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Full text of "Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750 Tomo Terzo"

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ANNALI    D'  ITALIA 

DAL    PRINCIPIO 

DELL'  ERA  VOLGARE 

SINO     AL  L'   ANNO     17J0. 


ANNALI    D'ITALIA 

DAL    PRINCIP  IO 

DELL'  ERA  VOLGARE 

Sino      a  l  l'    Anno     i7jo> 
COMPILATI 

DA  LODOVICO   ANTONIO 
MURATORI 

COLLE    PREFAZIONI    CRITICHE 

DI     GIUSEPPE      CATALANI 

'Prete  delT  Oratorio    di    S.    Girolamo    della    Carità , 

E    COL    PROSEGUIMENTO    DI    DETTI    ANNALI 

FINO     A     GLI    ANNI.     PRESENTI. 

TOMO   TERZO 

Dall'  AnnO'  401.  dell'  Era  Volgare  fino  all'Anno   óoov 


IN    LUCCA     MDCCLXII. 


Per     Vincenzo'      G  i  u  n  t  i  n  i. 

CON      LICENZA      D  E'    S  U  P  E  R  l  0  R  l. 

A  fpefe  di  Giovanni  Riccomini. 


ALL'  ILLUSTRISSIMO 

SIGNOR    MARCHESE 

JACOPO  ANTONIO 

COLLI, 

MARCHESE    DI    FELIZZANO, 


E  D 


ACCAD  EMICO   IMMOBILE. 


S.    L.    B. 

Uando  intmprefi  la   ri- 
itampa  degli  Annali  d'  I- 

talia  del  celebre  Propo- 

fto  Muratori ,  io  deftinai  tolto 
d' indrizzarne  ciafcun  Volume  a 

qual- 


qualche  illuftre  Perfonaggìo,  sì 
per  onorare  nel  miglior  modo, 
che  per  me  fi  potefle  un'  Opera 
di  tanta  utilità ,  e  riputazione ,  e 
sì  per  acquiftare  a  me  medefimo 
il  padrocinio  di  coloro ,  che  per 
r  autorità  in  elfi  o  dalla  chiarez- 
za del  fangue,  o  dallo  fplendo- 
re  della  dottrina  derivata  poteva- 
no preflb  gli  altri  agevolarmi  il 
conleguimento  del  mio  fine,  e 
proteggere  quella  mia  nuova ,  ed 
accurata  edizione.  Fra  quei  po- 
chi, che  fin  d'allora  mi  fi  pre- 
fentarono  alla  mente,  uno  Voi 
folte,  lUuftrifs.  Sig.  Marchese;  e 

tanto  più  mi  fembravate  accon- 
cio alla  mia  intenzione,  quanto 
che  io  fcorgeva  nella  Perfona  vo- 
ftra  alla  Nobiltà  della  origine  con- 

giun- 


giunte  quelle  qualità  tutte  dello 
fpirito,  che  rendono  altrui  nel 
mondo  di  riverenza,  e  d'onor 
degno .  E  certamente  io  deftinava 
fin  da  principio  di  procacciarmi 
con  tal  mezzo  la  gloria  di  di- 
ventare uno  de'voftri  umili  llimi 
Servidori,  fé  le  circoftanze,  in 
cui  mi  trovai,  non  mi  aveffero 
impedita  T  effettuazione  del  mio 
defiderio ,  e  coftretto  alquanto  a 
differirla.  Ora  però,  che  T edizio- 
ne felicemente  incominciata  più 
felicemente  ancora  fi  va  profe- 
guendo,  ragion  vuole,  che  io 
mandi  a  compimento  quanto  avea 
già  deftinato ,  e  che  fregi  il  ter- 
zo Volume  degli  Annali  col  vo- 
ftro  chiarillimo  Nome ,  fuppli- 
candovi  di  rifguardare  queft'At-* 


to. 


to  5  come  una  iincem,  benché  te- 
nue y  teftimoniiinza  di  quelF  offe- 
quio  perfettiilìmo ,  che  vi  profef- 
fo .  Ne  imprenderò  già  io  a  tef- 
fere  qui  l'elogio  della  Nobiliffi- 
ma  Voilra  Caia,  e  molto  meno 
ancora  mi  arrifchierò  a  riferire  le 
lodi  particolari,  e  proprie  affatto 
di  Voi  fteffo  ;  imperciocché  e  chi 
fon  io,  che  poffa  o  quello  de^ 
gnamente  formare,  o  parte  alcu- 
na di  quelle,  comecché  legger- 
mente, indicare?  Oltre  di  che  né 
•le  mie  parole  potrebbero  aggiun- 
gere il  menomo  grado  di  luce 
ad  una  Famiglia,  d'Uomini  gran- 
di feconda,  e  tanto  dagli  Stori- 
ci d'Aleffmdria  celebrata,  né  io 
faprei  trovar  lode,  che  fempre 
minore  non  foife  di  quel   meri- 


to: 


to,  che  in  Voi  e  rifguardo  alia 
Letteratura,  e  rifguardo  alle  vir- 
tù cavallerefche  con  tanto  onor 
voilro  fi  ammira  in  quelF  età,  che 
fuole  purtroppo,  come  veggiam 
avvenir  d'ordinario,  a  tutt' altro 
inclinare . 

Laonde  come  Uomo,  il  qua- 
le perfettamente  conofce  la  de- 
bolezza delle  proprie  forze ,  o  per 
dir  meglio  la  propria  infuificien- 
za,  lafcierò  ad  altri  quello  bel 
vanto  ;  e  giacche  mediante  il  fa- 
vorevole cortefe  ufficio  preftato- 
mi  dal  Reverendiflìmo  Padre  A- 
bate  D.  Carlo  .  .  .  voilro  de- 
gnilìimo  Zio,  ed  uno  de' mag- 
giori lumi  del  fuo  Ordine ,  la  gen- 
tilezza voftra  me  lo  permette, 
pafTo  ad  ojfFerirvi  in  un  col  libro 

Xor».  UT.  i  me 


me  fteffo,  proteftandomi  con  maf- 
fima  venerazione  tutto  voftro ,  e 
fperando  che  Voi  altresì  vi  de- 
gnerete accettarmi  per  tale,  ed 
accordarmi  infieme  quella  prote- 
zione, a  cui  umilmente  mi  rac- 
comando . 


PRE- 


XJ 

PREFAZIONE 

D  I 

GIUSEPPE  CATALANI 

Al  III.  Tomo  dell'  Edizione  Romana . 

SEguitando  l'ordine  già  cominciato  ne' due  Tomi  pre- 
cedenti di  quella  Opera,  cioè  di  premettere,  ciò  che 
di  ciafchedun  Tomo  della  medefima  ha  notato  l'eru- 
dito Giornalilla  Romano,  traferivo  qui  fedelmente  il 
fuo  giudizio  intorno  alle  cofe,  che  occorrono  in  quello  Ter- 
zo Tomo.  Dice  dunque  egli  così  nel  Giornale  de' Letterati 
per  l'anno  1746.  Itampato  da' fratelli  Pagliarini  nel  medefimo 
anno  alla  pagina  16.  lino  alla  pag.  26. 

„  Nel  riferire  il  Terzo  Tomo,  che  comprende  due  Se- 
„  coli  interi,  quinto,  e  fello,  cioè  dal  principio  dell'anno 
„  401.,  primo  d'Innocenzo  I.  al  fine  del  600.,  undecime 
„  anno  di  Gregorio  Magno ,  amendue  Santi  Pontefici ,  con- 
„  viene  che  entriamo  in  maggiori  particolarità,  che  non  ab- 
„  biamo  fatto  nel  riportare  i  due  Tomi  precedenti .  Per- 
„  ciocché  trattandofi  in  elio  delle  vicende  lagrimevoli  dell' 
„  Imperio  d'Occidente,  il  quale  inondato  da  tanti  barbari 
„  fi  divife  in  Regni,  e  Principati,  e  fi  riilrinfe  a  piccola  por- 
„  zione  d'Italia;  ficcome  il  Sig.  Muratori  nello  llabilire  i 
„  principj  de' Regni,  che  oggi  tìorifcono  in  Europa;  nel 
„  fare  i  caratteri  alle  Nazioni  e  nel  fillema  fuo  proprio  di 
„  mantener  vivo  il  dominio  Greco  in  Roma,  finché  lo  an-^ 
„  noda  nel  Tomo  feguente  col  Carolino,  feguita  un  parti- 
„  colar  fillema;  così  è  necellario,  che  ancor  noi  per  quanto 
„  fi  può  ne  indichiamo  in  genere  la  fingolarità. 

„  Segue  egli,  come  ha  latto  ne'  due  primi  Tomi  ,  la 
„  traccia  del  Baronio,  di  cui  fovente  parla  con  quella  lli- 
„  ma,  che  è  ben  dovuta  al  Principe  de  gli  Annali.  Condan- 

b  t  „  na 


„  na  però  quel  grand' uomo ,  fpccialtnente  a  gli   anni   5- 5- 3. 
„  5'64.  f/o.  e  5-78.  perchè  gli  pare,  che  moftri  foverchia  fa- 
„  cilità  nel  far  l'interpetre  a' Divini  giudizj,  e  nel  giudicare 
„  delle  avventure,  fecondo  i  de*ttami  del  fuo  cuore,  e  del 
„  fuo  fpirito  ben  regolato .  Fa  perpetuo  ufo  il  Sig.  Muratori 
„  dell'erudito  Critico  di  eflb  Card.  Baroni© ,  preferendo  la 
„  di  lui  Cronologia  Pontificia  a  qualunque  altra  con  prote- 
„  llarfene  apertamente  (  tom.  IV.  ann.   68 x.  )  Io  mi  foglia 
„  qui  attenere  alT  e  fame  fatto  il  meglio  che  s' è  Potuto  della 
„  Cronologia  'Pontifìcia  dal  'Padre  Pagi .  Ma  oltre  alla  co- 
„  pia  grande  d' Autori ,  e  documenti  venuti  in  luce  dopo  il 
„  Baronio,  de' quali  s*è  valuto  il  Pagi,  ora  per  illultrare  , 
„  ora  per  corregger  gli  Annali  Ecclefiaftici ,  altri  molti  ne 
„  adopra  il  Sig.  Muratori  da  lui  già  pubblicati  nella  gran 
„  Raccolta  de  gli  Scrittori  Italici ,  e  nel  Teforo  delle  Ifcr!- 
„  zioni,  per  mezzo  de' quali   molte  volte  cenfura  lo  fteffo 
„  Critico;  e  feguendo  l'edizione  Milanefe  più  efatta,  e  più 
„  corretta  de'medefimi  Autori  adoprati  dal  Pagi,  pone  in 
„  buon  lume  ciò,  che  rimafe  ofcuro  all' acuti  filma  villa  di 
„  quel  dottilfimo  Religiofo .  Avverte  fedelmente  quando  par- 
„  la  per  congettura ,  acciocché  non  relli  ingannato  chi  legge . 
E  perchè  hanno  gran  conneflione  co  gli  affari  d'Italia  la 
Storia  del  Greco  Imperio,  e  quella  della  Chiefa;    delle 
molte,  e  gravi  controverfie  di  quella  fotto  25.  Pontefici, 
la  maggior  parte  Santi,  fé  ne  rimette  al  Card.  Baronio, 
„  al  Cardinal  Noris,  e  al  Padre  Pagi:  e  di  quella  epiloga 
„  chiaramente  la  foflanza,  quando  non  ha  cofa  in  contrario. 
„  Si  mantiene  perpetuamente  cenfore  ne' fatti,  e  ciò  a 
yt  beneficio  de' Lettori:  ne  divulgata^  atque  incredibilia  avi- 
„  de  acceftaveris  ■,  ncque  in  miraculitm  corruptis  anteha- 
„  beant .  (  Tac.  A.  IV.   ii.  )  In  alcune  occafioni  però  a  ta- 
,j  luno  per  avventura  potrebbe  parere  troppo  rigido  ;  come 
„  nell'Ambafciata  di  S.  Leone  con  due  Colleghi  al  fiero  Re 
„  de  gli  Unni .  Porta  egli  il  telto  della  Storia  Mifcella ,  dove 
„  fi  racconta  eflcr  comparfo  ad  Attila  ,  mentre   afcokava 
n  S.  Leone,  un  venerabil  vecchio  armato,  il  quale  lo  mi- 
„  nacciava.  Fin  qui  va  d'accordo  col  Baronio  (<«.45'x.».  58.) 
„  il  quale  faviamente  rigetta  la  falfa  opinione  di  chi  crede 
„  comparfi  in  tale  occafione  due  venerandi  vecchj.  Ma  poi 
»  fi  fonda  nel  filenzio  d'Anaftafio,  e  d'altri  Autori  antichi, 

»  per 


/ 


j>er  efcludeme  il  miracolo  ;  e  in  ciò  lo  troviamo  coftame 
ne'Tomi  feguenti;  perchè  attribuifce  tali  miracoli  aH'igno- 
ranza  di  que' Secoli,  e  al  buon  genio  di  gente  nata  per  lo 
fpaccio  di  tali  merci .  Così  anche  il  miracolo  della  S.  Cro- 
ce riportata  da  Eraclio  fui  Monte  Calvario,  che  fi  legge 
ne' Rituali,  lo  manda  del  pari  col  vecchio  comparfo  ad 
Attila  (  lo.  IV.  a.  6x9.  )  Riduce  poi  a  gita  civile  la  ze- 
lante rifoluzione  del  S.  Pontctìce,  e  lo  vuole  l'pedito  da 
Valentiniano  dopo  confulrato  il  Senato,  e  il  Popolo,  per  la 
gran  fiducia, che  aveva  nella  di  lui  eloquenza . Lafciò  Icritto 
S.  Profpero  (dice  il  Sig.  Muratori)  che  non  ad  altro  pen- 
fava  rimperadore,  che  a  ritirarfi  d'Italia;  ma  che  la  ver- 
gogna tenne  in  freno  la  paura,  credendoli  malfimamente, 
che  la  crudeltà,  e  cupidigia  del  Barbaro  Regnante  dovefle 
oramai  efl'ere  fazia  colla  defolazione  di  tante  nobili  Pro- 
vincie. Fin  qui  fono  quafi  le  Iteile  parole  della  Cronica 
di  S.  Profpero.  Segue  il  noltro  Autore:  Ora  non  fapendo 
né  Valentiniano,  né  il  Senato  e  Popolo  Romano  qual  par- 
tito prendere,  finalmente  fu  rifoluto  di  tentare,  fé  per 
mezzo  d'Ambafciatori  fi  potefle  ottener  la  pace  dal  cru- 
delilfimo  Tiranno:  e  S.  Profpero  :  nih'Uqne  inter  omnia 
confilia  'Principisi  ac  Senatus,  Topulique  Romani  falu- 
brius  vifum  ejì  ^  quam  ut  per  Legatos  Pax  truculentijjìmi 
Regis  expeteretur  ;  e  immediatamente  feguita  il  detto  San- 
to :  Sufcepit  hoc  negotium  cum  Viro  Confulari  Abieno  , 
S;  Viro  Prafe^iorio  Trigetio  BeatiJJlmus  Papa  Leo^  ati- 
xilio  "Dei  fretus  quem  fciret  numquam  fiorum  laboribus 
defuijfe .  Nec  aliud  fecutum  ejì.,  quam  pnefumpferat  fides . 
Le  quali  parole  non  fanno  penfare  altro,  fé  non  che  S,  Leo- 
ne intraprefe  aueft' affare  infieme  con  Abieno,  e  Trigezio, 
confidatofi  nell'ajuto  di  Dio,  e  che  a  quella  fiducia  cor- 
rifpofe  r  efito  fortunato:  Kec  aliud  fecutum  ejì  y  quam 
prafumpferat  fides .  Ma  il  Sig.  Muratori  vuole ,  che  S. 
Leone  folfe  mandato  dallMmperadore,  il  quale  confidava 
alUviilimo  nell'eloquenza  ed  abilità  di  S.  Leone >  né  s'in- 
gannò. S.  Profpero  dice,  che  S.  Leone  tolfe  fopra  di  sé 
quefto  negozio:  Sufcepit  hoc  negotium.  E  il  noltro  Au- 
tore lo  fuppone  mandato  da  Valentiniano.  S.  Profpero 
racconta,  che  S.  Leone  fi  confidò  in  Dio;  e  il  Sig.  Mu^ 
ratori  dice,  che  l'Imperadore  fi  confidava  nell'eloquenza 


lì 


9i 


„  di  S.  Leone.  S.  Profpcro  finalmente  dice,  che  T affare 
„  riufeì  fecondo  la  fiducia,  che  ebbe  S.  Leone  in  Dio;  e  il 
„  Sig.  Muratori  dice,  che  l'Imperadore  ngji  s' ingannò  nella 
„  fiducia  ch'ebbe  nell'abilità  di  S.  Leone. 

„  Non  vi  è  flato  luogo  a  fimili  equivoci  nella  pura,  e 
„  fpontanea  fimigliante  imprefa  del  Pontefice  tre  anni  dopo, 
„  cjuando  fi  prefentò  intrepido  al  barbaro  Re  Genferico  per 
„  falvare  i  Romani  dalle  uccifioni,  e  da  gli  incendj  gU  Edi- 
„  fizj  ;  perchè  l' Imperadore  era  flato  trucidato,  né  v'era  chi 
„  poteflè  fpedire  in  qualità  di  Ambafciatore  il  Pontefice. 

„  Afiègna  fui  bel  principio  la  cagione  dì  sì  gravi  danni 
„  in  tutto  l'Occidente,  e  fpecialmente  in  Italia,  e  in  Roma, 
„  cioè  la  divifione  de  gli  Stati  fatta  inconlideratamente  da 
„  Teodofio  il  Grande  per  li  due  figliuoli  Arcadio ,  e  Ono- 
„  rio.  Principi  poco  atti  al  governo,  i  quali  colle  loro  fi- 
„  multa  rovinarono  l'Imperio.  Poiché  Arcadio,  che  premorì 
„  al  fratello,  con  lafciar  tutore  del  figlio  Teodofio  il  barbaro 
Re  Ildcgarde,  fu  cagione,  che  fi  rinovarono  in  Oriente 
le  perfecuzioni  de'Criftiani.  E  Onorio  Principe  pio,  ma 
„  fenza  mente,  e  fcnza  coraggio,  col  decretar  per  femplice 
„  fofpetto  la  molte  di  Stilicone,  aprì  l'Occidente  a' Barbari, 
„  né  s'avvisò  di  reprimerne  l'impeto  con  crear  Generali  va- 
„  lenti;  del  che  n'ebbe  chiara  riprova,  benché  tardi  in  Co- 
„  flanzo,  che  li  raffrenò  nelle  Gallie.  Valentiniano  IH.  che 
„  gli  fuccedette  l'anno  415'.  fotto  la  reggenza  della  Madre 
„  Galla  Placidia,  quafi  avelfe  ereditato  col  comando  la  dap- 
„  pocaggine  del  Padre;  (il  Sig  Aluratori  v\on\\xo\,  cheli 
„  prefli  credito  a  Procopio,  che  gli  fa  un  peflimo  carattere) 
„  condannò  a  morte  il  prode  Generale  Aezio,  fenz'  avve- 
„  derfi  delle  occulte  trame  di  Petronio  Maffimo  Senator  Ro- 
„  mano,  intento  a  vendicarfi  del  difonore  ricevuto  dal  Prin- 
„  cipe  :  onde  non  potè  mal  accorto  fuggire  il  proprio  afi'af- 
„  finamente,  e  dio  l'ultimo  crollo  l'Imperio,  il  quale  cadu- 
„  to  in  mano  a  gli  ufurpatori  per  io.  anni,  finì  l'anno  476. 
„  in  Romolo  Augufl:olo  colto  da  Odoacre  Re  de  gli  Eruh  , 
„  non  fi  sa  fé  in  Roma,  o  in  Ravenna,  e  per  pietà  lafcia- 
n  to  viver  co' parenti  in  Lucullano  Caflello  di  Campania. 

„  In  detto  anno  ebbe  principio  il  regno  d'Italia,  del  qua- 
„  le  pilla  bafìb  riferiremo  le  particolarità,  che  s'incontrano  in 
},  queflo  Tomo.  Prima  però  é  neceflàrio  indicar  quelle  delle 

«  vi- 


J» 


XV 

„  vicende  d'Italia,  e  dell'  altre  Provincie  dell'Imperio  d'Oc- 
„  cidente  fotte  i  due  inetti  Imperadori  Onorio,  e  Valenti- 
„  niano,  e  anche  ne'xo.  anni  feguenti,  cioè  ne' 76.,  che  pre- 
„  cedettero  alla  caduta  del  medelimo  Imperio .  In  Italia  adun- 
que gli  eftetti  della  morte  decretata  a  quel  valentuomo 
Stilicone,  furono  l'incurfionc  de' Goti,  i  quali  fotto  z\la- 
rico  loro  Re  rapprefentarono  in  Roma  l'anno  409.  la  ben 
„  nota  tragedia,  che  tolfe  a  quell'alma  Città  la  fua   magni- 
„  ficenza  fin  allora  confervata.  Opportunamente  il  Sig.  Mu- 
„  rat  ori  con  Olìmpiodoro  prcflb  Fozio,  moilra  a  qual  alto 
„  grado  fofTe  di  grandezza,  ed  opulenza  queih  maraviglio- 
„  fa  Città .  Prima  di  Alarico  in  ogni  gran  Palagio  fi  trova- 
„  va  ciò,  che  può  eflTerc  in  una  mediocre  Citta,  Ippodro- 
mo, Piazza,  Tempio,  fontane,  e  varj  bagni  :   il  che   die 
occafione  ad  Olìmpiodoro  di  efprimere  sì   gran  magnifi- 
cenza in  un  folo  verfo ,  che  il  Sig.  Muratori  ha  tradot- 
to: Eft  'Vrbs  una  domusy  mille  Urbes  conti  net  una  "Vri/s^ 
Era  il  circuito  delle  mura  di  Roma,  fecondo    Ammone 
Geometra  zi.  miglia:  molte  famighe  avevano  di   rendita 
quatro  milioni,  altre  uno  e  mezzo,  e  altre  uno.  Simil  tra- 
gedia fu  rinuovata  l'anno  ^^s-  da  Genferico  Re  de' Van- 
dali d' Affrica ,  come  è  noto  per  tutte  le  Iftorie ,  che  rac- 
contano aver  que' Barbari  in  quattordici  giorni  di  facco 
fpogliata  Roma  di  tutte  le  fue  ricchezze,  e  imbarcatele 
per  Cartagine  con  moltitudine  immenfa  di  prigionieri  d'o- 
gni condizione,  e  feffb.   OflTerva  in  tale  occafione  il  no- 
„  Uro  dottilFimo  Annalisa  coli' Autor  della  Mifcella,  e  con 
„  San  Gregorio,  che  andandofene  i  barbari,  fi  fi:efero   per 
„  la  Campania  ;  e  perciò  alcuni  fatti  attribuiti  a  S.   Paolino 
„  VefcovQ  di  Nola,  dice  non  convenirfi  al  primo  S.  Pao- 
„  lino,  ma  ad  altro  del  medefimo  nome;  perchè  più   d'  un 
„  Paolino  effere  flato  in  quella  Sede  lo  viddero  anche  i  Bol- 
„  landilli. 

„  Offerva  inoltre,  che  dopo  quella  replicata  tragedia 
„  non  s' incontrano  più  le  fpefe  fraoderate  de'  Confoli  nel  lo- 
„  ro  ingreffo;  e  racconta,  come  l'anno  5-19.  Simmaco  Lega- 
„  to  dell' Imperador  d'Oriente  Giuftino,  llupì  come  di  cofa 
„  ìnfolita,  in  vedendo  il  pompofo  ingreffo  del  Confole  Eu- 
„  tarico  genero  del  Re  Roderico  con  tanti  giuochi,  felle, 
„  e  regali  magnifichi  già  andati  indifufo>  e  che  anticamen- 


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>,  te  erano  ordinar].  Perciò  tre  anni  dopo  avendo  imitato 
„  il  pompofo  ingreiro  in  Oriente  il  Confole  Giudiniano,  d'i- 
,y  ce  il  Sig.  Muratori  coli' autorità  di  Marcellino  Conte,  che 
„  fu  il  più  raagnitico  di  quanti  ne  fodero  itati  in  Cotlanti- 
„  nopoli.  Non  dobbiamo  qui  omettere,  che  intanto  non  par- 
„  liamo  in  quello  Tomo  de' Confoli,  come  abbiara  fatto  ne' 
„  due  precedenti  ;  perchè  non  vi  abbiamo  offervato  cofa,  che 
„  non  Ila  notata  dall' illulhatore  de' Falli  Confolari  nella  nuo- 
va edizion  del  Baronio,  colla  fola  differenza,  die  quelli 
porta  i  documenti ,  in  cui  ii  nota  la  verità  de'  nomi  lenza 
deciderne,  e  il  Sig.  Muratori  ne  decide.  Per  efempio 
all'anno  ^lo.  nel  tomo  ix.  del  Baronio  tra  le  infcrizioni 
antiche  della  Bafilica  di  S.  Paolo  fi  legge  Cottf.  FI.  Lam- 
pada., ^  Orejìis;  e  il  nollro  Annalilla  aggiugne  a  Lampa- 
dio  il  prenome  Flavio  coli'  autorità  di  due  marmi  del  tuo 
Teforo.  A  ciò  lì  aggiugne  la  grande  irregolarità,  e  incer- 
tezza de' Confoli  in  quell'ultimo  fecolo,  in  cui  trova  di 
certo  il  Sig.  Muratori  quello  folo,  che  l'anno  ^35-.  creato 
„  Confole  d'Oriente  F/.  Be/ifario,  celiarono  affatto  i  Con- 
„  foli  d'Occidente,  e  l'anno  5-41.  cefsò  il  Confolato  ordina- 
„  rio  d'Oriente  in  F/.  BaJìUo  Juniore;  e  cominciò  più  tar- 
„  di  il  Confolato  perpetuo  degli  Augulli,  nel  principio  del 
„  quale  fi  diparte  dal  P.  Pagi,  come  fa  in  quello  di  Mau- 
„  rizio  . 

„  De' Barbari  invafori  delle  Provincie  fuor  d'Italia,  che 
„  fondaron  regni,  e  principati,  ha  parimente  il  nollro  An^ 
„  nalilla  alcuna  cofa  particolare.  De'Vifigoti,  o  fiano  Goti 
„  Occidentali,  i  quali  co  gli  Svcvi  e  altri  barbari  li  llelero 
„  dalle  Gallie  nelle  Spagne,  ove  dopo  varj  contraili,  e  do- 
„  pò  la  partenza  de' Vandali  per  l'Affrica  fondarono  due  re- 
„  gni ,  ne  parla  fenza  molto  impegno  di  critica ,  e  gli  Autori 
»  più  accreditati  prelFo  lui  fono  Gregorio  Turonenle,  e  S. 
„  Ifidoro  di  Siviglia.  De' Vandali  d'Affrica,  che  indi  fi  di- 
„  llefero  a  infellar  la  Sicilia,  e  l'Italia,  quantunque  in  molte 
„  occafioni  ne  parli,  in  fpecie  fotto  Giuftiniano,  e  Giulli- 
ji  no,  i  quali  col  valor  di  Belifario,e  di  Narfete  gli  dieron 
,}  molto  da  fare,  non  ha  fingolarità  notabile.  Siccome  de' 
„  SalToni,  e  de  gli  altri  barbari,  che  invafer  la  gran  Britan- 
»  nia,  e  la  divifero  in  fette  regni,  comechè  poco  abbian  che 
»  fare  colla  lloria  d'Italia,   parcamente  ne  parla,  come  di 

„  amici 


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XVIJ 

„  amici  de' Longobardi:  perciò  l'anno  5:96.  rammentando, 
„  come  S.  Gregorio  mandò  S.  Agoftino  Monaco  a  conver- 
„  tirli  alia  Fede,  dice,    che  furono  gli  Anglojajfotii  barba- 
„  r/,  che  da  gran  tempo  avèano  occupata  la  maggior  par- 
„  te  della  Bretagna  maggiore ,  ienza  altra  particolar  notizia  . 
„  Non  così  de' Franchi  barbari  fondatori  della  Monar- 
„  chia  Francefe.  Primieramente  non  ammette  co  gli  eruditi 
„  di  quella  Nazione  Faramondo  primo  Re  de' Franchi,  nome 
„  ignoto,  dic'egli,  allo  ileilb  Turonenfe,  e  a  Fredegario,  e 
„  folamente  fpacciato  da  Prolpero  Tirone,  o  fia  altro,  in  una 
„  Chronichetta,  ove  potrebbe  anch' elfere  fcorfo.   Fa  bensì 
„  fignoreggiare  quella  bellicofa  Nazione  di  là  dal  Reno  an- 
„  che  ne' due  lecoli  innanzi;  ne  s'impegna  ad  indagarne  l'ori- 
„  gine,  nella  quale  in  fatti  s'è  affaticato,  più  per  via  di  con- 
„  getture,    che    di   ragioni    convincenti,    il  celebre  Abate 
„  Vertot  {Memoìres  des  tnfcript.  tom.  i- pag.  xy8.)  E  per 
„  verità  né  Clodione,  ne  Meroveo  fuo  figlio,  o  fecondo  al- 
„  cuni  Franceft  parente,  né  Childcrico  tìgliuol  di  Meroveo, 
„  paifarono  il  Reno  ,  Lo  pafsò  prima  di  tutti  Clodoveo  l'anno 
„  486.,  cominciò  le  lue  conquide  nelle  Gailic,   e  abbrac- 
„  ciò  dopo  dieci  anni  la   religion  CriiHana  a  perfuafion   di 
Clotilde  fua  moglie;  onde  vien  riconoiciuto  per  lo  primo 
Re  Crifliano  comunemente  da  tutti  gli  Storici.  Inoltre  il 
Sig.  Muratori  fa,  contro  l'opinione  de'  Franzefi,  un  ca- 
rattere fvantaggiofiflìmo  a  quello  primo  Re  CrilUano,  rap- 
prefentandolo  come  trafportato  per  foverchia  ambizione 
„  ad  azioni  federate  e  crudeli  {an.  5-10.  e  feg.  )  e  parlan- 
„  do  nel  fecol  feguente  de' Re  Franchi  in  genere,  {tom.  4. 
„  ann.  <^30.)  dice,  che  non   diilinguevano  i  figliuoli  legitti- 
„  mi  da'baftardi,  mentre  aveano  oltre  alla  moglie  molte  con- 
„  cubine,  come  di  Dagoberto  attelta  Fredegario;   e   come 
„  con  altri  cfempj  ^\  può  provare  :  e  dice  altresì ,  che  i  me- 
„  defimi  nel  fecol  fet timo  non  avean  per  anche  difmeflì  tutti 
„  i  riti  e  difordini  della  gentilità,  e  foggiugne  poterli  dire, 
„  in  paragon  loro  folfer  meglio  coftumati  i  Re  Longobardi , 
per  la  qual  nazione  il  noltro  Autore  non  ha  quella  avver- 
fione,  che  fé  ne  ha  generalmente,  come  fi  dirà  qui  fotto, 
e  meglio  ancora  nel  Tomo  feguente . 

„  Nello  ftabilire  il  regno  de' Borgognoni  va  d'accordo 
„  col  Pagi  {an.  4$'6.  n.  xui,)  cioè  ne  ferma  il  principio 
Tom.  ìli.  e  „  tren- 


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XVllJ 

„  trent'iinni  prima  di  Clodoveo:  amendue  però  fon  fofte- 
„  liuti  dalla  loia  autorità  di  Mario  Aventicenfe .  Parlando 
„  poi  della  morte  di  Gundebaldo  loro  Re,  la  quale  col  nie- 
„  defimo  Pagi  dilìerilce  all'anno  5-17.  dà  notizia  di  quello 
„  Regno  in  quc' tempi  dicendo,  che  comprendeva  la  Bor- 
„  gogna  moderna,  la  Savoja,  il  Delfinato,  il  Lionefe,  l' Avi- 
„  gnonefe,  ed  altri  paefi  di  quei  contorni. 

„  I  Barbari  più  fortunati  in  quelli  Annali  fon  quei,  che 
„  fondarono,  e  governarono  il  Regno  d'Italia,  de' quali  pa- 
„  re,  che  l'Autore  fia  impegnato  a  farne  contro  la  com- 
„  mune  prevenzione  la  difefa.  D'Odoacre  Re  de  gli  Eruli, 
„  che  fondò  quello  regno  l'anno  476.,  e  del  quale  fappiam 
„  di  certo,  che  s'ingerì  contro  tutti  i  canoni  nell'elezione 
„  del  Romano  Ponterice,  imponendo  così  un  giogo  alla  S. 
„  Sede,  dal  quale  difficilmente,  e  dopo  più  fecoli  liberoill, 
„  dice  il  Sig.  Muratori  (att.  481.)  eòe  quantunque  Arìa^ 
„  «0,  nìuna  novjtà  induffe  in  pregiudizio  della  Chiefa  Cat- 
„  toUca^  non  rejìando  alcuna  querela  di  quejfo,  né  dalla 
„  parte  de  i  'Raffi.,  né  da  quella  de  gli  Scrittori.  I  Re  Goti 
„  fuccelFori  d'Odoacre,  o  (ìano  Oltrogoti  comparifcono  in 
„  quelli  Annali  di  molto  miglior  fembianza ,  che  appreflb 
„  milti  altri  Scrittori  .  Di  elfi  ne  parla  generalmente  con 
„  lode,  moflrando  che  s'inganna  il  volgo,  e  con  eflb  i  fe- 
„  miletterati ,  allorché  attribuifcono  ad  elfi  tutte  le  cofe  mal- 
„  fatte  ,  e  chiamano  la  viziofa  architettura  ,  e  i  caratteri 
„  malfatti ,  di  gulto  Gotico .  Due  di  elTi  Re  efalta  alle  (Ielle . 
„  Teoderico,  e  Totila  per  la  loro  politica,  e  per  le  virtù, 
„  che  in  loro  rifplendettero :  benché,  die' egli,  non  foflero 
„  efenti  da  alcuni  nei.  Di  Teoderico  veramente  fcrivono 
„  con  molto  vantaggio,  e  Calliodoro  fuo  Segretario,  e  gli 
„  altri  illorici  ;  non  fenza  maraviglia,  che  un  uomo,  il  quale 
„  non  fapeva  fcrivere  il  fuo  nome  (onde  bifognò  adoprar 
„  lamina  d'oro  forata,  fopra  cui  conducelTe  la  penna  per 
„  formar  quelle  quattro  lettere  TEOD)  folTe  dotato  di  tanta 
„  virtù,  sì  nel  civile,  che  nel  militare.  Ma  le  di  lui  azioni 
„  ne  gli  ultimi  anni  della  vita  in  difefa  dell' Arianismo,  e 
fpecialmente  l'ingiuila  fentenza  di  morte  contro  i  due  va- 
lentuomini Boezio,  e  Simmaco,  e  la  facrilega  carcerazione 
del  Santo  Pontefice  Giovanni,  meritano  nell'iiloria  altro 
',',  nome,  che  di  nei.  Ed  in  fatti  il  Sig.  Muratori  alla  p.  301. 

e  fegu. 


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„  e  fegu.  biafirna  Teoderico,  come  uomo  nell' ultimo  della 
vita  Tua  empio  e  crudele.  Parimente  l'aver  Totila  fac- 
cheggiato  Roma,  e  l'averne  Imantellate  le  mura,  abba- 
ftanza  difcoprono  il  di  lui  naturale  barbaro,  per  privati 
fini  celato  fotto  il  manto  di  virtù  apparente  . 

Cilecche  dica  però  il  Sig.  Muratori  in  vantaggio  de' 
Goti,  tutto  è  niente  in  confronto  delle  lodi  da  lui  attri- 
buite a' Longobardi.  Cominciò  il  Regno  di  qucili   molto 
„  dopo  finito  quel  de' Goti;  febben  dimoftra,  che  quelli  non 
furon  mai  affatto  dillrutti ,  e  che  inquietaron  fempre  i  due 
valorofi  capitani  Belilario,  e  Narfete,  i  quali  molto   riac^ 
„  quiltarono   all'Imperador    d'Oriente  e   nell'Affrica,   e   in 
Italia.  Ma  appena  cominciarono  elfi  a  regnare,  o  per  dir 
meglio,  appena  calarono  in  Italia  l'anno  568.  invitativi  da 
Narfete ,  che    volle  vendicarfi   del  motto   pungente  dell' 
Imperadrice  Sofia,  ufarono  per  fette  anni  continui  tal  bar- 
barie e  fierezza  contro  la  niifera  ItaHa,   in   fpecie   contro 
le  Chiefe  e  Sacerdoti,   che   diedero    un   faggio  di  quella 
„  barbane, con  cui  tiranneggiarono  più  di  ducento  anni  l'ita- 
ia .  Il  Sig.  Muratori  non  ne  difende  sì   funelti   principj: 
„  anzi  afferma  col  Baronio  {an.  S7}-)  tali  crudclià  effer  pro- 
cedute non  Iblamente  dall'effer  eglino  barbari  di  nazione, 
e  gente  feroce,  ma  ancora  dalla  diverfità  di   religione;  e 
foggiunge,  che  la  maggior  parte  di   loro  erano  Ariani,  e 
che  molti  de  gli  aufiliarj  erano  Gentili .  Tercio  non  è  da 
Jìupire^  profegue  {an.  S'/S.)  fé  cojìoro   tvfierijfero  anche 
„  contro  delle  Chiefe  de'  Sacerdoti  Cattolici .  Nondimeno  le 
„  principali  calamità  dell'  Italia  in  quefii  tempi  provennero 
„  dalla  guerra  madre  d'incredibili  gtiaj  ^  majjlmamente  ne'fe- 
„  coli  d'allora^  e  dalla  refìftenza^  che  fecero  le  Città,  eì 
„  Luoghi  forti  de  gì'  Italiani ,  i  quali  non  amavano  di  paffar 
„  fotta  la    Signoria   di  quefii  Barbari  forejìieri .   E   in    co- 
„  tali  difavventure  principalmente  refiò  immerja  Roma  colle 
„  Città,  e  pae^  circonvicini ,  i  quali,  per  quanto  poterono, 
„  Jìettero  cofanti  nella  divozione  del  Romano  Imperio.  Dalle 
„  quali  parole  fi  comprende,  che  l'Autore   procura   fcufar 
„  in  qualche  maniera  que' Barbari .  Meglio  anche  fi   ravvifa 
„  ciò  dall'obliquo  parlar,  che  fa  de' 3 6.  Duchi,  i  quali  dopo 
„  la  morte  del  Re  Clefo  fpopolaron  l'Iralia,  e  per  aumento 
„  di  tanta   opprefiiìone  impofero  l'intollerabil  tributo  d'un 

ci  „  ter- 


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XX 

terzo  di  tutte  l'entrate,  mentre  così  conchiude  il  fuo  di- 
icorlb  {an.  S75-)  lo  fo^  che  v  ha  taluno .y  a  cui  per  ca- 
gion  di  quefto  tributo  è  fembrata  ben  deplorabile  la  con- 
dizion  dell'  Italia  dopo  la  venuta  de^  Longobardi ,  qua  fi 
che  non  -u  abbia  dei  popoli  anche  oggidì  tn  Italia  ^  che 
computati  gli  aggravj  tutti ,  pagano  al  "Principe  loro  egua- 
li, anzi  più  gravi  tributi. 

„  Comincia  a  prendere  difefa  manifefta  di  quefta  na- 
zione, quando  la  lente,  benché  meritamente,  ingiuriata 
da  altri.  S'incontra  l'anno  5-90.  in  una  lettera  di  S,  Gre- 
gorio {lib.  I.  ep.  17.)  nella  quale  chiama  nefandijfimo  il 
Re  Autarit,  il  qual  titolo  mal  fuonandogli:  Quefto  è  il 
titolo,  egli  dice,  di  cui  fono  frequentemente  ornati  i  Re 
Longobardi ,  e  la  loro  nazione  dai  Romani,  perchè  troppo 
offeje  ne  aveano  ricevute ,  e  tuttavia  ne  ricevevano .  E 
fopra  altra  lettera  del  medefimo  S.  Pontefice  (lib.  5-.  ep. 
41.)  nella  quale  efagera  i  mah  trattamenti  di  Romano 
Élarco  di  Ravenna  fopra  quei  dei  Longobardi  :  EJus  in 
nos  malitia  gladios  Longobardorum  vicit;  ita  ut  benignio- 
res  videantur  hojìes,  qui  nos  interimunt ,  quam  reipu- 
blica  Judices ,  qui  nos  malitia  fua ,  rapinis ,  atque  fal- 
laciis  in  cogitatione  confumunt  :  così  brevemente  rimpro- 
vera {an.  S95-)  E  pure  ì  foli  Longobarbi  erano  trat- 
tati da  nefandi ffìmi.  E  poco  prima  annoverati  i  gravi 
danni  in  varie  parti  d'Italia  cagionati  da'Minillri  malvagj 
dcirimperadore,  avea  detto  ironicamente,  che  moltiffimi 
di  que',  che  pofledevano  beni  nell'Ifola  di  Corfica,  eran 
forzaci  a  ricoverarli  fotto  il  dominio  della  nefandiffima 
nazione  dei  Longobardi .  Non  deve  però  ometterli,  che 
il  Sig.  Muratori  s'impegna  a  lodar  querta  nazione,  fola- 
mente  nel  proprio  dominio,  e  ne'paefi  amici,  benché  s'ina- 
fprifca  contro  chi  ne  dice  male .  Perciò  opponendofi  al 
Baronie,  il  qual  prende  per  adulazione  ciò,  che  riferifce 
Paolo  Diacono  della  buona  difciplina  di  que' Barbari,  dice, 
non  aver  avvertito  il  Baronie,  che  Paolo  parla  dell' invi- 
diabil  tranquillità  in  regno  Longobardorum,  e  foggiugne: 
So  ancor  io ,  che  fuori  di  là ,  cioè  contro  dei  Greci  lor 
nemici ,  e  contro  chiunque  teneva  il  lor  partito ,  come  fe- 
cero Roma,  Ravenna,  ed  altre  Città,  efercitarono  la  rab- 
bia loro  con  uccijioni,  e  faccbeggi.  Ma  quejìe  fon  mifere 

„  pen- 


xxj 

„  penfìonì  della  guerra ,  che  in  tutti  i  fecoli  anche  tra  Cat- 
„  tolici  fi  Jon  provate y  o  fi  provano .  {an.  5-84.)  Se  alcuno 
„  patifce  da  un  altro  qualche  afpra  ingiuria  o  graviffimo  dan- 
„  no,  non  potrà  dunque  di  quello,  che  gli  ha  recato  ver- 
„  gogna ,  e  danno  altamente  lamentarfi ,  per  la  ragione  che 
„  ha  Ibtierto  una  di  quelle  tante  difgrazie,  che  fono  penfionì 
„  di  querta  mifera  vita?  e  quefta  è  una  ragione  buona,  per- 
„  che  gli  uomini  di  probità  non  ne  debbano  biadmar  l'of- 
„  fenfpre?  Non  tralafceremo  d'indicare  nel  Tomo  feguen- 
„  te,  quanto  H  difenda,  anche  contro  di  chi  ne  provava 
„  danni  irreparabili,  e  con  tutta  ragione  fé  ne  doleva. 

Quefta  appunto  è  la  ceniwa  fatta  al  Tomo  Terzo  de 
gli  Annali  del  celebre  Muratori  dal  zelante  dotto  Giorna- 
lifta,  il  quale  quantunque  nei  due  Primi  Tomi  fiafi  moftrato 
un  amorevole  Panegiriita  dell'Autore  di  quefti  Annali,  in 
quello  Tomo,  e  ne'feguenti  è  paflato  in  un  fevero  Cen- 
fore,  a  cagione  di  alcune  elprelTioni  di  eflb  Muratori  fti~ 
mate  dal  Giornalifta  ingiuriofe  alla  Chiefa  e  Corte  Romana. 
Il  giudiziofo  leggitore  non  ha  bifogno,  che  io  mi  diffonda 
di  più  in  ordine  alle  oofe  già  olTervate  dal  fuddetto  Cen- 
fore,  tanto  più  che  il  pio  e  dottiilimo  Autore  di  quefti  An- 
nali, oltre  in  varj  luoghi  delle  fue  Opere  aver  vindicato  le 
gefta  gloriofe  di  molti  Papi,  e  diritti  dalla  Sede  Apofto- 
lica  contro  gli  Eretici,  e  falfi  Critici,  che  l'impugnava- 
no, prima  di  morire  fcrillè  di  proprio  pugno  al  Regnan- 
te Pontefice  BENEDETTO  XIV.  una  fambfa  lettera ,  nella 
quale  ritrattava  tutto  ciò,  che  potea  elfere  di  pregiudizio 
alla  Sede  Apoftolica,  di  cui  fu  fempre  veneratore  lino  alla 
morte . 

Non  per  tanto  non  devo  io  paffare  fenza  Critica  ciò 
che  dice  il  noftro  Autore  nell'anno  401.  dove  feguitando  f^y.'i 
per  altro  l'opinione  di  alcuni  Scrittori,  parlando  della  mor- 
te dì  Anaftafio  Papa  accaduta  in  detto  anno,  cosi  fcrive:. 
Venne  a  morte  nel  dì  14.  di  Tìecembre  de  IT  anno  prefentt 
Anafiafio  Tapa ,  che  viene  onorato  col  titolo  di  Santo  ne  gli 
antichi  Cataloghi.,  dovendo  fi  nondimeno  ojjfervare^  che  tal 
dinominazione  non  fignificava  già  in  que^ tempi  rigorofamente 
quello  y  che  oggidì  la  Chiefa  intende  colla  Canonizzazione 
dei  buoni  Servi  di  TDio  fatta  con  tanti  efami  delle  virtù  ^ 
e  dei  7»iracoli  loro .  IJavafi  allora  il  tìtolo  di  Santa  anche 

a  $ 


XXlj 

a  i  Vefcovi  viventi  ^  come  tuttavia  ancoy^a  Jì  dà  a  i  Romani 
Pontefici .  E  però  noi  troviamo  appellati  Santi  tutti  i  'Papi 
de' primi  Secoli^  così  i  Vefcovi  di  Milano^  Ravenna,  Aqui- 
kja.  Verona  ^c.  Con  buona  pace  dc4  dottilfimo  Scrittore 
e  di  altri  Autori,  non  lolamente  ne' primi  Secoli  i  Papi,  ed 
i  Vefcovi,  ma  tutti  i  Criffiani,  quantunque  laici,  chiam.i- 
vanfi  Santi,  ficcome  il  dimollra  il  Cardinal  Baronio  all'anna 
43.  e  all'anno  6x.  e  per  lafciare  altri  Autori,  che  provan 
l'ifteflb,  può  vederfi  il  P.  Mammacchio  nella  celébratiflìma 
Opera,  Originum  &  Antiquitatum  Cbrifiia?Tarnm  tom.  i. 
lib.  I,  cap.  !.§.  X.  E  il  dottiflìmo  Canonico  Pietro  Morfettl 
nella  fua  nuova  Opera  in  foglio,  intitolata,  T)e  S.  Calli jìo 
Tapa^  Martire  y  che  noi  per  ordine  del  Reverendiflimo 
P.  Maellro  del  Sacro  Pala72o  abbiamo  riveduta,  ed  appro- 
vata. Che  poi  Anaftafio  Papa,  ed  altri  Papi  dei  primi  Secoli 
avelFero  il  titolo  di  Santi  per  una  mera  denominazione  ^  che 
anticamente  e  comunemente  davafi  a  tutti  i  Vefcovi,  ella  mi 
pare  che  non  polla  aflbrirfi  fenza  offendere  l'intrinfeca  fan- 
tità  di  detti  Papi,  giacché  i  medefimi,  fin  da  piij  fecoli,  non 
folo  fono  Itati  denominati  Santi,  ma  come  tali  fono  flati  ve- 
nerati in  tutta  la  Chieia,riccome  colla  da'Martirologj, ne' quali 
furono  notati,  e  tra  gli  altri  S.  Anallafio  Papa,  ficcome  può 
vcderfi  prelTo  il  dottiilìmo  Giorgio  nelle  note  al  Martirolo- 
gio di  Adone  al  dì  %j.  Aprile  pag;  174.  e  i  BoUandilti  al 
medefimo  giorno,  pag.  441. 

Per  quel  che  riguarda  S  Leone,  dirò  alla  sfuggita,  che 
a  mio  giudizio  può  bemlTìmo  comporfi  infieme  quello,  che 
rifpetto  ail  medefimo  dice  S.  Profpero,  ed  a  Valenciniano  il 
Sig.  Muratori  {an.  45x.)  cioè  che  quello  Principe  alTaidimo 
confidane  nell'eloquenza,  come  il  nollro  Storico  riferii  ce, 
di  S.  Leone;  e  S.  Leone  all'oppofito,  come  Pontefice,  e  co- 
me Santo,  non  nella  propria  facondia,  ma  in  Dio  tutta  ri- 
ponete la  fua  fiducia,  conforme  lafciò  fcritto  quel  Santo 
Padre . 

So,  che  alcuni  non  han  ben  intefo  ciò  che  il  Muratori 
fcrive  all'anno  ^6\.  di  S.  llaro  Papa.  Ecco  le  fue  parole: 
G^uefti  appena  confacrato  [pedi  le  fue  circolari  per  tutta  la 
Criftianità  con  quivi  condannare  Nejforio ,  ed  Eutichete^  ed 
approvare  i  ConcilJ  Niceno,  E/efno,  e  Calcedonefe ,  e  le  Ope- 
re di  S.  Leone  fuo  antecejfore  :  fecit  dee  r  et  aleni  ^  per  uni- 

ver' 


xxiij 

verfum  Orientem  fparftt  de  fide  Cathol'tca ,  ^  Apoftolica 
confirmans  tres  Synodos  ^  Nicanam,  Ephefinam,  ^  Chalce- 
donenfem  ^r.  Qoetto  appunto  vien  riferito  da  Anailalìo  nella 
vita  det  Tuddetto  Pontefice,  dal  Cardinal  Baronio,  e  da  altri. 
Veramerite,  fìccome  oilèrva  il  Muratoti,  nulla  dice  il  CaV" 
dinal  Baronio  intorno  al l"" aver  egli  tralafciato  il  Cofianti- 
nopolitano,  che  pur  fu  univ er fiale .  Ma  qui  fa  d'uopo  pri- 
mieramente fapere,  che  un'antico  Codice  mf.  Fiorentino  lo- 
dato da  Luca  Olllenio  prelFo  il  Scheleftrate  dice  efprelìamente 
confirmans  quatuor  Synodos^  fìccome  fi  può  vedere  ancor* 
prellb  il  Pagi  nella  Vita  di  S.  ilaro  al  num.  ii.  Per  fecondo 
quando  pure  fi  ha  da  Ilare  alla  comune  lezione,  dove  dieefi, 
confirmans  tres  Synodo^s,  quello  non  fa,  che  non  approvalfc 
ancora  il  Concilio  Cortantinopolitano  per  quel  che  riguarda 
il  Simbolo  della  Fede,  imperocché  lo  approvò  tacitamente, 
quando  approvò  il  Concilio  Niceno,  giacché  l'uno  e  l'altro 
Simbolo  é  ricevuto  dalla  Chiefa  come  rillelfo,  e  da  qui  na- 
fce  che  il  Simbolo  Coftantinopolitano,  che  recitiamo  nella 
Mefia  comunemente  fi  chiama  Niceno  ;  Vedi  il  dottiffimo 
Criiliano  Lupo  ne'fuoi  Scholj  al  Concilio  Cofi;antinopolita- 
no  I.  Cap.  IV.  Che  poi  S.  Gregorio  Magno  el'preflTamente  avef- 
fe  confermato  elfo  Concilio  1.  Coilantinopolitano  infieme  coli- 
gli altri  tre  accennati  di  fopra,  lo  alTerifce  egli  Itefib  in  quelle 
note  parole:  ^atuor  prima  Concilia  veneramnr,  tanquavt 
quatuor  T>ei  Evangelia. 

Refl:a  che  in  fine  di  quella  Prefazione  faccia  avvitato 
il  leggitore  d'una  cola  degna  a  faperfi,  qual  è  quella  di  ri- 
trovarfi  nel  prefente  Tomo,  e  nei  feguenti  molte  variazioni 
fecondo  le  varie  copie  di  quell'Opera.  In  fatti  in  fine  dejl'an- 
no  403.,  dove  fi  dice,  che  i  Monaci  appena  nati  nel  Secolo  /**i-*^- 
precedente  ^  s''  erano  multiplicati  per  le  Città,  e  per  le  Ville ,  ^ 
e  non  traficuravano  il  meftier  di  far  fina  la  robba  altrui, 
fempre  però  dentro  i  limiti  delV  oneftà,  in  alcune  copie  man- 
cano quelle  parole  fempre  pero  &c. 

Inoltre  fui  fine  dell'anno  437.  dove  fi  dice,  che  Placi- 
dia  il  procurò  una  Nuora  colla  perdita  dell'Illirico,  e  che 
il  matrimonio  del  Regnante  divenne  una  divifione  dolorofa 
per  le  Provincie  ;  in  alcune  copie  vi  fono  aggiunte  le  feguenti  f**J\?9 
parole,  Finalmente  è  da  ojfervare,  che  Valentiniano ,  ed  Eu- 
dojfia  erano  parenti  m  terzo  grado,  e  pure  ninno  de  gli  Scrit- 
tori 


XXJV 

tori  notò ,  che  per  celebrare  quelle  nozze  fojfe  prefa  dìfpen- 
fa  alcuna.  Ora  io  iafcio  al  favio  difccrnimenro  del  leggitore 
il  giudizio  delle  fuddette  variazioni,  ed  altre  fimili,  le  qua- 
li veramente  renderebbon  non  poco  odiolb  il  celebre  Autore. 
Quando  pure  quefte  efpreffioni  folFero  ufcite  dalla  pen- 
na del  Muratori,  forfè  il  medefimo  confiderando  meglio 
le  Gofc,  ordinò  allo  Stampatore,  che  correggefle  i  fogli,  e 
che  poi  quefti  corretti,  per  incuria  dei  Miniilri  non  fi  fof- 
fero  inferiti  ne' Tomi  a' loro  proprj  luoghi.  In  fomma  quelle 
variazioni  poffbno  da  tutti  conofcerfi:  e  nella  celebre  Biblio- 
teca CafanatenCe  vi  è  queft' opera  de  gli  Annali  della  mede- 
fìma  edizione  di  Milano  in  data  del  medefimo  anno,  e  Stam- 
patore, e  nel  Terzo  Tomo  alla  pagina  9.  in  fine  dell'an- 
no 403.  fi  leggono  le  parole  fempre  però  ^c.  ed  in  fine  dell' 
anno  437.  alla  pagina  106.  mancano  affatto  quelle  parole:  fi- 
nalmente  è  da  offervare. 


--A'\ 


GLI 


GLI 

ANNALI    D'ITALIA 

Dal  principio  dell'  Era   Volgare 
lino  all'Anno   1750. 


Anno  dt  Cristo  CCCCI.  Indizione  XIV. 

D'    I  N  N  O  e  E  N  Z  O      P  A  P  A    l. 

DI    A  R  e  A  D  I  O      l  M  P  E  R  A  D  O  R  E     19.67. 

DI  Onorio    Imperadore    9.  e/. 
Conlbli  i  Vincenzo,  e  Pravità. 

L  primo,  cioè  Fincenzo  Confolc  Occidentale,  era  fta-  Fra  Vo!g. 
ro  in  addietro  Prefetto  del  Pretorio  delle  Gallic,  e  ANN0401. 
fi  truova  commendato  afTailIìmo  per  le  fue  Virtù  da 
Sulpizio  Severo  W,  Autore  di  quefti  tempi .  Pravità  (s)  SuìpU. 
Confole  Orientale  e  quel    raedcfimo  ,   che  abbiam  Sevirus 
veduto  di   fopra  vittoriofo  della  Flotta  di  Gaina,  e  ^''''-  ^• 
che  fedelmente  feguitò  a  fervire  ad  Arcadio  Augu- 
fto .  Prefetto  di  Roma  abbiamo  per  l'anno  prcfcntc 
Andromaca .  Ora  noi  fiam  giunti  al  principio  del  Secolo  Quinto  dell'Era 
Criiliana,  Secolo,  che  ci  fomminillra  funeftc  rivoluzioni  di  cofc,  fpe- 
^ialmente  in  Italia,  divcrfe  troppo  da  quelle,  che  finquì  abbiamo  ac- 
T'om.  III.  A  cén- 


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cp.  17. 


Annali    d'  Italia. 


A 


»A  Volg.  cennato.  Inclinava  già  alla  vecchiaia  il  Romano  Imperio,  e  a  guifa 
NN0401.  de' corpi  umani  avea  coir  andare  degli  anni  contrarte  varie  infermità 
che  finalmente  il  conduntro  aircflrcma  roifcria.  Tanta  vaftità  di  do- 
minio, che  fi  (lendeva  per  tutta  l'Italia,  Gallia,  e  Spagna,  per  gli 
valli  paefi  dell'Illirico  e  della  Grecia,  e  Tracia,  e  per  airaiflìme  Pro- 
vincie dell' Aaa,  e  per  l'Egitto,  e  per  tutte  le  corte  dell' Affrica  ba- 
gnate dal  Mediterraneo,  colla  miglior  parte  ancora  della  gran  Breta- 
gna, tratto  immenfo  di  terre,  delle  quali  oggidì  fi  formano  tanti  di- 
verfi  Rrgni  e  Principati:  grandezza,  diffi,  di  mole  sì  valla  s'era  mi- 
rabilmente foflenuta  finora  per  le  forze  sì  di  terra,  che  di  mare,  ebc 
llavano  pronte  fcmprc  alla  diftfa,  e  per  la  faggia  condotta  di  alcuni 
~^  valorofi  Imperadari.   Certamente,  ficcome  s'è   veduto,  non   manca- 

rono già  ne' precedenti  anni  guerre  ftranicre  di  fomma  importanza,  fiere 
irruzioni  di  Barbari,  e  Tiranni  inforti  nel  cuore  dei  mede  fimo  impe- 
rio j  ma  il  valor  de' Romani,  la  fedeltà  de' Popoli,  e  la  militar  dilci- 
plma  mantenuta  tuttavia  in  vigore,  feppero  difllpar  cotante  procelle, 
e  conlervare  non  rnen  le  Provincie,  che  la  dignità  del  Romano  Im- 
perio. Contuttociò  fu  d'avvifo  Diocleziano,  che  un  fol  Capo  a  tanta 
cilcnfion  di  dominio  bartar  non  potefle;  e  però  introduffe  la  pluralità 
de  gli  Augufti  e  de  i  Cefari,  immaginando,  che  quelle  diverfc  tede 
procedendo  con  unione  d'animi  (cofa  difficililTìma  fra  gli  ambiziofi  mor- 
tali) avefle  da  tener  più  faldo  e  difcfo  l'Imperio,  benché  divifo  fra 
effi,  volendo  principalmente,  che  le  Leggi  fatte  da  un  Imperadore, 
portafiero  in  fronte  anche  il  nome  de  gli  altri  Augufti,  affinchè  un 
folo  pareffe  il  errore  e  k  mente  di  tutti  nel  pubblico  governo .  Per 
quefta  ragione,  e  fecondo  l'introdotto  coftume,  Teodofio  il  Grande, 
per  quanto  ci  ha  moftrato  la  Storia,  con  dividere  fra  i  fuoi  due  Fi- 
gliuoli, cioè  Arcadie,  ed  Onorio  Augufti,  la  fua  Monarchia,  avea  cre- 
duto di  maggiormente  atficurare  la  fuffiftenza  di  quefto  gran  Coloflb. 
Ma  per  difavventura  del  Pubblico,  a  riferva  della  bontà  del  cuo- 
re e  de  i  coftumi,  nnir altro-  pofTedeano  qoefti  due  Principi  di  quel, 
che  fi  richiede  a  chi  dee  regger  Popoli  >  e  in  fatti  erano  effi  nati  per 
lafciarfi  governar  da  altri.  Miravano  poi  crefciuti  dapertutto  gli  abufi; 
malcontenti  i  Sudditti  per  le  foverchie  gravezze  ;  fminuite  le  milizie 
Romane  j  le  Flotte  trafcurate.  Il  peggio  nondimeno  confifteva  nella 
baldanza  de'  Popoli  Settentrionali ,  t  foggiogare  i  quali  non  era  mai 
giunta  la  potenza  Romana .  Coftoro  da  gran  tempo  non  ad  altro  più 
penfavano,  che  ad  atterrar  quefta  potenza.  Nati  fotto  Climi  poco  fa- 
voriti dalla  Natura,  e  poveri  ne'lor  paefi,  guatavano  continuamente 
con  occhio  invidiofo  le  felici  Romane  Provincie,  ed  erano  vogliofi  di 
conquiftarlc,  non  già  per  aggiugnerlc  alle  antiche  lor  Signorie,  ma  per 
paflare  da  i  lor  tugurj  ad  abitar  nelle  cafe  agiate,  e  fotto  il  piacevoi 
Cielo  de'  Popoli  Meridionali .  Quefto  bel  difegno  non  potè  loro  riu- 
fcire  ne' tempi  addietro,  perchè  ripulfati,  o  sbaragliati  qui  lafciarono 
la  vita,  o  furono  coftretti  a  ritornarfcne  alle  lor  gelate  abitazioni.  II 
Secolo,  in  cui  entriamo,  quel  fu,  in  cui  parve,  che  fi  fcatcnafle  tutto 

il 


Annali     d'  Italia.  3 

il  Settentrione  centra  del  Romano   Imperio,  con  giugnere  in  fine  a  Era  Volg. 
fmembrarlo,   anzi  ad   annientarlo  in   Occidente.    Si  può   ben  ncdere  Ann 0401. 
che  non  poco  influifiTe  in   qiierte  difavventure  dell'Imperio  Occiden- 
tale, l'aver  Valente  e   Teodoflo  Augulti  (cosi   portando   la  nrccllìcà 
de' loro  intereffi)  lafciati  annidar   tanti  Goti,  ed  altre  barbare  Nazio- 
ni, nella  Tracia,  e  in  altre  Provincie  dell'Illirico.  Aflailfimo  nocquc 
dei  pari  l'avere  gì' Impcradori  da  gran  tempo  in  addietro  comiHciato 
a  fervirfi  ne' loro  cfercici  di  truppe  birbariche,  e  di  Gc.ierali  eziandio 
di  quelle  Nazioni.   Perciocché  quc' Barbari,   adocchiata   la  fertilità  e 
felicità  di  quelle  Provincie,  ed  impratichiti  del  paefe  e  della   forza  o 
debolezza  de' Regnanti,  non  lafciavano  di  animare  la  lor  gente  a  can- 
giar Ciclo,  e  a  venire  a  flabilirlì  in  queftc  piìi  fortunate  contrade.  Già 
abbiam  veduto  entrato  in  Italia  Jlarico  Re  de' Goti  con  Radagaifo,  e 
con  un  potente  efercito,  ma  fenza  lapere,  s'egli  per  tutto  quefl'  Anno 
continuane  a  divorar  le  foRanze  de  gl'Italiani,  o  pur  fé  fofle  obbligato 
dall'armi  Romane  a  retrocedere.  Certa  cofa  è,  che  Onorio  Augudo 
pacificamente  fé  ne  flette  in  Milano,  dove  fi  veggono  pubblicate  al- 
cune Leggi  (a);  e  quando  non  fia  errore  nella  Data  d'una  in  Aitino,  W  ^"^'f''- 
Città  fionda  allora  della  Venezia  ,  par  bene  ,  che  i  progreffi   di  que'  ctd''"Thf. 
Barbari  non  doveflcro  effere  molti,  e  che  anzi  i  medefimi  fc  ne  fof-  do/.' 
fero  tornati  addietro. 

Tra  l'altre  cofe  il')  l'Imperadorc  Onorio  condonò  a  i  Popoli  i  W  '•  3-  '^' 
debiti,  chi  elfi  aveano  coli' erano  Cefareo   fino  all'Anno    386.    fofpcfe  'debnìT^' 
i  efazione  degli  altri  da  eflb  Anno   ^8(5.  fino  all'Anno  jpf.  ordinando  o<^;c. 
folamcnte,  che  fi  pagaflero  fenza  dilazione  i  debiti  contratti  dopo  cffb  T^heodof. 
Anno  jpf.  Comandò  ancora,  che  fi  continuale  il  rifarcimento  delle 
mura  di  Roma,  con   aggiugncrvi   delle  nuove   fortificazioni,   perchè 
dei  brutti  nuvoli  erano  per  l'aria.  Venne  a  morte  nel  di  14.  di  Di-  ,;=»— 
cembre  dell'Anno  prefente  Anajìafto   Papa,  che  viene  onorato  col  ti- 
tolo di  Santo  ne  gli  antichi   Cataloghi  (0,  dovendofi   nondimeno   of-  (c^  Anaflaf. 
fcrvare.,  che  tal  denominazione  non  fignificava  già  in  que' tempi  rigo-  Bitiiothcc. 
rofamente  quello,  che  oggidì  la  Chiefa  intende  colla   Canonizzazione  p""?'"^; 
de'buoni  Servi  di  Dio,  fatta  con  tanti  efami  delle  Virtù  e  de' Mira-  p^agitt!'  ' 
coli  loro.  Davafi  allora  il  titolo  di  Santo  anche  a  i  V^efcovi  viventi, 
come  tuttavia  ancora  fi  dà  a  i  Romani  Pontefici.  E  però  noi  trovia- 
mo appellati  Santi  tmti  i   Papi   de' primi    Secoli,    così   i    Vefcovi   di 
Milano,  Ravenna,  Aquileia,  Verona  Scc.  ma  fenza  che  quefio   titolo 
fia  una  concludente  pruova  di   tal   Santità,   che  uguagli  la  decretata 
ne  gli  ultimi  Secoli  in  canonizzare   i   Servi  del   Signore.    Secondo   i 
conti  del' Padre  Pagi,  a' quali  mi  attengo  anch'io  fenza  voler   entrare 
in  difputa  di  sì  fatta  Cronologia,  nel  di   zi.    d'elfo   Mefe   fu   creato 
Papa  Innocenzo^  Primo  di  quefto  nome.  Nulladimeno  San  Profpero  00,  W  Pro[!>tr 
e  Marcellino  Conte  (e)  riferifcono  all'Anno  feguente  la  di  lui  clczio-  >"  chioi.:(o. 
ne.  Abbiamo  dal  medcfimo'Marccliino,  che  nel  di  11.  d'Aprile  Eu-  jfj  ^^^'"■"'- 
doflìa  Augnila  partorì  in  Coflantinopoli  ad  .^rcadio  Imperadore^  un  Fi-  in  chrenlct^ 
glio  mafchio,  a  cui  fu  pollo  il  nome  di   Teodofto,   Secondo  di  quello  '        ' 

Ai  no- 


Era  Volg. 

A  s  N  0401. 
(a'    So: rat. 
l.  6.  e    6. 
(b     Chron. 
A.exandr. 


(d  /.  17.  de 
bonor.  prt- 
fcriptien. 
Cod.  Theod. 


(d)  Gruter. 
Injcriptisn. 
fag.   i6j. 


(e)  Claui. 

dt  ielle 
Getìc.  &  de 
Ccnful.  4. 
Hencrii . 


4  Annali    d'  Italia. 

nome.  Socrate  (<»),  e  l'Autore  della  Cronica  AlefTandrina  W  il  di- 
cono nato  nel  di  io.  d'eflb  Mcfe  :  divario  di  poca  confeguenza  e 
prabibiimentc  originato  dall' eflbr  egli  venuto  alla  luce  in  tempo' di 
notte.  V'ha  ancora  chi  il  pretende  nato  nel  Mefe  di  Gennaio.  Incre- 
dibile fu  la  gioia  della  Corte  e  del  Popolo  di  Coftantinopoli,  e  fé  ne 
fpcdì  la  lieta  nuova  a  tutte  le  Città,  con  aggiugnervi  grazie  e  con 
difpenfar  danari.  Pubblicò  Arcadio  una  Legge  nel  di  ip.  di  Gen- 
naio dell'Anno  prcfente  CO,  con  cui  proibì  il  dimandare  al  Principe 
i  beni  confifcati,  finche  non  fofTero  pafTati  due  anni  dopo  il  confifco 
volendo  cfTo  Augufto  quel  tempo,  per  poter  moderare  la  fevcrità  delle 
fcntenze  emanate  contra  de' colpevoli,  e  rendere  ad  effi,  fé  gliene  ve- 
niva il  talento,  ciò,  che  il  rigore  della  Giuflizia  loro  avca  tolto.  Buona 
calma  intanto  fi  continuò  a  godere  ncU' Imperio  Orientale. 

Anno  di  Cristo  ccccii.  Indizione  xv. 
d' Innocenzo  Papa   i. 
di  Arcadio  Imperadore  20.  e  8. 
di  Onorio  Imperadore   io.  e   8. 
di  Teodosio  II.  Imperadore   i. 

C  Flavio  Arcadio  Augusto  per  la  quinta 
Confoli  ^       volta , 


^  Flavio  Onorio  Augusto  per  la  quinta. 

CHi  folTe  in  quell'Anno  Prefetto  di  Roma,  non  apparifcc  dalle  an^ 
tiche  memorie .  Truovafi  nondimeno  un'  Ifcrizione  {d)  polla  in 
Roma  a  i  due  Augufti  da  Flavio  Macrobio  Longiniano  Prefette  di  Roma^ 
che  fembra  appartenere  a  quelli  tempi,  e  perciò  indicare,  chi  cfer- 
citafle  la  Prefettura  fuddetta.  Per  atteftato  della  Cronica  Aleffandrina, 
e  di  Socrate  Storico,  nel  dì  io.  di  Gennaio  dell'anno  prefente  l'in- 
fante Teodofio  II.  fu  creato  Augnilo  da  Arcadio  Imperadore  fuo  Pa- 
dre. O  fia,  che  Marie»  Re  de  i  Goti  folTe  dianzi  partito  dall'Italia, 
e  ci  tornafle  nell'anno  prefente,  o  pure,  ch'egli  continuafle  qui  il  fuo 
foggiorno  anche  nell'anno  addietro:  certa  cofa  è,  che  in  quelli  mc- 
dcfimi  tempi  dopo  aver  prefo  varie  Città  e  Terre  oltre  Pò  (0,  fi 
fpinfe  nel  cuore  di  quella,  che  oggidì  fi  chiama  Lombardia,  con  un 
formidabil'  efercito  de'  fuoi  Goti ,  lenza  che  apparifca  più  congiunto 
con  eflb  lui  Radagaifo  Re  de  gli  Unni.  Erafi  l' Imperadore  Onorio  ri- 
tirato non  meno  per  precauzione  ,  che  per  eflere  piìi  vicino  a  i  bifo- 
gni  dello  Stato  nella  Città  di  Ravenna,  Città  allora  per  la  fua  fitua- 
zione  fortiflìma,  perchè  circondata  dal  Pò,  e  da  profonde  paludi  j  e 
Città,  che  divenne  da  lì  innanzi  per  alcuni  anni  la  Sede  e  Reggia  de 
gli  Augulli.  Ma  i  felici  avanzamenti  de' Barbari  aveaao  talmente  co- 

llcr- 


Annali    d'  Italia.  f 

fternati  gli  animi  de  gl'Italiani,  che  per  atteftaro  di  Claudiano,  Au-  Era  Volg. 
rore  contemporaneo,  i  benrftanri  ad  altro  non  pcnfavano,  che  a  riti-  Anno4oz. 
rarfi  colle  lor  cole  più  preziofc  in  Sicilia,  o  pure  in  Corfìca,  e  Sar- 
degna. Per  quefto  medefimo  (pavento,  quafichè  Ravenna  non  foflTc 
creduta  baftante  afilo,  Onorio  Augufto  fc  ne  partì,  con  incamminarfi 
verfo  la  Gallia.  Ma  Stiiicone  tanto  perorò,  che  fece  fermar  la  Corte 
in  Adi,  Città  allora  della  Liguria,  che  doveva  elTere  ben  forte,  da 
che  s' indulTe  l' intimorito  Onorio  a  lafciarvifi  ferrar  dentro  in  cafo  che 
Alarico  vi  avefle  pofto  l'afTedio.  Prima  di  quefto  fiero  turbine  avcano 
i  movimenti  de' Barbari  data  occafione  a  i  Popoli  della  Rczia  (parte 
de' quali  oggidì  fono  i  Grigioni)  di  follcvarfi,  laonde  fu  coftretto  Sti- 
iicone ad  mviar  colà  alcune  Legioni  Romane  per  tenerli  in  freno,  o 
ricondurli  all'  ubbidienza .  E  il  trovarli  appunto  quelle  truppe  occu- 
pate fuori  d'Italia,  aveva  accrcfciuto  l'animo  ad  Alarico  per  piìi  in- 
folentire,  e  per  continuare  i  progrcffi  dell'armi  fue.  Merita  qui  certo 
lode  la  rifoluzion  prefa  in  qucfti  pericolofi  frangenti  da  Stiiicone .  Sul 
principio  dell'anno,  e  nel  cuor  del  verno,  con  poco  fcguito  egli  pafsò 
il  Lago  di  Como,  e  per  mezzo  delle  nevi  e  de' ghiacci  s'inoltrò  fino 
nella  Rezia.  L'arrivo  di  sì  famofo  Generale,  e  pofcia  le  minaccie  ac- 
compagnate da  amorevoli  perfuafioni,  non  folamente  calmarono  lari- 
volta  de  i  Reti,  ma  gl'induAcro  ancora  ad  unirfi  colle  milizie  Ro- 
mane per  la  falvezza  dell' Imperadorc  e  dell'Italia.  Aveva  inoltre  Sti- 
iicone richiamate  alcune  Legioni,  che  lungo  il  Reno  ftanziavano,  ed 
una  infino  dalla  Bretagna}  e  fu  mirabile  il  vedere,  che  i  feroci  Po- 
poli Trasrenani,  tuttoché  oflervafTero  fguerniti  di  prefidj  i  confini 
Romani,  pure  fi  fletterò  quieti  in  quella  occafi^one,  né  inferirono  mo- 
leftia  alcuna  alle  Provincie  dell'Imperio. 

Unita  ch'ebbe  Stiiicone  una  poderofa  Armata,  la  mife  in  mar- 
cia verlo  l'Italia,  ed  egli  precedendola  con  alcuni  fquadroni  di  caval- 
leria, arditamente  valico  a  nuoto  i  fiumi,  pafsò  per  mezzo  a  i  nemi-  ,. 
ci,  ed  inafpettato  pervenne  ad  Afti  con  incredibil  confolazione  deli'Im- 
peradore  Onorio  quivi  rinchiuro,c  di  tutta  la  fua  corre.  Giunfero  di 
poi  le  Legioni  e  truppe  aufiliaric  raccolte,  e  fu  conchiufo  di  dar  bat- 
taglia al  nemico.  Aveva  Alarico  baldanzofamente  paflato  il  Pò,  con 
arrivare  ad  un  Fiume  chiamato  Urba^  che  vien  creduto  il  Bordo  d' og- 
gidì, e  che  paffa  non  lungi  da  Afti.  Immaginò  perciò  Claudiano,  che 
avendo  gli  Oracoli  predetto,  ch'cflb  Alarico  giugncrebbe  ad  Urbem^ 
cioè  a  Roma,  fi  venficafle  il  vaticinio  con  reftar  egli  delufo,  da  che 
arrivò  a  quefto  Fiumicello  .  Militava  nell'efercito  di  Stiiicone  una  grof- 
fa  mano  di  Alani,  gente  barbara  e  fofpctta  in  quella  congiuntura.  Il 
condottier  di  coftoio  appellato  Saulc  (non  fo  fc  con  vero  nome)  da 
Paolo  Orofio,  e  chiamato  uomo  Pagano,  quegli  fu,  che  configliò  di 
attaccar  la  zuffa  nel  fanto  giorno  di  Pafqua,  perchè  in  effa  i  Goti,  che 
erano  Criftiani,  benché  macchiati  dell' Ercfia  Ariana,  farebbono  colti 
alla  fprovifta:  configlio  deteftato  allora  da  i  buoni  Cattolici,  e  mafii- 
mameiue  dal  fuddetto  Orofio .  Claudiano  all'  incontro  attribuifce  tal  ri- 

folu- 


6 


Annali    d'  Italia. 


Era  Volg, 

AKN0  401. 


(a>  Jtrdan. 
de  Rebus 
Geticis . 
(h)  Cajfto- 
dorius  m 
Chrtnico . 
(e)    Cland. 
de    Stilo 
Gè  ic. 

(d)  Prud. 
l.  2.  coxtra 
Symmach. 

(e)  Pro/per 
in  Chrenict 


foluzionc  a  Stilicone  ftcflb,  perfonaggio,  che  in  altre  occafioni  fi  fco- 
prì  poco  buon  Criftiano,  e  favorì  molto  i  Pagani,  fra' quali  e  da  con- 
tare lo  fteflb  Poeta  Claudiano .  Comunque  fia,  cominciò  il  conflitto, 
e  i  Goti,  prefe  l'armi,  sì  fattamente  caricarono  fopra  ia  vanguardia 
de  gli  Alani,  che  ne  uccifero  il  Capo,  e  rovefciarono  il  rcfto.  AUo.- 
ra  la  cavalleria  Romana  s'inoltrò,  e  la  fanteria  anch' efla  menò  le  ma- 
ni .  Durò  lungo  tempo  il  contrafto  con  ifpargimento  di  gran  fan- 
gue  dall'  una  parte  e  dall'  altra  ;  ma  finalmente  furono  coftrctti  i 
Goti  alla  ritirata  e  alla  fuga  con  lafciare  in  poter  de'  Romani  il  lo- 
ro bagaglio,  confidente  in  immenfe  ricchezze,  e  con  reftarvi  prigio- 
nieri i  Figliuoli  dello  fteffb  Alarico  colle  Nuore,  e  liberata  gran  co- 
pia di  Criftiani,  fatti  in  addietro  fchiavt  da  que' Barbari.  Il  Luogo 
della  battàglia  fu  preflb  Pollenza^  o  fia  Potenza,  Città  allora  ficuata 
vicino  al  fiume  Tanaro,  di  cui  oggidì  neppure  apparifcono  le  vcftigia 
nelMonferato.  Il  Cardinal  Baronio,  ilPetavio,  il  Tillemont,  ed  altri 
rapportano  quella  vittoria  all'anno  40 j.  il  Sigonio,  e  il  Padre  Pagi 
alprefcnie:  Profpero,  e  Caflìodorio  chiaramente  l' afferifcono  accaduta 
nel  Confolato  V.  di  Arcadia  e  d'Onorio  Auguftì,  cioè  in  que ft' anno. 
Più  grave  ancora  è  la  difcordia  de  gli  Storici  in  raccontare  quel  fatto 
d'armi;  perciocché  Giordano  Storico  W,  che  corrottamente  vien 
chiamato  Giornande,  e  Cafiìodorio  C^)  fcrivono,  che  in  quello  con- 
flitto non  già  i  Romani,  ma  i  Goti  reflarono  vittoriofi .  Giordano 
prende  ivi  de  gli  altri  abbagli.  Per  noi  bafta  il  vederci  aflìcurati  da 
Claudiano  (0,  da  San  Prudenzio  {i),  e  da  Profpero  (^),  Autori  con- 
temporanei, e  di  lunga  mano  pili  degni  di  fede,  che  furono  meffi  in 
rotta  i  Goti.  Paolo  Orofio,  allorché  fcrive  di  quello  fatto  d'armi, 
riprovato  da  lui  a  cagione  del  giorno  fanto,  aggiugne,  che  in  breve 
il  giudizio  di  Dio  dimoilrò,  (*)  £3*  quid  favor  ejus  poffet ,  ^  quid  ultio 
exigeret .  Pugnantes  vicimus  ;  vi£lores  vifli  fumus  :  Quando  non  fi  voglia 
credere,  che  i  Romani  vinfero  bensì  preflb  Pollenza,  ma  che  nella  ri- 
tirata di  Alarico  ebbero  qualche  grave  percoflà,  del  che  niuno  de  gli 
antichi  fa  paròla  :  quell' ;'»  brevi  fi  dovrà  ftendere  fino  all'Anno  410. 
in  cui  Dio  permife  i  funeftiflìmi  progrcflì  di  que'medefimi  Barbari, 
ficcome  andando  innanzi  vedremo.  Terminata  la  battaglia,  Alarico,  re- 
ftando  tuttavia  un  groflò  efcrcito  al  fuo  comando,  non  fi  fidò  di  re- 
trocedere, per  paura  d'eflere  colto  al  paflaggio  de' fiumi,  e  però  fi 
gittò  full' Apennino,  parendo  difpollo  di  marciare  da  quella  parte  ver- 
fo  la  fofpirata  Roma.  Noi  permife  l'accorto  Stilicone,  perché  fattegli 
fare  propofizioni  d'accordo,  fi  convenne  con  dargli  ipcranza  di  ricu- 
perare i  Figliuoli  e  le  Nuore,  ch'egli  fi  avviercbbe  pacificamente 
fuori  d' Italia  per  la  Venezia .  Colà  pertanto  s' incamminò  ;  ma  da  che 
ebbe  paflato  il  Po,  o  fia  ch'egli  fi  pentifle  della  convenzione  fatta,  o 

che 


.(*)  e  che  il  favor  fito  petejfe,  e  che  richiedejfe  la  vendetta .  Combattendo  ab- 
biamo vinto  i  vincitori  f.amo  flati  vinti . 


Annali    d'  Ita  LIA.  7 

che  Stiìiconc  gli  mancaflc  di  parola,  perchè  pili  non  temeva,  che  il  Era  Volg. 
Barbaro  ripalTa'ìe  quel  Fiume  Reale  fi  venne  di  nuovo  alle  mani,  e  il  Annoici'. 
conflitto  terminò  colla  peggio  de' Goti .  Non  fo  fé  fu  allora,  o  pure 
dipoi,  che  Stilicone  feppe  guadagnar  con  regali  una  parte  d'eflì,  e  lord 
fece  prendere  l'armi  contra  de  gli  altri;  laonde  nelle  vicinanze  di  Ve- 
rona feguì  qualche  fanguinofo  combattimento,  che  riduce  Alarico  alla 
dirperaiione .  E  poco  mancò,  ch'egli  non  reftafle  prefo;  ma  il  colpd 
felli  per  la  troppa  fretta  de  gli  Alani,  aufiliarj  de' Romani.  Fermo® 
il  Barbaro  nell'Alpi,  cercando  fé  avelTe  potuto  condurre  il  refto  dell'Ar- 
mata iua  nella  Rczia  e  nella  Gallia;  ma  Stilicone,  preveduto  il  di 
lui  penfiero,  vi  prefe  riparo.  Intanto  per  le  malattie  feguitò  maggior- 
mente ad  inficvolirfi  l'efercito  di  Alarico,  e  per  la  fame  a  sbandarfi 
le  fquadrc  intiere,  di  modo  che  infine  fu  egli  forzato  a  metterfi  in 
falvo  colla  fuga,  lafciando  in  pace  l'Italia.  Fu  quefta  volta  ancora  in- 
colpato Stilicone  di  aver  configlJatamente  kfciato  fuggire  Alarico y  ma 
è  ben  facile  in  cafi  tali  il  formar  dc'giudizj  ingiufti,  per  chi  giudica 
in  lontananza  di  tempo,  e  fcnza  cflcre  fui  fatto. 

Anno  di  Cristo  cccciii.  Indizione  i- 
d'  Innocenzo  Papa  3 . 
di  A  RCA  DIO  Imperadore  21.  e  9. 
di  Onorio  Imperadore  11.  e  9. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  2.. 

Confoli  ^  Teodosio  Augusto,  e  Flavio  Rumorido. 

U Scito  da  sì  gravi  pericoli  Onorio  Augufto,  s'era  rcftituito  a  Ra- 
venna, nella  qual  Città  fi  veggono  date  molte  Leggi  di  lui,  tut- 
te fpettanti  a  quell'Anno,  che  fi  leggono  nel  Codice  Teodofiano,  e 
che  compruovano  appartenere  al 'Anno  precedente  il  fatto  d'armi  di 
PoUenza.  Perciocché  alcune  d'efle  comparifcono  fcritte  in  Ravenna 
nel  Febbraio,  Marzo,  e  Maggio,  ne' quali  Mcfi  Onorio  certamente 
non  fu  in  Ravenna,  ma  bcnsi  in  Afti,  allorché  Alarico  porto  la  guerra 
nella  Liguria,  e  vi  fu  fconfitto.  Incrcfceva  a  i  Romani  quefta  refi- 
denza  dell' imperadore,  avvezzi  ad  aver  fotto  gli  occhi  il  Principe,  e 
lo  fplcndore  della  fua  Corte,  fenza  l'incomodo  di  far  viaggi  lunghi 
per  trovarlo.  Perciò  gli  fpedirono  una  folenne  ambafceria,  pregandolo 
di  confolare  col  fuo  ritorno  a  Roma  i  lor  defiderj,  e  di  andare  a  rice- 
vere il  Trionfo,  che  gli  aveano  preparato.  E  perciocché  intefero,  che 
i  Milanefi  aveano  fatta  una  fimile  deputazione,  per  tirar  effb  Augu- 
fto  alla  loro  Città,  fi  raccoglie  da  una  Lettera  di  Simmaco^  che  nel 
Mcfe  di  Giugno  determinarono  di  fpcdirgli  de  gli  altri  Ambafciatori 

colla 


8  Annali    d'  Ita  LIA. 

Eka  Volg.  colla  ftcffa  richicfla.  Di  qucfta  congiuntura  fi  fcrvirono  alcuni  Senatori 
ANK0403.  tuttavia  Pagani,  per  chiedere  ad  Onorio  la  licenza  di  celebrare  i  Giuo- 
chi Secolari.  San  Prudenzio,  valente  Poeta  Criftiano,  fioriva  allora  in 
Ifpagna  fua  Patria.  Prefc  egli  a  fcrivere  contro  la  relazione  di  Simma- 
co Prefetto  di  Roma,  comporta  già  nell'Anno  384.  per  rimettere  in 
piedi  l'Ara  della  Vittoria,  e  confutata  in  quc'  tempi  da  Santo  Am- 
brofioj  e  può  parere  ftrano,  come  Prudenzio  ne  parli,  come  le  Sim- 
maco aveUe  allora  prefentata  quella  fupplica  ad  Onorio .  Ora  Pruden- 
zio con  parole  chiare  attera  la  vittoria  riportata  da'  Romani  preflo  Poi- 
lenza  colla  rotta  di  Alarico,  &  indirizza  quel!'  Apologia  ad  Onorio 
Augufto,  che  tuttavia  dimorava  in  Ravenna,  pregandolo  di  non  per- 
mettere più  le  fuperftizioni  de'  Pagani,  e  fpczialmente  di  proibire  i  fan- 
guinofi  fpettacoli  de' Gladiatori,  contrarj  alla  Legge  di  Grido,  e  già 
vietati  da  Coftantino  il  Grande.  Può  fervirc  ancora  il  medefimo  Poe- 
ma affai  lungo  ed  erudito  di  San  Prudenzio,  a  farci  intendere  feguita 
la  fuddetta  battaglia  di  Pollcnza  nell'Anno  antecedente,  e  non  già  nel 
prefente.  Ora  1' Augufto  Onorio  prefe,  prima  che  tcrminaffc  1' Anno, 
la  rifoluzion  di  paffarc  a  Roma,  per  ivi  celebrare  i  Decennali  del  fuo 

(a)  cÌKud.     Imperio  dopo  la  morte  del  Padre:  al  qual  fine   fu   difegnato   Confole 
tatù  hT^"'  ^^^  ^'  ^^^°  f<?g"fnte.  Dcfcrive  Claudiano  W  il  fuo  viaggio  per  1'  Um- 
bria, e  la  magnifica  folennità,   con  cui   egli  entrò  in  Roma,  avendo 
al  fuo  lato  nel  cocchio  il  fuocero  Stilicone,  con  immenfo  giubilo  del 

(b)  chronì-  Popolo  Romano.  Partorì  nell'  Anno  prefente  (^)  a  dì  io.  o  11.  di  Fcb- 
*irinum'"*'  '^''"'^  Eudoffia  Augufta  ad  Arcadio  Impcradore  la  quarta  Figliuola,  a 
Marcelìin,  '■"'  ^^  polto  il  nome  di  Marina.  Furono  poi  grandi  rumori  in  Collan- 
Comes  in  tinopoli  per  la  prepotenza  di  qucfta  Imperadrice.  Divenuta  padrona 
chronia.      del  Marito  e  dell'Oriente,  perchè  disguftara  di  S^n  Giovanni  Grifejìa- 

mo,  impareggiabile  e  zelantiftìmo  Vcfcovo  di  quella  gran  Città,  ponto 
cotanto,  che  il  fece  deporre  e  mandare  in  efilioj  dal  che  fcguirono 
(e)  Zofimus  perniciofi  tumulti.  Ne  fa  menzione  anche  Zofimo  (e),  e  taglia  i  panni 
lib,  s-(.  13.  addofib  a  i  Monaci  d'allora,  mifchiati  in  quc' torbidi  con  dire:  ch'efli 
avendo  già  tirata  in  lor  dominio  una  gran  quantità  di  beni,  col  prete- 
ilo  di  fovvenir  con  quelle  rendite  i  Poveri,  aveano  per  cosi  dire  ri- 
dotto ognuno  alla  povertà:  iperbole,  che  fcredita  il  di  lui  racconto; 
ma  che  non  lafcia  di  farci  intendere,  cornei  Monaci,  appena  nati  nel 
Secolo  precedente,  s'erano  moltiplicati  per  le  Città  e  per  le  Ville,  ^^)^. 
e  con  trafcuravano  il  mefticr  di  far  fua  la  roba  altrui .  ^ 


Anno 


Anmalid'  Italia.  9 

Anno  di  Cristo  cccciv.  Indizione    11. 
d'  Innocenzo  Papa  4. 
di  Arca  DIO  Imperadore  12.  e   io. 
di  Onorio  Imperadore  12.  e   io. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  3. 

^     ^,.  e  Onorio  Augusto  per  la  fefta  volta, 
Confoli  ^  ^^  Aristeneto. 

TUtta  fu  in  fella  la  Città  di  Roma  pel  Confolato,  e  per  gli  De-  Era  Volg. 
ccnnali  dell' Augullo  Onorio,  che  furono  celebrati  con   luntuofi  ANN0404. 
fpettaccli .  Ma  non  già  co  i  Giuochi  Secolari,  né  colle  zuffe  de' Gla- 
diatori, come  avrebbono  defidcrato  que' Romani,  che  tuttavia  II  ivano 
oftinati  nel   Gentilefimo.  Il  Cardinal  Baronio,  che  di  tal   permiffionc 
aveva  acaifato  Onorio  Augufto,  vien  giuftamentc  ripreio  dal  Pagi.  Ma 
ne  il  Pagi, né  Jacopo  Gotofrcdo  ebbero  già  buon  fondamento  di  credere 
e  chiamare  ingannato  il  Baronio,  allorché  fcriflc  all'  Anno  ^if.  che  Co- 
ftantino  il  Grande  con  una  Legge  data  in  Berito  aveva  proibito  per  tutto 
l'Imperio  Romano  i  Giuochi   fanguinofi   de'  Gladiatori  .    Siccome   io 
altrove  ho  dimoftrato  W,  non  può  negarli  quell'univcrfaie  divieto  di  (a)  Thifr-a- 
Coftantmo.  Ma  era  sì  radicato   1'  abufo,  e  n'erano  si  incapricciati   i  ''"sNovui 
Popoli,  che  dopo  la  morte  di  quell'invitto  Imperadore  tornarono,  mal-  ^J    '      ' 
grado  de'fuoi  Succeffbri  a  praticarlo,  con  eftoiquere  eziandio  la  pcr- 
miffione  d'effi  da  alcuni  Augulli.  Ma  in  fine  per  atte  (lato  di  Teodo- 
rcto  (^),  Onorio  con  fua  Legge  vietò  ed  abolì  per  fempre  quell'abo-  ^^\^f°f 
mmevolc  Spettàcolo,  che  coltava  tanto  fanguc,  e  tante  vite  d' uorai-  ^ap.' -lj,. 
ni,  per  dare  un  divertimento  al  paizo  Popolo.  In  quell'Anno  poi  O- 
norio  pubblicò  una  Legge  (t),  in  cui,  fé  crediamo  al  Padre  Pagi  lud-  (c>  l'^-  16. 
detto,  Jud<£ost3  Samaritanos  omnì  ■militia pri'vavit .  (*)  Ma  non  credo  io  £,''•  °-^°^- 
tale  il  fenfo  di  quella  Legge,  quando  pure  il  Pagi  l'intenda  per  la  ve-  ■'" 

ra  Milizia.  Proibifce  ivi  T' Imperadore  a  i  Giudei,  l'aver  luogo  nella 
Milizia^  cioè  ne  gli  Ufizj  di  coloro,  che  /Igenti  de  gli  affari  del  Prin- 
cipe erano  nominati,  perche  il  nome  di  Milizia  abbracciava  tutti  gli 
Ufizj  della  Corte.  Bollivano  tuttavia  in  Oriente  le  perfecuzioni  cen- 
tra di  San  Giovanni  Grifoftomo,  quel  mirabil  Oratore  della  Grecia 
Criftiana,  e  tanto  Papa  Innocenzo  I.  quanto  l' Imperadore  Onorio,  fi 
afi^aticarono  in  aiuto  di  lui.  Ma  era  gran  tempo,  che  non  pafìava  buo- 
na armonia  tra  effb  Onorio,  ed  Arcadio  Augufto  di  lui  Fratello}  e 
però  inutili  furono  le  loro  raccomandazioni .  Per  altro  sì  quel  fanto  ■ 
Tom.  III.  B  Pa- 

(*)  Efclufe  affatto  dalla  milìzia  i  Giudei  i^  i  Samaritani. 


Era  Volg 
Anno  404, 


(a)  Or  opus 
i.  7.  M/.37. 

(b)  Marceli. 
CcrriiS  in 
Chranico. 
(ci   Zefim. 
Hi.  5.  e.  2.6. 
(d)  ProJl>er. 
Tiro  ili 
ChrtaKO. 


(e)  Zofim. 
ih.  (nf.    iS. 


IO  ANNALIE/TtALlA. 

Patriarca,  quanto  Teofilo  Patriarca  d' Alefrandria  a  lui  oppofto,  rico- 
nobbero in  tal  congiuntura  Tautorità  primaria  del  Romano  Pontefice, 
al  quale  il  primo  (\  appellò,  e  l'altro  inviò  per  quclta  difcordia  i  fuoi 
Legati.  Fcrmoflì  in  Roma  l' Imperadorc  Onorio  parecchi  Mc(ì.  Pri- 
ma che  tcrminafle  l'Anno,  è  più  che  verifimilc,  ch'egli  fi  reftituiflc 
a  Ravenna,  perchè  quivi  fi  truovano  date  alcune  fue  Leggi  nel  prin- 
cipio di  Febbraio  del  fuffcguenre  Anno.  I  motivi,  che  l'mduficroja 
ritirarfi  colà,  è  da  credere,  che  fofiero  i  preparamenti , che  s'udivano 
farfi  da  i  Barbari  per  una  nuova  irruzione  in  Italia.  Alarico  fembrava 
quieto,  perchè  guadagnato  da  Stiliconej  ma  Radagaifo  Condottiere, 
o  fia  Re  de  gli  Unni,  o  fia  de'Goti,  Scica,  cioè  Tartaro  di  nazione, 
forfè  mal  foddisfatto  del  difonore  inferito  a  i  Popoli  Settentrionali  nella 
rotta  dua  da  i  Romani  ad  efl'o  Alarico,  pensò  a  farne  vendetta.  Più 
probabilmente  ancora,  fecondochè  era  allora  in  ufo  de' Barbari,  anch' 
egli  divorava  co'defiderj  la  Città  di  Roma.  In  cfla  Città  a  lor  cre- 
dere erano  le  montagne  d'oro,  ivi  (lavano  raunatc  da  più  Secoli  le 
ricchezze  della  Terra.  Perciò  cofiui  inife  infieme  una  formidabil' Ar- 
mata, comporta  di  Unni,  Goti,  Sarmati,  e  d'altre  Nazioni  ,  fituatc 
di  là  dal  Danubio.  Paolo  Orofin  (a),  e  Marcellino  {b)  la  fanno  afccn- 
deie  a  più  di  dugento  mila  combattenti j  Zofimo  Storico  {e)  fino  a 
quattrocento  mila:  numero  verifimilmente  ecceflìvo.  Probabile  è,  che 
in  quello  medefimo  Anno  cortui  fi  apprefTafle  all' Italia,  e  forfè  anco- 
ra v'entrò,  per  quanto  pare  che  accenni  Profpero  Tirone  i'i) .  Grande 
fpavento,  fiera  corternazione  fi  fparfc  per  rutta  l'Italia.  Pertanto  1'  Au- 
gutlo  Onorio,  vcggendo  imminente  quell'altra  tcmpelta,  giudicò  più 
lìcuro  il  foggiorno  di  Ravenna,  Città  pel  fuo  fito  fortiffinaa,  e  mag- 
giormente ancora  per  edere  più  alla  portata  di  dar  gli  ordini,  e  di  prov- 
vedere a'bifogni.  Mancò  di  vita  in  queft'An^K>  EudoJJìa  Imperadricc, 
Moglie  d' Arcadio  Augufto,  chiamata  al  tribunale  di  Dio  a  rendere 
conto,  qual  nuova  Erodiade,  della  fiera  perfecuzione,  ch'ella  avea 
molla  contro  il  fanto  ed  incomparabil  Patriarca  di  Coilantinopoli  Gio' 
vanni  Grifoftomo .  Il  Breviario  Romano,  che  nelle  Lezioni  di  quello 
Santo  mette  la  n>orte  d'effa  Augurta  quattro  di  dopo  quella  del  Gri- 
foltomo  nell'Anno  di  Cnllo  407.  merita  in  quel  fito  d'edere  corret- 
to. Si  Zofimo  (''),  che  Soznmeno,  Filoltorgio,,  ed  altri  Scrittori,  ri- 
fenfcono  a  quell'Arnio  una  fiera  irruzion  de  gì' Ifauri  per  quafi  tutte 
le  Provincie  Romane  dell'Oriente.  Il  Generale  Arbazacio  ,  fpedico 
contra  di  coftoro,  ne  fece  gran  macello,  ma  vinto  da  i  loro  regali^ 
non  prolegui  l'imprefa. 


Anno 


Annali    d' Italia.  ii 

Anno   di  Cristo  ccccv.  Indizix^ne  iii. 
d'I  N  NO  e  ENZO  Papa   j. 
di  A  R  e  A  D  I  o  Impeiadore  23.    e  11. 
di  Onorio  Imperadoie   13.   e   11. 
(ii  Teodosio  II.  Imperadore  4. 


Coofoli 


Flavio  Stilicone  per  h  feconda  volta, 
ed  Antemio. 


STando  l' Imperadore  Onorio  in  Ravenna,  pubblicò  Editti  (/»)  rigo-  Era  Volg. 
rofi  centra  de' Donatici,  pih  pertinaci  ed  infoienti  che  mai  in  Ai-  l~^\' Q°ih°^r' 
lirica,  comandando  l'unione  fra  effi  e  i  Cattolici:  rimedio,  che  riulci  chron.  Coi. 
-poi  l'alutevole  per  quella  Crillianità.  Era  entrato,  o  pure  entrò  in  ihitdof. 
•quell'Anno  Radagaifo  in  Italia  con  quel  diluvio  di  Barbari,  che  ho 
detto  di  fopra,  con  racchcggi,e  crudeltà  inudite,  fcorrendo  dapertuD- 
to  fenxa  oppofizionc  alcuna.  L'Impcradore  Onorio  andò  raunando  quan- 
te foldacclche  potè}  prefc  ancora  al  Tuo  foldo  molte  fquadre  di  Goti, 
Alani,  ed  Unni,  condotti  da  Uldino  e  Saro  lor  Capitani.  Ma  Stilice- 
ne Maertro  di  guerra  non  volle  già  avventurarfi  a  battaglia  o  refitten- 
za  alcuna  in  campagna  aperta.  Ando  folamentc  colleggiando  i  movi- 
menti di  si  Itcrramata  ollci  finché  la  medefima  fi  diede  a  valicar  1' A- 
pcnnino  con  penfiero  di  continuare  il  cammino  alla  volta  di  Roma, 
Città,  che  piena  di  fpavento  fi  tenne  allora  come  perduta.  E  in  Ro- 
ma appunto  quella  tcrribii  congiuntura  diede  motivo  a  i  Pagani,  che 
tutuvia  ivi  reilavano,  di  attribuire  tutti  quelli  mali  alla  Religion  Cri- 
fliana,  e  alf  avere  abbandonato  gli  antichi  Dii,  e  di  prorompere  per- 
ciò in  orride  beftcmmie,  £on  proporre  eziandio  di  rimettere  in  piedi 
gli  empj  loro  fagrifizj  e  riti.  Anzi  colloro  in  lor  cuore  fi  rallegrava- 
no, perchè  Radagaifo,  Pagano  anch' egli,  aveflc  da  venire  a  vificarli, 
fperando  con  ciò  di  veder  riforgerc  la  tanto  deprefla  ioro  fuperltizio- 
ne.  Ma  non  era  ancora  giunto  il  tempo,  che  Dio  aveadeftinato  di  pu- 
nire Roma,  cipitalc  del  Romano  Imperio  bensì,  ma  anche  di  tutti  i 
vizj,  e  in  cui  peranche  l' Idolatria  ollinatamcntc  fi  nafcondea,  e  la  Su- 
perbia apertamente  regnava.  Secondochè  oflcrvarono  Paolo  Orofio,  e 
Santo  Ago  (tino,  colla  venuta  di  Alarico,  e  poi  di  Radagaifo,  Dio  mo- 
ftrò  in  lontananza  a  quella  Città  il  gaftigo,  acciocché  fi  emendall'e  e 
faccflc  penitenza}  ma  indarno  lo  moltrò.  Né  volle  permettere,  che 
quello  Re  Pagano  giugnefle  a  punire  \  Romani,  perché  la  fua  crudel- 
tà avrebbe  potuto  portarvi  un  univerfalc  eccidio,  e  liduila  in  una  maf- 
fa  di  pietre.  Fu  in  fatti  fecondo  tutte  le  apparenze  miracolofo  il  fine 
di  quella  Tragedia,  per  cui  la  coftcrnazione  s'era  fparfa  per  tutta  l'Ir 
talia.  Appena  Radagaifo  fu  giunto  di  là  dall' Apennino,  che  Stilicene 

B  i  colle 


ìx  Annali    d'  Italia. 

E»AVolg.  colle  truppe  Romane  ed  aufiliarie  cominciò  a  tagliargli  le  ftradc,   z 
Anno  ^oj.  toglierli  il  foccorfo  de' viveri,  ed  a  riftrignerlo .  11  ridufTe  la  mano  di 
Dio  nelle   montagne  di   Ficfole  preflb  Firenze,  e  quella  innuraerabil 
moltitudine  di  Barbari  fi  vide  ferrata  fra  quelle  angullic,  ed  opprefla 
dalla  fame,  e  con  perdere  il  coraggio  e  il  configlio,  fi  diede  per  vin- 
ta.  Attefta  il  fuddetto  Orofio,  che  non  vi  fu  bifogno  di  metter  mano 
alle  fpade,  e  di  venire  a  battaglia,  e  che  i  Romani  mangiando,  beven-^ 
do,  o  giocando  terminarono  quella  guerra.  Radagaifo  fcnza  faputa  de' 
fuoi  tentò  di  ialvarfi  folo  colla  fuga,  ma  caduto   in  mano  de' Roma- 
ni, fu  da  lì  a  poco  levato  di  vita.  Reftò  fchiava  la  maggior  parte  de' 
fuoi,  che  a  guifa  di  vili  pecore  erano  si   per  poco  venduti,  che  con 
uno  feudo  d'oro  fé  ne  comperava  un  branco.  E  quello  fine  ebbero  i 
palli  e  le  minaccie  di  quell'altro  Re  barbaro  con  ammirazione  di  tut- 
(a)  Zojìmus  ti.  Ma  ben  divcrfamente  Zofimo  Storico  W  Greco  de' medefimi  icm- 
liù.  5.  (.  16.  pi  racconta  quel  fatto.  Se  a  lui  crediamo,  Sciiicone  con  poderofo  efer- 
Hijior.  ^.jjQ  jj  [,erita  Legioni  Romane,  e  colle  truppe  aufiliarie,  all'improv- 

vifo  aflalì  que' Birbiiri,  e  pafsò  a  fil  di  Ipada  l'immenfalor  moltitudi- 
ne a  riferva  di  pochi,  che  rimafero  fchiavi:  del  che  egli  riportò  le  lo- 
di ed  acclumazioni  di  tutta  l'Italia. 

Si  dee  anche  aggiugnere  una  particolarità  degna  di  memoria,  che 
Paolino  Scrittore  contemporaneo  della  Vita  di  Santo  Ambrofio  ci  ha 
Q))  Panlìn.   confcrvata .  {i>)    Aveva  il  fanto  Arcivefcovo  promcfib  di  vifitar  fpcfib 
i»  Vit.  s.     i  Fiorentini  fuoi  cari.  Ora  nel  tempo ^  che  Radagaifa  (fon  parole  da  me 
Am  rapi,     volgarizzate  di  Paolino)   ajfediava  la  fteffa  Città  di  Firenze^  trovando  fi 
que'' Cittadini  come  differatì^  il  fanto  Prelati  (che   nell'Anno  397.  avea 
terminati  i  luoi  giorni)  apparve  in  fogno  ad  uno  di  effi^  e  gii  promìfe  nel 
^  dì  feguente  la  liberazione  :  cofa^  che  da  lui  riferita  a  i  Cittadini^  li  riem- 

pie di  coraggio.  In  fatti  nel  giorno  appreffo^  arrivalo  che  fu  Stilicone  al- 
lora Conte  cuW  eferctto  fuo^  fi   riportò  vittoria   de'' nemici .    ^tefta  notizia 
r ho  io  avuta  da  Panfofia piiffìma  Donna.  Tali  parole  fuppliranno  a  quan- 
to manca  nel  racconto  di  Paolo  Orofio.  Fa  menzione  eziandio  Santo 
(i:)s.Jii£u-  Agoilino  (.()  di  quel  gran  fatto  con  ifcrivcre,  che  Radagaifo  in  un  foJ 
jli».  i.  j.  de  giorno  cen  tanta  prejtezza  fu  fconfittO'^  che  fenz'  effere  non  dirò  morto  .^  ma 
D^""*  1?    ^^  P"^  ferito  uno  de'  Romani.,  rejlò  il  di  lui  eferctto.^  ihe  era  di piìi  di  cen- 
to mila  perfone.,  abbattuto^  ed  egli  poco  dopo  prefo  co' figliuoli .,  e   tagliato 
(d)  Idem      a  pezzi.  Dice  ancora  in   uno   de' fuoi   Sermoni  (<^),   che  Radagaifo  fu 
Sermov.  19.  -j;;>j^o  coW aiuto  di  Dio  in  maravigliofa  maniera.  Profpcro  (<•)  noto,  che 
'"e)^Prùll'e'r    ''  grand' cfercito  di  Radagaifo  era  divilo  in  tre  parti,  e  però  più  faci.- 
ìnchronuo.  le  riufcì  il  fuperarlo.  Noi  ci   maraviglicremmo   di  quella  diverfita  di 
relazioni,  fé  non  foflìmo  anche   oggidì  avvezzi  a  udir  delle  battaglie 
dcfcritte  con  troppo  gran  divario  da  chi  le  riferifce .  Vien  rapportata 
dal  Cardinal  Baronio,  dal  Petavio,  dal  Gotofredo,  e  da  altri  non  po- 
chi quella  infigne  vittoria  all'Anno   fufiegucnte  406.   nel  quale  vera- 
mente MarceUino  Conte  Illorico  la  mette.  Ma  fecondochc  olTervaro- 
no  il  Sigonio,  e  il  Pagi,  ìi  ha  efia  da  riferire  all'Anno  prefente,  in 
cui  vien  raccontata  da  Profpero  nella  fua  Cronica,  e  da  Ifidoro  in  quel- 
la 


Annali     d'  Italia.  13 

la  de' Goti.  E  di  quefta  verità  ci  afficura  San  Paolino  Vefcovo  di  No-  Era  Volg. 
la,  che  recitando  a  di  14.  di   Gennaio  dell'Anno  406.    il  fuo  Poema  A^"**   40S- 
XIH.  in  onore  di  San  Felice,  che  io  diedi  alla  luce  (<»),  fcrive  refti-  ^^^  jti$etd: 
tuita  la  pace,  e  fconfìtti  i  Goti,  che  già  vicini  nvinacciavano  Roma  Laiin.  To'- 
Ilefla.  Ecco  le  fue  parole:  m»  i. 

„  Candida  pax  latum  grata  vice  temporis  annutn 
„  Pojì  hyemes  alias  tranquillo  lamine  ducit  6cc.  (i) 

Aggiugnc,  che  i  Santi  avcano  impetrata  da  Dio  la  confcrvazio- 
nc  dell'  Imperio  Romano . 

„  Injlantefque  Getas  ipfts  jam  faucibus  Urbis 

„  Pelìere ,  £5?  exttium ,  feu  -jincula  vertere  in  ipf(^Sy 

„  ^i  minitabantur  Remanis  ultima  Regni s .  (l) 

Finalmente  che  s'era  ia  ciò  mirata  la  potenza  di  Grillo , 

„  -  -  -  -  t»a£iatis  pnriter  curn  Rege  profano 
„  Hojlibus.  (5) 

Dalle  quali  parole,  conformi  ancora  a  quelle  di  Profpero  nella 
Cronica,  intendiamo,  non  fuffiltere  l'aflcrzione  di  Orofio,  che  ci  rap- 
presentò  i'eguita  quella  vittoria  fenza  verun   combattimento,   e  fcnza 
Ilrage  de' Barbari.  Jl  Sigonio  (^)  faggiamcntc  immaginò,  che  la   bat-  (b)  %o»»«s 
tagUa  feguifle  fotto  Firenze,  e  che  nciratofi   Radagailo  con  gli  avan-  ^'  ^'S"" 
zi  dell' elcrciio  ne' monti  di  Ficfole,  foflc  poi  dalla  fame  forzato  a  ren-  l'jf'  '"/ 
derfi .  Fiorivano  fpczialmcnte  in  quelli  tempi  Sa»  Girolamo  in  Palcfti- 
na.  Santo  Jgofiino  m  Affrica,  San  Prudenzio  Poeta  in  Ilpagna,  e  San 
Giovanni  GriJ'oftomo  efiliato  nell' Armenia,  oltre  ad  altri  Santi,  e  Scrit- 
tori. Ma  era  infcltata  la  Chicfa  di  Din  da  i  Donatitli  Eretici  nell'Af- 
frica, e  da  Pelagio  e  Cele  II  io,  e  da  Vigilanzio,  altri  Eretici  in  Italia 
e  nelle  Gallie. 

Anno 

(i)  La  bella  Pace   con  luce  ferena, 
P affati  i   yerni^  per   vicenda  grata 
U  anno  rallegra ,  e  lieto  [eco  il  mena  . 

(i)  R  dalle  fauci  deW  afflitta  Roma 

Scacciano  i  Goti  ^  che  al  Romano   Pmper» 
Minacciando  rovina ,  hanno  fua  foma 
Di  firagi ,  e  di  catene  il  pondo  fiero . 

(j)  Morti  i  nemici  con  il  Re  profano. 


14  A    N   K   A   L    I      d'   I  T   A  X  1   A . 

Anno  di  Cristo  ccccvi.  Indizione   iv. 
d'  Innocenzo  Papa   6. 
di  A  RCA  DIO  Imperadore  14.    e   12. 
di  Onorio  Imperadore    14.  £   11. 
di  Teodosio  li.  Imperadore   y. 

-Confoli    ^  Arcadio  Augusto  per  la  fefta  volta, 
1   Anicio  Probo. 

Era  Volg.  T)^'"  ^*  memnrabil  vittoria  riportata  centra  de' Goti  fu  alzato  in  queft' 
ANN0406.  JL     Anno  un  Arco  trionfale  in  Roma  con  iftatuc  ti  gì' Impcradori  al- 
lora viventi  ,  cioè    ad    Arcadio,  Onorio,  e   Teodofio  11.    Figliuolo 
d'efTo  Arcadio,  ficcomc  fi  raccoglie  da  un' Ifcrizione  picflo  il    Gru- 

(a)  Gruter.  tcro  ((j) ,  la  qualc  quantunque  mancante,  pare  nondimeno,  che  riguardi 
fts-  *S7-  il  tempo  di  quella  felice  avv£ntura  .  A  Stilicone  ancora  in  riconofci- 
num.  I.       mento  del  fuo  valore  fu  innalzata  una  Statua  di  rame  ed  argento  nella 

llefla  Città  dal  Popolo  Romano,   per  cura  di    Flavio    Piftdio   Romolo 

(b)  Idem  Prefetto  di  Roma.  Ne  rapporta  il  (uddetto  Grutcro  l' Ifcrizione  {!>)  . 
fag.  411.  Seguitò  intanto  l' Imperadore  Onorio  a  foggiornare  in  Ravenna,  e 
leu  ò  Cod  ^^^^^  pubblicò  una  Legge,  riferita  nel  Codice  Teedofiano  («),  in 
Thitdof.  °  *^'  ordinava  a  Lenginiano  Prefetto  del  Pretorio  di  efammare,  fé  i  Com- 
Tit.  II.  lib.  melTarj  inviati  ne' cinque  Anni  addietro  per  le  Provincie,  a  fine  di  rc- 
'o-  golar  le  pubbliche  impofte,  aveano  foddisfarto  al  loro   dovere  j    e   di 

V     galligare,  fé  erano  (lati  negligenti  ;  e  molto  piìi  fé  avcflcro  fatte  delle 
crtorlioni  4  i  Popoli .  Convien  poi  dire,  che  non  foflero  ceflati  i  pub- 
blici timori  e  malanni,  perchè  in   quell'Anno  medcfimo  a  nome  di 
tutti  e  tre  gli  Augufti  ulci  fuori  un  Editto  nel  Mcfc  d'Aprile,  col 
quale  comandavano  il   prendere   l'armi   per  amore  della   Patria,   non 
folamentc  alle  perfone  Libere,  atte  alle  medcfime,  ma  eziandio,  agli 
Sdiiavi,  a' quali  vien  promefTa  la  Libertà,  fé  fi  arroleranno,  giacche 
alla  fola  ^ente  libera  era  tuttavia  permefTa  la    milizia.    Nella  Legge 
fcgucnte  ancora  fi  promette  un  buon  foldo  a  chiunque  verrà  ad  arro- 
larfi .  Quclte  Leggi  han  fatto  credere  al  Baronio  e  al  Gotofredo,  che 
tante  premure  di  Onorio  per  aumentar  le  Armate  procedcfiero  dall'ir- 
ruzione di  Radagaiib,  la  cui  guerra  perciò  efiì  rirerifcono  al  prcfcnte 
Anno.  Ma  altre  cagioni  moOcro  Onorio  Augulto  a  proccurar  l'accrc- 
(d)  Zefim.    fcimcnto  delle  fue  truppe^  Per  atreltato  di  /.olimo  Storico  («^),  Stili- 
/iè.  j.  <;.  2.(5.  cone,  prima  eziandio  ctre  Radagaifo  entraffe  in   Italia,   menava  delle 
^ /'?•         trame  legrcte  con  Alarico  Re  de' Goti,  che  s'era  ritirato  vcrlo  il  Da- 
nubio per  eflcre  fianchtggiato  da  lui,  giacché  nudriva  il  difcgno  di 
aflalire  l'Illirico,  e  levarlo   ad   Arcadio,   tra  il  quale  ed  Onorio  fuo 
Fratello  fempre  furono  gare  t  gelofic,  e  non  mai  buona  amicizia.  Dura- 
va 


Annali     d'  Italia.  15 

va  tuttavia  quefto  trattato  di  Srilicone,  dappoiché  terminata  fu  la  fcena  di  Era  Volg. 
Radagaifo.  Oltre  a  ciò  in  quclto  medefimo  Anno  bolliva  un  gran  moto  ^^^"  40<5- 
ne'  Vandali,  Svevi,  ed  Alani,  e  s'udiva  preparato  da  loro  un   poten- 
tiffimo  efercito,  con  timore,  che  qucfto  nuovo  torrente  venifle  a  fca- 
ricarfi  anch' cflo  fopra  h  mifcra  Italia.  Ma  avendo  i  fuddctti  Barbari 
prefcnce  la  mala  fortun.i  di  Alarico  e  di  Radagaifo  in   quelle   contra- 
de, rivollero  la  rabbia  loro  contro  le    Galliej   e   paflati   dal    Danubio 
al  Reno,  opponendofi  indarno  i  Franchi  al  loro  paffaggio,   entrarono 
in  quelle  Provincie,  e  quivi  fiirarono  il  piede-  Ne   loro    fu  difficile, 
perchè  Stilicene,  come  dicemmo,  per  l'antecedente  guerra  d'Italia, 
avea  ritirate  tutte  quelle  Legioni,  che  la  faviezza  de' Romani  teneva 
fempre  a  i  confini  tra  la  Gallia  e  la  Germania.    Teftimonj  di    qucft» 
invafione  fatta  da  i  Barbari  nelle  Gallie  in  quell'Anno,  abbiamo  Pro- 
fpcro  Tirone,  Paolo  Orofio,  e  Caffiodorio.  Però  fcnza  ricorrere  alla 
guerra  di  Radagaifo,  la  Storia  ci  fomminiftra  affai  lume  per  intende- 
re, onde  nafcefl'e  il  bifogno  di  nuove  e  maggiori  forze   ad    Onorio  a 
fine  di  rimediare  per  quanvo  fi    poteva  a  t  difordini  e  alle  rovine  del 
vacillante  Imperio.  Se  crediamo  ad  un  antico  Scrittore  citato  da  A- 
driano  Valefio  (.")  Godicifclo  Re  de' Vandali  fu  aflalito  nel  fuo  viaggio  (^)  yalejins 
alla  volta  delle  Gallie  da  i  Franchi,  Popoli  allora  della  Germania,  e  ^,f;^J^,"'' 
nel  combattimento  lafciò  la  vita  con   circa   venti    mila  de'fuoi.    Ac- 
corfi  gli  Alani,  falvarono  il  redo  di  quella  gente j  ed  uniti  pofcia  in- 
ficme  al  difpetto  de' Franchi  palTarono  il  Renose   fui  fine   di   queft' 
Anno  entrarono  nelle  Gallie .  Gunderico  allora  divenne  Re  de'  Vanda- 
li.  Certo  è  per  atteftato   ancora   di   San   Girolamo   (^),   che  coiloro  {h)Hteren. 
prefero  dipoi  e  diftrudero  Magonzii,  Metropoli  allora  della  Germania  ^'f^'^d 
prima,  e  dopo  lungo  aficdio  s'impadronirono  di  Vormazia,  e  la  fpia-     '^ 
narono  .  Riduflero  eziamdio  in  loro  potere  Argentina,  Rems,  Amiens, 
Arras,  ed  altre  Città  di  quella  Provincia.  E   di   qui   ebbe   principio 
una  catena  d'altre  maggiori  difav venture  del  Romano    Imperio,    fic- 
come  andremo  vedendo  .. 

Anno  di  Cristo  ccccvit.  Indizione  v. 
d'  Innocenzo  Papa  7. 
di  A  R  e  A  D  I  o  Imperadorc   zf.  e    13. 
di  Onorio  Imperadore   15.  e    13. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  6. 

Confoli  k  O'^oR-^o  Augusto  per  la  fettima  volta, 
e  Teodosio  Augusto  per  la  feconda. 

UN  A  Legge  del  Codice  Teodofiano  ci  avvifa  effere  fiata  Prefetto 
di  Roma  in  quell'Anno  Epifanio.  Zofimo  Storico  (0  quegli  è,  (9^  Zofimin 
che  narra,  come  Stilicone  con  iilrana  politica,  invece  di  penlare  a   '  '    *  *•  *• 

repri- 


i6  Annali    D*  Italia. 

Era  Volg.  reprimere  i  Barbari  entrati  nelle  Gallie,  facca  de' gran  preparamenti 
As-N-0407.  in  quell'Anno  per  aflalire,  e  torre  ad  Arcadio  Augufto  l'Illirico, 
•  eli' egli  meditava  di  unire  all'Imperio  Occidentale  di  Onorio.  Se  l'in- 
tendeva egli  fegretamentc  con  Alarico,  e  co^ttui  doveva  aneli' cflo  ac- 
correre colle  Tue  forze  alla  meditata  imprcfa.  Ma  rimafe  fturbato  l'af- 
fare, perchè  corfe  voce,  che  Alarico  avea  terminato  colla  vita  ogni 
penfiero  di  guerra  >  e  gran  tempo  ci  volle  per  accertarli  della  fulfi- 
Itcnza  di  tal  nuova,  che  in  fine  fi  fcoprj  falla.  Accadde  in  okre,  che 
vennero  avvilì  ad  Onorio,  come  s'era  follevato  l'efercito  Romano 
nella  Bretagna,  con  avere  eletto  Imperadore  Marco^  il  quale  in  breve 
retto  uccifoj  e  pofcia  Graziano^  anch' eflb  da  lì  a  pochi  mcfi  eftinto; 
e  finalmente  Cojl amino ^  il  quale  tuttoché  folTe  perfona  di  niim  meri- 
to, pure  perchè  portava  quel  gloriofo  nome,  fu  creduto  a  propofiro, 
per  foftcncre  quell'eccelfa  Dignità.  O  fia,  che  l'efercito  Britannico 
giudicafTe  necelTario  un  Augulfo  prefcntc  in  quelle  parti,  e  in  tempi 
tanto  difaflrofi  per  l'entrata  de' Barbari  nelle  Gallie,  che  minaccia- 
vano anche  la  ftcffa  Bretagna,  lenza  fpeianza  di  foccorfo  dilla  parte 
di  Roma;  o  pure,  che  niuna  paura  e  fuggczione  fi  metteflero  di  O- 
norio,  Imperadore  lontano  e  dappoco:  giunfero  coloro  a  quella  ri- 
foluzione,  che  fece  fventare  i  difegni  di  Stilicene  contra  l'Imperio 
Orientale  d' Arcadio .  Né  fi  fermò  nella  Bretagna  fola  quella  tempo- 
rale. 11  tiranno  Coftantino,  raunate  quante  nasn  e  forze  potè  delle 
milizie  Romane,  e  della  gioventù  della  Bretagna,  pafsò  nelle  Gallie, 
prefe  la  Città  di  Bologna,  tirò  a  sé  le  truppe  Romane,  ch'erano 
i'parfe  per  efle  Gillic,  e  llefe  il  fuo  dominio  fino  all'Alpi,  che  divi- 
dono r  Italia  dalla  Gallia .  Probabilmente  faceva  egli  valere  per  prc- 
tefto  della  Tua  venuta  la  necelfiià  di  opporfi  a  i  Barbari  ;  ma  intanto 
egli  ad  altro  non  penfava,  che  ad  alTuggpttarfi  le  Gallie  Itefle,  la- 
rdando, che  i  Barbari  profeguifiero  le  llragi,  i  faccheggi,  e  le  con- 
quille  nella  Belgica,  e  nell' Aquitania,  Provincie  allora  le  più  belle 
e  ricche-  di  quelle  parti . 

Mofib  da  si  funefti  avvifi  Onorio  Imperadore,  fi  trasferi  da  Ra- 
venna a  Roma,  per  trattar  ivi  col  Suocero  Stilicone   de  i  mezzi  op- 
portuni a  fin  di  reprimere  il  Tiranno,  ed  arrellare  i  progreflì  de' Bar- 
bari.  Se  nondimeno  vogliam  qui  fidarci  del  mentovato  Zofimo,  Ono- 
rio molto  prima  era  giunto  a  Roma,  dove  ricevute  le  nuove   de' ru- 
mori della  ^Bretagna  e  Gallia,  richiamò  a  sé  Stilicone,  il  quale  in  Ra- 
venna (lava  preparando  l'Armata  navale  colla  mira  di  jpaflar  nell'Illi- 
rico. Non  credette  Stilicone  utile  a'fuoi  intereflì  e  difcgni,  tuttoché 
fofle  Maellro  dell'una  e  dell'altra  milizia,  o  fia  Geperaliflìmo  dell' Im- 
peradore, d'allumer  egli  queir  imprefa.  Fu  perciò  rifoluto  di  fpedirc 
(a)  Zofimus  "c''*  Gallia  Saro  W,  ch'era   bensi   barbaro  e   Goto   di   nafcita,   ma 
tftt  fitfr».     uomo  di  gran  valore,  e  che  fedelmente  in  addietro  avea  lervito  nelle 
Armate  Romane.  Giunto  coftui  nelle  Gallie  con  quelle  truppe,  che 
potè  condur  feco,  fi  azzuffò  con  Giullino  (chiamato  Giulliniano  da  Zo- 
fimo) Generale  di  Coftantino  Tiranno,   l'uccife,  e  con  cflb  lui   la 

mag- 


Annali     d'  I  v  a  l  i  a.  17 

maggior  parte  delle  foldatefche,  ch'egli  conduceva.   Eflendo   venuto  Erx  Vo!g. 
Nevigalle,  altro  Generale   di   Coltantino,  a   trovarlo    per    trattar   cii  ANN040?. 
pace,  Saro  la  fece  da  barbaro,  perchè  gli  levò,  contro    la    fede   da- 
tagli, la  vita.  Erafi  ritirato  Goibuciuo  in  Valenza,  Città  ora  del  Dei- 
finato.  Saro  quivi  l'aflediòj  ma  dopo  fette  giorni,   udito    che   veni- 
vano a  trovarlo  due  altri  Generali  di  Coltantino,   cioè  Ebominco   di 
nazione  Franco,  e  Gercnzio  oriundo  dalla  Bretagna,  con  forze  di  lunga 
mano  liiperiori  alle  fue,  Iciolfe   l'ailedio   con   ritirarfi   verfo   P Italia. 
Ebbe  anche  fatica  a  falvariì,  perché  infcguito  da  i  nemici,  e   al  paf- 
faggio  deli'  Alpi  gli  convenne  cedere  tutto  il  bottino  fatto   in  quella 
guerra  a  i  Bacaudi,  rullici,  che  s'erano  da  gran  tempo  follevati  con- 
tra  gli  d'attori  de' tributi  Romani.  Di  quelto   buon  fucccflb   fi    pre- 
valle Coftaniino  per  ben   munire   i   pafli,   che   dall'Italia  conducono 
nelle  Gaiiie.  Non  fi  fa,   fé  prima  o   dopo   quelt'imprefa   Coltantino 
volgefie  le  Tue  armi  contra  tic'  Barbari  entrati  nelle   Gallie   fuddette . 
AttcUa  Zofimo,  ch'egli  diede  loro  una  gran  rotta,  e  che  (e  gli  aveile 
perfcguitati ,  non  ne  rollava  alcuno  in  vita,  e  però  elfi  ebbero  tempo 
da  rimetterli,  e  coli' unione  d'altri  Barbari  tornarono  ad  efier  forti  al 
pari  di  Coltantino.  Ma  Zofimo  s'inganna  in  Scrivendo,  che  Coltan- 
tino mife  prelìdj  al  Reno,  acciocché  coftoro  non  avellerò  libera  l'en- 
trata nelle  Gaìiie,  eficndo  certo,  che  già  v'erano  entrati,  e   non   ne 
ufcirono  per  quelto.  Paolo  Orofio  (<»}  notò,  che  Coltantino  fi  lafcio 
più  volte  ingannare  da  i  Barbari  con  de  i  falfi  accordi,  perlochè  riu-  )V  ^"-f'"' 
lei  più  tolto  nocivo,  che   utile  ali  Imperio.    Spedi   egli    polcia  due 
volte  Coftante  fuo  Figliuolo,  che  dianzi  era  Monaco,  in  Ifpagna,  dovtj 
fece  prigionieri  i  parenti  di  Teodofio  il  Grande,  padre  del  medefimo 
Onorio  Augufto,  e  traile  dalla  fua  gli  cfcrciti  Romani,   ch'erano   in 
quelle  parti.  Ma  difguftato   Geronzw  fuo  Generale  accrebbe  i  guai, 
perché  fi  rivoltò  contra  di  lui,  e  fé  Tintele  co  i  Barbari,  con  efiae 
dipoi  cagione,  che  molti  Popoli  delle  Gallie  e  della   Bretagna  fi   ri- 
bellarono all'Imperio  Romano,  e  fi  mifcro  in  libertà,  fenza  ubbidir 
più  né  ad  Onorio,  né  a  Coltantino.  Ho  recitato  in  un  fiato  tutti  queitt 
avvenimenti  fotto  il  prefente    Anno,  quantunque  alcuni  d'efii   appar- 
tengano anche  a  i  fufieguenii.  Onorio  in  quelto  mentre  dimorando  in 
Roma  non  era  tanto  occupato  da  i  penfieri  della  guerra,  che  non  pcn- 
faflé  al  rimedio  de  i  difordini  della  Chiefa.  Pero  pubblicò  varie  Leg- 
gi, che  fi  leggono  nel  Codice  Teodofiano,  contro  i  Pagani,  e    con- 
tro gli  Eretici  Donatilti,  Manichei,  Frigiani,  e  Prifcillianiiti.  Mancò 
di  vita  a  dì  14.  di  Settembre  in  quell'Anno  quel  grande   ornamento 
della  Grecia  ed  incomparabile  l'acro  Oratore  della  Chiefa  di  Dio,  San 
Giovanni  Grifo^utKo^  emendo  morto  dopo  tanti  travagli  neU'ctìlio,  dove 
la  perfecuzion  de'  luci  emuli  l' aveva  fpinto . 


^o'»-  Ili-  C  Anno 


i8  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccviii.  Indizione  vi. 
d' Innocenzo  Papa  8. 
di  Onorio  Imperadore   i6.  e   14. 
di  Teodosio  IL  Imperadore  7.  e  i. 

Confoli  ^  Anicio  Basso, 

i    TLAVIOriLIPPO. 

Era  Volg.  "^TOi  troviamo  in  una  Legge  del  Codice  Teodofiano,  Prefetto  di 
U)'zo}imus   ^^    Roma  nel  prefenrc  Anno  I/ario .  Zofimo  (a)  parla  di  Pompeiano^ 
Ili.  S- e.  41.  come  Prefetto  d'efla  Città  in  quefti  tempi.  Diede  fine  a'fuoi  giorni 
jlrcadio  Imperadore  d'Oriente  nel  dì  primo  di  Maggio  di  quelV  Anno 
^)  socrntes  pg,-  atteftato  di  Socrate  (^)  e  d'altri  Storici.  Da  alcuni  nondimeno  è 
'  •   •  *^' ^3- (differita  la  Tua  morte  fino  al  Settembre.  Ma  non  veggendofi    Legge 
alcuna  di  lui,  che  paflì  oltre  l'Aprile,  più  probabile  fi  rende  la  prima 
opinione.  Era  egli  in  età  di  anni  trentuno,  e  però  univcrfale  fu  la  cre- 
denza de'Criftiani,  che  Dio  troncaffc  così  prefto  il  filo  della  (uà  vita  in 
pena  dell' ingiufta  perfecuzione  fatta  ad  uno  de' più  infigni  Padri  della 
Chiefa  Cattolica,  cioè  a  San  Giovanni  Grifoftomo.  Le  diflenfioni  paf- 
fatc  fra  lui  e  l' Imperadore  Onorio  fuo  Fratello  in  addietro,  gli  fecero 
temere,  che  non  fofle  ben  ficuro  nella  fucceflìon  dell' Imperio  l'unico 
fuo  Figliuolo  &  Erede  Teodofio  II.  alcuni  anni   prima  dichiarato   Im- 
peradore, perchè  fanciullo,  che  appena  aveva  compiuto  l'anno  ottavo 
di  fua  vita.  Prefe  dunque  una  rifoluzione,  che   parve    ftrana  a  molti, 
ma  che  col  tempo  riufcì  utiliflìma,  cioè  di  raccomandarlo  nel  fuo  te- 
ftamento  alla  protezion  d'  Ifdegarde  Re  di  Perfia  Pagano,  con  pregarlo 
d'afiumere  la  tutela  del  Figliuolo.  Trovò  lidegarde.  Principe  di  gran- 
Vih.  i.Tz.    ^^  animo,  per  quanto  narra  Procopio  (f),  degna  di  tutta   la  fila  cor- 
de  Belli       rifpondenza  la  confidenza  a  lui  moftrata  da  Arcadioj  e  però  non  man- 
^"■/  co  di  foftencre  gl'interefiì  del  giovinetto  Augufto  con  far  fiipcre  la  fiia 

mente  e  protezione  all'  Imperadore  Onorio  :  il  che  baftò  a  farlo  ftarc 
in  dovere  da  lì  innanzi ,  Inviò  ancora  a  Coftantinopoli  per  Aio  di  Teo- 
dofio  Antcmio,  perfonaggio  egregio  pel  fapere  e  per  gli  cortami,  e 
-mantenne  da  lì  innanzi  una  buona  pace  col  Greco  Imperio  non  fenza 
vantaggio  della  Criftiana  Religione,  che  fulle  prime  per  tal  via  s' in- 
troduce e  dilatò  nella  Perfia.    Ma  da  lì  a  pochi  anni  Ifdegarde  ad  ifti- 
gazione  de'  Magi  mofTc  una  fiera  perfecuzione  a  i  medefimi   Criftiani 
(d)  Theoph.   del  fuo  paefe,  con  riportarne  in  tal  congiuntura  afiaiflìmi  d'cflì  la  co« 
in  Hiji.  ad   rona  del  Martirio.  Era  già  paffata  al  paefe  de  i  più  AJaria  Imperadri- 
^nn.  Ale-    ce  Moglie  d'Onorio   Imperadore   W,  e   Figliuola  di  Stilicene  e   di 
lt)%uf'  Serena,  nata  da  Onorio  Fratello  di  Tendofio  il  Grande.  Se  s'  ha  da 
1.^6.  (  18.    prellar  fede  a  Zofirao  (0,  Onorio  defidcrò  d'aver  per  moglie  7>r;«.i«- 

zia , 


A  N   N   A  L   I      d'  I   T   A   L   I   A.  19 

Zìa,  altra  Figliuola  d'efTo  Stilicone  e  di  Serena.  Pareva,  che  non  ac-  Era  VoJ|. 
conlentKTe  a  tali  nozze  Stilicone  j  ma  Sfrena  fece  premura   per  effet-  anno    4ob. 
tuarle,  quantunque  la  Fanciulla  per  la  Tua  puerile  età  non  fofle  atta  al 
matrimonici  ed  in  fatti  fi  celebrarono  le  Nozze,  fenza  che   noi   lap- 
piamo, fé  V* intervenifle  difpenfa  alcuna  per  parte  d'Innocenzo  Papa. 
Vcrifimilmente  ancor  qui  Stilicone  attefe  a  fare  il  Tuo  giuoco.  Avea 
data  la  prima  Figliuola  sì  tenera  d'  età  ad  Onorio,  che  non  gumfe  mai 
a  toccarla,  &:  ella  fi  morì  vergine.  Lo  ftefio  fu  fatto  di  qucft'  altr^a, 
fpcrando  forfè  Stilicone,  che  ^accadendo  la  morte  di  Onorio  fenza  Fi- 
gliuoli, Euchcrio  fuo  Figliuolo  poteffe  fuccedergli  nell'Imperio.  Ne 
Zofimo  tacque  una  voce,  che  allora  correa,  cioè  aver  Serena  per  mez- 
zo d'una  Strega  concio  in  maniera  Onorio,  che   non   fofie   abile   alle 
funzioni  matrimoniali.  Anche   Filortorgio  (d)  Storico  riferifce    quella  {^)Jhiloft. 
non  so  fé  vera,  o  falfa  diceria.  _  ,    .     Hìjìòr'. 

Jn  ouefli  giorni  per  teftimonianza  del  luddetto  Zofimo,  jìlarìco 
Re,  o  fia  Condotticrc  de'Gort,  con    grofTo  cfercito  pafsò  dalla  Pan- 
nonia  nel  Nerico,  ed  arrivò   fino  ad   Eniona   Città  poco  dillante  da 
Gfulio  Gamico.  Di   là  inviò  Legati  ad  Onorio  Augufto  foggiornantc 
allora  in  Ravenna  a  titolo  di  crediti  da  lui  preicfi,  con  cflerfi  firmato 
reir  Epiro  a  requifizione  d'eflo  Stilicone,  allorché  fegretamente    me- 
ditavano di  muover  guerra  ad  Arcadio  per  occupare  l' Illirico.   Richie- 
deva eziandio,  che  gli  follerò  pagate  le  fpefe  occorfc  nel  venire  e  con- 
durre l'eferciro 'iioo  al  Nerico.  Stilicene,  lafciati  i  Legati  in  Ravenna, 
volò  a  Roma  per  trattare  coli' Impcradore  e  col  Senato  di  qucfta  di- 
manda, che  probabilmente  fij  accompagnata  dalle  minacele.  La  mag- 
gior parte  de' Senatori  inclinava  alla  guerra  contro  il  Barbaro,   come 
partito  più  gloriole.  Stilicone  con  pochi  foftcneva  quel  della  pace,  e 
cavò  fuori  le  lettere  di  Onorio,  per  le  quali  appariva,  efferfi  Alarico 
d'ordine  di  lui  trattenuto  nell' Epiro  per  far  la  guerra  ad  Arcadio,  la 
quale  non  s'era  poi  intraprcfa  per  ordini  in  contrario  venuti  dalle  (IcfTo 
Onorio.  11  "Senato,  moftrandofi  pcrfuafo  di  quelle  ragioni,  ma  piìi  per 
timore  di  Stilicone,  gli  accordò  per  aver  pace  il  pagamento  di  quat- 
tromila libre  d'oro, non  so  fc  di  pelo  o  pure  di  84. denari  d'oro  l'unaC^);  ^^   zofimus 
né  V!  fu  fc  non  Lampadio  nobil  Senatore,  che  altamente  difle:  ^ucjìa      '  ^'  ^'  ^^' 
m»  è  una  Pace,  ma  un  Patto  di  fervith  per  noi.  Dopo  le  quali  libere 
parole  fi  ritirò  in  Chiefa,  apprendendo  l'ira  di   Stilicone.    E  di  qui 
ebbe  principio  la  difav ventura  e  caduta  del  medefimo  Stilicone,  aven- 
do tutti  declamato  centra  di  lui,  come  fautore  de' Barbari  in  pregiu- 
dizio dell'Imperio.  Determinò  Onorio  dipoi  di  paffare  a  Ravenna,  per 
dar  la  moftra  all' cfercito  ivi  preparato.  Stilicone,  a  cui  non  dovcano 
cflere  ignoti  i  lamenti  xle' Romani,  e  i  mali  ufizj,  che  faccano  centra 
di  lui  ,  fi  ftudiò  d'impedire  quel  viaggio,  avendo  infino  fatto  fvegliare 
un  tumulto  in  Ravenna  da  Saro,  Cupicano  de' Barbari,  che  erano  al 
foldo  de' Romani,  per  intimidire  Onorio.  Ma  non  per  quelle  riilette 
r  Impcradore,  e  fen  venne  fino  a  Bologna*.  Quivi  nacque  fra  lui  e  Sti- 
licone una  controverfia.  Già  era  venuta  la  nuova  della  morte  feguim 

C  i  dell' 


IO 


Annali    d'  Itali 


Era  Volg. 
Ann  o  408. 


(a)  Zofim. 


(b)  Olym- 
fìoiì.  afiud 
Photium 
fag.  iSo. 


(c)   Soz.om. 
}.  9.  cap.  4. 
Orofius  i.  7. 
cap.  38. 


(d)   Zifimus 

l.  5.  e.  34. 

Philoft. 

l,  li.  ca}.  3. 


dell'  fmpcradore  Arcadie,  e  Stilicene  difcgnava  di  pafiar  in  perfona  a 
Coilantinopoli,  per  dare  ailecco  a  gli  affari  del  fanciullo  Teodofio  Au- 
gufto.  Anche  Onorio  fi  lalciò  intendere  d' aver  difegnato  il  medefimo 
viaggio  per  proccurar  la  ficurczza  del  Nipote.  Stilicene  impontò,  e 
moltrata  la  ncceflità,  che  v'era  della  prefenza  d'Onorio  in  Italia,  per 
provvedere  a  i  bifogni  della  Gallia  occupata  da  Coftantino,  e  per  te- 
nere d'occhio  il  barbaro  ed  infido  Alarico,  vicino  all' Italia  con  sì  co- 
piofo  efercito,  tanto  difle,  che  Onorio  depofe  quel  penfiero,  ed  egli 
s' alleili  per  prendere  il  cammino  alla  volta  dell'Oriente. 

Ma  pall'ato  che  fu  Onorio  da  Bologna  a  Pavia,  non  fi  vide,  che 
Stilicone  efeguiffe  punto  quel  che  aveva  proniciTo.  Creilo  fervi  a'fuoi 
emuli  per  maggiormente  (ereditarlo  prefib  l' Imperadore,   con  aggiu- 
gnere  per  lo  contrario,  che  fé  Stilicone  paflava  in  Oriente,  era   per 
levar  di  vita  il  flinciuUo  Augufto,  e  mettere  la  corona  dell'  Imperio 
Orientale  in  capo  ad  Eucherio  fuo  Figliuolo.  Fra  g'i  altri  Olimpio  (a), 
uno  de  gli  Ufiziali  Palatini,  quegli  fu,  che   principalmente,  durante 
il  viaggio  d'Onorio  a  Pavia,  venne  creduto,  che  non  d'altro  gli  par- 
laflc,  che  de' cattivi  difegni  di  Stilicone,  non  fcnza  ingratitudine  verfo 
di  lui,  chel'avea  cotanto  cfaltato  nella  Corte.  Lo  narra  anche  Olim- 
piodoro  Storico  prcffo  di  Fozio  {b) .  Giunto  che  fu  Onorio  in  Pavia, 
fi  fece  vedere  all' efercito,  ivi  preparato  per  pafiare  contra  Coftantino 
Tiranno  nelle  Gallie .  Ma  eccoti  follevarfi  quelle  milizie,  litigate,  fé 
è  vero  ciò,  che  ne  riferilce  Zofimo,  dal  fuddetto   Olimpio,   con  ta- 
gliare furiofanients  a  pezzi  tutti  gli  Ufiziali  o  di  Corte  o  delia  milizia, 
credati  partigiani  o  complici  di  Stilicone.  Fra  quefti  furono  Limenio^ 
già   Prefetto  del   Pretono   nella  Gallia  >    Cariobaude  dianzi   Generale 
dell'Armata  in  efia  Gallia,  che  s'erano  falvati  dalle  mani  del  Tiranno 
Coftantino    (*)  ;   Fi^icenzo   Generale  della  Cavalleria,  e  Salvia  Conte 
della  Scuola  dc'Domefticij  ed  altri  non  pochi  Magiftrati,  fenza  per- 
donare né  pure  a  Longiniano  Prefetto  del  Pretorio  d' Italia.  Durò  gran 
fatica  Onorio  a  frenare  il  pazzo  e  crudel  moto  di  coftoro,  e   fi  trovò 
egli  ftefib  in  grave  pericolo.  All'avvifo  di  quefta  fedizione  fpaventato 
Stilicone,  che  trovavall  allora  in  Bologna,  non  fapeva  a  qual  rifolu- 
zionc  appigliarfi.  Saro  Capitano  di  que' Barbari  W  che  militavano  al 
foldo  dell' Imperadore,  una  notte  uccife  tutti  gli   Unni,  che  ftavano 
alla  guardia  di  lui,  in  maniera  che  egli  ftimò  bene  di  fcapparfcne  a  Ra- 
venna. Olimpio  intanto  avendo  guadagnato  affatto  l'animo  d'Onorio 
Augufto,  l'induffe  a  feri  vere  all' efercito  di  Ravenna,  che  fi  afficuraf- 
fero  della  perfona  di  Stilicone.  Il  che  intefo  da  lui,  fi  ritirò  la  notte 
in  Chiefa.   Fatto  giorno  i  foldari  entrati  in  effa  Chiefa,  alla   prefenza 
del  Vefcovo  con  giuramento  atteftaroivo,  altro  ordine  non  eflerc  flato 
loro  dato,  che  di  metterlo  finto  buona  guardia,  faLva  la  di  lui    vita. 
Ma  ufcito  che  fu  della  franchigia  1'  Ufiziale  che  aveva  efibiio  il  primo 
ordine,  ne  sfoderò  un  altro  di  ammazzarlo  a  cagione  de'fuoi  misfatti. 
Si  niifero  in  procinto  i  Barbari  e  familiari  fuoi  di  liberarlo}    ma  egli 
avendo  comandato  loro  di  defiftere,  coraggiofamente  fi  lafciò  uccidere 

da 


1 


Annali    d'  Itali  A.  ii 

da  Eracliano,  che  da  lì  a  non  molto  fu  ricompenfato  colla  Prefettura  Era  Voig. 
dell'Affrica.  E  tal  fine  ebbe  a  di  zj.  d'Agollo   Stilicoae,   per  tanti  ANK0408. 
anni  arbitro  dell'Imperio  e  de  gli  elerciti  Romani,  e  gloriolo  per  le 
vittorie  da  lui  riportate .  Mille  delitti  gli  furono  oppolti  dopo  morte . 
I  più  rilevanti  erano,  ch'egli  con  ambiziofi  difegni  afpirafTe   all'  Im- 
perio d'Oriente,  ed  anche  d'Occidente  o  perse  o  per  fuo  Figliuolo, 
meditando  perciò  e  manipolando  la  morte  de  gli  Auguttij  e  che  trat- 
tenefle  in  danno  dell'Imperio  Romano   fegrete  amicizie  e  trame   con 
Alarico  e  con  gli  altri  Barbari  a  fine  di  profittarne  per  le  fu2  fegrete 
mire.  Noi  fappiamo,  che  quantunque  Cri  diano  (almeno  in  apparenza) 
egli  era  odiato  da'Criltiani,  forfè  perche  favoriva  non  poco  i  Pagani. 
Fu  creduto,  che  lo  lleflb  Eucherio  fuo  Figliuolo   profcflalTe   tutte  le 
loro  fuperftizioni,  con  aver  anche  promelfo,  fé  giugneva  all'Imperio, 
di  riaprire  i  lor  Templi .  Per  quello  probabilmente  Zofimo  ed  Ohm- 
piodoro  Storici  Pagani,  affiu  favorevolmente  parlano  di  lui,  e  fparlano 
forte  di  Olimpio,  uomo   Cattolico,  che  tanto  fi   adoperò   per  la  fua 
rovina.  Tuttavia  Rutilio   (a)  Poeta  anch' efio  Pagano  di  quc' tempi  an-  (i)  RutlUus 
ch'egli  fi  mollra  perfuafo  delle  cabbale  e  de  i  difegni  ambiziofi  di  Stili-  »»  uintr. 
cone.  Ma  egli  è  ben  facile,  che  fra  tanti  delitti  a  lui  appolti,  più  d'uno  ^'^-  '• 
fé  ne  contafle,  che  non  avea  fuffilienza.  E  certamente  allorché  s'ode 
Paolo  Orofio,  Marcellino  Conte,  Profpero  ed  altri  Scrittori  attribuire 
a  lui  la  chiamata  de' Vandali,  Alani,  e  Svcvi,  per  invadere  le  Gallie, 
non  par  facile  d'accordar  quella  partita  coli' altre,  che  fi  contano  de' 
difegni  della  fua  ambizione  in  favore  del  Figliuolo  .  Se  fi  foflc  lafcja- 
to  luogo  a  Stilicone  di  far  le  fue  difefe,  avrebbe  forfè  giuflificato  mol- 
te tue  azioni,  che  al  vol"o  pareano  malfatte  e  condotte  dalla  malizia, 
ma  poterono  eflere  neceflità  per  bene  dello  Stato.  E  tanti  Ufiziali  in- 
figni  trucidati  in  Pavia,  fi  può  egli  credere,  che  tutti  folTero  colpe- 
voli e  degni  di  morte?  Per  altro  non  è  da  maravigliarfi,  fé  Onorio  Au- 
gufto  fi  lafciafle  indurre  a  decretar  la  morte  di  un  Suocero,  che  l'avea 
hn  allora   mantenuto  fui  Trono  contra  tanti  sforzi   de'  Barbari  .    Egli 
era  un  buon  Principe,  ma  non  di  grande  animo.  E'  una  pcnfione  di 
quelli  tali  l'efierc,  o  il   diventar   facilmente  fofpettofi  e  crudeli.    Si 
aggiunfe  in  oltre  la  grave  fpinta,  che   gli  diedero  gli  emuli  e  nemici 
di  Stilicone,  i  quali  mai  non  mancano  a  chi  fiede  in  alto,  e  per  lungo 
tempo  vi  fiede. 

Dopo  la  morte  di  Stilicone  furono  confifcati  tutti  i  fuoi  beni, 
e  quegli  ancora  de'fuoi  creduti  partigiani,  uccifi  nella  fedizion  di  Pa- 
via, o  pure  fuggiti  e  banditi.  Egli  dichiarato  nemico  pubblico  e  tra- 
ditore >  atterrate  tutte  le  ftatue,  e  cancellate  tutte  le  memorie  di  lui. 
Termanzia  fua  Figliuola,  già  fpofata  ad  Onorio  Augufto,  fu  rimanda- 
ta vergine  a  cafa,  e  confegnnta  a  Serena  fua  Madre.  Se  crediamo  alla 
Cronica  d' Aleflandria  (^),  quella  infelice  fanciulla  finì  anch' ella  di  vi-  (b)  chrtv. 
vere  nell'Anno  41  f.  Furono  in  oltre  levati  via  da  i  lidi  e  da  1  porti  le  Alixar^dr'. 
guardie,  che  Stilicone  vi  tenea,  perchè  impedivano  il  commcrzio,  con 
aggiugnerc  ancor  quello  a  gli  altri  fuoi  delitti,  pretendendofi  ciò  fac- 
to. 


^^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  to,  affinchè  nìuno  de  gli  Orientali  potciTe  sbarcare   in  Italia .    Si  rac- 
ANN0408.  còlgono  tali  notizie  dalle  Leggi   pubblicate   in  quell'Anno,  e  riferite 
(b)  Gòthofr.  nel  Codice  Teodollano  (^)  .   Ed  altre  ivi  pure  (ì  leggono  control  Pa- 
chronolog.     gg^i  e  Donatifli   d'Affrica,  i  quali   prctendeano  fatre  da  Stilicone,   e 
A'      '*'     non  già  dall' Imperadorc  Onorio,  alcune  Leggi  contra  di  loro.  Efclu- 
fe  egli  dal  Palazzo  chiunque  non  era  Cattolico,  e  non  u-guitava  la  Re- 
ligione del  Principe.  E  per  cattivarfi  l'animo  de' Popoli,  abolì  un' im- 
porta di  grano  e  di  danaro,  che  dianzi  li  pagava  per  gli  terreni .  Olhti' 
pio,  autore  della  rovina  di  Stilicene,  creato  dipoi    M.iggiordomo  della 
Corte  Cefarea,  feppc  ben  profittarne,  con  renderli  egli  padrone  dello 
fpirito  d'Onorio,  e  regolar  da  li    innanzi  tutti  i  negozj  del  Principe, 
(e)  Zofim.     e  difpenfar  le"  cariche  a  i  Tuoi  partigiani.  Scrive  Zolìmo  (0,  che  per 
Ut.  5.  e.  35.  ordine  fuo  furono  carcerati  varj  familiari  del  morto  Stilicene,  e  fra  gli 
altri  Deuterio  Mallro  di  Camera  dell' Imperadore,  e  Pietro  Tribuno 
della  Scuola  de' Notai.  Meffi  a  i  tormenti,  perchè  rivelalTero,  fé  Sti- 
licene aveflc  affettato  l'Imperio,  niuno  fi  trovò,   che  fomminiflraire 
lumi  di  quello  pretcfo  tradimento.  In  oltre  fu  deputato  Eliocraie  Fi- 
fcale  in  Roma,  per  unire  al  Fifco  i  beni  di  tutti  coloro,   che  avefTe- 
ro  ottenuto  de  i  Magiltrati  al  tempo  di   Stilicene ,   Tutto  in  fomma 
era  in  confufione  e  tempelta.  E  a  quelli  malanni  s'aggiunfe,  che  i  fol- 
dati  Romani,  per  pefcare  anch' efiì   nel  torbido  della  Repubblica,  do- 
vunque trovarono  nelle  Città  mogli  e  figliuoli  de'  Barbari  collegati  e 
al  (oldo  dell'Imperio,  gli  uccifero,  e  facchcggiarono  i  loro   beni:    il 
che  fu  cagione,  che  irritati  que' Barbari,  più  di  trenta  mila  d'elH  an- 
darono ad.  unir  lì  con  Alarico  . 

Seguitava  tuttavia  a  Ilare  effo  Alarico  alle  porte  d'Italia,  offer- 
vando  le  Tragedie  Romane,  fenza  nondimeno  voler  guerra  coli' Im- 
peradore, e  lenza  violar  la  tregua  llabilita  vivente  Stilicene.  Inviò 
Ambafciatori  ad  Onorio,  efibendo  la  pace,  purché  gli  foffe  pagata  una 
gran  Tom m^  di  danaro.  Non  è  ben  certo,  fé  gli  foffe  sborfata  la  già 
promcffa,  quand'era  vivo  Stilicene.    Sembra  nondimeno,  che  Olim- 

(a)  Photius    piodoro  preffo   Fozio  («)  affcrifca  già  feguito   quel   pagamento .  EfibJ 
pag.  iSi.      ancora  Alarico  di  dare  ollaggi  ad  Onorio  per  la  continuazion  della  pa- 
ce, e   di  ritirarfi  poi   dal    iNorico   nella   Pannonia.    Nulla  volle   farne 
r  Imperadore,  e  rimandò :carichi  di  fole  parole  i  Legati .  Vien  egli  qui 

(b)  Zefim.     acculato  da  Zofimo  Storico  (i),  perchè  con  qualche  sborfo  di  danaro 
'*•  "}>■  ì^-  non  ilhidiaffe  di  differir  la  guerra  per  metterfi  in  migliore  flato  di  di- 

feù;  e  ic  pur  voleva  la  guerra,  perchè  non  fu  follecito  ad  unir  le  Le- 
gioni Romane,  con  formare  un  elercito,  capace  di  contrallar  gli  avan- 
zamenti d'Alarico.  11  biafima  ancora,  perchè  non  deffe  il  comando 
dell' Arniata  a  Saro,  bravo  Capitan  de' Barbari,  e  già  provato,  come 
di  fopra  dicemmo;  ed  in  fua  vece  cleggeffe  per  condottiere  della  ca- 
valleria Turpiliione,  e  della  fanteria  F'araae  (forfè  quello  fteffo,  che 
fu  dipoi  Confole  ne U' Aimo  410.)  «  FigHanzio  de  i  Domeftici,  o  fia 
delle  Guardie  del  Corpo,  pcrfonaggi  fatti  apporta  per  accrcfccrc  l'ar- 
dire a  i  Batbari,  e  il  terrore  a  i  Romani.  Ma  Onorio  non  fi  dovette 

fida- 


Annali    d'Itali,  a.  13 

fidare  di  Saro,  perchè  Barbaro  e  Pagano.  Forfè  troppo  fi  fidò  di  O-  Era  Volg. 
Jimpio,  divenuco  fuo  favorico,  ne' configli  del  quale  aveva  egli  riporta  Anno .408. 
la  lua  fpcranza.  Ora  Alarico,  prcfo  il  pretefto  di  vederfi  negate  le  pa- 
ghe, e  per  vendetta  ancora  di  Sciliconc,  per  quanto  fcrive  Olimpio- 
doro,  cominciò  la  guerra.  E  perchè  meditava  di  gran  cofc,  ordinò  con 
fue  Lettere  ad  ^taiilfo  Fratello  di  lua  Moglie,  che  dalla  Pannonia  me- 
nafle  quanti  Unni  e  Goti  potcfle  Poi  fenza  afpetrarlo,  diede  la  mar- 
cia alla  fua  Armata,  ridendofi  de  i  preparamenti  d'Onorio.  Si  lafciò 
indietro  Aquileia,  Concordia,  ed  Aitino,  e  fenza  trovare  oppofizione 
alcuna  valicò  il  Pò  a  Cremona,  e  per  Bologna  venne  a.Rimini,  e  di 
là  pel  Piceno  alla  volta  di  Roma,  faccheggiando  quante  Terree  Ca- 
ftella  trovò  per  via.  Poco  mancò,  che  non  cadeffe  nelle  manidc'fuoi 
Eucherio  Figliuolo  di  Stilicene,  nel  mentre  che  per  ordine  di  Onorio 
era  condotto  a  Roma  da  Arfacio  e  Terenzio  Eunuchi .  Dopo  la  mor- 
te del  Padre  era  quelli  fuggito  a  Roma,  e  protetto  da  i  Barbari  col- 
legati ed  aDjici  di  Stilicene  fi  nafcofe,  e  falvò  in  una  Chicfa.  Scoper- 
to in  fine  ne  fu  per  forza  tratto,  e  probabilmente  per  riverenza  alla 
franchigia,  gli  fu  promefla  la  vita.  Forfè  fu  dipoi  condotto  a  Raven- 
na, dove  dimorava  l'I mperadore,  il  quile  non  fi  fa  perchè  in  quelli 
torbidi  il  rimandò  a  Roma,  dove  o  per  comandamento  di  lui,  o  per- 
chè s'appreflavano  colà  le  genti  d*^ Alarico,  ebbe. un  fine  eguale  a  quel- 
lo del  Padre. 

Giunfe  Alarico  fotto  Roma,  e  la  ftrinfe  d'aflcdio.  Allora  fu,  che  ^s 

nel  Senato  fi  follevarono  fofpelti  contra  di  Serena  già  Moglie  di  Sti- 
licene, quafichè  ad  iftigazione  fua  i  Barbari  fodero  venuti  contro  ad 
cfla  Città .  E  badarono  tali  fofpetti  al  Senato  per  decretar  la  morte 
di  quefta  infelice,  probabihnente  innocente  di  fimile  attentato .  Ad  un 
tale  decreto  confcniì  anche  Pìacidia  Sorella  dell' Imperadore, ancorché 
Serena  folTe  fua  pai"ente  dal  lato  di  Padre  .  La  fentenza  fu  cfcguita,  e 
Zofimo  Pagano  {<*)  fi  figurò  coltei  punita  da  gli  Dii  della  Gentilità,  (a)  Zofim. 
per  aver  tolta  a  Rea  Madre  de  gli  Dii  una  Collana  di  gran  valore  j  ma  ''^'  5-  '•  37- 
ella  potea  ben' avere  fenza  quello  falfo  misfatto  de  gli  altri  delieti,  per 
gli  quali  Iddio  volle  gailigarla  quaggiìi .  Si  credevano  i  Romani,  che 
tolta  di  mezzo  Serena,  doveflero  i  Barbari  andarfene  con  Dio.  Ma  fi 
chiarirono  ben  pretto  de'lor  vani  fuppofti.  Più  che  mai  Alarico  fcgui- 
tò  ad  angultiare  la  Città,  e  ad  affamarla  con  impedire  l'introduziun 
de' viveri  si  pel  Fiume,  come  per  terra >  e  crebbe  talmente  la  fame,  . 
che  fi  tirò  dietro  una  fiera  mortalità  di  Popolo.  Allora  il  Senato  de- 
terminò di  fpedir  Deputati  a  trattare  d'accoixlo  col  Generale  de  gli 
alTedianti,  perchè  erano  tuttavia  in  dubbio,  fé  fi  trovafle  ivi  Alarico 
in  perfona.  Data  quella  incumbcnza  a  BafiUo^  già  Prefidenre  della  Spa- 
gna, e  Spagnuolo  di  nafcita,  e  a  Giovanni^  già  Propofto  de' Notai  Pa- 
latini W,  prefentatifi  coftoro  ad  Alarico,  propofero  la  concordia-,  e  per  [''^  ^"J"""' 
foftcnere  il  decoro,  fi  lafciarono  fcapparc  una  bravata  con  dire,  che  il   '  '  '^  ' 

Popolo  Romano  era  anche  pronto  per  una  battaglia.    Alarico  logghi- 
gnando  rifpofc;  Anche  il  fieno  folte  fi  taglia  fiìt  facihftettte,  che  il  rato: 

colle 


X4  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  colle  quali  parole  mofle  a  rifo  tutti  gli  aduniti.  Proruppe  pofcia  il  Bar- 
ANN0408.  baro  in  dimande  degne  di  un  par  (uo.  Cioè  che  non  leverebbe  mai 
l'afledio,  le  non  gli  davano  tutto  l'oro  e  l'argento,  e  le  fuppeiletti- 
li  preziofe  della  Città,  e  la  libertà  di  tutti  gli  Schiavi  Barbari.  Ma  e 
(he  rtjierebbe  a  noi?  rifpofe  l'uno  de  i  Legati.  Le  vite^  replicò  il  Su- 
perbo Alarico .  Qui  fu  chieda  da  i  Legati  licenza  di  tornare  nella  Cit- 
tà per  trattare  ccn  gli  aflediati,  i  quali  intcfo,  che  quivi  era  Alarico, 
e  che  faceva  dimande  cotanto  eforbitanti,  fi  videro  dirpcrati.  Accad- 
de, che  venuti  o  chiamati  apporta  in  Roma  alcuni  della  Tofcana,  ri- 
ferirono d'cflerfi  falvata  da  i  pericoli  la  Città  di  Narni  coli' avere  fa- 
grificato  a  gli  Dii  del  Gentilcllmo.  Non  vi  volle  di  piìi,  perchè  al- 
cuni de'  Senatori  tuttavia  Pagani  proponc(rero  come  cola  neccflaria  al- 
la liberazion  di  Roma  quegli  empj  fagrifizj .  Il  fatto  vien  narrato  d.i 
(jì)  Soz.«meH.  Sozomcno  (a),  ed  anche  da  Zofimo  (^),  che  vi  aggiugnc  una  parti- 
/.  9.  e.  6.  cokrità,  unicamente  fabbricata  dal  fuo  cuore  maligno,  perchè  Paga- 
(b^  zoftmHs  ^Q  Cioè,  che  Innocenzo  Papa,  confultato  fopra  di  ciò,  ferraiTe  gli  oc- 
ib.cap.^i.  ^j^j^  g  jj  i^fciafPe  fare.  Ma  il  fatto  grida  in  contrario j  poiché  per  at- 
teitato  dello  lleflb  Zofimo,  niuno  de' tanti  Senatori  Criliiani  volle  in- 
tervenire a  cosi  abbomincvol'  azione j  anzi  pare,  che  in  effetto  defillcf- 
fero  per  quefto  dal  farla,  e  verifimilmente,  perchè  il  Pontefice  vi  lì 
oppolè.  Ma  quand'anche  aveflero  fagrificato,  come  fembra  fupporrc 
Sozomeno,  s'accorfero  in  breve  della  vanità  di  quell'empio  rifugio. 
E  nota  il  medefimo  Sozumeno,  che  i  più  giudiziofi  riguardavano  que- 
lla guerra  e  calamità  per  un  giullo  gaftigo  di  Dio,  che  voleva  punire 
i  tanti  peccati  di  Roma  immerfa  nell'ozio  e  nel  luiTo,  e  tanti  opina- 
ti tuttavia  nelle  fuperftizioni  del  Paganefimo .  Lo  fteflb  Alarico  dicca 
d'cflcre  moflb  da  una  voce  interna,  che  gli  andava  dicendo  di  aftVct- 
tarfi  per  l' efpugnazione  di  Roma.  Finalmente  convenne  rimandare  Am- 
bafciatori  ad  Alarico,  e  capitolare,  che  i  Romani  gli  pagaflero  cinque 
mila  Libre  d'oro,  trenta  mila  Libre  d'argento,  quattro  mila  Giubbe 
di  leta,  tre  mila  pelli  tinte  in  grana,  e  tre  mila  Libre  di  pepe.  Ma 
perchè  l'Erario  era  cfauilo,  né  i  particolari  potevano  fupplire  cosi  in 
un  Cubito  allo  sborfo  di  tanto  oro  ed  argento,  fi  mifc  mano  a  i  Tem- 
pli de'Gentili.  con  afportarne  le  ftatuc  d'oro  e  d'argento,  eruttigli 
ornamenti  prcziofi  dell'altre:  il  che  vicn  dcteftato  da  Zofimo  Genti- 
le, e  fpczialmente  per  la  itatua  della  Fortezza,  a  cagione  della  cui  per- 
dita i  Pagani  credettero,  che  doveflcro  fuccedcre  infinite  travcrfie  da 
li  innanzi  a  Roma.  Pagato  il  danaro,  furono  fpedici  all' Imperadorc 
Onorio  Legati,  pregandolo  di  confentire  alla  pace,  anzi  alla  Lega  con 
Alarico:  al  qual  fine  aveva  anche  il  Barbaro  voluto  per  ortaggi  molti 
Figliuoli  de' Nobili  Romani.  Furono  da  li  innanzi  lafciati  entrare  i  vi- 
veri in  Roma,  e  l'efercito  nemico  fi  ritirò,  col  quale  s'andarono  ad 
unire  circa  quarantamila  Schiavi  bai-bari,  che  di  giorno  in  giorno  fug- 
givano di  Roma. 

Intanto  il  Tiranno  Cortantino  avea  fifiata  la  refidenza  fua  in  Ar- 
(c)  ortjiHs    1^^    ^  veeecndo  eli  affari  dell' Impcradore  Onorio  in  peifimo  Uato  (0, 
^  dichia- 


Annali     d'  Italia.  x> 

dichiarò  Augufto  Tuo  Figliuolo  Cojiante^   a  cui  dianzi  avea  conferito  Eka  Volg. 
il  titolo  di  Cefare  («)  .  In  oltre  giudicò  bene  d'inviar  ad   Onorio  un'  ty\^s°'t^n' 
ambafceria,  che  giunta  a  Ravenna  gli  dimandò  perdono  a  nome  di  Co-  j?^^  «ff^^i. 
ftantino  W,  con  allegare  per  ifcuia  la  violenza  a  lui  fatta  dall' cfercito .  (b/  zefimut 
Onorio,  perchè  non  potea  di  meno,  e  fuUa  fperanza  di  falvarc  la  vita  lib.^.c.^i. 
a  Vereniano  e  Didimio  fuoi  parenti,  condotti  prigionieri  di  Spagna  a 
Cottantino,  con  trovarfi  poi  burlato,  perchè  quelli  già  erano  ftaii  tru- 
cidati, non  folamcnte  fece  vifta  di  accettare  la  fcufa,  ma  gl'invio  an- 
cora la  Porpora  Imperatoria,  riconofcendolo  per  collega  ncTl' Imperio . 
Probabilmente  ciò  avvenne  nell'Anno  prcfcntc. 

Anno  di  Cristo  gcccix.  Indizione  vn. 
d' Innocenzo  Papa  9. 
di  Onorio  Imperadore   17.  e   ij. 
di  Teodosio  li.  Imperadore  8.  e  2. 

^     |-,.  <  Onorio  Augusto  per  l'ottava  volta, 
i^oniou  ^  Teodosio  Augusto  per  la  terza. 

BOmftano  vicn  chiamato  il  Prefetto  di  Roma  dell'  Anno  corrente  io 
una  Legge  del  Codice  Teodofìano.  Qiianto   s'è  di  fopra  narrato 
della  morte  di  Stiliconc  e  dell' afledio  di  Roma,  vien  riferito  dal  Car- 
dinal Baronio,  da  Jacopo  Gotofredo,  e  da  altri  all'Anno  prefente .  E 
fembra  certo  difficile,  che  eflcndo  (lato  uccifo  Stilicene  verfo  il   fine 
del  precedente  Agoilo,  Alarico,  che  ne  dovette  ricevere  l'avvifo  ftan- 
do  fuori  d'Italia  potefle  far  tanto  viaggio,  operar  tante  cofe  ne' quat- 
tro Mefi  ,  che  reltavano  di  quell' Anno.  Contuttociò  chiaramente  nar- 
rando Zofimo  Iftorico  (f),  che  dopo  tali  avvenimenti    Onorio  entrò  (?)  zofimus 
Confole  per  l'ottava  volta,  e  Teodofio  II.  Augufto  per  la  terza;    il  *'''•?•  <^- 4i> 
che  accadde  nel  principio  di  queft'Anno;  più  ficuro  è   1' appoggiarli 
a  lui  Scrittore  contemporaneo,  come  ha  fatto  il  Padre  Pagi,  che  a  i  mo- 
derni.  E  tanto  più  perchè  per  atteftato  del  fuddetto  Zolìmo,  efTendo 
ftato  inviato  da  i  Romani  dopo  la  liberazione  della  Città  Ambal'ciatori 
a  Ravenna,  Onorio  Augufto  nel  licenziarli  levò  a  Teodoro  la  dignità 
di  Prefetto  del  Pretorio,  e  la  conferì  a  Ceciliano  uno  d'  cffi    Legati, 
Ora  nel  Codice  Teodofìano  fi  truovano  due  Leggi  date  in   Ravenna 
nel  Gennaio  del  prefente  Anno,  e  indirizzate  a  Teodoro  Prefetto  tut- 
tavia del  Pretorio,  al  quale  poi  fi  vede  iuftituito  nel  medefimo  grado 
Ceciliano  fuddetto,  con  cflerc  a  lui  indirizzate  altre  Leggi  date  nello 
lleflb  Gennaio  {d) .  Una  fpczialmentc  è  degna  d'cflere  avvertita,  per-  (d)  cod. 
che  teftimonio  dell' infigne  Carità  di  Onorio,  ordinando  egli  fotto  gra-  Thtodof. 
vi  pene,   che  ogni  Domenica  i  Giudici  facciano  la   vifita  de'  Carce-  '•  9-  '^'t-  3. 
rati,  per  fapcre  fé  fieno  ben  trattati)  e  che  a  i  Poveri  fia  fommini-      '^' 
l'om.  ni.  D  ftra- 


^6  Annali    ©'Italia. 

Bua  Volg.  (Irato  il  vitto;  e  che  fopra  ciò  vegli  lo  zelo  de' Vcfcovi.  S'era  anche 
ANNo-,09.  introdocta  da  i  due  Vakntiniani,  ed  altri  Imperadori  Criftiani  la  piif- 
fìma  confuetudine  di  liberar  tutti  i  prigbni  in  onore  del  Tanto  giorno 
dì  Pafqua,  a  riferva  de  i  rei  d'enormi  delitti .  Vcggafi  il  Codice  Teo- 
dofiano  de  Indulgentia  Crim'mum .  Il  qual  rito  fi  odcrva  tuttavia  in  af- 
faiillmi  Luoghi  delia  Criflianità,  e  maffìmamentc  in  Modena.  Furono 
dunque  nel  principio  di  queft'  Anno  inviati  dal  Senato  Romano  Am- 
bafciato'-i  ad  Onorio  Augufto,  Ceciiiano^  Attalo^  e  Majjimiano  ^  per  pre- 
garlo di  approvar  la  pace,  di  cui  s'era  trattato  con    Alarico.   Uomo 
tìmido,  e  però  irrefoluto,  era  l' Imperadore .  Non  volle  dar  oftaggi^ 
ne  acconfcntirc  a  varj   capi  della  Capitolazione  .   Zofimo  ne  incolpa 
Oiìmpia:  che  imbrogliava  tutto.  Furono   rimandati   fenza  conclufione 
alcuna;  Ceciliam.  creato  Prefetto  del  Pretorio;  Attalo   Soprintendente 
al  Fifco.  Ma  per  difefa  di  Roma  Onorio  fpcdì  a  quella  volta  fei  mila 
bravi  Dalmatioi  fotto  il  comando  di  Valente.  Parve  a.qucfl:o  Condot- 
tiere  vergognofa  cofa  il  guidar  quegli  Armati  per  vie  dìsufate,   come 
di  nafcofto;  ma  quando  meno  fel  penfava,  li  condufle  in  bocca  ad  Ala- 
rico, il  quale  gli  afpettava,  e  tutti  li  fece  prigionieri,  a  riferva  di  un 
centinaio,  e  dello  ftcffb  Valente,  ch'ebbero  la  fortuna  di  falvarfi .  At- 
talo Fifcale  giunto  a  Roma,  avendo  oflcrvato,  che  Eliocratc  con  troppa 
piacevolezza  fi  portava  nel  cercare  i  partigiani  di  Stilicene,  e  in  con- 
fifcare  i  lor  beni,  il  mandò  a  Ravenna,  dove  per  quefto  gran  delitto 
corfc  pericolo  di  perdere  la  vita,  fc  non  ^  rifugiava  in  una  Chicfa  , 
Maffimiano  il  terzo  de'  fuddetti  Ambafciatori ,  caduto  nel  ritornare  a 
Roma  in  mano  de' Barbari,  fu  ricuperato  da  Mariniano  fuo  Padre  con. 
trenta  mila  pezze  d'oro. 

Crefceva  intanto  la  confufione  nel  Senato  e  Popolo  Romano  tra 
per  le  irrcfolutezze  dell' Imperadore,  e  per  aver  tuttavia  vicino  a  se 
Alarico  minacciofb,  e  con  forze  da  efeguir  le  minacele.  Però  iaviaro- 
no  ad  Onorio  altri  Ambafciatori ,  fra'  quali  fu  lo  fteflo  Innocenzo  Pa- 
pa; ed  Alarico  diede  lor  buona  fcorta,  affinchè  andaffero  ficuri.  Di- 
fpofe  Dio  in  quefta  maniera  le  cofe,  per  fottrarre  il  buon  Pontefice 
alla  terribil  Tragedia,  che  dipoi  fuccedette  in  Roma,  perciocché  egli 
fi  fermò  da  lì  innanzi  in  Ravenna  coli'  Imperadore.  Calò  intanto  in 
Italia  Ataulfo  cognato  d'Alarico,  conducendo  una  mediocre  Armata. 
Onorio  fatti  raunare  quanti  foldati  potè,  gl'invio  a  contraftargli  il  paf- 
fo;  e  fi  venne  anche  ad  un  fatto  d'armi,  in  cui  circa  mille  cinquecen- 
to Goti  Tcftarono  fui  campo,  e  folamcnte  diciafettc  Romani,  fc  pure 
è  da  credere.  Il  rimanente  de' Barbari  pafsò,  e  andò  ad  unìrfi  con  Ala- 
(a)  Zo&mnt  '"'CO  W.  E  fino  a  quell'ora  Olìmpio  avca  comandato  a  bacchetta  nella 
Ub.  s.(.  46.  Corte  d'Onorio  .  Seppero  gli  Eunuchi  tanto  intronar  le  orecchie  d'eflb 
Imperadore,  rapprefcntandogli  quefto  primo  Miniftro,  come  origine 
di  tutti  i  prefenti  malanni,  che  l'induìtero  a  deporlo.  Sotto  un  Prin- 
cipe di  tcfta  debole,  quando  naicono  torbidi,  nulla  è  piiì  facile,  che 
il  veder  di  fimili  fcene.  Olimpio  temendo  di  peggio,  fcappò  in  Dal- 
mazia. Tornato,  non  so  quando,  a  Roma,  e  riftabilito  in  qualche  ufi- 
zio, 


Annali     dMtalia.  17 

zio    Coftanzo  cognato  dclP  Imperadore,  fecondochè  narra  OHrapiodo-  Era  Vo!« 


cuore,  in  fuo  luogo  occupò  il  minilterio.  Era  Prefetto  del  Pretorio  j  tium  f.  180. 
ebbe  anche  il  titolo  di  Patricio .  aitalo  fu  allora  creato  Prefetto  di  Ro- 


ma} e  feguirono  altre  mutazioni  nella  Corte  di  quefto  buon  Augullo, 
che  tutte  per  la  debolezza  del  fuo  governo  tornarono  in  fuo  pregiu- 
dizio.  E  perciocché  per  le  fcgrcce  tlljgazioni  del  fuddctto  Giovio  am- 
mutinati in  Ravenna  1  foldati  più  non  vollero  per  lor  Capitani  Tur- 
pillione  e  Vigilanzio,  ne  a  Palazzo  Terenzio  ed  Arfacio  Mallri  di  Ca- 
mera Onorio  li  cacciò  in  cfitio,  e  i  due  primi  furono  uccili  nel  viag- 
gio .  Vu  collituito  Generale  delle  truppe  Romane  ellltcnti  nella  Pan- 
nonia,  Nonco,  Rczia,  e  Dalmazia,  Generiio,  Barbaro  bensi,  ma  pcr- 
fona  di  gran  valore,  e  difintereflato.  Collui,  perchè  era  Pagano,  e  per 
una  Legge  d'Onoi-io  era  vietato  a  i  Pagani  ogni  carica  militare,  non 
volle  aflumcre  il  comando  j  e  con  ciò  obbligo  T  Imperadorc  ad  abolir 
quella  Legge,  con  lafciare  a  tutti  la  libertà  della  Religione,  e  l'abi- 
lità alle  dignità,  e  alla  milizia.  Egregiamente  da  lì  iimanzi  Generido 
corrifpofc  all'elpcttazionc,  che  fi  avca  della  fua  fedeltà  e  valore,  con 
aver  ben  difefe  e  confervate  all'Imperio  le  Provincie  a  lui  confidate. 
Altre  Leggi  diede  in  quell'Anno  Onorio,  nelle  quali  fpezialmentc  prov- 
vide con  piiflìma  fapienza,  che  non  fodero  oppreflì  gli  Accufati,  che 
non  venificro  maltrattaci  i  Carcerati .  Meritano  ben  d'c^Fcre  lette  quelle 
Leggi  nel  Codice  T.odofiano.  In  oltre  ordinò,  che  foflcro  cacciati 
di  Roma,  e  dall'altre  Città  tutti  i  Profcflbri  della  Strologia  Giudi- 
ciaria,  appellati  allora  Matematici,  che  al  difpetto  d'altre  precedenti 
Leggi  feguitavano  ad  efercitare  la  lor  fallaciffima  Arte. 

Ad  iftanza  di  Giovio,  primo  Mmiftro  d'Onorio  fecondochè  fcri- 
ve  Zofimo  (^),  o  pure  Papa  Innocenzo,  come  vuol  Sozomcno  (0,  p,^  '^nfim. 
Alarico  venne  fino  a  Rimmi  per  trattare  di  pace.  Richiedeva  quefto  1^'  ^j,^'^ 
Barbaro,  che  l' Imperadore  gli  pagaflè  ogni  anno  una  certa  fomma  d'oro  l.  9.  e.  7. 
e  di  grano,  per  mantener  le  lue  genti 5  che  il  dichiarale  Generale 
dell'una  e  dell'altra  milizia-,  e  che  per  abitazione  delle  fue  foldaccfche, 
gli  aflcgnaflc  le  due  Venezie,  il  Norico,  e  la  Dalmazia.  Ma  l' Impe- 
radore non  fenza  ragione  troppo  abboniva  l'avere  per  Generale,  e  log- 
giornante  nel  cuor  d'Italia  un  Barbaro,  un  infedele,  qual  era  Alarico. 
Però  fcrifle  a  Giovio,  il  quale  era  andato  a  Rimini  per  quéltu  tratta- 
to, che  per  lo  danaro  e  grano  fi  accorderebbe,  ma  che  non  porca 
patire  di  dar  carica  alcuna  a  co'lui .  Giovio  ebbe  l'imprudenza  di  far 
leggere  in  pubblico  la  lettera  dell' Imperadore;  coHi,  che  alterò  forte 
il  Barbaro,  di  maniera  che  infuriato  '^\  molle  fubito  per  ritornare  cen- 
tra di  Roma.  Ma  pentito  nel  viaggio  mando  Vdij  Vefcovi  ad  Onorio 
per  indurlo  pure  alla  pace,  con  far  proporre  condizioni  più  moderate, 
contentandofi  di  ilare  nel  Norico,  e  di  una  difcreta  paga  e  contribu- 
zione di  grano.  Né  pur  quefto  ebbe  effetto,  perchè  Giovio  per  Ic- 

D  i  varfi 


Era  Vo!g. 
Anno  409. 


(a)  zoftm. 
lìb.  6.  e.  6. 
Soz.ome-ìns 
uti  fufra . 

Qì)    Medìob. 
Humifmat. 
Imfcrattr . 


^8  Annali    d'  Italia. 

varfi  di  dofTo  il  fofpetto,  ch'egli  fé  l'intendeflc  con  Alarico,  tornato 
che  fu  a  Ravenna,  giurò  egli  e  fece  giurare  (fc  prudentemente,  noi  so) 
ad  Onorio  e  a  tutta  la  fua  Corte,  di  non  far  mai  pace  alcuna  con  Ala- 
rico; e  perciò  inutili  riufcirono  tutte  le  propofizioni  di  accomodamen- 
to.  Maggiormente  dunque  indifpettito  Alarico  tornò  coU'efercito  fotto 
Roma,  mmacciando  al  Senato  e  al  Popolo  l'ultimo  eccidio,  fé  non  li 
accordavano  con  efTo  lui  contra  di  Onorio,  Principe,  a  cui  pareva, 
che  nulla  premeffe  la  falute  di  quella  gran  Città.  Refifterono  un  pezzo 
i  Romani,  ma  poiché  Alarico  fi  fu  impadronito  di  Porto,  fenza  più 
lafciar  entrare  viveri  in  Roma,  afHimati  furono  corretti  ad  accordarli  (u). 
L'accordo  fu,  che  Aitalo  Prefetto  della  Città,  ed  amico  de'  Pagani 
venne  dichiarato  Impcradorc,  ficcome  perfona  amata  da  i  Goti,  per- 
chè battezzata  da  Sigefario,  Vefcovo  della  lor  Nazione  e  Setta.  Veg- 
gonfi  preflb  il  Mezzabarba  W  le  Medaglie  battute  in  fuo  onore,  do- 
ve è  chiamato  Prifco  Attui» .  Non  tardò  coftui  a  creare  Lampadio  Pre- 
fetto del  Pretorio,  e  Marciano  Prefetto  della  Città.  Dichiarò  ancora 
Alarico  Generale  delle  fué  Armate,  e  Ataulfo  Conte  della  Cavalleria 
domelHca.  Entrato  colla  porpora  in  Senato,  diede  un  bel  faggio  della 
fua  vanità  con  una  diceria  piena  di  arroganza,  in  cui  fi  vantava  di  voler 
fottomettcre  tutto  il  Mondo.  Quindi  unitamente  con  Alarico  mofle 
l'efcrcito  contra  di  Onorio  Augufto,  che  feguitava  a  dimorare  in  Ra- 
venna. E  fenza  voler  badare  ad  Alarico,  che  gli  configliava  d'inviare 
in  Affrica  un  buon  corpo  di  truppe  per  levare  il  comando  di  quelle 
Provincie  ad  Eracliano,  gli  badò  di  fpcdire  colà  un  certo  Coftantino 
con  pochi  foldati,  fcioccamcntc  lufingandofi,  che  al  comparire  delle 
fue  lettere,  tanto  Eracliano,  quanto  l'efcrcito  d'Affrica,  abbaflcreb- 
bono  la  tefta,  e  feguirebbono  il  partito  fuo  . 

Giunta  che  fu  l'Armata  di  Attalo  e  di  Alarico  a  Rimini,  Ono- 
rio pieno  di  fpavento,  inviò  per  fuo  Legato  colà  Giovio,  fuo  primo 
Miniftro,  per  trattare  di  concordia  con  clibire  ad  Attalo  di  accettarlo 
per  compagno  neir  Imperio.  Ma  coftui  gonfio  per  la  fua  dignità  prc- 
tcfc,  che  Onorio  fi  eleggcffe  un'lfola,  per  menar  ivi  da  privato  il 
rello  de' fuoi  giorni .  Il  peggio  fu,  che  lo  ftcffo  Giovio  (fé  pure  non 
fu  occulto  artifizio)  s'accordò  con  Attalo  per  deprimere  Onorio,  giu- 
gnendo  infino  a  proporre  di  tagliar  qualche  membro  all'infelice  Au- 
gufto. E  tali  erano  gli  Ufiziali,  che  quel  buon  Principe  eleggeva,  e 
a' quali  commetteva  1  più  importanti  affari  dello  Stato.  Andò  pili 
volte  innanzi  e  indietro  Giovio,  e  finalmente  reftò  preffo  d' Attalo, 
che  il  dichiarò  Patricio,  facendo  coftui  nello  fteffo  tempo  credere  ad 
Oncfrio ,  che  per  fuo  bene  operava  cosi .  S' era  già  preparato  Onorio 
per  riiirarfi  preflb  il  Nipote  Teodofio,  quando  all'improvvifo  gli  venne 
un  foccorfo  di  quattio  mila  foldati  dall'Oriente,  che  il  rincorò  e  fve- 
gliò  in  guifa,  che  fidata  ad  effi  la  guardia  di  Ravenna,  quivi  deter- 
minò di  ftar  faldo  fino  ad  intendere  l'efito  de  gli  affari  dell'Affrica, 
Già  tucto  era  in  pronto  per  iftrignere  Ravenna  con  vigorofo  affedioj 
ma  rimafe  fturbato  da  altri  avvenimenti  il  difegno.  Alarico  non  ri- 
flette 


Annali    d'  Italia.  19 

ftette  per  quello  di  operar  colla  forza,  che  le  Città  dell' Emilia  e  Era  Volg. 
della  Liguria  acccitaflero  Attalo  per  Imperadore.  La  fola  Bologna  ANN0409. 
fece  refirtenza  e  fofifri  l'afTcdio.  Quello,  che  raaggiormeiue  difgultò 
Alarico,  fu  la  nuova  venuta  dall'Affrica,  che  Erscliano  Conte,  cioè 
Governatore  di  quelle  contrade  ,  avea  fatto  trucidare  Coftantino  colà 
inviato  a  nome  d' Attalo,  e  polle  guarnigioni  in  tutte  le  Città  ma- 
rittime, non  lafciava  più  andar  grani  ed  altri  viveri  alla  volta  di  Ro- 
ma: il  che  cagionò  fra  poco  una  fiera  careftia  e  fame  nel  numerofo 
Popolo  d'ella  Città.  Concepì  perciò  Alarico  un  grave  fdegno  contri 
di  Attalo,  che  aveva  voluto  operar  di  fua  tefta  in  negozio  di  tanto 
rilievo.  S'aggiunfero  i  mali  ufizj,  che  preflb  di  lui  continuamente  fa- 
ceva Giovio,  per  abbattere  quello  Imperador  da  teatro,  e  forfè  con 
buon  fine  per  facilitar  la  pace  con  Onorio,  levando  di  mezzo  coilui, 
che  non  ferviva  fé  non  d'impedimento.  Perciò  Alarico,  per  quanto 
fcrive  Zofimo,  fuori  di  Riraini  il  depofe,  con  ifpogUarlo  del  diade- 
ma e  della  porpora,  e  ridurlo  a  vita  privata  con  Ampelio  fuo  Figliuo- 
lo. Il  ritenne  nondimeno  prelTo  di  sé,  per  impetrargli  il  perdono,  fc 
fcguiva  la  pace  con  Onorio,  di  cui  pare,  che  fi  trattafle  fenamentc 
fra  r  Imperadore  ed  Alarico.  Fu  poi  un'altra  volta  efaltato  ,  e  da  lì 
a  non  molto  depollo  quello  efimero  Augullo. 

Occorfe  eziandio,  che  Saro  altre  volte  nominato  di  fopra,  con- 
dottiere  di  trecento  bcllicofi  Barbari,  il  quale  non  s'era  in  que' tor- 
bidi dichiarato  ne  per  Onorio,  né  per  Alarico  C^),  ma  non  avea  cara  (a)  Stzom. 
la  lor  concordia  per  fuoi  particolari  fini,  all'improvvifo  all'ali  le   fol-  '•  9-  f-»/.  ?• 
datcfchc  condotte  da  Ataulfo  cognato  di    Alarico,  o   pur   le   guardie 
del  medehmo  Alarico,  e  molte  ne  tagliò  a  pezzi:  dopo  di  che  andò 
ad  abbracciare  il  partito  d'Onorio.  Se  volellìmo  qui   prellar   fede   a 
Filollorgio  (*),  gli  diede  anche  una  rotta},  ma  quello  non   s'accorda  p-' /*w^' 
con  gli  altri  Storici  d'allora.  Fece  nafccre  il  fatto  di  Saro  de  i  gravi    '  '~"     '  ' 
fofpctti  in  cuore  d'Alarico,  dubitando  egli,  che  fotto  il  color  della 
pace,  che  fi  trattava  fempre,  e  mai  non  fi  conchiudeva,  gU   follerò 
tcfc  infidie.  E  però  fumando  di  rabbia,  fé  ne  tornò  fotto  Roma,  e  • 

di  nuovo  l'alTcdiò.  Si  follcnncro  i  Romani  contra  le  di  lui  armi}  ma 
non  già  contro  la  fame,  la  qual  crebbe  a  tal  fegno,  che  migliaia  di 
pcrfone  ne  perirono,  e  fi  trovarono  madri,  che  levarono  la  vita  a  i 
figUuoli  per  falvare  con  quel  cibo  la  propria .  Ma  finalmente  bilognò 
foccombere.  Alarico  vittoriofo  entrò  di  notte  nella  Città,  in  quella. 
Città,  che  per  tanti  Secoli  non  vinta  da  alcuno,  avea  data  la  Legge 
a  sì  gran  parte  del  Mondo.  Il  Sigonio,  il  Cardinal  Baronio,  il  Go- 
tofrcdo,  il  Tillemont,  ed  altri,  furono  di  parere,  che  quella  orrida 
Tragedia  fuccedeile  nell'Anno  410.  Ma  il  Padre  Pagi  con  varj  argo- 
menti pruova,  che  nel  prcl'cnte  Anno  a  di  14.  d' Agofto  Roma  venne 
alle  mani  de' Barbari,  e  Sane' Ifidoro  chiaramente  mette  quello  fatto 
fotto  r  Era  447.  che  corrifponde  all'  Anno  corrente .  Profpero  Tirone 
ne  parla  fotto  il  Gonfolato  di  Varane,  che  fu  nell'Anno  feguente.  Se 
nondimeno  fi  veiificaflc,  che  TertuUo  difegnato  Confole  da  Attalo 

la 


30  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  in  quelV  Anno,  nel  principio  poi  del  fufTeguente  avcflc  aflunto  il  Con- 
ANN0409.  folate  in  Roma,  converrebbe  mutar' opinione .  Cafliodorio  in  fatti,  e 
Vittorio  mettono  Confoli  all'Anno  410.  TertuUo  e  Faraite .  Orofio 
chxzm^  (\\icÌio'^ cxtnWo  Confole  di  apparenza^  e  pare  che  nieghi,  ch'e- 
gli poi  giugnefTc  mai  ad  efercitare  il  Confolato.  Strana  cola  e  intanto, 
che  refti  dubbiofo  il  tempo  di  si  gran  Tragedia.  Non  fi  può  fcnza 
lagrime  rammentare  la  crudeltà  efcrcitata  da  i  Goti  in  quella  occafionc. 
Per  tre  giorni  diedero  il  facco  a  quante  ricchezze  e  mobili  preziofi 
Roma  avea  lungamente  raunato  in  sé  colle  fpogìie  e  co  i  tributi  di 
tanti  Popoli .  Furono  tormentati  fenza  compaffione  alcuna  i  Nobili  e 
bcneftanti,  perchè  rivelaflero  i  tefori,  creduti  nafcofi.  Non  fi  per- 
donò all' onore  delle  Matrone  e  delle  Vergini,  e  ne  pur  delle  confc- 
cratc  a  Dio.  Furono  anche  mietute  a  migliaia  entro  e  fuori  di  Roma 
le  vite  del  Popolo  in  tal  copia,  che  non  v'era  gente  baftante  a  dar 
loro  fepoltura.  Refrò  in  oltre  ridotta  in  cenere  dalle  fiamme  buona 
parte  d'efia  Città.  Ma  Iddio  io  punire  con  sì  ternbil  flagello  le  re- 
liquie oftinatc  del  Paganefimo  in  Roma,  e  la  fuperbia,  e  tanti  altri 
vizj  di  quella  Città,  fece  nondimeno  conofcerc  la  fua  mifcricordia  e 
potenza  a  gli  ftefiì  Gentili.  Perciocché  i  Goti  erano  Criftiani,  ben- 
ché profeflbri  dell' Erefia  d' Ario  >  ed  Alarico  loro  ordinò  di  rifpettarc 
nel  facchcggio  i  Luoghi  facri,  e  fpezialmente  le  Bafiliche  de' Santi 
Apolloli  Pietro  e  Paolo:  comando,  che  fu  religiofamcnte  olTervato 
da  que'Barbari,  e  ne  profittarono  gli  ftcflì  Pagani,  che  colà  fi  rifu- 
giarono, con  aver  anche  i  Barbari  portato  rifpetto  a  i  facri  vafi  delie 
Bafiliche  fuddette .  Ma  fopra  ciò  è  da  vedere  1  infigne-Opera  di  Santo 
Agoltino  de  Civitate  Dei^  icritta  dopo  la  prefa  di  Roma,  per  difen- 
dere la  Religione  di  Grillo  dalle  bellemmie  vomitate  in  tal  congiun- 
tura da  i  Gentili,  quafichè  all'avere  aboliti  gl'Idoli,  e  introdotta  la 
Legge  facrofanta  di  Gesìi  Crifto,  fi  dovefiero  attribuire  tante  cala- 
mità, che  in  que' tempi  diluviarono  fopra  Roma,  e  fopra  l'Imperio 
Romano.  Pretende  parimente  il  celebre  Moniìgnor  Boflliet  Vcfcovo 

(a)  J^/««  di  Mcaux  («),  che  fi  compieflero  in  quella  rovina  di  Roma  le  pro- 
E^xfoj.  di  fczie  di  San  Giovanni  nell' Apocalifii,  avendo  Iddio  voluto  dare  con 
i  Apoctd.      ^j^  l'ultimo  colpo  all'Idolatria,   e  vendicare  il  fangue  di  tanti   Santi 

fvenati  dalla  crudeltà  de'  Pagani . 

A  tanti  malanni  fc  n'  aggiunfero  in  qucft'  Anno  altri  fuori  d' Ita- 
lia, peiciocche  gli  Alani,  Vandali,  e  Svevi  entrarono  di  Settembre, 

(b)  Profur  o  fia  di  Ottobre  nell'  Illirico  per  atteftato  di  Prcfpcro  (^),e  d*  ldazio(ó 
in  chrontct .  Storici,  empiendo  quelle  Provincie  di  llragi  e  faccheggi .  E  giacché 
\^ chrentc     troppo  era  lacerato  in  Italia,  ed  impotente  a  fare  refiltcnza  l'Imperio 

Romano,  fi  fcatenarono  tutte  l'altre  Nazioni  Barbare,  e   penetrando 

anch' efle  nelle  Gallie,  devaltarono  le  Provincie  di  Lione,  di  Narbo- 

(i)  Hitnn.    na,  e  d' Aquitania,  e  d' altri  paefi  .  San  Girolamo  in  una  fua  Lettera  {d) 

Efìfl.  ad  A-  nomina  i  ^uadi.y  i  Fendali,  i  Sarmati,  gli  j^lam^  i  Gepidi,  gli  Eruli, 

leruchiam.     \  Saffoìii ,  i  Borgognoni ^  gli  yllamanm ^  c  gli  Unni.  Parte  ancora  di  quelli 

Barbari,  cflcndo  aperti  i  pafli  de' Pirenei,   tenne  dietro  a  i   Vandali, 

allor- 


Annali    d'  Italia.  51 

allorché  marciarono  in  Ifpagna,  e  con  cflo  loro  s'unì  a  conquiftare  e  Era  Volg. 
diftruggere  quelle  Provincie.  O  fìa  poi,  che  i  Vandali  fofTero  i  più,  ANso^oy. 
oche  l'alno  Nazioni  barbariche  fi  fuggettaffero  a  i  Re  Vandali,  noi 
troviamo  varj    Autori,   che   fotto   il   nome   di   Vandali    comprendono 
lutti  i  Barbiri,  che  s'impadronirono  della  Spagna.  Ritorniamo  a  Ro- 
ma. Dvpo  avere  i  Barbari  per  tre  giorni  facchcggiata  l'infelice  Cit- 
tà, e  commefTe  in  cfla  tutte  le  crudeltà  pofllbili,  (non  fi  fa  il   per- 
ché,  ma  forfè  moffi  da  Dio)  ne  ufcirono,  e  fé  ne  andarono  nella  loro 
malora.  Cosi  lafciò  ferino  Paolo  Orofio  (<») .  Se  a  Marcellino  Conte  (a)  Orofiut 
preftiam  fede  (^),  dopo  fci  dì  fegui  la  loro   ritirata.    E   Socrate   ag-  !{*->' \-'"  '?" 
giugne,.  che  ciò  accadde  per  paura  de'foccorfi,  che  Teodofio  II.  Au-  };„  cm«" 
gullo  inviava  ad  Onorio  fuo  Zio:  del  che  nondimeno  niun  vcftigio  fi  m  chronic* 
truova  prcfib  gli  altri  Autori.  Alarico,  che   fecondo   Zofirao,   molto  '/""^  S"- 
tempo  prima  tcnea  fotto  buona  guardia  Placidia  Sorella  d'Onorio,  feco  '"*"'''"»• 
liconduAe  in  forma  onerta  e  decente  al  fuo  grado,  e  forfè  fin  d'al- 
lora con  penfiero  di  darla  per  Moglie  ad  Ataulfo  fuo   Cognato,    fic- 
comc  pofaa  feguì .  Pafsò  il  barbarico  efercito  pieno  di  ricchezze  per 
le  Provincie  della  Campania,  Lucania,  e  de'Bruzj,  con  commettere 
anch'  ivi  tutte  le  piìi  orrende   inumanità .    Sappiamo   da   Santo    Ago- 
ftino  (0  che  la  Città  di  Nola  vi  fu  devaftata,  e  fatto   prigione   San  (e)  Auguft. 
Paolino  Vcfcovo  di  quella,  che  non  avea   voluto  fuggire.   Continuò  ''^-  i- e.  io. 
Alarico  il  viaggio  fino  a  Reggio  di  Calabria  con  penfiero  di  pafTarc  ''*  C;x/.  x)«". 
in  Sicilia,  e  di  là  in  Affrica,  fpcrando  di  facilmente    impadronirfi  di 
quel  pacfe.  Ma  Dio,  che  per  gli  occulti  fuoi  giudizj  s'era  fcrvito  di 
quefto  Barbaro  per  galtigare  i  peccati  de' Romani,  non  iftette  molto 
a  metter  fine  alle  fue  crudeltà.  Si  fermò  coftui  non  poco  all'afiedio 
di  Reggio,  ed  eflendofi  imbarcata  una  parte  della  fua   Armata   per 
paflare  m  Sicilia,  fiera  tempcfta  fopravenuta  li  fece  perir  tutti  su  gli 
occhi  dello  fteflo  Re  barbaro.  E  cosi- terminò  queft' Anno  sì  funefto 
e  vcrgognofo  al  nome  Romano .  Ma  io  non  vo'  lafciar  di  aggiugnerc 
qui  una  notizia,  degna  della  curiofità  di  tutti,  di   cui    fiam   debitori 
ad  Olimpiodoro  Storico  Greco  e  Pagano  di  que' tempi,  giacché  Fo- 
zio  W  ci  ha  confervati  alcuni  pezzi  o  eftratti  della  di  lui  Storia,  da/jx  ^i- 
cui  fi  raccoglie ,  qual  fofie  anche  allora  lo  flato  della  gran  Città  di  piod.  l^ud. 
Roma.  Scrive  egli  adunque,  che  in  cadauno  de  i  gran  Palagi  d'cfTa  Photìum 
Città  fi  trovava  tutto  ciò,  che  ogni  mediocre  Città  può  avere ,  cioè  ^''^-  '98. 
Ippodromo  per  la  corfa  de' cavalli,.  Piazza,  Tempio,  Fontane,  e  varj 
Bagni.  11  perchè  Olimpiodoro  compofc  per  efTa  un  vcrfo  ,  così   tra- 
dotto io  Latino: 

^  Eji  Urbs  una  demus:  mille  Urbes  continet  una  Urbs .  (*) 

Aggiugnc^chc  le  Terme  pubbliche  o  fia  i  Bagni,  erano  di  ftra- 

ordi- 

(*)  Città  è  una  cafa.  E  città  mille  ha  Roma. 


31  Annali    d'  Italia. 

Eaà  Vo'g.  ordinaria  grandezza,  fra  le  quali  quelle  di  Antonino  avcano  mille  fc- 
ANN0409.  cento  ledili  di  marmo  pulito,  e  quelle  di  Diocleziano  quali  il  doppio. 
Che  le  mura  di  Roma,  fecondo  le  mifure  prcfe  da  Ammoiic  Geome- 
tra allorché  i  Goti  la  prima  volta  l'aflediarono,  giravano  lo  fpazio  di 
vcntun  miglio  .  Scrive  eziandio  che  molte  Famiglie  Romane  avcano 
di  rendita  annua  de' loro  beni  quattro  raillioni  d'oro,  fenza  il  frumento, 
vino,  ed  altri  naturali,  che  avrebbono  dato  un  terzo  della  fuddetta 
fomma  d'oro,  fé  fi  foflero  venduti.  Altre  Famiglie  avcano  un  millio- 
BC  e  mezzo,  ed  altre  un  millione  di  rendita.  Che  Probo  figliuolo  di 
Aiipio  nella  Pretura  a' tempi  di  Giovanni  Tiranno  (cioè  T  Anno  di 
Crifto  414.)  fpefe  un  millione  e  dugento  raiLi  nummi  d'oro  (  erana 
quelli,  per  quanto  io  credo.  Soldi  d'oro  prcffò  a  poco  corrifpondenti 
al  noftro  Scudo,  o  fia  Ducato,  o  fia  Fiorino  d'oro).  E  che  Simma- 
co Oratore,  il  qual  era  contato  fra  i  Senatori  di  mediocre  patrimonio, 
mentre  Simmaco  fuo  Figliuolo  efercitò  la  Pretura  (il  che  fegui  prima 
che  Roma  folle  prefa  da  Alarico)  avca  fpefo  due  millioni  d'  oro  per 
la  fua  folennc  entrata.  E  che  dipoi  Maflìmo,  uno  de' più  ricchi  e  fe- 
lici, per  la  Pretura  del  Figliuolo,  aveva  fpcfo  quattro  millioni  d'oroj 
perciocché  i  Pretori  per  fette  giorni  davano  al  Popolo  un  grandiofo 
divertimento  di  Giuochi  e  Spettacoli .  Ma  finalmente  Dio  venne  a  vi- 
fitare  il  luflo  de'  Romani }  e  il  peggio  è ,  che  né  pur  dopo  sì  grave 
gartigo  s'emendarono  i  lor  vizj  e  peccati. 

Anno  di  Cristo  ccccx.  Indizione  viii. 
d' Innocenzo  Papa   io. 
di  Onorio  Imperadore   18.  e   16. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  9.  e   3. 

Confoli  5  Flavio  Varane,  e  Tertullo. 


r 


N  quell'Anno  ancora  fi  può  credere,  che  continualTe  nella  Prefet- 
tura di  Roma  Bunofiano,  perchè  ornato  di  quella  dignità  il  trovia- 
mo anche  nell'Anno  feguentc.  Ma  durante  il  gran  temporale  finora 
,.  .  defcritto,  che  mai  faceva  J' Imperadore  Onorio.^  Se  ne  Itava  in  Ra- 
Mifi.Tom"i.  venna  fenza  impugnare  fpada,  fenza  muoverfi  da  federe^  né  fi  sa,  ch'egli 
fag.  336.  unilTc  cfercito,  o  faceflc  altri  maneggi,  per  opporfi  a  i  Barbari,  quafi 
(bi  Zonaras  che  tion  ci  folle  pili  Legione  alcuna  de' Romani.  In  tempi  tali  c'era 
Mt  Annalih.  bifogno  d'un  valorofo  e  laggio  Imperadore,  che  non  farcbbono  fuc- 
plr.  40.  ceduti  tanti  difordini .  Tale  certo  non  fi  può  dire,  che  fofle  Onorio. 
(e)  Procop.  Anzi  Cedreno  (<»),  e  Zonara  (^)  Storici  Greci,  a' quali  precedette  Pro- 
lik  I.  e.  1.  copio  (0,  cel  rapprclentano  per  uno  llolido,  raccontando  in  oltre, 
y'  *."(•         che  portatagli  da  un  uomo  tutto  affannato  la  nuova,  che  Roma  era 

fiata 


Annali    d'  Italia.  33 

fiata  vrcCi  da  i  Goti,  egli  battendo  le  mani  con  ifcbiamazzo  riipofc  :   Era  Vclg. 
Cme  può  efer  quejlo^  fé  Roma  poco  fa  tra  qui?  Intendeva  egli   di  una   ANN0410. 
Gallina,  che  gli  era  molto  cara,  a  cui  avea  pollo  il  nome  di  Roma. 
Eh  Signore^  ripigliò  allora  il   MefTo  fofpirando,  io  non  parlo  dt  un  uc- 
cello^ parlo  della  Città  di  Roma.  Verifimilmente  quefta  fu  una  finzio- 
ne de' Greci,  che  fempre  hanno  portata  antipatia  a  i  Latini  .    Tutta- 
via non  fenza  fondamento  fu  fcredirata  da  i  Greci  la  perfona  di  Ono- 
rio. Grande  era  la  Pietà  di  quefto  Principe,  grande  il  fuo  amore  per 
la  Religione  Cattolica.  Abbiamo  anche  delle  belliflìme  Leggi  pubbli- 
cate da  lui.  Ma  quefto   non  bafta   per  fortcncre  il   pefo  d|  un  vafto 
Imperio,  e  per  ben  governare  e  difenderei  fuoi  Popoli.  Ci  vuol' an- 
che Mente  e  Coraggio}  e  di  quelle  due  qualità  non  era  alfai  provve- 
duto Onorio,  e  per  quefto  lo  fprczzarono   tanto  i  Barbari,   quanto  i 
fuoi  proprj  Sudditi,  i    quali  proruppero  in   tante   ribellioni.    Sarebbe 
egli  llato  un  buon  Monaco,  e  per  disavventura   fua  ed   altrui    fu   un 
cattivo  Imperadore.  Venuto  intanto  a  (uà  notizia,   che  gli    Aflricani 
s'erano  portati  con  tutta  fedeltà,  ricufando  di  fottomctteriì  ad  Attalo 
Imperadore  immaginario,   in   ricompenfa   del   buon   fervigio   rimife   a 
quc' Popoli  tutto  quel  che  dovevano  all'erario  Cefareo  fino  all'  Indizio- 
ne V.  cioè  fino  all'Anno  408.  La  Lettera  W  è  indirizzata  a  Macro-   (al  Codk, 
bio   Proconfole   d'Affrica,   che   forfè   potrebbe   elTcre    ftato  l'Autore   ^ihcodof. 
de' Saturnali .  E  perciocché  i  Donatifti,   Eretici  in   quelle   parti,  per  ^,'!'' j"),'^, 
le  disgrazie,  che  opprimevano  l'Imperio  Romano,  fi  erano   dati   più 
che  mai  ad  infolentire,  egli  con  rigorofe  nuove  Leggi  riprefle  la  loro 
baldanza}  e  di  più  ad  iftanza  de'  Vefcovi  Cattolici  d'  Affrica,  tutti  an- 
fiofi  della  Pace  fra  que'Criftiani,  ordinò,  che  fi  faccfle  una  pubblica 
e  folennc  Conferenza  fra  elfi  Cattolici  e  i  Donatifti,  con  inviare  a  tal 
fine  colà  Marcellino  Tribuno  e  Notaio,  acciocché  vi  aififtelTe  in  fuo 
nome  .  Fu  in  fatti  tenuta  quefta  celebre  Conferenza   nell'  Anno  fe- 
guente  . 

In  quefto  tempo  il   barbaro  Re   JlaricOy  dopo   aver  confumato 
del  tempo  nell'afTedio  della  Città  di  Reggio  in  Calabria,  fu  colpito 
da  Dio  con  una  morte  fubitanea.  Sant' Ifidoro  (0  ciò  rifcrifce  all' An-    f^ j^lf^^'J**^ 
no  448.  dell'Era  Spagnuola,  che  corrifponde  al  prefente  dell'Era  no-    '^^/^j'^pU 
Ara.  Il  fcpellirono  i  fuoi  nell'alveo  del  Fiume  Bafeno,  avendone  pri-    labimtm. 
ma  fatte  ritirar  l'acque  per  altro  alveo  fcavato  apporta  da  glifchiavi, 
e  fattele  pofcia  ritornare  nel  primo .  Ed  acciocché  niuno  ne  fapefie  il 
fito,  uccifero  tutti  que'raifcri  fchiavi .  Molte  ricchezze  inchiuiero  nel 
fuo  fepolcro,  e  ciò  fecondo  il  coftumc  de' Barbari}  e   prefero   quella 
precauzione,  affinchè  la  cupidigia  di  quel  teforo,  e  l'odio  de' Roma- 
ni non  concorrefTeio  a  violarne  il    Sepolcro.    In   luogo  di    Alarico  fu 
riconofciuto  per  Re  da  i  Goti  Jtaulfo  di  lui  Cognato .    Dove  poi  fi 
ftcfTe,  e  che  operalTc  in  quefto,  e  nell'Anno  appreflo  quefto  novello 
Re  de  i  Barbari,  è  affai  fcuro  nella  Storia.  Giordano  Stoiico  fcrive, 
(,c)   ch'egli  tornò  di  nuovo  a  Roma,  e  a  guifa  delle  locufte  ne   cor-    ^^^ ^'y^*'^' 
rofe  quello,  che  v'era  rimafto  di  buono,  e  che  nella  ftcfla  forma  fpo-    Qt,ic  "\i 
Tom.  IH.  E  gito 


34  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  gliò  l'Italia  delle  private  ricchezze,  fenza  che  Onorio  gli  poteffe  rc- 
ANS04I0.  fiitere.  Aggiugne,  che  da  Roma  condufTe  via  Placidia  Sorella  d'cflb 
Imperadorc",  e  giunto  al  Foro  di  Livio,  o  fia  a  Forlì  (l'Autore  del- 
la Milcella  fcrive  al  Foro  di  Cornelio,  cioè  ad  Imola)  quivi  la  prefe 
per  Moglie,  dr>po  di  che  divenne  amico  di  Onorio,  e  foflenne  i  di 
lui  intcrclfi.  Ma  di  quello  fecondo  fpoglio  di  Roma  non  ne  parlando 
alcimo  de  gli  Scrittori  contemporanei,  o  vicini,  difficilmente  ^i  può 
qui  preltar  fede  a  Giordano,  che  fu  più  di  un  Secolo  lontano  da  que- 
fti  fatti.  Vacilla  eziandio  la  fua  autorità  nell'aflerire  feguito  allora  il 
matrimonio  di  Ataulfo  con  Piacidia,  eflendoci  altri  Scrittori,  che  Taf- 
ferifcono  celebrato  ben  più  tardi .  Ben  credibile  è  il  relto  del  raccon- 
to di  Giordano.  Cortamente  pafsò  Ataulfo  per  l'Italia  andando  verfo 
la  G.illia,  e  perché  conduceva  un  efcrcito  di  gente  brutale,  sfrenata, 
e  masnadiera,  non  è  da  maravigliare,  fé  dovunque  pafTarono  ,  lafcia- 
rono  funeda  memoria  della  loro  rapacità  e  violenza.  Sembra  nondi- 
meno, ch'egli  non  valicafìe  l'Alpi  fé  non  nell'Anno  feguente  .  Per 
conto  poi  del  fuo  buon  animo  verfo  d'Onorio,  non  fé  n'  ha  a  dubi- 
tare per  quel  che  vedremo.  Era  Ataulfo  di  cuore  più  generofo,  e 
meglio  compolto  ,  che  il  fiero  Alarico.  Cominciò  di  buon'ora  ad  afpL- 
rarc  alle  nozze  con  Galla  Placidi:i;  e  quella  faggia  Principeffa  gh  do- 
vette ben  far  conofcere,  che  lenza  l'approvazione  dell' Imperador  fuo 
Fratello  ella  non  confmtiiebbe  giammai  a  prenderlo  per  Marito,  ed 
cflere  perciò  neccflario,  che  fi  lludialTe  di  camminar  con  buona  ar- 
monia verfo  di  lui.  Perciò  la  Storia  non  racconta  maU  trattamenti  fatti 
da  Ataulfo  al  dominio  dell'Imperio  Romano,  perch'egli  non  ne  do- 
vette f<»re.  Aveva,  come  dicemmo,  Coflantino  Tiranna  della,  Gallia  ri- 
cercata ed  ottenuta  l'amicizia  di  Onorio  Augullo,  ed  era  anche  (lato 
riconolciuto  Auguflo  da  lui.,  perchè  gli  itct  credere  di  voler  palTarc 
in  Italia,  per  liberarlo  dal  furore  de' Barbari.  Di  quell'Anno  in  fatti 
piod  a^u'à  ^S''  '■^'°  '"^  Italia  (<<)  con  molte  forze  per  l'Alpi  Cozzie  verfo  Sufa, 
i'hnit.m  e  giunfe  fino  a  Verona;  e  già  fi  preparava  per  pafTare  il  Pò,  e  vc- 
tiag.  181.  mie  a  Ravenna  per  trattar  con  Onorio:  quando  un  accidente  gli  fe- 
Sozome/iui  ^.^  mutar  penfiero.  Dappoiché  Giovio  primo  M'inHÌTo  d'Onorio  fi  ri- 
'  •?•'•  '^-  tirò  da  lui  per  feguitare  il  partito  di  Attalo,.  fucccdctte  nel  fuo  gra- 
do Eufebio  Mallro  di  Camera  dello  il cfT^  Impevadore.  Duro  poco  k 
fua  fortuna  ,  perchè  un  di  Aliovico  Generale  delle  truppe  Cefaree  il 
fece  sì  fieramente  ballonare,  che  il  mifero  fotto  que'  colpi  lafciò  la 
vita.  Quella  indegnità  cioè  quello  nuovo  efempio  accrebbe  il  poco 
concetto,  in  cui  era  Onorio,  al  vedere,  ch'egli  non  ne  fece  rifenti- 
mento  alcuno.  Tuttavia  ne  imprelle  ben  viva  in  fuo  cuore  la  memo- 
ria. Fu  dipoi  fcopcrto,  o  almen  fatto  credere  a  lui  in  occafione  della 
calata  in  Italia  di  Collantino  Tiranno,  che  quello  Gi.'ncrale  fé  1'  in- 
tendea  feco  meditando  amenduc  di  levare  al  vero  Imperadore  quel  po- 
co, che  gli  rellava  in  Italia.  Allora  fu,  che  Onorio  fi  fvcgliò,  ne 
pjfsò  molto,  che  cavalcando  a  fpaTo  per  la  Città,  mentre  Albvico 
fecondo  il  coltumc  gli  andava  innanzi,  diede  ordine,  che  collui  fofic 

ucci- 


Annali    d'  Italia.  35* 

uccifo,  e  l'ordine  fu  ben  torto  efeguito.   Scefe  allora  ài  cavallo  O-  Era  Volg. 
norfo,  e  inginocchiatofi   pubblicamente   rendè   grazie  a   Dio,   perciiè  ANN0411. 
l'avefle  liberato  da  un  inGdiator  manifefto.  Udita  ch'ebbe   Collanti- 
no   la  morte  di   coftui,  di   galoppo  fc  ne   rornò   indietro,  e  ripaflatc 
i' Alpi  fi  rtdufle  di  nuovo  ad   Arlcs,   verificando  con  quella   fuga  le 
fcità  addoflatc  ad  Allovico. 

Anno  di  Cristo  ccccxi.  Indizione   ix. 
d' Innocenzo  Papa  11. 
di  Onorio  Impcradore  19.  e   17. 
di  Teodosio  11.  Imperadore  io.  e    4. 

r^     ri     cTeodosio   A  u  g  u  STO  per  la  quarta  volta , 
*^«"^°^^J    fenza  Collega. 

PEr  queft'  Anno  ancora  continuò  Bonoftano  ad  efercitar  la  carica  di 
Prefetto   di  Roma,  ciò  apparendo  dille   Leggi  del  Codice  Tco- 
dofiano.  Credcvafi  Coftantino  Tiranno  di  avere  ilabilito  il  fuo  domi- 
nio anche  m  Jfpagna,  allorché  inviò  colà  Cojìante  fuo   Figliuolo,  di- 
chiarato pofcia  da  lui  Augujìo .   Ma  avvenne,  che  Gercazio,  il  più  bra- 
vo de' Generali,  ch'egli  lì  aveflc,  uomo  per  altro  perfido  e  cattivo, 
rivoltò  contra  di  lui  l'armi  nella  medefima   Spagna >  e   tiraci  nel    fuo 
fentimento  quanti  foldati  Romani  fi  trovarono   in  quelle  puri,  creò 
col  confcnfo   loro    Imperadore   un   certo   Mafftmo  ^   che   Olimpiodoio 
chiama  fuo  Figliuolo  W,  ma  da  Paolo  Orofio  W  Autore  più  degno  (,o  olym- 
di  fede,  perchè  Spagnuolo,  ed  allora  vivente,  non  vjen  riconofciuto  fhdorHs 
per  tale .  Frigerido  Storico  prclfo  Gregorio  Turonenfe  CO ,  il  chiama  ^/'«'^  p^'- 
uno  de'  clienti  di   Geronzio  :    il   che  s' accorda   con    Sozomeno  {d)  là  i^^^Q„n„, 
dove  fcrive,  che  coltui  era  folamcnte  Familiare  di   Geronzio  ,  uomo  ub.-].  e.  ^x. 
per  altro  di  balTa  nafcita,  e  fenza  ambizione,  che  allora  militava  nelle  'x^    Grtgor. 
Guardie  del  Corpo  dell' Imperadore.  Pare  eziandio,  che  fupponga  di-  ^^"''^"'Jf.^' 
chiarato  Augullo  quello  Malfimo,  folamcnte  dappoiché  Geronzio  giun-  ^^^  'sozóm. 
lo  nella  Gallia  ebbe  atterrato  Collante.  Comunque  fia,  certo  è,  che  i.  9.  t.  13. 
Geronzio,  lafciato  quello  fantafma  inTarragona,  giacche  quella  Pro- 
vincia rellava  illefa  da  i  Barbari,  co' quali  lecondo   Olimpiodoio  egli 
avea  fatto  un  trattato  di  Pace,  e  raunate  quante  milizie  Romane  po- 
tè, ed  aggiunte  ancora    molte   de' Barbari,   ch'erano   nella  Gallia,  fi 
molTc  contra  di  Collante  e  di  Collantino  con  ifperanza  di  fottoporre 
le  Galhc  al  fuo  Imperadore.  Giunto  pertanto  a  Vienna  del  Delfinato 
trovò,  ch'era  ivi  alla   difefa   Collante   Figliuolo  del   Tnanno.    Ebbe 
la  maniera  dt  aver  la  Città,  e  di  far  tagliare  la  tella  al  difcnlore.  Do- 
po di  che  fi  rivolfe  contra  del  di  lui  Padre  Collantino,  il  quale  s'era 
rinferrato  e  fortificato  in  Arles.  Sozomeno  fcrive,  che  appena  fu  udita 

E  2,  da 


s6  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  da  e(Ib  Coftantino  la  ribellion  di  Geronzio  e  di  Maffimo,   che   fpedl 
Anno  411.  jj  \^  j^i  Reno  Edobico  fuo  Capitano  a  chiedere  loccorfo  a  i  Franchi 
e  a  gli  Alemanni,  e  con   quella  fperanza  s'accinfe  a  foltener  brava- 
mente l'airedio,  pollo  da  Geronzio  a  quella  Città. 

Erano  in  tale  llato  gli  affari  della  Gallia,  quando  Iddio,  che  mor- 
tifica e  vivifica,  accordò  alla  Pietà  d'Onorio  Augulto  ciò,  che  man- 
cava a  quello  buon  Principe,  con  provvederlo  di  un  braccio  gagliar- 
do ed  atto  a  follcnerc  il  vacillante  Aio  Imperio,  voglio  dire  di  un  nuo- 
vo Generale  d'Armata.  Qiieili  fu  Co/Ianzo,  perfonaggio,  non  Barba- 
ro, ma  fuddito  de' Romani,  nato  nell'  Illirico,  come  alTerifce  Olimpio- 
£iS"'  ^°'°  ("^i  '"  Panefe,  o  fia  NaifTo,  Città  della  Dacia  novella.  L'  avea 
/ipud'pho-  la  natuia  formato  degno  di  comandare  ad  altri,  grande  di  corpo,  con 
$ium  f.  183.  fronte  larga,  occhi  grandi  e  vivaci,  i  quali  chinandoli  fui  collo  del  ca- 
^  '93-  vallo,  egli  movea  di  qua  e  di  là  con  velocità  per  oircrvare  tutto  quel, 
che  padava.  All'aipetto  era  talmente  ferio,  che  fembrava  malcnconi- 
co  e  fcuroj  ma  nella  raenla  e  ne' conviti  lì  facea  conofccre  affai  gaio 
ed  ameno,  e  fcherzava  egregiamente  fin  co' buffoni.  Valorofo  di  fua 
pcrfona,  e  con  lenno  capace  di  trattar  grandi  aff.tri,  e  di  comandare 
un'Armata}  e  fra  gli  altri  fuoi  buoni  coitumi,  niente  era  avido  dell'or 
ro}  virtiì  nulladimeno,  di  cui  parve,  che  fi  dimcnticaffe,  dappoiché 
arrivò  al  non  piìi  oltre  della  fortuna.  Aveva  egli  da  giovinetto  fervi- 
lo ne  gli  eferciti  Romani  a' tempi  di  Teodofio  LI  Grande,  e  per  varj 
gradi  era  giunto  ad  avere  il  titolo  di  Conte,  allorché  Onorio  l'elclfe 
per  Generale  dell'Armata,  che  drivea  palfare  in  Francia  contro  al  Ti- 
ranno Coftantino.  Per  compagno  e  Luogotenente  gli  fu  dato  Ulfìla^  il 
cui  nome  ci  fa  abbalUriza  incendere,  ch'egli  era  o  Goto,  o  pure  Un- 
l.\°cap'.%.  "o  <i'  nazione.  E  ficcome  offervo  Paolo  Orolio  (^),  la  condotta  ài 
quello  Ufiziale,  cioè  di  Coftunzo,  fece  conofcere,  quanto  più  utile 
era  all'Imperio  l'aver  de'Gencrali  Romani,  che  de  i  Barbari,  come 
s'era  lungamente  praticato  in  addietro.  Pafsò  Coilanzo  nella  Gallia,  e 
alla  comparfa  fua  nelle  vicinanze  d' Arles,  Città  allora  affediata  da  Ge- 
ronzio, tra  l'efferfi  rifvegliato  nell'cfercito  Romano  d'elfo  Geronzio 
l'amore  e  la  venerazione  verfo  il  legittimo  lor  Signore  ed  Imperado- 
rc,  e  mercè  del  credito,  e  probabilmente  de'fcgreti  maneggi  di  Co- 
ilanzo, i  loldati  di  Geronzio,  per  altro  mal  foddisfatti  del  iuo  impe- 
riolo  e  fcvero  procedere,  per  ia  maggior  parte  l'abbandonarono,  e 
vennero  lotto  le  bandiere  del  medclirao  Coilanzo  Conte.  Non  perde 
tempo  Geronzio  a  fcappare,  e  con  pochi  il  ritirò  in  Kpagna.  Ma  qui- 
vi i  Soldati  Spagnuoli,  conceputo  dello  fprezzo  per  lui  a  cagione  di 
quella  fuga,  determinarono  di  ammaziarlo.  In  fatti  l'aficdiarono  una 
notte  in  cala  fua,  ma  egli  bravamente  fi,  difcfe  coli' aiuto  de' fuoi  Ser- 
vi fino  alla  mattina,  in  cui  fuggendo  avrebbe  forfè  anch'egli  potuto 
falvare  la  vita,  ma  per  amore  di  Nonncchia  fua  Moglie  noi  fece.  Tol- 
tagli poi  ogni  fperanza  di  falute,  perchè  i  loldati  aveano  attaccato  il 
fuoco  alla  cafa,  uccifo  prima  un  Alano  Iuo  Servo  fedele,  e  la  Mo- 
glie, che  iltantementc  il  pregarono  di  non  lal'ciarli  in  vita,  pofcia  con 

un 


Annali     d'  Italia.  57 

un  pugnale,  ch'egli  fi  fpinfe  nel  cuore,  finì  anch' egli  di  vivere:  Ce  f.ra  Volg. 
pure,  come  Ornfio  racconta,  non  furono  i  foldati,  che  rifparmiarono  ANN04U. 
a  lui  la  fatica  d'ucciderfi.  Sozomeno  (<>),  che  racconta  qucfto  fatto,  ^ 
loda  la  Moglie  di  coilui,  come  Donna  d'animo  virile,  perchè  Crillia-  ),-^  g'^"^'-! 
na,  aggiugncndo,  ch'ella  ebbe  un  fine  degno  della  fua  Religione,  con 
aver  per  quel  fuo  coraggio  lalciata  una  Icmpiterna  memoria  di  fé  llefla 
a  i  pofterij  fenza  badare,  che  preflb  i  Gentili  erano  ben  in  pregio  fi- 
mili  bravure,  ma  fecondo  la  lieligione  di  Grillo  un  tal  furore  non  fi 
può  fcufar  da  peccato .  La  caduta  di  Geronzio  fi  tirò  dietro  quella  del 
fuo  Impcradore  MaJ/ìmo,  che  abbandonato  da' foldati  della  Gallia  fu 
fpogliato  della  Porpora,  e  degradato,  con  eflergli  nondimeno  donata 
la  vita,  perchè  efTendo  uomo  umile  e  modello,  parve  che  non  il  avef- 
fc  più  da  temere  di  lui.  Olimpiodoro  all'incontro  narra,  che  coitui 
dopo  la  morte  di  Geronzio  le  ne  fuggì  prcflo  i  Barbari  fuoi  Collega- 
ti.  Qiie Ilo  avvenne  lolamentc  l'Anno  Icgueme,  fccondoché  narra  San 
Profpcro  nella  fua  Cronica.  Truovali  poi  per  atteftato  di  Profpero  Ti- 
rone  (o  fia  d'altro  Autore)  che  circa  l'Anno  419.  Maffimo  colla  for- 
za fi  fece  Signore  delie  Spagne^  e  che  nel  412,.  prcfo,  fu  trionfalmen- 
te condotto  a  Ravenna,  e  raollrato  al  Popolo  ne' Tricenrwli  d'Onorio 
Augullo.  Marcellino  Conte,  e  Giordano  Storici  fcrivono  lo  Ile  fio . 
Perciò  Adriano  Valefio  e  il  Pagi  fono  Itati  u'avvifo,  che  il  medefi- 
mo  Maflìmo  rinovafTe  la  ribellione  m  Ifpagna,  e  che  infine  fi  rifugiaf- 
fe  tra  i  Bàrbari;  Opinione,  che  fi  rende  quali  certifllma  dalle  parole 
d'Orofio,  là  dove  fcrive  prima  di  dar  fine  alla  fua  Cronica,  parlando 
del  deporto  Maffimo .  Cojìui  di  pejente  bandito  vive  mendico  fra  i  Bar- 
bari i»  Ifpagna,  Qualche  partito  di  malcontenti  dovette  di  nuovo  met- 
tere in  teatro  quello  Imperadore  dafcena,  ma  ebbe  corta  durata.  Nel 
Codice  Teodofiano  {b)  efillono  varj  Editti  di  Onorio  contra  di  coitui.  (b>  cod. 

Ma  non  può  già  fufiìllere  il  dirfi  da  Profpcro  fuddctto,  che  que-  ilrid.l.  15. 
fio  prel'e  la  Signoria  delle  Spagne .  Di  qualche  Provincia  si,  iiu  non  già  ^■'"-  M- 
di  tutte  quelle  Provincie.  Già  vedemmo,  che  v'erano  entrati  i  Van- 
dali, Alani,  e  Svcvi,  e  quelli  in  buona  parte  della  Spagna  feguitavano 
a  fignorcggiarc,  cioè  ad  cfercitare  quanti  atti  poteano  di  crudeltà.  1- 
dacio  Velcovo  in  Jlpagna  circa  quelli  mcdefimi  tempi  ci  lafciò  autentica 
memoria  delle  barbariche  loro  azioni  j  perciocché  fecero  llrage  de'  PopO' 
li ,  e  facchcggiiirono  quante  Città  e  Calleila  non  ebbero  forze  da  reliltere 
alle  lor'armi .  A  quelli  mali  tenne  dietro  una  Ipaventofa  cardila,  per  cui 
fi  trovarono  Madri  si  dilumanate,  che  uccilero  la  lor  prole  per  cibar- 
fene .  Succedette  anche  la  pelle,  che  dclolò  le  intere  popolazioni. 
Anche  Olimpiodoro  prefTo  l'ozio  fa  menzione  dell'orrenda  fame,  che 
afflifie  la  Spagna .  E  non  erano  già  minori  in  quel  tempo  i  peccati  de 
gli  Spagnuoli  di  quei  de  i  Galli,  e  de  gl'Italiani,  per  cavare  dalla 
mano  di  Dio  i  flagelli.  Baita  leggere  Salviano  nc'luoi  Libri  del  go- 
verno di  Dio.  Coiituttocio  non  tu  pigra  la  mifcricordia  dell' Akilfimo 
a  recar  follievo  alle  tribulazioni  della  Provincia  lipana  ,  coli'  il'pirare 
in  quell'Anno  pculicri  di  pace  a  quc' Barbari.  Conolcendo  elfi  in  fi- 
ne 3 


i9  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  ne,  ch'era  meglio  il  darfi  alla  colrura  delle  campagne,  che  vivere  di 
ANN0411.  rapitw,  fi  accordarono  con  qu«' pochi  abitanci  dfel  p-Jcfe,  a' quali  era 
fa')  iildorus  riulcito  di  falvarlì  dalle  loro  Ipade,  e  dal  furor  della  fame  («>.  I  Van- 
in  citronic.  ^^^h  ^^  de' quali  cri  Goaderiio,  e  gli  Svcvi  con  Ermetico  Re  loro, 
Goth.  occuparono  la  Gallizia,  in  cui  fi  comprendeva  allora  la  CalHglia  vec- 

chia} gli  Alani  prefero  la  l^ufitania,  oggidì  il  Portogallo,  e  la  Provin- 
cia di  Cartagena}  ed  altri  Vandali,  chiamati  Silengi,  la  Bctica,  dove 
è  Siviglia;  clfendofi  poi  creduto,  che  1' Andaluzia  d'oggidì  prendeifc 
il  nome  da  colloro,  e  (la  corrotto  quel  nome  da  Vandalicia .  Sicché 
la  Spagna  Tarraconefe  è  da  credere,  che  tuttavia  Itcffc  falda  nella  di- 
vozione e  fedeltà  verfo  il  Romano  Imperio.  ^In  quelli  tempi  ancora 
non  andarono  denti  da  gravi  flagelli  l'Egitto,  la  Palcllina,  la  Soria, 
G  la  Fenicia  per  le  incurfioni  de' Saraceni,  o  fii  de  gli  Arabi,  atteftan- 
(b)  H/«rff»y-  dolo  San  Girolamo  {b) .  Dopo  avere  il  Generale  d'Onorio  Cojìanz» 
^d  'Jd^^''  ^""^^  "^^^^  Gallie  sbrigato  l'affare  di  Gttonzio,  iì  pole  anch' egli  all' 
Marcellin.  ^^'-'dio  di  Arles,  entro  la  qual  Città  era  tuttavia  inchiufo  il  Tiranno 
Goitantino.  CoUui  per  la  i'pcranza  de'foccorfi,  che  afpettava  da  i  Po- 
poli Oltrarenani,  fi  loiVenne  per  ben  quattro  mefij  quand' eccoti  in  fat- 
ti avvicinarfi  quello  foccorfo,  condotto  da  Edobico  Ge.ierals  d'cflb  Co- 
flantino,  e  con  tali  forze,  che  fu  in  penticro  il  Generale  d'Onorio  di 
ritirarfi  m  Italia.  La  neceflìtà  il  coftrinfe  a  fermarfi,  perchè  Edobico 
era  giunto  non  molto  lungi,  e  potea  troppo  incomodarlo  nella  ritira- 
ta. Prefe  dunque  rifoiuzione  divenire  ad  una  giornata  campale,  e  paf- 
fato  il  Rodano,  accortamente  fi  pollò  colla  fanteria  per  ricevere  ia 
fronte  i  nemici,  e  comandò,  che  Ulfila  altro  Generale  (ì  mettefie  col- 
la cavalleria  in  un' imbofcata,  per  afi'alirli  alla  coda.  Così  fu  fatto,  e 
lo  ftratagema  con  tanta  felicità  riufcì,  che  l'efercito  nemico  atterrito 
fi  mite  in  fuga,  con  reftarne  afTaiffimi  cftinti  fui  campo,  e  molt' altri 
impetrato  quartiere  rimafero  prigionieri.  Edobico  Generale  di  quelle 
truppe,  mercè  delle  buone  gambe  del  fuo  cavallo  fi  mife  in  faivo,  e 
ricoveroflì  in  cafa  di  certo  Ecdicio,  obbligato  a  lui  per  molti  benefi- 
zi, e  però  creduto  fuo  ottimo  amico.  La  ricompenla,  che  n'ebbe,  fu 
di  perder  ivi  la  teda,  che  fu  da  Ecdicio  portata  a  i  Generali  d'Ono- 
rio per, la  fpcranza  di  un  gran  premio.  Quelli  il  ringraziarono  molto, 
ed  avendo  egli  poi  voluto  fermarfi  nel  Campo,  gli  fu  detto  all'orec- 
chio, che  r  Armata  Romana  non  fentiva  piacere  di  converlàr  con  pcr- 
fona,  folita  a  trattar  si  bene  gli  ofpiti  fuoi  amici. 

Dopo  quella  vittoria  rinforzato  maggiormente  l'afiedio,  Coflan- 
tino   yeggendofi   perduto,  depolle  le   inlcgnc   Imperiali,   (i  ritirò    ia 
Chicfa,  e  fi  fece  ordinar  Prete  dal  Vefcovo  di  quella  Città,  avviian- 
dofi  con  qfuello  ripiego  di  falvarc  la  vita.  Gli   aflediati   ailora  capito- 
larono la  refa,  ed  ottennero   il   perdono.   Collantino,  e   Giuliano   fuo 
(e)  Frktr     Figl'o  tolti  di  Chiefa  furono  inviati  con  buona  fcorta  all'  Impciadore 
apud  Greg.    a  Ravenna,  ma  non  vi  giunfero,  perchè  Onorio  ricordevole,  che  Co- 
Turonenf.      ilantino  avca  tempo  fa  tolta  la  vita  a  gl'innocenti  Parenti  d'eflb  Au- 
lib  1.  e.  8.       j^     (^N     mando  ordine,  giunti  che  furono  al  Mincio,  che  veniflero 
H/yJ.  Frane,  fa  ^  ''  »  '  &  (jgca- 


Annali    d'  Italia.  39 

decapitati,  fenza  farfi  fcrupolo,  che  da'fuoi  Generali   fofle   loro  ftata  Era  Volg. 
proraefTa  con  giuramento  la  ficurezza  della  vita,  allorché  fi  renderono  ANN041Z. 
gli  Arelatenfi.  Le  tefte  di  coftoro,  fé  crediamo  ad  OHmpiodoro  (o),  (a:  olym- 
furono  portate  a  Cartagine,  ed  ivi  efpoftc  al  pubblico  fopra  un  paio,  ^J°'^p^^^ 
dove,  die' egli,  erano  ancor  quelle  di  Maflìmo  ed   Eugenio  Tiranni,  ^r*^^^  ^  ^ g^ 
uccifi  al  tempo  di  Tecdofio.  Ma  non  farebbe  gran  cofa,  che  quel  te-  ^  ,86. 
Ilo  folTc  icorretto,  e  che  s'avefle  a  leggere  Roma,  o  altra  Città.  Pa- 
reva, che  dopo  la  vittoria  fuddetta  avelie  da  rimecterfi   la  pace  nelle 
Gallici  ed  appunto  l-^fciò  fcritto  Sozomeno,  che  tutte  quelle  Provin- 
cie ritornarono  all'ubbidienza  d'Onorio  Augufto,  e  furono  da  lì  innan- 
zi governate  da  gli  Ufiziali  di  lui.  Ma  per  quanto  andremo  vedendo, 
feguitarono  a  fignoreggiar  nelle  Gallie  molti  Barbari,  ed  alcuni  Ti- 
ranni. Sappiami  in  oltre  da  Frigerido  Storico,  citato  da  Gregorio  Tu- 
ronenle,  che  durante  lo  ItcfTo  alfedio  d'Arles,  venne  nuova  a  Collan- 
zo  Generale  d'Onorio  dalla  Gallia  Occidentale,  come  Giovino^  perlò- 
naggio  nobililTimo  di  que'paefi,  aveva  affunto  il  titolo  d' y/w^w/o,  e  gli 
ornamenti  Imperiali,  e  marciava  con   un   poderofo   efercito  di  Borgo- 
gnoni, Alamanni,  Franchi,  ed    Alani,    per   foccorrere  gli  alTediati:  il 
che  diede  mot  vo  a  Coft.mzo  di  accordare  un'onefta  Capitolazione  a  i 
Cittadini  d' Arks,  acciocché  gli  apriffero  le  porte.   Non  io  poi  dire  , 
(e  in  quello,  o  pure  nel  feguente  Anno  accadelfe  ciò,  che  narra  il  fud- 
dctto  Frigerido,  cioè  che  Decimo  Rullico,  e  molti  Nobili  della  Pro- 
vincia d'Auvergne,  feguici  d'cflo  Giovino  Tiranno,  furono  prefidai 
Generali  d'Onorio,  e  crudelmente  fatti    morire.    Preflo  il    Mczzabar- 
ba  cfiliono  Medaglie  battute  col  nome  di  quello  nuovo  Tiranno  (.l>) .  (b1  Medici'. 
Onorio  Imperadore  intanto  feguitava  a  (tare  a  Ravenna,  ed   in  quefl'  j^^"^'^/{^^[' 
Anno  fece  folennizzare  in  Roma  l'Anno  ventefimo  del  fuo   Imperio.      ' 

Anno  di  Cristo  ccccxii.  Indizione  x. 
d'  Innocfnzo  Papa  1 1. 
di  Onorio  Imperadore   20.   e   18. 
di  Teodosio  lì.  Imperadore   11.  e   j. 

C     f  r    5  O^iO'^'O  Augusto  per  la  nona  volta, 
onoi    <^  Teodosio  Augusto  per  la  4uin[a. 

PJlmato  fi.  truova  in  una  Legge  del  Codice  Teodofiano  Prefetto  di 
Roma  per  quelli  tempi .  Cofa  operafTc  yit:yuìfo  Re  de'  Goti,  e  Suc- 
celTor  di  Alarico- ncil' Anno  addietro,  (landò  in  Italia,  niuno  de  gli 
antichi  Storici  l'ha  regillrato.  Solamente  Giordano,  ficcome  dicem- 
mo, feri  ve  (f),  che  Taccheggiò  l'Italia,  e  s'accordo  con  Onorio^  ma  (0  Jorda». 
per  varj  capi  non  fufTitle  il  Tuo  racconto.  Si  può  non  fenza  fondamen-  '^'  ^'^'" 
to  credere,  che  il  trattencflcro  dall' inferocire  le  infinuazioni  di  Galla    ""' '•  3^* 

Pia- 


4®  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  PlacidLi  Tua  prigioniera,  alle  cui  nozze  coftui  afpirava,  e  a  qualche  trat- 
AKN0411.  tifo  (jj  accomodamento  con  Onorio  Imperadore.  Ma  non  cfrendo  que- 
fto  riufcico,  Araulfo  o  per  paura  d'clTere  coleo  in  mezzo,  fé  Coftan- 
zo  Generale  d'Onorio  folTe  tornato  coH'cfercito  in  Italia,  o  più  tofto 
perchè  invitato  da  Giovino  Tiranno,  o  pure  con  difegno  di  fcco  unir- 
li, determinò  di  paflar  nelle  Gallie.  Jttalo  era  con  lui,  cioè  quei  me- 
dcfimo,  che  fotto  Alarico  due  volte  comparve  Jtnpcradore,  ed  altret- 
tante fu  deporto .  Coftui  ficcomc  gran  faccendiere,  propolta  l'unione 
con  Giovino,  gli  dava  ad  intendere,  che  co'fuoi  maneggi  gli  ballava 
l'animo  di  farlo  padrone  almeno  della  metà  delle  Gallie.  in  effetto 
(i)  Prcffer  coIà  s' inviò  Ataulfo  W,  e  paflate  fcnza  oppofizione  alcuna  l'Alpi, 
in  chrenic).  andò  a  faccheggiar  il  rcfto  di  quello,  che  gli  altri  Birbari  per  avven- 
tura aveano  lafciato  alle  Provincie  Galli^che.  Attalo  fi  portò  a  trattar 
(b)  olymp.  *^°"  Giovino,  credcndofi  di  far  gran  cole  (l>);  ma  fcoprì,  che  coltui 
apud  pho-  non  avea  gradito  l'arrivo  di  Araulfo  nelle  Gallie,  e  d'efler  egli  poco 
tmm  f.  183.  accetto  per  aver  configliata  ad  Ataulfo  quella  rifoluzione.  Perciò  nac- 
quero tofto  difiapori  fra  Giovino  ed  Ataulfo.  Erafi  partito  da  Onorio 
il  barbaro  Saro,  uom  valorofo,  altre  volte  di  fopra  nominato,  per  ilde- 
gno,  a  cagione  di  non  avere  l' Imperadore  galìigato  chi  avca  uccifo 
Belleride,  familiare  d'efib  Saro.  Coftui  con  circa  venti  perfonc  me- 
ditava di  pafTar?  al  fervizio  di  Giovino.  Lo  feppe  Ataulfo  fuo  nimi- 
co, e  con  dieci  mila  de'fuoi  Goti  il  raggiunfe  in  cammino .  Fatta  Sa- 
ro una  gagliarda  difefa,  in  fine  fu  prefo  vivo,  e  poco  dopo  tolta  gli 
fu  la  vita.  Crebbe  maggiormente  il  mal  animo  di  Ataulfo  centra  di 
Giovino,  perchè  pretendendo  il  Re  barbaro  di  divenir  fuo  Collega 
nell'Imperio,  Giovino  all'incontro  in  vece  di  lui  dichiarò  Augufto 
Sebafliano  fuo  Fratello.  Adoperoflì  in  oltre  per  guaftarc  l'union  di  co- 
ftoro  Bardano  Prefetto  del  Pretorio  delle  Gallie,  e  perfonaggio  loda- 
to afiaiflìma  da  i  Santi  Agoftino  e  Girolamo,  ma  dipinto  da  Apolli- 
nar  Sidonio  per  uimo  carico  di  vizj,  che  non  s'era  voluto  fottomet- 
tcrc  a  Giovino.  Pertanto  di  più  non  vi  volle,  perchè  Ataulfo  irritato 
da  un  tale  fprezzo,  mandafl'c  ad  offerir  la  pace  ad  Onorio,  con  pro- 
mettergli le  tefte  di  que' Tiranni,  e  la  reftituzione  di  Pìacidia,  efigen- 
do  folamente  in  conrracambio  non  fo  quale  quantità  di  vettovaglie. 
Tornati  i  fuoi  Ambafciatori  con  gli  articoli  della  concordia  accettati  e 
giurati  da  Onorio,  Ataulfo  s'accinfe  dal  fuo  canto  all'efecuzion  delle 
promefTe.  Gli  cadde  fra  poco  nelle  mani  SebaftianOy  e  ne  invio  la  tc- 
fta  a  Ravenna.  Ritirofìi  Giovino  a  Valenza,  Città  allora  affai  forte,  nel 
Delfinato  d'oggidi,  la  quale  afTediata  da  Ataulfo,  reftò  in  fine  prefa 
per  forza.  Fu  confcgnato  Giovino  a  Dardano,  acciocché  l'inviafTc 
ad  Onorio  ;  ma  Dardano  per  maggior  ficurtzza  gli  tolfe  la  vita  in  Nar- 
bona.  La  refta  ancora  di  coftui  fu  mandata  all'Impcradore,  e  poi, 
(fé  crediamo  ad  Olimpiodoro)  fpedita  a  Cartagine  con  quella  di  Se- 
{z)  idac'ius  baftiano.  Idac'o  (0  pretende,  che  cofloro  fofTero  prefi  da  i  Generali 
ife  Chrenic.  d'Onorio,  probabilmente  perchè  s'erano  uniti  anch' elTI  con  Ataulfo 
alla  diftruzion  de' Tiranni.  Ho  io  poi  raccontata  tuttala  un  fiato  fot- 
to 


Annali    d'  Italia.  41 

to  il  prefcnte  Anno  la  Tragedia  di  coftoro;  ma  forfè  la  lor  caduta   e  EraVoIs- 
morte   fi   dee  differire  all'Anno  fulFegucnte,  in   cui   la   riferifcono  le  Anno4iì. 
Croniche  attribuite   a   Profpcro  Tirone .    Ma  non   fi  può  già  ricavar 
quclto  con  ficarezza  da  quella  d'Idacio,  come  pretende  il  Pagi. 

Leggonfi  nel  Codice  Teodofiano  ('0  molte  Leggi,  date  in  qucft'  (a)  Gotof. 
Anno  da  Onorio  Iinperadore,  tutte  in  Ravenna,  dove  egli  Ibggiorna-  chron   cod. 
va.  Era  feguita  nell'Anno  precedente  in  Affrica  la  famofa  Conferenza      "  °^' 
trai  Cattolici  e  Donatilti  colla  dccifione  di  Marcellino  Tribuno,  aflt- 
ftente  alla  mcdcfima  d'ordine  di  Onorio,  in  favore  de' primi.  Gli  ofti- 
nati  Donatilti  non  fi  vollero  per  quello   rendere,  anzi  maggiormente 
infuriarono,  e  feguitarono  a  commettere  de  gli  omicidj  :  il  che  obbli- 
gò r  Impcradore  a  pubblicare  in  quell'Anno  delle  Leggi  piìi  che  mai 
rigorofe  contra  di  loro  .  Ordinò,   che  foffcro  tolte  loro  le  Chicfe,  e 
date  a  i  Cattolici-,  che  i  Laici  della  lor  Setta  foflcro  puniti  con  pene 
pecuniarie-,  che  non  potcflero  far  adunanze.  Con  altre  Leggi  poi  con- 
cedette molte  eicnzioni  a  i  Beni  de  gli  Ecclefiaftici,  e  determinò  che 
le  accufe  contra  le  pcrfone  de'medefimi  folTcro  giudicate  da  i  Vcfco- 
vi  alla  prefenza  di   molli   teftimonj .    E   perchè  dall'  Affrica  venivano 
frequenti  doglianze  delle  avanie  e  concullìoni,   che  vi   commettevano 
gli  Utìziali  Cefarei,  deputati  tanto  a  raccogliere  i  Tributi,   quanto  a 
far  pagare  i  Debiti  de  gli  Anni  addietro,  e  a  cercare  i  defertori  e  va- 
gabondi: Onorio  con  faggi  editti  fi  ftudiò  di   rimediare  a  si  fatti  di- 
Ibrdini.  Premeva  ancora  a  quefto  piiffimo  Principe,  che  fi    rimetteffc 
in  vigore  la  tanto  afflitta  Città  di  Roma;  e  però  diede  varj  Privilcgj 
a  i  Corporati,  cioè  alla  Società  di  coloro,  che  conducevano  colà  gra- 
ni ed  altri  viveri,  acciocché  non  penuriaffe  il  Popolo  di  vettovaglia  . 
Roma  in  fatti  dopo  le  calamità  foffertc  da  i  Goti  non  iftcttc  molto  a 
ripopolarfi,  di  maniera  che  Paolo  Orofio  {b)  pochi  anni  dopo  fcrivcn-  (b)  orofiut 
do  la  fua  Storia,  atteftò  per  relazione  de  gli  llcflì  Romani,  che   non  ''^- 7- f- 40. 
fi  conofceva  più  il  danno  inferito  a  quell'augufta  Città  da  i  Barbari  , 
a  riferva  di  qualche  luogo  già  devaftato  dalle  fiamme .  Ed  Albino  Pre- 
fetto di  Roma  nell'Anno  414.  (fecondochè  narra  Olimpiodoro)  (O.  fc)  oUm- 


fcriffe,  che  non  ballava  al  Popolo  d'effa  Città  la  porzione  del   grano  P'"^- ."fi^i 
pubblico  affegnatogli  dalla  pia  liberalità  dell*  Impcradore  :   tanto  era  ^*'"""" 
crefciuta  la  moltitudine  de  gli  abitanti.  '"'^' 


rom.  IIL  F  Anno 


4x 


Annali    d'  Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxiir.  Indizione  xu 
d'  I N  N  o  e  E  N  z  o  Papa    1 3 . 
di  Onorio  Imperadore  21.  e    19. 
di  Teodosio  li.  Imperadore  12.    e  6. 

Confoli  ^  Lucio,  ed  Erachano. 


Era  Volg. 
ANN0413, 


(a)    Hieron^ 

Epifi.  2.  ad 
Demetrlad. 


(b)  Orofius 
M.  7.  (.  41. 


(e)  Marceli. 
in  Chmnice . 


(d'I  Idacìus 
in  Chronìcc 
apud  Sir- 

niond»m . 


E  Radiano,  quel  medefìmo,  che  di  Tua  mano  uccife  già  Stilicene, 
e  per  guiderdone  ebbe  da  Onorio  Augufto  il  governo  dell' Affri- 
ca col  titolo  di  Conte,  fu  creato  dal  medcfimo  Imperadore  Confole 
di  qucft'^Anno  in  compagnia  di  Lucio,  avendo  voluto  Onorio  premiare 
il  merito,  ch'egli  s'era  acquiftato  in  isventare  ne  gli  anni  addietro  i 
difegni  del  falfo  Imperadore  Attalo,  con  impedirgli  l'entrata  nell' Af- 
frica. Ma  coftui  perfona  di  fccUerati  coftumi,  de' quali  ci  lafciò  un' 
orrida  dipintura  San  Girolamo  W,  fenza  faperfi,  fé  in  lui  fofle  mag- 
giore la  fupcrbia,  o  la  crudeltà,  l'avarizia  e  la  gola,  gonfiatofi  mag- 
giormente per  quefto  onore,  e  moflo  non  meno  dagli  efempj  de' Ti- 
ranni della  Gallia,  che  dalla  poca  ftima  del  regnante  Onorio:  anch' egli 
fi  fottraffe  dalla  di  lui  ubbidienza)  e  meditò  non  folo  di  farfi  padrone 
dell'Affrica  (^)  ,  ma  eziandio  di  levar  la  corona  di  tefta  al  fuo  bene- 
fattore Augufto.  Congiurofli  pertanto  con  Sabino,  fuo  doraeftico  e 
Configliere,  uomo  accortiflìrao,  capace  di  efeguir  de' grandi  attentati, 
e  di  fcguito  non  minore  in  Affrica,  con  dargli  per  moglie  una  fua  Fi- 
gliuola, affine  di  più  flrcttamentc  invifchiarlo  ne'fuoi  intereffi.  Trat- 
tenne coftui  per  qualche  tempo  con  varj  prctcfti  la  fpedizion  de'grani 
a  Roma,  penfando  di  valerfi  delle  navi  pel  difegno  da  lui  conccputo. 
In  queft' Anno  poi  unita  una  gran  flotta  con  quanti  armati  potè,  fpie- 
gò  le  vele  verfo  Roma,  non  già  coli* apparenza  di  andare  a  prendere 
il  pofreflo  del  Confolato,  ma  colla  chiara  difpofìzione  di  farlène  pa- 
drone. Paolo  Orofio  fcrive,  effcre  allora  corfa  fama,  ch'egli  feco  mc- 
naffe  tre  mila  e  ducenro  navi:  numero,  che  eccede  la  credenza  noftra, 
perché  fìccome  il  medcfimo  Autore  ofTerva,  né  pur  Serfc,  e  né  meno 
AlefTandro,  o  altro  Monarca  giunfe  mai  a  formare  una  fiotta  sì  ftrepi- 
lofa.  All'incontro  Marcellino  Conte  (f)  più  difcrctamente  narra,  che 
coftui  venne  con  fctteccnto  navi,  e  tre  milafoldati,  numero  nondime- 
no di  gente,  che  dee  parere  at>ch'eflb  tropfo  fcarfo  per  chi  medita- 
va sì  grande  imprefa.  Giunto  Eracliano  a  i  lidi  dell'Italia,  fé  gli  fe- 
ce incontro  Marino  Conte,  Ufitialc  di  Onorio  con  quante  truppe  po- 
tè, e  gli  mife  tale  fpavento,  che  giudicò  meglio  di  darfì  alla  fuga,  e 
fé  ne  tornò  con  una  fola  nave  in  Affrica.  Ma  fc  vogliam  credere  allo 
Storico  Idacio  (<^),  feguì  tra  Eracliano  e  Marino  un  fatto  d'  armi  ad 

Otri- 


Annali    d'  Italia.  43 

Otricoli,  dove  rcftarono  morte  cinquanta  mila  perfone  fui  campo:  rac-  Ek*  Volg. 
conto  fpfopofitatO}  perchè  fé  ciò  fullillefle,  converrebbe  fupporre  ve-  Anno  413- 
nute  alle   mani  almen  cento  mila  peribna  in  tal'occafione:  il  che  non 
può  mai  accordarli  colle  circollanze  d'allora.  Nulladimeno  può   b-7n 
Idacio  farci  conghietturare,  che  Eracliano  conducelTc  in  Italia  pjù  di 
tre  mila  perfone,  e  che  folamente  fuggilTe,  perchè  la  peggio  gli  toc- 
cò in  qualche  conflitto.  Giunto  collui  in  Affrica  l'confitto  e  fcrcdita- 
to,  non  tardarono  a  tenergli  dietro  ordini  preflanti  deli' Imperadorc  di 
ucciderlo,  dovunque   fi   trovaflc.    E  colto  in  fatti  nel  Tempio   della 
Memoria,  fu  quivi  trucidato.  Onorio  Augnilo  a  dì  cinque  di  Luglio 
del  prefente  Anno  fcrilfe  a  i  Popoli  dell'Affrica,  con  dichiarare  Era- 
cliano nemico  pubblico,  condannando  lui  e  i  fuoi  complici  a   perdere 
la  rcfta,  col  confifco  di  tutti  i  loro  beni  («) .  E  con  altra  Legge  del  dì  h''  Ub.  ij. 
tre  d' Agofto  indirizzata  ad  jddriano  Prefetto  del  Pretorio,  ordinò,  che  Jl'-  H-  ce- 
fi abolilte  il  nome,  ed  ogni  memoria  di  lui.  Donò  eziandio,  fecondo-    ^''  ^'^'"'• 
che  s'ha  da  Olimpiodoro,   tutti  i  di  lui   beni  a   Cojlanzo  Conte,   fuo 
Generale,  che  fé  ne  fervi  per  le  fpcfe  del  fuo   Confolato  nclT  Anno 
fegucnte,  ma  fenra  eflcrfi  trovati  que' monti  d'oro,   che  la   fama  de- 
cantava. Sabino  Genero  d' Eracliano  fuggito  a  Coilantinopoli,  fu  pre- 
fo,  e  dato  in  mano  a  gli  Ufiiiali  d'Onorio,  e  probabilmente  fi  teppe 
cosi  ben  difendere,  che  n'ebbe  folamente  la  pena  dell' cfilio. 

Intanto  nelle   Gallie  fi  fconciò  preilo  la  buona  intelligenza,  che 
pafsò  nell'Anno  addietro  fra  il  fuddetto  Coflanzo  Conte ,  e  Jtaulfo  Re 
de' Goti.  S'era  obbligato  <juc(to  Re  di  rclhtuirc  P/rfd^/'a  all' Impera- 
dorc fuo  Fratello}  e  Colhnzo,  che  dcfiderava  e  fperava  di  ottenerla 
in  Moglie,  ne  andava  facendo  varie  iilanze  {b) .  Ma  Ataulfo,  che  afpi-  (b)  ol'm- 
rava  anch' egli  alle  medefime  Nozze,  non  ceffava  di  tergiverfare  alle-  piod.  apud 
gando,  che  Onorio  non  gli  avea  confegnato  il  grano,  già  accordato  ■^'^'""'^ 
nella  capitolazione j  e  che  ottenuto  quello,  la  renderebbe.  Rcftati  dun- ^''^'  '  '" 
que  amareggiati  gli  animi,  Alaulfo  voltò  le  fue  armi  contro  di  Nar- 
bona,  e  fé  ne  impadroni  nel  tempo  della  vindcmia  (0  •  Per  attellato  (0  idacius 
di  San  Girolamo  {d)  fu  prefa  anche  Tolofa,  e  il  Tillcmont  fofpetta,  '"^^^'"'^'o- 
che  da  Ataulfo.    Ma  molto  prima  pare  ferina  la  Lettera  del   Santo  Epifi'.'Vt"' 
vecchio,  dove  conta  contante  altre  fciagure  della  Gallia  ancor  qucfta  .  ad  jtgerùch. 
Certo  è  bensì  (e  ne  fa  teftimonianza  Olimpiodoro)  che  Ataulfo  tentò 
di  forprendcre  con  inganno  la  Città  di  Marfiglia:  ma  non   gli   venne 
fatto  per  la  vigilanza  e  bravura  di  Bonifazio  Come ,  che  coli' armi  gli 
fi  oppofe  con  obbligarlo   alla  fuga,  e  regalarlo  ancora  d'  una    ftrua  , 
Quello  Bonifazio  Conte  verifimilmente  è  quello  llcflb,  ch'ebbe  dipoi 
il  governo  dell'Affrica,  e  s'incontra  nelle  Lettere  di  Santo  Agoltino. 
Sappiamo  ancora  da  Profpero  Tirone  (0,  che  1'  Aquitania  in  quell' An-  (e)   Prefpei- 
no  venne  in  potere  de' Goti}  e  da  Paolino  Penitente  (/),  che  la  Cit-  Tiro  m' 
tà  di  Bordeaux  ricevette  come  amico  Ataulfo }  ma  non  andò   molto,  chmnics. 
che  provo  miferamente  la  crudeltà  di  que' Barbari,  con  rimanerne  tutta  ^I^,^,f''Ì'^'"' 
incendiata.  Così  in  quelli  tempi  ebbe  principio  nella  Gallia  Meridio-  Èu'chàhfi. 
naie  il  Regno  de' Goti,  di  modo  che  quelle  Provincie  per  alcuni  Sc- 

F  i  coli 


44 


Annali    d'  Italia. 


E»  A  Volg. 
AMN04r3. 


(a)  Hailrìa- 
nus  Vnìcpus 
Notit.  Gal- 
liar. 


(b)    ufu^uft. 
Epìft.  i6i. 
»lim  2,59, 


(e)  Orofms 
Uh.  7.  e.  4,1. 

(d)   Ccdic. 
Thttdtf. 
i.Si.deH£ 
rttk. 


coli  dipoi  portarono  il  nome  di  Gotia.  Similrnente  nella  parte  Setten- 
trionale della  Gallia  preflb  il  Reno  i  Borgognoni  fotto  il  Re  loro  Gun- 
tario  o  Gondecario^  llabilirono  il  loro  Regno.  Erano  coftoro  Popoli 
della  Germania,  divennero  in  breve  Criftiani,  e  fi  domefticarono  sì 
fattamente,  che  i  Romani  di  quc'paefi  volentieri  fé  ne  ftavano  fotto 
il  loro  governo.  La  Borgogna  d'oggidi  è  una  picciola  parte  di  quel 
Regno,  perchè  coltoro  a  poco  a  poco  ftcfero  il  loro  dominio  fino  a 
Lione,  al  Delfinato,  e  ad  altre  Città  di  que' contorni,  come  avvertì 
il  Valefio  C'?) .  Dappoiché  Marino  Conte  ebbe  nel  prefente  Anno  sì 
valorofamente  ripulfato  da' contorni  di  Roma  il  ribello  Eracliano,  in 
ricompenfa  del  merito,  ch'egli  s'era  acquiftaio,  fu  fpedito  dall' Impe- 
rndorc  Onorio  in  Affrica  con  ampia  autorità  di  punire  e  confifcare  . 
Coftui  barbaramente  fi  prevalfe  del  fuo  potere,  colla  morte  non  folo 
di  molti  delinquenti,  ma  anche  di  non  pochi  innocenti,  perchè  con 
troppa  facilità  porgea  l'orecchio  a  chiunque  portava  accufe  in  fegrc- 
to.  Grande  (trepito  fopra  tutto  fece  in  quelle  parti  l'aver  egli  tolta 
la  vita  a  Marcellino  Tribuno  e  Notaio,  cioè  a  quel  medefimo,  che 
aveva  aflìftito  alla  celebre  Conferenza  tra  i  Cattolici  e  Donatilli,  uo- 
mo di  rare  virtù  e  di  fanta  vita .  Creduto  parziale  de'  Cattolici ,  tro- 
varono maniera  gli  Eretici  di  farlo  credere  reo  di  non  so  qual  delitto 
al  fuddetto  Marino ,  il  quale  fenz'  altro  gli  fece  mettere  le  mani  ad- 
doflb,  ed  imprigionarlo.  Udita  quella  nuova.  Santo  Agoftino  C^)  fcrifle 
caldamente  a  Ceciliano  Governatore  allora  dell' Affrica,  con  raccoman- 
dargli l'innocente  Marcellino}  e  n'ebbe  per  rifpofta ,  che  fi  ftudie- 
rebbe  di  falvarlo .  Ma  nel  dì  15.  di  Settembre  Marino  gli  fece  tagliar 
la  tefta  in  Cartagine.  Per  aver  egli  incontrata  la  morte  per  odio  ed 
iftigazione  de  gli  Eretici,  il  Cardinal  Baronio  l'inferì  qual  Martire  nel 
Martirologio  Romano  a  dì  6.  d'Aprile.  Per  le  premure  d'elfo  Mar- 
cellino Santo  AgolHno  fcrifle  la  bell'Opera  della  Città  di  Dio,  e  la 
dedicò  al  medefimo.  Tante  doglianze  per  quella  iniquità  di  Marino 
fecero  dipoi  i  Cattolici  Affricani  (0,  che  Onorio  Augufto  il  richia- 
mò in  Italia,  e  di  tutte  le  cariche  lo  fpogliò.  Pofcia  nell'  Anno  fe- 
gucnte  con  fuo  Editto  {d)  confermò  tutti  gli  atti  fcguiti  fotto  la  fua 
affillenza  fra  i  Cattolici  e  Donatifti .  Appartiene  ancora  a  quell'Anno 
una  Legge  d'Onorio,  in  cui  per  quattro  Anni  cfentò  le  Provincie 
d'Italia  da  varie  impofte,  molTo,  come  fi  può  credere,  da' faccheggi , 
che  avea  patito  il  paefe  pel  paflàggio  de' Barbari. 


Anno 


Annali    d'  Italia.  45* 

Anno  di  Cristo  ccccxiv.  Indizione  xii. 
d' Innocenzo  Papa   14. 
di  Onorio  Imperadore  21.  e  io. 
di  Teodosio  li.  Imperadore  17.  e  7. 

Confoli  ì  Flavio  Costanzo,  e   Flavio  Costante. 

SE  non  v'ha  errore  nelle  Leggi  del  Codice  Teodofiano  C"),  la  Pfc-  Era  Volg. 
fetcura  di  Roma  fu  ncll'  Anno  prefente  efercitata  da    Eutichiano,  ^\G°h^fr' 
pofcia  da  Albino^  pofcia  da  Epifanio  .  Di  Albino  Prefetto  di  Roma  fa  cìron.  cod. 
anche  Olimpiodoro  menzione .  Coftanzo  Conte  Generale  d' Onorio  Au-  Thtodof. 
gufto  entrò  Confole  quell'Anno  in  Occidente  j  e  Coftante  Generale  di 
Teodofio  Augufto  in  Oriente  fu  l'altro.  Secondo  Olimpiodoro   fem- 
bra,  che  Coftanzo  venuto  a  Ravenna,  quivi  nel  primo  dì  dell'  Anno 
afluraeflc  gli  abiti  Confolari.  Pofcia  così  richiedendo  i  bifogni  dell'Im- 
perio, fé  ne  tornò  nella  Gallia,  dove  fece  nuove  iftanze  ad  Ataulfo  Re 
de' Goti,  perchè  reftituiffc  Galla  Placidia.  Ma  Ataulfo  sfoderava  ogni 
dì  nuove  fcufe  e  pretefti  per  non  renderla.   Finalmente   coll'interpo- 
lizione  di  un  buon  fenfale,  appellato  Candidiano,  riufcì   ad   Ataulfo 
d'indurre  quella  Principefla  a  riceverlo  per  Conforte.  A  tal  fine,  per 
quanto  fcrive  Filoftorgio  (^),  egli  ripudiò  la  prima   Moglie,  che  era  (h)  Philofi. 
Sarmata  di  nazione.  Racconta  Giordano  Storico,  che  ne  fegu irono  le  '•  7«<-4- 
nozze  in  Forlì   (quando  non  avefTe  cambiato  Frejus  di   Provenza   in 
Forlì  d'Italia),   oppure  in   Imola.  Certamente  è  un   errore,   perchè 
Ataulfo  non  la  fposò   prima  dell'  Anno  preiènte,   né   era  per  quefti 
tempi  in  Italia.  Quel  che  pili  importa,  Olimpiodoro  (f)  piìi  autenti-  W  olym- 
co  Storico,  perchè  contemporaneo,  attefta  celebrate  quelle  nozze  nella  ^^l  /"p, 
Gallia  nella  Città  di  Narbona,  correndo  il  Gennaio  del  prefente  An-  uum  p.  ^^ 
no.  Altrettanto  abbiamo  da  Idacio  (^) .  Seguì   dunque  con  tutta  ma-  ,^   j,  ^^^ 
gnificenza  quel  nobile  fpofalizio  in  cala  di  un  certo  Ingenio,  primario  \nchronh» 
Cittadino  di  Narbona,  e  fu  dato  il  primo  luogo  a   Placidia,  che   vi  apud  sir- 
comparve  in  abiro  da  Reina.  Ataulfo  veftito  anch' egli  alla  Romana  f»'"^- 
fece  fontuofi  doni  alla  PrmcipefTa,  e  fra  gli  altri  fu  hngolar  quello  di 
cinquanta  Paggi,  ciafcun  de' quali  portava  nell'una  mano  un  bacile  ri- 
pieno d'oro,  e  nell'altra  un  altro  fimile  pieno  di  pietre  preziofe  d' ine- 
flimabil  valore.  Al  Ladro  è  facile  il  pulire  la  Spofa.  Furono  quei  re- 
gali ricchezze  tutte  afportate  da  i  Goti  dal  facco  di   Roma.   Gantofli 
in  tal  funzione  fecondo  l'ufanza  l'Epitalamio,  e  il  primo  ad  intonarlo 
fu  aitalo  ^  che  d' Imperadore  de' Romani  era  divenuto  Cortigiano  de  i 
Re  Goti.  Terminò  poi  la  folcnnità  con  giuochi,  grande  allegrezza  e 
tripudio  di  quanti  Romani  e  Barbari  fi  trovarono  allora  in  Narbona^ 

Leg- 


Era  Volg. 
Ann  0414. 
(a)  f>p»n. 
Mifceìl.   t- 
rudit.  Anti- 
j^mt.f.  157. 


(b)  /.  z.  di 
hit ,  qui  ad 
Ecclef.  con- 
fugiunt , 
Codic. 
^u/iinian. 

(e)  Gothofr. 
Chron.  Cod, 
Theodof. 


(d)  Sox.an>. 
l-  9.  e.  I. 


4^  Annali    d'  Italia. 

Lcggefi  prefTo  Jacopo  Spon  {a)  un' Ifcrizione,  cfiftente  in  Sant'Egi- 
dio nella  Linguadoca,  pofta  ad  Ataiilfo  Flavio  potentijfimo  Re  &c.  e 
alla  Cefarea  Placidia  Anima  fua  &c.  Ma  è  da  ftupire,  che  un  uomo 
dotto,  come  lo  Spon,  ed  anche  il  celebre  Du' Gange,  riceveflero  per 
monumento  legittimo  dell'antichità  un' Ifcrizione  sì  affettata  e  ridico- 
la, e  .che  combatte  ancora  contro  la  Storia  d'allora.  Non  c'è  appa- 
renza alcuna,  che  Onorio  Imp  erado  re  acconfcntiflc  a  tali  Nozze  j  per- 
ciocché in  quello  medcfimo  Anno,  fecondo  la  Cronica  di  San  Pro- 
fpero,  per  configlio  de' Goti,  e  colle  loro  fpalle  Aitalo  ripigliò  nella 
Gallia  la  porpora,  e  la  fece  da  Imperadore  al  difpetto  d'eflb  Onorio} 
ma  con  una  affai  trilla  figura,  percliè  non  avea  ne  potere,  né  danari, 
né  foldati,  e  con  sì  bell'afpetto  di  Signoria  non  era  che  un  Servo  de' 
Goti.  Paolino  penitente,  di  cui  refta  un  Poema  Eucariftico  ,  ricco 
Cittadino  di  Bordeaux,  e  nipote  del  famofo  Aufonio,  fcrive,  che  da 
qucdo  immaginario  Imperadore  ottenne  la  carica  di  Conte  della  Tc- 
foreria  fcgreta:  Tcforena  per  confcffione  di  lui  tallita,  e  di  nome  folo. 
A  quell'  Anno  nel  Codice  di  Giulliniano  è  riferita  una  Legge  di  Ono- 
rio imperadore  (^),  in  cui  itabilifce  l'immunità  delle  Chicle,  ordinan- 
<Jo,  che  non  fi  polla  levare  da  i  facri  Templi,  chi  colà  fi  rifugia,  ed 
intimando  la  pena  di  Ida  maellà  a  chi  contravenifTe .  Forfè  quella  Legge 
appartiene  all'  Anno  40P.  in  cui  Giovio  fu  Prefetto  del  Pretorio  in 
Italia,  Altri  Editti  del  medcfimo  Augullo,  fpettanti  all' Anno  prefen- 
te,  efillono  nel  Codice  Tcodofiano  (f),  fpezialmente  per  lollevaie  da 
varj  aggravj  e  dall'iniquità  de" pubblici  Ufiziali  i  Popoli  dell'Affrica. 
Perche  non  era  facile  a  quella  gc-nte  il  portar  le  loro  doglianze  alla 
Corte,  a  cagione  del  mare,  perciò  i  Miniftri  della  GiulViziae  dei  Fi- 
fco,  a  man  lalva  vi  faccano  non  poche  ellorfioni  ed  avanie:  al  che  il 
buon  Augullo  andò  provvedendo  il  meglio  che  potè.  In  Coltantino- 
poli  mancò  di  vica  Antioco  Pcrfiano,  che  fin  allora  con  gran  lode  era 
llato  Curatore  del  giovine  Teodofio  Augulto  a  nome  à'  Jjdegarde  Re 
della  Pcrfia .  Allora  Teodofio  dichiarò  Augufta  Pulcheria  fua  Sorella, 
giovane  piiflìma,  e  dotata  d' infigni  Virtù,  che  faggiaracnce  aiutò  da 
il  innanzi  il  Fratello  nel  governo  dell'  Imperio,  e  dedicò  a  Dio  la 
fua  virginità.  Delle  fuc  mirabili  qualità  e  Virtù  è  da  leggere  Sozo- 
-ineno  .{d) . 

Nella  Gallia  mal  fofferì  Coftanzo  Conte,  Generale  d'Onorio,  il 
maritaggio  di  Galla  Placidia  con  Ataulfo,  perche  a  quelle  nozze  an- 
ch'egli  da  gran  tempo  afpirava.  Ma  non  potendo  di  più,  attefc  a  li- 
berare dal  barbaro  Re,  e  da'fuo  Goti,  quanto  paefe  egli  potè.  Im- 
pedì, che  non  poteflero  aver  navi,  né  commercio  co'paefi  foreftieri, 
ed  intanto  con  fegreti  trattati  proccurò  di  fpignere  Ataulfo  in  Ifpa- 
gna,  facendogli  fperarc  colà  a  nome  dell'  Imperadore  la  ceflìon  di  qual- 
che Proviricia  per  fua  rcfidenza .  Né  mancava  già  Galla  Placidia  di  con- 
fìgliar  al  Marito  la  pace  con  fuo  Fratello,  di  maniera  che  Ataulfo  prc- 
fc  la  rifoluzione  di  palfar  in  Jfpagna,  con  penficro  di  quivi  cumbatte- 
rc  contro  i  Vandali,  Alani,  e  Svcvi  in  favore  d'OnGrio  Augullo.  Scri- 


Ann  0414. 
(al  Orojtus 
lib.  7.  e.  43. 


Annali    d'  Italia.  47 

ve  Paolo  Orofio  (<»),  Autore,  che  in  quefti  tempi  compilava  la  fua  Er*  Volg, 
Iftoria  ad  iftanza  di  Santo  Agoilino,  che  Coftanzo  dimorando  in  Ar- 
les,  fcacciò  Ataulfo  da  Narbona,  e  il  coftrinfe  a  ritirarfi  in  Ifpagna: 
parole,  che  fembrano  indicare  ufata  la  forza  dell'armi,  per  isloggiarlo 
di  là.  Ma  probabilmente  il  lolo  avergli  difficultati  i  viveri,  eie  fpe- 
ranze  a  lui  date,  furono  le  cagioni  principali  di  mutar  quartiere .  Nar- 
ra in  oltre  lo  fteflo  Orofio  di  aver  intcfo  da  San  Girolamo,  che  un 
Cittadino  di  Narbona,  perfona  riguardevole  ed  amiciffima  dello  fteflo 
Ataulfo,  raccontava,  che  quefto  Re  fulle  prime  altro  non  meditava, 
che  di  annientare  l' Imperio  Romano,  e  di  ftabilirc  il  Gotico  j  ma  che 
dipoi  avendo  conofciuto,  che  la  sfrenata  barbarie  della  fua  Nazione 
non  voleva  ne  briglia  ne  leggi,  ficcome  perfonaggio  d'animo  e  d'in- 
gegno grande,  determinò  di  acquiftar  piìi  gloria  con  adoperar  le  forze 
della  fua  gente  per  rimettere  in  auge,  ed  accrefcere  lo  lleffo  Romano 
Imperio,  e  con  divenire  riftorator  del  mcdefirao,  giacche  non  avca 
potuto  eflerne  diftruttore.  Per  quefto  non  volle  più  guerra  co' Roma- 
ni, e  trattò  coir  Imperadore  Onorio  di  pace:  al  che  contribuivano  non 
poco  le  efortazioni  di  Placidia,  Principcfla  provveduta  d'ingegno,  e 
creduta  di  Pietà  non  volgare.  Il  perchè  abbiamo  abbaftanza  per  inten- 
dere, che  Ataulfo  fpontaneamcnte  più  tofto,  che  per  forza  d'armi  e- 
lefle  di  trasferirfi  in  Ilpagna.  Che  poi  Coftanzo  Conte  anche  in  altre 
maniere  attendefl"c  al  bene  dell'Imperio,  fi  può  raccogliere  da  un'I- 
fcrizione  d'Albenga,  da  me  data  alla  luce  {t>) ,  Si  ricava  da  efla,  che  (b)  TheCau- 
Coftanzo  riftorò  e  fortificò  di  mura  una  Città  (verifimilmentcAlben-  ^«'  ^"^«i 
ga  ftefla)  con  porte,  piazza,  e  porto.  Ne  può  quefto  applicarfi  ^Co-  ^/^g^''°"' 
ftanzo  Augufto  Figliuolo  di  Coftantino  il  Grande  j  ma  sì  bene  a  Co- 
ftanzo Conte,  di  cui  abbiam  finora  favellato,  avendo  egli  ritolu  parte 
della  Gallia  a  varj  Tiranni . 


Anno 


48  Annali    D*  Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccxv.  Indizione  xm. 
d'  Innocenzo  Papa   ly. 
di  Onorio  Imperadore   23.  e  21. 
di  Teodosio  IL  Imperadore  14.  e  8. 

Confoli    i  Onorio  Augusto  per  la  decima  volta, 
i  Teodosio  Augusto  per  là  fella. 

Era  Volg.  \  Bbiamo  dalle  Leggi  del  Codice  Teodofiano  Prefetto  di  Roma  in 
ANN041J.  /\  queft'Anno  Gracco.  PaOato  che  fu  Acaulfo  Re  de' Goti  in  Ifpa- 

(a)  olym-  gna,  s'impadronì  di  Barcellona,  ed  ivi  poi  ftabilì  la  fua  refidenza  (") . 
fiod.  apud  Gli  partorì  in  quella  Città  Galla  Placidia  un  Figliuolo,  a  cui  fu  polto 
*«r"i87       ''  nome  di  Tcodofio:  del  che  fommamcnte  fi  rallegrò  cflo  Ataulfo,  e 

prcfc  pili  amore  alla  Repubblica  Romana  .  Ma  all'  allegrezza  fuc- 
cedette  da  li  a  non  molto  la  triftezza,  clfcndo  mancato  di  vita  que- 
fto  loro  germoglio,  che  con  gran  duolo  de' genitori  fu  feppcllito 
entro  una  cafla  d'  argento  in  una  delle  Chiele  di  Barcellona  .  Ma 
peggio  avvenne  poco  appreffo,  perchè  lo  llcflb  Ataulfo  fu  anch'  c- 
gli  tolto  dal  Mondo,  mentre  nella  fcuderia  vificava  fecondo  il  coftu- 
me  i  fuoi  cavalli,  da  un  fuo  domeftico,  appellato  Dubbio  .  Cottui,  per- 
chè il  fuo  vecchio  Padrone,  Re  di  una  parte  de' Goti,  era  Itato  am- 
mazzato da  Ataulfo,  non  gliela  perdonò  mai  più,  finché  ne  fece  nella 

(b)  Jtrdun.  forma  fuddetta  la  vendetta.  Giordano  (i>)  chiami  il  di  lui  uccifore  Vcr- 
de  Rebus  nulfo,  aggiugncndo,  che  coftui  irritato,  perchè  il  Re  metteva  in  burla 
Cettc.  e.  31.  ]jj  (y^  corta  Itatura,  gli  cacciò  la  fpada  nella  pancia.  E  fé  a  tale  Storico 

preftiam  fede,  già  Ataulfo  s'era  inoltrato  nella  Spagna,  ed   avea  co- 
minciato a  combattere  co  i  Vandali  &    Alani   in  favore  dell'  Imperio 
(e)  PhiUfi.    Romano.  Filoftorgio  (0  attribuifce  la  di  lui   morte  a  varie  crudeltà, 
II.  *.  4-  da  lui  commeflc  in  collera.   Prima  di  morire  Ataulfo,  raccomandò   a 
fuo  F'ratello,  di  cui  non  fappiamo  il  nome,  che  relHtuifie  all' Impera- 
dore Onorio  la  Sorella  Placidia,  e  proccuraflc  in  qualunque  modo  che 
potcfle,  di  ftabilir  pace  e  lega  coli' Imperio  Romano.  Si   figurava  c- 
gli,  che  quello  fuo  Fratello  gli  avcfle  a  fuccederc  nel  Regno j  ma  s'in- 
gannò. Singerice^  Fratello  di  quel  Saro,  che  di  fopra  vedemmo  truci- 
dato per  ordine  dello  ftefib  Ataulfo,  non  in  vigore  delle  Leggi,  o  dei- 
Cd)  olymp.    la  parentela,  ma  colla  violenza,   fu  creato  Re  {d)  .   Né   tardò  collui 
mtfitpra.      j  f-^j.  jj  vendetta  del  Fratello,  perchè  frappati  dalle  braccia  di   Sige- 
faro  Vefcovo  (non  fo  fé  de  i  Goti  fteflì,  o  pure  di  Barcellona)  i  Fi- 
gliuoli di  Ataulfo,  a  lui  nati  dal  primo  Matrimonio,  crudelmente  li 
rcce  ammazzare.  Óltre  a  ciò  in   onta  del  Re  defunto  fece  camminar 
la  ftcfla  Regina  Placidia  a  piedi  davanti  al  fuo  cavallo,  mifchiata  con 
altri  prigionieri,  per  lo  fpazio  di  dodici  miglia.   Ma  quello  Barbaro 

in 


Annali    d'  Italia.  49 

rn  capo  a  fette  di  fu  anch' egli  fcannato ,  ed  ebbe  per  fucccflore  Fai-  Era  Volg. 
Ha.  Ambrofio  Morales  W,  e  dopo  lui  il  Baronio  (^),   rapportano  un  ANK041J. 
Epiiafio  porto  al  Re   Ataulfo   in   Barcellona,   dove  li  dice   feppeUito  ^^/^j^^ 
con  (ci  Figliuoli,  uccifi  dalla  fua  gente.  Eccolo  di  nuovo.  i.b.\. 

(b)   Baron. 

BELLIPOTENS   VALIDA   NATUS    DE  GENTE  GOTHO-  A»>"*i-  ^^^ 
RUM, 
HIC  GUM  SEX  NATIS  REX  ATAULPHE  JACES. 
AUSUS  ES  HISPANASPRIMUS  DESCENDERE  IN 
ORAS, 
QUEM  COMITABANTUR   MILLIA    MULTA    VIRUM  . 
GENS  TUA  TUNC  NATOS,  ET  TE   INVIDIOSA   PERE- 
MIT, 
QUEM  POST  AMPLEXA  EST  BARCINO  MAGNA   GE- 
MENS,  (*) 

Se  antica,  o  de'  Secoli  funèguenti,  fia  qucft'  Ifcrizionc,  alcuno  ha  du- 
bitato, e  ne  dubito  più  d'effi  anch'io,  parendo,  che  non  convenga 
affai  colla  Storia  quel  terzo  cfametro  verfo 

AUSUS  ES  HISPANAS  PRIMUS  DESCENDERE  IN 
ORAS. 

Ma  certo  egli  fu  il  primo  de  i  Re  Goti  ,  che  finafTero  la  fua 
refidenza  in  Ifpagna.  Potrebbe  ben  fervirc  ad  aificurarci,  che  fone  com- 
porto allora  eiTo  Epitafio,  l'autorità  di  Flavio  Dertro,  Storico  di  que' 
tempi,  perch'egli  fcrive,  che  era  fattura  fua.  Ma  oggidì  è  conchiufo 
fra  i  Letterati,  tinti  alquanto  di  Critica,  e  liberi  dalle  paffioni  Spa- 
gnuole,  che  la  Storia  pubblicata  fotto  nome  di  Flavio  Dertro,  e  co- 
mcntata  dal  Bi vario,  è  una  folenne  impoltura  di  qucrti  ultimi  tempi, 
e  ne  fappiamo  anche  l'Autore,  o  gli  Autori,  che  con  altre  fimili  merci 
hanno  fporcata  la  Storia,  e  il  Martirologio  della  Spagna  e  del  Porro- 
gallo.  Secondo  la  Cronica  Aleffandrina  giunfe  a  Coltàntinopoli  la  nuo- 
va della  morte  d' Ataulfo  nel  dì  24.  di  Settembre  dell'Anno  prefente, 
e  fé  ne  fece  fefta . 

In  qucft' Anno  Onorio  Augufto,  pubblicò  una  Legge  (0   fevc-  (e)  /.  ao. 
riffiraa  contra  de' Pagani,  con  iftenderla  non  folameote  per  tutta  1' Af-  Tir.  io.  W. 
frica,  ma  per  tutto  ancora  il  Romano  Imperio.  In  cffà  comandò  celi ,  \t'  ^/i'"' 
rom.  III.  G  che      '"""''^' 

(*)  Della  Gotica  Stirpe  Gran  Guerriero., 
Con  Figli  fei  qui  giaci  0  Re  Ataulfo  . 
Nella  Spagna  fcendejli  audace  il  primo , 
U'  ti  feguiro  molti  mille.,  e  mille. 
Te  co  Figli  tua  Gente  invida  uccife., 
E  la  gran  Barcellona  pia  Ti  accolfe  . 


fO  A   N   N   A    L   I      d'   J  T  A  L  1  A. 

Eia  Volg.  che  dove(rero  ufcir  di  Cartaj^ine  e  da  tutte  le  Città    Metropolitane  i 
Anno  415.  Sacerdoti  del  Pa^anellfno.  Unì  al  Fifco  tiuti  i   loro   Luoghi  facri,  e 
le  entrate,  che  da  loro  dianzi  s'impiegavano  in   fagrifizj  e  conviti,  a 
riferva  di  quanto  era  già  (tato  donato  alle  Chicle  de'  Cnlliani.    S'era 
in  altre  Leggi  mollrato  quefto  Imperadore  all'ai  favorevole  a  i  Giudei . 
Anche  nel  prefcnre  Anno  loro  concedette  il  poter  tenere  Schiavi  Cri- 
(a)  l.  1(5.      ftiani  (0,  purché  loro  lafciafTcro  la  libertà  della  Religione,  né  li   fe- 
T't.^9-  '•  3-  ducelTcro.  Editto  disdicevolc  ad  un  Imperador  Criftiano,  e  conceffio- 
lieodof.        "^  riprovata  molto  prima  da  Coftantino  il   Grande.  E  perciocché  eflì 
Giudei  gli  rapprefentarono,  che  parecchi  della  lor  fetta  abbracciavano 
la  Fede  Criiliana,  non  con  anirno  vero,  ma  folamente  per  ifchivar  le 
pene  de' lor  delitti,  e  i  tributi  impofti  a  i  Giudei:  O.iorio  permife  a 
coftoro  di  ripigliare  la  lor  fetta,   credendo   egli,   che  non   tornafTe  il 
conto  né  pure  alla  Religion  Criiliana  l'avere  in  feno  quelli  finti  Cri- 
fliani .  Sono  ben  diverfe  in  quello  propoli to  le  Leggi  de'noltri  tem- 
pi.  All'incontro  Teodofio  Augudo  con  altri  Editti  rcprefle  l' iniblenza 
d' eflì  Giudei.  E  fappiamo  dalla  Cronica  AlelTaiidrina,  che  nel  prefen- 
te  Anno  terminò  i  Tuoi  giorni  Termauzia  Figliuola  di  Stilicone ,  e  Mo- 
glie d'Onorio  Imperadore,  ma  ripudiata  da  lui.    Succedettero  ancora 
in  quell'  Anno  de  i  fieri  tumulti  nella  Città  d'  Aleffiindria,  per  gli  quali- 
fb")  Socrates  ^^  ^°^^  furono  fcacciati  i  Giudei .  Socrate  Storico  (&)  incolpa  forte  di 
UL-j.c.  15.  tali  fcandali  Ciri/lo  Vefcovo  di  quella  Città,  e  i   Monaci  di   Nitria  j, 
Hijì.  Ecd.     ma  fopra  ciò  è  da  vedere  il  Cardinale  Baronio . 

Anno  di  Cristo  ccccxvi.  Indizione  xiv. 
d'  Innocenzo  Papa    1 6. 
di  Onorio  Imperadore  14.,   e   zi. 
di  Teodosio  H.  Imperadore   ij.  e  9. 


Confoli 


Teodosio  Augusto  per  la  fectima  voka, 
GiUNio  Quarto  Palladio. 


PRobiam  Prefetto  di  Roma  nel  prcfcnte  Anno  fi  mira  nelle  Leggi 
del  Codice  Teodofiano.  Avcano  i  Goti  nella  Spagna  eletto  Fai- 
lia  per  loro  Re,  con  intenzione,  ch'egli  facelTc  la  guerra  contro  a  i 
Romani.  Ed  egli  in   fatti   s' accinfe  all' imprefa,  e  meditando  di  far 
(e)  ororius    ^^'^^  conquifle  ne'paefi  dell'Affrica  (0,  fece  imbarcare  un  numcrofo 
/;■/ 7."  43 .  corpo  de' iuoi   Goti,  bene  armati,  per    farli   paflare    colà.    Ma  Iddio 
permife,  che  colloro  afTaliti  da  fiera  burafca  con  tutte  le  navi  perifiero 
dodici  miglia  lungi  dallo  (Iretto  di  Gibilterra.  Qiicfto  finiftro  avveni- 
mento, e  il  ricordarfi  Vallia,  come  m'feramcnte  fofie  terminata  un'al- 
tra fimile  fpedizione,  allorché  Alarico  volea  pafTare  in  Sicilia,  gli  mife 
il  cervello  a  partito,  e  determmò  di  cercar  più  tolto  la  pace  dall'  Im- 
pera- 


A   N  N   A  I.   I      d'   I  T   A    L   I   A  .  fi 


peradorc  Onorio,  con  promettergli  la  reftituzione  di   Galla  Placidia  , 
ed  obbligar  la  nazione  de' Goti  a  far  guerra  in   favore   dell'  Imperio 


Era  Volg. 

igar  la  nazione   ae  ooci  a  rar   guerra   in   riivuic   ucu    iiu^cnu   Anno4i6. 

Romano  a  gli  altri  Barbari,   che  aveano   filTaco  il  piede  in    Ilpagna, 
cioè  a  i  Vandali,  Alani,  e  Svevi .   Cofa  curiofa,  e  per  quanto  offervò 
Paolo  Orofio,  quali  incredibile  avvenne,  cioè  che  anche  gli  altri  Re 
barbari,  che  non  erano  d'accordo  co  i  Goti,  eQbirono  lo   Itelfo  ad 
Onorio,  con  fargli  fapere:  Striptete  pure,  e  Auguflo,  la  pace  con  tutti, 
e  da  tutti  ricevete  gli  ofiaggi :  che  «#/,  fenza  che  vi  moviate,  combattere- 
mo inf.eme .  N«flre  faranno  le  morti,  per  voi  farà  la   vittoria;  e  un  im- 
'tnortal  guadagno  verrà  alla  Romana  Repubblica,  fé  noi  pugnando  P  un  con- 
.tra  r altro,  tutti  periremo .  Onorio  accettò  l'efibizione  di  Valila,  e  fc- 
condochè  f^rrive  Filollorgio  {a),  concedette  a  i  Goti  una   parte  delia  (a)  phlU- 
Gallia,  cioè  la  feconda  Aquitania,  o  fia  la  Guafcogna  con  terreni  da  fiorg.l.  n. 
coltivare .  Ma  quella  conceffione  più  fondatamente  il  dee  riferire  all'  '"?■  4- 
Anno  418.  Giordano  Storico  {l>)  non  fo  qual  fede  meriti  qui,  perchè  ^,,^  Jordan. 
confonde  molti  punti  di  Storia j  tuttavia  afcoltiamolo,  allorché  narra,  cai>.    31.  dt 
che  Coflante  Conte,  Generale  dell' Imperadorc,  con  un  fiorito  efercico  Rei.  Gttic. 
fi  molle  concia  di  cdo  Re  Vallia,  con  difegna  di   ricuperar   Placidia 
o  colle  buone  o  colie  brufchej   ma  che  cflcndogli  venuto  incontro  il 
Re  Goto  con  un'Armata  non  inferiore,  feguirono   varie   ambafcerie  , 
per  le  quali  finalmente  fi  conchiufe  la  pace .   Onorio  mandò  a  Vallia 
una  gran  quantità  di  frumento  già  promelTo,  e  non  mai  dato  ad  Ataul- 
£0,  cioè  per  atteltato  di  Oiimpiodoro  {e),  feicento  mila   mifure  .    Ed  (e)  olym- 
allora  il  Goto  rimile  Galla  Placidia  con  tutta  onorcvolezza  in  mano  di  ''^^J"^ 
Eupiuzio   Magiftriano,  Ufiziale  Cefareo,  fpedito   a  lai   per   la  pace,  ti»m p.  190. 
il  quale  la  ricondufle,  o  la  rimandò  al  Fratello   Augufto.  Pofcia  cffb 
Re  attefc  a  mantener  la  parola  data  ad  Onorio,  con  far  la  guerra  va- 
lorofamcnte  a  gli  altri  Barbari  ufurpatori  della  Spagna.   Bilogna,  che 
fra  i  patti  della  pace  tra  l' Imperadorc  e  i  Goti,  uno  ancora  fc  ne  con- 
taffc,  cioè,  che  i  Goti  abbandonaflero  Attalo  Imperador  da  Comme- 
dia di  que' tempi,  o  pure  che  il  confcgnalTero  nelle  mani  d'elTo  Ono- 
rio. Da  Paolo  Orofio  {d)  fappiamo,  che  coftui  pafsò  co  i  Goti  in  I-  [^^  orojius 
fpagna,  e  di  là  fi   partì,   probabilmente  perchè   fcorgcndo  i  maneggi 
di  pace  coli' Imperadorc,  fofpettò  di  rcftar  vittima  dell'  accordo  .    Si 
pofe  dunque  in  nave,  ma  nel  mare  fu  prefo,  e  condotto  a   Coftanzo 
Generale  Cefareo,  al  quale  era  Itato  conferito  il  titolo  di  Patrizio j  e 
quefti  ordinò,  che  foflc  condotto  a  Ravenna.  Gli  fece  Onorio  folamcn- 
te  tagliar  la  mano  delira,  o  pure,  come  vuol  Fiioftorgio  («■),  non  altro  (e)  phìU- 
chc  il  pollice,  e  l'indice  della  delira,  acciocché  non  potefle  più  feri-   '^"'g.  i.  n. 
vere.  Anzi  quello  Autore  attelìa,  elTerc  ilato  collui   confegnato  da  i  '"l"'  ^' 
Goti  ifteffi  all' Imperadorc >  ed  è  verifimile,  con  patto  fegreto  di  fal- 
vargli  la  vita.   Secondo  lui  folamente  nell'Anno   feguente  gli   furono 
tagliate  le  dita.  Profpero  (/)  rifcrifce  all'Anno  precedente  la  prefa  d'At-  (^)    ^i'/p"" 
taloj  ma  nella  Cronica  AlelTandrina  abbiamo,  che  nel  dì  tS.  di  Giù-  *"  ^'"'"*f<:' ■ 
gno,  e  nei  dì  6.  di  Luglio  del  prefente    Anno   furono    fatte   felle  e 
Giuochi  pubblici  in  Coltantinopoli  per  la  prefa  d'  Attalo .   Potrebbe 

G  i  cfle- 


S^  Annali    D'   Italia. 

Era  Volg.  efTerc,  che  l'arrivo  di  coftui  a  Ravenna  accadcfle  nel  fine  di  quefto  , 
ANt.'04i7.  o  nel  principio  del  fulTeguentc  Anno.  Erano  poi  fucccduti,  duranti  le 
guttre  e  »  pafTaggi  de' Barbari,  nel  Romano  Imperio  de  i  difordini  in- 
credibili contra  le  Leggi j  ed  è  probabile,  che  i  Giudici  ed  Ufiziali 
Imperiali  ne  profitiaflcro  con  formare  de' fieri  proceflì  contro  chiun- 
que vi  avca  contravenuto.  Ma  l'Imperadore  Onorio  con  una  Legge  (a), 
indirizzata  a  Collanzo  Conte  e  Patrizio,  abolì  tutti  i  reati  di  chiun- 
que avelTe  in  que' tempi  sì  fconccrtati  rapito  ed  occupare  1' altrui,  ri- 
ferbando  folamente  a  i  Padroni  di  ricuperare  il  fuo  ,  fé  tale  poteano 
provarlo.  Bolliva  intanto  1' Erefia  di  Pelagio  e  Celcllio,  fpezialmentc 
in  Affrica,  dove  s'erano  raunati  i  Vefcovi  ne' Concilj  di  Cartagine,  e 
di  Milevi,  oggidi  Mela,  in  occafion  di  coftoro,.  che  fi  lìudiavano  di 
feminar  daperrutto  il  loro  veleno.  Innocenzo  Papa,  fcrivendo  in  qucll' 
Anno  a  i  Padri  d'elfi  Concilj,  condannò  le  opinioni  di  coftoro,  e  ne  fco- 
municò  gli  Autori:  il  che  gli  accrebbe  gloria*ia  tutta  la  Chiefa  di 
Dio  . 


(%)  l.  14. 

Ti/.   14. 
i.  15.   Cod. 

TÌModof. 


Anno  di  Cristo  cccexvii.  Indizione  xr. 
dì  Zos  IMO  Papa  i. 
di  Onorio  Imperadore   if.  e  23. 
di  Teodosio  II.  Imperadore   16.   q  io. 


Confoli 


ì  F 


Onorio  Augusto  per  T undecima  voltai 
LAVio  Costanzo  per  la  i'econda. 


(b)  Olimp. 
Mpud  Pho- 
tium  p.  191, 


(e)  Gru  tir. 

Inf<riftion . 
pag.  1048. 
num,  I. 


AVea  l' Imperadore  Onorio  già  conferito  a  Coflanzo  Conte  fuo  Gè» 
neralc  lo  fplendido  titolo  di  Patrizio.,  e  volendo  maggiormente 
premiare  in  quell'Anno  il  fuo  fedele  fervigio,  oltre  all'averlo  creato 
Confolc  per  la  feconda  volta,  e  prcfolo  per  Collega  nel  Confolato  fuo 
undecimo,  gli  avea  deftinata  per  Moglie  Galla  Placidia  fua  Sorella  . 
A  tali  nozze  non  inclinava  punto  Placidia,  per  quanto  (cri ve  Oiimpio- 
doro  (*),  Amore  di  quelli  tempi,  e  non  fi  la  fé  per  fuperbia,  o  per 
qual  altro  motivo.  Onorio  o  dubitando  o  fapendo,  che  da  i  configli 
de  i  familiari  e  fcrvitori  di  quella  Principclfa  procedeva  la  di  lei  avver- 
fione  e  renitenza  a  quello  matrimonio,  fé  la  prefe  contra  di  loro.  Ma 
finalmente  la  volle  vincer  egli,  e  nel  dì  primo  di  Gennaio,  in  cui  a- 
menduc  faceano  la  folennita  dell' ingrcfib  nel  Confolato,  prcfala  per 
mano,  la  forzò  a  darla  a  Codanzoi  ed  ella  benché  di  mala  voglia  il 
prefe  per  Marito.  Si  celebrarono  tali  Nozze  con  gran  pompa  e  Iplcn- 
didczza.  Partorì  poi  Placidia  a  Coftanzo,  probabilmente  prima  che  ter- 
minaffc  l'Anno,  una  Figliuola,  ch'ebbe  il  nome  di  Ginfta  Grata  Ono- 
ria.  D'cfia  è  fatta  menzione  in  un'lfcrizione  rapportata  già  dal  Gru- 
tcro  (<^),  e  pofcia  da  me  più  corretta  nel  mio  Teforo  nuovo.   Volle 

eziaxj" 


et 


Annali     d'  Italia.  5-3 

eziandio  in  quell'Anno  1' Augufto  Onorio  confolarc  colla  Tua  prefen-  Era  Vofg. 
za  i  Romani.  La  Cronica  di  Profpero  (a)  rende  tcltimonianza,  ch'egli  Anno  117. 
trionfalmente  entrò  m  quella  Città,  e  che  davanti  al  fuo  cocchio  fece  \y  ^Pf'^ 

.     ,„,  ^        s    ■  '.  »  1  r.-i    ,1  '"    Chiome 

marciare  a  piedi  Aitalo^  già  immaginano  Imperadore..  t'iloltorgio  ag-  ^^,,j  £^^, 
giugne  che  eflo  Augnilo  giunto  colà,  al  mirare  la  Città   tornata  così  btum. 
popolata,  fc  ne  rallegrò  airailTìmo,  e  colla  mano  e  colla  voce  fece  ani- 
mo e  plaufo  a  chi  riedificava  le  cafe  e  i  palagi  rovinati  da  i  Barbari. 
Pofcia  clTendo  faiito  fui  tribunale,  volle,  che  Attalo  faliHc   anch'egli 
fino  al  fecondo  gradino,  acciocché  tutto  il  Popolo  s' accertafle  co' fuoi 
occhi  della  di  lui  dcpreffione .  Dopo  di  che  fattogli  tagliar  le  due  di- 
ta, con  cui  fi  fcrive,  il  mandò  in  efilio   nell' Ifola  di    Lipara,   vicina 
alla  Sicilia,  con  ordine  di  fommiiiiftrargli  tutto  il  bifognevole  pel  fuo 
foitentamento.  Se  ciò  fofle  un  atto  di  iua  clemenza,  o  pure  un  con- 
certo fatto  co  i  Gori,  allorché  gliel  diedero  in  mano,  è  tuttavia  olcu- 
ro .  Poco  fi  dovette  fermare  in  Roma  Oiono -,    perciocché   nel  Gen- 
naio, Maggio,  e    Dicembre,   ftando   in   Ravenna,   dove  certo  egli  fi 
reftitui  dopo  la  vifita  fatta  a  i  Romani,  abbiamo  I^eggi  da  lui  pubbli- 
cate,  e  inferite   nel   Codice   Teodofiano   (^) .   Fra   effe   U'ia  provvede  '^,  '^'>'^°f- 
all'Annona  di  Roma.  Un'altra  vieta  fotto  pena  di  morte  il  compera-  ■jh'codiif. 
re  per  ifchiavo  un  uomo  libero,  e  il  turbare  nel  poffcflo  della  libertà 
i  manomcflì.  In  un'altra  vuole,  che  le  terre  incolte  fieno  cténti  da  gli 
aggravj.   A   di  n.  del  Mele  di  Marzo,  ficcomc  pruova  il  Pagi,  man- 
cò di  vita  Innùcenzo  I.  Papa,  Pontefice  di  gloriofa  memoria  per  le  fue 
Virtfj  e  pel  fuo  zelo  nella  cuitodia  della  Religione  Cattolica,  e  della 
Difciplina  Ecclefiaftica.  Ebbe  per  Succeflore   Zofimo^   Ponti-fice  non 
affai  avveduto,  come  il  fuo  PredecclTore,  percl)è  fi  lafciò  fulle   prime 
forprendere  dalle  finte  fuppliche  di  Pelagio,  e  Cclellio  Eretici,  ch'e- 
gli buonamente  credette  innocenti.  Ma  nel  fcguente  Anno,  conolciu- 
te  meglio  quelle  volpi  profferì  la  fcntenza  condannatoria  de' loro  erro- 
ri. Seguitava  intanto  nelle  Spagne  Vallia  Re  de' Goti,  dappoiché  eb- 
be conclufu  la  pace  con  Onorio,  a  guerreggiare  contra  de  gli  altri  Bar- 
bari,  occupatori  di   quelle   Provincie.    Idacio   (f)   fcrive,.  e   dopo  lui  (e)  Ua^'itu 
Sant'Ifidoro  W,  ch'egli  fece  di  coloro  grande  (Iragc .   Tutti  i  Van-  "'  chrorrk» 
dali,  chiamati  Silingi,  che  s'aveano  fabbricato  un  buon  nido  nella  Pro-  'll^„j^^ 
vincia  della  Betica,  dove  è  Siviglia,  dal  filo  delle  fciable  Gotiche  ri-  (d)    ijitùrut 
mafcro  ellinti.  Gli  Alani,  dianzi  sì  potenti,  furono  anch' eglino  disfat-  '»  Hijhr. 
ti  da  i  Goti,  ed  uccifo  il   Re  loro  Atace .  Quei,  che  rcltarono  in  vi-  ^"'^^  "f^'^ 
ta,  fi  fottopofero  a  Gunderico  Re  de' Vandali,  che  regnava  nella  Gali-  ^'^    """' 
zia,  con  rimanere  abolito  il  nome  del  Regno  loro.   E'  rfftim^^.no  an- 
cora di  quelle  vittorie  Paolo  Orofio  (0,  il  quale   nell'Anno   prcfente  (e)  Orofiut 
diede  fine  alla  fua  Storia,  fcritta  da  lui  in  llpagna,  e  dedicata  a  San-  iil'-l-'-<ii- 
to  Agoftino.  Ma  forfè  buona  parte  di  quelle  prodezze  fatte  dai  Goti 
fi  dee  riferire  al  fufleguente  Anno 


Anno 


f4 


Annali    d'Itali 


Era  Volg. 
ANN0418. 

(a)  Idacitis 
in  Chrcttic. 

Profper  ni 
Chronico  . 


(b)   Jordan, 
cap.   },},■  de 
Ré.  Gitic. 


(c)  Profper 
in  ChronUì. 
4 fui  Ltibù. 


Anno  di  Cristo  ccccxviii.  Indizione   i. 
di  Bonifacio  I.  Papa  i . 
di  Onorio  Imperadore  z6.  e  24. 
di  Teodosio  II.  Imperadore   17.  e   11. 

Confoli  •$  ^^'^^^0  Augusto  per  la  dodicefima  volta, 
1  Teodosio  Augusto  per  l'ottava. 

Ricuperate  ch'ebbe  Fallia,  molte  Provincie  della  Spagna  dalle  mani 
de' Barbari,  fembra  alTai  vcrifìmile,  che  le  cedelTc  a  gli  Ufiziali 
dell' Imperadore  Onorio;  perciocché  fecondochè  fcrive  Idacio  W,  fci 
cflo  Vallia  richiamato  da  Collanzo  Patrizio  nelle  Gallie,  e  d'ordine 
dell' Imperadore,  quivi  affegnata  a  lui  e  a-Ua  fua  Nazione  per  abitar- 
vi, la  feconda  Aquitania,  dove  è  Bordeaux,  con  alcuni  paeiì  circon- 
vicini, cioè  da  Tolofa  fino  all'Oceano.  Allora  la  Linguadoca  comin- 
ciò ad  eflerc  appellata  Gotia.  Giordano  Storico  (/>)  chiaramente  fcri- 
ve, che  Vallia  confegnò  a  i  Miniftri  dell'  Imperadore  le  Provincie  con- 
quidiate, e  venne  ad  abitare  a  Tolofa.  Ma  poco  egli  godè  di  quelli 
fuoi  vantaggi,  perchè  venne  rapito  dalla  morte  nel  prefente  Anno, 
con  eflere  a  lui  fucceduto  nel  Regno  Gotico  Teodorico,  o  fia  Teodtrke . 
Nella  Cronica  di  Profpero  quefti  avvenimenti  fon  riferiti  al  fufleguente 
Anno.  Nel  prefente  Zofimo  Papa  fulminò,  lìccome  accennai,  la  fen- 
tenza  contro  gli  errori  di  Pelagio  e  di  Celeftio,  e  dipoi  fece  iftanza 
ad  Onorio  Augulto  dimorante  in  Ravenna,  acciocché  per  ordine  fuo 
coftoro  co  i  lor  feguaci  folTero  cacciati  da  Roma,  e  dall'altre  Città, 
e  riconofciuti  per  Eretici .  Dobbiamo  alla  diligenza  del  Cardinal  Ba- 
ronio  l'Editto  allora  pubblicato  dall' Imperadore,  e  indirizzato  a  Pal- 
ladio Prefetto  del  Pretorio  d'Italia.  In  vigore  di  quello  anche  gli  al- 
tri Prefetti  dei  Pretorio,  cioè  .^^r;Vo/ii  della  Gallia,  e  Monafio  àcW  O- 
riente,  ordinarono  le  medellme  pene  contra  quegli  Erefiarchi .  Nel 
qual  tempo  anche  i  Vefcovi  AfFricani  in  un  Concilio  plenario,  ineren- 
do alla  fentenza  della  Sede  Apollolica,  concordemente  condennarono 
i  fuddctti  Eretici.  Terminò  il  corfo  di  faa  vita  in  queil' Anno  a  dì  z6. 
di  Dicembre  il  medefimo  Zofimo  Papa,  e  dopo  due  giorni  di  Sede 
vacante  fu  eletto  nella  Chiefa  di  Marcello  dalla  miglior  parte  del  Cle- 
ro, alla  prefcnza  di  nove  Vefcovi,  per  fuo  Succeflbre  5o»//ìj«o,  vec- 
chio Prete  Romano,  figliuolo  di  Giocondo;  ma  non  lenza  tumulto  e 
fcifma.  Imperciocché  un'altra  parte  del  Clero  e  del  Popolo,  ilando 
Eulalio  Arcidiacono  nella  Chiefa  Lateranenfe,  quivi  l'elefTero  Papa:  dal 
che  feguirono  molti  fconcerti  nell'Anno  appreffb.  Al  prefente  appar- 
tiene ciò,  che  narra  Profpero  Tironc  (Oj  o  fia  qualch' altro  Profpero, 
cioè  che  FarAmondo  commciò  a  regnare  fopra  i  Franchi .   Quello  è , 

per 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  f) 

per  quanto  dicono ,  il  primo  Re  di  quella  Nazione  a  noi  noto ,  ma  c(fo  Era  Volg. 
Ila  appoggiato  all'autorità  di  uno  Scrittore  non  abbaftanza  autentico.  ANN0418. 
Né  Gregorio  Turonenfe,  né  Fredegario  conobbero  alcun  Re  de' Fran- 
chi di  quello  nome.   Ammiano  W  fotto  l'Anno  3f6.  fa  menzione  de  (a) -^'"»"'«- 
i  Re  de' Franchi,  ma  fenza  dire   qual  nome   avefTero .    Contuttociò  è  ""^    '  .  i  ■ 
flato  creduto  da  gli  Eruditi  Franzefi  fufficiente  quella  notizia,  per  co- 
minciare da  qucrto  Faramondo  il  catalogo  d'elTì  Re  Franchi  >- e  tanto 
più  perchè  fa  menzione  di  lui  anche  l'Autore  àe  Gefiis  Francar um^  il 
quale  fi  crede,  che  viveiTe  circa  l'Anno  di  Grillo  700.  IVla  quell'Au- 
tore racconta  fui   prmcipio  tante   favole   della   venuta  de'  Franchi  da 
Troia,  e  dà  per  Avolo  a  Faramondo  Priamo,  e  per  Padre  Marcomiro, 
che  non  fa  punto  di  credito  all'  alTerzione  fua  intorno  a   Faramondo  . 
Potrebbe  anch' cfl'ere,  che  nella  Gronichetta  di  quel  Profpero  folTe  Ha- 
ta incaltrata  ed  aggiunta  ne' Secoli  fud'eguenti  la  notizia  d'elfo  Fara- 
mondo  da  chi  prcle  per  buona  moneta  le  Favole  inventate  dell'origi- 
ne de' Franchi.  In  fatti  manca  efla  in  qualche   tefto.    Quello,   che  è 
certo,   quella  bcllicofa  Nazione,  connfcmta  anche   ne' precedenti  due 
Secoli  ,   fignoreggiava  allora  quel  paefe  ,  che  è  di  là   dal   Reno   nella 
Germania,  cominciando  da  Magonza  fino  all'Oceano,  confinando,  per 
quanto  fi  crede,  colla  SalTonia,  e  Svevia.  Ermoldo  Nigelle  (^),  il  cui  ''^)  ^'""'^i- 
Poema,  comporto  a' tempi  di  Lodovico  Pio  Augnilo,  fu  da  me  pub-  ^   K  ^  Ktr 
blicato,  fcnvcj  elFere  fiata  a'fuoi  dì  opinione,  che  i  Franchi  tiraflcro  uaùcar. 
la  loro  origine  dalla  Dania,  o  fia  dal  Mar  Baltico.  Sopra  di  che  è  da  f'^rc.  x. 
leggere  un'erudita  Diflertazione  del  celebre  Lcibnizio.  ^*'''"  ^^• 

Anno  di  Cristo  ccccxix.  Indizione  ii. 
di  Bonifacio  I.   Papa  i. 
di  Onorio  Imperadore  27.  e  25. 
di  Teodosio  li.  Imperadore   18.   e    12. 


Confoli    \  MoNASio,  e  Plenta. 


ERa  inforto  Scifma,  ficcomc  di  fopra  accenai,  nella  Ghicfa  Roma- 
na per  l'elezione  de  1  due  competitori  Bonifacio^  ed  Eulalio .  Quafi 
tutto  il  Clero  e  Popolo  aderiva  a  Bonifacio  j  ma  Eulaliu  uvea  dalla  lua 
Simmaco.  Prefetto  di  Roma,  il  quale  avendo  Icritto  in  luo  f;ivt)re  a 
Ravenna,  fa  cagione,  che  l' Imperadore  gli  ordinalfe  con  un  rcfcritto 
di  cacciar  Bonilacio  dalla  Gittà,  e  di  confermare  EuUlio .  Mando  an- 
che Onorio  a  Roma  AfroJUio  Vicario  Tribuno,  per  tener  il  popolo 
a  freno.  Simmaco  allora  Ipcdi  alla  Chiefa  di  San  Paolo  fuori  di  Ro- 
ma, dove  s'era  ritirato  Bonifacio,  a  chiamarlo,  per  comunicargli  l'or- 
dine Imperiale.  Il  m.lTo  fu  miltraitato  dal  Popolo,  che  Itava  per  Bo- 
nifacio. Onde  Simmaco  fdcgnato  per  quello  affronto  pubblicò   tolto 

il  co- 


S6  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  il  Comandamento  dell' Imperadore  in  favore  d'Eulalio,  e  mifc  le  guar- 
ANN0419.  die  alle  Porte  della  Città,  affinchè  Bonifacio  non  entrafle,  con  dare 
fuilegucntemcnte  avvifo  all' Imperadore  dell'operato,  e  con  dipigncrc 
Bonifjcio,  come  uomo  turbolento  e  fedizioib.  Perciò  Éalalio  liberamen- 
te pal'sò  alla  Bafilica  Vaticana,  e  quivi  alla  Papale  celebrò  la  McfTa.  Ma 
informato  mcgho  l' Imperadore  da  gli  Elettori  di  Bonifacio,  chiamò 
amendue  le  parti  a  Ravenna,  e  per  procedere  faviamente,  adunò  un 
Concilio  di  Vefcovi,  che  ne  giudicalTero.  Tuttavia  perche  il  negozio 
andò  più  a  lungo  di  qacl  che  fi  credeva,  e  fopravenne  la  Pafqui,  l' Im- 
peradore per  configlio  de'  Vefcovi  raunari  nel  Concilio,  mandò  achil- 
leo Velcovo  di  Spoleti  a  Roma  per  le  funzioni  di  que' fanti  giorni,  con 
ordinare  a  Bonifacio  e  ad  Eulalio,  che  niun  d' eill  s'accndafle  a  Ro- 
ma, iìnattanto  che  non  fofic  dccifa  la  lor  controverfia.  Chiamò  anco- 
ra molti  altri  Vefcovi  piìi  lontani,  acciocché  fofTc  in  ordine  un  Con- 
cilio più  numerofo  del  primo,  da  tenerli  a  Spoleti.  Anche  Placidi» 
fcrilTe  per  qucfto  ad  Jnrelio  Vefcovo  di  Cartagine.  Ma  Eulalio,  per 
la  fua  fuperbia  fprezzati  gli  ordini  Imperiali,  prima  del  Vefcovo  di 
Spoleti  volò  a  Roma  di  bel  mezzo  giorno,  accolto  da'  fuoi  parziiJi 
con  fella,  ma  non  fenza  un  gran  tumulto,  perché  fé  gli  oppcfe  la 
parte,  che  teneva  per  Bonifacio,  e  in  tal  mifchia  molti  furono  mal- 
trattati e  feriti.  Allora  Simmaco,  che  dal  Cardinale  Baronio  vicn  taf- 
fato  per  fofpetto  e  parziale  in  tal  controvcrha,  ma  che  nel  progreflb 
non  H  diede  a  conofcere  per  tale,  immediatamente  notificò  tutto  il 
fucceduto  all'  Imperadore  Onorio,  ed  a  Coflanzo  di  lui  Cognato,  i 
quali  adirati  per  tale  infolenza,  reicriflero  tolto  a  Simmaco,  che  cac- 
ciafic  Eulalio,  e  il  confinafle  nel  territorio  di  Capoa,  con  riconofcere 
Bonifacio  per  legittimo  Papa.  Elcgui  Simmaco  puntualmente  l'ordine, 
e  replicò  alla  Corte  con  biafimare  la  temerità  di  Eulalio.  E  da  lui 
ftcflo  lappiamo,  che  Bonifacio  fu  ricevuto  con  fommo  giubilo  e  con- 
cordia da  tutto  il  Popolo .  Tutto  quello  affare  apparifce  dalle  Lettere 
(a>  Symmj-  jj  ^ffo  Simmaco  («),  e  da  i  refcritti  Imperiali,  rapportati  dal  Cardi- 
'elìiàr"*Efiiff  "^'  Baronio .  Pofcia  Eulalio  per  mifericordia  fu  creato  Vefcovo  di  Ne- 
pi,  per  quanto  (crivc  Anallafio,  o  fia  l'antichiffimo  Autore  del  Pon- 
tificale Romano.  E  muico  poi  di  vita  un  anno  dopo  la  morte  di  Pa- 
pa Bonifacio. 

In  queft'  Anno  a  dì  z.  di  Luglio  Gi*Ila  Phcidia^  Moglie  di  Co- 

Jlanzo  Conte  e  Patrizio,  gli  partorì  in  Ravenna  un  Figliuolo,   a  cui 

fu  pollo  il  nome  di  Flavio   Placido  Valentiniano ,  che   polcia  divenne 

(b)  o/y»i-     Imperadore  (^) .  Credono   alcuni,  che   Placidio^  e   non   Placido  folTc 

^atd'^pho-    ch'^oiato  dal  nome  della  Madre.  Se  non  é  fallato  il  tefto  di   Apolli- 

tium p.  101.  nare  Sidonio  nel  Panegirico  di   Avito,  ivi   egli  è   chiamato   Placido. 

Onorio  fuo  Zio  per  le  gagliarde  illanze  della  Sorella  gli  diede  da   lì 

a  non  molto  il  titolo  di  NobiliJJlmo,  ch'era   il   primo  grado  d'onore 

(tì  idaciits    per  chi  era  desinato  all' Imperio.  Avvenne  in  quello  mcdefirao  Anno, 

in  chronho  che  i  Barbari  occupatcri   di  alcune   Provincie  della  Spagna,  da   che 

mcifd^"^'     "°"  erano  più  infelUti  da  i  Goti,  vennero  alle  mani  fra  loro.  (0  I  Svc- 


t 

I 


Annali    d'  Italia.  $j 

vi,  che  aveano  per  loro  Re  Enterico^  foccombendo  furono  afl*ediati  da  i  Era  Volg* 
Vandali ,  de' quali  era  allora  Re  Gunderko,  ne' monti  Nervafi,  che  fon  ANN04r9. 
creduti  quei  della  Bifcaglia.  Racconta  eziandio  Profpero  Tirone  W,  (a)  Profper 
che  neir  Anno  prefentc   Maffimo   per   forza  ottenne   il  dominio  delle  "»   chrir/u» 
Spagne,  cioè  quel  medefimo  ,  che  da  Geronzio  ne  gli   anni   addietro  "^"'^  ^''^^■ 
fu  creato  Imperadore,  e  fuggi  poi  ramingo  e  fcreditato  apprcflb  i  Baj- 
bari  dimoratiti  in  Ifpagna.  Ma  l'Autor  d'effa  Cronica  di  troppo  aprì 
la  bocca,  certo  efTcndo,  che  parte  della  Spagna  riconofceva  allora  per 
fuo  Signore  Onorio  Augulto,  ed  un'altra  pane  era  in  potere  de' Van- 
dali e  Svevi.  Può  eflcre,  che  collui  in  qualche   angolo  di  que'  paefi 
facelFe  quella  nuova  fcena.  Tuttoché  poi  più  fulnimi    fi    foflero    fca- 
gliati  contra  r  Erclia  di  Pelagio,  quelta  più  che  mai  oftinata  refilleva 
e  fi  dilatava.  E  tpezialmcnte  verfo  quelli  tempi  inforle  in  difcfa  d'ella 
Giuliane  Vefcovo  di  Eclano,  Città  vicina  allora  a  Benevento,   la   cui 
lèdia  fu  poi  trasferita  a  Frigento .  I.'infaticabil   Santo  Agoflino  con- 
tra di  collui,  e  contra  di  tutta  la  fetta  feguitò  a  comporre    varj  Li- 
bri} e  i  Vefcovi  AiFricani  raunati  nel  Concilio  di  Cartagine  foddisfc- 
cero  alle  parti  del  loro  zelo   in   condannarla  ed  ellirparla.    A   quello 
medefimo  fine  Onorio  Imperadore,  probabilmente  moflo  dal  Romano 
Pontefice,  unì  la  fua  autorità,  con  inviare  a  dì  p.  di  Giugno  di  queft' 
Anno  ad  Aurelio    Vefcovo  di    Cartagine   la  Collituzione  da  lui    pub- 
blicata nel  precedente  Anno  contra  di  Pelagio  e   Celellio.    Abbiamo 
ancora  un  Editto  (^),  con  cui  il   medefimo  Imperadore  slargò  fino  a  (b)  &„■- 
quaranta  paflì  fuori  della  Chiefa  l' afilo,  o  fia   l'immunità   per  chi    fi  ""^'^-  -^h 
ricoverava  ne' Luoghi  facri .  E  perciocché  talvolta  accadeva,  che  delle  ^^"^'^  ""^ 
perfone  innocenti,  o  pcrfeguitatc  da' prepotenti,  erano  imprigionate,  Theodor. 
con  torfi  loro  i  mezzi  di  poterfi  difenderei  il  piiflìmo  Imperadore  or- 
dinò nel  medefimo  Editto,  che  i  Vefcovi  avrebbono  un'intera  libertà 
di  vifitar  le  prigioni,  per  informarfi  non  meno  del    trattamento,   che 
fi  faceva  a' poveri  carcerati,  che  de' loro  affari,  per  foUecitar  pofcia  i 
Giudici   in    loro    favore.    Sarebbe  da  defidcrare,    che    quella    Leg- 
ge, rapportata  dal  Sirraondo,  e  fimilc  ad  un'altra  del  medefimo  Au- 
gudo  dell'Anno  409.  non  fofie  abolita,  o  che  la  Pietà  de' Principi  in 
altra  maniera  prowedeflc  al  bifogno  de' carcerati ,  con  ricordarfi  delle 
regole  importantiflijne  della  Carità  Crirtiana. 


Tom.  III.  H  Anno 


5*8  Annalid*  Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccxx.  Indizione    ni. 
di  Bonifacio  l.  Papa  3 . 
di  Onorio  Imperadore  28.  e  i6. 
di  Teodosio  II.  Imperadore   19.  e  13. 

Confoli  \  Teodosio  Augusto  per  la  nona  volta, 
e  Flavio  Costan20  per  la  terza. 


A 


**  Voig.  TJ'Rano,  come  diffi,  alfediati  i  Svcvi  ne' Monti  Ncrvafi  della  Spa- 
NNC4ÌO.  JQ  gna  dai  Vandali.  Probabilmente  coftoro  mandarono  per  aver  foc- 
(»)  jda<ius  corfo  da  yf/ìerio  Conte  delle  Spagne,  perciocché  Idacio  racconta  (<»), 
in  chronico  (-f,g  \  Vandali  all'udire,  che  fi  avvicirrava  con  grandi  forze  quefto  Ufi- 
«/H  Sirm.  ^-^jg  dell' Imperadore,  levarono  rollo  l'affedio,  ed  abbandonata  la  Ga- 
lizia, s'inviarono  vcrfo  la  Provincia  della  Bctica,  con  avere  nel  psf- 
faggio  per  Braga  commeffi  alcuni  omicidj.  Dovea  forfè  la  Bctica  cf- 
fcre  allora  fcarta  di  prcfidj ,  e  però  fé  ne  impadronirono .  In  Coftan- 
(b)  chronì-  t'oopoli,  fecondo  che  riferifce  la  Cronica  Aleflandrina  W,  Tcodofio 
€on  Altxan-  Augullo  era  già  pervenuto  ad  età  competente  per  ammogliarfi .  Pul- 
drinum.  chcria  Augufta  fua  Sorella,  Donna  di  gran  fenno,  cercò  dapertucto 
Moglie,  che  foflc  degna  di  sì  gran  Principe;  e  udito,  ch'egli  non 
curava  né  ricchezze,  né  nobiltà,  premendogli  folamentc  le  Virtù  e  k 
Bellezza,  gliene  fcelfe  finalmente  una  di  fuo  genio;  e  quefta  fu  ylte» 
ìtaide^  Figliuola  di  Eraclito  Filofofo,  giovane  di  rara  beltà,  e  addot- 
trinata in  molte  fcienze.  A  lei  il  Padre  in  morendo  avea  lafciato  fo- 
lamente  cento  nummi  in  fua  parte,  con  dire,  che  a  lei  baftava  per 
dote  il  Sapere  accompagnato  dalla  Bellezza;  e  tutto  il  refto  della  fua 
eredità  pervenne  a  due  mafchi,  parimente  fuoi  Figliuoli.  Mancato  di 
vita  il  Padre,  Atenaidc  pretendendofi  indebitamente,  perchè  fenza  fua 
colpa,  diferedata,  ed  aggravata,  dimandò  a  i  Fratelli  la  fua  legittima^ 
e  la  rifpoita  fu,  ch'eglino  la  cacciarono  di  cafa.  Ricoyerofli  ella  per 
quello  preflb  d'una  fua  Zia  materna,  la  quale  feco  la  menò  a  Coftan- 
tinopoli,  per  chiedere  giuftizia  all' Imperadore ,  e  prefentolla  prima 
d'ogni  altra  cola  all' Auguita  Pulcheria,  implorando  la  di  lei  prote- 
zione. Pulcheria,  adocchiajia  i-I  gra^iofiffimo  afpetto  di  quefta  Giova- 
ne, ed  intcfo,  ch'era  vergiae,  e  Tergine  dotata  di  gran  prudenza,  e 
di  molta  Letteratura,  la  fece  rcflare  in  Corte.  Raccontò  poi  quefta 
avventura  a  Teodofio  fuo  fratello,  fenza  tacere  le  Angolari  preroga- 
tive di  corpo  e  d'animo,  che  fi  univai>o  in  quefta  donzella.  Di  piìi 
ncn  vi  volle,  perchè  Teodofio  s'invogliafle  di  vederla.  Fattala  dun- 
que di  concerto  venire  nella  camera  di  Pulcheria,  il  giovane  Impera- 
dore in  compagnia  di  Paolino  fuo  compagno  ed  amico,  che  fu  poi  Mae- 
llro  de  gli  Ufiz),  o  fia  Maggiordomv)  Maggiore,  ftando  dietro  ad  una 
portiera  la  guatò  ben  bene,  e  in  guifa  tale,  che  ftraordinariamentc 

gli 


Annali    d'  Italia.  f9 

gli  piacque,  e  raaflìmamente  perchè  Paolino  proruppe  in  atti  d'am-  Era  Volg. 
mirazione,  ^efia  è  quella  ch'io  cerco ^  difle  allora  Tcodofio  in  fuo  cuo-  A kn 042.1. 
K;  ed  indottala  ad  abbracciar  la  Religion  CrilHana,  perchè  era  nata 
ed  allevata  nel  Paganefimo,  la  prefc  poi  nell'anno  feguente  a  dì   7. 
di  Giugno  per  Moglie,  avendole  fatto  mettere  nel  Battefimo  il  nome 
& Eudocia.  Onorio  Augufto  in  quell'anno  a  dì  8.  dì  Maggio  in  Ra- 
venna fece  una  Coftituzione ,  indirizzata  a  Palladio  Prefetto  del  Pre-  ,^y.  ^ 
torio  C"),   per  rinovar  le   Leggi   già  fatte  contra  chi  rapifle  Vergini  ut,  g,  rit. 
confccratc  a  Dio,  o  in  altra  guifa  infidiafle  o  pregiudicane  alla  lor  ca-  ij-  Cfdic. 
ftità.  Nella  ftefla  Legge  prefib   il   Sirmondo   (^)  vien  proibito  a  gli  J^"M- 
Ecclefiallici  di  tenere  in  cafa  perfona  di  differente  fclTo,  a  riferva  della  ^^^^  ^J[^'"' 
Madre,  delle  Sorelle,  e  Figliuole,  e  della  Moglie,  tenuta  prima  del  pe„d.  ad 
Sacerdozio.  Giunto  San  Girolamo,  celebre  Dottor  della  Chicfa,  all'età  Codìc. 
di  novanta  anni,  diede  fine  nel  prefente  alla  fua  vita,  ed  alle  fue  pc-  ^^"'^"Z 
nitenze,  e  gran  fatiche  in  prò  della  Chiefa  Cattolica. 

Anno  di  Cristo  ccccxxi.  Indizione  iv. 
di  Bonifacio  I.  Papa  4.  H 

di  Onorio  Imperadore  29.  e   17. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  zo.  e  14. 
di  Costanzo  Imperadore  i. 


Confoli  <  EusTAZio,  ed  Agricola. 


NOn  fi  quietò  mai  Galla  Placidia,  finché  non  gli  riufci  d'indurre 
il  Fratello  Onorio  Augufto  a  prendere  per  fuo  Collega  nell'Im- 
perio Coftanzo  di  lei  Marito .  Però  tali  e  tante   furono   le  batterie  ed 
iftanze  fuc,  che  in  quell'anno  Onorio  il  dichiarò  Auguflo -a  ài  8.  Feb- 
brajo,  per  quanto  s'ha  da  Teofane  (f).  L'Autore  della  Storia    Mi-  W  7heeph. 
fcella  fcrive  (^),  che  Onorio  conofcendo,  cficre  appoggiata  la  propria  T^f i^'e"/' 
difefa  tanto  in  guerra,  che  in  pace,  al  valore  e  all'ingegno  di  Coftan-  Mi/crii. 
zo  fuo  Cognato,  incitato  anche  dall'approvazione  di  tutti,  il  prefe  per  I-  14-  Tcm. 
filo  Collega.   Olimpiodoro  (?)  all'incentro.   Scrittore  di  que' tempi,  i-^furni- 
afferifce,  che  Onorio  contra  fua  voglia  il   creò   ylugujlo .   Ma  avendo  [gx  o/^^- 
i   Greci  fcntita  male  quella  elezione,  può   fofpettarfi,  che  il  Greco  pioj,  afud 
Scritore  parlaffe  del  racdefimo  tenore.  Con  tal  congiuntura  anche  Galla  Photium 
Placidia  di  lui  Moglie  ebbe  il  titolo  egli  onori  à'jlugufta.  Certo  è,^*^-  '5'- 
che  r  Imperadore  d'Oriente  Teodofio,  il  quale  probabilmente  venen- 
do a  mancare  Onorio  fenza  Figlinoli,   fpcrava  un  dì  di  riunire  al  fuo 
l'Imperio  d'Occidente,   difapprovò   quella  promozione;  e  però  non 
volle  ammettere  il  Meflb,  che  gliene  portò   la  nuova.  Parimente  at-  ^P  ^Y'' 
teda  Filoftorgio  (/),  che  offendo  fiate  mandate  fecondo  il  rito  d'alio- ^T  ^'^^j"" 

Hi  ra 


6o 


Annali    d'  Italia. 


E»  A  Voi». 
Anno  411. 


(a)  Ol'ymp. 
ih.  pag.  19J. 


(b)   'Brov>t- 
rus  Annal. 
Tnvtr.  l.  5, 
num.  34. 


(e)  Oiyw- 
fiodorits 
dpud  Pho- 
tiujtt  p.  194. 


(d)  Sartn. 
Annal.  Ecc. 
4td  Ann.à^^o. 

(e)  Profptr 
ili.  3.  e.  38. 
iii  prs,diU. 


ra  le  immagini  di  Coftanzo  Augufto  a  Coftantinopoli,  Tcodofio  non 
le  volle  ricevere,  e  che  per  qusito  affronto  Coftanzo  fi  preparava  per 
muovergli  guerra,  quando  Iddio  il  chiamò  a  sé  dopo  fei  Mcfi  e  ven- 
ticinque giorni  d'Imperio,  cioè  a  di  2.  di  Settembre  dell'anno  pre- 
fencc.  Oiimpiodoro  («)  pretende,  che  per  l'afflizione  di  vcdcrfi  rifiu- 
tato in  Oriente,  e  pentito  d'eflcre  (tato  alzato  a  grado  sì  fiiblime,  per- 
chè non  poteva  aver  come  prima  i  luoi  divertimenti,  egli  cadcfie  ma- 
lato. Ma  Coftanzo,  uomo  d'animo  grande,  non  era  sì  mefchino  di 
fenno  e  di  cuore,  da  ammalarfi  per  quefto.  Una  doglia  di  cofta  il  portò 
all'altro  Mondo.  Fama  fu,  che  infogno  udì  dirfi:  l  fei  fon  terminati  .^ 
e  il  fcttimo  incomincia:  parole,  pofcia  interpretate  de' Mefi  del  fuo  Im- 
perio. Aggiugne  il  fuddetco  Storico,  che  dopo  la  morte  di  Coftanzo 
molti  vennero  da  tutte  le  parti  a  Ravenna  a  chiedere  giuftizia,  pre- 
tcndendofi  fpogliati  indebitamente  da  lui  de' loro  beni,  fenza  poterla 
nondimeno  ottenere  a  cagione  della  troppa  bontà,  anzi  della  fovcrchia 
familiarità,  che  paflava  tra  Onorio  e  Placidia  Augufta  fua  Sorella ,  mo- 
tivi, che  affogarono  e  renderono  inutili  tutte  le  doglianze  di  coftoro. 
Ma  fé  non  merita  fede  quefto  Iftorico  Pagano,  allorché  dopo  aver  fat- 
tasi bell'elogio  di  Coftanzo,  cel  vuole  dipignere  per  uomo  di  de- 
boliffimo  cuore i  molto  men  la  merita,  allorché  foggiugne,  che  rimatta 
vedova  Placidia,  le  moftrò  tanto  affetto  l' Augufto  Onorio,  con  ba- 
ciarla anche  fpeflo  in  volto,  che  corfe  fofpetto  d'una  fcandalofa  ami- 
cizia fra  loro.  Quefte  fenza  dubbio  fon  ciarle  di  uno  Scrittor  Gentile, 
nemico  de' Regnanti  Criftiani,  o  ciarle  de' Greci,  fempfe  mal' affetti 
a  i  Latini.  La  Virtù,  che  maggiormente  rifplcndè  in  Onorio,  fu  la 
Pietà i  e  non  n'era  priva  la  ftella  Galla  Placidia. 

Il  Browero  W  rapporta  un  Epitafio,  che  per  atteftato  di  lui  fi 
conferva  in  Trcveri  nella  Bafilica  di  San  Paolino,  pofto  a  Flavio  Co- 
ftanzo., Uomo  Confo/are y  Conte ^  e  Generale  dell'una  e  dell'altra  milizia. 
Patrizio,  e  due  volte  Confole.  Ma  quefta  Ifcrizione,  quando  fia  legit- 
tima, potè  ben  efferc  fatta  vivente  Coftanzo,  ma  non  già  fervirc  a  lui 
di  memoria  Sepolcrale.  Coftanzo  tre  volte  era  ftato  Confole,  e  quel 
che  è  pili,  Augufio .  Ne  gli  Epitafi  de  gl'Impcradori  non  fi  folcano 
mettere  le  Dignità  foftenute  prima  di  arrivare  all'Imperio.  Né  Co- 
ftanzo terminò  la  vita  in  Treveri .  Racconta  Olimpiodoro  (^ ) ,  che  men- 
tre effo  Coftanzo  regnava  con  Onorio,  venne  a  Ravenna  un  certo  Li- 
banio.  Mago  ed  incantatore  folenne,  che  profeffava  di  poter  far  cofe 
grandi  contro  a  i  Barbari  fenza  adoperar' armi  e  foldati;  e  diede  anche 
un  faggio  di  quefte  fue  promeffe.  Pervenutone  l'avvifo  a  Placidia  Au- 
gufta, moffa  ella  o  da  zelo  di  Religione,  o  da  paura  di  coftui,  minac- 
ciò fino  di  fepararfi  dal  Marito  Coftanzo,  fc  non  levava  quefto  mal 
uomo  dal  Mondo:  il  che  fu  fatto.  Dobbiamo  al  Cardinal  Baronio  (^) 
l'Editto  indirizzato  inqucft'Anno,  e  non  già  nel  precedente,  da  effo 
Coftanzo  Augufto  a  Voluftano  Prefetto  di  Roma,  con  ordine  di  cacciar 
via  da  efla  Città  Celeftio,  il  peftifcro  Collega  di  Pelagio  con  tutti  i 
fuoi  feguaci.  Attcfta  eziandio  San  Profpero  (e"),  che  a' tempi  di  Co- 

ftan- 


Annali    d'  Italia.  6i 

ftanzo,  e  dell' Augufta  Placidia,  p«r  cura  di  Orfo  Trrbuno,  fu  attcr-  Era  Voìs. 
rato  in  Circagine  il  Tempio  della  Dea  Celelte,  fotto  il  qual  nome  di-  ANNo^fi 
fputano  tuttavia  gli  Eruditi,  qual  falfa  divinità  fofle  onorata  da  i  Pa- 
gani, potendofi  nondimeno  credere  con  Apuleio,  che  fofle  Giunone. 
Era  quell'Idolo  e  Tempio  il  più  famofo  dell' Affrica.  Aurelio  Vefco- 
vo  di  Cartagine  l'avea  mutato  in  una  Chiefaj  ma  i  Gentili  fpargeva- 
nò  dapcrtutto,  che  quivi  infallibilmente  avea  da  riforgere  la  loro  fupcr- 
ftizionc}  laonde  per  togliere  ad  cfll  così  vana  fperanza,  il  Tempio  fu 
interamente  demolito.  Salviano  W  attefta,  che  né  pur  moki  de' Cri-  ^^v  y^;^;^. 
ftiani  più  riguardcvoli  dell' Affrica  fapeano  trattencrfi  dall' adorare  la  „«,  i.  s.  dt 
Celelle  Dea  del  loro  paefe .  Leggcfi  ancora  nel  Codice  Tcodofiano  u-  G$tbern. 
na  Legge  pubblicata  in  quell'Anno  da  Onorio  e   Coftanzo   Augufti, 
in  cui  è  ordinato,  che  fé  un  Marito   ripudia  la   Moglie   per  qualche 
grave  delitto,  provato  ne' pubblici  Tribunali,  guadagni  la  di  lei  dote, 
e  ripigli  la  donazione  a  lei  fatta,  e  pofTa  dipoi  paflare  ad  altre  nozze. 
Lo  ftcflo  vien  conceduto  alle  Mogli,  provanti  il  delitto  del   Marito, 
ma  fenza  poterli  rimaritare ,  fé  non  dopo  cinque  anni .  Fu  ftabilito  con 
più  ragione  dalla  Chiefa  in  varj  tempi,  e  fpczialmcnte  nel  Concilio  di 
Trento,  una  diverfa  pratica:   fopra  di   che  fi  può    vedere   il   Trattato 
del  Juenin  de  Sacramentis .  In  quell'Anno  Claudio  Rutilio  Numaziane  y 
perfonaggio  di  gran  merito  e  nobiltà,  ma  Pagano,  che  era  ftato  Pre- 
fetto di  Róma,  tornando  nella  Gallia  fua  patria,  compofc  il  fuo  Itine- 
rario,  Opera  degna  di  grande  ftima.  Giunto  a  Piombino,  narra,  che  gli 
venne  la  nuova,  come  a  Foluftano^  fuo  Angolare  amico,  era  ftata  con- 
ferita la  Prefettura  di  Roma,  la  qual  cade  nel  prefente  Anno,  fecon- 
dochc  li  ricava  dal  fopramentovato  Editto  contra  de'  Pelagiani . 

Anno  di  Cristo  ccccxxii.  Indizione  v. 
di  Celestino  Papa  i . 

di  Onorio  Imperadore  30.  e  28.  ■  '-^ 

di  Teodosio  IL  Imperadore  21.  e  ly. 

Confoli    i  Onorio  Augusto  per  la  tredicefima  volta, 
i  Teodosio  Augusto  per  la  decima. 

Solennizzò  Onorio  Imperadore  in  Ravenna  l' Anno  trentefimo  del 
fuo  Imperio.  Abbiamo  da  Marcellino  Conte  (O^chc  l'allegria  di  f^^  ^«rctl- 
quella  fella  fu  accrefciuta  dall' effcre  flati  condotti  a  Ravenna  incate-  in  ch^tnife 
nati  Majfimo^  e  Giovino  prefi  in  Ifpagna,  i  quali  dappoiché  ebbero  fer-  apud  sir- 
vito  di  Ipettacolo  al  Popolo,  dati  in  mano  alla  giuftizia  riceverono  col-  /noidum, 
la  morte  il  premio  della  lor  ribellione.  Majfimo  è  quel  medefimo,  che 
neir  Anno  411.  fu  creato  Imperadore  da  Geronzio  nella  Spagna,  e  fug- 
gito dipoi  fra  i  Barbari,  cornò  nell'Anno  419.  in  ifcena,  coU'occut 

par 


6z  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  par  la  Signoria  di  qualche  Provincia  della  Spagna,  e  dovette  poi  efle- 
A*N04ii.  re  prcfo  da  i   Romani.    Giovino  è   probabile   che    fofle  il   Generale  di 
quello  chimerico  Imperadore  .  Ma  quelle  allegrie  furono  troppo  con- 
trapeface  da  altri  malanni,  che  accaddero  al  Romano  Imperio.  Caflìo- 
(a)  Cajfioio-  dorio  (<«)  notò,  che  nel  prefente  Anno  fu  fpcdito  un  elcrcito  in  Ifpa- 
rìusìnchr»-  gna  contra  de'  Vandali,  che  fi  erano  impoirelTati  della  Bctica.  Gcnera- 
Ih'iduì  s  ^  '^'  quell'Armata  fu  Calino;  e  Tappiamo  da  Jdacio  (^),  ch'egli  rac- 
:n   cfircmc»  nava  feco  un  poderofo  rinforzo  di  Goti  aufiliarj  .  Aflali   egli  i  Vanda- 
Mpud  sìrm.  li,  gli  aflediò,  e  li  ridufle  talmente  alle  llrettc,  che  già  penfavano  ad 
arrenderli.  Ma  l'imprudente  Generale  avendo  voluto  cimcntarfi  ad  un 
fatto  d'armi  con  gente  difperata,  fu  rotta  da  eHi  Vandali,  perché  inr 
gannato  da  i  disleali  Goti,  e  fi  ridulTe  fugitivo  a  Taragona.  Profpero 
Tirone  fuor  di  fito  racconta,  che  venti  mila  Romani  nella  battagha  co  i 
Vandali  in   Ifpagna  reftarono   morti  fui  campo .   Un  altro  incicufabil 
fallo  commifc  il  fupcrbo  Gallino >  perciocché  fecondo   l'altra  Cronica 
(e)  Profper    di  Profpcro  (f) ,  ingiuriofamente  ricusò  d' aver  per  compagno  ncU' im- 
in  chronk.    prcfa  fuddetta  Bonifacio  Conte,  perfona  di  fommo  credito  e  fpericnza 
afud  i<»**'  nell'arte  della  guerra:   il  che  fu  cagione,  che  Bonifacio   indifpettito 
palTalTe  poco  apprcflb  io  Affrica,  dove  comandava  alla   milizia,    e  vi 
rufcitafle  que' malanni,  che  fra  poco  vedremo.  Forfè  la  fpedizione  con- 
tro i  Vandali,  fé  Gallino  fi  fofic  fervito  dell'aiuto  di   quello  valorofo 
Campione,  farebbe  fucccdutadiverfamente  .  Onorio  Augnilo  pubblicò 
in  quell'Anno  una  Legge,  per  mettere  freno  alle  ingiullizie   de' cre- 
ditori, con  proibir  loro  di  cedere  elfi  crediti  a  perlbne   potenti,  vie- 
tando ancora  ogni  azione  contra  i  Padroni  per  debiti  fatti  da  i   Servi 
e  Fattori.  In  oltre  con  altra  Legge  regolò  le  impolle,  che  pagavano 
i  terreni  nell'Affrica  Proconfolare ,  e  nella  Bifacena,  dopo  aver  fatto 
vifitarc  da  perfone  di  molta  probità  le  terre  di  que'  paefi ,  capaci  o  in- 
capaci di  tali  aggravj  .  Ancorché  Profpcro,  e  Marcellino,  feguitati  dal 
Cardinale  Baronio,  difFerifcano  all' Anno  Tegnente  la  morte  di  Bonifa- 
(d)  Pagiut    "0  Papa  Primo  di  quello  Nome,  pure  il  Padre  Pagi  (^)  pretende,  ch'e- 
Crit.  Sdr»n.  gli  mancàffc  di  vita  nel  prefente  a  di  4.  di  Settembre.  E  con  ragio- 
ne, perchè  tutti  gli  antichi  Cataloghi  de' Romani  Pontefici  gli  danno 
anni  tre^  meft  otto,  e  giorni  fette  di  Pontificato  >  e  contando  quelli  dal 
dì  zp.  di  Dicembre  dell'Anno  418.  in  cui  fu  intronizzato,  cade  la  fua 
morte  nel  Settembre  del  prefente.  Nel  Libro    Pontificale  d'Anallafio 
in  vece  di  otto  meft  e  fermo  quattro  mefi,  che  fcmbrano  prcfi  dal  tem- 
po, in  cui,  ripudiato  Eulalio,   fu  confermata  o  fia  riconofciuta  legit- 
tima la  di  lui  elezione  dal  Concilio   de'Vcfcovi,  e  da  Onorio  Impe- 
radore. In  fuo  luogo  a  dì  10.  di  Settembre  fu  eletto  C?/^y?/»o,  Figliuo- 
lo di  Prifco.  Segui  nel  prefente  Anno  tra  Teodofio  II.  Augnilo,  e  il 
Re  di  Perfia,  la  pace  o  fia  una  tregua  di  cento  anni.  E  ad  cflo  Im- 
peradore Eudocia  Augulla  partorì  una  Figliuola,  a  cui  fu  pollo  il  no- 
•TOc  di  Eudofia. 

Anno 


A   N  N  A   L  I      d'   I  T   A   L   I  A.  ^3 

Anno  di  Cripto   ccccxxiii.   Indizione  vi. 
di  Celestino  Papa  2. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  21.  e   16. 

^       r  y     S    ASCLEPIODOTO,    C 

tomoli  ^  Flavio  Avito  Mariniano. 

OLifnpiodoro,  che  poco  fa  ci  rapprefcntò  contra  ogni   vcrifimile  Era  Volg. 
un  tale  affetto  fra  Onorio  Imperadore,  e  la  Sorella  Placidia  Au-  ANN0413. 
gufta,  che  fi  morftiorava  di  loro,  ci   vicn'ora  dicendo,   (<»)   che   non  (a)  otym- 
jftctcc  molto  a  convcrtirfi  quell'amore  in  odio.   Imperocché   Plzcìdh  f""^-.'P'*^ 
badava  troppo  a  i  configli  d' Elpidia  fua  balia,  e  di  Lconteo  fuo  Ma-  f^j^'i^, 
ftro  di  Cafa,  e  v'era  in  Ravenna  una   fazione,   che   teneva  per  lei, 
compofta  de' Goti  fervitori   dianzi    di    Ataulfo   fuo   primo   Marito,   e 
d'altri  già  aderenti  a  Coftanzo  marito  in  feconde  nozze:  e  però  bene 
fpeflb  leguivano  fedizioni  e  ferite  in  Ravenna  fra  quei  della  (uà   par- 
te, e  quei  dell' Impcrador  fuo  Fratello.  Andò  tanto  innanzi  quefta  di- 
fcordia,  che  Onorio  cacciò  via  Placidia  co'fuoi  Figliuoli,  ed  ella  s'im* 
barcò  per  rifugiarfi  in  Coftantinopoli  preffo  l'iraperador  Teodofio  fuo 
Nipote.  Cafiìodorio  W,  e  l'Autore  della  Mifcella  (e)  fcrivono,  ch'cfla  /{,%  ^affied 
in/teme  con  Onorio ,  e  Falentiniano  fuoi  Figliuoli  fu.  mandata  dal  Fratello,  in  chronicà. 
in  Oriente  per  fofpetto ^  eh' effà.  invitajfe  i  nemici  contra  di  lui.   S'ha   da  (e)  Mi/celi. 
fcrivcre  nel  tetto  di  Cafiìodorio,  e  della  Mifcella  Onoria  (e   non  già  ^""^  ^■ 
Onorio)  Figliuola  nata  da  lei  prima  di  Valenriniano .  Profpero  Tirone  (<^)  ^l)' Jro'pl'r 
è  di  parere,  che  Placidia  foflc  efiliata  dal  Fratello,  perche  gli  tendeva  in  chronUi 
delle  infidie.   Il  volgo  fi  prende  facilmente  l'autorità  d'interpretare  i  "/»'<'  Labi, 
fegreti  de' Principi,  e  fpaccia  le  fue  immaginazioni  per  buona   mone- 
ta. Certo  è,  che  Placidia  fu  cacciata,  e  fé  ne  andò  co' Figliuoli  a  Co- 
llantinopoli ,  dove  fu  amorevolmente  accolta.  Olimpiodoro  attefta,  che 
il  folo  Bonifacio  Conte  le  fu  fedele,  e  dall'Affrica,  ove  era  o  Gover- 
natore o  General  delle  milizie,  per  quanto  potè,  le   andò   mandando 
aiuto  di  danari ,  e  fece  dipoi  ogni  pofiìbile  sforzo,  perch'cffa  e  il  Fi- 
gliuolo ricupcraffcro  l'Imperio.  Ma  poco  tempo  goderono  gli  emuli 
di  Placidia  del  loro  trionfo,  perchè  in  qucfto  mtdcfimo  Anno  nel  ài 
if.  d' Agofto  Onorio  Imperadore  pagò  l' incvitabil  tributo  de' morta- 
li,  con  efiere  mancato  di  vita  per  male  d'idropifia  in  Ravenna.  Prin- 
cipe, che  nella  Pietà  non  fii  inferiore  a  Teodofio  il  Grande  fuo  Pa- 
dre, ma  Principe  dappoco,  che  in  tanti  torbidi   dell'Imperio,   e  in- 
filiti a  lui  fatti,  mai  non  cinfe  fpada,  né  una  volta  fola  comparve  iti' 
campo,  benché  nel  fiore  della  gioventù,  e  nato  di  un  Padre  cosi  guer- 
riero. Perciò  la  debolezza  del  fuo  governo  diede  animo   a   i   Barbari 
di  calpcllaie  e  lacerare   l'Imperio  Romano,   a' fuoi  mcdefimi   Corti- 
giani di  fprezzarlo,  e  a' fuoi  Ufiziali  di  ribellarfi  contra  di  luij  e  tanto 

più 


^4  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

Era  Volg.  più  perch'cgU  non  fapeva  fceglierc  buoni  Miniftri,  e  fi  lafciava  aggi- 
ANK0413.  rare  or  da  quefto  or  da  quello.  Il  Cardinal  Baronie  («)  fi  la  di  lui 
^nfaT'Ece.  "pologia,  dicendo ,  ch' egli  colla  Pietà  e  colP Orazioni  vinte  ranti  Ti- 
idAnn.413.  ranni  e  nemici;  ed  cfTere  meglio,  che  un  Iraperadore  fia  dotato  di 
Religione,  che  valorofo  nell'armi.  Egli  e  certo  da  defiderare,  die 
tutti  gì' Imperadori  e  Principi  Cattolici  fieno  eccell'enti  nella  Pietà. 
Tuttavia,  quando  arrivano  fconvolgimcnti  interni,  e  ribellioni  ne  gli 
Stati,  fono  ben  proprie  de  i  Pontefici  e  Prelati  le  Orazioni  a  Dioj 
ma  un  Principe  dovrebbe  fare  di  più  ,  eflendo  allora  gran  difavven- 
tura  per  gli  fudditi  l'avere  chi  loro  comanda,  timido  e  debole  di  con- 
figlio. E  fé  l'Imperio  Remano  patifie  fotte  il  governo  d'Onorio, 
l'abbiam  già  veduto.  In  fomma  alcuni  fi  fan  Religiofi,  che  flarcb- 
bono  meglio  Principi;  e  alcuni  Principi  ci  fono,  che  itarebbono  me- 
glio Monaci.  Certo  Roma  non  mai  prefa.,  fc  non  fotto  di  lui,  e  fic- 
cheggiataa  da  i  Barbari,  lafciò  una  gran  macchia  alla  fama  di  quello 
per  altro  buon  Principe  ed  Imperadore  piiflìmo.  Teofane,  e  l'Autore 
della  Mifcella  dicono,  ch'egli  morì  in  Roma,  e  fu  feppellito  in  un 
Maufoleo  preflb  il  Corpo  di  San  Pietro;  ma  per  quel  che  concerne 
il  luogo  di  fua  morte,  non  meritano  fede .  -Idacio,  e  Profpero  Tirone 
l'aficrifcono  defunto  in  Ravenna,  ne  fi  può  credere  altt'imcnti,  per- 
chè ci  fon  Leggi  pubblicate  da  lui  in  quella  Città  a  dì  p.  d'  Agofto, 
ed  efiendo  egli  morto  fei  giorni  dopo,  in  si  poco  tempo  non  è  ve- 
rifimile,  ch'egli  idropico  li  facefle  portare  a  Roma.  Fra  le  iuddett-c 
Leggi  fi  truova  un  infigne  regolamento  da  ofiervarfi  ne'procefii  cn- 
minali,  indirizzato  a  i  Confoli,  a  i  Pretori,  a  i  Tribuni  del  PqdoJo, 
e  al  Senato  di  Roma . 

Non  avendo  quefto  Imperadore  lafciata  dopo  di  se  prole  alcuna, 
rimafe  l'Imperio  d'Occidente  per  ora  lènza  Principe.  Fu  fpedito  to- 

(b)  SocfMt.     fto  l'avvifo  a  Coftantinopoli  della  morte  d'Onorio  C^),  e  Teodofio  la 
fii  S  ^c"i\    tf""c  P^r  qualche  tempo  occulta  al  Popolo,  finché  avefie  fpedito  un 

corpo  di  truppe  a  Salona  Città  della  Dalmazia,  acciocché  foflc pron- 
to, cafo,  che  fuccedefl'e  novità  alcuna  in  quelle  parti,  che  non  s'ac- 
cordafle  colle  idee  del  medefimo  Teodofio.  Divulgata  infine  la  nuo- 

(c)  Theoph.    va  d'efla  morte,  fé  ne  fece  duolo  per  tellimonianza  di  Teofane  (0  in 
.m  chronk.    Coftantinopoli  per  fette  giorni,  con   tener  chiufe  le   botteghe-,  e  le 

porte  ancora  della  Città.  Mainentre  vanno  innanzi  e  indietro  Lettere 
alla  Corte  dell' Imperadore  Greco,  un  certo  Giovanni,  Primicerio  de' 
Notai,  circa  il  fine  di  quell'Anno,  fi  iccc  proclamare  Imperadore  in 
Ravenna.  Contribui,  credo  io,  a  quefta  fcena  il  timore,  ch'ebbero 
i  Popoli  Itailiani  di  cadere  fotto  il  dominio  de'  Greci  Augurti  troppo 
lontani .  Perchè  poi  nell'  Anno  precedente  una  Legge  d' Onorio  fi  ve- 
de indirizzata  a  Giovanni  Prefetto  del  Pretorio  d' Italia,  perciò  il  Car- 
dinale Baronio  fi  figurò,  che  fofTc  il  medefimo,  che  prcndefie  nel  prc- 
fentc  le  redini  dell' Imperio  di  Occidente.  Ma  Socrate ,  e  Teofane  non 

t li  danno  altro  titolo,  che  di  Primicerio  de' Cancellieri  dell'  Impera- 
ore.  Leggefi  preflb  il  Mezzabarba  la  di  lui  Medaglia,  non  faprei  dire 

fc 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a  65- 

fc  legittima;  &  è  degno  di  oflervazione  ciò,   che  di   lui   fcrìde    Pro-  Era  Volg. 
copio  ('0,  e  dipoi  Suida  W  :  cioè  ch'egli  era  dotato  non  men  di  Clc-    ANN0413. 
meni»,  che  di  rara  Prudenza,  e  prcmuro(anicnte  batteva  le  vie  delia  ~;,  £^[/"^' 
Virtù,  con  aggiugncre,  che  quelli  tenne  il  Principato  con  ntolta  mo-  yand.xÌ.Li. 
derazione,  né  diede  orecchio  alle  fpie,  ne  ingiultamenie  fece  uccide-  cap.  3. 
re  alcuno;  ne  pure  impofc  aggravj,  né  tolfc  per  forza  i  Tuoi   beni  a  l^')  smJ.is 
chi  che  fDfle.  Dal  fuddetto  Procopio  egli  è  nominato  foiamcnte  per-  '^q^^^I^ 
fona  Militare.  Spedi  Giovanni  i  fuoi  Ambafciatori  a  Tcodofio  con  u-  - 
mili  parole  a  pregarlo  di  volergli    confermare  la  Dignità   Imperiale  ; 
ma  Tcodofio  li  fece  mettere  in  prigione,  e  fecondo  Filoftorgio  li  cac- 
ciò in  cfilio,  e  quindi  fi  diede  a  preparar  la  forza,  per  deporre   que- 
fto  ufurpator  dell'Imperio.  Da  una  Coltituzione  di  Valcntiniano  IH. 
Augufto  apparifcc  (f),  che  Giovanni,   per  guadagnarfi   l'afFctco  de'  (e)  ^  47. 
Gentili,  cominciò  ad  annullare  i  priviiegj  conceduti  da  gli  altri   Im-  ''*•  "^•.  ^"• 
pcradori  alle  Chiefc  e  a  gli  Ecclefiaftici,  con  rimettere  le  caufe   loro  ^ij^J^^r^ 
al  foro  de' Laici.  Renato  Profuturo  Frigcrido,  Storico  di  que' tempi, 
a  noi  folamentc  noto  per  la  diligenza  di  Gregorio  Turonenfe  {d)^  che  (d)  Gngor. 
ne  rapporta  alcuni  paffi,  racconta,  che  gli  Ambafciatori  di   Giovanni  THrontnfit 
Tiranno,  fprezzati  da  Teodofio  Auguilo,  fé  ne  ritornarono  in  Italia,  ^ì'ff\'a  e 
rilafciati  dalla  prigione  (fé  pur  fuflìlle,  che  foflcro  carcerati )  e  gli  ri- 
ferirono, in  qual  dirpofizione  folT'c  Teodofio  vcrfo  di  lui .  Allora  Gio- 
vanni fpedi  nella  Pannonia  con  una  gran  fomma  d' oro  yfezio  fuo  Mag- 
giordomo a  ricercare  l'aiuto  degli  Unni,  ficcome  perfona  conofcenic 
ed  amica  dc'medefimi,  perchè  tcnipo  fa  era  llato  ollaggio   prcflo   di 
loro;  con  ordinargli,  che  fubito  che  l'armi  di  Teodolìo  foflcro  entrate 
in  Italia,  que' Barbari  veniflero  conerà  d' efib  alla  fchiena,   &  egli  le 
afTalirebbc  di  fronte.  Celebre  noi  vedremo  divenir  nella  Storia  quefto 
Aezio,  e  fappiamo  da  eflb  Frigerido,   ch'egli  ebbe  per  padre   Gau- 
denzio di  nazione  Scita,  o  fia  Tartaro,  uno  de' primi  del    fuo   pacfc  , 
il  quale  venuto  al  fervigio  degl'  Imperadori,   cominciò  la  fua   milizia 
nelle  Guardie  del  Corpo,  e  falito  fino  al  grado  di  Generale  della  Ca- 
valleria, fu  poi  uccifo  nella  Gallia  da  i  fuoi  loldati.  La  madre  fu  Ica- 
liana,  nobile  e  ricca,  ytezio  lor  figliuolo  militò   prima  fra'foldati  del 
Pretorio;  per  tre  anni -dimorò  ortaggio  preflo  d*  Alarico;   poi   prcf- 
fo  gli  Unni  divenne   Genero  di   Carpilione;   e    finalmente  di   Conte 
delle  Guardie  del   Corpo  giunfe  ad  efiere    Maggiordomo  del  Tiran- 
no Giovanni.    Era  cortui  di   mezzana    ftatura ,    ma  di   bella  ,prcfen- 
za  ,  d'  animo    allegro  ,    forte  di   corpo  ,    bravo   a  cavallo ,   perito   in 
facttare,  e  maneggiar  la  lancia,  egualmente  accorto  nell'arti  della  guer- 
ra e  della  pace.  A  querti  pregi  s'agghigneva  l'efler  egli  affatto  difin- 
tercfiato,  e  il  non  lafciarfi  fmuoverc  dal  fentiero  della  virtù,  mollran- 
dofi  fempre  paziente  nelle  ingiurie,  amante  della  fatica,  intrepido  ne' 
pencoli,  e  avvezzo  a  fofferir  la  fame,  la  fete,  e  le  vigilie.  Tale  è  il 
fuo  ritratto  a  noi  lafciato  da  Frigerido.  Andando  innanzi  vedremo  fé 
le  opere  corrifpondano  a  così  bei  colori.  Noi  troviamo,  che  i  Fran- 
xcfi  parlarono  bene  di  Aezio,  ma  non  così  gì' Italiani .  In  quell' Anno 
Tom.  ni.  I  il  fan- 


66  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  il  fànto  Pontefice  Celeftino  cacciò  d' Ftalia  1*  Erefiarca  Celeftio,,  e  i  Pc- 
Anno413.  lagiani  Tuoi  fcguaci,  fra'quali  Giuliano  indegno.  Vefcovo  di  Eclano, 
che  ritiracofi  nella  Cilicia  prefTo  Teodoro  Vefcovo  MopfuelVcno,  per- 
fonaggio  anch' eflo  infetto  d'opinioni  ereticali,  ferine  poi  conerà  Sin- 
to  Àgnltino  in  favor  di  Pelagio .  Téo^ore/o,  celebre  Scnttor  della  Chie- 
fa,  fu  creato  nel  prefente  Anno  Vefcovo  di  Ciro,  Città  della  Sina. 
Eudocia^  Moglie  di  Teodnfio  Impcradore,  folamente  in  qucfl'  Anno 
cominciò  a  godere  il  titolo  à'Jugufta.  E  TeodofioAugufto  pubblicò 
varie  Leggi  contrade' Pagani,  e  Giudei,  che  fi  leggono  nel  Codice, 
eh'  egli  ueflb,  fecfr  dipoi  compilare  . 

Anno  di  Cristo  ccccxxiv.  Indizione  vii. 
di  Celestino  Papa  3. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  23.  e  17. 


Confoli 


i  Casting,  e  Vittore. 


C 


Afl'tm^.  che  procedette  Confole  ncll'  Anno  prefente,  è  quel  mcde- 
I  fimo,,  che  di  fopra  vedemmo  rotto  da  i  Vandali  nella  Betica  . 
Onorio  Augnilo  nell' Anno  precedente  l'avea  difegnato  Confolc  pei 
prefente;  ed  egli  fenza  fcrupolo  efcrcitò  il  Confolato  fotto  il  Tiranno 
Giovanni,  fé  pure  lo  ftelTo  Giovanni  quegli  non  fu,  che  gli  compartì 
quell'onore,  in  ricompenfa  d'aver  ferrati  gli  occhi  alla  fua  aflunzionc 
all'Imperio,  e  non  fattole  contrailo  alcuno,  ancorché  egli  folfe   Ge- 

(a)  Profttr  netale  delle  milizie  Romane.  Certamente  Profpero  fcrive  W,  che  Gio- 
tn  chromco  vanni  occupò,  per  quanto  fi  credette,  T  Imperio,  acagione  della  con- 
*f  i4  .  jj|ygpj,a  di  Caftino.  E  re llano  Leggi  di  Teodofi),  date  in  quell'An- 
no, eoa  ivi  memorarfi  il  folo  Vittore  Confole:  ftgno  che  Teodofio 
era  in  collera  contra  di  Callino,  né  il  volea  riconofcere  per  Conlole . 
Dal  m.*dv.'(ìmo  Profpero  Storico  fappi.imo  ancora,  che  Giovanni  Ti- 
ranno fuddetto  fece  in  qacil' Anno  u.u  fp adizione  in  Affrica,  lulìngan» 
doli  di  poter  tirare  quelle  Pravincie^  fotto  il  fuo  dominio.  Via  Boni- 
fazio Conte.^  che  quivi  comandava,  e  che  proreggeva  gli  affari  di  P!a- 
cidia  e  di  Valentimano  fuo  Figliuolo,  tal' oppofizione  gli  Ìccc^  che 
andò  a  monte  tutto  il  di  lui  difegno.  Intanto  Teodofio  Augullo  mi  iTa 
infieme  una  podcrofa  Armata,  la  fpedì  a  TefTalonica»  o  fia  Salonichi, 
infieme  con  Plicidia  fua  Zia,  ch'egli  allora  folamente  riconobbe  per 
uiugufta^  e  con  Valeatiniano  di  lei  Figliuolo,  ch'era  in  età  di  cinque 
anni,  a  cui  parimente  diede  il  titolo  di  NobiliJJìnia .  Generali  di  qucfl' 

(b)  ol-ym-  Armata  furono  dichiarati  Ardaburio  {l>)y  che  dianzi  nella  guerra  con- 
fiodoius  tro  i  Perfiani  avea  fatto  delle  infigni  prodezze,  e  con  cfTo  lui  A/pare 
apiid  Phu-  fuo  Figliuolo.  Fu  loro  aggiunto  ancora  Candidiano,  che  in  progrcfTo 
mtn  p.  198.  j^  tcjupo  creato  Conte ,  fi  fcopri  gran  fautore  di  Neftorio   Eretico  . 

Gian- 


Annali    d' Italia.  67 

Giunti  che  furono  co  (loro  a  Salonichi,  quivi  per  atteflato  di  Olimpio-   Era  Volg. 
doro,   e  di  Procopio  (.a)  ,  conferì  Teodolìo   al  cugino  Valeatiniano  il   Anvo  424. 
nome  e  la  dignità  di  Ce/are^  avendo  a  tal  fine  inviato  colà  E/ione  Mae-  (^)  P''0">P- 
ftro  de  gli  Ufizj,  o  fia  tuo  Maltro  di  Cafa.  E  fin <i' allora,  fer<juan-  Èeli.vand. 
to  fcrive  Marcellino  Conte  (^),  fu  decretato  il  matrimonio  d'affo  Va-   (b)  Marceli. 
Icntiniano  con  Eudoffìa  Figliuola   di  Teodofio.  Divifa  poi   l'armata,  inChronico. 
Ardaburio  colla  fanteria  polla  nelle  navi  fece   vela  alla  volta  di  Ra- 
venna) ma  infelicemente,  perché  una  fortuna  di  mare  fconvolfc  tutta 
la  fua  flotta,  ed  «gli  fecondochè  fcrive  Filollorgio  (f),  con  due   Ga-  (ci  phlh- 
Icre  portato  tiX  lido,  fu  prefo  dalle  genti  del  Tiranno,  e  condotto  pri-  ftorg.  /.ri. 
gione  a  Ravenna.  Forfè  ancora  la  tcmpefta  il  colfe  nel  venire  da  Sa-  '^-  ^ì-  "'fi- 
lonichi  per  l'Adriatico,  e  il  trafportò  verfo  Ravenna,  perché,  ficco-  ^'''"J- 
me  dirò  piii  a  baffo,  anche  Placidia  Augulla  corfe  in  quella  naviga- 
zione gran  pericolo  per  fortuna  di  mare,  e  ne  attribuì  la  liberazione 
a  San  Giovanni  Evangelifta,  a  cui  fi  votò.  Afpare all'incontro  Figliuo- 
lo d'  Ardaburio  colla  cavalleria  pafsò  per  la  Pannonia,  e  pel  rcfto  dell' 
ll'irico^  -ed  arrivato  a  Salona  Città  della  Dalmazia,  la  prefc  per  for- 
za. Quindi  cor»  tanta  foUecitudinc  continuò  il  viaggio  con  Placidia  e 
Valeminiano ,  che  arrivato  alPimprovvifo  fopra  Aqaileia,  Città  allora 
una  delle  piti  grandi  &  illullri  dell' Jtalia,  fé  ne  impadronì.  Ma  giunta 
colà  la  nuova  della  dilgrazia  e  prigionia  di  Ardaburio,  tanto  Afparc, 
che  Placidia  per  attellato  d'  Olimpiodoro  Timafero  collernaxi  e   tutti 
pieni  d'affanno,  fé  non  che  -da  lì  a  'qualche  tempo  arrivato  Candidia- 
no,  gloriofo  per  i'acqaifto  di  varie  Città,  li  rallegrò  e  fece  ritornar 
loro  m  petto  il  coraggio . 

Anno  di  Cristo  ccccxxv.  Indizione  vi  11. 
di  Celestino  Papa  4. 
di  Teodosio  II.  Imperadorc  24.  e  18, 
di  Valentiniano  III.  Imperatore  i. 

Confoli  i  Teodosio  Augusto  per  l' undecima  volta, 
e  Valentiniano  Cesare. 


Na  Legge  del  Codice  Tcodofiano  ci  fa  vedere  in  quell'Anno 
Fauflo  Prefetto  di  Roma.  Quanto  era  avvenuto  di  finiltio  ad  Ar- 


u. 

daburio  Generale  di  Teodofio  Augullo,  avea  mefio   in  grande   agita- 
zione l'animo  d'eflb  Imperadore,  si   perchè  vedea  male  incamminata 
l'imprefa,  e  sì  perchè  temeva,  che  il  Tiranno   Giovanni  fjceffe  qual-  ^^^  '^^'''■ 
che  brutto  giuoco  ad  Ardaburio:  di  maniera  che  egli  determinò  di  paf-  S«»"' 
fare  m  perfona  m  Italia  centra  del  medefimo  Tiranno,  il   quale  per  pag    403. 
atteftato  d'una  Ifcrizione,  da  me<lata  alla  luce  (^;,  fi  vede,  che.  avea  (e^  socrat. 
prefo  il  Confolato  probabilmente  nell'  Anno  prcfentc .  Socrate  (ó  ci  è  f /^-  ^"'• 

li  tefti-      ^"'•T-'-^i- 


68  Annali    D*  Italia. 

Era  Volg.  tcftimonio,  ch'eflo  Augufto  venne  fino  a  Salonirhij  ma  ivi  fu  colto 
ANN0415.  ^^  y.^jj  malattia,  che  l'obbligò  in  fine  a  ritornarfene  a  Coftantinopoli . 
Seguita  a  fcrivere  Socrate,  che  Afparc  Generale  d' cflo  Augullo,  con- 
fidcrando  diirun  canto  la  prigionia  del  Padre,  e  fapendo  dall'altro, 
che  era  in  m.ircia  una  poflehte  Armata  di  Barbari,  condotta  da  Aezio 
in  aiuto  del  Tiranno,  non  fapea  qual  partito  prendere.  Ma  che  pre- 
valicro  prelTo  a  Dio  le  preghiere  di  Teodoho  Principe  piiflìmo}  im- 
perciocché un  Angelo  in  forma  di  Paftore  condufTe  Afparc,  eh'  era 
alla  teda  d'un  buon  corpo  di  gente,  per  una  palude  vicina  a  Raven- 
na, per  la  quale  non  fi  sa  che  alcuno  mai  padafle.  Arrivò  quefta  trup- 
pa fino  alk  porte  di  Ravenna,  che  fi  trovarono  aperte,  ed  entrata  fe- 
ce prigione  il  Tiranno  Giovanni .  Portata  poi  quella  felice  nuova  a 
Tcodofin,  mentre  (lava  col  Popolo  nel  Circo  per  vedere  la  corfa  de' 
cavalli,  il  pio  Augufto  fi  rivolfe  al  Popolo  con  dire:  Lafciamo  un  poco 
quefti  fpettacoli^  e  andiamo  alla  Cb'tefa  a  ringraziar  Dio,  la  cui  deftra 
ha  atterrato  il  Tiranno.  Tutti  abbindonarono  il  Circo,  e  ialmeggian- 
do  tennero  dietro  all' Imperadore  fino  alla  Ghicfa,  dove  fi  fermarono 
tutto  quel  di,  impiegandolo  in  rendimento  di  grazie  all' Altiflìmo .  Ma 

(a)  Philo-  Filoilorgio  (")  Storico  di  credenza  Ariano  ed  Eunomiano,  \n  quella 
ftorg.  uifi.  avventura  non  riconobbe  miracolo  alcuno,  narrando  nella  fcguentc  ma- 
tap.' li.  '^'  "'S''*  1^  P''^^*  ^"^^  Tiranno.  Dappoiché  venne  alle  Tue  mani  Ardaburio, 

il  trattò  con  molta  civiltà  e  cortefia,  lufingandofi  di  tirarlo  nel  fuo 
partito:  e  probabilmente  l' attuto  prigioniere  fece  villa  di  volerfi  ac- 
cordare con  lui.  Fu  dunque  data  ad  Ardaburio  la  Città  per  carcere j 
laonde  ebbe  tutta  la  comodità, 'che  volle,  per  trattar  co  i  Capitani 
del  Tiranno,  e  per  afcoltar  varie  loro  doglianze,  ed  anzi  per  ifcopri^ 
re  in  loro  irlclini»^iol^e  a  tradirlo.  Se  ne  prevalfe  egli,  e  difpolte  le 
cofe,  fece  con  lettere  fegretam^nte  intendere  ad  Atpare  fuo  Figliuo- 
lo, che  veniiTe  prontamente,  perché  teneva  la  vittoria  in  pugno.  Afparc 
non  perde  tempo,  e  giunto  colla  cavalleria  a  Ravenna,  per  quanto  fi 
può  giudicare,  nell'  Aprile  dell'Anno  prcfentc,  dopo  una  breve  zuffa 
fece  prigione  il  Tiranno  per  tradimento  de'medefimi  di  lui  Ufiziali . 
Anche  Marcellino  Conce  lafciò  fcritto,  che  Giovanni  più  tolto  per 
inganno  di   Ardaburio  e  d' Afparc,  che  per  loro  bravura,  precipitò. 

Fu  condotto  fra  le  catene  Giovanni  ad  Aquilcia,  dove  s'era  fer- 
mata Placidia  col  Figliuolo  Valentinianoj  e  quivi  dopo  efiergli  (tata 
troncata  la  mano  delira,  lafciò   anche  la  teda  lopru  un  patibolo .  Ida- 

(b)  hìaòus  aio  {b)  fcrive,  ch'egli  fu  uccifo  in  Ravenna;  ma  più  k-dc  merita  Fi- 
in  chrtnut  lollorgio,  chc  dà  la  fua  morte  in  Aquili  ia,  ficcome  Scrittore  più  in- 
apui  Sii-      f^jrmato  dv  quc' fatti.  E  tanto  più  perchè  Procopio  (e)  attella  il  mc- 

Tc)  Prpcob.  defimo,  con  aggiugnerc,  che  Giovanni  fu  menato  nel  Circo  d' Aqui- 
l.  I.  f.  3.  de  leia  fipra  un  alìnelio,  e  dopo  molti  llrapazzi  e  dileggi  a  lui  fatti  da 
Beli.  vand.  gl'Klrioni,  fu  uccifo.  Pagò  la  mifera  Città  di  Ravenna  m  tal  occa- 
(d)  Brgfper  fionc  anch' clla  il  fio  dell'amore  &  aderenza,  che  avea  moltrato  al  Ti- 
i>i  chrónica  ranno,  perche  l'cfcrclto  vincitore  crudelmente  la  faccheggiò,  ficco- 
'P"i  l»'^'  ^^  abbiamo  da  Profpcro  Tirone  (4,  e  dall'Autore  della  Storia  Mi-, 
*^'"«-  feci- 


A'N   N   A   L   I      d'   I   T   A   L   1   A.  6<.) 

fcclla  W.  Stando  tuttavia  Valentiniano  Cefare  in  Aquileia,  pubblicò  Eka  Volg; 
a  dì  17.  di  Luglio  una  Legge  contri  de'Mmichei,  Eretici,   e  Scif-  Anno415. 
matici,  che  fi  trovavano  allora  nella  Ciflà  di  Roma,  dove  bifogna  fup-  ^^,/-fj//. '"^' 
porre,  che  durafl'ero   tuttavia  alcuni   feguaci' d' Ealalio,  i  quali    non  /,^.  j^. 
volcano  nconofcerc  per  vero  Papa  Cclefiino.  E'  indirizzata  quella  Leg- 
ge a  Faujlo  Prefetto  di  Roma  (^):  il  che  ci  fa  intendere,  che  già  quella  '^^K^' /'^l 
Città  avea  riconolciuto  per  fuo  Signore   Valentiniano  dopo  la   morte  jj,_  I  'q\^\ 
di  Giovanni  Tiranno.  Con  due  altre  Leggi,  parimente  date  nel  pre-  Theodèf. 
fente  Agollo,  cflb  Valentiniano,  col  confenlo,  come  fi   può   credere 
dell' Augulto  Teodofio,  intimò  varie  pene  contro  gli   Eretici  e   Scif- 
matici,  efillenti  nell'Affrica,  ed  in  ogai  altra  Città  àA  Romano  Im- 
perio. Egli  è  da  credere,  che  le  premure  del  Tanto   Pontefice   Cele- 
llino,  e  di  Santo  Agoliino  impetraffero  tali  Rcfcritti  in   favore  della 
dottrina  e  unità  della  Chiefa  Cattolica.  Ci  è  parimente  una  Legge  CO  ^'r)  ^-  ^7'^ 
data  in  Aquileia  dal  mcdcfimo  a  di  7.  di  Ottobre,  in  cui  effo  Celare 
conferma  tutti  i  Privilegi  conceduti  dagli  Antcccflori  alle  Chiefe,  che 
Giovanni  Tiranno  s'era  dianzi  ftudiato  di  annientare.    Intanto  Aezio, 
forfè  nulla  fapendo  di  quanto  era  accaduto  in  Ravenna,  con  un  efer- 
cito  di  lifTanta  mila  Unni,  tre  di  dopo  la  morte  di    Giovanni  Tiran- 
no, pervenne  prefTo  ad  Aquileia >  e  fecpndoché  narra  F"ilo(torgio  (d)^  (i)  phìlo- 
venne  alle  mini  coH'efcfcito  d'Afpare,c  ns  l  conflitto  rimafero  morti  non  j'^^g.  i.  u. 
pochi  dall' una  e  dall'altra  parte.  Ma  intefò- poi ,  che  Giovanni  perduto  "'^^  '■*• 
aveva  imperio  e  vita,  intavolò  un  trattato  di  pace  o  di  itga  con  Pia- 
cidia  e  Valentiniano,  da' quali  ricevette  la  dignità  di   Conte.    Quindi 
gli  riufci,  mercé  dello  sborfo  di  buona  fomma  d'oro,  d'indurre  i  Bar- 
bari a  ritornarfcnc  pacificamente  alle  lor  cafe  :  il  che  fu  puntualmente 
efeguito  con  effcrfi  dati  oftiggi  dall'una  e  dall'altra  parte.  E  qui  ter- 
mina la  fua  Storia  Filoftorgio,  di  nazione  Cappadoce,  uomo  dotto, 
ma  fiero  Eretico  Eunomiano,  che  fi  meritò  il  titolo  di  Ateilla,  e  de- 
gno che  Fozio  chiamaffe  la  di  lui  fatica  più  tolto  un  encomio  de  gli 
Eretici,  che  una  Storia.    Anche  Profpero  nella  fua  Cronica  (0  notò,  {^)  Pi">jpir 
che  fu  perdonato  ad  Aezio,  perché  per  cura  di  lui   gli   Llnni  ,  chia-  '''..^J'7"ll 
mati  dal  Tiranno  Giovanni,  le  ne  ritornarono  aliar  paefe .   Ma  Ca/;«o  '*^'' 
Confole  di  quell'Acino  fu  cacciato  in  i- fi  lio,  perché  iì  credea,  ch'egli 
aveflc  tenuta %ano  a  Giovanni  nell'ufurpare  l'Imperio.   Fra   le   Epi- 
ftole  di  Santo   ^gollino  (/)  una  le  ne  legge  a  lui  feruta  da  Bonifazio  (f)  in  Ap- 
Conte  nell'Affrica,  in  cui  gli  fa  faperc,  che  s'era  rifugiato   preffo  di  i'n^'" 
lui  Cattino  già  Conlble,  quel  medefimo.che  negli  Anni  addietro  avea  ^''"*'  ^'^^ 

rato  SI  mal  animo  e  fprczzo  comra  d  elio  Bonifacio}  ma  eh  egli  guftitu. 
pago  dell' umiliazi)n  di  coftui,  pensò  dipoi  ad  aiutarlo.  Gli  rifponJe 
Santo  Agollinoj  che  Gallino  con  giuramento  avea  protclUto  d'effere 
innocente  delle  colpe  a  lui  appoftc,  e  il  raccomanda  alla  clemenza  di 
Bonifazio.  Ma  quelle  Lettere,  benché  antichiffimc  troppo  divcrfc  dallo 
itile  di  Santo  Agoltino,  fon  ripudiate  da  1  Critici,  e  fpezi-Imente  da 
i  Padri  Benedettini  di  San  Mauro.  Il  Sigonio  (^),  fidatofi  delle  me-  ^f>  sigtmut 
dcfime,  fcrilTe,  che  Gaflàno  molla  poi  guerra  in  Affrica  fa  rotto  in  una  oW^»r 

bat- 


70  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo?g.  battaglia  da  BoniFacio  Conte,  e  coftretto  a  fuggirfenc  .  Ma  di  quefto 
Anno  415.  conflitto  nulla  parlano  gli  Scrittori  di  que'  tempi  > 

Venne  dipoi  'Placidia  coir  Falentiniano  Celare  a  Ravenna,   e   di 
là  pafsò  a  Roma,  dove  da  lì  a  non  molto  arrivò  anche  Elione  Mac- 
(a)  oljm-     flroc  Parricio  ,  Ipedito  dall' Imperador  Teodofio,  (<«)  che  portò  a  Fa- 
fiod.  ai>ud     ientiniaKoh  vette  Imperatoria,  e  il  dichiarò  ^ugxjlo  fotto  la  tutela  di 
pag!'io2.      9*^'*''*^*'^'^'*  '■^"g'f^ta  fua  Madre.  Egli  non  avea  allora  che  fette  an- 
ni. Qui  diede  fi  ic  alla  Tua  Storia  anche  Olimpiodoro  Scrittore  Paga- 
no, di  cui  rcftano  folamente  alcuni  pezzi,  a  noi  confervati  nella   fua 
W  Marcel.  Biblioteca  da  Fozio.  Marcellino   Conte   (é)   fcnve,  che   in   Ravenna 
clinico,     fuccedeitc  la  dichiarazione  di  Valcntiniano,  Terzo  fra  gl'Impcradori 
(e)  Pagi'us    di  quefto  nome.  Ma  il  Pade  Pagi  (^}  folHenc,  Ch'egli  s' ingannò ,  af- 
Crir  .Baz-ij».  ferendo  Filodorgio, Olimpiodoro,  Profpero,  &  Idazio,  che  tjuella  fo- 
adAnn.4is.  lemiirà  fi  fccc  in  Roma.  Poteva  eg  i  agggiugncre  anche   la   tertitno- 
(d)  Theoph.   nianza  di  Teofane  (<^),  che  fcrive  portata  la  Porpora  imperiale  a  Va- 
'"  ^^'''""'^'■- lentiniano  dimorante   in  quell'augufta  Cfttà .    Non   è   però,   che  non 
pofla  rellar  qualche  dubbio  fu  quello.  Perciocché  elfo   Pagi   ha   ben 
letto  nella  verfione  Latina  di  Filollorgio,  che  in  Roma   Valentiniano 
ricevette  la  Dignità  Imperiale}  ma  neltello  Greco  di  quefto  Autore 
non   v'  ha  menzione    di   Roma  .    E   il    tefto    d'  Olimpiodoro  non  « 
chiaro,  potendofi  interpretare  cosi:  Uccifo  poi^  cbe  fu  il  Tiranm   Gio- 
vanni,  Placidia  col  Figliuolo  Ce/are  pafsò  a  Ravenna.  Ed  Elione   Mae- 
Jìro  e  Patrizio ,  che  aveva  occupata  Roma ,  col  concorfo  colà  di  tutti ,  ornò 
colla  vefle  Imperiale  Falentiniano ,  che  avea  folamente  fette  anni  .   Ed    ci- 
ré) "^ordit-   '^''^  ^  Marcellino  Conte,  anche  Giordano  Storico  (0  del  Secolo  fufle- 
»»i  de  Rtg.  guente  afferifce ,  che  tal  funzione  fu  fatta  in  Ravenna}  e  lo  (teflb  s'ha 
Succejf.         da  Freculfo  nella  fua  Cronica  (/).  Sappiam  per  altro  di  certo,   che 
^^^chronk{'  valcntiniano  prima  che  terminalTc  il  prefente  Anno  pafsò  a  Roma;  e 
(g)  chroni-  dalla  Cronica  Aleffandrina  ig)  abbiamo,  che  il  giorno  della  fua  afTun- 
ton  Alexan-  zione  all' Imperio  fu  il  di  zj.  di  Ottobre  del  prefente  Anno.  Che  fé 
drinum  ad    fotfc  Certa  la  Data  di  una  Legge  fopra  mentovata  nel   Codice   Teo- 
Sn  i^"'^"  dofiano  (^)  con  quelle  note:  FUI.  Idus  O^obris  Aquileìa  D.  N.  Theo- 
l.  6.  Tit.de  ^"Z"  ^^-  (^  Vdlentiniano  Gufare  Cofs.  cioè  in  quett' .•^nno:  molto  più 
Efifcof.         probabile  farebbe,  che  in  Ravenna  foffe  Itata  a   lui   portata  la   vede 
Imperatoria,  perchè  in  si  poco  tempo  forfè  egli  non  avrebbe  pctuto 
fare  il  viaggio  da  Aquiieia  a  Roma.  Menta  qui  d'eflere  rammentata 
(|)  l-  3-  .    una  Legge  (')  in  quell'Anno  pubblicata   da   Teodofio    Augufto,   in 
W.  14.  Tff.  ,j,yj  riitaurò  e  ridufTc  in  miglior  forma  le  Scuole  pubbliche  di  Coltan- 
jhetdef.        tinopoli,  con  vietare,  che  niuno  potefle  leggere  in  elle,  ie   non  era 
prima  approvato  per  idoneo,  e  che  non  fi  potelTe  mfegnare  in  altre 
Scuole,  che  nelle  Capitoline,  cioè  in  un  luogo  fabbricato  da  Coftan- 
tino  il  Grande  ad  imitazione  del  Campidoglio  di  Roma ,  perchè  fer- 
vifle  a  tale  effetto.  Deputò  in  tali  Scuole  tre  Oratori,  e  dieci  Gram- 
matici Latini}  cinque  Sòfi Ili  «  dieci  ••Grammatici  Greci}  un  Filofofo, 
(k)  iljdtm    e  due  Legifti.  Le  Univcrfità  de' noftri  tempi  fi  fcorgono  ben  più  con- 
x>.  il  *^     fidcrabili  di  quelle  d'allora.  Da  lì  a  poco  con  altra  Legge  W  eflb 

Impe- 


Annali    d'  Italia.  j\ 

Imperadorc  dichiarò  Conti  del  primo  Ordine  Elladio  e  Siriano  Gram-  Era  Volg. 
matici  Greci,  Tcofilo  Grammatico  Latino,  Martino  e  Maffimo  Sofi-  ANN0415. 
Iti,  e  Leonzio  Legilla,  ordinando,  che  da  lì  innanzi  que' Lettori,  che 
aveflero  faticato  lo  fpazio  di  venti  anni   continui   nella  Lettura,    per 
premio  aveflero  il  medefimo  onore.  Così  fanno  i  faggi  Principi,  che 
fanno  la  vera  via  della  gloria,  e  cercano  fopra  tutto  il   bene   de' loro 
Sudditi.    Con  un'altra  Legge  elTo  Teodofio  Auguilo  proibì  i  Giuo- 
chi Teatrali  e  Circcnfi  ne  i  giorni  fellivi  de'  Criltiani .   Idacio  (■a)  fotto  (a)  Uaàus 
quelt' Anno  nota,  che  i  Vandali  faccheggiarono  Maiorica  e  Minorica.  »»  chronka 
Pofcia  Ipianajono  da  i  fondamenti  Cartagena  e  Siviglia,  commettendo  "/'"'^  si/-»,  j 
altri  orridi  difordini  per  la  Spagna.   Ma   foggiugnendo   egli,    che   in- 
vafcro  anche  la   Mauritania  Provincia  dell' Affrica,  fi   può  dubitare, 
che  pili  tardi  fuccedcffero  tante   loro  infolenzcj  e  maflìmamente  rac- 
contando egli  all'  Anno  417.  che  Gunderic(y  Re  de'  Vandali  prefe   Si- 
viglia . 

Anno  di  Cristo  ccccxxvi.  Indizione  ix. 
di  Celestino  Papa   5^. 
di  Teodosio  II.  Imperadore    ij.  e   ip. 
di  Va  LE  NT  ini  ANO  III.  Imperadore  2. 

Confoli  i  Teodosio  Augusto  per  la  dodicesima  volta, 
l  Valentiniano  Augusto  per  la  feconda. 

DAUc  Leggi  del  Codice  Teodofiano  apparifce,  che  albino  fu  Pre- 
fetto di  Roma,  e  che  nel  Gennaio  del   prefcnte  Anno  Valenti- 
niano Auguito  dimorò  in  Roma,  dove  indirizzò  tre   Editti  al  Senato 
Romano,  ed  uno  {i>)  al  fuddetto  ^lùino  Prefetto  della  Città.  Da  uno  (h)  l.  14. 
d'effi  vegnianio  a  conofcere,  che  il  Senato  di  Roma  si  per  cattivare  '•  <'•.  r"-  »• 
il  nuovo  Sovrano,  come  ancora  per  folcnnizzare  la  poco  fa  comparti-  ^f'jr 
ta  a  luÌ5  Dignità  Imperiale,  gli  avea  promefro  un  dono  gratuito.  Ma     ^'" 
Valenriniano  anch' egli  compatendo  lo  llato  della  Città,  che  avea  pa- 
tito non  poco  anche  ultimamente  fotto  Giovanni  Tiranno,  gli  fa  re- 
miffionc  di  parte  di  quello  dono   promelToj  e   l'altra  parte  vuol  che 
s'impieghi  in  benefizio  di  Roma  ilcflk:.il  che  dovette  eflere  ricevuto 
con  plaufo  grande  dal  Popolo.  L'ordine  di  quella  ùia  munificenza  fu 
letto  in  Senato  da  Tcodolio  Primicerio  de' Notai .  Pofeia  con  Placidia 
Augufta  fu  a  Madre  fé  ne  tornò  a  Ravenna,  e  quivi  era  nel' principio 
di  Marzo,  allorché  invio  un  fuo  Editto  a  Bajo  Prefetto  del  Pretorio. 
Con  altre  Leggi  egli  diede  favore  a   quc' Giudei,   che  abbracciaflero 
la  Fede  Cattolica,  ed  intimò  varie  pene  a  gli  A  pollati  d'efla  Religio- 
ne fantiffima.  PòJe  dunque  Galla  Placidia   Augnila  col  Figliuolo  Va- 
lentiniano Imperadore,  che  era  tuttavia  fanciullo,  la  fua  fedi»  in  Ra- 

vca- 


72-  A    N   N    A    L    I      D*    I  T    A   L   I    A, 

Era  Volg.  venna,  con  tener' cfTa  le  redini  del  governo.  Ma  qui  bifogna  udire  Pro- 
t^^Br  '^l'^'  ''"'""  ^''^'  ^^^  ""  bru'co  ritrattoci  lafciò  non  meno  di  cfllt  Augulta, 
/.  I.  e""  de  ^^'^  *^'  ^""  Figliuolo.  Scrive  egli  adunque,  che  Placidia  nudrì  Valen- 
BetL  Vand.  tinianonell' effeminatezza  e  ne  i  piaceri:  dal  che  avvenne,  ch'egli  fin 
dalla  fanciullezza  contrarte  tutti  i  vizj  .  Dilettavafi  della  converfazione 
de  gli  Stregoni,  e  de' Profeflbri  della  Strologia  Giudiciaria.  K,  quan- 
tunque egli  poi  prcndefle  Moglie  oltre  modo  bella,  pure  menava  una 
vira  fcandalofiflìma,  perdendoli  nell'amore  delle  Mogli  altrui .  Furono 
poi  cagione  quelti  vizj,  che  andarono  alla  peggio  gl'intcrdlì  dell'Im- 
perio Romano,  pcrch'cgli  non  folamente  nulla  riacquillò  del  perdu- 
to, ma  perdette  anche  l'Affrica,  e  -poi  la  vita.  Non  è  si  facilmente 
da  prcliar  fede  in  quefto  a  Procopio,  Scrittore  Greco,  e  però  difpo- 
llo  a  dir  male  de' Regnanti  Latini  j  e  cereamente  la  perdita  deli' Affri- 
ca, ficcomc  vedremo,  non  fi  può  attribuire  a  Valcntiniano,  ch'era  al- 
lora fanciullo,  ma  si  bene  a  fua  Madre,  a  cui  mancò  l'accortezza  per 
difenderli  da  gl'inganni  de' cattivi.  Aveano,  per  quanto  ferire  Profpe- 

(b)  Praffir  ro  (^) ,  i  Goti  nell'Anno  precedente  rotta  la  pace  a  i  Romani,  pre- 
'"  ^^r"'T  valendofi  anch' eglino  delle  turbolenze  inforce  in  Italia  per  cagione  del 
afu      uc  .   'j'jj.gj^^Q  Giovanni .  Perciò  con  gran  forza  intraprefcro  l' afledio  di  Ar- 

les,  «lobil  Città  della  Gallia.  Ma  fentendo,  che  (ì  accertava  Aezio  Ge- 
nerale di  Valentiniano  con  una  poderofa  Armata,  non  fenza  loro  dan- 
no batterono  la  ritirata.  Non  è  ben  chiaro,  fé  Aezio  data  battaglia 
facelfe  a  forza  d'armi  sloggiare  quegli  alfcdianti .  Pare  bensì,  che  Pro- 

(c)  Profper  fpero  Tirone  (.e)  riferifca  ai  prclcntc  Anno  quella  liberazione  di  Ar- 
riro  ap^d  les .  E,  Sant' Hìdoro  (d)  nata,  che  Teoderico  Re  dc'medefimi  Goti 
'idYri  prima  delì'affedio  di  Arles  avea  prefo  varie  Città  de' Romani,  confi- 
tn  cironic.  "3"^'  3Ìl'  Aquitania,  aflcgnata  a  quella  Nazione  per  loro  danza  .  In  que- 
Goth.  lii  pericololì  tempi  di    Arles  Patroclo  Vcfcovo  di   quella   Città  reftò 

tagliato  a  pezzi  da  un  certo  Tribuno  B.irbaroi  e  Profpero,  che  narra 
il  ktto  ftìtto  il  prefente  Anno,  aggiugne,  che  Ci  credette  comra&fla 
quella  fccUeragginc  per  fegreto  comandamento  di  Felice  Generale  di 
Valcntiniano,  al  quale  attribuiva  eziandio  la  morte  data  a  Tito  Dia- 
cono, uomo  fanto  in  Roma,  mentr'egli  dilliibuiva  le  limofine  a  i  Po- 
veri .  Viene  nondimeno  acc-uiato  quello  Patroclo  Vcfcovo  da  Profpero 
Tirone,  d'avere  con  infame  mercato  venduti  i  Saccrdozj  :  iniquità  non 
peranche  introdotta  nella  Chiela.  Egli  ebbe  per  Succeflorc  Onorato  Ab- 
bate Lirincnfc,  iwmo  di  ianta  VKa.'Tcodofio  piilfimo  Augulto  in  queil' 
Anno  pubblico  una  Legge  contra  de' Pagani,  con* proibire  fotto  pena 
di  morte  i  lor  Sagrifizj,  e  con  ordinare,  che  il  rcftante  de' loro  Tem- 
pli fofle  atterrito  o  pure  convcrtito  in  alo  della  Religion  Criitiana. 


Anno 


Annali    d*  Italia.  73 

Anno  di  Cristo  ccccxxvii.  Indizione  x. 
di  Celestino  Papa  6. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  i6.  e  20. 
di  Valenti NiANo  III.  Imperadore   3. 


Confoli 


5Jerio,  ed  Ardaburio. 


INfolcntivaro  ogni  dì  più  i  Vandali  nella  Spagna,  perchè  non  v'era  Era  Volg. 
Armata  di  Romani,  che  li  tcneflc  in  freno.  Abbiamo  da  Idacio  W,  f^^^fJ^J' 
che  in  quell'Anno  Gunderico  Re  loro,  avendo  prefa  Siviglia,  e  gon-  •„  cw'« 
fiatofi  per  così  profpcri  avvenimenti,  Itefc  le  mani  contro  la  Chiefa  apad  sir- 
Cattedrale  di  quella  Città,  volendola  verifirailraentc  fpogliare  dc'fuoi  mondum, 
tefori}  ma  per  giudo  giudizio  di  Dio  terminò  la  vita,  indemoniato. 
Gli  luccedettc  Gaiferko^  o  fia  Giferko^  o  Genferko,   fuo   Fratello,   il 
quale,  per  quanto  alcuni  aflìcurano,  era  dianzi  Cattolico,  e  pafsò  poi 
air  Ercfia  degli  Ariani.  All'incontro  Teodorko  Re  de' Goti,  dappoiché 
fii  ributtato  dall' afFedio  fopra  narrato  di  Arlcs,  veggcndo,  che  l'efer- 
cito  Rom;ino  era  poderolb,  e  di  aver  che  fare  con  Aezio  valentiffimo 
Generale  di  Valcntiniano,  diede  mano  ad  un  trattato  di  Pace  co  i  Ro- 
mani, di  cui  fa  menzione  Apollinare  Sidonio  (*),  e  che  forfè  fu  con-  {h)  si  don. 
chiufa  neir  Anno  prefente .   Fra   le    capitolazioni  d' efla   Pace  abbiam  *"  P^^iegy. 
motivo  di  credere,  che  Teodorico  s'impegnafle  di  muovere  le  fuc  ar- 
mi contra  de' Vandali,  che  malmenavano  la  Spagna.  Perciocché  Gior- 
dano Storico  {e)  fcrive,  che  Faliia  Re  de' Goti  (dovea  fcriverc  Teo-  (<-")  ìjordan. 
derko)  intendendo,  come  i  Vandali,  ufciti  de  i  confini  della  Gallizia,  ^  ^'^"^ 
mettevano  a  facco  le  Provincie  della  Spagna,  allorché  Jerio,  &   Ar-        ^'  ''  ^^' 
daburio  erano  Confoli,  cioè  in  queft'  Anno,  contra  de'medcfimi  moflc 
l'efcrcito  fuo.  Racconta  ancora  Marcellino  Conte  C'^},  che  in  quelli  (<^)  Ai^ndL 
tempi  la  Pannonia,  occupata  per  cinquanta  anni  addietro  dagli  Unni,  '"  '^- '"'",'"'<' 
fu  ricuperata  da  i  Romani,  (e)  Giordano  anch' egli  attefta,  che  fotto  1„o„,!,''i^' 
il  medefimo  Confolato  furono  gli  Unni  cacciati  fuoii  della   Pannonia  (ei  'Jordan. 
da  i  Romani  e  da  i  Goti.  Col  nome  di   Goti   intende   egli   i   Goti,  '''  ^^l"" 
che  fra  poco  vedremo  chiamati  Ollrogoti  ,   o   fia   Goti   Orientali,   a  ^"''•'-  3^- 
differenza  de  gli  altri,  che  in  quelli  tempi  fotto  il  Re  Teoderico  re- 
gnavano nell' Aquitania,  e  fon  riconofciuti  da  gli  antichi  col  nome  di 
Vifigoti,  o  fia  di  Goti  Occidentali.  Ma  niuno  di  quelli    Autori   ac- 
cenna, dove  paflaflcro  gli    Unni,   dappoiché   ebbero   abbandonata   la 
Pannonia,  fé  non  che  li  vedremo  fra  poco  comparire  a  i  danni   deli' 
Imperio  d'Occidente.  Due  de  i  più  valenti  Generali  d'Armate  dtlL' 
Imperio  fuddetto,  che  non  aveano  pari,  erano  in  quelli  tempi  Aezio^ 
e  Bonifazio  Conte.  Di  Aezio  s'è  parlato  di  fopra,  ed  ora  folamentc 
Tom.  III.  K  con- 


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74  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  convien  aggiugnere,  ch'egli  talmente  s'acqui  fio  non  tanto  il  perdono, 
ANN04Z7.  quant' anche  Li  grazia  di  Placidia  Augufta,  ch'efla  cominciò   tolto   a 
fervirfi  del  di  lui  braccio,  e  configlio,  con  averlo  inviato  nella  Cal- 
ila contra  de' Goti.  Egli  fatta  la   pace   con   que' Barbari,   fé   ne   do- 
vette cornare  alla  Corte  dimorante  in  Ravenna,  dove  ordì   un   tradi- 
mento, che  fece  perdere  l'Affrica  all' Impcrador  Valentiniano.  Boni- 
(a)  olym».    ^'"^'°  Conte,  per  quanto  fcrive   Olimpiodoro   (a)  era  un   Eroe.,   che 
/i/>i4d  phò-     talora  con  poche,  e  talora  con  molte   truppe   avea   combattuto   co  i 
tium.  Barbari  nell'Affrica,  con  aver  anche  cacciato  da  quelle  Provincie  va- 

rie loro  Nazioni.  Fra'fuoi  bei  pregi  fi  contava  l'amore  della  CiufH- 
zia,  ed  era  uomo  temperante,  e  Iprezzator  del  danaro.    Ma   fpczial- 
mentc  Santo  Agoftino,  tra  cui  ed  elfo  Bonifacio  paffava  una   iìngo- 
lar  domeftichezza,  ne  paria  con   varj   elogj    nelle   fue   Lettere.    Egli 
era  ftato,  ficcome  vedemmo,  fempre  fedele  a  Calla  Placidia,  e  al  Fi- 
gliuolo Valentiniano;   loro  anche   avea   preflato   foccorfo   di   danaro, 
dappoiché  dovettero  ritirarfi  in  Oriente  >  e  finalmente  avea  foftenuta 
rÀlfiicu  nella  lor  divozione  contra  gli   sforzi  di   Ciovanni    Tiranno. 
Morto  coflui,  e  dichiarato    Auguflo   Valentiniano,   abbiamo   da   una 
(M  Aufuìl.  Lettera  del  fuddetto  Santo  (*),  ch'egli  fu  chiamato  alla  Corte,  e  da 
Epifl.  lio.    Placidia ,  che  gli  lì  proteftava  tanto  obbligata ,  non  folamentc  gli   fu 
num.  4.       o  dato  o  confermato  il  governo  dell'Affrica,  ma  conferite  ancora  al- 
tre Dignità.  Tuttavia  per  quanto  fcrive  Procopio   (f),   vennero   ac- 
l  i  c°'-\^'de  '^"Itc  le  profperità  di  Bonifacio  Conte  con  affai  invidia  da  Aezio,   il 
iili.  Va'nd.    quale  andò  celando  il  fuo   mal   talento   fotto  l'apparente   velo   d'una 
lìretta  amicizia  . 

Ma  da  che  Bonifazio  fu  pafìato  in  Affrica,  Aezio,  che  flava  a 
gli  orecchi  dell' Impcradrice,  cominciò  a  fparlarc  di  lui,  e  a  far  cre- 
dere alla  fteffa  Augulla,  che  l'ambiziofo  Bonifazio  meditava  di  farli 
Signore  dell'Affrica,  e  di  fottrarla  all'imperio  di  Valentiniano.  E  la 
maniera  facile  di  chiarirfene  (difs'egli)  l'abbiamo  in  pronto.  Bajìa  feri- 
•ver gli .^  che  venga  in  Itali»:  che  egli  non  ubbidirà^  ne  verrà.  Cadde  nel 
laccio  l'incauta  PrincipefTa,  e  fi  appigliò  al  fuo  parere.  Aezio  intanto 
avea  fcritto  confidentemente  a  Boniftzio,  che  la  Madre  dell' Impera- 
dore  tramava  delle  infidie  contra  di  lui,  e  manipolava  la  di  lui  rovi- 
na: del  che  li  farebbe  accorto,  fé  fenza  motivo  alcuno  egli  foffe  ri- 
chiamato in  Italia.  Altro  non  ci  volle  che  queflo,  perchè  Bonifazio 
troppo  credulo,  allorché  giunfero  gli  ordini  Imperiali  di  venire  in  Ita- 
lia, rifpondefl'e  a  chi  li  portò  di  non  poter' ubbidire,  fenza  dir  parola  di 
quanto  gli  aveva  fignificato  Aezio.  Allora  Placidia  tenne  Aezio  per  Mi- 
nillro  fcdeiiflimo, e  fofpettò  de  i  tradimenti  nell'altro.  Intanto  Bonifazio, 
né  ofando  di  andare  a  Roma,  né  fperando  dopo  quella  difubbidienza  di  fal- 
varlì,  chiamò  a  confulta  i  fuoi  penfieri  per  trovar  qualche  fcampo  in  sì 
brutto  frangente;  e  non  vedendo  altro  ripiego,  precipitò  in  una  rifolu- 
zione,che  riufcì  poi  funelliffima  a  lui  e  all'  Imperio  Romano. Cioè  fpedì 
in  Ifpagna  i  luoi  migliori  amici,  acciocché  trattaflero  con  Genferico 
Re  de' V^andali  una  Lega,  e  l' impegnaflero  a  pafTar  colle  fue  forze 

in 


Annali     d'  Italia.  75 

in  Affrica  per  difefa  d'cflo  Bonifazio,  con  partire  fra  loro  quelle  Pro-  Era  rol^. 
vincie.  Così  fu  fatto,  e  i  Vandali  a  man  baciate  accettarono  la  prò-  Anno  417. 
pofìzion  della  Lega,  e  la  giurarono.  Sotto  queft'Anno   Teofane  W  u)  j-;^^^./, 
hferifce  due  infigni  vittorie  riportate  contro  dc'Perlìani,  i  quali  dopo  /„  chrtiiòg. 
la  mone  à'  Isdegarde  Re  loro,  eflendogli  fucccduto  Fararane  di  lui  Fi- 
gliuolo, aveano  iDolTa  la  guerra  all'Imperio  Romano  d'Oriente,  y/r- 
aaburio  fu  Generale  di  Teodofio ,  e  fcgnalofli  in   varie   imprefc .    Ma 
il  Padre  Pagi  pretende,   che   tali   vittorie   appartengano  all'Anno   di 
Criilo  410.  La  Cronica  Alcffkndrina  ne  parla  all'Anno  411.  E  Mar- 
cellino Conte  aggiugnc  ,  che  nel  411.   feguì   la   pace  co   i   Perfiani . 
Socrate  (^)  Autore  contemporaneo,  quegli   è,   che   più    difFufamcnte  |   .   "/'^"/g' 
narra  una  tal  guerra,  fenza  i'pecificarne  il  tempo.  Ma  allorché  fcrive, 
che  cento  mila  Saraceni  per  timor  de' Romani  fi  affogarono  nell'Eu- 
frate, ha  più  del  Romanzo,  che  della   Storia.   Per  quelle  fortunate 
prodezze  furono  recitati  varj  Panegirici  in  onore  di  Teodofio  Augufto, 
e  la  rtefTa  Atcnaide ^  o  fia  Eudocia  fua   Moglie,   compofe   in   lode   di 
lui  un  Poema.  Intanto  Galla  Placidia  Auguila,  perfuafa,  che  Bonifa- 
zio Conte  Governatore  dell'  Affrica  non  li  potcfle  fé  non  colla  forza 
mettere  in  dovere,  per  tellimonianza  di  San   Profpcro   (0,   dichiara-  f^\  profper 
tolo  nemico  pubblico,  fpcdi  colà  un'Armata  per  mare,  di  cui  erano  in  chror.ico 
Capitani  Ma'vorzio^  Galìione^  (o  fia  Galbitne)  e   Sìnoce .    Fu  affediato  "t**^  tahb. 
Bonifazio,  non  ^\  fa  in  qual  Città;  ma  non  durò  molto  l'afledio;  per- 
ché i  due  primi  Capitani  furono  uccifl  da  Sinocc  a  tradimento,  e  co- 
ftui  pofcia  accordacofi  con  Bonifazio,  efTendofi  fcopcrta  da  lì  a  poco 
la  fua  perfìdia,  d'ordine  d'efio  Bonifazio  fu  anch' egli  levato  dal  Mon- 
do. Abbiamo  da  una  Lettera  fcritta  in  quelli  tempi   da   Santo   Ago- 
flino  {d)  al  medefimo  Bonifazio,  che  i  Barbari  A ffricani,  animati  da  (d)  ^ujuft. 
quello  fconvolgimento  di  cofe  ,  fecero  guerra  alle  Provincie  Romane  Epift.  izo.* 
dell' Affrica  llefla,  uccidendo,  faccheggiando,  e  devallando  dovunque 
arrivavano,  fenza  che  Bonifazio,  che  pur  avrebbe   potuto   reprimerli 
colle  forze,  che  avea  ,  fé  ne  mettelTe   penfiero,  perchè   penfava   più 
alla  difcfa  propria,  che  all'offefa  altrui.  Se  ne  lagna  il  Santo  Vefco- 
vo,  e  da  lui  lappiamo  ancora,  che  Bonifazio  era  paffato  alle  feconde 
nozze  con  una  ricchiffima  Donna,  Ariana  di  profclTìone,  ma  che  per 
ifpofarlo  aveva  abbracciata  la  Religion  Cattolica.  E  che  ciò  non   o- 
llantc  gli  Ariani  aveano  una  gran  poiTanza  in   cafa  d'effo   Bonifazio  . 
Anzi  correa  voce,  ch'egli  non  contento  della  Moglie,  tenefTc  preflb 
<ii  sé  alcune  Concubine. 


orv      ^ 


Anno 


7<?  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccxxviii.  Indizione  xi. 
di  Celesti  i^'o  Papa  7. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  27.  e   21. 
di  Valenti  niano  III.  Imperadore   4. 

Confoli  ^  Flavio  Felice;  e  Tauro. 

Era  Volg.  T   JN'  Ifcrizionc  da  me  data  alla  luce  C<»),  fa  conofcere,  che  il  primo 
(a)^  tL/^«-  ^    Confole  era  appellato  Flavio  Coftanzo  Felice.   Vedefi   continuata 
rui  Novus    'a  guerra  in  Affrica  contra  di  Bonifazio  Conte .  Generale  dell'  Armata 
Jnfcrtption.    Ccfarea  era  Segisvalto  per  quanto  ferivo  Profpero  (^),  Goto  di  Nazione, 
/•  403.         Ariano  di  credenza,  ma  fenza  che  fifappiaciò,  eh' egli  operaffe .  Na- 
tìidtm?       ^^^  1"'  ""  gruppo  difficile  di  Cronologia  intorno  al  paflaggio  de' Van- 
dali in  Affrica,  colà  invitati   nella  fua  difperazione  da  eoo  Bonifazio 
Conte.   Nell'Anno  precedente  il  fopra  mentovato  Profpero  notò  que- 
(c)  Ca/ptd.    (lo  avvenimento}  altrettanto  fcriffe  Caffiodorio  (0  j  e  furono  in  ciò  fc- 
i»Chroni(0.  g^it^j.;  ^^\  Sigonio .  La  Cronica  Aleflandrina,  il  Cardinal  Baronio,  ed 
altri  fcrifTero,  che  in  quefl'Anno  avvenne  la  trasmigrazione  di  quc' 
Barbari  nell'Affrica.   Ma  il  Padre  Pagi  foftiene,  che  folamcntc  nell' 
.      Anno  4ip.  fuffcguente  fuccedettc  la  lor  molTai  perciocché  Idacio  {d) 
in  chrcnit»  "^'^^  Cronica  all'  Anno  2,444.  ^'  Abramo,  che  comincia  nel  primo  d'Ot- 
afHd  sir-     lobre  del  prefentc  Anno,  lafciò  fcritto,  che  Genferico  Re  de'  Van- 
mtnd.  dali  abbandonata  la  Spagna,  pafsò  in  Affrica  nel  Mefe  di  Maggio^  il 

f,       quale  viene  a  cadere  nell'Anno  fufleguente.    Anche   Sant'  Ifìdoro  (0 
i„Chloni(ò  ^^^^^^-i  ^^'^  Genferico  nell'Era  4(57-  fucccdette  a  Gunderico  Re  de' 
Vandal.        Vandali,  e  fece  il  paflaggio  nell'Affrica.   Quell'Anno  corrifponde  al 
419.  dell'  Epoca  volgare .  Finalmente  varie  Leggi  fi  leggono  di   Va- 
lentiniano  Augufto  indirizzate  prima  del  Maggio  dell'  Anno  fulfegucntc 
a  Celere  Proconfole  dell'Affrica,  nelle  quali  non  apparifce  veftigio  al- 
cuno delle  calamità  dell'Affrica.  Ma  può  ben  reflar  qualche  dubbio 
intomo  a  quefla  Cronologia,  confefììindo  il  Pagi  molti  altri  talli  d' Ida- 
cio, o  per  colpa  fua,  o  per  difetto  de'Copifli.  Ne  le  allegate  Leggi 
baflano  a  decidere  qucflo  punto  j  perciocché  da  che   furono  entrati  i 
Vandali,  conquittarono  fol  poca  parte  dell'  Affrica.   E   ficcome  nella 
Legge  trentcfima  terza  ile  Sufceptoribus ,  data  nell'Anno  430.  fi  parla 
delle  Provincie  Proconfolare  e  Bilacena  dell' Affrica,  fenza  che  fi  dica 
parola  della  guerra  de' Vandali,  i  quai  pure  lo  flcffo  Pagi  concede  paf- 
futi neir  Affrica  nel  419.  così  nulla  fi  può  dedurre  dalle  Leggi   date 
in  effo  Anno  419.  da  Valentiniano .  Comunque  fìa,  mi  fo  io  lecito  di 
rammentar  qui  il  funeftifTìmo  ingreffo  di  que'  Barbari   nelle   Provincie 
Affiicane,  alle  quali  erano  flati  iniquamente  invitati  da  Bonifazio  Con- 
te. 


Annali    d'  Italia.  fy 

te.  Genferìco  Re  loro,  per  quanto  abbiam  da  Procopio  W,  fu  Princi-  Era  Mo\%. 
pc  di  gran  prodezza  nell'armi,  e  di  mirabile  diligenza  nelle  fue  azio-  Anno4x8. 
ni.  E  fccondochè  fcrive  Giordano  Scorico  (*),  era  di  ftatura  mezza-  w^  ^'^T'*}^ 
na,  zoppo  per  una  caduta  del  fuo  cavallo,  cupo  nc'fuoi  penfieri,  di  j^;/  vànd. 
poche  parole,  fprezzatore  della  lufluria,  inclinato  all'ira,  avido  di  con-  (b)  Jordan. 
quille,  follecico  al  maggior  fcgno  in  muovere  le  fue  genti,  ed  accor-  ('>P-oì-  ^' 
te  per  feminar  diflenfione  e  promuover  odj ,  dove  gh  tornava  il  con-  '^""^" 

te.  Signoreggiava  coftui  infiemc  colla  Nazione  de' Vandali  nella  Be- 
tica,  ed  era  padron  di  Siviglia  (0.  Nel  mentre   ch'egli  fi   difponeva  (e)  Uaciut 
alla  partenza  verfo  l'Affrica,  intefe,  che  Ermigano  Svcvo   metteva  a  "»   chronic. 
facce  le  vicine  Provincie,  e  fcnza  perdere  tempo  moffbfi  contra  di  lui, 
il  raggiunfe  nella  Luiltania  non  lungi  da  Merida,  dove  uccife  non  po- 
chi de  i  di  lui  feguaci,  ed  Ermigano    ftcflb   fuggendo  fi  annegò   nel 
fiume  Ana.  Dopo  quclta  vittoria  Gcnferico,   che  avca  raunata  gran 
quantità  di  navi ,  per  lo  Stretto  di  Gibilterra  traghettò  la  fua  gente 
nell'Affrica,  e  fuUe  prime  s'impadronì  della  Mauritania.  Era  l'Affri- 
ca, per  atteftato  di  Salviano  C*^),  il  più  ricco  paefe,  che  s'avefie  l'im-  (d'»    Salvìa- 
pcrio  Romano,  perchè  fin  a  quelli  tempi  era  flato  efcnte  da  i  malan-  »"'  '■  ?■  de 
ni,  che  a  cagion  de  i  Barbari  Settentrionali  aveano  fofferto   l'Italia,  *^**"'''- 
la  Gallia,  e  la  Spagna.   Ma  non  andò  molto,  che  divenne  il  teatro 
della  povertà  e  delle  miferie  per  l' ingrefix)  de' Vandali .  Né  fola  mente 
Genfcrico  feco  traffe  i  fuoi  nazionali j  ma  con  cflb  lui  s'unirono  affaif- 
fimi  Alani,  Goti,  ed  altri  d'altre  barbare  Nazioni,  come  racconta  Pof- 
fidio  Scrittore  contemporaneo  (0,  tutti  ifperanziti  d'inellimabil  bot-  (^^  Puffld. 
tino,  di  maniera  che  riufcì  formidabile  la  fua  Armata,  e  a  lui  facile  '^J'^a-^^' 
il  far  quc' progreffi ,  che  diremo.  In  quell'Anno  Profpcro  C/).,  e  Caf-  cap.i^.' 
fiodorio  {g)  fcrivono,  che  quella  parte  della   Gallia,  che  è   vicina  al  (f)  Pro'fptr 
Reno,  dov'erano  paflati,  e  s'erano  annidati  i  Franchi,  fu  colla  llragc  *'^  chronic. 
di  molti  di  loro  ricuperata  al  Romano  Imperio  per  la  bravura  d'Ae-  £,fj^^l'j.l' 
zio.  E  Teodofio  piiffimo   Fmperadore  pubblicò  in  queflo  medefimo»;;^. 
Anno  un  infigne  Editto  W   contra  di  tutti  gli    Eretici,   nominandoli  (h) /.  6y. 
ad  uno  ad  uno .  Ma  per  disgrazia  della  Chiefa  Cattolica  Ncftorio  nello  jj^-  '6.  T/>. 
ileffo  tempo  fu  creato  Vefcovo  di  Collantinopoli,  e  cominciò  tofto  a  ji,fff^'r' 
P*opalare  le  pcrverfe  opinioni  fue.  ■'' 


Anno 


7?  Annali    d' Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccxxix.  Indizione  xii. 
di  Celestino  Papa   8. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  28.  e  12. 
-di  Valentiniano  III.  Imperadore    j. 

Confoli  ^  Fiorenzo,  e  Dionisio. 

Era  Volg.  /'^  Sia  che  i  Vandali  paflaffero  folamentc  nel  Maggio  del  preferite 
ANN0419.  \^  Anno  in  Affrica,  come  con  buone  ragioni  pretende  il  Padre  Pa- 
gi, o  pure  nel  precedente  :  certo  è,  che  crebbero  le  calamità  in  quelle 
parti,  e  maflìmamcnte  nelle  due  Matiritanie,  fopra  le  quali  11  fcaricò 
(a)  Pofiil.  fulle  prime  il  loro  furore .  Poflìdio  (t)  è  buon  teitimonio  delle  immen- 
in  vìt.ihid.  fé  crudeltà  da  loro  commefle.  Saccheggi,  incendj ,  llragi  dapcrtutto, 
...     .  fenza  perdonare  ne  a  k(^o^  ne  ad  età,  né  a  peri'onc  Religiofe,  né  a  i 

Vitenfis  "^      ^^cri  Templi .  Fa  parimente  Vittor  Vitenfe  W  una  lagriraevol   men- 
l'rdf.l.i.dt  zione  de'tanti  mali  prodotti  dalla  barbarie  di  que' tempi  in  quelle  flo- 
perfecut.       xìàz  Provincie.  Salviano  (f)  anch' egli,  non  già  Vefcovo,  ma  Pretedi 
J^T^s  Ivi  -  ^^''f'''^?  raccontando  la  terribile  fcena  dell' irruzione  de' Vand.di  nell' 
nus  de  Cu-  Affrica,  riconofce  in  ciò  i  giudi  giudizj  di  Dio,  per  punire  gli  enor- 
bera.  lìb.T.  mi  'pcccati  de' Popoli  Affricani,  inumani,  impudici  ,  dati   all'  ubbria- 
cTiezza,  alle  frodi,  alla  perfìdia,  all'idolatria,  e  ad  ogni  altro  vizio  di 
maniera  che  meno  malvagi  erano  i  Barbari  di  que' tempi  in  lor  para- 
gone. La  Nazìon  Gotica   (die' egli)  è  perfida^   ma  pudica.    Gli  Alani 
fono  impudicbf^  ma  men  perfidi .  /  Franchi  fon  bugiardi ,  ma  amanti  dell' 
ofpitalità .  I  Saffbni  fieri  per  la  lor  crudeltà ,  ma  per  la  lor   caflità  vem- 
randi;  perciocché  tutte  quefte  Nazioni  hanno  qualche  male  particolare  ^  ma 
hanno  eziandio  qualche  cofa  di  bene  .  Ne  gli  Affricani  non  fi  Ja  trovar  fé  non 
(d)  Procof.    del  male .  Ora  qui  è  da  afcokarc  Procopio,  il  quale  vien  dicendo  C^), 
ì.  I.  e.  i-it  che  molti  amici  di  Bonifazio  in    Roma,   conflderati  i   coflumi   di   Ibi 
BeU.vand.    p^j.  p  addietro  incorrotti,  non  lapeano  né  capire,  né  credere,   ch'egli 
per  cupidigia  di  regnare  fi  fofTc  ribellato  al  fuo  Sovrano.    Ne   parla- 
rono a  Placidia  Augufla,  e  per  ordine  di   lei   paflarono  a   Cartagine, 
per  difcoprire  il  netto  della  cola.  Bonifazio  fece  lor  vedere  le  lettere 
d'Aczio,  perfuafo  dalle  quali  avca  penfato  non  a  venire  in  Italia,  ma 
a  cercar  di  falvarfì.,  comunque  avefTc  potuto.   Con   quefte  notizie  fé 
ne  tornarono  i  fuoi  amici  a  Ravenna,  e  il  tutto  riferirono  a  Placidia, 
la  quale  rimafe  flupefatta  a  così  impenfato  avvifo;  ma  non  osò  di  farne 
rifentimento  né  vendetta  conerà  di  Aezio,  perch'cgli  avea  le  armi  in 
mano,  era  vittoriofo,  e  l'Imperio  Romano  indebolito  non  potea  far 
fenza  di  un  si  valorofo  Capitano.   Altro  dunque  non  fece,  fé  non  ri- 
velare anch' cffa  a  gli  amici  fuddctti  di   Bonifazio  la  trama  ordita  da 

Aczio, 


Annali    d'  Italia.  79 

Aezio,  e  pregarli,  che  inducencro  Bonifazio  a  ritornare  fai  buon  cam-   Era  Volg. 
mino,  e  a  non  permetter?,  che  l'Imperio  Romano   fone   maltrattato  ANN0430. 
e  lacerato  da  i  Barbari,  impegnando  con  giuramento  la  Tua  parola  di 
rimetterlo  in  fua  grazia.  Andarono  eflì,  e  tanto  difl'ero  e  fecero,  che 
Bonifazio  fi  pentì  delle  rifoluzioni  già  prefe,  e  ripigliò  la  fedeltà  ver- 
fo  il  fuo  legittimo  Signore,  ma  troppo  tardi,    ficcome   vedremo.    Se 
quefte  cofe  fuccedeflcro  nel  prefente  o  nel  fufleguente    Anno,  non  è 
ben  chiaro.  Due  belle  Leggi  fra  l'altre  di  Valentiniano  Augudo  ap- 
partengono a  qucft' Anno.  Nella  prima  W,  indirizzata  a  Folufiano  Pre-  (a)  /.  digna 
fetto  del   Pretorio,   dice,  ejfere  un  parlare  conveniente  alla  maejlà   del  '"'»=',  CodU. 
Regnante^  allorché  profeja  d'  ejfere  anch'  egli  legato  dalle   Leggi ^   e  che  'Ì'*^'j"'J'^' 
dall' autoìità  del  Diritto  dipende  r  autorità  Principefca .  Ejfere  in  fatti  co-  " 

fa  piti  grande  dell'  Imperio  ^  il  fot  t  ometter  e  il  Principato  alle  Leggi .  E  per- 
ciò egli  notifica  a  tutti  col  prefente.  Editto  quel  tanto,   che  non  vuole  fi» 
lecito  ne  pure  a  ff  ftejfo .  Nell'altra  Legge  W,  indirizzata  a  Celere  Pro-  (b)  /.  68. 
confole  dell'Affrica,  protetta,  che  falva  la  riverenza   dovuta  alla  fua  ^-  'i-  ^'/> 
Maeftà,  egli  non  ifdcgna  di  litigar  co  i  Privati  nel  medcfimo  Foro,  j/j^^^^f"^' 
e  di  eflere  giudicato  colle  ùe(re  Leggi .  Tali  Editti  fecero  e  fan  tut-     '" 
tavia  fommo  onore  a  Valentiniano  >   ma  egli  col  tempo  fé  ne  dimen- 
ticò, e  gli  coftò  la  vita.  Sebbene  tai  Leggi  fon  da  attribuire  a  qual- 
che fuo  faggio  Miniftro,  e  non  già  a  Lui,  che  era  tuttavia  di   tene- 
ra età. 

Anno  di  Cristo  ccccxxx.  Indizione  xiii. 
di  Celestino  Papa  9.. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  29.  e  23. 
di  Valentiniano  III..  Imperadore  6. 

Confoli  i  Teodosio  Augusto  per  la  tredicefima  volta. 
l  Valentinia.no  Augusto  per  la  terza. 

DAppoicbè  furons  paflati  in  Affrica  i  Vandali,  pare,  fecondo  Sant' 
Wdoro  (0,  che  i  Svevi  fotto  il  Re  loro  Ermerico,.  non  avendo  i'^^  if"lonts 
pili  oftacolo,  s'impadronifTero  della  Gallizia.  Ma  non  l'ebbero  tutta,  Tv!it7"'" 
e  feguì  ancora  un  accordo  co' Popoli  di  quella  pane,,  che  non  fi  lafciò 
mettere  il  giogo.  Perciocché  feriva  Idacio  (d)  fotto  il  prefente  Anno,  (d)  idadm 
che  eflendo  entrati  i  Svevi  nelle  parti  di  mezzo  della  Gallizia,  e  met-  '" ^^ '''»''»• 
tendole  a  facco)  la  plebe,  che  s'era  ritirata  nelle   Caftella  piìi   forti 
fece  ftrage  di  una  parte  d' cfiì ,  ed  im'  altra  parte  rimafe  prigioniera  nelle 
lor  mani,  di  modo  che  que' Barbari  furono  coftrctti  a  ftabilir  la  pace 
con  gli  abitanti:,  sì  fé  vollero  riavere  i  lor  prigioni.  Racconta  in  oltre 
lo  fteflb  Idaeio,  che  nelle  Gallie  venne  fatto  ad  Aezio  di  trucidare  un 
corpo  di  Goti,  che  oftilmente  erano  venuti  fin  preflb  ad  Arles,  con 


8o  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  far  prigione   Arnolfo  capo  d'effi.  Aveano  ben  coftoro  pace  co  i  Ro- 
ANN0430.  jn^ni,  ma  non  fapeano  aftcncrfi  dal  buttinarc  fopra  i  confinanti,  quan- 
do le  la  vedeano  bella.  E  colla  medchma  fortuna   fconfiflc  i  Giutun- 
ghi,  e  Nori,  ma  fenza  dire  in  qual  parte.  Per  quanto  abbiam  veduto 
(al  Animi*-  altrove,  e  s' ha  da  Ammiano  Marccllmo  (a),    erano  i  Giuiunghi  po- 
3«x  Marcel-  ^q\[  dell' Alamagna .  Dcfippo  Storico  dice  (^),  che  i  Giucunghi  erano 
eap'.cù  '^     popoli  della  Scitia,  o  fia  Tartaria,  forfè  perch'erano  venuti  di  là  .  Cer- 
(.b)  Dtxip-     tamente  llavano  non  lungi  dalla  Rezia  a' tempi   di    Santo    Ambrofio, 
pusinEcUg.  che  ne  parla  in  una  fua  Lettera  (0-  I  Nori  fi  dee  credere,  che  fofle- 
f"'^"^^  f    /•  ""o  '  Popoli  del  Nerico,  che  in  qucfti  tempi  fi  ribellarono.  E  chiaramen- 
Epift.  28.      ^^  ^°  attelia  Apolhnare  Sidonio  w  nel  Panegirico  di    Avito   Impera- 
c,<a/.  I.        dorè,  con  aggiugnere,  che  Aezio  in  tali  guerre  nulla  operò   fenza  la 
(d;  Sidtniui  compagnia  di  Avito,  pcrfona  allora  privata.    E   perciocché   Felice^  di 
"Avitl*'^'''''  *■"'  ^'^  ^^*^*  menzione  di  fopra.  Generale  delle   Armate  di    Valcnti- 
niano,  fu  inalzato  alla  Dignità  di  Patrizio,   jlezio  gli   fuccedcttc  nel 
(e)  Profptr    Generalato,  per  teftimonianza  di  San  Profpero  (0  .  Già  dicemmo  pen- 
inchronne.  tito  Bonifazio  Conte  in  Affrica  d'aver  prefe  l'armi  contra  del  fuo  So- 
vrano, e  di  aver  chiamato  colà  i  Vandali  dalla  Spagna.   A  indurlo  alia 
pace  e  riconciliazione  con  Galla  Placidia  Augulta,  probabilmente  fu 
inviato  in  Affrica  Dario  Conte,  di  cui  parla  Santo   Agoftino  in   una 
(f  )  Augult.  fua  Lettera  al  medcfimo  (/) .  E  Dario  fteflb  in  ifcrivendo  al  Santo  Ve- 
Efifi.  119.     fcovo  dice,  che  fc  non  ha  ellinto,  ha  almen  differito  i  danni  della  gucr- 
°^  ra.  Sappiamo  in  oltre,  che  in  quelli  tempi  5'<'^«i'o//o  Generale  di  Va- 

lentiniano  in  effa  Affrica  mandò  da  Cartagine  ad  Ippona  a  Santo  Ago 
(g)  ^H^fi-  (lino  ig)  Maffimino  Vefcovo  Ariano,  per  conferire  con  effo  lui:  il  chi 
Collattim.      gj  fj  argomentare,   che  quello  Generale  comandava  tanto  in  Cartagi- 
xìm.  ».  I.     "c,  che  in  Ippona.    E  quello  non  fi  può  intendere   accaduto  fé  non 
dopo  k  pace  fatta  con  Bonifazio,  che  fignorcggiava  in  quelle  contra- 
de, ne  era  (lato  vinto  dall'armi  dell' Imperadoie  . 

Tornato  dunque  in  le  llelfo  Bonifizio,  e  bramando  di  rimediare 
(h)  Prttep.    "l  male  fatto,  per  attcllato  di  Procopio  W,  fi  lludiò  d'indurre  i  Van- 
l.  i.c.yde  dali  a  ritornarfene  in  Ifpagna,  con  adoperar  quante  preghiere  potè,  e 
Beli.  v»ni.    promettendo  loro  magnifiche  ricorapenfe.  Ma  un  pazzo  gicta  un  laifo 
nel  pozzo,  e  cento  favj  noi  poffono  cavare.   Si  rifero  in   fatti  di   lui 
que' Barbari,  parendo  loro  d'elfcre  burlati  j  e  in  fine  dalle  dolci  fi  ven- 
ne alle  brufche   con  effere    feguito  un   fatto  d'armi,   nel  quale  rcllo 
fconfitto   l'infelice  Bonifazio.  Si  ritirò  egli  in    Ippone    Regio,  o   fia 
Ippona,  oggidì  Bona,  Città  maritima  e  lortiffima  della  Numidia,  do- 
(i)  ptjfidius  ve  era  Vefcovo  Santo  Jgojline  fuo  lìngolare  amico   CO  .  Colà  ancora  fi 
in  Vtt.i  s.     rifugiarono  come  in  luogo  lìcuro  molti  altri  Vefcovi.  Perciò  i   Van- 
Augujìm.      j.jI,  col  Re  loro  Genfenco  verfo  il  fine  di  Maggio,  o  fui  principio  di 
t»f.  1».        Giugno  del  prcfente  Anno  palliirono  all'affedio  di  quella  Città,   che 
fotlenne  lunghiflìmo  tempo  gli  affalri  e  il   furore  di  que' Barbari.    Ed 
appunto  nel  terzo  Mefe  di  qucli'affedio  infermatoli  il  gran  lume  dell' 
Amica  e  della  Chicfa  di  Dio,  cioè  il  liiddecto  Santo  Agollino,  diede 
fine  a  i  fuoi  giorni  nel  dì  zS.  d' Agollo  di  quello  Anno,  e  non  già  del 

prccc- 


c 


Annali    d'  Italia.  8r 

precedente,  come  fcriffe    Marcellino   Come,   raccogliendofi   l.i   verità  Era  Volg. 
dell' Anno  da  Sin  Pr.ifpsro  («),  e  dille    Lettere  di  Caprcolo  Velcovo  Anko^iq. 
di  Cartagine  al  Concilio  Efefino,  e  da  Liberato  Diacono  nel  fuo  Bre-  \^J f!^''/^'^-^ 
viario.  Finirono  ancora  di  vivere  in   quell'Anno   Aurelio  infigne.Ve-  ^.^,,,  fj,-2' 
fcovo  di  Cartagine,  ed  Jlifio  Vefcovo  di  Tagalle,  Primate  della  Nu-  PeUglan. 
midia,  celebre  amico  di  Santo  Agoilino.  Il  vedere  quelli  fanti  Prcla-  ''*•  »•  <■•  9- 
ti  le  incredibili  calamità  delle  lor  contrade,  e  lenza  rimedio,  non  v'ha 
dubbio,  che  dovette  influire  nella  lor  malattia  e  morte}  e  Santo  Ago- 
ftino  fra  gli  altri  in  quel  frangente    pregava  Dio,  che  o  liberane   la 
Città  da  i  Barbari;  o  fc  altra  era  la  fua  lovrana  volontà,  defle  fortez- 
za a  i  fuoi  fervi,  per  uniformarli  al  divino  volere;  o  pure  che  levalTe 
lui  da  quello  Secolo.  Un  gran  fuoco  s'era  intanto  acccfo  in  Oriente 
per  r  Erefia  di   Ncftorio,  empio   Vefcovo  di  Collantinopoli .    Cirillc 
tanto  e  zelante  Vefcovo  Aleflandrino   quegli  fu,   che  piij  de  gli  altri 
imbracciò  lo  feudo  in  difefa  della  Chiefa,  e  della  fentenza  Cattolica. 
Ma  tanto  egli,  quanto  Neftorio,  ricorfero  alla    Sede  ApofluHca   Ro- 
mana, Maeltra  di  tutte  le  Chiefe.  Perciò  Celejìino^  Pontefice  di  gran 
pietà  e  valore,  raunò  un  Concilio  di  Vefcovi  in  Roma,  ed  in  cflo  con- 
dannò gli  errori  di  Nellorio.  Sopra  ciò  fon  da  vedere  gli  Annali  Ec- 
clclìaftici  del  Cardinal  Bironio,  e  la  Critica  del  Padre    Pagi.    Nulla- 
dimcno  perchè  Neftorio  era  pertinace,  né  gli  mancava  gente,  che  il 
favoriva,  e  fra  gli  altri  fi  contava  Teodoreto  celebre  Vefcovo,  e  Scrit- 
tore di  que' tempi:  il  piiffioio  Imperador  Tcodofio  intimò  un  Conci- 
lio univerfale  da  tenerli  nell'Anno  fulTeguente  in    Efefo,  per  mettere 
fine  a  tali  controverfie  ed  errori.  In  quello   mcdefimo   Anno,   fccon- 
dochc  abbiamo  da  Profpcro  (*),  da  Marcellino  Conte  W,  e   da  Ida-  (b)  Prejltr 
ciò  {d)^  in  un  tumulto  di  foldati  eccitato  in  Ravenna  fu  uccifo  Felice  ibidem! 
Generale  dianzi  deli' Imperadore,  ed  allora  Patrizio,  e  con  eflb  lui  Pa-  ('^^  Marcili. 
dulìa  fua  Moglie,  e   Grunito   Diacono.    L'iniquo   Aezio,  tante  volte  c'h^lni^ 
di  fopra  nominato,  fu  l'autore  di  tai  omicidj ,  fecondo  Profpcro,  per  (d)  idZius 
avere,  diceva  egli,  prefentito,  che  coftoro  gli  tendevano  infidie.  Ma  '»  chrtnic. 
quella  mfolenza  tanto  più  dovette  irritar  l'animo  di  Placidia  centra  di 
lui,  e  gli  effetti  fé  ne  videro  dipoi. 

Anno  di  Cristo  ccccxxxi.   Indizione    xiv. 
di  Celestino  Papa   io. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  30.  e  24. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore  7. 


Confolì 


<  Basso,  e  Flavio  Antioco. 


Q' 


Uafi  quattordici  Mcfi  durò  l'afTedio  d'Ippona;  e  benché  il  Re 

Gcnferico  avcfle  così  ben  chiufo  il  porto  e  il  lido,  che  non  vi 

poteano  entrar  foccorfi;  e  quantunque  faceflc  ogni  sforzo  per 

Tom.  IIL  L  ridur- 


2: 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a 


Era  Volg. 
Ann  0431. 


(a)  Procop. 
ì.  Ì.C.  5.  ili 
Beii.  Vand. 


(b)   Idttcìui 
in  Chronic. 


(C)  Polfid. 
in  Vit.  S. 
Auguftini 
cuf.  zS. 


{d)  Concìl. 
Efhifin. 
Ailitn.  I. 


ie">  Marcili. 
Comes  in 
Ckronice  . 


ridurla  o  colla  forza,  o  con  qualche  capitolazione  alla  refa:  i  difenfo- 
ri  tennero  forte,  e  dclufcro  la  di  lui  bravura  e  fperanza,  talmente  che 
fianchi  e  ridotti  fenza  viveri  que' Barbari,  dopo  effervi  ftati  fotio  per 
si  lungo  tratto  di  Meli,  nel  Maggio  dell'Anno  prcfente  levato  l'afle- 
dio  fi  ritirarono.  Non  cosi  tollo  fu  alla  larga  Bonifazio  Conte,  che  fi 
diede  a  ragunar  quante  milizie  Romane  potè  (")}  e  perche  era  già 
sbarcato  a  Cartagme  un  gran  rinforzo  di  foldatefche,  inviato  non  me- 
no da  Valcntiniano,  che  da  Teodofio  Augufti,  egli  mifc  infieme  un 
poderofo  cfercito,  con  cui  credette  di  poter' azzardare  una  nuova  bat- 
taglia co  i  Vandali.  Per  Generale  delle  fue  Truppe  avea  (pedito  Teo- 
dofio yifpare  Figliuolo  di  Ardaburio,  nominato  di  fopra.  Si  combattè 
coraggiofamentc  con  oftinatezza  dall'una  parte  e  dall' altra  >  ma  infine 
toccò  la  peggio  a  Bonifazio,  e  ad  Afpare.  Grande  ftrage  fu  fatta  de' 
Romani,  e  i  Generali  fi  falvarono  colla  fuga.  Afpare  fc  ne  tornò  a 
Coftantinopoli,  e  Bonifazio  fece  vela  verfo  l' Italia.  Idacio  Vefcovo  {l>) 
pare,  che  differifca  il  ritorno  a  Roma  di  Bonifazio  fino  all' Anno  fuf- 
feguente.  Racconta  egli  bensì  fotto  il  prefente,  che  avendo  i  Svevi 
di  nuovo  rotta  la  pace  co'  Popoli  della  Gallizia ,  e  faccheggiando  do- 
vunque arrivavano,  egli  fu  fpedito  per  implorar  foccorfo  da  Aezio,  il 
quale  nella  Gallia  faceva  guerra  co  i  Franchi.  In  Affrica  i  Cittadini 
d'Ippona,  dappoiché  ebbero  intcfa  la  rotta  data  da  i  Vandali  all'Ar- 
mata di  Bonifazio,  abbandonarono  la  lor  Città,  non  volendo  efporfi  a 
fodenere  un  nuovo  aflcdio.  Il  perchè  trovatala  vota  i  Vandali,  v'en- 
trarono, ed  attaccatovi  il  fuoco  la  defcrtarono,  con  cfferfi  nondimeno 
quafi  miracolofamente  falvata  la  Libreria  di  Santo  Agoftino  (0 .  Fu 
celebrato  in  quell'anno  lui  fine  di  Giugno,  e  nel  fufieguente  Luglio, 
il  Terzo  Concilio  Univerfale  nella  Città  d'Lfefo,  e  v'intervennero 
circa  ducento  Vefcovi .  Papa  Celeftino  per  fervile  di  fcorta  e  lume  a  i 
Padri,  che  colà  s'aveano  a  raunarc,  precedentemente  tenne  in  queft' 
anno  un  altro  Concilio  in  Roma,  e  pofcia  fpedi  ad  Efefo  fui  princi- 
pio di  Viaggio  per  fuoi  Legati  Arcadia^  e  Proietto  Vefcovi,  e  Filip' 
pò  Prete  colle  irruzioni  neceflarie.  Ne  contento  di  ciò,  diede  le  fue 
veci  a  Cirillo  Vefcovo  d' AlelTandria,  acciocché  prefedefle  in  nome  fuo 
a  quella  facra  raunanza  (.d) .  In  cfla  furono  condennate  le  Erefie  di  Ne- 
ftorio,  ed  egli  lleflb  depolto,  e  mandato  in  cfilio,  e  in  luogo  fuo  fu 
eletto  Vefcovo  di  Coftantinopoli  A/i«^?«/<j«a .  Diede  fine  in  quell'anno 
a  dì  ZI.  di  Giugno  alla  fua  fanta  vita  Paolino  Vefcovo  di  Nola,  le  cui 
Virtù  il  fecero  degno  d'effcre  regi  (Irato  fra  i  Santi,  e  le  cui  Opere 
sì  di  profa,  che  di  verfo  fi  leggono  llampate  nella  Biblioteca  de' Pa- 
dri, e  più  pienamente  fi  veggono  unite  nell'edizione,  che  ne  fu  fatta 
nell'Anno  17 J6.  in  Verona.  E  in  quell'Anno  racconta  Marcellino 
Conte  (0,  che  mancò  di  vita  Flacilla  Figliuola  di  Teodofio  Jluguflo.  C'è 
luogo  di  fofpettare,  che  in  vece  di  Figliuola  Marcellino  fcrivefle  Sorel- 
la .y  fapcnda  noi,  che  Arcadio  Imperadore  Padre  di  Teodofio  II.  fra 
l'altre  Figliuole  una  ne  lafciò  dopo  di  sé  appellata  Flacilla .^  e  non  rac- 
contando alcuno  de  gli  antichi  Storici,  che  a  Teodofio  li.  nafccfic  al- 
tra 


Annali    d'  Italia.  83 

tr*  Figliuola,  fc  non  EudoJJìa,   Diede   Valentiniano  III.    Impeiadore  EtAVoIg. 
nel  prefence  Anno  un  ordine  a  Flavìano  Prefetto  del  Pretorio  (<»),  proi-  ANN0431. 
bendo  qualunque  efcnzione  da  i  carichi  ordinarj  e  ftraordinarj  a  qual-  ^?2   •  37^.^ 
firoglia  perfona,  con  efentare  folamente  i  beni  fuoi  patrimoniali  j  per-  j/codìc. 
che,  come  egli  dice,   le  rendite  di   quelli  s'impiegano  fpcffiflìmo  in  Theodof. 
foUievo  delle  pubbliche  neccffità;  impiego  fommamente  lodevole  in  un 
Principe,  che  ama  i  fuoi  Popoli.  Quunto  a  Teodofio  Imperadore  d'O- 
riente, ci  fa  fapcrc  il  fuddetto  Marcellino,  che  il    Popolo  di  Coftan- 
tinopoli  per  careftia  di  pane  gli  tirò  de'faffi  nell' andar  egli  a  i  granai 
del  Pubblico.  Diede  fuori  il  medefimo  Teodofio  in  quell'Anno  una 
Legge  (^),  in  occafione  che  molti  Schiavi  armati  s'erano  rifugiati  in  /j^w 
Chicla,  e  n'era  perciò  nato  un  gran  tumulto j  proibendo  da  lì  innan-  dehit.qut 
zi  il  poter  levare  per  forza,  pena  la  vita,  alcuno  dalle  Chieie,  e  dai  ad  Ecd. 
recinti  d'cflc,  comprefi  i  cortili,  portici,  e  cafc  de'Religiofi,  che  ad  ^'^^  '»</ 
effe  fervivano:  con  ordinare  ancora,  che  chi  portaflc  armi  in  Chicfa, 
pcrdcOc  la  franchigia  i   ed  egli  fterfo  fu  il  primo  a  darne  l'efempio. 
Truavafi  intera  quella  Legge  ne  gli  Atti  del  Concilio  Efefino. 

Anno  di  Cristo  ccccxxxii.  Indizione  xv. 
di  Sisto  III.  Papa  i. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  31.  e  ly. 
di  Valentiniano  III.    Imperadore  8. 


Confoli    <.  Flavio  Aezio,  e  Valerio. 


A  Ezio ^  che  fu  Confole  nel  prefentc  anno,  era  quel  medefimo,  che 
abbiam  veduto  di  fopra  efercitare  la  carica  di  Generale  delle  Ar- 
mate Ccfaree  in  Occidente.  L'altro  Confole  Falerlo  godea  varie  di- 
gnità nella  Corte  dell' Imperadore  d'Oriente.  A  dì  19.  di  Luglio  di 
quell'anno  diede  compimento  a  i  luoi  giorni  Celejline  Papa,  come  pre- 
tende il  Pagi  (<),  Pontefice  fanto.  Pontefice  gloriofo  per  molte  fue  (<.)  Pigìus 
azioni,  e  fpczialmente  pel  fuo  zelo  contra  de'Pclagiani,  Semipelagia-  Crlt.  BarQn. 
ni,  e  Neftorianij  e  per  avere  mandato  in  Ifcozia  o  pure  in  Irlanda 
Palladio^  che  fu  Apotlolo  e  primo  Vefcovo  di  quc'  Popoli  barbari  . 
Ebbe  per  Succcflbrc  nella  Cattedra  di  San  Pietro  Sijio  IH.  di  patria 
Romano,  il  quale  non  tardò  a  proccurare  per  quanto  gli  fu  poflìbilc 
la  pace  nelle  Chiefe  d'Oriente,  divife  a  cagion  di  Neltorio.  Nel  che 
parimente  fi  adoperò  con  vigore  il  piiflìmo  Imperadore  Teodofio,  tan- 
to che  ne  riufcì  una  toUcrabil  concordia.  Avea  ben  Galla  Placidia  Au- 
gulta,iper  non  poter  di  meno ,  appagata  l'ambizione  d'  Aezio  fuo  Gene- 
rale, con  dichiararlo  Confole  nell'anno  prefentc >  ma  non  per  quello  cef- 
Giva  in  cuore  di  lei  ,r  odio  conceputo  pel  tradimento  fatto  a  Bonifazio 

L  t  Con- 


8. 


Annali    d'  Italia. 


Era  Volg. 
An  «0431. 


(s)  Profper. 
in    eh  onì(0 
(b'  Marceli. 
Con;:!  hi 
Chron'uo . 


(0  Idac'tut 
in  Chrani<o. 


(d)  Mediob. 
Kumifmat. 
Imperator. 

(e)  Profper. 
Tiro  in 
Chronico . 


(f)  Marcel- 
lin.  Comes 
Jn  Chronic. 


Tit.  XI. 

Codic. 

Thcodof. 


Conte,  e  per  l'uccifione  di  Felice  Patrizio,  e  probabilmente  per  al- 
tre di  lai  iutblenze  ed  iniquità.  Noi  già  vedemmo,  feguendo  l'auto- 
rità di  Procopio,  che  BoniEizio,  poco  dopo  la  rotta  datagli  da  i  Van- 
dali, fé  n'era  ritornato  in  Italia.  Ma  o  fia,  che  quella  giornata  cam- 
pale fuccedclTe  nel  prefente  anno,  o  pure  che  Procopio  afFrcttafle  di 
troppo  il  di  lui  ritorno,  tanto  San  Prolpero  W,  quanto  Marcellino  (^) 
fcrivono,  ch'egli  lolamcnte  in  quell'anno  dall'Affrica  venne  a  Roma, 
e  di  là  alla  Corte,  che  dimorava  in  Ravenna.  Secondo  Marcellino, 
egli  fu  chiamato  dalla  ftcffa  Pbcidia  Augulla,  per  contraporlo  all'ar- 
rogante Aezio,  il  quale  in  quelli  medcfimi  tempi,  per  quanto  abbia- 
mo da  Idacio  (0,  guerreggiava  nella  Gallia,  e  dopo  aver  data  una 
rotta  a  i  Franchi,  i  quali  erano  venuti  di  qua  dal  Reno,  fece  pace 
con  loro.  Era  in  quelli  tempi  Clodione  Re  de' Franchi,  ed  avea  per 
Figliuolo  Meroveo^  il  quale  amicatofi  molto  con  Aezio,  coli' aiuto  di 
lui  fucccdette  col  tempo  al  Padre.  Lo  llcflo  Vefcovo  Idacio,  ch'era 
venuto  a  trovare  Aezio  per  aver  de'foccorfi  contro  i  Svevi,  altro  non 
impetrò,  fé  non  che  fu  fpedito  con  lui  Cenforio  per  Legato  ad  cfll 
Svevi,  che  infeftavano  la  Gallizia,  per  farli  dcflllere  da  quelle  vio- 
lenze. Tornato  adunque  Bonifazio  a  Ravenna,  non  folamente  fu  ri- 
mefib  in  grazia  di  Valcntiniano  Augullo  e  di  Placidia,  ma  dichiarato 
ancora  Generale  dell' una  e  dell'altra  milizia.  Pieflb  il  Mezzabarba  C'^) 
fi  vede  in  una  Medaglia  di  Valcntiniano  Augullo,  nominato  Bonifa- 
zio. Profpcro  Tiione  (f)  ci  ha  confervata  la  notizia,  che  Aezio  all'udi- 
re richiamato  alla  Corte  Bonifazio,  e  conferito  a  lui  il  Generalato  , 
con  rellarne  egli  privato,  per  precauzione  fi  ritirò  in  fiti  fortificali, 
immaginandofi,  che  Bonifazio  fuo  nemico  cercherebbe  di  far  vendetta 
contra  di  lui.  Né  s'inguinò.  Dopo  pochi  mcfi  Bonifazio  con  molte 
forze  fu  a  cercarlo,  e  trovatolo  (non  dicono  gli  Storici  in  qual  luogo) 
gli  diede  battaglia,  e  lo  fconfidc  bensì  j  ma  perchè  erano  venuti  quelli 
emuli  llcffi  nel  conlhtto  alle  mani  inlìeme,  Aezio,  che  fecondo  Mar- 
cellino (/)  avea  preparato  il  dì  innanzi  im  dardo,  o  fia  un'  afta  più 
lunga,  il  ferì  gravemente  con  reltar  egli  illefo.  Fra  pochi  giorni,  co- 
me vuole  San  Profpero,  o  pur  dopo  tre  mcfi,  come  lafciò  fcritto  il 
fuddetto  Marcellino,  Bonifazio  di  quella  ferita  fi  morì,  lafciando  Pc- 
lagia  i'ua  Moglie  molto  ricca,  e  con  indizio,  eh'  egli  Cridianamente 
perdonaflc  ad  Aezio,  perchè  efortò  la  lleffa  Moglie  a  non  maritarh 
con  altro  uomo,  che  con  eflo  Aezio.  iSe^^^w/^ff  Conte,  genero  di  Bo- 
nifazio, pcrfona  di  gran  credito,  in  fuo  luogo  fu  creato  Generale  . 
Ora  i^ezio  trovandoli  fpennato,  e  privo  d'ogni  autorità,  fi  ritirò  nelle 
fuc  terre  ,  non  fo  fc  nella  Gallia,  o  nell'  Italia i  e  quivi  fc  ne  ftava  ben 
in  guardia.  Ma  avendo  tentato  un  di  i  fuoi  nemici  con  una  improv- 
vifa  fcorreria  di  forprcndcrlo,  egli  non  veggendofi  quivi  ficuro,  fé  ne 
ftiggì  in  Dalmazia,  e  di  là  nelle  Pannonie,  dove  trovò  il  fuo  i'campo 
prefTb  gli  Unni  fuoi  antichi  amici.  In  quell'anno  Valcntiniano  Augu- 
ièo  con  una  fua  Coflituzione  U)  indirizzata  a  Flaviario  Prefetto  del 
Pretorio,  confermò  i  piivilegj  a  i  Decurioni  e  Silcnziarj  del  Palazzo, 

che 


I 


Annali    d'  Italia.  85 

che  enno  Guardie  del  Corpo  fuo,  per  quanto  crede  il  Gotofredo,  ma  .'.ra  Volg. 
che  fors' anche  fon  da  dire  una  fpecie  di  mihzia,  che  flava  nelle  Pro-   ANN0433. 
vincic,  perchè  dopo  aver  militato  il  dovuto  tempo,  loro  è  conceduto 
di  venire  alla  Corte,  ancorché  non  chiamati  dal  Principe. 

Anno  di  Cristo  ccccxxxiii.  Indizione   i. 
di  Sisto  III.   Papa    2. 
di  Teodosio  li.  Imperadore   32.  e   26. 
di  Valenti NiANO  HI.  Imperadore  p. 

r>     r  y     <,  Teodosio  Augusto  per  la  14.'    volta, 
ConloU    ^     Petronio  Massimo. 

MÀjfimo^  che  fu  Confolc  in  quell'anno,  era  uno  de' Senatori  Ro- 
mani più   ricchi  e  potenti .  Gran  confidenza  paflava  tra  Valcn- 
tiniano  Aiigullo  e  lui.  Egli  dipoi  tirannicamente   occupò   l'Imperio,  ... 
llccome   vedremo .    11    Padre   Sirmondo  (<»)   rapporta    ima  Medaglia  ,  y  ^"^'^'T 
in  cui  da  una  parte  fi    legge  VALENTIN lANVS    P.   F.   AVG.  Jd  sldT' 
e  dall'altra  PETRONIVS    MAXIMVS  V.    C.    CONS.    In  queft'  fpifi.  lùo- 
anno  Giovanni  Vefcovo  d'Antiochia,  che  finquì  avea  foftenuto  il  par-  '3- 
tito  di  Neilorio  Eretico,  rinunziò  al  mcdefimo,  per  opera  fpezialmen-  ^,f.caÌ'"^' 
te  di  Siilo  Romano  Pontefice.  Ma  non  perciò  s'ebbe  una  Pace  inte-  ;,,  oi/erl 
ra  nelle  Chiefe  d'Oriente,  rellando  tuttavia  alcuni  Vefcovi  contrarj  a  de  N^mìfm. 
Cirillo  Vefcovo  d'  AlelFandria,  i  quali  eziandio  appellarono  alla  fanta 
Sede  Romana,  riconofcendo  quel  Privilegio,  di  cui  era  fin   da  i   pri- 
mi tempi  in  pofleflb  la  Chicfa  Romana.  Fioriva  in  quelli  giorni  nella 
Gallia  Gisvaitni  Caffiano^  celebre  Autore  delle  Collazioni,   o  fia  delle 
Conferenze  de' Padri,  ma  creduto  infetto   d'opinioni   Semipelagianc  : 
contra  del  quale  prefe  la  penna  San  Profpero  d' Aquitania .  Fioriva  an- 
cora in  Egitto  Sant'  Ifidoro  Monaco  ed  Abate  di  Pelufio.  Abbiamo  da 
Socrate  (^),  dalla  Cronica  Aleffandrina  (0,  e  da  Marcellino  Conte  W,  Cb)  Socrat. 
che  nel  prelcnte  Anno  fegui  in  Coftantinopoli  un  fieriffimo  incendio,  ^f'fi-  ^-"'-^ 
con  rellar  divorata  dalle  fiamme  una  gran  parte  della  Città  fettentrio-  ||.^'  c^&ro»;-' 
naie  colie  Terre  appellate  Achillee,  e  che  durò  quel  fuoco  per  tre  dì .  con  Altxan- 
II  Cardinal  Baronio  attribuifce  quello  incendio,  e  la  rotta  data  in  Af-  drinum  ad 
frica,  all'aver  Teodofio  Augufto  proceduto  troppo  manfuctamente  con-  ^""^  '^"'^■ 
tra  di  Nellorio,  e  all'averlo  favorito  molti  Nobili  di  Collantinopoli .  j)^  com'!' 
Ma  fi  fa  torto  a  quel  pio  Imperadore,  e  al  Popolo  di  Collantinopo-  in'chrenic». 
li,  che  fu  contra  Nellorio,  per  nulla  dire  del  Concilio,  che  il  condan- 
nò. Noi  ficciam  troppo  facilmente  gì' Interpreti  della  mente  di  Dio, 
il  quale  non  ha  bifogno  di  configliarlì   colle   nollre  povere   telle,  fc 
vuol  permette! e  le  profperità  a  i  cattivi,   nemici   fuoi,  e  mandar  tri- 
bolazioni a  i  Buoni,  fuoi  amici.  Già' vedemmo,  che  Aczio  aveva  fpe- 
dito  Cafiorio  Ambafciatori  infieme  con  Jdacio   Vefcovo,  Autore  della 
Cronica,  a  i  Svevi,  che  infeltavano  la  parte  della  Gallicia,  fottopolla 

al 


85 


Annali    d'   I  t  a  l  i 


E» A  Volg.  al  Romano  Imperio.  Narra,  il.mcdefirao  Idacio  («),  che  Caftorio  por- 
AMN0433.  tò  ie  rifpofte  alla   Corte  Imperiale  di   Ravenna  i  e  che   Ermerico  Re 
(*)  i^'^"""    dVlIì  Svevi  finalmente  rinovò  la  pace  co' Popoli  della   Gallicia,  me- 
diante r  intcrpolìzione  dc'Vefcovi,  con  cffcrgli  flati  dati  perciò  oftag- 
^i.  Ma  che  Sinfofto  Vcfcovo  mandato  da  lui  per  affari  a  Ravenna,  fc 
ne  tornò  indietro  colle   mani  vote.   Erafi,   per  quanto  abbiam   detto 
rifugiato  ylezio  nella  Pannonia  preflb  gli  Unni,  che  quivi  fignoreggia- 
vanoi  e  pel  credito,  che  avea  con  que' Barbari,  cominciò  un  gran  trat- 
tato, per  muoverli  contro  l'Italia.   Rugila  era  allora  il  Re  di  quella 
6>)  Pr»fp'r   Nazione.  Profpcro  Tirone  {b\  chiaramente  attefta,  che  Aezio,  ottc- 
^r°  '"        nuto  da  cflb  Re  un  podcrofo  efercito,  s'incamminava  vcrfo  quelle  con- 
trade: il  che  udito  da  Valcntiniano  Àuguflo,  che  fi  trovava  fenza  fuf- 
iicienti  forze  da  opporgli,  chiamò  in  fuo  aiuto  i  Goti,  a  mio  credere 
quelli,  che  dominavano   nelT  Aquitania.    Ma  l'intenzione  dell' a  Auto 
Aczio  era,  non  già  di  porur  la  guerra  in  Italia,  ma  di  ftr  paura  a  Va- 
lcntiniano, a  fine  di  obbligarlo  a  rimetterlo  in  Tua  grazia,  e  nelle  Di- 
gnità, che  gli  erano  flatc  levate.  Ed  in  fatti  per  attcflato  di  San  Pro- 
(c)  Proffir   Ipero  (f),  valendoli   dell' amicizia  e  del   foccorfo  di   coftoro,  ottenne 
inChrtnic».  quanto  voUc  da  Valcntiniano  e  da  Placidia,  i  quali  giudicarono  meglio 
di  cedere  benché  poco  onorevolmente  alT  impertinenza  di  coftui,  che 
di  tirarli  addoflb  una  guerra  pcricolofa .  Ed  ecco  dove  era  giunta  la 
maellà  del  nome  Romano.  Anche  Idacio  fcrive  fotto  queft' anno,  che 
Aezio  fu  dichiarato  Generale  dell'una  e  dell'altra  milizia,  e  poco  do- 
po ottenne  anche  la  Dignità  di  Patrizio,  come  parimente  attefla  l'Au- 
tore della  Milcella  W  .  Circa  quelli  tempi,  come  credette  il  Rolli  (0, 
ma  forfè  molto  prima.  Galla  Placidia    Augulla  terminò  in  Ravenna 
l'infigne  e  nobilillìma  BaQlica  di  San  Giovanni  Evangclifta,  fabbrica- 
ta vicino  alla  Porta,  che  fi  chiamava  ^rx  Meduli .  Allorché  ella  ven- 
ne col  Figliuolo  Valefitiniano  da  Salouichi  vcrfo  Salona,  o  verfo  Aqui- 
ieia  nell'anno  414.  corte  un  gran  pericolo  per  una  fiera  burafca  di  ma- 
re-, ed  cflendofi  votata  a  San  Giovanni  Evangelilta,  attribuì  all' inter- 
ceffione  di  lui  prclTo  Dio  l'aver  falvata  la  vita.  Però  giunta  a  Raven- 
na, fi  diede  a  fabbricare  in  onore  di  Dio  fotto  nome  di  qucfto  fanto 
Apoftolo  un  Tempio  magnifico,  che  tuttavia  efifte.  Se  ne  può  veder 
(i)  Rer  Ita-  i*  defcrizione  nello  Spicilegio  della  Chicfa  di  Ravenna  da  me   dato 
licar.  Seri-'  alla  lucc  (/) ,  ma  non  efente  da  qualche  favola  nata  nel  progrelTo  de' 
ftor.Tom.  i.  tempi.  Quivi  fi  leggeva  la  fcguente  Ifcrizione,  di  cui  anche  fa  raen- 
^'"■'-  '••  ,     zionc  AcncUo  Storico  di  Ravenna  (^),  che  fiori  circa  l'anno  8}o. 

SANCTO  AC  BEATISSIMO  APOSTOLO 

lOHANNI   EUANGELISTAE 

GALLA  PLACIDIA  AUGUSTA 

CUM  FILIO  SUO 

PLACIDO  VALENTINIANO  AUGUSTO 

ET  FILIA  SUA  [USTA  GRATA  HONORIA  AUGUSTA 

LIBERATIQNIS  PERIC.Vi..  MARIS  VOTUM  SOLVIT. 

Di 


(d)  nlfitr. 

Mifcell. 
Hi.  14- 
(c)  Ruieus 
HiHor.  Ra- 
venn.  M,  z 


lut  in   V'ttU 
Epifcoptr . 
JiaviKn. 
Tom.  I. 
P*rt.  1 .  Rer. 
lulitar . 


Annali    d'  Italia.  87 

Di  qui  abbiamo,  che  anche  Gitifta  Grata  Honoria^  Sorella  di  Valeri-  Eka  Volg. 
tiniano,  ebbe  il  titolo  di  Aiigujìa;   e  quello  ancora,  apparifcc   da  una  An«o433. 
Medaglia  rapportata  dal  Cardinal  Baronie  (») ,  dal  Du-Cange   {b) ,   e  (a^  Baron. 
dal  Mezzabarba  (0,  in  cui  fi  legge:   D.  N.  lUST.  GR^T.    HO-  ^n„,i.  Ecc. 
NORIA.  P.  F.  AUG.  E  nel   rovcfcio   SALUS   REIPUBLIC/E .  g^^"- 
COM.  OB.  Tornerà  occafion  di  parlare  in  breve   di    quefta  Princi-  ny^antì». 
pcfla,  che  lafciò  dopo  di  sé  un  brutto  nome.  Il  Rodi  aggiugnc,  che  (ci  Midiob. 
in  eflo  Tempio  alla  delira  nell'arco  del  volto  erano  formate  col  Mu-  ^'*""l'"- 
falco  le  immagini  di  Co;?««?/«o,  teodofto  I.  jircadio^  ed  Onorio  Jugulìi-y  •'"'/"■'""'• 
e  alla  finillra  di  Falentiniano  III.  Graziano^  e  Coftanzo  Augujli.,   e  di 
Graziano  Nipote.,  e  di  Giovanni  Nipote:  i  quali  due  ultimi  fono  a  noi 
ignoti  nella  Famiglia  di  Teodofio  il  Grande.  Eranvi  ancora  piìi  baffo 
le  immagini  di  Teodofio  li.  Imperadore,  e  di  Eudocia  fua  Moglie,  fic- 
come  ancor  quelle  di  Arcadi»  Imperadore,  e  di  Eudoffta  lua   Moglie. 
Ma  preflb  rantichillìmo  Agnello,  e  nello  Spicilegio  fuddetto  non  tro- 
viamo quella  sì  precifa  dclcrizione,  a  noi  confervata  dal  fuddetto  Gi- 
rolamo Rolli . 

Anno  di  Cristo  ccccxxxiv.  Indizione  11. 
di  Sisto  III.  Papa  3. 
òì  Teodosio  II.  Imperadore  33.   e   27. 
diVALENTiNiANO  III.  Imperadorc   io. 


Confoli  <  Ariovindo,  ed  Aspare 


F 


DA  che  Aczio  fi  vide  forte  per  la  ricuperata  dignità  di  Generale, 
colia  giunta  ancora  dell'altra  più  riguardevole  di  Patrizio,   non 
tardò  a  vendicarfi  come  potè  contro  i  parenti  del  defunto   Bonifazio 
Conte.  Però  in  quell'Anno,  fecondo  la  telUmonianza  d' Idacio   W,  Cdì  idacius 
Sebaftiano  genero  d'elfo  Bonifazio,,  e  fucceduto  a  lui  nel  Generalato,  i»c/jr»nico, 
)cr  opera  d' Aezio  fu  mandato  laefilio,  o  pure  per  timore  di  lui  elclTc 
'efilio,e  fugitivo  fi  ricoverò  alla  Corte  di  Collantinopoli .  Sappiamo 
ancora  da  San   Profpcro   (0,   che   A/pare  Confole   Occidentale,   per  (e)  s.  Prof- 
quanto  crede  il  Padre  Pagi  (ma  fors' anche  Orientale,  non  apparen-  P"'  ^'  /"""- 
do,  ch'egli  pairafle  dal  fcrvigio  di  Teodofio  Augnilo  a  quello  di  Va-  '"'^-  "^-  ^' 
Icntiniano^  Imperadore)  Afpare,  dico,  fu  inviato  a  Cartagine,  fcnza 
che  fé  ne  fappia  il  motivo  ,  fé  non  che  durava  in  quelle  parti   tutta- 
via la  guerra  co  i  Vandali.  Secondo  Profpcro  Tironc  (/),   in  queft'  (f)  prcfper 
Anno  finì  di  vivere  Rugila  Re  de  gli  Unni,  con  cui  i  Romani  aveano  Tir»  in 
confermata  la  pace  j  ed  ebbe  per  SuccelTore  Bleda^  ed  Attila  Fratelli,  chronico. 
Quello  Rugila  e  chiamato  Roa  da  Giordano  Storico,  e  Roda  da  Teo- 
dorcto  (i),,  il  quale  aggiugne,  che  colini   avea  faccheggiata   la   Tra-  fe^  ^^"''• 
eia,  o>  minacciato  l'afledio  alla  ftefla  Città  di  Coftantinopoli,  e  di  vo-  J/j^/"'', 


88 


Annali    d'  Italia. 


Eka  Volg. 
ANM0434. 


(a)  i.  3.  Jt 
frvmtnt. 
Uri.  Cen- 
fiantinef. 
Cedic. 
Theodof. 

(b)  i.  unica 
de  borni 
Cltrit»r . 
Ctd.  i»d. 


(c)  Marcel- 
Un.  Coinii 
ìnChromco 


krla  fchianrarc  da*  fondamenti .  Non  tarderà  molto  a  venire  in    ifcena 
Atrila  fuo  Succcirorc .  Teodofio  Auguflo  in  queft'.Anno,  per   quanto 
potè,  fovvenne  al  bilogno  de' poveri  di   Coibntinopoli   in   tempo   di 
careftia,  con  applicare  l'ccento  undici  libre  d'oro  del  fuo  erario,    per 
comperar  grani  in  loro  fovvenimento,  (a)  ordinando,  che  fodero  con- 
dennati  gli  Ufiziali  nel  doppio  di  tutto  quello,  che  aveflero   ritenuto 
di  quella  fomma.  Comandò  eziandio  con  altra  Legge  (^),  che  i  beni 
de' Cherici  e  Monaci,  che  mancaflero  di  vita  fcnza  teftaraento,  foflcro 
applicati  alle  Chiefe,  alle  quali  erano  afcritti}  e  non  già  a  i  Parenti, 
o  al  Fifco,  ficcome  dianzi  fi  facea.  Accadde  ancora,  che  Melarla  gio- 
vane, donna  di  fanta  vita,  e    Monaca  non  clauilrale,   abitante   allora 
in  Gerufalemme,  fu  chiamata  a   Coftantinopoli  da   Ftlufiano   fuo   Zio 
paterno.  Prefetto  di  Roma,  che  per  afl'ari  era  ftato  inviato  alla  Corte 
d'Oriente.  Venne  la  piiflìma  Donna,  e  tanto  feppc  dire  infieme  con 
Prof/o  ìnfigne  Vcfcovo  di  Collantinopoli,  che  Volufiano  ftato  Hn' al- 
lora Gentile,  fi  convertì  alla  Religione  di  Cri  (lo  >  e  fu  cola  maravi- 
gliofa,  ch'egli  infermo,  fubito  dopo  avere  ricevuta  la  grazia  del  Bat- 
tcfimo,morì.  Ma  in  Ravenna  accadde  un  fatto  vitupcrofo  per  quella 
Corte.  Grata  Giufta  Oniria  Jugujla^  Sorella  di  Valentiniano  Impera- 
dore,  ficcome  poco  fa  vedemmo,  non  per  anche  maritata  fi  flava  in 
Corte  colla  Madre  e  col  Fratello,  ma  fenza  quella  buona  guardia,  di 
cui  abbifognano  le  Fanciulle.  Perciò   ella  ebbe   comodità   di   troppo 
dimefticarfi  con  Eugenio  fuo  Proccuratore,  e  ne  reftò  gravida.  Mar- 
cellino Conte  Iltorico  (0  quegli  è,  che  notò  quello   brutto   avveni- 
mento, con  aggiugnere,  ch'ella  Onoria  fu  inviata  alla  Corte  di  Teo- 
■  dofjo  Auguflo.  Qui  lì  dimanda,  qual   fia   fiata   la   prudenza   di   que' 
Regnanti,  in  tener  si  poca  guardia  alle  PrincipefTe  fanciulle,  e  quale 
in  aver  prefo  il  ripiego  di  (cacciare  la  mal' accorta  PrincipefTa.   In  vece 
di  occultar  quello  fallo,  par  quali,  che  li  lludialTcro  di  divulgarlo  da- 
pertutto.  In  quefti  tempi  fiorì  in  Provenza  Vincenzo   Lerinenfe  ^   Au- 
tore dell'aureo  Commonitorio  contra  le  Erefie,  ma  creduto  per  qual- 
che tempo  fautore  degli  errori  de'  Scmipclagiani .  San  Profpero  fcrilTc 
contra  di  lui. 


Anno 


Annali    d'  Italia.  89 

Anno  di  Cristo  ccccxxxv.  Indizione  iii. 
di  S I  s  T  o  III.  Papa  4. 
di  Teodosio  II.  Imperadore   34.  e   18. 
di  Valentiniano    III.    Imperadore   11. 

p     r.  y    5  Teodosio  Augusto  per  la  quindicefima  volta, 
ConloU    ^  Valentiniano  Augusto  per  la  quarta. 

TEodofio  Imperadore,  zelante  cuilodc  della  dottrina  della  Chiefa,  Era  Volg. 
perchè  tuttavia  bolliva  in  Oriente  una  fiera  difcordia  per  cagio-  ANN043?. 
ne  del  condennato  e  depofto  Ncftorio,  in  quell'anno  fece  proibire  la 
lettura  de  i  di  lui  Libri  (a),  con  ordinare  eziandio,  che  folTero  bru-  (a)  Pas'tut 
ciati.  Furono  in  oltre  cfiliati  non  pochi  Vcfcovi,  che  oftinaramcnte  o  Crit.  saron. 
non  volevano  condcnnar  quell'Eretico,  o  ricufavano  di  aver  comunio- 
ne con  Cirillo  Vefcovo  d'Aleflandria,  cioè  col  primo  mobile  di  tutti 
gli  atti  contra  di  Neftorio.  Intanto  Inezia   Generale  di  Valentiniano, 
Hrcondochè  abbiamo  da  San  Profpcro  W,  era  paflato  nelle  Gallie,  per  (b)  Profper. 
mettere  in  dovere  i  Borgognoni,  cioè  que' Barbari,   che  già    ftabiliti  "*  *^'''>"'^- 
nel  paefc,  onde  poi  venne  li  nome  della  Borgogna,  ed  in  altri  circon- 
vicini paefi ,  infcftavano  le  Provincie  Romane .  Idacio  (')  fcrive ,  che  (e)  irìacins 
coftoro  fi  ribellarono,  con  indizio,   ch'effi   fignoreggiavano  bensì   in  "»  chrcnic». 
quelle  contrade,  ma  con  riconoi'ccre  l' Imperador  d'Occidente  per  lo- 
ro Sovrano .  Riufcì  a  quel  valorofo  Generale  di  dar  loro  una  rotta  ta- 
le, che  Gundicario  Re  dc'racdefimi  fii  obbligato  a   fiipplicare  per  ot- 
tener la  Pace,  che  gli  venne  accordata  da  Aezio.  Fa  menzione  di  quc- 
fta  vittoria  anche  Apollinare  Sidonio  {d)  con  dire,  che  i  Borgognoni  s'è-  (d)  sidtn. 
rano  fi:atenati  contro  la  Provincia  Belgica-,  e  che  /Ivito^  il  qual  pofcia  "^  Paneg-jr. 
fu  Imperadore,  anche  quella  volta  fu  compagno  di  Aezio  nello  fcon-  -^^"'• 
fìggerli.  Abbiamo  parimente  dal  fopradetto  Profpero,  ficcome  ancora 
da  Ci-ilìidario  (0,  che  nel  Febbraio  del  prefente  anno  in  Affrica  nella  Ce)  Cajfai. 
Città  d'Ippona  fu  conchiufa  la  Pace  fra  l' Imperador  Valentiniano,  e  '"  chranìco 
Genferico  Re  de'  Vandali,  con  avere  il  primo  ceduta  all'altro  una  por- 
zione dell'Affrica.  Sant'Ifidoro  (/)   attcfla,   che   Genferico  in   quella  (fi  ;f,d(,rus 
occifione  fi  obbligò  con  forti  giuramenti  di  non  molcftar  in  avvenire  *'»  chcmco. 
le  Provincie  Romane.  Quella   Pace,  che   l'Autore  della  Mifcella  C^)  Va^ditl. 
chiama  più  torto  neceflaria,  che  utile,  fu  maneggiata  e  condotta  a  fine  %'-,rl^Ji{ 
da  Trigezio  Ufizialc  di  Valentiniano.  E  d' efTa  fa  menzione  ancora  Pro-  ut,  ,4" 
copio  W,  con  lodare  la  prudenza  di  Genferico,  il  quale  fenza  lafciarfi  (.h"-  rrnop. 
gonfiare  dalle  pafiate  profpcrità,  penfmdo,  che  fé  continuava  la  gucr-  '•  '•  f- 4  ■■( 
ra,  poteva  voltar  faccia  la  fortuna,  giudicò  più   fpcdiente  di  afiìcurar  ^"^ 

colla  Pace  le  conquide  già  fatte.  Aggiiignc  Procopio,  che  Genferico 
fi  obbligò  di  pagar  ogni  vano  tributo  a   valentiniano  Auguflo,  e  che 
Tm.  UL  M  per 


Er*  Volg. 
An  N0435. 


fa)  Marceli, 
Comes  in 
Chronico . 

(b)  Pro[per 
Tiro  in 
Caronict. 


(0  D»: 

Cangi  in 
Glojj'ar.   La- 
tinit.  ad  -va- 
ttm  Bagau- 
da. 

(d~'  Sigon. 
de  Regno 
Occidente 
lib.  \^. 


(e)  Theod. 

Bfifi-  43- 

(f)  Ihefau- 

rus  Novus 
Infcriftion. 
Cl'if  Con- 
fulum . 


90  Annali    d' Italia. 

per  fìcurczza  de' patti  mandò  per  ortaggio  a  Ravenna  Unnerico  fuo  Fi- 
gliuolo. Certo  è,  che  reftò  in  poter  dell' Imperadorc  Cartagine:  qual 
patte  toccaflc  a  Genferico,  lo  vedremo  più  abbaflo .  Era  t'uggito  a 
Coftantinopoli  Scbaftiano  Conte,  e  Genero  già  di  Bonifazio  Patrizio, 
ficcome  è  detto  di  l'opra.  Bifogna,  che  la  perfecuzione  d' Aezio  Pa- 
trizio il  raggiugnede  fino  colà}  perciocché  fotto  quell'Anno  raccon- 
ta Marcelhno  Conte  («),  ch'egli  fuggì  dalla  Città  Augufta,  e  che 
poi  in  Affrica  fu  uccifo.  Ma  egli  non  andò  a  dirittura  in  Affrica,  e 
la  fua  morte  appartiene  ad  altro  tempo,  ficcome  vedremo  piii  a  baffo. 
Sembra  bcnsi  doverfi  riferire  a  quell'Anno  ciò,  che  narra  Profpcro 
Tirone  (*),  cioè  che  nella  Gallia  ulteriore  fuccedette  una  confiderabil 
ribellione,  di  cui  fu  capo  un  certo  Tibatone,  con  efferfl  levati  que' 
Popoli  dall'ubbidienza  del  Romano  Imperio.  Avvenne  di  più,  che  in 
mezzo  a  quelle  turbolenze  quail  tutti  i  Servi,  o  vogliam  dire  gli  Schia- 
vi, fottrattifi  all'ubbidienza  de'lor  Padroni,  in  Bagaudam  confpirave' 
re.  Colle  quali  parole  vuol  dire,  che  coltoro  fi  gittarono  nella  fi.zio- 
ne  de'  Bagaudi .  Cosi  erano  chiamati  nella  Gallia  le  migliaia  di  conta- 
dini, e  l'altre  perfonc,  che  per  cagione  del  mal  governo  de  gli  Ufi- 
ziali  dell' Imperadore  s'erano  ribellati  molti  anni  prima,  e  dopo  efferfi 
fatti  forti  nelle  Cartella  e  Rocche,  viveano  di  ladronecci  e  rapine. 
Veggafi  il  Du-Cange  (f) .  Con  colloro  dunque  s' attrupparono  anche 
in  gran  parte  i  Servi  di  quelle  contrade,  per  vivere  col  meftiere  in- 
fame de  gli  altri .  Scrive  il  Sigonio  {d) ,  che  Valentiniano  Augurto  li 
portò  in  queft'anno  a  Roma  per  folennizzarvi  l'anno  Decimo  del  fuo 
Imperio:  il  che  fu  fatto  con  gran  magnificenza  di  Giuochi  e  Spetta- 
coli. Onde  s'abbia  egli  tratto  quefto  viaggio  dell' Imperadorc,  non 
l'ho  finquì  rinvenuto. 

Anno  di  Cristo  ccccxxxvi.  Indizione    iv. 
di  Sisto  III.  Papa  y. 
di  Teodosio  li.  Imperadore  3  jT.  e  29. 
di  Valentiniano  111.  Imperadore  12. 

/->     e  y  ^  Flavio  Astemio  Isidoro;  e 
Conloli  ^  Flavio  Senatore. 

AMendue  qucfti  Confoli  furono  creati  in  Oriente  da  Teodofio  Au- 
gurto. Senatore  fi  truova  ancora  chiamato  Pam'z/o  in  una  Lette- 
ra di  Teodoreto  (^),  e  ne  gli  Atti  del  Concilio  Cakedonenfe .  Gli  ho 
-  dato  il  nome  di  Flavio,  perchè  cosi  ha  un'Ifcrizionc,  da  me  prodotta 
nella  mia  Raccolta  (/) .  Durava  la  pace  tra  i  Romani,  e  i  Goti  ap- 
pellati Vifigoti,  che  fignorcggiavano  nella  Gallia  le  Provincie  dell' A- 
quitania  e  Settimania.  Ma  te^oderko  Re  d'cffi  Goti,  non  contento  de' 

con- 


Ankalid'  Italia.  91 

confini  del  fuo  Regno,  cercò   in  qucfti  tempi  di  dilatarlo  alle  fpefe  Era  Volg. 
de' vicini.  Però  ufcito  in  campagna,  fecondochè  attefta  San   Profpe-  Anno  436. 
ro  (a)  s'impadronì  della  maggior  parte  delle  Città  confinanti,  e  pofc  },7(f^7l«X 
l'aflcdio  a  Narbona.  Fecero  Tungaracntc  una  gagliarda  difefa  i  foldati 
Romani  co  i  Cittadini,  ma  per  la  mancanza  de' viveri   erano   vicini  a 
cadere  nelle  mani  del  Re  Barbaro,  quando  ^et/o  Generale  dell' Impc- 
radore,  che  fi  trovava  allora  nelle  Gallie,  fpcdi  in  loro  aiuto    Lilorìo 
Conte  con  un  groflb  corpo  di  milizie.  Quelli  avendo  fatto   prendere 
a  cadauno  de' cavalieri  in  groppa  due  moggia  di  grano,  minori  di  gran 
lunga  allora,  che  quei  d'oggidi,  fi  fpinfe  coraggiofamente  innanzi,  e 
gli  riufcì  d' entrare   nella  Città   con   provvederla  abbondantemente  di 
vettovaglia.  Allora  i  Goti,  o  fia  che  feguiflc  un  combattimento  in  cui 
ebbero  la  peggio,  o  pure  che  vcdcficro  ceffata  affatto  la  fperanza  di 
conquidar  quella  Piazza,  e  maflìmamente  dopo  un  sì  poderofo  rinfor- 
zo di  viveri  e  di  gente,  ritiratifi  in   fuga,  abbandonarono   1'  afTedio  . 
Idacio  {l>)  anch' egli  fcrive  (ma  fotto  l' anno  feguente  )  che  i  Goti  co-  (b)  idaàus 
minciarono  ad  affediar  Narbona;  e  pofcia  o  fui  fine  d'cflb  anno  436.  '»  cbronic». 
o  pure  nel  fufTeguente  457.   fcguita  a  dire,  che  Narbona  fu  liberata 
dall'  affedio  de'  Goti  per  valore  di  Aezio  Generale  della  milizia  Cefa- 
rea:  il  che  fa  vedere,  che  non  è  fempre  iicura  la  Cronologia  d'  Ida- 
cio. Sant'Ifidoro  {e)   aggiugne,   che   Teodcrjco  fu   meflb  in  fuga  da  (e)  ifidorm 
Litorio  Capitano  della  milizia  Romana,  il  quale   menava  in  fuo  aiuto  "f  clironU, 
gli  Unni.  A  queft'anno  ancora,  o  al  feguente  s'ha  da  riferire  una  fcofTa 
grande  data  al  Regno  de' Borgognoni  nelle  Gallie.  Profpero  Tirone  (.d)  (j)  pmfper 
lafciò  fcritto,  che  s'accefe  una  terribil  guerra  tra  i  Romani  e  Borgo-   Tiro  m 
gnoni,  e  che  effendo  venuti  ad  una  giornata  campale,  Aezio  Generale  <^^''<""^»- 
de'  Romani  riportò  un'  infigne  vittoria  colla  morte  di  Gundicario  Re 
di  que' Barbari,  la  Nazion  de' quali  ivi  perì  quafi  tutta.  San  Profpero 
aggiugne,  che  in  quell'imprcfa  gli  Unni  furono  collegati  de' Romani, 
anzi  a  loro  ftcfll  attribuifce  quefta  gran  vittoria.  E  che  in  quello  fatto 
d'armi  intervcniflc  lo  (leiro  Attila  Re  de  gli  Unni,  fi  raccoglie  da  Paolo 
Diacono  nelle  Vite  de'  Vcfcovi  di  Metz  CO»  dove  narra,  che  Attila,  (e)  Paulus 
dopo  avere  atterrato  Gundicario  Re  de' Borgognoni,  fi  diede  a  faccheg-  nìacon.  in 
giar  tutte  le  contrade  delle  Gallie.  Ma  convicn  ben  confefiare,  che  ^""  ^P'- 
la  Storia  di  quelli  tempi  refta  affai   fcura  e  mancante  di   notizie,   non  ^'^^T'  '*''" 
fapendo  noi,  dove  allora  aveffero  la  lor  fede  gli   Unni,  i  quali  di  fo- 
pra  vedemmo  cacciati  dalle  Pannoniej  ne  come   Attila  entraffe    nelle 
Gallie,  e  ne  ufciffe  poco  appreffo;  né  perchè  fé  era  in  lega  con  Ae- 
zio, fi  metteffe  poi  a  dcvaftar' cfle  Gallie.  Aggiungafi,  che  Idacio  (/)  (0  ^didus 
imbroglia  la  Cronologia,  perche  fembra  rapportar  quello   fatto  piut-  '"  ^^"»>"' 
tofto  all'anno  luffcgucnte,  fé  è  vero  ciò,  che  pretende  il  Padre  Pagi, 
cioè,  che  il  fuo  anno  d' Abramo  24f3.   cominci  il  primo  dì  d'Otto- 
bre dell'anno  nofrro  43(5.  perciocché    Idacio   fotto  quell'anno,   dopo 
la  liberazion  di  Narbona  Icrive,   che  furono  uccifi   circa  venti   mila 
Borgognoni .  Bifogna  ancora  fupporre,  che  i  Svevi  nella  Gallizia  inquic- 
taffero  i  Popoli   Romani,  giacché  il  medcfimo   Idacio  fotto  lo  lleffo 

M  i  anno 


<>x  Annali    D*  Italia. 

E  HA  Volg.  anno  racconta,  che  furono  fpcJiti  per  Arnbafciatori  a  quella  barbara 
Ah  NO  436.  Nazione  Ccnforio  e  Frctimondo  per  commcffione,  come  fi    può  cre- 
dere, di  Aezio.   Per  altro  non  fuiTifte  ciò,  che  racconta  Profpero  Ti- 
ronc,  cioè  che  pcriiTc  quali  tutta  la  Nazion   de'  Borgognoni,   perchè 
oltre  al  vederla  tuttavia  durare,  all'Anno  4^6.  troveremo  anche  i  Re 
loro  per  atteftato  di  Giordano  Storico.  Abbiamo   poi   da   Marcellino 
(  ì  Mar  il  ^^^^^  ^"^  »  ^^^  Teodofio  in  queft'  anno  andò  a  Cizico  Città  della  Mifia 
cìtr.eJ'7n    '  P^'"  mare  j  e  dopo  aver  fatti  a  quella  Città  molti  benefizj,  fc  ne  tor- 
chro^^ico.      nò  a  Goftantinopoli.  Da  un  rclcrirto  ancora,  che  vicn  rapportato  dal 
(b)  BaroTt.     Cardinal  Baronio  (*),  intendiamo,  che  nel  prefente  anno  da  eiFo  piif- 
uìnnaL  Ecc.  £^^^  Augufto  fu   relegato  in   Oafi  ,   luogo  di   folitudinc  ncU'  Egitto 
1'  empio  Neftorio,  perchè  avendolo  prima  confinato  in  un  Monillero 
di  Antiochia,  non  lafciava  di  feminar  le  fuc  ercfic.  Però  non  fi  fa  ve- 
dere, quali  bilance  adoperaflc  il  Cardinale  Annalifta,  là  dove   accufa 
quel  pio  Impcradore  di  una  peccaminofa  indulgenza  vcrfo  queir  Ere- 
fiarca .  Sbalzato  poi  di  qua  e  di  li  quello  mal  uomo ,  e  più  che  mai 
oftinato  ne' fuoi  errori ,  finì  di  vivere,  e  d'infettare  la  Chic  fa  nel  pre- 
fente anno.  Evagrio,  Teodoro  Lettore,  Cedreno,  e  Niceforo,  fcri- 
vono,  che  gii  li   putrefece  la  pcrfona  tutta,  e  gli  fi  empie  di  ver- 
mini la  lingua)  ma  non  c'è  obbligazione  di   predar  fede  a  queflto 
racconto. 

Anno  di  Cristo  ccccxxxvii.  Indizione  v. 
di  Sisto  HI.  Papa  6. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  36.   e  30. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore  15. 

Confoli    \   Aezio  per  la  feconda  volta ,  e  Sigisboldo, 

V Edemmo  di  fopra  all'anno  450,  S^e^isvoUo  Generale  dell'  Armata 
di  Valentiniano  in  Afirica.  Egli  e  quello  ftefio,  che  ne  i  Farti 
del  prefente  anno  fi  truova  Confolc,  cflcndo  lo  fteflo  nome  Sigisboldo^ 
e  Segisvolt».  Afcefe  dipoi  quello  perfonaggio  anche  alla  Dignità  di  Pa- 
trizio, facendone  fede  Coftanzo  Prete  nella  Vita  di  San  Germano  Ve- 
fcovo  Autiflìodorenfe,  o  fia  di  Auxerrc  nella  Gallia.  In  quelli  tempi, 
(e)  Profiier    ^^^  attcftato  di  San  Profpero  (0,  non  contento  Gcnferico  d'aver  tolto 
**  ^*""""'-  jn  Affrica  tanto  paefe  all'Imperio  Romano,  fi  diede  ancora  a  perfc- 
guitar  i  Cattolici,  con  pcnfiero  di  far  ricevere  a  quegli  abitanti  1' Ere- 
fia  Ariana,  ch'egli  colla  Nazione   Vandalica  profclTava.   L'odio  fuo 
principalmente  fi  fcaricò  fopra  i  Vcfcovi   Cattolici,  i  quali  fenza   la- 
fciarfi  atterrire  dalle  minacce  e  da  i  fatti  di  quel  Barbaro,  follenncro 
coraeeiofamentc  la  vera  Religione .  Fra  elfi  i  più  riguardevoli  furono 
^^  PoJÌ- 


Annali    d'  Italia.  93 

Pejftdio  Vefcovo  di  Calama,  Navata  di   Sitifa,  e  Severia'^o  ò\   non  so  Era  Vo!g. 
qua!  Sedia,  a' quali   furono  tolte   le  Bafiliche  ,  e  dato  il  bando   dalle  AKN0437. 
Città.  Nelle  Gallic  poi,   ficcome  lafciò  fcritto  il  fuddetto   San  Pro- 
fpcro,  in  queft'anno  Aezio  fece  guerra  a  i  Goti,  avendo  per  fuoi  Col- 
legati gli  Unni,  che  tuttavia  ftanziavano  in  quelle  parti .  E  fotto  quc- 
fto  medefimo  anno  ci  fa  fapere  Profpero  Tirone  ("),  che  fu  prefo  Ti-  W  ^f'/^f 
batonc  con  gli  altri  Capi  della  ribellione  fvegliata  nella  Gallia  ulterio-  ^f"  '? 
re,  parte  de' quali  tagliata  fu  a  pezzi j  e  che  quefta  vittoria  fervi  an- 
cora a  dileguar  le  infolcnze  de  i  Bagaudi  fopra  defcritti .  A  vea  Valen- 
Ciniano,  quand'anche  era  fanciullo,  uccome  è  detto  di  fopra,  contratti 
gli  Sponfali  con  Licinia  EudoJJia  Figliuola  di  Teodofio  II.  Impcrador 
d'Oriente,  quando  anch' efla  era  di  tenera  età.   Ora  giunto  il   tempo 
di  effettuare  il  matrimonio,  Valentiniano  fi  mofle  da  Roma  per  mare 
alla  volta  di  Coftantinopoli.   Socrate  Scrittor  di  que*  tempi  oflerva  (^),  W  ^»('^»t- 
che  erano  difpofte  le  cofe ,  e  convenuto  tra  Teodofio  e  Valcntiniano ,  ^^y\  ^'^'^' 
che  le  Nozze  s'aveflcro  a  fare  ne  i  confini  dell'uno  e  dell'altro  Im-      • '• '•  44- 
perio,  e  che  perciò  era  ftata.  eletta  Teflalonica,  o  ha   Salonichi .  Ma 
Valcntiniano  con  fuc  Lettere  fece  fapere  a  Teodofio,  che  non  volea 
permettere  tanto  di  lui  incomodo,  e  che  a  qucfto  fine  egli  andrebbe 
in  pcrfona  a  Coftantinopoli .   Laonde  dopo  avere  gucrnito  i  piìi   im- 
portanti Luoghi  del  fuo  Imperio  di  buone  guarnigioni ,  pafsò  a  quella 
Regal  Città,  dove  feguirono  le  fplendide  Nozze  di  quelli   Principi. 
Ma  ftrana  cofa  e,  che  Socrate  riferifce  un  sì  rilevante  avvenimento 
fotto  il  Confolato  d'ifidoro  e  Senatore,  cioè  nell'Anno  precedente  : 
là  dove  Marcellino  Conte  (0,  la  Cronica  Alcfiandrina  (^),  Caflìodo-  cori!s^7n^' 
rio  CO,  e  San  Profpero  (/>  lo  raccontano  fotto  l'anno  prefente.   E  chr'nìlo. 
l'Autore  d'efla  Cronica  Aleflandrina  fcrive,  che  quella  funtuofa  fun-  (d)  chron. 
zione  fegui  nel  di  ip.  d' Ottobre .  Più  ficuro  è  l'attencrfi  a  tanti  Au-  ^''*'""'''- 
tori  tutti  concordi,  che  al  folo  Socrate,  al  cui  tefto  può  eflerc    flato  riuiìnchró- 
aggiunto  da  qualche  ignorante  de' Secoli  fuflcguenti   quel  Confolato.  nico. 
Si  partì  poi  Valcntiniano  colla  Moglie  Augufta  da  Coftantinopoli  j  ma  (0  Profptr 
perchè  non  fi  arrifchiò  di  continuare  il  viaggio  per  mare  in  tempo  di  '"  <-*''"''<■'• 
verno,  fermofli  colla  Corte  in  Teflalonica  fino  alla  nuova  ftagione.  Ma 
non  fi  dee  tacere  una  particolarità  aflai   rilevante .   Solito  era  preflb  i 
Romani,  e  dura  tuttavia  il  coftume,  che  i  Mariti  prendano  non  foll- 
mente la  Moglie,  ma  anche  la  dote  pingue,   per  quanto   fi   può.    Il 
contrario  fuccedette  in  quefte  Nozze.  Bilognò,  che  Pbcidia  Augufta, 
e  il  Figliuolo  Augufto,  it   vollero   conchiuderc   quefto   Matrimonio-, 
cedcflcro  all'  Impcradore  Teodofio  la  parte  dell'  illirico  fpettantc  all' 
Imperio  d'Occidente.  Ne  dobbiam  la  notizia  a  Giordano  Storico  {g) .  (g)  JtrJan. 
E  Caflìodorio  (A)  ancora  lafciò  fcritto,   che    Placidia  fi  proccurò  una  '^'  succtjf. 
Nuora  colla  perdita  dell'Illirico,  e  che   il   matrimonio  del   Regnante  n'fTTj 
divenne  una  divifion  dolorofa   per  le   Provincie.    Finalmente  è  da  of-  U.  jf  £.' 
fervarc,  che  Valcntiniano  ed   Eudoflìa  erano  parenti  in  terzo  grado,  e  pi  fi.  i. 
pure  niano  degli  Scrittori  notò,  che  per  celebrar  quelle  Nozze  foflc 
prcfa  difpenfa  alcuna. 

Anno 


y4 


Annali    d' Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxxxviii.  Indizione  vi. 
di  Sisto  III.  Papa  7. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  37.   e  31. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore  14. 

Confoli    k  '^^^'^^^^  Augusto  per  la  fedìcefima  volta, 
1  Anicio  Aciuo  Glabrione  Fausto, 


Era  Volg. 
A  NN0438. 

(a)  Thef. 
nevus  Iiw 
fcrìptìon. 
fag.  404. 

(b)  Gtthof. 
in  Prolego- 
men.  ad 
Codic. 
Jhttdif. 

(e)  ProfftT 
Tiro  in 
Chronico, 


(d)  Stcrat. 
Hi/i.  Eccl. 
Uh.  7.  e.  46. 


(e)  rheoph. 
in  Chronogr. 

(f)  Hiftor. 
Hi/cella. 
lib.   14. 

(g)  Evagr. 
lib.  I.  e.  ÌO. 


INomi  del  fecondo  Confole,  non  conofciuti  in  addietro,  rifulrano 
da  un' Ifcrizione  da  me  data  alla  luce  («).  S'era  creduto  in  pafTato 
per  fallo  dc'Copifti,  che  Teodofio  Augullo  nell'Anno  43^.  avefle 
pubblicato  il  Codice,  chiamato  dal  fuo  nome  Teodoflanoj  ma  Jacopo 
Gotofredo  {b)  mife  in  chiaro,  che  Iblamentc  nel  prcfcnte  Anno  fegul 
quella  pubblicazione .  In  fatti  fi  truovano  in  cffo  Codice  Leggi  date 
anche  nel  436.  6437.  La  Legge,  con  cui  fu  confermato  cfTo  Codice 
da  Teodofio,  fi  vede  indirizzata  a  Fiorenzo^  che  era  Prefetto  del  Pre- 
torio dell'Oriente  in  queft'Anno,  e  non  già  nel  43 f.  Profpero  Ti- 
fone (0  anch' egli  fotto  quell'Anno  riferifce  l'edizion  d'cfib  Codice. 
Quefta  nobil  fatica,  e  Raccolta  di  Leggi  Imperiali  (ccc  grande  onore 
a  Teodofio  Imperadore,  ciTendo  (lato  ricevuto  eflb  Codice  non  folo 
nell'Oriente,  ma  anche  nell'Occidente  per  l'Italia,  Francia,  e  Spa- 
gna, e  fin  predo  i  Barbari,  che  s'erano  piantati  in  quelle  Provincie. 
Quello  credito  gli  avvenne  ,  perchè  dianzi  la  Giurifprudenza  avea 
delle  Leggi  contrarie  fra  loro,  e  molte  d'effe  occulte,  e  fparie  qua 
e  là  con  innumerabili  Confulti  e  rifpollc ,  di  maniera  che  i  Giudici 
e  Legifti  faceano  alto  e  baffo,  e  decideano  con  fommo  arbitrio  le 
caufe.,  mancando  loro  un  intero  Libro  delle  Collituzioni  de'  Principi . 
In  queft'Anno  pure  effo  Imperador  Teodofio  lafciò  andare  Eudocia 
Augufta  fua  Moglie  a  Gerufalemme,  a  fciogliere  un  voto  fatto  a 
Dio  (a'),  fé  potevano  maritar  la  Figliuola,  ficcome  poi  loro  venne 
fatto.  Anche  Santa  Melania  la  giovane,  allorché  fu  in  Coftantinopo- 
li,  avea  efortata  l' Imperadrice  alla  vifita  di  quc' Luoghi  fami 5  ed  effa 
Melanii).  trovandofi  poi  in  Gerufalemme  andò  incontro  all' Imperadri- 
ce, e  ne  ricevette  molti  onori.  Fanno  menzione  ancora  di  quella  an- 
data Teofane  (0,  e  l'Autore  della  Mifcella  (i),  ed  Evagrio  (0,  e 
tutti  concordano,  ch'ella  ornò  di  ricchiffimi  doni  le  Chiefe  non  fo- 
lamcnte  di  Gerufalemme,  ma  anche  di  tutte  le   Città,  per  dove  ella 

f)afsò  neir andare  e  tornare.  Aggiugne  di  più  Evagrio,  eh' effa  rifece 
e  mura  della  fanta  Città,  e  quivi  edificò  varj  Monallerj  ,  lafciandc^ 
dapertutto  fama  di  piiifima  Principcffa.  Ma  Evagrio  confonde  con  oucit' 
andata  l'altra,  clie  fegui  dopo  alcuni  anni,  e  della  quale  parleremo 
più  abbaffo.  Accadde  ancora  in  qucit'Anno,  che   predicando  Proclo 

Ve- 


Annali    d'  Italia.  fs 

Vefcovo  di  Coftantinopoli   le  lodi  di   San   Giovanni  Grifo  (tomo  fuo  E»  a  Vo!». 
Anteccflbrc  (^),  il  Popolo  alzò  le  voci,  domandando,  che  il  fuo  Corpo  ANNG438. 
fofle  riportato  in  quella  Città,  dove  era  (tato  Pallore  C*^) .  Però  Tco-  jf^  t"'^'"^^ 
dofio,  udite  le  premure  di  Proclo  e  del  Popolo,  puntualmente  ne  efc-  (t)'  saron.  ' 
gui  la  Traslazione  con  gran  falennità,  e  con  chieder  egli  perdono,  e  Annd.  Ecc. 
pregare  per  gli   fuoi   Genitori,   che   aveano  perfeguitato  cotanto  un 
così  infignc  e  fanto  Prelato .  E  nel  prcfcnte  Anno  abbiamo  da   Eva- 
grio  (<■),  che  furono  ancora  trafportate  le  facre  ofla  dell' incomparabil  (e)  Evagr. 
Tanto  Martire  Ignazio  dal  Cimitero  fuori  d'Antiochia  entro  la   Città  W.  i.  e.  16. 
nel  Tempio  appellato  Ticheo.  Intanto  venuta  la  Primavera,  Valenti-  j^"tp>"»-us 
niano  Augufto  colia  Real  Conforte,  per  atteltaro  di  Marcellino  Con-  (i)'^'jJànel'. 
te,  C'^),  partitoli  da  Salonichi,  felicemente  lì  reftituì  a  Ravenna.  Du-  //«.  Comes 
lavano  tuttavia  varj  moti  di  guerra  nella   Gallia,  dove   i   Goti   erano  »>»  chronk. 
in  armi.  San  Profpero  (0  nota  fotro  qucft'Anno,  che  centra  di  que'  (*^)  Prefi>er 
Barbari  fu  combattuto  con  felicitai  &  fdacio  (/)  ci  fa  lapere,   che  '/q  j^tclm 
riufcì  ad  Aezio  Generale  dell'  Armata  Imperiale  di  tagliar  a  pezzi  otto  ia  chrtnic. 
mila  d'effi  Goti.  Aggiugne  il   mf defimo    Autore,   che  i   Svevi,  da' 
quali  era  infellàta  una  parte  del  Popolo  della  Gallicia,   fi    ridufiero  a 
riconfermar  la  pace.  Gravemente  s'infermò  in  qacfti  tempi   Ermerica 
Re  de'medefirai  Svevi,  e  però  dichiarò  Re  fuo  Figliuolo  Rechila,  il 
quale  apprefTo   Singilia  Fiume  della   Betica  con  un  corpo  di  gente 
diede  battaglia  ad  Andevoco,e  Io  fconfifie,  con  refiare  fua  preda  un 
groflìflìmo  valfente  d'oro  e  d'argento.  Il  Sigonio  Ci),  a  cui   manca- (g)  Stgon'ms 
vano  molti  aiuti  per  la  Storia,  che  fon  venuti  alla   luce   dipoi,   narra  ^•j^'  '^'  °'" 
in  quell'Anno,  ma  fuor  di  fito ,   che   i    Goti   in    Ifpagna    fconfi  fiero  l'^;.''"^'    '"* 
Rechila  Re  de' Svevi,  e  gli  tolfero  il  teforo  .  Anzi  Rechila   fu  nell' 
Anno  prefente  vincitore,  e  quell' Andevoto  era  Capitano  dell' cferciio 
Romano,  perciocché  Sant'Ifidoro  {h)   fcrive,   che   Rechila  con    una  ^^^  J^'^"'"'?^ 
gran  parte  dell'efercito  (cct  giornata  con  Andcboto  Duce  della  mili-  '^-vevor.'"''" 
zia  Romana,  che  gli  era  venuto  incontro  con  gran  forza,  e  preflb  Sin- 
gilio  Fiume  della  Betica  il  mife  in  rotta,  con  venire  alle  lue  mani  il 
teforo  del  medefima.  S'era  poi  formata  nell'Anno  antecedente,   per 
attefiato  di  Profpero  (0,  una  compagnia  di^  Corfari  di  mare,  compo-  n)  profter 
Ila  di  defertori  Barbari,  cioè  Vandali,  Goti,  e  Svevi;  e  coftoro  nel  ilfidtm. 
prefente  diedero  il  guatlo  a  molte  Ifole  del  Mediterraneo,  e  fpezial- 
mente  alla  Sicilia.  Ma  abbiamo  lotto  quefl.'Anno  da  Marcellino  Con- 
te (^),  che  Coiradi,  uno  de' Capi  di  quefl;i  Corfari,  con  aflaiflìmi  fuoi  (ys  Marceli 
fcguaci  fu  p  re  lo  ed  uccifo .  Fioriva  in   quelli    tempi   Falena  Faltonìa  inchronicò. 
Proba,  Moglie  di  Adelfio  Proconfole,  Donna  di  felice  ingegno  e  fcien- 
ziaia,  che  compofc  i  Centoni  di  Vergilio.    Ad  imitazione  di  cfia  an- 
che Eudocia  Moglie  di  Teodofio  Augufto  formò  i  Centoni  d'Omero. 
Fiorivano  ancora  San  Cirillo  Vefcovo  di  Alefiandria,  e  Teodoreto   Vc^ 
fcovo  di  Ciro,  eccellenti  Scrittori  della  Chiefa  di  Dio. 


Anno 


96 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxxxix.   Indizione  vii. 
di  Sisto  III.  Papa  8. 
di  Teodosio  IL  Imperadore  38.  e  32. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore   ij. 

Confol*  %  Teodosio  Augusto  per  la  17."  volta, 
\  e  Festo. 


Era  Volg. 
A-NN0  439. 

(ai  ■Evagr. 
nifi.  lib.  I. 
caf.  10. 


(b)  Chronic. 
Aitxandr. 
(e)  Marcel- 
Ufi,  ibidtm , 


(d)  mvtll. 

Theodof. 
rie.  Ili. 
Tom.  6. 
Codic. 
Thtedof. 


(e)  Aintll. 
Vit.  Epifct- 
for.  Raven- 
nat.  Tom.  ^. 
Pan.  i.Rtr. 
Itaiuar. 


DOpo  avere  impiegati  moki  Mefì  1'  Augufla  Eudocia  nella  vifita 
de' fam;i  Luoghi  di  Gerufalerame,  fcn  venne  ad  Antiochia,  dove 
quel  Popolo,  fècondochc  fcrifTe  Evagrio  (<»)  in  memoria  fua  le  innal- 
zò una  ftatua  di  bronzo,  lavorata  con  molto  artifizio .  Ed  cfla  poi  in  ri- 
compenfa  di  quefto  onore  fu  cagione,  che  Tcodofio  fuo  Conforte  fe- 
ce una  confiderabil  giunta  a  quella  Città,  con  ampliare  il  muro  fino 
alla  Porta,  che  guida  al  Borgo  di  Dafne.  Ma  fecondo  la  Cronica  A- 
leflandrina  W,  Eudocia  andò  ad  ^Antiochia  nel  fecondo  fuo  viaggio  a 
i  Luoghi  fanti,  ficcome  vedremo  all'  Anno  448.  Finalmente,  come  nar- 
ra Marcellino  (f),  efla  fi  relHtuì  a  Coltantinopoli  con  portar  feco  le 
Reliquie  di  Santo  Stefano  Protomartire,  che  furono  porte  nella  Bafi- 
lica  di  San  Lorenzo .  Pativafi  pei  da  gran  tempo  una  grave  careftia  in 
Oriente,  ed  attribuendone  il  piiflìmo  Imperador  Teodofio  la  cngionc 
a  i  Giudei,  a  i  Samaritani,  a  gli  Eretici,  e  maffimamenre  a  i  Genti- 
li, i  quali  ad  onta  di  tanti  Editti  feguitavano  in  fcgreto  a  fagrificare 
a  i  lor  falfi  Dii,  pubblicò  in  quell'Anno  un  fevcritlìmo  Editto  contra 
de'mcdefimi,  il  quale  fi  legge  fra  le  di  lui  Novelle  (d) .  Altri  Editti 
pubblicati  dallo  fteflb  Imperadore  fopra  varie  materie  in  quell'Anna, 
fi  poffono  vedere  fra  le  ftefic  Novelle.  Sappiamo  ancora  dalla  Croni- 
ca Aleflandrina,  ch'^flb  Imperadore  fece  in  quelli  tempi  le  mura  al- 
la Città  di  Collantinopoli  per  tutta  la  parte,  che  guarda  il  mare.  Ma 
di  Valentiniano  Augufto  non  s' ha  memoria  alcuna  in  quell'  Anno  .  Egli 
probabilmente  fi  dava  bel  tempo  in  Ravenna,  Città,  che  nel  prelcn- 
tc,  o  nel  fuflcguente  Anno,  come  fofpctta  il  Padre  Baccbini  nelle  fuc 
Annotazioni  alle  Vite  de'Vefcovi  Ravennati  di  Agnello  (f).  Autore 
del  Secolo  Nono,  meritò  d'avere  per  fuo  Vefcovo  San  Pier  Grifolo- 
^^),  celebre  Scrittore  della  Chicfa  di  Dio,  e  probabilmente  primo  Ar- 
civelJcovo  di  Ravenna,  la  cui  elezione,  fècondochc  s'ha  dallo  fteflb 
Agnello,  fu  miracolofa.  Ne  e  da  ftupiie,  fé  dimorando  Galla  Placi- 
dia,  e  Valciitiniano  IH.  Augufti  in  Raverma,  volendo  eflì  condecorar 
quella  Chitfa,  ottennero  dal  Romano  Pontefice,  eh' cfla  foflc  eretta  in 
Arcivefcovato,  e  che  i\  fmcmbrafTcro  dalla  Metropoli  di  Milano  mol- 
te Chiefc,  per  fottoporle  al  Metropolitano  di  Ravenna.  Già  difll,  che 
nella  concordia  Icguita  in  Affrica  tra  il  fuddetto  Augufto  Valentinia- 


no, 


Annali    d' Italia  97 

no,  e  Genferico  Re  de' Vandali,  fu  dato  in  ortaggio  C/«»cwo  Figlino-  EaAVolg. 
lo  del  Re  barbaro  all' Imperadore  per  la  ficurczza  de' patti.  Da  lì  in-  Anno  439. 
nanzi  fi  ftudiò  l' attuto  Genferico  di  moftrarc  una  tenera  amicizia  e  un 
totale  attaccamento  a  Valentiniano,  tanto  che  per  atteftato  di  Proco- 
pio W,  gli  venne  fatto  di  rÌ4vere  il  Figliuolo  in  libertà,  e  di  vederfe-  (a)  Procop. 
lo  rcftituito  in  Affrica.  Allora  fu,  che  l'empio  e  disleale   mettcndofi    l'b-  1.  (■  a- 
fotto  a  i  piedi  la  parola  data  e   i  giuramenti,   all'improvvifo  ti  fpinfe 
coll'efercito  fotto  Cartagine,  Metropoli  dell'  Affrica,  fbctopolta  da  tan- 
ti Secoli  all'Imperio  Romano,  e  l'occupò.  Idacio  W  fcrive,  che  ciò  (b)  iduchit 
feguì  con  frode j  colle  quali  parole  non  i\  fa  s'egli  intenda  l'avere  con  '»  chror.ic. 
fìnta  pace  ed  amicizia  tradito  Valentiniano,  o  pure,  come  veramente 
s'ha  da  San  Profpero  (f),  l'avere  con  qualche  inganno   trovata  la  ma-  ^j.)  prefter. 
nicra  d'impadronirfi  di  quella  infigne  Città.  Secondo  Marcellino  Con-  in  chrtnìc. 
te  (.d)  fcguì  tal  prcfa  nel  di  13.  d'Ottobre  del  prefente  annoj  fecon-  {.^'Marceli. 
do  idacio  nel  dì  ip.  d'eflo  Mefe,  ma  dell'anno  precedente,  fé  e  ve-  ^^7/«ic7 
ro,  come  vuole  il  P.  Pagi  (e),  che  Idacio  fi  ferva  dell'Era  d' Abra-  (é)  Pagùs 
mo,  il  cui  anno  cominci  nelle  Calende  d' Ottobre .  Meglio  è  attenerfi  Crit. Barar.. 
a  San  Profpero  e  a  Marcellino  fu  quello   punto,  e   tanto  più  perchè 
s'incontrano  tai  falli  di  Cronologia  nella  Cronica  d' Idacio,  fia  per  di- 
fetto fuo,  o  dc'Copitli,  che  non  fi  può  francamente  valere  della  di  lui 
autorità,  per  iftabilire  con  ficurezza  i  tempi.    Fu   la  mifera  Città  di 
Cartagine  porta  a  facco,  per  tertimonianza  di  San  Profpero  j    tormen- 
tati i  Cittadini,  perchè  rivclaflero  le  ricchezze,  che  aveano,  e  che  non 
aveano}  fpogliacc  le  Chicle,  e  date  a  i  Preti  Ariani,  con  altre  orride 
crudeltà,   fpezialmente  contro  i    Nobili,  e   contro   la  Religione   Cat- 
tolica, balviano  Prete  di  Marfiglia,  e  zelantiffimo  Scrittore  di  querti 
tempi,  là  dove  narra  (/)  la  perdita  di  quella  gran  Città,  defcrive  an-  ^f,  e  ;  • 
Cora  il  precedente  fuo  (tato  con  dire,  ch'efTa  per  lo  fplcndore  e  per  ^us  L  ^.'^dt 
k  dignità  gareggiava  con  Roma,  e  poteva  appcllarfi  un'altra  Roma,  vnt  judie.- 
perchè  quivi  fi  contavano  tutti  i  Magiltrati  ed  Ufizj,  co' quali  in  tut- 
to il  Mondo  fi  reggono  i  Popoli  j  quivi  era  Scuola  dell' Arti  Libera- 
li, raro  ornamento  allora  di  una  Città  j  quivi  la  Filofofia,  le  Lin<^ue, 
i  Coftumi  s' infegnavano  i  quivi  flava  una  buona  guarrligion   di  foldati 
co  i  loro  Ufiziali,  e  il  Governatore  dell'Affrica.  Proconfole  bensì  di 
nome,  ma  Confole  quanto  alla  potenza.  ApprefTo  foggiugne,  che  Car- 
tagine era  piena  di  Popolo,  ma  piiì  d'iniquità;  abbondante  di  ricchez- 
ze, ma  più  di  vizj,  e  mallìmamente  di  difonertà,   ubbriachezze,   be- 
flcmmie,  ladronecci,  oppreffioni  di  Poveri,  Idolatrie,  odio  contrade' 
Monaci  fervi    di  Dio,  e  d'altre  malvagità,  ch'io  tralafcio .  Il  perchè 
Salviano  attribuifce  a  maniferto  gartigo  di  Dio  le  calamità,  che  W  ro- 
vcfciarono  fu  quella  Città.  Di  la  fu  cacciato  il    Vefcovo  con  affairtì- 
mi  del  fuo  Clero,  per  quanto  s'ha  da  Vittore  Vitenfe  (^),  e  l' lue  fia  ^g"*  ^'f'"' 
Ariana  profeflata  da  i  Vandali  maggiormente  fi   dilatò   per   1' Aifnca.  ^Ir}"luutil 
A  così  fune rta  difavventura  del  Romano  Imperio,  un'altra  fé  ne  ne'vand'a- 
aggiunfe  nelle  Gallic.  Durava  tuttavia  in  quelle   parti    la   Pace   tra   1  '»r.  Uè.  i. 
Romani ,  e  Teoderico  Re  de  i  Goti ,  o  vogliatn  dire  Vifigoti .  Littorie 
Tom.  ni.  N  Con- 


98  Annali    d'  Italia.   ■ 

Era  Volg.  Conte,  che  dopo  Aezio  facea  la  prima  figura  nelle  Armate  dell' Im- 
ANN0439.  peradorc,  invogliato  di  fupcrar  la  gloria  d'efTo  Aezio,   ruppe   quefta 
pace,  e  fatto  inoltrar  l'efcrcito,  determinò  di  dar  battaglia  a  i  Goti, 
con  aver  in  Tuo  aiuto  gli  Unni.  Coflui  fi  fidava   affai  de   i    profefTori 
della  Strologia  giudiciaria,  e  delle  rifpofte  de  i  Demonj,  ficcome  ab- 
^^ chf^'"    biamo  da  i  Santi  Profpcro  (<»),  ed  Ifidoro  Wj  laonde  imbarcato  dalle 
(b)   ilid'orHs  '^'f  ^^^^  promcffe,  attaccò  la  zuffa,  con  far  fulle   prime   tal  macello 
m  chrtnko.  di  que' barbari,  che  gli  parca  di  tenere  in  fuo  pugno  la  vittoria.  Ma 
rimafto  luì  accidentalmente  prigioniero  d'effi,  l'Armata  fua  non   fece 
altro  progreflo,  e  dovette  (onare  a  raccolta.  Abbiamo  ancor  qui  la  tc- 
{q\  Salvia-    ftimonianza  di  Salviano  (^),   che  defcrive   la  fuperbia  e   la   temerità 
nm  dt  Pro-  d'eflb  Littorio.  Imperocché  i  Goti  informati  delle  forze,  che  coftui 
vtdent.  Dei  conduceva,  bramando  la  pace,  aveano  fpediti  per  tempo   Vcfcovi  a 
'■  chiederla j  ma  Littorio  ricusò  e  fprezzò  ogni  accomodamento.    Tco- 

derico  all'incontro,  benché  Ariano,  mettendo  la  fua  fperanza  in  Dio, 
prima  di  combattere,  prcfe  il  cilicio,  fi  diede  alle  orazioni  col  fuo 
Poy^olo,  e  poi  ufcì  alla  battaglia  j  laddove  Littorio  fidandofi  de'fuoi 
Indovini,  e  della  forza  de  gli  Unni,  i  quali  fecero  un  mondo  di  ma- 
li, dovunque  paff'arono,  entrò  in  campo,  ma  con  rimaner  prigionie- 
ro. Fu  egli  condotto  legato  fra  le  derifioni  della  plebe  Gotica  in  To- 
lofa.  Città,  in  cui  egli  s'era  figurato  di  entrar  vincitore  in  quel  me- 
defimo  giorno,  e  in  cui  pofcia  mifcramente  flette  gran  tempo  fra  i 
ceppi.  CalTìodorio  ancora,  Sant'Ifidoro,  &C  Idacio  fanno  menzione  di 
quella  fconfitta  de* Romani  V  ma  Tultimo  d'effi  Storici  difcordando  da 
Salviano,  fcrive,  che  Littorio  prefo  da  i  Goti,  fu  da  li  a  pochi  giorni 
uccifo.  Merita  ben  più  fede  Salviano,  che  m  quc' tempi  vivca  nelle 
Gallie.  Ma  non  pafsò  molto,  che  vedendo  Teoderico  dall' un  canto 
tuttavia  affai  poderofe  le  forze  de' Romani,  e  confiderando  dall'altro 
Aezio  Generale  di  Valentiniano,  che  non  era  bene  l'azzardare  una 
nuova  battaglia:  G  trattò  e  conchiufe  la  Pace  fra  eflì  Goti  e  Roma- 
ni, avendola  fpezialmente  chiefta  con  più  umiltà  di  prima  i  Goti. 
(d)  sidon.  Apollinare  Sidonio  (.d}  attribuifce  l'onore  di  qucffa  pace  ad  ylvito^ 
tn  Panegyr^  ch'era  allora  Prefetto  del  Pretorio  delle  Gallie,  e  divenne  poi  Impe- 
radore .  Viene  atteftata  quefta  medefima  Pace  da  San  Profpero,.  da  Sant' 
Ifidoro,  da  Idacio,.  e  da  Salviano.  E  fé  noi  vogliamo  preltar  fede  a 
^f'  ^'l'^'^"'  Giordano  Storico  (f),  effa  fu  fatta  fui  campo^  perché  dopo  aver  com- 
battuto, fenza  che  alcuno  cedcffe,  conofcendo  cadauna  delle  parti  la 
forza  dell'altra,  fi  trattò  d'accordo,,  e  quefto  conchiufo,.  ognuno  fi 
ritirò.  Aggiugne  lo  fteffb  Giordano,  che  per  quella  Pace  s'acquiftò 
gran  credito  y////7<j  Re  de  gli  Unni)  colle  quaU  parole  il  fembra  fup- 
porre  intervenuto  a  quel  fatto  d'armi,  il  che  non  fa  fé  fuffifta.  Narra 
ff)  frofptr  eziandio  San  Profpcro  (/)  fotto  quell'Anno,  che  Giuliano,  famolo 
i;ì  chronico.  partigiano  dell' Erefiarca  Pelagio,  rincrefcendogli  d'aver  perduto  il 
Velcovato  di  Eclano,  tentò  furbcfcamcnte  di  rimetterfi  in  grazia  di 
Si/lo  IH.  Papa,  con  fingerfi  ravveduto  de'fuoi  errori.  Ma  fcoperta 
la  frode  da  Leone  Diacono,  che  fu  poi  nel  fegucntc  Anno  creato  Pa- 
pa, 


de  Rei.  Ge- 
th.  e.  34. 


Annali    d'  Italia.  99 

pa,  fu  rigettato  da  Sifto  con  plaufo  di  tutti  i  Cattolici.  In  oltre  ab-  Era  Volg. 
biamo  da  Idacio  C"),  che  in  quefti   tempi   riuicì  a  Rechila  Re  de  i  Anno  439. 
Svevi  nella  Spagna,  d'impadronirfi  della  Città  di    Emerita,   oggidì   •"^//"'^'f/ 
Merida  nell'  bLltremadura.  Di  Valentiniano  Augufto  ne  pur  fotto  queft' 
Anno  ci  11  prefenta  memoria  alcuna,  quando  non  (ì  voleffe  dire,  eh' 
egli  in  quefti  tempi  facefle  fabbricare  in  Roma  la  Confcflìonc  di  San 
Paolo  (^) ,  cioè  l'ornamento  dell'Altare,  fovrapollo  al  fuo  facro  Cor-  ^  ^"'P'i 
pò.  Pesò  cflb  ducento  libre  d'argento:  ma  molto  di  piìi  a  mio  cre- 
dere avranno  tefti  migliori.    Fece   ancora  cflb   Augufto,   fecondochè 
fta  fcritto  in  una  Lettera  di   Papa   Adriano,  un'  immagine  d'oro, 
con  dodici  Porte  e  il  Salvatore,  ornata  di  gemme  preziole,  ch'egli 
in  adempimento  d'un  fuo  voto  ordinò  che  fofle  pofta  fopra  la  Con- 
felfione  di  San  Pietro  Apertolo .  In  oltre  alle  preghiere  di  Papa  Siilo 
III.  (f)  fece  una  Tribuna  d'argento  tiella  Bafilica  Collantiniana,  pe-  Ce)  Anafia- 
fante  libre  fei  mila  e  (ecento  dieci,  che  fu  poi  rapito  da   i   Barbari.  PI""  ^"'f 
Si  ha  bensì  in  quelt'  Anno  illuftre  memoria  di  Teodofio  Augufto  non 
folamentc  per  le  cofe  gii  dette,  ma  ancora  per  varie  Leggi  da  lui 
pubblicate,  che  fi  leggono  fra  le  fue  Novelle  id) ,  Particolarmente  in  W  e*''»* 
una  d'cITc  egli  provvide  alle  prepotenze  di  chi  con  mendicati  colori  J„Jlig„j 
faceva  prendere  dalla  Giuftizia  il  pofleflb  de' beni  de' Poveri.    In  un' 
altra  ancora  raffrenò  i  calunniatori  de' Vefcovi,  proibendo  a  i  Cherici 
e  Monaci  il  venite  a  Coftantinopoli  fenza  le  dimiftbrie  del  proprio  Vc- 
fcovo.  Socrate j  SozemenOy  e  •Teodoreto^  Storici  Greci,  fiorirono  in  quefti 
tempi. 

Anno  <li  Cristo  ccccxl.  Indizione   vm. 
di  Leone  Papa  i . 

di  Teodosio  II.  Impcradore   39.  e  53. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore   16. 

Confoli  5  Valentiniano  Augusto  per  la  quinta  volta, 
(.  ed  Anatolio. 


El  dì  II,  d' Agofto,  per  quanto  pretende  il  Padre  Pagi  (0,  die-  (0  phìus 
de  fine  a  i  fuoi  giorni   Silìo   III.    Romano    Pontefice,   il  quale  '"  <^''""^- 


N 

fabbricò  in  Roma  la  Bafilica  di  Santa   Maria   Maggiore,  ed  arricchì  lln"'  Ann. 
d'altri  ornamenti  preziofi  le  Chiefe  di  Roma;  fopra  che  è  da   vedere 
Anaftafio  Bibliotecario  (/),  o  fia  1'. Autore  antichiflìmo  delle  Vite  de'  (f )  ^«i/?-»- 
Papi.  Stette  la  Sede  vacante,  per  atteftato  di  San  Profpcro  U),  qua-  -^"Z  %^^^ „ 
ranta  giorni,  perchè  Leone  Diacono,  perfonaggio  di  gran  credito,  era  \^chr»mc». 
ito  in  Francia,  per  amicare  infieme  jezio^  Generale  di   Valentiniano 
Augufto,  con  Albino^  mandato  nella  Gallia  colla  dignità  di   Prefetto 
del  Pretorio .  Senza  di  lui  il  Clero  e  Popolo  non  volle  paflarc  ad  cle- 

N  i  zio- 


100  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  zione  alcuna,  e  però  gli  fpedirono  con  pregarlo  di  follecitare  il  Tuo 
Ann 0440.  rinomo.  Appena  giunto,  fopra  di  lui  fi  unirono  i  voti  de'facri  Elet- 
tori, ed  egli  fu  creato  Papa  a  dì  zz.  di  Settembre,  fecondo  il  Padre 
Pagi.  Quefti  è  San  Leone  il  Grande,  di  patria  Romano,  piuttofto  che 
Tofcano  :  Papa  gloriofo  per  la  fua  eloquen^a  non  meno,  che  per  le  fuc 
Virtì) ,  e  memorabili  azioni.  Intanto  Genferico  Re  de'  Vandali,   dopo 
avere  occupata  quafi  tutta  l'Affrica,  più  che  mai  fcguitò  a  sfogare  il 
fuo  odio  non  folamente  contro  i  Vefcovi  e  il  Clero  Cattolico  di  quelle 
(»)  vuhr     contrade  (<»),  ma  ancora  contra  de' Nobili  di  Cartagine,   per  timore, 
^èriefut  '''    ^^^  "°"       follevafTcro  contra  di  lui .    Però   moltiffimi  ne   fpogliò   de* 
ranilii Li.  beni,  e  cacciatili  in  efilio,  li  collrinfc  a  mendicare  il  pane  nelle  Pro- 
vincie del  Romano  Imperio:   penfione  dura,   che   toccò   parimente  a 
non  pochi  Vefcovi,  e  ad  aTaiiTìmi  Ecclefiaftici .  Si  poffono  leggere  le 
crudeltà  di  coftui  preflb  Vittore  Vitenfe.  Anche  Teodoreto  ne  fa  m-i.n- 
zione  in  varie  fue  Lettere.  Né  contento  Genferico  di  aver  occupato 
sì  vallo  e  ricco  paefe,  cominciò   ancora  a  meditar  voli   più   grandi  . 
E  perciocché  per  mala  ventura  aveano   imparato  i  Vandali   il   valerli 
delle  navi,   in  quell'Anno  eflb  Re  loro  pafsò  con  una  gran  flotta  in 
(b)  idacius   Sicilia,  dove  per  tcftimonianza  d' Idacio  C^),  diede  il  facco  a  non  po- 
tn  cbronuo.  ^^^  yzrù  di  qucU'Ifola,  ed  aflcdiò  lungamente  Palermo,  ma  noi  potè 
(e)  Cajfiod.  avere.  Caffiodorio  (e)  in  una  delle  fue  Lettere  notò,  che  1'  Avolo  fuo, 
/.  i.F/;y?. 4.  nomato  anch' cflo  Caffiodorio,  perfonaggio  di  dignità  Illuftrc',    difefc 
la  Sicilia  e  la  Calabria  dall' invafione  de' Vandali.  Il  motivo,  per  cui 
Genferico  fi  ritirò  dalla  Sicilia,  e  tornò  frettolofamente  a  Cartagine, 

(d)  Projpn    fu  fecondo  San  Profpero  (^),   perch'egli  ebbe  nuova,   che   Sebafiiano 
m      romeo.  Q^^^^^ ^   Genero  già  di   Bonifazio   Conte,  di  cui   parlammo  di  fopra 

alU'anno  454.  e  43f.  era  pafiato  dalla  Spagna  in  Affrica.  Confiderò  il 
Re  barbaro,  che  farebbe  (lato  troppo  pericolofo  per  sé,  e  per  gli  fuoi, 
fé  durante  la  fua  affenza  dall'Affrica,  un  Uomo  di  tanto  credito  nellV 
arte  della  guerra,  e  già  (lato  Generale  dell'  Armi  Romane,  fi  fofie 
meffo  in  teda  di  ricuperar  Cartagine.  Ma  (foggiugne  Profpero)  Se- 
bafiiano andato  in  Affrica,  in  vece  di  farla  da  nimico,  fi  dichiarò  ami- 
co de' Vandali,  fperando  fortuna  e  vantaggi  preffo  di  loro>  colà,  che 
non  gli  riufcì,  anzi  gli  collo  la  vita. 

(e)  lìAÙns  Qui  con  San  Profpero  non  s'accorda  Idacio  W  nel  tempo;  per- 
itidttn.         ciocché  fcrive  all'anno  444.  che  cffendo  Sebafiiano  fuggito  a  Cofian- 

tinópoli,  fcoperto  che  macchinava  cofe  contra  lo  Stato,  gli  fu  detto  all' 
orecchio,  che  fé  ne  andaffe .  Ed  egli  fi  rifugiò  preflo  Teoderico  Re 
de' Goti,  e  da  nimico  entrò  in  Barcellona,  cercando  per  quanto  potè 
d' impadronirfene .  Sembra,  che  quella  Città  ubbidiffc  allora  al  Ro- 
mano Imperadore,  e  che  Sebafiiano  mal  foddisfatto  di  Valentiniano  , 
oftilmente  v'cntraffe.  Noi  abbiam  già  veduto  di  fopra,  che  per  atte- 
llato  di  Marcellino  nell'anno  4:5 f.  egli  fcappò  da  Cofiantinopoli.  Che 
andafle  nelle  Gallie,  mettendo  fi  fotto  la  protezion  de' Goti,  e  paffaffe 
dipoi  in  Ifpagna,  cioè  nella  Catalogna,  l'abbiamo  da  San  Profpero  e 
da  Idacio.  Nota  qucfi:' ultimo  Storico  all'anno  445*.  fuficgucntc,  che 

Scba' 


Annali    d'  Italia. 


lOI 


Sebaftiano  fu  coftretto  a  fuggire  da  Barcellona,  con  rifugiarfi  in  Af- 
frica prefFo  i  Vandali.  Finalmente  il  niedefimo  Idacio  all'anno  4fo. 
fcrive,  che  Sebaftiano  efiliato  e  ramingo  cffendofi  ricoverato  in  Affri- 
ca, e  meffod  fotto  la  protezione  di  Genferico,  poco  tempo  dopo  il 
fuo  arrivo  fu  per  ordine  di  elfo  Re  fvcnato.  Notizie  difordinate,  per- 
chè s'egli  ,nal  44f .  pafsò  in  Affrica,  e  poco  dipoi  gli  fu  levatala  vi- 
ta: come  fi  può  differir  la  fua  morte  fino  al  4f  o  ?  Cagione  di  tutti 
quefti  brutti  falti  di  Sebartiano,  uomo  d'alto  affare,  e  di  gran  pro- 
dezza, fu  la  perfecuzione ,  che  andò  continuando  contra  di  lui  Aezio 
Generale  di  Valcntiniano  Augufto,  e  fuo  implacabil  nemico.  Ma  Gen- 
ferico non  fi  fidò  punto  di  Sebaftiano,  fofpettando  fraudolenta  la  fua 
venuta-,  e  però  prefo  pretefto,  ch'egli  foffe  Cattolico,  gli  propofe  , 
che  per  afficurar  maggiormente  l'aleanza  e  fedeltà  giurata,  abbracciaffe 
la  Setta  Ariana.  Ma  egli  coftantiffimo  nella  vera  Religione,  amò  più 
tofto  di  gloriofamcnte  morire  foftenendola,  che  di  guadagnarfi  l'ami- 
cizia del  Re  barbaro  con  abbandonarla.  Vittore  Vitenfc  C'')  è  quegli, 
che  a  lungo  narra  quefto  tatto.  Come  poi  San  Profpero  racconti  fotto 
il  prefente  anno  il  paffaggio  di  Sebaftiano  in  Affrica,  e  s'egli,  o  Ida- 
cio abbia  fallato  ne' tempi,  non  fi  può  ben  decidere;  ma  certo  nel 
racconto  d' Idacio  fi  fcuopre  della  contradizione.  In  queft'anno  Teo- 
dofio  Augufto,  per  animar  la  gente  alla  coltivazion  delle  terre,  or- 
dinò, che  foflero  elenti  da  i  pubblici  carichi  tutte  quelle,  che  le  per- 
fone  induftriofe  guadagnaffero  nelle  alluvioni,  o  nel  diffeccar  le  palu- 
di W  .  Con  altro  Editto  (e)  del  medefimo  Augufto  fu  fatto  fapere  a  i 
Popoli,  che  effendofi  intefo,  come  Genferico^  nemico  del  Romano  Im- 
perio, era  ufcito  con  una  riguardevol  flotta  fuori  del  Porto  di  Carta- 
gine, fenza  faperfi  su  qual  paefe  egli  doveffe  piombare,  contuttoché 
fi  fperaffe,  che  prefto  arriverebbe  Aezio  coU'efercito,  e  benché  Si' 
gifondo  (forfè  Sigifvoìdo)  Generale  delle  milizie  aveffe  fatto  le  poffibili 
difpofizioni  per  la  difefa  delle  corte:  tuttavia  fi  dava  la  licenza  dell' 
armi  a  tutti,  per  poterfi  opporre  al  Tiranno,  dovunque  egli  compa- 
riffe.  Andò  poi  il  Barbaro  contro  la  Sicilia,  ficcome  abbiam  veduto. 
In  un'altra  Legge  (d)  ordina,  che  tutti  i  beni  del  Cefareo  Fifco,  paf- 
fati  in  mano  altrui,  ancorché  Ecclefiaftici,  fieno  fuggetti  a  i  pubbli- 
ci carichi  e  tributi.  Tralafcio  altre  fue  Leggi.  In  quefti  tempi  fiorì 
San  Petronio  Vefcovo  di  Bologna,  regiftrato  da  Gennadio  {e)  fra  gli 
Scrittori  Ecclefiaftici.  Adone  (/)  il  chiama  Figliuolo  di  PetronioVrc- 
fetto  del  Pretorio  i  e  certo  fi  fa  da  una  Lettera  di  Sant'Eucherio  C^) 
fuo  contemporaneo,  ch'effo  Santo  dalla  pienifima  Sede  della  potcjìà  'mon- 
dana era  paffato  alla  Cattedra  Epifcopal  di  Bologna.  Però  non  è  im' 
probabile,  che  anch' egli  aveffe  goduta  la  dignità  medefima  di  Prefetto 
del  Pretorio . 


Era  Volg. 
A  N  n  o  440. 


(a)   Viclor 
Vitenfis  1.1. 
de  perftcHt. 
V and  Al. 


(b)  Novtll. 
IO.  in  Ap- 
pend.  Tom. 
6.  Codic.  •■ 
Theodof. 
(e)  Noveil. 
io.  iàìd. 


(d)  Novell. 
7.1.  ibid. 

(e)  Genna- 
diiis  e.  41. 
de  Script  or. 
Ecclef. 

Cf)  yldo  in 
Chron-ico 
JEtat.  6. 
(■g)  F.ucher. 
de  contcmt. 
Mundi , 


Anno 


tot 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxli.  Indizione   ix. 
di  Leone  Papa  2. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  40.  e  34. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore  17. 


Confole  <  Giro  folo. 


Eka  Volg. 
Anno  441. 

(a)  Suldas 
in  Ltxico , 
verb.Cyxwi. 


(b)  Prolpir 
in  Chronic. 


(e)  Thtoph. 
(»  Chremc. 


(d)  Ifidtru! 
in  Chrtnict) 
V*Hdal. 

(e)  idMciut 
in  Chrtnif*. 


QUcfto  Ciro  fu  Confole  in  Oriente,  ne  fi  fa  perchè  in  Occidente 
non  foflc  creato  Confole  alcuno  per  ijueft' Anno.  Era,  Ciro,  per 
atteftato  di  Suida  (*),  da  Pano  Città  dell'  Egitto,  Pagano  di  prò- 
fcflìonc,  e  per  la  perizia  in  far  verfi  entrò  forte  in  grazia  d' Eudocia 
Imperadrice,  giacche  anch'efla  fi  dilettava  forte  di  far  la  Poctefla.  Con 
si  alta  protezione  faiì  egli  a  i  Gradi  di  Generale  d'Armata,  di  Pre- 
fetto del  Pretorio  d'Oriente,  -di  Prefetto  della  Città  di  Colhntinopoli, 
di  Confole,  e  di  Patrizio.  Decaduta  poi  Eudocia,  anch' egli  cadde, 
ed  abbracciata  la  Religione  di  Cri  Ito,  fu  creato  Vefcovo,  come  dire- 
mo. Ne  parla  anche  Evagrio  nella  fua  Storia.  Avendo  veduto  Teo- 
dofio,  che  Genferico  colf  invadere  la  Sicilia  minacciava  ancora  l'Im- 
perio Orientale,  e  faputo,  che  avea  prefo  il  titolo  di  Re,  determinò 
in  quell'anno  di  portare  contra  di  lui  la  guerra  in  Affrica.  San  Pro- 
fpero  W  ci  fa  fapcre,  ch'egli  mife  infiemc  una  gran  flotta  ,  e  la  fpinfc 
in  Sicilia.  Erano  Duci  dell'Armata  ^riovindo,  Anaffila^  e  Germano. 
Ma  coltoro  o  fia  che  apprendcflero  il  ritorno  di  Genferico  in  Sicilia, 
o  per  la  ragione,  che  fi  addurrà  fra  poco,  non  finirono  mai  di  muoverli 
verfo  r  Aftricaj  e  però  pafsò  il  prefente  anno  fenza  operazione  alcuna 
contra  de'  V^andali,  e  folamente  con  aggravio  grande  della  Sicilia.  Ma 
Teofane  (0  riferifce  quello  fatto  all'anno  449.  con  aggiugnere,  che 
la  Flotta  Imperiale  conlìlleva  in  mille  e  cento  navi:  dal  che  atterrilo 
Genferico  mandò  Ambafciatori  a  trattar  di  pace.  Intanto  elfo  Re  bar- 
baro, fempre  più  temendo,  che  i  Popoli  Cattolici  dell'Affrica  fi  ri- 
voltaflero,  maggiormente  divenne  crudele,  e  perfeguitò  mafllmamentc 
i  Vcfcovi  e  il  Clero}  ed  aflaiflìmi  in  tal'occafione  foffrirono  il  .Mar- 
tirio, ficcome  abbiamo  da  Sant'  Ifidoro  («0  •  In  queft'  anno  anco- 
ra, per  attellato  d'Idacio  (') ,  venne  a  morte  Ermerko  Re  de'  Svevi 
in  Ifpagna,  dopo  cll'cre  itato  infermo  per  fette  anni .  Egli  avea  già  di- 
chiarato Re  e  Succeffbre  luo  nell'anno  438.  Rechila  fuo  Figliuolo,  il 
quale  in  quello  medefimo  anno  itcfe  di  molto  le  fuc  conquitlc,  perche 
s'impadroni  di  Siviglia,  e  delle  Provincie  della  Betica  e  di  Cartagena. 
Aggiugne  eflb  Storico,  che  inviato  AJlurio  Duce  dell'una  e  dell' altr* 
milizia  (per  quanto  fi  può  credere  da  Aczio  Generale  dell'  Imperadore) 
nel  territorio  di  Taragona  in  Ifpagna,  quivi  disfece  una  gran  moltitu- 
dine 


Annali    d'  Itali  a.  103 

dine  di  Bacaudi,  cioè  di  Contadini  e  d'altri,  che  ribellati  fi  ai  Magi-  Era  Volg. 
ftrati  e  Padroni, vi veano  di  ladronecci  ed  alTaffinii .  Profpero  Tirone  (")  -'^nno  441. 
é  poi  tedimonio,  che  in  quefti  dì  Aezio  fuddecto,  dopo  aver  pacificate  ji^fi'^^"^' 
le  turbolenze  della  Gallia,  fé  ne  tornò  in  Italia,  probabilmente  richia-  chronico. 
mato  per  unirfi  con   l'Armata  di  Teodofio  centra  di  Genferico.    Ma 
in  quelli  tempi  anche  l' Imperio  Greco  patì  delle  difgrazie,  come  la-  ,, .  , 

fciò  fcritto  Marcellino  Conte  (*) .  Imperocché  a  un  medefimo  tempo  [-j  c*OTf'' 
fi   moflcro  i  Pcrfiani,  i  Saraceni,  i  Zanni,  gì' Ifauri,  e  gir  Unni,  chi  in  chrtnic». 
da  una  parte,  e  chi  dall'altra,  e  devaltarono  molte  contrade  de^  Cri- 
ftiani,  (ottopode  all' Imperio  fuddetto  .  Teodofio  Augufto  fpedì  contra 
di  coiloro  Jmtelio,  dianzi  Confole,  ed  Jfpare  fuoi  Generali,  la  bravura 
de'quali  mife  freno  a  que'  barbari ,  e  gì'  indufle  a  far  tregua  per  un  anno  . 
Ma  in  querta  non  dovettero  voler  entrare  gli  Unni,  perchè  feguita  a  dire 
lo  flefib  Iftorico,  che  coftoro  con  grandi  forze  entrarono  nell' Illirico, 
e  diedero  l'ultimo  eccidio  a  Naiffb,  a  Singiduno,ea  moltiflime  altre 
Terre  di   quelle    Romane   Provincie.  Racconta  egli  finalmente,  e  lo 
fcrifl'e  ancora  l*  Autore  della  Cronica  Alefiandrina  (f),  come  cofa  nota-  (e)  chronì- 
bile,  che  in  quell'anno  Giovanni  di  nazione  Vandalo,  Generale  dell' Im-  7"'^''*''^" 
peradore,  fu  uccifo  in  Tracia  per  frode  di  Arne^fch\^  o  fia  Arnegifc»  Gè-  hùnc"Ann. 
nerale  della  Dacia,  o  pur  della  Tracia,  che  redo  poi  morto  in  una  batta- 
glia contro  gli  Unni,  ficcome  vedremo  all'anno  447.  Parimente  Teofa- 
ne (.d)  racconta  quello  fatto,  ma  fuor  di  fito,  cioè  all'anno  58.  di  Teo-  ('^)^W*- 
dofio  Augufto.  E  più  precifamente  impariamo  da  lui,  che  quello  Gio-  '^raphuT' 
vanni,  per   fopranome  Vandalo,  avea  cominciato  in  Roma  a  far  da  " 
Tiranno  contra  di  Valentiniano  Augufto.  Ma  che  inviati  da  Teodofio 
Augudo  Affare^  ed  Artabtirìo  fuoi  Generali  j  collui  fu  fconfitto  in  una 
battagliai  ed  eflendofi  egli  fotco  la  lor  parola  dato  in  lor  mano,  fu  con- 
dotto a  Teodofio,  e  proccurato  che  veniflc provveduto  di  qualche  pollo  . 
Ma  Crifafio  Eunuco,  allora  potcrKiflimo  nella  Corte,  corr  inganno  il 
fece  levar  di  vita:  la  quale  iniquità    Dio  permife,   che  da  lì  a   poco 
rellafle  punica.    Eflendo  fucceduci  nel  449.  o   più   tollo   nel    4fo.    la 
caduta  di  Crifafio,  li  fcorge,  a  qual  tempo  Teofane  rifcrifca  la  morte 
di  quello  Vandalo:  cofa,  che  non  può  (lare,  perché  Arnegifco  fu  uc- 
cifo nell'anno  447.  Strano  è,  che  in  Roma  fuccedefle   la  follevazion 
di  codui,  e  ch'egli  fofle  poi  atterrato  in  un  conflitto  da  i  Generali  di 
Teodofio,  e  che  gli  antichi  non  abbiano  meflo  meglio  in  chiaro  que- 
llo notabil  fitto .  Pubblicò  in  quelli  tempi  efib  Augullo  una  Legge  (0,  (e)  /.  vìrU 
in  cui  proibì  a  i   Conti  delle  Scuole  militari  di   battere,  e  degradare  y/-f<?rt^i//*. 
gli  Ufiziali  fubnlcerni.   Con  altre   Leggi  dichiarò,   che  a  niuno  de  i  ^"^-  Jj'l^'- 
Difenfori  delle  Città  fofie  permeflb  il  depor  la  fua  carica  fenza  la  li- 
cenza dell' Impcradorc-,  e  che  non  fi  potcfie  opporre  la  prcfcrizione, 
quando  lì  trattava  de  gli  aggravj  e  delle  impelle  del  Pubblico . 


Anno 


;!Ìan.  de 

Pri-uil. 

Scholar^ 


104 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxlii.  Indizione  x. 
di  Leone  Papa  3. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  41.  e  3^. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore   18. 

Confoli    i  DioscoRo,  &  Eudossio. 


Era  Volg. 
Anno   441. 
(a;  Thesau- 
rus Hcivus 
Inferi  ftioH. 
pag.  406. 


(bì  Marceli. 
Comes  in 
Chronuo . 

(e)  Hillor. 

Mifctil.   , 
Uh.  14. 


(d)  Jtrdan 
di  Rez»or, 
fuetef. 


IL  primo  Confole  ù  truova  chiamato  Flavio  Diofcore  in  un' Ifcrizio- 
ne  riferita  da  me  altrove  {a) .  Più  volte  finora  lì  e  parlato  de  gli 
Unni,  Barbari  Settentrionali,  che  abitavano  nella  Scitia,  che  oggidì  ap- 
pelliamo Tartaria.  Un  groffb  corpo  d'cflì  era  entrato  nelle  Gallie,  col- 
legati co  1  Romani.  Ma  il  nerbo  di  quella  Nazione  barbarica  tuttavia  fi 
fermava  nelle  lue  fredde  contrade}  e  colloro   avcano  già  cominciato  a 
maltrattare  i  paefi  dell'Imperio  Orientale.  Secondo  il  Padre  Pagi,  in 
quell'anno   fecero  di   peggio,  fé  pure   s' ha  da  mettere  fotto   l'anno 
prelentc,  e  non  piuttofto  nell'antecedente  quella  loro  irruzione.    Per 
attellato  di  Marcellino  Conte  W,  nei  precedente  anno  BUda^ytòi  At- 
tila Re  d'effi  Unni,  e  d'altri  Popoli   della  Tartaria  ,   faccheggiarono 
l'illirico  e  la  Tracia.  Ma  più  chiaramente  parla  di  quella  turbolenza 
r  Autore  della  Mifcella  {e)  con  dire,  che  Attila  Re  de  gli  Unni,  uomo 
forte  e  fuperbo,  mentre  fignoreggiàva  infieme  con  Bleda  fuo  Fratel- 
lo, entro  nell'Illirico,  e  nella  Tracia,  con   dare  crudelmente  il  gua- 
ito a  que' paelì,  ed  impadronirfi  di  tutte  quelle  Città  e  Cartella,  a  ri- 
ferva  di  Andnnopoli  e  di  Eraclea.   l-*ercio  fu  richiamato  indietro   l'e- 
fercito,  che  era  ito  in  Sicilia  con  intenzione  di  far  la  guerra  in  Affri- 
ca contra  di  Genferico.  Non  ci  è  difdctto  il  fofpettarc,  che  lo  ftef- 
fo  Genferico  Ituzzicafle  gli    Unni  a  muoverfi  contra  dell'  Imperadore 
Greco ,    per    liberare    fé    ftelTo    da    i    pericoli  ,    che    gli     Ibprallava- 
no.  Vedremo  in  breve  1  maneggi  fcgreii,  che  paflavano  fra  quelli  Bar- 
bari benché    divifi    fra  loro  da  tanto  paele  .   Giordano  Storico  (-s^), 
feguitato  qui  dal  Sigonio,  lafciò  fcritto  anch' egli,  che  Attila  unito  co 
i  Gepidi,  de' quali  era  in  que' tempi  Re  Arderico,  e  co  i  Goti,  e  Va- 
lani,  e  con  altre  divcrfe  Nazioni,   e   co  i  l<.e   loro,  diede  il  facco   a 
tutto  l'Illirico,  alla  Tracia,   all'una  e  all'altra  Mefia,  e  alla  Scitia, 
cioè  alla  Tartaria  minore  ;  e  che  avendo  Teodofio  Ipinto  con  quante 
forze  potè  Arnegiflio^  o  ùa  Jrnegifco  fuo  Generale,  per  arrcllar  que- 
llo torrente,  fi  venne  ad  un  fatto  d'armi  con  gli  Unni  preflb  Marcia- 
nopoli,  principale  Città  della  Mefia,  cosi  appellata  da  Marciana  So- 
rella di  Traiano  Imperadore,  ed  in  clTo  il  Generale  Cefareo  lafciò  k 
rita.  Ma  quella  battaglia,  e  la  morte  di  Arnegilco  fuccedcttc   alcuni 
anni  dopo,  cioè  nel 447.  per  quanto  fcrive  Marcellino  Conte.  Di  que- 
lla 


I 


I 


Annali    d'  Italia.  io; 

fta  irruzione  de  gli  Unni, parlano  ancora  Caflìodorio  ("),  e  la  Cronica  Era  Vo!g. 
Alcflandrina  (/-) .  II  Padre  Pagi  (0  crede,  che  nell'Anno   precedente  ^,*'' ^' °  ■«-■ 
feguifle  una  battaglia  fra  l'Armata  di  Teodofio,  ed  Attila  Re  de  gì.  i; cSco 
Unni,  preflo  la  Cherfoncfo,  o  fia  Penifola  della  Tracia,  e  che  nel  pre-  ^b)  chrun. 
fente  Icguide  la  pace  fra  loro.  Rapporta  egli  le  parole  di  Prifco  Rct-  AUxandr. 
torico  (<<),  prefe  da  gli  Eftratti  delle   Legazioni,   ftampari   nel  Primo  "'^  '^«"'^ 
Tomo  della  Bizantina.    Ma  non   fi   raccoglie   ficuramente   da  Prifco,  ,"."p'^^i„^ 
Autore  per  altro  di  que' tempi,  e   che   ebbe  mano   in  que'medefimi  crìt.iuron. 
fcabrofi  afFarf,  l'Anno  di  quella  Pace,  potendo  effere,  che  la  medefi-  (d)  Pnicus 
ma  fofle  trattata  e  conchiufa  folamente  dopo  la  battaglia,  che  dicem-  "*  ^■^"''pf- 
mo  data  da  Arnegifclo  nell'Anno  447.    perchè  di   quefta  fola    parlano     '^''"'"'• 
gli  antichi  Storici.  Però  d'efTii  mi  riierbo  il  farne  menzione  allora.  Sot- 
to il  prcfente  x'\nno  ^ì  Idacio  (0,  che  Marcellino  Conte  (/)  fcrivono  (e)  idadus 
che  fi  vide  in  Ciclo  un' infigne  Cometa,  e  che  le  tenne  dietro  la  Pc-  '"Chre>7ic(>. 
fte,  la  qual  Ci  difFufe  per  tutto  il  Mondo.  Intanto  Gcnlerico  Re  de'  /;j   clmls' 
Vandali  in  Afl'rica,  non  contento  di   cicrcitare   la  fua  crudeltà  contra  in  chrmut. 
di  que' Popoli,  e  fopra  tutto  contra  de' Cattolici,  colla  fua  intollcrabil 
fuperbia,  originata  da  i  fortunui  fucceGl  dell'armi  fuc,    venne   anche 
in  odio  a  i  primarj  Ufiziuli  delia  lui  Corte  ed    Armata.    San  Profpc- 
ro  ig)  è  quegli,  che  racconta  il  fatto.  Però  alcuni  di  cfiì  macchinaro-  (g)  pi-afper 
no  una  congiura  contra  di  luij  ma  fcoperti    pagirono  dopo  gravi  tor-  '»  chroa. 
menti  colia  vita  il  fio  della  mal  condotta  imprcla .  E  perciocché  il  Re 
crudele  fofpettò  di  moltifiìmi   altri,   anch' cfiì  fi  levò   dal    Mondo,   di 
maniera  che  venne  ad  indebolirfi  pm  per  quello  dome  (lieo  accidente, 
che  fé  fofie  fiato  fconfitto  in  guerra.  Probabilmente  di  qui  avvenne, 
che  Gcnlerico  diede  orecchio  a  i  trattati  di  pace,  alla  quale  era  porta- 
to anche  Valeiitiniano  Augufio,  il  quale  non  poteva  di  meno,  al  mi- 
rare addoflb  all'Imperio  d'Oriente  quel  gran  diluvio  di  barbari  Unni, 
d'eflernc  lopcrchiaro  anch' e  gli  nelle  parti  fue .  Fu   conchiufa  efia  Pa- 
ce, e  reltò  in   vigor  d'efia   all'lmpcrador  d'Occidente  qualche  Pro- 
vincia in  Affrica >  ma  qual  foffe,  noi  fo   io  dire.    Cominciò  in  quefii 
tempi,  ficcome  ofiervò  il  P.idre  Pagi,  1' Erefia  d'Euiiche,  o  fia  Eu- 
tichetc  in  Oriente.  E  Teodofio  Augullo  pubblicò  un  Editto  W,  per  0>)  ^'-^M. 
mettere  freno  alle  frodi  e  concufiìoni,  che  facevano  i  fuoi  Miniftri  nel  (,^'Ji,J"'?' 
prendere  la  quarta  de  i  beni,  che  i  Curiali  lafciavano  dopo   di  se,  da  c'onu       '' 
applicarfi  ai  Fifco,  ordinando,  che  tutta  l'eredità  pafiafle  ne' Figliuo-   rfieoàof. 
Il,  Nipoti,  Pronipoti,  e  nel  Padre,    Avolo,  e   Bifavolo   mafchi,   con 
altre  rjfervc  e  provifioni .  E  Valentiniano  Augufto  con  fua  Legge  (')  (i)  Roveti. 
data  in  Ravenna  ampliò  i  privilegi  de'Caufidici)  e  con  un'altra  reltituì  34-  '^'<^. 
ai  Conti  del  facto  e  privato  Erario  la  facoltà  di  condcnnare  i  Giudi- 
ci, che  dianzi  era   fiata   loro   levata,   per   mettere  briglia  all'avarizia 
de' Palatini.  E  nota,  che  quefta  Legge   è  darà  in  Spo/eii  a  di  ij.  di 
Settembre:   il  che  ci  può   far  conghietturare  ,  che   Valentiniano  nel 
prelcntc   Anno  andaflc  a  Rorna. 

Te??!,  in.  O  Anno 


io6  Annali    d' Italia. 

j\nno  di  Cristo  ccccxliii.  Indizione  xi. 
di  Leone  Papa  4. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  42.  e   36'. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore   19. 

Confoli    ^  Petronio  Massimo  per  la  feconda  volta, 
l  Paterno,  o  piuttoflo  Paterio. 

Era  Volg.  JL  Padre  Pagi  (")  pretende,  che  Paterio,  e  non  già  Paterno,  fia  il 
y^^y^^^l  A  Confole  di  quell'Anno.  11  Rolando  ^b)  preferifce  Paterno.  Ma  fa- 
Crit.BÌron.  ^'le  è,  che  il  nome  non  tanto  ufuale  di  Paterio,  da  gl'ignoranti  Co- 


»d  hunc 
jfnnttm . 


pifti  fia  flato  mutato  in  Paterno;  e  le  ragioni  del  Pagi  fembrano  più 
gagliarde.  In  quell'Anno  abbiamo  per  tettimonianza  di  MarceUino  (0 
ut  Fa'ftì"  Conte ,.  cflere  caduta  tanta  neve,  che  durò  fci  mefi  fopra  la  terra,  e 
{e)  Marceli,  pcr  Cagione^  dello  fmoderato  freddo  perirono  migliaia  d'animali.  Egli 
Comes  in  aggiugne,  che  Teodofio  Imperadore  tornò  dalla  fpedizione  d' Afia  a 
fì^""'^"'  Coltantinopoli .  Altrettanto  abbiamo  dalla  Cronica  Aleflandiina  {d) .  Ma 
Alexandr'.  ^°^'^^^^  '-'h'  ^°^^  ^^'c  fpedizione,  niuno  lo  fcrive .  Certo  non  fu  contra 
gli  Unni,  perchè  quelli  per  allora  non  paflarono  in  Afia.  Nel  prefcn- 

(e)  Profper  te  Anno,  per  atteftato  di  San  Profpero  (0,  riufcì  alla  vigilanza  di  San 
;»  chromc.  Leone  Papa  di  fcoprire  in  Roma  ftefia  una  gran  ciurma  di   Manichei 

nafcofti,  i  quali  furono  da  lui  obbligati  a  rivelare  tutta  l'empietà  del- 
le loro  dottrine,  e  i  lor  Libri  confegnati  al  fuoco.  Giovò  a  tutto  il 
Cattolicifmo  quella  fcoperta,  perchè  ii  venne  a  fapere,  in  quali  Pro- 
vincie e  Città  dimoraiTero  fegrctamente  i  lor  falfi  Vefcovi  e  Preti,  di 
modo  che  sì  in  Occidente,  che  in  Oriente  provvidero  i  Vefcovi  all' 
infezione,  che  andavano  feminando.  E  San  Leone  fopra  ciò  fcrilTe  del- 

(f)  vreffer-  le  illruzioni  a  tutti.  In  Ifpagna  per  relazione  di  Profpero  Tirone  (/), 
Tiro  m  gli  Alani,  Re  o  Capo  de' quali  era  Sambida,  partirono  fra  loro  le  Vil- 
("{""daclus  ^^  abbandonate  da  i  Popoli  della  Città  di  Valenza.  E  da  Idacio  (g) 
in  chrmic.   fappiama,  che  in  luogo  di  jljlurio  Generale  dell'Armata  Imperiale  di 

Spagna,  fu  mandato  dall' Imperador  YA\tnim\^no.  Merobaiide ,   perfona 
nobile,  e  che  per  lo  ftudio  dell'Eloquenza,  e   fpezialmente   pel  fuo 
buon  gullo  nell'  Arte  Poetica  fi  potea  paragonar  con  gli  antichi ,  e  per 
quelli  luci  meriti  fu  onorato  di  molte  llatue.  Appena  egli  ebbe  pollo 
il  piede  in  Ifpagna,  che  mife  freno  all' infolenza  de'Bacaudi,  Rullici 
ribelli,  come  di  l'opra  accennai,  che  infeftavano   Aracillo  Città  della 
Cantabria,  oggidì  Bifcaia.  Ma  quello  valentuomo  poco  durò  in  qucU' 
impiego,  perchè  per  invidia  d'alcuni  fu  richiamato  d'ordine  di  Valen- 
ti) Kovelt.    tiniano  Augullo  a  Roma.,  Nel  prcfente  anno  elfo  Augullo  pubblicò 
■Lz.Tom.  6.  yj^j  Legge  ((>),  con  cui  vieta  il  poter  procedere  contra  de' poveri  Af- 
Theedof.       fiicani,  che  fpogliati  di  tutto,  s'erano  fuggiti  in  Italia,  per  obbligar- 
li a. 


Annali    d'   Italia.  107 

li  a  pagare  i  debiti  e  le  figurtà  da  lor  fatte.  Altre  Leggi  ci  fono  e-  Era  Volg. 
manate  da  lui  in  quell'anno,  e  due  fpezialmente  date  m  Roma  nella  AKN0443. 
Piazza  di  Traiano:  il  che  ci  fa  intendere,  ch'effb  Imperadore  fu  in 
quell'anno  fui  principio  di  Marzo  a  confolare  il  Popolo  Romano  col- 
la fua  prefenza-  Nell'Agollo  poi  fufleguente  egli  lì  iruova  in  Raven- 
na. Accadde  in  quefti  tempi,  come  ofl'ervano  il  Cardinal  Baronio  e  il 
Pagi,  che  l'infigne  Scrittore  e  Vefcovo  di  Cu-ò  teodorcto,  creduto 
fautore  de  gli  errori  di  Neftorio,  fu  per  ordine  di  Teodolio  Augullo 
fequeftraio  nella  fua  Diocefi. 

Anno  di  Cristo  ccccxliv.    Indizione   xii. 
di  Leone  Papa  j. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  43.  e  37. 
di  Valentiniano  111.  Imperadore    20. 

C  r\{  V  ì  Teodosio  Augusto  per  la  diciottefima  volta, 
l  ed  Albino. 

REgnavano  nella  Scitia,  o  fia  Tartaria,  i   due   Fratelli    Bleda^   ed 
Attila^  iìccome  è  detto  di  iopnij  e  Blcda  pare,  che  aveffe    più 
Popoli  fottopolli,  che  il  Fratello  Attila.  Ma  potendo   più   nel   cuor 
d' Attila  l'ambiiione,  che  la  ragione,  e  perch*egli  non  amava  di  aver 
compagno  nel  trono,  fraudolencemente  uccife  Bleda,  per  quanto  narra 
San  Profpero  nel  prcfente  Anno  (a),  e  dopo  lui  Cafliodorio  (^),  con  (a)  profttr 
forzai  tutte  quelle  popolazioni  a  rendere  ubbidienza  a   fé   lleffb .    Lo  '»  chmmc. 
arte  (la  anche  Giordano  Storico  (0    con  aggiugnere,   che   quefto  Re   i^)C''j]t<>'l<>- 
crudcle  mite  inficme  un'immcnfa  armata,  per  deilderio  di  fogeiopare  '"'."^ '" ^''"■''* 
1  Romani,  e  Viiigotii  e  correa  voce,  che  in  quello   terribuefcrcito  (e)  'Jordan. 
fi  contafTcro  cinquccentomil?  perfone:  numero  probabilmente  ingran-  de  i?f^.  or- 
dito dal  timore  d'allora.    Ciò    può   farci -forpcttare,   che   Attila  non  "'^- '^''^' 35- 
foiTe  mai  pafTato  nella  Gallia,  come   parve  di  fopra,   che   fupponelTe 
lo  Storico  liiddetto .  Marcellino  Conte  (</)  riferifce  all'Anno  (eguente  {à)  Marceli. 
la  morte  di  Blcda.  Attcfta  ancora  quello  Scrittore,  che  morì  nell'Anno  Comes  in 
preknte  in  età  di  quarantacinque   anni   jlrcadia   Figliuok  d' Arcadio ''^'''""*^''* 
Imperadore,  e  Sorella  di  Teodono  Augullo,  la  quale  fcguendo  le  pie 
efortazioni  di  Pulcheria  Augufla  fua  Sorella,  confcrvò  la  verginità  fino 
alla  morte.  Ella  godeva  il  titolo  di   NobiliJJìma,   e   fabbricò    in   Co- 
llantinopoli  le  Terme  appellate  Arcadiane.  Gcnnadio  {e)  in   ifcrivcn-  (e)  GenK.id. 
do,  che  Attico  Vefcovo  di   Collantinopoli   indirizzò   un   Libro  della  ^'  ierìptor. 
Fede  e  Verginità  alle  Regine  Figliuole  d' Jrcadio  Imferadsre ^   vi  com-  •^"'*/- 
prende  ancora  quella  Principella,  molto   lodita   per  la   fua   Pietà,   e 
per  altre  fuc  Virtù  .  Finì  ancora  di  vivere  ne!  prrfcnre  Anno  San  Ci- 
rillo celebre  Vefcovo  d'  Aleflandria,  e  Scritrore   inlìgne  della   Chiefa 
di  Dio,  al  cui  zelo  principalmente  fi  dee  l'abbaitiracnto  di  Ncllorio, 

O  i  e  del- 


ro8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  e  della  fua  Erefia.   Era  centra  di  lui  efaccrbato  Teodoreto  famofo  Ve- 
ANN0444.  fcovo  di  Girò,  e  dopo  la  di  lui  mor:e   ne   fparlò   non   pocoj    ma  le 
Virtù  di  Cirillo  fono  ibpra  le  appaffionatc  dicerie  di  Tcodoreto .  Sotta 
(a)  chrcnif.  quell'Anno  mette  l'Autore  -della  Cronica  Aleflandnna  {a)  h  difcordia 
AUxandr.    nata  fra  Teodolìo  Augullo,  ed  Eudocia  fua   iMoglie.    Ma   perchè   il 
Padre  Pagi  pretende  ciò  accaduto  anche  più  tardi,  ne  parleremo  più 
abbaflb.  Certo  la  Cronologia  fi  truova  ben  imbrogliata  in  quelli  tem- 
pi. San  Leone  Papa  feguitò  nel  prefente  Anno  a  fcoprire  tutte  le  ri- 
balderie de'  Manichei  in  Roma,  e  pubblico  il   procelTo   fatto   contra. 
di  loro .  Eflcndo  poi   ftato   in   luogo   di    San   Cirillo   eletto   Vefcovo 
d'AlelTandria  Diofcoro,  egli  non  tardò  a  fpedire  un'arabafccria  al  Ro- 
mano Pontefice .  Coftui  era  creduto  uomo  di  rara  pietà,  e  certamente 
fu  nemico  di  Ncfl.orioj  ma  non  tardò  a  fcoprirfi  fotto   la   pelle   d'a- 
ri fò'co    S"^^^"^  ""  ^"P°  •  ^^88°"^'  '"  9"^'^'  '"^""o  alcune    Leggi   di    Teodofio 
À°iT.Theod'  ^  Valentiniano  W,  che  riguardano  le  cfenzioni,  e  i  tributi  da  pagarfi. 

Anno  di  Cristo  ccccxlv.  Indizione  xiii. 
di  Leone  Papa   ó. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  44.  e    38. 
di  Valentiniano  III.  Imperadore    21. 

Confoli  \  Valentiniano  Augusto  per  la  fella  volta, 
\  Nomo,  o  fia  Nonio. 

IN  una   Ifcrizione  ,   da   me   pubblicata   nell'Appendice  Tom.    IV, 
della  mia  Raccolta,  il  fecondo  Confole  (\  vede   appellato   Abinio . 
Avvenne  in  Coltantinopoli  in  queii'  Anno  per  tcllimonianza  di    Mar- 
(c)  .Vf4r«ì/.  Cellino  Conte  (0,  che  fvcgliatofi  nel  Circo  un   tumulto   e   una   riffa 
Comes  in      popolare,  quivi  reftarono  non  pochi  privi  di   vita.    Forfè   ancora  ap- 
^ì\''pr'htr  P^"'^"^  a  quelli  tempi  ciò,  che  narra  Profpero  Tirone,  {d)  cioè  che 
Tiro  in        i  barbari  Alani,  a' quali  Aezio  Patrizio  aveva  aflcgnate  delle  terre  nella 
chrovìc» .      Gallia  ulteriore  da  dividerfi  con  gli  abitatori  di  quelle  contrade,  tro- 
vando della  refiflcnza  negli  antichi  padroni  d'effe  terre,  mifcro  mano 
all'armi,  e  s'impadronirono  di  tutto  per  forza.  Aggiugne  ancora,  che 
.  la  Sahaudia^  oggidì  la  Savoia,  fu  affegnata  a  que' Borgognoni ,  ch'e- 

rano rimalli  in  vita  dopo  l'eccidio  del  loro  Regno  (accennato  di  fo- 
pra)  da  dividerfi  con  que'pacfani  .  Que  ita  è  la   prima   certa   notizia, 
che  s'abbia  del  nome  della  Sabaudiaj  perchè  non  fappiai^  di   ficuro, 
(e)  ^w»:;;i- che  Ammiano  Marcellino  W  ne  parli,  effendo  fcorrettoiil  fuo  tefto, 
nus  Marcel-  ed  avendovi  per  conghiettura  ripolto  Adriano  ValcGo  il  fuddetto  No- 
Unui  ì.  15.  frie     Abbiamo  parimente  da   Idacio  (/),  che   in    Aftorga   Città   della 
Til' ul ictus   Gallicia  furono  fcopcrti  varj  Manichei,  e  ne  fu  fatto  proccffb,  il  quale 
in  chronko.  ^a  effo  Idacio  e  da  Turibio  Vefcovi  fu  inviato  ad  Antonino  Vefcovo  di 
Mcrida.  Ed  ecco  il  frutto  delle   Illruzioni,  che  in  quelli  medcfimi 

tern- 


Annali    d'  Itali  a.  109 

tempi  furono  mandate  da  San  Leone  Papa  a  tutte  le  Provincie    Cat-  Era  Volg. 
tolicFie .  Aggiugne  cflb  Idacio,  che  i  Vandali   all'improvviio    sbarca-   Anno  44J. 
rono  in  GaiJicia,  e  ne  afportarono  aflaillìme  di  quelle  Famiglie  .  Co- 
minciò  in   quell'Anno    Diofcoro   Vefcovo  d' Akffkndria,   uomo   vio- 
lento, a  perfeguirar   i  parenti   di   San   Cu-illo ,    fomentato   in   ciò   da 
Nomo  Confolc:  l'opra  di  che  fon  da  vedere  il  Cardmal  Baronio,  e  il 
Padre  Pagi .  Non  ballo  al  vigilantiflìmo  Papa  San  Leone  di  fcoprire 
in  Roma  1  Manichei,  e  di  far  palefi  a  tutti  le  loro  empie  e   ridicole 
opinioni:  fi  fervi  ancora  del  braccio  Secolare,    per  metterli  in   dove- 
re, con  avere  ottenuto  da   Valentiniano    Augufto   un   Editto   (<?),   in  (,)  codit. 
cui  ordina,  che  coltoro  fieno  cacciati  dalla  Milizia  e  dalle  Città,  che  rheodof. 
rcltino  efciufi  dalle  fuccelfioni,  con  altre  pene,  che  quivi   fi   pofTono  ^/'/'f»'^. 
leggere.  E  perciocché  Ilario  V^efcovo  di    Arles    fi   attribuiva   troppa  ^""if', 
autorità  fopra  i  Vcfcovi  della  Gallia,  San  Leone   ottenne  dal   mede-  Tir.  z.  ^' 
fimo  Augufto  un  altro  refcritto  W,   indirizzato   ad    ^ezia   Generale,  (bj  liìdem 
nel  quale  fu  provveduto  a  1  diritti  del  lommo  Pontefice.  Sopra  quella  ^"'  M- 
controvcrfia  abbiamo  una  DiiTertazione  del  Quesael  nell'edizione  dell' 
Opere  di  San  Leone.  Per   altro   fi   fmorzò    preilo   quello   fuoco,   ed 
Ilario  fii,  ed  è  tuttavia  riconofciuto  per  uomo  .Santo .  Diede  egli  fine 
a  i  fuoi  giorni  neir  Anno  449.  E'  degno  d'oflcrvazione  un  Editto  CO,  W  iUdéi» 
indirizzato  in  quelV  Anno  da  Valentiniano  Augullo  ad   y^lbim  Prefetto  ^'''  ^^' 
del  Pretorio,  da  cui  apparifce,  che  i  Numidi  e  i  Mori  Sitifenfi  aveano 
inviati  i  loro  Ambafciatori  ad  cffb  Impcradore,  acciocché  fofiero  re- 
golati i  tributi  dovuti  al  Fafco:  il  che  fu  fatto.  Quivi  ancora  fi  vede 
nominata  Coftantina  ^Cìnì.  della  Numidia,  alla   cui   plebe   non   meno 
che  a  i  Curiali  fi  confervano  i  privilegj .  Di  piìj  è  ivi  ordinato,    che 
chiunque  nelle  Provifuie  Affricane  pertinenti  aW  Imferadore  \ox\z  appel- 
larfi,  r appellazione  andrà  al  Prefetto  di  Roma.  Ed  erano  tuttavia  al 
governo  di  quelle  Provincie  un  Duce,  un  Confolare,  e  un  Prefidente 
con  altri  Uhziali .  Pertanto  di  qui  intendiamo,  che  almeno  una  parte, 
della  Numidia,  e  le  due  Mauritanie  ,  e  qualche  altra    Provincia  dell' 
Affrica,  rellavano  tuttavia  focto  il  dominio  di  Valentiniano  Imperador 
d'Occidente.  A  tali  notizie  s'aggiunga  ciò,  che  Vittore  Vitcnfc  ferivo 
dicendo,  che  Genferico  parti  le  conquifte  da  lui  fatte  in  Affrica  col. 
fuo  efcrcito .   Prcfe  per  sé  la  Provincia  Bizacenayr  Abaritana^  la,  Ge- 
tiilia,  e  parte  della  Numidia;  e  divil'e  all' efercico  la  Provincia  Zeugi- 
tana^  o  fia  In  Proconfidare ^  dove  era  Cartagine  i    e   che   l'alttrc   Pro- 
vincie devallate  rimafero  in  potere  dell' Imperadore .    Da  cfla  Legge, 
e  da  altre,  ch'io  tralafcio,  noi  ric-ìvìamo,,  che  ne'Mefi  di   Maggio, 
Giugno,  e  Luglio  Valentiniano  tbggiornava  in  Roma.  La  Cronologia 
di  Teofane  {d)  è  in  quelli  tempi  imbrogliata.  E  però  non  fo  fé  ap-   r^  Thtonh 
partengaal  prcfente  Anno  ciò,  ch'egli    narra   di   Antioco   Patrizio,   e   inChroZgr 
Balio  dell' Jmperador  Tcodofio,  il  quale  per  la  fmoJcrata  fua  fupcrbia 
fu  degradato  da  efTo  Augufto,  e  forzato  a   farfi   Chcrico,   con   reflar 
anche  confifcuto  il  fuo  Palagio.  E  perchè  coflui  era  Eu.-uco,  ulcì  un 
Editto,  che  niuno  di  tal  razza  |  aliai  numerofa  allora  in  Oriente,  po« 
tcfle  da  11  innanzi  falirc  alla  dignità  di  Patrizio.  Acni 


no 


Annalid'  Italia. 


Era  Volg. 
Anno  446. 

(a)  Marctl- 
lin.  Comes 
in  Chronic. 

(b)  Idacius 
in  Chronic. 


(e)   Beda. 

nifi.  iil>.  I. 

cap.   13. 
(d)  Hijìor. 
Mi/ceti. 
Ut.  14. 

(e")  Hieron. 
l.  2..  contra 
^ovinian. 


Anno  di  Cristo  ccccxlvi.  ladizione  xiv. 
di  Leone  Papa  7. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  45.  e  39. 
.di  Valentiniano  III.  Imperadore   zz. 

Confoli  \  Pi-Avio  Aezio  per  la  terza  volta, 
e  Quinto  Aurelio  Simmaco. 

PEr  attcftato  di  Marceliirjo  Conte  C'')  in  quell'anno  fu  gravemente 
afflitta  la  Città  di  Coftantinopoli  dalla  fame,,  e  a  queilo  malore 
tenne  dietro  la  Pefte.  Attaccate-fi  anche  il  fuoco  al  Tempio  maggiore 
d'efla  Città,  tutto  andò  in  preda  delle  fiamme.  Abbiamo  in  oltre  da 
Idacio  (^),  che  mandato  in  Ifpagna  Fito  Generale  dell'Armata  Ccfa- 
rea,  coltui  con  un  rinforzo  ancora  di  Goti,  andò  a  fare  il  bravo  nella 
Provincia  di  Cartae;ena,  e  nella  Betica,  figurandofi  di  poter  ricuperare 
dalle  mani  de' Svevi- quelle  contrade.  Ma  fopragiunto  con  tutte  le  fue 
forze  Rechila  Re  d'ellì  Svevi,  il  coraggiofo  Condottier  de' Romani  fi 
raccomandò  alle  gambe;  il  che  fu  cagione,  che  gli  ftcfiì  Svevi  diedero 
un  terribil  guado  a  quel  paefe .  Intanto  i  Popoli  della  Bretagna  erano 
fieramente  infeltari  non  folo  da  i  Pitti,  gente  barbara  venuta  ne' pre- 
cedenti Secoli  in  quella  parte  della  gran  Bretagna,  che  oggidì  appel- 
liamo Scozia,  ma  eziandio  da  gli  Scoti,  anch' cffi  barbara  gente,  che 
s'erano  anticamente  impadroniti  dell' Ibernia,  oggidì  Irlanda,  e  che 
diedero  pofcia  il  nome  alla  Scozia,  dappoiché  n'ebbero  cacciati  i  Pitti . 
Abbiami)  da  Beda  (f),  e  dall'Autore  della  MiiccUa  C^),  che  i  Britan- 
ni in  quell'anno  mandarono  per  cagione  di  quella  calamità  una  Let- 
tera piena  di  lagrune  e  di  guai  ad  Aezio,  Gencraliffimo  di  Valenti- 
niano, e  Confole  la  terza  volta,  fcongiurandolo  d'inviar  lorofoccorfi, 
perchè  non  poteano  tener  falda  conerà  la  forza  di  que'  barbari  vera- 
mente crudeli.  Scrifle  San  Girolamo  (0,  d'aver  veduto  nella  Gallìa, 
quand'era  giovane,  alcuni  de  gli  Scoti,  gente  Britannica,  i  quali  man- 
giavano carne  umana.  E  che  colloro,  benché  trovaflero  alla  campagna 
greggic  di  porci,  buoi,  e  pecore,  pur  folamente  fi  dilettavano  di  ta- 
gliar le  natiche  a  i  Pailori,  e  le  mammelle  alle  donne,  tenendo  quello 
pel  miglior  boccone  delle  lor  tavole.  Aezio  compatì  bensì  i  Biitanni, 
ma  non  potè  dar  loro  aiuto  alcuno,  perch'era  ncceificato  a  tener  di 
villa  Attila  Re  de  gli  Unni,  che  andava  rodendo  vane  Provincie,  con 
prendere  e  dcfolare  Città  e  Callella.  Quefla  narrazione,  autenticata 
da  Bfda,  ci  fa  intendere.,  che  Attila  fcguitava  tuttavia  a  tener  in  ap- 
preniione  tanto  l' Imperio  Orientale,  quanto  l'Occidentale,  con  far  del- 
le fcorrerie,  e  rovinar  Città  nelle  Provincie  Romane.  Fors' anche  a 
fjuelli  tempi,  e  non  già  come  pretende  il  Padre  Pagi,  è  da  attribui- 
re 


Annali     d'  Italia.  ih 

re  i'invafione  e  la  pace  de  gli  Unni,  ch'egli  rapporta  all'anno  441.  Era  Vo!g. 

e  442  .  Anno  44Ó. 

Qiiefto  ferociflìmo  Re  Actila,  di  profeffione  Idolatra,  fignoreg- 
giando  ad  immenfi  Popoli,  era  talmente  falito   in   credito  di   crudeltà 
e  potenza,  che  facea  paura  all'Europa  tutta.  Prifco  I dorico,  che  per 
tellimonianza  di  Giordano  W,  fu  inviato  a  lui  Ambafciatore  dà-  Teodo-   ^j)  Jordan. 
fio  Augufto,  lafciò  fcritto:  che  avendo  egli  pafTato  nel  fuo  viaggio  la  Ti-    de  Ree.  g<- 
fia,  la  Tibifia  e  la  Dricca  (forfè  il  Tibifco,  e  la  Drava)  arrivò  a  quel  luo-  "<^-  «•  34- 
go,  dove  ridicola  il  piìi  bravo  de' Goti  fu  uccifo  per  inganno  de  i  Sar- 
mati .  Poco  lungi  trovò  un  Borgo,  in  cui  era  il  Re  Attila,  Borgo  a  guifa 
di  una  Città  vaitiilìma  colle  mura  di  legnami  così  ben  commeflì,  che 
non  fi  fcopriva  la  lor  commeffura .  V  erano  vaile  falc,  camere,  e  por- 
tici con  pulizia  difpolli,  e  nel  mezzo  un  ampio  Cortile,  che  diva  af- 
fai a  conofcere,  eitere  quello  un  Palazzo  Regale.  E  tale  era  l'abita- 
zion  barbarica  d' Attila,  ch'egli  preferiva  a  tutte  le  Città  da  luiprefe. 
Deferi  vendo  poi  la  perfona  d'Attila,  aggiugne,    che   fpirava   fuperbia 
il  fuo  pafleggiare,  girando  egli  di  qua  e  di  là  gli  occhi,  acciocché  dal 
movimento  tleffb  del  corpo  apparifie  la  fua  pofì'anza .  Era  vago  di  guer- 
reggiare, ma  procedeva  con  riguardo  ne' combattimenti j  a  clji  il  fup- 
plicava,  compariva  indulgente,,  e  il  trovava  favorevole  chiunque  fi  ar- 
rendeva, a  lui  su  la  fua  parola:  di  ftatura  bafla,  con  petto  largo,  teda 
grande,  occhi  piccioli,  poca  barba,,  capelli  mezzo  canuti,  nafo  fchiac- 
ciato,  di  colore  fcuro .  Uomo  fecondo  il  fuo  naturale  di  fommo  ardi- 
re, ma  accrefciuto  dall' cflergli  fiata  portata  da  un  bifolco  una  fpada, 
trovata  per  accidente,  ch'egli  fi,  figurò  efiere  la  fpada  di  Marte.  Per 
altro  certa  cofa  è,  che  gli  Unni,,  preflo  i  Latini  Hunnìy   furono  Po- 
poli della  Scitia,  cioè  della  Tartaria,  la  quale  fi  ftcnde  per  un  immenfo 
tratto  dell'  Afia  Settentrionale  .  Chunni  fono  ancora  chiamati  da  gli  an- 
tichi, perche  pronunziavano  con  afprczza  l'afpirazione  .  Ammiano  Mar- 
cellino {b)  dcfcrivendo  i  movimenti  di  coftoro  circa  l'Anno  di  Cri  fio  (}i)Ammìa-- 
^7f.  ce  li  rappreftnta  tali,  quali  appunto  anche  oggidì  fono  i  Tartari  mn  Uh.  31. 
confinanti  colla  Ruflìa:  gente  fiera,  avvezza  a  vivere   fotto  le   tende,  '^p-  i. 
e  al  nudo  cielo,  e  a  fofterire  il  Sole,  e  la  pioggia  e  la  neve,  ferven- 
dofi  di  rado  di  tetto  alcuno,  vivendo,  come  le  bellie,  di  radici  d'erbe,, 
e  di  carne  mezzo  cruda.  Senza  abitazione  fifia  palTavano  da  un  luogo 
all'altro,  e  combattevano  su  cavalli  brutti  ma   veloci,   non    mai   con 
ifchiere.  ordinate,  ma  tumultuariamente,   fuggendo,  tornando,   fccon- 
docbè  fé  la  vedeano  bella.  11  loro  veftito  era  di  pelli  d'animali,  e  per- 
chè non  nafcefic  loro  la  barba,  fi  abbrufi:olavano  le  guancie  con  ferri 
infocati,  di  modo  che  parevano  pili  torto  beftie  da  due  piedi,  o  f^in- 
locci  di  legno  fatti  con  un'accetta,  che  Uomini,  Fin   dove  arrivafie 
allora  il  dominio  d' Attila,,  noi  poflìam  difcernere.    Probabile  è,  che 
aveffe  già  ftele  le  ftabili  fue  conquide  fino  al  Danu'aio  con  pafiar  an-- 
che  di  qua,  e  che  pofiedcfle  fé  non  tutta,  almeno  in  parte  la  Sarma- 
zia,  oggidì  Polonia,  e  la  Dacia  antica  cioè  quella,  che  è  oggidì  Tran- 
filvania,  con  altri  pacfi .  Si  sa  ancora  da  Prifco,  che   Attila  avca  af- 

fedia- 


u^ 


Annali    d'  Italia. 


Era  Voi?. 
Anno  446. 
(a^   Bonfi- 
tiius    Rer. 
Hangar. 
De:ad.   I. 
Itb.   3. 
(b)  Hìflor. 
Mifcella. 
Uè.   14. 
(e)  Profper 
in  Chronico. 

(d)  "Jordan, 
de  Reb.  Ge- 
tic.  e.   34. 

(e)  Pro/per 
Tirs  in 
Chrcnico . 

(f)  Codic. 
Theodof. 
Tom.  6.  in 
.Af pendice , 


fediau  e  prefa  la  Città  di  Sirmio,  'vicina  a  Tauruno,  oggidì  Belgra- 
do. Però  come  già  avvertì  il  BonfinioC'»),  e  come  fi  ricava  dall' .'au- 
tore della  Mifcclk  (/>),  da  San  Profpcro  (f),  e  da  Giordano  Storico  (^) , 
gli  Unni  fignoreggiavano  anche  nella  Pannonia.  Già  abbiam  detto, 
che  coftoro  erano  colle  fcorrcrie  penetriti  di  qua  dal  Danubio  con  de- 
vaftare  la  Mcfia  e  la  Tracia.  Ed  appunto  Prolpero  Tironc  (0 ,  dopo 
aver  narrata  la  morte  di  Bleda,  uccifo  dal  fratello  Attila,  al  funeguen- 
te  anno  fcrive,  che  l'Oriente  pati  una  terr:L>il  rovina,  perché  no!i 
meno  di  fcttanta  Città  furono  date  a  facco  e  devaftatc  da  gli  Unni, 
non  avendo  potuto  Teodofio  Augufto  impetrare  foccorfo  alcuno  dall' 
Imperador  d' Occidente.  Diede  in  quell'anno  Valentiniano  Augullo 
due  Leggi  (.0  in  Roma,  colle  quali  prefcrive  buone  regole,  affinchè 
•iieno  valide  le  ultime  volontà  delle  perfone  . 

Anno  di  Cristo  ccccxlvii.  Indizione  xv. 
di  Leone  Papa  8. 

di  Teodosio  II.   Imperadore  ^6.   e  40. 
*di  Valentiniano  III.   Imperadore   23. 

r^      r  y  c   Callipio,  o  fia  Alipio, 

Confoli  ^  * 


"^ 


ed  Ardaburio 


(g)  Marceli. 
Comes   in 
Chronice. 
()l)   Chron. 
jilexiindr. 


(i)  Nicepho- 
rus  l.    14. 
eap.  46. 


(k)  Chronic. 
ibidem . 


FU  quell'Anno  funcfto  per  la  Città  di  Coftantìnopoli,  perche  fe- 
condochc  attefta  Marcellino  Conte  (^),  con^cui  s'accorda  la  Cro- 
nica Aleflandrina  (^'),  sì  terribili  Tremuoti  iì  fecero  in  elTa  fcntire,  che 
caddero  in  gran  parte  le  mura  di  quell'augulca  Città  con  cinquanta- 
fettc  Torri.  Si  Itefe  fopra  altre  Città  lo  ItelTo  flagello,  a  cui  tenne 
dietro  la  carellia,  e  un  pcllilonte  f>dore  dell'aria  colla  morte  di  mo!t« 
migliaia  d'uomini  e  di  giumenti.  Niccforo  («)  più  difrufamente  rac- 
conta i  lagrimcvoli  effetti  di  quefti  Tremuoti,  che  durarono,  fenten- 
dofi  di  tanto  in  tanto  le  loro  fcoflc,  per  fci  mcfi,  e  fecero  poi  gran 
rovina  nella  B.tinia,  nelle  due  Frigie,  nell' Ellefponto,  in  Antiochia, 
e  in  altre  contrade  d'Oriente,  di  modo  che  il  Popolo  di  Coltantino- 
poli  coli'  Imperadore  temendo  fempre  d'cflere  fcppelliti  fotto  le  cafc 
traballanti,  ulcirono  alla  campagna.  A  quella  dimellira  calamità  .s'ag- 
giunfc  l'etlerna^  perché  fcguc  n  dire  il  fuddetto  Marcellino,  che  il 
Re  Attila  con  palTi  nimici  venne  fino  alle  Termopile,  pallata  la  Tef- 
falia  j  e  che  Jtnsgifco  Generale  d'  Armata  nella  Dacia  Ripenfc  per  l' Im- 

(Jerador  Tcodolio,  combattendo  bravamente  contra  l'cfercito  d' Atti- 
a.,  dopo  aver  fatta  grande  ftrage  dc'ncmici,  rimafe  anch' egli   uccifo 
fui  campo.   Nella  Cronica  Aleflandrina   {k)  (ì  vede   rcgillrato   il  fatto 
rocdefimo,  fc  non  che  Arncgifco  vien   chiamato   Generale  d'  Armata 
nella  Tracia,  ed  egli  probabilmente  difendeva  l'una  e  l'altra  Provin- 
cia 


Annali    d'  Italia.  113 

eia.  Ivi  è  fcritto  di  più,  che  in  quell'anno  fu  ricuperata   Marciano-  E»*  Vo!g. 
poli,  Citrà  della  Mefia  preflb  il  Ponto  Eufino,  o  fia  Mar  Nero.  Sotto  ANH0447. 
quell'anno  narra  Idacio  (<»),  che  furono  portati  in   Ifpagna  gli   fcritti  (a)  idaciut 
di  Sa»  Leene  Papa  centra  de' Prifcillianilti  Eretici,  e  fopra   ciò  efille  '-  chrenici. 
una  fua  Lettera  a  Turibio  Vefcovo  d'Allorga.   Scriffe  eziandio  il  San- 
to  Pontefice  a   Gennaro   Vefcovo  d'  Aquileia,  e  a  Settimio^   Vefcovo 
d'Aitino  contro  i  Pelagiani,  che  in  quella  Provincia  alzavano  la  teda. 
Ma  intorno  a  ciò  fon  da  vedere  gli  Annali   del  Cardinal   Baronie,  la 
Storia  Pelagiana  del  Cardinale  Noris,  e  il  Pagi  fopra  gli  Annali  d'cflb 
Baronio .  Per  tcftimonianza  di  Profpero  Tirone  (^)  cominciò  a  regna-  (b)  Preffcr 
re  in  quell'anno  fopra  i  Franchi,    Popoli  della  Germania,   Meroveo  ^  Tuo  in 
cfTendo  mancato  di  vita   C/odione,   il  quale  per  attedato  di    Prifco  (e)  chronks. 
Rettorico,  fu  veramente  Padre  d'eflb  Meroveo.  E  da  quello  Principe  ftrp-'* l^"' 
difcefc  la  Linea  Merovingica  de  i  Re  di   Francia ,  eh'  ebbe   poi   fine  tZ».  Tom.' 
a' tempi  del  Re  Pippino.  /.  nifior. 

In  quell'Anno  ancora,  fecondo  l'opinione  del  Padre  Pagi  (</) ,  ^y«,o»/.«. 
terminò  i  fuoi  giorni  San  Proclo  Patriarca  di  Collantinopoli,  ed  ebbe  \„critfc"*ad 
per  Succeffbrc  San  Flaviano .  Narra  Niceforo  Callillo  (0,    che    Cri-  Annal.  Ba- 
fafio  Eunuco,  da' cui  cenni  era  allora  aggirata  la   Corte  di   Teodofio  '■<"»• 
Impcradore,  pretendeva,  che  Flaviano  mandalTe  un  regalo  ad  elTo  Au-    ^^)  ^'"' 
gufto  per  l'elezione  e  confccrazionc  fatta  di  lui.  Flaviano  gl'invio  de  ^ca7'*i   ^'^' 
i  pani  benedetti,  ma  non  già  oro,  come  fperava  l'Eunuco.  E  quindi  Hifiot.  Eu. 
nacque  l'odio  d'efTo  Crifafio  contra  di  Flaviano,  e  il  defiderio  di  farlo 
deporre.  Ma  perciocché  non  gli  farebbe  mai  venuto  fatto,  finche  Pul- 
cheria  Jugufta^  Sorella  di  Teodofio  Imperadore,  continuava  nell'auto- 
rità grande,  ch'ella  godeva  in  Corte,  e  preffo  il  Fratello:  pensò  pri- 
ma a  levar  di  mezzo  quefl'ollacolo,  e  perciò  Ci  unì  con  Eudocia  Mo- 
glie dell' Imperadore,  e  l'induflc  a  fare  il   poffibile   per   ifcavalcar  la 
Cognata.  S'era  già  allignata  l'invidia  in  cuor  d' Eudocia  al  mirar  cfla 
Pulcheria ,  che   llava  così  innanzi   nella  grazia  dell' Imperadore,   e  il 
governava,  per  così  dire,  co  i  luoi  configli.    Maggiormente   ancora 
s'alterò  l'animo  fuo  per  una  burla  fatta  da  efla  Pulcheria,  Donna  fa- 
vifTima,  al  Fratello  Augufto.  La  racconta  Cedicno  (/)  .  Era  folito  Teo-  (f)  ctdrtn. 
dofio  a  fottofcrivere  le  Carte  e  i  Memoriali,  che  gli  erano  prcfentati  in  Hifior. 
da  i  Miniftri,  troppo  buonamente,  fenza  leggerli.  Volendo  la  faggia 
Principcfla  farlo  ravvedere  di  qucfta  negligenza,  lafciò  correre  un  Me- 
moriale, in  cui  focto  certo  pretcllo  il  pregava  di  venderle  per  Serva 
rimperadrice  Eudocia  fua  Moglie.  Secondo  il  coftume  lo  fottofcriflc 
Teodofio  fenza  leggerlo.  Eudocia  dipoi,  venuta  in  camera  di  Pulche- 
ria, fu  ritenuta  da  eflaj  e  benché  l' Imperador  la  chiamafic,  per  alcun 
poco  ricusò  di  liberarla,  adducendo  d'averla  comperata.  Fu  una  burla 
fatta  a  buon  fincj  ma  i  Principi  non  fon  gente,  che  facilmente  fofFra 
d'eflere  beffata.  Però  Eudocia,  probabilmente  valendofi  di  qucfta  con- 
giuntura, e  certa  delle  fpinte,  che  le  dava  Crifafio,  tanto  fece,  tan- 
to dilfc,  che  fmoffc  contra  della  Cognata  il  Marito  Augufto  con  per- 
fuadergli  di  farla  Diaconcfla .  Egli  ne  dimandò  il  fuo  parere  al  Patriar- 
Tom.  III.  p  ea 


114  Annali     d'  Italia. 

Era.  Vólg.  ca  Fkviano,  e  quefti  fegretamcnte  ne  avvisò  Pulchcria}  né  di  più  ci 
ANN0447.  volle,  perchè  la  buona  Principefla  da  fé  ftelTa  fi  ritirafle  dalla  Coree 
e  dalla  Città,  e  fi  mettefle  a  far  vita  privata  e  tranquilla.  Allora  Eu- 
docia  con   prendere  le   redini  fi   mife  a  governar    l' Imperio  ed  anche 
r  Imperadorej  ed  oltre  a  ciò  irritò  il  di  lui  animo  conerà  di    Flavia- 
no,  perchè  avefle  rivelato  il  fegreto .  Di  qui  poi  venne  un  fiero   in- 
fijlto  alla  Relij|ione  Cattolica,  e  una  frotta  di  graviifimi  malanni  cen- 
tra dello   ftcflb  Teodofio,   per  efTer  egli   rimallo   privo  de  i  configli 
della  faggia  e  piiflìma  Pulcheria.  Valentiniano  Augufto  nell'anno  pre- 
(a)  Cedìc.     fenie  pubblicò  un  Editto  (<«),  indirizzato  ad   /albino  Prefetto  del  Pre- 
Theodof.        torio  e  Patrizio,  contro  i  rompitori  de' Sepolcri  j  del  qual  delitto  aper- 
tn  Afpend.    tamente  dice,  che  erano  allora  accufati  gli  Ecclefiafiici,  i  quali  con- 
""'  dotti  da  uno  frcgolato  zelo  contra  le  memorie  de'  Pagani,  fi   prende- 

vano la  libertà,  fenza  che  ne  fofle  intefo  il  Sovrano,  di  atterrare  i  loro 
Sepolcri.  Contra  d'eflì,  ancorché  foflero  Vefcovi,  è  intimata  la  pena 
dell' cfilio.  Con  altra  Legge  eflo  Imperadore  fi  moftrò  favorevole  a  i 
Liberti,  de' quali  era  ben  grande  il  numero,  con  ordinare,  che  da' Fi- 
gliuoli od  Eredi  di  chi  gli  avea  manomeflì  non  potelTero  effere  richia- 
mati alla  Schiavitù i  e  che  avendo  eflì  Liberti  de  i  Figliuoli,  ad  efli 
pervenilTe  l'intera  eredità  del  Padre.  E  morendo  fenza  Figliuoli,  un 
terzo  de^beni  fi  avefle  da  confegnare  a  i  figliuoli,  o  pure  a  i  nipoti 
di  chi  loro  avea  data  la  libertà .  E  perciocché  molti  Mercatanti  fa- 
ceano  i  lor  traffichi  fenza  entrar  nelle  Città  per  ifchivar  le  Dogane  , 
con  altra  Legge  proibì  quella  loro  ufanza. 

Anno  di  Cristo  ccccxlviii.  Indizione  i. 
di  Leone  Papa   9. 

di  Teodosio  II.  Imperadore  47.  e  41» 
di  Valentiniano  III.  Imperadore  24. 

P     e  Y  i  Flavio  Zenone,^ 
on  o  i  ^  RuFio  Pretestato  Postumia^o. 

POlìumiano  Confolc  Occidentale,  fu  Figliuolo  di  Flavh  yivite  Ma- 
rmano^ ch'era  anch' egli  falito  alla  dignità  del  Confolato  nell'an- 
{bì  Qruttr.  HO  di  Crillo  413.  comc  s'ha  da  una  Ifcrizione  del  Grutero  {b) .  Ze- 
infcrìption.  none  Confole  Orientale,  per  attcltato  di  Damafcio  nella  Vitad'lfidoro 
fag.  464.  prelTo  Fozio,  era  tuttavia  Pagano,  e  fi  ftudiò  di  abolire  la  Religion 
num.  8.  Crilliana,  ma  con  una  morte  violenta  Dio  tagliò  la  ftrada  a  i  fuoi  di- 
fcgni.  Bifogna,  che  collui  avefle  gran  potere  e  credito,  perchè  Pri- 
(c)  FrìfcHs  fco  lltorico  (0  nota,  avere  Teodofio  avuta  paura,  che  Zenone  gli 
da  Legatìe-  ^f^Jrpa^e  l'Imperio.  E  fappiamo  ancora,  che  fu  Generale  d'Armata, 
tìfè^Syz^'  e  comandava  a  tutte  le  milizie  dell'Oriente.  Succedette  in  quefl:' anno 

un 


Annali    d'  Italia.  115' 

un  altro  avvenimento  ùmoCo  nella  Corte  dell' Irapcradorc  d'Oriente,  Era  Vo!g. 
che  viene  narrato  dalla  Cronica  Aleflandrina  C'»),  da  Teofane  W,  e  da  A n «0448. 
gli  altri  Autori  Greci.  Paolino,  Maggiordomo  e  favorito  di  Tcodofio  ^Jfi^^^^j""' 
Augufto,  godeva  ancora  non  poco  delia  grazia  dell' Imperadi ice   Eu-  (^^j  rheph. 
docia,  (iccomc  quegli,  che  influì  non  poco  ad  alzarla  dal  baflb  fuo  fta-  /»  chnr.eg. 
to  al  Trono  Imperiale.  Si  trovava  egli  in  letto  per  male  d'un  piede, 
allorché  un  pover  uomo  prcfentò  all' Imperador  Teodoiìo,  come  cofa 
rara,  un  Pomo  di  ftraordinaria  grandezza,  nato  nella  Frigia .  Teodofio 
gli  fece  fubito  donare  cento  cinquanta  feudi  d'oro,  e  mandò  il  Pomo 
in  dono  all'  Augulla  Moglie  Eudocia,  ed  ella  il  mandò  a  donare  a  Pao- 
lino, il  quale  nulla  fapendo,   onde   T  Imperadrice   1'  avefle  avuto,   lo 
fpedi  come  cofa  rariffima  per  regalo  all' Imperadore,  a  cui  fu  prcfen- 
tato,  mentre  ufciva  di  Chicfa-,  Teodofio  non  sì   tolto  fu   al  Palazzo, 
che  chiefe  conto  del  Pomo  dalla  Moglie,   Ella  rifpofe  d'averlo  man- 
giato. Di  nuovo  l'interrogò,  fé  1' avefle  mangiato,  o   pure  inviato  a 
qualche  perlona;  ed  ella  con  giuramento  replicò,  che  l'avea  mangia- 
to .  Quella  menzogna  mife  certi  fofpetti  in  capo  a  Teodofio ,  di  modo 
che  ne  fegui  feparazionc  e  divorzio  fra  di  loroj  e  fu  cagione,  ch'eflb 
Augullo,  conceputo  mal  animo  contra  di  Paolino,  da  lì  a  qualche  tem- 
po il  fece  ammazzare .  Eudocia  da  queito  colpo   vedendo  ofFefa   pub- 
blicamente la  riputazione   fua,  perchè  venne  a   palefarfi  ad   ognuno, 
che  per  cagione  di  lei  era  incontrata  ad  eflb  Paolino  quella  dilavven- 
tura;  dimandò  licenza   all' Imperadore  di  pot«r  paflare  alla  vifita  de* 
Luoghi  fanti  di  Gerufalemme,  e  l'ottenne.  Allora  fu,   ch'etTa    pafsò 
per  Antiochia,  feconduchè  abbiamo  dalla  Cronica  Aleflandrina  (0,  e.  (e)  chronic. 
non  già  nell'anno  4}p.  come  ha  Evagrio  dove  ricevette  di  grandi  o-  ''"^'">- 
nori.  Di  là  poi  fi  trasferì  a  Gerufalemme,  e  quivi  fi  trattenne  fino  al 
fin  della  vita,  con  aver  allora  rifatte  le  mura  tutte,  e  compartiti  altri 
bcnefizj  a  ^quella  fanta  Città . 

Strano  è,  che  nella  Cronica  Aleflandrina  fuddetta  venga  riferito 
un  tal  tatto  fotto  l'anno  di  Grillo  444.  quando  s'è  veduto,  che  dopo 
l'aflunzione  di  Flaviano  alla  Sedia  Patriarcale,  accaduta  nel  prefentc 
anno,  Eudocia  fu  efaltata  più  che  mai  per  la  ritirata  di  Pulcheria  Au- 
gulla.  Ma  finalmente  il  Continuatore  d'efla  Cronica,  che  ii  crede  vi- 
vuto  fotto  r  Imperadore  Eraclio,  potè  sbagliare  ne' conti.  Piìi  Urano 
può  parere,  come  nella  Cronica  di  Marcellino  Conte,  più  vicino  a 
que' tempi,  fi  truovi  fcritto  molto  più  indietro,  cioè  all'Anno  440.  {d)  (d)  Uarctl- 
che  Paolino  Maeftro  de  gli  Ufizj,  per  ordine  di  Teodofio  Augulto,  fu  {'»■  Comes 
uccifo  in  Cefarea  di  Cappadocia.  Pofcia  all'Anno  444.  narra  lo  lleflb  "  '"*""»• 
Marcellino,  che  Saturnino  Conte  della  Guardia  Domellica  di  Teodo- 
fio, mandato  appolla  da  eflb  Augullo,  uccife  Severo  Prete,  e  Gio- 
vanni Diacono  Miniltri  dell'  Imperadrice  Eudocia  in  Gerufalemme. 
Eudocia  irritata  per  quello  fatto,  fece  tagliare  a  pezzi  il  mcdefimo  Sa- 
turnino} laonde  per  comandamento  del  marito  Augufl:o  efla  venne  fpo- 
gliata  di  tutti  i  Reali  Miniftri,  ed  in  tale  llaro  rimafe  dipoi  fino  alla 
njortc  nella  fuddetta  Città .  Son  certamente  fuori  di  fito  quelli  fatti . 

P 1  Tco- 


11(5 


Annali 


D 


Italia. 


Era  Volg. 
Anno  448. 
(aj  Theoph. 
in  Chrono- 
graphìa . 
(b)  Niii- 
fhorus  l.  14. 
taf.  47. 


(e)  Paghts 
Crit^  Baron. 


(d)  Suid'at 
io  Lexico , 
verb.Cytus. 

(e)  l'heoph. 
ibidem . 

(f)  Nice- 
fhorus   nifi, 
l.    14.  e.  46» 


'^  Ifìaciur 
la  Chronico, 


(h)     J fidar  US 
tn    Chronico 

Svevtr  » 


Teofane  W,  e  Niceforo  Callido  (^)  più  accuratamente  li  fciivono 
fucceduti,  dappoiché  Eudocia  fi  trasferì  a  Gerufalemrae,  e  però  tali 
omicidj  dovettero  feguire  nell'Anno  fegucnte .  Certo  è  bensì,  che  a- 
vendo  in  qucft'anno  Flaviano  Patriarca  di  Coftantinopoli  congregato 
un  Concilio,  in  cfTo  condannò  1' Ercfiarca  Eutichete:  fopra  che  fon  da 
vedere  gli  Annali  del  Cardinal  Baronio,  e  del  Padre  Pagi.  Allora  Cri- 
fafio  Eunuco  potentillìmo  nella  Corte  di  Tcodofio,  e  partigiano  di 
quell'Eretico,  tanto  più  s'accefe  di  fdegno  contra  del  fanto  Vefco- 
vo,  e  ne  giurò  la  rovina.  Teodofio  Augufto  pubblicò  bene  in  quell* 
anno  un  Editto  contra  de  i  fautori  di  Ncftorio  j  ma  non  prefe  buona 
guardia  contro  i  nafccnti  errori  dell'altro  Eretico.  A  quell'anno  rife- 
rifce  il  Pagi  (0  la  caduta  di  Ciro  Panópolita,  che  abbiam  veduto  di 
fopra  Confole,  e  che  fu  eziandio  Prefetto  del  Pretorio,  e  Prefetto 
della  Città  di  Coftantinopoli,  e  Patrizio,  uomo  di  gran  prudenza  e 
maneggi.  Era  queftii,  perchè  amante  della  Pocfia,  cariffimo  all' Impe- 
radrice  Eudocia,  Poetcfta  anch' efTa.  Ma  dappoiché  ella  cadde  dalla 
grazia  del  Marito  Augufto,  e  fi  fu  ritirata  a  Gerufalemme,  fucccdet- 
te  la  rovina  ancora  di  quefto  perfonaggio,  il  quale  fecondo  molti  Scrit- 
tori fu  creato  dipoi  Vefcovo  di  Srr.irna,  o  più  torto,  ficcome  accura- 
tamente pruova  il  Padre  Pagi,  fu  Vefcovo  di  Cotico  Cittadella  Fri- 
gia. S'appoggia  clTo  Pagi  all'autorità  di  Suida  (^),  per  rapportare  al 
prefente  anno  la  depreftìone  di  Ciro.  Ma  Teofane  (Oj  e  Niceforo 
Callifto  (/)  fanno  menzione  di  quefto  fatto  due  anni  prima  dell'ele- 
zione di  San  Flaviano,  e  tre  prima  della  ritirata  d' Eudocia  Augurta. 
Nulladimeno  foggiugncndo  Niceforo,  ch'egli  cadde  dopo  il  Trcmuo- 
to  dell'anno  precedente,  pare  che  in  queft'anno  fcguilì'e  il  fuo  preci- 
pizio .  E  fu  perchè  avendo  egli  rifabbricato  in  parte  le  mura  atterra- 
te di  Coftantinopoli,  il  Popolo  gli  fece  plaufo  nel  Circo  con  gridare; 
Cojìantim  fece^  e  Ciro  rim'vò .  V'era  prefente  T  Impcradorc,  e  le  l'eb- 
be a  malej  perciò  trovato  il  pretefto,  che  coftui  era  Gentile,  o  fc 
l'intendeva  co  i  Gentili,  il  degradò,  e  gli  confifcò  i  beni.  Se  ne  fug- 
gì egli  in  Chiefa,  e  allora  fu  ordinato  Cherico,  e  poi  per  compaftìo- 
ne  che  n'ebbe  Teodofìo,  fu  creato  Vefcovo,  come  ho  detto,  di  Co- 
tieo.  In  queft'anno  (è  Marcellino  Conte,  che  lo  narra)  dall' India  fu 
mandata  in  dono  all'Imperador  Tcodofio  una  Tigre  domata;  ed  eflcn- 
do  bruciato  il  Portico  fabbricato  di  marmo  di  Troade  in  Coftantino- 
poli colle  due  Torri  delle  Porte,  Jntioco  Prefetto  del  Pretorio  rimife 
tutto  nello  ftato  di  prima.  Aggiugne  ancora  quello  Storico,  che  cffen- 
do  venuti  gli  Ambafciatori  d'  Attila  a  richiedere  il  danaro  pattuito,  fu- 
rono licenziati  con  ifprczzo .  Nell'Agofto  del  prefente  Anno  diede  fi- 
ne a  i  fuoi  giorni,  fecondo  Idacio  C?),  Rechila  Rede'Svevi  in  Meri- 
da.  Città  defila  Lufitania,  e  morì  Pagano.  Ebbe  per  fuccefiore  nel 
Regno  Recbiario  fuo  Figliuolo,  Cattolico  di  Religione,  quantunque 
all' inalzamento  fuo  provaflc  qualche  oppofizione  da  i  fuoi.  Appena  c- 
g^li  fi  vide  fermo  fui  Trono,  che  fi  mife  a  facchcggiar  le  Provincie 
Romane  vicine  (^) .  Valcntiniano  Augufto  in  quell'Anno  confermò  con 

fuo 


Annali    d'  Italia.  117 

Tuo  decreto  W,  inviato  ad  Albino  Prefetto  del  Pretorio  le  Leggi  No-  Era  Volg. 
velie  di  Tcodofio  Imperadore  d'Oriente,  Suocero  fuo,  ma  chiamato  ^^^^''J^^' 
da  lui  Padre  per  riverenza.  Theodòf.  ' 

Apptnd. 
-,     ,  Tom.  6.  Jit. 

Anno  di  Cristo  ccccxlix.  Indizione  11.       13. 
di  Leone  Papa    io. 
di  Teodosio  II.  Imperadore  48.  e  41. 
di  Valentiniano  III.   Imperadore  ij. 

Coiifoli    ì  Flavio  Asturio,  e  Flavio   Protogene. 

IL  primo  fu  Confolc  Occidentale.  Dal  Relando  C^)  è  chiamato^ ^-  (bl  KeUnd. 
fierioy  ma  verifimilmentc  s'ingannò.  11  Cognome  aflai  noto  d'^-  "»  f"/"- 
fierio  fu  cagione,  per  quanto  mi  figuro,  che  gì' ignoranti  Copifti  fcri- 
veflero  Jfierio  in  vece  di  Jfturio .  Venne  fatto  in  quell'anno  al  fopra 
mentovato  Crifafio  Eunuco,  merce  la  fua  onnipotenza  in  Corte  di  Tco- 
dofio Augufto,  di  abbattere  San  Flaviano  Patriarca  di  Coftantinopoli . 
Uniflì  coltui  con  Diofcoro  Patriarca  d' Aleflandria,  uomo  violento  ed 
empio,  che  proteggeva  a  fpada  tratta  1'  Eretico  Archimandrita  Eu- 
tichetey  ed  avendo  perfuafa  all' Imperadore  la  nccefiìtà  d' un  Concilio, 
Efefo  fu  la  Città  deilinata  per  tenerlo  quivi.  Si  tenne,  e  il  fommo 
Pontefice  Leone  vi  mandò  i  fuoi  Legati,  i  quali  indarno  ftrepitarono 
e  proieltarono  di  nullità  al  vedere,  che  in  efla  adunanza  fu  afloluto  Eu- 
tichetc,  fcomunicato,  deporto,  e  cacciato  in  efilio  San  Flaviano,  dove 
fini  i  fuoi  giorni  dopo  pochi   Mefi,  non  fi  fa  fé  per  morte  naturale,  ,  .  , 

o  pure  violenta.  Non  lo  come,  Marcellino  Conte  (.')  attribuifce  tali  |^^j   cTmls' 
difordini  alla  violenza  di  Diofcoro,  e  di  Saturnino    Eunuco.    Se    Cri-  in  chromt*. 
fafio  non  aveva  anche  il  nome  di  Saturnino,  quello  è  un  errore .  Era 
ben  Crifafio  fopranominato  Zamma;  ma  non  c'è  apparenza,  che  por- 
tafle  il  nome  di  Saturnino.    Di  quello  avvenimento   tratta  a  lungo   il  ^^^  :Baron. 
Cardinal  Baronie  C'^),  e  dopo  di  lui  il  Pagi   {e).  Non   cosi   tolto  udì  Annal.  Ecc. 
San  Leone  tante  iniquità,  che  raunato  un  Concilio  in  Roma,  riprovò  (ej  Pagius 
il  fallo  Concilio  d'Efcfo,  e  dichiarò  nulli  tutti  i  fuoi  Atti.  Mancò  di  Cr,t.  Baro». 
vita  in  quell'Anno  Marina  Sorella  di  Tcodofio  Imperadore,  fccondo- 
chè  s'ha  da  Marcellino  Conte.  E,fla  è  fpropofitatamente  chiamata  nel- 
la Cronica  Aleflandrina  (/)   Moglie  di  Valentiniano   Auguflo .    Era   nata  (f)  chronU 
nell'Anno  40  j.  non  ebbe  mai,  ne  volle  avere  marito,   avendo  confe-  c'>*  ^Ux^n- 
crata  a  Dio  la  fila  verginità.  Aggiugne  elfo  Marcellino,  che  parimen- 
te in  quell'Anno  finirono  di  vivere  Ariovindo^  ch'era   ftato  Generale 
d'armi  di  Tcodofio,  Confole  nell'anno  4J4.  e   Patrizio >  e  fimilmen- 
te  Tauro^  che  fu  Confole  nell'anno  418.  ed  era  falito   anch' egli   alla  /  v  ^ ,    • 
dignità  di  Patrizio.  Abbiamodaldacio  C?),  che  nel  prcfcntc  anno /f^^r^w-  labronico. 

rie 


ii8  Annali    D*  Italia. 

Fr*  Volg.  rio  Re  de  i  Svevi  in  Ifpagna,  avendo  incominciato  il  fuo  Regno  col 
ANK0449.  prendere  in  Moglie  .una  Figliuola  lylìi   Teocìoro^  6  fia  dì  7'eoderico,  Re 
de' Vifigoti  nella  óallia,  nel  Mefc  di  Ftl^braio  andò   a  faccheggiar  la 
Guafcogna.  Aggiugnc,  che  un  certo  Bafilio,  avendo  adunati  moki  Ba- 
caudi,  che  noi  polliamo  chiamare  aflaffini,  niife  a   filo  di  fpada  i  Cri- 
ftiani  nella  Chiefa  di  TrialTone  Città  della  Provincia  Tarraconenle,  og- 
gidì Tarazzona  nell'Aragona;  e  che  vi  redo  morto  anche  Leom  Ve- 
scovo d'cfla  Città.  PortoiTi  nel  Mele  di  Luglio  il  Re  fuddctto  Rcchia- 
rio  a  vifitare  il  Re  Tcoderico  fuo  Suocero;  e  nel  ritorno  infieme  col 
poco  fa  mentovato  Bafijio  diede  il  faccheggio  al  territorio  di  Cefarau- 
gulta,  oggidì  Saragozza.  Impadroniffi  ancora  con  inganno  della  Città 
d'ilerda,  oggidì  Lcrida,e  menò  di  gran  gente  in  ilchiavicù.  Per  at- 
(a)  ìpitrus  tettato  di  Sant'  Ifidoro  {a)  i  Vilìgoti  della  Gallia  preftarono  aiuto  «  co- 
in  chrtnico  j].yj  ^  commettere  sì  fatte  iniquità,  tuttoché  non  vi  foflc  guerra  dichia- 
(h^^Th'eoph    '■^^^  ^^  '  Romani .  Chi  badaflc  a  Teofane  (i') ,  circa  quelli  tempi  Ac- 
in  chronog.  tìla  Re  de  gli  Unni  fpinfe  le  fue  armi  nella  Tracia,  prete  e  fpianò  va- 
rie Città,  e  llefe  il  luo  dominio  fino  all'uno  e  all'altro  Mare,  cioè  al 
Pontico,  e  a  quel  di  Gallipoli  e  Sello.  Fu  fpedito  un  efercito  centra 
di  .lui;  ,ma  conofciuto  quello  del  Re  barbaro  troppo  fupcriore  di  for- 
ze, fu  coftretto   l' Imperador  Teodofio  a  promettergli  ogni  anno  Un 
tributo  di  danari,  purch'cgli  fi  ritiraile  dal  paefe  Romano:  il  che  fc- 
guì .  Aggiugne,  che  poco  dopo  accadde  la  morte  d'cflb  Imperadorc. 
Sappiam  di  certo,  che  Q;)kmente  nell'Anno  fuflegucnte  Teodofio  Au- 
guro compiè  la  carriera  de' luoi  giorni.  Ma  certo  la  Cronologia  di  Teo- 
fane è  qui,  come  in  altri  fiti  ancora,  zoppicante;  ed  alcuni  anni  pri- 
ma fi  dee  ammettere  l'irruzione  de  gli  Onni,  o  fia  de' Tartari,   e  di 
(ci  Patm    Attila  Re  d'tfli,  nell'Imperio  d'Oriente.  11  Padre  Pagi  (0,  ficcome 
tn  Critic.     dicemmo  di  fopra,  fondato  fuli' autorità  di  Marcellino  Conte,   crede, 
Saron.  ad     che  ncll' Anno  441 .  cotelli  Barbari   cominciaflero  quel  brutto  giuoco 
Ann.  441.    (.Qn^yj  le  Provincie  Romane  Orientali,  e  che  nel  fcguente  fi  conchiu- 
»«w.  1.        ^^^^  j^  pace,  narrando  Prifco  Irtorico,  che  fi  venne  dopo  la  battaglia 
del  Cherfonefo,  fvantaggiofa  a  i  Romani,  ad   un  aggiullamento .    Ma 
forfè  quella  battaglia  non  è  fé  non  quella  dell'anno  447.  in  cui  reftò 
morto  Arnegifco    Generale  di  Teodofio  Augufto. 

Comunque  fia,  non  increfcerà  a  i  Lettori  l'intendere  qui  in  po- 
(d)  Prifcus   che  parole  ciò,  che  con  molte  lo  (lefTo  Prifco  Rettorico  (<^),  Autore 
iw/er  i;x«r- jj,  qye' tempi ^lafciò  Icriito  intorno  a  gli  Unni,  ma  fenz'aver  egli  di- 
fta  Legat.    ^^j^^-  ^^^  ^^^j  ^^jj^    j^^^  imprelc.    Con  fue   Lettere   rìchiefe    Attila 
]i!ftùr!syi.  all' Impcradore  Teodofio  i  difertori  e  i  tributi,  perciocché  v'era  un' 
antecedente  convenzion  di   pagare  a   que' Barbari   annualmente   fette- 
cento  Libre  d'oro.  Tutto  ricusò  l' Imperadorc;  ed  Attila  allora  en- 
trò nelle  Provincie  Romane  con  venir  devallando  tutto  fino  a  Razia- 
ria  ,  Città  grande  della  Mcfia  di  qua  dal  Danubio .  Verfo  il   Cherfo- 
nefo della  Tracia  fi  fece  un  fatto  d' armi   con  isvantaggio  de'  Greci, 
dopo  il  quale  per  paura  di  peggio,  Teodofio  (labili  la  pace  con   ob- 
\i  bligarfi  di,  rendere  gli  Unni  dUcrtori,  di  pagare  fei  mila  Libre  d'oro 

'     '       '      ■  per 


Annali    d'  Italia.  119 

per  gli  ftipendj  decorfi,  e  due  mila  e  cento  annualmente  in  avvenire  Era  Volg. 
a  titolo  di  Tributo.  Per  mettere  infieme  la  fomma  di  tant'oro,  fi  fé-  Anno449- 
cero  avanie  incredibili  a  i  Popoli.    E   qui    nota   Prifco,   che   i    tefóri 
"dell'  Iraperadore,  e  de  i  privati,  fi  confumavano  in  ifpettacoli,  giuo- 
chi e  piaceri)  né  fi  mantenevano  più ,  come  in  addietro  fi   faceva,  i 
corpi  d'Armata  in  difefa  dell'Imperio,  ne  v'era  pip    difciplina   mili- 
tarci  e   però   ogni   Nazion  barbara  infultava ,  e   faceva   tremare    in 
quc'  tempi  la  Romana.   I  foli  abitanti  d'Afimo,  Città  della  Tracia, 
tennero  forte  un  pezzo,   fcnza  voler  rendere   i  defertori,   e    con   far 
■grande  ftragc  di  que'^ barbari .  Fatta  la  pace,   Attila  per  fuoi    Amba- 
Fciatori  dimandò  gli  Unni  fuggiti  nelle  Terre  dell' Imperio  ;  e  poi  ne 
fpedi  de  gli  altri,  trovando' preterti  di  nuove  Ambafcerie,  per   arric- 
chire i  fuoi  cari,  giacché  tutti  fcmpre  fé  ne  tornavano  indietro   cari- 
chi di  doni,,  che  la  paura  facea  loro  offerire.    Uno   di   quelli    Amba- 
fciatori  per  nome  Edicone,  guadagnato  con  grandi  proraefle   da   Cri- 
fafio  Eunuco,  affunfe  il  carico  d'uccidere  Attila j  ma  fcoperta  la  tra- 
ma, Attila  inviò  a  farne  un  gran  rifentimento  con  Teodofio  Augufto, 
trattandolo  da  fuo  Servo,  giacché  gli  pagava  tributo,  e  da  traditore, 
perchè  gli  aveva  infidiata  la  vita.  Né  Prifco  racconta,  che  fottod'effb 
Teodofio  altra  guerra  foflfe  fatta  da  Attila  all'  Imperio  d'Oriente.    Il 
perché  vo  io  fotpcttando,  che  folamentc  nel  446.    dopo   la   morte   di 
Bleda  fuo  Fratello,  Attila  defle  principio  all' mvafion  delle  Provincie 
Romane,  certo  efTendo  per  teftimonianza  di  Bcda,  ch'egli  allora  por- 
tava la  defolazionc  per  la  Mefia,  Tracia,  e  Ponto;  e  che  nel  feguente 
Anno  447.  feguifie  la  battaglia,  in  cui  redo  uccifo  Arnegifco  Gene- 
rale di  Teodofio,  nelle  vicinanze  del  Cherfonefo    della  Tracia.    Pro-  ,  . 
copio  (a)  racconta  in  un  fiato  varie  loro  fcorrcrie ,    nella  prima  delle  ^^  BeU. 
quali  faccheggiarono  molte  Città,,  e  conduflero  via  cento  e  venti  mih  Perf.  Uè.  i, 
Crirtiani  in  ilchiavitù .  Probabilmente  in  queft'Anno,   più    tolto    che  '"?•  4- 
nel  feguente,  Teodofio  Augufto  inviò  Maffimino,  uno  de' fuoi   primi 
Ufiziaii,  per  Ambafciatore  ad  Attila  tuttavia  minacciofo,  perchè  non 
gli  erano  reltituiti  i  difertori .  Seco  andò  per  compagno   il   fuddetto 
Prifco  Rettorico,  il  quale  dipoi  defcnfle  quel  viaggio  con  altri  avve- 
nimenti del  tempofuo.  E'  da  dolerfi,  che  fiafi  perduta  la  lua   Sto- 
ria^ citata  anche  da  Giordano  Storico,  non  eflendonc  a  noi  pervenu- 
ti, fc  non-  pochi  eftratti,  che  nel  Trattato  delle  Legazioni,  (tampato 
nel  primo  Tomo  della  Bizantina,    fi   leggono.   Ora  fcrive  egli,    che 
andando  a  trovar  Attila,,  pafiarono  per  Serdica   e   Naiflb   Città  della 
Mefia,  e  di  là  paflarono  il  Danubio:  il  che  ci  fa  intendere,  che  quel 
Re  barbaro  poffedeva  allora  almeno  una  parte  dell'antica  Dacia,  o  tìa 
Tranfilvania,  e  fignoreggiava  in  quelle   Provincie,   che  oggidì   chia- 
miamo Vallachia,  e  Moldavia.  Il  trovarono  in  una  Villa,   in   tempo 
ch'egli  benché  avefle  molte   Mogli,  pure  prefc  ancora  per   Moglie 
una  fua  llcfia  Figliuola,  appellata  Efca,  permettendo  ciò  le  Leggi  di 
quella  barbara  Nazione:  coftume  che  non  può  comparire  fé  non  be- 
iliale  a  chi  è  allevato  nella.  Legge  fanta  e  pura  di  Grillo .   Trovaro- 
no, 


izo 


Annali    d'  Itali  a. 


E»  A  Volg. 

A  K  M  O  449. 


(a)  Ckronìe. 


(b)  Codic. 
Theodof. 
in  Afftnd. 
Tonti  6. 
Tit.  8. 
(e)  ibidfm 
Tit.  14. 


no,  che  nel  medcfimo  tempo  erano  giunti  alla  Corte  d'Attila  tre  Am- 
bafciatori  di  Valentiniano  Augufto,  cioè  Romolo  Corite,  Promoto  Ge- 
nerale del  Norico,  e  Romano  Colonello  nella  milizia  Romana.  Erano 
coftoro  fpediti  per  placare  Attila,  che  pretendeva  d'avere  in  fua  mano 
Silvano,  Scalco  maggiore  d'effb  Impcradore,  o.  pure  alcuni  vafi  d'o- 
ro, afportati  dopo  la  prefa,  che  Attila  avca  fatta  di   Sirmio,  e   dati 
in  pegno  per  danari   ricevuti  ad  cflb   Silvano.    In   forama   fcorgiamo, 
che  Attila  facea  palpitare  il  cuore  ad  amenduc  gì'  Imperadori  d'Oriente 
e  d'Occidente,  e  trattava  come  da  fuperiore  con  loro.  Nella  Cronica 
Alcflandrina  (a)  è  fcritto  fotto  il  feguente  Anno,  che  quando  coftui 
era  in  procinto  di  muovere  loro  guerra,   fpediva   Meflì,   che   intona- 
vano all'uno  e  all'altro  quefte  parole:  U Imperadere.,  Signor  mio.,  e  Si- 
gnor voftro ,  per  mezzo  mio  vi  fa  fapere ,  cìot  gli  prepariate  un   Palagio , 
o  in  Coftantinopoli,  o  in   Roma.    Aggiugne   Prilco,   che   Attila  era 
l'olito  ad  ufcir  di  cala  per  afcoltar  le  liei  de' Popoli,  e  le  decideva  to- 
fto,fenza  valerli  de'nollri  eterni  proceffi.  Furono  invitati  gli  Amba- 
fciacori  a  definar  con  Attila.  Si  trovò  la  tavola  imbandita  d'ogni  Torta 
di  cibi  e  vini .  Erano  d'argento  i  piatti  per  gli  convitati}  ma  Attila  fi 
ferviva  di  un  tagliere  di  legno.  Beveano  i  commenlali  m  tazze  d'oro  e 
d' argento}  Attila  in  un  bicchiere  di  legno.  Gli  altri  mangiavano  d'ogni 
forta  di  vivande}  egli  folamentc  del  leffb.  Così  il  fuo  vcllire  era  tri- 
viale} e  laddove  gli  altri  nobili  Sciti  portavano  oro,  gemme,  e  pie- 
tre preziofc  nelle  loro  fpade,   nelle   briglie  de' cavalli,    nelle   fcarpe: 
egli  nulla  di  quello  voleva,  ed  amava  di  comparir  limile  a'foldati  or- 
dì narj .  Si  fecero  di  molti  brindifij  vi  furono  canti  e  buffonerie,  che 
diedero  a  gli  afcoltatori  motivo  di  fmafcellarfi  per  le  rifa  gran  pezzo } 
ma  Attila  tempre  col  medcfimo  volto,  e  con  una  eguale  fcriccà    ve- 
deva, alcoltava  tutto.  Furono  a  cena  con  Reccam,  una  delle  Mogli 
più  care  del  Tiranno}  e  quella  usò  loro  di  molte  finezze.  Efibirono 
pofcia  i  doni  mandati  al  Barbaro  da  Teodofio  Augnilo }  ne  riceverono 
de  gli  altri  da  portare  a  Coftantinopoli,   e   mafiìmamente   delle   pelli 
rarcj  ed  in  fine  dopo  aver  trattato  degli  affari,  fé  ne   tornarono   alla 
Corte  Augutta.  E'  curiofa  tutta  quella  defciizione,  e  non  fé  ne  ma- 
raviglicrà  chi  ha  vediuo  a  i  nollri  giorni  prendere  la  barbara   Ruffia 
coftumi  civili.  E  perciocché   ivi  e  detto,  che  già    Eudocia   Augufta 
avea  fatto  ammazzare  Satumillo^  che  vedemmo  di  fopra  appellato  Sa- 
turnino Conte,  e  fucccduto  quel  fatto,  dappoiché  ella  Imperadrice  di- 
fgullata  col  Manto  s'era  ritirata  a  Gcrufalcmmc}  intendiamo  di  qui, 
che  quella   Ambafciata  appartiene  all'anno  prcfcnte,  o  pure  al  fuffe- 
guente.  Era  in  Ravenna  Valentiniano  Augulto  nel  dì  17.  di  Giugno, 
ed  allora  pubblicò  una  Legge,  indirizzata  a  Firmino  Prefetto  del  Pre- 
torio d'Italia  (^),  in  cui  Itabili,  che  da  li  innanzi  aveffe  da  valere  la 
Prefcrixionc  di  trent' Anni  in  qualunque  caufa,  e   lite,  credendo   ciò 
utile  e  neccflario  alla  quiete  de' Popoli.  Tuttavia  fi  tratteneva  in  quella 
Città  Valentiniano  nel  di  11.  di  Settembre,   come  colla  da  un'altr» 
fua  Legge  {e) ,  data  ad  Opilioue  Macftro  de  gli  Ufizj ,  o  fia  Maggior- 
domo delia  Corte  Imperiale.  Anno 


Annali    d'  Itali  a.  iii 

Anno  di  Cristo  ccccl.  Indizione  iii. 
di  Leone  Papa  ii. 

di  Valentiniano  III.    Imperadore  i6. 
di  Marciano  Imperadore  i. 

^     r  ,.5  Valentiniano  Augusto  per  la  fettiraa  volta, 
^0"*<*"1Gennadio  Avieno. 


QUcfto  Jvie/ìe  Confolc  Occidentale  vien  dcfcritto  da   Apollinare  Era  Volg. 
Sidonio  (a)  per  uno  de' più  ricchi,  più  nobili,  e  più  favj  Sena-  Akno^jo. 
tori  di  Roma>  e  da  qui  *  due  anni  andò   con  San   leeone   Papa  }^^'/'^'"^ 
per  Ambafciatorc  ad  Attila.  In  quell'anno   Valentiniano   Imperadore  ^  " 
infieme  con  Eudoflia  Tua  Moglie,  e  Galla  Placidia  fua  Madre,   andò 
fpezialmente  per  divozione  a  Roma  a  fin  di  vifitàre  i  Sepolcri  de'  Santi 
Apoftoli.  Si  fervi  di  quefta  occafione  lo  xelantiffimo   Pontefice   San 
Leone  per  implorare  il  di  lor  patrocinio,  dopo  aver  loro  rapprefentata 
colle  lagrime  l'iniquità  del  Conciliabolo  d' Efefo  con  tanto  difcapito 
della   vera  dottrina  della  Chiefa  ,  e  deplorata  la   morte  di   San  Fh- 
viano,  impetrò  Lettere  di  tutti  e  tre  elfi  Augufti  a  Teodnfio  Impe- 
radore, e  a  Pulcheria  Augufta,  che  dopo  la  caduta  della  Cognata  Èu- 
docia  era  tornata  in  Palazzo,  con  raccomandar  loro  la  caufa  della  Chic- 
fa.  Scriflc  l'indefelTo  Pontefice  anch' egli  per  quello  fine  a  Pulcheria 
Augufta.  La  rifpofta  di  Teodofio  Imperadore  a  Valentiniano  fi  trovò 
molto  afciutta,  perchè  egli  avea  troppi  feduttori   intorno.    Mandò   in 
oltre  San  Leone  quattro  Legati  a  Coftantinopoli  per  chiarirfi,fe  ^- 
natolio  novello  Patriarca  eletto  di  quella  Città,  aderifle  alla  buona  o 
falfa  dottrina ,  Ma  Iddio  non  abbandonò  la  caufa  della  Chiefa .  Succe- 
dette in  quelli  tempi  la  caduta  di  Crifafio   Eunuco,  il  promotore  di 
tutti  quelli,  e  d'altri  difordini .  Teodofio  il  degradò,  gli  ccnfifcò  quan- 
to avea,  e  bandito  il  relegò   in  un'Ilbla.  Prilco  litorico  (^)  ne  attri-  (b)  priffui 
buifcc  la  cagione  alle  informazioni  finillre  di  lui,  che  Marcellino  Am-   </f  ifg^t'w- 
bafciatore  fpedtto  ad   Attila  rapportò  nel  fuo  ritorno.    Niceforo   Cai-  »''''^  >  »"•' 
lifto  (f),  e  Zonara  C-^)  pretendono,  che  Teodofio,  conofccndo  d' clTcrc  (*)   K/V(r- 
ftato  ingannato  da  collui,  e  dcteftando  l'empietà  coramefla  contra  di  fkorusl.  14. 
San  Flaviano,  ravveduto  il  precipitaflc  abballo.  Marcellino  Conte  (0  '''P-  49- 
racconta  bensì,  che  per  ordine  di  Pulcheria  Crifafio  fu  uccifo  (il  che  Ì?*'  zonjras 
fcguì  dopo  la   morte  di  Teodofio)   ma  nulla  dice,  per  impuHo  di  chi  ^^ì  "~ 

fuccedefle  la  di  lui  rovina.  E'  nondimeno  probabile,  che  Pulcheria  tro-  (e)  Marcdh 
vafie  la  maniera  di  liberar  la  Corte  da  quefto  cattiviflìmo  mobile.  Ad  e»"""   '" 
una  tal  rifoluzione  poco  dipoi  fopraviffè  Teodofio  II.   Imperadore.    Se  C^''"»"» 
■s'ha  da  prcllar  fede  a  Niceforo  Callido,  egli  caduto  da  cavallo,  rr>en- 
tr'cra  a  caccia,  fi  slogò  una  vertebra  della  fpinal  midolla,  e  di  quella 
Tim.  III.  d  per- 


I^^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  percofla  fra  alquanti  dì  Ce  ne  morì.  Altri,  fecondo   Zonara,  attribui- 

ANN0450  pQi^f^  |j  fyj  m  jrte  a  mal  naturale,  e  quella  accadde,  per  quanto  fi  rac- 

(a)  rheodo-  coglie  da  Teodoro  Lettore  W,  a  dì  i8.  di  Luglio,  e  non  già  per 
,u!  iafar^  f^.(.'ijj  prefa  nella  caduta  del  cavallo,  ma  perchè  nella  caccia  cadde- in 
kcQ^.tnfinl'y  ""  Fiume,  di  modo  che  nella  notte  feguente  pafsò  all'altra  vita.  In 
viib.  I-in  quello  Principe,  come  e  l'ordinario  de  gli  uomini,  e  maflìmamentc 
frincijiìo.  de' Principi,  molto  li   trovò  da  lodare,   molto  ancora  da  biallmare  . 

(b)  H.flcr..  Secondo  r  Autore  della  Mifcella  (^),  fu  Teodofio  sì  fapientc,  che  nel 
MifctlL  difcorfo  familiare  pareva  perito  di  tutte  1'  Arti  e  Scienze .  Paziente  era 
hk.  14.  pj(,|  fre^cjo  e  nel  caldo;  la  fua  Pietà  non  fu  mediocre;  digiunava  fpcflb, 

malTìmamcnte  il  Mcrcordì  e  Venerdì,  e  il  fuo  Palazzo  fembrava  un 
Monillero;  perciocché  egli  levandoli  la  mattina  per  tempo  recitava 
colle  PrincipelTc  fue  Sorelle  lodi  di  Dio,  e  fenza  libro  le  divine  Scrit- 
ture. Fece  una  Biblioteca,  con  raunarc  fpczialmente  gli  Efpofitori 
delle  Scritture  medefimc.  Efercitava  la  Filofofia  co  i  fatti,  vincendo 
la  trillczza,  la  libidine,  e  l'ira,  e  defiderando  di  non  far  mai  vendet- 
ta: il  che  (e  fia  vero,  fi  può  raccogliere  da  quanto  finora  s'è  detto 
di  lui.  Talmente  in  lui  era  radicata  la  Clemenza,  che  in  vece  di  con- 
dcnnarc  alla  morte  i  vivi,  bramava  di  poter  richiamare  in  vita  i  morti; 
e  qualora  taluno  veniva  condotto  al  patibolo,  non  giugncva  alla  porta 
della  Città,  che  per  ordine  dell' Imperadore  era  richiamato  indietro  . 
Venendo  poi  le  guerre,  la  prima  cofa  in  lui  era  il  ricorrere  a  Dio, 
(e)  Zenar.  c  Colle  orazioni  fupcrava  i  nemici.  Zonara  {e)  aggiugnc,  eh'  egli  fu 
Li^^maì.  molto  Letterato,  e  verfato  nelle  Matematiche,  e  fpezialmentc  ncU' A- 
ftronomia .  Oflcrvollì  ancora  in  lui  molta  dellrezza  in  cavalcare,  fact- 
tare,  dipignere,  e  far  figure  di  rilievo.  Quelli  fon  gli  clogj  di  Teo- 
dofio il  minore.  Voltando  poi  carta  fi  truova,  ch'egli  valeva  poco 
pel  governo  de' Popoli.  Se  non  cadde  in  piìi  fpropofiti,  ne  è  dovuto 
il  merito  airaffiftcnza  di  Pulcheria  fua  Sorella,  Donna  di  gran  Pietà 
e  faviczza,  che  co'fuoi  configli  l' andava  movendo  e  frenando .  Secon- 
dochè  lafciò  fcritto  Snida,  perch'era  imbelle  e  dato  alla  dappocaggi- 
ne, gli  convenne  comperar  da  i  Barbari  la  pace  vergognofamente  col 
danaro,  in  vece  di  proccurarla  valorofamentc  coli' armi;  e  di  qua  ven- 
nero molti  altri  malanni  al  Pubblico .  Allevato  fotto  gli  Eunuchi ,  crc- 
fciutp  anche  in  età,  da  i  lor  cenni  dipendeva;  e  coftoro  l'aggiravano 
&  lor  talento  ,  laonde  quante  azioni,  e  novità  inefcufabili  egli  commife, 
tutte  provermero  dalla  lor  prepotenza.  Prima  fu  onnipotente  prcflb 
di  lui  jintieco^  pofcia  Jmanzio^  e  finalmente  Crifafio .  L'avarizia  di 
que'callroni  fu  cagione,  che  fi  vendevano  i  polli  anche  militari;  e  quel 
che  è  peggio,  la  Giullizia.  In  fomma  coftoro  con  fargli  paura,  e  trat- 
tarlo da  fanciullo,  e  trattenerlo  in  alcune  Arti,  che  ho  mentovato  di 
fopra,  e  principalmente  adcfcandolo  alla  caccia,  faceano  elfi  alto  e  baffo 
con  danno  e  mormorazione  inutile  dc'fudditi .  Niccforo  fcrive,  ch'egli 
prima  di  morire  conobbe  i  falli  comraelTì,  e  fi  ravvide,  con  deporre 
Crifafio,  e  rimproverar  la  Moglie  Eùdocia;  ma  egli  fcredira  quefto 
racconto  con  alcuni  errori  di  Cronologia  .  La  Cronica  di  Profpero  Ti- 
fone 


Annali     d'  Itali  a.  113 

ronc  dciredizion  del   Canifio  ci  ha  confcrvata  una   particolarità,  non  ERA.Vo'g. 
avvertita  da  altri,  cioè  che  il  Corpo  di  Tcodofio  fu  portato  a  Roma,  ANK0450. 
e  feppellito  nella  Bafilica  Vaticana  in  un    iVlaulòko   (<0  •    Dopo   aver  (a)  Pmfftr 
narrata  quell'Autore  la  di  lui  mone  nel  prefentc  anno,   dice   poi   nel  ^"■''  '" 
fufleguente:  Theodofius  cum  magna  pompa  a  Plaàdìa^  13  Leone ^    £5?  0-  ^  '''""'■ 
mni  Senatu  deduSlus,  (3  in  Maufoleo  ad  Jpoftolum  Petrurn  depojitus  ejl . 
Tenne  Pulcheria  Jugiift*  per  qualche  tempo  nafcofa  la  morte  del 
Fratello,  e  fatto   intanto   chiamare  a  se   Marciano^   uomo  valorofo  e 
fperto  ne  gli   affari  della  guerra,  di  età  avanzata,  ed  abile  a  governar 
l'Imperio,  gli  diflc  d'aver  fatta  fcclta  di  lui  per  dichiararlo    Impera- 
dorc,  e  Marito  fuo,  ma  fcnza  pregiudizio  della  fua  verginità,  ch'ella 
avca  confecrata  a  Dio.  Accettata   l'offerta,   fu  chiamato  il   Patriarca 
yìnatolio^  convocato  il  Senato,  e  fatta  la   propofizione,   fu  non   tanto 
da  effi,  quanto  ancora  dall' Efercito,  e  da  gli   altri   Ordini   acclamato 
Imperadorc  Marciano,  Per  quanto  abbiamo  da  Teodoro  Lettore  (ó),  (b)  Tht». 
era  egli  oriondo  dall'Illirico-,  ma  Evagrio  (<■)  merita  più  fede,  perche  '^'^'*'  ^"^'^ 
cita  Prifco  Ktorico  di  que' tempi,  allorché  il  fa  nativo  della   Tracia  .   'eccU}.  ^'^' 
Da  femplice  foldato  cominciò  la  fua  fortunaj  ed  allorché  andava  a  farli  (e)  Èvagr. 
arrolarc,  trovato  un  foldato  uccifo  periffrada,  fermoffi  per  compaflìo-  W-  z.  e.  i. 
ne  a  fine  di  farlo  fotterrarej  ma  colto  dalla  Giultizia  di   Filippopoli,  "'fi-  ^"^• 
e  fofpettato  autore  egli   ffeflo  dell' omicidio,  corfc  pericolo  della  vita. 
Dio  all'improx'vifo   fece   fcoprirc  il  reo,  e  Marciano   lì  falvò.  Avea 
nome  il  foldato  uccifo  Augnilo,   ed  effcndo  ftato  accettato  Marciano 
in  fuo  luogo,  fu  poi  creduto  quello  un  preludio  all'Imperio.    Narra 
Teofane  W,  che  trovandofi  egli  in  Sidema  Città  della   Licia ^^addc  (.d)  Thcof/t. 
infermo,  e  fu   ricoverato  in  lor  cafa  da   Giulio  (  Niceforo  il  cniama '"  ^"'""'S- 
Gioliano)  e  Taziano  Fratelli,  ch'ebbero  amarcvol  cura  di  lui.  Guarito 
che  fu,  e  condottolo  un  giorno  a  caccia,  tneirifi  a  dormire  il  dopo 
pranzo,  offcrvarono  i  Fratelli,  che  un'Aquila  andava  fvolazzando  fo- 
pra  l'addormentato  Marciano,  e  gli   faceva  ombra  coli' ali  >  e  perciò 
tenendo,  ch'egli  aveffc  a   diventar   Imperadorc,  fvegliato  che   fu  gli 
dimandarono,  che  grazie  potevano  fperarc  da  lui,  fé  folle  arrivato  al 
Trono  Imperiale.  Stupito  egli  della  dimanda,  non  fapea  che  rifpon- 
dcrcj  ma  replicate  le  iftanzc,  loro  promife  di  farli  Senatori.  Il  licen- 
ziarono dipoi  con  donargli  dugento  feudi,  e  pregarlo  di  ricordarfi  di 
loro,  quando  aveflc  mutata  fortuna .  E  noi  dimenticò  già  egli,  perchè 
verificatofi  l'augurio,  dichiarò  Taziano  Prefetto  della  Città  di  Coflan- 
tinopoli,  e  Giulie^  o  fia  Giuliano,  Prefetto  della  Libia,  o  piti  torto, 
come  vuol  Niceforo,  della  Licia.  Giunfe   Marciano  ad  eflcrc  Dome- 
nico,  cioè  Guardia,  o   pur  Segretario   d'  yffpare  Generale   dell'  Ar- 
mata di  Teodofio,  e  con  elfo  lui  ito  in   Affatica,   rimafe  prigioniere, 
oltre  ad  aflaiflìmi  altri,  nella  rotta,  che  Genferico  Re  de' Vandali  die- 
de all' efercito  d' Afpare  e  di  Bonifazio.   Procopio   (.e)   è   quello,  che  (e)  prunt. 
narra  un  cafo  molto  fimile  al  precedente,  e  forfè  lo  fteffb  trafportato  l-  i.  <.  4.  i^ 
dall' Affrica  in  Licia.  Oflcrvò  Genfcrico,  che  mentre   Marciano  dor-  ''^''  '''""'• 
miva  fuUa  terra,  un'Aquila  fopravolando  il  difendeva  da  i   raggi  del 

CL  i  Sole . 


Annali    d*It 


Era  Volg. 
Anno  450. 


(»)    Cedren^ 
iff  Hiftor. 


(b)  Evagf. 
Ub.  z.  (.  I. 


iole.  Volle  parlar  fcco,  e  riconofcere  chi  era;  ed  obbligatolo  con  giù» 
■amento  di  non  far  mai  eucrra  ai  Vandali,  s'egli  crefcefTc  in  fortuna,, 
5I1  diede  la  libertà.  In  fatti,  llnch'egli  vifTe,  non  turbò  la  quiete  di 


(e)    Thetdo- 
rus  LiHer 
ìik.   I.  Hift. 
Ecclef. 
(d)  i.  ultima, 
de  AfojUt. 
Cod.    Jufii- 
oiao. 


(e)  Profper 
in  Chraau», 
(f  )  AgneU. 
Vit.    Eptfco- 
ftr.  Raven- 
nat.  lom.  i. 
Utr.  Italie. 
(g)    Rukeus 
fiijior.    «4- 
venn.  Ub.  3. 
(h)  Idaei'4j 
in  ChrcuK». 
(i)  In  Ctd. 
Thtodof. 
Afpendif, 
Jlt.  7. 


1x4  ANNALI      D    ITALIA. 

Se 
rat 

gì'  -  . 

que' Barbari.  Era  Marciano,  per  atteflato  di  Cedrcno  («),  perfona  vc- 

nerabil  d'afpetco,  di  fanti  colturai,  mignanimo,  fenza  intereflc,  tem- 
perante, compaffionevole  verlb  chi  fallava,   per  altro  ignorante  nelle 
Lettere  e  Scienze.  Somma,  fecondo  Evagrio  (^),  fu  la  di  lui   Giu- 
iHzia  verfo  i  Sudditi,  ed  era  temuto,  ancorché  non  foflc  folito  a  pu- 
nire. Ma  fpc/iialniente  rifplcndeva  egli  per  la  fua   pietà  verfo  Dio,  e 
per  l'amore  della  Cattolica  Religione,  ficcon>e  fece  ben  tofto  cono- 
fcere.  Non  tardò  dico,  egli  a  richiamar  tutti  gli   efiliatij  e   Valenti- 
mano  Augufto,  informato  delle  rare  di  lui  qualità,  concorfe  anch' egli 
a  riconolcerlo  per  Imperadore.  L'indegno  Eunuco  Crifafio  fu  dato  da 
PuJcheria  Imperadricc  in  mano  a  Giordano,  al  cui  Padre  era  Hata  le- 
vata la  vita  dall'iniquo  Eunuco,  e  gli  fu  renduta  la  pariglia.  Sappia- 
mo ancora  da  Teodoro  Lettore  (0 ,  che  Marciano  Augufto  immedia- 
tamente correflc  e  levò  con  una  Legge  l' introdotto  abufo  di  comperar 
con  danaro  e  doni  i   Magiftrati .   Pubblicò-  eziandio  prontamente  uà 
Editto  (</)  contro  i  Cherici  e  Monaci,  che  foftenelTcro  gli   errori  di 
Neftorio  e  d'  Eutichetc .  ScritTe  non  racn  egli ,  che  la  Moglie  Augu- 
fta  Pulchcria  a  San  Leone  Papa  amorevoli  Lettere,  accertandolo  della, 
lor  premura  per  la  dottrina  della  Chiefa,  e  proponendo  la  convocazio- 
ne d'un  Concilio  Generale,  per  rimediare  a  i  difordini  precedenti.  In- 
tanto venne  a  morte  in  Roma  Galla  Placidia  Augufta,  Madre  di  Va- 
leniinipno  IH.  Imperadore.  Secondo  San  Profpero  (0,  con  cui  s'ac- 
corda Agnello  (/)  Scrittore  del  Secolo  Nono,   mancò  cfla  di  vita  a 
di  27.  di  Novembre.  Fu  Donna  di  non   volgar  Pietà  e  Prudenza,  e 
meritò  le  lodi  de  gli  antichi.   Era  fama  in  Ravenna,  per  quanto  fcridc 
Girolamo  Roflì  (^f),  e  innanzi  a  lui  il  fuddetto  Agnello,  che  fofTc  fcp- 
pellita  in  quella  Città,  e  che  ne  efifteflc  il  Sepolcro.  Se  ciò  è,  il  fuo 
Corpo  farà  (tato  trasferito  a  Ravenna .  Idacio  ih)  mette  nell'  anno  fc- 
guente  la  di  lei  morte,  ma  farà  per  colpa  de'Copifti .  Nell'anno  prefcnte 
Valentiniano  Augufto  con  una  fua  Legge  0)  mife  in  briglia  la  cru- 
deltà e  l'avarizia  de  gli  Efattori  del  Fifco,  i  quali  col  prctefto  di  cer- 
care e  rifcuotcre  i  debiti  del  Popolo,   fcorreyano  per  le   Provincie  , 
commettendo  mille  difordini  &  avanie .  Donò  eziandio  al  Popolo  il  rc- 
ftante  del  debito  korfo  fino  alla  prima  Indizione  . 


Ann* 


A  N  N   A   L  1      D*   I  X  A   L   I  A.  115' 

Anno,  di  Cristo  gcccli.  Indizione  iv. 
di  Leone  Papa    ir. 

di  Valenti NiANo  III.  Imperadore  xy, 
di  Marciano  Imperadore  i. 

^     f  ,.  e  Flavio  Marciano  Augusto,. 
^°"^°">  Flavio  Adelfio. 

Elcbre  fu  l'anno  prcfcnte  per  l'ultimo  crollo,  che  fi  diede  ali*  g^^  volg. 

I  Ercfia  di  Eutichete,  per  cura  fpezialracntc  di  San  Leone  Papa,  Ann«4$i! 

e  de  i  piiiTimi  Imperadori  d'  Oriente  Marciano  e   Pulchcria .    A  que- 
llo fine   Sointo  Eufebio  Arcivclcovo  di  Milano  tenne  prima  un  Conci- 
lio Provinciale  ad  itlanza  del  Pontefice  Romanoj  nel  quale  intervenne 
ancora  San  MaJJimo  Vefcovo  di   Torino,  Scrittore  rinomato  per  le  fuc 
Omilie,  che  fono  alla  luce  .  Tennefi  poi  nella  Città  di  Calccdone,  cor- 
rendo l'Ottobre,  un  Concilio,  che  e  il  Quarto  fra  i  Generali,  e  il 
più.  numerofo  di  tutti,  perché  oltre  a  i  Legati  della  Sede  Apoftolica 
Romana,  v'intervennero  circa  feccnto  Vefcovi .  Intorno  a  quefta  infi- 
gne  Raunanza  fon  da  vedere  il  Cardinale  Baronio,  il  Padre   Pagi,  ed 
altri  Autori  Ecclefiaftici.   Fu  ivi  concordemente  condcnnata  la  falfa 
dottrina  d' Eutichete,  e  deporto  e  mandato  in  efilio  l'empio  Diofcoro 
Patriarca  d' Aleflandria,  il  quale  folamente  tre  anni,  o  poco  piti  fopra- 
viflc  alla  fua  caduta.   Quivi  ancora  fu  detcrminato,  che  dopo  il  Ro- 
mano Pontefice,  il  primo  luogo  d'onore  forte  dato  al  Patriarca  di  Co- 
ftantinopoli  :  il  che  fu  poi  disapprovato  da  San  Leone  Papa,  qual  no- 
vità contraria  a  »  privilegj  delle  Chiefe   Aleflandrina  ed   Antiochena. 
Famofiflìmo  ancora  fu  l'anno  prcfcnte  per  la  guerra  d'Attila  Re  de 
gli  Unm  nelle  Gallie.  Se  ne  llava  coftui  nella   Dacia,  e  fors' anche 
nella  Pannonia  o  fia  Ungheria,  turgido  per  la  fua  potenza,  e  vogliofo 
di  fegnalarfi  con  qualche  grande  imprefa,  e  gli  fé  ne  prefeniarono  le 
occafioni.  Può  eflere,  che  quand'anche  era  fui  fin  della  vita  Teodo- 
fio  II.  Augufto,  egli  defle  principio  a  quelle  fiere  tempeftc,  che  po- 
fcia  in  quell' anno- fecero  tanto  ftrepito ,  e  portarono  un  incredibile 
fcompiglio  alle  fteflc  Gallici  ma  certo  fotto  il  nuovo  Imperadore  Mar- 
ciano u  mirano  chiari  i  movimenti  di  quefto   barbaro  Re.    U  prima 
incentivo,  ch'ebbe  Attila  di    turbar  la  pace  del   Romano   Imperio  , 
venne  da  Giufta  Grata  Owrw,  Sorelli  di  Valenciniano  ili.  Augufto. 
Già  vedemmo  all'anno  434.  che  quefta  fconfigliata  Principefla  in  età 
di  circa  diecifette  anni  s'  era  lafciata  fovvertire  con  perdere  il  fiore 
dell' oneftà:  pel  qual  fallo  dalla  Madre  e  dal  Fratello  era  ftata  inviata 
alla  Corte  di  Coftantinopoli,  dove  feguitò  a  dimorare  fino  a  quefti 
tempi,  ma  rinchiufa  in  qualche  luogo.  Dappoiché  fu  fucceduta  la 

mor- 


Jz6  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  morte  dell' Imperadore  Teodofio,  fé  non   prima,  macchinando  efTa  la 
ANN04511  maniera  di  ricuperare  la  libertà,  e  di  trovar  anche  Marito,   s'  avvisò 
di  fare  ricorico  ad  Attila  con  ellbirfegli  per  Moglie  e  dargli  a  divede- 
re, che  per  mezzo  di  tali  nozze  egli  acquifterebbe  diritto  ad  una  parte 
dell' Imperio,  parendo  eziandio,  che  gli  fapponcHe  lafciata  a  lei  que- 
fta  parte  da  Coftanzo  Augufto  fuo  Padre.    Non  difpiacque  la   propo- 
fizione  al  Barbaro  Re,  il  quale,  fc  foffe  vero  ciò,  che  Giordano  lllo- 
(»)  Jordan.  "CO  (a)  fcrive,  molto  prima  ne  aveva  avuto  altri  ìmpulfi  dalla  mede- 
tle  Regnor.    (Ima  Onoria .  Imperocché,   dice  egli,   fin  quando  quella    Principeffà 
/««»/.  vergine  ftava  nella  Corte  del  Fratello  in  Ravenna,  fpcdito  fegretamcn- 

^  te  un  fuo  famiglio  ad  Attila,  l'invitò  a  venire  in  Italia,  per  averlo  in 

Marito}  ma  non  eflendole  riufcito  il  difegno,  sfogò  poi  la  fua  libidi- 
ne con  Eugenio  fuo  Proccuratore .  Tuttavia  poco  par  verifimile,  che 
Onoria  allora  penfaffe  ad  accafarli  con  quel  Re  sì  terribile}  e  non  ap- 
parifce,  che  Attila  nelle  fuc  diflenfioni  coli' Imperio  Orientale  ed  Oc- 
cidentale mettefle   mai  fuori  la  precenfione  d' Onoria.   In  quelli  tempi 
sì,  cioè  nell'anno  precedente,  è  fuor  di  dubbio,  che  la  sfrenata  Prin- 
(b)  idtm     cipefl'a  il  molTe,  e  lo  racconta  lo  fteflb  Giordano  altrove  W}  ma  prin- 
cap.  43.  de  cipalmente  l'abbiamo  da  Prifco   I dorico  (0   contemporaneo,  fecondo 
Keb.  Getti,    jj  quale  appena  fu  portata  ad  Attila  la  nuova,  che  dopo  la  morte  di 
Le  ati'tn        Teodofio  era  fucceduto  Marciano  nel  governo  dell'  Imperio  d' Oriente, 
fi-  39-'       '-^^  fpedi  a  Valcntiniano  Imperador  d'Occidente  a  dimandargli  Onoria, 
Tom.  I.         ficcome  quella  che  s'era  impegnata  di  pigliarlo  per  Conforte .  Mandò 
Hiftor.  Byt..  ancora  a   Coltantinopoli  a  richiedere  i  tributi.  "Dall'una  e  dall'  altra 
Corte  furono  rimandati  indietro  i  Medi  fenza  nulla  farne.  La  rifpo' 
Ila  di  Valcntiniano  fu,  che  non  gli  fi  potea  dare  Onoria,  perchè  era 
maritata  con  altra  pcrfona}  e  che  l'Imperio  non  fi  dovea  ad  Onoria, 
perchè  a  gli  Uomini,  e  non  alle  Donne  tocca  il  governo.    Per   altro 
cflendofi  dubitato,  fé  fofie  vero  ciò,  che  Attila  diceva  dell' efibizion 

(d)  PrifcHs  d' Onoria,  eflb  Attila,  per  attcilato  di  Prifco  (<^),  fece  per  mezzo  de' 
fag.  40.        fuoi  Ambafciatori  vedere  a  Valcntiniano  l'Anello,  che  Onoria  mede- 

fima  gli  aveva  inviato.  Similmente  Marciano  Augufto  diede  per  ri- 
fpofta,  che  non  fi  fentiva  voglia  di  pagar  Tributi,  né  fi  credeva  in 
obbligo  di  confermar  le  promcflc  fatte  da  Teodofio .  Se  Attila  vole- 
va llar  qui-eto,  fé  gli  manderebbono  de  i  regali}  e  minacciando  egli 
guerra,  non  avrebbe  trovato  i  Romani  a  dormire.  Attila  finalmente 
determinò  di  volgerfi  contra  dell'Occidente,  e  di  combattere  non  folo 
con  gì' Italiani  per  ottenere  Onoria  in  Moglie,  fperando  di  grandi  ric- 
chezze in  dote,  ma  eziandio  co  i  Goti  delle  Gallie,  per  dar  gufto  a 
Genferko  Re  de' Vandali  in  Affrica. 

Per  intendere  quell'ultimo  pafib,  convicn   afcoltare   Giordano 

(e)  JordaK.  Storico  W,  il  quale  racconta,  che  avendo  Teoclerico  Re  de' Goti  Oc- 
de  Reb.  Gè-  cidentali,  chiamati  \''ifigoti,  data  ad  Unnerico  Figliuolo  di  Genferico 
tu.  cap.  16.  yj^^  j-^^  Figliuola  per  moglie,  Genferico,  uomo  crudele  anche  verfo 

la  i'ua  llelTa  prole,  per  fcmplice  lofpetio,  che  la  Nuora  gli  avcITe 
preparatoli  veleno,  le  fece  tagliar  le  orecchie  e  il  nafo,  e  così  mal- 

con- 


Annali     d'  Itali  a.  127 

conci»  la  rimandò  a  fuo  Padre.  Avuta  poi  contezza  del  gran  prepa-  Era  Volg. 
ramento  di  guerra,  che  faceva  Attila,  Genferico  gl'invio  una  gran  Asso  451. 
quantità  di  regali  con  pregarlo  di  volg^cre  Tarmi  contra  il  Re  dc'Vi- 
figoti,  giacché  temeva,  che  Teoderico  meditafTe  di  far  vendetta  dell' 
affronto  fatto  a  lui  e  alla  Figliuola.  S'aggiunfe  finalmente  ad  Attila 
un  terzo  incentivo  per  portare  la  guerra  in  Occidente .  E  fu  per  re- 
lazione di  Prifco  ('»)  Iltorico,  che  eflcndo  morto  Clodione  Re  de  i  (a)  Prìfcus 
Franchi,  Popoli  allora  della  Germania,  Meroveo  l'uno  de' due  fuoi  Fi-  P»i-  4o- 
gliuoli ,  benché  il  più  giovane,  coli' aiuto  di  jiezi»  Patrizio,  Gene- 
rale dell'armi  di  Valentiniano  Augufto,  occupò  il  Regno,  Il  primo- 
genita (il  cui  nome  non  li  fa)  aftretto  a  ritirarli,  ebbe  ricorfo  ad  At- 
tila, con  implorare  foccorfo  da  lui.  Aggiugne  Prifco  di  aver  veduto 
Meroveo  aflai  giovanetto,  fpcdito  a  Roma  da  Clodione  fuo  Padre,  e 
che  la  capigliatura  fua  era  bionda,  e  fparfa  giìi  per  le  fpallc.  Aezio 
l'aveva  adottato  per  fuo  Figliuolo,  e  dopo  avergli  fatto  de  i  gran  re- 
gali, l'avea  inviato  a  Roma,  acciocché  ftabiliffe  amicizia  e  lega  con 
Valentiniano  Augufto.  Però  ancor  quello  fu  uno  de  i  motivi,  per 
gli  quali  Attila  clefle  di  guerreggiar  piìi  torto  in  Occidente  che  in 
Oriente.  L'aftuto  Barbaro,  prima  di  muover.G  ,  inviò  Legati  a  Va- 
lentiniano Augufto  con  lettera  piena  di  titoli  e  d'efpreffioni  della  pili 
fina  amicizia,  per  feminar  zizanie  fra  l'Imperadorc,  e  Teoderico  Re 
de  i  Vifigoti,.  efponendo  che  la  voleva  folamente  contra  d'efli  Vifi- 
goti,  e  non  già  contra  il  Romano  Imperio.  E  nello  fteflb  tempo 
fcriflc  a  Teoderico,  efortandolo  a  ritirarli  dalla  Lega  co  i  Romani, 
e  ricordandogli  i  torti  e  le  guerre  da  lor  fatte  alla  Nazion  de'  Goti . 
Ma  Valentiniano  conofciuta  la  furberia  d'Attila,  immantinente  fpedì 
Ambafciatori  a  Teoderico,  efortandolo  a  ftrignerfi  feco  in  Lega  con- 
tro il  nemico  di  tutto  il  Mondo,  la  cui  fuperbia  era  omai  giunta  al 
fornmo;  e  sì  buon  effetto  ebbero  le  fue  efortazioni,  che  Teoderico, 
e  tutta  la  fua  Nazione  aniraofamente  ed  allegramente  alTunfero  di  op- 
porli coir  armi  al  minacciofo  Tiranno  j  e  per  quefto  fi  preparò  ed 
unì  tutta  la  poffanza  di  effi  Vifigoti  coU'cfercito  Romano,  condotticrc 
di  cui  era  il  valorofo'  Aezio  Patrizio.  Non  s'è  forfè  mai  veduto  sì 
gran  diluvio  d'armati  in  Europa,  come  fu  in  quefta  occafionc.  Fu, 
creduto  che  Attila  conduceffe  feco  fcttecento  mila  guerrieri  W.  Non  (j,)  Hìfttr. 
farci  llgurtà,  che  la  Fama  e  la  Paura  non  avellerò  contribuito  ad  ac-  Mifcell. 
crcfcere  la  per  altro  fterminata  moltitudine  d'Uomini  e  di  Cavalli,  ''^-  iJ- 
che  Attila  feco  traffe  a  quell'imprefa.  Imperciocché  oltre  a  i  fuei 
i7««/,  ch'erano  per  così  dire  innumerabili,  con  effo  lui  uniti  marcia- 
vano altri  Popoli  fuoi  fudditi,  cioè  un  immenfo  nuvolo  di  Gepidi  col 
Re  loro  yirderùo,  e  Gualamire  Re  de  gli  0/irogaù,  più  nobile  del 
Re,  a  cui  ferviva,  e  che  mal  volentieri  andava  a  combattere  contra 
de' Vifigoti,  Popolo  della  fua  lleffa  Nazione.  Seguitavano  dopo  quefti 
i  Marcomanni^i  Svevi,  i  ^adi^  gli  Eruli^  i  T'urcilingi  ^  o  fieno  Rugi  (e)  sidtn. 
co  i  loro  Principi,  ed  altre  barbare  Nazioni,  abitanti  ne' confini  del  '"  ^«"«^y. 
Settentrione .  Apollinare  Sidonio  (0 j  Scrittore  di  que' tempi,  defcrive  ..q'"  '^"^" 

co'  fc-       ^  ^' 


ii8  Annali    d' Itali  a. 

Eka  Volg.  coTcguenti  vcrfi,  fecondo  l'cdizion  del  Sirmoodo,  la  formidabil  Ar« 
ANN04J1.  tndU  d'  Attila. 

-     -     -    -     -  fuhito  cnm  rupìa  tumuli m 
(Barbaries  totas  in  fé  transfuderat  ArSlos) 
Gallia^  pugnacem  Regem  comitante  Gelano. 
Gepida  trux  fequitur^  Scyrum  Burgunduo  cogtty 
CbuNus^  BellenetuSy  Neurus,  Bafterna,  ToringuSy 
Bru^erus^  ulvofa  quem  vel  Nicer  abluit  unda.  » 

Prorumpit  Francus.     -----7-- 

Pafsò  quefto  gran  torrente  dalla  Panitonia,  o  fia  dall'Ungheria, 

(a)  rW/«r«»  fui  principio  della  Primavera  j  e  fccondochc  crede  il  Velfero  (*),  prefc 
*'tf  rA*B  ^  dcvaftò  la  Città  d' Augufta .  Quindi  a  guiia  di  fulmine  iafciando  da- 
lufi.  >^.  8.    pgfjmjQ  Iji  defolaiione,  giunfe  fino  9I  Reno^   e   ^bbricate  con  gran 

•fretta  innumcrabili  barchette,  gli  riurci  di  valicar  quel  Fiume,  con 
iftendcrfi  apprcflb  addofTo  alla  Provincia  della  Belgica  feconda.  A  lui 
niuna  oppoCzionc  fu  fatta,  perche,  fé  crediamo  a  Sidonio,  Aczio  Ge- 
nerale di  Valentiniano  era  appena  calato  dall'Alpi,  conducendo  poche 
truppe,  ne  i  Vifigoti  fi  erano  peranche  moffi.  Pretende  eflb  Scritto- 
re, che  jivitOy  il  quale  cfercitava  allora  nella  Gallia  l'ufizio  di  Pre- 
fetto del  Pretorio,  quegli  fofle,  che  fpedito  da  Aczio  al  Re  Teode- 
^  fico,  mcttefle  in  moto  l'efercito  d'eflì  Vifigoti,  col  quale  fi  congiunfe 
il  Romano.  Né  folamente  proccurò  Aezio  d'aver  feco  i  Vifigoti, 
de' quali  era  innumcrabilc  l'efercito,  ma  tirò  feco  altre  N^izioni,  dc- 

(b)  j^#ri«».  fcritte  da  Giordano  Illorico  (i),  cioè  i  Franchi,  i  Sarmati,  gli  Armo- 
de  Rtb.  Gè-  fica»i,i  Liztani,  i  Borgognoni,  i  Sajfoni,  i  Riparii,  e  gì'  Ibrieni,  che 
j"\''p  •  il  Padre  Pagi  (f)  crede  Popoli  fituati  prcflb  il  Lago  di  Cortanza,  ma 
crit.  Baron.  ^  P"ò  dubitare,  fé  fofiero  g4i  abitatori  d' Ivry .  Nella  Storia  Mifcella  (^) 
(d)  Hifior.  della  mia  edizione  fono  appellati  Bariones .  Ed  ivi  in  vece  di  Lizisni, 
Mifcell.  in  fi  veggono  nel  ruolo  degli  aufìliarj  Romani  i  Luteciani,  cioè  i  Pari- 
^t" it  li      ^'"' '  ^'^''"^'^  ancora  in  loccorfo  d'  Aczio  co' fui3Ì   Alani   il   Re   Sangi- 

bano  con  altri  Popoli  Occidentali .  Qui  dalla  parte  de'  Romani  fi  tro- 
vavano i  Franchi i  e  fecondo  Sidonio  i  /ra«f^/ furono  in  aiuto  d'Attila. 
Ma  l'uno  e  l'altro  fuffillc,  perciocché,  (ìceome  abbiam  detto  di  fo- 
pra,  erano  allora  divifi  iPranchi.,  feguitando  gli  tini  Merovco  colle- 
gato con  Aezio,  e  gli  altri  il  Fratello  maggiore,  che  s'era  pollo 
Jotto  la  protezione  d'  Attila  .  Nella  Vigilia  di  Pafqua  la  Città  di 
Metz  rcllò  vittima  del  furore  del  Re  barbaro.  La  ftcfTa  difavventura 
toccò  a  quella  di  Treveri,  e  di  7ongres.  Ma  lecondoché  fi  ha  dalla 
Vita  di  San  I^upo  Vefcowo  Treccnfe,  oggidì  Troyes,  e  da  Paolo  Dia- 

(c)  p aulus  <:ono  t<f),  miracolofamcnte  quella  Città  fi  falvò,  efTcndo  pafiaii  per 
piaccnus  cflaiB.iibari  fenza  vcdrrla .  Altri  vogliono,  che  il  fanto  Prelato  am- 
'ypìfcop"/.^'  ""'Ihfic  talmente  il  cuore  del  Barbaro,  che  lafciafTe  illefa  la  fua  Cit- 
Mttenf.'  tà.  Sopra  altre  Città  della  Gallia  fi  sfogò  la  crudeltà  d'Attila,  fin- 
che giunto  alla  Città  d' Orleans ,  gli  conveiinc  fermarfi  per  la  rciìllenza 

de'  Cit- 


Annali    d'  Italia  1x9 

de' Cittadini.  Secondo   Gregorio   Turonenfe  (.a)   non  fu  prefa  queli.i  Era  Volg. 
Città j  ma  Sidonio  (y),  degno  di  maggior   fede,    chiaramente   afferi-  ANH0451. 
fce,che  fu  prcfa,  ma  non  faccheggiata .   Intanto  il  Generale  Cefareo  ^-^J.^^JI'fj'/' 
Aezio  con  Teoderico  Re  de'Vifigoti,  che  fcco  avea   Tori/mondo  fuo  hl}"."^"":,. 
Figliuolo  maggiore,  e  il   loro   potcntiflìmo  efercito,  venne    a   fronte  cor.).  1.  e. 8. 
del  ferociflìrao  Attila.  Fu  concertato  il  luogo  della  battaglia  ne' campi  (b)  Sidonìus 
Catalaunici,  cioè  nella  valla  pianura  di  Chalom  ftir  Marne  in  vicinanza  ì-^-EP'j  ■''-5- 
della  Città  di  Rems.  All'ora  nona  del  giorno    fi   attaccò   lo   fpaven- 
tofo  e  memorabil  fitto  d'armi,  a  cui  altro  pari  non  fo,  fé  mai  a^'cHe 
veduto  r  Europa.  Scrive  Giordano  (f),  e  lo  nota  ancora  {d)  l'Autor  W  Jordan. 
della  Mifcella,  cflcrc  ftato  da  gl'Indovini  predetto  ad  Attila,  ch'egli  'ni)%iì]r 
avrebbe  la  peggio,  ma  che  perirebbe  nel  campo  il  Generale  dell' Ar-    Mi<'ccUa 
muta  nemica;  e  che  figurandofi  il  Re  Barbaro  la  morte   tanto  da   lui  '-'*.'  14. 
fofpirata  d' Aezio,  non  volle  rcftar  di  venire  alle  mani.    Si   combatte 
con  indicibil  vigore  ed  odinazione  dall'una  parte  e  dall'altra,  finché  la 
notte  pofe  fine  al  terribil  macello.  Secondochè  ha  il  fuddetto    Auto- 
re, lafciarono  la  vita  fui  campo  cento  ottanta  mila  pcrfone .    A    Ida- 
cJo  (0»  e  a  Sant'Ifìdoro  (/),  che  mettono  trecento  migliaia  di  mot-  (e)  idacìas 
ti,  noi  non  fiamo  obbligati  in  quello  a  dar  fede.  Ora  quantunque  niuna  '»  chronico. 
delle  parti  redalTe  vincitrice,  pure  gli  effetti  modrarono,  che  il   fu-  (^^   ifidurui 
perbo  Attila  fi  tenne  per  vinto,  perciocché  nel  dì  feguentc  fi  trincierò  "^  cnromc 
forte  co  i  carriaggi,  ed  ancorché  non  ceflafie  di  far  trombettare,   ed 
alzar  voci  come  di  chi  va  a  battaglia,  pure  non  osò   più   d'uicire   in 
campo  contra  de* nemici.  Rimafcro  anco  delufe  le  fue  fperanzc,  per- 
chè nel  conflitto  venne  morto,  non  già  Aezio,  ma  bensì  Teoderico 
Re  de' Vifigoti,  che  caduto  da  cavallo  fu  conculcato  da' piedi  de'fuoi, 
oppure  uccifo  da  un  dardo  di   Adagi  Odrogoto.    Secondo   la  giunta 
da  me  pubblicata  alla  Storia  Mifcella  vegniamo   a   fapere,   che   'Tori- 
fmondo  Figliuolo  d'eflo  Re  Teoderico  per  dolore  della  morte  del  Pa- 
dre era  rifoluto  di  afiediar  Attila  in  quel  fico,  e  di  perfeguitarlo  fino 
all'ultimo  fangue.  Ma  Aezio   gli   pcrfuafe  di  volar   todo   a   Tolofa, 
aftinché  i  fuoi  Fratelli  minori,  cioè  Teoderico,  Federico,   Teurico, 
Rotemero,  e  Irmcrit  non  gli  occupaflero  il  Regno.  Si   fa   parimente 
da  Gregorio  Turonenfe  (^),  che  Aezio  (tee  fretta  a  Meroveo  di   tor-  {g)Cregtr. 
nar  al  luo  paefe,  acciocché  il  Fratello   in   fua   lontananza   non   fé   ne  Turanmfis 
impadronifle,  e  folle  creato  Re.  Non  fu  certamente  pigro  Meroveo,  ^'fi- ^'■'"t- 
e  però  giunto  alle  fue  contrade ,   fu  riconofciuto  Re  da   i    Franchi .    '  ^'  '■  '* 
Con  buon  fine,  dice  r  Autor  della  Mifcella,  diede  quedi  configli  Ae- 
zio, per  timore  che  i  Vifigoti,  fconfitto  Attila,  non  alzadero  la  teda 
contra  r  Imperio  Romano.  Ma  probabilmente  di  qua  venne  la  rovina 
del  medcfimo  Aezio,  ficcome  diremo  al  fuo  luogo. 

Vcggendofi  pertanto  Attila  in  libertà,  tranquillamente,  ancor- 
ché temedc  di  qualche  infidia,  fé  ne  tornò  nella  Pannonia,  ma  con  ri- 
foluzione  di  mettere  in  piedi  un'Armata  più  grande,  e  di  adalire  l'I- 
talia, giacché  non  avea  trovato  buon  vento  nelle  Gallic,  e  noto  gli 
era,  che  l'Italia  era  fprovveduta  allora  di  foldatcfche .  Ne' Frammenti 
Tom.  in.  R  di 


I30  Animali    d'  Italia. 

Era  Volg.  di  Frcdegario,  pubblicati  dal  Padre  Ruinart  W,  fi  legge  un'aftuzia 
Anno  451.  ^\  Aezio,  la  quale  non  oferei  mantenere  per  vera.  Cioè,  che  per  aver 
ttuollr'  ^'^C'^o'To  da  Teodoro  (così  è  chiamato  Teoderico  anche  da  Idacio)  gli  efi- 
^^^' ^l^^',  bì  la  metà  delle  Galliej  e  che  fpcditi  Mcffi  fegretamentc  ad  Attila, 
l'invitò  in  aiuto  fuo  comra  de' Goti,  con  fare  anche  a  lui  l'efibizio- 
ne  fuddetta.  Dopo  due  battaglie,  Aezio  di  notte  andò  a  trovar  Atti- 
la, e  gli  fece  credere,  che  veniva  un  efercito  piìi  forte  di  Goti  con- 
dotto da  Teoderico  Fratello  del  Re  Torifmondo,  e  tal  paura  gli  mi- 
fc,  che  Attila  gli  diede  dieci  mila  foldi  d'oro  perchè  gli  proccuraire 
la  comodità  di  ritirarfi  verfo  la  Pannonia.  SuQcguentementc  Aezio 
diede  ad  intendere  a  Torifmondo,  ch'era  giunto  un  terribil  rinforzo 
ad  Attila,  e  che  il  configliava  di  andarfcne  a  cafa,  affinchè  i  fuoi  Fra- 
telli non  gli  occupaffero  il  Regno.  Però  Torifmondo  donò  anch' egli 
ad  Aezio  altri  dieci  mila  foldi,  con  pregarlo  di  fare  in  guifa,  che  po- 
teffe  liberamente  co'fuoi  Goti  ripatriare.  Aezio,  ciò  fatto,  adì  dito  da 
i  Franchi,  andò  perfeguitando  gli  Unni  alla  coda  fino  alla  Turingia, 
ed  ordinando  ogni  notre  de  i  grandinimi  fuochi ,  affinchè  parefle  piti 
grande  la  fua  Armata.  E  perchè  i  Goti  faceano  iftanza  ad  Aezio,  ch'e- 
gli cfeguiffe  la  promefla,  ed  Aezio  non  fi  fcntiva  d'umore  di  cfeguir- 
la,  fi  contrariò  fra  di  loroj  ma  in  fine  fi  venne  ad  una  compofizione, 
e  il  tutto  fi  quietò  con  avere  Aezio  inviato  al  Re  loro  Torismondo 
un  Orbiculo  d'oro,  ornato  di  gemme,  che  pefava  cinquecento  libre.  11 
Padre  Ruinart  penfa,  che  quefto  Orbiculo  fofle  un  Catino  o  Piatto. 
Ma  un  Catino  o  Piatto  pefante  venti  pefi,  farebbe  ftato  una  cofa  mo- 
ftruofa.  Io  il  credo  una  Palla  rapprefcntante  il  Mondo.  Aggiugne  Frc- 
degario, che  quefto  picciolo  Mondo  d'oro  fino  a' fuoi  di  (fé  pure  c- 
gli  è  che  parla)  fi  confcrvava  con  gran  venerazione  nel  Teforo  de  i 
Goti.  Probabilmente  in  quefto  racconto  ci  farà  qualche  cofi  di  veroj 
ma  fi  può  credere,  che  le  dicerie  del  volgo  vi  avran  fatte  le  frange. 
In  qucft'Anno  il  piiffimo  Marciano  Augufto,  perchè  i  Pagani  dopo  la 
morte  di  Teodofio  II.    Imperadore  doveano  aver  fatto  delle  novità, 

(b)  l.  7.  pubblicò,  un  rigorofo  Editto  (^)  centra  de' mcdefimi,  intimando  la  pcr- 
Codic,  dita  de' beni  e  della  vita  a  chi  riaprific  i  Templi  de  gì' Idoli,  o  facef- 
de^Pa'Tnis    ^^  ^°^^  de' fagrifizj .  Con  altra  Legge  (0  eziandio  ordinò,  che   fi  do- 

(c)  Codic.  '  veficro  pagare  alle  Città  i  Canoni  dovuti  per  gli  beni  pafiati  ne'par- 
Theodof.  ticolari,  e  come  fi  può  credere,  dati  a  livello:  dal  che,  ficcome  an- 
Tom.  4.  in  Cora  da  altre  Leggi  apprendiamo,  che  anche  allora  i  Comuni  d'ogni 
jipperi^.^       Città  godeano  beni,  rendite,  ed  erario  loro  particolare.  Truovafi  an- 

(d)  Ibidem  cora  Una  Legge  (d)  di  Valentiniano,  data  in  Roma  a  dì  31.  di  Gen- 
/.  1.  Tit.  9.  naio  dell'Anno  prefente,  ma  col  Titolo  forfè  viziofo,  cficndo  ivi  Imj>p. 

TBeedoJìus,  l^  Falentinìanus .  Quando  effii  appartenga  all'anno  prefente, 
il  Titolo  ha  da  edere  folamentc  Imp.  Falentinian.  come  nelle  feguen- 
ti,  perchè  probabilmente  Marciano  non  era  pcranche  ftuto  riconofciu- 
to  per  Imperadore  da  Valentinianp^  Nella  Cronica  di  Profpero  Tiro- 

(e)  Profper  „g  (^^^  fecondo  l'cdizion  del  Canifio,  fi  legge  all'anno  feguentc,  che 
chrottle».      l'immagine  di  Marciano  Imperadore  entrò  m  Roma  a  dì  30.  d'Apri- 
le: 


Annali    d*  Italia  T31 

le:  fegno  che  folamente  allora  egli  fu  folcnneracnte  riconofciuto  per  Au-  Era  Volg. 
gudo  in  Roma.  In  cfla  Legge  fi  tratta  de' Servi  agricoltori  fugitivi  Ann 0451. 
per  faperc,  a  quai  Padroni  dovellero  ubbidire.  Nella  fegucnte  e  leva- 
ta una  falla  perfuafione,  che  non  fi  poteflero  vendere  beni  a  gli  Ufi- 
ziali  dell' Imperadore,  e  vicn  provveduto  ad  altri  pubblici  affari.  Mer- 
ce poi  della  terza  Legge  vegniama  in  cognizione,  che  nell'Anno  pre- 
cedente l'Italia  tutta  era  ftata  flagellata  da  una  fieriffima  carellia,  di 
maniera  che  molti  per  non  morire  di  fame  s'erano  ridotti  a  vendere  i 
propri  Figliuoli  e  Genitori  per  ifchiavi,  non  però  a  i  Pagani,  ma  a  i 
Criliiani  (teflì  fecondo  l'ufo  d'allora.  Comanda  l' Imperadore,  che  qua- 
lora fi  reltituiica  il  danaro  con  alquanto  d'ufura,  fi  rompa  la  vendi- 
ta fatta'  di  que'  miferi,  con  aggiugnere  la  pena  di  Cei  oncic  d'oro  a 
chiunque  vendcfle  a  i  Barbari  alcun  de'Criftiani. 

Anno  di  Cristo  cccclii.  Indizione  v. 
di  Leone  Papa  15. 

di  Valentiniano  III.  Imperadore  2,8. 
di  Marciano  Imperadore  3. 


Confole 


$  Sporacio,  e  Flavio  Erculano, 


PRovò  anche  la  parte  Occidentale  d'Italia  in  queft'anno  di  gravif- 
fimc  fciagure  per  cagione  del  ferociffimo  Re  de  gli  Unni  Attila. 
Coltui  ritornato  nella  Pannonia  attcfe  durante  il  verno  a  riparar  le  for- 
ze perdute  nella  Gallia.  Venuta  la  primavera,  eccolo  con  formidabil 
cfercito,  creduto  non  inferiore  a  quel  dell'anno  precedente,  entrar 
nell'Italia  per  la  parte  del  Friuli,  La  prima  Città,  che  fece  refiften- 
za  al  furibondo  Tiranno,  fu  Aquileia,  una  delle  più  riguardevoli ,  forti, 
e  popolate  Città,  che  s' avelie  allora  l' Italia >  e  però  fu  immediatamente 
flretta  con  forte  afledio.  All'Autore  della  IMifcella  (<»)  fecondo  la  mia  (a)    aifier. 
edizione  fiam  qui  tenuti,  pcrch'cgli  con  qualche  particolarità  dclcrive  ^'jc'lf- 
quelli  fatti,  i  quali  appena  da  altri  pochi  fi  veggono  accennati .  Falla  r'///J]'/' 
bensì  (e  prima  d'ora  l'avvertì  ancora  il  Sigonio  (^))  allorché  fcrive,  (b)  sigon. 
che  tre  anni  continui  durò  quell'afTcdio,  quando  non  fi  volcfie  fuppor-  dt  Rcgn.  oc- 
re, che  Attila  prima  di  pafiar  nelle  Gallie  l'avefle  con  un'  Armata  a  cidental. 
parte  formato:  del  che  non  fi  truova  ne  pure  un  barlume  preflb   gli        '3- 
antichi.  Certo  e,  per  quanto  s'ha  da  Marcellino  Conte  (0,  e  da  Caf-  W  Marceli. 
fiodorio  {d)^  che  nell'anno  prefente  Aquileia  fu  prefa.  Narra  dunque  ^°^ll;c7 
l'Autore  fuddetto,  con  cui  va  di  concordia  Giordano  Iftorico  (0,  che  (j)  cajfiod. 
facendo  i  Cittadini  vigorofa  difefa,  e  mormorando  l'efercito  rutto  a  in  chronko. 
cagion  della  fame,  che  per  mancanza  di  viveri  fofterivano,  Attila  un  ij)  Jordan. 
dì  cavalcando  intorno  all'afiediata  Città,  oflervò,  che  le  Cicogne  folite    '^'°'^' 

z  a  hi- 


X3^   .  Annali    d'  Italia. 

Eh  A  Voìg.  a  fare  i  lor  nidi  ne  i  cettl  delle  cafe,  a  truppa  ne  ufcivana,  portando 
Anno  451.  col  bccco  i  lor  figliuolini  alla  campagna.  Allora  Attila  rivolto  a' fuoi, 
mirate,  diflc,  gli  Cicce! li,  che  preveggono  le  cofe  avvenire ,  come  abbando' 
nano  quella  Città,  /apendo,  che  ha  da  perire .  Ed  incontinente  dato  ordi- 
ne, che  fi  facclTcro  giocar  tutte  le  macchine  di  guerra,  ed  cfortati  i 
fuoi  a  moftrarc  la  lor  bravura,  sì  fiero  aflalto  diede  alla  Città,  che  fc 
(a)  frocop.  ne  impadronì.  Procopio  (1)  divcrfamente  narra  il  fatto  con  dire,  che 


de  Beli.        già  Attila  coir  cfercito  abbandonava  l'afledio,  quando  ofTcrvò  una  Ci- 
y.ind.  l.  I.  j.„gp3^  ^Yic  portava  via  i  fuoi  Cicognini:    perlocchè  fi  fermò,  ed  ef- 
*"/•  4-         fendo  da  lì  a  poco  caduto  il   muro,  dov'  era  dianzi  il  nido  di  quegli 
uccelli,  entrò  facilmente  nella  Città.  Ma  pare  piti  da  credere  a  Gior- 
dano, che  fi  fervi  della  Storia  di  Prifco,  Autore  di  quclti  tempi.  Co- 
munque  fia,  tutta   Aquileia    andò  a  facco  y  chi  de'  Cittadini   non  fu 
meffo  a  fil  di  fpada,  retto  fchiavo  de' Barbari-,  ed  in  pena  poi  dell'ofti- 
nata  difefa  furono  confcgnati  al  fuoco  gli  edifizj  tutti.  Però  gli  Scrit- 
tori di  quelli  ultimi  Secoli  hanno  creduto,  che  Aquileia  allora  diflrutta 
non  riforgefle  mai  piìi,  e  durafTe  da  lì  ina.mzi  nella  deprclfione,  in  cui 
fb)  Saro»,    fi  truova  oggidì.  Ma  il  Cardinal  Baronio  (./>)  è  di  parer  contrario,  fon- 
jìnnal.  Ecc.  dato  fopra  una  Lettera  di  San  Leone  Papa,  fcritta  nell'anno  4f8.   a 
ad  Ann.       Niceta  Vcfcovo  d' Aquileia,  da  cui  fi  raccoglie,  che    molte    Donne, 
■+5*'  credendo  morti  i  lor  Conforti  nella   fchiavicù,   s'erano  rimaritare,  e 

che  alcuni  poi  de' primi   Mariti»,  ricuperata  la  libertà,  e  ritornati,  ri- 
chiedevano le   loro   Mogli .   Ma  quello  argo^iTCnto   poco   conchiudc  , 
perchè  ne  molti  fi  contano  ivi  ripatriati,  e  nelle  abitazioni  delle  Ca- 
Itella  e  della  campagna  poterono  tornar  gli  abitatori,  fenza  che  fi  ri- 
fabbricafle  la  Città.  Tutavia  noi  troveremo  non  difpregevoJe  l'opinion 
del  Baronio,  potendofi  altronde  ricavare»  che  almeno  m  parte  fofle  ri- 
parata allora  la  rovina  d'  Aquileia,  ed  in  altri  tempi  poi  ella  patide  delle 
nuove  dcfolazioni .  Nel  Concilio  di  Grado,  tenuto  nell'anno  f7p.   da 
(e)  DAndu-  Elia  Patriarca  Aquileienfe,  e  riferito  da  Andrea  Dandolo  (f^),  fi  legge: 
lus  in  chro-  jam  pridem  ab  Attila  Hunmrum  Rege  Aquileja  Civitas  noftra-  funditas  ejl 
meo ,  Tarn,    ^gjìfutla ,  ^  pojlea  Gothormn.  incurfu  6?  ceterormn  Barbarorum  qiiaffata , 
l/^«f *'^  ■""*  vix  refpirat  ;  etiam  nimc  Longobardorum  nefanda  gentis  flagella^  fujìinere 
mn  vakns   (*).    Balta  ciò   a  far  intendere,   che  quella  Città  dovea 
cfl'crc     ritorta    in    qualche    maniera    dopo    la    defoiaziose    d'  Attila  . 
<d)  Jordan.  A'  icmpi    di    Giordano   (d)    Storico  ,   cioè   nel    Secolo    SufTeguente  , 
dt  Rtb.  Gii.  era  talmente  atterrata  ,  che   non  ne  apparivano   le   vclligia  .    E  cir- 
(ap.  41-         f.^  1'  anno  780.    per   relazione   di    Paolo   Diacono  ,  in    luogo  d'  Aqui- 
leia il   Foro   di   Giulio,    oggidì   Cividale   del  Friuli,   era   divenuto   ca- 
po della  Provincia  dqlla   Vcnez,ia.  Cofa  è  da  maiavigliarfi ,  (e  non  è 

qual- 

(*)  Gm,  tiPipo  fa,  da  Attila  Re  degli  Unni  Aquileia  noftra  Città  fu 
rovinata  affatto;  e  poi  per  la  irruzione  de' Goti  e  degli  altri  Barba- 
ri [coffa ,  refpira  appena  ;  neppur  ora  potendo  reggere  alle  percoffe  de'  Lon- 
gobardi, gente  nefanda-. 


A 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  133 

qualche  errore  n&  i  terti,  come  Liutprando  Storico  («),  il  quale  fio-  Era  Vol^. 
riva  circa  il  p(5o.  feriva  in  un  luogo,  che  Aquileja  p-^dives,  atque  olim  f-*^**^'';]^' 
Chitas  mmenfa,  ah  impiijjìrno  Hunnorum  Rege  Attila  capititr  ^  atque  f un-  \^.„„^,J^'iì;. 
ditus  dijjìpatur  ,  me  ulterius ,  ut  in  pnefentìarum  cernitur  ^  elevatur  (i).  fi»r.l.yc.z. 
E  pure  egli  Itcflb  racconta  (*),  che  gli  Ungari  calati  in  Italia  circa  (.b)  idtm 
V  anno  pi  2.  Aquilejam  ti?  Veronam  pertranfeunt  murùtìljìinas  Civitates ^  '•  ''■•  '-  •*• 
£j?  Ticinum  miUis  refiflentibus  veniunt  (i)  . 

Ritornando  ora  all'Autore  della  iMifcella,   cfli    narra,    che  tro- 
voffi  a  quc' tempi  in  Aquileia  una  delle  pia  nobili  Donne  d' cfla  Città, 
quanto  beila,  altrettanto  pudica,   la  quale  per   non   foflFcrirc  oltraggi 
alia  fu»  onellà  da  que' fordidiffimi  Barbari,  appena  udì    prefa  da  loro 
la  Città,  che  fi  buttò  giù  da  un'alta  Torre  nei  Fiume  Natifonc,  che 
paflava  fotto  le  fuc  fineftre:  azione,  che  fi  crederà  da  taluno   eroica, 
ma  che  è  contraria  a  i   docurrteiui  della  Legge    di   Crifto.    Dopo    la 
rovina  d' Aquileia,  giacché  ninno  s'opponeva  a  i  fuoi  paflì,  Attili  prefe 
le  Città  d'Aitino,  Concordia,  e  Padova,  e^  le  ridulTe  in  un  mucchio 
di  pietre.  Da  quella  formidabile  irruzione  di  B.irbari  fama  è^  che  pren- 
delfe  origine  l'inclita  Città  di  Venezia,  celebre  per  la  fua  potenza,  e 
per  k  fue  illuftri  imprefc.    Il    Dandolo  {e)   cita  in  pruova  di    ciò   un 
certo  Ponzio^  Scrittore  a  noi  incognito.  Credefi,  che  per  ifchivar  si 
fiero  torrente,  i  Cittadini  di  Padova,  d'Aitino,  e  d'altri  luoghi  cir-  (<-■)  rianda- 
coryvicini  fi  rifugia^ero  nelle  Ifoletie  di  Rioalto,  Malamocco,  ed  altre  '"_""  chre- 
di  diverfo  nonie>  e  con  venire  a  fermarli  m  quelle,  eh  erano  contigue  a^p^r.Ua- 
a  Rialto,  a  poco  a  poco  qucU'infigne  Città  fi   formafie,   che  oggid;  Hcar. 
chiamiamo  Venezia.   Nondimeno  Cafllodorio  (d)^  che  circa  il  fine  del 
fuffeguente  Secolo  fioriva,  feri  vendo  a  i  Tribuni  delle  f[>iagge  mariti-  ^  J^  (-  *•  j 
mcy  e  parlando  de  gli  abitanti  allora  in  quelle  Ifolette,  non  altro  dice,  i-b.  n.   £-' 
fé  non  che  viveano  de' foli  pefci,  e  il  traffico  loro  confillcva  nella  rac-  pjK  ì.^. 
colta  e   vendita  del  fale .  Seguita  poi  a  narrare  l'Autor  della  Mifcella, 
che  Attila  coir cfercito  pafsò  a  Vicenza,.  Verona,  e- Bergamo,  Città 
che  provarono  gli  ccceffi  della  di  lui  crudeltà .   Pofcia  inoltratofi  fino 
a  Milano,  e  Pavia,  occupò  e  faccheggiò  ancor  quelle,  ma  fenza  ftrage 
delle  perfone,  e  lenza  confumar  colle  fiamme  le  abitazioni.  L'antica 
tradizione  de  i  Modenefi  è,,  ch'egli  per  interceOìone    di   San   Gcmi- 
niano  Protettore  della  Città  (già  mancato  di  vita  nell'anno    597.  )   fé 
pure  in  que' tempi    non   vifle  un  altro  Geminiano  Vcfcovo   pure   di 
Modena,  come  fofpetta  il  Cardinal   Baronio   («•),   Attila  coli' cfercito  (e)  Bartn. 
prefo  da  cecità  pafialTe  fenza  nocumento  alcuno  per  Modena,  ficcome  ninnai.  lUt. 
raccontammo  di  fopra  di  San  Li^po  Vefcovo  Trecenfe.  Per  quel  che  "f^^'^"'*' 

dirò 

(l)  Aquileia  meìtù,  ricca  ^  ed  una  i-oIta  Città  ìmmenfa  ^  da  Attila  iniquif- 
Jimo  Re  degli  Unni  è  prefa,  e  da' fondamenti  disfatta -y  né  pilt,  come 
vedefi  prefentemente ,  s'' innalza  . 

(1)  Paff'ano  oltre  Aquileia  e  Verona  Città  fortiffime ,  e  fenza  leruna  rer 
fifienza  lengono  a  Pavia. 


458. 


Er*  Volg. 


Pan.  I. 
Tom.z.  Rtr. 
Jtalicar. 


(b)  Suidas 
in  Ltx  co , 
■vtrho  Me- 
diolanum. 


(e)    Profptr 
in  Ckrt». 


(d)  Jordan 
dt  Ktb.  Gii 
caf.  41. 


134  Annali    d'  Italia. 

dirò,  non  è  inverifimilc  il  paflaegio  per  Modena  di  quel  Tiranno,  e 
potrebb'cncre,  che  niun  danno  le  faccflc .  Me  folamcntc  ritien  dub- 
biofo  un  fimil  fatto  accaduto  nel  principio  del  Secolo  Decimo,  fic- 
come  vedremo,  allorché  gli  Ungri,  razza  anch' eglino  d'Unni,  paffa» 
fono  per  Modena,  e  la  lafciarono  intatta.  Parimente  Agnello  («),  che 
fcrivcva  circa  l'anno  8 jf.  le  Vite  de  gli  Arcivefcovi  Ravennati,  ci 
fa  intendere  la  fama,  che  ivi  correa,  d'  elTcrc  arrivato  Attila  fino  a 
Ravenna,  e  che  ammollito  dalle  preghiere  di  Giovanni^  Vefcovo  fanto 
d'clTa  Città,  niun  danno  le  recò,  eflendofi  contentato,  che  gli  aprif- 
fcro  le  porte,  per  le  quali  entrato,  dopo  aver  pafTeggiato  per  le  piaz- 
ze, fé  n'andò  pacificamente  con  Dio,  e  ritornoflcnc  al  fuo  Regno.  Io 
la  credo  fama  fenza  buon  fondamento,  e  maflìmamentc  parendo,  che 
Agnello  attribuifca  la  manfuerudinc  inforta  in  quel  Barbaro  al  Vefcovo 
fuddetto,  quando  quello  pregio  e  miracolofo,  e  dovuto  a  San  Leone 
Papa,  ficcome  vedremo  fra  poco.  Per  altro  che  Piacenza,  Parma, 
Reggio,  e  Modena  foflero  anch'effe  partecipi  della  crudeltà  di  quel 
Tiranno,  appellato  il  Flagello  di  Dio,  abbiam  ragione  di  crederlo,  da 
che  il  fopra  mentovato  Autore  della  Mifcella  aggiugne  di  poi:  Dein- 
de AemUiie  Civitatibus  fimilìter  expoliatis ,  mviffime  eo  loco ,  quo  Mincius 
in  Padum  injluit^  cajìrametati  funt  {*)  .  Certo  quelle  erano  Città  dell'  E- 
milia.  Né  fi  dee  ommetiere  una  notizia  curiofa,  a  noi  riferbata  da  Suida, 
{b)  cioè  che  avendo  Attila  prefa  la  Città  di  Milano,  e  condotti  in  ifchia- 
vitù  i  Cittadmi,  ofiervò  a  cafo  una  Pittura,  in  cui  erano  rapprefentati  i 
Romani  Imperadori  fedenti  fopra  aurei  Troni,  con  gli  Sciti  proftrati  a  i 
lor  piedi .  Fece  egli  tofto  chiamare  un  Pittore,  e  cancellata  quella  pittu- 
ra, gli  ordinò  di  dipignere  il  Re  Attila  aflifo  in  Trono^c  gì' Imperadori 
Romani,  che  portavano  su  le  fpalle  facchi  pieni  d'oro,  e  li  volavano 
*'  piedi  di  fua  Maeilà  Unnica  . 

Intanto  fé  ne  llava  Valentiniano  Augufto  in  Roma,  e  gli  dovea 
ben  tremare  il  cuore,  all'udir  la  rovina  delle  Città,  e  i  progredì  del 
fcrociflìmo  Re.  Lafciò  fcritto  San  Profpero  (f),  che  ad  altro  non  pen- 
fava  r  hnperadore,  che  a  ritirarfi  fuori  d'Italiaj  ma  che  la  vergogna 
tenne  in  treno  la  paura,  credendofi  maflìmamentc,  che  la  crudeltà  e 
cupidigia  del  Barbaro  Regnante  dovefle  oram.ii  eflcre  fazia  colla  defo- 
lazione  di  tante  nobili  Provincie.  Ora  non  (apendo  né  Valentiniano, 
né  il  Senato  e  Popolo  Romano  qual  partito  prendere,  finalmente  fu 
riloluto  di  tentare,  fé  per  mezzo  d' Ambafciatori  fi  potefle  ottener  la 
pace  dal  crudeliflìmo  Tiranno.  L'  Autore  della  Mifcella  aggiugne,  che 
dopo  le  fopra  narrate  azioni  Attila  rellò  lofpefo,  fé  dovea  o  non  dovea 
volgere  i  paffi  alla  volta  di  Roma.  La  voglia  di  farlo  era  grande j  ma 
ficcome  fende  Giordano  (<^),  che  cita  qui  l'autorità  di  Prifco  Iflori- 
co,  i  fuoi  il  difluadcvano  coll'efcmpio  di  Alarico  Re  de' Goti,  il  quàl 

poco 


(*)  Drfoi  /pagliate  fat^tmnte  le  Città  delP  Emilia ^  finalmente  là,  dove  il 
Mincio  sbocca  nel  Pè,  s^  accampannt . 


Annali     d'  Italia.  135" 

poco  fopravifle  dopo  la  prefa  di  Roma.  In  quello  ondeggiar  di   peri-  Era  Vo!g. 
fieri  arrivarono  gli   Ambafciacori   Romani,  e   il  trovarono  attendato,  Ann 0451. 
dove  il  iMincio  fi  fcarica  nel  Pò,  cioè  a  Govcrnolo,  eflcndofi  meffb 
quivi,  per  quanto  fi  può  credere,  a  quartiere  pel  verno  fopravenuto. 
Forfè  ancora  l'arrivo  d'cfTì  Ambafciatori  fiiccedette  folamentc  nell'An- 
no feguencc .  Furono  effi.  il  Santo  Papa  Leone,  vfwVwa  Confolare,  cioè 
che  era  ftato  Confole,  e  Trigezio,  che  fembra  eficre  flato  Prefetto  del 
Pretorio.  Confidava  aflaiffimo  l' Imperadore   nell'eloquenza  ed   abilità 
di  San  Leone,  né  s'ingannò.  Perorò  con  tal  forza  e  garbo  il  Pontefice, 
che  il  fuperbo  Tiranno  divenne  manfueto,  e  con  accettar  la  pace  pro- 
mifc  di  tornarfene^  alle  fue  contrade ,  e  l'cfeguì.  L'andata  di  San  Leo- 
ne ad  Attila  è  atteflata  da  San  Profpero  (^),  dall'Autore  della  Mifcel-  (1)  Proffer 
la  (^),  da  Caflìodorio  (0»  da  Vittor  Turonenfc,  da  Giordano  Stori-  itide»*. 
co  00 >  e  da  una  Lettera  fcritta  da  Vefcovi  Orientali  a  Simmaco  Pa-  ^^^rf//^'"'' 
pa  (0.  Nella  fuddetta  Mifcella  poi  fi  legge,  che  interrogato    Attila,  /,/.   j^. 
come  egli  fi  folle  indotto  a  far  tutto  ciò,   che  il   Romano  Pontefice  (e)  c.i/Jìod. 
gli  avea  richiedo:  rifpofe  di  aver  veduto  preflb  quel  Vefcovo   un  al-  ^»  chron'ud. 
tr'Uorao  di  prefenza  più  venerabile-,  che  con  una  fpada  fguainata  il  ■ylp'"''^''"' 
minacciava,  fé  non  acconfcntiva  alle  fue  dimande.  E'  da  ftupire,   co-  ^g,  )„,c^  £. 
me  nelle  Vite  de' Romani  Pontefici   attribuite  ad    Anaftafio  Bibliote-  pijiol.  Sym- 
cario,  R  racconti  bensì  l' Ambafceria  fuddetta  di  San  Leone,  ma  fcn-  machi  l'a- 
za  dir  parola  di  quel'  miracolo.  In  oltre  Caflìodorio  fcrive  in  una  fua  ^''• 
Lettera,,  che  infieme  con  Carpilione  Figliuolo  d' Aczio   fu   fpedito  ad 
Attila  fuo  Padre,  e  che  alla  di   lui  eloquenza  riufcì   di   placare  quella 
crudeliflìma  beftia.  Il  Sigonio  C/)  rapporta  qui  una  particolarità  degna  {i)sigon.de 
d'oflervazionej  cioè,  che  Valentiniano  Augufto  fui  principio  di  quella  ^'"J"'-  °'" 
guerra,  fenza  perderfi  d'animo,  chiamò  in  Italia  un  groflb   corpo  di  "  '"  '  '^^' 
Goti,  de' quali  fecondo  Procopio  furono   condottieri  Alarico,  ed  An- 
tala;  e  polle  buone  guarnigioni  nell'Alpi  Giulie,  per  le  quali  fi  pafl^à 
dalla  Pannonia  in  Italia,  fortificò  e  provvide  del  bifognevole  Aquileia, 
e  l'altre  Città  per  le  quali   fi   va  al   Pò.   Aggiugne,   che   la  cagione 
dell' eflerfi  ritirato  Attila  di  là  dal  Pò,  fi  dee  attribuire  ad  Aezio  Ge- 
nerale di  Valentiniano  Augufto,  il  quale  valorofamente  gli  era  alle  fpal- 
Ic  con  un'Armata,  che  l'andava  incalzando  e  pizzicando.   E   qui  cita 
il  Sigonio  le  feguenti  parole  di   Giordano    Iftorico:    Attila,   recoUeBis 
viribus,  Jquìlejam  yji  magna  diu  obfejfam  capit ,  ac   circumquaque  prcedis 
C«f  cadibus   furibundus  bacchatur-,  ad  quem   Fakntinianus   Imperator  Pa- 
pam  mittens ,  pacem  cum  eo  fecit ,  exercitufque  ejus  fame ,  pe/ìe ,  morbo ,  Cte- 
dibufque  infuper  ab  Aetio  attrituSy  eitm  reverti  fecit .  (*)  Può  cflere  che  il 

Sigo- 

(*)  Attila  y  raccolte  di  nuovo  le  forze  y.  prende  Aquileia  con  gran  violen- 
za da  lungo  tempo  ajfediata,  e  per  ogn'  intorno  infokmifce  furibon- 
do per  le  prede  ,  e  le  flragi  ;  a  cui  f^alentiniano  Imperadore  man- 
dando il  Papa  ,  fece  pace  con  quello  ;  e  il  fuo  e  [eretto  rifinito  dal- 
la fame  ,  peftey,  malattia ,  e  ài  più  da  Aezio  colle  fìragi ,  lo  fece 
tornare  indietro. 


1)6  Annali    d'Italta. 

Era  Volg.  Sigonio  abbia  letto  in  Procopio  quanto  egli  riferifcc,  quantunque   io 
ANN04SÌ.  non  ve  l'abbia  trovato;  ma  per  conto  del  pa(To,  ch'egli  rapporta  di 
Giordano,  non  lo,   onde  l'abbia   egli   prelo.   Certo   nell'edizione  del 
Padre  Garezio   Bcnedittino,  e   nella  mia  confrontata  coirantichiirimo 
{3.)Rer.ita-  tefto  -dell' Ambrofiana  (<»),  non  companfcono  quelle  parole,   le   quali, 
bear.  Seri-    fg  lunitleflero,  porgerebbono  motivo  di  credere,  che  aggiunta  alle  per- 
L'part!"!.    ^"^^""1  ^'  San  Leone,  l'apprenfione  del  valore  e  delle  forze  d'Aczio, 
<juel  Barbaro  fi  fofle  ridotto  alla  ritirata.    All'incontro  abbiamo  l'ati- 
(b)  Proffer  {orità  di  San  Profpero  {i),  oppoRa  all' aflcrzionc  fuddetta.  Eccone  le 
I»  chrenic.   parole  al  prefente  anno:  Attila^  redintegratis  viribus ^  quas  in  Italia  ami- 
pYAt ,  Italiam  ingridi  per  Pannonias  intendit  ;  ìtibil  Duce  nofiro  Jetio  fe- 
cundum   prioris  bdli    opera   perfpiciente  :  ita.  ut  ne  dufuris    quidem  Àì- 
piiim ,   quibus  hojies  prohiberi   poter  ani ,  uierctur  :  hoc  folnm  [pei  fuis  fa- 
perejfe  exiflimans  ^  fi  ab   ornili    Italia,    cum   Impsratore    dijcedcret    (  *  )  . 
iVla  non  è  perciò  da  difprezzare  il  racconto  del   Sigonio  j    perciocché 
(e)  idAuus  Idacio  (f)  fcrifle;  Che  nel  fecondo  anno  del  Principato  di    Marciano, 
in  chmnico.  gli  Unni,  da' quali  era  meffa  a  facco  l'Italia,  dopo  aver  eglino   defo- 
late alquante  Città,  rimafero  rairacolofamcnte  cftinti,  parco  per  la  £i- 
mc,  parte  per  un  certo  morbo,  e  per  alcune  calamità  venute  dal  Cic- 
lo. E  che  avendo  l' Imperador  Marciano   mandati  foccorlì   di   milizie 
ad  Aezio,  quelli  tagliò  a  pezzi  non  pochi  de' nemici,  in  maniera  clic 
furono  alhetti  a  far  la  pace  co' Romani.    Sant' Ifidoro,    fìccome  que- 
gli, che  fu  copiatore  d' Idacio,  racconta  lo  (leflo. 

Né  fi  dee  tacere,  che  Attila  per  atteftato  concorde  di  Giorda- 
no e  dell'Autore  della  Mifcella,  prima  di  ritirarli,  minacciò  la  total 
rovina  all' Italia,  fé  non  gli  foffe  inviata  con  ricchiflìma  dote,  e  con 
aficgnaile  una  porzione  del  Regno,  Onoria  Sorella  di  Valentiniano  Aii- 
gulto,  cioè  quella  fvergognata  Principcira,  che  ficcome  abbiam  vedu- 
to di  (opra,  aveva  incitato  lo  ftefTo  Attila  a  muovere  l'armi  cuntra  del 
Fratello,  per  ifperanza  di  acquiftare  la  libertà,  e  di  fpofare  quel  Re 
villano.  Ed  è  probabile,  che  gli  folle  prome(la,  affinchè  il  Barbaro 
,j>  non  tardallc  a  levarfi  d'Italia.   Il  Du-Cangc  (^)  pretende  ancora,  che 

cJngius  m  quella  PrincipefTa  in  fatti  gli  folTc  fpeditaj  ma  non  veggo  alcuno  de 
Tamil.  By-  gli  antichi,  chc  l'afierifca.  Fu  ben  ella  promeflli,  ma  fi  dovettero  tro- 
z.Ant.  f.  73.  yaj.  varie  fcufe  ed  intoppi,  tatìto  che  la  morte  d'Attila,  che  da  lì  a 
non  molto  accadde,  mife  ancor  fine  alle  ambiziofe  lue  pretcnfioni.  E 
perciocché  niuno  de  gli  Scrittori  parla  più  da  li  innanzi  d'cfi'a  Ono- 
ria,  non  è  improbabile,  che  per  li  fuoi  misfatti  le  foflero  abbreviati  i 
giorni  della  vita,  o  pur  ch'ella  con  fuo  comodo  li  terminafTc  in  una 

prigio- 

(*)  Attila ,  rimejft  le  forze ,  che  perdute  avea  nell'  Italia ,  per  le  Panno- 
nic  pretende  entrare  in  Italia  ;  il  nojlro  Generale  Aezio  dopo  le  fati- 
che della  prima  guerra  niente  offervando  bene:  talché  neppur  fi  pre- 
valfe  delle  cbiufe  deU^ alpi,  dalle  quali  poteanfi  tener  lontani  i  nemici: 
queflu  fola  fperanza  fliritindo  refiare  a'  fuoi .^  di  partire  affatto  daW  l- 
talia  celi'  ìmperadere . 


Annali    d'  Italia.  1.37 

prigione  fegreta.  Fu  in  queft'Anno,  che  Marciano  Augufto  pubblicò  Era  Vo'g. 
un  Editto  (<»)  contro  i  feguaci  de  gli  errori  d'Eutichete,  con  intimar  A.\no45i. 
loro  varie  pene.  Similmente  egli  con  altro  Proclama  dichiarò  l'inno-   ^J"^   ''''^"'. 
cenza  e  fantità  di  Ttaviano  Patriarca   morto  in  cfìlio.    Abbiamo  anche  /.vcIj;""^^! 
da  Marcellino  Conte  W ,  aver  egli  ordinato  in  queft' Anno,  che  inno-   do:ie,ifis. 
vi  Confoli  in  vece  di  gittar  danari  al   Popolo,  gi'impiegafìero   in    ri-  (p)  M-ircel- 
farcirc  1'  Acquidotto  di  Coftantinopoli...  Doveano   probabilmente   fuc-  {"^- J^oma 
cedere  ferite  e  morti  in  quel  popolare  tumulto.  Per  lo  contrario  Va-  '"     '^'>">">- 
Icntiniano  Imperadore  in  quefto  medcfimo  Anno  sì   funefto   all'Italia,    • 
con  una  fua  Legge  (f)  riurinfe  la  giurisdizione  de'Vcfcovi,  ordinan-  (e)  Tom.  4 
do,  che  i  medclimi  non  potcìrero  giudicar  caufe  criminali,  e  ne    pur  Cedic. 
le  civili  fra'Cherici)  e  fé  le  giudicailcro,  fofle  folo  per  compromeiTò;  "^^eedof. 
rifcrbando  loro  unicamente  quelle  di  Religione.    Vietò  ancora,  che    i  -^rf^'"^- 
Curiali,  i  Servi,  e  Mercatanti  del  corpo  della  Mercatura,  non  fi  pò-     "'  ^^' 
tefTero  far  Preti  ne  Monaci .  Molti  altri  punti  fon  ivi  detcrminati .  Tro- 
varono i  lulTeguenti  Augufti  indecente  quella  Legge,  e  però   la  fcar- 
tarono.  Intanto  il  Cardinal   Baronio  alla  indebita  pubblicazion  d'efìli 
attribuifce  tutte  le  disgrazie  accadute  in  queft'Anno,  non  a  Valcnti- 
niano,  che  ftava  a  divertirfi  in  Roma,  ma  alle  Città  della  Venezia, 
Infubria,  ed  Emilia,  che  ninna  colpa  aveano  di  quello  Editto.  Oltre 
di  che  cflendo  data  quella  Lege  nel  di  ij-.  d'Aprile  del  prcfente  An- 
no, Attila  verifimilmente  era  già  calato  in  Italia,  e  ftava  digrignando 
i  denti  fotto  l'oftinata  Aquilcia.    Veded  eziandio  un'altra   Legge  U)  (d)  ihidtm 
dello  fteflb  Augulto  data  in  Roma  a  di  zp.  di  Giugno  intorno  a  i  tri-  Tit.  ij. 
buti,  che  doveano  pagare  i  Mercatanti  di  porci,  buoi,  e  pecore;  do- 
ve parla  dell'attenzione  d' Aezio  Patrizio /j^^  le  cure  della  guerra .,   t  lo 
firepito  delle  trombe.  Da  ciò  ricava  il  Sigonio,  che  Aezio  aveffc  rauna- 
to  un  gagliardiffìmo  efercito  da  opporre  ad  Attila >  ma  altro  non  ne  fo 
trarre  io,  fé  non  che  Aezio  anche  in  que' tempi  sì   fconvolti   penfava 
ad  impedire,  che  non  foflc  defraudato  de' tributi  l'Erario  Imperiale,  e 
che  efll  tributi  con  regoh  e  proporzione  fi  pagafTcro .  Eficndo  manca- 
to di  vita  in  Napoli  ^odvult  Deus  Vefcovo  di  Cartagine,  efiliato  da 
Genfcrico  Re  de'  Vandali,  tanto  fi  adoperò  Valentiniano  Augufto  pref- 
fo  quel  Re  barbaro,  che  Ci  contentò,  che  fofic   ordinato    Vefcovo  in  ^^W/W 
efla  Città  di  Cartagine  Deogratias ^  uomo  di  mirabil  Carità,  ed  infigne /«/-/Jf/!/. 
per  altre  Virtù,  ficcome  aitefta  Vittore  Vitcnfc  {e),  vandal. 


Tom.  IH,  S  Anno 


138  Annali    d' Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccliii.  Indizione  vi. 
di  Leone  Papa  14. 

di  Valentiniano  III.  Imperadorc   ip. 
di  Marcianp  Imperadore  4. 

Confoli  <  ViNcoMALO,  ed  Opilione. 

Era  Volg.  'TP Ornato  che  fu  Attila  nella  Pannonia,  inviò  torto  Tuoi  Ambafcia- 
ANN04S3.     X     tori  a  Marciano  Augullo,  facendogli  fapere,  che  fé  non  gli  man- 
dava i  tributi,  o  fia  i  regali  annui  promefll  da  Teodofio  II.  fuo  Prc- 
dccelTore,  fi  afpettafle  pure  il  guaito  alle  lue  Provincie,  ed  ogni  al- 

(a)  Prifcus  tro  piti  rigido  trattamento.  L'abbiamo  da  Prifco  I dorico  (»>  di  que' 
JiT  \  •  ^^"^P''  ^  '°  rifcrifce  ancora  Giordano  (^)  con  aggiugnerc  egli  folo  una 
J^'"^o  ■^■"  particolarità  di  gran  riguardo,  la  quale,  fé  è  vera,  molto   e   da   mar 

(b)  Jordan,  ravigliarfi ,  come  non  fia  almeno  accennata  da  San  Profpcro ,  da  Ida- 
dt  Rtb.  Get.  ciò,  o  da  Sant'I fidoro.  Cioè  che  Attila  minacciava  bensì  l'Imperio 
'^''^  43-        d'Oriente,  ma  le   fue   mire   di    nuovo  erano   centra  dell'Occidente. 

Gli  ftava  fitta  nel  cuore  la  rabbia,  perchè  i  Vifigoti  della  Gallia  gli 
aveflero  data  una  si  difgullofa  lezione  nella  battaglia»  che  narrammo 
di  fopra,  e  ne  voleva  vendetta  .  Pensò  dunque  di  aflalire  e  foggiogar 
quegli  Alani,  che  abitavano  nella  Gallia  di  là  dal  fiume  Ligeri,  ap- 
pellato oggKlì  la  Loire .  E  molTofi  dalla  Dacia  e  Pannonia,  dove  al- 
lora gli  Unni  con  diverfc  Nazioni  fue  fudditc  dimoravano,  pafsò  pel 
cuore  della  Germania  a  quella  volta.  Allora  Torifmondo  novello  Re 
de'Vifigori,  prefentito  il  difegno  del  Barbaro,  non  fu  pigro  ad  ac- 
correre con  tutte  le  fue  forze  in  aiuto  de   gli    Alani,  e  a   prevenire 

(e)  MarcelL  l'arrivo  d' Attila .  Giunti  colà  gli  Unni,  fi  venne  ad  un  fatto  d'armi, 
Comes  in  che  riufcì  quafi  fimile  al  precedente,  in  guifa  che  l'altèro  Attila  fcor- 
fdTowr  ^^^°  ^^  coftretto  a  ritornarfene  fenza  trionfo  e  fenza  gloria  alle  fue 
Grlgorn'  contrade.  Ma,  come  diflì,  niun  altro  Storico  fra  gli  antichi  dice  una 
Turonenfis  menoma  parola  di  quello  fatto.  Nulladimcno  avendo  Giordano  avuta 
Ruìnart.  fotto  gli  occhi  la  Storia  perduta  di  Prifco,  non  fé  gli  dee  facilmente 
Va"^"iai'  "^g^r  credenza  in  quello .  E  tanto  più  verrebbe  ad  clTere  credibile 
(O  Profptr  il  di  lui  racconto,  le  la  morte  del  feroce  Attila  folTe  fucceduta  nell' 
in  Ghronic.  Anno  fuflcguente,  come  vuol  Marcellino  Conte  (f),    perchè    non   a- 

(f)  Profpir  viebbc  il  Re  barbaro  lafciate  in  ozio  le  fue  armi  nell'Anno  prefente. 
'chlolilcf.      •^8S''^"g^''i  ^he  Fredegario  (f>0  racconta  due  Battaglie  fucccdute  fra 

(g)  idaèius  Attila  e  i  Goti}  e  benché  vi  fia  della  confufione  in  quel  racconto  sì 
in  chronic.  pel  tempo ,  comc  pel  luogo,  pure  fi  fcorgc,  ch'egli  mette  il  fecondo 
(h)  ìfidorus  conflitto  fdtto  da  Torifmondo,  elTendo  già  morto  fuo  Padre.   Ma  San 


tn   Chronuo 


GotiZ         Profpcro  (0,  Profpcro  TironeC/),  Idacio  U),  Sant'Ifidoro  W,  Caf- 

fiodo- 


Annali    d'  Italia.  139 

Godono  (")  e  l'Autore  della  Mifcella  (^),  fenza  narrar  punto   alcun  Era  Volg. 
ritorno  d'Attila  nella  Gallia,  dicono  fotto  il  prefente  Anno,   ch'egli  ANN04S3. 
appena  tornato  al  luo  paefe  finì  di  vivere  e  d'inquietare   il   Mondo.  ^^^ (^"f'°f' 
La  maniera  della  fua  morte  fu  da  beftia."  Marcellino  fcrive,   che   fu  ^^   ù^ftòr".' 
fcannato  da  una  donna,  fé  pure  i  noftri  Storici  Italiani   non   han    qui  Mifcdl. 
per  odio  alterata  la  verità.  Merita  maggior   fede   Giordano   (0,   che  ^'*-  in- 
cita ancor  qui    la   Storia  di    Prifco    Autore   contemporaneo,   allorché  '^^^  ^^"'^'^^j 
narra,  che  avendo  voluto  il  crudele  e  libidinofo  Re  menare  una  nuova  J.  ^^„ 
Moglie,  per  nome  lldicone  fanciulla,  quantunque  fecondo  il  rito  della 
fua  gente  innumcrabili  altre   ne   aveflc,  s'imboracchiò   talmente   nel 
convito  nuzziale,  che  pien  di  vino  fino  alla  gola,  e  oppreflb  dal  fon- 
no,  fu  pollo  in  letto j  e  quivi  dal   fangue,   che   gli   foleva   ufcir.dal 
nafo,  rimale  la  notte  fuffbcato .  Eflendo  palTata  buona  parte  del  mat- 
tino fenza  ch'egli  chiamafle,  o  che  rifpondcffe  a  chi   il   chiamava,    i 
fuoi  dubitando  di  quel  ch'era,  ruppero  la  porta,  e  il  trovarono  mor- 
to. Racconta  il  medefimo  Autore  fu  la  fede  di  Prifco,  che  in  quella 
fteffa  notte  a  Marciano  Imperadore  fu  moftrato  in  fogno  l'arco  d'At- 
tila rotto:  il  che  tenuto  fu  per  buon  prefagio,  giacché  gli  Unni  fpe- 
zialmentc  metteano  la  lor  bravura  nel  facttarc .  Fu  funtuofo  ed  iniìe- 
me  barbarico  il  funerale  d'Attila.  Gli  Ufiziali  e  i  foldati  fuoi,  fecondo 
l'ufo  della  Nazione,  fi  tagliarono  parte  de' capelli,  e  co  i  coltelli  fi 
fecero  di  buoni  tagli  nel  volto,  acciocché  la  memoria  di  quell'invitto 
Combattente  folTc  pianta,  non  con  lamenti  e  lagrime  femminili,   ma 
con  fangue  virile.  Depofto  il  cadavero  fotto  padiglioni  di  feta,  gli  fe- 
cero una  fpecie  di  torneamento  a  cavallo  intorno.  Cantarono  le  di  lui 
prodezze  con  quelli  fentimcnti;  Il  gran  Re  de  gli  Unni  Attila^  Figliuolo 
di  MundzMUO^  Signore  di  fortijjimi  Popoli^  che  fole  con  una  potenza  inu- 
dita per  V addietro  ha  pojjèduto  i  Regni  della  Scitia,  e  della   Germania^ 
ed  ha  mejfo  il  terrore  in  amendue  gì"  bnperj  Romani ,  con  tante  Città  pre-_ 
fé-,  e  che  potendo  dcvajlare  il  rimanente .^  placato  per   le  preghiere  fi  con* 
tentò  di  ricevere  un  annuo  trtbuto .  E  dope  a^er  tutto  ciò  operate  con  fe- 
licità mirabile ,  non  per  ferita  ricevuta  da  tiindci ,  «0»  per  frode  de' fuoi , 
ma  con  refiare  illefa  la  fua  gente ^  fra  le  allegrie^  e  fenza  provar  dolore 
alcune^  è  morto.  Ma  chi  può  dir  quefta  una  morte ^  quando  niuno  Ja  d'a- 
verla a  vendicare?  Finquì  la  funebre  cantilena.  Dopo  tali  lamenti  fo- 
pra  la  di  lui  cafla  fepolcrale  fecero  un  gran  convito,  unendo  inficine 
il  lutto  e  l'allegria}  e  poi  feppellirono  di  notte  il  cadavero,  ferrando 
la  tomba  prima  con   legami  d'oro,   poi   d'argento,  e  finalmente  di 
ferro,  e  chiudendo  feco  armi  tolte  a  i  nemici,  e  varj  ornamenti  con 
gemme  e  lavori  preziofi .  Ed  affinché  non  fi  fapcflé  il  luogo,  a  i  mi- 
feri  Schiavi,  che  avcano  cavata  la  fofia,  e  dopo  la  fepoltura  fpianato 
il  terreno,  levarono  crudelmente  la  vita. 

Colla  morte  di  coftui  fi  sfafciò  la  macchina  dell'Imperio  degli 
Unni,  cioè  de' Tartari  j  perciocché  ficcome  narra  Giordano,  inforlcro 
liti  tra  i  Figliuoli  d'Attila  per  la  divifionc  de' Regni.  Jrderico  Re 
de  i  Gepidi,  prima  fuddiii  d'Attila,  non   potendo   foffcrirc,  che   fi 

S  t  trat' 


140  Annali    d' Italia. 

E»*  Volg.  trattaflc  di  partire  i  Popoli,  come  fi  fa  de' vili  Schiavi,  fu  il   primo 
Ann 0453.  a  prendere  l'armi  contra  de' Figliuoli  d'Attila.    Ad   cfempio   fuo   fe- 
cero lo  flcflo  altre  N azioni ^  cioè  i  Goti,  gli  Alani,  i    Svevi,   e   gli 
Eruli.  Si  venne  ad  una  battaglia,  in  cui  reftò  uccifo  Ellac  il  primo- 
genito d' Attila,  e  a  lui  più  caro  de  gli  altri.  Gli  Unni  furono  i  vin- 
ti, e  vincitori  i  Gepidi .  Però  gli  altri  Figliuoli  d'Attila    fi   ritiraro- 
no, dove  è  oggidì  la  picciola  1  artaria  al  Mar  Ncroj  e  i  Gepidi  ri- 
mafti  padroni  della  Dacia,  fecero  pace  e  lega  coli' Imperadorc  d'O- 
riente, che  fi  obbligò  di  mandar  loro  de  i  prefenti .    1    Goti   ebbero 
dipoi  la  Pannonia  per  conceflìone  de  gli  Augufti}  ed  altre   Nazioni, 
ricuperata  la  libertà,   impetrarono  altri   fiti   per  loro  abitazione.   In 
quello  mcdefimo  Anno  Torifmondo  Re  de  i  Vifigoti  in  Tolofa,  dopo 
(i)  Proffer  aver  goduto  poco  più  d'un  Anno  il  fuo  Principato  («),  perchè  troppo 
in  chronico.  alteramente  cd  infolentemente  governava,  trucidato  fu  da  Teoderico^c 
■    ^^lZ^L.  Federico  fuoi   Fratelli,  il   primo  de' quali  fu  riconofciuto  per  Re  di 
Gothorum.    quella  Nazione.  Similmente  diede  fine  a  i  fuoi  giorni  in  Coftantino- 
idaàus  in     poli  a  dì  i8.  di  Febbraio  Pulcheria  Augufta^  Sorella  del  già   defunto 
chrenico.      Imperador  Teodofio  II.  e  Moglie  del  regnante   Marciano   Augufto, 
Principefla  memorabile  per  la  fua  rara  pietà  e  faviczza.    Fu  femprc 

(b)  chro».    zelante  protettrice  della  Fede   Cattolica   (*>;  anche   nel  matrimonio 
jìUxandr.     volle  intatta  la  fua  verginità  confccrata  a  Dio;  e  fabbricò  varj  Tem- 

Marceli,    pjj  facfi  ^  e  varj  Spedali  per  gì'  infermi  e  pellegrini    con    regale    ma- 
tnC  rtnuo.  g^jg^gfjza.  Pria  di  morircnftituì   eredi  di  tutto  il  fuo  avere   i   povc- 

(c)  Tht»ph.   rellij  ed  il  piiflìmo  Imperador  Marciano,  per  atteftato  di  Teofane  C*^), 
m  chr»ììog.  benché  foflcro  immenfi  i  di  lei  beni,  pure  puntualmente  volle  efegui- 

ta  l'ultima  di  lei  volontà.  Perciò  degna  ben  fu  quella  infigne  Prin- 
cipcfia  d'eflerc  regiftrata  fra  i  Santi  non  men  prefib  i  Greci,  che  pref- 
fo  i  Latini. 

Anno  di  Cristo  ccccliv.  Indizione  vii. 
di  Leone  Papa  ij. 

di  Valentiniano  III.  Imperadore  30. 
di  Marciano  Imperadorc  j. 

Confoli    <  A  EZIO,  e  Studio. 

{&)  Pagius  Qlccome  ofiervò  il  Padre  Pagi  (^),  quefto  Jezio  Confole  non  è  il 
Cm.Baroit.  ^  celebre  j^ezio  Patrizio  Generale  di  Valentiniano  Imperador  d'Oc- 
cidente, ma  sì  bene  un  Ufiziale  della  Corte  Cefarea  di  Marciano  Au- 
gufto. In  quanto  al  fuddetto  Aezio  valorofo  Generale  delle  mi!;jic 
nell'Imperio  d'Occidente,  egli  diede  miferamente  fine  in  queft'  :^"no 
alla  vita,  non  che  alle  imprefe  fue  j  perchè  da  Valentiniano  ftefTn  im- 
pera- 


Annali    d'  Italia.  141 

pcradore,  o  almeno  per  ordine  iuo,   rcftò'  uccifo.   San   Prorpero  (a)  Era  Vo!». 
lafciò  fcritto,  che  erano  feguice  promcflc  fcambicvoli,  convalidate  da  Ani<i«4^-4. 
giuramenti  fra  Valcntiniano  Augufto  ed  elfo  Aezio,  per  la  congiun-   •j'^;^^^'?// 
zion  de'Figliuolij  e  vuol  dire,  chel'una  delle  due  Figliuole  dell' Im-  '       '     •   • 
peradore  dovca  eflere  Itata   promcfla  in   Moglie  ad  uno  de'  Figliuoli 
d'  Aezio,  fra' quali  fono  a  noi  noti  Carpi/ione,  e  Gaudenzio.  In  vece  di 
nafcere  da  ciò  maggior  lega  d'affetto,  quindi  ebbe  principio  la  difcor- 
dia  e  l'odio  fra  loro:  mercè,  per  quanto  fu  creduto,  di  Eraclio  Eu- 
nuco, il  quale  s'era  talmente  col  fuo  frodolento  fervigio  fenduto  pa- 
drone dell'animo  di  Valentiniano,  che  il  girava  dovunque  volea:  dif- 
grazia  rifcrbata  a  tutti  i  Principi  deboli,  condennati  a  lafciarfi  menar 
pel  nafo  da  qualche  favorito .  Un  giorno  adunque  mentre  Aezio  face- 
va calde  iftanze,  perchè  fi  efeguifle  la  promcfla,  e   non  fenzn  com- 
mozion  d'animo,  e  con  rifentite  parole  parlava  per  fuo  Figliuolo  all' 
Imperador  Valentiniano:  o  fofle  concerto  fatto,  o  quella   rifla  ne   fà- 
ceffe  nafcer  l'occafione,  l'Imperadore  sfoderata  la  fpada  fé  gli  avven- 
tò alla  vita,  e  per  quanto  fcrive  Vittor  Turoncnfc  (^) ,  datogli  il  pri-  (b)  vì6lir 
tao  colpo,  gli   altri  Cortigiani,  che  fi  trovarono   prefenti  e   mifero  "^-rtnenfis 
anch' cflì  mano   alle  fpade,  lo  liefero   morto  a  terra.   Erafi   per  fua  ^"J^ Z^*"" 
difavventura  incontrato  in  si  brutta  fcena  Boezio  Prefetto  del  Pretorio, 
Senatore  nobilifllmo,  perchè  dell' infigne  Cafa  Romana  Anicia,  e  pro- 
babilmente Avolo  del  celebre  Boezio,  Scrittore  del  Secolo  fufleguen- 
te.  Perch'egli  era  fommamente  amico  di  Aezio,  e  forfè  fi  volle  inter- 
porre per  quctarc  il  tumulto,  reftò  anch' egli  in  quella  congiuntura 
uccifo.  Idacjo  («)  aggiugne,  che  altri  perfonaggi ,, chiamati  ad  uno  ad  (e)  idaàus 
uno  in  Corte,  vi  lafciarono  la  vita.  Secondochè  fi  ha  da  gli   Storici,  '^ckromce. 
furono  mcfll  in  icfta  a  Valcntiniano  de  ifofpetti  contra  d' Aezio,  qua- 
fichè  egli  fuperbo  per  le  vittorie  riportate,  psr  le  fue  ricchezze,  e  pel 
credito,  che  aveva  nelle  Armate,  mcditaJTc  dt  ufurpargli  il  Trono  . 
Forfè  ancora  gli  fu  oppofto,  ch'egli  vecchio  amico  de  gli  Unni  avcf* 
fc  avuto  de  i  fegreti  riguardi  in  favore  d' Attila  sì  nella   Gallia  ,   che 
nell'Italia.   Ma  qui   Procopio   (<^)   ci   fa  fapere,   cfl^cre  flato   MaJJìmo  (à)  Prectp. 
(  pofcia  Succeflbr  neir  Imperio  )  quegli,   che  fegretamcntc  tramò  \n  l- i- (■  a- d* 
morte  d' Aezio,  per  vcndicarfi  di  Valentiniano  (ficcomc  vedremo  nell'  ^'^^'  ''*'"^' 
anno  feguentc),  e  per  levar  di  mezzo  a  i  fuoi  difegni  qucfto   potente 
oftacoloj  e  però  guadagnati  gli  Eunuchi  del  Palazzo,  operò,   che  i 
medefimi  coli' arti  loro  imprimeflcro  in  cuore  dell'  Imperadore  diffiden- 
ze e  fofpetti  in   materia  di   Stato.   Quel  che   è  certo,   ficcome  notò 
Marcellino  Conte  (*),  in  quefto  prode   Generale  venne  a  mancare   il  (e)  MantlL 
terrore  de' Barbari,  e  la  falute  dell'Imperio  Occidentale,  e  ne  feguì  Comes  in 
poco  dopo  la  rovina  dello   fteflb   Imperadore  e   dell'Imperio.   Però  chronko. 
foggiugne  Procopio,  che  avendo   Valentiniano   interrogato  un   uomo 
favjo,  le   era  (lato  bene  il  togliere  la  vita    ad  Aezio,   quefti  rifpofe  , 
che  non  potea  fapere,  fé  folfc  bene  o  malfatto  quel  ch'era  fucceduto} 
ma  parergli  d'intendere  una  fola  cofa,  cioè,   che   l'Imperadore   colla 
man  finiftra  aveva  tagliato  a  fé  fleflb  la  delira.  Inqucfl'anno  l' Impe- 
rador 


14?"  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  rador  Marciano  pubblicò  uo  Editte  i")  intorno  a  i  Matriraonj  de' Se- 
ANN0454.  natori,  con  dichiarare  quali  foflero  le  bafle  ed  abiette  pcrfone,  le  quali 
ri)  I  ^  '  ^^^  ^°^°  proibito  di  prendere  per  Mogli  fecondo  una  Legge  di  Co- 
Afptndìc.  ftantino,  e  con  decidere,  che  fofTe  lecito  lo  fpofar  Donne  ancorché 
Codic.  povere,  purché  di  natcita  ingenue,  e  di  profclTione  e  genitori  non  efer- 

Theodof.  citanti  arte  vergogoofa.  Cosi  1'  indefeflo  San  Leene  Papa,  valendofi. 
dell'animo  rettiilìmo  e  piillìmo  d'cflb  Imperadorc  d'Oriente,  calmò 
in  quefti  tempi  varj  torbidi  inforti  nella  Religione,  e  riprese  1'  am- 
bizione di  Anatolio  Patriarca  di  Coftantinopoli ,  il  quale  contro  l' auto- 
rità de'Canoni  del  Concilio  Niceno  s'era  ftudiato  di  efaJtar  la  fua  Chie- 
fa  in  pregiudicio  di  quelle  d' Aleflandria,  e  d' Antiochia.  A  perfuaGo- 
nc  fua  ancora  il  buon  Imperadore  pubblicò  nuovi  Editti  contro  gii 
Eutichiani  ed  altri  Eretici,  che  tuttavia  infettavano  colle  lor  falfe  dot- 
trine l'Oriente;  ed  infieme  confermò  i  privilegj  antcccdcntcmerrtc  con- 
ceduti alle  Chiefc  Cattoliche. 

Anno  di  Cristo  cccclv.    Indizione    viii. 
di  Leone  Papa  \6. 
di  Marciano  Imperadore  6. 
di  Avito  Imperadore   i. 

n ri-  S  Valentiniano  Augusto  per  l' ottava  volta , 

Confoli^  ed  Antemio.  ^ 


L 


'Anno  e  quefto  in  cui  l'Imperio  d'Occidente,  già  lacerato  in  va- 
rie parti  da  i  Barbari,  diede  un  gran  crollo,  e  cominciò  ad  avvi- 
cinarli alla  rovina.    11  che  avvenne  per  la  morte  di  f^akntimano  Impe- 
radore, non  naturale,  ma  violenta,  a  cui  foggiacque  egli  o  per  la  fua 
poca  prudenza,  o  pel  merito  delle   fue  poco   lodevoli  azioni.    Afcol- 
(b)  Prtcot.    tiamo  prima  Procopio  W,   che  narra  l'origine  di   quefta   Tragedia  . 
Je  Bell.         Petronio  Majìme,  uno  de' Senatori  più  illuftri  e  potenti  di  Roma,  ila- 
Vand.  l.  I.  j^  ^i^e  volte  Confolc  avea  per  moglie  una  Dama,  che  infieme   fape- 
**'■  ■*■         va  congiugnere  una  rara  bellezza  con  una  fingolar  pudicizia.    Se   ne 
invaghì  perdutamente  Valentiniano ,   quantunque    avefle   per    Moglie 
EudoJJìa^  Principefla  di  beltà  non  ordinaria;  e  conofcendo,  che  né  i 
doni,  né  Je   preghiere  e  lufinghe  avrebbono   potuto   efpugnar  quella 
Rocca,  fi  appigliò  ad  una  rifoluzion  nefanda.  Fatto  chiamare  in  Corte 
Maflìmo,  e  vintagli  certa  quantità  di  danaro,  fi  fece  dare  in  pegno  iJ 
fuo  anello;  dopo  di  che  immediatamente  fpedi  alla  di  lui  Moglie  un 
^  Mefio,  con  dirle,  che  per  ordine  di  Maflìmo  veniflc  torto  alia  Corte 

per  falutar  T  imperadrice.  Ella  preilata  fede  all'anello,  fi  mife  in  let- 
tiga, e  fu  a  Palazzo,  dove  introdotta  che  fu  da  i  Ruffiani  della  Corte 
in  una  Camera,  Valentiniano  l'aflalì,  e  non  ollancc  la  di  lei  refi  (len- 
za 


Annali    d'  Italia.  143 

aa  sfogò  le  brutali  Tue  voglie  con  effa.  Tornata  a  cafa   piena  di   ver-  Era  Volg. 
gogna  e  dolore  la  Domia,   fi  diede  ad  an  dirotto  pianto  ;    e  capitato  A  n  1*0455. 
il  Marito^  caricatolo  di  villanie  e  d'  imprecazioni  fi  sfogò   feco,   im- 
putando a  lui  l'affronto,  ch'ella  aveva  patito.  Diede  nelle  fmanie  Maf- 
fimoi  ma  ficcomc  perfona  accorta  trattenne  e  nafcofe  il  fuo  rifentiracn^ 
to,  cominciando  da  lì   innanzi  a  meditar  la    morte  à!c\V  Imperadore  . 
Prima  nondimeno  volle  sbrigarfi  di  Aezio  Patrizio,  la  cui  morte,  pei» 
quanto  abbiam  detto,  fu  fua  occulta  manifattura .  Pofcia  guadagnati  gli 
amici  di  Aezio,  ed  incitati  alla  vendetta,  per  mezzo  d'eflì  fece  levar 
la  vita  a  Valentiniano.  Anche  Teofane  C^j)  fuUa  fede,  cred' io,  di  Pro-  (a)  Thttph. 
copio,  dcfcrive  quello  Imperadore  qual  Uomo  pieno  di  vizj,  e  maf-  in  chronor. 
fimamentc  d'adulterj,  per  giugnerc  a  i  quali  non  lafciava  indietro  gì'  in- 
cantefimi.  Cedreno,  Zonar«,  e  Niceforo,  tutti  Autori  Greci,  copian- 
dofi  l'un  l'altro,  dicono  altrettanto}  maio  non  so,  perchè  mai  niune» 
de  gli  Storici  Latini  abbia  almeno  accennato  alcuna  di  tante  malvagità 
di  Valentiniaoo,  ne  come  Eudoffia   Impcradrice  amaffe  tainco  un  Ma- 
rito, quale  a  noi  vicn  fuppollo,  cioè  macchiato  di  tanti  tradimenti  alla 
fede  maritale.  Dal  folo  Apollinar  Sidonio  il  veggo   chiamato   Semivir 
amem .  Comunque   fia,  egli  è  fuor  di  dubbio,  fecondo   San    Profpe-  (b)  Profter 
ro  (^),  che  avendo  Valentiniano  imprudentemente  accettati  fra  le  fue  '"  chronico. 
Guardie  alcuni  de'foldati  edamici  d' Aezio,  già  da  lui  uccifo,  co  (loro  ^a^'cJftini'l- 
afpettarono  il  tempo  e  l' occafion  di  vendicare  la  di  lui  morte .  Ufcito  t/>  edita"!'*' 
egli  di  Roma  nel  dì  27.  di  Marzo,  fecondo  la  Cronica  pubblicata  dal  (d)  Caffi,- 
Cufpiniano  (<•),  mentre  era  intento  al  Giuoco  del  portarfi  l'un  l'altro,  dori us  in 
fé  gli  fcagliarono  improvvifamente  addoffo   coftoro,  e  con   varj    colpi  f^Cy'j^'^  ' 
il  diftefero  morto  al  fuolo.  Era  feco  quel  mal  arnefe  d'  Eraclio  fuo  Eu-  tLoL^Jìs 
nuco,  odiato  da  tutti,  come  promotore  della  rovina  d' Aezio,  e  a  lui  apttd  cani- 
pariiBcntc  toccò  una  falva  di   colpi,   per  gli   quali   cadde   morto;   né  f"""- 
alcuno  del  nuraerofo  Regale  corteggio  fi    mofTe  alkdifefa  o  vendetta   ^.^  Pf''fp'r 
del  Sovrano.  Caffiodorio  (^),  e  Vittor  Tunonenfe  (e)  feri vono,  ch'egli  chronko 
fu  uccifo  nel  Campo  Marzio .    Profpcro  Tirone   (/)   dell'  edizion  del  <dino>i.  ca- 
Canifio,  mette  accaduta  quefta  Tragedia  nel  luogo  appellato  a  i  due  ">/■ 
Lauri >  e  Marcellino  Conte  (^),  coli' Autore  della  Mifcella  W,  nomi-  ^Sl^ffY»'^' 
na  due  di  queftì  ficarj,  cioè  Ottila,  e  Trauftila,  amendue  già  fgherri  chronko. 
d' Aezio,  e  barbari  di  Nazione.  (h)  Hiftòr. 

Dopo  quefta  fcena  Petronio  M?^»*o,  autore  della  morte  non  men  Mifuiu , 
d' Aezio,  che  di  Valentiniano    \\\.   non  avendo   più  oftacolo,   nel  dì  »"/«/'.'''»• 
feguente  fi  fece  proclamare    Iraperador  de' Romani .    Il   Reinefio   (/")  l'Vf!!'"'. 
ncll  Albero  delia  Cala  Anicia  dimentico  di  porre  coftui,   quantunque   claffi.  i. 
in  una  Medaglia  riferita  dal  Gdlczio  {k)^  e  dal  Mezzabarba  (/)  egli  fi  num.  39. 
vegga  chiamato  D.  N.  FL.  ANICIVS    MAXIMVS    P.  F.    AVG.  ('V  ^'''''"" 
Ma  fé   forte  vero  ciò,  che  fcrive  Teofane  (>«),  cioè  che  quello    Maf-  a'ì'^ìl^dioi 
fimo  era  Nipote  di  quel  Miflimo,  che  a' tempi  di  Tcodofio  il  Grande   Numifm. 
ftrepitoramcnte  ufurpò  l'Imperio,  non  farebbe  egli  da   attribuire   alla  i>r>[>erator. 
Famiglia  Anicia,  perché  con  erta  nulla  avea  che  fare    MalTìmo  il  Ti-  ('"■  Thioph. 
ranno.  Però  o  Petronio  MalTimo  non  lu  Anicio,  e  quella  Medaglia  è  'grjphia""' 

fai  fa 


T44 


Annali 


D 


Italia 


Rra  Volg. 
A1ÌN0455. 


(»)  Id.  ib. 


(b)  Marcel - 
Un.  Comes 
iit  Chrtnic 

(e)  Precap. 
de  Meli 
Vandal. 

l.   1.  e.  4. 
(d)  Evagr. 
tìifi.  Eccl. 
lib.  1. 

(c)  Idacius 
in  Chrinic, 

(f)  Profftr 
in  .Chronica. 


falfaj  o,  come  è  più  probabile,  Teofane   prefc  abbaglio,  ingannato 
dalla  fomiglianza  del  Cognome.    Non   tardò    MalTimo,  dappoiché   fu 
alzato  al  Trono  Imperiale,  a  indurre  prima  colle  buone,  poi  colle  bruf- 
chc  EudoJJìa  Vedova  a  non  piagnere   l'uccifo   Imperadorc,  e  a  pren- 
dere lui  per  Marito,  giacche  gli  era   poco  dianzi   mancata  di  vita  la 
prima  Moglie.  Eudoffia  fuo  mal  grado  vi  confcnti,  perche  non  fapca, 
che  per  trama  di  lui  foflc  ftato  tolto  di  vita  l' Augulto  Conforte.  Pro- 
copio,  Evagrio,,  e  Teofane  co  i  lor  Copiatori,  cioè  Cedrcno,  Zona- 
ta, e  Niceforo,  fcrivono,  che  la  violenza   fatta  ad   Eudoffia   fu  mag- 
giore di  quel,  che  ho  detto:  il  che  poi  non  s'accorda  con   quel,  che 
foggi  ungono -,  cioè,  che  elTcndo  cffi  coniugati    in  letto,  e  ragionando 
de  gli  aiFari  loro,  Maffimo  in  confidenza  le  difle,  d'aver  egli   proc- 
curata  la  morte  di  Valentiniano  pel  grande  amore,  che  alci  portava: 
ftolto  eh' ci  fu  a  rivelare  e  mettere  quel  fegreto  in  petto  di    Donna  , 
che  fi  moftrava  tuttavia  tanto  appaffionata  pel  primo  Conforte.  Inter- 
namente a  quello  avvifo  fremè  di  fdegnò  Eudoffia,  e  pcnfando  alla  ma- 
niera di  farne  vendetta  C"),  ed  infieme  di  ricuperare  la  libertà,  giac- 
ché dopo  la  morte  di  Tcodofio  II.  fuo  Padre,  e  della  Zia   Pulcheria 
non  fapcva  fpcrar  aiuto  dall'  Imperadore  d'Oriente,  fi  appigliò  ad  una 
abbomincvol  rifoluzione,  che  tornò  pofcia  in  rovina  di  Roma  e  di  lei 
medefima.  Cioè  fpcdi  ella  fegretamente  in  Affrica  lettere  a  Genferico 
Re  de' Vandali,  pregandolo  di  venir  quanto  prima  a  vendicar  la  morte 
di  Valentiniano  già  fuo  Collegato,  con  offerirgli   ogni  affiftenza  dal 
canto  fuo.  Marcellino  Conte  (<>),  Procopio  (0,  ed  Evagrio  C^J  atte- 
ftano  anch' effi,  che  Genferico  fu  foUecitato  con  lettere  affai  calde  dalia 
furente  Imperadrice  a  venir  colle  fue  forze  contra  l'odiato  fuo  Con- 
forte. A  braccia  aperte  Genferico  accolfe  l'invito,  non  già  per  cari- 
tà verfo  d' Eudoffia,  ma  per  la  fperanza  di  un  gran  bottinoj   e  racffa 
in  punto  una  formidabil  flotta,  comparve  con  effa  alle   fpiaggic  Ro- 
mane. Secondochè  abbiamo  da   Idacio   (;<?),   Maffimo    avea  dichiarato 
Cefare  Palladio  i^igliuolo  fuo,  e  della  prima  Moglie,  e  congiunta  fe- 
ce in  matrimonio  mia  Figliuola  di  Valentiniano,  cioè  per  quanto  fi  cre- 
de, Eudocia,  chiamata  da  altri  Eudoffia,  primogenita  d'eflb  Imperado- 
re .    Per  quanto    fcrivc   San    Profpero   (/)  ,  o    fia  Profpcro  Tirone , 
s'era  già  divolgato  fra  il  Popolo,  eh'  egli  era  ftato  Autore  della  morte 
d'Aezio,  e  di  Valentiniano,  al  vedere  ch'egli  non  folamente  non  ga- 
ftigò  i  loro  uccifori,  ma  gli  aveva  anche  prcfi  fotto  la  fua   protezio- 
ne. Perciò  la  fperanza  conceputa,  che  quelto  novello  Augufto  dovcf- 
fe  riufcire  d'utilità  alla  Repubblica,  fi  convertì  in  odio  quafi  univer- 
fale  contra  di  lui.  Uditofi  poi  1' avvifo  d'cffere  approdata  in  vicinan- 
za di  Roma  r  Armata  navale  de'  Vandali ,  molti  nobili  e  popolari  co- 
minciarono a  fuggire}  e  lo  lìeffo  Maffimo,  diffidandoli   di  poter  fare 
rcfiftenza  a  quc' Barbari,  dopo  aver  data  a  tutti  licenza  d'andarfene, 
pieno  di  fpavento^  prcfe  anch' egli  lo  fpedicntc  di  ritirarfi  altrove.  Ma 
nell'ufcir  di  Palazzo,  fvcgliatofi  un  tumulto  fra  il  Popolo,  fu  da  cffo, 
e  maffimamencc  da  i  foldati  e  fervitori  di  Corte  tagliato  a  pezzi  e  git- 
tate 


Annali    d'  Italia.  145' 

iato  nel  Tevere,  fcnza  che  gli  rcftafTc  né  pur  l' onore  delh  rcpoUur:; .  Era  Volg. 
Non  tenne  l'Imperio,  fé  non  due  Meli,  e  dicialTette  giorni,  iecondo  ANN0455. 
San  Profpero,  e  però  cadde  nel  dì  11.  di  Giugno  la  morte  Tua.  Do- 
vette eziandio  reltar  vittima  del  furor  popolare  Palladio' Cao  Figliuo- 
lo, giacché  Eudocia  fua  Moglie  fi  vede  da  lì  a  non  molto  maritata  con 
Unnerico  Figliuolo  del  Re  Gcnferico.  Per  altro  ha  qualche  aria  d' in- 
verihmile  la  chiamata  de' Barbari  attribuita  ad  Eudoflìa  Augulla,  ftan- 
te  il  breve  fpazio  di  due  Meli,  in  cai  li  fuppone  rivelato  da  Maffi- 
rno  il  fuo  fegreto,  chiamato  dall'Affrica  Genlenco,  tatti  da  lui  i  con- 
venevoli preparamenti,  e  giunta  la  fua  Flotta  a  i  lidi  Romani,  per 
tacere  altri  riflelli.  Oltrediché  dopo  i  fatti  non  fi  può  dir  quanto  fia 
facile  il  Popolo  a  fognare  e  fpacciar  voci  falfe  . 

Comunque  fia,  sbarcate  le  Vandaliche  milizie,  fra  le  quali  era  an- 
che una  gran  quantità  di  Mori,  tratti  dall'avidità  della  preda,  nel  dì 
li.  di  Giugno,  e  non  già  nel  dì  li.  di  Luglio,  come  icrivc  Maria- 
no Scoto  (<j),  errore,  a  cui  non   fece   mente   il  Padre  Pagi  (^),  trovò  (a'^  Maria». 
poca  difficultà  il  Re  Genfcrico  ad  entrare  in  Roma,  rimatta  fenza  gen-  ■S'^"".'" 
te  e  prefidio  abile  a   far  difcfa,   e  lafciò   libero  il  campo  a  i  fuoi  di  /bì^^af'a» 
facchcggiarc  l'infelice  Città.  L'Autore  della  Mifcella  (f),  fecondo  la  in  Crìtic. 
mia  edizione,  fcrive  ,  che  il  fanto  Pontefice  Leone  ulcì  fuori  della  Cu-  Barin. 
tà  incontro  al  Re  barbaro,  e  non  mcn  col  fuo  venerabil  aipetto,  che  ^^j-^lf'"^' 
colla  fua  eloquenza  ottenne,  che  non  fi  uccidcrebbono  né   tormente-  ub\^. 
rebbono  i  Cittadini,  e  rellerebbono  falve  dal  fuoco  le  cale.    Durò  il 
facchcggio  quattordici  di,  ne' quali  fu  fatta   un' efatta  ricerca  di    tutto 
il  megho,  che  s'avcffero  gii  abitatori,  e  rimafe  fpogliata  la  mifera  Cit- 
tà di  tutte  le  fue  ricchezze,  che  furono  imbarcate  ed   inviate  a   Car- 
tagine. Scrive  Procopio  W,  che  coloro  alportarono  dall' Imperiai  Pa-  (d''  Promf. 
lazzo  quanto  v'era  di  buono,  né  vi  lafciarono  pur   uq   vafo  di   rame.  ^'  ^M. 
Diedero  parimente  il  facco  al  Tempio  di  Giove   Capitolino,   il  quale  j'^"*'"'- 
è  da  ftupire  come  tuttavia  fuirillcflc,  con  portarne  via  la  metà  del  tet-    '  '  ''  '"  ^" 
to,  che    era  d'  ottimo  bronzo   indorato,   &  una  delle  fupcrbe  e   mi- 
rabili rarità  di  Roma.  Corlc  fama,  chela  Nave,  in  cui  erano  condot- 
ti gl'Idoli  de' Romani,  pcrilTe  nel  viaggio.    Furono   in   oltre   menate 
in  ifchiavitù  molte  migliaia  di  Cittadini  Romani,  e  fra  eflì  per  atte- 
ftato  d'Idacio  (e),  Gaudenzio   Figliuolo  ò'  ylezio .    Provò   allora   anche  (e)  idaàut 
la  fconfigliata  Impcradrice    Eudoifia   (fé  pur   fu  vero  l'invito   fatto   a  '>^  chronic. 
Genfcrico)  i  frutti  della  fua  pazzia  in  eflcrlì  fidata  del  Re  barbaro  ed 
Eretico}  perciocché  anch' ella  colle  lue  due   Figliuole  Eudocia  e  Pla- 
cidia  corCc  la  medefima  fortuna,  efiendo  Hate  tutte  e  tre  condotte  pri- 
gioniere a  Cartagine.    Gcnferico  dopo  alcuni  anni,   ficcomc  diremo, 
diede  per  Moglie  Eudocia  ad  Unnerico  fuo  primogenito,  a  cui  ella  col 
tempo  partorì  un  Figliuolo  appellato  Ilderico .  Nella  fola  Cronica  Alef- 
fandrina  (/)  quella  Principeflà  vien  chiamata  non  già  Eudocia .,  ma  Orio-  (0  chronic: 
ria;   e   perciò  tanto  il   Du-Cange,  quanto   il  Padre   Pagi  credettero,  -^''*'»»'^''- 
ch'ella  aveflc  due  Nomi}  e  gmnfe  il  fuddctto  Pagi   fino  ad   immagi- 
nare, ch'cfla  prendcfle  dal  nome  d' Unnerico  o  fu  Hofiorico  tuo  Conlor- 
Tom.  IH.  T  te 


Era  Volg. 
A  N  N0455. 

(a)   Prifcui 
Tom.   I. 
Hijl.    Byz.. 


(b)  Hì/ìor. 
Mifeell. 
Tom.  I. 
Rer.  Italie, 
fag.  98. 


(e)  Gregor. 
Mugnus 
Uh.  3,  e.  2, 

Dialogor. 


(d)  Aaa 
Sanclorum 
in  Appena. 
Ȉ  Vit.    S. 
Paglini  ad 
diem  ZI. 
'Jmiii. 


(e)  Iftdorus 
in  Chronic. 
Vandal. 


145  Annali    d'  Italia. 

te  quello  di' Onoria .  Ma  nulla  di  ciò  a  mio  credere  fuflìftc.  Si  dee  te* 
nere  per  un  error  de'Copifti  il  nome  à"  O noria  nella  Cronica  AicHan- 
drina,  giacche  tutti  gli  altri  Scrittori  la  chiamano  folainente  Eudocia . 
E  fé  il  Pagi  loggiugne,  che  anche  Prifco  Storico  {")  di  que' tempi  le 
dà  il  nome  di  Onoria  alla  Facciata  41.  egli  prcfe  abbaglio,  perchè  fi 
attennne  alla  verfioiic  Latina,  laddove  il  tello  Greco  ha  chiaramente 
EV/»«i»,  Eudocia^  ficcome  ancora  alla  facciata  74.  Falla  eziandio  l'Au- 
tore della  Milcella  {(>}  fecondo  l'edizion  mia,  allorché  fcrive,  che  Eu- 
docia  fu  maritata  con  Trafamiindo  Figliuolo  di  Genferico .  Ma  è  ben  de- 
gna d'oiTcrvazione  una  particolarità,  ch'egli  aggiugne,  taciuta  da  tan- 
ti altri  Autori.  Cioè  che  dopo  avere  abbandonata  Roma,  i  Vandali  e 
Mori  fi  fparfero  per  la  Campania,  faccheggiando  e  incendiando  quan- 
to incontrarono .  Prefero  Capoa,  e  la  diltruflcro  fino  a' fondamenti > 
altrettanto  fecero  a  Noia  Città  ricchiffima .  Non  poterono  aver  Na- 
poli, né  altri  Luoghi  firti,  ma  diedero  il  facco  a  tutto  il  territorio, 
e  condulTero  feco  in  ifchiavitù  chi  era  avanzato  alle  loro  fpade .  Apref- 
fo  racconta,  che  Paolino  piiffimo  Vcfccvvo  di  Nola,  dopo  avere  impie- 
gato quanto  avea  pel  rifcatto  de' poveri  Criftiani,  altro  non  rellan- 
dogli  in  fine,  per  compaflìone  ad  una  mifeia  Vedova,  andò  egli  ftefib 
in  Affrica  a  liberare  un  di  lei  Figliuolo,  con  rimaner  egli  fchiavO;  ma 
conolciuta  dipoi  la  fua  fantità,  fu  lafciaio  andar  da  que' Barbari  con 
quanti  Nolani  fi  trovavano  Ichiavi.  Sembra,  è  vero,  a  tutta  prima, 
che  quefto  Autore  abbia  confufo  le  crudeltà  commefie  da  i  Goti  fot- 
to  Alarico  nell'Anno  40P.  dopo  la  prefa  di  Roma  con  quell'altra  di- 
favventura  della  medefiraa  Città .  Ma  può  flare  beniflìmo,  che  i  Van- 
dali portadero  la  loro  fierezza  anche  nella  Campania.  San  Gregorio  il 
Grande,  che  fiorì  fui  fine  del  Secolo  fufiegucnte,  narra  anch' egli  il 
fatto  fuJdetto  di  San  Paolino  (f),  quum  fav lenti um  Vandcilorum  tempo- 
re fuiffct  Italia  in  Campania;  partibus  depopulata .  E  di  qu\  fi  può  pren- 
der maniera  per  ifciorre  un  nodo  avvertito  da  gli  Eruditi,  i  quali  trat- 
tano come  favola  la  ichiavitù  in  Affrica  di  San  Paolino  j  perchè  altro 
San  Paolino  Vefcovo  di  Nola  non  riconofcono,  fé  non  quello  che  fio- 
ri a' tempi  de' Santi  Girolamo  ed  Agoflino.  Ma  il  Padre  Giannrngo 
della  Compagnia  di  Gesù  giudiciofamcnce  ofTervò  C*^),  aver  Nola  avu- 
to più  d'un  l^aolmo  per  luo  Vefcovo,  e  che  non  lotto  il  Primo,  ma 
fotto  uno  de'fuoi  Succcfrori , .  potè  fuccedcre  il  fatto  di  quella  Vedo- 
va, il  quale  incautamente  nel  Breviario  e  Martirologio  Romano  viene 
attribuito  al  Primo  San  Paolino.  Ora  ecco  dall'Autore  della  Mifcella 
autenticate  le  conghietture  del  Padre  Gisnningo,  e  dovcrfi  riferire  a 
quelli  tempi  la  diltruzione  di  Capoa  e  di  Nola,  e  un  altro  San  Paoli- 
no Vefcovo  dell'ultima  Città.  E  così  poflìam  credere,  finché  dia  l'a- 
nimo ad  alcuno  di  molcrarci,  che  in  ciò  fi  fieno  ingannati  San  Gre- 
gorio Magno,  e  l'Autore  della  Mifcclla. 

Sappiamo  bensì,  che  fi  dilungò  dal  vero  Sant'Ifidoro  in  ifcri- 
vendo  (^),  che  Genferico  folamentc  dopo  la  morte  di  .Maioriano  Au- 
gullo  prefe  e  faccheggiò  Roma:  il  che   farebbe  accaduto  nell'Anno 

di 


Annali    d'Jtalia.  147 

di  Crifto  461.  E'  troppo  patente  un  anacronifmo  tale  .    Lafciò   pari-  Era  Volg. 
mente  fcritto  Evagrio  (<»),  che  Roma  in  tal  congiuntura  fu  darà  alle  Anno4S5- 
fiamme }  ma  anch' egli   s'ingannò.    Pretende   il   Cardinal   Baronie   (i)  {^^  Evagr. 
coH'autoricà  d' Analtafio  Bibli  )tecario  (f),  che   i    Vandali    portailcro    'hÌji^'i/cciI' 
rifpetto  alle  tre  primarie  Bafiliche  di  Roma,  e  non  ne  afportalTero  i  (b)  Baron. 
facri  vafi  :  intorno  a  che  è  da  dire,  che  non  è  ben  chiaro  (\\ii\  paflo.  -^nnal.  Ecc. 
Certo  è  bensì,  che  una  gran  quantità  di  facrc  fuppellettili  con  gem-  {^'^""ft^f- 
me  e  vali  d'oro  e  d'argento,  tolta  alle  Chiefe,  trafpoitata  fu  in  Af-  „;j  MarrA' 
frica  da  quo' masnadieri .  E  Teofane  (.d)  aggiugne,  che  furono  del  pari  (dj  iheoph. 
menati  via  i  vafi  del  Tempio  di  Gerufalcmme,  che  Tito  Impendore  'nchrtncir. 
dopo  la  prefa  di  quella  Città  avea  condotto  a  Roma.  Quelli  poi,  al- 
lorché Belifario  riacqui  Ilo  1' Affrica  al  Romano  Imperio,  per  attcllato 
di  Procopio  (f)  furono  trasferiti   a   Cotlantinopoli .    Si   raccoglie   poi  (e)  Proctp. 
da  San  Leone  Papa  (/),  che  fu  iftituita  una  Fella  in   Roma   in   rin-  '^'  ^'^^■ 
graziamenco  a  Dio,   perchè  i  Barbari  avcflero  con   andarfenc   lafciata  J^^'"'"'' 
in  libertà  quella  Città.  Del  pari  merita  bene  d'cflere  qui  rammentata  ({j  sérmo^ 
r incomparabil  carità  di  Deograzias  Vefcovo  di  Cartagme,  di  cui  ab-  8r.  s.  Le$- 
biam  parlato  di  iopra,  giacche  quella  viene  a  noi  dcfcritta  da  Vittore  ""  '»  o*^"- 
VitenfcC^).  Giunterò  in  Affrica  tante  migliaia  di  fchiavi  Criftiani,  e  L''^  -^("fi"^- 
ne  fecero  la  divifion  fra  loro  i  Vandali  e  i  Mori,  con  rcflar  feparati  vitin'fis'l.  x. 
fecondo  l'ufo  de' barbari  le  Mogli  da  i  Mariti,  i  Figliuoli  da  i  Geni-  dt  pirjnut'. 
tori.  Immediatamente  quell'Uomo  di  Dio  vende  tutti  i  vafi  d'oro  e  ^""dai. 
d'argento  delle  Chicle  per  liberar  quei,  che  potè  dalla  fchiavitij,  ed 
impetrare  per  gli  altri,  che  i  Mariti  llelTcro  colle  loro  Conforti,  e  i 
Figliuoli  co  i  lor  Padri .  E  perché  niyn  luogo  badava  a  capire  tanta 
moltitudine  di  miferi  Crilliani,  deputò  per  eflì  le  due  più  ampie  Ba- 
filichc  di  Faufto,  e  delle  Nuove,  con  letti  o  ftramazzi  da  poter  quivi 
ripofare,  e  diede  anche  il  cibo  giornaliere  a  proporzione  delle  perfo- 
ne.  Non  pochi  parimente  di  qucgl' infelici  erano  caduti  infermi  a  ca- 
gion  dc'difagi  paliti  per  la   navigazione,   o   per   la  crudeltà  di   que' 
Barbari.  Il  lanto  Vefcovo,  benché  vecchio,  quafi  ad  ogni  momento 
li  vifitava  infieme  co  i  Medici  e  co   i   cibi,  perché  fecondo  l'ordine 
di  elTi  Medici  a  cadauno  in  fua  prefenza  venifTe  fomminiflraco   il   bi- 
fognevole.  E  non  rcllava  né  pur  la  notte   di   far   quello   efcccizio   il 
pio  Prelato  a  guifa  d'una  amorevoliflìma  balia,  correndo   a   letto   per 
letto,  e  interrogando,  come  fi  portava  ciafcuno  di  que' poveri  malati. 
Miravano  con  occhio  livido  i    Vandali    Ariani   la   mirabile   Cariti  di 
quello  Vefcovo  Cattolico,  e  varie  volte  mancò  poco,  che  fotto  varj 
pretclli  non  l' uccidelTcro .  Ma  Iddio  volle  per  sé  da  lì  a  qualche  tempo 
queflo  infignc  Operarlo  della  fua  Vigna,  con  tal  dolore  de' Cattolici 
di  Cartagine,  che  allora  maggiormente  fi  credettero  dati  in  mano  ai 
Barbari,  quando  egli  pafsò  al  Ciclo  .  Tre  anni   foli  durò  il   fuo   Ve- 
fcovato,  ma  ne  durerà  prefTo  i  Fedeli    la  memoria  nel   Martirologio 
Romano  a  dì  zz.  di  Marzo. 

Fioriva  in  quelli  tempi  con  gran  riputazione  nelle  Gallic  Jvito^ 
nominato  più  volte  di  fopra,  di  nobiliflìma  Cafa  della  Provincia  d'  Au- 

T  2  ver- 


E  R  *  Volg. 
Ann  0455. 
(a    G  rigor. 
Turonenjis 
lib.  i.  e.  II. 


(b)  Sidon. 
in    Panegyr. 
Aviti. 
(cj  (Jregor. 
ibidem  , 


(d)  Sirmon- 
dus  in  Notis 
ad  Puiie^yr. 
A  Ulti  . 
(e.)  Coltdus 
Numi/m.    , 
(0   Msdiob. 
Numijmat. 
Jmpf. 
(S>  '•  Gf. 
aerali   Le^e 
Cod.  3ulii- 
Kijn.  de    E- 
f'jcop.  o- 
Cleric. 

(h)  Prifcus 
7om.  I. 
Hifier.  Byz.. 

PH-  73- 


148  Annali    d' Italia. 

vergne,  come  fcrifTc  Gregorio  Turoncnfe  (a).  Dianzi  era  con  lode 
inrcrvenuto  a  varie  battaglie;  aveva  cfercitata  la  carica  di  Prefetto 
del  Pretorio  delle  Gallie,  ed  ultimamente,  mentre  egli  fi  godeva  la 
Tua  quiete  in  villa,  Maflimo  Augulto  ,  conofcente  non  meno  del  di 
lui  merito,  che  della  probità  e  valore,  l'avea  dichiarato  Generale  dell' 
efercito  Romano  in  quelle  parti  .  E  ben  ve  n'era  bifogno,  perché  i 
Vifigoti,  i  Franchi,  ed  altri  Popoli,  udita  la  morte  di  Valentiniano, 
commciavano  a  far  movimenti  di  guerra.  Né  folamente  gli  conferì 
Maflìmo  quefta  dignità,  ma  gli  ordinò  fopra  tutto  di  flabilir  la  pace 
con  Teoderico  II.  Re  dc'Viiigoti.  A  tale  effetto  avendo  Avito  man- 
dato avanti  MeJJìano  Patricio  a  parlare  col  Re,  anch' egli  appreflo  pafsò 
a  Tolofa,  e  quivi  intavolò  la  Pace  defiderata  .  Quand'ccco  giugncrc 
nello  (leffo  tempo  la  nuova,  che  Maflìmo  Imperadore  era  Itato  ta- 
gliato in  brani  dal  Popolo  e  da' Soldati,  e  che  Genferico  entrato  in 
Roma  avea  quivi  lafciata  la  briglia  alla  Tua  crudeltà.  Allora  gli  Ufì- 
ziali  Romani,  e  il  medcfìmo  Re  Teoderico,  configliarono  a  gara  A- 
vito  di  prendere  le  redini  dell'  Imperio  ,  giacché  il  Trono  Imperiale 
era  voto,  né  fi  facea  torto  ad  alcuno;  e  in  Roma  allora  altro  non 
v'era  che  pianto  e  miferia ,  Gli  promifc  Teoderico,  oltre  alla  pace, 
anche  l'aflìflenza  Tua  per  liberare  l'afflitta  Città,  e  far  vendetta  di 
Genferico.  Se  crediamo  ad  Apollinare  Sidonio  (i),  marito  d'una  Fi- 
gliuola d'  Avito  flcfTo,  celi  ripugnò  non  poco  ad  accettar  quella  fplcn- 
didifTima  offerta,  e  fecefi  molto  pregare;  ma  Gregorio  Turonenfe  (0 
pretende,  che  egli  flefTo  fi  proccurafle  un  sì  maeftofo  impiego.  In 
Tolofa  dunque  fu  conchiufa  la  di  lui  afTunzione  al  Trono  Cefareo} 
ed  cfiendo  egli  poi  venuto  ad  Arles,  luogo  di  fua  refidenza,  in  efla 
Città  col  confentimcnto  dell' Efercito  e  de' Popoli  fu  compiuta  la  fun- 
zione, con  cfTer  egli  proclamato  Imperadore  Augulto,  e  col  pren- 
dere la  porpora  e  il  diadema.  Credefi,  che  ciò  feguilFe  nel  dì  io.  di 
Luglio.  Da  un' Ifcnzionc  riferita  dal  Padre  Sirmondo  {d)  polliamo 
raccogliere,  che  quello  Imperadore  portafie  il  nome  di  Eparchio  Avi- 
to. In  una  fola  Medaglia  riferita  dal  Goltzio  (0,  e  dal  Mczzabarba  (/), 
elfo  viene  intitolato  D.  N.  FLAVI VS  MìECILIVS  AVITVSj  ma 
non  tutte  le  Medaglie  pubblicate  dal  Goltzio  portano  l'autentica  con 
loro,  e  lenz'akre  pruove  la  fua  non  e  qui  decifiva.  Marciano  Augutlo 
in  queft' Anno  fi  moftrò  favorevole  al  Clero,  ordinando  (^)  che  fofTc 
lecito  alle  Vedove,  Diaconcfle  e  Monache,  di  lafciare  nell'ultima  vo- 
lontà ciò,  che  loro  piacefTe,  alle  Chicle,  a  i  Cherici  e  Monaci:  il 
che  prima  era  vietato  per  una  Legge  di  Valentiniano,  Valente,  e  Gra- 
ziano a  cagion  d'alcuni,  che  frequentavano  troppo  e  con  troppa  avi- 
dità le  cale  d'effe  Femmine  fotto  pretefto  di  Religione.  Può  anche 
appartenere  al  prefente  Anno  ciò,  che  vien  raccontato  da  Prifco  Sto- 
rico {h)  di  quelli  tempi.  Cioè,  ch'cffo  Imperador  Marciano,  da  che 
ebbe  intel'o  il  facco  di  Roma,  e  che  Gcnicrico  aveva  condotta  feco 
in  Affrica  r  Augulla  £?/io^<»  colle  Principelfe  Figliuole,  non  potendo 
rimediare  al  male  già  fatto,  almeno  Ipcdì  Ambafciatori  al  Re  bar- 
baro, 


Annali    d'  Italia.  r+9 

baro,  comandandogli  di  guardarti  dal  più  moleftare  l'Italia,  e  cheti-  Era  Volg 
mettcìTe  in  libertà  la  Vedova  Imperadrice  colle  Figliuole.  Genfcrico  ANN045S 
fé  ne  rife  ,  rimandò  i  Legati  con  fole  buone  parole,  fenza   voler   li- 
berare quelle  Principefle  .  Dimorava  tuttavia  in  quelli  tempi  nella  Città 
di  Gerulalemmc  £«^o«.i  o  Ila  Atenaìde ^   Vedova  di   Teodofio  li.  Im- 
pciadore,  e  Madre  della  luddecta  Eudoffia  Augufta.  Racconta  Cirillo 
Monaco  nella  Vita  di  Sant' Eutimio  Abate  W,  che  quella  PrincipefTa  (a)  CtttU- 
feguitava  1' Erefia  de  gli  Eutichiani,  e  per  quante  Lettere   le   andaf-  rms  Tom.  4. 
fero  fcrivendo  Valerio  luo  Fratello  (Faleriano  è  ciucili  chiamato  ^ella  ^^^"J"""^'^ 
Cronica  d' A leiraiidria)  ed  0//^m  Genero  di  Tua  Figliuola,  perchè  ab- 
bandonane quella  Setta,  mai  non  s'induflc  a  cangiar  fentimenti .  Si  fa 
ancora,  che  San  Leone  Papa  (*)  fcrifle   alla   medefima  Lettere   efor-  W  L">  Ma- 
tatorie  per  quello,  ed  altrettanto  avea  fatto  Valcntiniano  III.   Augudo  ^^'^"'ajjù. 
fuo  Genero;  ma  fempre  indarno.  Giunfe  finalmente  a   lei   la   funefta  liànum. 
nuova,  eh' eflb  V^alentiniano  era  (lato  uccifo,  e  che  la  Figliuola  colle 
Nipoti  era  (lata  condotta  prigioniera  in  Affrica:  allora  Eudocia,  bat- 
tuta da  tanti  flagelli,  fatto  ricorfo  a  i  Santi  Simeone  Stilita ,  ed  Euti-' 
mio,  ritornò   alla   Fede    Cattolica,    con  adoperarfi    dipoi  ,   acciocché 
tnolt' altri  abiuraflcro  gli  errori  d'Eutichcie.  Le  parole  di  Cirillo  fud- 
detto  CI  fan  conofcere  vero,  quanto  fi  truova  fcritto  da  Procopio  (O,  ^f^  P''i>cip. 
e  da  Teofane C'^) , cioè  che  Placidia  Figliuola  minore  di  Valcntiniano  III.  ya„j^f  i 
Imperadore,  condotta  colla  Madre  Eudoflìa,  e   colla  Sorella.  Eudocia  ca/>.  j. 
in  Affrica  da  Gcnferico,  era  già  maritata  con  Olibrio  nobiliflìmo   Se-  (d)  Theo^ih. 
natore  Romano.  Evagrio  (f)  all'incontro  chiaramente  fcrivc,  che  Pia-  '"  chronog. 
cidia  ,  dappoiché  fu  meffa  in  libertà,  per  ordine  di  Marciano  Augujìo^  j'^)  Evagr. 
prefe  per  Marito  cffo   Olibrio^   fuggito   a   Coftantinopoli   dopo   l'en-  à;/?/£«J 
trata  de'  Vandali  in  Roma .  Ma  qui  l' autorità  di  Evagrio ,  benché  fe- 
guitata  dal  Du-Cangc  (/),  ha  poco  pefo  :    perciocché   Placidia   fola-  (0  D«- 
mcnte  dopo  la  morte   di    Marciano   Imperadore   fu   pofla   in   libertà.  <^^'»^«  f^- 
Sembra  eziandio,  che  Prifco  Klorico  di  que' tempi  afferifca  {g)  feguito  ','-^'    •'"■'' 
quel  Matrimonio  folamcnte,  dappoiché  fu  reftiruita   alla    primiera   li-  (g)  pw/cwj 
berta  quella  Principeffi,  con  dire  »'  '>-«>»^»'«"  o^iSfi.oc^  ^ioé  fecondo   la  ■^'•7'-  ^y~- 
verfione  Latina  del  Cantoclaro,  quam  duxit  OUbrius;  ma  fi  dovea  più  '^""■^■f-lA- 
giuilamcnte  iraslatare  quam  duxerat  OUbrius . 


Alino 


Ex 

A 


t^o  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  cccclvi.  Indizione  ix. 
di  Leone  Papa   1 7. 
di  Marciano  Imperadore  7. 
di  Avito  Imperadore  2. 

Confoli  in  Oriente  Varane,  e  Giovanni, 
Confole  in  Occidente  Eparchio  Avito  Augusto. 

KA  Volg.  ^J^"  pcranchc  dovca  Marciano   Augufto  avere  riconofciuto  yivif» 
KN0456.  1.^  per  Imperadore;  e  però  egli  folo  creò  i  Coiifoli  in  Oriente.  Ma 
infallibilmente  fappiamo,  che    Avito  già  dichiarato   Augullo,   ed   ac- 
cettato per  tale  dal  Senato  Romano,  anzi  invitato  da  elfo  a   Roma, 
■prete  il  Confolato  di  quell'Anno  in  Occidente.    Abbiamo  qualche  I- 
icrizione  in  tcilimonianza  di  ciò,  che-  fi  legge  anche  nella   mia  Rac- 
(i)Thefai4r.  colta  (*) .  E  fopra  tutto  rcila  il  Panegirico,  recitato  in  Roma  per  u- 
Nvvus  /»-    j^  occafione  in  onore  d'Avito  da  Apollinare  Sidonio, celebre  Scritto- 
ih)^s'i"o».     ""^  '^i  qutfti  tempi  (i) .  Il  Relando  U),  che  diffcrifce  all'anno  iWe- 
in  Panegy.  guentc  il  Confolato  d' Avito ,  non  ha  ben  fatto  mente,  che  in  quello 
Avnì.         medclìmo  anno  Avito  precipitò  dal  Trono.  Venuto  egli  dunque  a  Ro- 
^F^/?*r'"'^  ma,  fpedì  per  attellato  d'  Idacio  {à)   \  fuoi  Ambafciatori   (fors' anche 
(A)  idacius   gli  3vca  fpcditi  prima)  a  Marciano  Imperadore  d'Oriente;  e  fecondo- 
in  chronici.  che  fcrive  il  medefimo  Storico,  fu  approvata  la  fua  elezione  .  Ma  per- 
ciocché i  Svcvi,  che  fignoreggiavano  nelle  Provincie  Occidentali  della 
Spagna,  rooftravano  gran  voglia  di  far  de  i   movimenti,  anzi  infefta- 
vano  la  Provincia  di  Cartagcna,  Avito  ad  cflì  ancora  inviò   per  Am- 
bafciatore  Frontone  Conte,  e  pregò  Teoderico  II.  Re  dc'Vifigoti,  che 
anch' egli  ficcome  fuo  Collegato,   mandafl'e  un'ambafceria  a  que'  Bar- 
bari, per  indurli  a  confervar  la  pace  giurata  colle  Provincie,  che  re- 
,    llavano  in  Ifpagna  all'Imperio  Romano.  Andarono  gli   Ambalciatori, 
ma  non  riportarono  fé  non  delle   negative  da  quegli  alteri.  E  Rechia- 
rio  Re  d'effi   Svevi,  che   Riciario  è  appellato   da   Giordano   Storico  , 
per  far  ben  conofcere,  qual  rifpetto  egli  profetava  a  i  Romani  e  Goti, 
corfe  a  far  de  i  gran  danni  nella    Provincia  Tarraconenfe .   Quello  fu 
il  frutto  delle  premure  dell'  Imperadore   Avito,  e  di   Teoderico   Re 
(e)  Prìfcus   de  i  Vifigoti  ,   Oltre  a  ciò   racconta   Prifco  Illorico  (0,   che   Avito 
^i^'r^B       Imperadore  mandò  in  Affrica  altri  Ambafciatori  ad  intimare  a  Gcnfe- 
yx,.  ^.^^  j^^  ^^  .  y^j^jjjjj  l'ofTervanza  de  i  patti  ftabiliti  un  pezzo  fa  coli' 
Imperio  Romano;  perche  altrimenti  gli  moverebbe  guerra  colle  mi- 
lizie Romane,  e  de' fuoi  Collegati .  Marciano  Augufto,  probabilmente 
in  quello  medefimo  anno,  giacché  nulli  avea  fruttato  la  fpedizione  pre- 
cedente, inviò  di  nuovo  ad  cflb  Ke,  Bleda  Velcovo  Ariano,  cioè  della 
fetta  de  gli  ftefli  V^andali,  per  dimandare  la  libertà  delle  Principcflc 

Augu- 


Tcm.   I 
tìiflor. 

f'g-  73 


f 


Aknalid'  Italia.  ijr 

Augufle,  e  la  coiifervazioa  della  pace.   Bleda  parlò  alto,  minaccio,  Era  Volg. 
ma  nulla  potè  ottenere.  Anzi  Genferico  più  orgogliofo  che  mai,  fé-  Anno  4S<5. 
uitò   in    Affrica  a  perfeguitare  i   Cattolici  ,  come  a  lungo   racconta 
''ittorc  Vitcnle.  In  oltre  per  relazion  del  fuddetto  Storico  Prifco,  con 
una  numerofa  flotta  d'armati  andò  a  sbarcare  di  nuovo  nella   Sicilia, 
e  ne' vicini  Luoghi  d'Italia,  con  lafciar  la  defolazionc  dovunque  arri- 
vò. Procopio  anch' egli  artefta,  che  Genferico  dopo  la  morte  di  Va- 
Icntiniano  non  lafciò  pafTar  anno,  che  non  infeitaife  la  Sicilia  e  l'Ita- 
lia con  prede  incredibili,  rovine  delle  Città,  e   prigionia  de'  Popoli  . 
Aggiugne  Vittore  Vitenfe  (<»),  che  quello  Re  divenuto  Corlàro  co  i  W  V'^^'f  ' 
Mori  antichi  Corfari,  afflifle  in  varj  tempi  la  Spagna,  V Italia^  la  Dal-  f^'l_    ",  '  ^j 
mazia,  la  Campania,  la  Calabria,  la  Puglia,  la   Sicilia,   la   Sardegna  ,  ferfecut. 
i  Bruzj,  la  Venezia,  la  Lucania,  il  vecchio  Epiro,  e  la  Grecia,  con  per- 
feguitare daperiutto  i  Cattolici,  e  farvi  de  i  MLirtiri .    La  menxione  , 
che  quello  Scrittore  fa  della  Campania,  dà  credito  al   racconto  dell' 
Autore  della  Mifcella,  riferito  da  me  all'anno  precedente  intorno  all'ec- 
cidio di  Capoa  e  Nola,  e  al  paflaggio  in  Affrica  di    Saa  Paolino  ju- 
niore  Vefcovo  di  Nola .   Vengono  ancora   confermate   le  fcorrerie  di 
quefto  Re  crudele  dal  poco  fa  mentovato  Idacio,  fcrivendo  egli,  che 
clTendo  capitate  cinquantanove   navi   cariche   di  Vandali  da  Cartagine 
nella  GalUa,  o  pur  nell'Italia,  fpedito  per  ordine  di  Avito  Imperado- 
re  centra  coloro.  Recimere  Conte  fuo  Generale  gli    riufcì   di   tagUarli 
a  pezzi.  Soggiugne,  che  un'altra  gran  moltitudine  di  que' barbari  nella 
CorGca  era  Itata  mefla  a  filo  di  fpada . 

Vedendo  intanto  Teoderico  II.  Re  de'Vifigoti,  che  i  Svevi  fi- 
gnoreggianti  nella  Gallicia  niun  conto  aveano  fatto  de  gli  Amba- 
fciatori  loro  fpediti,  fecondochè  s'  ha  da  Idacio  (.h) ,  e  da  Giordano  (b'5  iiìaàus 
Storico  (0,  tornò  ad  inviarne  loro  de  gli  altri,  ne  quelli  ebbero  mi-  '»chroìitco, 
glior  fortuna  .  Anzi  poco  dopo  Rcchiario  Re  d'eflì  Svevi  con  groffb  I.  i^^y  ^ 
efercito  ritornò  addolìb  alla  Provincia  Tarraconcnfc  ,  e  ne  conduffe  cap.  44. 
via  un  immenfo  bottino  con  gran  numero  di  prigioni .  Giordano  ag- 
giugne, avere  nTpoilo  l'altero  Rechiario  a  Teoderico,  che  fé  non  la 
dismetteva  di  mormorare  di  lui,  farebbe  venuto  fino  a  Tolofa,  e  lì 
farebbe  veduto,  (e  i  Goti  avellerò  forze  da  refi itcrgli .  Allora  Teode- 
rico perde  la  pazienza,  e  per  ordine  dello  llcflb  Avito  Augullo,  al- 
Icltito  un  poderolb  efercito  di  Goti,  dall' Aquitania  pafsò  in  Ifpagna, 
per  fare  un'  ambafciata  di  maggior  vigore  a  que'  barbari .  Seco  anda- 
rono GnucUact,  o  fia  Chilperico  Re  de' Borgognoni ,  colle  lor  folda- 
telche.  Dodici  miglia  lungi  da  Altorga,  oggidì  Città  del  Regno  di 
Leone,  fi  trovò  a  fronte  d'elfi  il  Re  de'  Svevi  Rechiario  col  nervo 
maggiore  delle  fue  genti  prefTo  al  Fiume  Urbico  nel  quinto  giorno 
d'Ottobre.  Fccefi  un  fanguinofc  fatto  d'arme}  furono  totalmente  fcon- 
fitti  i  Svevi  j  il  Re  loro  ferito  potè  per  allora  metterfi  colla  fuga  in 
falvo.  Giunto  pofcia  il  vittoriofo  Teoderico  alla  Città  di  Braga  nel 
dì  z8.  d'Ottobre,  la  prefe,  la  diede  a  lacco,  fece  prigione  gran  quan- 
tità di  Romani ,  non  fu  perdonato  ne  alle  Chiefe  ne  al  Clero  :  in  lom- 

ma 


I5'^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  ma  tutto  fo  orrore  e  crudeltà.  Trovandoli  poi  eflo  Re  nel  Luogo  Por- 
ANN0456.  tucale,  onde  è  venuto  il  nome  di  Portogallo,  gii  fu  condotto  prigio- 
ne il  Re  fuddetto  Rechiario,  il  quale  s'era  mellb  in  una  nave  fuggen- 
do, ma  da  una  tempeila  di  mare  fu  menato  in  braccio  a  i  Vifigoti  . 
Ancorché  fofl'e  Cognato  di  Tcoderico,  da  lì  a  qualche  tempo  rcltò  pri- 
vato di  vita.  Allora  Teodcrico  diede  per  capo  a  i  Svevi,  che  s'erano 
fottomeffi  a  lui,  yiiulfo  fuo  cliente,  e  dipoi  paflo  dalla  Gallicia  nella 
Lufitania.  Ma  quello  Aiulfo  non  iftette  molto,  che  fedotto  da  i  Svcvi, 
alzò  la  tella  contra  del  fuo  benefattore}  e  male  per  lui,  perchè  ve- 
nuto alle  mani  con  Teodenco,  e  rimafto  in  quella  battaglia  prcfo  , 
lafciò  la  tella  fopra  d'un  patibolo.  Ottennero  dipoi  gli  fcontìtti  Svevi 
per  mezzo  de' Sacerdoti  il  perdono  da  Teodcrico,  ed  ebbero  licenza 
di  eleggerli  un  capo,  -che  fu  Remismondo .  In  tal  maniera  furono  ga- 
iligati  1  Svcvi,  ma  colla  defolazion  del  pacfc,  e  fenza  profitto  alcuno 
del  Romano  Imperio  j  perciocché  quelle  Provincie  vennero  fetto  il 
dominio  de  i  Vifigoti.  Tutto  quello  racconto  l'abbiamo  da  Giorda- 
no, e  da  Idacio}  e  l'ultimo  d'elli  rit'eriicc  quelli  fatti  in  due  diverli 
anni,  ma  probabilmente  non  fenza  errore,  perchè  apprefTo  nirra  la  ca- 
duta di  Avito  Imperadore,  la  qual  nondimeno  accadde  in  quello  mc- 
defimo  anno.  Il  l'uddetto  Re  Teoderico  II.  vien  lodato  allaiirimo  da 
(a)  sìdon'tus  Apollinare  Sidonio  (<»)  per  le  fue  belle  doti . 

l.i.Epìft.x.  Come  poi  cadelfe  Avito  dal  Trono,  fé   ne  ha  un   folo  barlume 

dall'antica  istoria.  Cioè  lolamente  è  a  noi  noto,  che  Avito  llandofene 
in  Roma,  ed  accortofi,  che  quivi  non  era   ficuiezza   per  lui,   merce 
della  perlccuzione  moffa  contra  di  lui  da  RicimerCy  fi  ritirò,  come  fu- 
gitivo,  adiacenza.   Dopo  la   morte  d' Aexio  era  llato  conferito  a  que- 
llo Ricimcre  il  grado  di  Generale  delle  Armate  Cefaree .  In  una  Ifcri- 
{)))  Arin-    zionc  rapportata  dall' Aringhi   (^),  egli  è  chiamato   Flavio   Ricimere  . 
[hius  Rem.     linnodio  {e)  ci  tapprefcnta  collui  di  Nazione  Go/e.  Mac  più  da  cre- 
Suhttrran.     j^,fg  j^j  Apollinare  Sidonio  Autore  contemporaneo  ,  ed   amico  d'  eilo 
/'^.V  £„^',J"  Ricimere,  allorché  attella,  ch'egli  era  nato  di  padre  Svevo,  e  di  ma- 
diut  in  vita  dre  (àott,^  e  Nipote  di  Vallia  Re  d'elli  Goti,  o  vogliam  dire  Vifigoti. 
S.  Efifhti-    Quelli  Barbari  Ibllevati  a  i  gradi  più  infigni   deli'  Imperio  Romano, 
*"•  contribuirono  non  poco  alla  rovina  d'elTo  imperio.  Se  s' ha  da  preltar 

(d)  Gregor.  ^'^'^^  *  Gregorio  Turonenic  (^),  Avito  perché  luiRiriolamcnte  viveva, 
Turinenfis  fu  abbattuto  da  i  Senatori,  ^ium  Romanum  amhijfet  Imperimn^f  luxu- 
Hi.  i.  e.  II.  rio/e  agire  volem ^  a  Seaatorihus  prujeSlus .  Peiò  da  Fredegario  nel  Com- 
Hift.  Tran-  pendio  {e)  del  Turonenfe ,  Avito  vien  chiamato  Imperator  luxuriofus . 
ié)  vrtdt-  'n  "^^•■c  <^g^'  racconta,  che  avendo  Avito,  già  divenuto  Imperadore, 
larÌHi  nifi,  finto  d'cflere  malato,  e  dato  ordine,  che  le  Senatrici  il  vifitalTero,  uso 
Frane.  Efi-  violenza  alla  Moglie  di  un  certo  Lucio  Senatore,  il  quale  in  vendetta 
'■  «'•^  7-  j,  quello  affronto  fu  cagione,  che  i  Franchi  prendclTcro  e  confegnaf- 
'°'  fero  alle  fiamme  la  Città  di  Trevcri.  Ma  fi  può  ben  fofpcttare,  che 
quelle  fieno  fole  e  ciarle,  inventate  da  chi  gli  voleamale.  In  que' po- 
chi Mefi,  che  Avito  tenne  l'Imperio,  dimorò  in  Arles,  da  cui  è  ben 
lungi  Trevcri,  e  di  là  pofcia  palsò  a  Roma.   Il  gran  pefo,  ch'egli 

prele 


tem. 


Annali    d'  Italia.  153 

prcfc  fuUc  fpallc,  gli  dovea  ben  allora  lafciar  penfarc  ad  altro,  che  E»*  Vo!g. 
a  sforzar  Donnej  e  maffimamente  non  effondo  allora  egli  uno  sfrenato  ANN0456. 
Giovane,  ma  con  molti  anni  addoffo,  giacche  fappiamo  da  Sidonio  , 
che  fin  l'anno  411.  egli  fu  dalla  fua  Patria   fpedito    Ambafciatore   ad 
Onorio  e  Coftanzo  Augufti .  Oltre  di  che  fembra  ben  poco  credibile 
l'ordine,  che  fi  fuppone  dato  da  luid'effere  vifitato  dalle  Senatoreffc 
nella  finta  infermità.  E  quando    Ila  vero,  che  Avito  dopo  aver  depo- 
rto l'Imperio,  foffe  creato  Vefcovo  di  Piacenza,   tanto   piìi   s'inten- 
derebbe, ch'egli  non  doveva  effere,  quale  vien  dipinto  dal  Turonen- 
fe,  e  dal  fuo  Abbreviatore,  perchè  lo  zelantiflìmo   Papa   San    Leone 
non  avrebbe  permeffo,  che  foffe  affunto  a  tal  grado,   chi    foffe    pub- 
blicamente macchiato  d' adulterj  e  di  fcandali .  Perciò  parmi  più  me- 
ritevol  di  fede  Vittore  Tunonenfe  (1),  che  ci  rapprefcnta    Avito   per  (a)   rìfior 
un  buon  uomo,  con  ifcri vere:  Avitus^  vir  totius  ftmplicitatis ^  in  Galliis  J^Konenfìs 
Imperium  fumit  .  In  fomma  Avito,  benché   venuto  a  Roma,  e  accet-  "*  ^  '"<>"'"■ 
tato  da' Romani,  non  tardò  molto  ad  eflerne  odiato,  fé    pur   tutta  la 
fua  disgrazia  non  fu  il  trovarli  egli  poco  in   grazia  di    Ricimerc   Ge- 
neral delle  Armate,  la  cui  prepotenza  cominciò  allora  a  farfi  fentirc, 
e  crebbe  poi  maggiormente   da  lì    innanzi,   ficcorae  vedremo.    Avito 
adunque  fcorgendo  vacillante  il  fuo  Trono,  perchè  ficcome  notò  Ida- 
cio  W,  s'era  egli  fidato  dell'aiuto  a  lui  promeffb  da  i  Goti,  ma  allo-  (b)  id^nius 
ra  i  Goti  impegnati  nelle  conquifte  in   Ifpagna,   noi   potevano   punto  *»  chrtnuo. 
affiilcre:  Avito,  diffi,  fi    ritirò  da  Roma,  e  giunto  a  Piacenza,  quivi 
depofe  la  Porpora,  e  rinunziò  all'Imperio. 

Perciocché  fi  trovò  allora  vacante  il  Vefcovato  di  quella  Città, 
per  maggiormente  accertare  il  iV^^ondo,  che  la  fua  rinunzia  era  immu- 
tabile, prefe  gli  Ordini  facri,  e  fu   creato  Vefcovo  di  effa  Città  di 
Piacenza.  Di  quello  fuo  paffaggio  abbiamo  per  teltimonj  Mario  Aven- 
ticenfe  (0,  e  l'Autore  della  Mifcella  {d) .   Vitcor  Tunonenfe  (^)  feri-  W    AUrius 
ve  anch'  egli ,  che  Ricimere  Patrìzio  fuperò  Avito ,  e  perdonando  alla  di  f^^"\"^"^- 
lui  innocenza^  il  fece  Fefcovo  di  Piacenza.  Parole,  che  ci  fanno  abba-  Mirceii.'"'' 
ftanza  intendere,  che  Avito  per  forza  fu  indotto  a  deporre  il  covrnn-  Uh'.  ly. 
do,  e  ch'egli  non  doveva  effere  quel  trillo,  che  fu  pubblicato  da  Gre-  (0  vi^cr. 
gorio  Turoncnfc,  e  molto  più  da  Fredegario.  Il   Cronologo  pubbli-  T""^;'^"/'.^ 
cato  dal  Cufpiniano  (/)  fcrive,  che  nel  di  17.  di  Maggio  (del  prefente  (q  "chrljiò- 
anno  )  Avita  fu  prefo  in  Piacenza  dal  Generale  Ricimere ,  e  che  refi»  uc-  graphus 
cifo  MeJJìano  Juo  Patrizio.  Aggiugne,  che  Remifco,  Patrizio  anch' cf-  "1""^  Cufpi- 
fo,  trucidato  fu  nel  Palazzo  di  Claffe,  cioè  fuor  di   Ravenna,   nel  dì  *"""""• 
17.  di  Settembre.   Bifogna  dunque,  che   in  Piacenza  colto    Avito  da 
Ricimere  fi  accomodaffe  alla  di  lui  violenza,  e  fi  contentaffe  di  mutar 
la' Corona  Cefarea  in  una  Mitra.  Ma  poca  durata  ebbe  il  di  lui  Ve- 
fcovato; perciocché  fecondo  Gregorio  Turonenfe  (^)  avendo  egli  fco-  /•„•)(; 
perto,  che  il  Senato  Romano  tuttavia  fdegnato   contra  di   lui,   medi-  TuronelTs'^' 
tava  di  levargli  la  vira,  prcfc   la  fuga,  e  paffato   nelle   Gallie  voleva/,  i.  e.  n. 
ritirarfi  nell' Auvergne  fua  Patria;  ma  nell'andare  alla  Bafilica  di  San 
Giuliano  preffo  Brivate  (oggidì  Brioude)   con  affaldimi  doni,   cadde 
Tom.  ni.  V  mala- 


Era  Volg. 
Anno  456. 


(a)  Evagr. 
lib.  1.  e.  7. 

(b)  Nìceph. 
l.  IJ.  e.  ir. 

(c)  Theof>h. 
in   ChrQ/iog. 


(d)  Cedriti, 
in  Hiftirìa . 

(e)  Marius 
^vtntictnj. 


(f)  Gngor. 
Turonenjis 

ì.     2.    C.    12. 


(g)  Baren. 
jinndl.  Ecc. 


I5'4  Annali    d'  Italia. 

malico  per  iftrada,  e  terminò  i  Tuoi  giorni.  Fu  egli  pofcia  feppcllito 
nella  Bafilica  fuddetta.  Anche  Idacio  icrive,  che  mentre  Teoderico 
Re  de  i  Vifigoci  dimorava  nella  Gallicia,  gli  fu  porrata  la  nuova,  che 
Avito  dall'Italia  era  giunto  ad  Arles.  Poca  fede  preftiamo  ad  Eva- 
grio  ("»),  allorché  dice  rapito  Avito  dalla  pelle  >  e  meno  a  Nicefo- 
ro  (^) ,  che  il  fa  morto  di  fame .  Conviene  bensì  afcolcar  Teofane  (0 , 
che  (otto  queft'anno  ci  fa  fapcre,  che  la  Città  di  Ravenna  fu  confu- 
mata dal  fuoco,  e  da  lì  a  pochi  giorni  Ramito  Patrizio  (appellato  Ra- 
mifco,  ficcome  abbiam  veduto,  dal  Cronografo  del  Cufpiniano)  fu  uc- 
cifo  appreflb  Claflc,  e  che  dieciotto  giorni  dopo  reftò  fuperato  Avito 
da  Remico  (  vuol  dire  Ricimere)^  e  che  creato  Vefcovo  della  Città  di 
Piacenza,  eflendo  paflato  nelle  Gallie,  quivi  diede  fine  a  i  fuoi  giorni. 
Dieci  Mefi  e  mezzo  redo  poi  vacante  l'Imperio,  nel  qual  tempo  per 
atteftato  di  Cedrcno  (<^)  fenza  titolo  d'  Imperadore  Ricimerc  la  fece 
da  Imperadore,  governando  egli  a  bacchetta  la  Repubblica.  Abbia- 
mo da  Mario  Avcnticenfe  (0  fotto  queft'anno,  che  i  Borgognoni, 
parte  de'  quali  era  paffata  in  Ifpagna,  unita  a  Teoderico  II.  Re  de'  Vi- 
figoti,  giacché  i  Goti  erano  impegnati  contro  i  Svevi  nella  Gallicia, 
e  fcarfo  era  l'efercito  Romano  nelle  Gallie,  occuparono  alcune  Pro- 
vincie d'efle  Gallie,  cioè  le  vicine  alla  Savoia,  e  divifero  le  terre  co 
i  Senatori  di  que*paefi.  Mancò  di  vita  in  queft'anno  Meroveo  Re  de' 
Franchi,  ed  ebbe  per  SuccciTore  ChiUerico  (/)  fuo  Figliuolo,  il  quale 
perchè  cominciò  a  far  violenza  alle  fanciulle ,  incorfo  nello  fdegno  dei 
Popolo,  fu  coftretto  a  mutar  aria,  e  a  rifugiarfi  appreflo  £i/ino  Re 
della  Toringia .  Era  ftato  creato  Generale  dell'  Armata  Romana  nelle 
Gallie  un  certo  Egidio.  Seppe  quefti  col  tempo  farfi  cotanto  amare 
e  ftimare  da  i  Franchi,  che  l'eleflero  per  loro  Re.  Stima  il  Cardinal 
Baronio  (^),  ed  han  creduto  lo  ftcflb  altri  moderni,  che  nel  prefente 
anno  eflì  Franchi  metteffcro  il  pie  ftabilmentc  nelle  Gallie ,  ma  ciò 
non  fuflìfte.  Seguitarono  effi  a  dimorare  di  là  dal  Reno,  finche,  fic- 
come diremo,  riufcì  loro  di  cominciar  le  conquiftc  nel  paefe  delle 
Gallie . 

Anno  di  Cristo  cccclvii.  Indizione  x. 
di  Leone  Papa   i8. 
di  Leone  Imperadore  i. 
di  Maioriano  Imperadore  i. 


i 


(hi)  Zonar. 
.Annal.l.14. 


Confoli    ^  Flavio  Costantino,  e  Rufo. 

ERa  giunto  Marciano  Augujlo  all'  età  di  fcttantacinque  anni ,  quando 
fui  fin  di  Gennaio  dell'  Anno  prefente  gli  convenne  pagare  il  tri- 
buto ,  a  cui  è  tenuto  ogni  mortale .  Scrive  Zonara  (^)  efferc  corfo  fo- 

fpet- 


A.NNALI    d'  Italia.  i^^ 

fpctto,  che  raorifle  di  veleno,  fattogli  dare  da  Afpare  Patrizio  .  Secon-  Era  Volg. 
do  Teofane  (")  avendo  egli  fentito  con  fommo  difpiacere  il  facco  di  f^^^?'^V' 
Roma,  e  il  trafporto  fatto  in  Affrica  dell'Imperadrice,  e  delle  fue  Fi-  ij  chlZog. 
gliuolc,  con  fomraa  vergogna   ed  ingiuria  dell'  Imperio  Romano^    fi 
preparava  per  muover  guerra  a  Genfcrico.    Dovette  egli   finalmente 
prendere  tal  rifoluzionc,  da  che  quel  Re   fupcrbo  s'era  beffato   delle 
di  lui  ambafciate,  e  faceva  peggio  che   mai  contro  tutte  le  contrade 
maritime  dell' Imperio.  Per  altro,  fccondochè  s' ha  da  gli  antichi  Sto- 
rici, egli  era  Principe  mite,  benigno  verfo  tutti,  d'una  mirabil  pietà, 
limofiniere   al  magior  fegno,  e  fopra   tutto  amantidìmo  della    Pace  . 
Scrive  Zonara  {b)     ch'egli  folca  dire,  che  finché  fi  può  mantener  la  ^J„?^!!*f\\ 
Pace,  non  s  ha  a  metter  mano  air  armi.  Pero  lotto  quelto  Principe  i 
Greci  confeffav.ino  di  aver  goduto  il  Secolo  d' oro .  Ebbe  poche  guer- 
re, e  ne  ufcì  con  onore.  Ma  quefto  fuo  animo  pacifico  fervi  non  po- 
co a  rendere  ogni  di  più  temerario  ed   orgogliofo  il  fuddetto  Re  de' 
Vandali  Genferico,  il  quale   per  teftimonianza  di  Procopio  (0,   non  (e)  Proct^. 
mcttendofi  alcun  faftidio  di   Marciano,  giacche  non  trovava  piìi  da  far  dt  Bdl. 
bottino  nelle  defolate  fpiaggie  dell'Italia  e  Sicilia,  volò  in  fine  a  fac-  ^"'"^  '•  i- 
cheggiar  anche  l'Illirico,  il  Peloponnefo,  cioè  la  Morea,  ed  una  parte  '^''^'  ^■• 
della  Grecia,  paefi  fpettanti  all'Imperio  d'Oriente.  Secondo  la  Cro- 
nica Aleffandrina  («^^  Marcilo  favoriva  non  poco  la  Fazione  Veneta,  (d)  chra». 
che  ufava  il  colore  azzurro  ne' Giuochi  Circcnfi,  non  folo  in  Coftan-  ■^^""'fàr. 
tinopoli  ,  ma  dapcrtutto.    Ora  avendo  la  Fazione   Prafina,   che  por- 
tava il  color  verde,  eccitato  un  giorno  un   tumulto,  egli  pubblicò  un 
Editto,  con  cui  vietò  per  tre  anni  a  qualunque  d'efla  Fazion  Pralina 
il  poter  avere  polli  onorevoli,  e  l'effere  arrolati  nella  milizia.    Pofcia 
nel  dì  7.  di  Febbraio  fu  eletto  Imperadorc  d'Oriente   Flavio   Leene  , 
uomo  di  fingolsr  valore  e  pietà,  talché  fi  meritò  poi  il  titolo  di  Ma- 
gno, o  fia  Grande.  A  falirc  al  Trono  gli  fu  di   molto  aiuto  il   gran 
credito  e   potere  di  Jfpare   Patrizio  nel   Senato  di   Coftantinopoli  ,   e 
nell'efercito .  Non  riufcì  ad  effo  Afpare  con  tutti  i  Tuoi  maneggi  d'ot- 
tenere per  se  la  Corona,  perché  era  di  fetta  Ariana j   però  fi  rivolfe  a 
promuovere  una  fua  creatura.  Tale  era  Leone,  che  alcuni  dicono  na- 
to nella  Tracia,  ed  altri  nella  Dacia  Illirica  (0,  uomo  gracile  di  cor-  (e)  Cednn. 
pò,  con  poca  barba,  fenza  lettere,  ma  for/ito  di  una  rara  prudenza.  '»  t^'fior. 
Era  Tribuno,  e   Duca  del  prefidio   militare  di   Selibria.    Ma   Afpare 
gli  volle    vendere  i  fuoi   voti,  con  farfi   promettere,  che  divenuto, 
Imperadore  avrebbe  dichiarato  Cefare  uno  de' fuoi  Figliuoli,  probabil- 
mente jìrdaburio .  Il  Cardinale  Baronio  (/),  fidatofi  qui  di  Niccforo,  (f">  B'"-«».  ' 
penfa,  che  Ardaburio,  nominato  in  que' tempi   inficine  con   Afpare,  ^"""^^  ^f- 
foffe  il  Padre  dello   llefib   Afpare,  e  quel   mcdefimo,  che  fece   gran 
figura  fotto  Teodofio  II.  Augufto,   ficcome  abbiam   veduto.    La  ve- 
rità è,  che  l'Ardaburio  Patrizio,  mentovato   ne'tcmpi  di   Leone  Im- 
peradore, fu  Nipote  del  primo,  e  Figliuolo  d"  Afpare.    Abbiamo  da  (g)  Prìfcus 
Prifco  Iltorico  (^),  il  quale  non  potè  effcrc  veduto  dal  Baronio,  c\  ■:  '^'""-  ■'• 
Ardaburio  Figliuolo  d' Jfpare,  mentre  regnava  Mixcnno ,  fconfife .  i  Sa-  "'■^'-  ^'^'^■ 

V  2,  race-      ^''^'  '^°' 


JS6 


Annali 


I   T 


ALIA. 


Era  Volg. 

ANK0457. 

(a) 

Evagr. 

Uh. 

i.  e.  8. 

(b^ 

Thttdo- 

rus 

Lefior 

Uh. 

I. 

(e) 

Lihera- 

(US 

Diacon. 

in  Breviario 

caf. 

'S- 

(d)  Chrono- 
logus  Cufpi- 
niani . 


(e)  Siio». 
n   Panegyr. 
Majoriani . 

(f)  D«- 
Cange   Fa- 
n$iL  Byx,, 


(gì  Marini 

A;Oentictnf. 
in  ChrotiKo, 


racenì  prejfo  Damafco.  Leone  promife  quanto  volle  Afpare,  e  procla- 
mato Imperadore  dal  Senato  e  dall' efcrcito,  fu  coronato  da  ^natelio 
Patriarca  di  Coltantinopoli . 

.  Succedette  in  quell'Anno  un  grande  fconvolgimento  nella  Chie- 
fa  d' Aledandria  d'Egitto,  diffufamentc  defcritto  da  Evagrio  («),  da 
Teodoro  Lettore  (^J,  e  da  Liberato  Diacono  (f).  I  fautori  de' già 
morti  Eretici  Eutichete  e  Diofcoro,  moltiffimi  tuttavia  di  numero  in 
quella  gran  Città,  eleflero  Timoteo  Eluro  per  Patriarca,  uomo  per- 
fido ed  iniquo.  Pofcia  nel  Giovedì  fanto  prefo  San  Prateria^  vero  e  Tan- 
to Patriarca  d'ella  Città,  crudelmente  l'uccifcro.  La  Vita  di  quefto 
infigne  Prelato  fi  legge  ne  gli  Atti  de' Santi  d'Anverfa,  tefluta  dal 
Padre  Enfchenio  della  Compagnia  di  Gesù,  e  quefto  Scrittore  fi  ma- 
raviglia, come  il  Cardinal  Baronio,  Panegirifta  anch' egli  de' meriti  di 
quefto  Santo,  non  l'abbia  inferito  nel  Martirologio  Romano .  Quefto 
accidente  diede  molto  che  fare  a  San  Leone  Papa,  e  a  Leone  Impe- 
radore, ficcome  apparifce  da  quanto  ha  raccolto  il  fuddetto  Cardinal 
Baronio.  Era  già  ftato  vacante  l'Imperio  d'Occidente  dieci  Mefi  e 
mezzo,  quando  finalmente  fu  creato  Imperadore  Maioriano  di  confen- 
tiraento  di  Leone  Augufto,  per  afpettar  il  quale  fi  differì  l'elezione. 
11  Cronologo  pubblicato  dal  Cufpiniano  (^)  fcrive,  che  Ricimere  Ge- 
neral delle  milizie  fu  creato  Patrizio  nel  dì  18.  di  Febbraio.  Che  Mz- 
ioriano^  nello  ftefio  giorno  ottenne  eflb  Generalato,  e  pofcia  nel  di  pri- 
mo d'Aprile  del  prefente  Anno  fu  creato  Imperadore  alla  campagna 
fuori  della  Città^alle  Colonnette.  Secondo  la  vecchia  edizione  della 
Mifcella,  egli  fu  eletto  in  Roma-,  ma  fecondo  la  mia  in  Ravenna;  e 
queft' ultimo  a  me  fembra  il  vero,  per  quanto  vedremo.  Apollinare  Si- 
donio  {.f)  attefta,  ch'egli  fu  concordemente  eletto  dal  Senato,  dalla 
Plebe,  e  dall' Efercito.  Nelle  Medaglie  preffb  il  Du-Cange  (/)  fi  ve- 
de nominato  D.  N.  IVLIVS  MAIORIANVS  P.  F.  AVG.  Dal 
Padre  Sirmondo  vien  chiamato  Giulio  Valerio  Maioriano.  Certo  fc  gli 
dee  aggiugnere  il  nome  della  Famiglia  Flavia,  perchè  da  Coftantino 
il  Grande,  e  da  Coftanzo  fuo  Padre  in  qua,  tutti  gl'Imperadori  fi  glo- 
riarono di  quefto  nome,  e  i  privati  ancora  fel  proccuravano  per  privi- 
legio. Avca  quefto  perfonaggio  militato  nelle  G^lie  fotto  Aezio  con- 
tra  de' Franchi  nell'anno  44f.  Odiato  dalla  Moglie  d'eflb  Aezio,  fu  li- 
cenziato dalla  milizia  i  e  querta  difavventura,  dappoiché  trucidato  fu 
Aezio,  fervi  a  Maioriano  di  merito  per  alzarfi  appreflb  Valentiniano 
III.  Augufto.  Secondochè  fcrive  Mario  Aventicenfc  (^),  anch' egli  con 
Ricimere  General  delle  milizie  fi  adoperò  forte  per  la  depreffion  d'  A- 
viio  Imperadore.  Appena  ebbe  egli,  ficcome  abbiam  detto,  ottenuto 
il  Generalato  dell'  Armi,  che  fpedi  Burcone  uno  de'  primarj  Ufiziali  cen- 
tra gli  Alamani,  che  avcano  fatta  una  l'correria  nella  Rezia,  vicino  all' 
Italia,  e  li  fconfifie.  Fatto  poi  Imperadore  diede  principio  al  fuo  go- 
verno con  un'altra  vittoria.  Secondo  il  folito  anche  nell' Anno  prefen- 
te venne  l'Armata  navale  di  Genserico  Re  de' Vandali,  condotta  da  fuo 
Cognato  a  radere  quel  poco,  che  tettava  nelle  tante  volte  fpogliat» 

Cam- 


Annali    d'  Italia.  15-7 

Campania  vcrfo  la  sboccatxKa  in  mare  del  fiume  Volturno.  Accorfero   Era  Volg. 
le  foldatefche  Romane,   e  diedero  a  que' Barbari  una  rotta  con   farne   ANN0458. 
molti  prigioni,  e  levar  loro  la  preda,  che  già  menavano  alle  lor  navi . 
Apollinare  Sidonio  è  quegli,  chedefcrive,  e  Poeticamente  ingrandifce 
quella  vittoria.  Nell'Anno  prefentc  ancora,  fccondochè  fcrive  Teofa- 
ne («),  feguitato  dal  Padre  Pagi  W,  il  Re  Genfcrico  finalmente  s'in-  W  ^heoph. 
duffe  a  lafciare  in  libertà  i' Imperadrice  EudoJJìa^  Vedova  di  Valenti-  %?  p^'il^s 
niano  III.  Augufto,  e  Placidia  fua  minor  Figliuola i   ma  dopo  avere  crit.Baron. 
anch' egli  indotta  Eudocia^  Figliuola  maggiore  d'efla  Imperadrice,  a 
prendere  per  Marito  Unnerico  fuo  primogenito .    Abbiamo  da  Proco- 
pio (<^),  che  ad  iftanza  di  Leone  Imperador  d'Oriente  il  Re  barbaro  ,.  procop 
condifcefe  a  rilafciar  quelle  due  Principefle,  le  quali  furono  condotte  de  Bell. 
a  Coftantinopoli .  Ma  abbiamo  motivo  di   credere,  che  quello  aflParc  Vandal. 
paflafle  molto  più  tardi,  e  però  rivedremo  quella  partita  più  abbaflo .  ''*•  '•  *•  5- 
Leggonfi  poi  nel  Codice  di  Giuftiniano  due  Leggi  (d)  date  contra  gli  (d)  /.  8.  v 
Eretici  fotto  quello  medefimo  anno   Idibus  Augufti  in  Coftantinopoli,  9-  Codu.  de 
ma  amendue  fallate  nel  Titolo.  Nella  prima  v'h3.Impp.   Falentinianus  ^*'''""^' 
{jf  Marcianus  jfugufii.  Palladi»  PrtefeBo  Pratorii .  La  feconda  Imp.Mar- 
eianus .  Col  di  if.  d' Agofto  non  s'accorda    Marciano,   perchè   allora 
regnava  Leone  ;  e  molto  men  vi  s' accorda  Valcntiniano ,  eh'  era  ftato 
tolto  di  vita  nell'anno  4j-f. 

Anno  di  Cristo  cccclviii.  Indizione  xi. 
di  Leone  Papa  19. 
di  Leone  Imperadore   2. 
di  Maioriano  Imperadore  2» 

Confoli    k  E^^^^°  b^°^^  Augusto, 

i  FLAVIO  Maioriano  Augusto, 

FRa  le  novelle  Leggi  di  Maioriano  Augufto,  una  (0  fc  ne  legge,  (e)  Tom.  6. 
confiftcnte  in  una  Lettera  fcritta  da  eftb,  mentre  era  in  Raven-   Coi/V. 
na,  al  Senato  Romano,  a  dì  i^.  di  Gennaio  e  dm  Maioriano  jitigufto  T'"'f'>f- 
Confoie  ^  perchè  non  era  peranchc  giunta  da  Coftantinopoli  la  notizia  '"    ^^'"  ' 
del  Confole  Orientale,  che  fu  lo  fteflb  Leone  Atiguflo .  Quivi  rammen- 
ta d'eflere  flato  alzato  al  Trono  Imperiale  dal  concorde  volere  del  me- 
defimo Senato  e  dell' Efcrcito .  Fa  loro  faperc  il  Confolato  da  se  prefo 
nelle  Calende  di  Gennaio j  e  l'attenzione,  ch'egli  avea  con  Ricimerc 
Patrizio  per  far  rifiorire   l'efercito.    Però,  ficcome  dilli   poco  dianzi, 
l'elezione  ed  efaltazione  fua  dovette  feguire  non  in  Roma,  ma   bensì 
in  Ravenna.  Dice  in  oltre  d'aver  liberato  l' Imperio  colla  buona  guar- 
dia da  i  Nemici  cfterni,  e  dalle  ftragi  dimeftiche.  Promette  buon  trat- 
tamento a  i  Romani ,  e  gran  cofe  in  benefizio  del  Pubblico .  Con  altra 

Leg- 


ifS  Ann  al  i    d'  I  t  a  l  i  a. 

Era,  Volg.  Legge  ordinò  egli,  che  ogni  Città  eleggeffe  Uomini  favi  e  dabbene 
Anno4s8.  per  difenfori,  i  quali  faceflero  offervare  i  Privilegi,  fenza  che  la  gen- 
te fofTe  obbligata  a  ricorrere  al  Principe.  Rimife  in  un' altra  i  Tribu- 
ti non  pagati,  e  levò  gli  Efattori  mandati  dalla  Corte,  che  facevano 
mille  eftorfioni  ed  aggravj  al  Popolo,  volendo,  che  fpcttafle  1' efazio- 
ne a  i  Giudici  de'  Luoghi .  Con  altre  Leggi  vietò  il  demolire  i  pub- 
blici edifizj  di  Romaj  e  perchè  non  mancava  gente,  che  obbligava  le 
fue  Figliuole  vergini  di  buon'ora  a  prendere  il  facro  velo,  o  conerà 
lor  voglia,  o  fenza  fapere  quel  che  u  tucefTero:  ordmò,  che  le    Ver- 
gini non  fi  potefl'ero  confecrare  a  Dio   prima  dell'  Anno  quarantefimo 
della  loro  età:  editto,  che  fi  crede  proccurato  da  San  Leone  Papa,  il 
^^if"t^'*^'  *1^*'^  fappiamo  dalla  fua  Vita  W,  che  pubblicò  un  fimil  decreto.  Al- 
carìL  'in     ^""^  provvifioni  pel  buon  governo  d'allora  fi  veggono  efprefle  in  altre 
Ltonc  M»-    Leggi  dal  mcdefimo  Maioriano,  atte  non  poco  a  farci  intendere,  ch'e- 
ino.  gli  era  perfonaggio  degno  di  tener  le  redini  della  Monarchia  Romana. 

{b)  sidonius  Raccogliefi  poi  da  Apollinare  Sidonio  W,  che  il  Popolo  di  Lione  non 
*Mat»rilm['  àovQVi  avere  riconofciuto  per  fuo  Signore  Maioriano-,  e  però  fu  ne- 
ccffitato  cflb  Augufto  ad  adoperar  la  forza  centra  di  quella  Città,  con 
jf/erla  coftretta  alla  refa.  Lo  fteflb  Sidonio  quegli  fu,  che  impetrò  il 
perdono  a  que' Cittadini .  Era  tuttavia  in  Ravenna  Maioriano  a  di  6. 
di  Novembre,  ciò  apparendo  in  una  fua  Legge.  Da  lì  innanzi  egli  fi 
mofie  verfo  la  Gallia,  benché  foflc  già  arrivato  il  verno,  e  l'Alpi  fi 
trovafiero  cariche  di  neve  e  di  ghiacci.  Arrivato  a  Lione,  ivi  fu,  che 
il  fuddctto  Sidonio  recitò  in  iuo  onore  il  Panegirico,  che  abbiamo  tut- 
tavia. Era  ftato  finora  tutto  lo  ftudio  di  qucito  Imperadorc  in  r.iunar 
foldati,  e  in  proccurarne  de  gli  aulìliarj  da  i  Goti,  Franchi,  Borgo- 
gnoni, ed  altri  Popoli  della  Germania j  per  formare  una  poflcnce  Ar- 
mata, con  difegno  di  paflace  in  Affrica  contra  del  Re  Gcnferico,  Cor- 
faro  implacabile,  che  ogni  anno  veniva  a  portar  la  defolazione  in  qual- 

(c)  vìSlor  che  contrada  d' Italia  e  delle  Gallie.  Sappiamo  da  Vittore  Vitcnle  (f), 
ritenfis  l.  t.  che  quefto  Re  barbaro  dopo  la  morte  di  Valentiniano  III.  Augufio 
de  Ptrfecut.  jj,gQJ5  tutto  il  refto  dell'Affrica,  eh' cflb   Imperadore  avea  fin' allora 

falvato  dalla  voracità  di  coftui.  Però  Maioriano  s'era  meflb  in  pen- 
ficro  di  portar  le  fue  armi  colàj  ma  gli  mancavano  le  navi,  percioc- 
ché s'era  perduto  il  bell'ordine  ed  ufo  de  gli  antichi  Imperadori  di 
tener  fempre  in  piedi  diverfe  ben  alleiate  Armate  navali,  a  Ravenna, 
al  Mifeno,  nella  Gallia,  a  Frejus,  nel  Ponto,  nella  Sina,  nell'Egit- 
to, nell'Affrica,  ed  altrove. 

(d)  Vr'ifcus  pgj.  teftimonianza  di  Prifco  Storico  C-^),  Maioriano  fece  iftanza 
^Tom^).  a  Leone  "Imperador  d'Oriente  per  aver  navi  atte  a  tale  fpedizioncj 
Hijlor.Byx,.  ma  perchè  durava  U  pace  tra  quelP  Augufto  e  i  Vandali  (il  che  recò 

un  incredibil  danno  all'Imperio  d'Occidente)  Leone  non  potè  fom- 
miniftrargiicne  .  Pertanto  Maioriano  ncll'  Anno  prefente  fece  ogni  sforzo 
poffibilc  ,  per  far  fabbricare  navi  in  varie  parti  dell'Imperio.  E  chi 
picl'caffc  fede  al  luddctto  Sidonio,  egli  era  dietro  a  mettere  infieme 
un'Armata  non  minore  di  quella  di  Serfc.  Ma  Sidonio  era  Poeta,  e 

a  lui 


Ankali    d'  Italia  i^^ 

a  lui  era  lecito  il  dar  nelle  trombe,  e  ingrandir  anche  le  picciolc  co-  Era  Volg. 
fé.  Racconta  Procopio  (<»),  (e  lo  riferifce  a  queft' Anno  il  Sigonio),  Anno  458. 
che  Maioriano,  uomo,  die' egli,  da  anteporfi  a  quanti  Imperadori  fin'  j^^^^""^' 
allora  aveano  regnato,  a  cagion  delle  tante  Virtìi,  ch'egli  poflcdcva,  vandaì. 
dopo  aver  preparata  una  confiderabil  flotta,,  per  condurla  in  Affrica,  /.  i.  t.  7. 
fi  portò  prima  nella  Liguria,  ed  incognito  quafi   Ambafciatore  di   là 
pafsò  in  Affrica,  fotto  prcteflo  di  trattar  della  Pace,  con  cflcrG  prima 
fatta  tingere  la  bionda  capigliatura,  per  cui   farebbe   flato   facilmente 
riconofciuto.  Fu  accolto  con  buone  maniere  da  Genferico,  e  menato 
anche  a  vedere  il  Palazzo,  l'Arfenale,  e  l'Armeria},  ed  avendo  foddi- 
sfatto  alla  fua  curiofiià,  fé  ne  tornò  felicemente  nella  Liguria  con  fa- 
ma di  attentilfimo  Capitano,  ma  non  d'Imperadore  prudente.   Pofcia 
condotta  l'Armata  navale  a  Gibilterra,  meditava  già  di  sbarcare   l'c- 
fercito  in  Affrica  con  tanta  allegria  delle  milizie,   che  tutti   fi   tene- 
vano in  pugno  la  ricupera  di  quelle  Provincie.  Ma  fopragiuntagli  una 
difcnteria,  pofc  fine  a  i  fuoi  giorni  e  difegni .  Creda  chi  vuole  quefla 
ardita  imprcfa  di  Maioriano.  Certo  è,  che  quello  buon  Principe  non. 
mancò  di  vita  in  quell'Anno,  né  morì  di  quel  male.  Per  conto  nul- 
ladimeno  della  fpedizione  fuddetta ,  Cafliodorio  {b)  al  prefente   Anno  (b)  Cajfiod. 
fcrive:  His  Confulibus  Majorianus  in  AfrUam  movit  provinciam .  In  ol-  '"  ^'^'■''?"^''- 
tre  abbiamo  da  Prifco  Iflorico  (0  (ma  fenza  ch'egli  fpecifichi  l'An-  ^  ^  Prijcus- 
no),  che  Maioriano  con  trecento  navi,  ed  un  poQente  efercito  tentò         '^^' 
di  penetrare  nell'Affrica.  Ciò  udito  il  Re  de' Vandali  gli  fpedìAm- 
bafciatori,  efibendofi  pronto  a  trattare  ed  aggiuflare  amichevolmente 
qualunque  controverfia,  che  ptflaffe  fra  loro  .   Ma   che  nulla  avendo 
potuto  ottenere  dal  Romano  Auguflo,  mifc  a  ferro  e  fuoco  tutto   il 
paefe  della  Mauritania,  dove  era  difpolla  di.  piombare  dalla  Spagna 
r  Armata  navale  di  Maioriano, .ed  avvelenò  ancora  l'acque:  non  certo 
quelle  de'  Fiumi .  Altro  non  abbiamo  da  lui  j   ma  abbaflanza  ne  ab- 
biamo per  credere,  che  non  feguiffe  il  meditato  paflaggio  di  quello 
Imperadore  in  Affrica,  e  molto  meno  l'affedio  di   Cartagine.   Oltre 
di  che  i  tentativi,  di  Maioriano  contra  di  Genferico  dovettero  fucce- 
dere  più  tardi,  ficcome  vedremo}   perchè  certo  di   quell'Anno  egli 
non  pafsò  in  Ifpagna.  Abbiamo  da  Idacio  (<^),  che  effendo  Teoilerico  II:  (d)  idacìut 
Re  de' Vifigoti  ritornato  nelle  Gallie  per  cattive  nuove,  che  gli  erano  inchrQnkt.- 
giunte,  lafciò  nelle  Spagne  una  parte  delle  fue  truppe,  da  cui  furono 
mcffe  a  facco  ed   incendiate  le   Città  d'Aftorga  e  di  Palenza  nella 
Gallicia .  Che  i  Svcvi  anch' effi  faccheggiarono  la  Lufitania,  e  prefero 
fotto  apparenza  di  pace  Lisbona.   Ma  fon  confuli  prcffo  d' Idacio  gli 
Anni  in  quelli;  tempi,  ne  fi  può  ben  accertare,  quando  fuccedcffcro. 
tali  fconcerti. 


Anno 


i6o  Annali    o'ItALiA. 

Anno  di  Cristo  cccclix.  Indizione  xii. 
di  Leone  Papa   20. 
di  Leone  Imperadore   3. 
di  M  A  I  o  R I A  N  o  Imperadore  3. 

Confoli  <  Patrizio,  e  Flavio  Ricimere. 

Era  Volg.  "JlV  Confole  Orientale  Patrizio ,  ed  era  Figliuolo  à"  ^fpare  Patrizio, 
Anno  459.  ^  \\  pj-imo  mobile  dopo  l' Imperador  Leone  nell'Imperio  d'Oriente. 
Ricimere  Patrizio  fu  Confole  dell'Occidente,  anch' egli  potentiflìmo 
nell'Occidentale  Imperio.  Dimorava  nelle  Gallie  Maioriano  Augufto, 
ed  abbiamo  fufficiente  lume  da  Idacio,  che  vi  foflero  delle  rotture 
-fra  lui,  e  Teoderico  II.  Re  de'Vifigoti,  abitante  in  Tolofa.  Certo 
egli  fcrive,  che  eflendo  (lati  battuti  in  un  conflitto  i  Goti,  fi  venne 
poi  a  concludere  una  Pace  fodiffima  fra  loro.  Il  Sigonio  fcrive,  che 
Teoderico  in  queft' Anno  portò  le  fue  armi  fino  al  Rodano,  faccheg- 
giando  tutto  il  paefe,  e  che  con  tanta  forza  aflediò  la  Città  di  Lio- 
ne, che  fé  ne  impadronì,  e  recò  a  quella  illullre  Città  la  defolazio- 
ne .  Di  ciò  io  non  iruovo  veftigio  alcuno  preflb  gli  antichi,  fé  non 
che  Apollinare  Sidonio  racconta  quella  difavvcntura  de'Lionefi  con 
dire,  che  n'era  flato  cacciato  il  nimico,  ed  cfiere  rimalla  la  Città 
fenza  abitatori,  la  campagna  fenza  buoi  e  agricoltori.  Si  figurò,  per 
quanto  io  credo,  il  Sigonio  proceduta  la  calamità  di  Lione  da  i  Vifi- 
goti,  che  l'avcflero  prefa.  Ma  ben  confiderate  le  parole  di  Sido- 
nio fembra  più  tolto,  che  i  Lionefi  fedotti  da  qualche  prepotente, 
chiamato  nemico  della  Patria,  fi  fofiero  ribellati  a  Maioriano  Augu- 
flo,  o  noi  voleffero  riconofcere  per  Imperadore,  e  che  perciò  fu  af- 
fediata  e  malmenata  la  loro  Città  con  grave  Cilerminio;  ed  avendo 
dipoi  implorato  il  perdono,  l'ottennero  per  intercefiìone  del  medefi- 
mo  Sidonio .  Succedette  quel  fatto,  prima  ch'eflb  Sidonio  recitalle  il 
fuo  Panegirico i  e  però  appartiene  all'anno  precedente.  Intanto  i  Sve- 
vi,  i'una  parte  de' quali  aveva  eletto  Mandra  per  fuo  Re,  e  l'altra 
ubbidiva  a  Rechimondo ,  faceano  a  chi  potea  far  peggio  ora  nella  Gal- 
licia,  ed  ora  nella  Lufitania.  I  Vifigoti  anch'elfi  nella  Bctica  tene- 
vano inquieti  que' Popoli,  di  maniera  che  tutta  la  Spagna  Occiden- 
tale era  piena  di  guai.  In  quelli  tempi  Leone  Imperador  d'Orien- 
te, non  avendo  alcuna  guerra  confiderabile  fulle  fpalle,  attendeva 
a  i  doveri  della  Religione.  Crede  il  Cardinal  Baronio,  ch'egli  in 
quell'Anno  facefle  congregare  in  Coftantinopoli  un  Concilio,  a  cui 
u  sa,  che  intervennero  Vefcovi  in  numero  di  ottantuno,  per  provve- 
dere a  i  bifogni  della  Chiefa  d'Oriente,  tuttavia  inquietata  da  gli  Eu- 

tichia- 


Annali    d'  I  t  a  l  t  a.    •  i6i 

tichiani,  e  Nedoriani  .  Tuttq  ciò  ad  iftanza  di  San  Leone  Papa,  che  Era  Vo]g. 
avea  fpcditi  colà  Domiziano  e  Geminiano  Vefcovi  fuoi  Legali,  l'ulti-  Annoìóo, 
mo  dc'quali  va  conghietturando  il  Baronio,  che  potcfle  eflcre  Vefcovo 
di  Modena,  divcrfo  da  San  Geminiano  Protettore  di  qucfta  Città,  il 
quale  mancò  di  vivere  quaggiìi  nell'  Anno  di  Crifto  597.  Era  Vefcovo 
allora  di  Coftantinopoli  Gennadio .  Per  ordine  ancora  d'eflb  Leone  Au- 
gufto  fu  cacciato  in  efilio  Timoteo  Eluro,  ufurpatorc  della  Sedia  Epi- 
Icopale  d'Aleflandria/ 

Anno  di  Cristo  cccclx.  Indizione  xiii. 
di  Leone  Papa  21. 
di  Leone  Imperadore  4. 
di  M  MORI  A  NO  Imperadore  4. 

Confolì  <  Magno,  ed  Apollonio. 

IL  primo  di  quefti  Confoli  fu  Occidentale,  ed  e  lodato  da  Apolli- 
nare Sidonio  {a).  L'altro  era  Confolc  dell'Oriente,  ed  avea  efer-  (a)  5;^^^. 
citata   la  carica  di   Prefetto  del   Pretorio   in   quelle   parti .    Diraorava  Poematt  x^. 
tuttavia  nelle  Gallie  Maioriano   Augufto,   e   dobbiamo   adirarci   colla 
Storia  digiuna  e  fcarfa  di  quc'tempi,  che  ci  lafcia  troppo  al  buio  in- 
torno a  i  fatti  di   qucfto   Imperadore,   ed   agli  avvenimenti   d'Italia. 
Tuttavia  abbiamo  da  Giordano  Storico,   ch'egli   mifc    in   dovere  gli 
Alani,  che  infellavano  efle  Gallie.  Pofcia ,  lìccomc  fi  ricava  da  Ida- 
cio(^),  e  da  Mario  Avcnticenie  (0,  egli  nel  Mefc  di  Maggio  pafsò  (b)  idatìus 
in  Ifpagna  colla  rifoluzione  accennata  di  fopra  di  portar  la  guerra  in  "^   chromc. 
Affrica  contra  dell' infopportabile   Genferico  Re  de' Vandali .    Aveva  Avtmtcìnf. 
egli  preparate  nelle  fpiaggie  di  Cartagena  alquante  navi   da   vdcrfene  mchronìct, 
nel  medcfimo  paffaggio.  Ma  ne  furono  fegretamente  avvifati  i   Van- 
dali} e  coiloro  coli' intelligenza,  che  aveano  con  alcuni  traditori,  all' 
improvvifo  comparvero  addoflo  a  que'  Legni  ;   e   trovandoli    mal   cu- 
ftoditi,  fé  li  condufTero  via.  Queflo  accidente  fece  defilìcre  Maioriano 
dall' imprcfa  dell' Affrica.  Cosi  Idaciora  cui  fi  dee  aggiugnere  quanto 
di  fopra  rapportai  fcritto  da  Prifco  Iltorico   intorno  a  i  preparamenti 
dì  quello  Imperadore  contra  di  Genferico,  il  quale  fpedì   Ambafcia- 
tori  a  Maioriano  per  aver  pace.  Dal  che  vcgniamo  ad  intendere,  che 
gli  era  almeno  riufcito  di  fargli  paura.    Vittore   Tunonenic  (^)    altro  C'^)  ^'''^^"' 
non  dice,  fé  non  che  in  quejìi  giorm   Maioriano   Imperadore  venne  ad  7"""*"*"/' 
Augufia^  probabilmente  Città  della  Spagna.  Ci  refta  una   Legge  (0  Te  Codìc'^'' 
pubblicata'da  lui  nel  piefentc  Anno,  e  data  in  Arles  a  di  28.  di  Mar-  Thtodof. 
20,  dove  proibifce  a  chicheffia  il  forzare  alcuno  ad  entrare  nel  Clero,  ^''""-  ^-  '» 
e  a  prendere  gli  Ordini  facri,  con  parlare  fpezialmcnte  a  que' Geni-  il?^"'*^- 
lom.  IIL  X  tori  ' 


\ 


i6i  .     Annali    d'  Itali 


A, 


Era  Volg.  tori,  che  per  lafciare  beneftanti  alcuni  de'lor  prediletti  Figliuoli,  vio- 
A»N046o.  lentavano  gli  altri  ad  arrolarfi  nella  milizia  Ecclcdallica  .    Vien   pari- 
mente da  elTo  intimata  la  pena  della  morte  a  chi  per  forza  levafle  di 
Chiefa  un  Reo  colà  rifugiato.  Un'altra  Legge  del  raedeGmo   Maio- 
riana  intorno  a  gli  Aduiterj  fi  legge,  data  in  Arles  ,  ma  col   viziolo 
Confolato  di  Ricimerc  e  Clcarco,  che  cade  nell'Anno  ^84.  Terminò 
il  corl'o  di  fua  vita  in  quell'Anno  Eudocia  Augutla,  Vedova  di  Teo- 
dolio  II.  Imperadore.  Seguì  la  fua  morte  in  Gcrufalemme  a  dì    10. 
d'Octobre,  e  prima  di  paflare  all'altro  Mondo,  protetto  lolennementc 
alla  prefenza  di  tutti,  ch'ella  era  innocente  affatto  per  conto   dc'fo- 
fpetci  conceputi  contra  di  lei  dalT  Augufto  fuo  Confonc  in  occafionc 
del  pomo  donato  a  Paolino .  Cirillo  Monaco  nella  Vita  di  Sant'  Euti- 
(aì  Cttelir^  mio  (o),   parla   con   tutto   onore  di   quefta   PrincipefTa,   chiamandola 
e\7i'""gTìc   ^^'-"^^j  ^^  afTerendo,  ch'ella  avea    fabbricate  adaidìme  Chiefe  a  Cri- 
rom\  4.     '  ^^f')  e  tanti  Monafterj,  e  Spedali  di  Poveri  e  di   Vecchi,  che  fi  du- 
(b1  iiice>h.  rava  fatica  a  contarli.  Niccforo  (ó)  aggiugnc,  ch'ella  mori  in  età  di 
/.  14.  e.  sa  ieffantafette  anni,  e  fu  feppellita  nel  i'untuofiffimo  Tempio   innalzato 
da  lei  in  onore  di  Dio,  e  memoria  di  Santo  Stefano  Protomartire  fuori 
di  Gerufakmme.  Lafriò  dopo  di  sé  varj  Libri  da  efla  compotti,  cioè 
i  facri  Centoni  comporti  con  pezzi  di  verfi  Omerici,  i  primi  otto  Li- 
bri del  vecchio    feitamcnto  ridotti  in  verfi  ,   con   altre   fimili    opere, 
frutti  non  meno  della  Pietà,  che  dell'Ingegno  iuo .  Pafsò  anche  a  mi- 
glior vita  in  quell'Anno  (fé   pur  ciò   non  fuccedette   nel   ieguente  ) 
l'arnmirabil  Anacoreta  San  Simeone  Stilita  ,  cosi  appellato,  per  eflere 
vivuto  circa  quarant'anni  in  un'alta  Colonna  fopra  un  monte  nella  Dio- 
cefi  d'Antiochia.   In  quettt  medefimi  tempi    più    che   mai    erano   af- 
(c)  Utcìus  ttitte  >n    Ifpagna  (0  le    Provincie  della   Gallicia,  e   Lulìtania,    parte 
in  chronico.  da  i  Vifigoti,  c  parte  da  i  Svevi,  al  Re  de' quali  Mandra^  uomo  per- 
verfo,  fu  recifa  la  tetta.  Fra  qu-tte  confufioni   toccò  ancora  ad  Ida- 
cio  Vefcovo  di  Limica,  o  dell'Acque  Flavie  nella  fuddetta  Provincia 
della  Gallicia j  e  Storico  di  quefti  tempi,  d' eflere   fatto    prigione   da 
cfll  Svevi,  con  aver  folamente  da  li  a  tre  Mcfi  ricuperata  la  libertà. 
Dopo  la  morte  di  Mandra  inforle  gran  lite  fra  Rechimondo,  e  Fruma- 
rio  per  fuccedere  nella  porzione  a  lui  fpettante  del  Regno .  Ma  que- 
fte  cofc  probabilmente  avvennero  nell'anno  iufleguente . 


Anno 


Annali    d'  Itali  a.  163 

Anno  di  Cristo  cccclxi.  Indizione  xiv. 
di  I  L  A  R  o  Papa  i . 
di  Leone  Imperadore   y. 
di  Severo  Imperadore  i. 

Confolì  j  Severino,  e  Dagalaifo. 

SEverin»  fu  Confole  per  l'imperio  Occidentale,  Dagalaifo  per  l'O-  Era  Volg. 
ricntale.  Secondo  Teofane  W  quelli  era  Figliuolo  d'y/r;"oiJ/Wo  Gè-  f^V°f^f^'l- 
neralc  d'  Armata  fotto  Teodofio  minore,  e  ftato  Confole  nell'anno  434.  ,,  chrolog. 
Per  quanto  fi  ricava  da  una  Lettera  di  Apollinare  (*) ,  Maioriano  Au-  (b)  nidon. 
gufto  era  già  tornato  dalla  Spagna  xieUe  Gallie .   Ed  anche  Idacio  (0  ''*•   i-  Ef\- 
lafciò  fcritto,  non  fo  fé  fui  nne  del  precedente  anno,  o  nel  principio  •f"!'*  .V' 
del  prcfcnte,  che  cfTo  Augufto  s'era  mcflb  in  viaggio  vcrfo  l'Italia.  \n\:hronk». 
Ma  fi  dovette  fermare  ad  Arles  nella  Gallia,  perchè  Sidonio  fuddetto 
racconta  d'effere  intervenuto  ad  un  folenne  convito  d'eflb  Imperado- 
re in  quella  Città,  e  a  i  Giuochi   Circenfi,   probabilmente  celebrati 
per  l'anno  Quinquennale  d'elfo  Imperadore,  che  ebbe   principio  nel 
primo  dì  d'Aprile  dell'anno  corrente.  Di  là  pafsò  il  buono,    ma  in- 
felice Augullo  in  Italia,  e  venne  a  trovar  la  morte.  Ricimere^  Barbaro 
di  nazione,  ed  Ariano  di  credenzi,  appellato  in  una  Legge  a   lui  in- 
dirizzata dallo  lleflo  Maioriano,  Conte,  Generale  delV  Armate,  e  Patri- 
zio, quel  medefirao,  che  aveva  cooperato  alla  di  lui  efaltazione,  e  fa- 
ceva la  prima  figura  dopo  lui  nell'Imperio  d'Occidente:  quegli   fu, 
che   moffo  da  invidia  verfo  di  un  Principe  Cattolico,  e  di  tanto  fenno 
ed  attività,  attizzato  anche  da  altre  malvagie  perfone,   congiurò   con 
Severo  Patrizio  per  levarlo  di  vita.  Non  si  tolto  fu  giunto  Maioriano 
a  Tortona,  che  Ricimere  coll'efercito  fotto  fpecie  d'onore   venne   a 
trovarlo i  e  difpofte  tutte  le  cofe,  per  quanto  s'hatial  Cronologo  pub-  ...     , 
blicato  dal  Cufpiniano  {d),  e  dal  Panvinio,  nel  di  z.  d'Agofto  Toh-  U«,  c<f" 
bligò  colla  forza  a  deporre  la  Porpora  j  e  pofcia  condottolo  al  fiume  fmiani. 
Iria,  dove  al  preferite  è  Voghiera,  una  volta  Vicus  Iri<e^  quivi  nel  dì 
7.  del  medefimo  Mefe  barbaramente  gli  tolfc  la  vita.  Procopio  (0  il  ^f  lu"^' 
fa  morto  di  difenteria,  dopo  averlo  fommamentc  lodato   per  le  fue  vandai.l.i. 
Virtù.  Ma  di  un  male  piìi  fpedito,  che  quello  della  difenteria,   perì  taf.  7. 
quello  dignillìmo  Principe.  Niun' altra  particolarità  di    quella  iniqua 
azione  ci  e  Hata  confervata  dall'antica   Iftoria.   Credette  il    Cardmal 
Baronio  {f)  che  la  fua  morte  feguifl'e  preflb  a  Dertona  Città  della  Spa-  (f-i  saron. 
gita;  ma  egli  confufe  Dertofa  di   Spagna  con  Dertona  della   Liguria,  Annd.  Ecc. 
colonia  de' Romani,  oggidì  chiamata  Tertona .  L'indegno  5'?wr<j,  ap- 
pellato da  alcuni  Severiano^  a  fegrcca  rcquifizione  di  cui  fu  commelfa 

X  t  tan- 


Era  Volg. 

A  N  N  o  46  I . 


(a~)  Cajftod. 
in  Chronìco. 


(b)    Meditb. 
Numìfm. 
Imterator. 
^c)  Pagìus 
CrÌK  Saron. 


(d)  Anafiaf. 
in   Vita  Hi- 


164  Annali    d'  Italia. 

tanta  iniquità,  non  ufurpò  già  fubito  l' Imperio  .  Volle  probabilmente 
prima  fcandagliare  l'animo  di  Leone  Imperador  d'Oriente,  e  guada- 
gnar i  voti  del  Senato  Romana,  giacche  non  gli  mancavano  quei  dell' 
efcrcico.  Finalmente  nel  dì  19.  di  Novembre  dell'anno  prefente  egli 
fu  dichiarato  Impcradore  in  Ravenna.  Idacio  fcrive  col  confentimen- 
to  del  Senato.  Coftui  da  CafTìodorio  («)  è  chhmizo  Naiione  Lucanus^ 
cioè  di  quella  Provincia,  che  oggidì  nel  Regno  di  Napoli  fi  chiama 
Bafilicata.  Né  apparifce,  quai  gradi  illuftri  egli  avefle  fin  allora  go- 
duti .  Nelle  Medaglie  i^)  preflo  il  Mczzabarba  egli  è  chiamato  D.  N 
LIBIVS  SEVERVS  P.  F.  AVG.  e  non  già  FiMus^  come  il  Padre 
Pagi  (0  ha  creduto.  Libius  fembra  detto  in  vece  di  Livius .  Vennejn 
quell'anno  a  mancare  di  vita  San  Leone  Remano  Pontefice,  uno  tic' 
più  in^figni  Pallori,  che  abbia  avuto  la  Chiefa  di  Dio,  e  a  cui  pochi 
altri  vanno  del  pari .  Pontefice  per  le  fiac  eminenti  Virtù  ed  azioni  , 
pel  fuo  infaticabil  zelo  in  difefa  della  vera  Religione,  e  per  la  mac- 
ftofa  fila  eloquenza,  ben  degno  del  titolo  di  Magno  o  fia  di  Grande, 
che  ne  pure  l'antichità  gli  ha  negato.  Pretende  il  Padre  Pagi,  chela 
fiaa  morce  accadefle  nel  dì  4.  di  Novembre}  e  però  la  Fella,  che  ora 
di  lui  facciamo  nell'undecimo  giorno  d'  Aprile,  riguardi  una  Traslazio- 
ne del  fuo  facro  corpo,  e  non  già  il  tempo,  in  cui  finì  di  vivere  al 
Mondo .  Dopo  fette  giorni  di  Sede  vacante  ebbe  per  Succeflore  Ihro 
di  nazione  Sardo,  che  già  fu  inviato  a  Coilantinopoli  Legato  da  San 
Leone  nell'anno  449.  al  Concilio  d'Efefo,  che  poi  terminò  in  un  fcan- 
dalofo  Conciliabolo .  Quelli  appena  confecrato  {d)  fpcdì  le  fuc  circo- 
lari per  tutta  la  Crillianità  con  quivi  condennare  Neftorio  ed  Euti- 
chete,  ed  approvare  i  Concilj  Niceno,  Efefino,  e  Calcedoncfe,  e  l'O- 
pere di  San  Leone  fuo  AnteccfTore .  Nulla  dice  il  Cardinal  Baronio. 
intorno  all'aver  egli  tralafciato  il  Collantinopolitano,  che  pur  fu  Uni- 
verfale .  Così  già  non  fece  San  Gregorio  Magno . 


Anno  di  Cristo  cccclxii.  Indizione  Kv. 
di  I  L  A  R  o  Papa  2. 
di  Leone  Imperadore  6. 
di  Severo  Imperadore  2. 

Confoli  \  Leone  Augusto  per  la  feconda  vorta, 
1  LiBio  Severo  Augusto. 


(e)  Marctll. 
Comes   in 
Chrtnict . 


MArcellino  Conte  (e)  non  mette  per  Confoli  di  quell'anno,  fé  no» 
Leone  Augullo,  Ltene  ^ugufio  II.  Cenfule .  Segno  e  quello,  che 
in  Oriente  non  dovette  efiere  approvata  da  elfo  Leone  Imperadore  l'e- 
lezion  di  Severo  in  Imperador  d'Occidente}  e  però  egli  non  fu  rico- 
nofciuto  ne  pure  per  Confole  da  gli  Scrittori  Orientali .  E  trovandoli 

in  una 


Annali    d*  I  t  a  l  i  a.  rfJf 

in  una  Lettera  di  Papa  Ilaro,  fcritta  nel  Dicembre  commemorato  il  Era  Volg. 
fole  Severo  Confole;  ancor  quefto  ci  fa  conofcerc,  ch'egli  folo  prefe  ANNo-461. 
il  Confolato  in  Italia,  e  ci  dà  qualche  indicio,  che  non  dovea  peran- 
chc  pafTarc  buona  armonia  fra  Leone  e  Severo .   Sembra  poi ,   che   al 
prefente  anno  pofla  appartenere  ciò  che  abbiamo  da  Prifco  lilorJco  di 
que' tempi  {") .  Scrive  egli,   che  dopo  là  morte  di  Maioriano  gli  affari  [^2,^i'^"*^ 
dell' Iralia  andavano  alla  peggio,  perchè  dall' un  canto   Genferico    Re  j^^'^^.  Byx^ 
de'  Vandali  continuamente  or  qua  or  là  colle  fue  flotte  portava^  l' ec-  pag.  41, 
cidioj.  e  dall'altro  nelle  Gallie  era  Nigidio  (di  lui  parleremo  più  fon- 
datamente all'anno  fufligucnte),  il  quale  raccolto  un  grande   efcrcito 
di  quc'  Galli,  che  avevano  militato  fotto  Maioriano,  allorché  egli  paf- 
sò  in  Ifpagna,  minacciava  all' Italia  (cioè  a  Severo  e  Ricimcre)  il  ga- 
lligo  dovuto  alla  loro  iniquità,  per  aver  tolto  sì  crudelmente  dal  Mon- 
do l'infelice  Maioriano  Augufto.  La  buona  fortuna  volle,  che  mentre 
egli   s'accingeva  a  venire  in   Italia,  i  Vifigoti  nell'  Aquitania  fecero 
delle  novità  a  i  confini  delle  Provincie  Romane,  da  eflo  Nigidio  go-  > 

vernate,  ed  egli  fu  obbligato  a  far  loro  guerra,  con  dare  un  gran  fag- 
gio del  fuo  valore  in  varj  cimenti  contro  que' Barbari.  Ora  ritrovan- 
dofi  in  mezzo  a  qucfti  danni  e  pericoli  il  Senato  Romano,  o  fia  Se- 
vero Imperadorc,  fu  fpedito  all'Imperador  Leone  in  Oriente  per  aver 
de  i  foccorfi;  ma  nulla  fi  potè  ottenere.  Fu  eziandio  inviato  Filarco 
per  Ambafciatore  a  Marcellino^  per  cfortarlo  a  non  muovere  l'  armi 
contro  l'Imperio  d'Occidente.  Que  ili  non  par  diverfo  da  quel  Mar- 
«//;««o,  di  cui  parla  Procopio  (^)  condire,  ch'egli  era  pcrfona  nobile,  (b)  i'ro<:»p, 
e  familiare  una  volta  d' Aezio .  Ma  uccifo  che  fu  Aezio  nell' anno  4f4.  de  Bdl. 
cominciò  a  negar  l'ubbidienza  all' Imperadorc,  e  a  poco  a  poco  for-  ^.^"'^'''- 
raato  un  gran  partito,  e  guadagnati  gli  animi  de' Popoli,  aveva  ufur- 
pata  la  fignoria  della  Dalmazia,  fenzà  che  alcuno  ofafie  di  difturbarlo, 
non  che  di  dargli  battaglia.  Seguita  a  dire  Procopio,  che  riufcì  a  Leo- 
ne Imperadorc  d'Oriente  d'indurre  quefto  Marcelliano,  o  fia  Marcel- 
lino, ad  affalirc  la  Sardegna,, in  cui  dominavano  allora  i  Vandali.  Ed 
in  fatti  egli  s'impadronì  di  quell' Ifola  con  cacciarne  que' Barbari .  Ciò 
non  potè  cfeguirfi,  fé  non  con  una  poderofa  Fiotta  condotta  dall'  Adria- 
tico nel  Mediterraneo.  Pafsò  dipoi  il  fopra  mentovato  Filarco  Ambar 
fciatore  in  Affrica  per  far  cefTare  il  Re  Genferico  da  tante  oftilità  ; 
ma  ebbe  un  bel  dire;  gli  convenne  tornarfene  indietro  fenz' alcuna  buo- 
na rifpofta.  Imperciocché  Genferico  minacciò  di  non  defiftere  mai  dalla, 
guerra,  finche  non  gli  fofTero  confegnati  i  beni  di  Valentiniano  Auga- 
fto  e  di  Aezio,  am.endue  già  morti. 

Aveva  egli  già  ottenuto  dall' Imperadorc  d'Oriente  una  parte 
d'effi.  beni  a  nome  di  Eudocia^  Figliuola  d'efTo  Valentiniano,  che  era 
maritata  ad  Unncrico  fuo  Figliuolo.  Con  tal  prctenfione  o  pretefto  il 
Re  barbaro  non  lafciava  anno,  che  non  approdafle  colle  fue  flotte  ai 
lidi  dell'Italia,  e  vi  commctteflc  un  mondo  di  mali.  Aggiugne  Pri- 
fco Iftorico  (ó,  che  Genferico  non  volendo  più  (tare  a  i  patti  già  fat-  (e)  Prijcus- 
ti  con  Maioxiano  imperadorc  (parole,  che  indicano  lui  già  mono)  pag.  74. 

man- 


i66 


Annali    d' Italia. 


Ee  A  Volg 
Anno  461. 


mandò  un'Armata  di  Vandali  e  Mori  a  dcvaftar  la  Sicilia.  E  potè 
ben  faiJo,  perchè  Marcellino  (o  fia  Marcelliano,  di  cui  abbiam  par- 
lato poco  fa),  il  quale  comandava  in  quell'  Ifola,  «  probabilmente  fé 
n'era  impadronito,  e  forfè  non  fenza  intelligenza  di  Leone  Imperador 
d'Oriente,  fé  n'era  ritirato,  (dappoiché  Ricimcrc  gli  avca  fatto  dcfer- 
tare  la  maggior  parte  dc'fuoi  foldati  con  tirarli  al  fuo  fervigio,  ne  gli 
pareva  di  Itar  ficuro  dalle  infidie  d'cflb  Ricimerc  in  Sicilia.  Fu  dun- 
que (feguita  a  dire  Prifco)  inviata  a -Genferico  un'ambafciata  da  Ri- 
cimerc con  fargli  iftanza,  che  non  violafle  i  patti .  Ed  un'  altra  pure 
gli  venne  dall' Imperadore  d'Oriente  con  premura,  perchè  non  mok- 
Itafle  l'Italia,  e  la  Sicilia,  e  perchè  reftituifle  le  Augulte  Principcfle, 
Genferico  mofTo  da  quelle  e  da  altre  Ambafciate,  a  lui  pervenute  da 
pili  bande,  finalmente  fi  contentò  di  rimettere  in  libertà  la  Vedova 
Jmperadrice  Eudoflìa  colla  Figliuola  Placidia,  già  maritata  con  Oli- 
brio  Senatore  Romano,  ritenendo  Eudocia,  Figliuola  primogenita  d'cf- 
fa  Impcradricc,  e  divenuta  Moglie  d' Unncrico  fuo  Figliuolo.  Perciò 
fembra  più  probabile,  che  non  già  nell'anno  ^f/.  come  vuole  il  Pa- 
dre Pagi,  fondato  full'alTerzione  di  Teofane,  ma  sì  bene  nel  prcfen- 
te,  feguiiTe  la  liberazione  di  quelle  due  Principcffe,  le   quali  paflaro- 

(a)  idacius  no  a  Collantinopoli .  Anche  Idacio  («)  Storico  contemporaneo,  fcrive 
in  chrtnico.  z\V  inno  prefcntc,  fé  pure  non  parla  del  fulTeguente,  cfiendo  imbro- 
gliati i  numeri  della  fua  Cronica,  che  Genferico  rimandò  a  Collanti- 
nopoli la  Vedova  di  Valentiniano,  delle  cui  Figliuole  1' una  fu  mari- 
tata con  Gentone  Figliuolo  di  Genferico^  e  l'altra  ad  Olibrio  Senatore  Ro- 
mano. Certo  è,  che  Gentone  era  Figliuol  minore  d'elfo  Re  Genfe- 
rico. Non  a  lui  però,  ma  ad  Unnerico  primogenito  fu  congiunta  in 
matrimonio  E,udocia  per  attcllato  di  tutti  gli  altri  Storici.  Qiiel   fo- 

(b)  Pnfcut   io,  che  iì  può  opporre,  fi  è  ciò,  che  lo  lleflb  Prifco  {b)  nel  fine  de' 
fag.  76.       fuoi  Eftratti  racconta  con  dire,  che  Leone  Imperadore  iccc  faperc   a 

Genferico  radunzionc  di  jintemio  all'Imperio  d'Occidente,  con  inti- 
margli la  guerra,  fc  non  lafciava  in  pace  l'Italia,  e  non  reitituiva  la 
libertà  alle  Regine.  Se  ne  tornò  il  Meflo,  e  riferì,  che  Genferico  in 
vece  di  far  cafo  ditale  intimazione,  faceva  più  vigorofamente  che  mai 
preparamenti  di  guerra,  adduccndo  per  ifcufa,  che  i  giovani  Romani 
aveano  contravenuto  a  i  patti.  Se  quello  è,  bilogna  rimettere iijuaiche 
anno  ancora  più  tardi  la  libertà  rcnduta  ad  eflc  Augulle. 


Anno 


Annali    d'  Italia  167 

Anno  di  Cristo  cccclxiii.  Indizione  i. 
d'  Il  ARO  Papa  3» 
di  Leone  Imperadore  7, 
di  Severo  Imperadore   3. 

^     r  I-     <;  Flavio  Cecina  Basilio, 
Confoh    ^  ^  Viviano. 

B^ftlio  fu  Confolc  per  l'Occidente,  e  pcrfona  di   fingolari  virtù,  Era  Volg. 
per  ie  quali  vica  commendato  da  Sidonio  Apollinare  (").  Ed  cf-  fV*°^^^^^' 
fendo  nominato  egli  folo  in  una  Legge  di.  Severo  Imperadore,  in  un'  il^Ep'ilì'.l'. 
Ifcrizione  riferita  dal  Cardinal  Noris,  e  dal  Fabrctti,   e  nella  Lettera 
undecima  di  Papa  llaro,  di  qua  vicn  qualche  indicio,  clic  non  per  an- 
che fofTc  fcguita  buona  armonia  tra  "Leone    Imperadore  d'Oriente,   e 
Severo  Imperador  d'Occidente,  fé  non  che  in  una  Legge  d'eflb  Im- 
perador  Leone  (*),  data  in  quell'anno,  amendue  i  Conloli   li   veggo-  (b)  Tom.  6. 
no  nominati.  Ma  (l  olTcrvi,   che   nel  Titolo   il   folo   Leone    Augufto  2";r.  i.  »» 
fenza  Severo  fa  quella  Legge,  il  che  non  fi  praticava,   quando  l'Im-  -^fP"*^"- 
peradori  erano  in  concordia .  Ed  in   oltre  al  Confolc  di   chi  faceva  la  nleodof. 
Legge,,  fi  dava  il  primo  luogo}  e  in  cfla  Legge  vicn  mentovato  pri- 
ma Bafilio.  La  Legge  fuJdetta  di  Severo  Augulto  (')  ordina,  che  le    (e)  '•  li- 
Vedove  abbiano  da  goder  l'ufufrutto  della  donazione  lor  fatta  perca-  ^        J* 
gion  delle  Nozze  dal  Marito,  ma  con  rimaner  lalva  la  proprietà  in  fa-   'jidvocat. 
vor  de' figliuoli.   Qiiali  altre  imprefc  faceflc  quello    Imperadore,   noi  d.-uirf.  ^u~ 
fappiamo,  si  perche  la  Storia  ci  lafcia  in  quello  al  buio,  o  pure  per-  '^'Cf. 
che  cgh  nulla  operò,  che  meritafle  di  pafiare  a  i  pò  Iteri .  Nel  prefen-  ,  ..  ^,    . 
te  anno  (fé  pur  non.  fu  nel  precedente)  abbiamo  da   Idacio  (<<),.  che  ,;,  chrtnìc. 
•^grippino  Conre,  nobil  perlona  della  Gallia,  perchè  paflava  nimici?Ja 
tra  lui  ed  Egidio  Conte,  uomo  infi;»nc,  proditoriamente  diede  la  Cit- 
tà di  N.arbuiia  fua  patria  a  Tcoderiai  Re  de' Goti,,  o   fi^a  de'Vifigo- 
ti,  affinchè  gli  folfero  in  aiuto.  Quello  Egidio  è  quel  medcfimo,  che 
vedemmo  di  fopra  all'anno  4f6.  mentovato  da  Gregorio  Turoncnfc  (f),  (e)  Cregor,. 
inviato  da  Roma  nelle  Gallie  per  Generale  dell'  Armata  Romana,, e  che  Jy°"'"^^' 
s'era  fatto  cotanto  amare  da  1  Franchi,  dappoiché  ebbero   cacciato  il    '''•'^■'^-  ^'• 
Re  loro  Childerico,  che  l'aveano  eletto  per  loro  Re.    Abbiamo  ve- 
duto nel  precedente  anno  fatta  menzione  da  Prifco  lilorico  di  un.  Ni- 
gidìo  valorofo  Generale  d'Armata,  che  fece  di  grandi  prodezze  contro 
1  Goti.  Quel  nome  è  guallo,  e  lì  dee  fcrivcre  Egidio^,   cosi  cfigendo 
i  tempi  e  le  azioni .  Seguita  a  fcrivcre  Idacio,,  che  effendofi.  inoltrato 
Federico.,  Fratello  del  Re  Teoderico  li.  colL'efercito  de' Goti,  contro  ad 
Egidio  Conte  dell'una  e  dell'altra  milizia,  commendato  dalla  fama  per 
Uomo  caro  a  Dio  a  cagioo  delle  fue  bttooc  opere,  reftò  cffo  Federi- 
co 


y 


1168  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  co  uccifo  CO  i  Tuoi  in  una  battaglia.    Mario   Aventicenfe  C")  anch' e- 
Anno4';3.  gli  c'infegna  fotto  il  preCente  anno,  che  fegui  un  combattimento  fra 

^lmi«»r^S''^'°'  *  '  ^°"'  "*  '^  ^"™^  Ligerc  (oggidì  laLoirc)  e  il  Ligeri- 

ìnchromco.  cino,  preffb  Orleans,  in  cui  fu  morto  Federico  Re  de' Goti.  Non  e- 

ra  veramente  quello  Federico  Re,  ma  folamente  Fratello  di  Tcoderi- 

co  Re  de  i  Goti.  Per  conto  poi  d' ^grippino  Conte ^  parla  di  lui  1' Au- 

^dìì  Afi""'  ^"""^  ^^^  ^^^^^  ^'"^^  '^^  ^^"  Lupicino  Abbate  del   Moniftero  di   Giura 
Sanflor.'  ad  "^^'^  Borgogna,  con  dire,  che  Egidio  Generale  dell'Armi  Romane  nel- 
diem  ZI.      la  Gallia  maliziofamente  lo  fcreditò  come  traditore,  e  l'inviò  a   Ro- 
Martii.        ma,  dove  fu  condennato  a  morte.    Ma   per  miracolo   fu   liberato,  ed 
afloluto  fé  ne  tornò  nella  Gallia.  Se  ciò  e  vero,  non  era  già   Egidio 
quell'uomo  sì  dabbene,  che  Idacio  poco  fa  ci  rapprefentò .    A  queft' 
(e)  Baron.   anno  riferifce  il  Baronio   (<■)  il   Concilio   IT.  Arauficano   (d'Oranges) 
^nnal.  Ecc.  tenuto  da  moltiflìmi  fanti  Vefcovi  delie  Gallie,  e  celebre  per  la  con- 
danna de' Semipelagiani:  ma  cilb  appartiene  all'anno  fic).    come   han- 
(d)  Noris  no  già  oflervato  il   Cardinal  Noris   W,   ed   altri  Eruditi.    Marcellino 
Hift.  Pila-  Conte  (0  nel  prefente  anno  fa  menzione  onorevole  di  San  Pro/pero  d"  A- 
gtan.  Uh.  2.  ,quitania^  non  già  Vefcovo  di  Ries  nella  Gallia,  ne  di  Reggio  di  Lom- 
T{  Marcel   t>ardia,  ma  probabilmente  Prete,  che   doveva  effcre  tuttavia  vivente, 
Comes  iu  '  Scrittore  riguardevole  della  Chiefa  di  Dio.  Correa  voce  allora,  ch'e- 
chronico.      gli  avefle  fcrvito  di  Segretario  delle  Lettere  a  San  Leone  Papa.  Fio- 
rì in  quelli  medefimi  tempi  F'ittorio  d' Aqaitatiia^  Prete  anch'elio,  che 
non  iiiverifimilmente  vien  creduto  aggregato  al  Clero  Romano,  da  cui 
fu  formato  un  Ciclo  famofo  d'anni   f^z.  Portò   opinione   il   fuddetto 
Cardinal  Baronio,  eh' elio  Ciclo  folTe  comporto  in  quell'anno  ad  iftan- 
za  à' Jlaro  Papa-,  ma  fecondochè  hanno  avvertito  il   Bucherio,  l'An- 
telmio,  il  Pagi,  ed  altri,  fu  elfo  fabbricato  nell'anno  4^7.  a   riquill- 
zione  di  Satt  Leone  Papa,  mentr'era  tuttavia  Arcidiacono  della  Chitfa 
JR-omana  llaro ,  che  poi  fu  Papa . 

Anno  di  Cristo  cccclxiv.  Indizione  11. 
d'  I  L  A  R  o  Papa  4. 
di  Leone  Imperadore  8. 
di  Severa  Imperadore  4. 

Confoli    ^  Rustico,  e  Flavio   Anicio  Olibrio. 


O 


LikU^y  che  in  quell'anno  fu  Confolc,  quel  medefìmo  «,  che  fu 
_  '  Marito  di  Placidia  FigHuola  di  Valentiniano  IL    Imperadore >  e 
lui  ancora  vedremo  fra  poco  Imperador  d'Occidente.  Crede  il  Padre 
(f)  pngìus    Pagi  (/),  che  amcnduni  quelli  Confoli  folTero  dichiarati  tali  in  Orien- 
te, e  può  Ilare i  pcrchi  in  fine  Olibrio  era  Senatore  Romano,  quan- 

tun- 


Grit.  Earon. 


Annali    d'  Italia.  169 

tunquc  dopo  il  facce  dato  a  Roma  da  Gcnfcrico  egli   fi   foflc  ritirato  Era  Voj'g. 
a  Coftantinopoli .  Non  farebbe  nondimeno  inverifimile,  ch'egli  fé  ne  ANN04t>4. 
folTe  prima  d'  ora  ritornato  a  Roma  anche  per  folennizzarc  il  mo  Con- 
folato .  Abbiamo  varj  Autori,  cioè  Caffiodorio  («),   Marcellino  Con-  Ca)  cajfnd. 
te  W,  e  il  Cronologo  del  Cufpiaiano   (0,  i  quali   attcftano,  che    nel  h  chronìca. 
prefente  anno  Beorgor  Re  de  gli  Alani,  crcdendofi  di  far  qualche  grof-  i}^;  Marctìi. 
fo  bottino  o  conquida,  calò  dalle  Gallic  in  Italia  con  un  poderofo  e-  /Acljan*- 
fcrcito  .  Ma  gli  fu  alla  vita  Richnere  Patrizio  e  Generale  dell'  Armi  Ro-  log^s  cuffl- 
niane,  e  non  già  Re,   come   ha  il  tefto  di  Marcellino,  ed   avendolo  mani. 
colto  preflo  a  Bergamo  al  pie  del  monte,  sbaragliò  la  fua  gente j  e  in 
tal  conflitto  vi  lafciò  la  vita  lo    lleflo  Re  barbaro.    Giordano   Iftori- 
co  {d)  rapporta  quefto  fatto  a   i  tempi  d' Antemio   Imperadore,   cioè  W  Jordan. 
al  467.  Da  lì  innanzi   non   fecero  piìj    figura  gli  Alani,  e   pare,  che  it^\'.'^''' 
mancafle  con  quefto  Re  il  Regno  loro.    Dicemmo  di   fopra  all'anno 
4f5.  che  Childerico  Re  <le' Franchi  caduto  in  odio  al  fuo  Popolo  per  le 
violenze  della  fua  difoneftà,  fu  forzato  a  fuggirfenc  nella  Toringia.  Se- 
condochè  s' ha  da  Gregorio  Turonenl'e  {e) ,  aveva  egli  lafciato  Fiema-  (e)  Gripi\ 
do,  perfona  fedele,  che  proccuraffe  di  raddolcir  gli  animi  de' Franchi,  Jufor.cnjis ^ 
i  quali  poco  dopo  prefero  per  loro  Re  Egidio  (f)  Conte,  Generale  de'  if\'  celli' 
Romani  nelle  Gallie,  mentovato  all'anno  precedente.  Quefto  Vioma-  ^eg.  Frane. 
do  con  dare  a  Childerico  la  metà  d'una  moneta  tagliata   per  mezzo,  Tom.  i. 
gli  diffc  di  non  tornar  prima,  fé  non  gli  era  recata  l'altra   metà  per  Tyu-chtfr.t. 
ordine  fuo.  E  cosi  avvenne  dopo  otto  anni  d'efilio.    Viomado  confi- 
gliò ad  Egidio  cofc,  che  il  mifcro  in  difgrazia  del  Popolo  >   ed  allora 
fpedì  a  Childerico  la  confaputa  mezza  moneta,  con  cui  gli  fece  inten- 
dere la  buona  difpofizion  de'fuoi  Popoli.  Pertanto  egli  comparve  fra 
loro,  e  fu  da  una  parte  d'elfi  ben  accolto  e  rimeflo  in  trono.  Egidio 
Conte  tenne  laido,  finche  potè,  e  fcguinne  guerra  fra  loro,  nella  qua- 
le egli  reftò  in  fine  perditore,  e  gli   convenne  ritirarfi .    Vittore  Tu-  (s)  y^or 
nonenfe  {g)  mette  in  queft'anno   la  morte  di   Genferico  Re  dc'Van-  f""^"i"{" 
dalij  ma  qucfta  fuccedette  molti  anni  dipoi. 

Anno  di  Cristo  cccclxv.  Indizione  iii. 
di  I  L  A  RO  Papa    5. 
di  Leone  Imperadore  9. 
di  Severo  Imperadore   j. 

Confoli  i  Flavio  Basilisco,  ed  Ermenerico. 

AMcndue  qucfti  Confoli  furono  creati  da  Leone  Imperadore  d'O- 
riente .  Ba/t/i/ca,  perchè  era  Fratello  di  Ferina  Imperadrice,  Mo- 
glie d'cflo  Leone,  uomo  che  divenne  poi  famofo  per  le  fue  iniquità. 
Tom.  Ili,  Y  Eì-me- 


i»  Chrcnkt. 


Era  Volg. 

A  N  N  0465. 


(a)  Marceli. 
Cimes   in 
Chronko . 

(b)  Chronic. 

Alexandr. 

(e)  A^H:i. 
Suri'4m  ad 
diem  II. 
Decembns . 
(d)  Evagr. 
lìb.  2.  e.  13. 


(  e  )   Idacius 
in  ChrenicQ, 


(f)  Chrono- 
graph.  C«- 
J'piniani . 

(g)  'Jordan, 
de  Regnor, 
fu  ccef 

(h)    C4j(//(>^. 
>»  Chronico, 


(i)   Gfy?* 
Francar. 
Tom.  I. 
Du-Chefnt . 


170  Annali    d*  Italia. 

Ermenerico  era  Figliuolo  J'^f/^.^ri?  Patrizio  e  Generale  dell'armi  in  O- 
ricnte,  colla  cui  l'ponda  vedemmo  che  Leone  era  falito  all'  Imperio  . 
In  quell'anno  nel  di  primo  di  Settembre,  o  pur  nel  fecondo,  per  at- 
teftato  di  Marcellino  Conte  C"),  e  della  Cronica  Aleflandrina  (^),  fuc- 
ccdette  uno  fpaventolb  incendio  in  Collantinopoli .  Nella  Vita  di  San 
Daniele  Stilita  (f)  lì  racconta,  che  il  fuoco  prefe  e  confumò  la  mag- 
gior parte  dell' augufta  Città,  con  durar  fette  giorni,  e  ridurre  in  una 
mafia  di  pietre  infinite  Cafe,  Palagi,  e  Chiefc.  Evagrio  {d)  ci  dipi- 
gne anche  più  grande  quell'eccidio.  Bifogna  credere,  che  le  cafe  fof- 
fero  la  maggior  parte  di  legno,  come  dicono,  che  fon  tuttavia  per 
la  poca  comodità,  che  e  in  quelle  parti,  di  materiali  da  fabbricare. 
E  però  Zenone  SuccefTor  di  Leone  ordinò  poi,  che  le  cafe  nuove  fi 
faceflero  in  ifola,  con  lafciar  dodici  piedi  di  fpazio  tra  l'una  e  l'altra: 
il  che  tuttavia  fi  fuol  praticare  da  molti  Turchi  non  tanto  per  magni- 
ficenza, quanto  per  difenderfi  da  gl'incendj  .  Abbiamo  in  oltre  da  Ida- 
cio  (f)  fotto  il  prefente  anno  (fc  pure  non  fu  nel  precedente)  che  fe- 
condo il  fuo  coftume  l'Armata  navale  di  Genferico  Re  de'  Vandali 
pafsò  dall'Affrica  in  Sicilia  a  farvi  i  foliti  faccheggi .  Ma  per  buona 
ventura  fi  trovò  ritornato  al  governo  di  quell'  Ifola  Marcellino  ^  o  fia 
Manel/iano,  uomo  valorofo,  del  quale  abbiam  parlato  di  fopra.  Que- 
fli  sì  coraggiofamentc  con  quelle  milizie,  che  potè  raccogliere,  fece 
lefla  a  que' Barbari,  che  dopo  averne  meflì  non  pochi  a  fil  di  fpada, 
il  rimanente  fu  collretto  a  mettere  la  fua  falvezza  nella  fuga.  Intanto 
Severo  Imperadore  dopo  aver  regnato  quali  quattro  anni,  nel  dì  if. 
d' Agofto  diede  fine  a  i  fuoi  giorni  e  al  fuo  Imperio,  fecondo  la  tefti- 
monianza  della  Cronica  pubblicata  dal  Cufpiniano  (/),  e  dal  Panvinio} 
e  ciò  vicn  confermato  da  Idacio,  da  Marcellino  Conte,  e  da  altri  Scrit- 
tori .  Giordano  (g)  Iflorico  il  tratta  da  Tiranno.  E  benché  gli  altri  il 
dicano  mancato  di  morte  naturale,  pure  Caflìodorio  (^),  perfona  che 
merita  qui  molta  confidcrazione,  fcrive,  cflerc  fiata  fama,  ch'egli  per 
frode  di  Ricimere  Patrizio  moriffe  di  veleno.  Noi  per  altro  fappiamo 
poco  de' fatti  fuoij  ma  fé  cofa  alcuna  di  luminofo  avcfTc  operato,  ve- 
rifimilmente  ne  avremmo  qualche  lume  dalla  Storia,  per  altro  fcarfa 
e  mefchina  in  quefli  tempi.  Venne  anche  a  morte  probabilmente  ncll' 
anno  prefente  Egidio  Conte  e  Generale  dell'  Armata  Romana  nelle  Cal- 
ile, di  cui  s'è  favellato  ne' precedenti  anni.  Idacio  a  noi  il  rappre- 
fenta  come  perfonaggio  dotato  di  rare  Virtù,  e  fcrive,  che  alcuni  l'af- 
ferivano  morto  per  infidie  a  lui  tcfe,  ed  altri  per  veleno.  Dall'Autore 
delle  Certa  de' Franchi  (')  è  chiamato  Dux  Romanorum ^  Tyrannus.,  per- 
chè i  Franchi,  ficcomc  abbiam  veduto,  dopo  il  ritorno  di  Childerico 
Re  loro  avevano  cacciato  elfo  Egidio,  e  il  riguardavano  con  occhio 
bieco.  Aggiugne  il  medefimo  Autore,  che  i  Franchi  circa  quefli  tem- 
)i  prefero  la  Città  di  Colonia  con  grande  flrage  de' Romani,  cioè  della 
parte  d'Egidio,  il  quale  potè  appena  falvaru,  e  poco  dopo  morì  con 
afciare  un  Figliuolo  per  nome  Siagrio  .  Quelli  prefe  il  Generalato  , 
e  raife  la  fua  refìdenza  in  SoifTons.  Ma  i  Franchi,  che  non  più  erano 

ritc- 


Annali     d'  Italia.  171 

ritenuti  dal  timore  d'Egidio,  ed  aveano  già  pafTato  il  Reno,  e  defo-  Era  Volg. 
lata  piij  che  non  era  prima  la  Città  di  Treveri,  fi  moflero  con  un  pò-  Anno  465. 
tcnte  efcrcito,  e  vennero  fino  ad  Orleans,  con  dare  il  guado  a  tutto 
il  paefe .  Da  un'  altra  parte  sboccò  pure  nelle  Gallie  per  mare  Odoacre 
Duca  dc'Saffoni,  e  giunfc  fino  alla  Città  d'  Angiò  con  uccidervi  molto 
Popolo,  e  ricevere  ollaggi  da  quella  e  da  altre  Città.  Childerico  co 
i  Franchi  nel  tornare  indietro  da  Orleans,  s' impadroni  della  ftefla  Città 
d' Angiò,  eficndo  reftato  morto  in  quella  occafionc  Paolo  Conte  Go- 
vernatore di  efla  Città.  Ma  qui  non  fon  rillrette  tutte  le  calamità  delle* 
Gallie.  Idacio  W  aggiugne,  che  dopo  effere  mancato  di  vita  il  prode  (a)  idachs 
Egidio  Conte,  ancora  i  Goti,  abitanti  in  quella,  che  oggidì  chiamia-  in   chronic. 
mo  Linguadoca,  fotto  il  Re  Teoderico,  s'avventarono  anch'elfi   ad- 
doflb  alle  Provincie  Romane,  che  prima  erano  fiotto  il  governo  d'Egi- 
dio. Gregorio  Turonenfi;  (*)  fa  anch' egli  menzione  di  qucfte  turbo-  (''^  Gftgor. 
lenze  con  aggiugnere,  che  Paolo  Conte  infieme  co  i  Romani  e  Fran-  lì'y""'^  \^ 
chi  mofie  guerra  a  i  Goti>  ma  ch'eflb  Paolo  fu  poi  tagliato  a  pezzi 
nella  prefa  d' Angiò  fatta  da  i  Franchi  medefimi.  Scrive  di  più,   che 
i  Britanni  furono  cacciati   fuori  della  Provincia  del   Berry  con  eflenie 
flati  uccifi  Bon  pochi.  Notizia,  che  ci  fa  intendere,  come  era  già  ve- 
nuta dalla  gran  Bretagna  a  cercare  ricovero  nelle   Gallie   una  copiofa 
moltitudine  di  que' Popoli,  giacché  i  Saflbni  entrati  in  quell' Ifola  fa- 
ccano  guerra  troppo  fiera  a  gli  antichi  abitanti.  Quelli  poi  col  tempo 
diedero  il  nome  di   Bretagna  minore  a  quel  pacfe,  dove  fi  ftabilirono  , 
e  tuttavia   ritengono  buona  parte  del  linguaggio  de  gli  antichiffimi 
Britanni. 

Anno  di  Cristo  cccclxvi.  Indizione  iv. 
di  I  L  A  R  o  Papa  6. 
di  Leone  Imperadore   io. 


Confoli  \ 


(e)     Msrius 

Avtnticer.f. 


Leone  Augusto  per  la  terza  volta, 

cTaZIANO.  in  Chronkg. 

(d)  Chront- 
logus  Cu- 

SE  non  avefllmo  Mario  Aventicenfe  (f),  e  il  Cronologo  del  Cufpi-  ffiniaxi. 
niano  W,  che  facefiero  menzione  di  quefto  Taziano    Confole,   fi  (^^\  ^"5"" 
farebbe  creduto,  come  credette  il  Cardinale  Baronio,  che  quello  fofle  ?fT'pfi}cu"' 
un  Confole  imaginario.  Pretende  il  Padre  Pagi   C^),  che  quello  Ta-  Tom.  i. 
ziano  ricevefle  e  foftenefle  il  Confolato  in  Oriente,  il  che  non  fembra  H'fi.  Byz. 
ben  certo,  perchè  abbiamo  da  Prifco  1  dorico  (/),  che  a^ tempi  tii  Leo- P^S-  H- 
ne  Imperadore  Taziano  fu  inviato  Ambafciatore  per  gf  Italiani  a  Genferico  ^^^'   "^^  'Jj 
Re  de'  Fandali .  Che  fc  pur  egli  fofic  fiato  creato  Confole,  ftrano  do-  ecc.  confa. 
vrebbe  parere,  come  in  una  Legge  {g)   pubblicata  in  queft'  anno  da  giunt.    Ce.'. 
Leone  Àugufto  fi  legga  il  folo  Imperadore  Confole,  e  lo   ftefio  uni-  ^"/'": 
caraente  fia  nominato  nella  Cronica  Aleflandrina  (/O,  e  da  Marcellino  ^^lexìZ""' 

Y  z  Con- 


Era  Volg. 
Anno  466. 

(a)  Marid- 
ììn.   Ctrms 
in  Chronìco. 

(b)  Cajfiod. 
in  Chronice. 

(c)  Vicler 
Tunoncnjis 
in  Chrsnic. 


(d)    Cregor. 
Turonenjis 
Uh.  2.  e,  19. 


(e)    Ad» 

San£lor. 
'Btlland.  ad 
ditm  i.Ja- 
nutrii. 


i/x  Annali    d'  Italia. 

Conte  W,  da  Caflìodorio  W,  da  Vittor  Tunoncnfe  («■),  e  da  i  Fafti 
Fiorentini,  fenza  far  mai  menzione  di  Taziano,  pretcfo  Confolc  anch'ef- 
fe ia  Oriente.  Quel  che  é  piw,  in  una  Ifcrizionc,  rapportata  dall' A- 
ringhi,  dal  Reinefio,  e  da  altri,  e  pofta,  ad  un  Criftiano,  feppcllito 
a  di  9.  di  Maggio,  per  difegnar  l'anno  folamcntc  è  detto  Confole 
LEONE  AVGVSTO  III.  Forfè  Leone  Augufto  entrò  folo  Con- 
folc, e  da  lì  a  qualche  mcfe  prefe  per  fuo  Collega  Taziano.  Dappoi- 
ché fu  morto  Severo  Imperadore,  è  da  credere,  che  il  Senato  Ro- 
mano e  l'efcrcito  penfaflero  a  dargli  un  SuccefTore,  e  che  non  man- 
caffero  pretendenti.  Contuttociò  noi  troviamo,  che  né  pure  in  tutto 
queft'anno  alcuno  Impcrador  d'Occidente  fu  eletto,  laonde  rellò  va- 
cante l'Imperio  in  quefta  parte.  Altra  ragione  non  fi  può  addurre,  fé 
non  che  i  Senatori  più  faggi,  riflettendo  alla  miferabil  pofitura  dell' 
Imperio  Occidentale,  e  che  troppo  importava  il  camminar  d'accordo 
d'animo  e  di  madìme  coli' Imperadore  d'Oriente,  nulla  volcflero  con- 
chiudere fenza  l'approvazione  e  confentimento  di  Leone  Augufto.  Do- 
veano  andare  innanzi  e  indietro  lettere,  maneggi,  e  trattati.  Sopra 
rutti  Ricimere  Patrizio,  potentiffimo  tuttavia  direttor  de  gli  affari,  giac- 
ché non  poteva  egli  ottener  l'Imperio,  cercava  per  altro  verfo  i  fuoi 
privati  vantaggi .  Finalmente  i  Romani  condifcefero  totalmente  alla 
volontà  d'effo  Leone,  ficcome  vedremo  nell'anno  feguente .  Pubblicò 
'\n  queft'anno  il  fuddetto  Leone  Augufto  la  precitata  Legge  affai  ri- 
guardevole in  confermazione  dell' afilo  nelle  Chiefc,  con  varj  riguardi 
nondimeno,  affinchè  i  Creditori  non  reftaffero  affatto  abbandonati  dal 
braccio  della  Giuftizia,  abolendo  fpezialmente  una  anteriore,  in  cui 
venivano  obbligate  le  Chiefc  a  pagare  i  debiti  di  chi  fi  rifugiava  in 
effe.  Abbiam  veduto  di  fopra,  che  un'Armata  di  Saffoni  era  entrata 
nelle  Gallic.  Pare,  che  a  queft'anno  fi  poffa  riferire  una  battaglia  fe- 
guita  fra  cflì  e  i  Romani,  cioè  i  fudditi  dell'  Imperio  Occidentale  , 
che  vien  narrata  da  Gregorio  Turonenfe  {d) ,  nella  quale  toccò  a  i  Saf- 
foni di  voltare  le  fpalle.  Le  loro  Ifole  nel  Fiume  la  Loire  furono  pre- 
fe da  i  Franchi .  Pofcia  Odoacre  Duce  di  que'  Barbari  fi  collegò  con 
Childerico  Re  de  i  Franchi,  ed  unitamente  fconfiffero  gli  Alamanni, 
ch'erano  entrati  in  Italia.  Nella  Vita  di  San  Severino  Apoftolo  del 
Norico  {e)  fi  legge,  che  quell'uomo  Santo  cforiò  Gibuldo  Re  de  gli 
Alamanni,  ut  gentem  fuam  a  Romana  vajlatione  cohiberet .  (*)  Par  veri- 
fimilc,  che  qucfto  medefimo  Re  foffc  quegli,  che  fu  sì  ben  difcipli- 
nato  da  i  Franchi  e  Saffoni. 

Anno 


(*)  a  raffrenare  la  fua  gente  dalla  devafiazione  di  Roma . 


Annali    d'  Italia. 


173 


Anno  dì  Cristo  cccclxvii.  Indizione  v 
d'I  LARO  Papa  7. 
di  Leone  Imperadore   11. 
di  Antemio  Imperadore   i . 


Confolì 


^  PusEO,  e  GiavANNi. 


DOpo  eflcre  flato  vacante  per  più  d'un  anno  T  Imperio  d'  Occi- 
dente, finalmente  effcndofi  con  una  ambafceria  rimellì  i  Romani 
per  l'elezion  d'un  Imperadore  alla  volontà  di  Leone  Imperador  d' O- 
rientc,  quefti  mandò  in  Italia  con  un  buon  efercito  Jntemio^  il  quale 
per  teftimonianza  di  Cafllodorio  (■«),  arrivato  che  fu  tre  miglia  (Idacio 
{h)  fcrive  otto  miglia)  lungi  da  Roma  ad  un  luogo  appellato  Broton- 
taSy  fu  proclamato  Imperadore.  Il  Cronologo  del  Cufpiniano  (0  fcri- 
ve, che  nel  dì  12.  d'Aprile  fuccedette  la  di  lui  affiinzione  al  Trono. 
Era  Antemio  Calata  di  nazione,  e  di  nobiliffimo  fangue,  perchè  Fi> 
gliuolo  (Idacio  il  chiama  Fratello)  di  Procopio  Patrizio,  che  fbtto  Teo- 
dofio  II.  trattò  la  pace  co  i  Perfiani,  e  difcendeva  da  quel  Procopio, 
che  difputò  l'Imperio  a  Valente  Imperadore.  Era  Nipote  di  Antemio, 
che  fu  Confolc  nell'anno  40f.  Per  atteftato  di  Procopio  (<^),  era  Ge- 
nerale d'Armata,  Senatore  ricchiflìmo, -ed  avea  per  Moglie  una  Fi- 
gliuola di  Marciano  Augufto,  chiamata  Eufemia,  per  quanto  s'  ha  da 
Apollinare  Sidonio  (0,  Scrittore  di  quefti  tempi.  Da  Teofane  (/)  vien 
chiamato  Antemio  Principe  ben  iftruito  ne' dogmi  Criftiani,  e  che  piif- 
fimamente  fapea  governar  l'Imperio.  E  fappiamo  da  Codino  (.g),  e 
dall'Autore  de  gli  Edifizj  di  Coftantinopoli ,  ch'edo  Antemio,  alzato 
che  fu  al  Trono,  ordinò,  che  il  fuo  Palazzo,  pofto  nella  fuddetta  Città 
di  Coftantinopoli,  fi  confecrafte  a  Dio,  con  fabbricarne  un  Tempio, 
e  uno  Spedale  e  Bagno  per  gli  poveri  vecchi .  Però  niuna  fede  meri- 
ta Damafcio  W  Filofofo  Pagano,  che  nella  Vita  d' Ifidoro  Egizio  fcrif- 
fe,  che  Antemio  fu  un  empio,  ed  amatore  del  Paganefimo,  e  che  me- 
ditava di  rimettere  in  piedi  il  culto  de  gì'  Idoli .  Contuttociò ,  ficco- 
me  ofTervò  il  Cardinal  Baronio,  e  dirò  apprelTo,  Antemio  non  fu  si 
religiofo ,  come  talun  fupponc  .  Ricimere  Patrizio  e  Generale  dell'  efer- 
cito Romano  volle  anch' egli  profittare  di  quefta  congiuntura,  coli' ot- 
tenere in  Moglie  una  Figliuola  del  medefimo  nuovo  Augufto .  Per  at- 
teftato della  Cronica  Aleffandrina  (')  furono  portate  a  Coftantinopoli 
le  Immagini  di  Antemio,  coronate  d'alloro  ,  da  Ferenzi»  Prefetto  della 
Città  di  Roma:  cerimonia  praticata  ne' vecchi  tempi,  per  far  cono- 
fcere  al  Popolo,  che  quegli  era  ftato  accettato  per  legittimo  Impera- 
dore. Prilco  Iftorico  (^)  nel  fine  de' Frammenti,  che  reftano  di  lui, 

ferir 


Era  Volf. 
ANN0467. 


(a)  Cajftod. 
in  Chrofiico. 

(b)  Idacius 
in  Chronice. 

(c)  Chront- 
logus  Cu- 
ff  intani . 


(d)  Prtctp. 
de  Bell. 
Vandal. 

l.  I.  €.   6. 

(e)  Sidtn. 
ulpollinarìs 
in  Panegyr. 
Antemii . 

(f)  Thcoph. 
in  Chront- 
grafhia  . 

(g)  Codinut 
de  Orióni- 

hHS.      ^ 

(  h)  Dama- 
fciut  in  Vit. 
Ifideri , 


( i )    Chrm. 
Aìexandr. 


(k)  Prifcut 
fag.  76. 


174  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  fcrive,  che  Leone  Augufto  per  un  fuo   mcifo  fece  tofto  intendere  a 
ANN0467.  Gcnferico  Re  de' Vandali  in  Affrica  l'elezione  da  lui  fatta  di  Anccmio 
in  Imperador  d'Occidente,  con   intimargli  di  non   molclUr  da    li  ir>- 
nanzi  l'Italia  e  la  Sicilia,  altrimenti  gli  dichiarava  la  guerra.    Fu  ri- 
mandato indietro  il  MelFo,  e  la  rifpoita  fu  che  Genferico  non  ne  vo- 
leva far  altro,  e  maggiormente  fi  preparava  per  continuar  la  guerra 
leBdT'^'  all'Imperio  Romano.    Procopio  (n)  aggiugne  una   particolarità,   cioè 
Vanda}'.        chc  Gcnferico   fi  chiamava  offefo,  perchè  avendo  fatto  di  forti  iftan- 
lib.i.c.6.    ze,  acciocché  Olibrio  Senatore,  Marito  di  P/ar/V/'^  Figliuola  dell' Im- 
perador Valentiniano  III.  e  per  confeguente  fuo   Cognato,  foffe  di- 
chiarato Iraperadore,  e  chc  ciò  non  ottante  Leone  Augufto  gli  avea 
preferito  Antemio .  Per  quefto  pare ,  che  Genferico  più  che  mai   fe- 
guitafle  ad  infeltarc  i  lidi  dell'Imperio.  Ora  in  quell'anno  i  due  Ini- 
peradori,   che  andavano  unitilfimi  d'animo,  cominciarono  i  prepara- 
menti per  gaftigare  la  fuperbia  ed  infolenza  di   Genferico.   11   Padre 

(b)  Mei'wl.  Sirmondo,  e  il  Mezzabarba  {!>)  rapportano  una  Medaglia  d' Antemio, 
Numifmat.  nel  cui  rovefcio  fi  mirano  due  Imperadori,  che  fi  danno  le  mani  per 
imff.  fegno  della  lor  concordia  ed  unione. 

In  chc  rtato  fofie  Roma,  allorché  vi  arrivò  il  nuovo  Imperado- 

(c)  Gelafiiis  re  antemio  ^  lo  lafciò  fcritto  Papa  Gelafio  (0  nel  fuo  Opufcolo  contra 
adverfut  (Jj  yìndronico  Senatore,  e  contro  que' Romani,  che  tuttavia  oftinati  nel 
Andromc.     Paganefinio  volevano,  che  fi  facefiero  l'empie  ed  infieme  ridicole  fefte 

Lupercali,  pretendendo,  che  per  elle  Roma  fofie  prefcrvata  da  varj 
malanni.  Dice  il  fanto  Papa,  che  quando  Antemio  Imperadore  venne 
a  Roma,  fi  celebravano  le  fefte  fuddctte  Lupercali,  e  pure  faltò  fuori 
una  pcftilenza  si  grande,  che  fece  non  poca  ftrage  del  Popolo.  Fu 
poi  diligentemente  oflervato  dal  Cardinale  Baronio,  che  nella  comiti- 
va de' Cortigiani  venuti  con  Antemio  a  Roma,  per  teftimonianza  del 
mentovato  Papa  Gelafio,  vi  fu  un  certo  Filoteo,  chc  teneva  l'erefiu 
di  Macedonio  ingiuriofa  allo  Spirito  Santo .  Coftui  cominciò  a  tenere 
delle  fcgrete  combriccole  con  ifpargere  il  fuo  veleno;  ma  avvertitone 
Papa  Ilaro,  un  dì  chc  Antemio  Augufto  fi  portò  a  San  Pietro,  ne 
fece  con  fermezza  degna  d'un  Pontefice  una  gagliarda  doglianza  a  lui , 
di  modo  che  Antemio  con  fuo  giuramento  gli  promife  di  rimediare  a 
quefto  difordinc.  Nel  prefente  anno  Teoderìco  II.  Re  de' Vifigoti  nell' 
Aquitania  dopo  aver  dilatato  il  fuo  imperio  nella  Spagna,  con  varie 
guerre  fatte  contra  de'Svevi,  e  mantenuta  quafi  fempre  la  pace  colle 
Provincie  Romane,  trattato  fu  in  quella  ftefla  maniera,  eh'  egli  avea 
trattato  il  fuo  Fratello  maggiore,  cioè  venne  uccifo  da  Eurico^  ap- 
pellato da  altri  Evarico,  fuo  Fratello  minore  in  Tolofa.  Mario  Aven- 

(d)  Marius  tjcenfe  W  mette  quefto  fatto  fotto  il  prefente  anno,  e  chiama  Euto- 
in'chromc'o.  ^"^^  l'uccifor  del  Fratello,  il  quale  dopo  la  morte  di  lui  fu  riconofciuto 

per  Succcflbre  nel  Regno  Gotico.  Tardò  poco  quefto  niiovo  Re,  fc- 

(e)  Jordan,  condochè  abbiamo  da  Giordano  Iftorico  (0,  a  fpedire  Ambafciatori  a 
''■'  ^f;.'^''  Leone  Imperadore,  per  dargli  parte  della  fua  aftunzione  al  trono;    e 

'  •  45-  vcggendo  sì  mal  condotto  l' Imperio  d' Occidente  per  la  frequente  mu- 

tazion 


Annali    d'  Italia.  lys 

tazion  de  gli  Augufti,  fi  mife  in  pcnfiero  di  conquiftar  le  Provincie»  Era  Volg. 
che  reftavano  nelle  Gallie  e  nelle  Spagne  all'ubbidienza  d'eflb  Impe-  ANNO4Ó7. 
rio.  Si  sa  da  Santo  Ifidoro  («),  che    Èurico  appena  fatto  Re,   fpedì  ^^^  jpjorv. 
un'Armata  nella  Spagna  Tarraconenfe ,  e  s'impadronì   delle   Città   di  ,„  chromco 
Pamplona  e  di  Saragozza  con  devaftar   tutta  quella   Provincia  .   Rao-  Cothor. 
conta  eziandio  il  fuddetro  Giordano ,  che  avendo  collui  affalito  le  Pro- 
vincie Romane  della   Gallia,  Antcraio  Imperadore  dimandò  aiuto  ai 
Britanni  fuggiti  dalla  gran  Bretagna,  e  portati  allora  al  fiume  Loire. 
Vennero  per  mare  dodici  mila  d'eflì  con  Riotimo  Re  loro  fino  alla  Città 
Bituricenfe,  oggidì  Bourges  nel  Berry .  Colà  accorfe  il  Re  Eurico  con 
una  formidabil  Armata,  e  dopo  varj  combattimenti  gli  riufcì,  prima 
che  i  Romani  potefiero  unire  le  lor   forze    co  i  Britanni,  di  mettere 
in  fuga  il  fuddctto  Riotimo  Re,  il  quale  perduta  la  maggior  parte  di 
fua  gente,  con  quei,  che  potè,  fi  ricoverò  preffb  la  vicina   Nazione 
de' Borgognoni  collegata  allora  co  i  Romani.  Ma  non   fiam   certi,  fé 
in  quello  o  pure  in  alcun  de' fufleguenti  anni  fuccedefTe  un  tal  fatto. 
Per  attcftato  della  Cronica  Alcffandrina  W  in  quefti  tempi  Leone  Im-  (b)  chren^ 
pcrador  d'Oriente  pubblicò  un  Editto,  acciocché  fofTero  fantificati  i  -^itxanJr. 
giorni  di  Fefta,  con  proibire  in  effi  ogni  forta  di  pubblici  Giuochi  e 
Spettacoli.  Può  tuttavia  dubitarfi,  che  quella   Legge   appartenga  all' 
anno  469.  trovandofi  appartenente  a  quell'anno  nel  Codice  di  Giufti- 
riano  la  Legge  ultima  C.  de  Feriis^  che  parla  di  qucflo  piifiìmo  rego- 
lamento.  Rigorofamente  ancora  procedette  l'Imperador  Leone  contro 
gli  Ariani,  che  nella  ftefla  Città  di  Coflantinopoli  facevano  delle  adu- 
nanze fcgreie,  con  proibir  loro  in  qualunque  luogo  l'aver  Chiefe,  e 
il  raunarfi . 

Anno  di  Cristo  cccclxviii.    Indizione    vi. 
di  Simplicio  Papa  i. 
di  Leone  Imperadore   12. 
di  Ante  MIO  Imperadore   i. 

n     r  i„  ^   Astemio  Augusto  per  la  feconda  volta, 
^°"^°^^henza  Collega.  ^ 

ANtemia  Augufto  nel  prcfentc  anno  è  intitolato  ne'  Fafl:i  Confole  per 
la  feconda  volta y  perchè  nell'anno  4ff.  era  flato  Confolc  inlie- 
me  con  Valcntin>ano  III.  Augufto.  Perciò  egli  è  chiamato  Conful ve- 
tus  da  Apollinare  Sidonio  (f),  nobile  perfonaggio  della  Gallia,  e  Poeta.  ,^-.  s,d»n. 
riguardevole,  il  quale  invitato  a  Roma  nel  precedente  anno  da  erTo  ,„  Panegyr. 
Antcmio,  recitò  poi  nel  primo  giorno  di  Gennaio  del  prefente  il  Pa-  Anthtmu:. 
negirico  d'cffo  Imperadore,  tuttavia  efillenie,  e  in  ricompenfa  neri- 
porto  la  dignità  di  Prefetto  di  Roma.  Era  in  quefti  tempi  Prefetto 

del 


1^6  Annali    d'  Italia. 

Era  Vùlg.  del  Pretorio  delle  Gallie  Servando:  così  l'appella  l'Autore  della  Mi* 
ANN046b!.  fcclla  (a)  fecondo  la  mia  edizione}  ma  Jrvando  fi  truova  chiamato  da 
Lìfcelt.''^'  ^^°  Sidonio  (/•),  Autore  di  maggior  credito,  fé  pure  il  fuo  tefto  non 
Tom.  i.  è  guafto,  la  dove  racconta  diffufamentc  la  di  lui  difgrazia,  accaduta 
Rer.    Italie,  in  qucft' anno .  Fu  coftui  accufato  a  Roma  quafichè  teneflc  delle  fc- 

(b)  Sidon.  grete  intelligenze  co  i  Vifigoti,  e  traraaflc  de  i  tradimenti  in  prcgiu- 
'ftQla^-'    '*''  ^i^'°  dell'Imperio,  ficcome  uomo  fupcrbo,  e  che  troppo  fi  fidava  di 

fé  fteflb.  Furono  in  contradittorio  con  hii  i  Legati  delle  Gallie,  e 
convinto  fu  vicino  a  perdere  ignominiofamente  il  capo  j  ma  prevalen- 
do la  clemenza  dell'  Imperadore  Antemio,  fu  mandato  in  efilio  in  Orien- 

(c)  hitm  ^^)  dove  terminò  i  fuoi  giorni.  Fa  pur  menzione  lo  ftefib  Sidonio  {e) 
IT..  Epìfl.i.  d'un  altro  Prefetto  delle  Gallie,  per  nome   Seronato.,   dipinto  da  lui 

come  perfona  fcelleratiflìma,  die  provato  reo  di  lefa  raacltà  fu  levato 
dal  Mondo  qualch'anno  dipoi.  Leone  Augufto  in  queft'anno,  vogliofo 
di  abbattere  la  potenza  ed  inlblcnza  di  Genferico  Re  de'  Vandali ,  il 
quale  dopo  avere  apprefo  il  meftier  de'Corfari,  non  lafciava  anno,  che 
non  infeflafle  i  lidi  delle  Provincie  Romane,  uccidendo,  fpogliando, 
e  conducendo  fece  migliaia  di  Schiavi,  da  tutto  l'Oriente  raunò,  fc- 

(d)  Theofh.  condochc  racconta  Teofane  W,  uno  ttuolo  di  cento  mila   navi,   piene 
in  chrintg.  d'armi  e  d'armati,  e  lo  {pedi  in  Affrica  contra  di  Genferico.  Si  rac- 
contava, che  a  Leone  collo  quefla  fpedizionc  mille  e  trecento  centinaia 

(e)  Suidat  d' oro .  E  certamente  Suida  {e)  coli' autorità  di  Candido,  Illorico  per- 
■virho  x"t  duto.,  fcrivc,  che  Leone  in  quella  imprcfa  fpefe  quaranta/ette  mila  Li- 
bre d'oro,  parte  raunate  da  i  beni  de  i  banditi,  e  parte  dall'  erafio 
d' Antemio  Imperadore.  Quelli  fimilmente  inviò  colà  dall'Occidente 
una  rilevante  flotta.  Fu  Ammiraglio  (è  Teofane,  che  feguita  a  parlare) 
e  Generale  dell'Armata  Orientale  Bajllifco,  Fratello  di  Verina  Augu- 
fla,  Moglie  dello  fteflb  Imperador  Leone,  che  già  s*  era  acquiftato 
gran  nome  con  varie  vittorie  contra  de  gli  Sciti,  o  fia  de'  Tartari  . 
Marcellino  fu  il  Generale  dell'Armata  Occidentale.  Arrivata  la  pode- 
rofa  Armata  in  Affrica,  affondò  buona  parte  delle  navi  di  Genferico, 
e  fuperò  la  ftcffa  Città  di  Cartagine.  Ma  guadagnato  Bafililco  a  forz:; 
d'oro  dal  Re  ncmicG,  rallentò  l'ardor  della  guerra,  ed  in  fine  di  con- 
certo fi  lafciò  dare  una  rotta,  come  abbiamo  da  Per  fico  Autor  della 
Storia:  nome  corrotto  nel  tcflo  di  Teofane,  che  vuol  fignificarc  Prifco 
Iftorico,  tante  volte  citato  di  fopra.  Seguita  a  feri  ve  re  Teofane,  altri 
aver  detto,  cflcre  proceduto  un  si  fatto  tradimento  da  Afpare  Patrizio 
Generale  potentifllmo  dell'Oriente,  e  dat.^rdaburio  fuo  Figliuolo,  che 
afpiravano  alla  fucceffion  dell'  Imperio  j  i  quali  vcggcndo  Leone  Augu- 
fto molto  contrario  a  qucfta  loro  idea,  per  effer  eglino  di  credenza 
Ariani,  cercavano  ogni  via  di  rovinar  gl'intcreffi  dell'  Imperio  d'Orien- 
te; e  però  s'accordarono  con  Bafilifco,  promettendogl:  di  farlo  Im- 
peradore, fc  tradiva  la  flotta  e  l'efercito  a  lui  confidati,  e  lafciaffc  la 
vittoria  a  Genferico,  al  par  d'cfiì  Ariano.  Comunque  fia,  la  verità  i'i 
è,,  che  Genferico,  preparate  delle  navi  incendiarie,  una  notte,  quan- 
do i  Romani  ftolidamentc  mcn  fcl  pcnfavano,  le  fpinfe  col  favore  del 

ven- 


tK' 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  177 

vento  addoflb  alla  lor  flotta  con  tal  fuccefro,  che  affaitfimc  navi  rima-  Era  Volg. 
fero  preda  delle  fiamme,  e  il  refto  fu  obbligato  a  ritirarfi  colle  mili-  Ann 0468. 
zie  in  Sicilia.  Ccdreno  (.")  fcrivc,  che  non  tornò  indietro  né  pur  la  (a)  Cednn. 
metà  dell' cfercito.  _  in  Hìftor. 

Ma  non  fuffirtc  puntoli  dirfi  da  Teofane,  che  Bafililco  faperaf- 
fe  Cartagine^  ficcome  è  uno  fpropofito  troppo  intollerabile  ciucilo  del- 
le cento  mila  uavi^  che  non  può  venir  dallo  Storico,  il  quale  lenza  dub- 
bio avrà  voluto  dire  una  Flotta  di  milk  e  cento  navi .  Parrà  fors' anche 
troppo  ad  alcuni  il  dirfi  da  Procopio  (^),  che  quella  Flotta  conduce-  (b)  Procof. 
va  cento  mila  uomini.  Ma  non  avrà  difficultà  a  crederlo,  chi  confide-  ''z  -B'"-. 
rerà  unita  la  potenza  dell'uno  e  dell'altro  Imperio  a  quella  imprefa.  ''*"''■  '  '• 
In  fatti  Cedreno  fcrive,chc  furono  mille  e  centotredici  navi^  in  cadau- 
na delle  quali  erano  cento  uomini,  e  che  la  fpefa  afcefc  a  feicento  cin- 
quanta mila  Scudi  d'oro,  ed  a  fctteccnto  mila  d'argento,  fenza  quel- 
lo, che  fu  fomminiftrato  dall'Erario,  e  da  Roma.  Odafi  ora,  come 
Procopio  racconti  quella  si  ftrepitofa  fpedizione .  Tiene  anch' egli,  che 
jìfpare  irritato  contro  di  Leone  Augulto,  Principe  troppo  alieno  dal 
volere  un  Eretico  per  Succefibr  nell'Imperio,  temendo  che  la  rovina 
di  Genfcrico  affodafle  vie  più  il  trono  a  Leone,  e  il  raettefie  in  illato 
di  non  aver  ne  paura  ne  bifogno  di  lui,  raccomandafie  vivamente  a 
Bafilifco  di  andar  con  riguardo  contra  di  Genfcrico.  Ora  Bafililco  ap- 
prodò colla  Flotta  a  una  Terra  appellata  il  Tempio  di  Mercurio.  Qui- 
vi apporta  cominciò  a  perdere  il  tempo;  poiché  fé  a  dirittura  marcia- 
va a  Cartagine,  l'avrebbe  prefa  fuUe  prime,  e  foggiogata  la  Nazio- 
ne Vandalica,  elTendochè  Genfcrico  atterrito  non  tanto  per  le  nuove 
giuntegli,  che  la  Sardegna  era  già  fiata  ricuperata  da  i  Romani,  quan- 
to per  la  comparfa  di  quell'Armati  navale,  a  cui  fi  diceva,  che  una 
fimile  non  l'aveano  mai  avuta  i  Romani:  già  penfava  a  non  fare  refi- 
ftenza  coli' armi.  Ma  oflervato  il  lento  procedere  de' Romani,  ripigliò 
coraggio}  e  mandate  pcrfone  a  Bafilifco,  il  pregò  a  differir  le  offefe 
per  cinque  giorni,  tanto  ch'egli  in  quefto  fpazio  di  tempo  poteffe  pren- 
dere quelle  rifoluzioni,  che  gli  pareflero  più  proprie,  e  di  foddisfazio- 
ne  dell' Imperadore .  Fu  poi   creduto,  che    Genfcrico   comperafie  con 

f'rofla  fomma  d'oro  quella  tregua,  e  che  Bafilifco  o  vinto  da  i  rega- 
i,  o  per  far  cofa  grata  ad  Afpare  vi  acconfentilTe .  Intanto  mife  Gen- 
fcrico in  armi  tutti  i  fuoi  fudditi,  preparò  le  barche  incendiarie,  e  ve- 
nuto il  buon  vento,  portò  con  cfie  il  fuoco,  e  la  rovina  alla  maggior 
parte  dell'Armata  navale  Romana.  E  i  Vandali  con  altre  navi  furono 
in  quel  tumulto  addofib  a  i  nocchieri  e  foldati,  ch'erano  imbrogliati 
nelle  navi,  e  ne  trucidarono  e  fpogliarono  aflaiffimi.  Bafilifco  ritorna- 
to a  Coftantinopoli  fi  rifugiò  in  Santa  Sofia,  e  per  le  preghiere  di  Ve- 
lina Augufta  fua  Sorella  falvò  la  vita,  coftrctto  folamente  ad  andare 
in  efilio  a  Perinto.  Cedreno  (<■)  attribuifce  non  a  tradimento,  ma  a  W  Ctàren. 
viltà  e  poca  condotta  di  Bafililco  l'infelice  riufcita  di  quella  imprefa  '"  "'/"■"«• 
(il  che  non  è  improbabile),  e  dice,  aver  egli  verificato  il  proverbio: 
Che  vai  più  un  efercito  di  Cervi  comandato  da  un  Lione ,  che  un  efercito 
Tom.  IH.  Z  di 


178  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  di  Lioni  comandato  da  un  Cervo.  Aggiugne  Procopio,  che  Marceìlìano ^ 
AMN0468.  il  quale  ne  gli  anni  addietro  fi  era  ribellato  all'Imperio,  e  fignoreg- 
giava  nella  Dalmazia,  ma  nel  prefentc  anno  guadagnato  con  lufinghc 
da  Leone  Augullo  avea  d'ordine  fuo  tolta  dalle  mani  de' Vandali  la 
Sardegna,  eflendo  poi  paflato  in  Affrica  in  focrorfo  di  Bafilifco,  fu  qui- 
vi uccifo   con   inganno   da   uno  de'fuoi    Colleghi.    Anche   Marcellmo 

(a)  Marcel  Conte  {a)  narra  ibcto  quell'Anno,  che  Marcellino  Patrizio  d'Occiden- 
comi!  in    '  te  (egli  è  lo  fteflo,  che  il  Marcelliano  di  Procopio)  uomo  di  profcf- 
chronico,     fionc  Pagano,  mentre  era  prcffb  Cartagine  in  foccorfo  de' Romani  cen- 
tra de' Vandali,  fu  da  i  Romani  medelìmi  con  frode  uccifo .  Caflìodo- 

(b)  Caffied.  ""'^  ^^)»  ^  '^  Cronografo  del  Cufpiniano  (f)fcrivono,  che  tolta  gli  fu  la 
in  chromco.  vita  in  Sicilia,  e  Idacio  (.d)  racconta,  ch'egli  era  ftaro  inviato  da  Ante- 

(c)  chrono-  mio  Augufto  per  Generale  d' una  confiderabilc  Armata  centra  de' Van- 
Ugiis^  Cu-  jj^jj  ^  j^^j  ^^g  ebbe  k  grandiofa  fpedizione  de  i  Romani  Augufti  con- 
U)  Ida'cius  ^'■o  3^  Tiranno  dell'  Affrica.  In  quell'anno,  fecondochè  pretende  il  Pa- 
in  chronuo,  dre  Pagi  (0,  e  non  già  nell'antecedente,  come  vuole  il  Cardinale  Ba- 
V  Fajis.  ronio  (/),  terminò  i  fuoi  giorni  Ilaro  Papa  nel  dì  ii.  di  Febbraio. 
cìit^Barl'n  NcUa  fua  Vita  preffo  Anadafio  C^)  fi  legge  un  lungo  catalogo  di  Fab- 
(f)Baron"'  briche  da  lui  fatte,  e  di  ornamenti  e  vafi  d'oro  e  d'argento  di  pcfo  e 
Annal.  Ecc.  prczzo  tale,  che  poffono  cagionar  maraviglia  a  i  noftri  tempi,  come 
{gAnaftaf.  poteffc  un  folo  Papa  far  tanto,  ancorché  allora  la  Chiefa  Romana  non 
in 't'Ita  Hi-  9^^^'^'^^^  Stati  in  ibvranità,  come  oggidì.  Ma  è  da  dire,  ch'cffa  Chie- 
lari.  ia  godeva  allora  di  molciffimi  ftabilij  e  le  oblazioni  de' Fedeli   fi    può 

credere,  che  foffero  abbondantifiìme:  laonde  aveano  i  Papi  che  fpendc- 
rc  in  abbellire  i  facri  Templi.  A  quello  Pontefice  da  li  a  quattro,  o 
pure  a  dieci  dì,  fucccdette  Simplicio.,  nato  in  Tivoli.  Si  riferiicono  al 
(h)  Tom.  6.  prefente  anno  due  Leggi  (h)  di    Antemio   Augullo,  colla  prima  delle 
Codic.  quali  rellano  approvati  i  Matrimonj  delle  Donne  Nobili  co  i  loro  Li- 

Theodof.        berti}  colla  feconda  fono  confermate  tutte  le  Leggi  di  Leone    Impe- 
I»  .4fpen  .   rg^Qj.  d'Oriente,  chiamato  Signore  e  Padre  mio  dz.  Antcmio.  All'incon- 
tro effo  Leone  ad  illanza  di   Anreraio  con  una  Legge  decide,  che  tut- 
te le  donazioni  di  Beni  fatte  da  i  Predccclfori  Augulli    fieno   inviola- 
bili, né  (i  poffa  molefiar  chi  li  poflicde,  fé  non  per  le  vie  ordmaric 
della  Giuitizia.  Può  forfè  appartenere  anche  a  quell'anno  un'altra  Leg- 
(i)  /.  8.  e.  gè  (')  d'cfi^o  Leone  Augullo  contro  i  Pagani,  la  quale  abbiamo   nel 
de  PAgams.  Codice  di  Giuftiniano . 


Anno 


Annali    d' Italia.  179 

Anno  di  Cristo  cccclxix.  Indizione  vii. 
di  Simplicio  Papa  2. 
di  Leone  Imperadore   13. 
di  Antemio  Imperadore  3. 

Confoli  ^  Marciano,  e  Zenone. 

IL  primo  di  qucfti  Confoli,  cioè  Marciano ^  era  Figliuolo  di  Ante-  Era  Volg. 
mio  Augufto.  11  fecondo,  cioè  Zenone y  era  Genero  di  Leone  Im-  Ann 0469. 
peradore,  perchè  Manico  di  yfrianna  Figliuola  d'eflb  Augufto,  e  go- 
deva la  Dignità  di  Duca  dell'Oriente.  Nel  precedente  Anno,  o  pur 
nel  prefcnte,  Leone  Augufto  dichiarò  Cejare  uno  de' Figliuoli  d' y/- 
y/j«rf,  per  nome  P«mV;(»,  chiamato  da  altri  Patriciole:  titolo,  che  iftra- 
dava  alla  fuccefllon  dell'  Imperio,  e  recava  feco  una  participazione  dell' 
autorità  e  del  comando  j  perciocché  ancora  i  Cefari  portavano  la  por- 
pora, e  l'altre  infcgne  dell'imperio,   a   riferva  della   Corona  d'oro, 
come  fi  ha  da  Metafralle  («) .  Per  quanto  feri  ve  Teofane  (^),  ciò  fu  (a)  Msta- 
fatto  da  Leone,  perchè  quclta  beneficenza  fervifle  a  ritirar  fuo  Padre  fhraftn  in 
dall' Erefia  d'Ario,  e  a  maggiormente  impegnarlo  nel   buon   fervigio  ^"^  '^• 
dell'Imperio.  Dopo  di  che  eiTo  Patricio  fu   inviato   con  apparato   di  jìtch'^mun- 
gran  magnificenza  ad  Aleflandria  .  Gli  fu  anche   promcfla   in    Moglie  drìt^. 
Leonzia  Figliuola  d'eflb  Imperador  Leone.    Il   Cardinal   Baronio   all'  (,b)  Thmfh. 
Anno  precedente  fa  una   querela   contra  d'eflb   Augufto,    perch'egli  "^chronogr. 
tencflc  in  Corte,  e  tollerafl'e  Jffare^  uomo  Ariano,  e   traditore:   dal 
che  procedette  r  infelice  fucceflb  della  fpedizione  in  Affrica.  Ma  con- 
viene olTervar  meglio  la  pofitura   di    que' tempi   ed   affari.    Talmente 
era  crefciuta  e  faiita  in  alto  la  potenza  à'  Jfpare  in  Oriente,  e  quella 
di  Ricimere  in  Occidente,  che  faceva  paura   a   gli    fteiTi    Imperadori, 
perchè  coftoro  aveano  gran  partito,  e  fpezialmcnte  alla  lor  divozione 
ftavano  gli  eferciti,  comporti  in  buona  parte  di   Barbari,    cioè   della 
Nazione  d'  cfll  due   Patrizj  .   Però   bifognava    inghiottir    molte    cofe 
disguftofe,  e  camminar  con  dcftrezza,  perchè  troppo  pericolofo  fi  fcor- 
gcva  il  voler  opprimere  quefti  domeftici  ferpenti .  Vedremo   in   bre- 
ve, quanto  coftafle  ad  Antemio  Augufto  l'eflcrfi  dichiarato ''mal  fcd- 
disfatto  di  Ricimere,  fenza  prender  meglio  le  fue  mifure.  Perciò  per 
politica  neceflltà  s' indufl'e  Leone  Augufto  a  promuovere  alla  Dignità 
Cefarea  Patricio  Figliuolo  d'Afpare,  a  fine  di  guadagnarfi  la  benevo- 
lenza di  fuo  Padre,  come  fcrive  Evagrio  (f),  oppure  di  addormentarlo  W  Evagr. 
con  quefio  boccone,  e  di  far  poi  quello,  che  diremo  piìi  fotto .  Lo    •  ^'  '•   '  " 
fleflb  Cardinale  Annalifta,  citando  la  V^ita  di  San  Marcello  Archiman- 
drita, che  efprefllimentc  racconta  la  foverchia  potenza  di  Affare  ^  e  di 

Z  i  Arda- 


i8o  Annali    d'  Itali  a. 

Kr*  Volg.  jirdaburio  fuo  Figliuolo,  e  come  per  neceflìtà  Leone  condifcefe  a  crear 
Ann 0469.  Celare  il   Fratello  d'eflb   Ardaburio,   poteva  ancora   conofcerc,   che 
Leone  Augufto  non  volontariamente  foflFcriva  quegli    Eretici,   e   che 
per  forza  ii  accomodava  a  i  tempi,  con  afpettare  miglior  congiuntura 
fa)  Cidn-         liberarli  da  coloro.  Aggiungali  ciò,  che  vien  narrato  da  Cedreno  (^), 
nu$  in  Hìft.  cioè  che  avendo  Leone  su  i    principj    del   fuo   governo   promeflo  ad 
Alparc  di  far  Prefetto  di  Collantinopoli  una  perfona  da  lui  raccoman- 
data, ne  fece  poi  un'altra.  Non  andò  molto,  che  Afpare   infoiente- 
mente  prela  la  vclte  dell'  Impcradorc,  gli  dilTe:  Non  è  conveniente ,  che 
dica  bugie y  chi  va  ammantato  di  quejìa  Porpora.   Al  che  Leone  rifpofe: 
Ma  è  anche  conveniente ,  che  un  Imperadore  non  ceda ,  ne  fìa  Juggetto   ad 
alcuno.,  majjimamente  con  incomodo  e  danno  del  Pubblico.    Tuttavia   per 
jnegho  conolcere,  che  non  fu  già  un  buon    volere,    ma   si    bene   im 
tiro  politico  di  Leone  l' innaìzamento  di  qucfto  Giovane,  s'ha  ezian- 
dio da  ricordare,  che  eflb  Patricia.^  non  nien  del  Padre  e  de  gli  altri 
fuoi  Fratelli,  era  di  fetta  Ariano;  e  perciò  uditoli  in  ColVantinopoli, 
che  Leone  difcgnava  di  crearlo  Celare,  li  foUevò  un  tumulto,  e  San 
(b)  Shùhs     Marcello  Archimandrita  (*)  alla  tella  d'un  corpo  di   buoni    Cattolici 
in  viu  s.     andò  a  fare  iltanza  ad  elfo  Imperadore,  che    Patricio   abbraccialTe   la 
Marcelli       vj;,^  Religione,  o  lafcialTe  la  Dignità    Celarea .    Lo   promife    Leone, 
dnu'*"'"''    l'*''i'''cipc  l'ommamente  Cattolico;  ma  ficcome  ollerva   l'Autore   della 
z»nams  irt    Vita  di  qucl    fanto  Abbate,  l' imperadore   cedebat  tempori  Ajparis  13 
uijlor.  Ardaburii.)  e  covava  penficri  ,  che  dipoi  vennero  alla  luce.  Intanto  i 

Barbari,  cioè  gli  Unni,  infeftavano  la  Tracia;  e   però   contra   d'elfi 
fu  fpcdito  da  Leone  con  competente  eferciio  Zenone  fuo   Genero  per 
mettergli  in  dovere.    Ma  non  piacque  una  tale  eiezione  ad  Afpare  per 
gelofia,  cioè  per  timore  che  Zenone  potelTe  contraltare  a  fuo  Figliuolo 
la  lucceflion  dell'Imperio  dopo   la  morte  del  Suocero  Augullo.  Per- 
ciò fegtetamente  concertò  co  i  foldati  di  farlo  uccidere;  ma  il  colpo 
non  venne  fatto.   Zenone  accortoli  della  trama,  fé  ne  fuggi  a  Serdica 
Città  della  Dacia  novella.  Quello  affare  fece   maggiormente  crefccrc 
^    L"  ?/' ^'  '  fofpctti  dell' Imperadore  contra  di  Afpare.  Una  bella  Legge  (f)   fu 
cr  citrici     pubblicata  in  quell'anno  dal  medefimo  Augufto   conerà  qualunque  fi- 
moniacameivte  falilfe  ad  un  Vefcovato,  con  prefcrivere   la  forma,   già 
Itabilita  ne  i  Canoni,  di  eleggere  i  Vefcovi,  e  con  dichiarare  privato 
di  tale  onore,  reo  di  lefa  Maellà,  e  perpetuamente   infame,  chi  con 
regali  fi  procacciafle  una  Sedia  Epifcopale,  o  elcggelTe,  o  confecralTc 
per  danari  alcuno .   In  quelli  giorni,  o  poco  apprcflb,  /dado  Vcl'covo 
di  Lemica  nella  Gallicia  diede  fine  alla  lua  Cronica.  All'anno  prece- 
(d)  chro)'    '^^"^^  narra  l'Autore   della    Cronica    Alelfandrina  (^),    che  durante  la 
(on  Aicxan-  guena  de' Romani  con  gli   Unni  nella  Tracia,  riul'cì  ad  jìnagajlo  Ge- 
irinum.        nerale  dell' Imperadore  di  uccidere  Dengifich,  uno  de' Figliuoli  d' At- 
tila, il  CUI  capo  fu  inviato  a  Collantinopoli,  mentre  fi  facevano  i  Giuo- 

/,.^  ..       /(    chi  Circenfi.,  e  portato  per  mezzo  alla  Piazza  con  gran  plaufo  di  tutio 
(ej  Alarceli.  '        r  r  ti         r 

Comes  in       il  Popolo  .  Marcellino  Conte  (^)  rirerilce  ali  anno  prelcnte  quello  fat- 
chroaico.      to,  c  con  più  verifimiglianza,  perche  pare,  che  folaraente  in  elio  an- 
no fi  accendelTc  la  guerra  con  gli  Unni .  Anno 


Annali    d'  Italia.  i8i 

Anno  di  Cristo  cccclxx.  Indizione  viii. 
di  Simplicio  Papa   3. 
di  Leone  Imperadore   14. 
di  Antemio  Imperadore  4. 

Confoli  ^  Severo,  e  Giordano. 

QUcfto  Severo  Confole  Occidentale,  fc  vogliaai   credere  a  Dama-  ^^^  y^^jg^ 
fcio  nella  Vita  d'Ifidoro  Filofofo  W,  era  di  profeflìone  Pagano,  a. no  470. 
e  perciò  caro  ad  Antemio  Impeiadorc,  che  ci  vien  rapprelenta-  (a    phoiius 
to  per  adoratore  de  gl'Idoli.  Ma  Fozio,   che  ci  dà   tali   notizie,   of-  "^J'''^'°^' 
fervo,  che  almeno  per  conto  di  Antemio,  non  merita  fede  Damafcio, 
Filofofo  empio,  inimico  de' Crilliani,  e  che  racconta  molte  altre  fole 
in  quella  Vita.    Coftui  vifle  a' tempi  di  Giultiniano  Augufto .    Abbia- 
mo dalla  Cronica  AlelTandrina  fotto  quell'anno,  e  fotto  il  feguente  , 
che  r  Imperador  Leone  mandò  Eraclio  EdeJJeno^   Figliuolo  di  Floro, 
già  (lato  Confole,  e  Marfo  Jfauro^  pcrfonaggi  di  gran  valore,  con  due 
eferciti  raccolti  dall'Egitto  e  dalla  Tcbaide,   conerà  di   Genferico  Re 
de' Vandali.    Quedi  all' improvvifo  avendo  alTaliti  i  Vandali,  ricupera- 
rono Tripoli,  ed   altre  Città  dell'Affrica,  e  diedero  sì  buona  lezione 
a  quel  Tiranno,  che  fu  aftretto  a  chiedere  pace;   ed  in  fatti  l'otten- 
ne, perché  Leone  Augudo  avea  bifogno  di  quelli  due  Generali,  e  di 
Bafilifco  fuo  Genero,  per  effettuare  i  difegni  conceputi  contra  di  Afpa- 
re  e  de' fuoi  Figliuoli.  E   perciocché  la  caduta  di  cofloro  fuccedette 
nell'anno  fufTcguente ,  perciò  è  più  verifimile,   che   nel   prefente   effi 
facelTero   la  guerra    fudJetta    nell'Affrica,    e  ne   follerò    poi    richia- 
mati  neir  .anno    apprcflo  .    Procopio    riferifce   W   quede    imprefe    di  (b)  Procsp.. 
Eraclio    all'  anno  468.   cioè  a    quello   (IciTo ,    in   cui    Bafilifco    colla  <^^f  ^W/. 
formidabile    Armata    d'  Oriente   aflalì    1'  Affrica    con    fine   poi    tanto  \^"     \  g 
infelice  .   Ma    è   facile,   che    fi    fia    ingannato.    Anche   Cedreno    (0  ;c)  c'edren.' 
racconta y  che  per  due  anni  dopo  la  fpedizione  di  Balilifco  f\i  gucrreg-  .•«  Hiftor. 
giato  in  Affrica  con   varia  fortuna.  Narra  fotto  quelli  Confoli  Caflìo- 
dorio  (^),  che  a  Romano  Patrizio,  fcoperto  che  macchinafle  d'ufurpare  (di  Caffiod. 
l'Imperio  d'Occidente,  fu  per  ordine  d' Antemio  Augufto  tagliato  il  in  chronuc. 
capo.  Anche  l'Autor  della  Mifcella  fecondo  la  mia  edizione  (t")  fate-  (e)  Rerum 
flimonianza  di  quello   fatto,   ma  fenza   che  ne  tralpiri  alcuna   panico-  •""^'f"'- 
larità  da  gli  altri  Autori.   Aggiugne  l'Autore  d'ella   Mifcella,  che  in  ^^^^f'"!^' 
quelli  giorni  avendo  voluto  Genlcrico  tornar  di  nuovo  ad  infcllar  l' Ita- 
lia, fupcrato  da  Bifilifco  in  una  battaglia  navale,  fu  collretto  a  tornar- 
fcne  Ivergognato  a  Cartagine.    Non  parlando  alcun  altro  Scrittore  di 
quello  combattimento,  io  non  so  che  mi  crederne.  Per  altro  poco  fa 

ab- 


i8i  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  abbiam  veduto,  che  Bafilifco  doveva  efTerc  flato  rimeflb  in  grazia  di 
Anko  471,  Leone  Augufto,  il  quale  faceva  capitale  di  lui,  per  atterrare  la  poten- 
za d'Alparc  e  dc'fuoi  Figliuoli. 

Anno  di  Cristo  cccclxxi.   Indizione  ix. 
di  Simplicio  Papa  4. 
di  Leone  Imperadore  ij. 
di  A  N  T  E  M  I  o  Imperadore  j. 

Confoli  5  Leone  Augusto  per  la  quarta  volta, 
i  e  Probiano . 

PRthìano  Confole  Occidentale,  yien  creduto  della  Cafa  Anicia  dal 
Reinefio  («) .  Quefto  fu  l'anno,  in  cui  Leone  Augufto  arrivò  a 
fius  Inferì-  liberarli  dalla  prepotenza  d' ^yjj^n?  Patrizio,  che  noi  lafciava  ficuro  fui 
ftion.  p.  Ó7.  Xrono .  Era  Afpare  il  primo  de  i  PatrizJ ,  come  fcrivc  Marcellino 
(h)  Marceli.  Contc  (^) ,  era  Principe  del  Semtb^  come  ha  1'  Autore  della  Cronica 
in  chronico.  Ajeflandrina  (f),  la  cui  Cronologia  è  molto  confufa  in  quelli   tempi. 

(c)  chroit.    Di   Nazione  Barbarica  fu  fuo  Padre  Jrdaburie,  cioè  Alanoj  ed  cflendo 
AUxandr.    ^j-roìati  airaiflìmi  di  que' Barbari  nelle  Guardie  dell' imperadore,  e  nell' 

Armata  Cefarea,  perciò  un  gran  partito  aveva  egli  in  Coilantinopoli, 
anzi  una  tal  poffanza,  che  ifpirava  timore  a  i  medefimi  Augnili .  Mag- 
giormente ancora  era  crefciuta  la  di  lui  petulanza,  e  l'infolenza  de'fuoi 
Figliuoli,  per  aver  egli  col  fuo  potente  appoggio  portato  al  trono  l' Im- 
perador  Leone.  Si  afpettava  coftui  un  gran  premio  per  quello,  e  non 
veggendolo  comparire,  cominciò  ad  inquietarfi,  e  ad  inquietare  Leo- 
ne Itelfo,  in  guifa  che  inforfero  fofpetti,  che  meditafle  di  farfi  pro- 
clamar Imperadore  colla  rovina  d'eflb  Leone  Augullo}  il  quale  per 
addolcirlo,  o  per  ingannarlo,  s'induffe  a  dichiarar  Cefare  il  di  lui  Fi- 
gliuolo Patricia^  ficcomc  s'è  detto  di  fopra,  ma  con  difapprovazione 
e  mormorazione  di  tutti  i  Cattolici,  che  non  poteano  fonFerire  1'  in- 
camminamento di  quella  Famiglia  Ariana  al  Trono  Imperiale.  Anda- 
rono tanto  innanzi  i  l'ofpetti  e  le  diffidenze,  che  finalmente  Leone  Au- 
gullo, non  potendo  più  reggere  a  quefto  pefo,  determinò  ed   cfcguì 

(d)  Mtrcel-  j^  ^QjQ  rovina.  Marcellino  Contc  {d)  altro  non  dice,  fé  non  che  elfo 
ìnC^rZ'ico.  Afpare   Patrizio,  ed   Ardaburio,  e   Patriciolo   Cefare   fuoi   Figliuoli, 

mentre  erano  in  Corte,  furono  tagliati  a  pezzi  dalle  fpade  degli  Eu- 
{t)tiiceph.  nuchi  Palatini.  Ma  Niceforo  (e)  racconta  il  fatto  in  un'altra  manie- 
l.  I.  c.,ii.  j.^^  j,j^g  „pp^  jg^  Ce  fj3  affatto  credibile.  Cioè  che  ne' Giuochi  Circenfi, 
allorché  tutto  il  Popolo  era  unito,  fi  follevò  un  tale  fchiamazzo  con- 
erà d' Afpare  e  de'fuoi  Figliuoli,  anzi  una  tal  difpofizione  a  fcagliarfi 
contra  di  loro,  ch'elfi  per  paura  fcapparono  a  Calcedone,  e  fi  ritira- 
rono nella  Chiefa  di  Santa  Eufemia .  L' Imperadore  inviò  loro  il  Pa- 

triar- 


A    N    N   A    L   I      d'      I   T    A   L    I   A.  183 

triarca,  eforcandoli  a  tornare,  con  impegnar  la  fua  parola  per  loro  fi-  Era  Volg. 
curezza.  Rirpolero  di  non  volerfi  muovere,  fé  l' Imperadore  non  an-  ^^ho  .471. 
dava  colà  in  perfona.  Egli  vi  andò,   li  riconduflc,  li  tenne  alla  fua  ta- 
vola, con  prometter  loro  di  obbliar  tutte  le  ingiurie  paffate.  Dall'al- 
tro canto  diede  ordine  a  Zenone  Ifauro  Tuo   Genero,   di   cui   piìi   che 
d'altri  fi  fidava,  che  tornando  coloro  a  Palazzo,  improvvifamcntc  af- 
falendoli  togliefie  loro  la  vita.  Fu  data  efccuzione  al  comandamento > 
e  il  primo  a  provare  il  taglio  delle  fpadc,  fu  Ardaburio.  Il  che  vedu- 
to da  Afparc,  efclamò  (fé  pure  è  probabile,  che  gli  fofle  lafciato  tem- 
po di  cosi  favellare)  :  Se  P è  vierìtctta^  per  non  aver  mai  badato  a'' miei 
configli;  perchè  più  volte  gli  dijji :  Divoriamo  noi  que(ìo  Lione ^    prima  di' 
egli  faccia  un  buon  pranzo  di  noi.  Dopo  di  che  anch' egli  fu  levato  dal 
Mondo.    Cosi   Niceforo,   il  quale   certamente   fallò  in   credere,  che 
t^ncW  Jrdaburio  foflc  Padre  di  Afpare,  quando  era  Figliuolo j  e  indi- 
re, che  Leone  Augulto  in  ricompenfa  di   quello   fatto  diede   Arianna 
fua  Figliuola  per  Moglie  a  Zenone,  quando  fi  sa,  che  alcuni  anni  pri- 
ma era  feguito  quel  matrimonio.  Pretende  ancora  Niceforo,  che  Pa- 
tricia., altro  Figliuolo  d'Aipare,  già  dichiarata  Cefare,  fofTe  mandato 
in  efilio.  Altri  Scrittori,  cioè  Marcellino  Conte,  Victor  Tunonenfe, 
e  r  Autor  della   Mifcella  fcrivono  uccifo  ancor  lui  in  quella  congiun- 
tura. Procopio  dice  folamente  trucidati  Afparc  &  Ardaburio }  e  Can- 
dido Storico  antico  citato  da  Fozio  (<»)  aflerifce,  che   quefto  giovane  fa')  Phatìus 
riportò  bensì  una  ferita,  ma  potè  falvarfi  colla  fuga-    Egli  è   fuor  di  ""' BihUorht- 
dubbio,  che  Ermenerico  Figliaolo  anch'elfo  d' Afpare,  e  (lato  Gonfolc  '^''  '-'*•  79' 
nell'anno  46^.  perchè  era  lontano,  fcappò  quefta  burafca.    Non  fufli- 
fte  poi,  che  Arianna.,  come  fcrive  Niceforo,  tone  quella,  che  fu  pro- 
mcfla  in  Moglie  ad  eflb  Patricio,  ma  si  bene  Leonzia.,  la  qual  pofcia 
o  nel  prcfente,  o  nel  feguente  anno  fu  deftinata  per  Moglie  a  Mar- 
ciano Figliuolo  di  Antcmio  Imperador  d'Occidente. 

E  tal  fu  il  fine  di  quella  Tragedia,  non  cflcndo  però  mancate 
pcrfonc,  che  difapprovarono  il  fatto,  ficcome  per  relazione  d'Eva- 
grio  (i)  fappiamo  ,  che  fece  Prifco  Storico  di  quelli  tempi,  mentre  jj*^  ^^c^^'r 
taccia  d'ingratitudine  Leone,  ^er  aver  st  malamente  rimeritato  chi 
aveva  alzato  lui  al  crono.  Per  la  morte  di  coftoro  dicono,  che  fu  pollo 
a  Leone  il  fopranome  di  Macello,  o  fia  di  Macellaio.  Racconta  ezian- 
dio lo  Scrittore  della  Cronica  Aleflandrira  (f),  che  fi  fvegliò  in  Co-  ^jf^anj"' 
ftantinopoli  una  fcdizione  de  i  foldati  Goti,  e  d'altri  aderenti  .il  par- 
tito di  quegli  Ariani.  Alla  teda  d'eiTì  era  0/lro  Conte.,  di  nazione  Go- 
to, che  aflalì  il  Palazzo  Imperiale  >  ma  ritrovata  gran  refillenza  nelle 
Guardie,  dopo  la  morte  di  molti  egli  fu  obbligato  a  ritirarfi  j  e  co- 
nolcendofi  inferiore  di  forze,  prefa  feco  una  concubina  d' Afpare,  aflai 
ricca,  e  di  rare  bellezze,  pafsò  nella  Tracia,  dove  diede  un  gran  gua- 
ito, e  fece  altri  mali.  Però  il  Popolo  di  Coflantinopoli  in  una  Can- 
zone andava  ripetendo:  Fuorché  il  folo  Oftro  niuno  è  amico  del  morta. 
Teofane  (rf)  aggiugne,  che  Teederico  Goto,  Figliuolo  di  Triario,  che  {^^  Thtoph. 
fu  poi  Re  de' Goti,  accorfc  in  aiuto  del  fuddctto  Oftro >  e  che  fc  '"  ^*"'^^' 

non 


Er*    Volg. 
Anno  471. 


(a)  Ennod. 
i»  Vita  S. 
Epfhan'n 
Ticinenf. 
Efifcofi . 


(b)  S'trmtn- 
dus  in  Notis 
ad  Enn>d. 

(c)  Pagius 
Crit.Saron. 

\à)  Sìdon. 
Ll.Bfift.i. 


1^4  A  N  N   A  L  I     d'      I  T   A   L  I  A  ; 

non  giugnevano  a  tempo  Bafilifco  tornato  dalla  Sicilia,  e  Zenone  ve- 
nuto da  Calcedone,  con  rinforzar  le  guardie  Imperiali,  fuccedeva  mag- 
gior difordine  in  quella  Città .  Efito  ben  diverlb  ebbero  in  Occidente 
le  difcordie  infortc  fra  l'Imperadorc  Antcmio,  e  Ricimere  Patrizio. 
Era  fimilmentc  cforbitante  la  potenza  di  cortui  nell'  Imperio  Occiden- 
tale, Barbaro  anch' effb  di  Nazione,  ed  Eretico  Ariano  di  credenza. 
Tuttoché  Antemio  con  dargli  in  Moglie  una  fua  Figliuola,  fi  foflc 
ftudiato  di  attaccarlo  mercè  di  quello  nodo  a  i  proprj  intereffi,  pure 
fi  trovò  delufo.  Ricimere  volea  farla  da  Imperadorc}  corfero  anche 
fofpecti  di  peggio,  cioè  ch'egli  medita-fle  de  i  neri  difegni  falla  pcr- 
fona  dello  lleflb  Antemio,  perché  teneva  corrifpondenza  co  i  Barbari 
nemici  dell' Imperio -,  e  quanto  più  Antemio  s'ingegnava  d'obbligarlo 
co  i  doni,  tanto  più  egli  diveniva  orgogliofo.  Si  venne  perciò  a  rot- 
tura, e  Ricimere  fi  ritirò  a  Milano,  dove  cominciò  a  far  preparamenti 
di  guerra  centra  del  Suocero  Augulto .  Ennodio  (<»)  Scrittore  di  quelli 
tempi  quegli  é,  che  fa  quello  racconto,  ed  aggiugne,  che  la  Nobiltà 
Milanele  colle  lagrime  a  gli  occhi  cotanto  lo  icongiurò,  che  s' mdufle 
a  fpedire  un' Arabafccria  ad  Antemio,  per  trattar  di  pace.  Fu  fcelto 
per  tale  iraprefa  Santo  Epifanio  Vefcovo  di  Ticino,  cioè  di  Pavia, 
che  ito  a  Roma  pacificò  l'imperadore,  e  riportò  sì  lieta  nuova  a  Mi- 
lano. Quella  ambafciata  di  Santo  Epifanio  vien  rapportata  dal  Sigo- 
nio  all'Anno  471.  e  dal  Cardinal  Baronio  al  prcfente  471.  Ma  il  Padre 
Sirmondo  (^),  feguitato  poi  dal  Padre  Pagi  (0,  pretende,  che  ella  fe- 
guidé  nel  4Ó8.  perché  di  quel  fanto  Prelato,  propollo  per  Amba- 
fciatore  fu  detto  :  Efl  nohis  perfona  Nuper  ad  Sacerdotium  Ticinenfis  Ur- 
bis ad/cita;  (*)  ed  Ennodio  fcrive  di  fotto,  che  regnando  Nipote  Im- 
peradore,  cioè  neir  Anno  474.  Santo  Epifanio  toccava  già  1' Anno  ot- 
tavo del  fuo  Vefcovato  .  Ma  noi  ricaviamo  da  Sidonio  (^),  che  negli 
ultimi  Mefi  dell' Anno  467.  fcgu irono  in  Roma  le  folenniffime  Nozze 
di  Ricimere  colla  Figliuola  di  Antemio  Augullo,  e  che  nel  dì  prima 
dell'Anno  468.  in  cui  cflo  Sidonio  recitò  il  fuo  Panegirico  in  onore' 
di  Antemio,  Ricimere  era  in  Roma,  e  pafTava  egregia  concordia  col 
Suocero.  Dall'altro  canto  impariamo  da  Ennodio  nella  Vita  fuddctta, 
che  dopo  cficrc  nata  la  difcordia  fra  l' Imperadore  e  Ricimere,  quelli 
fi  ritirò  a  Milano,  e  che  amendue  facevano  preparamenti  di  guerra: 
dopo  di  che  fu  fpedito  Santo  Epifanio  ,  il  quale  prima  della  Pafqua 
fé  ne  ritornò  a  Pavia.  Adunque  non  è  mai  verifimile,  che  si  prello 
fi  rompeflc  l'amicizia  tra  Antemio,  e  Ricimere,  e  che  in  sì  breve 
tempo,  come  è  dal  primo  di  Gennaio  dell'Anno  468.  al  dì  31.  di 
Marzo  d'eflo  Anno,  fuccedefle  quanto  ho  narrato  finquì  .  Però  quel 
Nttpeìdi  Ennodio  dovrebbe  prender  più  tempo  di  quel,  che  fembraj 
e  ricfce  credibile,  che  più  tardi  di  quel,  che  fi  figura  il  Sirroondo, 


acca- 


(  *  )  Noi  abbiamo  una  Perfona  poc'  anzi  eletta  al  Sacerdozio  della  Città 
di  Pavia. 


Annali     d'  Italia.  iSj 

accadefle  la  diflenfione   fuddetta,  e   l' ambafciata  di   Santo  Epifanio.  Era  Volg. 
Certamente  quand'anche  il  accordafle  una  difTenfione  e  tregua  prece-  Ann 0471. 
dente,  almeno  in  quell'Anno  dovette  ribollire  fra  l' Impcradorc  e  Ri- 
cimere  l'odio  e  la  difcordia,  di  cui  vedremo  gli  effetti  funefti   neil' 
Anno,  che  feguita . 

Ann.)  di  Cristo  cccclxxii.  Indizione  x. 
di  Simplicio  Papa   5. 
di  Leone  Imperadore   16. 
di  Olibrio  Imperadore  i. 


Confoli  k  Festo,  e  Marciano. 


DA  Anaftafio  Bibliotecario  nella  Vita  di  Papa  Simmaco  (a)  inten-  (a)  x«^y?„-,- 
diamo,  che  il  primo  di  quelli  Confoli,   cioè   Fejìo   ebbe   quefta  Bil>l.inV:t. 
dignità  per  l'Occidente.  L'altro,  cioè  yl/:?;a"«/W,  fu  Confole  perl'O-  ^'^"■'"^M. 
rience.  Pretende  il  Padre  Pagi  (^),  che  quelli  (ìa   Figliuolo   d'Ante-  (],)  p    -^ 
mio  Augufto,  a  cui  fu  data  per  Moglie  Leonzia  Figliuola  di   Leone  Crit.Barcn. 
Imperadore  d'Oriente.  Ma  s'è  veduto  anche  all'Anno  469.  Confole 
Marciano,  ch'cflo  Pagi  parimente  crede  lo  lleflb,  che  procedette  Con- 
fole nel  prefente  Anno.  Chieggo  io,  fé  ciò  è,  perchè  mai  Marciano 
non  viene  in  alcuno  de' Falli,  né  preflb  alcuno  degli  Storici  appellato 
Coììful  IL  ?  Ciò  a  me  fa  dubitare  di  due   pcrfonaggi   diverfi .   Final- 
mente in  quell'Anno  divampò  il  mal  animo  dell'iniquo  Ricìmere   Pa- 
trizio contra  dell'  Imperadore   Antemio .   Dal  folo   Autore  della   Mi- 
fcclla  (■.")  fecondo  la  mia  edizione  abbiam  qualche  lume  di  quello  fuc-  (e)  Tom.  1. 
ceffo.  Non  odantc  la  pace  fatta,  il  perfido  Ariano  venne  da  Milano  Rf.  jtalic. 
alla  volta  di  Roma  con  un  gagliardo  efercito,  e  fi  mife  ad  affcdiar  la  ^"'/'<"' 
Città,  con  accamparli   preOb   il    Ponte  del   Teveronc.    Poche   forze 
aveva  Antemio,  che  verilìmilmcnte  non  fi  afpettava  quella  vifita.  II 
peggio  fu,  ch'egli  teneva  ben  dalla  fua  una  parte  del  Popolo  Roma- 
no, ma  anche  un'altra  fcguitava  il   partito  di  Ricimere,   tra   perchè 
egli  s'era  fatto  di  molti  aderenti,  e  perchè  molti  de' Latini  miravano 
di  mal  occhio  un  Greco  Imperadore,  che  comandafie  all'Occidente. 
Fors' anche  in  lui  non  fi  trovava  quella  Religione  e  Pietà,  che  i  Greci 
decantano.  Sollenne  Antemio  per  lungo  tempo  l'afledio}  e  Teofane  (<^)  (d)  Theoph. 
fcrive,  che  giunfero  i  fuoi  foldati  per  mancanza  de' viveri  fino  a  man-  '»  chroncg. 
giar  del  cuoio,  ed  altri  infoliti  o  fchifofi  cibi.  Tanta  collanza  ed  o lu- 
nazione procedeva  dalla  fpcranza,  che  avefiero  da   venir  foccorll .  Ed 
in  fatti  Bilimere  Governator  delle  Gallie,  udita  che  ebbe  la  congiura 
fcoppiata  contra  di  Antemio,  defidcrofo  d'aiutarlo,  venne  fpeditamcnte 
in  Italia,  menando  feco  un  buon  efercito >  e  giunto  che  fu  a  Roma, 
fvrri.  Ili,  A  a  prefTo 


lU 


Annali 


I  T 


ALIA. 


Era  Volg. 
ANN0471, 


prefTo  il  Ponte  d'Adriano  attaccò  battagliai  ma  male  per  lui,  perchè 
vi  redo  fconficto  ed  uccifo.  Il  Sigonio  lafciò  fcritto,  che  quello  Bi- 
limere  era  di  nazione  Goto,  e  l'elcrcito  fuo  compofto  di  Gotij  ma 
io  non  truovo,  onde  ciò  apparifca  .  Dopo  quella  vittoria  Ricimere 
o  per  forza,  o  per  amore  entrò  a  dì  undici  di  Luglio  nell' afflitta. 
Città  di  Roma  i  e  quivi  una  delle  prime  cofe,  fu  di  far  tagliare  a  pezzi 
il  mifero  Antemio  Suocero  fuo .  Trovava!!  Roma  allora  in  eftrcme 
miferie,  parte  per  l'orrida  fame  patita,  e  parte  per  una  Epidemia, 
che  infieriva  nel  Popolo.  Vi  fi  aggiunfc  il  terzo  flagello,  cioè  il  ter- 
ribil  facco,  che  l'Ariano  Ricimere  quivi  permife  a  i  vittoriofi  fuoi 
foldati,,  non  eflendo  reftati  efenti  da  tanta  barbarie  fé  non  due  Rio- 
ni,, dove  era  alloggiata  la  gente  d'eflb  Ricimere.  Ed  ecco  l'amaro 
frutto  dell'aver  gì' Imperadori  voluto  per  lor  Guardie,,  o  per  aufilia- 
rj,  gente  Barbara,  Ariana,  e  di  niuna  fede.  Ma  quello  iniquo  Uo- 
mo, che  avea  tenuti  finora  per  ifchiavi  gl'Imperadori,  e  poi  gli  aveva 
fecondo  il  fuo  arbitrio  mandati  all'altro  Mondo,^  non  godè  lungamente 
il  frutto  delle  fue  malvagità  j  perciocché  da  lì  a  tre  Mefi,  come  ha 
r  Autore  della  Mifcella  ,  o  pure  come  attella  il  Cronologo  del  Cu- 
fpiniano  C«),  Scrittore  più  accurato,  nel  dì  18.  d' AgoUo,  fra  gli  fpa- 
fimi  d'una  dolorofa  malattia  finì  anch' egli  di  vivere,  e  di  aflàflìnarc  gì' 
Imperadori.  Il  Cardinal  Baronie  (^)  ha  ofTervato,.  che  Ricimere  avca 
fatto  fabbricare  in  Roma  una  Chiefa  col  titolo  di  Santa  Agata,  og- 
gidì fotto  Monte  Magnanapoli ,  acciocché  fervide  di  fepolcro  a  lui , 
e  a  i  fuoi  foldati  Goti,  che  feguitavano  al  pari  di  lui  l'Arianifmo., 
In  un  Mufaico  fi  leggeva  que'la.  Ifcrizionc:. 

FL.  RICIMER.  V.  T.  MAGISTER  VTRIVSQ;  MILITIAE 
PATRICIUS  ET  EXCONSUL  ORD.  PRO  VOTO  SVO 

ADORNAVIT  . 

leThtfaxr  ^  '"  ^^^  lamina  di  rame  con  lettere  d'argento,  rapportata  dal 

nÌvus  in-^  ^Q^^y  ^  òa  me  altrove  (0  fi  leggeva  quell'altra: 

fcript'ìon. 

M-  i66.  SALVIS  DD.  NN. 

ET    PATRICIO 

RICIMERE 

EVSTATIVS  vU, 

VRB.  P.  FECIT. 

AI  fuono  de  gli  fconcerti  fuddetti,  e  durante  rafledio  tede  rife- 
rito, era  accorfo  dall'Oriente  in  Italia  Olibrioy  nobiliffimo  Senatore 
della  Cafa  Anicia,  già  flato  Confole  nell'Anno  464.  Era  un  pezzo, 
ch'egli  pretendeva  all'Imperio,  perchè  Marito  di  Placidia  Figliuola 
dell' Impcradore  Valentiniano  III.  ma  non  gli  era  venuto  fatto  finora 
di  ottenere  il  fuo  intento.  In  quelli  torbidi  fi  dovette  egli  appoggia- 
re a  Ricimere,  non  peranche  morto,  dalla  cui  forza  bilognava  rico- 

nofce- 


(a)  Chrenc- 
loguy  Cufpi- 
niar.i  apud 
Panvin. 

(b)  Baro/!, 
jìnnal.  Ecc . 
aA  Ann. 
47i. 


Annali    d'  Italia.  187 

nofcerc  la  Corona  dell'Occidente;   e  però  fu  proclamato   Augufto.  Era  Volg. 
Nelle  Medaglie  prefTo  il  Mezzabarba  («)  fi  vede  intitolato  D.  N.  A-    Anko.-.jì. 
NICIVS  OLYBRIVS  AUG.  Chiaramente  fcrivc  1' Autore  della  Mi-   '^^J:'^"^' 
fcella  (<!>),  che  Ohbrio  fu  mandato  in  Italia  da  Leone  Imperadore  d'O-   j^ferator. 
riente,  e  che  eflendo  tuttavia  vivo  Antemio  Augufto,  egli  conlegui  la  (b)  hij.or. 
Porpora  Imperatoria:  il  che  le  è  vero,  o  egli  burlò  Leone-,  che  prò-  -«;/«//. 
babilmente  non  l'aveva  inviato  per  danneggiar  Antemio  fua  creatura j   j^^^'/^;;^ 
o  pure  Antemio  dovea  elTere  decaduto  dalla  grazia  di  Leone  Augufto . 
Anche  il  Cronologo  del  Cufpiniano  (0,  con  cui  va  d'accordo  Caflìo-  (e)  chrono- 
dorio  W,  fembra  affai  manifeftamente  inlinuare,  che   Olibrio,   prima  j?|«'  c«- 
che  foffe  tolta  la  vita  ad  Antemio,  fu  dichiarato  Imperadore.    Scrive  %?'c''j^<,^ 
di  piiì  Teofane  (0,  che  lo  fteflb  Leone  Aug^ufto  dichiarò  Impcrado-  i„  chri^uò. 
re  Olibrio^  e  mandollo  in  Italia.    Però   fi   può  dubitare   dell' opinione  (e)  'ihecph. 
del  Pagi  (/),  che  il  fuppone  inalzato  al  Trono  folamente,  dappoiché  '"  chrono- 
Roma  fu  prefa,  ed  Antemio  reftò  vittima  della  crudeltà  di  Ricimerc .  f^l' p^„iui 
Ma  io  non  fo ,  fé  per  malizia  de  gli  uomini ,  o  pel  corfo  naturale  del-  crh.  Baron. 
le  cofe  caduche  del  Mondo,  OUbrio  poco  tempo  godè  la  Dignità  im- 
peratoria. Aveva  egli  dopo  la  morte  di  Ricimere,  per  quanto  abbiamo 
dall'  Autor  della  Mifcella,  e  dal  Cronologo  del  Cufpiniano,  creato  Pa- 
trizio Gundibalo,  o  ila  Gundibaro^  o  Gundibahlo^  Nipote  di  Ricimere, 
e  Generale  dell'Armata  Cefarea  in  que' tempi.    Eruditamente  oflervò 
il  fuddetto  Pagi,  che  quefto  Gundibalo  era  Figliuolo  di  Gundeuco  Re 
de' Borgognoni }   e   Gregorio  Turonenfc  {g)  fcrive,  aver  egli   uccifo  (g'»  Crtger. 
Clnlperko^  e  Gundomaro  Tuoi  Fratelli,  ed  eflerc  in  fine  ft;ato  punito  da  J"''''"'"^^ 
Dio  con  una  fimil  morte .  Per  atteilato  di   Ennodio  (/>)  coflui  regnò  !^^  ~^^'„od 
in  Lione j  ma  in  quelli  tempi  militando  al  fervigio  dell'Imperio  Ko-  in  vita  s. 
mano,  e  ftando  in  Roma,  ottenne  le  Dignità  vacanti  per  la  morte  di  Epjphanii 
Ricimere .  Altra  azione  fatta  da  Olibrio   Auguft:o  non   è  pervenuta   a  J"^'"-  ^P'- 
noftra  notizia,  fé  non  che  egli  terminò  il  fuo  comando  e  i  fuoi  gior-     ''^' 
ni  nel  di  z^.  d'Ottobre,  ficcome  attefta  il   Cronologo  del  Cufpinia- 
no, e  di  morte  naturale,  per  quanto  s'ha  dall'Autore  della  Storia  Mi- 
fcella  j  il  quale  non  men  che  Ca:lìodorio,  Giordano,  e  Marcellino  Con- 
te, gli  dà  fette  Mefi  d'Imperio,  e  non  già  tre  Mefi  e  dodici  giorni, 
come  immaginò  il  Padre  Pagi;  riconofcendofi  da  quefto,  ch'egli  qual- 
che Mefe  prima  della  morte  d' Antemio  Augufto  avea  dato  principio 
all'Imperio  fuo.    Non  lafciò  Ohbrio  figliuoli  mafchi,   per  quanto  fi 
fappia,  dopo  di  sé,  dal  matrimonio  già  contratto  con  Placidia  Figliuo- 
la di    Valentiniano  III.   Augufto,  ma  bensì  una  Figliuola,  appellata 
Giuliana^  che  fu  maritata  ad  Ariobitido  illuftre  perfonaggio,  non  quello, 
che  fu  Confole  nell'anno  434.  ma  sì  bene  ad  un  Nipote  d'effo-,  per- 
ciocché per  atteftato  della  Cronica  Aleflandrina  (0,  trovandofi  nell' An-  (j)  chroni. 
no  fiz.   effa  Giuliana  nobiliffima   Patricia   prefcntc  a  i  Giuochi  Gir-  Mcxandr." 
cenfi  in  Coftantinopoli ,  le  Fazioni  gridarono  :   Fogliamo  jiriobindo  per 
Re  della  Romania.  Qiicfto  accidente  fu  cagione,  che   Ariobindo   per 
paura  di  A nalkfio  allora  Imperadore  fé  ne  fuggi  di  là  dal  Mare.  Tro- 
vavafi  tuttavia  m  Affrica  Eudocia,  Sorella  della  fuddetla  Placidia,  ma- 

A  a  i  rita- 


Era  Vo!g. 
Anno   471. 

(a)  Theo- 
ph.mes  in 
Chromz''- 


(b)  Marceli. 
Camis  in 

Chronica . 

(c)  Proco*!, 
de  Beli. 
Coth.  Ub.  1, 
cap.  4. 

(d)  Baron. 
Annal.  Ecc. 
{e)  Caj/lo- 
dcrÌHS  Va- 
ri.ìr.  Uh.  4. 
Efift.  jo. 


188  Annali    d'  Italia. 

ritata  con  Unnerico,  primogenito  di  Gcnferico  Re  de' Vandali,  e  gli 
avca  partorito  un  Figliuolo  per- nome  Ilderico^  il  quale  col  tempo  di- 
venne Re  di  quella  barbara  M^zio'^ie .  Racconta  Teofane  {a) ,  eh'  ella 
nel  prelente  anno  non  potendo  più  fofferirc,  ficcomc  buona  Cattoli- 
ca, d'aver  per  Marito  un  Ariano,  dopo  effere  vivuta  con  lui  fedici  anni 
trovò  felicemente  la  maniera  di  fuggirf^ne,  e  (e  ne  andò  dirittamente 
a  Gcrufalemme,  dove  dopo  avere  vifìtati  i  fanti  Luoghi,  e  il  Sepol- 
cro di  Euclocia  Augufta  fua  Avola,  ftabili  la  fua  rcfidenza,  ma  per  po- 
co tempo,  perchè  Dio  la  chiamò  a  sé.  Laiciò  ella  tutti  i  fuoi  beni 
alla  Chicla  della  fanta  Rifurrezionc,  con  raccomandare  al  Vefcovo  un 
fuo  fedel  Servitore,  che  l'aveva  aiutata  alla  fuga.  In  quell'anno  me- 
dsfìmamcnte,  per  attcftaro  di  Marcellino  Conte  W,  il  Monte  Vefu- 
vio  vomitò  tanta  cenere,  che  copri  tutta  la  fuperficie  dell'Europa,  e 
in  Coltantinopoli  per  memoria  di  quella  terribil  cenere  fu  iftituita  una 
Fefta  a  di  6.  di  Novembre.  Procopio  {e)  anch' egli  fcrive,  eflere  Ha- 
ta tradizione,  che  a  Coftantinopoli  giugncfle  quella  cenere,  e  perciò 
avefle  principio  la  fefta  fuddctta.  Contra  del  Bodino,  che  deride  co- 
me una  femplicità  la  narrazione  di  quefti  due  Autori,  il  Cardinal  Ba- 
ronie {^  reca  un  paflo  di  Caffiodorio  (e),  il  quale  aflcrifce,  che  la 
polve  vomitata  dal  Vefuvio  giugneva  fino  alle  provincie  d'Oltramare. 
Certo  è  intanto  doverli  chiamare  una  grande  Iperbole  quella  di  Mar- 
cellino Conte.  Che  poi  quelle  ceneri  giugneffero  di  là  dall'Adriatico, 
fi  può  credere,  avendone  noi  veduto  un  cfempio  anche  a  i  di  noftrij 
ma  il  farle  anche  volare  fino  a  Coftantinopoli  in  forma  fenfibile,  fem- 
bra  notizia  non  sì  facile  da  digerire . 


Anno  di  Cristo  cccclxxiii.  Indizione  xi. 
di  Simplicio  Papa  6. 
di  Leone  Imperadore  17. 
di  Glicerio  Imperadore   i. 

^     i.  ,    e  Flavio  Leone  Augusto  per  la  quinta  volta, 
^on{o\^\   fenza  Collega.  ^ 


(f)  Cajfiod. 
tn  Cbronico. 


ERano  talmente  imbrogliati  gli  affari  in  Occidente,  che  non  fu  crea- 
to Confole  in  Italia  j  e  però  il  folo  Leone  Auguflo  comparifcc  per 
ìa  quinta  velia  ne'Fafti  in  queft'anno.  Dopo  la  morte  di  Olil>rio,  mi 
fi  fa  credibile,  che  o  l'emulazione  di  molti  impedifie  per  qualche  tem- 
po l'elezione  d'un  nuovo  Imperador  d'Occidente,  o  pure  che  il  Se- 
nato Romano  trattafle  con  Leone  Imperador  d'Oriente,  per  cammi- 
nar feco  di  buona  armonia  in  cofa  di  tanto  rilievo.  Ma  in  quefto  men- 
tre Glicerio.,  il  quale  non  fappiamo  chi  foflc,  ne  quali  Dignità  godefle, 
così  pcrfuafo  da  Gundibaìe  Patrizio,  come  abbiamo  da  Caffiodorio  (/^ , 

fi  fé- 


Annali     d'  Italia  189 

fi  fece  proclamare  Iniperador  d'Occidente  dall' efercito   in   Ravenna  Era  Volg. 
nei  dì  f.  di    Marzo.  Marcellino  Conte  («)  lafciò  fcritto,  che    Glice-  Anno  473 
rio  più  per  iua  profunzionc,  che  per  elezione,  fu  fatto  Imperadore  ,  w  ^^'"'"  • 
volendo  a  mio  credere  lignificare,  che  non  vi  concerie   1  alienlo   del  chion'uo. 
Senato  j  e  certamente  ciò  fucccdette  fenza  faputa  e  volontà  di  Leone 
Augullo.  Dall' Autore  folamentc  della  Mifcella  C'^)    quefto    Gliccrio  è  ^^ì^^jf"'- 
appellato  Domejlkus ^  cioè  Guardia  del  Corpo,  non  so  fé   dell'  Impe-  j'J,^^ { f^^,^ 
radore,  o  di  Gundibalo  Patrizio.  Teofane  (<")  fcrive,  che  Marciano  da  ualicar. 
noi  veduto  di  fopra  Imperadore,  era  ftato  Dameftico   d"  Afpare    Patri    \€)  Teopb. 
zio.  Ed  allorché  Gioviano  fu  fatto  Imperadore,  per  atteftato  di  Am-  "*  c^'^onog. 
miano  Marcellino  (^3,  era  il  primo  neW  Ordim  de' Domejlici .   Ti'uovafi  ^^l"^^^;^_ 
in  oltre,  che  l'elTere  Demeftico  portava  talora  il   comando  in   qualche  nus  Marcel - 
ufizio,  o  nella  milizia:  fopra   che  è  da  vedere   il  Codice   Teodofiano  UnusHb.i^. 
e  il  Du-Cange  (e).  Le  azioni  di  quefto  novello  Imperadore,  che  non-  (^)  ^'*~. 
dimeno  regno  poco  tempo,  reftano  feppellite   nell'obblio.  Solamente  cloilr^'ia- 
fappiamo  da  Teofane,  c\V c^o  in  uomo  non  cattivo^  e  da   Ennodio  (/),  tino. 
che  emendo  ftata  ingiuriata  la  Madre  (per  quanto  apparifce)  dallo  ftefTo  (f  )  Etmod. 
Glicerio  da  gii  uomini  fuoi  fudditi  (forfè  da  i  Pavefì)  s'interpofe  San-  '"  ^''^  .f 
to  Epifanio  Vcfcovo  di  Pavia,  ed  impetrò  loro  il  perdono.  Racconta    ^'^ 
in  oltre  Giordano  Iftorico  C?),  che  venuto  in  Italia  Fidcmire  Fratello  ''p ^°l^^'' 
di  Teoderico  Re  o  Duca  de  gli  Oftrogoti  con  un  corpo  d'  Armata,  ter-  tk.  Ib.  56" 
minò  qui  i  fuoi  giorni  j  ed  eflendogli  fucceduto  Videmire  fuo  Figliuo- 
lo, Glicerio  fece  tanto  con  de  i  regali,  che  l' indufle  a  palTar  nelle  Gal- 
lie,  dove  s'unì  co  i  Vifigoti,  anch' eflì  della  Nazion  medefima.  Sen- 
tiva intanto  Leone  Imperador  d'Oriente,   che  declinava   forte  la  fua 
fanità,  e  però  non  avendo  Figliuoli  mafchi,  che  gli  poteflero  fucce- 
dere  ncll' ftiiperio,  rivolfe  tutto  il  fuo  ftudio  per  far  cadere  la   Coro- 
na in  capo  a  Zenone  fuo  Genero,   perchè    Marito  di   Arianna   fua  Fi- 
gliuola.   Candido  antichiflìmo  Storico,  di  cui  Fozio  (^)  ci  ha  confer-  (^)  ^.^^"'"^ 
vato  un  eftratto,  racconta,  che  per  quanto  egli  s' adoperaffe ,  non  potè  co/'tg^' 
ottenere,  che  i  fudditi  acconfentiiTero  all'elezion  di    Zenone:    fcgno  , 
che  fi  efigeva  in  que' tempi  il  confenfo  del  Senato  e  del   Popolo   per 
creare  gì' Imperadori .  Perciò  Leone  s'appigliò  al  partito  di  dichiarar 
Ce/are^  e  per  confeguente  fuo  Succeflore,  o  come  altri  vogliono,,  ^a- 
gufio  e  Collega  nell'  Imperio,  con  approvazion  del  Pubblico,  Leone  fuo 
Nipote,  nato  da  i  fuddetti  Zenone  ed  Arianna.  Giovanni   Zonara   (0  (i)  zenar. 
pretende,  che  Leone  ftcfio  abborrifle  il  far  Imperadore  Zenone,  per-  »»  -^nnal. 
che  uomo  d'afpctto  odiofiflìmo,  e  d'animo  anche  piiì  brutto.  Vuole 
il  Padre  Pagi  (i),  che  fi  ftia  alla  fede  di  Candido,  come  Scrittore  più  (k)  /'«^w 
antico;  ma  eflcndo  poi  ftato  dopo  la   morte  di   Leone,   col  confenfo  '^''"•^'^'''"• 
del  Senato  eletto  Imperadore  lo  fteffb  Zenone,  non   par  credibile   il 
pretefo  abborrimento  del  Senato  e  Popolo,  né  che  Leone  avefte   vo- 
luto daddovero  promuoverlo  dianzi.  Oltre  di  che  più  a  lui  dovea  pre- 
mere l'innalzamento  di  un  difcendentc  fuo,  cioè  del  Nipote,  che  del 
Genero.  Sotto  queft'anno  ho  io  polla  l'elezione  di  Leone  juniore^  fc' 
guendo  Caffiodorio,  Teofane >  Marcellino  Conte,  ed  anche  Cedrcno  . 

Ma 


tgo  Annali    d'  Italia. 

*Era  Volg.  Ma  Candido  Storico  fcrive  prefa  qucfta  rifoluzione  da  Leone  Augufto 
ANN0473.  po(;Q  prima  della  Tua  morte.  Tuttavia  ciTendo  mancato  di  vita  cfTo  Leo- 
ne nel  Gennaio  dell'anno  fcguente,  non  apparifce  in  ciò  difcordia  fra 
gli  Storici.  Nell'anno  prefcnte  ancora  merita  Apollinare   Sidonio^  ri- 
guardevole  Scrittore  di  quefti   tempi,  che  fi   faccia  memoria,  come 
egli  fu  creato  Vefcovo  della  Città  d'  Auvergne  nella  Gallia.  Diflì  di 
fopra,  che  Teoderico  Figliuolo  di  Triario,  Duca  de  i  Goti  Orientali, 
con  Oftro  Conte  tentò  di  far  vendetta  della  morte  d' Afpare  Patrizio. 
Furono  quefti  Barbari  aftretti  a  ritirarfi,   e  fecero  dipoi   molti  danni 
(a)  Mal-      nella  Tracia,  dove  piantarono  allora  la  lor  fede.  Malco  Rettorico  W, 
ehm  Khetor.  dì.  cui  reftano  alcuni  Eftratti  nel  Libro  delle   Ambafcerie,  racconta, 
Tom.  I.        che  que'Goti,  i  quali  cominceremo  a  chiamare  Oftrogoti,  fecero  in 
quell'anno  irtanza  a  Leone  Augufto,  che  fofle  data  ad  eflb  Teoderico 
l'eredità  lafciatagli  dall' ucci  fo  Afpare  Patrizio}  che   poteflero  abitar 
nella  Tracia  j   e  che  a  Teoderico  fi  defle  il  comando  fopra  le  milizie 
ftranierc,  come  aveva  il  fuddetto  Afpare  .  Perchè  tutto  non  fu   loro 
accordato,  Teoderico   fpedì  parte  delle  fue  genti  a  devaftar  le  cam- 
pagne di  Filippi }  aflediò  ancora  e  prefe  Arcadiopoli .  Seguì  apprefjo 
a  pace,  con  obbligarfi  l'Imperadore  a  pagar  ogni  anno  due  mila  li- 
3re  d'oro  ad  effi   Oftrogoti,  e  con  dichiarare  il  fuddetto  Teoderico 
Generale  de  i  due  corpi  d'Armata,  che  fervivano  alla  Guardia  dell' 
Imperadorc.  Quefto  Teoderico  è  diverfo  dall'altro.  Figliuolo  di  Teo- 
doffiiro,  che  fu  poi  Re  d'Italia,  ed  era  anch' egli  in  Oriente  allora 
in  gran  riputazione. 


Hiftor.  B'jZ, 
pag.  91. 


Anno  di  Cristo  cccclxxiv.  Indizionc^xii. 
di  Simplicio  Papa  7. 
di  Zenone  Imperadore  i. 
di  N  I  PO T E  Imperadore  i. 

Confole   i  Flavio  Leone  juniore  Augusto, 
l     fenza  Collega. 


(b)  Teofh. 
in   Chromg. 

(c)  Zonar. 
in  Annui. 

(d)  Cedrtn. 
in  Hifioria  . 

(e)  Cyrillus 
apud  Cott- 
lerium 
Tom.  4. 
Monttment, 
Grtc. 


NEI  Gennaio  del  prefente  anno,  fecondo  la  tcftimonianza  di  Teo- 
fane W,  Leone  Augufto  per  un'oftinata  difenteria  pofe  fine  ai 
fuoi  giorni^^  Fu  Principe  zelante  della  Religione  Cattolica,  ed  incli- 
nato alla  clemenza.  Vcdefi  appellato  Magno  da.  i  Greci,  ma  fenza  che 
fi  contino  di  lui  imprcfe  tali,  che.il  mollrino  degno  di  sì  onorifico  ti- 
tolo. Reftò  dopo  di  lui  Imperadore  d'Oriente  Leoue  juniore ,  Figliuo- 
lo di  ylrianua  hu  Figliuola,  e  di  Zenone  Ifauro;  e  a  quefto  novello 
Augufto  fu  conferito  in  Oriente  il  Confolato,  perché  gl'imbrogli  dell' 
Imperio  in  Occidente  non  dovettero  peraiettcre  il  creare  un  Confole 
in  quefte  parti.  Zonara  OO,  Cedreno  (^),  e  Cirillo  Monaco  (0  atte- 

ftano , 


Annali    d' Italia.  191 

ffano,  che  Leone   juniore  era  molto  Fanciullo^  o   fia  nell'infanzia;    e  Era  Vo?g. 
Giovanni  Maiala  (•«)  (brifTe,  ch'egli  aveva  allora  y^W  anni.  Contutto-  f^^^^^J^f^ 
ciò  il  Padre  Pagi  W  fo<];iene,  ch'egli  fofTe  nato  nell'anno  4f 8.   fon-  f^  chronho. 
dato  full' autorità  della  Cronica  AlefTandrina  (Or  che  gli   dà  dìctaffettc  (b)  Pagiui' 
anni  d'età,  con  citare  in  teftimonio  di  ciò  anche  Neftoriano  Iftorico,  Crhìc.  Bar: 
e  Suida  C"^),  che  il  defcrive  allevato  nella  più  abbominevol  luffuria  ;  ^],^^'^'^/"" 
con  aggiugnere,  che  le  parole  Greche  de  gli   Autori  fuddetti  poffbno  ^j)  suùas 
fignificare  non  folo  un  Fanciullo,  ma  anche  un  Giovane .  Nulladin:ienc^  zeri,.  Zeno. 
per  conto  di  Suida,  o  è  fcorretto  quel  tefto,  o  il  fuo  racconto  com- 
parifce  con  circoftanze  affatto  inverifimili;  e  in  fine  può   eflerc,   che 
ivi  fi  parli  di  un  altro  Figliuolo  d'cfib  Zenone.  Nella  Cronica  poi  Alef- 
fanJrina  probabilmente  fi  dee  leggere /^//e,  e  non  diciaffette  anni.  Cer- 
tamente ancora  Procopio  attribuifcc  poca,  età  al  novello  Augufto  Leo- 
ne. E  dalla  Vita  di  San  Daniele  Stilila  (<•)  fi  può  quafi  ricavare,  che  (e)  Surius 
nell'anno  fteflb,  in  cui  Bafilifco  fu  Confole,   cioè   nell'anno  46f.   fu  '»  ^'''"^.  ^' 
data  per  Moglie  a  Zenone  Arianna  Madre  d'efib  Leone   juniore   Au-  f,^;"^^  " 
gufto.  Certamente  non  prima  dell'anno  4f9.  feguì  il  lor  Matrimonio. 
Mirava  intanto  Zenone  fuo  Padre  con  invidia  il  Figliuolo  alzato  a  sì 
fublime  Dignità  con  reftarne  egli  efclufo;   però  tanto  s'adoperò  col 
mezzo  d'Arianna,  e  con  guadagnare  l'aflenfo  del  Senato,  che  indufTe 
jl  Figliuolo  ad  accetarlo  per  Collega  dell'  Imperio   nel   Febbraio  fe- 
gucnte,  e  a  mettergli  di  fua  mano  la  Corona  in  tefta.    Ma  giunto  il 
Mefc  di  Novembre  Leone  juniore  Augufto  terminò  la  fua  vita  ;  e  con- 
fiderati  i  vizj  di  Zenone  fuo  Padre,  non  mancarono  fofpetti,  che  da 
lui  fteflb  provenifle  la  troppo  affrettata  morte  di  quello  giovane  Au- 
gufto,  giacche  non  v'ha  fcelleratezza ,  che   non  fi   poffa   fofpettare  , 
dove  entra  la  troppo  ardente  voglia  di  regnare.  Sicché  rellò  folo  Im- 
peradore  d'Oriente  Zenone^  chiamato  Ifauro^  perchè  di  quella  Nazio- 
ne. Portava  egli  prima  il  nome  Ifaurico  di  'Taraficodifa;  e  perciocché 
s'acquiftò  gran  credito  preffo  di  Leone  Augafto,  per  aver  maneggia- 
ta una  lega  fra  lui  e  il  Popolo  dell' Ifauria,  e  Leone  volea   maggior- 
mente unirlo  a  fé  fteffo,  gli  fu  conceduta  in  Moglie  Arianna^   ficco- 
mc  dicemmo,  Figliuola  d'eflb  Imperador  Leone.  Portò  poche  Virtù, 
e  molti  vizj  fui  Trono  Imperiale,  per  gli  quali  fu  mal'  intcfa  la  fua 
promozione  dal  Popolo,  e  ne  provò  egli  in  breve  le  confcgucnze.  Per 
atteftato  di  Evagrio  (/),  e  di  Teofane  (^),  appena  creato   Imperado-  (0  v.viigr. 
re,  s'abbandonò  a  tutti  i  piaceri,  anche  più  laidi,  anche  più  infami,  '■  3-  '^fP-  '• 

Scena  nuova  s'aprì  fimilmente  in  Italia  nell'anno  prefente .  Era  phanes^ìn. 
difpiaciuta  a  Leone  Imperador  d'Oriente  la  profunzione  di   Glicerio  ^  chr»nogr. 
che  fenza  faouta  ed  aflcnfo  di  lui  aveva  occupata  la  Corona  dell'Im- 
perio Occidentale.  Però  inviò  in  Italia  con  un  efercito  Giulio   Nipote 
Figliuolo  di  Nepoziano  V'')^  con  dargli  per  Moglie  una  fua   Nipote  .  GO  Jordan. 
Giunto  quefti  a  Ravenna,  d'ordine  d'effo  Imperadore  fu  da  Domizia-  f^  Regnar- 
na  Ufiziale  d'efib  Leone  Augufto  proclamato  Ce/are  .   Così   abbiamo  ■Vn"^,^ 
da  Giordano  Iftorico  (/'),  il  quale  altrove  ci  fa  faperc,  che  quefto  A^/-  de  Ree.  Ce- 
$ote  era  Figliuolo  di  una  Sorella  di  iW(?r«///>/(»  Patrizio,  cioè  di  quel  "w  e.  45. 

mede- 


T91  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  medefimo,  che  fu  uccifo  da  i  fuoi  nella  sfortunata  fpedizionc  in  AfFri- 
fTtVf   "  ^'  Bafilifco.  Egli  fi  vede  intitolato  nelle  Medaglie  (a)  D.  N.  IV- 
Numifmat.'   LIVS    NEPOS    P.    F.  AVG.    Da   Raveona  pafso    Nipote   a  Iloma 
/«»/>/..        "    co' fuoi  foldati,  e  raggiunto  Giicerio  nella  Città  di  Porto   alia  sbocca- 
tura del  Tevere,  quivi  fcnza  fpargimento  di   fanguc  l'obbligò  a  de- 
porre la  Porpora  Imperiale j   ed  acciocché  avcffe  da   vivere,  e  rinun- 
ziafle  alia  fpcranza  di  più  ritornare  fui  Trono,  l'aftrinfe  a  farfi   Che- 
rico,  con  avergli  apprefio  procurata  la  Cattedra  Epifcopaie  di  Salona 
Città  della  Dalmazia.   Ciò  fatto,   per  quanto  s'ha  dal  Cronologo  del 

(b)  c*r«»».  Cufpiniano  (^),  Nipote  fu  proclamato  Imperadorc  d' Occidente  in  Ro- 
jbinuni.  ^^  "^^  *^'  M-  '^^  Giugno.  Di  quelle  rivoluzioni  e  difcordie  del  Ro- 
mano Imperio  fi  prevalfe  Eurico  Re  de' Vifigoti  fignoreggiante  in  To- 
lofa  nelle  Gallie,  il  quale  rotta  la  pace,  affidi  coU'iirmi  le  Provincie 
Romane,  e  fpczialmente  affcdiò  la  Città  d'Auvergne,  appellata  og- 
gidì Chiaramonte ^  o  fia  Clermont .  Eravi  dentro  alla  difefa  ^c^/V/a,  Fi- 
gliuolo del  già  Imperadorc  Avito,  perfonaggio  non  meno  pel  valore, 
che  per  la  Pietà  riguardevole,  il  qual  fece  una  gagliarda  refiftcnza,c 
fu  molte  volte  alle  mani  con  que' Barbari .  A  quello  avvifo,  per  quan- 

(c)  sidon.  ^o  fi  raccoglie  dalle  Lettere  di  Apollinare  Sidonio  (0,  Nipote  Au- 
lìb.  3.  Epì-  gufto  fpedi  verfo  le  Gallie  Liciniano  Quellore  col  Diploma,  con  cui 
ftola  7.  (sr     dichiarava  Generale  d'Armata  il  fuddetto  Ecdicio,  a  fine  di  maggior- 

'■  S- Ef'fi-  niente  animarlo  a  fotlcnere  gli  affari  dell'Imperio  Romano.  PortoiTì 
in  oltre  Liciniano  a  trattare  con  Eurico  per  indurlo  a  defiftere  dalle 
offefe  del  paefc  Romano  j  ma  trovò  duro  il  cuore  di  quel  Re  barbaro 
ed  orgogliofo.  Non  è  improbabile,  che  fia  da  rifejire  a  quelli   tempi 

(d)  Jordan,  ciò  che  narra  Giordano  I  Ito  ri  co  (^),  cioè,  che  Genferico  Re  de' Van- 
de  Rtb.  Get.  ,jaii  offcrvando  così  sfafciato  l'Imperio  Romano  in  Occidente,  e  pur 
'"P- 41-        temendo,  che  o  Leone,  o  Zenone  dall'Oriente  facefle  qualche  sforzo, 

o  trama  centra  di  lui  ,  commofic  con  grofli  regali  i    V'ilìgoti  ad  alfa- 
lire  l'Imperio  in  Occidente,  e  gli  Oftrogoti  a   moleltar  le    Provincie 
d'Oriente,  a  fine  di  ftariene  egli  con  tutta  quiete  a  tiranneggiar  nell' 
AAtìc».  Vedremo  fra  poco  muoverfi  gli  ftefll  Ollrogoti   contra  dell' 
Imperio  Orientale .  L' inutil  ambafciata  di  Liciniano  fece  rifolvere  T  Irn- 
perador  Nipote  ad  inviare  al  Re  Eurico  un  Ambafciadore  di  maggior 
riguardo;  e  quelli  fu  il  fopra  lodato  Santo  Epifanio  Vefcovo  di  Pavia. 
(t)  Enntd.    ^^  ^^^'•^  ^  raccontato  da  Ennodio  (0.  Andò  il  ianto  Vefcovo,  e  tro- 
in  vita  s'.     vò  Eurico  in  Tolofa,  e  pare  che  per  cagion  del   verno   folle   Iciolto 
Epìphanii      l' afledio  d'Auvergne.  Perorò  il  vencrabil  Prelato,  e  finalmente  ottcn- 
Ticin.  E-      jjj.  ]j  Pace,  ma  a  condizione,  che  la  Città  fuddetta  d' Auvergne  folTt; 
^'^'^'  ceduta  amichevolmente  a  lu!>  fé  nò  egli   minacciava   maggiori   ferite 

all' Imperio  d'Occidente  .  Accuratamente  fu  ciò  oflcrvato  anche  ÓA 
li)  -Baron.  Cardinal  Baronie  (/},  ancorché  Giordano  {g)  avefle  fcritto,  che  i  Vi- 
AnriAÌ.  Ecc.  figoti  coilrinfcro  colla  forza  quella  Città  alla  reia,  dappoiché  Ecdicio, 
(g)  Jordan,  vedendo  di  non  poter  più  reiillere,  coraggiofamente  (e  ne  ritirò  con 
dt  Reb.  (Jet.  rjjurfi  in  luogo  ficuro .  Sembra  poi  ,  che  folaniente  nell"  anno  lufle- 
'"r-  45-  guentc  quella  Città  veniffc  in  poter  de' Vifigoti:  del  che  fi  lamento 
forte  Sidonio  Vefcovo  delia  medcfima.  Anno 


Annali    d'   Italia.  193 

Anno  di  Cristo  cccclxxv.  Indizione  xiii. 
di  Simplicio  Papa   8. 
di  Zenone  Imperadore   1. 
di  Romolo,  o  fia  Augustolo  Imperadore   i. 

P     ri    <  Flav  IO  Zenone  Augusto  per  la  fecondavolta, 
i      fenza  Collega . 

ALle  miferic  della  Gallia  narrate  di  fopra  fi  dee  ora  aggiugncrc  la  E»AVolg. 
perfecuzione  facta  da  Eurico  Re  de' Vifigoti  alla  Religione  Cat-   Anno  475. 
tolica,  e  defcritta  nel  prefcnte   anno  da   Sidonio   Vcfcovo   in   una   Tua 
Lettera  (")  a  Baftlio  Vcfcovo  d' Aix,  come  va  conghiecturando  il  Pa-  (3)  sìdtn. 
drc  Sirmondo.  Racconta  egli,  che   il  Re   barbaro,   zelantiffimo  della  Ub.-j.Epift. 
fua  fetta  Ariana,  non  già  uccife  i  Vcfcovi  Cattolici,  come  fcrifle  Gre-  ^■ 
gorio  Turoncnfc  (^),  (o(rcrvando  il  Padre  Pagi  (0,  che  il  fummis  Sa-  (b)  Crtgor. 
ccrdotibus  morte  truncatis  di  Sidonio,   folamente  s' ha  da    interpretare,  Turonenfis 
ch'erano  morti  di  morte   naru^ale)   ma  ù   bene  vietava,  che  fi  ordi-  ''f.\'p'' i^''' 
naflero  i  lor  SuccefToii,  di  maniera  che   per   mancanza  di    Parochi  e  crit.  Baron. 
Preti  le  Chiefe  rimanevano  ferrate,  e   fulle  porte  d'effe   nafcevano  le 
fpine,  e  i  Popoli  rcftavano  defraudati  de' Sacramenti .  Due  Vcfcovi  fu- 
rono mandati  in  efilioj  e  toccò  da  lì  a  qualche   tempo  allo   itcflb   Si- 
donio la  medefima  disavventura,  dalla  quale  nondimeno  egli    fi  rilevò 
per  intcrceffìone  di  Leone  Quellore  dello   fteffo  Re    Eurico.    Intanto 
nell'Italia,  divenuta  teatro  di  frequenti  peripezie,  avvenne,   che  A';- 
pote  Imperadore,  volendo  aver  più  vicino   Ecdicio,  valorofo  Figliuolo 
del  già  Avito  Imperadore,  di  cui  s'è  parlato  nel  precedente  anno,  o 
per  fofpetti,  o  con  difcgno  di  rimunerarlo  il  chiamo  in  Italia,   ficco- 
mc  narra  Giordano  Iltorico  (^),  e  in  luogo  fuo  deftinò  Generale  d' Ar-  (d)  "Jordan. 
mata  nelle  Gallie  Orefle^  creato  prima  Patricio,  e  che  certamente  da  ibidim. 
li  a  non  molto  fi  truova  ornato  di  quella  Dignità.  Collui  vicn   chia- 
mato di  nazione  Romano  da  Prifco  Illorico  (0,  il  quale  cel  rapprefenta  {.\  prifcus 
fpedito  ne  gli  anni  addietro  Ambafciatore  a   Collantinopoli   da    Attila  pa^.  37. 
Re  de  gli  Unni.  E  che  quelli   fofse  il  medefiroo,  di  cui   ora   parila-  '^'""-  ^• 
Bio,  ne  fa  fede  il  Cronologo  (/J,  pubblicato  dal  Valefio  dopo    Am-  fP/ci^^'^' 
rniano  Marcellino,  con  dire  che  allorché  Attila  calò  in  Italia,  Orejle  U^^  vaì'ffii 
fi  acconciò  al  di  lui  fervigio  per  Segretario   delle    Lettere.    Dopo   la  pofiAmmia- 
morte  di  quel  Re  barbaro  tornato  efso  Orefte  in  Italia,  s'avanzò  an-  "'*">■ 
Cora  nel  fervigio  de  gì' Imperadori  Occidentali,  tanto  che  giunfe  nel 
prefentc  anno  a  comandare  l'Armata,  ch'egli  dovea  condur  fcco  nelle 
Gallie.  Vien  collui  appellato  da  Procopio,  uomo  di /ingoiar  Prudenza. 
Ora  quello  sì  prudente,  ma  disleale  perfonaggio,  in  vece  di  muoverfi 
alla  volta  delle  Gallie,  guadagnati  che  ebbe  gli  animi  della  magiiior 
Tom.  III.  Bb  pai. 


Era  Volg. 
Anno  475. 
(a  ;  Chrtna- 
logm  Cufpi- 

niani  . 

(b)   Anony- 

mus  Falejia- 


(c)  Theaph. 
in  Chrmojr. 


{ò).  Du~ 

Cunge  Fa- 
mil.  Myx.. 

y&)  Goltx,iitt 
in  Humif. 


(f)  Procop. 
it  Bill. 
Goth.  lil>.  1. 
e.  I. 

(g)  MnUh. 
in  Hijl.  By- 
riantin. 
Tom.  I. 
fag.  78. 
(h)  Jordan, 
de  Rei.  Ce:, 
taf.  SS. 


^94  Amnali    d*  Italia. 

parte  de'foldati,  rivolfe  l'armi  centra  del  Tuo  ftefso  Signore  e  bene- 
fattore. Per  quanto  fcrive  il  Cronologo  del  Cufpiniano  (<»),  e  1'  Au- 
tore Anonimo  del  Valcfio  W,  Nipote  Imperadore  forprcfo  da  quella 
frode  fi  ritirò  in  Ravenna,  e  quivi  da  Qrcl^te  fu  sì  ftvettamente  a(se- 
diato,  che  veggendo  di  non  poter  refiftere,  nel  dì  z8.  c^' Agofto  giu- 
dicò meglio  di  fuggirfene  per  mare  a  Óalona  Città  della  Dalmazia  , 
dove  Glicerio  dg  lui.  deppllo  era  dianzi  ito.  ad  era.pierf  quella  Cattedra 
Epiicopale .  Di  belle  accoglienze  fi  dovettero  fare  l'uno  all'altro  que- 
fti  due  abbattuti  Augulti .  Era  anche  il  ruddeBto  Nipote  Dalmatino  di 
nazione,  per  atteftato'  di  Teofane  {c)y  e  però  fu  ben  ricevuto  da  i  fuoi 
nazionali,  fra' quali  finche  potè,  feguitò  a  fignoreggiare .  Aveva.  Orejìe 
un  Figliuolo  afsai  giovinetto  per  nome  Romolo ^  e  perciocché  tutto  an- 
dava a  feconda  de'kioi  deCderj,  il  fece  proclamare  Imperadore  in  Ra- 
venna nel  di  51.  d'  Ottobre  dell'anno  prefeote .  Queiti  e  chiamato  da 
gli  Scrittori  antichi  Auguftolo.,  credono  alcuni  -per  dcrihonc  a  cagion 
della  fua  tenera  età.  Penf^no  altri,  ch'egli  oltre  al  nome  di  R«moL» 
portafsc  quello  d'  Augujìo .  Il  Du-Cange  (^)  rapporta  una  Medaglia 
con  qucfta  Ifcrizione  D.  N.  ROMVLVS  AVGVSTVS  P.  F.  AVG. 
11  Goltzio  (0  ne  dà  un'altra  con  le  feguenti  lettere:  D.  N.  AV- 
GVSTVLVS  PERP.  P.  F.  AVG.  e  un'altra  con  qaelh  epigrafe 
D.  N.  FL.  MOMVL.  AVGVSTVLVS  P.  F.  AVG.  Si  può  con 
ragion  fofpettare,  anzi  credere  dell' impollura  in  alcuna  di  quelle  Me- 
daglie. L'Anonimo  del  Valefio  merita  probabilmente  più  fede,  allor- 
ché fcrive,  che  quello  giovane,  prima  d' efsere  inalzato  al  trono  Im- 
periale, era  chiamato  Romolo  da' fuoi  Genitori.  Forlc  quello  gloriofo 
nome  fu  cambiato  per  ifcherno  dalla  gente  in  Momola  e  pofcia  in  Mo- 
milìOy  o  pure  qualche  tetlo  corrotto  de' vecchi  Storici  ha  ingannato 
in  ciò  alcuni  de' moderni  Scrittori.  Procopio  (/)  all'incontro  e* info- 
gna, ch'egli  avea  nome  Auguflo^  e  che  i  Romani  per  galanteria  a  ca- 
gione della  fua  età  il  chiamavano  Auguflolo . 

Circa  quelli  tempi,  per  quanto  fi  ricava  da  Malco  (<?),  e  da, 
Giordano  Storici  W,  non  però  in  tutto  concordi,  gli  Oftrogoti  abi- 
tanti nella  Pannonia  (il  che  è  da  notare,  e  vedremo  anche  Teoderico 
Re  d' Italia  appellar  la  Pannonia  antica  Sede  de  i  Goti)  moficro  guer- 
ra all'Imperio  d'Oriente,  con  fare  un'irruzione  nella  Mefia.  Re  di 
colloro  era  'TeodemirOy  Padre  di  quel  Teoderico  Amalo,  che  vedremo 
fra  qualche  tempo  Re  d'Italia.  Aveva  quello  Re  dianzi  condotto  il 
fuo  efercito  contra  gli  Alamanni  e  Svcvi  della  Germania,  con  devallar 
le  loro  campagne,  e  trucidar  chiunque  fé  gli  opponeva.  Tornando  po- 
fcia a  cafa  vitcoriofo,  con  fommo  piacere  accolfe  il  Figliuolo  Teode- 
rico, lafciato  ne' tempi  addietro  per  ortaggio  nella  Coree  di  Coflanti- 
nopoli,  e  rimandato  a  cafa  da  Leone  Imperadore  con  de  i  m.igmfici 
regali.  Era  allora  Teoderico  in  età  di  dieciotto  anni,  ed  innamorato 
della  guerra  si  fattamente,  che  da  li  a  non  molto,  fcnza  fapuca  del  Re 
fuo  Padre,  raunato  un  corpo  di  fei  milafoldati,  e  palTato  il  Danubio, 
iqjprovv.ifaraente  arrivò  addoflb  a  Babai  K.'Z  de  i  Sarmati,  Principe  in- 

fupcr- 


l 


AknalI    d*  Itali  a.  195 

fuperbito  per  aver  poco  prima  data  una  rotta  a  Cantando  Duca  de  i  Era  Volg. 
Romani,  ed  avendolo  uccifo,  con  ricchiflìma  preda  fc  ne  tornò  a  cafa,  Ann»475. 
con  aver  anche  ritolta  a  i  Sarrttati  la  Città  di  Singidono,  occupata  da 
cffi  a  i  Romani,  ch'egli  feppe  anche  ritenere  perse.  Ora  Teodemiio 
accompagnato  dal  Figliuolo  Teoderico  oftilmente  col  fuo  efercito  paf- 
sò  nella  Mefia,  prefe  là  Città  di  Naiflb,ed  altri  Luoghi j  s'impadro- 
nì nella  TefTalia  di  Eraclea,  e  Lariffa}  e  paflato  piìi  innanzi,  pofe  l'af- 
fedio  a  TefTalonica,  o  fia  a  Salonichi .  Clariano^  o  piuttofto  Ilariano 
Patrizio,  ch'era  alla  difefa  di  sì  importante  Città,  temendo  di  foccom- 
bere,  mandò  de  i  doni  a  Teodemiro,  e  propofc  un  trattato  di  pace, 
in  cui  fu  conchiufo,  che  fi  fcioglierebbe  quell'afledio,  e  l' Impcrado- 
re  concederebbe  a  que' barbari  una  buona  porzion  di  paefe  nella  Tra- 
cia, Non  molto  dopo  venne  a  morte  il  Re  Teodemiro,  e  chiamati  i 
fuoi  Goti,  alla  prefenza  e  col  confentimento  d'eflì,  dichiarò  Tuo  Suc- 
ceflbrc  Teoderico  fuo  Figliuolo,  Principe  di  rara  efpettazione,  le  cui 
imprefc  racconteremo  a  fuo  tempo.  Ma  qui  non  è  molto  ficura  la  Cro- 
nologia di  Giordano-,  perciocché  vedremo,  che  la  prefa  di  Lavi(T;i  fuc- 
ccdettc  nell'anno  481.  Zenone  Imperadore  in  quell'anno  a  di  if.  d'Ot- 
tobre fece  una  molto  loderol  Legge  ("),  ordinando,  che  tutti  i  Go-  (j^  ^oi. 
vernatori  e  Giudici,  terminato  i  lor  Magiftrato,  fi  fermaffero  per  cin-  ut  Oranes. 
quanta  giorni  nel  luogo,  per  fare  il  Sindacato.  Ma  intanto  cffo  Impe- 
radore feguitava  a  sfoggiare  ne'  Vizj  e  ne'  pafTatempi .  Secondoche  s'ha 
da  Teofane,  (*),  negò  egli  una  grazia  a  Ferina  jlugujla  fua  Suocera,  (<.■)  rheoph. 
che  l'aveva  aiutato  a  falire  fui  Trono.  Di  più  non  vi  volle,  perch'el-  ìnchrontir. 
la  penfafie  a  farnelo  anche  difcendere.  Afpettato  dunque  il  tempo,  che 
Zenone  fi  trovava  in  Eraclea  Città  della  Tracia,  congiurata  con  varj 
Senatori,  fece  fvcgliare  da  Bafilifco  fuo  Fratello  una  {edizione  in  Co- 
Itantinopoli ,  al  cui  avvifo  Zenone,  uomo  effeminato  e  mancante  di  co- 
raggio fc  ne  fcappò  in  Soria  per  mare,  menando  feco  Arianna  Augufìa 
fua  Moglie,  e  una  gran  fomma  d'oro,  e  fi  ritirò  in  un  forte  Callel- 
lo .  Quivi  anche  tremando,  giudicò  meglio  di  rifugiarfi  nell'lfauria, 
dove  il  Popolo  della  fua  nazione  gli  diede  tutta  la  poflìbil  ficurezza. 
La  Cronica  Aleflandrina(f)  dice,  ch'egli  fuggì  a  Calccdone,  e  di  là  in  (0  Chrmi- 
Ifauria,  ed  era  allora  tempo  di  verno.  Intanto  Bafilifco  Fratello  di  Ve-  "«  ^ '"''"*" 
rina  Augufta  fu  proclamato  Imperadore,  ed  egli  dopo  aver  fatta  co- 
ronare Zenonida,  o  dz  Zenoida  fua  Moglie,  dichiarò  Cefare ,  e  pofcia 
Collega  ncir  Imperio,  Marco  fuo  Figliuolo,  il  quale  ne  gli  Editti  pub- 
blicati dal  Padre,  e  in  una  Medaglia,  rapportata  dal  Chifflezio,  u  ve- 
de nominato  col  Genitore,  ed  ornato  anch' eflo  col  titolo  d' Impera- 
dore. Rapporto  io  al  prefente  Anno  quello  avvenimento,  raccontato 
da  tutti  gli  antichi  Scrittori,  quantunque  io  fappia,  che  il  Pagi  lo  ri- 
ferifca  all'anno  fulTcguente.  Ma  di  ciò  torneremo  allora  a  parlare. 

B  b  2  Anno 


1^6  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  cccclxxvi.  Indizione  xiv. 
di  Simplicio  Papa  9. 
di  Zenone  Imperadore  3. 
di  O  D  o  A  e  R  E   Re   I . 

Confoli    i   Basilisco  per  la  feconda  volta, 
(  ed  Armato. 

Era  Volg.     A    Mcndiic   quefti  Confoli  fono  Orientali.   Bafilifco  vien   creduto    il 
ANN0476.  ^jL  F/accUo  di   Verina  Aiigulla.   Armato^  per  tettimonianza  di  Teo- 
(a)  lÌDiofn.    farle  ('»)  >  era   Nipote,  e  fecondo  altri  Cugino  d'cflo  Bafilifco.   L' Au- 
fh)HÌ/lr      ^°^^  della  Mifcclla  (*)  ci  fa  fapere,  che  dopo  efferc   ftato  creato  Im- 
MifcslL         peradore  Romolo  Juguftolo^  Orefte  Patrizio  fuo  Padre   fpedì    Ambalcia- 
To'm.  I.  Rtr.  tori  a  conchiiidcre  una  Lega  con  Genferico  Re  de' Vandali  in  Affrica. 
itaiicar.        ^^  q\ò  a  nulla  fervi,  perchè  da  un  altro  Barbaro   venne  la  rovina   di 
lui,  e  dell' Imperador  fuo  Figliuolo.  E  quelli  fu  Odoacre   Figliuolo  di 
Edicone,  cioè,  per  quanto   porta   la   verifìmiglianza,  di  quel    medcfi- 
mo,  che  fi  truova  annoverato  da  Prifco  Illorico  (f)  fra  i  primi  Mini- 
Uri  d'Attila,  e  chiamato  Scìta^  cioè  Tartaro  di  nazione.  Da  Giorda- 
ni Prqtus    j^^  Storico  {d)  egli  ci  vien  rapprefentato  natiom  Rugus-,  e  da  Teofane 
Hifiòr.Byz.  ^  detto  di  Jlirpe  Gotica^  ma  allevato  in  Italia.  Nella  Vita  di    San  Se- 
pag.n.o'    verino  (e),  fcritta  non  lungi  da  quelli  tempi   da  Eugippio,   egli  vien 
/«■?'<•  nominato  Odobagar^  Otachar,  e  Odachar .  Come,  e  perchè  movefie  O- 

dc  Re'n  ''"  '^*^*'^'''^  coutta  d' Augullolo  quella  sì  fiera  tempeila,  non  fi  può  ricavar 
Succcfmn.      chiaro  dalla  Storia  antica.   Il  fuddetto  Giordano,  e  1' Autore  della  Mi- 

(e)  Vita  s.  fcclla  fcrivono,  ch'egli  dall'ultimo  confine  della  Pannonia  (e  pur  di 
stvtrim  m  quella  abbiam  detto,  che  erano  allora  padroni  i  Goti)  calò  in  Italia 
Boiìard  ad  '-"^  ""^  formidabile  efercito  di  Eruli,  Turcilingi,  Rugi,  Sciti,  ed  altri 
dicmè.'ja-  Popoli  aufiliarjj  e  pafiando  pel  Norico  volle  abboccarli  con  San  Se- 
rtHarii .        vermo  Apollolo  di  quelle  contrade,  che  era  in  fama  di  gran   fantità, 

da  cui  gli  fu  predetto  quanto  polcia  accadde .  E'  narrato  quello  fatto 
anche  dal  fuddetto  Eugippio  nella  Vita  del  mcdcfimo  Santo.  Verifi- 
milmentc  Odoacre  invitato  da  gli  amici  di  Nipote,  e  tratto  dalla  fa- 
ma di  tante  mutazioni,  che  fommamentc  avevano  indebolito  l'Imperio 
Romano  d'Occidente,  fi  moffe  colla  fperanza  di  farne  egli  llefib  il  con- 
quido.  Ma  Teofane,  ficcome  abbiam  detto,  attella,  che  Odoacre  era 

(f)  Proco; .  allevata  in  Italia-,  e  Procopio  aggiugnc  (/),  che  collui  militava  in  Italia 
ieù  Goth.  ^''^  ^^  Guardie  del  Corp  de  gl'lmperadon.  E  perciocché  prima  i  Ro- 
mani aveano  prefo  al  loro  fcrvigio  una  gran  moltitudine  di  Barbari, 
Sciti,  Alani,  e  Goti,  con  vergogna  e  danno  dell'Imperio  ftelfo,  av- 
venne che  cffi  Barbari  infiaperbiti,  conofccndo  il  loro  forte,  e  qual  con- 
trada fofl"c  quclla^e  come  erano  inviliti  gì'  Italiani,  cominciarono  a  pre- 

ten- 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a  197 

tendere  una  terza  parte  de  i  terreni  dell' Italia  per  loro  foftentamento  .  Era  Vo!g. 
Orette  fi  oppofe  a  tal  pretenfionc;  laonde  i  medefimi  elclTcro  per  lo-  ANNC4-6. 
ro  capo  Odockcre,  che  fpogliò  poi  Orefte  della  vita,  e  Tuo  Figliuolo 
dell'Imperio.  Qiiando  ciò  folTc  ftato,  Gircbbe  da  credere  che  Odoa- 
cre  foffe  paiTuto  dall'Italia  nella  Pannonia,  d.i  dove  poi,  per  rinforza- 
re i  Bivbari  d'Italia,  folle  ricornato,  conducendo  fece  una  ciurma  (ter- 
minata di  varie  altre  Nazioni,  tutte  anfanti  a  far  bottino  in  quelli  pae- 
lì,  non  rade  vòlte  infelici,  perche  troppo  felici. 

Comunque  fia,  giunto  in  Italia  con   sì    grande   sforzo   di    gente 
Odoacrc,  fenza  trovar  oppofizione  ,  s'incamminò  verfo  la  fertile    Li- 
guria, cioè  verfo  Milano.  Orelte   Patrizio,  raunata  quanta  gente  po- 
tè, «r'cra  portato  all'Adda,   probabilmente    verfo   Lodi,    per    contra- 
ftargli  il  paflb}  ma  conofciute  troppo  fupcriori   le   forze   de' Barbari, 
e  trovandofi  anche  abbandonato  da  molti  de'fuoi,  ritirofli  a   Ticino, 
cioè  a  Pavia,  Città  alTai  forte  fpcrando  quivi  un  afilo  ficuro.  Sopra- 
giunfe  Odoacre,   ed   aflediata   la    Città,   l'efpugnò   finalmente,   e   ne 
permile  il  lacco  a  i  foldati,  che  fecero  prigioni  i  Cittadini,  e  diedero 
alle  fiamme  le  Chiefe  e  le  Cafe,  facendo  un  terribil  falò  di  tutte   le 
abitazioni.  Ennodio  (<»)  è  quello,    che   dcfcrive  così   fiera   Tragedia,  (a)  Enmd. 
Venuto  in  quella  occafione  alle  mani  di  Odoacre  Orejìe  Patrizio,  parve  '":  Y'^^  .f 
che  avcfie  da  avere  falva  la  vita  >  ma  condotto  a.  Piacenza,  quivi   nel     "'^  '*"'^'' 
dì  18.  d' Agollo  fu  uccifo  (*) .   Marciò  dipoi  il  vittoriofo  cfercito  alla  (h)  chrom- 
volfa  di  Ravenna.  Era  quivi  Paola  F'ratello  d'Orede,  e  quelli  ancora  hi'"Cufpì- 
prefo  nella  Pigneta  fuori  di  Clafie,  re ftò  vittima  del    furore   barbarico  '=■*»>' 
nel  di  4.  di  Settembre.  Entrò  Odoacre  in  Ravenna,  e  continuato  il 
viaggio,  niuna  difficultà  trovò  ad  entrare  anche   in   Roma.    Nell'una 
di  quelle  due  Città  colle  ^ugujìolo;  ma  modo  a  compalfionc   della  di 
lui  tenera  età,  ricordevole  ancora  dell'amicizia  pafiata  in  addietro  con 
Orclle  di  lui  Padre,  non  folamente  gli  falvò  la  vita,  ma  fattogli    un 
afil-gno  annuo  di  lei  mila  Soldi  d'oro,  il  confinò  in  un  Cartello  della 
Campania,   '.ppcllaco  Lucullano,  acciocché  quivi    liberamente    vivefie 
co"  fuoi  Parenti:    parole   dell'Anonimo    Valcfiano    (0,    indicanti,    che  ^f'  ^"^"'/*^ 
fuo  Padre  folfe  nativo  di  quelle  contrade.  Cosi  fecondo  l'offcrvazion 
de  gli  antichi,  l'Imperio  Romano,  cominciato  da  Romolo,  e    llabi- 
lito  da  Augulio,  terminò  in  quello  infelice   Romolo   ed    Augurtolo  . 
Si  diffufe  poi  per  l'Italia  tutta  l'Armata  barbarica.  La  maggior  parte 
delle  Città  aprì  fenza  farfi  pregare  le  porte  j  e  quelle  che  vollero  far 
refi  (lenza,  pagarono  il  fio  della  loro  arditezza  colla  morte  degli   abi- 
tanti, e  con  venir  elle  fmantclUte  ed  uguagliate  al  fuolo.   Cosi  diven- 
ne Odoacre  in  poco  tempo  Signore  e  Re  di  tutta  l'Italia.    Per   tale, 
le  crediamo  all'Anonimo    Valcfiano,    fu   egli   riconofciuto  nel   di  ij, 
d'Agolto,  cioè  dopo  crterfi  impadronito  di  Milano  e  Pavia.    Ma  con 
più  formalità  dovette  ciò  avvenire,  allorché  ebbe  deporto  Augurtolo, 
e  l'armi  fue  furono  entrate  in  Roma.   Non  volle  egli  il  titolo  d'Im- 
perador  d'Occidente,  per  riverenza  a  Zenone   Imperador  d'Oriente, 
premendogli  di  non  difgun^rlo.  Anzi  vedremo  fra  poco,  ch'egli  fui 

prin- 


Era  Volg. 
A  N  N0476. 
(a)  Match. 
Tom.  1. 
tìiftor.  £yx. 
(fi)  Caffìoii. 
in  Chr»mto. 


(C)  Thtf 
phants  in 
Chrono^r, 

(d)  vmor 
Vitenfii  l.  I. 
de  PerficMt. 


(e)  PfHtp. 
Uh.  I.  e.  I. 
de  Bell. 
Gath. 

(f)  PagÌHS 
Crit.Baron. 


(g)  i.iS.c 

de  Jure  do- 
tmm  . 
(h)  /.  y. 

Ced.  di  na 
tHraltb.  lì- 
i.tris . 


198  Annali    d'  Italia. 

principio,  per  quanto  fi  raccoglie  da  Malco  Iftorico  («),  moftrava  in- 
tenzione di  contcntarfi  del  folo  titolo  di  Patrizio^  e  di  governar  qucfti 
paefi  a  nome  dell'  Imperador  fuddetto  .  Ma  egli  da  lì  innanzi  figno- 
reggiò  qual  Re,  e  da  gli  Scrittori  ancora  e  chiamato  Rc}  fé  non 
che  fappiamo  da  Caffiodorio  (^) ,  ch'egli  non  usò  mai  ài  portare  la 
Porpora ,  né  le  altre  infegne  Reali .  E  perciò  non  fi  veggono  Meda- 
glie, o  Monete  battute  da  lui ,  o  in  onor  fijo .  Né  rella  Legge  o 
Coftituzione  fatta  da  lui .  Sembra  ancora  verifimile,  ch'egli  fi  dichia- 
raflc  fubordirvato  a  Zenone  Impcradore,  e  il  riguardaflè  come  fuo  So- 
vrano, e  però  teneffc  in  freno  la  propria  autorità  e  potenza.  Feccia 
fua  refidenza  in  Ravenna  (e)  Città  fplcndidiflìma  allora,  e  molto  ricca 
e  forte .  E  perciocché  gli  (lava  a  cuore  d' aver  anche  fotto  il  fuo  do- 
minio Ja  Sicilia,  che  allora  ubbidiva  al  Tiranno  dell'Affrica,  cioè  * 
Gcnfcrico  Re  de'  Vandali ,  trattò,  per  attcftato  di  Vittore  Vitcnfc  (^), 
con  elfo  Genferico,  e  l' induffe  a  cedergliela,  a  riferva  d'una  par- 
te, con  promettere  di  pagargli  ogni  anno  un  certo  tributo  .  Per 
altro  Odoacre,  tuttoché  di  fetta  Ariano,  niuna  novità  fece  in  pregiu- 
dizio della  Religion  Cattolica,  né  molellò  i  V^cfcovi,  o  le  Chicfe  de 
i  Cattolici i  anzi  fi  mollrò  amorevole  ed  indulgente  verfo  di  loro,  co- 
me fi  ricava  da  Ennodio  nella  Vita  di  Santo  Epifanio.  Contuttociò 
feguì  una  non  lieve  mutazione  in  Italia  a  cagione  di  quelli  nuovi  ofpi- 
ti,  conquillatori  della  terra  j  perciocché  attcfta  Procopio  W,  che  x 
tanti  Barbari  in  premio  della  vittoria,  e  pel  loro  follentamenco,  bifo- 
gnò  aflegnar  la  terza  parte  de  i  Beni,  che  poficdcvano  gl'Italiani. 

In  queft'  Anno  poi,  ficcome  ho  accennato  di  fopra  ,  il  Padre  Pa- 
gi (/)  pretende,  che  circa  ti  fine  di  Gennaio  Zenone  Augufto  foffe  ob- 
bligato alla  fuga  dal  fuddetto  Bafilifco,  il  quale  fi  fece  torto  procla- 
mare Imperadore.  Aggiugnc,  che  circa  il  Mefe  d' Agollo  dell'Anno 
fuflegucnte  477.  termuiò  la  tirannia  di  Bafilifco,  con  rifalire  fui  trono 
il  già  fuggito  Zenone.  Può  eflere  flato  così}  ma  fi  vuol  qui  confef- 
fare  un  grande  imbroglio  nelle  Storie  intorno  al  tempo  di  quefto  av- 
vcoinaento.  Io  non  mi  attribuifco  di  poter  colpire  nel  vcroj  tuttavia 
dirò  non  effere  già  certa  la  fentenza  del  Pagi,  e  portar  io  opmione, 
o  almeno  non  lieve  fofpetto,  che  nel  Gennaio  del  precedente  Anno 
47/.  Bafilifco  ufurpaflc  la  Corona  d'Oriente,  e  ch'egli  prima  che  ler- 
minafie  lo  fteflb  anno  47^.  decadefle,  con  effere  nmeflb  fui  trono 
Zenone  Augufto.  I  motivi  di  quella  mia  opinione  fono  i  feguenti. 
;  Noi  abbiamo  una  Legge,  data  da  Zenone  Augufto  {g)  nel  di  primo 
di  Gennaio  dell' anno  476.  e  fimilmentc  una  altra  promulgata  dal  me- 
de fimo  Imperadore  X.  Kalendas  Martias  BafiUoII.  (^  Jrmajio  Cojf.  W, 
■  cioè  ncir  anno  prefente^  quantunque  fia  alquanto  sfigurato  il  nome 
di  qucfti  Confoli,  dovendo  effere  Bafilifco  (^  firmato  CoJf.  Adunque 
nel  Febbraio  del  47<J.  e  non  già  nell'Agofto  del  477.  come  vuole 
il  Padre  Pagi,  dovea  effere  ritornato  in  Coftantinopoli  Zenone,  ed 
avere  ripigliato  il  governo,  E  fé  di  qui  talun  voleffe  inferire,  che  in 
cffb  Febbraio  del  476.  non  dovca  effere  per  anche  fcguita  l' introniz- 
za- 


Annali    d'  Itali  a.  i(}tj 

iasione  di  Bafilifco,  s'ha  da  oflervarc  un'altra  Legge  C«)  data  da  elio  E«a  Volg. 
Zenone  XFIIL  Kakndcks  Januarii   Arnuuio   V.   C.   cioè  nel   prcfcmc  A  uno  47(5. 
anno   a   i  quindici  di  Dicembre.  Quefta  ci   fa   vedere   rimontato   già  ^j   ;■  ^^■^• 
ful  trono  £.enone,  prima   che  termini    1  anno  476.  e  non  già  nell  A-  jana,  Ecd. 
goftodel477.  A(;cortpfi  di  ci©  il  Padre  Pagi  preteiKie,  che  fia  feor- 
retta  quella  data,  e  vi  s'abbia  a  leggere  Pojl  Confulatmft  Jrmatii  ì^.  C. 
Ma  fé  è  ftato  lecito  al  Padre  Pagi   l'acconciare  colla  Tua  fentenza  i 
tefti,  farà  pcrmeffb  anche  a  no*  la  libertà  medefima,    eoa  dire,   che 
r  Epiftola  Ottava  di  Simplicie  Papa  (^).,  fcritta  a   Zenone    Augufto,  (b)  tnhit 
in  cui  fi  congratula  del  Trono  ricuperato,  e  che  è  data   VIH.   Idus.  Concilitr. 
OSìobris  P.  C.  BckfiUfci  Ì3  Armati^  fi  dee  correggere  con  ifcriverc  Ba-   ^'"''  ^• 
filifco  Cif  Armato  Coff.  Potè  Zenone  Augufto  tardar   molto   a  figrtifi- 
carc  al  Romano  Pontefice  il  fuo  riftabilimento,   e   la   fua  buona  di-> 
fpofizione  in  favor  della  Chicfa  Cattolica.  Notifi  ora  1'  Epiltola  Quarta 
del  medcfirao  Papa  Simplicio,  fcritta  con  zelo  degno  d'un  Pontefice 
Romano,  non  già  a  'Lenone  Augufto^  come   faggiamente    ba   oficrvata 
lo  ftcflo  Pagi,  raa  si  bene  a  Bafilifca  Augujìo .  Efla  è  data  ^arta  Idus: 
y.anuartiy  Bafilifco  Augujio  Confule\,  cioè  nel  prefente  Anno  475.  e  da. 
efla  apparifce ,  che  già  Timoteo  Eluro ,  ufurpatore  della  Chiefa  Pa- 
triarcale d' Alefiandria,  dall' efilio  era  ritornato  ad  occupar  la  medefi*- 
ma,  e  di  là  era  paflato  a  Coftantinopoli .  Ma  fé  nel  Gennaio  del  476 > 
come  vuole  il  Padre  Pagi,  Bafilifco  s'intrufe  nell'Imperio  d'Oriente, 
come  potè  Papa  Simplicio  fcrivere  a  lui  fui  principio  d'eflb   Gennaio 
del  476.  fé  non  potca  peranche  aver  intefa   la  nuova  della   mutazion 
dell' Augufto,  e  molto  men  quella  dello  riftabilimento  dell'empio  Ti- 
rnoteo?  Ancor  qui  il  Padre  Pagi  acconcia  la  data  con  dire,  che  s'ha 
da  fcrivere  IF.  Idus  Junias^  e  non  Januarìas .  Ma  lafciando   nel   fiio 
cflere  quella  data ,  viene  efla  ad  accordarfi  col  propofto  fofpetto ,  che 
nel  47f .  Bafilifco  ufurpaflc  la  Corona  d'Oriente,  e  ne  fofie  fpogliato,. 
prima  che  tcrminafle  l'Anno  fteflb:  il  che  non  eflendo  peranche  ve- 
nuto a  notizia  di  Papa  Simplicio  fui  principio  di  Gennaio  dell'  Anno 
prefente  476.   potè  perciò  fcrivere  ad   eftb   Bafilifco  per  pregarlo  di 
rimediare  all' inlblenza  di  Timoteo  Eluro .  Il  Padre  Labbe,  e  lo  fteflb 
Pagi  credono,  che  nella  data  della  Lettera  Quarta  fuddctta  fi   debba 
leggere  Bafilifco  y  Armato  Coff.  e  che  perciò  efla  appartenga  all'  An- 
no prefente . 

Ma  quello,  che  principalmente  fa  a  me  credere  ben  fondata  la 
da  me  piopofta  opinione,  fi  e,  che  Malco  Rettorico  (0,  e   Storico  (e)  Match. 
forfè  il  piti  vicino  di  tutti  a  qucfti  tempi,  e  lodato  molto  da  Fozio,  i^i/lor.  Byz. 
ha  confcrvato  ne  gli  Eftratti,  che  reftano,  una  particolarità  degna  di  ^""'  '' 
molto  riguardo  in  quello  propofito,  che  fervirà  ancora  ad  illurtrar  le '"^' ^^' 
colè  d'Occidente.  Scrive  egli,  che  Augufto,  o  fia  Auguftolo,  Figliuol». 
d'Orefie,  appena  ebbe  intefo,  che   Zenone  avea  ricuperato  T  Imperio 
•d'Oriente,  con  cacciarne  Bafilifco,  che  obbligò  il  Senato  Romano  a  fpe- 
iirgli  un"  AmbafcerÌA,  con  rapprefentargli,   che  baftava  un  folo  Impe- 
radorc.  £  che  eflTo  Senato  av«a  prefo  Odoacre  perfona  attiflìma  alla 

dife- 


xoo  Annali     d'  Italia. 

E«A  Volg.  uifefa  dell' Imperio  d'Occidente-,  perchè  di  gran  valore,  e  fcienza  po- 
ANN0476.  litica;  pregando  perciò  Zenone  di  voler  ornar  collui  colla  Dignità 
■del  Patriziato.  Nello  (leflo  tempo  Nipote  fuggito  in  Dalmazia,  e  che 
in  quelle  parti  fcguitava  a  farla  da  Imperadorc,  fpedi  anch' egli  fuoi 
Ambafciatori  a  Zenone,  per  congratularfi  della  ricuperata  Corona,  e 
per  fupplicarlo,  che  avendo  effb  Zenone  provata  la  calamità,  che  era 
toccata  ad  effb  Nipote,  voleffe  aver  compafllone  di  lui,  ed  aiutarlo 
a  ricuperare  il  perduto  Imperio.  Zenone  propofe  l'affare  in  Senato, 
e  fu  rifoluto  di  dar  favore  a  Nipote^  sì  perché  Verino,  Augufta  era  pa- 
rente della  di  lui  iVloglie,  e  sì  perchè  le  difavventure  accadute  a  Ze- 
none il  movevano  a  commifcrar  lo  (tato  dell'altro.  Fu  anche  detcrmi- 
nato, che  Odoacrc  prcndefle  dalle  mani  di  Nipote  Augufio  la  Dignità  del 
Patriziato,  benché  poi  Zenone  in  ifcrivendo  ad  Odoacre  gli  defl'e  egli  il 
titolo -di  Patrizio .  Così  Malco  Rcttorico.  Ciò  polto,  convien  ricordare, 
che  Auguftolo^  fatto  Imperadord' Occidente  nel  dì  31.  d'Ottobre  dell' 
Anno  47f.  regnò  fino  al  dì  zj.d'Agofto  dell' Anno  476.  In  quefto  tempo 
di  mezzo  bifogna  che  feguifle  la  fpedizionc  de' Legati  a  CoftantinopoH 
a  Zenone  ,  il  quale  era  già  ritornato  fu!  Trono,  e  tal  nuova  era  già  perve- 
nuta a  Roma, benché  tanto  lontana.  Si  fcorge ancora, che  poco  dovca  cf- 
fere,  che  Odoacre  avea  occupata  Italia  e  Roma,  con  cercare  la  grazia  e 
l'approvazione  del  fuo  governo  dall' Imperadorc  d'Oriente.  E  per 
confeguente  convien  credere,  che  Zenone  cadcffc  dal  Trono  nell'an- 
no 47f.  e  che  prima  del  fine  d'efTo  anno  vi  rifaliflc  coli' abbaflamcn- 
to  di  Bafilifco,  e  che  in  quefto  medefimo  anno  andaflero  a  trovarlo  le 
Ambafcerie  del  Senato  Romano  e  di  Nipote  rifugiato  in  Dalmazia,  e 
non  già  ch'egli  decadeffe  nell'anno  476.  e  riforgelTe  nell' Agofto  del 
(^  Marcili  477'  '"  '^'^^^^  Marcellino  Conte  («)  mette  la  caduta  di  Zenone,  e  l'u- 
Comes  in  '  lurpazione  di  Bafilifco  nell'anno  475*.  Teofane  (^)  anch' egli,  tuttoché 
chronico.      citato  per  la  Tua  opinione  dal  Padre  Pagi,  puree  contra  di  lui,  e  ta- 

(b)  Thioph.    vorevoie  all'opinione  propolla,  giacche  egli  riferifce  il   fatto  ncU' an- 
iH  chronog.   ^^  primo  di  Zenone,  ed  immediatamente  dopo  la  morte  di  Leone  ju- 

(c)  Nkeph.    niore  Augullo.  Oltre  di  che  Niceforo  (f)  attefta  anch'egli,  che  Ze- 
1.16. et.     ijone  poco  tempo  dopo  avere   ottenuta  la   Dignità    Imperiale,   ne   fu 

fpodeirato  da  Bafililco^  e  pero  nell'anno  47f.   Lo  ftellb    fi  ricava   da 
fd>  Ctdren.    Cedrcuo  (4,  e  da  Jocle  Cronografo  (0,  Itampato   dopo    Giorgio   A- 
inChronico.  cropolita .  Però  contra  di  quella  opinione  non  ha  da  aver  forza  la  Cro- 
(e)  Jotl.  in  nica  Aleffandrina  citata  dal  Pagi,  perché  troppo  fallace  nella  Cionolo- 
liifttr.  Syi.  gJ2^  g  j,^  p^j^  concorde  con  elfo  lui  in  quel  fico.   Puoffi  bensì  oppor- 
re, che  i  Confoli  del  prefente  anno  476.  furono  BaftUfco  il  Tiranno, 
ed  Armato ,f  e  confeguentemente  non  potè  nelle  Calende   di    Gennaio 
di  quello  efTere  ftato  rimclTb  in  Trono  Zenone.  Ma  fi    ril'ponde,  che 
quel  Bufilifco  Conlblc  potè  non  elTerG  il  Tiranno;   ed  elfo  in   fatti   in 
molti  Falli  è  nominato  femplicemente  Baftlifco  fenza  la  giunta  d'  y/«- 
gufio,,  o  di  D.  N.  cioè  Dornino  Noftro .  Potrebbe  dunque  Bafilifco  Con- 
(ole  in  queft'anno  eflcre  (lato  il  Figliuolo  di  Armato^  che  Zenone  creò 
Qsfarc  fecondo  l'attellato  de  gli  antichi  Storici,  in  efecuzione  della  pre- 
me ffa 


Annali     d'  Italia.  xoi    . 

mefla  fatta  ad  Armato  Tuo  Padre,  per  tirarlo  al  Tuo  partito.  Ed   egli  Era  Volg. 
precede  il  Padre,  perchè  di  maggior  Digriità.  Qiiel  Iblo,  che  ragio-  Anno47'6. 
nevolmcntc  può  qui  far  oppofizione,  fi  è,  che  Piocopio  (<«),  e   Vittor   (a)  protop. 
Tunonenfe  {b)  fcrivono  durata  la  Tirannia  di  Balìlifco  un  Anno^edot-  ^^  ^'l^- 
to  Mefi-y  ed  Evagrio  due  Anni .  Teofane  la  rtcnde  fino  a  tre  Anni .  Ala  ["'"^f' 
quefta  raedefiraa  difcordia  fa  conofcere,  che  per  conio  del  tempo  d'el-  ^j,-.  V,'^;„V 
(a  Tirannia  non  abbiamo  un'autorità  ficura,  ed  uno  può  aver  fallato,   TuMner.fis 
e  gli  altri  averlo  feguitato.  Finalmente  fé  non  è  certo  il  quando  Bafi-  inchrmico. 
lifco,  fpezialmence  a  cagione  della  guerra  fatta  alla  Chiefa    Cattolica, 
fofle  cacciato,  può  almen  parere  convenevolmente  mollrato  il  quando 
egli  occupò  l'Imperio,  cioè  1' Anno  47f .  e  non  già  il  476.  come  pre- 
tende il  Padre  Pagi.  Né  io  aggiugnerò  altro  intorno   alle   iniquità  di 
Bafilifco,  e  a  gli  affari  della  Chiefa,  e  al  terribile  incendio  lucceduto 
fotto  di  lui  in  Coftantinopoli,   potendofi  intorno   a   ciò   confultare   il 
Cardinale  Baronio  (e).  Ballerà  fapere,  che  Zenone  feppe  guadagnare  (e)  Baron. 
i  Capitani  di  Bafilifco,  e  ritornar  fui  Trono  d'Oriente.    Levato    con  Annal.Etc. 
molte  promefle  dalla   Chiefa,  in  cui   s'era  rifugiato,   fu   poi  barbara- 
mente fatto  morir  di  fame  in  una  prigione  colla  Moglie  e  co'  Figliuoli . 

Anno  di  Cristo  cccclxxvii.  Indizione  xv. 
di  Simplicio  Papa   io. 
di  Zenone  Imperadore  4. 

di    O  DO  A  GRE    Re    2. 


V 


fenza  Confoli  ;   e  però  l 'Anno  fu  notato 
Tojì  Confulattim  Bafilifci  IL  ®  Armati. 

Enne  a  morte  in  qucft'anno  Genferico  Re  de' Vandali  in  Affrica. 
Il  Cardinale  Baronio  il  reputa  mancato  di  vita   nel   precedente  j 
ma  con  più  ragione  il  Padre  Pagi  (^)  riferifce  la  fua  morte  al   di  24.  /^s  p^.^^^ 
di  Gennaio  dell'anno  prefcntc  .  Ne  può  eflerc  alcrimenti,  flante  il  trat-  cnt.^ar»n. 
tato,  che  dicemmo  feguito  tra  lui  e  Odoacre  Re  d'Italia:  al   che   fu 
neceflario  del  tempo .  Concorre  del  pari  quefla  notizia  a  rendere   più 
credibile  la  reftituzione  fui  Trono  di  Zenone  Augnilo  fui  fine  dell'an- 
no 47f.  Imperocché  Malco  Iftorico  (0  fcrive,  che  un   Anno  dopt   Io  (e)  Mahh. 
riftabilimento  di  Zenone  vennero  da  Cartagine  a  Collantinopoli  gli  Am-  '»  i'^'ft-  ^y- 
bafciatori  à'Untterico  Re  à' ciTi  Vandali,  fucceduto  a  Genferico  fuo  Pa-  *•"'''•  '^"''• 
dre,  chiedendo  di  ilabilire  una  buona  amicizia  e  pace  con  Zenone,  ed  ^' ^''^'  ^^' 
offerendo  di   rinunziare  a  tutte   le  pretenfioni   pallate   per  cagione  di 
Eudocia  Figliuola  di  Valentiniano  III.  Augnilo,  già  Moglie  lua.  Fu 
accettata   l'clibizione,  firmata  la  pace,  e   rimandati  gli   Ambafciatori 
con  molti  regali.  Se,  come   vuole  il  Pagi,  Zenone  avefie  ricuperato 
l'Imperio  folamente  circa  1' Agoflo  dell'anno  prefcntc  477.  Unnerico 
2^o>n.  ni.  Ce  un 


^or 


Annali    d*  Italia. 


Eea  Volg.  un  anno  apprcQTa,  cioè  circa  1' Agofto  del  478.  avrebbe  fpedira  la  Tua; 

ANN0477.  Arnbafciata.  Ma  è  ben  più  veriilmile,  che  cflendo  morto  Gcnferico 
nel  Gennaio  del  prefente  anno,  il  luo  Succeffbre  e  Figliuolo.  Unnevico 
non  tardafTe  ad  inviare  gU  Ambafciatori  a  Coftaminopoli ,  e  per  con- 
feguente  circa  il  Febbraio  o  Marzo  di  quell'anno:  apparendo  perciò, 
che  era  già  corfo  un  anno,  dappoiché  Zenone  aveva  ricuperato  il  Tro- 
no, e  non  già  che  Zenone  fotfe  tucuvia.in  clilio.  Venne  meno  in  Gen- 
ferico  Ariano  un  gran  Perfecutore  de' Cattolici  in  Affrica,  e  in  tutti  i 
paefi,  dove  fi  ftcfe  la  di  lui  crudeltà)  e  cefsò  ancora  un  gran  flagello 
dell'Italia,  e  d'altri  paefi,  che  di  tanto  in  tanto  quel  Re  barbaro  an- 
dava infeftando  e  rovinando  colle  fue    Flotte .    Già  di   fopra  all'  anno 

(a)  ViSlor  ^pg  vedemmo  annoverati  da  Vittore  Vitenfe  (a)  quelli  paefi  maltrat- 
dt'ptrfecut]   ^^^^  '^^  1"^^  ^^  divenuto  Corfaro .  Ma  Umerìco  iuo  Figliuolo  non  amò 

l'infame  meltier  de'Còrfari,  anzi  datofi  a  i  piaceri  e  ad  una  vita  molle, 
fenza  più  tenere  in  piedi  l'Armata,  che  fuo  Padre  fempre  aveva  in 
pronto,  fu  per  quanto  potè  alieno  dalla,  guerra .  11  fuo  furore  adunque 
dopo  alcuni  anni  fi  rovefciò  tutto  fopra  i  Cattolici  dell'  Affrica,  eh'  egli 
perfeguitò  barbaramente  con  levar  loro  la  vita,  con  cfiliare  quel  piif- 
fimo  Clero  e  i  loro  Vcfcovi,  ed  ufar  altre  maniere  di  crudeltà  contra 
d'cfll,  defcritte  dal  fuddetto  Vittore.  Zenone  Imperadore  d'Oriente, 
addottrinato  dalle  difavventure  paflaie,  e  (limolato  dalle  forti  preghiere 
e  Lettere  di  Papa  Simplicio,  attefe  in  quelli  tempi  a  fanar  le  piaghe, 
che  l'empio  Tiranno  Bafilifco  avea  fatto  alla  vera  Chiefa  di  Dio  col 
fomentar  le  varie  Erefie  di  que' tempi,  e  permeffb  a  i  Vefcovi  Ere- 
tici di  occupar  varie  Chiefe  d'Oriente  e  d'Egitto..  Poco  nondimeno 
durò  quello  fuo  zelo .  Intanto  nell'  anno  prefente  un   terribil  tremuo- 

(b)  Theofh.  to,  per  teftimonianza  di  Teofane  W,  e  di  Cedreno  (0,  recò  immenfi 
in  chronog.  danni  a  Coftantinopoli,  con  abbattere  molte  Chiefe  e  Cafe,  e  reftar 
(e)  ctdre-  fotto  le  rovine  una  gran  moltitudine  di  perfone .  Marcellino  Conte  (,d) 
fdì'  ^Marcel-  ^"^"^^  fucceduto  quello  flagello  ncll'  anno  480.  ed  cflendo  sì  imbro- 
lin.  Comes  gliata  la  Cronologia  di  Teofane,  chi  fa,  che  non  fia  da  predar  qui 
inChronico.  più  fede  a  Marcellino  Scrittore  più  antico?    Di   Odoacre  Re  d'  Italia 

altro  non  fi  fa  fotto  que (l* anno,  fc  non   che  egli  fece  morire  Brucila 

Conte  in  Raverma,  ficcome  racconta  il  fuddetto   Marcellino    Conte  . 

(e)  chrono-  Bravila  vien  egli  chiamato  dal  Cronologo  del  Cufpiniano  (f),   che   il 

hgus  cuffì-  dice  uccifo  da.  cflb  Re  nel  dì  11.  di  Luglio,  ma  fenza  che  noi  fappia- 

nianì,  ^q  ^Itra  particolarità  di  quel  fatto.    Dovette  da  lì  innanzi  attendere 

Odoacre  a  Ilabilire  il  fuo  governo  nell'Italia,  che  avea  fommamente 

patito  nell'ingreiTo  rovinolo  di  tanti  Barbari.  Ma  intanto   Eurico  Re 

dc'Vifigoci,  che  fignorcggiava  nella  parte  meridionale  della   Gallia  , 

feppe  prevalerfi  del  tempo,  in  cui  l'Italia  tutta  fi  trovò  sì  fconvoka 

deieb   Gè-  P^"^  '^  venuta  dì  Odoacre.  Giordano  Storico  (/)  fcrive,  che  egli  (vc- 

lic.  cap.  47 .  rifimilmente  circa  quelli  tempi  )  occupo  Arles^  e  Marftlia;  e  potca  ben 

(g)  PrHof.    farlo,  perchè  non  v'era  chi  gli  fi  opponelle.   Anzi  Procopio  (^)  lafciò 

de  Bell.         fcritto,  che  dopo  aver  Odoacre  occupata  T  Italia,  per  conciliaifi  l'a- 

^"'jj^'  ■  '■    micizia  de'Vifigoti,  fi  contentò  che  ftendcffero  i  confini  del  loro  do- 

Diinia 


Gothor  . 


Annali    d'  Italia.  103 

Plinio  fino  all'Alpi,  che  dividono  l' Italia  dalle  Gallic .  Ma  non  fuflìftc  Era  Volg. 
già,  che  il  fuddeito  Eurico  foggiogafle  tutta  la   Gallia,  e  la   Spagna^  Ann 0477. 
e  i  Bergogneni^  come  foggiugne  il  prefato  Storico  Giordano.  Una  par- 
te sì  delle  Gallie,  ma  non   mai  tutte  quelle  contrade  conquido  egli. 
E  Santo  Ifidoro  (<«)  non  parla  ne  pur  egli  fé  non  dell' acquillo   delle  (a')  ifidorus 
fuddctte  due  Città .  Oltre  di  che  il  Regno  de'  Borgognoni   andò   più  ^^^^f/'"'"'* 
tofto  crefcendo  da  lì  innanzi,  e  all'anno  di  Grillo  foo.  vedremo,  che 
elfi  Borgognoni  fignoreggiavano  un  gran  pacfe,  e  infino  la  Provincia 
di  Alar/tlia,  come  s'ha  da  Gregorio  Turonenfc,  fé  pure  in  ciò  e  fi- 
cura  la  di  lui  autorità. 

Anno  di  Cristo  cccclxxviit.  Indizione   i. 
di  Simplicio  Papa    11. 
dì  Zenone  Imperadore   j. 
di  Odoacre  Re  3. 

Confole   <  Illo,  fenza  Collega. 

IN  quefti  tempi  noi  troviamo  un  folo  Confole,  creato  in  Oriente, 
perchè  Zenone  Augufto  adirato  contra  di  Odoacre  ufurpator  dell' 
Italia,  noi  volea  riconofcerc  per  Re,  o  Signore  legittimo}  e  Odoa- 
cre air  incontro  procedendo  colle  buone  non  voleva  crear  Confoli  in 
Occidente,  per  moftrar  di  non  prefumere  troppo,  e  che  non  aveva 
animo  di  cozzare  coli' Imperadore  d'Oriente.  Fors' anche  abborriva  la 
Dignità  de'ConfoU,  perchè  tuttavia  fi  confervava  in  cffi  un'ombra  di 
molta  autorità.  Quello ///o  è  nominato  da  Teofane,  Zonata,  e  Cedre- 
no,  per  aver  tradito  Bafilifco  Tiranno,  ed  aiutato  Zenone  Augudo  a 
rifalire  fui  Trono.  Egli  ne  ebbe  in  quell'anno  per  guiderdone  il  Con- 
forto, e  da  li  a  qualche  altro  anno  la  morte .  Erano  intanto  fieramente 
turbate  da  gli  Eretici  Eutichiani  le  Chiefe  d'Oriente,  e  fpezialmentc 
le  Patriarcali  di  Aleflandria  ed  Antiochia.  Però  Papa  Simplicio  non  ora- 
mifc  diligenza  e  premura  alcuna,  affinchè  ìì  reprimelTe  l'audacia  di  co- 
loro. Indufle  acacia  Patriarca  di  Coflantinopoli  a  rannate  un  Concilio, 
in  cui  condannò  Timoteo  Eluro,  Pietro  Fullone,  ed  altri  capi  di 
queir  Erefia  e  perturbazione .  Altrettanto  fece  in  Roma  anche  lo  flcflb 
Pontefice  Simplicio,  Ma  con  poco  frutto,  perciocché  Acacie  non  di- 
ceva davvero,  ed  in  breve  fi  venne  a  fcoprire,  che  lo  (leflb  Zenone 
Augufto  favoriva  gli  Eretici.  Nulla  di  più  aggiungo,  perchè  intorno 
a  quelli  affari  fon  da  leggere  gli  Annali  del  Cardinal  Baronio,  e  del 
Padre  Pagi.  Non  fi  sa,  che  Odoacre  Re  d' Italia  ftendcfie  fuori  d'effa 
la  fua.fignoriai  né  che  Popolo  alcuno  della  Gallia,  o  della  Spagna 
preftafic  a  lui  ubbidienza,  come  arcano  fatto  in  addietro  a  gì'  Impe- 

C  e  z  rado- 


104  Annali    d'  Italia. 

E» A  Volg.  radori  Romani.  E  quantunque  ci  manchino  lumi  per  quefti  tempi  in- 
ANN047a.  torno  allo  Ibto  delle  Provincie  oltramontane  :  pure  rella  alTai  fonda- 
mento per  poter  dire,  che  cominciando  dall'  Alpi  maritime,  che  di- 
vidono r  Italia  dalla  Gallia,  fi  Itcndeva  il  dominio  de'  Visigoti  per  tutta 
la  parte  Meridionale  d'clTa  Gallia,  e  di  là  da  i  Pirenei,  abbracciando 
la  Catalogna,  l'Aragona,  e  la  Navarra,  continuando  poi  fino  a  Sivi- 
glia. La  Gallizia  gemeva  fotto  il  giogo  de  i  Svcvi  col  Portogallo  . 
Nella  parte  poi  della  Gallia,  che  cominciava  dal  giogo  delle  Alpi  Co- 
2;ie  colla  Savoia  e  Borgogna,  che  era  allora  piìi  ampia  d'oggidì,  fi- 
gnoreggiava  il  Re  e  la  nazione  de' Borgognoni,  i  quali  erano  collegati 
co  i  Romani .  Anche  i  Britanni  già  venuti  dalla  gran  Bretagna  nella 
Gallia  aveano  quivi  formata  una  Ugnoria,  con  dar  titolo  di  Re  al  Prin- 
cipe loro.  L'altre  Provincie  Settentrionali,  giacché  non  poteano  aver 
pili  comunicazione  co  i  Padroni  dell'  Italia,  fi  governavano  da  fé  fteflc  , 
(a)  Zofimiis  fervza  riconofcerc  Signore  alcuno.  E  Zofimo  X")  fcrive,  che  ne' primi 
l.  6.  Hifior.  ^^^j  j^j  Secolo  Quinto,  dappoiché  feguì  la  ribellione  di  Coltantino 
Tiranno  nella  Gallia,  molte  di  quelle  provincie  fi  rimifero  in  libertà, 
e  cacciati  i  Magi  (Irati  Romani,  cominciarono  a  governarfi  co  i  proprj  . 
Che  fé  qualche  Città  vi  reftava,  che  amaflc  di  (tare  all'  ubbidienza 
dell'Imperio  Romano,  quefta  non  fi  volle  fottorncttere  al  Barbaro  Odoa- 
cre,  come  vedremo  ncU'  anno  480.  Né  fuffifte  già,  come  hanno  of- 
fervato  Uomini  dotti,  che  il  Popolo  de' Franchi  prima  di  qutfti  tem- 
pi aveflc  fermato  il  piede  nelle  Gallie  fuddette .  Paflarono  ben  qualche 
volta  i  Franchi  il  Reno,  e  devaftarono  il  pael'c,  ma  fé  ne  ritornarono 
addietro.  Però  a  Clodoveo  loro  Re  fi  riferifce  la  conquilta  delle  Gal- 
lie, ficcomc  andando  avanti  verremo  intendendo. 

Anno  di  Cristo  cccclxxix.  Indizione  ii. 
di  Simplicio  Papa  12. 
di  Zenone  Imperadore  dì. 
di  O  D  o  A  e  R  E  Re  4. 

/^     /•  1     ^  Flavio  Zenone  Augusto  per  la  terza  volta, 
Confole  \    f^„^,  (.^„^g^  V 


P 


Afsò  ancora  queft'anno ,  fcnza  che  in  Occidente  fofle  creato  Con- 
_  fole  alcuno,  fecondochè  fi  cofiumava  in  addietro.  Per  teltimo- 
ii»  Cmts  "'3"'^'*  'l'  Marcellino  Conte  (^),  Tcoderica  Amalo,  Figliuolo  di  Tco- 
inchronico.  dcmirc  Rc  degli  Oitrogoti,  che  pei  fu  Re  d'Italia,  mofse  guerra  in 
(e)  Malch.  quefii  tempi  all' imperio  d'Oriente,  con  devaltar  la  Grecia,  e  giugnc- 
in  Hifl:  By-  re  fino  alla  Città  di  Durazzo,  di  cui  s' impadroni,  come  abbiamo  da 
TVw"/  ^  frammenti  di  Malco  Iftorico  {t)  ■  Toccò  a  Zenone  Augufto,  uomo 
fai.si.       dappoco,  la  fortuna  d'avare  allora  per  fuo  Generale   neU' Illirico  un 

per- 


Annali     d'  Italia.  105- 

perfonaggio  fommamentc  lodato  dal  fuddetto  Storico  Marcellino,  cioè  Era  Volg. 
Sabiniano^  il  quale  per  la  rara  fiia   prudenza  e  valore,   e   fpezialmente  Anno   479. 
per  avere  rimefsa  in  piedi  la  difciplina  militare,  fi  potè  paragonare  a 
gli  antichi  Capitani  della  Repubblica  Romana.  Quello  Sabiniano  adun- 
que con  quelle  poche  milizie,  che  potè  raunare,  fi  oppofe  a  i  progredì 
di  Teodericoj  e  più  coU'ingegno,  che  colla  forza,  l' indù  (Te  a  de  (ì  fie- 
re da  quelle  violenze,  con  fargli  fperare  onori  e  vantaggi  dall'  Impc- 
rador  Zenone.   In  fatti  era  anche  tale  il  defiderio  di  Ttoderico,   nar- 
rando il  fuddetto  Malco,  ch'egli  lì  efibì  pronto  a  pofar  l'armi,  o  pure 
di  far  guerra  a  Teoderico  ¥\g\ì\io\o  di  Triario,  capo  d'un' altra  parte  di 
Goti,  che  s'era  ftabilita  nella  Tracia,  efigcndo  poi  in  ricompenfa  d'cf- 
fcre  creato  Generale  d' Armata  in  luogo  del   fuddetto  Teoderico  fuo 
emulo,  d'cfTcre  ammefìo,  come  Cittadino  in  Collantinopoli,  e  di  po- 
tere aver  parte  ne  gli  Ufizj  del  Pubblico.  Aggiunfe  in  oltre,   ch'egli 
era  pronto,  fc   1'  Imperador  comandava,   di  paffare  in  Dalmazia^  per 
cacciare  di  colà  Nipote:  parole,  che  ci  fanno  abbaftanza  mtenderc,  che 
Nipote  già  Imperador  d'  Occidente,  benché  avcfTe  perduta  l' Italia,  non 
lalciava  però  di  tener  falda  fotto  il   fuo  dominio  la  Dalmazia  .    Sotto 
quefl'anno  rapporta  Vittor  Tunonenfe  {a)   la  fiera   perfecuzione,  che  (a)  vìHtr 
di  fopra  accennammo,  fatta  da  Unnerico  Re  de' Vandali  in  Affrica  a  i  T"''o»"'fi' 
Cattolici  j  ma  di  quella  parleremo  pili  abbaflo .  Egli  è  ben  certo,  per  '"  ^ "''""• 
atteflato  di  Ennodio  C^>,  che  in  quelli  tempi  Santo  Epifanio  Vefcovo  (b)  Ennod. 
di  Pavia,  confidato  nell'aiuto  di  Dio  e  del  Popolo,  fi  applicò  a  ne-  «'»  vita  s^ 
difìcarc  il  Duomo  della  fua  Città,   rovinato  nell'entrata  violenta  de'  Efiphann 
Barbari,  come  di  fopra   fi  è  detto.  E  gli  venne  fatto.  Né   contento  '^'pìr/Jli 
di  aver  ad»rnata  co  i  facri  edifìzj  cfsa  Città,  proccurò  ancora  ed  ot- 
tenne da  Odoacre  l'efenzion  de  i  tributi  a  i  Cittadini  fuoi  per  cinque 
anni  avvenire,  afHnchè  potefsero  riaverli  da  gl'immenfi  danni   patiti 
nella  prefa  della  Città .  E  perciocché  Pelagio  Prefetto  del  Pretorio  per 
efso  Re  Odoacre  faceva  pagare  a  i  Popoli  della  Liguria  ne*  Contratti 
il  doppio  di  quel  tributo  che  fi  pagava  per  l' addietro  con   intollera- 
bil  gravezza  de'fudditi:   ricorfi  quc' Popoli  al  fimto  Prelato  per  aiuto , 
egli  il  pcrfona  andò,   dimandò,  ed  ottenne  la  giurta  moderazione  di 
quegli  aggravi .  Probabilmente  fuccedctte  in  quelli  tempi  la  fedizionc 
moda  contra  di  Zenone  Augullo  da  Marciano,  Figliuolo  del  già  Im- 
perador d'Occidente  Antemio,  e  Cognato  d'efTo  Zenone.    Aveva  egli 
per  Moglie  Leonzia  Figliuola  del  già  Leone  Augullo,  e  di  Verina  Im- 
peradricei  e  faltatogli  in  penfiero,  che  ad  efTa  Tua  Moglie  appartcnefTc 
l'Imperio  d'Oriente,  per  efTer  ella  nata,  mentre  Leone  fuo  Padre  era 
Imperadorc,  laddove  Arianna  Moglie  di  Zenone    Augullo  era  venuta 
alla  luce,  prima  che  il  Padre  avelfc  ottenuta  l' Imperiai  dignità  :  mofic 
perciò  guerra  a  Zenone,  aiutato  da  i  proprj  Fratelli  Romolo,  e  Proco- 
pio (f).  Segui  una  battaglia  entro  la  flelTa  Città  di  Collantinopoli,  in  W  T^hecfh. 
cui  le  truppe  di  Zenone  ebbero  la  peggio,  e  furono  allrette  a  ritirarfi  '»cAri>«o^. 
nel  Palazzo,  e  poco  mancò,  che  Marciano  anch' egli  non  vi  mettelse  iii,  3.Ti6. 
il  piede .  Ma  non  fcppe  Marciano  profittar  del  buon  vento .  Pafsò  egli 

k 


ao5 


Annali    d'  Italia. 


Ek»  Volg. 
AKNO479. 


(a)  Match. 
Tom.  J. 
Hijior.  Byx,. 
f»g.  87. 

(b)  Candi- 
dus  Apud 
Phttium 
Cedic.  79. 


(e)  Theodc- 
rus  Ltdtr 
l.    I.  Hipr. 
EcfUf 


la  notte  in  cenar  bene,  e  dormir  meglio j  ed  intanto  Ilio  General  di 
Zenone  con  doni  guadagnò  buona  pane  de  i  di  lui  foldati,  di  modo 
che  la  fcguente  mattina  Marciano  accortoli,  che  gli  erano  ftate  taglia- 
te le  penne.,  altro  fpedientc  non  trovò,  che  di  fcapparfene  in  Chiefa. 
Per  ordine  di  Zenone  fu  dipoi  ordinato  Prete,  e  mandato  a  Papurio 
Caftcllo  della  Cappadocìa  in  efilio .  I  fuoi  Fratelli  Romolo  e  Proco- 
;pio,  colti  la  notte  da  Ilio,  mentre  (i  lavavano,  ed  appreflb  fuggiti  dalle 
di  lui  mani,  fi  ritirarono  a  Roma.  iVIa  abbiamo  da  Malco  (<j),  da  Can- 
dido Iftorico  C^),  che  Procopio  fi  rifugiò  preflb  di  Teedericu  Figliuolo 
di  Triario  Re  di  una  parte  de  i  Goti,  e  non  e  probabile,  che  Odoa- 
cre  aveflc  sì  facilmente  amraefso  in  Roma,  chi  vantava  per  Padre  un 
Imperadorc.  Scrifsc  lo  ftefso  Malco,  che  il  fuddetto  Teoderico,  udita 
che  ebbe  la  fedizione  eccitata  da  Marciano,  mofsc  la  fua  Armata  vcr- 
fo  Coftanttnopoli  fotto  pretefto  di  aiutar  Zenone.  Ma  Zenone  cono- 
fcendo,  con  che  volpe  egli  avea  a  fare,  gli  fpedì  incontro  Pelagio .^ 
il  quale  parte  colle  minacce,  parte  con  regali  a  Teoderico,  e  con  pro- 
fufione  di  molto  danaro  a  i  fuoi  Goti,  l'induiTe  a  tornarfene  indietro. 
Vedremo  alP  anno  fcguente  una  fimil  mofTa  di  Teoderico  verfo  Co- 
ftantinopoli,  con  lafciarmi  in  qualche  dubbio,  fé  più  tofto  a  quello 
che  a  quello  anno  fi  avefle  da  riferire  la  raccontata  fedizion  di  Mar- 
ciano. Ma  sì  Evagrio,  che  Malco,  e  Teodoro  Lettore  (0,  aflai  di- 
moftrano,  che  quello  affare  fuccedette  molto  tempo  prima,  che  il  fud- 
detto Teoderico  venifie  a  morte,  e  però  qui  par  meglio  il  dar  luogo 
ad  un  Cale  avvenimento. 


Anno  di  Cristo  cccclxxx.  Indizione   iii. 
di  Simplicio  Papa  13. 
di  Zenone  Imperadore  7, 
di  Odo  ACRE  Re  j. 

Confole   i  Basilio juuiore,  fenza  Collega. 


QUcfto  Bajtlio^  fecondochè  credono  il  Sigonio,  il  Panvinio,  e  il 
Padre  Pagi,  fu  creato  Confole  in  Occidente  dal  Re  Odoacre,il 
quale  probabilmente  alle  illanze  del  Senato  condifcefe  a  reltitui- 
rc  l'ufo  de' Confoli  in  Romaj  fé  pure  ciò  non  avvenne,  perch'cjg'.i 
fianco  de  i  negoziati  fatti  con  Zenone  Aug;u(lo,  per  cflere  riconofciu- 
to  Re  d' Italia,  fenza  cavarne  altro  frutto,  determinoffi  a  valcrfi  della 
fua  autorità,  fenza  voler  più  dipendere  ■da  cfTo  Imperadorc.  E'  chia- 
mato B.iftlio  junìore  a  diilinzione  dell'altro  Baiìlio,  che  fu  Confole  ncU' 
anno  465.  Truovafi  Bafilìo  Prefette  del  Pretorio  in  Roma,  e  Patrizi» 
nell'anno  483.   menzionato  nel  Concilio  Romano,  e   probabilmente 

quello 


Annali    d'  Italia.  207 

quello  ftcffb,  che  ora  è  Confole.  Tuttavia  perchè  è  ben  da   ftupire,  Era  Vo's. 
come  Zenone  Augullo  n<in  dichiarafTe  il  Tuo  Confole  nel  prefente  an-  Ann  0480. 
no,  forfè  non  è  certo,  che  il  fuddetto  Bafiiio  Confole  apparlcnefle  all' 
Occidente.  Siccome  abbiam  veduto,  Nipote  già  Imperadorc,  cacciato 
da  Orefte  Padre  di   Auguftolo,  s'era  ritirato  nella   Dalmazia,  e   quivi 
ritenendo  il  nome  di  Augufto,  comandava  ancora  a  que' Popoli  fedeli 
a  lui,  perchè  anch' cflb  era  di  quella  Nazione.  Ma  egli  trovò  de' tra- 
ditori in  cafa  propria.  Marcellino  Conte  («)  al  prefente  anno   feriva,  {t)  Marcili. 
che  Nipote  ftando  in  una  fua  Villa  non  lungi  da  Salona,  per  infidie  a  Comes  in 
lui  tefe  da  Fiatare  eà  Ovida^  che  erano  de'fuoi  Conti,  cioè   Ufiziali  chronno . 
della  fteffa  Corte,  fu  levato  di  vita.  11  Cronologo  del  Cufpiniano  {.b)  (h)  chron»- 
in  due  parole  fotto  quello  Confole  dice,  che  Nipote  Imperadore  fu  uc  ^"Si"  Ci*ffi- 
cifo  nel  dì  9.  di:  Maggio.  Crede  il  Sigonio,  che   per  odj  privati  fucce-  """"* 
defle  quella,  iniquità,  e  che  il  fatto  difpiacefle  non  poco  al  Re  Odoa- 
cre,  per  quello  che  dirò  all' anno  feguente  :  e  ciò  potrebbe  effere  Ita- 
lo. Ma.  non  crederò  già  col,  Sigonio,   che   Nipote   mcnafle   una   vita 
privata  in  Dalmazia,  per  le  ragioni  addotte  di  fopra.   Qui   prende   il 
Padre  Pagi  (0  ad  illullrare  un  avvenimento,  che   viene  accennato  da  (e)  pag'ms 
Candido  1  dorico  pieflb  Fozio  {d) .  Narra  egli,  che  dopo  eflere  rtato  cm.Baron. 
iepofto  (e  non  già  dopo  eflcre   flato  uccifo.,  come  dottamente   oflerva  's^'  ^j"""*' 
eflb  Padre  Pagi)  Nipote  hnperador  Romano.,  e  fcacciato  il  fuo  Succef- 'J^^'1' 
fore  j^ugujìolo,  Odoacre  s'impadronì  dell'Italia  e  di  Roma.   E  che  non        '  ' 
accordandoft  con  lui  i  Galli  Occidentali ,  inviarono  un"  Ambafceria  a  Zenone 
Augufto;  ed  ejendone  nello  fteff'o  tempo  ftata  inviata  un'' altra  al  medefimo 
Imperadore  da  Odoacre ,  parve ,  che  Zenone  inclinajfe  pili  a  favorire  Odoacre . 
Fanno  argomentar  quelle  parole,  che  tuttavia  rellafle  nella  Gallia  qual- 
che Popolo  fedele  al   Romano   Imperio,   che   nondimeno  ricufava  di 
riconofcerc  per  fuo  Signore  Odoacre  Re  d'Italia.   Potrcbbono  anche 
appartenere  a  quelli  tempi  le  fuddette  Ambafccrie.  Ora  il  Pagi  preten- 
de, che  da  quelle  Ambafcerie  non.  fieno  punto  diverfe  quelle,  che  Mal- 
co  Iftorico  riferifce  inviate  a  Zenone,  e  delle  quali  s'è  parlato- di  fo- 
pra all'anno  476.  Ma  difficilmente  i  faggi  Lettori  concorreranno  in  sì 
fatta  opinione.  Candido  fcrive,  che  \  Galli  Occidentali  {^tt  àxiWngxicx- 
li  da  i  Galati.,  cioè  da  i  Galli  Orientali)   mandarono  i   lor   Ambalcia- 
tori  a  Zenone  Augullo,  e   che   Odoacre  anch' egli   fpcdì   colà  i   fuoi . 
Malco  all'incontro  chiaramente  ci  fafapere,che  Augufto  Figliuolo  d' O' 
refte,  udito  che  ebbe  il  nforgimento  di  Zenone, /orso  il  Senato  di  Ro' 
ma  ad  inviargli  de  gli  Ambafciatori .    Adunque  Auguftolo   tuttavia  co- 
mandava,, e  la  fpedizione  di  quegli  Ambafciatori  fu  fatta,  per  quanta 
fi  può  conghietiurare,  ad  illigazione  di  Odoacre,  il  quale  fu  i   prin- 
cipj  del  fuo  goVcroo  impiegò  eflb  Augullolo  e  il  Senato  Romano  per 
ottener  l'approvazione  dell' Imperador  d'Oriente.  Aggiugne,  che  ne' 
mcdefuni  giorni  A^i/»*/*  decaduto  dall' Imperio,,  e  ritirato  in  Dalmazia, 
inviò  anch' egli  Ambalciatori  a  Zenone,  fupplicandolo   del  fuo  aiuto, 
per  ricuperare  la  primiera  fua  Dignità  e  fortuna.  Come  ognun  vede, 
nulla  han  che  fare  quelle  Ambafcerie  con  quelle  de' Galli j  e  di  Odoa- 


xo8  AijNALi    d'  Italia. 

Eka  Volg.  crs^  inviate  per  altri  fini  a  Coftantinopoli.  Quanto  a  Zenone,  egli, 
ANN0480.  ficcome  già  accennammo,  conferi  il  Patriziato  ad  Odoacre,  credendo, 
ch'egli  aiuterebbe  Nipote.  Ma  il  Barbaro  fpogliò  Juguflolo  dell'Im- 
perio, e  non  rimife  Nipote  fui  Trono,  perchè  più  ebbe  a  cuore  l'e- 
laltazione  propria,  che  l'altrui.  Secondo  i  conti  del  Cardinal  Baronio, 
Unnerico  Re  de' Vandali  alle  forti  iftanze  di  Zenone  Augufto,  e  di  Pla- 
cidia  Vedova  d'Olibrio  già  Imperador  d'Occidente,  condifcefe  in  que- 
lli tempi,  che  dopo  ventiquattro  Anni  di  Sede  vacante  folle  eletto  dal 
Clero  e  Popolo  Cattolico  di  Cartagine  il  loro  Vefcovo>  e  quelli  fu 
Eugenio  Prelato,  che  per  le  fue  infigni  Virtù  illullrò  non  poco  la  Chic- 
fa  Cartaginefe.  Crede  il  Padre  Pagi,  che  l'elezione  di  Eugenio,  e  le 
preghiere  di  Zenone  Augufto,  per  ottener  qucfta  grazia  da  Unneri- 
co, fieno  da  riferire  al  precedente  anno,  perchè  allora  fi  celebrarono 
i  Quinquennali  di  Zenone  dopo  la  morte  di  Leone  juaiore,  ed  in  ta- 
li occafioni  folevano  gì'  Imperadori  fegnalarfi  con  qualche  illuftre  azio- 
ne .  Ma  fembrerà  ben  debole  quefta  ragione  a  i  Lettori,  oltre  al  po- 
terfi  mettere  in  dubbio  que' medefimi  Quinquennali,  immaginati  da  ef- 
fe Padre  Pagi,  innamorato  forfè  troppo  di  quella  fua  creduta  impor- 
tantiflìraa  fcoperta . 

Anno  di  Cristo  cccclxxxi.  Indizione  iv. 
di  Simplicio  Papa  1 4. 
di  Zenone  Imperadoie  8. 
di  O  D  o  A  e  R  E  Re  6. 


Confole    \  Placido,  fenza  Collega. 


(a)  Pdnv't».  T7'  di  parere  Onofrio  Panvinio  W,  che  quello  Confolc  folTe  creato 
inFafiis.      J_j  in  Occidente;  e  veramente  il  nome  Latino  di  Placido^   o   fia   di 
i^ì^^"/""^-  PJacidiOy  come  ha  Caflìodorio  (^),  può  aiutare  la  di    lui   conghiettu- 
"■     ra.  Ma  non  e  certo  l'affare,  giacché  poco   fondamento   fi    può   fare 
lui  nome,  pel  commerzio,  che  pafTava  allora   tra   i    Latini   e    Greci. 
Da  Teodofio  il  Grande  nacque  in  Coftantinopoli  Galla  Placidia,   ed 
ivi  parimente  Pulcheria  Augulla  Figliuola  d'  Arcadio  nacque .   L  pure 
tmto  Palcberia,  che  Placidia  fono  nomi  Latini.  Dal  fuddetto  Caflìo- 
dorio abbiamo  all'  anno   prefente ,   che   il   Re   Odoacre   pallaio   colle 
fue  forze  in  Dalmazia,  vinfe  ed  uccife  Odiva   Conte ^   cioè   quel   me- 
defimo  che  proditoriamente  avea  tolta  la   vita  a   Nipote   Imperadore. 
Quefta  azione  di  Odoacre  ci  dà  motivo  di  argomentare,  ch'egli  avcflc 
in  addietro  avuto  dell'amore  o  almen  del  rilpetto    per  eflb    Nipote, 
con  lafciirio  pacificamente  fignoreggiar  nella  Dalmazia,   perche   Ze- 
none Augufto  glie  l'avea  raccomandato  j  e  che  udita  poi  la   violenta 

fua 


Annali    d'  Italia.  %o^ 

Tua  morte,  accorrcfle  per  far  vendetta  de  i  Traditori.  Ma  probabil- 
mente a  quello  dclìderio  s'aggiunfc  l'altro  di  fottomettere  quella  Pro- 
vincia al  luo  dominio,  giacche  abballanza  fi  conofce,  che  queìV  Odh'a 
Conte,  dopo  avere  alTafllnato  Nipote,  doveva  avere  aflunta  la  figno- 
ria  della  Dalmazia,  ed  era  coli' armi  in  mano,  di  maniera  che  fu  ne- 
ceflario  il  vincerlo  colla  forza .  In  quelli  tempi  feoderico  Figliuolo  di 
Triario,  Redi  una  parte  de' Goti,  e  diverfo  da  Teoderko  Amalo ^  che 
fu  poi  Re  d'Italia,  ed  era  allora  emulo  del  fuddctto,  fece,  fccon- 
dochè  fcrive  Marcellino  Conte  W,  le  cui  parole  fon  ripetute  da  Gior- 
dano (^),  fece,  dico,  un'irruzione  nella  Tracia,  con  giugncre  fino 
ad  Anaplo,  quattro  migh'a  lungi  da  Coftantinopoli}  ma  non  iftette 
molto  a  ricondurre  indietro  la  fua  Armata  con  ammirazion  di  tutti, 
perchè  non  recò  danno  alcuno  notabile  al  paefe:  il  che  è  ben  poco 
credibile.  Malco  Illorico  (<■)  parla  molto  di  lui.  Teofane  (<^)  all'in- 
contro fcrive,  ch'egli  era  Nipote  della  Moglie  del  fu  Afpdre  Patri- 
zio, ed  era  (lato  Generale  di  Bafilifco  Tiranno,  con  aggtugnere,  eh' 
egli  in  quella  mofla  dopo  aver  dcvaftate  varie  contrade  della  Tracia, 
per  avere  fcoperta  una  congiura  de'fuoi  proprj  familiari,  tornò  addie- 
tro, e  gli  uccifej  il  che  vien  confermato  da  Evagrio.  Seguita  a  dire 
Marcellino,  che  mentre  coftui  s'incamminava  con  fretta  vcrfo  l'Illi- 
rico, forfè  quivi  fperando  di  far  meglio  i  fatti  fuoi,  avendo  avuta 
paura  il  fuo  cavallo,  fi  fpiccò  accidentalmente  dalla  cima  d'una  car- 
retta un  dardo  (Teofane  dice  un'Afta)  che  il  ferì,  del  che  egli  fra 
non  molto  fi  morì  con  gran  fefta  e  giubilo  de  i  fudditi  dell'Imperio 
d'Oriente,  che  aveano  ricevuto  in  addietro  gravillìmi  danni  ed  aggra- 
vj  da  lui.  Ma  quella  confolazione  troppo  reftò  amareggiata  per  la 
morte  fucceduta  verfo  i  medefimi  tempi  di  quel  Subiniano  Generale 
dell'Armata  Ccfarea,  che  tanto  vien  commendato  dal  fuddctto  Mar- 
cellino Iftorico,  fenza  ch'egli  avcflc  tempo  di  efeguir  tutte  le  fuc 
idee,  per  rimettere  in  buono  (tato  gli  affari  dell'Imperio  Orientale. 
Nel  prefente  Anno  crede  il  Padre  Pagi,  che  feguifTe  la  morte  di  Chil- 
i/mVo  Re  de' Franchi  ,  e  non  già  nell'anno  i^.84.  come  altri  hanno 
pretcfo.  Ebbe  per  fucccflbre  Clodoveo  fuo  Figliuolo,  cclebratiffimo 
Re  di  quella  nazione,  ficcome  vedremo. 


Tom.  UL 


Era  Volg. 
ANN048.1. 


(a)  Marcili. 
Comes  in 
Chror.tce . 

(b)  Jordan, 
de  Regnar. 

fuccejf. 

(c)  Malcb. 
Tom.  I. 
HÌ/ler.  Byt> 

(d)  Thee- 
phanes  in 
Chrintgr. 


Dd 


Ann» 


ZIO 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  cccclxxxii.  Indizione  v. 
di  Simplicio  Papa  ij. 
di  Zenone  Imperadore  9. 
di  Odo  A  GRE  Re  7. 

Confoli  <  Trocondo,  e  Severino. 

Era,  Volg.  *~r^RocoHdo  Confole  del  preferite  Anno  fu  creato  in  Oriente,  ed  era 
ANN0481.  J[  Fratello  d'///o  ftato  Confolc  nell'anno  478.  Anch' egli  col  Fra- 
tello avca  tradito  Bafilifco  Tiranno,  con  voltar  cafacca  in  favor  di 
Zenone:  fcrvigio  rimunerato  dipoi  con  quella  Dignità.  SeverÌMo  foftcnnc 
il  Confolato  in  Occidente,  ed  è  appellato  Juniore^per  dillinguerio  dall'al- 
tro, ch'era  proceduto  Gonfole  nell'Anno  461.  Per  relazione  di  Mar- 

(a)  J^arceL  ccWino  Conte  («),  nell'Anno  prefente  Teoderico  yfmale  Re  de' Goti, 
ctmts  in     (.jjg  acquillò  dipoi  il  Regno  d'Italia,  dianzi  amico,  e   poi  divenuto 

roBica.  ^„ofj  fg  ne  fa  il  perchè)  nemico,  moffe  guerra  di  nuovo  a  Zenone 
Imperador  d' Oriente  i  ed  entrato  coli' armi  nell'una  e  nell'altra  Ma- 
f:edonia,  {iccome  ancor  nella  Tcflalia,  vi  commife  de  i  gran  Taccheg- 
gi i  e  quella  calamità  fpezialmente  toccò  a  Larifla  metropoli  della 
Itefla  Tcflalia.  Era  intanto  falito  ad  una  gran  poflanza  nella  Corte  di 
Zenone  Augulto  il   poco   fa  mentovato   ///<>,   Generale   dell'armi,   e 

(b)  Theoph.  tlato  già  Confole .  Racconta  Teofane  (^),  che  per  configlio  di  collui 
in  chrono-  Zenone  s' indufle  a  mandar  via  da  Coftantinopoli  Ferina  Augtifta 
frafhia.       Suocera  fua,  e  Vedova  di   Leone    Imperadore.    Avendola  fatto   varj 

prete  fti  indotta  a  paflare  a  Calcedone  ,  feccia  di  colà  condurre 
al  Cartello  di  Papurio  per  vivere  ioficme  con  Leonzia  fua  Figliuola, 
e  con  Marciano  fuo  Genero,  relegati  colà.  Cominciò  allora  Verino 
a  tempellar  con  Lettere  Arianna  1'  altra  fua  Figliuola ,  e  Moglie 
d'elio  Zenone  Augufto,  acciocché  le  impetrafle  la  grazia,  ed  ella  ne 
fece  vivitlìme  illanze  al  Marito.  Saputo  dipoi,  che  da  Ilio  era  pro- 
ceduta la  rifoluzion  prcfa  di  cacciar  in  cillio  effa  fua  Madre,  tanto 
fece  Arianna,  che  impetrò  da  Zenooe  di  poterne  far  vendetta.  Mandò 
pertanto  un  ficario  per  levarlo  dal  Mondo  j  ma  coftui  nel  tirargli  un 
colpo  di  fpada,  impedito  da  uno  de'fervi  d'Ilio,  arrivò  folamentc  a 
tagliargli  l'orecchia  delira.  Benché  Zenone  fingcfle  di  nulla  faperc 
di  quello  attentato,  pure»  Ilio  accortofi,  onde  era  Tenuto  il  malanno > 
mollrò  defiderio  di  paf&r  in  Afia  per  mutar  aria,  e  guarir  meglio 
dalla  ferita.  Ne  ottenne  la  licenza  da  Zenone,  il  quale  per  placarlo- 
il  dichiarò  Prefetto  di  tutto  l'Oriente,  con  dargli  inoltre  un'ampia 
podcftà  di  crear  de  i  Duci.  Prefe  Ilio  in  fua  compagnia  Leonzio  Pa- 
trizio di  nazione  Siriaca,  Generale  dell' efercito  della  Tracia,  ed  uo- 

ma 


Annali     d'  Italia.  aii 

mo  non  meno  efperco  nelle  fcicnze,  che  nell'arte  delia  gueiia,  con  Era  Volg. 
-Pamprtpio  Senatore,  accufato  diami  di  Magia.  Pafsò  ad  Anciochia,  Anko48i. 
dove  raunato  un  gran  feguito  di  gente,  cominciò  a  manipolare  una 
ribellione  contra  dell' Imperadore,  e  l'efcgui,  ficcome  vedremo  an- 
dando innanzi.  Non  è  però  cerco,  che  qucfl:»  tela  cominciafle  in 
queft'Annoj  perciò  aflai  confufa  fi  truova  la  Cronologia  di  Teofane 
in  quelli  ed  altri  tempi.  Pubblicò  Zenone  Augullo  in  quell'Anno  il 
fuo  Enotko,  cioè  un  fuo  Editto  ,  per  unire  inlieme  gli  Eucichiani  e 
Nelloriani  Eretici  co  i  Cattolici,  contenente  un' Efpolìzion  della  Fe- 
de, per  cui  benché  moflralTc  di  deteflar  gli  errori  di  quegli  Ercfiar- 
chi,  pure  venne  in  certa  maniera  a  rigettare  il  facro  Concilio  di  Cal- 
cedonc,  con  ifcoprirfi  artche  fautore  dell' Erefia.  Acacto  V'efcovo  di 
Coftantinopoli  fu  creduto  configliere  e  promotore  di  quella  novità, 
anzi  di  quella  facrilega  infolenza,  non  appartenendo  a  i  Principi  del 
Secolo  il  regolar  la  Dottrina  della  Chicfa,  ma  si  bene  a  i  Vclcovi, 
e  fpezialmentc  a  i  Romani  Pontefici,  a' quali  Iddio  ha  data  quella 
cura  e  facultà.  Perciò  Papa  Simplicio,  e  tutti  i  buoni  Cattolici  fi 
oppofcro  a  quello  Editto,  che  partorì  poi  de'gravifllmi  fconcerti  in 
Oriente,  come  fi  può  vedere  preflb  gH  Autori  della  Storia  Ecclefia- 
ftica.  Truovafi  ancora,  che  in  quell'  Anno  elfo  Papa  fcrilTe  una  forte 
Lettera  («)  a  Giovanni  Arcivefcovo  di  Ravenna,  perchè  avea  confe-  (a)  Xdw.  4 
crato  per  forza,  cioè  al  difpetto  de' Cittadini,  Vcfcovo  di  Modena  concìl'wr. 
Gregorio^  minacciandolo  di  galtigo,  fé  in  avvenire  avefle  corame  fio  di  ^"^^^ 
fimili  falli.  Puofiì  conghietturare,  che  in  quelli  tempi  l'Italia  godcflc 
una  gran  quiete,  al  vedete,  che  né  di  Odoacrc,  né  di  avvenimento 
alcuno  s'incontra  memoria  preflo  gli  antichi  Storici.  E  veramente 
Odoacre,  benché  barbaro  di  nazione,  pure  ammaellrato  in  Italia,  non 
fi  fa  che  facefic  afpro  o  cattivo  governo  de' Popoli;  ed  in  oltre  quan- 
tunque Ariano,  niuna  novità  indufle  in  pregiudizio  della  Chiefa  Cat- 
tolica ,  non  rcltando  alcuna  querela  di  quello  né  dalla  parte  de  i  Pa- 
pi, né  da  quella  de  gli  Scrittori.  I  Latini  e  i  Greci  chiamavano  Bar- 
baro chiunque  non  era  della  lor  Nazione;  ma  ci  fono  fiati  de' Barbari 
più  buoni,  prudenti,  e  puliti,  che  gli  ftcfii  Latini  e  Greci. 

Anno  di  Cristo  cccclxxxiii.  Indizione  vi. 
di  Felice  III.  Papa  i. 
di  Zenone  Imperadore  io. 
di  Odo  ACRE  Re  8. 

Confole   ^  Fausto,  fenza  Collega  .  (b)  Anaflaf. 

'  Bibl.ìn  Vit. 

TT  r>      r  \  n  S-jtnmachi , 

FU  creato  Confolc  Faufio  in  Occidente,  ciò   apparendo  dalla   Vita  (e)  Avkus 
di  Papa  Simmaco  prefib  Anaft;afio  (^) .  Abbiamo  una   Lettera  di  '^P'fi-  V- 
Alcimo  Avito  (i-),  fcritta  a  Faufio^  e  Simmaco  Senatori  di  Roma .  Gre-  "^^nd^m 

D  d  z  de 


iix  Annali    d'  Italia. 

E«A  Volg.  de  il  Padre  Sirmondo,  che  il  primo  fofTe  il  mcdefimo  che  fi  truova 
Anno4Ì)3.  Confolc  in  qucft'anno.  Egli  e  nominato  jiginantus ^  o  yiginatius  Fau- 
(n)  Grftter  fi"^  "^'  Scpolcro  di  Mandrofa  prcflb  il  Crucerò  (<»),  e  Fabrctti  (^)  . 
Thefa-tr.  Truovafi  ancora  all'anno  490.  Confole  un  altro  Faufto^  appellato  per- 
infcnptìnn.  ciò  Juniore .  Mancò  di  vita  in  quell'anno  San  Simplicio  Papa,  e  la  Tua 
h  '°i5-  morte,  per  quanto  abbiamo  da  Anaftafio,  accadde  nel  di  t.  di  Marzo. 
Iwj^Fahrtt-  ^"  Pontefice  di  petto  e  zelo  indefeflb  per  la  vera  Fede  Cattolica,  e 
tus  infcr'ipt,  non  ommife  diligenza  veruna  per  rimediar  alle  piaghe  ollinatc  delle 
fag.  558.  Chiefe  d'Oriente.  Allorché  fi  venne  a  raunare  il  Clero  per  eleggere 
il  Succeflore  nel  Vaticano,  v'intervenne  un  Miniltro  del  Re  Odoacrc, 
cioè  (*)  Sublimis  i^  eminentijjtmus  vir  PnefeBus  Pretorio  ^  atque  Pn- 
\c)  c»ncìl.  tridui^  agens  etiam  vices  pracelUntiffimi  Regis  Odoacris ^  Baftlius  (<•)  , 
Roman,  fui  Si  Crede  quel  medefimo,  che  era  Itato  Confole  nell'anno  480.  e  che 
pmmucljp ,  (j^  Apollinare  Sidonio  (</)  è  fommamente  commendato.  Qucfti  intimò 
i>i)'sidò>i.  ^^'^  facra  raunanza,  che  fecondo  il  ricordo  e  comandamento  lafciato  dal 
iib.  i.Epijì.  beatiflìmo  Papa  uojìro  Simplicio^  per  ifchivare  gli  fcandali,  non  fi  po- 
9-  tefie  celebrare  l'elezione  del  nuovo  Pontefice  fenza  confultar  prima  eflb 

(e)  Baron.  Prefetto  .  Penfa  il  Cardinal  Baronie  (*)  che  una  tale  Scrittura  fofic  fup- 
/ìnna.l.Ecc.  polla  a  Papa  Simplicio,  e  finta  da  gli  Scifmatici  in  occafion  delle  con- 
trovcrfie,  che  inforfero  dipoi  dell'elezione  di  Simmaco.  E  potrebbe 
cflere  llaio  così.  Imperocché  vero  e  bensì,  che  i  Vefcovi  nel  Con- 
cilio Romano  all'udirne  parlare,  non  pretefero  già,  che  foffe  un'io> 
pofturaj  nientedimeno  foltenncro,  e  con  tutta  ragione,  che  fofic  Scrit- 
tura invalida,  sì  perchè  era  contro  i  Canoni,  non  dovendo  dipendere 
i'clezion  de'fommi  Pontefici  dalle  perfone  Laiche,  e  sì  ancora  perchè 
quella  Scrittura  non  era  fottofcritta  da  alcun  Romano  Pontefice  j  il 
che  badò  a  fcrcditarla.  E  certo,  fé  Papa  Simplicio  avefie  voluto  or- 
dinare, quanto  fu  cfpofto  da  Bafilio,  avrebbe  iaputo  egli  formare  il 
decreto,  ne  avrebbe  lafciato  in  balìa  ad  un  Laico  di  lignificare  al  Cle- 
ro i  fuoi  fcntiraenti .  Però  nel  fuddetto  Concilio  fu  giudicata  quella 
Scrittura  di  niun  valore;  e  decifo,  che  non  dovefic  aver  luogo  fra  gli 
llatuti  Ecclefiaftici .  Succcflìvamente  adunque  fu  eletto  Papa  Felice  IH. 
di  patria  Romano,  Parroco  del  Titolo  di  Fafciola,  uomo  di  eminenti 
virtìi,  che  non  tardò  a  rigettare  1' Enotico  di  Zenone  Impcradorc,  e 
a  procedere  contra  di  Acacia  Vefcovo  di  Collantmopoli,  e  contro  gli 
altri  perturbatori  della  dottrina  e  Chiefa  Cattolica,  come  fi  può  ve- 
dere nella  Storia  Ecclcfialtica. 

In  quell'anno  medefimo  Vnnerico  Re  de' Vandali  in  Affrica,  co- 
vando già  un  allio  incredibile  contra  de' Cattolici,  perche  difetta  A- 
rr")  Y'ittar  '"i'^nf^j  cominciò,  vcrifimilmcnte  circa  quelli  tempi,  una  fiera  pcrfecu- 
YÌttnlii\.\.  zione  contra  de'medefimi,  e  mafiìmamente  contra  de' Vefcovi,  la  qual 
it  Pirfecut.  viene  lagrime volmente  deicriita  da  Vittore  Vitcnfc  (/),  con  proibire 
W.  1-  a  i  Lai- 

(*)  Bafilio ,  eccelfo  ed  eminentijfpmo  Uonm  Prefetto  del  Pretorio ,  rappre- 
fentaate  anta  le  veci  dell'  eccelleutijfm»  Re  Qdoacre. 


Annali     d'     Italia.  i  r  3 

a  i  Laici  l'aver  pofto  alcuno  in  Corte,  e  luogo  nella  milizia,  con  oc-  K&\  Vo'g;. 
cup.ire  i  lor  beni,  e  quei  de  i   Vefcovi,  che  venivano  a  mincar  di  vi-  A\no4S3. 
t;i .  Prigioni,  etllj,  tormenti  provò  chiunque  era  collante  nella   Reli- 
gion  Cattolica,  né  voleva  abbracciarla  fetta  Ariana.  Ballerà  per  tutto 
il  lapere,  che  in  varj  tempi  circa  cinquemila  tra  Vefcovi,  Preti,  Dia- 
coni, ed  altri  del  Clero,  furono  cacciati  in  efilio,  e  molrilUmi  relegati 
fra  le  folitudini  del  deferto.  Ma  il  furore  di  quella  perfccuzione  prin- 
cipalmente  divampò   nell'anno   fuITcguentc.    Abbiamo  da    Marcellino 
Come  W,  che  in  quell'anno  Zenone  Auguflo,  sì  per  avere  un  nemi-  (a)  Marcel- 
co  di  meno,  e  si  per  fortificare   il  fuo  Stato   contra  chi  era  dietro  a  ['"■^""'f^ 
turbarlo,  guadagnò  con  regali  ed  onori  Teoderico  Re,  o  fia  Duca  de' 
Goti  della  ibrpc  Amala,  Re  dipoi  dell' Italia,  creandolo  Generale  delie 
fue  Guardie,  e  difegnandolo  Confole  per  Tanno  proflìmo  venturo.  Gli 
alTegnò  ancora  una  parte  della  Dacia  Ripcnfc,  e  della   Mefia  inferio- 
re, Provincie,  le  quali,  fìccome  vedremo,  pare  che  allora  follerò  pof- 
ftdute  da  i  Gepidi  e  Bulgari,   acciocché  le   conqui llafle ,  e  ferviflcro 
poi  di  abitazione  a  i  fuoi  Goti  :  con  che  avrebbono  potuto  accorrere 
pib  facilmente  a  i  bifogni  d'elTo  Impcradore .   Giordano    Iftorico  ag-  .j^v  <y^,..jj^ 
giugnc  (^),  che  Zenone  l'adottò  per  Figliuolo^  non  giù  per  una  legale  de  Reb.  Gtt. 
adozione,  portante  la  fucccllìon  ne  gli  Stati,  ma  per  una  adozion  d'ono-  caf.  57^ 
rei  e  8^'  ^^^^  ^^^^  'J"^  Statua  a  cavallo,  che  fu  alzata  davanti  al  Pa- 
lazzo Imperiale.  Non  è  poi  da  flupire,  perchè  Zenone  venilTe  a  tanta 
profufion  di  onori  verfo  di   Teoderico,  perciocché  aveva  già  per  ifpe- 
rienza  provato,  quanto  valcflc  l'aiuto  fuo ,^  allorché  ebbe  da  abbattere 
Bafiliico  il  Tiranno,  e  da  ricuperare  r  Imperio  .  Allora,  per  quanto  s' ha 
da  Ennodio  (f)  Autore  contemporaneo,  e  dall'  Anonimo  Valefiano  C*^),  ;„  ;>,,""°  ' 
egli  chiamò  in  fuo  foccorfo  il  mcdcfimo  Teoderico,   e  col  Tua  brac-  Th-oderhi.' 
ciò  rifali  fui  Trono.  Ma  non  pensò  mai  daddovero  a  ricompcnfarlo,  fc  (d)  Anony- 
non  fé  nel  prefente  anno  ;  e  mallìmamcnte  perche  crefceva  il  bifogno  ''"'^  v^iif. 
di  si  bravo  Capitano  pel  brutto  temporale,  che  nell' Oriente  s'andava 
fcmpre  più  formando  contra  di  lui .  Siccome  è  detto  di  fopra.  Ilio  Pa- 
trizio e  Prefetto  dell'  Oriente,  malcontento  di   Zenone,  feguitava  a 
macchinar  la  di  lui  rovina-,  e  però  in  quell'anno  diede    principio  alla 
ribellione.  Racconta  Teofane  CO»  ch'egli   in  compagnia  di    Le  anzi  a  ^  /g\  xi,t«ph 
e  d'altri  fuoi  congiurati,  fi  portò  al  Cartello  di  Papurio  nella  Cappa-  m  chrouog, 
docia,  e  ne  eli  ralle  Ferina  Augnila^   vedova  di  Leone  Imperadore,  che 
era  quivi  rillrctta  per  ordine  di  Zenone  Augufto  fua  Genero,  e  la  con- 
dufle  alla  Città  di  Tarfo  nella  Cilicia,  con  difcgno,  eh' clTa  dichiarafic 
Imperadore  il  fuddctto  Leonzio  Patrizio,  il  che  fu  cfeguito  nell'anno 
fufleguenic.  In  tal  congiuntura  è  da  credere,   che  anche   Leonzio.  Fi- 
gliuola d'efTa  Augnila,  e  Marciano  già  fuo  Conforte,  ordinato  Prete, 
imprigionati  anch' cffi  in  quel  Caftello,  ricupcraflero  la  lor  liberti.. 


gM 
^ 


Anno 


tic4  Annali    d'  Itali  a. 

Anno  di  Cristo  cccclxxxiv.  Indizione  vii. 
di  Felice  IH.  Papa  2. 
di  Zenone  Imperadorc    11. 
di  Odoacre  Re  p. 


Confoli 


<  Teoderico,  e  Venanzio. 


Exk  Volg.  TL  primo  de' Confoli  è  Teoderico^  da  noi  poco  fa  veduto  Re,  o  fia 

Anmo  484.  J^  Duca  de  i  Goti,  a  cui  Zenone  Augudo,  per  maggiormente  afFe- 

iionarfelo,  conferì  quella  infigne  Dignità.  L'altro,  cioè  Fenanzk,c 

Confole  creato  iti  Occidente.  Pienamente  fcoppiò  nel  prefente  anno  la 

congiura  d'/Z/o  Patrizio  contra  di  Zenone  Imperadore  d'Oriente.  Ab- 

(a)  Marcel-  biamo  da  Marcellino  Conte  (<») ,  che  coftui  al  pari  dello  fteflo  Augu- 
inchrcnico.  ^®  ^^^  ^^  nazione  Ifauro,  ed  infieme  con  Leonzio  Patrizio  G  ribellò  a 

(b)  vieier  Zenone.  Poco  dice  quefto  Scrittore.  Vittor  Tunoncnfc  {!>)  anch' egli 
Junonenfis  folamentc  fcrive,  che  Leonzio  colla  fazione  d'Ilio  Patrizio  occupò 
inchronico.  p  Imperio  nell'  Ifauria.  Non  folamentc  in  Ifauria,  ma  in  buona  parte 
(c^  Thto-  *^^^^'  ^^^  prefe  fuoco  quefta  ribellione.  Qiiì  è  da  afcoltare  Teofane  (f), 
fhints  in  tuttochè  egli  a  me  paia  (tendere  in  troppi  anni  quello  avvenimento  , 
chronogr.      e  che  lìa  confufa  non  poco  la  fua  Cronologia .   Narra  egli  adunque , 

che  Verìna  j^ugufta  proclamò  e  coronò  Imperadorc  in  Tarfo  Leonzio 
Patrizio,  e  fulfeguentement^  fpedì  Lettere  circolari  a  gli  Antiocheni 
€  Popoli  della  Scria,  e  a  tutti  i  Prefetti  dell'  Oriente,  dell'  Egitto, 
e  della  Libia  (fc  non  v'ha  errore  in  quefta  parola,  regniamo  a  fape- 
re,  che  la  Libia  confinante  coli' Egitto,  riconofceva  tuttavia  l'Impe- 
rio Romano,  e  non  già  i  Vandali  Tiranni  dell' Affrica)  notificando  lo- 
ro, che  vcggendo  effa  fempre  più  andare  di  male  in  peggio  gli  affari 
dell'Imperio  a  cagione  de'vizj  di  Zenone,  avea  perciò  coronato  Leon~ 
zio  Imptradore,  uomo  piiffimo,  ed  a  propofito  per  rimediare  a  i  di- 
fordini,  e  confcrvare  la  falute  della  Repubblica.  Fu  da  ognuno  con 
grandi  acclamazioni  accettato  il  novello  Augnilo.  Dice  di  più,  che 
Leonzio  come  Imperadore  entrato  in  Antiochia  nel  Mefe  di  Giugno, 
corrrendo  l' Indizione  Settima ,  e  per  confeguenxa  nel  prefente  anno  , 
creò  Lilian»  Prefetto  del  Pretorio .  Dopo  di  che  pafsò  a  guerreggiar 
contra  di  Calcidc  patria  fua  :  il  che  non  s' accorda  con  Marcellino  Con- 
te, da  cui  Leonzio  vicn  detto  di  nazione  Ifauro.  Ora  Zenone  per  eftin- 
guere  sì  gran  fuoco,  fpedi  immantinente  Giovanni  Scita  con  un  grof- 
fiffirao  cfercito  per  mare  e  per  terra  contra  di  Leonzio  e  d' Ilio  ,  i 
quali  fconfitti  in  un  grave  fatto  d'armi,  appena  fi  poterono  falvare  nel 
Callello  di  Papurio.  Morì  circa  quelli  tempi  la  fuddetta  Ferina  Ju- 
gu^a^  vedova  di  Leone  Imperadore,  forfè  da  affanno  e  dolore,  dopo 

aver 


Annali    d'  Italia.  2,15 

i\vcr  avuta  mano  in  tutte  le  ribellioni  di  B^fijifco,  M^rci^no,  e  Leon-  Erì^  Volg. 
^io.  Ma  non  fi  dee  tacere,  che  in  comp;ignia  del  fuddetto   Giovanni  ^^'^^  484- 
Scita  fu  d>  Zenone  inviato  ancora  Teodericf^   Confolc  in   queft'aono, 
con  buon  corpo  de'fuoi  Gqti  alla  ftefla  irnprefa.  Lo  atte  (la  il  fqddetto 
Teofane.    Anzi  fappiamq  da  EY4grÌGl  C'^),  e  da  Niceforo  C^llifto  (é),  (a)  Eva^r. 
che  Euftazio  Storico  antichiflimo,  il   quale  con  iftile   terfo  fcriiTe   la  |- 3-  '"./'■  yj- 
Storia  d'Ilio,  narra  fra  l'altre  cofe,  qualtpente  X^oderico  Goto   con  cluj'y  ' 
buon  efercito  fu  fpedito  da  Zenone  centra  d'effo  Ilio,  e  ^i  Leonzio,  /.  i6.  e.  23. 
fcnza  punto  parlare  di  quel  Gievifniti  Scit<t .    Non  Q  può  poi  leggere 
fcnza  conimozion  d'animo  la  continuazione  della  crudel  pprfccuzione, 
che  in  quell'anno  giunfe  al  fommo  in   Affrica  contra  de'  Cartolici, 
per  l'inumanità  di  IJnnerko  Re  de' Vandali .  Più  di  trecento  cinquanta 
Vefcoyi  Cattolici  furqno  inviati  in  elllio,  parte  nella  Sardegna,  parte 
ne' deferti.   Le  Chiefe  de' Cattolici  tijttc  chiufc}  intimate  rigorofe  pe- 
ne contra  chi  non  abbr^ccialTe  la  fetta  Ariana  j  occupati  i  beni   dell^ 
Chiefe  e  de'  particolari .  I  tormenti  e  le  ignooiinic  di  chi  fti^va  faldo 
nella  vera  P'ede,  erano  fpettacoli  d'ogni  giorno,  e  però  fi  videro  Mar- 
tiri e  Confefibri  di  non  minor  coraggio  e  merito,  che  quei  de* primi 
Secoli  della  Chicfa.   Ma  Iddio  non  tardò  ad  atterrar  quello  moftro  di 
crudeltà.  Venne  a  piorte  U/i!ieri(o  nel  Dicembre  del  prefente  anno,  e 
diede  fine  a  tante  iniquità,  con  fuccedere  ^  lui  nel  Regno  Gunda,bo^' 
do^  Figliuolo  di  Centone  fuo  Fratello,  fotto  il  quale  refpirò  alquan- 
to chiunque  era  feguace  della  Fede  Cattolica .  Intanto  Felice  Papa  ten- 
ne in  Roma  un   Concilio,   nel  quale,  efaminatc  le   azioni  di   Acacio 
Vefcovo  di  Coftantinopoli,  profferì   contra  di  lui  la  fentenza   di   fco- 
munica  e  depofizione  ,  con  riguardarlo  coate  protettor  de  gli  Eretici, 
e  reo  d'altre  mancanze. 

Anno  di  Cristo  cccclxxxv.  Indizione  vi  11. 
di  Felice  III.  Papa   3. 
di  Zenone  Imperadore  1 1. 
di  Odo  A  e  RE  Re  io. 

Confole   i  Quinto  Aurelio  Memmio  Simmaco  juniore , 
ì.       fenza  Collega . 

L'Oriente  non  ebbe  in  queft'anno  Confole  alcuno.  L'ebbe  benil 
r  Occidente,  e  fu  Slmmaca  celebre  pcrfonaggio  di  que' tempi  sì 
per  la  fua  nobiltà,  che  per  la  fua  Letteratura.  Egli  era  Genero  di 
Boezio  Filofofo  infigne  di  que' tempi,  e  viene  appellato  juniore^  per 
dillingucrlo  dall'altro  Simmaco^  che  nell'anno  44<5.  ottenne  anch' effo 
la  dignità  Confolarc.  Siccome  eruditamente  oflcrva  il  Padre  Pagi  (f),  W.  ^"^'«J 
fu  celebrato  nel  prefente  anno  un  altro  Concilio  da  Papa  Felice  ,  in  ^'^"'  *"'''"'* 

cui 


^l^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  cui  Pietro  FuUone  occupatorc  della  Chiefa  Antiochena,  e  Pietro  Mon- 
ANN048J.  go  ufurpatore  di  quella  d' Alefrandria,  e  di  nuovo  Acacio  Vefcovo  di 
Coft^ntiiiopoli,  furono  fcomunicati  .  Di  quclti  fconcerti  delle  Chiefc 
Orientali  fu  principalmente   autore  e  fomentatore   Zenone  Imperado- 
rc,  macchiato  fra  gli  altri  vizj,  di  quello  ancora  d'  un'mftabilc   cre- 
denza. Egli  in  quett* anno  ricuperò  Longino  fuo  Fratello,  che  era  fta- 
M  Marcel-  ^^  lungamente  in  prigione  W,  dove  Ilio  Patrizio  dopo  cflerfi    ribel- 
/«. c«»»«/i»  l^tOj  Siccome  abbiam  detto,  l'aveva  rinchiufo  .  E  perciocché   Zeno- 
Chrtnic.        nc  non  aveva  alcun  Figliuolo  mafchio  legittimo,  a  cui  potefTe  lafciarc 
dopo  di  sé  l'Imperio,  elTendoehè  uno,  ch'egli  ebbe  (fecondo  Tatte- 
.1  il'f.^     ft»to  <*'  Suida  W),  e  che  dcllinava  di  avere  per  SucccfTorc ,  alleva- 
Zeno.  '<?  ne'vizj,  inimaturamente  gli  fu  rapito  dalla  morte;  perciò  nell' anno 

4P0.  fi  propofe  di  far  fuccedcre  nell'  Imperio  quello  fuo  FrarcHo  Lon- 
gmo,  e  di  dichiararlo  Ce/are.  Ma  fra  gli  altri,  che  a  quella  elezione 
li  oppofero  con  franchezza  magnanima,  uno  fu  (per  atteftato  di  Cc- 
ic)  Ctdren.  dreno  (<")  )  Pelagio  Patrizio,  perfonaggio  di  gran  nobiltà  e  prudenza, 
h  Hifi»rU.  e  Poeta  eccellente,  che  avca  tclTuta  in  vcrfi  la  Storia  da  A ugu (lo  fi- 
no a  i  fuoi  di:  con  rapprdentargli  i  vizj  d'eflo  Longino,  de' quali  ci 
ha  informati  il  predetto  Suida.  Collo  la  vita  una  tal  libertà  di  parlare 
a  Pelagio,  avendolo  fatto  Zenone  barbaramente  morire,  come  s'  ha 
aochc  da  Marcellino  Conte. 

Anno  di  Cristo  cccclxxxvi.  Indizione  ix. 
di  Felice  III.  Papa  4- 
di  Zenone  Imperadoie  13. 
di  Odo  AC  RE  Re  11. 


Con  foli 


5  Decio,  e  Longino. 


A' 


Pparticne  all'Occidente  il  primo  di  quelli  Confoli  Decio ^  e  l'al- 
tro all'Oriente.  En  Longino  Fratello  di  Zenone  Augulto,  ficco- 

(d)  rhtoph.  rne  abbiam  veduto  di  fopra .  Tornò  ad  cflere  Coofole  nel  490.  e  però 
tnchrcntgr.  da  Teofane  {d)   è  chiamato  due  volte  Confole.   Delle  cofe  d'Italia  ne 

pure  in  quell'Anno  rimane  memoria  alcuna:  fegno  che  fé  non  ci  era 
da  ridere,  perché  non  dovea  giammai  piacere  a  gì' Italiani  il  giogo  de' 
Barbari,  almeno  fi  dovea  goder  quiete.  E  tali  erano  in  vero  le  forze 
di  Odoacre,  che  i  Popoli  confinanti  (lavano  in  dovere,  ne  ofavano  di 
oltraggiar  gì'  Italiani,  né  di  tentar  la  fortuna  contra  di  lui.  Ma  in  que- 

(e)  Grtr*r.  fti  tempi  Clodovco  Re  de'  Franchi  cominciò  a  dilatare  il  fuo  Regno 
Twfiittnfis  di  qua  dal  Reno .  Per  quanto  abbiamo  da  Gregorio  Turonenfc  (0 ,  e 
lih.i.t.zi.  dall'Autor  della  Crònica  delle  Gefta  de' Franchi  (/),  egli  attaccò  lite 
^rìaalfruio    ^°^  Siagrio  Figliuolo  già  d'Egidio,  che  faceva  la  fua  rcfidcnta  in  Soif- 


FraiKfriéio. 


Annali     d'  Itali  a.  xi; 

fons .  Egli  è  chiamato  Romanorum  Rex  da  cffb  Turonenfe  :  il  che  por-  Era  Voig. 

gc  indicio  d'aver  egli  governate  le  Provincie  tuttavia  Romane  delia  ANN04S6. 
rallia  con  autorità  e  indipendenza  da  Sovrano,  fenza  volere  riconofce- 
rc  il  Re  Odoacre.  Clodovco  gli  diede  battaglia,  lo  fconfifTe;  ed  ef- 
fcndofi  eflb  Siagrio  ricoverato  prellb  Alarico  Re  de'  Viligoti  in  Tolo- 
fa,  Clodoveo  gliel  dimandò  con  intimargli  la  guerra,  fé  il  ricufava. 
Avutolo  in  mano,  privoUo  di  vita.  Cosi  vennero  in  potere  de' Fran- 
chi le  reilanti  Provincie  Romane,  cioè  la  Belgica  prim.»,  parte  della 
feconda  con  Rems,  SoifFons,  ed  altre  Città,  ed  arrivò  il  dominio  de' 
Franchi  fino  al  confine  del  Regno  de'  Borgognoni . 

Anno  di  Cristo  cccclxxxvii.  Indizione  x. 
di  Felice  III.   Papa   y. 
di  Z  E  N  o  N  F  Imperadore   14. 
di  O  D  o  A  e  R  E  Re  1 1. 


Confole   i  Boezio,  fenza  Collega, 


CErto  è,  che  quefto  Boezio  Confole  fu  creato  in  Occidente.    Dal 
Cardinal   Baronie   {«)   vien  creduto  il    celebre    Filolbtb   Severino  (1)  sarì». 
Boezio^  che  veramente  fiori  in  que' tempi.  Ma  trovandofi   un  Boezio  'Annal.  Ecc. 
Confole  nell'Anno  fio.  e  parimente  un  altro  Boezio  Confole  nell'an- 
no fii.  né  veggendofi  appellato  alcun  di  loro  Cos.    IL   cioè  Confole 
per  la  feconda  volta:  perciò  c'è  motivo  di  crederli   perlone  diverfe. 
L'ultimo  dell'anno  fiz.  fenza  dubbio  è  il  rinomato  Filofofo  di  que- 
llo nome,  Figliuolo  dell'uno  de  i  due  precedenti.    Sotto  quello  Con- 
folato  fcrivc  Caflìodorio  (^),  che  il  Re  Odoacre  diede  una  fconfitta  a  W  Cafod. 
Fava  Re  de  i  Rugi,  e  il  fece  prigione.   Quello  raedefimo  fatto  pari-  '"C^ronno. 
mente  viene  accennato  dal  Cronologo  del  Cufpiniano  {e)  colle  poche  ^'^)  chro>io- 
fc"uenti  da  me  Italianizzate  parole:  Sczuì  una  battudia  tra  il  Re  Oàoa-    ^^"^  <-»/>'- 
ere ,  e  Fehano  Re  de  i  Rugi ,  e  tocco  la  vittoria  ad  Odoacre ,  ;/  quale  con- 
du£e  prigione  il  Re  Febam  fotto  il  dì    if.   di  Novembre.    Il   motivo  di 
quella  guerra  con  tutte  l'altre  particolarità  non  è  paflato  a  noilra  no- 
tizia, perchè  o  l'Italia  non  ebbe  allora  Storici,  o  fé  gli  ebbe,  fi  fon 
perdute  le  loro  fatiche.  Tuttavia  dirò,  che  per  quanto   fi   ricava   da 
Eugippio  nella  Vita  di  San  Severino  (i^),  fcritta  nell'anno  di   Crifio  (d)  Affa 
fii.  i  /J«^i  abitavano  di  là  dal  Danubio  in  faccia  al  Norico,  e  a  quel-  saiu'ì(,iuw 
le  contrade,  che  oggidì  fono  l'Aullria,  e  parte   dell'Ungheria.  Con-  ^■^'^1'^' .-^^f 
luttociò  aveano  molte  Cailclia  e  popolazioni  tributarie  nel  Norico  illcf-  auarii. 
fo,  e  fors' anche  fi   llcndcvano  vcrfo  l'Illirico,  confinando   perciò  co' 
paefi    fottopolli   all'Imperio  Romano.    E  perciocché  i  Rugi  faceuno 
fpefTe  fcorrei'ie  nel  territorio  Romano,  e  gli  davano  il  guailo;  Udoa- 
ToM.  111.  E  e  ere 


ii8 


Annali 


I 


T   A   L   I   A 


E»  A  Volg. 
Ann  0487. 
(a)  Paulus 
Zìiacanui  de 
Cejlis  L,in~ 
gohard.  l.  I. 
e.  19. 


(b)  Eugtpp^ 
i»  Vita  S. 
Stverini 
e.  II.  er  II 


(c)  fnnoi. 
in    Panegyr. 
Thttdtrici . 


ere  fi  mifc  itv  punto  per  gaftigarc  la  loro  infolenza.  Scri-e  Paolo  Dia- 
cono (") ,  che  fi  era  a-cccla  una  grande  nimicizia  tra  Odoacrc  Re  d'  I- 
titlia  e  Feletcoj  appellato  anche  Fava:  R.c  de  i  Rugi,  il  quale  in  que' 
giorni  abitava  nclia  ripa  uiterior  del  Danubio,  dividendo  eflb  Fiume 
la  fignoria  de  i  Rugi  dal  Norico.  Pertanto  avendo  Odoacrc  raunatc 
le  genti  fottopolle  al  fuo  dominio-,  cioè  Turcilingi,  Eruli,  e  una  par- 
te di  Rugi,  che  da  gran  tempo  gli  ubbidiva,  ficcome  ancora  i  Popo- 
li deir Italia,  pafsò  nel  pacfc  de  1  Rugi,  e  diede  loro  una  fpavcnto- 
fa  rotta  coU'cllcrminio  di  quella  Nazione,  e  con  uccidere  (dopo  aver- 
lo menato  fuo  prigioniero)  il  Re  loro  Fcletco.  Dcvalhto  poi  tutto  il 
lor  paefc,  fé  ne  tornò  in  Italiit,  conducendo  feco  una  gran  quantità 
di  prigioni. Quindi  avvenne, che  i  Longobardi  fentendofpopolato  il  pac- 
fc de  i  Rugi,  vennero  da  lì  a  poco  a  farfcne  padroni,  e  a  ftabilirvi 
la  loro  abitazione.  A.  noi  nondimeno  parrà  poco  probabile,  che  Odoa- 
cre  paffafTe  il  Danubio,  ed  entrafle  nel  Rugiiand.  Più  facile  è,  che  fe- 
guiflc  di  qua  dal  Danubio  nel  Norico  k  fconfitta  totale  di  quella  bar- 
barica nazione,,  parte  nondimeno  della  quale  troveremo  fra  poco  tut- 
tavia in  Italia.  Nella  fuddctta  Vita,  di  San  Severino  W,  fi  legge  l'c- 
fortazione  fatta  da  quel  fanto  Vecchio  prima  di  morire  al  fuddetto  Re 
de* Rugi  Fava,  e  a  Gifa  Moglie  fua  crudcliflìma,  minacciando  loro  del- 
le difgrazie,  fc  non  mutavano  vita.  Aggiugne  Eugippio,  che  Federi- 
go,y  Fratello  d'efib  Re  Fava,  o  fia  Fabano,  dopo  la  morte  di  quel  gran 
Servo  di  Dio  fpogliò  il  di  lui  Moniftero,  e  reftò  poi  uccifo  da  Fede- 
rigo Figliuola  di  Fava .  Ed  eflcndo  (lata  in  appreflb  moffa  guerra  da 
Otacharo  (lo  fteflb  è  che  Odoacre)  i  Rugi  rellarono  fconfitti,  mefib 
in  fuga  Federigo^  Fava  prefo  con  Gifa  fua  Moglie,  ed  amendue  con- 
dotti prigionieri  in  Italia.  Seguita  a  dire  Eugippio,  che  il  fuddetto 
Federigo  Figliuolo  del  Re  de'  Rugi  da  Ir  a  qualche  tempo  fc  ne  ritor- 
nò al  fuo  paefc}  e  perche  probabilmente  diede  fofpetto  d'altre  novi- 
tà, Odoacrc  fpedi  incontanente  colà  Onulfo  fuo  Fratello  con  un  po- 
tente cfcrcito  d' armaci  :  ri  che  fu  cagione,  che  di  nuovo  Federigo  pren- 
dcfle  la  fuga.  Ma  non  volendo  Odoacre  impegnarfi  a  tener  le  fue  for- 
ze in  quelle  parti,  con  lafciarc  allo  fcoperto  l'Italia,  ordinò  al  Fra- 
tello di  ritornarfcne,  e  di  condur  feco  rutti  i  Romani,  che  abitavano 
in  quelle  contrade,  acciocché  non  reftafTcro  elpofti  alle  vendette  de  i 
Barbari .  Convenne  perciò  a  quella  gente  di  abbandonar  le  loro  cafe  e 
Chiefe,  e  tutto  il  paefej  e  in  tal  congiuntura  fu  anche  trafportato  in 
Italia  il  Corpo  di  San  Severino,  che  finalmente  fu  collocato  nel  Ca- 
Itello  LucuUano  tra  Napoli  e  Pozzuolo,  cioè  in  quel  raedefimo,  dove 
Odoacre  avea  relegato  Auguftolo  già  Imperadore.  Per  conto  poi  del 
fopra  nominato  Federigo,  egli  ricorfe  a  Teodericu  cimalo  Re  dr  i  Go- 
ti, che  allora  dimorava  in  Città  Nuova  nella  Provincia  della  (ìa . 
Così  Eugippio }  e  quella  particolarirà  è  ben  da  notare.   Ila  v  di 

qui  Teoderico  prefe  motivo  e  prerello  di  mu''>vt'r  guerra  ad  e, 

ficcome  andremo  vedendo  fra  poco.    Ennodio  (f)  apertarrn  •  , 

effere  di  qui  nata  la  difcordia  fra  Odoacre  e  Teoderico,  p^  t 


Annali    d'  Italia.  -      119 

de  i  Rugi  sì  raalcrattati  dal  primo  erano  parcnci  dell' altro .   In  quefto  Era  Volg. 
mentre,  fccondochè  ci  ù.  fapere  Marcellino  Conte  W,  Teoderico  non  AKN0487. 
mai  fazio  de'benefizj  ed  onori  a  lui  corapartici  da  Zenone   Augnilo,  (?)  Maral- 
con  una  gran  mafnada  de'  Tuoi  fece  una  fcorreria  fin  prelTo  a  Coltan-  ^2'  '~^°"*'  '" 
tinopoli,  e  da  nimico  arriv-ò  alla  Terra  di  Mclenziadaj  e  dopo  di  aver 
attaccato  il  fuoco  ad  aflaiflìrai   Luoghi,  le  t\c  cornò  a  Città   Nuova 
della  MeGa,  onde  era  venato.  Quelta  novità  ed  infolcnza,  Marcelli- 
no, come  ho  detto,  l'attribuifcc  all' incontcntabil' ambizione  di  Teo- 
derico, e  può  eflere,  ch^egli  colpire  nel   fegno .  Tuttavia  merita  ri- 
fleflìonc  ciò,  che  lafciò  fcntto  Eultazio  Epjfanienle,  Storico  Greco  di 
quelli  tempi,  citato  da  Evagrio  (^),  e  da  Niceforo  Caliillo  (0:  cioè  W  Evagr. 
che  Teoderico,  dopo  avere  ben  fcrvico  a  Zenone  nella  guerra  contro  ad  '•  ^'  f:  ^V 
Ilio  e  Leonzio  acccnnatadi  fopra,Xcopri,  che  l' Impcradorcper  ricom-  ^1  caUi/us 
penfa  tramava  inlidic  centra  la  di  lui  vita,  e  però  lì  ritirò  da  lui.  Di.'.  16. 
fimili  guiderdoni  folca  far  Zenone  a  chi  l'aveva  meglio  fervito  nelle 
fue  occorrenze .  Qual  fia  la  verità ,  niuno  il  può  fapcrc  in  tanta  lon-  ,, 

tananza  di  tempo.  Ognun  facilmente  parla  de  gli  affari  de' Principi,  ma 
facilmente  ancora  s' inganna  in  voler  colla  fua  tefta  fcoprire  i  Icgreti 
de  i  lor  gabinetti. 

Anno  òì  Cristo  cccclxxxvhi.  Indizione  xi. 
di  Felice  ili.  Papa  6. 
di  Zenone  Imperadore    i  j. 
di  O  D  o  A  e  R  E  Re  13. 

Confoli  \  DiNAMio,  e  Sifidio. 

AMendue  quelli  Confoli  fon  creduti  dal  Panvinio  {d)  creati  in  Oc-  rA\  p 
cidente  -,  ma  fenza  addurne   pruova  alcuna  .   Fini  di  vivere  in  L>  'c^''„T 
quell'anno,  fecondo  il  parere  del  Padre  Pagi  (e),  Pietro  Fulhne  Ere-  r^-.  \ 
rico  ed  ufurpatore  della  Chiefa  Antiochena,  ma  lenza  alcun  frutto  pel  Critu^'slr 
Cattolicilmo,  perchè  ebbe  per  SuccelTore  Palladio  infetto  della   me- 
dcfima  pelle.  Fino  a  quelli  giorni,  per  atteftato  di  Marcellino  Con- 
te (/),  Ilio  Patrizio,  e  Leonzio^  che   avca  prefo   il  titolo  d'Impera-  ff^  Az-r.  / 
dorè,  s'erano  mantenuti  nel  forte  Callello  di  Papurio  m  I fauna,  dap-  ulcomT 
poiché  furono  fconfitti  dall'armi  di  Zenone   Augutto.  Quivi   «tetterò  i»chromcc. 
per  tanto  tempo  bloccati  dalle  foldatclche  Imperiali .  Finuimcnte  dovet- 
tero arrenderli  per  mancanza  di  viveri,  né  fi   cardò   molto   a   mozzar 
loro  11  capo,  che  fullc  picche  fu  inonlalmcncc  portato  a   Coitancino- 
poli.  Ne  manco  chi  tacciò  d'ingratitudme  Zenone,  per  non  aver  u- 
lato  punco  di  clemenza  verfo  chi  avca  rimcifo  lui  lui  Trono,  in  queft' 
Anno  legui  di  nuovo  pace  e  concordia  tra  efib  Augullo,   e   Teodtrico 


xio  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Amalo  ^  Figliuolo  naturale  di  Teodemìro  Re  de  i  Goti.  Il  chiamo  io  così 
Anno  45^8.  f^Hj  f^jj.  (j.  Giordano  Storico  (a),  che  ricavò  la  Storia  Tua  da  quella  di 
de  Reb"%7t  Caflìodorio.  E  certamente  Caflìodorio,  per  cfTcre  flato  Segretario  delle 
cap.  55.  cr  Lettere  del  mcdefimo  Teoderico,  dappoiché  fu  divennto  Re  d'Italia, 
jeiiu.  potè  ben  fapere,chi  era  llato  il  Padre  di  lui .  Contuttociò  reca  motivo  di 

qualche  ftupore  il  vedere,  che  Teofane  (^)  chiaramente  il  chiama  Fi- 
{  )  T  eop  .  „jj^(,Jq  jj  f^dlamere^  il  quale,  fecondo  Giordano,  fu  folamentc  fuo  Zio 
(c)  Maìch.  paterno.  Malco  Bizantmo  CO  ,  che  condulie  la  lua  Stona  nn  dopo  quelli 
Tom.i.Hifi.  tempi,  ne' quali  verifimilmentc  vilTc,  anch'egli  l'appella  Figliuolo  di 
^>'-  5f/(«w««(3.  ISlè  diverlo  nome  gli  dà  l'Anonimo  Valcfiano  {d) .  Onde  fia 

mìis^'7ula-  proceduta  quella  divcrfità  di  pareri,  altra  cagione  io  non  faprei  indo- 
ntts.  vinare,  fé  non  che  Teoderico,  allorché  feguì  la  pare  fra  Leone  Au- 

{&)  Jordan,  gufto  e  i  Goti,  (0,  fu  invialo  per   ortaggio  da   Valamerc  fuo   Zio 
tb.  e.  SI.       allora  regnante  a  Coftantinopolij   laonde  allora  dovettero  cominciare 
a  chiamarlo  Teoderico  dì  Falamere  .^  per  diftinguerlo  da  Teoderico  Fi- 
gliuolo di  Triario,  che  die  molto  da  fare   in  quegli   fteffi  tempi  a  i 
Greci .  Tbeodericus  cognomento  Valamer  egli  è  appellato  da   Marcellino 

(f)  Marcel-  CQjjte  (/)  g  non  eia  Filius.  IValamer  fecondo  il  Grozio  vuol  dire 
tin.  itid.  n    .     • 

Principe . 

Ora  T'foiewo,  chiamato  da  altri  Teodorico ^  il  quale  probabilmente 
mirava  con  occhio  invidiofo  la  conquilla  si  felicemente  fatta  da  Odoa- 
cre  del  Regno  d'Italia,  fi  fcntì  naiccre  in  cuore  il  delìderio  d' acqui- 
ftar  egli  per  sé  una  sì  riguardevole  fignoriaj  e  maggiormente  s'accefe 
quella  fua  voglia,  da  che  Federigo  Re  de  i  Rugi  era  ricorfo  a  lui  per 
elTere  follenuto  contra  di  Odoacre,  e  vedeva  i  fuoi  Goti  malcontenti 
dell'ozio,  in  cui  fi  trovavano,  e  della  lor  refidenza  nella  Mefia  e  nell' 

(g)  Hlpr.  Illirico.  L'Autore  della  Mifcella  (g)  aggiugne,  che  gli  fteffi  Goti 
Mifcitl.  importunavano  Teoderico,  perché  loro  procacciaflc  un  miglior  paefe 
Tcra.  ;.  Rer.  (]a  abitarvi  .  Pertanto,  fé  preltiam  fede  a  Giordano,  Teoderico  in 
italuar.        perfona,  o  almeno  per  via  di  Lettere,  o  di    Melfi,    parlò   a  Zenone 

Augufto,  con  pregarlo  di   permettergli   di   paflare   con   tutte  le   fuc 
forze  in  Italia,  per  liberarla  dal  Re  de' Tiircilingi  e  de  i  Rugi,  Tiranno 
d'Italia.  Imperocché,  diceva  egli, /è  vincerò,  farà  con  gloria  di   Voftra 
Maejlà,  perchè  V acquifio  fi  dovrà  alia  voftra   munificenza,  e  pojfederò 
quello  Stato  per  vofira  concefiione .  JW  incontro  fé  farò  vinto ,  nulla  ci  per- 
derete Voi  ;  anzi  ve  ne  verrà  del  profitto ,  perchè  rifparmierete  le  penfioni , 
che  ci  pagate ,  e  rimarrete  libero  dal  pefo  della  mia  gente.  Zenone  accon- 
fentì,  e  fatti  molti  doni  a  Teoderico,  il   lafciò   ire   in   pace.    Ma   fé 
(h)  Proisp.    afcoltiamo  Procopio  (A),  Evagrio  («'),  e  Teofane  W,  lo  ftefib  Zenone 
'eh  III   I    Augufto  fu  quegli,   che  bramando   di   Icvarfi   d'addolTo   que' Barbari 
^'"1."     "    '  inquieti,  da' quali  era  sì  fovente  molcftato,  perfuafe  a  Teodenco  di 
(i)  Evagr.    portarfi  all' imprcfa  d'Italia:  propofizione  ,  che  fu  ben  volentieri   ac- 
l'ih.i-i.-ti.  colta  da  lui.  In  fomma  egli  tornato  a' fuoi,  e  trovatili  tutti   difpolli 
^n  chìonti  a  fagrificare  le  lor  vite  per  la  conquilla  di  si  bel  paefe,  attefc  a  pre- 
pararli >  e  fecondochc  abbiamo  da  Marcellmo  Conte,  tutta  la  Nazione 
Gotica,  a  lui  fuggetta,  fi  molle  nell'Autunno  di  quell'Anno  da  non 

fo 


Annali     d'  Itali  a.  ixr 

fo  qual  Tuo  pacfe .  Seco  era  fua  Madre,  ed  una  Sorella.  Pofero  i  Goti  Era    Vo!g. 
fopra  le  carra  i  fanciulli,  le  donne,  i  vecchi,    e  quanti  mobili  potè-  Anno  .i»8. 
reno  portar  fé  co }  ed  in  oltre  il  grano,  ed  infino  i  mulini  a  mano  per 
macinarlo.  Era  fui  fine  dell'Anno,   e    pure   il   verno,    le   nevi,   e   il 
ghiaccio  non  potevano  trattenere  il  viaggio  di    coftoro:    tanto  era   la 
lor  voglia  di  giugncre  in  Italia;  ma  non  dovettero  già  fare  gran  viag- 
gio per  quello,  che  fi  dirà  all'Anno   feguente .    Ennodio    («)   fcrive:  (a)  Ennod. 
Innumeros  diffufa  per  Populos  Gens   una  contrahitur  ^  migrante  tecum   ad  P^"'^y'c. 
yiufoniam  Mundo .  (*)  Sarà  un'iperbole  permefla  a  i  Panegirifti,  che      "  '""  ' 
Teoderico  feco  conducefle  un  Mondo  di  perfine:   contuttociò    fi    può 
credere,  che  un  gran  nuvolo  di  gente  foffe  quella  Nazione,  dianzi  do- 
minante, o  fparfa  nella  Pannonia,  Mefia,  Illirico,  ed  altre  contrade. 
Dice  il  medefimo  Oratore  più  fotto,  che  il  Popolo  condotto  in  Italia 
da  Teoderico  fi  poteva  paragonare  alla  rena^  e  alle  Stelle  .  Come  av- 
venimento ancora  degno  di  memoria  notò  il  Cronologo  del  Cufpinia- 
no  W,  che  nel  giorno  di  Pafqua  del  prefente  Anno  17.  d'Aprile  bru-  ^^  chron»- 
ciò  //  Ponte  di  Apollinare^  cioè  in  Ravenna,  come   lafciò   fcritto   an-    'f"^^    "■'^'' 
che  Agnello  (e)  nella  Vita  di  San  Giovanni  Arcivefcovo  di  Ravenna,  (e)  Jtgmll. 
Dovea  cflere  un  Ponte  fabbricato  di  legno,  ma  con  fingolar  maeftria}  ^'"■'.  i- 
e  però  degna  di  memoria  fu  la  di  lui  rovina .  J"'?:  ^-  ^*''- 

Anno  di  Cristo  cccclxxxix.  Indizione  xii. 
di  Felice  III.  Papa  7. 
di  Zenone  Imperadore   16, 
di  Odo  A  e  re  Re   14. 


Confoli  <  Probino,  ed   Eusebio 


IN  Occidente  fu  eletto  Confolc  Pro^/»#,  creduto  della  Cafa  Anicia  . 
Eufebio  fu  Confole  dell'  Imperio  Orientale.  Diede  fine  a  i  fuoi  gior- 
ni in  quell'anno  Acacie  Vcfcovo  di  Coftantinopoli  C'^),  già  fcomunicato  W  ^'^or 
da  Papa  Felice,  ed  ebbe  per  SuccefTore   Flaviano^  appellato  Flavtta^  fn"chrfni 
o  Pravità  da  altri,  che  folamente   campò  tre   mefi,  e  dopo  di   lui  fu      rheoth. 
eletto  Eufemia^  il  quale  fi  moftrò  di  fentimcnti  Cattolici,  e  difenfore  ìnchrono^. 
del  Concilio  Calcedonefe,  con  aver  fatto   immediatamente   cancellare 
da  i  facri  Dittici  il  nome  di  Pietro  Mongo  Eretico,  ed  ufurpatore  della 
Sedia  Patriarcale  d'  AlefTandria.  Nella  Primavera,  o  più  tofto  nel  Feb- 
braio di  quell'anno,  giunfe  1'  immenfo  efercito  di  Teoderico  Re  de  i 

Goti, 

(*)  Unìfcefi  una   Gente  fparta  per    Popoli  innumerahili ,    teca   paffanda 
neW  Italia  uh  Mondo . 


ili 


Annali    d'  Italia. 


(a)  Hifttr. 

-V  Mifcell. 
\Tom.  1. 
Her.  Jtalit. 


Era  Volg.  Goti,  chc  era  in  moto  per  venire  in  Italia,  al  Fiume  Ulca  .  Quivi 
AKN0489.  trovò  la  nazione  de  i  Gcpidi  tutta  in  armi  per  contraftargli  il  pafTo, 
o  perche  temcfTe  di  lafciar  paffare  per  quel  terreno ,  chi,  qualora  glie- 
ne fofle  venuta  voglia,  vi  fi  avrebbe  potuto  fermare >  o  pure  perché 
erano  ftati  guadagnati  que' Popoli  da  Odoacre,  già  ben  informato  de 
i  difcgni  di  l'coderico.  Pare,. chc  i  Gepidi  poffedcflero  o  tutta  o  parte 
della  .Dacia  Ripenfc  di  qua  dal  Danubio,  che  Zenone  dicemmo  aver 
conceduta  a  Teoderico,  fé  pure  non  accorfcro  da  altro  paefe.  Certo 
e,  chc  l'oppolìzionc  fu  fatta.  Ora  trovandofi  l'Armata  Gotica  affa- 
mata dall' una  parte,  perch'era  venuta  meno  la  vettovaglia,  e  dall' altra 
chiufo  il  pafeoj  la  neceflìtà  la  collrinfe  a  combattere,  benché  con  trop- 
po fvantaggio.  Paflarono  dunque  il  fiume,  pofero  in  rotta  i  Gepidi, 
e  ne  fecero  grande  ftrage .  11  Padre  Sirmondo  chiama  il  Re  de'  Gepidi 
d'allora  Gundarito .  Ma  l'Autore  della  Mifcella  W  gli  dà  il  nome  di 
TrìoJìUa^  e  dice  che  coftui  rimafe  morto  in  quella  battaglia.  Di  più 
aggiugne  elfo  Autore,  che  Teoderico  poco  appreflo  ^«^i«;«  Fulgam- 
nmn  Regem  magna,  fimul  cmn  fuis  agminibus  cade  profiravit .  (♦)  Ma  fi 
ha  da  Icrivere  Fulgarorum ^  cioè  Bulgarorum:  il  che  ci  fa  intendere, 
che  fin  d' allora  i  Bulgari  aveano  meflb  piede  nella  Mefia  inferiore  . 
Ed  in  fatti  quell'Autore  poco  più  di  fotto  aggiugne,  che  i  Bulgari 
fecero  una  lagrime vole  fcorrcria  nella  Tracia,  e  la  devaftarono  tutta . 
(b)  Ennod.  Ej^odio  {!>)  Icmbra  dire,  che  i  Sarmati  fi  oppofcro  anch' effi  ai  Goti, 
vantgyric.  ma  futono  diflìpati  ben  tolto.  Seguitando  ora  l'Autore  della  Mifcella, 
Thtodtrid.  fecondo  la  mia  edizione,  e  gli  Anonimi  Valefiano,  e  Cufpiniano,  che 
fono  i  più  efatti  Storici  di  quelli  avvenimenti,  è  dafapcrc,  che  Odoa- 
cre conofcendo  qual  fiero  temporale  fi  fofle  mofib  dall' Oriente  contra 
di  lui,  ammalsò  quanta  gente  potè  per  opporvifi.  Se  vogliam  crede-. 
re  al  fuddctto  Ennodio,  cioè  ad  un  Panegiri Ita  Oratore,  che  accrcfce 
o  fminuifce  tutto,  per  elaltar  femprc  il  fuo  Eroe  Teoderico,  avea  Odoa- 
cre eccitate  contra  d\  (\u.t\\o  tutte  le  Nazioni^  e  molti  i2e  erano accorfi 
in  aiuto  d'eflb  Odoacre.  Nel  primo  di  d'  Aprile  creò  Generale  dell'ar- 
mi fue  Ttifa-j  e  pofcia  egli  (teflb,  quando  fentì  avvicinarfi  il  nimico, 
fi  porto  colla  fua  potentilfima  Armata  al  Fiume  Lifonzo  di  là  da  Aqui- 
leia  nel  Friuli,  e  quivi  fi  trincerò. 

Arr-ivato  dall'altra  parte  Teoderico.,  fpcfe  alcani  giorni  per  ri fto- 
rare  in  queir  ubettofo  paefe  la  fua  gente  e  i  cavalli  affaticati  per  sì 
lungo  viaggio .  Pofcia  fcelto  il  dì  della  battaglia,  e  mefle  in  armi  tut- 
te le  fquadre  de' fuoi  combattenti,  valicò  il  Fiume,  ed  affali  l'oppo- 
fto  efercito  di  Odoacre.  Fu  fanguinofo  e  terribile  il  conflitto,  ma  in 
fine  toccò  ad  Odoacre  il  prendere  colla  peggio  delle  fue  genti  la  fuga. 
In  qual  giorno  feguiffe  quella  giornata  campale,  non  fi  può  raccoglie- 
re dal  Cronologo  del  Cufpiniano,  perch'egli  confonde  le  azioni  e  i 
tempi.  A  noi  bafteià  di  fapcre,  che  Odoacre  fi  ritirò  a  Verona,  fpc- 

ràndo 


(*)  Con  ijlragi  atterrò  Buia  Re  de'  Bulgari  affiemt  colle  fue  /quadre , 


Annali    d'  Italia.  izj 

rando  che  quella  forte  Città,  e  l'Adige  gli  doveflcro  fcrvir  d'argine.  Era  Volg. 
Ma  colà  fopragiunto  anche  Teoderico,  fi   venne  ad  una  feconda  bat-  Ann  0489. 
taglia  p')Co  lungi  dalia  Itt-fla  Città.  Fu  non  minore  la  ftrage  di  qucfto, 
che   del  precedente  conflitto;  ma  ancor  qui  foprafatto   Odoacrc  dalle 
forze  nimiche,  rimaie  fcnnfitto,  e  di  nuovo  prcfe  la  fuga  W .  Molti  {3.)  nifi»r.- 
furono,  che  in  fuggendo  fi  precipitarono  nell' Adige,  e  quivi  trafpor-  ^'i^tll" 
tati  dalla  rapidirà  dell'acque,  finirono  di  vivere.  Seppe  ben  profittare  ^J^' if^n^ 
Teoderico  delia  vitrnna,  perciocché  nel  caldo  d'efla  feguitando  i  fu- 
gitivi,  ebbe  la  fortunx  d'entrare  in  Verona,  i  cui  Cittadini  per  la  co- 
iternazione  non  ofarono  di  far  reità.    Dopo  quefte  fconfitte   Odoacrc 
con  quelle  truppe,,  che  gli  erano  reftate,  prefc  il  cammino   alla  volta 
di  Roma,  con  pcnfiero  di  quivi  fortificarfi,  per  quanto  s*ha  dalla  Sto- 
ria Mifcella..  Ma  giunto  colà  vi  trovò  le  porte  ferrate,  né   potendo 
in  altra,  maniera:  sfogar,  la  fua  rabbia  per  un  tal  rrfiuto  contro  i  Citta- 
dini ,  mifc  a.  ferro  e  fuoco  tutti  i  contorni .  Pofcia  di  là.  fc  ne.  tornò  a 
Ravenna,  dove  fi  diede  a  far  quante   fortificazioni  mai   potè  per  fua 
difefa .    11  Cronologo  del  Cufpiniano  imbroglia  qui  le   cofc ,.  narrando 
in  un  fiato,  che  Odoacre  entrò  ne'trincieramcnri  (di  Ravenna),  con 
aggiugnere,  che  i.  fuoi.  foldati  Eruli  fi  raifcro  nella  Pigneta,.c  cheli 
venne  ad  un.  combattimento,  in  cui  rcftò  uccifo  Libella  Generale  della 
milizia,  e  tagliati  a  pezzi  afiaiflìmi  dall'una  e  dall' altra  parte  .•  dopo  di 
che  Odoacre  fi  chiufe  in  Ravenna  a  dì  p.  di   Luglio.  A  gli  Anni  fc- 
guenti  appartengono  quefti  fatti  .^  Ora  il  vittoriolo  Teoderico  indiriz- 
zò i  fuoi  pafli  alla  volta  di  Milano,  dove  era  il  miglior  nerbo  delle 
forze  di  Odoacre,  e  gli   riufcì  di  guadagnare  e  tirar   nel  fuo  partito 
buona  parte  di  quelle  foldatefchc,  che  fc  gli  arrenderono,  infieme  con 
Tufa  Generale  dell' Armata  d' eflb  Odoacre.  E  dando  in  Milano,  non 
pochi  Popoli  concorfero  colà  a  riconofccrlo  per  Signore,,  fra' quali  fi 
conurono  i  Pavefi,  alla  tella  de' quali  andò  Santo  Epifanio  loro  V cCco- 
vo.  Lafciatofi  poi  adefcare  dalle  belle  parole  di  Tufa,  uomo  furbiflì- 
mo,  che  gli  promettea  mari  e  monti,  l'inviò  con  parte  dell'  efercito 
coatra  di  Odoacre .  Giunto  coftui  a  Faenza,  intraprefe  1' alTedio   non 
so  fc  di  quella  Città,  o  pur  di  Ravenna.  Ben  so  per  relazione  dell' 
Anonimo  Valefiano  (0,  e  dell'Autor  della   Mifcella   (f),   che   ufcito  (b)  ^nony- 
Odoacre  di  Ravenna,  e  venuto  a  Faenza,  allora  Tufa  fi  cavò  la  ma-  *""*  ^""Z- 
fchera,  e  tornato  co' fuoi  al  fervigio  di  lui,  gli  diede   anche  in    mano  ^jr^if"'' 
i  primarj  Ufiziali,  ed  aflaiffimi  foldati  di  Teoderico,  che  già  erano  fé-  toL.  i. 
co  venuti,  ed  apprenb  furono  condotti  ne'  ferri  a  Ravenna  :    avveni-   Rer.  Italie. 
mento,  onde  reltò  sì  fattamente  forprefo  Teoderico,  che  giudicò  be- 
ne di  ritirarfi  coli' efercito  in  Pavia,  dove  attefe  a  premunirfi  con  tutte 
le  poflìbili  fortificazioni ..  Ennodio   C^^)   anch' egli   racconta,,  che  in   tal  (à.)  FnatJ. 
congiuntura  un'immenfa  moltitudine  di  Goti  fi  rifugiò  in  quella  Città.   '^pi.'laJi 
Con  si  Itrepitofe  avventure  terminò  il  prefente  anno .  Ticmtnf. 

Ep.jcopi  . 


Anno 


IZ^ 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  ccccxc.  Indizione  xiii. 
di  Felice  III.  Papa  8. 
di  Zenone  Imperadore  17. 
di  Odo  acre  Re   i  j. 


Confoli 


Flavio  Fausto  juniore;  e 
Longino  per  la  l'econda  volta. 


E»A  Volg.  T  Ongino  Confolc  per  la  feconda  volta  appartiene  all'Oriente,  ed  è 
Anno  490.  J[_^  {[  Fiatello  di  Zenone  Augullo,  cioè  quel  medefimo ,  che  era  Ih- 
to  Confole  nell'anno  486.  Fau/ìo  Juniore  fu  Confole  in  Occidente i  e 
pare  ben  da  ttupirfi,  come  Odoacre  in  tante  turbolenze,  e  mafllaia- 
mcnte  fé  è  vero,  che  Roma  lì  fofle  levata  dall'ubbidienza  di  lui,  crcafTe 
qucfto  Confole,  il  quale  fembra  anche  accettato  in  Oriente.  A  diltin- 
zionc  dell'altro  Faufio^  ch'era  ftato  Confole  nell'anno  483.  vien  que- 

(a)  sìrmtn-  ^o  chiamato  Juniore.  Oflervò  il  Padre  Sirmondo  (<»),  che  fuo  Padre 
dus  in Notis  cra  tìiito  Gennaclio  ^vieno  Conlole  nell'anno  4fo.  Credo  ben' io,  che 
ad  lìb.  I.  s'inganni  1' Amcloven  (^),  allorché  a  queilo  Confolc  atiribuifce  i  no- 
^^if^'^""   "^^  '''  yinicio  Jcilio  Jginanzio  Fauflo .   Quefti  appartengono  al  prccc- 

(b)  Amtlt-  dente  Faurto  Confole.  Pretende  ancora  il  Padre  Pagi  {e),  che  nella 
■ven.  Fajl.  Lettera  di  Emiodio  (rf),  indirizzata  a  Faullo  Confole  nel  prcfente  anno, 
ConfitUr.  effo  Fauflo  fia  chiamato  Avieno .  Ennodio  fcrive  a  Fauflo.^  con  rallc- 
ì^^  Papui  grarfi  del  Confolato  conferito  ad  Avieno  di  lui  Figliuolo,  né  già  fcri- 
(d)  Ennod.  ve,  che  anch  egli  portalie  il  ÌNome,  o  ha  Cognome  di  Avieno.  Mori 
l.i.Epifi.^.  nell'anno  prefcnte  l-'ietro  Mongo  Eretico,  che  circa  fei   anni   occupò 

la  Chiefa  Patriarcale  d' Alcflandria,  con  avere  per  Succeirorc  Atana- 
fio  li.  anch'elfo  attaccate  a  i  medefimi  errori:  con  che  reftò  tuttavia 
in  gravi  divUioni  e  turbolenze  la  Chiefa  Aleflandrina.  Ciò,  che  ri- 
guarda San  Cefario  Vefcovo  di  Arles,  il  quale  fcrifle  in  quelli  tempi 
centra  di  Faullo  Vefcovo  di  Ric?i  e  i  Concilj  tenuti  in  Francia  con- 
tro le  novità  de' Predeilinaziani  >  ed  altre  notizie  fpettanti  a  Gennadio 
Prete  di  Mariìlia,  che  continuo  il  Trattato  di  San  Girolamo  de  gli 
Scrittori  Ecclcfialtici}  liccome  ancora  a  Salviano  Prete  mcdefimamcn- 
ce,  non  già  Vefcovo  della  itelTix  Città:  potrà  il  Lettore  raccoglierle, 
da  gii  Annali  EcclefialUci  del  Cardinal  Baronio,  del  Fleury,  e  del  Pa- 
dre Pagi.  In  quelt'anno,  per  quanto  abbiamo  dall'Anonimo  Valefia- 
{t)Anonym.  no  (t') ,  Odoacre  da  Ravenna  portoffi  a  Cremona,  che  dovea  tuttavia 
ValefianHs.  ubbidire  a  i  di  lui  comandamenti,  e  pofcia  pafso  a  Milano  con  quan- 
te forze  potè,  con  difegno  di  afTalire  Teodcrica?  Ma  ne  pur  queftì 
fi  llava  colle  mani  alla  cintola.  Aveva  egli  fcritto  a  i  Viiigoti  della 
Gallia  con  pregarli  d'inviargli  un  buon  rinforzo  delle  loro  milizie >  e 
il  ile  JUrico^  che  regnava  allora  fra  elfi,  trattandofi  d'aiutare  chi  cra 

della 


Annali    d'  Italia.  115- 

della  ftefla  loro  Nazione,  e  come  Fratello,  ben  volentieri  gli  fpedi  a  Era  Volg. 
Pavia  alquante  fchiere  de'  fuoi  più  bravi  combattenti .    Allora  Teode-  Anno  490. 
rico,  lufciata  in  Pavia  la  Madre  colle  Sorelle,  e  col  volgo  imbelle  del- 
la Tua  Nazione,  fidmdofi  dell'onoratezza  di   Santo  Epifanio   Vcfcovo 
di  quella  Città,  ufci  in  campagna  col  fuo  bellicofo  efercito,  ed  ito  in 
traccia  dell' avverfario  Odoacrc,  il  raggiunfe  preflb  il  Fiume   Adda  (al 
fiume  Duca  fi  legge  prcflo  Caffiodorio  {a);  ma  quefto  Fiume  è  inco-  (a)  Cajfmd. 
gnito  a  gl'Italiani)  dove  gli  prefentò  la  battaglia  nel  dì  i  j.  d'  Agofto .  '"Cbromct. 
Menarono  le  mani  con  gran  coraggio  amendue  le  Armate,  e  fi.'guì  un 
fanguinofo  macello  sì  dall'una  come  dall'altra   parte,   con   reftare   in 
gli  altri  eftinto  fìal  campo  Pierio  Conte  de'  Domeftici,    cioè   Capitan 
delle  Guardie  di  Odoacre.  Ma  in  fine  ancor  quello   conflitto  andò  a 
terminare  come  gli  altri  due  precedenti  colla  rotta  di  Odoacrc,  il  quale 
a  forza  di  fproni  Ci  falvò  a  Ravenna  colle  reliquie  dello  fconfitto  efer- 
cito fuo.  Ne  fu  lento  ad  infeguirlo  Teoderico  colle  vittoriofe  fue  genti, 
e  a  mettere  l'adedio  a  quella  Città.  Stabilì  egli  il  fuo  alloggiamento 
nella  Pigneta,  tre  miglia  lungi  dalla  ftelTa  Città,  dove  fece  de  i  forti 
trincieramenti .  Mentre  quella  gran  lite  fi  agitava  colle  fpade  fra  i  due 
Competitori,  abbiamo  dalla  fteffa  Scoria  Mifcella  (^),  che  una  grande  (b)  nifior. 
Armata  di  Borgognoni,  i  quali  colla  lor  fignoria  abbracciavano  allora  j^'f"^^'^ 
anche  la  Savoia,  calò  in  Italia  col  Re  Gundebaldo^  chiamata  non  so  fé  ^/j^/,  '    "^' 
da  Teoderico  o  da  Odoacrc  j  ma  pretendendofi  burlata  con  un'  appa- 
renza di  lega  ,  uè  trovando  nella  Liguria  perfona  che  loro  fi  opponef- 
fe,  diede  il  facco  dapertutto,  e  condulTe  nella  Calila  un'immenfi  quan- 
tità di  prigioni .  O  nel  prefente  o  nel  fufleguente  anno  accadde  la  bar- 
barica azion  di  coftoro.  Abbiamo  eziandio  da  Ennodio  (0,  che  circa  (e)  Enmd. 
?[uefti  tempi  la  Città  di  Milano  patì  di  grandi  calamità,  e  ne  toccò  la  '«  ì^at^l. 
uà  parte  z  Lorenzo  Arcivefcovo  d'efla,  mentre  nell'irruzion  de'nemi-  ^•'«'^«'" 
ci  i  Criftiani  a  guifa  di  pecore  erano  condotti  in  ifchiavitù  .  Da  i  fud-  ffel/""*' 
detti   Borgognoni  venne  quello  flagello. 

Anno  di  Cristo  ccccxci.  Indizione  xiv. 
di  Felice  III.  Papa  p. 
di  Anastasio  Imperadore  i. 
di  O  D  o  A  e  R  E  Re   1(5. 

Confole  ^  Oli  BRIO  juniore,  fenza  Coflega. 

NEH' Occidente  niun  Confole  fu  creato,  perchè   tuttavia  fi  difpu- 
tava  del  Regno  tra  Odoacre  e  Teoderico.  Sicché  il  folo  Orien- 
te diede  per  Confole  Olibrio  appellato  ^««/orf  a  diftinzione  dell'altro, 
clic  era  (iato  Confole  nell'anno  464.  ed  era  poi  divenuto  Imperador 
Tom.  ni.  Ff  d'Oc- 


220  Annali    d'  Italia. 

Era  Vclg.  d'Occidente.  Era  egli  Figliuolo  d' Jriol?i»do  GeneYole  d'armi,  ed  la- 
^'*'^"^4^'*  figne  perfonaggio  nella  Corte  Imperiale  de'  Greci,  e  di  Giuliana  figliuo- 
la del  predetto  Impcradore  Olibrio.  La  Genealogia  di  quella  Giulia- 
(a)  Mor.t-     na  ci  fu  data  dal  chiariflìmo  Padre  de  Montfaucon  (")  Benedettino  di 
faucon  Pa-    San  Mauro .  In  queft'anno  Zenone  Imperador  d'Oriente  finì  di  vivero 
leogrjph.       g  ji  regnare  nel' dì  p.  d'Aprile.  Chi  defidera  delle  favole,  legga  ciò, 
rdt.f.ioT^  che  lafciarono  fcritto  Zonara,  Ccdreno,  e  Niceforo  Callillo,  intorno 
alla  maniera  della  fua  morte,  eflendofi  fparfa  voce,  che  trovandofi  egli 
uà  dì  ftrananiente  ubbriaco  (  il  che  non  di  rado  fuccedcva  )    Arianna 
fua   Moglie,  anch' efTa  disguftata  di  lui,  il  facefle  feppellir  come  mor- 
to, e  ben  chiudere  l' avello j  e  che  digerito  il  vino,  e  tornato  egli  in 
fé  fteflb,  con  inutili  grida  ed  urli  fofle  coftretto  a  morir  ivi  daddovero. 
Certo  è,  che  quefto  Imperadore  lafciò  dopo  di  sé  una  memoria  fune- 
fta  per  cagione  de' molti  fuoi  viz},  e  per  aver   fomentati  gli   Eretici 
e  le  Ercfie  di  quc' tempi.  Ma  non  lafciò  già  Figliuoli  malchi}  e  pe- 
rò Longino  fuo  Fratello,  flato  già  Confole  due  volte,  ed  allora  Prin- 
cipe del  Senato,  ma  uomo  fupcriore  di  gran  lunga  al  Fratello  ne' vi- 
zi,  fidandofi  fpezialmcnte  nell'appoggio  delle  foldatefche  Ifaurc,  ten- 
to e  fperò  di  fuccedere  nell'  Imperio  .  Ma  l' Impcradrice  Arianna  fcppe 
adoperarfi  con  tal  deftrezza,  che  guadagnati  i  voti  del  Senato,  e  dell' 
cfercito,  ftCQ  proclamar  Imperadore   Jnajìafio^   allora   Silenziario  del 
facto  Palazzo  (bafTa  Dignità)  e  non  peranchc  giunto  al  grado  di  Se- 
(W  Theo-     natore.  Era  egli  nato  in  Durazzo.  Scrive  Teofane  (^),   che  Eufemio 
ph,incs  m      Patj-jarca  di  Coftantinopoli,  tenendolo  per  indeano  dell'Imperio,  ab- 
borriva  di  conlentire  ali  elezione  di   lui}  ma   avendo    Analtaiio   lotto- 
fcritta  una  promefla  di  feguitare  il  Concilio  Calcedonefe,  come  Rego- 
la di  Fede,  Eufemio  s'indufle  a  coronarlo.  Salito  egli  poi  fui  Trono, 
(t)  Kvagr.    racconta  Evagrio   (e),  che  moftrandofi  amator  della  pace,  non   volle 
/■.3.  fa».  30.  j-jj^  novità  alcuna  nelle  cofe  della   Religione  e  della   Chicfa,   lafciando 
che  chi  voleva  fofleoere  il  Concilio- fuddctto,  lo  folleneiTe  j  e  chi  ave- 
va abbracciato  1' Enotico  di  Zenone,  feguitafle  a  tenerlo:  per  la  qua! 
mondana  Politica  maggiormente  fi  confermarono  e  crebbero  le  difcor- 
die  nelle  Chiefe  d'Oriente  con  grave   pregiudizio  del   Cattolicifmo  . 
Seguitava  intanto  l'afledio  di  Ravenna,  entro  alla   quale  era  chiufo  il 
(d)  Jnony-  Kt  Odtacre .  Abbiamo  dall' Anonimo  Valefiano  (rf"),  ch'eìTo  Odoacre, 
mm  Y»ltf.     ficcome  uomo  valorofo,  ufcito  una  notte  della  Città  con  tutto  lo  sfor- 
zo de'fuoi  Eruli,  andò  ad  aflalirc  1'  Armata  del  Re  Teodcnco,  che  fla- 
va ben  trincierata  nella  Pigneta.  All'inafpettata  vifita  non  pochi  de' Go- 
ti rimafero  trucidati}  ma  prcfe  l'armi  da  tutto  il  campo,  dopo  una  olli- 
nnta  difefa  e  ofFcfa,  e  che  collo  la  vita  a  gran  copia  di  quc' Barbari, 
furono  rovefciati  gli   Eruli  con  loro  gran  perdita,   ed  obbligato  il  re- 
flante  alla  fuga.   Il  Generale  dell'Armi  di  Odoacre,  chiamato  ZfwV«, 
o  Levilla  (preflo  il  Cronologo   del  Cufpiniano  ha  il  nome  di  Libella) 
{€)  Hiftor.     rimafe  morto  in  fuggendo  nel  Fiume  Veiente,  che   Bideas  da   altri  è 
MijctU.         chiamato,  &  oggidì  Bedefe,,o  Ronco.  Odoacre  ebbe  la  fortuna  di  ar- 
Rt'r  italiw   ri^*f  ^*1^°  '"  Ravenna,  dove  fi  rinfcrrò .   L' -.autore  della  Miicella  (0 

f* 


Annali    d'  Italia.  xiy 

fa  menzione  anch' egli  di  quefto  fatto  con  dire,  che  Odoacre   fovenre  Era  Volg. 
ufcendo  co'fuoi  dalla  Città,  inquietava  l'cfercito  diTeodcrico}  e  che  Anno  491. 
ultimamente  fatta  una  fortita  di  notte  addoflb  a  gli  afledianti,  ne  fece 
gran  macello >  ma  in  fine  fuperato  da  i  Goti,  che  fecero  una  gagliar- 
da refiftenza,  fé  ne  fcappò  entro  la  Città.  La  flefla  azione  fotte  que- 
fto medcfimo  anno  è  narrata  da  Caffiodorio  («)   con   dire,   che  ufcito  ^  calpod. 
di  notte  Odoacrc  al  Ponte  Candìdio  fu  con  una  memorabil  zuffa  vinto  in  chronic». 
dal  Re  Teoderico.  In  vece  di  Candìdio  fi  dee  Icriverc  Candiano  ^  Luo- 
go celebre  prcflb  Ravenna.  E  lo  attefta  anche  Agnello   Scrittore  del 
Secolo  Nono  nelle  Vite  de  gli  Arcivefcovi  di  Ravenna  (^),  dal  quale  W  -^gntH- 
parimente  impariamo,  che  Teoderico  Ci  era  pollato  non  lungi  da  Ra-  ^'5'  ■^'''^"- 
venna  nel  campo  che  Ji  chiama  di  Candiano;  e  che  Odoacre  due   volte  R^^'^n 
battuto,  tornò  col  fuo  efercito  al  predetto  Campo.,  e  rellò  fconfitto  la  Pan.  r. 
terza  volta:  dopo  diche  fi  rinchiul'e  nella  Citrà .  Aggiugnc  pofcia  cflb  ^"n.  u. 
Agnello,  che  Teoderico  (per  quanto  io  vo  credendo,  ctìendo  confufe  ^"''  ^"^"' 
le  fue  parole)  andò  a  Rimini,  e  di  là  co  i  Dromoni,  cioè  con  barche 
da  trafportar  gente  e  viveri,   arrivò  al   Porto  Lione,  per   impedire  i 
foccorli  dalla  parte  del  mare  all'aflcdiata  Città,  con  far  dipoi  fabbri- 
care un  Palazzotto  nell'  Ifola,  dove  a' tempi  del  medefimo  Agnello  era 
il  Monillero  di  Santa  Maria,  fei  miglia  lungi  da  Ravenna:  la  qual  Cafa 
il  medefimo  Agnello  fece  demolire  per  valerfi  di  quel  matcrule.  Ag- 
giugnc Calltodorio,  che  in  quell'anno  i  Vandali  fupplicarono  per  aver 
la  pace,  fenza  dire,  fé  dall' Imperadore  d'Oriente,  o  pure  dal  Re  Teo- 
derico, e  da  lì  innanzi  cefiarono  di  fare  incurfioni  nella  Sicilia.  Mar- 
cellino Conte  (e)  accenna  anch' egli,  che  leguì  in  Coitantinopoli   una  r^s  j^ianeil 
guerra  fra  la  Plebe,  e  che   una   parte  della  Città  e  del   Circo  rimale  csmes  m 
.disfatta  da  un  grave  incendio.  chrcmco. 

Anno  di  Cristo  ccccxcii.  Indizione  xv, 
di  Gelasio  Papa  i. 
di  Anastasio  Imperadore  2. 
di  Odoacre  Re   17. 


Confoli 


i   Flavio  Anastasio  Augusto,  e  Rufo, 


SEcondo  il  coftume  de  gli  altri  Imperadori  Anaftafii  in  Oriente  nel 
primo  Gennaio  dei  fuo  Imperio  prefe  il  Cotifolato.  Rufo  fuo  Col- 
lega viene  appellato  Co«/e  dal  Cronologo  del  Cufpiniano  C"^),  e  il  Pan- "(d)  corono- 
vinio  (0  pretende,  che  egli  fofic  Confolc  creato  in  Occidente,  ma  fen-  ^oguì  óufpì- 
za  recarne  pruova  alcuna >  apparendo  nulladimeno,  che  1' Imperadori  TJ"'pa„.^i 
d'Oriente  talvolta  in  quelli  tempi  crearono  anche  il  Confole  Occidcn-  „i«j  j„' f^. 
tale .  Pafsò  nel  prelente  anno  a  dì  14.  di  Febbraio  a  miglior  vita  Fé-  ft'n  Ctnful. 

Ffi  lice 


Era  Vola 


^a)    Ctdren 
it  Annalìb. 


ii8  Annali    d'  Italia. 

lice  Papa^  Terzo  di  quefto  nome,  che  San  Gregorio  Magno  chiama 
Anno  492.  fug  JtavB^  Porvtefice,  la  cui  memoria  è  gloriofa  ne' Fatti  Ecclefiafti- 
ci .  Nel  di  primo  del  fufleguence  Marzo  gli  fu  dato  per  Succedore 
Gelafto  di  nazione  AfFricano,  uno  de'piii  riguardevoli  Paftori,  che  ab- 
biano riempiuta  la  Sedia  di  San  Pietro.  Diede  egli  principio  al  fuo  Pon- 
tificato cori  procacciare  rimedj  al  miferabile  ftato  delle  Chiefc  d'O- 
riente, giacche  l'Erefia  in  vece  di  celTare  andava  crefcendo  a  cagion 
della  connivenza  d' Anaftafio  Imperadore,  il  quale  moftrava  bensì  dall' 
un  canto  d'eflere  Cattolico,  ma  dall'altro  fomentava  non  poco  le  tur- 
bolenze de  gli  Eretici,  in  guifa  che  veniva  riputato  anch' egli  Ereti- 
co, o  macchiato  dell' Erefia  de  gl'Indifferenti:  pefte,  che  anche  og- 
gidì ha  luogo  fra  certi  Popoli ,  che  pure  efteriormente  profetano  la 
Legge  fantiffima  di  Crifto.  Per  quello  nondimeno,  che  riguarda  il  Po- 
litico, fi  acqui ftò  falle  prime  eflb  Anaftafio  un  buon  nome;  anzi  fel 
confermò,  giacché  fcrive  Cedreno  C«),  che  ne' Giuochi  Circenfi  cf- 
fendo  egli  alfifo,  tutto  il  Popolo  ad  una  voce  gridò:  Come  fiete  viva- 
fi  finora^  Jìgnoreggiate  ancor  da  qui  innanzi .^  0  Signore .  Confeflano  in  fat- 
ti gli  Scrittori,  che  A  naftafio  nella  vita  privata  era  folito  a  mezzanot- 
te d'andare  alla  Chicfa  con  far  ivi  le  fue  preghiere,  e  fpeflb  digiuna- 
va, e  difpenfava  di  grandi  limoline.  Divenuto  poi  Imperadore,  cac- 
ciò via  da  Collant inopoli  le  fpie,  ed  abolì  il  tributo  chiamato  Crifar- 
giro^  cioè  Oroargento^  che  fruttava  all'erario  Celareo  un'incrcdibil  fom- 
ma  di  danaro,  ma  con  aggravio  intoUerabil  de' Sudditi.  Imperocché 
qualfivoglia  mendico,  meretrice,  ripudiata.  Servo,  e  Liberto  era  ag- 
gravato dal  tributo  ogni  anno.  E  fecondoche  abbiamo  da  Zonara  C^), 
ogni  pcrfona,  mafchio  ofemina,  pagava  una  moneta  d'argento,  altret- 
tanto poi  per  ogni  cavallo,  mulo,  e  bue-,  e  lei  Folli  (fpccie  di  mone- 
ta) per  ciafcun  afino  e  cane.  Fece  Anaftafio  pubblicamente  bruciati 
Libri  di  quello  Tributo  con  fuo  gran  plaufo,  ed  iramcnfi  confolazio- 
ne  del  Popolo.  Volle  eziandio  per  atteilato  di  Teodoro  Lettore  {:), 
che  le  Cariche  per  l' addietro  venali  fi  dtfpenfaflero  gratis  in  avvenire. 
Ma  a  così  bei  principi  non  corrifpofe  il  profcguimento  della  fua  vita 
e  del  fuo  comando.  È'  nondimeno  da  avvertire,  che  Teofane  (,d)  ri- 
ferifce  abolito  il  fuddetto  Tributo  alquanti  anni  dipoi,  e  non  già  ne' 
primi  di  quello  Imperadore,  con  aggiugncre,  ch'egli  proibì  ancora  l 
combattimenti  colle  Fiere  nell'Anfiteatro,  che  collavano  la  vita  a  mol- 
te pcrfone .  Appartiene  bensì  al  prefence  anno,  giulla  la  teflimonian- 
za  del  fuddetto  Teofane,  e  di  Marcellino  Conte  (0,  il  principio  del- 
la guerra  Ifaurica.  Longino  Fratello  del  già  defunto  Imperadore  Zeno- 
ne, da  che  non  avea  potuto  ottener  di  Ialite  fui  Trono  dopo  di  lui, 
inquietava  forte  la  Città  di  Collantinopoli.  Se  ne  sbrigò  Anaftafio 
"con  farlo  prendere,  ed  inviare  ad  Alelfandria  d'  Egitto,  dove  il  collrin- 
fe  a  farfi  Prete,  e  dove  da  lì  a  fette  anni  pacificamente  diede  fine  al 
fuo  vivere .  Tolfe  ancora  la  carica  di  Generale  delle  Armate  ad  un  al- 
tro Longino.  Ma  coftui  per  la  rabbia  di  vcderfi  degradato,  unitofi 
con  gì' Ifauri,,  che  erano  della  Nazione  fua  ftcfia,  e  del  prtdcfunto> 

Ze- 


in  Annal. 


vc)   Ihecd. 
LeCior   l.    : 


(d)   rhiofh. 
in    Chrsnog. 


(e)  Marcft- 
Ihi.  Ccm.  i» 
Chrtnko . 


Annali    d'  Italia.  119 

Zenone,  ed  ufavano  fiere  prepotenze  in  addietro,  fi  diede  a  fare  alla  Era  Volg, 
peggio,  commettendo  mille  difordini  in  Coltantinopoli .  Perciò -Ana-  ANN049Ì. 
ilafio  il  cacciò  via  dalla  Città  con  tutta  l'infoiente  e  numerofa  brigata 
de  gli  altri  Ifauri.  Se  n'andò  collui  infuriato  nell' Ifauria,  ed  impadro- 
nitoti de'tefori,  che  Zenone  per  fua  cautela  avca  mandati  in  quel  pae- 
fe,  fece  foUevar  quc' Popoli,  con  formare  un'Armata  d'elfi,  di  Bar- 
bari, e  d'altri  mafnadieri,  fin  quafi  a  cento  cinquanta  mila  perfone . 
Ninilingi  Governator  dell' Ifauria,  creatura  di  Zenone  Augufto,  fi  mi- 
fe  alla  tefta  di  coltoro .  Ma  fpedito  centra  di  loro  da  Anaftafio  Gio- 
vami Scita  con  un  poderofo  efercito,  e  data  una  battaglia,  Ninilingi 
redo  morto  fui  campo  con  buona  parte  de  gì' Ifauri  tagliata  a  pezzi, 
e  il  redo  prefe  la  fuga.  Se  i  vittoriofi  Romani,  o  vogliam  dire  i  Gre- 
ci, non  fi  perdevano  dietro  alle  fpoglie,  forfè  in  quel  dì  avea  fine  que- 
fta  ribellione-  Ma  gì' Ifauri  fi  rimifcro  in  forze  e  in  arnefe,  e  conti- 
nuarono dipoi  la  guerra  anche  per  qualche  anno.  Noi  non  fappiamo,, 
che  fuccedefle  in  quefti  giorni  in  Italia  azione  alcuna  degna  di  memo- 
ria, fé  non  che  Teoderico  oftinatamente  continuò  ad  affediare  Raven- 
na, e  Odoacre  a  difcnderfi  in  efia.  _.- 

Anno  di  Cristo  ccccxciii.  Indizione   i. 
di  Gelasio  Papa   2. 
di  Anastasio  Imperadore   3 . 
di  Teoderico  Re  i. 

Confoli  ^  Eusebio  per  la  feconda  volta;  ed  Albino. 

EUfebio  Confole  Orientale  di  queft'anno,  è  quel  medefimo,  che  dian- 
zi nel  48P.  era   fiato  decorato  della   ftefia   Dignità.  Truovafi   in  (a)  chron. 
quefti  tempi  nella  Corte  Imperiale  di  Cofiantinopoli  per  relazione  del-  fJ'.^"'^''-, 
la  Cronica  Aleflandrina  (1),  e  di  Teofane  (^),  un  Eiifebiu  chiamato  Ala-  >^  ch'r"^ -' 
gifter  Officiorum,  o  fia  Maggiordomo  dell' Imperadore.   Probabilmente  grafkia. 
lo  ftcfio  fu,  che  ora  veggiamo  per  la  feconda  volta  Confole,  /libino^  (e)  Cajfiod. 
cioè  l'altro  Confole  vcrilimilmente  fpetta  all'Occidente.  Caffiodorio,  '•  ^-^p'/^- 
({)  ed  Ennodio  W  nelle  loro  Epiftole,  e  l'Anonimo  Valefiano  (0  fan-  ^^^  znnod 
no  menzione  di  Jlbino  Patrizio,  che  fu  poi  accufato  nell'anno  fi4.  ed  /.  3.  Efifi' 
è  chiamato  Fir  Cònfularis  da  Boezio  (/) .  Quefti  fi  può  credere  lo  ftef-  m. 
fo,  che  il  prefente .  Notò  fotto  quefti  Confoli  Marcellino  Conte  (^),  W  -^"'p- 
che  in  Coftantinopoli  mforfe  una  guerra  civile  contra  dello  ftefib  Impe-   T^\  soenùi 
radore  Anaftafio,  dimodoché  le  Itaruc  di  lui,  e   dell' Imperadrice    A-  i,b.  t.  de 
rianna  furono  legate  con  funi,  e  ftraicinate  per  la   Città}  e  che  Giù-  CmfuUr. 
liaao  Generale  dell'armi  in  una  baruffa  accaduta  di   notte  nella   Tra-  (»'  Marcd- 
cia,  trafitto  dalla  fpada  di  uno  Scita,  terminò  di   vivere.   Nulla   fi  l^'chrimite. 

racco- 


2-30  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  raccoglie  di  quefti    avvenimenti    da  gli  altri  Storici.  Seguitava  in- 
Am NO 493.  tanto  la  guerra  contro  gl'Ifauri,  e  Tappiamo  da  Teofane,   che   aven- 
do Diogene^  uno  de' Capitani  Imperiali   prefa   la   Città  di   Claudiopo- 
li,'  fccii  gì' I Tauri  dal    Monte   Tauro,   1*  afTediarono   sì   (Irettamcnte 
là  dentro,  che  fu  in  pericolo  di  perir  di   fame  egli   con  tutto   il   fuo 
•fcguito  .    Ma  finalmente  arrivato  all'  improvvifo  Giovanni   Cirto  Ge- 
nerale dell*  Imperadore   con  delle   foldatefche  dail'  un    canto ,    e   fa- 
cendo dall'altro  una  vigorofa   fortita  Diogene,   rimafero   fconfitti  gli 
aJTedianti ,    e   fra  efli   uccifo   Canone    Vcfcovo    d'  Apamea ,    il    quale 
lafciata  la  fedia  Epifcopalc  con  difprczzo  de'  facri  Canoni   s' era  raef- 
fo  a  fare  da  General  di  battaglia .  Era  già  durato  circa  tre  anni  l' af- 
fcdio  di  Ravenna,  con  incomodo  graviffimo  de  gli  affedianti,  ma  più 
de  gli  aflediati.  Agnello,   che  circa  l'Anno  850.   fcrifTe   le   Vire  de 
(a)  AgwU.    gli    Arcivefcovi  di   Ravenna  ,   {a)   ci    fa   intendere ,    elTcrc    talmente 
rJm.i.'.        venuti  meno  i  viveri,  e  crefciura  la  fame   nella   Città,    che   mangia- 
Rer.  Italie,    vano  le  cuoia,  ed  altri  immondi  ed  orridi  cibi,  e  che  non  pochi  avan- 
zati alle  fpadc  vi  perirono  di  fame.    Perciò   Odoacre  trattò  di   pace 
con  Teoderico,  e  il  trovò  difpofto  ad  accettarla.  Imperocché  ficco- 
deBell  me  narra  Procopio  (^),  riufcì  a  i  Goti   d'impadronirfi   o   per  amore 

Goth.i.  I.     o  per  forza  di  tutte  le  Città,  fuorché  di  Cefcna,  e  di  Ravenna}   ed 
avendo  fpefo  guafi  tre   anni  nell'aHedio   dell'ultima,  erano   i  foldati 
omai  llanchi  ed  attediati  per  sì  lunga  dimora.  Interpoftofi  dunque  1'  Ar- 
civcfcovo  di  Ravenna,  fi  venne  ad  un  accordo  .    Odoacre  diede   per 
(e)  jineny    ortaggio  a  Teoderico  Telane  fuo  Figliuolo   CO-    Secondo    l'atteftato 
musValeJia-  d'Agnello,  nel  dì  zf.  di  Febbraio,  o  pure,  come   ha  il  Cronologo 
Id^'cbrono    «^^1  Cufpiniano  W ,  nel  dì  ij.  d'efTo  Mele  fi  conchiufe  la  pace.Fu- 
hgus  cuffì-  '■°"o  "^'PO'  "^1  '^'  f-  ^^  Marzo  aperte  le  Porte  di  Ravenna,  e  1' Ar- 
niani.  civefcovo  con  tutto  il  Clero,  colle  Croci,  co  i  turiboli,  e  co  i  fanti 

Vangeli  proceflionalmente  cantando  Salmi  ,  fi  portò  a  trovar  Teode- 
rico} e  proftrati  a  terra,  gli  dimandarono  perdono  e  pace,  ed  otten- 
nero quanto  chiefero .  In  quello  ftcfio  giorno  anche  Teoderico  prefc 
il  pofleflb  della  Città  e  del  Porto  di  Giade .  Con  quali  condizioni  e 
patti  feguifle  l'accordo  fra  lui  &  Odoacre,  hanno  dimenticato  gli  an- 
tichi di  regillrarlo.  Poiché  non  é  molto  credibile  quello,  che  vien 
raccontato  dal  fuddctto  Procopio,  cioè  che  tanto  l'un  come  l'alrro 
avcflero  ugualmente  da  fignoreggiare  da  li  innanzi  in  Ravenna .  L'  Ano- 
nimo Valefiano  non  altro  dice  promeflb  ad  Odoacre,  fé  non  che  fa- 
rebbe in  falvo  la  fua  vita:  il  che  è  ben  poco,  perchè  forfè  Odoacre 
avrebbe  potuto  tentar  di  fuggire  per  mare,  e  portar  feco  di  che  fo- 
ftentare  in  luogo  ficuro  onorevolmente  la  vita.  Altri  hanno  immagi- 
nato ,  che  egli  folamente  chiedefle  un  qualche  angolo  d' Italia  da  paf- 
farvi  convenevolmente  il  redo  de'fuoi  giorni. 

Vero  è,  che  Teoderico  potè  liberalmente  concedere  quanto  gli 
fu  dimandato,  perchè  già  covava  il  penfiero  di  non  mantener  la  pa- 
rola. In  fatti  dopo  aver  fatta  buona  ciera  e  carezze  per  alquanti  giorni 
ad  Odoacre ,  invitatolo  un  dì  a  pranzo  co'  fuoi  Cortigiani  nel  Palazzo 

di 


Annali     d'  Italia  ijr 

di  Lauro  o  Laureto,  gli  fece  levar  la  vira;  e  fé  vogliam  credere  all'  £ra  Voig. 
Anonimo  Valefiano,  lo  lleffo  Teodcrico  di   fua   mano   Tuccife,   con  ANN0493. 
aggiugncre,  che  nel   medefimo   giorno   tutti   quei,    che   fi    poterono 
trovare  del  di  lui  feguito,  furono  d'ordine  d'eflb  Teodcrico   tagliati 
a  pezzi.  11  medefimo  Scrittore,  e  Procopio,  e  Caffiodorio  («)  attri-  (a)  Cajftod. 
buifcono  quéOa  barbarica   rifoluzione   all'avere   Teodcrico  fcopcrto,""^^"""^- 
che  Odoacre  gli  tendeva  delle  infidie.  Ma  non  mancano  mai  pretcfti 
a  chi  può  e  vuol  far  del  male   a   gl'inferiori}   e   probabilmente   non 
mancarono  falfi  Configlieri,  &  adulatori  alla  gran   fortuna  di  Teodc- 
rico. Odoacre  ridotto  in  quello  (lato,  con  un  potente  cfercito  intor- 
no, chi  crederà  mai,  che   potefie   fabbricar  delle   trame   contra   del 
fuo  vincitore?  l-*iù  degno  di  fede  a  noi  fembrerà  Marcellino  Conte  (^),  (b)  Marcel- 
allorchè  fcrive,  che  Odoacre  ab  eodem  Theoderica  perjuriis  illeilus  ^  hiter-  ['»•  Comes 
feBufque  eft;  e  il  dirfi  dall'Autore  della  Mifcella  :  a  theoderìco  infidemfu-  '"  e*""'"- 
fceptus^  ab  eo  truculente  interemtus  e(l .  Con  tale  iniquità  diede   princi- 
pio al  fuo  pieno  dominio  il   Re  Teodcrico  ;  e  in  quella  maniera  ter- 
minò i  fuoi  giorni  il  mifero  Odoacre,  appellato  dall' Anonimo  Vale- 
fiano homo  boìite  vohmtatis .  Ne  C\   dee   ommettere   che    durante   que-  ,y  ^^    ^ 
Ilo  grande  fconvolgimento  dell'Italia,,  (f)   efiendo   partiti,   per  atte- ,„  j^,,^  5/ 
flato  di  Ennodio,  da  Pavia  i  Goti,  fu  confegnata  quella  Città  a  i  Ru-  Epiphanìì 
gi,  i  pili  barbari  e  crudeli  di  tutte  le    Nazioni,   i   quali    fi   credeano  '^'""-  ^P'- 
d' aver  perduta  la  giornata  ,   qualor  non  aveano  potuto   commettere  ■'''''^' 
qualche  fcellerata  azione  .  Tuttavia  a  Santo  Epifanio  Vcfcovo  di  quella 
Città  riufcì  di  ammollire  i  cuori  di  que' Barbari  colle   fue   dolci  ma- 
niere, talmente  che  piangeano,  allorché  dopo  due  anni  ebbero  da  an- 
darfene  al  loro  paefe .  Crede  il  Padre  Sirmondo,  che  coftoro    entraf- 
fero  in  Pavia   nell'Anno   prefente .    L'Autore   della    Mifcella  in   fatti 
fcrive,  che  dopo  tre  Anni  ufciti  i  Goti  da  Pavia,  v'entrarono  i  Ru- 
gi,  e  che  coftoro  per  due   anni   continui  diedero   il   guafto  a   quella 
Città  e  al  fuo  territorio.  Noi  già  vedemmo,   che   Federigo   Re   de  i 
Rugi  era  venuto  in  Italia  colle  fue  genti  in  aiuto  di  Teodcrico.  Sap- 
piamo poi  dal  medefimo  Ennodio  (^),  che  coftui  mancò  in  progrcflb  (d)  EnnodJ. 
di  tempo  di  fede  a  Téoderico,  e  fi  uni  co  i  nemici   di   lui.    Ma   in  P^r.e^yrit. 
fine  nata,  difcordia  fra  elfo,,  e  i  fuoi,  Collegati ,  rellò  disfatto,  e  forfè  '^"^  "^'"' 
uccifo  da  i  mcdcfimi.  Quando  ciò  fuccedefle,  è   fcuro  affatto.    Pro- 
babilmente nondimeno  egli  fi  rivoltò  durante  l'afledio  di  Ravenna,  e 
poi  lucccdette  la   fua   rovina,   allorché   Teodcrico   ebbe   a  far  guerra 
nella  Pannonia,  ficcorae  diremo  al  fuo  luogo.  E'  di  parere  il  Cardi- 
nal Baronio,  che  dopo  la  morte  di  Odoacre,  e  fui  fine  di  qucft' Anno 
Teodcrico  inviafie  ad  Anaftafio  Augufto  i  fuoi  Ambafciatori,  per  ifla- 
bilir  pace  o  lega  con  lui,. e   che   a   tal   fine   fofTe   fcritta   la   Lettera     ,       - 
prima  di  Caflìodorio  (0  ad  efib    Impcradore.    Parimente   crede,   che  [  j  ^pn/^, 
Faujìo  Màejìro  degù  Ufizj   fofie   imo   di   quelli    Ambafciatori.  Ma   in 
quella  Lettera   fi    fupponc   intorbidata  la  buona  armonia,  che   dianzi 
paflava  fra  Anaftafio  e  Teodcrico;  e  però  ne  gli  Anni  fufleguenti  fem- 
bra  elTa  ferina- a  nome  di  Teodcrico.  E  tanto  più  perchè  Teodcrico 

con- 


Era    Volg. 
Anno    493, 

(a)  Anonym. 
Vaìefianus . 


(b")   nìftor. 
Mìfcella. 
Tom.  I. 
Rer.  Italie. 
(e)    Jordan, 
de  Rei.  Cet. 
•mf.  j8. 


(d)  PncQf. 
de  Bell, 
yandal. 
lib.  I.  e.  8, 

(e)  Anonym 
ihidtm^ 


(f)  Cregor. 
Turontnjìs 
lib.  z.  e.  17 


X3X  Annali    d'  Italia. 

confelTa  d'eflere  flato  più  volte  efortato  dall' Imperadore  ad  amare  il 
Senato  Romano,  e  ad  ofTervar  le  Leggi  de' precedenti  Augulti.  Per 
altro  abbiamo  d^ll'  Anonimo  Valefiano  (a)  che  nelP  Anno  490.  vivente 
ancora  Zenone  Imperadore,  non  tardò  Tcoderico  ad  inviare  a  Co- 
ftantinopoli  Fsjìe  Capo  del  Senato .,  per  chiedergli  la  vefte  Regale,  ed 
è  lo  fi;  e  fio  ,  che  dire,  a  pregarlo,  che  voleffe  riconofcerlo  per  Re 
d'Italia.  Lo  fteflb  Autore  dipoi  chiama  quefto  Ambafciatore  non  più 
Fejlo^  ma  Faufio  il  Negre-,  ed  aggiugne,  che  prima  del  ritorno  luo 
dalla  medefima  Ambafciata,  avendo  Teodcrico  inrefa  la  morte  di  Ze- 
none (accaduta,  come  dicemmo  nell'Anno  4PI.)  e  dappoiché  fu  en- 
trato in  Ravenna,  ed  ebbe  tolto  dal  Mondo  Odoacre  :  i  Goti  il  pro- 
clamarono e  confermarono  Re,  fenza  afpettar  la  licenza  ed  approva- 
zione del  nuovo  Imperadore  Anaftafio.  Ma  forfè  quefto  Scrittore  an- 
ticipò alquanto  la  fpedizione  del  fuddctto  Ambafciatore,  e  l'aflun- 
zione  del  titolo  Regale:  ,del  clic  parleremo  all'Anno  49f. 

Abbiamo  dall'  Autor  della  Mifcella  C'^)  ,e  da  Giordano  S corico  (0, 
che  Teoderico,  per  bene  flabilirfi  nel  nuovo  Regno,  conchiufc    pa- 
rentado con  varj  Principi  di  qu:fti  tempi.  Cioè  prcfc  egli    per    Mo- 
glie  ^«.■?'ff//Vfr/a,  chiamata  da  Gregorio  Turonenfe  Sorella^  e   dj   Gior- 
dano e  dall'Autor  della  Mifcella  (con  errore  credo  io,  perchè   Clo- 
doveo  era  allora  affai  giovane)  Figliuola  di  Clodoveo  il  Grande,  Re  de' 
Franchi.  Diede  Amxlafreda  fua  Sorella  ad    Unnerico   R€   de' Vandali. 
Ma  l'Autore  della  Mifcella   qui   s'inganna.  Il  Re  Unnerico  cefsò  di 
vivere  nell'Anno  484.    ed   ebbe   per   SuccefTore   Gundamondo^   la   cui 
morte  accadde  nel  496.  E  dopo  lui  regnò  'trafamondo  .    Qucftì   fu  il 
Marito   di    Jmalafreda .,   come   s'ha   chiaramente  da   Giordano,   e  da 
Procopio  (i/) .  Avea  Tcoderico  due  Figliuole,  nate  a  lui  da  una  con- 
cubina, allorché  dimorava  nelle  fue  contrade.  La  prima  appcil.ita  Jf^- 
//Ve^t)  (da  Procopio  Teudicufa.,  e  dall'Anonimo  Valefiano  (^}  Jrevagni 
vien  detta  )  unì  in  matrimonio  con  Alarico  Re  de  i  Viligoci,  che  re- 
gnava allora  nella  Gallia  Meridionale,  e  in  buona  parte  della  Spagna. 
L'altra  chiamata  0/?ro^of«  (o  fia  Teodezota.,  come  ha  il  fuddetto  Ano- 
nimo) fu  prcfa  in  Moglie  da  Sigifmondo  Figliuolo  di   Gundobado,   o 
fia  Gundibaldo,  Re  de' Borgognoni .  Una  Figliuola  eziandio  di  Ama- 
lafieda  fua  Sorella,  e  del  fuo   primo    Marito,   per   nome   A.nalberga., 
ebbe  per  Marito   Ermenfredo  Re   della  Turingia.    Ma  quelli   matri- 

qtiantunquc  io  gli  abbia  qui  rap- 
oriofc  azioni  di  San  Gelafto  Papa  in 
della  vera  Fede  si  in  Occidente, 
gli  Annali  Ecclefiaftici  del  Cardi- 
nal Baronio.  Riferifce  ancora  Gregorio  Turonenfe  (/)  al  prcfente  Anno 
la  guerra  fatta  da  Clodoveo  Re  de' Franchi  a  i  Turingi,  non  già  con 
foggiogarli  affatto  al  fuo  dominio,  come  egli  dice,  ma  con  obbligar- 
li a  pagargli  tributo.  Rammemora  eziandio  il  di  lui  matrimonio  con 
Clotilde  Nipote  di  Gundobaldo  Re  de  i  Borgognoni,  Principcfla  glo- 
riofa,  perchè  poi  condufle  il  Marito  tuttavia  Pagano  ad  abbracciare 
la  fantiffima  Religione  di  Crifto.  Ann© 


monj  fuccedcrono  in  varj  tempi, 
portati  tutti  in  un  fiato .  Delle  gì 
qucft'  Anno  per  la   confervazione 
come  in  Oriente,  fon  da  vedere 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a.  133 

Anno  di  Cristo  ccccxciv.  Indizione  11. 
di  Gelasio  Papa   3 . 
di  Anastasio  Imperadore  4. 
di  Teoderico  Re   z. 


Confoli   ^   g  p 


TuRCio  RuFio  Aproniano  Asterio, 

RBSIDIO. 


E'  Fuor  di  dubbio,  che  il  primo  di  quefti  Confoli,  cioè  Aflerio  fu  Hra  Vo!g. 
Confole  creato  in  Occidente,  ed  è  quel  medefirao,  che  fi  legge  '^nko494, 
fottofcritto  nel  faraofo  anrichiffimo  Vergilio  fcritto  a  penna  della  Bi- 
blioteca Medicea,  fopra  che  fon  da  vedere  il  Cardinal  Noris  («),  e  il  (a)  norU 
Canonico  Cori  (*) .  I  Padri  SirmonJo,  e  Pagi,  che  il  credono  appel-  Cxnetaph. 
Iato  Aflurio^  e  non  Afterio^  non  fon  qui  da  afcoltare .  Afierio  era  Co-  ^ì^'"'-.  •^'■- 
gnomc  della  Cafa  Turcis^  come  ancor  io  provai  (f)  in   illullrando    un  ^f,j  clrìus^ 
Poema  di  San  Paolino  Vefcovo  di   Nola.   Quanto  all'altro    Confolc,  infcription. 
cioè  a  Preftdio,  il  Tuddctco  Cardinal  Noris,  ed  Onofrio   Panvinio   {d)  EtrHr. 
il  giudicarono  Confolc  Orientale  j  all'incontro  dal  Padre  Pagi  (0  è  te-  ^^  -f""" 
nato  anch' cffo  Occidentale.  Ma  ognun  d' effi  giuoca  ad   indovinare,  dijjtru".\.' 
riè  Ci  può  ftabilire  chi  s'abbia  ragione.  Tuttavia  eflendo  il  nome  La-  (d;  Panvin. 
tino,  e  trovandofi  pofpofto  cffo  anche  ne' Falli  Greci,  piìi   probabile  f-^/-  t--»/. 
fembra  l'opinione  del  Pagi.    Dopo  avere  il  Re  Teoderico  ridotta  alla  ^"^^.  '"''?'"' 
fna  ubbidienza  l'Italia  tutta,   fcnz,a  curarli   del  titolo  d' Imperadore  ^  '   Z""' 

afllinfc  quello  di  Re,  ufato  (dice  Procopio  (/})  da  i  Barbari,  per  fi-  (f)  Prorop. 
gnificare  i  lor  Principi,  da' quali   fon  retti  e  governati.    E  da  faggio  ds  itH. 
Politico  non  folamentc  ritenne  ed  onorò  tutti  i  Magiftrati  foliti  della  ^'"''-  ''^-  '• 
Repubblica  e  dell'Imperio  Romano,  ma  ancora  prefe  a   veilirfi   alla 
Romana,  con  indurre  i  fuoi  Goti  a  fare  lo  lleflb:  il  che  piacque  non 
poco  a  i  Popoli,  come  fcgno  d'amore  e  di  (lima  verfo  della  nazione 
Italiana.  Pofcia  in  quella  felice  calma  s'applicò   egli   tutto  a  mettere 
in  buon  fiilema  l'Italia,  che  per  tante  paffiite  rivoluzioni  e  turbolen- 
ze era  ridotta  in  un   miferabile  llato  .    Ma  fpezialmente   per  atteftato 
d'  Ennodio  (,?),  a  lui  fece  pietà  la  defolata  Liguria,  che  in  quelli  tempi  (s)  f^nncd. 
abbracciava  anche  i\  Piemonte,  il  Monferrato,  e  Milano.  S'è  toccata  '"  ^'l''^  ^,' 
di  lopra  la  tcrribil  incurfione  de' Borgognoni  in  quelle  parti,  allorché  'rJininfl 
Teoderico  era  impegnato  nell'affcdio  di  Ravenna;   e  s'è  raccontato, 
che  in  quella  occufione  fu  condotta  in  ifchiavitìi  alle  Gallie  un'immenfa 
quantità  di  Popolo  da  quella  barbara  ed  Ariana  Nazione.  Baderà  fa- 
pere,  che  le  campagne  erano   rimafte  quafi   tutte   lenza  abitatori,    e 
lenza  chi  le  coltivaffe.  Pensò  dunque  Teoderico  al  rimedio,  quund'ecco 
giugncre  a  Ravenna  Epifanio  Velcovo   di  Pavia  in   compagnia  di   Lo- 
renzo Arcivcfcovo  di  Milano,  per  implorare  la  di  lui  clemenza .  Avca 
Tur.;.  IH.  Q  g  Tco- 


Era  Vo!g. 
Anno  494.. 


(a)    Marcel. 
Comes  in 
Chronìco . 


(b)  rhiòph. 
in  Chronog. 


134  Annali    d'Italix. 

Tooderico  pubblicata  una  Legge,  in  cui  concedeva  a  tutti  i  Popoli, 
che  erano  (iati  in  addietro  del  Tuo  partito,  i  privilegi  de' Cittadini  Ro- 
mani, col  negarli,  e  con  levare  nominatamente  la  tacultà  di  teftare  a 
gii  altri,  che  avcano  tenuto  per  la  parte  di  Odoacre .  Era  grande  il 
lamento  per  quello  in  tutta  l'Italia.  I  due  fanti  Vefcovi  con  tanta  ef- 
ficacia il  fupplicarono  d'abolir  quella  Legge,  che  Teoderico  non  potè 
far  refiftenza,  e  chiamato  tolto  Urbico  Qucllorc  del  facro  Palazzo,  gli 
ordinò  di  fare  un  Editto  ritrattatorio  del  precedente.  Rivoltoli  dipoi 
ad  Epifanio  gli  dilTe  d'aver  porti  gli  occhi  fopra  di  lui,  per  inviarlo 
fuo  Àmbafciatorc  a  Gundoùaclo,  o  lìa  Gundobaldo^  Re  de' Borgognoni, 
per  trattar  feco  del  rifcatto  de  gli  Schiavi  fatti  nella  Liguria:  al  qual 
fine  l'erario  Regio  gli  avrebbe  fomminiftrato  il  danaro  occorrente.  Ac- 
cettò il  fanto  Prelato  quella  pia  incombenza,  e  iblamentc  il  pregò  di 
volergli  dar  per  compagno  ^///wf  Vefcovo  di  Torino,  perfonaggio  di 
rare  virtù  .  Pertanto  nel  Marzo  del  prcfente  anno  fi  mollerò  i  due  Ve- 
fcovi alla  volta  di  Lione,  dove  allora  abitava  il  Re  Gundobado,  fic- 
come  padrone  ancora  di  quella  Provincia .  Era  già  promcfla  in  ifpofa 
.1  Sigifmondo  Figliuolo  di  quel  Re  una  Figliuola  di  Teoderico .  La  ve- 
nerabil  prefenza,  e  le  faggic  e  pie  parole  di  Epifanio  indufiero  Gun- 
dobado a  rilafciar  gratuitamente  tutti  qucgl' Italiani,  che  non  aveano 
prefc  l'armi  contra  de' Borgognoni,  richiedendo  Iblamcnte,  che  fi  pa- 
gafle  il  rifcatto  per  gli  altri.  Allora  fi  videro  le  fchiere  di  quella  po- 
vera gente  tutte  in  moto  ed  allegre  vcrfo  la  lor  Patria.  In  un  giorno 
folo  dalla  fola  Città  di  Lione  ne  partirono  quattrocento  >  e  lo  ftcflo  fi 
praticò  per  tutte  le  Città  della  Savoia,  e  dell'altre  Provincie  fotto- 
polte  a  i  Borgognoni .  Ben  fei  mila  perfone  furono  le  donate  alle  pre- 
ghiere del  fanto  Vefcovoj  ed  Ennodio  allora  Diacono,  che  tali  noti- 
zie tramandò  a  i  poderi,  era  prefente  alle  lor  liete  procelfioni .  Per 
rifcattar  gli  altri  impiego  Epifanio  il  danaro  datogli  dal  Re  Teoderi- 
co, ma  non  batto.  Sìagria  piilTima  e  ricca  Donna,  ed  Alcimo  Ecdicio 
Avito  ^  celebre  Vefcovo  di  Vienna,  contribuirono  di  molto  oro  perla 
liberazion  de  gli  altri.  Pafsò  ancora  Epifanio  a  Genova,  dove  coman- 
dava Godigifelo  Fratello  del  Re  Gundobado,  ed  ivi  ancora  ottenne 
la  liberazion  de  gli  fchiavi,  attorniato  da' quali  anch' egli  fé  ne  ritornò 
in  Italia  con  uno  fpettacolo,  che  tralTe  da  gli  occhi  di  tutti  le  lagri- 
me, e  tornò  in  gloria  grande  della  Religion  Criftiana  e  di  Teoderico, 
che  da  buon  Principe  proccurò  si  gran  bene  a  i  fudditi  fuoi . 

Seguitava  intanto  in  Oriente  la  guerra  mofla  a  gl'Ifauri  Wi  ed 
Anaftafio  Imperadore  cominciò  in  quell'anno  a  fcoprire  il  fuo  mal  ani- 
mo contra  di  Eiifemio  Patriarca  di  Coltantinopoli,  pcrch'egli  flava  fal- 
do  nella  ditefa  della  dottrina  e  Chiefa  Cattolica,  e  fi  opponeva  alle 
mine  d'efib  Imperadore,  fautor  de  gli  Eretici  .  Teofane  {b)  aggiugne, 
che  Anaftafio  concepì  ancora  de' fot  petti  contra  di  Eufemio,  quafichè 
egli  fomentane  la  ribellion  de  gl'Ifaurij  e  perciò  ben  per  due  volte 
tentò  di  firgli  levar  la  vita;  ma  non  gli  riufci  ildifegno.  Finalmente 
aftrinfc  il  piilTimo  Patriarca  a  rellituirgli  l'obbligazione  da  lui  fatta  con 

ifcrit- 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a  x3) 

ifcrittura  privata  di  non  far  novità  in  pregiudizio  della  Rcligion  Cat-   Era  Vo]g. 
tolica.  Circa  quelli   tempi  Gelafto  Papa  pubblicò  il  celebre  tuo   De-    Anno  494. 
creto  intorno  a  i  Libri  della  facra  Scrittura,  e  a  gli  altri,  che  tratta- 
no delle  cofe  facre,  determinando  quali  s'abbiano  o  non  s'abbiano  da 
ricevere  come  autentici,  e  di  fana  dottrina.  Scriflc  ancora  un  fenfatif- 
fimo  Apologetico  all' Impcradore  Anartafio,  che  intero  vien  rapportato 
dal  Cardinal  Baronie  (j)  .  Forfè  ancora  appartiene  a  quelli  tempi  l'ef-  (a)  Baron. 
fere  entrato  a  i  fervigi  del  Re  Teoderico  Magno  Aurelio  CaJJìodoro,  o  -^fnil.  Eie. 
CaJJìodorio^  infigne  Scrittore  e   Letterato  del   prcfente  e  del   proflìmo 
Secolo,  nato  di  nobil  Famiglia  nella  Città  di  Squillaci  in  Calabria,  e 
parente  di  Simmaco  Patrizio.  Aveva  egli  fotto  il   Re   Odoacre  folle- 
nute  due  riguardevoli  cariche;  dopo  la  cui  morte  ritiratoli  alla  Patria 
fi  acquiftò  gran  merito  anche  preflb  il  nuovo  Re  Teoderico  coli' aver 
portati  i  Siciliani,  benché   non  fenza  gran  fatica,  a  riconofccrlo  per 
Sovrano.  Perciò  chiamato  alla  Corte,   ebbe  per  ricompenfa  il  Gover- 
no della  Calabria  per  un  annoj  e  terminato  quello,  pafsò  ad  eflere  Se- 
gretario delie  Lettere  di  Teoderico  con  tal  fortuna  e  lode,  che   quel 
Re,  quantunque  avvezzo  Iblamente  fra  l'armi,  e   né   pur   tinto   delle 
prime  Lettere,  pure  fi  dilettava  affàiflìmo  di  udirlo  parlare  di  Fifica, 
Allronomia,  e  Geografia.  Sali  dipoi   Calfiodorio  alle  prime  dignità, 
cioè  a  quella  di  Senatore,  di  Prefetto  del   Pretorio,  e  del    Confolato: 
del  che  fon  tellimonio  le  fioritifiìme  Epillole  fue.  Fu  eziandio  in  gran 
pregio  prelfo  il  mcdefimo  Re  Severino  Boezio^    Uomo   letteratiffimo, 
che  arrivò  poi  anch' egli  ad  eflere   Confole   nell'anno    fii.    E  da   due 
Lettere  di  Catììodorio  (^)  abbiamo  ,  che  avendo  il   fopra  mentovato  (b)  c.rjfiod. 
Re  de' Borgognoni  Gundobado  richielli  al  Re  Teoderico  de  gli    Oro-  '•  '•  ^f'['- 
logi  da  acqua  e  da  Sole,  ch'egli  avea  una  volta  veduti  in  Roma,  Teo-  45-  '  4  • 
derico  per  averli  ricorfe  a  Boezio  Patrizio,  con  lodarlo  per  le  Trasla- 
zioni da  lui  fatte  di  divcrfi  Autori  Greci,  e  per  la  fua  rara  perizia  nelle 
Matematiche.  Sono  fenza  D.ata  quelle  due   Lettere  di   Calfiodorio,   e 
potrebbe  darfi,  che  quello  Boezio  fofle  il  Padre  del  Filofofo .  Tutta- 
via pili  verifimilmente  ad  cflb  Filofofo  è  indirizzata  q^uella   Lettera  di 
Teoderico,  fcritta  da  Calìlodorio  fuo  Segretario.    E  fi  vuol  ben  ricor- 
dare per  tempo,  che  elfo  Teoderico,  tuttoché   nato   Barbaro,    pure 
ficcome  allevato  nella  Corte  Imperiale  di  Collantmopoli,  e  perfona  di 
gran  mente,  nulla  tralafciava  di  quello,  che  ferve  a  farfi  amare  ed  am- 
mirare da  i  fudditi  si  pel  buon  governo,  come  per  la  pulizia,  per  la 
magnificenza,   per  la   llima  delle   Lettere,  e  de'  Letterati,  ancorché 
egli  né  pur  fapelTe  fcrivcrc  il  fuo  nome;  di  manieraché  falì  in  tal  ri- 
putazione da  eflere   paragonato  a  i  piìi   riguardevoli   Imperadori,   che 
mai  s'abbia  avuto  Roma.  Non  é  il  paefe,  ma  il  cuore,  che  fa  gli 
Eroi  . 

G  g  z  Anno 


xjói  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  ccccxcv.  Indizione    in. 
di  Gè l a s I o  Papa  4. 
di  Anastasio  Imperadore   j. 
•'  di  Teoderico  Re  3. 

Confole    i  Flavio  V  iato  re,  fenza  Collega. 

Era  Volg.  yN  Occidente  fu  creato  quefto  Confole.  Il  Relando  (a)  ne  aggiu»-' 
AMW0495.  J^  grjg  yrj  altro,  cioè  Emiliano,  adducendo  una  Legge  di  Analkado^ 
vìft^Conf    Imperadore  W,  indirizzata  Fiatare  l^  Atmiliano  Cojs.  ad  Afclepiodo- 

(b)  /.  1.  c.  to .  Ma  il  Codice  di  Giulliniano  è  in  alTaiflimi  luoghi  fcorrctio  per 
it  i«».  ;«/- conta  delle  Date.  Certo  è,  che  in  tutti  i  Falli,  anche  Greci,eneU' 
/'/•  'j"""""  altre  memorie  antiche  il  prefentc  anno  è  fegnato  folamente  col  nome 
■^^  ■  '  ■       di  Fiatore  Confole .  E  s'egli  avefle  avuto  un  Collega,  non  è  probabile, 

che  tanti  l'avcflero  ommeifo.   Perciò  fi  dee  più  prello  tenere  per  gua- 

(c)  i.  8.  e.  Ita  la  Data  di  quella  Legge .  Ne  abbiamo  un'  altra  (0 ,  indirizzata  da 
dt  codìcilits.  Tcodofio  IL  Augnilo  ad  Afclepiodoto   Prefetto  del  Pretorio  Fi6lor>e 

F.  C.  Cos.  cioè  nell'anno  424.  A  me  fembra  aliai  credibile,  che  al 
mcdcfimo  anno  Ila  da  riferire  ancora  la  precedente,,  in  cui  il  Confole 
Filìore  da  gl'ignoranti  Copiili  fu  mutato  in  Fiatore,  e  da  qualche  Eru- 
dito venne  poi  melTo  il  nome  di  Jnajlafio  in  vece  di  quello  di  Teoda- 
fio .  F|U  fatta  menziono  di  fopra  all'arjio  493.  della  fpedizion  di  Fejlo 
Capo  del  Senato,  fatta  da  Teoderico  all' Jmperador  Zenone,  per  otte- 
ner da  lui  la  verte  Regale,  o  fia  l'approvazion  Cefarea  pel  Regno  d'I- 
talia in  favor  d'eflb  'leodcrico .  Né  1' Ambafciatore,  né  la  defiderata 
approvazione  veniva  giammai;  e  però  Teoderico,  fenza  afpettare  il 
confenlo  di  Analtalio  Augnilo,  alTunfe  il  titolo  e  gli  ornamenti  Re- 
gali. Quando  ritornalFe  Fello,  e  feguifle  la  concordia  fra  l' Imperado- 
re,. e  l'eodcrico,  non  fi  può  ben  conofcere .  Probabilmente  rimaneg- 
gio fu  lungo,  perchè  ad  Analtafio  e  a  i  fuoi  Minillri  non  dovea  molto 
piacere  il  mirar  l'Imperio  Romano  fpogliato  di  una  parte  si  riguarde- 
vole. E  certo  in  Oriente  difpiacque  non  poco  il  vedere,  che  Teode- 
rico non  aveva  afpettato  ad  alTumcre  il  titolo  di  Re,  che  gliene  avefle 
data  licenza  l' Imperadore .  Teoderico  in  oltre  pretendeva,  che  fi  ri- 
mandalTero  le  Corone,  gioie  ed  altre  fupellettili,  fpcttanti  al  Palazzo 
Imperiale  d'Occidente,  che  Odoacre  avta  nel  tempo  delle  fuc  dilav- 
venturc  inviate  a  Cottantinopoli,  per  farfcne  merito  coli'  Imperadore 
in  cafo  di  bi fogno .  Poflìam  credere,  che  finalmente  Anallafio  fi  arren- 
deflc,  perchè  Teoderico  era  perfona  da  fargli  paura.  Abbiamo  in  fatti 
dall'Anonimo  Cronifia  del  Valefio  00,  che  ellcndo  feguita  pace  per 
w«i  vile?.'  mezzo  di  FeJlo  Ambafciatore  tra  Anaftalio  Imperadore  incorno  all'aver 
■'■  Teo- 


Annali    d'  Italia.  2.37 

Tcoderico,  prima  d'ottenere  il  confcntimento  Imperiale,  prcfo  il   ti-  Era  Volg. 
tolo  di  Re  d'  Italia,  efTo  ImperaJore  rimandò  tutti  gli  ornamenti  del  ANNÒ495. 
Palazzo,  che  Odoacrc  avea  trafugati  a  Gonftantinopoli .    Quello  fatto 
io  il  rapporto  al  prefente  anno >  mi  fembra  fucceduto  più  tardi,  men- 
tre dopo  il  fuddetto  racconto  fcguita  a  dire  1'  Anonimo,   che  nel  me- 
defimo  tempo  nacque  in  Roma  la  coniroverfia  pel  Papato  fra  Simmaco^ 
e  Lorenzo,  la  quale  appartiene  all'anno  498.   ficcome  vedremo.  E  che 
Fe^o   Patrizio  andalTe  nell'anno  497.  co  i  Legati   della    (anta  Sede  a 
Collantinopoli,  (ì  raccogl,ie  da  gli  atti  riferiti  a  quell'anno  dal  Cardi- 
nal Baronio  («),  fé  pur  due  diverfì  viaggi  non  fece   Fello   colà.    Per  (a)  Baro». 
teftimonianza  di  Marcellino  Conte  (^),  e  di  Cedreno  CO,  durante  queft'  Annal.  f.cc- 
anno,  Anaftafio  Iraperadore  sfogò  il  fuo  fdegno  centra  di  Eufemie  Ve-  "''  '^'"'• 
fcovo  di  Coftantinopoli  (la  cui  condotta  per  altro  né  pur  piaceva  alla  fb)  Mar  eli 
Sede  Apoftolica  di  Roma)  con   farlo  deporre,   cacciarlo   in  efilio,  e  Comes  in 
dargli  per  fucceffbre  in  quella  Cattedra  Macedonio.  Il   Padre  Pagi  (d)  chronUo . 
coir  autorità  di  Teofane  (0  pretende  fucccduta  quella  iniqua  prepo-  W  Cedren. 
tenza  di  Anaftafio  nell'anno  Seguente.    Ma  per  cagion  de'copilli  non  '(\)'^"atiùs 
è  a  noi  pervenuta  fedele  la  Cronologia  di  Teofane .  Oltre  di  che  quel-  crit.  saron. 
lo  lleflb  Storico  fembra  ammettere   l'elezion  di    Macedonio   nel   pre-  "d  Ann. 
fente  anno.  Leggefi  ancora  un  Concilio  Romano,  tenuto  fotto  quello  49*5. 
Confolato  da  San  Gelafio  Papa,  in  cui  fu  rimclTo  in  grazia  della  Chicfa  ìn'Jh'^„L 
Mifeno  Vefcovo  già  mandato  per  Legato  a  Collantinopoli,   che  s'era 
lafciato  fedurre  da  Acacio  Vefcovo  di  quella  Città. 

Anno  di  Cristo  ccccxcvi.  Indizione  iv. 
di  Anastasio  li.   Papa   i. 
di  Anastasio   Imperadore  6^ 
di  Teoderico  Re   4. 

Confole    <  Paolo,  fenza  Collega. 

SAppiam  di  certo,  che  quello  Paolo  fu  Confole  Orientale,  ed  in  ol- 
tre abbiamo  da  Marcellino  Conte   (/),  ch'egli  era  Fratello   dello  (/)  -ì^frctl' 
lleffb  Imperadore  Anallafio.  Perchè  non  fi  crealìe   Confole   in    Occi-  ^'"'  '^'^' 
dente,  ne  è  ignoto  a  noi  il  perchè.  Forfè  tra  l'Impcrador  d'Oriente, 
e  jl  Re  Teoderico  duravano  le  controverfie  ed   amarezze  >   e   però  fu 
necelTario  un  lungo  trattato  per  aggiudar  le  difeordie,e  venire  a  quel- 
la pace,  che  Tcoderico  chiede  ad  Anallafio-  nella  Lettera   prima  fra 
quelle  di  Caflìodorio .  Terminò  in  quell'anno   la  fua  vita  San  Gela/io  {^  A-naftaf. 
Papa  {g)  a  di  19.  di  Novembre,  Pontefice  dottifllrao,  e  degno  di  vi-  BihUothec. 
^ere  piìi  lungamente  per  onore  e  difela  della  Chiefa  Cattolica.  Gen-  ^'?)  t'"'»»;': 
nadio  W,  ed  altri  Scxiitori  ci  afficurano,  efler  egli  Autore  di  un  Li-  j/"«yfli*»T" 


bro 


.3» 


Annali    d'  Italia, 


(a)  Enmi. 
in  Vita  S. 
Efiphaniì 
Ticin. 

Efì/cìfi . 


Era  Volg.  bro  intitolato  de  duabus  in  Chrijlo  mturis .  Diede  egli  anche  miglior 
ANN049Ó.  foitna  al  iVleflale  Romano.  Anajlafto  li.  fu  quegli,  che  nel  dì  14.  di 
Novembre  iuccedette  nel  Pontificato.  Qiiantunque,  ficcomc  abbiam 
detto,  le  dcfolazioni  patite  nelle  turbolenze  paflate  aveflcro  ridotta  la 
Liguria  in  un  mifero  ltato,pureTcodcrico  allegando  la  neceflìtà  di  man- 
tener le  Armate,  ne  cfigeva  de  i  gravi  tributi  con  univerlale  lamen- 
to di  que' Popoli .  Fecero  elfi  ricorfo,  ficcomc  abbiamo  da  Ennodio, 
{")  al  Iblito  lor  Protettore,  cioè  al  Santo  Vcn:ovo  di  Pavia  Epifanio^ 
con  pregarlo  di  voler  portarfi  in  perfona  alla  Corte,  per  implorar  qual- 
che ioUievo  .  Andò  nel  prefente  anno  il  piidìmo  Prelato  per  acqua  ver- 
fo  Ravenna,  e  il  viaggio  gli  collo  di  molti  patimenti,  cfiendogli  con- 
venuto più  d'una  volta  di  dormir  fenza  tetto  fuUe  rive  del  Po,  Fiume, 
che  pallaio  Brefccllo,  o  poco  piti  in  giù ,  entrava  in  que'tempi  nelle 
Paludi,  né  aveva,  come  oggidì,  regolato  e  (labile  il  fuo  corfo.  Fu  ben 
accolto  da  Teoderico,  ed  impetrò,  che  i  Popoli  foflero  fgravati  di  due 
parti  delle  tre,  che  fi  pagavano  di  tributo.  Ma  ritornando  addietro, 
fu  prefo  da  un  molefto  catarro  in  Parma,  ed  aggravatofi  a  poco  a  po- 
co il  male,  dappoiché  fu  arrivato  a  Pavia,  paf^ò  a  miglior  vita  nel  dì 
ZI.  di  Gennaio.  In  andando  a  Ravenna,  ficcomc  Ennodio  fcrive,  l'ac- 
compagnarono i  Tuoni;  e  però  intraprefc  il  viaggio  circa  il  Settem- 
bre dell'anno  precedente.  Ma  ritornò  ninguido  aere^  cioè  in  tempo  nc- 
vofo,  e  per  confeguente  nel  verno >  laonde  nel  Gennaio  di  quell'anno 
accadde  la  morte  fua  in  età  di  cinquantotto  anni,  con  reftar  viva  la 
memoria  della  fua  fantità  . 

Le  finezze  ufate  più  d'una  volta  dal  Re  Teoderico  a  quello  San- 
to Vcfcovo,  fervono  a  maggiormente  confermare  ciò,  che  abbiamo 
dall'Anonimo  Valefiano  (l>),  e  da  altri  Scrittori  j  cioè,  che  quantun- 
que fofle  cflb  Re  Ariano  di  profellione,  ed  Ariani  foflcro  i  fuoi  Goti, 
come  in  que'  tempi  erano  anche  i  Re  de'  Vilìgoti,  Borgognoni,  e  Van- 
dali, dominanti  nella  Gallia,  nella  Spagna,  e  nell'Affrica,  pure  da 
faggio  ed  accorto  Principe  non  inquietò  punto  i  Cattolici,  ne  fece  at- 
to alcuno  per  turbare  la  Chiefa  Cattolica;  anzi  in  moke  occafioni  fi 
moftrò  favorevole  alla  mcdefima.  Cedrcno  (0,  e  Niceforo  (d)  raccon- 
tano anche  un  calo  degno  di  memoria.  Cioè,  aver  egli  avuto  un  Mi- 
ni Uro  affai  caro  e  di  molta  fua  confidenza,  benché  di  Religione  Cat- 
tolico .  Coltui  credendo  di  maggiormente  guadagnarfi  la  grazia  del  Re, 
abiurato  il  Cattolicifmo,  abbracciò  l'Arianifmo.  Saputo  ciò,  Teode- 
rico gli  fece  mozzare  il  capo  con  dire  :  Se  cojìui  non  e  (lato  fedele  a  Dio^ 
come  farebbe  poi  fedele  a  »?f,  che  fon  Uomo?  Nel  prefente  .Anno  venne 
a  morte  Gundamoudo  ^  o  fia  Gundabondo  Re  de' Vandali  in  Affrica  con 
difcapito  della  Religion  Cattolica,  llante  l'cffer  egli  (lato  in  parago- 
ne di  Genferico  e  di  Lnnerico  fuoi  predeceffori  molto  indulgente  vcr- 
fo  i  Cattolici .  Veramente  Procopio  {e)  fcrive,  che  li  trattò  malamen- 
te; ma  Sant'Ifidoro  (/),  e  una  Storia  pubblicata  dal  Canifio,  ci  av- 
vitano, aver  egli  richiamato  dall' efilio  Eugenio  Vefcovo  di  Cartagine, 
e  che  nel  penultimo  anno  del  liio  Regno  non  folamcntc  pcrmife,  che 

fi  ria- 


(b')    Attony- 
tnus  Vale- 
fi  anni. 


(e)  Ctdren. 
in  Annalib. 
(,d)    Niceph. 
i.  16.  e.  35. 


(e)  Procop. 
de  Bill. 
Vandalic.  . 
l.  I.  e.  8. 

(f)  ifiderHS 
in  Chrcnico 
Vandai. 


Annali     d'  Italia.  139 

fi  riapriflero  le  Chiefe  de' Cattolici,  ma  eziandio  ad  iftanza  d'efTo  Eu-  Era  Vplg. 
genio  fi  contentò,  che  tornafTero  alle  lor  patrie  tanti  altri  Vcfcovi  già  Ann 0496, 
cfiliati.  Succedette  a  lui  nel  Regno  Trafamondo  Tuo  Fratello,  il  quale 
per  relazione  d'eflo  Procopio,  a  fine  di  mai^giormente  ftabilire  il  fijo 
governo,  giacché  gli  era  (lata  tolta  dalla  morte  la  Conforte  fenza  la- 
fciar  dopo  di, se  Figliuoli,  fpedì  Ambafciatori  al  Re  Tcoderico,  chie- 
dendogli in  moglie  Amalafreda  di  lui  Sorella,  e  non  vi  trovò  difficul- 
tà.  Gli  fu  inviata  quelta  Principcfla,  coli' accompagnamento  di  mille 
nobili  Goti,  e  di  circa  cinque  mila  foldati  di  guardia,  ed  ebbe  per  da- 
te il  Promontorio,  o  fia  Capo  di  Lilibeo  in  Sicilia.  Laonde  riufcì  Tra- 
famondo il  più  potente  e  riguardevole  de  i  Re  Vandali .  Era  anche  af- 
fai caro  ad  Anattafio  Imperadore.  Ma  quefto  matrimonio  pare,  che 
fucccdefle  folamcnte  nell'Anno  foo.  per  quanto  fi  ricava  dall'Anoni- 
mo Valcfiano.  Crefceva  intanto  la  potenza  di  Clodoveo  K.C  de' Franchi 
per  varie  conquifte  fatte  nella  Gallia  e  nella  Germania.  Ebbe  egli  in 
quelli  tempi  una  pcricolofa  guerra  con  gli  Alamanni,  e  per  conliglio 
della  piiffima  Regina  Clotilde  iua  Moglie  invocato  in  fuo  aiuto  il  Dio 
de'Criftiani,  ne  riportò  un'infigne  vittoria  nel  territorio  di  Colonia, 
colla  morte  del  Re  loro,  e  coli' acquilto  del  paefc,  che  abbracciava  fc 
non  tutta,  in  parte  almeno  la  Svevia  moderna,  ed  altre  contrade  all' 
Occidente  della  Svevia .  \Jn  si  fortunato  fucceflb ,  congiunto  colle  efor- 
tazioni  d'efla  Regina  Clotilde  Crilliana  Cattolica,  l'indufTero  ad  ab- 
bracciare la  Fede  di  Crifto;  e  però  nel  dì  del  Natale  del  Salvatore 
dalle  mani  di  San  Remigio  Vefcovo  di  Rcms  prefe  il  facro  Battefi- 
nio.  L'efempio  fuo  tralJc  allora  alcune  migliaia  di  Franchi  ad  imitar- 
lo, e  affai  più  da  lì  innanzi  fi  convertirono,  ficchè  non  andò  gran  tem- 
po, che  tutta  la  nobil  Nazion  de' Franchi  fi  uni  al  Criftianefimo. 

Anno  di  Cristo  ccccxcvii.   Indizione   v. 
di  Anastasio   II.  Papa    2. 
di  Anastasio  Imperadore  7. 
di  Teoder  ICO  Re  j. 

^     ri      e  Flavi  o  An  A  STASI  o  Augusto  per  lax.*  volta. 
Confole    ^     fenza.  Collega. 


NE'  pure  in  queft'  Anno  fi  truova  Confole  alcuno  creato  in  Occi- 
dente.  Abbiamo  da  Marcellino  Conte  (<«),  che  nell'anno  prefcn-  W   Marcel- 
le ebbe  fine  la  guerra,  per  alcuni  anni  foftenuta  dall' Imperadore  Ana-  .'"-Jl'"".' 
ftafio  contro  gì  llauri.  11  Padre  Pagi  W  la  vuol  finita  ncUanno  pre-  (b)  pag^m 
cedente,  con  leguitare  in  ciò  il  tefto  di  Teofane  (f),  il  quale  io  non  Crit.  Baron. 
ofcrci  anteporre  all'autorità  di  Marcellino,  Scrittore  più  vicino  a  que-  (^^  ^^'"r 
fti  tempi.  Scrive  dunque  Marcellino,  che  in  quell'anno  fi  terminò  la  chroLrr 

gucr- 


T^O 


A  nnalid' Italia 


E  K  A    Volg. 

Ann  0497. 


(a)  Ennod. 
Panegyric. 
Theederici . 


(b)  Cafflod. 
l.  ì..  Efijl. 
41. 


guerra  Ifaurica,  e  che  eflendo  (lato  prefo  ^tenodoro^  perfona  primarii 
fra  gl'Ifauri,  gli  fu  fpiccato  il  capo  dal  bullo,  e  quclto  poi  portato 
a  Tarfo,  ed  cfpofto  fopra  di  una  picca  al  l'ubbiico.  Teofane,  benché 
paia  di  diverfo  fentimento,  pure  all'anno  quinto  di  Anaftafio  fcrive, 
che  Giovanni  Scita  Generale  dell' Imperadorc,  dopo  un  lungo  afledio 
fece  prigioni  Longino  già  Generale  dell'Armi  Cefarec,  e  Atenodoro^  e 
gli  altri  Tiranni,  e  dopo  avergli  uccifi,  inviò  le  loro  tede  a  Collan- 
tinopoli .  Aggiugnc,  che  Anallafio  premiò  Giovanni  Scita ^  e  Giovanni 
Cirio,  cioè  il  Gobbo,  colla  dignità  del  Confolato,  ficcome  appunto  ve- 
dremo nel  fufl'eguentc  anno .  Fu  poco  fa  accennata  la  vittoria  riporta- 
ta da  Clodoveo  Re  de' Franchi  fopra  gli  Alamanni.  Ora  è  da  fapcrc, 
che  il  viitoriofo  fuo  Popolo,  o  perche  barbaro  e  fuperbo  nella  fortu- 
na, o  pcrcliè  irritato  da  qualche  azione  de  i  vinti,  entrato  nel  loro  pae- 
fc,  troppo  afpramcntc  trattava  chi  v'era  rimafto  in  vita.  Però  la  mag- 
gior parte  di  quei,  che  nella  rotta  fi  falvarono  colla  fuga,  ed  altri  af- 
ìaiffimi  della  Nazione  AUemanna,  non  potendofi  accomodare  a  quclpc- 
fantc  giogo,  fcn  vennero  in  Italia,  e  dimandarono  di  poter  qui  abita- 
re, e  vivere  fudditi  del  Re  Tcoderico .  Bifogna  credere,  che  fotTcìo 
di  moltifTime  migliaia,  perchè  Ennodio  («),  tcfiimonio  di  quello  fat- 
to, fcrifle,  che  Alarnannia:  Gcneralitas  intra  Itallee  terminos  fine  detrimcu- 
to  Romanie  pojfcjfnnii  inclufa  e/i .  (*)  Teoderico  ben  volentieri  accolfe 
quedi  nuovi  abitatori,  ficcome  venuti  a  tempo  per  fovvenire  a  tanti 
paefi,  che  a  cagion  delle  guerre  paflate  erano  rctlati  privi  di  chi  col- 
tivade  le  campagne.  Perciò  fenza  aggravio  del  Pubblico,  cioè  fcnza 
togliere  a  i  Romani  le  lor  terre,  per  darle  in  proprietà  a  i  vincitori, 
come  avca  fatto  Odoacrc  co  i  fuoi  Eruli,  e  lo  lledo  Tcoderico  dovca 
anch' egli  aver  fatto,  per  rimunerare  i  fuoi  Goti,  divife  i  fuddetti  Ala- 
manni per  le  campagne  bifognofc  di  coltivarfi:  il  che  tornò  in  van- 
taggio del  Pubblico  tutto. 

In  oltre  Ila  perchè  gli  Alamanni,  reflati  al  loro  pacfe  fotto  il 
giogo  de' Franchi,  imploraflcro  in  lor  prò  gli  autorevoli  ufizj  del  Re 
Tcoderico,  o  perchè  dalla  fama  della  crudeltà  de' Franchi  lopia  della 
foggiogata  Nazione  foflc  molTo  l'animo  di  Teoderico,  quelli  diede 
un  buon  configlio  a  Clodoveo  Re  de'medefimi  Fr.mchi,  fuo  Cognato, 
o  pure  fuo  Suocero,  per  quanto  di  fopra  fu  detto.  Leggcfi  dunque 
prcffb  Caffiodorio  W  una  Lettera  fcritta  da  Teoderico  a  Luduin  Re 
de' Franchi:  che  cosi  egli  nomina  chi  da  gli  antichi  Scrittori  è  ap* 
pellato  Clodoveo,  e  Clovis  in  volgare,  ed  altro  in  fine  non  è  fé  non 
Lovis,  cioè  Luigi  o  Lodovico,  come  noi  diciamo.  In  efla  Lettera  egli 
fi  rallegra  feco  per  la  vittoria  riportata,  e  polcia  il  configlia  e  prega 
di  trattare  i  vinti  con  più  manfuetudine  e  clemenza,  perche  ciò  tor- 
nerà in  gloria  e  profitto  fuoj  confeflando,  che  gli  Alamanni  atterriti 
s'erano  ritirati  in  Italia.  Dice,  che  gli  manda  Arabafciatori,  per  fa- 
pere 

,(*)  Tutta  Alamamia  riachiufa  fu  dentro  i  confini  d' Italia  fenza  danno 
del  Romano  Dominio. 


Annali    d'  Italia.  5,41 

pere  di  fua  falutc  ed  ottenere  quanto  ha  chiedo    in    favore    de    gli  Era  Volg. 
Alamanni,   con  inviargli  ancora  un  Sonatore  di   cetra,  che  accom-  ANN0497. 
pagnava  col  canto  il  mono.  Così  Teoderico ,  Principe,  che    in   que' 
tempi  ficcome  dotato  di  rara  prudenza  e  deftrczza,  u   conciliava  l'af- 
fetto e  la  venerazione  degli  altri,   coU'eflcre   mediatore  fra   tutti,   e 
foftcnere  ora  l'uno,  ora  l'altro,  e  coU'infegnare  a  ciafcun  d'efll  quella 
pulizia  e  gentilezza,  di  cui  erano  allora  privi   non   meno   i   Franchi, 
che  i  Vifigoti,  Borgognoni  e  Vandali,  ma  che  Teoderico  avca  portato 
feco  da  Coftantinopoli  in  Italia.  Spedì  in  qucft' Anno  l'apa  AnalUfio 
due  fuoi  Legati  ad  Anaftafio  Imperadorc,  cioè  Crefconio   Vefcovo   di 
Todi,  e  Germano  Vefcovo  di  Capoa  ,  con  fua   premurofa   Lettera  al 
medefimo  Augufto,  cfortandolo  di  far  levare  da  i  facri  Dittici  il  no- 
me di  Acacio  già  Vefcovo  di  Coftantinopoli,  e  di  voler   provvedere 
ai  bifogni  della  Chicfa  Aleffandrina .  Siccome  oflervò  il  Cardinal  Ba- 
ronio  («),  ed  apparifce  da  un  Memoriale  dato  da  gli  Apocrifarj,  o  fia  (a)  Baron. 
dai  Nunzj  Eretici  della  Chiefa  fuddctta  d' Alexandria,  Pefio  Patrizio  ^nnal.  Ecc. 
fu  fpedito  ( fenza  fallo  dal  Re  Teoderico)  a  Coftantinopoli  unitamente  Ig,^""' 
co  i  Legati  Pontificj  >  perocché  quel  Memoriale  è  indirizzato  (  i  )  G%- 
riojijjim»  atque  excellentijjìmo  Patricia  Fefto^   13   venerabilibus   Epifcspis 
Crefconio  £5?  Germano ,  fimiil  cum  ejus  poteftate  direSiis  in  kgatione  ab  Urbe 
Rema  ad  clementìjjìmum    {3    Chrifto  amabilem   Imperatorem   Anaflaftum . 
Parimente  Teofane  (*)  attefta,  che  in  queft'  Anno  da  Roma  fu  inviato  (b)  x/^c- 
Fefto  ad  x'inaftafio  Augufto  per  alcuni  affari  civili  .  Ora  qui  convien  fhar.u  in 
ripetere  le  parole  dell'Anonimo  Valefiano  CO  j   il   quale   così   fcrivc:  ^hronogr. 
(1)    FaEla  pace  cum  jlvaflafìo  Impcratcre per  Fejìiim  ile prdefumtione  Regni ^  valefianu'" 
omnia  ornamenta  Palai  ti,  qute  Odoacer  Cofiantinupolim  transmiferat ,   re- 
tnittit .  Eodem  tempore  intentio  orta  cjl   in  Urbe  Roma  iater  Symmachum 
(y  Laurcntium  &c.  Di  qui  prefi   io  argomento  di  conghictturare   di 
fopra,  che  folamcnte  in  queft' Anno,  o   nel   fufTcguente   fi   conchiufc 
l'aggiuftamento  del  Re  Teoderico  coli' Imperador  d'Oriente,  irritato 
per  aver  Teoderico  prefo  il  titolo  di  Re  lenza  fua  licenza  ed  appro- 
vazione.  Fejlo  era  nel  prefcnte  Anno  in  Coft.intinoplij  e  quello  Sto- 
rico feri  ve  fatta  la  pace  fuddctta,  allorché  fuccedette  lo  Scifma  nella 
Chicfa  Romana;  il  che  avvenne,  come  Vi  vedrà  ncll'  Anno  fufleguente . 
Da  Teodoro  Lettore  {d)  vien  detto  ,  che  Fcjlo  Senatore  Romano   fu  (d)  iheod. 
inviato  ad  Anaftafio  Angufto  per  alcune  occorrenze  civili,  e  che  ef-   ^'f^'"/^' 
fendo  poi  tornato  a  Roma,  trovò  eflere  mancato  di  vita  Papa  Anaftafio .     '■'  " 
7om.  III.  H  h  Anno 

(i)  M  GloriofiJJìmo  ed  Eccdhntijfimo  Patriào  Fejlo,  ed  a''  Venerabili  Fe- 
fcovi  Crefconio  e  Germano,  affieme  colla  di  Lui  podejlà  mandati  am- 
bafciadori  dalla  Città  di  Romti  al  clementifjìm$  ed  amabile  a  Crijì» 
Imperadore  ^nafìafw , 

(1)  Fatta  la  pace  con  Anaftafio  Imperadore  per  mezzo  di  Feflo ,  intorno 
alla  preiunzionc  del  Regno,  rimanda  tutti  gli  ornamenti  del  Palazzo, 
quali  Odoacre  uvea  inviati  a  Coftantinopoli .  Nel  medefimo  tempi ,  con- 
tcfa  inforfe  nella  Città  di  Roma  tra  Simmaco  e  Lorenzo  ec. 


242. 


Annali    d'Ita 


LIA. 


Anno  di  Cristo  ccccxcviii.  Indizione  vi. 
di  Simmaco  Papa   i . 
di  Anastasio  Imperadore   8. 
di  Teoderico  Re  6. 

Confoli  <  Giovanni  Scita,  e  Paolino. 


Era.  Volg. 
Anno   498. 


(al  Pagius 
€ru.  Baron. 


(b)  Thftd. 
Leólor  l.  1. 
Hi/i.  Eccl. 


(c)  Hìftor. 
MìfcelU 
Tom.   I. 
S.er.  Italie. 


(d)  Theofh. 
in  Chrcnogr, 


IL  primo  di  quefti  Confoli,  cioè  Giovami  Scita,  fu  creato  in  Oriente 
da  Anaftafio  [mperadorc  in  ricompcnfa  della  fedeltà  e  bravura,  con 
CUI  egli  avea  tratta  a  fine  la  Guerra  Ifaurica  nell'Anno  precedente, 
dove  egli  era  ftato  Generale  dell'Armi  Imperiali.  L'altro,  cioè  Pao- 
lina, ebbe  da  Teoderico  il  Contolato  in  Occidente  .  Dal  Padre  Pagi  (.a) 
è  chiamato  Paulinus  Decius,  perché  della  Famiglia  Decia  fu  Paolino 
Confole  nell'Anno  f  54.  il  quale  perciò  è  appellato  Juniore .  Se  quella 
ragion  fia  fuor  di  dubbio,  lafcerò  deciderlo  a  gli  Eruditi.  Ben  so, 
che  quando  fi  ammetta  per  vera  e  certa,  s'avrebbe  da  fcrivcre  De- 
cius  Paulinus .f  e  non  già  Paulinus  Decius ,  efl'cndo  ftato  coftume  de 
gli  antichi  di  nominar  le  perfone  dall'ultimo  lor  Nome,  o  fia  Co- 
gnome .  Compiè  in  queft'  Anno  il  corfo  di  fua  vita  Anaflafio  II.  Pa- 
pa, eiTendo  fucceduta  la  fua  morte  nel  di  17.  di  Novembre.  Fu  eletto 
ed  ordinato  dalla  maggior  parte  del  Clero  Romano  in  fijo  luogo  a  dì 
ZI.  del  medcfimo  Mele  Papa  Simmaco  Diacono,  di  nazione  Sardo, 
ma  con  grave  difcordiaj  perciocché  un'altra  parte  elefie  parimente  e 
confecrò  Lorenzo  Prete  di  nazione  Romano.  Teodoro  Lettore  W  la- 
fciò  fcritto,  che  Feflo  ritornato  dall' ambafceria  di  Collantinopoli,  gua- 
dagnò con  danari  gli  Elettori  d'cflb  Lorenzo,  fperando  di  far  pofcia 
accettare  a  quefto  fuo  Papa  l' Enotico  di  Zenone}  e  che  per  quella 
divifione  fuccederono  aflaiffimi  ammazzamenti,  Taccheggi,  ed  altri  mali 
innumerabili  alla  Città  di  Roma,  foftcnendo  cadauna  delle  parti  l'E- 
letto Tuo,  con  durare  quefto  graviffimo  fconcerto  per  ben  tre  anni . 
L'Autore  della  Mifcclla  C'^),  fecondo  la  mia  edizione,  anch' egli  rac- 
conta, avere  una  tal  difcordia  sì  fattamente  involto  non  folo  il  Cle- 
ro, ma  anche  il  Senato  di  Roma,  che  Fefio  il  fili  nobile  tra^ Senatori y 
ftato  già  Confole  nell'Anno  472.  e  Probìno.,  (iato  anch' eflb  Confole 
nell'Anno  489.  foftcnendo  la  parte  di  Lorenzo  centra  diF««/?fl,chc  pari- 
mente era  ftato  Confole  o  nel  483.  o  nel  490.  e  contra  gli  aderenti  di 
Simmaco,  fecero  guerra  ad  eftb  Simmaco,  con  reftare  uccifa  in  mezzo  a 
Roma  la  maggior  parte  de' Preti,  molti  Cherici,  ed  aflaiftìmi  Cittadini 
Romani  :  giacché  non  ccisò  per  alcuni  anni  qucfta  Diabolica  gara  e  dif- 
fenfione.  Dal  che  apparifce,  che  il  maggior  male  venne  dalla  parte  de' 
partigiani  di  Lorenzo .  E  Teofane  Scrittore  Greco  aflcrifcc  anch'egli  {d.)^ 

che 


Annali    d'  Italia.  143 

che  l'elezion  di  Lorenzo  procedette  dalla  prepotenza  à'\Fefto  Patrizio^  il  Era  Volg. 
quale  s'era  impegnato  coìr  Imperadore  Anaftafio  di  far  creare  un  Papa  ANN0498. 
a  lui  favorevole,  e  non  perdonò  alla  borfa  per  far  eleggere  Lorenzo. 
All'incontro  uno  Scrittore  della  fazion  d'eflb  Lorenzo  ,  il  cui    fram- 
mento ho  io  pubblicato  fra  le  Vite  de' Romani   Pontefici    (1),   attri-  (ai  Rerum 
buifce  il  peggio  di  qucltc  violenze,  ftragi,   e   rapine  alla  fazione   di  JtnUcar. 
Simmaco,  il  quale  fecondo  lui  fu  acculato  di  varj  vizj  ,  e  non   ebbe  j^^'" //j 
mai  quieto  il  fuo  Pontificato.  Ciò   nondimeno,   che   (empre    militerà 
in  favore  di  Simmaco,  fi  è,  ch'egli  venne  riconofciuto  sì  da  i  Con- 
cilj  Romani,  come  dalla  Ghiefa  tutta  per  Succeflbre  legittimo  di    San 
Pietro,  e  confidcrato  nc'Goncilj  come  innocente:  di  maniera   che   fi 
può  credere,  che  le  accufe  a  lui  date  fofTero,  fc  non  tutte,   almeno 
la  maggior  parte  fabbricate  dalla  malevolenza  de'fuoi  nemici  .  E  per 
conto  poi  di  quefte  lagrimcvoli  fcene  lappia  il  Lettore,  che  non  fuc- 
cederono  tutte  nel  prcfcnte  Anno,  anzi  le  più    fanguinofe  accaddero 
molto  più  tardi. 

Anno  di  Cristo    ccccxcix.  Indizione  vii. 
tli  Simmaco  Papa  2. 
di  Anastasio  Imperadore  9. 
di  T  E  o  D  E  R  1  e  o  Re  7. 

Confole   i  Giovanni  il  Gobbo ,  fenza  Collega. 

QUcfto  Giovanni  Confole,  fopranominato  //  Gobbo ^  era  ftato  anch' 
egli  uno  de' Generali  dell' Imperadore  Anallafio  ,  ed   avca  fatto 
di  molte  prodezze  nella  guerra  contro  gl'Ifaurij  però  ne   ebbe 
in  premio  la  Dignità  del  Confolato.  Il  Panvinio  {l>)  aggiugne  a  quello  (b)  Panvi- 
Confolc   un  altro  ,    cioè    Afclefio ,    da    lui    creduto    Confole    Occi-  »'«'  '»  f4- 
dcntale.  Dello  ftelTo  parere  è   il  Rchndo  (f),   con   chiamarlo  -^fil^- fi^^Jf„'j 
pione.  Crede  il  Cardinal  Baronio   {d)   afierito   ciò  dal   Panvinio   fenza  ]„  j^aftis. 
pruovej  ma  ci  fon  due  Leggi  nel  Codice  Giuftinianeo  (0,  date  amen-  (d)  Baron. 
due  Jobanne^  {jf   Afdepione   Cufs.   Contuttociò   io  non   oferei   inferire  -^nnal.  Ecc. 
ne' Falli  quello  Afclepio  od  Afclepione,  come  Confole  certo  fulla  fola  ^^  \ation 
afierzione  del  Codice  di  Giuftiniano,  che  troppo  abbonda  di  falli  nelle  x«/^<?r. 
date  delle  Leggi,  da  che  tutti  i  Falli  Greci  e  Latini  non  ci  danno  fé      Senatus- 
non  Giovanni  il  Gobbo  per  Confole  del  prefente  Anno.  Pare  eziandio,  «»/«'f-  ^' 
che  non  paflafle   buona   intelligenza   tra   l' Imperadore   e   Teoderico,  *''""""■• 
perche  non  folamente  non  fi  truova  Confole  creato  in  Occidente,  ma 
ne  pure  in  Roma  miriamo  fegnaro  l'Anno  col  Confolato  dell'eletto 
in  Oriente,  ma  bensì  Poft  Confulatutn  Paulini.  Non  potendofi  intanto 
quetarcj  né  accordare  le  fazioni  inforte  in  Roma  per  l'elezione  del 

H  h  2  Pa- 


Era  Volg. 
Ann  0499. 

(a)  Rer.  Ita- 
lie. Pan.  II. 
low...  111. 

{h^AnaJiaf. 
Sifiliothtc. 
iìi  Ssmmach. 


;c)    Marcel- 
iin,  Comes 
•n  Chren'tco. 


<ti)  Pagius 
Crit.  Baro;: 


(e)  Hifior. 
Mi/celi. 
Tom.  I. 
Rfr,  Italie, 


144  Annali    d'  Italia. 

Papa,  finalmente  fi  venne  al  ripiego  di   ricorrere  a  Ravenna  al  Re 
Teoderico,  acciocché  la  fua  autorità  s' interponene  per  mettere  fine 
a  sì  fcandalofa  difcordia.    L'Anonimo   da   me   pubblicato   {a)   fcrive, 
che  amendue  gli  Eietti  ebbero  ordine  di  portarfi  alla  Corte.  Teode- 
rico era  bensì  Ariano,  ma  era  anche  gran  Politico,  e  pare,  che  non 
volefle  inimicarfi  alcuna  di  qiiefte  dizioni  col  fentenziarc  nelle  lor  dif- 
fenfioni .  Pertanto,  fecondoché  ha  Anaftafio  (*),  ordinò,  che  l'eletto 
da  più  voti,  e  prima  confecrato,  fi  avefie  da  tenere  per  vero  Romano 
Pontefice.  Non  è  ben  chiaro,  come  fofie  riconofciuta  la  legittimità 
dell'elezione  di  Simmaco,  cioè  fé  in   un   Concilio,   o   pure   in   altra 
maniera.  Quello  che  e  certo,  fi  truova  Simmaco  nel  di  primo  di  Marzo 
del  corrente  Anno  tenere  pacificamente  un  Concilio  in  Roma,  &  ivi 
farla  da  Papa,  con  fisrmar  varj  Decreti  per  levar  le  frodi,  prepoten- 
ze, e  brighe,  che  allora  fi  ufavano  per  l'elezione  de' Papi .    Anzi  ef- 
fendo  fottofcritto  a  quel  Concilio  Celio  Lorenzo  arciprete  del  Titolo  di 
Santa  Prajfede.,  il  Cardinal   Baronio   pretende,   ch'egli   fia   lo    fteflb, 
che  dianzi  contendeva  con  Simmaco  pel  Papato:  cofa,  ch'io  non  ofe- 
rei  d' affermare  come  indubitata .  Sotto  il  prefente  Confolato  Marcel- 
lino Conte  (0  lafciò  fcritto,  che  i  Bulgari.,  Popolo  Barbarico,  fecero 
un'irruzione  nella  Tracia,  portando  la  defolazion  dapertutto.    Contra 
d'  eflì    fu    fpcdito    Jriflo ,    Generale    della    milizia    dell'  Illirico    con 
quindicimila  combattenti  ,   e   cinquecento   venti    carra    cariche    tutte 
d'armi  da  combattere)  ma  venuto  alle  mani   con  eflì   preflo   il  Fiu- 
me Zurta,  rimafe  fconfitto,  colla  morte  di  tre   Conti   Capitani   prin- 
cipali di  quell'Armata,  e  di  quattromila  de' più   valorofi  foldati  dell' 
Illirico.  E'  di  parere  il  Padre  Pagi  (^),  che  folamcnte  in  quell'Anno 
cominciafie  a  udirfi  il  nome  de  Bulgari  in  quelle  parti.  Ma  abbiamo 
oflcrvato  di  fopra  in  un  frammento  dell'Autore  della  MifccUa,  da  me 
dato  alla  luce  (0,  e  non  veduto  dal  Padre  Pagi,  che  venendo  in  Ita- 
lia Teoderico  per  la  via  del  Sirmio  nell'  Anno  489.  fu  forzato  a  com- 
battere con  Bufa  Re  de  i  Bulgari,  a  cui  diede  una  rotta.  E  però  in- 
tendiamo, che  fino  allora  que' Barbari  avcano  fifiato  il  piede  in  quella, 
contrada,  a  cui  fu  poi  dato  il  nome  di  Bulgaria.  11  nome  di  colloro 
fi  crede  non  altronde  venuto,  che  dal  fiume  Folga  ,  o  Belga,  oggidì 
nella  Rullìa,  o  fia  Mofcovia,  alle- cui  rive  abitavano  una   volta  quc' 
Barbari . 


J^J, 


Anno 


Annali    d*  Italia.  145 

Anno  dì  Cristo  d.  Indizione  vi  11. 
di  Simmaco  Papa  3 . 
di  Anastasio  Impcradore   io. 
di  T  RODER  ICO  Re  8. 

Confoli    \    Ipazio,   e   Patricio. 


AMendue  furono  Confoli  creati  in  Oriente.  i^^z;V  per  teftimonian-  Era  Volg. 
za  di  Procopio  W,  e  di  Teofane   W,  era  Figliuolo  di  Magna  ^^"7,^°°- 
Sorella  d' Anaftafio  Impcradore.  Patricia  era  di  nazione  Frigio,  èva-  ^^  bM 
lorofo  Condotticr  d'Armate,  come  abbiamo  dallo  fteflb  Procopio,  che  Perf.  Uh.  1, 
narra  alcune  di  lui  militari  imprefe .  L'anno  fu  quello,   in   cui  ,   per  ("P-  8- 
quanto  fcrivc  Caffiodorio  (f),  Teoderico,  che  non  era  peranchc  llato  ^^rhr^Ìo 
a  Roma,  ma  che  veniva  defiderato  concordemente  dal  Popolo  Roma-  ('|-)  cajftti. 
no,  determinò  di  portarfi  colà.  L'Anonimo  Valefiano  {.<i)   nota,   che  mChronìco. 
l'andata  a  Roma  di  Teoderico  feguì,  dappoiché  s'era  rimefla  la  pace  W   -^no^T 
nella  Cbiefa,  Romana^  cioè  dopo  eiTere  flato  riconofciuto  Simmaco  per  '"'*'        '" 
legittimo  Papa ,  In  fatti  con  gran  magnificenza  fece  egli  la  fua  entrata 
in  Roma,  e  come  fé  fofTe  flato  Cattolico,  fi  portò  a  dirittura  alla  Ba- 
fìlica  Vaticana  a  venerare  il  Sepolcro  del   Principe   de   gli    Apofloli  . 
Furono  ad  incontrarlo  fuori  della  Città  Papa  Simmaco,  e  il  Senato  e 
Popolo  Romano,  come  s'egli  foffe  flato  un   Imperadore.   Era  allora 
fuori  di  Roma  la  fuddctta  Bafilicay  e  però  vi  fi  dovette  portare  anche 
il  Papa.  Entrato  poi  Teoderico  nella   Città,   pafsò  al   Senato,  e   nel 
Kiogo  appellato  Palmay  fece  un'allocuzione  al  Popolo,  con  pronaette- 
re  fra  l'altre  cole  di  oflervare  inviolabilmente  tutte  le  ordinanze  fatte 
da  i  precedenti  Principi  Romani .  Quefto  luogo  chiamato  Palma  pro- 
babilmente era  qualche  gran  Sala  del   Palazzo   Imperiale.    L'  Autore 
antichiflìmo  (.e)  della  Vira  di  San  Fulgenzio  narra,  ch'egli  efiendo  in  (e)  A^fa 
Roma  quel  giorno,  in  cui  il  Re  Teoderico  fece  una  parlata  al  Popò-  Saneìorum 
lo  nel  Luogo ^  che  fi  chiama  Palma  d'oro.,  ebbe  occafione  di   ammirare  ^j  ^"^  7. 
la  Nobiltà,  il  decoro,  e  l'ordine  della  Curia  Romana,  diftinta  fecon-  jar.uarìi. 
do  i  varj  gradi  delle  Dignità,  e  di  udire  i  plaufi  d' e (Tb  Popolo,  e  di 
conofcerc  qiial  fofle  la  gloriofa  pompa  di  quefto  Secolo  .  Seguita  a  fcri- 
vere  il  fuddetto  Anonimo:  Per  Triceanakm  triumpham  Populo  ingreffus 
Palatium.y  exhibem  Romanis  ìudos  Circenfium  .  (*)    Stimano  il   Valefio, 

e  il 

(*)  Pel  Tricennale  (o  Decennale  >  o  via  Triccnnalcj  o  per  lo  fpazio 
di  trenta  giorni)  trionfando  col  popolo^  entrato  nel  Palazzo^  dando  <»' 
Romani  i  giuochi  Circenfi . 


Em  Volg. 
Anno    joq. 


(a)  Marius 

A'venùcen- 
JfS  in  Chrrnt.. 


(bì  Chron. 
jilexandr. 
(c)  Pagius 
(Crìt.  Baron. 


(d)  Anafiaf. 
Biiitothec. 
in   Symmac. 

(e)  Theod. 
Le  fior   l.   1. 

(f)  Tioph. 
in   Chronog. 

(g)  -N'«- 
fhorm   Cal- 
Itfius   l.    l6. 
(h)  Baren. 
Annal.  Ecc. 
(i)    Rerum 
Itaiicar. 
Part.  ir. 
Tom.  ni. 


246  Annali    d*  Italia. 

e  il  Padre  Pagi,  che  in  vece  di  Trtcennalem  s'abbia  quivi  a  fcrivcrc 
Decennalem  .  Ma  Decennsilia  e  noa  Decennalis  fi  lolea  dire  j  ne  per  con- 
feflìonc  dello  ftcflo  Pagi  correvano  in  quell'anno  i  Decennali  di  Tco- 
derico.  Perciò  quel  puffo,  lenza  fallo  guafto,  è  più  probabile,  che 
fignifichi  o  la  Via,  per  cui  fu  condotto  il  trionfo,  o  il  tempo  Trice- 
norum  dìerum^  che  forfè  durarono  quelle  Fette.  In  tal  congiuntura 
Teoderico  fece  nfplcndere  la  fua  Angolare  affabilità  verfo  i  Senatori , 
e  molto  più  la  fua  munificenza  verfo  il  Popolo  Romano,  perchè  gli 
affcgnò  e  donò  venti  mila  moggia  di  grano  per  ogni  annoj  E  a  fin 
di  nftorarc  il  Palazzo  Imperiale  e  le  mura  della  Città  gli  aflegnò  du- 
gento  libre  annue  d'oro,  da  ricavarfi  dal  Dazio  del  vino.  Sul  princi- 
pio del  fuo  governo  avea  Teoderico  conferita  a  Liberio  la  Prefettura 
del  Pretono.  Il  creò  Patrizio  in  quelli  tempi,  e  diede  quella  Dignità 
ad  un  altro.  Fece  tagliar  la  tefta  ad  Odoino  Conte,  che  avea  cofpi- 
rato  contro  la  vita  di  'Teodoro  Figliuolo  di  Bafilio  fuo  Superiore.  Di 
quello  fatto  fi  truova  menzione  anche  prcffb  Mario  Aventicenfe  (a)  . 
Volle  dipoi,  che  la  promefla  da  lui  fatta  al  Popolo,  s' intagliafle  in 
,una  tavola  di  bronzo,  e  tteflc  efpolla  al  Pubblico. 

Paflati  fei  Mefi  in  Roma  fra  gli  applaufi  e  le  allegrezze  di  quel 
Popolo,  fé  ne  tornò  Teoderico  a  Ravenna.  Stando  quivi  maritò  y/wa- 
laberga  Figliuola  di  Amalafreda  fua  Sorella,  con  Ermenfredo  Re  della 
Turingia.  Pubblicò  eziandio  varie  Leggi,  che  corrono  fotto  il  nome 
di  Editto,  e  fi  leggono  nel  Codice  ddle  Leggi  antiche,  e  fra  le  Let- 
tere di  Caffìodorio  .  L'  Autore  della  Cronica  Alcffandrina  W  e'  infegna, 
che  la  pubblicazion  d'cflc  fu  fatta,  mentre  egli  era  in  Roma.  Per 
quanto  crede  il  Padre  Pagi  (f ) ,  fu  in  quell'  anno  tenuto  il  fecondo 
Smodo  m  Roma  da  Papa  Simmaco,  e  in  cffb  a  titolo  di  mifericordia 
fu  creato  Vefcovo  di  Nocera,  Città  della  Campania,  il  fuo  antago- 
nilla  Lorenzo.  Cita  egli  in  pruova  di  ciò  Anallalìo  Bibliotecario  (^), 
Teodoro  Lettore  (0,  Teofane  (/),  Niceforo  {g) .  Ma  Anaftafio  nulla 
dice  del  tempo,  in  cui  fu  conferito  il  Vefcovato  a  Lorenzo >  e  Teo- 
doro Lettore  con  gli  altri  Greci,  che  dicono  prcfo  quel  ripiego  dopo 
eflere  durata  la  divifione  per  tre  anni,  non  fembra  a  me  teftimonio  ba- 
(levolc  in  qucfto  fatto,  di  maniera  che  credo  doverfi  anteporre  l'opi- 
nion del  Cardinal  Baronio  {h);  cioè  che  nel  primo  Concilio,  e  nel  pre- 
cedente anno  feguifle  la  collazione  del  Vefcovato  di  Nocera  a  Loren- 
zo .  L'Anonimo  Veroncfe  da  me  pubblicato  (»),  chiaramente  dice, 
che  allorché  Simmaco  fu  riconofciuto  per  legittimo  Papa,  Lorenzo  an- 
cora venne  promofib  al  Vefcovato .  Lo  Itcffb  Teodoro  Lettore  con- 
ferma quella  verità.  Ora  è  certo,  ficcome  abbiam  veduto,  che  Sim- 
maco nel  Marzo  dell'anno  proflìmo  paflato  godeva  pacificamente  il 
Pontificato,  e  tenne  il  primo  Concilio  Romano.  Venuto  poco  appreflb 
a  Roma  il  Re  Teoderico,  egli  folennemente  col  Clero  fi  portò  ad  in- 
contrarlo fuori  di  Roma.  Adunque  fc  nel  primo  Concilio  Simmaco 
fu  dichiarato  vero  Papa,  allora  parimente  per  quetare  in  qualche  ma- 
niera le  pretenfioni  di  Lorenzo,  gli  fu  conferita  la  Chiefa  di  Nocera. 

In 


Annali     d'  Italia.  ì47 

In  quefti  medefimi  tempi  nacque  gran  difcordia  tra  Gundobado  e  Go-  ER*.Volg, 
digifelo  Fratelli,  amenduc  Re  dc'Borgognoni .  Il  primo  abitava  in  Lione,  Anno  joo. 
l'altro  in  Geneva  colla  Signoria  della  Savoia .  Mario  Aventiccnfe  W,  (a)    Marius 
e  pili  copiofamcrite  Gregorio  Turonenfe  (^),  raccontano,   che  Godi-  '^'^'m. 
glielo  per  opprimere  il  Fratello  tramò  un  inganno  con  Clodoveo  Re  de'  i^rg^J^F/' 
Franchi,  promettendo  di  pagargli  tributo  da  lì  innanzi .  Clodoveo  mof-  ny,  i. 
fé  guerra  a  Gundobado,  e   quelli   chiamò  in  foccorfo    il   traditor  fuo 
F'ratello  Godigifclo,  il  quale  coU'efercito  fuo  andò  ad  unirfì  fcco  cen- 
tra i  Franchi  i   ma  avendo  Clodoveo  aittaccata  battaglia  con  cffi  prelTo 
Digione,  oggidi  Capitale  della  Borgogoa,  ed   cflcndofi   unito  con  lui 
nel   furor   della    zuffa    Godigifclo  ,   riufcì   'oro    facile    di   fconfiggcrc 
Gundobado,  il  quale  fcappò  ad  Avignone,  con  lafciare  il   comodo  al 
Fratello  di  occupar  buona  parte  del  Regno.    In  quella  Città  fu  aflc- 
diato  da  Clodoveo,  ma  con  promettergli  tributo,  reftò  libero.  Ripi- 
gliate poi  le  forze,  pafsò  eflb  Gundobado  all'affedio  di  Vienna,,  con 
prenderla,  ed  aramazzarvi  Godigifclo,  che  v'ora  dentro,  e  molti  Nobili 
Borgognoni  della  di  lui  fazione.  In  quefta  maniera  egli  divenne   pa- 
drone di  tutto  il  Regno  dell'antica  Borgogna,  che  abbracciava  allora 
la  Borgogna  moderna,  la  Savoia,  il  Delfinato,  ilLionefc,  e  per  atte- 
ftato  di  Gregorio  Turonefe  {e)  anche  la   Provincia,  di  Marftlin^  fenza  (e)  Gregor. 
che  fappiarao,  come  paflade  l'affare,  arendo  noi  veduto  all'anno  477.  Turonenfit 
che  i  Vifigoti  s'erano  impadroniti  di  MarClia.  Procopio  anch' egli  feri-  •'^-  *■  *•  3^ 
ve,  che  i  Vifigoti  nella  Gallia  ftendevano  i  lor  dominio  fino  alla  Li- 
guria, e  per  confeguente  fotto  la  lor  giurisdizione  era  la   Provenza. 

Anno  di  Cristo  di.  Indizione  ix. 
di  Simmaco  Papa  4. 
di  A  N  A  s  T  A  s  I  o  Imperadore  11. 
di  Teoderico  Re  9. 

Confoli  i  RuF  IO  Magno  Faust  oAvie^o, 
i  Flavio  Pompeo. 

A   Fieno  primo  fra  qucfti  due  Confoli  appartiene  all'  Occidente .  E" 
creduto  dal  Padre  Pagi  Figliuolo  e  Nipote  di  quel  Gennadio  A- 
vieno^  che  era  (lato  Confole  nell'anno  4fo.  Se  così  è,  fecondo  i  conti 
del  mcdefimo  Pagi  avrebbe  dovuto  appellarli  Junìore:  ì\  che  nondime- 
no non  apparifcc  ne'  Farti .  Quanto  a  me  io  il  credo  Figliuolo  di  Fau- 
y?o,  a  cui  Ennodio  fcrive  una  Lettera  {d)   congratulando  fi   per  la  Di-  Epi/i.Tj.  i 
gnità  Confolare  conferita  ad  Avieno  di  lui  Figliuolo.  L'altro  Confole,  (e)  d«- 
cioè  Ptmpeo^  fu  creato  in  Oriente  ed  era  Figliuolo  di  Flavio   Ipazio^  Gange  ra- 
cioè  d'un   Fratello  d'Anartafio   Imperadore,.  come  il  Du-Cange  (0  ""^^  .^y^"- 
offervò.   Divenuto,  come  dicemmo,  padrone  di  tutta  l'antica  Bor-  J'^j-'" 

gogna 


X48  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  gogna  Gundobado  ^  diede  fuori  in  queft^  Anno,  o  pure  nel  fuflc- 
Annojoi.  gente,  le  Leggi  de' Borgognoni ,  che  tuttavia  efiftono,  colle  quali, 
iecondo  l'affcrzione  di  Gregorio  Turonenfe,  egli  mife  freno  alla  rapa- 
cità e  crudeltà  del  fuo  Popolo,  acciocché  non  opprimeffero  i  Roma- 
ni, cioè  i  vecchi  abitanti  di  quelle  contrade,  fperando  con  ciò  di  ac- 
quiftarfi  la  loro  benevolenza.  In  effe  Leggi  fra  l'altre  cofc  egli  per- 
mife  i  Duelli^  come  un  rimedio  creduto  allora  tollerabile,  per  ifchivar 
mali  e  violenze  maggiori  nelle  private  inimicizie.  Ma  nel  Secolo  nono 
Agobardo,  dottifllmo  Arcivefcovo  di  Lione,  fcriffe  un  fuo  Trattato 
cantra  la  Legge  di  Gundobtido^  cioè  contra  quella,  da  cui  erano  permeffi 
i  Duelli,  moltrando  fin  d'allora  l'iniquità  e  temerità  di  chi  rimetteva 
al  giudizio  dell'armi  la  dichiarazione  della  Verità,  e  FaUItà  delle  co- 
fe,  o  fia  dell'Innocenza,  e  del  Reato  delle  perfone.  Celebre  ancora 
è  la  conferenza  tenuta  da  Santo  Avito  Vefcovo  di  Vienna  del  Dclfina- 
to  in  compagnia  de' Vefcovi  d'Arles,  Marfilia,  e  Valenza,  con  gli 
Ariani  alla  prefenza  dello  ftcffb  Re  Gundobado,  per  defiderio  che  avea- 
no  que'  zelanti  Prelati  di  condurre  cffb  Re  dall'  Arianifmo  alla  Reli- 
gion  Cattolica.  Reltarono  convinti  gli  Ariani,  ed  alcuni  d'efli  anco- 
ra abbracciarono  la  Cattolica  Fedci  ma  Gundobado  dimorò  faldo  ne' 
fuoi  errori,  con  dire  fra  l'altre  cofe:  Se  la  vojira  Fede  è  la  vera:  per- 
chè mai  i  iMiJlri  Fefcovi  non  impedì/cono  il  Re  de'  Franchi^  che  mi  ha  mof- 
fa  guerra,^  e  s' è  collegato  co'' miei  nemici  per  dijìruggermi?  Abbiamo  dii 
(ai  M*rceìl.  Marcellino  Conte  («)  fotto  il  prefente  anno,  che  celebrandoli  in  Co- 
Cemes  in  ftantinopoli  i  Giuochi  Teatrali  fotto  Coftanzo  Prefetto  della  Città ,  una 
Cbronkt.  delle  Fazioni,  nemica  della  Cerulea,^  o  fia  della  Femta^  v' introdulTe 
occultamente  una  gran  copia  di  fpadc  e  fallì,  e  nel  più  bello  dello 
fpettacolo  fi  fcagliò  contra  de  gli  emuli  con  tal  furia  e  barbarie,  che 
ben  tremila  perfone  vi  reftarooo  uccife.  Dal  che  s'intende,  che  noni 
foli  condottieri  delle  Carrette  e  de' Cavalli  formavano  le  Fazioni  divcr- 
fe  d'allora,  ma  anche  il  Popolo,  il  quale  fecondo  il  fuo  capriccio  te- 
neva per  l'una  parte  o  per  l'altra,  e  dovea  comparire  allo  Spettaco- 
lo colla  vedo  o  divifa  della  fua  Fazione.  Abbiam  veduto  nel  prece- 
dente anno,  che  il  poco  fa  mentovato  Gundobado  Re  de' Borgognoni, 
colla  morte  di  Gedigifelo  fuo  Fratello,  avea  slargati  i  confini  del  fuo 
(b)  Jìanìd  Regno.  Nel  prefente,  fé  crediamo  al  Padre  Daniele  {b)^  i  Franchie 
jìiftoirt  de  Teoderico  Re  d'Italia  fecero  Lega  infieme  contra  del  medefimo  Bor- 
iranct  gognone ,  con  patto  di  dividere  le  conquifte,  che  fi  facefTero,  ancor- 
Ttm.  I.  ^jj^  l'una  delle  parti  non  aiutaflc  l'altra:  nel  qual  cafo  dovcfle  la  non 
operante  aver  la  fua  tangente  delle  conquifte,  con  isborfar  nondime- 
no una  fomma  d'oro  all'altra  parte  vincitrice.  Spedi  Teoderico  il  fuo 
cfercito,  ma  con  ordine  di  andar  lentamente,  per  veder  prima,  che 
cfito  fortiva  la  guerra  tra  i  Franchi  e  Gundobado.  Furono  rotti  in  una 
fanguinofa  battaglia  i  Borgognoni,  ed  occupata  gran  parte  del  loro  pae- 
fe  da  i  Franchi.  Allora  l'Armata  di  Teoderico  pafsò  in  fretta  l'Alpi, 
e  addufle  per  ifcufa  del  ritardo  la  difficultà  delle  llrade.  Ciò  non  oftan- 
ic  i  Franchi  mantennero  la  parola,  con  dividere  i  paefi  conquiftati,  e 

lice- 


Annali     d'  Italia.  249 

ricevere  da  Teoderico  l'oro  pattuito j  ed  in  tal  guifa  cominciò  una  par-  Era  Vol^;. 
te  della  Gallia  ad  eflcrc  poneduta  da  i  Goti  e  da  i  Germani,  cioè  da  Annoso:. 
i  Franchi.  Così  il  Padre  Daniele,  che  da  Procopio   C")    prcfa  la  noti-  (a)  Procop. 
zia  di  quefta  guerra,   ne  difegnò  il  tempo,   cioè   il   prefente  anno,   e  '^^  ^'"• 
n'adduAe  ancora  i  motivi,  da  lui  però  immaginati .  Ma  è  fuor  di  dub-  ^^'  \l^  ^' 
bio,  che  non  in  quelli  tempi,  ma  si  bene  molti  anni  dipoi,  cioè  ncU' 
anno  fi3.  fu  fatta  quefta  guerra,  e  non  già  contra  Gundobado ^   ma  sì 
bene  centra  Sigi/mondo  fuo  Figliuolo.  In  fatti  Gregorio  Turonenfe  feri- 
re, che  tutto  il  Regno   della  Borgogna  fu   in  potere  di  Gundobado 
dopo  la  morte  del  Fratello .  E  poi  narrata  la  vittoria  di  Clodoveo  ri- 
portata fopra  i  Vifigoti,  dice,  che  il  Regno  di  Clodoveo  arrivò  /7»ff 
a"  confini  de'  Borgognoni .  Più  chiaramente  fcrive  Mario  Aventiccnfe  (■^0,  '^)    Mahuì 
che  Gundobado  Regmim^  qtiod  perdiderat ,  cum  eo,  quod  Godegefelus  ha-  fn'"chrlmc 
buerat ^  receptum,  ujque  in  dkm  mortis  Jua  feliciter  gubernavit .  Finalmen- 
te avendo  Ennodio  recitato  il  fuo  Panegirico  al  Re  Teoderico  nell'an- 
no fo6.  e  nel  fcguente,  con  toccare  ed  efaltare  in  eflb  anche  le  mrn 
riguardevoli  imprefe  di  lui,  ma  fenza  dir  menoma   parola  d'acquifto 
alcuno  fino  allora  fatto  nelle  Gallie:  di  più  non  occorre  per  conchiu- 
dere, che  non  può  appartenere  all'anno  prefente  il  racconto  di   Pro- 
copio, ma  bensì  all'anno  fij.  come  fi  farà  vedere. 

Anno  di  Cristo  dii.   Indizione  x, 
di  Simmaco  Papa   y. 
di  Anastasio  Imperadorc   ii. 
di  Teoderico  Re   io. 


Confoli 


^  Flavio  Avieno  juniore;  e  Probo. 


QUefto  Avieno  Confolc  Occidentale  era  Figliuolo  di  Faufle  Patri- 
zio, a  cui  è  indirizzata  una  Lettera  d' E:inodio  (f)i  e   quantun-  (e)   nnnod. 
'quc  in  età  giovanile,  venne  promofib  a  quell'illultre  dignità  d.i  !■■  i- i^pifi-s- 
Teoderico,  Principe,  che   iludiava  tutte  le  maniere  di   affezionarfi    i 
primarj,  ed  anche  lo  ItelTo  Popolo  di  Roma.  Probo  vien  creduto  dal 
Panvimo  M,  e  dal  Padre  Pagi  W,  Confole  Orientale,  e  Nipote  d' A-   ^^-/"c^J^' 
nadafio  Imperadore  per  via  di  un  fuo  Fratello,   o  d'una  fua  Sorella >  (e^,  Pa^it^s 
ma  è  da  vedere  all'anno   fij.  di  fotto  Probo  Juniore,,  che  lafcia  qual-  Critic.  Ear, 
che  dubbio  intorno  alla  Famiglia  di  quello  Probo .  Secondo   le  ofler- 
vazioni  del  Padre  Pagi  fu  in  quell'anno  tenuto  il  terzo  Concilio  Ro- 
mano da  Papa  Simmaco  lui   principio  di   Novembre,  in   cui   la  facia 
alTcmblea  dichiarò   nullo  ed  inluflìltente  un  Decretp,  fatto  dal  Re  O- 
doacre,  o  pure  da  B.ifilio  Prefetto  del  Pretorio  a' tempi  di  quel   Re, 
di  non  eleggere  o  conkcrare  il  Papa,  fenza   prima  confultare  il  Re, 
Tom.  HI,  li  o  per 


rso  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

E»  A  Volg.  o  per  lui  il  Prrfptto  del  :  Prctopio .   Si  rinovarono  ancora  i  divieti  di 
Ah  NO  501.  alienare  gli  (Ubili  ed  ornamenti  delle  Chiefc.  Ma  per  quanto  dica  il 
Padre   Pagi,,  tuttavia  rcllafcura  la  Storia  de  gli  Atti  di  Papa  Simma- 
co, e  il  tempo  de' Concili  tenuti  da  lui  in  Roma,  fupponendo   fera- 
pre  il  Pagi,  che- il  competitore  Lorenzo   fofle  creato  Vcfcovo  di  No- 
cera  nell'anno  f 00.  quando  per  le  ragioni  addotte  di  fopra  è. più  pro- 
babile, che  quel  Véfcovato  gli  fofle  conferito  nell'anno   precedente, 
ed  avendo- dovuto  eflb  Pagi  alterar  le  Date  d'elfi  Concilj ,  per  acco- 
w^'-W«^'    "'O'^?'"!^^'  ^"o  fiftema.  Teofane  W,  e  Marcellino  Conte  (*)  notano, 
*(b{ Martil-  ^^^  ^"  quell'anno  i  Bulgari  tornarono  a  fare  un' incurfione  nella  Tra- 
li».  Comes     eia,  e  fcn^a  trovar  chi  loro  refiftcfle,  devaftarono  il  paefe.  Colla  me- 
nchrenU».  defima  crudeltà  trattarono  anche  l'Illirico.  Da  i  tempi  di •  Teodcrico 
juniore  avcano  i  Perfiani  confervata  la  pace  fino  al  prcfente  anno  coli* 
Imperio  d'Oriente.  Ora  Coade^  o  fia  Cabade^  Re  di  quella  Nazione.^ 
richiefc  danari   da  Anaftafio  Imperadorc.   Rifpofe   quelli,  che  ne  da- 
rebbe in  prellito,  purché  fé  gli  dcfle  una  buona  figurtà,  e  non  in  al- 
tra maniera.  Allora  i  Perfiani  con  un  poflcnteefercito  entrati  nell'Ar- 
menia prefero  Téodofiopoli  per  tradimento  di  C ojì ant im  Stn&toxe ^  Ge- 
nerale delle  milizie  Cefaree .   Paflati  dipoi  nella  Mefopotamia  pofero 
l'afledio  ad  Amida  Città  ricchiflìma,  che  fece  gagliardai  difefa,  e  fi  fa- 
rebbe foftenuta,  fc  alcuni  Monaci  non  l' avefiero  tradita,  i  quali  nel 
facco  dato  ad  clTa  Città  rimafero  anch'elfi  colla  maggior  parte  di  que' 
Cittadini  tagliati  a  pezzi.  In  quelli  tempi  ancora  Clodoveo  Re  de' Fran- 
chi, che  cercava  e  trovava  daperturto  pretelli  ed  occafioni  di  femprc 
più  ingrandirfi,  mofle  guerra  alla  Bretagna  Minore,  ed  obbligò  il  Re 
(e)  Gregor.   di  quella  nazione  a  fottoporfi  al  di  lui  domiiiio:  dopo  di  che  non  più 
Turonenfis     Re  ,  ma  Centi  fiirono  appellati  i  Cnpi  di  quel  Popolo,  per  quanto  fcri- 
!'dì  R  r  ;!^- ^^  Gregorio  Turonenfe  (0.  Nondimeno  ho  io  olTervato  nelle  Note 
III  s'criptT  ^^  Poema  di  Erraoldo  Nigello  (^),  che  anche  da  lì  innanzi  i  Britanni 
fart.  II.      minor:  affettarono  di  dare  il  titolo  di  Re  al  Principe  loro. 


'Som.  II. 


Anno    di    Cristo    dui.    Indizione    xi. 
di  Simmaco  Papa  6. 
di  Anastasio  Imperadore    1 3 . 
di  Tecderico  Re  11. 

Confoli  ^  Desicrate,  e  Volusiano. 

..       .       "T^Eficrate  fu  Confole  dell'  Oriente,  e  Vcìapam  dell' Occidente.   A 
Crit.'eartn.  *"^  quell'anno  rifcrifcc  il  Padre  Pagi  (0  il  quarto  Concilio  Roma- 
no, appellato  Palmare.,  che  fu  il  più  numerofo  di  tutti,  nel  quale  tro- 
viamo dichiarata  l'ini^ocenza  di  Simmaco  Pnjpa,  e  terminata  la  gran  lite 

di 


Annali    d'  Itali  a.  z^t 

di  lui  con  Lorenzo f  intrufo  nella  Sedia  di  San  Pietro  da  i  fuoi  Fazio-  Era  Voi», 
narj .  Intorno  a  che  è  da  alcoltare  Analtafio   Bibliotecario  W,  o  fia  AKN0503. 
l'Autore  antichilfimo  della  Vita  di  Simmaco  nel  Pontificale  Romano,  (^ì-^f-iji^f. 
che  così  parla  d'efloPapa:  „  Quattro  anni,  dice  egli,  dappoiché  .?;««-  f„simmà- 
„  maco  era  llato  riconofciuto  legittimo  Pontefice,  e  Lorenzo  fuo  An-  (hirita.  ' 
„  tagonifta,  durante  tuttavia  il  lacrilcgo  impegno  di  -Fefio   Patrizio^ 
„  che  fi  tirava  dietro  Prebino  Patrizio^  e  quafi  tutto  il  Senato:  riforfe 
„  la  Ipcranza  in  cfll  di  fare  fcomunicar  Papa  Simmaco,  e  pofcia  dc- 
„  porlo.  Perciò  inventarono  nuove  accufe   contra  di  lui,   tacciandolo 
„  di  adulterio,  e  di  aver  dilapidati  i  beni  della  Chiefa  Romana ,  con 
„  inviare  a  Ravenna  de  i  falfi  tcltimonj  contra  di  lui  al   Re  Teode- 
„  rico  .   Occultamente  ancora  richiamarono, a  Roma  Lorenzo  ,  cioè 
„  l'Antipapa,  e  rinovarono  lo  Scifma,  aderendo  gli  uni  a  Simmaco, 
„  e  gli  altri  a  Lorenzo .  Pofcia  inviata  al  Re  Tcoderico  una  Rclazio- 
„  ne,  tanta  illanza  fecero  per  avere  un  Vifitatore  della  Chiefa  Roma- 
„  na,  che  Tcoderico  diede  tal  commifiìone  a  Pietro  Vefcovo  d' Alti- 
„  no,-guadagnato  prima  da  eflì  Fazionaij  :  ripiego  infolito  e  contrario 
„  a  i  iacri  Canoni,  cficndo  una  moilruola  deformità  il  vedere  coltitui- 
„  to  un  Vefcovo,  e  ciò  dalla  potenza  Laica,  come  Giudice  fopra  la 
„  Sede  Apoitolica:  del  che  giuftamcnte  fi  d olle  non  p.oco  Papa  Sim- 
„  maco  „ .  Seguif.4  a  dire  Anallafio,  che  nel  medefimo  tempo  Sim- 
maco raunò  un  Concilio  di  cento  e  quindici  Vcfcovi,   nel   quale  egli 
rcltò  purgato  da' reati,  che  gli  erano  appolti,  e  fu  condennato  Loren- 
zo Vefcovo  di  Noccra,  perchè  vivente  il  vero  Papa  avefle  tentato  di 
occupar  la  Sedia  di  San  Pietro,  ed  infieme  Pietro  Vefcovo  d' Aitino, 
per  aver  ofato  di  alzar  tribunale  contra  di  un  legittimo  Pontefice .  Al- 
lori Simmaco  da  tutti  i  Vefcovi,  e  da  tutto  il  Clero  con  fua  gloria 
fu  riracflb  fui  Trono,  e  andò  a  fare  la  refidenza  l'uà  a  San  Pietro.  Fi- 
nalmente Anallafio  continua  a  dire:   Che  nel   medefimo   tempo   Feflo 
Capo  del  Senato,  e  già  ftato  Confole,  con  Probino ^   llato  anch'elfo 
Confole,  entro  Roma  Itefla  cominciò  a  far  guerra  contra  d'altri   Se- 
natori,, e  maffiraamcnte  contra  di  Faujlo^  già  itato  Conlole,  il  qual  folo 
fi  potea  dire,  che  combattcfl'e  in  favore  di  Simmaco .   Pero  luccede- 
rono  molti  ammazzamenti  in  Roma  Itefia}  e  que'  Preti  e  Chetici,  ch'e- 
rano trovati  aderenti  a  Papa  Simmaco,  venivano  uccifi .   Furono  mal- 
trattate fin  le  Monache  e  le    Vergini,   che   fi  fcopnvano  del  partito 
d'eiTo  Papa,  con  cavarb  fuori  de'  iVìonafterj  e  delle  lor  cafe,  con  iipo- 
gliarle,  e  dar  loro  anche  delle  ferite^  E  non  paflava  giorno,  che  non 
fi  udiflcro  di  quelle  battaglie  e  ribalderie.    Uccifero  moni  Sacerdoti 
e  m.oki  Laici,  né  v'era  ficurezza  alcuna  per  chi  avea  da  camminare 
per  la  Città.  Così  Anaftafio,  Icjjza  foggiugnerc,  qual  fine  avelie  quc- 
ila  Tragedia , 

Alcoltiamo  01»  un  Fazionario  di  Lorenzo  Antipapa,  cioè  l'Ano-  /[,■»   ^^ 
nirao  Veronefe  {h)  il  quale  racconta,  che  falle  prime  d'ordine  del  Re  mL  v"'"-^' 
Tcoderico  fu  riconofciuto  Simmaco  per  vero  Papa,  e  d..Lo  a  Lorenzo  >*e»/i!  Pan. 
il  Vcfcovato  di  Noccra.  Doro  alcuni  Jnniiw  acculato  Simmaco  picfio  ^-  ^'""' }• 

1 1  z  ^  ,1      ""'■  ""'='■ 


15'x  Annali    d'  Italia. 

E» A  Volg.  il  fuddctto  Re,  con  farlo  credere  reo  d'adulterio,  e  che  avefle  alie- 
ANNOS03.  nato  i  beni  della  Chiefa  Romana:  al  qual   tìne  fecero   anche  andare  a 
Ravenna  alcune  Donne,  cioè  peribne  facili  ad  efferc  fubornate  da  chi 
era  sì  accanito  contra  d'cflb  Papa.  Fu  chiamato  Simmaco  alla  Corte, 
e  confinato  in  Riminij  maperch'cgli  s'avvide,  che  non  v'erano  orec- 
chi per  lui,  ma  Iblamentc  per  gli  fuoi  avverfarj,  fé  ne  ritorno  a  Ro- 
ma fenza  permiflìone  del  Re .  Allora  i  luoi   Emuli   fecero  fuoco  alla 
Corte  di  Teodcrico  con  iltanza,  che  invialTe  a  Roma  un  Vifitatorc  nel 
tempo   della  Pafqua:  al  che  fu  deputato  Pietro  Vefcovo  d'Aitino.  Do- 
po cfla  Fella  il  Senato  e  Clero,  cioè  quella  parte,  che  era  per  Lorenzo,, 
ottennero  dal  Re,  che  fi  raunafìe  un  Concilio  in  Roma,  al  quale  non 
voile  intervenire  Simmaco.  Ma  qui  è  da  ofTcrvarc  un'iniqua  reticenza  di 
quello  Scrittore,  cioè  che  Papa  Simmaco  intervenne  benillìmo  alla  prima 
Seffionc}  e  andando  poi  alla  feconda  co' fuoi  Preti  e  Cherici,  fu  aflalito 
per  iftrada,  con  reftare  uccifi  o  feriti  alcuni  de' fuoi,  ed  aver  egli  ilcfTo 
durata  fatica  in  mezzo  ad  una  pioggia  di  faflate  a  poterfi   mettere   in 
falvo:    il  che  gli  riulcì  ancora  per  l'afTiftcnza,  che  gli  predarono  G?<- 
dila^  e  Fedulfo,  Maggiordomi  del  Re  Teoderico,  fcco  venuti  per  guar- 
dia a  quella  raunanza.  Quefto  folo  balla  a  far  conofcerc,  fé  gli  avver- 
farj fuoi  per  Crilliano  zelo,  o  pure  per  un  cieco  odio,  e  per  una  ma- 
lignità patente  il  volcflero  abattuto  e  depofto.   A   cagione  di  quella 
prepotenza  Simmaco  fi  fcusò  di   più  intervenire  al  Concilio.  Dal  che 
avvenne,  che  molti  de' Vcfcovi  (feguita  a  dire  l'Anonimo   fuddetto) 
vcggendo  così  incagliato  l'affare,  e  ^he  non  le  vie  della  Giuftizia,  ma 
sì  ben  quelle  della  violenza  prevalevano,  attediati  fé  ne  tornarono  alle 
lor  cafe .  Allora  i  nemici  di  Simmaco  fupplicarono  il  Re  di  permette- 
re, che  Lorenzo  fequellrato  in  Ravenna  venifìe  a  Roma.  Collui  n'eb- 
be la  licenza,  ed  entrato  in  Roma  s'impadronì  di  moke  Chiefe,  e  per 
quattro  Anni  quivi  fi  mantenne  :  nel  qual  tempo  fi  fece  una  crudel  guer- 
ra. Ma  infine  Teoderico,  avendogli   Simmaco  inviato  un   Memoriale 
per  mezzo  di  Diofcoro  Diacono  Aleflandrino,  ordinò  a  Fedo  Patrizio, 
che  tutte  le  Chicle  occupate  da  Lorenzo  foflcro  rellituitc  a  Simmaco. 
Cosi  fu  fatto}  e  Lorenzo  ritiratofi  ne' poderi  di  Fcfto  Patrizio,  quivi 
terminò  la  fua  vita . 

Facile  ora  è  a  qualfivoglia  accorto  Lettore  il  conofcerc  dalle  co- 
fe  dette,  che  la  gran  tempelta  commofla  e  continuata  per  tanto  tempo 
contra  di  Simmaco,  non  venne  già  da  veri  delitti  d'elfo  Papa,  ma  sì 
bene  dal  perverfo  animo,  e  dalla  congiura  di  Fedo  Patrizio,  che  con 
falfe  accufe  e  tedimonj  fubornati,  e  con  gli  ammazzamenti  voleva  pur 
efaltare  il  fuo  Lorenzo  colla  depreffione  di  Simmaco,  benché  dichiara- 
to vero  Succeffbr  di  San  Pietro.  Chi  è  capace  di  fare  il  primo  paffo 
falfo,  non  è  da  dupire  fé  ne  fa  de  gli  altri  apprefib  anche  più  vio- 
lenti .  In  fatti  il  Concilio  Palmare  tenuto  in  Roma  è  una  pruova  au- 
tentica di  queda  veriià,  eficndo  ivi  per  quel  che  riguarda  il  giudizio 
de  gli  uomini,  data  riconofciuta  l'innocenza  di  Simmaco,  ancorché  i 
più  del  Senato  e  del  Clero  fofl'ero  fedotti  da  Fedo  e  Probino  Patri- 

zj  . 


Annali     b'  Italia.  15*3 

z j .   Da  quanto  ancora  s'è  detto,    fi  può   raccogliere,  non    fufTìftere  ,  Era  Volg. 
come  vogliono  alcuni,  che  in  quell'anno,  anche  dopo   la  celebrazio-  Ann 0503. 
ne  del  Concilio  Palmare,  fi   reilituifTe  la  pace   alla   Chiefa  Romana  . 
Durò  la  perfecuzione  e  diflenfionc  gran  tempo  ancora  dipoi}  e  refta- 
no  tuttavia  delle  difficultà  nell'aiTcgnare  il  tempo,   in  cui   fu   tenuto 
cfib  Concilio  Palmare^  e  bandito  da  Roma   Lorenzo,  e  tanto   più,   fc 
fufiìftefle,  come  fuppone  il  Cardinal  Baronio  W,  che  nel  prtfente  an-  (a)  Barm. 
no  fofle  tenuto  il  quinto  Concilio  Romano,  di  cui  fi  fono  perduti  gli  ^»»'''-  Ec<:- 
Atti.  Per  conto  poi  del   Re  Teodcrico,  ancorché  egli  fi  lafciafle  for- 
prendere  dalle  iftanze  della  potente  Fazione  di    Lorenzo,   col  conce- 
dere un  Vifitatore  della  Chicla  Romana  (illanza  contraria  a  i  facri  Ca- 
noni), tuttavia  egli  non  fi  attribuì  già  la  facuJtà  di  decidere  neile  caufe 
Ecclefiaftiche,  e  maffimamente  di  canto  rilievo,  tratrandofi  di  un  Som- 
mo Pontefice .  Elcfle  egli  dunque  la  via  convenevole  in  si  gravi  fcon- 
certi,  cioè  quella  di  un  Concilio,  con  dichiarare  efpreiraracnte    (^)  :  (b)  inAflis 
In  Synodali  effe  arbitrio^  in  tanto  negfttio  fequeiida  prafcribere ,  nec  aliquid  coicihi 
ad  fé  prueter  reverentiam  de  Ecclefiajlicis  negotiis  pertinere:  committenspo-  ^'*'"""'"- 
tefiati  Ponti  fi  cum  quod  magis  putaverint  utile;  deliberarent ,  dummodo  "je- 
nerandi  provi/ione  Concila  pax  in  Civitate  Romana  Chri/ìianis  omnibus  red- 
deretur  (i):  parole  degne  di  gran  lode  in  un   Principe.    Anzi   avenda 
egli   intimato  il  Concilio   fuddetto,  avendo  i   Vcfcovi   della   Liguria, 
capo  de' quali  fu  Lorenzo  infignc  Arcivefcovo  di  Milano,  in  palFando 
da  Ravenna,  rapprefcntato  al  Re,  che  toccava  al  Papa   fteflb  il  con- 
vocare quel  Concilio:  Potentiffimus  Princeps  ipfiim  quoque  Papam  in  col^ 
ligenda  Synodo  voluntatem  fuam  Literis  demonjìraffe  ^  fignificavit .    (i)   E 
perciocché  efìì  dcfiderarono  di  veder  le  Lettere  delio  Itcflb  Papa,  egli 
non  ebbe  difficultà  di  farle  immediatamente  mettere  fotto  i  loro  oc- 
chi, con  cfcmpio  memorabile 'per  tutti  i  Secoli   avvenire,  e   fpezial- 
mentc  eflendo  Tcoderico  Ariano  di  credenza.  E'  di  parere  il  Padre  Pa- 
gi (0,  che  Palmare  fofle  appellato  quel  Concilio  dal  Luogo  chiamato  W.  P«g"ii 
Palma  aurea  in  Roma,  di  cui  s'è  parlato  di  fopra.  Anaftafio  Biblio-  (/^faZ'/'" 
tecario  fcrivc  {d)  :  In  P or ticti  Beati  Petri^  quds  appellatur  ad  Palmario,.  Biblhthec/ 
Sarebbe  da  vedere,  fé  ad  eflb  Sinodo  convenifie  più  quefto,  che  quel  '",  noncrìi 
Luogo. 

Al 

(i)  Che  è  in  arbitrio  del  Concilio  il  decretare  le  co/e,  che  fi  debbono  efe- 
guire  in  sì  grand'  affare  ;  e  che  intorno  agli  affari  Ecclefiaftici  niente  a 
se  appartiene  otre  la  riverenza:  raccomandando  alla  podejlà  de''  Vefcovi 
il  deliberare  quello  che  giudicato  avranno  piìi  vantaggiofo  ,  purché  col 
provvedimento  del  venerando  Concilio- ft  rejlituijfe  la  pace  a  tutti  i  Cri- 
fiiani  nella  Città  di  Roma . 

(i)  Il  potentiffìmo  Principe  fignifici ,  che  V  ifieffo  Papa  ancora  per  lettere 
dimojìrat»  avea  la  [uà  volontà  nel  radunare  il  Concilio , 


Vita. 


1^4  Annali    d*  Italia. 

E» A  Volg,  Al  prcfcntc  anno  (ma  non  fi  fa  di  ficuro  quello  tempo)  riferi- 

Anno 503.  fcc  il  Cardinal  Baronio  i")  un  Apologetico  fcricto  ed  inviato  da  Papa 

(a)  ^Y'p'i  Simmaco  all'Imperadore  AnaltafiOj  dal  quale  appanfce,  che  quel  Prin- 
^""^^■^  cipc  dopo  avere  fcoperto  Simmaco  coltantc  nella  difeta  della  Chiefa 
503.  Cattolica,  e  contrario  a  tante  macchine  d'elfo  Analtalìo  per  abolire  il 

Concilio  Calcedonenfe,  e  foltenere  l'Eielìa  d'Eutichete  e  de  gli  Ace- 
fali, aveva  fcritto. coatra  di  lui,  con  caricarlo  d'indicibil  ingiurie,  fino 

(b)  Anaflaf.  *  chiamarlo  Manicheo,  quando  fi  là  da  Anattafio.Bibliotecano  (6J,  che 
ibidem  in  avcndo  egli  fcoperti  de  i  Manichei  in  Roma,  li  cacciò  via,  e  fece  pub- 
K;/. 5JCTW4-  blicamentc  bruciare  i  loro  Libri.  Simmaco  oltre  al  difendere  fc  Itcf- 
**'•  fo,  rapprefcnta  ad  Anaftafio  i  falli  da  lui  commelli  in  proteggere  U 

memoria  di  Acacio,  e  in  comparir  cotanto  parziale  de  gii  Eretici.  Da 
quello  Apologetico  deduce  il  Cardinal  Baronio,  che  Papa  Simmaco  a- 
vca  fcomunicato  Anallafio  Augulto .  Le  parole  del  Pontefice  ion  que- 
lle: Z)xV«,  fuod  mecum  cottfpirante  .SeHutu  excomunicaverim  te.   IJìa  qui- 
iem  ego:  fed  r&tionabiiiter  faSlum  a  DeceJJoribus  meis  fine  dubio  fubfequor . 
^id  ad  me.,  inquies.,  qtiod  egit  Jcacius ?  Recede  ergo .^  (^  nihU  ad  te .  Nos 
non  te  cxcommuntcavimus ,  Imperatar ,  fed  Acacium  .  Tu  recede  ab  Acacio , 
i3  tib  illids  excommiifiicatione  recedis .  Tu  te  noli  mifcere  excommuntcatiam 
ejuSy  £«?  non  es  excommunicatus  a  nobis .  (i)  Da  tali  parole  potrebbe  para- 
re, che  non  avelfc  già  Papa  Simmaco  fulminata  contra  di  Analtalìo  la 
Scomunica  maggiore;  ma  che  egli  Iblamcnte  pretendefle  incorlb  l' Im- 
peradorc  nella  scomunica  minore,  perché  comunicava  colla   memoria 
di  Acacio  fcomunicato  dalla  Sede  Apollolica.  Simmaco  folteneva  1  de- 
creti de'fuoi  Predeceflbri  contra  di  Acacio,  e   non  volendo  Analtafio 
ritirarfi  dalla  comunione  di  Acacio  benché  defunto,  ne  veniva  per  con- 
^feguenza,  ch'egli  incorreva  nella  Scomunica  di  chi  comunica  con  gli 
(O  Cajftoi.  Scomunicati.  In  quelt'anno,   per  teltimonianzi  di  Cafliodorio  (0,  il 
inchronico.  Re  Teoderico  condulfe  1'  Acqua  a  Ravenna,  con  far  rifubbricare  a  tut- 
,,.  le  Tue  fpefe  gli  Acquedotti,  che  da  gran  tempo  erano  affatto  dirocca- 

Yalefianus.    ti .  L' Anonimo  Valefiano  (,d)  fcrive,  che  quegli  Acquedotti  erano  ita- 
ti fa^bbricati  da  Traiano  Imperadorc,  Se  qacU'  Acque  furono  prefe  dal- 
la collina,  e  condotte  fino  a  Ravenna,  non  potè  ellcrc  le  non  grande 
fé)  Marcel-  la  fpcfa,  c  magnifica  l'imprefa.  Racconta  Marcellino  Conce  («•),   che 
lin.  comtt     Anallafio  Imperadorc  fpedi  nel  pi  efente  anno  contra  de'  Perlìani  Patri- 
tn  Chromco.  ^-^  g-  ^^^^  Confole,  Jpazio  Figliuolo  d'una  fua  Sorella,  e  Ariobindo, 
Genero d'Olibrio  già  Imperadorc, con  un' Armata  di  quindicimila  per- 
fone.  Quello  numero  fi  -iee  credere  fcorrctto,  perché  abbiamo  da  Pro- 
copio 

(i)  .Z>/V;,  che  cofpirando  meco  il  Senato  io  ti  .abbia  fccrnuKÌcato .  'Così  è: 
ma  jenza  dubbio  faccio ,  quanto  ragionevolmente  fecero  i  miei  antecejfori . 
Che  appartiene  a  me,  dirai ,  il  fatto  da  .Acacio?  Allontanatene  adunque , 
e  niente  ti  apparterrà.  Noi  non  abbiamo  fcomunicato  te,  0  Jmper udore, 
ma  Acacio .  Tu  riiirati  da  Acacio ,  <:  ti  ritiri  dalla  fus  fcomunica .  Tu 
non  volerti  mi j chiare  colla  fua  fcoinunica ,  e  hm  fei  da  mi  fcorMmiiatt . 


Anmali    d'  Italia.  %^s 

copio  (i),  che  non  s'era  veduto  primi,  ne  fi   ride  dipoi  un  cfercito   Er*  Volg. 
sì  fiorito  com^  quefto  conerà  de  i  Perfiani .  Tanto  Teofane  (0,quan-  Anno  503. 
to  il  fijdJecto  Procopio  fcnvono,  che  Ariobindo  fece  la  figura  di  pri-  ^'  /f,""^' 
mo  Crcncrale,  e  che  gii  altri  gli  furono  dati  per  compagni .  Ma  per-   ptrf,  /,^.  j, 
ciocche  concordia  non  pafTava  fra  quelli  Condottieri  d'armi,  ed  ògnu-  cap.  8. 
no  volea  comandare  al  iuo  corpo  di  milizie,  e  in  firi  diverfi,  nulla  fc-  w  '^^'o- 
condo  il  folito  fi  fece  di  profittevole  all' Imperio.  Seguì   un  combat-  ^^""  "* 
timento,  ma  colla  peggio  de'Greci,  e  profittandoli  Re  Perfiano  del-       '''"'i'^- 
la  difcordia  degli  Ufiziali  Cefarci,-devaftò   molto  pacfc  dell' Imperio 
Orientale.  Aggiugne  Teofane, -che  in  Collantinopoli  tra  le  Fazioni  ne 
i  Giuochi  Circenfi  inforfe  una  nuova  fedizione,  per  cui'dell'una  e  dell' 
altra  parte  afiaiffirai  recarono  uccifi  j  e  fra  gli  altri  un  Figliuolo  baftar- 
do  dell' Imperadore  Anaftafio:  accidente, -che  fommamcntc  affliflc  il 
medefirao  Augufto,  e  fu  cagione,  ch'egli  facefic  morir  molti  di  colo- 
ro, ed  altri  ne  cacciaffc  in  efilio .  Se   non  era  un  fegreto  di  Politica 
il  permettere  0  fomentar cotali  Fazioni,  egli  è  da  ftupire,  come  gì'  Irav 
peradori  non  fcAlsro  da  tanto  di  abolire  una  sì  perniciofa  divifione  nel 
loro  Popolo . . 

Anno  di  C  r  i  s  t  o  div.  Indizione  xi  i; 
di  Simmaco  Papa  7. 
di  Anastasio  Imperadore  14.- 
di  Teoderico  Re  II. 


Confule   i  Getego,  fenza  Collega 


FU  creato  in  Occiùentc  quello  Confole,  ed  era  Figliuolo  di  PrO' 
bino(\.axo  Confole  nell'anno  489.  comf'  fi  ricava  da  Ennodio  (r).  (e)  Etmod.'^ 
Papa  Simmaco,  fecondo  la  conghiettura  del  Cardinal  Baronio  C<^),f:c-  '»  Pinm/i 
lebrò  nei  prcfentc  anno  il  icfto  Concilio  Romano  contro  gli  occupa-  fjf'^I"'^' 
tori  de' Beni   Ecclefiaftici  con  ifcomunicarli ,  fé  non  \ì  rcfkiiMÌvzno.  ji„„aCEcc, 
Doveano  i  Laici  aver  profittato  del  grave  Scifma  della  Chiefa  Roma-  - 
nai  e  quello  ci  fa  eziandio  intendere,  quanto  foflc  lungi  dal  vero  l'ac- 
cula inventata  contra  Ji  Simmaco,  quafi  dilapidatore  de'  i  beni  della 
Chiefa.  Ciixa  quelli  tempi  ancora  fi  fufcitò  in  AlFrica  una  fiera  pei* 
fecuzione  centra  de' Cattolici  da  'tmfamondo  Re  de'  Vandali,  Ariano  d». 
credenza.  Aveva  egli  finora  kfciati  in  pace  que' Cattolici i  ma  dappoi- 
ché ebbe  fatta  una  Legge,  che  venendo  a  mancare  alcuno  de' Vefco- 
vi,  non  fi  potelTe  eleggere  il  Succefibre,  e  andavano  crefcendo  ie  va- 
canze  delle  Chiefe  con  danno  notabile  della  vera   Religione  in  quf^-.j 
parti:  i  Vefcovi  viventi  coraggiofamente  determinarono  di  provvca.^rc 
eflc  Chicfe  di  Pallori,  rifoluii  tutti  di  foffcrir  tutto  per  non  mancare 

al 


Era  Voìg. 
Anno  504. 

(a)  H'tfiir. 
Mifccil. 
Iti.   16. 
Tarn.  I. 
Rer.  Iiulic. 

(b)  ^nafi. 
BibUothtc. 
in  Vit.  Sim- 
mach. 


(e)  CaJJiod. 
in  Chronico. 


(d)    Caff.od. 
l.  3.  Efifi. 
SO. 


(ci  Ennod. 

Paneg-jric. 
Jhtoderici . 


(f>  Jordan, 
de  Rei).  Get. 


15Ó  Annali    d'    Italia; 

al  debito  loro  e  al  bifogno  de' Fedeli.  Diede  nelle  fmanie  Traramon- 
do,  e  fecondochè  fcrive  l'Autore  della  Mifcella  (-j),  allora  fu  ch'e- 
gli mandò  in  efilio  ducento  venti  Vcfcovi  Cattolici  AfFricani,  che 
per  la  maggior  parte  furono  relegati  nella  Sardegna,  e  fra  gli  altri 
San  Fulgenzio  Vefcovo  Rufpenfe,  infigne  Prelato  e  Scrittore  del  Se- 
colo prefente.  Aggiugne  lo  fteflb  Autore,  concorde  in  ciò  con  Ana- 
ftafio  Bibliotecario  W,  che  Papa  Simmaco  fece  rifplendere  la  Tua 
fraterna  carità  verfo  di  que' fanti  Velcovi  ConfefTori,  con  foccorrere 
A  i  lor  bifogni,  cioè  con  inviar  loro  ogni  anno  danaro  e  velli  in  do- 
no: azione,  che  maggiormente  ferve  a  comprovare,  quanto  (ofTe  di- 
verfo  quello  Papa  da  quello,  che  vollero  far  credere  gl'iniqui  fuoi 
avverfarj .  Abbiamo  poi  da  CalTiodorio  (0,  che  nel  prefente  Anno 
Teoderktì  fece  guerra  coi  Bulgari,  divenuti  oramai  terribili  nelle  con- 
trade polle  lungo  il  Danubio  fotto  del  moderno  Belgrado.  Aveva  Ana- 
ftafio  Imperadore  provato  varie  crudeli  irruzioni  di  coftoro  nella  Tra- 
cia, che  faceano  tremare  (in  la  ilefla  Città  di  Collantinopoli .  Ed  ef- 
fondo lì  effi  impadroniti  della  Pannonia  inferiore,  chiamara  Sirmienfe, 
Tcoderico  determinò  di  reprimere  la  baldanza  di  que' Barbari,  e  gli 
riufci  di  levar  dalle  loro  mani  quella  Provincia.  Noi  altronde  fappia- 
mo,che  il  dominio  di  Tcoderico  fi  Ilendeva  allora  per  tutta  la  Dal- 
mazia; anzi  ^\  raccoglie  da  una  Tua  Lettera  {d)  fcritta  a  i  Provinciali 
del  Norico,  che  anche  la  Provincia  del  Nerico  era  tuttavia  comprefa 
fotto  il  Regno  d'eflb  Tcoderico.  Però  s'avvicinava  la  di  lui  giuri- 
sdizione alla  Pannonia,  oggidì  Ungheria,  e  potè  egli  (tendere  fin  colà 
le  fue  conquille.  Quel  che  è  Urano,  Cafiìodorio  Segretario  del  me- 
defimo  Re  fcrive,  ch'egli  con  aver  vinti  i  Bulgari  ricuperò  il  Sirmio> 
ed  Ennodio  (0  anch' efib  Scrittore  contemporaneo,  e  in  un  Panegirico 
recitato  allo  lleflb  Principe,  racconta,  aver  egli  ricuperata  quella  Pro- 
vincia dalle  mani  de' Gepidi .  Afcoltiamone  il  racconto  da  quello  au- 
tentico Scrittore.  Narra  egli,  che  Ja  Città  di  Sirmio,  confine  una  volta 
dtìrjtaliay  cioè  dell'Imperio  Occidentale  nel  Secolo  precedente,  e 
frontiera  centra  de'  Barbari.,  per  negligenza  de'  Principi  antecedenti 
era  caduta  nelle  mani  oc'  Gepidi .  Trafarico  Re  di  quella  Nazione  inquie- 
tava forte  da  que' luoghi  i  confini  Romani,  di  modo  che  conveniva  fpeflo 
mandare  innanzi  e  indietro  delle  Ambafciate.  Scoperto  m  fine,  che 
Trafarico  lavorava  ad  ingannare,  e  tramava  qualche  tela  con  Gunde- 
rito  Capo  d'altri  Gepidi,  Teoderico  fpedi  a  quella  volta  Pitzia  e  Ar- 
duico  Coli  con  un  forte  efercuo,  per  far  proporre  a  Tralarico  de' 
convenevoli  patii.  Ma  il  Barbaro  non  afpettò  d'aver  l'armi  addoflb, 
e  fi  ritirò  di  là  dal  Danubio,  lafciando  Su  mio  alla  difcrezionc  del 
Generale  de' Goti,  il  quale  non  pcrmife,  che  fofie  commefia  alcuna 
violenza  nel  paefe  da  che  aveva  elio  da  redare  in  dominio  del  Re  fuo 
Padrone.  Giordano  Storico  C.0  fcrive,  che  Pitzia  era  uno  de' primi 
C*'>nn  della  Corte  di' Teoderico,  e  ch'egli,  fcacciato  Trafarico  Figliuolo 
d:  Trafiila ,  e  facca  prigione  la  di  lui  Madre,  s' impadronì  della  Città 
di  Sumio.  Noi  vedemmo  di  fopra  all'Anno  489.   coli' autorità  della 

Mi- 


(. 


Annali    d'  Italia  25-7 

Mifcella  ('»),  che  quefto  Traftila  o  fia  Trio/Iila  Re  de  i  Gepidi,op-   E» a  Volg. 
poftofi  alla  venuta  di  Tcoderico  in  Italia,  reftò  morto  in  una   batta-   A m no 504. 
glia.  E  però  per  confcnfo  ancora  di  Giordano,  il  qual  pure  prefe  da  '^^jr^lf"'' 
t  Libri  di  Caffiodorio  la  fua  ftoria  Gotica,  Trafnerico  Re  de  i  Gcpidi  era  -lom.  ì.  v.tr. 
allora  padrone  della  Provincia  Sirmienfe,  e  dalle  mani  di  lui  la  ricuperò  italUar. 
Teoderico:  non  fàpendofi  perciò  intendere,  come  nella  Cronica  di  Caf- 
fiodorio fi  legga  che  Teoderico  ne  divenne  padrone  per  avere  fconfitci 
i  Bulgari.  Continuò  nel  prefentc  Anno  la  guerra  di  Anaftalìo  Augufto 
contra  de' Perfiani .  Richiamò  egli  alla  Corte  Appione^  ed  Ipuzio^  W  fo)  Thet- 
perchè  cozzavano   con  jiriobindo  Generale  dell'Armata,   e   in   luogo  Z'^"""   '•» 
loro  fpedi  Celere  hUtiho  de  gli  Ufizj ,  Ufiziale  di  gran  valore  e  pru-  <^*''<""r- 
denza,  il  quale  unito  con  Ariobindo,  penetrò  nella  Perlìa,  con  inferire 
graviffimi  danni  a  que'paefi,  in  guila  che  Cabade  Re  de' Perfiani  co- 
minciò a  trattar  di  pace .  E  quelta  fu  in  fine  conchiufa  colla  reftitu- 
zione  della  Città  d'  Àmida  a  i  Greci,  e  coli' avere  i  Greci  pagati  trenta 
Talenti  a  i  Perfiani .  Marcellino  Conte  {.e)  mette  fotto  il  precedente  (e)  Marcel- 
Anno  la  reftituzione  d'Amida,  con  dire,  che  fu  rifcattata  con  un  im-  Un.  Ctmts 
menfo  pefo  d'ero  dalle  mani  de' Perfiani .  Pofcia  all'Anno  prefente  rac-  '"  chronho. 
conta  le  prodezze  di  Celer$^   e   la   pace   conchiufa.    Procopio  (.d)   di-  (d)  Procof. 
verfamente  fcrive  con  dire,  che  Ariobindo  fu  richiamato   a   Coftanti-  ^'  ^^^'■ 
nopoli,  ed  avendo  Celere  con  gli  altri  Capitani    continuata   la   guer-  /*  j"^^ 
ra,  e  fatto  l'afiedio  d'Amida,  la  comperarono  con  loro  vergogna  per 
mille  libre  d'oro,  quando  alla  guarnigione  Perfiana  non  reftava  vctto* 
vaglia  che  per  fette  giorni .  Dopo  di  che  fra  i  Greci  e  Perfiani  feguì 
una  Tregua  di  fette  anni,  e  da  lì  a  poco  la  Pace.  Pretende  il  Padre 
Pagi,  che  quelta  Pace  appartenga  all'Anno  fufieguente,  con  addurre 
la  teftimonianza  di  Teofane,  che  pure  la  riferifce  nello  ftelFo   Anno, 
io  cui  Amida  tornò  in  potere  de'  Greci . 

Anno  di  Cristo  dv.  Indizione  xiii. 
di  Simmaco  Papa  8. 
di  Anastasio  Imperadore  i  j. 
di  Teoderico  Re  13. 

Confoli    <  Sabiniano,  c  Teodoro." 


E'  corfo  un  errore  di  ftampa  prefib  il  Padre  Pagi  CO»  quantunque  (q\,  pagìus 
ncW Errata  Corrige  non  ixx  ilato  avvertito,  perchè  da  lui,  e  pò-  Crìt.  Baro», 
fcia  da  chi  ha  fatto  le  Note  al  Sigonio,  vien  chiamato  Sabiam  il  pri-  "dhuncAn- 
mo  di  quelli  Confoli,  che  pure  porta  il  nome  di  Sabiniano  in  tutti  i  ""'"■ 
Farti  e  Monumenti  antichi.  Lo  ftefib  Marcellino  Conte  (/)  citato  qui  (f)   Marcel. 
dil  Pagi,  non  gli  dà  altro  nome,  e  il  dice  Figliuolo  di   Sabiniano  cIT/ak»* 
Tom.  HI.  K  k  Ma- 


CK, 


158  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Magno,  cd  anche  Generale  d'Armata,   ficcorae  vedremo  fra   poco. 

Anno  5os-.  Egli  fu  creato  in  Oriente.  Teodoro  in  Occidente.  Qucfto  Teodoro  fu 
poi  nell'  Anno  f  if .  inviato  Ambafciatore  a  Coftantinopoli  dal  Re  Teo- 
dcrico,  e  in  fine  fi  fece  Monaco,  come  fi  deduce  da  una  Lettera  di  San 

(a)  Fulgen-  Fulgenzio  ('?) .  Vien  creduto  dal  Cardinal  Baronio  difccndentc  da  quel 
tius  Efiji.6,  celebre  y\/««//a,  o  fia  Mallio  Teodor»^  di  cui  fa  menzione  Santo  Ago- 

ftino,an2Ì  anch' eflo  è  dal  Porporato  medefimo  appellato  Manlio  Teodoro^ 

(b)  Htland.  fcnza  che  fé  ne  adduca  alcuna  pruova.  Il  Relando  {b)  parimente  ne' 
Tafi.  Ctnf.  Fafti  gli  dà  il  nome  di  Manìio  Teodoro^  con  citare  un'  Ifcrizione  del  Gu- 
{c)G uàim  dio  W,  polla  L.  MALLIO  THEODORO  V.  C.  COS.  ma  fenza  por 
t^iTnlo   "lente,  che  quella  Ifcrizionc  appartiene  a  Mallio  Teodoro^  che  fu  Confole 

nell'Anno  599.  e  quivi  (fé  pur' efla  è  documento  legittimo)  in  vece  di 
L.  MALLIO, pare, che  fi  debba  fcrivere  FL.  M  ALLIO,  come  in  un' 
(d)  Thcfaur^  j]ffjj  j^  ^^  rapportata  altrove  C'^) .  Acquiftara  eh'  ebbe  Teoderico  la  Panno- 
icriptlon  ""    "^^  Sirmicnfe,  con  che  venne  a  ftendere  il  fuo  dominio  fino  al  Danubio, 
fag.  i<ji.      inforfe  poco  dopo  un  fatto,  in  cui  di  nuovo  s'impegnarono  l'armi  fue 
in  quelle  ttefie  parti.  Un  certo  Mundone^  per  quanto   riferifce   Gior- 
^d'^R'b^""'  *^^""  Storico  (0,  difcendcnte  da  Attila,  e  però  Unno  di  nazione  (  Mar- 
'*.  \i.  '^    Cellino  Conte  il  chiama  Goio)  fuggito  da  i  Gepidi ,  s'era  ricoverato 
di  là  dal  Danubio  in  luoghi   incolti   e  privi  d' abitatori  ;   cd   avendo 
raunati  non  pochi  masna4»ri  ed  afiaflìni  da  ftrada,   venne   di   qua  da 
cffb  Fiume,  cd  occupata  una  Torre  chiamata  Erta,  quivi  s'era  affor- 
zato j  e  prefo  il  nome  di  Re   fra'fuoi,   colle   fcorrerie   pelava   tutti  i 
vicini.  Convien  credere,  ch'egli  arrivafle  con  quelle  vifite  fino  nell' 
Illirico,  fottopotlo  al  Greco  Impcradore-,  perciocché  Jfiajlafio  diede 
ordine  a  Sabiniano  fuo  Generale  in   quella   Provincia,   e    Confole   nel 
prefeiite  Anno,  di  dar  fine  alle  infolenze   di   collui .    Sabiniano   meda 
in  punto  la  fua  Armata,  ed  unitofi  co  i   Bul.^ari,  divenuti   potenti  e 
terribili  nella  Mefia,  che  fu  poi   appellata  Bulgaria:   prefe   cosi    ben 
le  fue  mifure,  che  colfe   il  Re  masnadiere    vcrfo   il   Fiume    Margo, 
cioè  in  fito,  da   cui   egli   non   poteva   ufcire  fenza  battaglia.    Allora 
Mundone,  che  appena  entrati  i  Goti   nella   Pannonia  s'era  collegato 
con  loro,  fpcdi    con  tutta  fretta  ad  implorar  foccorfo  da   Pirzia   Ge- 
li")  Ennod     "^'"^^e  '^'  Teoderico  .   V'accorfe  egli    (dice    Ennodio  (/))   in    tempo 
I»  Paneg'j.r..^^^  Mundonc  difperato  già  meditava  d'arrcnderfi;  ed   attaccata   bat- 
Jhtoderui .    taglia  Con  tal  furore  caricò  i  Bulgari  e  i  Greci,  che  ne  fece   un'or- 
rida ftrage,  e  vittoriofo  redo  padrone  del  campo  ,  delle   bandiere,   e 
del  carriaggio  de  i  nemici .    E  tanto   più  è   da   credere  riguardevole 
una  tal  vittoria,  perchè  l'Armata  Greca  e  Bulgara  era  incomparabil- 
mente maggiore  j  e  noi  vedremo,  che   il   loro    Condotticr   Sabiniano 
era  uno  de'piìi  faggi  e  valorofi  Capitani  d'allora.  E  pure,  fé  non  è 
fallato  il  tefto  di  Giordano  ,  Pitzia  non  condufic  a  quel  cimento  più 
di  due  mila  Fanti  Goti,  e  cinquecento  Cavalli:  numero  bene  fcarfo,  ma 
pure  ballante  a  grandi  azioni  per  la  riputazion  di  bravura,  in  cui  era 
la  Gotica  Nazione . 

Mar- 


Annali    d'  Italia.  15-9 

Marcellino  Conte  (a)  dopo  aver  narrata  la  fconfitta  di    Sabinia-   Era  Volg. 
no  che  con  pochi  fi  falvò  nel  CaftcUo  di  Nato,  aggiugnc,  ell'erc  ri-  Anno  505, 
malta  in  quella  lagrinievol  guerra  sì  fcaduta  la  fperanza  de' ioldati  Gre-  W  ^"''"l- 
ci,  che  non   potè  da  gran  tempo  rimetterli  in  vigore.    Forfè  quello  Qi^^^'-^g  "* 
Scrittore  ingrandì  piìi  del  dovere  qucU'imprefa.  Mundone  dipoi,  per- 
chè riconofccva  la  fua  libertà  e  la  vita  dall'armi  di  Teodenco,  li  lug- 
gcttò  da  lì  innanzi  al  di  lui  dominio.  Ma  per  quello  avvenimento  li 
Iconcertò  la  buona  armonia,  che  paflava  tra  Anallafio   Imperadore,  e 
il  Re  Teoderico .  Pertanto   cominciò   Teoderico   ad  inviar  nella  Pan- 
nonia  i  fuoi  Ufiziali,  e  il  primo  Governatore  fpedito  a  quella  Provin- 
cia fu  Colojfeo  Conte,  al  quale  fi  vede  indirizzata  da  Teoderico  la  Pa- 
tente, con  cui  gli  dà  il  governo  della   Pannonia   Sirmienle,  appellata 
da  lui  (^)  Sede  una,  "volta  de' Goti ^  e  gli  ordina  di  fradicare  da  que'paefi  (b)  Cajpod. 
gli  abulì,  e  nominatamente  l'ufo  de  i  Duelli.    11  che   più  chiaramen-  '•  3-  -^/"A 
te  vien  da  lui  efprcno  nella   fulTegucnte  Lettera  (f),   inviata  a  tutti  i  fi'. 
Barbari  e  Romani  abitanti  nella  Pannonia^  con  dire  fra  l'altre  cofe:  Cre-  ii,]fip',Ti_. 
diamo  ancora  di  dovervi  efertare^  a  voler  da  qui  innanzi  combattere  con- 
tro i  nemici ,  e  non  già  fra  di  voi .  Non  vi  lafciate  condur  da  bagattelle  e 
f  untigli  a  mettere  la  vita  a  repentaglio .  /ic^uetatevi  alla  giujtizta ,  di  cui 
tutto  il  Mondo  Ji  rallegra.  Perchè  mai  ricorrete  alla  Monomachia  (cioè   al 
Duello)  da  che  avete  Giudici  onorati  y  che  non  vendanola  Giuftizia?  Met' 
tete  giti  il  ferro  voiy  che  non  avete  nemici.   Troppo  malamente  armate  il 
braccio  cantra  de'voflri  attinenti  ^  per  difendere  i  quali  ognun  fa  ^  che  Ji  dee 
gloriofamente  morire .  A  che  ferve  la  Lingua  data  da  Dio  a  gli  uomini ,  per 
poter  dire  fue  ragioni ,  fi  alla  mano  armata  fi  vuol  rimettere  la  decifion  deli- 
le  liti  ?  E  che  Pace  è  mai  la  voflra ,  fé  sì  fpejjì  fono  i  combattimenti  fra 
i  Cittadini  ?  Imitate ,  imitate  i  nofiri  Goti ,  che  Janni  ben  combattere  co  i 
nemici  foreftieriy  e  confervar  nello  fiejfo  tempo  fra  loro  la  moderazione  e  la 
modeflia .  In  quefta  maniera  noi  fiam  rifotuti  di  vivere ,  e  in  quefia  voi  mi- 
ratey  che  fon  fioriti  coir  aiuto  di  Dio  i  nofiri  Maggiori.   Cosi  Teoderi- 
co. Tanfi  e  tanti  oggidì  all'udir  nominare  i  Goti,  gridano:   oh  che 
Barbari!  Ma  que' Barbari  ^veano  più  fenno  de  gli  Spadacini  e  Biraghi- 
fti  de' Secoli  fulTegucnti .  Abbonivano  elfi  lo  Itolto  ed  infame  ufo  de' 
Duelli  al  pari  dc'laggi  Romani.  E  fc  ha  tuttavia  credito  preflb  d'al- 
cuni quell'empio  coltume,  dovrebbono  vergognarfi  al  vedere,  che  fi- 
no i  Goti  creduti  Barbari  lo  detcllarono.  In  quell'Anno  Anallaiio  liw- 
peradore  pubblicò  una  Legge  (^),  con  cui  ordinò,  che  niuno  folfe  am»-  (d)  /,  19.C. 
melTo  all'ordine  de  i  Difenjoriy  o  fia  de  gli  Avvocati,  fé  prima  davan-  '^'^p'fiof- 
ti  al  Vefcovo  con  teftimonj  e  col  giuramento  non  profeflava  di  fegui-  ""  ""'' 
tar  la  Religione  Oriodoja.   Credefi,   che  anche  venga  da   lui  un'altra 
Legge  (')  che  ordina  lo  ftefib   per  la  Milizia   Palatina,   cioè   per  gli  (e)  /.  zo. 
Unziali  delia  Corte:  tutte  belle  apparenze;  ma  la  Religione  Ortodol-  ^"^-  "^'^ 
fa  nel  fentimento  d'x'\nallafio  era  divella  da  quella  de' Cattolici,   td 
egli  Tempre  più  fi  andò  fcoprendo  nemico  del  Conciho  Calcedonenfc . 


K  k  2  Anno 


ft,6o  Annali    d*  Italia. 

• 

Anno  di  Cristo  dvi.  Indizione  xiv. 
di  Simmaco  Papa  9. 
di  Anastasio  Imperadore   16. 
di  Teoderico  Re  14. 

Confoli    ■$  Ariobindo,  e  Messala. 

Ea*   Volg.     A    Riobindo  Confole  Orientale  dell'anno  prefente,  veduto  da  noi  di 
Anno   506.  £\   fopra  Generale  d'Armata  centra  i  Perfiani,  era  Figliuolo  di  Z)^- 
galaifo  Itato  Confole  nell'anno  461.  e  Nipote  di  Ariobindo  (tato  Con- 
lole  nel  4^4.  Avea  per  Moglie  Giuliana  Figliuola  d'Olibrio   Impera- 
dor  d'Oriente,  e  di  Placidia  Augulla.  Perciò  era  uno  de' primi  per- 
fonaggi  della  Corte  Cefarea  d'Oriente,  e  tale  che,  ficcome  all'anno  470. 
accennai,  fu  contra  fua  volontà  acclamato  Imperadore  dal   Popolo   di 
Coltantinopoli .  A/i?^/i!J!,  Confole  d'Occidente,  vien  fondatamente  cre- 
a)  Ennod     ^^'^'^  ^°  fteflo,  a  cui  fono  fcritte  due  Lettere  di  Ennodio  W,  le  qua- 
i.c). Efijì.i'i,  li  ccl  fanno  conofcerc  per  Figliuolo  di  Faujlo,   e  l'Vatello  di   Avieno, 
a-  i6.  cioè  probabilmente  di  quelli,  che  abbiani  veduto  Confoli  ne  gli  Anni 

(h)   Reland,  acjtjictro .  Il  truovo  poi  chiamato  dal  Relando  W  Ennodio  MeJ^la^vm 
*r«nMar       fcnza  pruova  alcuna  j  e  non  avendo  noi  oflervato  nella  fua  Famiglia  il 
nome,  o  fia  Cognome  à' Ennodio^  lo  poffiam  perciò  credere  fenza  ve- 
run  fondamento  a  lui  attribuito.  Probabilmente  prima  che   terminalTc 
l'anno  prelente,  cominciarono  i   (emi   di    guerra  tra  Clodoveo  Re  de' 
Franchi,  ed  Alarico  Re  de'Vifigoti.  Prima  d'allora  Alarico  veggendo 
crefcerc  cotanto  la  potenza  di  Clodoveo,  e  che  in  lui  bolliva  forte  la 
voglia  di  maggiormente  dilatare  il  fuo  Regno,  proccurò  un  abbocca- 
mento con  lui  a  i  confini,  dal  quale  amcndue  partirono  con  promcflc 
di  buona  amicizia.  Ma  altro  ci  voleva,  che  beile  parole  a  fermare  il 
prurito  del  Re  Franco,  in  cui  fi  vedeva  congiunta  col  Valore  la  For- 
te) p^j/'w»    tuna.  Pretende  il  Padre  Pagi  (0,  che  il   motivo  della  rottura  proce- 
Cnt.  Baron.  ^jgfjg  dall'avere  fcoperto  Clodoveo,  che  Alarico  fraudolentemente  trat- 
tava feco  intorno  alla  pace.  Ma  non  fi  fa  torto  ordinariamente  ai  Re 
Conqui (latori  in  credere,  che  loro  non  mancano  mai  ragioni  o  prcte- 
fti  di  far  guerra  a  i  vicini,  purché  fi  fcntano  più  forti  di  loro.  La  ve- 
d'i  Grnor     ^'^*  ^  ^>  come  narra  Gregorio  Turonenfe  (^),  che  molti  Popoli  fjg- 
Turonerffis'    getti  nella  Gallia  al  dominio  de'Vifigoti,  per  cagion  della  Religione 
hh.z.c.  37.  defideravano  d'edere  fotto  la  fignoria  di  Clodoveo,  divenuto  Cnitia- 
no  Cattolico,  per  elTer  eglino  della  Religione  fte(ra,  foffrendo  perciò 
mal  volentieri  un  Principe  Ariano,  quale  era  Alarico  colla  fua  Nazio- 
ne. Quella  veduta  accrelceva  a  Clodoveo  le  fperanze  d'una  buona  riu- 
fcita  nella  guerra,  la  quale  divampò  poi  nell'anno  fulleguentc .  Pub- 
bli- 


Annali     d'  Italia.  ì6i 

blicò  nel  preferite  eflb  Re  Alarico  in  Tolofa  a  benefizicr  de  i  fudditi  Era  Vc^g. 
Romani  del  luo  Regno  un  Compendio  delle  Leggi   Romane  W,  ca-  'AMNopa, 
vaco  da  i  Codici  Teodofiano,  Gregoriano,  ed  Ermogeniano,  dalle  No-  /y]^^/ ■ 
velle^  e  da  i  Libri  di  Paolo,  e  Gaio  Giurifconfulii,  ed  approvato  da  >;.„/f^(„„ 
i  V cicovi .  Breviarium  y/«;ia«;  e  ordinariamente  chiamato,  perchè  pubr  a<i  Codic. 
blicato  d'ordine  d'Alarico  da  cflb  Aniano.  Anaftafio  Imperadorc,' le-  ^^"'^f/- 
condochc  abbiamo  da  Teodoro  Lettore  (0,  e  da  Teofane  (0,  intor-  (bl  Thtod. 
no  a  quefti  tempi  fentendofi  libero  dalle  cure  della  guerra,  fi  diede  a  f'f^'J'^' 
travagliar  la  Chiefa,  ed  infieme  Macedenio  Vefcovo  di  Collantinopoli,  ,-^  c/j^^w 
pretendendo,  ch'cg.li  s'unifle  feco  in  accettar  l'Enotico,   formato   in 
pregiudizio  del  Concilio   Calcedonenfe.   Trovò  ben  egli  alcuni   tra  i 
Velcovi,  che  per  guadagnarfi  la  di  lui  grazia,  ipofarono  ancora  le  opi'- 
nioni  di  lui}  ma.  non  già  Macedonio,  collante  nel  dovere  di  Prelato 
Cattolico.  Moitroflì  in  oltre  Anaftafio   fautore  in   varie   maniere  de   i 
Manichei:  perlochè  di  giorno  in  giorno  peggiorava  la  credenza  fua  con 
ifcandalo  univerfale  preflo  del  Popolo.  È  perciocché  a  cagione  di  un 
trcmuoto  era  caduta  ne  gli  anni  addietro  la  ftatua  di  Teodofio  il  Gran- 
de, già  porta  (opra  una  Itraordinaria  Colonna  nella  Piazza  di   Tauro: 
Anallafio  per  atteftato  di  Marcellino  Conte  ('^).,  vi  fece  violentemen-  (d)  Mareii.. 
te  riporre  la  fua.  E  Teofane  notò,  aver  egli  fatto  disfare  molte  ope-  ''"•  ^<""" 
re  di  bronzo,  già  lafciate  dal  Magno  Coftantino,  per  formare  con  quel  '"      '■"»'«• 
metallo  la  Statua  a  fé  ftcflb,  fé  pur  di  quella  fi  parla.   In  queft'anno 
parimente  riufcì  a  i  Vifigoti  di  occupare  Tortola  in  Ifpagna,  per  quan- 
to fi  ricava  dalla  Cronicbetta  (0  inferita  nella  Cronica  di  Vittor  Tu-  ^^'^  yi^ior 
nonenfe.  S'c  fatta  di  fopra  in  più  luoghi  menzione  del  Panegirico  com-  lp"d"cani- 
poflo  da  Ennodio  -àWarx  Diacono  della   Chiefa  di   Pavia,  in  onore  del /)«»». 
Re  Teodcrico .  Eilb  appartiene  a  queft'anno  o  pure  al  fulleguente:  il 
che  fi  riconofce  dal  riferir  egli  la  conquifta  del  Sirmio,  e   la  vittoria 
riportata  fopra  Sabiniano  e  fopra  i  Bulgari  dall'Armi  d'eflb  Re,  fenza 
dir  parola  de  i  fatti  fufleguenti  della  guerra  nelle  Gallic . 

Anno   di  Cristo  dvii.  Indizione  xv. 
di  Simmaco  Papa   io. 
di  Anastasio  Imperadore  17. 
di  Teoderico  Re   ij. 

Confo' i  \  P^'^vio  Anastasio  Augusto  per  la  terza  volta, 
<   e  Venanzio  . 

VRmìizio  creato  Confole  in  Occidente,  con  tutta  ragione  vicn  cre- 
duto quello  fteftb  Venanzio  Patrizio^  che  dal  Re  Atalarico  pref- 
fo  Caflìodorio  (/)  è  lodato  come  Padre  di   Paolino   Confolc,  e  d'altri  (*)  c»fio4. 
ornati  della  ftefla  Dignità..  Ora  si  e  da  dire,  che  avendo  udito  il  Re  '  ^"  ^^''^'' 

Tco-        •*■ 


±6%  Annali    d*  Italia. 

Era  Vo!g,  Tcodcrico,  come  erano  inforte  amarezze  tra  Clodoveo  Re  de' Franchi, 
ANH0507.  ed  Jlarico  Re  de'Vifigoti,  con  pericolo,  che  (ì  veniflc  all'armi,  ed 
avendo  ricevute  Lettere,  onde  conofceva  irritato  forte  Alarico  contra 
dell'altro  Regnante:  ficcome  Principe  favio,  e  lontano  da  gl'impegni 
della  guerra,  le  non  quando  la  neceffità  ve  lo  fpingeva,  cercò  le  vie 
di  fmorzare  il  fuoco  nafcente,  e  di  rimettere  la  concordia  fra  quelle 
due  Nazioni.  E  tanto  più  prefe  a  cuore  quello  affare,  quanto  che 
Alarico  era  fuo  Genero,  Clodoveo  fuo  Cognato.  Pertanto,  ficcome  ri- 
(»)  Idem  caviamo  da  una  Lettera  di  Caflìodorio  (<»),  mandò  Ambafciatori ,  e  fcrifTc 
l.2-Efift.i.  ad  Alarico,  con  efortarlo  a  calmar  la  fua  collera,  e  ad  afpettar  di  pren- 
dere pili  vigorofe  rifoluzioni,  tanto  che  cflb  Teodorico  con  inviar  Am- 
bafciatori a  Clodoveo,  averte  fcandagliata  la  di  lui  mente,  e  cercato 
di  metter  l'affare  in  pofitura  d'una  ragionevol  concordia:  rapprcfen- 
tandoglt  fpezialmente ,  che  i  Vifigoti  luoi  Popoli  da  gran  tempo  go- 
jdeano  la  Pace,  ed  erano  perciò  poco  efperti  nel  me  (ber  della  guerra, 
al  contrario  della  gente  agguerrita  de' Franchi .  E  giacche  fin' allora 
confilleva  tutta  la  lite  in  fole  parole,  fi  poteva  fperare  un  accomoda- 
mento, che  farebbe  poi  fiato  difiicile,  dappoiché  fi  fofiero  fguainate 
le  fpade.  Gli  dice  in  oltre,  avere  i  fuoi  Legati  ordine  di  pafiarc  alla 
Corte  di  Gundibado  Re  de' Borgognoni,  ff  pofcia  a  quella  de  gli  altri 
Re,  per  muover  tutti  a  dar  mano  alla  pace,  conchiudendo  in  fine  , 
che  terrà  per  nemico  fuo  proprio,  chi  fi  fcoprirà  nemico  d'eflb  Ala- 
rico. Oltre  alla  parentela  comune  ancora  con  Clodoveo,  avea  Teode* 
rico  due  particolari  motivi  di  dichiararfi  in  calo  di  rottura  per  Alari- 
co, eflendo  amendue  della  fl:efia  Nazione  Gotica,  e  della  Itefia  Setta 
(**)  ^^^'"  Ariana .  Leggefi  parimente  una  Lettera  del  Re  Teoderico  {b)  al  fud- 
.3.  pift.z.  jgj.j.g  j^g  Gundobado,  in  cui  l'eforta  ad  interporfi,  perchè  amichevol- 
mente il  compongano  le  differenze  inforte  fra  i  Re  de' Franchi  e  de' 
(e)  Idem  Vifigoti,  e  fi  fchivi  la  guerra.  Un' altra  pure  (<^)  portata  da' fuoi  Am- 
ik.  Ef'ift.  3.  ibafciatori,  inviò  a  Luduin  (così  egli  chiama,^  fé  pur  non  è  errore,  Clt- 
doveo)  Re  de' Franchi,  pregandolo  con  affetto  di  Padre  (per  tale  era 
Teoderico  confiderato  allora  da  tutti  i  Re  circonvicini  )  che  non  voglia 
per  cagioni  si  leggieri  correre  all'armi,  ma  che  rimetta  ad  Arbitri  amici 
la  difcuffione  di  si  fatta  contefa,  né  fi  lafci  condurre  da  taluno,  che 
per  malignità  attizzava  quel  fuoco.  Aver  egli  paffati  i  medcfimi  ufizj 
con  Alarico i  e  pero  protellare  non  men  da  Padre  che  da  Amico,  qual- 
mente chiunque  di  loro  fprezzaffe  quelle  Tue  cfortazioni,  avrebbe  per 
Nimica  la  fua  peiiona  e  i  fuoi  Collegati.  Non  so,  fc  nel  mcdefimo 
tempo,  o  pure  dopo  avere  ricevuta  qualche  difgufiofa  rifpofta  da  Clo- 
doveo, feri  ve  fl  e  Teoderico  un'altra  Lettera,  portata  mcdefimamente 
4a  i  fuoi  Ambafciatori  a  i  Re  de  gVi  Erulì ^  Guarnì^  e  Turingi .  In  elFa 
gli  ftimola  a  fpedire  anch' effi  dal  canto  loro  Ambafciatori  unitamente 
£0  i  fuoi,  e  con  quei  di  Gundobado  Re  della  Borgogna,  al  Re  de* 
Franchi,  la  cui  i^perbU  non  tace,  da  che  non  vuol  accettare  l'offerta 
d'Arbitri  e  d'  Amici  nella  pendenza  fua  ,con  Alarico  .  Aggiugne,  do- 
jrcr  cadauno  temere  d'uà  Prmcipc,  che  con  volontaria  iniquità  cerca 

d'  op- 


Annali    d'  Italia.  163 

d'opprimere  il  vicino,  mentre  chi   vuol  operare  fcnza  far   cafo   delle  E»*  Votg» 
Leggi  delle  Genti,  é  dietro  a  fconvolgere  i  R.egni   d'  ognuno.   Però  '^ «no 507* 
doverli  unitamente  intimare  a  quel  Re,  che  fofpsndi  il  mettere  mano 
all'armi  contra  di  Alarico,  con  rimetterfi  alla  decifione  de   gli  Arbi- 
tri:  altrimenti  fappia,  che  ognun  farà  contra  chi  fprezza  tutte  le  vie 
della  Giullizia.  Dal  che  fi  conqfce,  che  Teoderico  ben  conofceva  lo 
fvantaggio,  in  cui  fi  trovavano  i  Vi  fi  goti,  e  prefcntiva   ciò,  che  po- 
fcia  avvenne,  ma  fenza  potervi  mettere  rimedio.  Sccondochc  crede  il 
Cluverio  C^),  ì  Guarnì  Popoli  della  Germania  crar»  fituati  nelle  con-  (a)  cluvir. 
tradc,  ove  ora  è  il  Ducato  di  Meclemburgo.    Intorno  ai  fito   de  gli  '^'^"l^'*', 
Eruli  avrebbe  fatto  meglio  cfTo  Cluverio,  fé  avefie  confefiato  di  nulla  f.  17.  ^  ir* 
fapcrne.  Certo  egli  ne  pur  feppe,  che  in  quelli  tempi  durava  tutta- 
via efTa  Nazione  Erula^  governata  dal   fuo  Re     A  noi   bafti   per  ora 
d'intendere,  che  tanto  gli  Eruli,  quanto  i  Guarnì,  e  i  Toringi,  do- 
vcano  edere  Popoli  confinanti,  o  vicini  a  i  pacfi  pofTeduti  da  i  Fran- 
chi nella  Germania .  Era  in  quelli  tempi  Re  della  Toringia  Ermenfre- 
do,  Marito  d'una  Nipote  di  Teoderico;  e  a  lui  fi  vede  indirizzata  una 
Lettera  prelTo  Caflìodorio  (^)  in  occafion  di  quelle  nozze.  Per  conto  (b)    Cajftod. 
del  Re  de  gli  Eruli,  Teoderico  l'avea  adottato  per  fuo  Figliuolo  d'ar-  ^■■^•Ep'ft-i- 
mi,  cioè   con  una  fpecie  d'adozione,   che   fi   praticava   allora,  e   col 
tempo  fu  detto  far  Cavaliere^  avendogli  dato  Cavalli,  Spade,  Scudi, 
e  l'altre  Armi   militari,  come  fi.  può-  vedere  ia  uà' altra   Lettera  (e)  (e)  id.ib. 
d'effo  Re  Teoderico.  Efl(i.r. 

Clodoveo^  che  non  volea  tanti  Maeftri,  ed  cfiendofi  già  mcfio  in 
capo  d'ingoiare  il  vicino  Alarico,  avea  buon  fondamento  di  fperarlo,. 
può  eflcre,  che  dcfie  buone  parole  a  tante  ambafciate  ed  iftanzc,  ma 
niuna  promelTa  di   defili -re   dall'  imprefa;   ed   intanto  per  prevenire  i 
foccorfi,  che  potefie  Alarico  ricevere  da  i  lontani    Collegati,   follcci- 
tamcnte  ufcì  in  campagna  con  un  pod^rofifiìma  efercito.    Abbiamo  da 
Santo  Ifidoro  (<^),  che  in  aiuto   de'  Franchi  andarono  anche  i  Borgo-  ,^\  jr,.{^rut 
gnoni.-  il  che  può  parere  (Iram,  perchè  veramente  non   avrebbe  do-  ;«'  chronic»' 
vuto  il  Re  Gundobacìo  aver  molto  genio  ad   accrefcere  la  potenza   già  Gothor. 
sì    grande  de  i  Franchi,  per  timore  che  l'ingrandimento  loro  non  tor- 
naflc  un  di  in  rovina  del  fuo    Regno,  ficomme  col  tempo   avvenne. 
Tuttavia,   ficcome  ricaviamo  ancora  dalla  Vita  di  San  Cefario  Vcfco- 
vo  d'  Arlcs  (0,  certo  è,  ch'egli  unì  allora  le  fue  forze  con  quelle  de'  W  Cjpnan. 
Franchi,  fenza  faperfi,  le  per  malignità,  e  con  tradire  le  fperanze  del  '^  J'"^   ^^ 
Re  Teoderico,  o  pure   in  efecuzion  de'  patti    ftabiliti  con  Clodoveo  puiMaiìl- 
ncUa  precedente  guerra,  in  vigor  de' quali  cefsò  l'afTedio  di    A  vigno-  ionìum  a61. 
ne,  ed  ogni  altra  ollilità  contra  di  lui.  PalTando  1'  '\rmata  de' Franchi  5^-  "^om.  l. 
perTours,  ordinò  il  Re,  che  in  venerazione  di  San    Martino,  fecon-    ,.    ■ 
dochè  atterta  Gregorio  Turonenfe  CO,  non  fi  recafTe   molcllia   alcuna  rlronenZ' 
al  paefe.  Racconta  Procopio  (^),  che  Alarico  dimandò  foccorfo  a  Teo-  lib.  i  <•.  37. 
dcrico  Re  d' Italia,  e  mentre  lo  (lava  afpettando,  andò  a  metterfi  coli'  (g^  Procof. 
efercito  fu.:i  a  fronte  de' nemici,  che  erano  accampati  preflo  a  Carcaf-  1'^^"; 
fana.  Non  inclinava  egli  ad  azzardare  il  tutto  in  una  batuglia-,   ma  (à'f.'iiJ"' 

per- 


2^4  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  perchè  i  Tuoi  all'udire,  che  i  Franchi  portavano  la  defolazionc  a  tutto 
Anno  J07.  jl  circonvicino  paefe,  (parlavano  del  di  lui  poco  coraggio,  e  fi  vanta- 
vano di  poter  vincere  colle  poma  cotte  il  nimico:  lafcioffi  ftrafcinarc 
ad  imprendere  il  combattimento.  Né  pur  qui  pare,  che  Procopio  me- 
riti attenzione  all'oflervare,  come  egli  metta  quel  fiero  conflitto  vici- 
no a  Carcajfona,^  quando  abbiamo  dal  Turonenfc  Storico  più  degno  di 
fede,  che  la  giornata  campale  fi  fece  a  F'ougiè  dieci  miglia  lungi  dalla 
Città  di  Poitiers^  Luogo  troppo  lontano  da  Carcaflbna .  Oltre  al  dirfi 
da  lui ,  che  l'efercito  di  Teoderico  pafsò  ora  nelle  Gallie,  il  che,  fic- 
come  diremo,  folamente  nell'anno  apprefib  avvenne.  Quello  che  è  cer- 
to, fegui  tra  i  Franchi  e  Vifigoti  una  memorabil  battaglia,  nella  quale 
rimafero  fconfitci  gli  ultimi  colla  morte  non  folamente  di  parecchie  mi- 

fliaia  di  Vifigoti,  e  di  Apollinare  Figliuolo  di  jlpolUnare  Sidonio^  e 
ella  maggior  parte  de' Senatori  e  del  Popolo  dell'  Auvergne,  ma  lo 
fteflo  Re  Alarico.  Quella  infigne  vittoria  aprì  la  ftrada  a  i  Franchi 
per  quafi  annientare  nella  Gallia  il  dominio  de' Vifigoti;  e  loro  certa- 
mente non  farebbe  reftato  un  palmo  di  terreno  in  quelle  Provincie, 
fé  non  fofle  finalmente  accorfa  1'  Armata  del  Re  Teoderico .  Intanto 
Clodoveo  s'  impadronì  della  Touraine,  del  Poitou,  del  Limofin,  del 
Perigord,  della  Saintognc,  e  d'altre  contrade.  E  Teoderico  fuo  Figliuo- 
lo con  una  parte  del  vittoriofo  efercito  fi  rendè  padrone  del  paefe  d'  Al- 
by,  de  Roùergne,  dell' Auvergne,  e  d'altre  contrade  pofledute  dian- 
zi da  i  Vifigoti .  Non  lafciò  Alarico  dopo  di  sé  altro  Figliuolo  di  età 
adulta,  che  un  baftardo,  per  nome  Gifeìico,  in  eleggere  il  quale  per 
Re  concorfero  i  voti  de' Vifigoti,  fopravanzati  al  filo  delle  fpade  de* 
Franchi;  giacche  Amalarico  Figliuolo  d'una  Figliuola  di  Teoderico  Re 
d'Italia,  era  d'età  incapace  al  governo:  il  che  dirpiacque  non  poco  al 
medefirao  Teoderico.  E  noi  non  iftaremo  molto  a  veder  gli  effetti  di 
(ai  Thtoph.  quella  fua  collera.  Abbiamo  poi  da  Teofane  C"),  che  circa  quelli  tempi 
i»  chrtntg.  Anajlafio  Imperadore  fabbricò  nella  Mefopotamia  alle  frontiere  della 
Perfia  una  forte  Città,  a  cui  pofc  il  nome  di  Arcadiopoli.  Nons'm- 
tcnde,  perchè  non  le  defle  più  tollo  il  proprio. 

Anno  di  Cristo  dviii.  Indizione  i. 
di  Simmaco  Papa  ii. 
di  Anastasio  Imperadore    1 8, 
di  Teoderico  Re  \6, 

Confoli  \  Celere,  e  Venanzio  juniore  . 

CEìere  Confole  in  Oriente  lo  fteflb  e,  che  vedemmo  poco  innanzi 
adoperato  per   Generale  d' Armata  da   Anaftafio    Augufto   nella 
guerra  co  i  Perfiani .  Venanzio  Confole  Occidentale  fi  truova  appellato 

ne 


Annali     d'  Itali  a.  %6r 

ne  i  Fafti  Juniore  a  diftinzione  dell'alerò   Fenanzio^  che   vedemmo  Era  Volg. 
Confolc  nell'Anno   precedente.    Venuta   la   Primavera,   Clodoveo   Re  An»io5o8. 
de' Franchi  continuò  le  fue  conquide  fopra  gli  abbattuti  Vifigoti  con 
impadronirfi  di  Toìofa^  Capitale  del  Regno  loro  in  quo' tempi,  e  con 
portar  via  di  colà  tutti  i  tcfori  già  aratuairati  dall' ucciio  Re  Alarico. 
Quindi  pafsò  all'afledio  della  Città  d'Engouléme,  e   quando    fi    ere- 
dea,  che  avefle  d^  coftargli  gran   tempo  e   fatica  la   prefa  di   quella 
Città  pel  groflo  prefidio  de"  Vifigoti ,  tardò  poco  a  cadere  una  parte 
delle  mura:  accidente,  che  forzò  i  difenfori  ad  arrenderfi  .  Se  n'andò 
pofcia  a  Tours,  per  fare  le  fue  divozioni  ed  offerte  a  San  Martino, 
riconofccndo  dalla  protezione  di  lui  il   buon   fuccelTo   dell' yrmi   fucj 
e  nello  ftcffb  tempo  inviò  la  fua  Armata  all'afTcdio  della  Cura  d'Ar- 
les,  riguardevolilTima  in  que' tempi,  e  chiamata //f«o/i!J  Roma  da  Au- 
fonio.  Intanto  il  Re  Tetderico  ,  che  non  potea  di  meno  di  non  com- 
piagnere l'abbattimento  de' Vifigoti,  cioè  di  un  Popolo,  con  cui  avea 
comune  la  Nazione,  ed  in  oltre  confiderava  per  pericolofa  al  fuo  Re- 
gno tanta  fortuna  dell' Armi  de' Franchi,  inviò  una   poflente   Armata 
nelle  Gallie,  fotto  il  comando  di'  Jbba  Conte   (-a),   chiamato  da  altri  (a)  Jordan. 
Ehbane ^  fuo  Generale.  Procopio  C^)  fcrivc,  che  Teoderico  v'andò  in  de_  ^'b.  Ge- 
perfonaj  e  con  lui  va  d'accordo  Cipriano  nella  Vita   di   San   Cefario  ','^' "'''' J^' 
Vcfcovo  di  Arlcs  (0-  Certo  è  almeno,  che   Ibba  trovò   impegnati  i  d! BtT.^^j'et. 
Franchi  nell'afìediodi  cfTa  Città  d'Arles,  durante  il  quale  fu  in  gran  lib.  i.  f.  n. 
pericolo  la  vita  di  quel  Santo  Vefcovo,  per  (bfpetti  diflcminati  conerà  (e)  C'jprm- 
di  lui  d'intelligenza  co  i  Franchi.    Strepitavano  fpezialmcnte  i   Giù-  ""',,'"  ^'■'' 
dei  centra  del  Sento;  ma  infine  fi  trovò  effcre  gli   ileffi  Giudei,  che  "apuà'^urì- 
tramavano  di  tradir  la  Città ,  e  corfero  rifchio  d'efie-re  meffi   tutti   a  um  ad  dUm 
filo  di  fpada .  Sofìcnnero  i  Goti  e  il  Popolo  con  vigore  gì'  incoracdi  ^7-  -<«^«/?'. 
di   queir aflcdio  ,  ancorché  patifìero  carcftia  di    viveri.    Accadde   un  ^7^"/""^^^'»- 
giorno,  che  i  Franchi  vollero  impadronh-fi  dtl   Ponte  fabbricato  fui 
Rodano^  e  il  fatto  fi  ricava  da  una  Lettera  del  Re   Ataìarico   preffo 
di  Caffiodorio  {d) .  V'era  alla  difefa  Tulo,  Goto  di  nazione,  e  parente  (<i)  Caffioi. 
dello  llcflb  Atalarico)  e  sì  gtgliartla  fu  la  diftfa,  ch'ei  fece  co'fuci,  '"  ^'  ^■^'^• 
che  furono  obbligati  gli  aggveflori  a  ritirarfi,  con  riportar  r.cndimeno 
eflo  Tulo  delle  gloriofc  ferite  da  quel  conflitto .  Ci  dipigne  il   Padre 
Daniello  (<■)  quello  fatto  coli' ingegnofa  fua  eloquenza,  come  fé   l'a-  (.e)  Daniel 
veflc  veduto,  dicendo,  che  a  poco  a  poco  andò  crefcendo  U  mifchia,  ^'Z'""'  '^' 
canto  che  vi  s'  impegnò  tutto  il  nerbo  delle  due  Armate  nitniche;  e  T(m."i. 
che  in  fitte  eflendo  furiofamente   rifpinti  i  Franchi  non   meno   da   gli 
O 11 rogoti,  che  dalla  guarnigione  de' Vifigoti  ufcita  nello  Ueffo  tempo 
dalla  Città,  furono  meffi  in  rotta  con  un'intera  fconfittaj   e   le    noi 
crediamo  a  Giordana  Klorico,  reftarono  morti  fui  campo  trenta   mila 
■franchi^  fcnz,a  i  prigionieri,  de' quali  il  numero  fu  grande,  e   vtrfo  i 
quali  ciercitò  la  fua  carità  San  Cefario.  Vero   è,   che  dalla   Lettera 
del  Re  /Italarìco  nulla  fi  ricava  di   quella  sì    ftrepitofa   fconfitta  de' 
Franchi  in  tale  occafione.  Solamente  vi  fi  racconta  la  refiftcnza  fatta 
da  Tulo  Goto,  per  cui  non  venne  fatto  a  i  Franchi  di  occupare  quel 
'Tm.  JIL .  L 1  Pon- 


r66  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Ponte.  Contuttociò  è  fuor  di  dubbio,  che  i  Franchi  furono  obblì- 
ANN05Q8.  g3ji  a(j  abbandonar  qu^U'alTedio.  Procopio  fcrive,  che  fi  ritirarono 
psrr  timore  de' Goti  inviati  d;»  Tcoderico.  In  oltre  la  vittoria,  di  cui 
fa  menzione  Giordano,  riportata  fopra  i  Franchi  da  i  Goti  colla  morte 
di  molte  migliaia  d'eflì,  fi  può  tenere  per  certa,  argomentandola  noi 
eziandio  da  quelle  parole  di  Cipriano  nella  Vita  di  San  Cefario:  (i)  /« 
prelato  vero  Gothis  cura  Captivorum  Immenfitate  reverfis  replentur  Bafi- 
liae  facra ,  repletur  etìam  domus  &c.  E  fotto  quell'Anno  fcrive  Caffio- 

(a)  Cajfiod.  dorio  (<?),  che  Teoderico  Gallias  Francar um  depr^edatione  confafas ^  vi- 
ittChrtnic.    ^is  hofìihus  ac  fugatis ,  fuo  adquifivit  Imperio  (2).  Adunque  all'armi  di 

lui  fi  dee  con  tutta  ragione  attribuir  quella  vittoria.  Ma  non  è  ben 
certo,  fé  la  rotta  de'fuddetti  Franchi  feguific  nel  prefente,  o  nel  fuf- 
feguente  Anno. 

In  fomraa  cosi  profperamente  fu  guidata  qucll'imprefa,  che  il 
Re  Teoderico  divenne  padrone  di  tutta  la  Provenza,  o  fia  ch'egli 
fofie  acclamato  da  que' Popoli,  e  da  i  Vifigoti  della  fua  ftcfia  Na- 
zione, o  che  per  titolo  di  fuccefiionc  o  di  acquifto  egli  prctendcflc 
il  dominio  della  Città  d'Arlcs,  così  dice  il  fuddetto  Cipriano:  Sic 
deinde  Jrelatenfts  Civitas  a  Wifigothis  ad  Oftrogothorinn  devoluta  eji  Re- 
gnum  {%) .  Perciò  Teoderico  o  nel  prefente,  o  nel  proflìmo  Anno  in- 

(b)  7if»»  viò  colà  Gemello  Senatore  con  dire  (*):  Prafentì  tempore  in  Gallias^ 
^16  ^  "°^"  ^^°  auxiliante  fUbjugatas ,  Ficarium  te  PrafeSlorurn  noflra  mìttit 
(e)  Cajfiod..  au6toritas .  (4)  Nella  ieguentc  Lettera  (0,  fcritta  Provincialibus  Gal' 
Efifi.  17.      liarum.,  dà  loro  avvifo  di  fpedire  colà  Gemello  per  loro  Governatore. 

(d)  Idem  Al  raedefimo  pcrfonaggio  fcrive  in  un'altra  Lettera  {d)  di  efentar  da 
Epifi.  l^.  i  tributi  il  Popolo  d'Arlcs  nella  quarta  Indizione^  in  premio  della  lor 

(e)  Idem  fedeltà,  e  de' danni  patiti  da  i  Franchi.  In  un'altra  Lettera  (0  manda 
*>'/•  4i-  |jjj.Q  (ja„ari  e  vettovaglie,  pel  rifarcimcnto  delle   mura  e   torri   della 

(f)  Idem  Città.  E  in  un'altra  (/)  fa  fapere  a  Gemello  d'aver  mandati  grani 
Efifi.  44.  dall'Italia  per  alimentar  l'efcrcito,  fenza  aggravar  la  Provincia  afHitta 

perle  paflatc  calamità,  con  ordinargli  di  farlo  trafportare  da  i  granai 
di  Marjilia  alle  Caflella  pifle  fopra  la  Druenza .  Dalla  qual  Lettera  pa- 
rimente impariamo ,  che  anche  Marfilia  venne  in  potere  di  Teoderi- 
co, 

(i)  In  Jrks  poi^  de'' Goti  ritornati  con  una  immenjità  di  Schiavi  Jl  riem- 
piono le  Sacre  B  afili  che  ^  riempie  fi  anco  la  Cafa  ec. 

(2)  Finti  e  mefjì  in  fuga  i  nemici  acquijlò  al  fuo  Imperio  le  Gallie  confufè 
pel  faccheggiamento  de''  Franchi , 

(})  Così  dipoi  la  Città  di  Arles  da'  Fifigoti  pafsò  al  Regno  degli  Ofiro- 
goti. 

(4)  Nel  prefente  tempo  la  noflra  Autorità  manda  te   VicfirÌ9  de'  Prefetti 
nelle  Gallie  ^  a  noi  foggiogate  per  Divino  ajuto.         j 


Annali    d'  Italia.  zój 

co,  non  fo,  fé  perchè  la  togliere  a  i  Borgognoni,  o  perchè  dianzi  efla  Era  Volg. 
foffe  del  dominio  de'Vifigoti.  A  quella  Città  confermò  egli  tutte  le  Anno  508. 
efenzioni  concedute  da  i  Principi  precedenti  (<»),  e   rilafciò   anche   il  (a)  iJem 
Cenfo  di  un  anno.  Ma  mentre  Teoderico  era  intento  a  gli  affari  della  '•  4-  ^Z'/. 
Gallia,  eccoti  un  improvvifo  turbine,  che  venne  a  trovarlo  in  Italia,  ^"f- 
Avea  r  Imperadore -(i'«.?/?iV?o  diflimulato  finora  il  fuo  rifenti mento  cen- 
tra di  Teoderico  per  la  rotta  data  all'efercito  fuo,  inviato  contra   di 
Mundone,  di  cui  parlammo  all'Anno   fof.   Ora  dunque   che   intcfe 
impegnate  e  diftratte  le  forze  di  lui  nella  Gallia,  s'avvisò  cflere  que- 
llo il  tempo  da  farne  vendetta.  Marcellino  Conte  (^)  è  quegli,  che  (b)  Marcdl. 
racconta  il  fatto  con  dire,  che  Romano  Conte,  Capitano  de'Domefti-  Comes  in 
ci    o  fia  delle  Guardie  del  Palazzo  Imperiale,  e  Ruftico  Conte  degli  chronho. 
Scolari,  o  fia  Sopraintendente  alle  Scuole  militari,  con  cento  navi  ar- 
mate, dove  erano  otto  mila  foldati,  furono  inviati  da  cflb  Imperadore 
a  dare  il  guallo  a  i  lidi  d'Italia,  e  giunfero  fino  a  Taranto  Città  an- 
tichiflìma  :  dopo  di  che  fé  ne  ritornarono  a  Coftantinopoli .  Marcellino 
fleflb,  che  pure  fcriveva  in  quella  Città  la   fua  Cronica,  detella  il 
fatto,  con  chiamare  obbrobriofa  una   tal  vittoria,  perchè   fol  degna 
del  nome  di  fcorrcria  da  Corfaro  .  Abbiamo  da  Gregorio  Turonenfe  («•),  (e)  cngor. 
che  circa  quelli  tempi  Clodovco  Re  de' Franchi  Itando  in  Tours,  ri-  "^"renenjis 
cevette  Lettere  da  Anallalìo  Augullo  ,  con  cui  il  dichiarava  Confole;  ''^- i- <^- S^- 
laonde  egli  nella  Bafilica  di  San  Martino  fu  veftito  di   porpora   e   di 
manto,  e  gli  fu  pollo  il  diadema  in  capo.  Pofcia  l'alito  a  cavallo  paf- 
feggiò  per  la  Città,  fpargcndo  monete  d'oro  e  d'argento,  e  da  quel 
giorno  innanzi  fu  chiamato  Confole  0   Auguflo .    Se   n'andò   finalmente 
a  Parigi,  ed  ivi  ttabilì  la  fedia  del  Regno,  continuata  ivi  dipoi  da  i 
fuffegucnti  Re  fino  al  prefcnte  giorno.  Quello  titolo  à'  Augufto  è  molto 
inverifimile,  né  fuflìlte,  che  Anallafio  il  dichiarafle  con  ciò   Collega 
neir  Imperio,  ficcome  penfa   il   Cointio .    Né   par  credibile,   ch'egli 
folTc  creato  Confole  Ordinario ^  ficcome  fu  d'avvilo  il   Cardinal  Baro- 
nio,  tiè  ch'egli  dilprezzaffc  si  fatta  Dignità,   perchè  i  Falli   non  ne 
parlano.  ConJ'ole  Onorario  polfiam   giullamente   credere,   ch'egli    folTe 
nominato >   e  merita  plaulo  l'opinione  di  Adriano  Valefio,  e  del  Pa- 
dre  Pagi ,   che   fotto   il    nome    di    Confole    s' intende   la   Dignità  del 
Patriciato^  cioè  la  più  infigne,  che  in  que' tempi  fi  conferifle  dagl'  Im- 
peradori .  Quella  poi  importava  qualche  riconofcenza  della   Sovianhà 
de  gli  Augnili.  Reilano  ancora  Monete  d'ellb   Clodoveo,  e  de   gli 
altri  Re  primieri  de' Franchi,  con  qualche  fcgno  nel  rovefcio  di  que- 
lla verità,  leggcndovifi  il  CONOB.  o  pure   VICTORIA    AVGG. 
termini   ed   eTpreffioni   ufate  nelle   Monete   de' Greci    Augulli  ,   e   in 
quelle  de  gli  antichi  Duchi  di   Napoli,   dipendenti   da  gli   Augnili. 
Abbiamo  una  llrana  interpretazione,  data  dal  Padre  Haiduino  alla  tut- 
tavia fcura  parola  CONOB.  Si  fa  in  oltre  da   Procopio,   (^3,   che  i  m)  Prtcot. 
Franchi  non  avrebbono  creduto  ficaro  e  llabile  il  polTelìb  e  dominio  de  Beli. 
loro  nella  Galiia,  fé  loro  non  gliel'aveflcro  confermato  gì' Impcrado-  ^"^'-  ^'^- ì- 
ri.  Altrettanto  fece  Teodenco  pel  Regno  d'Italiaj  e  nelle  Mencie  '^'  ^^' 

Lì  z  de 


t6%  Annali    d' Italia. 

E»  A  Vo!g.  de  i  Re  Oftrogori,  e  Vifigoti,  fi  ofTerva  talora  l'indizio  ftefTo  di  dipen» 
Annoso»,  denza ,  E'  di  parere  il  Cardinal  Baronie,  che  Anaftafio  inviafle  a  Ciò- 
doveo  quelli  contrafegni  d'onore,  per  animarlo  a  continuar  la  guerra 
contra  del  Re  Teodcricoj  e  quefta  fembra  lodevole  conghiettura .  Ma 
potrebbe  anche  darfi,  come  abbiam  detto,  che  Clodovco  ftcfTo,  non 
men  di  quello,  che  già  fece  Teoderico,  aveflc  procacciata  a  fé  mc- 
defimo  da  Anaftafio  la  Dignità  di  Patrizio  ,  per  maggiormente  afib- 
darc  i  fuoi  diritti  in  tante  Provincie  della  Gallia  da  lui  conquiftatc, 
che  dianzi  erano  membra  del  Romano  Imperio. 

t 

Anno  di  Cristo  dix.  Indizione  ii. 
di  Simmaco  Papa  12. 
di  Anastasio   Imperadore    ip. 
di  Teoderico  Re  17. 

Confole   •$  Importuno,  fenza  Collega. 


B 


n 


Enchè  prcflb  Marcellino  Conte,  e  ne'  Farti  Fiorentini  Opportuni 
fia  chiamato  quefto  Confole,  pure  negli  altri  Falli,  e  monumenti 
dell'antichità  fi  truova  appellato /»»/)om<«(? .  Fu  Confolc  d' Occidente, 
e  vicn  creduto  della  Famiglia  Decia.  In  queft'anno  ancora  continuò 
Teoderico  la  guerra  nella  Gallia,  con  penficro  di  abbattere  Gifelico^  ufur- 
patorc  dei  Regno  de' Vifigoti,  e  di  ricuperar  tutto  ciò,  che  era  ilato 
occupato  da  i  Franchi,  e  ch'egli  pretendeva  devoluto  al  fuo  dominio . 
(a)  Mariy  Sotto  a  quello  Confolato  fcrive  Mario  Avcnticenfe  (<«),  che  Mamme 
fn'chrtnìc  Capitano  de  i  Goti  faccheggiò  una  parte  della  Gallia.  Scuro  è  tutto 
il  rcllo  di  quelle  imprcfe^  perché  niuna  Storia  ci  fa  ben  conofeerc, 
fc  continuafle,  o  come  continuafle  la  guerra  contra  de' Franchi,  o  con- 
tra de' Borgognoni .  Racconta  Procopio,  che  i  Franchi  con  tutto  il  lo- 
ro sforzo  aflcdiarono  Carcaflbna,  perchè  fama  correa,  che  in  quella 
Città  folTero  cuftoditi  i  Tefori,  pervenuti  alle  mani  del  vecchio  Re 
Alarico  nel  facco  di  Roma.  Tra  l'altre  cofe  fi  dicea,  che  quivi  fi 
miravano  i  vafi  preziofi  del  Re  Salomone^  trasportati  a  Roma  da  Tito 
dopo  la  prefadi  Gerufalcmme.  Ma  che  fopravenendo  il  Re  Teoderico 
co  i  Goti,  i  Franchi  per  paura  fciolfero  quel!' alTedio .  Aggiugne  ap- 
preflb,  che  Teoderico,  dopo  aver  abbattuto  G//f//Vo,  trasferì  il  Regno 
de' Vifigoti  in  Amalarico  Figliuolo  d'una  fua  Figliuola,  con  divenirne 
egli  Tutore  i  e  che  prefo  fcco  tutto  il  Teforo,  che  era  in  CarcalTo- 
na,  frettolofamcnie  fé  ne  ritornò  a  Ravenna.  Ma  per  quanto  vedre- 
mo, non  già  ora,  ma  folamente  alla  fua  morte  reftitui  Teoderico  quel 
Regno  al  Nipote,  e  fece  ivi  da  Padrone,  e  non  da  Tutore,  finché 
vjfic.  Potrebbe  eitcre  fucceduto  in  queft'anno  l'aflcdio  di  Carcafibna. 

Ma 


Annali»'  Italia  ì6^ 

Ma  tfa  perchè  gli  Storici  antichi  de' Franzefi  nulla  parlano  di  quefto,  Era    Vc!g. 
anzi  ci  rapprcfcntano  Clodovco,  dappoiché  furono  i  Tuoi  rifpinti  dall'  Anno  509. 
afledio  d'Arlcs,  come  Principe,  che  aveflc  deporta  la  lancia  é  lo  feu- 
do j  e  perchè  Procopio  fi  fcuoprc  poco  informato  di  quegli  affari,  trop- 
po lontani  dal  fuo  paefe:  nulla  di  certo.fi  può  aflcrirc  di  quefto.  Pa- 
re bensì,  che  fé  non  al  precedente,  poffa  al  prefente  anno  appartenere 
ciò,  che  fcrive  Santo  Ifidoro  (<») .  Cioè  che  Cefalico ^  appellato  Gifeìico  (a)    ifidorus 
da  Procopio,  il   quale  s'era  fatto  riconofcere  Re  de'  Vifigoti,   uomo  "»   chnnk* 
quanto  vile  di  nafciia,  altrettanto  fprezzabile  per  la  fua  dappocaggi-  *'"'""'• 
ne,  trovandofi  nella  Città  di  Narbona,  quivi  fu  afTcdiat*)  da  Gundobadt 
Re  de'  Borgognoni .  La  Città  fu  prcfa  e  meffa  a  facco  con  grande  l^ra- 
gc  dc'fuoi,  ed  egli  con  molto  fuo  difonore  fuggì,  e  andò  a  rificdere 
in  Barcellona.  Rclla  incerto,  fc  Gundobado  fofle  in  tal  congiuntura 
nimico  o  amico  di  Teoderico .  Noi  certo  ritroviam  da  li  innanzi,  che 
il  dominio  d' eflb  Teoderico  fi  ftendeva  di  là  dal   Rodano .   Abbiamo 
da-  Gregorio  Turonenfe  (^),  che  jìram  Capitano  del  Re  Teoderico,  (b)  Grtgor, 
refidcote  in  Arles,  avendo  conceputi  de  i  lofpetti  contra  dell'Arciprete  Turonenfis 
di  Niraes,  fpedì  a  quella  Città  i  fuoi  fergenti,  per  condurlo  ad  Arles  j  '•  i-  c''^78. 
ma  egli  miracolofamente  fcappò  la  buralca.  In  oltre  fappiamo  ,  avere  fj  Giona 
Teoderico  fcritto  ad  Iba^  o  Ida  Duce  (farà  lo  llelTo  Ibba,  o  fia  Eb-      "''?'''""• 
bane,  da  noi  veduto  di  fopra  fuo  Generale)  con  ordinargli  (<■)  di  re-  (e)  CaJJi»d. 
llituirc  alla  Chiela  di  Narbona  i  fuoi  poderi,  in  efecuzione  di  quanto  '•4-  Efifi. 
avea  comandato  il  defunto  Re  Alarico.  Sicché  fcorgiamo,  che    Teo-  '^" 
derico  dall'Italia  continuava  per  la  Provenza,  e  per  la  Provincia  di  Nar- 
bona e  Carcaflona,  il  fuo  dominio  fino  a  i  Pirenei  i  e  in  breve  il  mi- 
reremo anche  pafiar  oltre  fino  in    Ifpagna.    L'  infolenza  praticata  nel 
precedente  anno  da  Analtafio  Augullo,  con  avere  inviata  una  flotta  a 
lacchcggiar  le  fpiagge  della  Calabria,  porge  motivo  di   credere,    che 
Teoderico  nel  preferite  H  accingcflc  anch'  egli  a  fabbricar  navi  per  avere 
un'Armata  navale,  atta  ne' bifogni  non -folo  a  far  refi  (lenza  ^.  ma  ezian- 
dio a  dar  battaglia  a' nemici,  e  a  trafportare   i  grani.    Scriflc  egli  per- 
ciò varie  Lettere  {d)  ad  Abondaìvzio  Prefetto  del  Pretorio,  ad    Uvilia  {A)  litm 
Conte  del  Patrimonio,  a  Gundinando,  ed  Avilfo  o  fia  Aiulfo,  Saloni,  l.  s-  Epìft. 
cioè  Miniftri  de'Magillrati,  con  incaricare  al  primo,  di  comperarle-  ''^-  ^ /'?• 
gni,  come  ciprefliì,  e  pini  per  tutta  l'Italia,   ad   effetto  di  fabbricar 
jmlk  Dromo»!,  cioè  Navi  lunghe  e  veloci  da  trafporto,  così  appelli- 
le con  vocabolo  Greco.  Ordina  anche  ad  Uvilia,  e   ad  Aiulfo  di  in 
tagliare  alberi  lungo  le  rive  del  Po,  fapendo,  che  ve  n' ha  gran  copia 
a  propofito  perla  fabbrica  de  i  Dromoni:  comandando  ancora,  che  fi 
tenga  Libero  il  corfo  del  Mincio,  Olio,  Serchio,   Tevere,  ed  Arno, 
con  levarne  le  fiepi  polle  da  i  pefcatori.   Nel  medefimo  tempo  diede 
gli  ordini  per  provvedere  tutta  la  bifognevol  copia  di  barcaruoli  e  ma- 
rinari, acciocché  a  di   13.  di  Giugno  tutta  la  gran    Flotta  folTe  ben 
allenita  nel  porto  di  Ravenna .  Vedefi  ancora  il  ringraziamento  da  lui 
fatto  al  fuddettc^Prefetto  del  Pretorio,  per  aver  già  mcire  infieme  tan- 
te Navi,  e  fa  abbaftanza  intendere,  che  effe  eran©  Legni  gioffi,  e  Cafc 

da 


xjo  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  da  acqua,  perchè  cadauna  portava  molti  remi,  fenza  che  fi  vedefTe  la 
Anno  509.  faccia  de' remiganti .   Ma  noi  non  Tappiamo,  che   Anaftafio  recafle  al- 
tro infulto  al  reame  di  Teoderico,  né  che  tale  Armata  di  eflb  Re  ope- 
raffe  cos' alcuna  con  apparenza  che  fi  riftabilifTe  fra  loro  la  pace.  Ac- 
cadde ancora  in  quell'anno,  che  facendofi  i  Giuochi  Circenfi  in  Ro- 
ma, fpettacolo,  che  per  neceflìtà,  non  per   volontà   Teoderico  e  gli 
altri  Principi  faggi  permettevano  al  Popolo  Romano,  Importuno  Con- 
;fole,  e  Teoderico  o  fia   Teodoro  Patrizio,    favorendo  la  Fazione   Venc- 
(a)  Calfioi.  ta  ("),  aveano  con  gente  armata  fatto  de  gì' infulti  alla  Fazione  Pra- 
/.  I.  £/>//?.    fina,  che  lor»  avea  dette  pubblicamente  delle  ingiurie  .  E  volendo  que- 
17.  cr  Jeqit.  ^j  ultimi  venire  alla  Corte  a  richiamarfi  del  fofferto  aggravio,  per  illra- 
da  erano  fiati  afialiti  con  infidie,  ed  urto  d'eflì  rimafio  uccifo.  Difpiac- 
que  forte  a  Teoderico  il  fatto;  ed  affinchè  imparafiero  i  potenti  a  ri- 
fpettar  gì'  inferiori,  diede  ordine,  che  i  delinquenti  compariffero  in  giu- 
dizio, davanti  ad  Agapito  Prefetto  di  Roma,  e  a  Celiano,  per  elferc 
giudicata  la  loro  azione.  Scrifl*e  in  oltre  al  Senato  e  Popolo  Romano, 
acciocché  da  li  innanzi  non  i'uccedefiero  difordini  ne' pubblici  Spetta- 
coli, con  intimar  pene  a  chiunque  ofafTe  di  Ilrapazzar  Senatori  .    Per 
...  j_  relazione  poi  di  Marcellino  Conte  W,  accadde  nel  prefcnte  anno  un 

Un.  Comes'  fiero  incendio  in  Coltantinopoli,  che  fi   ftefc  per  gran  tratto  della 
in  Chrome.     Città . 

Anno  di  Cristo  dx.  Indizione  ni. 
di  Simmaco  Papa  13. 
di  Anastasio  Imperadore  20. 
di  Teoderico  Re  18. 

^     r  1^   <;  Anicio  Manlio  Severino  Boezio, 
Confole  \      f^j,^^  Collega. 


A' 


Lf  udire  i  nomi  di  que  fio  nobili  (Timo  Confole,  intendono  tofto 
.  i  Letterati,  che  fi  parla  di  Boezio .^   infignc    Scrittore  di  queìH 
tempi,  il  quale  nella  fila  Prefazione  a  i  Prcdicamenti  di  Ariftotele  av- 
▼ifa  di  aver  faticato,  durante  il  fuo  Confolato,  mentre  era  Imperado- 
...      •     re  Anaftafio,  intorno  alla  verfione  Latina  di  quella,  e  d'  altre   Ooere 

(e)   Putivi-         ,,..„,',  ,  ,1  1^  Il  e        ■ 

nius  in  Fa-  d  Anllotcle,  le  quali  commciarono  allora  ad  aver  qualche  voga  tra  i 
ftìi  Conjul.  Latini .  Era  ftato  Boezio  in  fua  gioventù  alle  Scuole  d'  Atene,  con  aver 
(d)  Baron.  quivi  imparate  le  Lettere  Greche,  e  talmente  s'  era  affezionato  alia 
"f^Rdand  Scuola  d'  Ariftotele,  che  dipoi  fi  rtudiò  di  far  guftare  la  di  lui  dottrl- 
i»ft.  clnj.'  na  a  gli  altri  Romani.  A  quefto  Confoic  il  Panvinio  CO,  il  Cardinal 
(f)  l.  IO.  e.  Baronio  C-^),  e  il  Rclando  (0  aggiungono  Eutarico,  fidati  in  una  Leg- 
Je  Hiretic.  g^  ^^\  Codice  Giuftinianeo  C/).  Ma  Gccome  offerva  il  Padre  Pagi  C^), 
Q^J's'ann  ^' ^  indtbitamcntc  intrulo  .quefto  Eutarico  ne  i  Fafti  moderni .  Gli  an- 
tichi 


Annali    d*  Itali  a.  271 

tichi  folamente  parlano  di  Boezio.  Erafi,  come  fu  detto  di  fopra,  ri-  Era  Volg. 
tirato  in  Barcellona.  Cefalico.,  intrufo  nel  Trono  de' Vifigoti .  Abbiamo  Anno   510. 
dalla  Cronichctta  (<j)  inferita  nella  Cronica  di  Vittor  Tunoncnfe,  che  (a)  vìflor 
in  queft'anno  cflb  Gcfaìico   uccife  in   Barcellona  nel   Palazzo   Erico,  Tunomnfis 
fcnza  laperlì  chi  fia.  Ma  non  pafsò  l'anno,  che  Elbane,  o  ha  Ebba-^*"";/^' 
ne,  o  Ibba  Capitano  del  Re  Teoderico,  cacciò  fuori  di  Spagna  il  me- 
dcfimo  Gefalico,  il  quale   fi  rifugiò  in  Affrica  predo  Trafamondo  Re 
de' Vandali.  Aggiugne  lo  ftcflo  Autore,  che  in  Barcellona  il  Conte, 
o  fia  Governatore  ivi  lafciato  da  Gefalico,  reftò  anch' egli   trucidato  . 
In  quella  maniera  venne  Teoderico  Re  d'Italia   ad  eflere   padrone  di 
tutto  quanto  godevano  i  Vifigoti  in  Ifpagna,  che  era  ben  molto,  e  fi 
ftendeva  da  i  Pirenei  fino  all'Oceano.  Da  una  Lettera  di  lui  intendia- 
mo, ch'egli  volendo  provvedere  di  buone  Leggi  e  collumi  le  Proviti' 
eie  coW aiuto  di  Dio  fottopofte  al  Regno  nojìro,  manda  Ampelio,  e  Livc- 
ria  in  Ifpagna^  con  ifpeciiiìcare  tutti  i  doveri  del   loro  miniftero,   per 
mettere  in  buono  Itato  quelle  contrade .  Facendo  noi  dunque  ora  i  conti 
alle  fignorie  godute  allora  da  Teoderico,  troviamo  lui  dominante  per 
tutta  V  Italia.,  e  Sicilia.  Al  Settentrione  il  vedemmo  Signore  della  Dal- 
mazia., e  del  Norico^  col  continuare  la  giurisdizione  fua  per  la  Panno- 
nia  Sirmienfe.,  com.mda^ido  ad  una  bella  porzione  della  moderna   Un- 
gheria, e  fors' anche  a  tutta.    Aggiungo  ora,  che  a  lui  erano  fottopo- 
llc  le  due  Rezie .,  e  perciò  le  moderno  contrade  de  i  Grigioni,  Trento  y 
e  il  Tiralo.  Vedefi  un  ordine  da  lui  dato  (^)  a  Servato  Duca  delle  Re-  (t>)  CaJJìod. 
zie,  ficcome  ancora  preffo  di  Caffiodorio  la  Formola  del  Ducato  delle  '•  '•  ^^'^' 
Rczie.  Né  qui  fi  fermava  il  fuo  dominio:   pafiava  anche  nella  Svevia, 
la  quale,  fé  pur  tutta   era  di  lui,  abbracciava  la  CktÀ  d' Jugujl a ,  Co- 
ftanza^  Tubinga.,  Ulma,  ed  altre  Città.  Abbiamo  una  Lettera  (0  d'effb  W  ^'^«'» 
Teoderico,. fcritta  a  tutti  i  Provinciali,  Capillati,  Difenfori,  e  Curiali  '"  "''  ^f'^' 
abitanti  nella  Svavia,  in  cui  gli  avvifa  di  fpedire  per   Governatore  di 
quella  Provincia  Fridibade .   E  in  un'altra  {d)  fcritta  a  tutti  i  poiTefibri  (d)  idem 
di  beni  nella  Svavia,  dice  d'aver  loro  inviato  Severino.,  perche  folle-  '•  5-  ^f'fi- 
vi  da  i  tributi  chiunque  fi  crede  ingiuftamente  opprcflo.  Laonde  fc  a  '^' 
quelle  fignorie  fi  aggiugne  la  Provenza  col  Littorale  continuato  fino 
a  i  Pirenei,  e  la  maggiore  e  miglior  parte  delle  Spagne,  venuta  in  fuo 
potere,  può  ognun  conofccre,  a  qual  potenza  foflc  falito  il  Re  Teode- 
rico, e  che  r  Italia  fotto  il  fuo  governo,  fclicifiìmo  per  altro  e  giufto,  • 
aveva  ripigliato  aon  poco  dell'antico  fuo  fplendore .  L'Anonimo  Va- 
lefiano  (0  fcrive,  eflere  fiata  cotanta  la  riputazione  di  Teoderico,  ed  ^^'  "^r"',")' 
aver  egli  trattato  cosi  amorevolmente  1  Popoli  confinanti,  che  fponta- 
neamente  fi  foctóponevano  al  di  lui  dominio . 

Il  rcfto  delle  Provincie  dianzi  fignoreggiatc  da  i   Vifigoti   nelle 
Gallie  con  Tolofa,  già  capo  del  Regno  loro,  pare  che  reftafTe  in  po- 
tere di  Clodoveo  Re  de' Franchi,  col  quale,  e  con   Gundohado  Re   de' 
Borgognoni  fi  dee  credere,  che  Teoderico  non  tardaflc  molto  a   fta-  (f)  Procop. 
bilire  accordo  e  pace.   Procopio  (/)  anch' egli    fcrive,  che  vedendo  ^^  ^'''• 
Teoderico  di  non  poter  cacciare  i  Franchi  dal  paefe  conquiftato  dopo  ^"^^  '"  ^' 
•  •         la       '      ' 


xjT.  Annali    d'  Italia. 

Era  Vo!g.  la  vittoria  riportata  fopra  il  Re  Alarico,  fi  contentò.,  che  lo  ritencf- 
ANN0510.  fero  in  lor  potere.  Circa  quefti  tempi  il  Re  Clodovco,  che  non   do- 
vea  peranche  aver  bene  ftudiata  la  Legge  di  Gesù  Grillo,  benché  ne 
avelTe  abbracciata  la  Fede,  anfante  piiì  che  mai  di  dilatare  il  fuo  Re- 
gno in  qualunque  maniera,  ch'egli  poteHe,  fenza  mcttcrfi  pcnlìero  fé 
l'empre  con  ragione  o  ginftizia  (coftume,  che  fi  può  offervarc  in  non 
pochi  altri  conquiftatori),  fi  pofe  in  cuore  di  far  fua  la  Città  di  Colo- 
nia celle  fue  dipendenze,  dove  regnava  Sigiberio  Re  fuo  parente.  Im- 
perciocché i  Franchi  in  addietro  non  erano  tutti  uniti  fotto  d'un  Ca- 
po, ma  sì  bene  fotto  varj  Duci,  a  quali  danno  gli   Scrittori  il   titolo 
di  Re,  perche -cadaun  d' cffi  era  indipendente  dall'altro.  Per  teftimo- 
{i^'Cnpr.    nianza  dunque  di  Gregorio  Turonenfe  U),  e  di  Fredegario,  mandò  fe- 
TurontnCu     grctamente  a  dire  a  Cloderico  Figliuolo  d'eflb  Sigiberto:  Tuo  Padre  è 
l.ì.cap.4,0.  diifcnuto  moìtt  vecchio^  e  zoppo.  S'egli  moriji^  t-u  coir  amicizia  ne^ra  ac- 
fuijlerejti  il  fuo  Regno.  Baltò  quefto  all'iniquo  Figliuolo,  per  far  leva- 
FC  di  vita  il  Padre.  Awifaro  di  ciò  Clodovco.,  e  pregato  di  accettar 
parte  del  tcforo  di  Sigiberto,  inviò  perfone  a  Colonia,  che  nel  tempo 
lleiTo  di  dividere  il  tcforo,  con  un'acctta  ammazzarono  il  parricida  Clo- 
derico. SulTcgucntcmente    Clodovco  fingendofi   iivnocente   dell'uno  e 
dell'altro  fatto,  induflc  quel  Popolo  ad  accettarlo. per  fuo  Signore.  E' 
da  maravigliarfi ,  come  Gregorio  Turonenfe  dopo  ciò  foggiunga,  che 
Dio  abbatteva  tutto  dì  i  nemici  di  Clodoveo ,  »d  accrefcei'a  il  Regno  di  lui^ 
fetxhè  egli  cammiKJi'va  con  retto  cuore  àai'anti  a  Dio^  ed  operava  quel  fo- 
le, cbe  può  pidcere  a  Dio.  A  chiufi  occhi  dovette  ben  far  quella  riflef- 
fione  il  Turonenfe,  quando  pur  egli  ItclTo  fa  menzione  di    tante  altre 
iniquità  d'elio  Clodovco,  effetti  dell' infaziabil  fua  ambizione .  Crfran- 
co,  altro  Re  de' Franchi,  vicn  creduto,  che  fignoreggiaTe  vvrfo  i' Ar- 
-.     ,    .,      teiia,  e  la  Picardia  (^) .  Clodoveo  col  pretcllo  che  nella  guerra,  tanti 
cap.Ai.    '    ^""^^   prima  fatta  contra  Siigrio  Romano,  egli  folle  llaro  neutrale ,  r/>- 
cumiientian  dolis  cepit ,  cioè  con  infidiofe  frodi  il  prcfe ,  ed  obbligò  lui 
a  farfi.Prete,  e  fuo  l'igliuolo  a  prendere  il  Diaconato.  E  perciocché 
fé  ne  lamentavano,  fece  loro  tagliar  la   tefta,  e  s'unpadronì  del   ]  ^r 
Regno  e  tcforo.  Un  altro  Re  de' Franchi  per  nome  Ragenario.,  o  Rc- 
(c)  U.  ih.    gnacario  (<)  era  Signore  di  Cambiay,  Principe  tiuto  dato  alla  lufluria. 
Clodoveo,  dopo  avci  gundagnato  Fanone  di  lui  Conlìgliere,  e  i  fuoi 
Baroni  con  delle  irnaniglie  e  de  gli  usberghi,  creduti  d'oro  da  efìì,  ma 
lolamente  indorati,  gli  fpinfe  addoflb  un  efercito,  ed   ebbe  in   aiano 
lui,  e  Ricario    fuo  Fratello,  ch'egli  con  ifcbfrno  uccife  di  fua  mano. 
Levò  ancora  di  vita  Rigm>rere .,  che  fignoreggiava  «je' Cenomanni,  og- 
gidì le  Maine.  Quelli  ed  altri  Re,  e  Signorotti  Franchi,  benché  tut- 
ti fuoi  Parenti,  lolfe  di  mezzo  Clodovco;  e  dappoiché  fu  padrone  de' 
loro  Regni  e  tcfori,  fu  udito  una  volta  dire  con  quello  amaro  fchei- 
20  :  Sfortunato  eh'  io  fono ,  efjendo  rìrn&jlo ,  coìne  un  pellegrino  fra  la  gente 
fir anitra ,  e  ninno  ho  più  de'  Parenti ,  che  in  cefo  di   qualche  difavventura, 
mi  poffa  aiutare.    Soggiugne  il    Turonenfe,  ch'egli  ciò  diceva,   non 
perché  fi  condolefie  àc\h,  morte  Icro,  tni   per  vedere  »  fé  ne  poteflc 

tro* 


Annali    d'  Italia.  273 

trovar  alcun  altro  per  ammazzarlo.  Crcdclì  ancora,  ch'egli  facefle  guer-  Era  Volj. 
ra  alla  Bretagna  minore,  ed  abbanafTe  la  potenza  di  quel  Popolo,  e  Ankosii. 
r autorità  de  i  loro  Re,  come  ho  accennato  di  lopra. 

Anno  di  Cristo  dxi.  Indizione   iv. 
di  Simmaco  Papa   14. 
di  Anastasio  Imperadore   1 1. 
di  Teoderico  Re   15?.  &   i. 


Confoli  ^  Secondino,  e  Felice, 


SEcondin»^  creato  Confole,  come  s' ha  da  Teofane,  ebbe  per  moglie 
Magna ^  Sorella  à' Anafiafto  Imperadore,  e  per  Figliuolo  Flavio 
Ipazio,  (lato  Confole  nell'anno  j-oo.  Felice,  creato  Conlole  in  Occi- 
dente, era  nato  nella  Gallia,  o  pur  difcendcnte  da  nobil  Famiglia  di 
quel  paefe,  e  forfè  Avolo  fuo  fu  Flavio  Felice,  flato  parimente  Con- 
fole nell'anno  418.  Abbiamo  prcflo  Caffiodorio  («)  la.  Lettera  fcritta  C»)  Ctlfioi. 
dal  Re  'teoderico  nel  precedente  anno  da  Anaftafio  Auguro  (indicio  cer-  '■^'^J"^l*-  '• 
to  dqlla  nltabilita  amicizia  fra  loro),  in  cui  l'avvifa  dell'elezione  fat- 
ta di  quefto  Felice  Confole,  informandoci  con  ciò  della  maniera  tenu- 
ta in  que' tempi,  perchè  tanto  in  Oriente,  che  in  Occidente  fofTero 
accettati  unanimamcnte  i  Confoli  eletti .  Era  fuggito  in  Affrica  Cefa- 
lico, ficcome  abbiam  veduto  nell'anno  precedente.  Qiiivi  fu  ben  accol- 
to da  Trafamo/ido  Kc  dc'V^andali.  Teoderico,  che  il  teneva  d'occhio 
daptrtutto,  ebbe  nuova  dtU' accoglienza  fattigli  da  edo  Re,  e  che 
dipoi  licenziato  con  molte  ricchezze  s'era  portato  in  paelì  ftranieri. 
Di  quello  fatto  fi  dolfc  Teoderico  con  Tralamondo,  con  ifped<rgli  ap- 
porta de  gli  Ambalciatori,  e  fcrivergli  una  Lettera,  a  noi  conlervata 
da  Caflìodorio  (^)  fuo  Segretario.  In  efla  fa  doglianze,  perchè  dimcn-  C*)  ^'^"'; 
tico  d'tfTergli  Cognato,  abbia  prcfo  in  difefa  Cefalico,  il  quale  ginn-  '^'  ^^'^  ' 
to  m  Affrica  nudo,  ^i  fiipcva,  che  carico  di  danari  era  ftato  poi  traf- 
roeffb  in  piefi  forertieri.  Se  Trafamondo  avea  compaffionc  di  lui,  do- 
vea  ritenerlo.  Avendolo  mandato  via  con  si  buona  provvifionc  d'oro, 
non  poteano  fé  non  nafcerc  fofpctti  di  poco  buona  amicizia  e  lealtà . 
Trafamondo  finceramcntc  contefsò  quanto  era  avvenuto,  e   addufl'e  le  , 

fuc  fcufe,  per  quanto  s'ha  dalla  fun'cgucncc  Lettera  (f)  di  Teoderico.  \y\p]ft"\■^. 
Gli  mandò  ancora  de  i  regali,  e  Teoderico  moftrò  d'averli  graditi,  ma 
glieli  rimandò  indietro,  avvertendolo  di  camminar  meglio  in  avvenire. 
Abbiamo  da  Santo  Ifidoro  (<i),  che  Cefalico  non  avendo  potuto  otte-  {'^')  ^^■'^'"','" 
ncr  foccorfo  da  i  Vandali,  tornò  dall'Affrica,  e  per  paura  di  Tcode-  c,,/,/*^" 
rico  fi  ritirò  nell' Aquitania,  dove  fi  fermò  nafcofto  per  un  anno.  Po- 
fcia  raunati  quanti  feguaci  potè,  fé  ne  tornò   in  Ifpagna  con  difcgno 
Tom.  ili.  M  m  di 


174  Annali    d'  Italia. 

E«A  Volg.  di  far  delle  rollevazioni  ;    ma  dodici   miglia  lungi  da  Barcellona  rsg- 
Anno  5JI.  giunto  da  Ebbane  (o  fia  da  Ibb»)  Generale  del  Re  Tcoderico,  dopo  una 
breve  battaglia  fu  rotto  e  mcfTo  in  fuga .  Finalmente  prefo  ncUa  G.il- 
lia  di  là  Òa\  Fiume  Druenza,  quivi  perde  la  vita.  Però  in  quell'anno 
cominciò  Tcoderico  a  numerare  il  primo  anno  del  fuo  Regno  ll'pani- 
co,  o  fia  Vifigoto,  fìccome  attcfta  il  fuddcrto  Santo  ITidoro.    Froco- 
deBtlG.it   V^'^  ^"^  fcrive,  che  dopo  la  morte  di  Gt-faiico,  fucceduta  nel  prefsntc 
Uh.  I.  e.  lì.,  anno,  Teoderico,  trasferì  il  Regno  della  Spagna  in  Amalarico  Figliuo- 
(b)  Pagiu!    lo  di  una  fua  Figliuola,  con  aflumernc  egli   la  tutela.    Appoggiato   a 
Crit.  Baro»,  quelle  parole  il   Padre  Pagi   C*)  fu  d'avvifo,  che  veramente   ("eguiffc 
508  cr  ad    ""^  ^^^  traslazione  di  dominio.  Ma  non  rufTiftc.  Solamente  lafciò  Tco- 
Ann.   jii.    derico  prima  di  morire  quel  Regno  al  Nipote,  ed.  egli  finché  vifle  ne 
tium.  is-      fu  afibluto  padrone.  Giò  chiaramente  è  aueftato  dal  fuddecf»  Santo 
Ifidoro,  là  dove  dice,  che  Teoderico  Hifpania  Regnum  quindecim  An' 
nìs  ohtinuìt ^  atiod  fupcrjliti  /{malarico  Nepoti  fuo  reliquit .  (*)  Parimente 
quella  verità,  fi  conolcc  dalle  antiche    memorie   della   Spagna,   perchè 
fi  cominciarono  a  contare  gli  anni  del  Regno  di  Teoderico.,  e  non  già 
w  -'l""'''*  di  Amaìarico ..  Vegganfi  preiTo  il  Cardinale  d' Aguirrc  CO  i  Cóncflj  te- 
HifpMn.  '      "^>ti  allora,  in  quel  Regno,  giacché  quello  faggio   Prmcipe,  nittochè 
X»m.  1.         Ariano,  lafciava  a  i  Vcfcovi  Cattolici  la  libertà  del  facro  lor  minillc- 
ro,  ne  moleftava  alcuno  per  cagion  della  Religione.  Lo  lleflo  Proco- 
pio aggiugnc  appredb,  che  Teoderico  coU'inviare  Magiftriiti  ed  cler- 
citi  nella  Gallia  e  Spagna,  diligentemente   fi    Iludiava  di  aflbdar   per 
fcmprc  quelle  Corone  tuUa  fua  teda. 

Le  parole  ultime  di  Prpcopio  mi  fan  fowenire,,chc  Tcoderico, 
probabilmente  circa  queftl  tempi,  avendo  fatto  un  trattato  co  i  Gcpi- 
di^  ne  prefc  al  luo  fervigio  un  buon  corpo,  per  inviarlo  d\  prcfidio  nel- 
la Gallia.  Merita  attenzione  e  plaufo  la  premura  di   quello  Prmcipe, 
perchè  palTando  per  l'Italia  quc' Barbari,  non  infcrifièro  danno  a   gli 
Xd)  Cajftod.  abitanti.  Scrifle  egli  perciò  W  a  Verano  Saione  con  avvifarlo  dtl  paf- 
i.  ^.  Efift.     faggio,  che  dovca  fare  per  la  Venezia  e  Liguria  rcler<:ito  de  i  Gcpi- 
di ,  deilinato  di. guardia  alla  Gallia,  acciocché  proccuraffe,   che   nulla 
raancafle  loro  di  tappe,,  o  fia  di  vettovaglie,  né  feguifle  faccbeggio  al- 
cuno nel  paefc  j  perciocché  l'importanza  maggiore  era  il  lalvarc  i  be- 
ni del  fuo  Popolo,  in  difefa,  e  non  in  ofl'efa  dc'qiwU  egli  faceva  ve- 
nir quell'Armata.   Ma   non  badò  quello  alla  fomma   provvidenza  di 
(e)  id.  ih.     Teoderico.   Nella  fegucnte  Lettera  (e)  fcrltta  <j  ;  Gejtidi  dellinati  per 
£fifi.  II.      le  Gallic,  fa  loro  fapere,  aver  ben  egli  difpoUo  tutto,  affinchè  nulla 
maricanè  loro  di  viveri  nel  loro  paflaggioj  tuttavia  perché  non  nafca- 
no  liti  per  la   qualità  a  quantità  d'elfi  viveri,  aTcr  egli  deilinato  di 
pagare  tre  S(ddid^ ere  (  poco  divcrfi  da  gli   Scudi  d'oro  d'oggidì)  a 
cadaun  di  loro  per  ciafcuna  fettimana,  acciocché  ognuno  a  fuo  talento 

poffa 

(*)  giudici  anni  teme  il  Regno  di  Spagna,  che  Ufcii  ai  Amalaricó  Ni- 
peli  Juo  fepravvivtttt» . 


Ankali    d'  Italia.  175' 

pofla  comperarfi  ciò,  che  gli  farà  in  grado.  Termina  la  Lettera  con  Era  Volg. 
dire:  Movete  feliciter;  ite  moderai i-.,  ta.le  Jìt  iter  vejlntrn ^  quale  debet  cjje ^  Annojii. 
qui  taborant  pr9  faiute  cunfìorura.  (*)  Grofla  paga,  che  era  quella  in  pa- 
/•        ragon  della  milcrabiie,   che  a' tempi  noliri  fi   pratica  co  i   Soldati,  e 
faggia  attenzion  di  Tcoderico  per  difcfa  dcTudditi  fuoi .  Quefte  difpo- 
fizioni  e  precauzioni  vo  io  credendo,  che  rpezialmente  follerò  prefe  da 
Tcoderico,  perche  offcrvsA'a,  qu-anto  fofle  matidco  Clodoveo  Re  de' 
Franchi  Tuo  confinante  nelle  Gailie .  Ma  per  fua  buona  ventura  Ciò-- 
doveo  nel  dì  2,7.  di  Novembre  {a)  del  prelente  anno  diede  fine  in  Pa-  (a)  Grtgtf. 
rigi  alla  fua  vita,  per  quanto  fi  crede,  in  età  di  quarantacinque  anni,  Ji"'<>»">f"   , 
e  trenta  di  Regno:  Principe  gloriofo   nella  Storia    Ecclefiaitica,    per-    ■*•"/'•  43* 
che  il  primo,  che  abbracciafi'c  la  fanta  Religione  di  Cnlto,  e  la  dila- 
talle  nella  fin  Nazione,  che  cofiantementc  l'ha  dipoi    femprc  mante- 
nuta, col  meniare  perciò  i  Re  loro  il  tkoia  di  Cr/flianiffimi .  Principe 
parimente  gloriofo  nella  Storia  del  Secolo,  perchè  gran   Conquittato- 
re,  e  il  primo,  che  tondaile  l'infigne  Monarchia  Franzcfe,  fionda  più 
che  mai  oggidì}  lua  Principe,  che  maggiore  e  più  pura  gloria  avreb- 
be confci^uiio,  fé  aUe  fue  belle  doti  avefie  unito  -naen  d'ambizione,  • 
fia  d'anfictà  di  dilatare  il  fuo  Regno  anche  a  forza  di  fceilenggmi  e 
di  crudeltà.  Egli  lafciò  dopo  di   sé   quattro  Figliuoli,   cioè  Teoderico ^ 
natogli  da  una  concubina,  prima  di  prendere  per  Moglie  la   piiffima 
Principcfla  Clotilde^  maggiore  per  confeguente  d'età  de' fuoi  Fratelli, 
e  già  fperto  nel  mcltier  della  guerra.  Ciedomire^  Childeberio,  e  Clota- 
rio,  nati  da  efi'a  Clotilde,  furono  gli  altri  luoi  Figliuoli,  che  in  quat- 
tro parti  divilero  gli  Stati  del  Padre,  ficcome  può   vederfi  prcfib  gli 
Storici  Franzefi.  Nondimeno  a  Teoderico  tocco  molto  vantaggio  in  que- 
fta  divifioae  fopra  gli  altri  Fratelli,  efiendo  fpczialrncnte  rettati  in  fuo 
dominio  tutti  i  pacfi  confinanti  nella  Gallia  con  gli  OlVrogoti,  o   fia 
colla  giunidizio.ne  di  Teoderico  Re  d'Italia.  Jn  quell'Anno  fcguiro- 
no  in  Coflantinopoli  de  J  graviflìmi  fconcerti  per  cagione  della  Reli- 
gione.  Anallafio  Augullo  lempic  più  fcoprcndofi  partigiano  e  protet- 
tore delle  Ercfie  e  de  gli  Eretici,  comincio  nell'anno  precedente  a  per- 
feguitarc  Macedonio    Vcfcovo   di   Cottaiitinopoli   (^),    Prelato   collante  (b"^  Thn- 
nella  difefa  del  Concilio  Calcedonenfe,  e  della  dottrina  della  Chiefa  fhmts  1» 
Cattolica.  Nel   prefentc  anno  il  caccio   in  efilio,  con  fuftituirgli  un  '^'"-""'IJ- 
certo  Timoteo  Prete.  Quefii  ed  altri  paffi  dell'empio  Impcadore  fu-  reit'/r'iiù.'z. 
rono  cagione  di  tumulto  nel  Popolo.  Ala  intorno  a  qu-ili  fatti  io  ri-  nìjior, 
metto  il  Lettore  a  gli  Annali  Ecckfiaftici  del  Cardinal  Baronio,  del 
Padre  Pagi,  e  del  Fkury. 

M  ra  1  Anno 

^*)  P  aritt  evi  f elìcerne  lite;  andate  c«n  modeftia',  tale  fia  il  voftro  viaggio  ^ 
qual  debbe  e  fere  quel  di  cokro,  i  quali  faticane  fer  la  contane  falvezzu. 


^16  Annali    d'  I  t  a  t  i  a. 

Anno  di  Cristo  dxit.   Indizione  v. 
di  Simmaco  Papa    ij. 
di  Anastasio  Imperadorc  li- 
di   T  E  O  D  E  R  I  e  O    Re    IO.    e    1. 


Confoli 


\  Paolo,  e  Muschiano 


Era  Volg.  ^'"iRedefi,  clic  il  primo  di  qucdi  Confoli  fia  Orientale,  e  il  fecondo 
Annoj-iì.  ^^  Occidentale.  E  ciò  par  certo  quanto  a  Paolo^  perchè  nell'Anto- 
logia Greca  fi  ha  un  Epigramma,  da  cui  ricaviamo,  che  ProcU^  Fi- 
gliuolo di  Paolo  ^  avea  fuperato  il  Padre  nel  numero  de' Confolati .   Ma 
per  conto  di  Mufchìan»^  o  fia  Mufcian»^  fc  ne  potrebbe  dubitare,  tro- 
vandofi  una  Lettera,  fcritta  nell'Ottobre  da  Papa  Simmaco ^  coWx  àm 
Poji  Confulatum  Felicis .  Qualora  c'era  Cbnfole  creato  in  Occidente,  fi 
foleva  in  Roma  fcgnar  l'anno  col  nome  di  lui.  Per  altro  quelli  due 
Confoli  fon  perfonaggi  noti  folo  ne' Farti,  ed  ignoti  nel  redo  della  Sto- 
ria di  qtiefti  tempi.  Dopo  la  morte  di  Clodoveo,  GclTaco   il  rilpctto  e 
riguardo,  che  fi  avea  per  quei  potente  e  bellicolb  Principe,  e  ipezial- 
mente  confiderata  la  divifion  de  gli  Stati  ed  intereffi  fra  i  fuoi  Figliuo- 
li :  i  Goti  ruppero  la  pace  co  i  Franchi,  e  loro  levarono   parte  del 
pacfe,  occupato  dopo  la  rotta  data  al  Re  Alarico.  Gregorio  Turonen- 
(a)  Gregfr.    fg  (a),  è  miei  folo,  che  attefta  il  fatto  con  dire:  Gothi  vero  quum  poji 
r«ro»«j/»»^  Qjjli^^g^gchi   morlem  multa  de  bis,  qu£  ilìe  adquiftverat ^  fervaftfent  &c. 
il,'   '    '      Lo  iVcflo  Aurore  più  fopra  ci   lafcia  intendere,  che  eflì  Goti  s'erano 
impadroniti   della   Città  di    Rodes,  e   ne  aveano   per  fofpctii   cacciato 
Sa»  ^inziano  Velcovo,  che  pafsò   dipoi  alla  Chicfa  d' Auvergne  per 
opera  di  Teoderico  Re  Figliuolo   di  Clodoveo.  Ma  Teoderico  Re  d' Ita- 
lia, che  più  amava  la  pace,  che  la  guerra,  e  di  confervarc,  che  d'ac- 
crefcere  le  fuc  conquiftc,  dovette  far  cefTare  quel  fuoco,  giacche  tro- 
viamo, che  da  li  innanzi  egli  lafciò  in  quiete  i  Franchi  j  ed  all'incon- 
tro i  Franchi  non  ofarono  in  fua  vita  di  turbare  i  di  lui  Stati,  perchè 
ne  conofcevano  ben  la  polTanza  e  il  valore.  Sappiamo  parimente,  ch'egli 
mantenne  buona  pace  con  Gundohado  Re  de'  Borgognoni.    In  fomma 
la  riverenza  verfo  di  quello   Principe,  e  il  timore   d'averlo  nemico, 
tenne  in  freno  tutti  i  Re  Barbari,  finché  egli  vide,  e  regnò,  con  cf- 
ferfi  poi   fcatenati  tutti  dopo  la   morte  di  lui.    Sempre   più    crelccn- 
do  il   mal   talento  di   Anaftafto   Impcr'4dore   contra  del   Cattolicifmo, 
e  iludiandofi   egli  più  che   mai  d'abolire  il  facro   Concilio   Calcedò- 
ncnfc,  perche  alle  di  lui  novità  introdotte  nell' Inno  Tritàgio  non  vo- 
*^  ■^^    ,    levano  i  Cattolici  acconfentirc,  anzi  s'opponevano  con  fermezza:  per 
inC9reiuc».  Q^dmc  fuo,  fccondochè  abbiamo  da  Marcellino  Conte  W,  ne  furono 

mol- 


Annali     d'  Itali  a.  x-jj 

molti  uccifi.  Qucfta  crudeltà  mifc  il  Popolo  di  Coftantinopoli  in  fu*  Era  Volg. 
rore,  e  fi  formo  una  terribil  fcdizionc,  che  abbattè  le  Immagini  e  Sta-  Anno  jn. 
tue  di  lui,  ammazzò  varie  peiTone,  attaccò- il  fuoco  a  molte  cafe,  e 
dimandò- per  Impcradore  Ariohindo^  IVIarito  di  Giuliana  Figliuola  del 
già  Inipcrador  d'Occidente  Olibrio,  il  quale  fé  ne  fuggì,  affinchè  non 
Kilfe  creduto  complice  di  quelto  attentato.  AnalUfio,  eÌTcndo  comparfo 
nel  Circo  fenza  Diadema,  con  belle  promcfTe  e  molti  fpcrgiuri  placò 
l'infuriato  Popolo;  ma  poco  flette  a  f»r  peggio  di  prima,  con  aver 
fopra  tutto  cacciato  in  efilio  Flaziano  Patriarca  Cattolico  di  Antio- 
chia, e  fatte  altre  novità,  dcfcntte  nella  Storia  Ecclefialtica.  Per  at- 
tcftato  di  Suida  {")  egli  vendeva  tutti  i  Magiftrati,  e  per  danari  aflbt-  (a)  Suidas 
vcva  qualunque  delinquente,  che  non  foflc  povero.  L'avarizia  fua  fu  '"  Excerptis 
cagione,  che  reftaflcro  fenza  (oldati  le  Provincie,  e  però  efpofte  a  tutte  ^'^^^^'jj  ^ 
le  infolenze  de' Barbari.  Aggiugne  Marcellino,  che  nel  prefente  anno 
fu  introdotta  la  Nazione  de  gli  Eruli  nelle  terre  e  Città  de'Romani-, 
cioè  dell'Imperio  Greco,  fenza  fpiegare,  per  ordine  di  chi,  e  in  fa- 
vore di  chi  quella  gente  vcniffc.  La  Lettera  di  Simmaco  Papa,  men- 
tovata di  fopra,  fu  fcritta  in  quefti  tempi  a  i  Cattolici  dell'  Illirico^ 
della  Dardania,  e  d'ambedue  le  Tracie  .  Avca  il  Romano  Pontefice 
avuta  contezza  della  perfccuzione  mofTa  dall' infellonito  Imperadorc  con- 
tra  de'difenfori  della  vera  dottrina  della  Chiefaj  e  però  con  queflft 
Lettera  fece  loro  coraggio,  aninaandoli  a  foftenere  ogni  più  acerbo  trat- 
tamento per  la  Fede  ortodolTa.  Rapporta  inoltre  il  Cardinal  Baronio 
un'altra  Lettera  fcritta  ad  erto  Papa  Simmaco  dnlla  Chiefa  Orientale, 
in  cui  fi  vede  la  profcflìon  di  Fede  di  que'Vefcovi,  e  le  ragioni  loro 
4i  non  cflcrc  rigettati  a  cagion  della  memoria  di  Acacio  già  Vcfcov» 
di  Coilantinopoli . 

Anno  di  Cristo  dxiii.  Indizione  vi. 
di  Simmaco  Papa   1 6. 
di  Anastasio  Imperadore  23. 
di  T  E  o  D  E  R  I  e  o  Re  21 .  e  3 . 

Gonfoli   \  Probo,  e  Clementino. 


SEcondo  il  Padre  Pagi,  Clementino  fu  Confolc  Orientale;  e  Probo 
Occidentale,  perchè  della  Famiglia  ylnicia.  Non  abbiara  chiara  no- 
tizia di  quello.  Certo  è,  che  Probo  è  diverto  dall'altro,  che  fu  Con- 
fole nell'anno  foi.  Né  fuflìite,  che  all'anno  prefcnte  s'abbiano  da  rap- 
portare due  Ifcrizioni  riferite  l' una  dall' Aringhio  e  dal  Padre  Sirmon-f 
do,  e  l'altra  prcflb  il  Fletiw-d,  dove  fi  legge  PROBVS  IVNIOR. 
Efle  appartengono  all'anno  fz.^.  Fu  fcritta  nel  prcfcmc  anno  una  Lct- 

tcra 


178  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  tcra  da  Papa  Simmaco  (^)  a  i  Vefcovi  delle  Gallie   intorno   alla  divi- 
.AMN051J.  fione  della  Provenza  tra  le  Chiefc  di  Arlcs  e  di  Viciina .   E   pcrcioc- 
{^)Conctl.  ^^^  jjj  gfj-jj  apparit'ce,  che  San  Cefario  Vciìcovo  di  Arlcs  fi  trovava  in 
^0  .     om.  jjyg' jpp,pj  jtj  Roma,   perciò  a  quelV  anno,  e  non  già  ali'  aano   fo8. 
(b)  'Baron.    Come  tu  d'avvilo  il  Cardinal  Baronio  (^),  lì  dee  riferire  ciò,  che  fcri- 
Annal.  Ecc.  ye  di  quel  Tanto  Vefcovo  nella  Vita  di  lui   Cipriano  («) .   Facilmente 
(e)  Cpi;r;ij».  ^gj-^Qj^Q  cj  allignano  in  tempi  torbidi  di  guerra  i  Colpetti.  Fu   accu- 
Ctfxrii  a-   f*^o  da  qualche  maligno  San  Cefario  a  g;i  U filiali  di   Teodcrico  Re 
pud  jif4*i/- d'Italia,  fignoreggiantc  in  Arles,  quali  che  egli  teneflc  corrifpondcn- 
ion.  Tom.  I.  ^  qq  [  Franchi,  o  meditalTe  tradimenti.  Fu  perciò  fotto  buona  gtiar- 
ML   ^'""'if' ^iji  condotto  fino  a  Ravenna,  e  prefcntato  al  Re  Teodcrico,  il  quale 
riveientcmente  alzatoli   in  piedi,  e  cavatoli  di   capo  k   bcretta,  con 
tutta  cortefia  l'accolfe.  Fattegli  poi  placidamente  molte  incerrogatio- 
m  intorno  a  i  fuoi  Goti,  e  al  Popolo  d' Arles,  e  ben   guatatoli    ve- 
jierabilc  alpctto,  e  la  fua  intrepidezza,  cagionata  dalla  buona  cofcien- 
aa,  il  licenziò  contento  di  lui.  Giunto  all'albergo,  eccoti  un    Mefio 
di  Teodcrico,  che  gli  porta  in  dono  un  Piatto  d'argento,  pefante  cir- 
c%  Jr£'anta  Libre ^  con  i'opra  trecento   Soldi ^  equivalenti  in  circa  a  gli 
Scudi  d'oro  de  gli  ultimi  Secoli.    Fece  il   buon  Santo  vendere  quel 
Piatto  con  impiegarne  lucccflìvamentc  il  prezzo  in  rifcattare  de  i  pri- 
gionieri: il  che  ritaputo  dal  Re  e  dalla  Corte  tutta,  fi    raddoppiò   la 
llima  e  l'ammirazione  della  virtù  di  San  Cefario.    Pafsò  egli  dipoi  a 
iLoma  per  vifitar  Papa  Simmaco,  e  i  Senatori,  e  dopo  aver  ottenuta 
Ja  conferma  della  dignità  di  Metropolitano,  e  un  ufo  fpeziale  del  Pai- 
àio,  e  il  privilegio  a  i  fuoi  Diaconi  di  portar  le  Dalmatiche  nella  ftcfla 
cuiGi,  che  portavano  allora  i  Diaconi  della  Chiefa  Romana;  gloriofa- 
mentc  fc  ne  ritornò  ad  Arlcs  alla  fua  refidenza .  Continuarono  intanto, 
anzi  andarono  creicendo  nelle  Chicfe  d'Oriente  le  rivoluzioni  per  fa- 
vore dato  da   Anaftafio    Augufto  a  gli   Eretici,  e  fpezialmente  fu  in 
quell'anno  mandalo  in  efilio  £/;«  Vefcovo  di   Gerufalcrnme:    intorno 
a  che  fi  poflono  confultare  gli  Annaili  Eccleliaftici.  Godevano  in  que- 
llo mentre  una  buona  pace  le  Chicle  e  i  Popoli  dell' Italia,  Gallia,  e 
Spagna,  per  lafaggia  condotta,  e  pel  buon  governo  del  Re  Teodc- 
rico, il  quale  oltre  al  non  mettere  mano  negli  affari  fpettanti  alla  Re- 
ligion  de' fuoi  Popoli,  rifpettava,  febbene  Ariano  di  credenza,  i  Papi, 
e  tutti  i  Vefcovi,  e  facri  Minillii  del  Cattolicifmo . 


Anno 


Annali    d'  Italia.  »79 

Anno  di  Cristo  dxiv.  Indizione  vii. 
di  Ormisda  Papa  r. 
di  Anastasio  Iraperadore   24. 
di  Teoderico  Re  22.  e  4. 

Confole   ^  il  Senatore»,  fenia  Collega.. 

COI  nome  di  Senatore  venne  in  qucfti   tempi  comunemente   cbia-  Era  Volg. 
mato  Magno  Aurelio  Csfiodorio^  cioè  quell'infignc  Scrittore,  che  Anno  514, 
non  meno  colle  Lettere  del  Secolo,  che  colle  facre,  illu tirò  non  po- 
co l'Italia.  Alcuni   gli   han  dato  il  Prenome  di   Afarc»^   ma   ficcomc 
nella  Vita  di  lui  offcrvò  il  Padre  Garczio  Benedettino,  Alagno^  e  non 
Marco,  fu   appellato.    Aveva   egli   confeguito  oltre  ad  altre    Dignità 
quella  di  Queftore,  e  di  Prefetto  del  Pretorio j  era  ornato  del   titolo 
di  Patrizio}  e  da  Teoderico  Re,  che  l'amava  e  ftimava  afTaiflìmo,  fu 
nel  prcfente  anno  decorato  dell'onore  del  Confolato.  None  ben  chia» 
ro,  fé  fofie  per  eccellenza  chiamato  Senaiere  ^  o  pure  fc  quel  fofle  uff 
altro  fuo  Cognome,  o  nobile  Sopranome.    Diede  fine  in   queft' anno 
al  Pontificato,  e  alla  fua  vita   Papa   Simmaco  nel  dì  19.   di   Luglio: 
Pontefice,  che  pafsò  i  fuoi  giorni  fra  molti  guai  e  gravi  perfecuzioni, 
contra  di  lui  mofle  da  alcuni  prepotenti  Magnati  Romani,  in  mezzo 
alle  quali  Dio  il  c.onfervò  illefo.  Ch'egli  rnan  foffe,  quale  vollero  far- 
lo credere  i  fuoi  avverfarj,  poffbno  eziandio  fervire  a   provarlo  le  ri- 
guaidevoli  Fabbriche  facre  da  lui   fatte  in    Roma,  e  la   magnificenz» 
di  tanti  vafi,  e  lavori  d'oro  e  d'argento,  ch'egli  dcnò  alle   Chiefe  , 
Se  ne  legge  il  pieno  catalogo  nella  di  lui  Vi-a  prcflb   Aoaftafio  (<t).  ^\,^"^^' 
Ebbe  per  SuccefTorc  Ormisda  di  nazione  Campano,  o  fia  da  Capoa,  ^^y'^  ^'^. 
che  fu  confecrato  nel  di  17.  di  Luglio.  Racconta  Caffiodorio  (^)  con  mach'. 
giubilo  nella  fua  Cronica,  che  ejfendo  egli  Con/ole^  cioè  nel   prefente  (b)  Cajjitd, 
Anno ,  per  glori*  de'  tempi  del  Re  Teoderico , .  raunato  il  Clero  e  Popolo  "»  cAr»;»»». 
Roìfiano^  per  eptra  di  lui  tornò  la  concordia  mila  Chiefr  Romana.  Il  che 
fa  intendere,  come  di  fopra  accennai,  che  vivente  Papa  Simmaco  non 
fi  pofe  mai  fine  alla  discordia  inferra  per  cagione  dello  Scifma  di  Lo- 
renzo} e  il  Cardinal  Bitonio  anch' egli  notò  coli' autorità  di  San  Gre- 
gorio Magno,  che  alcuni  Sacerdoti  dabbene  dettero  faldi,  anche  dopa 
la  decifion  de'Concilj,  nel  partito  d'efib  Lorenzo.  Terminata  poi  la 
vita  dell'uno  e  dell'altro,  ceflarono  tutte  le  gare  e  dificnfioni,  e  con- 
cordemente ogni  fazione  convenne  nell'elezione  di  Papa  Ormisda:  al 
che  fi  dee  credere,  che  contribuiffV  non  poco  l'autorità  e  buona  ma- 
niera di  Caffiodorio  Confole .  Le  continuate  novità  e  crudeltà  di  Ana- 
/«/o  Impcradore  contra  della  dottrina  Cattolica,  e  dc'feguaci  di  eifa, 

furo- 


zSo 


Annali     d'  I 


T    A    L    I    A 


(a)  Thu- 
phanes  in 
Chronogr. 


(b)  Murcel- 
l'tn.    Comes 
in  Chrtnic*. 


Era  Volg.  furono  cagione  in  fine,  che  l'ofll-quio  de' Sudditi  degeneralTe  in  mag- 
Anno  514- giori  impazienze,  e  in  un'aperta  Itrepitota  ribellione.  Era  cominciato 
molto  prima  quefto  incendio  >  maggiormente-  elfo  divampò  nell' i^nno 
prcfcnte  .  I  l-upoli  della  Scitia  (^j,  della  Milia,  e  d'altre  Provincie 
d'Oriente,  incitarono  FilalLino  Sciia,  Figliuolo  di  Patriciolo^  e  Ni- 
pote d'  Jfpare,  di  cui  molto  fu  parlato  di  (opra,  che  era  allora  Con- 
te, o  fra  Comandante  delle  Milizie  coUegate,  a.  prendere  l'armi  cen- 
tra dell'empio  Imperadorc.  Pertanto  egli  tirò  a  se  la  maggior  parte 
delle  truppe  Cefaree,  occupò  le  vettovaglie,  ed  un'immcnfa  fomraa 
d'oro,  inviata  per  pagare  le  foldatcfche.  Ed  efTendo  ufciro  in  cam- 
pagna centra  di  lui,  con  un'Armata  di  fettunta  cinque  mila  pcrfonc 
//>v-?z/o  Figliuolo  di  Secondino  o  fia  Secondiano  Patrizio,  e  di  una  So- 
rella d'Anartafio  Augulto,  già  lUto  Confolc,  gli  diede  Vitaliano  una 
gran  rotta,  e  il  fece  prigione.  Però  in  un  tumulto  fufcitato  in  Co- 
Itantinopoli,  il  Popolo  lalciò  ufcir  delle  voci,  che  acclimarono  Im- 
peradorc lo  ileflb  Vitaliano,  di  maniera  che  intimorito  Anailafio  andò 
a  nafcondcrfi .  Ora  nel  prefente  Anno  per  attcltato  di  Marcellino  Con- 
te W,  Vitaliano  con  un  cfercito  di  più  di  fefiunta  mila  combattenti, 
fra  quali  erano  aflaiflimi  Unni  e  Bulgari,  dopo  aver  prele  alcune  Cirtà, 
ed  uccifo  Cirillo  Generale  ideila  Tracia  per  Anaitaiìo  Augnilo,  fi  pre- 
fcntò  con  quell'Armata  davanti  a  Colhntinopoli.  Vcggcndo  Analla- 
fio  in  mal  punto  i  fuoi  affari,  altro  ripiego  non  ebbe,  che  di  fpcdirc 
alcuni  Senatori  a  Vitalia-no,  per  trattar  di  pace.  Vitaliano,  che  non 
aveva  in  cuore  altro  difegno,  che  di  difendere  l'oppiefia  Religion 
Cattolica,  dimandò,  che  Ma«^i'«w  Vefcovo  di  CoftantinopoH,  e  F/a- 
vwHO  d' Antiochia,  con  tutti  gli  altri  Vefcovi  Cattolici  folfero  ri- 
mtflì  in  poneflb  delle  lor  Chicfe,  ,c  che  fi  raunaffe  un  Concilio,  a 
cui  intervcnifle  il  Pontefice  Romano,  e  gli  altri  Vefcovi,  per  difa- 
tninarc  e  levar  via  le  difl'enfioni  intorno  alla  Religione.  ColUvano 
poco  ad  Anaftafio  le  promefle  e  i  giuramenti,  o  per  dir  meglio  gli 
fpergiuri.  S'obbligò  egli  a  tutto 5  altrettanto  fecero  i  Senatori  e  Ma- 
girtrati.  Dopo  di  che  Vitaliano  fi  ritirò  da  Collantinopali,  e  tornò 
coir  cfercito  fuo  nella  Mefia.  Allora  l'aftuto  Anallafio,  per  far  pur 
credere  alla  gente  credula,  ch'egli  dicea  daddovero,  intimò  un  Con- 
cilio da  tcnerfi  in  Eraclea,  e  nel  Dicembre  del  prefente  Anno  fcrific 
una  Lettera,  rapportata  dal  Cardinal  Baronio,  a  Papa  Ormisda^  invi- 
undolo  ad  intervenirvi  con  que' Vefcovi,  che  gli  piaceflc  d'eleggere. 
Le  ftcflc  premure  fece  egli  dipoi  con  altra  Lettera  al  Senato  Ro- 
mano. Ma  qual  cfuo  avcflero  le  promefle  d'AnaUafio,  in  òrcve  fi 
£:oprirà. 


Ann© 


Annali    d' Italia.  x8r 

Anno  di  Cristo  dxv.  Indizione  viii. 
di  Ormisda  Papa   2. 
di  Anastasio  Imperadore  2 5:. 
di  Teoderico  Re   23.  e  5. 

Confoli  <  Antemio,  e  Fiorenzo. 

CRedefi,  che  antemio  fofTe  Confolc  Orientale,  e   Fiorenzo  Occi-  ^^^  ^^j 
dentale.  Non  aveva  il  Re  Teoderico  Figliuolo  marchio   alcuno,  a  Annodi?,' 
cui  potefle  tramandare  la  Corona  del  luo  Regno.  Un'unica  Figliuola 
del  matrimonio  di  jindefelda  Sorella  di  Clodoveo  Re  de' Franchi,    per 
nome  Amalafunta ^  gli  reftava,  e  giacché  quella  dovea  cflcre  1'  Erede 
fua,  cominciò  per  tempo  a  penfare,  in  chi  fi  avefle  da  collocare  quello 
prcziofo  pegno .  La  Famiglia  Amala  fra  i  Goti  era  confiderata  la  più 
nobile  dell'altre}  da  quella  era  ufcito  Teoderico  (lelTo  }  e   da   quella 
pur  difcendea  Eutarico  fopranominato  Cillica .  Lui  dunque  eleffe  Teo- 
derico per  fuo  Genero,  e  nel  prefente  Anno  feguirono  le  nozze  con 
Amalafunta .  Credette  intanto  il  Pontefice  Ormisda^  che  Anajìafto  Im- 
peradore da  dovero   fi   folTe   applicato   a   trattar  della   pace   ed   unità 
della  Chiefa,  e  fofTe  per  dar  mano  alla  celebrazione  del  Concilio  de- 
ftinato  in  Eracleai  e  però  inviò  a  Collantinopoli  i  fuoi  Legati.  Fu- 
rono quelli   Ennedio   ( fcorrettamente   chiamato    Evodio   da   Teofane) 
celebre  Scrittore  di  quelli   tempi,  già   divenuto    Vefcovo  di    Pavia, 
Fortunato  Vefcovo  ( forfè  di  Todi),  Fenanzio  Prete,  e  P''italici»o  Dia- 
cono. Andarono  i  Legati,  feco  portando  le  Illruzioni  della  Sede  Apo- 
llolica ,   riferite  dal   Cardinal   Baronioj   furono   ben   accolti   da   Ana- 
ftafio,  ma  fi  trovarono  in  fine  delufi  delle   loro   fperanze .    Anaflafio, 
altro  in  mente  non  avea  ,  che  di  calmare  i   moti   del    Popolo   di   Co- 
llantinopoli,  e  di  far  deporre  l'armi  a  Vitaliano  Scita,  che  fi  proie- 
llava  Difenlbr  della  Chiefa  e  della  vera  Dottrina.    Perche   i    Legati 
prctendeano,  che  fi  abolifle  la   memoria   d'Acacio,   che   era   tuttavia 
cara  ai  Coliantinopolitani,  fi  fervi  Anaftafio  di  quella  lor  prctcnzio- 
ne,  per  Screditar  eflì  prcrTo  il   Popolo,   e   nel   medefirao   tempo    per 
guadagnare  in  favor  fuo  il  Popolo  ftelTo.   Abbiamo   da    Teofane    (<»),  (s)  ffieoph. 
che  Papa  Ormisda  fu  follecitato  alla  fpedizione  de'fuddetti  Legati  an-  '"  ^'"'"""S- 
che  per  parte  del  Re  Teoderico,  e  di  Vitaliano:  fegno,  che    Teode- 
rico ne  doveva  avere  ricevuti  gl'impulfi  o  da    Anallafio   Augulto,   o 
da  Vitaliano,  col  quale  probabilmente  egli   manteneva  buona  intelli- 
genza, per  tener  baflb  l' Imperadore  dopo  l'infulto   fatto   alle   fpiag- 
gie  d'  Italia    nell'  Anno    5-08.    Terminò   i   fuoi  giorni    nel    corrente  ^^  Manti- 
Anno  ^   per    tefliraonianza    di   Marcellino    Conte   W   Arianna    Impe-  ìn'(^hJ^nL 
Tom.  III.  N  n  radrice 


x%%  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  radrice,  mal  contenta  d'aver  prcfo  per  Marito,  e  creato  Impera- 
Annojij.  dorc^  chi  era  poi  divenuto  perfecutor  della  Chiefa.  Non  merita  cfla 
il  brutto  epiiafio,  che  le  fece  il  Cardinal  Baronio,  da  che  Tappiamo, 
che  anch' ella  dcteftava  la  condotta  dell'eretico  Conforte.  Dal  medc- 
fìm»  Marcellino,  e  da  Teofane  intendiamo,  che  gli  Unni,  cioè  i  Tar- 
tari, fecero  varie  fcorrerie  in  quelV  Anno ,  e  barbaramente  faccheg- 
giarono  l'Armenia,  la  Cappadocia,  la  Galazia,  e  il  Ponto.  Siccome 
ancora  edere  riufcito  a  Secondino ^  o  fia  Secondiano,  di  riavere  libero 
dalle  mani  di  Vitaliano  il  fuo  Figliuolo  Ipazìo,  con  pagargli  una  gran 
fomma  d'oro  pel  fuo  rifcatto.  Per  altro  continuando  Io  fteflb  Vitaliano 
Conte  più  che  mai  la  guerra  contra  di  Anaftafio,  tornò  quelli  ad  in- 
viargli de' Senatori  con  ricchi  regali  per  trattar  di  pace,  e  il  dicbiarè 
Generale  dell'armi  Cefaree  per  la  Tracia. 

Anno  di  Cristo  dxvi.  Indizione   ix. 
di  Ormisda  Papa   3. 
di  Anastasio  Imperadore   16. 
di  Te  ODE  RICO  Re  14.  e  6, 

Confole  <  Pietro,  fenza  Collega. 

FU  quello  Confolc  creato  in  Occidente.  Per  maggiormente  ingan- 
nare i  Cattolici,  mandò  in  quell'anno  Anaflafio    Imperadore   due 
fuoi  Ambafciatori  a   Papa  Ormifda ,  ed  infieme  una  ProfcfTion  di  Fede, 
in  cui  a  riferva  del  non  acconfentire  alla  riprovazion  d' Acacie,  egli  fi 
moftrò  attaccatiflìmo  alla  vera  dottrina  della  Chiefa  .   Inganni  furono 
tutti  quelli.  Di  tali  artifizj    fi  fervi   l'aftuto   Augufto  per  tirar  dalla 
fua  i  Popoli  follevati,  e  dappoiché  ebbe  ottenuto  il  fuo  mtcnto,  e  con 
ciò  indebolita  la  fazione  di  Vitaliano  Conte,  gli  tolfe  il  Generalato  ac- 
cordatogli nell'anno  precedente,  e  lo  d^\tàt  2i  Rufino .  Vitaliano  per  at- 
(a)  N(cf//7.  tcftato  di  Niceforo  (<?),  fi  ritirò  a  cafa  fua  con  attendere  dipoi  a  me- 
Caìiijius        nare  una  vita  tranquilla.  Maggiormente  però  crebbero  i  difordini  della 
/.  16.  (.  8.     Chiefa  in  Oriente,  con  trovarli  nuUadimeno  afiaiflimi,  che  foftene va- 
no il  partito  Cattolico,  e  mantenevano  l'unione  con   Papa  Ormisda, 
Pontefice,  che  adempiendo  le  parti  del  facro  fuo  miniftero  non  trala- 
fciava  diligenza  veruna  per  provvedere  a  i  bifogni  del  Cattolicifmo  in 
varj  luoghi  afflitto.  Intanto  il  Re  TeodericOy  godendo  e  facendo  gode- 
re a  i  fuoi  Popoli  i  frutti  di  una  invidiabil  pace,  attendeva  a  far  delle 
funtuofe  fabbriche,  e  a  rillaurare  le  mura  delle  Città.  Racconta  l'A- 
tb)  Anonj-  nonimo  Valefiano  W,  ch'egli  perfezionò  in  Ravennati  Palazzo  Re- 
vjut  r»ltf.     gale,  tuttoché  non  anivafie  a  dedicarlo,  come  fi  coftumava  allora  con 
gran  foknnità .  Fece  ancora  de  i  Portici  intorno  al  Palazzo .  Abbiamo 

pari- 


Annali    d'  Italia.  283 

parimente  dall'  Autore  della  Vita  di  Santo  Ilaro  (<*),  Fondatore  del  Era  Volg. 
Moniftero  della  Calcata  alle  radici  dell' Apennino  nella  Romagna  ver-  ^^^y-  ^'^' 
(o  la  Terra  di  Civitella,  che  Tcoderico  fabbricò  un  Palazzo  in  que'  filari  In  a- 
contorni  preflb  il  Fiume  Redente,  per  godere  dell'aria  pura  della  mon-  att  santi. 
tagn«.  In  Verona  fece  fabbricar  le  Terme,  o  fia  il  Bagno,  e  un  magni-  "d  dun    y. 
fico  Palazzo,  e  un  Portico  continuato  da  una  Porta  della  Città  fino  ^^""^ 
al  rocdefimo  Palazzo.  Fece  anche  rifare  in  efla  Città  l'y/ffa^t/ozfa,  che 
da  gran  tempo  era  dirtrutto,  e  v'introdulTe  l'Acqua  .  Circondò  fimil- 
mente  di  nuove  mura  quella  Città,  ampliandola,  per  quanto  fi   può 
conghietturare .  In  Ticino,  o  fia  in  Pavia,  fabbricò  un  Palazzo, le  Ter- 
ttu,  i'  Anfiteatro,  ed  altre  mura.  Simili  bencfizj  comparti  ad  altre  Cit- 
tà. Attclc  del  pari  n  far  fiorire  la  mercatura  e  il  commercio,  e  veni- 
vano allegramente  in  Italia  i  Mercatanti  ftranieri  a  trafficare .  Tale  era 
l'efattczxa  e  buona  regola  del  fuo  Governo,  che  fi  potea  tenere  alla 
campagna  oro  ed  argento  colla  ftiefia  ficurezza,  che  fra  le  mura  delle 
Citta.  Scrive  in  oltre  il  fuddetto  Autore,  eflere  allora  fiato  in  ufo  per 
tutta  Italia,  che  non  fi  chiudevano  mai  le  Porte  delle  Città,  di  ma- 
niera che  in  qualunque  ora  che  fi  volefle  di  di  e  di  notte,  potevano 
i  Cittadini  andare  e  venire,  ed  attendere  a  i  loro  interefli ,  fcnza  timo- 
re de  i  malviventi .  Giunle  a'  tempi  di  quefto  Principe  ad  eflere  si  gran- 
de l'abbondanza,  che  per  un  Soldo,  o  fia  Scudo  d'  oro,   fi   avevano 
fefianta  Moggia  di  frumento  (doveva  eflere  allora  il  Moggio  ben  di- 
verfo  dal  noltro)  e  trenta  Anfore  di  vino  per  un  foldo.  L'anfora  con- 
teneva in  que'  tempi  tre  Moggia .  Tale  era  il  governo  del  Re   Tco- 
derico, quantunque  egli  non  fapefle  ne  leggere  né  fcrivere,   in  guifa 
che  a  fine  di  poter  foitofcrivere  le  Lettere  e  i  Memoriali,  ufava  una 
lamina  d'oro,  che  forata  conteneva  le  quattro  prime  Lettere  del  fuo 
nome,  cioè  TEOD.  e  mefl'a  quella  fopra  la  carta,  egli  colla  penna 
condotta  per  que' fori  fcnveva  così  abbreviato  il  fuo  Nome.    Altret-  /. v  . 
tanto  racconta  Procopio  {b),  che  fu  praticato  da  Giiiftino  Imperadore',  ìaHifi'ar- 
Succeflbr  d'Anallafio,  e  Principe  lènza  Lettere.  can. 

Anno  di  Cristo  dxvii.  Indizione  x. 
di  Ormisda  Papa  4. 
di  Anastasio  Imperadore  27. 
di  Teoderico  Re  ij.  e  7. 


Confoli 


^  Flavio  Anastasio,  ed  Agapito, 


FU  d'opinione  il  Cardinal  Baronio,  che  quefto  Flavio  Jnajìafto  Con- 
folc  Orientale  nell'anno  prelente,  fofle  il  medelìmo  Anaftafio  Im- 
peradore ,  e  però  il  chiamò  Confole  per  la  quarta  volta .  Cosi  ancora  han 

N  n  i  tcnu- 


Era  Volg. 
A  N  N  o  5 1 7 . 

(a)  Dh- 
Cange   Fj- 
md.  Bynan. 
ib)    Njris 
Epiji.  Con/. 

Crii.  Baion. 
(d  Reland. 
m  Fajlis  . 


(c)  Marius 
Avintictnf. 
io  Chrunic. 


(0  Gregcr. 
Turonenjis 
l.  3.  cap.  f. 


l'g)  Anaflaf. 
Sibiiothtc. 
in  Vit.  Hor- 

mifd* . 


284  Annali     d'  Italia. 

tenuto  altri.  Ma  prima  d' ora  hanno  ofTervato  il  Du-Cange  (a),  il  Car- 
dinal Noris  (^),  e  il  Padre  Pagi  (0,  non  fuffillerc  punto,  che  Ana- 
ftafìo  Augufto  abbia  prefo  il  quarto  Confolato.  Gli  antichi  Fafti  e  le 
Ifcrizioni  ci  fan  conoicere,  cfTere  ftato  perfona  privata  quello  Confo- 
le j  ed  in  fatti  egli  fu  Nipote  o  Pronipote  dell' Imperadore,  come  of- 
fcrvò  il  fuddetto  Du-Cange.  Però  è  da  ftupire,  come  Pietro  Relan- 
do  (ii)  ultimamente  ne'fuoi  Falli  feguitaflc  a  fpacciare  per  Confole  di 
quell'anno  l' Imperadore  fteflo .  Agapito  Confole  Occidentale  fi  truova 
intitolato  Prefetto  del  Pretorio  nelle  Lettere  di  Caflìodono,  e  preflb 
Ennodio  ha  il  titolo  di  Patrizio  .  Terminò  il  corfo  di  fua  vita,  fecon- 
dochè  pretende  il  Padre  Pagi,  in  quell'anno,  o  pure  nel  precedente, 
come  ha  Mario  Aventicenfe  (0,  Gundobado  Re  de' Borgognoni,  il  cui 
Regno  fu  di  grande  eftenfione  nella  Gallia,  perchè  abbracciava  la  Bor- 
gogna moderna,  la  Savoia,  il  Delfinato,  il  Lionefe,  1' Avignonefe,  ed 
altri  paefi  di  que' contorni .  Morì  n-rlia  credenza  Ariana,  dalla  quale, 
per  quante  diligenze  ufalTe  Santo  Avito  Vefcovo  di  Vienna,  egli  non 
giunte  mai  a  ilaccarfi  per  paura  della  fua  Nazione,  infetta  de' mede- 
fimi  errori.  A  lui  attribuifce  Jgohardo  Arcivefcovo  di  Lione  la  Legge, 
che  autenticava  l' abufo  de  i  Duelli,  centra  del  quale  fcrifìe  un  Opu- 
fculo  lo  fleflo  Agobardo,  come  di  fopra  accennammo.  Lafciò  dopo 
di  sé  due  Figliuoli,  cioè  Sigismondo^  e  Gundomaro .  Ma  il  folo  Sigis- 
mondo, che  fu  poi  riguardato  come  Re  Santo,  ebbe  il  titolo  Regio, 
e  il  governo  di  que' Popoli.  Cavatene  fua  Madre,  Principefla  Catto- 
lica, e  di  rara  pietà,  l'aveva  allevato  nella  fua  Religionej  il  perchè 
imbevuto  di  quello  latte,  e  co' buoni  efempj  della  Madre,  arrivò  poi 
a  rifplendere  per  molte  Virtù.  Lo  llcffo  Mario  Storico  fcrive,  che 
nell'anno  f  if.  egli  fabbricò  il  Monijlero  Jgatinenfe,  oggidì  di  San  Maw 
rizio  nelle  contrade  de'Valefi,  cioè  uno  de'Monillerj  più  celebri  di 
quel  tempo,  quantunque  fi  pretenda  da  gli  Eruditi,  che  San  Sigis- 
mondo folamcnte  il  rifabbricad'e,  perchè  fondato  molto  prima.  Gre- 
gorio Turonenfe  (/)  fcrive,  che  tal  fabbrica  fu  fatta,  dappoiché  egli 
luccedctte  nel  Regno  al  Padre,  e  però  non  già  nell'anno  f  if.  ma  do- 
po il  prefcnte.  Quantunque  fofie  riufcita  infiuttuofa  la  fpedizione  de' 
Legati  Poniificj  a  Collantinopoli,  ed  eglino  foflcro  ritornati  a  Roma, 
per  fignificarc  a  Papa  Ormifda  lo  llato  infelice  delle  Chiefe  d'Orien- 
te, fenza  fperanza  di  profitto  a  cagione  dell'empio  Imperadore,  che 
fomentava  le  Erefie,  e  delia  memoria  di  Acacio,  ad  abolir  la  quale 
non  fi  fapevano  indurre  varj  Popoli,  e  raaffimamente  quello  di  Co- 
ftantinopoli:  tuttavia  il  Romano  Pontefice  non  rallentò  le  fue  premu- 
re e  diligenze  per  la  caufa  di  Dio  .  Scriflc  pertanto  varie  Lettere  in 
quciVanno  ad  Anallafio  Augullo,  a  i  Vcfcovi  Orientali,  e  ad  altre 
perfonej  ed  ii  oltre  tornò  a  fpedire  a  Collantinopoli  per  fuoi  Legati 
il  medcfimo  Ennodio  Vefcovo  di  Pavia,  che  v'era  (lato  prima,  e  Pel' 
ìegririo  Vefcovo  di  Mifeno,  con  dar  loro  nuove  illruzioni,  fperandò 
pure  di  battere  tanto  il  chiodo,  che  l'animo  di  Anallafio  fi  moveflc 
a  dar  fine  a  si  perniciofa  divifioa  delle  Chiefe  ig) .  Andarono  i  Lega.- 

ti. 


Annali    d'  Italia.  xBs 

ti,  ma  in  vece  di  convertire  Tempio  Augufto,  tentò  egli  di   pervcr-  Era  Volg. 
tire  i  medeGmi  coU'efibizione  di  regali.  Trovata  in 'loro  la  co  danza ,  Annosi?. 
che  fi  conveniva  a'facri  Miiiiflri,  e  Legati  della  Tanta  Sede,  andò  nelle 
furie,  ed  ordinò,  che  s' imbarcadero  e  foflero  condotti  in  Italia,  fenza 
che  potefTcro  avere  ingreilb  in  alcuna  Città .  Abbiamo  tali  notizie  da 
Analtafio  Bibliotecario-,  e  Tappiamo   da  altri    Storici,   che   per  quella 
oilinazione  di  Anaftafio  Augurto  infolentirono  Tempre  più  gli  Eretici, 
ed  incrudelirono  ancora  centra  de' Cattolici,  fra  quali  trecenti  cinquan- 
ta Monaci  Maroniti  nella  Siria  furono  trucidati,    perchè  difendevano 
il  Concilio  CalcedonenTe,  degni  perciò  di  aver  luogo   nel    Martirolo- 
gio Romano,  ficcome  veri  Martiri  della  ChieTa  di  Dio.  Cominciaro- 
no circa  qucfti  tempi  per  attellato  di   Gregorio  TuronenTe  W  a  farfi  (a)  Gngor. 
fentirc  nella  Gallia  i  Corfari  Danefi,  Popoli  Pagani   del   Baltico,  de'  Turonenfis 
quali  ne' Secoli  Tuffegucnti  s'andrà  udendo  frequente  e  Tempre  funelta  ""/"?'''*- 
menzione  .  Teodoberto  Figliuolo  di  Teoderico  Re  de'  Franchi  con  una  for- 
te Armata  navale  gli  affali,  li  fconfilfe,  ucciTe  Clochilarco   loro  Re,  e 
riiolTe    a'  medcfimi  il  bottino  ,    che    aTportavano   dalle  fpiagge  della 
Gallia . 

Anno  di  Cristo  dxviii.  Indizione  xi. 
di  Ormisda  Papa   y. 
di  Giustino  Imperadore   i. 
di  Teoderico  Re  z6.  e  8. 

Confole    ^  Magno,  fenza  Collega. 

<■  (b)  Panvin, 

Tufi.   Conf. 

Già  è  decifo  prelTo  gli  Eruditi,  che  quefto  folo  ConTolc,  creato  'Annai.  Ecc. 
in  Oriente,  diede  il  Tuo  nome  a  i  Fafti  nell'anno  prcTcnte,  e  che  vd    ViHor 
non  ebbe  per  Collega  ne  Fiorenzo^   come   pcnfarcno  il   Panvinio  (^),  '^""onenfis 
e  il  Cardinal  Baronio  (0,  né  Agapito  per  la  feconda  volta  ^  come  ha  la  T^^j^e"raur 
Cronica  di  Vittor  TunonenTe  («0.  In  Roma  quell'anno  fu  fognato  col-  j^iovis  in- 
la  formola  di  Pojì  Confulatum  jìgapiti^  come  apparifce  da  una  Lettera  jcnption. 
di   Papa  OrmiTda,  e  da  un' ITcrizisne,  ch'io  ho  rapportata  altrove  (,e) .  P'iz-  4i8- 
Non  permiTe  Dio,  che  più  lungamente  duraffe  l'empietà  e  la  vita  d'  A-  \  '  ^c^'ult 
naftafio  Imperadore.    Abbiamo  da   Evagrio  (/),  da  Teofane   C^),   da  f/z/V. 
Marcellino  Conte  C-^),  da  Cedreno  (/'),  e  da  altri  Storici,  ch'egli  nel  (g)  Theaph. 
dì  p.  di  Luglio  da  una  morte  improvvifa  fu  colto,  e  in  tempo,   che  '"  chromi. 
s'era  tornato  a' commuovere  contra  di  lui  il  Popolo,  ed  egli  lludiava  c],^,"'-"^^' 
le  maniere  di  difenderfi  dalle  infidie,  che  andava  foTpettando  dapertut-  chronico. 
to.  Se  vogliam  credere  a  Zonara  W,  e  Cedreno,  Autori  ben  lontani  (i)   Cedrm. 
da  quc' tempi,  e  mercatanti  talora  di  favole,  Anaftafio  fece  morir  mol-  '"^"""i'^- 
ri  per  tali  foTpetti  ne  gli  ultimi  dì  di  fua  vita,  e  corfero  rifchio  di  per-  \n  uifiorù, 

dcrc 


lU 


Annali    d'  Italia. 


(b)  Procop. 
in  Hiji.  Jir- 
can.  caj).  6 


EnA  Volg.  derc  in  tale  occaGoac  la  ccfta  anche  Giuftin»^  e   GiHlìinian»  ^  che  furo- 
Amno  518.  no  fuoi  Succcffori,  s'egli  non  fofle  flato  atterrito  in  fogno  da  un  Uo- 
mo terribile,  che  gli  diflc:  Lafciali  fiare .  Così  finì  di  vivere  Anafta- 
fio,  con  Utciarc  dopo  di  sé  una   raemoiia  infaufta  del  fuo  nome,   ed 
eflere  rigu;jrdato  com;  Eretico  e  protettore  degli   Eretici,  e  perfecu- 
torc  della  Chiefa  di  Dio.  Molti  erano  i  Nipoti,  e  Pronipoti  di  que- 
llo Imperadorc}  grande  era  la  lor  potenza,  e  ricchezza;  contuttocii 
rodio  e  ravverfionc,  ch'egli  s'era  guadagnato  con  tante  empietà  e 
crudeltà,  ridondò  fopra  tutti  i  fuoi  Parenti,  in  guifa  che  ognun  d'efli 
(■ì)An»nym.  redo  efclufo  dal  Trono  Imperiale.  L'Anonimo  Valefiano  (a)  fpezial- 
vdtfianut.    niente  nomina  tre  fuoi  Nipoti,  cioè  Pempeo^  PrtèOy  ed  Ipazh,  ciafcun 
de' quali  egli  dcfidcrava  per  fuo  Succeflorc.  Ma  vivente  ancora  Ana- 
ftafio  (foggiugne  quello  Scrittore,  a  cui  in  quefto  non  fiarao  obbligati 
a  predar  fede)  egli  s'avvide,  che  a  niuno  toccherebbe  l'Imperio,   e 
conobbe  poi  in  fogno,  che  era  riferbato  il  Trono  per  Giuftino .  In  fat- 
ti dopo  la  di  lui  morte  per  elezione  del  Senato  fu  conferita  la  digni- 
tà Imperiale  a  Giufiino^  nato  per  ledimonianza  di  Procopio  (i)  in  Be- 
deriana.  Città  fituata  ne' confini  dell'Illirico  e  della  Tracia,  e  però 
chiamato  da  alcuni  Scrittori  Trace  ^  e  da  altri  llliricìane .  Baffiffimi  fu- 
rono i  fuoi  natali,  e  da  femplicc  foldato  cominciò  il  corfo  della  fua  for- 
tuna, e  fakndo  per  varj  gradi  giunfe  ad  eflere  Senatore,  e  Prefetto 
(ci  EvAgr.  (jei  Pretorio.  Evagrio  fcrive  (0»  che  con  frode  egli  fall,  e  con  dana- 
^(^' Mar  \'-  •"'  ^^  ftudiò,  che  i  loldati  Pretoriani  il  dichiaraflcro  Imperadore.  Mar- 
zi». Cames    ccUino  Conte  {d)  narra,  ch'egli  fu  eletto  dal  Senato.  Proteftò  nondi- 
tn  chronie.    meno  cfl*o  Giultino  in  una  Lettera  fcritta  in  quell'anno  nel  dì  primo 
d' Agofto  a  Papa  Ormi/da,  d' eflere  fiato  alzato   centra  fua  volontà  a 
Dignità  si  eccelfa}  e  così  doveva  egli  fcrivere,  ancorché  fofle  vero  il 
racconto  d' Evagrio.  Varie  in  fomma  furono  le  opinioni  degli  antichi 
intorno  a  ciò  ;  ma  poco  importa  in  fine  il  faperne  la  verità . 

Quel  che  e  certo,  non  intervenne  tumulto  o  forza  nell'elezioni 
di  GiKftino.  Se  crediamo  a  Procopio,  Scrittore,  che  (parge  veleno  fo- 
pra tutto  ciò,  che  riguarda  Giujìiuiano  Augufto,  Figliuolo  di  una  So- 
rella dt  quello  Imperadore,  allorché  Giuftmo  faii  fui  Trono  Imperia- 
le, fi  trovava  in  età  decrepita,  ruvido  di  cofturai,  fl:olido,  ed  in  ol- 
tre (cofa  non  mai  avvenuta  in  addietro  nell'  Imperio  Romano)  non  co- 
nofceva  Lettere,  e  né  pure  fapeva  fcrivere  il  fuo  nome.  Tuttavia  gran- 
de fu  fempre  la  fua  Pietà,  e  ben  regolati  i  fuoi  collumi,  e  perciò  de- 
gno, che  Dio  l'innalzafle  per  bene  della  Religione  Cattolica  al  grado 
Imperiale.  Non  ho  finora  faputo  intendere,  fé  non  e  un  errore  di  llam- 

(e)  Paztus  pa,  perchè  l'accuratiflìmo  Padre  Pagi  (0  fcrivefle,  che  Giitflirw  vien 
Crit.  iJ-tro».  chiamato  Jnick  da  Prttdtuz.io  nel  Libro  Primo  cantra  Simmaco .  Se  Pru- 
aA  Ann.  jenzio  nacque  nell'anno  di  Crillo  348.  come  mai  può  eflere,  ch'egli 
^'*'"'  ^'  parli  di  Giuftino  eletto  Imperadore  nell'anno  fi8?  Aveva  egli  per  Mo- 
glie Lupicina,  Barbara  di  nazione,  e  già  fua  Schiava,  e  Concubina. 
Mutatole  il  nome,  fece  chiamarla  Elia  Marcia  Eufemia^  e  dichiarolla 

(f)  jhttfh.  injpcfadricc  Aujzulla.  Teofane  fcrivc  (/),  eflere  flato  il  Popolo,  che 

in  Ckrentg,         r  o  |p 


\ 


Annali    d'  Italia.  x^j 

le  diede  il  nome  d^ Eufemia.  La  primi  azione  di  quefto  novello  Au-  Era  Volg. 
gufto  fu  quella  di  nettare  il  Palazzo  da  que' malvagi  Eunuchi,  e  Mi-  Ann«ji8. 
nillri,  che  cooperando  colla  crudeltà  ed  empietà  d' Anaftafio,  e  favo- 
rendo i  Manichei,  aveano  commefle  tante  iniquità  colle  morti  fpezial- 
mentc  e  con  gli  efilj  di  tanti  Cattolici.  Un  d'eflì  fu  Amanzio  Eunu- 
co Maftro  di  Camera  del  defunto  Augufto  (a),  un  altro  Teocrito,  che  (a)   Marcel. 
avea  fatto  di  gran  maneggi,  e  fpcfo  molt'oro,  per  ottenere   l'Impe-  Comes  in 
rio,  A  coftoro  non  fu  permeflo  di  vivere  più  lungamente.  Il  Popolo  cArcn/M. 
ftflTo  dimando  la  loro  rovina.  Altri  lor  compagni  altro  gaftigo  non  eb- 
bero, che  quello  dell' efilio.  Non  tardò  il  pio  Imperadore  Giuftino  a 
richiamare  quanti  Vefcovi  Cattolici  erano  flati  banditi  fotto  il  Regno 
di  Anaftafio,  e  a  far  loro  reftituire  le  Chiefc.  E  perciocché  aveva  con- 
ceputa  una  grande  ftima  del  valore,  e  della  pietà  di  ^/V^//«»5  Conte ,  cioè 
dì  queir  Ufiziale  Scita,  che  ne  gli  anni  addietro  avea  prcfe  Tarmi  in 
favore  della  Religion  Cattolica,  il   chiamò  alla  Corte,  e  fecondochè 
abbiamo  da  Marcellino  Conte,  e  da  Teofane,  non  pacarono  fette  gior- 
ni, che  il  dichiarò  Generale  delle  milizie.  Prefe  ancora  per   Qiiefto- 
re  Proclo,  e  fé  ne  fervi  come  della  mano  diritta,  governandofi  co' fuoi 
configli.  Procopio  fcrive,  che  quefto  Proclo  ebbe  afiaiffima  autorità, 
e  faceva  tutto  ad  arbitrio  fuo.  Ma  noi  fappiamo  di  Suida  C^),  ch'egli  (b)  SnUas 
fu  Uomo  giu^Oy  difinterefTato,  che  non  ammetteva  regali,  ne   fcrifle  '"  £xcerpt. 
mai  Legge  alcuna  a  fpropofito,  ne  permife,  che  fi  mutafTero  i  vecchi  J^lfl^/'^yz,, 
regolamenti .  Così  Giuftino  verificò  l'aflìoma  de' Politici:  Che  un  Prin- 
cipe debole  con  ottimi  Minijlri  può  uguagliare  nel  btien  governo  i  migliori . 
Ma  fpezialmente  Giuftino  fece  rifplendere  il  fuo  zelo  per  la  Religion     ^ 
Cattolica,  con  aver  tofto  pubblicato  un  Editto   (f ) ,  in  cui  confermò  i„'  y-ja  s.' 
il  Sinodo  Calcedoncnfc,  e  promofle  la  cclebrazion  di  vnrj  Concilj,  per  sab.t. 
deprimere  gli  Eretici,   giunti  a  troppo  infolentire  fotto  d' Anaftafio. 
Il  Popolo  fteflb  di  Coftantinopoli  con  pubbliche   grida  richiefe,   che 
fi  condennaffero  gli  Eretici  Eutichianij  e  Giovanni  Patriarca  di  quella 
Città  tenne  un  Concilio,  in  cui  fu  fcomunicato  e  depofto  Severo  Ve- 
fcovo  intrufo  d'Antiochia,  ripofti  ne'facri  Dittici  i  nomi  di  San  Leone 
Papa,  e  di  Eufemio,  e  Macedonio  Vefcovi  Cattolici  di  Coftantinopoli, 
morti  in  efilio .  Altri  Concilj  per  quefto  furono  tenuti  in  Gerufalem- 
rac  e  in  Tiro,  de' quali  fi  parla  ne  gli  Annali  Ecclefiaftici . 


Anno 


x83  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo  dxix.  Indizione  xii. 
di  Ormisda  Papa  6. 
di  Giustino  Imperadore  i. 
di  Teoderico  Re  ij.  e  9. 


Confoli 


Flavio  Giustino  Augusto, 
ed  EuTARico. 


E»  A  Volg.  r^^  IuJIìho  Augufto  fecondo  il  coftumc  de' Tuoi  Predeceffbri ,  che  pro- 
AKNOS19.  \J  cedevano  Confoli  nel  primo  Gennaio  del  loro  Imperio,  prcfe  il 
Confolato  anch' egli  in  Oriente  per  quell'Anno.  Suo  Collega  in  Oc- 
cidente fu  Eutarico,  fopranominato  Cillica^  Genero  del  Re  Teoderico  ^ 
perché  MììVìio  à" ^malafunta  di  lui  Figliuola.  Stabili  una  buona  con- 
cordia Teoderico  col  novello  Augufto,  e  non  poteva  dargli  piìi  nobil 
(a)  Calfiod.  Collega,  che  creando  Confole,  chi  era  Genero  fuo  .  In  una  Lettera  W 
/.8.  £/>//. I.  fcritta  da   Jtahrko  Re,   Figliuolo  d'eflb   Eutaiico,   all' Imperadore 
Giuftmo,  gli  dice:  Fos  Genitorem  meum  in  Italia  palmata  claritate  de- 
corafiis  (*) .  La  Toga  de' Confoli  era  appellata  cosi  per  le  Palme,  che 
ricamate  in  efTa  fi  rimiravano .  E  di  qui  fi  raccoglie  la  dipendenza  del 
Re  d' Italia  dall' Imperadore,  perchè  febbcne  il  Senato  Romano  eleg- 
geva quel  Confole,  che  piti  piaceva  a   Tcodeiico,   e   a' Tuoi   Succef- 
fori,  tuttavia  riconofcevano  cffi  la  conferma  di  quella  Dignità   da  gì' 
Po)  Idem       Imperadori  d'Oriente.  Ora  noi  abbiamo  da  Cafliodorio  (^),  che  Eu- 
rn  chronico.  tarico  nel  fine  dell'Anno  precedente  s'era  portato  a  Roma,   per  fare 
nel  Gennaio  del  prcfente  la  fua  entrata  da  Confole,  e  fu  accolto  dal 
Senato  e  Popolo  Romano  con  gran  magnificenza  e   plaufo.    Da  efTo 
Cafliodorio  egli  è  appellato  Dominus  nejìer:  il  che  fa  intendere,  ch'e- 
gli veniva  riguardato  come  Erede  prefunto  della  Corona,  e  venerato, 
come  ne' precedenti  Secoli  furono  i  Celari  creati  da  gli   Augufti .  Dalla 
fopracitata  Lettera  di  Atalarico  a  Giullino  Augufto    fi   raccoglie   an- 
cora, che  Eutarico  era  ftato  adottato   per   Figliuolo  da  eflb    Impera- 
dore, non  già  con  adozione  Legale,  ma  con  quella  Onoraria,  che  fi 
praticava  allora  coli' armi.  Volle  il  Re  Teoderico  diftinguerc   quefto 
Confolato  da  gli  altri   colla  grandiofità  de   gli    Spettacoli,   celebrati 
d' ordine  fuo ,  e  a  fpefe  fue  per  più  giorni  in  Roma.  Cioè  ne  gli  An- 
fiteatri battaglie  di  fiere,  non  mai  più  vedute  in  quella  età,  che  Tra- 
famondo  Re  de' Vandali ,  Amico  e   Cognato   di   Teoderico,   gli  avca 
mandato  dall' AftVica.  Furono  cfeguiti  con  sì  fupeibo  apparato  e  tale 

ma- 

(*)  Foi  neir  Italia  avete  ornato  il  mio  Genitore  collo  fplendore  della  pal- 
mata. 


Annali     d'  I  r  a  l  i  a.  x8y 

magnificenza  sì  facti  Spettacoli,  che  ne  ftupì  infin  Simmaco ^  Legato  F.ra  Vo'g. 
dell' Impcradore  Giuftmo  ,    che   v' intervenne  i    né   fi  fa  le    maggior  Annosi^. 
fofle  l'ammirazione  o  il  piacere  del  Popolo  Romano.  Di  ftraordmsrj 
regali  parimente  in  taroccafionc  furono  difpenfati  non  meno  a  i  Go- 
ti, che  a  i  Romani,  e  varie  Dignità  fi  videro  conferite  nella   Curia. 
La  mira  di  Teoderico  con  tante  fpefe  fu  di  afFczionare    i   Romani   al 
Genero  Eiitarico,  già  desinato  a  fuccedcrgli  nel   Regno.    E   ne   ot- 
tenne l'intento,  fé  crediamo  a  Cailìodorioj  perciocché  i    Romani   fe- 
cero più  iitanzc,  acciocché  egli  continuafle   la   fua   dimora   preflb  di 
loro}  ma  Eutarico  fé  ne  ritornò  a  Ravenna,  dove  fi  replicarono  con 
tal  pompa  gli  Spettacoli,  e  tanti  donativi  fi  fecero  a  i    Goti   e  Ro- 
mani, che  più  fplendide  comparvero  quelle  Fede,  che   le    pria   cele- 
brate in  Roma.  Non  fi  vuol  però  tacere  quanto  lafciò  fcritto  l'Ano- 
nimo Valefiano  (a)  con  dire:  Che  Teoderico,  avendo  dato  il  Confo-   ^-^l^^y^J^V 
lato  ad  Eucarico,  trionfò  in  Roma^  e   in   Ravenm;    ma   che    Eucarico  '""' 
era  uomo  troppo  afpro  e  nemico  della  Religione  Cattolica.  Un  altro 
motivo  di  gran  giubilo  ebbe  Roma  in  quell'Anno,  da  che  le  Lettere 
dell' Imperador  G/a/nio,  e  di  Giovanni  Cappadoce  Vefcovo  di  Collan- 
tinopoli,  e  di  altri  Vefcovi  Orientali,  portarono  ficurezze,  che  fegui- 
rebbe  la  pace  ed  union  delle  Chiefe  .   Però  affiettoffi  Papa  Oimifla  a 
fpedire  colà   i  fuoi  Legati,  cioè  Germano   Vefcovo  (per  quanto    con- 
ghicttura  il  Cardinal  Baronio)  di  Capua^   e  Giovanni  Vefcovo,  non  fi 
fa  di  qual    Chicfa,   con    Blando    Prece,   e    Felice    e    Dìofcoro   Diaconi. 
Compierono  quelli  felicemente  il  viaggio  e  le  commilììoni  loro,  fpc- 
zialmente  aiutaci  e  protetti,  ficcome  fcrive  Teofane  (''0,  da  Fitaliatie  W  J''--^pf'. 
Conte,  potentiflìmo  allora  prefib  l' Impcradore.  Oltre  alla  conferma-  "*  ^'•"""'" 
zione  del  Concilio  Calcedonenfe,  che  era  il  punto  principale,  fu  can- 
cellato da  i  facri  Dittici  il  nome  à! ricado:  cofa  anch' cfla,  che    (lava 
tanto  a  cuore  alla  Sede  Apoltolica.  Lo  Iteflo  fu  praticato   pel   nome 
d'altri,  che  aveano  comunicato  con  gli  Eretici}  e  mafiìmamente   per 
Zenone,  ed  Anaftafio  Augulti,  Principi  autori  e   fomentatori  di   tante 
turbolenze  nella  Chiefa  di  Dio .  Cooperò  ancora  a  quella  fanta  opera 
Giujliniane  Nipote  di  Giuftino  Augufto,  allora  Capitan  delle  Guardie, 
e  pofcia  Succeflbr  nell'Imperio,   avendone   fcritto  anche   a   lui   Papa  ,^ 
Ormisda.  Leggonfi   con   piacere   prcfib   del    Cardinal   Baronio  (0    le  li»,;,,'.  £«. 
Relazioni  e  Lettere  di  quanto  occorfe  in  si  lieta  congiuntura. 


7'om.  III.  O  o  Anno 


x^o 


Annali    d'.  Italia 


Anno  di  Cristo  dxx.  Indizione  xiii, 
di  Ormisda   Papa   7. 
di  Giustino  Imperadore  3. 
di  Teoderico  Re  i8.  e   io. 


Confoli 


\^  ITALIANO;     e 

Rustico,  o  Rusticio, 


Era  Vo'g. 
A  N  N  o  510. 

(a)  Thtj. 
Kovus    In- 
fcriptìon. 
PH-  4i8. 
Ib)  Chron. 
Aìexandr. 
(e)   Fafti 
Alexandri- 
nì , 

(d)  Viaor 
Tunonenfis 
in  Chronkt. 


(e")   Marccl- 
lin.  Comes 
in  Chron  Ica. 


{{)  Evagr. 
M,  4.  e.  3. 


<g)   Proccl). 
in  Hiftor. 
j^rmna  e.  6. 


Vitaliano  fu  Confole  Orientale,  Ruftico  Occidentale  in  quefl'Anno. 
Rujiicio  piiittofto  che  Ruftico  fu  egli  appellato,  perche  tale  fi 
tmova  il  fuo  Cognome  in  un  antica  Ifcrizione  W,  e  nella  Cronica 
Aleflandrina  (^),  e  ne' Fafti  AlefTandrini  C"^).  Da  Vittor  Tunonenfe  (^) 
vien  detto  Ruftìcione .  Quanto  a  Vitaliano^  egli  è  lo  fteflo,  che  ab» 
biara  veduto  di  fopra  coli' armi  in  mano  contra  deli' Imperadore  Ana- 
rtafio:  Figliuolo  di  Patricio ,  o  fia  Patriciolo,  Nipote  d'Afpare,  e 
Pronipote  d'Ardaburio,  perfonaggi  famofi  nella  Storia  di  quelli  tem- 
pi, ficcome  abbiam  veduto  di  fopra.  Era  egli  flato  richiamato,  fio- 
come  dicemmo,  alla  Corte  da  Giuftino  Augudo,  dichiarato  Generale 
delle  milizie,  e  promofib  in  quefl'Anno  alla  dignità  del  Confolato, 
con  faperfi  in  oltre,  che  il  fuo  credito  e  potere  in  Corte,  e  la  fua 
confidenza  preffb  di  Giuflino,  davano  ne  gli  occhi  d'ognuno.  Ma 
cotanto  innalzamento  fuo  fu  cagione  della  fua  rovina,  o  pur  egli  fu 
efaltato  per  più  facilmente  rovinarlo .  Abbiamo  da  Marcellino  Conte  («•), 
che  nel  Mefe  fettimo  del  fuo  Confolato  egli  fu  nel  Palazzo  Impe- 
riale aflalito,  e  con  fcdici  ferite  levato  dal  xMondo,  reftando  in  tal  occa- 
fionc  trucidati  due  fuoi  Sergenti  Celeriano  e  Paolo .  La  cagione  della  ca- 
duta di  queflo  infigne  perfonaggio,  viene  attribuita  da  Evagrio  (/)  a  una 
perverfa  politica  di  Giuftino  Augufto,  il  quale  temendo,  ch'egli  per 
efiere  perfona  di  tanta  riputazione  potefTe  tentare  delle  novità  fimili 
alle  precedenti,  l'adcfcò  con  tanti  onori,  per  fargli  poi  levare  la  vita. 
Probabilmente  Evagrio  preftò  qui  fede  a  Zacheria  Storico  Eutichia- 
no,  e  pieno  di  mal  talento  contra  di  Giuftino  Imperador  Cattolico. 
Crede  il  Cardinal  Baronio,  che  Vitaliano^  perchè  favoriva  i  Monaci 
Sciti,  pafTalTe  nel  partito  de  gli  Eretici,  e  che  perciò  Giuftino  il  fa- 
cefle  ammazzare.  Ma  ficcome  ofTervarono  il  Cardinal  Noris,  e  il  Pa- 
dre Pagi,  Vitaliano  fu  femprc  unitilllmo  colla  Chicfa  Cattolica,  e  ni- 
mico de  gli  Eretici.  E  fé  vogliamo  poi  credere  a  Procopio  C^),  Giù- 
ftiiiiano  Nipote  di  Giuftino  quegli  fu,  che  con  promclla  d'  impunità 
per  le  paffate  fedizioni,  e  con  giuramenti  di  buona  amiftà,  e  con  pren- 
derlo per  Fratello,  trafTe  Vitaliano  alla  Corte,  e  pofcia  infpirati  de  i 
fofpetti  con:ra  di  lui  all' Augufto  Zio,  il  fece  uccidere,  forfè  difpia- 
cendogli  la  troppa  confidenza  in  lui  pofta  da  Giuflino,  e  temendo  d'a- 
verlo 


Annali     d'  Italia.  291 

vcrlo  oppoficore,  o  concorrente  nella  fuccedìon  dell' Imperio .  Comun-  Era  v.jlg 
que  Ha,  Giuftino  non  fece  rumore  né  rifentimento  alcuno  per  quello  Anno  fic 
ammazzamento,  o  perche  lì  trattava  di  un  fuo  Nipote,  o  perchè  era 
anch' egli  complice  del  fatto  j  e  Giultiniano  crebbe  maggiormente  da 
lì  innanzi  in  autorità  e  potenza .  In  una  Lettera  di  PoJJ'eJore  Vefcovo 
a  Papa  Otmifda^  fcritta  nell'anno  preCente,  è  parlato  de' Libri  di  Fau- 
flo  Rienfe^  e  v'ha  quelle  parole:  filii  quoque  veflri  Magijìri  vnlìtum 
Fitalicims ,  y  Ju^inianus  Juper  hac  re  rej cripto  Bealitudinis  veftra  inf or- 
mari  deftderant .  (*)  Dal  che  lì  vede,  che  Giultiniano  al  pan  di  Vi- 
taliano era  falito  al  pollo  di  Generale  delle  iVIilizicj  ma  Vitaliano  pre- 
cedeva. Ancorché  folTe  feguita  la  riunion  delle  Chiefe  per  opera  del 
Cattolico  Imperador  GV«/?/'«i',  e  di  Giovanni  Vefcovo  di  Coltantinopo- 
li,  che  terminò  i  fuoi  giorni  in  quell'anno  con  avere  per  Succeirore 
Epifanio:  tuttavia  rellavano  alcune  dilpute  di  dottrina,  per  cagion  di 
una  propofiiione  celebre  nella  Storia  Ecclcfiallica  De  uno  de  Trinitale 
fajj'oy  né  erano  d'accordo  alcune  Chiefe  d'Oriente,  fpezialmente  quelh 
di  Colbntinopoli,  colla  Sede  Apollolica  intorno  allevare  dai  Dittici 
i  nomi  di  alcuni  Vefcovi,  e  al  tolleiarvene  de  gli  altri.  Fu  fopru  ciò 
tenuto  un  Concilio  in  Colbntinopoli,  e  dipoi  Ipediti  da  eflb  Concilio 
i  Legati  a  Papa  Ormifda.  Lo  Itelfo  Giullino  Auguilo  anch' egli  prc- 
murolo  di  veder  ellinte  k  differenze  tutte  intorno  alla  Religione,  e 
alla  Difciplina  Ecclcfiallica  ,  fpedi  al  medelìmo  Romano  Pontefice 
Grato  Maeliro  delio  Scrigno  per  fuo  ànibulciatore,  acciocché  feco 
trattaflc  de' correnti  affari,  nconofccndo  anch' egli  non  meno  che  i  Ve- 
fcovi, il  privilegio  fingolare  de' Succclfori  di  San  Pietro,  nel  gover- 
no della  Chiefa  univcrlale,  e  nelle  decilìoni  intorno  alla  dottrina,  che 
han  da  fcguitare  i  Fedeli  .  Sopra  quelli  punti  ha  da  confultare  il  Let- 
tore la  Storia  Ecclelìallica. 

Anno  (di  Cristo  dxxi.  Indizione  xiv. 
di  Ormisda  Papa  8. 
dì  Giustino  Imperadore  4. 
di  Teoderico  Re   29.  &   11. 

Confoli    \    Flavio  Giustiniano,  e  Valerio. 

IN  Oriente  fu  Confole  Giuftiniano ;    Faìerio  in   Occidente.    Era  già 
divenuto  Giuftiniano  l'Arbitro  dell'Imperio  in  Oriente,  si  per  ef- 

O  o  2,  fere 

■(*)  /  vojìri  Figli  parimente  Maejìri  de' faldati^  Fitaliano^  e  Giuftiniano 
bramano  d' ejfere  informati  fopra  di  quejìo  fatto  .^  per  refcritto  di  vojìra 
Beatitudine . 


igz  Annali    d'  Itali  a. 

Era  Volg.  fere  Nipote  dell' Imperadore,  e  confiderato  come  fuo  Succeflore,  e  sì 
Anno  511.  ancor.1  perchè  Giuitino  Augulto  aggravato  da  gli  anni   volentieri    fca- 
ricava  (opra  le   ipalle  del  giovane  Nipote  il  pelo  del  governo.  Pertanto 
egli  volle  in  quell'anno  comparire  ornato  anche  dell' illuitre    Dignità 
djl  Conlblatoj  e  per  non  elFerc  da  meno  di   Eutarico  Genero  del  Re 
Tvoderico,   che  sì  fplendida  comparla  avea   fatto  in  Roma,  anch' egli 
fece  così  magnifiche  felle  in  Coltantinopoli,  che  al  dire  di  Marcelli- 
(a)   Marcel-  n  ")  Conte  («),  il  fuo  Confolato  riul'cì  il  piìi  famolb  di  quanti  mai  vide 
l:>i.   Comes     l'Oriente.   Imperciocché  fpefe  dugento  ottantotto  mila  Soldi  (cioè    mo- 
I»  chronico.  ^^^^^  d'oro  quafi  equivalenti  allo  Scudo  d'oro  de' nolhi  tempi)  in  tanti 
donativi  al  Popolo,  e  in  varj   Spettacoli   e  Macchine.    Neil'  Anfitea- 
tro in  un  fol  giorno   fece  ht  la  caccia  di  venti  Lioni ,  di  trenta  Par- 
di, e  d'altre  Fiere.  Suntuofi  furono  i  Giuochi  Circenfi,  ne'  quali  non- 
dimeno egli  negò  al  pazzo   Popolo  1'  ultima  Mappa  ^  cioè   non    volle 
mandare  il  fegno  del  corfo  de'  Cavalli}   e   dopo  avere   ben  regalato  i 
Carrettieri,  liberalmente  ancora  loro  donò  all'aiflìmi  Cavalli   con  tutte 
le  lor  bardature.  Nel  prefente  anno  Ormifda^  Papa  prudentiffimo,  veg- 
gcndo  le  gravi  difficultà,  che  s'incontravano  tuttavia  in  Oriente   per 
f.ir  levare  da  i  facri  Dittici  i  nomi  fpezialmente  di  alcuni  già  Vefcovi 
di  Coftantinopoli,  tenuti  da  i  Greci   per  Uomini  di   fanta  vita,  e  di 
credenza  Cattolica:   faggiamente  rimile   l'affare  ad   Epifanio   Patriarca 
di  Collantinopoli,  con  dichiararlo  per  tal  funzione  Vicario  della  Sedia 
Apoftolica.  Terminò  la  fua  vita  in  quell'anno  Enmdio^   Vcfcovo  di 
Pavia,  celebre  per  gli  fuoi  fcritti,  e  per   due   ambafcerie  alla  Corte 
Imperiale  di  Conftantinopli,  come  Legato  Pontificio  ,    Fu  egli  regi- 
ilrato  nel  ruolo  de' Santi:  cofa  non  difficile  ne' Secoli  d'allora. 

Anno  di  Cristo  dxxii.  Indizione  xv. 
di  Ormisda  Papa  p. 
di  Giustino  Imperadore   y. 
di  Teoderico  Re  30.  e   iz. 

Confoli  \    Simmaco,   e   Boezio. 

Siccome  diligentemente  ofTervò  il  Padre  Sirmondo,  e  dopo  lui  il 
Pagi,  con  addurre  un  pafib  del  Libro  Secondo  de  Confolatione  di 
Boezio,  quelli  due  Confoli  furono  creati  in  Occidente,  ed  erano  amen- 
due  Figliuoli  di  Jnicio  Mantie  Severino  Boezio^  rinomato  Scrittore  di 
quefti  tempi.  A  Simmaco  fu  pollo  quel  nome,  o  fìa  Cognome,  o  fia 
Sopranomc  dal  lato  della  Madre,  Figliuola  di  Simmace,  ftato  Confolc 
nell'anno  48^.  Il  fecondo  de'Figliuoli  ebbe  il  nome  di  Boezio^  co- 
mune al  Padre,  che  fu  Confolc  nell'anno  fio.  e  all'Avolo,  probabil- 

men- 


Annali    d'  Italia.  293 

mente  ft^to   Confile   nell'anno  487.    Io   non   vo'lafciar  di  accennare  Era  Volg. 
ciò,  che  Icgi^o  in  Agnello  («),  Scrittore,  benché  poco  accurato,  delle   Annojij. 
Vite  dc'Velcovi    di  Ravenna.  Scrive    egli  nella  Vita   confufa   di  San  pl,.f^"''^^' 
Giovanni  Angclopce,  che  Teodt^rico  nel  trentefimo   anno  del  ftio   Regno  jom.  ù. 
mandò  in  Sicilia  l'cfercito  di  Ravenna,  da   cui  fu  faccheggiata  quell'  Kir.    Italie. 
Ifola,  e  ridotta  all'ubbidienza  del   medefimo   Re.    Di  quclta    notizia 
niun  feme  -fi  truova  in  altre  Storie,  e  mairimamente  confiderando,  che 
tanti  anni  prima  la  Sicilia  venne   in  potere   di   Teoderico,   pare,   che 
niun  conto  s'abbia  a  fare  del  racconto  d'Agnello.    Contuttociò   egli 
ci   può  far  dubitare,   che  nel  prefente  anno  fuccedefle  in  Sicilia  qual- 
che ribellione,  la  quale  obbligafTe  Teoderico  ad  inviare   colà  un'  Ar- 
mata. Circa  quelli  medefimi  tempi  fcmbra,  che  fucccdeffe  un   fatto, 
di  cui  tenne  conto  l'Anonimo  Valcfiano  (^) .  Cioè,  che  mentre  il  Re  (b)  Anen. 
Teoderico  dimorava  in  Verona  per  fofpctto  di  qualche  movimento  de'  y^l^fi"»!*' ■ 
Barbari  contra  dell'Italia,  accadde  una  graviffima  contela  fra  i  Criftia- 
ni  e  i  Giudei  in  Ravenna.   Non  fé  ne  intende  bene  il  motivo.  Jadtei^ 
dice  egli,  baptizat»s  nokntes  dum  livident ^  frequenter  oblatam  in  aquam 
fluminis  jdElaverunt .  (*)  Fare,  che  col  nome  di  Oblata  voglia  egli  fi- 
gnificare,  aver  cffi  Giudei  più    volre  gictato  nel    fiume   delle   Oflie  o 
confecrate,  o   da  confccrarfi  .   Irritato  da  quefto  affronto,  o  facrilcgio 
il  Popolo  di  Ravenna,  fenza  riguardo  alcuno  al   Re ^  né  ad    Eutarko^ 
che  per  lui  ritìedeva  nella  Città,  ne  a  Pietro  Vcfcovo,  la  cui  età,  fé 
in  Ciò  non  erra  l'Anonimo  fuddctto,   vien  troppo   pofticipata   dà   gli 
Scrittori  Ravennati:  corfero  alle   Sinagoghe,  e   tutte   le  bruciarono  . 
Poco  fletterò  i  Giudei  a  volare  a   Verona,   per  chiedere  giuftizia  al 
Re,  ed  aiutati  dal  favore  di  Iri-vane  Maftro  di  Camera  di  Teoderico, 
riportarono  un  ordine,  che  tutto  il  Popolo  Romano  di   Ravenna  pa- 
gafle  una  contribuzione  per  rifabbricar  le  Sinagoghe  incendiate  :  e  chi 
non  pagadc,  folTe  pubblicamenic  fruttato.  L'ordine  era  indirizzato  ad 
Eutarice,  e  a  Pietro  Velcovo,  e  bifbgnò   efcguirlo .    I>a  una   Lettera 
del  medefimo  Re  al  Senato  di  Roma   (0   intendiamo  ,   che   anche   in  (e)  caiftod 
quella  Città  da  una  fedizion  popolare  fu  bruciata  una   Sinagoga   Giù-  l-  i-  Epift.' 
daica:    del  quale   misfatto  comandò  Teoderico,  che   folTcro   puniti  i  43- 
principali  autori.  Anche  allora  fi    trovavano   Ebrei  dapcrtutto .    Rac- 
conta fotio  quell'anno  Mario  Aventicenfe  (^),  che  Sigifmondo  Re  de'  (d)  Mariu! 
Borgognoni  ingiuftamente  fece  uccidere  Se^erico  fuo  Figliuolo .    Queft'  Aventken- 
cmpio  fatto  vien  parimente  colle  fuc  circoftanze    narrato  da  Gregorio  f"  '"  ^^''">- 
Turonenfe  (0  con  dire,  che  morta  la  prima  Moglie  d'eflb  Re  Sigifmon-  ^  ^^  ^^ 
do.  Figliuola  di  Teoderico  Re  d'Italia,  la  quale  gli  aveva  partorito  Se-  TLJfifi? 
gerico^  ne  prelc  un' altra >  e  quefta,  fecondo  il  collume  delle  Matrigne,  '•  3-  e-  s-  e?- 
cominciò  a  malignare  contra  del  Figliaftro .  Miratala  un  dì  colte  vefti  ^• 
di  fua  Madre  in  doffo,  Sigerico  fi  lafciò  fcappar  di  bocca,  che  non 


era 


(*)  /  Giudei  contrarii  a'  battezzati^   mentre  r invidiano,  frequenternenti 
gettato  anno  nelP  acqua  del  fiume  i' Oblata  (ovvero  Ofiia  .) 


194  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  era  degna  di  portar  quegli  abiti,  probabilmente  perchè  alzata  da  baflb 
Annojiz.  Ihco  a  quel  di  Regina.  Perciò  inviperita  la  Matrigna  tanto  foffiò  nelle 
orecchie  del  iVlarito,  con  fargli  Credere  nutrirli  da  Sigenco  trame  le - 
grete  di  torgli  il  Regno,  che  l'indufle  a  levarlo  di  vita.  Ma  non  sì 
tofto  fu  efeguito  l'iniquo  configlio,  che  Sigii'mondo  fé  ne  pentì,  e 
deteftò  il  fuo  fallo:  dopo  di  che  fi  ritirò  al  Moniftero  Agaunenfe  , 
dove  per  più  giorni  in  pianti  e  digiuni,  e  coli' affi  fiere  alle  facre  Sal- 
modie, fi  lludio  di  farne  penitenza.  Dio  nuUadimeno  per  quella  ini- 
quità il  volle  gaftigato  nel  Mondo  di  qua,  ficcome  vedremo  in  rife- 
rire la  di  lui  rovina. 

Anno  di  Cristo  dxxiii.  Indizione   i. 
di  Giovanni   Papa   i. 
di  Giustino  Imperadore  6. 
di  Teoderico  Re  31.  e   13. 

Confoli  \  Flavio  Anicio  Massimo,  fenza  Colleea. 


Q' 


Uefto  Majjimo  fu  Confole  d'Occidente,  fenza  fapcrfi,  perchè  niun 
Confole  folTe  creato  in  Oriente,  o  perché  non  fé  ne  faccia  meji- 
zione  ne' Falli .    l-er  folennizzare  anch' egli  il  fuo  Confolato,  die- 
de al  Popolo  Romano  nell'  Anfiteatro  la  caccia  delle  Fiere  ;    ma  per- 
ché negò  poi  lordidamente  di  rimunerare  chi  avea  combattuto  con  elle 
Fiere,  fecero  que' Gladiatori  ricorfo  al  Re  Teodenco,  e  leggefi  una 
(a)  cajfioà.  Lettera  C'?),  da  lui  feruta  allo  (leflo  Mafiìrao,  con  ordmargli   di  fod- 
^.5.    fifi.     jijfjfj.  jj   quc'tali,  che  aveano  el^polta  la  lor  vita  a  sì  gravi    pericoli, 
per  dar  piacere  al  Popolo.  In  efla  Callìodorio  Segretario  defcrive  leg- 
giadramente la  forma  delle  caccie  Teatrali ,  con  dctcilarle,  perchè  co- 
Itavano  d'ordinario  la  vita  di  molte  perfone  :  abufo,  che  vietato  da  tan- 
te Leggi  fin' allora  non  fi  era  potuto  ellirpare,  benché  tanto  difdice- 
vole  a  gente,  da  cui  fi    profefiava  la   fanta    Legge  di   Grillo.    Arrivò 
al  fine  dc'fuoi  giorni  e  delle  fue  fatiche  in  quell'anno  Papa  Ormisda^ 
Pontefice  l'auto  e  gloriofo,  per  avere  follenuta  Con  vigore   la  dottrina 
Cattolica,  riformato  il  Glero,  rimefla  la  pace  e  l'unione  delle  Ciiiefe 
in  Oriente,  cacciati  da  Roma  i  Manichei,  e  lafciate  in  ella  Roma  il- 
lultri  memorie  della  fua  munificenza  con  varj   ricchiifimi  doni  fatti  al- 
0>)  ji nafta/,  le  Chiefe,  ed  annoverati  da  Anallafio  Bibliotecario  (i>) .    Abbiamo  dal 
Mibliothec.      mcdcfimo  Autore  un'altra  notizia,  chiamata  dal  Gardinal  Baronie  dc- 
»»  r;r.  Hor-  g^jj  (jj  maraviglia,  trattandofi  d'un  Principe   Arianoj   cioè  che  il  Re 
'"'•'  *■  Teoderico,  vivente  eflb   Papa  Ormisda,  inviò  in  djno  alla  Bafilica  Va- 

ticana due  Gandelieri,  o  fieno  Ceroferari  d'argento,  che  pelavano  fef- 
fanta  libre.  Anzi  in  varj  telli  di  eflb  Anallafio  fi  legge,  aver  elio  Re, 
e  non  già  Papa  Ormisda,  ornato  un  trave  della  Baiihca  Vaticana  tut- 
to d'argento,  pefante  mille  e  quaranta  libre.  Ma  anche  gli  Ariani  pro- 

fefla- 


Annali    d'  Italia.  195" 

feflavano  venerazione  a  i  Santi,  e  maffimamence  al  Principe  de  gli  Apo-  Era  Volg. 
(Ioli,  e  Tcodcrico  non  ignorava  le  maniere  di  cattivarfì   l'animo   de'  Annojij. 
Cattolici:  così  avefle  egli  continuato  a   praticarle  nel  reftante    del  fuo 
governo.  Aggiugne  Anallafio,  die  dall'Oriente  vennero  altri  prezioll 
donativi,  mandati  a  San  Pietro  dal  Cattolico  Impcradore  Giufìino.  La 
morte  del  fuddetto  Santo  Pontefice  Ormisda  accadde  nel  di  6.  di  Ago- 
fio,  e  nel  di  13.  del  medefimo  Mefe  fu  eletto   Papa   Giovanni  di   na- 
zione Tofcano.  In  quelto  medefimo  anno,  e  per   quanto  iì   crede,   a 
dì  Z4.  di  Maggio,  venne  a  morte  («)  Trafamondo   Re   de'  Vandali   in  (a)  ViHor 
Affrica,  fiero  perfecutore  de' Cattolici,  ficcome  accennammo  di  fopraj  J'*»»»'"!'' 
e  parve,  ch'egli  per  giudo  giudizio  di  Dio  morilTe  di  dolore  per  una  '"     '''"""• 
gran  rotta  data  al  di  lui  efcrcito  da  Cabaone  Pagano  capo  de'  iVIori  prelTo 
di  Tripoli .  Procopio  narra  il  fatto  (^) .    MoflTero  i  Vandali   centra  di  (b)  Procof. 
coftui  una  bell'armata  .  Cabaone,  avendo  intefo  adire,  che  il  poflen-  ^'  -^^'j- 
te  Dio  de'Cridiani  puniva  chi  non  rifpettava  i  facri  Templi,  e  favo-  ^y   j 
riva  chi  gli  onorava,  Ipedi  fegrctamente  alcuni  de' Tuoi   con  ordine  di 
feguitare  l'efercito  nemico,  e  fé  i  Vandali  entravano  co  i  cavalli  nelle 
Chiefe,  e  le  fporcafTcro,  eglino  dipoi  le  ncttafTero,  ed  onoraffero  i  Sa- 
cerdoti Criltiani.  Tanto  appunto  avvenne.    Diedefi    poi  la   battaglia, 
in  cui  i  pochi   vintero  i  molti,  e  una  grande  llragc  fu  fatta  della  na- 
zion  Vandalica,  Ebbe  Trafamondo  per   Succeffbre   Ilderico^   Figliuolo 
di  Unmrico  Re,  e  di  Eudocia  Fi^^liuola  di    Valentiniano    III.    Impera- 
dore.  Tuttoché  lidcrico  foffe  allevato  nella  Setta  Ariana,  pure  nudri- 
va  in  cuore  dell'inclinazione   verfo  i    Cattolici:    affetto  a   lui  ifpirato 
dalla  Madre  Cattolica.  E  fé  n'era  ben  accorto   'Trafamondo  ,   zelantif- 
fimo  dell' Arianifmo.  Però  prima  di    morire,  gli  fece  promettere   con 
giuramento,  divenuto  che  foffe  Re,  di  non  riaprir  le  Chiefe  de' Cat- 
tolici, né  di  rcltituir  loro  i  privilegi.  Ma  Ilderico  dopo  la   morte  di 
Trafamondo,  prima  di  regnare,  per  non  violare  il  giuramento,  richia- 
mò in    Affrica  1  Vefcovi   efiliali,  e  fece   aprir  le   Chiefe   Cattoliche  . 
Così  lafcio  fcritto  Santo   ifid^ro  (f ) .   Ma  chi  ordinò  il  riaprimcnto  de'  r^\  ifs^arus 
facri  Templi ,  e  reititui  la  libertà  a  i  Vefcovi,  già  comandava  e  regna-  inchronuo 
va.  Non  é  improbabile,  che  Ilderico  fi  credcfie  disobbligato  dall' offer-  y^ndal. 
vanza  di  un  giuramento  illecito  ed  ingiufto  in  fé  ftefio.  Mirabile  perciò 
fu  l'allegrezza  de'  Popoli  Cattolici  dell'  Affrica  nel  ricuperare  dopo  tanti 
anni  i  loro  Vefcovi,  e  le  lor  Chiefe  j  e  tanto  più,  perché  Ilderico  fi  con- 
teniò,  che  eleggefiero  il  Vefcovo  di  Cartagine,  e  quefti  fu  Bonifazio. 
A  quelli  tempi  non  fenza  ragione  vien  riferita  una  Legge  di  G;«- 
Jtino  Augulto  (d)  contra  de' Manichei,  con  vietare  fotto  pena  delia  vi-  (d)  '-n-C. 
ta  la  loro  permanenza  nell'Imperio.  A  gli   altri   poi,    fieno    Pagani  o    '  ^'"'"l 
Eretici,  vien  proibito  l'aver  Magidrati  e  Dignità,  ficcome  ancora  luo- 
go nella  Milizia,  a  riferva  de' Goti,  e   d'altri   Popoli   Collegati,   che 
militavano  in  Oriente  al  foldo  dell'Imperio.  Circa  quelli  tempi  anco- 
ra mori  Eufemia  Imperadrice,  Moglie  di  Giullino  Augulloi  né  fufiì- 
ftc,  ch'egli  puffaffe  alle  feconde  nozze,  come  han  creduto  alcuni.  Teo-' 
dora  nominata  in  taroccalione  da  Cedreno  (0,  lu  Moglie  di  Giulli-  ^J  Jlt„^',l' 

niano 


19^  Annali     d'  Italia. 

Eka  Voi»,  niano,  e  non  di  Giuftino.  La  morte  ingiù ftamente  inferita  al  FigHuo- 
A  UNO  513.  lo  Segerico  da  Sigifmondo  Re  de' Borgognoni,  irritò  altamente    l'animo 
di  Teoderico  Re  d'  Italia,  perchè  fi  trattava  di  un  Tuo  Nipote,  cioè  d'  un 
Figliuolo  di  una  fua  Figliuola.   Accadde,  che  nello  llefl'<i  tempo  Clo- 
dotftiro,  Clotario^  e  Childeberto^  tutti  e  tre  Figliuoli  di  Ciodovco,  e  c.i^ 
dauno  Re  de' Franchi,  erano  incitati  dalla  Madre,  cioè  da  Clotilde  Ve- 
dova d'eflb  Re   Clodoveo,   contra   del   fuddetco   Re    Sigifmondo,  ac- 
ciocché vendicaflero  la  morte  data  a  Cbilperico  Tuo  Padre,  e  a  fua  ^1a- 
dre  ancora,  da  Gundobado  Padre  di  Sigifmondo .   Probabilmente  quella 
pia  Principefla  altro  non  intefe,  che  di  ottener  colla  forza  quella  por- 
zione di  Stati,  ch'ella  pretendeva  dovuti  a  sé  nell'eredità  del  Padre, 
giacché  da  Gundobado  fuo  Zio  non  l' avea  potuta  aver  per  amore .  O 
iia  dunque,  che  i  Franchi,  confapevoli  della  collera  di   Teoderico,  il 
movedero  ad  entrar  con  loro  in  lega  contra  di  Sigilmondo}  o  fia  che 
Teoderico  ne  faceffe  la  proporzione  a  i  Franchi  Iteflì;  certo  è,  ch'effi 
fi  collegarono  infiemc ,  per  far  guerra  a  i  Borgognoni .  Ed  allora  fuc- 
(a)  Proctp.    cedette  veramente  ciò,  che  Procopio  lafciò  fcritto  (<«),  e  che   ficco- 
de  Bel.  Got.  j^^g  f^^  avvertito  di  fopra,   il  Padre   Daniello  riferi   fuori   di   fito  nella 
iz.  gjQ^i^  de' Franzefl  all'anno  foi.    Cioè  avere   bensì  Teoderico  inviato 
l'efercito  fuo  verfo  l'Alpi,  ma  con  ordine  di  andar   temporeggiando 
nel  paflaggio  per  vedere,  che  andamento  prendeva  la  guerra  tra  i  Fran- 
chi e  i  Borgognoni.  Sigifmondo  fé  ne  fuggì   in   un   eremo,  e   pofcia 
incognito  al  Moniltero  Agaunenfe,  o  dadi  San  Maurizio,  dove  dico- 
no, ch'egli  prendefTe  l'abito  Monallico.  Perciò  non  durarono  faticai 
Franchi  ad  impadronirfi  di  quafi  tutto  il  Regno  allora  ben  vado  delia 
Borgogna.   E  il  Generale  del  Re  Teoderico,   appena   udita   la   nuova 
della  fconfitta  de' Borgognoni,  valicò  frettolofamcnte  le  Alpi,  e  fecon- 
do i  patti  entrò  in  potreflo  di  un  buon  tratto  di  paelc,  che  abbraccia- 
va le  Città  di   Apt,  di  Gcnevra,  di  Avignone,  Carpentrjs,  ed  altre. 
.       ^  .  Il  racconto  di  Procopio   vien  confermato  da  una  Lettera  del  Re  ^ta- 
l.  8.  Effft.  '  lirico  al  Senato  di  Roma  {b)  in  occaiìone  di  crear  Patrizio  Tulo  fuo  Pa- 
io, rente,  che  fu  Generale  di  Teoderico  nella  fpedizionc  fuddetta.  Mitti- 
tur,  dice  egli.  Franco  £5?  Burgundo  decertantib'ts ^  rurfus  ad  Gallias  tuen- 
das.,  ne  quid  adverfa  manus  pr  te  fumerei  .^  quod  nofter  exercitus  impenfìs  la- 
boribus   vindicajfet .   Adquiftvit   Reipublicie   Romanie ,   aids   coutendentibui , 
abfque  ulla  fatigatiene  Provinciam,  ^  faBum  e/i  quietim  commoduni  no- 
fi'rum ,  ubi  non  habuimus  bellica  contentione  periculum .  Trium^hus  firn  fu- 
gna ,  fine  labore  palma ,  ftne  ctede  vigoria .  (*) 

Anno 

(*)  E'  mandato  (Tulo)  combattendo  i  Franchi  e  i  Borgognoni^  di  movo 
a  difendere  le  Gallie,  affinchè  il  nemico  non  pretendere  di  avere  ^  quan- 
to il  nojlro  efercito  acquijlato  aveva  con  fatiche  grandi .  filtri  contrafian- 
do^  fenza  fiancar ft  conquijìò  alla  Romana  Repubblica  la  Provincia-,  e ft- 
■curo  fi  refe  ii  noìlro  premio^  ove  non  ebbeme  pericolo  pel  guerriere  contra- 
go Fu  il  trionfo  fenza  combattimento ,  fenza  fatica  la  palma ,  la  vitto- 
ria ju  fenza  flrage . 


Annali    d'  Itali  a.  297 

Anno  di  Cristo  dxxiv.  Indizione  11. 
di  Giovanni   Papa  2. 
di  Giustino  Imperadore  7. 
di  Teoderico  Re  32.  e  14. 

^^     rr    5  Flavio  G  rusTiNo  Augusto  per  la  2/ volta, 
^"^^^    ^edOpinoNE. 

Appartiene  all'Occidente  qucfto  Confolc  Opiliom^  e  vicn  da  alcu-  EnAVoIg. 
ni,  ma  con  poco  fondamento,  creduto  quello  llcflb,  che  l'ccon-  Anko  514 
do  Caflìodorio  («)  fu  creato  Conte  delle  /acre  Largizioni^  o  (ìa  Teforic-  (a^  ^"■f"'' 
re  del  Re  Atalarico.  Perche  né  pure  in  quefti  tempi  fi  truovi  un  Coa-  ^^  '    ^' 
fole  Orientale,  non  fc  ne  fa  intendere  la  cagione.  In  quell'anno  lì  co- 
minciò a  fconcertare  l'animo  del  Re  Teoderico;  e  quel  Principe,  che 
finora  mercè  del  fuo  faggio  e  giuftiflìmo  governo,  e  di  una  mirabil  pa- 
ce, che  faceva  godere  all'Italia,  e  agli  altri  fuoi  Popoli,  e  del  riipet- 
to,  che  portava  alla  Religion  Cattolica,  e  a'facri  fuoi  Miniltri,  s'era 
acquiftata  gloria  non  inferiore  a  quella  de' più  rinomati  Imperadori,  di 
maniera  che  può  anche  oggidì  fervirc  di  norma  a  i  Regnanti  :    quefto 
Principe,  diffi,  mutò  affatto  contegno,  e  pafsò  ad  azioni,   che  deni- 
grarono gli  ultimi  giorni  di  fu4  vita,  e  renderono  odiofo  il  fuo  nome 
non  meno  allora,  che  dipoi,  in  Italia.  Vedemmo  nel  precedente  anno 
pubblicato  dal  Cattolico  Imperadore  Giuftino  un  Editto  contra  de    gli 
Eretici,  in  cui  furono  bensì  eccettuati  i   Goti^   ma  quei  folamcnte, 
che  erano  in   Oriente,  e  non  già  quei  che  appartenevano  all'Italia 
fotto  il  Re  Teoderico.   Furono  perciò  tolte   le   Chiefe  nell'Imperio 
Orientale  a   molti  Ariani}  ed  altri,  per  non  perdere  le  Dignità,   e 
per  feguitaie  nella   milizia ,    abbracciarono    la   Religione    Cattolica  . 
Nel   loro  errore   (tetterò  faldi    infiniti  altri  ,   ma  con  gravi    lamenti 
si  per  la  pena,  a  cui  erano  fottopofti,  e  sì  per  la  perdita  delle  Chie- 
fe,   Vcrifimil  cofa  e,   che  coftoro  ne  portaflcro   le   doglianze  al   Re 
Teoderico  feguacc    anch'  cflo    coftantifflmo    della    Setta    Ariana  i    con 
reltar  in  oltre  Teoderico  non  poco   amareggiato,   perchè  laddove   c- 
gli   lafciava  in  Italia,  e  ne  gli  altri  fuoi  Regni,   goder   tanta   quiete 
e  libertà  a  i  Cattolici,  Giultino  Augufto  trattafle  poi  con  tale  leve- 
rità  gli  Ariani.  C'è  in  oltre   motivo  di  credere,   che  elfo   o   per   la 
ftelTa  cagione,  o  per  altri  accidenti,  comincialTe  a  dubitar  delh  fedeltà 
de' Romani,  con  fofpettare  intelligenze  di  loro  colla  Corte  di  Codan- 
tinopoli,  quafichè  abborrilfero  un  Principe  Ariano,  ed  afpiiaflcro  alla 
libertà.  Fors' anche  Gi-ujliniano ^  che  allora,  benché  non   Imperadore, 
amminiftrava  gli  affari  dell' Imperio,  e  già  nudriva  delle  valtc  idee, 
fi  lafciò  fcappar  di  bocca  qualche  parola  contro  chi  poffcdcva  sì  beli» 
Tom.  III.  p  p  pai- 


Era  Volg, 
Anno    524. 

il)  Anoìi'j- 
rriHS  Vaìtfy 


(b)  BoetÌHi 
de    Confola- 
tiont  lib.    I. 


{e")  Marìnf 
Aventicenf. 
in  Chrtnic. 


198  A-NNALi    b'  Italia. 

parte  dello  fteflb  Imperio,  cioè  l'Italia:  che  rifaputa  da  Teoderico 
accrebbe  in  lui  il  mal  talento  e  i  fofpetti .  Comunque  paflaflero  tali 
faccende^  bafti  a  noi  di  fapere,  per  attcflato  dell' Anonimo  ValeGa- 
n.o  W,  che  trovandofi  Teoderico  in  Verona,  fece  diftruggere  un  Ora- 
torio di  Santo  Stefano,  pofto  fuori  d'una  Porta  di  quella  Città:  il 
che  vien  raccontato  da  cito  Anonimo,  come  fegno,  che  veniva  a  fco- 
prire  il  mal  animo  di  Teoderico  conerà  de' Cattolici ,  ma  che  verifi- 
milmente  fu  fatto  per  folo  rifleflo  alla  fortificazione  di  quella  Città. 
Quindi  comandò  Teoderico ,  che  niuno  de'  Romani  potefle  tener  ar- 
mi, e  ne  pure  un  coltello,  indizio  certo  di  fofpetti  intorno  alla  loro 
fedeltà.  Ma  colui,  che  maggiormente  accefc  quefto.  fuoco,  fu  Ci- 
priano Referendario,  il  qual  poi  per  ricompenfa delle  fue  iniquità  pafsò 
al  grado  di  Tcforicre  e  di  Generale  d'Armata.  Accusò  egli  yilbino  Pa- 
trizio, flato  Confole  nell'Anno  495.  con  imputargli  d'avere  fcritto 
lettere  a  Giuilino  Imperadore  cnntra  di  Teoderico.  Negò  celi  il  fat- 
to, ed  apporta  per  difendere  la  di  lui  innocenza»  fi  portò  da  Roma 
a  Verona  anche  Severino  Bcezio  Patrizio,  già  flato  Confole,  che  era 
allora  il  più  riguardevol  mobile  del  Senato  Romano,  Ma  che?  Ci- 
priano rivolfe  l'accufa  centra  dello  fleflo  Boezio,  e  fi  trovarono  ire 
inique  pcrfone,  che  fervirono  di  teflimonj  e  di  accufatori  contra  di 
lui,  cioè  Baftlio^  che  cacciato  dianzi  di  Corte,  era  indebitato  fino 
alla  gola,  Opilione^  diverfo  dal  Confole  dell'  Anno  prefente,  per  quanto 
fi  può  conghietturare,  e  Gaudenzia^  i  quali  ultimi  due  banditi  per 
innumerabili  loro  frodi,  erano  allora  rifugiati  in  Chiefa.  L'accufa  fu, 
fecondochè  fcrive  lo  fleflo  Boezio  {h) ,  de  compofitìs  falfo  Literis ,, 
quibus  Libertatem  arguor  fperajfe  Romanam  (*) .  Era  innocente  di 
queflo  reato  Boezio:  contuttociò  portata  l'accufa  in  Senato,  fenza 
che  alcimo  ofafle  d' opporli,  fu  proferita  contra  di  lui  fentenza 
di  morte,  la  quale  fu  da  Teoderico  permutata  in  efilio.  Hanno  alcuni 
creduto  con  lievi  conghietture,  che  il  luogo  dell' efilio  fofie  Pavia, 
dove  in  una  picciola  cafa ,  o  pure  in  una  prigione  egli  folle  detenu- 
to, fenza  Libri,  e  fenza  poter  parlare  con  amici  o  parenti.  L'Anoni- 
mo Valefiano  fcrive,  erfere  egli  flato  imprigionato,  o  tenuto  fotto 
buon*  guardia  in  Calvenzano,  in  agro  Calventìano  ^  cioè  in  un  Luogo 
del  territorio  di  Milano,  poco  dittante  da  Melcgnano.  Qiiivi  Boezio 
corapofe  il  nobil  fuo  Trattato  delìcu.  Confolazione  delta  Filofofia.  Ma 
perciocché  di  grandi  rumori  e  dicerie  dovcano  correre  per  l'opprcf- 
fione  di  quefto  mfigne  pcrfonaggio  Romano:  il  Re  crudele  finalmente 
comandò,  che  gli  fofle  levata  la  vita>  e  l'ordine  fu  efeguito.  Mario 
Aventicenfe  (f)  lafciò  fcritto,  che  nel  corrente  Anno  Boezio  Patrizio 
fu  uccifo  nel  territorio  di  Aliano.  Potrebbe  nondimeno  edere,  che  all' 
Anno  feguente  appartcnefre  la  di  lui  mone,  e  che  Mario  confondcfle 

la 


(*)  di  Lettere  falft  i  per  le  quali  fono  accufato  d' avtre  fperato  la  Uberto: 
Rimana , 


Annali    d*  Italia.  299 

la  fcntenza  dell' efilio  con  quella  della  morte j   eflendo  certo,   che   a  Era  Volg. 
Boezio  reflò  nella  prigionia  il  tempo  da  comporre  il  Libro  fuddetto .  Anno 514, 
Ebbe  per  Moglie  Rufiiciana   Figliuola  di   Simmaco   Patrizio   (e   non 
già  un'altra  Moglie  chiamata  Elpe),  che  gli   generò   due   Figliuoli, 
da  noi  veduti  Conlbli  nell'Anno  fzz.  Donna  di  rare  virtù,  che  ville 
molti  anni  dipoi. 

In  quello  medefimo  Anno  eflendo  tornato  a  Ravenna  il  Re  Teo- 
derico,  fecondoché  abbiamo  dall'Anonimo  Valefiano,  colà  fece  chia- 
mare Giovami  Papa^  e  gl'intimo  d'andare  a  Coftantinopoli ,  per   in- 
durre Giuftino  Imperadore  a  far  tornare  all' Arianifmo  coloro,  che  l'a- 
veano  abiurato,  fupponendoli  indotti  a  ciò  dalla  forza  e  dalle  minac- 
ele. Anaftafio  Bibliotecario  W  Iblamente  fcrive ,  che  fu   inviato   per  W  -^«afiaf. 
ottenere  la  rellituzion  delle  Chiefe  a  gli  Ariani:  altrimenti  Tcodcrico  ffy-l^'% 
minacciava  lo  (terminio  de' Cattolici  in  Italia.  Altrettanto  fcrive  i' Au-  'hannh  1     ' 
tor  della  Mifcella  {(>) .  Andò  Papa   Giovanni,   feco   conducendo  altri  (b)  Hijl'or. 
Vefcovi,cioè  Ecckjio  di  Ravenna,  Eufebio  di  Fano,  Sabino  di  Capoa  ■'^^'Z"'''» 
(non  conofciuto  dall' Ughelli  nell'Italia  Sacra)  e  due  altri  parimente  ^'*'  '^" 
Vcfcovijcd  in  oltre  Teodoro^  Importuno^  ed  Agapito,  tutti  e  tre  (lati 
Confoli,  e  un  altro  Agapito  Patrizio.  Tradito  da  i  fuoi  medefimi  Bor- 
gognoni Sigismondo  Re  d'eflì,  che  s'era  ritirato  nel  Moniltero  di  San 
Maurizio  (0,  fu  dato   nelle   mani  colla   Moglie  e   co  i   Figliuoli  a  rlr^'^'^F' 
Clodomiro^  uno  de  i  Re  Franchi}  e   pollo   prigione   in   Orleans.    In-  ["^'"tat! 6. 
tanto  G*fl'(??»^ri>,  Fratello  d'cflb  òigifmondo,  ripigliate  le  forze,  e  ran- 
nate un  buon  efercito  di  Borgognoni,  ricuperò  la  maggior  parte  delle 
Città  e  Terre  occupate  da  1  Franchi  ;    il   che   non   potendo   digerire 
Clodomiro,  ufcì  di  nuovo  in  campagna  con  una  forte  Armata  in  com- 
pagnia di  Teoderico  Re  fuo  Fratello,   per  alTalir  di  nuovo  il  Regno 
della  Borgogna .  Ma  prima  di  cimentarli ,  barbaramente  fece  levar   la 
vita  a  Sipfmofido,  alla  Moglie  ed  a  i  Figliuoli,  e  gittate  i  lor  cada- 
veri in  un  pozzo,  non  citante  la  predizione  fattagli  da  Avito  Abbate 
di  Micy,  che  s'egli  commetteva  quella  iniquità.  Dio  gli  renderebbe 
la  pariglia.  Fu  dipoi  da  i   Monaci   Agaunenli,  e  da  i   Popoli  pollo 
Sigi/mondo  nel  catalogo  de' Santi,  quau  che  folfe  non  folo  Penitente, 
ma  Martire}  ficcome  ancora  da  altri   il  poco  fa  mentovato  Severino 
Boezio  tenuto  fu  per  Santo,  e  rcgiltrato  fra  i  Martiri,  con  quella  fa- 
cilità, che  di  fopra  accennammo  praticata  allora  di   dare  il   titolo  di 
Santo  a  chi  abbondava  di  virtù ,  iiccome  certo  abbondarono  non  meno 
il  Re  Sigismondo,  che  Boezio.  RcUò  poi  uccifo  in  una  battaglia  il 
Re  Clodomiro  y  rimafe  ancora  fconfitto  Godomarv^  e  tornò  la  Borgogna 
in  potere  de' Franchi,  a' quali  fu  poi  ritolta  da  cflb   Godomaro.   Ma 
Teoderico  Re  d'Italia  tenne  ben  forte  le  conquide  da  lui   fatte  nella 
Gallia.  Ed  in  quell'Anno  appunto  nella  Città  di  Arles  a  lui  fottopofta 
San  Cefario  Velcovo  celebrò  un  Concilio,  che  è  il  quarto  tenuto   in 
quella  Città}  e   v'intervennero  fcdici   Velcovi,  tutti  comprefi  nella 
giurisdizione  d'eflb  Re  Teoderico. 

P  p  z  Anno 


300 


Annali    d*  Italia. 


Anno  di  Cristo  dxxv.  Indizione  ni. 
di  Giovanni   Papa   3 . 
di  Giustino  Imperadore  8. 
di  Teoderico  Re  33.  e  ly. 

p     f  r   S  Flavio  Teodoro  Filosseno, 
onoi  <^  A.Nieio  Probo  juniore  . 


«HA   Volg 

Anno  515. 


(a-)  Marìus 
uiventictnf. 
in  Chrùnico. 


(b)  Ano». 
Valipanus . 


U)  Anaft. 

SibUothtc. 
in   Johan- 


{à)  Theoph. 
in   Chrono^. 
(l-)    Marcel- 
lin.    Comes 
in  Chrtmto. 


IL  primo  di  quefti  Confoli  fu  creato  in  Oriente}  Probo  in  Occiden- 
te. In  alcune  Ifcrizioni  ,  che  tutte  fi  debbono  riferire  al  prefcntc 
Anno,  egli  è  chiamato  Probo  juniore.,  e  ne  inferifce  il  Padre  Pagi, 
eflcr  egli  flato  della  Famiglia  ftcfla  di  Probo  ,  che  fu  Confole  nell' 
Anno  fi^.  Se  fofTc  differita  fino  al  prefente  Anno  la  morte  del  cele- 
bre Boezio.,  è  fcuro  tuttavia.  Sappiamo  bensì  da  Mario  Aventicenfc  W, 
che  Simmaco  Patrizio  Suocero  d'eflb  Boezio,  già  itato  Confole,  ed 
uno  de' più  illuftri  Senatori  di  Roma,  venerato  da  tutti  per  la  No- 
biltà, pel  fapere,  e  per  le  virtò  fue,  fu  anch' egli  fatto  morire  dal 
Re  Teoderico.  L'Anonimo  Valefiano  (^)  ci  fa  lapere,  che  ficcome 
un'  iniquità  facilmente  ne  tira  fcco  dell'  altre ,  così  Teoderico  te- 
mendo, che  Simmaco,  perfona  di  tanto  credito  in  Roma,  per  do- 
lore della  morte  del  Genero  potcfle  tramar  qualche  trattato  contra 
del  fuo  Regno,  fattolo  condurre  a  Ravenna,  fotto  colore  di  varj  finti 
reati  il  privò  di  vira:  con  che  maggiormente  divenne  predo  i  Catto- 
lici, e  fopra  tutto  preflo  i  Romani,  abominevole  il  nome  d'eflo  Teo- 
derico. Ma  qui  non  finì  la  di  lui  crudeltà.  Narra  Anaftafio  Bibliote- 
cario (0,  che  giunto  Papa  Giovami  prefTo  Collancinopoli,  ufci  incon- 
tro a  lui  tutta  la  Città  dodici  miglia  fuori  della  Porta  colle  Croci  e 
co  i  doppieri,  feftcggiando  tutti  per  la  confolazione  di  mirare  in  quelle 
contrade  un  Pontefice  Romano:  cofa  non  mai  piìi  veduta  ne' Secoli 
antecedenti.  L' Imperadore  fteflb  inginocchiato  a'fuoi  piedi,  gli  predò 
quell'onore,  che  fi  conviene  a  i  Vicarj  di  Gesù  Crifto.  Pare,  che 
qualche  differenza  inforgeffe  per  la  mano  con  Epifanio  Patriarca  di' 
Coflantinopoli,  giacche  ogni  di  più  crefceva  la  fupcrbia  dc'Vefcovi 
di  quella  Città .  Ma  Giovanni  Papa  avendo  foftenuto  con  vigore  il 
primato  dovuto  alla  fua  Sedia,  per  atteftazione  di  Teofane  (d)  ottenne 
il  primo  luogo  fopra  quel  Patriarca.  Marcellino  Conte  (0  anch' egli 
feri  ve,  ch'efìb  Piipa  fu  accolto  con  fommo  onore  in  Collantinopoii, 
ebbe  il  primo  pofto  nella  Chicfa,  e  celebrò  la  Pafqua  con  fonoia  vo- 
ce, e  fecondo  i  riti  e  la  Lingua  Romana  in  quella  Capitale.  Sbri- 
gate poi  le  fue  fiiccende,  ed  oftenuto  quanto  voleva  dall' Imperadore 
Giuftino,  fé  ne  tornò  egli  in  Italia,  feco  portando  ricchi  doni,  man- 
dati da  elio  Augufto  alle  Chiefc  di  Romaj  e   prcfcntoffi  in  Ravennx 

al 


Annali     d'  Italia.  301 

al  Re  Teoderico ,  Credcvafi  da  ognuno ,  che  fofle  terminata  la  Trage-  E  a  *  Volg. 
dia,  perchè  Papa  Giovanni  aveva  impetrato  da  Giuftino  Augufto,  che  Amnojij. 
fi  lalciaflero  in  pace  gli  Ariani,  e  che  loro  foflero  reflituite  le  Chie- 
fe;  giacché  fu  neceflario  l'accomodarfi   a   tale  fpediente    per  placare 
r  Ariano  Teoderico,  da  cui    veniva  minacciato  un  egual   trattamento 
a  i  Cattolici ,  ed  anche  la  morte  a  i  Vefcovi  e  Preti .  Ciò  non  oftan- 
te,  più  che  mai  inferocito  Teoderico  fece  imprigionare  il   Papa  e   i 
Senatori  con  cflo  lui  ritornati.  Pretende  il  Cardinal  Baronio  («),  che  (a)  Bann. 
non  fuflìrta,  quanto  gli  antichi    Scrittori   raccontano   intorno  all'aver  Annal.  Ecc. 
Papa  Giovanni  promoffa  in  Oriente,  ed  impetrata  la  pace  de  gli  Ariani  (''X  Pagmc 
colla  reftituzion  delle  loro  Chiefe;  e  che  per  quefto   egli   fofle   cac-  i!^{  H'ottr.' 
ciato  in  prigione  da  Teoderico.  All'incontro  è  di  parere  il  Padre  Pa-  Mifcella 
gi  (^),  che  narrando  non  meno  Anaftafio  Bibliotecario,  che  l'Autore  ''»•  'S- 
della  Miicclla  (<■),€  l'Autore  antichiflìmo  della  Cronica  de' Papi,  pu-  ^'^^  chram^ 
blicata  nel  Propileo  del  Padre  Enfchenio   C*^),   la   pace   e   reftituz.ion  ^"^  ^A"/' 
fuddctta,  non  s'abbia  cfla  da  mettere  in  dubbio  >  e  maflìmamente  cf-  Htnfckm. 
fendo  fattura  d' Ifidoro  Mercatore  una  Lettera,  attribuita  ad  eflb  Pa-  '"  Pr»(ilt«, 
pa,  su  cui  principalmente  s'appoggia  il  Baronio.   Deduce  poi  il  Pagi 
la  collera  di  Teoderico,  dal  non  avere   Papa    Giovanni   ottenuto   del 
pari,  che  foflero  reltituiti  all'Arianifmo  coloro,  che    aveano   abbrac- 
ciata la  Fede  Cattolica:  cofa ,  che  veramente  non  era  lecito  al    Papa 
di  chiedere,  Lafciò  in  oltre  fcritto  il  fuddetto  Autore  della  iVIifcella, 
aver  Teoderico  avuto  a  male,  che  tanti  onori  fofl'ero  (lati  compartiti 
in  Oriente  al  Papa,  quafi  che  quelli  fcArro  indizj  di   fcgrete   Leghe 
fra  i  Romani  e  Greci  in  pregiudizio  del  fuo  Stato.    Ma   non   è   im- 
probabile l'opinion  del  Baronio,  perché  vedremo  nell'Anno  fufleguen- 
te,  che  Teoderico  avea  già  rifoluto  di  levar  le  Chiefe  a  i  Cattolici, 
e  di  confegnarle  agli  Ariani:  il   che   c'induce  a    credere,  non  cflerfi 
mutato  regillro  per  conto  de  gli    Ariani  nell'Imperio   Orientale.    In 
Cartagine  da  Bonifazio  Vefcovo  di  quella  Città  fu  celebrato  un  Con- 
cilio di  molti  Vefcovi  con  giubilo  di  tutti  i  Cattolici,  i  quali  perla 
benignità  del  Re  Ilderico  aveano  ricuperata  la  loro  libertà . 

Anno  di  Cristo  dxxvi.  Indizione   iv. 
di  Felice  IV.  Papa   i. 
di  Giustino  Imperadore  9. 
di  Atalarico  Re  i. 

Confole  k  O  L  1  B  R  I  o,  fenza  Collega . 

TEofanc  {e)  abbaftanza  ci  fa  conofcere,  che  quefto  Confo4c  fu  crea-  (^n  jhfopb. 
to  in  Occidente.  Perchè  in  quelli  tempi  era  ccflata  la  buona  ar-  j»  chr»n«i. 
monia  fra  Giuftino  Augufto,  e  il  Re  Teoderico:  perciò  non  fi  dovette 

crea- 


Era  Volg. 
ANN05ÌÓ. 

(a)  Panv'in. 
rafi.  Conf. 

(b)  ReUnd. 
in  FaJIìs. 
(e)  Anaftaf. 
iil/liothec. 
in  Johtin- 
nt  1. 

(d)  Agntll. 
in  Vi:.   Efi- 
fcoptr.  Ra- 
■venn.    Part. 
J.   Tom.    II. 
Ker.  Italie. 

(e)  Arton. 
Valefianus . 


(i)   Pracop. 
de  Bell. 
iGtlhic. 


301  A   N   N   A   L  I       d'   I   T   A   L  I   A. 

creare,  o  mentovare  in  Italia  Confolc  alcuno  di  Oriente,    Era  OHM» 
della  Famiglia  Anicia,  né   in  alcun  de' Falli,  o  de' monumenti   anti- 
chi egli  è  chiamato >/«orf,  come  han  voluto  chiamarlo  il  Panvinio  («) , 
e  il  Rolando  (^) .  Fra  1  patimenti  e  Je  milerie  della  prigione  mancò  di 
vita  in  quell'anno  nella  Città  di  Ravenna  Papa  Gisvanni.,   credefi  nel 
xli  18.  di  Maggio .  Analtallo  Bibliotecario  (0  fcrive,  che  il  facro  Tuo 
Corpo  trasferito  tu  a  Roma,  e  pollo  nella  BafiUca  di  San  Pietro.  Egli 
merita  piij  fede,  che  Agnello  (^J,  il  quale  cel  rapprcfenta  feppcllito 
a  Ravenna  in  un'Arca  di  marmo.  Meritò   quello   Pontefice  d' elTerc 
annoverato  fra  1  Martiri  della  Chiefa  di  Dio.  Ma  l'empio  Teodcrico 
non  più  quello,  che  si  faggiamente  e  pacificamente  aveva  in  addietro 
governato  il  Regno  d' lialin,  divenuto  oramai  odiofo  prcfTo  tutti  i  buo- 
ni a  cagion  di  tali  crudeltà,  tardò  pochi  mefi  a  provar  l'  ira  e  i  ga- 
llighi  di  Dio.  Per  quanto  Icnve  l'Anonimo  Valcfiano  (0,  e  lo   con- 
ferma anche  Agnello,  egli  era  dietro  a  cacciar  dalle  loro  Chicle  i  Sa- 
cerdoti  Cattolici,   per  darle  a  gli  Anani}  e  già   Simmaco  Scolaftico 
(cioè  uomo  eloquente  ed  Avvocato)  Giudeo,  a  di  26.   d'Agofto  ne 
avea  ftelb  il  decreto,  da  efeguiriì  nel  dì  jc.   d'eflb  Mefc.    Ma  colto 
Teoderico  da  un  flulFo  micidiale  di  ventre,  in  termine  di  tre  giorni, 
e  nel  di"  ilelFo  dellinato  all'occupazion  delie  Chicle  Cattoliche,  perde 
ia  vita  e  il  Regno.  Fama  correva,  per  quanto  abbiamo  da  Procopio  (/), 
£he  portatogli  in  tavola  U  capo  di  un  pefce  di  non  ordinaria  grandez- 
za, gli  parve  di  mirar  quello  di  Simmaco  uccifo,  che  co  i  denti,  e  con 
gli  occhi  torvi  il  minaccuHe .  A  quello  fantafma  tenne  dietro  la  feb- 
bre, durante  la  quale,  deteilando  il  misfatto  commellò  nella  morte  d' ef- 
fe Simmaco.,  e  di  Boezio.,  fenza  aver  dato  tempo  dacfaminare,  fé  era- 
no innocenti  o  rei,  finalmente  fé  ne  mori.  Priiicipe,  che  qualora  avelie 
faputo  guardarfi  da  quelli  ultimi  ecceffi,  avrebbe,   tuttoché  Barbaro 
di  nazione,  ed  Eretico  Anano  di  credenza,  uguagliato  colle  lue  azio- 
ni e  virtìi  Politiche  la  gloria  de' più   accreditati  Re  ed   Imperadori  . 
Aveva  cflo  Teoderico  in  fua  vita  preparato  in  Ravenna  il  fuo  fepolcro 
tutto  di  marmo,  coperà  di  maravigliofa  grandezza  (dice  l' Anonimo  Va- 
lefiano)  con  avere  cercato  una  pietra  di  Ilraordinaria  mole,  che  lo  co- 
pri (Te  .  Agnello  fcrive,  ch'egli  fu  feppellito  in  un  Maulòleo  fatto  da 
lui  fabbricare  fuori  della  Porta  di  Artemetore,  e  chiamato  a'  fuoi  dì 
(cioè  circa  l'anno  830.)  il  Faro,  dove  era  il  Moniftero  di  Santa  Ma- 
ria, fopranominato  alla  Memoria  del  Re  'Teoderico.  Ma  filmava  eflb  A- 
gnello,  ed  è  ben  verilìmile,  trattandoli  di  un  Eretico,  che  l'ofla  di 
■  lui  foflero  ftate  cacciate   fuori  del  Sepolcro,  perchè  fi  vedeva  davanti 
alla  pòrta  di  quel  Monillero  la  maravigliofa  urna  di  porfido,  in  cui  effe 
una  volta  erano  Hate  ripoile.  Aggiugne  in  oltre-,  che  nel  Palazzo  da 
lui  fabbricato  in  Pavia  fi  mirava  l'immagine  del  mcdefimo  Teoderico 
a  cavallo,  comporta  di   Mufaico.  Una  fomigliante,  anch' cfla  di  Mu- 
faico,  eli  (leva  nel  Palazzo  edificato  da  lui  in  Ravenna,  in  cui  cflb  Re 
veniva  rapprefentato  coli' armatura  in  doflo,  con  una  lancia  nella  de- 
ilra,  lo  feudo  nella  finiltra.   In  vicinanza  llava  in  piedi  Roma  colla 

cela- 


tie  Reb.    C«- 
tic.  caf.  Jp.. 


Annali    d'  Italia.  303 

celata  in  capo,  e  un'afta  in  manoj  e  dall'altra  parte  Ravenna,  che  te-  E»  a  Volg 
neva  il  pie  deliro  fopra  il  mare,  e  il  finiftro  fopra  terra,  in  atto  di  Annosìó 
andare  verfo  il  Re .  Per  alcuni  Secoli  fi  mirò  ancora  in  Ravenna  una 
Colonna  »  guifa  di  piramide  quadrangolare,  fopra  cui  era  la  Statua  di 
Tcoderico  a  cavallo,  tutta  di  bronzo  indorato,  con  lo  feudo  nel  brac- 
cio finiftro,  e  colla  lancia  nella  mano  deftra .  Correa  nondimeno  voce, 
che  tale  Statua  fofie  ftata  fatta  in  onore  di  Zenone  Imperadore,  e  che 
Teoderico  vi  avefic  fatto  mettere  il  fuo  nome.  Ma  (  feguita  a  dire 
Agnello)  trentotto  anni  fono,  che  Carlo  Re  de' Franchi  eflendo  ftato 
coronato  Imperadore  da  Leone  III.  Papa,  nel  tornare,  ch'egli  face- 
va in  Francia,  pafsò  per  Ravenna,  e  cadutagli  fotto  gli  occhi  sì  bella 
Statua,  una  finoiie  a  cui  in  vaghezza  confefsò  di  non  avere  mai  pili 
veduto,  fattola  portare  in  Francia,  la  ripofe  in  Aquisgrana.  Altre  fab- 
briche e  memorie  lafciate  dal  Re  Teoderico  o  per  ornamento  ,  o  per 
difefa  della  Città,  ovvero  per  utilità  del  Pubblico,  fi  poflono  racco- 
gliere dalle  Lettere  di  Caftìodorio . 

Giacché  EutaricOy  Marito  di  Amalafunta  Tua  Figliuola,  p  re  lo  da 
lui  per  Figliuolo,  e  deftinato  ad  efTergli  Succefibre  nel  Regno,  era 
premorto  a  Teoderico,  fecondochè  abbiamo  da  Giordano  Storico  («)  ,  ^f^  ^l''^^ 
prima  di  morire  dichiarò  luo  erede  Atalarko^  nato  da  efla  Amalafunta, 
con  fargli  prcftare  il  giuramento  da  i  Magnati  della  Corte,  e  da  gli 
Ufiziah  della  Milizia.  Ad  effi  poi  rivolto,  raccomandò  loro  di  ono- 
rare il  Re  novello  fuo  Nipote,  di  amare  il  Senato  e  Popolo  Roma- 
no, e  di  ftudiarfi,  per  quanto  poteano,  di  placare  e  di  avere  amico 
l' imperadore  d'Oriente:  configlio  ben  ofiervato  da  Atalarico  e  da  fua 
Madre,  in  guifa  che  durante  lo  fpazio  di  otto  anni,  ch'eflb  Re  tenne 
il  Regrvo,  goderono  effi,  e  l'Italia  un'invidiabil  pace.  Aveva  il  Re 
Teoderico,  finché  vide,  governato  difpoticamente  anche  la  parte  della 
Gallia^  ch'egli  avea  conqui ftata,  ficcomc  ancora  tutte  quelle  Provin- 
cie della  Spagna^  che  erano  ftate  folto  il  dominio  di  Alarico  ultimo 
Re  de'  Vifigoti .  Mandava  colà  i  fuoi  Ufiziali  e  Soldati  per  atteftato 
di  Procopio  (^),  ed  efigeva  i  tributi.  Ma  per  far  conofcere  a  i  Vifi-  (b)  Protof,. 
goti,  come  non  per  interefle  egli  fignoreggiava  fopra  d* effi,  impiega- 
va poi  tutti  i  tributi  in  tanti  donativi,  ch'egli  annualmente  faceva  non 
meno  alle  milizie  de' fuoi  Oftrogoti,  da  lui  mantenuti  in  quelle  parti , 
che  a  quelle  de'  Vifigoti  fteffi ,  di  maniera  che  fotto  di  lui  ftette  fcm- 
prc  quieto  e  contento  l'uno  e  l'altro  Popolo  in  quelle  parti,  e  per 
varj  mitrimonj  maggiormente  coloro  fi  unirono  infieme  d'affetto.  In- 
tanto era  allevato  in  Ifpagna  il  Fanciullo  ^malarico.  Figliuolo  del  fud- 
detto  Re  Alarico,  e  di  una  Figliuola  di  Teoderico >  ed  avendo  cflb 
Re  Teoderico  inviato  colà  Teode  di  nazione  Oftrogoto  per  Generale 
delle  fue  truppe,  il  dichiarò  anche  Tutore  del  medefimo  Am^larico 
fuo  Nipote.  Coilui  col  tempo  prefe  per  Moglie  non  già  una  Donna 
di  nazione  Gota,  ma  bensì  una  Spagnuola,  ricchiffima  di  roba  e  di 
ftabili  nel  fuo  paefe :  col  quile  aiuto  egli  incominciò  a  tenere  al  fuo 
foldo  e  per  fua  guardia  due  mila  foldati ,  e  a  farla  più  tofto  da  Re  ,, 

che 


de  Bill. 
Goth.  Hi.  T.. 
(.   IX. 


304  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  che  da  Miniftro.  Il  faggio  Re  Tcoderico ,  ben  confiderando  gli  anda- 
ANK0516.  menti  di  codui,  avrebbe  volentieri  adoperata  la  forra,  per   metterlo 
in  dovere j  ma  per  timore,  che  i  Vifigoti  faceflero  delle  novità,  e  che 
i  Franchi  profittaflcro  di  quella  divifione,  andava  diflìmulando   tutto, 
e  folamcnte  s'  appigliò  al  partito  di  far  fuggerirc  deliramente  a  Tco- 
dc,  che  farebbe  (lato  di  profitto  per  lui,  e  di  gran  piacere  al  Re  Tco- 
derico, s'egli  folfc  paflato  a  Ravenna  per  falutare  cflb  Re.  L'accorto 
Tcode  contmuo  bcnsi  ad  cfeguire  puntualmente  gli  altri  ordini,  che 
venivano  da  Teodenco,  ne  mai  tralafciò  di  pagargli  i  tributi  annuali} 
ma  non  s' induife  giammai  ad  intraprendere  un  sì  lungo  viaggio .  Ora 
Teoderico,  veggendofi  vicino  alla  morte,  dichiarò  fuo  Succeflbrc  in 
Ifpagna,  ma  non  già  nella  Gallia,  il  Nipote  Jmalarico^  il  quale  co- 
minciò in  quell'anno  a  coniar  gli  anni  del  fuo  Regno  fra  i  Vifigoti. 
(a)  iftiorut  Santo  Ifidoro  (<»)  fcrivc,  che  Teoderico  tenne  per  yinni  quindici  i\  Re- 
tn  chrtntct  g^^^  della  Spagna,  quod  fuperftiti  Amaìarico   Nepoti  fuo   reliquit .    Però 
rbW£«<>-    ^^   Note  Cronologiche  del  Concilto  Secondo  di   Toledo  (^),   che  fi 
re  concHior.  dice  tenuto  yimo  F.  Regni  Domini  nofiri  Amalarici  Regn^  Mrci  DLXF. 
Hìfpan.         cioè  nell'anno  feguente  fi/,  giultamcnte  fi  poflbno  credere  corrotte, 
Tom.  11.       g  doverfi   ivi  fcnvcrc  Anno  I.  o  pure  jEra  DLXXI.   Succedette  in 
P^Z-  ^  5-      quell'anno  uno  de' più  terribili  tremuoti,  che   m:u  fi   udille,    perchè 
continuato  per  molti  Mefi,  per  le  cui  fcofie  rcilò  atterrata  quafi  tut- 
ta la  Città  nobiliflìma  d'Antiochia,  la  quale  dianzi  ancora  avea  patito 
de  i  ficnfiìmi  continuati  incendj  .  Fra  innumerabili  altri  redo  fotto  le 
rovine  oppreflb  Eufrafio  Patriarca  di  quella  Città,  che  ebbe   poi  per 
Succefibrc  Efrem.    lì  piiffimo    Imperador   Giuftino,  per  attellato   di 
(ci  Theo-      Teofane  (f),  udite  quelle  nuove,  dcpolla  la  Porpora  e   il  Diadema, 
fbanes  in      p^fsò  alcuni  giorni  col  cilicio  in  lutto  e   in  gemiti,  e  da  buon  Prin- 
c  rtno^r.      ^.^^  j-^^^,  ^^^^^  Ufiziali  con  immenfc   forarne   d'  oro   per   falvire  chi 
rellava  in  vita,   e  per   rimettere  in   piedi  la  fmantellara   Città.    Por- 
tala intanto  a  Roma  la  nuova  della   morte  di   Giovanni  Papa,   radu- 
nollì  il  Clero  per  eleggere  il  Succeflbrc  j  ma  inloffero  diflenfioni    fra 
gli    Elettori:    accidente   non   foreltiere   in   fomiglianti   occafioni.  Era 
tuttavia  VIVO  ii  Re  Teoderico j   o  fia,  ch'egli  volcflc  prevenire  un 
nuovo  Scifma,o  pure,  come  pcnfa  il  Cardinal  Baronio,  ch'egli  inten- 
defle  d'ingerirfi,  come  aveva  anche  pretcfo  il  Re  Odoacre,  nell'ele- 
zione de' Romani  Pontefici,  rcrifle  al  Senato  di  Roma  con   proporre 
per  Papa  relice  Figliuolo  di  Caftorio,  pcrfona  di  fperimcntate  Virtù. 
Venne  in  quello  mentre  a  morte  Teoderico,  e  ciò  non  oliarne  eletto 
dal  Clero  e  dal  Popolo  il  fuddetio  Felice ^  quietamente  fu  confecratoi 


propollo  un  perfonaggio  degno  del  fommo  Sacerdozio.  Si  lamenta,  e 
con  ragione,  il  Cardinal  Baronio  di  quell'atto  di  Teoderico,  perche 
fervi  di  cfempio  a  gì'  Imperadori  Greci,  Franchi,  e  Tedefchi,  per  pre- 
tendere di  aver  mano  ncil' elezione  de' fomrai  Pontefici,  llau  in  addie- 
tro 


I 


Annali     d'  Italia.  305 

tro  Tempre  libera,  anche  fotto  gli  Augufti  Pagani.  E  tanto  più  fé  ne  Era  Voli;. 
dovea  dolere,  perchè  dalla  Lettera  di  Atalarico   abbaitanza  fi    ricava,  Anno  516. 
che  l'atro  di  Teoderico  Ariano   fu  un   comandamento ^  e  ch'egli    volle 
edere  ubbidito:  ufurp-izione  fenza  trailo  de  i  diritti  della  Chicfa  di  Dio, 
che  nondimeno  pafso  in  ufo  od  nbufo  prelFo  de' ruffèguenti  Impcrado- 
ri  benché  Cattolici.   Era,  lìccome  è  detto  di  fopra,  il  nuovo  Re  /ìta- 
larico  Fanciullo,  appena  giunto   all'età  di   dieci  anni:    però   affunfe    il 
governo  del  Regno  Amalafunta   fua  Madre,    Donna  di   molto    fcnno, 
con  tenere  anch' cfla  per  luo  Segretario  Cajjiodoriu  ^  perfonaggio  riguar- 
devoliflìmo  di  que'tempi,  e  con  pubblicar  tutti  gii  Editti,  e  fare  ogni 
altra  rifoluzione  fotto  nome  del  raedefinio  Atalarico.  Le  prime  funzio- 
ni furono  di  fignificare  al  Senato  e   Popolo  di   Roma,   a  i  Rimani    e 
Goti  abitanti  in  Italia,  e  nella  Dalmazia,  a  Liberio  Prefetto  delle  Gal- 
lie,  &  a  i  Popoli  d'elTe  Gallic,  l'elezione  (uà  in  Re,  fatta  dal  Re  fuo 
Avolo,  ed  approvata  di  comune  confentimento  non  meno  da  i  Roma- 
ni, che  da  i  Goti  cfittenti  in  Ravenna.  Di  ciò  fan  fede  varie   Lette- 
re di  Callìodorio  W.  Ma  quel  che  piw  importa,  Atalarico  non  fu  pi-  Ca)  id.  ih. 
grò  a  fpedire  Ambafciatori,  e  a  notificale   l'aflunzione  fua  al   Trono  ^/*'^-  ^- 3- 
air  Imperadore  d'Oriente.  Sopra  di  ciò  e  da  vedere  un'altra  Lettera  ^ -/*?"• 
del  mentovato  Caflìodorio  (^),  indirizzata  a  Giujìiniano  hnperadore .  Ma  ('')  ^'''^"' 
quivi,  fecondocbe  offervò  l'Alam-mni  (f),  è  da  fcrivcre   Giuflino  Im-  '(c^'^J'i^l  '' 
peradorc  ,   perche   quelli   (opravivendo   moki   Mefi  a  Teoderico,  fo-  rnannut  in 
lamentc  morì  nell'anno  fegucntc;  ed  in  ella  e   chiamato   Princep  lon-  ^"tis   ad 
gievus:  il  che  non  può  convenire  a  Giultiniano}  cJ  oltre  a  ciò  Atala-   ^'fi"'-  "''- 
rico  cfprime  primordia  no/Ira.  Appnrifce  dalla   mcdcfinu  Lettera,  che  ""••''■'''•*" 
Giullino  Augnilo  era  in  collera  contra  del  Re   Teoderico,   e   minac- 
ciava di  largii  guerra,  vcvifimilmente  per  le  crudeltà  da  lui  cfcrcitate 
contra  di  Papa  Gio^-anni,  e  contra  di  Boezio ,  Simmaco,  ed  altri  Sena- 
tori Romani  col  pretello  di  fegrete  intelligenze  con  cflò  Giullino .  Pe- 
rò Atalarico  fi  raccomanda,  per  aver  pace  ed  amicizia  con   lui,   con 
quc' patti  e  con  quelle  condizioni,  che  l'Avolo  luo  avea  ottenuto  da  i 
prcdccellbri  di  Giullino:  fra  le  quali  pollìam  credere,  che  fi  compren- 
dcffe  il  riconolcere  la  fovranità  de  gì' Imperadori  fopra  il  Regno  d'I- 
talia. Fece  buon  effetto  quella  fupplichevol  Lettera  di  .-Italanco,  per- 
chè finch'egli  viffe,  non  ebbe  molcllia  alcuna   né  da  Giuitino,  ne  di 
Giuitiniano  iuo  SuccclTore.  Fiorì  circa  quelli  tempi  Dionifio  ejìguo,  o 
ix\  Picciolo,  Scita  di  Nazione,  e  Monaco  dottiflìmo  nelle  Lingue  Lati- 
na e  Greca.  Fu  condifcepolo  di  Cafflodorio ,  e  però  fembra,  che  abirailc 
in  Roma.  L'Opere  da  lui  fcritte  li  truovano  regillrate  da  gli  Scritto- 
ri della   Storia  Letteraria  Ecclefiaftica. 


l'em.  III.  O  q  Anno 


3o6  Annali    d'  Italia. 

Anno  eli  Cristo  dxxvii.  Indizione  v. 
di  Felice  IV.  Papa   2. 
di  Giustiniano  Imperadore   i. 
di   A  T  A  L  A  R  I  e  o   Re    2. 

1^     [■  y    sVezioAgorio  Basilio  Mavorzio, 
l  lenza  Collega . 

Era  Volg.  T?U  Confole  creato  in  Occidente  quello  Mavorzio^  \  cui  nomi  e  co- 
Annosi?.  JL^  gnomi  fi  leggono  negli  antichi  telli  di  Orazio  Poeta,  emendati  e 
riveduti  da  lui  con  altri  Codici  più  antichi,  a  lui  fomminiltrati  da  Fe- 
lice Oratore  Romano.  L' Ifcrizione   fatta  da  eflo   Mavorzio  fi   legge 
nella  Prefazione  del  Bentleio  all'edizione  di  Orìtzio,  ed  anche  ne' Pia- 
lli del  Rolando.  Confole  non  fu  creato  in  Oriente,  o  quello  e  taciu- 
to ne' Farti,  perchè  non  doveano  peranche  eflere  compolte  le  differen- 
ze inforte  fra  le  due  Corti.    Probabilmente  in   quell'anno  Amalafunt* 
Madre  e  Tutrice  del  Re  Atnlarico  ftabilì  un  aggiullamento  con  Ama' 
{■)>  Procop.    larico  Re  de'Vifigoti,  di  cui  ci  lafciò  la  notizia  Procopio  (^i) .  Prcten- 
''«*''•.•  ^'"  deva  Amalarico  tutto   il  tratto  di   paefe,   che   Alarico   Re    Àvolo  fuo 
cib'  n     '    aveva  goduto  nelle  Gallie,  cominciando  cja  i  confini  dell'  Italia .  Si  ven- 
ne ad  una  convenzione,  e  ad  Atalarico  Re  d' Italia  toccò  tutta  la  Pro- 
venza col  rerto  del  paefe  conquiftato  fino  al  fiume  Rodano.  Ad  Ama- 
larico fu  ceduto  quanto  di  là  dal  Rodano  andava  ad  unirfi  col  Regno 
(b"\  Idem       de'V^ifigoti  in  Ifpagna.  Per  atteftato  del  medefimo  Storico  (*)  fegui- 
ih'id.cap.  ^.  tava  a  governare  il  Regno  Amalafunta,  Donna  dotata  di  gran  pruden- 
za, zelante  della  giultizia,  e  provveduta  d'animo  più  che  virile.  Re- 
ftiuiì  elTa  a  i  Figliuoli  di  Simmaco  e  di  Boezio- i  beni  paterni  già  con- 
fifcati,  e  fi  andava  guadagnando  l'amor  di  ciafcuno  colla  clemenza,  e 
col  guardarfi  per  quanto  poteva  dal  gaftigare  nella  vita  e  nella  roba  i 
fuoi  fudditi.  Da  lei  era  allevato  il  Figliuolo  alla  maniera  Romana,  fa- 
cendolo anche  andare  alla  fcuola  per  itludiar  1'  Arti  Liberali .  Deputò 
efia  al  di  lui  governo  tre  de'  più  alTennati  della  fua  Nazione .   Avven- 
ne, che  trovatolo  un  dì  in  fallo  nella  camera,  gli  diede  uno  fchiafFo, 
per  cui  egli  piangendo  fcappò  via.  I  Goti,  ciò  faputo,  fé  n'alteraro- 
no forte,  e  diflero  villanie  contra  di  Amalafunta,  quafi  che  ella  volef- 
fe  far  crepare  d'affanni  il  Figliu-ilo,  per  poi  rimaritarfi,  e  comandare 
a  bacchetta.  Però  un  giorno  i  Primati  de' Goti  andarono  a  trovarla  per 
dirle,  che  loro  non  piaceva  la  maniera  da  lei  tenuta  nell' educazion  del 
Figliuolo.  EfTere  lo   fludio  delle   Lettere   nemico  dell'Armi,  perche 
ifpirava  della  viltà  e  timidezza.  Aver  effi  bifogno  di  un  Re  non   let- 
terato, ma  guerriero,  ed  avvezzo  all'arti  militari.  Che  Tcoderico  ne 
pur  iapea  leggere  o  fcrivere  il  fuo  nome,  e  pure  avea  fatto  tremar 

tan- 


Annali     d'  Italia.  307 

tanti  Popoli,  fatte  tante  conquide,  ne  aver  egli  mai  permeflb,  che  i  Era  Vc!g. 
Goti  andiflero  alla  fcuola,  con  dire,  che  non  avrebbono  maneggiata  Anno  517. 
afta  e  fpida  con  animo  intrepido  coloro,  che  fi  fo(rero  accollumati  ad 
aver  paura  della  sferza.  Però  non  voler  effi  tanti  Pedanti  per  fuo  Fi- 
gliuolo i  ma  ch'ella  fceglicfl'e  de' giovani  di  età  uguale,  che  convivef- 
fero  con  eflo  lui,  ed  egli  accendelìe  fecondo  i  coltumi  della  Nazione 
ad  imparar  la  maniera  di  regnare.  Benché  ad  Amaialunta  difpiacefle  u- 
na  sì  fatta  pretcnzione,  pure  temendo  delle  novità,  moftrò  d'aver  ca- 
ri i  loro  configli,  e  fece  quanto  defi'deravano.  Di  qui  venne  poi  la 
rovina  di  Atalarico. 

In  Oriente  fi  fentiva  già  l' Imperadorc  Giufiino  pefar  gli  anni  ad- 
doflb,  e  trovavafi  malconcio  di  fanità  a  cagione  di  un'  ulcera  in  un 
piede,  fitta  molt'anni  prima  da  colpo  di  faetta  in  una  battaglia  (1).  (^)  Thn- 


rile  -ài  quell'anno  il  fece  coronar  Impcradore,  e  il  prefe  per  fuo  Col-  chronha  . 


lega.  Se  vogiiam  credere  a  Procopio  (^),  Scrittore   iofpecto  in   ciò,  cf"'on.^le- 
che  riguarda  Giuftiniano,    il  Senato  e   Popolo  di   Coltantinopoli    mal  l'^)  pl^^^t, 
volentieri,  e  folamente  per  paura,  acconienti  a  quefla  eiezione,  cono-  hìJI.  arcan. 
fcendo  affai,  che  Giuftiniano  abbondava  piìj  di  vizj,  che  di  Virtìi .  Zo-  caf-  9- 
nara  (0  per  lo  contrario  fcrive,  che  il   Senato  ItelTo  fece  più    iftanzc  (e)   zotuir. 
a  Giuftino,  perchè  gli   dclfc  la  PcMporu.   Dopo  quefta  funzione  paffa-  ««   Aì.nal. 
rono  appena  quattro  Mefi,  che  Giuftino  aggravato  dalla  malattia  ter- 
minò i  iuoi  giorni:  Principe  per  la  iua  moderazione,  e  pel  fuo  zelo  in 
favore  della    Religion  Cattolica,  degno  di   vita  piìi   lunga.    Pertanto 
venne  Giujìimarw  Augufto  a  reftar  lolo  nel  governo  de' Popoli,  ch'egli 
afTunfc  con  gran  vigore.  Non  era  già  egli   Principe   ignorante  affatto 
delle  Lettere,  come  gran  tempo  è  Itato  creduto  per  un  tcfto  fcorretto 
di  Snida,  il  quale,  ficcome  hanno  dipoi  riconofciuto  gli   Eruditi,  at- 
tribuì queft' ignoranza  a  Giuftino  {a)^  e  non  già  a  Giuftiniano,  il  qua-  (d)  -^''i- 
ie  anzi  fi  fa  dai  fuddctto  J.*rocopio ,  da  Teofane,  e  da  altri,  che  fu  '»/».«"y» 
Principe  iftruito  nelle  Scienze,  e  nelle  Arti,  e  moftroflì  verfato  nella  «ì/?/  '..r- 
fteffa  Teologia,  talvolta  ancora  più  del  dovere.  Aveva  egli  tentato  in  can.  r>occp. 
addietro  di  prendere  per  MogWc  Teodora ^  Figliuola  d' Acacio,  Soprin- 
tendente al  Serraglio  delle  Fiere  deftinate  per  le  caccie  deli'  Anfitea- 
tro :  Donna  allevata  fra  i  Commedianti ,  e  eh'  egli  aveva  levato  dal  pub- 
blico poftribolo,  e  tenuta  fempre  per  fua  Concubina.  Ma  finche  ville 
Eufemia  Imperadrice  Moglie  di  Giuftino,  e  Figilanzia  fua  JVladrc,  che 
fi  oppofero  a  si  fatto  obbrobrio,   non  fi  attentò  di  efeguir  la  (uà  in- 
tenzione. Mancate  efle  di  vita,  la  fposòj  e  dappoiché  fu  creato  Im- 
pcradore, poco  itette  a  dichiararla  Augulla:  il  che  dovette  dar  moti- 
vo di  molte  mormorazioni  al  Popolo,  e  di  maggiori  querele  col  tem- 
po, per  edere  ftata  quefta  ambiziofa,  furba,  ed  interefl'ata  Donna  uno 
ftrumento  e  mantice  di  molte  iniquità,  e  un   flagello  della   Religione 
Cattolica  in  Oriente.  Nel  prefcnte  anno,  per  quanto  abbiamo  da  Si- 

Q^q  2.  gcbcr- 


Era  Volg. 
Anno  52.8. 
{il)  bigti/tr- 
tiis  in  Chrù- 

ViCO. 

^b)  Paulus 
Diaconus 
Hìftor.   Lon- 
gobardor. 
iib.  I.  e.  11. 
(e)  Procop, 
(le  Beli. 
Gath.iib.  i. 
cap.  zz. 


308  Annali     d'  Italia. 

geberco  (<»),  e  da  Paolo  Diacono  W,  i  Longobardi  fotte  il  Re  loro  ^u- 
dainoy  dopo  avere  moko  indebolito  il  Regno  de  gli  Eruli,  dalla  Mo- 
ravia, dove  fi  crede,  che  prima  folTero  giunti,  pacarono  nella  Panno- 
nia,  oggidì  Ungheria,  e  quivi  llabilirono  la  loro  abitazione  e  figno- 
ria.  Ma  Procopio  mette  molto  più  tardi  {e)  il  Regno  di  Audoino,c 
fecondo  lui,  ficcome  vedremo,  anche  nell'anno  fjp.  regnava  il  Re 
loro  raci^  o  Ila  Placcane ^  al  quale  fuccedette  y altari,  e  polcia  ylu- 
doim . 

Anno  di  Cristo  dxxviii.  Indizione  vi. 
di  Felice  IV.  Papa  3. 
di  Giustiniano  Imperadore  2. 
di  Atalarico  Re  3. 


Confole  ^  Flavio  Giustiniano  Augusto  per  la  fe- 
conda volta  ;  fenza  Collega . 


\ 


(d)  rheoph. 
tn  Chronogr. 
^e)  Chron. 
Aiixandr. 

(f)  L   s-  C. 
de  fumm. 
Tri». 

(g)  JuJiiKÌa- 

nus    NoTjeil. 
%6. 


(h)  Procùp. 
de   Mdific. 
Jufiinìatt. 
iib.   I. 


(  i  )  Idem  de 
Bell.  Perf. 
l.  ì.  e.   II. 


Solennizzò  Giufliniano  Augufto  quefto  fecondo  fuo  Confolato  con 
tal  profufione  di  danaro  al  Popolo,  che  per  atteftato  di  Teofane  C*^), 
e  dell'Autore  della  Cronica  Aleflandrina  (0,  niuno  mai  de' precedenti 
Imperadori  avea  fatto  altrettanto .  Circa  quefti  tempi  effo  Giuftiniano 
pubblicò  una  Legge  (/)  in  favore  della  Chiefa  e  dottrina  Cattolica , 
con  riprovar  tutte  le  Erefie,  e  nominatamente  quelle  di  Nellorio, 
Eutiche,  ed  Apollinare,  ed  intimar  pene  rigorofc  contro  i  fcguaci  delle 
medelìme.  Ed  affinchè  fode  meglio  amoiiniftrata  la  giuflizia,  ordinò 
con  altra  Legge  (/)  (non  fi  sa  m  qual  tempo),  che  i  litiganti  ricor- 
reffcro  a  i  Giudici  del  pacfe>  e  qualora  non  fofle  fatta  loro  giuftizia, 
o  non  fi  sbrigalfero  le  caufe,  faceflero  ricorfo  a  i  Vefcovj,  i  quali  fi 
prenderebbono  la  cura  di  ricordare  a  i  Giudici  i  loro  dovere}  e  non 
giovando  un  tale  avvifo,  ne  fcrivercbbono  a  dirittura  all' Imperadore . 
Altre  utili  provvifioni  fi  leggono  in  effa  Novella.  Scrifle  ancora  Pro- 
copio W,  m  tempo  ch'era  ben  affetto  a  Giultiniano,  qualmente  qucft' 
Auguilo  digiunava  due  dì  della  fettimana,  mangiava  cibi  femplici,  be- 
veva acqua,  poco  dormiva}  e  tutta  la  giornata,  e  parte  ancora  della 
notte  impiegava  in  accudire  a  gli  affari  del  Pubblico,  e  proprj}  di  ma- 
niera che  non  dee  recar  maraviglia,  fc  ad  un  Principe  di  tanta  atti- 
vità ed  applicazione  riufciffero  poi  con  felicità  tante  lue  imprefe,  co- 
me vedremo.  Non  era  peranche  mancato  di  vita  l' Imperador  Giufti- 
no,  quando  inforfero  difl'enfioni  fra  lui  e  i  Perfiani,  perché  Zato  Re 
de  i  Popoli  Lazi  s'era  fottopodo  ad  elfo  Imperio.  Perciò  Giuftino  , 
fccondochè  s'ha  da  Procopio  (0,  avea  fpedito  per  fuoi  Generali  in 
aiuto  de' Lazi  Sitta.,  e  Be/ifario  àiiài  giovanetti,  che  diedero  un  guarto 
grande  alle  contrade  di  Pcrfia.  Sotto  quell'anno  fi  raccoglie  da  Teo- 
fane , 


Annali    d'  Italia.  309 

fané,  e  dalla  Cronica  Alcffandrina,  che  crefccndo  l'impegno  della  guer-  Era  Volg. 
ra  co  i  Pcrfiani,  Giulliniano  inviò  conira  d'effì  per  foftenerc  i  Lazi  Ann 0518. 
un  cfercito,  di  cui  furono  Generali  Beli/ano,  Cirico,  ed  Ireneo.  Non 
fi  accordavano  quelli  Capi  infieme,  e  però  fecondo  il  folito  andò  ma- 
le la  faccenda.  Furono  cffi  in  una  battaglia  fconfitti  da  i  Perfiani,  e 
a  qucfta  difguftofa  nuova  entrato  in  collera  Giultiniano,  richiamò  tutti 
e  tre  que' Generali,  e  in  luogo  loro  inviò  Pietro  già  Notaio  e  Capi- 
tano di  milizie,  il  quale  unitofi  co  i  Lazi  ebbe  miglior  fortuna,  e  die- 
de di  molte  pcrcofle  a  i  Perfiani . 

Guadagnò  eziandio  quello  indefeflb   Augnilo  alla  fua  divozione 
il  Re  de  gli  Eruli  (fcorrettamente  nel  tefto  di  Teofane  chiamati  Eluri) 
per  nome  Greti  ^  il  quale  fi  (ecz  Criftiano,  e  divenne  fuo  Collegato. 
Tirò  in  oltre  nel  fuo  partito  Bonzere  Regina,  che  comandava  a  cento 
mila  L^nni,  ed  un  altro  Re  de  gli  Unni,  cioè  de' Tartari,  nomato  Gar- 
da^ il  quale  medefimamente  fi  ?cce.  battezzare,   tenuto  al  facro  fonte 
dallo  ftcflo  Imperadore .  Collui  fu  da  lì  innanzi  buon  amico  e  confe- 
derato del  Greco  Imperio.    Applicoffi   parimente   Giulliniano  a   varie 
fabbriche.  Il  luogo  appellato  Sica  in  faccia  di  Collantinopoli  fu  da  lui 
riedificato,  cinto  di  mura,  ornato  di  un  Teitro,  e  del  titolo  di  Cit- 
tà, con  cominciare  ad  elTere  nominato  Giuftinianopoli .  Fece  un   Ba- 
gno pubblico  in  Collantinopoli,  e  una   Cilterna  con   rillaurarc  i  fuoi 
Acquedotti,  già  fabbricaci  da   Adriano  Imperadore,   ma  un   pezzo   fa 
diroccati:  il  che  riufcì  di  gran  follievo  alla  Città,  che  dianzi  penuria- 
va  d'acqua.   Fece  per  tcftimonianza  di   Marcellino  Conte  (<»)  un  ma-  (ai  Marctl- 
gnifico  Trono  nel  Circo,  e  i  portici,  dove  fcdevano  i  Senatori  a  mi-  Ijn.   Comes 
rar  le  corfe  de'cavalli.  Ordinò  in  oltre,  che  fi  rimettefie  in  buon  ef-  "tchronuo. 
fere,  e  fi  fortificafic  la   Città  di   Palmira,   per  difefa  della   Fenicia   e 
della  Paleftina,  Finalmente  levò  quafi   tutte  le  Chiefe  a  gli  Eretici, 
e  le  diede  a  i  Cattolici.  Tali   furono  i  gloriofi   principj   del  governo 
dell' Imperador  Giulliniano.    Ma  così  lieti   giorni   vennero  funellati  , 
per  tellimonianza  di  Teofane  (*),  da  un  fecondo   furiofo  Tremuoto  ,  (b)  Theoph. 
che  nel  dì  zp.  di  Novembre  per  un'ora  continua  si  terribilmente  fcoflc  "*  ^'"'<""Z- 
la  Città  d'Antiochia,  che  lutto  quanto  era  rimallo  in  piedi  nel  pre- 
cedente anno  fi6.  e  quanto  era  luto  rifabbricato  dipoi,  andò  a  terra 
con  tutte  le  mura  della  Città.    Perirono  fotto   quello   nuovo   flagello 
circa  quattro  mila  ed  ottocento  fettanta  perfone  con  Ibmmo  cordoglio 
dell'  Imperador  Giulliniano  e  di  Teodora  Augulla  fua  Moglie,  che  con- 
tribuirono dipoi  fomme  grandi  d'oro,  per  far  forgere  di   nuovo  l'at- 
terrata Città,  e  vollero,  che  da  lì  innanzi  fé  le  dclTc  il  nome  di  T'eo- 
poli,  cioè  a  dire  di  Città  di  Dio.    A  quelli   tempi   riferir  fi   potrebbe 
una  Lettera  (0  del  Re  jltalarico  fciitta  al  Clero  della   Chicfa  Roma-  (<^)  C''!fi'>K 
na,  con  ordinare  che  da  lì  innanzi  chi  avrà  liti  contra  d' efib   Clero,   ■ '■  ■^/"A 
debba  ricorrere  al  Papa,  e  cercare  da  lui  lagiullizia,  intimando  la  pe- 
na di  dieci  libre  d'oro  a  chi  contraveniflc .  Leggefi  in  Pavia  un' Ifcri- 
zione,  rapportata  dal  Conte  Mezzabarba  W,  &  indicante,  che  in  quelt'  ^^^  Aitditi-. 
anno  elio  Re  Atalarico  fece  fabbricare  in  quella  Città  i  Sedili  occor-  fm^l''""'^' 
retiti  al  Popolo  per  alTìttere  a  gli  Spettacoli.  Anno 


3IO 


Annali     »*  Italia 


Anno  di  Cristo  dxxix.  Indizione  vii. 
di  Felice  IV.  Papa  i. 
di  Giustiniano  Imperadore  3. 
di  A  T  A  L  A  R  I  e  o  Re    4. 

Confole    ^  Decio  juniore,  fenza  Collega. 


Era  Volg. 
Anno  jzp. 
(a)    Pagius 
Critic.   Bar. 
ad  hunt 
Annum  . 


(b)   Prccef, 
de  Bill. 
Vandal. 
lib.   I.  e.  4. 


(c)  Caffioà, 
i.9.  Efifi.l. 


NOtò  il  Padre  Pagi  («)  che  quefto  Decio  Confole  Occidentale  fu 
Figliuolo  di  Venanzio  (tato  Confole  nell'anno  fo/.  e  Fratello  di 
Paolino^  che  vedremo  Confole  nell'anno  f54.  Vien  appellato  Juniore 
a  didinzione  di  Decio  ^  che  fu  Confole  nell'  anno  486.  ficcome  per- 
fonaggio  della  medefima  P'amiglia.  Dopo  la  morte  di  Trafamondo  Re 
de' Vandali  in  Affrica  reftò  vedova  di  lui  ^malafreda  Sorella  del  Re 
Teoderico.  Donna  avvezza  a  comandare,  non  li  dovea  trovar  molto 
contenta  fotto  Ilderico.^  ch'era  fucceduto  nel  Regno  ar  Tralaraondo,e 
fu  creduto,  ch'efla  tenefle  mano  a  qualche  trattato  contra  lo  ftato  del 
Re  novello.  Laonde  quefti,  tuttoché  uomo  lontano  dalla  crudeltà,  le 
levò  la  libertà  con  imprigionarla.  Ciò  avvenne,  per  quanto  abbiamo 
da  Procopio  (^),  vivente  ancora  il  Re  Teoderico,  il  quale  non  fapeva 
già  digerire  l'afpro  trattamento,  che  fi  ficeva  alla  Sorella  >  ma  per- 
chè troppo  farebbe  coftato  il  mettere  infieme  una  grande  Armata  na- 
vale, per  portare  la  guerra  in  Affrica,  gli  convenne  fuffocaie  i  rifen- 
timenti  e  il  prurito  della  vendetta .  Morto  poi  Teoderico ,  la  cui 
grandezza  avea  trattenuto  Ildenco  da  piìi  violente  rifoluzioni  j  e  re- 
gnando Atalarico  fancitiUo,  da  cui  poco  fi  potea  temere  :  llderico, 
per  quanto  ne  corre  la  fama ,  fece  levar  di  vita  Amalafreda  .  Il 
tempo  non  fi  sa  .  Bensì  fappiamo  ,  che  pervenuto  l'  avvifo  <li  que- 
fta  crudcl  rifoluzione  all'orecchie  del  Re  Atalarico,  e  di  Amala- 
funta  fua  Madre,  altamente  fé  ne  adirarono  .  Per  quella  cagione  A- 
talarico  fpcdi  in  Affrica  degli  Ambalciatori  con  Lettera  (O  ad  llde- 
rico, in  cui  fi  duole  della  mone  violentemente  inferita  alla  fua  Pa- 
rente ,  con  dire  ,  che  s'  ella  foffe  ftata  rea  delle  decantate  e  forfè 
infullìllénti  congiure,  egli  avrebbe  dovuto  rimetterla  nelle  di  lui  mani 
per  effere  giudicata,  e  non  già  torle  la  vita  lenza  fapu  i,  e  però  con 
difprczzo  del  Re  d' Italia,  e  con  obbrobrio  di  tutta  la  nazìon  Goti- 
ca .  Però  vuol  fapere ,  come  egli  poffa  fcufaTC  un  tal  fatto  j  e  qualorii 
pretendeffe,  effere  mancata  Amalafreda  di  morte  naturale,  voleva  nelle 
mani  perfone  atte  a  comprovarne  la  verità.  Altrimenti  prore  Ila  va  ef- 
fere rotta  la  pace,  e  terminati  i  patti,  durati  finqui  fra  loro.  Qiial 
cfiro  aveffe  qucll' Atnbafciata,  non  è  giunto  a  nollra  notizia  j  ma  pro- 
babilmente di  qua  ebbe   origine   la   caduta  del   Re  llderico,   di   cui 

par- 


Annali     d'  Italia.  311 

parleremo  nell'Anno  feguente.  Fra  l'altre  belle  imprefe,  alle  quali  fi  Era  Volg. 
applicò   Giujìiniano  Augufto,  una    prinrip;ilmence    fu    in    quefti    tempi  Anno  519. 
quella  di  far  unire  Sc  ordinare  in   un  Codice  rutte  le   Leggi    mcrire- 
voli  d'approvazione  e  d'ufo,  fin' allora  pubblicate  da  i  precedenti  Au- 
gufti,  e  da  lui  fteflo .  Fin  fotto    Diocleziano    Imperadore   erano    Itaci 
compolli  i  Codici    Gregeriam   ed    Ermogeniano .    T)^   Teodofio   juniore 
venne  fuccciTìvamente  compilato  il  Codice  Tendopam^  la  cui    autorità 
lungo  tempo  durò   nelle    Gallic.    Ma   Giurtiniano,   che   afpirava   per 
ogni  verfo  a  dilatar  la  gloria  del  fuo  Nome,  fece  comporre  un    Co- 
dice nuovo,  chiamato  perciò  di  Giujiiniano^  con  abolire  l'autorità  de' 
precedenti,  e  prefcriverc  l'ufo  di  quefto   a   tutta   la   Giurifprudenza, 
e  al  governo  del  Romano  Imperio.  Io  non  so  come  Marcellino  Con- 
te W  ne  difFeril'ca  la  pubblicazione  fino  all'Anno  f^i.   Noi  fappiamo  (»)  Marcel- 
dalla  prima  Legge  d'eflo   Codice,   aver   GiulHniano  nell'Anno    fiS.  ^."'-  c^-»»» 
data  r  mcombenza  di   compilar  quefro   Codice   a   Ginvanm^   Leonzio^ 
Feca^cà  altri  Patrizj ,  e  primarj  Ufiziali  della  fua  Corte  .   Pofcia  ab- 
biamo non  folamente  dalla  Cronica  AlefTandrina  U')  >  ma  eziandio  dalla  C»)  chroni- 
fcconda  Legge  del  medefimo  Codice,  data  fotto  il  Confolato  di  Decio^  "rìtiu       "' 
che  nel   prefente   Anno  cffo   fu   confermato   e   pubblicato;    e   pofcia 
nell'Anno  f}4.  venne  il  medefimo  efpurgaro  e  corretto,  come  appa- 
rifce  dalla  Legge  terza.   Del  merito,  e  dell' unlità  di  quefto   infigne 
Libro  non  occorre,  che  qui  fi  parli.  Ben  è  vero,  eflere  ftato  ofier- 
vato  da  Jacopo   Gotofredo   CO,   e   da  altri   dottifiìmi   Giurifconfultr,  (e)  Cothofr. 
che  Triboniano,  della  cui   opera   principalmente    fi    fervi   Giuftiniano,  in  Prtfatìo- 
per  darci  il  fuo  Codice,  quale  oggi   l'abbiamo,    fi    prefe   una   fovcr-  "'  "''  cu^i. 
chia  libertà,  con  omettere,   troncare,   mutare,   e   fconvolgere   a   fuo     '"  "•'" 
capriccio  le  Leggi  degli  antecedenti  Augufti,  con  aver  pofcia  i    Co-- 
pilti  aggiunti  molti  altri  errori  e  difetti   al   Codice   ftefib.    Snida   {d)  (d)  Su'idas 
iafciò  fcritto,  efiere  ftato  trìbon'mne  gran  Giurifconfulto   Pagano,   ni-  '"  P-xctrph 
mico  de'Cnlli.ini,  adulatore,  fmoderatamente  interefiato,  fino  a  ven-  '^^'^/'^ 
derc  la  giuftizia  per  danaro.  E  Procopio  (f)  aggiugne,   ch'egli  ogni  (e)  Procìp".' 
dì  aboliva  una  Legge  vecchia,  o  ne  fabbricava  una  nuova.  Per  rela-  nift.  Arcan. 
zione  di  Teofane  (/)  in  quefti  tempi  i  Giudei  e  Samaritani  della  Pa-  (0  i-heoph. 
leftina,   ribeliatifi   all'Imperio  d'  Oriente,   coronarono   per   loro   Re  '"  ^"''"""S- 
un  certo  Giuliano,  e  contra  de'Criftiani  cfercitarono   rapine,    ftragi, 
ed  incendj  .  Non  perde  tempo  l'Imperador  Giuftiniano  a  fpedire   un 
buon  corpo  di  truppe  armate  colà,  che  eftinfero  il  fuoco  accefo  colla 
morte  dello  fteflo  Giuliano;  ma  fu   cagione  quefta   lor  follevazione, 
che  il  Re  di   Perfia,   quantunque   l' Imperadore  grinviafl~e   Ermogene 
fuo  Ambafciatore  per  trattar  di  pace,  ne  difprczzafl"e  le  propofizioni, 
confidato  nella  promefta  di  un  foccorfo  di  cinquantamila  perfone,  fat- 
tagli da  efil  Giudei  e  Samaritani.  Appartiene  all'Anno  prefente  il  ce- 
lebre Concilio  II.  Arauficano,  cioè   d'Oranges,  in   cui   furono   con- 
dennati  gli  errori  de'Semipelagiani  :  Concilio  pofcia  approvato  e  con- 
fermato da  Papa  Bonifazio  II.  che  nell'Anno   feguente   fuccedette  a 
Felice  IV.  Papa. 

Anno 


311 


Annali    d'  Itali 


Anno  di  Cristo  dxxx.  Indizione  viii. 
di  Bonifazio  II.  Papa  i. 
di  Giustiniano  Imperadore   4. 
di   A  T  AL  A  R  ico  Re    j. 

Confoli  <   Flavio  Lampadio,  ed  Oreste. 


Era  Volg. 
Anno    J30. 

(a)  Panvi- 
nÌHS  in    Fa- 
ftis  CoTiful. 

(b)  Pagius 
Crit.  Baron. 

(c)  Thefaur. 
Novus  Ih- 
fcrìptìon. 
pag.  41  j. 

(d  )  Anaftaf. 
ilbliothtc. 
in  Felice. 
(ej   Prtccp. 
de  Bell, 
y andai 
Ut.   I.  «.  9. 


(f)  Thtoph. 
in  Chrono- 
graphia  . 


(g>  Prtcop. 
Hi  fi.    arcan. 
taf.  II. 


H  Anno  creduto  il  Panvinio  (<»),  e  il  Padre  Pagi  CO,  che  amenduc 
quelti  Confoli  foflero  creati  in  Occidente.  Di  Orefle  fernbra  cer- 
to; non  fo  fé  poffa  dirli  lo  fteflb  di  Lampadio^  al  quale  ho  io  aggiunto 
il  nome  di  Flavio  coli' autorità  di  due  Marmi,  da  me  rapportati  al- 
trove C<^) .  Credei! ,  che  mancaflc  di  vita  in  quell'  Anno  Felice  IV.  Papa 
nel  Mefe  d'Ottobre,  come  ha  Anaftafio  (^),  o  pur  di  Settembre, 
come  pretende  il  Padre  Pagi.  Ebbe  per  Succeflore  Bonifazio  II,  ma 
non  fcnza  Scisma,  perchè  tu  contra  di  lui  eletto  Papa  Diofcoro .  La 
morte  poco  dipoi  accaduta  di  coftui  rimife  la  calma  nella  Chiefa  Ro- 
mana. Finora  avea  llderico  Re  de' Vàndali  in  Affrica  governato  paci- 
ficamente quel  Regno,  e  mantenuta  un'ottima  corrifpondcnza  ed  ami- 
cizia con  Giullini.ino,  prima  ancora  del  fuo  alzamento  al  trono  Im- 
periale, mercé  di  molti  regali,  cha  continuamente  pafTavano  fra  loro. 
PrefTo  del  medcfimo  llderico,  per  atteftato  di  Procopio  (0,  era  in 
grande  autorità  Gelimere  fuo  Parente,  perchè  Pronipote  del  fu  Re 
Genferico,  e  il  piìi  vicino  a  fucccdcrgli  nel  Regno,  uomo  bellicofo, 
ma  inlìeme  alluto  e  miligno.  Cottui  tanto  Ceppe  fare  co  i  principali 
della  Nazion  Vandalica,  con  rapprefentar  loro  la  dappocaggme  d' ll- 
derico, vmto  nella  precedente  battaglia  da  i  Mori,  e  rintollerabil 
profufionc  dell'oro,  impiegato  da  lui,  per  idar  bene  in  grazia  dell^ 
Corte  di  Cottantinopoli ,  che  s'induffero  ad  accettarlo  per  Re,  e  ad 
imprigionare  lo  Iteffb  llderico  con  alcuni  fuoi  Minirtri.  Non  è  im- 
probabile, che  Atalarico  Re  d'Italia,  o  per  dir  meglio,  Jmalafunta 
.lua  IVladrc,  fegretamente  accendefTero,  o  avvaloraffero  quello  fuoco 
in  vendetta  di  Amalafreda .,  uccifa  per  ordine  d'effb  llderico.  Portò 
di  grandi  confeguenze  e  mutazioni  nell'Affrica,  lìccome  vedremo,  la 
caduta  di  quel  Principe.  Sotto  quell'Anno,  continuando  tuttavia  In 
guerra  co  i  Pcrfiani,  narra  Teofane  Cf),  che  Giujìiniano  Imperadore 
moflè  una  graviffima  pcrfccuzione  contra  di  quanti  Gentili  ed  Eretici 
iì  trovavano  ncir  Imperio  d'Oriente,  con  cacciarli  da  tutti  i  pubblici 
^ropieghi,  confifcare  i  lor  beni,  e  dar  loro  il  tempo  di  foli  tre  Mcfi 
per  ravvederfi .  Procopio  {g)  anch' egli  fa  fede  di  quelli  Editti  e  pro- 
ceffi, fatti  da  cflo  Augulto  (fc  voglTàm  credere  a  lui)  non  per  buono 
zelo,  ma  per  occupare  i  beni  e  le   ricchezze   de' Montanifti,   Sabba- 

ziani , 


à 


Annali    d'  Italia.  513 

•tianì,  ed  altri  molti  Eretici.  Le  Chiefe  fpczialmente  de  gli  Ariani  Era  Volg. 
erano  piene  di  vafi  e  fupellettili  preziofe  d'oro  e  d'argento,  e  di  pie-  AKN0530. 
tre  e  gemme  di  gran  valore .  Tutto  pafsò  nell'Erario  Imperiale.  Mol- 
tiflìmi  furono  tagliati  a  pezzi  dal  Popolo,  altri  dalla  giullizia  uccifi, 
e  grande  fu  il  numero  di  coloro,  che  abbracciarono  la  Religion  Cri- 
ftiana  e  Cattolica  in  apparenza,  ma  con  ritenere  internamente  gli 
errori  delle  lor  Sette.  Seguitò  ancora  nel  prefentc  Anno  lo  ftclFo 
Augnilo  la  guerra  contro  a  i  Giudei  e  Samaritani  ribelli,  con  in- 
credibile ftrage  de'medcfimi,  e  col  guado  di  tutto  il  paefe,  tanto 
che  furono  i  rimafti  in  vita  coftretti  ad  implorare  il  perdono  dell* 
Iraperadore ,  rimanendo  ancora  involti  in  quelle  fciagure  i  Criltiani 
di  quelle  contrade,  perchè  obbligati  a  pagar  da  lì  innanzi  de  i  gra- 
vi tributi.  Circa  quefti  tempi  tìoriva  per  virtù  e  per  miracoli  San 
Benedetta  ,  riftauratore  ,  e  propagatore  del  Monachismo  in  Italia  ,  e  a 
poco  a  poco  per  tutto  l' Occidente .  Altri  Monafteri  e  Monachi  pri- 
ma di  lui  fi  videro  in  quelle  parti  j  ma  non  così  ben  regolati,  co- 
me i  fondati  pofcia  da  lui  .  Da  Subbiaco  ,  dov'  egli  viflc  per  al- 
cun tempo,  pafsò  a  Monte  Cafino,  e  quivi  edificò  il  celebre  fuo  Mo- 
niftero,dal  quale  poi  prcfcro  norma  tutti  gli  altri,  sì  d'Uomini,  che 
di  Vergini  facrc,  che  o  fi  fottopofero  alla  Regola  prefcritta  con  tanta 
difcrezione  e  prudenza  dal  fanto  Abbate,  o  lurono  fondati  a  tenore 
della  mcdefima.  In  quell'Anno  per  relazione  dt  Marcellino  Conte  («),  W  *^*rctl- 
quel  Mundone,  che  vedemmo  all'Anno  fof.  vincitore  de' Greci  coli*  !lt  ^°"''  "* 
aiuto  del  Re  Tcoderico  nell'Illirico,  creato  poi  da  Giuftiniano  Au- 
gnilo Generale  delle  milizie  in  eiTo  Illirico,  valorofamente  coftrinfe 
alla  fuga  i  Goti  Orientali,  venuti  ad  infeftar  quella  Provincia.  Ed 
altrettanto  fece  co  i  Bulgari,  che  erano  iti  a  bottinar  nella  Tracia  . 

Anno  di  Cristo  dxxxi.  Indizione  ix. 
di  Bonifazio  II.  Papa   2. 
di  Giustiniano  Imperadore  j. 
di  Atalarico  Re  6. 

fenza  Confoli. 

E  ignoto  il  motivo,  per  cui  niun  Confolc  fu  creato  in  queft'anno 
né  in  Occidente,  né  in  Oriente.  A  contraflegnar  dunque  il  prc- 
fente  anno  fu  ufata  la  Formula  Pofi  Confulatum  Lampada  è?  Orejlis . 
Seguitava  intanto  Jmalafunta  Madre  del  Re  Jtalarko  a  governar  con 
fenno  e  coraggio  il  Regno  d'Italia,  ma  non  già  colla  fortuna  di  pia- 
cere a  tutti  i  fuoi,  parte  de  quali  avrebbe  volentieri  prefe  le  redini 
del  governo,  e  parte  per  odj  particolari  mal  fofferiva  il  vedere  in  ma- 
no di  Donna  l' autorità  Regale .  Accortafi  Amalafunta  del  loro  mal  ani- 
Tom.  III.  Rr  mo 


314  Annali    d'  Italia. 

Ika   Volg.  mo,  e  temendo  di  novità  per  eerti  fegni  di  congiure  ordite,  col  pre- 
Akh»  S3I.  tefio  di  difendere  le  frontiere  del  Regno,  mandò  i  tre  principali  Capi 
de' Goti  più  fofpetti  de  gli  altri,  feparatamente  in  divcrfi  luoghi.  Ma 
non  ballò  il  ripiego.  Fu  avvertita,  ch'efll  per  via  di  lettere  continua- 
vano le  trame,  a  fin  di  levarle  di  mano  la  tutela  del  Figliuolo  e  il  Go- 
verno: cofa  che  finalmente  l'indulTea  libcrarfi  colla  violenza  dalla  pc- 
(a)  Procot>.    tulanza  di  colloro.  Procopio  è  quello,  che  ne  fa  il  racconto  (a) .  Col- 
^«  £f/.  Got.  tivava  clTa  una  buona  amicizia  con  Giuftiniano  Augufto,  e  i  regali  do- 
■  ■  i.  (■  i-    yeano  ftrignerc  quello  nodo.  Scrifle  a  lui  per  fapcre,  fc  qualora  le  vc- 
nifTe  talento  d'andare  a   Coftantinopoli,  ella  farebbe  amorevolmente 
accòlta.  Sempre  che  venga,  farà  la  ben  venuta,  fu  la  rifpofta  di  Giufti- 
niano. Allora  Amalafunta  fpedi  a  Durazzo  in  Albania  una  nave  con  al- 
cuni fuoi  fidati  Miniftri,  e  quaranta  mila   libre  d'oro,  oltre  ad   altri 
ricchiflìmi  mobili,  con  ordine  di  fermarfi  quivi   finché  fofiero  avvifa- 
ti  d'altre  fue  rifoluzioni .  E  cosi  fece,  perchè  fé   le  fofle  occorfo  di 
dover  fuggire,   fofle  provveduto  alla  i'ua  ficurezza  e  fuflìftenza.  Do- 
po di  che  fcelti  alcuni  de' più  bravi  e  fedeli  fuoi  tra  i  Goti,  comandò 
loro  di  levar  con  deftrezza   dal   Mondo  quc'tre   perfonaggi,  divenuti 
oramai  intollerabili  e  incompatibili  colla  fua  Reggenza.   Felicemente 
fu  da  cffi  efeguito  un  tal  ordine}  ed  Amalafunta,  liberata  da  quella 
pcrfecuzione ,  più  non  pensò  al  viaggio  d'Oriente,  e  richiamata  la  na- 
ve a  Ravenna,  continuò  con  vigore  ad  amminillrarc  il  Regno  d'Ita- 
lia. Aveva  Jmaìarico  Re  de'Vifigoti  in  Ifpagna  fpofata  Clotilde  Sor eì- 
la  de  i  Re  Franchi,  avvifandofi  con  quello  parentado  di  falvare  dalla  lor 
potenza  gli  Stati  da  lui  pofleduti  nelle  Gallie,  oggidì  appellati  la  Lin- 
guadoca.  Abitava  egli  in  Narbona,  per  cflere  più   pronto  alla  difefa, 
ftante  il  timore,  ch'egli  aveva  de' foli  Franchi.   L'eferapio  di   Alari- 
co fuo  Padre,  da  elfi  fconfitto  ed  uccifo,  mai  non  gli  ^\  partiva  da  gli 
0>)  Grtgor.    occhi.  Non  fervirono  preghiere  ne  minaccie  (^),  perchè  Clotilde  al- 
iTTt.'io.  levata  nella  Religion  Cattolica,  e  piiffiraa  Principefia,  volefie  non  di- 
'    "  '        rò  cangiar  credenza,  ma  ne  pur  comunicare  co  t  Vifigoti   Ariani  ne" 
facri  Mifterj.  Era  perciò  cffa  vilipefa  dal  Popolo,  ilrapazzata  dal  Ma- 
rito, che  giunfc  anche  a  batterla  con  tal  crudeltà,  ch'ella  potè  invia- 
re al  Re  Cìjildeberto  fuo  Tritello  un  fazzoletto  tinto  del  fuo  fangue, 
con  pregarlo  di  liberarla  da  quel  Tiranno .  E  noi  pregò  indarno .  Chil- 
debcrco  con  un'Armata  marciò  verfo  Narbona,  ed  Araalarico  intimi- 
dito fé  ne  fuggì}  ma  ritornato  indietro,  per  prendere  alcune  robe  pre- 
ziofe,  nella  porta  della  Città  fu  uccifo  da  i  fuoi.  Gregorio  Turonen- 
,.     .-         fe  non  parla  d'alcun  fatto  d'armi.   Solamente   nelle  giunte   maiginali 
Xunontnjh     ^1'*  Cronica  di  Vittor  Tunonenfc  C'')  fi  legge,   che  il  Re   Amalarico 
4^ud   Cani-  nella  battaglia  di  Narbona,  fuggendo  fi  ritirò  in  Barcellona,  dove  pcr- 
fiumTom.  I.  coflo  da  una  corta  acctta,  rellò  morto.  Abbiamo  anche  la  tcrtimonian- 
(d)  ifidùms    ^g  jjj  Santo  Ifidoro,  {d) ^  U  dove  fcrive,ch<"  Amalarico  fu  prejfo  Nar- 
'^thtr^'""^'  ^0»*  fuperato  da  Ildiherto  Re  de' Franchi,  e  dopo  efiere  Icappato  a  Bar- 
cellona, caduto  in  difpregio  del  fuo  Popolo,  quivi  dall'elercito  fu  in- 
viato all'altro  Mondo.  Ebbe  per  fucccÓbre  2f e^e,, ricchifllino  e  fcalrro 

Viiì- 


Annali    d'  Italia.  315- 

VifigcHo,  di  cui  parlammo  di  fopra  all'anno  fi6.  e  v'ha  fondamento  Erì  Volg. 
di  credere,  cfTcr  egli  flato  il  medcfimo,  che  o  levò  o  fece   levar  la  Ahnosji. 
vita  ad  Amalarico,  perchè  col  tempo  aflaffinato  anch' egli,  ordinò  pri- 
ma di  morire,  che  l'aflaffino  non  i'oiVe  galhgato,  giacché^  diffe    egli, 
Di9 ,  per  la  man  di  cofiui  mi  fa  patir  la  pena  cf  un  fimile  misfatto ,  altre 
'volte  da  inz  cammuffo . 

Ma  la  vittoria  riportata  fopra  i  Vifigoti  dal  Re  Childcberto  non 
fu  di  confeguenza,  faptndofi  che  tuttavia  rellarono   elfi   in  pofleffb  e 
dominio  de  gli  Stati,  che  godevano  nelle  Gallie,  cioè  della   Lingua- 
doca}  ed  altro  non  guadagnò  Childcberto,  che  di  ricondur  fcco  la  So- 
rella Clotilde,  la  quale  nel  cammino  terminò  i  fuoi  giorni,  vinta  pro- 
babilmente dall'afflizione   per  le  lue   difgrazie.   Venne  bensì  fatto   a 
TeodcrìcQ  Re  d'  Aultrafia,  Fratello  d'eflb  Childcberto,  circa  quelli  tem- 
pi di  conqui'ilar  la  Turingia  colla  motte  à'  Ermenf redo  Re  di  quel  pae- 
fe.   Qiielii   fi  fido  troppo  delie   parole  e  promeflè  d' effo   Re   Teo- 
derico,  cioè  d'un  Principe,  che  foltanto  s' ingrandire,  non  badava  ne 
a  parentela,  ne  a  giuramenti}  e  che  giunfe  fino  a  tentare  di  affallìnar 
il  Re  Cleiario,  Re  di  Soilfons,  fuo  Fratello,  dopo  efferfi  fervilo  del- 
le forze  di   lui,   per   impadronirfi  della  Turingia.  Tali  erano  allora  i 
Re   Franchi  ,   preti   troppo  dalla  febbre  dell'  Ambizione  ,  cioè   dell* 
anfietà  di  dilatare  il  loro  dominio.  E  che  non  foflero  da  meno  di  Tee- 
derico  i  Tuoi   Fratelli   datario  e   Childeberto^  lo  potremo  conofcere  da 
un  fatto  de' più  crudeli  e  barbari,  che  mai  li  leggano  nelle  Storie.  Era 
morto,  coma  dicemmo  di  fopra,  Clodomiro  Re  di  Orleans,  quarto  lo" 
ro  Fratello,  nella  battaglia  contro  i  Borgognoni.  S'impadronirono  to- 
rto de  i  di  lui  Stati  Clotario  e  Childcberto,  ancorché  egli  lafciaffe  do- 
po di  sé  tre  piccioli  Figliuoli .  Erano  quelti  allc-vati  dalla  piilTiraa  Re- 
gina Clotilde  loro  Avola,  e  Madre  de  1  due  Re  fuddctti,  che  tenera- 
mente gli  amava.  Saltò  in  cuore  a  Clotario,  che  crefcendo  in  età  que» 
ili  Principi  fuoi  Nipoti,  vorrebbono  gli  Stati  paterni,  e  che  bi fogna- 
va trovarci  rimedio  W.    Però   venuto  a  Parigi  col  Re   Childcberto,  C^)  Grtgor. 
arnendue  di  concerto  raifero  le  guardie  a  1  due  Principini  maggiori  di  f'""""''"/'^ 
età,  e  poi  mandarono  a  Clotilde  lor  Madre  una  fpada  nuda,  e  un  pa-    '^''"f"  "' 
io  di  forbici,  con  dirle,  che  il  deftino  de  i  Nipoti  dipendeva  dall'e- 
lezione, ch'ella  facefic  di  volerli  o  morti  o  Chetici.  Scappò  detto  al» 
la  buona  Regina,  forprefa  da  diremo  dolore,  che  amerebbe  più    to- 
rto di  vederli  morti,  che  vivi  fcnza  Regno.  Di  più  non  ci  volle,  per- 
chè Clotario  fattili  venire  alla  prefenza  fua,  e  del  Fratello  Childcber- 
to, piantalTe  un  coltello  nel  cuore  a  Teodaldo  il  maggiore,  che  era  in 
età  di  circa  dieci  anni  1  A  quella  vifta  Guntario  fuo  minor  Fratello  in 
età  di  fette  in  otto  anni,  gridando  e  piagnendo  fi  gittò   a   i   piedi   di 
Childcberto  fuo  Zio,  e  abbracciatigli  i  ginocchi,  il  pregò   di  falvar- 
gli  la  vita.  Non  potè  Childcberto  ritenere  le  lagrime,  e  rivolcofi  al 
Fratello  comincio  a  fcongiurarlo,  che  non  volelfe  ucciderlo,  con  offe- 
rirgli quanto  voleflè  per  quefto.  Ma  l'inumano  Clotario  furiofaraen- 
te  gli  rifpofe  :  Se  non  mi  la/ci  il  Fanciullo ,  io  /'  immergo  quejìo  ferro  nel 

Rri  fene. 


^i6  Annali    d'  Italia. 

Era  Vóìg.  feno.  Childeberto  fi  drappo  d'attorno  l'infelice  Principe,  che  tofto  ri- 
ANN053Ì.  jj,jfe  anch'ea;li  fcannato  da  dotarlo.  Furono  eziandio  uccifi  i  lor  Go- 
vernatori e  Famigli .  Dopo  di  che  i  due  Re  divifero  fra  loro  gli  Stati 
del  terzo  loro  Nipote  infante,  nominato  Clodoaldv,  ch'ebbe  la  fortu- 
na d'efTere  trafugato  da  alcuni  atnorevoli,  e  divenuto  poi  Monaco,  fi- 
nì in  fanta  pace  i  fuoi  giorni. 

Anno  dì  Cristo  dxxxii.  Indizione  x. 
di  Giovanni  IL  Papa  i. 
di  Giustiniano  Impcrador  dt» 
di  A  T  A  L  A  R  I  e  o  Re  7. 


P 


fenza  ConfoU^ 

Afsò  ancora  il  prclente  anno  lenza  creazione  di  Confolij  e  però  fii 
indicato  colla  formola  y^nno  IL  o  pure  Iterttm  pofl  Confulatum  Lam- 
padiì  13  Oreftis .  Poco  durò  il  Pontificato  di  ^z'^ìl  Bonifazio  II.  Secon- 
do i  conti  del  Cardinal  Baronio  egli  cefsò  di  vivere  nel  precedente 
anno,  e  fecondo  il  Pagi  nel  prcfente  nel  dì  17.  d'Ottobre.  Aveva 
egli  in  un  Sinodo  con  fuo  chirografo  difcgnato  per  fun  Succcffbre  Vi- 
gilio Diacono,  che  anfava  forte  dietro  a  quella  gran  Dignità >  ma  di- 
spiacque non  meno  al  Re  Atalarico,  o  fia  ad  Amalafunta  Tua  Madre, 
che  al  Clero  e  Popolo  Romano  una  tal  novità,  e  però  come  contra- 
ria a  i  facri  Canoni  fu  effà  in  un  altro  Sinodo  riprovata  ed  abolita  dal 
medefimo  Papa  Bonifazio  prima  di  morire.  Cadde  poi  l'elezione  del 
novello  Pontefice  nella  perfona  di  Giovanni  di  nazione  Romano,  per 
fopranome  Mercurio^  fui  fine  dell' anno  prcfente.  Ma  perciocché  erano 
fiicceduti  de  i  difordini  nella  Sede  vacante  di  Felice  IV.  Papa,  e  del 
medefimo  Bonifazio,  perchè  i  concorrenti  al  Pontificato  avcano  proc- 
eurato  di  comperarlo  fimoniacamente,  (pendendo  alla  larga  o  per  gua- 
dagnare i  voti  de  gli  Elettori,  o  pure  per  aver  favorevoli  quei  delia 
Corte  del  Re  Atalarico,  giacche  s'era  introdotto  1'  abufo,  che  dall' 
arbitrio  del  Re  dipendefle  l'elezione,  ovvero  l'approvazion  del  nuovo 
Papa,  e  però  alcuni  promettevano  molto,  per  fortire  il  loro  intento, 
e  vendevano  i  beni  delle  Chiefe,  e  infino  i  Vafi  facri  a  tale  cffstta 
(del  che  pare  che  fofTero  accufati  Diefcoro  e  Vigilio  fotto  il  Pontifica- 
to d'efib  Papa  Bonifazio  II.)  quindi  è,  che  il  Senato  Romano  izc9 
un  decreto,  con  cui  dichiarò  facrilega  ogni  promcfla  fatta  per  ottener 
Vefcovati .  Teftimonio  di  quello  è  una  Lettera  fcritta  dal  Re  Atala- 
(a)  ea$oi.  ''■co  (a)  allo  Itcffb  Papa  Giovanni  II.  con  cui  appruova  il  fuddetto  dc- 
ì.  ^.  Epift.  creto,  ma  con  fiirci  intendere  gli  abufi  di  quelli  tempi.  Cioè  ch'egli 
^^'  lafciò  bene  in  libertà  al  Clero  e  Popolo  Romano  l'elezione  di  chi  folfc 

creduto  più  degno  del  Pontificato,  ma  con  riferbarfcnc  la  conferma.. 

Che 


Annali    d'  Italia.  317 

Che  fé  occorrevano  difpute  fra  i  Popoli  per  tale  elezione,  ed  era  por-  Era  Volg. 
tara  la  lite  alla  Corte,  ordinava,  che  per  le  fpefe  d'efTa  lite   trattan-  Ann 0531. 
dofi  del  Romano  Pontefice,  non  fi  poteffe  impiegare   piij  di  tre  mila 
Soldi,  e  duemila  per  le  liti  de  gli  altri  Patriarchi,  fotto  il  quaV  nome 
fon  difegnati  gli  Àrcivefcovi  e  Metropolitani,  perche  in  Occidente  al- 
lora altro  Patriarca  non  il  conofceva,  fé  non  il  Romano  j  e  di  cinque- 
cento Soldi  per  quelle  de'  Vcfcovati  minori .  Non  è  però  ben  chiaro 
il  fcnfo  di  quelle  parole.  Tutte   l'altre   promcfle  o  pagamenti   fatti  e 
da  farli  a  dirittura,  o  per  interpofta  pcrfona,  per  conleguir   le  Chic- 
fe,  furono  da  cffb  Re  condcnnati,  ed  ordinato,  che  ognun  potefle  ac- 
cufarc,  e  che  fi  doveflc  procedere  in  giuftizia  centra  quefti  facrileghi 
mercatanti  delle  Dignità  Ecclefiaftichc .  ScrilTe  ancora  Atalarico  (a)  a  (a)  id.  ib.. 
Salvmzio  Prefetto  di  Roma,  con  ordinargli  di  far  incidere  in  marmo  ^f'fi-  16. 
l'Editto  fuo,  e  il  decreto  del  Senato  intorno  a  i  Simoniaci,    per  poi 
metterli  nella  facciata  della  Bafilica  Vaticana  alla  pubblica  villa  e  co- 
gnizione di  tutti.  Sembra  che  fi  pofìa  congiugnere  con  quelli  tempi 
un  altro   Editto  (^),  pubblicato  da  efTo  Re  contro  gli  occupatori  de'  (b)  ■f'^-  '*• 
Beni  altrui,  contra  de  gli   adulteri,   concubinarj ,  omicidi,   mariti  di  ^^'^'  ' 
due  Mogli,  ed  altri  delinquenti.  In  un  fulTeguentc    Editto  (e)   vuole  (^)  ^^^ 
egli,  che  fieno  puntualmente  pagati  gli  emolumenti  a  i  Profeffori  di  l.  8.  Epift, 
Grammatica,  Eloquenza,  e  Giurifprudenza.  ^'• 

Udita  che  ebbe  l'Imperador  Giuftiniano  la  nuova  dell'  ingiuila 
prigionia  d' Ilderico  Re  de'  Vandali,  fuo  fingolare  amico  (■a'),  aveva  fpe-  (j)  Procip. 
dito  Ambafciatori  a  Geìimere  ufurpatore  del  Regno  AfFricano,  con  efor-  de  Beli. 
tarlo  a  rendergli  la  libertà,  e  ad  afpettare  di  entrar  con  giudo  titolo  y^ndul. 
nel  dominio,  giacché  Ilderico  era  in  età  molto  avanzata  j  e  fc  pur  vo-  "  ^'  '- 9-r 
leva  ritenere  il  governo,  lo  ritenefic,  ma  con  lafciar  qualche  apparen- 
za di  decoro  a  chi  fecondo  il  teftamcnto  di  Genferico  era  legittimo 
poflcfibr  di  quel  Regno .  Se  ne  tornarono  gli  Ambafciatori  a  Coftan- 
tinopoli  fcnza  frutto  alcuno  >  anzi  peggiorarono  gli  affari  d' Ilderico  y 
perchè  Geìimere  col  pretefto,,  ch'egli  meditafie  di  fuggire,  maggior- 
mente il  rillrinfe,  e  fece  cavar  gli  occhi  ad  Oamerc  di  lui  Nipote  ^ 
uomo  bellicofo,  e  tenuto  da  i  Vandali  pel  loro  Achille.  Avvifato  di 
ciò  Giuftiniano,  tornò  a  fpedirgli  nuovi  Ambafciatori,  con  richiede- 
re, che  gli  mandaife  Ilderico  ed  Oamerc,  acciocché  potefiero  1'  uno 
privo  del  Regno,  e  l'altro  de  gli  occhi,  paflare  in  pace  il  refto  della 
lor  vita>  altrimenti  protcftava  rotta  la  pace,  e  ch'egli  fi  ftudiercbbc 
di  vendicar  l'ingiuria  fatta  ad  un  amico,  e  infiemc  alla  giultizia  .  La 
rifpofta  di  Geliraere  fu,  ch'egli  era  ftato  alzato  di  comun  concordia 
da  i  Vandab  al  Trono,  a  lui  dovuto,  come  difcendentc  da  Genferico, 
più  che  ad  Ilderico .  E  che  un  faggio  Imperadore  dovca  attendere  a 
governare  il  fuo  Imperio  fenza  impacciarfi  de'  Regni  altrui .  Che  fé  pur 
gli  faliaffe  in  teda  di  rompere  i  patti,  e  di  fargli  guerra,  fi  perfuadcf- 
fe,  che  noi  troverebbe  a  dormire.  A  quella  rifpoda  montò  in  collera 
Giulliniano,  e  determinò  di  muover  guerra  a  Geìimere.  Ma  ad  una 
tal  rilbluzione  trovò  contrarj.  tutti  i  fuoi  Minillri,  e  mAffimamcnte  Gio- 

van- 


3i8  Annali    d'  Italia. 

Em*  Volg.  vanni  Prefetto  del  Pretorio,  ricordandofi  tutti  dello  sforzo  Inutilmente 
Anno  531.  fatto  da   Leone  Augufto  per  riconquiftar  l'Affrica,  e  fpaventati  dalle 
imraenfc  fpefe,  che  farebbe  coftaca  un'Armata  navale,  e  dal  pericolo 
di  portar  la  guerra  sì  lontano,  e  in  paefe  ben   provveduto  di   gente  e 
di  danaro  ,  e  però  capace  di  far  abortire  tutte  le  idee  di  chi  (e  ne  vo- 
Icffe  render  padrone.  Tanto  di  (Tero  efìì,  che  in  Giuftiniano  calò  la  vo- 
glia di  queir  imprefa.  Quand' eccoti  un  giorno  capitare  un  Vefcovo  , 
che  dimandò  all' Imperadore  un'  udienza  (egrcta.    In  effa  gli  fc  faper 
d'effergli  flato  in  una  vifione  comandato  da  Dio,  d' andare  a  trovarlo , 
e  fgridarlo,  perchè  dopo  d'aver  prefo  a  liberare  i  Cartolici  dell'  Af- 
frica dalla  tirannia  de  gli   Ariani,  per  una  vana  paura  fé  ne   fofle  poi 
ritirato,  con  aggiugnere:  //  Signore  mi  ha,   detto ^   che  facendo   V.  M. 
quejìa  guerra ,  le  ajjìjìerà ,  e  infaiUhilmente  /'  affrica  tornerà  [otto  il  Ro- 
mano Imperio.  Di  piìi  non  occorfe,  perche   Giulliniano  fenza  più   far 
cafo  delle  difficukà  propofte,  coraggiofainentc  intraprendcflV  la  guer- 
ra dell'Affrica,  per  la  quale  fece  nell'anno  preftnte  i  nFceffarì  prepa- 
ramenti. Ma  non  fi  vuol  tacere,  che  nel  Gennaio    di    quefto  mcdcfi- 
mo  anno  avea  lo  fteffo  Imperadore  corfo  grave  pericolo  per  una  fedi- 
zione  moffa  in  Coftantinopoli  centra  di  lui  dalle  Fazioni  Veneta  e  Pra- 
(a)  chron.     fina  {a).  Il  caricarono  d'ingiurie  nel  Circo,   pofcia  fi  diedero  a  fcor- 
Alexandr,     rere  per  la  Città,  con  attaccar  fuoco  alle  piìi  magnifiche   fabbriche, 
Thsoi>h.      g  Chiefe  della  Città.  Uniffi  con  loro  la  plebe,  e  tale  fu  l'apparenza 
"* PrueoT.'dè  '^'  quefto  turbine,  che  Gmlliniano  già  avea  preparata  una  nave  per  fila- 
seli. Per/,    girfene.  Anzi  eflendofi  fparia  la  voce,  ch'egli  foffe  fuggito,  il  Popolo 
l.  I.  e,  i4.     acclamò   Imperadore  Ipazio  Figliuolo  di  Magna  Sorella  del  fu  Anafta- 
fio  Augullo,  che  era  (lato  Confole  nell'anno  foo.  e  fé   foffe  riufcito 
loro  d'entrare  nel  Palazzo    Imperiale,   peggiori   confegucnze  avrebbe 
avuto  l'attentato  di  tanti  fediziofi.    Ma  ufcito  Narfete   Capitan    delle 
Guardie,  e  guadagnati  con  danaro   molti   della   Fazione   Veneta,  co- 
minciò a  calare  il  tumulto .  E  mentre  il  Popolo  fi  trovava  raunato  nel 
Circo,  ufcirono  da  varie  parti  le  Guardie  e  i  foldati  dell' Imperadore, 
condotti  parte  da  effb  Narfete,  parte  da  Beìifario  Generale  delle  Mi- 
lizie, e  da  un  Figliuolo  di  Mondo,  o  fia  Mundone  Generale  dell' Il- 
lirico, e  fecero  man  balìa  addoffo  alle  Fazioni ,  anzi  a  chiunque  de' Cit- 
tadini e  forellieri  incontravano,  di  maniera  che  vi  reftarono  uccife  cir- 
ca trenta  o  trentacinque  mila  perfone:  colla  quale   Arage   terminò  af- 
fatto il  bollore  della  fcdizione.  Ipazio  prefo,  e  con  lui  Pompeo,^  e  Probo 
fuoi  Cugini,  furono  condotti  in  prigione,  e  poco    fi  flette  a  far  ve- 
{M  Marcel-  ^^^^  ^^  pubblico  i  lor  cadaveri.  Marcellino  Conte  {b)  fcrive,  che  per 
lìn.  Comes    loro  fuggeftione  fu   mofla  quefla  tempefta  contra  di   Giuftiniano ,  e 
in-Chronico.  ch'erano   entrati   molti   de' Nobili   in  quefla  congiura.    Però   furono 
confifcati  tutti  i  lor  beni  con  profitto  indicibile  dell'Imperiale  Erario. 
Curiofa  cofa  è  il  leggere  preflTo  Teofane  il  principio  di  quefla  Trage- 
dia nel  Circo  per  le  varie  acclamazioni,  dimande,  e  grida  de' Prafini, 
e  rifpofte  del  Miniflro  Ccfarco:  fenza  che  fi  polla  ora  da  noi  inten- 
dere, come  fi  faccffero  quc' Dialoghi,  e  fi  poteflero  difccrnere  quelle 

voci. 


Annali    d'  Italia  319 

voci.  Giuftiniano  ufcito  di  qucfto  tcrribil  cimento,   gcnerofamente  fi   EnA   Volg; 
applicò  a  rimettere  in  piedi  gli  Edifizj  rovinati  dalle   fiamme  durante  Anno  $31, 
la  fedizione  ;  e  fopra  tutto  eflendo  bruciata  l' infigne   Cattedrale   fab- 
bricata da  Coftantino,  tutto  fi  diede  ad  alzarne  un'altra  fenza  parago- 
ne più  magnifica  e  bella,  che  poi  fu  appellata  la  Chiefa  di' Santa  So- 
fia, e  riulci  un  Tempio  mirabile  a  tutti  i  Secoli  avvenire  . 

Anno  di  Cristo  dxxxiii.  Indizione  xi. 
di  Giovanni  II.  Papa  2. 
di  Giustiniano  Imperadare  7. 
di  Atalarico  Re  8. 

Confole  ^  Flavio  Giustiniano  AuGUSTOper  la  ter- 
1     za  volta  ;  fenza  Collega . 

L' Occidente  non  ebbe  Confolc  tn  qucft*  anno .   Stava  forte  a  cuor 
airimpcrador  Giuftiniaiw  la  guerra  medicata  contra  l' Affrica,   e 
verifimilmcnte  non  mancavano  a  lui  incitamenti  da  gli  antichi  abitatori 
Cattolici  di  quelle  contrade.   Ma  trovandofi   egli  tuttavia  impegnato 
nella  guerra  co'Perfiani,  e  perciò  impedita  la  prefa  ri foluzione  contra 
de' Vandali,  fece  trattar  di  pace  co'medefimi  Perfiani  W,  e  gli  venne  (a)  Marctl- 
fatto  di   concluderla  ne'  primi   Mefi  del  prcfentc  anno  per  mezzo  di  ('«•  Comes 
Rufino  Patrizio^  e  di  Rrmogene  fuo   Maggiordomo.   Quindi   mefla  in-  '»  chronu. 
Cerne  una  poderofa  Armata  navale,  piena  di  foldatcfche  agguerrite,  ne  ^,  Bill, 
diede  il  comando  a  Belifario  fuo  Generale,  nato  nel  paefe   fituato  tra  vandal. 
l'Illirico  e  la  Tracia;  che  già  avea  fegnalato  il  fuo  nome  con  azioni  ^-  i-  e-  S- 
gloriofe  nella  guerra  contra  de'fuddctti  Perfiani.  Accompagnato  dallo 
Storico  Procopia^  fciolfc  le  vele  il  prode   Capitano  da  Colfantinopoli 
fui  fine  di  Giugno;  arrivato  in  Sicilia,  vi  rinfrefcò  T  Armata;  e  con- 
tinuato pofcia  il  viaggio,  nel  dì  if.  di  Settembre  fece    fenza  oppofi- 
zione  la  fua  difcefa  m  Affrica.  Prima  di  quello  tempo  s'era  ribellata 
a  i  Vandali  la  Città  di  Tripoli,   per  opera  di  un  Cittadino  appellato 
Pudcnzio,  che  tolto  fpediti  alcuni  meflaggieri,  chiefe  foccorio  a  Giu- 
ftiniano;  ed  avutolo,  ridufie  alla  divozione  di  lui,  e  tenne  forte  tutti 
quella  Provincia.  Erafi  parimente  rivoltata  contra  de' Vandali   la  Sar- 
degna ad  iftigazione  di  un  certo  Goda^  Goto  di  nazione,  uomo  di  gran 
valore,  che  vi  era  llato  pofto  al  comando  dal  nuovo  Re  Gelimere^   e 
polcia  afTunfe  il  titolo  di  Re.  Quelli  ancora  fatto  ricorfo  a  Giuftinia- 
no,  con  oflcrirfegli  fuddito,  ottenne  un  rinforzo  di  quattrocento  fol- 
dati,  picciolo  aiuto  nondimeno  al  fuo  bifogno.  Difcefe  in  terra  la  fe- 
lice Armata  Cefarca  in  Affrica  al  Capovada;   giacche  per  ordine  del 
Re  Gcnferico,  primo  conquiftatore  di  quelle   Provincie,   in  tutte   le 
Città,  fuorché  in  Cartagine,  erano  fiate  diroccate  le  nuiraj  rifoluzio- 

cc. 


310  Annali    d' Italia. 

E%K  Volg.  ne,  che  parve  allora  di  gran  prudenza:  acciocché  fé  mai  gì'  Impera- 
Ànno  Sii-  dori  Romani  avcflero  voluco  ricuperare  il   paefe,  o  gli    AfFricani   di- 
voti del  nome  Romano,  far  delle  novità,  non  reftafle  loro   luogo  al- 
cuno forte  per  infelUre  i  Vandali}  ma  rifoluzione,  che  in  fine  fi  tirò 
dietro  la  rovina  del  Regno  Vandalico.  Però  Belifario  fcnza  difficultà 
s'impadronì  della  Città  di  Silletio,  e  quivi  cominciò  a  fentire  la  vici- 
nanza dell' cfercito  de' Vandali,  condotto  dal   Re    Gelimerc,  il   quale 
udito  che  ebbe  l'arrivo  de' Greci,  comandò,  che  fi  levafie  di  vita  il 
Re  Ilciericoj  già  nelle  carceri  rillretto.    Al   primo  incontro  Gelimerc 
prefc  la  fuga:  dal  che  animato  Belifario  fi   prefentò  davanti  a  Carta- 
gine coir  Armata  di  terra,  e  colla  flotta,  e  non  avendo  trovata  refi- 
itenza,  ebbe  l'ingrcfi^o  in  quella  Capitale,  fenza  faperfi  intendere,  co- 
me Gelimcre   prima  non  v'entrafie  alla  difefa,  e  come  con   tanta  fe- 
licità riufcifle  quella  imprefa  a  Belifario,  il  quale  finalmente  non  avea 
fcco,  fé  non  dieci  mila  Fanti,  e  cinque   mila  cavalli.   Come  di  una 
mirabil' avventura  fé  ne  ftupì  lo  llelTo   Procopio,  da  cui  abbiamo  la 
defcrizione  di  quella  Guerra. 

Giovò  fommamente  a  Belifario,  l'aver  Gelimerc  dianzi  fpedita 
ia  fua  Armata  navale  con  Zazonc  fuo  Fratello,  per  ricuperar  la  Sar- 
degna, non  immaginando  si   vicino  l'arrivo  e   lo   sbarco  della  flotta 
de' Greci.    Entrò  bensì  coftui   in  Cagliari,   trucidò   Goda   occupator 
dell'  Ilbla  con  tutti  i  tuoi  partigiani ,  e  di  quella  vittoria  inviò   tollo 
l'avvifo  al  Fratello  Gelimerc >  ma  la  nave,  che  lo  portava,   andata  a 
dirittura  a  Cartagine,  fenza  faper  la  mutazione  ivi  fcguita,  cadde  in 
mano  de'  Greci  vittoriofi .  Fu  cagione  eziandio  la  prefa  improvvifa  di 
Cartagine,  faputa  m  Hpagna,  che  ninno  effetto  produceffe  un'amba- 
fciata  di  Gclimere  incamminata  colà  per  indurre  'leode  Re  de' Vifigoti 
ad  entrare  in  legacci  Vandali.  Dappoiché  Belifario  ebbe  abbaflanza 
afficurata  con  nuove  fortificazioni  la  Città  di  Cartagine,  ulcì  in  cam- 
pagna colla  fua  Armata,  per  aflalire  Gelimerc,  con  cui  s'era  riunito 
Zazonc  fuo  Fratello  colla  flotu  richiamata  dalla   Sardegna.   Vcnnefi 
ad  un  fatto  d'armi,   fu  sbaragliato  l'efercito  Vandalo,  e   Gelimerc 
colla  fuga  fi  mife  in  falvo .  Nel  campo  loro  aveano  i  Vandali  le   lor 
Mogli,  Figliuoli,  e  tefori,  fperando  forfè,  che  la  difefa  e  prefenza  di 
pegni  si  cari  avelTc  da  ifpirar  più  coraggio  a  i  combattenti .  Ma  nulla 
giovò  ad  cffii  tutto  andò  a  lacco,  e  si  grande  fu  il  bottino   toccato 
a  i  vincitori,  che  parve  cola  incredibile.   Oltre  all' ecceffivc   prede 
fatte  da  quc'  Barbari  fui   principio  della  conquifta  fopra  i  fottomeffi 
AfFricani,  aveano  cffi  raunate  immenfc  fomme  d'oro  ne  gli  anni  ad- 
dietro colla  vendita  de'  loro  grani .  In  quella  giornata  perderono  tutto . 
Succedette  quella  fortunata  battaglia  verfo  la  metà  di  Dicembre  ncU' 
Anno  prefente,  di  modo  che  fatte  in  tre  Mefi  tante  azioni  recarono 
fomma  gloria  a  Belilario.  In  quello  mcdefimo  Anno  perche  gli  Ere- 
tici aveano  fparfa  voce,  che  Giulliniano  Augufto  concorreva  ne' loro 
(a)  I.6.C.    empi  fcntimcnti,  egli  a  fine  di  diftruggere  quella  ingiuriofa  diffama- 
d*  fumma     ;^ione   pubblicò  un  fuo  Editto  C*»),  m  cui  elpofe  la  credenza  fua  uni- 
itinittne ,  '  •  for» 


Annali     d'  Italia.  jxi 

forme  alla  dottrina  della  Chiefa  Cattolica.  Inviò  ancora  degli  Amba-  E«a  Vo!». 
fciatori  a  Papa  Giovanni  con  fua  Lettera,  in  cui  protefta  di  accettare  Anno 533. 
i  quattro  Concilj  Generali  della   Chiefa  di    Dio.    E  coli' ambafciata , 
fecondo  l'atccrtato  di  Aiiaftafio  Bibliotecario  (<»),  vennero  ancora  varj  ^,)  Anatla' 
regali  preziofi ,  ch'egli  mandava  ad  offerire  a  San  Pietro  nella  Bafilica  Bìklìothec' 
Vaticana.  Scritfe  in  oltre  una  Lettera  ad  Epifanio  Patriarca  di  Coltan-  "»  Johan- 
tinopoii  C^),  dove  parimente  efpone  la  fua  Fede,  condanna  gli    Ere-  "/.  ^'\ 
tici  tutti,  e  conferma  i  fuddctii  quattro  Concilj:  cofe  tutte,  che  gli  dj fùmm 
acquetarono  gran  credito  in  Roma,  e  preflb  tutti  i  Cattolici.  Final-  trinit. 
mente  nel    Dicembre  del   prcfcnte    Anno   furono   pubblicate   da   c(\'o 
Imperadore  le  Ifiituzioni  del  Diritto  Civile  e  i  Libri  de  i  Digefti^  fic- 
comc  apparifce  dalle  due  Prefazioni  ftarapace  in  fronte  di  quelte  Opere 
infigni . 

Anno  di  Cristo  dxxxiv.  Indizione  xii. 
di  Giovanni  li.   Papa    3. 
di  Giustiniano  Imperadore  8. 
di  Teod  A  To  Re   I. 

(  Flavio  Giustin  i  ano  Augusto  per  la  quar- 
Confolì  <       ta  volta, 

C  Flavio  Teodoro  Paolino  juniore. 

QUefto  Paolint  Confolc,  creato  in  Occidente,  fccondochè  abbia- 
mo da  una  Lettera  del  Re  Jtalarico  CO  fcritta  al  medcfìmo,  fu  (e)  cajfoj 
Figliuolo  di /^<r«(i«z?£>,  liuto  Confole  nell'Anno  foj.  &  era  delU  l.^.upift.  < 
FìmigVii  Decia .  Scg\i\tò  Belifario  in  qucft'  Anno  il  felice  corfo  delle  "• 
fue  vittorie  con  impadronirfi  della  Città  d' Tppona,  oggidì  Bona,  dove 
gli  venne  alle  mani  buona  parte  del  tcforo  di  Gelimere,  mentr'egli 
pcnfava  di  rifugiarlo  in  Ifpagna.  Scorrendo  la  di  lui  flotta  il  Mediter- 
raneo fino  allo  Stretto  di  Gibilterra,  fottomifc  al  dominio  Cefareo 
la  Sardegna,  la  Corfica,  Ceuta,  Evizza,  Maiorica,  e  Minorica.  En- 
trarono parimente  le  lue  armi  in  Ccfarca  Città}  e  Gelimere  alTcduto 
nel  Monte  Pappua,  con  proporgli  nella  Corte  dell'  Imperadore  il  grado 
di  Patrizio,  ed  altri  vantaggi,  s'induffc  a  renderli  a  Belifario,  da  cui 
fu  condotto  a  Coftantinopoli .  Colà  portelli  il  valorofo  Capitano,  per- 
che avca  egli  fcoperto  d'elTere  ftato  calunniato  preflb  di  Giuftiniano 
Augulto,  quafichè  egli  meditafle  di  fai  fi  padrone  delle  Provincie  in 
si  poco  tempo  conquiftatc .  L'andata  fua  dillipò  quelle  nebbie.  Fu 
egli  introdotto  in  Collantinopoli  nionfalmentc,  come  ne' Secoli  ad- 
dietro Ci  praticava  in  Roma.  Prcicntò  all' Imperadore  non  folo  Geli- 
mere  e  i  prigioni  Vandali,  ma  eziandio  le  immenfe  ricchezze,  afpor- 
rate  dall'Affrica,  e  fpezialmcnte  i  vafi  antichi  del  Tempio  di  Saio- 
Tom.  HI.  S  s  mone. 


32-2,  Annali    d'     Italia. 

Era  Volg.   mone,  che  appreflb  furono  da  Giuftiniano  inviati  alle  Chiefe  di  Ge- 
ANNOJ34.   rufalemmc.  Fece  Giuainiano  fentiie  la  fua  liberalità  a  Gelimerc,  con 
afTegnargli  molti  beni  nella  Galazia,  raa  non  gli   fu  già   conferita   U 
dignità  di  Patrizio,  perchè  coftui  non  potè  indurfi  giammai  a  rinun- 
ziare all' Arianismo.  A  qucfte  allegrezze  fuccederono  delle  triftezze> 
imperocché  non  sì  to'fto  fu  partito  dall'Affrica  Belifario,  che  i  Mori 
fi  ribellarono,  e  Salomone  lafciato  quivi  per  Governatore  ebbe  molto 
da  fare  a  foftenerfi  ;  ed  ancorché  in  una  battaglia  deffe  loro  una  rotta, 
pure  i  medefimi  fi  rimettevano  predo  in   forze,  e   feguitavano   a   far 
tefta.  Finalmente  andarono  in  fumo  tutti  i  loro  sforzi.   Intanto  anche 
in  'Italia  cangiarono  faccia  gli  affari,  perchè   il   Re   Ataìarìco   mancò 
di  vita  in  queft'Anno.  Giacche  Amcilafunta  fua  Madre  era  (lata  for- 
zata ad  allevarlo,  come  vollero  i  Goti,  egli  sfrenatamente  fi  era  dato 
in  preda  alla  luffuria,  alla  crapula,  e  ad  altri  Vizj,  per  gli  quali  con- 
(a")  Procof.     traffc  una  lunga  malattia,  che  il  conduffe  in  fine  al  fepolcro  {a).  Al- 
deBell.  Gì-   lora  fu  che  Amalafunta,  temendo  di  cadere  affatto,  cominciò   fcgre- 
thic.  Ub.  I.   tamente  a  trattare  con  Giuftiniano    Augufto  di   rinunziargli   1'  Italia, 
«"/•  3-  e  Ji  ritirarli  a  Coftantinopoli .  Ma  non  illette  poi  falda  in  quello  pen- 

Cxcro .  Teodato ^  o  fia  Teodoto^  Figliuolo  del  primo  matrimonio  di  Ama- 
lafrida  Sorella  del  fu  Re  Teoderico,  menava  allora  vita  privata  in  To- 
fcana,  dove  poffedeva  di  gran  beni,  uomo  ben  iftruito  nelle  Lettere 
Latine  e  nella  Filofofia  di  Platone,  raa  dappoco,  ignorante  nell'arte 
militare,  e  ftraordinariamente  dato  all'intercffe,  aveva  egli  fatto  non 
poche  eftorfioni  e  prepotenze  in  que'paefij  e  per  gli  ricorfi  e  do- 
glianze di  varj  particolari  chiamato  a  Ravenna  era  ftato  proceffato, 
ed  obbligato  a  reftituire  il  mal  tolto:  perlochè  odiava  a  morte  Ama- 
lafunta. Cominciò  anch' egli  fegretamence  un  trattato  con  Giuftiniano, 
per  farlo  padrone  della  Tofcana .  Non  andò  più  oltre  l'affare,  per- 
chè Amalafunta,  parte  per  paura,  che  i  Goti  abbandonata  lei,  fi  vol- 
ge ffero  a  Teodato,  unico  germoglio  della  Famiglia  Amala,  parte  per 
ifperanza  di  cattivarfi  l'animo  di  coftui  con  un  gran  benefizio,  il 
chiamò  a  Ravenna,  e  gli  propofe  di  farlo  Collega  nel  Regno,  pur- 
ché promettefTe  di  portare  bensì  il  nome  di  Re,  ma  di  lafciare  in 
fatti  profeguir  lei  nel  comando.  Quanto  ella  volle.  Teodato  giurò  di 
efcguire . 
(b)  Calfiod.  Salito  che  fu  Teodato  fui  trono,  non  men  egli, che  Amalafunta  (^) 

l.  IO.  Epift.  ne  fcriffero  a  Giuftiniano  Augufto,  con  pregarlo  di  continuar  la  pace 
I- C5'  2-        con  loro.  Ma  durò  poco  la  fefta.  Teodato  ridendofi   delle  promeffe 
fatte ,  e  fol  ricordevole  delle  procedure  precedentemente  contra  di  lui 
fatte,  uniffi  co  i  nemici  di  Amalafunta,  fece   levar  la  vita  ad  alcuni 
(e)  Jordan,   de' fuoi  aderenti,  e  in  fine  cacciò  lei  fteffa  in  efilio  (0,  confinandola 
de  Reb.  Gè-  in  uii' Ifoletta  nel  Lago  di  Bolfena,  dove  la  mifera  da  lì  a  poco   per 
m'crf/or    comandamento,  o  pure  con  faputa  di  effo  Teodato,  fu  ftrangolata  da 
Turonenfi!  '   '  parenti  di  que'Goti,  ch'ella  avea  nel  tempo  del  fuo  governo  fatti 
i;i.  3.  0.  31.  privare  di  vita.  Gregorio  Turonenfe  (-0  mal  informato  di  quefti  affa- 
ri, racconta  una  diceria,  che  dovca  correre  per  le  piazze,  ed  ha  tutta 

la 


Annali    d'  Italia.  313 

la  ciera  d'una  Fola,  ma  che  nondimeno  potrebbe  contenere  qualche  Era  Voi». 
vclligio  di  verità.  Raccanta,  dico,  egli,  che  dopo  la  morte  di  Teo-  ANN0534. 
derico  reftò  in  vita  Anafleda  Moglie  di   lui,  e  Sorella  di  Clodoveo 
Re  de' Franchi,  con  una  Figliuola.  Dee  intendere  di  ^mala/untarmi 
fenza  dir  parola  di  Atalarico.  Quella  Figliuola  fi  diede   in   preda  ad 
un  fuo  Famiglio,  appellato  Traguilla,  e  con  effb  lui  fcappò  in  una 
forte  Città.  Bifognò  mandare  un  efercito  per  levarla  di  là,  e   ridurla 
a  cafa:  il  che  l'eguì  dopo  aver  tolto  di  vita  il  fuo  Drudo.    Irritata  la 
Figliuola,  pofe  del  veleno  nel  Calice,   da  cui  dovea  bere  la   Madre 
nella  Comunione  Eucariltica.  Erano  effi  tutti  Ariani.  Morì  fua   Ma- 
dre, e  i  Goti  fdcgnati  centra  della  Figliuola  parricida,  eleflcro  in  Re 
loro  Teodato,  il  quale  in  un  bagno  fommamente  rifcaldato  la  fece  mori- 
re. Aggiugae,  che  i  Re  de' Franchi  Childeberto,  datario ,  e  Teodeberto 
fecero  querela  di  quefto  col  Re  Teodato,   minacciandogli  la  guerra > 
e  che  Teodaio  li  placò  e  fece  tacere  con  un  regalo  di  cmquanta  mila 
feudi  d'oro.  Cosi  il  Turoncle.  La  verità  fi  è,  fé  pur  s'ha  da  credere 
a  Procopio,  che  difpiacque  forte  all' Imperador  Giufliniano  l' ingrati- 
tudine e  crudeltà  di  Teodato  contra  di  una  Principefla,  che  fin' allora 
avea  mantenuta  sì  buona  corrifpondenza  coli' Imperio  d'Oriente.  Ma 
dall'altro  canto  fi  rallegrò  in  fuo  cuore,  perchè  la  fortuna  gli   avefic 
fommini (Irata  così  pLauGbil  ragione  di  muover  guerra  a  i  Goti,   cioè 
una  congiuntura  tanto  da  lui  dcfiderata  di   potere   ricuperar  l'Italia. 
Covò  egli  quefto  penfiero  nell'Anno  prelente,  ma   con  fare   gli   op- 
portuni preparamenti  pel  fuficguente}  e  intanto  dalle  Lettere  di  Caf- 
fiodorio  fi  ricava  avere  Tcodato  ricevuto  di   belle  parole  da  Giufti- 
niano,  il  quale  s' infinie  per  un  pezzo  di   non  fapere  l'iniquo   tratta- 
mento fatto  ad  Amalafunta,  ma  fenza  dar  ficurezza  alcuna  di   pace.  * 
Perlochè  Tcodato  di  nuovo  fpedì  altri  Ambalciatori  a  Giuiliniano,  e 
la  Regina  Gundelina  fua  Moglie  anch' ella  fcrifle  a   Teodora   Augulta, 
con  anfietà  di  afiicurar  fra  di  loro  il  nodo  di  una  buona  amicizia .  JNiuna 
apparenza  di  verità  ha  ciò,  che  il  fuddetto  Procopio  nella  Stona  fe- 
grcta  di  Giuftiniano  lalciò  fcritto,  cioè  che  Teodato  fece  morire  Ama- 
lafunta per  configlio  di  Giuftiniano,  iftigato  a  ciò  da  Teodora  Augu- 
fta,  che  avea  conceputa  gelofia  in  ilcorgere  l'anlìetà  del   Marito   per 
vedere  Amalafunta  in  Coftantinopoli,   temendo,   ch'ella  poteflè   torle 
la  mano  nel  cuore  di  lui.  Ancorché  fi  fia  già  da  noi  veduta  la   pub- 
blicazione del  Codice  di  Giuftiniano,  fatta  nell'Anno  yip.   pure  nel 
prefente  fu  ripubblicato  quel  Libro  con  vane  giunte  e  mutazioni,   e 
tal  quale  noi  ora  l'abbiamo.  Se  in  Oriente  era  tutto  rivolto  l'animo 
di  Giuftiniano  a  dilatare  i  confini  dell'Imperio,  non  era  minor  la  fete 
ne  i  Re  de' Franchi.  Per  appagarla  non  ii   perdonava  a  tradimenti  e 
fcelleraggini ,  né  fi  teneva  ficuro  l'un   Fratello  dell'altro.    Miravano  W  ^"^lanus 
eflx  con  occhio  insoido  il   confinante   Regno  de' Borgognoni,  e   ocr  ■f^'^'"""''f- 
ingoiarlo,  lecondoche  s  ha  da   Mano   Aventicenfe  (a),  s  unirono  in-  (b")    Gregor. 
fieme  nell'Anno  prefente  Childeberto,  datario,  e  Teodeberto  Figliuolo  Turonenfis. 
del  Re  Teoderico  o  fia  Teodorico.  Gregorio  Turonenfe  W,  e  Frc-  '■  3-  '^P- 

S  s  i  dega-        "■ 


Era  Volg. 
A N  NO  534. 
(aj  Fred:- 
garins  in  E- 
piji.  <:.    37. 


(b)  Baro». 
Annal.  Ucci. 
(e)  Hijlor. 
Mìfcella 
Uh.  16. 
(d)  Calfiod. 
l.  IX.   Efift. 
»7. 


32,4  Annali     d'  Italia. 

dcgario  (■«)  fcrivono,  che  folamcnte  Childebcrto  e  dotarlo  imprcfero 
la  guerra  centra  de' Borgognoni,  e  che  Tcoderico  lor  Fratello  non  vi 
volle  intervenire .  Ma  (cmbra  ben  più  fondaco  il  racconto  di  Mario  . 
Vedremo  fra  poco,  che  Teodcbcrto  di  lui  Figlio  mandò  in  Italia  de 
i  Borgognoni,  fegno  che  anch'egli  entrò  a  parte  della  conquida.  La 
conclufione  fu,  che  quei  Re  fi  mifero  all'afledio  della  Città  di  Au- 
tun,  ruppero  in  una  battaglia  Gtdomaro  Re  de' Borgognoni,  e  diven- 
nero con  ciò  padroni  di  quel  Regno,  che  abbracciava  allora  il  Lio- 
ncfe,  il  Dclfinato,  la  Borgogna  moderna,  ed  altri  paefi,  ch'eflì  divi- 
fero  fra  loro.  Credefi,  che  in  queft'  Anno  termiinafle  i  fuoi  giorni  Teo- 
dertce  fuddetto.  Fratello  d'effi  Re,  con  avere  per  fuo  fucccflbre  il  men- 
tovato Tcodcberro  fuo  Figliuolo.  E'  di  parere  il  Cardinal  Baronie  W, 
che  anche  nell'anno  prclcnte  appartenga  la  terribjl  Careltia,  di  cui 
parla  D  izio  Arcivefcovo  di  Milano  nella  Storia  Mifcella  (f),  deducen- 
dolo da  una  Lettera  C^)  fcritta  da  CaJJìodorio  Prefetto  del  Pretorio  in 
qucfti  tempi  al  medefimo  Dazio,  per  fignificargli  il  foccorfo  di  pani- 
co, deftinato  dal  Re  in  fovvenimento  de' Popoli.  Ma  più  probabil- 
mente la  Carcftia  rammentata  da  cflb  Arcivefcovo  appartiene  all'anno 
f  58.  Per  altro  da  altre  Lettere  del  medefimo  Caflìodorio  apparifcc  af- 
flitta l'Italia  ancora  in  queft' anno  dalla  Careftia,  e  qual  provvifione  fi 
faceffc  per  aiutare  i  Popoli  in  si  fiera  congiuntura  . 

Anno  di  Cristo  dxxxv.  Indizione  xiii. 
di  Agapito  Papa   i. 
di  Giustiniano  Imperadorc  p. 
di  T  EODA  To  Re  2. 

Confole    i  Flavio  Belisario,  fenza  Collega. 


(e)  Pagius 
Crìi.  Baro», 
ad  hnnc 
Jlnnum . 


IN  ricompenfa  delle  gloriofe  azioni  di  Belifaris^  fu  a  lui  in  queft' 
anno  conferito  1'  onore  del  Confolato .  Niun  Confolc  fu  creato  in 
Occidente,  perchè  già  s'erano  cominciati  ad  imbrogliare  gli  affari  tra 
Giujliniano  Augufto  e  il  Re  Teodato.  E  da  qui  innanzi  per  quefta  ra- 
gione ceffarono  affatto  i  Confoli  Occidentali .  Pofe  fine  nel  prefentc 
anno  a  i  fuoi  giorni  Papa  Giovanni  II.  e  la  fua  morte  vien  riferita  dal 
Padre  Pagi  (0  al  dì  z/.  di  Maggio.  Ebbe  per  fucceflbrc  nel  Ponti- 
ficato Agapit»  Arcidiacono,  Romano  di  patria.  Lulìngavafi  tuttavia  il 
Re  Tcodato  coli* andar  mandando  Ambafciatori  e  Lettere  di  poter  pa- 
cificare r  Imperador  Giuftiniano,  che  Ti  moltrava  fdcgnato  non  poco 
per  la  morte  data  alla  Regina  Amalatunta,  attribuendo  ad  ingiuria  pro- 
pria l'aver  privata  di  vita  una  PnncipeHa,  che  era  fotto  la  fua  pro- 
tezione. Ma  s'avvide  in  queft' anno  quanto  foflcro  fallaci  le  fperanze 

fue. 


Goth.  tii>.  I. 
(.  5. 


Annali    d'  Italia.  3x5 

fuc.  Giuftiniano,  a  cui  non  era  ignoto,  come  fofTc  vii  di  cuore  e  ti-  Era  Volg. 
morofo  il  Re  Teodato,  e  che  i  Popoli  Cattolici  d'Italia  amercbbono  ANN0535. 
più  il  comando  di  un  Principe  Cattolico,  che  de' Goti  Ariani:  {a)  fi-  (a")  pri>cep. 
nalmente  alzò  la  vi  fiera,  e  fpinfe  la  Flotta  Tua,   comandata  dal  vaio-  ^'  -f'';' 
rofo  e  faggio  fuo  Generale  Bclifario  addofTo  alla  Sicilia,  ch'era  allora 
della  giurifdizionc  de' Goti,  con  fingere  di  paHare  in  Affrica.  Non  piiì 
che  circa  otto  mila  armati  tra  Fanti  e  Cavalli  venivano  su  quella  Flot- 
ta: del  che  fi  maravrglierà  chiunque  è  avvezzo  a  vedere    con   quanta 
gente  fi  facciano  le  guerre  e  gli  aflcdj  de'noftri  tempi.  Ordinò  pari- 
mente Giuftiniano  a  Mondo,  o  fia  Mundonc,  fuo  General  dell'armi 
nell'Illirico,  di  pafTar  colle  fue  genti  in   Dalmazia,  e  di    ridurre,  fé 
fi  poteva,  alla  fua  ubbidienza  Salona  Capitale  di  quella  Provincia.  Ne 
contento  di  ciò,  perche  ben' apprendeva  le  forze  de' Goti,   fcriffe  a  i 
Re  Cattolici  de' Franchi,  affine  d'indurii  ad  una  Lega  offenfiva  con- 
erà de' medefimi  Goti,  facendo  valere  il  motivo  della   Religione,  ed 
accompagnando  le  premure  fue  con  un  regalo  di  molta  moneta,  e  con 
promeffa  di  molto  più ,  fé  feco  fi  univano  a  i  danni  de'  Goti .  Volen- 
tieri accettarono  effi  un  tale  impegno.  Riufcì  a  Mundone,  giunto  che 
fu  nella  Dalmazia,  di  sbaragliare  in  un  conflitto  quanti  Goti  gli  vol- 
lero contraltare  il  palio.  Afl'alita  poi   Salona,   in  pochi  giorni  la    co- 
ftrinle  alla  refa:  con  che  la  Dalmazia  venne  in  potere  di  Giuftiniano. 
Non  fu  men  favorevole  a  Bclifario  la  fortuna   in   Sicilia.    Sbarcata  la 
fua  gente,  venne  tofto  alla  i'ua  divozione  Catania,  poi  Siracufa,    e  di 
mano  in  mano  tutte  l'altre  Città  di  quella  felice  Ifola,  a  riferva  di  Pa^ 
Icrmo,  in  cui  il  prefidio  Gotico  moftrò  di   volerfi   bravamente  difen- 
dere. Ma  entrate  nel  porto  le  navi  Greche,  ed  ofTervato,  che  gli  al- 
beri d'elTe  fopravanzavano  l'altezza  delle  mura  della  Città,  fece  Bcli- 
fario tirar  lafsù  un  gran  numero  d'arcieri,  che  colle  faette  offendeva- 
no i  difenfori,  in  guifa  che  non  paflarono  molti  giorni,   che  la   Città 
capitolò  la  refa.  Però  fenza  gran  fatica  pafsò  tutta  la  Sicilia  fotlo   il 
dominio  di  Giuftiniano,  vantaggio  confiderabile   per  la  meditata   im- 
prcfa  d'Italia,  effendofi  in  quefta   maniera   tolto  a  i  Goti  il  granaio, 
da  cui  erano  foliti  di  cavare  i  grani  loro  occorrenti  pel  bifogno  della 
ftclTa  Italia.  Con  quefta  felicità   terminò  il   primo  anno  della  guerra 
Gotica i  e  Bclifario,  che  avrebbe  dovuto  deporre  il  fuo Confolato'in  Co- 
ftantinopoli,  nell'ultimo  di  dell'anno  fece  la   folcnnità  di   quella  fun- 
zione entrando  in  Siracufa,   con  ifpargcre   monete  d'oro  al    Popolo, 
tutto  feftofo,  per  trovarfi  libero  dal  giogo  de' Barbari .  Attcfe  in  quc- 
fti  tempi  r  Imperador  Giuftiniano  a  rimettere  in  buono  ftato  le  Cit- 
tà e  Chiefe  dell' Aft'rica,  dove  fece  non  poche  fabbriche.  E  perch'egli 
fi  volea  moftrar  grato  e  benefico  verfo  la  Patria  fua,  che  era  un  pic- 
ciolo Luogo  appellato  Taurefio  nella  Dardania,  o   fia  nella  Mefia  fu- 
periore  (i):  quivi  fabbricò  una  bella  Città  con  canali  d'acqua.  Chic- 
fé,  palagi,  portici  larghi,  piazze  pulite,  bagni,  ed  altri  comodi  ed  or-  ^^|r^  '%»-' 
namcnti  pubblici >  e  a  quefta  Città  pofe  il    nome  di    Giujliniana   Pri-  jiinim.  l. /^. 
ma,  eoa  aver  poi  impetrato  da  Papa  Vigilio,  che  al  Vefcovo  d'efla, 

come 


3i6  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  come  a  Metropolitano,  foflcro  fottopofte  le  Chiefe  delle  due  Dacie, 
Annos3<5.  della  Mefia  fupenorc,  e  della  Pannonia.  ElTendo   mancato  di  vita   in 
queft'anno  Epifanio  Vefcovo  di  Coftantinopoli,  per  opera  di  Teodora 
Augufta,  empia  ed  iniqua  Donna,  fu  eletto  fuo  (ucceflbre  ^«?mo  Ve- 
fcovo di  Trabifonda,  Eretico  coperto,  che  durò  poco  in  quella  Sede. 

Anno  di  Cristo  dxxxvi.  Indizione  xiv. 
di  Silver  IO  Papa  i. 
di  Giustiniano  Imperadore  io. 
di  V  iTiGE  Re  I. 

fenza  Confoli, 

FU  fegnato  l'anno  prefente  in  Oriente  colla  formula  Pefi   Confida- 
tum  Flavii  Belifarii .  E  in  Occidente  con   quella  di  Pofl  Confula- 
tum  Paulini  Amo  II.    Era  il  Re   Teodato  allevato  fra  gli   lludj   delle 
Lettere,  ed  inefperto  affatto  nel  meftiere  dell'armi;  portava  anche  in 
petto  un  cuor  di  Donna  j  e  la  fua  Platonica  Filofofia  gì' ifpirava  fola- 
mente  l'amor  del  ripofo,  e  non  già  il  coraggio  neceffario   per   fofte- 
nere  una  guerra,  e  far  fronte  a  i  pericoli.   Ora  a  quello  coniglio,  oc- 
cupata che  fu  la  Sicilia  da  i  Greci,  cadde  il  cuore  per  terra;  e  tro- 
(a)  PrHop.    vandofi  in  Ravenna  Pietro  Ambafciatore  di  Giuftiniano  (<«),  da  folo  a 
Ae  Bel.  Got.  {q\q  trattò  feco  delle  maniere  di  pacificar  l'irato  Augufto,  e  di  tron- 
Itb.  I.  e.  6.  ^jjj.p  -j  (;o,.fo  all'incominciata  guerra.  Tra  loro  fi  convenne,  che  Teo- 
dato cederebbe  ad  ogni  fuo  diritto  fopra  la  Sicilia;  manderebbe  ogni 
anno  all' Imperadore  una  Corona  d'oro  di  pcfo  di  trecento  libre;   eli 
darebbe  tre  mila  Goti  al  fuo  fervigio,  ogni  volta,  che  li  richiedere > 
non  farebbe  lecito  a  Teodato  di  far  morire  alcun  Sacerdote  (che  Ve- 
fcovo vorrà  qui  fignificare),  o  Senatore,  né  di  confifcare  i  lor  beni, 
fenza  l'approvazion  dell' Imperadore;  al  quale  eziandio  fi  dovea  ricor- 
rere, qualora  fi  volcfle  promuovere  alcuno  alla  dignità  di  Patrizio,  e 
di  Senatore;  che  nelle  acclamazioni  ufate  ne  gli  Spettacoli  e  ne' Giuo- 
chi Circenfi,  prima  fi  augurafle  felicità  all' Imperadore,  ed  apprelTo  a 
Teodato i  ne  fi  poteflcro  alzare  ftatue  in  onore  del  Re,  fé  non  unita- 
mente con  quella  di  Giuftiniano;  e  a  quefta  ancora  fi  deflc  la  man  di- 
ritta. Con  quefti  patti,  creduti  fufficienti  a  calmare  lo  fdegno  Impe- 
riale, fu  rimandato  1'  Ambafciatore  a  Coftantinopoli.  Ma  appena  arri- 
vato ad  Albano,  fu  richiamato  indietro  a  Ravenna.  Teodato  dubitan- 
do, che  non  fi  appagafle  Giuftiniano  di  quanto  s'era  convenuto,  e  pa- 
rendogli la  guerra  una  montagna,  che  gli  fi  rovefciafle  addoflb,  volle 
di  nuovo  udire  su  quefto  i  fentimenti  dell'  Ambafciatore.   L'accorto 
Pietro  maggiormente  gì' inculcò  come  inevitabile  la  guerra,  e  fecola 
di  lui  rovina,  tanto  che  l'indufle  a  dire,  che  fé  non  foflcro  piaciute  le 

pri- 


Annali    d'  Italia.  3x7 

prime  propofizioni,  egli  era  difpofto  a  cedere  tutto  il  Regno,  purché  Era  Vo'g. 
GiulHniano  gli  affegnaffe  beni  capaci  di  dare  una  rendita  annua  di  mille  Annoj3ó, 
e  dugento  libre  d'oro.  Con  quella  conclufione  Pietro  fi  rimifc  in  viag- 
gio .  Tuttavia  per  meglio  afTicurarfi  Teodaio,  che  riufcifle  bene  il  di- 
iegno,  obbligò  Papa  /Agapito  ad  andartene  anch' egli  a  Goftantinopoli, 
per  trattar  di  pace  con  Giuftiniano .   Procopio  folamente  fcrive,  aver 
egli  fpedito  in  compagnia  di  Pietro  Rujiico^  uomo  Romano,  ed  uno 
de' Sacerdoti ,  fuo  intrinfcco  amico.    Crede  il  Cardinal   Baronio,  che 
Agapito  potefle  anche  portare  il  nome  di  Rujìko .  Ma  fé  Procopio  aveflc 
intelo  di  parlare  d'un  Pontefice  Romano,  avrebbe  adoperato  altre  pa- 
role. Parmi  più  verifimile,  che  Agapito  o  prima,  o  dopo  di  Pietro, 
andatTe  d'ordmc  del  paurofo  Teodato  a  proccurare  un  qualche  aggiu- 
ftamento  con  Giuftiniano.  Liberato  Diacono  {.à)  ci  fa  fapere,  aver  Teo-  fa)  ^'htrat. 
dato  fcritte  fulminanti  Lettere  al  Papa,  e  Senato  Romano,  minaccian-  '"  ^''«'^''"■• 
do  di  far  uccidere  tutti  i  Senatori,  e  le  lor  Mogli  e  Figliuoli,  fé  non         ^" 
fi  adoperavano  per  far  defiftere  l' Imperadore  dall' invafion  dell'Italia; 
e  che  per  qucfto  il  Papa  andò  Ambafciatore  a  Goftantinopoli .  Per  far 
quefto  viaggio,  trovandofi  il  buon  Pontefice  fenza  danari,  fu  coftretto 
ad  impegnare  i  vafi  facri  :  particolarità  a  noi  confervata  in  una  Lette- 
ra di  Caffiodorio  (^),  in  cui  ordina  a  i  Teforieri  del  Re  di   reftituire  (b)  Caffmà. 
effi  vafi  alla  Bafiiicadi  San  Pietro.  Giunto  Papa  Agapito  a  Coftantino-  '•  '2..  Efìfl. 
poli,  fu  onorevolmente  accolto  da  Giuftiniano,  ma  non  potè  indurlo  ad  *°' 
entrare  in  trattato  di  pace, allegando  egli  d'aver  fatto  di  grandi  fpefe  per 
mettere  infieme  quell'Armata,  e  di  non  voler  averle   buttate.   Tanto 
bensì  fi  adoperò  con  eflb  Imperadore,  che  gli  venne  fatto  di  deporre 
Antimo  dal  Patriarcato  di  Goftantinopoli,  perchè  contra  i  decreti   de' 
facri  Canoni  trasferito  da  una  Chiefa  ad  un'altra,  e  molto  più  perchè 
convinto  di  fomentar  dottrine  ereticali  (0  .  In  fuo  luogo  fu  eletto  Men-  (e"!  Anaftaf. 
na,  buon  Cattolico,  e  degno  di  quella  illuftre  Sedia.  E  tutto  ciò  av-  ^'kl'o'^i^- 
venne,  ancorché  Teodora  Augufta  facefle  ogni  poffibile  sforzo  per  fo-  '"  ^"■-^i'^' 
ftener  Antimo,  e  con  efibizion  di  regali,  e  con  varie  minacele  tentafle Z^' H//?m< 
di  rimuovere  il  Papa  dall' abbattere  quefto  fuo  Favorito.  MifcelU 

Arrivarono  in  quefto  mentre  a  Goftantinopoli  Pietro  e  Ruftico,^'^-  '"^■ 
che  efpofero  le  prime  propofizioni  del  Re  Teodato  C»^),   e  veggendo  (d)  Proco^. 
coftante  Giuftiniano  in  volere  la  guerra,  sfoderarono  le  ultime,  cioè  la  ''' -B*';-  Gur 
ceffione  del  Regno.  Allora  Giuftiniano  tutto  lieto  non  fi   fece  punto  '^'^/  <'''  '' 
pregare  ad  accettarle;  e  non  tardò  a  rifpedire  in    Italia  lo   fteftb  Pie- 
tro^  ed  Atanafio^  con  ordine  e  facultà  di  fegnar  quella  capitolazione. 
Vennero  amendue  a  Ravenna,  ma  ritrovarono  mutato  di  penfiero  Teo- 
dato, e  fé  fteftì  burlati.  La  cagion  fu,  che  avendo  egli  inviato  in  Dal- 
mazia un  buon  efercito,   per  riacquiftare   Salona,  in  una  zuffa  reftò 
morto  Mauricio  Figliuolo  di  Mondo  Generale  braviflìmo  di   Giuftinia- 
no in  quelle  parti.  Ufcito  poi  di  Salona  lo   fteflb   Mondo,  sbaragliò 
bensì  i  Goti,  ma  nell' infeguire  i  fugitivi   vi  lafciò  anch' egli  la  vita. 
Quefto  avvenimento  rimife  l'anima  in  corpo  a  Teodato,  e  comincian- 
do c^li  oramai  a  concepire  delle  fperanzc  di  maggiori  fortune,  fi  nfe 

de 


31?  Annali    d' Italia. 

Eh  A  Vo1g.  de  gli  Ambafciatori  Ccfarei,  e  nulla  volle  attenere  di  quanto  avea  dian- 
A>wo  530.  zi  prornefTo .  Informato  poi  di  tutto  con  lettere  l' Imperadorc,  diede 
ordine  a  Belifario  di  portar  la  guerra  in  Italia,  e  fpedi  CoJìaKziano  fuo 
Contcftabile  con  un'Armata  navale  verfo  Salona,  la  quale  fu  m  breve 
rimeffa  con  tutta  la  Dalmazia  e  la  Liburnia  fotto  il  dominio  CeCareo  j 
e  i  Goti  co  i  lor  Capitani  fé  ne  tornarono  a  Ravenna.  All'intrepido 
Papa  jigapito  intanto  non  ballò  di  avere  deporto  Antimo;  certificato 
ancora  dell'empietà  e  guada  credenza  di  Severo,  che  avea  in  addietro 
ufurpato  il  Vcfcovato  d'Antiochia,  e  di  Pietro,  Zoara,  ed  Ifacco, 
anch' edì  Eretici,  tutti  rifugiati  in  Coftantinopoìi  fotto  l'ali  di  Teodo- 
ra Augurta,  protettrice  di  fimi!  gente,  fi  (ludiò  di  farli  cacciar  fuori 
della  Città.  Ma  in  mezzo  a  tanto  fervore  venne  la  morte  a  rapire  que- 
llo fanto  Pontefice  nel  dì  21.  d'Aprile.  Un  funtuofifTimo  funerale  gli 
fu  fatto  in  Coftantinopoli,  e  pofcia  trafportato  fu  il  corpo  fuo  in 
una  cada  di  piombo  a  Roma  nel  fufTeguente  Ottobre,  e  fcppcilito 
nella  Bafilica  Vaticana.  Giunta  a  Roma  la  nuova  della  morte  di  ef- 
fo  Papa,  fi  raunò  il  Clero  e  Popolo  per  l'elezione  de!  Succeflbre .  Ma 
premendo  non  poco  al  Re  Tcodato ,  che  in  tempi  si  torbidi  fof- 
fe  conferito  il  Pontificato  Romano  a  qualche  perfona  a  sé  bcn'aflctta, 

(a)  Anafiaf.  c  non  già  inclinata  a  favorir  Giuftiniano  Augnilo  («),  propofe  con  fuc 
Bihliothet.     lettere  Siìverit  Suddiacono,  Figliuolo  del  fu  Papa  Ormifda,  cioè   per 
»»  ^i'"  *»'-  quanto  fi  può  credere,  nato   di  legittimo   matrimonio  da  lui,   prima 
■vtrit.  d'eflere  alTunto  a  i  facri  Ordini,  e  al  Pontificalo.  Erano  accompagna- 
te le  Lettere  di  Tcodato  da  minaccic,  fé  non   veniva  cfcguita  la   fui 
volontà;  e  però  quantunque  alcuni  del  Clero  ripugnaffcro,  ne  voieflc- 
ro  fofcnvere  il  decreto  dell' elezione,  pure  Silverio  fu  eletto   (credcfi 
nel  di  8.  di  Giugno)   e  dappoiché   fu  confecrato,  anche  i  ripugnanti 
per  paura  fottofcrifl'ero  ed  approvarono  il  fatto.  Aveva  il  Re  l'eoda- 

(b)  Jordan,  to  inviato  Ebrimuto^  chiamato  Eurimondo  da  Giordano  Storico  (iJ,fuo 
«V  Regnor,  (jcncro.  Marito  di  Teedenanta  fua  Figliuola,  con  un  buon  nerbo  di 
^'*"'"-  gente  a  Reggio  di  Calabria,  affinché  fi  ftudialfe  d'impedire  il  paflag- 

gio  della  Sicilia  in  Italia  all'armi  Imperiali.  L'induftiiofo  Belifario  ftp- 
pe  far  tanto  con  fcgrete  ambafciate  e  magnifiche  promcfle,  che   gu  i- 
<lagnò  l'animo  del  Comandante  Goto;  e  però  fenza  veruna  oppofizit)- 
•nc  pafsò  da  Meflìna  a  Reggio.  Quivi  dichiaratoli  del  fuo  partito  Ebri- 
■tnuto   co'fuoi  fcguaci,  fc  n'andò  pofcia  a  Collantinopoli,  dove,  oltie 
ad  altri  onori,  ccnfeguì  la  dignità  di  Patrizio.   Concorfero  gli  abitan- 
ti della  Calabria  con  allcgrifhmi  volti  a  Beliiario,  come  a  lor  libera- 
tore} e  qucfto  buon  accoglimento  gli  fu  fatto  per  dovunque  egli  pai- 
fava,  finché  giunfe  alla  Città  di  Napoli,  al'ora  non  cosi  grande  come 
oggidì,  ma  fortificata  e  guernita  di  un  buon  prefidio  Gotico,  che  s'i- 
rà preparato  alla  difcfa.  Bifognò  aflcdiarla  per  mare  e  per  terra,  e  co;-- 
tuttochè  vi  s'impiegafle  gran  tempo,  e  fi  dcffcro  varj  aflalti,  ad  altro 
non  fervi,  che  a  fagrificar  la  gente  per  la  gagliarda  refi  (lenza,  che  f..- 
ccvano  i  Goti.  Già  cominciava  l'annoiato  Belifario  a  meditare  di  voi- 
gerfi  altrove,  difpexaado  di  ridurre  quella  Citta  alla  fua  ubbidienza, 

quan- 


Annali    d'  Italia.  319 

quando  la  buona  ventura  gli  prefeniò  perfona,  che  fi  efibì  d'aprirgli  l'a-  Era  Volg. 
dito  della  Città  per  un  acquedotto,  baftando  folamente  slargare  il  bu-  ANN0536. 
co  del  marmo,  per  cui  l'acqua  paflava  fuori  d'effa  Città.  Così  fu  fat- 
to, e  per  queU'angufto  fito  avendo  Bclifario  una  notte  fpinti  in  Napo- 
li quattrocento  foldati  con  due  trombetti,  e  dato  nel  medefimo  tempo 
l'aflalto,  fé  ne  fece  padrone.  Mirabil  cofa  fu  dipoi  nell'anno  i44Z.chc 
Alfonfo  Re  d'  Aragona  per  un  fimile,  o  per  lo  llefTo  Acquedotto  s'im- 
padronì della  racdffima  Città  di  Napoli  .  Non  potè  o  non  volle 
Belifario  impedire  il  facco  della  mifera  Città .  Procopio  intento  fola- 
mente  a  raccontar  ciò,  che  può  far  onore  a  Belifario,  di  cui  an- 
che in  quella  guerra  fu  Segretario,  fi  sbriga  in  poche  parole  dalla  dc- 
fcrizion  di  quella  Tragedia,  con  dire  dipoi,  che  nel  furore  del  facco 
Belifario,  montato  in  bigoncia,  sfibbiò  una  bella  orazione  a  i  foldati, 
per  farli  defiltere  dal  maggiormente  incrudelire,  e  che  pacificatili  fc' 
ce  rendere  a  i  Napoletani  i  lor  Figliuoli  e  le  Mogli,  che  nulla  avea- 
no  patito  di  forza  da  que'  tanti  mafnadieri .  Merita  ben  più  fede  l' Au- 
tore della  Mifcella  W  fcrivendo,  che  non  folamente  fopra  i  Goti,  ma  W  aìfian 
anche  fopra  i  Cittadini,  sfogarono  la  rabbia  loro  i  vincitori,  fenza  per-  ^'/■^"'i* 
donare  né  a  fefib,  ne  ad  età,  e  né  pure  alle  facre  Vergini,  e  a  i  Saccr-  '  *  '  ' 
doti  di  Dio,  con  uccidere  i  Mariti  in  faccia  alle  Mogli,  col  condur- 
re fchiavi  le  Madri  e  i  Figliuoli,  e  con  faccheggiar  tutte  le  cafe,  e 
tutte  in  fine  le  facrofante  Chiefe.  Di  maniera  che  giunto  poi  Bclifa- 
rio a  Roma,  fu  acremente  riprefo  da  Papa  Silverio  per  tanta  ftrage  e 
crudeltà  ulata  contra  de'miferi  Napoletani  j  e  riconofcendo  egli  il  fuo 
fallo,  tornato,  che  fu  a  Napoli,  e  trovandola  priva  quafi  affatto  di 
abitatori,  s'mgcgnò  di  ripopolarla  con  farvi  venir  gente  da'  tutte  le 
Città  e  Luoghi  vicini . 

A  quelle  nuove  il  Re  Teodato  fpedi  l' efercito  de' fuoi  Goti  nel- 
la Campania  fotto  il  comando  di  Fitige,  valorofo  Capitano,  che  gran 
faggio  di  fua  bravura  a*^ea  dato  nelle  battaglie  de' Goti  contro  i  Ge- 
pidi  a' tempi  del  Re  Teodcrico.  Raunaronli  coftoro  ad  un  Luogo  ap- 
pellato Rcgeta,  trentacinque  miglia  lungi  da  Roma,  e  quivi  detellan- 
do  la  dappocaggine  di  Teodato,  che  non  ofava  d'ufcirein  campagna, 
e  fofpettando  intelligenza  di  lui  con  Giuftiniano  Augnilo,  per  tradire 
e  diftruggere  il  Regno  Gotico:  all'improvvifo  acclamarono  per  loro 
Re  lo  itcllb  Vitige .  Ciò  intefo  da  Teodato,  che  a  mio  credere  (\  tro- 
vava in  Roma,  colla  maggior  fretta  poffibile  s'incamminò  alla  volta 
di  Ravenna;  ma  fopragiunto  nel  cammino  da  un  certo  Ottari  fuo  ne- 
mico, che  fpeditogli  dietro  da  Vitige,  meglio  dovette  adoperar  gli 
fproni,  fu  gittate  da  cavallo,  e  privato  di  vita.  Afficurato  di  ciò  Vi- 
tige, e  fatto  imprigionare  Teodegifclo^  Figliuolo  d'cffo  Teodato,  pen- 
so dipoi,  perche  non  avea  tali  forze  da  potcrfi  opporre  a  Bclifario, 
trovandofi  allora  il  nerbo  migliore  de'  Goti  nella  Gallia  e  nella  Vene- 
zia, o  per  altri  motivi,  di  temporeggiare,  e  di  ritirarfi  a  Ravenna,  per 
difporre  ivi  meglio  la  difcfa  del  Regno,  con  lafciare  intanto  quattro 
mila  de' fuoi  alla  guardia  di  Roma,  e  Leuderi  uocno  prudente  alla  loro 
Tm.  ///,  Tt  teila. 


330  Annali    d'  Italia. 

Eh*  VoJg.  tefta.  In  Ravenna  forzò  Matafunta  Figliuola  d' Amalafunta  ad  acect- 
Anno  J36.  tarlo  per  Marito,  a  fine  di  ftabilirfi  meglio  nel   Regno,   imparentan- 
dofi  col  fangue  di  Teoderico .  Pofcia  fpedì  Ambafciatori  a   Giultinia- 
no,  per  tentar  pure,  fé  poteva  ottener  la  pace.    Ma  non  potè  punto 
fmuovere  l'animo  Imperiale,  troppo  anfiofo,  e  già  pieno  di   fperanza 
di  riacquiftar  tutta  l'Italia.  Intanto  fi  diede  Vitige  a  raunar  gente  ed 
Pio  Epifi  ^"^^^  ^^^''  ^  perciocché  Teodàto  Tuo  anteccflbre  tra  per  non  tener  im- 
3i.  pegnatc  nella  Gallia  tante  foldatefche,  e  per  tirare  in  una  lega  difcn- 

fiva  ed  offenfiva  i  Re  de' Franchi,  aveva  efibito  di  cedere  a  i  raedefi- 
'  mi  tutto  quanto  pofledevano  nella  Gallia  gli  Ollrogoti  :  Vitige  anch' 
egli  profeguì  e  conchiufe  con  eflì  quello  trattato.  Colla  ccffionc  fiid- 
dctta,  e  con  pagar  loro  venti  mila  feudi  d'oro,  promifero  e  giuraro- 
no i  Re  Childeberto ^  Tevdel/erto,  e  dotarlo  di  aiutar  Vitige  nella  dife- 
fa  del  Regno  d'Italia.  Se  quella  lega  fatta  con  Principi,  a' quali  nul- 
la coftavano  i  giuramenti,  riufciffc  profittevole  a  i  Goti,  in  breve  ce 
ne  avvedremo.  Certo  è  bensì,  che  allora  i  Re  Franchi  lenza  fpefa  e 
fatica  alcuna  entrarono  in  pofleflo  di  tutta  la  Provenza,  e  di  quanto 
di  là  dall'Alpi  era  di  ragione  de  gli  Oilrogoti,  e  divifero  fra  loro  quel- 
le Provincie:  con  che  divennero  padroni  di  tutta  la  Gallia,  a  riferva 
della  Linguadoca,  in  cui  feguitarono  a  fignoreggiare  i  Vifigoti,  e  del- 
la Bretagna  minore,  che  aveva  i  fuoi  Duchi,  Re  talvolta  ancora  ap- 
pellati. Intanto  Belifario,  lafciato  un  lufRciente  prefidio  in  Napoli,  e 
in  Cuma,  che  erano  le  due  uniche  Città  della  Campania  atte  ad  efler 
difefe,  mife  in  marcia  l'armata  fua  verfo  Roma,  e  per  iftrada  ricevet- 
te un' Ambafciata  de' Romani,  che  gli  offerivano  la  refa  della  Città, 
giacché  non  Ci  fentivano  voglia  di  provare  il  crudel  trattamento,  toc- 
cato a  i  raiferi  Napoletani.  A  dirittura  dunque  camminando  a  Roma,, 
trovò  aperta  una  Porta,  per  cui  pacificamente  entrò,  mentre  che  per 
un'altra  ufciva  la  guarnigione  Gotica,  accortafi  di  non  poter  difende- 
re la  Città  con  sì  poca  gente  contro  il  volere  de' Cittadini.  Rimafe 
nondimeno  prigione  (forfè  con  fcgreto  concerto)  Leuderiìoto  Capita- 
no, che  infieme  colle  chiavi  delle  Porte  di  Roma  fu  inviato  da  Beli- 
fario  all'Iraperador  Giultiniano.  Attefe  dipoi  Bclifario  a  fortificar  Ro- 
ma con  riparar  le  mura  cadute,  cignerle  di  una  larga  e  profonda  fof- 
fa,  fabbricar  merli,  e  fare  ogni  altra  provvifion  da  difefa,  ben  preve- 
dendo, che  i  Goti,  raunato  tutto  il  loro  potere,  verrcbbono  a  trovar- 
lo-, fenza  eh'  egli  avelie  forze  da  alpectarli  in  campagna . 


f>  ^^^  % 


A/*^ 


Ann» 


6 


Aknali    d*  Italia.  331 

Anno  di  Cristo  dxxxvii.  Indizione  xv, 
di  S I L  V  E  R I  o  Papa   2. 
di  Giustiniano  Imperadore  11. 
di  ViTiGE  Re  ^, 

fenia  Confoli. 

IN  Oriente  fu  fcgnato  il  prcfcnte  anno  colla  formola  Pofi  Confulatum  Era  V0I5, 
Belifarii  Anno  //.  In  Occidente  coli' altra  Pofi   Cenfulatum  Paulini  Ann 0537. 
Anno  111.  Belifario  intanto  fpedì  Cojìantino  con  un  corpo  di  gente  ad 
occupar  Narni,  Spoleto,  e  Perugia.  Per  impedire  quelli  progreiTi  («),  (a)  P^oaf. 
Vìt'tge  anch' egli  inviò  un  altro  corpo  di  gente  a  quella  volta,  e  fcgui  %^'^!',^'^ 
ne' Borghi  di  Perugia  una  zuffa  fra  loro ,  nella  quale  i  Celarci  reltaro-  f^t'i^'  *' 
no  tupcriori.  Vitige  avvifato  di  qucfto  fucceiro,  giudicò  neceflario  il 
muovcrfi  in  perlbna.  Prima  inviò  Afinario^  ed  i///^?/^/<>  con  un  grande 
cfercito  verfo  la  Dalmazia,  con  ordme  di  afpettare  un   rinforzo,  che 
5I1  fi  faceva  fperare  dalla  Svevia,  e  pofcia  di  portarfi  all'all'edio  di  Sa- 
ona  j  al  qual  fine  deftinò  ancora  molte  navi  lunghe .  Fu  in  fatti  polto 
l'aflcdio  a  quella  Città  per  terra  e  per  mare,  ma  vi  fi  trovò  una  vi- 
gorofa  difefa  per  parte  di  Cefianziano  Generale  dell' Imperadore.  Poltia 
fi  mife  in  marcia  lo   lleflb  Re  Vitigc  alla  volta  di  Roma  col  fuo  efer- 
cito,  che  Procopio  fa  confi llerc  in  cento  cinquanta  mila  perlone  tra 
cavalli  e  fanti .  Erano  i  cavalieri  per  la  maggior  parte  Corazzieri .  Non 
farebbe  impoflìbile,  che  Procopio  avefle  accrefciuto  di  molto  il  numero 
delle  truppe  Gotiche,  per  maggiormente  efaltare  il  fuo  Generale,  che 
con  tanto  meno  fece  refi ftenza  a  quefto  torrente.  Pacarono  felicemen- 
te i   Goti  di  là  dal  Fiume  Tevere,  e  quivi  fi  attacco  una  fiera  batta- 
glia co  i  Greci,  in  cui  Belifario  ttelTo  più  da  Ibldato,  che  da  Gene- 
rale combattendo,  rifpinfe  più  d'una  volta  i  nemici,  con  htirarfi  in- 
fine dopo  una  grande  Itrage  di  quelli,  entro  le   mura  di  Roma.   Fu 
llretta  la  Citta  con  un  forte  afledio  dall' cfercito  Gotico,  che  proba- 
bilmente non  era  in  tanta  copia,  come  poco  fa  ci  diede  ad  intendere 
Proc3pio,  confcflando  egli  (^),  che  non  jote  cingerla  tutta  per  ia  gran-  (b)  Proctf. 
dczza  della  Città.  Tagliarono  i  Goti  tutti  gli  Acquedotti  intorno  ad  ^'  ^'H- 
ella  Città}  impedirono  i  mulini,  che   macinavano  il  grano.    A   tutto  ^''*'  ^'*'  '' 
provvide  l'indcfelfo  Belifario.  Coll'ufo  de  gli  arieti,  delle  teftuggini,  ''^^'  ^^' 
ed  altre  macchine  fi  diedero  i  Goti  a  travagliar  le   mura  ;   entrarona 
anche  nel   Vivaio j  ma  con  loro  gran  perdita  furono  rilpinti.  Comin- 
cio intanto  a  fentirfi  in  Roma  la  famcj  e  però  Belifario  a  fin  di  falvarc 
i  viveri  per  chi  era  neceflario  alla  difefa,  ordmò,  che  tutte  le  donne  , 
i  fanciulli,  ed  altre  perfone  inutili  uiciflcro  della  Città,  ed  imbarcate 
pel  Tevere  pafiaflcro  a  Napoh,  in  Sicilia,  ed  altrove.  Il  che  fu  cfe- 

T  t  z  gui- 


Eh  A  Volg. 
If.iuo    537. 


(a)  t'iherat. 
in    Srevìar. 


(b)  Precop. 
dt  Bill. 
Goth.  l.   I. 
*af.  14, 


^c)  'Barcn. 
Annal.  Ett, 


^1%  Annali    d'  1  t  a  l  i  a." 

guito,  fenza  che  fi  provafTe  oppofizionc  dalla  parte  de'  Goti.  Scriffc 
pofcia  all' Impcradore  con  ragguagliarlo  di  quanto  andava  fuccedendo, 
ed  infieme  con  pregarlo  vivamente  d'inviargli  il  più  prefto  poffibile 
un  buon  foccorfo  di  gente  e  d'armi:  altrimenti  farebbe  inevitabile  la 
rovina  de  gli  affari,  e  del  credito  di  Sua  Maeftà  in  Italia. 

Durante  quello  affcdio,  fuccedettc  un' cfecrabil  rivoluzione  nella 
Chiefa  Romana,  di  cui  fu  cagione  l'empietà  ed  avarizia  di  Teodora  Au- 
gufta,  efecutorc  Belifario^  che  più  capital  facea  della  grazia  d'cfTa 
Imperadrice,  che  di  quella  di  Dio.  Racconta  Anaftafio  Bibliotecario 
avere  cfla  Augnila  fcritto  a  Papa  Siherio,  con  pregarlo  iftantementc 
d'andare  a  Coftantinopoli,  o  almeno  di  rimettere  nella  Sedia  Epifco- 
pale  di  Coftantinopoli  ^k/;>«(J  deporto ,  e  già  rictìnofciuto  per  Eretico . 
Lette  quefte  Lettere  l'afflitto  Papa  ben  previde,  che  gli  fi  preparava 
una  gran  tribulazione,  a  cui  fuccedcrebbe  anche  la  fua  morte  .  Rifpofe 
di  non  poterla  ubbidire  per  conto  alcuno,  traitandofi  d'un  Eretico, 
per  non  mancare  tropo  fconciamente  al  facro  fuo  miniftero.  Allora  l'a- 
dirata Principefia  trattò  con  /^zj/Z/o  Diacono  della  Chiefa  Romana,  che 
era  reftato  in  Coftantinopoli  dopo  la  morte  di  Papa  Agapito,  e  feco 
concercò  la  depofizion  di  Silverio,  e  1'  efalrazione  al  Pontificato  del 
mcdefimo  Vigilio.  Liberato  Diacono  W  foggiugnc,  che  feguì  tal  con- 
venzione con  patto,  che  Vigilio,  creato  che  fofle  Papa,  aboliflc  il  Con- 
cilio Calcedonenfe,  comunicafle  con  Teodofio  Vcfcovo  Eretico  di  A- 
leftandria,  col  fuddetto  Antimo,  e  con  Severo  capo  de  gli  Eretici  Ace- 
fali, e  pagafte  in  oltre  una  buona  fomma  di  danaro,  cioè  ducento  Li- 
bre d'oro.  Ciò  fatto  l'inviò  in  Italia  con  ordine  a  Belifario  di  trovar 
pretcfti  per  deporre  Papa  Silverio,  e  intronizzare  Vigilio.  Si  fecero 
perciò  falrar  fuori  de'falfi  teftimonj,  che  aderivano  d'aver  tenuto  Sil- 
verio pratica  co  i  Goti  d' introdurli  in  Roma  per  la  Porta  Afinaria  , 
quando  lo  fteflo  Procopio  (^)  attefta,  che  per  incitamento  fpezialmcn- 
te  d'efTo  Papa  Silverio,  Belifario  fu  introdotto  in  Roma.  Compar- 
vero ancora  Lettere,  fcritte  alla  macchia  fotto  nome  d' elio  Papa,  par- 
lanti dello  fteflo  trattato.  Chiamato  Silverio  al  Palazzo  da  Belifario, 
e  da  Antonina  fua  Moglie,  appena  gli  ebbero  efpofto  il  prctefo  reato, 
che  gli  fecero  levar  gli  abiti  Pontificali,  e  veltitolo  da  Monaco,  il 
mandarono  in  efilio  a  Patata  Città  della  Licia.  Quindi  Belifario  or- 
dinò al  Clero  di  eleggere  un  altro  Papa  con  infinuazione,  che  quefto 
avea  da  efTere  l' ambiziolb  Plgilio;  e  benché  non  pochi  abborriflcro 
quefta  iniquità,  pure  ubbidirono,  con  eleggerlo  Papa  nel  di  zz.  di 
Novembre  del  prefente  anno.  Forfè  fu  pretefo  ,  che  l'elezion  di  Sil- 
▼erio  fofle  ftata  nulla,  perchè  fatta  fenza  la  neceflaria  libertà  de  gli 
Elettori.  Ne  molto  ftette  l'intrufo  Papa  Vigilio  ad  cfcguirc  quanto 
egli  ayea  proraeflb  a  Teodora  Augufta,  con  itcrivere  a  Teodofio  Alef- 
fàndrino,  Antimo  Coftantinopolitano,  e  Severo  Antiocheno  Eretici, 
e  con  afierirc  di  tener  anch' egli  la  loro  dottrina.  Ha  addottoli  Car- 
dinal Baronio  {e)  varie  ragioni  per  credere,  che  quella  Lettera,  a  noi 
confervata  da  Liberaco  Diacono,  non  fia  veramente  di  Vigilici  ma  il 

Pa- 


Annali    d'  I  r  a  l  i'a.  333 

Padre  Pagi  (a)  ne  adduce  dell'altre,  per  comprovarla  vera,  facendo-  Era  Volg, 
ne  menzione  anche  Victor  Tunonenfc .  Nulla  però  efla  nuoce  alla  di-  ANNOS37. 
gnità  della  Sede  Apoftolica,  perche  Silverio,  quantunque  cliliato,  non  crit^B^aTo» 
lafciava  allora  d'erfcre  vero   Papa;  e   Vigilio  non   godeva  i  privilegi 
de' legittimi  fommi  Pontefici.  Oltre  di  che  ognun   confefla,   ch'egli 
fimoniacamente   ufurpò   la  Cattedra  di  San  Pietro.  Simili  iniquità  non 
s'erano  provate  fotto  i  Re  Gotij  anzi  effi  portarono  Tempre  riveren- 
za a  i  Prelati,  e  al  Clero  Cattolico  ;  e  nell'afTedio  fteflb  (lo  confefla 
Procopio)  né  pur  mokftarono  le  Bafiliche  di  San  Pietro  e  di  San  Paolo, 
pofte  fuori  di  Roma,  e  permifero,  che  vi  fi  ufizialTe,   come   prima  . 
Bifognò  veder  tali  moftruoGtà  fotto  Belifario,  che  pur  fi  profeflava 
Cattolico . 

Seguitava  intanto  l'aiTedio  di  Roma,  minutamente  defcritto  dall' 
eloquente  Procopio,  fpcttatore  di  villa  di  tutto.  Varia  era  la  fortuna 
de' combattenti,  vigorofi  gli  aflalti,  più  vigorofa  la  difefa,  e  frequenti 
le  fcaramuccie  colla  peggio  ora  de  gli  uni,  ora  de  gli  altri.  Vitige 
occupò  la  Città  di  Porto,  affinchè  non  poteflero  da  quel  ramo  del 
Tevere,  allora  divifo  in  due,  venire  foccorfi  di  perfone  e  vettovaglie 
a  Roma.  Giunfero  nuUadimeno  da  lì  a  venti  giorni  a  Belifario  mille 
e  feicento  Cavalli,  inviati  da  Giulliniano,  la  maggior  parte  Unni  e 
Schiavoni .  Ma  nella  mifera  Città  di  Roma  al  flagello  della  guerra  due 
altri  nello  fteffo  tempo  fi  aggiunfero,  cioè  la  Careftia  de' viveri,  e  la 
Pefte,  di  modo  che  il  Popolo  cominciò  a  reclamare.  Belifario  l'ac- 
quetò coll'arvifo  de' vicini  foccorfi  da  bocca  e  da  guerra,  che  fi  di- 
cevano già  arrivati  a  Napoli .  Non  era  però  migliore  la  fituazion  de' 
Goti  afledianti,  perché  s'era  fminuica  di  molto  la  loro  Armata  perle 
morti  e  ferite,  ed  erano  anch' cfll  fieramente  malmenati  dalla  pellilen- 
za  e  dalla  fame.  Udito  dipoi,  che  era  in  viaggio  un  potente  rinforzo 
di  Greci  per  terra  e  per  mare,  ingrandito  affai  più,  come  è  il  coftu- 
me,  dalla  fama,  fpedì  Vitige  a  Belifario,  e  conchiufe  feco  una  tregua. 
Dopo  di  che  felicemente  arrivò  a  Roma  un  copiofo  convoglio  di  gra- 
ni e  d'altre  vettovaglie,  condotto  da  Oftia  pel  Tevere,  e  del- pari  vi 
giunfero  alcune  poche  migliaia  di  fanti  e  cavalli,  che  furono  fufficienti 
a  rinci»rare  gli  animi  fieramente  abbattuti  del  Popolo  Romano  (^) .  (b)  Prcw/.. 
Probabilmente  verfo  il  fine  di  quell'anno  comparve  a  Roma  Dazio  '^'.-^^j^:*^*- 
Arcivcfcovo  di  Milano  con  alcuni  de' Cittadini  primarj  della  fua  Cit-  [a'p\'  '  ^' 
tà,  per  pregar  Belifario  di  volere  fomminiflrar  loro  un  picciolo  corpo 
di  combattenti,  aflerendo,  che  con  quello  lieve  rinforzo  avrebbono 
forze  e  maniera  di  cacciare  i  Goti  da  Milano,  ed  anche  da  tutta  la 
Liguria.  Belifario  diede  lor  parola  di  farlo.  Altro  non  so  io  intende- 
re, fé  non  che  i  Goti  aveflero  bandito  da  Milano  queli'  Arcivefcovo 
colla  fua  comitiva:  altrimenti  troppo  pericolofo  per  elfi  farebbe  flato 
il  portarfi  con  tanta  pubblicità  a  Roma,  per  trattar  co  i  nemici. 


Anno 


A 


334  Annali    d*  Itali  a. 

Anno  di  Cristo  dxxxviii.  Indizione  i. 
di  Vigilio  Papa  i. 
di  Giustiniano  Imperadore  12. 
di  ViT  iGE  Re  3. 

Confole  ^   Flavio  Giovanni,  fenza  Collega. 

RA  Volg.  TN  Oriente  fu  creato  Confole  quefto  Giovanni,  uomo  Pagano  di  fet- 
NNOJ38.  J^  ta^  e  ciò  non  ollantc  cariffimo  e  potcntiffimo  nella  Corte  di  Giu- 
fliniano,  ficcome  abbiamo  da  varj  pam  di  Procopio.  Era  prima  falito 
alla  Dignità  di  Prefetto  del  Pretorio,  ed  ornato  del  Patriziato}  e  tut- 
toché avefle  uccifo  Eufebio  Vefcovo  di  Cizico,  ciò  non  gì' impedi  pun- 
to il  confeguire  i  primi  onori  dell'Imperio.  Se  quefto  e  vero,  lì  con- 
terà anch' eflb  fra  i  reati  di  GiuUiniano.  Nell'Occidente  l'anno  prc- 
fente  fi  truova  contraflegnato  colla  formola:   Poji  Confulatum  Pan/ini 

(a)  IJbtrdt.  junioris  Anno  11^.  Per  atteftato  di  Liberato  Diacono  (a),  giunto  che 
in  Breviar.  f^^  p^pj^  Silvcrio  a  Patara,  il  Vefcovo  di  quella  Città,  compaffionando 
<■«/'•  '■'■•        jj  ji  jyi  disgrazia,  e  detcllando  il  facrilego  attentato  de' Tuoi  nemici, 

coraggiofamente  volò  a  Coftantifiopoli,  e  prefcntatofi  all'  Imperador 
Giultiniano,  fi  fcaldò  forte  in  favore  del  Papa,  con  rapprcfentargli 
l'enormità  dell' ecceifo  in  trattar  così  un  Romano  Pontefice,  capo  vi- 
fibile  di  tutta  la  Chiefa  di  Dio  .  Fecero  breccia  nel  cuore  di  Giufti- 
niano  le  parole  di  quello  buon  Prelato-,  e  però  diede  ordine,  rhe  Sil- 
verio  fofie  condotto  a  Roma,  e  fi  giudicafie  intorno  alla  verità  o  fal- 
fità  delle  Lettere  a  lui  attribuite.  Se  fi  provalTero  vere,  egli  fc  ne 
andaflc  fuori  di  Roma  a  vivere  in  quella  Città,  che  piìi  gli  piAcefie. 
Se  poi  falfe,  fofTe  rimeffb  nella  Sedia  primiera.  Ma  l'empia  Teodora 
Augufta,  udita  quella  rifoluzione  del  Marito,  fpinfe  Pelagio  Diacono 
della  Chiefa  Romana,  che  efercitava  allora  la  funzione  d' -Apocrii'ario, 
o  fia  di  Nunzio,  preflo  l' Imperadore,  per  dillornarne  1' efecuzione . 
Stette  faldo  Giuiliniano  nel  fuo  propofito.  Fu  ricondotto  Silverio  in 
Italia:  il  che  faputo  da  Vigilio,  ricorfe  a  Beiifario  per  timore  d'eflerc 
cacciato  dall'occupata  Sedia,  ed  ottenuto  che  Silverio  foffe  confcgnato 

(b)  Hi/or.  a  due  fuoi  famigli,  il  mandò  nel!' Ifola  Palmaria,  'o  fia  Palmaroia,  ov- 
M'fctUa  vero,  come  ha  1'  Autore  della  Mifcella  (^),  con  Araftafio  (0,  nell'  Ifola 
\'^-\  A^' fi  '^"  '^°"^*'  viciniflìma  ad  efla  Palmaria,  dove  fon  la  lor  guardia  fu  la- 
Biblìóthec!  ^'^'^^^°  morir  di  fame.  Così  Liberato  Diacono.  Nondmi'.;no  Proco- 
in  vit.  sii-  pio  C'/),  meglio  informato  di  quefti  affari,  lafciò  fcritto,  cffcre  ftata 
■vtrii.  Antonina  Moglie  di  Beiifario,  che  mandò  un  certo  Eugenio  fgherro, 
{A)  yrttop.  di  cui  folca  valerfi  per  fomigiianti  misfatti,  a  levar  di  vita  1'  infelice 
faf.' u""'  Pontefice.  Erano  si  ella,  come  il  Manto,  fchiavi  dichiarati  dell' Im- 
pera- 


ìMdem . 


Annali    d*^  Italia.  335- 

pcradrice  Teodora,  à%  cui  vcrifìmilmcnte  venne  l'ordine  fegreto  di  si  Era  Volg. 
ci>ormc  delitto.  Rapporta  il  Cardinal  Baronio  {»)  una  Lettera  d' effb  Anno 538. 
Papa,  in  cui  fcomunica  rufurparore  Vigilio}  ma  quefta  vien  tenuta  j^^^^f^^"' 
per  falfa  dal  Padre  Pagi  (^),  e  da  altri.  Secondo  Anaftafio  («")  fu  SU-  (b)  pt,giut' 
verh  xo\\.o  di  vita  nel  dì  lo.  di  Giugno  di  queft'anno,  e  venne  rico-  Crìt.  Bnron. 
nofciuto  per  Martire,  e  al  fuo  fepolcro  fuccedettcro  varj-e  miracolofe  il)j-^_^'^-^^^ 
guarigioni.  Pure  non  fappiamo,  che  di  tale  enormità  facefTe  rifenti- 
Haento  alcuno  il  si  decantato  Cattolico  Imperador  Giuftiniano  .  Egli  è 
poi  credibile,  che  dopo  la  morte  à't  quefto  fanto  Pontefice  il  Clero 
con  qualche  atto  pubblico  di  nuova  elezione  o  di  approvazione  legir- 
timafle  la  perfona  di  Figilie,  eflendo  fuor  di  dubbio,  ch'egli  dà  lì  in- 
nanzi fu  riconofciuto  ed  onorato  da  tutti,  come  vero  Papa  e  Suceef- 
fbre  di  San  Pietro.  E  merita  ben  d'efTere  offervata  l'affi  (lenza  fpezialc 
di  Dio  alla  fanta  Chicfa  Romana,  perchè  Vigilio,  entrato  sì  vitupero- 
fàmente,  e  contra  le  leggi  Canoniche  nel  Pontificato,  cominciò  da  lì 
innanzi  ad  edere  un  altr'  uomo,  e  a  foftener  con  vigore  la  dottrina 
della  Chiefa  Cattolica,  raaflimaraente  con  abbracciare  i  primi  quattro- 
Concilj  Generali,  come  apparifce  dalle  Lettere,  ch'egli  fcrilfe  all' Im- 
perador Giuftiniano^  e  a  Menna  Patriarca  di  Coftantinopoli,  rapporta- 
te dal  fuddetto  Cardinal  Baronio . 

Seguitava  incanto  l'afledio  di  Roma  e  là  tregua  fra  le  Armate, 
quando  venne  in  penfìero  a  Bclifario  di  proccurare  una  diverfione  all' 
armi  nemiche,  {d)  Pertanto  ordinò  a  Giovanni  Nipote  di  quel  Vita-  (d)  Prtcep. 
liano,  che  diede  tanto  da  fare  ad  Anaftafio  Imperadorc,  di  fcorrere  ^"^J  " 
con  due  mila  cavalli  nel  Piceno,  oggidì  Marca  d'Ancona,  e  di  pren-  ^j. 
dere  e  facchcggiare  quel  che  potefTc .  Fu  volentieri  ubbidito  da  Gio- 
vanni.  Incontratofi  egli  con  Ùliteo  Zio  paterno  di  Vitige,  che  fé  gli 
oppofe  con  molte  fquadre,  valorofamente  combattè,  e  disfece  quelle 
truppe,  colla  morte  dello  ftefTo  Condottriere .  Trovate  poi  le  Ciità 
d'Olìmo  e  d'Urbino  ben  prefidiate,  ed  in  iftato  di  non  temere  di  lui,^ 
paisò  innanzi  fino  a  Rimini  :  da  dove  ritiratifi  i  Goti  per  fofpetto  de 
gli  abitanti,  e  per  timore  di  qualche  intelligenza  in  Ravenna,  diedero 
comodo  a  Giovanni  d'impadronirfene.  Né  era  mal  fondata  l'apprerv- 
fione  de'Goti,  fcrivendo  Procopio,  che  Matafunta.^  la  quale  per  forza- 
avea  fpofato  il  Re  Vitige,  non  si  tofto  ebbe  intefa  la  vicinanza  di 
Giovanni,  (fors' anche  l'aveva  ella  invitato  a  marciare  a  quella  volta) 
che  fé  ne  rallegrò  forte  in  fuo  cuore ,  e  con  un  fegreto  Mefib  co- 
minciò a  trattar  fcco  di  nozze  e  tradimenti .  Fu  cagione  la  prefa  di 
Rimini,  che  Vitige  levafie  l'afTedio  da  Roma  fui  fine  di  Marzo.  Nel 
ritirarfi,  e  pafiare  il  Tevere,  il  campo  fuo  fu  afTalito  da  Bclifario,  e 
n'ebbe  una  buona  fpelazzata .  Vitige,  dopo  aver  mandati  buoni  pre- 
fidj  in  Cbiufi,  in  Orvieto,  Todi,  Ofimo,  Urbino,  Montefeltro,  e 
Ccfena,  col  redo  dell' efercito  pafsò  all'afiedio  di  Rimini,  e  l'intra- 
prefc  con  tutto  vigore.  Intanto  iion  trafcurò  Bclifario  le  richieftc  fat- 
tegli da  i  Milantfi,  e  per  mare  fpedi  fotto  il  comando  di  Mondila 
mille  fana  con  cQi  alla  volta  di  Genova.   Giunfcro  coftoro  dipoi  in 

y'iQÌ- 


de  Bell. 
Gothic.  l. 
IO. 


}^6  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  vicinanza  di  Pavia,  e  loro  convenne  aziufFarlI  co  i  Goti  ufciti  di  quella 
AMN0538.  Città,  ed  ebbero  la  fortuna  di  sbaragliarli  e  d'infeguirli  fino  alle  por- 
te, ma  con  reftar  ivi  trucidato  Fidelio  Prefetto  del  Pretorio,  che  per 
cflere  oriondo  di  Milano  era  ftato  inviato  anch' egli  come  perfona  utile 
a  quella  imprcfa.  Perchè  in  Pavia,  Città  ben  fortificata,  s'erano  ri- 
<lotti  con  tutto  il  loro  meglio  i  Goti,   abitanti   in   quelle   parti,   non 
fi  potè  da  si  poca  gente  tentarne  l'acquirto.    Però   a  dirittura   pafla- 
rono  a  Milano,  la  qual  Città  fi  fottrafle  fecondo   il  concerto  all'ub- 
bidienza de' Goti,  ed  acclamò  J'imperadore  per  fua  mala  fortuna,  e 
fenz'aver  prefe  buone  mifure.    Altrettanto  fecero   Bergamo,   Como, 
Novara,  ed  altri  Luoghi,  ne' quali  Mondila  inviò  picciole  guarnigio- 
ni, con  reftargli  folamcnte  trecento  uomini  per  difefa  di  Milano.  Ma 
appena  ebbe  Vitigc  inccfa  la  nbellion  di  Milano,  che   fpedì  a  quella 
volta /^r^i^.  Figliuolo  d'una  fua  Sorella,  con  una  fufficiente  Armata, 
che  di  là  a  non  molto  s' ingroisò  coli' arrivo  di  dieci  mila  Borgogno- 
ni. Venivano  quelli  mandati  in  aiuto  di  Vitige  da  Tcodeberto,  uno 
de  i  Re  Franchi  per  foddisfare  alla  capitolazione  tra  loro  conchiufa 
nella  ceflìonc  di  fopra  accennata  de  gli  Stati  già  pofleduti  nelle  Cal- 
ile da  gli  Ollrogoti.  Niuno  venne  de' Franchi,  e  fu  anche  fatta  cor- 
rer voce ,  che  gli  lleffi  Borgognoni  di  lor  moto  proprio  ,  e  fenza  fa- 
puta  di  Teodcberto,  erano  calati  in  Italia,  per  rifpctto  che   fi   aveva 
all'  Imperadore,  e  perche  dianzi  aveano  picio  i   Re   Franchi  qualche 
impegno  di  lega  con  cflb  Augufto,  giacché  quelli  per  maggiormente 
cattivarfi  lo  fteffb  Teodeberco  ,  l'aveva  probabilmente  adottato,   con 
titolo  nondimeno  di  folo  onore,  per  fuo  Figliuolo,  come  abbiamo  da 
due  Lettere  del  medefimo  Re  a  Giulliniano  predo  il   Duchcsne   (<»), 
^L.r  "\j:      nelle  quali  il  chiama  Padre .  Fu  dunque  lirctto  d'alTcdio  Milano,  fcnza 
fior.  Frane,  chc  fi  foiTe  prima  provveduto  al  balogno  de  viveri  j  ed  eliendo  si  Icario 
Tom.  1.         il  piefidio  Imperiale,  conveniva,  che  i  Cittadini  taceflero  anch' eflì  le 
fag.ZOr.       guardie  alle  mura.  Non  dormiva  in  quello  mentre  Bclifario,  Lafciata 
una  lieve  guarnigione  in  Roma,  con  quanta  gente  aveva  s'inviò   fui 
fine  di  Oiugno  alla  volta  dell'Emilia.  Gli  fi  renderono  Todi  e  Chiuli 
con  reftar  prigionieri  i  prefidj  Gotici,  ch'egli  appreflo  mandò  in  Si- 
cilia. Giunte  in  quelli  medelimi  tempi  per  mare  nel    Piceno  un   rin- 
forzo, inviato  da  Giulhniano  in  Italia,  confi llente  in  cinque  mila  Greci 
pedoni,  e  circa  due  mila  Eruli.  Ne  era  condocticre  Narfete.y  uno  de' 
primi  Ufiziali  dell' Imperadore,  uomo   di   gran   coraggio   ed  attività, 
tuttoché  Eunuco,  Urricofi  con  lui  BcHfario  nella  Città  di  Fermo,  te- 
nuto fu  configlio,  e  perchè  fi  ricevette  avvilo  da  Giovanni   ali'ediato 
in  Rimini,  ch'egli  non  poteva  più  di  fette  giorni  foilcnerc   la   Città 
per  mancanza  di  viveri,  fu  rilbluto  di  marciare  a  dirittura  colà.    Ma 
non  afpettarono  i  Goti  l'arrivo  de' Greci  per  ritirarfi  dall' aficdio.  In- 
forfero  poi  gare  ed  emulazioni  fra  Belifario  e  Narfetej  e  perchè  non 
andavano  d'accordo  ne' configli,  fi  divifero.  NuUadimeno  impenfata- 
fncnte  riufcì  a  Belifario  d'impadronirfi  d'Urbino,  e  a  Narfcte  d'en- 
trare in  Imola,  ed  in  altri  Luoghi  dell'Emilia,  n»  non  già  di   Ce- 

fenaj 


Annali     d'  Italia.  337 

fena,  fopra  cui  fu  fiitto  un  vano  tentativo.  Infierì  in  qucft'Anno  un'  Era  Volg. 
orrenda  Carcftia  per  tutta  l'Italia,  di  modo  che  per  attcUato  di  Da-  Anno  538. 
zio  Arcivcfcovo  allora  di  Milano,  citato  fuor  di  fito  dall'Autore  della 
Mifcella  W,  affaiffime  Madri  mangiarono  i  lor  Figliuolini,  probabil-  (■>)  H'iftcr. 
mente  durante  l'afledio  di  Milano,  dove  cominciò  a  provarfi   qucfta  fll^"t^ 
terribil  fame .  Procopio,  che  era  prcfente  a  quelli  guai,  fcrive,  cffcre 
ftata  voce  collante,  che  foflero  in  queir  Anno  morti  di  fame  cinquanta 
mila  contadini  nel  folo  Piceno,  e  più  ancora  nell'I  (Irla  e   Dalmazia  > 
e  che  nel  territorio  di  Rimini  due  Donne  rimafle  fole  in  una  cafa    fi 
mangiarono  diciafette  Uomini ,  con  ucciderli  di  notte  di  mano  in  ma- 
no, che  capitavano  al  loro  tugurio. 

Anno  di  Cristo    dxxxix.    Indizione   11. 
di  Vigilio  Papa   2. 
di  Giustiniano  Imperadore  13. 
di  ViTiGE  Re  4. 


Confole  <  Flavio  Appione,  fenza  Collega 


FU  creato  Confole  quefto  Apfìene  da  Giuftiniano  Augufto  .  Suo  Pa- 
dre 6'^ra/f^;o  era  Patrizio  e  Tcforiere  dell' Imperadore,  e  fi  truova 
anche  appellato  Exconfole  nella  Novella  ccntefimaquinta  di  Giuftinia- 
no, fenza  che  apparilca  in  qual  Anno  egli  efercitalTc  il  Confolato,  e 
perciò  con  apparenza,  che  folamente  per  onore  gli  fofle  conferito 
quel  Titolo,  o  piuc  che  l' Imperadore,  allorché  fu  Confole,  il  fufti- 
tuifle  in  quella  Dignità  per  qualche  Mefe.  Redo  il  principio  di  queft' 
Anno  funeltato  da  una  delle  piiì  orride  Tragedie,  che  mai  fi  poflano 
udire.  Continuando  l'afledio  di  Milano,  fempre  piìi  crcfceva  il  furor 
della  fame  ,  in  guifa  che  il  Popolo  fi  ridufle  a  mangiare  fino  i  più 
fozzi  e  Ichifofi  animali.  Non  lafciò  Belifario  d'inviare  a  quella  volta 
un  foccorlb  di  truppe  condotto  da  Martino^  e  da  Uìiare  fuoi  Capita- 
ni j  ma  coltoro  fi  fermarono  al  Pò,  non  arrifchiandofi  di  andare  in- 
contro al  groflb  campo  de' Goti  e  Borgognoni.  Ne  fcriflero  a  Beli-  "^ 
farlo,  il  quale  determinò  con  aflcnfo  di  Narfete  di  fpedirc  altra  gen- 
te. Ma  mentre  i  primi  fi  fermano,  e  fi  preparano  gli  altri  a  muo- 
vcrfi,  non  potendo  più  reggere  Milano  a  i  morfi  della  fame,  Mon- 
dila e  Paolo  Capitani  di  quei  pochi  Greci,  ch'erano  nella  Città,  ca- 
pitolarono co  i  Goti  di  renderfi,  lalve  le  vite  loro,  con  abbandonare 
alla  difcrezion  de' nemici  quelle  del  Popolo.  Pertanto  entrati  co  i  Bor- 
gognoni i  Goti,  anfanti  di  punire  la  ribellion  de' Cittadini,  fecero 
barbaricamente  man  bafl"a  fopra  i  Senatori ,  e  fopra  tutti  gli  altri  ma- 
fchi,  non  perdonando  ne  pure  a  i  fanciulli,  ne  a  i  Sacerdoti,  che 
Tom .  III.                                           V  v                               per 


338- 


Annali     d'  Italia. 


E  R  A-  Volg. 
Anno    539^ 

(a)  Mariux 
AventHtaf. 
in  Chronic, 

(b)  Proco». 
d*  BsìL 
Coth.  lib.  z, 
f,  21. 


(c)  Saron. 
Annal.  Ecc. 
dd  Ann. 
5i8. 


(d)  Proctf. 
de  Bell.   Gt- 
thic.  l.  1. 
(tifi.  11. 

(e)  Paulus 
Diaconus 
Hiftor.  Lan- 
gebardor. 

l.  I.  e.   21. 

(f)  Sìgeher. 
tui  in  Chro- 
nico . 

(g)  Procop. 
i*. /.3.C.33. 


per  atteftato  di  Mario  A'vcncicenfe  (")'  furono  fcannati  nc'facri  Tera- 
pli ,  e  fopra  gli  fteflt  Altari  .  Le  donne  tutte  furono  fatte  fchia- 
ve,  e  donate  a  i  Borgognoni  in  ricompcnfa  del  preftato  foccorfo,  e 
la  Città  tutta  faccheggiata,  e  poi  diroccata  e  ridotta  ad  un  muccliio 
di  pietre.  Se  vngliam  credere  a  Procopio  (^),  furono  in  si  efecranda 
giornata  tagliati  a  pezzi  più  di  trecento  mila  uomini:  numero,  che  giù- 
ftamcnte  fi  può  fofpettare  eccedente  il  vero,  perchè  computate  le 
donne  avrebbe  dovuto  quella  Città  contenere  almen  da  fecento  mila 
perfone  in  un  giro  allora  minore  del  prefcnte,  fé  non  immaginammo 
rifugiata  entro  quella  Città  una  buona  quantità  de  gli  abitatori  della 
Campagna .  Loda  il  Cardinal  Baronio  (0  Dazio  Areivefcovo  di  Mi- 
lano, perche  fi  ftudiafle  di  liberar  quella  Città  da  i  Goti  Ariani,  e 
promovefie  la  ribellione.  Non  entro  io  a  difputarc,  fé  fofle  o  non 
fofie  lodevole  l'operar  contro  il  giuramento  di  fedeltà,  prefiato  a  i 
Goti,  che  pur  lafciavano  vivere  in  pace  i  Cattolici.  Bensì  dico,  che 
fi  potè  defiderar  piìi  prudenza  nel  fatto  di  Dazio ,  il  cui  zelo  intem- 
peftivo  fi  tirò  dietro  la  lagrimevol  rovina  della  Città  e  del  Popolo 
luoi  e  che  per  un  pugno  di  gente  inviato  colà  da  Belifario  non  (i 
dovea  efporrc  il  fuo  gregge  al  pericolo  di  foccombcre  fotto  la  pof- 
fanza  tuttavia  grande  de  i  Goti  in  Italia  .  Ebbe  Dazio  la  fortuna  di 
falvarfi  colla  fuga,  e  di  ritirarfi  a  Cofliantinopoli,  dove  fi  trattenne 
circa  quindici  anni,  lungi  dall'eccidio  dell'infelice  Patria  fua,  e  quivi 
in  fine  terminò  i  fuoi  giorni  nell'Anno  ffi.  Mondila  e  Paolo  Capi- 
tani co  i  Greci  di  lor  feguito ,  anch' eflì  ebbero  falve  le  vite,  e  fu- 
rono condotti  prigioni  a  Ravenna.  Tornò  tutta  la  Liguria  in  potere 
de  i  Goti,  e  non  parlandofi  più  de  i  Borgognoni,  legno  è,  ch'efll 
dovettero  ritornare  al  loro  paefc . 

Stava  intanto  Vitige  co  i  primarj  fra' Goti  fi^udiando  le  maniere 
di  poterfi  foftenere  in  quefl:a  sì  pericolofa  guerra}  e  fu  conchiufo  di 
tirare  in  Italia  con  una  grofla  offerta  di  danaro  i  Longobardi,  allora 
abitanti  nella  Pannonia,  o  fia  nell'Ungheria.  A  tal  fine  furono  fpedi- 
ti  Ambafciatori  a  Faci^  o  fia  Faccene .^  Re  in  quelli  tempi,  per  quan- 
to fcrive  Procopio  (^),  di  quella  Nazione;  nel  che  non  s'accordano 
con  lui  Paolo  Diacono  (f),  né  Sigeberto  (/),  da' quali  abbiara  vedu- 
to, che  Aadoino  infin  l'anno  fi/,  condurci  Longobardi  nella  Panno- 
nia. Procopio  parlando  poi  diffufamente  de' Longobardi  più  fotto  (^), 
fcrive,  che  Giuftiniano  donò  loro  il  Norico  e  la  Pannonia,  ed  inforfe 
poi  guerra  fra  effi  e  i  Gepidi,  regnando  Audoino  Red'effi  Longobar- 
di. Riufcì  fenza  frutto  l'ambafciata,  perché  fi  trovò,  che  i  Longo- 
bardi aveano  fl:retta  lega  coli' Imperador  Giuftiniano,  e  fedelmente  la 
volcano  mantenere.  Perciò  Vitige  s'appigliò  ad  un'altra  rifoluzione,  e 
fu  quella  di  muovere  Cofroe  Re  di  Perfia  a  far  guerra  a  Giuftiniano, 
con  ifpedirgli  a  tal  fine  Ambafciatori,  non  Goti,  ma  Italiani:  il  che 
fu  di  un  graviftìmo  fconcerto  all'  Imperio  d' Oriente,  di  modo  che  non 
finì  queft'anno,  che  Giuftiniano  venne  in  penlìero  di  far  pace  co  i 
Goti,  e  rimandò  ia  Italia  gli  Ambafciatori  di  Vitige,  che  erano  tut- 
tavia 


Annali    d'  Italia,  339 

cavia  in  Coftantinapoli,  promettendo  di  fpedirc  perfone  a  Ravenna  con  Ex  a  Volg. 
plenipotenza  di  trattarne.  E  perciocché  intele  i  difparcri,  che  tutta-  Ak.nos39- 
via  continuavano  tra  Belifario  e  Narfete,  richiamò  l'ultimo  a  Coftan- 
tinopoli,  e  penfava  anche  di  far  lo  ftcflb  di  Belifario,  per  dargli  il  co- 
mando dell'  Armata  deftinata  contra  de'  Perfiani .  Belifario  intento  alle 
fuc  imprcfe,  dappoiché  ebbe  intefe  e  compiante  le  inefplicabili  cala- 
mità di  Milano,  pafsò  ad  adediar  Ofimo>  inviò  Cipriano  e  Giuftino  fuoi 
Capitani  a  tentare  l'acquillo  di  Fiefole:  giacché  quelle  due  Città  il 
trattenevano  dal  pafTare  innanzi  verfo  Ravenna.  Mandò  ancora  Moì-- 
tìne  e  Giovanni  verfo  il  Pò,  che  fi  pollarono  in  Tortona,  tuttoché 
Città  priva  di  mura.  ^r«w  Capitano  di  Vicige,  che  comandava  nelle 
parti  di  Milano,  ebbe  ordine  di  paffare  il  Pò,  per  isloggiare  di  là  i 
Greci.  Ubbidì  egli,  ma  non  fi  attentò  poi  di  aflalirli,  e  folamentc 
andò  ad  accamparfi  poche  miglia  lungi  da  loro . 

Già  abbiam  veduto,  che  razza  di  gente,  intenta  folo  ad  ingran- 
dirfi  o  per  diritto  o  per  traverfo,  foflero  allora  i  Re  de' Franchi .  An- 
che nell'anno  fjj.  per  atteflato  di  Sigeberto  (")    furono  vicini  a  far  (a)  sigeher- 
guerra  fra  loro,  fé  non  Ci  fofie  interpolla  la  fanta  Clotilde  loro  Madre  f»^ '"  chm- 
ed  Avola.  Procopio  anch' egli  aggiugnc  (0,  che  quella  Nazione  non  q^)  'procet. 
fapeva  allora  cofa  fofTe  il  mantener  parola,  ed  aver  eglino   bensì  prò-  deBill.Got. 
fefiau  la  Religione  Cridiana,  ma  con  ritener  tuttavia  varie  fupcrftizio-  W.  3.  e.  ij. 
ni  del  Paganeumo,  forfè  perchè  non  tutti  l'aveano  peranche  abiurato,  /  •>  ^    ,^ 
o  pure,  come  fi  ricava  da  Agatia  (0  co  i  Franchi  buoni  Cattolici  nelle  in  HiftA.  z. 
Armate  erano  mifchiaii  gli  Alamanni,  gente  divenuta  loro  fuddita,  e 
tuttavia  barbara,  e  in  gran  parte  Idolatra.  Fra  effi  Re  il  piìz  potente 
era  Teodeberto^  appellato  Re  d'Auftrafia.  In  una  Lettera  da  lui  fcritta 
a  Giultiniano  Augufto,  in  cui  nondimeno  v'ha  de  i  nomi  fcorretti,  egli 
dice  di  (tendere  il  fuo  dominio  da  i  confini  della  Pannonia  fino  all'  O- 
ccano,  abbracciando  la  Toringia,  e  parte  della  Saflbnia,  e  la  Syevia, 
o  fia  r  Aleraagna,  e  le  Provincie  del  Belgio,  oltre  alla  porzione  a  lui 
toccata  del  Regno  della  Borgogna,  e  ad  altri  Stati  di  fua  giurifdizio- 
ne.  Ora  Teodebcrto,  al  vedere  m  si  pericolofa  guerra  impegnati,  e 
fmunti  non  meno  i  Goti,  che  i   Greci,  dimentico  del  bel  titolo  di 
Padre ^  ch'egli  dava  a  Giuftiniano,  e  de  i  regali  da  lui  ricevuti,  e  delle 
belle  promeflc  a  lui  fatte;  molto  più  dimentico  dell'obbligo  contrat- 
to di  aiutar  Vitige,  che  a  quello  fine  avca  ceduto  a  lui,  &  ai  due 
Re  fuoi  Zii  tutto  quanto  pofiedcvano  nella  Gallia  i  fuoi  Goti,  o  vo- 
gliam  dire  Oltrogotij   entrò  in  penfiero  di  profittare  anch'  egli  di  sì  ,^^  j^j^^i.^^ 
bella  occifione  coU'acquiilo  di  qualche  porzione  d' Italia.  Mario  Aven-  Aventhenf. 
ticenfe  (<^),  e  il  Continuatore  di   Marcellino  Conte  (£•)   riferifcono  al  in  chronìco. 
prcfcnte  anno  quello  fatto,  che  abbiamo  più  ditlefamente  narrato  da  ("^^  comì- 
Procopio  (/),  Scrittore  allora  dimorante  in  Italia  al  fervigio  di  Belifa-  ""lùni ^In'^' 
rio.  Teodeberto  adunque,  mefia  infieme  un' Armata  di  cento  mila  per-  chronUo. 
fone,  per  l'Alpi  della.  Savoia  calò  nel   Piemonte.   Erano  quafi    tutti  (f)  Procop. 
Fanti,  che  non  portavano  né  archi,  né  picca,  ma  folamente  lo  feudo  '^J.^'^h/^'' 
e  k  fpada,  con  una  corta  a^za,  nelle  cui  cima  il  ferro  groflb ,  dall' una  'f^'p\l  '  ^' 

V  r  i  par- 


340  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  parce  e  dall'altra  era  ben  aguzzo  e  tagliente.  Nelle  battaglie  dato  il 
Anno  J39.  fegno,  conjifcagliare  quell'azza  folcvano  rompere  lo  feudo   del   nimi- 
co, e  poi  avventarfegli   colla  fpada,  ed  ucciderlo.  I   Goti  in  quelle 
parti  all'avvifo,  che  veniva  si  forte  cfcrcito  di  Franchi,   s'avvifarono 
tofto,  che  foiTc  in  loro  aiutO)  e  già  parca  lor  di  veder  Belifario  fup- 
plicare  per  un  paflaporto  da  potcrfenc  tornar  colla  vita  in   Oriente  . 
Nulla  di  male   fecero  i  Franchi,  finché  giunfero  al   Pò,  dove  i  Goti 
aveano  un  ponte,  perchè  defideravano  forte  di  pafTarlo  con  lor  buona 
grazia.  Ma  appena  vi  furono  fopra,  che  prefì  quanti  Figliuoli  e  Mo- 
gli de' Goti  ivi  fi  trovarono,  ne  fecero  un  fagrifizio  a  qualche  lor  fal- 
fo  Dio,  e  ne  gittarono  i  corpi  nel  fiume.  Spaventata  la   guardia  de' 
Goti,  fcappò  tofto  in  Pavia.   .Arrivarono  i  Franchi,  dove  era  l'accam- 
pamento de' Goti  verfo  Tortona,  da' quali  fu  lor  fatto  un  buon  acco- 
glimento, come  a  buoni  amici  j  quand' eccoti  fé  li  veggano  venire  ad- 
doflb  quai  fieri  nemici:  cofa,  che  li  fece  tutti  dare  alle   gambe    con 
tal  confufione,  che  paflarono  fin  per  mezzo  il  campo  de'  Greci,  e  a 
dirittura  fé  n'andarono  a  Ravenna.  I  Greci   all'  incontro  al  vedere   si 
grande  fcappata  vennero  in  ifperanza,  che  arrivato  Belilario  avelfe  data 
a  coftoro  una  rotta,  e  però  prefero  l'armi  per  feco  unirfi .    Ma  tro- 
vandofi  burlati,  e  fieramente  aflaliti  da  i  Franchi,  fi  difelero   ben  per 
quanto  poterono,  ma  in  fine  anch' edì  furono  aftretti  a  voltar  le  fpalic, 
e  a  fuggirfene.  Arrivati  in  Tofcana  ragguagliarono  Belifario  del  dilgu- 
ftofo  accidente,  e  ne  rimafe  non  men  egli,  che  l'elercito  fuo   llrana- 
mentc  conturbato,  per  apprenfione  che  sì  gr^flb  torrente  andaHe  fi- 
nalmente a  fcaricarfi  fopra  di  loro.  Pertsnto  egli  fcriflc  una  bella  Let- 
tera a  Teodeberto  con  rapprefentargli  la  riverenza  dovuta  all'  Impera- 
dore,  la  poflanza  di  lui,  i  patti,  e  le  prorneHe  feguite,  ed  eforii*rlo  a 
ritirarfi . 

Attribuifce  Procopio  all'efficacia  di  quella  Lettera  l'efierc  in  fat- 
ti ritornato  da  lì  a  non  molto  addietro  il  Re  Teodeberto  colla  lua  gen- 
te. Ma  probabilmente  si  gran  virtù  non  ebbe  una  Carta  fola.  In  amen- 
due  gli  alloggiamenti  de' Goti  e  de  Greci  fuggiti  trovarono  i  Franchi 
qualche  copia  di  viveri,  e  fi  fatoUarono  ben  bene.  Ma  proicguendo 
il  cammino  tra  per  cflere  quella  una  Iterminata  moltitudine,  e  perchè 
ia  Carcftia  e  la  Guerra  aveano  defertato  il  paefe,  cominciarono  a  far 
de  i  digiuni  non  comandati,  e  fpelTo  altro  non  aveano,  che  fola  carne 
di  bue  da  cibarfi,  e  l'acqua  del  Pò  da  bere.  Quedi  patimenti  colla 
giunta  dell'aria  eftiva,  e  del  clima  diverfo  produfTcro  fra  loro  di  gran- 
di malattie,  in  manierachè  almeno  un  terzo  di  qucll'  Armata  in  breve 
perì,  e  il  reflo  era  malconcio  di  fanità.  Quelli  motivi  fecero  rifolvere 
Teodeberto  a  ritornarfcne  a  cafa.  Del  refto  fecondo  la  tcllimonianza 
di  Mario,  e  del  Continuatore  di  Marcellino,  egli  fcorfe  per  ia  Ligu- 
ria e  per  l'Emilia,  mettendo  tutto  a  facco.  Più  d'ogni  altro  Luogo 
provò  Genova  la  di  lui  crudeltà,  perchè  non  folo  faccheggiata,  ma 
anche  rovinata  dal  furore  delle  fue  genti.  E  tale  fu  il  foccorfo  invia- 
to a  i  Goti  fecondo  i  patti  da  i  Re  de'  Franchi ,  E  quando  mai  a  que- 
«  ila 


Annali     d'  Italia.  341 

fla  fpedizionc  alludeflcro  alcune  Medaglie,  che  (1  veggono  d' eflb  Re  Era  Volg. 
Tcodebcrco,  farebbe  da  cercare,  le  gran  gloria  feco  porti  una Tcorrc-  Anno  J39. 
ria  fatta  più  da  faccomanm,  che  da  Eroe,  per  finir  di  fpogliare  e  di 
diftriiggere  le  mifcrc  Provincie  dell'  Italia,  fenza  alcuno  che  gli  fi  op- 
ponede.  Profegui  intanto  Belifario  i  due  afTedj  d'Olìmo  e  di  Fiefole, 
e  dopo  molto  tempo  e  fatiche  gli  venne  fatto  d'  impadronirfi  di  quelle 
due  Città.  Dopo  di  che  unite  tutte  le  fue  genti  pafsò  verfo  Raven- 
na, e  formonne  il  blocco.  Per  ben  prcmunirfi  avea  Virige  fatto  ca- 
ricare nella  Liguria  una  buona  quantità  di  grani,  che  pofta  in  barconi 
calava  già  pel  Pò  alla  volta  di  Ravenna.  Volle  la  fua  sfortuna,  che 
all'improvvifo  s* abbaffkiTero  l'acque  di  quel  Fiume  fcnza  poter  pafiarc 
innanzi  le  barche;  e  però  venne  rutto  quel  convoglio  placidamente 
alle  mani  de' Greci,  con  reftarc  fprovveduta  Ravenna,  fenza  ch'ella 
potefle  fperar  vettovaglie  dalla  parte  dell'  \driatico,  perchè  Giuftinia-  ,^ 
no  era  padrone  della  Dalmazia,  e  teneva  non  pochi  legni  in  quel  Ma- 
rc. Per  quello,  che  dirò  più  abbafTo,  dovrei  qui  riferire  la  refa  di 
quella  Città,  fucceduta  a  mio  credere;  ma  feguitando  il  Padre  Pagi, 
mi  prendo  la  libertà  di  parlarne  folamcnte  nel  fufleguente . 

Anno  di  Cristo  dxl.  Indizione   iii. 
di  Vigilio  Papa  3. 
di  Giustiniano  Imperadore   14. 
di  I  L  D  I  B  A  D  o  Re    I , 

Confole   j  Flavio  Giv stiììo Jufiìore,  fenza  Collega. 

Siccome  il  Padre  Pagi  ofTervò,  quello  Giu/fino  Confole  Orientale  eb- 
be per  padre  Germano  Patrizio,  Figliuolo  di  un  Fratello  di  Giu- 
iliniano,  e  però  di  verfo  da  Giu'lino  juniore  pofcia  Imperadore,  che 
era  nato  da  una  Sorella  di  Giudiniano.  Viene  appellato  Juniore  pro- 
babilmente per  diftjngucrlo  da  Giuftino  Seniore  Augufto,  che  era  fla- 
to Coniole  nell'anno  f  19.  Cosroe  Re  della  Perfia  avea  gtà  fiecomc  diffi, 
mofTa  guerra  a  Giulliniano  (")  colla  maggior  felicità  poflìbile,  perchè  (a)  Pr<ic<if>: 
non  v'era  nelle  frontiere  Cefarec  ctercito  alcuno  valevole  a  far  refi-  de  Bel.  Pirf. 
flenza .  Entrato  dunque  nella  viefopotamia,  s'impadronì  delle  Città  '•  ^' *•  *• 
di  Sura  e  di  Borea,  e  tirando  dritto  all' infigne  Città  d' Antiochia,  l'af- 
fcdiò,  la  prefe,  e  dopo  un  teriibil  mic^jllo  de' Cittadini,  e  un  facco 
univcri'ale,  la  confegnò  alle  fiamme.  Sopra  la  Scria  tutta  fi  fcaricò 
quello  turbine  colla  rovina  dfllf  Città  e  degli  abitanti.  Grande  im- 
predione  fecero  nell'animo  di  G'u'liniano  quelli  progrcflì  de' Pcrfiani, 
ne  fcorgendofi  pnfìcnte  a  follcncre  nello  (le'ro  tempo  due  graviflìmc 
guerre,  l'una  in  Italia,  l'altra  in  Oriente,  ficcome  diul,  avea  llabili- 

to 


34^'  Annali    d'  Italia. 

BhK  Volg.  to  di  dar  fine  alla  prima  come  poteffc  il  meglio,  e  di  attendere  all'al- 
Akno  -540.  tra  pm  importante  e  vicina  ;  e  tanto  più  perchè  avea  bifogno  d' un 
bravo  e  fperitncntato  Generale  da  opporre  alla  potenza  di  Cosroe,  ne 
li  trovava  chi  potcfle  uguagliarfi  a  Belifario,  la  cui  perfona  egli  cre- 
deva troppo  neceflaria  in  Oriente.  Avea  dunque  in  Italia  a  quello  fine 
deftinati  per  fuoi  Ambafciatori  al  Re  Fiiige  Domemco  e  Maffimino  Se- 
iù)  Idem  de  '^^°"  ^'*^ •  ^"  qucfto  mentre  i  Re  Franchi,  udirò  il  pericolo,  in  cui 
Bell.  Goth.  ftavano  gli  affari  de' Goti  in  Italia,  avevano  anch' cffi  mandati  Amba- 
/.  1.  e,  2p.  iciatori  a  Vitige,  proponendo  di  far  calare  un' Armata  di  cinquecento 
mila  combattenti  in  fuo  favore,  e  di  unire  infieme  l'uno  e  l'altro  do- 
minio con  quella  forma  di  governo,  che  farebbe  creduta  piìi  propria. 
Belifario,  penetrati  i  difegni  de' Franchi,  non  fu  pigro  a  fpcdire  anch' 
egli  i  fuoi  Oratori  a  Vitige  con  rapprefentargli  il  pericolo  di  lui  e  della 
fua  Nazione,  ogniqualvolta  fi  accordafie  co  1  Franchi,  e  che  migliori 
condizioni  poteva  fpcrare  da  Giuftiniano.  In  fomma  tanto  fece,  che 
il  diftornò  dal  confentire  a  capitolazione  alcuna  co  i  Franchi,  della  fe- 
de de  i  quali  abbiam  già  veduto  quanto  fi  potefle  allora  promettere  . 
Arrivarono  intanto  i  Legati  Imperiali,  ed  entrati  in  Ravenna,  dopo 
molto  dibattimento  fi  conchiufe  il  negoziato  della  Pace,  con  che  tut- 
to il  di  qua  dal  Pò  reftaflc  in  potere  dell' Imptradore,  e  tutto  il  di  là 
di  Vitige  e  de' Goti.  Portati  quefti  patti  a  Belifario,  a  cui  non  era 
ignoto  lo  fiato  della  Città  per  la  mancanza  de' viveri,  non  li  volle  per 
conto  alcuno  fottofcriverej  e  fattone  conofcere  il  motivo  a  chi  fparla- 
va  di  lui,  quetò  ogni  diceria  su  queflio.  Per  lo  contrario  i  Goti  veg- 
gendofi  delufi,  oramai  fianchi  del  governo  di  Vitige,  e  fpronati  dalla 
fame,  fecero  fegretamente  proporre  a  Belifario,  che  s'egli  voleva  af- 
furaere  il  dominio  d'Italia,  e  farfi  Re,  effi  per  tale  il  riconofcereb- 
bono,  troppo  premendo  loro  di  feguitare  a  ftarlene  in  Italia,  fenza  ti- 
more d'eflere  inviati  in  Oriente,  venuta  a  notizia  di  Vitige  quefta  ri- 
foluzione  de'fuoi,  anch' egli  per  averne  merito,  occultamente  ne  fece 
fare  irtanza  a  Belifario,  il  quale,  quantunque  non  fi  fentifTc  voglia  di 
■guadagnarfi  il  titolo  di  Tiranno,  ed  avefle  in  oltre  con  grandi  giura- 
menti obbligata  la  fua  fede  a  Giufiiniano  di  non  far  novità  :  tuttavia 
accettò  l'oflcria,  e  promife  d'efeguirla,  e  di  non  far  male  alcuno  a  gli 
Ileflì  Goti.  Dato  dunque  ordine,  che  fpeditamente  veniflero  a  Clafie, 
cioè  al  Porto  di  Ravenna,  varie  navi  con  grano  ed  altri  viveri,  per 
■foddisfare  al  bifogno  de' Goti  affamati,  entrò  dipoi  pacificamente  coli' 
efcrcito  in  Ravenna  j  non  permife,  che  ad  alcuno  fofie  recata  moleiliaj 
e  folamente  fi  aflìcurò  di  Vitige,  con  fare  dipoi  uno  fpoglio  di  tutte 
le  ricchezze  del  Regal  Palagio,  per  prefentarle  all' Imperadore. 

La  refa  di  Ravenna  fu  cagione,  che  anche  l'altre  Città,  e  maf- 
•fimamente  Trevigi,  ed  altri  Luoghi  della  Venezia  inviaflero  Legati  a 
fottoporfi  a  Belifario.  Procopio  nell'entrare  in  Ravenna  fi  faceva  i  fc- 
gni  di  croce  al  mirare,  come,  per  così  dire,  un  pugno  di  gente  avef- 
fe  foggiogata  la  Nazione  de' Goti,  i  quali  in  Ravenna  fola  fuperava- 
no  di  numero  l'efercito  Imperiale.  Ma  i  Goti  dopo  la  morte  di  Teo- 

dcri- 


Annali    d'  Itali  a  343 

dcrico  s'erano  impoltroniti,  perche  dati  a  gli  agi,  ed  intenti  cadauno  Er-a  Vo!g. 
v-farCt  un  buon  nido  in  Italia.  Però  le  Donne  di  quella  Nazione,  che  Awmo  $40. 
dianzi  avevano  udito  dire  di  gran  cofe  intorno  al  numero  fuperiore,  e 
alla  ftatura  quafi  gigantefca  de' Greci,  mirandone  poi  sì  pochi  prende- 
re il  poflcflo  di  Ravenna,  e  ch'effi  erano  come  gli  altri  uomini  ordi- 
nari, fputavano  in  faccia  a  i  loro  Mariti,  con  rimproverare  a  i  mede- 
fimi  l'infignc  lor  codardia.  Lafciò  pofcia  Belifario,  che  chiunque  de* 
Goti  volle  ufcir  di  Città,  fé  ne  andaffe  ad  attendere  a  i  fatti  fuoi,  e  a 
vifitare  i  fuoi  poderi .  Ebbe  anzi  piacere,  che  fcaricalTero  Ravenna,  per- 
chè di  gran  lunga  più  erano  efll,  che  le  fchiere  de' Greci  in  efTa  Città». 
Ora  qui  debbo  avvertire  i  Lettori  d'aver  io  feguitato  il  Padre  Pagi 
in  riferire  all'anno  prefente  la  prefadi  Ravenna,  fatta  da  Belifario,  pri- 
ma che  terminafle  V  Jmto  quinta  della  Guerra  Gotica,  cioè  prima  del- 
la primavera  di  quell'anno,  ne' cui  primi  Mefi  crede  eflb  Pagi,  che 
feguifle  la  refa  di  quella  Città.  Ma  veramente  tengo  io,  che  tal  rcfa 
accadeflc  prima  che  finiffè  l'anno  precedente  ^7,9.  Nelle  mie  Antichi- 
tà Italiche  (<?),  là  dove  tratto  dell'Origine  della  Lingua  noftra  Voi-  u\  ^„tiqul- 
gare,  ho  rapportato  uno  Strumento  fcritto  in  Papiro  Egiziano/»^  die  tat.  Italie.  ' 
tertio  Nonarum  Januarìarum ,  IndiElìone  tertìa ,  fexies  pofì'  Confulatum  Pau-  Dijfertat. 
lini  Juniorìs  Viri  ClariJJimi^  Ravenn^e  y  cioè  nel  dì  3.  dì  Gennaio  del  3*« 
prefente  anno.  Ora  da  quello  Strumento,  e  dalle  Lettere  fcritte  a  i 
Magillrati  di  Faenza,  chiaramente  a  mio  credere  fi  fcorge,  che  Ra- 
venna non  folamcnte  nel  principio  dell'anno  non  era  più  affediata ,  ma 
godeva  allora  anche  una  fomma  pace,  ed  avea  commercio  colle  Città 
circonvicine,  e  confeguentemcnte,  ch'efia  era  già  venuta  alle  mani  di 
Belifario.  E  quando  fia  così,  bifognerà  dire,  o  che  il  Padre  Pagi  non 
ben  conccrtafTe  gli  Anni  della  Guerra  Gotica,  o  pure  che  in  qucft* 
anno  poche  novità  fuccedcffero,  con  cffere  ceffata  la  guerra,  atten- 
dendo Belifario  a  dare  buon  fello  alle  conquide  fatte,  e  a  quetare,  fé 
era  poHìbile,  i  foggiogati  Goti.  In  fatti  pareva  oramai  rimclTa  fotto  il 
Romano  Impero  l'Italia  tutta,  e  che  s'aveffe  a  refpirare  e  godere  un 
po'  di  quiete  nelle  afflitte  e  devaftate  fue  Provincie .  Ma  fallirono  ben 
predo  le  fperanze  de' Popoli  (^) .  Non  mancavano,  come  è  il  folito,  W  Proap: 
nemici  a  Belifario;  e  quelli  fcriffero  all' Imperadore,  ch'egli  andava  i' f ''j* 
machiaando  di  farli  Signore  d' Italia.  Può  effere,  che  Giuftiniano  niu-  cap.\ò, 
na  fede  preflaffe  a  sì  fatte  accufe.  A  buon  conto  il  richiamò  a  Co- 
ftantinopoli ,  per  dargli  il  comando  dell'  Armata  centra  de'  Perfiani,  che 
fuperbi  facevano  alla  peggio  in  Oriente,  talmente  che  Giulliniano  era 
giunto  a  comperare  vilmente  la  pace  con  lo  sborfo  di  cinque  mila  Li- 
bre d'oro,  e  promcna  di  pagarne  cinquecento  ogni  anno  da  lì  innan- 
zi. Il  Re  Cofroe  dipoi  non  mantenne  i  patti,  e  continuò  la  guerra  con 
più  vigore  di  prima.  Ma  appena  s' intefero  i  preparamenti  di  Belifa- 
rio per  la  fua  andata  a  Collantinopoli,  che  i  Goti  trovandofi  burlati 
nelle  loro  fperanze,  e  riconofcendofi  oramai  fottopofti  all' Imperado- 
re, fi  raunarono  per  confi,^lio  di  Vraia.  Nipote  di  Vitige  in  una  Die- 
ta a  Pavia,  e  quivi  propolcro  di  crearli  un  nuovo  Re.   In  fatti  Udir 

bado^ 


344  Annali    d'  Italia. 

Era  Voi»,  bado^  appellato  da  altri  Ildibaldo^  uno  de'piimarj  fra  eflì,  che  abita- 
ANN0J40.  va  allora  in  Verona,  chiamato  colà,  fu  improvvilamentc  veftito  della 
Regia  Porpora.  Non  volle  egli  mancare  d' inviar  torto  Legati  a  Beli- 
fario,  per  rapprefentargli  la  mancanza  della  parola  data,  con  de' rim- 
proveri ancora  alla  di  lui  viltà,  quando  non  conl'cniinc  di  farfi  Re  d'I- 
talia :  che  s'egli  s'accordafle  co  i  Icr  deiiderj,  proteftava  Ildibado,  che 
farebbe  andato  in  perfona  a  dcpofitar  la  Porpora  a  i  fuoi  piedi .  Lu- 
fìngavanfl  molti  fra  i  Goti,  che  Belifario  cederebbe  a  cosi  belle  iftan- 
ze.  Ma  egli  faldo  nella  conofccnza  del  fuo  dovere,  rimandò  gli  Am- 
bafciatori  colle  mani  vote  . 

Anno  di  Cristo  dxli.  Indizione   iv. 
di  Vigilio  Papa  4. 
di  Giustiniano  Imperadore  ij. 
di  Era  RICO  Re   i. 
di  ToTiLA  Re  i. 

Confole  k  Flavio  Basilio Juniore  fenza  Collega. 

CRede  il  Baronio,  che  quefto  Ba/ilie  Confole  fofTe  Romano,  e 
della  Cai&Decia^  e  pero  della  Famiglia  di  quel  Bafilio,  che  fu 
Confole  nell'Anno  463.  a  diltinzione  di  cui  foffe  appellato  Junìore . 
Procopio  in  fatti  fa  menzione  di  Bafilio  Patrizio  dopo  quefti  tempi 
in  Roma.  Et  è  da  oflcrvare,  che  quelto  fi  può  dire  l'ultimo  de'Con- 
folati  ordinarj  dell'Imperio  Romano,  fé  non  che  Giuftino  Augulto 
juniore  lo  rinovò  nell'Anno  fóy.  E  gì' Imperadori  d' Oriente  conti- 
nuarono poi  un  Confolato  perpetuo.  Giuftiniano  quegli  fu,  che  fece 
andare  in  disufo  quella  si  illullre  Dignità,  perchè  egli  folo  ambiva 
tutto  il  luftro  del  comando.  E  l'abolì  in  Occidente  col  pietefto,  che 
cflb  portava  una  fpefa  eccefllva  ,  giacche  i  Confoli  doveano,  per  ral- 
legrare il  Popolo,  gittar  monete  d'oro  e  d'argento  fenza  rifparmio 
perlellrade,  veltire  di  livrea  gran  gente,  e  folcvano  dare  Spettacoli 
e  Giuochi  Scenici  per  divertimento  del  Pubblico.  Almeno  due  mila 
libre  d'oro  fpendeva  cadauno  de' Confoli  in  tale  lòlennitàj  e  la  mag- 
gior parte  di  tale  fpefa  era  pagata  dall'Imperiale  Erario.  Richiamato 
intanto  Belifario  da  Giuftiniano,  avea  già  fciolte  le  vele  verfo  Coftan- 
tinopoli,  feco  onorevo-lmente  conduccndo  Fitige  e  fua  Moglie  con  al- 
cuni de' primarj  Goti,  e  fpczialmente  i  F'igliuoli  del  nuovo  Re  lidi- 
(a)  Procop.  baldo,  trovati  per  buona  ventura  in  Ravenna,  e  ritenuti  (*) .  Giunto 
di  Beli.  Ci-  colà  li  prefentò  a  Giulliniano  Augufto,  che  fece  lor  buon  accogli- 
thic.  Iti'.  3.  mento,  e  mirò  ancora  con  maggior  piacere  i  Tcfori  del  Re  Tcode- 
^''*'  '■         rico  trafportati  da  Ravenna.  Si  credevano  tutti,   che   Belifario  folTe 

per 


Anmali     d*  Italia.  545" 

per  aver  l'onore  del  trionfo,  come  l'avea  goduto  per  1' Affrica  ricu-  Era  Volg. 
pcrataj  ma  fenza  fapcrfene  il  perchè  non  l'ottenne.  E  qui    Procopio  Anno $41. 
tefle  un  Panegiiico  alle  rare  quilità  e  virtù    di   quello   Generale,    b- 
fciando  indietro  fecondo  l'ufo  ordinario  i  fuoi  difetti,  che  G  veggono 
poi  raccolti  nella  fua  Storia  fcgrcta  («) .  I  Goti,  che  erano  con   lui,  (a^  Ida»  in 
andarono  a  militare  in  Oriente  >    il    folo   Vitige  creato   Patrizio,   per  n-ft.  ^rcan. 
tellimonianza  di  Giordano   W   redo   in   Coftantinopoii   colla   Moglie  ^^^^J^"'^^?,"' 
Maia/unta y  la  quale  dopo  la  morte  d'eflo  Vitige,  fucceduta  da    lì    a  cap.  60. 
due  anni,  fu  data  per  Moglie  a  Germano ^  non  già    Fratello,    ma    Fi- 
gliuolo di  un   Fratello  di   Giuftiniano    Augufto,   ed   uno  de' migliori 
Generali  di  quell'età.  Fece  Belifario  quella  campagna   contro  i    Per- 
fiani,  ma  con  poca  fortuna,  e  meno  onore,  e  tornofTcne  poi  fui  fine 
a  fvernare  a  Coltantinopoli.  Le  difavyenture  fue  per  cagione  di  ^a- 
tonina  fua  Moglie  adultera,  (ì  pofPono  leggere  prefTo  il  medefimo  Pro- 
copio  ne' primi  Capitoli  della  fuddetta  Storia  fegrcta.    In    Italia   non 
altre  novità  fuccederono,  fé  non  che  fu  fpedito  da  Giultiniano  Augulto 
a  Ravenna  un  certo  Akjfanàro  fuo  Mallro  del  conto,   fopranominato 
For^;Vf//i«,  perchè  colle  forbici  fapcva  sì  gentilmente  tofare  le  monete 
d'oro,  che  non  ne  pativa  punto  il  contorno  delle  lettere.  Uomo  av- 
vezzo a  fcorticare  i  foldati,  e  a   proccurar  tutti   i   vantaggi   del    Pa- 
drone, ma  con  proccurare  prima  d'ogni  altra  cofa  i  proprj  j    di  ma- 
nierachè  in  poco  tempo  da  una  fomma  povertà  era  pervenuto  ad  una 
fomma  ricchezza.  Colhii  cominciò  non  fohmcnte  a  dare  un  buon  af» 
fetto  a  i  tributi,  e  ad  ingraflare  l'erario  Cefareo  ,  ma  eziandio   a   ri- 
vedere i  conti  del  pafTato,  infin  fotto  a  i   tempi   del    Re   Teoderico. 
Inventava  egli  de  i  crediti,  e  delle  accufe  di  rubamenti,  che  finge/a 
fatti  fotto  i  Re  Goti,  anche  centra  chi  non  aveva  mai  maneggiate  le 
entrate  Regali,  pelando  con  ciò  difperatamente  chiunque  egli  voleva. 
E  lenza  far  capitale  delle  ferite  e  fatiche  de' Soldati,  li  ridulfe  ad  una 
lieve  paga. 

Tale  fu  il  frutto,  che  i  poveri  Italiani  riportarono  dopo  tanti 
defiderj  di  fcuoicre  il  giogo  de' Goti  :  disinganno  non  poche  volte  fuc- 
ceduto  ad  altri  Popoli,  foliti  a  lufingarfi  col  mutar  governo  e  pa- 
drone, di  migliorare  i  proprj  intcrelìì  .  Gli  ItclTì  foldati,  vcggendofi 
cosi  maltrattati,  perdevano  la  voglia  di  efporre  la  vita  in  fervigjo  del 
Principe,  ed  alcuni  ancora  paflarono  a  prendere  foldo  dal  nuovo  Re 
de' Goti  lldibaido .  Quelli  a  tutta  prima  avea  poco  feguito,  e  la  fola 
Città  di  Pavia  l' ubbidiva j  ma  prudentemente  operando,  e  mollran- 
dofi  pieno  di  buona  volontà,  a  poco  a  poco  tirò  nel  fuo  partito  tutte 
le  Città,  e  il  paefe,  che  è  di  là  dal  Pò.  Non  vi  fu,  fé  non  Fitalio, 
uno  degli  Ufiziali  Ccfarci,  che  comandava  in  Trevigi,  il  quale  unita 
quanta  gente  potè,  oltre  ad  un  corpo  d'Eruli,  che  feco  militava, 
s'arnfchio  a  dar  battaglia  all'Armata  d'Ildibado,  ma  con  rcllare  to- 
talmente disfatto.  Vi  perirono  quali  tutti  gli  Eruli  con  Vifamlo  loro 
Principe  i  e  Vitalio  fteflb  potè  ringraziare  il  buon  cavallo,  che  il  mife 
in  l'alvo .  Ebbe  anche  la  fortuna  di  falvarll  Teodìmondo  Figliuolo  di 
Tom.  IH.  X  X  Mau- 


34^ 


Annali 


D 


Italia. 


Era  Volg. 
AKS054!. 


(a)  Centi' 
nuator  Mar- 
teliini  Ct- 
mìtis  in 
Chrmico . 


Mauricio  e  Nipote  di  Mondo,  o  fia  di  iMindonc,  di  cui  s'c  altrove 
parlato.  Quefta  vittoria  portò  non  poco   onore   ad    Ildibado,   e   fece 
rifonarc  il  luo  nome  per  tutta  Italia,  e  fino  in    Oriente.    Ma   querto 
Re  infelice  non  fopravilTe  molto.  Erafi  portata  un  di  al  Bjgno  la  Mo- 
glff  di  Fraia^  cioè  d'un  Nipote  del  fu  Re  Vitige ,   il    più   ricco   e 
potente  fra  i  Goti,  tutta  di  ricche  vefti  addobbata,  e  con   gran   fe- 
guito  di  paggi  e  palafrenieri.  Quivi  trovò  la  Moglie  d' Ildibado,  vc- 
Itita  più  torto  poveramente  che  nò^  e   non   folamente  non    fi  degnò 
di  farle  atto  alcuno  di  quel  rifpetto,  che  fi  conveniva  a  chi  era  Mo- 
glie del  Re,  ma  ancora  pafsò  oltre  col  capo  alto,  mortrando   di   di- 
fprezzarla.  Se  ne  dolfe  acremente  col  Marito  la  Donna,  ed   egli   da 
lì  a  poco  inventato  appreflb  i  Goti  un  pretelto,  che  Vraia  meditava 
tradimenti,  e  trattava  di  palTare  al  fervigio  dell' Imperadore,   il    fece 
con  inganno  occidere:  azione,  che  disgullò  non  poco  i   Goti,   fenza 
che  però  alcuno  ofafTe  di  farne  vendetta .  Ma  ben   la   fece  un   certo 
Vila  di  Nazione  Gepida,  che   militava  nelle   Guardie  del   medcfimo 
Re.  Areva    coftui   contratti  gli   Sponfali  con  una   Donna,   ardente- 
mente'da  lui  amata  i  ma  mentre  era  in  una  fpedizione,   Ildibado  la 
diede  in  Moglie  ad  un  altro.  Infuriato  per  qucfto  Vila,  e  ben   con- 
fapcvole  de' mali  umori,  cagionati  per  la  morte  di  Vraia,  un  dì    che 
Ildibado  dava  pranzo  a  i  Primati  de' Goti,  dando  egli  coli' altre  guar- 
die intorno  al   Principe,   con   una   feiablata  gli   tagliò   la   teila,   che 
cadde  fulla  tavola  ,  con  reflar  tutti  i   convitati   sì    rtranamente   fopra- 
fatti  dal  colpo,  che  venne  lor  meno  la  voce,  ne  diflero  parola.  Di- 
volgatafi  la  morte  di  quefto   Re,   i   Rugi,   che  erano  un  corpo  di 
gente,  venuta  a' tempi  del  Re  Teodcrico  in   Italia,  e   che  militava 
nelle  óie  Armate,  con  prendere  Mogli  folamente  della  lor  Nazione, 
all'  improvvifo    dichiararono    Re    uno    de'  loro    principali    Capi    per 
nome   Erarico:   rifoluzionc  ,  che   non    fu  impugnata  da  i   Goti,  ma 
nondimeno  dispiacque   loro    non   poco  .    Coftui    nulla    fece    di    rile- 
vante per  rimettere  in  fefto  gli   affari  de' Goti  .    Seguitava  intanto   a 
ftare  fotto  la  divozion  dell' Imperadore  tutto  il   di   qua  dal   Pò  ,    Per 
atteftaio  del  Continuatore  di  Marcellino  Conte  (a),  Bejfa  Patrizio,  uno 
■  de' più  riguardcvoli  Ufiziali  Cefarei,  fi  portò  in  Piacenza,  per  tenere 
da  quella  parte  in  briglia  i  Goti}  e  Coftanziano  dalla  Dalmazia  pafsò 
per  ordine  di  Giuftiniano  a  Ravenna  con  titolo  di  Generale  dell'armi. 
Ma  non  partarono  cinque  mefi,  che   fegui    un'altra   mutazione   preflb 
i  Goti .  Era  Governatore  in  Trivigi  Tetila ,   Figliuolo  d' un   Fratello 
dell' uccifo  Re  Ildibado,  benché  giovinetto,  pure  perfonaggio  di  gran 
cuore,  e  di  non  minore  prudenza.  Quefti  non   ignorando    il    mal   ta- 
lento mortrato  da  i  Goti  vcrfo  di  fuo  Zio,  né  fidandofi  di  loro,  co- 
minciò fegretamente  a  trattare  con  Coftanziano,  Comandante  de' Greci 
in  Ravenna,  di  rcnderfi  a  lui  con  ficurezza  della  vita  e  delle  foftan- 
ze;  e  la  propofta  fu  fubito  abbracciata  .  Ma  intanto  i   Goti,   che   di 
malocchio  miravano  il  Re  novello  Erarico^  riconofcendolo  per  uomo 
incapace  di  foftenerc  la  dignità  Reale,  e  i  loro  intereffi,   mandarono 

gen- 


Annali    d'  Italia.  547 

gente  a  Trivigi  ad  offerir  la  Corona  a  Totila ,  il  qua!  non  ebbe  dif-  Er*  Vo'g. 
hcultà  di  fcopnre  a  i  Medi  il  fuo  Trattato  co  i  Greci  j  ma  con  fog-  An'«'o  541. 
giugnere,  che  le  levaffcro  di  mezzo  Erarico,  s'indurrebbe  a  compia- 
cerli. In  quello  mentre  Erarico,  chiamati  ad  una  Dieta  i  Goti,  infi- 
nuò  loro  la  ncccfficà  di  fpedire  Ambafciatori  a  Giullmiano,  per  otte- 
ner, fé  fofle  poffibilc,  l'aggiuftamento  già  propofto  da  Vitigc,  cioè, 
che  l'Oltrepò  rcllafle  in  dominio  della  loro  Nazione.   Piacque  la  pro- 
pofizionc,  andarono  i  Legaci  con  tali  apparenze,  ma  con  fegret  a  ili  ra- 
zione di  offerir  all' Imperadore  tutto  quanto  polfedevano  i  Goti,  pur- 
ché egli  accordafle  ad  elfo    Erarico   una   buona   fomma   di   danaro,   e 
l'onore  del  Patriziato  .  Mentre   quei   vanno,    Eraiico   fu   uccilo   da  i 
Goti,  e  fudituito  in  fuo   luogo   il  fuddetto   Totila,  uomo    veramente 
<iegno  di  comandare.  Portava  egli  il  Cognome  o  Sopranomc   di    Ba-  (a)  Jordan, 
'dujlla,  o  fia  Baduella;  e  quello  folo  fi  legge  nelle  fue  Medaglie  preffo  ^J  R^gnor. 
il  Du-Cange,  Mezzabarba,  ed  altri.  Ed  in  fatti  anche  da  Giordano  W  ^h)  iiiftor 
e  chhmno  Baduillaj  e  dall'Autore  della  MilccUa  (^)  Baduillay  qai  (^  Mifieiìa 
T'odia  dieebatur .  ^  liirió. 

Anno  di  Cristo  dxlii.  Indizione  v. 
di  Vigilio  Papa    j. 
di  Giustiniano   Imperadore   16, 
éi  T  o  T  i  L  A  Re  2 . 

L'  A.nno  I.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio . 

DA  che  Giuftiniano  Augufto  intefc  colla  mort«  di  Ararico  fvanitc 
le  fpcranzc  tutte  di  pace  in  Italia,  ed  alzato  al  trono  il  nuovo 
Re  Gotico  Totila  (0,  fcriffe  lettere  affai  calde  a  i  fuoi  Ufiziali  di  Ra-  dì bm"^' 
Venna ,  con  rampognare  la  lor  dappoccaggine,  ed  incitarli  a  qualche  cothic.  l.  3. 
imprefa.  Perciò  Coflanziano^  jHèjJ'andro ^  e  gh  altri  Capitani  ufciro-  «/•.  3- 
no  in  campagna  con  otto  mila  perlone;  nel  qual  picciolo  efercito  con- 
fifleva  allora  il  nerbo  maggiore  delle  milizie  Greche  in  Italia.  Perchè 
avean»  qualche  intelligenza  in  Verona,  a  quella  volta  s^  incamminarono, 
e  non  mancò  in  elle  parti  un  uomo  nobile,  appellato  Marciano,  di  trat- 
tare in  maniera  col  Cuflode  d'una  delle  Porte,  ch'egli  una  notte  la- 
fciò  entrare  in  quella  Città  cento  Greci  fcelti,  condotti  da  Jtrtabaze 
Capitano  de'Perfiani,  militanti  in  Itclia.  I  Goti,  che  v'erano  di  prc- 
fidio,  credendo  inondata  la  Città  da  i  nemici,  fi  ritirarono  torto  fo- 
pra  i  colli,  a  pie' de' quali  e  fituata  Verona.  Venne  il  giorno,  e  non 
era  per  anche  arrivato  alla  Città  il  groffo  de' Greci ,  fermatifì  a  difpu- 
tar  fra  loro  della  divifìon  della  preda,  che  dovea  farfi  nel  ficcheggio 
della  Città.  Accortili  dunque  i  Goti,  giacché  venuta  la  luce  potcano 
facilmente  veder  tutto  dall'alto  della  colhna,  come  erano  pochi  gli  en- 

X  X  2,  trati 


348  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg  traci  nella  Citrà,  e  tuttavia  ftare  lontano  il  refto  delle   fquadre  nemi- 
ANt,oj4i.  c\]^^  fé  ne  tornarono  in  Verona,  ripigliarono  le  porte,  e  cominciaro- 
no a  dar  la  caccia  ad  Artabaze  e   a' Tuoi  compagni.    Arrivò  l'efercito 
Greco,  e  trovate  le  porte  chiufe,  altro  far  non  potè,  che  mirare  i  bei 
falli,  che  andavano  facendo  dalle  mura  i  lor  colleghi,   fieramente  in- 
calzati da  i  Goti.  Qiiei,  che  caddero  nel  piano,  falvarono  la  vita,  fra' 
qujli  fu  Artabaze.  Gli  altri  cadendo  in   (iti  fcofcefi,  finirono  quivi  i 
lor  giorni,  E  così  lo  fcornato  efercito  con  Artabaze,  che  difle  loro  un 
mondo  di  villanie,  fc  ne  tornò  indietro  fino  a  Faenza.  Moflb  da  que- 
fìa  novità  il  Re  Totila  raunò  cinque  mila  de' fuoi  guerrieri,  e  a  dirit- 
tura andò  a  cercare  i  Greci  j  e  quantunque  fapelfe,   che   erano  molto 
fuperiori  di  forze,  pure  valicato  un  fiume  (che  da  Procopio  fu  lafcia- 
to  nella  penna),  bravamente  gli  affali .  Aveva  egli   prima  ordmato  a 
trecento  de' fuoi,  che  pafiTato  eflo  fiume,  allorché  vedeflero  ben' attac- 
cata la  zuffa,  fi  fcagliafrero  contro  a  i  nemici,  prendendoli  alle  fpalle. 
(^osi  fecero .  Allora  i  Greci  figurandofi  maggiore  di   quel   che  era  lo 
sforzo  de' Goti,  più  non  tennero  il  pie  fermo.  Nella  fuga  molti  furo- 
no fatti  prigioni,  affai  più  fu  il  numero  de' tagliati  a  pezzi,  e  tutte  le 
lor  bandiere  rcftarono  in  potere  de' Goti:  cofa  non  avvenuta  mai,  dap- 
(a)  Jordan,  poiché  con  loro  fi  guerreggiava  in  Italia.   Giordano  Storico   («),  e  il 
de  Regn.       Continuatore  di  Marcellino  Conte  W  fcrivono  fucccduta  a  Faenza  que- 
fh(  e    t'      ^*  vittoria  de' Goti.  Quindi  fpedito  da  Totila  in   Tofcana  un  cferci- 
nuatoTuar-  to,  cinfe  d'affcdio  Firenze,  alla  cui  difefa  era  Giujìim.  Ma  giunto  l'av- 
etliini  Co-    vifo,  che  Bejfa^  Cipriano .^  e   Giovanni^   Capitani  dell' Imperadore  con 
mUìi  in        forze  maggiori  fi  avvicinavano,  i  Goti  fi  ritirarono  nel  Mugello.  Nac- 
Ctìronifo.      qijero  liti  fra  gli  Ufiziali  Cefarei,  a  chi  dovefTc   toccare   il  comando 
dell' Armataj  e  benché  la  forte  decideffe  pel  fuddetto   Giovanni,   Fi- 
gliuolo d'una  Sorella  di  Vitaliano,  pure  gli  altri  non  vi  fi  accomoda- 
rono. Affali  Giovanni  colle  fue  milizie  i  Goti,  che  s'erano  ritirati  fo- 
pra  una  collina,  ma  fu  rifpintoj  ed  cfTcndo   fiata  uccifa   preflo  di  lui 
una  delle  fue  guardie,  corfe  tolto  voce,  ch'egli  fteffo  vi  avea  perdu- 
ta la  vita.  Queflo  badò,  perchè  i  fuoi  voltafTero  affatto  le  fpalle .  Ef- 
fcndo  paffata  la  mcdefima  voce  nel  refto  delle  truppe  Imperiali,   che 
non  combattevano,  e  maflìmamcnte  vedendo  gli  altri   fcappare:    tutti 
qucfti  altri  ancora  fi  diedero  ad  una  vergognofa  fuga,   rcftando  pari- 
mente non  pochi  d'eflì  morti  o  prigioni.  Totila  fcppe  cosi  ben  fare, 
che  quefli  prigioni  fpontancamente  prefero  a  militare  al  fuo  foldo. 

Erano  già  venute  in  potere  d'cffo  Totila,  per  aiteflato  del  Con- 
tinuatore di  Marcelhno  Conte, Cefena, Urbino,  Montcfcltro,  e  Pietra 
Pertufa .  EfTendo  egli  dipoi  pafTato  in  Tofcana ,  niuna  di  quelle  Città 
fé  gli  volle  rendere}  però  continuato  il  viaggio,  fenza  toccar  Roma, 
arrivò  nella  Campania,  e  rei  Sannio,  e  quivi  impadronitofi  di  Bene- 
vento, Città  riguardevole,  vi  fece  fpianar  le  mura,  per  levare  a  i  Gre- 
ci il  ricovero  in  quelle  parti.  Tentò  colle  buone  e  con  grandi  pro- 
mefrc  i  Napoletani,  fé  gli  volcano  rendere  la  Città}  ma  eflcndovi  den- 
tro Canone  Capitano  dell'  Imperadore  con  mille  Ifauri  alla  difefa,  i  Citta- 
dini 


Annali     d*  Italia.  349 

ami  aveano  legate  le  mani .  Il  perchè  Totila  in  perfona  colla  maggior  par-  Era  Vo'ì;. 
te  dell' ofte  Tua  vi  pofe  rafledio,  e  fece  fcorrerc  l'altre  fue  fchierc  per  la  Ann 0542. 
Puglia,  Calabria,  ed  altre  Provincie,  ora  componenti  il  Regno  di  Napoli, 
che  tutte  vennero  alla  Tua  ubbidienza  ('») .  In  qucfti  fuoi  progrcflì  arrivato  (a)  c,Vcj(ir. 
a  Monte  Cafino,  volle  vifitar  San  Benedetto^  celebre  allora  Abbate  di  Ma^-mì 
quel  Monillero,  il  quale  gli  predifle  molte  cofe  a  venire,  e  1'  efortò  Dialogar. 
alla  clemenza.  Prefe  dipoi  Totila  il  Caitello  di  Cuma,  dove  trovò  una  *  *"  ''  '■*' 
gran  fomma  di  danaro,  e  le  Mogli  d'alcuni  Senatori  Romani j  ma  quc- 
ite  onorevolmente  furono  rimandate  a  i  loro  Mariti:  azione,  che  ac- 
quiltò  a  Totila  il  credito  di  Principe  favio  e  benigno  .  Così  slargato 
il  fuo  dominio,  cominciò  Totila  a  ricavar  tributi  da  que'  paefi,  e  a 
rinforzare  il  fuo  erario  ed  efercito,  e  per  lo  contrario  a  calare  la  voglia 
di  combattere  nell'Armata  di  Giuftiniano,  perchè  non  correvano  le 
paghe,  ed  ognuno  de' Capitani  penfava  lolo  a  fc  ftefTo,  guardando  la 
Città,  dove  era  di  governo.  Coftanziano  (lava  in  Ravenna,  Giuftino  in 
Firenze,  Cipriano  in  Perugia,  Beffa  avea  la  guardia  di  Spoleti,  e  così 
altri  d'altre  Città:  il  che  cagionava  un  lamento  univerfale  de' Popoli, 
mentre  fi  vedevano  fpolpare,  e  tornare  di  nuovo  ne' pericoli  e  danni 
della  guerra.  Giunte  a  Coftantinopoli  quefle  cattive  nuove  d'  Italia, 
fé  ne  affliflc  non  poco  Giultiniano  Auguro >  ma  fenza  pcrderfi  d'ani- 
mo, tolto  prefe  a  provvedere  al  bifogno,  quantunque  gli  fteflcro  forte 
a  cuore  i  Pcrfiani,  che  feguitavano  tuttavia  la  guerra  con  furore  e  buo- 
na fortuna  centra  di  lui .  Creò  Prefetto  del  Pretorio  d' Italia  Maffimine^ 
e  feco  mandò  una  flotta  piena  di  Traci  e  d'Armeni.  Coftui  ficcome 
perfona  poco  pratica  del  mefticr  della  guerra,  pigro  inoltre  e  timoro- 
fo,  arrivato  che  fu  nell'Epiro,  quivi  fermatofi  vi  confumò  il  tempo  . 
Dietro  a  lui  pofcia  Giuftiniano  inviò  Z)fw;/r;o  con  titolo  di  Generale, 
e  un  battaglione  di  fanti.  Collui  follecitamente  arrivò  in  Sicilia,  ed 
intefo  l'affedio  di  Napoli,  e  la  penuria  de' viveri,  fatta  torto  raunare 
una  quantità  grande  di  navi,  e  caricatele  di  vettovaglia,  s'incamminò 
alla  volta  di  Napoli .  Ma  perchè  non  avea  feco  fcorta  tale  di  folda- 
tefche  da  poter  difendere  i  Legni,  cafo  che  fofle  aflalito:  giudicò  me- 
glio di  tirare  innanzi  fino  a  i  porti  di  Roma  con  ifperanza  di  quivi 
trovarne,  e  d'imbarcarne  quanto  occorrefFc  al  bifogno.  S'ingannò: 
niuno  volle  accompagnarfi  con  lui .  Perciò  determino  in  fine  di  tentar 
la  fortuna  con  que' pochi  foldati,  che  feco  avea  condotto,  e  ^\  prefen- 
tò  davanti  a  Napoli.  Ma  informato  Totila,  che  non  troverebbe  rcfi- 
llenza  in  que'  Legni,  fpinfe  loro  addoflb  alcuni  Dromoni  carichi  di 
foldaii,  che  prefero  a  man  falva  quelle  navi  con  tuttt  i  viveri  j  e  a  ri- 
ferva di  Demetrio  e  di  pochi  altri,  che  faltati  ne' battelli  fi  falvarono, 
il  refto  fu  o  trucidato  o  prcfo.  Pervenne  finalmente  in  Sicilia  Maffi- 
mino  Prefetto  del  Pretorio,  da  dove  (limolato  dalle  iftanze  di  Cono- 
ne,  e  de' Napoletani,  verfo  il  fine  dell'anno  fpedì  in  loro  foccorfo  la 
flotta  feco  venuta  con  tutte  le  truppe .  Ma  non  si  tofto  arrivarono  le 
navi  in  faccia  a  Napoli,  che  furono  forprefe  da  una  fiera  burafca,  e 
la  forza  del  vento  le  fpinfe  al  lido  in  que'  fiti  appunto,  dove  erano 

accam- 


Era  Vo!g. 


(a)   ifihrus 
in    Chfonic» 

(b)  naor 

Tuatnenfis 
in  Chronic. 
tdition.  Ca- 
nifii. 


(c)  Gregtr. 
Turonenfis 
iib.  3. 

(d)  Sigeber- 
tus  in  Chre- 
Hic», 


(«■)  Profof. 
i,  Beli. 
G»t.  Hi.    3. 

e.  7.  cy  /<? 


JfO  A    N   N   A    L   I      0"       I   T    A   L   I   A  . 

accampati  i  Goti.  Non  iftcttero  qucfti  colle  mani  alia  cintola j  (aita- 
rono nelle  navi,  uccifero  chiunque  volle  mettcrfi  alU  difefa,   prefero 
vivi  gli  altri,  e  fra  eflì  il  fuddetto  Generale  Demetrio,  che  era  ritor- 
nato su  quefta  flotta .  Pochi  altri  ebbero  la  fortuna  di  falvarfi .  E  tale 
fu  il  fucceflb  de  gli  sforzi  fatti  in  quell'anno  da  Giultiniano,  per  fo- 
ftcnere  gì'  intereQi  d' lulia .  Poco  meno  infelici  furono  gli  altri  avve- 
nimenti della  guerra  co  i  Perfiani .  La  fola  accortezza  di  Bclifario  im- 
pedì, che  non  faceflcro  maggiori  progredì j  e  ciò  non  oftante  fu  egli 
mcolpato  di  avere  trafcurati  alcuni  vantaggi,  che  fi  poteano  riportare 
in  quelle  parti  dall'armi  dell' Iroperadorcj  e  però  ciduto   dalla  grazia 
di  ii"i,  fu  richiamato  a  Coftantinopoli ,  dove  efl'endo  privato  della  ca- 
nea di  Generale,  per  qualche  tempo  menò  una  vita  ritirata  con  temer 
fempre  inlìdie,  e  il  fine  de'fuoi  giorni.  In  quell'anno  ancora,  per  quaiì- 
to  s'ha  da  Santo  Ifidoro  W,  e  dalla  Cronichetta  W  inlcrica  in  quella 
di  Vittor  Tunonenle,  Childeberto,,  e  Clotario  Re  de  i  Franchi  con  un 
potcntiffimo  efercito  entrati  per  Pamplona  in  Ifpagna,  faccheggiarono 
la  provincia  Tarraconefe,  aflediarono  Saragozza^  e  fi  credevano  di  con- 
quillar  que'paefi.  Ma  i  Vifigoti,  de' quali  era  in  que' tempi  Re  Teo- 
de,  e  Generale  Teodifclo^  occupati  i  pafll,  vennero  ad  un  fatto  d'armi 
colla  totale  fconfitta  de' Franchi.  Incredibile  fu,  fé  crediamo  a  i  fud- 
dctti  Storici,  la  itrage  fatta  de' r.acdefimi .  E  i  rimalli  in  vita  bifognò, 
che  a  forza  d' oro  coraperaiTero  la  licenza  di   poterfenc  ritornar  nelle 
Gallic.   Gregorio  Turonenfe   (Oj  e   Sigeberto  {d)   parlano  di  quefta 
guerra,  ma  non  già  della  rotta  data  a  i  Franchi.  Anzi  dicono,  ch'eili 
ritornarono  carichi  di  preda  e  con  trionfo  .    Come  accordar  inficmc 
quelli  Scrittori,  cial'cua  de' quali  vuol  mantenere  l' oaor  della  fua  Na- 
zione? 

Anno  di  Cristo  dxliii.  Indizione  vi. 
di  V  iGiLio  Papa  6. 
di  Giustiniano  Imperadore  17. 
jdi  ToTiLA  Re  3. 

L'Anno  II.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

SOftcnnero  i  Napoletani  con  gran  vigore  e  pazienza  l'afiedio  <lcR« 
loro  Città,  finché  poterono.  Ma  venendo  ogni  dì  più  a  mancare 
1  viveri,  e  a  crefcere  i  patimenti,  predarono  orecchio  a  7'etila  W, 
che  loro  offeriva  un  buon  trattamento,  e  la  libertà  a  Canone  Ufiziaic 
di  pottriene  andare  col  prcfidio  Cefareo .  Però  fu  capitolata  la  rcfa  della 
•  Città,  le  in  tcrmme  di  trenta  giorni  non  veniva  ibccorlo.  Jnzi  tre 
mefi  di  tempo  (aggiunle  Totila)  vi  concedo  per  afpettare  quefto  fofpirato 
Jjaccorfo^  ejjendo  io  ben  certo y  che  non  verrà  giammai.  Ma  prima  ancora 

del 


A   N    N   A   L   I      D*   r  T   A   L   I   A .  3  5"! 

del  tempo  accordato,  perchè  non  v'era  più  da  mangiare,  fi  renderono  Era  Vo%. 
i  Napoletani.  Fu  mirabile  vcrfo  di  loro  in  tal  congiuntura  l'umanità  ANH0542. 
e  provvidenza  di  Totila.  Per  la  ùme  patita  pareano  piuttofto  un  Po- 
polo di  fcheletri,  che  d'uomini.  Ora  affinchè  con  troppa  ingordigia, 
e  con  pericolo  poi  di  morire,  non  fi  cibaflero  de' viveri,  ch'egli  ab- 
bondantemente aveva  introdotto,  fece  ferrar  le  porte  della  Città ,  fen- 
za  lafciar  ufcire  alcuno,  ed  a  tutti  fece  difpenfare  con  gran  parsimo- 
nia fulle  prime  il  cibo,  e  pofcia  a  poco  a  poco  andò  slargando  la  ma- 
no, finche  veggendoli  rimeffi  in  forze,  ordinò,  che  s'apriflcro  le  por- 
te, e  lafciò,  che  ognuno  andafle  a  fuo  talento,  ovunque  gli  piacefle. 
E  perciocché  il  mare  per  molti  dì  fu  groffb,  talmente  che  non  per- 
mife  a  Conone  di  partire,  fecondo  i  patti,  colla  fua  guarnigione  (ri- 
tardo, che  l'affliggeva  non  poco  per  timore,  che  Totila  pentito  noi 
ritencfle  prigione)  Totila  fteffb  il  rincorò  e  il  provvide  di  carrette  e 
giumenti,  e  di  quanto  occorreva  per  fare  il  viaggio  per  tèrra  fino  a 
Roma,  infieme  con  una  buona  fcorta  per  fua  ficurezza.  In  quefti  rae- 
defimi  tempi  fece  ricorfo  a  Totila  un  Calabrefe  con  lamentarfi  d'una 
delle  fue  guardie,  che  aveva  ufata  violenza  ad  una  fua  Figliuola  zi:- 
tella.  Ordinò  Totila,  che  il  delinqijcntc,  il  quale  non  negava  il  fatto,, 
foffc  carcerato;  e  perchè  i  principali  de' Goti,  conofcendo  che  coflui 
era  perfona  di  gran  bravura,  non  avrcbbono  voluto  la  fua  morte,  ri- 
corfero  a  Totila  per  ottenergli  il  perdono  .  Allora  Totila  con  faggio 
ragionamento  fece  loro  intendere,  che  il  permettere  fimili  delitti,  era 
un' irritar  l'ira  di  Dio  contra  di  tutta  la  Nazione;  e  però  eleggefiero, 
fé  più  loro  premeva  la  confervazione  dell' univerfità,o  pur  quella  di 
un  folo  uomo  cattivo.  Non  fcppe  che  rifpondere;  ed  egli  fatto  mo- 
rire il  reo,  donò  alla  Fanciulla  offefa  tutti  i  di  lui  beni.  Quefti  atti 
di  rara  prudenza,  umanità,  e  giuftizia  del  Re  Totila  gli  abbiamo  dalla 
penna  dello  fteffo  Procopio  Autore  Greco.  Aggiugne  egli  inoltre, 
che  in  quefti  tempi  i  Capitani  e  folditi  dell'  Imperadore  in  Italia  ad 
altro  non  attendevano,  che  a  divorar  le  foftanze  de'fudditi,  a  sfogare 
la  lor  luffuria,  e  a  commettere  ogni  forta  d'infolenze;  di  maniera  che 
i  più  de  gl'Italiani  malcontenti  del  governo  d'eflì  Greci,  fi  augura- 
vano l'antecedente  meglio  regolato  de  i  Goti .  Fece  dipoi  Totila  fpia- 
nar  tutte  le  mura  di  Napoli ,  perchè  fé  mai  venifTero  con  grande  sfor- 
zo i  Greci ,  e  tornaflcro  a  ricuperar  quella  Città ,  per  mancanza  dì 
fortificazioni  non  vi  potefPero  fermare  i  piedi.  Il  fuo  di fegno  era,  oc- 
correndo, di  provar  la  fua  fortuna  con  qualche  battaglia  a  campo  aper- 
to, e  non  di  confumarc  il  tempo  in  afledj,  fottopofti  a  troppe  lun» 
ghezze  ed  inganni. 

Egli  è  nondimeno  da  ofiervare,  che  il  Continuitore  di  Marcel- 
lino Conte  (a)  riferifce  all'anno  fufTcgucntc  f44.  la  defolazhne  di  Na-  (^)  c„>ti- 
foU.  Forfè  vuol  dire,  che  nel  prefente  fé  ne  impadroni,  e   folamente  nuatorAUr- 
nell'anno  appreflb  (pogliò  quella  Città  delle  fue  mura.  Tuttavia  con-  «''"",''» 
vien  confeflare,  che  nella  Cronologia  di  quefti   tempi  fi    truova  uno  c/"-^'"«' 
non  lieve  imbroglio,  perchè  non  abbiamo  fé  non  Procopio,  che  dif- 

fufa- 


35'2'  Annali     d'  Italia. 

Era    Volg.  fufainentc  tratta  de  gli  affari  d'Italia,  e  il  Continuatore  fu.ldetto,  che 
Anno  543.  ne  va  accennando  alcune  picciole  cofe .  Ora  Procopio  diilin-^ut-  i  tempi 
correnti  con  parole,  quanto  a  noi,   alquanto   tencbrofc:    perchè  man- 
cando la  notizia  de' Confoli,  che  ferviva  in  addietro  a  contrafTecnarc 
e  diftinguere  gli   anni,  egli  fi  vale  della   formola  dcW  Jnm  Primo, 
Amo  Secondo,  e  così  difcorrcodo,  ^e//(?  guerra  Gotica.  Il  Cardinal   B.i- 
Ca)  haron.     ronio  (1),   che  prefe  il  Primo   anno  di   qiicda  guerra  dall'entrata  di 
Annal.  Ece.  Belifario  in  Italia,  rapporta  di  mano  in  mano  le  azioni  occorrenti,  con 
adattarfi  a  quello  principio.  Il  Sigonio  all'incontro,  e  il  Padre  Pagi, 
che  legano  il   Primo  anno  di  tal  Guerra  coli' occupazione  fatta  da  Be- 
lifario della  Sicilia,  anticipano  un  anno  la  ferie  dell' im prefe,  Qiiel  che 
e  più,  pretende  il  Padre  Pagi,  che  fia  guafto  ne' tedi  di  Procopio  l'or- 
(h)  Norìiìn  *^'"^  ^^  quelli  anni,  e   il  Cardinal  Nons   (^)  immagina  anch' egli  dell' 
Difertat.       imbroglio  ne' racconti  di   Procopio,  perche  con  effo  lui  non  s'accorda 
de  5.  Sy/tod.  il  Continuatore  fuddctto  di  Marcellino.  Però  in  mezzo  a  quello  buio 
convien  camminare  il  meglio,  che  lì  può.  Al  prcfentc  anno  hferifco- 
(c)  viffer     "°  '^  Continuatore  fuddctto,  e  Vittor  Tunonenfe  (0,  una  tcrribil  Pc- 
Tunsnenps     ^c,  che  devaltò  l'Italia  tutta.  Qiiefta,  fecondochè  elfo  Continuitore 
in  chronito.  oflerva,  era  prima  inforta  nell'Oriente,  dove  non   meno  che  nell'Il- 
lirico avea  faiia  un'incredibile  Itrage.  Procopio  (<^)  anch'eglifle  parla 
j.  u.^uì^r  con  dire,  che  tal  malore  (fecondo  il  folito)  cominciò  in  Egitto,  e  poi 

de  Bel.  Perl.    _„^'  i,/-»-  i     n-  i*^  ' 

/.  1.  e.  II.  fi  diftufe  per  tutto  1  Oriente,  ed  eilere  mancato  poco,  che  non  ne  re- 
tlaffc  dislatto  tutto  il  genere  umano.  Evagrio  (e)  racconta  di  più,  che 

(e)  Evagr.    quello  fpaventofo  flagello  andò  fcorrcndo  per  qiiafi  tutto  il  Mondo  al- 
'»     'J""-      Jq^jj  conofciuto,  e  durò  anni  cinquantadue:  calamità,  fimile  a  cui  non 

fi  legge  nelle  antiche  lllorie.  Probabilmente  il  furore  di  quella  Pelle 
fraftornò  nel  prefente  anno  i  progrefTì  dell'armi  Gotiche  in  Italia,  e 
indebolì  anche  le  loro  Armate.  Abbiamo  dal  fopradctto  Continuatore, 
che  Totik  fece  diroccar  le  mura  d'altre  Città  forti  nella  Campania, 
e  ordinò  alle  fuc  genti  di  formare  l' atredio  di  Tivoli .  Ricav  afi  ezian- 
dio da  una  Annotazione  fatta  al  Libro  di  Aratore,  di  cui  parlerò  fra 
poco,  che  nel  prefente  anno  Torila  s' incamminò  coli' cfcrcito  alla  vol- 

(f)  Theo-  ta  di  Roma.  Abbiamo  parimente  da  Teofane  (/)  che  nell'anno  17.  di 
phanes  in  Giuftiniano  capitò  dalle  parti  d' Italia  a  Coftantinopoli  un  Cantamban- 
chrontgr.  cq,  per  nome  Andrea,  conducendo  feco  un  Cane  orbo  e  di  pel  gial- 
lo, che  facea  delle  flrane  maraviglie.  In  mezzo  alla  piazza,  con  gran 
concorfo  di  geme  C\  faceva  Jl  Cerretano  dare  da  gli  Spettatori  varj 
anelli  d'oro,  d'argento,  di  ferro,  fenza  che  il  Cane  vedefle,  e  li  na- 
fcondea  fottcrra.  Polcia  per  ordine  luo  il  Cane  li  trovava,  e  da  se  rc- 
ilituiva  a  ciafcheduno  il  fuo.  EfTcndo  anche  richiello,  di  quii'  Impc- 
radore  foflero  diverfe  Monete,  le  dillingueva.  In  oltre  interrogato  , 
quali  Donne  fofiero  gravide,  quali  uomini  puttanieri,  adulteri,  avari, 
o  liberali,  con  verità  fapeva  indicarli .  Fu  creduto,  che  fofie  un  Ne- 
gromante , 

Anno 


Annali    d'  Italia.  35-3 

Anno  di  Cristo  dxliv.  Indizione   vii. 
di  Vigilio  Papa  7. 
di  Giustiniano  Imperadore  1 8, 
.    di  T  o  T  I  L  A  Re  4. 

L'Anno  III.  dopo  il  Confolato  di  Ballilo. 

AVeva  il  Re  Totila  inviato  un  diftaccamento  delle  fuc  fchlcrc  ad  Era  Volg. 
afTediare  Otranto,  ed  egli  poi  colla  fua  Armata  era  pafTato  fino  ANNOC44. 
alle  vicinanze  di  Roma .  Sapendo ,  che  i  Romani  erano  poco  foddi- 
sfatti  de' Greci,  fcrifTe  loro  più  Lettere;  fece  anche  fpargere  ed  at- 
taccare in  Roma  varj  biglietti,  per  tentar  pure,  fé  potca  muovere 
quel  Popolo  a  far  qualche  novità;  ma  il  prefidio  Imperiale,  coman- 
dato da  Giovami  Generale  dell'armi,  tenne  tutti  in  dovere,  e  diede 
folamente  occafione  di  cacciar  fuori  di  Roma  tutti  i  Preti  Ariani .  In 
tal  maniem  paflavano  le  faccende,  quando  l' Imperador  Giujìimam ,  zv- 
vifato  da  più  bande,  e  da  più  d'uno,  e  maflìmamente  da  Coftanziano ^ 
che  comandava  in  Ravenna,  del  peffimo  flato  de'fuoi  affari  in  Italia, 
ancorché  gli  pefafle  forte  addoifo  l' arrabbiata  guerra  de'  Perfiani ,  pure 
determinò  di  mandare  in  Italia  Belifario^  già  ritornato  in  fua  grazia 
per  opera  di  Ttodera  Augufla ,  Ma  pochi  combattenti  feco  condufTe 
Belifario,  fé  non  che  nel  viaggio  con  danari  ingaggiò  quanti  giovani 
fcapeftrati  potè,  e  con  elfi  arrivò  a  Salona  in  Dalmazia.  Di  la  fpedi 
yalentino  con  alcune  navi  cariche  di  vettovaglie,  per  foccorrere  Otranto 
afTediato,  dove  la  guarnigione  affamata  avea  già  capitolata  la  rcfa,  fé 
non  compariva  foccorfo  fino  a  un  determinato  giorno.  Fu  a  tempo 
Valentino,  e  i  Goti  delufi  giudicarono  meglio  di  levar  qucU' affedio . 
Si  ftudiò  intanto  Belifario,  dopo  effere  paffato  a  Pola,  di  metter  in 
ordine  la  fua  per  altro  affai  tenue  Armata;  e  finalmente  con  buon  vento 
fi  conduffe  a  Ravenna.  Ma  non  fi  dee  tacere,  che  il  Continuatore  di 
Marcellino  Conte  (^)  riferifce  folamente  all'  Anno  feguente  f4f .  la  W  Conti- 
venuta  in  Italia  di  Belifario,  come  ancora  credette  il  Cardinal  Baro-  """il^i  cJ'J' 
nio.  Ebbe  maniera  Totila  di  rifapere,  quali  follerò  le  forze,  che  il  mìns  in 
Generale  Cefareo  avea  menato  feco;  e  gli  riufcì  in  quefti  tempi  d'im-  £hrtni(e, 
padronirfi  dell' affediata  Città  di  Tivoli  per  tradimento  d'alcuni  pazzi 
Cittadini,  che  furono  la  rovina  della  lor  patria:  perchè  entrati  i  Go- 
ti, crudelmente  trucidarono  tutti  quegli  abitanti,  e  fino  il  loro  Ve- 
fcovo.  Si  mile  poi  l'efercito  fuo  a  cavallo  del  Tevere,  con  che  co- 
minciò ad  impedire  il  paffaggio  de'  viveri  dalla  Tofcana  a  Roma  . 
Dall'altra  parte  Belifario  mvio  Fitalio  uno  de'fuoi  Capitani  a  Bolo- 
gna, per  cui  cura  quella  Città  ritornò  alla  divozione  di  Cefare.  Mandò 
parimente  'Tariffi ut 0 ,  Recila,  e  Sahiniano  con  mille  foldati  a  foccorrere 
■  Ofirao ,  affediato  da  Totila;  e  quefti  felicemente  entrarono  nella  Git- 
Tom.  III.  Y  y  tà . 


354 


Annali    d*  Italia. 


E»  A  Volg. 
Anno  544, 


(a)  Taufius^ 
in  Vita  S. 
Mauri . 
Chronicon 
S.    Medardi: 
»l>iid  Da- 
(herium . 


ib)  Prtcof^. 
^di  Bill. 
Colh.  l.  3, 
taf,  n> 


tà.  Ma  conofciuto  dipoi,  che  erano  d'aggravio  al  prefidio,  una  notte 
fé  ne  tornarono  via,  non  già  con  quella  fortuna,  con  cui  erano  ve- 
nuti, efTendochè  avvertitone  Totila  da  una  fpia,  mife  in  aguato  due 
mila  de'fuoi,  che  coltili  all'improvvifo,  ne  uccifero  ducente,  sban- 
darono il  retto,  e  rimafero  padroni  di  tutto  il  loro  bagaglio.  Aveva 
fecondo  il  fuo  coftume  Totila  fatto  abbattere  le  Porte,  ed  anche  una 
parte  delle  mura  di  Pefaro,  e  di  Fano,  perchè  non  vi  fi  annidaflcro 
i  Greci.  Belifario  ftando  in  Ravenna,  fatta  fegretamcnce  prendere  la 
mifura  delle  Porte  di  Pefaro,  e  fabbricatene  delle  fimili  ben  armate 
di  ferro,  diede  ordine  a  Sabiniano  e  Torimuto  di  condurle  feco  fo- 
pra  alcune  barchette,  e  sbarcatele  in  terra,  di  applicarle  al  fito  loro, 
e  pofcia  di  riparare  il  meglio,  che  poteiTcro  le  mura,  e  di  fortificarfi 
in  quella  Città  colla  guarnigione,  che  con  eflb  loro  inviò.  Fu  dili- 
gentemente cfeguita  la  di  lui  mtenzione  :  il  che  intefo  da  Totila,  v'ac- 
corfe  con  un  buon  corpo  di  gente  per  isloggiarli,  ma  fenza  frutto, 
dimanicrachè  dopo  avervi  confumato  non  poco  tempo  intorno,  prefc 
il  partito  di  ritornarfene  all'afledio  da  tanto  tempo  intraprcfo  di  Ofi- 
rRo.  Fece  egli  ancora  ne'medefimi  giorni  ftringcre  con  un  forte  blocco 
le  Città  di  Fermo,  e  di  Afcoli.  Terminò  in  queft'  Anno  a  dì  z6.  di 
Marzo  la  fua  vita  in  terra  l'infigne  Patriarca  San  Beiiedetto  W  Infti- 
tutore,  o  fia  Riftauratorc  in  Occidente  dell'Ordine  Monadico,  Or- 
dine cclcbratifllmo,  il  quale  non  tardò  a  diffonderli  non  folo  per  tutta 
l'Italia,  ma  anche  per  tutta  la  Gallia ,  e  per  altri  pacfi  del  rito  La- 
tino, dimanierachc  a  poco  a  poco  la  fua  Regola  fu  accettata  aachc 
ne'Monifterj,  che  dianzi  erano  ftati  fondati  con  altro  Iltituto.  Diede 
parimente  in  queft' Anno  compimento  al  fuo  Poema  Eroico,  dove  fon 
raccontati  gli  Atti  de  gli  Apoftoli,  aratore,  nobile  Romano,  che  da 
Papa  Vigilio  fj  promoflb  al  grado  di  Suddiacono  della  Chiefa  Ro- 
mana. Fu  letta  pubblicamente  e  con  grandi  applaufi  quefta  fua  fatica 
in  varj  giorni  nella  Chiefa  di  San  Pietro  ia  Vincula. 

Anno  di  Crisxo  dxlv.  Indizione  viii. 
di  Vigilio  Papa  8. 
di  Giustiniano  Imperadore  ip. 
di  Totila  Re  j» 

L'Anno  IV.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

TRovavafi  Belifario  in  Ravenna  con  poche  milizie,  e  queftc  ance- 
ra  creditrici  da  gran  tempo  del  foldo  loro  dovuto  j  ed  cfTendo  la 
maggior  parte  dell'Italia  in  potere  di  Tonila,  non  rcllava  maniera  ^al 
Generale  Cefareo,  non  dirò  di  rimettere  in  piedi  gli  affari,  ma  ne 
pur  di  foftencrc  quel,  che  reftava  in  dominio  de' Greci  (*) .  Perciò 
fpedi  %  Coflancinopoli  Giovami  Nipote  di  Vitaliano,  con  vive  iilanze 

a  Giù- 


Annali    d'  Italia.  35-^ 

a  GìuJììhìxho  Augufto,  per  ottenere  un  gagliardo  rinforzo  di  gente  e  Era  Volg. 
di  danaro,  e  con  pregarlo  fpezialmente  di  mandargli  le  guardie,  eh' cf-  ANN054y. 
fo  Belifario  era  (olito  a  conci ur  fece  nelle  guerre.  Andò  Giovanni,  ma 
intento  a  i  proprj  affari  attefe  a  concertare  il  fuo  Matrimonio  con  G/«- 
ftina^  Figliuola  di  Germano^  Nipote  dell'  Imperador  Giuftiniano  .  In 
quello  mentre  a  Totila  fi  renderono  le  Città  di  Fermo  e  di  Afcolij 
dopo  di  che  egli  fi  trasferì  all'afledio  di  Spoleti  e  d'Afiìfl.  Erodiano  ^ 
che  comandava  nella  prima  di  quelle  Città,  portato  dall'odio,  ch'egli 
profelTava  a  Belifario,  promife  di  rendere  la  Città  col  prcfidio,  fé  nel- 
lo fpazio  di  trenta  giorni  non  gli  veniva  foccorfoj  e  quello  non  eflen- 
dofi  mai  veduto  comparire,  fu  efcguita  la  Capitolazione .  Siffrido,  che 
era  alla  difcfa  d'Aflìfi,  in  varie  fortite  troppo  animofamcnte  fatte  re- 
Ilo  finalmente  uccilb  egli  colla  maggior  parte  de'fuoi,  e  però  i  Cit- 
tadini fi  renderono  anch'eflia  i  Goti.  Portatofi  dipoi  Totila  all'alTc- 
dio  di  Perugia,  usò  quante  minacele  e  promefic  mai  feppe,  per  indur- 
re Cipriano  Governatore  della  Città  ad  arrenderfi  j  ma  fi  parlò  ad  un 
fordo.  Ebbe  la  maniera  di  farlo  aflafiìnare  da  una  delle  di  lui  guardie, 
che  fi  falvò  poi  nel  campo  de' Goti}  ma  ciò  non  ollante  i  foldati  di 
quel  prefidio  s'ollinarono  alla  difcfa  della  Città,  e  Totila  fu  collretio 
ad  abijandonare  l'imprefa.  Si  rivolfe  egli  dunque  verfo  Roma,  e  for- 
mò il  blocco  alla  mcdefima.  E  qui  convien  oflervare  la  faggia  con- 
dotta di  quello  Re  Italianizzato.  Per  ordine  fuo  rigorofo  da  i  foldati 
non  era  inferita  molellia  o  danno  alcuno  a  gli  agricoltori ,  i  quali  per- 
ciò in  tutta  l'Italia  attendevano  alle  lor  fatiche,  fcnza  elTere  inquietati, 
purché  pagaflero  i  tributi  confueti  al  Re,  e  le  penfioni  dovute  a  i  lor 
Padroni  ufciti  di  Roma.  S'accollarono  i  Goti  a  Roma,  e  non  poten- 
dolo (offerire  Artafire^  e  Barbazio^  due  Capitani  fra' Greci,  ancorché 
contro  la  volontà  di  Beffa ^  allora  Comandante  in  Roma,  ufcirono  lo- 
ro addoflb  con  una  buona  brigata,  e  li  mifero  in  fuga;  ma  caduti  in 
un' imbofcata ,  vi  lafciarono  quafi  tutti  la  vita:  il  che  fu  cagione,  che 
niun  ardifle  di  ufcir  fuori  della  Città  da  lì  innanzi.  Nulla  potevano  ri- 
cavare i  Romani  dalle  lor  campagne,  nulla  né  pure  potea  lor  venire 
per  mare,  perchè  dopo  la  prefa  di  Napoli  i  Goti  aveano  melTa  infie- 
me  una  piccioia  flotta  di  Legni  armati,  che  aggraffava  quante  navi 
ofavano  di  palFare  dalla  Sicilia  a  Roma.  Fu  anche  per  folpctto  man- 
dato in  efilio  a  CentoccUe,  oggidì  Civitavecchia ,  Cf/^^o  Patrizio ,  Ca- 
po del  Senato  Romano . 

Totila,  che  mentre  attendeva  ad  un  affare,  penfava  a  molt' altri, 
mandò  in  quelli  tempi  un  corpo  di  truppe,  per  tentar  di  ridurre  alla 
fua  ubbidienza  o  colle  buone  o  colle  brufche  Piacenza,  Città  princi- 
pale dell'Emilia,  che  fola  rellava  in  quelle  parti  in  potere  de' Greci. 
Fecero  i  Goti  la  chiamata,  ma  buttarono  le  parole  al  vento,  e  però 
s'accinfero  all'afledio.  Non  fapeva  Belifario  in  Ravenna,  qual  rime- 
dio o  partito  prendere  in  tanta  decadenza  de  gli  afi-ari  di  Celare  in  Ita- 
lia, perchè  privo  de  i  due  più  importanti  nervi  della  guerra,  cioè  di 
foldatefche,  e  di  danaro.  Però  per  mare  pafsò  a  Durazzo,  e  di  là  fe- 

Y  y  z  guitò 


3  5^  Annali    d'  Italia 

Era  Volg.  guitò  a  tempeftare  Giuftiniano  Augufto,  per  far  venire  de' pronti  Toc- 
Anno  54?.  corfi .  Mandò  egli  in  facti  un  buon  rinforzo  di  gente  condotto  da  G/e- 
•vanni  Nipote  di  Vitaliano,  e  ds  Ifacco  Fratello  di  Narfete .  Coman- 
dò ancora,  che  Narfete  andafle  a  traccare  co  i  Capi  de  gli  Eruli,  per 
condurre  al  fuo  foldo  una  buona  man  di  que'  Barbari  ,  Molti  in  fatti 
ne  arrolò  Narfete,  e  li  condufle  a  fvcrnar  nella  Tracia  con  difegno  di 
fpignerii  nella  proffima  ventura  primavera  in  Italia.  Riufcì  a  coltoro 
ncir andar  a  quartiere  di  dare  una  rotta  a  gli  Sciavi,  che  paflaco  il 
Danubio,  erano  venuti  a  bottinare  in  quelle  parti.  Premendo  pofcia  a 
Belilario  di  recar  qualche  foccorfo  a  i  Romani,  fpedi  per  mare  Falen- 
tino^  e  Foca  con  una  brigata  d'armati  al  Callello  di  Porto,  limato  al- 
la sboccatura  del  Tevere,  dove  era  Governatore  Innocenzo^  affinchè 
non  folamente  cuftodiffcro  quel  porto,  ma  eziandio  di  là  infellaflero  i 
Goti,  che  erano  fotto  Roma.  Fecero  colloro  fapere  a  5e^,  Coman- 
dante dell'armi  in  Roma,  il  dì,  che  volevano  aflalire  il  campo  nemico j 
ma  Bella  non  iftimò  bene  di  mettere  a  rifchio  i  fuoi .  PcrfiUendo  non- 
dimeno efiì  nella  voglia  di  farli  onore,  ufcirono  un  giorno  da  Porto, 
e  trovarono  quel  che  non  afpettavanoj  perche  Totila  informato  da  un 
difertore,  prefe  così  ben  le  fue  mifure,  che  fattili  cadere  in  un  agua- 
to, quali  tutti  gli  ebbe  morti  o  prigioni.  Papa  Figilìo  in  quell' Anno, 
perche  chiamato  in  Oriente  da  Giultiniano  Augulto,  llccome  vedre- 
mo, e  fors' anche  prima  fcorgcndo  avvicinarfi  l'anediodei  Goti,  giu- 
dicò, che  per  lui,  creatura  de' Greci,  non  folTe  buona  in  que' tempi 
l'aria  di  Roma,  era  paflato  in  Sicilia.  Sapendo  le  ftrettczze,  nelle  qua- 
li fi  trovava  ridotto  il  Popolo  Romano  per  la  fcarfezza  de' viveri,  e 
da'medefimi  Cittadini  ancora,  come  fi  può  credere,  follecitato,  fece 
caricar  molte  navi  di  grano,  figurandofi,  che  potrebbono  arrivar  fino 
a  Roma.  I  Goti  pollati  all'imboccatura  del  Tevere,  al  vedere  avvi- 
cinarfi quelli  flotta,  fi  tennero  nafcofi  dietro  alle  muraglie  delle  cafe, 
alpettando  a  bocca  aperta  quello  regalo  della  buona  fortuna.  Vennero 
le  navi,  e  quantunque  i  Greci  polli  nel  Callello  di  Porto  corref- 
fero  a  i  merli,  e  con  ifventolar  le  velli,  faceflero  lor  legno  di  retro- 
cedere, tuttavia  credendo  i  mannari,  che  quel  fofle  un  legno  d'alle- 
grezza, continuarono  il  viaggio,  e  iurte  a  man  falva  furono  prefe  da 
i  Goti.  V'erano  dentro  molti  Romani,  e  fra  efli  un  Vei'covo  per  no- 
me Faltntìna.  Condotto  quelli  alla  prefcnza  di  Totila,  perchè  inter- 
rogato di  varie  cofe  fu  convinto  di  bugia,  Totila  gli  fece  tagliar  le 
fi  A-nad  Diani,  c  lafcioUo  andar  con  Dio.  Anaftafio  Bibliorecario  («)  nella  Vi- 
Sihliothec'.  ta  di  Vigilio  Ipropotìtatamente  confonde  i  tempi  delle  azioni  di  quello 
in  Vit.  vigi-  Papa.  Scrive  m  oltre,  ch'egli  per  ordine  di  Teodota  Augnila  fu  prc- 
*''•  foy  pollo  in  nave,  e  condotto  in  Siciliai   e   che  nell'ufcir  di   Roma, 

una  parte  del  Popolo  gli  dimandò  la  benedizione,  un'altra  gli  gittò 
dietro  lafll  e  ballon!,  e  gli  fonò  la  mattinata  con  gridare;  Teco  venga 
la  tua  fame ,  teco  la  tua,  morìa .  Male  hai  fatte  a  i  Romani  ;.  male  abbi 
ovunque  vai.  Aggiugne,  ch'egli  fece  un'ordinazione  in  Sicilia,  e  fra 
gli  altri  ordinò  Vcicovo  di  Santa  Rufina,  o  fia  di  Selva  Candid»,  il 

fud- 


Annali    d'  Italia.  35^7 

luddctto  J^akntino^  con  inviarlo  dipoi  a  Roma  per  Tuo  Vicario,  dove  Era  Volg. 
gl'incontro  la  difgrazia,  poco  fa  narrata.  Non  fi  accordano  ben  qus-  Anko  545, 
Ite  cofe  colla  gran  cura,  che  Vigilio  ilando  in  Sicilia  fi  prefe  per  foc- 
correre  il  Popolo  Romano,  né  la  violenza  e  prigionia  defcritta  da  A- 
naftafio,  coll'eflcre  dipoi  (lato  accolto   Vigilio  con   fomnio  onore    in 
Coftantinopoli:  il  che  viene  aflerito  da  Teofane   W,   e  confeffato   da  {^)  Theoph. 
Analtafio  medefimo.  Procopio,   Scrittore  il   piti    informato  di   quefti  "*      '^'""^^ 
tempi,  Icrive,  che  Vigilio  Papa  fu  chiamato  a  Coltantinopoli  da  Giu- 
fliniano,  e  non  già  prefo  per  forza  per  ordine  di  Teodora  Augufta.  Da 
altri  documenti  nondimeno,  che  fon  citati  dal  Cardinal  Baronio  e  dal 
Padre  Pagi,  fi  ha,  ch'egli   mal   volentieri   andò   a   Coftantinopoli,   e 
v'andò  lolamente  per  non  difgullar  l' Imperadore,  che  gli  faceva  tanta, 
premura . 

Anno  Ji  Cristo  dxlvi.  Indizione  ix. 
di  Vigilio  Papa  9. 
di  Giustiniano  Imperadore  20, 
di  T  o  T I L  A  Re  6. 

L'Anno  V.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio  . 

DOpo  avere  i  Cittadini  di  Piacenza  foftenuii  i  morfi  più  fieri  della 
fame,  con  ridurfi  a  cibarfi  de' più  fozzi  alimenti,  e  fin  di  carne 
umana  nell' afiedio  pofto  alla  loro  Città,  finalmente  fi  arrenderono  ai 
Goti.  Non  men  fiera  fi  provava  la  fame  in  Roma,  dimodoché  quc' 
Cittadini  pregarono  Pelagio  Diacono  di  volere  portarfi  a  trattare  con 
Totila  di  una  tregua  d'alcuni  giorni.  Era  lungamente  ftato  quello  Pe- 
lagio in  Coftantinopoli  Apocrifario,  o  fia  Nunzio  di  Papa  Vigiiio,  e 
tornato  a  Roma,  avea  portato  feco  delle  grofle  fomme  d'oro,  e  fé  ne 
fervi  egregiamente  in  mezzo  alle  calamità  della  fua  Patria  per  le  infi- 
gni  limofine  da  lui  fatte  ai  poveri.  L'aCcolfe  onorevolmente  Totila, 
ma  il  prevenne  con  dirgli,  che  non  gli  parlafle  di  tre  punti,  cioè  di 
far  grazia  a  i  Siciliani,  né  di  perdonare  alle  mura  di  Roma,  che  era- 
no cagione  di  non  poter  combattere  alla  larga  co  i  nemici,  né  di  re- 
flituire  gli  Schiavi  Romani,  che  s'erano  anolati  nell'efercito  fuo.  Da 
querto  ragionamento  lcompofl:o  Pelagio,  fi  sbrigò  con  poche  parole, 
e  fé  ne  tornò  a  Roma,  fenza  recar  confolazionc  alcuna  al  luo  Popolo, 
D:fperati  i  Romani  ricorfero  ^  Beffa  e  Coneney  (Japicaiii.  de'  Greci, 
fcongiurandoli  di  rcnderfi,.  ma  ne  riportarono  folamentc  delle  vane  pa- 
role di  vicino  foccorfoj  ed  intanto  crebbe  all'eccedo  la  fame,, che  da 
Procopio  dclcritta  fa  orrore.  Finilm^^nte  chi  potè  con  danari  compe- 
rare da  gli  Ufiziali  Cefarei  la  licenza  di  poter  ufcire  di  Città,  fé  n'an- 
dò. Ma  non  pochi  morirono  dietro  alUitrada,  0  nelle  barche  j  ed.al- 

tri 


Era  Volg. 
Anno  J46. 


(a)  Proeop. 
di  Btl.  Gol. 
iik.  3.  e.   18. 


(b)  Procof. 
de  Beli.  Ge- 
thic.  lib.    3. 
taf.  10. 


(e)  jinajlaj 
iibliethec. 
in  Y'it.  V'igi' 
IH. 


3f8  Annali    d'  Italia. 

tri  furono  prcfi  ed  uccilì  da  i  nemici.  Ecco  dove  s'era  ridotto  il  Se- 
nato e  Popolo  Romano.  Giunte  a  Durazzo  le  Ibldaicfche  condotte  da 
Giovanni  e  da  Ifacco^  Belifario  di  colà  con   quello   rinforzo   pafsò   ad 
Otranto,  e  di  là  nel  Mediterraneo  («),  con  giugncre  in  lineai  Porto 
Romano,  dove  fi  mife  ad  afpcttar  Giovanni^  che  ito  per  terra  s' impa- 
droni di  Brmdifi,  e  poi  della  Calabria,  de'Bruzj,  e  della  Lucania,  con 
illragc  di  que' pochi  Goti,  che  erano  in  quelle  parti.  Ma  non  attcn- 
tandofi  egli  di  paflare  per  Capoa,  perchè  Totila  vi  avea  inviato   tre- 
cento de'  fuoi  più  valorofi  guerrieri  ;  Belifario  determinò  di  foccorrerc 
come  poteva  il  meglio  i  Romani,  oramai  sfiniti  per  la  fame  .  Fece  ca- 
ricar,le  vettovaglie  fopra  barche  ben  difefc  da  parapetti  di  tavole,  e 
ben  munite  di  loldati,  ed  egli  fu  il  primo  a  falire  in  una,  e  ad  in- 
camminarfi  pel  Tevere.  Aveva  Totila  con  lunghe  travi  a  guifa  di  pon- 
te ferrato  il  paflb  di  quel  fiume  colla  giunca  di  due  torri  nell'  una  e 
nell'altra  riva,  Riulcì  a  Behlano  d' incendiarne  una  colla  morte  di  cir- 
ca dugento  Goti,  e  già  fi  preparava  per  rompere  il  ponte,  quando  gli 
giunfe  avvilo,  che  Ijacco  lafciato  alla  difefa  del  Caftello  di  Porto,  do- 
ve era  anche  Antonina  Moglie  d'elfo  Bcliiarioj  contragli  ordini  pre- 
cifi  a  lui  dati  aveva  alfalito  il  campo  de'  Goti  vicini  con  isbaragliarlo  j 
ma  che  perdutafi  la  fua  gente  a  Ivaligiare  le  lor  tende,  era  poi  fiata 
disfatta  da  i  medefimi  di  bel  nuovo  attruppaci,  con  rimanere  egli  ftcffb 
prigione.  Rcllò  da  tal  nuova  troppo  fconcertato  Belifario   per  paura 
di  aver  perduta  la  Moglie,  l'equipaggio,  e  l'unico  luogo  di   ritirata 
(il  che  vero  non  era),  e  però    tornatofenc   indietro,   per  1'  afflizione 
cadde  malato ,  e  fu  in  pencolo  di  foccomberc  alla  gravezza  del  male . 
Quattro  de  gl'llaun  (^),  che  faceano  la  fenunella  alle  mura  di 
Roma,  più  volte  di  Jiotte  s' erano  calati  giù  con  funi,  per  trattare  con 
Totila  dell' entrata  nella  Città,  e  il  tradimento  fu  conchiulb.  Saliti  quat- 
tro de' fuoi  più  animofi  Goti  in  tempo  di  notte,  infieme  congl'Ifauri 
fuddetti,  ruppero  la  porta  Atìnaria,  e  diedero  il  comodo  a  tutta  l' Arma- 
ta di  occcupar  la  Città.  Totila,  che  non  voka  far  del  male  a  i  Cit- 
tadini, per  atte  fiato  di  Anafiafio  (^),  trattenne  i  fuoi  foldati,  e  tutta 
la  notte  fece  fonar  le  trombe,   acciocché  il  Popolo  potefie   fuggire, 
o  nafconderfi  ne'  facri  Templi .  Bejfa  con  tutti  quafi  i  fuoi  fé  ne  fug- 
gì, e  feco  andarono  Decio.^  e  Bafilio  Patrizj  con  alcuni  altri,  che  po- 
terono aver  cavalli .  Mciffimo^  Olii/no^  Orejie,  ed  altri  fi  rifugiarono  in 
San  Pietro.  Fatto  giorno  i  Goti  fecero  man  bafia  contro  molti,  che 
incontravano  nelle  itrade,  e  vennero  morti   vcntifei  foldati  Greci,  e 
fcfianta  della  plebe .  Tofto  fé  ne  andò  Totila  al  Vaticano  per  venerare 
i  corpi  de  gli  Apofioli,  e  quivi  fc  gli  atfacciò  Pelagio  Diacono,  im- 
plorando mifericordia  pel  Popolo,  che   reftava,  ridotto  nondimeno  a 
pochiflìmo  numero,  e  l'ottenne  .  Si  trovò  nel  Palazzo  di  Befla  una  gran 
quantità  d'oro,  ammafikto  dall'infame  Ufiziale,  col  vendere  ad  eforbi- 
tante  prezzo  il  grano  a  gl'infelici  Romani .  Tro\offiIiuJiciaMa,  già  Mo- 
glie di  Boezio,  e  Figliuola  di  Simmaco,  con  varj  Senatori,  che  avendo 
impiegate  le  loro  foltanze  per  alimentare  i  Poveri  in  quelle  cftremc 

mifc- 


Annali    d'  Italia.  35*9 

mifcrie,  s'erano  ridotti  a  mendicar  tiTi  il  pane,  battendo  alle  porte  Era  Volg. 
de'beneftanti.  Avrebbono  ben  voluto  i  Goti  levar  di  vita  Rufticiana,  ANN0546. 
perchè  ad  iftanza  di  lei  erano  ftate  gittate  a  terra  in  Roma  le  llatue 
del  Re  Tcoderico  .  Ma  il  faggio  Tocila  noi  comportò,  anzi  tanta  at- 
tenzione adoperò,  che  a  niuna  delle  Donne  fu  fatta  menoma  violenza. 
Nel  di  fcgueate  raunati  i  Goti,  ricordò  loro  Totila,  come  di  ducen- 
10  mila  combattenti,  che  erano  prima,  fi.  fofTe  ridotta  a  si  poco  la  lor 
milizia;  e  come  da  fette  fole  migliaia  di  Greci  erano  effi  ftati  vinti  e 
fpogliati  del  Regno.  Tutto  ciò  avvenuto  per  gaftigo  di  Dio  a  cagio- 
ne delle  iniquità  dianzi  commefTe  contro  i  fudditi  dell'  Imperio  Ro- 
mano da  i  Goti  fteflì .  Però  le  loro  premeva  di  confervar  l'acquiftato, 
fi  fludiafTero  di  farfi.  amico  Dio,  con  efcrcitar  la  giuftizia ,  e  non 
nuocere  indebitamente  a  veruno.  Convocato  dipoi  il  Senato  Romano, 
rinfacciò  loro  l'ingratitudine,  perchè  dopo  aver  ricevuti  tanti  bene- 
fizj  da  Teoderico,  e  da  Atalarico,  che  aveano  lafciato  loro  tutti  i  Ma- 
giltrati,  e  la  libertà  della  Religione,  e  rendutili  fommamente  ricchi, 
s'erano  poi  rivoltati  conerà  de' Goti,  e  dati  in  preda  a  i  Greci,  da' quali 
niun  bene  aveano  finora  ricevuto,  anzi  aveano  rifcoffo  ogni  male:  la- 
onde meritavano  d'cflerc  ridotti  nella  condizione  di  fchiavi  .  Ma  al- 
zatofi  Pelagio,  con  buone  parole  il  placò,  e  ne  riportò  proraefTe  di 
tutta  clemenza.  In  fatti  Anaftafio  Bibliotecario  C"),  e  l'Autore  della  (z)  ^n^jiaf.. 
Mifcclla  W  fcrivono,  che  entrato  Totila  in  Roma,  al>itò  co  i  Roma-  EihUotbec. 
ni^  come  un.  Padre  co  i  Figliuoli.  Mandò  egli  dipoi  lo  fteflo  Pelagio y  '•"  sil-jir. 
e  Teodoro  Avvocato  Romano  a  Coftantinopoli  per  trattar  di  pace.  Al-  ^^If^'f^'^' 
tra  rifpofta  noa  ebbe  da  Giujiiniano^  fé  non  che  Selifario  fuo  Generale  iìl,i^. 
dimorava  in  Italia,  e  che  era  in  fuo  potere  l'accomodar  le  cole.  In- 
tanto i  Goti  ebbero  una  percofla  da  i  Greci  nell*  Lucania;  e  quefta 
fu  cagione,  che  Totila  determinò  di  levarfi  di  Roma,  ma  perchè  non 
fi  fidava  de  i  Romani,  né  voleva  che  i  Greci  vi  fi  tornafTero  ad  an- 
nidare,, iccc  abbattere  in  piìi  luoghi  le  mura  della, Città.  Corfe  anche 
voce,  ch'egli  voleflc  diroccar  le  più  belle  fabbriche  di  Roma;  ma 
pervenuto  ciò  a  notizia  di  Belifario,  che-  tuttavia  ^i  fermava  in  Por- 
to, gli  fcrìfle  una  lettera  ben  fenfata  per  ditTuaderlo;  laonde  gli  pafsò 
così  barbara  voglia,  fé  pure  mai  l'ebbe.  Lafciata  Roma  vota,  col  me- 
nar feco  i  Senatori,  e  mandare  il  Popolo  nella  Campania,  fi  portò  nella 
Lucania  e  Calabria,  e  fece  torrrar  que' Popoli,  a  riferva  d'  Otranto  , 
alla  fua  divozione.  Da  lì  a  poco  s'impadronirono  i  Greci  di  Taranto, 
e  di  Spoleti.  Fu  quello  l'anno,  in  cui  Papa  f^;^;7/o,  dopo  eflerfi  fer- 
mato, lungo  tempo  in  Sicilia,  non  potendo  più  refillere  alle  illanze  di 
Giudiniano  Augufto,  s' incamminò  alla  volta  di  Coftantinopoli,  dove 
bolliva  forte  fra  i  Cattolici  la  controverfia  de  i  tre  Capitoli ,  cioè  di 
condannare  o  non  condannare  Teodoro  Mopfuefteno,  una  Lettera  à"  Iba 
Edeflc-no,  e  gli  fcritti  ài  Teodorete ^  tutte  perfone  gran  tempo  fa  defunte. 
Perchè  quella  condannai  pareva  pregiudiziale  al  Concilio  Calcedonefe, 
pero  i  più  de' Cattolici,  e  fra  gli  altri  lo  fteflo  Vigilio  Papa,  l'abborri- 
Tano  forte.  Ma  era  non  poco  impegnato  e  rifcaldato  per  efla  Giuiliniano 

Au- 


s6o 


Annali    d'  Italia. 


E«.\  Volg.  Augufto,  Principe,  che  non  contento  dell' ufizio  Tuo  d'Imperadore,  vo- 
Anno  J47.  leva  anche  farla  da  Dottore,  da  Vefcovo,  e  da  Papa,  dimenticando,  che 
l'autorità  nelle  ccfc  e  dottrine  facre  era  ftata  conferita  da  Dio,  non 
già  a  i  Principi  Secolari,  ma  sì  bene  a  San  Pietro,  e  a'fuoi  Succef- 
fori,  e  a  i  Vefcovi  della  Chiefa  Cattolica.  Qiianto  in  quella  lice  ac- 
cadde, potrà  il  Lettore  raccoglierlo  dalle  Opere  de' Cardinali  Baronio 
e  Noris,  dal  Padre  Pagi,  dal  Fleury,  e  da  gli  Atti  del  Concilio  ge- 
nerale Quinto. 

Anno  di  Cristo  dxlvii.  Indizione  x. 
di  Vigilio  Papa  io. 
di  Giustiniano  Imperadorc  ii, 
di  T  o  T  I L  A    Re  7. 

L'Anno  VI.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 


(a)  Conti- 
nnator  Mar- 
ftUint  Co- 
mitit  in 
Chronìce . 

(b)  Marius 
^ventktnf. 
In    Chronic. 
(e)  Theoph. 
in  Chrenog. 


(d)  Prùctp. 
de  Bell.  Gè- 
thh. 


VEramente  il  Continuatore  di  Marcellino  Conte  (-»),  Mario  Aven- 
ticenfe  W,  e  Teofane  (0  mettono  fotto  quell'anno  la  prefa  di 
Roma  fatta  da  i  Goti,  e  di  tale  opinione  furono  i  Cardinali  Baronio,  e 
Noris.  Ma  ho  io  creduto  di  doverla  riferire  al  precedente  anno,  come 
han  fatto  il  Sigonio,  e  il  Pagi,  perchè  fi  conforma  più  colla  ferie  de  gli 
avvenimenti  narrati  da  Procopio;  ne  fi  può  fidare  del  Continuatore 
fuddetto,  né  di  Mario,  perche  nelle  Croniche  d'araendue  s'incontra- 
no non  pochi  anacronismi.  Per  altro  fcrive  eflb  Continuatore,  che  i 
Goti  nel  dì  17.  di  Dicembre  entrarono  in  Roma,  correndo  l'Indizio- 
ne X.  il  che  dovrebbe  convenire  all'anno  precedente,  nel  cui  Settem- 
bre la  Decima  Indizione  cominciò  il  fuo  corfo  .  Aggiugne,  che  Totila 
dopo  aver  atterrata  parte  delle  mura,  condufle  feco  come  prigionieri  i 
Romani  nella  Campania,  e  che  eflcndo  rellata  Roma  per  quaranta  giorni 
fenza  Popolo,  Belifario  animot'amente  ne  ripigliò  il  poffeflo.  Se  ciò  è  ve- 
ro, polla  da  noi  nell'antecedente  Anno  la  prefa  di  Roma,  dee  ap- 
partenere al  prcfente  il  ritorno  di  Belifario  in  cfla.  Mario  Avcnticen- 
I "e,  che  fotto  il  prefente  Anno  racconta  l'uno  e  l'altro  fatto,  difcorda 
dal  Continuatore  fuddetto.  Ora  attenendomi  io  al  filo  di  Procopio, 
che  va  defcrivcndo  quella  lunga  e  pcricolofa  guerra  col  Primo  , 
Secondo ,  Terzo  Anno ,  e  cosi  fucceffivamente  >  avvertendo  non- 
dimeno col  Pagi,  che  cadauno  de'fuoi  Anni  comincia  dalla  prima- 
vera, e  finifce  nella  primavera  del  feguente:  dico,  che  Belifario,  il 
quale  tuttavia  fi  tratteneva  a  Porto,  vedendo  così  abbandonata  Roma, 
concepì  il  penfiero  di  ripigliarla,  e  felicemente  l'efeguì,  (d)  forfè  nel 
■  mefc  di  Febbraio.  Lafciaci  dunque  in  Porto  alcuni  pochi  foldati,  me- 
nando feco  il  rello  delle  fue  genti,  entrò  in  Roma,  e  con  pronto  e 
faggio  ripiego  quivi  fi  diede  a  fortificarli.  Perchè  non  v'era  maniera 

di 


1 


Annali     d'  Italia.  3Ó1 

di  rifabbricare  in  poco  tempo  le  mura  in  quc'fici,   ove   erano   diroc-  Eka  Volg. 
Catc,  fece  raccogliere  i  marmi  e  le  pietre  fparfc  per  terra,  e  di  qucici  ANS0547. 
materiali,  fcnza  aver  calce  da  legarli  inficme,  per  modo  di  provv:lìone 
formò,  come  potè,  una   grolTa   muraglia   polticcia,   con   aggiugnervi 
aldi  fuori  una  buona  quantità  di  pali.  Larga  in  oltre  e  protonda  eia 
la  fofla,  che  girava  intorno  a  tutte  le  mura.  Jn   venticinque   dì,   la- 
vorando tutti  1  foldati,  fu  ferrala,  a  rifcrva  delle    Porte,  la  Cutà^   e 
vi  concorfero  ad  abitarla  i  dianzi   efuli  Cittadini.    Quella   novità   non 
fc   rafpcttava  Totila.    Appena  informatone,   da    llavenna,   dove   egli 
fi   trovava  ,  a  gran  giornate  col   lUo   efcrcito   code  cola .    Per   man- 
canza di   falegnami    e  di   fabbri   fcjrai ,   Belifario   non   avea  peranche 
potuto  far   mettere    alla    Città    le    Porte  ,    avendo    Totila    afpoitatc 
quelle,  che  v'erano.    In   vece   di    far  almeno   chiudere   con   travi    le 
aperture,  prefc  il  folo  ripiego  di  mettervi  di  quegli  ordigni,  che  nella 
milizia  moderna  ii  chiamino  Cavalli  di  Prilla,  creduti  invenzioiii  de- 
gli ultimi  tempi,  ma  ufati  anche  ne  gli  antichi    prelTo   a   poco   come 
oggidì.  Pofto  parimente   alle   imboccature   d'efle    Porte   i   più   bravi 
de'fuoi.  Si  credevano  i  Goti  fui  principio  di  prendere  Roma  appena 
arrivati,  e  venivano  con  gran  fracaflb  airaflalto;  ma  ritrovarono   chi 
non  era  figliuolo  della  paura.  Fu  afprillìma  la  battaglia,  perché  1  Goti 
per  lo  fdcgno,  e  i  Greci  pel  pericolo  imminente  delle  lor  vite  com- 
battevano :!Ìla  difperata .  In  rine  furono  coitreiti  i  Goti  a  ritirarli  con 
lafciar  fulle  lofTc  cttinta  una  gran  quantità  de' Tuoi,  e   riportarne  de  i 
feriti  affai  più.  Tornarono  nel  leguente  dì,  ed  in  altri  appreflb  all'al- 
falto,  e  furono  nella  Ileflà  guifa  ben  accolti,  e  ributtati  da   i    Greci. 
Totila  preie  in  fine  la  riloiuzione  di  ritirarli  a  Tivoli,  ch'egli   prima 
avea  fatto  diftruggere,  e  bilogno  riedificare. 

Ma  ficcomc  l'entrata  di  Bclifario  in  Roma,  e  la  difefa  d'cflli, 
confegut  un  appUufo  univerlale,  cosi  fu  biafimata  e  rinfacciata  agra- 
mente da  i  Goti  a  Totila  1'  imprudenza  d'avere  abbandonata  Roma; 
o  fc  pur  voleva  abbandaiarla ,  di  non  averla  interamente  Ipianata . 
Prima  lodavano  forte  l'uto  i'uo  di  atterrar  le  mura  de' Luoghi  fortij 
effcndo  poi  paflata  male  in  quella  congiuntura  ne  fparlarono  a  più 
non  poflo.  E  cosi  fon, fatti  gli  uomini:  d'ordinario  dal  lolo  avvenimento 
o  felice  o  finiftro  delle  riloluzioni  prcfe  cffi  prendono  la  mifura  delie 
lodi  o  de'biatimi.  Era  da  molto  tempo  llrctta  d'adcdio  Perugia,  ed 
in  efla  già  cominciavano  a  venir  meno  le.  vettovaglie .  Colà  fu  chia- 
mato Totila  coir  efercito  per  la  fpcrania  di  ridurre  alla  refa  colla  di 
lui  forza  e  prefcnza  quella  Città.  E  v'andò  egli  bensì,  ma  fu  in  breve 
(concertato  non  poco,  perchè  Gitvanm  Generale  Cclareo,  che  era  all' 
aflcdio  di  Acerenza  nella  Lucania,  moflbfi  con  tutta  la  fua  cavaller'a, 
all'improvvifo  arrivò  nella  Campania,  e  diede  una  rotta  ad  un  corpo  di 
truppe  cola  inviate  da  eflb  Totila:  la  qual  vittoria  fu  cagione,  che  rima- 
fero  liberati  alcuni  Senatori  Romani,  e  le  Mog'ii  di  multi  altri,  ch'era- 
no confinate  in  quelle  parti.  Irritato  da  qucUo  avvilo  Totila,  per  le 
montagne  fpedì   contra    d' cffb    Giovanni   varie    partite    de*  fuoi  ,  che 

Tm.  III.  ^Ll  il 


36^  Annali    d'  Italia. 

Et.  A.  Volg.  il  raggiunfero  nella  Lucania,  e  gli  diedero  una  buona  percoffa  .  Vennero 
ANNOS47.  circa  quelli  tempi  in  Italia  alcuni   piccioli   rinforzi   inviati   da   GiulU- 
niano  Augufto,  cioè  forfi  d'acqua  a  chi   pativa  gran  fete.    Trecento 
Eruli  fra  gli  altri  erano  condotti  da  F'ero .  Coftui  azzardatofi  di  pren- 
der quartiere  vicino  a  Brindili,  fu  in  breve  vifitato  da   gente    inviata 
colà  da  Totila.  Duccnto  di  quegli  Eruli  rimafero  eftinti  fui    campo, 
e  Vero  ebbe  la  fortuna  di  falvarfi .  AH'  avvifo  venuto  da   Coftantino- 
poli  de' foccorfi,  che  doveano  arrivare  in  Italia,  Belifario  giudicò  bene- 
di  trasferirfi  a  Taranto,  e   feco  condufle  novecento   cavalli   fcelti,   e 
ducente  fanti .  Entrato  in  nave  ,  fu   da  una  una  burafca  trafportato   a 
Crotone  .  Mandò  la   cavalleria  per  terra  a  procacciarfi   i   foraggi,   e 
quella  incontratali  per  illrada  con  una  brigata  di   Goti,  la  disfece. 
A lloggioflì  dipoi  in  quelle  contrade,  come  fc  foflero  lontani  mille  mi- 
glia i  pericoli i  ma  il  Re  Totila  fempre  vegliando,  fpinfe  loro  addoffo 
tre  mila  cavalli  dc'fuoi,  i  quali  menarono  si  ben  le  mani,  che  pochi 
poterono  falvarfi  colla  fuga  .  Di   gran  danno  a  gli  aflFari  de'  Greci  fu 
quella  rotta,  e  portatane   la  disgullofa  nuova  a  Belifario,   e   fattogli 
credere,  che  a  momenti  poteano  i  Goti  arrivare  a  Crotone  :  egli  per- 
ciò non  perde  tempo  ad  imbarcarfi  con   Antonina  fua   Moglie,  e    in 
un  giorno  di  felice  navigazione  pervenuto  in  Sicilia,  sbarcò  a  Mefllna. 
Totila  intanto  intraprefe  l'alTedio  di  Roflano  Caftello  della   Calabria. 
E  con  tali  racconti  termina  Procopio  l'Anno  XIII.  della  Guerra  Go- 
tica. Aggiugne  folamente,  che  gli  Sciavi,  Popoli  barbari,  pallato  il 
Danubio,  devallarono  tutto   l'Illirico   fino  a   Durazzo,   uccidendo   o 
facendo  fchiavi  tutti  quei,  che  trovavano.  Colloro  col  tempo  fi  pian- 
tarono in  quelle  contrade ,  e  diedero  ad  elTe   il  nome   di    Schiavonia . 
Arrivò  poi  fui  principio  di  quell'Anno  Papa  Vigilio  a  Coftantinopoli , 
ed  entrò  nel  grande  imbroglio  della   controverfia  de   i   tre   Capitoli, 
fopra  di  che  è  da  leggere  la  Storia  Ecclefiallica  .  Troppo  tempo   ri- 
chiederebbe il  racconto  di  quel  negoziato,  e   de   gli   affanni,    che   vi 
patì  lo  fventurato  Papa,  trovandofi  egli  tra  il  calcio  e   il   muro,   tra 
il  timore  di  fare  una  ferita  al  Concilio  Generale  Calcedonefe,  o  pure 
di  tirarfi  addoflb  lo  fdegno  dell' I rape radore .   Andò  egli  perciò  bar- 
cheggiando ,  finché  potè . 


Anno 


Ammalio'  Ita  LIA.  3Ó3 

Anno  di  Cristo   dxlviii.    Indizione   xi. 
di  Vigilio  Papa   11. 
di  Giustiniano  Imperadorc  2 1. 
di  ToTi  L  A  Re  8. 

L'Anno  VII.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

VEnnc  in  queft'anno  a  morte  nel  Mefe  di  Giugno,  confumata  da  Iìr*  ^  o!g. 
una  tcrribil  cancrena  Teodora,  Augutla  Moglie  di  Giujliniano  Im-  ^*^^°  548. 
peradore,  Donna  per  varj  fuoi  vizj ,  e  Ibpra  tutto  perla  protezion  de 
gli  Eretici ,  concordemente  diffamata  nella  Storia  fegrcta  di  Procopio, 
e  negli  Annali  Ecclelìaltici .  Si  leggono  nondimeno  di  grandi  limoli- 
ne da   lei  fatte,  -e  facri  Templi  da  lei  fabbricati i   ne  lalciano  di  dire 
Teofane  W,  e  Cedreno  W,  ch'efla  piamente  diede  fine  a  i  fuoi  gior-  u\  j^^,^. 
ni,  forfè  perchè  fi  ravvide,  e  pentì  de' tanti  fuoi  falli.  Se  è  vero  tut-  phancs  in 
to  ciò,  che  di  lei  racconta  Procopio,  dovette  ella  trovare  un  gran  prò-  chrcno^r. 
ceflb  al  Tribunale  di   Dio.   Belijario  in  quelli   tempi  riflettendo  alla  ^''^  Ccdrci. 
fcarfezza  delle  fue  forze,  tuttoché  Giulhniano  AuguiVo  gli  avefle  in-  "'^''"'''• 
viati  di  frcfco  due  mila  pedoni  per  raaici  e  coaofcendo,  che  di  male 
in  peggio  erano  per  andare  gli  alfari  dell'Impello  in   Italia,  fé   non 
venivano  piti  gagliardi  foccorfi  :  fi  appigliò  al  partito  di  mandare  vin- 
tenina  fua  Moglie  a   Cotlantinopoli,  acciocché  ella  per  mezzo  della 
fuddetta  Impcradrice  ottcncfic  da  Giuiliniano  un  potente  rinforzo  al!' 
Armata  d'Italia.  Andò  efla,  ma  trovò  1' imperadricc  già  mancata  di 
vita.  Ora  narrando  Procopio  (0  lotto  que  (fanno  la  morte  d'ella  Au-  ,^-.  p^^ 
guda,  e  concorrendo  nella  medelima  fentenza  Teofane,  Cedreno,  e  i  de  EeT^'ca- 
Cardinali  Baronio  e  Noris:  fi  vicn  chiaramente  aconofcere,  che  fino-  tkic.  i'b.  3. 
ra  camminano  bene  i  conti  circa  la  divihon  de  gli  anni  della  Guerra  Go-  "^  3o- 
tica,  defcritta  da  cflb  Procopio,  e  non  fuififtere  gli  altri  di  chi  o  pri- 
ma o  più  tardi  han  regillrato  quc' fatti.  In  quelli  tempi  il  prefidio  de' 
Greci,  lafciati  da  Belilario  in  Roma,  trucidò  Canone  fuo  Comandan- 
te, pretendendo,  ch'egli  in  danno  loro  facefle  il  mercatante  de' grani, 
e  dell'altre  vettovaglie.  Spedirono  poi  Sacerdoti  a  Coftantinopoli,  per 
far  fapeie  a  Giuftiniano,  che  fc  non  era  loro  accordato  il  perdono,  e 
date  le  paghe  da  gran  tempo  loro  dovute,   paflerebbono  al   loldo  di 
Totila.  Giuftiniano  per  non  poter  di  meno,  accordò  loro  tutto.    Se- 
guitava intanto  l' aficdio  mofiò  da  Totila  al  Cartello  di  RolTano  in  Ca- 
labria, entro  il  quale  era  una  guarnigione  di  trecento  cavalli,  e  cento 
fanti.  Perchè  cominciarono  a  venir  meno  i  foraggi  e  i  viveri,  promi- 
fero  que' Greci  di  arrendcrfi,  fc   paflati  alquanti  giorni  loro  non  fof- 
fe    (lato  dato    foccorfo  .     Belifario ,    a    cui   premeva    la    confervazion 
di  quel  fito,  chianiò  ad  Otranto  quante  truppe   potè  raunarc,   e   tutte 

Zzi  PO- 


3^4  Annali    d'  Italia. 

Ei^A  Volg.  portele  in  navi,  s' incamminò  con  efTe  alia  volta  di  Ro(Tano .  Spira- 
'"NOJ4  yg  ^-  jj  jj  promffTo  alla  refa.  I  Greci  mirando  da  lungi  ilfoccorfo 
che  veniva,  mancarono  alla  parola  datai  ma  eccoti  follevarfi  una  tcm- 
prfta,  che  diPperfe  rutta  quella  Fiotta,  fenza  che  vi  fode  porto  in 
quc'lidi  da  ricm-crarfi  .  Unitefi  poi  le  navi  nel  Porto  di  Crotone,  tor- 
nò di  nuovo  Relifarin  con  effe  verfo  RolTano  j  ma  ritrovò  al  lido  tut- 
te le  forze  de' Goti  ben  preparate  ad  accoglierlo  j  ficchè  gli  convenne 
retrocedere  a  Crotone,  da  dove  fpedi  colla  maggior  parte  de'fuoi  Gio- 
vanni^ e  Vaìerifino  nel  Piceno,  fperando  che  Totila,  abbandonato  Rof- 
fnno,  accorrerebbe  colà.  Ma  quefti  inviò  bensì  due  mila  cavalli  anch' e- 
gli  nel  Piceno  ner  far  fronte  a' nemici,  ma  col  rimanente  dell'Arma- 
ta tenne  forte  l'afTedio  di  quel  Cartello.  Veggendo  i  Ronanefi  difpc- 
rato  il  cafo,  mandarono  due  Deputati  a  Totila,  per  implorare  il  per- 
dono, efibendofi  pronti  alla  refa,  fai  ve  le  loro  vice.  Accettò  egli  l'of- 
ferta, ma  con  eccettuare  dal  perdono  Calazare  lor  Capitano,  ficcorac 
mancator  di  parola.  A  coftui  in  fatti  tolta  fu  la  vita,  a  gli  altri  fu  per- 
mfflo  d'andarfene,  ove  volcano,  in  camicia,  quando  lor  non  piacefTc 
di  reftare  al  foldo  di  Totila.  Ottanta  andarono,  gli  altri  s'arrolarono 
fra  i  Goti.  Era  arrivata  a  Coftantinopoli  Antonina  Moglie  di  Belifa- 
rio,  e  quantunque  fofTe  venuto  a  lei  meno  il  fuo  principale  appoggio, 
cioè  Teodora  Augufla  già  morra,  pure  trovò  facilità  in  Giultiniano, 
per  richiamare  il  Marito  in  Oriente,  perchè  Ihingendo  forte  la  guerra 
di  Perfia,  v'era  bifogno  d'un  bravo  Generale  per  qucli' impreia.  Per- 
tanto andò  Belifario  a  Coftantinopoli,  ma  fenza  portarvi  in  quello  fe- 
condo viaggio  fplendore  alcuno  di  nuova  gloria,  giacché  in  cmquc 
Anni,  che  nvea  dovuto  fcrmarfi  in  Italia,  per  mancanza  di  forze,  era 
come  fugirivo  ftaro  ora  in  uno,  ora  in  altro  paefe,  ed  in  oltre  fenza 
avere  operato  cofa  alcuna  di  rilevante,  lafciava  l' Italia  efpofla  alla  di- 
fcrezione  de' Goti .  Ma  fé  non  andò  fcco  molto  onore,  portò  ben  egli 
con  lui  molto  danaro,  perchè  feppe  mai  fempre  farfi  fruttare  il  fuo 
Generalato;  e  le  fue  grandi  ricchezze  il  mifcro  talvolta  in  pericolo  di 
cadere,  fc  l'Imperadore  non  aveffc  avuta  neccflìtà  della  fua  fperimen- 
tata  perizia  in  comandar  Armate.  Nel  mentre  poi  ch'egli  era  in  viag- 
(\  e  S'"'  '*  Città  di  Perugia,  dopo  avere  fofténuto  un  lunghiffimo  afTedio, 

iLgnur"'    ^""""^  '"  potere  de  i  Goti.  Il  dirfi  da  San  Gregorio  Magno,  W,  che 
Dialogor.      quefta  Città  per  fette  jinni  continui  tenuta  fu  affediata  da  i   Goti,   e 
Uh.  3.  *.  13.  che  non  peranchc  finito  effe  anno  feitimo,  per  la  fame  fi  arrendè:  par 
troppo  difficile  a  credcrfì .  In  vece  d'Anni  avrà  egli  fcritto  A/ey? .  Ad 
Ercoìano,  fanto  Vefcovo  di  quella  Città,  d'ordine  di  Totila  fu  barba- 
ramente tagliato  il  capo. 

Fece  Totila  anche  in  Dalmazia  una  fpedizion  di  foldati  fotto  il 
comando  à" Ilaufo^  già  una  delle  guardie  di  Belifario,  che  avea  prcio 
partito  fra  i  Goti .  Coftui  prcfe  in  quelle  parti  due  Luoghi  appellati 
Muicoro,  e  Laureata  non  lungi  da  Salona,  e  mife  a  61  di  Ipada  chiun- 
que ivi  fi  rrovò.  A  qticfto  avvifo  Ciaudiano  Ufizialc  Cefareo,  che  co- 
mandava in  quelle  parti,  imbarcate  le  fuc  foldateichc  andò  a  trovare 

a  Luu- 


Annali    d*  Italia.  365- 

a  Laureata  Uaufo,  e  venne  feco  alle   mani;   ma  reftò  fconfitto,  e  le  Era  Voig. 
fue  navi  con  altre  piene  di   grani  rimafero  preda  de' Goti,  i  quali  di-  Anno 54.-,. 
poi  fenza  tentar  altro,  Te  ne  tornarono  a  Totila.  Circa  quelli  tempi, 
o   poco  prima,   per  arredato  di   Procopio   Ci),   Totila   inviati  de    gli  (a)  procop. 
Arabafciatori  al  Re  de' Franchi,  cioè  fecondo  tutte  le  vcrifimiglianze  de  f-'IL  g«- 
a  T'eodeberto ^  il  più  potente  fenza  paragone  di  quei  Re,  gli  avea  fatto    J'"'i^' 
chiedere  in  Moglie  una  fua  Figliuola.  La  rifpofta  fu,  ch'efTo  Re  non  '''^'  -^ 
riconofceva  Totila  per  Re  d'Italia,  e  che  tale  anzi  egli    non  farebbe 
giammai,  da  che  dopo  aver  prefa  Roma,  non  1' avea  faputa   ritenere 
in  fuo  dominio,  ed  atterratene  le   mura,  1' avea  lafciata  cadere  in  do- 
minio de' fuoi   nemici.  Ma   quefti  erano  pretefti .  Teodcberto,  Prin- 
cipe  meditante    tutto  dì   nuove  conquide,    voleva   pefcare  ne'  torbi- 
di dell'  Italia,  veggcndo   sì    infievolite   le   forze  non   meno  de' Goti, 
che  dell'  Imperadore.    In   fatti   abbiamo  affai   lume  da   Pracopio  (^),  (b)  procef). 
ch'egli   in  queft' anno  fatta   calare  in  Italia  un'  Armata,   s' impadro-  dt  Betl. 
ni  dell'  Alpi   Cozie  ,  di   alcuni   Luoghi  della  Liguria,  e  della   mag-  *'*'•  ''f-^  3- 
gior  parte  della  Provincia  della  Venezia,  fenza  che  fi  fappia  <jyali  Cit-  'i^^'^.  "*' 
tà  precifamente  foflero  da  lui  occupate,  giacche  fri   poco   vedremo, 
che  Verona  feguitò  ad  eflcre  in  potere  de' Goti.  Tutto  camminava  a 
feconda  de' fuoi  voti,  perchè  non  aveano  i  Goti  affai   poflanza  da  op- 
porfi  nello  tteflb  tempo  a  i  Greci,  e  all'armi  de' Franchi .  Bifogna  non- 
dimeno immaginare,  ch'eglino  faccffero  qualche  refiftenza,  fcrivendo 
Mario  Aventiccnfe  («■)  fotto  il  prcfente  anno,  che  Lantacario  Conàot-  (e)  Mariu^ 
ticre  de' Franchi  nella  guerra  Romana  trafitto  da  una  freccia  e  da  una  f^chron^" 
lancia,  rimafc  morto.  Ne  contento  di  quelli  progredì   il   Re   Teodc- 
berto, macchinava  in  fuo  cuore  imprefc  più  grandi,  per  quanto  s'ha 
dallo  Storico  Agatia  (^) .  Cioè  non  poteva  egli  fofterire,  che  Giudi-  (d)  ^i^''"- 
niano  Augudo,  Principe  affai  dominato  dalla  padìone  della  vanità,  fra  é/^" 
ì  fuoi  titoli  mettedc  quflli  di  Alamannìco  e  Francico^   quafi   lor  vinci- 
tore, quando  egli  in  effetto  non  avea  mai   fatta   pruova  del  valore  di 
quede  Nazioni;  e  pure  voica  fignificar  fé  defTo  loro  Sovrano, quando 
i  Franchi  pretendeano  di  non  aver  dipendenza  alcuna  da  lui,  e  Teodc- 
berto aveva  foggiogati  e  uniti  al  dominio  fuo  gli  Alamanni .  Però  elTo 
Teodcberto,  defcritto  da  Agatia  per  Principe  ardito,  inquieto,  feroce, 
che  andava  a  caccia  di  pericoli,  e  dava  nome  di  fortezza  a  i  tentativi 
anche  più  dilperati,  determinò  di  muover  guerra  a  Giudiniano,  e  di 
andarlo   a  trovare  fino  a  Codantinopoli .    E  perciocché  edb   Augudo 
s'intitolava  ancora  Gepidico^  e   Longobardico^  follccitò  le  Nazioni   de' 
Gepidi  e  de' Longobardi  ad  imprendere  unitamente  con  edb  lui  la  guer- 
ra contradcl  medefimo  Imperadore,  per  vendicare  l'affronto,  che  pre- 
tendeva fatto  a  tutte  le  lor  Nazioni .    Ma   in  quedo  grao   bollore   di 
penfieri  guerrieri  la  morte  fenza  rifpetto  alcuno  venne  a  trovar  Teode- 
htrtt^  e  mifc  fine  alle  fue  grandiofc  imprefc.  Mario  Avcnticenfe  rife- 
rilce  la  morte  fua  un  anno  dopo  la    ricupera  di  Roma  fatta  da  Belila- 
rio,  e   però   nel   prcfente   anno,  il    che  s'accorda  con  quanto  fi  dirà 
all'anno  j-f4.  del  Re  Tetdebaldo  fuo  Ficliuolo  e  Succcfiorc .  Il  Padre 

Pa- 


/■«;  in  Chr»- 


^66  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  Pagi  (a)  la  vuol  fucceduta  nell'Anno  precedente  f^y.  appoggiato  tb- 
Anno  5.;S.  pra  il  dirfi  da  Gregorio  Turonenfe,  che  dalla  morte  d'eflo  Re  finca 
cìJ'Barln  ^""^''^  ^^^  ^^  Sigebcrto  paflarono  Ami  XXIX.  Ma  noi  abbiam  trop- 
pi Ann.  P'  efempli  d'anni  guafti  da  i  Copifti.  Sigebcrto  Storico  (^  fa  giugnere 
5S1.  ».  II.  la  vita  di  quello  Principe  fino  all'anno  ffo.  Scrive  in  oltre  Agatia 
(b)  sigeber-  Autore  di  quelli  tempi,  efiere  mancato  di  vita  eflb  Teodeberto  nella 
caccia  per  cagione  di  un  bufi^alo  fijlvaggio,  mentre  Narfete  era  occu- 
pato nella  guerra  d'Ttalia.  Siccome  vedremo,  Narfete  venne  in  Italia 
folamente  nell'anno  ffi.  La  fcarfczza  de  gli  Storici  d'  allora  fa,  che 
non  fi  pofl'ano  fchiarire  abbaftanza  alcuni  fatti,  e  i  loro  tempi  precifi. 
Ma  certo  Agatia  qui  prcfe  abbaglio,  chiaramente  ricavandofi  da  Pro- 
copio, che  era  molto  prima  fucceduta  la  morte  del  Re   Teodeberto. 

Anno  di  Cristo  dxlix.  Indizione  xii. 

di  Vigilio  Papa  ii. 
•     di  Giustiniano  Imperadore  23. 
di  T  o  T I L  A  Re  p. 


A^ 


L'Anno  Vili,  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

Ndavano  di  male  in  peggio  gli  affari  dell' Imperador  GiuJIimam. 
Imperciocché  i  Gepidi^  che  avevano  occupata  la  Dacia  Ripenfe 
(O  Procop.  e  il  Sirmio  (f),  e  vi  s'erano  poi  fl:abiliti  con  permiflìone  di  Giufti- 
de  Bell.  niano,  mercè  .di  una  lega  Ilabilita  con  lui,  fecero  in  queft'anno  delle 
Coih.  air.  3.  fcorrcrie  e  prede  in  altri  circonvicini  paefi .  Più  pelante  ancora  fi  fen- 
^'  3J'  tiva  il  flagello  de'  Longobardi ^  i  quali  divenuti   padroni  del   Nerico  e 

della  Pannonia,  avevano  impetrata  da  efib  Augullo  la  licenza  di  fer- 
marfi  quivi  in  vicinanza  de'Gepidij  dimentichi  de'benefizj  ricevuti, 
Taccheggiarono  la  Dalmazia,  e  l' Illirico,  col  menar  feco  una  gran  quan- 
tità di  fchiavi .  Vennero  poi  alle  mani  fra  loro  quelle  due  barbare  Na- 
zioni per  cagion  de' confini,  ed  amendue  fpedirono  Ambal'ciatori  a  Giu- 
ftiniano  Augullo  per  averlo  dalla  fua.  Egli  prefe  la  difcfa  de' Longo- 
bardi. Finalmente  gli  Sciavi  pafiati  di  qua  dal  Danubio  e  dall' Ebro, 
apportarono  incredibili  (Iragi  e  danni  alla  Tracia .  Durava  poi  tuttavia 
in  Oriente  la  guerra  co  i  Perfianij  ed  in  Italia  Tempre  più  pareva  in- 
clinata la  fortuna  in  favore  de'  Goti .  L' infaticabile  Totila  dopo  la  pre- 
fa  di  Perugia  guidò  nel  prefente  anno  tutta  l'Armata  fotto  Roma,  ed 
afiedioUa  da  varie  parti.  Dentro  v'era  con  tre  mila  combattenti -D/o- 
gene  valorolo  e  prudente  Capitano,  deputato  alla  difefa  d'efla  Città  da 
Belifario  prima  della  fua  partenza,  il  quale  con  fommo  vigore  follennc 
fcmpre  gli  aflaiti  frequenti  de'  nemici .  Ma  avendo  i  Goti  occupato 
il  Cartello  di  Porto,  Roma  cominciò  a  penuriarc  di  viveri.  Tuttavia 
non  pcrderono  punto  di  coraggio  i  difenlon,  e  l'afiTcdio  andò  in  lun- 
go i 


Annali     d'  Italia.  367 

go}  e  più  ancora  farebbe  andato,  fé  alcuni  foldatì  Ifauri  di  quella  guir-  Era  Vo'g. 
nigione,  che  cuftodivano  la  Porta  di  San  Paolo,  non  avefTero  tradita  Anno 540. 
la  Città .  Cottoro  dall'  un  canto  mal  foddisfatti  pel  foldo  loro  da  molti 
anni  non  mai  pagato,  e  dall'  altro  confapevoli  del  magnifico  premio 
dato  a  i  lor  compagni  Ifauri,  che  dianzi  aveano  tradita  Roma:  tratta- 
rono fegretamente  con  Totila  di  fare  il  mcdefimo  giuoco .  Venuta  la 
notte ,  la  Porta  fuddetra  fu  fpalancata  a  i  Goti ,  che  tagliarono  &  pezzi 
quanti  de' Greci  vennero  loro  incontro.  Gli  altri  Greci  chi  per  unt 
Porta,  e  chi  per  l'altra  fuggirono  alla  volta  di  Civitavecchia}  ma  aven- 
do l'accorto  Totila  difpolle  prima  in  quel  cammino  varie  fchicre  de' 
fuoi,  pochi  fcamparono  dalle  lor  mani,  fra' quali  il  fopra  mentovato 
Diogene,  ma  ferito.  Paolo  di  Cìlicia,  re  (lato  con  quattrocento  Cavalli 
nella  Città,  fi  rifugiò  nella  Mole  d' Adriano,  oggidì  CaftcUo  Santan- 
gelo,  ed  occupò  quel  Ponte.  La  mattina  feguente  inutilmente,  e  con 
loro  ftrage,  tentarono!  Goti  di  sloggiar  quello  corpo }  ma  non  avendo 
i  Greci  di  che  mangiare  ne  per  loro,  né  per  gli  cavalli,  determinaro- 
no di  ufcire  addolTo  a  i  nemici,  e  di  vendere  ben  caro  la  vita  :  con 
che  s'abbracciarono  tutti,  e  fi  diedero  l'ultimo  addio,  come  gente 
rifoluta  di  morire.  Intefa  dal  Re  Totila  la  difperata  loro  rifoluzionc, 
mandò  loro  ad  efibire,  che  fcegliefiero  o  di  depor  l'armi,  e  lafciare 
i  cavalli ,  e  di  obbligarfi  con  giuramento  di  non  militar  più  contra  de' 
Goti,  e  di  andarfene  con  Dio  in  libertà}  o  pure  di  ritener  tutte  le 
robe  loro,  con  arrolarfi  fra  i  Goti.  Ognuno,  udita  cotal  p  topo  (la  , 
ele(Tc  la  prima  condizione,  ma  poi  per  vergogna  di  andarfene  fenz' ar- 
mi, e  per  timore  di  efTere  uccifi  in  cammino,  fi  appigliarono  all'ulti- 
mo partito,  a  riferva  di  due,  che  aveano  moglie  e  figliuoli  in  Co- 
ftantinopoli .  Totila  a  quelli  due  fatto  dar  danaro  pel  viaggio,  e  fcor- 
te,  li  licenziò.  Quattrocento  altri  foldati  Greci,  che  s'erano  rifugiati 
nelle  Chicle,  a(ficurati  della  vita  anch' edì  a  lui  fi  renderono  .  Non  fe- 
ce già  provar  quella  volta  il  Re  vincitore  a  Roma  né  a  i  Romani  il 
trattamento  ufato  nella  prima  conquida  d' elTa  Città  W .  Ricordevole  (a)  Precpf. 
de' rimproveri  a  lui  fatti  da  Teodeberto  Re  de' Franchi,  e  d#gli  ftc(fi  de  Bell. 
fuoi  Goti,  moftrò  buona  ciera  a  tutti  i  Cittadini,  che  ivi  fi  trovaro-  ^'"''-  '•  3- 
no}  richiamò  dalla  Campania  tutti  gli  altri,  e  fpezialmente  i  Senato-  "'^'  ^^" 
ri}  diede  loro  il  piacere  de' Giuochi  equcdri.  Pofcia  fpedì  a  Coftan- 
tinopoli  Stefano  di  nazione  Romano  fuo  Ambafciatore  a  pregar  Giu- 
ftiniano  di  voler  metter  fine  a  tanti  guai  dell'Italia  con  una  buona  pa- 
ce, rapprefentando  la  dcfolazione  delle  Città,  e  i  progredì  de' Franchi, 
che  doveano  far  paura  anche  ad  etTo  Augudo,  ed  offerendo  l'armi  fue 
in  d'ifefa  di  lui .  Ma  Giudiniano  rifoluto  di  derminare  i  Goti ,  né  pur 
volle  ammettere  alla  fua  udienza  il  Legato.  Queda  durezza  dell' Im- 
peradore  fece  rifolvere  Totila  a  tentar  anche  l'imprefa  della  Sicilia  , 
la  quale  fc  gli  folTc  felicemente  riufcita,  avrebbe  forfè  alTodato  il  fuo 
dominio  in  Italia. 

Preparò  dunque  una  Flotta  numerofa  di  navi  grofTe,  che  i  Goti 
di  tanto  in  tanto  aveano  prefe  a  i  Greci,  e  ve  ne  aggiuufe  altre  quat- 
tro- 


3^8  Annai.1     d'  Italia. 

Era  Vo'g.  trocenco  minori,  con  penGcro  di  fare  uno  sbarco  in  queir  Ifola.  Prima 
ANN0549.  nondimeno  di  mctterfi  in  viaggio  a  quella  volca  provò,  fc  poteva  slog- 
giare i  Greci  da  Civitavecchia.  Diogene  fuggito  da  Roma,  s'era  colà 
ritirato,  e  vi  aveva  un  prefidio  l'ufficiente  alla  difefa.   Fu  formato  l'af- 
fedio,  e  fatte  varie  chiamate  a  Diogene,  ed  cfibitegli  delle  vantaggiofe 
condizioni  >  finalmente  fi  capitolò  la  refa,  fé  entro  il  pattuito  termine 
rimperadorc  non  gli  mandava  foccorfo,  e  furono  dati   trenta  ortaggi 
dall'una  parte  e  dall'altra.    Dopo  di   che   i    Goti   diedero   le   vele   al 
vento,  e  s'incamminarono  verfo  la  Sicilia.  Giunti  che  furono  a  Reg- 
gio di  Calabria,  Torila  intimò  la  refa  a   quel    prefidio   di    Greci,    al 
comando  de' quali  erano  Torimuto.,  ed  Imerio .  Ma  trovatili  coftanti  nel 
loro  dovere,  lafciò  quivi  un  buon  corpo  di  gente,  con  ordine  di    te- 
ner bene  Itretto  quel  prefidio,  affinché  non   v'entraflero   viveri,   aflai 
informato ,  che  <qucl  Caftclio,  o  fia  quella  Città  ne  penuriava  non  po- 
co. Inviò  un  altro  corpo  dc'fuoi  a  Taranto,  che  fenza  fatica  s'impa- 
dronì di  quella  Terra.  Nello  fteflb  tempo  i  Goti   da   lui   lafciati   nel 
^        Piceno,  per  tradimento  entrarono  nella  Città  di   Rimini.    Avvicinan- 
dofi  poi  coltoro  a  Ravenna,  f^ero,   che  allor.»   era   Comandante   dell' 
armi  in  quella  Città,  ufcì  in  campagna  col  nerbo  maggiore  delle  Tue 
truppe,  e  venne  con  loro  a  battaglia;  ma   ebbe   la   sfortuna  d'etTerc 
disfatto  con  gran  perdita  de' Tuoi,  e  con  lalciarc  egli  ftcfib  la  vita  fui 
campo.  Totila  in  tanto  pafsò  con  lo  lluolo  delle  me    navi   in    Sicilia, 
ed  accampoffi  intorno  a  Meffina,  alla  cui  difefa  bravamente   s'accinfc 
DonnenzioJo  Uffiziale  dell' Impcradorc  colla  fua  guarnigione.   A  rir>;rva 
di  quei,  che  erano  necclfarj  per   quell'alTcdio,   tutte    l'altre    mafnade 
de  i  Goti  fi  fparfcro  per  la  Sicilia,  e  quafi  tutta  la    mifero   a   facco, 
con  occupare  ancora  qualche  Fortezza.  Contra  de' Siciliani  erano  forte 
in  collera  i  Goti,  perchè  fino  ne' tempi  del   Re   Tcoderico  fupplica- 
rono  per  cfierc  efenti  da  grolfc  guarnigioni,  per  ifchivarne  1'  aggravio, 
promettendo  effi  d\  ben  difendere  J' Ifola.   Ma  app.-na  vi  fi  lafcio  ve- 
der Belifario,  che  tutti  fi  ribellarono,  acclamando  l'Imperadore  .  Men-- 
tre  Ci   Hhreva  si   brutto   ballo   in   quelle   contrade,  la   guarnigione   di 
Reggio  di  Calabria,  dopo  aver  confumati   tutti   i    viveri,   finalmente 
venne  a  renderfi  con  reltar  prigioniera  di   guerra.    Portate  a  Coftan- 
tinopoli  si   trilte  nuove  ,   determinò   Giuttiniano   d'  inviare    in    Italia 
(a)  Pagius     Germano  Patrizio,  che  dal  Padre  Pagi  W  ,  foifc  per  errore   di    ftam- 
Crit.  Baron.  p^  ^  è  chiamato  PatruuSy  cioè    Zio   Paterno  d'elfo    Impcradorc,   ma 
ad  Ann.       ^y^^  -^^  ^^^^j  ^^^  Figliuolo  d'un  Fratello,  o  fia  Nipote  del   medcfirao 
SS'-  »•  *•    Augu(^o}  perfonaggio  di  gran   fenno,   gravità  e   coraggio,   e   di   non 
minore  fperienza  nell'arte  militare,  la  Cui  riputazione  era  in  onore  da- 
pcrtutto,  si  per  eficrc  sì  llrettamentc  congiunto  di  ùngue  coli' Impc- 
radorc, e  SI  perchè  molto  prima  avca  data  una  famofa  rotta  a  gli  Anti, 
Popoli  barbari,  ed  in  oltr^  col  fuo  valore,  e  colla  prudenza  luu   avca 
per  così  dire  nacquiitaca  all'Imperio  l'Affrica,   con  torla  dalle   mani 
de' Tiranni,  iniorti  iti  quelle  parti  dopo  la"  conquirta  fattane  da    Beli- 
lario .  Vtonc  io  Italia  l'avvifo  di  quella  elezione,  e  rincorò  quanti  ci 

reità- 


Annali    d' Italia?  3^9 

reilavano  o  foldati,  o  ben  affetti  al  nome  dell' Imperadorc.  Ma  noa  Era  VoJg. 
Il  sa  il  perchè  Giuihniano,  mutato  penficro,  diede  il  comando  dell'  Anno  540-. 
armi  d' Italia  a  Z,/,^cn&  Cittadino  Romano:  benclic  poco  apprcffb  pen- 
tito anche  della  fceka  da  lui  fatta,  noi  lafcialfe  venire,  conGderan- 
dolo  per  troppo  avanzato  in  età,  e  poco  pratico  del  meftier  della 
guerra.  Trovavafi  allora  in  Coftantinopcli  Papa  Figìlio  con  afiaiffimi 
altri  Italiani  de'piìi  nobili,  che  continuamente  faccano  premura  ad  eiTo 
Augu (lo,  acciocché  un  grande  s^forzo  fi  facefle,  per  ricuperar  l'Italia 
dalle  mani  de' Goti.  E  fpezialmcnte  erano  incalcate  tali  iftanze  da 
Gatigo  (così  viene  appellato  nel  tcfto  di  Procopio,  ma  probabilmente  • 
è  Cetego)  Patrizio,  (iato  gran  tempo  fa  Confole.  Un  Cctego  nell'Anno 
5-04.  fu  ornato  di  quelìa  Dignità  ^  ma  par  molto  indietro  un  tal  tem- 
po. Giu(tiniano  prometteva  tutto,  ed  intanto  fpendeva  la  maggior 
parte  del  tempo  nella  (pinofa  controvcrfìa  de  i  tre  Capitoli,  che  al- 
lora bolliva  forte  in  Oriente,  e  fu  cagione  di  Scifma,  e  di  non  po- 
chi ammazzamenti.  Vigilio  Papa  fece  varie  figure,  contrariato  dai 
Clero  Romano,  e  ma(rimamcnte  da  i  Vefcovi  dell'Affrica  e  dell' Illi- 
rico, ficcome  può  vederli  nella  Storia  Ecclcfiaftica .  Se  Giuftiniano 
Augufto  non  foffc  ftato  fazzionario  in  quella  lite,  e  non  aveffe  ufato 
delia  prepotenza  contra  d'efTo  Papa,  non  farcbbono  feguiti  tanti  fcon- 
r?crti,  che  pur  troppo  turbarono  forte  la  Chicfa  di  Dio. 

Anno  di  Cristo  dl.  Indizione  xiii. 
di  Vigilio  Papa   13. 
di  Giustiniano  Imperadore  14. 
di  ToTiLA  Re   IO. 

L'Anno  IX.  dopo  il  Confokto  di  Bafilio. 

LEggefì  una  Lettera  di  Papa  Piatito ,  fcritta  in   Codantinopoli  nel 
dì  ip.  d'Aprile  nell'Arno  XXIV.  dell'Imperio  di    Giuftiniano, 
e  Nono  dopo  il    Con['olato   di   B.jfilio,   cioè  nell'Anno   prcfente,   ad 
^ureliaiw  Véfcovo  d' Arles,  dove  il  p>rega,  che   cf?*cndo(ì   udita   l'en- 
trata de  i  Goti  in  Roina,  voglia  muovere  Chiìdfhcrto  Re  de' Franchi 
u  feri  ve  re  *\  Re  Totila^   per  raccomandargli   la   Chiefa  Romana,   ac- 
ciocché niun  danno   e  pregiudizio   venga  inferito  alla   medefima,   né 
alla  Religione  Cattolica .  Le  i(hnze  degl'Italiani  rifugiati  in   Codan- 
tinopoli, e  riià  l'impegno  della  riputazione,  ebbero  in  fine  tanta  pof- 
fk,  che  Giuiìiniano  s'applicò  dnddovcro  a  gli  affari  d'Italia.  Dichiarò 
dunque  Capitan  Generale  il  fuddetto  Germano,  fuo  Nipote,  e  gli  co- - 
mandò  di  marciare.  {»)  Poche  erano  le  milizie  a  lui  affegnate  per  l'im-  (a)  Proof. 
prefj  d'Italia}  ma  gli   fu  sborlata  una  gran  fomma  d'oro   con  ordine  '^'^'^j;/^'- 
di  alfoldarc  quanta  gente  potr(Te  ndU  Traci»  e  rKÌi' Illirico,  e  di  con-        *    '''  '^• 


Tom. /IL  Aaa  «jur 


cai. 


37©  Annali    d' Italia. 

Era  Volg.  dur  feco  Filemutc  Priocipc  de  gli  Eruli  colle  fuc  barbariche  brigate. 
Anno  ssO'<  Q  Giovanni  fuo  Genero,  ch'era  Figliuolo  di  una  Sorella  di  Vitaliano, 
e  Generale  allora  dell'armi  ncU' Illirico.  Era  morta  ad  eflo  Germunt 
P aj/ar a  fiì^  pnmz  Moglie,  che  gli  aveva  partorito  due  Figliuoli,  cioè 
G;w7?;«e,  (lato  Confole  neir  Aruio  f40.  e  Gìufliniano^  che  riufcì  un  va- 
lentiflìmo  Generale  d'Armata,  amenduc  preparati  per  venire  col  Pa- 
dre in  Italia.  Pafsò  poi,  ficcomc  altrove  dicemmo,  alle  feconde  nozze 
con  Matafunta,  Figliuola  à^  Amalafunta^  e  Moglie  in  primo  luogo  di 
Vitige  Re  de' Goti.  Qiiefta  ancora  volle  egli  menar  feco  in  Italia  con 
•  ifperanza,  che  i  Goti  per  riverenza  al  nome  di  fua  Madre,  e  del  Re 
Teodcrico  fuo  Avolo,  umiliercbbono  Tarmi  all'arrivo  di  lei.  Datoli 
dunque  a  fpendere  largamente  non  folo  il  danaro  a  lui  dato  dall' Au- 
gufto  Giuftiniano  fuo  Zio,  ma  il  p.oprio  ancora,  ammafsò  in  breve 
un  fioritiffimo  efercito,  concorrendo  a  militare  fotto  di  lui  gli  Ufi- 
ziali  più  fcgnalati,  ed  afTaiffima  gente  della  Tracia  e  dell'Illirico,  e 
in  oltre  i  Barbari  fteflì,  tirati  dalla  fama  del  fuo  nome,  e  molto  più 
dal  danaro,  che  puntualmente  veniva  sborfato.  In  Italia  ancura  appena 
s'intcfe,  elTere  (lato  fcelto  per  GeneralifTìmo  dell'armi  Gcfaree  quello 
Principe,  che  tutti  i  Greci  ed  Italiani,  militanti  o  per  amore  o  per 
forza  nelle  Armate  de' Goti,  legretamente  fecero  intendere  a  Germa- 
no, qualmente  arrivato  ch'egli  fofle  in  Italia,  tutti  fenza  perdere  tem- 
po, vcrrebbono  ad  unirli  con  lui.  Air  incontro  cotal  nuova  (lordi 
forte  i  Goti,  con  redar  anche  divili  di  parere,  fé  avevano  a  prendere 
l'armi  contro  la  (lirpc  di  Teodcrico,  cioè  contro  Matafunta.  In  quelli 
tempi  effendo  fpirato  il  tempo,  che  Diogene  U(ìzial  Greco  &*era  prefo 
per  rendere  Civitavecchia,  ed  avendo  il  Re  TotiU  inviati  colà  Deputati 
per  l'efecuzion  della  promefPi,  egli  fi  fcusò  di  non  poter  mantenere  la 
parola  data,  perchè  Germano  coU' efercito  fuo  era  vicino  a  dargli  foc- 
corfo.  Perciò  l'una  parte  e  l'altra  rcftituì  gli  ortaggi,  rellando  Dio- 
gene alla  difcfa  di  quella  Città,  e  Totila  fommamcnte  burlalo,  e  in 
collera  per  q^uedo. 

Ora  mentre  il.  valorofo  Germano  Patrizio  in  Sardica,  o  Scrdica 
Città  dell'  Illirico,  o  (ìa  della  Melìa,  o  della  Dacia,  ammalTava  ed 
efcrcitava  le  raunate  Genti,  difpcilo  a  palTare  in  Italia,  ecco  gli  Scia- 
vi, che  valicato,  il  Danubio  fanno,  un'irruzione  nella  Mefia  ,  arrivano 
fino  alla  Città  di  Naiflb,  con.  ifcoprirfi  il  difegno  lora  di  penetrar 
fino  a  Salonichi .  Venne  Cubito  un  ordine  dall'  Imperadorc  a  Germano 
di  Lifciar  per  allora  la  fpedizion  d'Italia,  e  di  accorrere  in  aiuto  di 
Salonichi..  Ma  avuta  Che  ebbero  gli  Sciavi  contezza,  come  era  ia 
quelle  parti  Germano  con  un'Armata,  tal  terrore  li  prefe,  che  mu- 
tato cammino  s' idradarono  altrove.  Peitanto  Germano,  liberato  dall' 
apprenfion  di  que' Barbari,  era  già  dietro  ad  imbarcar  ìa  fua  gente 
per  venire  ia  Italia,  quando  all'iraprovvifo  s'infermò  d'  una  malattia, 
che  in  pochi  dì  il  condufTe  al  fepolcro,  defiderato  e  compianto  da 
tuiti .  N'ebbe  gran  difpiacere  anche  l' Imperador  Giudiniano,  che  di- 
poi diede  ordine  a  Giovanni  ^  e  a  Giufiiaiano  Figliuolo  d'clTo  Germa- 
no, 


Annali    d*  Itali  a.  371 

no,  di  pafTar  colla  flotta  in  Italia.  Aveva  dianzi  il  medefimo  Augufto  Era  Volg 
inviato  Liberio  con  un'altra  flotta  carica  di  buone  fanterie,  per  loc-  Anno  sjc. 
correre  la  Sicilia.  Pofcia  avendo  egli  rimcflb  in  fua  grazia  Àrtabaney 
e  creatolo  Generale  della  Tracia,  aveva  fpedito  ancor  quello  con  al- 
cune navi  alla  volta  d'elTa  Sicilia,  con  ordine  di  prendere  il  comando 
delle  truppe  condotte  da  Liberio  .  Il  primo  a  giugncrc  in  queti* 
Ifola  fu  Liberio ,  il  quale  a  dirittura  pafsò  a  Siracufa ,  allora  af- 
fediata  da  i  Goti,  e  felicemente  entrò  co  i  fuoi  Legni  nel  porto. 
Artabane  all'incontro  forprefo  non  lungi  dalla  Calabria  da  una  fiera 
tempella,  vide  diffipatc  tutte  le  lue  navi,  alcune  trafportate  nella 
Morea,  altre  perite j  egli  colla  fua,  che  avea  perduto  l'albero  mac- 
ftrojfu  fpinto  dal  vento  all' Ifola  di  Malta,  e  quivi  lì  falvò.  Liberio 
non  avendo  forze  ballanti  in  Siracufa  da  far  fortite  fopra  i  nemici, 
e  trovau  ivi  non  poca  fcariezza  di  viveri,  giudicò  meglio  di  conti- 
nuare il  viaggio  fino  a  Palermo.  Sarebbe  pallata  male  a  quella  Città, 
e  forfè  ad  altre,  le  ellcndo  Itato  prefo  da' Greci  in  Catania  Spino  da 
Spoleti,  Quellore  di  Totila,  e  a  lui  canffimo,  non  avcflc  coltui  ot- 
tenuta la  libertà  con  proracfla  d'indurre  1  Goti  a  ritirarli  dalla  Sici- 
lia. Tante  ragioni  in  fatti  egli  addufle  a  Totila,  raaffimaraente  eoo 
fargli  credere  imminente  l'arrivò  d'una  poderola  Armata  Imperiale, 
pervenuta  già  in  Dalmazia,  che  fu  rjloluto  nel  configlio  de' Goti  di 
laiciar  in  pace  quell' Ifola.  Polle  dunque  nelle  lor  navi  le  immenfe 
ricchezze,  raunate  con  unti  faccheggi  de'raifcri  Siciliani,  e  una  pro- 
digiofa  copia  di  grani  e  d'armenti  rapiti,  con  lafciar  de  j  prefidj  fo- 
lamentc  in  quattro  Luoghi,  Totila  menò  le  fuc  milizie  in  Italia. 
Non  così  fecero  Giovami,  e  GiuJìiniaHo,  arrivati  in  Dalmazia  colla 
flotta,  e  coir elercito  maggiore  fpcdito  da  Giulliniano.  Perchè  trovando 
quella  Provincia  infcftata  dagli  Sciavi  con  dubbio,  che  que' Barbari 
foflcro  flati  moffi  da  fegreto  maneggio  del  Re  Totila,  determinarono 
di  fvernare  in  quel  paefe,  per  metterli  poi  in  viaggio  nella  fufl'eguente 
Primavera.  Ma  non  fi  fermarono  quivi  gli  Sciavi.  Scorfcro  fino  ad 
Andnanopoli ,  commettendo  innumerabili  mali  >  e  portavano  le  minac- 
ele fino  a  i  contorni  di  Collantinopoli .  Contra  di  loro  fu  fpedito  un 
cfercito  da  Giultiniano,  che  ebbe  la  dilav ventura  d'eflcre  sbaragliato 
da  que' Barbari,  e  cofloro  s'avanzarono  dipoi  fino  a  i  Muri  Lunghi, 
Luogo  una  giornata  dillante  da  Coltaniinopoli,  dove  una  parte  di  ciU 
fu  disfatta.  Gli  altri  carichi  di  preda  fé  ne  tornarono  alle  lor  cafe. 
Fiorì  in  quelli  tempi  Fittore  \/cfcovo  di  Capua,  dotto  non  meno 
nelle  Latine,  che  nelle  Greche  Lettere.  Fabbrico  un  Ciclo  Pafquale, 
e  compofc  altri  Libri,  de' quali  parla  la  Storia  Letteraria. 


Aaa2  Anno 


372-  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

Anno  dì  Cristo  dli.  Indizione  xiv. 
di  Vigilio  Papa    14. 
di  Giustiniano  Imperadore  2 j. 
di  T  o  T  I  L  A  Re  II. 

L'  A.nno  X.  dopo  il  Confolato  dì  Bafilio . 

Era  volg.  /"^  Irca  quelli  tempi,  durando  tuttavia  la  guerra  tra  Giujlimano  Au- 
Amno  551.  V»>  gurto  e  i  Perliani,  venne  in  penfiero  all' Imperadore  di  proibire 
a  i  fuoi,  che  non  comperafFero  da  lì  innanzi  le  Sere  da  i  Perfìani  :  per- 
chè una  tal  merce  era  allora  al  maggior  fegno  cara,  e  portava  fuori 
de  gli  Stati  dell'Imperio  delle  grandi  fomme  d'oro  con  profitto  de' 
Perlìani,  i  quali  foli  la  traevano  dall' India,  e  la  vendevano  pofcia  a  gli 
Europei  con  ecceffivo  guadagno.  Quello  Editto  fa  cagione,  che  al- 
cuni Monaci  tornati  dall'India  fi  efibifiero  d'introdurre  in  Europa  la 
fabbrica  della  Seta,  e  ne  dcfcrifTcro  la  maniera  all'  Imperadore,  che- 
molto  fé  ne  maravigliò,  e  gì' incoraggi  con  prc^meOa  di  gran  premio 
ad  efeguire  l'imprefa.  Pertanto  quc' iVlonaci  ritornarono  neil'  India,  e 
di  colà  portarono  a  Coftantinopoli  moke  uova  di  Vermi  da  fera,  che 
fatti  poi  nafcerc,  e  nutriti  colle  foglie  di  gcllì  mori,  cominciarono  a 
dar  Seta,  e  ne  introdulTero  l'arte  o  fabbrica  nel  Romano  Imperio, 
dove  poi  fi  propagò,  ed  e  giunta  a  quel  fcgno,  che  ora  fi  vede.  Già 
fi  preparava  Giovanni,  Nipote  di  Vitaliano,  alla  partenza  da  Salona 
coli' Armata  Navale  Gefarea,  dellinata  contro  i  Goti,  quando  arrivò 
ordine  dell' Imperadore,  che  non  fi  movefle,  ed  arpettalte  l'arrivo  di 
Narfete  Eunuco,  già  dellinato  Capitan  Generale  dell'armi  di  Cefare 
in  Italia.  Si  partì  da  Coftantinopoli  cfib  Narfcte  con  un  beli' accom- 
pagnamento di  truppe,  e  colla  cafia  di  guerra  ben  provveduta  di  da- 
naro. Gli  convenne  fermarli  per  qualche  tempo  in  Filippopoli,  per- 
chè gli  Unni,  cioè  i  Tartari,  aveano  fatta  un'irruzion  nella  Tracia, 
Taccheggiando  il  paefe  (disgrazia  familiare  in  que' tempi  a  tutti  i  con- 
fini Settentrionali  dell' Imperio  d' Oriente),  ed  impedivano  i  cammini. 
P'inalmente  sbrigato  da  quella  canaglia  profeguì  il  fuo  viaggio.  Intanto 
il  Re  7'otila,  prcfentita  la  venuta  di  Naifete,  richiamò  \n  Roma  al- 
cur.i  de' Senatori,  6c  ordinò  loro  di  aver  cura  della  Città,  con  lafciar 
gli  altri  nella  Campania.  Ma  li  teneva  come  fchiavi,  né  efiì  poterono- 
riaver  porzione  alcuna  de' beni  sì  del  pubblico,  che  de  i  privati.  Po- 
fcia allelhte  circa  trecento  navi  lunghe,  e  caricatele  di  Goti,  le  fpinfe 
verfo  le  fpiaggie  della  Grecia.  Fecero  cofloro  uno  sbarco  m  Corfù , 
e  devallarono  quell'  Ifola  coli' altre  apprefib  j  patlarono  in  Terra  ferma, 
e  diedero  il  facco  a  varie  Terre  j  e  codeggiando  per  quelle  riviere  pre- 
fcco  varj  Legni,  che  coaducevano  vettovaglie  per  fervigio  dell' Armata 

di 


Annali    d'  Itali  a.  ^7} 

ài  Narfcte .  Era  già  gran  tempo,  ch>:  Goti  tenevano  .ifTcdiata  per  terra  Era  ¥olg. 
e  per  mare  la  Città  d'Ancona,  laonde  quel  prcfidio  fi  trovava  ridotto  Anno  551, 
a  gravi  angullie  per  la  penuria  de' viveri  .  Falcriano^  che  comandava 
in  Ravenna  per  l'Impcradorc,  non  avendo  alno  ripiego  per  foccorrer- 
li,  fcrifTe  lettera  a  Salona,  pregando  Giovanni,  giacche  tante  milizie 
avca  condotte  colà,  di  accorrere  a  l'alvar  quella  Città  dall'imminente 
pericolo  di  renderli.  Giovanni,  benché  avefle  ordini  in  contrario  dalla 
Corte,  pure  credendo  meglio  Fatto  di  non  ubbidire  in  circollanze  tali, 
con  trecento  navi  lunghe,  piene  di  lue  milizie,  venne  a  trovar  Vale- 
riane, che  fcco  uni  altre  dodici  navi,  ed  amenduc  pacarono  a  Siniga- 
glia.  Ciò  faputo  da  i  Goti,  vennero  loro  incontro  con  quarantafette 
navi,  cariche  del  fiore  della  lor  gente,  ed  attaccarono  la  zuffa.  M.i 
non  erano  da  mettere  in  confronto  de' Greci,  bene  addottrinati  nelle 
battaglie  navali,  i  Goti  affatto  novizj  in  quel  meftierc.  Perciò  rima- 
lero  facilmente  disfatti,  con  l'alvariì  appena  undici  de'  loro  Legni.  LI 
redo  venne  in  potere  de' Greci,  l-'criita  da  i  fugitivi  k  nuova  di  que- 
lla disavventura  a  gli  altri,  ch'erano  all'ailedio  d'Ancona,  fu  cagio- 
ne, che  fgombralTero  in  fretta  il  pacle,  e  fcappaflero  ad  Ofìmo,  la- 
fciando  in  preda  de' Greci  le  loro  tende  e  bagagli.  Quella  percofla  in- 
deboli non  poco  le  forze  e  il  coraggio  de' Goti.  Tornò  dipoi  Vale- 
liano  a  Ravenna,  e  Giovanni  a  Salona. 

In  quello  medelìmo  tempo  Ar taba/ie  g\\n\to  in  Sicilia  W,  e  pre»  (a)  procof. 
io  il  comando  dell'armi  Ccfaree,  coltriofe  alla  refa  que'  pochi  prefi-  de  Etll.  Ge- 
dj,  che  Totila  avea  quivi  lafciati  ne'  Luoghi  foni:  cofe  tutte  ,  che  '''"^-  ''^-  4» 
accrebbero  la  cofternazione  de' Goti.  Né  già  retlava  fpcranza  alcuna  '^''■*'  ^'^' 
d'indurre  Giulliniaoo  Augnilo  a  qualche  ragioncvol  accomodamento. 
S'erano  ben  etlì  più  volte  elìbiti  di  cedergli  ogni  lor  pretenfione  fo- 
pra  la  Sicilia  e  Dalmazia,  e  di  pagargli  un  annuo  tributo,  e  di  unir 
l'eco  l'armi  loro  ad  ogni  fua  requilizionc  come  fudditi .  Né  pure  fu 
data  rifpofta  alle  lor  propoiizioni .  Nondimeno  TìUla,  Principe  d'ani- 
mo grande,  punto  non  li  Sgomentava  per  tali  contrarietà.  Egli  in 
quell'anno,  raunata  una  poflcntc  flotti,  la  fpcdi  in  Corfica  e  Sarde- 
gna, dipendenti  allora  dal  governo  Cefareo  dell'Affrica,  e  fenza  tro- 
varvi contrafto,  fottopofe  quelle  illultri  Itole  k.1  fuo  dominio.  Tudi 
v'accorfc  GiovO'mi  Generale  dell'armi  Imperiali  in  AfFrica  colla  lua 
flotta.  Sbarcate  le  fuc  fchiere  in  Sardegna,  lì  poie  a  bloccare  la  Cit- 
tà di  Cagliari.  E  non  l' avefle  mai  fitto:  perchè  dal  prefidio  Gotico 
ulcito  fuori,  fu  con  tal  empito  affalito,  che  ebbe  bilogno  di  buone 
gambe  per  falvarfì  con  quei,  che  poterono  fcguitarlo  nelle  navi,  eie- 
co  fé  ne  tornarono  malcontenti  a  Cartagine.  La  Città  di  Crotone  in 
quelli  giorni  era  llrettamcnte  afiediata  da  i  Goti,  e  ogni  dì.  piTi  ve- 
nendo meno  i  viveri,  ebbe  maniera  di  fpcdire  un  Meflo.  ad  Artabane 
in  Sicilia,  per  chiedergli  Ibccorfo  ,  Sappiamo  ancora  da  Procopio,  che 
uditali  in  Collantinopoli  la  morte  poco  dianzi  fcguita  di  Tcodebcrto  , 
potentiflimo  Re  de'  PVanchi  ,  Giultiniano  mando  per  Ambalciatoie 
Leonzio  Senatore  a  TtodcbaU'o  luo  Figliuolo  e  SucccfTore,  per  doman- 
dai:- 


Eti\  Voi». 
Anno  551. 


(a)  Protop. 
it  Bel.  Got. 
Uh.  4.  e.  25. 


dt  Regnar, 
fucceff. 

(c")  Paulus 
hiaceniis 
de  Gejl. 
Zangobard. 
l.  I.   e.    17 

(d)  Abbat 
Biclarienfii 
in  Chronic. 

(e)  Sigeber- 
tus  i»  Chr» 
nit». 


3  74  Annali    d' Itali  A, 

dargli  la  rcftituzion  de*  Luoghi  occupati  da  i  Franchi  nella  Liguria  e 
Venezia,  ed  infiemc  per  inca volare  una  lega  con  cflo  lui   contra  de' 
Goti,  Teodebaldo  rilpofc,  che  nulla  era  llato  occupato  da  fuo  Padre 
a  i  Greci  in  Italia,  e  che   quanto  vi  poffedeano  i  Franchi,  l'  avcano 
amichevolmente  ricevuto  da  Totila,  che  n'era  padrone.  Si  fcusò  poi 
di  non  potere  «ntrarc  in  lega,  perchè  durava  un  accordo  ftabilito  dal 
Padre  co  i  Goti  con  qucltc  condiaioni,  che  amenduc  le   Nazioni  dc- 
fifteffcro  dal  fard  guerra,  e  quietamente  pofledeflero  quanto  avcano  in 
Italia.  Che  fé  riufcifle  a  Totila  di  prevalere  contra  dell' Imperadorc, 
aUora  verrebbono  ad  una  tranfazione,  che  foffe  creduta  la  più  utile  e 
dccorofa.  Inviò  poi  Teodebaldo  anch' egli  a  Coflantinopoli  i  fuoi  Am- 
bafciatori,  e  fcnza  voler  dare  aiuto  a  i  Greci,  tenne  forte  le  conqui- 
fte  fatte  da  fuo  Padre  in  Italia.  Quali  quelle  folTcro,  non  bene  ap- 
parifce.  Se  vogliam  credere  al  Padre   Pagi,  in  quell'anno  ebbe  fine 
il  Regno  de' Gepidi^  i  quali  da  molto  tempo  pofledevano  la  Dacia,  e 
fignoreggiavano  ancora  nel  Sirmio .  Erano  confirunti  ad   effi  i  Popoli 
Longobardi,  ficcome  pofleflon  della  Pannonia,  e  non  poche  liti  bolli- 
vano fra  quelle  due  potenti  Nazioni,  ficcome  fu  accennato  di  fopra  . 
Per  atteftato  di  Procopio  W,  il  Re  de'Gepidi  vogiiofo  di  vendicarfi 
de' Longobardi,  moffe  lor  guerra  in  quelli  tempi.  Reggeva  allora  la 
nazion  Longobardica  il  Re  Judoine .  Quelli  fubito  ricorle  a  Giuftinia- 
no  Augullo,  con  fare  iftanza  di  Ibccorlo  in  vigore  de' patti  della  Le- 
ga, che  paflava  fra  loro.  Mandò  veramente  l' Imperadorc  in  fuo  aiuto 
non  poche  fquadre  d' armati ,  comandate  da  Giujiino ,  e   Giujìiniam  Fi- 
gliuoli di  Germano .f  e  da  altri  Capitani  j   ma  quelle  fi  fermarono  in 
Ulpia  Città  dell'Illirico  per  una  ledizione  (vera  o  finta  che  folTe  ) 
inforta  fra  i  Cittadini  a  cagione  delle  controverfie  allora  bollenti  in 
materia  di  Religione.  Prolegui  il  viaggio   folamente   Jmalafrido,  Fi- 
gliuolo di  AmMerga  Figlia  di  Amalafrida,  Sorella  del   Re  Teoderko, 
e  di  Ermenfrido  già* Re  della  Turingia.  lo  non  so  ,  perchè  Procopio 
il  chiami  Goto.,  dopo  averci  indicato  fuo  Padre,  che  era  Turingio.  La 
parentela  fpronò  Amalafrido  al  foccorlo  del  Re  Audoino,  perciocché 
una  fua  Sorella  ,  vcrifimilmente  quella,  che  prcflo  Paolo  Diacono  por- 
ta il  nome  di  Rodelitida,  fu  Moglie  d'eflb  Re  Audoino.   Giordano  Sto- 
rico (^)  chiama  la  Moglie  d' Audoino  Figlia  d'una   Sorella  di   Teodato 
Re  de'  Longobardi  y  e  veramente  T'eodato  ebbe  per   Moglie  Amalafrida 
Sorella  del  Re  Teoderico.  Ora  per  attellato  di  Procopio  fi  venne  ad 
un'atroce  battaglia  fra  i  Gepidi  e  Longobardi,  in  cui  con  tanta  bra- 
vura e  fortuna  menarono  le  mani  i  Longobardi,  che  ne  fu  rotto,  e 
quafi  tutto  eltinto  fui  campo  refcrciio  de'Gepidi. 

Qui  il  Padre  Pagi  pretende,  che  a  tuui  i  patti  fi  fia  inganna- 
to Procopio,  con  dire  fucceduto  quello  gran  fatto  d'armi  fotto  Au- 
doino Re  de' Longobardi,  perchè  per  atteilato  di  Paolo  Diacono  (0, 
e  dell'  Abbate  Biclaricnfe  (d)  a' tempi  del  Re  Alboino,  Figliuolo  d'elio 
Audoino,  accadde  la  terribil  rotta  de  i  Gepidi  j  e  s'ha  da  Sigcberto, 
(0  che  Alboino  cominciò  a  regnare  dall'anno  f4;.  Racconta  in  fatti 

Pao- 


Annali    d'  Italia.  375- 

Paolo  Diacono,  che  fi  fece  giornata  campale  fra  que' Barbari,  in  cui  Era  Volg. 
rertarono  interamente  fconfitti  i  Gcpidi;  e  tanta  fu  la  rabbia  de' Lon-  Anno  551. 
gobardi  vincitori,  che  non  diedero  quartiere  ad  alcuno,  di  modo  che 
la  potente  Nazione  de'Gepidi  rimale  disfatta,  ne  ebbe  piìi  Re  da  lì 
innanzi.  E  perciocché  Procopio  in  raccontando  i  fatti  dell'anno  fuf- 
fcgucnte  ff3.  mette  tuttavia  vivo  Tore/ino^  o  fia  Turìfendo  Re  de  i 
Gepidi,  vuole  efTo  Pagi,  che  ancor  qui  lo  fteflb  Procopio  prendefTe 
abbaglio,  attcftando  del  pari  Paolo  Diacono,  e  l'Abbate  Biclarienfe, 
che  nel  tempo  di  quel  memorabil  conflitto  regnava  fra  i  Gepidi  non 
Tarefjnoy  ma  Cunimendt  fuo  Figliuolo,  che  rcftò  anch' eftli  vittima  del 
furore  de' Longobardi .  Ma  il  Pagi  non  usò  qui  la  fua  lolita  diligenza 
ed  attenzione,  cioè  confufc  in  una  due  diverte  battaglie,  altra  eflend» 
quella,  che  accadde  in  quell'anno,  regnando  Tore/ina  fra  i  Gepidi,  e 
Andoitio  fra  i  Longobardi ,  di  cui  appunto  confervò  memoria  Paolo  Dia- 
cono nel  Primo  Libra  della  Storia  Longobardica  al  Capitolo  ventefi- 
moterzo,  e  in  cui  reftò  morto  Turifmondo  Figliuolo  del  Re  Torcfìmi;. 
e  di  qucfta  prima  battaglia  fa  menzione  anche  l'Autore  della  Mifcel- 
la  (<»).  L'altra  fi  vede  narrata  dal  mcdcfimo  Paolo  Diacono  al  Capi-  ^}^r"\f"^' 
lolo  vigefimofcttimo  d'cffb  Libro  Primo,  e  dall'Abbate  Biclarienfe,  /^/"(j* 
allorché  Cunimondo  era  Re  de'  Gepidi,  ed  J'.boim  de'  Longobardi .  Pro- 
copio narra  cofe  avvenute  a'fuoi  giorni,  e  ch'egli  poteva  ben  faperey 
e  nominando  egli  più  valte  il  Re  j^udcino^  vivente  in  quell'anno,  in- 
darno fi  vuol  produrre  contra  la  di  lui  autorità  Sigcberto,  Scrittore, 
che  fiori  dopo  l'anno  iioo.  il  quale  fa  morto  Audoino  nel  f4?.  con 
crror  manifelto,  ficcomc  vedremo.  Mette  anche  Sigebcrto  da  lì  a  po- 
co con  altro  errore  la  morte  di  Totilaj  e  il  fine  del  Regno  de' Goti 
nell'anno  f46.  Procopio ,.  dico,  nell'anno  feguente  ffj.  ci  aflìcura, 
che  Tur  e  fino  y  o  Turìfendo  Re  de'Gepidi  era  tuttavia  vivente,  e  regnan- 
te fra  i  Gepidi.  Scrive  in  oltre,  che  un  certo  lldifgo  fi  ricoverò  pref- 
fo  i  Gepidi,  ed  un  certo  Uftrigoto  pretTo  i  Longobardi,  ed  cflerfi  ac- 
cordati i  Re  di  quelle  due  Nazioni  per  uccidere  entrambi  que' rifugia- 
ti.  Adunque  durava  tuttavia  il  Regno  de'Gepidi.  Ma  quel,  che  de- 
cide la  prcfentc  queflionc,  fi  è  la  chiara  tellimonianza  di  Menandroi 
Pro/f//or^,  Storico  di  quello  medcfimo  Secolo,  e  Continuatore  della 
Storia  d'  Agatia,.  non  offervato  dal  Padre  Pagi .  Alcuni  pezzi  della  fua 
Opera  fi  leggono  ne  gli  Eflratti  delle  Legazioni  (^) .  Egli  dunque  nar-  .j^v  ^^^^^ 
ra,.chc  mentre  era  Impeiadore  Giufiino  il  SuccerTore  di  Giuftiniano,  Byt..Tcm'.i:. 
bolliva  una  fiera  nemicizia  fra  yilboino  Re  de'  Longobardi y.  e  Cunimondo  fag.  no. 
Re  de'Gepidi^  ed  avere  il  primo  fitto  ricorfo  a  gli  Abari ,  o  fieno  A- 
variy  cioè  a  gli  Unni,  che  noi  chiamiamo  Tartari,  e  llabilita  lega  con 
loro,  come  accenna  anche  Paolo  Diacono,  dopo  di  che  fece  la  guerra 
ai  Gepidi .  C«w;»o«<^o  ricor  fé  all' Imperador  Giuftino;  ma  qucftì  non 
volle  milchiarfi  nelle  loro  liti.  Però  non  fotto  Giultiniano  Augufto, 
ma  fotto  il  fuo  Succcflore  Giuftino  fuccedette  il  fecondo  fatto  d'ar- 
mi,, che  portò  feco  la  di  ftruzionc  del  Regno  de'Gepidi,  narrato  da 
Paolo  Diacono,  e  divcrfo  dal  primo,  di  cui  parla  Procopio.  Serviran- 
no 


3  70  Annali»'  Italia. 

Era  Voig.  no  tali  notìzie  pel  prorcguimcnto  della  Storia  d'Italia.  Intanto  meri- 
AN»»o55r.  ta.  d'efi'er  fatta  menzione,  che  Giordano  Storico,  appellato  indebita- 
mente finquì  Giornandc ^  a  cagione  di  qualche  tcllo  fcorretto,  dopo  aver 
accennata  la  prima  fanguinofa  battaglia  fra  i  Gepidi,  e  i  Longobardi, 
narrata  anche  da  Procopio,  diede  fine  al  fiio  Trattato  Irtorico  de  Re- 
giiorum  Sticitjjiom^  terminato  perciò  nel  corrente  anno .  Dalla  Prefazio- 
ne d'cffo  Libro  il  fcorge,  ch'egli  avea  prima  compofto  l'altro  Libro 
de  Rebus  Gitici:^  cioè  nell'anno  ffo.  perchè  ivi  fa  menzione  della  na- 
l'cita  di  Germano^  Figliuolo  poftumo  di  Gerrnma  Patrizio,  di  cui  poco 
.  fa  parlammo,   e   di  Matafunta.   Figliuola  di    JjK.rLifunta .    Era   quello 

W .^'Z^''"''  Giordano  di  nazione  Goto.  Sieebcrto  (<«)  il  fa  anche  P'e fcovo .  cà  i\c\x- 

tus  tn  Chro-  -     1,1  1  °        i_  \r    r  j-     i. 

„icg.  ni  perciò   1  han    creduto'  troppo  buonamente    Vclcovo  ai    Ravenna  . 

(b)  Rer.  Qiianto  a  me,  ficcome  difTì  nella  Prefazione  alle  fue  Opere  C^),  ten- 
jtahcar.  g^ ^  eh' egli  fofTe  Monaco;  e  non  farebbe  gran  cofa,  che  avelie  avuta 
Tpm""i  ^^  '"^  ftanza  in  Ravenna,  allora  fottcpolla  a  Giultiniano  Augullo,  al 
vedere  come  egli  pirli  d'cfTo  ImpcraJore  e  de' Greci.  In  quell'anno 
feguì  un  gran  dibattimento  in  Coftantinopoli  per  cagione  de  i  tre  Ca- 
pitoli, che  Fig/lio  Papa,  Dazio ^  Arcivcfcovo  di  Milano,  ed  altri  d' I- 
talia  foltcneano  contro  la  pretensone  e  prepotenza  di  Giulliniano  Au- 
gullo, che  s'era  oftinato  a  volerli  condennati,  lalciandolì  indurre  da 
Tcodoi»  Vefcovo  di  Ccfarea  di  Cappadocia,  Capo  de  eli  Eretici  Ace- 
fali. Pubblicò  elfo  Augufto  un  Editto  intorno  a  quella  controverfia, 
con  abul'arli  della  fua  autorità,  e  con  difcapito  del  Tuo  nome.  Perchè 
fé  gli  oppofc  Vigilio,  ne  volle  confcntire,  fu  maltrattato}  e  temendo 
di  peggio,  come  potè  il  meglio,  fcappò  a  Calcedone,  con  rifugiarli 
nella  Chiefa  di  Santa  Eufemia  di  quella  Città,  che  era  il  più  riverito 
afilo  facro  dell'Oriente  in  qucfti  tempi. 

Anno  di  Cristo  olii.  Indizione  xv. 
di  Vigilio  Papa  i  j. 
di  Giustiniano  Imperadore  i6. 
di  Tei  A  Re   i. 

L'Anno  XI.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

*  Vea  finora  l'Imperador  Giafiinijino  attefo  con  gran  negligenza  a 
Jl\.  gli  affari  d'Italia.  Finalmente  come  fc  fi  folte  fvcgliato  d*  un 
i^rave  fonno,  tutto  fi  diede  a  preparare  i  mezzi  per  dillruggcre  il  Re- 
gno de' Goti.  Eletto  Narfete  Capitan  Generale  delle  fue  armi  in  Ita- 
lia, fopra  tutto  fi  lludiò  di  provvederlo  del  maggior  nerbo  di  chi  pren- 
de a  guerreggiare,  cioè  del  danaro,  acciocché  con  quello  alToldalFe  un 
fioritiffirao  elcrcito,  foddisfaceflc  alle  milizie  efillenti  in  Italia,  prive 
Ah  gran  temoo  di  paga,  e  pcteFe  ancora  fcdurrc  i  feguaci  di  Torila. 

Era 


Annali     d'  Italia.  377 

Era  Narfete  picriolo  di  ftatura  e  gracile,  non  ftpcva  di  lettera,  mai  Era  Vo!». 
non  aveva  ftudiato  eloquenza i  ma  la  felicità  del  fuo   ingegno,  la  Tua  AKN0551. 
attività  e  pradenza,  fupplivano  a  tutto  >  e  compariva  mirabile  la  gran- 
dezza dell'animo  in  quell'uomo,  che  pur  era   Eunuco  (a).    Adunque  W  -^Z"'*- 
così  bene  allìlHto   Narfete   tra(re  feco  a   Salona  un'  Armata,   fecondo  ^lifl^ 
quc' tempi  ben  poderofa.  Imperocché  molta  gente  aveva  egli  raccolto 
da  Coftantinopoli,  dalla  Tracia,  e  dall'Illirico,  correndo  a  folla  le  per- 
fone  alla  fama  dc'tefori  Imperiali,  ch'egli  generofamentc   impiegava. 
Trovò  in  Salona  le  foldatefche  già  raunate  da  Germano  Patrizio,   e  da 
Giovanni  Genero  d'cflb  Germano.  Seco  ancora  ii  unì  un  corpo  di  due 
mila  e  dugento  dc'^r)igliori  e  più    fcclti    Longobardi,   che  il  Re   ^7- 
boino  ad  ittanza  di  Giultiniano  Auguflo  fpedì  all' imprcia  d'Italia,  colla 
giunta  ancora  di  tre  mila  combattenti  per  fervigio  de'primij  cosi  che 
fembrano  fimili  a  gli  Uomini  d'armi  uiati  ne' Secoli  pollcriori  in  Ita- 
lia.  In  oltre  ebbe  Narlcte  tre  mila  cavalli  Eruli,  molti   Unni,    molti 
Perfiani,  e  quattrocento  Gepidi,  con  altre  non  poche   truppe  d'altri 
paefi.  Reftava  di  trovar  la  via  di  condurre  in  Italia  tutto  quefto  efcr- 
cito.   Per  mare  non  appariva,  perche  flirebbc  flato  ncccnario  un  im- 
menfo  duolo  di  navi.  Per  terra  bifognava  paflare  per  luoghi,    dove  i 
Franchi  tenevano  de  i  prefidj .  Narfete  fcnz' altro  mandò  a  dimandare 
il  pafTaggio  a  i  Franchi,  che  lo  negarono,  col  pretcfto,  ch'egli  me- 
nava feco  de  i  Longobardi  lor  capitali  nemici.    Segno  e  quello,  che 
i  Franchi  dovcano  aver  occupato  le  Città  di  Trivigi,  Padova,  e  Vi- 
cenza, o  almeno  de  i  Luoghi  in  quelle  parti .  Certo  non  erano  padro- 
ni di  Verona.  Trovavafi  Narfete  in  grande  agitazione   per  quello,  e 
tanto  pili  perchè  fi  venne  a  fapere,  aver  Tottla  inviato  Teia  ìwo  Capi- 
tano col  fiore  de' Goti  alla  fuddetta  Verona,  per  contradare  il    pafib 
all'Armata  nemica,  la  qual  pure,  quand'anche  i  Franchi  aveflero  con- 
ceduto il  pafTaggio,  non  potea  tenere  altra  (Irada,  che  quella  di  Ve- 
rona, cilendoche  il  Pò  in  quelli  tempi  formava  delle  ftermiruic  Palu- 
di, dove  ora  e  il  Ferrarcfe  con  altri  paefi  circonvicini.  Aveva  in  ol- 
tre Tcia  fatti  incredibili  lavorieri  alle  rive  del  Pò,  acciocché  non  re- 
fladé  aperto  adito  alcuno  per  quelle  parti  a  i  nemici .  Prevalfe  dunque 
il  parere  di  Giovanni   Nipote  di  Vitaliano  afiai    pratico   de' cammini, 
il  quale  configliò  d'iflradarc  l'Armata  per  gli  lidi  del    Mare  Adriati- 
co fino  a  Ravenna,  col  condurre  foto  un  Sufficiente  numero  di  barche 
atte  a  far  ponti   per  valicare  i  moki  Fiumi ,  che  vanno  a  sboccare  nel 
mare.  Così   fu   fatto,  e  felicemente  con    tutto  il  fuo  nuincrofo  ode 
Narfete  pervenne  a  Ravenna:  cofa  che  non  s'erano  mai  afpettato  i  Goti . 
Fermatoti  quivi  nove  giorni  per  rinfrefcare  e  rimettere  in  lena  le  trup- 
pe^ con  elle  poi  s'inviò  alla  volta  di  Rimini,  al  cui  fiume,  e  ad  uno 
urctto  palio  «bbe  all'incontro  Usdrila  Capitano  di  quel  prcfidio,  uomo 
valorofo  (^) .    La  morte  di  coltui  fece  ritirare  i  fuoi   nella  Città  j   la-  (b)  Precof. 
onde  Narfete  continuò  il  fuo  viaggio.  Ma  perché  nella  Via  Flaminia  <i'  B'/'- 
andando  innanzi  fi  trovava  Pietra  Pertufa,   Fortezza   quafi   inefpugna-  ^'"• 
bile,  che  impediva  il  palTo,  voltò   Narfete  a  man  delira  per   valicar  '*^" 
Jvi,i.  IH.  Bbb  l'  Apen- 


,.    Cot.  Uh.   4. 
19. 


SjZ  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  l'Apennino.  Totila  dimorava  in  quefti  tempi  in  Roma^,  afpertTifido  , 
A-NNojji-  che  da  Verona  venifTero  a  congiugiictfi  feco  le  Iquadre  comand.^ie  da. 
Teia.  Venute  quelle,  ancorché  foflero  reftaci  indietro  due  mila  car 
valli,  mofTe  l'Armata  fua  ,  e  per  la  Tofcana  s'inoltro  fino  all' A  pen- 
nino in  un  Luogo  appellato  Tagina,  alquante  miglia  lungi  dal  campa 
di  NarCetc,  portato  ad  un  Luogo,  chiamato  i  Sepolcri  de' Galli .  Cre- 
(a)  clute-    de  il  Cluverio  ((j),  che  que'  fiti  fofTero  tra  JVlatelica  e  Gubbio,  e  vcrfa 

LT  z''c  6   ^'*"^''^*'  «""^  defolata,  Terra  di  Sentine. 

Quivi  fi  accinfero  amendue  le  nemiche  Armate  a  decidere  coiv 
un  generale  conflitto  della  forte  d'  Italia.  Procopio  fecondo  il  colla- 
me di  varj  Storici  Greci  e  Latini,  ci  fa  intendere  le  belle  parlate,  che 
i  due  Generali  avrcbbono  dovuto  fare  a  i  lor  foldati  per  animargli  ali 
combattimento.  Ma  quando  già  fchierati  gli  cferciti  fi  credeva  inevi- 
tabile il  fatto  d'armi,  Totila  fi  ritirò  indietro,  per  attendere  due  mila» 
combattenti,  ohe  a  momenti  doveano  arrivare.  Arrivati  poi  quefti,  Cii 
venne  alla  giornata  campale,  che  fu  formidabile,  fanguinofa  e  picn» 
di  morti,  ma  fpezialmente  dalla  parte  de' Goti .  Tacciato  tu  d' inefcu- 
fabil  imprudenza  Totila,  perchè  ordinò  a  i  fuoi  di  non  valcrfi  nella 
zuffa  né  di  faette,  ne  di  fpadc,  ma  folamente  di  picche  e  lancie.  Ser- 
vcndofi  all'incontro  l'Armata  di  Narfete  di  tutte  le  fue  armi,  fece  tal 
guafto  in  quella  de' Goti,  che  finalmente  la  rovefciò,  e  mife  in  fuga. 
Rimafero  cftinti  fui  campo  circa  fci  mila  Goti,  altri  fi  arrenderono,, 
che  furono  poco  apprefTo  tagliati  a  pezzi  da  i  Greci.  Gli  altri  coli' aiu- 
to delle  lor  gambe,  o  de' cavalli,  fi  ftudiarono  di  falvarc  la  vira.  So- 
pragiunfe  la  notte,  e  Totila  fuggendo  anch' egli  cercava  di  metterfi 
in  falvo.  Ma  o  fia,  che  nel  calore  della  battaglia  egli  foflc  ftato  tra- 
fitto da  una  faetta,  mentre  al  pari  de' foldati  valorofamente  combatte- 
va} o  fia  che  nella  fuga  da  un  Gepida  appellato  Asbado  foflc  ferito, 
con  una  lancia  nella  fchiena  (che  quello  non  fi  sa  bene)  giunto  ch'e- 
gli fu  ad  un  Luogo,  chiamato  Capra,  fu  bensì  curata  la  fua  ferita, 
ma  da  lì  a  poco  di  quella  morì,  e  al  corpo  fuo  tumultuariamente  da- 
ta fu  fepoltura.  Principe  benché  barbaro  di  Nazione,  pure  degno  d'ef- 
fcre  regiftrato  fra  gli  Eroi  dell'antichità:  tanto  era  ftato  il  fuo  valore 
nelle  azioni,  la  fua  prudenza  nel  governo,  la  fua  vigilanza  ed  attività 
nella  decadenza  d'un  Regno,  che  trovato  da  lui  sfafciato,  s'era  per 
fua  cura  rimefib  in  affai  buono  ftato.  Era  eziandio  lodata  da  tutti  la 
fua  continenza,  e  da  molti  la  fua  giullizia,  e  clemenza  con  altre  vir- 
tù, che  meritavano  bene  un  fine  diverfo.  Quella  vittoria,  quantun- 
que non  ìfterminafTe  affatto  la  potenza  de' Goti,  pure  le  diede  un  gran 
crollo.  Narfete,  ficcome  perfona  ammaeftraca  nella  vera  Pietà,  la  ri- 
conobbe dal  favore  e  volere  di  Dio,  e  non  già  dalle  mani  de  gli  uo- 
(b)  Evagr.  mìni.  Evagrio  (/>)  l' attribuifce  alla  divozione  profeflata  dal  medefimo 
'•4-^^'-3-  Narfete  alla  beata  Vergine  Madre  di  Dio,  e  il  Cardinal  Baronie  (0 
5;^„„^/'^£^^  all' avere  in  quefti  tempi  Giuftiniano,  dappoiché  avca  fatti  varj  ftra- 
'  pazzi  e  violenze  a  Papa  Vigilio,  rallentato  il  fuo  rigore,  con  dirao- 
/^  ftrare  di  voler  pure  rimettere  in  lui  le  controverfic  della  Religione. 

Ed 


Annali     d'  Italia,  379 

Ed  intanto  il  Papa  fé  ne  ftava  come  cfiliato  in  Calcedonc,  e  ritirato  Era  Vo;g. 
nel  Tempio  di  Santa  Eufemia.  Dopo  jque Ito  felice  fuccclTo  dell'armi  Ansojjz. 
Cclaree  in  Italia  attefe  Narfete  a  cacciar  via  i  Longobardi  feco  con- 
dotti, perchè  coltoro  barbaramente  incendiavano  le  cafe,  e  faceano 
violenze  alle  donne,  anche  rifugiate  ne' (acri  Templi.  Caricatili  dun- 
que di  doni  gl'invio  al  loro  paefc,  cioè  nella  Pannonia,  o  fia  nell'Un- 
gheria, facendoli  accompagnare  da  F'alerianoy  e  da  Damiano  fao  Ni- 
pote, con  un  corpo  di  milizie,  affinché  que' Barbari  non  commettef- 
fero  difordini  nel  viaggio.  Sbrigato  Valeriano  da  coftoro,  conduffe  le 
fue  brigate  fotto  Verona  con  penficro  di  formarne  l'alTedio,  fé  il  pre- 
fidio  Gotico  non  s' induceva  a  renderfl .  Trovò  in  effi  buona  difpofi- 
zìone;  ma  ciò  riiaputo  da  i  Franchi  acquartierati  in  quel  territorio  , 
tanto  s'adoperarono,  che  il  trattato  andò  a  monte,  e  Valeriano  li  ri- 
tirò altrove . 

Intanto  i  Goti  fcampati  dalla  battaglia  fuddetta,   fi   riduflero   a 
Pavia,  e  quivi  crearono  per  loro  Re  Teici^  Figliuolo  di  Friàigerne,  il 
più  valorofo  de' loro  Ufiziali .  Trovò   egli   in   quella  Città   parte   del 
tcforo,  che  per  ficurezza  v'avea  mandato  Totrla,  e  con  eflb  tentò  di 
tirare  in  lega  i  Franchi,  e  nello  fteflb  tempo  rimife  in  piedi  un  com- 
petente efercito  .  Narfete  in  quello  mentre,  dopo  avere  ordinato  a  Va- 
leriano, che  fi  portafle  al  Pò,  per  impedire  i  progredì  de' Goti,   col 
fuo  efercito,  prefc  Spoleti,  Narni,  e   Perugia}  e  quindi  vogliofo  di 
mettere  il  pie  in  Roma,  colà  fi  portò.  Per  non  tenere  occupata  tan- 
ta gente  nella  difefa  di  quell'ampia  Città,  avea  il  Re  Totila  fatta  cin- 
gerne di  mura  una  picciola  parte  intorno  alla  Mole  d'Adriano,  oggi- 
di  Cartello  Sant'  Angelo,  formandovi  una  fpecic  di  Fortezza  .  In  efia  ri- 
pofcro  i  Goti  il  meglio  de' loro  averi,  con  farvi  buona  guardia}  del  re- 
no della  Città  fi  prendevano  poca  cura.  Non  fu  pero  difficile  a  Nar- 
fete il  dare  la  fcalata  ad  un  fito  delle  mura,  dove  niuno  fi  trovava  al- 
la difefa:  con  che  s' impadroni  di  Roma.  E   ftrettofi  dipoi   intorno  al 
Camello,  tal  terrore  diede  a  quella  guarnigione,  che   in    poco   tempo 
cfla  capitolo  la  refa,  falve  le  perfone .  Racconta  qui  Procopio,   fenza 
faper  intendere  i  giudizj  di  Dio,  come  la  prcfa  di   Roma,   fatta  da  i 
Greci,  riempiè  di  giubilo  i  Romani  banditi,  fubito  che   l'intcfero,  e 
pur  qucfta  fu  la  loro  rovina.  Perciocché  i  Senatori  ed  altri,  ch'erano 
nella  Campania,  fi  mofiero  torto  per  ripatriarc}  ma  colti  da   i    Goti, 
che  tenevano  varie  Fortezze  in  quelle  parti,  furono  meffi  a  fil  di  fpa- 
da.  Altri  incontrandofi  ne' Barbari,  che  militavano  nell' efercito  di  Nar- 
fete, ebbero  la  medefima  forte.    Dianzi   ancora  aveva  il   Re   Totila, 
allorché  marciava  contro  a  Narfete,  fcelti  da  varie  Città  trecento  Fi- 
gliuoli de'  Nobili  Romani,  fotto  pretello  di  tenerli  come  fuoi  familia- 
ri, ma  veramente  percTiè  gli  ferviflero  d'ortaggio,  e  gli  avea  mandati 
di  là  dal  Pò.  Trovatili  il  nuovo  Re  Teia,  tucti  barbaramente  li  fece 
uccidere.  Studioffi  dipoi  querto  Re,  quanto  potè,  per  muovere  contra 
i  Greci  anche  Teodebaldo  Re  de' Franchi,  offerendogli  una  gran  fom- 
ma  di  danaro;  ma  non  gli  venne  fatto,  perchè  non  volevano    i  Fran- 

Bbb  i  chi 


380  Annali    d'Ita  li  a. 

Era  Volg.  chi  ipendere  il  loro  fùnfruc  in  fervigio  de'Gori,  né  de' Greci,  e  folamef)- 
ANN0JS3.  te  peniavano  a  far  eglino  f.'ii  \à  guerra  per  conquilrure  ed  unire,  fé 
aved'cro  potu:"»,  a  ':  lor  dominj  aoche  T  Italia,  vennero  intanto  in  po- 
ter di  Naricu-  i!  Calleilo  di  Porto,  Nepi,  e  Pictrapertufa .  Mandò 
egli  dipoi  Pacurio  all'afledio  di  Taranto,  altri  a  quello  di  Civitavcc- 
ch'a,  ed  altri  a  quello  di  Cuma,  nel  cui  Calleilo  FotiU  avea  ripolla 
parte  del  lua  telerò,  e  mcflbvi  per  Governatore  ^ìigerno  fuo  minor 
Fratello. 

Anno  di  Cristo  dliii.  Indizione    i. 
di  Vigilio  Papa   ló. 
di  Giustiniano  Imperadore  27. 

L'Anno  XII.  dopo  il  Confolaro  di  Bafilio. 


(ai   Vìihr 
Tunoninjis 
in  Chronico. 
(b)  PagÌHs 
Crii.  Biiron. 
(e)   T'net- 
phares  in 
Chaanogr. 


HO  io  rapportata  all'  Anno  precedente  f y i.  la  morte  del  Re  Tati- 
la^  e  l'elezione  di  Teia^  uniformandomi  col  Sigonio,  e  col  Pa- 
dre Pagi,  ancorché  Mario  Avencicenfe,  feguitato  da  i  Cardinali  Baro- 
nie e  Noris,  la  nferifca  all'anno  prefentc.  Certamente  Procopio  aili- 
fte  alla  prima  fentenza,  e  fi  veggono  altri  fatti  pollicipati  d'un  anno 
nella  Cronica  d'eflb  Mario.  Peggio  fa  Vittor  Tmionenfe  W,  che  met- 
te nell'anno  fufleguentc  ff4.  la  battaglia,  in  cui  Totila  fu  uccifo. 
Ma  certo  co  i  conti  del  Pagi  {h) ,  e  miei  fi  accorda  Teofane  (0 ,  il 
quale  fcrive,  che  nell'anno  mcdefimo,  in  cui  morì  Ale/tua  Patriarca  di 
Coltantinopoli,  correndo  V  Indizione  XF.  (la  qual  morte  tutti  gli  Eru- 
diti concedono  feguita  nell'anno  ffi.  fenza  diflentirnc  i  Cardinali  fud- 
detti)  in  efib  anno,  dico,  nel  Mefe  d' Agollo  arrivarono  a  Coftanti- 
nopoli  i  Corrieri  trionfali,  portando  la  niuva  della  gran  vittoria  otte- 
nuta da  Ncirfete  colla  morte  di  TotUa,  le  cui  velli  infanguinate,  e  la 
fua  bcretta  carica  di  gemme  fu  prefentata  a  Giujliniano  Augulto.  Sia 
nondimeno  lecito  a  me  di  feguitar  Mario  Aventicenfe  in  un  fatto,  cioè 
in  rapportare  all'anno  prefente  la  morte  del  Re  7>/«,  giacché  egli  io 
un  anno  rapporta  la  di  lui  elezione,  e  nel  lufleguente  la  di  lui  caduta. 
Tcia  dunque,  a  cui  premeva  forte  di  confervar  Cuma,  per  non  perde- 
re il  teforo  quivi  rinchiufo,  ufcito  di  Pavia,  arditamente  pafiando  per 
molti  luoghi  Itrctti,  e  perle  rive  dell'Adriatico,  all' improvvifo  com- 

J)arve  nella  Campania.  Colà  del  pari  col  fuo  efercito  fi  trasferì  Nar- 
ete,  e  giunto  verfo  Nocera  alle  falde  del  Monte  Vefuvio  fi  trovò  a 
fronte  de' Goti,  i  quali  s'erano  fortificati  alle  rive  del  fiume  Drago- 
ne. Due  Mefi  ftettero  quivi  le  Armate,  fenza  che  l'una  potefle  o 
volefl'e  alfalir  l'altra.  Ma  da  che  un  Goto  per  tradimento  vende  a  Nar- 
fetc  tutta  la  Flotta  delle  navi,  onde  Tela  riceveva  fecondo  il  bifogno 
i  viveri:  allora  i  Goti  attaccarono  la  battaglia,  e  combatterono  da  di- 
fperati.  Vi  rimafe  morto  "Teia^  dopo  aver  fatto  delle  incredibili   pro- 

dez- 


Annali    d*  Italia.  381 

dezzej  e  ciò  non  oftante  fcguirarono   furiofimcnte   i   Tuoi   a   combat-  Era  Voi». 
tcrc.  La  notte  fervi  a  far  ccfTare  il  conflitto.  Ma   fatto  giorno   lieo-  ANN0553. 
minciarono  la  zuffa,  e  con  tanto  vigore  menarono  le    mani,   che   non 
(i  potè  mai  romperli.    Ritiratili  finalmente,   e   ragunato   il   configlio, 
mandarono  a  dire  a   Narlcte,   che  oramai   conofcevano,  cfTcrfi    Iddio 
dichiarato  centra  di  loro,  e  che  deponebbono  l'armi,   chiedendo  fo- 
lamcntc  di  potcrfene  andare  per  vivere  fecondo  le   loro  Leggi ,   giac- 
che mtendeano  di  non  fervire  all' Imperadorej  ficcome   ancora  di  po- 
ter  portar  feco   il  danaro,   che   cadauno  avca  riporto   in   varj   prcfidj" 
d'Italia.  Penava  Narfetc  ad  accordar  quefle   condizioni}    ma   Giovan- 
ni Nipote  di  Vitaliano  con  rapprefentargli,  che   non   era  bene   il   ci- 
mentarfi   di    nuovo   con  gente  difperata,  e  che   baftava   a   i   pruden- 
ti e  moderati   il  vincere,   fcnza  efporfi   a  nuovi   pericoli,   tanto   dif- 
fe,  ch'egli  acconfentì .  Fu  dunque  convenuto,  che  quei   foldati  Goti 
co'  loro   bagagli   fpeditamentc  ufciflero   d'  Italia  ,   né   più    prendeflcro 
l'armi  contra  dell' Imperadore .   Mille  d'ellì  andarono  a  Pavia,  ed  ol- 
tre Pò,  e  gli  altri  Goti  confermarono  que' patti,  in  guifa    che    Nar- 
fete  s'iropadronì  di  Cuma,  e  degli  altri    prefidj  .    Con  che    Procopfo 
dà  fine  all'Anno  XVUI.  della  Guerra  de'Goti,  terminato  nella  Pri- 
mavera prefente,  ed  infieme  alla  fua  Storia,  continuata  poi   da    Aga- 
tia.  Scrittore   anch' cfio  di   quefti    tempi.    Ma   io   dubito   forte,   che      '         ^ 
fieno  rtate  aggiunte  al  tello  di    Procopio  quelle   ultime   parole,   con- 
frontandole con  ciò,    che   il   fuddetto    Agatia   ci    verrà   dicendo    (<») .  {ì) -Agath. 
Scrive  egli  adunque,  che  dopo  la  convenzione  ftabilira  con  Narfete,  ^'  \'^\', 
i  Goti  parte  andarono  nella  Tofcana  e  Liguria,  parte  nella  Venezia,  '^'"''- "'■  "• 
e  in  altri  Luoghi,  dove  erano  foliti  di  abitare.  Si  afpcttava,  che  adem- 
picffero  le  promefle  fatte,  e  contenti  de'lor  beni  fchivaflcro  da  li  in- 
nanzi i  pericoli  con  refpirare  da  tante  calamità.    Ma  poco  appreflb  fi 
diedero  a  macchinar  altre  novità,  e  ad  intraprendere  un'altra  guerr«. 
Conofccndo  di  non  poterla  far  foli,  fpedirono  a  i  Franchi,  per  indurli 
a  muoverfj  contra  de' Greci.  Qiiì   Agatia  fa  un  bsU' elogio   de' Fran- 
chi, rapprefentandoceli ,  benché  Barbari,  pure  diverfi   troppo   da   gli 
altri  Barbari  nella  pulizia,  e  nelìa  maniera  di   vivere,   per   cui   fomi- 
gliavano  piuttollo  a  1  Romani,  e  maflìmamente  per  la  Religione  Cat- 
tolica, da  effi   ancora   profetata,  e   per   la  giuftizia  ,   e  per    la    fin- 
golar  bravura,  con  cui   aveano   largamente  dilatato  il   loro  dominio, 
e  per  la  concordia,  che  regnava  fra  loro .  Patifce  eccezione  queft' ul- 
tima lodcj  e  fc  Agatia  foffc  vivuto  un  poco  più,  forfè  avrebbe   tenu- 
to   un   differente  linguaggio.    Regnava   allora   Teodebaldo ^  il    più   po- 
tente di   quei    Re,   giovinetto  dappoco,   perché  di  fanità    mefchma. 
A  lui  ricorfero  i  Goti  Traspadani,  ma  noi  ritrovarono  difpofto  a  vo- 
ler brighe  di  guerra.. 

Gli  Alamanni,  una  delle  nazioni  Germaniche,  già  tributarj  del 
Re  'teoderice^  e  tuttavia  Idolatri,  s'erano  dopo  la  di  lui  morte  fug- 
gcttati  per  forza  al    Re   Teodeberte,   padre   d'elfo   Tcodebaldo,   e   Ira  ^ 

tllì  erano  due  Fiatelli,  Duci  di  quella  Nazione,  Leutari,  e  Butilim , 

Dr 


Era  Volg. 
Anno  553. 

(a)  Paulus 
Dinconus 
de  Cejiis 
Langohard. 
l.  1.  e.  1. 

(b)  Gregor. 
Turonenfis 

l.  3.  cap.  31. 

(c)  Mtirìus 
Avtntkenf. 
in  Chronkt. 

(d)  Conti- 
nuator  Mar- 
(ellini    Co~ 
m'ttìt  in 
Chronkt . 


381  ANNAtlo'lTALlA. 

Da  Paolo  Diacono  («)  qucfti  è  chiamato  Buccellino,  ed  ha  qnefto  no- 
me prefTo  Gregorio  Turonenfe  (^)  ,  e  nelle  Croniche  di  Mario 
Aventicenfe  C^),  e  del  Continuatore  di  Marcellino  Conte  (^Z) .  Co- 
ftoro  veggcndo,  che  il  Re  Teodebaldo  preferiva  il  gullo  della  pace 
ad  ogni  guadagno,  prefero  cflì  l'  aflunto  di  far  la  guerra  in  Italia  a  i 
Greci,  invaniti  della  fperanza  di  grandi  conquide,  e  d' immenfo  bot- 
tino, {prezzando  fopra  tutto  Narfete,  per  cflere  Eunuco,  ed  allevato 
folamente  fra  le  delizie  della  Corte.  Certo  noi  doveano  ben  conofce- 
rc .  Però  adunato  un  efcrcito  di  ben  fettantacinquc  mila  tra  Alamanni  e 
Franchi,  calarono  in  Italia,  JNarfete,  benché  non  abbaftanza  infor- 
mato di  quelli  movimenti,  a' quali  probabilmencc  fu  dato  impulfo  da 
i  Goti,  vivente  ancora  il  Re  Teia ,  più  toilo  che  dopo  la  fua  mor- 
te, come  credette  Agatia;  pure  per  prevenire  gli  sforzi  altrui,  attefc 
a  conquiftar  le  fortezze,  che  nella  Tofcana  erano  tuttavia  in  mano 
de  i  Goti:  fegno  che  la  convenzione  fatta  tra  effi  dopo  la  vittoria  ri- 
portata contro  di  Tela,  o  non  era  ftata  efeguita,  o  riguardò  fola- 
mente  i  foldati  Goti ,  che  intervennero  al  fatto  d' armi  con  Tcia .  Ma 
premendogli  maggiormente  l'acquillo  di  Cuma,  perchè  in  quel  forte 
Caftello  aveano  i  Goti  ricoverate  le  loro  più  prcziofe  cofe,  colà  pafsò 
con  tutto  l'efercito,  e  l'aflediò.  V'era  alla  difefa  yfligerno.  Fratello 
del  defunto  Tela,  uomo  di  mirabil  forza,  che  in  tirar  d'arco  non 
aveva  pari .  Furpno  fatte  più  mine  per  far  cadere  le  mura>  furono 
dati  varj.  aflàlii  :  tutto  riulcì  inutile.  Pertanto  Narfete,  avendo  ora- 
mai intefa  da  licuri  avvifi  la  calata  di  Leutari  e  di  Butilino  con  sì 
grofla  Armata,  e  l'arrivo  d'eflì  di  qua  dal  Pò,  non  volle  più  per- 
dere tempo  intorno  a  Cuma>  e  lafciato  quivi  un  corpo  di  truppe  ba- 
ftcvole  per  tener  bloccata  quella  fortezza,  pafsò  in  l'ofc-ina  col  rcfto 
dell'  Armata .  Di  colà  fpcdì  la  maggior  parte  de'  Tuoi  fotio  il  comando 
di  Fulcari^  Capitano  de  gli  Eruli,  di  Giovanni  Nipote  di  Vitaliano, 
di  jirtabfino^  e  d'altri  Condottieri  verfo  il  Po,  con  ordine  d'impe- 
dire, per  quanto  permettevano  le  loro  forze,  i  progreiri  dc'FratKhi 
ed  Alamanni.  Attefe  egli  intanto  ad  altri  vantaggi  in  Tofcana.  A  lui 
fi  fottopofero  Civitavecchia,  Firenze,  Volterra,  Fifa,  e  gli  Alficnfi, 
creduti  oggidì  quei  di  Palo,  l  foli  Lucchefi  vollero  far  fronte,  e  quan- 
tunque avellerò  capitolato  di  arrenderli,  qualora  nello  fpazio  di  trenta 
di  non  venifle  loro  un  tal  foccorfo,  che  foflc  capace  di  combattere  io 
campagna  aperta,  ed  aveflero  dati  gli  ollaggi-,  pure  fpirato  il  termine, 
mancarono  di  parola,  fperando,  che  di  di  in  di  arrivafleio  i  Franchi. 
Fu  configliato  Narfete  di  uccidere  gli  oftaggi  in  faccia  a  gli  affisdiati 
fpergiuri.  Egli  inclinando  alla  milencordia ,  e  riguardando  come  ini- 
quità il  punir  gl'innocenti  in  luogo  de  i  colpevoli,  icce  condurre  gli 
oltaggi  preflballe  mura,  ed  intimò  a  i  Cittadini  l'efecuzion  delle  pro- 
mefle,  minacciando  di  morte  i  lor  parenti.  Ricufando  elfi  di  farlo, 
ordinò,  che  fi  decollaffero  que'miferi,  e  il  carnefice  diede  colla  Ipada 
i  colpi .  Ma  Narfete  avea  fatto  metter  loro  un  collare  di  legno  co- 
perto da' panni,  per  cui  niun  nocume.ito  eglino  ebbero,  e  fecondo  il 

con- 


Annali    d*  Italia.  383 

concerto  farro  ffnfero  di' ftrarrrazzar  come  morti.  Allora  un  gran  pianto  Hr  a  Volg. 
e  grido  s' alzò  nella  Citrà  .  Narfcte  promife   di    rifiifcitar  quegli  uo-  ■SNN0553. 
mini,  Te  fi  arrendevano,  e  fu  accetrara  la  propofjzione'.   Ma  dappoi- 
ché videro  in  falvo  i  fuoi ,   ne   pur  vollero   quefta  fiata   manrencr  hi 
parola.  Nailete  in  vece  di  pcnfare  alla  vendetta,    mife  in  libertà  gli 
ortaggi,  i  quali    pofcia  tanto  efaltarono   l' affabilità  e   rettitudine   del 
Generale  Ceiareo,  che  qnel  Popoli^  cominciò  a  deporre  tanta  durez- 
za. Erano  gtà  entrati  i  Franchi  in  Parm*.  S'avanzò  fpropofitatamen- 
tc,  e  fenza  ordine  verfo  quella  Città  Fulcari  Condottiere  de  gli  Eruli, 
inviato  colà  da  Narfete.  Nafcofi    i    Franchi   nell'Anfiteatro,   che   era 
fuori  della  Città,  gli  furono  addofTo,  e  per  quanta  difefa  egli  facefle, 
rimafc  morto  fui  campo  con  quei ,  che  non  poterono  fuggire .  Intanto 
i  Goti  abitanti   nella  Liguria  ed   Emilia,  che  aveano   poc'anzi   fatta 
pace  ed  amiftà,  ma  finta,  co' Greci,  udendo  gli  avanzamenti  de' Fran- 
chi, ruppero,  i  patti,  e  fi'  gittarono  nel  l'oro  partito-.  Per  loc  contila^ 
rio  i  Capitani  di  Narfete,  fcorgendo  fé  fteflì  inferiori  di  for^i?,  e  che 
i  Goti  (palancavano  le  porte  delle  Terre,  fubitochè  arrivavano'  i  Fran»* 
chi  :  credettero  ben  fatto  di  ritirarfi  nelle  vicinanze  di  Ravenna.    Mandò 
Narfete  a  rimproverarli  di  codardia,  e   tanta   forza  ebbero   le   di   lui' 
riprcnlìoni,  che  ritornarono  alla  volta  di  Parma,  e  lì  prcflo  s' accam- 
parono. Allora  Narfete  maggiorm'inte  affrettò  l'afTedio  di  Lucca,  dove" 
erano  entrati  de  i  Comandanti  Franzefi,  e  tuttodì  con  afTalti,  manga- 
ni, e  fuochi  offendeva  la  Città,  tantoché  finalmente  la  guarnigione, 
dopo  efferfi  fotlenuta  per  tre  Mefi,  trattò  di  renderfi,  ed  ottenuto  il 
perdono  del  pafTato,  con  allegria  amraife  entro  la  Città  i  Greci.   Dopo 
di  che  Narfete  fi  trasferì  a  Ravenna,  e  trovandofi  nella  vicina  ClaiTc, 
ebbe  il  contento  di  veder  comparire  AHgerm^  Fratello  del  morto  Re 
Tela,  che   faggiamente  penfando  all'avvenire,   e   nulla  di   bene    fpe- 
rando  dalla  parte  de' Franchi,  intenti  folamente  al  proprio   interefle  e" 
vantaggio,  venne  a  proporgli  la  rcfa  di  Cuma ,  da  tanto  tempo  affc- 
diaca,  con  farla  valere  in  fuo  prò .  Senza  diffiicultà  fi  conchiufe  prefto 
l'affare,  e  venne  q'iella  forte  Rocca   in  poter  delle  fue  genti  con  tutto 
o  quafi  tutto  il  teforo,  che  ivi  fi  confervava  sì   della   Corona,    come 
de' particolari  Goti.  Riufcì  ancora  a  Narfete  di    mettere    il   piede   in 
Rimini  per  amichevol  accordo  co  i  Varni,  che  v'erano   di    prefidio, 
e  prefero  partito  nell'Armata  Imperiale.   Disfece  in  oltre  un    corpo 
di  due  mila  Franchi,  i  quali  sbandati  erano  giunti  fino  a  i  contorni  di 
Ravenna,  mettendo  tutto  a  facco .    E   perciocché  il  verno  chiamava 
ognuno  a  quartiere,  egli  da  Ravenna  pafsò  a  Roma,  dove  fi  trattenne 
tutto  quel  tempo,  addertrando  in  tanto  in  continui  efercizj  il  fuo  efcr- 
cito,  per  averlo  pronto  alla  primavera  ventura.  Fu  in  queft* '\nno  te- 
nuto in  Coftantmopoli  il  Quinto  Concilio  Generale,  per  terminare  la 
failidiofa  controverfia  de  i  tre  Capitoli.  Perchè  non  confenM  Papa /^i* 
^»7;»  alla  condanna  de' medéfimi,   Giuftiniano   Augufto  con  ifcandaiofa 
prepotenza  il  cacciò  in  efilio  con  altri  Vefcovi,  ch'erano  del  fuo  pa- 
rere. Ciò  non  ottante  vedremo  profperatc  l'arrai  fue  in  Italia:  il  che 

dovea 


384  Annali    d'  Italia, 

E»AVolg.  dovea  fare  accorto  il  Cardinal  Baronio,  che  i  gìudizj  di  Dio  fono  oc- 
Anno  554.  culti,  e  queflo  non  eflerc  il  pacfc,  dove  egli  faccia   fcmpre   giullizia 
col  punire  i  cattivi,  e  premiare  i  buoni,  roa  rifcrbarlo  egli  ai  Mon- 
do di  là. 

Anno  di  Cristo    dliv.    Indizione   11. 
di  Vigilio  Papa    17. 
di  Giustiniano  Imperadore  28-. 

L'Anno  XIII.  dopo  il  Confolato  di  Balìlio. 

NUlU  fi  opponeva  al  poderofo  efercito  de  i  due  Duci  Alamanni  e 
Franchi,  eflcndo  affai  debili  a  petto  di  quelle,  e  troppo  ancora 
divife  in  tanti  prcfidj,  le  forze  Imperiali  d'Italia.  Però  coltoro  a  man 
(a)  -^S"'^-    falva  dalla  Liguria  palTarono  fin  verfo  Roma  (j),  lafciando  dapertutto 
Gtth  ^   '  '  funcftiffìmi  fegni  della Jor  barbarie  e  rapacità.  1  Franchi,  ficcomc  gen^ 
te  Cattolica,  portavano  hlpctto  a  i  facri  Templi >  ma  gli  Alamanni, 
che  erano  i  più  ,  facevano   alla   peggio   dapertutto,   afportando  i  vafi 
facri,  e  fpogliando  d'ogni   loro  ornamento  le  Chicfe,   con   ifpianarne 
ancora  non  poche,  e  con  trucidar  fcnza  compaflìone  i  miferi  Conta- 
dini. Pafiarono  oltre  Roma,  e  giunti  al  Sannio,  divifero  l'Armata  in 
due.  Buccellin'o^  o  fia  Butiìiao  col  maggior  nerbo  di  quelle  masnade  ti- 
rò a  man  deftra,  con  devailare  la  Campania,  la   Lucania,  i    Bruzj,  e 
giugnere  fino  allo  tiretto  di  Sicilia.  LnHtari  marciò  alla  lìniitra  lungo 
il  mare  Adriatico,  mettendo  a  facco  tutto  quel  tratto  di  pacie  fino  ad 
Otranto.  Era  già  avanzata  la  State,  quando  Leutari  e  il  Tuo  efercito, 
pieni  di  prede,  penfarono  di  tornarfcne  alle  lor  cafe.  Fattolo  fapere  a 
Buccellino,  non  volle  coftui  imitarli,  perché  i  Goti  gli  davano  ad  in- 
tendere di  volerlo   per  Re   loro .    Venne   Leutari ,  e  giunto  a   Fano  , 
mandò  innanzi  tre  mila  de'fuoi,  per  oflervar  fé  ficurc  erano  le  ftrade . 
jirtabam  Ufiziale   Ccfareo,  che   avea  raunata  della   gente   in  Pefaro , 
poftofi  in  aguato,  piombò  loro  addoflb,  ne  uccife  molti,  e  fu  cagio- 
ne, che  gli  altri  fuggendo  miiero  in  conquaflo  tutto  l' efercito  dcTiioi, 
i  quali  mentre  in  quella  confufione  s'armano,  diedero  campo  alla  mag- 
gior parte  de' loro  prigioni  di  fcappare  e  di  portar  feco  quanto  pote- 
rono del  ricco  bottino.  Finalmente  Leutari,  pafTato  con  gran  fatica  il 
Pò,  condufle  la  fua  gente  a  Cenefa,   allora    poffeduta  da  i   Franchi 
Così  la  chiama  Agaria.    Io  la  crederei  Ccneda,  Terra  della  Venezia, 
fé  Paolo  Diacono  noi  dicefic  ritirato  fra   Verona  e  Trento,  vicino  ai 
Lago  di   Garda.  Quivi  non  men  egli  che  tutti  i  fuoi  furono  coki  da 
una  terribile  e  sì  feroce   pefte,  che  co  i  denti  fi    (Irapparano  a  brani 
la  carne  propria,  e  tutti  o  quali  tutti  per  effb  m;tÌoie  finirono  di  vi- 
vere :  giufto  giudizio  e  gartigo  di  Dio,  per  le  enormità  incredibili  da 

loro 


Annali    d' Itali  a.  385^ 

loro  comraeJTe,  come  enervò  lo  Scorico  Agatia.   Ne  già  permifc   la  Era  Vo!.:;; 
{leda  divina  Giultizia,   che  avefle  miglior  mercato   1'  altra    Armata  di  ANH0554. 
Buccellmo .    Gregorio  Turonenle  («)  racconta  in  un  fiato  una  man  di 
fole  di  collui,  cioè  ch'egli  riportò  molte  vittorie   combattendo  con-  j^urcneKfls 
tra  Belifario:  il  che  diede  moti\'o  all' Imperadore  di  richiamar   Belila-  M.  ■^.  e.  ^t. 
rio,  e  di  mandare  in  Italia  Narfcte.   Ch' eflb   Buccellmo   prcfc   tutta 
l'Italia,  diede  una  rotta  a  Narfete,  e   dipoi   occupò  la   Sicilia,  i  cui 
tributi  inviò  al  Re  Teodeberto:  tutte  fandonie,  fenza   che  vi  Ila  un 
filo  di  verità.  Il  v^ro  fi  è,  che  Bucccllino,   dopo  aver  dato  il   Tacco 
a  quante  Terre  trovò  per  via  fino  a  Reggio   di   Calabria,    tornoflene 
indietro,  e  giunto  vicino  a  Capua,  fi   accampò  alla  riva   del   Fiume 
Cafilino,  cioè  del  Vulturno  in  un  Luogo,  che  Paolo  Diacono  chiama 
Tanneto .  Ppltoffi  all'  incontro  full'  altra  riva  Narfecc  con  quanta  gente 
di  fuo  feguito  potè.  Defcrive  Agatia  l'armatura  de'  Franchi,  le  pure 
non  vuol  dire  de  gli  Alamanni.  Cioè,  che  quafi  tutti  erano  fanteria. 
Non  ufavano  archi,  frecce,  dardi  o  fionde.  Al  lato  deliro  portavano 
Io  feudo,  al  finiftro  la  fpada.  Preffb  di  loro  non  era  in  ufo  l'usbergo, 
o  fia  la  lorica}  pochifllmi  portavano  celata  in  tcftaj   nudi  in  fino  alla 
cintura,  da  cui  pofcia  fcendeano  calzoni  fino  a' piedi,  fatti   di   tela  di  , 

lino,  o  pure  di  cuoio.  Portavano  anche  accette  con  ferro  da  due  parti 
aguzzo,  e  de  gli  Angoni,  fpecie  d'alabarde  coli' aita  di  legno,  ma 
quafi  tutta  coperta  di  ferro,  e  non  molto  lunga,  nella  cui  punta  era 
un  acuto  ferro  con  varie  punte,  o  fieno  uncini,  che  guardavano  al 
baflb,  e  fimili  a  gli  ami.  Di  quelli  Angoni  fi  fcrvivano  per  lanciarli 
contra  il  nimico,  quando  erano  a  tiro.  Se  colpivano  il  corpo,  ancor- 
ché il  colpo  non  fofle  mortale,  non  fé  ne  potea  sbrigar  1'  uomo  feri- 
to per  cagion  de  gii  uncini.  Se  li  ficcavano  ne  gli  Icudi,  non  c'era 
verfo  di  fiaccarli,  né  di  valerfi  più  d'effi  feudi,  ed  intanto  trovandofi 
difarmato  il  corpo  del  nemico,  o  colla  fcure,  o  con  altra  alta  il  fini- 
va. Vcnnefi  finalmente  un  di  ad  un  generale  fatto  d'arme.  Alla  fe- 
rocia di  que' Barbari,  benché  fuperiori  di  numero,  pre valle  il  buon  or- 
dine, accompagnato  dal  valore  delle  milizie  di  Narfete.  Rellò  morto 
nel  conflitto  Buccellino^  e  non  folo  fconfitti  i  fuoi,  ma  mclH  a  tìl  di 
fpada  tutti,  coireflcrfene  appena  falvati  cinque,  laddove  foli  ottanta 
in  circa  dell' efercito  di  Narfete  perirono  in  quella  giornata:  di  modo 
che  ancor  qui  fi  potè  ravvifare  la  mano  di  Dio.  Imraenfa  fu  la  pre- 
da, che  n'ebbero  i  vincitori,  compolla  dello  fpoglio  di  tante  Provin- 
cie} e  però  tutti  allegri  riconduflero  Narfete  a  Roma. 

Il  Cardinal  Baronie  riferì  all'anno  ^^^.  i  fatti  e  la  morte  di  que- 
fli  due  Barbari  Capitani  .  Il  Continuatore  di  Marcellino  Conte  all'an- 
no ^^z.  Il  Padre  Pagi  finalmente  foftiene,  che  fenza  dubbio  avvenne- 
ro nell'anno  ff  j.  allegando  per  la  fua  fentenza  Agatia.  Ma  io  tengo, 
che  fieno  da  riferire  all'anno  prefente  ff4.  e  che  evidentemente  s'in- 
ganni il  Pagi .  Per  confeflìonc  ancora  di  lui  nel  Mefe  di  Luglio  dell' 
anno  fp.  Icgui  la  battaglia  in  cui  morì  il  Re  Totila.   Si   raccolfero  ; 

poi  i  Goti  in  Pavia,  crearono  Re  Teia .    Quelli  mandò  fuoi   Amba- 
ToTH.  III.  Ce  e  fcia- 


Era  Volg. 
Anno  554. 


(a)  Prcccj). 
Ili.  4.  e.  35, 

(b)  Marius 
Avnticenf. 
in  Chrenic. 


(e)  S'igon.. 
d:  Ktgn. 
OcctiUnt.. 
li!/.  ZQ. 


Jd)  Gres»r. 
Titrtmnfit 
l.  4.  e.  9. 


386  Annali     d'  Italia 

fciatori  a  Teodcbaldo  Re  de' Franchi,  per  muoverlo  contra  de'  Greci, 
e  nulla  ottenne.  Collo  quelli  fpedizione  del  tempo.  Appreflb  il  mc- 
defimo  Teia  da  Pavia  col  fuo  efcrcito  fi  portò  fin  di  là  da  Napoli  :  molto 
più  tempo  occorfe  a  quello  viaggio.  Ciò  faputo  da  Narfete,  chiama 
dalla  Tofcana  e  dall'Umbria  tutte  le  fue  truppe,  e  con  effe  poi  va  a 
metterli  a  fronte  di  Teia.  Non  fi  fanno  volando  quelle  marcie.  Stet- 
tero per  due  Meft  {a)  guardandofi  le  due  Armate,  finché  vennero  alle 
mani,  e  nella  zuffa  rimafe  morto  Teia.  Sicché  la  morte  di  quello  Re 
va  fui  fine  dell'anno  ffi.  o  pure  come  ho  creduto  io,  fondato  fopra 
Mario  Avcnticenfe  (/^),  ne' primi  Mefi  dell'anno  ff  3.  Ora  chiaramen- 
te Ci  vede,  che  Agatia  narra  nel  primo  Libro  gli  avvenimenti  fucce- 
duti  dopo  la  morte  di  Teia.,  cioè  l'avere  i  Goti  illigata  la  Nazion  de* 
Franchi  e  de  gli  Alamanni  contra  di  Narfete-,  avere  Leutari  e  Buc- 
cellino  dovuto  mettere  infieme  l'Armata  per  calare  in  Italia,  e  che 
efli  calarono  ben  tardi .  Aggiugne,  che  l'alTedio  di  Cuma  durò//»  d' un 
yìnno;  che  Narfete  fpefe  tre  Mefi  a  quello  di  Lucca,  e  poi  pafsò  a 
Ravenna,  e  di  là  a  Roma,  e  vi  flette  nd  verno.  Ecco  dunque  termi- 
nato l'anno  ff3.  e  per  neceffità  doverfi  riporre  nell'anno  prefentc  ff4. 
(come  faggiamcntc  ancor  fece  il  Sigonio  W),  le  altre  azioni,  narrate 
da  Agatia  e  da  me,  de  i  fuddettidue  Generali  Alamanni  o  Franzefi,  fino 
alla  lor  morte.  Cesi  ancora  ha  fatto  il  fuddetto  Mario,  col  mettere 
un  anno  dopo  la  morte  di  Teia  quelle  di  Leutari  e  di  Buccellino  . 
Crede  parimente  il  fuddetto  Padre  Pagi,  che  Teodebaldo  Re  de' Fran- 
chi terminalTc  il  corlo  di  fua  vita  nell'anno  precedente  ^f^.  In  pruova 
di  che  egli  cita  il  Continuatore  di  Marcellino  Conte,  la  cui  tellimo- 
nianza  non  può  fcmbrar  ficura,  da  che  egli  fotto  l'anno  5-^2.  mette  la 
venuta  in  Italia  di  Narfete,  e  le  morti  di  Totila  e  di  Buccellino,  fcn- 
za  aver  parlato  di  Teia:  cofc  tutte  contrarie  alla  Cronologia  di  que' 
tempi .  Mario  Aventicenfe  nello  ileflb  anno,  in  cui  Leutari  e  Buccel- 
lino pagarono  il  fio  delle  tante  iniquità  da  lor  commelTc  in  Italia,  rap- 
porta ancora  la  morte  del  Re  Teodcbaldo.  E  ciò  s'accorda  con  Aga- 
tia, il  quale  fui  fine  del  Secondo  Libro,  dopb  aver  efpodi  i  fatti  e 
la  caduta  di  que' due  Barbari  Capitani,  feri  ve,  che  in  quello  mentre 
fu  rapito  dalla  morte  efl'o  Re  Teodebaldo  fenza  prole,  e  che  venuti 
a  contefa  i  due  fuoi  Zii  Childeberto .,  e  datario  per  quella  grande  ere- 
dità, furono  vicini  a  deciderla  colle  fpade,  e  coU'ellcrminio  dc'paefi. 
Ma  Clotario,  provveduto  di  cinque  valorofi  e  bravi  Figliuoli,  pro- 
fittò della  buona  congiuntura  di  trovarfi  Childcberto  afiai  vecchio,  e 
però  entrò  in  poffefTo  del  vallo  Regno  di  Teodebaldo  j  ed  clfendo  poi 
mancato  di  vita  anche  lo  ftcfib  Childeberto  fenza  Figliuoli,  s'  impa- 
dronì nella  llclTa  guifa  del  Regno  di  lui  :  con  che  venne  ad  unirfi  tut- 
ta la  Monarchia  Franzcfe  nel  folo  Clotari» .  Ma  fé,  per  quanto  abbiam 
veduto,  nel  prefente  anno  {"^4.  Leutari  e  Buccellino  diedero  fine  alla 
lor  Tragedia:  per  confcguentc  anche  fecondo  Agatia  cadde  in  quello 
medefimo  anno  la  morte  del  Re  Teodebaldo .  E/  dicendo  Gregorio 
Turonenfe  {d)^  che  quello  Principe  pagò  il   tributo  alla  natura  nell* 

Anno 


Annali    d' Italia.  387 

yfnm  Settimo  del  fuo  Regno:  vegniamo  ad  intendere,  che  il  Re  Tco-  Era  Voi», 
deberto  fuo  Padre  cefsò  di  vivere  nell'anno  f48.  Strano  e  poi  il  vo-  Anno  5^4 
ler  inferire  effb  Pagi,  che  al  precedente  anno  appartenga  la  morte  del 
Re  Teodebaldo,  e  di  Buccellino,  perché  Agatia  dopo  aver  fatto  il 
racconto  fuddetto,  immediatamente  foggiugne:  Che  ;»  ^uejli  te7npi , 
correndo  la  State,  Coftantinopoli  reftò  da  un  terribil  tremuoto  fra- 
caflata.  Se  in  quefti  tempi:  adunque  nell'anno,  in  cui  accadde  la  mor- 
te del  Re  Teodebaldo,  e  però  nel  corrente  anno  ff4.  nel  quale  ap- 
punto riferifcc  Teofane  lo  Ileflb  tremuoto ,  fucceduto  fecondo  lui 
nel  dì  if.  d'Agotto,  correndo  V Indizione  II.  che  vuol  dire  nell'anno 
prefcnte . 

Anno  di  Cristo  dlv.  Indizione  iii. 
di  Pelagio  I.   Papa    i. 
di  Giustiniano  Imperadore   19. 

L.'  Anno  XIV.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio . 

ABbiarao  da  Agatia  (<»),  che  dopo  la  morte  di  Leutari^  e  di  Bue-  (a^  Agath. 
Cellino y  accaduta,  come  dicemmo,  nell'anno  precedente,  circa  fet-  de  sdì. 
te  mila  Goti  i  quali  avcano  preftato  aiuto  a  que' Generali  mafnadieri,  ^"'^^  '•  '^• 
temendo,  anzi  prevedendo,  che  Narfete  non  gli  avrebbe  lifciati  fen- 
za  gaftigo,  fi  ritirarono  in  un  fortifllmo  Cartello,  appellato  Campfa. 
Probabilmente  qucfto  e  Compfa.,  oggidì  Co«/i,  Luogo  picciolo  si,  ma 
la  cui  Chiefa  gode  l'onore  d'elFerc  Arcivdfcovato.  Loro  Capo  era  un 
certo  Ragnari,  di  Nazione  Unno,  o  fia  Tartaro,  uomo  arditiffimo  e 
fcaltro.  Narfete  ftette  fotto  quella  Fonezza  tutto  il  verno.  Venuta 
la  Primavera,  colto  fortunatamente  da  una  faetta  Ragnar!  finì  di  vive- 
re >  ed  allora  i  Goti  capitolarono  la  refa,  falvc  le  vite.  Fu  loro  mante- 
nuta la  parola.  Ma  Narfete  affinchè  non  tornafiero  a  ribellarfi  ,  tutti 
li  mandò  per  mare  a  Coftantinopoli.  E  qui  finifce  Agatia  di  parlare 
de'Goti,  o  fia  de  gli  Ollrogoti  d' Italia >  perchè  con  quella  azione  eb- 
be fine  la  Guerra  e  il  Regno  d'effi.  Regno,  ch'era  durato  circa  fcf- 
fantaquattr' anni ,  Regno  non  ufurpato,  perchè  conqui  flato  colla  pcr- 
miffione  dell' Imperadore,  e  Regno  gloriofo,  finche  vific  il  Re  Teo- 
dcrico,  ma  che  in  fine  fu  l'efterrainio  d' Italia,  non  già  per  colpa  de' 
foli  Goti,  ma  perchè  chi  volle  privarli  del  loro  diritto,  ed  abbatter- 
li, fece  loro  una  sì  lenta  e  lunga  guerra.  Al  nominarfi  ora  i  Goti  in 
Italia,  fi  raccapricciano  alcuni  del  volgo,  ed  anche  i  mezzo  Lettera- 
ti, quafi  che  fi  parli  di  Barbari  inumani,  e  privi  affatto  di  legge  e 
di  gulto .  Così  le  fabbriche  antiche  malfatte  fi  chiamano  d'architettu- 
ra Gotica,  e  Gotici  i  caratteri  rozzi  di  molte  ftampe  tatte  fui  fine  del 
Secolo  quintodecimo,  o  fui  principio  del  fuflegucnte.   Tutti  giudizj 

Ccc  i  figliuo- 


388  Annali    d'  Italia. 

Era  Voìg.  figliuoli  dell'Ignoranza.  Teoderico,  e  Totila,  atnenduc  Re  di  quella  Na- 
Annojjj.  2ione,  certo  non  andarono  cfcnti  da  molti  neij  tuttavia  tanto  fu  in  eflì 
l'amore  della  giuftizia,  la  temperanza,  l'attenzione  nella  fcelta  de' Mi- 
niftri  ed  Ufiziali,  la  continenza,  la  fede  ne' contratti,  con  altre  Vir- 
tìi,  che  potrebbono  fervir  d'efemplare  pel  buor»  governo  de' Popoli 
anche  oggidì.  Bada  leggere  le  Lettere  di  Caflìodorio,  e  in  fin  le  Sto- 
rie di  Procopio,  nemico  per  altro  de' Goti .  Ne  quei  Regnanti  varia- 
rono punto  i  Magtftrati,  le  Leggi,  o  i  Coftumi  de' Romani}  ed  è  una 
fanciullaggine  ciò,  che  taluno  immagina  del  loro  pefTìnjo  gufto .  Lo 
ftelìb  Giuftiniano  Augufto  ebbe  bensì  più  fortuna,  che  i  Re  Gotij 
ma  fc  è  vero  almeno  per  metà,  quanto  di  lui  lafciò  fcritto  Procopio, 
fu  di  gran  lunga  fuperato  da  eflì  Goti  nelle  Virtìi  .  Credo  io  nulladi- 
meno,  che  influiflc  non  poco  alla  rovina  de' Goti,  l'cfler  eglino  Itati 
infetti  dell' Erefia  Ariana.  Perchè  quantunque  lafciaflero  a  gl'Italiani 
libero  l'efercizio  dell'antica  loro  Religion  Cattolica,  e  rirpettaflero  i 
Vefcovi,  il  Clero,  e  le  Chiefe,  e  né  pur  gaftigaflero  chi  della  lor 
Nazione  paflava  al  Cattolicifmo,  tuttavia  nel  cuor  de' Popoli,  e  maf- 
fimamente  de' Romani,  (lava  fitta  una  fegreta  avverfione  contrad'eflì, 
mal  fofferendo  d'eflere  fignoreggiati  da  una  Barbara  Nazione,  e  tanto 
più  perchè  diverfa  di  Religione,  dimodoché  i  più  bramavano  di  mu- 
tar Padrone.  Lo  mutarono  in  fatti,  ma  con  pagare  ben  caro  l'adem- 
pimento de  i  lor  defiderj  per  gl'immcnfi  danni,  che  feco  portò  una 
guerra  di  tanti  anni;  e  quel  eh' è  peggio,  perchè  quefta  mutazione  fi 
tirò  dietro  la  total  rovina  dell'Italia  da  lì  a  pochi  anni,  con  precipi- 
tarla in  un  al)ifro  di  miferie,  ficcome  vedremo  andando  innanzi.  Ab- 
(f)  Agndl.  biama  da  Agnello,  Storico  {a)  vivente  nell'anno  8^0.  che  Giujliman0 
*A  ^"ir  ^  Imperadore  donò  alla  Chiefa  di  Ravenna  tutte  le  fofhnze,  che  pofle- 
Tom  l  devano  i  Goti  in  quella  Città  e  nelle  circonvicine,  e  le  lor  Chiefe, 
p.tr.  Italie,  quali  tutte  furono  confecrate  da  agnello  Arcivefcovo,  e  dal  rito  Aria- 
no ridotte  al  Cattolico  Romano .  Spezialmente  loda  egli  la  Chiefa  di 
San  Martino,  fondata  dal  Re  Teoderico,  mirabile  per  la  fua  bellezza. 
Aveva  l'Imperador  Giurtiniano  nell'anno  avanti,  per  le  ifl'anze 
del  Clero  Romano  e  di  Narfete,  richiamato  dall' efilio  Papa  VigUio^ 
coir  aver  nondimeno  efatto,  ch'egli  prima  approvafle  il  Concilio  Ge- 
nerale tenuto  in  Coflantinopoli  :  il  che  egli  fece.  Ad  iftanza  fua  an- 
cora pubblicò  un  Editto,  indirizzato  a  Narfete  Duce,  e  ad  Antioco 
Piffetto  d' Italia,  per  dar  qualche  fello  a  gl'incredibili  difordini  dell'in- 
felice Italia,  confermando  in  cfla  gli  atti  de  i  Re  Goti,  fuorché  di 
(h)  Anafìaf.  Totila..  Una  particolarità  poi  v'aggiugne  Anaftafio  Bibliotecario  W, 
SilfliHfjec.  per  la  quale,  e  con  ragione,  il  Cardinal  Baronio  non  potè  contencrfi 
wìir.Figi-  jj  j^Qj^  efclamarc  centra  di  Giultiniano,  che  voleva  parer  sì  pio,  e  non 
fi  guardava  dalle  più  vifibili  empietà.  Cioè  chiamati  ch'egli  ebbe  a 
Godantinopoli  i  Vefcovi  e  Cherici  Romani,  che  dianzi  erano  (tati  re- 
legati in  efilio,  dimandò  loro,  fé  voleano  ricevere  per  Papa  Figilio^ 
che  ne  avrebbe  piacere.  Se  nò,  che  quivi  aveano  Pelagio  Arcidiaco- 
no della  Chiefa  Romana,  e  confentircbbc,  che  il  faceffcro  Papa.  Rì- 

fpo- 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a  <  3B9 

fpofero,  che  volevano  Figilio,  e  quando  poi  Dio  l'avefle  chiamato  a 
sé,  allora  fecondo  il  fuo  comandamento  farebbe  Pontefice  Pelagio. 
Quefti  furono  i  primi  frutti  del  governo  di  Giuftiniano  in  Italia,  cioè 
il  rendere  i'chiava  la  Chiefa  Apollolica  Romana,  coirattribuirfi  non 
dirò  di  confermare  i  Papi  eletti  dal  Clero  e  Popolo  (abufo  di  poi  prati- 
cato), ma  di  deporre  infino  gli  eletti  e  confecrati .  Abbiam  anche  ve- 
duto, come  egli  praticaffe  con  Papa  Siherio,  anteceffor  di  Vigilio  . 
Permife  poi  l' Imperadore,  che  eflo  Figilio  fé  ne  ritornaffc  in  Italia. 
Ma  giunto  in  Sicilia,  mentre  era  in  Siracufa,  gli  crebbero  tanto  i  do- 
lori pel  male  della  pietra,  a  cui  era  fuggetto,  che  fi  morì:  Pontefice 
entrato  con  male  arti  nella  Sedia  di  Pietro,  balzato  qua  e  là,  finche 
vide,  e  miferamente  morto  in  fine  lungi  da' Roma,  e  compianto  da 
pochi.  Crede  il  Padre  Pagi,  che  la  lua  morte  fucccdefle  fui  principio 
di  queft'anno.  Il  Continuatore  di  Marcellino  Conte  (")  la  rapporta 
all'anno  precedente.  Tuttoché  fia  fcorretto  il  tefto  di  Vittor  Tuno- 
nenfe  (./>)  nel  ragguaglio  de  gli  anni,  pure  facendolo  egli  mancato  di 
vita  l'anno  avanti  all'clezion  di  Pelagio  fuo  Succeffbre,  s'accorda  col 
Continuatore  fuddetto.  Comunque  fia,  credcfi  dal  Cardinal  Baronio  (e), 
e  dal  Padre  Pagi  (^),  che  nel  prefente  anno  circa  il  Mefe  d'Aprile  in 
Roma  venifle  eletto  Papa  Pelagio  Primo  di  quefto  nome,  cioè  quel  me- 
defimo  Archidiacono  della  Chiefa  Romana,  di  cui  s'è  parlato  più  vol- 
te di  fopra .  Ma  l' elezione  fua  procedette  piuttofto  dal  comandamen- 
to dell' Imperador  Giuftiniano,  comunicato  a  Narfete,  che  dal  libero 
volere  del  Clero  e  Popolo  Romano.  L'efierfi  tardato  cotanto  dopo 
la  morte  di  Vigilio  a  dare  un  nuovo  Pontefice  alla  Chiefa  di  Dio,  in- 
dica abbaftanza,  che  fi  vollero  alpettare  gli  oracoli  di  Coftantinopoli . 
Ed  Anaftafio  Bibliotecario  (0  attcila,  che  una  gran  moltitudine  di  Ro- 
mani ricufava  di  comunicar  con  Pelagio,  per  fofpetto  nato,  che  egli 
avefle  cooperato  alla  morte  di  Papa  Vigilici  e  fi  penò  a  trovare  chi 
il  confecrafTc  Vefcoyo.  Fatta  poi  per  ordine  fuo  e  di  Narfete  una  Pro- 
ceffione  del  Popolo  da  S.  Pancrazio  a  S.  Pietro,  quivi  Pelagio  falito 
fui  pulpito  col  Vangelo  in  mano,  e  colla  Croce  (opra  il  capo,  aven- 
do giurato  di  non  aver  avuta  mano  nella  morte  dell' Anteceflore,  que- 
tò  il  Popolo,  ed  approvò  anch' egli  il  Quinto  Concilio  Generale,  co- 
sì richiedendo  la  pace  delle  Chiefe  :  giacché  reftava  intatta  la  dottrina 
del  Quarto  Calcedonenfe .  In  quefta  maniera  l' abufo,  introdotto  da  i 
Re  Goti  per  cagione  de  gli  Scifmi,  che  non  d  confecrafle  il  Roma- 
no Pontefice  fenza  l'approvazione  e  confermazione  loro,  fu  continua- 
to da  Giuftiniano,  che  non  volle  efiere  da  meno  di  quei  Rej  e  i  Suc- 
ceflori  fuoi  non  vollero  efiere  da  meno  di  lui .  Quel  che  è  peggio  bi- 
fognò  col  tempo  comperar  quefta  approvazione  collo  sborfo  di  buona 
quantità  di  danaro,  che  fi  pagava  a  i  Greci  Imperadori:  il  che  non  fi 
ricava  già  ficuramente  dal  Comento  attribuito  a  San  Gregorio  Magno 
fopra  i  Salmi,  come  ftimò  il  Cardinal  Baronio,  perchè  non  conven- 
gono già  a  quel  manfuetifiìmn  Pontefice,  ne  a' funi  tempi,  certe  ef- 
preifioni  pungenti  centra  dell' Imperadore  3  ma  fi  raccoglie  manifefta- 

men- 


Er  A  Volg. 

A  N  N  O  5  5  5 . 


(a)  Conti- 
nuator  Mar- 
ccli'ini  Co- 
mìtis  i>t 
Chronìco . 

(b)  Vilior 
THnontnJÌ! 
in  Chronìco . 
(e)  Baron. 
A  linai.  Ecc.. 
ad  hunc 
Annum . 

{A)  Pagius 
Crii .  hartn. 
ad  hunc 
Annuin. 
(e)  Anaflaf. 
Bibliothtc. 
irt  Vita   Pe- 
ìagìi  I, 


390  Annali    d'  Italia. 

EȈ  Vo!g.  mente  da  Anaftafio  Bibliotecario  nella  Vita  di  Papa  Agatone.  Impa- 
Anko  5SJ.  riamo  ancora  dal  Diurno  antico  de' Romani  Pontefici,  pubblicato  dal 
Padre  Garnieri  della  Compagnia  di  Gesù ,  che  dopo  la  morte  del  Pa- 
pa, e  dopo  un  digiuno  di  tre  giorni,  fi  raunavano  il  Clero,  e  Senato 
Romano,  i  Nobili,  i  Soldati,  e  il  Popolo,  e  venivano  all'elezione  del 
Succeflbre.  Fatta  quella,  fé  ne  inviava  il  Decreto  a  Coftantinopoli  a 
gli  Augufti,  per  ottenerne  la  confermazione.  Se  ne  fcriveva  anche  all' 
Efarco  di  Ravenna,  all' Arcivefcovo,  e  a  i  Giudici  di  quella  Città,  e 
air  Apocrifario  o  fia  al  Nunzio  della  Chiefa  Romana,  quivi  cfiftentc, 
acciocché  deflero  mano  alla  già  fatta  elezione.  Venuta  l'approvazion 
Imperiale  fi  confecrava  il  nuovo  Papa.  Altrettanto  fi  praticava  per  gli 
altri  Vcfcovi  nc'paefi  fottopofti  all'Imperio  d'Oriente. 

Dopo  quello,  che  abbiam   riferito  dal   Greco   Storico    Agatia, 
egli  pili  non  parla  de  i  fatti  d'Italia,  con  lafciarci  confeguentementc 
nel  buio  per  gli  tempi  fuflcguenti .  Tuttavia  abbiamo  da  Mario  Aven- 
(aì  Marius  licenfc  (<»),  che  un  anno  dopo  la  morte  di   Baccellino,  e  perciò  nei 
Avtnthen-    prefente ,  l'efcrcito  de' Franchi  diede  una  rotta  a  quel  de' Romani,  cioè 
psinchrtn.  ^^  gl'Imperiali,  e  devaftò  un  tratto  di  paefe  con  afportarne  di  molte 
ricchezze.  Ci  danno  quelle  parole  indizio,  che  centra  de' Franchi  fta- 
biliti  in  varj  fiti  della  Liguria  e  Venezia,  Narfete  avea  fpedito  un  cor- 
po d'Armata  per  isloggiarli  da  quelle  parti:  giacché  l'irruzione  fatta 
da  Lcutari  e  Buccellino  dovette  eflere  creduta  tacitamente  comandata 
ed  approvata  da  i  Re  Franchi;  e  perciò   Narfete  guardò  come  rotti 
i  patti ,  e  la  pace  con  loro .  Venuta  poi  alle  mani  co  i  Franchi  la  fua 
gente,  voltò  le  fpalle,  e  il  paefe  pagò  la  pena  della  fini  lira  loro  for- 
tuna. Ma  poco  durò  il  trionfo  de' Franchi.   Raunate  maggiori  forze 
Narfete,  per  telliraonianza  del  medefimo  Mario,  fi  fpinfc  addoflo  a  i 
Franchi,  e  gli  obbligò  ad  abbandonare  tutto  quanto  effi  avevano   oc- 
cupato in  Italia.  Se  ciò  é  vero,  ecco  finalmente  ridotta  focto  il  coman- 
do di  Giuftiniano  Augullo  l'Italia  tutta j  fpinti  fuor  d'efla  i  Franchi; 
e  il  refto  della  Nazion  Gotica,  fparfo  per  varie  Terre  e  Città  d' Ita- 
talia,  oramai  quieto  fotto  il  novello  Padrone,  fenza  più  alzare  un  dito 
(b)  Paulus     contra  la  di  lui  potenza.    Abbiamo  folamente  da  Paolo   Diacono  (^), 
:Di*conus       ^YiQ  jimingo  Generale  de' Franchi,  avendo  voluto  dare  aiuto  a   Guidino 
Lantobari.    Contc  de  i  Goti,  che  s'era  ribellato  contra  di  Narfete,  fu  uccifo  in 
/.  z.c.z.      una  battaglia  dalle  genti  d'elfo  Generale  Cefareo,  e  Guidino  prefo  fu 
inviato  a  Coftantinopoli.  Non  fi  fa  il  tempo  precifo  di  quello  fatto. 
Da  Paolo  vien  riferito  nell'anno  ftcflo,  in  cui  Narfete  mife  a  morte 
Buccellino  con  tutto  il  fuo  cfcrcito .  IVIa  non  é  circa  qucfti  tempi  in 
tutto  ficura  ed  efatta  la  Cronologia  di  Paolo  Diacono,  benché  i  fatti 
(e)  Hifler.     fieno  certi.  Mcnandro  Protettore  (0,  Storico  di  quefto  Secolo,  fcri- 
Byi.Ttm.i.  ^^^  c\\c  Jmingo  Franzcfe  a' tempi  di  Giuftiniano   Augufto  s'accampò 
f»l.  133.      ^^jj^  j.^^  brigate  al  Fiume  Adige,  allorché  i  Romani  voleano   paffar- 
lo.  Ciò  conofciuto  da   Narfete,  mandò   Panfronio  Patrizio,  e   Bmm 
Conte  del  Patrimonio  privato  dell' Imperadore,  luoi  Legati  ad  Amin- 
go, ad  cfortarlo  di  non  opporfi  a  gl'intcrcffi  dell' Augufto  fuo  Padro- 
ne, 


Annali     d'  Itali  a.  391 

ne,  e  che  non  gli  piaccfTe  di  far  guerra  di  nuovo  co  i  Romani,  perche  Era  Volg. 

durava  la  tregua  tra  i  Romani  e  i  Franchi.  Altra   rifpofta   non  venne  Annoj5ó. 

da  Amingo,  fé  non  che  egli  non  gli  darebbe  un  dardo,   finché  avcfTc 

falva  la  mano,  con  cui  potcfle  lanciarlo.  Quando  ciò   fuccedefTe,   é  a 

noi  in  tutto  ofcuro.  Ma  fc  fuffifte  un  paffb  di  Teofane,  che   riferirò 

qui  fotto  all'anno  fój.  fi  potrà  dubitare,  che  non  tutta  l'Italia  vcnif- 

fe  sì  tolto  in  poter  di  Narfete . 

Anno  di  Cristo  dlvi.  Indizione  iv. 
di  Pelagio  I.  Papa  2. 
di  Giustiniano  Impcradore  30. 

L'Anno  XV.  dopo  il  confolato  di  Bafilio. 

OSia  perchè  la  Storia  d'Italia  cominci  qui  a  fcarfeggiare  di  lumi, 
anzi  d'Autori,  che  trattino  de' fatti  in  elTa  occorfij  o  perche  la 
pace  fucccduta  non  partorifle  da  qui  innanzi  fatti  degni  di    memoria  : 
nulla  mi  fi  prefenta  fotto  quell'Anno  di  riguardevole  accaduto  in  Ita- 
lia, fuorché  la  guerra  della  Religione,  narrata  da  i  Cardinali  Baronie 
e  Noris,  e  dal  Padre  Pagi.  Erafi  tenuto  in  Coftantinopoli  il   quinto 
Concilio  Generale  col  difcgno  di  pacificare  i  tumulti  e  le  difienfioni 
delle  Chiefc  Cattoliche  intorno  a  i  tre  Capitoli.   Vigilio   Papa  dianzi 
ripugnante,  avea   finalmente  acconfentito  >   ed   altrettanto  fece  dipoi 
Papa  Pelagio  Tuo  SuccefTore,  con  proteftar  tutti  falva  la  dottrina  del 
precedente  Concilio  Calccdonenfc .  Ma  perchè  a  molti   Vefcovi   Ita- 
liani ,    Affricani  ,   Franzefi  ,  e   dell'  Illirico    pareva    pregiudicato    da! 
quinto  Concilio  al   Calcedonenfc  ;   però   fcguitarono  non   pochi  d'cfli 
a  difapprovarlo,  e  a  non   voler  comunione  con  chi  l'accettava.  Pe- 
lagio Papa  con  varie  Lettere  ^\  ftudiò  di  fgannarli  ;  ne  guadagnò  al- 
cuni, ma   altri   più   che   mai   ricalcitrarono.    Fra   quelli   fpczialmente 
fi   dillinlcro  l' Arcivefcovo  d'Aquileia,   e   i   fuoi   Suffragane!.    Reg- 
geva allora  la   Chiefa   Aquileienfe  Paolino    novellamente  eletto ,    che 
non  folamenic  in  un  Sinodo  Provinciale  alzò  bandiera  centra  del  quinto 
Concilio  fuddetto,  ma  eziandio  formò  Scifma,  ricufando   di   comuni- 
car con  Papa  Pelagio,  riguardato  da  lui  come  trafgreflbre  della  Fede, 
perchè  avea  condennati  i  tre  Capitoli .  Pelagio  non  dovendo  ,  né  vo- 
lendo foffierire  tanta  animofità,  rifentitamenre  ne  fcriflc  più  Lettere  {à)  (a)  PeUg. 
a  Narfete,  con  pregarlo  maflìmamente  di  voler  far  mettere  le   mani  ^-  ^f'fi'  3- 
addolfo  non  folo  a  Paolino  ,  non  riconofciuto  da  eflb  Pelagio  per  le-  ^  ^' 
gittimo   Vefcovo   d'Aquileia,   ma   anche   all' Arcivefcovo   di    Milano 
(fenza  dirci  il  fuo  nome)  perchè  trafcurata  l'approvazione  della  Sede 
Apollolica  avea  confecrato  Vefcovo  il  fuddetto  Paolino.  Voleva   Pe- 
lagio, che  colle  guardie  quelli  due  foffero  inviati  a  Coftantinopoli, 

Ma 


Era  Volg. 
Anno  556. 


(a)  Gtegor. 
Turonenjis 
l.  4.  e.  14' 

(b)  Fredega- 
rius  in  Chr. 
(e)  Conti» 
Marctllini 
Cemitis  in 
Chnnuo . 


591  Annali    d*  Italia. 

Ma   Narfetc  ,  confiderando  non  molto  convenevoli  alle  congiunture 
de' tempi  sì  fatte  violenze,  andò  temporeggiando,  fopra  tutto  per  il'pe- 
ranza,  che  qucfti  pertinaci  fi  ridurrebbono  colle  buone   a  riconofccre 
il  loro  dovere .  Giunfcro  cffi  a  fcomunicarc  anche   lo   fleflb    Narfcte . 
Per  altro  fi  sa,  che  i  Romani  Pontefici  ufarono  per  alcun  tempo  della 
tolleranza  &  indulgenza  verfo  i  ripugnanti  al  Concilio   quinto,   Con- 
cilio ne  pur  da  molti  uomini  dotti  e  fanti  riguardato  allora  con  quella 
venerazione,  che  ogni  Cattolico  profefTava  a  i  quattro  primi   Concilj 
Generali.  Ma  intorno  a  tale  Scisma,  e  fé  di  là  avefle  principio  il  ti- 
tolo di  Patriarca^  di  cui  fono  in  poflcfib  da  tanti  Secoli  gli    Arcive- 
fcovi  di   Aquileia,   è  da  vedere  una   Differtazione ,   e   i   Monumenti 
della  Chiefa   Aquileienfe,   pubblicati  dal   Padre   Bernardo   de  Rubcis 
dell'Ordine  de' Predicatori .  Fra  coloro  poi,   che   comparifcono   poco 
favorevoli  al  Concilio  quinto   fuddetto,   merita  fpezialmcnte   d'eflere 
annoverato  C<i^(?^or«,  o  fia  CaJJìodorio^  già  Senatore,  già  Confole,  ed 
uno  de'  più   infigni   perfonaggi  della  Corte  de   i    Re    Goti  ,    finche 
durò  la  loro  potenza ,  ed  uno  de'  più  riguardevoli  Scrittori  Italiani 
del  Secolo  prcfente  .  Quelli  dopo  la  caduta  del  Re  Fitìge  ^  chiarito 
oramai  della  vanuà  delle  grandezze  umane,  diede  un  calcio  al  Secolo, 
e  ritiratofi  nel  fondo  della  Calabria,  quivi  profefsò  la  vita  Monallica, 
feguendo  fecondo  tutte  le  verifimighanze  l'iftituto  e  la  Regola  di  San 
Benedetto.  Fondò  egli  il  Monallero,  appellato  Vivarienfe,  preflb  di 
Squillaci,  e  quivi  attefe  a  fcrivere  Libri  facri,  e  ad  illruire  non  meno 
nella  Pietà,  che  nelle  Lettere,  i  fuoi  Difcepoli.  Alla  di  lui  attenzione 
è  obbligata  di  molto  anche  per  quello  l'Italia  tutta.  Ora  egli  ne' fuoi 
Scritti  accetta  bensì  con  fomma  venerazione  i  quattro   primi   Concilj 
Generali  ;  ma  non  già  il  Quinto .  Erafi  ingrandito  a  dismifura  Clotaria 
Re  de' Franchi  coli' aver  aggiunto  al  fuo  dominio  gli  Stati  ben   vafti 
àcì  defunto  TeodeMdo .  Ed  eifendofi  a  lui  ribellati  i  Saflbni,  gli  aveva 
fconfitti  in  una   battaglia,  con  devaftare   dipoi  la   Turingia,   perchè 
quel  Popolo  s'era  dichiarato  in  favore  de' Saflbni.  Tornarono  nel  pre- 
cedente Anno  a  far  delle  novità  contra  di  lui  i  medefimi  Saflbni,  ed 
egli  moflbfi  con  un  potente  efercito  per  gailigarli,  li  riduflc  in  iftato 
di  chiedere  mifericordia,  e  di  offerire  la  metà  de'lor  beni   in   foddi- 
sfazione  del  commeflb  misfatto.  Clotario  era  tutto  difpofto  a  far  loro 
graziai  nia  i  fuoi  Capitani   oflinati   quafi   il   violentarono  a   rigettare 
ogni  efibizion  di  que' Popoli .    Gli  collo  caro   l'aver  lafciate   le   vie 
della  Clemenza,  perchè  venuto  ad  un  fecondo   combattimento,  ebbe 
la  peggio  con  grande  llrage  de' fuoi,  e  gli  convenne  fuggire,  e  chie- 
dere appreflb  per  grazia  la  pace .  Abbiamo  quelle  notizie  da   Grego- 
rio Turonenfe  W,  da  Fredegario  (^),  e  dal  Continuatore  di  Marcel- 
lino Conte  (f ) . 


Anno 


Annali     d'  Itali  a.  ì^^ì 

Anno  di  Cristo  dlvii.  Indizione  v. 
di  Pelagio  I.   Papa  3. 
di  Giustiniano  Imperadorc   31. 

L'Anno  XVI.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

L'Antica  Storia  ci  fa  pur  fenrirc  frequenti  i  Tretmioti,  e  trcmuoti  Era  Voi». 
orribili,  nella  Città  di  Codantinopoii .  Due  in   queft'Anno,    per  ^^no   557- 
teftimonianzu  di  Agath  W  e  di  Teofane    (*)    ne    fuccederono,   l'uno  j-;''^^''^^- 
a  di  6.  di  Ottobre,  e  l'altro  a  dì  14.  di  Dicembre,  amendue  de' più  (\y)Jhcoph. 
fpaventofi,  che  mai  fi  fon'ero  uditi.  Rovinarono  a  terra  moltiflìmi  Po-  /«  cltr»rng. 
lagiecare,e  non  poche  Chiefe,  e  fotto  quelle  rovine  perirono  aflaii- 
fimi  del  Popolo.   L' Imperador   Giujìiniario ,   ceflato  quefto  gran   fla- 
gello, attefe  a  riftorar  gli  edifizj,  che  avcano   patito,  e   fpezialmemc 
a  profcguir  la  fabbrica  dell' infigne  Tempio  di  Santa  Sofia,  che  riula 
poi  una  maraviglia  del    Mondo.    Se   ne   legge  k  defcrizionc ,   efatta- 
mente e  minutamente  tefluta  dal  celebre  Du-Cange  nella  fua  Coftan- 
tinopoli  Crilliana.  Circa  qucfti  tempi,  e  forfè   prima,  divampò  la  ri- 
bellione di  Gramo,  Figliuolo  di  Clotario  Re   de' Franchi  contra  della 
ftelTo  fuo  Padre  (ó .  Era  quello  giovane  Principe  dotato  di  belle  f«t-  ^^  ^''^^^■ 
tezze  di  corpo,  ipiritofo,  ed  accorto;  e  fuo   Padre   gli   avea   dato    il  i"j^['"]  '^' 
governo  della  Provincia  dell' Auvergne .  Ma  abbandonatofi  a  i  vizj,c         ^ 
xd  iniqui  Conilglitri,  cominciò  ad  «fcrcitar  delle  violenze  con  grave 
lamento  de' Po{>oli .  Chiamato  dal  Padre,  che  volea  rimediare  a  quelli 
difordini,  piuttofto  elcffe  di  prendere  l'armi  contra  di  lui,  che  di  ub- 
bidirlo, oramai  fedotto  al  pari  d' Aflalonne  dalla  voglia  di  regnare  pri- 
ma del  tempo.  Ciò,  che  maggiormente  gli  faceva  animo  ad  impren- 
dere quella   malvagia   rifoluzione,   era   l'allìltenza  fegretamente  a   lui 
promcffa  da   Childeberto   fuo   Zio,   Re   di    Parigi,   troppo   disguftate, 
perchè  Clotario  di  lui  Padre  avcfll-   alsorbito   tutto   il    Regno   d' Au- 
llrafia,  cioè  il  poffcduto  dal  già   Re   Tcodebaldo,   fenza   farne   parte 
a  lui,  come  era  di  giuftizia.  Pertanto  fi  venne  ad  una  guerra  fcanda- 
lofajche  durà  molto  tempo,  efieudoli  veramente  dichiarato  in  favore 
di  Ci  anno  il  fuddetto  Re  Childeberto.  L'Italia  intanto  fi  godeva  una 
buona  pace.  Narfete  ne  era  Governatore,  e  a  Narfete   non   mancava 
Pietà,  Giuftizia,  e  Prudenza  per  ben  governare  i  Popoli  alla  fua  cura  /j>   ^  ^^  ^ 
commeflì .  Secondochè  abbiamo  da  Andrea  Dandolo  \d) ,  la  tradizione  DandulL  " 
in  Venezia  era,  ch'egli  ito  colà  fabbricaflc  nell' Ifola  di   Rialto  due  chnuic. 
Chicfe,  l'una  in   onore   di    San   Teodoro    Maitiie,   e   l'altra  di    San  ^'""-  Tim. 
Menna,  e  di  S.  Geminiano  Vcfcovo  di  Modena.  ]],lt(^*/'  ' 

Tom.  III.  Ddd  Anno 


394  Annali    d'  Italia. 

Anno  di  Cristo  dlviii.  Indizione  vi. 
di  Pelagio  I.  Papa  4. 
di  Giustiniano  Imperadore   31. 

L'Anno  XVII.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

Era  Volg.  T)E.r  relazione  di  Teofane  ("),  e  dell'Autore  della   Mifcella  W ,  in 
Anno  558.  A.    quell'anno  cominciò  a  vederfi  in  Cortancinopoli  una  Nazione,  che 
(a)  Theoph.    non  s'era  dianzi  mai  veduta.  Si  chiamavano  ylbari^  o  yfvari,   e  corfe 
tn  chrono-    tufj-Q  \\  Popolo  a  contemplar  quelle  brutte  ciere.   Portavano  i  capelli 
Ih)  Hi/hr.     lunghi,  raccolti  con  un  naftro,  e  cadenti  giù  per  le  fpalle .  Nel  rcfto 
Mifceiia        de  gli  abiti  comparivano  foraigliantiffimi  a  gli  Unni .  Ed  in  fatti  erano 
Uh.  16.         anch' effi  non  men  che  gli  Unni,  Tartari  di  Nazione.  Coftoro  fpediti 
dalla  loro  Tribìi,  chiedevano  ali  Impcrador  Giujìiniano  di  poterfi  fta- 
bilire  nella  Mefia,  offerendoli  pronti  a  fervirlo  in  tutte  le  occorrenze 
colle  lor  armi .  Forfè  nulla  per  allora  ottennero .  Torneremo  a  parlar- 
ne fra  poco}  e  lo  richiede  la  Storia  d'Italia,   perché   coftoro   mifero 
poi  piede  nella  Pannonia,  o  fìa  nell'Ungheria,  e  fi  fecero  pur  troppo 
conolcere  col  tempo  crudeliffimi  arnefi  anche  a  gì' Itiiliani .  A  i  Tre- 
muoti,  che  fui  fine  dell'anno  addietro  affliflero  cotanto  la  Città  di  Co- 
itantinopoli,  fi   aggiunfe  da  li  a  poco,  cioè   nel   Febbraio   dell'  anno 
corrente,  una  terribil  Pefte,  che  inferocì  fpezialmentc  contro  i    Gio- 
(c)  Agath.    vani;  e  fecondochè  attefta  anche  Agatia  (f),  portò  fotterra  un' infinita 
l.  5.  Hifior.  moltitudine  di  Popolo.  A  quello  malore,  il  più  micidiale  de  gli  altri, 
è  tuttavia,  e  farà  fempre  fuggetta  quella  Città,   finch'efla   trafcurerà 
quelle  precauzioni,  colle  quali  ^\  vuol  ora  prefervata  l'Italia.  Ne  qui 
fi  fermò  l'infelicità  di  quelle  contrade.  Sul  principio  del  verno,  cflen- 
do  gelato  il  Danubio,  paffati  di  qua  con  facilitagli  Unni  fotto  il  co- 
mando di  Zaberga  lor  Capo,  vennero  faccheggiando  tutto  il  paefe,  di- 
fonorando  le  femmine,  e  menando  in   ifchiavitù    chi   loro  aggradiva. 
Giunfero  fin  fotto  le  mura  di  Coftantinopoli,  né  trovavano  chi   loro 
fi  opponefie.  OlFervò  Agatia,  che  fecondo  le  regole  dell'  Imperio,  e 
giulla  la  mifura  de  gli  aggravj,  s'aveano  da  tenere   in  piedi   fecento 
quarantacinque  mila  combattenti.  In  quefti  tempi  non  ve  n'era,  che 
cento  cinquanta  mila;  e  quefti  divifi  parte  \n  Italia^  parte  in  Affrica^ 
in  Ifpagm  (perchè  oltre  all'lfole  adiacenti   alla   Spagna,   tuttavia  nel 
continente  fi  confervava  qualche   Città  fedele  al  Romano   Imperio, 
come  fi  raccoglie  da  Santo  Ifidoro)  in  Egitto.,  in  Coleo,   e  a  i  confini 
della  Perfia.  Giujlìniam.,  invecchiato  forte,  non  era  più  quello  di  pri- 
ma. Laiciava  andare  in  malora  i  paefi  ;  e  fé  i  Barbari,  o  minacciava- 
no guerra,  o  la  facevano,  comperava  da  eifi   a  forza  d'  oro   la   pace. 
Il  danaro ,  che  s'*vcva  da  impiegare  in  mantener  de  i  Reggimenti  di 

fol- 


Annaltd'  Italia.  395- 

Wdati,  ferviva  ad  alimentar  meretrici,  ragazzi,  fgherri .  E  in  Coftan-  Era  Ve!;. 
tinopoli  ancorché  duraiTero  le  Scuole  militari,  alle  quali  una  volta  era-  ANNosja. 
no  afciitti  i  più  valorofi  e  pratici  dell'Arte  militare,   ben   pagati  per- 
ciò: allora  quelle  erano  compofte  di  gente,  che  comperava  que' podi, 
né  altro  mento  avea,  che  di   andar  bene   vediti.    Cosi   governava   in 
quelli  tempi  Giuftiniano,  di  cui  anche  è  memorabile  la  cecità  e  ftu- 
pidità  in  portar  tanto  affetto  a  i  fcguaci  della  Fazione   Pralina  ,   che 
loro  era  permeffb  d'uccidere  di  bel  mezzo  giorno  nella  Città  quei  della 
Fazione  Veneta  loro  emuli,  e  di  entrar  per  forza  nelle  cafe,  di  rubare, 
fenza  che  temelTero  della  Giultizia.  E  guai  a  que' Giudici,  che  trattava» 
no  di  galtigarli .  Se  crediamo  a  Mario  Aventicenfe  (a),  venne  a  morte  in  ^1,.^^''7"^ 
quell'anno  Childeberto^  uno  de  i  Re  Franchi,  gmnto  già  ad  un'avan-  mchrlnuo'. 
zara  vecchiaia,  nel  mentre  ch'egli  fodcncndo  la   ribellione  di  damo 
Figliuolo  del  Re  Clotarìo,  cercava  di  vcndicarfi  del  Fratello,  che  ave- 
va occupato  tutto  il  Regno  d'Aullrafia.    Portò   quella   morte  al   Re 
Clorario  il  pofleffb  anche  de  gli   Stati,  ch'erano   goduti  da  eflb   Re 
Childeberto,  e  così  venne  ad  unirli    in  lui  tutta   la   valla   Monarchia 
de' Franchi,  che  abbracciava  tutta  la  Gallia  (a  riferva  delia    Lingua- 
doca  dominata  da  i  Vifigoti,  e  della  Bretagna  minore  governata  da  i 
fuoi  Sovrani)  e  buona  parte  della  Germania,  comprefavi  la   Saffbnia, 
la  Turingia,  l'Alemagna,  e  la  Baviera,  la  qual' ultima  Provincia  circa 
'quelli  tempi  cominciò  ad  avere  il  iuo  Duca.  E   quelli   fu    Ganbaido  ^. 
a  cui  il  Re  dotarlo  ditde  per    Moglie   Falderada^   chiamata  da  altri 
Faldetrada^  o  fia  Faldrada^  Vedova  del  fu  Re  Teodebaldo. 

Anno  dì  Cristo   dlix.    Indizione  vii. 
di  Pelagio  I.  Papa  5. 
di  Giustiniano  Imperadore  3 3 . 

L'Anno  XVIII.  dopo  il  Confolato  dì  Bafilio. 

PEr  relazione  di  San  Gregorio  Magno  (0,  Sthino  Vefcovo  di  Ca-   (t)  Crt-ror. 
nofa  ragionando  con  San  Benedetio  Patriarca  de'  Monaci  in  Occi-   a/wj-.,./ 
dente,  de  i  fatti  di  Totila  Re  de' Goti,  entrato  già  in  poffefTo  di  Ro-   -Dm/o^o;-. 
ma,  gli  palesò  il  fuo  timore,  che  quello  Re  avrebbe  dillrutta  e  ren-  "*•*•''•  '5- 
duta  inabitabile  Roma.  Rifpofc  San  Benedetto:  Roma  ft^rà  Jlermina- 
ta ,  non  già  da  gli  Uomini ,  ma  sì  bene  da  fieri  temporali ,  e  da  orribili  Tre- 
muoti .  Soggiugnc  San  Gregorio,  Scrittore  di  quello  Secolo,  che  s'era 
chiaramente  verificata  la  Profezia  del  Santo  Abbate,  perchè  a' fuoi  dì 
fi  miravano  in  Roma  le  mura  della  Città  fcompaginate,  cafe  dirocca- 
te, Chiefe  atterrate  da  i  turbini,  e  gli  edifìzj    per  la  vecchiaia  andar  {€)  Mahiì- 
tutto  dì  rovinando.  E'  di  parere  il  P.idre  Mabillone  (^),  che  nel  Luglio  '•»'«*  ^»- 
ed  Agolio  del  prefente  anno  tutto  qu.ili  l'Oriente  e  l'Occidente  folle  lira-  ^/^f"^"'', 

Ddd  1  namen- 


39^  Annali    d'  Italia. 

Erx  Volg.  namentc  afflitto  dalle  inondazioni  del  Marc,  dalle  tempefte,  da  i  Tre- 
Anno  559.  niuoci,  e  dalla  peftilenzaj   e  che  da  ranci  flagelli   patiffe  più   Roma, 
che  dalla  fierezza  de' Barbari,  con  adempierti  allora  quanto  avea  pre- 
detto San  Benedetto.  Onde  egli  abbia  tratta  quefta  notizia,  non  l'ho 
potuto  fcoprirc .  Trovavafi  in  gran  confijfione  la  Corte  e  Città  di  Co- 
ftantinopoli,  per  aver  vicini  alle  Porte  gli  Unni,  i    quali  devallavano 
la  campagna,  e  minacciavano  anche    la  ilefla   Città.    Per  atteftato  di 
(1")  Agath.    Agatia  (<«),  e  di  Teofane  W,  altro  ripiego  non  ebbe  Giuftiniano  Au- 
l.  5.  Hiftor.    gufto,  che  di  ordinare  a  Bclrfarie  Patrizio  di  procedere  contra  di  quegl' 
(b)  Jheo-       infoienti  Barbari.  Era  già  venuta  la  vecchiaia  a  trovare  quello  eccel- 
'chrfr.tfr.      l^otc  Generale j  tuttavia  così  eligendo  il  bifogno,  diede  di   mano  alle 
fue  armi,  e  con  quelle  poche   truppe,   che  potè  adunare,   confiltenti 
in  alcune  fole  centinaia  di  cavalli,  e  di  alcun' altre  di  pedoni,  ufcì  co- 
raggiofamente  in  campagna;  e  raunato  un  grande  ftuolo  di  contadini, 
fi  fortificò  fuori  della  Città.  Pofcia  più  coli' induftria  e  con   gli  ftra- 
tngetni,  che  colla  forza,  tanto  feppe  fare,  che  obbligò  i  Barbari  a  ri- 
tirarfi.  Giuftiniano  dipoi  per  libcrarfi  da  coftoro,  e  mandarli  contenti 
al  loro  paefe,  valendofi  dell'apparenza  di  rifcattare  gli  fchiavi,    votò 
loro  in  ìcno  una  buona  quantità  d'oro,  e  n'ebbe  la  pace. 

Anno  di  Cristo  dlx.  Indizione  viii. 
di  Giovanni  III.  Papa   i. 
di  Giustiniano  Imperadore  34. 

L'Anno  XIX.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio  . 

SEcondo  t  conti  del  Cardinal  Baronio  diede  fine  nell' anno  preceden- 
te alla  vita  e  al  Pontificato  Papa  Pelagio  Primo  di  quefto  nome  . 
Ma  fupponcndo  eflb  Baronio,  che  il  raedefirao  fofl'e  fatto  Papa  nell* 
anno  f  ff.  e  rapportando  dipoi  il  fuo  Epitafio,  da  cui  apparifce,  ch'egli 
tenne  il  Pontificato  Anni  quattro ^  Mejì  dieci,  e  giorni  dicidotto,  e  che 
fu  fepellito  IF.  Nonas  Martias,  ha  ragione  il  Padre  Pagi  di  conchiu- 
dcre,  che  quefto  Papa  mancò  di  vita  nel  prefente  anno,  ma  non  già 
nel  di  primo  di  Marzo,  con  eflere  ftato  portato  nel  dì  feguentc  alla 
fepoltura,  ma  sì  bene  ch'egli  nel  dì  5.  di  Marzo  d' eflb  anno  f6o. 
terminò  i  fuoi  giorni,  e  nel  dì  4.  del  Mefc  fuddetto  fu  chiufo  nell' 
avello,  venendo  !e  None  di  quel  Mefe  nel  dì  fettimo.  Tuttavia  non 
fapendo  noi  indubitatamente,  fc  Papa  Figilio  fuo  AntecelTore  moriflc 
nell'  anno  f f4.  o  pure  nel  ^ff.  ne  in  qual  giorno  precifamente  feguiflc 
la  confecrazione  d'eflo  Papa  Pelagio:  però  non  è  qui  aflaì  ficura  k 
Cronologia  Pontificia.  Cerco  e  bensì,  che  fuccedette  a  Pelagio  nella 
Cattedra  di  San  Pietro  Giovarmi,  Terzo  di  quefto  nome,  dopo  tre  o 
qinttro  Meli  di  Sede    vacante.    Dappoiché   Chiìdeberto  Re  di   Parigi 

pulsò 


Annali    d'  Italia.  397 

pafsò  all'altra  vita,  venne  a  mancare  il  principale  fuo  appoggio  a  Cranm  Era  Volg. 
Figliuolo  ribelio  del  Re  Clotario .  La  neccffità  il  configliò  ad  implo-  ANK0560. 
rare  la  mifericordia  del  Padre,  e  per  quanto  fi  può  intendere  dalle  pa- 
role di  Gregorio  Turoncnfe  (1),  l'ottenne.  Ma  quello  inquieto  e  tor-  (a)  cn^or. 
bido  Giovane  da  li  a  non  molto  incorfe  di  nuovo  nella  disfgrazia  del  Turcnenfis 
Padre,  in  guifa  che  fcappò  nella  Bretagna  minore,  dove  eflendo  flato  '•  4- «"/'•  i®- 
per  qualche  tempo  nafcofo,  tanto  fi  feppe  adoperare,  che  Contboro^o 
fia  Ctneherto  Conte  e  Signore  di  quella  Provincia  imprcfe  la  iua  pro- 
tezione, ed  alleili  una  potente   Armata  in  difefa  di  lui.   Clotario  con 
tutte  le  fije  forre,  e  con  Childerico  fiao  Figliuolo  entrò  nella  Breta- 
gna-, fi  venne  ad  un  fatto  d'arme,  in  cui  reftarono  fconfitti  i  Breto- 
ni, uccifo  il  loro  Conte,  e  Cranno  colla  Moglie  e  colle  Figliuole  ab- 
bruciato per  ordine  del  Padre,  con  lafciare  una  funefta  memoria  non 
meno  dc'fuoi  misfatti,  che  della  Tua  morte.  Mario  Aventicenfè  W  ri-  (b)  Mar'ms 
ferifce  all'anno  prefente  quella  brutta  Tragedia.  In  Coftantinopoli  poi  Aventiunf. 
a  dì  9.  di  Settembre,  per  relazione  di  Teofane   (0,  elTendo  tornato  inChromco. 
dalla  Tracia  infermo  Giufiiniano  Augullo  fcnza  lafciarfi  vedere,  e  fenza  ^^^Jl'"! .' 
dare  udienza  ad  alcuno,  coric  voce  per  la  Citta,  eh  egli  era  morto  . 
Ne  feguì  uno  non  lieve  tumulto  nel   Popolo,  e  (\   chiufero   tutte   le 
botteghe.  Ma  guarito  elfo  Impcradore  per  intercefllone  de' Santi  Cofma 
e  Damiano,  andò  l'ordine,  che  fi  facefle  fella  e  luminaria  per  tutta 
la  Città j  e  ritornò  k  quiete  primiera. 

Anno  di  Cristo  dlxi.  Indizione   ix» 
di  Giovanni  III.  Papa  2. 
di  Giustiniano  Imperadore   3 y. 

L'Anno  XX.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

ERa  ornai  giunto  Clotario  Re  de' Franchi  all'auge  delle  fue  conten- 
tezze, perchè  divenuto  Signore  di  una  valhi  Monarchia .  Era  an- 
che quetato  ogni  turbine  dianzi  commolTo,  quando  gli  convenne  slog- 
giare dal  Mondo.  Colpito  da  una  febbre,  mentre  era  alla  caccia  («- 
miliare  divertimento  ed  efercizio  di  que' Regnanti)  pafsò  a  rendere  con- 
to a  Dio  dc'fuoi  adulterj,  della  fua  crudeltà,  e  d'altri  fuoi  Vizj,  con 
dar  luogo  a  fucccdergli  a  i  quattro  fuoi  Figliuoli .  Toccò  il  Regno 
di  Parigi  a  Cariberto  :  a  Guntranno  quello  d'  Orleans  colla  Borgogna  : 
Soiffbns  a  ChilferUo:  il  Regno  d' Aullrafia  a  Sigeberto;  e  però  in  quat- 
tro Regni  fu  di  nuovo  divifi  la  Monarchia  Franzefe.  Redo  eziandio 
del  Re  Clotario  una  Figliuola  per  nome  Clodofuinda  ^  o  fia  Clotfuinda. 
Ebbe  quella  per  Marito  Alboino  Re  de' Longobardi ,  del  quale  avre- 
mo troppa  occafion  di  parlare,  andando  innanzi.  Per  ora  mi  fia  leci- 
to d'accennare  ciò,  che  ci  ban  confervato  i  frammenti  di   Menandio 

Pro- 


Era  Volg. 
Anno  561, 
(a)  Hifler, 
Èyzantin. 
Tom.  I. 
M-  99- 


(b)  Paulus 
ViacortHS 
de  Geftis 
Liingobard. 
l.   I.    «.    Z7 
(e)   Theo- 
fhunes  in 
ChrtHt^r, 


398  Annali    d'  Italia. 

Protettore  («),  Storico  di  qurfto  Secolo,  rapportati  fra  gli  fquarcì 
delle  l,cgazioni.  Racconta  egli,  che  gli  Jbari^  o  yivariy  mentovati 
di  fopra  all'anno  ff8.  una  delle  numerofe  Tribù  e  fchiatte  degli  Un- 
ni, e  della  Tartaria,  fpe;lirono  Ambafciitori  a  Giufiiniano  Auguilo,  i 
quali  efpofero,  come  la  lor  gente  era  la  più  forte  e  numerola  fra  le 
Settentrionali,  e  fi  gloriava  d'eflere  invincibile  .  OfFerivanfi  di  ftrigne- 
re  lega  con  lui,  e  di  eflcr  a'  fuoi  fervigi ,  purché  loro  foflc  dato  un  buon 
paefe  da  abitarvi,  e  un'annua  pcnfione  o  regalo.  Giulliniano  era  allo- 
ra affai  vecchio >  amava  la  pace,  e  l'ozio.  Si  sbrigò  di  colloro  con 
inviare  ad  cflì  Valentino  Tuo  Legato,  il  quale  portando  fcco  catene  d'oro, 
letti,  e  velli  di  feta,  ed  altri  regali,  ìzcq  cosi  b-n  valere  quelli  doni, 
che  gl'indufle  per  qualche  tempo  a  far  guerra  a  gli  Ongori.,  o  Ugheri, 
appellati  dipoi  Ungavi^  abitanti  anch' cflì  allora  nella  Tartari^,  e  a  i 
Sabiri.  Tornarono  quelli  ^vari,  o  Unni,  che  li  vogliam  dire  (che 
appunto  con  quelli  due  nomi  fi  truovano  mentovati  da  gli  antichi  Scrit- 
tori) tornarono  dico,  fra  qualche  tempo  a.  dimandare  all'  Imperadore 
un  paefe  da  potervi  abitare.  Mentre  egli  coniulta,  coftoro  fi  avanza- 
rono tino  al  Danubio,  e  s' impoffeffarono  di  quel  paefe,  probabiimente 
della  Moldavia  e  Valacchia,  minacciando  anche  di  palTare  di  qua.  In 
tal  maniera  vennero  ad  accoftarfi  a  i  Gepidi^  che  fignoreggiavam  ntlla 
Dacia  Ripenfe,  nel  Sirmio,  e  in  quella,  che  oggidì  vien  chiamata  Scr- 
via  di  qua  dal  Danubio,  confinanti  perciò  ai  Longobardi^  i  quali  avea- 
no  la  lor  fede  nella  Pannonia,  e  nel  Norico .  Non  è  improbabile,  che 
circa  quelli  tempi  fuccedelfe  un  tale  avanzamento  de  gli  Unni,  o  fia 
de  gli  Abari,  verfo  i  paefi  dominati  da  i  Gepidi  e  Longobardi.  Paolo 
Diacono  {b)  favellando  de  gli  Avari  dice:  quiprimum  Hitnni^  poflea  a 
Rege  proprii  nominis  Avares  appellati  funt .  (*)  Nell'Ottobre  ancora 
dell'anno  prcfente,  fecondo  l'attellato  di  Teofane  (f),  la  Fazione  Pra- 
fina,  divenuta  fempre  più  infoiente  col  favore  deli' Imperadore,  ne  i 
Giuochi  Circenfi  aflalì  fotto  i  fuoi  occhi  la  Fazione  Veneta .  Seguirono 
morti  e  incendi ,  e  furono  melTì  a  facco  tutti  i  beni  de'  Veneti .  Scap- 
pati i  delinquenti  a  Galcedone  nel  Tempio  di  Santa  Eufemia,  Giulli- 
niano  non  potè  più  contenerfi  dal  farne  gaftigare  aflaiffimi .  Ne  pure 
mancarono  a  quell'anno  altre  difgrazie,  accennate  tutte  dal  medefimo 
Iftorieo,  cioè  incendj,  peftilcnzc,  e  fedizioni  in  Oriente,  che  io  tra- 
lafcio. 


Anno 


(*)  /  quali  primieramente  chiamati  furono  Unni ,  dipoi  Avari  dal  Re  del 
frfpyie  Nome. 


I 


Annali    d'  Itali  a.  ^99 

Anno  dì  Cristo  dlxii.  Indizione  x. 
di  Giova  nni  III.   Papa  3. 
di  Giustiniano  Imperadore    ^6. 

L'Anno  XXI.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio . 

Irca  quefti  tempi  fu  fatta  Pace  tra  l' Imperador  Giujiiniano^  e  Cof-  Era  Volg. 
I  roe  Re  della  Pcrfia,  come  fi  raccoglie  da  Teofane  (a),  e  da  Me-  ^s^jj^^l" 
nandro  Protettore  (^) .  Ma  fecondo  la  mifera  condizion  di  que' tempi  [b)  Tom.  i. 
bifognò,  che  T  Imperadore  vilmente  la  comperafle .   Cioè   fi   obbligò  Hiftor.  Byz. 
di  pagare  a  i  Perfiani  trentamila  feudi  d'oro  ogni  anno,  finché  efla  Pa-  fi-  ^33- 
ce  duraffc,  e  di  sborfare  ora  il  contante  per  gli  primi  fette  anni  avve- 
nire. Altrettanto  fi  praticava  bene  fpefio,  allorché  gli   Unni,   Bulga- 
ri, ed  altri  Popoli  Barbari  facevano  irruzioni  nell'Imperio  d'Oriente. 
Avrebbe  fatto  meglio  l' Imperador  Giuftiniano  ad  impiegar  quel  dana- 
ro, e  tane' altro  oro  malamente  gittate  dietro  a  perfone  inutili  ed   in- 
fami, in  mantener  delle  Legioni  e  de  i  Reggimenti  di  foldati,  abili  a 
far  fronte  a  chiunque  volea  turbar  la  quiete  de'  Tuoi  Popoli ,  come  ufa- 
rono  i  faggi  Impcradori  de' Secoli  precedenti. 

Anno  di  Cristo  dlxii i.  Indizione  xi. 
di  Giovanni  III.  Papa  4. 
di  Giustiniano  Imperadore   37. 

L'Anno  XXII.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

DEgno  è  alTai  di  rifleflìone  ciò,  che  fotto  il  prefcnte  anno  vien  rac- 
contato da  Teofane .  Cioè  che  da  Roma  giunfero  a  Coftantino- 
poli  i  laureati  Corrieri,  portanti  la  lieta  nuova,  che  Narfete  Patrizio 
avea  tolto  a  i  Goti  due  fortifllme  Città,  cioè  come   vo  io  credendo. 
Verona  e  Brefcia.  Prefio  Cedreno  (0,  copiatore  di  Teofane,  fi  truo-  (e)  Cednn. 
vano  malamente  llorpiaii  i  nomi  di  quefte  due  Città,  chiamandole  egli  "* -^"'"''• 
Miriam,  ^  Brincas .  Mancano  alla  Storia  d'Italia  lumi  per  difcifrar  que- 
fti  fatti.  Conruttociò  a  me  fembra  verifimile,  che  al  prefcnte  anno  fi 
pofTa  riferire  quanto  fu  da  me  notato  di  fopra  all'anno  fff.  cioè,  che  m^  paalm 
per  teftimonianza  di  Paolo  Diacono  Q)^  avendo  voluto  yf;?;/«^o  Gene-  Diaconùs 
rale  Franzcfe  predar  aiuto  a   Guidino  Conte  de' Goti ,  autore  di   una  àe  Gtft. 
ribellione  contra  dell' Imperadore,  ne  pagò  il  fio,  con  rcftar  vinto  ed  ^""S"!""'^- 
uccifo  in  una  battaglia  da  Narfete.  Fatto  prigione  lo  ftefib  Guidino,  j^^j/"''  ^' 

fu 


4O0  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  fu  inviato  t  Coftantinopoli  co  i  ceppi.  Siccome  fu  detto  di  fopra  ,  an 
AKN05Ó3.  che  Menandro  Protettore  parla  dell' oppofizione  fatta  da  quelto  Amin- 
go a  Narfete  al  paflaggio  dell'Adige,  appunto  allorché  fi  trattò  della 
Pace  co  i  Perfiani ,  narrata  ncU'  anno  precedente .  Quello ,  che  è  cer- 
to, fecondo  la  teftimonianza  di  Teofane,  dovettero  in  quell'anno   n- 
bcilarfi  i  Goti,  che  abitavano  in  Verona  e  Brefcia:  perchè  non  fembra 
verifimile,  che  Narfete  aveflc  differito  finora  l' acquilo  di  quelle  due 
importanti  Città,  né  che  i  Franchi  polTedeflero  paefe  in    ftalia.  Nar- 
fete adoperata  la  forza,  le  ricuperò  a  mio  credere,  e  ne  fpcdi  la  licca 
nuova  a  Coltantinopoli .  Però  non  fuflìfte,  come   taluno   ha   creduto, 
die  Narfete  cacciafle  fuor  d'Italia  tutti  i  Goti.  Li  foggiogò  bensì,  e 
promefla  da  loro  la  fedeltà  dovuta,  feguitarono  effi  a  vivere  ne' Luo- 
ghi, dove  avevano  abitazioni  e  beni.  Ciò  apparilce  da  quefto  fatto,  da 
Agatia,  e  da  altre  antiche  memorie.  E  fé    Amingo  Franco  diede  affl- 
uenza in  queir occafione  a  i  Goti,  dovette  venire  dalla  Svevia,   e  da 
gli  Svizzeri,  paefi  allora  fottopofti  a  i  Franchi.  Molto  meno  può  fuffi 


M  Itere,  perchè  Agnello  Storico  Ravennate  fcrive  (a)  ^che  pugnaverunt  con- 
in  vifa's'  tra  Veronenfts  Cives,  (^  capta  eft  Civitas  a  militihus  •vigejima  die  Mtn- 
Aindli         Ri  lulii.  {*)  il  figurarfi,  che  i  Vcronefi  fino  a  quell'anno   fi   fodero 


Tom.  i.        mantenuti  in  liberta,  lenza  eflerc  fottopoUi  né  a  i  Goti,  ne  all'lm- 
Rer.  ittlic.    peradore .  Mancava  forlc  a  Narfete  forza  e  voglia  di  fottometterc  do- 
po tante  altre  quelle  due  Città.?  Scoppiò   prima  del   tempo  nel  pre- 
fente  anno  a  di  if .  di  Novembre  in  Coftantinopoli  una  congiura  cen- 
tra dell' Imperador  Giufiiniano^  di  cui  fanno  menzione  Teofine  ('>),  e 
l'Autore  della  Mifcclla  (0  all'anno  jf.  dell' Imperio  d'elfo  Augnilo. 
in  chronòg.  ^hlavìo  e  Marcello  banchieri,  e  Sergio   menavaao  un  trattato  di  ucci- 
(ci  Hiftor.     derlo.  Fu  fcopcrta  la  trama.  Sergio  cavato   fuor  di  un  luogo  iacrato 
Mifcclla        accusò  come  complice  Vito  banchiere,  e  Paolo  Cu:atore  di  Belifario 
hb.i6.         Patrizio.  Prefi  quelli  due,  furono  efortati  a  confeflare,  che  era  mi- 
fchiato  in  efla  cofpirazionc  Beli/arto^  ed  in  fatti  per  tale   l'incolparo- 
no. Nel  di  f.  di  Dicembre  rauaata  la  gran  Cuna  davanti  all' Irapera- 
dore,  e  fattovi  intervenire  il  Patriarca  Euuchio^  colà  chiamuo  ancora 
Belifario,  gli  fu  letta  fui  volto  la  depotizionc  fatta  centra  di  lui  da  i 
due  fuddetii.  Se  ne  dolfe  egli  fone  :  e  tutte  le  apparenze  fono,  ch'e- 
gli negafle  il  latto,  e  chiamalTc  mentitori   coloro.   Contuttociò  l'im- 
peradore  altamente  fdegnaio  centra  di  lui,  fece  incarcerare  tutti   i   di 
lui  domellici,  e  diede  a  lui  per  carcere  la  cafa  fotto  buone  guardie, 
con  icftar  fofpcfe,  o  puv   tolte  a  lui  tutte  le   lue   cariche  e  dignità. 
Ne'fufleguenti  Secoli  prefe  anche  piede  un  racconto   popolare,  cioè 
che  Giulliniano  faceffe  cavar  gli  occhi  a  quello  gran  Capitano,  e   lo 
fpogliaife  di  tutto,  dimodoché  ridotto  alla  mcndicuà  andaile  limofioan- 
do  Ti  vitto.  Pietro  Crinito,  il  Volaterrano,  il  Fontano,  ed  altri,  han- 
no 

(*)  Combatterono  contro  i  Cittadini  di   Verona ,  e  fu  prefa  la  Città  da  i 
foUati  il  venie/imo  gio.-no  del  me/e  di  Luglio . 


Annali    d'Italia^  401 

no  iodcnutn  quefta  opinione,  che  ha  avuta  origine  da  Giovanni  Tzetzc,  Era  Vo!g. 
«no  di  quc'Gieculi,  che  fiorirono  circa  i'anno  1080.  E  quantunque  il  ANN056J. 
celebre  Andrea  Alciato  fi  (tudialTe  di  far  comparire  quefta  per  una  fo- 
lenne  favola  ed  impollura:  pure  il  Cardinal  Baronie  (a)  non  folamente  (a)  Bann. 
giudicò  vero  il  fatto,  ma  ne  volle  anche  addurre  la  fegreta  cagione,  cioè  ^nnnU  Ecc. 
il  galligo  di  Dio,  per  avere  Relifario  nell'anno  f  37.   cioè   tanti  anni  "'^  ■^'"'' 
prima,  cacciato  in  cfilio  Papa  Silverio^  e  furtituito  in  fuo  luogo  Papa  ^ 
Vigilio  a  requifizione  di  Teodora  A ugufta.  Senza  fallo  fu  facrilega  l'a- 
zione di  Belifario:  e  pure  miglior  configlio  farebbe,  fé  noi  miferc  crea- 
ture ci  guardaflìmo  dal  volere  sì  facilmente  entrare  ne  i   gabinetti   di 
Dio,  per  interpretare  gli  alti  fuoi  e  Ipeflo  infcrutabiii  giudizj.  E'  un 
gran  libro  quello  de  i  giudizj  di  Dio,  e  A  lettere  in  cdo  non   è  fa- 
cile a  noi   altri  mortali,   chiara   cofà    eflendo,  cooie  ho   tante    volte 
detto,  che  la  Divina  Provvidenza  non  dilpenta  fempre   in  iquefta   vi- 
ta i  beni   e  i  mali  a  mifura  de  i  meriti  o  dementi  de  i   mortali ,  né 
pagi  ogni  fabbato  fera.  Ha  Iddio  un  altro   paele,  in   cui  uguaglierà 
le  partite .  Però  il  Cardinal  Baronio  (  fia  detto  colla  riverenza  dovuta 
a  quel  grand' Uomo,  ed   incomparabile   Storico)    più   faggiamentc  a- 
vrwbbe  operato,  fé  a  riferva  di  certi  caG,  ne' quali  pare,  che  vifibil- 
mente  fi  vegga  e  fenta  la  mano  di  Dio,  fi   folfe   ritenuto   dall' inter- 
porre sì  fovcnte  il  fuo  giudizio  ne  eli  avvenimenti  felici  o  infelici  de' 
Principi,  e  degli  altri  Uomini  .    E  in  quefta  occafione  fpczialmente 
mi  fcmbra  di    poter    qui    applicare    la    nflcflìone    fuddetta  ,    perche 
anche   fenza   voler  conliderare,   che  Bclifario  dopo   il   fatto  di    Papa 
Silverio  godè  tanti  anni  di  felicitai   e  profperarono  gli  affari  di  Giu- 
Hiniano    Augufto,  il  qual   pure  fé   non  comandò,   permife   quell'  ec- 
cefToj  né  Teodora  Augufta   ne   patì   per  quefto   nella   prcfcnte   vitaj 
certo  è,  che  non  fulTi ite  quel  ternbil  abbalfamento  di   Belifario,   che 
qui  vien  fuppofto  dal  Baronio,  e  per  confeguentc   né  pure  il   vifibil 
gaitigo  e  la  vendetta  di  Dio  iopra  di  lui.  Di  ciò  parleremo  all'Anno 
fcgucnte.  Circa  quelli  tempi,  come  diligentemente  ofTervò   il   Pagi, 
fu  fcritta  da  Nicezio  Vefcovo  di  3'reveri  una  Lettera  {b)  a  Clotfuincla  (bl  z>«-' 
Moglie  piiflìma  di  Alhoim  Re  de' Longobardi,  per  eforrarla  a  fare  in  chefne  in 
maniera,  che  il  Marito  abiurando  l' Arianifmo  abbnicciafTe  la  Religion  -^PP""^'" 
Cattolica,  ficcome  per  le  pcrruafioni  di  Santa  Clotilde  avca  fatto   fui  ^n.  iranc^ 
principio  di  quel  Secolo  Clodoveo  Re  de' Franchi,  avolo  d'efTa   Clot- 
fuinda.  In  qual  concetto  foflc  allora  Alboino,  fi  può  raccogliere  dalle 
fcguenti  parole:  (*)  Stapenlcs  fumus^quum  gentes  illum  tremunt ^  quum 
Reges  venerationem  impendunt  ^  quumPoteJìates  Jine  cejjatione  laudani,,  quum 
Tom.  111.  Ecc  ctiam 

._(*)  Refliamo  fiufiti,,  che,,  k  Genti  per  Lui  tremando,,  venerandolo  i  Regi, 
lodandolo  incejfant emente  le  Podeflà ,  preferendolo  anche  /'  Imperadore 
Jiejfo }  che  egli  tardi  a  ricercare  rimedio  per  /'  Arùma  .  Chi  quanto  egli 
rifplende  di  [ama ,  flupifco ,  che  niente  fi  curi  di  ricercare  del  Regno 
d"  Iddio ,  e  della  Jalvezza  dell'  anima  fua . 


40X  Annalid'  Italia. 

Era  Volg.  etiam  ipfe  Imperator  ipfum  praponit ,  qttod  Anìm<e  remedium  nen  fejìinm 
Atitio $62.  fe/^iiifit .  ^i  Jìc,  quemadmodum  ille ^  fulget  famd .,  mirar  quod  de  Regno 
Dei  ^  ^nittiie  futs  falute  nibil  invejligare  fiudet .  E  dee  fi  anche  av- 
vertire ,  che  Nicezio  chiama  Goti.,  e  non  già  Longobardi.,  il  Popolo 
fuggetto  ad  effb  Re  Alboino,  non  per  altro,  per  quanto  fi  crede,  fé 
non  perchè  fama  era,  che  fofTcre  venuti  i  Longobardi  dalla  medefima 
Scandinavia,  onde  ufcirono  i  Goti,  ed  erano  perciò  riputati  una  ftcfla 
Nazione,  benché  di  nome  diverfo,  come  avvenne  anco  de  gli  Unni, 
oggidì  appellati  da  noi  Tartari,  divifi  in  varie  numerofifllme  Tribii  , 
Peraltro  fi  sa,  che  Procopio,  ed  Agatia,  Storici  di  quefti  tempi,  li 
chiamano  Longobardi.,  e  per  quefto  nome  erano  conofciuti  fin  da  i  tem- 
pi di  Cornelio  Tacito,  il  quale  fa  menzione  d'efiì,  come  d'un  Po- 
polo particolare  della  Germania .  E  ne  parlarono  prima  di  Tacito  an- 
che Velleio  Patercolo,  e  Strabone,  e  poi  Suetonio,  ed  altri  Scrittori, 
nominandoli  cadauno  Langobardi ,  o  Longobardi y  e  non  già  Goti .  Ma  yfl- 
hoino  fenza  profittar  delle  prediche  della  Cattolica  fua  Conforte  ,  fin- 
che ville,  uette  attaccato  all'Erefia  de  gli  Ariani. 

Anno  di  Cristo  dlxiv.  Indizione  xii. 
di  Giovanni  III.  Papa  5. 
di  Giustiniano  Imperadore   3  8. 

L'Anno  XXIII.  dopo  il  Confolato  di  Bafitio. 

FIdatofi  il  Cardinal  Baronio  d' uno  Scrirtorello  non  molto  antico 
delle  cofc  Greche,  e  d'alcuni  pochi  moderni,  credette  vero  l'ac- 
cecamento di  Bclifario,  e  refler  egli  ftato  aftretto  ad  accattar  per  li- 
mofina  il  pane  ne  gli  ultimi  dì  di  fua  vita.  Ma  ne  Zonata,  ne   Gli- 
ca,  ne  Coftantino  ManalTe,  citati  da  lui,  rapportano  sì  gran   peripe- 
j, .     .     ,      zia  di  quel  celebre  Generale  d' Armata .  Or  qoefta   favola   fi   dilegua 
'tn  chrL>'g.  per  la  telliraonianza  di  Teofane  C-»),  il  quale  fotto  quell'Anno  fcnve, 
che  nel  dì  ip.  di  Luglio  Belìfario  ricuperò  tutte  le  fue  Dignità ^  e  fu  ri- 
mejfo  in  grazia  dell'' Imperadore  .  Era  egli  fiato  fin' allora  fequeftraio  in 
cafa.  Ben  efarainati  tutti  i  fuói  domeftici,  e  terminato  il  proccffb,  do- 
vette comparire  la  di  lui  innocenza.  Fors' anche  Ci  trovò,  che  gli  ac- 
cufatori erano  fiati  favvertiti  dalle  fogge ftioni  altrui,  eccitate  dall'in- 
vidia, a  cui  fon  fuggetti  tutti  gli  Uomini  grandi.  Però  gli  furono  re- 
ftituiti  gli  onori,  e  la  grazia  dell' Imperadore.    Non  era  a' tempi  del 
Baronio  ufcita  alla  luce  la  Storia  di  Teofane.    Ma   v'era  ben  quella 
(fc.)  Cttlren.  di  Ccdreno  (e  lo  fteflo  Cardinale  la  cita)  ,  dove  feri  ve  W,  che  pre/i 
w  Hill,  ad  gli  autori  della  congiura.,  falfamente  fu  da  ejjt  incolpato  Belifario.,  e  gli  fa 
■^"a-  ?*^"-     dato  il  fequeftro  in  cafa.  Il  quale.,  dopo  d' ej/erji  conofciuta  la  fua  imwcen- 
'    za^  a  dì  1$.  di  Luglio  ufct  in  pubblico .,  e  rici4perà  tutto  il  fuo .    Viene 

alfe- 


Annali    d'  Italia.  403 

aflerito  Io  (lefTo  dall'Autore  della  Mifcella  ("),  più  antico  di  Giorgio  Era  Vo!g. 
Cedreno,  con  riferire  il  riforgimento  di  Beiifario  al  dì  ip.  di  Marzo ^  Ankosó^. 
e  non  già  di  Luglio.  Ancora  di  quefto  Scrittore  fa  menzione  il  Car-  ^^l /"/"'' 
dinal  3aionio}  e  pure  egli  volle  piuttofto  attenerfi  alle  fole  di  Gio-  ny/ló^ 
vanni  Tzetze,  perche  gli  premeva  di  far  vedere  puniti  nel  Mondo  di 
qua  i  peccati  di  Beiifario.  Circa  quelli  tempi  F'enanzio  Fortunato^  nato 
in  Italia  in  una  Villa  pofta  fra  Ceneda  e  Trevigi  ,  dopo  aver  fatti  i 
fuoi  ftudj  in  Ravenna,  dove  tuttavia  erano  in  onore  le  buone  Lettere, 
fentendofi  liberato  da  un  fieriffimo  mal  d'occhi  per  interceflìone  di 
San  Martino  Vcfcovo  di  Tours,  pafsò  dall'  Italia  nella  Gallia  a 
venerare  il  fcpolcro  di  quel  cclebratiflìrao  Santo  .  Fifsò  dipoi  il 
fuo  foggiorno  nella  Città  di  Poiftiers,  cariflìmo  alla  fanta  Rcgiua  e 
Monaca  Radegonda,  amato  da  i  Vcfcovi  di  quelle  parti,  e  riverito  da 
tutti  per  la  tua  rara  abilità  nella  Rettorica  e  Poefia.  L'Opere  da  lui 
lafciaic  in  profa  e  in  verfi  fono  di  gran  lume  per  la  Storia  delle  Cal- 
ile in  quefti  tempi.  Si  accefe  in  quello  medefimo  Anno  un  gran  fuoco 
nella  Città  di  Coliantinopoli,  per  quanto  abbiantio  da  Teofane,  <;hc 
fra  gli  altri  edifizj  arfc  lo  Spedale  de' Pellegrini  di  San  Sanfone,  e 
molte  Chiefe  e  Monifterj  :  il  che  viene  attribuito  dal  Cardinal  Baro- 
nio  a  vendetta. di  Dio  contra  di  Giuftiniano  per  un  fuo  errore  in  ma- 
teria di  Fede,  di  cui  parlerò  all'Anno  fufleguentc.  Ma  che  Dio  per 
vendicare  di  un  Principe  caduto  in  fallo,  diftrugga  i  Luoghi  pii,  e 
le  Chiefe  fue  proprie:  non  appaga  l'intelletto.  E  tanto  meno,  per- 
chè Giuftiniano  non  avea  peranche  fatto  conofcere  quefto  fuo  erro- 
re, come  fi  figura  cflb  Baronio  all'Anno  precedente  ^6]. 

Anno  di  Cristo  dlxv.  Indizione  xiii. 
di  Giovanni  III.  Papa   6. 
di  Giustino  II.  Imperadore  i. 

L'Anno  XXIV.  dopo  il  Confolato  di  Bafilio. 

ERa  già  pervenuto  Giuflìnian»  Augufto  all'età  di  circa  ottantatre 
Anni,  tempo,  in  cui  dovca  più  che  mai  penfare  ad  alTicurarfi 
quella  vera  e  beatillìma  Gloria,  che  i  buoni  Crilliani  afpettano  dopo 
la  morte,  e  non  già  la  vana  e  fugace  di  quefta  vita.  Pure  amando 
tuttavia  di  comparire  Maellro  in  Teologia,  e  fedotto  da  qualche  Ere- 
tico fuo  favorito,  volle  ingerirfi  di  nuovo  in  decidere  quiftioni  riguar- 
danti la  Dottrina  della  Fede,  con  formare  per  atteftato  di  Teofane  {h)  (b)  rheoth. 
fui  principio  del  corrente  Anno  un  Editto,  in  cui  dichiarava  incorrutti-  m  chromg. 
bile, e  non  fuggetto  alle  naturali  paffioni  il  Corpo  del  Signor  noftro  Gesù 
Crifto  avanti  la  lua  Refurrczione  :  la  qual  fentenza  era, ed  è  oppofta  alla 
credenza  della Chicfa Cattolica.  Perchè  Butichio  piiffirao  e  fanto  Patriarca 

Eee  2.  di 


404  Annali' d' Italia. 

Era  Vo'g.  di  Collantmopoli  non  volle  fottofcrivere  queft' empia  decifione,  facrì- 
Annojój.  legamentc  il  fece  deporre,  e  caccioUo  in  elllio  .  Quindi  molle  una 
perfecuztone  contra  rurti  gli  altri  Vefcovi,  che  ricufavano  di  confcntirc 
con  lui,  fra' quali  fpezialmente  fu  Anafiafio  Patriarca  d'^Antiochia.  Era 
l'ingannato  Imperadore  in  procinto  di  bandirli  tutti,  e  di  pubblicare 
un  così  fcandalofo  Editto,  quando  ftanca  la  pazienza  di  Dio  il  chia- 
mò a  rendere  conto  dell' amminilìrazione  fua,  ficcome  abbiamo  da  Eva- 

(a)  Evagr.    grio  W,  da  Teofane,  dall'Autore  della  Mifcclla,  e  da  altri   Storici. 
L  4.  e.  4o>  Accadde  la  fua  morte  nel  di  15.  o  pure  nel  14.  di  Novembre  del  pre- 

fcnte  annoi  e  quantunque  TAutore  della  Cronica  Aleflandrina,  Mario 
Aventicenfe,  Vittor  Tunonenfe,  ed  altri  antichi  la  mettano  nell'anno 
feguente  ftStìi.  tuttavia  per  le  ragioni  addotte  da  i  Cardinali  Baronio, 
e  Noris,  dal  Padre  Pagi,  e  da  altri,  fiamo  aftrctti  ad  abbracciar  l'opi- 
nione, che  afcrive  al  prefente  anno  il  fine  della  di  lui  vita.  Lafciò 
quello  Imperadore  dopo  di  se  una  memoria,  che  non  verrà  mai  meno, 
finché  dureranno  fra  i  Profelfori  delle  Leggi  i  Libri  da  lui  pubblicati 
della  Giurisprudenza  Romana,  e  finché  la  Storia  parlerà  delle  lue  gran- 
di imprefe.  Unironfi  in  lui  molte  Virtù,  ma  contrapcfate,  anzi  fupc- 
rate  da  varj  Vizj  e  difetti,  che  vivente  lui  afflilTero  non  poco  i  fuoi 
fiidditi,  raallìmamente  per  gli  icct^\  fuoi  in  materia  di-  Religione,  e 
per  gli  aggravi,  e  per  le  incredibili  eftorfioni  lor  fatte,  e  che  non  fono 
dilfimulate  da  i  vecchi  Scrittori  .  Chi  prcftafle  fede  alla  Storia  fegre- 
ta  di  Procopio,  ufcita  alla  luce  dopo  gli  Annali  Ecclcfiaftici  del  Ba- 
ronio, Giuliiniano  farebbe  ftato  un  moitro.  Ma  quella,  per  vero  dire, 
è  un'invettiva  dettata  da  una  ftrabocchcvol  pallione,  e  in  molti  capi 
indegna  di  credenza,  arrivando  egli  fino  a  fcrivere,  che  Giuftiniano 
foffc  un  Negromante,  che  non  dormifle ,  che;  pafleggiafTc  col  bullo- 
lènza  capo,  che  fofle  figliuolo  del  Diavolo,  e  veduto  federe  in  raacllà 
in  forma  di  Satanafib:  tutte  feioccherie  fconvcncvoli  ad  un  Procopio, 
cioè  ad  uno  de* più  nobili  e  faggi  Storici,  che  ci  abbia  dati  la  Gre- 
cia. Racconta  ancora  cofe  ncfandi^Time  di  Teodora  Augufta,  prima 
ch'ella  giugneflc  alle  nozze  con  Giudiniano,  ed  anche  dipoi,  le  quali 
procedendo  da  penna  cotanto  appalUoniita,  non  fi  debbono  eoa  tanta^ 
facilità  tener  per  vere.  Alcuni  Mcfi  prima  che   Giultiniano  mancalTe 

(b)  Thto;>h.  di  vita,  cioè  nel  Mefe  di  Marzo,  fecondoché  abbiamo  da  Teofane  (.^), 
in  chronpi.  dicdc  fine  a'fuoi  giorni  anche  Belifario  Patrizio.  Giulliniano,  che  nel 

prendere  la  roba  altrui,  non  badava  a  fcrupoli,  occupo  tutte  ledi  lui 
facoltà,  e  le  fece  riporre  nel  Tuo  erario,  che  fi  confervava  nel  Palaz- 
zo di  iVIarina,  già  Figliuola _dcir  Imperadore  Arcadie.  Benché  Giulli- 
niano  lafciafle  dopo  di  se  due  fuoi  proniv)oti  dal  iato  paterno,  cioè 
Giujlino,  e  Giuftiniano^  Figliuoh  di  Germano  Patrizio,  Nipote  d*  c(Ib 
Imperadore  :  tuttavia  o  perchè  egU  altrimenti  difpofc  nel  fuo  tclla- 
mcnto,  o  perchè  cosi  piacque  at  Senato,  ebbe  nel  di  14.  di  Novem- 
bre per  SuccelTore  nel  trono  Imperiale  Giuftino  jumore,  o  fia  Secon- 
do di  quello  nome.  Figliuolo  di  Dolci ffìmo^  e  di  f^igilanzia  lua  SorcU 
k,  al  qude  egli  avea  dianzi  coufenu  la  Dignità  coipicua  di  Curopa- 


Annali    d'  Italia.  405- 

late,  cioè  di  Soprintendente  al  Palazzo  Cefarco.  Quefti  fui  principio  Er*  Volg. 
parve  Principe  d'animo  gcnerofo,  e  che  non  gli  raancadc  deftrezza  ed  ^'*''°  5  5- 
abilità  per  gli  affari,  ma  andando  innanzi  tradi  l' cfpettazione  comune. 
Godeva  fopra  tutto  di  fabbricare}  in  tutto  e  per  tutto  profefsò  fem- 
pre  la  Religion  Cattolica  j  ornò  e  dotò  riccamente  molte  Chiefe  edi- 
ficate da  Giulliniano,  e  maflìmamentc  il  mirabil  Tempio  di  Santa  So- 
fìa. Le  lodi  fue  fi  veggono  cantate  in  un  Poema  Latino  da  Corippo 
Poeta  Affricano  di  quefti  tempi.  Solennemente  coronato  Impcradore, 
dichiarò  Imperadrice  Augufta  Sofia  lua  Moglie,  e  fecela  coronare 
anch' effa.  Una  delle  fue  più  gloriofe  imprefe,  narrata  da  cflb  Poeta, 
fu  quella  di  pagar  tutti  i  debiti  di  Giuftiniano,  e  di  reftituire  il  mal 
tolto  da  lui.  Innumerabili  concorfero  i  creditori,  e  gl'ingiuftamente 
aggravati.  A  tutti  in  pubblico  fu  fatta  giuftizia,  e  reftituito  ilfuo,di 
maniera  che  il  Circo  rifplendeva  per  l'oro,  che  in  tal  congiuntura  fi 
diltribuì .  Non  ci  vuol  di  piìi  per  accertarci  dell' immenfa  avarizia  e  ra- 
pac'ità  di  sì  gloriofo  Impcradore,  quale  è  tenuto  Giuftiniano,  facendone 
anche  fede,  dopo  Evagrio,  Giovanni  Zonara  (^),  con  dire,  ch'egli  -^  cf  *"*-'^',, 
per  fas  ^  nefas  non  cefsò  mai  di  fucciarc  il  fangue  de'  fuoi  Popoli  , 
per  far  poi  delle  Chiefe,  e  dell'altre  fabbriche  coli' altrui  danaro,  e  per 
appagare  ogni  fuo  capriccio  colla  rapina  della  roba  altrui. 

Anno  di  Cristo  dlxvi.  Indizione  xiv^ 
di  Giovanni  III.  Papa  7. 
di  Giustino  II.  Impcradore  2, 


Confole -^  Giustino  Augusto,  fenza  Collega 


SEguito  io  qui  il  Cardinal  Baronia,  da  cui  vien  porto  Giurine  Au- 
guro Confole  nelle  Calende  di  Gennaio  dell'anno  prefente,  e  non 
già  il  Padre  Pagi,   che   mette  il  Confolaro  prefo  da  eflo  Impcradore 
neir  anno  fuflcguentc  fó/.  I  motivi  di  così  credere  gli  addurrò  appun- 
to nel  fcgucnte  anno.  Sotto  l'Indizione  XIV".  corrente  nell'anno  pre- 
fente racconta  Mario  Aventicenfe  {l')'^  che  Sinduvala   Erulo  cominciò  ^^  Manuis 
ad  efercitare  la  tirannia,  e  che  fu  uccifo  da  Narfete  Patrizio.  Potreb-  (is'^chràn^ 
be  cirere,  che  quefto  fatto  apparteneffe  all'anno  precedente,  perche 
Mario  all'anno  mcdefimo  rapporta  la  morte  di  Giuftiniano  Augufto  . 
Comunque  fia,  di  quefto  avvcninr-nto  fa  anche  menzione   Paolo  Dia- 
cono (<)  con  ifcrivere,  che  SinduMo  Rt  de' Eretti  (probabilmente   è  (e?  Paulus 
fcorretio  quefto  nome)  difccndente  da  quegli  Eruli,  che  Odoacrc  avea  -D"»^»»* 
menato  feco  in  Italia,  e  qui   s'erano  aceafati,  dopo  aver  fedelmente  '^^JiLard 
fervito  per  gran  tempo  a  Narfete  Governator  dell'Italia,  e  ricevutane  /.  j.  (_  j.' 
la  ricompenfa  di  molti  onori  e  bcnefizj,  fuperbamenrc  in   fine  gli   fi 
libello  per  voglia  di  regnare.  Bifognò  condurre  centra  di  lui  l'Arma- 
ta, 


400  Annali    d*  Italia, 

Era  Volg.  ta,  c  venire  a  battaglia.  In  cfla  egli  reftò  fconfitto  e  prefo .  Narfetc 
Annojóó.  per  maggiormente  eraltarlo,  il  fece  impiccare   per  la  gola  ad   un'alta 
trave.  Dove  coftui  comandafle,  e  dove  feguifle  quefta  battaglia,  è  a 
noi  ignoto.   Continua  pofcia  Paolo  Diacono  a  (dire,  che  in  quel  tem- 
po Narfetc  Patrizio  per  mezzo  di  Dorgifieo  Generale  dell' armi ,  uomo 
bellicolo  e  forte,  divenne  padrone  di  tutti  i  confini  d'Italia  probabil- 
mente verfo  i  monti,  che  dividono  l'Italia  dalla  Gallia,  o  dall' Alema- 
nna, dove  Sindualdo  pare,  che  avefle  comando  in  quelli  tempi  fopra  i 
Tuoi  Eruli .  Dopo  quello  fatto  mi  fia  lecito  il  far  qui  menzione  della  ter- 
ribiliffima  Pelle,  che  afflifle  e  poco  mancò  che  non  defertaffc  l'Italia  tut- 
(a)  U.  ih.    ta.  L'anno  precifo  non  fi  sa.  Paolo  Diacono  {a)  la  mette  circa  quelli 
r s(  G  tempi,  ne' quali  mancò  di  vita  Giuftiniano  Imperadore.  Infierì  efla  fpe- 

Magnuf"^'    zialmente  nella  Liguria)  e  San  Gregorio  Magno  {!>)  anch' egli  attelta, 
DìaUgtr.       che  quello  malore  recò  de  i  gran  danni  a  Roma .  Tanta  fu  la  ftrage  de' 
W.  4.  f.  j<$.  Popoli,  che  recarono  in  molti  luoghi  disabitate  affatto  le  campagne, 
né  v'era  chi  mieteffe,  né   chi  raccogliefle  l'uve.  Venuto  poi   il  ver- 
no, fi  fentiva  per  l'aria  di  notte  e  di  dì  un  fuono  di  trombe,  e  a  moU 
ti  pareva  d'udire  il  mormorio  d'un  efercito.   Quefta  fiera   Peftilenza 
fi  provò  folamente  in  Italia,  né  pafsò  in  Alemagna,  né  in  Baviera,  e 
fervi  di  preludio  alle  calamità,  che  Dio  preparava  per  l'Italia.    Diiìi 
di  fopra  all'anno  fj-i.  che  il  Padre  Pagi  non  prefc  ben  le  fue  mifure, 
mettendo  in  quell'anno  il  fine  del  Regno  de' G^/JìV// ,  mercè  delh' gran 
rotta  loro  data  da  Alboino  Re  de' Longobardi .  In  quell'anno  ripongo 
(t)  H/7?«r.    io  quell'avvenimento,  avendone  malevadore  Monandro  Protettore  (f), 
»'».  .  Storico  del  prefente  Secolo,  al  cui  racconto  non  fece  mente  efTo  Pa- 
gi .  Racconta  dunque  Menandro  ne'fuoi  frammenti,  che  afTunto  all'  Im- 
f)erio  Gtuflino  juniore,  gli  Avari ^   cioè  gli  Unni,  che  aveano  pollo  il 
or  nido  in  quella,  che  oggidì   appelliamo   Moldavia,  gli  fpedirono 
Ambafciatori ,  per  dimandarli  i  regali  annui,  che  Giufliniano  Impera- 
dore per  pufillanimità  iblea  loro  inviare,  e  per  far  pruova  fé  poteano 
guadagnare  anche  di  più  j  e  veramente  parlarono  con  infolenza  a  Giu- 
llino.  Quefta  ambafceria  e  narrata  medelìmamente  da  Corippo ,  anzi 
da  lui  intendiamo,  che  feguì  fette  giorni  dopo  la  coronazione  d'  efTo 
Augufto,  e  però  nel  Novembre  del  precedente  anno .  Giuftino  rifpofe 
con  maggiore  altura  di  non  voler  loro  pagare  un  foldo,  ne  donar  cos* 
alcuna >    che  fé  fi  arrifchiafTero  di  fare  i  begli  umori   contra  dell'  Im- 
perio Romano,  farebbe  lor  vedere,  chi  era  un  Impcrador  de'  Roma- 
ni) e  che  fi  contentafTero,  fé  li  fopporuva  nel  fuopacfe,  perchè  que- 
llo era  il  più  gran  regalo,  che  potelfe  lor  fare.  Se  n'andarono  coltoro 
con  coda  bafTa,  credendo  forfè,  che  Giuftino  folTe  da  tanto  da  accom- 
pagnar la  bravata  co  i  fatti,  e  ^i  voltarono  verfo  il  paefe  de'/'r<?»i-/&;. 
Soggiugne  il  medefimo  Autore,  cioè  Menandro,  che  era  pace  e  lega 
(d)  liifior.     f*"*  ^^1  Avari  e  i  Franchi  (<^).  Ora  Baiano  Duca,  o  fia  Re  de  gli  Ava- 
Bya«»ti«.     ri,  appellato  ancora  Cagano  (cognome  di  Dignità,  perchè  ufato  da  gli 
itm.  I.        altri  Re  di  quefta  fchiatta  d'Unni,  che  vennero  poi  padroni  dell' Un- 
t*%-  "°-     gheria)  fece  faperc  a  Sigeberto  Re  de' Franchi,  che  il  fuo  efercito  ab- 
bifo- 


pag.  loi. 


Annali    b' Italia.  407     ' 

bifognava  di  viveri,  e  però  il  pregava  di  foccorfo,  promettendogli  di  Era   Volg. 
ritirarli  fra  tre  giorni,  fé  gli  faceva  quella  grazia.   Sigeberto  non  tar-  Anno  j/jó. 
dò  a  mandargli  una  buona  quantità  di  buoi,  pecore,  e  grani.    Certo 
è,  che  il  Regno  d' Auftrafia  pofleduto  da  Sigeberto,  comprendeva  la 
Svevia,  parte  della  SafTonia,  e  la  Turingia,  e  la  Baviera.  Di   là  dal 
Danubio  fenza  fallo  andarono  gli  Avari  a  trovare  i  Franchi. 

Seguita  a  dire  Menandro,  che  in  quelli  tempi  Alboino  Re  de' Lon- 
gobardi, fempre  meditando,  come  potelTe  abbattere  Cunimondo  Re  de 
i  Gepidi,  con  cui  aveva  una  capitale  dichiarata  nimicizia,  mandò  Am- 
bafciatori  a  Baiano  Re  de  gli  Avari,  per  iftabilire  fecò  una  Lega  con- 
tra  de' Gepidi .  Fra  l^altrc  ragioni  gli  addufTe  quella,   cioè  non  muo- 
verli egli  sì  ardentemente  alla  guerra  centra  de  i  Gepidi,  fc  non  per 
dannificare  Gìujìino  Imperadore,  cioè  il  maggior  nemico  che  s'avcfle- 
ro  gli  Avari,  dappoiché  egli  poco  prima  ^  niun  conto  facendo  de  i  patti 
Jtabiliti  con  Giuftiniano  Augufto  fuo  Zio^  avea  privato  gli  Avari  de' con- 
fueti  regali.  Per  confeguente  fé  fi  llerminavatio  i  Gepidi,  farebbe  fa- 
cile l'occupar  la  Tracia,  e  fcorrere  Sno  a  Collantinopoli.  Non  difpiac- 
quc  a  Baiano  la  propofizione,  e  fu  conchiufa  la  Lega  con  condizione, 
che  vincendo,  tutto  il  paefe  de' Gepidi   palTar  dovefie  in  dominio  ad 
cflì  Avari)  laonde  quelli  collegati  fi  prepararono  alla  guerra.    Il   Re 
de' Gepidi  Cunimondo^  penetrata  che  ebbe  quella  macchina,  ricoricali' 
Imperadore  Giuftino,  ma  non  potè  indurlo  a  prellargli  aiuto.  S'è  per- 
duta la  Storia  del  fuddetto  Menandro  Protettore,  con  reftarne  fola- 
mente  de' frammenti,  rapportati  nel  Primo  Tomo  della  Storia  Bizan- 
tina, e  però  non  fi  vede  il  profeguimento  della  gara  fuddetta  fra  i  Ge- 
pidi e  Longobardi,  né  dell' efterminio  de' primi.  Ma  ne  abbiamo  ab- 
baftanza  per  intendere,  che  non  già  nell'anno  ffi.   come  pretefe  il 
Padre  Pagi,  ma  sì  bene  nel  prefentc  f66.  fuccedette  il  memorabil  fat- 
to d'armi  tra  loro,  che  viene  accennato  da  Paolo  Diacono  (3).  Nar-  ('^}  P'"'1<*s 
ra  anch' egli  la  Lega  di  Alboino  con  gli  Unni,  chiamati  Avari,  i  qua-  ^'g^J*^ 
li  furono  i  primi  ad  entrare  oftilmente  nel  paefe  de' Gepidi.   Da  tal  Langob'ard^ 
nuova  coflcrnato  Cunimondo,  fi  avvisò  di  dar  prima  battaglia  a  i  Lon-  Hb.  i.  e.  z7, 
gobardi,  perchè  fé  gli  riufciva  d'averla  favorevole,  fi  prometteva  poi 
tacile  il  fuperare  anche  gli  Unni.  Gli  fallirono  i  conti.  Con  tal  ardi- 
re combatterono  i  Longobardi,  che  la  fortuna  fi  dichiarò  in  loro   fa- 
vore j  e  sì  grande  fu  la  rabbia  loro,  che  non  diedero  quartiere  ad  al- 
cuno, e  fra  gli  altri  vi  lafciò  la  vita  lo  (lefib  Re  Cunimondo.  Però  la 
dianzi  sì  potente  Nazione  de'^ Gepidi  rimafe  disfatta,  né  ebbe  più  Re 
da  lì  innanzi,  in  guifa  che  a' tempi  d'eflo  Paolo  Diacono  il  reilo  de' 
Gepidi  era  fottopollo  a  i  Longobardi,  o  pure  a  gli  Unni,  cioè  a' Tar- 
tari Avari,  che  occuparono  in  tal  congiuntura  il  loro  paefe  di  là  dal 
Danubio  (ma  non  già  il  Sirmio,  che  fi  nuova  da  11  innanzi  pofiedu- 
to  da  i  Greci )j  e  fufleguentemente  Ci  ftefero  per  la  Pannonia^  allor- 
ché i  Longobardi  vennero  in  Italia.  Aggiugne  clTo  Paolo  Diacono,  che 
della  preda  immenfa  toccata  in  sì  profperofo  conflitto  a  i  Longobar- 
di, tutti  arricchirono.  Oltre  ancora  ad  ima  gran  moltitudine  d'ogni 

fcffo 


Era    Volg. 
Anno    jóó. 


(a)  Abl>as 
Biclariinfìs 
in  Chronìc. 


(fc)  Grtgtr. 
Turonenfis 
l.  4.  e.  13. 


(C)  li.  ih. 
Cdf.  %9- 


(d)  Dinitl 
HiftoWe  de 
tranci 
Tom.  i. 


408  Annali    d' Italia. 

fcflo  ed  età,  che  fu  fatta  fchiava,  venne  alle   mani   del  Re   Alboino 
Rofmoriday  Figliuola  dell' uccifo  Re  Cunimondoj  e  perchè  era  già  man- 
cata di  vita  Clotfuinda ,  Figliuola  di  Cletdtio  Re  de' Franchi,    fua  pri- 
ma Moglie,  paisò  egli  alle  feconde  nozze  con  quell'altra  Principefla, 
ma  per  fua  grande  fventura,  ficcome  vedremo.  Giovanni   Abbate  Bi- 
claricnfc  W  mette  anch' egli  fotto  l' Imperadorc  Giurinoli,  la  disfat- 
ta dc'Gepidi,  benché  fuor  di  fito,  e  troppo  tardi,   con   aggiugnere, 
che  i  tefori  del  Re  Cunkmondo  (così  egli  il  chiama)  furono  interamen- 
te portati  a  Coltantinopoli  al  fuddctto  Imperadore  da  Trafarico  Vefco- 
vo  Ariano,  e  da  Rettilam  Nipote  d'effo  Re  uccifo.  Evagrio  anch' c- 
gli  Icrive,  che  i  Gepidi   coniegnarono   il    Sirmio  all' Imperadore.  Di 
lòpra  abbiam  detto,  che  gli  Unni  Avari  andarono  a  fare  una  vifita  a  i 
Franchi,  probabilmente  vcrfo  la  Turingia.  Di  quello  fatto,   ma   con 
altre  piìi  importanti  circollanze,  ci  laciò  memoria  anche  Gregorio  Tu- 
ronenfe  (*).  Narra  egli,   che  nell'anno  f6i.  o   pure  nel   fulTeguente, 
gli  Unni  fecero  un'irruzione  nelle  Gallie,  fotto  il  qual  nome,  abufi- 
vamente  adoperato,  è  probabile,  ch'egli  intendefle  il  dominio  de  1  Re 
Franchi,  (tefo  per  buona  parte  ancora  della  Germania.  Contra  di  que- 
lli Barbari  procedette  colla  fua  Armata  il  Re  Sigebert»^  e  fatta  gior- 
nata con  loro,  li  ruppe,  e  mife  in  fuga.  Non  andò  molto,  che  per 
mezzo  d'  Ambafciatori  fegui  fra  loro  pace  ed  amicizia.  Secondo  il  me- 
defimo  Autore  (0»  tornarono  dipoi  gli  Unni  (cioè  nell'anno  prefen- 
te,  come  ci  avvertì  Menandro  Protettore)  con  pcnfiero  di  paflar  nel- 
le Gallie,  cioè  ne' paefi  di  Germania,  fottopofli  al  Re  d' Aullrufia  Si- 
geberto.  Quelli  andò  loro  incontro  con  un  efercito  comporto  di  una 
gran  moltitudine  d'uomini  forti.  Ma  nel  volere  attaccar  battaglia,  fal- 
cò addolTo  a  i  Franchi  tal  paura,  parendo  lor  di  vedere   delle  fantafi- 
me,  che  diedero  alle  gambe.' 11  buon  Gregorio  Turoncnfe  attribuifce 
ciò  all'arti  Magiche  de  gli  Unni.   Mentre  fuggiva  la  fua   Armata,   il 
Re  Sigebcrto  ritiratoli  in  un  luogo  forte,  fu  quivi  ferrato  dagli  Un- 
ni. Ma  ficcome  egli  era  perlona  galante  ed  aftuta,  con  de  i  regali  fi 
cavò  fuori  d' impaccio  >  anzi  trattò  e  conchiufe  in  tale  occafione  con 
que' Barbari  una  pace  perpetua;  e  il  Re  de  gli  Unni,  chiamato  Caga- 
no, anch' egli  inviò  dipoi  parecchi  doni  ad  effb  Re  Sigeberto.  Il  Pa- 
dre Daniello  (^),  elcgantiflìmo  Scrittore  della  Storia  P^anzefc,  fupplen- 
do  col  fuo  ingegno  ciò,  che  tacquero  gli   antichi   Storici  della  Fran- 
cia, qui  ci  rapprefenta  lo  lleflo  Re  Sigebcrto,  prefo  da  gli   Unni,  e 
condotto  alla  tenda  del  Re  vincitore,  dove  facendo  comparire  la   co- 
llanza  del  luo  fpjrico,  mirabilmente  incantò  quel  barbaro  ma  infiemc 
generofo  Principe.  Quelli  impedi,  che  non   fofTc   melfo  a  facco  il  di 
lui  equipaggio,  e  gliel  fece  rendere.  Sigeberto  avendo  ritrovato  in  ef- 
fo  di  che  fare  i  prefcnti  al  Re  de  gli  Unni,  fcppe  così  ben  guadagnar- 
lo, che  ne  ebbe  la  libertà,  e  una  pace  giurata  per  tempre.    Quelle 
particolarità  io  le  cerco  in  Gregorio  Turonenfe,  e   in  Fredegario,   e 
non  le  ritruovo.  Richiamò  Giuilino  Auguflo  in  quell'anno  dall' efilio 
Euticbio  Patriarca  di  Coftantinopoli  con  fua  lode .  Ma  fu  ben  egli  alta- 

men- 


\ 


Annali     d'  Italia  409 

mente  blafimato  da  ognuno  per  aver  levata  la  vita  a  Gìuft'mo  Figliuo-  Era  Vo'g, 
lo  di  Germano  Patrizio,  Pronipote,  come  già  diflì,  di  Giuftiniano  Au-  Anno  5^6 
gulto  dal  lato  paterno.  Il  valore  e   il  credito   di   qucfto    perfonaggio , 
tuttoché  quieto  e  fedele,  faceva  ombra  e  paura  a   Giuftino,  e  a  Sofitt 
Augulla  Tua  Moglie.  Vcggafi  Lvagrio  (a),  da  cui  Tappiamo,  che  quj-  (a)  Evagr. 
fio  Imperadorc  fi  diede  alle  delizie  anche  più  ofccne,  e  cominciò  for-  ^-  J-  <^-  '• 
didamcnte  a  vendere  le  cariche  e  gli  ufizj,  e  fino  i  Vefcovaci  a   per-  ^  *• 
fone  indegne.  Fece  anche  morire  Eterio,  &   Addeo^   chiariffirai  Sena- 
tori} ma  con  giufta  condanna,  fé  fu  vero,  che  avcHcro  tramato  contri 
la  di  lui  vita.  Credcfi  ancora  pubblicata  da  lui  in  quell'anno  la  No- 
vella 140.  riferita  nel  Codice  di  Giuitiniano,  in  cui  concede,   che  di 
coraun  confenfo  fi  pofia  fcioglicre  il  Matrimonio  fra  i  Coniugati:  Leg- 
ge contraria  a  gl'infegnaracnti  della  Religione  Cattolica. 

Anno  di  Cristo  dlxvii.  Indizione  xv. 
di  Giovanni  III.  Papa  8. 
di  QiusTiNO  II.  Imperadore  3. 

L'Anno  I.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 

MEtte  il  Padre  Pagi  Gonfole  nel  prefente  anno  Giujììnt  Augufto. 
Si  fonda  egli  ne' Fafti  de'MafFci  Romani,  da  lui  non  veduti, 
ma  citati  dal  Panvinio;  ficcome  ancora  full' autorità  di  Mario  Aventi- 
cenfc,  che  congiugne  col  Confolato  di  Giuftino  V  Indizione  XF.  Cita 
anche  in  fuo  favore  Teofane.  All'incontro  i  Cardinali  Baronio  e  No- 
ris  riferirono  all'anno  precedente  f<56.  il  Confolato  di  Giuftino  Augu- 
fto,  e  la  loro  opinione  fembra  a  me,  che  fia  da  preferire  a  quella  del 
Padre  Pagi.  Corippo  nel  Panegirico  di  Giuftino  Imperadore  ci  fa  fa- 
pere,  ch'egli  appena  falito  fui  Trono,  difle  di  voler  rinovare  k  Di- 
gnità del  Confolato. 

------     rtomenque  negatum 

Ctn/ulibus  C»nful  peji  tempora  cunSia  novabt . 

Perche  dunque,  fecondo  il  folito  de' precedenti  novelli  Impcrado- 
Tì  ,  non  prefe  egli  il  Confolato  nel  primo  di  di  Gennaio  dell'anno  pre- 
cedente, ed  afpcttò  a  prenderlo  un  anno  dopo?  Ne  Mario  Aventicenfe 
difcorda  dal  Baronie,  perchè  nell'anno  fufleguente  alla  morte  di  Giu- 
ftiniano, accaduta  nel  f6f.  rapporta  il  Confolato  di  Giuftino,  e  lo  ftcflb 
Padre  Pagi  confefla,  ch'egli  pospone  un  anno  i  f<itti  d'cflb  Augullo. 
Quanto  a  Teofane,  anch' egli  fembra  convenire  nella  medefima  fen- 
tcnza,  mettendo  l'elezion  di  Giuftino  a  di  14.  di  Novembre,  corren- 
do f  Indizione  XIV.  cominciata  nel  Settembre .  Pofcia  ncU'  anno  ful- 
Tom.  JIL  Fff  fcgutu- 


Era   Volg. 
Anno   567. 


(a)  Marìut 
Aventicenf. 
i»  Chronho. 

(b)  Paalus 
Diaconus 
dt  Cefi. 
Langobard. 
l.  z.  e.  4, 
V  fequ. 


(e)  jignell. 
in  Vita  S. 

Tom.  1,  Rer. 
Italie. 


410  Annali    d'  Italia. 

feguente  feri  ve,  ch'egli  procedette  Confole,  diede  Spettacoli,  e  fparfc 
gran  copia  di  danaro  al  Pubblico.  Io  credo  poi  deci(;i  una  tal  quiftio- 
ne  da  un' Ilcrizione,  che  riferirò  all'anno  ffip.  di  maniera  che  ho  cre- 
duto di  non  poter  qui  per  conto  alcuno  aderire  al  Panvinio  e  al  Pagi . 
Del  redo  da  li  innanzi  gì'  Imperadori  Greci  folevano  eglino  foli  pro- 
cedere Confoli,  e  per  una  volta  fola,  contando^  poi  i  fufleguenti  an- 
ni colla  formola  del  Poft  Confulatum^  finch'eflì  viveano  .   Qiiali  foffero 
i  coftumi  di  Giuftino   Augufto,  l'ho   poco  fa  accennato  .    Aggiungo 
ora,  che  fua  Moglie,  cioè  Sofia y  era  Donna  fuperba,   che   non  con- 
tenta di  voler  anch' ella  comandare  a  i  Popoli,  cercava  anche  la  gloria 
di  comandare  al  xMariro.  Da  quefta  ambiziofa  PrincipeiTa  l'antichifli- 
ma  tradizione  de  gl'Italiani  tiene,  che  procedeffe  la  rovina  della  mi- 
fera  Italia.  Seguitava  Nurfete  Patrizio  a  governar  quefto  Regno,  fa- 
cendo in  effo  fiorir  la  pace.  Per  attellato  di   Mario   Avencicenfc  W 
egli  avea  lodevolmente  fatto  riforgere  Milano  con  varie  altre  Città  di- 
ftrutte  da  i  Goti.  Ultimamente  ad  iftanza  di  Papa   Giovanni  gli  era 
riufcito  di  aver  nelle  mani  Fitale  Vefcovo  di  Aitino  (^),   uno  de  gli 
Scismatici,  che  fuggito  a  Magonza  Città  fignoreggiata  allora  da  i  Re 
de' Franchi,  s'era  quivi  per  molti  anni  trattenuto.    Il  rilegò  in  Sici- 
lia, affinchè  non  nudriflc  nel  fuo  Popolo  la  disubbidienza  alla  fanta 
Sede.  Ora  Narfete  aveva  accumulate  immenfe  ricchezze  in  fedici  an- 
ni del  fuo  governo  d'Italia  .  Quefte  gli  faceano  guerra,  perchè  trop- 
po efpofte  all'invidia  de  gì'  Italiani,  e   fors* anche   perchè  non   tutte 
giuftamente  acquiftatc.  Però  in  queft'anno  egli   fu   richiamato  a  Co- 
ftantinopoH,  per  dargli  un  SuccefTore.  Tertio  Jnno  Juftini  minoris  Im- 
peratoris  Narjis  Patriciiis  de  Ravenna  evocitatus  efi  :  kn  parole  d'Agnel- 
lo (0,  che  circa  l'anno  850.  fcrivea  le  Vite  de  gli   Arcivefcovi  di 
Ravenna.  Attefla  anch' egli  i  tefori  raunati  da  Narlete  con  foggiugne- 
re  :  Egrefus  eji  cum  divitiis  omnibus  Italia ,  6?  fuit  Re^or  XFl.  annis . 
Anche  Mario  Aventicenfe  mette  la  chiamata  di  Narfete,  ma  all'anno 
feguente  . 

Paolo  Diacono  ci  fa  fapere,  onde  venifTe  la  fpinta  data  a  Nar- 
fete, con  dire,  che  avendo  egli  ammaffate  tante  ricchezze,  raoffi  da 
invidia  i  Romani  fcrilfero  a  Giuftino  Augufto,  e  a  Sofia  fua  Moglie, 
fapprefentando  d'effere  sì  maltrattati  ed  oppreftl  da  Narfete,  che  me- 
glio ftavano  fotto  i  Goti,  che  fotto  di  lui.  Perciò  pregavano  l'Im- 
peradore  di  liberarli  da  quefto  cattivo  Miniftro,  altrimenti  minacciava- 
no di  cercarfi  altro  Padrone.  Montò  in  collera  Giuftino  all'avvifodi 
quefti  lamenti,  e  fubito  deftinò,  o  pure  fpedi  in  Italia  Longino y  ac- 
ciocché ne  afTumefte  il  governo,  con  richiamar  Narfete  in  Oriente  . 
Ma  Narfete  informato  ai  quanto  da  Roma  era  ftato  fcritto  alla  Corte 
centra  di  lui,  e  dello  fdegno  dell' Imperndofe,  fi  levò  bensì  di  Roma, 
e  andoftcnc  a  Napoli;  ma  non  fi  attentò  di  profeguire  il  viaggio  alla 
volta  di  Coftantinopoli.  E  tanto  più  perchè  o  Sofia  Augufta  gli  avea 
fatto  intendere,  cfTere  oramai  tempo,  che  un  Eunuco  par  fuo  andafte 
a  filar  nel  ferraglie  delle  Donne  in  CoftantiaopoUi   0  pure   efiendo 

fcap- 


Annali     d'  Italia.  41  t 

fcappate  quefte  parole  di  bocca  ad  efTa   Augufta,  furono  effe  riferite  Era  Volg. 
a  Narfete.  Dicono,  aver  egli  rifpolto:  Saprò  ben  io  ordire  una  tela  sì  Ann 0567. 
fatta ,  che  in  fiia  'vita  non  potrà  e£a   Imperatrice  giammai  fvìlupparla  0 
disfarla.  E  ch'egli  pofcia  fcgretamcnte  inviafle  meflì  a  configliare  yll- 
boino  Re  de' Longobardi,  che  abbandonato  il  povero  paefe  della  Pan- 
nonia,  venifle  nel  ricco  ed  abbondante  d'Italia.  Era  egli  fuo  amico. 
€  s'era  fcrvito  delle  lue   truppe  per  diftruggere  il   Regno  de' Goti . 
Ora  Anaftaflo  Bibliotecario  i.<i)  conferma  anch' egli  il  ricorfo  fatto  da  i  (a>)  Anafiaf. 
Romani  alla  Corte,  e  l'andata  fua  a  Napoli,  e  l'invito  mandato  a  i  BìhUotlm. 
Longobardi  j   foggiugncndo  appreflb  ,  che  Papa   Giovanni  frcttolofa-  '"  ^'.'-  J'- 
mente  pafsò  a  Napoli,  per  pregare  Narfete,  che  volefie  tornarfene  a    """"  '"' 
Roma.  Rifpofe  egli:  Che  rnale  ho  io  mai  fatto  a  i  Romani?  ditemelo^ 
0  fantijjtmo  Papa .  Mia  intenzione  è  di  andare  alla   Corte  per  giuf.ificar- 
mi ,  e  far  conofcere  a  tutti ,  s""  io  abbia  fatto  loro  del  bene  0  del  male .  Pa- 
pa Giovanni,  pik  tojìo  v'^indrò  io.,  gli  replicò j  e  tanto  diffe,   che   il 
fece  ritornare  a  Roma,  dove  da  lì  a  non  molto  tempo  terminò  i  fuoi- 
giorni .  11  corpo  fuo  chiufo  in  una  calTa  di  piombo  con  tutte  le  fue 
ricchezze  fu  inviato  a  Collantinopoli.   Anche  Agnello  Ravennate  (^  ('')  ^S"ill- 
lafciò  fcritto,  che  Narfete  arrivò  al  fin  di  fua  vita  in  Roma  in  età  di  '"rì^senioriT 
novantacinqne  anni.  Fu  mcfia  indubbio  dal  Cardinal  Baronio  la  morte  Tcm.i.Rcr. 
di  Narfete  in  Roma,  quafi  che  Gregorio  Turonenfe  avefle  fcritto  (0,  •''"''<;• 
ch'egli  andò  a  Coftantinopoli,  e  nafcofe  in  una  cifterna  tutti  i  fuoi  W  Gre^or. 
tefori,  fcopcrti  poi  fotto  Tiberio  Auguilo  fucceflbre  di  Giuftino  :   il  iìl''"'r^"J" 
che  non  luffilte.  L'Autore  della  Milcella  ('0,  e  Paolo  Diacono,  che  (dj  ùifior.  ' 
prefero  quella  favola  da  eflb  Gregorio,  anch' effi  accennano,  che  non  Mifcdla 
già  in  Coftantinopoli,  ma  in  una  Città  d'Italia  Narfete  fcppelli  que'  ''*•  '^• 
tefori.  Aggiugne  il  Cardinale  fuddetto,  che  Corippo  (0  ci  fa  vedere  («)  Corìi,- 
Narfcte  in  Coftantinopoli  piìi  che  mai  in  grazia  dell'  Imperadore.  Anzi  f"'  '^'^'"*' 
di  qui  egli  credette  di  poter  dedurre,  che  non  fuftìfta  la  voce  fparfa  J  "j  •^'*^'' 
del  tradimento  ordito,  con  chiamare  in  Italia  i  Longobardi.  Ma  il  Pa- 
dre Pagi  ha  eruditamente  oftervato,  elTcre  differente  da  Narfite  Pitri- 
zio  e  Governatore  d'Italia  quel  Narfete^  di  cui  fece  menzione  Corip- 
po. E  giudica   poi  fondata  abbaftanza  l'opinione  del  tradimento  di 
Narfete  Patrizio,  da  che  ne  fa  menzione  znche  Mellito,  Autore  Spa- 
gnuolo,  che  fecondo  lui  terminò  nell'anno  614.  una  Cronichetta,  che 
lì  conferva  manufcritta  in  Parigi.   Per  altro  ogni  disgrazia  vuol  qual- 
che cagione;  e  nelle  grandi  fpczialmente  il  Popolo  e  facile  a  figurarfi 
per  vero  quello,  che  taluno  comincia  a  dire.   Non  s'ha  certo  da  du- 
bitare de  i  paffi  fatti  dal  Senato  Romano  contra  di  Narfete.  Anaftafio 
ne  parla  con  circoftanze  pregnanti  di  verità.  Giufte  confeguenze  fono 
dipoi  la  collera  dell' Imperadore,  e  dello  ileflo  Narfete.    Ma  ch'egli 
giugnefic  anche  a  tanta  iniquità  d'invitare  i  Barbari  in   Italia,  non  è 
già  evidente.  Senza  che  Narfete  facefle  lor  i'apcre,  che    buon  paefc 
lofic  l'Italia,  l'avevano  eflj   miparato  a  conofcere  di  vifta,  allorché 
l'aiutarono  a  disfare  Totila  Re  de' Goti.  Era  tuttavia  in  vigore  la  me- 
moria di  quanto  avevano  operato  Odoacre,  e  Tcoderico.  Ed  oltre  a 

Fffi  ciò 


412,  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  ciò  la  voce  fparfa,  che  finiva  il  governo  di  Narfete  ,  valente   Genc- 
ANN0567.  j.jj]g^  g  (,{,g  1^  pef^-e  jygg  f^jjj   terribile  ftrage  in  Italia,  potè  fommi- 
nidrare  un  fufficiente  motivo  al  Re  Jlboino  di  applicarli  alla  conqui- 
fta  di  queftc  contrade.  Finalmente  l'eflere  Narfete  ad  iftanza  di  Papa 
Giovanni  ritornato  a  Roma,  non  ben  s'accorda  col   (upporlo   richia- 
mato alla  Corte,  né  colla  pronta  fpedizione  del  fuccerfòre  Longmo, 
che  forfè  non  gli  fu  deftinuta  ed  inviato,  fc  non  dappoiché  s'intefe  la 
morte  d'cflo  Narfete,  accaduta  non  molto  dopo,  e  però  probabilmen- 
te prima  che  terminafle  l'anno  prcfente.  In  eflo  anno  ancora  per  at- 
Im  'oialo'    ^^ft^^°  ^'  San  Gregorio  Magno  (a),  che  dà  per  teftimonj  i  fuoi  occhi , 
iìb.  3.  e.  38.  furono  vedute  in  aria  figure  infocate,  rapprcfcntanti   fchiere  d'armati 
V  Homtl.  I.  dalla  parte  del  Settentrione,  creduti  prcludj  tutti  delle  incredibili  ca- 
in  Evangtl.  |amità ,  chc  fopravcnnero  all'Italia:  il  che  io  rapporto  iftoricamente  , 
lafciando  la  libertà  ad  ognuno  di  credere  immaginazioni,  e  non   cifre 
(h)  Agnell.  dell'avvenire  que'fegni,  o  fia  quegli  effetti  naturali  dell'  aria.   Ne  fa 
in  Vita  s.      menzione  anche  Paolo  Diacono.  È  l'antico  Storico  Ravennate  Agnd- 
Agnelii         lo  (è)  aggiugne,  che  la  Città  di  Fano,  e  il  Caftcllo  di  Cefena  fura- 
no confuniati  dalle  fiamme  colla  morte  di  molte  perfonc . 


Ttm.   1. 
Rer.  Italie. 


Anno  di  Cristo  dlxviii.  Indizione    i. 
di  Giovanni  III.  Papa  9. 
di  Giustino  II.  Imperadore  4. 

L'Anno  II.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 


P 


»Er  quanto  ho  notato  nel  mio  Tefero  nuovo  delle  vecchie  Ifcrizioni, 
fui  fine  de' Farti  Confolari  non  pare  mal  fondata  l'opinione  del 
Cardinal  Baronio,  da  cui  fu  creduto,  che  in  queft' Anno  Giuftim  Au- 
gufto  proccdefle  Confole  la  feconda  volta  ,  benché  il  Padre  Pagi  vi  ripu- 
(c>  Maffet  gfjj  j,  tutto  potere.  Il  Marchefe  Scipione  MafFei  (0  nella  fua  Storia  Di- 
Jlomatic»'  plotnatica  pubblicò  uno  Strumento  fatto  in  Ravenna  Imp.  D.  N.  Ju- 
fug.  loj.  fiin»  P.P.  Auguflo.,  Anno  feptìmo.,  £3*  poji  Confulatum  ejus  fecundo  Anna 
quarto^  fub  die  tertio  Nenarum  J  untar  um.,  IndiSlione  quarta.  Qui  v'ha 
dell'imbroglio,  e  ficcome  olTervò  eflo  Marchefe,  non  farà  rtata  ben' 
avvertita  l'Indizione,  perchè  V  Ann»  fettimo  di  Giurtino  II.  cominciò 
nel  Novembre  dell'Anno  f/i.  laonde  cade  quefto  Strumento  nel  dì 
^.  di  Giugno  dell'Anno  fji.  in  cui  correva  V Indizione  quinta.  Però 
fembra,  che  di  qui  abbiamo  il  Confolato  fecondo  d'cflo  Augurto  .  Ma 
perciocché  fu  piìi  in  ufo  di  contar  gli  Anni  dal  fuo  primo  Confolato, 
però  anch'io  uferò  lo  ftilc  medefimo.  Ed  ecco  che  fiam  giunti  ad 
uno  de' più  funefti  Anni,  che  s'abbia  mai  provato  l'Italia,  perché  fe- 
condo Paolo  Diacono,  e  giurta  il  più  comun  parere  de  gli  Eruditi, 
in  eflo  venne  Alboino  Re  àc'  Longobardi  a  mettere  e  a  fiflare  con  fuc 

gen- 


Annali    d'  Italia.  413 

genti  il  piede  in  Italia,  con  farla  divenire  teatro  di    lunghe   e   dcplo-  Era  Volg. 
rabili  Tragedie.  Dappoiché  era  riufcito  ad   Alboino  di  Sconfiggere  la  Ann 0568. 
poflente  Nazione  de'Gcpidi,   dovette   crefcere   l'orgoglio   fuo,   e   la 
pcrfuafione,  che  tutto  dovcfte  cedere  alla  forra  dell'armi   Tue.    Vero 
e,  ch'egli  polfedeva  un  valUflìmo  tratto  di  paefe,  cioè   la   Pannonia, 
e  il  Norico^  fc  pur  tutte  erano  in  fuo  potere,   Provincie,   che   allora 
abbracciavano  la  maggior  parte  dell'Ungheria,   l' Auftria  di   qua   dal 
Diinubio,  la  Stiria,  la  Carintia,  la  Carniola,  il  Tirolo,  e  forfè  qual- 
che parte  della  Baviera,  ne' quali  paefi  per  quarantadue  Anni  la   Na<- 
zion  de' Longobardi  era  abitata,  dappoiché  il  Re   Auioìno  ve  l' intro- 
duce, e  vi  fi  (labili  per  conceflìone  di  Giuftiniano  Augufto.  Tuttavia 
riputando  Alboino,  e  con  ragione,  miglior  paefe  l'Italia,  a  cui  fi  av- 
vicinavano i  fuoi  Stati,  determinò  di  abbandonare  affatto  la  Pannonia, 
rifoluto  d' acquietare  quell'altro  piti  felice  Regno.  Talmente  fi  tenne 
egli  in  pugno  un  tal  conquido,  che  fuU'efempio  di  Teoderico  Re  de' 
Goti ,  determinò  di  condur  feco  non  folamente  gli  Uomini  atti  all'ar- 
mi, ma  le  Donne  ancora,  i  Vecchi,  e  i  Fanciulli,  in  una  parola  tutta 
la  fchiatta  de' Longobardi  :  dell'antica  origine  Germanica   de' quali  ha 
trattato  il  Cluverio  nella  fua  Germania,  ed  io  ancora  nella  Parte  Pri- 
ma delle  Antichità  Eftenfi.  Attefe  egli  adunque  nel  precedente  Anno 
a  preparar  così  grande  imprefa,  ne  contento  delle  fole  fue  forze,  in- 
vitò ad  unirfi  feco  i  Saffoni  fuoi  vecchi  amici .  W  Più  di  venti   mila  (a)  fauIuì 
combattenti  trafTe  egli  dalla  Saflbnià,  ed  ancor   quelli    menarono   con  ^"""a' 
feco  tutte  le  lor  Mogli  e  Figliuoli,  di   maniera   che   redo   fpopolato  l^ngibard. 
un  tratto  di  quel  pacìe,  e  Sigeberto  Re  d' Auftrafia  prefc  poi  il  ripie-  i.%.c.6. 
go,  per  ripopolarlo,  d'inviare  in  que'  fiti  un  buon  numero  di  Fami- 
glie, cavate  dalla  Svevia.  Divulgatafi  in  oltre  la   fpcdizione    meditata 
da  Alboino  verfo  l'Italia,  vi  concorfe  un'altra  moltitudine  di  perfone 
di  varj  paefi.  Ed  è  certo  (b)  (fon  parole  del  fuddetto    Paolo   Diacono  (b)  id.  ih. 
volgarizzate)  che  Jlbtino  venendo  in  Italia^  feco  conduce  molti  di  diverfe  taf-  »6. 
Nazioni^  che  egli^  ed  altri  de  i    Re   barbari  aveano  prefi^   come   Gepidi^ 
Bulgari,  Sarmati,  Pannonj,  Soavi  (cioè  Svevi)  Noria,  ed  altre  ftmili 
genti ,  /■  nomi  de'  quali  tuttavia  durano  nelle  Fille  d' Italia ,  dove  effi  abi- 
tano.  La  fperanza  del  guadagno  mife  in  moto  tutti  colloro.  E  ficco- 
me  avvertii  nelle  mie  Antichità  Italiche  (f),  porto  io  opinione,    che  W  -l»"?^- 
da  i  Bavari,   anticamente  appellati   Bajoarii,   prendeflc   il   nome  una  j),jrgrt.  i. 
Villa  del  Modcnefe,  chiamata  oggidì  Bazovara,  e  ne' Secoli  addietro 
Bajoaria,  allorché  cita  aveva  un  forte  Ciftello.  Fors' anche  Carpi,  Città 
del  Ducato  di  Modena ,  da  i  Popoli  Carpi  dee  riconofcere  la  fua  de- 
nominazione.  Così  nel  territorio  di   Milano,  per  atteftato  di  Gualvano 
Fiamma  (^,  fu  rinomato  il  Contado  di  Buri^aria,  che  a  mio  credere  ijn  g^^/^^. 
prefe  la  denominazione  da  i  Bulgari  ivi  abitanti .   E  forfè  la  bella  Terra  „,^,  j, 
di  Soave  nel  Veroncfe  rrafie    il    fuo   nome   da    i    Svevi,   Popolo   della  Tlamm» 
Germania,  molti  de' quali  calarono  in  Italia  con  Alboino.   Da  gì' Ita-  Ma»ifnl. 
Ii2iu  la  6'wi;/^  era  ne' vecchi  tempi  appellata  Soavia,  come  fi  può  ve-  '^'r' jl^i^^' 
derc  nelle  Storie  di  Giovanni   Villani,  e  preffo  altri   Autori.  E    Sua-  j,^.  'xi'. 
"jia  fi  legge  ancora  ne' celti  più  amichi  di  Paolo  Diacono.  Ora 


Er*  Volg. 
Anno    508. 


(a)  Marìus 
Aventicen- 
ìs  in  Chron. 


fi 


(b)  Hiftor. 
Mifcdla 
lib.   16. 
in  fine . 


(e)  S'igon. 
de  Regn. 
Ital'u  l.  I. 


(d)  Bachì- 
nius  in  No- 
tis  ad  A- 
gnetlum 
Tom.  l. 
Rtr.   Italie, 

(e)  Saxius 
in  Notis  ad 
Sigonium 

de  Regno 
Italu . 


(  f  )  Paulus 

Diaconiis 
de  Ge!i. 
Langoiard. 
l.  I.  caf.  4. 


(g)  Paulus 
DìacoriUi 
de  Geft. 
I.angohard. 
Uh.    2.  c.  7 


4x4  Annali    d'  Italia 

Ora  l'autorità  d'eflb  Paolo  Diacono^  Figliuolo   di    Varnefrido, 
che  con  chiare  note  Cronologiche  difegna  il   prefente    Anno    f68.  pel 
primo  dell'entrata  de' Longobardi  in  Italia,  avvalorata  anche  da   altre 
pruove,  è  feguitata  du  i  più  faggi  Letterati  de'noltri  tempi.  Che  fé 
Mario  Avcnticenfe  («) ,  Autore   piìi    antico,   la  mette   nell'Anno  fe- 
guente  (il  che  ballò  ad  alcuni   per  abbandonar   qui    Paolo    Diacono) 
non  dee  già  muovere  noi  altri,  da  che   fi   vede,   che   per  errore   de' 
Copifti  nella  fua  Storia  fono  polticipati   d'un   Anno   gli   avvenimenti 
di  quelli   tempi.    Merita  bensì    riflcffione   rio,   che    troviamo   fcritto 
dall'Autore  della  Mifcella  {h)  .  Hujus  Imperatorìs  (dice   egli    parlando 
di  Giurino  li.)  Anno  undccimo  (fcnza  fallo  qui  v'ha  sbaglio)  qui  efl  Jnnus 
Divin<e  Incarnationis  DLXFIII.  indiclione  prima ,  in  ipf.s  Calendis  yjprilis 
egrejjì funi  Longobardi  de  Pannonia.  Finqui  va  bene,  perchè  fon  parole 
prele  da  Paolo  Diacono.  Seguita  a  dire:  Et fecunda  IndiElione  cwpere pr^e- 
dari .  Tertia  vero  Indiclione  dominari  cwperunt  in  Italia  .  Il  Sigonio  {e)  chia- 
riflimo  Scrittor  Modcnefe,  feguendo  quelto  Autore,  hadillinta  1'  Epoca 
dell'entrata  de  i  Longobardi  in  Italia  da  quella  del  principio  del  Regno 
Italico  di  Alboino.  Fu  riprefo  per  quello  da  Camillo   Pellegrino,  e  dal 
Padre  Pagij  ma  due  Letterati  di  buon  pollo,  cioè   il    Padre   Abbate 
Don  Benedetto  Bacchini  (^),  e  il  Dottor  Giufeppe  Safll   (0   Biblio- 
tecario dell' Ambrofiana,  hanno  egregiamente  difefa  la  fentenza  del  Si- 
gonio.  Né  dal  teflo  fuddetto  fi  dee  dedurre,  che   i   Longobardi   im- 
piegaffero  tutto  quell' Anno  in  venir  dalla  Pannonia,  né  che  fi  Itefièro 
colle  mani  alla  cintola,  giunti  che  furono  in  Italia.  Fece  Alboino  molto 
ben  delle  conquifte  nel  prefente  Anno,  altre  nel  fufleguente,  ma  non 
tali,  che   credefle  di   poterfi  dire    Padrone  d'Italia.    Ciò   folamente, 
ficcome   vedremo  ,    fuccedeite    nell'  Anno    f70.    Venendo    adunque 
alla    feroce    Nazione    de'  Longobardi ,,    Paolo    Diacono    la    vuol  così 
nominata,  per  la  lunghezza  delle  Burbe,  che  portavano,  perche  dice 
egli  (/),  Lang  nella  loro  lingua  ftgnifica  Lungo.,  e  Baert    Barba.    Vien 
riprovata  quella  opinione  da  alcuni,  che  li  credono  chiamati  così  per 
le  Alle  lunghe,  o  pel  Paefe,  dove  abitavano}  ma  il  Cluvcrio,  il  Gro- 
zio,  ed  altri  aderifcono  a  Paolo.  Nelle  più  antiche  memorie  portano 
il  nome  di  Langobardi y  come  fi  può  vedere  preflo  Strabone,  Tacito, 
Tolomeo,  e  Procopio.  Leggefi   parimente  così  ne'tefti   più   antichi 
di  Paolo  Diacono,  e  ne  i  Diplomi  de  i  Re  Longobardi,  e  de  i  pri- 
mi Imperadori  Franchi .  Preflo  i  fufleguenti  Scrittori  s' incontrano  più 
fpeflb  col  nome  di  Longobardi .  Tuttavia  ficcome  oflervai  nelle  Anti- 
chità Italiche,  ho  io  trovato  Marmi  del  Secolo  Ottavo,  ne' quali  chia- 
ramente Longobardi  ancora  fi    veggono  appellati .   Ora   il  Re   Alboins 
con  tutta  quella  Nazione,  uomini,  donne,  vecchi,  e  fanciulli,  e  colle 
loro  fupellcttili,  fecondochc  fcrive  il  fuddetto  Paolo  {g)  ufà  della  Pan- 
nonia ^  correndo  r  Indizione  prima .,  ne  ir  Anno  di   Crijlo  yóS.   nel  dì  dopo 
la  Pafqua^  la  qual  cadde  tiueW Anno  nel  dì  primo  d' Aprile;   e  s'inviò 
alla  volta  d'Italia.  Non  dice,  ch'egli  in  quel  dì  entralTe  in   Italia, 
dice,  che  ufcì  della  Pannonia.  Cedette  a  gli  Avari,  o  fia  a  gli  Unni 

Tar- 


Annali    d'  Italia.  415" 

Tartari,  la  Pannonia  fuddetta  con  patto,  fé  gli  fofle  occorfo  il  bifo-  Era  Volg. 
gno,  di  poter  ritornare  in  quelle  contrade:  patto  ben  difficile  ad  atte-  ANN0568. 
nerfi,  troppo  grande  effendo  l'incanto  di   chi   poffiede   per   qualfivo- 
glia  titolo  gli  Stati  altrui.  S'egli  abbandonafie  anche  tutto  il  Norìco, 
non  è  pervenuto  a  noflra  notizia.  Leggefi  preflo  lo  ftefTo  Paolo  Dia- 
cono (rt),  che  Tafone  e  Caccone  Duchi  del  Friuli  poflederono  il    paefe  W  ^^"^ 
di  C///«,  abitato  allora  dagli  Sciavi  j  e  però  fembrano  (lati   pofleflori   '  ^'  ^' ^'^' 
anche  della  Carniola.  Abbiamo  all'incontro  dal  medefimo  Storico  W  (b)  idem 
più  fotto,  che  gli  Sciavi  dominarono  nella  Carintia  .  Sicché  almen  poco  lil/.  j.  e.  12. 
fi  dovette  fendere  nella  Germania  da  lì  innanzi   la   fignoria  de'  Lon- 
gobardi .  Giunto  Alboino  con  quel  gran  feguito  a  i   confini  dell'  Ita- 
lia, fall  fopra  un  alto  Monte  di  que' luoghi  per  vagheggiare  fin  dove 
potea  il  bel  paefe,  ch'egli  già  contava  per  fuo .    Era   fama  a'  tempi 
di  Paolo  Diacono,  che  da  li  innanzi  quel    Monte   prendeffe   il   nome 
di  Mente  del  Re^  o  fia  Monreale .  Allo  ftrepitofo  avvicinamento  di  quello 
gran  temporale,  Paolino  Arcivefcovo  Scifmatico  di  Aquileia  fi   ritirò 
neirifola  di  Grado  con  tutto  il   teforo   della  fua   Chiefa:    Ifola,  che 
col  tempo  giunfe  a  far  guerra  alla  ftefia  Chiefa  d' Aquileia .  Non  tro- 
vando Alboino  oftacolo  alcuno  alla  fua  entrata  in  Italia,  s'impadronì 
della  Città  del  Foro  di  Giulio^  capo  allora  della  Provincia,  che  da  effa 
Città  prefe  dipoi  il  nome  di  Friuliy  e  chiamata  oggidì  Cividal  di  Friuli . 
Pensò  torto  a  mettere  un  Governatore  col  titolo  di  Duca  in  quel  pae- 
fe, ed  clefle  Gifolfo  fuo  Nipote,  che  gli  ferviva  in  grado  di  Cavalle- 
rizzo Maggiore.  Eidem  Strator  erat,  dice  Paolo,  quem  Lingua  preprint 
Alarpahis  appellane r'tion  primi  Accettò  quelli  il  governo,  che  Alboino 
gli  avefle  accordato   molte  nobili  Famiglie  di   Longobardi,  acciochc 
abitaflero  in  quel  paefe.  Gli  dimandò  ancora  alcune  razze  di  generofe 
Cavalle,  e  le  ottenne.  Paolo  Diacono,  il  cui    Bifavnjo,   o   Trifavolo 
venne  con  Alboino,  e  piantò  cafa  in  effa  Città  del  Friuli,  è  diligen- 
tiflìmo  nel  progreflb  della  Storia  in  raccontare  i  fatti   di   queito   Du- 
cato, che  fu  il  primo  ad  eflere  iftituito  dal  Re  Alboino. 

Allorché  arrivò   Tefercito  Longobardo  al  Fiume   Piave,  Felice- 
Vefcovo  di  Trivigi  coraggiofamente  fi  prefentò  ad  Alboino,  con  rac- 
comandargli il  Popolo  della  fua  Città,  e  i  beni  della  tua  Chiefa.  Or- 
dinò tofto  il  Re  con  molta  cortefia,  che  gli  foffe   fpedito  un  Diplo- 
ma di  confermazione  di  tutto  quanto  pofl'cdeva  la   Chiefa  Trivifana. 
Intanto  Longino  Patrizio  fpedito  dall' Imperador   Giuftino,  con    titolo 
di  E/arco  d' Italia,  verifìmilmente  era  giunto  a  Ravenna,  dove  filsò  il 
fuo  foggiorno  per  eflere  piìi  alla  portata  di  opporli  al  torrente,  che  ve- 
niva ad  inondare  l'Italia.  Non  fi  fa,  ch'egli  conducefle  feco  rinforzo 
alcuno  di  mifizie.  Quelle  poche,  ch'egli  trovò  qui,  le  comparti  nelle  W  -ugnili. 
Città  più  forti  i  e  dicdefi  per  quanto  fi  può  credere  a  far  di  grandi  '"g^;'/'- ^"'^' 
irtanze  a  Giuflino  Augulto  per  aver  de  i  loccorfi  .  Solamente  fappiamo  Tom.z. 
da  Agnello  Ravennate  (f),  ch'egli  fortificò  Ce/area  con  cignerla  di  pa-  Rer.  Italie. 
li:  f'gg'di  diciamo  Paiixzare.  Era  quella  Cefarea,  fecondoché  avvertì  ('5}  ««*««» 
Girolamo  Rolli  {d)  un  Borj^o  fuori  di  Ravenna  a  guila  di  Città,  pollo  "è)t„^X\ 

fra 


I 


«aj).  19. 


41^  Annali    d'  Italia. 

Ex*  Volg.  fra  cfla  Ravenna  e  Claffc .  Giordano  Storico  {a)  fcrive  appunto  così: 
Anno  568.  'fritto  Urbs  ìpfa  (Ravenna)  vocabulogloriatur^trigeminaquepofttitne  exul- 
(a)  Jtrdan.  ^^^ .  j^^j} ^  prima  Ravenna^  ultima  Claffis,  media  Cafarea .  Vennero  po- 
**  ■  "■  fcia  pacificamente  in  potere  de' Longobardi  Ficenza^  Ferona,  e  gli  altri 
Luoghi  della  Provincia  della  Venezia,  a  rilerva  di  Padova  t  di  Montejelice^ 
che  gucrnite  di  fufficiente  prefidio  fi  milero  alla  difefa.  Quelte  fortezze 
arredarono  i  pafTì  di  Alboino,  e  tanto  più  perchè  eflendo  i  luoi  fcorfi  fin 
fotta  Mantova^  troraroao  che  anche  quella  Città  s'era  accinta  a  far  te- 
fta.  Pertanto  determinò  di  non  procedere  più  oltre,  e  di  prendere  il 
quartiere  del  verno  in  quella  Provincia  per  vedere,  fc  gli  riufciffe  con 
bloccare  in  quel  tempo  elfe  Città  refiltenti,  di  forzarle  alla  rcfa.  Rac- 
conta il  fopracitato  Agnello,  che  Pietro  Seniore  Aiciveicovo  di  Ra- 
venna Secunda  Indizione  confecratus  efi  Ronae  abfque  jejunio^  XVII.  Ka- 
Undas  OSlobris .  Soggiugne  apprcffo:  Eo  Anno  occupata.  Fenetia  a  Lan- 
gobardis  efl  i^  invafa ,  abfque  bello  e x pulfi  funt  :  ior{c  potiti  funt .  (*)  Neil* 
anno  prefcnte  V  Indizione  Seconda  commcio  a  correre  nel  Settembre; 
e  però  non  più  che  la  Provincia  della  Venezia  conquiftarono  in  queft' 
anno  i  Longobardi,  e  fenza  contralto.  Nota  in  fine  Paolo  Diacono, 
che  ne' primi  Mcfi  dell'anno  prefentc  cadde  tanta  neve  nelle  pianure 
d'Italia,  quanta  ne  luol  venire  ne'più  alti  luoghi  dell' Alpi,  e  che  ciò 
non  oftante  s'ebbe  poi  tanta  abbondanza  di  raccolto,  che  non  v''era 
memoria  d'altra  fimilc. 

Anno  di  Cristo  dlxix.  Indizione  ii« 
di  Giovanni  JII.  Papa    io. 
di  Giustino  11.   Imperadore  j. 
di  Alboino  Re  i . 

L'Anno  III.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 

Appartiene  all'  anno  prefente  un'  licrizione   fcoperta  in   Capua   nel 
dì  f.  di  Novembre  dell'anno  ió8p.  nel  giardino  de' Padri  di  San 
Pietro  <i' Alcantara  dei  Moniftcro  di  San  Bonaventura. 

HIC  REQVIESCIT  IN  SOMNO  PACIS 
IVSTINA  ABBATISSA  FVNDATRIX 
SANCTI  LOCI  HVIVS  QV^  VIXIT 
PLVS  MINVS  ANNOS  LXXXV.  DEPOSITA 
SVB  DIE  KALENDARVM  NOVEMBRI VM 
IMP.  D.  N.  N.  IVSTINO  P.  P.  AVO. 
>NN.  IM.  P.  C.  EIVSDEM  INDICTIONE  TERTIA. 

Nei 

(*}  Ih  queir  anno  ia  Venezia  occupata  fu  ed  invafa  da  i  Longobardi-,  /#»- 
\  za  guerra  furono  difcacciati  :  forfè  Ji  ne  impadronirono . 


AnWali    d'  Italia.  417 

Nel  Settembre  di  queft'anno  cominciò  a  correre  V Indizione  IH.  Era  Voi». 
e  per  confcguenza  nel  Novembre  fuileguente  fu  pofta  quefta  Ifcrizio-  Anno  ffp. 
ne.  Ora  dicendofi  ivi,  che  quell'anno  é  il    Terzo  dopo  il  Confolato  di 
Giufiino  Aiigufio ^  neceffariaracnte  il  Confolato  llefTo  fecondo   l'ufo   de 
gli  anc:chi  s'ha  da  mettere  nell'Anno  f66.  come  immaginò  il  Cardi- 
nal Baronio,  e  non  già  nell'anno  ^6-j.  come  pretefe  il  Padre  Pagi.  Di 
qui  ancora  impariamo,  come  già  s'erano   introdotti  in   Italia  i  Moni- 
(teri  delle  facre  Vergini,  e  che  aveano  le  loro  Badefle  fotta  la  Regola 
di  San  Benedetto.  Di  quello  Moniltero  non  ebbe  notizia  il  Padre  Ma- 
bilione.  Venendo  ora  a  i   fatti  d'Italia,  dico  con  difpiaccre,  che  non 
abbiamo  un  filo  ficuro  per  ben  dillinguere  i  tempi  dell'Imperio   de  i 
Longobardi  in  Italia,  perchè  Paolo  Diacono  né  pur  egli  l'ebbe,  &:  a 
lui  parimente  mancarono  molte  notizie  di  quelli  tempi.  Tuttavia  ben- 
ché il  Sigonio  difFerifca  fino  all'anno  prcfente  la  conquida  della  Pro- 
vincia Venera,  a  me  nulladiraeno  é  fembrato  più  probabile,  per  le  ragioni 
addotte,  che  s'abbia  efla  a  riferire  all'anno  precedente  .  Nel  prcfente  at- 
cefe  a  mio  credere  il  barbaro  Re  a  tor  di  mezzo  l'impedimento  a  i  fuot 
paflt  à\Ma'ntov!i .  Non  ne  parla  il  fuddetto  Storico}  ma  andando  innanzi 
fcorgcremo,  che  quella  Città  venne  in  fuo   potere,   e   verifimilmente 
in  quell'anno  al  contrario  di  Cremona^   che  fi  follenne.  Trento  ancora 
colla  fua  Provincia  o  in  quello,  o  nel  precedente,  fi  fottomife  all'ar- 
mi de'L.)ngrbardi,  e  la  llefla  difavventura  provarono  le  Città  di  .Src- 
fcia  e  di  Bergamo ,  fenza  apparire,  fé  la  forza  dell'armi,  o  il   fojo   ti- 
more le  inducefle  ad  aprire  le  porte.  Altrettanto  é  da  dire  ài  Milano. 
Sappiamo  folamente  di  certo,  atteftandolo  Paolo  Diacono  («),  che  Al-  (a)  Pauius 
beino  entrò  in  quella  Città  (già  rimefia  in  piedi  per  cura  di  Narfete)  '^"'q"^' 
nel  di  3.  di  Scitembre,  TidiBione  ingrediente  Tertia^  e  per  confcguen-  langobard, 
te  nel  prcl'ente  anno  ^69.  in  cui  nel  dì  primo  di  cflb  Mefe  comincia-  /.  1.  e.  25-, 
va  a  correre  V Indizione  Terza.  Dal  conquifto  di  quella  nobil  Città  vo 
io  conghietturando,  che  Paolo  Diacono  cominciafle  a  numerar  gli  an- 
ni del  Regno  di  Alboino.  Ora  Onorato  Arcivefcovo  di  elTa  Città,  o 
prima  che  v'entraflero  i  Longobardi,  o  d-ippoiché  vi  furono  entrati, 
le  ne  fuggì  a  Genova.  Non  c'è  fufficiente  autorità  per  credere,  ch'e- 
gli dopo  aver  configliata  la  refa  della  Città,  oppreflb  dal  dolore  di  ve- 
derla lacchcggiata  contro  i  patti,  fc  ne  parriflé,  come  ha  creduto  ta- 
luno. Landolfo  Seniore  (^0  Storico  Milanefe  del  Secolo  Undecimo  de-  (b)  tandui^ 
fcrive  quello  faccheggio  con  tanti  anacronilmi  e  fpropofiti,  che  né  pur  t'""  Senior 
nella  follanza  menta  fede.  Quella  disgrazia  di  Milano,  fé  fofle  vera,  '^^^'"'emci 
l'avrebbe  laputa  e  notata  Paolo  Diacono,  tanto  piìi  antico  di  Landol-  jRj;.'  1,'^//^; 
fo.  Quando  poi  fi  ammetta  ciò,  che  gli  antichi  Cataloghi  degli  Ar- 
civcfcovi  di  Milano,  pubblicati  da  i  Padri  Papebrnchio,  e  Mabillone, 
e  da  me  nella  Seconda  Parte  del  Tomo  Primo  Rerum  Italic%riim^  fcri-- 
vono  di  elfo  Onorato,  cioè  che  egli  folamente  (/ai?  Anni  governafie  la  (e)  saxìui 
Chiéfa  Milanefe  :  converrà    dire,  che  egli    poco    dopo  h    fua  anda-  '»  No/Zj  aA 
ta  a  Genova  mancalle  di  vita,  come  ofTervò  ii  Saffi  Bibliotecario  dell'  ^'^""'«w 
Ambrofiana  (0-  Quello  poi,  che  fpczialmentc  è  degno  d'oflervazio-  u^f'^"" 
Tom.  III.  Ggg  ne, 


4t8  Annali    d*  Italia. 

Era.  Volg.  ne,  e  rifulta  da  una  Lettera  di  San  Gregorio  Magno  (<»),  fcritta  a 
Ann 0569.  Cojìajizo  Arcivefcovo  parimente  di  Milano,  fi  è,  che  Lorenzo  juniort 
M  I^Z^'f-  ^"  eletto  Succedbre  di  Onorato  in  Genova  dal  Clero  e  da  molti  No- 
ti/. 1.  Edi-  bili  e  Cittadini  Milanefi,  i  quali  per  timore  de' Barbari  s'erano  colà 
tion.  Bene-  ritirati,  come  lo  ilcnb  San  Gregorio  attefta  in  un'altra  Lettera  (i>') . 
^h^'"À  Dall'antica  tradizione  de' Milanefi  fi  ha,  che  in  Milano  da  gli  Scifma- 

EP'Jol  ^(^'  '''■'  ^^^'^  eletto  nello  fieffb  tempo  Arcivefcovo  un  Fro«^o«e ,  intorno  al 
quale  abbiamo  un  favolofo  racconto  del  fiaddetto  Landolfo,  Storico  di 
quella  Città.  Ma  Lorenzo  legittimo  Pallore,  a  fine  d'cffere  approva- 
to dal  Papa,  fu  obbligato  ad  inviare  a  Roma  una  Carta  di  aflìcurazio- 
ne,  in  cui  accettava  il  Concilio  Qiiinto  Generale,  e  condcnnava  i  tre 
Capitoli.  Quefta  Carta  fu  fottofcritta  da  i  più  Nobili  fra  i  Romani, 
ùjrer  ijuos  ego  quoque  (aggiugne  il  fanto  Pontefice)  tane  Urbanam  PrtS' 
turam  {  Prtefe^uram  ha  un  altro  tcfto)  gerem ^  pariter  jubfcripjì:  impor- 
rante notizia,  che  comincia  a  farci  conofcere  quello  inligne  Pontefi- 
ce, da  cui  tanto  iplendore  s'accrebbe  dipoi  alla  fama  Chicfa  Roma- 
na, e  che  circa  quelli  tempi  in  abito  fecolare  efercitava  la  Pretura,© 
Prefettura  di  Roma . 

Dappoiché  Alboino  fu  divenuto  Padron  di  Milano,  le  foldate- 
fche  Longobarde  fi  ftefero  per  tutta  la  Liguria,  e  la  riduflero  quafi 
tutta  alla  loro  ubbidienza.  Secondo  l'ufo  di  quelli  tempi  diverfo  da 
quel  de' Romani,  quella  Provincia  portava  il  nome  di  Liguria,  ed  ab- 
bracciava allora  Milano,  Pavia,  Novara,  Vercelli,  quello,  che  oggi- 
di  chiamiamo  Monferrato,  il  Piemonte,  e  tutta  la  riviera  di  Genova. 
Ed  appunto  abbiamo  da  Paolo  Diacono,  che  le  Città  maritime,  come 
Genova,.  Albcnga,  Savona  (le  pur  quella  è  delle  antiche  Città,,  Mo- 
naco, ed  altre  per  allora  tennero  faldo  contra  l'empito  de' Longobar- 
di.  Ma  fopra  tutto  la  Città  di  Ticino y  o  fia  di  Pavia  ^  sì  per  le  buo- 
ne fue  fortificazioni,  come  pel  nunierofo  prcfidio  Romano,  e  pel  co- 
raggio de' Cittadini,,  fi  moftrò  alienillìma  dall' accettare  il  giogo  de' 
Longobardi.  Però  Alboino,  a  cui  fopra  ogni  altra  cofa.  premeva  il 
conquido  di  quella  Città,  ne  intraprefe  l'afledio,  portandofi  con  par- 
te dell' efercito  dal  lato  Occidentale,  dove  e  ora  il  Moniflero  di  San 
Salvatore.  L'altra  parte  pafsò  a  faccheggiar  varj  paefi,  con  penetrare 
anche  di  là  dall' Apennino  verfo  il  Genovefato,  ma  fenza  poter  mette- 
re piede  in  quelle  Città,  ficcome  abbium  detto.  A  quelle  calamità 
della  Liguria,  nel  prefente  anno  s'aggiunfe  una  terribil  care  dia,  fucce- 
duta  all'abbondanza  dell'anno  precedente.  Intanto  non  refla  memoria, 
che  GinJìino  Imperadore,  Principe  riufcito  alla  pruova  troppo  debole 
per  follencre  il  pefo  d'un  grande  Imperio,  foccorrefle  al  biCogno  dell' 
(e)  H'ijtor.  opprefia  Italia.  Abbiamo  bensi  da  Menandro  Protettore  (0  una  noti- 
sita/inn.  ^j^^  ^j^^  ^^^  g  dee  ommettere.  Cioè  ch'cfib  Augullo  circa  il  fine  del 
ta[.' liì.  quarto  anno  del  fuo.-  Imperio  (e  però  nel  prefente  anno,  perchè  il  quar- 
to ebbe  principio  nel  di  14.  di  Novembre  dell'anno  precedente)  w' 
/ir;>»/ ^/or«;"  (/'j/go/o,.  inviò  un' Ambafciata  a  i  Turchi^  che  una  volta 
erano  chiamati  Saci .  Era  allora  Principe  di  quella  Nazione  Difaboh ,, 

'  por- 


Annali    d'  Italia.  419 

portante  anch' egli  il  titolo  di  C(?^a«o,  titolo  parimente  ufato,  ficcome  Ea*  Volg. 
dicemmo,  dal  Principe  de  gli  Avari,  con  intenderli  perciò,   che  qiie-  ANN05Ó9. 
fto  era  nome  non  proprio,  ma  di  Dignità.  Ora  i  Turchi  fi  contavano 
anch' cfll  fra  le  Nazioni  della  Tartaria.  Hunni^quos  Turcos  niincupamus^ 
dice  Teofane  («),  all'anno  fji.  Plinio  W,  fé  pure  non  è   guaita  ne'  (a)  rhcoph. 
fuoi  tcfti  quell*  lezione,  moitra,  che  anche  a'fuoi  dì  erano  conofciu-  '"  chrom- 
ti  i  Turchi.  E  v'ha  taluno,  che  fofpetta,  avere  infino   Erodoto  avuta  '^bf^p'/y '/  « 
notizia  di  quello  Popolo.  Comunque  fia,  certo  è,  che  nel  Secolo,  di  /.  6.  c"i. 
cui  ora  trattiamo,  era  cflo  celebre  nella  Tartaria,  e  per  tcllimonianza  (0  Evjigr. 
di  Menandro,  potcntiflìmo.  E  ciò  vien  confermato  da  Evagrio  (0»là  '•  S-  '■  '• 
dove  feriva,  che  gli  Unni  divari ^  non  potendo  rcfiltere  alla  portanza  ^  *' 
e  fierezza  de' ?«»t/:?;  lor  confinanti,   furono  obbligati  a  mutar  paefej 
e  pure  parla  di  quegli  ftcflì  Avari,  che  abbiam  già  veduti  divenir  pa- 
droni del  Sirmio,  della  Dacia,  e  della  Pannonia,   con  giugnere  dipoi 
a  tanta  poflanza,  che  fecero  tremar  l'Jtalia  tutta,   ficcome  vedremo. 
Ho  voluto  far  menzione  dell'antichità  e  della  forza  e  Nazion  dc'7«r- 
rhi^  perchè  coltoro  m  fine  fon  quegli  fteffi,  che  dopo  il  Mille  fon- 
darono nell'Afia,*  pofcia  dilatarono  per  l'Europa,  e  per  T  Affrica 
quella  ilerminata  Monarchia,  nemica  del  nome  Crilliano,  che  da  tanti 
Secoli  fi  folliene  in  piedi,  ma  pareva,  che  ne  gli  anni  addietro  lì  an- 
daflc  accodando, fecondo  l'ufo  delle  umane  cofe,  alla  fua  rovina:  e  pu- 
re non  è  così. 

Anno  di  Cristo  dlxx.  Indizione  iii. 
di  Giovanni  III.  Papa  11. 
di  Giustino  li.  Impcradore  6. 
di  Alboino  Re  i. 

L'Anno  IV.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 

SEguitò  in  queft'anno  il  Re  Jlbeino  ad  aflediarc  la  Città  di  Pavia. 
Intanto  la  maggior  parte  de' fuoi  fi  ftefc  a  conquiftar  quanto  pae- 
fe  potè,  e  a  facchcggiar  quanto  loro  veniva  alle  mani.  In  quelli  tem- 

f)i,  fé  non  prima,  s'impadronirono  elfi  della  maggior  parte  dell' Emi- 
ia,  cioè  di  Tortona,  Piacenza,  Parma,  Reggio,  e  Modena,  S'avan- 
zarono quelli  Barbari  per  la  Tofcana}  prefero  Spoleti,  e  tutta,  o  quafi 
tutta  l'Umbria,  e  forfè  alcuna  delle  Città  oggidì  coltituenti  la  Marca 
d'  Ancona  (<^) .  Roma  con  alcune  Città  circonvicine  fi  confervò  all'  ub-  ('^)  ^'»«'«* 
bidienza  dell' Imperadore-,  e  Longino  Efarco  difefc  anch' egli   Ravenna  ^'"g"/?"' 
con  alcune  o  con  tutte  le  Città  della  Flaminia.   Tanto  avanzamento  langL'ard. 
dell'armi  Longobardiche  viene  attribuito  da  Paolo  Diacono,  all'aver  l.  ^.  e.  i5. 
quc'  barbari  trovata  l' Italia  in  una  fomma  debolezza  a  cagion  della  Pe- 
lle precedente,  che  avca  fpogliato  di  tanti  abitatori  le  Città  e  campa- 

Gggi  gne, 


■   42-0  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

Era  Volg.  gnc,  c  dell' onibil  Carcftia,  che  tuttavia  fi  facea  fcntire  per  tutta  l' Ita- 
Anno  570.  1,3     Perciò  non  v'era  chi  potefle  refillere,  maflìmamsnte  contrasì  gran 
moltitudine  di  Barbari  j  e  tanto  più  perchè  da  Coftantinopoli  non  ve- 
niva foccorfo  alcuno.    Mancò  di  vita  circa  qucfti  tempi,   per  quanta 
crede  il  Cardinal  Baronie  nell'anno  antecedente,    come  é  più  proba- 
bile, Paclino  I.  Arcivefcovo  di  Aquileia,   cioè  quegli,   che  comincio 
lo  Scifma  della  fùa  Chiefa,  e  de' Vcfcovi  fuoi  Suffraganci,   contro  la 
Sede  ApoPiolica ,  opponendofi  al  fentimento  della  Chiefa   univerfale  , 
coli' impugnare  i  Decreti  del  Concilio  quinto  Generale.  Egli  è  chia- 
mato Patriarca  ò\  Paolo  Diacono;  ma  non  fappiam  di  certo,  ch'egli 
folTe  il  primo  ad  arrogarfi  quello  ;:itolo  grandiofo.  Certo  fi  truova  da 
ì  fiioi  Succeffbri  ufaco  un  tal  diftintivo  dagli  altri  Arcivefcovi  d'Oc- 
(a)  Cajfiod.  cidcnte.  Ed  è  ben  vero,  che  ficcome  ofiervammo  nell'anno  f  ^t.  {") 
i.  <}.  Bfifi.     Atalaiico  Re  de  i  Goti  col  nome  di  Patriarchi  difegnò  i  Mctropoli- 
(h)  Dtt-       Wni»  e  fi  trovava  dato  quello  titolo  anche  ad  altri  Arcivcfcoi'i  j  ciò  non 
chefne  oflantc  è  fcmbrato  ad  alcuni  (^),  che  gli  Arcivefcovi  Aquilcienfi  Scis- 

Scriptor.        matici  alTumenero  ambiziofamcnte  quello  Titolo,  per  mollrare  tm'ia- 
K«r.   f''"»''- dipendenza  da' Romani  Pontefici:  Titolo  continuato  dipoi  per  conni- 
t<ajr.  874       venza  anche  ne'Succefibri  Cattolici,  e  non  folo  ne'  Vefcovi  d' Aqui- 
leia oggidì  abitanti  in  Udine,  ma  in  quelli  ancora  di  Grado,   che  fu- 
rono una  feziooe  della  Chiefa  Aquileicnfc,  la  Dignità  de' quali  ultimi 
fu  poi  nel  Secolo  Decimoquinto  trasferita  ne' Vefcovi  di  V"enezia.  Mij 
intorno  a  quella  difputa  è  da  vedere  quanto  ha  fcritto  il  Padre  de  Ru- 
(.c)  Bt   R'<- beis  (f)  dell'Ordine  de' Predicatori .   Ed  ancor  qui  può  parere  ,  che  il 
beis  Dijftrt.  Cardinal  Baronio   fuor  di  tempo   faccia  da  interprete  de  i  giudizj  di 
%d!liT'^-  ^'^'  1'^'''^'^'^^  Dio  in  vendefa  di  quelli  Scifmatici  (parla  di  Aquileia,. 
qHiUjeiiJlt .     ^  <^i   Milano)  chiam.ane  in  Italia  la  gente  fiera  de' Longobardi,  e  con- 
fumafTe  e  divorafie  le  loro  Diocefi  colle  fpadc  di  quc' Barbari  crudeli, 
quando  all'incontro  Roma  reftò  intatta  dal  furor  di  colloro .  Ma  per 
disgrazia  tutto  il  contrario  avvenne.  Non  fi  sa,  che  i  Vefcovi  e  Po- 
poli SGifoìatici  patifiero  tante  calamità,  quante  ne  immagina  il  Padre 
(d)  Niris      de  gli  Annali  Ecclefiaftici .  Anzi  ficcome  offcrvò  il  Cardinal  Noris  C*^), 
sijfertat.      pjjj  orgogliofi  divennero  da  li  innanzi,  e  H  fortificarono  maggiormen- 
de  synodo^.  ^  ^^^  loro  Scisma  i  Vefcovi  prevaricatori,  fottopolH  al  dominio  Lon- 
gobardico, perchè  non  più   temevano  del  braccio  fecolare  di  chi   co- 
mandava in  Roma .  E  per  lo  contrario  furono  mefli  a  facco  tanti  altri 
paefi  d'Italia,  e  disfatte  tante  Città,  che  erano  ubbidientiflime  al  Ro- 
mano Pontefice.   Ne  fu  già  prefa  Roma  da  i  Longobardi,   pure  patì 
anch' efla  innumerabili  infulti  e  danni  da  que' Barbari,  come   abbiamo 
da  San  Gregorio  Magno,  e  da  altre  memorie  di  quelli   tempi .  Oltre 
it)  Haron.     jjj  ^he  lo  llcdò  Baronio  (e)  riconofcc  gì' Imperadnri  d'Oriente,  allora: 
'^2  Ann"    patjroni  di  Roma,  qaibusvis  Barbaris  adverfm  Romano  s  truciores .  (*)  Or 
/«3».  571.     veggafi,  come  ben  cammini  il  volere  con  tanta  facilità  entrare  ne' Ga- 
bi- 

(*)  pìt  crudeli-  di  qualfivogìia  Barbari  contro  i  Romani. 


Annali    d'  Italia,  411 

binettt  di  Dio.  Abbiamo  poi  da  Agnello  Ravennate  W,  che  nell'anno  Ex  a  Ve!g. 
V.  di  Giuftino  Secondo  principalmente  fpcttante  all'anno  prefente,  fu  f^^^^^^'^l' 
fpaventofamente  afflitta  l'Italia  tutta  dalla  Peftilenza  de' buoi.  Il  che  i„yjt^"pe'. 
vien  confermato  da  Mario  Aventicenfe  W,  con  aggiugnefe,  che  peri  tri  seniorit 
anche  una  gran  quantità  di  perfone  per  difcnterie  e  vaiuoli .  r*"».  i-  Rf. 

(b)  Ma  ri  US 

Anno  di  Cristo    dlxxi.    Indizione   iv.  fnclloni. 

di  Giovanni  III.  Papa    ii. 
di  Giustino  II.   Imperadore  7. 
di  Alboino  Re  3. 

L'Anno  V.  dopo  il  Confolato  di  Giustino   Augusto. 

Continuò  ancora  nell'anno  prefente  il  Re  Alboino  l'afTcdio  di  Pa- 
via. Potrebbe  poi   cfl'ere,  che  circa  quelli   tempi   fcgulHe    ciò,  ,  .  ,. 
che  narra  il  fuddetto  Agnello  (f)  con  dire,  che  dopo  avere  i  Longo-  •/;]„„ f'  ' 
bardi  fatte  delle  fcorrerie  in  Tofcana  fino  a  Roma,  diedero  alle  fiam- 
me Pktra  Pertufa^  fortezza  inefpugnabile  in  quefti  tempi,  e  nomina- 
ta più  volte  da  Procopio.    Era  fituata  quella  preffb  il  Fiume  Metau- 
ro  di  fotto  da  Urbino  fopra  un  filTo  fcofcefo .  Aggiugne  il  medefimo 
Autore,  che  impadronitili  i  Barbari  anche  del  Foro  di  Cornelio^  Città 
della  Flaminia,  la  fortificarono  a  tutto  lor  potere.  Quefta  dal  Caftello 
ivi  fabbricato,  che  per   tellimonianza  di  Paolo   Diacono  fu   appellato 
Jmoìa,  prefe  poi  il  nome,  che  ha  tuttavia.  Ma  fé  è  così,  par  ben  dif- 
ficile a  credere,  che  i  Longobardi  fi  lafciaffero   addietro   la   Città  di 
Bologna  fenza  irapadronirfene.  Alcuni  Scrittori  moderni  rapportano  la. 
fuddetta  edificazion  d'Imola  a  i  tempi  di  Clefo  fuccefTor  di  Alboin9,. 
ma  ne  pur  effi  hanno  pruove  ficure  di  quello    tempo.    Non  è  impro- 
babile (e  pare  che  Leone  Oftienfe  ce  lo  additi)  che  circa  quelli  me- 
dcfi.Tii  tempi  i  Longobardi,  conquillato  Benevoito  colla  maggior  pane 
di  quel,  che  ora  fi    chiama  Regno  di  Napoli,  quivi  fondadcro  l'infi-  -i 
gne  e   vallo  Ducato  di   Benevento,   con   cflerne  creato   primo   Duca 
Zoitone .  Quella  opinione   piacque  a  Scipione  Ammirato,  e  fu  infinua- 
ta  dal  Padre  Antonio  Caracciolo,  fondandola  eglino  full' aver  detto  Pao- 
lo Diacono,  che  quello  Zottone  tenne  quel  Ducato  per  lo  fpazio  di 
vent'anni,  combinando  poi   tal  afierzione  colla  Cronologia  de' fufle- 
guenti  Duchi.  Nondimeno  il  vero  è,  che  né  pure  Paolo  Diacono  ben 
conobbe  il  principio  del  Ducato  Beneventano.  E  però  tanto  meno  è 
a  noi  permeffb  di  fcoprirlo  con  certezza,  mancandoci  tante   Storie  ed  t^sp^ 
aiuti,  che  pure  rellavano  a' tempi  di  Paolo.  Che  fé  Camillo  Pellegri-  nius  in  Dif 
no  0)  credette,  e  volle  far  credere,  che  i  Longobardi,  venuti  in  aiuto  ftrtat.  de 
di  Narlete  contra  de'  Goti,  avclTcro  piantate  le  fondamenta  di  quello  "''&'"■  ^«- 
Ducato,  a  rae  non  fembra  degna  una  tal  opinione  di  quel   cofpicuo  '^t„,^^"'' 

Lcr- 


41X  Annali    0'  Italia. 

E«fc  Volg.  Letterato,  sì  occhiuto  in  tant' altri  punti  di  Storia,  quale  egli  fu.  Si 
Ann  0571..  sa,  che  Narfete  cacciò  rollo  fuori  d'Italia  gli  aufiiiarj    Longobardi, 
perchè  troppo  manefchi  e  rapaci .  Godeva  in  quelli  tempi  una  tolle- 
rabil  pace  1* Imperio  d'Oriente,  benché  governato  da  Giujlino^   Prin- 
cipe di  poca  levatura,  e  che  fembra  aver  troppo  negligcntate  le  cofc 
d'Italia.  Per  poca  avvertenza  di  lui,  o  de' Miniftri  fuoi,  come  s'  ha 
(a)  Evagr.    da  Evagrio  (<«),  e  àx  Teofilatto  (^)  I dorici,  fi   ruppe  la  Pace  fra  i 
l.  f.  f-  7-     Greci  e  i  Perfiani,  con  inforgerc  una  guerra  funeftiflìma,  la  quale  per 
^ui^a''      ^'dti  anni  durò,  e  riufcì  un  feminario  di  calamità   per  le  Provincie 
^lib.\.'*f.  8.  polle  fra  i  due  avverfarj  Imperj , 

Anno  di  Cristo  dlxxii.  Indizione  v. 
di  Giovanni  III.  Papa  13. 
di  Giustino  II.  Imperadore  8. 
di  Alboino  Re  4. 

L'Anno  VI.  dopo  il  confolato  di  Giustino  Augusto. 

L'  Aflediata  Città  di  Pavia  fi  folleneva  tuttavia  contro  il  furore  de' 
Longobardi i  ma  potrebbe  eflere  ch'ella  fi  rendefle  ai  medefimi 
verfo  il  fine  dei  prcfente  anno,  perchè  ignoriamo  il  tempo,  in  cui  fu 
dato  principio  a  queir aflcdio.  Paolo  Diacono  («•)  attella,  che  eflo  durò 
fer  tre  Annì^  ed  Alquanti  Mefi .  Se  nel  Settembre  dell'anno  f6p.  avef- 
fero  cominciato  i  Longobardi  a  llrignerla  ,  verifimil  farebbe  la  fua  ca- 
duta nel  cadere  di  quell'anno.  Sia  ad  altri  lecito  il  differirla  a  i  primi 
Mefi  del  feguente.  Abbiamo  dunque  dal  fuddetto   Paolo,  che  quella 
Città  dopo  SI  lunga  ed  otlinata  difefa,  finalmente  per  mancanza  di  vi- 
veri apri  le  porte  ad  Alboino.  Nel  voler  egli  entrare  per  la  Porta  O- 
rientale  di  San  Giovanni,  fotto  d'efla  gli  cadde  il  cavallo i  ne  quello 
fi  voleva  rizzare,  per  quanto  il  Re  adoperafle  gli  fproni,  e  il  fuo  Ca- 
vallerizzo colla  fruita  lo  percotelfe.  Allora  uno  dc'luoi  Ufiziali,  pcr- 
fona  timorata  di   Di.j,  gli  dilTc:  Ah  Signore .,  -ut  /avvenga^  che  giura- 
mento abbiate  fatto .  Guaftateh ,  ed  entrerete  nella   Città .   ^eflo  povero 
Popolo  è  Popolo  Criftiano.   11  giuramento  dianzi  fatto  da  Alboino  in  col- 
lera, era  di  mettere  a  fil  di  Ipada  tutti  i  Pavefi,  perchè  non  s'erano 
in  tanto  tempo  voluti  mai   rendere.   Ritrattollo   Alboino,  ben  cono- 
fcendo,  che  all'adempimento  d'cffb  non  era  tenuto >  ed  allora  balzan- 
do tollo  in  piedi  da  sé  il  deltriero,  entrò  il  Re  nella  Città,  fenza  far 
male  ad  alcuno,  e  andò  a  llanziare  nel  Palazzo  già  fabbricato  dal  Re 
7'eoderico.  Tornato  intanto  il  cuore  in  corpo  ai  Cittadini,  concorfero 
tutti  a  ringraziarlo,  e  a  riconofcerlo  per  loro  Principe.  Ancor  qui  mc- 
(d)  Mar'tut  ^ita  d' efieic  olTervata  la  clemenza  d'Alboino,  tuttoché  barbaro.  Se  fi 
AvtntUtnf.        ^   g  prcftarfedc  a  Mario  Aventicenfe  (</),  poco  avrebbe  goduto 

inChr»meo.  »'»•  r  *  il  Rc^ 


(.e)  Paulus 
Diactnus 
de  Geft. 
Laogobard. 
l.  1.  e.   ^^ 


Annali    d'  Itali  a.  413 

il  Re  Alboino  della  fua  terrena  felicità,  feri  vendo  egli,  che  nell'anno  Era  Volg. 
prefente,  correndo  r/«i5^/'s;ow  quinta^  feguì  la  fua  morte  .  Anche  l' Ab'   Anno 572. 
bate  Bichrìenfe  (<»)  fembra  del  mcdcGmo  parere.  Ma  il  Cardinal  Ba-  ,^-.  Abbas 
ronio,  anticipando  ancora  quello  tempo,  fa  terminare  la  vita  di  Alboi-  sicUriinfn 
no  nell'anno  precedente  f/i.    fondandofi    fulie   parole  di   Paolo,  che  in  chrtnìc. 
fcrivc  effere  durato  il  Regno  d'Alboino  per  tre  Annt^  e  [et   Meft^  e 
deducendo  quefti  tre  anni  e   mefi   fci  dall' ingrefTo  de' Longobardi  in 
Italia,  cioè  dall'anno  f68.  Perchè  noi  tutti  ci  troviamo  qui  nel  buio, 
ed  in  ogni  fcntcnza  occorrono  delle  difficultàj  però  è  pcrmeflb  a  cia- 
fcuno  di  fcguitar  l'opinione,  che  gli  fembra  più  verifimile  .  Quanto 
a  me  rapporterò  all'anno  feguente  la  morte  d'effòRe,  che  certo  non 
può  edere  accaduta  nell'anno  5-71.  come  fi  figurò  il   Baronio,  quan- 
tunque paia  affiftcrc  alla  di  lui  opinione  il  fuddetto  Mario,  che  pofti- 
cipa  d'un  anno  altri  avvenimenti  d'allora,  e  fia  per  lui  Agnello  Ra- 
vennate, le  cui  parole  riferirò  fra  poco. 

Anno  di  Cristo  dlxxiu.  Indizione  vi. 
di  Giovanni   III.  Papa    14. 
di  G  i  u  s  T  I  N  o  II.  Imperadore  9. 
di  Cle  FO  Re   i. 

L'Anno  VII.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 

MEttc  il  Cardinal  Baronio  nell'anno  precedente  la  morte  di  Papa 
Giovanni  III.  per  avere  anticipato  di  un  anno  la  fua  creazione.  ,,^  . 
Pretende  il  Padre  Pagi  W^  a  cui  tengo  dietro  anch'io,  ch'egli  com-  crit/Baron,. 
piefle  la  carriera  del  iuo  Pontificato,  e  della  fua  vita  nell'anno  prefen- 
te  a.  dì  13.  di  Luglio.  Dopo  la  di  lui  morte  rcftò  vacante  gran  tem- 
po la  Cattedra  di  San  Pietro,  né  in  queft'anno  fu  eletto  altro  Papa^ 
o  fc  fu  eletto,  non  venne  confecrato:  fegno,  che  Roma  dovea  tro- 
varfi  m  grandi  anguftie  e  confufioni  a  cagione  de'  Longobardi,  i  quali 
infellavano  i  fuoi  contorni,  ed  arrivavano  talvolta  fino  alle  porte  d'cfia 
Città.  Ma  troppo  fcarfe  ion  pervenute  a  noi  le  notizie  de  gli  avve- 
nimenti funefti  di  quelli  tempi .  Paolo  Diacono  ne  fcppe  poco  anch' 
egli,  e  pure  non  abbiam  fé  non  lui,  che  ci  fibbia  confcrvata  qualche 
memoria  d'allora,  ma  fenza  dillmguere  gli  anni,  di  maniera  che  per 
illabilire  il  tempo  precifo  di  que' pochi  fatti,  che  reftano,  bifogna  cam- 
minare a  tentone.  Ora  dico,  che  verilìmilmente  nell'anno  prefcnte, 
o  pure  nel  fulTeguente  fuccedctte  la  morte  del  Re  Alboino.  Non  ab- 
biamo altro  lume  per  aflegnar  queflo  tempo,  fé  non  le  poche  parole 
di  Paolo  Diacono,  che  feri  ve  aver  egli  regnato  in  Italia  tre  Anni^  e 
fei  Meft .  Dopo  aver  noi  veduto,  ch'egli  folamente  nel  Settembre  dell' 
Anno  j-6p.  entrò  in  Milano,  e  fpcfe  ire  Anni  e  quaUhe  Mefe ^  per  ri- 

dur- 


4X4  Annali    d' Itali  a. 

Era  Velg.  durre  alla  Tua  ubbidienza  Pavia,  non  refta  luogo  a  credere,  ch'egli  fofTc 
Ann 0  573-  levato  di  vita  nell'anno  fji.  come  s'avvisò  di  dire  il  Cardinal   Baro- 
nio,  perchè  farebbe  morto  prima  d'aver  prela  Pavia.  Difficilmente  an- 
cora per  la  mcdeiìma  ragione  fi  può  fiflar  la  lua  morte  nell'anno  fyi. 
Mano  Aventicenfe,  e  1'  Abbate  Biclarienfc,  citati  dal  Padre  Pagi  per  tale 
opinione,  han  troppo  slogate  l'ofla  m  quelli  tempi .  Di  Mario  lo  con- 
fefla  lo  lleflo  Pagi .  E  il  Biclaricnle  mettendo  la  morte  dì  Cunimonda 
Re  de  i  Gepidi  un  anno  prima  della  morte  del  Re  Alboino,  fa  cono- 
fccre,  quanto  poco  (la  da  fidarli  di  lui  ne' fatti  de' Longobardi .  Il  Si- 
gonio  poi  la  rapporta  all'anno  f74.  e  concorre  nel  mcdefimo  parere  il 
(i) Herman-  ^^^^^^  Pagi,  con  allegare    Ermanno   Contratto  (<»),  e   Sigeberto   W, 
V'  ^in^'^*'  che  appunto  ne  parlano  a  quell' anno .  Anzi  dice  egli ,  che  niuno  me- 
chronko.      glio  d' clTo  Ermanno  ha  intclo  quello,  che  volie  dir  Paolo   Diacono, 
(b)   sigeber-  notando  all'anno  fji.  la  refa  di  Pavia ^  ed  aggiugnendo,  che  Alboino 
tusinChro-  ^g^g^i  m  Regni  Jìatuens  tres  a,mos  ^  fex  menjes  in  Italia  regmvit ,  (i) 
"'"'•  Ma  quello  non  può  iuffittere,  cioè  che  dalla  prefa  di  Pavia  cominciaf- 

fe  l'Epoca  del  Regno  d'  Alboino,  elTendo  per  le  cofc  dette  chiaro  che 
non  potè  quella  Città  venire  alle  mani  de' Longobardi  nell'anno  fji. 
e  su  tal  fuppollo  farebbe  morto  Alboino  nell'  anno  f7j-.  o  nel  fjfi. 
Ermanno  ci  dà  anche  la  morte  di  Sigcbcno  Re  de'  Franchi  in  elfo 
anno  f74.  e  pure  il  Padre  Pagi,  e  la  corrente  de' Letterati  il  fa  morto 
nell'Anno  f7f.  Quanto  allo  btorico  Sigcb^rto,  a  cui  dà  tanta  autori- 
tà il  Padre  Pagi,  che  vuole  s'abbiano  a  cuircggere  gli  errori  di  Pao- 
lo Diacono  con  quanto  lafciò  Icritto  tflo  Sigeberto,  ilrana  è  quella 
pretenfione.  Né  Sigeberto  né  Ermanno  Contratto  ebbero  davanti  a 
eli  occhi  in  ifcnvcndo  de' Longobardi,  fé  non  1'  unico  Paolo  Diaco- 
no. E  di  fopra  all'anno  j-j-i.  vedemmo  rapportata  con  folenne  errore 
da  cffo  Sigeberto  la  mone  di  Audoino   Re   de'  Longobardi  all'  anno 

Quanto  a  me  dunque  crederei  più   probabile   (come  ancora  lo 
credette  il  Padre  Bacchini)  che  feguiflc  la  morte  violenta  del  Re  Al- 
^o/«tf  neir  Anno  prefente  f73.  ElTendo  in  quelli  tempi  Milano  Metro- 
poli e  Capo  delia  Liguria,  da  che  riufcì  ad    Alboino  di   entrarne   in 
pofleffo,  vcrifimilmente  fu  egli  allora  acclamato  Re.  E  contando  dal 
dì  4.  di  Settembre  dell'  Anno  fóp.  in  cui  fuccedette  la  prefa  di  Mi- 
lano ,  tre  Anni  e  fei  Meft ,  eh'  egli  regnò ,  viene  a  cader  la  fua   morte 
nell' Anno  prefcnte  5'73.  correndo  tuttavia  l'Anno  Quarto  del  fuo  Re- 
(c)  AgnM- ,  „no.  Agnello  Ravennate  (0  fcrivc,  che  Alboino  fu  levato  dal  Mondo 
]n  v\t.  Pitrt  f     l^^^fg  Jujìino  II.  Anno  FI.  juffii  tixoris  fu£  Rosmunda ,  IF.  Kalen- 
ToT'lR'r.das  Julias.  {i)  Secondo  i  conti  noltn  V  Anm   Sejìo  di   Giullino   IL 
Italie.  '  ^™" 

(i)  Collocando   ivi  la  fede  del  Regno  ^   tre  anni^   e  fei  meft   regnò   nelV 

^  Italia  . 

(1)  Effendo  Impei-adore  Giujlino  II.  Vanno  fejlo,  pr  tornando  di  Jué  mo- 
lite  Rosmonda  a  z8.  di  Giugno. 


Ansali    d'  I  t  a  l  i  a  .  41  > 

Impcradore  correva  nell'Anno  fji.  Però  a  tenore   delle   ragioni   ad-   Era  Volg. 
dotte  non  fi  può  abbracciare  la  di  lui  opinione.   Probabilmente    quei  Anno 573. 
tefto  è  fcorretto,  e  in  vece  di  Jnno   FI.    Agnello   avrà   fcritto   Anno 
Vili.  NotilTìma  è  la  cagione,  e  la  maniera  della  morte   di    Alboino j 
tuttavia  il  corfo  della  Storia  richiede,  che  ancor  io  ne  faccia  menzio- 
ne. (-«)  Trovavafi  quello  Re  vitcoriolb   in    Verona,   dove   un   giorno  (*)  p^uìuì 
fece  un  Iblenne  banchetto  a  i  tuoi  Ufiziali.   Aveva  egli   fatto   legare  ^'q^J/' 
inoro  il  cranio  del  nimico  CHnimondo  Re  de'Gepidi,  da  lui  uccifo  in  Lang-ìiari. 
battaglia,  e  in  quello  beveva:  barbarica  galanteria  ed    invenzione,   di  iìb.r.  t.xH. 
cui  è  buon  teftimonio  Paolo  Diacono,  che  giura  d'aver  veduto  il  me- 
delimo  tefchio,  mollratogli  dal  Re  Ratchis .  Rilcaldato  il  Re  barbaro 
dal  vino,  bertialmente  invitò  Rosmonda  fua  Moglie  a  bere  allcgramenrc 
in  quella  funcila  tazza,  perchè  bercbbc  in  compagnia  di   fuo    l'adre . 
Era  ella,  iìccome  altrove  dicemmo,    Figliuola  del   mededmo   efcinto 
Re  Cunimondo .  Fu  quefta  una  lloccata  al  cuore  della  mifera  Princi- 
pefia,  laond"  inviperita  cominciò  tolto  a  macchinarne  la   vendetta;  e 
comunicato  il  fuo  penfiero  ad  Elmigifo.^  Scudiere   e   Fratello   di   latte 
d'Alboino,  fu  configliata  ad  adoperar  Perideo  .,  uomo   di   gran   forza, 
per  Icvaf  di  vita  il  Marito .   Ma  non  ballando  le  parole  ad  indurre  Pc- 
rideo  a  tentare  un  tal  misfatto,  la  Regina  prcfe   un  altro   fpediente. 
Sapeva  eiia,  qual  amicizia  pafTafle  fra  una  fua  Cameriera,  e  Peridec; 
però  concertò  con  efla  di  prendere  fegretaraente  il  di  lei  luogo,   al- 
lorché Peridco  venilTe  a  giacere  con  lei.  Credcndofi  Perideo  d'cirerfl 
trovato  colla  folita  Amica,  rellò  ben  forprefo,  quando  la  Regina   gli 
fi  fcoprì  quaj'e-ra,  con  foggiugnere,  che  dopo   un  tal  delitto,  altro 
non  reftava,  fc  non  che  o  egli  ammazzafTe  Alboino,  o  Alboino  awi- 
fato  del  fatto,  Icvafl'c  lui  di  vita.  Elefle  Perideo  il  primo  partito.  Or 
mentre  Alboino  nel  di  z8.  di  Giugno  era  dopo  il  pranzo   ito   a  dor- 
mire, Rosmonda,  levate  prima  l'armi  dalla  camera,  e  legata  ben  bene 
la  fpada  del  Marito,  acciocché  non  potefic  né  adoperarla  né  fguainar- 
la,  e  chiufc  l'altre  porte,  affinchè  non  fi  fentifie  il  rumore;  incrodufTe 
Perideo  nella  danza.  Al  primo  colpo   fvegliatofi    Alboino,  corfc   alla 
fpada;  ma  ritrovandola  fequc (Irata  ,  prefe  uno  fcabello,  e  fece  quanta 
difefa  potè;  ma  in  fine  alle  tante  ferite  ftramazzò  pri^o  di  vita.  Di- 
volgatafi  la  di  lui  morte,  infiniti  furono  i  lamenti  e  i  pianti  de' Lon- 
gobardi, veggcndofi   tolto  un  si    bcUicofo   Principe  ,   univerfalmente 
amato,  e  riverito  dalla  fua   Nazione.  Fu  data  fepoltura  al  fuo  corpo, 
e  racconta  Paolo  Diacono,  che  a'fuoi  dì,  cioè  circa  l'Anno  770.  Gi- 
felberto  Duca  di  Verona,  fatto  aprir  quell'avello,  ne  eflrafle  la  fpada j 
e  gli  ornamenti  Regali,  con  andarfi  poi   vanamente  vantando   d'aver 
veduto  il  Re  Jìboino . 

in  ricompenfa  di  cosi  nera  azione  Rosmonda  prefe  per  marito 
Elmigifo,  e  tentò  anche  di  farlo  Re.  Ma  infofpettiti,  o  pur  chiariti 
i  Longobardi,  che  dalla  mano  loro  fofle  venuto  rafiaflìnio  d'Alboino, 
non  folamentc  fi  oppofero  all'innalzr.mento  di  codui,  naa  ancora  pen- 
favano  di  levargli  la  vita.  Allora  Rosmonda  fegretamente  mandò  a  Ra- 
Tom.  III.  Hhh  venna 


4^6 


Annali 


I 


T   A    L   I    A. 


E  n  A  Volg. 
ANN0573. 


(a)  Gregtr. 
Turoiìtnfn 
l.  4.  e.  41. 


(b)  Agnell. 
in  Vie.  Petrì 
Stniorìs 
Tom.  X. 
Ktr.  Italie. 


(e)  Pnulus 
Diaconus 
i.  4.  *.  5J. 


venna  a  pregare  V  Efarco  Longino ,  che  le  inviafTe  una  barca  con  uo- 
mini fedeli-,  il  che  egli  puntualmente  efcguì .  In  efla  dunque  di  notte 
nel  Mefe  d' Ago  (lo  entrata  Rosmonda,  fé  ne  fuggì  a  Ravenna,  con- 
ducendo feco  il  nuovo  marito  Elmigifo,  e  tutto  il  teforo  de  i  Re 
Longobardi.  Furono  effi  ben  accolti  da  Longino.  Ma  non  andò  mol- 
to, che  raduto  Greco  invaghitDfi  di  Rosmonda,  giovane  avvenente, 
e  pili  delle  fue  ricchezze,  cominciò  ad  efortarla  di  voler  prendere 
lui  per  Marito,  con  liberarli  da  Elmigifo,  dandole  ad  intendere,  che 
così  diverrebbe  Regina  d'Italia.  Non  ifparfe  invano  le  fue  parole. 
Afpettò  l'ambiziofa  Rosmonda,  che  Elmigifo  un  di  flato  al  bagno, 
ne  ufciflc,  e  fotto  pretefto  di  riftorarlo  gli  porfe  una  tazza  di  vino, 
ma  vino  avvelenato .  Appena  ne  ebbe  egli  tracannata  la  metà,  che 
s'avvide  d'aver  bevuta  la  morte.  Però  sfoderata  la  fpada,  e  melTale 
la  punta  alla  gola,  l'obbligò  anch' efla  a  bere  il  redo:  con  che  amen- 
due  caddero  morti.  E'  da  maravigliarti,  come  Gregorio  Turonenfe  W, 
Scrittore  di  quefti  tempi,  e  poco  fa  eletto  V'efcovo,  feriva,  che  Ro- 
fmonda  faceffe  morir  di  veleno  il  Re  Marito,  e  che  fuggendo  efla 
con  un  fuo  famiglio,  amendue  furono  prcfi  ed  ucci  fi .  Merita  qui  ben 
più  fede  Paolo  Diacono,  che  fi  fervi  delle  Storie  di  Secondo  Vefcovo 
di  Trento.  Longino  inviò  pofcia  a  Coftantinopoli  all' Imperatore  il 
reforo  de' Longobardi,  infieme  con  Alhfuinda  Figliuola  del  Re  Alboi- 
no, che  Rosmonda  fua  Madre  avea  menata  con  feco  a  Ravenna.  Ne 
ebbe  non  poco  piacere  l' Imperadore,  e  per  attcftato  d'Agnello  {b) 
accrebbe  all' Efarco  l'autorità  e  i  falarj .  Paolo  Diacono  fcrive,  che 
quelle  ricchezze  furono  mandate  a  Tiberio  Augufto  .  Ma  l'ordine  de 
i  tempi  richiede,  che  foflcro  inviate  all' Imperadore  Giuftinoj  e  così 
in  fatti  lafciò  fcritto  il  fuddetto  Agnello  Ravennate  ,  che  pochi  anni 
dopo  la  morte  di  Paolo  Diacono  compilò  le  Vite  de  gli  Àrcivefcovi 
di  Ravenna,  e  che  in  quello  fatto  parla  folo  di  Elmigifo,  e  nulla  dice 
di  Perideo .  Raunaronfi  poi  probabilmente  nel  Mefe  d'Agofto  i  prin- 
cipali capi  della  Nazion  Longobarda  in  Pavia ,  e  quivi  elcflero  per 
loro  Re  Clefo  o  fia  Clefone^  uno  de' più  nobili  fra  loro.  Non  fi  fa, 
ch'egli  fofle  coronato .  Paolo  Diacono  (0  fcrive,  che  nella  funzione 
di  creare  i  Re  Longobardi  fi  prcfentava  un'afta  al  Re  nuovo,  vox 
fenza  far  parola  di  Corona  o  di  Diadema.  Quefto  Re  ebbe  per  Mo- 
glie Mafanay  e  a  riferva  delle  fue  crudeltà  accennate  in  due  parole 
dal  fuddetto  Storico,  niun' altra  imprefa  di  lui  e  giunta  a  noftra  no- 
tizia . 


Anno 


Annali     d'I  t  a  l  i  a.  4x7 

Anno  di  Cristo  dlxxiv.  Indizione  vii. 
di  Benedetto  I.  Papa  i. 
di  Giustino  II.  Imperadore  io. 
di  Tiberio  Coftantino  Celare   i. 
di  C  L  E  F  o  Re  2. 

L'Anno  Vili,  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 

DOpo  eflere  ftato  per  dieci  Mefi  e  tre  giorni  vacante  il  Pontifìcaco  Era  Volg. 
Romano,  per  quanto  ne  fcrive  Analtalìo  Bibliotecario  («),  fu  fi-   ANKon4- 
nalmente  conlccrato  Papa  Benedetto  I.  di   quefto  nome,   cognominato  W^'^^ft"/. 
da  i  Greci  Bono/o.  Crede  il  Padre  Pagi,  che  ciò    fegmfle   nel   dì    j.  f„s"tcdì- 
di  Giugno.  Dal  Cardinal  Baronio  è  riferito  all'Anno  precedente  l'in-  a»  i"'  " 
greflb  di  quefto  Papa  nella  Sedia  di  San  Pietro .  Ad  altro  poi  non  lì 
può  attribuire  sì  gran  dilazione  in  dare  a  Roma  un  nuovo  Pontefice, 
fé  non  alle  fiere  turbolenze  di  quefti  tempi  per   l'invafione  de' Lon- 
gobardi, e  all' abufo  introdotto  di  non  poter  confecrarc  il  Papa  eletto 
ftnza  l'approvazione  de  gì' Impcradori,  dimoranti  allora   in   Coftanti- 
nopoli.  In  queft' Anno  appunto  per  attcftato  di  Evagrio  (.i>),  tJi  Tco-  (b)  uvagr. 
fané  (0,  e  della  Cronica  Alcfiandrina  (</),  Giujìino  Augullo  talmente  '•  J-  e-   n. 
fi  conturbò  all'udire  ì  progreffi  de'Perfiani,  che  gli  avcano   prcfc  le  :'^'  p-"/'*. 
Città  di  Apamea,  e  Daras,  che  gli  diede  alquanto  volta  il   cervello.  T^)'c"rlÌi- 
Riavutofi  dopo  qualche  tempo,  e  trovandofi  malconcio  di  fanità,  cosi  co»  y.Ux'an- 
perfuafo  da  Sofia  Augufta  lua  xVloglic,  volle  provvederfi  di  chi  l'aiu-  drinum  . 
tafle  nel  governo.  E   fu  quefti   Tiberio  nato   nella   Tracia,   uomo  di 
belliflìmo  alpetto,  di  alta  ftatura,  ma  quel,  che  più  importa,   dotato 
di  rare  Viitti .  Gmftino  gli  diede  il  titolo  di  Cefare^  e  in  una   maniera 
(dice  Evagrio)  che  fi  tirò  dietro  l'ammirazione  d'ognuno.    Congre- 
gati tutti  i  Magiftrati,  e  le  perfone  di  Corte  davanti  al  Palazzo  im- 
periale, dove  intervenne  ancora  Giovami  Patriarca  col  fuo  Clero,  Giu- 
ilino,  dappoiché   ebbe   vcftito  Tiberio   colla   tonaca   Cefarca,   e   col 
manco  di  porpora,  ad  alta  voce  gli  difle:  Guarda^  Tiberio,  di  non  la- 
fcic.rti  ingannare  dalla  magnificenza  di  quejia  vefte ,   ne  dalla  j,ompa  delle 
co  fé  vifibili .  Io  fcioccamente  incantato  da  quefto  fplendore ,  mi  fon  venduto 
degno  deW  ultimo  fupplicio .  Tocca  a  te  a   correggere  i  miei  falli,  ferven- 
doti fpezi'zlmente  della  manfuetudine  e  benignità  nel  governo  de'  Popoli .  Poi 
moltrandogli  col  dito  i  JVIagiftrati  foggiunlc:    Guardati  dal  creder  lo- 
ro, percìf  cjjì  m' hanno  condotto  nello  ftato,  che  vedi .  .Aggiunfe  altre  fimi- 
li  p:.role,  che  traflcro  le  lagrime  da  gli  occhi  dì  tutti.  Teofane  fcri- 
ve, aver  Giuftino  dati  quefti  documenti  a  Tiberio,  non  allorché  il  di- 
chiarò Ccfare  (il  che  (i  crede  fatto  nell'anno  prefente)  ma  sì  bene  al- 
lorché il  creò  .Augufto  e  Collega  nell'Imperio.  E  forfè  che  Evagrio 

H  h  h  1  non 


4i8 


Annali    d'  Italia, 


(a^i  Panini 
Viaconus 
de  Geft. 
Langohard. 
l.  i.  e.   31 


Era  Vo1§.  non  è  difcorde  da  Teofane.  Intanto  il  Re  Clefo  regnava  fopra  i  Lon- 
Ann«s74-  gobardi .  Abbiamo  da  Paolo  Diacono,  che  coftui  ipezialmente  fé  la 
prefe  contro  i  Romani  potenti ^  cioè  contra  gli  antichi  abitatori  dell'I- 
talia, fudditi  del  Romano  Imperio,  con  ucciderne  moki,  e  mandarne 
molt'altri  in  efilio  fuori  d'Italia.  Non  ifpiega  lo  Storico,  s'egli  e  fé  r- 
citafle  quella  crudeltà  folamente  verfo  i  Potenti  delle  Città,  che  an- 
dava conquillando,  o  pur  fc  anco  verfo  gli  altri  Nobili  delle  Città  già 
conquiftate  da  Alboino.  Sappiamo  da  Gregorio  Turonenfe,  Storico  al- 
lora vivente,  che  i  Longobardi  entrati  in  Italia,  fpezialmente  ne' primi 
fette  Anni  fcorrcndola  ,^  con  ifpogliar  le  Chiefe,  ed  uccidere  i  Sacer- 
doti, la  ridujfere  in  loro  potere .  Paolo  Diacono  («»),  che  teffendo  k  Sto- 
ria de' Longobardi ,  chiaramente  fi  protefta  d'efTerfi  fervito  di  quella 
de' Franchi  fcritta  da  eflb  Turonenfe,  credette,  che  qiiefta  crudeltà,  e 
la  conquijìa  della  maggior  parte  </'  Italia  feguiflero  nel  Settimo  Anno  dal- 
la venuta  d'  Alboino  in  Italia .  E  ciò  notando  egli  dopo  aver  narrata  la 
morte  del  Re  Clcfo,  v'ha  alcuno,  che  fi  è  fervito  di  quel  paffb  di 
Paolo,  per  iltabilire  la  Cronologia  delle  azioni  de' Longobardi .  Ma 
per  vero  dire  fono  affai  chiare  le  parole  di  Gregorio  Turonenfe  ;  o  pur 
Paolo  non  ne  intefe  bene  il  fenfo;  laonde  indarno  fi  può  far  qui  fon- 
damento, per  dare  un  buon  ordine  alle  azioni  de' Longobardi .  Poflìa- 
mo  bensì  dedurne,  che  nello  fpazio  00' primi  fette  Anni  riufcifie  a  i 
Longobardi  di  occupare  la  maggior  parte  dell'Italia,  e  che  per  con- 
fcgucnte  ftcndeffero  le  lor  conquide  in  quelle  contrade  ancora,  che  og- 
gidì formano  il  Regno  di  Napoli. 

"\ 

Anao  di  Cristo  dlxxv.  Indizione  viii. 
di  Benedetto  I.  Papa  i. 
di  Giustino  II.  Imperadore    ii. 
di  Tiberio  Coftantino  Cefare   2. 


L'Anno  IX.  dopo  il  Confolato  di   Giustino  Augusto. 

SEcondochè  fcrive  Paolo  Diacono ,  non  più  che  un  anno  e  fei  Mcfi 
regnò  Clefo  Re  de'  Longobardi  >  e  però  o  fui  fine  del  precedente , 
o  pure  fui  princio  del  prefentc  è  da  credere,  ch'egli  fofle  tolto  dal 
Mondo.  Principe  a  noi  folamente  noto  per  la  fua  crudeltà,  e  non  in- 
(b)  Pauìus  degno  della  morte,  che  gli  toccò  {!>) .  Fu  egli  uccifo  da  un  fuo  Pag- 
Diaccnus  gJQ  q  Famiglio,  fenza  che  a  noftra  notizia  fia  giunta  la  cagione,©  la 
maniera  di  queft' altro  Regicidio.  Per  dieci  Anni  dipoi  reftò  fenza  Re 
il  Regno  de' Longobardi,  non  fo  fé  perchè  difcordaffero  nell'elezione 
i  Primati,  ovvero  perche  per  allora  amaffero  di  non  avere  un  Capo, 
che  regolaffe  il  Corpo  loro,  o  pure  perchè  Autari  Figliuolo  del  Re 
Clefo  parcflc  loro  a  ragion  della  fua  età  non  peranche  atto  al  gover- 

\  no 


de  Geft. 
Langokari. 
Uh.  1.  e.  31 
CT-  fequ. 


Annali    d*  Italia.  419 

no  de' Popoli,  ficcome  poi  fu  creduto  da  lì  a  dieci  anni.  Sappiamo  Era  Voli;, 
bensì  da  Paolo  Diacono,  che  in  quello  decennio  la  Nazion  Longobar-  ANN057J. 
da  fu  governata  da  trentafei  Duchi,  formando  effi  una  Repubblica, 
concordemente  regolata  da  tante  telte,  ma  comandando  cadaun  d'elfi, 
come  Sovrano,  a  quella  Città,  che  gli  era  ftata  data  in  governo,  e 
coll'independenza  da  gli  altri.  Zabano  fignorcggiava  in  Pavia,  Alboi- 
no in  Milano,  Vallari  in  Bergamo,  Alachifo  in  Brefcia,  Evino  in  Trm' 
to,  Gifolfo  in  Cividale  di  Friuli,  e  così  altri  in  altre  Città.  Non  fi 
può  ben  decidere,  fé  i  Ducati  del  Friuli,  e  di  Spoleti  folfero  allora 
formati  con  quell'ampiezza,  che  certamente  ebbero  dipoi;  né  fé  fofle 
per  anche  nato  il  Ducato  infigne  di  Benevento .  Contuttociò  fondata- 
mente fi  può  credere,  che  fi  fofiero  già  introdotti  alcuni  Duchi,  i 
quali  comandalTero  a  più  d'una  Città.  Parleremo  fra  poco  di  Faroaldo 
Primo  Duca  di  Spoleti.  Per  altro  in  fomma  confufione  era  per  quefti 
tempi  lo  ftato  dell'Italia.  Reftavano  tuttavia  in  potere  dell'Impera- 
re Ravenna  con  alcune  Città  circonvicine >  Roma  col  fuo  Ducato, 
che  abbracciava  altre  Città;  Padova,  Monfelice,  e  Cremona;  e  nella 
Liguria  Genova  con  altri  Luoghi  maritimi .  Ritenevano  ancora  gli  Ufi- 
ziali  Cefarei  alcuni  Luoghi  nell'Alpi  Cozzic,  come  Sufa,  ed  altri  fi- 
ti.  Ed  è  fuor  di  dubbio,  che  Napoli  con  altre  Città  maritime  fegui- 
tava  ad  efler  fedele  all' Imperadore.  Pofledevano  all'incontro  i  Lon- 
gobardi le  Provincie  del  Friuli,  e  della  Venezia,  la  Liguria  quafi  tut- 
ta, la  Tofcana,  e  l'Umbria  di  qua  e  di  là  dall' Apennino,  e  penetra- 
vano nella  Puglia  e  Campania.  Sicché  la  mifera  Italia  era  divifa  e  la- 
ceraia  in  varie  parti,  e  per  le  ofFcfe  e  difefe  piena  di  guai.  Attefta 
ancora  Paolo  Diacono  (<»),  che  fotto  quefti  Duchi  per  la  loro  ingor-  (a)  idem 
digia  di  roba  furono  uccifi  molti  Nobili  Romani,  cioè  Italiani,  e  che  ibid.  e.  31. 
i  Popoli  furono  taflaii  a  pagar  ogni  anno  per  tributo  la  terza  parte 
delle  rendite  delle  lor  terre  a  i  Longobardi.  Io  fo,  che  v'ha  taluno, 
a  cui  per  cagion  di  qucfto  tributo  è  fembrata  ben  deplorabile  la  con- 
dizion  dell'Italia  dopo  la  venuta  de' Longobardi .  Quafi  che  non  v'ab- 
bia de' Popoli  anche  oggidì  in  Italia,  che  computati  gli  «ggravj  tutti 
pagano  al  Principe  loro  eguali,  anzi  più  gravi  tributi.  Oltre  di  che 
chi  efalta  cotanto  il  governo  de' Romani  antichi  in  paragone  di  quefti 
Barbari,  dovrebbe  ricordarfi,  quanti  terreni  fi  contribuifiero  una  vol- 
ta per  fondar  le  Colonie  Romane,  e  quanto  maggior  copia  parimen- 
te di  terreni  fi  fia  in  que' tempi  tolta  alle  Città  per  premiare  i  folda- 
ti,  e  a  quanti  aggravj  fodero  anche  fotto  i  Romani  fottopofti  i  Popo- 
li .  Ora  fcrivcndo  Paolo  Diacono ,  che  per  hos  Langobardorum  Ducei, 
feptimo  /Inno  ab  adventu  yllboint  Italia  in  maxima  parte  capta  efi  ;  {*)-c 
venendo  a  cadere  nell'anno  prefente  il  Settime  dopo  la  venuta  d' Al- 
-boino:  pare  che  il  comando  fovrano  d'effi  Duchi  avcflc  principio  di 
qui .  Ho 

(*)  Per  quefti  Duchi  de' Longobardi ,  il  fettimo  anno  dopo  la  venuta  d'  ^l- 
iein» ,  /'  Italia  in  grandijjtma  parte  fu  prefa  ; 


^ 


Era  Volg. 

An  no  575. 


{^)  Marius 
Avtnticen- 
Jis  in  Chron, 


(b)  Gng»r. 
Turoneiijis 
l.  4.  e.  6. 

Viaconut 
l.  3.  e.  I, 


(e)  Gregor. 
TuroKinfii 
l.  4.  cap.  41 


430  Annali    d'    Italia. 

Ho  diferito  finquì  di  parlare  delle  irruzioni  fatte  da  i  Longobar- 
di nelle  Gallic,   perchè  Gregorio  Turoncnfe,  che  ce   ne  conferve    le 
notizie,  e  da  cui  le  prcfe  anche  Paolo  Diacono,  fecondo  il  fuo  folico 
non  ne  indica  gli  anni .  Mario  Aventiccnfe  (a)  ne  riferifcc  una  all'  anno 
f68.  cioè  a  quel  medefimo,  in  cui  Alboino  entrò   colla  fua   Nazione 
in   Italia:  il  che  difficilmente  fi  può  credere.  Aimen  pare,  che  le  mc- 
defime  fuccedclTero  parte  l'otto  yllboino,  e  parte  lotto  il  Regno  di  Ckfo, 
vivente  ancora  Sigeberto  Re   de' Franchi,   il  quale  nell'anno   prefente 
tolto  fu  dal  Mondo.  RaccoglieG  dunque  da  effb  Turonenfe  (copiato 
dipoi  da  Paolo  Diacono)  che  {b)  Santo  Offizio,  Romito  chiufo  apprcf- 
fo  Nizza  di  Provenza,  predifle  la  venuta  de' Longobai'di  nelle  Gallie, 
e  che  dcvallerebbono  fette  Città.  Giunterò  quelli   Barbari   in  quelle 
parti,  e  veduto  il  fanto   Romito  al  fencltrino  della   Torre,   deve   era 
chiufo,  ne  trovando  porta  alcuna,  falirono  i'ul  tetto,  e  tolte  via  le  te- 
gole, videro  il  Servo  di   Dio  cinto  di  catene,  e  veilito  di  cilicio.  Il 
riputarono  un  malfattore,  ed  egli  per  mezzo  d'un  Interprete  interro- 
gato rifpofe  d'effer  tale.  Allora  uno  di  que'  Longobardi  sfoderata  la 
Ipada  volle  ucciderlo,  ma  fé  gl'mtirizzi  il  braccio  :  dal  che  intefero, 
ch'egli  era  un  Santo  penitente.  Entrarono  dunque,  non  so  fé  quelli, 
o  pur  altri  nelle  Gallie  (0,  e  fi  diedero  a  faccheggiare  il  paefe  della 
Borgogna,  che  allora  iì  (tendeva  pel  Delfinato  e  perla  Savoia.  Jmato 
Patrizio  de' Franchi,  cioè  ornato  della  più  illuftre  Dignità,  che  allo- 
ra conferiflcro  gì' Imperadori  e  i  Re,  accorfe   contra  di   coftoro  con 
quante  forze  potè j  ma  venuto  a  battaglia  con  eiìì,  vi  lafciò   la   vita, 
e  la  fua  Armata  prefe  la  fuga.  Tanta  fu  la  llrage  fatta  de' Borgogno- 
ni in  quella  infelice  giornata,  che  non  fi   potè  ben  raccogliere  il  nu- 
mero de' morti.  Se  ne  tornarono  appreflb  m  iculia  i  Longobardi  tutti 
carichi  di  bottino.  Era  tuttavia  vivo  ri  Re  Jll/uino .  Vollero  poi  nell' 
anno  apprefio  vifitar  di  nuovo  le  Gallie,  credendo  di  avere  si  buon 
mercato,  come  era  avvenuto  la  prima   volta j  e   pervennero  fin   verfo 
la  Città  d' Arabrun.  Ma  ebbero  ali'mcontro  Eunio  fopranominato  Mum- 
molo  Patrizio,  Generale  del  Re  Gunlranno^  uomo  di   gran    volore  ,   e 
di   rara  accortezza  militare  .    Lafcio   egli  inoltrare  i  Longobardi   per 
quelle  montagne,  e  fatte  tagliar  le  Itrade,  e  baricarc  i  paflì,  gì'  im- 
brogliò in  maniera^  che  moiti  ne  uccifc,  e  fece  gli  altri  prigioni,   a 
riferva  di  pochi,  che  lalratifi  colla  fuga  poterono  portarne  la  nuova 
in  Italia.  Come  cofa  fcandalofa  oflervo  il  Turoncnfe,  che  intervenne- 
ro a  quella  iraprefa  contra  de' Longobardi  i'^/o«;(?  Vefcovo  d' Ambrun, 
e  Segittario  Vefcovo  di  Gap,  amendue  Fratelli  guerniti  di  tutt'armi, 
e  quel  che  è  peggio  di  lor  mano  ancora  uccifero  alcuni  di  quc'Bar'oari. 
Furono  quelli  Vefcovi  condennaii  dipoi  nel  Concilio  di   Lione,  e  fi- 
nalmente depoili  in  quello  di  Scialoo}  ma  pur  troppo  fervirono  d' c- 
fcmpio  ad  altri  Vefcovi  nell' avvenire  per  comparir  nelle  Armate  ve- 
ftici  di  celata  e  di  usbergo,  e  per  far  da   bravi  nelle  battaglie  fenza 
rifpettarc  i  facri  Canoni,  da'  quali  fon    detelhaii  e  puniti  iomiglianti 
£cceflì . 

Venne 


Annali    d'  Italia.  431 

Venne  ancor  voglia  a  i  SafToni  ,  già  calati  in   Italia  con   Alboi-  Era  Volg. 
no,  di  cercar  la  lor  buona  ventura  nelle  Gallic,  ed  entraci  nella. Pro-  A'<no  575. 
venza,  fi  piantarono  nel  territorio  di  Riez,  e  di  là  facendo  fcorrerie, 
mettevano  a  Tacco  tutte  le  Ville  delle  Città  circonvicine.   Non  fu  len- 
to a  farfene  rendere  conto  il  Generale  de' Franchi  Mummolo,  che  tro- 
vandoli sbandati,  ne  uccife  alcune  migliaia,  e  più  ne  avrebbe  tagliato 
a  pezzi,  fé  non  fopragiugneva  la  notte.  La  mattina  feguente  raggrup- 
patifi  i  reftanti  SafToni,  fi  difpofero  ad  un  nuovo  cimento >  ma  andan- 
do innanzi  e  indietro  de  i  medi,  fi  venne  ad   un  aggiuftamento,   per 
cui  cflì  regalarono  Mummolo,  rilafciarono  tutta  la  preda  co  i  prigio- 
ni, e  promifero  di  tornare  all' ubbidienza  del  Re  Sigeberto .  Ed  in  fatti 
venuti  che  furono  in  Italia,  raccolfcro  le  lor  Mogli  e   Figliuoli,  e  fé 
ne  ritornarono  nella  Gallia,  e  pofcia  in  Saflonia,  dove  ebbero  di  ma- 
le percolTe  da  i  Svevi,  che  s'erano  annidati  nella  patria  d'eflì  SalToni, 
né  le  ne  voleano  partire.  Voce  coftante  fu,  che  coftoro  abbandonafTero 
r  Italia,  perchè  non  piacea  loro  di  flar  fotto  i  Longobardi,  che  li  trat- 
tavano da  fudditi  .  Racconta  parimente  Marco  Avcnticenfc,  che  dopo 
edere  (lato  uccifo  il  Re  Clefo,  nel  medcfimo  anno  (e  però   nel  pre- 
fcntc)  i  Longobardi  di  nuovo  tornarono  nella  Valle  de'Vallcfi,   pre- 
fero le  Chiufe,  e  abitarono  molti  giorni  nel  celebre  Moniftcro  di  Agau- 
no.  Aggiiigne,  che  vennero  ad  un  conflitto  co  i  Franchi,  e  quafi  tutti 
rimafero  morti  fui  campo.  Ma  fé  in  quefti  anni  era   l'  Italia  immerfa 
nelle  mifcrie  per  cagione  de' Longobardi,  non  godea  già  maggior  fe- 
licità la  Gallia  (leda  {a) .  Le  guerre  civili  inforte  fra  i  due   Re  Chil-  (a)  Gngor. 
perico^  e  Sigeherto^  fi  riaccefcro  piij  volte.    Seguirono  battaglie,  ftra-  THrontnfis 
gi,  Taccheggi  e  inccndj,  colla  defolazion  delle  campagne,  delle  Ghie-  ''*•  4- f- 44- 
fé,  e  de'  Monafteri,  in  guifa  che  Gregorio  Turonenfc  ebbe  a  chiamar 
pili  terribile  quella  perfecuzione,  che  le  fofFertc  a  i  tempi  di  Diocle- 
ziano. Sigeberte  in  fine  piìi  potente  dell'altro  ,  dopo  avergli  prefe  va- 
rie Città.,  era  alla  vigilia  di  fpogliarlo  di  tutto,  quando  da  Fredegond» 
Moglie  del  Re  Cbilperico^  Donna,  a  cui  nulla  codiavano  le  iniquità, 
furono  inviati  due  animofi  Sicarj,  che  trovata  maniera    d'  edere  intro- 
dotti all'udienza  di  edb  Re  Sigeberto,  gli  cacciarono  ne'  fianchi  due 
coltelli  avvelenati,  de' quali  colpi  egli  fra  poco  morì .  Credefi,  che  a 
queft'anno  appartenga  il  profpero  fuccedb  dell'armi  Cefaree  in  Orien- 
te contro  Cosroe  Re  di  Perfia .  Coftui  avendo  che  fare  con  Giuftine  de- 
bolidìmo  Imperadore,  fempre  più  infuperbiva,  e  faceva  de' nuovi  ac- 
quirti.  Ma  da  che  Tiberio  fu  creato  Cefare,  mutarono  faccia  gli  af- 
fari {!>) .  Sapendo  egli  ufar  meglio  del  danaro,  che  dianzi  fi  gittava  in  ^^  Evagr. 
ifpefc.  vanidime,  mifc  in  piedi  una  poderofa  Armata  di  circa  cento  cin-    *  •  ^- '■  '4- 
quanta  mila  foldati  fcelti,  e  ne   diede  il  comando  a  Giufiiniane  proni- 
pote di  Giuftiniano  Augufto,  e  Figliuolo  di  Germano  Patrizio.   Quefti 
valorofamentc  ito  a  fronte  di  Cosroe,  gli  diede  di  molte  bude,  il  co- 
ftrinfe  a  ritirarfi  in  Perfia;  e  nella  Perfia  entrò  anch' egli,  da  dove  ri- 
portò un  ricco  bottino,  e  una  gran  moltitudine  di  prigioni  .  Circa  que-  ^'^^  az-s^'^ 
fti  tempi  ancora,  fé  fi  vuol  credere  al  Pidre  Mabillon  (0,  San  Gre-  s"„,jj"„''.  ' 

gorio 


43^  Annali*  D*  Italia. 

ìL.i.K'Volg.  gorio  il  Grande,  abbandonato  il  Secolo,  e   la  Pretura  di  Roma,  ab- 
A» NO  576.  braccio  la  vita  Monadica  nel  Moniftero  Romano  di  Sant' Andrea  fotto 
la  Regola  di  San  Benedetto. 

Anno  di  Cristo  dlxxvi.  Indizione  ix. 
di  Benedetto  I.  Papa   3. 
di  Giustino  II.   Imperadore   1 1. 
di  Tiberio  Coftantino  Ofare  3, 

L'Anno  X.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 


(a)  Grtgor. 
Turonenfis 
tìb.  4.  e.  45 

(b)  Paulits 
Diacenus 
di  Gejiis 
Laagob»rd. 
i.  3.  (.  8. 


PUÒ  non  inverili milmente  riferirfi  all'anno  prefentc  ciò,  che  vien 
raccontato  da  Gregorio  Turonenfe  W,  e  da  Paolo  Diacono  {b)  . 
Cioè  che  tre  Duchi  de' Longobardi,  ./fwfo»?,  Zabano^  e  Rodano ^  il  fe- 
condo de' quali  era  Duca  di  Pavia,  trovando  gufto  nel  meftiere  del 
bottinare,  s'avvifarono  di  far  buon  colpo  con  paflare  anch' cfli  nella 
Gailia.  Amone  per  la  via  di  Ambrun  arrivò  fino  a  Micovilla,  Luogo 
donato  dal  Re  Guntranno  a  Mummolo  Patrizio  fuo  Generale,  e  quivi 
mife  il  campo.  Diede  il  facco  a  tutta  la  Provincia  d'  Arlcs,  e  alle 
Città  circonvicine .  Arrivato  anche  in  vicinanza  di  Marfilia  condulTe 
via  quanti  armenti  e  perfone  potè,  e  minacciò  di  mettere  l'afledio  alla 
Città  d'Aix,  che  con  un  regalo  di  danari  fé  ne  liberò.  Zabano  tenuta 
la  via  della  Città  di  Die,  fi  portò  fotto  Valenza,  ed  affcdiolla .  Ro- 
dano anch'cgli  fece  altrettanto  a  quella  di  Granohle.  A  quello  avvi- 
fo  il  valorofo  Generale  de'  Franchi  Mammolo^  ufcì  in  campagna  coli' 
cfercito  fuo,  e  paiTato  quafi  miracolofamente  il  Fiume  Ifere,  perchè 
un'animale  in  paffandolo  infegnò  alla  fua  gente  il  guado,  arrivò  ad- 
doflb  a  Rodano,  che  aflediava  Granoble.  Mellìfi  in  battaglia  i  Lon- 
gobardi, combatterono  bensì  con  tutto  coraggio,  ma  in  fine  reftaro- 
no  fconfitti,  e  Rodano  ferito  da  un  colpo  di  lancia,  appena  con  cin- 
quecento de'fuoi  falvatofi  portò  la  nuova  delle  fue  disgrazie  a  Zaba- 
nc,  che  aflediava  Valenza .  Allora  amenduc  dato  un  faccbeggio  al  pae- 
fe,  fen  vennero  ad  Ambrun,  dove  di  nuovo  li  prcfentò  loro  all'  in- 
contro Mummolo  con  uno  innumerabil  cfercito,  e  diede  loro  un'altra 
rotta,  di  maniera  che  quelli  due  Duchi  con  poca  gente  prefero  la  via 
d'Italia.  Arrivati  a  Sula,  furono  afpramentc  accolti  da  gli  abitanti  del 
paefe  j  perchè  quella  Città  fi  teneva  tuttavia  alla  divozion  dell'  Impe- 
radore, e  v' era  rientro  .^///««io ,  Generale  di  G/«/?/«o  Auguito  .  Dal  che 
s'intende  la  balordaggine  de' Longobardi,  i  quali  in  vece  di  attenderc 
a  sbrigarfi  de'nemici,  che  rellavano  loro  in  Italia,  e  confinavan  con 
gli  Stati  da  loro  prefi,  più  torto  vollero  tentar  più  d'una  volta  di  far 
delle  conquifte  nella  Gailia.  Balordi  ancora,  perchè  con  dividerli  in 
ire  corpi,  facilitarono  ai  Borgognoni  la  maniera  di  vincerli  tutti.  Ora 

Sifin- 


Ammali    d' Itali  a,  433 

Sifinnlo  accorr-mente  fece  cader  nelle  mani  di  Zabane  una   Lettera,  Era   Volg. 
ch'egli  finfe  Icritta  a  se  da  Mummolo,  in  cui  gli  dicea,  che  Fra  poco  Anno  si6. 
verrebbe  a  trovarlo.  AJtro  jjon  vi  volle,  perchè   Zabane  s'  afFrettafla 
a  levarli  da  quelle  contrade.    Atnòne  dall'altro  canto  avendo  intefo  le 
male  giornate  de' Tuoi  compagni,  raccolto  tutto  il  fuo   bottino,  s'in- 
camminò anch' egli  alla  volta  d'Italia.   Ma  ritrovata  groffa  neve  neli' 
Alpi,  bifognò  lalciar  quivi  la  preda,  e  «ver  per  grazia  di  poter  met- 
tere in  falvo  le  perfonc.  Quelli  fatti  de' Longobardi  fon  da  me  rife- 
riti al  prefcntc  anno,  non  già  con   ficura  cronologia,   perchè  si  Gre- 
gorio Turonenfe,  come  Paolo  Diacono,  chequi  il  feguita,  racconta- 
no gli  avvenimenti  di  quelli  tempi  fenia  ordine ,  ora  anticipando,  ora 
posponendo  le  cofc.  Ma  poco  in  fine  importa  in  fatti   tali  lo   ftabilir 
l'anno  prccifo  ,  in  cui  accaddero.  Certo  non  fi   può  aderire  a  Sige- 
berto  (a),  che  riferifcc  a  gli  anni  f8i.  e  f8i.   le  incuriìoni  de'  Lon-  {^)sigel>er- 
eobardi,  e  il  paflssgio  de'Saffóni  nella  Gallia,  benché  il  Padre   Pa^i  'f  "»  c/.«^ 
lì  tenga  per  uno  Scrittore  clatto  m  dutinguere  1  tempi  delle  impjcle 
de' Longobardi .  Ni  fi  dee  tacere,  avere  ferino  Fredcgario    (^),  che  (b)  'Brtdtgn' 
i  Duchi  Longobardi  venuti  ad  un  aggiuftaraento  con   Guntranno  Re  *■""  '"  '-*''• 
della  Borgogna,  in  emendazione  delle  infolenze  da  lor   fatte  nel  Re-  "^'  ^^' 
gno  di  lui,  gli  cederemo  le  due  Città  d'  Jojìa  e  Sufa   nell'  Alpi  del 
Piemonte,  che  da  li  innanzi  furono  incorporate  nel  Regno  ftclTo  della 
Borgogna.    Come    fi   accordi  quefto    racconto  con  ciò,  che  poco  fa 
abbiam  detto  di  Sufa,  io  noi  so  dire.  Aggiugne  in  oltre,  ch'effi  Du- 
chi inviarono  de  gli  Ambafciatori  a  i  Re  Guntranno^  e  Childeberto ^  per 
«ctenere  il  lor  patrocinio,  e  fi  obbligarono  di  pagar  loro  da  lì  innan- 
zi dodici  mila  Ioidi  d'oro  ogni  anno,  e  che  cedcrono  anche  la  Valle 
ài  Ametegi  ad  effb  Re  Guntranno.  Noi  non  pofiìam  chiarire,  fé  tutte 
xjueftc  notizie  contengano  verità.  Bensì  fra  poco    vedremo,  fé  i    Re 
franchi  aveffcro  sì  o  nò  la  protezione  de'  Longobardi . 

Anno  di  Cristo  dlxxvii.  Indizione  x. 
di  Benedetto  I.  Papa  4. 
di  Giustino  II.  Imperadore   13. 
di  Tiberio  Coflantino  Cefare  4. 

L'Anno  XI.  dopo  il  Confolato  di  Gjustino  Augusto- 

Potrebbe  cfTerc,  cbe  in  quelfanno  fofle  fucccduto  un  fatto,  di  cui 
ci  confervò  la  memoria   Paolo    Diacono   (<^) .    Calarono  i   Franchi  (e)  p»hIus 
nel  territorio  di  Trento,  pofleduto  allora  da  i  Longobardi,   e  prefero  ^'<«»'<^ 
il  Caftcllo  à"  Jnagm.  Crede  il  Ciuverio  W,  che  quefto  oggidi   fia  il  idi"  e/' ^ 
Caltcllo  appellato  Nan  nella  Valle  di  Noa,  preffo  il  Fiume  Nocc^  che  rìL  u7l' 
va  a  fcaricarfi  nell'Adige.  Ciò  udito,  accorfc  per  ricuperarlo  7?«^//«-  ''*•  i.*.  ij.' 
ne  Conte  de' Longobardi  di  Lagare;  ma  non  eflendogli  riufcito,  sfo- 
Tm.  IH.  I  i  i  gò 


434  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  gò  la  fua  collera  contro  il  paefc  con  faccheggiàrlo .  Tornandofene  poi 
ANNOJ77.  indietro  col  bottino,  fu  forprefo  nel  cammino  da   Crannichi   Capitano 
de' Franchi,  e  tagliato  a  pezzi  con  molti  de' Tuoi.  Se  vogliam  credere 
al  fuddetto  Cluverio,  quel  Conte  di  Lagare  comandava  nella  Città  di 
Garda  nel  Lago  Bcnaco,  oggidr  Lago  di  Gardaj  e  il  Padre  Don  Ga- 
(aì  Serett.^    fparo  Bcretti  Benedettino  {a),  pretende,  che  Paolo  fcriveflc  Comes  Lon- 
Difertat.      gobardorum  de  Lacw  Gardie^  e  non  già  de  Lagare.  E'  lodevole  la  con- 
chronogr.      ghiettuta,  reftando  folamente  da  cercare,  perchè  non  il  Duca  di  Tren- 
Rer..  Italie^    to,  a  cui  pare  che  foffe  (ottopofto  quel  Cartello,  ma  il  Conte  di  Gar- 
da, territorio  divcrfo,  fi  sbracciaffe  per  riiorlo  dalle  mani  de' Franchi . 
Come  poi  i  Franchi  sì  lontani  dal  Trentino  venifTero  ad  impadroniril 
di  quel  fito,  s'intenderà  torto  al  ricordarfi,  che  allora  il  dominio  de' 
Franchi  per  conto  del  Regno  d'  Auftrafia,  abbracciava  le  Rezic,  cioè 
i  Grigioni,,  1' Alamagna,  o  fia  la  Svevia,  e  1' Elvezia,  cioè  gli  Svizzeri} 
e  però  probabilmente  anche  il  Titolo.  Per  erte  re  querti  diverfi  Popoli 


allora  iudditi  de  i  Re  Franchi,  perciò  talvolta  da  gli  Scrittori  fono  ap- 
pcllari;  Franchi.  Non  andò  poi  molto,  che  quel  Crannichi  Capitano 
Franzefe,  di  cui  pur'^ora  parlammo,  venne  a  dare  il  guafto  al  Trentino  . 


Ma  nel  tornarfene  addietro,  raggiunto  da  Evim  Duca  di  Trento  in  un 
Luogo,  tuttavia  appellato  Salorno  filila  riva  dell'  Adige,  quivi  lafciò  la 
vitaco'Iuoi  feguici,  ed  inficme  tutto  il  bottino.    In  tal   congiuntura 
Evino  cacciò  i  Franchi  da  tutto  il  fiio  territorio .  Quefto  Evino  Du- 
ca di  Trento  (feguita  poi  a  Icriverc  Paolo  Diacono)  prefc  per  Moglie 
una  Figliuola  di  Garibaldo.,  Duca,  o  pure,  come  egli  il  chiama.    Re 
della  Baviera.  Fu,  ficcome  accennai  all'anno   ff8.  quello   Garibaldo 
il  primo  Duca  d'erta  Baviera,  il  quale  fondatamente  fia  da  noi  cono- 
(b)  yf  ww/jj- fciuto .  L'Aventino  {b)  fi  figura,  ch'egli  folfe  anche  il  primO' a   non 
nits  AnnaL.    voler  riconofcerc  la  fovranità  del  Re  de' Franchi,   regnante  nell' Au- 
Eajor.  ftrafia,  e  prenderte  il  titolo  di  Re.  Di  ciò   non  abbiamo   ficure   me- 

morie^ Sappiamo  bensì,  che  i  Duchi  della  Baviera  (Provincia  allora 
artai  più  vafta,  che  ne  gli  ultimi  Secoli)  affrettarono  il  nome  di  Re, 
come  eziandio  fecero  nelle  Gallie  i  Duchi  della  minor  Bretagna.  In- 
tanto Paolo  Diacono  tenne   conto   di   queftc   picciole   notizie   riguar- 
danti il  Ducato  di  Trento,  perchè  avea  davanti  a  gli  occhi  la  Storia 
di  Seconde  Vefcovo  di  Trento,  vivuto  in   querti   tempi,   che  ne   do- 
vette far  menzione .  Ma  a  notizia  di  lui  non  dovettero  pervenire  tante 
altre  azioni  piìi  importanti  e    ftrepitofe  de' Longobardi,  e   di   querti 
medefimi  tempi,  che  rertano  feppellite  nell'oblio.    Giovanni,  Abbate 
(e)  BhU-     Biclarienfe  (')  all'anno,    che  precedette  la  morte  di   Giuftino   Impe- 
rienfi!  in       radore,  cioè  nel  prefente,  racconta,  che  Batidarioy  o  fia  Baudario,  o 
chronuo       Baduario ,  Genero  d'efib  Augufto,  fu  fconfitto  in  una  battaglia  da  i. 
%im  ^'""'    Longobardi,  e  non  molto  dappoi  o  per  qualche  ferita,  o  per  pafllìon 
d'animo,  diede  fine  a  i  Tuoi  giorni.  Di  quefta  vittoria  de' Longobar- 
di, che  probabilmente  fu  ben  confidcrabile,  rtante  il  pcrlbnaggio  co- 
fpicuo,  che  comandava  r  Armata  de' Greci,  nulla  ne  feppe  Paolo  Dia- 
cono,, e  niun' altra  circoftanza  d'erta  ci  rimane  preflb  gli  altri   Scric- 
tori.  Anno 


A  N  N  A  L  1     D*  I  T  A  L  I  A.  43  J 

Anno  di  Cristo  dlxxviii.  Indizione  xi. 
di  Pelagio  II.  Papa  i. 
di  Tiberio  Coftantino  Imperadore  j.  e  i. 

L'Anno  XII.  dopo  il  Confolato  di  Giustino  Augusto. 


TErminò  in  queft'Anno  la  carriera  de'luoi  giorni  Giuflino  IL  Im-  Era  Vo!g. 
peradore  nel  di  f.  d'Ottobre,  per  quanto  abbiamo  dalla  Cronica  Anno 578 
AlefTandrina  («) .  Strano  è,  che  il  Cardinal  Baronio  difterifca  la  di  lui  (^.]  c^r<|«. 


■morte  fino  all'Anno  f8z.  Il  Sigonio  il  fuppone  mancato  di   vita  due       "**"  "' 
Anni  prima  di  qiiefto,  cioè  nell'Anno  f/ó.  E  v'ha  delle  contradizioni 
intorno  a  quello  punto  di  Storia  infino  fra  gli  Storie»  antichi.   Jl  più 
ficuro  è  attenerfi  qui  alla  fentcnza,  e  alle   ragioni   del   Cardinal    No- 
ris  ('!'),  e  del  Padre  Pagi  CO,  che  al  prcfente  Anno  riferifcono  la  Tua  (b)  Norts 
morte.  Era  egli  oramai  da  gl'inveterati  fuoi  mali  condotto  ad  un  pei-  ^'  s-^nod.  y. 
fimo  flato  di  falute,  e   fentendofi  già  vicino  a  sloggiare   da   quetto  M^'p^rius 
Mondo,  nel  dì  26.   di   Settembre   avea  dichiarato,   e    latto   coronare  crit.  Baron. 
Imperadore  jT/^mo,  a  cui,  come  dicemmo,  avea  conferito  ne  gli  Anni 
avanti  il  titolo  e  l'autorità  di  Ccfarc .  Teofane  0*0  fcrive,  che  in  ul  (d)  Theo- 
occalione  Giuftino  diede  de   i  bcUilTimi  avvertimenti  a  Tiberio   per  M""»" '?» 
ben  governare  fé  fteflb  e  gli  altri}  e  fon  gli    Itedì,   ma   più   diffufi,  chronogr. 
che  Evagrio  ci  narro  di  fopra,   allorché  Giultino  il  proclamo    Cefarc. 
Fedi ^  gh  di\(^e^  ^uefi' abito  Imperiale ^  e  quefta  Dignità?  Non  io,  ma  Dio 
te  gli  ha  donati.  Onora  tr-.a  Madre  (cioè  Sofia  Augulla),  che  finora   è 
fiata  tua  Padrona .  Ricordati ,  che  prima  le  eri  Servo ,  ora  ie  fei   Figlio . 
Non  rallegrarti  inai  d" avere  fparfo  il  [angue  altrui,  ne  rendi  male  per 
male .  Guardati  dall'  imitar  me  in  prendere  delle  nimicizie .  Come  uomo  in 
ciò  io  ho  peccato ,  e  come  peccatore   ho  portata  la  pena  de'  miei  traficorfi . 
Coloro  però,  che  mi  han  fatto  commettere  quefii  mali,  meco  compariranno 
davanti  al  Tribunale  di  Dio.  Non  f infuperbire ,   come  io  una  volta  fa- 
ceva, di  queflo  abito.  Abbi  tanta  cura  de' tuoi  Sudditi,  quanta   n'hai  di 
te  ftejfo .  E  ricordati  bene ,  chi  tu  fofii  prima ,  e  chi  fei  di  prefente .  Tutti 
^ae/?i  (accennando  l'aflemblea)  ti  fone  ben  Servi,  ma  trattali  da  Fi- 
gliuoli .  Ti  fieno  a  cuore  le  milizie ,  ma  non  le  amar  troppo  :  so  per  pruova    ' 
quel,  che  dico.  Lafcia,  che  ognun  goda  de' proprj  benij  e  verfo   i   Poveri 
fatti  conofcere  liberale.   Sarebbe  defidcrabile,  che  st   lettere  maiufcole 
/teflero  l'ermi  quelli   Documenti   ne' Gabinetti  di   tutti   i    Regnanti. 
Dappoiché  il  Patriarca  ebbe  recitate  le  Orazioni,  e  tutti  ebbero  in- 
tonato \' Amen,  Tiberio  nuovo  Augnilo  s'inginocchiò  a' fuoi  piedi;  ed 
allora  Giulhno  gli  difle  quelle   pefantiflìme  parole:  Io  feguitcrò  a  vi- 
vere, fé  tu  vorrai;  ed  anche,  fé  vorrai,  fon  morto.  Dio  ti  metta  in  mente 
CIO,  ch'io  ho  tralafdato  di  dirti.  Tiberio  dipoi  fparfc  danari  nel  Popo- 
lai 2,  lo. 


43  <^  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  lo,  e  fece  l'altre  folennità  ufate  nella  creasion  de  gl'Impcradori.    K 
An,n,o5.78.  nientre  fi  celebravano  i  Giuochi  Circcnfi,  le  Fazioni  gridarono  di  vo- 
ler vedere  la  nuova  Imperadricc,  e  proclamarono  Anajlafta^  che  fi  fco- 
prì  Moglie  d'eflb  Tiberio  con  alto  difpiacere  di  Sefia^  la  quale  fi  pcn- 
iava  di  ipofarlo  dopo  la  morte  di  Giultìno .  Per  altro  Teofane  imbro- 
glia non  poco  la  ferie  de' fatti  di  Tiberio.    Fu   di   parere  il  Cardinal 
Baronie,  che  neiranno  precedente  accadcfie  la  morte  di  Papa  Bene- 
detto I.  di  quello  nonje,  perchè  anticipò  d'un   anno  la   creazione  di 
lui.  L'Abbate  Biclarienfe  anch' egli  la  mette  un  anno  prima  di  quella 
,.    di  Ginfiino  Augudo.  Ma  è  fenza  fillo  da  preferire  la  fentenza  dcj.  Car- 
mus  ad     ''  '^'"^^  Noris,  del  Padre  Pagi,  e  di  Monfignor  Francefco  Bianchini  (*), 
vit.    Anajl.  che  per  varie  ragioni  iinifcono  coli' anno  prefentc  la  morte  d'eflb  Pa- 
Sihlioth.        pa,  e  la  creazione  di  Papa  Pelagio  TI.  Quegli   mancò  di    vita   nel  dì 
30.  di  Luglio.  E  quefti  fu  orduiato  Papa  nel  dì  50.  di    Novembre, 
(e  crediamo  ad  elfo  P.idre  Pagi,  che  in  ciòidifcorda  da  Anallafio. 

E'  degno  di  confiderarione,  che  elTo  Papa  Pelagio,  per  attellato 
(t)  An,'ift.:f.  del  medefimo  Ana(lafi<>  (/»)  fu  confecrato  /f«-r<?  il  comandamento  del  Prin- 
m  Vita  Pc-  ^-.pg _  Vuol  dire,,  che  non  s'afpettò  a  confecrarlo,  che  folle  venuto  ds 
^"     '        Coftantinopoli  l'allenfo  e  la  licenza  dell' Imperadore.  E  quello  ficrch^ 
in  quel  tempo  Roma  eror  affediata   da  i  Longobardi.^  ed  effi  facevano   un 
gran  guaito  per  tutta  l'Italia.  Avca  dianzi  detto   lo   fteffÒ   Aniihifio, 
che  vivente  ancora  Papa  Rencdetto  i  luddetri  Longobardi  fcorreano  per 
tutta  r  Italia;  e  che  a  quelli  fieri  aiaianni  portati  dalla  Guerra  fi  ag- 
giunfe  anche  una  terribile  Carcilia,  a  cagion  della  quale   molte   For- 
tezze fi  renderono  ad  elfi  Longobardi,  per  poter' avere  di  che  cibarfi. 
Però  conofciuto  da  Giiiflino  Augullo  il  pericolo,  in  cui  fi  trovava  Ro- 
ma per  cagion  della  Fame  e  della  Mortalità,  che  l'affliggeva,   fpcdì 
ordini  in  Egitto,  afiìnchè  conducelfero  colà  molte  navi  cariche  di  gra- 
ni, che  ballarono  appunto  a  rincorare  i  Cittadmi,  e  a  renderli  anirnofi. 
per  foftenere  gl'inlulti  de' Longobardi .  Nell'edizione  d'  Ermanno  Con- 
>      tratto  fatta  daL  Canifio,  quello  fatto  vicn  riferito- all' Anno    f8i.    Ora 
in  mezzo  a  quelle  afflizioni  terminò  la   fua  vita  Papa    Benedetto'!,   e 
troppo  importando  alla  falute  di  Roma  l'avere  un   Papa  in   mezzo   a 
tante  turbolenze,  il  Clero  e  il  Popolo  {i  credettero  per  quella   volta 
difpenfati  dall' afpettare  gli  oracoli   della   Corte   Imperiale   per  confe- 
crar  Papa  il  nuovo  eletto,  cioè  Pelagio  II.  Romano  dr  Patria.    Sic- 
come oifervò  il  Cardinal  Baronie  (<^),  le  crudeltà  ufate  verfo  i  Popoli 
^)  ^■J'"''"-     d' Italia  da  Longobardi ^  non  falamente   proccdcrono  dall' efil-r   eglino 
ad  Ann.       Barbari  di  Nazione,  e  gente  feroce,  ma  ancora  dalla  divcrhta  della 
573;  Religione.  Certo  è,  che  la  maggior  parte  d'cfiì   profefìava  la   Reli- 

gione Cri  (liana,  ma  non  già  la  Cattolica,  fcgucndo  cfil  al  pari  de' 
Goti,  de' Vandali  y  e  dc'Svevi  la  Setta  d'Ario.  Oltre  a  ciò  alcuni  fra 
cflì,  e  molti  de  gli  aufiliarj,  che  con  eflb  loro  erano  calati  in  Italia, 
tenevano  tuttavia  la  credenza  e  i  riti  de'  Gentili .  Perciò  non  é  da 
Ihjpire,  fé  colloro  infieriflero  anche  contra  delle  Chicfe  e  de' Saccr* 
doti  Cattolici.  Nondimeno  le  principali  calamità  dell'Italia  in  quelli 

lem- 


Annali    d'  Italia.  43  t' 

tempi  provennero  dalla  Guerm,  madre  d'incredibili  guai,   mafilma-  Era  VoT». 
mente  ne' Secoli  d'allora,  e  d'alfa  rcfiftenza,  che  fecero   le    Città  e  i  Anno   j-,». 
Luoghi  forti  de  gl'Italiani,  r  qaali  non  amavano  di  paffar  fotto   la  ll- 
gnoria  di  quefti  barbari  forellieri.  E  in  corali  disavventure  principal- 
mente reflò  immcrfa  Roma  colle  Città  e   paefi   circonvicini,   i    quali 
per  quanto  poterono,  lleitero  cortanti  nella  divozione  del  Romano  Im- 
perio. Delcrivc  San  Gregorio  Magno  (a)  Papa,  parkndo  di  cofe  de'  ^amuf"'' 
fuoi  dì,  lo  ftato  miferabile  di   quelle   contrade,  con  dire:    che   dopo  BìaUgor. 
cfferfi  veduti  varj  fegni,  che  predicevano  le  (venture  d'Italia,  vennero  i'b-  z-(.  38. 
i  Longobardi,  /  quali  fecero  man  bajj'a  [opra  il  genere  umano ^  già   cre- 
fciuto  in  quefta   Terra  a  guifa  di  campi  ricchi  di  fpeffe  [piche .  Già  fi  ^'e^- 
gono  /popolate  Città  ^fortezze  abbattute^  Chiefe  incendiate  ^  Monajìerj  d'  Uo- 
mini e  di  Donne  abbattuti ,  intere  campagne  abbandonate  da  gli  agricoltori , 
di  mariier*  che  U  terra  refta  in  fulitudine,  né  v'ha  chi  V  abiti  ^  ed  ora  of- 
fervif.mo  occupati  dalle  fiere  tavti  luoghi^  che  prima  contenevano  una  co^ 
fiofa  moltitudine  di  per  Jone .  Quefta  e  la  pittura,  che  fa  de' Tuoi  tempi, 
e  maflìmamenie  de' contorni  di  Roma,  il  Santo  Pontefice,  La  mede- 
fima  fi  mira  ricopiata  e  ripetuta  da  Paolo    Diacono   {!>).  il   quale   ciò  1^^  ^"«'«^ 
ante  olierva,  che  da  i  paelJr  involti    m   tante   milcrie ,  convien  /    ^    ^  ,j 
eccettuar  quelli,  che  Alboino  avca  prcfo,    come  la   Venezia,    la  Li- 
guria, la  Tofcana,  l'Umbria,  ed  altre  fimili  Provincie.   In  qucfte  fic- 
comc  ubbidienti,  e  divenute  fue  proprie,  non  efcrcitavano  i    Longo- 
bardi le  poco  fa  narrate  crudeltà,   ma  sì   ben   fopra  l'altre,   che   fa- 
ccano  contrafto  alla  lor  potenza  e  voglia  di  dominare:  il  che  fempre 
pili  faconofcere,  fé  il  Cardmal  Baronio  fofle  tmon  interprete  de'giu- 
dizj  di  Dio  all'  Anno  fjo. 

Benché  gli  eftratti  di  Mcnandro  Proiettore  fieno  fquarci  fenz'  or- 
dine di  anni,  l'un  dietro  l'altro    infilzati,  pure  fembra,    che  a  que- 
lli tempi  polla  appartenere  un  fatto  da  lui  raccontato  (e).    Cioè,  che  W   Menav- 
ncW  Anno  fiiarto  dell'  Imperio  di  Tiberio  Coftantino  (  verifimilmente  vuol  ^^J"  ^j'"' , 
dire  del  iuo  Imperio  Cefareo,  cominciato  fui  fine  dell'anno  f 74.  )  cir-  jJ,pr"'Byz.' 
ca  cento  mila  Sila-vi  fecero  uii irruzione  nella  Tracia.   Dopo  le  quali  pa-  fn^.  114. 
role  feguita  a  darci  una  notizia,  che  nondimeno  e  llaccata  dalla  prece- 
dente. Cioè  che  Tiberio  Cofia/ttino  Cefare   mandò  in  Italia   molto   oro 
ufijue  ad  centum  triginta  pondo.,  come  tradulfe  il  Cantoclaro,  il  che   le 
per  avventura  fignificafie  folamcnte  cento  trenta  libre^  farebbe  una  ba- 
gattella. Secondo  me  il  tefto   Greco  ha  fino   a  trenta  centinaia,   cioè 
tre  mila  Libre  d'oro.,  che  Pi^w/row/o  Patrizio  avea  portato  da  Roma  ali' 
Impcradore.  Collui  era  ito  alla   Corte  di   Coftantinopoli,   per  trovar 
maniera  da  poter  liberare  l'Italia  opprefia  dalle  incu-rfioni  de' Longo- 
bardi.  Ma  Tiberio  Cefare,  a  cui  piìi  che  cgni  altra  cofa   (lava  fulle 
fpalle  la  guerra  co  t  Perfiani,  e  dietro  a  quella  impiegava  tutte  le  fue 
forze  e  penfieri,  non  potè  mandar  gente  in  Italia,  né  prendere  a  far 
guerra  in  Oriente,  e  in  Occidente.  11  perchè  diede  quel  danaro  a  Pan- 
fronio,  acciocché  fi  (ludiafTe  di  ben  impiegarlo  con  proccurar  di  gua- 
dagnare alcuni  Capitani  de' Longobardi,  che  andaffcro  a  militare  in  Q- 

ricn- 


438  Annali     d'  Italia. 

Era  Volg.  riente  per  Tlmperadore,  e  lafciaflcro  in  pace  l'Italia.   E  qualora  ciò 
Anno  579-  non  gli  venifl'e  fatto,  fi  ItudialFe  di  comperar  da  i  Re  Franchi  un  buoa 
corpo  di  gente,  capace  di  rompere  la  potenza  de' Longobardi .  Di  più 
non  s'ha  da  Menandro  Frotettore,  che  falta  appreflo  alle  cofe  de' Fcr- 
iìani,  contra  de' quali  era  in  campagna  Maurizio  Generale  della  Greca 
(a)  Evatr.    Armata,  il  quale,  lecondochè  abbiamo  da  Evagrio  («),  fu  afl'unto  da 
i.  5.  e.  19.  Tiberio  Coltantino  Augullo  a  quella  Dignità  folamente  dopo  la  mor- 
te dell'  Imperador  Giultino . 

Anno  di  Cristo  dlxxix.  Indizione  xir. 
di  Pelagio  II.  Papa  i. 
di  Tiberio  Coftancino  Imperadorc  6.ti. 

Confole    i  Tiberio  Augusto, 

FU  fpkndido  il  primo  giorno  del  prefentc   Anno ,   perchè   Tiberio 
Augulto  procedette  Conlble,  e  celebrò  quella  folennità  colla  ma- 
gnificenza ulata.  Intanto  gli  aff,*ri  d'Italia  andavano  di   m<»!e  in  peg- 
gio j  e  forfè  parlò  di  quelti  tempi  in  uno  de'fuoi   fquarci   Menandro 
<b)   Menan-  Protettore,  i'')  la  dove  ferivo:  che  quafi  tutta  l'Italia  fu  devaftata  e 
der  protecì.  rovinata  da  i  Longobardi .  Anche  l' Abbate  Biclaricnfe  (0  air  anno  fe- 
tf o7"b   ^'"  condo  di  Tiberio  nota,  che  i  Romani  facevano  in  Italia  una  lagrime- 
fag'.  126."      voi  guerra  contra  de' Longobardi .  E  vuol  dire,  che  andava  lor  male 
(e)  Johann,  per  tutti  i  verfi .  Per  quello  comparvero  di  nuovo  a  Coftantinopoli  non 
BìcUrienfis    lo  quanti  Senatori  Romani,  inviati  dal  Papa  con  alcuni  Sacerdoti  per 
tn  chrontc.    ^uiploiar  foccorfo  dall' Imperadore.  Ma  era  troppo  grande  l'impegno, 
in  cui  fi  trovava  Tiberio  Augulto  per  la  guerra,  che  più  che  mai  bol- 
liva in  Armenia  e  in  Oriente  fra  l'Imperio  e  i  Perfiani .   Venne  ben- 
sì a  morte  in  quell'auno  Cofdroe  Re  della  Perfia,  ma  Ormifda  fuo  Fi- 
gliuolo, più  fiero  ancora  e  luperbo  del  Padre,  continuò  le  oftilità  con- 
tra de'  Greci ,  né  volle  intendere  propofizioni  di  pace .  Tiberio  non  a- 
vea  foldatefche  da  fpedire  in  Italia:  coniuttociò  fatto  uno  sforzo,  or- 
dinò, che  il  airolaflc  un  corpo  di  gente,  e  l'inviò  a  quella  volta.  Ma 
il  fuo  maggiore  lludio  conlillè  in  adoperar  regali,  come  di   fopra  fu 
detto,  co  1  Capitani  de' Longobardi,  e  prometterne   alTai   più  di  ma- 
niera che  molti  d'effi  prefero  partito  nelle  truppe  Romane.  Cosi  Me- 
nandro Protettore.  Tuttavia  a  poco  dovette  ndurfi  quello  vantaggio, 
perchè  non  apparifce,  che  punto  miglioraffero  le  cofc  d'  Italia,  i"c  per 
avventura  non  fu,  che  a  forza  di  doni  1  Longobardi   s'indufTero  a  le- 
vare l'afledio  da  Roma.  Ora  la  menzione  fatta  da   Menandro  de' Sa- 
cerdoti inviati  dal  Romano  Pontefice  a  Collantinopoli,  a  me  fa  cre- 
dere, che  fia  da  riferire,  a  quelli  tempi  l'andata  di  San  Gregorio  Ma- 
gno a  rifiedere  iij  Collantinopoli  col  titolo  ed  impiego  di  Apocrifari» 

Fon- 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  439 

Pontificio.   Oggidì  chramiamo  Nunzj    Apoftolici  queftr  riguardevoli  Era  Volg. 
Miniftri  della  tanta  Sede.  Solcano   allora  i    Papi   tenerne   Tempre  uno  Anno 579. 
prelTo  dell' Imperadore  in  Coftantinopoli,  e  un  altro  ancora  in  Raven- 
na predo  dell' Efarco,  affinché  nell'una  e  nell'altra  Corte  accudiirero 
a  grintereffi  e  bilbgni  della  Chicfa  Romana.  Cerro  è;  che  Pelagio  li. 
Papa  quegli  fu,  che  avuta  confiderazione  alla  nobiltà  della  nafcita,  al- 
la prudenza  e  fperienza  ne  gli  affari,  e  al  fapcre  e   alla  rara   pietà  di 
San  Gregorio^  conobbe  di  non  poter  fceglierc   miglior   mobile   di    lui, 
per  valerfene  in  quell'ufizio.    Cavatolo  dunque   fuori   del  Monillero, 
come  fu  di  opinione  il  Cardinal  Baronio,  e  creatolo  uno  de' fette  Dia- 
coni della  fanta  Chiefa  Romana,  l'inviò  Apocrifario  alla  Corte  Impe- 
riale. Giovanni  Diacono  nondimeno  nella  Vira  di  qiiefto  gran  Ponte- 
fice fcrive  ("»),  che  Benedetto  Papa  il  fece    Diacono,   pofcia   Pelagio  (a)  ^ohan- 
II.  fuo  SuccelTore  non  molto  dopo  lo  fpedi  a  Coftantinopoli .  Quefla  opi-  «^^    Diacoa. 
nione  vien  creduta  più  fondata  da  i  Padri   Benedettini  di   San    Mauro  '"  ^"''  ^^'^' 
nella  Vita  del  medefimo  Papa;  ma  in  un'altra  antichiffima  Vita  di  San  ^c7p' '^i\  "'" 
Gregorio,  pubblicata  dal   Padre   Bollando,  abbiamo  un   forte   fonda- 
mento per  la  fentcnza  del  Baronio . 

In  q  uè  (Vanno  Imperante  Serenìjftmo  Tiherio  Cofìantìno  Au^uflo  ^  An- 
no Imperli  cjus  quinto^  eoclem  Confule^fub  die  III.  Nonarum  Novemkriunt y 
Jndi6lione  XIII.  che  aveva  avuto  il   luo   principio  nel    Settembre,   fu 
celebrato  un  Concilio  neW  Ifola  di  Grado  da  Elia  Arcivcfcovo,  o  fia 
Patriarca  d'^Aquileia,  e  da  i  Vefcovi  fuoi    Suff'raganei,  nel   quale   fu 
determinato,  che  la  Sedia  Metropolitana  d' Aquiiria  da  lì  innanzi  fofle 
fermata  nella  ftefla  Ifola  di  Grado  giacche  i  Longobardi  occupavano 
Li  Città   d'  Aquileia  .    Ubbidivano  (*)  tuttavia  all'  Imperadore   le  Ifole 
della  Venezia,  e  l'iftria-,  e  però  parte  de'Suffraganei  della  Chiefa  di 
Aquileia  era  fatto  il  dominio  Imperiale,  e  parte  (otto  quello  de' Lon- 
gobardi.   Eleffe   piuttofto  il   Patriarca  d' eftere  fotto  gì'  Impcradori  , 
che  fotto   i    Barbari  ,  e  trasferi    per  quefto  la    Cattedra   Metropoli- 
tana in   Grado.    Nella  Cronica   del    Dandolo  {b)    è   ftampato  il  fud-  (b)  Dandu- 
detto   Concilio  ,  e   quivi  non   folamente    fi   legge  un  Breve    di    Pa-  '"^  chronic. 
pa  Pelagio  II.   che  appru^va  quella  Traslazione,   ma    vi  fi   mira  an-  ^^^'\^'r^' 
che  intervenuto  Lorenzo  Prete  ,    Legéito  della   Sede   yjpofìolica .    Ne   ha 
parlato  a  lungo  il  Cardinal  Noris  C') .  E'  da   maravigliarfenc  non  pò-  (c"ì  ìiorìs 
co,  perchè  que' Vefcovi  erano  Scifmatici,  non  volevano  ammettere  il  Differut. 
Concilio  quinto  Generale,  e  nel  medefimo  loro  Sinodo  confermarono  "' ^y""!-  S- 
talmente  il  Concilio  quarto  Calcedonefe ,  che  fecero  ben  conofccre  ,    '^'^' 
ch'efcludevano  e  riprovavano  il  Q^iinto .  Né  il  Legato  del  Papa  vi  dice 
una  parola  in  contrario;  e  il  Papa,  benché  uomo  di  petto,  nulla  fcri- 
ve in  quel  fuo  Breve,  per  efortare  Elia  alla  pace  e  all'unità  della  Chie- 
fa. Certo  io  ho  talvolta  dubitato,  fc  mai  quella  Lettera  di  Papa  Pe- 
lagio 

{*)  Non  intende  il  dottiflimo  Autore,  in  quefto  ed  in  altri  fimili  luoghi,   delle   Ifol*; 
di  Rialto,  poiché  la  nafcente  Repubblica  godeva  della  fua  libertà.. 


440  Annali    d'  Italia 

Era  Volg.  lagio,  e  quel  Legato  poteflero  a  noi  efferc  venuti  da  qualche  giunta 
Anno  579.  fatta  col  tempo  a  quel  Sinodo,  per  autenticare  la  Traslazion  della  Se- 
dia di  Aquilcia.  Ma  ultimamente  non  folo  ha  dubitato  di  quello  il  Pa- 

(a)  De  R«- dre  Bernardo  de  Rubeis  («)  dell'Ordine  de' Predicatori,  ma  ha  anche 
leis  Diffcrt.  foitenuto,  chc  da  capo  a  piedi  fia  llato  finto  quel  Concilio,  per  legit^ 
de  Schtfma-  timare  la  Traslazione  fuddetta.  Tali  fon  le  ragioni  da  lui  addotte,  che 
u  Aquile-  ^^^  £j  potrà  far  capitale  di  un  tal  Sinodo  in  avvenire.  Credefi,  chc 
'  San  Gregorio  il  Grande  nell'anno  fpj.   fi  applicafie  a  fcrivere  i    fuoi 

(b)  Gregor.  Dialoghi .  In  cflì  egli  racconta  (^),che  quindici  Anni  prima,  (e  per  confe- 
M,  Dtabg.    guente  fotto  quell'anno)  alcuni  Longobardi  avendo  immolato  al  Dii- 

3-  "^^  ^7-  ^qJq  yf,  Capo  di  Capra,  e  adorandolo,  vollero  coftrignere  a  far  lo 
(Icflo  quaraiita  prigioni  Italiani.  Ricufando  quelli  di  aderire  al  rito  fa- 
crilego,  furono  tagliati  a  pezzi  da  quc' Barbari  Infedeli.  E  una  fimil 
gloriofa  morte  fecero  altri  quaranta  Contadini,  preli  da  altri  Longo- 
bardi, perchè  non  vollero  mangiar  carni  fagrificate  alloro  falfi  Dii. 
Ma  ficcome  fu  avvertito  di  fopra,  i  più  de' Longobardi,  benché  A- 
riani,  tenevano  per  fua  la  Religione  di  Criflo;  e  però  i  fuddetti  ec- 
cefli  fon  da  attribuire  a  què' pochi  o  molti  Gentili,  ch'erano  mifchiati 
V  .,  con  loro.  Lo  {lelTo  San  Gregorio  in  una  Lettera  (<■)  fcricta  a  Brune- 

l.-j.  Efìft."].  f^*^^^  Regina  de' Franchi,  è  a  noi  teftimonio,  che  tra  i  Franchi  (la 
nunc  iib.  9.  maggior  parte  Criftiani  e  Cattolici)  fi  trovavano  tuttavia  di  quelli, 
Bpifi.  II.  che  immolavano  a  gl'Idoli,  adoravano  gli  .'alberi,  e  faccano  fagrifizj 
a  i  Capi  de  gli  Animali.  Per  altro  contclTa  il  medcfimo  fanto  Ponte- 
fice nel  fopra  citato  Dialogo,  aver  Iddio  così  temperata  la  crudeltà 
de' Sacerdoti  Longobardi  Ariani,  che  non  pcrfeguitavano  punto  la  Re- 
ligione Cattolica. 

Anno  di  Cristo  dlxxx.  Indizione  xiii. 
di  Pelagio  II.  Papa  3. 
di  Tiberio  Coftantino  Imperadore  7.  e  3 . 

L'Anno  I.  dopo  il  Confolato  di  Tiberio  Augusto. 


N' 


On  ci  fom«iiniftra  Paolo  Diacono  ordine  ficuro  di  tempi  nel  ri- 
ferire i  fatti  d'Italia,  e  però  indarno  fi  vuol  adoperare  la  di  lui 
autorità,  per  iUabilir  gli  anni  precifi  dell'avventure  ch'egli  racconta.. 
Chieggo  io  licenza  di  poter  rapportare  fotto  il  prcfcntc  un  fatto  di 
(d)  Paulus  PartaUo^  Vrimo  Duca  di  Spoleti  (.^i) .  Quefti  con  un  buon  efcrcito  di 
Longobardi  portatofi  a  ClafTc,  s'impadronì  di  quella  ricca  Città,  con 
'  ifpogliarla  di  tutte  le  fue  ricchezze.  Era  ClaJJe^  come  di  fopra  accen- 
nai, una  picciola  Città,  come  Borgo  di  Ravenna,  da  cui  era  lontana  tre 
miglia.  Così  fu  appellata,  perchè  quivi  i  faggi  Romani  tcneano  conti- 
nuamente una  Clafie,  cioè  un'Armata  navale  per  difefa  e  fìcurczza  del 

Marc 


Diaconus 
i.  3,   e.    13 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a.  441 

Marc  Adriatico.  La  fua  ficuazionc  anche  oggidì  fi  vede   fra  il  Mei-  Er*  Wig. 
zogiorno  e  Levante  rifpctro  alla  Città  di  Ravenna.  Colà  faceano  fcala   Anno 580. 
i  Legni  mercantili,  e  però  abbondava  di   ricchezze.   Girolamo  Rof- 
fl  (a)  pretende,  che  Furoaldo  mettcffe  rulfedio  a  CUlTc  n-U'anno  fj6.   m  ruI^cus 
e  che  finalmente  nell'anno  fjS.  ne  divenifle  padrone .  Di  queito  lun-  nifi.  Rav. 
go  afTedio  non  apparifce  pruova  alcuna  preflb  gli  antichi.  Ben  fi  rica- 
va da  i  fulTeguenti  racconti  di  Paolo  Diacono,  che  Faroaldo  lafciò  qui- 
vi un  buon  prefidio,  perchè  folamente  fotto  l' Efarco  Smnragdo  i  Gre- 
ci ricuperarono  quella  Città.    Siam  pofcia   condotti  da  queita   azione 
del  Duca  Faroaldo  ad  intendere,   che   già  era   formato  il   riguardevol 
Ducato  di  Spoletiy  di  cui  primo  Duca  fu  egli  ftellb .   In   qucfto    Du- 
cato fi  comprcfero  dipoi  la  capitale  Spoleti,  Norcia,  Rieti,  Ameria, 
Città  di  GaftcUo,  Gubbio,  Nocera,  Fuligno,  Allìfi,   Terni,   Todi, 
Narni .  Mi  fo  io  a  credere,  che  pafflille  anche  allora  il  dominio  d'cflo 
Faroaldo  di  qua  dall' Apcnninoi  e  certo  da  li  a  qualche   tempo  tutta 
l'Umbria  Settentrionale  con  Camerino  capo  della  medcfima,  fi  truo- 
va  unita  al  Ducato  di  Spoleti,  e  fignoreggiata  da  i  Longobardi.  EJ 
appunto  circa  quelli  tempi  è  d'avvilo  il  Sigonio  {b)  che  venificro  in  ^^'^  ^'S""- 
potere  d' cflì  Longobardi  varie  Città  e  Cartella  di  quc'  contorni ,  cioè  f'  ,^'*'V 
Sutri,  Polimarzo,  oggidì  Bomarzo,  Orta,  Todi,   Ameria,    Perugia,    '""       '' 
Luciuolo  (vien  creduto  og^idi  Ponte  Ricciolo)  ed  altri    Luoghi,  per- 
chè mancavano  le  forze  all'  Efarco  Longino  da  difendere  qus'  paefi ,  quan- 
<iO  egli  ftcfib  penava  a  fortenerfi  in  Ravenna.  Non  da  altro  m'imma- 
gino 10,  che  li  Sigonio  deduccdc  un  tal  fatto,  fé  non  dall' aver  tro- 
vato preflb  Piolo  Diacono  (f),  che  da  lì  ad  alcuni  anni,  regnando  il  W  p^muì 
Re  Agilulfo^  Romano  Efarco  ricuperò  quelli  mcdcfimi  Luoghi  con  ri-  ^"^■"''^^ 
torli  dalle  mani  de' Longobardi .  Ma  da  ciò   non   apparifce,   che   tali  ^an-Tt'urd 
conquide  foflero  fatte  dalla  Nazion Longobardica  in  quefti  tempi.  Mol-  i.  4.'^  r.^'s." 
to  era  già.,  ch'eflì  fcorrcano  a  man  falva   per  l'Italia,   foctomcttcndo 
tutti  que' Luoghi,  che  iì  trovavano  in  iftato  di  non  poter   fare   refi- 
ftcnza .   Può  parimente  accennarfi  come  feguitò  vcrfo  querti  tempi  l'ac- 
quirto  del   Sinnio,   fatto  da  gli    Avari  o  ha   da  gli    Unni   dominanti 
nella  Pannonia  dopo  un  lungo  aflcdio  (.d) .  Tiberio  Coftantino  Augu-  W  MenaK- 
(lo,  non  avendo  potere  di  foccorrcrlo,  ne  ordinò  la  refa,  e  gli    con-  '^"'   '"'"•-'■•'■ 
venne  pagare  per  giunta  una  gran  Tom  ma  d'oro  a  coltoro,  perchè  de-  fil"'  !,\^'' 
poneflcro  l'armi,  e  lalciafll-ro  in  pace  l'Imperio,  maltrattato  da  i  Per-  fag.  175. 
iìam  in  Oriente,  e  peggio  in  Italia  da  i  Longobardi. 


Tmn.  ni.  Kkk  Anno 


441  Annali    d*  Italia. 

Anno  di  Cristo  dlxxxi.  Indizione  xiv. 
di  Pelagio  II.  Papa  4. 
di  Tiberio  Coftantino  Imperadore  8.  e  4. 

L'Alino  II.  dopo  il  Confolato  di  Tiberio  Augusto. 

Era  Volg.  CCrivo  io  la  Nota  Confolarc  fecondo  il  rito  uPato  ne' Secoli  precc- 
ANN0581.  i3  denti,  qualora  veniva  notato  l'anno  col  Poft  Confulatum .  Per  al- 
tro fi  oflerva  in  alcuni  de  gli  Autori  antichi  una  ftrana  maniera  di  di- 
fegnar  gli  anni  dopo  la  morte  di  Giuftiniano  Augufto,  avvertita  pili 
volte  dal  Padre  Pagi  j  cioè  in  vece  di  dire  il  primo  Anno  dipo  il  Con- 
folato t  prefo  nell'anno  precedente  dall' Imperadore,  à^ict^vvò  Y  Anno  fe- 
condo dopo  il  Confolato.  Altrove  ho  io  rapportato  un  Marmo  Ravenna- 
te, buon  tcftimonio  di  quarta  ufanza,  leggendofi  ivi  feppellito  Giorgio 

(a)  Thefanr.  Uomo  ChiariflTimo  Banchiere  (a)  fub  die  Pridie  Nonarum  Auguflarum  , 
ìioyus  In-  Indizione  XIIII:  Imperante  Domino  nojlro  Tiberio  Confantino  Perpetuo 
fcriftion.  Jugkflo  Anno  Vili,  y  Pofl  Confulatum  ejufdem  Anno  HI.  Quelle  note 
/"»5-  43^-       Cronologiche,  fé  pur  non  v'  ha  error  ne'Copifti,  indicano  l'anno  pre-, 

fcnte,  e  ci  confermano  l'elezione  di  Tiberio  Coftantino  Celare  fegui- 
ta  dopo  il  di  6.  di  Agofto  dell'anno  ^j\.  E  pure  queft'anno  che  era 
il  Secondo  dopo  il  Confolato.,  vicn  qui  chiamato  il  Terzo.  Nella  Cronica 

(b)  chront-  AlefTandrina  {b)  a  tenore  di  Quanto  anch'io  ho  fcritto,  è  fegnato  il  pre- 
con  Alexan-  fcntc  znno  coW  Anno  li.  Pop  Conftlatum.  E  però  potrebbe  nafcer  fo- 
drinum.        fpetto  di  qualche  sbaglio,  e  che  fi  avefle  da  anticipare  il  Confolato  di 

Tiberio  Coftantino.  Certo  non  fi  sa  intendere  il  perchè  d'  una  formo- 
la  tanto  diverfa  dal  coftunùc  de  gli  antichi,  al  quale  ho  io  creduto  di 
dovermi  attenere.  Ho  io  poi  detto  più  d'una  volta,   che  Paolo  Dia- 
cono fcrifle  quel,  che  potè  fapcre  delle  imprefe  de' Longobardi,  ma 
che  gli  mancarono  troppe  memorie  per  tefTere  una  Storia  compiuta  di 
quefti  tempi.  Ecco  che  non  da  lui,  ma  da  una  Annotazione   trovata 
(e)  Mabil-  dal  Padre   Mabillon   {e)  in   fondo  ad  un   Codice  manufcritto  del  Te- 
Un  Ann-      fg^o  di  Santo  Agoftino,  compilato  da  Eugipio  Abbate   fi   raccoglie  la 
tilt  ^'noviff.  Seguente  notizia .  Cioè  ivi  fi  legge  emendato  il  Libro  da  Pietro  No- 
"  taio  della  fanta  Cattolica  Chiefa  Napoletana  d'ordine  di  Reduce   Ve- 
fcovo  di  quella  Città  fub  die   Iduum   Decembrium  ,   Imperatore  Domino 
noftro  Tiberio  Coftantinopolis  (ha  da  dire   Coftantino)  Augufti  (  vuol  dire 
Augufto)  Anno  Septìmo.,  Pofl  Confulatum  ejufdem   Augufti  Anno  Tertio  , 
Indizione  ^intadecima ,  ebfidentibus  Langobardis  Neapolitanam  Civitatem . 
Credette  il  Padre  Mabillon,  che  tal  Nota  ci  defic  a  conofcere  l'anno 
f8z.  Ma  ficcome  avvertì  il  Padre  Pagi,  qui  è  difegnato   l'anno   pre- 
iente   5*81.  perchè  V  Indizione  XV.   ebbe   p-rincipio  nel  Settembre  di 
qucfto  medefimo  anno.  Da  altre  parole  d'effa  Annotazione  apparifcc, 

che 


Annali    d'  Italia.  443 

che  Eugipio  Abbate  fiorì  molto  prima  di  quelli  tempi,   ficcorae  ancor  Era   Vojg. 
io  (<»)  olfervai  nelle  Annotazioni  alle  Vite  de'  Vcfcovi  di  Napoli ,  ferine  Anno  jSi. 
da  Giovanni  Diacono.    Ricavafi  in  oltre  dalla  ftefla  Nota,  che  Redu-  (*)  .^^'■• 
ce  fu  ordinato  Vefcovo  da  Papa  Pelagio  II.  e  però   fioriva   in  quefti  scrlltor. 
tempi.  In  quelle  Annotazioni  non  avvertii  io,  che   Sigeberto  s'era  Pan.  ù. 
ingannato  in  rapprcfentarci  il  Vefcovo  Reduce  contemporaneo  dell'Ab-  T«w.  1. 
bate  Eugipio:  il  che  fu  cagione,  che  il  riputaflì  Vefcovo  molto  pri- 
ma de' itrapi  di  Pelagio  II.   Papa.  Quel  che  più  importa,  impariamo 
di  qui,  che  nell'anno  prefente  la  Città  di  Napoli  fu  affediata  da  i  Lon- 
gobardi, lenza  che  fi  fappiano  altre  particolarità  di  quello  fatto.  Certo 
e  nondimeno,  che  quella  Città  ne  allora  né  poi  non  venne  in  potere 
de'  Longobardi .  E  polfiam  folo  comprendere  di  qui,  che  la  maggior 
parte  dcila  Campania  dovea  già  effcre  itata  prefa  da  loro  con  altri  paefi, 
e  perciò  formato  in  qualche  maniera  l'infigne  Ducato  Beneventano .,  ài 
cui   fu   primo   Duca  Zottone .   Credette  il  Cardinal   Baronio ,  che  in 
quell'anno  folTe  creato  A  rei  vefcovo  di  Milano  Lorenzo  j  umore  dojpo  la. 
morte  di  Frontone  Scismatico.  iVla  ficcome  fu  di  fopra  avvertito  all' 
anno  f6p.  molti  anni  prima  egli  fuccedette  ad   Onorate   Arcivefcovo  , 
eletto  in  Genova  dal  Clero  Cattolico,  e  da  i  Nobili  Milanefi  colà  ri- 
fugiati, ficcome  Frontone  fu  eletto  in  Milano  da  quei,  che  non  accet- 
tavano il  Concilio  Quinto  Generale.  Nel  Catalogo  de  gli  Arcivefcovi 
di  Milano,  pubblicato  dal  Padre  Mabillon  (^),  e  poi  dal  Padre  Pape-  (b)  Alatili. 
brochio  («),  fi  legge:   Frontus  Jedit  ^nnos  XI.   depofitus  in   Genua  ad  Muf.  Italie. 

S Perciò  dal  Padre  Pagi  (d)  fu  creduto,  ch'egli  non  meno  di  ^'^ì  ^"M"- 

Lorenzo  foflc  eletto  in   Genova,  e  quivi  ancora  avelft  la  fé  poi  tura .  ^j*,;  f^  ^' 
Ma  nel  Catalogo  più  antico  d'elfi  Arcivefcovi,  da  me  dato  alla  luce  ^«.  sana. 
fra  gli  Scrittori  delle  cofe  d' Italia  W  non  fi  legge,  che  Frontone  folTe  (d)  iP^^m 
fcppeilito  in  Genova.  I^è  Genova  era  pcranche  venuta  in  poter  de'  P?'!f"  ^'"'' 
Longobardi.  Anzi  per  paura  di  quelli  s'era  colà  rifugiato  1'  Arcivc-  uin/'^s'^ri. 
fcovo  Onorato  con  affai  altri  Nobili.  E  però  quella,  ed  altre  ragio •■ /«r.  pan. 
ni  concorrono  ad  indicare,  che  feguifle  in  Milano  l'elezione  e  la  mor-  •'^-  ^-  t. 
te  di  quefto   Arcivefcovo   Scifmatico  .   Leggonfi   prelfo  gli   Scrittori 
Milanefi  varie  femplicità  intorno  al  fine  del  Simoniaco,  o  Scifmatico 
Frontone  ,  derife  dal  Dottore   Giufeppe  Antonio   Saffi  Bibliotecario 
dell'  Ambrofiana  di   Milano  nelle  fue  erudite   Annotazioni  al   Regno  (f)  sif;onii 
d' Italia  del  Sigonio.(/).  Mario  Vefcovo  Aventicenfe  finì  in  quell'anno  opera"  1.  z. 
di  fcrivere  la  lùa  Storia,  di  cui  farebbe  da  defiderare,  che  fofle  rella-  ^f^"-  ■*^«.- 
la  qualche  copia  men  dvfettofa  di  quelle,  che  han  fervilo  alla  fua  edi-  ^"'^'"^"'J- 
zione . 


Kkk  t  Anno 


444 


Annali    d'  Italia. 


Anno  di  Cristo  dlxxxii.  Indizione  xv. 
di  Pelagio  II.  Papa  j. 
di  Maurizio  Imperadore   i. 

L'Anno   III.  dopo  il  Confolato  di  Tiberio  Augusto 


Era  Volg. 
Anno    581. 


(a)  Eufix- 
thiMS  in   vi- 
ta Sanili 
Eufjchii . 
(bì  Citron. 
Ahxandr. 
(e)   rheoph. 
in    Chronog. 

(d)  Evagr. 
/.    5.    e.   13. 

(e)  Gregor. 
Turentnfis 

Hi.  5.  e.  2.0. 


(f)  Theo- 
fhllaftus 
Ub.   ì.  (.    I, 


PAfsò  in  quefl'anno  a  miglior  vita  Santo  Eutichio  Patriarca  di  Co- 
ftanrinopoli,  che  prima  di  morire  predifle  a  Tiberio  Coltantino  Au- 
gufto  il  viaggio  iftcflb.  Venne  in  fatti  a  mone  nel  dì  14.  d'  Agollo 
quefto  Imperadore,  ficcome  abbiamo  da  Euftatio  W,  dalla  Cronica 
AlefTandrina  (^),  da  Teofane  (0,  e  da  altri.  E  ben  s'accordano  tutti 
gli  Scrittori  in  efaltar  le  di  lui  Virtù  .  Era  per  attellato  di  Evagno  C-^), 
che  fioriva  in  quefti  tempi,  Principe  di  dolci  coftumi,  di  rara  cle- 
menza, di  fomma  affabilità.  Amava  tutti,  e  però  era  amato  da  tutti. 
Stimava  fé  ftcflb  ricco,  allorché  potca  donare,  e  fpezialmente  per  fol- 
levare  le  indigenze  altrui ,  di  maniera  che  niuno  de  gli  Augufti  gli  an- 
dò innanzi  ncìla  gloria  d'efTere  Limofiniere.  In  quefto  propofito  rac- 
conta Gregorio  Turonenfe  W  allora  vivente,  molte  cofe,  che  allosa 
fi  dicevano,  cioè  d'aver  egli  trovato  più  d'un  tcforo  in  premio  dell* 
infignc  fua  Carità.  Riputava  quefto  buon  Principe  oro  falfo  quello,- 
che  fi  fofte  raccolto  colle  lagrime  de' Sudditi .  Abolì  ancora  il  perverfo 
abufo  di  comperare  i  pefti  de'Magiftrati  nelle  Provincie,  conofcendo, 
che  quefto  era  un  vendere  i  fudditi  ad  eflì  Magiftrati.  Nel  dì  quinto 
d^Agofto  aveva  egli  dichiarato  Cefare^  fecondochè  s'ha  da  Teolilatto 
Simocatta  (/),  e  da  altri  Autori,  Maurizio  Generale  dell'  Armi  in  Orien- 
te, che  già  s'era  fegnalato  in  varie  battaglie  con  riportarne  vittoria  : 
nella  qual' occafione  Giovanni  Queftore  a  nome  d'cfTo  Tiberio  Augu- 
ro infermo  fece  una  bella  parlata  a  gli  aftanti.  I>cggefi  fra  le  No- 
velle aggiunte  al  Codice,  fecondo  l'edizion  del  Gotofredo,  una  Co- 
ftituzion  d'efTo  Tiberio,  rapportata  da  Giuliano   AntecefTore  colle  fe- 

Juenti  '^oxc:  Data  HI.  Idus  Augujli  Coflantinopoli.,  Imptrii  Domini  no- 
ti Tiberii  P.P.  Augufìi  Anno  o5iavo,  13  foft  Confulatum  ejus  Ann»  ter- 
tio^  y  Tiberii  Mauricii  feliciffimi  Cafaris  Anno  primo.  Cioè  nel  prefente 
anno  nel  dì  i?.  d'Agofto,  nel  quale  è  da  ofTervar  V  Anno  HI.  dopo  il 
Cunfelato,  conforme  a  quanto  anch'io  ho  fcritto,  e  come  efigeva  il 
coftume  de  gli  antichi,  e  non  già  il  ^arto,  come  altri  amarono  di 
fcrivcre  . 

Non  pafsò  il  medefimo  di  i?-  d'Agofto,  che  Tiberio  Augufto 
proclamò  Imperadore  il  fuddetto  Maurizio.,  con  far  feguire  gli  fponla- 
li  fra  lui,  e  Coftantina  fua  Figlia;  e  nel  gierno  apprefTo  ccfTando  di 
vivere,  lafciò  libero  il  Trono  al  fuo  Succelfore.  Era  Maurizio  allora 
in  età  di  quarantatre  anni,  nato  in  Arabiftb   Città  della  Cappadocia, 

ed 


Annali    d'  Italia.  445- 

ed  avca  tuttavia  vivo  Paolo  fuo  Padre,  e  parimente  la  Madre,  che  chia-  Era  Vo!g. 
mati  a  Coftantinopli,  furono  fcmprc  in  grande  onore  preflo  di  lui.  La  Anno 581. 
fua  tcmperania,  la  fua  prudenza,   ed  altre   Virtù,   hanno  la   tcftimo- 
nianza  di  Evagrio,  di  Teofilatto,   e   d' altri  j    confeffando  anche   Me- 
nandro  Protettore  (<»)  d'eflerlì  moflb  a  fcrivere  la  fua   Storia,   perche  (a)  Mtnan- 
Maurizio  fi  dilettava  aflaiflìmo  della  Poefia,  e  delle  Storie,  e   regala-  ^'^  Prùtcd. 
va  gencrofamente  i  begl' Ingegni,  che  certo  non  faranno  flati  pigri  in  '^'lant  in' 
dire  alTai  bene  di  lui.  11  Cardinal   Baronio   in  quefti  tempi   imbroglia  exccrpnt 
forte  la  fua  Cronologia,  ingannato  da  un  te fto  guaito  d' Evagrio,  con  Suidi. 
aver  differito  il  principio  dell'Imperio  di  Maurizio  fino  all'anno  fS6. 
Ma  nell'Appendice  del  Tomo  XII.  correflc  un  si  gran  falto,  riferen- 
do l'elezion  d'effo  Maurizio  all'anno  fSj.  Ma  è  fuor  di  dubbio,  che 
nell'Agofto  del  prefente  anno  Maurizit  Tiberio  fuccedette  nell'Impe- 
rio a  Tiberio  Csftantino  fuo  Suocero,  ficcome  anche  il  Sigonio  diligen- 
temente avea  avvertito  prima  del  Cardinal    Baronio,  e   prima  ancora 
notarono  Mariano  Scoto,  ed  Ermanno  Contratto.  Penfa  il  Padre  Ma- 
biUon,  (^),  che  circa  quefti   tempi-  s'abbia  da  riferire    la  diftruzionc  (b)  M*i-m. 
dell' infigne  Moniftero  di  Monte    Cafino,  quantunque    Paolo  Diacono  '" -^""^i- 
la  rapporti  molto  più  tardi .  Sopra  ciò   hanno  difputato  varj    Eruditi .  f^"^"^' 
La  verità  fi  è,  che  i  Longobardi  arrivati  al  facro  Luogo  lo  prefero,  580, 
ma  fenza  poter  mettere  le  mani  addofTo  ad  alcuno  di  que' Monaci,  che 
tutti  fuggendo  ebbero  la  maniera  di  falvarfi,  vcrificandofi  la  predizio- 
ne fatta  da  San  Benedetto,  e  regiftrata  da  San  Gregorio  Papane'fuoi 
Dialoghi  (e).  Se  n'andarono  i  fugitivi  Monaci  a  Roma,  feco  portan-  (e)  Crcgtr. 
do  l'originale  della  Regola  lafciuta  loro  dal  Santo  Patriarca,  e  la  mi-  -W.  DìaUg. 
lura  del  vino,  e  il  pefo  del  pane,  che  giornalmente   fi  difpcnfava  a  i  '■  ^*  *•  7- 
Monaci,  fecondo  il  preicritto  da  cflb   San   Benedetto.  Benignamente 
accolti  dal  Pontefice  Pelagio^  ottennero  da  lui  un  luogo  preflb  la  Ba- 
filica  Laterancnfe  per  fabbricar  ivi  un  Monillcro.  Moltifllmi  anni  di- 
poi reftò  difabitato  e  deferto  quello  di  Monte  Cafino,  e  fenza  che  mai 

.  i  Monaci  fi  prendeffero  penfiero  alcuno  di  trafportare  di  là  i  Corpi  di 
San  Benedetto  e  di  Santa  Scolaftica,  lafciati  ivi  in  abbandono.    E'  di 
parere  il  mcdefimo  Padre  Mabillon  M,  che  poco  dopo  la.  morte  di  Ti-  (d)  Mahìll 
herio  Jugufìo^  San  Gregorio^  Apocrifario   Pontificio  allora  in  Coftanti-  ib.  ad  Ann. 
nopoli,  fofic  richiamato  a  Roma  da  Papa  Pelagio,  al  quale  il  novello  S^*- 
Impcradore  mandò  un   nuovo  fuo    Apocrifario,   cioè    Lorenzo    Diaco- 
no.  Ma  fé  non  fon  fallate  le  Note  di  una  Lettera  fcritta  da  cflb  Pa- 
pa al  medefimo  San  Gregorio,  mentre  era  alla  Corte  Imperiale,  con- 
vicn  credere,  che   molto  più  tardi  egli  fé  ne  tornafle  in   Italia.    Efia 
Lettera,  rapportata  da  Giovanni  Diacono  (0  nella  Vita  del  Santo  Pon-  (e)  Jthann. 
tefice,  e  dal  Cardinal  Baronio,  fi    vede  Data  ^arto  Nonarum  O^o-  ^'"(on.  in 
brium.  Indizione  Tertia .  Comincio  ad  avere  corlo  nel  Settembre  dell'  ^'"- p Z^'''- 
tnno  f84.  V  Indizione  Terza,  e  però  almen  fino  all'anno  fSf.    convicn^V-    ' 
differire  il  ritorno  di  San  Gregorio  in  Italia. 


Anno 


44^  Annali    d' Italia. 

Anno  di  Cristo  dlxxxiii.  Indizione  i. 
di  Pelagio  II.  Papa  6. 
di  M  A  u  jR.  I  z  I  o  Imperadore  2. 

Confole  <  Maurizio  Augusto. 

Era  Volg.  "pOndato  il  Padre  Pagi  fuUa  fede  della  Cronica  A leflatidrina,  di  Ce- 
ANNOS83.  X^  dreno,  e  fpezialmente  di  Teofilatta,  crede,  che   Maurizio  Augu- 
fto  prendeffe  il  Confolato  folamente  nell'anno  feguentc,  e  non  già  nel 
prefcnte, -come  erano  una  volta  foliti  i  novelli  Imperadori .  Perchè  io 
il  rapporti  all' Anno  prefcnte,  né  addurrò  i  motivi  nel  fufleguente  .  Fu- 
(a)  Theofh.    rono,  fecondochè  abbiamo  da  Teofane  ("),  funcftati  i  principj  del  go- 
"l-Jbhfa"''    '^^'■"°  ^^  Maurizio  Auguflo  da  un  Tremuoto  fpavcntofo,  che  adì  io. 
ThLp'hiia-     di  Maggio  fi  fece  fentire  in  Coftantinopoli,  per  cui  tutto  il   Popolo 
efus  l.i.c.i.  ricorfe  alle  Chiefe .  Gli  Unni,  o  vogliam  dire  gli  Avari,  cioè  i  Tar- 
tari, che  fignoreggiavano  nella  Pannonia,  oggidì  Ungheria,  ed   erano 
divenuti  padroni  del  Sirmio,  fempre  inquieti,  ed  avariffimi,  e  .però 
Tempre  anfanti  dietro  a   nuovi   guadagni,  ben  veggendo  la  debolezza 
dell' Imperio  :d':Orieate,  fpedirono  circa  quelti  tempi   Ambafciatori   a 
Maurizio  Augufto  con  dimandargli  la  lomma  di  ottanta  mila  feudi  d'o- 
ro, che  pretendevano  dovuti  loro  pel  regalo  annuo,  che   l' Imperado- 
re fecondo  i  patti  precedenti  era  tenuto  a  pagare .  E  ne  dimandarono 
anche  venti  mila  di  più  .  Lafciofll  indurre  Maurizio  Augufto  per  aver 
la  pace,  e  fu  forzato  a  far -tale  sborfo,  e  loro  mandò  ancora  in  dono 
un  Elefante,  e  un  letto  d'oro,  che  richiedevano.  Ma  né  pur  quefto 
badò  a  quetarli .  Tornarono  a  chiedere  fotte  varj  altri   pretcfti    venti 
mila  feudi  >  e  perchè  l' Imperadore  non  fi  feniì  voglia  di  pagarli,  que- 
lla infaziabil  gente  prefc  l'armi,  s'impadronì  delle  Città  .di  Singido- 
nc,  d' Augufta,,  e  di  Viminacio  nella  IMefia,  allora  fottopofte  alla -Pre- 
fettura dell' lUirieo .  Affediarono  dipoi  la  Città  d' Anchialo,  fecero  al- 
tre conquifte,=e  giutife  il  Principe  loro,  p.ppcllato  come  g^li  ^Itri  C^- 
gauo,  infino  a  ftrapazzare  i  Legati  a  lui  inviati  da   Maurizio.  Qiicfte 
dure  lezioni  davano  i  Barbari  allora  all' Imperio  d'Oriente,  il  quale  nel 
medcfimo  tempo  era  involto  nella  guerra  de'  Perfiaai ,  infelicemente  fo- 
ftenuta  da    Giovanni^  chiamato  Muftacchione  per  gli  lunghi  muftac- 
chi,  che  .portava.  Generale  dell'armi  in  Oriente.  Però  non  é  da  ma- 
ravigliarfi,  fé  gli  affari  d' Italia  paflavano  male,  non  potendo  Maurizio 
accudire  con  forza  a  tante  parti,  e  a  tanti  nemici .  Pensò  nulladimcno 
(b)  Rubiut    Girolamo  ;R.offi  (A),  che  informato  efib  Augufto  intorno  a  quefti  tcm- 
Hifior.  Ra-    pi  del  ifommo  bifogno,  che  avea  l' Italia  d'  un  buon  Generale  d'  Arma- 
.o/f»». //è.  4.  ta,  richiamaiTe  a  Coftantinopoli  1' Elarco  Longino,  e   mandaffc  in  fuo 
luogo  Smaragdo,  o  Ciìì  Smeraldo  a  Ravenna,   Ma  non  refta  nell'antica 

Sto- 


a 


Annali    d'  Italia.  447 

Storia  veftigto  alcutw,  per  determinare,  quando  Longfno  deffc  luogo  Era  Volg. 
3  Smaragdo.  Né  la  Lettera  di  Papa  Pelagio,  da  cui  il  Roflì  prefe  mo-  Anmo  584. 
livo  d'immaginar  quefto  cambiamento,  ferve  al  propofito,  per  nulla 
dire,  ch'eflk  anche  appartiene  all'Anno-  f84..  feguente. 

Anno  di  Cristo  dlxxxiv.  Indizione  11, 
di  Pelagio  II.  Papa  7. 
di  Maurizio  Imperadore  3.. 
di  AuT  A  RI  Re   1. 

L'Anno  I.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

VEramentc  non  mancano  ragioni  al  Padre  Pagi  per  pretendere,  che 
folamente  in  queft'  anno  Maurizio  x^ugufto  prendeflc  il  Confola- 
to. Tcofilatto  Autore  contemporanea,  Teofane,  Ccdreno,  e  l'Autore 
della  Mifcclla,  aflerifcono,  ch'egli   entrò  Confole  ncW  yfnno  Secondo 
del  fuo  Imperio,  il  quale  cominciato  nel  precedente    Agofto   correva 
nel  Gennaio  dell' Anno  prefente,  con  fare  de  i  gran  regali  al  Popolo. 
I  fatti  narrati  da  gli  Autori  fuddetti  prima  di  quefto  Confolato  pare, 
che  efigano  un'Anno  intero,  dappoiché  Maurizio  falì  fui  Trono   Im- 
periale fino  al  Confolato.  Ma  non  lafcia  quefta  dilazione  d'eflerc  con- 
traria al  coftume  de  gli  altri  Imperadori .   La  Cronica  Aleflandrina  è  qui 
imbrogliata,  notando  l'Anno  prefente  con  quefte  parole:  Poji  Confu- 
lafurn  Mauricii  Tiberii  ylugufti  I.  folius .  Vuole  il  Padre  Pagi,  che  quel 
Pojì  fia  ftato  aggiunto  da  i    Copifti .    Ma   procedendo   col    medefimo 
ordine  i  feguenti  anni  col  Secondo^  Terzo y  e  Quarto  Jnno  dopo  il  Cen- 
{ejato^  non  credo  io  già  quefto  un'errore.  Rapporta  lo   fteflb   Padre 
Pagi  {a)  un'Ifcrizione  pofta  a  C^W/Z/V/^  Chiariftìma    Donna,   feppellita  (a)  paglus 
IV.  Id.  Septembr.  Imper.  D.  N.  Mauritio  PP.    ylug.   Jnno  IF.   Pofi  Crit.  Baro». 
Conf.  ejufdem  Jnno  II.  Indie.  Quarta.  V Indizione  Quarta  ebbe  princi-  "^  '^""■ 
pio  nel  Settembre  dell'Anno  feguente  f8f.  e  però  nel  dì  io.  d'eflo  ^  ^'' 
Mefe  nel  medefimo  anno  correva  r  Jnno   Secondo  dopo  il  Confolato  di 
Maurizio  Jugujlo.  Però  mi  fon  io  fatto  lecito  di  riferire  il  di  lui  Con- 
folato al  precedente,  e  non  già  al  prefente  Anno.  Vedraffi  confermata 
la  mia  conghiettura  da  un  altro  Documento,  di   cui  farò   menzione 
all'anno  fp6.  In  qucft'anno,  fecondo   i   mici   conti,   dovette   feguire 
l'elezione  di  Jutari  in  Re  de' Longobardi .    Già  mettemmo  fui  fine 
dell' Anno  f74.  o  fui  principio  del  fjf.  la  morte  del  Re  Ckfo.  Paolo 
Diacono  W  krive,  che  dopo  cflere  ftati  i  Longobardi  per  dieci  Jnni  (M  Paulm 
lenza  Re,  e  fotto  il  governo  de  i  Duchi,  finalmente  di   comun  con-  ^'"""«^ 
fcnfo  cleftero  Re  il  fuddetto  Jutari  Figliuolo  del  medefimo  Re  Ckfo.        3-  '■  ^(>- 
Ma  a  ccftituir  qui  il  principio  del  Regno  di  Autari,  {\  oppone  l'au- 
torità di  Giovanni  Abbate  Biclarienfe,  Autore,  che  in  qucfti   tempi 

fiori- 


44?  Annali    oM  t  a  l  i  a. 

E«A   Volg.  fioriva  in  Ifpagna.  Scrive  egli  (^},  che  ntW  Jnno  ^intt  di  Tiberio, 
Anno  584.  che  é  il  Trcdicelìmo  di  Leovigildo  Re  de' Goti  in  Ilpagna,  i  Longo- 
{b)  Ahkdt     bardi  in  Italia  fi  clelFero  un  Re  della  loro    Nazione    per  nome   Anta- 
^inchronkt.  ^"^'^  (^'^*  '^^  fcriverc  Autarich)  nel  cui  tempo  i   foldati   Romani   fu- 
rono affatto  tagliati  a  pezzi,  ed  occupati  da  i  Longobardi  i  paefi  d' Ita- 
lia. U  Anno  ^into  di  Tiberio  Augulto  cuderebbc  neli'.'^nno  di  Grillo 
fSi.  e  però  (cmbra,  che  due  Anni  prima  di  quel,  ch'io  Itimo,  s'a- 
velTe  a  mettere  l'elczion  d' Autari.  Ma  non   poffiam    fidarfi   in   conto 
alcuno  della  Gronologia  dell' At>batc  Biclaricnlc  per  gli  fatti  d'Italia, 
perchè  o  i  Gopilli  avran    confuli   i   tempi,  o  qualche   giunta  vi  farà 
Hata  fatta  da  i  poiteriori  poco  attenti.  Fa  egli,  che  Tiberio  Coftan- 
tino  Augullo  giugnelk  ali'^«w  fi.  del  fuo  Imperio,  cofa   che   non 
fulfillc.   iViette  uh' Amo  F.  di  Maurizio.,  cioè  nel  f86.  e  nel  5-87.   la 
morte  di  Papa  Pe/agi^ ,  e  l'elezione  di  San  Gregorio  il  Grande:  e  pure 
fappiamo,  che  quelti  due  fatti  accaddero  nell'Anno  ^ffo.  ficcome  ve- 
dremo .  Però  non  può  qui  aver  forza  l'aflerzionc   del   Biclaricnfci   e 
quando  pur  fi  volelie  far  valere,  converrebbe  allora  abbandonar  Paolo 
Diacono  in  quello  particolare:  il  che  non  è  si  facilmente  da  ammet- 
tere. E.  tanto  meno  polllam   qui   feguitare    il    Biclarienfe,    perch'cgli 
riferifce  ali' u^««»  /^i.  di  Giudino  II.  Augullo  la  morte  di  Cmimondo 
Re  de'Gepidi,  e  nel  FU.  lulTcguente  quella  à'  Alboino:  che  fono  er- 
rori infotfnbili i  con  aggiugiicrc   ancora,   che  i   Longobardi  dopo   la 
morte  d' Alboino /«?   Kege  ^   thefauro  remanfsre:    il   che   vuol   dire, 
ch'egli  non  conobbe  il  Re  L'ufo.,  Jucceduto  ad  elTo  Alboino.  Per  al- 
tro lerobra,  che  lo  lleflb  Storico  polTa  convenne   nell'opinione    mia; 
perché  dopo  aver  narrata  l'allunzione  al  Trono  di  Autari.,  ioggiuc^nc, 
.che  gli  i>da"ji,  oggidì  Schiai'oni,  diedero  il  guaiìo  all' Illirico,  e  alla 
Tracia:  il  che  appunto  per  tciìimonianza  di  Teofane  accadde  nell'anno 
.prcfcntc . 

Ora  giacché  i  Duchi  s'erano  avvezzati  ad  afTorbire    tutti   i   tri- 
■buti  de' Popoli,  farebbe  rimalto  il  novello  Re  Autari  un  Re  da  Sce- 
na, fc  non  fi  ioffc  provveduto  al  decorolo  lollenimcnto  fuo  ,  e   dcìlt 
Corte  convenevole  al  fuo  grado .  Però  fu  conchiulb  nella  Dieta  de'  Lon- 
gobardi ,  che  i  Duchi  contribuì  (fero  pel  mantenimento  del  Re  la  metà 
delle  loro foitanze  .  Non  è  poi  chiaro  ciò,  che   Paolo  Diacono  lignifichi 
appreffb  con  dire  :  Populi  lame»  aggravati  per  Langobardos  hofpites  partian- 
tur.   Pare  che  accenni ,  che  a  1  Popoli  Italiani  tu  addolTato  il  pefo    di 
mantenere  i  foldati   Longobardi,  e  però  li  compartirono  fra  di  loro. 
Cominciò  Autari  ad  ufare  il  Prenome  d'i  Flavio.,  che  era  venuto  alla  moda 
fin  dai  tempi  di  Coltantino  il  Grande,  e  quello  pafsò  dipoi  ne  i  Re 
fuoi  Succcflbri .  L'ufarono  anche   1  Re   Goti  in    Ifpagna.    Per  altro 
aggiugne  Paolo  Diacono,  che  i  Longobardi  oficrvavano  una   fingoiar 
dikiplina,  e  che  nel  Regno  loro  v'era  quejlo  di  miralfile,  che  non  fucce- 
itevano  violenze^  né  alcuno  tendeva  inficile  all' alt  ri -j   ninno  ingiuflamtnt-e 
angariava  0  fpogiiava   il  compagne;    non   v' erano   latrocmj .,   né  ajjajjtnj; 
égnuao  andava  alla  lunga  e  alla  larga  dovunque  voleva ,  ftnz*  timore  d' tf- 

fere 


AnHali    d'  Italia.  449 

Jèrt  infultato  da  alcuno.  Rapporta  queftc  parole  di  Paolo  il  Cardinal  Era  Vo!g. 
Baronio,  e  le  reputa  un'adulazione,  cioè  una  falfa  lode  data  da  quello  ANN.05,84, 
Storico  a  i  Longobardi,  ficcome  discendente  anch' eflb  dalla  fteffa  Na- 
2icne.  Imperocché  gli  Scrittori,  che  vifTero  in  quelli  tempi,  e  maffi- 
mamente  Sun  Gregorio  Papa,  raccontano  tante  iniquità  commeffe  da  i 
Longobardi,  e  parlano  un  linguaggio  tutto  divecfo  da  quello  di  Paolo 
Diacono.  Ma  non  avvertì  il  Baronie,  che  Paolo  mette  quella  invi- 
diabil  tranquillità  in  Regno  Langobardorum^  cioè  in  cafa  propria  de' 
Longobardi.  Poiché  per  altro  so  ancor  io,  che  fuori  di  là,  cioè  cen- 
tra de* Greci  lor  nemici,  e  centra  chiunque  teneva  il  loro  partito, 
come  fecero  Roma,  Ravenna,  ed  altre  Città,  efcrcitarono  la  rabbia 
loro  con  uccifioni  e  Saccheggi .  Ma  queQe  fon   raifere   pendoni   delia  -^ 

guerra,  che  in  tutti  i  Secoli,  anche  fra' Cattolici ,  li  fon  provate  e  fi 
pruovano.  Però  non  è  maraviglia,  fé  San  Gregorio  piclente  a  i -dan- 
ni, che  ne  pativa  il  territorio  Romano,  e  i  Greci,  ed  altri  Umili  Scrit- 
tori nemici  de' Longobardi,  ne  Sparlavano,  ogniqualvolta  gli  avcano 
da  nominare.  E  ranco  più  perchè  i  Longobardi  erano  allora  di  cre- 
denza Ariani.  Se  i  Franchi,  i  quali  pur  Seguitavano  la  Religion  Cat- 
tolica, follerò  migliori  de' Longobardi  in  quelli  tempi,  lì  può  cercare 
nelle  Storie  di  Gregorio  Turorienfe.  Intanto  è  qui  tempo  d'indagare 
il  moiivo,  per  cui  i  Longobardi  rimifero  i^n  piedi  l'elezione  d'un  Re. 
Dopo  la  morte  del  Re  Clefo  li  ftudiarono  cflì  di  mantenere  una  buona 
pace  ed  armooia  co  i  Re  Franchi  ;  e  ne  abbiamo  una  chiara  teftimo- 
nianza  nella  Lettera  Scritta  da  Papa  Pelagio  IL  ad  /iunacario  .^  o  fia 
Amaria  Vefcovo  di  Auxerres  ('»),  ///.  Nonas  Ocìobris  Imperante  De-  (a)  ^aihe 
mno  Tiberio  Confiantinopoli  (fi  dee  fcriverc  Cenjlantino)  jluguUo  VII.  '^onalicr. 
cioè  nell'Anno  f8i.  in  cui  il  prega  di  rimuovere  i  Re  della  Francia  paT.Jfj. 
dall'amicizia  ed  unione  de'nefandillìmi  Longobardi,  nemici  de' Ro- 
mani, affinchè  venendo  il  tempo  della  vendetta,  che  fi  afpettava  in 
breve  dalla  Divina  Mifericordia,  non  ne  tocchi  anche  a  quei  Re  la 
loro  parte.  Ma  creato  Imperadorc  Maurizio  nel  dì  15.  d' .^gofto  dell' 
anno  fSz.  egli  cominciò  da  lì  innanzi  a  meditar  le  maniere  di  prov- 
vedere a  i  bilogni  dell'Italia,  opprcfla  da  i  Longobardi.  Mandar  qua 
Armate  non  gli  era  pcrmcfTo  :  ne  aveva  egli  neceffità  in  Oriente  per 
difefa  di  quell'Imperio.  Altro  ripiego  non  ebbe,  che  di  muovere  C/è//- 
deberto  Re  de' Franchi  contra  de' Longobardi,  fperando  col  di  lui  brac- 
cio di  cacciarli  d'Italia.  Gii  Spedì  a  quell'effetto  de  gli  Ambafciato- 
ri  W}  e  perchè  le  lor  parole  riufciffero  piii  efficaci,  volle  che  por-  ^)  P^ilits 
tallero  feco  cinquanta  mila  Scudi  d'oro,  quafi  equivalenti  a  gli  Scu-  i"'""c.\^. 
di  de  gli  ultimi  Secoli .  Quella  aurea  eloquenza  fece  il  defiderato  colpo . 

Pertanto,  fccondoche  s'ha  da  Gregorio  Turonenfe   (<^),  corren-  (e)  Greg(>r. 
do  l'anno  Nono  di  CkildebertOy  cioè  nell'anno  prcSente  di  Grillo  f84.  J"^*"'^"!'^ 
lo  lleflo  Re  in  perfona  calò  con  un  potente  efercito  in  Italia.  Non  fi    '   ■  *^''^^^' 
vollero  arrifchiare  i  Longobardi  a  battaglia  alcuna  campale,  e   credet- 
tero pila  ficuro  ripiego  il  lavorar  Sotto   mano   con  de  i  groffi    rega- 
li .   In    fatti    per   mezzo  di  quelli  placarono  sì  forte  il  Re  Chiideber- 
Tvm.  ni.  L 1 1  to , 


45*0  Annalid^ItaliaT 

Era  Volg.  to,  che  l'induffero  a  tornarfcne  indietro.  Il  Turonenfe  fcrive,  che  ì' 
Ann 0584,  Longobardi  allora  fi  fottopofero  alla  fignoria  di  lui,  con  promettere 
d'effergli  fedeli  e  fudditi .  Chi  ne  dubitaìre,,non  avrebbe  con. che  convin- 
cere Gregorio  Turonenfe  d'aver  narrata  una  particolarità  sì  importante 
di  quella  guerra .  Paolo  Diacono,  che  copiò  qui  il  Turonenfe,  non  parla 
di  quefta  fiiggezione.  Arrivato  poi  a  gli  orecchi  di  Maurizio  Augufto, 
che  Childebcrto  con  far  la  pace  co' Longobardi,  l'aveva  burlato,  prc- 
tefe,  che  gli  tornaflero  indietro  i  cinquanta  mila  foldi  o  feudi  d'oro, 
e  fcrivendo  a  Childeberto,  ne.  fece  doglianza.  Childeberto  fé  ne  ri- 
fe,  e  ne  pure  il  degnò  di  rifpofta.  Si  può  credere  fcorretto  il  tefto 
del  Turonenfe  là,  dove:  Ab  Imperatore  autem  Mauricio  ante  hos  anms 
quinquaginta  millia  Solidorum.  acceperat  ^  ut  Langsbardos  de  Italia  extru- 
deret;  perché  non  era   molto,  che    Maurizio  era  giunto  al  Trono,  ne 

(a)  Greztr.  potea  eflere  preceduto  lo  sbordo .  Lo  fteflo  Storico  W  narrando  di- 
Turtn^nfis  poi  i  fatti  dell'anno  feguenre  f8j.  con  ifcrivere,  che  1' Imperadore 
l.  %.c.  18.     per  mezzo  de'fuoi  Legati  faceva  iftanza  preflb  Childeberto  di  riavere 

aitrum^  quod^anno  fuperiore  datum.fuerat,  fa  abbaftanza  intendere,  che 
lo  sborfo  feguì  nell'anno   prefentc,  e  non  già  qualche  anno  prima  . 

(b)  Bh-        Leggefi  prelfo  il  Du-Chesne  (^)  una  Lettera  fcritta  da.  non  so  chi  a 
chefne  nome  di  Childeberto  Re  de' Franchi  a  Lorenzo  Patriarca^  cioè   Me- 
v.e'r^.^°rram,  tropolitano  non  SO  di  quale!  Città.  Mi  fi  rende  però  probabile,  chea. 
T.  i./>.  874..  Z.ore«zo.  Arcivefcovo  di  Milano,,  il  quale  rifedeva  allora  in  Genova,, 

Città  tuttavia  ubbidiente  all' Imperadore.  Gli  fa  fapere  d' efTeregià  in. 
marcia  l'efercito  Franzefe  contra  de'  Longobardi,  con  raccomandargli  di 
far  fapere  tale  fpedizione  a  Smaragdo  Efarco  in  Ravenna,  acciocché  anch' 
egli  accorra  dal  canto  fuo  a  far  guerra  ad  cffi  Longobardi .  Dovrebbe  efia 
Lettera  appartenere  all'anno  prefcnte  .  Ora  quefta  irruzione  de  i  Eranchi 
in  Italia,  preveduta  da  i  Longobardi,  ci  porge  un  giudo  fondamento 
per  intendere  i  motivi,  che  gì' indultero  ad  eleggere  un  nuovo  Re, 
cioè  Flavio  Autari .  Eflcndo  allora  fpartito  il  Regno  de' Longobardi  in 
tanti  Duchi  e  Governi,  cadauno  indipendente  dall'altro,  e  perciò  di- 
vifi  gì'  interefli  e  le  forze,  conobbe  quella  Nazione  la  neceflìtàdi  ave- 
re un  Capo,  dal  quale  fi  regolale  tutto  il  corpo j  e  per  confeguente 
crearono  un  Re  nuovo.  Se  poi  quefta  elezione  feguifle,  allorché  s'udì, 
che  Childeberto. Re  de' Franchi  moveva  l'armi  verfo  l' Italia,  per  po- 
tergli refiftere,  o  pure  fc  dappoiché  egli  fi  fu  ritirato,  con  aver  apprefo 
i  Longobardi  il  pericolo,  in  cui  s'erano  trovati  per  la  lordivifione, 
non  fi  può  decidere.  11  Sigonio,  e  il  Cardinal  Baronio  credono  creato 
Re  Autari  nell'anno  fSf.  Il  Padre  Pagi  ,  feguendo  Sigeberto,  ed 
Ermanno  Contratto,  differifce  la  creazione  di  lui.  fino  all'  Anno 
f8<5.  Secondo  i  conti  finora  fatti  fi  può  credere  eletto  nel  prefcn- 
te j  e  tanto  più  perchè  Paolo  Diacono  regiftrò  prima  l' elezione 
del  Re  Autari,  e  pofcia  la  calata- in  Italia  del  Re  Childeberto, 
fucceduta  fenza.  fallo  in  queft' anno.  So,  che  a  Paolo  furono  igno- 
te molte  azioni  de' Longobardi  ,.  e  eh'  egli  non  è  Autore  efatto  ,  e 
molto,  meno  irrefragabile  nella  ferie  de' tempi .  Contuctociò  pargiufto 

il  non 


Annali    d'  I  t  a  l  i  a.  45-1 

il  non  dipartirli  da  luì,  fc  non  quando  cel  pcrfuadono  delle  chiare  ra-  Era  Volg: 
gioni,  prefc  da  altri  più  vecchi  Scrittori.  Parimente  l'Abbate  Bicla-  Anno  J84. 
rienfe  («)  fcrive  air  Jmo  Secondo  di  Maurizio  Augufto,  che  durò  fino  j'^^^^f/"/ 
alla  metà  d'AgoIlo  dell'anno  prefente,  avere  eflb  Imperadore  perda-  inchrlnl. 
nari  commofla  la  Nazion  de' Franchi  contra  de' Longobardi:    il  che  ,  apud  cani- 
dice  egli,  riufcì  di  gran  danno  all'una,  e  all'altra  Nazione.  Ora  ab-  !•'*'»■ 
biam  veduto,  eh' eflb  Storico  molto  prima  di  quella  fpedizione  de' Fran- 
chi pofe  r  efaltazione  d' Autari  in  Re  de' Longobardi,  e  però  non  pa- 
re efla  da  .differire  oltre  all' anno  prefente .  Sul  principio  d'Ottobre  di 
quello  medefimo  anno  Pelagio  II.  Papa  fcrifle  una  Lettera  a  San  Gre- 
gorio^ allora  fuo  Nunzio  alla  Corte  Imperiale  (^),  incaricandolo  di  rap-  ^^ìn^"-^''^ 
prefentare  a  Maurizio  Augufto  le  grandi  anguftie  di  Roma  per  cagione  r'w.'jT' 
de' Longobardi,  i  pericoli  di  peggio,  e  il  bifogno  di  truppe,  di  un 
Duca,  o  di  un  Generale  d'Armata,  perché  Roma  fi  trovava  fprov- 
veduta  di  tutto.  Ma  è  probabile,  che  non  finiflc  l'anno,  fenza  che  fe- 
guiflc  fra  il  Re  Autari,  e  Smaragào  .Elarco  quella  Tregua  di  tre  an-  (e)  PnuUt 
Qt,  di  cui  parla  Paolo  Diacono  {.c)y  e  di  cui  tratterò  anch'io  all'an-  xnaanus 
00  f86.  '»*•  3.  (•  i8> 

Anno  di  Cristo  dlxxxv.  Indizione  m. 
di  Pelagio  II.  Papa  8. 
di  Maurizio  Imperadore  4. 
di  Autari  Re  1. 

L'Anno  II.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

COn  gli  affari  d' Italia  va  congiunto  in  queft'  anno  un  fatto  fpettan- 
te  alla  Spagna.  Erano  Ariani!  Goti,  o  fieno  i  Vifigoti,chc  nella 
maggior  parte  di  quel  Regno  fignoreggiavano .  Ermenegildo  Figliuolo 
maggiore  di  Leovigildo  Re  di  quella  Nazione,  dappoiché  ebbe  prefa 
per  Moglie  Ingonda  Figliuola  di  i'/gfi^a/tf  Re  de' Franchi,  a  perl'uafio- 
ne  di  lei  abbracciò  la  Religion  Cattolica.  Perciò  nacquero  diflenfioni 
fra  lui,  e  il  Padre  Ariano j  ed  egli  in  fine  fi  ribellò,  e  ne  iegui  fra 
loro  guerra.  Per  atteftato  di  Gregorio  Turonenfc  (^)  ,  Ermenegildo  (d)  Crtgor. 
ftando  in  Siviglia,  ricorfe  per  aiuto  al  Generale  dell' Imperadore,  che  Turonenfis' 
allora  facea  guerra  in  Ifpagna,  mandò  anche  San  Leandro  Vefcovo  di  ^'  "ì-  '-  39- 
quella  Città  a  Tiberio  Ceftantino  Imperadore  per  avere  il  fuo  patroci- 
nio .  Ma  il  Re  Leovigildo  fuo  Padre  con  un  regalo  di  trent*  mila  Soldi 
d'oro  fece  in  maniera,  che  il  Generale  dell'  Imperadore  abbandonò 
quel  povero  Principe,  aftretto  dipoi  a  mettcrfi  nelle  mani  del  Padre. 
Fu  mandato  in  efilio,  e  finalmente  mcffo  in  prigione,  dove  perche 
non  volle  mai  acconfentirc  di  abbandonar  la  Religion  Cattolica,  d'or- 
dine del  Re  fuo  Padre  tolto  fu  di  vita  nell'  anno  prefente .  Qiiantun- 

L  II  z  que 


45*1  A   N   N   A   L   I  "   d"  I  T   A   L   I  A. 

E  «.A  Voig.  que  r  Abbate  Biclaricnfe  W,  e  Sant'  Ifidoro  (/>)  non  abbiano  avuta  dif- 
Annq  jSj.  fì(;oltà  di  chiamarlo  Tiranno^  perche  fi  rivoltò  contro  il  Padre:  tutta- 
SicUrienfii    ^'^  eflendo  certo,  ch'egli  più  tolto  che  abiurar  la  vera  fede,  rinunziò 
ìnchronic».  ^^'^  fperanza  del  Regno,  e  follenne  la  morte,  perciò  è  onorato"  come 
(b)   Jfidorus  Martire  dalla  Chiefa  di  Dio  :  intorno  a  che  fi  può   vedére  il  bel  rac- 
ìn  chronicf  conto,  chc  ne  fa  San  Gregorio  il   Grande   (0,  fuo  contemporaneo  , 
(e)  Grevor     As""^'*  fua  Moglie  da  gli  Ufiziali  Greci  fu  inviata  a  Coftantinopoli  ,. 
Marnus    '    ^^  nel  viaggio  avendo  fatta  fcala  nel?  Affrica,  quivi  diede  fine  a  i  fuor 
"Qùbgor.      giorni.  Dal  che  vegniamo  a  conofcere,  chc  tuttavia  rcftava  in  Ifpagna: 
qualche  Città  di  dominio  de  gì' Imperadori,  dove  tenevano  Governa- 
tori e  milizie  di  qualche  pollo ^  fé  pur  non  fi  volefic  dire,  che   dalle 
Ifole  Baleari,,  o  dalla  vicina  Affrica,  poffeduta  allora  da  gì' Imperadori, 
paflafTcro  le  foldatcfche  Cefaree  in  aiuto  di  Ermenegildo .  Ora  accad- 
(d')  GreT»r.  de,,  fecondochè  abbiam  dal  fuddetto  Turonenfe  (^),  e  da  Paolo  Dia- 
if^'iciS   <^^"°  (^)>  ^^^  furono  inviati  in,  qu^ft'anno  mcdefimo  de  i  Legati  dà 
(e)  pnùlus    Maurizio  Imperadore  al  Re  CJoildeberto.y,  per  ripetere  da  lui  Toro,  chc 
Diacpnuj       gli  era  (lato  pagato,,  per  far  la  guerra  a  i  Longobardi.   Quello   Re, 
t  3-  (•  23-  perchè  correa  voce,,  che  la  fuddetta  Ingonda  fua  Sorella  folle  iVatatra- 
iportata  a  Coftantinopoli,  e  gii  premeva  o  di   riaverla,  o  di   vederla, 
ben  trattata:  s'indufTc  di   nuovo  a  fpedire  l'efercito  fuo  in  Italia  a  i 
danni  de' Longobardi .   Ma  o  fia  che  trovaflero  qui  più  duro  il  terreno 
di  quel  che  lì  pentivano,  o  pure,  come  vuole  cfTo    Turonsnfc,  che 
nafcefTe  difcordia  fra  i  Capitani  Franchi  ed  Alamanni  di  quell'Armata,. 
/  fé  ne  tornarono  tutti  indietro  fenza  aver  fatto  un  menomo  guadagno . 

Non  ben  apparifcc,  a  quali  anni  s'abbiano  da  riferire  le  imprcfe  di  ur» 
certo  Dì'ottulfoy  di  cui  tenne  conto  il  fuddetto  Paolo  Diacono.  Mi  fia 
pernKfTo  il  farne  qui  menzione,,  ancorché  io  fupponga,  che  in  quefU 
tempi  folle  tregua  fra  i  Greci  e  Longobardi .  Coltui  era  di  nazione 
SvcvOyO  fia  Alamanna.  ¥\.i  fatto  prigione  da  i  Longobardi j  ma  pel 
fuo  valore  andò  tanto  innanzi,  che  da'medefirai  fu  alzato  al  grado  di 
Duca,  o  pure  di  Capitano.  Ribellàtofi  poi  dai  medtfìmi,  pafsò  a  Ra- 
venna, e  in  fervigio  de' Greci  fece  molte  prodezze.  La  prima  fu  di 
prendere  la  Città  di  Brelcellb,  pofta  alla  riva  del  Pò  tra  Parma  e  Reg- 

Sio,  dove  ftandò  con.  un  buon  prefidio  infettava  forte  le  vicine  Città 
e' Longobardi .  E  perciocché  Faroaldo  Duca  di  Spolcti,  ficcome  di- 
cemmo ,  avea  prefa  la  Città  di  Claflc ,  con  lafciarvi   una  buona  guar- 
nigione, che  formava  come  un  blocco  alla  Città  di  Ravenna:  Di-ot- 
lulfo,  o  D'rottolfo,  mefTa  infieme  una  flótta  di  picciole  barche  nel  iìu- 
{Py;-v*udf.    jjoc  ^di/r/wo.  (creduto  dal  Baudrand  C/l  per  errore  il  Santerno)  e  ricm- 
j'^r  fiutala  di  valorofi  fanti,,  con   quella  aflalì  il   prefidio   Longobardo  di 

"'*■'  ^"  Clafir,  e  l'altrinfe  alla  refa.  M*a  il  Re  Autari,  a  cui  pareva  una  fpina 
fui  cuor';  la  Città  di  Brefceilo,  perché  poll^  inr  mezzo  alle  fue  Città,. 
ne  intraprele  l'àfledio:  è  ignoto  in  qual  anno .  V'era  dentro  ilfudderi- 
to  Drottolfo,  che  fece  una  gagliarda  difefa.  Veggendo  egli  finalmente 
di  non  poter  più  fóltencrla,  o  in  vigore  di  una  capitolazione,  o  pure  per 
Via  del  Pò,  ìì  ritirò  a  Ravenna,  iafciando  qiiclià  Città  in  poter  d' Atx- 

urip. 


aiL 


Annali    d' Italia.  4^3 

tari,  che  ne  fece  fpianar  tutte  le  mura.  Da  lì  innanzi  Brcfcello,  già  Era  V0ÌÌ5. 
Città  Epifcopale,  andò  perdendo  la  fua  Dignità,  ritenendo  nondimeno  Anno $85. 
anche  oggidì  il  credito  di  una  riguardcvol  Terra,  fotto  il  dominio  de- 
gli Etlenfì  Duchi  di  Modena.  Venne  poi  a  morte  Drottolfo  in  Ra- 
venna, e  fu  feppellico  prcflb  la  Chiefa  di  San  Vitale  con  un  Ifcrizio- 
nc  in  verfi,  rapportata  da  Paolo  Diacono,  da  Girolamo  Roffi,  e  da 
altri.  In  quell'anno  ragionevolmente  fi  può  credere  richiamato  San 
Gregorio  da  Pelagio  Papa  a  Roma,  dove  benché  fi  ritiraffe  di  nuovo  a 
vivere  nel  Moniitero  di  Sant'Andrea,  pure  era  molto  adoperato  nel 
facro  mmiftero  dal  medcfimo  Pontefice.  In  vece  di  lui  fu  inviato  a 
Coftantinopoli  per  Apocrifario  Lorenzo  Arcidiacono  delia  fanta  Roma- 
na Chiefa.  / 

Anno  di  Cristo  dlxxxvi.  Indizione  iv» 
di  Pelagio  IL  Papa   9. 
di  Maurizio  Imperadore    5, 
di  AuT ARI    Re  3. 

L' Anno  ni.  dopo  il  Confolato  di  M  a u  r  i  z  i  o  A  u  g  u  s  to  . 

R  Acconta  Paolo  Diacono  C"),  che  dopo  la  prefa  di  Brefeello  il  Re  (a)  Pa\lus 
Autari  concbjufe  una  Tregua  di  tre  anni  coli'  Efarco   di  Raven-  Diaonus 
na  Smciragdo .  Io  per  me  inclino  a  credere,  che  nell'anno  f84.  qucfta      ^"  '•  '^* 
Tregua  pofia  cflcre  fucceduta.  La  crede   fatta  il  Cardinal   Noris  (^)  (W  Norìs 
nell'anno  prcfcnte,  e  però  ftiraa  parimente  fcritta  nel  medcfimo  una  '^'  ^y»'^- S- 
lettera  di  Papa  Pelagio  ad  Etia  Arcfvefcovo  d' Aquiìcia,  e  a  i  Vefcovi  ''  ^'       "^ 
fijoi  Suffraganei ,  per  rimuoverli  dallo  Scifma  (e) .  Comincia  efla  Let-  [5^  ■^f'.*** 
cera  con  quelle  parole  :   J^od  ad  dikilionem  veftram  &c.  e   fra  T  altre  ■j-l"^[  ^"' 
cofe  dice  il  Papa  di  non  aver  loro  fcritto  prima  per  ragion  delle  guerre . 
(*)  Pojìea  ergo  quam  Deus  omnipotens  prò  feticitate   Cbrìjìianorum  Prin- 
cipum  per  labores  atque  foiicitudineìn  Filii  noftri  excellentijftmi   Smaragdì- 
Exarchiy  (^  Chartularii  /acri  Palatii,  pacem  nobis  interim^  vel  quìetem 
dinare  dignatm  e(l\,  eum  omni  folicitudine  fejìinitmus  pr^fentia  ad  Kos /cri- 
pta dirigere.   Ma  fé  noi  non  fappiam  di  certo  Tanno  della  Tregua,  né 
pure  polfiam  francamente  aflerir  quello  della  Lettera  di  Papa  Pelagio. 
l\  Padre  Pagi  mettendo  nel  prelente  anno  la  Lettera  fuddetta ,  dubita 
poij  fc  la  ftefla  Tregua  foflc  (labilità  nell'anno  5-84.  o,  pure  in  queft' 

anno 

(*)  Dopo  che  adunque  Dio  Onnipotente  a  felicità  de''  Crijliani  Principi  per 
le  fatiche  e  follecitudine  del  Figlio  noliro  eccellentijjimo  Smaragdo  Efar- 
co ^  e  Cancelliero  del  Sagro  Palazzo^  degnato  si  è  intanto  di  donarci 
la  pace,  0  la  quiete,  con  ogni  premura  ci  affrettiamo  a  indirizzarvi  la 
pefentt  Lettera. 


45*4  AwNALi    d'  Italia. 

E«A  Volg.  anno,  fcnza  por  mente,  ch'egli  pretende  eletto  Re  folamentc  nell'anno 
Ann 0586.  prefentc  futuri ^  ed  attribuendo  Paolo  Diacono  efTa  Tregua  al  mede- 
fimo  Autari,  confegucnttmenie  fecondo  i  conti  del  Padre  Pagi  non 
pocè  efla  luccedere  nell'anno  fS^.  ma  può  ben eflerc  fucceduta  fecon- 
do i  miei  conti,  perchè  in  eflb  anno  f^^.  a  mio  parere  autari  comin- 
ciò a  regnare.  Quello  che  p  certo,  nulla  profittò  con  quella  Lctter» 
il  Pontefice  Pelagio  .  Eiia  Arcivefcovo  co  i  fuoi  Suffraganei  dell'  Iftria, 
al  vedere,  che  il  Papa  s'  addirizzava  a  lui  con  preghiere,  maggiormente 
alzò  la  tettai  e  a  Roma  bensì  mandò  la  rifpofta  per  alcuni  fuoi  Meffi, 
ma  con  ordine  di  nulla  aggiugnere  in  voce  a  quanto  fi  conteneva  nella 
Lettera  di  rifpofta .  Torno  di  nuovo  Papa  Pelagio  fenza  perderfi  d' a- 
nimo,  a  fcrivere  delle  Lettere  a  que' Vefcovi  Scifmatici,  ma  con  tro- 
varli fempre  più  indurati  nella  loro  opinione .  Allorché  Paolo  Diacono 
(a)  PdHlus    fcrifle  (a):  Hic  Pelagius  HelU  Aquilejenfi  Epifcopo,  nolenti  tria  Capitul» 
Dìaccnus       chalcedonenfts  Synodi  fujctpere,  Epijlolam  fatis  utilem  miftt,  quam  Beatui 
k  3.  e.  10.  Q^g^gy^n^^  q^ufn  ejfet  adhuc  Diaconus^  confcripftt .  (*)   ci  fa  intendere  , 
che  Elia  non  volle  accettare  i  tre  Capitoli  del  Concilio  Calccdoncn- 
,(b)  U.(.x6.  fé,  come  condennati  nel  Quinto  Concilio.  Ed  in  fatti  cfib  Autore  (^) 
riconolce  di  fotto,  che  gli  Arcivefcovi  di  Aquilcia  non  voleano  comu- 
nicare co  i  Condematori  de  ,i  tre  Capitoli . 

Anno  di  Cristo  dlxxxvii.  Indizione  v. 
di  Pelagio  II.  Papa  io. 
di  Maurizio  Imperadore  6. 
di  Autari  Re  4. 

L'Anno  IV".  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 


F 


'  U  anche  modo  da  Papa  Pelagio  V  Efarco  di  Ravenna  Smaragdo  per 
mettere  in  dovere  Elia  Arcivefcovo  d'  Aquilcia  capo  de  gli  Scifma- 
tici in  Italia.  Da  un  Memoriale,  prefcntato  alcuni  anni  dopo  da  i 
Vefcovi  d'Jltria  all' Imperadore  Maurizio^  apparifce,  che  Smaragdo 
diede  ad  efib  oftinato  Arcivefcovo  per  quella  cagione  molti  difguftì,  e 
(e)  tìhtW.  \\  minacciò  di  peggio.  Ma  ricorfe  egli  all' Imperadore  (<^)  con  fuppli- 
'^^*m^inAì>-  *^^'"^°  '^'  afpettare,  che  ritolte  a  i  Longobardi  le  Città,  dove  erano  al- 
^fenàtc.  al  cuni  de' fuoi  SufFraganci ,  come  Trivigi,  Vicenza,  e  fimili,  andrebbo- 
T.9.Aon»l.  no  poi  tutti  a  Gollantinopoli,  per  metter  fine  alla  divifione,  fecondo 
il  giudizio  di  fua  Macftà:  quafi  che  toccafle  al  Tribunale  bccolarcfco 

iJdc- 

(*)  ^'fio  PelC'gio  ad  Elia  F'efcovo  /^fuileienfcy  che  non  voleva  ricevere 
i  tre  Capitoli  del  Concilio  Calcedonenfe  .^  mandò  una  Lettera  affai  utile  ^ 
/critta  dal  Beato  Gregorio,  mentre  era  ancor  Diacono. 


i 


'^Annali    d'  Itali  a  45-5' 

ir  décidert  le  caufe  della  Religione.  Maurizio  Augufto  mandò  allora  Era  Volg; 
ordine  a  Smaragdo  di  non  inquietare  alcun  di  que'Vefcovi  per  quello  Anno 587. 
motivo,  perchè  quello  non  gli  pareva  tempo  di  difguftare  i   Popoli, 
che  avrcbbono  potuto  gittarfi  in  braccio  a  i  Longobardi  nemici .    In 
tale  flato  era  l' affare  dello  Scifma  d' Aquileia,  quando  venne  a  morte 
r Arcivefcovo,  o  fia  Patriarca  Elia.   Dal   Padre  de   Rubeis  (<«)   fi  fa  (a)  De  ru- 
mancato  di  vita  nell'anno  precedente.  Ebbe  egli  per  Succeflorc  Se-  ics  m»»/*- 
vero,  il  quale  al  pari  dell' AntecefTore  mife  la  fua   Sedia  nell'Ifola  di  '^'"^ji^.f^r 
Grado .  Ó  fia  che  il  Papaavefle  rimofTo  l'Impcradore  dal  proteggere  que' 
Vefcovi  pertinaci  nello  Scifma,  o  che  efTendo  contro  la  mente  dell' E- 
farco  flato  eletto   Severo,  eflb   Smaragdo   fi   credette  d'aver  le  mani 
slegate,  un  dì  egli  arrivò  improvvifamcnte  da  Ravent  a  a  Grado  con 
molta  gente  armata,  prcfe  il  novello  Patriarca  (^),  e  con  efTo  lui  Se-  ^^)  f""^"' 
•vero  Fefcovo  di  friefle.  Giovami  Fefcovo   di  Parenzo^  e  Findemio  Vefco-  ^l^'^^'"^\^ 
•vo  di  Ceneda^  e  violentemente  li  condufTe  a   Ravenna,  dove  li    tenne 
fcqueftrati  per  un  anno.  Nel  Memoriale   fuddetto   dicono  i  Vefcovi, 
che  r Efarco  adoperò  ingiurie  e  baft  nate,  allorché  per  forza  levò  da 
Grado  que'Vefcovi.  Abbiamo  da  Teofane  {c)y  che  ntW  Jnno  feflo  di  (e)  Tht»- 
Maurizio  Imperadore,  nel   Mefe  di    Settembre,  correndo   V Indizione  ff^f'"'""' 
fefia  (tutti  indizj  dell'anno  prcfente,  perché  appunto  nel  Mefe  di  Set-      """f- 
lembre  cominciò  a  correre  l'Indizione  fefia)   i   Longobardi    mofiero 
guerra  a  i  Romani.  Adunque  ragion  vuole,  che  la  Tregua  accennata 
da  Paolo  Diacono  fra  i  Longobardi,  e  Smaragdo  Efarco,  aveflc  prin- 
cipio, come  io  conietturai,  nell'anno  f84.  e  terminafie  nel  prcfente. 
E  dicendo  efio  Storico,  che  di  quella  Tregua  fu  autore  il  Re  jlutaÀy. 
fi  vien' anche  ad  intendere,  che   l'elezione  di   quello  Re   non  fi  può 
differire  con  Sigeberto  e  col  Padre  Pagi  all'Anno  f86.  Certo  è  da  flu- 
pire,  come  effo  Pagi  pretendefle  così  accurato  nelle  cofe  d'Italia  eflb 
Sigeberto  Iftorico,  quando  in  qucfli  medefirai  tempi  fi  fcuopre  sì  ab- 
bondante di  anacronifmi  la  di  lui  Iftoria.  Ma  qual  fatto  degno  di  me- 
moria operaffero  i  Longobardi,  dopo  avere  ripigliata  la  guerra  co   i 
Romani,  non  ne  ebbe  notizia  Paolo  Diacono,  e  molto  meno  ne  pof- 
fiam  noi  rendere    conto.  Mi  fia  lecito  avvertire,  che  fra  gli  altri  ma- 
lanni recati  all'  Italia  dalla  venuta  de* Longobardi,  non  fu  già  il  piccio- 
lo quello  d'efierfi  introdotta  una  fiera  ignoranza  fra  i  Popoli ,  e  l' effe- 
re  andato  in  difufo  lo  fludio  delle  Lettere,  perchè  oltre  all'aver  que' 
Barbari  prezzate  folamenre  l'armi,  le  genti  Italiane  fra  i  rumori  e  guai 
delle  continuate  guerre  altra  voglia  avcano,  che  di  applicarfi  a  gli  flu- 
dj,  oltre  all'effere  loro  ancora  mancati  i  buoni   Maeftri.   Però  o  niu- 
no  s'applicò  allora  a  fcrivere  la  Storia  de'fuoi  tempi  j  o  fé  pur  vi  fu 
qualche  Storico,  le  fuc  fatiche  fi  fono  perdute.  Paolo  Diacono  non  fa 
menzione,  fé  non  di  Secondo  Vefcovo  di  Trento,  che  in  quelli  tempi 
fioriva,  &  aliqua  de  Langobardorum  gejlis  fcripfit :  il  che  vuol  dire,  che 
né  pur  egli  fcrifle  fé  non  poche  cofe  de  i  fatti  de' Longobardi .  Tut- 
tavia potrebbe  eflcre,  che  appartenefle  a  quell'anno  lo  fcriverfi  da  Gio-  g-)/^*^,'*/^ 
vanni  Abbate  Biclaricnfe  (^),  che  correndo  l'anno  IV.  di  Maurizio,  ,„  chr'mc. 

An- 


45"  (>  Annali    d'  Italia: 

Era  Volg.  cintane  (vilol  dire  Autari)  Re  de' Longobardi ,  vcnuco  alle  mani  co  i 
Anno 587,  Romani,  diede  loro  una  rotta,  e  molti  n'uccife,  con  occupar  dipoi  t 
confini  dell'Italia.  L'anno  Quarto  di  Maurizio  durò  fino  all' Ago fto 
dell'anno  precedente  f85.  e  però  a  que' tempi  dovrebbe  appartener 
quefto  fatto.  Ma  non  è  ben  ficura  per  gli  affari  d'Italia  la  Cronolo- 
gia del  Biclarienfc.  Egli  mette  nell'anno  appreflb  l'elezion  di  Papa 
Gregorio,  cioè  il  Grande,  che  pur  cadde  nel  fpo.  Perciò  potrebbe 
cflerc,  che  quel  fatto  d' Autari  contra  i  Romani  anch'elfo  fuccedeflc 
più  tardi.  E  quando  fuflìtta  la  Tregua  già  accennata,  non  potè  certo 
accadere  nell'anno  f8<5. 

Anno  di  Cristo  dlxxxviii.  Indizione  vi. 
di  Pelagio  II.  Papa  11.    , 
di  Maurizio  Imperadore  7. 
di  Autari  Re  j. 

L'Anno  V.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 


(a)  Paulus 
Diaconus 
de  Gefi. 
Langobard. 


l  3. 


i6. 


S  Tette  r  Arcivefcovo  d'Aquileia  Severo  co' due  fuoi  Suffragane!  in 
Ravenna  per  un  anno,  detenuto  fotto  buone  guardie,  e  con  molti 
difagi .  Tante  minacele  d'efilio,  e  d'altri  incomodi  furono  adoperate  (<»), 
che  finalmente  s'  induflero  que'  prigionieri  ad  accettare  il  Concilio 
Quinto  Generale ,  e  a  comunicar  con  Giovanni  Arcivefcovo  Catto- 
lico di  Ravenna.  Dopo  di  che  furono  rimedi  in  libertà.  Tornarono 
quefli  a  Grado j  ma  né  il  Popolo,  ne  gli  altri  Vefcovi  vollero  rice- 
verli. Perciò  Severo,  pentito  di  quanta  aveva  operato  in  Ravenna, 
fece  raunare  un  Conciliabolo  nella  Terra  di  Marano,  dove  efibì  la 
confefTìone  e  la  deteftazione  dell'errore  da  sé  commeffo:  così  chia- 
mava egli  l'aver  avuta  comunione  in  Ravenna  co  i  Condennatori  de  i 
tre  Capitoli  .  Quefte  parole  di  Paolo  indicano,  ch'egli  affai  conofce- 
va,  fopra  che  folle  fondato  lo  Scisma  della  Provincia  d'Aquileia,  né 
cffere  certo,  ch'egli  ignoraffe  lo  flato  di  quella  lite,  come  talun  fup- 
ponc.  Ma  l'altre  parole  di  Paolo  non  lafciano  ben  intendere,  fé  fi  ac- 
cordarono i  Vefcovi  di  quel  Concilio.  Pare  che  abiuraflcro  lo  Scifraa-, 
i  fcguenti,  cioè  Pietro  Vefcovo  à' alitino ^  Chiariflìmo  di  Concordia, 
Ingenuino  di  Sabione,  Agnello  di  "Trento,  juniorc  di  Ferona,  Oronzio 
di  Ficenza,  Ruftico  di  Trivigi,  Fonteio  di  Feltri,  Agnello  di  ^/olo, 
e  Lorenzo  di  ^^//«w .  E  che  con  Severo  Patriarca,  il  quale  difendeva 
i  tre  Capitoli  del  Concilio  Calccdonenfe,  aveffcro  comunione  Severo 
Vefcovo  di  Tr/V/??,  Giovanni  di  Parenze,  e  Vindcmio  di  Cenedu .  Ma 
ciò  non  fufliflc,  perche  miriamo  poi  nel  Memoriale  di  fopra  accen- 
nato pili  che  mai  pertinaci  nello  Scisma  i  Vefcovi  di  Sahione,  Bellu- 
no, Concordia,  fremo.  Verona,  Vicenza,  e  Trivigi .  Fu  fparfa  voce  fra 

la 


Annali     d'  I  t  a  l  i  a.  45-7 

la  Plebe,  che  Smaragdo  Pacrizio  ed  Efarco  di  Ravenna  per  la  violenza  Era  Volg. 
ufaia  contri  di  que' Vcfcovi  era  ftato  invaiato  dal  Demonio  j  e  Paoio  ^^^no   58:^. 
Diacono  prefe  una  tal  diceria  per  buoni  danari   contanti,   con   aggiu- 
gnerc  ciò  giuftamente  icciàuio^  perch'cgli  dovca  confiderare  come  un 
eccefTo  lo  llrapazzo  facto  a  que' \'^efcovi,   luttechè   Scifmatici.    Cre- 
deli  appunto,  che  circa  quelli  tempi,  cioè  o  nell'Anno  precedente  o 
nel  prciente  eflo   Smaragdo   fofle  richiamato  da   Maurizio    Augullo   a 
Coitantinopoli,  con  eflere  fucceduto  nel  fuo  pollo   Roma/io   Pacrizio, 
terzo   fra  gli    Efarchi  di  Ravenna  .  Abbiamo  poi  da  Gregorio  Turo- 
jienfe  («),  che  in  quell'Anno  il  Re  Autari  fpedì  de  gli  Ambafciatori  (*)  '^"l»^- 
a  ChiUeberto  Re  de' Franchi,   per  chiedere- in   Moglie   dotfinndti  Cuz  f^''^'''''''!, 
Sorella.  Non   difpiacque   al   Re   d'Aultrafia   quella   propofizione,   ed     ''^^•^■-^■ 
acceccò  i  ricchi  regali   inviaci  a  tal   fine,    con    promeccerc   ad    Autari 
-quella  Principefla.  Ma  arrivati  alla  Coree  di  Childcberto  qualche  tempo 
dopo  gli  Ambalciatori  di  Rccaredu  Re  de  i  ViGgoti,  diltruirero  tutto 
ciò,  che  aveano  facto  i    Longobardi.    Era  il  Re   Recarcdo    Principe 
di  gran  poflanza,  perchè  dopo  avere  il  Re  Leovigildo   fuo   Padre   de- 
funto acquiitaca  la  Gallizia  con  eilinguere  il  Regno  de'Svevi,  egli  (ì- 
gnoreggiava  oramai  quali  tutta  la  Spagna,  e  (tendeva  anche  il  fuo  do- 
minio nella  Gallia  col  pollcffo  della  Provincia  Narbonenfe,  oggidì  ap- 
pellata la  Linguadcca- 

Aveva  egli  inoltre  il  merito  e  la  gloria  d'avere  il  primo  fra  i 
•Re  Goti  abbandonato  V  Arianifmo  per  ie  perfuafioni  di  San  Leandro 
Arcivefcovo  di  Siviglia,  e  condotta  già  col  fuo  efempio  le  non  l'in- 
tera Nazione  dc'fuoi,  certo  la  maggior  parte  ad  abbracciare  la  Re- 
ligione Cattolica.  Ora  o  fofle  che  1  Minillri  del  Papa  e  dell' Impera- 
,dorc,  a' quali  non  pocca  piacere  quella  alleanza  de  i  Longobardi  co  ì 
Franchi,  dillurbaflero  l'affare,  o  pure  che  fofle  creduto  più  proprio 
di  dar  quella  Principefla  ad  un  Re  Cattolico,  come  era  Recaredo, 
che  ad  Autari  Principe  Ariano:  certo  è,  che  il  trattato  di  quel  M?- 
trimonio  per  Autari  andò  per  terra,  fenza  che  apparifca  dipoi,  s'cflo 
veramente  s'effctcudfle  col  Re  Recaredo:  intorno  a  che  difputano  tut- 
tavia gii  Scrittori  Franzefi .  Forfè  di  qui  forfè  qualche  amarezza  fra 
i  Longobardi  e  i  Franchi .  In  fatti  fcguita  poi  a  fcriveie  il  Turonen- 
fe,  copiato  ancor  qui  da  Paolo  Diacono  W,  aver  fitto  intendere  Chii-  f^-,  p,,,;„j 
deberco  a  Maurizio  Imperadore,  come  egli  era  pronto  a  far  guerra  Biau.n,s 
a  i  Longobardi  per  cacciarli  d'itdlia;  al  qual  fine  fpedi  appicifo  un  i.  3.  e.  i8. 
poderol'o  efercito  in  Italia.  Il  prode  Re  Autari  non  spaventato  da  si 
gran  temporale,  unite  le  fuc  forze  andò  ad  incontrare  l'Armata  Fran- 
co-Alamanna. Fu  ivi  fatto  un  tal  macello  de'  Franchi ^  che  non  -v'era 
mimoria  d'' altro  fimìk .  Molti  furono  t  prigioni,  e  gli  altri  fuggendo 
pervennero  con  fatica  al  loro  paefe  .  Quelle  fon  paiole  di  Gregorio 
Turonenlc,  Autore  contemporaneo  e  Franzele,  da  cui  Paolo  Diacono 
imparò  quello  avvenimento,  giacche  egli  troppo  fcarfcggiava  di  no- 
tizie intorno  a  i  fatti  d'Italia  d'allora.  Né  alerà  particolarità  a  noi 
retta  di  quello  sì  memorabil  fatto.  Sicché  andiam  fempre  più  fcor- 
?&«.  ///.  Mmm  gtndo 


45'8  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  gendo,  qual  fofle  la  procczione  de  i  Re  Franchi,,  che  pure  Fredega- 
AnnosSS.  rio  ci  fa  credere  comperata  da   i    Longobardi   coli' annuo  tributo    di 
dodici  mila  Soldi  d'oro.  A  quell'anno  ancora   crede   il   Padre    Pagi, 
{■ì)  Theo-      che  s'abbiano  da  riferir  le  parole  di    Teofilatto   W,   là   dove   fcrive  : 
\y'^t'*\  4   che  Roma  vecchia  (così  chiamata  a  diltinzione  di  Coliantinopoli,   che 
portava  LI  nome  di  Roma  nueva)  rintuzzò  gli  empiti  de' Longobardi .  In 
qual  maniera  non  fi  sa  i  ficcomc  né  pur  fappiamo,  a  qual  Anno  precifa- 
mente  s'abbiano  da  rapportar  due  imprefe  d'  Autari,  raccontate  da  Paolo 
fM  Paulas    Diacono  {b) .  Mi  fi  permetta  il  farne  qui  menzione  .  Fin  circa  quelli  tempi 
Diac.  Uh.  3.  s' era  mantenuta  alla  divozione  de  gì'  Fmperadori  l' Ifola  Comacina ,  cioè 
caj).  17.        un'  Ifola  polla  nel  Lago  di  Como,  appellato  il  Lario,  Luogo  affai  forte, 
e  che  fece  anche  nel  Secolo  duodecimo  gran  figura  nelle  guerre  tra  i' 
Milanefi  e  Comafchi .  Quivi  dimorava  per  Governatore  Francione^  Ge- 
nerale Cefareo  d'armi,  e  vi  s'era  mantenuto  per  ben  'venf  Jnni  contro 
le  forze  de' Longobardi .  Quello  numero  d'Anni,  prcCs  dall'arrivo  de' 
Longobardi  in  quelle  parti,  viene  a  cadere  ne'tempi  prcfenti.  Un  buon 
corpo  di  Longobardi  formò  l'affiedio  di  quell' Ifola,  e   dopo  fei  mefi 
ne  collrinfc  alla  refa  Francione,  a  cui  nelle  capitolazioni  fu  accordato 
di  poterfcne  andare  colla  Moglie  e  col  fuo  equipaggio  a  Ravenna}  e 
la  parola  gli  fu  mantenuta.  Di  grandi  ricchezze  furono  trovate  in  quell' 
Ifola,  colà  ricoverate,  come   in   luogo   ficuro  dagli  abitanti  di  varie 
Città.  Si  dimenticarono  probabilmente  gl'ingordi  Longobardi  di  farne 
la  rellituzione  a  i  legittimi  Padroni.  Similmente  fpedi  Autari  un  altro 
corpo  d'armata,  di  cui  fu  Generale   Evino    Duca  di   Trento,   contra 
dell' Iftria,   Provincia  fempre   fedele  all'Imperadore.   Fecero  coftoro 
un  gran  bottino,  incendiarono  molte  cafe  e  Terre  con  tal  terrore  de 
gl'Iilriani,  che  furono  obbligati,  per  liberarfi  da  quello   flagello,   di 
cacciarlo  via  a  fòrza  d'oro.  E  però  i  Longobardi,  accordata  loro   la 
pace ,  o  fia  una  tregua  d' un  Anno ,  fi   ritirarono  con   portare  al  Re 
una  riguardevol  fomraa  di  danaro. 

Anno  di  Cristo  dlxxxix.  Indizione  vii. 
di  Pelagio  II.  Papa  12. 
di  Maurizio  Imperadore  8. 
di  Autari  Re  6. 

L'Anno  VI.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

Giacché  non  era  riufcito  al  Re  Autari  di  ottenere   in   Moglie  la 
Principefla  del  fangue  Reale  di  Francia,  rivolle  egli  le  fue  mire 
ad  avere  Teodelinda,  Figliuola  di   Garibaldo   Duca   di   Baviera,   a   cui 
Paolo  Diacono  dà  il  titolo  di  Re  fecondo  il  coltume  d'altri  Scritto- 
(c^i  vreitia-  ri .  Abbiamo  da  Fredcgario  (0  ,  che  tra  quella  Prmcipefl^  e    Cbilde- 
rtuynchr.  y^^^^  ^^  de' Franchi  erano  feguiti  gli  fponfali  di  futuro  Matrimonio. 


Annali    d'  Italia.  45-9 

Ma  la  Regina  Brunichilde^  Madre  d'eflb  Re, una  delle  grandi  faccendiere,  Era  Vo{g. 
e  Sconvolgitrici  delle  Corti  de' Re  Franchi,  dillurbò  quelle  nozze.  Rotto  ANNOJ89. 
qucfto  trattato,  Autari  inviò  colà  un'Ambafceriaa  far  la  dimanda  di  Teo- 
delinda  (<«),  e  Ganbaldo  molto  volentieri  vi  acconfenti .  Ricevuta  quefta  u\  paulut 
rifporta,  e  dcfiderando  egli  di  veder  co'fuoi  occhi  la  novella  fua  Spofa,  Diacov.us 
prcfe  occafione  di  mandar  de  i  nuovi  Ambafciatori  colà,  e  fingendo  d'ef-  '•3-  <■"/'•  ''■9' 
fcr  anch' egli  uno  d' effi,  travertito  s'accompagnò  con  loro.    Il   Capo 
dell' Ambal'ceria  era  un  Vecchio,  che  ammcffò  con  gli  altri  all'udien- 
za del  Duca  Ganbaldo,  efpofe  quanto  gli  occorreva  per  parte  del  fuo 
Signore.  Dopo  di  lui  fi  fece  avanti  l'incognito   Autari,  e  diffe,   che 
a  lui  in  particolare  era  Hata  data  dal  fuo  Re   l' incumbenza  di  vedere 
la  Principefla  Teodelinda,  per  potergli  riferire  ledi  lei  belle  qualità, 
già  intefe  per  fama.  Fece  Garibaldo  venir  la  Figliuola j  ed  Aucari  ben 
guatatala  da  capo  a  piedi,  le  ne  compiacque   forte,  difie,  che  certa- 
mente il  Re  de' Longobardi  larcbbe  ben  contento  d'avere  una  tale  Spo- 
fa, e  il  Popolo  una  tal  Regina.  Pofcia  il  pregò,  che   foffe  loro  per- 
melfo  di  nconofcerla  per  tale  con  ricevere  da  lei  il  vino,  fecondo  l'u- 
fo della  Nazion  Longobarda.  Fece  Garibaldo  portar  da  bere,  e   dap- 
poiché Teodelinda  ebbe  data  la  coppa  al  Capo  de  gli  Ambafciatori,  la 
porfe  all'ignoto  Autari >  ma  quelli  in   renderla  alla   Principefia,  fenza 
che  alcun  vi  faceffè  mente,  le  toccò  gentilmente  la  mano,  e  nel    ba- 
ciare il  bicchiere,  fece  in  maniera,  ch'cfTa  mano  della  Principefla  gli 
toccò  la  fronte,  il  nafo,  e  la  faccia.  Raccontò  poi  Teodelinda  quelto 
fatto  alla  fua  Balia,  e  non   fenza  roflore.  Rifpofe   la  Donna   accorta: 
^Signora  niun  altro  avrebbe  ofato  toccarvi^  fé  non  chi  ha  da  ejjere  voftro 
Marito.  Ma  zitto.,  che  il  Duca  voftro  Padre  noi  fappia.   Soggiunfe  di- 
poi: Voi  ftcte  ben  fortunata  di  aver  per  Ifpofo  un  Principe  sì  degno  e  co- 
tanto leggiadro.  Era  in  fatti  allora  il  Re  Autari  nel  fiore  della  fua  età, 
di  bella  llatura,  con  chioma  bionda,  e  di  graziofo  afpetto.   Se   n'an- 
darono gli  Ambafciatori,  ed  Autari  nell'ulcir  de' confini  della  Bavie- 
ra, appena  fatti  i  complimenti  a  que'Bavarefi,    che  l'avcano  accom- 
pagnato, s'alzò  fuUe  itafl-e  quanto  potè,  e  fcagliò  con  tutta  forza  una 
picciola  fcure,  ch'egli  teneva  in  mano,  verfo  dell'albero  più  vicino i 
ed  eflendo  quefta  andata  a  conficcarli  profondamente  in  eflb,  allora  dif- 
fe :   Jutari  fa  fare  di  quefte  ferite;  e  ciò  detto,  fpronò  il  cavallo,  e  fé 
n'andò  con  Dio,  lafciàndo  i  Bavarcu  aflai  perfuafi,  che  quefto  galan- 
te Ambafciatore  era  il  Principe  lleflb. 

Potrebbe  cfl^crc,  che  quefte  Ambafciate  foflcro  andate  nel  prece- 
dente anno.  Egli  è  ben  da  credere,  che  nel  prefente  fi   efi^sttuaflc  il 
Matrimonio  fuddccto .  Racconta  lo  Storico  Longobardo, che  dopo  qual- 
che tempo  arrivarono  de  i  torbidi  in  Baviera  al  Duca  Garibaldo  a  ca- 
gione dell'arrivo  de' Franchi:  il  che  ha  dato  motivo  a  i  moderni  Scrit- 
tori Franzefi  (^)  di  credere.,  che  il  Re  d'  Auftrafia  Childeberto  miran-  C')  ^"n'ui 
do  di  mal  occhio  l'amiftà  e  congiunzione  di  fangue  e  d'intercflj,  che  ^'fi^'"  •^' 
s' andava  a  ftabilire  fra  il  Duca  Garibaldo  fuo  Vaflallo,  e  il  Re  de'  Lon-  ^'"""^  ^'  '" 
gobardi,  all'improvvifo  facefle  marciare  un'Armata  in  Baviera,  che  vi 

Mmmz  recò 


4^o  Annali    d*  Italia. 

Era  Volg.  recò  de  i  gravi  danni,  e  tentò  di  forprenderc   teodelindct .   Paolo  Dla- 
Anno  589.  cono  altro   non  racconta  fe  non  quel  poco,  che  ho   riferito  di   fopra, 
con  aggiugnerc  appreffb,  che  qucRa  Principcflìi  fé  ne  fuggì  verfo  l' Ita- 
lia, con  Gimdoaldo  fuo  Fratello,  e  fece  fapcre  al  Re  Aucari  la  fua  ve- 
nuta. E'  ignoto  ciò,  che  accadetTe  al  Duca   Garibaldo   fuo    Padre,  e 
nulla  di  più  fé  n'ha  da  Gregorio  Turoncnfe,   e  da  Fredegario .   Ve- 
dremo bensì  fra  qualche  tempo,  chea  lui  fuccedette  TaJJì Ione  nei  Du- 
cato della  Baviera.  Andò  il  Re   Aiitari  incontro  a.  Teodclinda  con  un 
grande  apparato,  e  celebrò  dipoi  con  univerfale  allegrezza  le  Nozze 
nella  campagna  di  Sardi  di  fopra  a  Verona  nel  di    if.  di  Maggio.   In 
quella  occafione  fcrive  Paolo,    che  un  fulmine  cadde   fopra  un   legno 
nel  recinto,  dove  era  la  Corte,  e  che  uno  de  gì'  Indovini   Gentili  , 
che  Jgihilfo  Duca  dì  -l'orino  avca  feco  condotto,  gli  predille  non  do- 
ver paÌTare  gran  tempo,  che  la  Donna  poco  fa  fpofata  dal  Re  Autari  di- 
verrebbe moglie  d'cfro  Agilulfo.  A  coilui  minacciò  Agilulfo  di  tagliargli 
la  refta,  fé  mai  più  gli  fcappava  detta  parola  di  quello  j  ma  1'  Indovino 
ir>(lftè,  che  fi  avvererebbe  la  fua  predizione,   ficcome  in  fatti   feguì . 
Ma  non  è  fé  non  bene  l'andare  adagio  in  preftar  fede  a  cotali  dicerie, 
che  non  rade  volte  nafcono  dopo  il  fatto.    Fu   uccil'o  in   Verona  nel 
tempo  d'effe  Nozze  Anfulìo  Parente  del  Re  Autari ,  e  Paolo  Diacono 
non  potè  penetrarne  la  cagione.  A' tempi  ancora  d'effb  Paolo   correa 
(a)  pauUs    voce  C<») ,  che  circa  quelli  tempi  il  Re  Autari  paffando  pel  Ducato  di 
'Dmconiti       Spoleti ,  arrivaffi:  fino  a  Benevento,  con  impadronirfi  di  quel  paefe;  e 
Lan^obard.    P^lcia  arrivaffc  fino  a  Reggio  di  Calabria,  dove  avendo  oflervata  una' 
ìli).  3.^.31.  Colonna  polla  alquanto  nel  Mare,  fpinto  innanzi  il  Cavallo,  la  toccò 
colla  punta  della  fpada  con  dire:  Fin  qua  arriverà  il  confine  de' Longo- 
bardi.  Fd  era  fama,  che  tuttavia  quella  Colonna  foffi:  in  piedi,  e  fofle 
chiamata  la  Colonna  d'  viutari .  Ma  di  quelli  fotti  Paolo  altro  maleva- 
dore  non  ebbe  fé  non  la  tradizion  del  volgo,  fondamento  molte  volte 
fallace,  per  farci  conofcere  il  vero.   Però  vari  Letterati  hanno  dii'pu- 
tato  intorno  all'origine  dell' infigne  Ducato  di  Benevento,  il  quale  non 
fi  può  credere,  che  aveffe  principio  in  quell'anno,  quando  fi  ammetta 
crt*  ^-i  '^     *^°^  medefimo  Paolo  (^),  che  Zottone  primo  Duca  governaflc  quel  Du- 
^  '        cato  per  anni  venti.  Né  pur  fembra  vcrifimile  ciò,  che  Camillo  Pel- 
legrino immaginò,  cioè  che  il  Ducato  fuddetto  nafceffe  anche  prima 
della  venuta  del  Re  .Alboino  in  Italia.  Probabilmente  ne' primi   fette 
anni  dopo  la  lor  calata  i  Longobardi  s' impadronirono  di  buona   parte 
della  Campania  e  della  Puglia,  e  vi  fondarono  un  Ducato,   di  cui  fu 
Capo  Benevento,  e  che  s'andò  a  poco  a  poco  dilatando,  fino  ad  ab- 
bracciar il  Regno,  appellato  ora  di  Napoli,  a  riferva  della  Città  me- 
defima  di  Napoli,  e  di  alquante  altre  mariiime,  che   fi  tennero   forti 
nella  divozion  dell'Imperio.  Reggio  di  Calabria  era  di  quelle},  e  però 
quantunque  Autari  fuori  d'efla  Città  poteffc  veder  quella  Colonna,  pu- 
re è  più  probabile,  ch'egli  mai  non  arrivaffi:  fin  là.    Fu   queft'  anno 
funcfto  all'Italia  per  un  terribil  diluvio  d'acque,  a  cui  un  fimile  da 
più  Secoli  non  s'era  veduto.  Il  Tevere  crebbe  nel  Mefe  di  Novem- 
bre 


Annali    d'  Italia.  ^6x 

brc  ad  una  terminata  altezza  in  Roma,  vi  diroccò  moire  cafe,  empiè  Era  Voig. 
i  magazzini  de' grani  con  perdita  di  molte  migliaia  di  moggia   d' cflì ,  Anno 589. 
e  fece  altri  malanni.  Ne  abbiamo  per  teftimonj  i  due  fanti  Gregorj  C"),  ^2]  cCff^' 
allora  viventi,  cioè  il  Grande,  e  il  Turoncnfe .    Dal  primo  de'  quali,  /.  '3.  f.  '^9. 
ficcome  ancora  da  Paolo  Diacono  (^)  fappiamo,  che  per  le  Provincie      Gn^or. 
della  Venezia  e  Liguria,  anzi  per  tutte  l'altre  d'Italia  fi  provò  que-  J,'*rorier./ls 
fto  flagello.  Portò  eflo  con  feco  le  lavine  d'affaifiìmi  poderi,  e  Ville  A^  p^'J',/' 
intere  nelle  montagne,  una  gran  mortalità  d'uomini,  e  di  beftie,ene  viacenus 
rimafero  disfatte  le  llrade.  Racconta  San  Gregorio  Magno  un  miracolo  I.  3.  *-  23- 
fucceduto  in  Verona,  dove  il  Fiume  Adige  tanto  fi  gonfiò,  che  V  ac- 
que fue  giunfcro  fino  alle  fineftre  fuperiori  della  Bafilica  di   San  Ze- 
none Martire,  la  quale  era  allora  fuori  di  quella  Città.  Ma  quantun- 
que fofiero  aperte  le  porte  d'efla  Bafilica,  le  acque  non  entrarono  den- 
tro, e  fcrvirono  come  di   muro  alla  ftelTa  Bafilica .  Si  trovava  allora  in 
quella  Città  il  Re  Autari,  e  quefta  inondazione  fi  tirò  dietro  in  qual- 
che parte  la  rovina  delle   mura  di  Verona,  la  qual  Città  da  lì  a  due 
Mefi  redo  per  la  maggior  parte  disfatta  da  un  furiofo  incendio.  Alle 
inondazioni  fuddette,  venne  poi  dietro  la  Pefte,  di  cui  fi  parlerà  nell' 
anno  feguente. 

Anno  dì  Cristo  dxc.  Indizione  vi  ir. 
di  Gregorio  I.   Papa   i. 
di  Maurizio  Infiperadore  9. 

L'Anno  VII.  dopo  il  Confolato  dì  Mauiuzio  Augusto. 

CRcbbero  dunque  nell'  anno  prefente  le  calamità  dell'  Italia  per  una 
ficriffima  Peftilenza,  che  privò  di  vita  una  innumerabil  moltitu- 
dine di  gente .  Spezialmente  infieri  efia  nella  Città  di    Roma   (0  ,   e  '^^"^  (^'■tg»r: 
colto  da  qucfto  mcdefimo  malore  Papa  Pelagio  IL  pafsò  a  miglior  vita  f"[°ac"i 
nel  di  8.  di  Febbraio.  Si  venne  all'elezione  del   Succefibre,  e  i  voti    '  Pauiùs 
concordi  del  Clero,  Senato,  e  Popolo   concorfero  a   voler  Papa   Gre-  Biactnat 
gorìo,  Diacono  della  Chiefa  Romana,  che  fantamente  vivea  nel  Moni-  i'^- 3- '-^ì- 
Itero  di  Santo  Andrea,  dappoiché  fu  richiamato  da   Coftantinopoli  . 
Piacque  fommamente  a  tutti  una  tale  elezione,  fuorché  ad  unfoloj  e 
queftì  fu  lo  ftcflo  Gregorio,  il  quale  per  ifchivar  quello  pefo  ed  ono- 
re, fecondo  che  attcllano  il  fuddetto  Turonenfe,  e  Giovanni  Diaco- 
no C*^),  fpcdì  fegrctamente  delle  Lettere  a  Maurizio  Imperadore,  fup-  W  Johann. 
plicandolo  con  quante  ragioni  potè,  di  non  confermare  la  fua  elezione .  ^"'""- "^ 
tra  già  pafiato  in  ufo  l' abufo,  come  altrove  s'è   detto,   che   reftafTc  Jrj'iJ.  i.T 
libera  al  Clero,  Senato,,  e  Popolo  Romano  l'elezione  del  Papa  >   ma  40. 
non  fi  potea  venire  alla  di  lui  confecrazione  i'cnza  il  confcnfo  e  l'ap- 
provazione de  gì'  Imperadori.  Crede  il  Cardinal  Baronie,  che  San  Gre- 
gorio 


46x  Annali    d'    Italia. 

Era  Volg.  gorio  altamente  detcQafle,  còme  un' Erefia,  l' introduzion  di  quefto  le- 
ANN0590.  game,  perchè  fuppoae  Opera  d'efTo  Pontefice  una  Spofizionc  de' Sal- 
mi Penitenziali.,  che  è  alle  ftampe .  Ma  gli  Eruditi   oggidì   pretendo- 
no, che  quell'Opera  ufciffe  della  penna  di  San  Gregorio  FU.  Papa,  a 
cui  certamente  convien  quel  linguaggio  j  né  avrebbe  ij^w  Gregorio  Ma- 
gno voluto  valerfi  di  quello  ripiego  per  fottrarfi  al  Pontificato,  fé  l'a- 
vefie  creduto  un  tirannico  facrilegio,  ed  avefle  tenuto  Maurizio  Au- 
gufto  uguale  a  Nerone,  e  a  Diocleziano,  come  tenne  l'Autore  della 
Spofizionc  fuddetta.  Ma  fcoperto  il  difegno  dell'umile  Servo  di  Dio 
Gregorio  ,  il  Prefetto  di  Roma,  fuo  Fratello,  o  pure  Germano  di  no- 
me., fece  prendere  per  iftrada  le  di  lui  Lettere,  e  ne  fcrifle  egli  dell' 
altre  all' Imperadore,  con  addurre  tutte  le  ragioni  di  dover  confermare 
in  tempi  sì  fcabrofi  il  Pontificato  nella  perfona  di  Gregorio,  Nobile, 
perchè  di  fangue  Senatorio,  e  tale  per  la  Pietà,  per  lo  Sapere,  e  per 
altre  fue  rare  Doti ,  che  pari  a  lui  non   fi   trovava  in   quelli  tempi  . 
Mentre  fi  afpettavano  le  rifpofte  della  Corte,  il  fanto  Pontefice  fi  ap- 
plicò tutto  a  placar  l'ira  di  Dio  in  mezzo  al  gran  flagello  della   Pe- 
Itilenza  .  A  tal  fine  iftitui  una  general  Litania,  o  fia  Proceflìone  di  Pe- 
nitenza, con  dividere  in  varie   fchiere  il  Popolo,  che  vi   dovea  inter- 
venire, cioè  il  Clero  Secolare,  gli  Uomini.,  i  Monaci,  le  facre  Ver- 
gini., le  Maritate,  le  Vedove,   i  Poveri,  e  i  Fanciulli.   Venne   dipoi 
l'aflcnfo  dell' Impcradore,  e  cercò  ben  Gregorio  di  fuggire,  ma  pre- 
fo,  fu  per  forza  condotto  alla  Chiefa,  e  quivi  confecrato  nel  di   5.  di 
Settembre.  Cosi  la  Chiefa  di  Dio  venne  ad  aver  un  Pontefice,  efcm- 
plare  d'ogni  Virtù,  le  cui  gloriofe  azioni,  la  vita  fantiflìma,   i  Libri 
eccellenti,  fon  tuttavia,  e  iaranno  fcmpre  oggetto  de' no  Uri  encomj . 
Intanto  non  rallentava  l'Augullo  Maurizio  i  fuoi  maneggi  predò 
Childeberto  Re  d' Aultrafia,  il  piti  potente  de  i  Re  Franchi,  per  efter- 
minare  i  Longobardi  dall'Italia.  Era  fucceduto  dianzi  un  afìFarc,  che 
poteva  intorbidar  la  buona  intelligenza  fra  quelli  Monarchi,  fé  la  pru- 
Titron'nfis     dcnza  di  Maurizio  non  vi  avelie  trovato  rimedio  («) .  Spediti  da  Chil- 
/<&.  IO.  f.  1.  deberto  tre  Ambafciatori  a  Collantinopoli,   fecero   fcala  in  Affrica   a 
Cartagine.  Uno  de'lor  famigli  avendo  prefa  non  fo  qual  roba  ad   una 
bottega,  e  differendo  di  reitituirla,  fu  colto  un  dì  nella  piazza  dal  Mer- 
catante, e  prefo;  né  quelli  voleva  lafciarlo,   fé   non   reilituiva  il    mal 
tolto.  11  Franco  mefla  mano  alla  fpada,   pagò  il  povero   Mercatante 
con  levargli  la  vita.  Ciò  udito,   il  Governatore  della  Città   con   una 
truppa  d'armati,  e  col  Popolo  tumultuante  andò  ali'abitazion  de  i  Le- 
gati .  Ufciti  fuori  due  d' effi,  furono  trucidati  dall'  infuriata  gente  .  Grip- 
fune  Capo  dell' Ambafceria  ne  fece  di  gravi  doglianze,  e  andato  a  Co- 
llantinopoli, maggiormente  quivi  efpofc  le  fue  querele.  Maurizio  Augu- 
ito  irritato  per  l'infolenza  de' luoi,  ne  promife  una  flrepitofa  vendetta  j 
e  regalato  ben  bene  Grippone,  il  rimandò  a  cafa  affai  contento,  e  con 
forti  iftanze,  percliè  Childeberto  moveflc  l'armi  contra  de' Longobar- 
di. Premeva  a  quel  Regnante  di  riaver  dalle  mani  deli' Impcradore  il 
fuo  Nipote  Ahmagildo^  Figliuolo  à' Jngonda  fua  Sorella,  morta  in  Af- 
frica , 


Annali    d'  Italia.  463 

frjca,  e  di  Santo  Ermenegildo^  che  era  ftato  condotto  a  Coftantinopo-  Era  Volg. 
li}  perciò  mifc  infieme  una  grande   Armata,  conipofta  di  venti  Du-  Anno    590. 
chi,  eiafcuno   de'qua!i  conduceva  la  gente  della  fua  Provincia.  Rac- 
conta il  Vefcovo  Turoncnfe,  che  Judoaldo   Duca,  venendo  alla  tella 
del  Popolo  di  Sciampagiìa,  arrivato  a  Metz,  vi  commifc  tanti  Taccheg- 
gi ed  omicidj,  come  fé  foffe  ftato  un  nemico  della   propria  terra }    e 
che  altrettanto  fecero  gli  altri  Duchi,  con  rovinare  il  proprio  paefe, 
prima  di  riportare  vittoria  alcuna  de' loro  nemici.  Quefto  era  uno  de' 
brutti  coftumi  de' Franchi  d'allora,  e  fé  ne  lamentò  anche  il  buon  Re 
della  Borgogna  Guntranno ,  con  avere  attribuito  a  tanta  iniquit.ì  delle 
fue  genti  le  rotte,  ch'egli  ebbe  da  i  Goti   nella  Linguadoca.    Ne   fo 
io  menzione  anche  per  ricordare,  che  de' Longobardi  lontani  dal  com- 
mettere tali  eccedi  co    i   Sudditi   proprj ,   pure  dicono  tanto  male  gli 
Scrittori  loro  nemici,  e  all'incontro  i  Franchi,  non  certo  migliori  de' 
Longobardi,  fi  veggono  cotanto  efaltati  da  alcuni  Scrittori .  Calò  dun- 
que in  Italia  dalla  parte  della  Rezia,  o  fia  de'Grigioni,  e  da  quella 
di  Trento,  lo  fterminato  efcrcito  de' Franchi,  e  de'varj   Popoli   della 
Germania,  fuddici  del  Re  Childcberto,  divifi  in  varie  colonne.  Audoal- 
do  con  fei  altri  Duchi  pafsò  a  dirittura  verfo  Milano,  e  in  quelle  vi- 
cinanze fi  accampò .  Olone  Duca  arrivato  a  Bellinzona,  Terra  del  di- 
ftretro  di  Milano,  dove  comincia  il  Lago  Verbano,  o   fia   Maggiore, 
quivi  lafciò  la  vita,  colpito  da  un  dardo  nemico.  Ed  eflendofiquefte 
genti  sbandate  per  andare  a  cercar  di  che  vivere,  dovunque  arrivava- 
no, aveano  addoflb  i  Longobardi,  che  gli  accoppavano   fenza  remif- 
fione.  Fecero  nondimeno  i  Franchi  una  prodezza  nel  territorio  di  Mi- 
lano. Eranfi  portati  i   Longobardi  lungo  le  fponde  di   un   Laghetto, 
da  cui  efce  un  Fiumicello,  a  noi  ignoto.   Giunti   colà  i   Franchi  vi- 
dero un  Longobardo  fuUa  riva  oppofta  armato  di  tutto  punto,  che  dif- 
fe  loro  :  K  venuto  il  dì ,  in  cui  fi  vedrà  1  chi  Dio  voglia  più  bene .   Paf- 
farono  di  qua  dal^ Fiume  alcuni  pochi  Franchi,  e  mcftìfi  addofib  a  co- 
ftui,  tante  gliene  diedero,  che  lo  ftefero  morto  a  terra.  Allora  i  Lon- 
gobardi, raccolte  le   lor  bagaglie   fi   ritirarono  tutti,  di   modo   che  i 
Franchi  non  trovarono  in  quel  fito  fé  non  i  fcgni,  che  v'erano  ftati  i 
nemici.  Tornarono  pofcia  al  loro  accampamento,  e  colà  giunfero  i  Le- 
gati dell' Impcradore,  per  avvifarli,   che  era  in  marcia  per  venire   ad 
unirfi  con  loro  l'efercito  Cefareo  fra  tre  giorni,  e  fé   ne  accorgereb- 
bono,  allorché  vedefiero  data  alle  fiamme  una  Villa,  ch'era  fui  monte. 
Afpettarono  i  Franchi  per  fei  giorni,  e  mai  non  videro  comparire  al- 
cuno. Cedino^  o  fia  Ghedino  Duca  con  tredici  altri  Duchi  entrato  dalla 
parte  di  Trento  in  Italia,  prefe  cinque  Callella,  e  fi  fece  giurare  ub- 
bidienza da  que' Popoli  . 

Il  Re  Autari  da  due  parti  alTalito  con  tante  forze,  prefe  in  que- 

fta  congiuntura  il  faggio  partito  di  tener  ben  guardati  i  Luoghi  forti 

~  e  le  Città,  dove  s'erano  rifugiate  le  genti  coMoro  meglio,  lafciando 

la  campagna  alla  difcrczione,  o  fia  indifcrczion  de' nemici .  S' era  fpe- 

zialmente  ben  fortificato  egli ,  e  provveduto  in  Pavia .  Ma  ciò ,  che 

non 


4^4  Annali    d'  I  t  a  l  i  a. 

Kr*  Volg.  non  poterono  far  le  fpade,  lo  fece  l'aria  della  State,  a  cui  non  erano 
AKN0590.  ufati  i  Franchi  e  gli  Alamanni.  Cioè  s' introduffe  la  difenteria  in  quel- 
le Armate  ,  e  ne  fece  una  grande  llrage.  Vi  fi   aggiunfe  anche  la  fa- 
me per  la  mancanza  de' viveri,   in   guifa  che   eflendo  oramai   troppo 
fminuito  l'efercito,  determinarono  que' Capitani  dopo  tre  mefi  di  fcor- 
rerie fatte  per  la  Liguria,  e  per  gli  contorni,  di  tornarfene  al  loro  paefe . 
Ma  nel  ritorno  la  fame  li  maltrattò   cotanto,   che  furono  obbligati   a 
vendere  infin  l'armi  e  il  vellito  per  aver  da  mangiare,  e  per  poter  giu- 
gnerc  vivi  a  cafa.  Nel  paflTare  ancora  per  alcuni  paefi  (forfè  de' Gtì- 
gioni  o  del  Trentino)  che  erano  ftati  una  volta  (otto  il  dominio   del 
Re  Sìgeberto,  Padre   del  -Re   Child^berto ,  diede rvi   il  facco,   e   fecero 
(chiavi  quanti  caddero  nelle  loro  mani .  Con  tali   particolarità  raccon- 
ta  Gregorio  Turonenfe   quella    guerra  de' Franchi,  i  quali  o  non  vol- 
lero per  politica  far  danno  maggiore  a  i  Longobardi,  o  non  poterono 
per  debolezza i  perchè  allora  non  lì  facea  la  guerra,  come  oggidì  fi 
pratica  con  tanti  atrecci,  provviGoni  di  buoni  magazzini,  e  maniere  di 
forzar  anche  le  Città  più  forti.  Son  di  parere  alcuni  Scrittori  Pavefi, 
che  in  quella  occafione  1-a  Città  di  Ticino  fofle   prefa  da  Papio  uno 
de' Duchi  Franchi,  e  coniinciaflc  da  lì  Hinanzi  a  chiainarfi  Papa,  og- 
gidì Pavia.  Son  quelle  favole  prive  d'apparenza,  non   che   di  fonda- 
mento di  verità.  Era  anticamente  quella  Città  afcritta  alla  Tril>ù  Pa- 
pìa-  Di  là  conghictturo  io,  che  pofla  effere  venuta  la  rautazion  del 
fuo  nome . 
,  .  „    ,  Paolo  Diacono  («)  fecondo  il  folito  copiò  qui  fedelmente  il  rac- 

Diaconus  conto  di  Gregorio  luroncnle,  con  iolamcnte  aggiugnerc,  che  1  eler- 
l.  3.  e.  30.  cito  Franzefe  giunfe  nel  territorio  di  Piacenza,  e  di  là  arrivò  fino  a 
Verona,  con  ilpianar  molte  Caftella,  non  oftante  i  giuramenti  di  lai- 
var  que' luoghi,  allorché  fponcaneamcnte  loro  fi  renderono  gli  abitan- 
ti, credendo  i  Franchi  gente  da  mantener  parola.  Nel  territorio  di 
Trento  fpezialmenre  diroccarono  Tefana,  Maleto,  Scmiana,  Appiano, 
Fagitana,  Cimbra,  Vizzano,  Brentonico,  Volcnc,  Ennemafe,  e  due 
altre  Cartella  in  Alfuca,  ed  uno  nel  Veroncfe.  Tutti  gli  abitanti  d'effe 
Caftella  furono  condotti  in  ifchiavitù  .  Qiiei  foli  del  Cartello  della  Ver- 
ruca, in  numero  di  fecento,  per  l'interpofizione  d' Ingenui  fio  Vefcovo 
di  Sabione  (il  cui  Vefcovato  fu  poi  trasferito  a  Brixen),  e  di  /agnello 
Vefcovo  di  Trento,  ebbero  la  fortuna  di  poicifi  rifcattare  con  pagare 
un  Soldo  d'oro  per  cadauno.  Ma  quefta  guerra  fu  di  maggior  confc- 
gucnza  di  quel,  che  apparifca  dal  racconto  del  Turonenfe,  e  di  Paolo 
Diacono,  il  quale  fi  accinfe  a  fcrivere  la  Storia  de'  Longobardi  con 
poche  notizie.  Noi  abbiam  delle  Lettere  pubblicate  dal  Freero,  e  dal 
(b>  D»-  Du-Chesne  (^)  e  fcrittc  parte  dal  Re  Childeberto  a  Maurizio  Augurto, 
Chtfni  i  Giovanni  Patriarca  di  -Coftaniinopoli ,  ad  Onorato  Apocrifario  del  Pa- 

^criftar.        pa^  a  Domiziano  Vefco^'o  di  Melitina,  e  Configlierc  Cefareo,  a  Paolo 
Ker.^  Frane.  p_jj,.£  dell' Imperadore ,  e  ad  altri  Ufiziali  della'Corte  Imperiale,  dove 
fi  fa  menzione  de  i  Legati  inviati  a  Coftantinopoli,  e  della  Legi,  che 
il  iDanipolava  fra  quelli  Principi  .conerà  de' Longobardi .  Ve  n'  ha  dell' 

altre 


Ammali    d' Itali  à,  465- 

^Itrc  della  Regina  Brunicbilde  a  CoJìaKtina  Augulta  Moglie  dell'  Im-  E«à  Volg. 
perador  Maurizio,  ir»  cui  le  raccomanda  forte  ^/««a^/'/f/o  l'uo  Nipote,  Anncj^o. 
e  ad  AnafiafiA  Augafta  Vedova  di  Tiberio  Coftantino  Imperadore,  »1 
fuddctto  /itattiigildv  ^  e  allo  ftefFo  Maurizio  Augufto.  Ma  Ipezialmente 
fon  degne  di  attenzione  due  Lettere,  la  prima  delle  quali  e  fcritta  al 
Re  Childeberto  da  e(Tb  Imperadore,  in  cui  gli  fa  fapere,  che  prima 
ancora  delP arrivo  in  Italia  de  i  Duchi  Franzefi,  era  riufcito  all'  Ar- 
mata Ceùrea  di  prendere  per  battaglia  le  Città  di  Modena^  ÒL^Altino^ 
e  di  Mantova^  venendo  in  quefta  maniera  ad  impedir  l'unione  delle 
roldatefche  Longobarde.  EiTerfì  poi  intefo,  che  uno  de  i  Duchi  Fran- 
zefi, per  nome  Chem^  avea  trattato  di  pace  con  Autari^  il  quale  s'era 
chiufo  in  Pavia,  cffendofi  anche  gli  altri  fuoi  Capitani  colle  lor  mili- 
zie ritirati  in  diverfe  CaftcUa.  Che  trovandofi  il  fuddetto  Cheno  Duca 
prcllb  Verona  con  vénti  mila  combattenti,  erano  andati  a  trovarlo  i 
Meffi  Cefarci,  per  concertar  feco  l'alTcdiodi  Pavia,  la  prefa  della  qua! 
Città  avrebbe  dato  l'ultimo  tracollo  alla  Nazion  Longobarda.  Ma  che 
i  Duchi  Franchi,  dopo  aver  fatta  una  tregua  di  dicci  Mefi  co  i  Lon- 
gobardi, fé  n'erano  iti  con  Dio,  fenza  farne  parola  con  gli  Ufiziali 
di  Ccfarc:  il  che  era  da  credere,  che  farebbe  difpiaciuto  non  poco  ad 
«(Fo  Chiidcberto,  perchè  fé  fi  fofle  ito  d'accordo,  fi  era -full'  orlo  di 
veder  libera  l' Italia  da  i  Longobardi.  11  perchè  vivamente  il  prega  di 
fpcdirc  per  tempo  nel  proifimo  Anno  le  iue  Armate  in  Italia,  prima 
che  i  Longobardi  poflano  fare  la  raccolta  de' grani,  giacché  l'Armata 
Cefarea  non  folamente  s'era  impadronita  delle  Città  fuddette,  ma  erano 
anche  tornate  alla  divozion  dell'Imperio  quelle  di  Reggio^  Parma,  e 
Piacenza  co  i  loro  Duchi,  e  con  afiaiflìmi  Longobardi  .  Finalmente 
egli  raccomanda  di  ordmare,  che' fieno  mcffi  in  libertà  i  poveri  Italia- 
ni, menjti  fchiavj  di  là  da  i  monti,  perchè  quefta  obbligazione  era 
-cfprefla  ne  i  patti  delh  Lega.  L'altra  Lettera  è  di  Romano  Patrizio 
ed  EfarcG  di  Ravenna,  fcritta  al  medefirao  Re  Childeberto ,  con  figni- 
iicarli  la  prefa  delle  fuddette  Città  di  Modena,  Jltino,  e  Mantova.  E 
che  mentre  egli  era  in  procinto  di  portarfi  all'afledio  di  Parma,  Reg- 
gio, e  Piacenza,  i  Duchi  Longobardi  di  quelle  Città  erano  venuti  in 
fretta  a  trovar  elTo  Efarco  in  Mantova,  e  s'erano  meflì  all'ubbidien- 
za della  Santa  Repubblica  (nome  ufato  molto  in  que' tempi  per  figni- 
ficare  ciò,  che  oggi  chiamiamo  «y^^t^re  Romano  Imperio)  ^on  dargli  per 
oft;aggi  i  loro  Figliuoli.  Tornito  efib  Elarco  a  Ravenna,  s'era  dipoi 
portato  in  Ktria,  per  far  guerra  a  Grafolfo  nemico  .  Giunto  colà,  fc  gli 
era  prefencato  GZ/ò/^o  magnifico  Duca  Figliuslo  di  Grafolfo,  che  nella  iua 
giovanile  età  avea  ciera  di  voler  cfferc  migliore  del  IPadre,  con  offe- 
rirgli di  fottoraettere  fé  fteffb  con  tutto  il  fuo  efercito  alla  fanta  Re- 
pubblica. E  che  era  arrivato  in  Italia  Nordolfo  Patrizio  col  fuo  efercito 
m  fervigio  dell' Imperadore,  il  quale  in  Compagnia  di  OJJone,  uoffìo 
glorio(o,  avea  ricuperate  varie  Città.  Il  perché  efib  Romano,  perfua- 
fo,  che  il  Re  ftia  faldiflìmo  nel  penfiero  di  efeguire  i  patti  della  Le- 
ga, e  mafiìmamentc  fapendo ,  ch'egli  e  in  collera  contr*  de' fuoi  Du- 
Tom.  IH.  Nnn  chi, 


(a)  Paul  US 
VÌAconus 
l.  i.  e,  4.. 


4^5  Annali    dMtalia. 

Era  Volg.  chi»  perche  crana  tornati  indietra  fenza  aver  foddisfatto  a  gli  ordini 
ANN059Q,  ^j:  gy^  Maeftà,  vorrà  ben  rifpedirc  1'  Armata  al  primo  tempo,  ed  avanti 
che  fi  faccia  il  raccolto  de*grani,  con  de  i  Capitani  meglio  intenzio- 
nati: raccomandandofi  (opra  tutto,  che  gli  faccia  opportunamente  fi- 
pere  qua!  via  terranno  ia  venendo,  e  a  qual  precifo  tempo  fi  move- 
ranno. In  fine  il  fupplica  di  dar  buon  ordine  alle  Tue  genti,  acciocché 
non  mettano  a  facco,  ne  incendino  le  cafe  de  gl'Italiani,  in  favore  e 
difcfa  de' quali  fono  inviate,  e  niuno  d'efll  menino  ia  ifchiavitìi ,  e  all' 
incontro  rilafcino  i  già  fatti  fchiavi . 

Quefte  particolarità  fanno  abbaltanza  intendere,,  che  la  guerra 
molTa  in  queft'"anno  dall' Imperadore  e  dal  Re  Childcberto  contrade* 
Longobardi,  piìi  di  quel,  che  ne  feppero  i  due  fovralodati  Storici  , 
portò  de  i  vantaggi  all'armi  Cefaree,  e  di  pericolo  al  Regno  de' Lon- 
gobardi. E  fé  i  Franchi  aveflèro  operato  di  concerto,  e  più  daddo- 
vero,  forfè  fi  dava  l'ultimo  crollo  alla  Signoria  d'effi  Longobardi  ia 
Italia .  Anzi  mi  nafce  qui  fofpetto  di  qualche  abbaglio  in  Paolo  Dia- 
cono (i»),  il  quale,  ficcome  accennai,  ci  rapprefentà  per  primo  Duca 
del  Friuli  Gifolfay.e  tale  creato  nciranno  fók.  dal  Re  Alboino.  Ora 
dalla  Lettera  apparifce,  che  Romano  Efarco  era  andato  in  Iftria  per 
far  guerra  a  Grafolfo  Padre  di  Gifolfo .  Forfè  quello  Grafolfo  fu  egli  il 
primo  Duca  in  quelle  contrade,  e  v?nuto  a  morte  in  que' tempi,  eb- 
be per  fucccfibrc  nel  Ducato  Gifolfo  fuo  Figliuolo,  il  quale  andò  in. 
quelli  tempi  a  fortoraettcrfi  all'' Efarco .  SenelKanno  f(58.  Gifolfo  aveflc 
avuto  il  Ducato  del  Friuli,  bifognerebbe  fupporlo.  fin  d'allora  capace 
di  governar  Popoli.  Anzi  Paolo  dice,  che  il  Re  Alboino  (*)  Giful- 
jum^  UT  FERtUR^  fuum  Nepotem^  FI  RUM  per  omnia  idoneum^  qui 
eidem  fRegi)  Strator  erat  ^  quem  Lin^'iz  propria  Mcirpcibis  appeUdnt  y 
Forojulian£  Civitatiy  13  toti  regioni  ìllì  prceHcere  fìatuit .  Ma  ciò  non  può. 
fudìitere,  perchè  per  atteftato  di  Romano  Efarco,  che  l'aveva:  vedu- 
to co'proprj  occhi,  era  aflai  giovinetto  effo  Gifolfo  nell'anno  fpOo 
in  juvenìU  alate.  Adunque  giullo.  fofpetto  ci  è,  che  Paolo  non  avefic 
in  quello  racconto  altro  fondamento,  che  la  tradizion  popolare,  e  fin- 
ceramence  lo  confcfTa  e^li  (leflo  con  dire  Ut  fertiir;  e  che  il  primo 
Duca  del  Friuli  foffe  Grafolfo^  e  fucceflìVamentc  lo  fteflb  Gifolfo  in 
quell'anno  fpo.  Dappoiché  fi  furono  ritirare  dall' ftalia  le  genti  del  Re 
Childeberto,  fapendo  il  Re  Autari  C^^),  quanta  autorità  avelTe  in  tutto 
r  Imperio  Franzefe,  e  fpezialmrnte  fopra  il  cuore  d*  eflb  Childeberto 
fuo  Nipote,  Guntranm  Re  delhi  Borgogna,  uno  de  i  tre  Re  della 
Francia,  allora  regnanti.  Principe  pacifico,  e  di  tutta  bontà,  gli  fpc- 
i.3.  M/.  34.  dì   de  gli,  Ambafciatori,  per  pregarlo  della  iuA  mediazione  ad  ottener 

1»; 


(b)  Gregtr. 
Turontnfi: 
l.  1  o.  cap.  3 

Paulus 
niaconus 


(*)  Gifulfo^  COME  Die  ESI y  fuo^  nipote  y  UOMO  in  tatto  capace  ^  il 
quale  al  medefimo  (Re)  ferviva  di  Sxntorc  ^  cui  in  propria  lingua  chia- 
mano  Màrpahis,,  determino  di  ^orre  al  governo  della.  Città  del  Friuli^ 
e  di  tutto  quel  paefe. 


Annali    d*  Italia.  4^7 

la  pace.  Gli  rapprefentarono  qucfti  la  divozione  profeflata  in  addietro  Era  Volg. 
dalli!  Nazion  Longobarda  a  i  Re  Franchi,  co' quali  avcano  mantenuta  Anno 590. 
feniprc  una  buona  intelligenza,  fenza  aver  meritato  d'eflere  perlegui- 
tati  da  loro:  però  pregavano,  che  fi  rimettefle  buona  amicizia  e  con- 
cordia fra  le  due  Nazioni,  elfbendofi  pronti  in  qualunque  tempo  alla 
difefa  de' Franchi,  e  che  defilleffcro  dall' aiutare  un  comune  nemico, 
il  quale  atterrata  l'una  Nazione,  fi  farebbe  aperto  il  paflb  a  minac- 
ciare e  diftnjggere  ancor  l'altra.  Furono  benignamente  afcoltati  dal 
Re  Guntranno,  e  pofcia  inviati  con  qualche  fiia  commendatizia  al  Re 
Childeberto,  al  quale  con  tutta  fommeffionc  fecero  la  medefima  rap- 
prefentanza .  Pafso  qualche  giorno,  fenza  che  i  Legati  avefTcro  con- 
cludenti rifpofte,  quando  eccoti  arrivarne  àe  gli  altri,  fpediti  dalla 
Regina  7'eodelinda  colla  nuova,  che  il  Re  Autari  era  morto j  i  quali 
pregarono  fimilmente  Childeberto  di  voler  concedere  la  pace  a  i  Lon- 
gobardi .  Childeberto  li  congedò  tutti  con  delle  buone  parole  e  /peran- 
te  .  Fu  poi  da  lì  a  non  molto  conchiufa  quella  pace  col  SuccelTorc 
d'  Autari,  e  ^a  lì  innanzi  non  ebbero  molcfiia  alcuna  i  Longobardi  dalla 
parte  de' Franchi:  il  che  fervj  a  renderli  animofi,  con  nderfi  eglino 
dipoi  della  potenza  de' Greci  Imperadori. 

In  fatti  diede  fine  in  quell'  anno  alla  fua  vita  il  Re  Autari^  men- 
tre era  in  Pavia,  nel  dì  f .  di  Settembre,  per  atteltato  di  Paolo  Dia- 
cono, e  corfe  voce,  eh'  egli  morifle  di  veleno.  Ebbe  principio  in  eflb 
Mefc  di  Settembre  V  Indizione  Nona.^  ed  appunto  s'ht  una  Lettera  fcrit- 
ta  da  San  Gregorio  Papa  {a)  fotto  la  medefima  Indizione,  e  indiriz-  (a)  cregir. 
zata  a  tutti  i  Vefcovi  d'Italia,  con  far  loro  faperc ,  che  il  mfandijjìmo  MagnHs 
Autaìit  (quefto  è  il  titolo,  di  cui  fono  frequentemente  ornati  i  Re  '•,'•  ^-P'fl'^- 
Longobardi,  e  la  lor  Nazione,  da  i  Romani,  perchè  troppe  offcfe  ne  ^'' 
aveano  ricevuto,  e  tuttavia  ne  ricevevano.  Anche  i  Goti  erano  Aria- 
ni, ma  di  loro  parlavano  in  altra  maniera  i  Romani,  perchè  erano 
Sudditi  d'eflì),  che  Autari  diffi,  avea  nella  proflìma  paflata  Pafqua  vie- 
tato il  battezzar  nella  FedeCattoJica  i  Figliuoli  de'Longobardi  (Ariani), 
per  la  qual  colpa  Iddio  J'avca  tolto  dal  Mondo.  Paolo  Ducono  fcn- 
ve,  che  Autari  regnò  y^';  y/»»;,  ed  eflcndo  egli  morto  nel  principio 
di  Settembre  di  quell'anno:  adunque  dovette  egli  elfere  eletto  Re  vcr- 
fo  il  fine  dell'anno  f84.  come  già  dicemmo,  e  non  già  nell'anno  f86. 
come  pretefe  il  Padre  Pagi,  che  volle  feguitar  Sigcberto  ,  certamente 
ingannato  sì  nel  principio,  che  nel  fine  del  governo  di  Autari  .  Lo 
ftcflo  Pagi  accordò,  che  in  quell'anno  eflb  Autari  lafciafle  di  vivere, 
ne  poi  s'avvide,  che  i  fuoi  conti  non  batteano  intorno  all'  Epoca  di 
quello  Re.  Ora  bifogna  ben,  che  foflcro  rare  le  doti  eie  virtù  della 
Regina  Teodelinda^  benché  di  nazion  Bavarefc,  perchè  non  folamente 
feguitarono  i  Primati  Longobardi  a  venerarla  ed  ubbidirla  qual  Padro- 
na, ma  anche  le  permifero  di  eleggerfi  un  nixovo  Marito,  che  fofle 
degno  di  reggere  il  loro  Regno.  Né  diede  loro  faftidio,  che  Teode- 
linda  profeflaire  la  Religione  Cattolica:  tanta  dovea  cflcre  lafaviezza, 
h  Pietà,  e  la  Prudenza  di  quella  Principefla.  Avrebbe  ella,  credo  io, 

Nnni  fcel- 


Era  Voìg. 

An.  so  590, 


(a)  Cregor. 
TuKoni(iJis 
l.  IQ.   t.   3. 


(b)  Trtdiga- 
rìiis  l't  Chr. 
caf.  34. 


(C)  '}ohan- 
:us    DÌACon. 
Vit.    Gregor. 
M.  l.  I. 
e,  49. 


468  Annali    d'  Itali  a. 

fcelto  volentieri  un  Principe  Longobardo   Cattolico  di   credenza  ,    fé 
l'avcflc  trovato,  ma  niun  ve  n'era.   Però  fegucndo  il  configlio  de'più- 
affennati,  mife  gii  occhi  (<ypv:t  Jgilolfo  Duca  di  T'orino^  Principe  belli- 
cofo,   parente  dei  defunto  Re  Aiuari,  di  bcll'afpetto,  di  mente  attif- 
(Ima  a  ben  governar  de  i  Popoli.  Fattolo  chiamare  alla  Corte,  gli  an- 
dp  incontro  fino  alla  Terra  di  Lomello,  onde  prefe  il  nome   il  paefe 
delia  Lomellina,  alcune  miglia  lungi  da  Pavia.  Colà  giunco  Agilolfo,, 
fece  Tcodclmda  portar  da  bere,  e  dopo  aver'efla  bevuta  la  metà  d'una^ 
tazza,  porle  il  rcllo  ad  Agilolfo,  il  quale  nel  refticuirle   la  tazza,   ri- 
verentemente le  baciò  la  mano,  ii^llora  la  Regina  forridendo,  ma  con 
OHefto  rofibre,  gli  difle,  non  cflere  di  dovere,  ch'egli  bacialTe  la  ma- 
no, a  chi  dovca  baciare  la  bocca.  Ed  ammeffblo  all'altro   bacio,   gli 
lignificò  r  intenzione  fua  d'averlo  per  IVIarito,  e  di  farlo  Re  .  Che  piìi? 
Le  Nozze  fi  celebrarono  con  gran  folennità  ed   allegria  fui  principio 
di  Novembre,  ed  Agilolfo  cominciò  bene  ad  aiutar  la  Regina  confor- 
te nel  governo  del  Regno,  ma  per  allora  non  afTunfc  il  titolo  di  Re  .. 
Non  fi  sa  intendere,  come  Gregorio  Turonenfe  (<«)  fcrivefle,  che  men- 
tre ll:uvano  preflb  del  Re  Childeberto  i  Legati  del  Re   Aucari,   arrivò 
la  nuova  della  morte  d'eflo  Autari,  e  che  in  fuo  luogo  era  fucceduto 
Paolo .  Di  quello  Paolo  non  v'ha  memoria  alcuna j  ne  elfo  è  nome  Lon- 
gobardico .  ÌVlolto  meno  può  elfo  convenire  ad  Agilolfo,  che  folamentc 
due  Mefi,  dappoiché  era  morto  Autari,  fposò  Teodelinda,  in  guilachc 
non  potè  mai  coli' avvifo  della  morte  d' Autari  giugnere  alla  Corte  di 
Childeberto  la  nuova  del  Succeflbre  eletto.  Meglio  informato  de  gli 
affari  de' Longobardi   non   fu   Fredegario  {!>)   colà,  dove  ferive,  che 
Jgoae  P,e  de'  Lwigobardi,   Figliuolo  dei   Re   Autari^   prefe  per   Moglie 
Teodelitida  di  Nazione  Franze fé-.  Cioè  non  feppe,  che  quella  Principefia 
in  prime  Nozze  era  Hata  Moglie  del  Re    Autari,  e  fallò   in  credere 
Agone  Figliuolo  d' Autari.  Per  altro  Agilolfo  fu  anche  nomato  per  te- 
(timonianza  di  Paolo  Diacono  Ago,  o  Agone:  il  che  fi  vede  praticato 
in  quelli  tempi  per  altri  nomi.    In  quell'anno  Maurizio   Imperadorc 
dichiarò  Augullo  e  Collega  nell'  Imperio   Teodofio   fuo   Primogenico  ,, 
nato  nell'anno  fSf.   Ciò  apparifce  dal  racconto,  che  fa  de  gli  Atti  di- 
San  Gregorio  il  Grande,  Giovanni  Diacono  (0. 


Anne 


AwNALi    d' Itali  A.  4<>9. 

Anno  di  Cristo  dxci.  Indizione  ix. 
di  Gregorio   I.  Papa  i. 
di  Maurizio  Imperadore    io. 
di  A  G 1 L  o  L  F  o  Re   I . 

L'Anno  Vili,  dopo  il  Coafolato  di  Maurizio  Augusto. 

EGrcgiamcnte  ferve  a  comprovare,  che  non  come  s' ha  ne' tefti  della  ERAVoIg. 
Cronica  Alcflandrina,  s' hanno  a  notare  gli  anni  del  Confolaio   di  ANN0591. 
Maurizio  Augnilo,  uno  Strumento  pubblicato   dal   Chiariflìmo  Mar- 
chefc  Scipione  Maffei  («),  ed  cfillente  prcflb  di   lui,    Eflo   fu  fcrirto  (a)  Maff'ei 
in  Clajfc  Ravennate  Imp.  DN.  N.  Mauricio  Tiberio  P.  P.    Aug.  Anno  Jji.  D.plom. 
Nono  pojì  Csnfulatum  ejufdem  Anno  Orlavo  ^  fub  die  fextb  Nonarum  Mar-  J"'5-  16  j. 
tiarum^  IndiSìiene  Nona:  cioè   nell'anno   prefente.  Benché  poi  foflero 
feguitc  le  Nozze  tra  la  Regina  Teodelinda^  e  il  Duca  Agiloìfo  nel  No- 
vembre dell'anno  precedente,  pure  la  Dignità  Regale  non  fu  confe- 
rita ad  efTo  Agilolfo,  fé  non   nel   Maggio  di   quell'  anno  dalla   Dieta 
Generale  de' Longolwrdi,  che  fi  raunò  in  Milano.  Chi  fcrive,  ch'egli 
fu  coronato  in  Milano  colla  Corona  Fe^rea,  non  è  affi  dito  da  Documen- 
to, o  tcftimonianza  alcuna  dell'antichità.  Fero  da  quello  tempo  io  co- 
mincio a  numerar  gli  anni  del  fuo  Regno.   Fredegario  {b)  anch'  egli  (^-  ^'^'^'g- 
mette  fotto  il  prefente  anno  l'aflunzione  al  Troqo  di  Agilolfo.  La  pri-  ^^._    -^on'c 
ma  applicazione  di  quello  novello  Re,  {t)  fu  quella  di  fpedire  ^^«e//o  {e)' Paùlus 
Vcfcovo  di  Trento  in  Francia,  o  ila  in  Germania,  al  Re   Childeber-  Diaconus 
to,  per  liberare  gl'Italiani,   condotti  colà  fchiavi  da  i  Franchi:    pcn-  ^-  4' <•  *■■ 
fiero  degno  di  un  Re,   che  dee  eflcre  Padre  del  fuo  Popolo.    Trovò 
il  Vefcovo,  che  la  Regina  Brimechilde ,  Madre  d'elfo  Re,  PrincipclTa 
famofa  non  meno  per  gli  fuoi  Vizj,  che  per   le   fue   Virtù,  avea   ri- 
fcattato  col  proprio  danaro  molti  di   quegli   fveniuratij   e   molti  altri 
col  danaro  del  Re  Agilolfo  ne  rifcattò  il  Vefcovo,   e   tutti   li   ricorv» 
dufle  in  Italia.  Fu  eziandio  mandato  dal  Re  Agilolfo  per  fuo  Amba- 
fciatore  alle  Gallie  Evino  Duca  di  Trento,  cioè,   come   fi    può   cre- 
dere, a  Guntranm^  Re  della  Borgogna,  e  a  Clotario  II.  fuo  Nipote, 
Re  della  Naultria,  o   fia   della   Francia   Occidentale,   affinchè  unita- 
mente  s' interponelTero   per   condurre   alla   pace   Childeberto   Re   dell» 
Francia  Orientale,  o  fia  dell' Auitrafia,  che  comandava  ad   una   parte- 
delie  Gallie,  e  a  buona  parte   ancora  della  Germania.    ProbabilmentS' 
venne  in  quelli  tempi  a  morte  Atanagildo  Nipote  d'elfo  Childcberto, 
già  condotto  a  Collantinopoli,  in  riguardo  del  quale,  cioè  per  riaverlo 
dalle  mani  de' Greci,  avca  Childcberto  fatta  guerra  a   i   Longobardi. 
Certo  non  fi  truova  più  da  H  innanzi    memoria  di   lui   nelle    Illoric. 
Quello  impegno  dunque  ceflaio,  e  riflettendoli  da  Childcberto,  che 

non  * 


47^  Annali    d*  Italia. 

Ea  à  Volg.  non  gli  tornava  il  conto  ad  ingrandire  colla  rovina  de'  Longobardi  l' Im- 

ANNOS9I.  peradore,  la  cui  potenza  avrebbe  potuto  un  dì  nuocere  a  i  Franchi 
Itefll,  con  ifvegliar  le  antiche  prctcnfioni,  non  fu  difficile  lo  (labilir 
finalmente  la  Pace  tra  i  Franchi  e  i  Longobardi:  il  che  fervi  a  mag- 
giormente ftabilire  II  Regno  Longobardico  in  Italia.  Nell'Anno  ad- 
dietro,  allorché  i  Franchi  calati  in  Italia  fecero  si  afpra  guerra,  non 

fap   1  ^^^^  *  *  Longobardi,  roa  alle  campagne  de  gì'  Italiani,  Minolfo  Duca{a)^ 

cioè  Governatore  deW Ifola  di  Sem  Giuliano^  s'era  gittato  in  braccio 
a  quefti  nuovi  venuti.  In  vece  di  San  Giuliano^  fi  ha  da  leggere  San 
Giulio,  la  cui  Ifola  tuttavia  ritien  quello  nome  nella  Diocefi  di  No- 
vara, e  nel  Lago  d'Omegna.  Perchè  quel  fito  era  inefpugnabile, 
<5uaÌora  fi  foffero  ritirate  tutte  le  barche  del  Lago>  perciò  parve 
al  Re  Agilolfo ,  che  Minolfo  non  per  neccflìtà,  raa  per  codardia, 
«  per  tradimento  fi  fofFe  gictato  nel  partito  de'  Franchi  :  perei» 
gli  fece  tagliar  la  tefta  ad  efempio  de  gli  altri.  O  fia  poi,  che  a 
Gaidotfo ,  appellato  da  altri  Gandolfo,  Duca  di  Bergamo,  non  foflc 
piaciuta  l'elezione  del  Re  Agilolfo,  o  ch'egli  non  voleffc  ubbidirlo, 
coftui  fi  ribellò  contra  di  lui ,  e  fortificoifi  gagliardamente  in  effà 
Città.  Accorfe  colà  il  Re,  e  gli  raife  tal  paura,  che  s'indufle  a  chie- 
dere mifericordia .  Ne  la  chiefe  indarno}  gli  perdonò  Agilolfo,  ma 
per  ficurezza  della  di  lui  fedeltà,  volle  avere,  e  condur  fcco  de  gli 
oftaggi.  Bifognapoi,  che  collui  foffc  un  cervello  ben  inquieto,  per- 
ché tornò  pofcia  a  ribellarfi,  e  fi  fortificò  nell' Ifola,  polla  nel  Lago 
di  Como.  Non  tardò  il  Re  Agilolfo  a  cavalcare  di  nuovo  per  repri- 
mere jcodui,  ed  ebbe  la  fortuna  di  cacciarlo  di  colà.  Gli  furono  pa- 
gate le  fpefe  del  viaggio,  perchè  avendo  ivi  trovate  molte  ricchezze, 
rifugiate  dagl'Italiani  in  quei  forte  fito,  vi  mifc  le  mani  addoflb,  e 
fé  ie  portò  lenza  farfene  fcrupolo  a  Pavia.  Ma  avendo  noi  veduto  di 
fopra  un  fimil  racconto  dell' liola  Comacina,  che  è  la  ftefla:  può  na- 
fcere  dubbio  intorno  alle  ricchezze  ivi  trovate  o  in  quella,  o  pure 
in  quella  volta.  Seguitò  ciò  non  odante  Gaidolfo  ad  alzare  le  corna 
contra  del  Re,  confidato  nella  fortezza  di  Bergamo j  ma  Agilolfo  il 
coftrinfe  di  nuovo  ad  umiliarfi  :  con  che  tornò  merce  della  fua  cle- 
menza a  rimetterlo  in  fua  grazia  .  Anche  Uìfari  Duca  di  Trivigi  uno 
fu  di  quelli,  che  fi  ribellarono  al  Re  Agilolfo >  ma  aflediato  in  quella 
Città,  fu  forzato  a  r^nderfi  prigione.  Racconta  Paolo,  che  in  queft' 
Anno  non  piovve  nel  Mefe  di  Gennaio  fino  al  Settembre,  e  però  fi 
fece  una  mifera  raccolta .  Diedero  ancora  un  gran  guafto  al  territorio 
di  Trento  le  locuftc,  cioè  le  Cavallette  più  grolfe  delle  ordinarie, 
con  divorar  le  foglie  de  gli  alberi,  e  l'erbe  de' prati.  Ma  non  toc- 
carono i  grani,  e  nell'Anno  feguente  fi  provò  quello  medefimo  fla- 
gello. A  quelli  mali  s'aggiunfe  una  terribil  Pelle,  che  affliflc  fpe- 
iialraente  Ravenna,  e  l'I  Uria  j  e  da  una  Lettera  di  San  Gregorio  Ma- 

Méfnuf"^    gno  {!>)  apparifce,  che  quefto  malore  infettava   anche   la   Città   di 

/.  tf  Ef.  X.  Narni. 

Anno 


Ammali    d' Italia.  471 

Anno  di  Cristo  dxcii.  Indizione  t. 
di  Gregorio  I.  Papa   3 . 
di  Maurizio  Imperadore  11» 
di  A  G  I  L  o  L  F  o  Re  i. 

L'Anno  IX.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto^ 

Assicurato  il  Tuo  Regno  dalla  parte  de' Franchi  colla  Pace  con  cflb  Era  Volg." 
loro  ftabilita,  e  depreflt  gl'interni  nemici,   volle   ancora  il   Re  Ann 0591. 
Agilolfo  provvedere  alla  (ìcurezza  fua  dalla  parte  de  gli  Avari,  o  fia 
de  gli  Unniy  o  Tartari,   che   dominavano   nella   Pannonia,  e   ilcndc- 
vano  la  lor  (ìgnoria  Copra  gli  Sciavi ,  che  diedero  il  nome  alla  Schia- 
vonia.  Era  formidabile  anche   la   potenza  di  quella  Nazione,   e  non 
andrà  molto,  che  cominceremo  a  vederne  le  funefte  pruove,  in  Italia. 
Con  coftoro  fu  conchiufo  un  trattato  di  pace  e   di   amiftà.    Ma   non 
erano  terminati  i  mali  umori  interni .  Romano  Efarco  lavorava  fott* acqua, 
e  tanto  feppe  fare,  che  con  promefTe  e   danari   guadagnò   Maurizio y 
o  fia  Mauricione^  o  Mauritione  Duca  di  Perugia  ("),  che  accettò  pre-  ,^^  ^j  ^^ 
fidio  Greco  in  quella  Città.  Si  trovava  allora  l' Efarco  in.  Roma,,  ed  tap.  s! 
anfiofo  di  mettere  il  piede  in  sì  rigiwrdevol  Città,  che  poteva  fervir- 
gli  di  frontiera  centra  dc*^ Longobardi,  fi  mofle  di  colà,,  conduccndo 
leco  quanti  armati  potè  ;   e   nel  viaggio   non  folamente   fé   gli  diede 
Perugia,  ma  egli  prefe  in  oltre  alcune  delle  Città  frappofte,  cioè  Su- 
iri,  Poliraarzo,  oggidì  Bomarzo,  Orta,  Todi,  A.meria,  Luceolo,  ed 
altre,  di  cui  lo  Storico  non  fcppt  il   nome.    Giunfero  quelle  disgu- 
flofe  nuove  ad  Agilolfo  dimorante  in  Pavia  ,  che  ne  dovette   pronta- 
mente Icriverc  al  Duca  di  Spoleti,  intanto  che  egli  preparava  l'efer- 
cito  per  accorrere  in  perfona  a  quelle  parti .  A  Faroaldo  Primo  Duca 
di  Spoleti,  morto  non  fi  sa  in  qual  Anno,  era  fucceduto  Ariolfo^  uo- 
mo di  gran  valore.  Io  non  so  come,  a  chi  compilò   la  Vita  di   Saa 
Gregorio  Magno,  fcappò-  detto,,  che  quello  Ariolfo  fu  Duca  di  Bene- 
vento. Dal  Baronie  poi  fu  creduto  Duca  de'  Longobardi  nella   Tofcana . 
Certo  è,  ch'egli  era  Duca  di  Spoleti y  e  lo  atteitano   Paolo  D'acono, 
e  l'Autore  della  Cronica  Farfenfe.  In  quelli  tempi  l'Umbria  da   al- 
cuni fu  riguardata  come  parte  della  Tofcana.  Ora   trovandofi   egli   il 
pia  vicino  a  i  paefi  caduti  in  mano  del  nemico  Efarco,  fi  mife  tofto 
in  armi,  ed  entrò  in  campagna.  Fu  preveduto  que fio  colpo  dal  SantO' 
Papa  Gregorio;  e  ficcnme  fuUa  fua  vigilanza  e   prudenza  fpezialmente 
pofava  la  laluie  di.  Roma,  ed  era  alla  faggia  fua  direzione  raccoman- 
dato il  maneggio  anche  de  gli  affari  temporali  iiv  tempi  sì   fcabrofi: 
egli  perciò  lenfie-  {b)  a  Fehce  Maellro  della  Milizia,  o  fia  Generale  yj^'  '*' 
d' Armata y  che  intcndendofi  con  Maurilio^  e  Fitaliano,  a'"  quali  ancora  (/ jó.^"  ^^* 

fece 


47^  Annali    d' Italia. 

Era  V0I5.  fece  intendere  la  Tua  mente,  (Icffero  bene  attenti  a  i  movimenti  del 
Anno  591.  Duca  di  Spoleti  5  e  cafo  che  s'inviaflc  verfo  Roma,  o  vcrfo  Raven- 
na, gli  deilcro  alla  coda.  Ciò  fu  nel  Mefe  di  Giugno,  e  voce  cor- 
reva, che  Ariolfo  foffe  per  cflcre  fotto  Roma  nella  Feda  di  San  Pie- 
tro. Neil' Epidola  trentcfima  notifica  eflo  Papa  a  i  luddetti  Maurilio 
^  Vitaliano,  ciie  nel  dì  11.  di  quel  Mefe  (e  non  già  di  Gennaio,  co- 
me hanno  alcune  Edizioni)  eflb  Duca  Ariolfo  gli  avea  fcritta  una  Let- 
tera, di  cui  loro  manda  copia,  con  raccomandare  a  i  medefimi  di  te- 
nere all'ubbidienza  dell' Imperadorc  la  Città  di  Soana^  porta  nella  To- 
fcana,  fé  pure  Ariolfo  non  gli  ha  prevenuti,  con  portar  via  di  là  gli 

(a)  id.  l.  i.  ortaggi.  Corta  poi  da  un'altra   Lettera  di  San   Gregorio   W,   fcritta 
Epfl.  46.      a  Giovanni  Arcivcfcovo  di  Ravenna,  che  Ariolfo  arrivò  colle  fue  genti 

fin  fotto  Roma,  e  quivi  tagliò  a  pezzi  alcuni,  ad  altri  diede  delle 
ferite:  cofa,  che  afflifle  cotanto  il  placido  animo  dell'ottimo  Ponte- 
fice, che  ne  cadde  malato,  aflalito  da  dolori  colici.  Quel  nondime- 
no, che  maggiormente  pareva  a  lui  intollerabile,  era,  ch'egli  avrebbe 
avuta  maniera  d'indurre  alla  pace  i  nemici  (probabilmente  impiegando 
del  danaro,  come  era  folito  in  fimili  frangenti  di  fare),  ma  1' Efarco 
Romano  non  gliel  voleva  permettere  :  del  che  fi  duol  egli  forte  coli' 
Arcivcfcovo  fuddetto.  E  tanto  più,  perchè  cflcndo  ftato  rinforzato 
Ariolfo  dalle  foldatefche  di  due  altri  Condottieri  d'armi  Autari  e  Nor~ 
dolfo^  difficilmente  voleva  piìi  dar  orecchio  a  trattati  di  pace.  Per- 
tanto il  prega,  che  fc  ha  luogo  di  parlar  di  tali  affari  con  sì  ftrambo 
Miniftro,  cerchi  di  condurlo  alla  pace,  con  ricordargli  fpezialmentc, 
che  s'era  levato  di  Roma  il  nerbo  mnggiore  delle  milizie,  per  fofte- 

(b)  li.  l.  5.  nere  l'occupata  Perugia,  come  egli  deplora  altrove  (*),  né  v'era  re- 
fi///?. 40.  ftata  altra  guarnigione,  che  il  Reggimento  Teodofiano ,  così  appel- 
lato da  Teedofto  Augufto  Figliuolo  di  Maurizio  Imperadorc;  il  quale 
ancora,  per  eflere  privo  delle  fue  paghe,  (tentava  ad  accomodarfi  alla 
guardia  delle  mura.  Aggiugac ,  che  anche  Arkhi  o  fia  Arigifo  Duca 
di  Benevento,  il  quale  era  fucceduto  a  Zottone  primo  Duca  di  quella 
contrada,  inrtigato  da  Ariolfo,  rotte  le  capitolazioni  precedenti  avea 
morte  le  fue  armi  centra  de' Napoletani  ,  e  minacciava   quella   Città. 

Non  fi  doi'eano  credere  i  Longobardi  obbligati  ad  alcun  trattato 
precedente,  da  che  l' Efarco  fotto  la  buona   fede   aveva   occupato  ad 
effi  Perugia  con  altre  Città.  Paolo  Diacono  {e)   paila  della  morte  di 
Dìa^oTut       Zenone  kìddetto  dopo  venti  anni  di  Ducato,  con  dire,  che  in  fuo  luo- 
/.  4.  e.  19.  go  fuccedette  Arigifo^  mandato  colà  dal  Re  Agilolfo^  e  per  confegucn- 
te  o  in  qucfto,  o  nel  precedente  anno,  con  intenderfi  da  ciò,   che  il 
Ducato  Beneventano  dovette  aver  principio  circa  l'Anno  f/i.   come 
pensò  il  Padre  Antonio  Caracciolo.  Era  Arigifo  nato  nel  Friuli,  avea 
fervito  d'Aio  a' Figliuoli  di  Gifolfo   Duca  del  Friuli,  ed  era  parente 
del  medefimo  Gifolfo.  Rifulra  poi  dalla  fuddetta  Lettera  di  San  Gre- 
gorio all' Arcivcfcovo  di  Ravenna,  che  la  Città  di  Fano  era  portedu- 
ta  allora  da  1  Longobardi,  e  vi  fi  trovavano   molti  fatti  fchiavi,    per 
Ja  iiberazion  de' quali  aveva  il  caritativo  Papa  voluto  inviare  nel  pre- 
■  ~  ceden- 


A    N    N    A    L    T      d'    I   T    A    L    I   A.  473 

cedente  Anno  una  perfona  con  danaro j  ma  quella  non  s'era  arrifchii-  Ek*    Vo'". 
ta  di  pafTare  pel  Ducato  di  Spoleci,  che  divideva  Roma  da  quella  Cit-  Anko   59I. 
rà,  ed  era  lotto  il  dominio  de' Longobardi .  Tuttavia   non  lafciò  For- 
tunato^ Velcovo  d'cd'a  Città,  di  rilcattarli  con  aggravarfi  di  molti  de- 
biti per  quefta  Tanta  azione j  (<»)  e  San  Gregorio  gii  concedette  dipoi,  (a)  Gr":i,r. 
che  potefle  vendere  i  vali   Tacri  delle  Chiel'e   per   pagare   i   creditori.  M-l.-,.'i:pt. 
Quel  Severo  Fefcovo  Scifinatico^  la  cui  Città  era  ftata  bruciata,   e  per  fi°^-  '.•!• 
cui  l'Arcivefcovo  di  Ravenna  chiedeva  delle  limofine  a  San  Gregorio, 
vien  creduto  Fefcove  à.'  jiquikia  dal  Cardinal  Baronie  io)  ^  e  dal  Padre  ^'  *•"''"■ 
Mabillone  {e).  Io  il  tengo  per  Severo  Fefcovo  ó.'' Jncona ,  nominato  al-  u)''mJlìiÌ 
rrove  da  San  Gregorio,  giacché  egli  dice:  Juxta  quippe  efi  Civitas  Fa-  in  ^mni." 
num:  il  che  non  conviene  né  a  Grado,  né  ad  Aquileia.  NcU'edir.io-  SeiutHùl-. 
ne  di  San  Gregorio  fatta  da' Padri    Benedettini  la  Lettera  fedicefima  '■  ^-  '■  ì~- 
del  Libro  Nono  (^)  è  ad  Screnum  Anconitcmum  Epifcopum .  S'ha  da  leg-  (a\  q 
gere  ad  Severunt^  apparendo  ciò  dalla  fufleguente  Lettera  ottantefima  m.  l.  'q^e'. 
nona  {e).  Dovca  quello  Vefcovo,  addottrinato  dalle  difgrazie  della  fua /(/•  16.  e  dì- 
Città,  avere  abbandonato  lo  Scifma,  e  meritata  Ja  grazi»  di  San  Gre-  *'""•  ^"''^'i- 
eorio  (*^)  ^'^'  '*• 

Anno  di  Cristo  dxciii.    Indizione  xi. 
di  Gregorio  I.   Papa  4. 
di   Maurizio  Imperadore    1 1. 
di  A  «  1  LO  L  FO  Re  3. 

l^'Anno  X.  dopo  il  Confolato   di  Maurizio   Augusto. 

CI  fa  fapcre  Paolo  Diacono,  che  irritato  forte  il  Re  Agilolfo  per 
la  perdita  di  Perugia,  e  dell'  altre  fqddetite  Città  ,  fi  mof- 
<c  immediatamente  da  Pavia  con  un  poflcntc  efcrcrto  per  riacquiftare 
quella  Città.  E  però  potrebbe  elìere,  che  a,pparteiiefle  al  preceden- 
te anno  quello  fuo  sforzo.  Ma  non  parlando  punto  San  Gregorio  di 
Agilolfo  nelle  Lettere  fcrittc  in  quell'anno,  né  cflendo  molto  efatto 
nell'ordine  de  i  tempi  lo  Storico  luddetto:  chieggo  licenza  di  poter 
riferire  al  prefente  anno  l'avvenimento  fuddctto.  Venne  dunque  il  bel- 
licofo  Re  con  grandi  forze  all'afl'edio  di  Perugia,  e  con  tal  vigore  fol- 
Iccitò  queir imprefa,  che  cornò  alle  fue  mani  elTa  Città,  e  Maurizio 
prefo  pagò  colla  fiia  teda  il  tradimento  fatto.  Come  poi,  e  quando 
Perugia  tornaOe  in  poter  de' Romani,  noi  fo.  Certo  è,  che  vi  tornò. 
Par  ben  credrbile,  che  Agilolfo  ricuperafle  ancora  l'altre  Città  a  lui 
tolte  dall' Efarco.  Né  quello  gli  badò.  Volle  anche  tentare  Roma 
Ilefl'a:  al  che  non  fece  mente  Paolo  Diacono,  allorché  fcrifle,  che  do- 
po la  prela  di  Perugia  Agilolfo  fé  ne  tornò  a  Pavia.  Racconta  il  San-  (f)  id.  Prt- 
to  Pontefice  (/),  ch'egli  era  dietro  a  fpiegare  al  Popolo  il  Capitolo'^"'  { ■  f •  ''^ 


Tom.  in.  Ooo 


qua- 


474  Annali    d'  Italia 

Fra  Voi»,  quiirantcfinfio  di  Ezechicllo,  allorché  s' intcfe  (i)  jam  Agiluìphum  LaH' 
Ativo'i^Z.  gohardorum  Regem^  ad  «bfidioner»  nojlram  fummopere  feftinantem,    Padum 
tranjijfe .  E  che  fcguincro  dipoi  de  i  graa  travagli  e  danni  al  Popolo 
Romano,  fi  raccoglie  da  quanto   feguita  apprellb  a  dire  il   medefimo 
(.0  là.  HO'  San  Gregorio  (*)  :    Ubique   luSlus  afpicimus .    Ubique  gemitus  audivimus; 
mii.  6.  i.  z.  dejlruRa  Urbes ,  evcrfa  J'unt  Cajìra ,   depopulati  funt  agri ,  in  folitudinem 
terra  redafla  eji .  yliios  />  captivitaiem  duci^  alios  detruncari^  alios  inter- 
'b")  Ili.  l.  2..  fi<^i  videmus .  (2.)  Aggiugne  più  (otto  (*)  ;  Nemo  aatem  me  rcprehendat  .^ 
Homil.  ul-    fi  pofi  hanc  locutionem  cejfai-ero ,  quìa ,  ficut  omnes  cernijìis ,  nofirte  tri^u- 
t,m.  lationes  excreverunt .    Undique  gladio   circumfufi  fumus^y   undique  imminens 

mortis  periculum  timemus .  Alii  detruncatis  ad  nos  manihus  redeunt;  ahi 
captivi ,  alii  interemti  ad  nos  nuntiantur .  Jam  cogor  linguam  ab  Expofitio- 
ne  retincre .  (3)  E  quelie  parole  fon  quelle,  che  fecero  dire  a  Paolo 
(e)  PaulMs  Diacono  (0,  il  qual  fembra  difcorde  da  fé  medefimo,  cflere  rimali o  sì 
Biaconu!  atterrito  il  beato  Gregorio  Papa  dall'arrivo  del  Re  Agilolfo,  che  ccf- 
'"*"*'  '  so  dal  profeguire  la  (piegazion  del  tello  di  Ezechiello  .  Crede  il  Car- 
dinal Baronio,  che  queftì  guai  di  Roma  fuccedeflero  nell'anno  fpf. 
quando  tutte  le  apparenze  fono,  che  molto  prima  arrivafle  un  sì  atro- 
ce flagello  addoflb  a  quella  Città.  Ed  è  fuor  di  dubbio,  che  Roma, 
tuttoché  guernita  d'un  dcboliflìmo  prcfidio,  valorofamente  fi  difefe  in 
quelle  llrettczze,  di  modo  che  il  Re  Agilolfo,  fcorgcndo  la  difficultà 
dell' impreia,  fors' anche  fegretamente  commolfo  dalie  preghiere  e  da 
i  regUi,  che  a  tempo  opportuno  foleva  impiegare  per  bene  del  fuo 
Popolo  il  gcnerofo  Papa  Gregorio,  fi  ritirò  da  que' contorni ,  e  dopo 
tanti  danni  inferiti  lafciò  in  pace  i  Romani.  Mancò  di  vita  in  queft' 
anno  uno  de  i  Re  Franchi,  cioè  Guntranno  Re  della  Borgogna,  Prin- 
cipe per  la  Pietà  e  per  altre  Virtù  affai  commendato .  Perchè  in  que- 
lli tempi  non  fi  durava  gran  fatica  a  canonizzare  gli  Uomini,  e  fpc« 
zialmente  i  Principi  dabbene  per  Santi,  però  anche  a  lui  toccò  d'cf- 
fere  meflo  in  quel  ruolo.  Morì  fcnza  Figliuoli,  e  lafciò  tutti  i  fuoi 
Stati  al  Re  d'  Auitrafia  ChildebertOy  la  cui  potenza  con  una  sì  gran  giun- 
ta divenne  formidabile.  E  buon  per  gli  Longobardi,  che  ne  pur  egli 
fopravivcflc  di  molto  a  quefto  fuo  Zio. 

Anno 

(i)  Che  già  Jgiìuìfo  Re  de' Longobardi ^  al  maggior  fegtto  affrettandofi  per 
aJJ'ediard^  aveva  paffuto  il  Pò. 

(z)  Ovunque  vediamo  lagrime .  Ovunque  afcoltiamo  pianti -,  fono  diftruttt 
ie  Città.,  rovinati  i  Cajlelli ^  faccheggiate  le  Campagne,  defelata  affattt 
la  Terra.  Altri  vediamo  condnrfi  via /chiavi,  altri  effere  decapitati,  al- 
tri uttifi. 

(j)  Ninno  poi  m  riprenda^  [e  dopo  quefte  parole  mi  quieterò,  perchè  fic- 
come  tutti  avete  veduto,  le  nofire  tribulazioni  fono  troppo  crefciute .  Da 
$gni  parte  attorniati  fcamo  da  fpade ,  d"  ogn"  intorno  temiamo  f  imminenti 
pericolo  della  morte.  Altri  a  noi  ritornano,  colle  mani  tagliate;  di  altri 
riceviamo  /'  avvifo  effere  [chiavi ,  altri  uccifi .  Già  fono  afiretto  a  tratte- 
nere  la  lingua  dall'  Efpofizione . 


Annali     d'  Italia.  475^ 

Anno  di  Cristo  dxgiv.  Indizione  xii. 
di  Gregorio  I.  Papa   j. 
di  Maurizio  Imperadorc   13. 
di  A  G  I L  o  L  F  o  Re  4. 

L'Anno  XI.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

CRedefi,  che  nell'anno  precedente  S.    Gregorio  Papa  pren(5efle  a  Era  Vo!?. 
i'crivcrc  i  fuoi  Dialoghi;  ma  c'è  anche  motivo  di  giudicare,  che  ANK0594. 
ciò  fuccedeflc  nell'anno  prcfcnte,  fcrivcndo  egli  («),  che  citt^ue  Jnni  (^^  Gremir, 
prima  era  feguita  la  fiera  inondazione  del  Tevere .  Manteneva   intanto  m.   Dining. 
il  faaco  Pontefice  buona  corrifpondenza  con  Teedeiinda  Regina  de'  Lon-  ''*■  3-  '•  19- 
gobardi,  Principcfla  piifiìma,  e  ben' attaccata  alla  Religione   Cattoli- 
ca: il  che  giovò  non  poco,  per  rendere  il  Re  Agilolfo  fuo  Confor- 
te,  benché  Ariano,  ben  affetto  e  favorevole  a  i  Cattolici  ftedì,  e  fer- 
vi in  fine,  ficcome  diremo,  ad  indurlo  ad  abbracciare  la  ftcfla  Fede 
•Cattolica,  fé  pur  fuflìde  ciò  che  ne  lafciò  fcritto  Paolo  Diacono.  Era 
flato  eletto  Arcivefcovo  di   Milano  Cojìanzo-,  e  perchè  fi  fparfe  voce, 
ch'egli  aveffe   condennati  i  tre   Capitoli   del  Concilio   Calcedonenfe  , 
ed  accettato  il  Concilio  Qiiinto,  tre  Vefcovi  fuoi  fufFraganei  ;   fra'  quali 
fpczialraente  quello  di  Brcfcia,  non  folamente  fi  fepararono  dalla  di  lui 
comunione,  ma  eziandio  indufTero  la  Regina  a  fare  lo  fleflo.  Rcftano 
due   Lettere  fcritte  da  San  Gregorio  {b)  alla  medefima  Regina,  nelle  W  id.  i.  4. 
quali  fi  duole,  ch'ella  fi  fia  lafciata  fedurre,  quafi  la  Dottrina  del  Con-  ^^'fi-  4-  cr 
■cilio   Calcedonenfe,   principalmente  foftenuta  dalla  Chiefa  Romana  ,  ^ 
aveffe   patito  alcun  detrimento  per  le   perfone  condennate  dipoi   nel 
Quinto  Concilio  Generale.  Da  altre  Lettere  del  mcdefimo  Papa  pare 
che  fi  raccolga,  efferfi  Teodelinda  umilmente  accomodata  alle   di  lui 
elorcazi^oni .  Ma  veggafi  all'anno  604.  Abbiamo  anche  da  Paolo  Dia- 
cono («),  che  a  quella  buona  Principeffa  San    Gregorio,  non   fi  sa  il  (e)  /vw.'ws 
quando,  inviò  in  dono  i  Dialoghi  fuddetti .  Una  delle    maggiori   pre-  Di^ro^us 
mure,  che  circa  quefti  tempi  nudrivn  l'infaticabil  Pontefice,  era  quella  ^'*"  '»•  '•  ^• 
di  (tabilir  la  Pace  co  i  Longobardi.  A  così  lodcvol  penfiero  chi  s'op- 
poncfie,  lo  vedremo  nell'anno  feguente,  contuttoché  io  non  lafci   di 
fofpettare,  che  poffa  tal  Pace  appartenere  all'anno  prefenre,   non  cf- 
fendo  noi  certi,  che  tutte  le  Lettere  di  San  Gregorio  Papa  fieno  di- 
fpoftc  con  ordine  efattiflìmo  di   tempo.  Comunque  fia,  in  una  Lette- 
ra fcritta  da  effb  Papa  fotto  l'Indizione  Duodecima,  cioè  fotto  qucfl' 
anno,  al  fopra  citato  Coflanzo  Arcivcfcovo  di    Milano,   fi  vede,   che 
il  rmgrazia  delle  nuove  dategli  del  Re  jfgone  (cosi  ancora  veniva  chia- 
mato, iiccome  già  accennai,  il  Re   /Jgilulft)^  e  de  i  Re  de' Franchi, 
e  dsfidcra  d'cffcre  informato  di  tua' altro,  che  pofTa  accadere.  Dice 

Ooo  2.  in 


47*^  Annali     d'  Italia. 

Eaa  Volg.  in  fine  una  particolarità  degna  d'attenzione  nelle  feguenti  parole,  cioè: 
Anno  594.  gf  ':;edrete -,  che  Agone  Re  de'  Longobardi  non  pojfa  accordarji  col  Patrizio 
(o  ila  con  Romano  ECzrco),  fategli  fapere,  che  fi  prometta  meglio  di  me  ^ 
perchè  fon  pronto  a  fpendere^  ^' ^S^'  "vorrà  confentire  in  qualche  partito  van- 
taggiofo  al  Romano  Imperia.  Delìderava  Gregorio,  che  fcguifle  la  Pace 
generale,  e  perchè  ciò  venifTe  effettuato,  fi  efibiva  a  pagare;  e  quan- 
do poi  non  fi  potcfle  conchiudcrc  quella  general  Pace,  proponeva  di 
farla  almeno  col  Ducato  Romano,  per  non  veder  più  cfpoftaalle  mi- 
ferie  della  guerra  il  Popolo,  ch'egli  più  de  gli  altri  era  tenuto  ad  ama- 
re. Son  di  parere  i  Padri  Benedettini  nell'ediiionc  di  San  Gregorio, 
(a)  Gregor.    chc  a  queft'  anno  appartenga  una  Lettera  del  medefimo  Santo  Papa  (<»), 
M.  l.  4.  E-  fcritta  a  Sabinian»  fuo   Apocrifario,  o  fia   Nunzio  alla  Corte  di  Co- 
fijì.  47.         (lantinopoli,  con  ordinare  di  dire  a  i  Sereniffimi  nofiri  Padroni^  che  fé 
Gregorio  lor  Servo ,  fi  foffe  voluto   mifchiare  nella  morte  de''  Longobardi , 
oggidì  la  NazioH  Longobarda  non  avrebbe  ne  Re,  né  Duchi,  né  Conti,  e 
Ji  troverebbe  in.una  fomma  confuftone .  Ma  per  eh' egli  ha  timore  di    Dio, 
teme  di  mifchiarfi  nella  morte  di  chicheffia .  Parole  degne   d'attenzione, 
per  conofcere  fempre  più  la  fantità  di  Gregorio  ,  e  qual  fofle  il  go- 
verno de' Longobardi,  del  quale  parleremo  m  altro  luogo.    Era    ftato 
imputato  il  fanto  Pontefice  d'  aver  fatto  morire  in  carcere  Malco  Vc- 
fcovo  Longobardo,  o  pure  di  qualche  Città  fuggetta  a  i  Longobardi  j 
e  però  fi  giuftificò  colle  fuddettc  crpreffioni . 

Anno  di  Cristo  dxcv.  Indizione  xiri. 
di  Gregorio  I.   Papa  6. 
di  Maurizio  Imperadorc   14. 
di  A  G  1  lo  LFo  Re   j. 

L'Anno  XII.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 


N' 


On  ccflava  il  fanco  Pontefice  Gregorio  di   fer  delle  premilrc  per- 
che fi  venifle  ad  una  pace  fra  l'Imperio  e  i  Longobardi,  sì  per- 
chè avea  troppo  in  orrore  gl'infiniti   difordini   prodotti   dalla   guerra, 
e  sì  perchè  toccava  con  mano  la  debolezza  dell'  Imperio   llcflb,   che 
non  poteva  fc  non  perdere,  continuando  la  difcordia.   Ora  egli  a  tal 
fine  fcrifie  in  quell'anno  a  Severo,  Scoladico  (cioè  Confultore)  dell' 
*')  li.l.  5.  E-farco  (^),  con  fargli  fapere,  che  Jgilolfo  Re  de' Longobardi  non  ri- 
Efift.  36.      cufava  di  fare   una   Pace   generale,  purché  1'  Efarco  volefle  emendare 
i  danni  a  lui  dati,  prima  che  fofTe  venuta  l'ultima  rottura,  efibcndoli 
anch' gli  pronto  a  fare  lo  fteflb,  fé  i  fuoi  nel  tempo  della  pace  aveano 
danneggiato  le  terre  dell'Imperio.    Però  il   prega  di   adoperarfi  ,  ac- 
ciocché r  Efarco  acconfcnta  alla  pace;  che   per  altro  Agilolfo  fi  mo- 
ftrava  anche  difpofio  a  ftabiiirLi  co  i  foli  Romani.  Oltre  a  ciò  avver- 
'  tilfc 


Annali     d'  Italia,  477 

tifle  V'Efarco,  che  varj  Luoghi  ed   Ifole  erano  in   pericolo   manifelVo  Eua  Voi"; 
di  perderli  i  e  però  s'affrcctaire  ad  abbracciar  la   propolta  concordia,  Anmp   595: 
per  poter' avere  un  po' di  quiete,  e  njetttrfi  intanto  in  forze  da   po- 
ter meglio  refiitere.  Ma  1' Efarco  Romano  era  della  razza  di   coloro^ 
che  antepongono  il  proprio   vantaggio  a  quella  del   Pubblico .    Se  la 
guerra  recava  immenfi  mali  alla  miiera    Italia,  fruttava  ben  di   molti 
guadagni  alla  borfa  fua .  E  perciò  non  folamentc  abborriva  la  Pace  , 
ma  giunfe  infino  a  caricar  di  calunnie  il  fante  Pontefice  alla   Corte  , 
in  maniera  che  circa  il  mefe  di  Giugno  Maurizio  Augufto  fcrivcndo 
ad  elfo  Papa,  e  ad  altri  delle  Lettere,   il  trattò  da   uomo  femplice,  e 
poco  accorto,  quaGchè  fi  lafciafle  burlare  da  Ariolfo  Duca  di  Spoleti 
con  varie  lufioghc  di  pace,  ed  aveffc  rapprefentato  alla  Corte,  o  all' 
Efarco  delle  cofe  infuflìilenti .  Chi  legge  la  Lettera,  fcritta  in  quefto 
propofito  dell' incomparabil  Pontefice,  non  può  di  meno  di   non  am- 
mirare e  benedire  la  (ingoiar  fua  Lfmiltà,  e  la  deflrezia,  con  cui  feppe 
foftenere  il  fuo  decoro,  e  nello   fteffb  tempo  non  mancar  di  rifpctto  a 
chi  era  Principe  temporale  di  Roma.  Duolfi  egli  fra  l'altre  cofe,  che 
fia  fiata  rotta  da  gli  Ufiziali  Cetarei  la  Pace  da  lui  (labilità  co  i  Lon^- 
gobardi  della  Tolcana,  mercè  dcll'occupazion  di  Perugia.  Pofc' a  do- 
po la  rottura,  che  fieno  (tati  levati  di  Roma  i  foldaii  ivi  foliti  a  (lare 
di  prefidio,  per  guernirc  Narni  e  Perugia,  lafciando  in  tal  guifa  ab- 
bandonata ed  cfpofta  a  pericoli  di   perderfi  quell'augulla  Città.   Ag- 
giugne,  elTere  (lata  la  piaga  maggiore  l'arrivo  di  Agilolfo,  perchè  fi 
videro  tanti  mifcri  Romani  legati  con  funi  al  collo  a  guifa  di  cani,  e 
condotti  a  vendere  in  Francia,  dove  dovea  praticarfi  un  gran  merca- 
to di  Schiavi,  benché  Criltiani.  Tali  parole   fecero   credere  al   Sigo- 
nio  (<»),  che  l'afTedio  di  Roma  fatto  da  Agilolfo,  s'abbia  da  riferire  (a)  5if««, 
all'anao  precedente  fp4.  e  non  è  difpregevole  la  di  lui  conghictturaj  '^' ^^g"- 
qiuntunque  a  me  fembri  più  probabile,  che  quel  fatto  fuccede(re  pri-  ^'"'^   '  '' 
ma.  Si  lagna  ancora  il  buon  Papa,  che  dopo  elTere  i  Romani,  fcanv- 
pati  da  quel  fiero  turbine,  fi  voglia  ancora  crederli   colpevoli  per  la 
(carfezza  del  frumento,  in  cui  fi  trovava  allora  la  Città,   quando  s'era 
già  rapprefentato  alla  Corte,  che  non  fi  potea  lungo  tempo  conferva- 
re  in  Roma  una  gran  provvifione  di  grano.  E  fofFeriva  bene  effe    Pa- 
pa con  pazienza  tante  contrarietà i  ma  non  fapeva  già  digerire,  che  gli 
Augufti  Padroni  foffero  in  collera  contra   di  Gregorio  Prefetto  di  Ro- 
ma, e  di  Cafterio  Generale  delle  milizie,  che  pure  aveano  (atto  de' mi- 
racoli nella  difefa  dell»  Città. 

Di  quedo  pafTo  andavano  allora  gli  affari  d' Italia  con  un  Prin- 
cipe, che  vendeva  le  cariche,  che  credeva  più  a  i  cattivi,  rhe  a  i  buor 
ni  Configlieri,  e  fceglieva  Miniftri  malvagi,  i  qual-  venivano  in  Italia 
non  per  far  del  bene  a  i  Popoli,  ma  per  ifmugnerc  il  loro  fangue .  Di 
quello  ne  abbiam  la  tcftimonianza  dello  ftefTo  S.  Gregorio  in  una  Let- 
tera fcritta  a  Cujìantitia  Auguita  Moglie  dell'  Impcradore  Maurizio  W,  (b")  Grefor. 
dove  le  fignifica  d'aver  convertito  alla  Fede  mo'ii  Cìcntiii,  che  erano  ^'H"'*'. 
ncil'Ilbla  di  Sardegna,  e  fcoperto  in  tal  congiuntura,  che  co  (loro  pa-  '"  ^'  ^f'J^'^- 

gava- 


478  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  gavano  dianzi  un  tanto  al  Governatore,  per  aver  licenza  di  fagrlfica- 
Anno  595.  re  a  gì' Idoli  >  e  che  anche  dopo  la  lor  converfione-feguicava  il  Gover- 
natore a  voler  che  pagafTcro.  Riprefo  dal  Vcfcovo  per  tale  avania,  a- 
vea  rifpofto  d'aver  promeflb  alla  Corte  tanto  danaro  per  ottener  quel- 
la carica,  e  che  né  pur  quefto  badava  per  foddisfare  ai  Tuo  impegno. 
Nella  Corfica  poi  tante  erano  le  gravezza,  che  gli  abitanti  per  pagar- 
le erano  coftretti  fino  a  vendere  i  propri  Figliuoli  di  maniera  che  mol- 
tiffimi,  i  quali  poffcdevano  beni  in  qaell'Ilbla,  erano  forzati  a  rico- 
vcrarfi  fotto  il  dominio  della  nefamliffima  Nazton  de''  Longobardi ^  la  qua- 
le dovea  trattar  meglio  i  fudditi  Tuoi,  e  fuperava  nel  buon  governo  i 
Greci.  Così  in  Sicilia  eravi  un  Efattore  Imperiale  per  nome  Stefano, 
che  fenza  proceflb  ccnfifcava  a  più  non  porfb  i  beni  di  que' poflìden- 
ti.  Peggio  nondimeno  che  gli  altri  operava  Romano  Patrizio,  Efarco 
di  Ravenna.  Con  tutta  la  fua  Umiltà  e  Pazienza  il  Santo  Pontefice 
Gregorio  non  potè  di  meno  di  non  accennare  a  Sebafliano  Vefcovo  del 

(a)  id.  ik.  Sirmio  (<»),  amico  d'eflb  Efarco,  le  opprcflìoni,  che  Roma  pativa  per 
Epijl.  4z.      l'iniquità  di  coftui .  (*)  Breviter  dico  (fono  fuc  parole)  quia  ejus  in  nos 

malitia  gladios  Longobaidorum  vicit  ;  ita  ut  benigniores  videantur  bofies ,  qui 
nos  interintunt  ^  quam  Reipublica  Judices^  qui  nos  malitia  fua  ^  rapinis^at- 
que  fallaciis  in  cogitatìone  confumunt .  E  pure  i  foli  Longobardi  erano 
trattati  da  nefandijftmi .  Venne  a  morte  in  queft'anno  G/eiJ^ww/  Arci- 
vefcovo  di  Ravenna,  e  in  fuo  luogo  fu  eletto  Mariniamo  a   cui  Papa 

(b)  RuhiHs  Gregorio  concedette  il  Pallio.  Rapporta  eziandio  Girolamo  Roffi  {b) 
Hiftor.  R4-  una  Bolla  di  Papa  Gregorio,  confirmatoria  de' Privilcgj  della  Chicfa 
'^•'""- ''*•  4- Ravennate }  ma  che  contien  troppe  difficultà,  per  crederla  vera.  -M 
^A>inal'^''Ecc  Cardinal  Baronie  (e)  ne  ha  moltrata  la  falfità .  Pafsò  ancora  a  miglior 

'  vita  San  Gregorio  Vcfcovo   Turonenfe,   infigne   Scorico  delle    Gallie . 

Circa  quelli  tempi  fu  creato  Duca  di  Baviera  Tajjìlone  da  Childeberto 

Re  dell'  Audrafia  .  Egli  è  chiamato   Re  della  Baviera  da   Paolo  Dia- 

(d)  Paulus    cono  W,  e  da  Sigeberto  (0  copiatore  d'eflb  Paolo.  Ma  niun  d'elfi, 

DiMcotìHt  e  niuna  delle  memorie  antiche  ci  fa  fanerc,  cofa  divenilTe  di  Garibaldo 
/.  4.  e.  7.     -  -       -    -    -     .  -    -  -'  ._.... 


leanza  da  lui  contratta  per  via  del  Matrimonio  fuddetto  co  i  Re  Lon- 
gobardi, e  da  lui  mal  veduta,  gli  movefle  guerra,  e  il  deponèlTe  Si 
(a,  ch'egli  ebbe  un  Figliuolo  per  nome  Gundoaìdo^  che  venne  in  Ita- 
(0  fridcf'  ^'^  '^"''^  Sorella  Teodelinda,  e  quelli  per  atteftaio  di  Frcdegario  (/)  fi 
chr.  e.  34.  accasò  con  una  Donna  nobile  di  Nazion  Longobarda,  e  n'ebbe  de' Fi- 
gliuoli.    Avremo  occafione. di  parlare  di  quelli   Principi   più  abbaffb. 

Né 

(  *)  Brevemente  dico ,  che  la  fua  iniquità  centro  di  noi  ha  fufersto  le  ar- 
mi de' i  Longobardi  •■,  talché  -piìt  benigni  fembrano  i  nemici  ^  che  ci  uccido- 
no ,  de  i  Giudici  dei  la  Repubblica ,  ;  quali  colla  loro  malizia ,  colle  rapi- 
ne^ e  cabbale  nel  penfare  ci  rifinifcoHo . 


Annali    d*  Italia.  379 

Ne  vo'lafciar  di  dire,  che  in  quelli  tempi  l'umile   Pontefice  Roma-  Era  Volg. 
no  ebbe  da  combattere  colla  fuperbia  di  Giovanni  il  Digiunatorc,  P«-  Anno  595. 
triarca  di  Goftantinopoli,  il  quale  voleva  attribuirli  il  titolo  di  fi^efco- 
vo  Ecumenico^   o    fia  Univerfale .    A    quella  ufurpazione  egli    fi  oppofc 
con  tutta  forza  e  manfuetudine .  Ne  fcrtlTe  a  lui  ('j),  alP  Imperadore,  (a)  Gregtr. 
e  a  Cojìantina,  Iraperadrice,  dolendoli  fpczialmente   con  quell'ultima,  ^"2»'* 
perchè  li  pcrmettefle,  che  folTe  maltrattata  la  Chiefa  Romana, .iDapo   •s-^/'-^'- 
di  tutte.  Dice  fra  l'altre   cofe  in    cfla    Lettera,    eiTere  già  ventifctt* 
anni,  che  i  Romani  viveano  fra  le  fpade  de  i  Longobardi  (prendendo 
le  afflizioni  dell' Italia , dall' anno  f68.  in  cui  i  Longobardi  ci  entraro- 
no) e  che  la  Chiefa  Romana  avea  fatto  e  faceva  di  grandi  fpefe  della 
propria  borfa  per  regalare  elfi  Longobardi,  e  falvare  con.  tal  mezzo  il 
fuo  Popolo:  di  modo  che  ficcome  l' Imperadore  teneva  in  Ravenna  il 
fuo  Teforicre  e  Spenditore  per  pagare  ì'efcrcito,  così  elTo  Papa  era 
divenuto  Spenditore  in  Roma,  con  impiegar  nello  ftelTo  tempo  le  fuc 
rendite  in  mantenimento  del  Clero,  de' Monillerj,  e  de' Poveri,  e  ia 
placare  cfli  Longobardi.  Contuciociò  G  vedeva  quella  deformità,  che 
la  Chiefa  Romana  era  allretta  a  fofferir  tali  llrapazzi  dall' ambizion  del 
Vcfcovo  di  Coilantinopoli.  Ma   Giovanni  Digiunaiore  finì   in  queft' 
anno  raedefimo  la  lite  col  fine  della  fua  vita:  uomo  per  altro  dipinto 
da  i  Greci  per  Prelato  di  Virtù  cofpicue,  per  le  quali  fu  poi  da  efli 
mclTo  nel  ruolo  de*  Santi . 

Anno  di  Cristo  dxcvi.  Indizione  xiv. 
di  Gregorio  I.  Papa  7. 
di  Maurizio  Imperadore  i  j. 
di  Agilo  L  FO  Re  6. 

L'Anno  XIII.  dopo  il  Confolato  diMAURizioAuGusxo, 

SI  andava  tuttavia  maneggiando  l'affare  della  Pace  tra  il  Re   jfgì"      • 
lelfi^e  r  Efarco  di  Ravenna.  Ma  perciocché  non  mancavano  per- 
fone,  che  per  privati   riguardi   attraverfavano   il   pubblico   bene:    San 
Gregario  (*)  diede   incumbenza  a  Cajiorio  fuo  Notaio  rcfidenie  in  Ra-  W  l'i- i-  6.- 
vcnna  di  foUecitar  quello  aggiullamento,   lenza  il   quale   foprallavano  ^f-  3°-  ^' 
de  i  gravi  pericoli  a  Roma  llelTa ,  e  a  diverfe  Ifole.  Ma  in  Ravenna  ^'' 
da  gente  maligna  fu  di  notte  attaccato  alle  colonne  un  Cartello  in  di- 
fcredito  non  folo  del  fuddetto  Callorio,  ma  del  raedefimo  Papa,  quali 
che  per  fini  llorti  amendue  promovcffero  l'affare  d'effa  Pace.  San  Gre- 
gorio ne  fcriffc  iMarignano  Arcivcfcovo,  al  Clero,  ai  Nobili,  a  i  Soldati, 
e  al  Popolo  di  quella  Città,  con  ordinare,  che  pubblicaflero  la  Sco- 
munica centra  gli    Autori   d'effo   Cartello.    Nella   Campania   dovette 
cfler  guerra  in  quell'Anno,  ed  in  effa  furono  prcfi  molti   Napoletani 

da 


480  Annali    d' Italia. 

Fra  Volg.  da  i  Longobardi.  Non  fu  pigro  il  pictofo  cuore  del   Pontefice   Ro- 
Amno<;;'5.  mano  a  (crivcre  tofto  ad  Antemio  Suddiacono,  Tuo  Agente  in  Napoli  (<?), 
^'.  i""  '       con  inviargli  una  buona  fomma  di  danaro  per  rifcattarc  chiunque  non 
avea  canto  da  potere  ricomperare  la  libertà.  In  qucil' Anno  ancora  l'in- 
faticabil  Papa   prele    la  gloriofa   ritbluzione   di    fpcdire   in   Inghilterra 
Santo  Agofìino  iMonaco  del  Monittero  di  Santo  Andrea  di   Roma   con 
altri  compagni,  a  ^n  di  convertire  alla  Fede  diCrifto  gli  Anglo-Saflbni, 
Barbari,  che  da  gran  tempo  aveano  occupata  la   maggior  ^parte  della 
Bretagna  maggiore.  Quefta  memorabil  imprefa  e  una   di   quelle,   per 
le  quali  il  Santo  Pontefice  fpezialmente  (\  acquiftò   il  titolo  di  Grande, 
e  quello  ancora  di  Apollolo  dell'Inghilterra,  tìtolo  parimente  dato  al 
njedefimo  Agoftino,  che  fu  creato  primo    Arcivefcovo   di    Oantuaria, 
e  fece  delle  maraviglie,  per  ridurre  que' Popoli  alla  greggia  di  Crifto. 
<^)^tàa       Rifcrifce  Beda  (J»)  una  Lettera  di  San  Gregorio  Papa,  rapportata  an- 
f'ic^iT,      che  da  Gotfelino  (e)  nella  Vita  del  fuddetto  Santo  Agoftino,  e  fcritta 
(e)  GÓt/Wi-   die  X.  Ktilendas  Augufti^  Imperante  D.  N.  Mauricio  Tiberio  pnjfimo  Au- 
nui  in  vita  gtijla^  Anno  XIF.  Pofl  confulatum  ejusdem  Domini  Nofiri   Anno   Xill. 
i\  Aiiguftin.  jndiéione  XIF.  Leggonfi  le  medcfime  Note  Cronologiche  in  un'altra 
^""'"^'2     Lettera  del  mcdclìmo  Papa  ad  Eterio  Vefcovo,  e  pure  a  Virgilio  Vc- 
fcovo,  o  ad  altri  (  il  che  poco  importa)  riferita  dal   medcfimo    Got- 
fclino .  Ora  quelle  indicano  precifamente  il  prcfcnte  Anno,  perché  nei 
dì  z^.  di  Luglio  dell' .Anno  fp<5.  correva  tuttavia  V  Anno  ^lattordice- 
ftme  dell'Imperio  di  Maurizio,  e  r  Indizione  ^at  t  or  dice  finta .    E   per- 
ciocché in  quefto  tempo  concorre  /'  Anna  Decimoterzo  dopo  il  Confo- 
lato  d'eflb  Augufto,  fi  viene  a  conofccre,  aver  io  fondatamente  melTo 
il  Conlblato  di  M.iurizio  nell'Anno   f8^.  contro  il    parere   del    Padre 
Pagi .  Seguì  neir  Anno  prefentc  la  morte  ben  freitolofa  di  Cbildeberte 
II.  potcntiflìmo  Re  dell' Aultratìa  e  della  Borgogna,  che  avea  recato 
tanti  fallidj  a  i  Longobardi,  e  tanti  danni  airitali.i.  Non  avea  più  di 
venticinque  o  ventifei  anni  d'eiàj  ed  ell'endo   pur  morta  nello   ftefTo 
giorno,  o  poco  dopo  la  Regina  Faileuba  fua  Moglie,  fu  creduto,  che 
amendue  foficro  portati  via  dal  veleno-,  ed  alcuni  Scrittori  moderni  ne 
han  fatto  cadere  il  fofpetto   fopra   la   Regina   Bruneehilde   fua    Madre, 
•       Principefla  ,  che  nulla  rrafcurò  per  regnare .  Ma   nulla  di   ciò   dicen- 
done gli  antichi,  niun  fondamento  v'ha  di  quella  diceria.  Lal'ciò  due 
Figliuoli  piccioli,  Teodeherto  Re  dell' Aultralìa  ,  e   Teoderico  Re   della 
(d)  pauIus    Borgogna.  Abbiamo  da  Paolo  Diacono  W,  che  il  Re    Agilolfo  man- 
^latonus      j^^  ^^^  ^  j-^  in  qual  Anno,  Ambafciitori  ad  eflb  Re   Tcoderico,   0 
e ^14'    "    per  dir  meglio  alla  fuddetta  Regina  Bruneehilde,   che  come  Tutrice 
de' Nipoti  governava  gli  Stati,  e  Itabilì  una  pace  perpetua  con  efTo. 
Racconta  il  mcdefimo  Storico,  che  circa  quelli  tempi  lì    videro   per 
la  prima  volta  in  Italia  de' Cavalli  felvatici,  e   de' Buffali,   che  cranc 
riguardati  per  maraviglia  tìa  gì' Italiani .  E  perciocché  Romano  Efarco 
era  pertinace  in  non  voler  la   pace,   apprendiamo   da   una   Lettera  di 
(0  Grigur.    San  Gregorio  (e)  ad   Eulogio   l^atriarca  d' Aleflandria,  che   i    Romani 
^-  '^^'♦- ^'  pagavano  la  pena  dell'iniquità   di   collui,   fcri-vendo  egli   con  fjinmo 
f'J-'  dolo- 


'•7. 
Efift.   x6. 


Annali     d'  Italia  481 

dolore,  che  non  paflava  giorno  fcnza  qualche  faccheggio,  o  morti,  o  Era  Vole 
ferite  di  quel  Popolo  a  cagion  della  guerra  co  i  Longobardi.  Da  un'  A n no 596 
akr«  Lettera  del  mcdcfimo  Santo  Pontefice,  fcritta  a  Teettifta  Patri- 
zia (<»)  ricaviamo,  che  in  quclt' Anno  eflì  Longobardi  condotti  o  fpe-  /^ 
diti  da  Jricbiy  o  fia  da  jirigifo  Duci  di  Benevento,  prefero  la  Città  Epifi,  '■ 
di  Crotone^  ogg'd'  Cotrerte  nella  Calabria  ulteriore,  e  condiidero  via 
fchiavi  molti  uomini  e  donne,  pel  rifcatto  de' quali  fi  affaticò  la  non 
mai  (tanca  Carità  di  quello  inclito  Papa  .  Ma  non  appanfce,  ehe  i 
Longobardi  ti  mantcneflero  in  quella  Città,  troppo  cipolla  alle  forze 
maritime  de' Greci. 

Anno  di  Cristo  dxcvii.  Indizione  xv, 
di  Gregorio  I.  Papa  8. 
di  Maurizio  Imperadore  16. 
di  A  G  I L  o  L  F  o  Re  7. 

L'Anno  XIV.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

Slam  qui  abbandonati  dalla  Storia,  lenza  faperc  qual  fatto  rilevante 
accadeflc  in  quell'Anno   in  Italia,   a   rifcrva  delle   azioni   di   Sait 
Gregorio  Magno  Papa  nel  governo  della  Chicfa  di  Dio,  che  fi  polTono 
leggere  preflo  il  Cardinal  Baronio,  e  nella  Vita  ictittane  da  i  Monaci 
Benedettini  di  San  Mauro.  Certo  durava  tuttavia  la  guerra  fra  i Longo- 
bardi, e  i  Sudditi  del  Romano  Imperici  ed  eflcndo  sì  confufi  i  con- 
fini delle  due  diverfc  giurisdizioni,  lucile  è,  che  fucccdelTero  delle  ofti- 
lità  fra  le  due  parti.    Avevano  i  Greci    mantenuto  finqui  il  loro  do- 
minio non  folaraente  nell'Efarcato  di  Ravenna,  e  nel  Ducato  Roma- 
no, ma  ancora  in  Cremona,  in  Padova,  e  in  altre  Città,  maflìmamente 
maritime,  ed  anche  Mantova  era  tornata  alle  loro   mani.   Non   fi  sa 
intendere,  come  i  Longobardi  più  podcrofi  de' Greci  non   lormaficro 
l'alTedio,  o  il  blocco  di  tali  Qctà,  che  cotanto  s' internavano  ne' loro 
Stati.  Ma  forfè  non  iilcttcro  colle  mani  alla  cintola,  e  noi  folamentc 
per  mancanza  di  memorie,  delle  quali  era  privo  anche  Paolo  Diacono, 
non  abbiam  contezza  de  gli  avvenimenti  d'allora.  Si  crede  nondime- 
no, che  San  Gregorio  Papa  in  ifcrivendo  a  Gennadio  Patrizio,   ed  E- 
farco  dell'Affrica  (^^  gli  raccomandaflc  in  quell'anno  di  vegliare  alla  (b)  i3.  ih. 
ficurezza  dell'Itola  di  Corfica,  Ibttopolla  al  Governatore  dell'  Affrica,  Efifi.  3. 
perché  temeva  d'uno  sbarco  de' Longobardi  in  quell' Itola,  e  nella  vi- 
cina Sardegna,  come  in  fatti  da  li  a  non  molto  accadde .  Abbiamo  poi 
da  Teofilatto  (0,  che  verifimilmcnte  nell'anno  prcfentc  caduto  infcr-  (^)  Thtt- 
mo  Maurizio  Augulto,  fece  tellameoto,  in  cui  ìalcio  i' Imperio  d'O-  phyiaiìus 
xicme  a  leodofto   Augullo,  il  maggiore  de'  fuoi  P'igliuoli,  e  1'  Itali  t  ^'  8-  *■  "• 
coli'lfok  adiacenti  a  Tibeiio  fuo  figliuolo  minore.  Egli  poi  fi  riebbe 
%m,  HI.  P  p  p  da 


4^1  Annali    d'  Italia. 

Era  Volg.  da  quel  malore.  Quanto  meglio  avrebbe  egli  operato,  fé  avelie  invia- 
Anno  597.  to  in  Italia  quefto  l'uo  Secondogenito!  Sarebbe  tlata  in  falvo  la  di  lui 
virai  e  forfè  la  prefcnza  di  quelto  Principe  avrebbe  rimcflo  in  miglio- 
re (tato  gli  affari  d'Italia.  Non  so  dire,  fé  intorno  a  quelli  tempi  ter- 
minafle  i  iUoi  giorni  in  Ravenna  Romano  Patrizio  ed  Efarco,  uomo  ne- 
mico duella  Pace,  e  che  pefcava  meglio  nel  torbido.   Pare,  che  fi  pofla 
W  Grezor     '"'Cavare  da  un' Epiftola  di  San  Gregorio  («),  che  veniffe  in  quell'an- 
M.l.T.Epi-  no  a  Ravenna  Callinico  fuo  fucceflbre,  perfonaggio  di  maflìme  più  di- 
fiol.  19.       ritte,  e  pili  riverente  vcrfo  il  fanto  Pontefice  Gregorio.  Certo  è  fola- 
mente,  ch'efib  Efarco  fi  truova  in  Ravenna  nell'anno  fpp.   Ne  gli 
Co)  AHa       '^'•^  de' Santi  (^),  raccolti  ed  illudrati  dal  Padre  Bollando,  e  da'fuoi 
SanHorum     Succeffori  della  Compagnia  di  Gesìi ,  abbiamo  la  Vita  di  San  Ceteo  Vc- 
Boììand.  ad  fcovo  di  Amitemo,  Città  florida  una  volta,  ed  oggidì  distrutta,  dalle 
diem  xiiK    ^ijj  rovine  nacque  la  moderna  Città  dell'Aquila,  dittante  cinque  mi- 
Ji*""-  glia  ji  là.  Ivi  è  detto,  ch'egli  era  Vcfcovo  di  quella  Città  a' tempi 

di  San  Gregorio  il  Grande,  e  di  Faroaldo  Duca  di  Spoleti,  nel  cui  Du- 
cato era  comprefo  Amiterno.  Furono  deputati  si  governo  d'effa  Terra 
due  Longobardi  Ariani,  come  erano  i  più  di  quefta  Nazione,  chia- 
mati Jlais,  ed  Unbslo .  Per  la  lor  crudeltà  Ceteo  Vcfcovo  fé  ne  fug- 
gì a  Roma,  e  fu  a  trovare  il  fanto  Papa  Gregorio.  Richiamato  dal 
Popolo  alla  fua  refidenza  godeva  egli  quiete  e  pace,  quando  Alais  in- 
viperito contro  del  Compagno  mandò  legretamente  a  Feriliane  Conte 
d'Orta,  Città ,^  che  doveva  eflcre  allora  in  poter  de' Greci,  acciocché 
veniffe  una  notte  alla  diftruzion  di  Amiterno.  Andarono  gli  Ottani  , 
ma  fcoperto  a  tempo  il  lor  tentativo,  furono  ripulfati.  Alais  rcftò 
convinto  del  tradimento,  e  perche  il  Vefcovo  Ceteo  volle  falvargli 
la  vita,  fu  pretefo  complice,  e  però  barbaramente  gittate  nel  Fiume 
Pefcara  ivi  fi  annegò ,  e  ne  fu  poi  fatto  un  Martire .  In  quella  Leggen- 
da v'iu  delle  frottole:  contuttociò  non  e  da  difprezzarc  il  racconto 
fuddetto  . 

Anno  di  Cristo  dxcviii.  Indizione  i. 
di  Gregorio  I.  Papa  p. 
di  Maurizio  Imperadore  17» 
di  Agilolfo  Re  8. 

L'Anno  XV.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

(e)  Greger.    "T^  A  una  Lettera  U)  fcritta  in  queft'  anno  da  Satt  Gregorio  »d  Agiel- 
■*^«''.q'  ^'  ■*-^  ^^  Vefcovo  di  Terracina,  fi  ricava,  che  tuttavia  reftavano  in  quel- 
la Città  delle  reliquie  del  Paganefimo,  le  quali  il  fanto  Papa  proccu- 
rò  di  fchiantare .  A  quello  fine  fi  raccomandò  ancora  a  Mauro  Fifcon- 
te  d'cfla  Città,  acciocché  aflxftcfle  col  braccio  Secolare  alle  diligenze 

del 


li 


Annali    d'  Italia.  483 

del  Vefcovo.  Ordinò  nello  fteflb  tempo,  che  niuno  fofle  dentato  dal  Etlà  Volg. 
far  le  guardie  alla  Città;  al  che  ne' bifogni  erano  tenuti  anche  gli  Ec-  Anno 598* 
clefiallicij  e  che  né  pure  i  Monaci  godcflcro  efcnzione  da  quello  pe- 
fo,  fi  raccoglie  da  un'altra  Lettera  dello  ftclTo  Pontefice  W.  Quelto  (a)  iJ.  /.  9. 
ci  fa  vedere,  che  continuafle  la  guerra,  e  fin  dove  arrivafiero  in  que-  ^P^fi-  73- 
fti  tempi  le  l'correrie  de' Longobardi .  Riconofce  egli  dipoi  W  l'eflerfi  ^pJ'^'J^  ^' 
da  tanto  tempo  prefervata  efla  Città  dal  cadere  in  mano  de' nemici  fud- 
detti  dalla  protezion  del  Principe  de  gli  Apoltoli  San  Pietro,  giacche 
quella  Città  fi  trovava  allora  fcnza  gran   Popolo,  e  fenza  guarnigio- 
ne, almen  fufficiente,  di  foldati .  11  nome  di  Fifconte^  che  abbiam  ve- 
duto poco  fa,  vuol  ch'io  ricordi  qui,   come  in   quefti    Secoli   era    in 
ufo,  e  qucfto  durò  molti  Secoli  dipoi,  che  i  Governatori  d'una  Città 
èrano  appellati  Comites^  Conti.   Aveano  quefti   il  loro  Luogotenente, 
chiamato  perciò  l^keeomes^  che  nella  Lingua  volgare  Italiana  pafsò  in 
Vicecmte^  e  finalmente  in  Fifconte .  Dalle  parole  di  San  Gregorio  fo- 
vracitate  fi  raccoglie,  che  nelle  Città  tuttavia  fuggette  all'Imperio  vi 
doveva  edere  il  Fifconte^  e  per  confeguenza  il  Gente .  Lo  fteflb  fi  pra- 
ticava in  Francia.  Veramente  i  Longobardi  folcano  chiamar  Giudici  i 
Governatori  delle  loro  Città,  come  cofta  dalle  lor  Leggi.  Contutto- 
ciò  talvolta  ancora  quefti  Giudici  portano  il  nome  di   Conte.    L'ordi- 
nario poi  fignificato  del  titolo  di  Dtica  competeva  a  quei  folaraentc, 
che  comandavano  a  qualche  Provincia,  ed  avevano  fotto  di  sé  piìi  Con- 
ti. Truovanfi  nondimeno  D-uchi  d'una  fola  Città.  Ma  di  queftc   cofe 
ho  io  sbbaftanza  trattato  nelle  Antichità  Eftcnfi  («),  e  nelle  Antichi-  (^c)  Amichi- 
tà  Italiane  M  .  Quello  ancora,  che  è  da  notare,  non  era  peranche  na-  tà  Eflsnfi 
to  in  quefti  tempi  il  titolo  di  Marchcfe;  e  però  la  Bolla,  che  iRoffi,  c.i.part.x. 
per  quanto  accennai  di  fopra,  rifcrifce  data  da  «S"*»  Gregorio  aMarinia-  (^)  -^""qt- 
ne  Arcivcicovo  di  Ravenna,  fi  fcuopre  falfa  al  vedere  fatta  ivi   men-  DlJ-frTat. 
zionc  de' Marchesi  nome  nato  circa  due  Secoli  dipoi.   Penio  10,   che  vm. 
al  prefente  anno  appartenga  la  notizia  di  uno  sbarco  fatto  da  i   Lon- 
gobardi ncll' Ifola  di  Sardegna,  di   cui   fiam  debitori  ad  una  Lettera 
di  San  Gregorio  CO,  feruta  ne' primi  Mefi  delV Indizione  Seconda y  co-  ^g^    creror. 
Kiinciata  nel  Settembre  di  queft'anno.  L'aveva  già  preveduto  il  buon  uagnas 
Pontefice,  fcnza  lafciare  di  portarne  per  tempo  colà  l'avvifo,  accioc-  '•  9-  ^h  4- 
che  fi  faceflc  buona  guardia,  ma  non  gli  fu  creduto,  né  ubbidito.  Ora 
colla  prefente  Lettera,  fcntta  a  Gennaro  Vefcovo  di  Cagliari,  fignifi- 
ca,  che  finalmente  e-ia  riufcito  all'Abbate  Probo  ^  inviato  da  elfo  Papa 
al  Re  Agilolfoy  d'intavolar  la  pace.  Ma  perche  ci  voleva  del  tempo, 
prima  che  ne  folfero  fottofcritte  le  capitolazioni  da  tutte  e  due  le  par- 
ti, perciò  l'cforta  ad  ordinar  una  miglior  guardia  delle  mura  e  ne'fiti 
pericolofi,  ariinché  non  venga  voglia  a  i  nemici  di  tornare  in  quefto 
mentre  a  vifitarli.  Convien  poi  credere,  che  nafceflc  qualche  difficul- 
tà,  per  cui  p?refle  intorbidata  la  fperanza  d'efla  Pacej  e  perciocché 
da  lì  a  poco  (le  pure  non  v'ha  sbaglio  nell'ordine  e  nella   diftribu- 
zion  delle  Lettere  di  San  Gregorio)  torna  egU  a  Icrivere  al  medefi- 
TOO  Vefcovo  (/},  che  finita  quejta  Pace  Agilolfo  Rt  de'  Longobardi  non  ^^\^^'fi ''t' 

Pppz  fa-      ^-   '^'^' 


484 


Annali 


d'  I.T  A  L  I  A. 

Eia  Wo\%.  farà  ì*  Puce:  parole  fcure  all' intendimento  noftro.  Forfè  era  fcguita 
Akn»  'i<)%.  una  Tregua,  e  fi  temeva,  che  terminata  quefta,  non  v'avefle  da  ef- 
ferc  Pace.  Pertanto  gì' inculca  la  neceflltà  di  ftarc  all'erta,  e  di  for- 
tificare e  provvedere  di  viveri  più  che  mai  la  Città  di  Cagliari ,  e  gli 
altri  Luoghi  della  Sardegna,  per  deludere  gl'infulti  de' nemici.  Così 
il  fante  Pontefice,  indefeffb  in  accudire  anche  alla  difefa  delle  terre 
lontane  dell'Imperio  Romano  pel  fuo  nobil  genio,  ed  eziandio,  come 
fi  può  credere,  perchè  Maurizio  Augufto  gli  avea  data  l'incumbenza 
di  vegliare,  e  foprintendere  a'fuoi  affari  per  tutta  l'Italia. 

Anno  di  Cristo  dxcix.  Indizione  11» 
di  Gregorio  I.  Papa  io. 
di  Maurizio  Imperadore  18. 
di  A  G  I  L  o  L  F  o  Re  9. 

L'Anno  XVI.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

Finalmente  in  quell'anno  fu  conchiufa  la  Pace  fra  il  Re  Agilolfo^t 
CalUnico  Efarco  di  Ravenna.  Ne  fa  menzione  Paolo  Diacono  (<») , 
Diactnus  e  l' anno  fi  ricava  dalle  Lettere ,  fcrittc  fotto  la  prcfente  Indizione  Se- 
i.  4.  e.  13.  conda  da  San  Gregorio  Papa  (*)  non  fole  alla  Cattolica  Regina  Teode- 
M  fo^Epi-  ^'"'^'^  "^*  *^^^  ^'^  ^^°  ^^  Agilolfo,  forfè  tuttavia  Ariano j  non  appa- 
fiol.  41.  V  rendo,  ch'egli  aveflc  peranche  abbracciata  la  Religion  Cattolica.  Rin- 
43-  grazia  dunque  Agilolfo  della  Pace  fatta,  il  prega  di  ordinare  a  i  fuoi 

Duchi,  che  l'oflcrvino,  e  non  cerchino  de'pretefti  per  guadarla.  Il 
faluca  ancora  con  paterna  carità:  parole,  che  paiono  indirizzate  ad  un 
Re  Cattolico,  ma  che  fembrano  poi  non  accordarfi  coli' altre,  ch'egli 
foggiugne  alla  Regina.  Perciocché  dopo  averla  ringraziata  dell'efficace 
mano,  ch'ella  aveva  avuta  per  condurre  alla  pace  il  regal  Confortc  , 
r eforra,  (*)  ut  apud  Excellentìjjimum  Conjugem  vejlrum  ita  agatis^  qua- 
tenus  Chrijliana  Reipublicie  focietatem  non  reiiciat .  Nam  ficut  i3  vos  /ci- 
ré credimus ,  tnultis  modis  efi  utile  ^  Ji  fé  ad  cjus  amicitias  conferre  volut- 
rit .  Quelle  parole  paiono  fignificare,  defiderarfi  dal  Papa  una  Lega 
de' Longobardi  coli' Imperadore  >  ma  può  anche  fofpettarfi,  defiderio 
nel  Pontefice,  che  la  Regina  s'ingegni  di  tirare  il  Marito  al  Catioli- 
cifmo:  il  che  per  molte  cagioni  gli  farebbe  riufcito  di  profitto,  perchè 
certo  tanti  Cattolici  fuoi  Sudditi  non  miravano  di  buon  occhio  un  Prin- 
cipe 

(*)  Che  preffò  /'  erceìlentijjtmo  Conforte  voffro  vi  adoperiate  in  maniera ,  che 
non  rigetti  la  focietà  della  Crifti ano,  Repubblica.  Imperciocché^  come  an- 
co a  "voi  j  crediamo,  e[fer  noto;  in  molte  maniere  e  utile ^  fé  egli  varrà 
venire  in  amicizia  con  quella  . 


Annali    d*^  Italia.  485- 

cipe  Ariano,  e  molto  meno  i   Cattolici  non  fuoi   fudditi.   Anche  fc-  Era  Volg. 
condo  l'umana  Politica  farebbe  tornato  il  conto  ad  Agilolfo  1' unirfi  A.KNOS99. 
colla  Chicfa  Cattolica  j  e  qusfto  punto  l' intefc  bene  C/Cf^cy^fl  il  Gran- 
de Re  de' Franchi,  e  Recared»  R.c  de'Vifigoti,  Principi,  che  abbrac- 
ciarono la  Fede  Cattolica  Romana,  e  meglio  con  ciò  fi  ftabilirono  ne 
i  loro  Regni.  E  che  cosi  facefle  anche  il  Re  Agilolfo,  l'abbiamo  da 
Paolo  Diacono  (a)  là,  dove  feriva,  ch'egli  moffò  dalle  falutevoli  pte-  (a)  pnutut 
ghiere  della  Regina  Tcodelinda,  (*)  Cathelicam  Ftdem  tenuità  (^  mul-  Diit""" 
tas  ptjfejjiones  EccUfta  Chrifti  largitus  efi ,  atque  Epifcopos ,  qui  in  depref-   '  *•  '" 
fiotu  £«?  abje£ìioHe  erant  ^  ad  dignitatis  folitie  honorem  reduxit .  Ma  ciò  do- 
vette feguire  più  tardi,  ficcome  vedremo  più  abbaffo.   Intanto  certa 
cofa  è,  che  il  Re  Agilolfo,  Cattolico  o  Ariano  ch'ei  fofTe  in  quelli 
tempi,  non  inquietava  punto  per  conto  della  Religione!  Cattolici,  e 
lafciava  tutta  la  convenevole  libertà  a  i  Vefcovi  di  clercitarc  il  facro 
lor  miniftero,  di  comunicare  colla  fanta  Sede,  e  di  paflare,  occorren- 
do bifogni  Ecclefiaftici,  a  Roma  e  a  Ravenna,  tuttoché  Città  nemi- 
che. In  fomma  s'egli  non  aveva  peranchc  abiurato  1'  Arianismo,  al- 
meno per  le  premure  di  Teodelinda  piiflìma  e  Cattolica  Regina,  amo- 
revolmente trattava  i  profeffbri  del  Cattolicifmo.  Non  so  io  poi  inten- 
dere, come  San  Gregorio  dopo  avere   fcritte  le  Lettere  fuddctte,  in 
un'altra  indirizzata  ad   Eulogio  Patriarca  (^)  fotto  la  ftcfla  Indizione  li.  „.  ^^^ 
gli  dica  di  trovarfi  oppreflb  da  i  dolori  della  Podagra^  e  dalle  fpade  de^  Magnus 
Longobardi.  Se  la  pace  era  fatta:  come  poi  lagrwrfi  della  guerra,  che  <;  9.  £».  78. 
fuppone  fatta  da  i  Longobardi  a  i  Romani?  Ciò  mi  fa  dubitare,  fé  a 
quella  Lettera  Ila  (lato  aflcgnato  il  fuo   convenevol  (ito.    Ma  e  ben 
degna  di  attenzione  un'altra  Lettera  fcritta  da  quello  gloriofo  Ponte- 
fice a  Teodor$  Curator  di  Ravenna  (f),  Minillro,  che   cooperato  avea  (e)  ri.  il. 
non  poco  alla  conchiufion  della  Pace.  Gli  £à  dunque  fapere,  che  ^riol-  ^f'fi-  9^- 
fo  Duca  di  Spoleti  non  avea  voluto   fottofcrivere  la  pace  puramente, 
come  il  Re  Agilolfo  avea  fatto,  con  avervi  apporto  due   condizioni, 
cioè  ch'egli  l'accettava,  purché  dalla  parte  de'  Romani  non  fi   com- 
mcttelTe  in  avvenire  ccccfTo  alcuno  contra  de' Longobardi,  ne  potcf- 
fcro  i  Romani  far  guerra  ad  /Irichi.,  o  fia  Arigifo   Duca  di  Beneven- 
to, confinante  col    Ducato  di    Spoleti,  e  Coiicgaco    d'elfo   Ariolfo  . 
Nell'edizione  di  San  Gregorio  è  (bri ito  Arogis  ;  ma  $'ha  da  fcriverc 
jfrigii . 

Qucfta  maniera  di  giurar  la  Pace  con  tali  riferve  comparve  % 
San  Gregorio  inlìdiofa  e  furbcfca,  affinchè  rcllafle  aperto  l'adito  a 
nuove  rotture,  non  mancando  mai  pretcfti  per  far  guerra,  a  chi  ha  in 
odio  la  Pace .  E  tanto  più  trovnva  egli  delle  magagne  in  quello  ag- 
giullamento,  perchè  Farnilfrida  (forfè  Maglie  d'elfo  Ariolfo,  non  pa- 
rendo quello  un  nome  di  Mafchio  ,  che  farebbe  llato  Farnilfride)  non 

l'ave» 

(*)  Abbracciò  la  Fede  Cattolica^  e  molte  pojjejjìoyti  dono  alla  Chiefa  di 
Cri  fi  0^  e  ricondujfe  all'onere  della  /olita  dignità  i  Fefcovi^  già  depreffi^ 
$d  avviliti. 


485  Annali    d'Italia. 

Era  Volg.  l'avea  voluto  fottofcrivcrc .  Aggiugne,  che  gli  uomini  mandati  dal  Re 
Ann  059;?.  Agilolfo  a  Roma  efigevano,  che  dal  medefimo  Papa  fodera  fottofcritti 
i  Capitoli  della  fuddetia  Pace:  fegno  della  confiderazione  e  Itima,  che 
quel  Re  avea  del  Romano  Pontefice,  o  pure  che  non  fidandofi  de' Ro- 
mani, efigcffe  per  figurtà  lo  fteflb  Pontefice  .  Ma  San  Gregorio  ab- 
borriva  di  farlo,  sì  perche  gli  erano   ftatc  riferite  da  Bafilio,   uomo 
ehiariflìrao,  delle  parole  ingiuriofe   proferite  da  eflb   Re  contra  della 
Sede  Apoftolica,  e  dello  tteflb  Papa  Gregorio,  benché  Agilolfo   ne- 
gafle  a  fpada  tratta  di  averle  dette}  e  sì  ancora  perché  fé  mai  fi  fofTe 
mancato  da  lì  innanzi  contro  i  patti,  egli  non  voleva  averne  da  ren- 
der conto,  premendogli  di  non  disgultare  un   Principe,  di   cui   avea 
troppo  bifogno  pel  governo  di  tance  Chiefe  pofte  fotto  il  di  lui   do- 
minio e    Però  fi  raccomanda  a  fin  d'cffere  efentato  da  quella  fottofcri- 
zionc .  Stendeva  in  addietro  il  Vefcovo  di  Torino  la  fua  giurisdizione 
nella  Valle  di  Morienna^  e  di  Sttfa .  Furono  occupati   quelli  paefi  da 
Guntranno  Re  di  Borgogna,  allorché  i  Longobardi  fecero  le  irruzioni 
nelle  Gallie,  come  raccontammo  di  fopra,  ed  uniti  al  fuo  Regno  della 
Borgogna.  Ciò  fatto,  non  piacendo  ad  eflb  Re,  che  que' Popoli  né 
pure  pel  governo  fpirituale  fofl'ero  foctopofti  al  Vefcovo  di  Torino  , 
cioè  d'una  Città  fottopolta  ai  Longobardi,  fece  creare  un  nuovo  Ve- 
fcovo della  Morienna.  Se  ne  àoKe  Urjtàu»  Vefcovo  di  Torino  con  San 
W  p'"'^*''-.    Gregorio,  il  quale  fopra  ciò  fcrifle  due  Lettere  (<«),  l'una  a  Siugn'o 
fiol    I'k.Ó'  Vefcovo  d'Autun,  e  l'altra  a  TeoderkOy  e  Teodeberto  Re  de' Franchi, 
56.  con  pregarli,  che  non  fofle  recato  pregiudizio  a  i  diritti  del  Vefcovo 

Torinefe.  Ma  egli  cantò  a  gente  forda;    il   Vefcovaco  di    Morienna 
fuflìllc,  e  tuttavia  fuflìlte  .  E  da  una  d'efl^e  Lettere  apparifce,  che  il 
Vefcovo  di  Torino  avea  patito  de  i  faccheggi   nelle  fue  Parochie,  e 
che  il  Popolo  era  ftato  condotto  (certamente  da  i  Franchi)  in  ifchia- 
(b)  vgh$l-     vitìi  ne  gli  anni  addietro.  Rapporta  1' Ughelli  W  una   Carta  d'obla- 
Uh!  Italia    jJQng  fjfja  (ja  ^an   Colombano   Abbate  del   Moniftero  di  Bobio  a  San 
inasti  feti  f'  Gregorio  Papa  y^nno  Pontificatus  Domni  Gregorii  fummi  PtHtificis  ^  uni- 
l»ii$nf.    '    verfalis  Papa  IF.  Indizione  IH.  fub  die  HI.  Menfts  Novembris .  L'in- 
dizione Terza  cominciata  nel  Settembre,  moftra  appartener  quella  Car- 
ta all'anno  prcfente.  Ma  il  Lettore  oflcrvando,  che  non  correva  in 
quell'anno  V  j4tno  ^arto  di  San  Gregorio,  e  che  non  fu   in  ufo  di 
que' tempi  il  chiamare  il  Romano  Pontefice,  benché  Capo  della  Chie- 
fa  di  Dio,  Papa  Univerfale:  titolo,  che  lo  fteflb  San  Gregorio  impu- 
gnò cotanto  nel  Patriarca  di  Collantinopoli  >  e  che  quella  Carta  di- 
fcorda  dall'altre  antiche  memorie,  che  fanno,  ficcome  diremo  più  ab- 
baflb,  fondato  molto  più  tardi  il  Moniftero  di  Bobio }  e  che  non  fi  fa 
menzione  degli  anni  dell' Impcradore ,  come  era  il  coftume,   benché 
la  Carta  fi  fupponga  fcricta  in  Roma:  non  faprà,  diffi,  il  Lettore 
.prellar  fede  ad  un  sì  fatto  Documento. 


Anno 


Aknali    d' Ita  LIA.  487 

Anno  di  Cristo  dc.    Indizione    irr. 
di  Gregorio  I.  Papa  11. 
di  Maurizio  In^peradore  19. 
di  A  G  iLOLFO  Re  IO. 

L'Anno  XVII.  dopo  il  Confolato  di  Maurizio  Augusto. 

DA  una  Lettera  fcritta  in  queft'anno  da  San  Gregorio  («)  ad  /*«*-  E»*  Vclg. 
cetizo  Prefetto  dell' Affrica  vegniamo  a  conofccre,  in  che  confi-  Ankoóoo. 
ftefTe  la  decantata  Pace,  di  cui  s'  è  parlato  finora,  conchiufa  fra  l'È-  ]^_  /i75To. 
farce  di  Ravenna,  e  il  Re  Agilolfo.   Le  parole  del  Santo  Pontefice  s/»/?.  37. 
portano ,  che  efla  Pace  avea  da  durare  fino  al  Mefe  di  Marzo  della  fu- 
tura ^arta  Indizione:  il  che  vuol  dire  fino  al  Marzo  dell'anno  feguen- 
te  601.  e  perciò  efTa  non  fu  una  Pace,  ma  bensì  una  Tregua.  E  quella 
dubitava  egli  ancora,  fé  dovefTe  aver  fuflìftenza,  perchè  correa  voce, 
che  ySgilelfo  folTc  mancato  di  vita:  il  che  fi  trovò  poi  falfo.   Si  vuol 
anche  oflervare  ciò,  che  fcrifie  il  medefimo  Papa  a  Teodoro  Curator 
di  Ravenna  (^),  non  so  ft  fui  fine  del  precedente,  o  fui  principio  del  ,^s  j^^;i,^ 
prcfente  anno.  Defidcrava  Giovanni gloriofijtmo  Prefetto  di  Rorna  di  ria-  Efìfi.  6. 
ver  fua  Moglie  da  Ravenna}  però   Gregorio  raccomanda  al   fuddetto 
Teodoro  di  metterla  in  viaggio  ;  ed  affinchè  pofla  venire  con   più  fi- 
curezza,  di  farla  fcortarc  da  un  dilaccamento  di  {o\òìt\  fino  a.  Perugia . 
Se  non  fi  opponeflc  l'autorità  di  Paolo  Diacono,  che  ci  fece  già  fa- 
pere,  che  Agilolfo  avea  ricuperata  Perugia  colla  morte  del  Duca  Mau- 
rizjone^  potrebbono  farci  fofpettar  tali  parole,  che   Perugia   foffe  tut- 
tavia in  mano  de' Greci.  Perchè  fé  era  quella  Città  in  potere  de' Lon- 
gobardi: come  poteva  efTere  ficura  quarta  Dama  in  arrivando  colà,  e 
tornandofene  indietro  la  fcorta?  E  come  i  foldati  Greci  paflavano  ad  un» 
Città,  che  era  de' loro  nemici?"  Certamente  può  reftar  qualche  dubbio, 
che  Agilolfo  tornafle  padrone  di  quella  Città  più  tardi  di  quel  che  fi 
credette  Paolo  Diacono,  fcrirtore  non  afTài  efatto  nella  diftribuzion  de' 
tempii  o  pure  che  la  medefima  gli  fofle  ritolta  da  i  Greci.  Ricavafi 
parimente  da  un'altra  Lettera  di  San  Gregorio  (0,  fcritta  in  quefti  (e)  id.l. io. 
tempi  a  Majfitao^  Vefcovo  di  Salona  in  Iftria,  che  gli  Sciavi,  o  fia  gli  Bfift.  36. 
Schiavi,  o  Schiavoni,  minacciavano  quella  Città,  ed  aveano  anche  co- 
minciato ad  entrare  in  Italia.  Il  Cardinal  Bàronio  cita  per  reftimonio 
di  ciò  Paolo  Diacono,  che  nel  Capitolo  Quattordicefimo  del   Libro 
Quarto  fcrifTe,  che  gli  Sciavi  mifero  a  facco  l' Iftria,  e  vi  ammazza- 
rono i  foldati  dell' Imperadorc .  Ma  quefte  parole  di  Paolo  fi  leggono 
nel  Capitolo  Quarantcfimo  fecondo  del  Qtiarto  Libro,  e  appartengo- 
no a  tempi  molto  poftcriori .  Fuor  di  fito  ancora,  perché  a  queft'an- 
no rapporta  il  fuddetto  Annalifta  h  prefa  fatta  della  Città  del  Friuli 

dà 


Era  Volg. 
Anno   600. 

(a)  Paulus 
Diacenus 
l.  4.    e.   13. 
e?*  14. 


(b)  id.  l.  4. 
e.  ij.  e  16. 


(e)  Fride^. 
in  Chrimt. 

«</>.  IO. 


(d)  Grtgtr. 
M.  l.  ll.£- 

t>fi-  4.    -  - 


4S8  Annali    d'  Italia. 

da  Cacano  Re  degli  Avari.  Eflendo  ciò  avvenuto  multi  anni  dopo,  mi 
riferbo  io  a  parlarne  in  luogo  più  proprio.  In  qucfti  tempi  bensì,  o 
poco  prima,  fi  può  credere  per  atteftato  di  cflo  Paolo  Diacono  {a) 
conchiufa  la  Pace  in  Milano  tra  il  Re  Agilolfo,  e  gli  Ambafriacori  di 
Cacano,  o  fia  del  I^e  de  gli  Avari  fuddetti,  di  nazione  Unni,  domi- 
nanti nella  Pannonia.  Gli  Slavi,  o  Sciavi,  o  Scliiavoni,  che  vogliam 
dire,  Barbari  anch' e(Tì,  che  s'erano  impadroniti  di  buona  parte  dell'  Il- 
lirico, riconofcevano  per  loro  Signore  il  fuddetto  Cacano,  o  almtno 
dipendevano  molto  da  lui.  Però  è  probabile,  che  Agilolfo,  fentendo 
avvicmarfi  que' Barbari  all'Italia,  fi  mancggialTe  per  aver  pace  da  chi 
li  fignorcggiava.  Afficurato  poi  con  quelli  trattaci  di  Pace  da  i  nemi- 
ci elicmi  il  Re  Agilolfo,  fi  rivolte  con  piìi  franchezza  a  libcrarfi  da 
gì'  interni .  Se  gli  era  ribellato  Zangrulfo  Duca  di  Verona .  Gii  fu  ad- 
doffb,  e  avutolo  nelle  mani,  gli  diede  il  galtigo  meritato  da'fuoi  pa- 
ri. Lo  fteflb  giuoco  fece  a  Gaidolfo  Duca  di  Bcrg-*mo,  al  quale  due 
volte  avea  dianzi  perdonato;  e  parimente  levò  dal  Mondo  Fernecaufio 
in  Pavia,  di  cui  non  fappiamo  ne  la  carica,  né  ii  delitto.  Racconta 
poi  Paolo  Diacono  (^),  che  Ravenna,  e  la  fpiaggia  dell'Adriatico  fu 
maltrattata  dalla  Pelle,  flagello,  che  più  crudelmente  fi  fece  fciuire 
l'anno  apprclTo  in  Verona,  lo  conto  in  un  fiato  quelli  avvcnimcnii, 
che  poffbno  appartenere  a  quelli  tempi,  perche  ci  manca  un  filo  ficu- 
ro,  per  poterli  dillribuire  nc'fuoi  anni  precifi .  Seguita  poi  a  dire  ii 
medefimo  Storico,  che  feguì  una  terribil  battaglia  tra  i  due  Re  Fran- 
chi, cioè  fra  Teodeberto  II.  Re  potcntifiìrao  dell' Aullrafia,  e  Teoderics 
Re  della  Borgogna  dall' un  canto,  e  Clotario  II.  Re  di  SoilTons,  o  fia 
della  Neullria  dall'altro.  Toccò  al  più  debole  l'andar  di  totto.  Gran- 
de fu  la  fconfitta  di  Clotario,  rapportata  da  Prcdegario  (0,  per  quan- 
to fi  crede  all'anno  prefente:  e  gli  coftò  quella  disgrazia  U  perdita 
della  maggior  parte  de'fuoi  Stati.  Fini  di  vivere  in  quell'anno  C$fta?i- 
zo  Arcivci'covo  di  Milano.  Il  Clero  e  i  Nobili,  che  erano  in  Geno- 
va, eleflcro  per  fuo  SuccefTore  Deusdedit  Diacono.  Ma  il  Re  Agilol- 
fo, padrone  di  Milana,  fcrifTc  loro,  che  ne  detìderava  o  voleva  un  al- 
tro .  Avvifato  di  ciò  San  Gregorio  fece  intendere  al  Popolo  e  Clero 
Milanefe,  abitante  in  Genova,  che  non  confentirebbe  giammai  in  tm 
Uomo  (<^),  fa;  uon  a  Catbolicìs,  (^  maxime  a  Longohardu^  eiigiiur .  A- 
dunque  il  Re  .Agilolfo  non  dovea  peranche  elTerc  Cattolico.  Si  fa,  che 
Agilolfo  defiftè  da  qu.'fta  pretcnzione,  probabilmente  alle  perfuatìoni 
della  piifljma  Regina  Teodeliitda^  e  che  Deusdedit,  chiamato  anche  Dio- 
dato, fu  confccrato  Arcivelcovo,  lorie  nell'anno  fuffcguentc.  Incorno 
a  quelli  tempi  Agilolfo  mandò  a  Caf«»o  Re  de  gli  Unni ,  padrone  del- 
la Pannonia,  de  gli  Artefici  atti  a  fabbricar  navi,  delle  quali  egh  poi 
fi  fervi  per  efpugnare  un'Ilola  della  Tracia.  Crcdefi  ancora,  che  fino 
a  quell'anno  eflendo  vivuto  Venanzio  Fortunato  Vefcovo  di  Poiéliers 
in  Francia,  e  celebre  Scrittore  e  Poeta,  nato  in  Italia,  compiefle  U 
carriera  de'  fuoi  giorni . 


INDI- 


INDICE 

DEL  TOMO  TERZO. 


489 


€>*  ^'*  *'-3t  -j&'-ì?-  **  ** 


A  Cacio  Patriarca  di  Coftantinopo- 
li.  103.  Fautore  dell' Ere(ìa.  zìi. 
112.  Scomunicato  .  2if.  Fine  de' 
fuoi  giorni.  221.  Suo  nome  cancel- 
lato da  i  dittici.  241.  ec. 

Achilleo  Vcfcovo  di  Spoleti.  f6. 

Aezio  Maggiordomo  di  Giovanni  Ti- 
ranno fpedito  a  gli  Unni .  óy.  PalFa 
al  fervigio  di  Valcntiniano  HI.  (^. 
Fa  ritirare  i  Goti  dall' afledio  di  Ar- 
(es.  72.  Con  frode  abbatte  Bon'fazio 
Conte.  74.  Si  fcuopre  il  Tuo  ingan- 
no. 78.  Generale  di  Valcntiniano  IH. 
80.  Confoie .  83.  Fa  duello  con  Bo- 
nifazio, e  fi  ritira  fra  i  Barbari.  84. 
Creato  di  nuovo  Generale.  86.  87. 
Rotta  da  lui  darà  a  i  Borgognoni .  89. 
Altre  fue  imprefe  nelle  Gallie.  91. 
92.  9f.  Suoi  preparamenti  contro  Ai- 
tila. 126.  e  [ig:i.  E'  uccifo.   140. 

Affrica  occupata  da  i  Vandali.  76. 
77.  V  zj  di  que' Popoli.  78.  97. 

Agapito  Papa,  fua  elezione.  327.  Dal 
Re  Teodato  è  Inviato  a  Coltintn.i- 
poli.  327.  Dove  manca  di  vita.  328. 

Agilolfo  Duca  di  Torino  prelò  per 
Marito  dalla  Regina  Teodelinda. 467. 
e  feg.  E'  proclamato  Re .  469.  Ri- 
fcatta  i  funi  fudditi  condotti  in  Ger- 
mania, ivi.  Ricupera  Perugia.  473. 
Porta  la  guerra  fin  fotto  Roma.  474. 
Ariano  di  credenza,  tuttavia  ben' af- 
fetto a  i  Cattolici  475-.  Fa  pace  co  i 
Romani  .  483.  Quando  abbracciale 
la  Fede  Cattolica.  485-.  Fa  pace  con 
gli  Unni.  488. 

Agnello  Vefcovo  di  Trento.  469. 

-Agostino  (Santo)  fiorifce  in  Pale- 
ftina.  13.  Vefcovo  d'Ippona  (oggi 
Bona)  difende  il  Criftianefimo  dalle 
calunnie  de' Gentili.  30.  44.  Scrive 
contro  i  Pelag'ani.  jj.  69.  Amicif- 
lìmo  di  Bonifazio  Conte.  74.  jf.  Fi- 
ne di  fua  vita.  80. 
Tom.  IH. 


Agostino  Monaco  inviato  da  San 
Gregorio  a  convertir  l' Inghilterra  alla 
Fede  di  Grillo .  480. 
Ala.manni  fotto  Teoderico  Re  vengo- 
no ad  abitar  nell'  Italia .  240. 
Alarico  Re  de' Goti.  3.  Occupa  al- 
cune Città   d' Italia .  4.   Sconfitto  in 
più   battaglie  da   Stilicone .    f.  e  feg. 
Con  cui  tiene  poi  delle  trame  fegre- 
te.   14.  Sue  minaccie  contra  di  Ono- 
rio Augullo.  29.  Affedia  Roma.  23. 
Suo  trattato    co  i  Romani.  24.  28. 
Prende  e  faccheggia  Roma.  29.  efeg. 
Sua  morte  fubitanea.  33. 
Al.\rico   Re  dc'Vifigoti.  217.    224. 
Fieiicie  in  Moglie  una  Figlia  del  Re 
Teoderico.   232.   Sconfitto   e  morto 
in    una  battaglia  co  i  Franchi.    264. 
Albino  Prefetto  di  Roma.  41.  71. 
Alboi.no  Re  de' Longobardi,  fuo  gran 
credito.  401.  Vince  ed  uccide  Cuni- 
rr.ondo  Re  de  i  Gepidi.  407.  Fama, 
ch'egli  folfe  chiamato  in  Italia  da  Nar- 
itte.   411.    e  feg.   Sua  rifoluzione  di 
ton.juiltar  l'Italia.   412.    Suo   arma- 
mento. 413.   Primo   fuo  inqreflb,  e 
conquille  in  Italia.   415-.   S'ìmpadro- 
nifce  di  quali  tutta  la  Provincia  della 
Venezia.   416.   Alledia  Pavia.   410. 
Stende  il  fjo  dominio   per  l'Emilia 
Tofcana,  ed    Umbria.    410.   Se  gl'i 
rende  Pavia.  422.   Tempo   della  fua 
morte.  423.  Cagione  e  maniera  d'ef- 
fa.  424.  e  feg. 
Alcimo  Avito  Vefcovo  di  Vienna 

234. 
Alessandria.   In  efi"a  fieri  tumulti 
onde  fcacciatine  i  Giudei .  5-0.  ' 

Alipio  Vefcovo  di  Tagade,  ÌPrimate 
della  Numidia,  amico  di  S.  A<^olìi- 
no,  muore.  81.  °     ' 

Allovico  Generale  di  Onorio  .'iu'u- 

fio,  uccifo.  34.  '     " 

Amalafrkda  Sorella  del  Re  Teode- 
rico, maritata  con  Trafamondo  Re 
de  Vandali .  239.  Tolta  di  vita  dal  Re 
Udcrico.   310.         Qqq       Ama- 


490 


INDICE 


Amai.arico  figlio  di  Alarico  Re  de  i 
Vifigoti.  264.  Reftituito  il  Regno  a 
lui  folamente  dopo  la  morte  del  Re 
Teoderico.  i68.  303.  E'  uccifo  da  i 
fuoi .  314. 

Amalasunta  figlia  del  Re  Teoderi- 
co maritata  con  Eutarico  Cillica.  281. 
Tutrice  del  tìglio  Atalarico  Re  d'Ita- 
lia .  303,  30J-.  Cui  non  può  allevare 
alla  Romana.  306.  Mal  veduta  da  gli 
lleffì  Goti.  313.  Promuove  l'elez ioli 
di  Teodato.  312.  Da  cui  è  tradita, 
e  tolta  di  vita.  ivi. 

Amato  Patrizio  de'  Franchi,  uccifo  da 
i  Longobardi  -  430. 

A.MIDA  Città  della  Mefopotamia  prefa 
e  faccheggita  da'PcrIìani  per  tradimen- 
to di  alcuni  Monaci,  che  vi  periro- 
no .  25'0. 

Amingo  General  Franzefe  vìnto  da 
Narfete  .  399.  e  feg. 

'\nastasia  Augufta  Moglie  di  Ti- 
berio Trace .  436. 

Anastasio  I.  Papa,  fua  morte.  3. 

Asastasjo  II.  Papa  eletto.  238.  Suoi 
Legati  ad  Anaftalìo  Augullo.  241.  Da 
fine  al  fuo  vivere.  242. 

A.n.astasio  eletto  Imperadore  d'Orien- 
te .  226.  Buoni  priacipj  del  fuo  gover- 
no. 228.  e  feg.  Guerra  civile,  e  con- 
tro gl'Ifauri  al  fuo  tempo,  ivi  e  feg. 
Fautore  de  gli  Eretici.  234.  Si  accor- 
da col  Re  Teoderico .  236.  240.  A 
lui  muovono  guerra  i  Perfiani.  25-0. 
25^4.  Di  effi  egli  compra  la  pace.  2^7. 
Travaglia  la  Chiefa.  261.  Sua  fpedi- 
zione  contro  l'Italia.  267.  Perfeguita 
i  Cattolici .  27f .  277.  285-.  Contra  di 
lui  fi  follevano  i  Popoli.  279.  e  feg. 
28  r.  Chiamato  da  Dio  al  rendimento 
de' conti .  285-.  e  feg. 

Anatolio  Patriarca  di  Coftaiitinopo- 
li.  121. 

Andromaco  Prefetto  di  Roma.  i. 

A  N  T  E  M I  o  creato  Imperador  d'  Oc- 
cidente da  Leone  Augufto.  173.  In- 
felice fua  fpedizione  contra  di  Gen- 
ferico.  176.  e  feg.  Sua  difcordia  con 
Ricimere  Patrizio.  183.  e  feg.  Da  cui 
è  alTediato  in  Roma.  iSf.  E  pofcia. 
uccifo .  186.. 

Antimo  Vefcovo  Eretico  di  Coftan- 
tiaopoli.  326.  Depollo  per  cura  di 
Papa  Agapito.  327.  332. 


Antiochia  devaftata  da  i  tremuoti . 
304.  309.  Incendiata  da  Cofroe  Re 
di  Perfia.  341. 

Aquileja  prefae  disfatta  da  Attila.  132. 
Suoi  Àrcivefcovi  perchè  e  quando 
chiamati  Patriarchi.  420. 

Aratore  Poeta  Criltiano.  35-4. 

Arcadia  Sorella  di  Teodofio  II.  Au- 
gullo .   107. 

Arcadio  Auguflo,  fua  debolezza.  2. 
Statua  a  lui  alzata  in  Roma  .  14.  Ter- 
mina I  fuoi   giorni .  iS. 

Ardaburio  Generale  di  Teodofio  II. 
Augullo,  prefo  da  Giovanni  Tiran- 
no .  66.  Riacquilla  Ravenna  .  68. 
Sconfitte   da  lui    date   a  i   Perfiani  . 

7r-  103. 

Ardaburio  Figlio  d'Afpare,  e  Nipo- 
te del  primo.  15-5-.  17Ó.  Uccifo  col 
Padre  nella  follevazione  inforta  contra 
di  loro .  182.. 

Arderico  Re  de  i  Gcpidi,  127.  139. 

Arianna  Figlia  di  Leone  Augullo  , 
Moglie  di  Zenone  Duca  d' Oriente . 
179.  183.  189.  Fugge  col  marito  in 
Ifauria.  19)-.  210.  Promuove  Analla- 
fio  all'  Imperio .  226.  Fine  del  fuo  vi- 
vere. 281.. 

Arigiso,  o  fia  Arichis,  creato  Duca 
di  Benevento .  472.  S' impadronifce  di 
Crotone.  480.  485'.. 

Ariobindo  marito  di  Giuliana  figlia  di 
Olibrio  Augullo,  proclamato  Re  dal 
Popolo  di  Collantinopoli .  187.  277. 
Generale  di  Anallafio  Augullo.  25-4. 
2f7.  Confjlc.  260. 

Ariolfo  Duca  di  Spolcti  muove  guer- 
ra a.  i  Romani.  471.  477.  Co' quali  fa 
pace.  485'. 

AriovindOì  Confole.  87.  Generale  di 
Tèodolio  li.  contro  i  Vandali.  102. 
Dà  fine  alla  fua  vita.  117. 

Arnegisco  Generale  di  Teodofio  II. 
103.  1C4.  Combattendo  contro  gli  Un- 
ni è  uccifo.  112. 

Arvando  ,  o  fia  Servando  Prefetto 
del  Pretorio  nelle  Gallie.  176. 

Asilo  facro,  favorito  regolato  ed  am- 
pliato da  Onorio  Imperad.46.  57.  Da 
Teodofio  Imperad.  83.  Da  Majoriano 
Imperad.162.  Da  Leone  Imperad.  171. 
172. 

Aspare  Generale  di  Teodofio  II.  Au- 
gullo, prende  Salona  ed  Aquileja.  66. 
Riacquilla  Ravenna .  67.  Sconfitto  da 

Gen- 


INDICE 


^91 


Genferico .  Si.  Coiuole  .  S7. 103.  123. 
1^4.  Promuove  Leone  all'  Imperio 
Greco,  iff.  Tradimento  a  lui  attri- 
buito. 176.  Sua  prepotenza.  179.  E' 
uccifo.  182.  e  feg. 

AsTEiuo  Conte  delle  Spagne .  5-8. 

Asti,  allora  Città  della  Liguria.  Ivi 
rifugiali  Onorio  Imper,  r.  7. 

At.'vlarico,  Nipote  del  Re  Teoderi- 
co,  Re  d'Italia.  303.  Forzata  Ama- 
lafunta  fua  Madre  ad  allevarlo  alla 
Gotica.  306.  307.  Suoi  Editti.  317. 
Immatura  fua  morte.   32Z. 

ATASAniLDO  Principe  tìglio  di  S.  Er- 
menegildo. 462.  465-.  469. 

AtaulVo  Cognato  di  Alarico  Re  de  i 
Goti.  23.  26.  Dopo  la  di  lui  morte 
oroclamato  Re.  33.  Paffa  nelle  Gal- 
iie.  40.  Sua  pace  con  Onorio  Augu- 
ilo.  ivi  e  41.  Imprcfe  fue  in  effe  Gal- 
lie.  43.  Prende  per  Moglie  Galla  Fla- 
cidia.  45-.  Pafla  nelle  Spagne.  46.  £' 
■uccifo  da  i  fuoi.  48.  Suo  Epitafio  a- 
pocrifo .  49. 

Atesaipe  fanciulla  dottifilma,  fpofata 
da  Teodofio  II.  Augufto.  Vedi  £«- 
dacia  . 

Attalo  (Prifco)  Fifcale  di  Onorio 
Augufto.  16.  Dichiarato  Imperadorc. 
zS.'Dcpofto.  29.  {"affa  nelle  Gallie  . 
40.  46.  Prefo  e  confegnato  ad  Ono- 
rio Imperadore.  fi. 

Attico  Vefcovo  di  Coftantinopoli  in- 
drizza un  Libro  della  Fede  e  Vergi- 
nità alle  Regine  Figliuole  d"  Arcadia  ^ 
Imperad.  107. 

Attila  Re  de  gli  Unni  fucccde  a  Ru- 
gila.  87.  Da  ajuto  a  i  Romani  con- 
■tra  de' Borgognoni .  91.  E  contro  i 
Goti.  98.  Saccheggia  l'Illirico.  104. 
Fa  pace  con  Tcodoiìo  II.  Augufto. 
ivi.  e  lOf.  Toglie  di  vita  Blcda  fuo 
Fratello.  107.  Suoi  coftumi  ed  abita- 
zione, no.  e  feg.  Battaglia  da  lui  da- 
ta nella  Dacia.  112.  Da  il  guafto  al- 
la Tracia,  e  Teodofio  II.  con  dure 
condizioni  fa  fcco  pace.  118.  *  fe^- 
Sua  maniera  di  vivere.  120.  Gli  fi  cli- 
bifce  in  Moglie  Giufta  Grata  Onoria 
Sorella  di  Valentiniano  III.  Augufto. 
126.  E'  incitato  dal  Re  Vandalo  a  far 
guerra  a  i  Vifigoti .  tii  e  feg.  Terri- 
bil  fua  battaglia  con  cffi  e  coi  Ro- 
mani. 128.  e  feg.  Calato  in  Italia  pren- 
de Aquileja,  ed  altre  Città,  131.  Sua 
morte  da  beftia.  139. 


Avari  Unni  comir.c'ano  a  fnrfi  cono- 
fccrc.  394.  Dimandano  a  Giuftiniano 
Augufto  luogo  da  abi;arvi ,  398.  Di- 
morano nella  Moldavia  .  406.  Lor 
Lega  co  i  Longobardi .  467.  Danno 
una  fconfitta  a  Sigeberto  Re  della 
Francia  Orientale.  408.  Ceduta  loro 
la  Pannonia  da  i  Longobardi.  41  f. 
Occupano  il  Sirmio.  441.  Mettono 
in  contribuzione  Maurizio  Augufto  . 
446.  Lor  pace  coi  Longobardi .  471 . 
488. 

AuDO.\LDO  Duca  de' l  ranchi  fa  guerra 
a  i  Longobardi.  463. 

AuDOiNO  Re  de' Longobardi.  308.  33S. 
Sua  vittoria  de'Gepidi.  429. 

AuGuSToi.o  o  lìa  Romolo,  tìglio  d'O- 
rcfte  proclamato  Imperadore  .  194. 
Atibattuto  da  Odoacre,  fai  va  la  vita. 

Avito  compagno  di  Aezio  nelle  bat- 
taglie .  89.  e  feg.  Prefetto  del  Preto- 
rio nelle  Gallie.  98.  128.  Proclama- 
to Imperadore  in  effe  Gallie.  140. 
Prende  il  Confolato .  ifo.  Coftretto 
da  Ricimere  a  deporre  l' Imperio ,  t- 
fatto  Vefcovo.  I5'3.  Termina  i  fuoi 
giorni.  15-4. 

Avito  S.  Vefcovo  di  Vienna  nel  Dcl- 
finato  con  altri  Vefcovi  tiene  una  con- 
ferenza cogli  Ariani  alla  prefenza  di 
Gundobadò  Re,  i  quali  reftano  con- 
vinti &c.  248. 

Aurelio  Vefcovo  di  Cartagine.  5-6. 
5-7.  69.  Fine  di  fua  vita.  81. 

Autari  figlio  di  Clefo,  eletto  Re  dai 
Longobardi.  447.  Tributi  a  lui  affe- 
gnati  da  i  Duchi.  44S.  Motivi,  per 
li  quali  fu  eletto .  45-0.  Ricupera  Bre- 
fcello,  e  fa  tregua  coU'Efarco.  4^2. 
Da  una  rotta  a  i  Franchi .  45-7.  Ac- 
quifta  r  Ifola  Comacina  .  45'8.  Sue 
Nozze  con  Teodelinda.  45-9.  Con- 
quifta  varj  paefi .  460.  Guerra  a  lui 
fatta  da  i  Franchi.  463.  e  fegn.  Sua 
morte.  467. 


B 


BAcAUDi,  oBagau di,  gente  follcva- 
ta  nelle  Gallie  .  90. 
Bajano  Re  de  gli  Unni.  406. 
Barb.\ri  congiurati  contro  il  Romano 
Imperio,  i.e  feg.  Entrano  nelle  Gal- 
lie. 14.  e  feg.    Neil' Illirico ,    Gallia, 
Qqq  2  e  Spa- 


492- 


INDICE 


e  Spagna .  30.   Favorevoli  ad  Oaorio 
Augii  (lo.  fo.  fi. 

Basilisco,  Fratello  di  Verina  Augu- 
fta,  Confole.  169.  Sua  infelice  fpe- 
dizionc  in  Affrica  contra  di  Gcnferi- 
co.  176.  e  fe^^.  Rimedb  in  fua  grazia 
da  Leone  Augufto.  182.  So'levatofì 
contro  Zenone  Augnilo,  (ì  fa  procla- 
mar Imperadorc.  195'.  In  qunl  Anno 
CIÒ  avvenire.  19S.  Viene  abbattuto 
ed  uccifo .  201. 

Belisario  Generale  di  Giufliniano  Im- 
peradorc. 308.  518.  Da  cui  è  fpedito 
contra  di  Gelimere  Re  de'  Vandali  in 
Affrica.  319.  Con  felicità  s'impadro- 
nifce  di  quel  Regno.  320.  e feg.  Crea- 
to Confole.  324.  Toglie  la  Sicilia  a 
i  Goti.  32f,  Prende  Reggio  di  Cala- 
bria,, e  poi  Napoli,  con  barbaramen- 
te faccheggiarla .  329.  e  feg.  Entrain 
Roma.  330.  Dove  alTediato  fi  difen- 
de. 331.  333.  Conquida  Milano,  e  lo 
perde  colla  ftrage  di  que'  CitKidini . 
33<5-  337-  Affedia  Ravenna.  341.  E 
la  prende.  342.  Richiamato  a  Coftan- 
tinopoli.  343.  e  feg.  Privato  della  ca- 
rica di  Generale.  35*0.  Rimandato  in 
Italia.  35-3. Tenta  di  foccorrere  Roma 
aflediata  da  Totila.  360.  Vecchio  è 
tuttavia  adoperato  da  Giuftiniano.  396. 
Cade  in  fua  drfgrazia .  400.  Ricupera 
gli  onori.  402.  Da  fine  alla  fua  vita. 
404. 

Benedetto  I.  Papa,  fua  confecrazio-- 
ne.  427.  Fine  di  fua  vita.  436. 

Bekedetto  ,  fanto  Patriarca  de'  Mo- 
naci in  Occidente ,  quando  fioriffc  . 
313.  Sua  morte.  3.5'4. 

Benevento  quando  occupato  dai  Lon- 
gobardi .  421. 427.  Quando  avefTe  prin- 
cipio il  fuo  Ducato .  429.  460. 
'■  BiLiMERE  Governator  delle  Gallie,  ac- 
corfo  io  ajuto  di  Antemio  Augufto, 
è  uccifo.  185' . 

Boezio  Prefetto  del  Pretorio  fotte  Va» 
lentiniano  III.  refta  uccifo.  141. 

Boezio  (Severino)  Filofofo  e  Patrizio. 
217.  235-.  Creato  C.onfole.  270.  Boe- 
zio fuo  Figlio  parimente  Confole.  292. 
Accufato  davanti  al  Re  Teoderico ,  è 
cacciato  in  efilio.  298.  E  poi  privato 
di  vita .  ivi. 

Bonifazio  I.  Papa  eletto  con  fcifma. 
•f4.  Difputata  la  di  lui  elezione,  ff. 
Prevale  all'avrerfatio.  fó.  Sua  mor- 
te. 6ì. 


Bonifazio  II.  Papa,  fua  elezione.  312. 

Bonifazio  Conte  difenfor  di  Marfi- 
glia.  43.  Sprezzato  da  Caftino  .  62. 
Che  pofcia  a  lui  ricorre.  69.  Per  fro- 
de di  Aezio  cade  in  disgrazia  di  Pla- 
cidia.  73.  e  feg.  Dichiarato  ribello. 
7f .  Rimeflb  in  grazia .  78.  Refla  fcon- 
fitto  da  Genferico.  80.  Torna  a  Ra- 
venna .  84.  Suo  duello  con  Aezio  , 
per  cui  muore  .  ivi. 

BoNOSiANO  Prefetto  di  Roma.  25-.  32. 

Borgognoni  s'  inipadronifcono  di  un 
tratto  delle  Gallie .  43.  Sconfitti  da 
Aezio  chieggono  pace .  89.  Da  lui  df 
nuovo  abbattuti.  92.  Irruzione  da  eflì 
fatta  in  Italia.  225-.  233.  Quando  fon- 
dalfero  nelle  Gallie  il  Regno  della 
Borgogna.  15-4.  Loro  fcorreria  in  Ita- 
lia. 335".  337.  Uniti  a  i  Goti  ripiglia- 
no Milano  con  orrida  ftrage  de' Cit- 
tadini .  ivi. 

BossuET  (  Monfignore  )  Vefcovo  di 
Mcaux  pretende,  nelle  rovine  di  Ro- 
ma faccheggiata  da  Alarico,  compite 
le  Profezie  di  S.  Giovanni  ncll' Apo- 
califlfe.  30. 

Brescello  prefo  da  Drottulfo.  j\fi. 
Ricuperato  dal  Re  Autari.  45-3 . 

Breviario  Romano;  fé  meriti  emen- 
da. IO. 

Breviarium /^«/<s»» .  261. 

Brunechilde  Regina  de' Franchi,  fua 
ambizione.  480. 

BiccELLiNo  Duce  de  gli  Alamanni 
con  forte  cfcrcito  cala  in  Italia  con- 
tro i  Greci.  3S2.  Sue  azioni.  384. 
In  una  battaglia  da  Narfete  è  fcon- 
fitto  e  morto .  385-. 

BuLG.\Ri  ,  quando  fi  cominci  ad  udi- 
re il  lor  nome  nella  Mefia.  222.  244, 
Vinti  dal  Re  Teoderico.  ifó. 


CAllinico  Efarcodi  Ravenna.  482 
Fa  pace  co  i  Longobardi.  4S4. 

Cane  orbo  e  maravigliolo  di  un  Cer- 
retano .   3f2, 

Carcerati.  Carità  per  elTì  d'Onorio 
Imperad.  2)-.  Pio  collume  di  liberarli 
in  onore  del  S.  giorno  di  Fafqua.  26. 
Zelo  e  facoltà  de*  Vefcovi  verfo  di 
loro.  25-.  f7. 

Car-tag  I  NE  prefa  e  faccheggiata  da  Gen- 
ferico Re  de'  Vandali .  97.  Qual  foffi 
la  fua  maguificeoia.  ivi,        CASr 


INDICE 


49^ 


Cassiodorio  (Magno  Aurelio)  ìn(ì- 
gae  Letterato .  23f .  Divien  Segreta- 
rio delle  Lettere  del  Re  Teoderico . 
ivi.  Senatore  e  Conrolc.279.  Ritira- 
tofi  dal  Mondo  fi  fa  Monaco,  e  fcri- 
ve  molti  Libri.   392. 

Castino  Generale  di  Onorio  Auguflo, 
fconfitto  da  i  Vandali.  61.  Confole. 
66.  Efiliato.  61^. 

Cecili.\so  Prefetto  del  Pretorio  di  O- 
norio  Augiifto.  25-.  ^ /??. 

Celeste  Dea  di  gran  credito  in  Affri- 
ca. 61. 

Celestino  I.  Papa  Eletto  .  61.  69. 
Concilio  da  lui  tenuto  in  Roma.  H-i. 
82.  Fine  di  fua  vita.  83. 

Cesario  fanto  Vefcovo  di  Arles .  lóf. 
e  feg.  Come  accolto  dal  Re  Teode- 
rico .  278.  299. 

Childebektq  Re  de'Franchf  mofìTo  da 
Maurizio  Augullo  contro  i  Longo- 
bardi. 449.  4f2.  Rotta  data  alle  genti 
dal  Re  Autan  .  45-7.  Muove  di  nuovo 
guerra  a  i  Longobardi .  462.  466.  Sua 
morte.  480. 

Childerico  figlio  di  Meroveo  fucce- 
de  al  Padre  nel  Regno  de'  Franchi  . 
I5'4.  Ricupera  il  Regno.  169.  Occu- 
pa Colonia  ed  altre  Città.  170.  e  feg. 
Fine  di  fua  vita .  209. 

Cirillo  fanto  Vefcovo  di  Aleflfandria. 
82,  Sf.  9.S-  Sua  morte  107. 

Ciro  Confole  Orientale  alzato  a  i  pri- 
mi podi  da  Teodofio  II.  102. 

Ciro  Panopolita Confole,  Poeta,  e  Ve- 
fcovo di  Cotieo.  ii6. 

Classe  Città,  Borgo  di  Ravenna,  pre- 
fa  da  Faroaldo  Duca  di  Spoleti .  416. 
440.  Ricuperata  da  i  Greci .  45-3. 

Clefo  Re  de'  Longobardi  fuccede  ad 
Alboino  .  426.  E'  uccifo  428. 

Clodione  Re  de' Franchi.  84.  127. 

Clodoveo  Re  de  i  Franchi  fuccede  al 
Re  Childerico  fuo  Padre  .  209.  Dà 
una  rotta ,  e  toglie  la  vita  a  Siagrio 
Generale  Romano.  216.  Prime  fue 
conquirte  nelle  Gallie.  217.  Prende 
per  Moglie  Clotilde  Criftiana  232. 
Che  gli  la  abbracciar  la  Fede  di  Cri- 
fto.  239.  Conquida  l'Alemagna.  240. 
Rende  tributarj  i  Borgognoni  .  247. 
249.  Sottomette  la  Bretagna  minore. 
25'o.  Dopo  una  rotta  data  a  i  Vifigoti 
occupa  molte  loro  provincia .  264.  « 
feg.  Reda  fconfitto  dall'armi  del  Re 


Teoderico.  165".  ^/f^. Dichiarato Coi> 
fule  da  Anaftalìo  Augudo.  266.  Sue 
iniquità  per  accrefcere  il  dominio  .  272. 
Sua  morte,  e  figliolanza.  275-. 

Clotario  figlio  di  Clodoveo  Re  de' 
Franchi  fuccede  al  Padre  .  275-.  Sua 
gran  crudeltà  contro  i  Nipoti.  315". 
Cade  in  lui  tutta  la  Monarchia.  386. 
Rottaaluidatada  i  Saflbni.  392.  3pj-. 
Sua  morte.  39'7. 

Clotsuinda  Moglie  di  Alboino  Re 
de'  Longobardi .  401. 

Codice  Teodofiano  pubblicato  nell'an- 
no 438.  e  non  prima.  94.  Sue  laudi.. 
94.  Codice  di  Giuftiniano.  311.  323. 

Co-LOMBANO  Santo  Abbate  di  Bobbio ., 
486. 

Costantinopoli  fieramente  incendia- 
ta .  85-.  Ritleflioni  fopra  tale  incendio 
del  Card.  Baronie  criticate  dal  Mura- 
tori. Sf.  Vi  fi  redituifcc  Eudocia  Au- 
gura. 96.  Sue  mura  verfo  il  mare  fat- 
te da  Teodofio  Impcrad.  96.  Afflitta 
da  fame,  peRe,  e  incendj .  no.  Scof- 
fa da  terribili  tremaoti.  112.  Afflitta 
da  caredia  e  pede,  e  dalla  paura  di 
Attila.  112.  Da  incendio.  170.  Datre- 
muori.  202.  393.  Ivi  guerra  civile  con- 
tro Anadafiolmperad.  229.  Ivi  in  oc- 
cafione  de' Giuochi  Teatrali,  Faizto- 
ni,  fedizioni,  e  morti.  248.  Ivi  gravi 
fconcerti  per  la  Religione.  275-.  Con- 
trovcrfia  Ibpra  i  tre  Capitoli  &c.  35'9. 
362.  369.  376.  Per  terminarla  ivi  fi 
fa  il  V.  Concilio  Generale.  383.  Ma- 
ravigliofo  Tempio  di  S.  Sofia  fabbri- 
catovi da  Giuftiniano  Imperad.  393. 
In  Condantinopoli  pede.  393 ._ 

C0.STANZIAN0  Generale  di   Giudinia-^ 
no  Auguflo.  328.  331.  346.  349. 

Concilio  Arauficano  II.  168. 

Concilio  Ecumenico  Calcedonenfc  . 
125-. 

Concilio  Palmare,  in  cui  redo  afifoda- 
ta  r  innocenza  e  il  Pontificato  di  Pa- 
pa Simmaco.  2fo.  25-2. 

Concilio  V.  Generale  tenuto  in  Co- 
ftatinopoli.  385.  Approvato  da  Papa 
Vigilio  .  588.  Scifma  per  quefto  infer- 
ro in  Italia.  392. 

CociLiABOLo  di  Marano,  tenuto  da  i 
Vefcovi  Scismatici.  45-6. 

Consolato  abolito  da  Giudiniàno  Au- 
gudo.  344. 

Conti  fi  chiamavano  i  Governatori  deu 
le  Città.  483.  Co- 


494 


INDICE 


CosROE  Re  di  Pcrfii  muove  guerra  a 
Giuftiniano  Augnilo.  338.  341.  343. 
Con  lui  fa  una  Pace  vantagi^ioù .  399. 
Torna  a  far  guerra.  422.  Ne  riporta 
delle  buffe.  431.  Sua  morte.  438. 

Costanzo  Arcivcfcovo  di  Milano  . 
47f.  Termine  di  fua  vita.  488. 

Costantino  Tiranno  occupa  la  Bre- 
tagna e  le  Gallie.  16.  Varie  fue  im- 
prefe.  17.  Riconofciuto  per  Augullo 
da  Onorio .  x^.  Calato  in  Italia  ten- 
de inlìdie  ad  eiFo  Augullo .  34.  efeg. 
Rinferrato  in  Arles .  35".  38.  Prefo  ed 
uccifo..  39. 

Costante  f5glio  di  Coftantino  Tiran- 
no, dichiarato  Augufto.  25-.  Manda- 
to dal  Padre  in  Ilpagna.  17.  Uccilb 
in  Vienna  del  Delfinato.  3f. 

Costanzo  Conte  Generale  di  Onorio 
Augnilo.  36.  Opprime  Geronzio  nel- 
le Gallie.  ivi.  Vince  Edobico  Ge- 
nerale di  Coftantino  Tiranno  .  38. 
Creato  Conlble.  45'.  Altre  fue  impre- 
fe  nelle  Gallie.  46.  Galla  Placidia  a 
lui  data  in  Moglie .  5-2.  Dichiarato 
Augnilo.  f9.  Termina  il  fuo  vive- 
re .  60. 

Crisafio  potente  Eunuco  nella  Corte 
di  Teodofio  II.  113.  Odia  S.  Fla- 
viano.  116.  E  l'abbatte.  117.  Sua 
caduta  e  morte.  121.  123. 

CuNjMONDo  Re  de  i  Gepidi  37f.  Vin- 
to ed  uccifo  da  Alboino  Rl-  dc'Lon- 
gobardi .  407.  e  feg. 


D 


DAzio  Arcivefcovo  di  Milano.  324. 
333.  337.  Ritirali  a  Collantinopo- 
li.  338.  376. 

Deogr.'vti.^s  Vefcovo  di  Cartagine. 
137.  Sua  gran  Carità,  e  morte.  147. 

Detti  Sentenziosi.  Di  Valentinia- 
no  Imperadore  in  favore  e  difefa  delle 
Leggi ,  e  dell'  Autorità  Principclca . 
79.  Che  vai  più  uh  efercito  di  Cervi 
comandato  da  uh  Lione  ^  che  un  efer- 
-'*•  di  Lijjrti  cumanduto  da  tin  Cer- 
va. 177.  175.  Rifpolla  di  Leone  Im- 
peradore all'  infoiente  Afpare  .  180. 
Teoderico  Re  febbenc  Anano,  ad  un 
fuo  minillro,  che  aveva  abjurato  il 
Cattolicifino,  fece  mozzare  il  capo, 
dicendo  :  Se  coftui  non  è  Jlato  fedele 
a  Dio ,  come  farebbe  poi  fedele  a  me. 


chi  fon  Uomoì  238.    Avvilì  di  Giu- 
ninj  II.  Imperadore  a  Tiberio.  427. 

Deusdedit  Arcivcfcovo  di  Milano. 
488. 

Dionisio  Elìguo  Scrittore  della  Chie- 
fa.  303-. 

D 1  o  s  e  o  R  o  \'efcovo  di  Aleffandria , 
Eretico.    108.  109.  Abbatte   S.   Fla- 
viano.  117.   Condennato  nel   Conci-, 
lio  Calcedonenfc .  i2f. 

Donatisti   loro  Erelia  ncll'  Affrica . 

^33-  41- 

Drottulfo  Sucvo,  fue  prodezze  al 
fervigio  de  gli  Augnili.  4f2. 

Duc.a.to  del  Friuli,  fuo  principio.  415-. 
Di  i3enevenco  e  Spoleti  quando  illi- 
tuiti.  429.  441.  460. 

Duchi  dividono  e  governano  dopo  il 
Re  Clefo  il  Regnj  de'  Longobardi . 
427. 

Duelli  permeili  da  Gondobado  Re 
de'Borgognoni,  riprovati  fapientemen- 
te  da  Agobardo  Arcivefcovo  di  Lio- 
ne nel  Secolo  IX.  24S.  B.inditi  da 
Teoderico  Re .  25-9. 


JJvBrei,  privati  d'ogni  milizia.  9. 
EcDiGio  figlio  dell' Imperadore  Avito, 
Generale  de'Romani  nelle  Gallie .  192. 

Edobico  Generale  di  Coflantino  Ti- 
ranno. 38. 

Egidio  Generale  de'  Romani ,  accettato 
per  Re  da  i  Franchi.  i5'4.  Chiamato 
Nigidio  da  altri.  lój-.  167.  Scacciato 
da  i  Franchi.  169.  Termine  della  fua 
vita.  170. 

Elezione  del  S.  Pontefice  e  de' Pa- 
triarchi ce.  Controverlìe,  ed  abulì  in- 
torno ad  cffa  .  212.  Per  rimediarvi 
Simmaco  Papa  tiene  un  Concilio  in 
Roma.  244.  249.  2^0.  Nuovi  abulì 
ec.  316.  ^/<-^  328.  331.  333.  e  feg. 
Abulì  eiiormiffimi  introdutti  da  Giu- 
fliniano  Imperad.  388.  389.  Elezione 
e  Confermazione  del  Papa.  390.  436. 
461.  462. 

Eli.\  Patriarca  d'Aquileja,  fuo  Con- 
cilio. 439.  Lettera  a  lui  fcritta  da  Papa 
Pelagio  .45-3.  Ceffa  di  vivere.  4ff. 

Ennodio  Vefcovo  di  Pavia  ,  fpedito 
per  Legato  in  Levante  da  Papa  Or- 
misda 


INDICE 


49  S 


misda.  281.  284.  Fine  de'fuoi  giorni . 
292. 

Epifanio  fanto  Vefcovo  di  Pavia,  fua 
ambafceria  ad  Aiitemio  Auguflo.  184. 
189.  Altra  ad  Eurico  Re  de' Viligoti. 
192.  e/(fg-.  223.  efej^.  Riedifica  il  Duo- 
mo fuo,  già  rovinato  da'  Barbari .  205-. 
Spedito  a  Gundobado  Re  de'  Borgo- 
gnoni .  234. 
•Epifanio  Prefetto  di  Roma.  if. 

Epitafi  ,  in  elfi  non  lì  foleano  porre 
le  Dignità  folknute  prima  di  arrivare 
all'  Imperio .  60. 

Eracliano  Conte  Governatore  dell' 
Aft'rica  .  20.  28.  Fedele  ad  Onorio 
Augufto.  29.  Creato  Confole,  e  fuoi 
vizj .  41.  Ribellatoli,  è  fconfitto  ed 
ucci  lo .  42. 

Erap.ico  creato  Re  da  i  Goti,  ed  uc- 
cifo .  3^6. 

Ekesie;  di  Pelagio  e  Celeftio,  contro 
i  quali  lì  tennero  i  Concilj  di  Carta- 
gine, e  di  Milevi,  oggi  Mela;  i  quali 
furono  condannati  da  Innocenzo  Pa- 
pa, p.  Condannati  da  Zofimo  Papa. 
}'4.  Contro  di  elfi  Editto  di  Onorio 
Imperadore  dimorante  in  Ravenna  . 
f4.  Condannati  da  un  Concilio  ple- 
nario de' Vefco  vi  Aftricani.  5'4.  Sem- 
pre più  olluiati,  e  difelì  da  GìttUam 
Vefcovo  di  Eclano .  5-7.  Contro  di 
cffi  fcrive  S.  Agollino.  fy.  Concilio 
Cartagincfe  contro  di  effi,  5-7.  Collitu- 
lione  di  Onorio  Imperadore  contro 
di  cfl] .  5-7-  Cacciati  d' Italia  da  Cele- 
llino  Papa.  66. 

Erejia  di  Neftorio  Vefcovo  di  Co- 
Ihntinopoli.  81.  Confutata  da  S.  Ci- 
rillo Vefcovo  AlclTandrino .  81.  Con- 
dannata da  Papa  Celellino  in  un  Con- 
cilio raunato  in  Roma.  81.  Contro 
Ncftnrio  pertinace  e  favorito  anco  dal 
Vefcovo  Teodorcto,  Teodolìo  Im- 
perad.  intima  un  Concilio  da  tenerli 
in  Efefo.  81.  Da  un  altro  Concilio 
Romano,  e  poi  dal  terzo  Concilio 
Univerfale  Efelìno,  Neftorio  condan- 
nato, depollo,  elìliato  ec.  82.  Gio- 
vanni Vefcovo  d' Antiochia  rinunzia 
al  partito  di  Neftorio.  8f.  I  Vefcovi 
contrarj  a  Cirillo  Vefcovo  AlclTan- 
drino appellano  alla  S.  Sede  Romana. 
85-.  Teodolìo  Imperad.  condanna  alle 
fiamme  i  Libri  di  Neftorio.  89.  1  Ve- 
fcovi fautori  di  Neftorio  fono  elìliati . 
89.  Neftorio  oftinato,  muore.  92. 


Erefia  d'  Eutichs  ,  o  Eutichete  in  O- 
ricnte.  lof.  Condannato  da  un  Con- 

,  cilio  congregato  da  Fiaviano  Patriarca 
di  Coftantinopoli  .  n6.  protetto  da 
Diofcoro  Patriarca  d'  Aleffindria.  117. 
Alloluto  iniquamente  in  un  Concilio 
tenuto  in  Efefo,  in  cui  fu  elìliato  S. 
Fiaviano.  117.  Quefto  iniquo  Con- 
cilio fa  riprovato  affatto  da  un  Con- 
cilio tenuto  in  Roma  da  S.  Leone. 
117.  Erelìa  Eutichiana  condannata  in 
un  Concilio  Provinciale  tenuto  ad  i- 
ftanza  di  S.  Leone  Pontefice  da  S. 
Eufebio  Arcivefcovo  di  Milano,  al 
quale  intervenne  ancoS.  Maftìmo  Ve- 
fcovo di  Torino  .  12$-.  Condannata 
dal  Concilio  Calcedonefe,  Generale 
IV. per  cui  fu  depollo  ed  efiliato  l'em- 
pio Diofcoro,  Patriarca  d'Alelfandria . 
125-.  I  fautori  de'  già  morti  Eretici 
Eutiche  e  Diofcoro  eleggono  per  Pa- 
triarca A  lellàndrino  l'iniquo  Eluro, 
ed  uccidono  San  Proterio.  ifó.  Per 
ordine  di  Leone  Imperadore  Orient. 
lì  congrega  in  Coftantinopoli  un  Con- 
cilio, contro  gli  Eutichiani,  e  Ne- 
ftoriani,  ad  iftanza  di  S.  Leone  Papa. 
160.  161. 

Semipelagia/tì ,  condannati  dal  Concilio 
II.  Araulìcano  (d'Oranges).  168. 

Gli  Eretici  Eutichiani  turbano  le  Chiefe 
di  Oriente.  203.  Dannati  da  un  Con- 
cilio raunato  da  Acacio  Patriarca  Co- 
ftantinopolitano  e  da  Simplicio  Papa 
in  Roma.  203.  EnotUo  di  Zenone 
Imperadore. 2H.  212.  Erelìa  degl'/»- 
differenti .  228.  Semipelagiani  condan- 
nati dal  Concilio  II.  Araulìcano .  311, 

Er.menegildo,  Figlio  di  Leovigildo 
Re  de'  Vilìgoti  in  Ifpagna ,  muore 
Martire.  45-1. 

Ermerico  Re  de'  Svevi  in  Ifpagna  . 
38.  fy.  95-.  Suoi  progreffi  nella  Gal- 
lizia.   79.  Finifce  i  fuoi  giorni.  102. 

EucHERio  tìglio  di  Stilicone.  20.  21. 
Uccifo .  23. 

EunociA,  o  lìa  Atenaide,  fpofata  da 
Teodolìo  II.  Augufto .  5-9.  Gli  par- 
torifce  EudolTìa .  62.  Dichiarata  Au- 
gufta.  66.  Suo  Poema  in  onore  dell' 
Augufto  Conforte.  7f.  87.  Suo  viag- 
gio a  Gcrufalemme.  94.  Fa  i  Centoni 
di  Omero.  9^.96.  Sua  diicordia  coli' Au- 
gufto marito  .  108.  Abbatte  Pulche- 
ria  Augufta  fua  Cognata.  113.  Acci- 

den- 


49^ 


INDICE 


dente,  per  cui  fa  divorzio  col  Mari- 
to ,  e  fi  ritira  a  Gerufaiemme .  iif. 
e  feg.  Abiura  l' Eutichianifino  .  149. 
Sua  morte  ed  encomio.  162. 

EuDociA  figlia  di  Valentiniano  III.  Au- 
guro, Mojflie  di  Palladio  Cefare,  e 
pofcia  di  Unnerico  Figlio  del  Re  de' 
Vandali.  144.  e  feg.  ifj.  i6f.  Sen 
fugge,  e  ritiratali  a  Gerufaiemme  quivi 
termina  i  fuoi  giorni .  188. 

EuDossiA  Augnila  Moglie  d'Arcadie 
Imperatore.  3.  Fa  efiliare  S.  Gio- 
vanni Grifoftomo.  8.  Sua  morte,  io. 

EuDossiA  (Licinia)  figlia  di  Teodo- 
fìo  II.  Augullo  .  6i.  83.  Maritata  con 
Valentiniano  III.  Augullo.  93.  Po- 
fcia con  Petronio  Mallìmo,  contra 
del  quale  chiama  il  Rs  Vandalo  a 
Roma .  144.  Da  cflTo  Re  condotta  in 
Affrica.  145'.  e  feg.  Rimefla  in  Li- 
bertà .   15-7.  166. 

Eufemia  (Elia  Marcia)  moglie  di 
Giuftino  feniore  Augullo .  286.  Sua 
morte,  igf. 

Eufemia  figlia  di  Marciano  Imperado- 
re,  e  Moglie  di   Antemio  Augullo. 

173- 
EuFEMio   Vefcovo  Cattolico    di   Co- 

llantiuopoli .  221.  226.  234.   Depollo 

ed   efiliato    da    Anallalìo    Augullo  . 

2.37-       i 

Eugenio  Vefcovo  di  Cartagine.  208. 

Eugipio  Abbate  Scrittore  .  443. 

E  VINO  Duca  di  Trento.  429.  434.  4J'8. 
469. 

EuLALio  eletto  Papa  in  concorrenza  dì 
Bonifazio  I.  ^a.  Difputata  la  di  lui 
elezione,  «rf.  Soccombe  in  fine.  fó. 

EuTico,  o  Evarico ,  o  Eutarico  Re 
de'  Viligoti,  dopo  avere  uccifo  il  Fra- 
tello, muove  guerra  a  i  Romani .  174. 
192.  Perfeguita  i  Cattolici.  193.  Oc- 
cupa Arles  e  Marlilia.  202. 

EuTARico  Cinica  prende  in  Moglie 
Amalafunta  figlia  del  Re  Teoderico, 
281.  Creato  Confole.  288.  Magnifici 
fpéttacoli  per  quella  fua  Dignità .  289. 
Premuore  ad  eflb  Re  Teoderico.  303. 

EuTiCHE,  o  fia  Eutichete,  fua  Erelìa. 
lof.  Condennato  da  S.  Flaviano.  116. 
E  nel  Concilio  Calcedonenfe .  i2f. 

EuTiCHio  Patriarca  di  Collantinopoli 
efiliato.  403.  Richiamato.  408,  Sua 
morte .  444- 


FAm  E  orridiflìma  in  Roma  afl^alita  da 
Alarico.  29.  Nelle  Spagne  alfalita 
da'  Vandali  ec.  37.  Spinge  il  Popolo 
Coftantinopolitano  a  tirar  de'  faffi  a 
Teodolio  Imperadore.  83.  Careflm  in 
Oriente,  della  quale  fono  incolpati  gì' 
Infedeli.  96.  In  tutta  Italia.  131.  la 
Ravenna.  230.  In  Milano  e  Italia.  ' 
337.  In  Napoli.  3fi.  Come  vi  pro- 
vide l'umano  Totila.  3j-i.  In  Pia- 
cenza e  Roma.  35-7. 

Faramondo  creduto  primo  Re  de' 
Franchi .  5-4.  ff . 

Faroaldo  primo  Duca  di  Spoleti 
s' impadronifce  di  Clalfe.  440. 

Fausto  Prefetto  di  Roma.  67. 

Fazioni  Veneta  e  Pralina  in  Coflan- 
tinopoli .  398. 

Feoerigo  Re  de  i  Rugi  implora  il  pa- 
trocinio di  Teoderico  Goto  contra 
del  Re  Odoacre.  218.  e  feg.  220.  Po- 
fcia fi  volge  contra  di  Teoderico.  231. 

Felice  III.  Papa,  fua  elezione.  212. 
Concilio  da  lui  tenuto  contra  di  Aca- 
cio  Vefcovo  di  Collantinopoli.  2if. 
e  feg.  Pafifa  a  miglior  vita.  227.  efe^. 

Felice  IV.  Papa,  fua  elezione.  304. 
Sua  morte.  312. 

Felice  Vefcovo  di  Triv'g'.  415-. 

Fenomeni  .  Cenere  immenik  vomitata 
dal  Vefuvio.  188. 

Festo  Patrizio  tratta  1' agj^i  ifhniento 
fra  AnaltJlìo  Aaguilo,  e' il  Re  Teo- 
derico. 236.  241.  Sollicne  Lorenzo 
Antipapa  contra  di  Simmaco.  243.25-1. 

FiLOSTORGio,  fua  Storia.  69 

Fiorentini  cari  a  S.  Ambrogio.    12. 

Flacilla  Sorella  di  Teodolio  II.  Au- 
gullo .  82. 

Flaviano  fanto  Patriarca  di  Collanti- 
nopoli odiato  da  Crifafio  Augullo . 
113.  E  abbattuto  da  lui.  116.  Suo  elì- 
lio  e  morte .  117. 

Flavio  Deliro,  fua  Storia   Apocrifa. 

49- 

Foro  di  Giulio,  ogg\  CivUal  del  Friu- 
li., capo  della  Venezia,  in  luogo  di 
Aquileja.  132. 

Franchi,  lor  primo  Re  Faramondo, 
ed  origine.  5-4.  e  feg.  Cacciati  dalle 
Gallie .  77.  Fanno  pace  co  i  Roma- 
ni. 84.  Altri  utiiti  co  i  Romani,  ed 

altri 


I    N    D 

altri  con  Attila.  12S.  Quando  comln- 
cialfero  a  conquiltar  le  Gallie.  I5-4. 
S'impadronifcono  di  Colonia,  ec.  170. 
•e  feg.  Pulizia  de' loro  coftumi.  381. 
■Quali  armi  ufaflero.  38^.  Loro  cru- 
deltà .  462.  e  fe^. 

Friuli,  fuo  Ducato  quando  iftituito. 
415-.  429.  466. 

Frontone  Àrcivefcovo  Scifmatico  di 
Milano .  443. 

FvLCENZio  Tanto  Vcfcovo  AfFricano, 
■e  Scrittore  della  Chiefa.  2fó. 

G 

GAiDOT.FO  Duca  di  Bergamo  fi  ri- 
bella al  Re  Agilolfo.  470.  Rimef- 
fo  in  lua  grazia,  ti'i  E'uccitb.   488. 
Galla   Pia'cidia  elìliata  ricorre  a  Co- 
Ihntinopoli.  63.  e  feg.  Torna  in  Ita- 
lia. 66.  Tutrice  del  Figlio  Augulto. 
70.  71.  Ingannata  da  Aezio  perde  13o- 
iiifatio  Conte.  7f.  e  feg.  Il  rimette  in 
fua  grazia .  78.  83.  Suo  Voto .  86.  e 
feg.  g6. 
Garibaldo  primo   Duca  di  Baviera. 
395-.  434.   Padre  della   Regina  Teo- 
delinda.  45-8.  Abbattuto  da  i  Franchi. 
460.  478. 
Gelasio  Papa,  fua  elezione.  228.  Suo 
Decreto  ir»torno  a  i  Libri.  235-.  Ter- 
mina i  fuoi  giorni.  237. 
Gelimere  in  Affrica  fa  imprigionare  il 
Re  llderico.  312.    e  feg.    Sprezza  le 
ambafciate  a  lui  fpedite   da  Giudinia- 
no  Augufto.  317.  Occupa  il   Trono 
de'  Vandali,  ivi.  Contra  di  lui  fpcdi- 
to   Belifario  da  eilo   Augufto.    319. 
Sconfitto  fugge.  320.  Si  arrende,  ed 
è  ben  trattato  da  Giuftiniano.  321. 
Ge'miniano   Vefcovo  di   Modena  di- 
verfo  da  S.  Gcminiano  Protettore  di 
Lei .  161. 
Genserico  Re  de' Vandali  in  Ifpagna. 
73.  Fa  lega  con  Bonifazio  Conte  con- 
tra deli'Imperadore.   74.   e  feg.  Sue 
qualità.    77.   Occupa  le    Mauritanie. 
ivi.  Dopo  unn  fconfìtta  data  a  Boni- 
fazio Conte  ailedialppona.  80.  E  ft  ne 
impadronifce  .  82.  Fa  pace  con  Valen- 
tiniano  A\igufto.  89.  Perfegu'ia  i  Cat- 
lolici  .92.C0U  tradimento  occupa  Car- 
tagine. 97.  IntJella  la  Sicilia,  igo.  Sua 
pace  con  V'alentiniano  III.  loj-.  Muo- 
ve Attila  contra  de' Vidgoti .  127.  Cliia- 
Tom.  IH. 


ICE  497 

mato  da  Eudoflla  Augurta  a  Roma, 
la  prende  e  facciieggia .  144.  e  feg. 
Infefta  la  Sicilia,  ed  altre  contrade 
Romanelli,  ifj".  f/^g-.  Occupa  tut- 
ta r  AtFrici.  15-8.  Rende  vani  gli  sfor- 
zi di  Majoriano  Augufto.  ijp.  i6i. 
i6j.  174.  Fa  fventare  la  grandiofa  fpe- 
dizione  fatta  contra  di  lui  da  Leone 
ed  Antemio  Augufti.  177.  192.  Ter- 
mina i  Tuoi  giorni.  202. 
Gepidi  fconfitti  da  Tcoderico  Re  de- 
gli Oftrogoti.  222.  Preli  al  fuo  fer- 
vigio,  ed  inviati  di  prefidio  nelle  Gal- 
lie. 274.  Lor  Nazione  quali  annien- 
tata da  i  Vittorio!!  Longobardi.  374. 
,'/<:?•  398-  40<5. 

Germano  Nipote  di  Giuftiniano  Au- 
gufto  fpofa    Matafun'a   Gota.    34^. 
368.  Spedito  Generale  dell'armi  vcr- 
lo  l'Italia.  369.  Rapito  dalla  morte. 
370. 
Geronzio  Generale  di  Coflantino  Ti- 
ranno. 17.  Proclama  Imperadore  Maf- 
fimo  in  Ifpagna.  3f.  Sue  imprefe  nel- 
la Gallia.  36.  Si  uccide.  37. 
Giordano  Storico,  corrottamente  chia- 
mato Giornande.  6.  Storico  de' Go- 
ti. 376. 
Giovanni  I.  Papa  eletto.  29f.   Invia- 
to dal  Re  Teoderico  a  Coftantinopo- 
li.  299    Grande  onore  a  lui  fatto  da 
Giuftino  Augufto.  300.  Porto  in  pri- 
gione dal  Re  Teoderico,  ivi  termina 
i  fuoi  giorai.  302. 
Giovanni  II.  Papa,  fua  eletione.  316. 

Fine  de' fuoi  dì.  324. 
Giovanni  III.  Papa, fua  elezione.  396. 
Fa  tornare  l'irato  Narfete  a  Roma. 
411.  Sua  morte.  423. 
Giovanni  Grifoftomo  Santo  Àrcive- 
fcovo di  Coftatuinopoli  mandato  iu 
efilio.  9.  e  feg.  Dove  termina  la  fua 
vita.  17.  Txaslazion  del  fuo  Corpo. 

Giovanni  il  Digiunatoti  Patriarca  di 
Coftantinopoli,  fua  fi>perbia.  479. 

Giovanni    Àrcivefcovo    di    Ravenna  fj^. 
corretto  da  Papa  Simplicio.  211. 

Giovanni  altro  Àrcivefcovo  di  Raven- 
na. 4j-(S.  478. 

Giovanni  Vefcovo  Cattolico  di  Co- 
ftantinopoli fotto  Giuftino  feniore  Au- 
gufto. 288.  e  feg.  P alfa  a  miglior  vi- 
ta. 291. 


Rrr 


Gio- 


498 


INDICE 


Giovanni    Primicerio   de'  Notai  ufur- 
pa  l'Imperio  in  Ravenna.  64.  Sprez- 
zato da  Teodolìo   II.    Augufto.   6f. 
Tenta  indarno   1'  A.rtrica  .  66.   Rclla 
prigione.  68.  EJ   iiccilb.  ivi. 
Giovanni  Prefetto  di  Roma.  487. 
Giovanni  Vandalo,  ribello  di    Valen- 
tin^ano  III.  forfè   lo   lU-fTo  che  Gio- 
vanni Tiranno.  103. 
Giovanni    Scita  Generale  di   Zenone 
Aiigulto.  11^.119.  240.  Creato  Coii- 
folc.  242. 
Giovanni  Caflìano  Scrittore.  85-. 
Giovino  nelle  Gallie  prende  il  titolo  di 
Augufto.  39.  Difcordia  fra  lui,  e  il 
Re  Ataulfo.  40.  Vien  privato  di  vi- 
ta, ivi. 
Giovio  primo  Miniftro  di  Onorio  Au- 
guro. 27.  29.  34. 
Girolamo  (Santo)  fiorifce  iti   Pale- 
ftina.   13.   Nonagenario,  e  carico  di 
virtù,  e  meriti  muore.  S9- 
GiSELico  bartardo  di  Alarico  Re  de  i 
Vilìgoti,   acclamato   Re  da  que' Po- 
poli. 264.  Abbattuto  dal  Re  Teode 
rico.  269.  Suoi  inutili  sforzi,  dopo  i 
quali  perde  la  vita.  273. 
GisOLFO  primo  Duca  del  Friuli.  41  f. 
Figlio  di  Grafolfo  forfè  fuccedette  al 
Padre  in  quel   Ducato.  46f. 
Giudei.  F'edì  Ebrei. 
Giuliana  figlia  di  Olibrio   Augufto, 

moglie  di  Ariobindo  juniore.  187. 
Giuliano  Vefcovo  di  Eclano,  difen- 
for  di  Pelagio.   5-7.   Cacciato  dall'I- 
talia. 66.  98. 
Giusta  Grata  Onorla,  Sorella  di  Va- 
lentiniano  III.  Augnilo.  5^2.  63.  Suo 
gravi  Aimo  fallo .  88.  Ricorre  ad  At- 
■  tila.  130.  efeg.  Suo  mifero  fine. 136. 
Giustina  BadefTa  di  Capoa.  416. 
Giustiniano  Nipote  di  Giuftino  Au- 
gufto.   286.   289.  Fama,  ch'egli  fa- 
celTc  affaffinar  Vitaliano.  290.  Crea- 
to Confole  ricrea  il  Popolo  con  ma- 
gnifici   fpettacoli.   291.    e  feg.  Prefo 
per  Collega  dall' Augnilo  Zìo.   307. 
A  cui  fuccede.  ivi.  Suoi  buoni  prin- 
cipi .  308.  e  feg.  Codice  delle  Leggi 
da  lui  pubblicato.  311.    Irato   contra 
Gelimere   ufurpatore    del    Trono  in 
Aftnca.  317.  F'era  fed'zione  fveglia- 
■  ta  contra  di  lui  in  Collantinopoi;.  318. 
Spedifce  Bclilario  coli' Armata  in  Af- 
frica. 319.  Che  ne  fa  l'acquifto,  320. 


I diluzioni  e  Digedi  da  lui  pubblicati. 
321.   Spedizione   fua   contra   de' Goti 
regnanti   in   Italia  coll'acquifto   della 
Sicilia.  32J'.  Per  valore  e  buona  con- 
dotta   di   Belifario    s' impadronifce   di 
Roma,  di  Ravenna,  e  di  tutta  l'Ita- 
lia.  328.   e  feg.  Guerra  a   lui  moffa 
da  i  Perliani .  338.  341 . 
Giustiniano    Augnilo    chiama  Papa 
Vigilio  a  Coftantinopoli .  35'9.  e  feg. 
Dalle  Indie  fa  venire  i  vermi  da  k- 
ta.    372.    Sua   bialìmevol    prepotenza 
ne  gli  altari  della  Religione.  376.  379. 
manda   in  elìlio   Papa   Vigilio  .   383. 
Ufurpa  i  diritti  della   Chiefa.  388.  e 
feg.  Vecchio  trafcura  il  governo.  395". 
Pace  vergognofa  da  lui  fatta  co'  Per- 
liani .    399.    Congiura  contra  di  lai , 
per  la  quale   deprime  Belilario .   400. 
Il  rimette  in  fua  grazia.  402.  Suo  E- 
d'tto  contrario  alla  dottrina  della  Chie- 
fa. 403.  Tempo  della  fua  morte.  404, 
E  fua  rapacità .  40f . 
Giustiniano    Pronipote  di  Giuftiaia- 
no  I.  Augnilo  .  404.  Generale  dell'  Ar- 
mi contro  i  Perliani,  ne  riporta  mol- 
ti vantaggi.  431. 
Giustino  Trace  dopo  Anallalìo  elet- 
to Imperadore  d'  Oriente.    286.    Sue 
qualità,  e  principio  del  fuo  governo. 
287.  Suo  Zelo  per  la  Religion  Cat- 
tolica, ivi.  Acqueta  i  torbidi  per  ella 
inforti.  289.  Pubblica  un'Editto  con- 
tro i  Pagani  ed    Eretici.  295-.  Se   ne 
offende  il  Re  Teoderico .  297.  E  pe- 
rò gli  fpedifce   Papa  Giovanni .  299. 
Che  viene  accolto  con  magnificenza 
e  divozione.   300.  Sua  Carità   verfo 
i   Popoli .    304.   Prende  per  Collega 
Giuftiniano  fuo  Nipote.   307.  Muo- 
re .  ivi . 
Giustino  juniore.  Nipote  di  Giulli- 
niano  ,   dichiarato   Imperadore  .   404. 
Uccide  Giulìino  figlio  di  Germano. 
408.  Procede  Confole.  409.  Richia- 
ma alla  Corte  Narfete.  410.  Manda 
Ambafciatori    a   i   Turchi.  418.  Sua 
giierra  co   i  Perliani.   422.  Dichiara 
Cefare  Tiberio  Trace.  427.    Giugiie 
al  fin  di  fu»   vita.  435;.  438. 
Giustino  Nipote  di  Giuftmiano  Au- 
guro tolto  di  vita .  408. 
Giutunchi  popoli  della  Germania.  80. 
Gladiatori,  loro  combattimenti  vie- 
tati da  Coilantino   Magno,  e  aboliti 
da  Onorio  Augufto.  9,         Gli- 


INDICE 


Glicerio  fi  fa  proclamare  Imperador 

•  d'Occidente.  i88.  e  feg.  Abbattuto 
da  Nipote  Augnlìo.  192. 

GoDEMARO  Re  de' Borgognoni  ricu- 
pera il  Regno  perduto  da  Sigifmondo 
Tuo  Fratello .  299.  e  feg.  Di  nuovo 
lo  perde.    324. 

GoDiGiscLO  Re  de' Vandali^  15-. 

Goti,  ch'amati  poi  Viligoti ,  l'otto  Ala- 
rico occupano  alcune  Città  d' Italia . 
4.  Sconfitti  da  Stilicene.  6.  e  feg.  Af- 
lediano  Roma.  23.  La  prendono  e 
Taccheggiano.  29.  e  feg.  PalFano  nelle 
Gallie.  40.  S'impadronifcono  dell'A- 
quitania.  43.  E  di  gran  tratto  delia 
Spagna.  46.  Favorevoli  ad  Onorio 
Augullo.  fi.  Si  llabililcono  nella  Lin- 
guadoca  .  ^^.  Forxati  a  fciogliere  l'af- 
fcdio  di  Arles .  72.  E  di  Narbona . 
91.  Sconfitta  da  loro  data  a  Littorio 
Conte.  98.  Gran  battaglia  fra  eflì,  ed 
Attila.  129. 

GoTj,  Ollrogoti,  cacciano  gli  Unni 
dalla  Pannonia.  73.  Aufiliarj  d'At- 
tila. 127.  Sotto  Teodericc  figlio  di 
Triario  fiffano  la  lor  fede  nella  Tra- 
cia. 190.  E  nella  Pannonia.  194.  Sot- 
to Teoderico  entrano  in  poffcflò  dell' 
Italia.  222.  e  feg.  -Fine  del  Regno 
loro  in  Italia  ;  ingìuflamente  derili  da 
alcuni.  3S7.  e  fvg.  Non  'affatto  cac- 
ciati d' Italia.  400. 

Grado  Ifola  prela  dal  Patriarca  di  A- 
quileja  per  fua  Sede.  439.  Concilio 
ivi  tenuto  è  un'impoftura.  ivi  e  feg. 

Grasolfo  forfè  Duca  del  Friuli  pri- 
ma di  Gifolfo  fuo  Figlio  .NAÓf.  e  feg. 

Graziano  Tiranno  nella  Bretagna  uc- 
cifo.  16. 

Gregorio  il  Grande  Papa,  pria  Pre- 
tore, o  Prefetto  di  Roma.  418.  Si 
fa  Monaco.  431.  E'  inviato  dal  Papa 
Nuniio  a  Collantinopoli .  438.  Suo 
ritorno  in  Italia  .  445-.  45-3.  E' eletto 
Papa.  461.  Sua  v  gilanza  contra  de' 
Longobardi.  471.  Suoi  affanni  perla 
defolaiione  de'contorni  di  Roma.  474. 
Lettere  di  lui  alla  Regina  Teodelin- 
da .  475".  Sua  bella  apologia  a  Mau- 
rizio Augnilo.  477.  Reprime  la  fu- 
pcrbia  del  Patriarca  di  Collantinopo- 
li. 478.  e  feg.  Procura  la  conver- 
lione  de  gì'  Inglclì  alla  Fede  di  Cri- 
Ilo.  480.  Si  duole  di  Romano  Efar- 


•499 

co  perchè  nemico  della  pace.  ivi. 
Bolla  falfa  a  lui  attribuita.  486. 

GuALAMiRE  Re  de  gli  Ollrogoti.  127. 

Guidino  Conte  de' Goti  vinto  da  Nar- 
fetc .  399. 

GuNDA.MONDO  Rc  de' Vandali .  iir. 
238. 

GuNDERico  Re  de' Vandali,  if.  38. 
5-2.  Sua  morte.  73.  76. 

GuNDinALO  figlio  del  Re  de' Borgo- 
gnoni creato  Patrizio.  187. 

GuNDGEADo  Re  de' Borgognoni ,  fua 
irruzione  in  Italia  ,  e  barbarie .  225". 
234.  23f .  Sconfigge  il  Fratello .  247. 
Leggi  da  lui  pubblicate .  248.  Colle- 
gato con  Clodoveo  Re  de'  Franchi . 
263.  Prende  Narbona.  269.  Sua  mor- 
te. 284. 

GuNTARio  o  Gondicario  Re  de'Bor- 
gognoni.  44.  89.  Sua  morte.  91. 

GuNTRANNO  Re  de' Franchi .  432.  e 
feg.  463.  Sua  bontà.  467.  Sua  mor- 
te. 474. 


I 


IBba,  o  fia  Ebbane,  generale  del  Re 
Teoderico,  foccorre  Arles  .  26f. 
269.  Caccia  di  Spagna  Gefalico.  271. 
274, 

Idacio  VéfcovoeStoMco  .37.  162.180. 

Ilario  Prefetto  di  Roma.  18. 

Ilario  Vefcovo  d' Arles  fi  attribuifcc 
troppa  autorità  fopra  i  Vefcovi  della. 
Gallia.  109.  Per  opera  di  S.  Leone 
Papa,  e  di  Valentiniano  Imperadore 
fi  aggiullò  la  conirovc-fia,  della  qua- 
le Quefnd  fa  una  DiflTertazione,  che 
leggelì  nell'edizione  dell'opere  di  S. 
Leone.  109.  Ilario  vive,  e  muore 
da  Santo.  109. 

Ilaro  Papa,  fua  elezione.  164.  Man- 
ca di  vita .  178. 

Ilderico  figlio  di  XJnnerico  Rc  de  ì 
Vandali  .  188.  Succeduto  a  Traìa- 
mondo  favorifce  i  Cattolici.  20f. 
Morte  da  lui  data  ad  Amalafreda  So- 
rella del  Re  Teoderico.  310.  Impri- 
gionato da  i  fuoi.  312.  317.  Gli  è 
abbreviata  la  vita.  320. 

Ilditìaldo  eletto  Re  da  i  Goti.  344. 
E'  uccilb.  346. 

Illo  Confole  Orientale.  203.  Generale 
di  Zenone  Augullo.  206,  Sua  ribel- 
lione contra  di  lui.  210.  214!  Scon- 
Rrr2  fitto 


5"oo 


INDICE 


fitto  dall'Armata  Gefarea.  215-.  Prefo 
ed  uccilb.  219. 

Imperio  Romana  fua  declinaxione .  i. 
e  feg.  Per  cat;fane  iti  parte  de  i  Ge- 
nerali Barbari,  ifz.  e  [eg. 

Innocenzo  I.  Pa^^'a  fua  eleiionc.  3. 
Si  affatica  in  favore  di  Saa  Giovanni 
G:if')ftomo.  9.  Falfamente  incolpato 
da  Zofimo.  24.  Inviato  a  Ravenna. 
26.  Condanna  i  Pelagianì.  p.  Fiui- 
fce  di  vivere.  5-3. 

Inondazione  terribile  in  Italia  fotto  il 
Re  Autari    460.  e  feg. 

Ipazio  Nipote  di  Anallafio  x'^ugufto 
creato  Confole  .  245;.  286.  Sua  folle- 
vazionc  contro  Giulliniauo  Imperado- 
re,  per  cui  perde  la  vita.  318. 

ISDEGARDE  Re  di  Pcrfia ,  Tutore  di 
Teodoiìo  II.  Augufto.  iS.Perfcguita 
i  Crilliani.  ivi.  e  feg.  Sua  pace  col 
fuddetto  Augufto  .  62.  Manca  di  vi- 
ta. 7f. 

Isidoro  (  S.  )  Monaco  ed  Abate  di 
Pelufio.  Ss- 


LEGGI,  d'  Onorio ,  che  abolifce  i 
Gladiatori.  9.  Che  priva  i  Giudei 
d'ogni  milizia.  9.  Contia  i  Donati-- 
fìi.  II.  Che  decreta  in  Ravenna  i  Sin- 
dicatori de'  Commeffarii .  14.  Che  in 
Roma,  fa  varie  Leggi .  17.  Che  in  Ra- 
venna decreta  la  Vifita  de'  carcerati , 
acciò  fieno  ben  trattati  ;  e  che  a'  po- 
veri fi  fomminiftri  il  vitto,  incarican- 
done il  zelo  de'  Vefcovi.  2>-.  26.  Che 
bandifce  gli  Strologi  giudicarli,  appel- 
lati allora  Matematici.  27.  Sue  nuove 
Leggi  contro  i  Donatifti.  33.  41-  44- 
Sue  Leggi  in  favore  degli  Ecclcfia- 
ftiai.  41.  In  follievo  dell'afflitta  Ita- 
lia .  44.  In  favore  del  Sacro  Afilo .  46. 
Contro  i  Pagani.  49.  fo.  In  favore 
de' Giudei,  fo.  Altre  fue  Leggi.  5-3. 
fuo  Editto  contro  Pelagio  e  Celefiio . 
5-4.  5-7.  Editto  per  ampliare  l'  Afilo 
Sacro  .  S7-  1"  ^'^^  ^^  facoltà  a' Ve- 
fcovi di  vilìtar  le  prigioni ,  informar- 
fi ,  e  di  provedere  a'  difordini .  5-7.  Sue 
Leggi  in  favore  e  difefa  delle  Sacre 
Vergini,  fg.  Proibifcc  agli  Ecclcfiarti- 
ci  tenere  in  Cafa  Donnea  riferva  della 
Madre,  e  Sorelle.  S9-  Editto  di  Co- 
ftanio  Augullo  contro  Ccleftio  Col- 


lega di  Pelagio  .  60.  Leggi  di  Onorio 
per  frenare  i  Creditori ,  e  l' Impofle  . 
62.  Di  Valentiniano  Imperad.  contro 
de' Manichei  ed  altri  Eretici.  69.  Di 
Teodolio  Imperad.  per  riformare  le 
Scuole  pubbliche  e  gli  Studj  di  Co- 
ftantinopoli.  70.  Per  premiarne  i  Mae- 
ftri.  71.  In  favore  de' di  Feftivl  de' 
Crilliani  71.  Contro  de' Pagani.  72. 
Contro  gli  Eretici.  77.  Di  Valenti- 
mano  in  favore  e  difefa  delle  Leggi 
ec.  79.  Del  medefimo  contro  qua- 
lunque efenzione  da'  carichi  ordinari  » 
e  ftraordinarj.  83.  Di  Teodbfio  in 
favore  de' Sacri  Alili.  83.  Di  Valen- 
tiniano in  favore  delle  Guardie  del  fuo 
Corpo ,  e  premiò  di  foldati  veterani .. 
Sf.  Di  Teodofio  per  provvedere  a'  po- 
veri .  88..  Intorno  a' beni  de'Cherici, 
e  Monaci.  88. Contro  gli oftinati  ere- 
tici, ed  infedeli  tutti.  96.Coutra  alle 
prepotenze  ed  ingiufiizic.  99.  Per  raf- 
frenare i  calunniatori  de'  Vefcovi .  99. 
Proibifce  a  i  Cherici,  e  Monaci  il  ve- 
nire a  Coftantinopoli  fenza  le  dimilTo- 
rie  del  proprio  Vefcovo .  99.  Premia 
gli  Agricoltori,  idi.  Sue  Leggi  in- 
torno alle  Scuole  Militari  ec.  103. 
Per  frenare  le  frodi  circa  l' eredità  de* 
Curiali  ec.  105-.  Di  Valentiniano  am- 
pliarne i  privilegi  de'Caufidici.  lof. 
Reflituente  a  i  Conti  del  Sacro  e  pri- 
vato Erario  la  facoltà  di  condannare 
i  Giudici  ec.  105".  In  favore  de'  poveri 
Affricani .  106.  Altre  fue  Leggi  date 
in  Roma.  107.  Contro  i  Manichei, 
ad  irtanza  di  S.  Leone  Papa  .  109. 
Provede  a  i  dritti  del  S.  Pontefice  , 
mentre  Ilario  Vefcovo  di  Arles  (ì  at- 
tribuiva troppa  autorità  fopra  i  Vefco- 
vi della  Gallia.  109.  Altri  fuoi  Editti,, 
e  Leggi  ec.  109.  Prefcrive  buone  re- 
gole per  la  validità  delle  ultime  vo- 
lontà.  112.  Contro  i  rompitori  de'Se- 
polcri,  a' quali  quantunque  Ecclefia- 
ftici,  e  Vefcovi  intima  la  pena  delT 
efilio .  114.  In  favor  de' Liberti,  e  del- 
le Dogane.  114.  Decreta  dover  vale- 
re la  prefcrizione  di  anni  trenta  in  o- 
gni  caufa  ec.  120. 
Marciano  Imperad.  fa  un  Editto  contro 
i  Cherici  e  i  Monaci  foftenitori  degli 
errori  di  Nedorio  e  di  Eutichece.  124. 
Contro  i  Pagani.  130.  In  favore  del- 
le Città,  alle  quali  ec.  ordina,  che 

iìano 


INDICE 


yoi 


fiano  pacati  i  Canoni.  130.  Leggi  va- 
rie di  Valentiniano.  131.  Marciano 
fa  un  edicto  contro  i  (eguaci  de  gli 
errori  d'Euticliete.  137.  Valentiniano 
riftrins^e  la  Giurisdizione  de' Vefcovi. 
137.  Marciano  pubblica  un  Editto  in- 
torno a'Matrimonj  de' Senatori,  i^z. 
Contro  gli  Eutichiani  ed  altri  Eretici . 
142.  Favorevole  al  Clero,  calle  Chiefe. 
148.  Majoriano  AuguUo  e  Tue  Leggi. 
ifj.  15-8.  In  favore  e  libertà  dell'ele- 
zione dello  Stato  per  le  Vergini  ,  e 
Chetici,  ivi.  e  i6r.  In  favore  dell' 
Afilo  Sacro.  162.  Legge  di  Severo 
Augnilo  in  favor  delle  Vedove.  167. 
Di  Leone  Imperad.  in  favore  del  Sa- 
cro Afilo.  171.  172.  Per  la  fantifica- 
7Ìone  de'  dì  Fedivi.  175-.  Legge  di 
Antemio  Augufto  approvante  i  Ma- 
triinonj  delle  Donne  Nobili  co' loro 
Liberti,  &  altre  Leggi.  178.  Legge 
di  Leone  Imperad.  contro  li  Simo- 
niaci .180. 

Zenone  Imperad.  decreta  il  Sindicato 
de'  Governatori  ec.  195-.  Pubblica  il 
fuo  Enotico .  211.  Rigettato  da  Papa 
Felice  III  212.  Dal  quale  in  un  Con- 
cilio in  Roma  fu  condannato  Acacio 
Vefcovo  Coftantinopolftano .  215-.  E 
dj  nuovo  da  quello  in  un  altro  Con- 
cilio, quelli  con  altri  fu  fcomunicato . 
216.  Leggi  di  Anallafio  Imperad.  in 
favore  della  Religione OrtodofTa.  2f9. 
di  Giuftino  Imperad.  contro  i  Mani- 
chei ec.  295-.  Leggi  di  Giuftiniano  Im- 
perad. in  favore  della  Chicfa  ec.  308. 
Contro  gli  Eretici  ec.  320.  321.  Sue 
Iftituiioni  e  D'gefti.  321. 

Leone  (Flavio)  eietto  Imperadore  d'O- 
riente, iff.  Sua  Pietà.  160.  Antemio 
da  lui  creato  Imperador  d'Occidente. 
173.  Grandiofa ,  ma  sfortunata  fua  fpe- 
diiione  contra  di  Genferico .  176.  e 
/«■jf.  Per  politica  ingrandifce  i  figli  di 
Afpare.  179.  Opprime  Afparc  (leflb 
co  i  fi^li.  182.  Crea  Cefàrc  Leone 
fuo  Nipote.  189.  e  feg.  Sua  morte. 
190. 

Leone  Nfpotc  di  Leone  Augufto,  crea- 
to Cefare.  189.  Succede'  all'Avolo 
nell'  Imperio  (orientale .  190.  Sua  fret- 
tolofa  morte.  191. 

Leone  Diacono  della  S.  R.  Ch.  riget- 
laGiuliano  Pelagiano.  98.  efe^.  Crea- 
to Papa.  100.  Scuopre  e  fcacck  i  Ma- 


nichei .  106.  loS.  109.  Scrive  contro 
i  Prifcillianilli,  e  i  Pelagiani.  113.  A- 
bolifce  il  falfo  Concilio  d'Efefo.  117. 
Suo  fervore  contra  d' Eutichete.  121. 
Va  Ambafciatore  ad  Attila.  135-.  Cal- 
ma varj  torbidi  inforti  contro  la  Re- 
ligione, e  reprime  l'ambizione  di  A- 
natolio  Patriarca  Coftantinopolitano  . 
142.  Placa  Genferico .  i4f.  Sua  mor- 
te .  164, 

Leonzio  creato  Imperadore  contro  Ze- 
none Augufto .  214.  E  deprefTo .  ivi. 
Finalmente  prefo  ed  uccifo.  219. 

Leutari  Duce  de  gli  Alamanni  coti 
forte  efercito  cala  in  Italia  contro  i 
Greci  .  381.  Varie  fue  azioni.  384. 
Disfatto  r  Efercito  fuo.  385-. 

Liguria.,  fua  ellenfiane,  in  gran  parte 
occupata  da  Alboino  Re  de'  Longo- 
bardi. 418. 

LiNGUADocA,  ivi  II  ftabilifcono-  i  Vi- 
figoti.  $-4. 

Littorio  Conte,  Generale  di  Valen- 
tiniano III.  Augufto,  libera  Narbona 
dall' alfedio  de' Goti  .  91.  Sconfitto 
pofcia  da  eflì .  98.  e  feg. 

LoNGiNiANO  (Flavio  Macrobio)  Pre- 
fetto di  Roma.  4. 

Longino  Fratello  di  Zenone  Augufto» 
creato  Cefare,  e  Confole.  216.  224. 
Indarno  ambifce  l' Imperio .  226.  Sua 
morte.  228. 

L.ONGINO  Efarco  d' Italia  all'arrivo  de' 
Longobardi .  4if.  PreflTo  di  lui  fi  ri- 
tira Rosmonda  dopo  la  morte  del  Re 
Alboino  fuo  Marito.  426.  441.  446. 

Longobardi  s'  impadronifcono  della 
Pannonia  .  308.  Collegati  con  Giufti- 
niano  Augufto.  338.  Loro  liti  co  i 
Gepidi .  36/).  A'  quali  danno  una  gran- 
de fconfitta .  374.  e  feg.  Rinforzo  da 
eflì  dato  a  Narfete.  377.  379.  Do- 
minanti nella  Pannonia.  398.  Appel- 
lati Goti.  402.  Gran  rotta  da  lor  da- 
tala i  Gepidi.  406.  e  feg.  Loro  do- 
minio nella  Pannonia,  e  in  altri  fiti  .. 

413.  Onde  prendefTero  il  loro  nome. 

414.  Entrano  in  Italia.  415^.  Vedi  Al- 
boino e  i  Re  feguenti .  Loro  crudeltà 
ne' primi  anni  del  Regno  .  428.  Paefi 
da  lor  conquift.iti  in  halia.  429.  Fan- 
no irruzion  nelle  Gallie.  430.  432. 
Pofcia  fi  accordano  co  i  Re  Franchi . 
433.  Onde  procedefl!e  la  lor  crudeltà 
contra  de  gì'  Italiani .  436.  Fra  eflì 

molti 


yot 


INDICE 


molti  Gentili .  440.  Eleggono  Re  Au- 
tari .  447-  Buona  lor  difciplina  ne'  paefi 
fuddiii.  44S.  Guerra  lor  fatta  da  i  Gre- 
ci e  Franchi.  463.  StabiliLcono  pace 
co  i  Franchi.  467.  469. 

Lorenzo  I.  Arcivefcovo  di  Milano  . 
225-.  233. 

Lorenzo  II.  418.  443.  45-6. 

LoR'ENZO  eletto  Antipapa  cantra  di  Sim- 
maco .  242.  Creato  Vefcovo  di  No- 
cera.  246.  2fi.  Sua  morte.  25-2.  279. 

Lucca  refifte  a  Narfete.  382.  383. 

.M 

MACEDONIO  Vefcovo  di  Coftanti- 
nopoli  fotto  Anaftafio  Augufto  . 
237.  Suo  Cattolicismo.  261.  Lfiliato 
per  cagion  d'  effo  .   275'. 

Macrobio  Proconlble dell'Affrica.  33. 

Majoriano  (Giulio)  eletto  Inipera- 
dordi  Occidente,  ifó.  Sue  favie  Leg- 
gi .  I  j-S.  Suoi  sforzi  per  far  guerra  a 
Genfeiico  Re  de' Vandali,  ivi.  e  /<•?. 
Ma  inutili.  161.  Gli  è  tolta  la  vita  da 
Ricimere.  163. 

Mantova  con  altre  Città  ricuperata  da 
Maurizio  Augufto.  463-. 

Marcellino  Tribuno  e  Notajo  affi- 
fte  per  ordine  d'  Onorio  Imperad.  alla 
Conferenza  tra  Cattolici  e  i  Donatilli 
neir  Affrica .  33.  Perfeguitato  dagli 
Eretici,  è  raccomandato  da  S.  Ago- 
flino  ,  che  per  fua  iltanza  compofe 
r  opera  della  Città  tT  Iddio  .  44.  De- 
capitato per  comando  di  Marino .  44. 
Martire  fecondo  il  Baronio .  44. 

Marcellino  oMarcelliano  fotto  Leo- 
ne Augufto  occupa  la  Dalmazia,  ed 
altri  paelì .  lóf.  Sua  vittoria  de' Van- 
dali. 170.  Generale  dell' Armata  Oc- 
cidentale contro  i  Vandali ,  perifce 
neir  Affrica  .  176.  178. 

Marciano  eletto  Imperadore  e  marito 
da  Pulcheria  Augura.  122.  Sue  qua- 
lità.  123.  Riconofciuto  Augudo  in 
Roma.  130.  Fine  di  fua  vita.  15-4. 
Sue  belle  doti.  15-5-. 

Marciano  Figlio  d'  Antemio  Augn- 
ilo, creato  Confole.  179.  Dellinata 
a  lui  in  Moglie  Leonzia  Figlia  di  Lt-o- 
ne  Augnilo.  183.  185'.  Sua  fcdizione 
contradi  Zenone  Augufto .  205-.  efeg. 
213. 


Marciano  Prefetto  di  Roma.  280. 

Marco  figlio  di  Balilifco  ufurpatore  dell' 
Imperio  in  Oriente  ,  creato  Cefare  , 
i9f.  Gli  è  tolta  la  vita.  201. 

Marco  Tiranno  nella  Bretagna  ucci- 
fo.  16. 

Maria  Augulìa  Moglie  di  Onorio  Im- 
peradore, fua  morte.  18. 

M.^RiNA  Sorella  di  Teodofio  II.  Au- 
gnilo,  fua  morte.  117. 

Mariniano  Arcivefcovo  di  Ravenna. 
478. 

Marino  Conte  fcon  figge  E  radiano  Ti- 
ranno .   41.   Sue  iniquità   nell'  Affri- 

,/a-  44- 

Massimiano  Vefcovo  di  Coftantino- 
poli.  82. 

Massimo  creato  Imperadore  da  Geron- 
zio  in  Ifpagna  .  35-.  Degradato .  37. 
Rifcrge.  fj.  Prel'o  ed  nccifo .   61. 

Massimo  (  Petronio  )  Confole.  8f.  A 
lui  attribuita  la  morte  di  Aezio.  141, 
Si  vendica  di  un'  affronto  fattogli  da 
Valentiniano  Augufto  con  farlo  ucci- 
dere. 142.  Si  fa  proclamare  Augufto. 
144.  Gli  è  tolta  la  vita  dal  furore  del 
Popolo .  144. 

Matasunta  figlia  di  Amalafunta  co- 
ftretta  a  prendere  per  Marito  il  Re 
Vitige.  330.  Congiura  contra  di  lui. 
33f.  Maritata  con  Germano  Nipote 
di  Giulliniano  Augufto .  34f . 

Maurizio  Generale  dell'armi  di  Ti- 
berio Augnilo.  438.  Dichiarato  Cefa- 
re ed  Imperadore,  fuccede  ad  efTo  Ti- 
berio .  444.  Maltrattato  da  gli  Unni 
Avari .  446.  Muove  i  Franchi  contra 
de'  Longobardi  .  449.  462.  Ricupera 
alcune  C^ittà  in  Italia  .  465*.  Infelice 
fuo  governo .  477.  e  feg. 

Maurizio  Duca  di  Perugia  fi  ribella 
al   Re  Agilolfo  .  471.    Che  1'  uccide 

473' 
Melania  giovane,  fantaDonna.88.9^. 

Menna  Patriarca  Cattolico  di  Collanti- 

nopoli.  327. 
Merobaude  Generale  di  Valentiniano 

Augnilo.  106. 
Meroveo   tìglio   di   Clod'one  Re  de' 

Franchi.  84.  Succede  al  Padre.  127. 

129.  Sua  morte.  15-4. 
Mii-.\NO   riprelb  da  i  Goti  con  orrido 

facc(j   e   macello   de'  Cittadini .  337. 

Con  altre  Città  occupato  da  Alboino 

Re  de' Longobardi .  417. 

Mi- 


INDICE 


Milizia  ,  nome  lignificante  tutti  gli 
Uffi?.)  della  Corte.  9. 

MiNOLFO  Duca  dell'  Ifola  di  San  Giu- 
lio, uccifo  dal  Re  Agilolfo.  470. 

Modena  ricuperata  con  altre  Città  dall' 
armi  di  Maurizio  Augurto.  465-. 

Monache,  loro  antichiffimi  Monafterj, 
e  BadefTe .  417. 

Monaci  quanto  moltiplicati  ed  arric- 
chiti nel  Secolo  IV.  8. 

Mondone  Unno  fa  guerra  a' Greci. 
2f8.  Ajutato  dalle  foldatefche  del  Re 
Tcoderico  li  sbaraglia.  25-9.  Generale 
di  Giuftiniano  Auguito.  313.  Prende 
Salona.  315-.  E'  uccifo  in  una  zuffa. 
3^7- 

MoNisTERo  di  Monte  Cafino  prefo  da 
i  Longobardi .  44^. 

MuMMOLO  Patrizio  e  Generale  de'Fran- 
chi  dà  più  rotte  a  i  Longobardi .  430,, 
412. 


5-03 


N 


NAPOLI  prefa  da  Bclifario ,  e  bar- 
baramente Taccheggiata.  328.  efe^. 
Aflediata  dal  Re  Tot'ila .  349.  E  prcfa . 
35'i.  Aflediata  da  i  Longobardi.  443. 

Nak.se  TE  Capitan  delle  Guardie  di 
Giuftiniano  Augufto.  318.  Spedito  in 
Italia  non  va  d'accordo  con  Belifariu  . 
336. Richiamato  aCoftantinopoli .  339. 
Rifpedito  in  Italia.  372.  376.  Colla 
fua  Armata  giugne  a  Ravenna.  377. 
Rotta  da  lui  data  al  Re  Totila .  373. 
Riacqui/la  Roma  .379.  Dà  battaglia  al 
Re  Teja  .  380.  Afledia,e  prende  Luc- 
ca. 382.  e /f^.  Sconfigge  Baccellino . 
385-.  Sue  Virtù.  393.  Ricupera  Ve- 
rona e  Brefcia .  399.  Abbatte  Sindualdo 
Re  de  gli  Eruli  .  405-.  E'  richiamato 
a  Coftantinopoli.  410.  Termina  i  fuoi 
giorni.  411. 

Nestorio  Vefcovo  Eretico  di  Coftan- 
tinopoli.77.  Condennato  da  Papa  Ce- 
lerino. 8i.  E  dal  Concilio  Efelìno. 
82.  Efiliato.  ivi  Suoi  Libri  bruciati. 
89.  Sua  mala  morte .  92. 

NiCESio  Vefcovo  di  Treveri,  fua  Let- 
tera .  401 . 

NiGiDio  Generale  de' Romani  nelle 
Gallie.  165-.  Lo  ftefTo  che  Egidio. 
167.  Vedi  Egidio . 

Nipote  (Giulio)  creato  Imperador 
d'Occidente,  191.  efe^.  Abbattuto  da 


Orefte,  fugge  nplla  Dalmazia,  e  quiv' 
ritiene  il  dominio.  193.  efeg.  Suo  ri- 
corfo  a  Zenone  Augufto .  200.  20f. 
E'  uccifo.  207.  e  feg. 
Normanni,  o  Danef]  cominciano  ad 

infeftar  le  Gallie.  285-. 
Numaziano  (Claudio   Rutilio  )   fuo 

Itinerario.  64. 
Oroacre  conquiftator  dell'Italia,  fuoi 
primi  principi  .  196.  Come  abbattefle 
Orefte  ed  Augultolo,  e  s'impadronifle 
di  tutta  l'Italia.  197.  Prende  il  titolo 
di  Patrizio,  e  non  di  Re.  198.  200. 
S' impadronifce  della  Dalmazia .  208. 
Suo  buon  governo  .211.  Mette  mano 
nell'elezion  de  i  Papi.  212.  Sconfigge 
il  Re  de  i  Rugi.  217.  e  feg.   Contra 
di  lui  prende  l'armi  Teoderico  Re  de 
gli  Oftrogoti.  220.   e  feg.   E   ne   va 
fcontìtto.  222.  Alfediato  in  Ravenna. 
22f.  Sconfitto  di  nuovo.  227.  Si  ar- 
rende, ed  è  uccifo.  230. 
Olibrio  Senatore  Romano,  marito  di 
Placidia  figlia  di  Valentiniano  III.  Au- 
gufto. 149.  Creato  Confole.  168.  Po- 
fcia  Imperador  d'Occidente,  termina 
in  breve  i  fuoi  giorni .    187. 
Olimpio   Ufizial  Palatino,  promuove 
la  morte  di  Stilicone .  20.    Maggior- 
domo Maggiore  di  Onorio  Augufto . 
22.  e  26.  Uccifo.  27. 
Onorato  Arcivefcovo  di   Milano. 

417- 

Onorato  fanto  Vefcovo  d' Arles . 
72.. 

Onorio  Augufto  ,  fua  debolezza.  2. 
Si  ritira  ad  Arti .  j-.  Quindi  a  Ravenna  . 
IO.  Pel  fuo  Confolato,  e  Decennali 
Roma  è  in  fefta.  9.  Con  fue  Leggi 
abolifce  i  Gladiatori.  9.  Priva  da  ogni 
milizia i  Giudei, e  Samaritani.  9.  Con- 
tra di  lui  fì  ribella  Coftantino  nella 
Bretagna  16.  Spofa  Termanzia  figlia 
di  Stilicone.  18.  e  feg.  Al  quale  fa 
poi  levare  la  vita.  20.  Sua  debolez- 
za. 32.  e  feg.  Leg(ji  di  lui  contro  i 
Pagani .  49.  e  feg.  Confila  colla  fua 
prefenza  i  Romani  ■  f^.  Ritorna  a  Ra- 
venna. f3.  Odio  fuo  contro  la  So- 
rella Placidia. 63.  Termina  i  fuoi  gior- 
ni .  ivi . 

Oreste  Patrizio  abbatte  Nipote  Au- 
gufto ,  e  fa  proclamare  Imperadore 
Romolo,  o  fia  Auguftolo  fuo  Figlio. 
193-  '  f^g-  Da  O'doacre  è  tolto  dj 
vita.  197.  Or.- 


504 


I    N    D 


Ormisda  Papa,  fuaeleiione.  179.  Le- 
gati da  lai  fpediti  in  .Oriente .  281.  Bar- 
lato  da  Anaftalio  Augufto.  iSi.  Suo 
zelo  per  la  Fede  Cattolica .  284.  289. 
Sua  morte .  294. 

Ormisda  Re  di  Perfia  fa  guerra  ai 
Greco  Imperio  .  438. 

Orosio  V.  Paolo . 

Ospizio  fanto  Romito  in  Provenza. 
430. 


PALLADIO  Cefare,  Figlio  di  Petro- 
nio ?4aflìmo  Augufto,  uccifo  .  145-. 

Paolino  Scrittore  contcmporatieo  della 
vita  di  S.  Ambiolìo .  12. 

Paolino  Santo  Velcovo  di  Nola.  Suo 
Poema  in  onore  di  S.  Felice  ci  dice 
■airicurato  l'Impero  Romano  da  Goti 
per  divino  favore.  13.  Sue  opere  in 
Profa  e  verfo.  82.  Muore.   82. 

Faoliko  Cittadino  di  Bordeaux,  Ni- 
pote d' Aufonio,  autore  di  uà  Poema 
Eucarillico .  46. 

Paolino  11.  Santo  Vefcovo  di  Nola, 
fua  mirabil  carità  per  liberare  uno 
(chiavo  da  i  Vandali.  14Ó. 

Paolino  Arcivefcovo  d' Aquilcja  fa 
•Scisma  per  cagione  del  Concilio  V. 
Generale.  391.  41  f.  Sua  morte.  420. 

Paolino  Maggiordomo  di  Tcodolio 
II.  Augufto",  perchè   uccifo  da  lui. 

1  IT- 
Paolo  Orosio  compila  la  fua  Stona 

ad   iftanza  di   S.    Agoftino.   47.   La 

compifce  e  la  dedica  a  detto  Santo .  )-3. 

PaO'LO  Diacono  Storico  di  Nazion 
Longobarda.  41  f. 

Parma,  Piacenza,  e  Reggio  ricuperate 
da  Maurizio  Augufto.  465-. 

Patricio  figlio  d'Afpare  creato  Ce- 
lare da  Leone  Augufto .  179.  E'  uc- 
cifo col  Padre.  182. 

Patroclo  Vefcovo  d' Arles  uc- 
cifo. 72. 

Pavia  onde  abbia  prefo  il  fuo  nome. 
464.  AlTedistada  Alboino  Re  de'Luu- 
gobardi.  418.  Dopo  lungo  aflédio  a 
lui  fi  rende .  422. 

Pelagiani  condennati  da  Innocenzo  I. 
■papa.  5-2.  E  da  Zotìmo.  5-3.  5-7. 

Pelagio  Diacono  Romano  inviato  al 
Re  Tot;la..3y".  11  placa  entrato  in 
Roma.  35-8.  òpedito  a  Coftaminopo- 


I    C    E 

li.  3J'9.  Eletto  Papa.  389.  Tenta  di 
reprimere  lo  Scifma  di  Aquileja.  391. 
Palla  all'altra  vita.  396. 

Pelagio  II.  Papa,  fua  confecrazione  . 
436.  Sua  Lettera  ad  Elia  Patriarca 
d' Aquileja.  4f 3.  Fine  de'fuoi  giorni. 
4Ó1. 

Pelagio  Patrizio  e  Poeta  fatto  morir 
da  Zenone  Augufto.  216. 

Perugi.\  ritolta  a  i  Longobardi  da  Ro- 
mano Efarco.  471.  Ripigliata  da  elfi 
Longobardi .  473. 

Peste  fpaventoù  in  Italia.  406.   461. 

Petronio  Santo  Vefcovo  di  Bologna  . 

IDI. 

Pier  Grifologo  primo  Arcivefcovo  di 
Ravenna .  96. 

Placidia  (Galla)  Sorella  di  Onorio 
Augufto .  23.  Prefa  da  Alarico  Re  de' 
Goti.  31.  Condotta  nelle  Gallie  dal 
Re  Ataulfo,  che  afpira  alle  fue  nozze. 
34.  39.  e  feg.  Il  prende  per  marito . 
4J'.  4Ó.  Strapazzata  dopo  la  morte  di 
lui.  48.  Torna  a  Ravenna,  fi.  Spo- 
fata  da  Coftanzo  Conte.  f2.  Parto- 
rifce  Valentiniano  III.  5-6.  Dichiarata 
Augufta.  f9.  Calunnie  còntra  di  lei. 
60.  Sua  morte.  114. 

Placidia  Figlia  di  Valentiniano  HI. 
Augufto ,  condotta  prigioniera  da  Gen- 
ferico  in  Aft'rica  .  146.  Maritata  ad 
Olibrio.  149.  Rimefla  in  libertà.  if7. 
166.  188. 

Pompeiano  Prefetto  di  Roma.  18. 

Pontefice  Romano  .  Suo  Primato 
ticonofciuto  da  S.  Gio.  Grifoftomo 
Patriarca  Coftantinopolitano,  e  daTeo- 
filo  Patriarca  AlefUindrino .  10. 

Prisco  Iftorico  Ambafciatore  ad  Atti- 
la. III.  118.  e  feg. 

Prora  (Valeria  Faltonia)  compone  i 
Centoni  di  Vcrgilio.  95'. 

Prohiano  Prefetto  di  Roma .  fa 

Proclo  fanto  Patriarca  di  Coftantino- 
poli.  113- 

Procopio  Storico  fegurta  Belifario  in 
Afl'rica.  519.  329.  337.  Sua  Storia  fe- 
greta  di  Giuftiniano  ha  molte  cole  in- 
credibili. 404. 

Phospero  fanto  Prete  e  Scrittore  del- 
la 'Chiefa  Cattolica.  168. 

Proteriq  fanto  Vefcovo  d'Alcffan- 
dria  uccifo  da  gli  Eretici.  1^6. 

Prudenzio  Poeta  Criftiaoo  fcrive  con- 
tro i  Pagani.  7.  8.   13. 

PuL- 


INDICE 


5-0) 


l'ULCHERiA  piiflìma  Sorelh  di  Teo.io- 
fio  II.  Imperadore  dichiarata  Augu- 
fta.  46.  Gli  configlia  il  prendere  A- 
tenaide  per  Moglie.  jS.  Coltretca  a 
ritirarfi  dalla  Corte.  113.  Divenuta 
Imperadrice  f}  marita  con  Marciano. 
1x3.  Fine  di  fua  vita.  140. 


Q 


UoDvuLTDEUsVefcovo  diCur- 
tagine  ec.   137. 

R 


RAdagaiso  Re  de  gli  Unni  o  Go- 
ti. 3.  Sua   mofla   contro  l'Italia. 
IO.  e  feg.  Procede  fino  in  Tofcana . 

12.  Dove   da  Stilicene   è   Icontìtto. 

13.  Anno  di  quella  vittoria.    13.  14. 
Ravenna  .   Città   forte,   e  fede  degli 

Augurti .  4.  e  feg.  Ivi  foggiorna  O- 
norio  Augurto.  io.  Sedizioni  in  eflTa  . 
6;^.  Ivi  m  un  tumulto  di  foldati  refta 
uccifo  Felice  diami  Generale ,  ora  Pa- 
trizio. 81.  Ivi  fabbricato  un  Tempio 
magnifico  di  S.  Giovanni  Evangeti- 
fta  da  Galla  Placidia  Augulta.  86. 
Ivi  fi  dà  bel  tempo  Valentiniano  Im- 
perad.  96.  Ha  per  fuo  Vefcovo,  o 
primo  Arcivefcovo  S.  Pier  Grifologo . 
96.  Ivi  dichiarato  Imperadore  Severo. 
164.  Ravenna  aflediata  da  Teoderico 
per  un  triennio  in  circa  paté  fame  or- 
ridiflìma,  ed  è  prefa.  225.  230.  Af- 
ièdiata  daBelifario.  ^41.  Che  vi  entra 
a  patti  ec.  341.  Citta  comporta  di  tre 
Città.  415-. 
Recaredo  Re  de'  Vifigoti  in  Ifpagna . 

45'7- 
Rechiario  Re  de'  Suevi   in  Ifpagna  . 

ii<5.  e  fegu.  Inferta  le  Provincie  Ro- 
mane, ifo.  Vinto  perde  la  vita.  ifi. 

Rechila  Re  de  gli  Suevi  in  Ifpagna. 
9f.  Prende  Merida.  99.  E  Siviglia. 
102.  109.  Sua  morte.  116. 

Reduce  Vefcovo  di  Napoli .  443. 

Religione  Cattolica  perfeguitata  da 
Eurico  Re  de' Vifigoti.  193.  Da  Gen- 
ferico,  ed  Unnerico  fuo  figlio,  Re 
de' Vandali.  202.  212.  113.  21  f.  Da 
Trafamondo   Re  de  Vandali .    25-5'. 

Tt»,.  III. 


Repubblica,  nome  una  volta  lignifi- 
cante il  Romano  Imperio  .  465'. 
RiciMERE  Generale  di  Avito  Augufto  . 
ifi.  Promuove  la  di  lai  rovina.  15-2. 
e  feg.  II  coftrigne  a  dimettere  1*  Im- 
perio .  if3.  Fa  egli  da  Imperadore. 
15-4.  Creato  Conlole.  160.  Toglie  di 
vita  Majoriano  Imperadore.  163.  Da 
una  rotta  a  gli  Alani.  169.  170.  Spo- 
fa  una  Figlia  di  Antemio  Augullo, 
173.  Affedia  in  Roma,  ed  uccide  ef- 
fo  Antemio.  i8f.  Termina  anch' egli 
i  fuoi  giorni.  i86. 
RioTiMO    Re  della  Bretagna    minore, 

Iconfitto  da  i  Vifigoti.  i7f. 
Roma  in  fefta  pel  Confolato ,  e  decen- 
nali d'Onorio  Impcr.  9.  Aifediata  da 
Alarico.  23.  Trattato  de' Romani  co» 
quefto  Barbaro .  24.  e  feg.  Con  cui  R 
accordano.  28.    Roma   prefa,   e  fac- 
cheggìata  da  cflb  Alarico .   29.   Qual 
folie  allora  la  ricchezza  e  magnificen- 
za de'  Romani .  31.    Prefa  e  taccheg- 
giata da  Genferico .  144.  e  feg.  Pofcia 
da  Ricimere.  186.  Da  Belifario.  332. 
Aifediata  dil  Re  Totila.    35-5-.  Orri- 
bil  fame  di  que' Cittadini .  3^7.  Prefa 
da  i  Goti.  35'8.  Sue  mura  diroccate. 
35-9.  Ripigliata  da  Belifario,  e  difefa. 
361 .   e  feg.    E   poi   da   Totila  .    367. 
Co'  fuoi  contorni  afflitta  da  i  Longo- 
bardi .  437.  474. 
Romani  danno  la  fpinta  a  Narfete.  410. 

e  feg. 
Romano  creato  Efarco  dell'Italia.  45'7. 
Fa  guerra  a  i  Longobardi .  465".  To- 
glie loro  Perugia  ed  altre  Cura  .  471. 
Sua  avarizia,  e  calunnie  conna  di  S.. 
Gregorio .  477.  Altri  fuoi  vizj .  478. 
Impedifce  la  pace  fra  i  Romani  e  Lon- 
gobardi .  480.  O  manca  di  vita ,  o  è 
richiamato  in  Oriente .  482. 
Romolo  (  Flavio  Pifidio  ;   Prefetto  di 

Roma.  14. 
Romolo  figlio  d'  Orefte  proclamato 
Imperadore  d'Occidente.  194.  Vedi 
Àaguflnlo  . 
Rosmonda  Figlia  di  Cunimondo  Re 
de'  Gepidi ,  prefa  per  Moglie  da  Al- 
boino Re  de  i  Longobardi .  407.  Ca- 
gione, per  cui  efla  gli  faccffe  levare 
la  vita.  425-.  Fugge  a  Ravenna,  dove 
incontra  la  morte.   42<5. 

S  s  «  Ru- 


5"o6 


INDICE 


RuGi  popoli  col  Re  loro  fconfitti  d» 
Odoacre  Re  d'  Italia.  217.  e  fig.  En- 
trano in  Pavia  .  131.  345'. 

RuGiLA  Re  de  gli  Unni.  87. 

RuTiLio,  fuo  Itinerario .  64. 


Sabaudia,  oggidì  Savoja,  fuo  nome 

quando  fi  cominci  ad  udire.  108. 
Sabiniano  valorofo  Generale  di  Zeno- 
ne Augufto.  lOf.  Sua  morte.  209. 
Sabiniano  juniore  Confole  Orientale  . 
2f7.  Generale  dell' Armata  Greca  è 
fconfitto  dalle  genti  del  Re  Teodcri- 
co .  25-8, 

Santo,  titolo  dato  anche  a  i  Papi  e  Ve- 
fcovi  viventi.   3. 

Saro  Capitano  de'  Barbari  al  foldo  di 
Onorio  Augnilo,  fue  imprefe.  19.  e 
feg.  29.  Uccifo  dal  Re  Ataulfo .  40. 
e  feg. 

Sassoni  venuti  in  Italia  col  Re  de' 
Longobardi  Alboino.  413.  Tornano 
in  Germania.  431. 

Scisma  nella  Chiefa  Romana  per  i  due 
competitori  Bonifacio  ed  Eulalio .  f  f . 
y6.  Difcordia  ivi  per  Simmaco  Dia- 
cono, Sardo,  e  Lorenzo  Prete,  Ro- 
mano. 242.  e  feg.  25-1.  279.  Scifma 
di  Paolino  Arcivefcovo  d'  Aquileja 
contro  Papa  Pelagio.  391.  392.  45- j-. 
45-6. 

Solavi,  o  Schiavoni,  Barbari  s'imp.t- 
dronifcono  di  parte  dell'Illirico.  488. 

Scoti,  gente  Britannica ,  inumana,  che 
fi  nutriva  di  umana  carne,  no. 

Sebastiano,  Fratello  di  Giovino,  di- 
chiarato Augufio,  ed  uccifo.  40. 

Sebastiano  Conte  Generale  di  Va- 
lentiniano  III.  84.  Efiliato.87.  Fug- 
ge da  Coftantinopoli.  90.  Si  rifugia 
preflb  i  Vandali  in  Affrica.  100.  Da 
loro  gli  è  tolta  la  vita.  idi. 

Secondo  Vefcovo  di  Trento  fcrifle  la 
Storia  de'  Longobardi .  434.  45-^. 

Serena  Moglie  di  Stilicene.  18.  Da  i 
Romani  è  privata  di  vita.  23. 

Seron.\to  Prefetto  fcellerato  del  Pre- 
torio nelle  Gallie.  176. 

Seta;  fua  fabbrica  recata  dall'India  da 
alcuni  Monaci.  372. 


Severo  (Livio)  congiurato  contri  di 
Majoriano  Augurto.  163.  Creato  Im- 
peradorc  dopo  di  lui.  164.  Giugne  al 
fine  di  fua  vita .  170. 

Severo  Patriarca  d'  Aquileja,  impri- 
gionato da  Smaragdo  Efarco.  45-5-. 
Accetta  il  Concilio  V.  4f6.  Poi  ri- 
torna all'errore,  ivi  e  feg. 

Severo  Vefcovo  d'Ancona.  473. 

SiAGRio  Generale  de  i  Romani  rotto 
ed  uccifo  da  Clodoveo  Re  de' Fran- 
chi. 216,  e  feg. 

SiDONio  (Apollinare)  infigne  Scritto- 
re, Panegirico  fuo  in  lode  di  Majo- 
riano Augnilo.  15-8.  163.  Altro  fuo 
Panegirico  in  lode  di  Antemio  Au- 
gnilo. 175".  Creato  Vefcovo  d'Au- 
vergne.  190. 

Sigiberto  Re  della  Francia  Orienta- 
le fconfitto  da  gli  Unni .  408.  Sua 
morte .  430.  e  feg. 

SiGiSBOLDO  Generale  di  Valentiniano 
III.  Augnilo.  7Ó.  80.   Confole.  92. 

Sigismondo  figlio  di  Gundobado  Re 
de'Borgognoni  fuccede  al  Padre .  284. 
Uccide  il  Figlio ,  e  fuo  pentimen- 
to .  293.  Da  i  Franchi ,  e  dal  Re  Teo- 
serico  gli  è  tolto  il  Regno .  296. 
Prefo  aa  i  Franchi  è  fatto  morire. 
299.  e  feg. 

Silverio  Papa,  fua  eleaione.  328.  E- 
filiato  e  deporto  da  Bslifario  .  332. 
Confinato  ncU'Ifola  Palmaria.  334. 
Dove  è  privato  di  vita.  335-. 

Simeone  Stilila  S.  muore.  162. 

Simmaco  eletto  Papa  con  ifcifma.  242. 
e  feg.  Prevale  a  Lorenio  eletto  cen- 
tra di  lui.  243.  Riconofciuta  legitti- 
ma ne'Conciy  la  fua  eleiione.  246. 
Rinovato  lo  fcifma,  e  le  accufe  cen- 
tra di  lui.  25'i.  Riconofciuta  la  fua 
innocenza  nel  Concilio  Palmare.  25'3. 
Suo  Apologetico  ad  Anallafio  Augn- 
ilo. 25'4.  Sua  carità  vcrfo  i  Vefcovi 
AlFricani  efiliati .  i^S-  «  feg.  Sue  Let- 
tere .  277.  Sua  morte .  279. 

Simmaco  Prefetto  di  Roma  favorifce 
Eulalio  eletto  Papa  comra  di  Boni- 
fazio I.   5-5-.  e  feg. 

Simmaco  (Quinto  Aurelio)  juniore, 
creato  Confole.  215-.  Altro  Simma- 
co figlio  di  Severino  Boezio,  Con- 
fole anch' cffo.  292.  Quinto  Aurelio 

fttto 


INDICE 


^07 


fatto  morire  dal  Re  Teoderico .  299. 

S  I M  p  L I  e  r  o  Papa ,  fua  eleiione .  178. 
Sue  Lettere.  199.  202.  Suo  zelo  per 
la  Religione.  203.  211.   Fine  di  lua 

vita.    212. 

SiNDUALDO  Re  de  gli  Eruli  in  Italia 
oppreflb  da  Narfete .  405". 

SiNGERico  Re  de  i  Goti  uccifo .  48. 
e  fig. 

Sisto  III.  Papa  eletto.  83.  Rigetta 
Giuliano  Pelagiano.  98.  Fine  di  fua 
vita .  99. 

Smaragdo  Efarco  di  Ravenna.  446. 
4fi.  F"a  tregua  co  i  Longobardi.  45-3. 
Imprigiona  Severo  Patriarca  d'Aqui- 
leja .  4f5-.  Fine  del  lùo  governo .  45-7. 

Sofia  JVIoglie  di  Giullino  II.  Impc- 
radore ,  coronata  Augulta  .  405".  A 
lei  attribuita  la  caduta  di  Nailete . 
410.  *  fe7.  Delule  le  fue  Ipcranie  da 
Tiberio  Auguflo.  43f. 

Spoleti,  fuo  Ducato  quando  iftitui- 
to.  429.  441. 

Stilicone  cala  in  Italia  per  opporli  ad 
Alarico  Re  de  i  Goti .  5-.  Sue  batta- 
glie con  efTì .  6.  e  feg.  Gonfole  per 
la  feconda  volta.  11.  Vittoria  da  lui 
riportata  contro  Radagaifo  Re  de  gli 
Unni.  12.  e  feg-  Sue  trame  con  A- 
larico  Re  de  i  Goti .  14.  Afpira  all' 
Imperio.  19.  Fautore  de  i  Barbari. 
ivi .  E'  uccifo  d'  ordine  di  Onorio 
Augufto.  20.  Accufe  contra  di  lui.  21. 


TAsSiLONE  Duca  di  Baviera.  478. 
Taziano  Confole  dubbiofo  a' 
tempi  di  Leone  Augnilo.  171. 

Teja  eletto  Re  da  i  Goti.  379.  Sua 
morte.  380. 

Teodato  Goto  creato  Re  d'Italia.  322. 
Fa  morire  Amalafunta .  ivi  e  feg.  Sua 
timidità.  325-.  Patti,  co' quali  (ì  efi- 
biva  di  cedere  il  Regno  a  Giuftinia- 
no  Augufto.  326.  E'  uccifo  da  i  fuoi . 
329. 

Te  ODE  Generale  del  Re  Teoderico  in 
Ifpagna,  fua  prepotenza.  303.  Re  de' 
Vifigoti .  314.  Dà  una  rotta  a  i  Fran- 
chi. 3^0. 


Teodebaldo  Figlio  di  Teodeberto, 
Re  de' Franchi.   365'.   Sue  rifpofte  a 
Giuftiniano  Augulta ,  374.  381.  Muo- 
re. 38Ó. 
Teodeberto  Re  de' Franchi .  323. 
Manda  i  Borgognoni  in    Italia,  che 
diitruggono  A)Hlano .  326.  337.   Po- 
fcia  uno  llerminato  efercito  de' fuoi, 
che  dà  un  fiero  guado  a  varie  Pro- 
vincie dell'Italia.  339- e  feg-  Sue  va- 
lle idee  troncate  dalla  morte,  ^ój. 
Teodelinda   Bavarcfe  prefa  in   Mo- 
glie dal  Re  Autari.  45-8.  e  feg.  Do- 
po la  di  lui  morte  fi  marita  con  Agi- 
lolfo  Duca  di  Torino  .  467.  Sua  Pie- 
tà ,  e  Lettere  a  lei  fcritte  da  S.  Gre- 
gorio  Papa.   4.75'.  Riduce  il  Marito 
Agilolfo  alla  Fede   Cattolica  .  485-. 
488. 
Teodemiro  Re  de  gli  Oftrogoti,  Fa-' 
dre  di   Teoderico   Re  d'Italia.  194, 
Teoderico   Re  de' Vifigoti.   f4.  72. 
Sua  pace  co  i  Romani.  73.  90.  e  feg. 
97-  <•  f'i-  Sua  guerra  con  Attila.  120. 
È  morte.  129. 
Teoderico  II.  Re  de  i  Vifigoti.  140. 
Fa  pace  co  i  Romani .  148.  ifo.  Rotta 
da  lui  data  ai  Suevi  di  Spagna,  ijr. 
Sue  guerre.  i6o.  Narbona  a  lui  da- 
ta. 167.  Uccifo  dal  Fratello.  174. 
Teoderico  figlio   di  Triario,  Duca 
de  gli  Oftrogoti,  fiflfa  la  fua  fede  nella 
Tracia.   190.   205-.    Suoi   movimenti 
per  entrare  in  Collantinopoli.  ivi.  Sua 
morte.  209. 
Teoderico   figlio  di  Teodemiro  Re 
de  gli  Ollrogoti,  fuccede  al    Padre, 
Sue  prime  imprefe.  295".  Muove  guer- 
ra a  Zenone  Augufto ,  e  fa  pace.  204. 
e  feg-  Da  lui  efaltato  ed  anche  adot- 
tato. 213.  Creato  Confole.  214.  Spe- 
dito contra  d'Ilio  ribello.  215-.  Prin- 
cipio di  difcordia  fra  lui,  e  Odoacre 
Re  d'Italia.  218.  Ottiene  da  Zenone 
la  licenza  di  conquiftar  l' Italia .  220. 
Supera  i  Gcpidi.  222.  Dà  due  rotte 
ad  Odoacre.  ivi.  Lo   fconfig^e  per 
la  terza  volta,  e  l'afledia  in   Raven- 
na .  225-.  227.  La  qual  Città  fi  arren- 
de, ed  è   tolu  la  vita  ad  Odoacre. 
230.  Varj  fuoi  parentadi .  232.  Affa- 
me  il  titolo  di   Re.   233.  Suo  glo- 
riofo  governo.  233.  23f.  Si  accorda 
S  s  s  2  con 


5c8 


INDICE 


con  Anaftafìo  Augufto.  iqó.  i5ciichè 
Ariano  favorifce  i  Cattolici.  238.  Ma- 
gnifica fua  entrata  in  Roma  .  245-. 
Sua  favia  condotta  per  Io  Icifnia  di 
Papa  Simmaco,  e  di  Lorenzo,  if^. 
S' impadronifce  di  Sirmio .  25-6.  Rotta 
data  da  i  fuoi  a'  Greci  e  Bulgari.  2f5>. 
Negoziati  fuoi  per  impedir  la  guerra 
tra  i  Franchi  e  Vifigoti.  262.  Data 
una  rotta  a  i  Franchi,  s' impadronifce 
della  Ftuveiiia .  26^. 

Teoderico  Re  d'Italia  diviene  padro- 
ne delle  Provincie  ubbidienti  a  i  Vi- 
figoti in  Ilpagna.  EHenfione  del  fuo 
dominio.  271.  Non  reflituìi  ad  Ama- 
larico Nipote  la  Spagna,  finché  vilfe. 
274.  Da  tutti  i  Piincipi  è  rii'pi-ttato  . 
276.  Sue  fabbriche,  e  buon  governo. 
282.  e  fe^.  Magnifici  Spettacoli  da  lui 
dati  a  i  Romani .  288.  Doni  fatti  alla 
Bafilica  Vaticana.  294.  Collegato  co 
i  Franchi  contra  de'  Borgognoni  ac- 
quifta  molte  loro  Città  .  296.  Condan- 
na Severino  Boezio  all'  elilio  e  pofcia 
alla  morte.  29S.  Manda  Papa  Giovan- 
ni a  Codantinopoli .  299.  Tornato  di 
là  il  fa  imprigionare.  300.  Giugne  al 
fine  di  fua  vita.  302. 

Teoderico  Re  d'  Auftria  fuccede  a 
Childeberto  fuo  Padre.   480. 

Teodora  Moglie  di  Giuiliniano  Au- 
gufto,  fue  biafimevoli  qualità,  307. 
325".  327.  Fa  deporre  Papa  Silverio . 
332.  E  levargli  la  vita .  334.  Sua  mor- 
te. 3Ó3. 

Teodoreto  Vefcovo  di  Ciro  .  66. 
Creduto  fautore  di  Ne.lorio.  loi.  107. 

TEonosio  11.  Augulìo,  fuanafcita.  3. 
Creato  Imperadore  .  4.  Succede  ad 
Arcadio  fuo  Padre.  18.  Dichiara  Au- 
gulla  Pulcheria  fua  Sorella.  46.  Spofa 
Àtenaidc,  appellata  poi  Eudocia.  5-9. 
Fa  pace  col  Re  di  Perda.  62.  Spedi- 
fce  r  Armata  contro  Giovanni  Tiran- 
no. 67.  Che  lo  atterra.  68.  Promuo- 
ve le  Lettere.  68.  Riporta  due  vitto- 
rie contro  i  Perlìani.  74.  e  feg.  In- 
debitamente accufato  di  poca  Pietà . 
85".  Pubblica  il  fuo  Codice  .  94.  Tras- 
lazione da  lui  fatta  del  Corpo  di  S. 
Giovanni  Grifoflomo.  95-.  Perchè  da 
lui  faceffè  divorzio  la  Moglie  Eudo- 
ci%.  II 5*.  Sua  pace  fvantaggiofa  eoa 


Attila.  118.  Morte  e  qualità  dì  lui. 


122. 


Teodosio  Figlio  di  Maurizio  Augu- 
fto,  dichiarato  Imperadore.  468. 

Teofilo  Patriarca  d' Aleffandria  oppo- 
flo  a  S.  Gio.  Grifoftomo,  pur  rico- 
nofce  il  Primato  del  Romano  Ponte- 
fice.  IO. 

Termanzia  figlia  di  Stilicone  fpofata 
da  Onorio  Auguflo.  18.  e  feg.  R'pu- 
diata  da  lui.  21.  Sua  morte,    fo. 

Tiberio  Trace  dichiarato  Cefare  da 
Giuftino  juniore  Augufto.  427.  Sua 
attenzione  al  governo.  431.  Creata 
Augufto.  43f.  Sua  guerra  co  i  Per- 
fiani.  438.  Giugne  al  fin  de'^fuoi  gior- 
ni. 443.  Sue  belle  doti.  444. 

ToRiSMONDO  Re  de  i  Viligoti.  129. 
138.  Uccifo  da  i  Fratelli.   140. 

ToTiLA,  o  fia  Baduilla,  eletto  Re  da 
i  Goti .  347.  Dà  una  rotta  a  i  Greci . 
ivi  e  feg.  AflTedio  di  Napoli  da  lui 
fatto.  349.  Con  isforzsrla  alla  rcfa  . 
35-1.  Allcdia  Peonia.  35-5-.  35-7.  E  I.1 
prende .  3f8.  Con  ifmanteilarne  pofcia 
le  mura.  3J'9.  Indarno  tenta  di  ricu- 
perarla. 361.  S' impadronifce  di  Roffa- 
no .  364.  E  di  Perugia .  364.  Palfa 
con  una  pofTente  Flotta  in  Sicilia  . 
368.  Se  ne  torna  in  Italia.  371.  Per- 
coffe  a  lui  date  da  i  Greci.  373.  Scon- 
fitto da  Narfete   perde  la  vita.  378. 

Trasamon]>o  Re  de  i  Vandali.  239. 
Perfcguita  i  Cattolici .  2f f .  Termina 
i  fuoi  giorni .   295*. 

Tr.\sarico  Re  de' Geoidi,  a  lui  toglie 
il  Re  Teoderico  la  Città  di  Sirmio  . 
25'6, 

Triboniano  Giurifconfulto,  fue  qua- 
lità .  3x1. 

Turchi,  conofciuti  anche  da  gli  anti- 
chi, e  loro  potenza.  419. 

TuRiSENpo  Re  de  i  Gepidi.  37f. 


V 


Alentiniano  III.  fuanafcita.  fó. 

Efìliato  va  a  Codantinopoli  .  63. 
Dichiarato  Cefare  viene  in  Italia .  67. 
Pofcia  Augufto  .  70.  Pianta  la  fua  fe- 
dia  in  Ravenna .  71 .  Brutto  ritratto  di 

lui 


INDICE 


5-09 


lai  fatto  da  Procopio.  72.  Sue  belle' 
Leggi.  79.  Rimette  in  faa  grazia  Ae- 
iio.  S6.  Fa  pace  con  Genferico  Re 
de' Vandali.  89.  Da  lui  tradito.  97. 
ConfeiTioiie  di  San  Paolo  per  ordine 
fuo  fabbricata.  99.  Va  a  Roma.  121. 
Uccifo  ,  e  perchè,  da  i  congiurati  . 
142. 

W.^LLi,\  Re  de' Goti  in  Ifpagna.  49. 
Fa  pace  con  Onorio  Augnilo,  jo. 
e  [eg.  Sue  imprefe  contra  de*  Vandali . 
f3.  Sua  morte  .  5-4. 

VaÌs'DAli  entrarono  nelle  Gallie.  14. 
E  poi  nelle  Spagne.  30.  Danno  il 
nome  all'Andalusia.  38.  Loro  azio- 
ni .  fS.  Sconfiggono  Caftino  Generale 
di  Onorio  Augufto.  ^a.  Loro  cru- 
deltà. 71.  Occupano  l'Affrica.  Vedi 

.  Genferico  .   JÓ.   JJ. 

Vararane  Re  di  Perfia,  fconfitte  a 
lui  date  da  i  Romani.  75". 

Vena.vzio  Fortunato  Scrittore  Italia- 
no. 403.  Sua  morte.  488. 

VENEZIA  inclita   Città,   fuo  principio. 

133- 
Ver  INA  Augnila,  Moglie  di  Leone  Im.- 
peradore  .  176.  I"a  follevare  il  Fratello 
.B.in!;'co  contro  Zenone  Impcradore. 
195-.  Efiliata  da  Gollantinopoli .   210. 
Liberata.  213.  Muore.  214. 
Verona   ricuperata  da   Narfete.    399. 
e  feg.  Afflitta  da  una  fiera  inondazio- 
ne ed  incendio.  461. 
Vescovi  dovevano  vigilare  fopra  i  car- 
cerati, e  i  poveri  per  Legge  di  Ono- 
rio Imperad.   z-f.   26.   Tra'    Vefcovi 
Cattolici  d' Affrica  e  i  Donatifti  Con- 
ferenza per  ordine   di  Onorio  Impe- 
rad. 33.  Per  Editto  di  detto  Onorio  i 
Vefcovi  ebbero  la    facoltà  di  vifitarc 
le  carceri,  informarfi,  e  di  provedere 
a'difordini.  ^7.   I  Vefcovi   non  dcb- 
bonfidare  aldifpetto  de' Cittadini .  211. 
Vefcovi  guerrieri.  430. 
Vesuvio,  vomita  immenfa cenere .  188. 
Vigilio  da  Bclifario  intrufo  nella  Sedia 
di  S.  Pietro.  332.  Dopo  la  morte  di 
Papa  Silverio  legittimata  la  di  lui  ele- 
zione. 335-.  Rùiratofi  in  Sicilia  dà  ajii- 
to  a  i  Romani   alfediati.    3f6.  e  feg^ 
Chiamato  a  CoftantinopoH .  35-9.  56*. 
369.  Per  la  prepotenza  d    Gailli'i'ano 
fugge  a  Calcedone.  376.  378.  Efllia- 


to  di  lui.  383.  Richiamato  appruova 
il   Concilio  V.  Generale  .  3SS.   Fine 
de'fuoi  giorni,  389. 
Vincenzo   Lirinenfe  Scrittore.  88. 
Visconti  appellati  i  Luogotenenti  dei 
Conti,   o  lìa  de  i  Governatori   delle 
Città.  483. 
Vitaliano  Scita,  Nipote  di   Afpare  , 
li  folleva  contro  Anadafio  Augufto. 
280.  282.  Burlato  fi  ritira  ad  una  vita 
quieta  .   ivi.    Generale   dell'  Armi   di 
Giudino  Augufto.   287.  289.   Creato 
Confole,  ed  uccifo.  290. 
ViTlGE  acclamato  Re  d' Italia  da  i  Go- 
ti, colla  ceflione  di  Stati  fa  lega  co  i 
Re  Franchi.  329.  Affedia  indarno  Ro- 
ma. 331.  333, Poi  Milano.  337.  Che 
coftretto  a  renderfi  orridamente  fu  da- 
to a  facco  colla  morte  d'infinite  per- 
fone.  338.  Si  rende  con   Ravenna  a 
Belifario.  342.  Condotto  a  Coftanti- 
nopoli,  ed  onorato,  finifce  ivi  di  vi- 
vere .  344.  e  feg. 
Vittore  Vefcovo  di  Torino.  234. 
Vittore  Vefcovo  di  Capua  dotto  Au- 
tore, anco  di  un  Ciclo  Pafquale.  371. 
Vittorio   d'Aquitania  Autore  di   un 

Ciclo  rinomato.  168. 
Ulfari  Duca  di  Trivigi.  470. 
Unnerico  figlio  di  Genferico  Re  de* 
Vandali  datoiper  oftaggio.  90.  Rimeflo 
in  libertà .  97.  Prende  per  Moglie  Eu- 
docia  figlia  di  Valentiniano  III.  Aug. 
I4f.  if7.  Che  da  lui  fugge  .  188.  Suc- 
cede al  Padre .  202.  Perfeguita  i  Cat- 
tolici. 205".  212.  aif.  Fine  di  fua  vi- 
ta .  ivi. 
Unni  cacciati  dalla  Pannonia.  73.   Re 
d'eflì  Attila.  87.   Ajutano  i  Romani 
nelle  Gallie.  91.  e  fé:.  98.  Saccheggia- 
no l'Illirico.  1G4.  Éftenfione  dd  loro 
dominio,  iii.  Vedi  Attila.  Vedi  y^- 
vari . 
VoLusiANO  Prefetto  di  Roma.  64. 
Ursicino  Vefcovo  di  Torino  .  406. 


Zak- 


<% 


5'io 


INDICE 


ZAngrulfo  Duca  di  Verona 
488. 
Zenone  Ifauro,  Marito  di  Arianna  fi- 
glia di  Leone  Augufto,  creato  Con- 
fole.  179.  Infìdie  a  lui  tefe  da  Afpa- 
rc  Patrizio.  180.  Eletto  Imperadore 
d'Oriente.  191.  Per  la  follevazione  di 
Ba  fi  lifco  fugge  in  Ifauria  .  19C.  In 
qual' Anno  ciò  accadeflè.  198.  Ritor- 
na fui  Trono .  200.  e  feg.  E'  fautore 
de  gh  Eretici.  203.  Sedizione  di  Mar- 
ciano contra  di  lui.  jof.Eaotico  da 


lui  pubblicato,  m.  Dì  credcnia  in- 
Itabile,  viiiofo,  autore,  e  fomentato, 
re  degli  fconcerti  delle  Chiefe  Orien- 
tali.  216.  Fine  del  fuo  vivere.  226 

Zenone  Confole  Pagano,  fua  mone 
114. 

Zenonida  Moglie  di  Bafilifco  ufurpa- 
tore  dell'Imperio  in  Oriente.  195-. 

ZosiMO  Papa,  fua  elezione,  e  condan- 
na da  lui  fatta  de'  Pelagiani.  $-3.  e  feg. 
Termina  la  fua  vita  .'5-4. 

Z0TTONE  primo  Duca  di  Benevento  , 
4ii.  Sua  morte.  472. 


IL      FINE. 


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