une manière évidente dans quel sens doit être résolue la question de la concordance entre les méthodes statique et dynamique de détermination des tensions de - vapeur. Assurément, et sans aucun doute, c’est dans le sens affirmatif. Il existe nn parfait accord entre ces deux méthodes. Mais il importe de signaier encore ici, avant de ter- miner, une conséquence importante qui découle de la solution à laquelle nous venons d’arriver. La question qui vient de nous occuper ayant été tran- 3 34 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE chée dans le sens indiqué, on peut mettre de côté la mé- thode introduite pour la première fois par James Watt en 1764 et qui consiste à mesurer les tensions dans le vide barométrique. Cette méthode, qui constitue une des tâches les plus difficiles qui puisse se présenter dans le champ des mesures physiques, peut donc être remplacée par la méthode incomparablement plus simple de la dé- termination du point d’ébullition. Pour arriver à cette conclusion, et pour l’asseoir sur un terrain solide, il fallait opérer avec toutes les pré- cautions possibles, car ce n’était pas l’acquisition de ré- sultats approchés, mais celle de valeurs définitives qui pouvait mener à bonne fin. Géologie. Président : M. le prof. Lane, de Soleure. Secrétaires : M. H. SEILER, de Merishausen. M. Ch. Sarasın, de Genève. Brueckner. Climat de l'époque glaciaire. — Penck. Double pli glaronais. — Roland Bonaparte. Écoulement récent du lac de Märjelen. — F.-A. Forel. Carte hydrographique du lac Léman. — A. Delebecque. Sondages du lac, d'Annecy. — Graf. Porphyres du massif du Mont-Blanc. — A. Baltzer. Schmidt, E. Renevier. Observations sur cette communication. — Baltzer Carte géologique des environs de Berne. — Baltzer. Limites des anciens glaciers du Rhône et de l’Aar. — Mayer-Eymar. Faune du Londinien d’Appenzell. A la deuxième assemblée générale, M. le prof. BRUECK- DES SCIENCES NATURELLES. 35 NER, de Berne, fait une communication sur le climat de l'époque glaciaire '. Le problème du climat de l’époque glaciaire est fort ancien et a donné lieu à de nombreuses interprétations. Ce n’est que tout dernièrement et grâce à l’étude suivie des dépôts diluviens, que les faits ont pu être établis sur une base assez sûre pour trouver la véritable solution. Un des traits principaux qui caractérisent l'apparition des glaciers de l’époque diluvienne c’est la généralité de ce phénomène. Toute la terre y a été soumise, les tropiques eux-mêmes n’y font point exception; seulement, les di- mensions des glaciers différaient alors suivant les bassins qu'ils occupaient, de même qu'aujourd'hui les glaciers varient en étendue d’une chaîne de montagne à une autre. Les glaciers de l’époque diluviale étaient partout propor- tionnels à ceux d'aujourd'hui. Des glaciers considérables recouvraient le nord de l’Eu- rope, le nord de l'Amérique et la Patagonie. D’autres, moins étendus, se trouvaient dans les Alpes, les Pyré- nées, les montagnes de l’Asie, la Nouvelle-Zélande, les Andes, les Montagnes-Rocheuses, etc. De tout petits, en- fin, étaient dispersés dans la Forêt-Noire, les Vosges, les Carpathes, la Sierra-Nevada de Santa-Martha (Vene- zuela), ete. La généralité du phénomène devient encore plus évi- dente si l’on examine les traces laissées par les lacs sans 1 Cette communication, qui a été faite, en dehors des sections, dans l’assemblée générale du 20 août, se rattacherait plutôt par son sujet à la météorologie et à la physique; nous avons cru néanmoins devoir la placer en tête des travaux présentés dans la section de géologie, car c’est dans cette science que les vues de l’auteur trouvent plus particulièrement leur application. (Réd.) =———"===5; 36 SOCIÉTÉ HELVETIQUE . écoulement de l’époque diluvienne. La grandeur de ces lacs, comme celle des glaciers, varie en fonction des élé- ments climatologiques, c’est-à-dire des chutes de pluie et de la température. Ces lacs — citons ceux du grand bassin de l’Amerique du nord, du Sahara, du Thibet, du Tur- kestan, la mer Caspienne, le lac Aral, la mer Morte, etc., — occupaient à l’époque diluvienne un espace con- sidérable. Cette extension générale de l’époque glaciaire sur tout le globe indique la simultanéité du phénomène et paraît contraire à l’idée, souvent émise, d’une alternance des for- mations glaciaires entre les deux hémisphères. Elle prouve que la limite des neiges éternelles était plus basse que de nos jours sur tout le globe. M. Penck estime cette dif- férence d'altitude, par rapport à aujourd’hui, à mille mè- tres en moyenne pour toute la terre. L'étude des dépôts diluviens fait ressortir un second fait de grande importance : il n’y a pas eu une période glaciaire unique, mais deux, peut-être même trois, alter- nant avec des périodes de retrait des glaciers. Ce mouve- ment retrograde ne peut pas être évalué exactement, mais il est certain du moins qu'il a été très accentué. Il importe de remarquer qu’on observe le même phé- nomene d’alternance dans les lacs diluviens de l’Améri- que du nord : deux périodes de niveau élevé, séparées par une période d’abaissement. De ce qui précède, il résulte que toute la terre a subi deux périodes glaciaires, caracté- risées par l’abaissement de la limite des neiges et l’exten- sion des glaciers et des lacs sans écoulement, séparées par une période présentant des caractères opposés. Ainsi les dépôts diluviens témoignent de grandes oscillations dans les phénomènes hydrographiques du globe, qui ne peuvent DES SCIENCES NATURELLES. DI avoir leurs causes que dans des oscillations correspondan- tes du climat. Il faut étudier ces grandes oscillations du climat de l’époque glaciaire dans les glaciers et les lacs sans écoulement d'aujourd'hui. Ceux-ci présentent des pério- des alternantes d'extension et de retrait analogues, mais moins étendues, produites par des oscillations du climat. A l’aide de nombreuses observations météorologiques et hydrographiques, j'ai pu ramener ces oscillations du climat à des périodes de 35 ans pour tout le globe. Elles se composent de variations dans la température, la pression atmosphérique et les chutes de pluie se produi- sant simultanément sur toute la terre. Celle-ci subit tour à tour des périodes chaudes et froi- des différant environ d’un degré. Ces variations de tem- pérature influent d’une façon évidente sur la répartition des pressions atmosphériques. Pendant les périodes chaudes (les dernières en 1830 et 1860) le passage de l'air océanique sur le continent a été entravé, tandis qu’il a été favorisé pendant les périodes froides. Cela influe naturellement sur la chute des pluies: pendant la période froide, il y a augmentation des pluies sur le conti- nent et diminution sur mer, tandis que le contraire a lieu | pendant la période chaude. La différence moyenne entre le maximum et le minimum des quantités de pluie tombées sur le continent s’eleve à un quart de la quantité nor- male trouvée comme moyenne de nombreuses années. Ainsi, tandis que la température est simultanément plus basse ou plus élevée sur tout le globe, les chutes de pluie augmentent sur le continent quand elles diminuent sur la mer, et inversement. En outre, les variations périodiques, dans les chutes de pluie sur le continent, sont d'autant 38 SOCIETÉ HELVETIQUE plus marquées que le climat est plus excessif, c’est-à- dire qu'on s’éloigne de la mer. Dans les deux derniers siècles, les années 1700, 1740, 1780, 1815, 1850 et 1880 apparaissent comme cen- tres de périodes froides, humides sur le continent; les années 1720, 1760, 1795, 4830, 1860, comme centres. de périodes chaudes, sèches sur le continent. Ces oscillations du climat influent évidemment sur l’état des glaciers et des lacs, et leur impriment des oscil- lations d’une durée de 35 ans environ. I est à remarquer que le caractère de ces petites oscil- lations actuelles rappelle celui des grandes oscillations de l’époque glaciaire. On peut en conciure que les oscillations du climai d’alors ont dû être analogues à celles d'aujourd'hui. De même qu'aujourd'hui une période froide amène un chan- gement de la répartition de la pression atmosphérique, pour la plus grande partie des continents accompagné d’une plus grande chute de pluies, et suivi d’une extension des glaciers et d’une élévation des lacs sans écoulement, de même autrefois, une période froide, caractérisée par une plus grande durée et un plus grand abaissement de tem- pérature, a pu amener des variations de pression et de chutes de pluie analogues assez importantes pour produire la période glaciaire. Le climat des deux époques glaciaires était partout plus froid, et généralement plus humide, sur les continents queles climats de la période intermédiaire, de époque pré-glaciaire et de nos jours. Ceci nous explique pourquoi la différence entre la limite des neiges d'alors et d’aujourd’hui est variable suivant les chaînes de monta- gnes; cette différence est moyenne là où les pluies n’ont pas varié depuis l’&poque glaciaire, elle est plus petite là DES SCIENCES NATURELLES. 39 où elles ont augmenté, plus grande là où elles ont un peu diminué. Nous ne pouvons pas déterminer la différence entre les pluies d’aujourd’hui et celles de cette époque, car elle est variable d’un lieu à un autre. Par contre, on peut calculer la différence de température, sachant qu’un abais- sement de 0°,5 correspond à une élévation de 100 mè- tres. Il suffit de savoir quel a été l’abaissement de la limite des neiges, dans les territoires où les chutes d’eau n'ont pas varié depuis l’époque glaciaire, c’est-à-dire dans les territoires où il y a eu un abaissement peu considérable de cette limite. Nous trouvons ainsi que le climat de l’époque glaciaire devait être de 3° à 4° C. plus froid que celui d’aujour- d’hui. En résumé, les oscillations du climat de l’époque gla- ciaire se traduisent par deux périodes — humides sur le continent, et plus froides que la nôtre de 3° à 4° sur tout le globe — séparées par une période chaude, analo- gue aux époques pré-glaciaire et actuelle. Si nous avons tàché, à l’aide de nos recherches sur les oscillations du climat de 35 ans, de soulever un peu le voile qui nous cachait le climat de la période glaciaire, nous devons reconnaître que les causes des gigantesques oscillations de l’époque diluvienne nous échappent encore. Bien des années s’écouleront peut-être avant qu'un seul pas de plus puisse être fait dans cette direction. M. le professeur Penck, de Vienne en Autriche, fait la communication suivante : En disant quelques mots sur le double pli glaronais à l’instigation de M. le président, je sais fort bien que je ne Li e a oe > + Ì meet _ _p_—., "—.—_——_———_——rr___—_—_——_—_ gie. 40 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE vous présente rien de nouveau et que je n’ai pas pu étu- dier le sujet assez à fond. Je ne puis donner que les ob- servations faites, et les impressions reçues, dans trois jours d’excursions, pendant lesquels, avec quarante autres col- lègues, nous avons visité, sous la direction de M. le prof. Heim, les points les plus probants pour sa théorie sur les Alpes glaronaises. Voici l'essentiel de ce que j’ai pu observer sur le tra- jet de Schwanden à Elm et Linththal. A la Lochseite, près de Schwanden, le Verrucano se trouve en couches presque horizontales, en bas: vertes et nodulo-schisteuses (flaserich), en haut : plus rouges et poudinguiformes: reposant transgressivement sur les ardoises noires de l’Eocene, plongeant fortement vers le sud. A la limite des deux masses de roches s’étend un ruban de calcaire fortement plissé ride, le Lochseitenkalk, qui forme parfois des pochettes dans les couches sous- jacentes. La surface de ce dernier s’accommode à la face inférieure du Lochseitenkalk en suivant ses ondulations irrégulières. Une fente presque horizontale et concor- dante, très visible, suit la limite du Verrucano et du Lochseitenkalk, ou le milieu de celui-ci. 2° Le ravin profond du Tschingel et ses ramifications laissent voir des bancs de calcaires à Nummulites, plon- geant au sud-est, intercalés en concordance dans les schistes noirs éocènes. 3° Au Hausstock, les ardoises noires, fortement plis- sées, et les bancs intercalés de calcaire éocène se pour- suivent sous les couches horizontaies du Lochseitenkalk et du Verrucano, de telle manière que les mêmes plis de \’Eocene sont visibles des deux côtés du Hausstock-Mätt- listockgrat, aussi bien dans la vallée d’Elm que dans celle de Durnach. DES SCIENCES NATURELLES. 41 4° Le même profil, que j'ai vu de loin au Hausstock, se répète au Kalkstöckli. Le sommet est formé par du Ver- rucano schisteux rouge, trituré et déchiré. Au-dessous se présente un calcaire ridé ‘et plissé, en tout semblable à celui dela Lochseite. Le substratum se compose de schistes ardoisiers noirs, plongeant fortement au sud, dans les- quels est intercalé un banc de calcaire à Nummulites, ce qui rend pour cette localité leur âge éocène incontestable. Comme à la Lochseite, mais beaucoup plus en grand, le Lochseitenkalk et YÉocène s’enchevötrent, de sorte que la puissance du Lochseitenkalk varie de 20" à zero. Sa surface forme le col entre Kalkstock et Hahnenstock. Elle est toute plate, penche faiblement au NNE et est cou- verte par places de dolomie jaune (höthidosomit). Cette surface plate du Lochseitenkalk peut se poursuivre par- dessous le Verrucano jusqu’a perte de vue, au sud dans le Hausstock, au nord dans les régions du Kärpf, à l’est jusqu’aux Graue-Hörner. 5° Au sud du Hausstock, on voit dans la paroi dn Vo- rab la coupe suivante: en haut, le Verrucano verdâtre, for- mant des parties crénelées ; dessous, une couche brune (Dogger) avec calcaire gris très épais à la base (Hochge- birgskalk). Sous ce dernier apparaissent les ardoises noires, plongeant au sud, avec des bancs de calcaire à Nummuli- tes intercalés (Éocène). Vers l’est, contre les Tschingelhör- ner, l’épaisseur du Hochgebirgskalk diminue sensiblement, et sous les Tschingelhörner il renferme de puissants coins du schiste ardoisier sous-jacent. Le Zwölfihorn, formant saillie sur la paroi précitée, montre en profil une courbure du Hochgebirgskalk et banes sous-jacents, dont la convexité est dirigée vers le nord. 6° Du Hahnenstock (0,7 k® au nord du sommet du 49 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Kalkstöckli) jusqu’au Bützistock, s’étend sur deux kilome- tres une arréte de Verrucano, avec des lambeaux de dolo- mie. Au pied ouest du Bützistock se trouve, sous le Ver- rucano : d’abord de la dolomie jaune (Röthidolomit) ; puis, par-dessous: schistes rouges (Quartenschiefer), Quartzite et Schistes noirs (Lias), Brèche à Échinodermes, Fer oolithique à Bélemnites (Dogger), calcaire jaune tacheté à Belemnites (Schiltkaik). Ce dernier est très fortement la- miné dans la direction déclive de la limite entre le Ver- rucano et l'Éocène. Sous le Schiltkalk apparaît un calcaire gris-clair à gros bancs, également laminé, qui contient des Bélemnites (Hochgebirgskalk). Épais de 100 à 200 mètres, il forme le Saasberg, tandis que les couches anté- rieures jusqu’au Verrucano ne mesurent ensemble guère plus de 15 m. Tous ces terrains sont en parfaite concor- dance et ont pu être poursuivis autour de Pangle ouest du Bützistock; ainsi, ils passent certainement sous le Verru- cano. Plus loin, sous la paroi du Bützistock, au-dessus dela Heustaffelalp, il y a une triple répétition de Quartenschiefer, Lias, Dogger et Malm, dans l’ordre indiqué, et immédiate- ment en dessous se trouvent les schistes noirs, avec un banc à Nummulites (Éocène). Une série de dénudations, jusque sous le Kalkstöckli, démontrent que cet ensemble de ter- rains, entre le Verrucano et les schistes éocènes, s’amineit et finit par être réduit au Lochseitenkalk du Kalkstöckli. Voilà mes observations. Je les résume comme suit : Dans la région du Kärpf, entre Sernf et Linththal on trouve à la base un système de couches schisteuses for- tement plissées, qui plongent, dans leur ensemble, dans la direction sud, et qu’on a attribuées au tertiaire inférieur à cause de la présence au milieu d’elles de nombreux bancs DES SCIENCES NATURELLES. 43 de calcaire à Nummulites; c’est à ces couches qu’appar- tiennent les ardoises glaronaises. Sur celles-ci, et en discordance avec elles, s'étend, dans la région même du Kärpf, un lit de Verrucano plongeant vers le nord et qui repose par endroits directement sur les banes de calcaire a Nummulites; puis au-dessus de ce Verrucano l’on trouve entre Sernfthal et le Walensee la série de couches, normale pour la Suisse orientale : Rôthidolomit, Quar- tenschiefer, Lias, Dogger et Maim, et plus loin vers le Nord tout le système Crétacé et l’Eocene. La limite des schistes avec le Verrucano qui les recouvre est partout fort évidente et l’on peut facilement la suivre dans le paysage pendant des lieues. Le long de ceite ligne de contact se trouve avec une puissance très variable le Lochseiten- kalk qui se combine avec la formation inférieure d’une façon singulière, les deux couches étant comme pétries l’une avec l’autre. Au Bützistock ce lit, gagnant en puissance, passe à un complexe de dolomie jaune, de schiste rouge, de schistes noirs avec quarzite, de brèche à Échinodermes, de fer oolithique avec Bélemnites et de calcaire gris à Bélemnites. Or le caractère pétrographique aussi bien que la faune de ces formations prouvent qu’elles ne sont autre chose que la série renversée des couches habituelles : Rôthidolomit, Quartenschiefer, Lias, Dogger et Malm, qui est réduite ici au dixième de sa puissance ordinaire et dont les roches portent toutes sans exception les marques d’un étirement. Au sud d’Elm, c’est de nouveau le Verrucano qui repose sur ces couches tertiaires inférieures et qui forme ici un plateau plongeant vers le sud, celui-ci étant de nouveau couvert par la série normale des couches jusqu'au jurassique. Au contact des Schistes éocènes et L 44 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE du Verrucano se trouvent des formations jurassiques d’une grande puissance, en ordre renversé. Ces résultats correspondent parfaitement avec les obser- vations que Heim a communiquées dans ses « Recher- ches sur le mécanisme de la formation des montagnes. » Il n°y a aucun doute que dans la région ici décrite le Ver- rucano n'ait été repoussé au-dessus de l’Eocène; et l’expli- cation de Vacek, suivant laquelle le Verrucano reposerait sur des schistes plus anciens, contre lesquels l’Eocöne serait collé seulement à la surface, n’a pu être confirmée par aucune preuve, ni pétrographique, ni pal&ontologique, ni stratigraphique. Il n’y a pas de doute non plus qu’il existe, entre l’Eo- cène et le Verrucano, des terrains supérieurs à ce der- nier, fortement comprimés et en ordre renversé. Je ne puis m’expliquer ces deux faits principaux que par la théorie de Heim et si, grâce à ce que je n’avais rien trouvé de semblable dans les Alpes orientales, j’etais prédisposé contre les explications de cet honorable savant, aujourd’hui que j'ai visité le double pli glaronais, je ne peux que me déclarer parfaitement d’accord avec les observations de Heim et les conclusions qu’il en a ürées. C'était si je ne fais erreur l'impression de chacun. Le Prince Roland BONAPARTE fait une communication sur l'écoulement récent du lac de Märjelen au pied de l’Eggishhorn. Un soir, le lac commença à se vider avec un bruit considérable, et ce n’est que cinq jours plus tard que les eaux furent entièremeni écoulées, laissant au fond des glaçons de grande dimension. Deux petits lacs, situés un peu au-dessus, sur le glacier, se vidèrent en même temps, ce qui fait admettre des communications cachées avec DES SCIENCES NATURELLES. 49 celui de Märjelen. En général l’écoulement des eaux de ce dernier se faisait beaucoup plus vite, plusieurs fois même il lui suffit de moins de 24 heures. Les grandes cre- vasses par lesquelles l’eau s’est échappée se trouvent à la partie orientale de la ligne de contact du lac et du gla- cier, elles sont larges et leurs flancs sont à peu près verticaux dans la partie inférieure, puis elles se rétrécis- sent en une sorte de collet un peu en dessous de la sur- face inférieure de la glace. M. F.-A. ForeL, de Morges, présente la carte hydrogra- phique du lac Léman à l'échelle de 1 : 25,000, levée par les ingénieurs suisses et français dans les années 1873- 1889. Le lever a été fait dans les eaux suisses par MM. Ph. Gosset et J. Hörnlimann, ingénieurs au Bureau topographique fédéral, sous la direction de MM. les colo- nels Siegfried et Lochmann, chefs de ce bureau; dans les eaux françaises par M. A. Delebecque, ingénieur des Ponts et Chaussées de l’arrondissement de Thonon, et MM. Faletti et Garcin, conducteurs des Ponts et Chaus- sées. Le programme, les méthodes et le figuré du relief, uti- lisés sur l’ensemble du lac, sont ceux établis par le Bureau topographique fédéral. Le nombre des coups de sonde donnés par les ingé- nieurs suisses est de 7617, par les ingénieurs français, 4338, ensemble 11,955, représentant 20 coups de sonde par kilomètre carré. La profondeur maximale en 1888 était de 309,7" au-dessous du niveau moyen du lac, établi à RPN-1,56" Le point de plus grande profondeur est dans le profil Ouchy-Évian, au milieu de la plaine centrale, presque horizontale, qui mesure 60 kilomètres carrés. 46 SOCIETE HELVETIQUE M. Forel etudie quelques-uns des details figures sur la carte: ia plaine centrale, le delta sous-lacusire et le ravin sous-lacustre du Rhöne, les cönes torrentiels des affluents, la barre de Promenthoux, les cuvettes du Petit-lac, etc.; il montre l’excellence et la perfection de cette belle carte, quipeut être considérée comme le chef-d'œuvre de la car- tographie hydrographique suisse. M. Forel résume les faits principaux du relief du bas- sin en établissant la classification suivante pour les dé- pôts d’alluvion lacastre : 1° dépôts d’alluvion fluviatile grossière, formant les cônes torrentiels immergés à pente raide, devant l’em- bouchure des affluents ; 2° dépôts d’alluvion lacustre grossière, formant la beine et le talus du mont, devant les côtes d’erosion; 3° dépôts d’alluvion lacustre impalpable, formant une couche uniformément répandue sur tous les talus et le plafond du lac, au-dessous de la limite d'action des vagues ; 4° dépôts d’alluvion fluviatile impalpable, formant la plaine centrale, au milieu du plafond du lac. Enfin M. Forel, étudiant cette plaine centrale parfaite- ment horizontale et égalisée, constate que cette égalité. presque absolue, doit être attribuée aux courants des sei- ches, seuls actifs et efficaces dans les très grands fonds du lac. M. A. DELEBECQUE, ingénieur, à Thonon, expose les résultats que lui ont donnés les sondages du lac d’An- necy. Ce lac se compose de deux bassins, dont les pro- fondeurs sont, pour le plus septentrional, de 65,2, pour le plus meridional, de 55%,7. Ces deux bassins sont séparés par une barre très peu saillante, sur laquelle DES SCIENCES NATURELLES. * 47 la profondeur est de 49,8. Il est à remarquer que cette barre ne forme pas le prolongement du promontoire de Duingt, qui divise la surface du lac en deux parties bien distinctes. Les principales particularités qui méritent d’être signa- lées sont les suivantes : a) L’escarpement du talus immergé au pied du Roc de Chère. A deux mètres du rivage, on a trouvé 42 mètres de profondeur. b) L’ilot du Roselet, qui forme le prolongement du pro- montoire de Duingt. c) Deux hauts fonds en face de Sévrier : l’un dit Crêt de Châtillon, où la profondeur est de 4 mètres par des fonds de 40 mètres; l’autre, où la profondeur est de 9,10 par des fonds de 25 à 30 métres. Ces hauts-fonds sont vraisemblablement d’origine morainique et corres- _pondent aux moraines qui sillonnent le rivage aux abords de Sévrier. d) Un trou de 81 mètres de profondeur par des fonds de 25 à 30 mètres. Ce trou, dit le Boubio, se trouve entre Annecy et la colline de la Puya, à 200 mètres du rivage. Son bord forme à peu près une ellipse dont les axes ont 180 et 220 mètres de diamètre. De Saussure avait découvert ce trou en 1780, mais il ne lui avait trouvé que 58 mötres de profondeur. Il avait mesuré la température de l’eau dans ce trou à 53 mètres de profondeur le 14 mai 1780 et avait ob- tenu 5°,6 centigrades. Des sondages thermométriques faits le 2 juin 1890 par M. Delebecque à des profondeurs de de 49, 60, 66 et 74 mètres lui ont donné comme tem- pérature constante 5°,8. Cette concordance avec les ob- servations de de Saussure mérite d’être signalée. La tem- CSS AE mA eh | DL uno am D LM din 2 nn nimm = mm DA > med - ee 48 à SOCIÉTÉ HELVETIQUE pérature du fond du lac dans la plaine centrale n'était ce jour-là que de 4°,7. Il est done probable que la formation de ce irou est due à une source plus chaude que l’eau du fond du lac. M. le prof. GREFF, de Fribourg en Brisgau, présente une communication préliminaire sur les résultats de ses recher- ches concernant les roches porphyriques, qui, d’après les communications antérieures de Favre et de Gerlach, se trouvent largement distribuées sur le flanc sud-est du massif du Mont-Blane et qui passent a la Protogine et aux schistes cristallins. Les roches en question, dont les affleurements ont été suivis l’an dernier du Mont-Catogne, près d’Orsières, jusqu’au Col du Grapillon ou petit Ferret, sont de véri- tables Quartz-porphyres (porphyres pétrosiliceux ?) Leur disposition vis-à-vis de la Protogine est telle qu'il ne peut être ici question du passage de l’un à l’autre. La limite entre le Porphyre et la Protogine est tou- jours très nettement marquée. Près du contact, le Por- phyre, abstraction faite de la rareté des ségrégations, ne paraît présenter aucune différence avec son facies habi- tuel, tandis que la Protogine montre souvent dans le voisinage de ce contact une réduction dans les dimen- sions de son grain. En tout cas, au point de vue de la genese, ces deux roches sont étroitement liées; on dirait des poussées pos- térieures d’un magma granitique, solidifiées porphyrique- ment. Cette liaison du Porphyre et de la Protogine lève tout naturellement les derniers doutes qu’on pourrait avoir sur l’origine éruptive de la Protogine; celle-ci n’est qu'un Granit d’une schistosité variable en différents endroits. DES SCIENCES NATURELLES. 49 De la même manière, et par la même cause, le porphyre a été en majeure partie modifié, et, par de fortes pressions accompagnées d’une riche production de séricite, a été transformé en une roche schisteuse, qui, dans le facies ex- trême, rappelle à s’y méprendre certains schistes micacés. Là où ces roches arrivent en contact avec les vérita- bles Gneiss et Schistes micacés du massif du Mont-Blane, la limite entre les deux reste toujours très marquée et parfaitement reconnaissable. Jamais (juspu’ici tout au moins) le Porphyre n'a été observé en gisement nette- ment tranché par rapport aux couches sédimentaires insuffisamment étudiées, qui forment le manteau du massif. Il est plutôt intercalé dans ces dernières en bancs ou plaques épaisses, en concordance. Au contact, des modifications dans les sédiments ne semblent pas se présenter d’une manière très sensible, au contraire, on y trouve presque toujours des phénomènes qui semblent indiquer des actions mécaniques, comme la pression, le déchirement, etc., sur la roche déjà formée. Le voisinage actuel des deux roches n’est, selon toute vraisemblance, pas originel et n’a pas été produit lors de l’éruption du Porphyre, mais au contraire à la suite de dislocations postérieures. Il s’ensuit qu’on n’en peut tirer aucun point d'appui pour assigner une époque géologi- que au Porphyre. Ces recherches seront terminées cet au- tomne. Cet exposé a été complété par une riche série d’échan- tillons montrant tout particulièrement les différents états de schistosité du Porphyre. Diverses observations sont présentées à la suite de cette communication : 4 50 SOCIETE HELVETIQUE M. le prof. A. BALTZER remarque que queiques-unes des roches présentées par M. Græff lui rappellent tout à fait le facies latéral (Randfacies) de la Protogyne, qu'il a décrit au massif de l’Aar (Mieselen). Il considère aussi la Protogyne comme d’origine éruptive, mais il ne pense pas que l’on puisse expliquer la disposition stratifiée de la zone de Granit-gneiss du massif de l’Aar par un simple écrasement. M. le prof. C. SCHMIDT signale encore d’autres cas analogues dans les Alpes bernoises. M. le prof. E. RENEVIER présente les observations suivantes : « M. Græff nous dit qu'il a trouvé au Mont-Catogne une roche pétrosiliceuse plaquée contre la Protogyne et recou- verte de Schistes cristallins. Il y a donc interstratification normale, et rien ne prouve que cette roche soit érup- tive, car M. Græff reconnaît n’avoir rencontré aucun filon transverse. ni structure scoriacée, ni inclusions vitreuses dans le magma, les trois seuls caractères que Je puisse admettre comme démontrant l’origine éruptive. M. Græff se base sur une certaine texture cristalline, mais rien ne prouve que celle-ci ne soit pas le résultat du métamor- phisme ; quant à la Protogyne, ce que j en ai vu Jusqu'ici me porte à la considérer plutôt comme un sédiment métamorphysé. » M. le prof. BaLTZER, de Berne, présente la Carte géo- logique des environs de Berne au 25,000", dressée par lui et M. Jenny, avec l’aide de M. Kissling. Cette carte est surtout destinée à représenter le domaine des moraines DES SCIENCES NATURELLES. 51 intérieures du glacier de l’Aar pendant la période dilu- vienne et quelques massifs de mollasse. Elle présente treize couleurs géologiques et quinze signes spéciaux pour dési- gner la nature des blocs erratiques. Les travaux exécutés pour amener et distribuer l’eau de source dans la un de Berne y sont aussi indiqués. L’auteur fait ressortir quelques points étudiés par lui. Pour ce qui concerne les formations d’alluvion, on distingue les terrasses d’erosion récentes de l’Aar, les terrasses fluvio-glaciaires et les anciennes alluvions gla- cialres moins meubles que les précédentes. La terrasse supérieure, plus importante que les autres terrasses d’érosion, forme, avec les terrasses fluvio-glaciaires, un niveau d’alluvions unique (correspondant au Niederterras- senschotter de Penck). On a souvent observé que cette alluvion provient des moraines frontales et qu’elle con- tient de gros blocs dans le voisinage de celles-ci. Une formation très répandue dans la contrée avoisi- nante de Berne est la craie morainique, produit des anciennes moraines, considérée plus anciennement comme du læss, mais qui contient 80 à 95 °/, de carbonate de chaux. M. Baltzer a constaté, à côté du lehm avec blocs striés typiques, une autre variété de moraine de fond qu’il a dé- signée sous le nom de moraine de fond sableuse, et qui contient une grande quantité de cailloux rayés et striés, ce qui prouve qu'elle n’a pas été amassée par les eaux. Quelquefois cette variété semble passer à la variété typi- que, par des superpositions alternantes. D’autres fois, au contraire, le passage se fait peu à peu et insensible- ment. L’orateur considère cette moraine sableuse comme un produit du frottement du glacier contre les mollasses, 52 SOCIETE HELVETIQUE ce qui montrerait une action érosive du glacier. Le fait qu’elle est localisée dans les domaines de la mollasse, que les couches supérieures de cette dernière sous les débris glaciaires sont souvent fortement effritées (fait qui facilite beaucoup l’érosion) et que les moraines sableuses se sont. formées surtout là où le glacier devait remonter des pentes de mollasse, prouverait, comme la composition pétrogra- phique, que l’explication donnée plus haut de l’origine de ces moraines est juste. On trouve du reste ici très fa- cilement des phénomènes de frottement et de pression. L’epaisseur de la moraine de fond sableuse ne parait pas. dépasser 6 mètres, tandis que le lehm typique atteint quel- quelois une puissance de 45 mètres. L’erosion glaciaire est done limitée et des observations plus approfondies sur Ce sujet donneraient des renseignements exacts sur la puissance d’érosion des glaciers. M. Baltzer distingue les facies suivants de moraine de fond: 1° moraine ordinaire de lehm; 2° facies sableux ; 3° moraine avec légère stratification, formée par des cou- ches de lehm et de sable alternantes et irrégulières, qui contient un petit nombre de cailloux striés, et passe peu à peu à l’état de moraine de fond remaniée par les eaux. Il faut naturellement adapter ces trois types au cas où le matériel de moraine de fond contribue à la formation de moraines de surface. Dans une seconde communication, M. BALTZER traite des Limites des anciens glaciers du Rhône et de l’Aar. Il admet, comme cela a été prouvé surtout dans la région orientale des Alpes, deux invasions successives des gla- ciers, et pour cela il se base, vu le manque complet de coupe interglaciaire dans le bassin de l’Aar, sur la super- DES SCIENCES NATURELLES. 53 position de moraines de fond plus récentes sur des allu- vions glaciaires avec cailloux striés, ainsi que sur l’exis- tence de moraines de montagnes (Bergmoränen), que l’on trouve jusqu’à 1000 mètres, et de moraines de vallée (Thalmoränen), situées de 300 à 350 mètres plus bas. Il croit devoir déplacer la limite des glaciers du Rhòne et de l’Aar telle que A. Favre l’a fixée dans son excellente carte des glaciers. Sur cette carte, ainsi que sur la feuille XII de la carte géologique suisse, les limites des deux glaciers à des périodes différentes sont mélées, et par conséquent ne doivent pas aller ensemble. Il faut admettre comme limite orientale du glacier du Rhône, à l’époque du maximum d'extension des glaciers, la ligne du Gur- nigel, comme Bachmann l’a déjà proposé en 1883. Le glacier du Rhône ne contournait pas alors un avance- ment conique de celui de l’Aar, mais les deux glaciers se -réunissaient déjà à la hauteur de Thoune. A côté de l'impossibilité mécanique de l’hypothèse de Favre, il y en a une chronologique, car lorsque le glacier du Rhône se trouvait à la hauteur du Längenberg près de Berne, il s’etait retiré depuis longtemps des vallées de l'Emme et se terminait à peu près vers Aarau ou Olten. Vers la fin de la première période glaciaire (période principale), après que les glaces s’étaient abaissées d’en- viron 400 mètres, les moraines de montagne du glacier de l’Aar se formèrent à environ 900 mètres. Une ligne importante pour le glacier du Rhône, qui à déjà été indiquée par Mühlberg et Brückner, est la limite extrême des moraines de la dernière période glaciaire, marquée par les moraines frontales d’Attisholz et Wan- gen. Quant aux moraines frontales situées plus en arrière, près de Schönbuhl et Münchenbuchsee, ce sont les étapes 54 SOCIÉTÉ HELVETIQUE du glacier de l’Aar près de Berne qui leur corres- pondent. Des deux proéminences terminales du glacier de l’Aar près de Berne, telles que la carte des glaciers de Favre les donne, celle du nord est plus ancienne et correspond vraisemblablement à la fin de la première période gla- ciaire, tandis que celle de l’ouest appartient à la seconde ou dernière période. Par suite de la non-simultanéité des époques d’accroissement et de retraite des deux glaciers, il y a mélange et superposition de leurs matériaux dans la zone de contact. Une conséquence nécessaire du puissant refoulement exercé par le glacier du Rhòne sur celui de l’Aar devait étre qu’un bras de ce dernier se cherchàt un passage par la dépression du Brunig jusqu’au lac des Quatre- Cantons. M. le prof. Mayer-Eymar, de Zurich, communique des détails nouveaux sur la faune du Londinien d’ Appenzell‘. Ce terrain consiste en marnes noiràtres, un peu endur- cies et parfois légèrement schisteuses, de cent mètres d’épaisseur, dans le ravin d’Eggerstanden, et couronnées par un banc calcaire à Ostrea Escheri. Ces deux dépôts inséparables forment un arc le long du pied ouest et nord des Fæhnern, du ravin de Brüllach, près de Weiss- bad, jusqu’à la vallée du Rhin à Eichberg, arc limité à ses extrémités par la mollasse aquitanienne; tandis qu’au milieu, dans le ravin d’Eggerstanden, les bancs inférieurs ! Voyez sur ce sujet les travaux antérieurs : Mayer-Eymar, Das Londinian am Säntis (Vierteljahrsschr Naturf. Gesellsch., Zurich, 1879) et Frauscher, Die Fauna des Untereocän der Nord- a:pen, I (Denkschr. Wien-Akad. Wissensch., 1886). DES SCIENCES NATURELLES. 99 du dépôt s’enrichissent de veines de calcaire spathique, deviennent plus schisteux et pourraient bien alors consti- tuer l'étage éocène le plus inférieur, recouvert à son tour par la mollasse. Ce petit massif éocène des Fæhnern a pour base, au sud-est, le calcaire et les schistes blanes dits de Seewen, prolongement de la chaîne du Kamor, tandis qu’à l’ouest, ce massif est traversé par un éperon des mêmes roches, qui représentent les sous-étages campanien et mæstrich- tien, soit la craie la plus supérieure et renferment des échantillons d’Echinocorys ovata, Inoceramus Crispi et Belemnitella mucronata. La superposition des marnes noi- res du pied des Fæhnern, à ces calcaires et schistes blancs de Seewen, est très visible dans le ravin du Brüllach et dans celui du Wybach; elles appartiennent donc à l’&ocene inférieur. Ces marnes et marno-calcaires noirs doivent être clas- ses dans l'étage que j'ai nommé Londinien, car elles offrent à leur partie supérieure, dans le ravin d’Eggerstanden, le passage au nummulitique parisien inférieur, roche glau- connieuse et grès vert, à Nummulina granulosa, N. Biar- ritzensis, Rotularia Bognorensis, et les huîtres, spondyles et peignes ordinaires du calcaire grossier inférieur, associés à Ostrea Escheri, Crassatella sinuosa, Cytherea ambigua et Parisiensis. Voici les principales espèces éocènes, ou tout au moins neutres, de notre Londinien, provenant soit des marnes noires (I), soit du calcaire (II): II. Cliona megastoma, Fisch. (4). Londinien du Nord, Parisien du Nord et des Alpes. II. —. Parisiensis, Orb. (4). Mêmes gisements. II. Ostrea (Gryphæa) Brongniarti, Bronn (2) Londinien d'Égypte, i Tongrien du Vicentin. 56 IT. IL. TE IL. SOCIÉTÉ HELVETIQUE Ostrea (Gryphea) Escheri, May.-Eym. (5) Londinien de Lon- dres, Parisien des Alpes, etc. — — Gümbeli, May.-Eym.(2) Londinien d'Égypte, Parisien d’Egypte, etc. — — Mayeri, Frausch. (2) Londinien de Londres, Parisien d'Egypte, etc. . Pecten (Neithea) goniopleura, May.-Eym. (2). Type tertiaire et récent. — (Cornelia) corneus? Sow. (2). Londinien-Tongrien. — Gallensis, May.-Eym. (4). Type tertiaire et récent. . Avicula papyracea, Sow. (3). Londinien de Londres. . Mytilus (Modiola) subcarinatus, Lam. (2). Londinien-Tongrien. — — sulcatus, Lam. (2). Parisien, Bartonien. Stalagmium tenuistriatum, May.-Eym. (2). Type tertiaire. Nucula Bowerbanki, Sow. (2) Londinien de Londres. . Cardita Brongniarti? Mant. (2). Londinien de Londres. — multicostata ? Lam. (Vener.) (3). Soissonien-Parisien II. . Crassatella plicatilis, Dsh. (4). Parisien I de Paris et des Alpes. — sinuosa, Dsh. (5). Mêmes gisements. . Lucina subalpina? May.-Eym. (2). Londinien du Vicentin. . Corbis Brongniarti, May.-Eym. (2). Type tertiaire. Corbis Davidsoni, Dsh. (2). Soisonnien de Paris, Londinien de PAude. — latilamella, May.-Eym, (2). Type tertiaire. Corbis Prestwichi, May.-Eym. (2). Type neutre. . Cardium (Protocardium), difficile ? Dsh. (2). Londinien de Paris, Parisien des Alpes. — densicostatum? Frausch. (3). Type neutre. . Cytherea ambigua, Dsh. (4). Londinier de Paris, Parisien des Alpes. — Dixoni, Dsh. (3). Londinien de Paris, Parisien ? des Alpes. — nitidula, Dsh. (2). Londinien de Paris (Vregny)- Bartonien. — obliqua, Dsh, (4). Soissonien-Bartonien ? — Parisiensis, Dsh. (2). Londinien-Bartonien. — polita? Lam. (2). De même. I. II. Venus plicata? Gmel. (3). Type tertiaire. DE I° II. Turritella hybrida? Dsh. (2). Soissonien et Londinien du Nord. Nautilus centralis, Sow. (2). Londinien de Londres, Parisien des Alpes. Serpula Gundavaensis, Arch. (3). Londinien? de l’Inde, Parisien des Alpes. DES SCIENCES NATURELLES. RO Vingt espèces sur trente-cinq se retrouvent dans le Londinien du nord, et cette forte proportion, jointe à l’analogie de la roche avec l'argile de Londres et des Flandres, invite même à présumer qu'à l’époque londi- nienne inférieure, la mer du Nord communiquait direc- tement et probablement par l'Allemagne avec la mer subalpine. Or ces marnes éocènes si bien caractérisées renfer- ment un grand nombre d’especes de types des terrains crétacés supérieurs. Ce sont : Ostrea Studeri, May.-Eym., espèce fréquente dans le banc à O. Escheri, appartenant évidemment au groupe crétacé de 1’O. Deshayesi, dont elle se distingue ici par sa forme presque subitement élargie par le bas. Ostrea Deickei, May.-Eym., exogyre tout à fait semblable aux O. plicifera et Matheroni da Santonien et du Campanien et formant, comme elles, un banc. Elle se distingue & grand’peine de la dernière espèce par une taille plus petite et un còté postérieur plus abrupt. Trois espèces de Peignes-Neithees à côtes alternantes, si caractéristiques des terrains crétacés. L’une, Pecten Edwardsi, May.-Eym., assez commune dans le banc à O. Escheri, rare dans les marnes, se distingue des espèces de la craie blanche, P. Mortoni, P. quadricostatus, P. tri- costatus, ete., d’abord par la taille plus grande, puis, par sa plus forte courbure, mais surtout en cela que, à l’instar du P. alpinus, du Cenomanien inférieur, elle n’a que deux côtes intermédiaires aux còtes principales de la grande valve. Elle differe de ce P. alpinus par plusieurs carac- teres importants. Une autre espèce, que j'ai dédiée à Dixon, du banc calcaire, elle aussi, serait tout à fait un P. striatocostatus ou substriatocostatus, si ses côtes princi- 58 SOCIÉTÉ HELVETIQUE pales n’étaient pas nettement bifides. La troisième, enfin, P. subæquicostatus, May.-Eym., du même niveau, res- semble à s'y méprendre au P. æquicostatus, du Cénoma- nien inférieur, mais en y regardant de plus près, l’on s'aperçoit qu’elle a des côtes principales moins distinetés. A ces peignes du sous-genre Neithea, viennent encore se joindre: Pecten (Cornelia) Munieri, May.-Eym., trouvé en deux exemplaires dans les marnes (I), espèce du grand groupe, jurassique et crétacé, des P. strialo-punctatus, Arzierensis, virgatus, subvirgatus, etc., se distinguant de ceux-ci par ses côtes divergentes, plus fortes et moins nombreuses: et P. Espaillaci, Orb., assez commun dans le calcaire, peigne du Campanien et du Mästrichtien, dont j'ai cru jadis pouvoir distinguer, sous le nom de P. eocænicus, les trois premiers exemplaires éocènes, mais dont de plus nombreux matériaux démontrent aujour- d’hui l'unité spécifique. On a cité depuis longtemps des Inocérames des couches dites de Wang, considérées comme infra-nummulitiques et qui correspondent même vraisemblablement, du moins en majeure partie, au Londinien d’Appenzell. Il n’est donc pas étonnant de voir, dans notre Londinien inférieur, des fragments caractéristiques d’une espèce de ce genre‘; ils ne sont malheureusement pas determinables; il est seu- lement certain, vu leurs petits plis, qu’ils n’appartien- nent pas à l'espèce ordinaire de la craie supérieure, VI Crispi”. ? J'ai décrit dans le Journal de Conchyliologie, 1887, sous le nom d’I. Isseli, un Inocérame très voisin de l’I. labiatus, du Turo- nien inférieur, mais trouvé par moi dans le Ligurien inférieur, è Gênes même. ? Je me décide à donner un nom, celui d’J. Kaufmanni, à cette espèce qui paraît encoré avoir été de taille médiocre, voûtée et fortement rostrée ? DES SCIENCES NATURELLES. 59 Voici une Arche-Cucullée, assez commune dans le cal- caire. Elle rappelle, par sa taille et sa forme, l'A. Royanensis, du Danien, mais elle est plus oblique et un peu moins renflée. Je l’ai dédiée au géologue autrichien, Théobald Zollikofer. Rhynchonella Rehsteineri, May.-Eym. se distingue des deux espèces du Garumnien de Spilecco, près de Vicence, par sa taille et par sa forme plus globuleuse, tandis qu'il se rapproche du Ah. Eudesi, du Campanien, tout en étant plus ramassé. Voici enfin un Baculite, du groupe de Bac. anceps, Baculites Heberti, May.-Eym., grand fragment du gros bout, recouvert en partie de la gangue caractéristique de la marne noire (1). Sa taille un peu faible et ses plis étroits et rapprochés suffisent pour le distinguer de son devancier du Danien, Bac. anceps. Botanique. Président : M. Marc Micueur, de Genève. Secrétaire : M. Amann, de Davos. Séance de la Société de botanique suisse. — D: Früh. Étude de la tourbe. — Prof. Tschirch. Contribution à l'anatomie et à la physiologie des grai- nes. — D' Fischer. La Trichocoma paradoxa. — Prof. Chodat. Systémati- que des Cramériacées. — Prof. Chodat. Production d’amidon dans les pseudo- bulbes du Calanthe bulbosa. — Prof. Chodat. Malpighiacées du Paraguay. — Schinz. Synonymie du Potamogeton javanicum. — Prof. Wolff, Stations botaniques valaisannes a Zermatt et au Grand Saint-Bernard. — Dr Amann. Mousses nouvelles de Davos. — D" Amann. Polarisation dans les membra- nes des mousses. — Micheli. Fertilité des fleurs de Montbretia crocosmiæ- flora. — Micheli. Dépôt de fascicules de la Flore du Paraguay. — Brubin. Exsiccata tératologiques. Avant l’ouverture de la séance de la section de bota- 60 SOCIETE HELVETIQUE nique, la Société botanique suisse, dont la fondation a été décidée à Lugano en 1889, a tenu sa première assemblée générale et s’est définitivement constituée en stipulant que ses réunions auraient toujours lieu conjointement avec celles de la Société helvétique des Sciences natu- relles. Elle sera administrée par un comité central, qui publiera un bulletin, dont la rédaction est confiée à une commission spéciale de trois membres '. La réunion adopte les résolutions suivantes : 1° Approbation de la publication du comité d’initia- tive. 2° Admission de la Société botanique de Genève comme section de la Société botanique suisse. 3° Adoption en bloc du projet de statuts préparé par le comité d’initiative. 4° Nomination au comite definitif des membres du comité d'initiative. 5° Nomination de membres honoraires : MM. prof. Caruel, de Florence, qui, à Lugano, prési- dait la section de botanique où s’est formée la Société Suisse ; Alph. de Candolle, de Genève ; Prof. Flückiger, à Strasbourg: Prof. Nægeli, à Munich; Prof. Schwendener, à Berlin. Dans la première assemblée générale, M. le D" FrùH a présenté des considérations sur l'étude de la tourbe. Les marais tourbeux sont d’origine alluviale; dans chacun d’eux il faut distinguer la tourbe proprement ! Le comité est composé de MM. Christ, à Bâle, Ed. Fischer, à Berne, prof. Chodat, à Genève, prof. Schröter, à Zurich, prof. Wolff, à Sion. DES SCIENCES NATURELLES. 61 dite de la vegetation superficielle qui la recouvre. Les élé- ments constitutifs de cette dernière ne sont point tou- jours identiques a ceux de la tourbe elle-méme, et, sui- vant leur nature, on peut distinguer en Europe trois types principaux de marais tourbeux : 1. Sphagneto-eriophoro-callunetum (marais émergés de Lesquereux), plus ou moins bombés à la surface (Hoch- moore). Dans l’Europe centrale, ce type est toujours ac- compagné de Sphagnum et peut se rencontrer sur les pentes de montagnes sans eau stagnante. 2. Hypneto-cariceto-graminetum. Ce type offre differen- tes variétés suivant l’importance que prend l'un ou l’au- tre des éléments constitutifs, mais c’est toujours un ma- rais plat, jamais bombé et demandant à être constamment pénétré d’eau stagnante ou coulant lentement. 3. Marais émergés reposant sur des marais plats. Ce sont les plus répandus dans les régions préalpines de l’Alle- magne centrale, de la Bohême, de la France. Dans notre pays, ces marais sont le plus souvent couverts de Pinus montana Var. uncinala, dont le feuillage sombre donne au paysage un aspect septentrional. Au point de vue de l’exploitation pratique, les marais tourbeux peuvent aussi être utilisés soit pour la produc- tion de litière (Torfstreu), qui, par des soins appropriés, peut être augmentée chaque année; soit pour le produit de combustible (Torfmulle), traité par des machines spé- ciales. Certains marais tourbeux peuvent être améliorés par le dessèchement et la culture; mais, pour exécuter ces travaux, une connaissance exacte des sous-sols est abso- lument nécessaire à cause de la grande proportion de sul- fure double de fer qui s’y rencontre parfois. 62 SOCIETE HELVETIQUE L’auteur a étudié soigneusement les progrès de la for- mation de la tourbe, si imparfaitement connus jusqu’a aujourd’hui. En l’absence de réactifs exacts, il est difficile de diagnostiquer les éléments les plus importants de la tourbe (Ulmine, Humus). Voici pratiquement leurs caractères : 1° Une fois desséchés, ils absorbent l’eau difficilement. De là proviennent les qualités combustibles de la tourbe. 2° Les acides ulmiques et humiques sont solubles dans l’eau et produisent avec les bases alcalines des sels solu- bles eux-mêmes. Avec les terres alcalines et les oxydes métalliques, ils produisent des sels insolubles. Ce fait expli- que la dissolution graduelle des minéraux basiques dans le sous-sol des marais ; la pauvreté en alcali de toutes les tourbes et la grande proportion qu’en renferment les de- pôts des eaux de tourbières. Grâce à des matériaux venant de différentes parties de l’Europe, à l’examen de plus de 3000 préparations mi- croscopiques, grâce à l’étude d’un grand nombre de pro- fils et à des expériences chimiques, l’auteur a pu réunir bien des documents relatifs au développement et à la for- mation de la tourbe. Les éléments des cendres sont essentiels ou accessoires; ces derniers sont des sédiments déposés dans les marais de tourbe. Le plus souvent, leur azote provient de débris de carapaces de crustacés microscopiques ou de larves d'insectes. A l’exception des diatomées, toutes les plantes peu- vent également bien produire de la tourbe. Les petites plantes aquatiques en fournissent à peine, ne végétant pas en assez grandes masses. Il n’ya pas de tourbe ma- rine. DES SCIENCES NATURELLES. 63 Les Aypnum et les Sphagnum se transforment lente- ment, mais produisent une tourbe homogene de bonne qualité. Les membranes lignifiées se transforment en tourbe aussi bien que la cellulose. Parmi les éléments les plus réfractaires à la transformation, on peut citer les filaments du micélium de champignons souterrains qui se développent sur les racines des Vaccinicées et des au- tres arbustes. Le gel, la pression extérieure ne jouent aucun rôle dans la formation de la tourbe, qui ne dérive pas non plus d’une fermentation lente, puisque les marais tour- biers sont froids et que l’on rencontre au sein de la tourbe les algues unicellulaires intactes. La formation de la tourbe est donc une lente décom- position des plantes dans une température basse, en de- hors de tout excès d'oxygène. | On a pris les acides ulmiques et leurs sels alcalıns tantôt pour des ferments, tantôt pour des agents antisep- tiques. La première opinion doit être mise de côté; pour la seconde, des faits précis manquent encore, quoique quelques observations aient déjà été faites dans ce sens. Les premières traces de tourbe affectent la forme de pe- tites sphères répandues dans la masse et l’envahissant peu à peu tout entière. Les membranes végétales peuvent se transformer directement en tourbe en conservant toute leur texture. Il n’est pas probable que des microorga- nismes jouent un rôle dans le phénomène, mais des recherches sur ce point seraient désirables. Les éléments de la tourbe ne paraissent pas être atta- qués par les ferments; de l’humus préparé, d’après la méthode de Sacc, par M. Früh le 12 mars 1883, con- servé dans l’eau dans des conditions favorables au déve- 64 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE loppement des bactéries a été retrouvé parfaitement in- tact en 1890. M. Früh souhaite que, comme dans d’autres pays, les marais tourbeux deviennent l’objet de recherches scienti- fiques. Ces recherches donneraient non seulement des renseignements utiles sur l'extension des anciens gla- ciers et des anciens lacs, mais elles répondraient en même temps à une foule de questions pratiques. De 1885 à 1889, en Suisse, on a dépensé chaque année : pour la tourbe, 188,259 francs; pour des litie- res, 659,070 francs. M. A. TschircH. Contributions à l'étude physiologique et biologique des graines. I. ENVELOPPES SÉMINALES. A. Couches de sclérenchyme « Selereidenschicht. » La structure de ces couches est en relation directe avec la maturation des graines et vise surtout la préservation de celles-ci contre les alternatives de sécheresse et d’humidite du sol et contre les pressions qu'il exerce. Leur fonction se résume à mettre la graine à l’abri des accidents extérieurs et à empêcher l’introduc- tion de parasites animaux et végétaux. A cette fonction spéciale correspond non seulement l’épaississement des membranes cellulaires, mais aussi un dépôt d'éléments variés dans les différentes couches. Chacune d’entre elles joue un rôle particulier de résistance, l’une à la pression radiale, l’autre à la flexion, une autre aux forces tangentielles. Ainsi se trouve établi un système d’après lequel les provisions de substances nutritives destinées à la Jeune plantule sont mieux à l'abri des accidents extérieurs. B. Épiderme mucilagineux. Des expériences faites sur DES SCIENCES NATURELLES. 65 des lins *, montrent que l’épiderme mucilagineux a pour principale fonction de fixer au sol la graine au moment de la germination. C. Couche nutritive, « Nährschicht. » Toutes les enve- loppes séminales possèdent une couche de cellules paren- chymateuses qui le plus souvent s’oblitere au moment de la maturite et renferme auparavant de l’amidon, de l’eau et d’autres substances destinées au développement des cou- ches et en particulier de la couche de sclérenchyme. Cette couche nutritive constitue donc une réserve transitoire, « Transitorischer Reservebehälter. » Elle disparaît, lors- que le contenu des cellules est absorbé sous l’influence de la pression exercée par la graine qui grossit; pendant le dernier stage, les couches externes en se desséchant exer- cent aussi une pression de dehors en dedans. Chez le Lu- pin, ce phénomène est si prononcé que le diamètre de la graine müre mais encore verte est double du diamètre de la même graine desséchée. IL. ÉLÉMENTS DE RÉSERVE ET ENDOSPERNE. A. Aleurone. Le gonflement dans l’eau des graines inactives ne peut produire une dissolution partielle que sur la substance amorphe des grains d’aleurone; jamais les cristaux et cristalloides ne sont attaqués par ce simple procédé. Ils ne se dissolvent que sous l'influence de la germination elle-même et ne commencent qu'avec les premières mani- festations vitales du jeune germe. Les cristalloïdes en voie de formation ou de décomposition ne peuvent pas être restitués à leur forme primitive par l’enlèvement d’eau. b. Des Nuclei ce rencontrent dans toutes les cellules de l’endosperme et de périsperme. Ils jouent un rôle dans 1 Tschirch, Angew. Pfl. Anat. p. 204. © | 66 SOCIETE HELVETIQUE la formation de ces cellules et dans l’accumulation de principes nutritifs dans leur sein; en outre à leur présence est intimement lié le phénomène de la dissolution des prineipes nufritifs au commencement de la germination. Il persiste bien après tous les autres éléments contenus dans la cellule et ne disparait qu’en dernier. c. Endosperme mucilagineux « Schleimendosperm. » Il n'y a pas de couche mucilagineuse dans les graines elles- mêmes. Les dépôts mucilagineux se rencontrent toujours dans l’endosperme et les couches qu'ils forment sont dans la germination, absorbées absolument comme les membranes cellulosiques, et doivent par conséquent être considérés comme des éléments de réserve. d. Tissu conducteur des elements de réserve. Il y a un rapport évident entre la structure anatomique de l’endos- perme, du périsperme et l'embryon. Dans les graines où l'embryon ou son suçoir occupe une position centrale, il est facile de reconnaître dans les cellules de l’albumen une disposition rayonnante autour de l'embryon. La couche interne de l’endosperme est toujours oblitérée. Au mo- ment de la germination, elle se dilate, s’applique contre le germe, et fonctionne comme un sucoir. (Quellgewebe.) Ill. GERME ET GERMINATION. a) Alternance de fonctions et chlorophylle dans les cotyledons des plantes dicotylédones. Lorsque les graines germent sur terre, l’aleurone se dis- sout et l’on voit apparaitre de la chlorophylle dans les chromatophores, qui existaient précédemment et qui se multiplient rapidement. Chez les Lupins, on trouve deja de la chlorophylle dans les graines avant leur maturité; elle disparait compiètement au moment où la graine se dessèche pour réapparaître au moment de la germination. C'est au moyen de ma méthode pour la détermination DES SCIENCES NATURELLES. 67 quantitative de la chlorophylle. (Ber. d. deutsch. botan. Gesell. V, p. 132) que j’ai pu étudier ce phénomène d’al- ternance. Le maximum de chlorophylle se rencontre au moment où la graine mùre est encore gorgée de liquide et le minimum au moment où la graine müre est desséchée. Au moment de la germination, il se produit dans toutes les graines dicotylées épigées dépourvues d’endosperme, un changement de fonction : les tissus accumulateurs se iransforment en organes d’assimilation. b) Des éléments éliminés et du tannin peuvent se ren- contrer dans les réserves de beaucoup de graines tropi- cales. | c) Sugçoir, « Saugorgan. » Toutes les graines monoco- tylées pourvues de tissu accumulateur « Speichergewebe, » endosperme, périsperme, possèdent un sucoir qui, au moment de la germination, reste plongé dans la graine pour absorber le contenu des tissus nutritifs. Cet organe est tantôt un scutellum (type des Graminées, Cenirolepis), tantòt il est en forme de massue, ou foliacé, ou filiforme (type des Zingibéracées, Marantacées, Cannacées, Lilia- cées, Amaryllidées, Juncacées, Iridées, Dioscorees, Bro- méliacées, Restiacées, Typhacées, Aracées, eic.); ailleurs, sa forme est peu déterminée, il grossit beaucoup au moment de la germination et pénètre profondément dans l’endosperme (type des Palmacées, Cypéracées, Commel- lynées, Musa). L’épiderme en est quelquefois hérissé de papilles. Les Gnétacées et les Cycadées présentent une organi- sation analogue; on peut également considérer comme homologue du sucoir, le « pied » de l’embryon dans les cryptogames vasculaires et le « pied » de la capsule des mousses. 68 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE Des recherches comparatives étendues à toutes les monocotylédones montrent que dans les familles dé- pourvues d’endosperme (Hélobiées, Najadées), l'organe en forme de massue qui enveloppe la plumule est bien réellement un cotylédon. D'autre part, dans les familles des types Zingibéracées et Palmées (graines à endosperme), il est évident que le suçoir et la gaine de la gemmule (Coléoptile, Piléole) forment un seul et même organe : le cotylédon. Celui-ci se compose donc d’une partie engai- nante, enveloppant d’abord la plumule (Coléoptile), d’un organe qui reste plongé au sein de la graine (sucoir) et d'une partie intermédiaire allongée plus ou moins fili- forme (col du suçoir). Chez les Graminées et chez les graines à axe hypoco- tylé renflé (« Keimknöllchen, » bulbille germinative) Ruppia, Hydrocharis, Orchis, Halophila, Zostera, Pothos, c’est la coléoptile qui représente le cotyledon; la signifi- cation morphologique du scutellum et de la bulbille ger- minative est encore incertaine. d) Chez les Palmées, Zingibéracées, Musacées, Maran- tacées, Commelynées, Typhacées, Lemnacées existe une sorte d’obturateur (Deckel, Pfropf.) au point de sortie du germe qui le soulève et le déplace; des organes analogues se rencontrent chez les Pandanus, beaucoup de Cypéra- cées et de Restiacées. M. le D" Ed. FiscHER, de Berne, communique le résul- tat de ses recherches sur le Trichocoma paradoxa, champi- gnon découvert par Junghuhn à Java '. Ce végétal a der- nièrement attiré l'attention, ayant été considéré par ! Publié in extenso dans la Hedwigia. DES SCIENCES NATURELLES. 69 Massea comme un lichen avec fructification de Gastro- mycète. Celle-ci est formée d’une enveloppe basilaire, cupuliforme, du fond de laquelle s’élève un corps eylindri- que enveloppé d’une mince membrane et formé prinei- palement de spores entremélées de capillitium. Vers la base de ce corps cylindrique, on trouve des spores encore très jeunes, et l’auteur a pu (ce qui avait échappé à ses devanciers) prouver qu'ils se développent dans des ascî: ceux-ci dérivent très probablement de cellules d’hyphe modifiées dans leur taille et dans leurs contours. Au point de vue systématique, le Trichocoma doit être placé parmi les Tubéracées dans le groupe des Terfezia ; il forme toute- fois un type assez spécial, caractérisé par l’ouverture uni- latérale de la péridie et par la forme columnaire de la masse des spores. Le développement des asei est analo- gue à celui qu’a décrit M. Brefeld pour le Penicillium. M. le prof. CHopar présente un travail monographique sur la famille des Kramériacées. Cette petite famille, pro- posée par Klotsch et Grisebach, a été réunie par pres- que tous les auteurs aux Polygalacées. Grisebach à mon- tré l’affinité qu'elle présente avec les Césalpiniées. La structure florale est semblable dans ces deux groupes, et la ressemblance apparaît plus nettement si on compare les Kramériacées avec le groupe des Cassiées. En effet, la réduction dans l’androcée, la déhiscence des anthères, la soudure des étamines, la zygomorphie et l'aspect général sontsemblables. Cependant, l'orientation des parties consti- tuantes est contraire : ce qui est antérieur chez les Cassiées est postérieur chez les Kramériacées, en outre, les Cassiées sont périgynes, les Kramériacées hypogynes. Les préten- dues affinités avec les Polygalacées sont plus qu’obscures ; 70 SOCIETE HELVETIQUE les Kramériacées sont dépourvues du pollen caractéristi- que des Polygalacées, le leur est à trois plis. Les deux carpelles des Polygalacées sont réduits à un seul chez les Kramériacées. En outre, jamais les Polygalacées n’ont de feuilles composées, tandis que K. Cytisoides a des feuilles trifoliees. M. Baillon a donné dans Adansonia, XI, p. 15, tab. 3, une excellente dissertation sur la structure et le diagramme de la fleur de cette petite famille. Je ne puis cependant accepter l’opinion qu'il défend au sujet des glandes hypogynes. Il les considère comme des formations accessoires de nature discoidale, tandis qu’elles sont pour moi des pétales épaissis. Les raisons qui parlent en fa- veur de cette dernière manière de voir sont que la posi- tion de ces squames est constante et correspond à celle de deux pétales typiques, disparus comme tels. En outre, on n’a jamais observé l’évolution des pétales à côté des glandes hypogynes. Tous sont des arbustes ou des sous-arbustes rameux, à feuilles constamment alternes, sans stipules, toujours poilues, souvent tomenteuses, ordinairement simples, ra- rement composées (trifoliées). Les fleurs sont toujours situées à l’aisselle de feuilles ré- duites, pédonculées ou rarement subsessiles, à pédicelles munis de deux bractées subopposées. Il y a cinq sépales libres au calyce, qui se réduisent, par avortement, dans quelques espèces à quatre sépales; ils sont poilus extérieu- rement et ordinairement colorés intérieurement. L’anté- rieur et premier apparu est médian et souvent plus déve- loppé que les autres; le cinquième intérieur gauche est toujours moins développé, moins épaissi, ou quelquefois complètement avorté. Les cinq pétales, dont deux antérieurs, ont l’appa- DES SCIENCES NATURELLES. 71 rence de squames charnues et sont de forme variable; trois sont postérieurs; l’un, le médian, avorte chez K. triandra. Ils sont tantôt complètement libres, K. canes- cens, K. Cytisoides, tantôt soudés sur une partie varia- ble de leur longueur en une monadelphie incomplète, quelquefois soudée elle-même à l’androcee. Les étamines sont en deux verticilles pentamères, le plus souvent mé- connaissables à cause des suppressions profondes qu'ils subissent. Dans la plupart, le verticille intérieur est com- plètement supprimé avec l’étamine médiane du verticille extérieur, ce qui porte à quatre le nombre des étamines. De même que dans la monadelphie corollaire, le pétale médian postérieur tend à diminuer ; dans l’androcée, ce sont les deux étamines postérieures qui sont plus courtes. Cette tendance, qui est manifeste chez toutes les espèces, se trouve réalisée dans la fleur de Krameria triandra. Ici, les deux étamines en question ont complètement disparu, de même que le pétale médian. On sait que les modifications qui affectent un verticille agissent corrélativement sur un autre verticille. Je l’ai démontré pour la fleur obdiploste- mone des Sempervivum'; ici la chose est tout aussi mani- feste. La disparition du pétale médian provoque l’appa- rition d’une étamine, qui, dans le type général de la famille, a disparu. C’est une raison de place qui deter- mine cet arrangement. La fleur aberrante de Krameria triandra se trouve donc ainsi expliquée par la tendance générale de la famille; eile n’en est que le point terminal et représente peut-être un type plus nouveau que les au- tres. | Chez K. cytisoides les deux étamines courtes se soudent sur toute leur longueur. 1 Archives des Sciences phys. et nat., 1888, XX, p. 586. 72 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE L’ovaire est toujours uniloculaire, hirsute; le style sim- ple, mince, cylindrique. Le fruit est globuleux, indéhiscent, dur, couvert d’aiguillons crochus ox lisses, monosperme. L’embryon droit est dépourvu d’albumen. SYNOPSIS KRAMERIACEARUM. I. Foliis simplicibus. II. Foliis ternatis. I. Foliis simplicibus. A. Triandra. Petala 2, stamina 3. 1. Kr. triandra Ruiz et Pav. Syn. K. Iluca Phil., K. canescens Wildn. Hb. Var. Humboldtiana, magis canescens et sericea (v. s. in Hb. Wild.), KR. canescens Wildn. B. Tetrandræ. Petala 3, stamina 4. | Sepala 5, a Petala staminaque ad basin libera. 2. K. canescens Gray. alabastra curvato-rostrata. 3. K. cistoides Hook. et Arn., alabastra haud rostrata. B Petala staminaque supra basin connata et varia longitudine concrescentia. 4. K.linearis Ruiz et Pav. syn.: À. pentapetala Ruiz. — Kr. pauciflora DC. sep. inf. gibbosum. Limbus petalorum sessilis inmonadelphia, var. glabrescens, Schafn,. n° 505, Pringl. Mex. 714. 5. K. secundiflora DC. Petalorum limbus haud exunguiculatus. Var. angustifolia, Berlandier Mex., n° 1595 (K. lanceolata Torr.), var. Intermedia, À Mex. sept., Rio-Grande, Bound. Survey. var.lanceolata, Arizona, Pringle sub. K. lanceolata Torr. 6. K. parvifolia Benth. DES SCIENCES NATURELLES. 73 7. K. rosmarinifolia (Pav.) in Hb. v. s. in Hb. Boiss. syn. K. erecta Wildn. in Hb. prop. foliis linearibus, sparse hirsutis, sepalis glabris, aculeis acutissimis, nudis in fructu nudo. ir Sepala 4, i. e. interius quintum abortivum. 8. K. Ixina L. fol. petiolatis, petalorum limbo lanceolato angusto, acu- leis in fructu retrorsum spinescentibus. Var genuia. fruct. glabris. var arida : fructib. tomentosis, foliis angustis (X. arida Bg.). var. brasiliensis : fructib. tomentosis, foliis ovatis. 9. K. tomentosa St-Hil. folia pube brevi tomentosa haud sericea, spinis ut in pr&- cedente. 10. K. argentea Mart. (Bennet). foliis villosis vel sericeis, spinis in fructu crassis, nudis. K. longipes BY. 11. À. spartioides KI. foliis sessilibus angustissimis. Syn. K. evolvuloides Tr. et Pl., X. grandiflora St-Hil. 12. K. latifolia Moric. folia breviter petiolata, limbo ovato. syn. À. ruscifolia St-Hil. II. Trifoliatæ. 13. K. Cytisoides DC. syn. K. cinerea Shaur. M: CHopaT parle ensuite des leucites amylogenes dans le pseudobulbe de Calanthe Sieboldii (v. Arch. Se. phys. et nat., 1890, XXIII, p. 559). M. CHopaT présente aussi une revision des Malpighia- cées du Paraguay, travail destiné aux « Contributions à la flore du Paraguay » de M. Micheli. Les espèces nou- velles sont: à Camarea lanata, n. sp. Foliis ovatis, mucronatis, lanatis, latis, floribus submagnis, luteis, petalis denticulatis, staminibus 5 (3 fertilibus). Species C. hirsutæ affinis. 74 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Camarea robusta, sp. n. Caulibus brevibus, lignosis, duris, rectis, foliis ovalibus coriaceis, superne glabris, subtus sericeis, breviter petiolatis, floribus sub- sessilibus, calyce lanato, staminibus fertilibus 3, sterilibus 2, pe- talis inciso-dentatis, nucibus dorso breviter alatis, ala profunde dentata. Species habitu ab omnibus dissimilis. Balansa, in Hb. Mus. Paris. sine no. nec loco addicto. Camarea salicifolia, n. sp. Foliis linearibus, acutis, numerosis, utraque facie sericeis, fructibus subsessilibus, nucis dorso denticulatis. Balansa n° 2416. Janusia Barbeyi, n. sp. A. J. guaranitica forma fructus, magis dilatati et longius ros- trati, foliisque glabrescentibus diversa. Balansa, n° 2401, pp. Galphimia australis Chodat, G. brasiliensis in PI. Lorenztianæ, Griseb. Foliis lanceolato linearibus, vel ovato-lanceolatis, glaucis, minus petiolatis, quam in G. brasiliensi. Balansa, 2393, 2394. Galphimia platyphylla, n. sp. Foliis latissimis, ovalibus, glaucis, dentibus subnullis vel spar- | sissimis, obtusisque, floribus magis quam in G. brasiliensi duplo majoribus. Balansa, n° 2396. Dicella bracteosa Griseb. var. minutiflora v. nov. Foliis magis coriaceis, petalis obtusis, obovatis nec spathula- tis, floribus minoribus, a spec. typ. differt. = Balansa, n° 2395 a. Dicella nucifera, n. sp. Fructibus rotundatis, glabrescentibus, nec apice attenuatis, ca- lycis foliis quam in Dicella bracteosa, v. minutiflora, duplo fere brevioribus, glandulis glabris, foliis subtus griseis, pulchre al- bide areolatis. Hirea Salzmanniana Juss. var. glandulifera, v. nov. foliis basi biglandulosis. Balansa, n° 2404. Hirea macrocarpa, sp. nov. Foliis late ovatis, subtus griseo-tomentosis, supra nitidis, La DES SCIENCES NATURELLES. 7 © magnis, fructibus magnis, alis tenuibus basi conjunctis, superne abrupte et recte sectis, margine sinuatis, glandulis nigris. Balansa, n° 2408. Heteropteris pseudo-angustifolia, sp. n. Foliis linearibus, petiolatis, glaberrimis, subtus glaucis, suba- cutis, 10 x longiores quam latis, pedicellis duris, tenuibus, brac- teis versus apicem insertis, fructibus pulchre rufis, subobovatis, basi abrupte et oblique truncatis, sine processu in loculo. Balansa, n° 2398. Les Malpighiacées du Paraguay ont plus d’affinité avec les espèces du Brésil qu'avec celles de la République Argentine; ainsi Tricomaria Usillo Hook. et Arnott man- que complètement au Paraguay. Par contre, Stigma- phyllum jatrophæfolium et Janusia quaranitica, qui sont cités en Argentine, se trouvent aussi au Paraguay. M. le prof. Schröter dépose un travail de M. le D: ScHnz, de Zurich, sur le Potamogeton javanicus Hassk. et sa synonymie. Ce travail, qui ne se pröte guère à l’ana- lyse, paraîtra « in extenso » dans le premier fascicule du Bulletin de la Société botanique suisse. M. le prof. Worr, de Sion, entretient l'assemblée des stations botaniques alpestres et en particulier de celles qui ont été fondées, avec l’appui du gouvernement valaisan, par la Société murithienne près de Zermatt et au Grand St-Bernard, et où sont déjà cultivées bien des centaines d'espèces caractéristiques ‘. M. Amann présente plusieurs mousses intéressantes des environs de Davos, entre autres: Dieranodontium circinatum Wils. Nouveau pour la flore suisse. Bulletin des travaux de la Murithienne, années 1887 à 1889. 76 SOCIETE HELVETIQUE Fissidens riparius Amann in Revue bryologique, 1880, p. 5%. Desmatodon systilius B. E. Sommet du petit Schiahorn. Barbula rhaetica Amann in Revue bryologique 1889, p. 5%. Schistidium atrofuscum Schper C. fr. troisieme station suisse de cette plante. Orthotrichum paradorum Grönval in « Anteckningar. » Nou- velle espece découverte par M. Amann aux environs de Davos- Dörfli. Mielichhoferia nitida Nees et Horn. Nouveau pour la flore des Grisons. Deuxième station suisse de cette beile espèce. Bryum Sauteri Br. Eur. Espèce très rare en Suisse, abondante à Davos. Bryum Comense Schper. Nouveau pour la flore suisse. Philonotis Tomentella Molendo Frohnalpstock (Glaris). Nouveau pour la flore suisse. Thuidium decipiens de Not. Nouveau pour la flore des Grisons. Hypnum polare Lindb. Nouveau pour la flore suisse. M. Auann fait une autre communication sur l'emploi de la lumiere polarisée pour l'étude des Muscinées. Les propriétés opliques des parois cellulaires végétales ont été jusqu'ici étudiées à un point de vue général. Il m'a paru intéressant d'examiner si les phénomènes optiques que présentent sous le microscope polarisant les tissus et les organes qui se prêtent à ce genre d’observa- tion, fournissent des caractères utilisables pour la bota- nique systématique. Comme ce sont les mousses propre- ment dites que j'ai plus particulièrement étudiées et que je disposais dans mes collections d'un matériel considé- rable, c’est à cette classe de végétaux que j'ai spéciale- ment appliqué cette étude. Les divers organes des Muscinées présentent sous le microscope polarisant des images splendides qui, en effet, peuvent, dans bien des cas, fournir des caractères pré- cieux pour la bryologie systématique. Ces images de pola- risation sont déterminées d'une part par les propriétés DES SCIENCES NATURELLES. 17 optiques des parois cellulaires (le contenu de la cellule n'entre pas ici en considération), d’autre part par la struc- ture anatomique de l’organe. Comme les caractères dis- tinctifs fournis par cette structure anatomique (auxquels on attribue à l'heure qu'il est, avec raison, une impor- tance considérable), ceux fournis par l’image de polarisa- tion sont, en général, plutôt des caractères génériques : que spécifiques. Cette règle cependant présente des excep- tions. Les différences que présentent à ce point de vue les propriétés optiques des membranes cellulaires sont quan- titatives et qualitatives. Quelques-unes de ces membra- nes ont des propriétés biréfringentes si peu considéra- bles qu’elles peuvent être considérées comme simplement réfringentes. Parmi celles qui sont nettement biréfringentes (et cette biréfringence est la règle), les unes peuvent, par leur forme et leurs propriétés optiques, être assimilées à des lamelles minces de cristaux uniaxes, taillées perpendieu- lairement à l’axe optique; d’autres à des lamelles de cris- taux à plusieurs axes. Les lamelles biréfringentes présentent relativement aux axes longitudinal et transversal (correspondant aux dimensions longueur et largeur) de la cellule des teintes d’interférence additionnelles (positives) ou soustraction- nelles (négatives) suivant que le grand axe de l’ellipse active de la membrane est situé parallèlement ou per- pendiculairement à l’axe longitudinal, (l’ellipse active est la section diamétrale plane de l’ellipsoide d’élasticité de la membrane menée perpendiculairement à l’axe optique du microscope). | Ces deux cas correspondent aux directions d’extension 78 SOCIETÉ HELVETIQUE et de compression (Zug und Druckrichtung) de N.-C. Mül- ler et de Zimmermann qui assimilent la membrane biré- fringente à un parallelipipede de verre comprimé dans une ou denx directions. Pour simplifier j'appelle, à l’exemple de Hugo de Mohl, positives les membranes qui présentent une teinte d’addi- tion lorsque leur axe longitudinal est orienté parallele- ment au grand axe de l’ellipse active de la lamelle de gypse de l’appareil, et négatives celles qui prennent une teinte de soustraction dans les mêmes conditions fout en remar quant expressément que ces dénominations ont une signi- fication toute différente de celle qu'on leur attribue dans la cristallographie optique, puisqu'elles ne tiennent pas compte de la situation des axes optiques, qui déterminent, comme on le sait, la nature positive ou négative des cristaux biréfringents. J'ai renoncé, dans la grande majorité des cas, à déter- miner pour chaque cas particulier la position et la gran- deur relative des trois axes de l’ellipsoide d’élasticité. En effet, abstraction faite des difficultés souvent considéra- bles que présente cette determination, vu l’exiguit& des objets étudiés, il arrive fréquemment que cette position des axes varie d’une cellule à l’autre dans un même tissu, ce qui rend cette détermination tout à fait oiseuse. Je me suis attaché à étudier l’image de polarisation très constante que présentent les différents organes con- sidérés in toto et à comparer les images d’un même organe chez les différents genres et espèces de la classe des Muscinées. Afin d'obtenir des images de polarisation bien nettes et des teintes d’interference bien pures, il est nécessaire de soumettre la préparation à un traitement spécial, dont DES SCIENCES NATURELLES. 79 voici la description en quelques mots. L’organe à étudier est exposé a des vapeurs de chlore pendant un temps qui varie de quelques secondes à plusieurs heures selon sa nature. Ceci a pour but de le décolorer afin que les cou- leurs naturelles ne troublent et ne dénaturent point les teintes d’interference. Après l’avoir lavé à l’eau distillee, l'objet est monté dans le liquide suivant: acide lactique concentré 10; phénol cristallisé 5; glycérine anhydre 15. L’observation doit se faire avec une lumière intense, vu la perte de lumière considérable, mais inévitable, qui résulte de l'emploi des nicols. Une bonne lampe à pétrole m’a donné d’excellents résultats, mais il faut se garder de l’emploi de la lamelle mince de gyps rouge 1” ordre, recommandée par presque tous les auteurs. Cette teinte est si fatigante pour l'œil, qu’une observation un peu prolongée dans ces conditions est impossible ou, dans tous les cas, très nuisible. Je lui ai substitué avec avan- tage une lamelle d’environ 0,08 millim. d’épaisseur qui donne la teinte beaucoup plus agréable et hygiénique bleu 2% ordre. Cette lamelle est, en outre, d’une grande sensibilité et corrige les rayons jaunes de la lumière arti- ficielle employée. Les propriétés positives que présentent certaines mem- branes dépendent souvent de leur cuticularisation. Ce n’est cependant pas toujours le cas. Il me paraît que chez les mousses, ces parois a propriétés positives jouent un ròle physiologique tout particulier et que ces propriétés sont l’indice d’une disposition protectrice. Ces parois cel- lulaires positives se rencontrent en effet chez les organes ou les parties d’organes qui entourent et protègent cer- taines parties délicates (folioles involucrales, etc.). Les parties qui offrent les images de polarisation les 80 SOCIETE HELVETIQUE plus caractéristiques et les plus elegantes sont : les feuil- les, le péristome (chez les Diplolépidées surtout) et la paroi capsulaire. Voici d’une façon très sommaire quelques-unes des lois générales et des faits les plus saillants qui résultent de cette étude : A la base des feuilles se trouve dans presque toutes les espèces une zone de cellules dont les parois superficielles (et même quelquefois les collatérales) sont positives. Cette zone basilaire positive est plus ou moins développée et éten- due chez les différents genres et espèces des Muscinées. Elle atteint son maximum de développement chez les feuilles qui entourent les organes de reproduction. Les parois de l’archégone et celles de l’anthéridie sont formées de cellules à parois superficielles positives. A Porigine la membrane de l’oogone non encore fécondé est optiquement inactive. De suite après la fécon- dation et la transformation en embryon, les parois cellu- laires de celui-ci deviennent biréfringentes et il se produit une différenciation de zones positives et négatives qui cor- respondent aux différents organes : sporogone, pédicelle, et pied qui résulteront du développement ultérieur de l’embryon. Une différenciation analogue a lieu pour les cellules qui forment le ventre de l’archégone et correspond aux phénomènes que présentent les organes qui en dépendent : la calyptra et la vaginule. A la partie supérieure du pedicelle on observe constamment une zone de parois superficielles positives plus ou moins développées. Dans certains genres de Cleistocarpes (Ephemerum, Phascum, etc.) a pédicelle peu développé, toutes les parois superfi- cielles de cet organe sont positives jusqu’a la base. Les parois superficielles des cellules qui forment la DES SCIENCES NATURELLES. si membrane capsulaire (exothecium) sont ordinairement cuticularisées et positives. Chez les Aplolépidées les deux couches dorsale et ven- trale dont sont formées les dents du péristome présentent des propriétés différentes. Les lamelles dorsales sont ordi- nairement positives, les ventrales constamment négatives (Cintlidotus, Barbula, Dicranum, ete.). Chez les Diplolépidées la couche ventrale est de même toujours négative. L'orientation du grand axe de l’ellipse active des lamelles dorsales varie beaucoup comme la direction des stries qu’elles présentent. Ce sont les parois cellulaires des parties très hygroscopiques dont les tissus se trouvent dans un état d'équilibre instable qui jouissent des propriétés biréfringentes les plus considérables. Voici pour terminer l'indication sommaire des organes qui, chez certains genres, présentent des images de polarisation très caractéristiques. Chez les Weisiacées, les Dicranées, Fis- sidentées, Seligériacées, Pottiées, Trichostomées les feuilles surtout, chez quelques espèces le péristome, chez d’autres la paroi capsulaire. Chez les Grimmiées les feuilles (une zone médiane de parois superficielles très actives et négatives!). Chez quelques espèces (Rhabdogrimmia) la paroi capsulaire. Chez les Orthotrichées les feuilles et la paroi capsulaire fournissent des images de polarisation très caractéristiques. Les stries et interstries de l’exothé- cium se présentent sous le microscope sous la forme de zones alternativement positives et négatives d’une très grande netteté. Chez les Eucalypta la paroi capsulaire et la coiffe. Chez les Bryacées le péristome et les feuilles. Chez les Mnium les feuilles, le péristome et la paroi capsulaire (phénomènes très curieux!). Chez les I CUFOCarnes LE feuilles et le péristome. 89 SOCIETE HELVETIQUE Le manque d’espace me force à m’en tenir à ces quel- ques indications. La description un peu complète et la discussion des phénomènes aussi brillants que curieux notés en étudiant à ce point de vue plusieurs centaines d'espèces européennes et exotiques fournirait la matière d’un volume. Je me réserve de poursuivre cette étude entièrement nouvelle à laquelle je consacre depuis cinq ans les trop courts moments de loisir que ma profession me permet de consacrer à la science pure et j'espère qu’il me sera possible un jour d’en publier les résultats in-extenso accompagnés des planches en couleur qui sont nécessai- res à la compréhension de ces faits intéressants. M. MicHeLI, de Genève, signale le cas intéressant de la fertilité des graines d’un hybride de jardin, le Montbretia crocosmiæflora, Iridee issue du croisement de plantes appartenant à deux genres différents : Montbretia Potsiî et Crocosmia aurea. M. MicHELı présente également à la section les derniers fascicules parus de ses « Contributions à la Flore du Pa- raguay. » Ils contiennent les Polygalacées, par M. le prof. Chodat, et les Cypéracées, par M. Mauri. M. le pasteur Brunn, de Wegenstetten (Argovie) a envoyé une série d’exsiccata tératologiques, parmi les- quels on peut citer : Æquisetum Talmateja avec un épi quadripartite ; fasciation de tige de Campanula rotundifo- lia et de Cichorium Intybus ; pelorie de Linaria spuria ; Campanula rotundifolia avec calice anormalement déve- loppé. DES SCIENCES NATURELLES. 83 Zoologie. Président : Prof. D' Studer, Berne. Secrétaire : Dr 0. Imuor, Zurich. Prof. Beraneck. L’eil primitif des Vertébrés. — D' V. Fatio. Sur un cas de demi-albinisme de Zetras tetriz. — D" V. Fatio. un nouveau Chei- roptère suisse; une variété de Bartavelle; un Tétras de l’Entlebuch; les Poissons de la Suisse. — H. Fischer-Sigwart. Notes sur quelques animaux rares de la région de Zofingen. — O.-E. Imhof. Études de quelques repré- sentants des faunes pélagiques des bassins d’eau douce. — F. Dawatz. Mus poschiavinus. — F. Urech. Sur l’ontogénie des insectes. — Hans Nagel. Cräne monstrueux de marmotte. M. le prof. BÉRANECK, de Neuchâtel, a présenté dans la premiere assemblée générale un travail sur l'œil primi- tif des Vertébrés. La morphologie des Vertébrés a fait, durant ces der- nieres années, des progrès considerables. Autrefois, on considérait cet embranchement comme formant un groupe isolé, indépendant, et c’est à peine si l’on soupconnait des liens de parenté entre ces Vertébrés et l’ensemble des divisions zoologiques qu’on leur opposait sous le nom d'Invertébrés. Aujourd’hui, les lacunes qui séparaient les animaux à vertèbres des animaux sans vertèbres ont été en grande partie comblées, le cadre de l’ancien embran- chement des Vertébrés est devenu trop étroit et une étude plus attentive de l’organisation et du développement de l’Amphioxus et des Tuniciers nous a fourni de précieux renseignements sur l’arbre généalogique des Vertébrés, dont les racines plongent sans aucun doute jusque dans l’embranchement des Vers. 84 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Le type chordé s’est dégagé peu à peu de ces hum- bles origines et s’est transformé dans le cours des äges géologiques en Vertébré actuel en acquérant, pendant cette longue évolution et par suite de différenciations suc- cessives, des organes dont la complexité croissante ne laisse que très difficilement deviner la structure première. Parmi ces derniers, un des plus importants est l’œil dont les caractères anatomiques s’adaptent d’une maniere si parfaite aux délicates fonctions qu'il est appelé à rem- plir dans l'organisme. Comment s’est-il formé? Repre- sente-il, tel que nous le connaissons actuellement, l’or- gane visuel primitif des Vertébrés, ou bien sa vraie philogénie n'est-elle peut-être pas masquée par une for- mation secondaire qui est devenue par voie de transfor- misme la véritable partie réceptrice des impressions lu- mineuses ? Enfin, comment l’œil cérébral ou encéphalique des Vertébrés dérive-t-il de l’œil de provenance ectoder- mique, c’est-à-dire formé aux dépens de la peau des In- vertébrés ? Pour résoudre ces différentes questions, les naturalistes sont obligés de recourir à des hypothèses et de procéder par analogie et par déduction. Nous ne con- naissons malheureusement pas les types ancestraux ou protochordés dont est sorti l’embranchement auquel nous appartenons; nous ignorons les différentes formes de transition qui les ont amenés aux Vertébrés proprement dits. Nous en sommes réduits a étudier les termes les plus récents, les plus parfaits de l’évolution des chordés et les données qu’ils nous fournissent ne sont pas à elles seules suffisantes pour trouver la solution du problème que je viens d’énoncer. L’embryologie nous est sans doute d’un grand se- cours pour élucider la philogénie de l’organe visuel des DES SCIENCES NATURELLES. 89 Vertébrés ; cependant, les premières phases du dévelop- pement se succèdent avec une telle rapidité qu'il est sou- vent fort difficile, en partant des faits embryogéniques observés, de déterminer la disposition primitive de l’or- gane dans les formes ancestrales de l’embranchement. Ceci nous explique le grand nombre d’hypothèses qui ont été émises pour résoudre le problème, simple en appa- rence, de l’origine de l’œil des Vertébrés. Je n’en ana- lyserai que quelques-unes pour montrer par quelles voies différents anteurs ont cherché la solution de cette im- portante question. Mais auparavant, je rappellerai en quelques mots le mode de formation des principales parties de l’œil, afin de rendre plus clair l'exposé qui va suivre. Chez les Vertébrés en général, l'oeil a la forme d’un globe comprenant trois membranes et des milieux ser- vant à réfracter la lumière. Ces membranes sont: une externe, la sclérotique, se continuant en avant avec la cornée transparente; une médiane, la choroide, qui an- térieurement se met en rapport avec l'iris; une interne, la rétine, qui représente la partie active de l'organe visuel et recueille les excitations lumineuses. Cette rétine a une structure fort complexe et comprend plusieurs couches dont une externe appliquée contre la choroïde est formée par une rangée d'éléments plus ou moins allongés, cônes et bâtonnets, qui sont directement excités par les ondes lumineuses et transmettent cette excilation à la couche des fibres nerveuses représentant l’épanouissement du nerf optique. Celle-ci est située à la face interne de la ré- tine, elle est donc en avant des cônes et des bâtonnets. Cette disposition est inverse de celle que l’on rencontre d'ordinaire dans l’œil des Invertébrés chez lesquels les fibres du nerf optique s’étalent en arrière des bätonnets 86 SOCIETE HELVETIQUE rétiniens et sont par conséquent externes par rapport è ces derniers. Parmi les milieux réfringents, le plus im- portant est le cristallin, qui représente une lentille bicon- vexe dont la face antérieure est moins bombée que la postérieure et s’applique contre l'iris. L’embryologie nous montre que les deux parties essen- tielles de l’ceil, le cristallin et la rétine, ont un mode de développement different; le cristallin prend naissance aux dépens d’une invagination de l’ectoderme ou de la peau, qui se transforme bientôt en un sac, la vésicule eristallinienne; la rétine par contre se forme aux dépens du cerveau. Ce dernier n’est que la portion céphalique du tube médullaire de l’embryon; il ne tarde pas à se différencier en trois vésicules cérébrales, une antérieure, une moyenne, une postérieure. La vésicule antérieure s'étale latéralement et donne naissance à deux expansions appelées vésicules oculaires primitives, qui sont le pre- mier rudiment de l’œil pair des Vertébrés. Ces vésicules s'étendent sur les côtés de l’encéphale et se divisent en deux parties, dont l’une, externe, prend la forme d’un sac et se met en contact avec la portion de la peau aux dépens de laquelle s’invagine le cristallin, dont l’autre, interne, se rétrécit et devient un pédicule, qui est le point de départ du nerf optique. La partie externe sacciforme des vésicules oculaires primitives ne tarde pas à s’invagi- ner, c’est-à-dire que sa paroi antérieure est refoulée con- tre sa paroi postérieure. Les vésicules primitives se sont ainsi transformées en coupes à doubles parois qui consti- tuent les vésicules oculaires secondaires et dans l’ouver- ture desquelles est enchâssé le cristallin. Les deux parois des vésicules secondaires s’appliquent l’une contre l’au- tre et les cavités des vésicules oculaires primitives ont, DES SCIENCES NATURELLES. 87 a ce stade du développement embryologique, complete- ment disparu. La paroi antérieure, qui devient interne par invagination, formera la rétine de l’œil adulte, tandis que la paroi postérieure ou externe deviendra la couche pigmentaire de la choroide. Pendant que ces transforma- tions s’accomplissent, les pédicules des vésicules oculaires primitives s’obliterent et donnent naissance aux nerfs optiques, dont les fibres traversent le globe de l'œil et viennent s’étaler à la face interne de la rétine. D'après ce qui prècède, nous voyons que la membrane réceptrice des excitations lumineuses ou rétine est chez les Verté- brés d’origine cérébrale, encéphalique, tandis que le cristallin, qui joue dans l’œil adulte le rôle d’une len- tille convergente, est d’origine ectodermique, c’est-à- dire se développe aux dépens de la peau. Ces différences dans l’évolution de parties d’un même organe sont impor- tantes à noter. Et maintenant, reprenons l’exposé des principales hypothèses relatives à l’origine de l'organe visuel des Vertébrés. Ray Lankester pense que l'œil primitif devait être comparable à celui des Tuniciers; selon lui, le Vertébré originel a dû être transparent et devait posséder dans l’encéphale une paire d’yeux semblable à l’œil du têtard d’Ascidie. Pour Balfour, l'œil des Ascidiens n’est qu’une forme dégénérée de celui des Vertébrés. Il explique la formation de la rétine aux dépens du cerveau en supposant que l’œil et la vésicule cérébrale antérieure se sont dévelop- pés simultanément. Le développement de la vésicule op- tique primaire et sa transformation en une coupe optique sont dus, d’après cet auteur, à ce que la portion rétinienne de l’organe visuel s’est trouvée comprise dans l’invagina- 88 SOCIÉTÉ HELVETIQUE tion qui a donné naissance au canal du système nerveux central. Cette manière de voir permet d’expliquer la si- tuation des bätonnets et des cönes sur la face postérieure de la rétine, car cette face représente en réalité la surface externe primitive de l’épiderme qui s’est invaginée au moment de la formation de l’encéphale. Avec cette hypo- thèse, il est difficile d’expliquer comment l’ceil a continué a remplir ses fonctions pendant les changements gra- duels de position que la rétine doit avoir subis en s’inva- ginant avec l’encéphale. De plus, cette hypothèse ne rend pas compte du mode de formation si particulier du cris- tallin des Vertébrés. Dohrn a émis une théorie toute différente qui est ori- ginale et ingénieuse. L’on sait que pendant le développe- ment embryonnaire, la région céphalique montre des cavités distribuées par paires, les cavités céphaliques, dont les parois donnent naissance à des muscles, principale- ment aux muscles de l’oeil. Ces cavités sont considérées généralement comme les homologues des myotomes du tronc; pour Dohrn, elles représentent au contraire des for- mations identiques à la cavité générale du corps ou c@- lome. Il en résulte que les muscles oculaires ne sont que des muscles d’arcs viscéraux ou muscles branchiaux qui se sont adaptés à des fonctions visuelles. Pour compren- dre comment ce changement de fonctions s’est opéré, il faut simplement supposer qu’à ce stade de l’évolution du type vertébré, l’œil, dépendant encore du tube médul- laire, recevait les ondes lumineuses au travers d’une fente branchiale préorale, due à une invagination de la peau. A mesure que la région céphalique, se différenciant da- vantage, des organes accessoires se sont ajoutés à l'œil cérébral primitif, la fente branchiale s’est transformée en DES SCIENCES NATURELLES. 89 un cristallin, tandis que le muscle branchial correspon- dant est devenu un muscle oculaire. La partie vasculaire du meme arc viscéral se retrouve dans la glande cho- roidienne des poissons osseux dont l’apport sanguin est fourni par la veine pseudo-branchiale, et dans l’artère centrale de la rétine, qui représente l’artère efférente du cristallin branchial. Les idées émises par Dohrn reposent plutòt sur des considérations théoriques que sur des faits positifs. L’homologie de la partie dorsale et ventrale des cavités céphaliques avec la paroi ventrale du coelome n’est rien moins qu établie et les conclusions que cet auteur en tire relativement à l’origine branchiale des muscles ocu- laires ne me paraissent pas justifiées. Qu'est devenu l’arc viscéral correspondant? il s’est complètement atrophié, dira-t-on, mais il est curieux qu’on ne puisse le retrou- ver, même à l’état rudimentaire durant l’évolution em- bryologique d’aucun Vertebre. Comment s’est effectuée la transformation de la fente branchiale en cristallin ? et si c'est par elle que les rayons lumineux venaient impres- sionner l'œil cérébral, comment la vision s’est-elle pro- duite pendant que cette fente branchiale, devenant un sac cristallinien, s’adaptait à ses nouvelles fonctions? Du reste, dans toute la série des Vertébrés, l’invagination ectodermique qui donne naissance au cristallin se pré- sente toujours, dès l’abord, sous forme d’une vésicule close, et rien ne permet de supposer que sa paroi interne alt Jamais été perforée, comme c’est le cas pour toutes les fentes branchiales proprement dites. Nuel a publié un travail très étendu sur « le develop- pement phylogénétique de l’organe visuel des Vertébrés. » Il a étudié plus particulièrement l’évolution de l’œil chez les Lamproies ou Pétromyzontes et arrive à la conclusion que 90 SOCIETE HELVETIQUE le nerf optique est l’homologue d’une ou de plusieurs ra- cines postérieures de nerfs cérébro-spinaux et la rétine homologue d'un ou de plusieurs ganglions spinaux. Il trouve une ressemblance frappante entre le mode de for- mation de la rétine et du nerf optique et celui du gan- glion de Gasser et du nerf trijumeau. Il rapproche l'œil, le nez et l'oreille des organes des sens branchiaux, mais ne pense pas que le cristallin, la vésicule auditive et les fosses nasales soient des fentes branchiales modifiées. Nuel n’explique pas pourquoi dans la rétine des Verté- brés la couche des fibres nerveuses est située en avant de celle des éléments récepteurs de la lumière, cônes et bä- tonnets. De plus, l’homologie entre la rétine et un gan- glion spinal n’est rien moins qu’6tablie, la membrane ré- tinienne prenant naissance aux dépens d’une vésicule cérébrale, tandis que les ganglions spinaux dérivent. non du tube médullaire lui-même, mais de la portion de l’épi- derme qui contribuera à l’occlusion de ce dernier. La découverte d’un organe formé par une évagination de la région dorsale de l’encéphale, et que l’on considère comme un troisième œil des Vertébrés, l'œil pinéal, a été le point de départ d’une nouvelle hypothèse tendant à élucider le problème qui nous occupe. Ainsi Baldwin Spencer admet que les yeux pairs résultent d’une évagi- nation de la vésicule cérébrale antérieure semblable à celle qui donne naissance à l’œil pinéal des Sauriens. Les di- vergences qui séparent ces deux types d’yeux sont dues à des différenciations secondaires qui interviennent dans le développement de l'organe visuel pair des Vertébrés et qu’on ne retrouve pas dans l'œil pinéal. Ces divergences ont trait surtout au mode de formation du cristallin et à la structure de la rétine. Elles sont si importantes qu’on DES SCIENCES NATURELLES. 91 ne peut considérer ces deux types d'organes visuels comme ayant une philogénie identique: ils ne sont pas assimilables l’un à l’autre. Dans un mémoire sur « l’Embryologie du lézard, Orr émet l’idée que la paroi postérieure de la vésicule optique primitive a rempli autrelois des fonctions visuelles. A ce stade de son développement, l'œil pair était identique à l'œil pinéal des Sauriens et les fibres nerveuses entou- raient complètement la vésicule optique. Lorsque le cris- tallin s’est formé, il a refoulé la paroi antérieure du globe oculaire primitif, laquelle s’est invaginée peu à peu dans la cavité de la vésicule optique et est venue s'appliquer contre la paroi postérieure de cette dernière. La paroi antérieure a dorénavant seule servi à la réception des ondes lumineuses, les fibres qui en occupaient la face externe ont conservé leur position première et se sont trouvés ainsi dans l’œil des Vertébrés interposés entre la couche à cônes et a bätonnels et la lumière. La paroi postérieure de la vésicule optique primitive ne remplis- sant plus de fonctions visuelles, s’est alors atrophiée ainsi que les fibres qui la desservaient. Aucune des hypothèses que je viens d'analyser ne ré- sout d’une manière satisfaisante le problème énoncé plus haut: Quel a dû être l'œil primitif des Vertébrés? a-t-il toujours été encéphalique et, si oui, comment le rattacher à l'œil tégumentaire des Invertébrés ? En d’autres termes, le développement des éléments récepteurs de la lumière aux dépens de la vésicule cérébrale antérieure constitue- t-il le caractère primordial de l'œil des Vertébrés, ou n'est-il qu’une adaptation, qu’une différenciation secon- daire produite à mesure que le système nerveux a pris dans cet embranchement une importance toujours plus 99 SOCIETE HELVETIQUE considérable? C’est sur ce point que les efforts doivent porter; en répondant à cette question, — que ce soit dans un sens négatif ou dans un sens affirmatif, — on sera bien près d’arriver a une solution satisfaisante de ce problème si controversé. Il est avant tout nécessaire de remarquer que l’œil des Vertébrés constitue une exception et ne répond nulle- ment à ce que nous savons de la formation générale des organes sensoriels dans la série animale. Tous ces orga- pes dérivent de la peau et cette dérivation est pour ainsi dire obligatoire, la couche ectodermique limitant la sur- face du corps et servant d’intermediaire entre l’individu et les agents extérieurs. Dans les divers embranchements du règne animal, les yeux, les vésicules auditives, les fos- settes olfactives, les bourgeons gustatifs ont tous une ori- gine ectodermique directe; l’œil des Vertébrés a seul une origine cérébrale. Cette unanimité dans le mode de for- mation des organes sensoriels nous permet déjà d’induire que l’exception fournie par l’oeil des Vertébrés est appa- rente et que les types ancestraux de cet embranchement ont dû eux aussi posséder un œil tégumentaire compara- ble à celui des Invertébrés. Mais, objectera-t-on peut-être, les caractères principaux de l'organe visuel des Vertébrés : épanouissement des fi- bres du nerfoptiqueau-devant des bâtonnets rétiniens, pré- sence d’un cristallin cellulaire, se retrouvent déjà, comme de récents travaux l'ont montré, chez certains Mollusques lamellibranches, les Peignes et les Onchidies. La transition n’est elle pas ainsi tout indiquée entre l'œil de l’Inver- tebr6 et celui du Vertébré, et ne devient-il pas inutile de recourir à l’hypothèse d'un œil tögumentaire primitif dans ce dernier embranchement? Prenons-y garde; ces analo- \ DES SCIENCES NATURELLES. 93 gies lointaines entre l’organe visuel de ces Lamellibranches et celui des Vertébrés n’ont pas l'importance qu’on est tenté de leur attribuer et ne jettent aucune lumière sur la philogénie de l’œil de ces derniers. L’histoire du déve- loppement des organes visuels dans ces deux groupes d'animaux est notablement différente, ceux des Peignes et des Onchidies ont une origine tégumentaire, ils se for- ment aux dépens de la peau, tandis que ceux des Verté- brés ont une origine neurale et appartiennent dans leurs parties les plus essentielles à l’encéphale. Ainsi l’œil de ces Lamellibranches, malgré ses analogies avec celui des Vertébrés rentre dans la loi d'évolution des organes sen- soriels énoncée plus haut, car il est tégumentaire. L’eil encéphalique constitue donc bien une exception dans la série animale, exception d’autant plus remarquable que chez tous les Vertébrés, les autres organes des sens tels que l'oreille et les fosses olfactives, sont de provenance ecto- dermique. Ils se développent aux dépens d’une invagina- tion de la peau ei obéissent à la loi générale d'évolution précitée. D’après cette loi, qui ne paraît souffrir aucune exception dans la série animale, les ancêtres des Ver- tébrés ont dû posséder un œil primitif tégumentaire. Pour le déterminer, cherchons s’il existe dans l'œil cé- rébral actuel un organe dont le développement embryogé- nique concorde avec celui des autres organes sensoriels céphaliques, oreilles, fosses nasales, et, par conséquent, soit soumis à la loi d'évolution qui leur donne à tous une origine tégumentaire ou ectodermique. L’organe cherché n’est autre que le cristallin. [l n’a pas toujours tenu lieu de lentille servant à réfracter la lumière et a dû servir primitivement de vésicule optique. C’est une vérité deve- nue banale que de voir dans le cristallin de l’œil céré- 94 SOCIÉTÉ HELVETIQUE bral une simple invagination de l’ectoderme. Cette inva- gination, du moins chez les Reptiles et les Oiseaux, com- munique d'abord largement avec l’extérieur, puis se transforme peu à peu en une vésicule qui se détache de l’ectoderme et vient s'appliquer contre la paroi antérieure de l'œil cérébral embryonnaire (voir fig. 1). Le proces- sus par lequel se forme le cristallin est identique au pro- cessus par lequel la vésicule auditive prend naissance, et cette identité est une forte présomption en faveur du rôle sensoriel que cet organe a dû jouer dans les ancêtres des Ver- tébrés actuels. Pour nous en convaincre, étudions de plus près les caractères principaux du cristallin. 1° Il est cellu- laire et constitué par une invagination de cellules ectoder- miques. 2° A un certain stade de son évolution, il se pré- sente toujours sous forme d’une vésicule comparable à la vésicule optique de certains Mollusques et Annélides. 3° Le mode de développement des fibres du cristallin est spécial aux Vertébrés et ne s’explique qu’en admettant un rôle sensoriel primitif joué par cet organe. Ces trois caractères ne permettent pas d’homologuer le cristallin des Vertébrés à celui des Invertébrés. D’une manière générale, chez ces derniers, la lentille — lors- qu’elle existe — ne montre pas de structure histologique ni dans l'embryon, ni dans l’adulte et doit être considé- rée comme une formation cuticulaire. Il en est ainsi parmi les vers chez les Alciopes, parmi les Mollusques chez les Céphalopodes, dont les organes visuels sont ce- pendant très complexes et dont le cristallin est relative- ment volumineux. Il est vrai que certains Lameliibran- ches, les Peignes et les Onchidies font exception et ont aussi un cristallin cellulaire, mais il ne peut être ho- mologué à celui dessVeriébrés, car il ne résulte pas d’une DES SCIENCES NATURELLES. 95 invagination du tégument et se constitue aux dépens d’un amas de cellules conjonctives et non aux dépens de cel- lules ectodermiques comme c’est le cas dans ce dernier embranchement. La forme de vésicule que le cristallin revét dans la sé- rie des Vertébrés pendant son développement embryolo- gique est un caractère d’une plus grande importance. Les Amphibiens paraissent faire exception à cette loi et, si nous en croyons Götte, dans son beau mémoire sur l’Ent- wickelungsgeschichte der Unke, la lentille se formerait, non par invagination, mais par épaississement de la couche nerveuse de l’ectoderme. Ce fait a été mis en doute par Balfour, et avec raison, car, comme j’ai pu m’en assurer sur des coupes de jeunes embryons de Salamandre tache- tée, chez les Amphibiens aussi bien que dans les autres classes de Vertébrés, le cristallin résulte d’une invagina- tion et non d’un simple épaississement de l’ectoderme. Une vésicule cristallinienne ne se rencontre du reste que dans cet embranchement. D’après l’histoire de son déve- loppement, elle répond, non à la lentille, mais à l'organe visuel entier de bon nombre d’Invertébrés. Chez les Gas- teropodes, par exemple, l’œil a la forme d’un sac conte- nant une lentille cuticulaire. Sa paroi interne constitue la rétine, sa paroi externe la cornée. Il résulte d’une in- vagination ectodermique et nous montre, à l'exception de la lentille cuticalaire, les mêmes caractères morphologi- ques que la vésicule optique représentée par le cristallin embryonnaire des Vertébrés. Chez les Céphalopodes di- branchiaux, l'œil apparaît d’abord comme une simple in- vagination de l’ectoderme et les premières phases de son développement sont identiques à celles que traverse le cristallin des Vertébrés. L’embranchement des Vers nous 96 SOCIETE HELVETIQUE fournit des points de comparaison encore plus favora- bles. Chez certaines Annélides, l’œil prend l’aspect d’une vésicule optique dépourvue de cristallin proprement dit (voir fig. 2). Elle est elliptique, sa paroi externe non pig- mentaire réfracte les rayons lumineux et joue le rôle d’une lentille, sa paroi interne pigmentée constitue la rétine. L’analogie entre cette vésicule optique et la vésicule eris- tallinienne des Vertébrés est frappante. Il est intéressant de rencontrer dans l’embranchement auquel se rattachent le plus étroitement les Chordés un œil tégumentaire comparable à l’oeil primitif qui persiste encore dans les Vertébrés actuels sous forme de cristallin. L'état vésiculeux de la lentille se retrouvant des Pois- sons aux Mammifères correspond sans aucun doute à un caractère très primordial. Il ne peut s'expliquer avec l’hy- pothèse que l'œil cérébral représente réellement la forme primitive de l'œil des Vertébrés. D'après la théorie cou- rante, cette lentille aurait pris naissance lors de la ferme- ture du tube médullaire, car les rayons lumineux, ne pou- vant plus exciter directement l’@il encéphalique, durent agir par l'intermédiaire du tégument. Les difficultés que soulève le passage d’un organe visuel cérébral sans len- tille et directement impressionné par la lumière en un organe visuel dont l’excitation exige la présence de mi- lieux réfringents dérivés de la peau, sont presque insur- montables. Mais supposons le problème résolu: la partie de la couche tégumentaire qui est entrée en relation avec l'appareil visuel et a constitné le cristallin aurait dû, au point de vue mécanique, s’épaissir et non s’invaginer. La formation d’une lentille aux dépens d’une invagination de l’ectoderme n’eüt été d'aucune utilité; au point de vue fonctionnel, elle eût été nuisible à la transmission des DES SCIENCES NATURELLES. 97 rayons lamineux, car elle ne se produit pas après que les cellules ectodermiques se sont transformées en fibres cris- talliniennes, mais précède les différentes phases par les- quelles cette lentille doit passer pour devenir un milieu réfringent. Ces considérations me conduisent au troisieme caractère dont j'ai parlé; le mode de formation des fibres cristalliniennes, caractère qui confirme encore l’hypothèse que je soutiens. Si le cristallin n’a rempli dans l’orga- nisme que les fonctions d’un corps réfringent ayant pris naissance lors de la fermeture du tube médullaire, ce sont les cellules externes, les cellules superficielles de cet or- gane qui auraient dû se transformer en fibres puisqu’elles étaient les plus directement en rapport avec l’excitant lu- mineux. Or, les observations embryologiques démontrent que les fibres cristalliniennes se forment, non aux dépens de la paroi externe de la vésicule optique représentant le cristallin, mais aux dépens de la paroi interne (v. fig. 3, p-i-c). Ce processus, au premier abord inexplicable, se comprend fort bien si l’on admet que le cristallin re- présente l’œil primitif tégumentaire des Vertébrés. La paroi externe ou distale de cette vésicule optique ances- irale servait de milieu réfringent, la paroi interne ou proximale de rétine. Cette rétine était constituée par des cellules dont le protoplasme s'était allongé en bätonnets et reposait sur les centres nerveux, disposition que l’on retrouve chez les Annélides en particulier et dans les phases embryonnaires du cristallin des Vertébrés. A me- sure que le tube médullaire se différenciait et se renflait à son extrémité céphalique la portion de la lame cérébrale sur laquelle s’appuyait l'œil tégumentaire primitif se sub- stituait à la rétine dé ce dernier et devint l’origine de l'œil encéphalique actuel, dont les caractères optiques 7 98 SOCIETE HELVETIQUE résultent d’une adaptation secondaire. Ainsi, tandis que la paroi externe de la vesicule oculaire cristallinienne laissait toujours pénétrer les rayons lumineux et conti- nuait a jouer le röle de lentille rudimentaire, la paroi in- terne perdait ses fonetions visuelles proprement dites et ses éléments furent les premiers à se modifier. De sorte que les fibres du cristallin de l’adulte représentent en réa- lité les bätonnets rétiniens transformés de l'œil ancestral des Vertébrés. Cette vésicule optique tégumentaire montre de grandes analogies avec l’œil pinéal des Sauriens, non au point de vue morphologique, mais au point de vue fonctionnel. Ces deux types d'organes visuels ont chacun la forme d’un sac dont la paroi distale sert de lentille, la paroi proximale de rétine. Ils se distinguent surtout l’un de l’autre par la pigmentation. La paroi proximale de la vésicule cristallinienne ayant perdu de bonne heure ses fonctions de membrane réceptrice des impressions lumi- neuses, et étant devenue un corps réfringent, sa pigmen- tation primitive a complètement disparu. Cette disparition du pigment est parfaitement explicable par le changement de fonction que subissait la lentille, elle ne constitue pas une objection sérieuse contre le rôle visuel qu’aurait joué primitivement cet organe. Les faits étudiés jusqu'ici militent tous en faveur de l'hypothèse que le cristallin représente l’œil tégumentaire ancestral des Vertébrés et permettent de comprendre sans difficulté les caracières embryologiques que montre cet organe. Nous avons vu que les premières phases du dé- veloppement de la lentille sont identiques à celles des au- tres organes sensoriels céphaliques, oreille et fosses nasales; que la vésicule cristallinienne a un mode de forma- DES SCIENCES NATURELLES. 99 tion identique à celui de l'œil des Gastéropodes, des Cé- phalopodes; qu’elle est l’homologue de la vésicule opti- que de certaines Annelides; que les fibres de la lentille adulte se développent aux dépens des éléments de la pa- roi rétinienne ou interne du cristallin vésiculeux, laquelle a perdu en premier lieu ses fonctions, et non aux dépens de la paroi externe comme l’exigerait la théorie courante. Il nous resterait maintenant pour terminer à indiquer comment la rétine cérébrale de l’œil actuel a pu prendre naissance (voir fig. 4, 5, 6, 7). Le cristallin, ou œil tégumentaire, reposait sur un épaississement de la région céphalique du système ner- veux comme cela se voit encore dans les embryons des Vertébrés et chez les jeunes Alciopes, par exemple. Des fibres nerveuses partant de la face externe de cet épaissis- sement se mettaient en relation avec les extrémités proxi- males des bätonnets de l’œil cristallinien et constituaient le nerf optique primitif. À mesure quela têtese différenciait davantage du tronc et que les vésicules cérébrales, pre- nant plus d'importance, augmentaient de volume, l’épais- sissement encéphalique: correspondant à l’œil tégumen- taire s’allongea sous l'influence de la pression exercée et prit la forme d’un sac dépendant de la vésicule cérébrale antérieure. L’extrémité distale de ce sac, qui n’est autre que la vésicule optique primitive, ne pouvant s’accroitre dans la direction de l'œil cristallinien, contre lequel elle s'appuyait déjà, se développa latéralement et entoura en partie ce dernier. Tous ces changements de position et l’étalement de l’évagination cérébrale, qui a donné nais- sance à la vésicule optique primitive, se sont opérés, mais d'une manière assymétrique autour du nerf optique comme axe et les fibres de ce dernier participant au dé- 100 SOCIÉTÉ HELVETIQUE veloppement de l’évagination cérébrale et maintenant leur position première, se sont étalées à la face distale de celle- ci. L’épaississement nerveux primitif répondant à l'oeil tégumentaire s’est ainsi peu à peu transformé en une coupe à doubles parois traversée en un point par le nerf optique et dont les cellules de la paroi distale, au-devant de laquelle s’irradient les fibres de ce nerf, se sont trans- formées en nouveaux éléments récepteurs des excitations lumineuses. La paroi proximale de cette coupe optique s'est chargée de dépôts pigmentaires et est devenue la couche épithéliale de la choroïde. Plus tard, les éléments mésodermiques qui entourent la rétine secondaire ou cérébrale et le cristallin entrèrent en relation étroite avec l'organe visuel et alors l'œil atteignit son complet deve- loppement et forma cet organe complexe qui est devenu un des caractères distinctifs des Vertébrés. En résumé, les deux organes aux dépens desquels s’est formé l'œil cérébral actuel sont, comme le montre son embryogenie, 1° la vésicule cristallinienne produite par une invagination de l’ectoderme et représentant l'œil té- gumentaire des Vertébrés ancestraux ; 2° l’évagination encéphalique correspondant à cet œil primitif et qui s’est transformée en une rétine secondaire se substituant à celle du cristallin. Ce dernier, après avoir perdu ses fonc- tions premières, est devenu le corps réfringent du nouvel organe visuel des Vertébrés. Ces deux organes oculaires, la vésicule cristallinienne et l’évagination encéphalique correspondante, apparaissent de très bonne heure durant l’évolution ontogénique; leurs dispositions constituent des caractères d’une grande ancienneté et partant d'une grande valeur, car-elles sont constantes dans toutes les classes de cet embranchement. En les complétant avec DES SCIENCES NATURELLES. il OI des données fournies par l’organe visuel des Invertebres, elles permettent de reconstruire, comme j'ai tenté de le faire, la philogénie de l'œil des Vertébrés. Je ne sais quel sort sera réservé à l'hypothèse que je viens d'exposer. Elle me paraît rendre compte d’une ma- nière satisfaisante des faits observés, et elle a surtout l’avantage de rattacher l’un à l’autre les deux types d’or- ganes visuels existant dans la série animale, l’œil tégu- mentaire et l’œil encéphalique. Le passage de la vésicule optique cristallinienne à l’œil encéphalique des Vertébrés actuels n’exige pas des changements morphologiques con- siderables. Il a pu s'effectuer sans apporter aucun trou- ble dans le fonctionnement de l'appareil visuel primitif, la portion cérébrale qui correspond à l'œil tégumentaire s’etant simplement substituée à la rétine du cristallin et étant devenue, durant l’évolution du type vertébré, par adaptation secondaire, la nouvelle rétine de l’œil encé- phalique actuel. EXPLICATION DES FIGURES ectoderme. lentille. rétine. cristallin ou œil tégumentaire. coupe optique secondaire. nerf optique. cristallin ou œil tégumentaire devenu lentille. vésicule cérébrale. corps vitré. paroi externe du cristallin. paroi interne du cristallin. évagination optique correspondant à l’œil tégumentaire. Fig. 1. — Cristallin à l’état de vésicule optique reposant sur la coupe optique secondaire en voie de formation. Embryon de lé- zard, environ 2%» de longueur. Fig. 2. — Vésicule optique d’une Annélide (Serpulides). Fig. 3. — Dessin schématisé d’un embryon de poulet repré- sentant le développement des fibres cristalliniennes aux dépens de la paroi postérieure de cet organe. Fig. 4, 5, 6 et 7. — Dessins schématiques représentant le pas- sage de l’œil tégumentaire primitif des Vertébrés à l’œil encépha- lique actuel. (© © e S i IAA \ I SRELSPESSS ES II RS DES 102 SOCIETE HELVETIQUE M. le D" Victor Fatto fait, dans la section de zoologie, diverses communications sur : Un nouveau Cheiroptere suisse; une variété de Bartavelle; un Tetras de l’ Entlebuch, et les Poissons de la Suisse. 1° Sur un nouveau Cheiroptére suisse. — M. Fatio parle d’une chauve-souris nouvelle pour la Suisse qu'il a capturée tout récemment, le 2 août 1890, à Valavran près Genève. Avec 38 dents, une aile assez large, un éperon sans epiblema et un oreillon élancé, ce Cheiroptere appartient övidemment au genre Vespertilio, mais il differe a plu- sieurs égards non seulement des espèces de ce groupe jusqu'ici connues en Suisse, mais encore plus ou moins de celles du continent européen étrangères an pays. Il mesure : envergure 0",258; longueur totale, 0,089 ; queue 07,042 ; tête 020175; oreille, bord externe, 02,017; oreillon, 02,008; avant-bras, 0%,0385: 3me doigt, 0",063; tibia, 0,0195 ; pied, 0,0085 avec les ongles. Le poil, foncé à la base, assez égal et sans éclat, est brun roussâtre sur les faces dorsales, de même cou- leur, un peu plus pâle seulement, sur les faces ventrales. Les membranes sont entièrement nues, sauf tout près du corps : les interfémorales ne présentent aucune trace de bordure pileuse; les alaires bordent le pied jusqu'à la base des doigts ou à très peu de chose près. Le museau, plutôt allongé, un peu velu, ne porte pas de véritable moustache. Le palais compte sept raies transverses en arrière du bourrelet antérieur. L’oreille présente une échancrure assez accentuée et neuf plis internes plus ou moins apparents ; couchée en avant, elle dépasse le nez de 1/4 au moins de sa longueur. L’oreillon, droit quoique un peu incliné en dehors, est très effilé et acuminé : il dépasse DES SCIENCES NATURELLES. 103 très légèrement la moitié de l’oreille, sans atteindre tout à fait à l’échancrure de celle-ci. La queue est enveloppée jusqu’a la dernière phalange et presque jusqu’au bout. Le poignet, l’aile repliée, arrive au milieu de la bouche; la phalange basilaire du 3% doigt est un peu plus longue que celle des 4me et 5e doigts, égales entre elles. Une usure extraordinaire des dents, toutes rasées au même niveau, ne permet malheureusement pas d’étudier de ce côté les caractères différentiels de l’espèce. La cons- tatation de deux petites prémolaires, aux deux mächoires, entre l’incisive et la premiere molaire, la premiere plus forte que la seconde, peut seulement donner l’indication du genre. Les quelques caractères de formes et de proportions ci-dessus indiqués suffisent à faire distinguer tour à tour le Vespertilio en question des V. murinus, V. Bechsieinii, V. Nattereri, V. mystacinus, V. Daubentonii et V. lugu- bris jusqu'ici signalés dans le pays. La comparaison avec les autres espèces d'Europe bien déterminées ne permet pas non plus de le rapprocher complètement d’aucune d'elles. Il diffère : du Vesp. dasycneme (Boie), Limnophilus (Temm.) parce qu'il a le pied bordé au lieu de libre, l’oreillon plus acuminé et neuf plis à l’oreille au lieu de quatre; du V. Capacinii (Bonap.), Megapodius (Temm.), Blast (F. Major), soit parce que son pied n'est pas libre comme chez celui-ci, soit par le fait de son oreille plus grande et de la presence de sept raies palatines au lieu de neuf; du V. ciliatus (Blasius), Emarginatus (Kolenati), non seulement parce qu’il ne porte pas trace de poils sur le bord des membranes interfémorales, mais encore du fait qu’il compte neuf plis dans l’oreille au lieu de six, et 104 SOCIETE HELVETIQUE que son poil est roux sur les faces inférieures au lieu de blanchätre, sans compter quelques petites differences de proportions. N’etait l’absence complete de bordure pileuse interfé- morale, c’est certainement du Ciliatus que ce Vespertilion se rapprocherait le plus: etant donné surtout que Forsyth-Major (Vert. italiani nuovi o poco noti, 1879) signale, parmi les représentants de cette espece en Italie, assez de variabilité dans les plis de l’oreille, et que Troues- sart (Rev. syn. des Cheiroptères d'Europe, 1879) taxe de brun-roux clair la couleur des faces inférieures de l’es- pece. L’usure des dents de ce sujet unique ne permettant pas une comparaison beaucoup plus approfondie, M. Fatio renvoie, jusqu'à trouvaille d’un nouveau spécimen, toute déeision relative au rapprochement possible avec le V. ciliatus dont cependant l'individu en question se distingue franchement par un caractère assez important pour avoir permis l'établissement d’un groupe spécial des Chauves- souris frangées. Il le nomme provisoirement Vespertilio neglectus. Vespertilion jusqu'ici inconnu ou étrange variété du Ciliatus, ce Cheiroptere n’en est pas moins nouveau pour la Suisse qui compte alors, à ce jour, 22 espèces parmi les chauves-souris. Schinz, dans sa Fauna helvetica, en 1837, n’en connaissait que 9; Fatio a porté ce nombre à 18, dans le premier volume de sa Faune Suisse en 1869; depuis lors, 4 sont encore venues enrichir ce total : le Dysopes Cestoniü rencontré par Schneider à Bâle, en 1870, le Vespertilio Bechsteinii signalé, à Bâle aussi, par Müller en 1880; enfin le Vesperzilio lugubris dernierement élevé au rang d’espece par Fatio, dans le DES SCIENCES NATURELLES. 405 supplement au vol. I de sa Faune Suisse paru en ma 1890, et le sujet Neglectus ou Ciliatus var. qui a fait l’objet de cette communication. 9° Sur une variélé de Bartavelle. — Le même traite ensuite d’une intéressante variété de Perdix saxatilis dont deux individus semblables figurent dans les Musées de Bex et de Sion. Le premier, jeune en mue, a été tué en novembre 1878 à dix minutes de Sion: le second, femelle adulte en parfait état, l’a été en décembre 1879, a 1300 mètres d’elevation dans le val d’Hérens: tous deux furent rencontrés en compagnie de Bartavelles ordinaires. Entre les nombreux caractères distinctifs qui font de cette variété, quant à la livrée, une Perdrix plus diffé- rente de la Bartavelle que d’autres espèces dans le même genre, on peut signaler tout particulièrement : Une large calotte noire couvrant toute la tête jusqu'en arrière de l’occiput et joignant le collier ; un fort mélange de tons roux dans le gris-bleu du camail qui couvre la nuque, les épaules et la poitrine, donnant à celui-ci un aspect un peu gorge-de-pigeon; une étrange bigarrure du dos tout couvert de taches entremêlées blanchätres, jaunätres, d’un brun roux, bleuâtres et noires, plusieurs des plumes dorsales portant deux bandes transverses noires, comme celles des flancs ; un grand envahissement des tons blonds ou jaunâtres sur l’aile et ses couvertures: enfin l’absence du blane et du brun-rouge dans les larges plumes des flancs qui, barrées de noir sur jaune roussâtre, présentent aussi moins de bleu que chez la Bartavelle ordinaire. Rien, dans les formes, comme dans les couleurs, ne justifie la supposition faite d’un produit de croisement soit avec la Gélinotte, soit avec la Perdrix grise. L'absence | | | | | 106 SOCIETE HELVETIQUE complete de mouchetures sur la poitrine et la presence constante de deux bandes noires sur les plumes des flancs ne permettent pas non plus d’admettre l’idée d’un mé- lange avec la Perdrix rouge. La calotte noire et la bigar- rure du dos ne pourraient du reste pas s’expliquer par l’union des deux espèces. C’est plutôt un développement anormal et une transposition en diverses places des cou- leurs de la Bartavelle qu'il est difficile d’expliquer, comme un defaut d’equilibre dans la répartition ordinaire des ma- tieres colorantes, désordre d’autant plus curieux qu'il a pu se produire identique chez deux individus et n’est par conséquent pas purement accidentel. Il serait intéressant de retrouver, dans le Valais ou allleurs, cette jolie variété que M. Fatio a baptisée : Perdix saxatilis, var. melanocephala. 3° Le Tétras de l’ Entlebuch. L’individu varié de blanc du Tetras letrix qui a été tué, en octobre 1889, dans les montagnes de l’Entlebuch, n'est, pour le D' Fatio, ni un bâtard du Tétras lyre et du Lagopede, ni un simple albinos mäle du premier, ainsi qu’il a été successivement déterminé et décrit dans les numéros des 1°" et 15 juillet 1890 du journal Diana. A côté des parties blanches de son plumage, le sujet en litige présente en diverses places, tantôt les plumes rousses barrées de brun de la femelle, tantôt les plumes noires à reflets légèrement bleuâtres du mâle. La taille est à peu près celle de la poule, tandis que la queue, à demi grandeur, est celle du coq, avec rectrices bien recourbées, les unes noires, les autres chamarrées de brun. Les sous-caudales, toujours blanches chez le mâle, sont ici en partie variées de brun-roux. L'étude très eirconstanciee que l’auteur a pu faire de DES SCIENCES NATURELLES. 107 ce curieux oiseau lui a permis de constater un mélange confus des caractères des deux sexes du Tétras lyre qui amenerait plutôt à l’idée d’une vieille femelle prenant le plumage du mâle, à la suite d’une atrophie sénile de l'ovaire, ainsi que cela se voit assez souvent chez le Grand Tétras. Cependant, la persistance de deux ou trois petites plumes propres à la livrée du jeune äge allant à l'encontre de l'hypothèse de stérilité par vieillesse excessive, et les dites petites plumes étant si profondément usées par frot- tement qu'elles doivent avoir subi déjà au moins une ou deux mues ruptiles, M. Fatio arrive, après maintes con- sidérations et par le seul examen des divers caractères extérieurs, le sujet étant empaillé, à la conclusion que l'oiseau en question doit être un sujet imparfaitement sexue affecté d’albinisme concomitant. 4° Poissons de la Suisse. L’auteur de la Faune des vertébrés de la Suisse tire des deux volumes qu’il a publiés, en 1882 et 1890, sur les poissons du pays quelques conclusions et considéra- tions générales parmi lesquelles on peut citer les suivan- tes: ; La faune ichthyologique, d’abord marine, a subi, avec les modifications successives de la surface du globe, de profondes transformations, particulièrement dans l’époque crétacée; si bien qu'aux temps de la molasse, l’on voit apparaître déjà beaucoup d'espèces adaptées aux eaux douces et plus ou moins voisines des formes actuelles. Le lac d’Oeningen, à côté de quelques espèces disparues, comptait bon nombre de poissons dans les genres aujour- d’hui représentés dans les eaux suisses. Plus tard, les premières habitations lacustres ont contenu les débris de plusieurs espèces semblables aux nôtres, du Saumon et 108 i SOCIÉTÉ HELVETIQUE de deux Corégones en particulier, qui manquaient encore a la faune molassique du pays. Les conditions se modifiant peu & peu, la faune actuelle, avec prédominance des Physostomes, parait avoir été établie surtout lors du retrait des eaux, dans les pre- miers temps post-glaciaires. La délimitation des bassins, le rétrécissement des courants et l’emprisonnement rela- tif de bien des poissons ont déterminé par sélection les espèces les plas propres à vivre dans le pays, et celles-ci se sont depuis plus ou moins modifiées dans différents milieux. La Suisse compte actuellement 54 espèces plus ou moins répandues, avec nombreuses sous-espèces et varié- tés (54 si l’on veut attribuer une valeur spécifique à trois Cyprinides du Tessin que l’auteur considère comme races locales), soit environ dix de plus que n’en signalaient les faunes antérieures même les plus récentes; cela dans les quatre bassins prineipaux : du Rhin (mer du Nord), le plus grand et le plus riche; du Rhône (Méditerranée). en partie coupé de la mer; du Pò (Adriatique) repré- senté par le Tessin au sud des Alpes, et du Danube (mer Noire), le plus petit et le plus pauvre, représenté par Inn en Engadine. En tout : 4 poissons Cartilagineux, pour 47 Osseux. et, parmi ces derniers, 5 Anarthroptéry- giens, 4 Anacanthien et 41 Physostomes. Le bassin du Rhin, en Suisse, peut être divisé en trois parties : le fleuve au-dessous de la chute, avec 33 espèces dont 6 propres, les lacs et tributaires, avec 34 espèces et intervention des Corégones:le fleuve et ses dépendances au-dessus de la chute avec 28 espèces. Le bassin du Rhône se partage à son tour en deux : le Léman et le fleuve au-dessus de Bellegarde, avec 20 es- DES SCIENCES NATURELLES. 109 peces seulement, à cause de l’empechement offert a la remonte par les obstacles de la perte, et le Doubs, sur les frontières, avec 24 especes, bien qu’a un niveau plus élevé, mais joignant le Rhône au-dessous de la perte, par l’intermédiaire de la Saône. Le bassin du Po représenté par le Tessin, en Suisse, compte 23 espèces, dont 8 propres au sud des Alpes, et de nombreuses variétés dans les formes de celles qui ha- bitent aussi sur Je versant septentrional. Le bassin da Danube, Inn en Engadine, au-dessus de 1,000 mètres, n’a plus que 4 poissons autochtones, avec 4 importés plus ou moins localisés. La diminution graduelle des espèces est assez rapide avec l’accroissement de l'élévation, bien que différent un peu selon les conditions d'habitat. La plupart, abstraction faite d’importations locales, disparaissent entre 1,000 et 1,100 mètres au-dessus de la mer: on ne tronve plus guère au-dessus de ce niveau, à part quelques exceptions, que les Cottus Gobio, Phoxinus laevis, Nemachilus barbatulus, Thymallus vexillifer et Salmo lacustris, parmi celles qui ont une aire géographique plus vaste ou plus septentrionale. Le troisième et le quatrième de ces poissons remontent entre 1,400 et 1,900 mètres ; enfin on ne rencontre plus que les trois autres, Chabot, Vairon et Truite, entre 2,000 et 2,500 mètres. C’est le Vairon (Phoxinus laevis) qui semble remonter de lui-même le plus haut, bien que la Truite (Salmo lacustris) vive importée jusqu’au-dessus de 2,600 mètres, dans le Sgrischus-See d’Engadine en par- ticulier. L'étude prolongée et très approfondie que M. Fatio a faite des poissons suisses en toutes circonstances lui a permis de déméler, dans la variabilité des caractères de 110 SOCIETE HELVETIQUE ceux-ci, ce qui doit tour à tour être attribué à des ques- Uons d'âge, de sexe, d'époque ou d'habitat. C’est par là, entre autres, qu'il a pu parvenir à débrouiller l’écheveau Jasqu'ici inextricable des nombreuses formes de Corego- nes dans le pays. Il distingue, dans ce genre, 8 espèces avec 22 sous-espèces locales rentrant dans 2 iypes pri- mordiaux €. dispersus et C. Balleus, sans compter deux formes géographiquement voisines et deux espèces impor- tées. Notons ici que le genre Coregonus, d’origine fort pro- bablement marine et jusqu’alors exclusivement septen- trional, a de nos jours passé les Alpes au moyen de l’im- portation artificielle dans les lacs de la haute Lombardie. L’elevation du niveau de l'habitat, que ce soit in- fluence de température ou d’alimentation, et parfois la sé- questration ou seulement la réduction du vase ou du bas- sin, tendent d’ordinaire à conserver le facies et certains caractères du jeune àge. LaTruite de ruisseau et des Alpes, jusqu'ici considérée comme espèce distincte, n’est, pour le D" Fatio, qu’une forme jeune ou retardée de la grande Truite des lacs de la plaine, et les nombreuses formes de celle-ci doivent ren- trer sous le même nom spécifique de Salmo lacustris'. Une espece variant d’autant plus qu’elle a une aire géographique plus étendue et que ses représentants sont, ! M. Fatio nous prie de relever à ce propos une erreur qui s’est glissée dans le volume V de sa Faune suisse, Poissons, partie II, p. 351, en note, et p. 352 : Ce n’est pas le Chevalier Ed. de Betta qui a attribué un maximum de 16 kilog. à la truite du lac de Garde dite S. Carpio, mais bien de Filippi; c’est également Nardo et non de Betta qui fait pousser à la m&me Truite ses mi- grations jusqu’à la mer. Les données de quelques auteurs italiens sur le S. Carpio sont, paraît-il, assez confuses et parfois contra- dictoires. ; DES SCIENCES NATURELLES. 441 en divers pays, localisés dans plus de conditions différen - tes, il est aisé de comprendre comment se sont formées, avec le temps, tant d’espèces géographiques ou locales qui accusent aujourd'hui des caractères distinctifs bien tran- ches. Les nombreux Corégones indigènes enfermés de nos jours dans 16 lacs différents en fournissent un frap- pant exemple. Cependant, les espèces ne paraissent pas actuellement entièrement slationnaires, et le travail qui s’est fait autre- fois. sous l’action des conditions naturelles, semble se continuer plus ou moins et emprunter de temps à autre une nouvelle force à des circonstances relativement acci- dentelles. C’est ainsi, par exemple, que se crée sous nos yeux, dans le Tessin, aux dépens d’une espèce marine, l’Alosa Finta qui tous les ans remonte de la mer dans les fleuves, une nouvelle forme d’Alose d’eau douce qui vit toute l’année, grandit et se multiplie dans les lacs, séparée depuis quelques années du grand courant par l’écluse de Villoresi. Il est certainement des plus intéressant de sui- vre, avec l’auteur, les transformations déjà si profondes que ce nouvel habitat a infligé à l'espèce, au point de la rendre à première vue presque méconnaissable. La stérilité, qui affecte bien des poissons, parmi les Sal- monides surtout, peut être accidentelle et temporaire ou de naisssance et plus ou moins persistante. Le défaut des transformations qui accompagnent d'ordinaire la puberté donne à l'individu, dans ce dernier cas, un aspect assez différent pour avoir trompé souvent bien des ichthyolo- gistes. Les hybrides entre espèces voisines sont assez fréquents, principalement en cas de réclusion et alors qu’il y a ana- logie forcée d’époque et de conditions de frai. Les bâtards | | | | 112 SOCIETE HELVETIQUE de Cyprinides sont plus rares en Suisse qu’en France ou en Allemagne, parce que les cours d’eau, plus rapides ou plus encaissés, donnent moins facilement lieu à la formation de mares latérales; par contre, les produits de croisements entre formes diverses de Corégones se rencontrent sou- vent dans certains laes du pays, principalement dans ceux de Zurich, de Bienne, de Morat et de Neuchâtel. Les tableaux de distribution géographique des poissons en Suisse, tant à différentes hauteurs que sur la surface horizontale, donnés par M. Fatio, suffisent à indiquer très approximativement la faune de telle ou telle localité, étant donné ie bassin ou sous-bassin et le niveau de celle-ci. L'auteur a enfin traité de la pêche, de la pisei- culture et des diverses espèces importées, en faisant remarquer combien il était indispensable d’avoir des données exactes sur les habitants actuels de nos eaux, en face des mélanges et de la confusion qui vont nécessaire- ment résulter à l'avenir des transports artificiels de diverses espèces d’un bassin dans un autre et de fré- quentes importations de poissons étrangers d'Europe ou d'Amérique '. ! Au moment de mettre sous presse, nous recevons de M. Fatio, avec prière d'insérer, la nouvelle que l’on aurait pris, le 25 sep- tembre 1890, dans le lac de St-Moritz, à 1765 mètres s/m., un sujet de 375 grammes du Bachsaibling d'Amérique, probablement Sal- velinus fontinalis, autant que des renseignements peu circonstan- ciés permettent de le dire. Le Dr Berry estime que le spécimen est âgé de 2 ! ans au plus et que ce doit être un des individus intro- duits par lui dans le dit lac en avril 1888, sujets dont on aurait déjà repris un ou deux. S'il était prouvé que l’espèce se reproduisît à ce niveau, dans le pays, ce serait un importé de plus à ajouter aux quelques pois- sons de la Haute-Engadine. DES SCIENCES NATURELLES. 113 M. FiscHER-SIGwART parle de quelques especes ani- males rares des environs de Zofingen. I. Mus rattus (rat noir). Cette espèce ayant été obser- vee dernierement a OEnsingen, l’auteur a fait une en- quête spéciale sur sa distribution dans la Suisse occi- dentale, et les renseignements fournis dans 31 localités des cantons de Soleure, Bâle-Campagne et Berne peu- vent se résumer comme suit : le Mus rattus, très répandu dans les vallées supérieures du Jura, diminue vers leur embouchure et est remplacé par le surmulot (Mus decu- manus). A Langenbruck il est abondant, il diminue à Waldenburg, devient rare à Höllstein et disparaît plus bas. On peut faire la même observation dans la vallée de la Klus, depuis OEnsingen. Le rat noir n’est jamais isolé, mais toujours mélangé avec le surmulot en proportion variable. L’Aar forme a Gais la limite de son extension vers l’orient, avec toutefois quelques incursions sur la rive droite de la rivière. Les limites septentrionales et méridionales sont moins bien fixées. Une nouvelle localité a été dernièrement trouvée dans l’Uerkenthal, à l’est de Zofingen. 2. Falco peregrinus. Depuis 1880, on a, chaque année, cbservé des jeunes près de Reiden, dans les rochers mo- lassiques (1880, deux, 1881, cinq, et 1889, quatre). En 1890, les jeunes ont commencé à voler au commen- cement de mai, et le 46 juin il y avait de nouveau deux nids habités. Au pied des rochers, on voyait de nom- breux débris (plumes, ossements, etc.) de leurs repas. On a également tiré des jeunes faucons presque toutes les années dans le Grandelfluh au Jura ; dans cette région, chaque couvée n’est que de deux ou trois petits, tandis 8 114 SOCIETE HELVETIQUE que dans la molasse (Hochfluh) il yen a ordinairement quatre à cinq, la nourriture étant plus abondante. Pandion haliaëtus. En juillet 1886, on a trouvé deux petits dans un nid perché sur un sapin au pied d'une paroi de rocher verticale au Gaissberg; l’année suivante le même nid renfermait trois œufs. Il n’a pas été habité depuis. : Emys lutaria. On remarque dans le lac d’Inkwyl de nombreuses tortues de marais, qui détruisent beaucoup de poissons. Mais les observations à leur sujet ne sont pas encore complètes. M. le D" Othon-Emil ImHor signale quelques représen- tants de la faune pélagique des bassins d’eau douce. Plusieurs genres de rotatoires se distinguent par la possession d’appendices qui servent d'organes de loco- motion. Tandis qu'avec l’aide des cils vibratiles, l’ani- mal opère un mouvement en avant régulier, il exécute au moyen des organes en question une série de sauts. Ces appendices sont surtout remarquables chez les genres Hexarthra, Schmarda, Triarthra, Polyarthra et Pedalion (Hudson). Hexarthra a été découvert en Égypte en 1854: le corps, long de 0,833, porte à sa face ventrale trois paires de rames terminées par des houppes de poils raides. Le Pedalion mira Hudson (figuré par lui en 1872) en diffère en bien des points. Les organes de locomotion sont au nombre de six, un ventral, un dorsal et deux de chaque côté; tous reçoivent des fibres musculaires striées. La longueur totale n’est que de 0,233. Les stations dans lesquelles a été trouvé le Pedalion mira ne sont pas nombreuses; on en cite une près de Buda-Pesth, deux en DES SCIENCES NATURELLES. 115 Galicie, deux dans les lacs italiens de Varese et d’An- cône. En Suisse, l’auteur ne connaît que le lac de Lo- werz, un petit bassin marécageux à demi-desséché à Stadtweiher, près de Baden, et le Lago Campo, dans le Val Campo (Bregaglia, 2370 m.). Il est intéressant de noter que dans ces localités, fort éloignées les unes des autres, et où les conditions de vie sont bien différentes. le Pedalion ne varie absolument pas. Le genre Dinobryon. La pêche avec le filet à petites mailles a permis de découvrir plusieurs nouveaux orga- nismes microscopiques dans les eaux de nos lacs. Les espèces animales qui habitent en pleine eau se rencon- trent fréquemment en bandes innombrables. Les espèces du genre Dinobryon sont particulièrement remarquables à cet égard. J'ai déjà signalé leur présence dans nos lacs, à Zurich en 1883 et à Lucerne en 1884. Depuis lors, de nouveaux matériaux ont établi sur des bases complètes notre connaissance de la distribution géographique de ce genre dans les bassins européens. Il se distingue par la possession de deux Flagellum de longueur inégale, sécrète une sorte de coquille fermée à une extrémité et vit en colonies. Les espèces connues jusqu’à aujourd’hui sont les sui- vantes: Dinobryon sertularia Ehbg, sociale Ehbg, petiolatum Da]. stipitatum Stein., divergens Imh., elongatum Imh., petiola- tum var. nov. D. bavaricum Imh., n. sp., sertularia Ehr. var. alpinum Imb., Butschli Imh., n. sp. Le D. bavaricum ressemble au D. petiolatum Duj. par la présence d’un style creux qui porte la colonie. La partie postérieure du corps est fixée au point de jonction du style et de la coquille. La partie habitée par l’animal 116 SOCIETE HELVETIQUE comprend environ la moitié de la coquille. La paroi de la partie antérieure est constituée comme l’abri du D. diver- gens. La cupule est à son orifice repliée en dehors. La moitié antérieure de la cupule est cylindrique; la moitié postérieure, élargie au somme!, se rétrécit vers le style et a un contour sinueux. Les colonies sont peu nombreuses et ne comptent guère plus de cinq à six habitants. Dimensions : longueur totale.. 0,08-0,088 mm. partie habitée... 0,04 mm. SVIG Loc ARE 0,044 mm. diamètre 1700 0.0092 mm. diamètre du style 0,003 mm. Le D. bavaricum n’a été jusqu'ici observé que dans le Spizingsee (Haute-Bavière), à une altitude de 1075 m. Le Dinobryon Bütschli Imh. se distingue par le grand nombre d’individus de chaque colonie, nombre qui at- teint plusieurs centaines et jusqu à mille dans les colo- nies les plus importantes. Les habitants sont disposés sur des rayons, et l’ensemble de la colonie rappelle l’aspect d’un buisson touffu. Chaque coquille affecte une forme cylindrique légèrement courbée. Dimensions : longueur, 0,054 millimètres : diamètre, 0.0072 mm., et, à l'ouverture, 0,0048. Cette espèce a été découverte en 1888 dans le lac Tihoja en Carinthie. Ce n’est que très récemment, depuis 1883, qu’on a trouvé dans les eaux suisses plusieurs espèces de Dino- bryon; auparavant, on ne connaissait guère que le D. sertularia Ehbg. Le lac de Zurich en compte quatre: on en rencontre dans presque tous les grands lacs et même dans quelques lacs alpins, dont le plus élevé jus- qu’à présent est le lac Tempesta, à 2500 m. au-dessus de la mer. DES SCIENCES NATURELLES. 117 3. Le genre Diaptomus (Copepodes, Calanidæ). Les derniers travaux sur les faunes pélagiques ont amené de nombreuses découvertes dans. ce genre de crustacés na- geant librement. De 12 espèces connues en 1885, le chiffre total se monte aujourd'hui a 42, dont plusieurs sont extra-européennes. D’autres espèces (15 environ) sont mentionnées, mais mal connues. Dans une monosraphie des Calanidées récemment pu- bliée par MM. de Querne et Richard (Mem. Soc. zool. de France, 1889, II, p. 53) les caractères distinctifs prin- cipaux sont tirés des antennes (surtout chez les mäles), des pattes natatoires, des derniers anneaux thoraciques et du premier anneau abdominal. Ce sont les caracteres tirés des antennes qui sont les plus faciles à constater (forme des derniers anneaux en brosses, hameçons ou lamelles) et qui fournissent trois groupes bien caractéri- ses dans 29 espèces. Les pattes natatoires fournissent des caractères qui sont également utiles pour la détermi- nation des 42 espèces décrites. Dans ce nombre, 6 appar- tiennent à la faune suisse: quelques-unes s'élèvent fort haut dans les Alpes (Diaptomus alpinus dans le lac Prünas sur le Piz Languard, a 2780 m. et le D. denticornis sur la Fluela, à 2385 m.). Les deux lacs de la Fluela, bien que tout voisins, renferment, l’un, le D. alpinus, l’autre. le D. denticornis, deux espèces fort différentes l’une de l’autre. M. Davarz : Mus poschiavinus (Fatio). | M. Davaiz parle du Mus poschiavinus découvert par M. Fatio en 1860 à Poschiavo et décrit par celui-ci en 1869. L'espèce, méconnue pendant bien des années, probable- ment faute de connaissance, s’est retrouvée aussi à San 118 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE Carlo et un peu au sud de cette localité en grande quan- tité. A côté des différences de pelage et de coloration, les principaux caractères distinctifs se voient daus les plis palatins : le Mus musculus compte 7 plis et le M. Poschia- vinus 6 seulement. M. Fario ajoute que l’on a observé aussi une race de souris noires dans le Münsterthal, mais que celles-ci présen- tent, avec six plis palatins normaux, des traces d’un sep- ième pli plus ou moins développé, qui pourraient faire supposer un mélange avec la souris ordinaire. M. le D' E. UrecH: Contribution à l'Ontogénie des In- sectes (ordre des Lépidoptères). Le Dr Urech a analysé physiquement et chimiquement l'urine d’un grand nombre d'espèces de papillons et re- connu une relation intime entre les pigments de cette sé- crétion et ceux qui colorent les ailes des Lépidoptères en général. Dans tous les papillons qu'il a étudiés, le D' Urech a constaté que la première urine seule était pigmentée et que le liquide émis ensuite était entièrement incolore. Le pigment blanc de la première urine de la Pieris brassicæ et le pigment rouge intense de la Vanessa urlice ne se retrouvent par exemple plus dans les déjec- tions ultérieures de ces espèces. Le bleu et le violet des écailles des papillons étant des couleurs produites par interférence, il n’y a rien d'étonnant dans le fait que celles-ci ne se retrouvent pas dans les urines. La première urine d’un grand nombre de papillons paraît grise, quoi- que tirant plus ou moins, suivant les espèces, sur le rou- geätre, le verdàtre ou le jaunätre; c'est généralement un DES SCIENCES NATURELLES. 119 melange de différents pigments, tandis que les couleurs se montrent distinctes sur l’aile du papillon. L’auteur a aussi porté son attention sur la couleur du sang qui coule dans les vaisseaux des ailes des papillons alors que celles-ci s’étendent au sortir de la chrysalide. Le sang n’est pas coloré de même dans toutes les espèces ; il est le plus souvent jaunâtre, avec des intensités de teintes différentes: pâle entre autres chez beaucoup de Bombyx, d'un jaune foncé chez les espèces du genre Va- nessa. La couleur du sang est par contre d’un vert-olive intense dans la Deilephila euphorbia, tandis qu’elle est d’un jaune pâle dans le Cossus ligniperda. M. H. NaGeL : Dentition accidentelle chez la Marmotte. M. Nagel présente la tête empaillée d’une marmotte tuée en 1887. Les incisives de cet individu offrent une curieuse conformation, résultant probablement d’une dé- viation accidentelle de la mâchoire. Les incisives conti- nuèrent à croître faute de s’user les unes contre les au- tres ; si bien que les dents d’en-haut se croisèrent, en se recourbant toujours plus: en dessus, et que l’une d’elles, après avoir percé la lèvre supérieure, revint précisément à se rencontrer avec l’une des incisives inférieures. Mal- gré cette curieuse déformation, la marmotte se trouvait de nouveau dans la possibilité de ronger. La bête était très grasse lorsqu'elle fut tuée. 120 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Médecine. Président : Prof. D" Saxux, de Berne. Secrétaire : Dr Lucius SPENGLER, de Davos-Platz. D° Carl Spengler. Traitement chirurgical et climatérique de la phtisie pul- monaire. — D" Alfred Sokolowski. Remarques sur la connexion qui existe entre la diathèse arthritique et la tuberculose pulmonaire. — D' Volland. De la tuberculose par inhalation. M. le D" Carl SPENGLER présente un travail sur le irai- tement chirurgical et climatérique de la phtisie pulmonaire et de quelques-unes de ses complications. L’auteur remarque qu’un certain nombre de méde- eins et de cliniciens allemands ont renoncé au traitement climatérique de la phtisie, en sorte que les médecins sont séparés actuellement en deux camps. Les uns préconisent le traitement hospitalier fondé sur des principes hygiéni- ques et diététiques mais sans avoir égard à l'influence du climat, tandis que les autres traitent leurs malades par la méthode climatologique, hygiénique et diététique mais sans un traitement purement hospitalier; cependant les malades sont classés plus systématiquement et sont trai- tés dans des hôpitaux spéciaux, avec des infirmiers appro- priés, dans des sanatoriums normaux et dans des lieux de cure publics qu'ils fréquentent comme malades ambu- lants. Brehmer est le représentant de la première ien- dance, le D" Alex. Spengler personnifie la seconde. Depuis que Koch a découvert le bacille de la tubercu- lose, on a cherché à se rendre entièrement maitre de DES SCIENCES NATURELLES. 121 cette affection. L’insucces de cette tendance thérapeuti- que a été prouvé lorsqu'on s’est rendu compte de l’inef- ficacité des différenis moyens employés localement. L’on a reconnu aussi, à la suite des recherches de Koch, que lon ne pouvait regarder une vaccination préventive comme étant un remède spécifique. Il en est de même pour le climat des hautes montagnes et des contrées polai- res dans certaines formes de phtisie. Le D' C. Spengler cite le cas d’un patient atteint de tuberculose pulmonaire bi-latérale, très étendue, avec fièvre, vomissements, transpiration, pouls excessivement fréquent, dyspnée, riche expectoration et qui, quarante jours après son arrivée à Davos, avait augmenté de vingt- deux livres avec amélioration générale de tous les symp- tômes. De tels succès ne sont point rares; on les constate chez tous les nouveaux arrivés si la tuberculose n’est pas irop avancée et si l’organisation n’est pas affaiblie au point d’avoir perdu son pouvoir d'adaptation au climal. On iraite depuis vingt ans à Davos uniquement par l'hygiène, la diète et le climat et l’on ne se sert de médi- caments que dans certains cas compliqués. Que le climat Joue un rôle important pour améliorer tout d’abord et même, par la suite, pour amener de rapides guérisons, c'est ce qui ne fait aucun doute. La nouvelle direction thérapeutique, qui tient le climat pour indifférent, s’expli- que seulement par le fait que ses représentants, compre- nant l'idée de climat autrement qu'elle n’est en usage, méconnaissent ses effets physiologiques. La preuve en est dans la statistique de Falkenstein, qui montre que la phtisie pulmonaire est curable, mais dans une propor- tion effroyablement faible (7 °/,). Spengler est convaincu que la chirargie aussi ne doit 122 SOCIETE HELVETIQUE attendre aucun heureux succès avec les phtisiques si elle ne s’aide pas des ressources fournies par l’hygiène, la diète, etc. C’est ce qui se présente dans le traitement de ’empyeme, du pneumo et du pyo-pneumothorax, ainsi que des cavernes. La ponction et l’aspiration, sans les conditions climatologiques nécessaires, ne conduisent pas a de bons résultats. Spengler partage l’opinion que les empyèmes et pyo-pneumothorax des phtisiques peuvent étre radicalement opérés dans toutes les circonstances, aussi bien que les pneumothorax, si, ce qui est presque toujours le cas, des symptòmes menacants de compres- sion se présentent. Il établit les indications suivantes : 1° Création d’un pneumothorax ouvert avec la pres- sion atmosphérique. 2° Diminution de l’espace pleural dans un sens qui corresponde au pourtour de la destruc- tion du tissu pulmonaire. Ces indications sont remplies par la thoracocenthèse avec résection de côtes, qui conduisent à la guérison du pneumothorax et consécutivement & celle du phtisique lui-méme. La diminution de l’espace pleural est une con- dition sine qua non de la guérison. Elle donne lieu à un ratatinement du poumon qui ne peut se produire sans une déformation du thorax. Chez les enfants, dont le thorax s’y préte, des cavernes considérables peuvent se fermer spontanément; chez les adultes ce fait ne se pré- sente jamais, parce que chez eux la paroi thoracique est plus rigide. Les cavernes prennent alors le caractere de cavités à parois rigides, qu’il faut rendre mobiles par une résection de côtes en rapport avec l’étendue de la lésion. Mais pour une guérison complète, le climat a une impor- tance capitale. DES SCIENCES NATURELLES. 123 En plaine, les malades ne peuvent se tenir suffisam- ment au grand air, surtout en hiver; tandis que dans les hautes montagnes, les malades, même gravement atteints, peuvent, en hiver comme en été, se promener presque chaque jour, pendant plusieurs heures au soleil, ce qui augmente leur appétit. Le scepticisme moderne au sujet de la thérapeutique climatérique a pour résultat de priver de malheureux phtisiques de ces avantages. Le climat baro- métrique des grandes hauteurs (5000 pieds, par exem- ple), a une action frappante sur les hémorragies des pou- mons et des conjonctives ainsi que sur les fortes dispnées, qui sont beaucoup plus rares qu’en bas. En effet, l’air y est moins comprimé; il est plus froid, plus sec et plus pur, moins riche relativement en oxygène. La force et la direction du vent, la réunion des différentes espèces de rayons solaires, les qualités de l’air expliquent l’accrois- sement de l'appétit, la diminution de la transpiration, de la fréquence respiratoire et du travail du cœur. Cette amélioration se constate de même dans la maladie de Basedow. L’air froid et sec tend à dessécher les cavernes, ce qui est défavorable au développement des bacilles de la tuber- culose, et à diminuer la température des tissus. Si les natures anémiques et éréthiques, auxquelles les séjours de hautes montagnes sont contre-indiqués, s’amé- liorent dans des climats chauds et secs, c’est parce que la tuberculose est très souvent dissimulée par la chlorose et l’éréthisme (pseudochlorose, pseudoéréthisme du cœur de Sokolowski). Il faut examiner dans chaque cas si la haute montagne est indiquée ou non. Spengler explique les insuccès par le fait que ces malades ne peuvent s’accoutumer aussi vite que les autres à de si grandes différences de climat. 124 SOCIETE HELVETIQUE Le climai de la haute montagne est encore indiqué dans l’asthme bronchique. Il fait cesser les accès immé- diatement et d’une manière durable, ce qui tient peut- être à ce que l'expiration dans un milieu moins dense est plus facile ei à ce que l’air sec et froid prévient l’hypé- rémie des bronches. M. le Dr Alfred SoKoLowskı, médecin ordinaire de l’hòpital du Saint-Esprit, 4 Warschau, communique quel- ques remarques sur la connexion qui existe entre la diathese arthritique et la tuberculose pulmonaire. Bien qu'il ne subsiste aujourd'hui ancun douie que la seule cause des différentes formes de la tuberculose pul- monaire soit le parasite spécifique de Koch, cependant la cause définitive est inconnue, puisque le même facteur spécifique de la maladie provoque, dans un cas, une maladie aiguë se terminant d’une manière fatale en quel- ques semaines, tandis qu’une autre fois elle revêt une forme chronique traînani pendant des années. Brehmer, Benecke, eic., ne sont pas parvenus à expliquer ces diffé- rences, mais Sokolowski croit qu'il faudrait pousser cette étude plus loin pour arriver à savoir s’il ne se présente pas des troubles dans tout l'échange nuiritif des différents tuberculeux. C’est ce que Zuelzer et Stokvis ont déjà tenté pour le dernier stade de la tuberculose. ll est prouvé cliniquemeni que certaines perturbations de l'organisme agissent sur le cours de la phüsie en le hätant, comme le diabète, ou en le retardant, comme l’arthritisme et particulièrement la diathèse urique. Sokolowski a observé : 1° Que, chez un grand nombre de phtisiques, les principaux symptômes ne sont pas pro- duits par les troubles de l'appareil respiratoire, mais par DES SCIENCES NATURELLES. 125 ceux d’autres organes ou par une perturbation de l’état général, c'est-à-dire par une faiblesse progressive de lon- gue durée, par du catarrhe gastro-intestinal, par des dou- leurs articulaires prolongées, etc. Chez les malades qui ont ainsi décliné, la tuberculose pulmonaire prend peu a peu pied à l’état latent et n’est reconnue que plus tard. Sokolowski attribue cette forme de développement de la tuberculose à l’arthritisme parce que, chez un grand nombre de malades, les symptômes arthritiques (douleurs articulaires, coliques néphrétiques, riches dépôts d’acide urique, etc.), avaient précédé les symptômes pulmonaires. 20 Un certain nombre de cas évoluent continuelle- ment sans fièvre et ne présentent jamais de phénomènes hectiques. 3° On observe souvent des crachats sanguinolents et de riches pneumorrhagies. 4° Dans des cas anciens on ne remarque, du côté des poumons, que très peu de symptômes physiques qui, pour la plupart, sont monolatéraux et indiquent une ancienne induration; jamais on n'a pu prouver clairement une des- truction progressive. 5° Les troubles respiratoires sont très peu prononcés : toux généralement sèche, de temps en temps une expec- toration renfermant plus ou moins de bacilles, dyspnée fable, sauf dans les cas très avancés. 6° Cette forme de la phtisie a une grande analogie avec la forme fibreuse, mais il semble que l'augmentation du tissu conjonctif n’apparait que secondairement, après une évolution favorable des foyers tuberculeux des som- meis. Le diagnostic de cette forme n'offre aucune difficulté. Il esi cependant important d'examiner les poumons chez tout arthritique. 126 SOCIETE HELVETIQUE Le pronostie de la tuberculose chez un arthritique est sensiblement meilleur que ne permet de l’espérer l’état général des malades. Quant au traitement, s’il s’agit de douleurs arthriti- ques violentes, on recommandera des cures de montagne, de préférence dans le voisinage de bains salins ou sulfu- reux (Warmbrunn, Treuschin, Alveneu, ete.). Dans les cas de forte déperdition d’acide urique avec coliques réna- les, on indiquera des cures de montagne avec l’emploi simultané et raisonné de sources alcalines muriatiques ou alcalines salines (Tarasp, Marienbad, Salzbrunn, etc.). S'il s’agit d’une faiblesse générale croissante, avec atonie de l’estomac et de l'intestin et perte de l’appétit, on con- seillera un séjour dans un endroit plus élevé, accompagné d'un traitement hydrothérapique prudent (Davos, Saint- Moritz, Ausee, etc.). Parfois les symptômes arthritiques apparaissent dans le cours de la phtisie. Sokolowski pense qu'il s’agit là d’une diathèse urique artificielle. La tuberculose des sommets reste alors à l’état stationnaire, mais il se présente un développement général du tissu graisseux, une pléthore abdominale. L'auteur l’attribue : 1° à un exercice limité, 2° à une nourriture mal appropriée (hydrocarbures, graisses, etc.), 3° à des troubles de digestion (constipation, etc.). Quant à ce qui concerne les différentes sortes de die- tes, Sokolowsky admet, en se basant sur des analyses précises, que le lait augmente la réaction acide de l’urine et la déperdition d’acide urique. M. le Dr VoLcanp; de Davos-Dörfli, entretient ses col- lègues de la Tuberculose par inhalation. DES SCIENCES NATURELLES. 127 Une crainte générale de nos jours est celle de s’infec- ter de tuberculose en inspirant des bacilles en suspension dans l’air. L’auteur, en s’appuyant sur les expériences de Cornet, désire prouver que la tuberculose procurée par la respiration des bacilles est très rare. Cornet a toujours trouvé le bacille dans le voisinage immédiat de phtisiques alités et malproprement tenus, c'est-à-dire entourés de leurs crachats. Ces bacilles étaient tantôt libres dans l’air, tantôt dans la poussière recouvrant les objets, mais seulement à une distance mo- dérée des lits, particulièrement derrière la tête de ceux-ci à une distance de 3 mètres. Ensuite dans une chambre séparée dans laquelle Cornet expérimentait avec des bacilles de la tuberculose réduits en fine poussière, il en retrouva un très grand nombre sur sa table de travail, mais point sur une paroi beaucoup plus grande, éloignée de plusieurs mötres. Volland explique ce fait en admet- tant que ces bacilles provenaient de ce qu’on avait secoué la literie souillée de crachats et qu’ils avaient vol- tigé suspendus à de petites fibrilles d’étoffe et s’étaient déposés dans le voisinage immédiat des lits ou sur la table, mais que, dans le fait, ils sont trop lourds pour pou- voir voltiger longtemps dans l’air avec d’autres essaims de bacteries plus facilement mobiles. Cornet dit en effet que le crachat est très hygroscopique et que sa réduction en fine poussière est rendue très difficile, même dans un mortier, à cause de la mucine qui lui donne une cohé- rence extraordinaire. S’il est si difficile de réduire artifi- ciellement un crachat en poudre, ce sera encore bien plus le cas dans les circonstances ordinaires, par exemple en l’écrasant avec le pied. Il est donc faux de croire qu'on puisse désagréger si facilement un crachat dessé- 128 SOCIÉTÉ HELVETIQUE ché sur une couverture ou sur un mouchoir et en faire sortir aussitöt un nuage de germes infectieux. Rembold et Schlisshake, dans une chambre habitée par des phtisiques et tandis qu’on y répandait des nuages de poussiere en balayant le sol, en battant les matelas et les couvertures, en secouant la literie, ont aspire de Vair à travers six filtres de ouate. S’étant servi de ces bouchons de ouate pour faire des inoculations, ils n'obtinrent qu'un résultat positif et un autre seulement probable, tandis que les quatre autres ne contenaient aucun bacille. Le danger n’existe donc que pour les per- sonnes chargées de faire les lits des malades, et encore bien faiblement, puisque la grossière poussière d’un cra- chat ne peut voltiger comme des poussières plus fines (charbon, fumée, sable, ete.). Si même de la poussière de crachats, au lien de retom- ber sur le sol est entraînée par le courant respira- toire, elle trouve dans ie nez ou dans la bouche un espace beaucoup plus humide que la chambre: elle s’y refor- mera très rapidement en boule et ne pénéirera pas plus loin. C’est ce que confirment entièrement les données qui nous viennent de Gabersdorff, de Falkenstein, de Rei- nerz de Soden et des hôpitaux civils de Friedrichshein et de Moabit sur le caractère de la tuberculose infectieuse parmi le personnel. De même l'expérience montre qu'il n'y a pas de contagion chez les femmes de chambre employées à Davos. Il en est autrement dela tuberculose produite artifi- ciellement par inhalation. Là, les conduits aériens supé- rieurs sont pour ainsi dire aussitôt desséchés par les masses de poussière inspirée avant que la poussière puisse pénétrer dans les conduits inférieurs. Schwe- TS Te TT ER 0 A DES SCIENCES NATURELLES. 129 ninger et Cornet rapportent le seul cas observé chez l’homme : celui du domestique de Tappeiner qui de- meura imprudemment pendant longtemps dans les clo- ches d’inhalation où l’on infectait les chiens. Les expériences de Cornet destinées à prouver la con- tagion de la tuberculose par inhalation démontrent au contraire indubitablement l'impossibilité de celle-ci chez l'homme dans les circonstances habituelles, mais il nous a rendu un service inappréciable en montrant qu’un tel danger n'existe pas ou que tout au moins il peut être diminué en prenant soin d’éloigner les crachats. Volland partage l’opinion de Cornet que les crachats sont dangereux sinon pour les adultes du moins pour les enfants. Le poison peut s’introduire dans leur corps à travers de petites crevasses de l’épiderme ou des muqueu- ses du nez, de la bouche, des yeux ou des oreilles, pro- venant d’eezema ou d’éruplions cutanées. Cornet rend aussi attentif au danger d'infection par l'estomac et l’in- testin, car les enfants après avoir touché toutes sortes d’objets, portent volontiers leurs doigts à la bouche. Volland aimerait que les expérimentateurs imitassent davantage le prudent silence de Koch, qui n’a pas encore indiqué le moyen qu'il emploie depuis sept ans pour essayer de préserver les lapins de l'infection, de crainte qu’il ne soit aussitôt employé sur l’homme par les pra- ticiens. En vulgarisant ce qu'on croit être de nouveaux moyens de guérison, on apporte seulement au malade une amère tromperie, on lui enlève l'espérance et on en fait un danger pour ses semblables. Il a même été question pour les phtisiques d’un internement forcé. Mais comme d’après les protocoles d’autopsie un sep- tième de l'humanité meurt de tuberculose et que même 9 130 SOCIETE HELVETIQUE suivant Cornet le tiers de tous les hommes a traverse une attaque de phtisie, on arriverait au résultat chime- rique de mettre sous les verrous un tiers des humains! Comment le poison arrive-t-il dans le corps si ce n’est par la respiration ? En voyant l’immense dévelop- pement que le scrofulose a pris chez les enfants, Volland pense que dans immense majorité des cas la prétendue phtisie acquise n’est que la conséquence d’une infection scrofuleuse pendant l'enfance. Si l’on tient compte de ce que le germe tuberculeux peut aussi être un héritage congénital, on comprendra que le septième et même le tiers de l'humanité puisse traverser un accès de phtisie. Il n’est pas encore prouvé avec certitude que toute scro- fulose soit en rapport avec la tuberculose, mais on est en droit d'admettre que toutes les fois que chez un scro- fuleux les glandes ne redeviennent jamais complètement insensibles, c’est que le bacille persiste chez elles à l’état de repos jusqu'à ce qu'il trouve l’occasion de commencer son œuvre de destruction dans un corps affaibli. Il s'ensuit qu'il serait préférable de rendre le public attentif aux dangers de la scrofulose et aux moyens par lesquels on peut en guérir les enfants, plutôt que de l’inquiéter par les dangers imaginaires de l’inhalation du poison de la tuberculose. DES SCIENCES NATURELLES. 131 COMPTE RENDU DE L’EXCURSION DE LA SOCIETE BOTANIQUE SUISSE 20-23 aoùt 1890 L’exeursion, à laquelle se joignirent une dizaine de participants, fut organisée comme sull : Mercredi 20 août: de Davos à Sertig-Dörfli. Jeudi 24 août: de Sertig-Dörfli à Bergün par la Ber- güner Furka et le Val Tuors. Vendredi 22 aoüt: de Bergün à l’Hospice de l’Albula. Samedi 23 aoüt: excursion aux pentes du Piz Albula. La liste des especes récoltées ne mentionne que celles qui offrent un intérêt spécial. I. ChampiGnons déterminés par le Dr Ep. Fiscuer, Berne. 1. Ustilago caricis (Pers) Fuckel sur Elyna spicata Schrad. et Carex rupestris All. — Albula; roches calcaires au nord de l’hos- pice. 2. Uromyces Hedysarı cbseuri DC. Aecidium et teleutospores sur Hedysarum obscurum L. — Entrée du Kiihalpthal, vers Sertig. 3. Uromyces Primula integrifolie DC. Aecidium sur Primula in- tegrifolia L., viscosa All., Muretiana Moritzi. — Albula, au pied de la Cresta Mora. Les Aecidium sont uniformément répartis sur la surface des feuilles déformées et jaunies, tandis que ceux de Pucci- nia Primulæ DC sont réunis en groupes serrés. Il est souvent difli- cile, à cause de la déformation des feuilles, de décider positivement 132 SOCIÉTÉ HELVETIQUE de laquelle des trois espèces de primeveres il s’agit. On peut a la rigueur reconnaître les longues feuilles de P. Viscosa, les petites de P. integrifolia. Il est bien probable que l’hybride intermédiaire P. Muretiana n'échappe pas à la contagion. 4. Puccinia Dubyi J. Muller Arg., dans Huet du Pavillon : Des- cription de quelques plantes nouvelles des Pyrénées (Ann. Se. nat. botan., 1853, 3me serie, vol. 19, p. 256). Teleutospores sur les feuilles d’Androsace glacialis Hopp.: Albula, au pied de la Cresta Mora. Masses de teleutospores arrondies ou irrégulières, recouvertes d’épi- derme. Teleutospores brunes, oblongues, arrondies aux deux extré- mites, rarement rétrécies vers le pedicelle, avec un étranglement peu marqué, au sommet tout au plus avec une petite papille inco- lore, peu développée. Longueur 25-28 u, diamètre transversal 18 x; pedicelle court, inséré souvent latéralement sur la cellule inférieure. Un pore germinatoire au sommet de la cellule supérieure, un autre lateral sur la cellule inférieure, mais non pas immédiatement à côté de la paroi transversale. Cette Puccinia n’avait été Jusqu'à présent observée que sur l’Androsace Laggeri Reut. dans les Pyrénées, où elle avait été recueillie par Huet du Pavillon. J'ai pu me convain- cre de l’identité du champignon récolté sur ’Albula avec le P. Du- byi par l'examen d’echantillons originaux que m'a procurés M. le prof. J. Müller Arg., à Genève. La Puccinia Soldanellæ DC. se distingue de ja P. Dubyi par ses dimensions plus grandes, par ses parois plus massives et par l’Epais- sissement très developpe du sommet des teleutospores, ainsi que par la position du pore germinatoire de la cellule inférieure rap- proché de la paroi transversale. Les teleutospores de Puccinia pri- mule DC. (observées sur Primula elatior Jacq., officinalis Jacq., acaulis Jacq. et sibirica, mais pas sur P. integrifolia L. et viscosa All. qu’on trouve à l’Albula) se rapprochent beaucoup de celles de la Puccinia Dubyi, mais ont une papille apicale plus développée. 5. Chrysomyza Rhododendri DG. Les sapins entre Bergün et Naz sont fréquemment attaqués de ce champignon. 6. Exobasidium Vaccinii Woronin forme des petites salles, sou- vent réunies en groupes sur les feuilles du Rhododendron inierme- dium Tausch. I. Licnens déterminés par le Dr HEGETSCHWEILER, Riffersweil, Zurich. 1. Davos et Fluelathal. Cetraria complicata Laur:, peu répandu sur les troncs de sapins dans la vallée de la Fluela. DES SCIENCES NATURELLES. 133 Solorina crocea, sur terre, pres de la cascade. . Cladonia cenotea, en belle fructification sur les troncs de sapins pourris. 2. Sertig — Bergün. Solorina bispora Nyl., près de la cascade, sur la terre. Amphiloma hypnorum Hofm., méme localite. Gyrophora cinerascens Ach., sur le granit, à la montée de la Furka de Bergün. Lecidea atrorufa Dicks et Lecidea Hookeri Borr., sur terre, dans les mémes localités. Lecidea aglæa Srflt, blocs de granit au sommet du col. Lecidea syncomista Flke et limosa Ach., assez communes aux me- mes points. Cetraria cucullata L., fréquente et en forts exemplaires stériles au sommet du col. Lecanora chrysophana Koerb., granit près des ruisseaux des névés vers le sommet du col. Verrucaria elopima Whlbg., fréquent sur les blocs calcaires du col. 3. Bergün — Hospice de l’Albula. Toutes les espèces précédemment énumérées s’y retrouvent, et, de plus: Cetraria (Platysma) diffusa Web., très belle sur les troncs de sapins coupés près de Bergün. Thamnolia vermicularis Ach. et ono mnortaroea, sur la terre près de l'Hospice de l’Albula. II. Mousses déterminées par M. Amann, de Davos. Gymnostomum rupestre Schw., schistes calcaires de Bergün, vat Tuors, 1400 m. Anoctangium compactum Schl. Sertigthal, 1600 m. Weisia Wimmeriana Sendtn. Albula-Pass et au-dessous de Preda, 1600 m. Weisia viridula Bd. var. e gymnostoides, Sertigthal, sur les murs, route de l’Albula à Bergün, près de Weissenstein. Cynodontium gracilescens W. et M., blocs de gneiss vers Ber- gin, 1400 m. Cynodontium strumiferum Hw., schistes calcaires de Bergün, . 4400-1500 m. . 134 SOCIETE HELVETIQUE Cynodontium virens Hw., commun, Sertigthal, Albula, 2400 m, Dichodontium pellucidum L., commun, Sertigthal, Val Tuors, route de l’Albula. x Dicranella Grevilleana B. E. Albula, derrière l’hospice, 2400 m. Dicranella cerviculata Hw., abondante au Weissenstein. Dicranella curvata Hw. et D. subulata Hw., terrains vagues (Da- vos), 1500 m. Dicranum Starkii W. et M. 2000 m., répandue dans toute la ré- gion. Dicranum falcatum Hw. Albula, 2200 m. Dicranum fuscescens Tur., cascade à Sertig, 2000 m. Dieranum Mühlenbeckii B. E., terrains vagues, Sertig, Val Tuors, route de l’Albula. Dicranum longifolium Hw. Sertigthal, 1600 m., blocs de gneiss, Bergün. Dieranum albicans Thed. Bergüner Furka, 2400 m., Albulapass, pied du Cresta Mora. Dicranum Groenlandicum Bd. Nouveau pour la Suisse (se dis- tingue de D. elongatum Schw. par la nervure de la feuille). Blocs de granit sur le col. Dieranum palustre Lapyl., terrains vagues (Davos), 1500 m. Campylopus Schimperi Milde Bergüner Furka, 2800 m., mêlé avec Zuria demissa. Fissidens osmundoides Hw., repandue dans le Sertigthal, Val Tuors, Albula bis 2400. Fissidens decipiens de Not. Sertigthal, 1600 m. Blindia acuta Dieks. Albulapass, 2000-2400 m., sur le granit hu- mide. Distichium inclinatum B. E. Sertigthal, Albula sur Bergün et au Weissenstein. Pottia latifolia C. M. Albula sous Naz, 1600 m. La station la plus basse de cette mousse des hauts sommets. Leptotrichum homomallum Hw., entrée du Sertigthal, 1500- 1600 m. Leptotrichum flexicaule Schwgr., rare, Val Tuors et Albula vers Bergiin, Sertig. Leptotrichum glaucescens Hpe. Sertigthal, murs le long de la route ; Albula sur Bergün. Desmatodon latıfolius Hw., commun. Barbula rigida Schultze, schistes calcaires sur Bergün, 1400 m. Barbula recurvifolia Schp., route de l’Albula sur Bergün, 4400 m. E Barbula fragilis Wils. Sertigthal, 1600 m. DES SCIENCES NATURELLES. 135 Barbula' inclinata Schwgr. Sertigthal, Albulastrasse, jusqu'à 1600 m. Barbula acyphylla B. E. Albula 2300 m., Val Tuors, jusqu’à 2400 m. Grimmia torquata Grev. Route de l’Albula sur Bergün. » funatis Schwgr. Bergüner Furka, 2800 m. » alpestris Schl., entre Davos et Sertigthal. » subsulcata Limpr. Bergüner Furka, 2400 m. » sessitana de Not. Bergüner Furka, 2800 m.; Albula- pass. 2350 m.; Val Bevers, Piz d’Err, 3300 m. Grimmia mollis Schp. var. ß aquatica, Bergüner Furka, 2600 m.; Val Tuors, 2700 m.; Albulapass, 2350. Rhacomitrium protensum A. Br. Kühalpthal et Val Tuors. Orthotrichum rupestre Schl. Albula sur Bergiin. » pallens Bruch Albula sur Bergiin (var. octociliata!) Eucalypta apophysata Nees et Horn. Albulapass, derrière l’hos- pice, sur les debris calcaires, 2300 m. Dissodon Frelichianus Hw. Bergüner Furka, 2600 m. Albula, sommet du col, 2300-2400 m. Tayloria splachnoides Schl. Sertigthal, 1600 m., Bergün, 1400 m. Splachnum sphæricum L. fil., montée de Bergüner Furka, 2400 m. C’; Albulapass 2300 m. C. Webera acuminata Hppe et Horn. Sertigstrasse, sur les murs, forme typique, 1800 m. — Var. e arcuata à Sertig et le long de la route de l’Albula, 1800 m. Webera polymorpha Hppe et Horn. var. e brachycarpa commun, de Sertig à l’hospice de l’Albula. Webera elongata Dicks, Sertig, 1800 m., Bergiin 1300-1500 m. Webera Ludwigü Sprgl. Bergüner Furka, 2400-2800 m., Albu- lapass, 2300-2400 m. Bryum (Cladodium) arcticum R. Br. Albulapass, 2300 m., der- rière l’hospice. Bryum (Cladodium) pendulum Horn ß compactum, Albulastrasse près du Weissenstein. Bryum (Cladodium) inclinatum Sw. Sertigthal, Albulastrasse jusqu’a 2000 m. Bryum (Eubryum) bimum Schreb. Albula b. Weissenstein. Bryum (Eubryum) cirrhatum Nees et Horn. Albula b. Weissen- stein, sol tourbeux. Bryum (Eubryum) pallescens Schl., Sertigthal, Val Tuors, Al- bula, commune. Bryum (Eubryum) Sauteri B. E. Entre Davos et Wildboden, 1500-1600 m. 136 SOCIÉTÉ HELVETIQUE Bryum (Eubryum) Schleicher Schwgr. Bergüner Furka, jusqu'à 2500 m. Albulapass 2300-2400 m. Val Bevers, 2400 m. (plus rare sur les roches calcaires que sur les siliceuses). Bryum (Eubryum) subrotundum Br. E. Albulapass. Zieria julacea Dicks. Albulastrasse sur Bergiin, rare. » demissa Horn. Bergiiner Furka, 2800 m. avec Cam- pyl. Schimperi. Mnium spinosum Voit. Sertigthal, Albula, 1600 m., commun. Amblyodon dealbatus P. de B. Albulastr. sur Bergiin, 1400 m. Gatascopium nigritum Hw. Sertigthal 4600 m. Albula b. Weis- senstein. Meesia uliginosa Hw., forme typique, Sertigthal, 1600 m. — Var. B alpina, Bergüner Furka, 2400 m. Albulastrasse, jus- qu'à 2000 m. — Var. y minor, Albulapass, 2300 m. Conosiomum boreale Diks. Bergiiner Furka 2700-2800 m. Al- bulapass 2300-2400 m., au pied de la Cresta Mora. Timmia megapolitana Hw. Albulastrasse, jusqu'à 2200 m. » Austriaca Hw. Sertigthal. 1600 m. Oligotrichum hercynicum Ehr. Bergüner Furka, 2400 m., mon- tee de la Cresta Mora, jusqu’à 2300-2400 m. Polytrichum sexangulare Hoppe. Bergüner Furka, jusqu'à 2300m., Albulapass 2300-2400 m. Diphyscium foliosum W. et M., stérile, 2700 m., Bergüner Furka. Myurella jubacea Villars. Sertigthal, jusqu'a 1860 m. Albulapass, 2300 m. Thuidium decipiens de Not., abondante dans les ruisseaux sur FAlbula, 2300 m. Lescurea saxicola Milde. Sertigthal, 2400 m. Orthothecium rufescens Diks. Albulastrasse sur Bergün. Ptychodium plicatum Sehl.. Sertigthal, Albula, 2300 m. Brackythecium salebrosum Hoffm. Sertig, jusqu'à 2000 m., Albula sur Bergün. Brachythecium glaciale B. E. Bergüner Furka, jusqu’a 2600 m. Albulapass, 2300-2400 m., montée de la Cresta Mora, 2400 m., Val Bevers, 2400 m. Eurynchium strigosum Hoffm. var ß præcox, Sertigthal, 2000 m., Albula sur Bergün, 1400 m. Eurynchium diversifolium B. E., murs le long des routes, Ser- tisthal, 4600-1800 m. Phagiothecium pulchellum Hw. Sertigthal, vers la cascade, 1800- 1900 m. Albula sur Bergün, 1400. Phagiothecium nitidulum Wahl. Albula, sommet du col, 2300 m. DES SCIENCES NATURELLES. 437 . Hypnum Halleri L. fil. Sertigthal, vers la cascade, 1900 m., route de l’Albula, 1600. Hypnum aduncum Hw. Albulapass, 2300 m. Hypnum intermedium Lindb. Albula et Weissenstein, sommet du col, 2000 à 2300 m. Hypnum fluitans Hw. var. Rote. Sertigthal, 2000 m. Albula, 2300 m. Hypnum sulcatum Schp., montée de Bergiiner Furka, 2600 m. Hypnum fastigiatum Bd. Sertigthal, 1900 m. Albula sur Bergiin. Hypnum Sauteri B. E. Albula, jnsqu’a 1400-1500 m. Hypnum Vaucheri Lesq. Bergiiner Furka, 2800 m. Albulapass, 2300-2400 m. Hypnum pratense Koch. Albulapass, jusqu'à 2300 m., rare. Hypnum molle Diks. Kühalpthal, 2100 m. Hypnum areticum Sommerf., montée de la Cresta Mora, 2400 m. Hypnum stramineum Diks. Albulapass, 2300 m. Hylocomium umbratum Ehr. Sertigthal. bis 1809 m. Albula sur 3ergün. Hylocomium Oakesiv Sull. Sertigthal, jusqu'à 2400 m. Albula D. Weissenstein. Andreæa peirophila Ehr., commun sur la silice. Andreæa nivalis Hook, Bergüner Furka, 2609 m. Albulapass, 2490 m. Val Bevers, 2400 m. Sphagnum acutifolium Ehr. en fruits, terrains vagues (Davos), 1500 m. Sphagnum medium Limpr. Sph. contortum Wils. Sph. laricinum Spr., terains vagues, 1500 m. IV. PLANTES VASCULAIRES déterminées par le prof. SCHRÖTER, Zurich. Draba Thomasù Koch, sur les rochers calcaires près de l'Hospice, a 2400 m. et au bord de la route, près du premier pont. La plante a des rosettes stériles, mais par tous les autres caractères se rapporte bien à D. Thomasti (confusa Gaudin) de Zermatt et se distingue de D. incana L., plus répandue au nord des Alpes. Les rosettes sté - riles ne permettent pas de distinguer les deux espèces. Rapistrum rugosum All. var. glabrum : route de l’Albula au- dessous de Weissenstein (1900 m.); certainement introduite! Alsine biflora Wahl. Piz Uertsch, dolomite, 2600 m. Potentilla nivea L. Albula, sur des blocs près de la route (Mlle Meyer, de Bâle). 138 SOCIETE HELVETIQUE Saxifraga stenopetala Gaud. Piz Uertsch, dolomite (2600 m.). Laserpitium Gaudini Moretti. Sertig, vers la cascade; terrains cal- caires, 1900 m. Senecio abrotanifolius L., abondant sur les pentes exposées au sud de la vallée de Bevers, au-dessous de la Fuorcla, sur le granit, 2450 m. Willemetia hieracioides Monn. Val Tuors, 2400 m.; terrain gra- nitique vers le petit lac de Murtel du Crapalv. Crepis Jacquini Tausch : Schiahorn (Davos) 2600 m. Mittaghorn el Kühalpthal, 2180 m. Piz Uertsch., sur la dolomite. Crepis hyoseridifolia Tausch. Piz Uertsch. (Albula). Rhododendron ferrugineo X hirsutum (intermedium Tausch). Sertig, vers la cascade, 1900 m. Pedicularis incarnata Jacq. Calcaires du Kühalpthal, Bergüner Furca, 2400 m. Pedicularis recutita L. méme localite. Pedicularis incarnata X recutita (atrorubens Schleich.), méme localite. Pedicularis cæspitosa Sieb. Bergüner Furka, à 2700 m. Euphrasia minima Jacq. » » var. flava, bicolor, pallida; toutes dans le Kiihalpthal. Primula integrifolia X viscosa All. (Muretiana Mor.), sur l'AI- bula et la Beverser Furka. Plantago serpentina Vill., route de Bergün à Weissenstein, 1400 a 1900 m. Salız myrsinites L. Sertig, Albula. » herbacea L. Bergüner Furka. » retusa L., commune. » serpyliifoha Scop. Albula. » daphnoides Vill. Sertig., en buissons de 3-4 m., le long du ruisseau, à 1800 m. Salix hastata L. Sertig, Albula. » ceesia Vill. Sertig, abondant le long du ruisseau. » arbuscula L. (var. fetida Koch), rare, Sertig, 1900-2000 m. Salix Waldsteiniana Willd, espèce dominante dans les buissons pres de Sertig et à Naz (route de l’Albula). Salix helvetica Vill, Bergüner Furca, Val Tuors, Albula. Salix helvetica var. spuria, Kühalpthal. » » » velutina, Bergüner Furka. Salix glauca L.. Albula. ) nigricans Sm. Sertig. caprea L., Sertig. > grandifolia, Sertig. DES SCIENCES NATURELLES. 139 Goodyera repens R. Br. dans les forêts, route de l’Albula, au-des- sus de Bergün. Kobresia caricina Willd. Alpes de Ponte, Albula. Carex rupestris All. Albula : roches calcaires derrière l’Hospice. » microglochin Wahl. Albula. » dioica L., Albula. » Davalliana Sm., Albula, 2400 m. » curvulaL., Bergüner Furka, Albula. » echinata L., var. Grypus, Albula. » lagopina Wahl. Val Tuors, 2350 m. Albula. » brunescens Poir., Albula. » bicolor All., Albula. » Goodenooit Gay, Albula. » Vahli Schk., Albula. » nigra All., Albula, Sertig, Tuors. » atrata L., Albula. » aterrima Hopp, Val Tuors. » firma Host, Kühalpthal, Albula. » capillaris L., Albula. » sempervirens Vill., Sertig, Tuors. » ampullacea Good., Beverser Furca, 2400 m. Phleum alpinum L., var. commutatum, Val Tuors, 2400 m., Albula. Koeleria hirsuta Gaud., abondante sur les pentes rapides de la vallée de Bevers jusqu’à 2400 m. Avena pratensis L., abondante le long de la route de 1’ Albula jusqu'à Weissenstein, à 1900 m. Trisetum subspicatum Beauv., Bergüner Furka, Val Tuors, Al- bula, Beverser Furka, Val Bevers. Poa distichophylla Gaud., Val Tuors, Bergün (1400 m.); route de l’Albula (1600 m.). Poa lara Hænk., var. flavescens Thom. Bergüner Furka, 2812- 2830 m. FEsSTUCA PULCHELLA Schrad., var. FLAVESCENS Stebler et Schröter, une nouvelle variété albino, se distinguant du type par la couleur blanche jaunätre des épillets. Sertig, vers la cascade. | Festuca alpina L. abondant au sommet du Schiahorn, près de Davos, a 2712 m. Festuca pilosa Hall. fil., vallée de Bevers et Beverser Furka, à 2350 m. 140 SOCIÉTÉ HELVÉTIQUE S, BAER URSS SOCIÉTÉ SUISSE DE BOTANIQUE $ 1. La Société suisse de botanique est une section perma- nente de la Société helvétique des sciences naturelles et se fait représenter comme telle à l'assemblée des délégués de cette dernière par deux de ses membres. Elle a pour but: 1. De développer en Suisse la science botanique dans toute son étendue et tout spécialement de favoriser les recherches concernant la flore suisse (phanérogames et cryptogames) tant au point de vue biologique, que de la systématique et la géographie botanique. 2. De cultiver des rapports amicaux entre les bota- nistes suisses. 2. C2 Elle tend à ces buts par les moyens suivants : 1. Par les travaux individuels de ses membres. 2. Par des séances consacrées à la présentation et à la discussion de travaux sur la botanique. DES SCIENCES NATURELLES. 141 3. Par des excursions en commun. 4: Par la publication d’un bulletin (v. $ 10). 5. En favorisant ou en entreprenant des travaux con- cernant la botanique, plus spécialement celle de la Suisse dans son sens le plus large. (Des commissions spéciales peuvent étre nommées dans ce but). $ 3. Les séances ordinaires de la Société botanique, com- portent une partie administrative et une partie scienti- fique; cette dernière doit coincider et pour le temps et pour le lieu avec l’assemblée annuelle de la Société hel- vétique des sciences naturelles. L’ordre du jour de la session administrative est le sui- vant: 1. Lecture du rapport présidentiel pour l’année écoulée. 2. Présentation des comptes par le questeur. 3. Rapports des commissions éventuelles ou de délé- gués spéciaux. 4. Votations éventuelles (pour le comité au scrutin secret). | 5. Propositions du comité ou des membres de la Société. Des sessions extraordinaires ne doivent être insti- tuées qu’en cas d’urgence et seront convoquées par une circulaire du comité, qui sera envoyée à tous les mem- bres et qui contiendra l’ordre du jour. SA. La Société se compose de membres ordinaires et de membres honoraires. Ces derniers sont nommés par l’as- semblée annuelle sur la présentation par le comité. 142 SOCIETE HELVETIQUE Les conditions d’admission comme membre ordinaire sont les suivantes : a. Adhésion aux statuts; b. Finance d’entree de fr. 3, dont sont cependant dispensés ceux qui font déjà partie de la Société helve- tique des sciences naturelles. c. Cotisation annuelle de 3 fr. Les candidatures doivent être adressées au comité qui décide par la majorité des voix. $ 5. Les cotisations annuelles peuvent ötre payées d’avance pour plusieurs années. Elle peuvent aussi étre remplacées par un versement unique de fr. 60, auquel cas le membre payant devient membre à vie; ces versements uniques forment un fond inaliénable. $ 6. Ceux des membres qui sans excuse n’ont pas payé leur cotisation pendant deux années consécutives, sont considérés comme démissionnaires. SZ. La Société nomme cinq de ses membres qui consti- tuent le comité administratif, dans lequel autant que faire se peut, les différentes parties de la Suisse devront être représentées. L'élection du comité a lieu tous les trois ans dans une assemblée générale annuelle. — Les vides qui pourraient arriver pendant ces trois ans sont comblés par le comité lui-même. Ce comité distribue entre ses membres les fonctions DES SCIENCES NATURELLES. 143 de président, vice-président et de secrétaire; il nomme un caissier, qui n'est pas nécessairement membre du comité. 6 8. Le comité étudie toutes les questions relatives à la Société, il prépare les séances et les excursions et fait les convocations: en outre il rapporte sur son activité à l’as- semblée générale annuelle. Ses membres reçoivent des indemnités pour les voyages qu’ils devront faire pour se rendre aux séances qui ne coincident pas avec l’assemblée générale. 69. Les comptes annuels après avoir passé par deux vérificateurs des comptes, doivent être présentés à l’assem- blée annuelle qui les ratifie. $ 10. La Société publie chaque année au moins un bulletin, qui sera envoyé à tous les membres et contiendra : a. Les comptes rendus des séances. b. Des rapports sur les publications concernant la flore suisse dans le sens indiqué au $ 1. c. Éventuellement : des bulletions de sections locales (v. $ 11). Ces dernières en supportent les frais en raison du nombre à envoyer aux membres de la Société suisse de botanique. d. Selon l’état des finances, des travaux originaux de petite dimension. La rédaction de ce bulletin est confiée au secrétaire. Une commission de trois membres, composée du secré- 144 SOCIÉTÉ HELVETIQUE, ETC. taire, d’un membre de la Suisse allemande et d’un autre de la Suisse romande décide de l’acceptation des travaux originaux. sh. Des sociétés botaniques locales peuvent devenir sec- tions de la Société suisse de boianigue et se font repré- senter comme telles par un délégué à lassemblée annuelle. La Société échange son bulletin avec les publications de sociétés analogues. Un règlement élaboré par le comité détermine l’établissement d’une bibliothèque et son em- ploi. La Société n’a pas d’herbier; elle reconnaît l’herbier suisse de l’école polytechnique fédérale comme Herbier suisse normal et se fait un devoir de le soutenir. $ 43. Toute demande de revision de ces statuts devra avant d’être présentée à la Société, avoir été communiquée au comité qui doit formuler san avis. Les °/, des voix des membres présents sont nécessaires pour qu'un projet semblable soit accepté. Ainsi. décidé par la première assemblée générale ordi- naire à Davos, le 19 août 1890. Le Président : D' H. CHRIST. Le Secrétaire : D' Ed. FISCHER. TABLE DES MATIÈRES INTRO CIO NM PE AI A GS BA SA AR RU LE A 3 Physique et Chimie. C. Dufour. Conséquences qui résultent pour la succession des ondes du dépla- cement d’un corps sonore ou d’un corps lumineux. — Schumacher-Kopp. Cas intéressants de chimie légale. — E. Sarasin et L. de la Rive. Ondes stationnaires électriques dans l'air. — P. Dubois. Action physiologique des bobines d'induction. — H. Dufour. Hygrométre à condensation. — H. Du- four. Cause de l’arrêt d’un bloc de cuivre tournant entre les deux pôles d’un electro-aimant. — F. Im Hof. Station météorologique de Davos. — A. Rig- genbach. Photographies de nuages. — G. Kahlbaum. Mesure de la tension des vapeurs par les méthodes statique et dynamique........,...... 5 Géologie. Brueckner. Climat de l'époque glaciaire. — Penck. Double pli glaronais. — Roland Bonaparte. Écoulement récent du lac de Märjelen. — F.-A. Forel. Carte hydrographique du lac Léman. — A. Delebecque. Sondages du lac d'Annecy. — Græff. Porphyres du massif du Mont-Blanc. — A. Baltzer. Schmidt, E. Renevier. Observations sur cette communication. — Baltzer. Carte géologique des environs de Berne. — Baltzer. Limites des anciens glaciers du Rhöne et de l’Aar. — Mayer-Eymar. Faune du Londinien CANARIA ale Ri ES RS ME ee 34 Botanique. Séance de la Société de botanique suisse. — D' Früh. Étude de la tourbe. — Prof. Tschirch. Contribution à l’anatomie et à la physiologie des grai- nes. -— D' Fischer. La Trichocoma paradoxa. — Prof. Chodat. Systémati- que des Cramériacées. — Prof. Chodat. Production d’amidon dans les pseudo- 10) 146 TABLE DES MATIERES. bulbes du Calanthe bulbosa. — Prof. Chodat. Malpighiacees du Paraguay. — Schinz. Synonymie du Potamogeton javanieum. — Prof. Wolff. Stations botaniques valaisannes à Zermatt et au Grand Saint-Bernard. — D" Amann. Mousses nouvelles de Davos. — D Amann. Polarisation dans les membra- nes des mousses. — Micheli. Fertilité des fleurs de Montbretia crocosmiæ- flora. — Micheli. Dépôt de fascicules de la Flore du Paraguay. — Bruhin. urxsiccatalteratoloziquese re O 59 Zoologie. Prof. Beraneck. L’œil primitif des Vertébrés. — D" V. Fatio. Sur un cas de demi-albinisme de Tetras fetrix. — D' V. Fatio. Un nouveau Chei- roptère suisse; une variété de Bartavelle; un Tétras de l’Entlebuch; les Poissons de la Suisse. — H. Fischer-Sigwart. Notes sur quelques animaux rares de la région de Zofingen. — O.-E. Imhof. Études de quelques repré- sentants des faunes pelagiques des bassins d’eau douce. — F. Dawatz. Mus poschiavinus. — F. Urech. Sur l’ontogenie des insectes. — Hans Nagel. Cranermonstrueuxide marmotte OE 83 Médecine. D' Carl Spengler. Traitement chirurgical et climatérique de la phtisie pul- monaire, — D" Alfred Sokolowski. Remarques sur la connexion qui existe entre la diathèse arthritique et la tuberculose pulmonaire. — D' Volland. Deslagtubereulose parimhalition ERRORI 120 EXCURSION DE LA SOCIÉTÉ BOTANIQUE SUISSE (20-23 aoUT 1890)... 131 STATUTS DE LA SOCIÉTÉ SUISSE DE BOTANIQUE. .......,.......... 140 Extrait des Archives des sciences physiques et naturelles, avec autorisation de la Direction. GENÈVE. — IMPRIMERIE AUBERT-SCHUCHARDT IL Auto-lith. du Fenitentier de Novatel.