ANNALI D' ITALIA
DAL PRINCIPIO
DELL' ERA VOLGARE
SINO AL L' ANNO 17J0.
ANNALI D'ITALIA
DAL PRINCIP IO
DELL' ERA VOLGARE
Sino a l l' Anno i7jo>
COMPILATI
DA LODOVICO ANTONIO
MURATORI
COLLE PREFAZIONI CRITICHE
DI GIUSEPPE CATALANI
'Prete delT Oratorio di S. Girolamo della Carità ,
E COL PROSEGUIMENTO DI DETTI ANNALI
FINO A GLI ANNI. PRESENTI.
TOMO TERZO
Dall' AnnO' 401. dell' Era Volgare fino all'Anno óoov
IN LUCCA MDCCLXII.
Per Vincenzo' G i u n t i n i.
CON LICENZA D E' S U P E R l 0 R l.
A fpefe di Giovanni Riccomini.
ALL' ILLUSTRISSIMO
SIGNOR MARCHESE
JACOPO ANTONIO
COLLI,
MARCHESE DI FELIZZANO,
E D
ACCAD EMICO IMMOBILE.
S. L. B.
Uando intmprefi la ri-
itampa degli Annali d' I-
talia del celebre Propo-
fto Muratori , io deftinai tolto
d' indrizzarne ciafcun Volume a
qual-
qualche illuftre Perfonaggìo, sì
per onorare nel miglior modo,
che per me fi potefle un' Opera
di tanta utilità , e riputazione , e
sì per acquiftare a me medefimo
il padrocinio di coloro , che per
r autorità in elfi o dalla chiarez-
za del fangue, o dallo fplendo-
re della dottrina derivata poteva-
no preflb gli altri agevolarmi il
conleguimento del mio fine, e
proteggere quella mia nuova , ed
accurata edizione. Fra quei po-
chi, che fin d'allora mi fi pre-
fentarono alla mente, uno Voi
folte, lUuftrifs. Sig. Marchese; e
tanto più mi fembravate accon-
cio alla mia intenzione, quanto
che io fcorgeva nella Perfona vo-
ftra alla Nobiltà della origine con-
giun-
giunte quelle qualità tutte dello
fpirito, che rendono altrui nel
mondo di riverenza, e d'onor
degno . E certamente io deftinava
fin da principio di procacciarmi
con tal mezzo la gloria di di-
ventare uno de'voftri umili llimi
Servidori, fé le circoftanze, in
cui mi trovai, non mi aveffero
impedita T effettuazione del mio
defiderio , e coftretto alquanto a
differirla. Ora però, che T edizio-
ne felicemente incominciata più
felicemente ancora fi va profe-
guendo, ragion vuole, che io
mandi a compimento quanto avea
già deftinato , e che fregi il ter-
zo Volume degli Annali col vo-
ftro chiarillimo Nome , fuppli-
candovi di rifguardare queft'At-*
to.
to 5 come una iincem, benché te-
nue y teftimoniiinza di quelF offe-
quio perfettiilìmo , che vi profef-
fo . Ne imprenderò già io a tef-
fere qui l'elogio della Nobiliffi-
ma Voilra Caia, e molto meno
ancora mi arrifchierò a riferire le
lodi particolari, e proprie affatto
di Voi fteffo ; imperciocché e chi
fon io, che poffa o quello de^
gnamente formare, o parte alcu-
na di quelle, comecché legger-
mente, indicare? Oltre di che né
•le mie parole potrebbero aggiun-
gere il menomo grado di luce
ad una Famiglia, d'Uomini gran-
di feconda, e tanto dagli Stori-
ci d'Aleffmdria celebrata, né io
faprei trovar lode, che fempre
minore non foife di quel meri-
to:
to, che in Voi e rifguardo alia
Letteratura, e rifguardo alle vir-
tù cavallerefche con tanto onor
voilro fi ammira in quelF età, che
fuole purtroppo, come veggiam
avvenir d'ordinario, a tutt' altro
inclinare .
Laonde come Uomo, il qua-
le perfettamente conofce la de-
bolezza delle proprie forze , o per
dir meglio la propria infuificien-
za, lafcierò ad altri quello bel
vanto ; e giacche mediante il fa-
vorevole cortefe ufficio preftato-
mi dal Reverendiflìmo Padre A-
bate D. Carlo . . . voilro de-
gnilìimo Zio, ed uno de' mag-
giori lumi del fuo Ordine , la gen-
tilezza voftra me lo permette,
pafTo ad ojfFerirvi in un col libro
Xor». UT. i me
me fteffo, proteftandomi con maf-
fima venerazione tutto voftro , e
fperando che Voi altresì vi de-
gnerete accettarmi per tale, ed
accordarmi infieme quella prote-
zione, a cui umilmente mi rac-
comando .
PRE-
XJ
PREFAZIONE
D I
GIUSEPPE CATALANI
Al III. Tomo dell' Edizione Romana .
SEguitando l'ordine già cominciato ne' due Tomi pre-
cedenti di quella Opera, cioè di premettere, ciò che
di ciafchedun Tomo della medefima ha notato l'eru-
dito Giornalilla Romano, traferivo qui fedelmente il
fuo giudizio intorno alle cofe, che occorrono in quello Ter-
zo Tomo. Dice dunque egli così nel Giornale de' Letterati
per l'anno 1746. Itampato da' fratelli Pagliarini nel medefimo
anno alla pagina 16. lino alla pag. 26.
„ Nel riferire il Terzo Tomo, che comprende due Se-
„ coli interi, quinto, e fello, cioè dal principio dell'anno
„ 401., primo d'Innocenzo I. al fine del 600., undecime
„ anno di Gregorio Magno , amendue Santi Pontefici , con-
„ viene che entriamo in maggiori particolarità, che non ab-
„ biamo fatto nel riportare i due Tomi precedenti . Per-
„ ciocché trattandofi in elio delle vicende lagrimevoli dell'
„ Imperio d'Occidente, il quale inondato da tanti barbari
„ fi divife in Regni, e Principati, e fi riilrinfe a piccola por-
„ zione d'Italia; ficcome il Sig. Muratori nello llabilire i
„ principj de' Regni, che oggi tìorifcono in Europa; nel
„ fare i caratteri alle Nazioni e nel fillema fuo proprio di
„ mantener vivo il dominio Greco in Roma, finché lo an-^
„ noda nel Tomo feguente col Carolino, feguita un parti-
„ colar fillema; così è necellario, che ancor noi per quanto
„ fi può ne indichiamo in genere la fingolarità.
„ Segue egli, come ha latto ne' due primi Tomi , la
„ traccia del Baronio, di cui fovente parla con quella lli-
„ ma, che è ben dovuta al Principe de gli Annali. Condan-
b t „ na
„ na però quel grand' uomo , fpccialtnente a gli anni 5- 5- 3.
„ 5'64. f/o. e 5-78. perchè gli pare, che moftri foverchia fa-
„ cilità nel far l'interpetre a' Divini giudizj, e nel giudicare
„ delle avventure, fecondo i de*ttami del fuo cuore, e del
„ fuo fpirito ben regolato . Fa perpetuo ufo il Sig. Muratori
„ dell'erudito Critico di eflb Card. Baroni© , preferendo la
„ di lui Cronologia Pontificia a qualunque altra con prote-
„ llarfene apertamente ( tom. IV. ann. 68 x. ) Io mi foglia
„ qui attenere alT e fame fatto il meglio che s' è Potuto della
„ Cronologia 'Pontifìcia dal 'Padre Pagi . Ma oltre alla co-
„ pia grande d' Autori , e documenti venuti in luce dopo il
„ Baronio, de' quali s*è valuto il Pagi, ora per illultrare ,
„ ora per corregger gli Annali Ecclefiaftici , altri molti ne
„ adopra il Sig. Muratori da lui già pubblicati nella gran
„ Raccolta de gli Scrittori Italici , e nel Teforo delle Ifcr!-
„ zioni, per mezzo de' quali molte volte cenfura lo fteffo
„ Critico; e feguendo l'edizione Milanefe più efatta, e più
„ corretta de'medefimi Autori adoprati dal Pagi, pone in
„ buon lume ciò, che rimafe ofcuro all' acuti filma villa di
„ quel dottilfimo Religiofo . Avverte fedelmente quando par-
„ la per congettura , acciocché non relli ingannato chi legge .
E perchè hanno gran conneflione co gli affari d'Italia la
Storia del Greco Imperio, e quella della Chiefa; delle
molte, e gravi controverfie di quella fotto 25. Pontefici,
la maggior parte Santi, fé ne rimette al Card. Baronio,
„ al Cardinal Noris, e al Padre Pagi: e di quella epiloga
„ chiaramente la foflanza, quando non ha cofa in contrario.
„ Si mantiene perpetuamente cenfore ne' fatti, e ciò a
yt beneficio de' Lettori: ne divulgata^ atque incredibilia avi-
„ de acceftaveris ■, ncque in miraculitm corruptis anteha-
„ beant . ( Tac. A. IV. ii. ) In alcune occafioni però a ta-
,j luno per avventura potrebbe parere troppo rigido ; come
„ nell'Ambafciata di S. Leone con due Colleghi al fiero Re
„ de gli Unni . Porta egli il telto della Storia Mifcella , dove
„ fi racconta eflcr comparfo ad Attila , mentre afcokava
n S. Leone, un venerabil vecchio armato, il quale lo mi-
„ nacciava. Fin qui va d'accordo col Baronio (<«.45'x.». 58.)
„ il quale faviamente rigetta la falfa opinione di chi crede
„ comparfi in tale occafione due venerandi vecchj. Ma poi
» fi fonda nel filenzio d'Anaftafio, e d'altri Autori antichi,
» per
/
j>er efcludeme il miracolo ; e in ciò lo troviamo coftame
ne'Tomi feguenti; perchè attribuifce tali miracoli aH'igno-
ranza di que' Secoli, e al buon genio di gente nata per lo
fpaccio di tali merci . Così anche il miracolo della S. Cro-
ce riportata da Eraclio fui Monte Calvario, che fi legge
ne' Rituali, lo manda del pari col vecchio comparfo ad
Attila ( lo. IV. a. 6x9. ) Riduce poi a gita civile la ze-
lante rifoluzione del S. Pontctìce, e lo vuole l'pedito da
Valentiniano dopo confulrato il Senato, e il Popolo, per la
gran fiducia, che aveva nella di lui eloquenza . Lafciò Icritto
S. Profpero (dice il Sig. Muratori) che non ad altro pen-
fava rimperadore, che a ritirarfi d'Italia; ma che la ver-
gogna tenne in freno la paura, credendoli malfimamente,
che la crudeltà, e cupidigia del Barbaro Regnante dovefle
oramai efl'ere fazia colla defolazione di tante nobili Pro-
vincie. Fin qui fono quafi le Iteile parole della Cronica
di S. Profpero. Segue il noltro Autore: Ora non fapendo
né Valentiniano, né il Senato e Popolo Romano qual par-
tito prendere, finalmente fu rifoluto di tentare, fé per
mezzo d'Ambafciatori fi potefle ottener la pace dal cru-
delilfimo Tiranno: e S. Profpero : nih'Uqne inter omnia
confilia 'Principisi ac Senatus, Topulique Romani falu-
brius vifum ejì ^ quam ut per Legatos Pax truculentijjìmi
Regis expeteretur ; e immediatamente feguita il detto San-
to : Sufcepit hoc negotium cum Viro Confulari Abieno ,
S; Viro Prafe^iorio Trigetio BeatiJJlmus Papa Leo^ ati-
xilio "Dei fretus quem fciret numquam fiorum laboribus
defuijfe . Nec aliud fecutum ejì., quam pnefumpferat fides .
Le quali parole non fanno penfare altro, fé non che S, Leo-
ne intraprefe aueft' affare infieme con Abieno, e Trigezio,
confidatofi nell'ajuto di Dio, e che a quella fiducia cor-
rifpofe r efito fortunato: Kec aliud fecutum ejì y quam
prafumpferat fides . Ma il Sig. Muratori vuole , che S.
Leone folfe mandato dallMmperadore, il quale confidava
alUviilimo nell'eloquenza ed abilità di S. Leone > né s'in-
gannò. S. Profpero dice, che S. Leone tolfe fopra di sé
quefto negozio: Sufcepit hoc negotium. E il noltro Au-
tore lo fuppone mandato da Valentiniano. S. Profpero
racconta, che S. Leone fi confidò in Dio; e il Sig. Mu^
ratori dice, che l'Imperadore fi confidava nell'eloquenza
lì
9i
„ di S. Leone. S. Profpcro finalmente dice, che T affare
„ riufeì fecondo la fiducia, che ebbe S. Leone in Dio; e il
„ Sig. Muratori dice, che l'Imperadore ngji s' ingannò nella
„ fiducia ch'ebbe nell'abilità di S. Leone.
„ Non vi è flato luogo a fimili equivoci nella pura, e
„ fpontanea fimigliante imprefa del Pontefice tre anni dopo,
„ cjuando fi prefentò intrepido al barbaro Re Genferico per
„ falvare i Romani dalle uccifioni, e da gli incendj gU Edi-
„ fizj ; perchè l' Imperadore era flato trucidato, né v'era chi
„ poteflè fpedire in qualità di Ambafciatore il Pontefice.
„ Afiègna fui bel principio la cagione dì sì gravi danni
„ in tutto l'Occidente, e fpecialmente in Italia, e in Roma,
„ cioè la divifione de gli Stati fatta inconlideratamente da
„ Teodofio il Grande per li due figliuoli Arcadio , e Ono-
„ rio. Principi poco atti al governo, i quali colle loro fi-
„ multa rovinarono l'Imperio. Poiché Arcadio, che premorì
„ al fratello, con lafciar tutore del figlio Teodofio il barbaro
Re Ildcgarde, fu cagione, che fi rinovarono in Oriente
le perfecuzioni de'Criftiani. E Onorio Principe pio, ma
„ fenza mente, e fcnza coraggio, col decretar per femplice
„ fofpetto la molte di Stilicone, aprì l'Occidente a' Barbari,
„ né s'avvisò di reprimerne l'impeto con crear Generali va-
„ lenti; del che n'ebbe chiara riprova, benché tardi in Co-
„ flanzo, che li raffrenò nelle Gallie. Valentiniano IH. che
„ gli fuccedette l'anno 415'. fotto la reggenza della Madre
„ Galla Placidia, quafi avelfe ereditato col comando la dap-
„ pocaggine del Padre; (il Sig Aluratori v\on\\xo\, cheli
„ prefli credito a Procopio, che gli fa un peflimo carattere)
„ condannò a morte il prode Generale Aezio, fenz' avve-
„ derfi delle occulte trame di Petronio Maffimo Senator Ro-
„ mano, intento a vendicarfi del difonore ricevuto dal Prin-
„ cipe : onde non potè mal accorto fuggire il proprio afi'af-
„ finamente, e dio l'ultimo crollo l'Imperio, il quale cadu-
„ to in mano a gli ufurpatori per io. anni, finì l'anno 476.
„ in Romolo Augufl:olo colto da Odoacre Re de gli Eruh ,
„ non fi sa fé in Roma, o in Ravenna, e per pietà lafcia-
n to viver co' parenti in Lucullano Caflello di Campania.
„ In detto anno ebbe principio il regno d'Italia, del qua-
„ le pilla bafìb riferiremo le particolarità, che s'incontrano in
}, queflo Tomo. Prima però é neceflàrio indicar quelle delle
« vi-
J»
XV
„ vicende d'Italia, e dell' altre Provincie dell'Imperio d'Oc-
„ cidente fotte i due inetti Imperadori Onorio, e Valenti-
„ niano, e anche ne'xo. anni feguenti, cioè ne' 76., che pre-
„ cedettero alla caduta del medelimo Imperio . In Italia adun-
que gli eftetti della morte decretata a quel valentuomo
Stilicone, furono l'incurfionc de' Goti, i quali fotto z\la-
rico loro Re rapprefentarono in Roma l'anno 409. la ben
„ nota tragedia, che tolfe a quell'alma Città la fua magni-
„ ficenza fin allora confervata. Opportunamente il Sig. Mu-
„ rat ori con Olìmpiodoro prcflb Fozio, moilra a qual alto
„ grado fofTe di grandezza, ed opulenza queih maraviglio-
„ fa Città . Prima di Alarico in ogni gran Palagio fi trova-
„ va ciò, che può eflTerc in una mediocre Citta, Ippodro-
mo, Piazza, Tempio, fontane, e varj bagni : il che die
occafione ad Olìmpiodoro di efprimere sì gran magnifi-
cenza in un folo verfo , che il Sig. Muratori ha tradot-
to: Eft 'Vrbs una domusy mille Urbes conti net una "Vri/s^
Era il circuito delle mura di Roma, fecondo Ammone
Geometra zi. miglia: molte famighe avevano di rendita
quatro milioni, altre uno e mezzo, e altre uno. Simil tra-
gedia fu rinuovata l'anno ^^s- da Genferico Re de' Van-
dali d' Affrica , come è noto per tutte le Iftorie , che rac-
contano aver que' Barbari in quattordici giorni di facco
fpogliata Roma di tutte le fue ricchezze, e imbarcatele
per Cartagine con moltitudine immenfa di prigionieri d'o-
gni condizione, e feffb. OflTerva in tale occafione il no-
„ Uro dottilFimo Annalisa coli' Autor della Mifcella, e con
„ San Gregorio, che andandofene i barbari, fi fi:efero per
„ la Campania ; e perciò alcuni fatti attribuiti a S. Paolino
„ VefcovQ di Nola, dice non convenirfi al primo S. Pao-
„ lino, ma ad altro del medefimo nome; perchè più d' un
„ Paolino effere flato in quella Sede lo viddero anche i Bol-
„ landilli.
„ Offerva inoltre, che dopo quella replicata tragedia
„ non s' incontrano più le fpefe fraoderate de' Confoli nel lo-
„ ro ingreffo; e racconta, come l'anno 5-19. Simmaco Lega-
„ to dell' Imperador d'Oriente Giuftino, llupì come di cofa
„ ìnfolita, in vedendo il pompofo ingreffo del Confole Eu-
„ tarico genero del Re Roderico con tanti giuochi, felle,
„ e regali magnifichi già andati indifufo> e che anticamen-
j>
}>
>»
te
Xvj
>, te erano ordinar]. Perciò tre anni dopo avendo imitato
„ il pompofo ingreiro in Oriente il Confole Giudiniano, d'i-
,y ce il Sig. Muratori coli' autorità di Marcellino Conte, che
„ fu il più raagnitico di quanti ne fodero itati in Cotlanti-
„ nopoli. Non dobbiamo qui omettere, che intanto non par-
„ liamo in quello Tomo de' Confoli, come abbiara fatto ne'
„ due precedenti ; perchè non vi abbiamo offervato cofa, che
„ non Ila notata dall' illulhatore de' Falli Confolari nella nuo-
va edizion del Baronio, colla fola differenza, die quelli
porta i documenti , in cui ii nota la verità de' nomi lenza
deciderne, e il Sig. Muratori ne decide. Per efempio
all'anno ^lo. nel tomo ix. del Baronio tra le infcrizioni
antiche della Bafilica di S. Paolo fi legge Cottf. FI. Lam-
pada., ^ Orejìis; e il nollro Annalilla aggiugne a Lampa-
dio il prenome Flavio coli' autorità di due marmi del tuo
Teforo. A ciò lì aggiugne la grande irregolarità, e incer-
tezza de' Confoli in quell'ultimo fecolo, in cui trova di
certo il Sig. Muratori quello folo, che l'anno ^35-. creato
„ Confole d'Oriente F/. Be/ifario, celiarono affatto i Con-
„ foli d'Occidente, e l'anno 5-41. cefsò il Confolato ordina-
„ rio d'Oriente in F/. BaJìUo Juniore; e cominciò più tar-
„ di il Confolato perpetuo degli Augulli, nel principio del
„ quale fi diparte dal P. Pagi, come fa in quello di Mau-
„ rizio .
„ De' Barbari invafori delle Provincie fuor d'Italia, che
„ fondaron regni, e principati, ha parimente il nollro An^
„ nalilla alcuna cofa particolare. De'Vifigoti, o fiano Goti
„ Occidentali, i quali co gli Svcvi e altri barbari li llelero
„ dalle Gallie nelle Spagne, ove dopo varj contraili, e do-
„ pò la partenza de' Vandali per l'Affrica fondarono due re-
„ gni , ne parla fenza molto impegno di critica , e gli Autori
» più accreditati prelFo lui fono Gregorio Turonenle, e S.
„ Ifidoro di Siviglia. De' Vandali d'Affrica, che indi fi di-
„ llefero a infellar la Sicilia, e l'Italia, quantunque in molte
„ occafioni ne parli, in fpecie fotto Giuftiniano, e Giulli-
ji no, i quali col valor di Belifario,e di Narfete gli dieron
,} molto da fare, non ha fingolarità notabile. Siccome de'
„ SalToni, e de gli altri barbari, che invafer la gran Britan-
» nia, e la divifero in fette regni, comechè poco abbian che
» fare colla lloria d'Italia, parcamente ne parla, come di
„ amici
5>
5»
XVIJ
„ amici de' Longobardi: perciò l'anno 5:96. rammentando,
„ come S. Gregorio mandò S. Agoftino Monaco a conver-
„ tirli alia Fede, dice, che furono gli Anglojajfotii barba-
„ r/, che da gran tempo avèano occupata la maggior par-
„ te della Bretagna maggiore , ienza altra particolar notizia .
„ Non così de' Franchi barbari fondatori della Monar-
„ chia Francefe. Primieramente non ammette co gli eruditi
„ di quella Nazione Faramondo primo Re de' Franchi, nome
„ ignoto, dic'egli, allo ileilb Turonenfe, e a Fredegario, e
„ folamente fpacciato da Prolpero Tirone, o fia altro, in una
„ Chronichetta, ove potrebbe anch' elfere fcorfo. Fa bensì
„ fignoreggiare quella bellicofa Nazione di là dal Reno an-
„ che ne' due lecoli innanzi; ne s'impegna ad indagarne l'ori-
„ gine, nella quale in fatti s'è affaticato, più per via di con-
„ getture, che di ragioni convincenti, il celebre Abate
„ Vertot {Memoìres des tnfcript. tom. i- pag. xy8.) E per
„ verità né Clodione, ne Meroveo fuo figlio, o fecondo al-
„ cuni Franceft parente, né Childcrico tìgliuol di Meroveo,
„ paifarono il Reno , Lo pafsò prima di tutti Clodoveo l'anno
„ 486., cominciò le lue conquide nelle Gailic, e abbrac-
„ ciò dopo dieci anni la religion CriiHana a perfuafion di
Clotilde fua moglie; onde vien riconoiciuto per lo primo
Re Crifliano comunemente da tutti gli Storici. Inoltre il
Sig. Muratori fa, contro l'opinione de' Franzefi, un ca-
rattere fvantaggiofiflìmo a quello primo Re CrilUano, rap-
prefentandolo come trafportato per foverchia ambizione
„ ad azioni federate e crudeli {an. 5-10. e feg. ) e parlan-
„ do nel fecol feguente de' Re Franchi in genere, {tom. 4.
„ ann. <^30.) dice, che non diilinguevano i figliuoli legitti-
„ mi da'baftardi, mentre aveano oltre alla moglie molte con-
„ cubine, come di Dagoberto attelta Fredegario; e come
„ con altri cfempj ^\ può provare : e dice altresì , che i me-
„ defimi nel fecol fet timo non avean per anche difmeflì tutti
„ i riti e difordini della gentilità, e foggiugne poterli dire,
„ in paragon loro folfer meglio coftumati i Re Longobardi ,
per la qual nazione il noltro Autore non ha quella avver-
fione, che fé ne ha generalmente, come fi dirà qui fotto,
e meglio ancora nel Tomo feguente .
„ Nello ftabilire il regno de' Borgognoni va d'accordo
„ col Pagi {an. 4$'6. n. xui,) cioè ne ferma il principio
Tom. ìli. e „ tren-
♦>
j>
»
4»
XVllJ
„ trent'iinni prima di Clodoveo: amendue però fon fofte-
„ liuti dalla loia autorità di Mario Aventicenfe . Parlando
„ poi della morte di Gundebaldo loro Re, la quale col nie-
„ defimo Pagi dilìerilce all'anno 5-17. dà notizia di quello
„ Regno in quc' tempi dicendo, che comprendeva la Bor-
„ gogna moderna, la Savoja, il Delfinato, il Lionefe, l' Avi-
„ gnonefe, ed altri paefi di quei contorni.
„ I Barbari più fortunati in quelli Annali fon quei, che
„ fondarono, e governarono il Regno d'Italia, de' quali pa-
„ re, che l'Autore fia impegnato a farne contro la com-
„ mune prevenzione la difefa. D'Odoacre Re de gli Eruli,
„ che fondò quello regno l'anno 476., e del quale fappiam
„ di certo, che s'ingerì contro tutti i canoni nell'elezione
„ del Romano Ponterice, imponendo così un giogo alla S.
„ Sede, dal quale difficilmente, e dopo più fecoli liberoill,
„ dice il Sig. Muratori (att. 481.) eòe quantunque Arìa^
„ «0, nìuna novjtà induffe in pregiudizio della Chiefa Cat-
„ toUca^ non rejìando alcuna querela di quejfo, né dalla
„ parte de i 'Raffi., né da quella de gli Scrittori. I Re Goti
„ fuccelFori d'Odoacre, o (ìano Oltrogoti comparifcono in
„ quelli Annali di molto miglior fembianza , che appreflb
„ milti altri Scrittori . Di elfi ne parla generalmente con
„ lode, moflrando che s'inganna il volgo, e con eflb i fe-
„ miletterati , allorché attribuifcono ad elfi tutte le cofe mal-
„ fatte , e chiamano la viziofa architettura , e i caratteri
„ malfatti , di gulto Gotico . Due di elTi Re efalta alle (Ielle .
„ Teoderico, e Totila per la loro politica, e per le virtù,
„ che in loro rifplendettero : benché, die' egli, non foflero
„ efenti da alcuni nei. Di Teoderico veramente fcrivono
„ con molto vantaggio, e Calliodoro fuo Segretario, e gli
„ altri illorici ; non fenza maraviglia, che un uomo, il quale
„ non fapeva fcrivere il fuo nome (onde bifognò adoprar
„ lamina d'oro forata, fopra cui conducelTe la penna per
„ formar quelle quattro lettere TEOD) folTe dotato di tanta
„ virtù, sì nel civile, che nel militare. Ma le di lui azioni
„ ne gli ultimi anni della vita in difefa dell' Arianismo, e
fpecialmente l'ingiuila fentenza di morte contro i due va-
lentuomini Boezio, e Simmaco, e la facrilega carcerazione
del Santo Pontefice Giovanni, meritano nell'iiloria altro
',', nome, che di nei. Ed in fatti il Sig. Muratori alla p. 301.
e fegu.
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„ e fegu. biafirna Teoderico, come uomo nell' ultimo della
vita Tua empio e crudele. Parimente l'aver Totila fac-
cheggiato Roma, e l'averne Imantellate le mura, abba-
ftanza difcoprono il di lui naturale barbaro, per privati
fini celato fotto il manto di virtù apparente .
Cilecche dica però il Sig. Muratori in vantaggio de'
Goti, tutto è niente in confronto delle lodi da lui attri-
buite a' Longobardi. Cominciò il Regno di qucili molto
„ dopo finito quel de' Goti; febben dimoftra, che quelli non
furon mai affatto dillrutti , e che inquietaron fempre i due
valorofi capitani Belilario, e Narfete, i quali molto riac^
„ quiltarono all'Imperador d'Oriente e nell'Affrica, e in
Italia. Ma appena cominciarono elfi a regnare, o per dir
meglio, appena calarono in Italia l'anno 568. invitativi da
Narfete , che volle vendicarfi del motto pungente dell'
Imperadrice Sofia, ufarono per fette anni continui tal bar-
barie e fierezza contro la niifera ItaHa, in fpecie contro
le Chiefe e Sacerdoti, che diedero un faggio di quella
„ barbane, con cui tiranneggiarono più di ducento anni l'ita-
ia . Il Sig. Muratori non ne difende sì funelti principj:
„ anzi afferma col Baronio {an. S7}-) tali crudclià effer pro-
cedute non Iblamente dall'effer eglino barbari di nazione,
e gente feroce, ma ancora dalla diverfità di religione; e
foggiunge, che la maggior parte di loro erano Ariani, e
che molti de gli aufiliarj erano Gentili . Tercio non è da
Jìupire^ profegue {an. S'/S.) fé cojìoro tvfierijfero anche
„ contro delle Chiefe de' Sacerdoti Cattolici . Nondimeno le
„ principali calamità dell' Italia in quefii tempi provennero
„ dalla guerra madre d'incredibili gtiaj ^ majjlmamente ne'fe-
„ coli d'allora^ e dalla refìftenza^ che fecero le Città, eì
„ Luoghi forti de gì' Italiani , i quali non amavano di paffar
„ fotta la Signoria di quefii Barbari forejìieri . E in co-
„ tali difavventure principalmente refiò immerja Roma colle
„ Città, e pae^ circonvicini , i quali, per quanto poterono,
„ Jìettero cofanti nella divozione del Romano Imperio. Dalle
„ quali parole fi comprende, che l'Autore procura fcufar
„ in qualche maniera que' Barbari . Meglio anche fi ravvifa
„ ciò dall'obliquo parlar, che fa de' 3 6. Duchi, i quali dopo
„ la morte del Re Clefo fpopolaron l'Iralia, e per aumento
„ di tanta opprefiiìone impofero l'intollerabil tributo d'un
ci „ ter-
j»
>j
»
XX
terzo di tutte l'entrate, mentre così conchiude il fuo di-
icorlb {an. S75-) lo fo^ che v ha taluno .y a cui per ca-
gion di quefto tributo è fembrata ben deplorabile la con-
dizion dell' Italia dopo la venuta de^ Longobardi , qua fi
che non -u abbia dei popoli anche oggidì tn Italia ^ che
computati gli aggravj tutti , pagano al "Principe loro egua-
li, anzi più gravi tributi.
„ Comincia a prendere difefa manifefta di quefta na-
zione, quando la lente, benché meritamente, ingiuriata
da altri. S'incontra l'anno 5-90. in una lettera di S, Gre-
gorio {lib. I. ep. 17.) nella quale chiama nefandijfimo il
Re Autarit, il qual titolo mal fuonandogli: Quefto è il
titolo, egli dice, di cui fono frequentemente ornati i Re
Longobardi , e la loro nazione dai Romani, perchè troppo
offeje ne aveano ricevute , e tuttavia ne ricevevano . E
fopra altra lettera del medefimo S. Pontefice (lib. 5-. ep.
41.) nella quale efagera i mah trattamenti di Romano
Élarco di Ravenna fopra quei dei Longobardi : EJus in
nos malitia gladios Longobardorum vicit; ita ut benignio-
res videantur hojìes, qui nos interimunt , quam reipu-
blica Judices , qui nos malitia fua , rapinis , atque fal-
laciis in cogitatione confumunt : così brevemente rimpro-
vera {an. S95-) E pure ì foli Longobarbi erano trat-
tati da nefandi ffìmi. E poco prima annoverati i gravi
danni in varie parti d'Italia cagionati da'Minillri malvagj
dcirimperadore, avea detto ironicamente, che moltiffimi
di que', che pofledevano beni nell'Ifola di Corfica, eran
forzaci a ricoverarli fotto il dominio della nefandiffima
nazione dei Longobardi . Non deve però ometterli, che
il Sig. Muratori s'impegna a lodar querta nazione, fola-
mente nel proprio dominio, e ne'paefi amici, benché s'ina-
fprifca contro chi ne dice male . Perciò opponendofi al
Baronie, il qual prende per adulazione ciò, che riferifce
Paolo Diacono della buona difciplina di que' Barbari, dice,
non aver avvertito il Baronie, che Paolo parla dell' invi-
diabil tranquillità in regno Longobardorum, e foggiugne:
So ancor io , che fuori di là , cioè contro dei Greci lor
nemici , e contro chiunque teneva il lor partito , come fe-
cero Roma, Ravenna, ed altre Città, efercitarono la rab-
bia loro con uccijioni, e faccbeggi. Ma quejìe fon mifere
„ pen-
xxj
„ penfìonì della guerra , che in tutti i fecoli anche tra Cat-
„ tolici fi Jon provate y o fi provano . {an. 5-84.) Se alcuno
„ patifce da un altro qualche afpra ingiuria o graviffimo dan-
„ no, non potrà dunque di quello, che gli ha recato ver-
„ gogna , e danno altamente lamentarfi , per la ragione che
„ ha Ibtierto una di quelle tante difgrazie, che fono penfionì
„ di querta mifera vita? e quefta è una ragione buona, per-
„ che gli uomini di probità non ne debbano biadmar l'of-
„ fenfpre? Non tralafceremo d'indicare nel Tomo feguen-
„ te, quanto H difenda, anche contro di chi ne provava
„ danni irreparabili, e con tutta ragione fé ne doleva.
Quefta appunto è la ceniwa fatta al Tomo Terzo de
gli Annali del celebre Muratori dal zelante dotto Giorna-
lifta, il quale quantunque nei due Primi Tomi fiafi moftrato
un amorevole Panegiriita dell'Autore di quefti Annali, in
quello Tomo, e ne'feguenti è paflato in un fevero Cen-
fore, a cagione di alcune elprelTioni di eflb Muratori fti~
mate dal Giornalifta ingiuriofe alla Chiefa e Corte Romana.
Il giudiziofo leggitore non ha bifogno, che io mi diffonda
di più in ordine alle oofe già olTervate dal fuddetto Cen-
fore, tanto più che il pio e dottiilimo Autore di quefti An-
nali, oltre in varj luoghi delle fue Opere aver vindicato le
gefta gloriofe di molti Papi, e diritti dalla Sede Apofto-
lica contro gli Eretici, e falfi Critici, che l'impugnava-
no, prima di morire fcrillè di proprio pugno al Regnan-
te Pontefice BENEDETTO XIV. una fambfa lettera , nella
quale ritrattava tutto ciò, che potea elfere di pregiudizio
alla Sede Apoftolica, di cui fu fempre veneratore lino alla
morte .
Non per tanto non devo io paffare fenza Critica ciò
che dice il noftro Autore nell'anno 401. dove feguitando f^y.'i
per altro l'opinione di alcuni Scrittori, parlando della mor-
te dì Anaftafio Papa accaduta in detto anno, cosi fcrive:.
Venne a morte nel dì 14. di Tìecembre de IT anno prefentt
Anafiafio Tapa , che viene onorato col titolo di Santo ne gli
antichi Cataloghi., dovendo fi nondimeno ojjfervare^ che tal
dinominazione non fignificava già in que^ tempi rigorofamente
quello y che oggidì la Chiefa intende colla Canonizzazione
dei buoni Servi di TDio fatta con tanti efami delle virtù ^
e dei 7»iracoli loro . IJavafi allora il tìtolo di Santa anche
a $
XXlj
a i Vefcovi viventi ^ come tuttavia ancoy^a Jì dà a i Romani
Pontefici . E però noi troviamo appellati Santi tutti i 'Papi
de' primi Secoli^ così i Vefcovi di Milano^ Ravenna, Aqui-
kja. Verona ^c. Con buona pace dc4 dottilfimo Scrittore
e di altri Autori, non lolamente ne' primi Secoli i Papi, ed
i Vefcovi, ma tutti i Criffiani, quantunque laici, chiam.i-
vanfi Santi, ficcome il dimollra il Cardinal Baronio all'anna
43. e all'anno 6x. e per lafciare altri Autori, che provan
l'ifteflb, può vederfi il P. Mammacchio nella celébratiflìma
Opera, Originum & Antiquitatum Cbrifiia?Tarnm tom. i.
lib. I, cap. !.§. X. E il dottiflìmo Canonico Pietro Morfettl
nella fua nuova Opera in foglio, intitolata, T)e S. Calli jìo
Tapa^ Martire y che noi per ordine del Reverendiflimo
P. Maellro del Sacro Pala72o abbiamo riveduta, ed appro-
vata. Che poi Anaftafio Papa, ed altri Papi dei primi Secoli
avelFero il titolo di Santi per una mera denominazione ^ che
anticamente e comunemente davafi a tutti i Vefcovi, ella mi
pare che non polla aflbrirfi fenza offendere l'intrinfeca fan-
tità di detti Papi, giacché i medefimi, fin da piij fecoli, non
folo fono Itati denominati Santi, ma come tali fono flati ve-
nerati in tutta la Chieia,riccome colla da'Martirologj, ne' quali
furono notati, e tra gli altri S. Anallafio Papa, ficcome può
vcderfi prelTo il dottiilìmo Giorgio nelle note al Martirolo-
gio di Adone al dì %j. Aprile pag; 174. e i BoUandilti al
medefimo giorno, pag. 441.
Per quel che riguarda S Leone, dirò alla sfuggita, che
a mio giudizio può bemlTìmo comporfi infieme quello, che
rifpetto ail medefimo dice S. Profpero, ed a Valenciniano il
Sig. Muratori {an. 45x.) cioè che quello Principe alTaidimo
confidane nell'eloquenza, come il nollro Storico riferii ce,
di S. Leone; e S. Leone all'oppofito, come Pontefice, e co-
me Santo, non nella propria facondia, ma in Dio tutta ri-
ponete la fua fiducia, conforme lafciò fcritto quel Santo
Padre .
So, che alcuni non han ben intefo ciò che il Muratori
fcrive all'anno ^6\. di S. llaro Papa. Ecco le fue parole:
G^uefti appena confacrato [pedi le fue circolari per tutta la
Criftianità con quivi condannare Nejforio , ed Eutichete^ ed
approvare i ConcilJ Niceno, E/efno, e Calcedonefe , e le Ope-
re di S. Leone fuo antecejfore : fecit dee r et aleni ^ per uni-
ver'
xxiij
verfum Orientem fparftt de fide Cathol'tca , ^ Apoftolica
confirmans tres Synodos ^ Nicanam, Ephefinam, ^ Chalce-
donenfem ^r. Qoetto appunto vien riferito da Anailalìo nella
vita det Tuddetto Pontefice, dal Cardinal Baronio, e da altri.
Veramerite, fìccome oilèrva il Muratoti, nulla dice il CaV"
dinal Baronio intorno al l"" aver egli tralafciato il Cofianti-
nopolitano, che pur fu univ er fiale . Ma qui fa d'uopo pri-
mieramente fapere, che un'antico Codice mf. Fiorentino lo-
dato da Luca Olllenio prelFo il Scheleftrate dice efprelìamente
confirmans quatuor Synodos^ fìccome fi può vedere ancor*
prellb il Pagi nella Vita di S. ilaro al num. ii. Per fecondo
quando pure fi ha da Ilare alla comune lezione, dove dieefi,
confirmans tres Synodo^s, quello non fa, che non approvalfc
ancora il Concilio Cortantinopolitano per quel che riguarda
il Simbolo della Fede, imperocché lo approvò tacitamente,
quando approvò il Concilio Niceno, giacché l'uno e l'altro
Simbolo é ricevuto dalla Chiefa come rillelfo, e da qui na-
fce che il Simbolo Coftantinopolitano, che recitiamo nella
Mefia comunemente fi chiama Niceno ; Vedi il dottiffimo
Criiliano Lupo ne'fuoi Scholj al Concilio Cofi;antinopolita-
no I. Cap. IV. Che poi S. Gregorio Magno el'preflTamente avef-
fe confermato elfo Concilio 1. Coilantinopolitano infieme coli-
gli altri tre accennati di fopra, lo alTerifce egli Itefib in quelle
note parole: ^atuor prima Concilia veneramnr, tanquavt
quatuor T>ei Evangelia.
Refl:a che in fine di quella Prefazione faccia avvitato
il leggitore d'una cola degna a faperfi, qual è quella di ri-
trovarfi nel prefente Tomo, e nei feguenti molte variazioni
fecondo le varie copie di quell'Opera. In fatti in fine dejl'an-
no 403., dove fi dice, che i Monaci appena nati nel Secolo /**i-*^-
precedente ^ s'' erano multiplicati per le Città, e per le Ville , ^
e non traficuravano il meftier di far fina la robba altrui,
fempre però dentro i limiti delV oneftà, in alcune copie man-
cano quelle parole fempre pero &c.
Inoltre fui fine dell'anno 437. dove fi dice, che Placi-
dia il procurò una Nuora colla perdita dell'Illirico, e che
il matrimonio del Regnante divenne una divifione dolorofa
per le Provincie ; in alcune copie vi fono aggiunte le feguenti f**J\?9
parole, Finalmente è da ojfervare, che Valentiniano , ed Eu-
dojfia erano parenti m terzo grado, e pure ninno de gli Scrit-
tori
XXJV
tori notò , che per celebrare quelle nozze fojfe prefa dìfpen-
fa alcuna. Ora io iafcio al favio difccrnimenro del leggitore
il giudizio delle fuddette variazioni, ed altre fimili, le qua-
li veramente renderebbon non poco odiolb il celebre Autore.
Quando pure quefte efpreffioni folFero ufcite dalla pen-
na del Muratori, forfè il medefimo confiderando meglio
le Gofc, ordinò allo Stampatore, che correggefle i fogli, e
che poi quefti corretti, per incuria dei Miniilri non fi fof-
fero inferiti ne' Tomi a' loro proprj luoghi. In fomma quelle
variazioni poffbno da tutti conofcerfi: e nella celebre Biblio-
teca CafanatenCe vi è queft' opera de gli Annali della mede-
fìma edizione di Milano in data del medefimo anno, e Stam-
patore, e nel Terzo Tomo alla pagina 9. in fine dell'an-
no 403. fi leggono le parole fempre però ^c. ed in fine dell'
anno 437. alla pagina 106. mancano affatto quelle parole: fi-
nalmente è da offervare.
--A'\
GLI
GLI
ANNALI D'ITALIA
Dal principio dell' Era Volgare
lino all'Anno 1750.
Anno dt Cristo CCCCI. Indizione XIV.
D' I N N O e E N Z O P A P A l.
DI A R e A D I O l M P E R A D O R E 19.67.
DI Onorio Imperadore 9. e/.
Conlbli i Vincenzo, e Pravità.
L primo, cioè Fincenzo Confolc Occidentale, era fta- Fra Vo!g.
ro in addietro Prefetto del Pretorio delle Gallic, e ANN0401.
fi truova commendato afTailIìmo per le fue Virtù da
Sulpizio Severo W, Autore di quefti tempi . Pravità (s) SuìpU.
Confole Orientale e quel raedcfimo , che abbiam Sevirus
veduto di fopra vittoriofo della Flotta di Gaina, e ^''''- ^•
che fedelmente feguitò a fervire ad Arcadio Augu-
fto . Prefetto di Roma abbiamo per l'anno prcfcntc
Andromaca . Ora noi fiam giunti al principio del Secolo Quinto dell'Era
Criiliana, Secolo, che ci fomminillra funeftc rivoluzioni di cofc, fpe-
^ialmente in Italia, divcrfe troppo da quelle, che finquì abbiamo ac-
T'om. III. A cén-
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cp. 17.
Annali d' Italia.
A
»A Volg. cennato. Inclinava già alla vecchiaia il Romano Imperio, e a guifa
NN0401. de' corpi umani avea coir andare degli anni contrarte varie infermità
che finalmente il conduntro aircflrcma roifcria. Tanta vaftità di do-
minio, che fi (lendeva per tutta l'Italia, Gallia, e Spagna, per gli
valli paefi dell'Illirico e della Grecia, e Tracia, e per airaiflìme Pro-
vincie dell' Aaa, e per l'Egitto, e per tutte le corte dell' Affrica ba-
gnate dal Mediterraneo, colla miglior parte ancora della gran Breta-
gna, tratto immenfo di terre, delle quali oggidì fi formano tanti di-
verfi Rrgni e Principati: grandezza, diffi, di mole sì valla s'era mi-
rabilmente foflenuta finora per le forze sì di terra, che di mare, ebc
llavano pronte fcmprc alla diftfa, e per la faggia condotta di alcuni
~^ valorofi Imperadari. Certamente, ficcome s'è veduto, non manca-
rono già ne' precedenti anni guerre ftranicre di fomma importanza, fiere
irruzioni di Barbari, e Tiranni inforti nel cuore dei mede fimo impe-
rio j ma il valor de' Romani, la fedeltà de' Popoli, e la militar dilci-
plma mantenuta tuttavia in vigore, feppero difllpar cotante procelle,
e conlervare non rnen le Provincie, che la dignità del Romano Im-
perio. Contuttociò fu d'avvifo Diocleziano, che un fol Capo a tanta
cilcnfion di dominio bartar non potefle; e però introduffe la pluralità
de gli Augufti e de i Cefari, immaginando, che quelle diverfc tede
procedendo con unione d'animi (cofa difficililTìma fra gli ambiziofi mor-
tali) avefle da tener più faldo e difcfo l'Imperio, benché divifo fra
effi, volendo principalmente, che le Leggi fatte da un Imperadore,
portafiero in fronte anche il nome de gli altri Augufti, affinchè un
folo pareffe il errore e k mente di tutti nel pubblico governo . Per
quefta ragione, e fecondo l'introdotto coftume, Teodofio il Grande,
per quanto ci ha moftrato la Storia, con dividere fra i fuoi due Fi-
gliuoli, cioè Arcadie, ed Onorio Augufti, la fua Monarchia, avea cre-
duto di maggiormente atficurare la fuffiftenza di quefto gran Coloflb.
Ma per difavventura del Pubblico, a riferva della bontà del cuo-
re e de i coftumi, nnir altro- pofTedeano qoefti due Principi di quel,
che fi richiede a chi dee regger Popoli > e in fatti erano effi nati per
lafciarfi governar da altri. Miravano poi crefciuti dapertutto gli abufi;
malcontenti i Sudditti per le foverchie gravezze ; fminuite le milizie
Romane j le Flotte trafcurate. Il peggio nondimeno confifteva nella
baldanza de' Popoli Settentrionali , t foggiogare i quali non era mai
giunta la potenza Romana . Coftoro da gran tempo non ad altro più
penfavano, che ad atterrar quefta potenza. Nati fotto Climi poco fa-
voriti dalla Natura, e poveri ne'lor paefi, guatavano continuamente
con occhio invidiofo le felici Romane Provincie, ed erano vogliofi di
conquiftarlc, non già per aggiugnerlc alle antiche lor Signorie, ma per
paflare da i lor tugurj ad abitar nelle cafe agiate, e fotto il piacevoi
Cielo de' Popoli Meridionali . Quefto bel difegno non potè loro riu-
fcire ne' tempi addietro, perchè ripulfati, o sbaragliati qui lafciarono
la vita, o furono coftretti a ritornarfcne alle lor gelate abitazioni. II
Secolo, in cui entriamo, quel fu, in cui parve, che fi fcatcnafle tutto
il
Annali d' Italia. 3
il Settentrione centra del Romano Imperio, con giugnere in fine a Era Volg.
fmembrarlo, anzi ad annientarlo in Occidente. Si può ben ncdere Ann 0401.
che non poco influifiTe in qiierte difavventure dell'Imperio Occiden-
tale, l'aver Valente e Teodoflo Augulti (cosi portando la nrccllìcà
de' loro intereffi) lafciati annidar tanti Goti, ed altre barbare Nazio-
ni, nella Tracia, e in altre Provincie dell'Illirico. Aflailfimo nocquc
dei pari l'avere gì' Impcradori da gran tempo in addietro comiHciato
a fervirfi ne' loro cfercici di truppe birbariche, e di Gc.ierali eziandio
di quelle Nazioni. Perciocché quc' Barbari, adocchiata la fertilità e
felicità di quelle Provincie, ed impratichiti del paefe e della forza o
debolezza de' Regnanti, non lafciavano di animare la lor gente a can-
giar Ciclo, e a venire a flabilirlì in queftc piìi fortunate contrade. Già
abbiam veduto entrato in Italia Jlarico Re de' Goti con Radagaifo, e
con un potente efercito, ma fenza lapere, s'egli per tutto quefl' Anno
continuane a divorar le foRanze de gl'Italiani, o pur fé fofle obbligato
dall'armi Romane a retrocedere. Certa cofa è, che Onorio Augudo
pacificamente fé ne flette in Milano, dove fi veggono pubblicate al-
cune Leggi (a); e quando non fia errore nella Data d'una in Aitino, W ^"^'f''-
Città fionda allora della Venezia , par bene , che i progreffi di que' ctd''"Thf.
Barbari non doveflcro effere molti, e che anzi i medefimi fc ne fof- do/.'
fero tornati addietro.
Tra l'altre cofe il') l'Imperadorc Onorio condonò a i Popoli i W '• 3- '^'
debiti, chi elfi aveano coli' erano Cefareo fino all'Anno 386. fofpcfe 'debnìT^'
i efazione degli altri da eflb Anno ^8(5. fino all'Anno jpf. ordinando o<^;c.
folamcnte, che fi pagaflero fenza dilazione i debiti contratti dopo cffb T^heodof.
Anno jpf. Comandò ancora, che fi continuale il rifarcimento delle
mura di Roma, con aggiugncrvi delle nuove fortificazioni, perchè
dei brutti nuvoli erano per l'aria. Venne a morte nel di 14. di Di- ,;=»—
cembre dell'Anno prefente Anajìafto Papa, che viene onorato col ti-
tolo di Santo ne gli antichi Cataloghi (0, dovendofi nondimeno of- (c^ Anaflaf.
fcrvare., che tal denominazione non fignificava già in que' tempi rigo- Bitiiothcc.
rofamente quello, che oggidì la Chiefa intende colla Canonizzazione p""?'"^;
de'buoni Servi di Dio, fatta con tanti efami delle Virtù e de' Mira- p^agitt!' '
coli loro. Davafi allora il titolo di Santo anche a i V^efcovi viventi,
come tuttavia ancora fi dà a i Romani Pontefici. E però noi trovia-
mo appellati Santi tmti i Papi de' primi Secoli, così i Vefcovi di
Milano, Ravenna, Aquileia, Verona Scc. ma fenza che quefio titolo
fia una concludente pruova di tal Santità, che uguagli la decretata
ne gli ultimi Secoli in canonizzare i Servi del Signore. Secondo i
conti del' Padre Pagi, a' quali mi attengo anch'io fenza voler entrare
in difputa di sì fatta Cronologia, nel di zi. d'elfo Mefe fu creato
Papa Innocenzo^ Primo di quefto nome. Nulladimeno San Profpero 00, W Pro[!>tr
e Marcellino Conte (e) riferifcono all'Anno feguente la di lui clczio- >" chioi.:(o.
ne. Abbiamo dal medcfimo'Marccliino, che nel di 11. d'Aprile Eu- jfj ^^^'"■"'-
doflìa Augnila partorì in Coflantinopoli ad .^rcadio Imperadore^ un Fi- in chrenlct^
glio mafchio, a cui fu pollo il nome di Teodofto, Secondo di quello ' '
Ai no-
Era Volg.
A s N 0401.
(a' So: rat.
l. 6. e 6.
(b Chron.
A.exandr.
(d /. 17. de
bonor. prt-
fcriptien.
Cod. Theod.
(d) Gruter.
Injcriptisn.
fag. i6j.
(e) Claui.
dt ielle
Getìc. & de
Ccnful. 4.
Hencrii .
4 Annali d' Italia.
nome. Socrate (<»), e l'Autore della Cronica AlefTandrina W il di-
cono nato nel di io. d'eflb Mcfe : divario di poca confeguenza e
prabibiimentc originato dall' eflbr egli venuto alla luce in tempo' di
notte. V'ha ancora chi il pretende nato nel Mefe di Gennaio. Incre-
dibile fu la gioia della Corte e del Popolo di Coftantinopoli, e fé ne
fpcdì la lieta nuova a tutte le Città, con aggiugnervi grazie e con
difpenfar danari. Pubblicò Arcadio una Legge nel di ip. di Gen-
naio dell'Anno prcfente CO, con cui proibì il dimandare al Principe
i beni confifcati, finche non fofTero pafTati due anni dopo il confifco
volendo cfTo Augufto quel tempo, per poter moderare la fevcrità delle
fcntenze emanate contra de' colpevoli, e rendere ad effi, fé gliene ve-
niva il talento, ciò, che il rigore della Giuflizia loro avca tolto. Buona
calma intanto fi continuò a godere ncU' Imperio Orientale.
Anno di Cristo ccccii. Indizione xv.
d' Innocenzo Papa i.
di Arcadio Imperadore 20. e 8.
di Onorio Imperadore io. e 8.
di Teodosio II. Imperadore i.
C Flavio Arcadio Augusto per la quinta
Confoli ^ volta ,
^ Flavio Onorio Augusto per la quinta.
CHi folTe in quell'Anno Prefetto di Roma, non apparifcc dalle an^
tiche memorie . Truovafi nondimeno un' Ifcrizione {d) polla in
Roma a i due Augufti da Flavio Macrobio Longiniano Prefette di Roma^
che fembra appartenere a quelli tempi, e perciò indicare, chi cfer-
citafle la Prefettura fuddetta. Per atteftato della Cronica Aleffandrina,
e di Socrate Storico, nel dì io. di Gennaio dell'anno prefente l'in-
fante Teodofio II. fu creato Augnilo da Arcadio Imperadore fuo Pa-
dre. O fia, che Marie» Re de i Goti folTe dianzi partito dall'Italia,
e ci tornafle nell'anno prefente, o pure, ch'egli continuafle qui il fuo
foggiorno anche nell'anno addietro: certa cofa è, che in quelli mc-
dcfimi tempi dopo aver prefo varie Città e Terre oltre Pò (0, fi
fpinfe nel cuore di quella, che oggidì fi chiama Lombardia, con un
formidabil' efercito de' fuoi Goti , lenza che apparifca più congiunto
con eflb lui Radagaifo Re de gli Unni. Erafi l' Imperadore Onorio ri-
tirato non meno per precauzione , che per eflere piìi vicino a i bifo-
gni dello Stato nella Città di Ravenna, Città allora per la fua fitua-
zione fortiflìma, perchè circondata dal Pò, e da profonde paludi j e
Città, che divenne da lì innanzi per alcuni anni la Sede e Reggia de
gli Augulli. Ma i felici avanzamenti de' Barbari aveaao talmente co-
llcr-
Annali d' Italia. f
fternati gli animi de gl'Italiani, che per atteftaro di Claudiano, Au- Era Volg.
rore contemporaneo, i benrftanri ad altro non pcnfavano, che a riti- Anno4oz.
rarfi colle lor cole più preziofc in Sicilia, o pure in Corfìca, e Sar-
degna. Per quefto medefimo (pavento, quafichè Ravenna non foflTc
creduta baftante afilo, Onorio Augufto fc ne partì, con incamminarfi
verfo la Gallia. Ma Stiiicone tanto perorò, che fece fermar la Corte
in Adi, Città allora della Liguria, che doveva elTere ben forte, da
che s' indulTe l' intimorito Onorio a lafciarvifi ferrar dentro in cafo che
Alarico vi avefle pofto l'afTedio. Prima di quefto fiero turbine avcano
i movimenti de' Barbari data occafione a i Popoli della Rczia (parte
de' quali oggidì fono i Grigioni) di follcvarfi, laonde fu coftretto Sti-
iicone ad mviar colà alcune Legioni Romane per tenerli in freno, o
ricondurli all' ubbidienza . E il trovarli appunto quelle truppe occu-
pate fuori d'Italia, aveva accrcfciuto l'animo ad Alarico per piìi in-
folentire, e per continuare i progrcffi dell'armi fue. Merita qui certo
lode la rifoluzion prefa in qucfti pericolofi frangenti da Stiiicone . Sul
principio dell'anno, e nel cuor del verno, con poco fcguito egli pafsò
il Lago di Como, e per mezzo delle nevi e de' ghiacci s'inoltrò fino
nella Rezia. L'arrivo di sì famofo Generale, e pofcia le minaccie ac-
compagnate da amorevoli perfuafioni, non folamente calmarono lari-
volta de i Reti, ma gl'induAcro ancora ad unirfi colle milizie Ro-
mane per la falvezza dell' Imperadorc e dell'Italia. Aveva inoltre Sti-
iicone richiamate alcune Legioni, che lungo il Reno ftanziavano, ed
una infino dalla Bretagna} e fu mirabile il vedere, che i feroci Po-
poli Trasrenani, tuttoché oflervafTero fguerniti di prefidj i confini
Romani, pure fi fletterò quieti in quella occafi^one, né inferirono mo-
leftia alcuna alle Provincie dell'Imperio.
Unita ch'ebbe Stiiicone una poderofa Armata, la mife in mar-
cia verlo l'Italia, ed egli precedendola con alcuni fquadroni di caval-
leria, arditamente valico a nuoto i fiumi, pafsò per mezzo a i nemi- ,.
ci, ed inafpettato pervenne ad Afti con incredibil confolazione deli'Im-
peradore Onorio quivi rinchiuro,c di tutta la fua corre. Giunfero di
poi le Legioni e truppe aufiliaric raccolte, e fu conchiufo di dar bat-
taglia al nemico. Aveva Alarico baldanzofamente paflato il Pò, con
arrivare ad un Fiume chiamato Urba^ che vien creduto il Bordo d' og-
gidì, e che paffa non lungi da Afti. Immaginò perciò Claudiano, che
avendo gli Oracoli predetto, ch'cflb Alarico giugncrebbe ad Urbem^
cioè a Roma, fi venficafle il vaticinio con reftar egli delufo, da che
arrivò a quefto Fiumicello . Militava nell'efercito di Stiiicone una grof-
fa mano di Alani, gente barbara e fofpctta in quella congiuntura. Il
condottier di coftoio appellato Saulc (non fo fc con vero nome) da
Paolo Orofio, e chiamato uomo Pagano, quegli fu, che configliò di
attaccar la zuffa nel fanto giorno di Pafqua, perchè in effa i Goti, che
erano Criftiani, benché macchiati dell' Ercfia Ariana, farebbono colti
alla fprovifta: configlio deteftato allora da i buoni Cattolici, e mafii-
mameiue dal fuddetto Orofio . Claudiano all' incontro attribuifce tal ri-
folu-
6
Annali d' Italia.
Era Volg,
AKN0 401.
(a> Jtrdan.
de Rebus
Geticis .
(h) Cajfto-
dorius m
Chrtnico .
(e) Cland.
de Stilo
Gè ic.
(d) Prud.
l. 2. coxtra
Symmach.
(e) Pro/per
in Chrenict
foluzionc a Stilicone ftcflb, perfonaggio, che in altre occafioni fi fco-
prì poco buon Criftiano, e favorì molto i Pagani, fra' quali e da con-
tare lo fteflb Poeta Claudiano . Comunque fia, cominciò il conflitto,
e i Goti, prefe l'armi, sì fattamente caricarono fopra ia vanguardia
de gli Alani, che ne uccifero il Capo, e rovefciarono il rcfto. AUo.-
ra la cavalleria Romana s'inoltrò, e la fanteria anch' efla menò le ma-
ni . Durò lungo tempo il contrafto con ifpargimento di gran fan-
gue dall' una parte e dall' altra ; ma finalmente furono coftrctti i
Goti alla ritirata e alla fuga con lafciare in poter de' Romani il lo-
ro bagaglio, confidente in immenfe ricchezze, e con reftarvi prigio-
nieri i Figliuoli dello fteffb Alarico colle Nuore, e liberata gran co-
pia di Criftiani, fatti in addietro fchiavt da que' Barbari. Il Luogo
della battàglia fu preflb Pollenza^ o fia Potenza, Città allora ficuata
vicino al fiume Tanaro, di cui oggidì neppure apparifcono le vcftigia
nelMonferato. Il Cardinal Baronio, ilPetavio, il Tillemont, ed altri
rapportano quella vittoria all'anno 40 j. il Sigonio, e il Padre Pagi
alprefcnie: Profpero, e Caflìodorio chiaramente l' afferifcono accaduta
nel Confolato V. di Arcadia e d'Onorio Auguftì, cioè in que ft' anno.
Più grave ancora è la difcordia de gli Storici in raccontare quel fatto
d'armi; perciocché Giordano Storico W, che corrottamente vien
chiamato Giornande, e Cafiìodorio C^) fcrivono, che in quello con-
flitto non già i Romani, ma i Goti reflarono vittoriofi . Giordano
prende ivi de gli altri abbagli. Per noi bafta il vederci aflìcurati da
Claudiano (0, da San Prudenzio {i), e da Profpero (^), Autori con-
temporanei, e di lunga mano pili degni di fede, che furono meffi in
rotta i Goti. Paolo Orofio, allorché fcrive di quello fatto d'armi,
riprovato da lui a cagione del giorno fanto, aggiugne, che in breve
il giudizio di Dio dimoilrò, (*) £3* quid favor ejus poffet , ^ quid ultio
exigeret . Pugnantes vicimus ; vi£lores vifli fumus : Quando non fi voglia
credere, che i Romani vinfero bensì preflb Pollenza, ma che nella ri-
tirata di Alarico ebbero qualche grave percoflà, del che niuno de gli
antichi fa paròla : quell' ;'» brevi fi dovrà ftendere fino all'Anno 410.
in cui Dio permife i funeftiflìmi progrcflì di que'medefimi Barbari,
ficcome andando innanzi vedremo. Terminata la battaglia, Alarico, re-
ftando tuttavia un groflò efcrcito al fuo comando, non fi fidò di re-
trocedere, per paura d'eflere colto al paflaggio de' fiumi, e però fi
gittò full' Apennino, parendo difpollo di marciare da quella parte ver-
fo la fofpirata Roma. Noi permife l'accorto Stilicone, perché fattegli
fare propofizioni d'accordo, fi convenne con dargli ipcranza di ricu-
perare i Figliuoli e le Nuore, ch'egli fi avviercbbe pacificamente
fuori d' Italia per la Venezia . Colà pertanto s' incamminò ; ma da che
ebbe paflato il Po, o fia ch'egli fi pentifle della convenzione fatta, o
che
.(*) e che il favor fito petejfe, e che richiedejfe la vendetta . Combattendo ab-
biamo vinto i vincitori f.amo flati vinti .
Annali d' Ita LIA. 7
che Stiìiconc gli mancaflc di parola, perchè pili non temeva, che il Era Volg.
Barbaro ripalTa'ìe quel Fiume Reale fi venne di nuovo alle mani, e il Annoici'.
conflitto terminò colla peggio de' Goti . Non fo fé fu allora, o pure
dipoi, che Stilicone feppe guadagnar con regali una parte d'eflì, e lord
fece prendere l'armi contra de gli altri; laonde nelle vicinanze di Ve-
rona feguì qualche fanguinofo combattimento, che riduce Alarico alla
dirperaiione . E poco mancò, ch'egli non reftafle prefo; ma il colpd
felli per la troppa fretta de gli Alani, aufiliarj de' Romani. Fermo®
il Barbaro nell'Alpi, cercando fé avelTe potuto condurre il refto dell'Ar-
mata iua nella Rczia e nella Gallia; ma Stilicone, preveduto il di
lui penfiero, vi prefe riparo. Intanto per le malattie feguitò maggior-
mente ad inficvolirfi l'efercito di Alarico, e per la fame a sbandarfi
le fquadrc intiere, di modo che infine fu egli forzato a metterfi in
falvo colla fuga, lafciando in pace l'Italia. Fu quefta volta ancora in-
colpato Stilicone di aver configlJatamente kfciato fuggire Alarico y ma
è ben facile in cafi tali il formar dc'giudizj ingiufti, per chi giudica
in lontananza di tempo, e fcnza cflcre fui fatto.
Anno di Cristo cccciii. Indizione i-
d' Innocenzo Papa 3 .
di A RCA DIO Imperadore 21. e 9.
di Onorio Imperadore 11. e 9.
di Teodosio II. Imperadore 2..
Confoli ^ Teodosio Augusto, e Flavio Rumorido.
U Scito da sì gravi pericoli Onorio Augufto, s'era rcftituito a Ra-
venna, nella qual Città fi veggono date molte Leggi di lui, tut-
te fpettanti a quell'Anno, che fi leggono nel Codice Teodofiano, e
che compruovano appartenere al 'Anno precedente il fatto d'armi di
PoUenza. Perciocché alcune d'efle comparifcono fcritte in Ravenna
nel Febbraio, Marzo, e Maggio, ne' quali Mcfi Onorio certamente
non fu in Ravenna, ma bcnsi in Afti, allorché Alarico porto la guerra
nella Liguria, e vi fu fconfitto. Incrcfceva a i Romani quefta refi-
denza dell' imperadore, avvezzi ad aver fotto gli occhi il Principe, e
lo fplcndore della fua Corte, fenza l'incomodo di far viaggi lunghi
per trovarlo. Perciò gli fpedirono una folenne ambafceria, pregandolo
di confolare col fuo ritorno a Roma i lor defiderj, e di andare a rice-
vere il Trionfo, che gli aveano preparato. E perciocché intefero, che
i Milanefi aveano fatta una fimile deputazione, per tirar effb Augu-
fto alla loro Città, fi raccoglie da una Lettera di Simmaco^ che nel
Mcfe di Giugno determinarono di fpcdirgli de gli altri Ambafciatori
colla
8 Annali d' Ita LIA.
Eka Volg. colla ftcffa richicfla. Di qucfta congiuntura fi fcrvirono alcuni Senatori
ANK0403. tuttavia Pagani, per chiedere ad Onorio la licenza di celebrare i Giuo-
chi Secolari. San Prudenzio, valente Poeta Criftiano, fioriva allora in
Ifpagna fua Patria. Prefc egli a fcrivere contro la relazione di Simma-
co Prefetto di Roma, comporta già nell'Anno 384. per rimettere in
piedi l'Ara della Vittoria, e confutata in quc' tempi da Santo Am-
brofioj e può parere ftrano, come Prudenzio ne parli, come le Sim-
maco aveUe allora prefentata quella fupplica ad Onorio . Ora Pruden-
zio con parole chiare attera la vittoria riportata da' Romani preflo Poi-
lenza colla rotta di Alarico, & indirizza quel!' Apologia ad Onorio
Augufto, che tuttavia dimorava in Ravenna, pregandolo di non per-
mettere più le fuperftizioni de' Pagani, e fpczialmente di proibire i fan-
guinofi fpettacoli de' Gladiatori, contrarj alla Legge di Grido, e già
vietati da Coftantino il Grande. Può fervirc ancora il medefimo Poe-
ma affai lungo ed erudito di San Prudenzio, a farci intendere feguita
la fuddetta battaglia di Pollcnza nell'Anno antecedente, e non già nel
prefente. Ora 1' Augufto Onorio prefe, prima che tcrminaffc 1' Anno,
la rifoluzion di paffarc a Roma, per ivi celebrare i Decennali del fuo
(a) cÌKud. Imperio dopo la morte del Padre: al qual fine fu difegnato Confole
tatù hT^"' ^^^ ^' ^^^° f<?g"fnte. Dcfcrive Claudiano W il fuo viaggio per 1' Um-
bria, e la magnifica folennità, con cui egli entrò in Roma, avendo
al fuo lato nel cocchio il fuocero Stilicone, con immenfo giubilo del
(b) chronì- Popolo Romano. Partorì nell' Anno prefente (^) a dì io. o 11. di Fcb-
*irinum'"*' '^''"'^ Eudoffia Augufta ad Arcadio Impcradore la quarta Figliuola, a
Marcelìin, '■"' ^^ polto il nome di Marina. Furono poi grandi rumori in Collan-
Comes in tinopoli per la prepotenza di qucfta Imperadrice. Divenuta padrona
chronia. del Marito e dell'Oriente, perchè disguftara di S^n Giovanni Grifejìa-
mo, impareggiabile e zelantiftìmo Vcfcovo di quella gran Città, ponto
cotanto, che il fece deporre e mandare in efilioj dal che fcguirono
(e) Zofimus perniciofi tumulti. Ne fa menzione anche Zofimo (e), e taglia i panni
lib, s-(. 13. addofib a i Monaci d'allora, mifchiati in quc' torbidi con dire: ch'efli
avendo già tirata in lor dominio una gran quantità di beni, col prete-
ilo di fovvenir con quelle rendite i Poveri, aveano per cosi dire ri-
dotto ognuno alla povertà: iperbole, che fcredita il di lui racconto;
ma che non lafcia di farci intendere, cornei Monaci, appena nati nel
Secolo precedente, s'erano moltiplicati per le Città e per le Ville, ^^)^.
e con trafcuravano il mefticr di far fua la roba altrui . ^
Anno
Anmalid' Italia. 9
Anno di Cristo cccciv. Indizione 11.
d' Innocenzo Papa 4.
di Arca DIO Imperadore 12. e io.
di Onorio Imperadore 12. e io.
di Teodosio II. Imperadore 3.
^ ^,. e Onorio Augusto per la fefta volta,
Confoli ^ ^^ Aristeneto.
TUtta fu in fella la Città di Roma pel Confolato, e per gli De- Era Volg.
ccnnali dell' Augullo Onorio, che furono celebrati con luntuofi ANN0404.
fpettaccli . Ma non già co i Giuochi Secolari, né colle zuffe de' Gla-
diatori, come avrebbono defidcrato que' Romani, che tuttavia II ivano
oftinati nel Gentilefimo. Il Cardinal Baronio, che di tal permiffionc
aveva acaifato Onorio Augufto, vien giuftamentc ripreio dal Pagi. Ma
ne il Pagi, né Jacopo Gotofrcdo ebbero già buon fondamento di credere
e chiamare ingannato il Baronio, allorché fcriflc all' Anno ^if. che Co-
ftantino il Grande con una Legge data in Berito aveva proibito per tutto
l'Imperio Romano i Giuochi fanguinofi de' Gladiatori . Siccome io
altrove ho dimoftrato W, non può negarli quell'univcrfaie divieto di (a) Thifr-a-
Coftantmo. Ma era sì radicato 1' abufo, e n'erano si incapricciati i ''"sNovui
Popoli, che dopo la morte di quell'invitto Imperadore tornarono, mal- ^J ' '
grado de'fuoi Succeffbri a praticarlo, con eftoiquere eziandio la pcr-
miffione d'effi da alcuni Augulli. Ma in fine per atte (lato di Teodo-
rcto (^), Onorio con fua Legge vietò ed abolì per fempre quell'abo- ^^\^f°f
mmevolc Spettàcolo, che coltava tanto fanguc, e tante vite d' uorai- ^ap.' -lj,.
ni, per dare un divertimento al paizo Popolo. In quell'Anno poi O-
norio pubblicò una Legge (t), in cui, fé crediamo al Padre Pagi lud- (c> l'^- 16.
detto, Jud<£ost3 Samaritanos omnì ■militia pri'vavit . (*) Ma non credo io £,''• °-^°^-
tale il fenfo di quella Legge, quando pure il Pagi l'intenda per la ve- ■'"
ra Milizia. Proibifce ivi T' Imperadore a i Giudei, l'aver luogo nella
Milizia^ cioè ne gli Ufizj di coloro, che /Igenti de gli affari del Prin-
cipe erano nominati, perche il nome di Milizia abbracciava tutti gli
Ufizj della Corte. Bollivano tuttavia in Oriente le perfecuzioni cen-
tra di San Giovanni Grifoftomo, quel mirabil Oratore della Grecia
Criftiana, e tanto Papa Innocenzo I. quanto l' Imperadore Onorio, fi
afi^aticarono in aiuto di lui. Ma era gran tempo, che non pafìava buo-
na armonia tra effb Onorio, ed Arcadio Augufto di lui Fratello} e
però inutili furono le loro raccomandazioni . Per altro sì quel fanto ■
Tom. III. B Pa-
(*) Efclufe affatto dalla milìzia i Giudei i^ i Samaritani.
Era Volg
Anno 404,
(a) Or opus
i. 7. M/.37.
(b) Marceli.
CcrriiS in
Chranico.
(ci Zefim.
Hi. 5. e. 2.6.
(d) ProJl>er.
Tiro ili
ChrtaKO.
(e) Zofim.
ih. (nf. iS.
IO ANNALIE/TtALlA.
Patriarca, quanto Teofilo Patriarca d' Alefrandria a lui oppofto, rico-
nobbero in tal congiuntura Tautorità primaria del Romano Pontefice,
al quale il primo (\ appellò, e l'altro inviò per quclta difcordia i fuoi
Legati. Fcrmoflì in Roma l' Imperadorc Onorio parecchi Mc(ì. Pri-
ma che tcrminafle l'Anno, è più che verifimilc, ch'egli fi reftituiflc
a Ravenna, perchè quivi fi truovano date alcune fue Leggi nel prin-
cipio di Febbraio del fuffcguenre Anno. I motivi, che l'mduficroja
ritirarfi colà, è da credere, che fofiero i preparamenti , che s'udivano
farfi da i Barbari per una nuova irruzione in Italia. Alarico fembrava
quieto, perchè guadagnato da Stiliconej ma Radagaifo Condottiere,
o fia Re de gli Unni, o fia de'Goti, Scica, cioè Tartaro di nazione,
forfè mal foddisfatto del difonore inferito a i Popoli Settentrionali nella
rotta dua da i Romani ad efl'o Alarico, pensò a farne vendetta. Più
probabilmente ancora, fecondochè era allora in ufo de' Barbari, anch'
egli divorava co'defiderj la Città di Roma. In cfla Città a lor cre-
dere erano le montagne d'oro, ivi (lavano raunatc da più Secoli le
ricchezze della Terra. Perciò cofiui inife infieme una formidabil' Ar-
mata, comporta di Unni, Goti, Sarmati, e d'altre Nazioni , fituatc
di là dal Danubio. Paolo Orofin (a), e Marcellino {b) la fanno afccn-
deie a più di dugento mila combattenti j Zofimo Storico {e) fino a
quattrocento mila: numero verifimilmente ecceflìvo. Probabile è, che
in quello medefimo Anno cortui fi apprefTafle all' Italia, e forfè anco-
ra v'entrò, per quanto pare che accenni Profpero Tirone i'i) . Grande
fpavento, fiera corternazione fi fparfc per rutta l'Italia. Pertanto 1' Au-
gutlo Onorio, vcggendo imminente quell'altra tcmpelta, giudicò più
lìcuro il foggiorno di Ravenna, Città pel fuo fito fortiffinaa, e mag-
giormente ancora per edere più alla portata di dar gli ordini, e di prov-
vedere a'bifogni. Mancò di vita in queft'An^K> EudoJJìa Imperadricc,
Moglie d' Arcadio Augufto, chiamata al tribunale di Dio a rendere
conto, qual nuova Erodiade, della fiera perfecuzione, ch'ella avea
molla contro il fanto ed incomparabil Patriarca di Coilantinopoli Gio'
vanni Grifoftomo . Il Breviario Romano, che nelle Lezioni di quello
Santo mette la n>orte d'effa Augurta quattro di dopo quella del Gri-
foltomo nell'Anno di Cnllo 407. merita in quel fito d'edere corret-
to. Si Zofimo (''), che Soznmeno, Filoltorgio,, ed altri Scrittori, ri-
fenfcono a quell'Arnio una fiera irruzion de gì' Ifauri per quafi tutte
le Provincie Romane dell'Oriente. Il Generale Arbazacio , fpedico
contra di coftoro, ne fece gran macello, ma vinto da i loro regali^
non prolegui l'imprefa.
Anno
Annali d' Italia. ii
Anno di Cristo ccccv. Indizix^ne iii.
d'I N NO e ENZO Papa j.
di A R e A D I o Impeiadore 23. e 11.
di Onorio Imperadoie 13. e 11.
(ii Teodosio II. Imperadore 4.
Coofoli
Flavio Stilicone per h feconda volta,
ed Antemio.
STando l' Imperadore Onorio in Ravenna, pubblicò Editti (/») rigo- Era Volg.
rofi centra de' Donatici, pih pertinaci ed infoienti che mai in Ai- l~^\' Q°ih°^r'
lirica, comandando l'unione fra effi e i Cattolici: rimedio, che riulci chron. Coi.
-poi l'alutevole per quella Crillianità. Era entrato, o pure entrò in ihitdof.
•quell'Anno Radagaifo in Italia con quel diluvio di Barbari, che ho
detto di fopra, con racchcggi,e crudeltà inudite, fcorrendo dapertuD-
to fenxa oppofizionc alcuna. L'Impcradore Onorio andò raunando quan-
te foldacclche potè} prefc ancora al Tuo foldo molte fquadre di Goti,
Alani, ed Unni, condotti da Uldino e Saro lor Capitani. Ma Stilice-
ne Maertro di guerra non volle già avventurarfi a battaglia o refitten-
za alcuna in campagna aperta. Ando folamentc colleggiando i movi-
menti di si Itcrramata ollci finché la medefima fi diede a valicar 1' A-
pcnnino con penfiero di continuare il cammino alla volta di Roma,
Città, che piena di fpavento fi tenne allora come perduta. E in Ro-
ma appunto quella tcrribii congiuntura diede motivo a i Pagani, che
tutuvia ivi reilavano, di attribuire tutti quelli mali alla Religion Cri-
fliana, e alf avere abbandonato gli antichi Dii, e di prorompere per-
ciò in orride beftcmmie, £on proporre eziandio di rimettere in piedi
gli empj loro fagrifizj e riti. Anzi colloro in lor cuore fi rallegrava-
no, perchè Radagaifo, Pagano anch' egli, aveflc da venire a vificarli,
fperando con ciò di veder riforgerc la tanto deprefla ioro fuperltizio-
ne. Ma non era ancora giunto il tempo, che Dio aveadeftinato di pu-
nire Roma, cipitalc del Romano Imperio bensì, ma anche di tutti i
vizj, e in cui peranche l' Idolatria ollinatamcntc fi nafcondea, e la Su-
perbia apertamente regnava. Secondochè oflcrvarono Paolo Orofio, e
Santo Ago (tino, colla venuta di Alarico, e poi di Radagaifo, Dio mo-
ftrò in lontananza a quella Città il gaftigo, acciocché fi emendall'e e
faccflc penitenza} ma indarno lo moltrò. Né volle permettere, che
quello Re Pagano giugnefle a punire \ Romani, perché la fua crudel-
tà avrebbe potuto portarvi un univerfalc eccidio, e liduila in una maf-
fa di pietre. Fu in fatti fecondo tutte le apparenze miracolofo il fine
di quella Tragedia, per cui la coftcrnazione s'era fparfa per tutta l'Ir
talia. Appena Radagaifo fu giunto di là dall' Apennino, che Stilicene
B i colle
ìx Annali d' Italia.
E»AVolg. colle truppe Romane ed aufiliarie cominciò a tagliargli le ftradc, z
Anno ^oj. toglierli il foccorfo de' viveri, ed a riftrignerlo . 11 ridufTe la mano di
Dio nelle montagne di Ficfole preflb Firenze, e quella innuraerabil
moltitudine di Barbari fi vide ferrata fra quelle angullic, ed opprefla
dalla fame, e con perdere il coraggio e il configlio, fi diede per vin-
ta. Attefta il fuddetto Orofio, che non vi fu bifogno di metter mano
alle fpade, e di venire a battaglia, e che i Romani mangiando, beven-^
do, o giocando terminarono quella guerra. Radagaifo fcnza faputa de'
fuoi tentò di ialvarfi folo colla fuga, ma caduto in mano de' Roma-
ni, fu da lì a poco levato di vita. Reftò fchiava la maggior parte de'
fuoi, che a guifa di vili pecore erano si per poco venduti, che con
uno feudo d'oro fé ne comperava un branco. E quello fine ebbero i
palli e le minaccie di quell'altro Re barbaro con ammirazione di tut-
(a) Zojìmus ti. Ma ben divcrfamente Zofimo Storico W Greco de' medefimi icm-
liù. 5. (. 16. pi racconta quel fatto. Se a lui crediamo, Sciiicone con poderofo efer-
Hijior. ^.jjQ jj [,erita Legioni Romane, e colle truppe aufiliarie, all'improv-
vifo aflalì que' Birbiiri, e pafsò a fil di Ipada l'immenfalor moltitudi-
ne a riferva di pochi, che rimafero fchiavi: del che egli riportò le lo-
di ed acclumazioni di tutta l'Italia.
Si dee anche aggiugnere una particolarità degna di memoria, che
Paolino Scrittore contemporaneo della Vita di Santo Ambrofio ci ha
Q)) Panlìn. confcrvata . {i>) Aveva il fanto Arcivefcovo promcfib di vifitar fpcfib
i» Vit. s. i Fiorentini fuoi cari. Ora nel tempo ^ che Radagaifa (fon parole da me
Am rapi, volgarizzate di Paolino) ajfediava la fteffa Città di Firenze^ trovando fi
que'' Cittadini come differatì^ il fanto Prelati (che nell'Anno 397. avea
terminati i luoi giorni) apparve in fogno ad uno di effi^ e gii promìfe nel
^ dì feguente la liberazione : cofa^ che da lui riferita a i Cittadini^ li riem-
pie di coraggio. In fatti nel giorno appreffo^ arrivalo che fu Stilicone al-
lora Conte cuW eferctto fuo^ fi riportò vittoria de'' nemici . ^tefta notizia
r ho io avuta da Panfofia piiffìma Donna. Tali parole fuppliranno a quan-
to manca nel racconto di Paolo Orofio. Fa menzione eziandio Santo
(i:)s.Jii£u- Agoilino (.() di quel gran fatto con ifcrivcre, che Radagaifo in un foJ
jli». i. j. de giorno cen tanta prejtezza fu fconfittO'^ che fenz' effere non dirò morto .^ ma
D^""* 1? ^^ P"^ ferito uno de' Romani., rejlò il di lui eferctto.^ ihe era di piìi di cen-
to mila perfone., abbattuto^ ed egli poco dopo prefo co' figliuoli ., e tagliato
(d) Idem a pezzi. Dice ancora in uno de' fuoi Sermoni (<^), che Radagaifo fu
Sermov. 19. -j;;>j^o coW aiuto di Dio in maravigliofa maniera. Profpcro (<•) noto, che
'"e)^Prùll'e'r '' grand' cfercito di Radagaifo era divilo in tre parti, e però più faci.-
ìnchronuo. le riufcì il fuperarlo. Noi ci maraviglicremmo di quella diverfita di
relazioni, fé non foflìmo anche oggidì avvezzi a udir delle battaglie
dcfcritte con troppo gran divario da chi le riferifce . Vien rapportata
dal Cardinal Baronio, dal Petavio, dal Gotofredo, e da altri non po-
chi quella infigne vittoria all'Anno fufiegucnte 406. nel quale vera-
mente MarceUino Conte Illorico la mette. Ma fecondochc olTervaro-
no il Sigonio, e il Pagi, ìi ha efia da riferire all'Anno prefente, in
cui vien raccontata da Profpero nella fua Cronica, e da Ifidoro in quel-
la
Annali d' Italia. 13
la de' Goti. E di quefta verità ci afficura San Paolino Vefcovo di No- Era Volg.
la, che recitando a di 14. di Gennaio dell'Anno 406. il fuo Poema A^"** 40S-
XIH. in onore di San Felice, che io diedi alla luce (<»), fcrive refti- ^^^ jti$etd:
tuita la pace, e fconfìtti i Goti, che già vicini nvinacciavano Roma Laiin. To'-
Ilefla. Ecco le fue parole: m» i.
„ Candida pax latum grata vice temporis annutn
„ Pojì hyemes alias tranquillo lamine ducit 6cc. (i)
Aggiugnc, che i Santi avcano impetrata da Dio la confcrvazio-
nc dell' Imperio Romano .
„ Injlantefque Getas ipfts jam faucibus Urbis
„ Pelìere , £5? exttium , feu -jincula vertere in ipf(^Sy
„ ^i minitabantur Remanis ultima Regni s . (l)
Finalmente che s'era ia ciò mirata la potenza di Grillo ,
„ - - - - t»a£iatis pnriter curn Rege profano
„ Hojlibus. (5)
Dalle quali parole, conformi ancora a quelle di Profpero nella
Cronica, intendiamo, non fuffiltere l'aflcrzione di Orofio, che ci rap-
presentò i'eguita quella vittoria fenza verun combattimento, e fcnza
Ilrage de' Barbari. Jl Sigonio (^) faggiamcntc immaginò, che la bat- (b) %o»»«s
tagUa feguifle fotto Firenze, e che nciratofi Radagailo con gli avan- ^' ^'S""
zi dell' elcrciio ne' monti di Ficfole, foflc poi dalla fame forzato a ren- l'jf' '"/
derfi . Fiorivano fpczialmcnte in quelli tempi Sa» Girolamo in Palcfti-
na. Santo Jgofiino m Affrica, San Prudenzio Poeta in Ilpagna, e San
Giovanni GriJ'oftomo efiliato nell' Armenia, oltre ad altri Santi, e Scrit-
tori. Ma era infcltata la Chicfa di Din da i Donatitli Eretici nell'Af-
frica, e da Pelagio e Cele II io, e da Vigilanzio, altri Eretici in Italia
e nelle Gallie.
Anno
(i) La bella Pace con luce ferena,
P affati i yerni^ per vicenda grata
U anno rallegra , e lieto [eco il mena .
(i) R dalle fauci deW afflitta Roma
Scacciano i Goti ^ che al Romano Pmper»
Minacciando rovina , hanno fua foma
Di firagi , e di catene il pondo fiero .
(j) Morti i nemici con il Re profano.
14 A N K A L I d' I T A X 1 A .
Anno di Cristo ccccvi. Indizione iv.
d' Innocenzo Papa 6.
di A RCA DIO Imperadore 14. e 12.
di Onorio Imperadore 14. £ 11.
di Teodosio li. Imperadore y.
-Confoli ^ Arcadio Augusto per la fefta volta,
1 Anicio Probo.
Era Volg. T)^'" ^* memnrabil vittoria riportata centra de' Goti fu alzato in queft'
ANN0406. JL Anno un Arco trionfale in Roma con iftatuc ti gì' Impcradori al-
lora viventi , cioè ad Arcadio, Onorio, e Teodofio 11. Figliuolo
d'efTo Arcadio, ficcomc fi raccoglie da un' Ifcrizione picflo il Gru-
(a) Gruter. tcro ((j) , la qualc quantunque mancante, pare nondimeno, che riguardi
fts- *S7- il tempo di quella felice avv£ntura . A Stilicone ancora in riconofci-
num. I. mento del fuo valore fu innalzata una Statua di rame ed argento nella
llefla Città dal Popolo Romano, per cura di Flavio Piftdio Romolo
(b) Idem Prefetto di Roma. Ne rapporta il (uddetto Grutcro l' Ifcrizione {!>) .
fag. 411. Seguitò intanto l' Imperadore Onorio a foggiornare in Ravenna, e
leu ò Cod ^^^^^ pubblicò una Legge, riferita nel Codice Teedofiano («), in
Thitdof. ° *^' ordinava a Lenginiano Prefetto del Pretorio di efammare, fé i Com-
Tit. II. lib. melTarj inviati ne' cinque Anni addietro per le Provincie, a fine di rc-
'o- golar le pubbliche impofte, aveano foddisfarto al loro dovere j e di
V galligare, fé erano (lati negligenti ; e molto piìi fé avcflcro fatte delle
crtorlioni 4 i Popoli . Convien poi dire, che non foflero ceflati i pub-
blici timori e malanni, perchè in quell'Anno medcfimo a nome di
tutti e tre gli Augufti ulci fuori un Editto nel Mcfc d'Aprile, col
quale comandavano il prendere l'armi per amore della Patria, non
folamentc alle perfone Libere, atte alle medcfime, ma eziandio, agli
Sdiiavi, a' quali vien promefTa la Libertà, fé fi arroleranno, giacche
alla fola ^ente libera era tuttavia permefTa la milizia. Nella Legge
fcgucnte ancora fi promette un buon foldo a chiunque verrà ad arro-
larfi . Quclte Leggi han fatto credere al Baronio e al Gotofredo, che
tante premure di Onorio per aumentar le Armate procedcfiero dall'ir-
ruzione di Radagaiib, la cui guerra perciò efiì rirerifcono al prcfcnte
Anno. Ma altre cagioni moOcro Onorio Augulto a proccurar l'accrc-
(d) Zefim. fcimcnto delle fue truppe^ Per atreltato di /.olimo Storico («^), Stili-
/iè. j. <;. 2.(5. cone, prima eziandio ctre Radagaifo entraffe in Italia, menava delle
^ /'?• trame legrcte con Alarico Re de' Goti, che s'era ritirato vcrlo il Da-
nubio per eflcre fianchtggiato da lui, giacché nudriva il difcgno di
aflalire l'Illirico, e levarlo ad Arcadio, tra il quale ed Onorio fuo
Fratello fempre furono gare t gelofic, e non mai buona amicizia. Dura-
va
Annali d' Italia. 15
va tuttavia quefto trattato di Srilicone, dappoiché terminata fu la fcena di Era Volg.
Radagaifo. Oltre a ciò in quclto medefimo Anno bolliva un gran moto ^^^" 40<5-
ne' Vandali, Svevi, ed Alani, e s'udiva preparato da loro un poten-
tiffimo efercito, con timore, che qucfto nuovo torrente venifle a fca-
ricarfi anch' cflo fopra h mifcra Italia. Ma avendo i fuddctti Barbari
prefcnce la mala fortun.i di Alarico e di Radagaifo in quelle contra-
de, rivollero la rabbia loro contro le Galliej e paflati dal Danubio
al Reno, opponendofi indarno i Franchi al loro paffaggio, entrarono
in quelle Provincie, e quivi fiirarono il piede- Ne loro fu difficile,
perchè Stilicene, come dicemmo, per l'antecedente guerra d'Italia,
avea ritirate tutte quelle Legioni, che la faviezza de' Romani teneva
fempre a i confini tra la Gallia e la Germania. Teftimonj di qucft»
invafione fatta da i Barbari nelle Gallie in quell'Anno, abbiamo Pro-
fpcro Tirone, Paolo Orofio, e Caffiodorio. Però fcnza ricorrere alla
guerra di Radagaifo, la Storia ci fomminiftra affai lume per intende-
re, onde nafcefl'e il bifogno di nuove e maggiori forze ad Onorio a
fine di rimediare per quanvo fi poteva a t difordini e alle rovine del
vacillante Imperio. Se crediamo ad un antico Scrittore citato da A-
driano Valefio (.") Godicifclo Re de' Vandali fu aflalito nel fuo viaggio (^) yalejins
alla volta delle Gallie da i Franchi, Popoli allora della Germania, e ^,f;^J^,"''
nel combattimento lafciò la vita con circa venti mila de'fuoi. Ac-
corfi gli Alani, falvarono il redo di quella gente j ed uniti pofcia in-
ficme al difpetto de' Franchi palTarono il Renose fui fine di queft'
Anno entrarono nelle Gallie . Gunderico allora divenne Re de' Vanda-
li. Certo è per atteftato ancora di San Girolamo (^), che coiloro {h)Hteren.
prefero dipoi e diftrudero Magonzii, Metropoli allora della Germania ^'f^'^d
prima, e dopo lungo aficdio s'impadronirono di Vormazia, e la fpia- '^
narono . Riduflero eziamdio in loro potere Argentina, Rems, Amiens,
Arras, ed altre Città di quella Provincia. E di qui ebbe principio
una catena d'altre maggiori difav venture del Romano Imperio, fic-
come andremo vedendo ..
Anno di Cristo ccccvit. Indizione v.
d' Innocenzo Papa 7.
di A R e A D I o Imperadorc zf. e 13.
di Onorio Imperadore 15. e 13.
di Teodosio II. Imperadore 6.
Confoli k O'^oR-^o Augusto per la fettima volta,
e Teodosio Augusto per la feconda.
UN A Legge del Codice Teodofiano ci avvifa effere fiata Prefetto
di Roma in quell'Anno Epifanio. Zofimo Storico (0 quegli è, (9^ Zofimin
che narra, come Stilicone con iilrana politica, invece di penlare a ' ' * *• *•
repri-
i6 Annali D* Italia.
Era Volg. reprimere i Barbari entrati nelle Gallie, facca de' gran preparamenti
As-N-0407. in quell'Anno per aflalire, e torre ad Arcadio Augufto l'Illirico,
• eli' egli meditava di unire all'Imperio Occidentale di Onorio. Se l'in-
tendeva egli fegretamentc con Alarico, e co^ttui doveva aneli' cflo ac-
correre colle Tue forze alla meditata imprcfa. Ma rimafe fturbato l'af-
fare, perchè corfe voce, che Alarico avea terminato colla vita ogni
penfiero di guerra > e gran tempo ci volle per accertarli della fulfi-
Itcnza di tal nuova, che in fine fi fcoprj falla. Accadde in okre, che
vennero avvilì ad Onorio, come s'era follevato l'efercito Romano
nella Bretagna, con avere eletto Imperadore Marco^ il quale in breve
retto uccifoj e pofcia Graziano^ anch' eflb da lì a pochi mcfi eftinto;
e finalmente Cojl amino ^ il quale tuttoché folTe perfona di niim meri-
to, pure perchè portava quel gloriofo nome, fu creduto a propofiro,
per foftcncre quell'eccelfa Dignità. O fia, che l'efercito Britannico
giudicafTe necelTario un Augulfo prefcntc in quelle parti, e in tempi
tanto difaflrofi per l'entrata de' Barbari nelle Gallie, che minaccia-
vano anche la ftcffa Bretagna, lenza fpeianza di foccorfo dilla parte
di Roma; o pure, che niuna paura e fuggczione fi metteflero di O-
norio, Imperadore lontano e dappoco: giunfero coloro a quella ri-
foluzione, che fece fventare i difegni di Stilicene contra l'Imperio
Orientale d' Arcadio . Né fi fermò nella Bretagna fola quella tempo-
rale. 11 tiranno Coftantino, raunate quante nasn e forze potè delle
milizie Romane, e della gioventù della Bretagna, pafsò nelle Gallie,
prefe la Città di Bologna, tirò a sé le truppe Romane, ch'erano
i'parfe per efle Gillic, e llefe il fuo dominio fino all'Alpi, che divi-
dono r Italia dalla Gallia . Probabilmente faceva egli valere per prc-
tefto della Tua venuta la necelfiià di opporfi a i Barbari ; ma intanto
egli ad altro non penfava, che ad alTuggpttarfi le Gallie Itefle, la-
rdando, che i Barbari profeguifiero le llragi, i faccheggi, e le con-
quille nella Belgica, e nell' Aquitania, Provincie allora le più belle
e ricche- di quelle parti .
Mofib da si funefti avvifi Onorio Imperadore, fi trasferi da Ra-
venna a Roma, per trattar ivi col Suocero Stilicone de i mezzi op-
portuni a fin di reprimere il Tiranno, ed arrellare i progreflì de' Bar-
bari. Se nondimeno vogliam qui fidarci del mentovato Zofimo, Ono-
rio molto prima era giunto a Roma, dove ricevute le nuove de' ru-
mori della ^Bretagna e Gallia, richiamò a sé Stilicone, il quale in Ra-
venna (lava preparando l'Armata navale colla mira di jpaflar nell'Illi-
rico. Non credette Stilicone utile a'fuoi intereflì e difcgni, tuttoché
fofle Maellro dell'una e dell'altra milizia, o fia Geperaliflìmo dell' Im-
peradore, d'allumer egli queir imprefa. Fu perciò rifoluto di fpedirc
(a) Zofimus "c''* Gallia Saro W, ch'era bensi barbaro e Goto di nafcita, ma
tftt fitfr». uomo di gran valore, e che fedelmente in addietro avea lervito nelle
Armate Romane. Giunto coftui nelle Gallie con quelle truppe, che
potè condur feco, fi azzuffò con Giullino (chiamato Giulliniano da Zo-
fimo) Generale di Coftantino Tiranno, l'uccife, e con cflb lui la
mag-
Annali d' I v a l i a. 17
maggior parte delle foldatefche, ch'egli conduceva. Eflendo venuto Erx Vo!g.
Nevigalle, altro Generale di Coltantino, a trovarlo per trattar cii ANN040?.
pace, Saro la fece da barbaro, perchè gli levò, contro la fede da-
tagli, la vita. Erafi ritirato Goibuciuo in Valenza, Città ora del Dei-
finato. Saro quivi l'aflediòj ma dopo fette giorni, udito che veni-
vano a trovarlo due altri Generali di Coltantino, cioè Ebominco di
nazione Franco, e Gercnzio oriundo dalla Bretagna, con forze di lunga
mano liiperiori alle fue, Iciolfe l'ailedio con ritirarfi verfo P Italia.
Ebbe anche fatica a falvariì, perché infcguito da i nemici, e al paf-
faggio deli' Alpi gli convenne cedere tutto il bottino fatto in quella
guerra a i Bacaudi, rullici, che s'erano da gran tempo follevati con-
tra gli d'attori de' tributi Romani. Di quelto buon fucccflb fi pre-
valle Coftaniino per ben munire i pafli, che dall'Italia conducono
nelle Gaiiie. Non fi fa, fé prima o dopo quelt'imprefa Coltantino
volgefie le Tue armi contra tic' Barbari entrati nelle Gallie fuddette .
AttcUa Zofimo, ch'egli diede loro una gran rotta, e che (e gli aveile
perfcguitati , non ne rollava alcuno in vita, e però elfi ebbero tempo
da rimetterli, e coli' unione d'altri Barbari tornarono ad efier forti al
pari di Coltantino. Ma Zofimo s'inganna in Scrivendo, che Coltan-
tino mife prelìdj al Reno, acciocché coftoro non avellerò libera l'en-
trata nelle Gaìiie, eficndo certo, che già v'erano entrati, e non ne
ufcirono per quelto. Paolo Orofio (<»} notò, che Coltantino fi lafcio
più volte ingannare da i Barbari con de i falfi accordi, perlochè riu- )V ^"-f'"'
lei più tolto nocivo, che utile ali Imperio. Spedi egli polcia due
volte Coftante fuo Figliuolo, che dianzi era Monaco, in Ifpagna, dovtj
fece prigionieri i parenti di Teodofio il Grande, padre del medefimo
Onorio Augufto, e traile dalla fua gli cfcrciti Romani, ch'erano in
quelle parti. Ma difguftato Geronzw fuo Generale accrebbe i guai,
perché fi rivoltò contra di lui, e fé Tintele co i Barbari, con efiae
dipoi cagione, che molti Popoli delle Gallie e della Bretagna fi ri-
bellarono all'Imperio Romano, e fi mifcro in libertà, fenza ubbidir
più né ad Onorio, né a Coltantino. Ho recitato in un fiato tutti queitt
avvenimenti fotto il prefente Anno, quantunque alcuni d'efii appar-
tengano anche a i fufieguenii. Onorio in quelto mentre dimorando in
Roma non era tanto occupato da i penfieri della guerra, che non pcn-
faflé al rimedio de i difordini della Chiefa. Pero pubblicò varie Leg-
gi, che fi leggono nel Codice Teodofiano, contro i Pagani, e con-
tro gli Eretici Donatilti, Manichei, Frigiani, e Prifcillianiiti. Mancò
di vita a dì 14. di Settembre in quell'Anno quel grande ornamento
della Grecia ed incomparabile l'acro Oratore della Chiefa di Dio, San
Giovanni Grifo^utKo^ emendo morto dopo tanti travagli neU'ctìlio, dove
la perfecuzion de' luci emuli l' aveva fpinto .
^o'»- Ili- C Anno
i8 Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccviii. Indizione vi.
d' Innocenzo Papa 8.
di Onorio Imperadore i6. e 14.
di Teodosio IL Imperadore 7. e i.
Confoli ^ Anicio Basso,
i TLAVIOriLIPPO.
Era Volg. "^TOi troviamo in una Legge del Codice Teodofiano, Prefetto di
U)'zo}imus ^^ Roma nel prefenrc Anno I/ario . Zofimo (a) parla di Pompeiano^
Ili. S- e. 41. come Prefetto d'efla Città in quefti tempi. Diede fine a'fuoi giorni
jlrcadio Imperadore d'Oriente nel dì primo di Maggio di quelV Anno
^) socrntes pg,- atteftato di Socrate (^) e d'altri Storici. Da alcuni nondimeno è
' • • *^' ^3- (differita la Tua morte fino al Settembre. Ma non veggendofi Legge
alcuna di lui, che paflì oltre l'Aprile, più probabile fi rende la prima
opinione. Era egli in età di anni trentuno, e però univcrfale fu la cre-
denza de'Criftiani, che Dio troncaffc così prefto il filo della (uà vita in
pena dell' ingiufta perfecuzione fatta ad uno de' più infigni Padri della
Chiefa Cattolica, cioè a San Giovanni Grifoftomo. Le diflenfioni paf-
fatc fra lui e l' Imperadore Onorio fuo Fratello in addietro, gli fecero
temere, che non fofle ben ficuro nella fucceflìon dell' Imperio l'unico
fuo Figliuolo & Erede Teodofio II. alcuni anni prima dichiarato Im-
peradore, perchè fanciullo, che appena aveva compiuto l'anno ottavo
di fua vita. Prefe dunque una rifoluzione, che parve ftrana a molti,
ma che col tempo riufcì utiliflìma, cioè di raccomandarlo nel fuo te-
ftamento alla protezion d' Ifdegarde Re di Perfia Pagano, con pregarlo
d'afiumere la tutela del Figliuolo. Trovò lidegarde. Principe di gran-
Vih. i.Tz. ^^ animo, per quanto narra Procopio (f), degna di tutta la fila cor-
de Belli rifpondenza la confidenza a lui moftrata da Arcadioj e però non man-
^"■/ co di foftencre gl'interefiì del giovinetto Augufto con far fiipcre la fiia
mente e protezione all' Imperadore Onorio : il che baftò a farlo ftarc
in dovere da lì innanzi , Inviò ancora a Coftantinopoli per Aio di Teo-
dofio Antcmio, perfonaggio egregio pel fapere e per gli cortami, e
-mantenne da lì innanzi una buona pace col Greco Imperio non fenza
vantaggio della Criftiana Religione, che fulle prime per tal via s' in-
troduce e dilatò nella Perfia. Ma da lì a pochi anni Ifdegarde ad ifti-
gazione de' Magi mofTc una fiera perfecuzione a i medefimi Criftiani
(d) Theoph. del fuo paefe, con riportarne in tal congiuntura afiaiflìmi d'cflì la co«
in Hiji. ad rona del Martirio. Era già paffata al paefe de i più AJaria Imperadri-
^nn. Ale- ce Moglie d'Onorio Imperadore W, e Figliuola di Stilicene e di
lt)%uf' Serena, nata da Onorio Fratello di Tendofio il Grande. Se s' ha da
1.^6. ( 18. prellar fede a Zofirao (0, Onorio defidcrò d'aver per moglie 7>r;«.i«-
zia ,
A N N A L I d' I T A L I A. 19
Zìa, altra Figliuola d'efTo Stilicone e di Serena. Pareva, che non ac- Era VoJ|.
conlentKTe a tali nozze Stilicone j ma Sfrena fece premura per effet- anno 4ob.
tuarle, quantunque la Fanciulla per la Tua puerile età non fofle atta al
matrimonici ed in fatti fi celebrarono le Nozze, fenza che noi lap-
piamo, fé V* intervenifle difpenfa alcuna per parte d'Innocenzo Papa.
Vcrifimilmente ancor qui Stilicone attefe a fare il Tuo giuoco. Avea
data la prima Figliuola sì tenera d' età ad Onorio, che non gumfe mai
a toccarla, &: ella fi morì vergine. Lo ftefio fu fatto di qucft' altr^a,
fpcrando forfè Stilicone, che ^accadendo la morte di Onorio fenza Fi-
gliuoli, Euchcrio fuo Figliuolo poteffe fuccedergli nell'Imperio. Ne
Zofimo tacque una voce, che allora correa, cioè aver Serena per mez-
zo d'una Strega concio in maniera Onorio, che non fofie abile alle
funzioni matrimoniali. Anche Filortorgio (d) Storico riferifce quella {^)Jhiloft.
non so fé vera, o falfa diceria. _ , . Hìjìòr'.
Jn ouefli giorni per teftimonianza del luddetto Zofimo, jìlarìco
Re, o fia Condotticrc de'Gort, con grofTo cfercito pafsò dalla Pan-
nonia nel Nerico, ed arrivò fino ad Eniona Città poco dillante da
Gfulio Gamico. Di là inviò Legati ad Onorio Augufto foggiornantc
allora in Ravenna a titolo di crediti da lui preicfi, con cflerfi firmato
reir Epiro a requifizione d'eflo Stilicone, allorché fegretamente me-
ditavano di muover guerra ad Arcadio per occupare l' Illirico. Richie-
deva eziandio, che gli follerò pagate le fpefe occorfc nel venire e con-
durre l'eferciro 'iioo al Nerico. Stilicene, lafciati i Legati in Ravenna,
volò a Roma per trattare coli' Impcradore e col Senato di qucfta di-
manda, che probabilmente fij accompagnata dalle minacele. La mag-
gior parte de' Senatori inclinava alla guerra contro il Barbaro, come
partito più gloriole. Stilicone con pochi foftcneva quel della pace, e
cavò fuori le lettere di Onorio, per le quali appariva, efferfi Alarico
d'ordine di lui trattenuto nell' Epiro per far la guerra ad Arcadio, la
quale non s'era poi intraprcfa per ordini in contrario venuti dalle (IcfTo
Onorio. 11 "Senato, moftrandofi pcrfuafo di quelle ragioni, ma piìi per
timore di Stilicone, gli accordò per aver pace il pagamento di quat-
tromila libre d'oro, non so fc di pelo o pure di 84. denari d'oro l'unaC^); ^^ zofimus
né V! fu fc non Lampadio nobil Senatore, che altamente difle: ^ucjìa ' ^' ^' ^^'
m» è una Pace, ma un Patto di fervith per noi. Dopo le quali libere
parole fi ritirò in Chiefa, apprendendo l'ira di Stilicone. E di qui
ebbe principio la difav ventura e caduta del medefimo Stilicone, aven-
do tutti declamato centra di lui, come fautore de' Barbari in pregiu-
dizio dell'Imperio. Determinò Onorio dipoi di paffare a Ravenna, per
dar la moftra all' cfercito ivi preparato. Stilicone, a cui non dovcano
cflere ignoti i lamenti xle' Romani, e i mali ufizj, che faccano centra
di lui , fi ftudiò d'impedire quel viaggio, avendo infino fatto fvegliare
un tumulto in Ravenna da Saro, Cupicano de' Barbari, che erano al
foldo de' Romani, per intimidire Onorio. Ma non per quelle riilette
r Impcradore, e fen venne fino a Bologna*. Quivi nacque fra lui e Sti-
licone una controverfia. Già era venuta la nuova della morte feguim
C i dell'
IO
Annali d' Itali
Era Volg.
Ann o 408.
(a) Zofim.
(b) Olym-
fìoiì. afiud
Photium
fag. iSo.
(c) Soz.om.
}. 9. cap. 4.
Orofius i. 7.
cap. 38.
(d) Zifimus
l. 5. e. 34.
Philoft.
l, li. ca}. 3.
dell' fmpcradore Arcadie, e Stilicene difcgnava di pafiar in perfona a
Coilantinopoli, per dare ailecco a gli affari del fanciullo Teodofio Au-
gufto. Anche Onorio fi lalciò intendere d' aver difegnato il medefimo
viaggio per proccurar la ficurczza del Nipote. Stilicene impontò, e
moltrata la ncceflità, che v'era della prefenza d'Onorio in Italia, per
provvedere a i bifogni della Gallia occupata da Coftantino, e per te-
nere d'occhio il barbaro ed infido Alarico, vicino all' Italia con sì co-
piofo efercito, tanto difle, che Onorio depofe quel penfiero, ed egli
s' alleili per prendere il cammino alla volta dell'Oriente.
Ma pall'ato che fu Onorio da Bologna a Pavia, non fi vide, che
Stilicone efeguiffe punto quel che aveva proniciTo. Creilo fervi a'fuoi
emuli per maggiormente (ereditarlo prefib l' Imperadore, con aggiu-
gnere per lo contrario, che fé Stilicone paflava in Oriente, era per
levar di vita il flinciuUo Augufto, e mettere la corona dell' Imperio
Orientale in capo ad Eucherio fuo Figliuolo. Fra g'i altri Olimpio (a),
uno de gli Ufiziali Palatini, quegli fu, che principalmente, durante
il viaggio d'Onorio a Pavia, venne creduto, che non d'altro gli par-
laflc, che de' cattivi difegni di Stilicone, non fcnza ingratitudine verfo
di lui, chel'avea cotanto cfaltato nella Corte. Lo narra anche Olim-
piodoro Storico prcffo di Fozio {b) . Giunto che fu Onorio in Pavia,
fi fece vedere all' efercito, ivi preparato per pafiare contra Coftantino
Tiranno nelle Gallie . Ma eccoti follevarfi quelle milizie, litigate, fé
è vero ciò, che ne riferilce Zofimo, dal fuddetto Olimpio, con ta-
gliare furiofanients a pezzi tutti gli Ufiziali o di Corte o delia milizia,
credati partigiani o complici di Stilicone. Fra quefti furono Limenio^
già Prefetto del Pretono nella Gallia > Cariobaude dianzi Generale
dell'Armata in efia Gallia, che s'erano falvati dalle mani del Tiranno
Coftantino (*) ; Fi^icenzo Generale della Cavalleria, e Salvia Conte
della Scuola dc'Domefticij ed altri non pochi Magiftrati, fenza per-
donare né pure a Longiniano Prefetto del Pretorio d' Italia. Durò gran
fatica Onorio a frenare il pazzo e crudel moto di coftoro, e fi trovò
egli ftefib in grave pericolo. All'avvifo di quefta fedizione fpaventato
Stilicone, che trovavall allora in Bologna, non fapeva a qual rifolu-
zionc appigliarfi. Saro Capitano di que' Barbari W che militavano al
foldo dell' Imperadore, una notte uccife tutti gli Unni, che ftavano
alla guardia di lui, in maniera che egli ftimò bene di fcapparfcne a Ra-
venna. Olimpio intanto avendo guadagnato affatto l'animo d'Onorio
Augufto, l'induffe a feri vere all' efercito di Ravenna, che fi afficuraf-
fero della perfona di Stilicone. Il che intefo da lui, fi ritirò la notte
in Chiefa. Fatto giorno i foldari entrati in effa Chiefa, alla prefenza
del Vefcovo con giuramento atteftaroivo, altro ordine non eflerc flato
loro dato, che di metterlo finto buona guardia, faLva la di lui vita.
Ma ufcito che fu della franchigia 1' Ufiziale che aveva efibiio il primo
ordine, ne sfoderò un altro di ammazzarlo a cagione de'fuoi misfatti.
Si niifero in procinto i Barbari e familiari fuoi di liberarlo} ma egli
avendo comandato loro di defiftere, coraggiofamente fi lafciò uccidere
da
1
Annali d' Itali A. ii
da Eracliano, che da lì a non molto fu ricompenfato colla Prefettura Era Voig.
dell'Affrica. E tal fine ebbe a di zj. d'Agollo Stilicoae, per tanti ANK0408.
anni arbitro dell'Imperio e de gli elerciti Romani, e gloriolo per le
vittorie da lui riportate . Mille delitti gli furono oppolti dopo morte .
I più rilevanti erano, ch'egli con ambiziofi difegni afpirafTe all' Im-
perio d'Oriente, ed anche d'Occidente o perse o per fuo Figliuolo,
meditando perciò e manipolando la morte de gli Auguttij e che trat-
tenefle in danno dell'Imperio Romano fegrete amicizie e trame con
Alarico e con gli altri Barbari a fine di profittarne per le fu2 fegrete
mire. Noi fappiamo, che quantunque Cri diano (almeno in apparenza)
egli era odiato da'Criltiani, forfè perche favoriva non poco i Pagani.
Fu creduto, che lo lleflb Eucherio fuo Figliuolo profcflalTe tutte le
loro fuperftizioni, con aver anche promelfo, fé giugneva all'Imperio,
di riaprire i lor Templi . Per quello probabilmente Zofimo ed Ohm-
piodoro Storici Pagani, affiu favorevolmente parlano di lui, e fparlano
forte di Olimpio, uomo Cattolico, che tanto fi adoperò per la fua
rovina. Tuttavia Rutilio (a) Poeta anch' efio Pagano di quc' tempi an- (i) RutlUus
ch'egli fi mollra perfuafo delle cabbale e de i difegni ambiziofi di Stili- »» uintr.
cone. Ma egli è ben facile, che fra tanti delitti a lui appolti, più d'uno ^'^- '•
fé ne contafle, che non avea fuffilienza. E certamente allorché s'ode
Paolo Orofio, Marcellino Conte, Profpero ed altri Scrittori attribuire
a lui la chiamata de' Vandali, Alani, e Svcvi, per invadere le Gallie,
non par facile d'accordar quella partita coli' altre, che fi contano de'
difegni della fua ambizione in favore del Figliuolo . Se fi foflc lafcja-
to luogo a Stilicone di far le fue difefe, avrebbe forfè giuflificato mol-
te tue azioni, che al vol"o pareano malfatte e condotte dalla malizia,
ma poterono eflere neceflità per bene dello Stato. E tanti Ufiziali in-
figni trucidati in Pavia, fi può egli credere, che tutti folTero colpe-
voli e degni di morte? Per altro non è da maravigliarfi, fé Onorio Au-
gufto fi lafciafle indurre a decretar la morte di un Suocero, che l'avea
hn allora mantenuto fui Trono contra tanti sforzi de' Barbari . Egli
era un buon Principe, ma non di grande animo. E' una pcnfione di
quelli tali l'efierc, o il diventar facilmente fofpettofi e crudeli. Si
aggiunfe in oltre la grave fpinta, che gli diedero gli emuli e nemici
di Stilicone, i quali mai non mancano a chi fiede in alto, e per lungo
tempo vi fiede.
Dopo la morte di Stilicone furono confifcati tutti i fuoi beni,
e quegli ancora de'fuoi creduti partigiani, uccifi nella fedizion di Pa-
via, o pure fuggiti e banditi. Egli dichiarato nemico pubblico e tra-
ditore > atterrate tutte le ftatue, e cancellate tutte le memorie di lui.
Termanzia fua Figliuola, già fpofata ad Onorio Augufto, fu rimanda-
ta vergine a cafa, e confegnnta a Serena fua Madre. Se crediamo alla
Cronica d' Aleflandria (^), quella infelice fanciulla finì anch' ella di vi- (b) chrtv.
vere nell'Anno 41 f. Furono in oltre levati via da i lidi e da 1 porti le Alixar^dr'.
guardie, che Stilicone vi tenea, perchè impedivano il commcrzio, con
aggiugnerc ancor quello a gli altri fuoi delitti, pretendendofi ciò fac-
to.
^^ Annali d' Italia.
Era Volg. to, affinchè nìuno de gli Orientali potciTe sbarcare in Italia . Si rac-
ANN0408. còlgono tali notizie dalle Leggi pubblicate in quell'Anno, e riferite
(b) Gòthofr. nel Codice Teodollano (^) . Ed altre ivi pure (ì leggono control Pa-
chronolog. gg^i e Donatifli d'Affrica, i quali prctendeano fatre da Stilicone, e
A' '*' non già dall' Imperadorc Onorio, alcune Leggi contra di loro. Efclu-
fe egli dal Palazzo chiunque non era Cattolico, e non u-guitava la Re-
ligione del Principe. E per cattivarfi l'animo de' Popoli, abolì un' im-
porta di grano e di danaro, che dianzi li pagava per gli terreni . Olhti'
pio, autore della rovina di Stilicene, creato dipoi M.iggiordomo della
Corte Cefarea, feppc ben profittarne, con renderli egli padrone dello
fpirito d'Onorio, e regolar da li innanzi tutti i negozj del Principe,
(e) Zofim. e difpenfar le" cariche a i Tuoi partigiani. Scrive Zolìmo (0, che per
Ut. 5. e. 35. ordine fuo furono carcerati varj familiari del morto Stilicene, e fra gli
altri Deuterio Mallro di Camera dell' Imperadore, e Pietro Tribuno
della Scuola de' Notai. Meffi a i tormenti, perchè rivelalTero, fé Sti-
licene aveflc affettato l'Imperio, niuno fi trovò, che fomminiflraire
lumi di quello pretcfo tradimento. In oltre fu deputato Eliocraie Fi-
fcale in Roma, per unire al Fifco i beni di tutti coloro, che avefTe-
ro ottenuto de i Magiltrati al tempo di Stilicene , Tutto in fomma
era in confufione e tempelta. E a quelli malanni s'aggiunfe, che i fol-
dati Romani, per pefcare anch' efiì nel torbido della Repubblica, do-
vunque trovarono nelle Città mogli e figliuoli de' Barbari collegati e
al (oldo dell'Imperio, gli uccifero, e facchcggiarono i loro beni: il
che fu cagione, che irritati que' Barbari, più di trenta mila d'elH an-
darono ad. unir lì con Alarico .
Seguitava tuttavia a Ilare effo Alarico alle porte d'Italia, offer-
vando le Tragedie Romane, fenza nondimeno voler guerra coli' Im-
peradore, e lenza violar la tregua llabilita vivente Stilicene. Inviò
Ambafciatori ad Onorio, efibendo la pace, purché gli foffe pagata una
gran Tom m^ di danaro. Non è ben certo, fé gli foffe sborfata la già
promcffa, quand'era vivo Stilicene. Sembra nondimeno, che Olim-
(a) Photius piodoro preffo Fozio («) affcrifca già feguito quel pagamento . EfibJ
pag. iSi. ancora Alarico di dare ollaggi ad Onorio per la continuazion della pa-
ce, e di ritirarfi poi dal iNorico nella Pannonia. Nulla volle farne
r Imperadore, e rimandò :carichi di fole parole i Legati . Vien egli qui
(b) Zefim. acculato da Zofimo Storico (i), perchè con qualche sborfo di danaro
'*• "}>■ ì^- non ilhidiaffe di differir la guerra per metterfi in migliore flato di di-
feù; e ic pur voleva la guerra, perchè non fu follecito ad unir le Le-
gioni Romane, con formare un elercito, capace di contrallar gli avan-
zamenti d'Alarico. 11 biafima ancora, perchè non deffe il comando
dell' Arniata a Saro, bravo Capitan de' Barbari, e già provato, come
di fopra dicemmo; ed in fua vece cleggeffe per condottiere della ca-
valleria Turpiliione, e della fanteria F'araae (forfè quello fteffo, che
fu dipoi Confole ne U' Aimo 410.) « FigHanzio de i Domeftici, o fia
delle Guardie del Corpo, pcrfonaggi fatti apporta per accrcfccrc l'ar-
dire a i Batbari, e il terrore a i Romani. Ma Onorio non fi dovette
fida-
Annali d'Itali, a. 13
fidare di Saro, perchè Barbaro e Pagano. Forfè troppo fi fidò di O- Era Volg.
Jimpio, divenuco fuo favorico, ne' configli del quale aveva egli riporta Anno .408.
la lua fpcranza. Ora Alarico, prcfo il pretefto di vederfi negate le pa-
ghe, e per vendetta ancora di Sciliconc, per quanto fcrive Olimpio-
doro, cominciò la guerra. E perchè meditava di gran cofc, ordinò con
fue Lettere ad ^taiilfo Fratello di lua Moglie, che dalla Pannonia me-
nafle quanti Unni e Goti potcfle Poi fenza afpetrarlo, diede la mar-
cia alla fua Armata, ridendofi de i preparamenti d'Onorio. Si lafciò
indietro Aquileia, Concordia, ed Aitino, e fenza trovare oppofizione
alcuna valicò il Pò a Cremona, e per Bologna venne a.Rimini, e di
là pel Piceno alla volta di Roma, faccheggiando quante Terree Ca-
ftella trovò per via. Poco mancò, che non cadeffe nelle manidc'fuoi
Eucherio Figliuolo di Stilicene, nel mentre che per ordine di Onorio
era condotto a Roma da Arfacio e Terenzio Eunuchi . Dopo la mor-
te del Padre era quelli fuggito a Roma, e protetto da i Barbari col-
legati ed aDjici di Stilicene fi nafcofe, e falvò in una Chicfa. Scoper-
to in fine ne fu per forza tratto, e probabilmente per riverenza alla
franchigia, gli fu promefla la vita. Forfè fu dipoi condotto a Raven-
na, dove dimorava l'I mperadore, il quile non fi fa perchè in quelli
torbidi il rimandò a Roma, dove o per comandamento di lui, o per-
chè s'appreflavano colà le genti d*^ Alarico, ebbe. un fine eguale a quel-
lo del Padre.
Giunfe Alarico fotto Roma, e la ftrinfe d'aflcdio. Allora fu, che ^s
nel Senato fi follevarono fofpelti contra di Serena già Moglie di Sti-
licene, quafichè ad iftigazione fua i Barbari fodero venuti contro ad
cfla Città . E badarono tali fofpetti al Senato per decretar la morte
di quefta infelice, probabihnente innocente di fimile attentato . Ad un
tale decreto confcniì anche Pìacidia Sorella dell' Imperadore, ancorché
Serena folTe fua pai"ente dal lato di Padre . La fentenza fu cfcguita, e
Zofimo Pagano {<*) fi figurò coltei punita da gli Dii della Gentilità, (a) Zofim.
per aver tolta a Rea Madre de gli Dii una Collana di gran valore j ma ''^' 5- '• 37-
ella potea ben' avere fenza quello falfo misfatto de gli altri delieti, per
gli quali Iddio volle gailigarla quaggiìi . Si credevano i Romani, che
tolta di mezzo Serena, doveflero i Barbari andarfene con Dio. Ma fi
chiarirono ben pretto de'lor vani fuppofti. Più che mai Alarico fcgui-
tò ad angultiare la Città, e ad affamarla con impedire l'introduziun
de' viveri si pel Fiume, come per terra > e crebbe talmente la fame, .
che fi tirò dietro una fiera mortalità di Popolo. Allora il Senato de-
terminò di fpedir Deputati a trattare d'accoixlo col Generale de gli
alTedianti, perchè erano tuttavia in dubbio, fé fi trovafle ivi Alarico
in perfona. Data quella incumbcnza a BafiUo^ già Prefidenre della Spa-
gna, e Spagnuolo di nafcita, e a Giovanni^ già Propofto de' Notai Pa-
latini W, prefentatifi coftoro ad Alarico, propofero la concordia-, e per [''^ ^"J"""'
foftcnere il decoro, fi lafciarono fcapparc una bravata con dire, che il ' ' '^ '
Popolo Romano era anche pronto per una battaglia. Alarico logghi-
gnando rifpofc; Anche il fieno folte fi taglia fiìt facihftettte, che il rato:
colle
X4 Annali d' Italia.
Era Volg. colle quali parole mofle a rifo tutti gli aduniti. Proruppe pofcia il Bar-
ANN0408. baro in dimande degne di un par (uo. Cioè che non leverebbe mai
l'afledio, le non gli davano tutto l'oro e l'argento, e le fuppeiletti-
li preziofe della Città, e la libertà di tutti gli Schiavi Barbari. Ma e
(he rtjierebbe a noi? rifpofe l'uno de i Legati. Le vite^ replicò il Su-
perbo Alarico . Qui fu chieda da i Legati licenza di tornare nella Cit-
tà per trattare ccn gli aflediati, i quali intcfo, che quivi era Alarico,
e che faceva dimande cotanto eforbitanti, fi videro dirpcrati. Accad-
de, che venuti o chiamati apporta in Roma alcuni della Tofcana, ri-
ferirono d'cflerfi falvata da i pericoli la Città di Narni coli' avere fa-
grificato a gli Dii del Gentilcllmo. Non vi volle di piìi, perchè al-
cuni de' Senatori tuttavia Pagani proponc(rero come cola neccflaria al-
la liberazion di Roma quegli empj fagrifizj . Il fatto vien narrato d.i
(jì) Soz.«meH. Sozomcno (a), ed anche da Zofimo (^), che vi aggiugnc una parti-
/. 9. e. 6. cokrità, unicamente fabbricata dal fuo cuore maligno, perchè Paga-
(b^ zoftmHs ^Q Cioè, che Innocenzo Papa, confultato fopra di ciò, ferraiTe gli oc-
ib.cap.^i. ^j^j^ g jj i^fciafPe fare. Ma il fatto grida in contrario j poiché per at-
teitato dello lleflb Zofimo, niuno de' tanti Senatori Criliiani volle in-
tervenire a cosi abbomincvol' azione j anzi pare, che in effetto defillcf-
fero per quefto dal farla, e verifimilmente, perchè il Pontefice vi lì
oppolè. Ma quand'anche aveflero fagrificato, come fembra fupporrc
Sozomeno, s'accorfero in breve della vanità di quell'empio rifugio.
E nota il medefimo Sozumeno, che i più giudiziofi riguardavano que-
lla guerra e calamità per un giullo gaftigo di Dio, che voleva punire
i tanti peccati di Roma immerfa nell'ozio e nel luiTo, e tanti opina-
ti tuttavia nelle fuperftizioni del Paganefimo . Lo fteflb Alarico dicca
d'cflcre moflb da una voce interna, che gli andava dicendo di aftVct-
tarfi per l' efpugnazione di Roma. Finalmente convenne rimandare Am-
bafciatori ad Alarico, e capitolare, che i Romani gli pagaflero cinque
mila Libre d'oro, trenta mila Libre d'argento, quattro mila Giubbe
di leta, tre mila pelli tinte in grana, e tre mila Libre di pepe. Ma
perchè l'Erario era cfauilo, né i particolari potevano fupplire cosi in
un Cubito allo sborfo di tanto oro ed argento, fi mifc mano a i Tem-
pli de'Gentili. con afportarne le ftatuc d'oro e d'argento, eruttigli
ornamenti prcziofi dell'altre: il che vicn dcteftato da Zofimo Genti-
le, e fpczialmente per la itatua della Fortezza, a cagione della cui per-
dita i Pagani credettero, che doveflcro fuccedcre infinite travcrfie da
li innanzi a Roma. Pagato il danaro, furono fpedici all' Imperadorc
Onorio Legati, pregandolo di confentire alla pace, anzi alla Lega con
Alarico: al qual fine aveva anche il Barbaro voluto per ortaggi molti
Figliuoli de' Nobili Romani. Furono da li innanzi lafciati entrare i vi-
veri in Roma, e l'efercito nemico fi ritirò, col quale s'andarono ad
unire circa quarantamila Schiavi bai-bari, che di giorno in giorno fug-
givano di Roma.
Intanto il Tiranno Cortantino avea fifiata la refidenza fua in Ar-
(c) ortjiHs 1^^ ^ veeecndo eli affari dell' Impcradore Onorio in peifimo Uato (0,
^ dichia-
Annali d' Italia. x>
dichiarò Augufto Tuo Figliuolo Cojiante^ a cui dianzi avea conferito Eka Volg.
il titolo di Cefare («) . In oltre giudicò bene d'inviar ad Onorio un' ty\^s°'t^n'
ambafceria, che giunta a Ravenna gli dimandò perdono a nome di Co- j?^^ «ff^^i.
ftantino W, con allegare per ifcuia la violenza a lui fatta dall' cfercito . (b/ zefimut
Onorio, perchè non potea di meno, e fuUa fperanza di falvarc la vita lib.^.c.^i.
a Vereniano e Didimio fuoi parenti, condotti prigionieri di Spagna a
Cottantino, con trovarfi poi burlato, perchè quelli già erano ftaii tru-
cidati, non folamcnte fece vifta di accettare la fcufa, ma gl'invio an-
cora la Porpora Imperatoria, riconofcendolo per collega ncTl' Imperio .
Probabilmente ciò avvenne nell'Anno prcfcntc.
Anno di Cristo gcccix. Indizione vn.
d' Innocenzo Papa 9.
di Onorio Imperadore 17. e ij.
di Teodosio li. Imperadore 8. e 2.
^ |-,. < Onorio Augusto per l'ottava volta,
i^oniou ^ Teodosio Augusto per la terza.
BOmftano vicn chiamato il Prefetto di Roma dell' Anno corrente io
una Legge del Codice Teodofìano. Qiianto s'è di fopra narrato
della morte di Stiliconc e dell' afledio di Roma, vien riferito dal Car-
dinal Baronio, da Jacopo Gotofredo, e da altri all'Anno prefente . E
fembra certo difficile, che eflcndo (lato uccifo Stilicene verfo il fine
del precedente Agoilo, Alarico, che ne dovette ricevere l'avvifo ftan-
do fuori d'Italia potefle far tanto viaggio, operar tante cofe ne' quat-
tro Mefi , che reltavano di quell' Anno. Contuttociò chiaramente nar-
rando Zofimo Iftorico (f), che dopo tali avvenimenti Onorio entrò (?) zofimus
Confole per l'ottava volta, e Teodofio II. Augufto per la terza; il *'''•?• <^- 4i>
che accadde nel principio di queft'Anno; più ficuro è 1' appoggiarli
a lui Scrittore contemporaneo, come ha fatto il Padre Pagi, che a i mo-
derni. E tanto più perchè per atteftato del fuddetto Zolìmo, efTendo
ftato inviato da i Romani dopo la liberazione della Città Ambal'ciatori
a Ravenna, Onorio Augufto nel licenziarli levò a Teodoro la dignità
di Prefetto del Pretorio, e la conferì a Ceciliano uno d' cffi Legati,
Ora nel Codice Teodofìano fi truovano due Leggi date in Ravenna
nel Gennaio del prefente Anno, e indirizzate a Teodoro Prefetto tut-
tavia del Pretorio, al quale poi fi vede iuftituito nel medefimo grado
Ceciliano fuddetto, con cflerc a lui indirizzate altre Leggi date nello
lleflb Gennaio {d) . Una fpczialmentc è degna d'cflere avvertita, per- (d) cod.
che teftimonio dell' infigne Carità di Onorio, ordinando egli fotto gra- Thtodof.
vi pene, che ogni Domenica i Giudici facciano la vifita de' Carce- '• 9- '^'t- 3.
rati, per fapcre fé fieno ben trattati) e che a i Poveri fia fommini- '^'
l'om. ni. D ftra-
^6 Annali ©'Italia.
Bua Volg. (Irato il vitto; e che fopra ciò vegli lo zelo de' Vcfcovi. S'era anche
ANNo-,09. introdocta da i due Vakntiniani, ed altri Imperadori Criftiani la piif-
fìma confuetudine di liberar tutti i prigbni in onore del Tanto giorno
dì Pafqua, a riferva de i rei d'enormi delitti . Vcggafi il Codice Teo-
dofiano de Indulgentia Crim'mum . Il qual rito fi odcrva tuttavia in af-
faiillmi Luoghi delia Criflianità, e maffìmamentc in Modena. Furono
dunque nel principio di queft' Anno inviati dal Senato Romano Am-
bafciato'-i ad Onorio Augufto, Ceciiiano^ Attalo^ e Majjimiano ^ per pre-
garlo di approvar la pace, di cui s'era trattato con Alarico. Uomo
tìmido, e però irrefoluto, era l' Imperadore . Non volle dar oftaggi^
ne acconfcntirc a varj capi della Capitolazione . Zofimo ne incolpa
Oiìmpia: che imbrogliava tutto. Furono rimandati fenza conclufione
alcuna; Ceciliam. creato Prefetto del Pretorio; Attalo Soprintendente
al Fifco. Ma per difefa di Roma Onorio fpcdì a quella volta fei mila
bravi Dalmatioi fotto il comando di Valente. Parve a.qucfl:o Condot-
tiere vergognofa cofa il guidar quegli Armati per vie dìsufate, come
di nafcofto; ma quando meno fel penfava, li condufle in bocca ad Ala-
rico, il quale gli afpettava, e tutti li fece prigionieri, a riferva di un
centinaio, e dello ftcffb Valente, ch'ebbero la fortuna di falvarfi . At-
talo Fifcale giunto a Roma, avendo oflcrvato, che Eliocratc con troppa
piacevolezza fi portava nel cercare i partigiani di Stilicene, e in con-
fifcare i lor beni, il mandò a Ravenna, dove per quefto gran delitto
corfc pericolo di perdere la vita, fc non ^ rifugiava in una Chicfa ,
Maffimiano il terzo de' fuddetti Ambafciatori , caduto nel ritornare a
Roma in mano de' Barbari, fu ricuperato da Mariniano fuo Padre con.
trenta mila pezze d'oro.
Crefceva intanto la confufione nel Senato e Popolo Romano tra
per le irrcfolutezze dell' Imperadore, e per aver tuttavia vicino a se
Alarico minacciofb, e con forze da efeguir le minacele. Però iaviaro-
no ad Onorio altri Ambafciatori , fra' quali fu lo fteflo Innocenzo Pa-
pa; ed Alarico diede lor buona fcorta, affinchè andaffero ficuri. Di-
fpofe Dio in quefta maniera le cofe, per fottrarre il buon Pontefice
alla terribil Tragedia, che dipoi fuccedette in Roma, perciocché egli
fi fermò da lì innanzi in Ravenna coli' Imperadore. Calò intanto in
Italia Ataulfo cognato d'Alarico, conducendo una mediocre Armata.
Onorio fatti raunare quanti foldati potè, gl'invio a contraftargli il paf-
fo; e fi venne anche ad un fatto d'armi, in cui circa mille cinquecen-
to Goti Tcftarono fui campo, e folamcnte diciafettc Romani, fc pure
è da credere. Il rimanente de' Barbari pafsò, e andò ad unìrfi con Ala-
(a) Zo&mnt '"'CO W. E fino a quell'ora Olìmpio avca comandato a bacchetta nella
Ub. s.(. 46. Corte d'Onorio . Seppero gli Eunuchi tanto intronar le orecchie d'eflb
Imperadore, rapprefcntandogli quefto primo Miniftro, come origine
di tutti i prefenti malanni, che l'induìtero a deporlo. Sotto un Prin-
cipe di tcfta debole, quando naicono torbidi, nulla è piiì facile, che
il veder di fimili fcene. Olimpio temendo di peggio, fcappò in Dal-
mazia. Tornato, non so quando, a Roma, e riftabilito in qualche ufi-
zio,
Annali dMtalia. 17
zio Coftanzo cognato dclP Imperadore, fecondochè narra OHrapiodo- Era Vo!«
cuore, in fuo luogo occupò il minilterio. Era Prefetto del Pretorio j tium f. 180.
ebbe anche il titolo di Patricio . aitalo fu allora creato Prefetto di Ro-
ma} e feguirono altre mutazioni nella Corte di quefto buon Augullo,
che tutte per la debolezza del fuo governo tornarono in fuo pregiu-
dizio. E perciocché per le fcgrcce tlljgazioni del fuddctto Giovio am-
mutinati in Ravenna 1 foldati più non vollero per lor Capitani Tur-
pillione e Vigilanzio, ne a Palazzo Terenzio ed Arfacio Mallri di Ca-
mera Onorio li cacciò in cfitio, e i due primi furono uccili nel viag-
gio . Vu collituito Generale delle truppe Romane ellltcnti nella Pan-
nonia, Nonco, Rczia, e Dalmazia, Generiio, Barbaro bensi, ma pcr-
fona di gran valore, e difintereflato. Collui, perchè era Pagano, e per
una Legge d'Onoi-io era vietato a i Pagani ogni carica militare, non
volle aflumcre il comando j e con ciò obbligo T Imperadorc ad abolir
quella Legge, con lafciare a tutti la libertà della Religione, e l'abi-
lità alle dignità, e alla milizia. Egregiamente da lì iimanzi Generido
corrifpofc all'elpcttazionc, che fi avca della fua fedeltà e valore, con
aver ben difefe e confervate all'Imperio le Provincie a lui confidate.
Altre Leggi diede in quell'Anno Onorio, nelle quali fpezialmentc prov-
vide con piiflìma fapienza, che non fodero oppreflì gli Accufati, che
non venificro maltrattaci i Carcerati . Meritano ben d'c^Fcre lette quelle
Leggi nel Codice T.odofiano. In oltre ordinò, che foflcro cacciati
di Roma, e dall'altre Città tutti i Profcflbri della Strologia Giudi-
ciaria, appellati allora Matematici, che al difpetto d'altre precedenti
Leggi feguitavano ad efercitare la lor fallaciffima Arte.
Ad iftanza di Giovio, primo Mmiftro d'Onorio fecondochè fcri-
ve Zofimo (^), o pure Papa Innocenzo, come vuol Sozomcno (0, p,^ '^nfim.
Alarico venne fino a Rimmi per trattare di pace. Richiedeva quefto 1^' ^j,^'^
Barbaro, che l' Imperadore gli pagaflè ogni anno una certa fomma d'oro l. 9. e. 7.
e di grano, per mantener le lue genti 5 che il dichiarale Generale
dell'una e dell'altra milizia-, e che per abitazione delle fue foldaccfche,
gli aflcgnaflc le due Venezie, il Norico, e la Dalmazia. Ma l' Impe-
radore non fenza ragione troppo abboniva l'avere per Generale, e log-
giornante nel cuor d'Italia un Barbaro, un infedele, qual era Alarico.
Però fcrifle a Giovio, il quale era andato a Rimini per quéltu tratta-
to, che per lo danaro e grano fi accorderebbe, ma che non porca
patire di dar carica alcuna a co'lui . Giovio ebbe l'imprudenza di far
leggere in pubblico la lettera dell' Imperadore; coHi, che alterò forte
il Barbaro, di maniera che infuriato '^\ molle fubito per ritornare cen-
tra di Roma. Ma pentito nel viaggio mando Vdij Vefcovi ad Onorio
per indurlo pure alla pace, con far proporre condizioni più moderate,
contentandofi di ilare nel Norico, e di una difcreta paga e contribu-
zione di grano. Né pur quefto ebbe effetto, perchè Giovio per Ic-
D i varfi
Era Vo!g.
Anno 409.
(a) zoftm.
lìb. 6. e. 6.
Soz.ome-ìns
uti fufra .
Qì) Medìob.
Humifmat.
Imfcrattr .
^8 Annali d' Italia.
varfi di dofTo il fofpetto, ch'egli fé l'intendeflc con Alarico, tornato
che fu a Ravenna, giurò egli e fece giurare (fc prudentemente, noi so)
ad Onorio e a tutta la fua Corte, di non far mai pace alcuna con Ala-
rico; e perciò inutili riufcirono tutte le propofizioni di accomodamen-
to. Maggiormente dunque indifpettito Alarico tornò coU'efercito fotto
Roma, mmacciando al Senato e al Popolo l'ultimo eccidio, fé non li
accordavano con efTo lui contra di Onorio, Principe, a cui pareva,
che nulla premeffe la falute di quella gran Città. Refifterono un pezzo
i Romani, ma poiché Alarico fi fu impadronito di Porto, fenza più
lafciar entrare viveri in Roma, afHimati furono corretti ad accordarli (u).
L'accordo fu, che Aitalo Prefetto della Città, ed amico de' Pagani
venne dichiarato Impcradorc, ficcome perfona amata da i Goti, per-
chè battezzata da Sigefario, Vefcovo della lor Nazione e Setta. Veg-
gonfi preflb il Mezzabarba W le Medaglie battute in fuo onore, do-
ve è chiamato Prifco Attui» . Non tardò coftui a creare Lampadio Pre-
fetto del Pretorio, e Marciano Prefetto della Città. Dichiarò ancora
Alarico Generale delle fué Armate, e Ataulfo Conte della Cavalleria
domelHca. Entrato colla porpora in Senato, diede un bel faggio della
fua vanità con una diceria piena di arroganza, in cui fi vantava di voler
fottomettcre tutto il Mondo. Quindi unitamente con Alarico mofle
l'efcrcito contra di Onorio Augufto, che feguitava a dimorare in Ra-
venna. E fenza voler badare ad Alarico, che gli configliava d'inviare
in Affrica un buon corpo di truppe per levare il comando di quelle
Provincie ad Eracliano, gli badò di fpcdire colà un certo Coftantino
con pochi foldati, fcioccamcntc lufingandofi, che al comparire delle
fue lettere, tanto Eracliano, quanto l'efcrcito d'Affrica, abbaflcreb-
bono la tefta, e feguirebbono il partito fuo .
Giunta che fu l'Armata di Attalo e di Alarico a Rimini, Ono-
rio pieno di fpavento, inviò per fuo Legato colà Giovio, fuo primo
Miniftro, per trattare di concordia con clibire ad Attalo di accettarlo
per compagno neir Imperio. Ma coftui gonfio per la fua dignità prc-
tcfc, che Onorio fi eleggcffe un'lfola, per menar ivi da privato il
rello de' fuoi giorni . Il peggio fu, che lo ftcffo Giovio (fé pure non
fu occulto artifizio) s'accordò con Attalo per deprimere Onorio, giu-
gnendo infino a proporre di tagliar qualche membro all'infelice Au-
gufto. E tali erano gli Ufiziali, che quel buon Principe eleggeva, e
a' quali commetteva 1 più importanti affari dello Stato. Andò pili
volte innanzi e indietro Giovio, e finalmente reftò preffo d' Attalo,
che il dichiarò Patricio, facendo coftui nello fteffo tempo credere ad
Oncfrio , che per fuo bene operava cosi . S' era già preparato Onorio
per riiirarfi preflb il Nipote Teodofio, quando all'improvvifo gli venne
un foccorfo di quattio mila foldati dall'Oriente, che il rincorò e fve-
gliò in guifa, che fidata ad effi la guardia di Ravenna, quivi deter-
minò di ftar faldo fino ad intendere l'efito de gli affari dell'Affrica,
Già tucto era in pronto per iftrignere Ravenna con vigorofo affedioj
ma rimafe fturbato da altri avvenimenti il difegno. Alarico non ri-
flette
Annali d' Italia. 19
ftette per quello di operar colla forza, che le Città dell' Emilia e Era Volg.
della Liguria acccitaflero Attalo per Imperadore. La fola Bologna ANN0409.
fece refirtenza e fofifri l'afTcdio. Quello, che raaggiormeiue difgultò
Alarico, fu la nuova venuta dall'Affrica, che Erscliano Conte, cioè
Governatore di quelle contrade , avea fatto trucidare Coftantino colà
inviato a nome d' Attalo, e polle guarnigioni in tutte le Città ma-
rittime, non lafciava più andar grani ed altri viveri alla volta di Ro-
ma: il che cagionò fra poco una fiera careftia e fame nel numerofo
Popolo d'ella Città. Concepì perciò Alarico un grave fdegno contri
di Attalo, che aveva voluto operar di fua tefta in negozio di tanto
rilievo. S'aggiunfero i mali ufizj, che preflb di lui continuamente fa-
ceva Giovio, per abbattere quello Imperador da teatro, e forfè con
buon fine per facilitar la pace con Onorio, levando di mezzo coilui,
che non ferviva fé non d'impedimento. Perciò Alarico, per quanto
fcrive Zofimo, fuori di Riraini il depofe, con ifpogUarlo del diade-
ma e della porpora, e ridurlo a vita privata con Ampelio fuo Figliuo-
lo. Il ritenne nondimeno prelTo di sé, per impetrargli il perdono, fc
fcguiva la pace con Onorio, di cui pare, che fi trattafle fenamentc
fra r Imperadore ed Alarico. Fu poi un'altra volta efaltato , e da lì
a non molto depollo quello efimero Augullo.
Occorfe eziandio, che Saro altre volte nominato di fopra, con-
dottiere di trecento bcllicofi Barbari, il quale non s'era in que' tor-
bidi dichiarato ne per Onorio, né per Alarico C^), ma non avea cara (a) Stzom.
la lor concordia per fuoi particolari fini, all'improvvifo all'ali le fol- '• 9- f-»/. ?•
datcfchc condotte da Ataulfo cognato di Alarico, o pur le guardie
del medehmo Alarico, e molte ne tagliò a pezzi: dopo di che andò
ad abbracciare il partito d'Onorio. Se volellìmo qui prellar fede a
Filollorgio (*), gli diede anche una rotta}, ma quello non s'accorda p-' /*w^'
con gli altri Storici d'allora. Fece nafccre il fatto di Saro de i gravi ' '~" ' '
fofpctti in cuore d'Alarico, dubitando egli, che fotto il color della
pace, che fi trattava fempre, e mai non fi conchiudeva, gU follerò
tcfc infidie. E però fumando di rabbia, fé ne tornò fotto Roma, e •
di nuovo l'alTcdiò. Si follcnncro i Romani contra le di lui armi} ma
non già contro la fame, la qual crebbe a tal fegno, che migliaia di
pcrfone ne perirono, e fi trovarono madri, che levarono la vita a i
figUuoli per falvare con quel cibo la propria . Ma finalmente bilognò
foccombere. Alarico vittoriofo entrò di notte nella Città, in quella.
Città, che per tanti Secoli non vinta da alcuno, avea data la Legge
a sì gran parte del Mondo. Il Sigonio, il Cardinal Baronio, il Go-
tofrcdo, il Tillemont, ed altri, furono di parere, che quella orrida
Tragedia fuccedeile nell'Anno 410. Ma il Padre Pagi con varj argo-
menti pruova, che nel prcl'cnte Anno a di 14. d' Agofto Roma venne
alle mani de' Barbari, e Sane' Ifidoro chiaramente mette quello fatto
fotto r Era 447. che corrifponde all' Anno corrente . Profpero Tirone
ne parla fotto il Gonfolato di Varane, che fu nell'Anno feguente. Se
nondimeno fi veiificaflc, che TertuUo difegnato Confole da Attalo
la
30 Annali d' Italia.
Era Volg. in quelV Anno, nel principio poi del fufTeguente avcflc aflunto il Con-
ANN0409. folate in Roma, converrebbe mutar' opinione . Cafliodorio in fatti, e
Vittorio mettono Confoli all'Anno 410. TertuUo e Faraite . Orofio
chxzm^ (\\icÌio'^ cxtnWo Confole di apparenza^ e pare che nieghi, ch'e-
gli poi giugnefTc mai ad efercitare il Confolato. Strana cola e intanto,
che refti dubbiofo il tempo di si gran Tragedia. Non fi può fcnza
lagrime rammentare la crudeltà efcrcitata da i Goti in quella occafionc.
Per tre giorni diedero il facco a quante ricchezze e mobili preziofi
Roma avea lungamente raunato in sé colle fpogìie e co i tributi di
tanti Popoli . Furono tormentati fenza compaffione alcuna i Nobili e
bcneftanti, perchè rivelaflero i tefori, creduti nafcofi. Non fi per-
donò all' onore delle Matrone e delle Vergini, e ne pur delle confc-
cratc a Dio. Furono anche mietute a migliaia entro e fuori di Roma
le vite del Popolo in tal copia, che non v'era gente baftante a dar
loro fepoltura. Refrò in oltre ridotta in cenere dalle fiamme buona
parte d'efia Città. Ma Iddio io punire con sì ternbil flagello le re-
liquie oftinatc del Paganefimo in Roma, e la fuperbia, e tanti altri
vizj di quella Città, fece nondimeno conofcerc la fua mifcricordia e
potenza a gli ftefiì Gentili. Perciocché i Goti erano Criftiani, ben-
ché profeflbri dell' Erefia d' Ario > ed Alarico loro ordinò di rifpettarc
nel facchcggio i Luoghi facri, e fpezialmente le Bafiliche de' Santi
Apolloli Pietro e Paolo: comando, che fu religiofamcnte olTervato
da que'Barbari, e ne profittarono gli ftcflì Pagani, che colà fi rifu-
giarono, con aver anche i Barbari portato rifpetto a i facri vafi delie
Bafiliche fuddette . Ma fopra ciò è da vedere 1 infigne-Opera di Santo
Agoltino de Civitate Dei^ icritta dopo la prefa di Roma, per difen-
dere la Religione di Grillo dalle bellemmie vomitate in tal congiun-
tura da i Gentili, quafichè all'avere aboliti gl'Idoli, e introdotta la
Legge facrofanta di Gesìi Crifto, fi dovefiero attribuire tante cala-
mità, che in que' tempi diluviarono fopra Roma, e fopra l'Imperio
Romano. Pretende parimente il celebre Moniìgnor Boflliet Vcfcovo
(a) J^/«« di Mcaux («), che fi compieflero in quella rovina di Roma le pro-
E^xfoj. di fczie di San Giovanni nell' Apocalifii, avendo Iddio voluto dare con
i Apoctd. ^j^ l'ultimo colpo all'Idolatria, e vendicare il fangue di tanti Santi
fvenati dalla crudeltà de' Pagani .
A tanti malanni fc n' aggiunfero in qucft' Anno altri fuori d' Ita-
lia, peiciocche gli Alani, Vandali, e Svevi entrarono di Settembre,
(b) Profur o fia di Ottobre nell' Illirico per atteftato di Prcfpcro (^),e d* ldazio(ó
in chrontct . Storici, empiendo quelle Provincie di llragi e faccheggi . E giacché
\^ chrentc troppo era lacerato in Italia, ed impotente a fare refiltcnza l'Imperio
Romano, fi fcatenarono tutte l'altre Nazioni Barbare, e penetrando
anch' efle nelle Gallie, devaltarono le Provincie di Lione, di Narbo-
(i) Hitnn. na, e d' Aquitania, e d' altri paefi . San Girolamo in una fua Lettera {d)
Efìfl. ad A- nomina i ^uadi.y i Fendali, i Sarmati, gli j^lam^ i Gepidi, gli Eruli,
leruchiam. \ Saffoìii , i Borgognoni ^ gli yllamanm ^ c gli Unni. Parte ancora di quelli
Barbari, cflcndo aperti i pafli de' Pirenei, tenne dietro a i Vandali,
allor-
Annali d' Italia. 51
allorché marciarono in Ifpagna, e con cflo loro s'unì a conquiftare e Era Volg.
diftruggere quelle Provincie. O fìa poi, che i Vandali fofTero i più, ANso^oy.
oche l'alno Nazioni barbariche fi fuggettaffero a i Re Vandali, noi
troviamo varj Autori, che fotto il nome di Vandali comprendono
lutti i Barbiri, che s'impadronirono della Spagna. Ritorniamo a Ro-
ma. Dvpo avere i Barbari per tre giorni facchcggiata l'infelice Cit-
tà, e commefTe in cfla tutte le crudeltà pofllbili, (non fi fa il per-
ché, ma forfè moffi da Dio) ne ufcirono, e fé ne andarono nella loro
malora. Cosi lafciò ferino Paolo Orofio (<») . Se a Marcellino Conte (a) Orofiut
preftiam fede (^), dopo fci dì fegui la loro ritirata. E Socrate ag- !{*->' \-'" '?"
giugne,. che ciò accadde per paura de'foccorfi, che Teodofio II. Au- };„ cm«"
gullo inviava ad Onorio fuo Zio: del che nondimeno niun vcftigio fi m chronic*
truova prcfib gli altri Autori. Alarico, che fecondo Zofirao, molto '/""^ S"-
tempo prima tcnea fotto buona guardia Placidia Sorella d'Onorio, feco '"*"'''"»•
liconduAe in forma onerta e decente al fuo grado, e forfè fin d'al-
lora con penfiero di darla per Moglie ad Ataulfo fuo Cognato, fic-
comc pofaa feguì . Pafsò il barbarico efercito pieno di ricchezze per
le Provincie della Campania, Lucania, e de'Bruzj, con commettere
anch' ivi tutte le piìi orrende inumanità . Sappiamo da Santo Ago-
ftino (0 che la Città di Nola vi fu devaftata, e fatto prigione San (e) Auguft.
Paolino Vcfcovo di quella, che non avea voluto fuggire. Continuò ''^- i- e. io.
Alarico il viaggio fino a Reggio di Calabria con penfiero di pafTarc ''* C;x/. x)«".
in Sicilia, e di là in Affrica, fpcrando di facilmente impadronirfi di
quel pacfe. Ma Dio, che per gli occulti fuoi giudizj s'era fcrvito di
quefto Barbaro per galtigare i peccati de' Romani, non iftette molto
a metter fine alle fue crudeltà. Si fermò coftui non poco all'afiedio
di Reggio, ed eflendofi imbarcata una parte della fua Armata per
paflare m Sicilia, fiera tempcfta fopravenuta li fece perir tutti su gli
occhi dello fteflo Re barbaro. E cosi- terminò queft' Anno sì funefto
e vcrgognofo al nome Romano . Ma io non vo' lafciar di aggiugnerc
qui una notizia, degna della curiofità di tutti, di cui fiam debitori
ad Olimpiodoro Storico Greco e Pagano di que' tempi, giacché Fo-
zio W ci ha confervati alcuni pezzi o eftratti della di lui Storia, da/jx ^i-
cui fi raccoglie , qual fofie anche allora lo flato della gran Città di piod. l^ud.
Roma. Scrive egli adunque, che in cadauno de i gran Palagi d'cfTa Photìum
Città fi trovava tutto ciò, che ogni mediocre Città può avere , cioè ^''^- '98.
Ippodromo per la corfa de' cavalli,. Piazza, Tempio, Fontane, e varj
Bagni. 11 perchè Olimpiodoro compofc per efTa un vcrfo , così tra-
dotto io Latino:
^ Eji Urbs una demus: mille Urbes continet una Urbs . (*)
Aggiugnc^chc le Terme pubbliche o fia i Bagni, erano di ftra-
ordi-
(*) Città è una cafa. E città mille ha Roma.
31 Annali d' Italia.
Eaà Vo'g. ordinaria grandezza, fra le quali quelle di Antonino avcano mille fc-
ANN0409. cento ledili di marmo pulito, e quelle di Diocleziano quali il doppio.
Che le mura di Roma, fecondo le mifure prcfe da Ammoiic Geome-
tra allorché i Goti la prima volta l'aflediarono, giravano lo fpazio di
vcntun miglio . Scrive eziandio che molte Famiglie Romane avcano
di rendita annua de' loro beni quattro raillioni d'oro, fenza il frumento,
vino, ed altri naturali, che avrebbono dato un terzo della fuddetta
fomma d'oro, fé fi foflero venduti. Altre Famiglie avcano un millio-
BC e mezzo, ed altre un millione di rendita. Che Probo figliuolo di
Aiipio nella Pretura a' tempi di Giovanni Tiranno (cioè T Anno di
Crifto 414.) fpefe un millione e dugento raiLi nummi d'oro ( erana
quelli, per quanto io credo. Soldi d'oro prcffò a poco corrifpondenti
al noftro Scudo, o fia Ducato, o fia Fiorino d'oro). E che Simma-
co Oratore, il qual era contato fra i Senatori di mediocre patrimonio,
mentre Simmaco fuo Figliuolo efercitò la Pretura (il che fegui prima
che Roma folle prefa da Alarico) avca fpefo due millioni d' oro per
la fua folennc entrata. E che dipoi Maflìmo, uno de' più ricchi e fe-
lici, per la Pretura del Figliuolo, aveva fpcfo quattro millioni d'oroj
perciocché i Pretori per fette giorni davano al Popolo un grandiofo
divertimento di Giuochi e Spettacoli . Ma finalmente Dio venne a vi-
fitare il luflo de' Romani } e il peggio è , che né pur dopo sì grave
gartigo s'emendarono i lor vizj e peccati.
Anno di Cristo ccccx. Indizione viii.
d' Innocenzo Papa io.
di Onorio Imperadore 18. e 16.
di Teodosio II. Imperadore 9. e 3.
Confoli 5 Flavio Varane, e Tertullo.
r
N quell'Anno ancora fi può credere, che continualTe nella Prefet-
tura di Roma Bunofiano, perchè ornato di quella dignità il trovia-
mo anche nell'Anno feguentc. Ma durante il gran temporale finora
,. . defcritto, che mai faceva J' Imperadore Onorio.^ Se ne Itava in Ra-
Mifi.Tom"i. venna fenza impugnare fpada, fenza muoverfi da federe^ né fi sa, ch'egli
fag. 336. unilTc cfercito, o faceflc altri maneggi, per opporfi a i Barbari, quafi
(bi Zonaras che tion ci folle pili Legione alcuna de' Romani. In tempi tali c'era
Mt Annalih. bifogno d'un valorofo e laggio Imperadore, che non farcbbono fuc-
plr. 40. ceduti tanti difordini . Tale certo non fi può dire, che fofle Onorio.
(e) Procop. Anzi Cedreno (<»), e Zonara (^) Storici Greci, a' quali precedette Pro-
lik I. e. 1. copio (0, cel rapprclentano per uno llolido, raccontando in oltre,
y' *."(• che portatagli da un uomo tutto affannato la nuova, che Roma era
fiata
Annali d' Italia. 33
fiata vrcCi da i Goti, egli battendo le mani con ifcbiamazzo riipofc : Era Vclg.
Cme può efer quejlo^ fé Roma poco fa tra qui? Intendeva egli di una ANN0410.
Gallina, che gli era molto cara, a cui avea pollo il nome di Roma.
Eh Signore^ ripigliò allora il MefTo fofpirando, io non parlo dt un uc-
cello^ parlo della Città di Roma. Verifimilmente quefta fu una finzio-
ne de' Greci, che fempre hanno portata antipatia a i Latini . Tutta-
via non fenza fondamento fu fcredirata da i Greci la perfona di Ono-
rio. Grande era la Pietà di quefto Principe, grande il fuo amore per
la Religione Cattolica. Abbiamo anche delle belliflìme Leggi pubbli-
cate da lui. Ma quefto non bafta per fortcncre il pefo d| un vafto
Imperio, e per ben governare e difenderei fuoi Popoli. Ci vuol' an-
che Mente e Coraggio} e di quelle due qualità non era alfai provve-
duto Onorio, e per quefto lo fprczzarono tanto i Barbari, quanto i
fuoi proprj Sudditi, i quali proruppero in tante ribellioni. Sarebbe
egli llato un buon Monaco, e per disavventura fua ed altrui fu un
cattivo Imperadore. Venuto intanto a (uà notizia, che gli Aflricani
s'erano portati con tutta fedeltà, ricufando di fottomctteriì ad Attalo
Imperadore immaginario, in ricompenfa del buon fervigio rimife a
quc' Popoli tutto quel che dovevano all'erario Cefareo fino all' Indizio-
ne V. cioè fino all'Anno 408. La Lettera W è indirizzata a Macro- (al Codk,
bio Proconfole d'Affrica, che forfè potrebbe elTcre ftato l'Autore ^ihcodof.
de' Saturnali . E perciocché i Donatifti, Eretici in quelle parti, per ^,'!'' j"),'^,
le disgrazie, che opprimevano l'Imperio Romano, fi erano dati più
che mai ad infolentire, egli con rigorofe nuove Leggi riprefle la loro
baldanza} e di più ad iftanza de' Vefcovi Cattolici d' Affrica, tutti an-
fiofi della Pace fra que'Criftiani, ordinò, che fi faccfle una pubblica
e folennc Conferenza fra elfi Cattolici e i Donatifti, con inviare a tal
fine colà Marcellino Tribuno e Notaio, acciocché vi aififtelTe in fuo
nome . Fu in fatti tenuta quefta celebre Conferenza nell' Anno fe-
guente .
In quefto tempo il barbaro Re JlaricOy dopo aver confumato
del tempo nell'afTedio della Città di Reggio in Calabria, fu colpito
da Dio con una morte fubitanea. Sant' Ifidoro (0 ciò rifcrifce all' An- f^ j^lf^^'J**^
no 448. dell'Era Spagnuola, che corrifponde al prefente dell'Era no- '^^/^j'^pU
Ara. Il fcpellirono i fuoi nell'alveo del Fiume Bafeno, avendone pri- labimtm.
ma fatte ritirar l'acque per altro alveo fcavato apporta da glifchiavi,
e fattele pofcia ritornare nel primo . Ed acciocché niuno ne fapefie il
fito, uccifero tutti que'raifcri fchiavi . Molte ricchezze inchiuiero nel
fuo fepolcro, e ciò fecondo il coftumc de' Barbari} e prefero quella
precauzione, affinchè la cupidigia di quel teforo, e l'odio de' Roma-
ni non concorrefTeio a violarne il Sepolcro. In luogo di Alarico fu
riconofciuto per Re da i Goti Jtaulfo di lui Cognato . Dove poi fi
ftcfTe, e che operalTc in quefto, e nell'Anno appreflo quefto novello
Re de i Barbari, è affai fcuro nella Storia. Giordano Stoiico fcrive,
(,c) ch'egli tornò di nuovo a Roma, e a guifa delle locufte ne cor- ^^^ ^'y^*'^'
rofe quello, che v'era rimafto di buono, e che nella ftcfla forma fpo- Qt,ic "\i
Tom. IH. E gito
34 Annali d' Italia.
Era Volg. gliò l'Italia delle private ricchezze, fenza che Onorio gli poteffe rc-
ANS04I0. fiitere. Aggiugne, che da Roma condufTe via Placidia Sorella d'cflb
Imperadorc", e giunto al Foro di Livio, o fia a Forlì (l'Autore del-
la Milcella fcrive al Foro di Cornelio, cioè ad Imola) quivi la prefe
per Moglie, dr>po di che divenne amico di Onorio, e foflenne i di
lui intcrclfi. Ma di quello fecondo fpoglio di Roma non ne parlando
alcimo de gli Scrittori contemporanei, o vicini, difficilmente ^i può
qui preltar fede a Giordano, che fu più di un Secolo lontano da que-
fti fatti. Vacilla eziandio la fua autorità nell'aflerire feguito allora il
matrimonio di Ataulfo con Piacidia, eflendoci altri Scrittori, che Taf-
ferifcono celebrato ben più tardi . Ben credibile è il relto del raccon-
to di Giordano. Cortamente pafsò Ataulfo per l'Italia andando verfo
la G.illia, e perché conduceva un efcrcito di gente brutale, sfrenata,
e masnadiera, non è da maravigliare, fé dovunque pafTarono , lafcia-
rono funeda memoria della loro rapacità e violenza. Sembra nondi-
meno, ch'egli non valicafìe l'Alpi fé non nell'Anno feguente . Per
conto poi del fuo buon animo verfo d'Onorio, non fé n' ha a dubi-
tare per quel che vedremo. Era Ataulfo di cuore più generofo, e
meglio compolto , che il fiero Alarico. Cominciò di buon'ora ad afpL-
rarc alle nozze con Galla Placidi:i; e quella faggia Principeffa gh do-
vette ben far conofcere, che lenza l'approvazione dell' Imperador fuo
Fratello ella non confmtiiebbe giammai a prenderlo per Marito, ed
cflere perciò neccflario, che fi lludialTe di camminar con buona ar-
monia verfo di lui. Perciò la Storia non racconta maU trattamenti fatti
da Ataulfo al dominio dell'Imperio Romano, perch'egli non ne do-
vette f<»re. Aveva, come dicemmo, Coflantino Tiranna della, Gallia ri-
cercata ed ottenuta l'amicizia di Onorio Augullo, ed era anche (lato
riconolciuto Auguflo da lui., perchè gli itct credere di voler palTarc
in Italia, per liberarlo dal furore de' Barbari. Di quell'Anno in fatti
piod a^u'à ^S'' '■^'° '"^ Italia (<<) con molte forze per l'Alpi Cozzie verfo Sufa,
i'hnit.m e giunfe fino a Verona; e già fi preparava per pafTare il Pò, e vc-
tiag. 181. mie a Ravenna per trattar con Onorio: quando un accidente gli fe-
Sozome/iui ^.^ mutar penfiero. Dappoiché Giovio primo M'inHÌTo d'Onorio fi ri-
' •?•'• '^- tirò da lui per feguitare il partito di Attalo,. fucccdctte nel fuo gra-
do Eufebio Mallro di Camera dello il cfT^ Impevadore. Duro poco k
fua fortuna , perchè un di Aliovico Generale delle truppe Cefaree il
fece sì fieramente ballonare, che il mifero fotto que' colpi lafciò la
vita. Quella indegnità cioè quello nuovo efempio accrebbe il poco
concetto, in cui era Onorio, al vedere, ch'egli non ne fece rifenti-
mento alcuno. Tuttavia ne imprelle ben viva in fuo cuore la memo-
ria. Fu dipoi fcopcrto, o almen fatto credere a lui in occafione della
calata in Italia di Collantino Tiranno, che quello Gi.'ncrale fé 1' in-
tendea feco meditando amenduc di levare al vero Imperadore quel po-
co, che gli rellava in Italia. Allora fu, che Onorio fi fvcgliò, ne
pjfsò molto, che cavalcando a fpaTo per la Città, mentre Albvico
fecondo il coltumc gli andava innanzi, diede ordine, che collui fofic
ucci-
Annali d' Italia. 35*
uccifo, e l'ordine fu ben torto efeguito. Scefe allora ài cavallo O- Era Volg.
norfo, e inginocchiatofi pubblicamente rendè grazie a Dio, perciiè ANN0411.
l'avefle liberato da un inGdiator manifefto. Udita ch'ebbe Collanti-
no la morte di coftui, di galoppo fc ne rornò indietro, e ripaflatc
i' Alpi fi rtdufle di nuovo ad Arlcs, verificando con quella fuga le
fcità addoflatc ad Allovico.
Anno di Cristo ccccxi. Indizione ix.
d' Innocenzo Papa 11.
di Onorio Impcradore 19. e 17.
di Teodosio 11. Imperadore io. e 4.
r^ ri cTeodosio A u g u STO per la quarta volta ,
*^«"^°^^J fenza Collega.
PEr queft' Anno ancora continuò Bonoftano ad efercitar la carica di
Prefetto di Roma, ciò apparendo dille Leggi del Codice Tco-
dofiano. Credcvafi Coftantino Tiranno di avere ilabilito il fuo domi-
nio anche m Jfpagna, allorché inviò colà Cojìante fuo Figliuolo, di-
chiarato pofcia da lui Augujìo . Ma avvenne, che Gercazio, il più bra-
vo de' Generali, ch'egli lì aveflc, uomo per altro perfido e cattivo,
rivoltò contra di lui l'armi nella medefima Spagna > e tiraci nel fuo
fentimento quanti foldati Romani fi trovarono in quelle puri, creò
col confcnfo loro Imperadore un certo Mafftmo ^ che Olimpiodoio
chiama fuo Figliuolo W, ma da Paolo Orofio W Autore più degno (,o olym-
di fede, perchè Spagnuolo, ed allora vivente, non vjen riconofciuto fhdorHs
per tale . Frigerido Storico prclfo Gregorio Turonenfe CO , il chiama ^/'«'^ p^'-
uno de' clienti di Geronzio : il che s' accorda con Sozomeno {d) là i^^^Q„n„,
dove fcrive, che coltui era folamcnte Familiare di Geronzio , uomo ub.-]. e. ^x.
per altro di balTa nafcita, e fenza ambizione, che allora militava nelle 'x^ Grtgor.
Guardie del Corpo dell' Imperadore. Pare eziandio, che fupponga di- ^^"''^"'Jf.^'
chiarato Augullo quello Malfimo, folamcnte dappoiché Geronzio giun- ^^^ 'sozóm.
lo nella Gallia ebbe atterrato Collante. Comunque fia, certo è, che i. 9. t. 13.
Geronzio, lafciato quello fantafma inTarragona, giacche quella Pro-
vincia rellava illefa da i Barbari, co' quali lecondo Olimpiodoio egli
avea fatto un trattato di Pace, e raunate quante milizie Romane po-
tè, ed aggiunte ancora molte de' Barbari, ch'erano nella Gallia, fi
molTc contra di Collante e di Collantino con ifperanza di fottoporre
le Galhc al fuo Imperadore. Giunto pertanto a Vienna del Delfinato
trovò, ch'era ivi alla difefa Collante Figliuolo del Tnanno. Ebbe
la maniera dt aver la Città, e di far tagliare la tella al difcnlore. Do-
po di che fi rivolfe contra del di lui Padre Collantino, il quale s'era
rinferrato e fortificato in Arles. Sozomeno fcrive, che appena fu udita
E 2, da
s6 Annali d' Italia.
Era Volg. da e(Ib Coftantino la ribellion di Geronzio e di Maffimo, che fpedl
Anno 411. jj \^ j^i Reno Edobico fuo Capitano a chiedere loccorfo a i Franchi
e a gli Alemanni, e con quella fperanza s'accinfe a foltener brava-
mente l'airedio, pollo da Geronzio a quella Città.
Erano in tale llato gli affari della Gallia, quando Iddio, che mor-
tifica e vivifica, accordò alla Pietà d'Onorio Augulto ciò, che man-
cava a quello buon Principe, con provvederlo di un braccio gagliar-
do ed atto a follcnerc il vacillante Aio Imperio, voglio dire di un nuo-
vo Generale d'Armata. Qiieili fu Co/Ianzo, perfonaggio, non Barba-
ro, ma fuddito de' Romani, nato nell' Illirico, come alTerifce Olimpio-
£iS"' ^°'° ("^i '" Panefe, o fia NaifTo, Città della Dacia novella. L' avea
/ipud'pho- la natuia formato degno di comandare ad altri, grande di corpo, con
$ium f. 183. fronte larga, occhi grandi e vivaci, i quali chinandoli fui collo del ca-
^ '93- vallo, egli movea di qua e di là con velocità per oircrvare tutto quel,
che padava. All'aipetto era talmente ferio, che fembrava malcnconi-
co e fcuroj ma nella raenla e ne' conviti lì facea conofccre affai gaio
ed ameno, e fcherzava egregiamente fin co' buffoni. Valorofo di fua
pcrfona, e con lenno capace di trattar grandi aff.tri, e di comandare
un'Armata} e fra gli altri fuoi buoni coitumi, niente era avido dell'or
ro} virtiì nulladimeno, di cui parve, che fi dimcnticaffe, dappoiché
arrivò al non piìi oltre della fortuna. Aveva egli da giovinetto fervi-
lo ne gli eferciti Romani a' tempi di Teodofio LI Grande, e per varj
gradi era giunto ad avere il titolo di Conte, allorché Onorio l'elclfe
per Generale dell'Armata, che drivea palfare in Francia contro al Ti-
ranno Coftantino. Per compagno e Luogotenente gli fu dato Ulfìla^ il
cui nome ci fa abbalUriza incendere, ch'egli era o Goto, o pure Un-
l.\°cap'.%. "o <i' nazione. E ficcome offervo Paolo Orolio (^), la condotta ài
quello Ufiziale, cioè di Coftunzo, fece conofcere, quanto più utile
era all'Imperio l'aver de'Gencrali Romani, che de i Barbari, come
s'era lungamente praticato in addietro. Pafsò Coilanzo nella Gallia, e
alla comparfa fua nelle vicinanze d' Arles, Città allora affediata da Ge-
ronzio, tra l'efferfi rifvegliato nell'cfercito Romano d'elfo Geronzio
l'amore e la venerazione verfo il legittimo lor Signore ed Imperado-
rc, e mercè del credito, e probabilmente de'fcgreti maneggi di Co-
ilanzo, i loldati di Geronzio, per altro mal foddisfatti del iuo impe-
riolo e fcvero procedere, per ia maggior parte l'abbandonarono, e
vennero lotto le bandiere del medclirao Coilanzo Conte. Non perde
tempo Geronzio a fcappare, e con pochi il ritirò in Kpagna. Ma qui-
vi i Soldati Spagnuoli, conceputo dello fprezzo per lui a cagione di
quella fuga, determinarono di ammaziarlo. In fatti l'aficdiarono una
notte in cala fua, ma egli bravamente fi, difcfe coli' aiuto de' fuoi Ser-
vi fino alla mattina, in cui fuggendo avrebbe forfè anch'egli potuto
falvare la vita, ma per amore di Nonncchia fua Moglie noi fece. Tol-
tagli poi ogni fperanza di falute, perchè i loldati aveano attaccato il
fuoco alla cafa, uccifo prima un Alano Iuo Servo fedele, e la Mo-
glie, che iltantementc il pregarono di non lal'ciarli in vita, pofcia con
un
Annali d' Italia. 57
un pugnale, ch'egli fi fpinfe nel cuore, finì anch' egli di vivere: Ce f.ra Volg.
pure, come Ornfio racconta, non furono i foldati, che rifparmiarono ANN04U.
a lui la fatica d'ucciderfi. Sozomeno (<>), che racconta qucfto fatto, ^
loda la Moglie di coilui, come Donna d'animo virile, perchè Crillia- ),-^ g'^"^'-!
na, aggiugncndo, ch'ella ebbe un fine degno della fua Religione, con
aver per quel fuo coraggio lalciata una Icmpiterna memoria di fé llefla
a i pofterij fenza badare, che preflb i Gentili erano ben in pregio fi-
mili bravure, ma fecondo la lieligione di Grillo un tal furore non fi
può fcufar da peccato . La caduta di Geronzio fi tirò dietro quella del
fuo Impcradore MaJ/ìmo, che abbandonato da' foldati della Gallia fu
fpogliato della Porpora, e degradato, con eflergli nondimeno donata
la vita, perchè efTendo uomo umile e modello, parve che non il avef-
fc più da temere di lui. Olimpiodoro all'incontro narra, che coitui
dopo la morte di Geronzio le ne fuggì prcflo i Barbari fuoi Collega-
ti. Qiie Ilo avvenne lolamentc l'Anno Icgueme, fccondoché narra San
Profpcro nella fua Cronica. Truovali poi per atteftato di Profpero Ti-
rone (o fia d'altro Autore) che circa l'Anno 419. Maffimo colla for-
za fi fece Signore delie Spagne^ e che nel 412,. prcfo, fu trionfalmen-
te condotto a Ravenna, e raollrato al Popolo ne' Tricenrwli d'Onorio
Augullo. Marcellino Conte, e Giordano Storici fcrivono lo Ile fio .
Perciò Adriano Valefio e il Pagi fono Itati u'avvifo, che il medefi-
mo Maflìmo rinovafTe la ribellione m Ifpagna, e che infine fi rifugiaf-
fe tra i Bàrbari; Opinione, che fi rende quali certifllma dalle parole
d'Orofio, là dove fcrive prima di dar fine alla fua Cronica, parlando
del deporto Maffimo . Cojìui di pejente bandito vive mendico fra i Bar-
bari i» Ifpagna, Qualche partito di malcontenti dovette di nuovo met-
tere in teatro quello Imperadore dafcena, ma ebbe corta durata. Nel
Codice Teodofiano {b) efillono varj Editti di Onorio contra di coitui. (b> cod.
Ma non può già fufiìllere il dirfi da Profpcro fuddctto, che que- ilrid.l. 15.
fio prel'e la Signoria delle Spagne . Di qualche Provincia si, iiu non già ^■'"- M-
di tutte quelle Provincie. Già vedemmo, che v'erano entrati i Van-
dali, Alani, e Svcvi, e quelli in buona parte della Spagna feguitavano
a fignorcggiarc, cioè ad cfercitare quanti atti poteano di crudeltà. 1-
dacio Velcovo in Jlpagna circa quelli mcdefimi tempi ci lafciò autentica
memoria delle barbariche loro azioni j perciocché fecero llrage de' PopO'
li , e facchcggiiirono quante Città e Calleila non ebbero forze da reliltere
alle lor'armi . A quelli mali tenne dietro una Ipaventofa cardila, per cui
fi trovarono Madri si dilumanate, che uccilero la lor prole per cibar-
fene . Succedette anche la pelle, che dclolò le intere popolazioni.
Anche Olimpiodoro prefTo l'ozio fa menzione dell'orrenda fame, che
afflifie la Spagna . E non erano già minori in quel tempo i peccati de
gli Spagnuoli di quei de i Galli, e de gl'Italiani, per cavare dalla
mano di Dio i flagelli. Baita leggere Salviano nc'luoi Libri del go-
verno di Dio. Coiituttocio non tu pigra la mifcricordia dell' Akilfimo
a recar follievo alle tribulazioni della Provincia lipana , coli' il'pirare
in quell'Anno pculicri di pace a quc' Barbari. Conolcendo elfi in fi-
ne 3
i9 Annali d' Italia.
Era Volg. ne, ch'era meglio il darfi alla colrura delle campagne, che vivere di
ANN0411. rapitw, fi accordarono con qu«' pochi abitanci dfel p-Jcfe, a' quali era
fa') iildorus riulcito di falvarlì dalle loro Ipade, e dal furor della fame («>. I Van-
in citronic. ^^^h ^^ de' quali cri Goaderiio, e gli Svcvi con Ermetico Re loro,
Goth. occuparono la Gallizia, in cui fi comprendeva allora la CalHglia vec-
chia} gli Alani prefero la l^ufitania, oggidì il Portogallo, e la Provin-
cia di Cartagena} ed altri Vandali, chiamati Silengi, la Bctica, dove
è Siviglia; clfendofi poi creduto, che 1' Andaluzia d'oggidì prendeifc
il nome da colloro, e (la corrotto quel nome da Vandalicia . Sicché
la Spagna Tarraconefe è da credere, che tuttavia Itcffc falda nella di-
vozione e fedeltà verfo il Romano Imperio. ^In quelli tempi ancora
non andarono denti da gravi flagelli l'Egitto, la Palcllina, la Soria,
G la Fenicia per le incurfioni de' Saraceni, o fii de gli Arabi, atteftan-
(b) H/«rff»y- dolo San Girolamo {b) . Dopo avere il Generale d'Onorio Cojìanz»
^d 'Jd^^'' ^""^^ "^^^^ Gallie sbrigato l'affare di Gttonzio, iì pole anch' egli all'
Marcellin. ^^'-'dio di Arles, entro la qual Città era tuttavia inchiufo il Tiranno
Goitantino. CoUui per la i'pcranza de'foccorfi, che afpettava da i Po-
poli Oltrarenani, fi loiVenne per ben quattro mefij quand' eccoti in fat-
ti avvicinarfi quello foccorfo, condotto da Edobico Ge.ierals d'cflb Co-
flantino, e con tali forze, che fu in penticro il Generale d'Onorio di
ritirarfi m Italia. La neceflìtà il coftrinfe a fermarfi, perchè Edobico
era giunto non molto lungi, e potea troppo incomodarlo nella ritira-
ta. Prefe dunque rifoiuzione divenire ad una giornata campale, e paf-
fato il Rodano, accortamente fi pollò colla fanteria per ricevere ia
fronte i nemici, e comandò, che Ulfila altro Generale (ì mettefie col-
la cavalleria in un' imbofcata, per afi'alirli alla coda. Così fu fatto, e
lo ftratagema con tanta felicità riufcì, che l'efercito nemico atterrito
fi mite in fuga, con reftarne afTaiffimi cftinti fui campo, e molt' altri
impetrato quartiere rimafero prigionieri. Edobico Generale di quelle
truppe, mercè delle buone gambe del fuo cavallo fi mife in faivo, e
ricoveroflì in cafa di certo Ecdicio, obbligato a lui per molti benefi-
zi, e però creduto fuo ottimo amico. La ricompenla, che n'ebbe, fu
di perder ivi la teda, che fu da Ecdicio portata a i Generali d'Ono-
rio per, la fpcranza di un gran premio. Quelli il ringraziarono molto,
ed avendo egli poi voluto fermarfi nel Campo, gli fu detto all'orec-
chio, che r Armata Romana non fentiva piacere di converlàr con pcr-
fona, folita a trattar si bene gli ofpiti fuoi amici.
Dopo quella vittoria rinforzato maggiormente l'afiedio, Coflan-
tino yeggendofi perduto, depolle le inlcgnc Imperiali, (i ritirò ia
Chicfa, e fi fece ordinar Prete dal Vefcovo di quella Città, avviian-
dofi con qfuello ripiego di falvarc la vita. Gli aflediati ailora capito-
larono la refa, ed ottennero il perdono. Collantino, e Giuliano fuo
(e) Frktr Figl'o tolti di Chiefa furono inviati con buona fcorta all' Impciadore
apud Greg. a Ravenna, ma non vi giunfero, perchè Onorio ricordevole, che Co-
Turonenf. ilantino avca tempo fa tolta la vita a gl'innocenti Parenti d'eflb Au-
lib 1. e. 8. j^ (^N mando ordine, giunti che furono al Mincio, che veniflero
H/yJ. Frane, fa ^ '' » ' & (jgca-
Annali d' Italia. 39
decapitati, fenza farfi fcrupolo, che da'fuoi Generali fofle loro ftata Era Volg.
proraefTa con giuramento la ficurezza della vita, allorché fi renderono ANN041Z.
gli Arelatenfi. Le tefte di coftoro, fé crediamo ad OHmpiodoro (o), (a: olym-
furono portate a Cartagine, ed ivi efpoftc al pubblico fopra un paio, ^J°'^p^^^
dove, die' egli, erano ancor quelle di Maflìmo ed Eugenio Tiranni, ^r*^^^ ^ ^ g^
uccifi al tempo di Tecdofio. Ma non farebbe gran cofa, che quel te- ^ ,86.
Ilo folTc icorretto, e che s'avefle a leggere Roma, o altra Città. Pa-
reva, che dopo la vittoria fuddetta avelie da rimecterfi la pace nelle
Gallici ed appunto l-^fciò fcritto Sozomeno, che tutte quelle Provin-
cie ritornarono all'ubbidienza d'Onorio Augufto, e furono da lì innan-
zi governate da gli Ufiziali di lui. Ma per quanto andremo vedendo,
feguitarono a fignoreggiar nelle Gallie molti Barbari, ed alcuni Ti-
ranni. Sappiami in oltre da Frigerido Storico, citato da Gregorio Tu-
ronenle, che durante lo ItcfTo alfedio d'Arles, venne nuova a Collan-
zo Generale d'Onorio dalla Gallia Occidentale, come Giovino^ perlò-
naggio nobililTimo di que'paefi, aveva affunto il titolo d' y/w^w/o, e gli
ornamenti Imperiali, e marciava con un poderofo efercito di Borgo-
gnoni, Alamanni, Franchi, ed Alani, per foccorrere gli alTediati: il
che diede mot vo a Coft.mzo di accordare un'onefta Capitolazione a i
Cittadini d' Arks, acciocché gli apriffero le porte. Non io poi dire ,
(e in quello, o pure nel feguente Anno accadelfe ciò, che narra il fud-
dctto Frigerido, cioè che Decimo Rullico, e molti Nobili della Pro-
vincia d'Auvergne, feguici d'cflo Giovino Tiranno, furono prefidai
Generali d'Onorio, e crudelmente fatti morire. Preflo il Mczzabar-
ba cfiliono Medaglie battute col nome di quello nuovo Tiranno (.l>) . (b1 Medici'.
Onorio Imperadore intanto feguitava a (tare a Ravenna, ed in quefl' j^^"^'^/{^^['
Anno fece folennizzare in Roma l'Anno ventefimo del fuo Imperio. '
Anno di Cristo ccccxii. Indizione x.
d' Innocfnzo Papa 1 1.
di Onorio Imperadore 20. e 18.
di Teodosio lì. Imperadore 11. e j.
C f r 5 O^iO'^'O Augusto per la nona volta,
onoi <^ Teodosio Augusto per la 4uin[a.
PJlmato fi. truova in una Legge del Codice Teodofiano Prefetto di
Roma per quelli tempi . Cofa operafTc yit:yuìfo Re de' Goti, e Suc-
celTor di Alarico- ncil' Anno addietro, (landò in Italia, niuno de gli
antichi Storici l'ha regillrato. Solamente Giordano, ficcome dicem-
mo, feri ve (f), che Taccheggiò l'Italia, e s'accordo con Onorio^ ma (0 Jorda».
per varj capi non fufTitle il Tuo racconto. Si può non fenza fondamen- '^' ^'^'"
to credere, che il trattencflcro dall' inferocire le infinuazioni di Galla ""' '• 3^*
Pia-
4® Annali d' Italia.
Era Volg. PlacidLi Tua prigioniera, alle cui nozze coftui afpirava, e a qualche trat-
AKN0411. tifo (jj accomodamento con Onorio Imperadore. Ma non cfrendo que-
fto riufcico, Araulfo o per paura d'clTere coleo in mezzo, fé Coftan-
zo Generale d'Onorio folTe tornato coH'cfercito in Italia, o più tofto
perchè invitato da Giovino Tiranno, o pure con difegno di fcco unir-
li, determinò di paflar nelle Gallie. Jttalo era con lui, cioè quei me-
dcfimo, che fotto Alarico due volte comparve Jtnpcradore, ed altret-
tante fu deporto . Coftui ficcomc gran faccendiere, propolta l'unione
con Giovino, gli dava ad intendere, che co'fuoi maneggi gli ballava
l'animo di farlo padrone almeno della metà delle Gallie. in effetto
(i) Prcffer coIà s' inviò Ataulfo W, e paflate fcnza oppofizione alcuna l'Alpi,
in chrenic). andò a faccheggiar il rcfto di quello, che gli altri Birbari per avven-
tura aveano lafciato alle Provincie Galli^che. Attalo fi portò a trattar
(b) olymp. *^°" Giovino, credcndofi di far gran cole (l>); ma fcoprì, che coltui
apud pho- non avea gradito l'arrivo di Araulfo nelle Gallie, e d'efler egli poco
tmm f. 183. accetto per aver configliata ad Ataulfo quella rifoluzione. Perciò nac-
quero tofto difiapori fra Giovino ed Ataulfo. Erafi partito da Onorio
il barbaro Saro, uom valorofo, altre volte di fopra nominato, per ilde-
gno, a cagione di non avere l' Imperadore galìigato chi avca uccifo
Belleride, familiare d'efib Saro. Coftui con circa venti perfonc me-
ditava di pafTar? al fervizio di Giovino. Lo feppe Ataulfo fuo nimi-
co, e con dieci mila de'fuoi Goti il raggiunfe in cammino . Fatta Sa-
ro una gagliarda difefa, in fine fu prefo vivo, e poco dopo tolta gli
fu la vita. Crebbe maggiormente il mal animo di Ataulfo centra di
Giovino, perchè pretendendo il Re barbaro di divenir fuo Collega
nell'Imperio, Giovino all'incontro in vece di lui dichiarò Augufto
Sebafliano fuo Fratello. Adoperoflì in oltre per guaftarc l'union di co-
ftoro Bardano Prefetto del Pretorio delle Gallie, e perfonaggio loda-
to afiaiflìma da i Santi Agoftino e Girolamo, ma dipinto da Apolli-
nar Sidonio per uimo carico di vizj, che non s'era voluto fottomet-
tcrc a Giovino. Pertanto di più non vi volle, perchè Ataulfo irritato
da un tale fprezzo, mandafl'c ad offerir la pace ad Onorio, con pro-
mettergli le tefte di que' Tiranni, e la reftituzione di Pìacidia, efigen-
do folamente in conrracambio non fo quale quantità di vettovaglie.
Tornati i fuoi Ambafciatori con gli articoli della concordia accettati e
giurati da Onorio, Ataulfo s'accinfe dal fuo canto all'efecuzion delle
promefTe. Gli cadde fra poco nelle mani SebaftianOy e ne invio la tc-
fta a Ravenna. Ritirofìi Giovino a Valenza, Città allora affai forte, nel
Delfinato d'oggidi, la quale afTediata da Ataulfo, reftò in fine prefa
per forza. Fu confcgnato Giovino a Dardano, acciocché l'inviafTc
ad Onorio ; ma Dardano per maggior ficurtzza gli tolfe la vita in Nar-
bona. La refta ancora di coftui fu mandata all'Impcradore, e poi,
(fé crediamo ad Olimpiodoro) fpedita a Cartagine con quella di Se-
{z) idac'ius baftiano. Idac'o (0 pretende, che cofloro fofTero prefi da i Generali
ife Chrenic. d'Onorio, probabilmente perchè s'erano uniti anch' elTI con Ataulfo
alla diftruzion de' Tiranni. Ho io poi raccontata tuttala un fiato fot-
to
Annali d' Italia. 41
to il prefcnte Anno la Tragedia di coftoro; ma forfè la lor caduta e EraVoIs-
morte fi dee differire all'Anno fulFegucnte, in cui la riferifcono le Anno4iì.
Croniche attribuite a Profpcro Tirone . Ma non fi può già ricavar
quclto con ficarezza da quella d'Idacio, come pretende il Pagi.
Leggonfi nel Codice Teodofiano ('0 molte Leggi, date in qucft' (a) Gotof.
Anno da Onorio Iinperadore, tutte in Ravenna, dove egli Ibggiorna- chron cod.
va. Era feguita nell'Anno precedente in Affrica la famofa Conferenza " °^'
trai Cattolici e Donatilti colla dccifione di Marcellino Tribuno, aflt-
ftente alla mcdcfima d'ordine di Onorio, in favore de' primi. Gli ofti-
nati Donatilti non fi vollero per quello rendere, anzi maggiormente
infuriarono, e feguitarono a commettere de gli omicidj : il che obbli-
gò r Impcradore a pubblicare in quell'Anno delle Leggi piìi che mai
rigorofe contra di loro . Ordinò, che foffcro tolte loro le Chicfe, e
date a i Cattolici-, che i Laici della lor Setta foflcro puniti con pene
pecuniarie-, che non potcflero far adunanze. Con altre Leggi poi con-
cedette molte eicnzioni a i Beni de gli Ecclefiaftici, e determinò che
le accufe contra le pcrfone de'medefimi folTcro giudicate da i Vcfco-
vi alla prefenza di molli teftimonj . E perchè dall' Affrica venivano
frequenti doglianze delle avanie e concullìoni, che vi commettevano
gli Utìziali Cefarei, deputati tanto a raccogliere i Tributi, quanto a
far pagare i Debiti de gli Anni addietro, e a cercare i defertori e va-
gabondi: Onorio con faggi editti fi ftudiò di rimediare a si fatti di-
Ibrdini. Premeva ancora a quefto piiffimo Principe, che fi rimetteffc
in vigore la tanto afflitta Città di Roma; e però diede varj Privilcgj
a i Corporati, cioè alla Società di coloro, che conducevano colà gra-
ni ed altri viveri, acciocché non penuriaffe il Popolo di vettovaglia .
Roma in fatti dopo le calamità foffertc da i Goti non iftcttc molto a
ripopolarfi, di maniera che Paolo Orofio {b) pochi anni dopo fcrivcn- (b) orofiut
do la fua Storia, atteftò per relazione de gli llcflì Romani, che non ''^- 7- f- 40.
fi conofceva più il danno inferito a quell'augufta Città da i Barbari ,
a riferva di qualche luogo già devaftato dalle fiamme . Ed Albino Pre-
fetto di Roma nell'Anno 414. (fecondochè narra Olimpiodoro) (O. fc) oUm-
fcriffe, che non ballava al Popolo d'effa Città la porzione del grano P'"^- ."fi^i
pubblico affegnatogli dalla pia liberalità dell* Impcradore : tanto era ^*'""""
crefciuta la moltitudine de gli abitanti. '"'^'
rom. IIL F Anno
4x
Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccxiir. Indizione xu
d' I N N o e E N z o Papa 1 3 .
di Onorio Imperadore 21. e 19.
di Teodosio li. Imperadore 12. e 6.
Confoli ^ Lucio, ed Erachano.
Era Volg.
ANN0413,
(a) Hieron^
Epifi. 2. ad
Demetrlad.
(b) Orofius
M. 7. (. 41.
(e) Marceli.
in Chmnice .
(d'I Idacìus
in Chronìcc
apud Sir-
niond»m .
E Radiano, quel medefìmo, che di Tua mano uccife già Stilicene,
e per guiderdone ebbe da Onorio Augufto il governo dell' Affri-
ca col titolo di Conte, fu creato dal medcfimo Imperadore Confole
di qucft'^Anno in compagnia di Lucio, avendo voluto Onorio premiare
il merito, ch'egli s'era acquiftato in isventare ne gli anni addietro i
difegni del falfo Imperadore Attalo, con impedirgli l'entrata nell' Af-
frica. Ma coftui perfona di fccUerati coftumi, de' quali ci lafciò un'
orrida dipintura San Girolamo W, fenza faperfi, fé in lui fofle mag-
giore la fupcrbia, o la crudeltà, l'avarizia e la gola, gonfiatofi mag-
giormente per quefto onore, e moflo non meno dagli efempj de' Ti-
ranni della Gallia, che dalla poca ftima del regnante Onorio: anch' egli
fi fottraffe dalla di lui ubbidienza) e meditò non folo di farfi padrone
dell'Affrica (^) , ma eziandio di levar la corona di tefta al fuo bene-
fattore Augufto. Congiurofli pertanto con Sabino, fuo doraeftico e
Configliere, uomo accortiflìrao, capace di efeguir de' grandi attentati,
e di fcguito non minore in Affrica, con dargli per moglie una fua Fi-
gliuola, affine di più flrcttamentc invifchiarlo ne'fuoi intereffi. Trat-
tenne coftui per qualche tempo con varj prctcfti la fpedizion de'grani
a Roma, penfando di valerfi delle navi pel difegno da lui conccputo.
In queft' Anno poi unita una gran flotta con quanti armati potè, fpie-
gò le vele verfo Roma, non già coli* apparenza di andare a prendere
il pofreflo del Confolato, ma colla chiara difpofìzione di farlène pa-
drone. Paolo Orofio fcrive, effcre allora corfa fama, ch'egli feco mc-
naffe tre mila e ducenro navi: numero, che eccede la credenza noftra,
perché fìccome il medcfimo Autore ofTerva, né pur Serfc, e né meno
AlefTandro, o altro Monarca giunfe mai a formare una fiotta sì ftrepi-
lofa. All'incontro Marcellino Conte (f) più difcrctamente narra, che
coftui venne con fctteccnto navi, e tre milafoldati, numero nondime-
no di gente, che dee parere at>ch'eflb tropfo fcarfo per chi medita-
va sì grande imprefa. Giunto Eracliano a i lidi dell'Italia, fé gli fe-
ce incontro Marino Conte, Ufitialc di Onorio con quante truppe po-
tè, e gli mife tale fpavento, che giudicò meglio di darfì alla fuga, e
fé ne tornò con una fola nave in Affrica. Ma fc vogliam credere allo
Storico Idacio (<^), feguì tra Eracliano e Marino un fatto d' armi ad
Otri-
Annali d' Italia. 43
Otricoli, dove rcftarono morte cinquanta mila perfone fui campo: rac- Ek* Volg.
conto fpfopofitatO} perchè fé ciò fullillefle, converrebbe fupporre ve- Anno 413-
nute alle mani almen cento mila peribna in tal'occafione: il che non
può mai accordarli colle circollanze d'allora. Nulladimeno può b-7n
Idacio farci conghietturare, che Eracliano conducelTc in Italia pjù di
tre mila perfone, e che folamente fuggilTe, perchè la peggio gli toc-
cò in qualche conflitto. Giunto collui in Affrica l'confitto e fcrcdita-
to, non tardarono a tenergli dietro ordini preflanti deli' Imperadorc di
ucciderlo, dovunque fi trovaflc. E colto in fatti nel Tempio della
Memoria, fu quivi trucidato. Onorio Augnilo a dì cinque di Luglio
del prefente Anno fcrilfe a i Popoli dell'Affrica, con dichiarare Era-
cliano nemico pubblico, condannando lui e i fuoi complici a perdere
la rcfta, col confifco di tutti i loro beni («) . E con altra Legge del dì h'' Ub. ij.
tre d' Agofto indirizzata ad jddriano Prefetto del Pretorio, ordinò, che Jl'- H- ce-
fi abolilte il nome, ed ogni memoria di lui. Donò eziandio, fecondo- ^'' ^'^'"'•
che s'ha da Olimpiodoro, tutti i di lui beni a Cojlanzo Conte, fuo
Generale, che fé ne fervi per le fpcfe del fuo Confolato nclT Anno
fegucnte, ma fenra eflcrfi trovati que' monti d'oro, che la fama de-
cantava. Sabino Genero d' Eracliano fuggito a Coilantinopoli, fu pre-
fo, e dato in mano a gli Ufiiiali d'Onorio, e probabilmente fi teppe
cosi ben difendere, che n'ebbe folamente la pena dell' cfilio.
Intanto nelle Gallie fi fconciò preilo la buona intelligenza, che
pafsò nell'Anno addietro fra il fuddetto Coflanzo Conte , e Jtaulfo Re
de' Goti. S'era obbligato <juc(to Re di rclhtuirc P/rfd^/'a all' Impera-
dorc fuo Fratello} e Colhnzo, che dcfiderava e fperava di ottenerla
in Moglie, ne andava facendo varie iilanze {b) . Ma Ataulfo, che afpi- (b) ol'm-
rava anch' egli alle medefime Nozze, non ceffava di tergiverfare alle- piod. apud
gando, che Onorio non gli avea confegnato il grano, già accordato ■^'^'""'^
nella capitolazione j e che ottenuto quello, la renderebbe. Rcftati dun- ^''^' ' '"
que amareggiati gli animi, Alaulfo voltò le fue armi contro di Nar-
bona, e fé ne impadroni nel tempo della vindcmia (0 • Per attellato (0 idacius
di San Girolamo {d) fu prefa anche Tolofa, e il Tillcmont fofpetta, '"^^^'"'^'o-
che da Ataulfo. Ma molto prima pare ferina la Lettera del Santo Epifi'.'Vt"'
vecchio, dove conta contante altre fciagure della Gallia ancor qucfta . ad jtgerùch.
Certo è bensì (e ne fa teftimonianza Olimpiodoro) che Ataulfo tentò
di forprendcre con inganno la Città di Marfiglia: ma non gli venne
fatto per la vigilanza e bravura di Bonifazio Come , che coli' armi gli
fi oppofe con obbligarlo alla fuga, e regalarlo ancora d' una ftrua ,
Quello Bonifazio Conte verifimilmente è quello llcflb, ch'ebbe dipoi
il governo dell'Affrica, e s'incontra nelle Lettere di Santo Agoltino.
Sappiamo ancora da Profpero Tirone (0, che 1' Aquitania in quell' An- (e) Prefpei-
no venne in potere de' Goti} e da Paolino Penitente (/), che la Cit- Tiro m'
tà di Bordeaux ricevette come amico Ataulfo } ma non andò molto, chmnics.
che provo miferamente la crudeltà di que' Barbari, con rimanerne tutta ^I^,^,f''Ì'^'"'
incendiata. Così in quelli tempi ebbe principio nella Gallia Meridio- Èu'chàhfi.
naie il Regno de' Goti, di modo che quelle Provincie per alcuni Sc-
F i coli
44
Annali d' Italia.
E» A Volg.
AMN04r3.
(a) Hailrìa-
nus Vnìcpus
Notit. Gal-
liar.
(b) ufu^uft.
Epìft. i6i.
»lim 2,59,
(e) Orofms
Uh. 7. e. 4,1.
(d) Ccdic.
Thttdtf.
i.Si.deH£
rttk.
coli dipoi portarono il nome di Gotia. Similrnente nella parte Setten-
trionale della Gallia preflb il Reno i Borgognoni fotto il Re loro Gun-
tario o Gondecario^ llabilirono il loro Regno. Erano coftoro Popoli
della Germania, divennero in breve Criftiani, e fi domefticarono sì
fattamente, che i Romani di quc'paefi volentieri fé ne ftavano fotto
il loro governo. La Borgogna d'oggidi è una picciola parte di quel
Regno, perchè coltoro a poco a poco ftcfero il loro dominio fino a
Lione, al Delfinato, e ad altre Città di que' contorni, come avvertì
il Valefio C'?) . Dappoiché Marino Conte ebbe nel prefente Anno sì
valorofamente ripulfato da' contorni di Roma il ribello Eracliano, in
ricompenfa del merito, ch'egli s'era acquiftaio, fu fpedito dall' Impe-
rndorc Onorio in Affrica con ampia autorità di punire e confifcare .
Coftui barbaramente fi prevalfe del fuo potere, colla morte non folo
di molti delinquenti, ma anche di non pochi innocenti, perchè con
troppa facilità porgea l'orecchio a chiunque portava accufe in fegrc-
to. Grande (trepito fopra tutto fece in quelle parti l'aver egli tolta
la vita a Marcellino Tribuno e Notaio, cioè a quel medefimo, che
aveva aflìftito alla celebre Conferenza tra i Cattolici e Donatilli, uo-
mo di rare virtù e di fanta vita . Creduto parziale de' Cattolici , tro-
varono maniera gli Eretici di farlo credere reo di non so qual delitto
al fuddetto Marino , il quale fenz' altro gli fece mettere le mani ad-
doflb, ed imprigionarlo. Udita quella nuova. Santo Agoftino C^) fcrifle
caldamente a Ceciliano Governatore allora dell' Affrica, con raccoman-
dargli l'innocente Marcellino} e n'ebbe per rifpofta , che fi ftudie-
rebbe di falvarlo . Ma nel dì 15. di Settembre Marino gli fece tagliar
la tefta in Cartagine. Per aver egli incontrata la morte per odio ed
iftigazione de gli Eretici, il Cardinal Baronio l'inferì qual Martire nel
Martirologio Romano a dì 6. d'Aprile. Per le premure d'elfo Mar-
cellino Santo AgolHno fcrifle la bell'Opera della Città di Dio, e la
dedicò al medefimo. Tante doglianze per quella iniquità di Marino
fecero dipoi i Cattolici Affricani (0, che Onorio Augufto il richia-
mò in Italia, e di tutte le cariche lo fpogliò. Pofcia nell' Anno fe-
gucnte con fuo Editto {d) confermò tutti gli atti fcguiti fotto la fua
affillenza fra i Cattolici e Donatifti . Appartiene ancora a quell'Anno
una Legge d'Onorio, in cui per quattro Anni cfentò le Provincie
d'Italia da varie impofte, molTo, come fi può credere, da' faccheggi ,
che avea patito il paefe pel paflàggio de' Barbari.
Anno
Annali d' Italia. 45*
Anno di Cristo ccccxiv. Indizione xii.
d' Innocenzo Papa 14.
di Onorio Imperadore 21. e io.
di Teodosio li. Imperadore 17. e 7.
Confoli ì Flavio Costanzo, e Flavio Costante.
SE non v'ha errore nelle Leggi del Codice Teodofiano C"), la Pfc- Era Volg.
fetcura di Roma fu ncll' Anno prefente efercitata da Eutichiano, ^\G°h^fr'
pofcia da Albino^ pofcia da Epifanio . Di Albino Prefetto di Roma fa cìron. cod.
anche Olimpiodoro menzione . Coftanzo Conte Generale d' Onorio Au- Thtodof.
gufto entrò Confole quell'Anno in Occidente j e Coftante Generale di
Teodofio Augufto in Oriente fu l'altro. Secondo Olimpiodoro fem-
bra, che Coftanzo venuto a Ravenna, quivi nel primo dì dell' Anno
afluraeflc gli abiti Confolari. Pofcia così richiedendo i bifogni dell'Im-
perio, fé ne tornò nella Gallia, dove fece nuove iftanze ad Ataulfo Re
de' Goti, perchè reftituiffc Galla Placidia. Ma Ataulfo sfoderava ogni
dì nuove fcufe e pretefti per non renderla. Finalmente coll'interpo-
lizione di un buon fenfale, appellato Candidiano, riufcì ad Ataulfo
d'indurre quella Principefla a riceverlo per Conforte. A tal fine, per
quanto fcrive Filoftorgio (^), egli ripudiò la prima Moglie, che era (h) Philofi.
Sarmata di nazione. Racconta Giordano Storico, che ne fegu irono le '• 7«<-4-
nozze in Forlì (quando non avefTe cambiato Frejus di Provenza in
Forlì d'Italia), oppure in Imola. Certamente è un errore, perchè
Ataulfo non la fposò prima dell' Anno preiènte, né era per quefti
tempi in Italia. Quel che pili importa, Olimpiodoro (f) piìi autenti- W olym-
co Storico, perchè contemporaneo, attefta celebrate quelle nozze nella ^^l /"p,
Gallia nella Città di Narbona, correndo il Gennaio del prefente An- uum p. ^^
no. Altrettanto abbiamo da Idacio (^) . Seguì dunque con tutta ma- ,^ j, ^^^
gnificenza quel nobile fpofalizio in cala di un certo Ingenio, primario \nchronh»
Cittadino di Narbona, e fu dato il primo luogo a Placidia, che vi apud sir-
comparve in abiro da Reina. Ataulfo veftito anch' egli alla Romana f»'"^-
fece fontuofi doni alla PrmcipefTa, e fra gli altri fu hngolar quello di
cinquanta Paggi, ciafcun de' quali portava nell'una mano un bacile ri-
pieno d'oro, e nell'altra un altro fimile pieno di pietre preziofe d' ine-
flimabil valore. Al Ladro è facile il pulire la Spofa. Furono quei re-
gali ricchezze tutte afportate da i Goti dal facco di Roma. Gantofli
in tal funzione fecondo l'ufanza l'Epitalamio, e il primo ad intonarlo
fu aitalo ^ che d' Imperadore de' Romani era divenuto Cortigiano de i
Re Goti. Terminò poi la folcnnità con giuochi, grande allegrezza e
tripudio di quanti Romani e Barbari fi trovarono allora in Narbona^
Leg-
Era Volg.
Ann 0414.
(a) f>p»n.
Mifceìl. t-
rudit. Anti-
j^mt.f. 157.
(b) /. z. di
hit , qui ad
Ecclef. con-
fugiunt ,
Codic.
^u/iinian.
(e) Gothofr.
Chron. Cod,
Theodof.
(d) Sox.an>.
l- 9. e. I.
4^ Annali d' Italia.
Lcggefi prefTo Jacopo Spon {a) un' Ifcrizione, cfiftente in Sant'Egi-
dio nella Linguadoca, pofta ad Ataiilfo Flavio potentijfimo Re &c. e
alla Cefarea Placidia Anima fua &c. Ma è da ftupire, che un uomo
dotto, come lo Spon, ed anche il celebre Du' Gange, riceveflero per
monumento legittimo dell'antichità un' Ifcrizione sì affettata e ridico-
la, e .che combatte ancora contro la Storia d'allora. Non c'è appa-
renza alcuna, che Onorio Imp erado re acconfcntiflc a tali Nozze j per-
ciocché in quello medcfimo Anno, fecondo la Cronica di San Pro-
fpero, per configlio de' Goti, e colle loro fpalle Aitalo ripigliò nella
Gallia la porpora, e la fece da Imperadore al difpetto d'eflb Onorio}
ma con una affai trilla figura, percliè non avea ne potere, né danari,
né foldati, e con sì bell'afpetto di Signoria non era che un Servo de'
Goti. Paolino penitente, di cui refta un Poema Eucariftico , ricco
Cittadino di Bordeaux, e nipote del famofo Aufonio, fcrive, che da
qucdo immaginario Imperadore ottenne la carica di Conte della Tc-
foreria fcgreta: Tcforena per confcffione di lui tallita, e di nome folo.
A quell' Anno nel Codice di Giulliniano è riferita una Legge di Ono-
rio imperadore (^), in cui itabilifce l'immunità delle Chicle, ordinan-
<Jo, che non fi polla levare da i facri Templi, chi colà fi rifugia, ed
intimando la pena di Ida maellà a chi contravenifTe . Forfè quella Legge
appartiene all' Anno 40P. in cui Giovio fu Prefetto del Pretorio in
Italia, Altri Editti del medcfimo Augullo, fpettanti all' Anno prefen-
te, efillono nel Codice Tcodofiano (f), fpezialmente per lollevaie da
varj aggravj e dall'iniquità de" pubblici Ufiziali i Popoli dell'Affrica.
Perche non era facile a quella gc-nte il portar le loro doglianze alla
Corte, a cagione del mare, perciò i Miniftri della GiulViziae dei Fi-
fco, a man lalva vi faccano non poche ellorfioni ed avanie: al che il
buon Augullo andò provvedendo il meglio che potè. In Coltantino-
poli mancò di vica Antioco Pcrfiano, che fin allora con gran lode era
llato Curatore del giovine Teodofio Augulto a nome à' Jjdegarde Re
della Pcrfia . Allora Teodofio dichiarò Augufta Pulcheria fua Sorella,
giovane piiflìma, e dotata d' infigni Virtù, che faggiaracnce aiutò da
il innanzi il Fratello nel governo dell' Imperio, e dedicò a Dio la
fua virginità. Delle fuc mirabili qualità e Virtù è da leggere Sozo-
-ineno .{d) .
Nella Gallia mal fofferì Coftanzo Conte, Generale d'Onorio, il
maritaggio di Galla Placidia con Ataulfo, perche a quelle nozze an-
ch'egli da gran tempo afpirava. Ma non potendo di più, attefc a li-
berare dal barbaro Re, e da'fuo Goti, quanto paefe egli potè. Im-
pedì, che non poteflero aver navi, né commercio co'paefi foreftieri,
ed intanto con fegreti trattati proccurò di fpignere Ataulfo in Ifpa-
gna, facendogli fperarc colà a nome dell' Imperadore la ceflìon di qual-
che Proviricia per fua rcfidenza . Né mancava già Galla Placidia di con-
fìgliar al Marito la pace con fuo Fratello, di maniera che Ataulfo prc-
fc la rifoluzione di palfar in Jfpagna, con penficro di quivi cumbatte-
rc contro i Vandali, Alani, e Svcvi in favore d'OnGrio Augullo. Scri-
Ann 0414.
(al Orojtus
lib. 7. e. 43.
Annali d' Italia. 47
ve Paolo Orofio (<»), Autore, che in quefti tempi compilava la fua Er* Volg,
Iftoria ad iftanza di Santo Agoilino, che Coftanzo dimorando in Ar-
les, fcacciò Ataulfo da Narbona, e il coftrinfe a ritirarfi in Ifpagna:
parole, che fembrano indicare ufata la forza dell'armi, per isloggiarlo
di là. Ma probabilmente il lolo avergli difficultati i viveri, eie fpe-
ranze a lui date, furono le cagioni principali di mutar quartiere . Nar-
ra in oltre lo fteflo Orofio di aver intcfo da San Girolamo, che un
Cittadino di Narbona, perfona riguardevole ed amiciffima dello fteflo
Ataulfo, raccontava, che quefto Re fulle prime altro non meditava,
che di annientare l' Imperio Romano, e di ftabilirc il Gotico j ma che
dipoi avendo conofciuto, che la sfrenata barbarie della fua Nazione
non voleva ne briglia ne leggi, ficcome perfonaggio d'animo e d'in-
gegno grande, determinò di acquiftar piìi gloria con adoperar le forze
della fua gente per rimettere in auge, ed accrefcere lo lleffo Romano
Imperio, e con divenire riftorator del mcdefirao, giacche non avca
potuto eflerne diftruttore. Per quefto non volle più guerra co' Roma-
ni, e trattò coir Imperadore Onorio di pace: al che contribuivano non
poco le efortazioni di Placidia, Principcfla provveduta d'ingegno, e
creduta di Pietà non volgare. Il perchè abbiamo abbaftanza per inten-
dere, che Ataulfo fpontaneamcnte più tofto, che per forza d'armi e-
lefle di trasferirfi in Ilpagna. Che poi Coftanzo Conte anche in altre
maniere attendefl"c al bene dell'Imperio, fi può raccogliere da un'I-
fcrizione d'Albenga, da me data alla luce {t>) , Si ricava da efla, che (b) TheCau-
Coftanzo riftorò e fortificò di mura una Città (verifimilmentcAlben- ^«' ^"^«i
ga ftefla) con porte, piazza, e porto. Ne può quefto applicarfi ^Co- ^/^g^''°"'
ftanzo Augufto Figliuolo di Coftantino il Grande j ma sì bene a Co-
ftanzo Conte, di cui abbiam finora favellato, avendo egli ritolu parte
della Gallia a varj Tiranni .
Anno
48 Annali D* Italia.
Anno di Cristo ccccxv. Indizione xm.
d' Innocenzo Papa ly.
di Onorio Imperadore 23. e 21.
di Teodosio IL Imperadore 14. e 8.
Confoli i Onorio Augusto per la decima volta,
i Teodosio Augusto per là fella.
Era Volg. \ Bbiamo dalle Leggi del Codice Teodofiano Prefetto di Roma in
ANN041J. /\ queft'Anno Gracco. PaOato che fu Acaulfo Re de' Goti in Ifpa-
(a) olym- gna, s'impadronì di Barcellona, ed ivi poi ftabilì la fua refidenza (") .
fiod. apud Gli partorì in quella Città Galla Placidia un Figliuolo, a cui fu polto
*«r"i87 '' nome di Tcodofio: del che fommamcnte fi rallegrò cflo Ataulfo, e
prcfc pili amore alla Repubblica Romana . Ma all' allegrezza fuc-
cedette da li a non molto la triftezza, clfcndo mancato di vita que-
fto loro germoglio, che con gran duolo de' genitori fu feppcllito
entro una cafla d' argento in una delle Chiele di Barcellona . Ma
peggio avvenne poco appreffo, perchè lo llcflb Ataulfo fu anch' c-
gli tolto dal Mondo, mentre nella fcuderia vificava fecondo il coftu-
me i fuoi cavalli, da un fuo domeftico, appellato Dubbio . Cottui, per-
chè il fuo vecchio Padrone, Re di una parte de' Goti, era Itato am-
mazzato da Ataulfo, non gliela perdonò mai più, finché ne fece nella
(b) Jtrdun. forma fuddetta la vendetta. Giordano (i>) chiami il di lui uccifore Vcr-
de Rebus nulfo, aggiugncndo, che coftui irritato, perchè il Re metteva in burla
Cettc. e. 31. ]jj (y^ corta Itatura, gli cacciò la fpada nella pancia. E fé a tale Storico
preftiam fede, già Ataulfo s'era inoltrato nella Spagna, ed avea co-
minciato a combattere co i Vandali & Alani in favore dell' Imperio
(e) PhiUfi. Romano. Filoftorgio (0 attribuifce la di lui morte a varie crudeltà,
II. *. 4- da lui commeflc in collera. Prima di morire Ataulfo, raccomandò a
fuo F'ratello, di cui non fappiamo il nome, che relHtuifie all' Impera-
dore Onorio la Sorella Placidia, e proccuraflc in qualunque modo che
potcfle, di ftabilir pace e lega coli' Imperio Romano. Si figurava c-
gli, che quello fuo Fratello gli avcfle a fuccederc nel Regno j ma s'in-
gannò. Singerice^ Fratello di quel Saro, che di fopra vedemmo truci-
dato per ordine dello ftefib Ataulfo, non in vigore delle Leggi, o dei-
Cd) olymp. la parentela, ma colla violenza, fu creato Re {d) . Né tardò collui
mtfitpra. j f-^j. jj vendetta del Fratello, perchè frappati dalle braccia di Sige-
faro Vefcovo (non fo fé de i Goti fteflì, o pure di Barcellona) i Fi-
gliuoli di Ataulfo, a lui nati dal primo Matrimonio, crudelmente li
rcce ammazzare. Óltre a ciò in onta del Re defunto fece camminar
la ftcfla Regina Placidia a piedi davanti al fuo cavallo, mifchiata con
altri prigionieri, per lo fpazio di dodici miglia. Ma quello Barbaro
in
Annali d' Italia. 49
rn capo a fette di fu anch' egli fcannato , ed ebbe per fucccflore Fai- Era Volg.
Ha. Ambrofio Morales W, e dopo lui il Baronio (^), rapportano un ANK041J.
Epiiafio porto al Re Ataulfo in Barcellona, dove li dice feppeUito ^^/^j^^
con (ci Figliuoli, uccifi dalla fua gente. Eccolo di nuovo. i.b.\.
(b) Baron.
BELLIPOTENS VALIDA NATUS DE GENTE GOTHO- A»>"*i- ^^^
RUM,
HIC GUM SEX NATIS REX ATAULPHE JACES.
AUSUS ES HISPANASPRIMUS DESCENDERE IN
ORAS,
QUEM COMITABANTUR MILLIA MULTA VIRUM .
GENS TUA TUNC NATOS, ET TE INVIDIOSA PERE-
MIT,
QUEM POST AMPLEXA EST BARCINO MAGNA GE-
MENS, (*)
Se antica, o de' Secoli funèguenti, fia qucft' Ifcrizionc, alcuno ha du-
bitato, e ne dubito più d'effi anch'io, parendo, che non convenga
affai colla Storia quel terzo cfametro verfo
AUSUS ES HISPANAS PRIMUS DESCENDERE IN
ORAS.
Ma certo egli fu il primo de i Re Goti , che finafTero la fua
refidenza in Ifpagna. Potrebbe ben fervirc ad aificurarci, che fone com-
porto allora eiTo Epitafio, l'autorità di Flavio Dertro, Storico di que'
tempi, perch'egli fcrive, che era fattura fua. Ma oggidì è conchiufo
fra i Letterati, tinti alquanto di Critica, e liberi dalle paffioni Spa-
gnuole, che la Storia pubblicata fotto nome di Flavio Dertro, e co-
mcntata dal Bi vario, è una folenne impoltura di qucrti ultimi tempi,
e ne fappiamo anche l'Autore, o gli Autori, che con altre fimili merci
hanno fporcata la Storia, e il Martirologio della Spagna e del Porro-
gallo. Secondo la Cronica Aleffandrina giunfe a Coltàntinopoli la nuo-
va della morte d' Ataulfo nel dì 24. di Settembre dell'Anno prefente,
e fé ne fece fefta .
In qucft' Anno Onorio Augufto, pubblicò una Legge (0 fevc- (e) /. ao.
riffiraa contra de' Pagani, con iftenderla non folameote per tutta 1' Af- Tir. io. W.
frica, ma per tutto ancora il Romano Imperio. In cffà comandò celi , \t' ^/i'"'
rom. III. G che '"""''^'
(*) Della Gotica Stirpe Gran Guerriero.,
Con Figli fei qui giaci 0 Re Ataulfo .
Nella Spagna fcendejli audace il primo ,
U' ti feguiro molti mille., e mille.
Te co Figli tua Gente invida uccife.,
E la gran Barcellona pia Ti accolfe .
fO A N N A L I d' J T A L 1 A.
Eia Volg. che dove(rero ufcir di Cartaj^ine e da tutte le Città Metropolitane i
Anno 415. Sacerdoti del Pa^anellfno. Unì al Fifco tiuti i loro Luoghi facri, e
le entrate, che da loro dianzi s'impiegavano in fagrifizj e conviti, a
riferva di quanto era già (tato donato alle Chicle de' Cnlliani. S'era
in altre Leggi mollrato quefto Imperadore all'ai favorevole a i Giudei .
Anche nel prefcnre Anno loro concedette il poter tenere Schiavi Cri-
(a) l. 1(5. ftiani (0, purché loro lafciafTcro la libertà della Religione, né li fe-
T't.^9- '• 3- ducelTcro. Editto disdicevolc ad un Imperador Criftiano, e conceffio-
lieodof. "^ riprovata molto prima da Coftantino il Grande. E perciocché eflì
Giudei gli rapprefentarono, che parecchi della lor fetta abbracciavano
la Fede Criiliana, non con anirno vero, ma folamente per ifchivar le
pene de' lor delitti, e i tributi impofti a i Giudei: O.iorio permife a
coftoro di ripigliare la lor fetta, credendo egli, che non tornafTe il
conto né pure alla Religion Criiliana l'avere in feno quelli finti Cri-
fliani . Sono ben diverfe in quello propoli to le Leggi de'noltri tem-
pi. All'incontro Teodofio Augudo con altri Editti rcprefle l' iniblenza
d' eflì Giudei. E fappiamo dalla Cronica AlelTaiidrina, che nel prefen-
te Anno terminò i Tuoi giorni Termauzia Figliuola di Stilicone , e Mo-
glie d'Onorio Imperadore, ma ripudiata da lui. Succedettero ancora
in quell' Anno de i fieri tumulti nella Città d' Aleffiindria, per gli quali-
fb") Socrates ^^ ^°^^ furono fcacciati i Giudei . Socrate Storico (&) incolpa forte di
UL-j.c. 15. tali fcandali Ciri/lo Vefcovo di quella Città, e i Monaci di Nitria j,
Hijì. Ecd. ma fopra ciò è da vedere il Cardinale Baronio .
Anno di Cristo ccccxvi. Indizione xiv.
d' Innocenzo Papa 1 6.
di Onorio Imperadore 14., e zi.
di Teodosio H. Imperadore ij. e 9.
Confoli
Teodosio Augusto per la fectima voka,
GiUNio Quarto Palladio.
PRobiam Prefetto di Roma nel prcfcnte Anno fi mira nelle Leggi
del Codice Teodofiano. Avcano i Goti nella Spagna eletto Fai-
lia per loro Re, con intenzione, ch'egli facelTc la guerra contro a i
Romani. Ed egli in fatti s' accinfe all' imprefa, e meditando di far
(e) ororius ^^'^^ conquifle ne'paefi dell'Affrica (0, fece imbarcare un numcrofo
/;■/ 7." 43 . corpo de' iuoi Goti, bene armati, per farli paflare colà. Ma Iddio
permife, che colloro afTaliti da fiera burafca con tutte le navi perifiero
dodici miglia lungi dallo (Iretto di Gibilterra. Qiicfto finiftro avveni-
mento, e il ricordarfi Vallia, come m'feramcnte fofie terminata un'al-
tra fimile fpedizione, allorché Alarico volea pafTare in Sicilia, gli mife
il cervello a partito, e determmò di cercar più tolto la pace dall' Im-
pera-
A N N A I. I d' I T A L I A . fi
peradorc Onorio, con promettergli la reftituzione di Galla Placidia ,
ed obbligar la nazione de' Goti a far guerra in favore dell' Imperio
Era Volg.
igar la nazione ae ooci a rar guerra in riivuic ucu iiu^cnu Anno4i6.
Romano a gli altri Barbari, che aveano filTaco il piede in Ilpagna,
cioè a i Vandali, Alani, e Svevi . Cofa curiofa, e per quanto offervò
Paolo Orofio, quali incredibile avvenne, cioè che anche gli altri Re
barbari, che non erano d'accordo co i Goti, eQbirono lo Itelfo ad
Onorio, con fargli fapere: Striptete pure, e Auguflo, la pace con tutti,
e da tutti ricevete gli ofiaggi : che «#/, fenza che vi moviate, combattere-
mo inf.eme . N«flre faranno le morti, per voi farà la vittoria; e un im-
'tnortal guadagno verrà alla Romana Repubblica, fé noi pugnando P un con-
.tra r altro, tutti periremo . Onorio accettò l'efibizione di Valila, e fc-
condochè f^rrive Filollorgio {a), concedette a i Goti una parte delia (a) phlU-
Gallia, cioè la feconda Aquitania, o fia la Guafcogna con terreni da fiorg.l. n.
coltivare . Ma quella conceffione più fondatamente il dee riferire all' '"?■ 4-
Anno 418. Giordano Storico {l>) non fo qual fede meriti qui, perchè ^,,^ Jordan.
confonde molti punti di Storia j tuttavia afcoltiamolo, allorché narra, cai>. 31. dt
che Coflante Conte, Generale dell' Imperadorc, con un fiorito efercico Rei. Gttic.
fi molle concia di cdo Re Vallia, con difegna di ricuperar Placidia
o colle buone o colie brufchej ma che cflcndogli venuto incontro il
Re Goto con un'Armata non inferiore, feguirono varie ambafcerie ,
per le quali finalmente fi conchiufe la pace . Onorio mandò a Vallia
una gran quantità di frumento già promelTo, e non mai dato ad Ataul-
£0, cioè per atteltato di Oiimpiodoro {e), feicento mila mifure . Ed (e) olym-
allora il Goto rimile Galla Placidia con tutta onorcvolezza in mano di ''^^J"^
Eupiuzio Magiftriano, Ufiziale Cefareo, fpedito a lai per la pace, ti»m p. 190.
il quale la ricondufle, o la rimandò al Fratello Augufto. Pofcia cffb
Re attefc a mantener la parola data ad Onorio, con far la guerra va-
lorofamcnte a gli altri Barbari ufurpatori della Spagna. Bilogna, che
fra i patti della pace tra l' Imperadorc e i Goti, uno ancora fc ne con-
taffc, cioè, che i Goti abbandonaflero Attalo Imperador da Comme-
dia di que' tempi, o pure che il confcgnalTero nelle mani d'elTo Ono-
rio. Da Paolo Orofio {d) fappiamo, che coftui pafsò co i Goti in I- [^^ orojius
fpagna, e di là fi partì, probabilmente perchè fcorgcndo i maneggi
di pace coli' Imperadorc, fofpettò di rcftar vittima dell' accordo . Si
pofe dunque in nave, ma nel mare fu prefo, e condotto a Coftanzo
Generale Cefareo, al quale era Itato conferito il titolo di Patrizio j e
quefti ordinò, che foflc condotto a Ravenna. Gli fece Onorio folamcn-
te tagliar la mano delira, o pure, come vuol Fiioftorgio («■), non altro (e) phìU-
chc il pollice, e l'indice della delira, acciocché non potefle più feri- '^"'g. i. n.
vere. Anzi quello Autore attelìa, elTerc ilato collui confegnato da i '"l"' ^'
Goti ifteffi all' Imperadorc > ed è verifimile, con patto fegreto di fal-
vargli la vita. Secondo lui folamente nell'Anno feguente gli furono
tagliate le dita. Profpero (/) rifcrifce all'Anno precedente la prefa d'At- (^) ^i'/p""
taloj ma nella Cronica AlelTandrina abbiamo, che nel dì tS. di Giù- *" ^'"'"*f<:' ■
gno, e nei dì 6. di Luglio del prefente Anno furono fatte felle e
Giuochi pubblici in Coltantinopoli per la prefa d' Attalo . Potrebbe
G i cfle-
S^ Annali D' Italia.
Era Volg. efTerc, che l'arrivo di coftui a Ravenna accadcfle nel fine di quefto ,
ANt.'04i7. o nel principio del fulTeguentc Anno. Erano poi fucccduti, duranti le
guttre e » pafTaggi de' Barbari, nel Romano Imperio de i difordini in-
credibili contra le Leggi j ed è probabile, che i Giudici ed Ufiziali
Imperiali ne profitiaflcro con formare de' fieri proceflì contro chiun-
que vi avca contravenuto. Ma l'Imperadore Onorio con una Legge (a),
indirizzata a Collanzo Conte e Patrizio, abolì tutti i reati di chiun-
que avelTe in que' tempi sì fconccrtati rapito ed occupare 1' altrui, ri-
ferbando folamente a i Padroni di ricuperare il fuo , fé tale poteano
provarlo. Bolliva intanto 1' Erefia di Pelagio e Celcllio, fpezialmentc
in Affrica, dove s'erano raunati i Vefcovi ne' Concilj di Cartagine, e
di Milevi, oggidi Mela, in occafion di coftoro,. che fi lìudiavano di
feminar daperrutto il loro veleno. Innocenzo Papa, fcrivendo in qucll'
Anno a i Padri d'elfi Concilj, condannò le opinioni di coftoro, e ne fco-
municò gli Autori: il che gli accrebbe gloria*ia tutta la Chiefa di
Dio .
(%) l. 14.
Ti/. 14.
i. 15. Cod.
TÌModof.
Anno di Cristo cccexvii. Indizione xr.
dì Zos IMO Papa i.
di Onorio Imperadore if. e 23.
di Teodosio II. Imperadore 16. q io.
Confoli
ì F
Onorio Augusto per T undecima voltai
LAVio Costanzo per la i'econda.
(b) Olimp.
Mpud Pho-
tium p. 191,
(e) Gru tir.
Inf<riftion .
pag. 1048.
num, I.
AVea l' Imperadore Onorio già conferito a Coflanzo Conte fuo Gè»
neralc lo fplendido titolo di Patrizio., e volendo maggiormente
premiare in quell'Anno il fuo fedele fervigio, oltre all'averlo creato
Confolc per la feconda volta, e prcfolo per Collega nel Confolato fuo
undecimo, gli avea deftinata per Moglie Galla Placidia fua Sorella .
A tali nozze non inclinava punto Placidia, per quanto (cri ve Oiimpio-
doro (*), Amore di quelli tempi, e non fi la fé per fuperbia, o per
qual altro motivo. Onorio o dubitando o fapendo, che da i configli
de i familiari e fcrvitori di quella Principclfa procedeva la di lei avver-
fione e renitenza a quello matrimonio, fé la prefe contra di loro. Ma
finalmente la volle vincer egli, e nel dì primo di Gennaio, in cui a-
menduc faceano la folennita dell' ingrcfib nel Confolato, prcfala per
mano, la forzò a darla a Codanzoi ed ella benché di mala voglia il
prefe per Marito. Si celebrarono tali Nozze con gran pompa e Iplcn-
didczza. Partorì poi Placidia a Coftanzo, probabilmente prima che ter-
minaffc l'Anno, una Figliuola, ch'ebbe il nome di Ginfta Grata Ono-
ria. D'cfia è fatta menzione in un'lfcrizione rapportata già dal Gru-
tcro (<^), e pofcia da me più corretta nel mio Teforo nuovo. Volle
eziaxj"
et
Annali d' Italia. 5-3
eziandio in quell'Anno 1' Augufto Onorio confolarc colla Tua prefen- Era Vofg.
za i Romani. La Cronica di Profpero (a) rende tcltimonianza, ch'egli Anno 117.
trionfalmente entrò m quella Città, e che davanti al fuo cocchio fece \y ^Pf'^
. ,„, ^ s ■ '. » 1 r.-i ,1 '" Chiome
marciare a piedi Aitalo^ già immaginano Imperadore.. t'iloltorgio ag- ^^,,j £^^,
giugne che eflo Augnilo giunto colà, al mirare la Città tornata così btum.
popolata, fc ne rallegrò airailTìmo, e colla mano e colla voce fece ani-
mo e plaufo a chi riedificava le cafe e i palagi rovinati da i Barbari.
Pofcia clTendo faiito fui tribunale, volle, che Attalo faliHc anch'egli
fino al fecondo gradino, acciocché tutto il Popolo s' accertafle co' fuoi
occhi della di lui dcpreffione . Dopo di che fattogli tagliar le due di-
ta, con cui fi fcrive, il mandò in efilio nell' Ifola di Lipara, vicina
alla Sicilia, con ordine di fommiiiiftrargli tutto il bifognevole pel fuo
foitentamento. Se ciò fofle un atto di iua clemenza, o pure un con-
certo fatto co i Gori, allorché gliel diedero in mano, è tuttavia olcu-
ro . Poco fi dovette fermare in Roma Oiono -, perciocché nel Gen-
naio, Maggio, e Dicembre, ftando in Ravenna, dove certo egli fi
reftitui dopo la vifita fatta a i Romani, abbiamo I^eggi da lui pubbli-
cate, e inferite nel Codice Teodofiano (^) . Fra effe U'ia provvede '^, '^'>'^°f-
all'Annona di Roma. Un'altra vieta fotto pena di morte il compera- ■jh'codiif.
re per ifchiavo un uomo libero, e il turbare nel poffcflo della libertà
i manomcflì. In un'altra vuole, che le terre incolte fieno cténti da gli
aggravj. A di n. del Mele di Marzo, ficcomc pruova il Pagi, man-
cò di vita Innùcenzo I. Papa, Pontefice di gloriofa memoria per le fue
Virtfj e pel fuo zelo nella cuitodia della Religione Cattolica, e della
Difciplina Ecclefiaftica. Ebbe per Succeflore Zofimo^ Ponti-fice non
affai avveduto, come il fuo PredecclTore, percl)è fi lafciò fulle prime
forprendere dalle finte fuppliche di Pelagio, e Cclellio Eretici, ch'e-
gli buonamente credette innocenti. Ma nel fcguente Anno, conolciu-
te meglio quelle volpi profferì la fcntenza condannatoria de' loro erro-
ri. Seguitava intanto nelle Spagne Vallia Re de' Goti, dappoiché eb-
be conclufu la pace con Onorio, a guerreggiare contra de gli altri Bar-
bari, occupatori di quelle Provincie. Idacio (f) fcrive,. e dopo lui (e) Ua^'itu
Sant'Ifidoro W, ch'egli fece di coloro grande (Iragc . Tutti i Van- "' chrorrk»
dali, chiamati Silingi, che s'aveano fabbricato un buon nido nella Pro- 'll^„j^^
vincia della Betica, dove è Siviglia, dal filo delle fciable Gotiche ri- (d) ijitùrut
mafcro ellinti. Gli Alani, dianzi sì potenti, furono anch' eglino disfat- '» Hijhr.
ti da i Goti, ed uccifo il Re loro Atace . Quei, che rcltarono in vi- ^"'^^ "f^'^
ta, fi fottopofero a Gunderico Re de' Vandali, che regnava nella Gali- ^'^ """'
zia, con rimanere abolito il nome del Regno loro. E' rfftim^^.no an-
cora di quelle vittorie Paolo Orofio (0, il quale nell'Anno prcfente (e) Orofiut
diede fine alla fua Storia, fcritta da lui in llpagna, e dedicata a San- iil'-l-'-<ii-
to Agoftino. Ma forfè buona parte di quelle prodezze fatte dai Goti
fi dee riferire al fufleguente Anno
Anno
f4
Annali d'Itali
Era Volg.
ANN0418.
(a) Idacitis
in Chrcttic.
Profper ni
Chronico .
(b) Jordan,
cap. },},■ de
Ré. Gitic.
(c) Profper
in ChronUì.
4 fui Ltibù.
Anno di Cristo ccccxviii. Indizione i.
di Bonifacio I. Papa i .
di Onorio Imperadore z6. e 24.
di Teodosio II. Imperadore 17. e 11.
Confoli •$ ^^'^^^0 Augusto per la dodicefima volta,
1 Teodosio Augusto per l'ottava.
Ricuperate ch'ebbe Fallia, molte Provincie della Spagna dalle mani
de' Barbari, fembra alTai vcrifìmile, che le cedelTc a gli Ufiziali
dell' Imperadore Onorio; perciocché fecondochè fcrive Idacio W, fci
cflo Vallia richiamato da Collanzo Patrizio nelle Gallie, e d'ordine
dell' Imperadore, quivi affegnata a lui e a-Ua fua Nazione per abitar-
vi, la feconda Aquitania, dove è Bordeaux, con alcuni paeiì circon-
vicini, cioè da Tolofa fino all'Oceano. Allora la Linguadoca comin-
ciò ad eflerc appellata Gotia. Giordano Storico (/>) chiaramente fcri-
ve, che Vallia confegnò a i Miniftri dell' Imperadore le Provincie con-
quidiate, e venne ad abitare a Tolofa. Ma poco egli godè di quelli
fuoi vantaggi, perchè venne rapito dalla morte nel prefente Anno,
con eflere a lui fucceduto nel Regno Gotico Teodorico, o fia Teodtrke .
Nella Cronica di Profpero quefti avvenimenti fon riferiti al fufleguente
Anno. Nel prefente Zofimo Papa fulminò, lìccome accennai, la fen-
tenza contro gli errori di Pelagio e di Celeftio, e dipoi fece iftanza
ad Onorio Augulto dimorante in Ravenna, acciocché per ordine fuo
coftoro co i lor feguaci folTero cacciati da Roma, e dall'altre Città,
e riconofciuti per Eretici . Dobbiamo alla diligenza del Cardinal Ba-
ronio l'Editto allora pubblicato dall' Imperadore, e indirizzato a Pal-
ladio Prefetto del Pretorio d'Italia. In vigore di quello anche gli al-
tri Prefetti dei Pretorio, cioè .^^r;Vo/ii della Gallia, e Monafio àcW O-
riente, ordinarono le medellme pene contra quegli Erefiarchi . Nel
qual tempo anche i Vefcovi AfFricani in un Concilio plenario, ineren-
do alla fentenza della Sede Apollolica, concordemente condennarono
i fuddctti Eretici. Terminò il corfo di faa vita in queil' Anno a dì z6.
di Dicembre il medefimo Zofimo Papa, e dopo due giorni di Sede
vacante fu eletto nella Chiefa di Marcello dalla miglior parte del Cle-
ro, alla prefcnza di nove Vefcovi, per fuo Succeflbre 5o»//ìj«o, vec-
chio Prete Romano, figliuolo di Giocondo; ma non lenza tumulto e
fcifma. Imperciocché un'altra parte del Clero e del Popolo, ilando
Eulalio Arcidiacono nella Chiefa Lateranenfe, quivi l'elefTero Papa: dal
che feguirono molti fconcerti nell'Anno appreffb. Al prefente appar-
tiene ciò, che narra Profpero Tironc (Oj o fia qualch' altro Profpero,
cioè che FarAmondo commciò a regnare fopra i Franchi . Quello è ,
per
Annali d' I t a l i a. f)
per quanto dicono , il primo Re di quella Nazione a noi noto , ma c(fo Era Volg.
Ila appoggiato all'autorità di uno Scrittore non abbaftanza autentico. ANN0418.
Né Gregorio Turonenfe, né Fredegario conobbero alcun Re de' Fran-
chi di quello nome. Ammiano W fotto l'Anno 3f6. fa menzione de (a) -^'"»"'«-
i Re de' Franchi, ma fenza dire qual nome avefTero . Contuttociò è ""^ ' . i ■
flato creduto da gli Eruditi Franzefi fufficiente quella notizia, per co-
minciare da qucrto Faramondo il catalogo d'elTì Re Franchi >- e tanto
più perchè fa menzione di lui anche l'Autore àe Gefiis Francar um^ il
quale fi crede, che viveiTe circa l'Anno di Grillo 700. IVla quell'Au-
tore racconta fui prmcipio tante favole della venuta de' Franchi da
Troia, e dà per Avolo a Faramondo Priamo, e per Padre Marcomiro,
che non fa punto di credito all' alTerzione fua intorno a Faramondo .
Potrebbe anch' cfl'ere, che nella Gronichetta di quel Profpero folTe Ha-
ta incaltrata ed aggiunta ne' Secoli fud'eguenti la notizia d'elfo Fara-
mondo da chi prcle per buona moneta le Favole inventate dell'origi-
ne de' Franchi. In fatti manca efla in qualche tefto. Quello, che è
certo, quella bcllicofa Nazione, connfcmta anche ne' precedenti due
Secoli , fignoreggiava allora quel paefe , che è di là dal Reno nella
Germania, cominciando da Magonza fino all'Oceano, confinando, per
quanto fi crede, colla SalTonia, e Svevia. Ermoldo Nigelle (^), il cui ''^) ^'""'^i-
Poema, comporto a' tempi di Lodovico Pio Augnilo, fu da me pub- ^ K ^ Ktr
blicato, fcnvcj elFere fiata a'fuoi dì opinione, che i Franchi tiraflcro uaùcar.
la loro origine dalla Dania, o fia dal Mar Baltico. Sopra di che è da f'^rc. x.
leggere un'erudita Diflertazione del celebre Lcibnizio. ^*'''" ^^•
Anno di Cristo ccccxix. Indizione ii.
di Bonifacio I. Papa i.
di Onorio Imperadore 27. e 25.
di Teodosio li. Imperadore 18. e 12.
Confoli \ MoNASio, e Plenta.
ERa inforto Scifma, ficcomc di fopra accenai, nella Ghicfa Roma-
na per l'elezione de 1 due competitori Bonifacio^ ed Eulalio . Quafi
tutto il Clero e Popolo aderiva a Bonifacio j ma Eulaliu uvea dalla lua
Simmaco. Prefetto di Roma, il quale avendo Icritto in luo f;ivt)re a
Ravenna, fa cagione, che l' Imperadore gli ordinalfe con un rcfcritto
di cacciar Bonilacio dalla Gittà, e di confermare EuUlio . Mando an-
che Onorio a Roma AfroJUio Vicario Tribuno, per tener il popolo
a freno. Simmaco allora Ipcdi alla Chiefa di San Paolo fuori di Ro-
ma, dove s'era ritirato Bonifacio, a chiamarlo, per comunicargli l'or-
dine Imperiale. Il m.lTo fu miltraitato dal Popolo, che Itava per Bo-
nifacio. Onde Simmaco fdcgnato per quello affronto pubblicò tolto
il co-
S6 Annali d' Italia.
Era Volg. il Comandamento dell' Imperadore in favore d'Eulalio, e mifc le guar-
ANN0419. die alle Porte della Città, affinchè Bonifacio non entrafle, con dare
fuilegucntemcnte avvifo all' Imperadore dell'operato, e con dipigncrc
Bonifjcio, come uomo turbolento e fedizioib. Perciò Éalalio liberamen-
te pal'sò alla Bafilica Vaticana, e quivi alla Papale celebrò la McfTa. Ma
informato mcgho l' Imperadore da gli Elettori di Bonifacio, chiamò
amendue le parti a Ravenna, e per procedere faviamente, adunò un
Concilio di Vefcovi, che ne giudicalTero. Tuttavia perche il negozio
andò più a lungo di qacl che fi credeva, e fopravenne la Pafqui, l' Im-
peradore per configlio de' Vefcovi raunari nel Concilio, mandò achil-
leo Velcovo di Spoleti a Roma per le funzioni di que' fanti giorni, con
ordinare a Bonifacio e ad Eulalio, che niun d' eill s'accndafle a Ro-
ma, iìnattanto che non fofic dccifa la lor controverfia. Chiamò anco-
ra molti altri Vefcovi piìi lontani, acciocché fofTc in ordine un Con-
cilio più numerofo del primo, da tenerli a Spoleti. Anche Placidi»
fcrilTe per qucfto ad Jnrelio Vefcovo di Cartagine. Ma Eulalio, per
la fua fuperbia fprezzati gli ordini Imperiali, prima del Vefcovo di
Spoleti volò a Roma di bel mezzo giorno, accolto da' fuoi parziiJi
con fella, ma non fenza un gran tumulto, perché fé gli oppcfe la
parte, che teneva per Bonifacio, e in tal mifchia molti furono mal-
trattati e feriti. Allora Simmaco, che dal Cardinale Baronio vicn taf-
fato per fofpetto e parziale in tal controvcrha, ma che nel progreflb
non H diede a conofcere per tale, immediatamente notificò tutto il
fucceduto all' Imperadore Onorio, ed a Coflanzo di lui Cognato, i
quali adirati per tale infolenza, reicriflero tolto a Simmaco, che cac-
ciafic Eulalio, e il confinafle nel territorio di Capoa, con riconofcere
Bonifacio per legittimo Papa. Elcgui Simmaco puntualmente l'ordine,
e replicò alla Corte con biafimare la temerità di Eulalio. E da lui
ftcflo lappiamo, che Bonifacio fu ricevuto con fommo giubilo e con-
cordia da tutto il Popolo . Tutto quello affare apparifce dalle Lettere
(a> Symmj- jj ^ffo Simmaco («), e da i refcritti Imperiali, rapportati dal Cardi-
'elìiàr"*Efiiff "^' Baronio . Pofcia Eulalio per mifericordia fu creato Vefcovo di Ne-
pi, per quanto (crivc Anallafio, o fia l'antichiffimo Autore del Pon-
tificale Romano. E muico poi di vita un anno dopo la morte di Pa-
pa Bonifacio.
In queft' Anno a dì z. di Luglio Gi*Ila Phcidia^ Moglie di Co-
Jlanzo Conte e Patrizio, gli partorì in Ravenna un Figliuolo, a cui
fu pollo il nome di Flavio Placido Valentiniano , che polcia divenne
(b) o/y»i- Imperadore (^) . Credono alcuni, che Placidio^ e non Placido folTc
^atd'^pho- ch'^oiato dal nome della Madre. Se non é fallato il tefto di Apolli-
tium p. 101. nare Sidonio nel Panegirico di Avito, ivi egli è chiamato Placido.
Onorio fuo Zio per le gagliarde illanze della Sorella gli diede da lì
a non molto il titolo di NobiliJJlmo, ch'era il primo grado d'onore
(tì idaciits per chi era desinato all' Imperio. Avvenne in quello mcdefirao Anno,
in chronho che i Barbari occupatcri di alcune Provincie della Spagna, da che
mcifd^"^' "°" erano più infelUti da i Goti, vennero alle mani fra loro. (0 I Svc-
t
I
Annali d' Italia. $j
vi, che aveano per loro Re Enterico^ foccombendo furono afl*ediati da i Era Volg*
Vandali , de' quali era allora Re Gunderko, ne' monti Nervafi, che fon ANN04r9.
creduti quei della Bifcaglia. Racconta eziandio Profpero Tirone W, (a) Profper
che neir Anno prefentc Maffimo per forza ottenne il dominio delle "» chrir/u»
Spagne, cioè quel medefimo , che da Geronzio ne gli anni addietro "^"'^ ^''^^■
fu creato Imperadore, e fuggi poi ramingo e fcreditato apprcflb i Baj-
bari dimoratiti in Ifpagna. Ma l'Autor d'effa Cronica di troppo aprì
la bocca, certo efTcndo, che parte della Spagna riconofceva allora per
fuo Signore Onorio Augulto, ed un'altra pane era in potere de' Van-
dali e Svevi. Può eflcre, che collui in qualche angolo di que' paefi
facelFe quella nuova fcena. Tuttoché poi più fulnimi fi foflero fca-
gliati contra r Erclia di Pelagio, quelta più che mai oftinata refilleva
e fi dilatava. E tpezialmcnte verfo quelli tempi inforle in difcfa d'ella
Giuliane Vefcovo di Eclano, Città vicina allora a Benevento, la cui
lèdia fu poi trasferita a Frigento . I.'infaticabil Santo Agoflino con-
tra di collui, e contra di tutta la fetta feguitò a comporre varj Li-
bri} e i Vefcovi AiFricani raunati nel Concilio di Cartagine foddisfc-
cero alle parti del loro zelo in condannarla ed ellirparla. A quello
medefimo fine Onorio Imperadore, probabilmente moflo dal Romano
Pontefice, unì la fua autorità, con inviare a dì p. di Giugno di queft'
Anno ad Aurelio Vefcovo di Cartagine la Collituzione da lui pub-
blicata nel precedente Anno contra di Pelagio e Celellio. Abbiamo
ancora un Editto (^), con cui il medefimo Imperadore slargò fino a (b) &„■-
quaranta paflì fuori della Chiefa l' afilo, o fia l'immunità per chi fi ""^'^- -^h
ricoverava ne' Luoghi facri . E perciocché talvolta accadeva, che delle ^^"^'^ ""^
perfone innocenti, o pcrfeguitatc da' prepotenti, erano imprigionate, Theodor.
con torfi loro i mezzi di poterfi difenderei il piiflìmo Imperadore or-
dinò nel medefimo Editto, che i Vefcovi avrebbono un'intera libertà
di vifitar le prigioni, per informarfi non meno del trattamento, che
fi faceva a' poveri carcerati, che de' loro affari, per foUecitar pofcia i
Giudici in loro favore. Sarebbe da defidcrare, che quella Leg-
ge, rapportata dal Sirraondo, e fimilc ad un'altra del medefimo Au-
gudo dell'Anno 409. non fofie abolita, o che la Pietà de' Principi in
altra maniera prowedeflc al bifogno de' carcerati , con ricordarfi delle
regole importantiflijne della Carità Crirtiana.
Tom. III. H Anno
5*8 Annalid* Italia.
Anno di Cristo ccccxx. Indizione ni.
di Bonifacio l. Papa 3 .
di Onorio Imperadore 28. e i6.
di Teodosio II. Imperadore 19. e 13.
Confoli \ Teodosio Augusto per la nona volta,
e Flavio Costan20 per la terza.
A
** Voig. TJ'Rano, come diffi, alfediati i Svcvi ne' Monti Ncrvafi della Spa-
NNC4ÌO. JQ gna dai Vandali. Probabilmente coftoro mandarono per aver foc-
(») jda<ius corfo da yf/ìerio Conte delle Spagne, perciocché Idacio racconta (<»),
in chronico (-f,g \ Vandali all'udire, che fi avvicirrava con grandi forze quefto Ufi-
«/H Sirm. ^-^jg dell' Imperadore, levarono rollo l'affedio, ed abbandonata la Ga-
lizia, s'inviarono vcrfo la Provincia della Bctica, con avere nel psf-
faggio per Braga commeffi alcuni omicidj. Dovea forfè la Bctica cf-
fcre allora fcarta di prcfidj , e però fé ne impadronirono . In Coftan-
(b) chronì- t'oopoli, fecondo che riferifce la Cronica Aleflandrina W, Tcodofio
€on Altxan- Augullo era già pervenuto ad età competente per ammogliarfi . Pul-
drinum. chcria Augufta fua Sorella, Donna di gran fenno, cercò dapertucto
Moglie, che foflc degna di sì gran Principe; e udito, ch'egli non
curava né ricchezze, né nobiltà, premendogli folamentc le Virtù e k
Bellezza, gliene fcelfe finalmente una di fuo genio; e quefta fu ylte»
ìtaide^ Figliuola di Eraclito Filofofo, giovane di rara beltà, e addot-
trinata in molte fcienze. A lei il Padre in morendo avea lafciato fo-
lamente cento nummi in fua parte, con dire, che a lei baftava per
dote il Sapere accompagnato dalla Bellezza; e tutto il refto della fua
eredità pervenne a due mafchi, parimente fuoi Figliuoli. Mancato di
vita il Padre, Atenaidc pretendendofi indebitamente, perchè fenza fua
colpa, diferedata, ed aggravata, dimandò a i Fratelli la fua legittima^
e la rifpoita fu, ch'eglino la cacciarono di cafa. Ricoyerofli ella per
quello preflb d'una fua Zia materna, la quale feco la menò a Coftan-
tinopoli, per chiedere giuftizia all' Imperadore , e prefentolla prima
d'ogni altra cola all' Auguita Pulcheria, implorando la di lei prote-
zione. Pulcheria, adocchiajia i-I gra^iofiffimo afpetto di quefta Giova-
ne, ed intcfo, ch'era vergiae, e Tergine dotata di gran prudenza, e
di molta Letteratura, la fece rcflare in Corte. Raccontò poi quefta
avventura a Teodofio fuo fratello, fenza tacere le Angolari preroga-
tive di corpo e d'animo, che fi univai>o in quefta donzella. Di piìi
ncn vi volle, perchè Teodofio s'invogliafle di vederla. Fattala dun-
que di concerto venire nella camera di Pulcheria, il giovane Impera-
dore in compagnia di Paolino fuo compagno ed amico, che fu poi Mae-
llro de gli Ufiz), o fia Maggiordomv) Maggiore, ftando dietro ad una
portiera la guatò ben bene, e in guifa tale, che ftraordinariamentc
gli
Annali d' Italia. f9
gli piacque, e raaflìmamente perchè Paolino proruppe in atti d'am- Era Volg.
mirazione, ^efia è quella ch'io cerco ^ difle allora Tcodofio in fuo cuo- A kn 042.1.
K; ed indottala ad abbracciar la Religion CrilHana, perchè era nata
ed allevata nel Paganefimo, la prefc poi nell'anno feguente a dì 7.
di Giugno per Moglie, avendole fatto mettere nel Battefimo il nome
& Eudocia. Onorio Augufto in quell'anno a dì 8. dì Maggio in Ra-
venna fece una Coftituzione , indirizzata a Palladio Prefetto del Pre- ,^y. ^
torio C"), per rinovar le Leggi già fatte contra chi rapifle Vergini ut, g, rit.
confccratc a Dio, o in altra guifa infidiafle o pregiudicane alla lor ca- ij- Cfdic.
ftità. Nella ftefla Legge prefib il Sirmondo (^) vien proibito a gli J^"M-
Ecclefiallici di tenere in cafa perfona di differente fclTo, a riferva della ^^^^ ^J[^'"'
Madre, delle Sorelle, e Figliuole, e della Moglie, tenuta prima del pe„d. ad
Sacerdozio. Giunto San Girolamo, celebre Dottor della Chicfa, all'età Codìc.
di novanta anni, diede fine nel prefente alla fua vita, ed alle fue pc- ^^"'^"Z
nitenze, e gran fatiche in prò della Chiefa Cattolica.
Anno di Cristo ccccxxi. Indizione iv.
di Bonifacio I. Papa 4. H
di Onorio Imperadore 29. e 17.
di Teodosio II. Imperadore zo. e 14.
di Costanzo Imperadore i.
Confoli < EusTAZio, ed Agricola.
NOn fi quietò mai Galla Placidia, finché non gli riufci d'indurre
il Fratello Onorio Augufto a prendere per fuo Collega nell'Im-
perio Coftanzo di lei Marito . Però tali e tante furono le batterie ed
iftanze fuc, che in quell'anno Onorio il dichiarò Auguflo -a ài 8. Feb-
brajo, per quanto s'ha da Teofane (f). L'Autore della Storia Mi- W 7heeph.
fcella fcrive (^), che Onorio conofcendo, cficre appoggiata la propria T^f i^'e"/'
difefa tanto in guerra, che in pace, al valore e all'ingegno di Coftan- Mi/crii.
zo fuo Cognato, incitato anche dall'approvazione di tutti, il prefe per I- 14- Tcm.
filo Collega. Olimpiodoro (?) all'incentro. Scrittore di que' tempi, i-^furni-
afferifce, che Onorio contra fua voglia il creò ylugujlo . Ma avendo [gx o/^^-
i Greci fcntita male quella elezione, può fofpettarfi, che il Greco pioj, afud
Scritore parlaffe del racdefimo tenore. Con tal congiuntura anche Galla Photium
Placidia di lui Moglie ebbe il titolo egli onori à'jlugufta. Certo è,^*^- '5'-
che r Imperadore d'Oriente Teodofio, il quale probabilmente venen-
do a mancare Onorio fenza Figlinoli, fpcrava un dì di riunire al fuo
l'Imperio d'Occidente, difapprovò quella promozione; e però non
volle ammettere il Meflb, che gliene portò la nuova. Parimente at- ^P ^Y''
teda Filoftorgio (/), che offendo fiate mandate fecondo il rito d'alio- ^T ^'^^j""
Hi ra
6o
Annali d' Italia.
E» A Voi».
Anno 411.
(a) Ol'ymp.
ih. pag. 19J.
(b) 'Brov>t-
rus Annal.
Tnvtr. l. 5,
num. 34.
(e) Oiyw-
fiodorits
dpud Pho-
tiujtt p. 194.
(d) Sartn.
Annal. Ecc.
4td Ann.à^^o.
(e) Profptr
ili. 3. e. 38.
iii prs,diU.
ra le immagini di Coftanzo Augufto a Coftantinopoli, Tcodofio non
le volle ricevere, e che per qusito affronto Coftanzo fi preparava per
muovergli guerra, quando Iddio il chiamò a sé dopo fei Mcfi e ven-
ticinque giorni d'Imperio, cioè a di 2. di Settembre dell'anno pre-
fencc. Oiimpiodoro («) pretende, che per l'afflizione di vcdcrfi rifiu-
tato in Oriente, e pentito d'eflcre (tato alzato a grado sì fiiblime, per-
chè non poteva aver come prima i luoi divertimenti, egli cadcfie ma-
lato. Ma Coftanzo, uomo d'animo grande, non era sì mefchino di
fenno e di cuore, da ammalarfi per quefto. Una doglia di cofta il portò
all'altro Mondo. Fama fu, che infogno udì dirfi: l fei fon terminati .^
e il fcttimo incomincia: parole, pofcia interpretate de' Mefi del fuo Im-
perio. Aggiugne il fuddetco Storico, che dopo la morte di Coftanzo
molti vennero da tutte le parti a Ravenna a chiedere giuftizia, pre-
tcndendofi fpogliati indebitamente da lui de' loro beni, fenza poterla
nondimeno ottenere a cagione della troppa bontà, anzi della fovcrchia
familiarità, che paflava tra Onorio e Placidia Augufta fua Sorella , mo-
tivi, che affogarono e renderono inutili tutte le doglianze di coftoro.
Ma fé non merita fede quefto Iftorico Pagano, allorché dopo aver fat-
tasi bell'elogio di Coftanzo, cel vuole dipignere per uomo di de-
boliffimo cuore i molto men la merita, allorché foggiugne, che rimatta
vedova Placidia, le moftrò tanto affetto l' Augufto Onorio, con ba-
ciarla anche fpeflo in volto, che corfe fofpetto d'una fcandalofa ami-
cizia fra loro. Quefte fenza dubbio fon ciarle di uno Scrittor Gentile,
nemico de' Regnanti Criftiani, o ciarle de' Greci, fempfe mal' affetti
a i Latini. La Virtù, che maggiormente rifplcndè in Onorio, fu la
Pietà i e non n'era priva la ftella Galla Placidia.
Il Browero W rapporta un Epitafio, che per atteftato di lui fi
conferva in Trcveri nella Bafilica di San Paolino, pofto a Flavio Co-
ftanzo., Uomo Confo/are y Conte ^ e Generale dell'una e dell'altra milizia.
Patrizio, e due volte Confole. Ma quefta Ifcrizione, quando fia legit-
tima, potè ben efferc fatta vivente Coftanzo, ma non già fervirc a lui
di memoria Sepolcrale. Coftanzo tre volte era ftato Confole, e quel
che è pili, Augufio . Ne gli Epitafi de gl'Impcradori non fi folcano
mettere le Dignità foftenute prima di arrivare all'Imperio. Né Co-
ftanzo terminò la vita in Treveri . Racconta Olimpiodoro (^ ) , che men-
tre effo Coftanzo regnava con Onorio, venne a Ravenna un certo Li-
banio. Mago ed incantatore folenne, che profeffava di poter far cofe
grandi contro a i Barbari fenza adoperar' armi e foldati; e diede anche
un faggio di quefte fue promeffe. Pervenutone l'avvifo a Placidia Au-
gufta, moffa ella o da zelo di Religione, o da paura di coftui, minac-
ciò fino di fepararfi dal Marito Coftanzo, fc non levava quefto mal
uomo dal Mondo: il che fu fatto. Dobbiamo al Cardinal Baronio (^)
l'Editto indirizzato inqucft'Anno, e non già nel precedente, da effo
Coftanzo Augufto a Voluftano Prefetto di Roma, con ordine di cacciar
via da efla Città Celeftio, il peftifcro Collega di Pelagio con tutti i
fuoi feguaci. Attcfta eziandio San Profpero (e"), che a' tempi di Co-
ftan-
Annali d' Italia. 6i
ftanzo, e dell' Augufta Placidia, p«r cura di Orfo Trrbuno, fu attcr- Era Voìs.
rato in Circagine il Tempio della Dea Celelte, fotto il qual nome di- ANNo^fi
fputano tuttavia gli Eruditi, qual falfa divinità fofle onorata da i Pa-
gani, potendofi nondimeno credere con Apuleio, che fofle Giunone.
Era quell'Idolo e Tempio il più famofo dell' Affrica. Aurelio Vefco-
vo di Cartagine l'avea mutato in una Chiefaj ma i Gentili fpargeva-
nò dapcrtutto, che quivi infallibilmente avea da riforgere la loro fupcr-
ftizionc} laonde per togliere ad cfll così vana fperanza, il Tempio fu
interamente demolito. Salviano W attefta, che né pur moki de' Cri- ^^v y^;^;^.
ftiani più riguardcvoli dell' Affrica fapeano trattencrfi dall' adorare la „«, i. s. dt
Celelle Dea del loro paefe . Leggcfi ancora nel Codice Tcodofiano u- G$tbern.
na Legge pubblicata in quell'Anno da Onorio e Coftanzo Augufti,
in cui è ordinato, che fé un Marito ripudia la Moglie per qualche
grave delitto, provato ne' pubblici Tribunali, guadagni la di lei dote,
e ripigli la donazione a lei fatta, e pofTa dipoi paflare ad altre nozze.
Lo ftcflo vien conceduto alle Mogli, provanti il delitto del Marito,
ma fenza poterli rimaritare , fé non dopo cinque anni . Fu ftabilito con
più ragione dalla Chiefa in varj tempi, e fpczialmcnte nel Concilio di
Trento, una diverfa pratica: fopra di che fi può vedere il Trattato
del Juenin de Sacramentis . In quell'Anno Claudio Rutilio Numaziane y
perfonaggio di gran merito e nobiltà, ma Pagano, che era ftato Pre-
fetto di Róma, tornando nella Gallia fua patria, compofc il fuo Itine-
rario, Opera degna di grande ftima. Giunto a Piombino, narra, che gli
venne la nuova, come a Foluftano^ fuo Angolare amico, era ftata con-
ferita la Prefettura di Roma, la qual cade nel prefente Anno, fecon-
dochc li ricava dal fopramentovato Editto contra de' Pelagiani .
Anno di Cristo ccccxxii. Indizione v.
di Celestino Papa i .
di Onorio Imperadore 30. e 28. ■ '-^
di Teodosio IL Imperadore 21. e ly.
Confoli i Onorio Augusto per la tredicefima volta,
i Teodosio Augusto per la decima.
Solennizzò Onorio Imperadore in Ravenna l' Anno trentefimo del
fuo Imperio. Abbiamo da Marcellino Conte (O^chc l'allegria di f^^ ^«rctl-
quella fella fu accrefciuta dall' effcre flati condotti a Ravenna incate- in ch^tnife
nati Majfimo^ e Giovino prefi in Ifpagna, i quali dappoiché ebbero fer- apud sir-
vito di Ipettacolo al Popolo, dati in mano alla giuftizia riceverono col- /noidum,
la morte il premio della lor ribellione. Majfimo è quel medefimo, che
neir Anno 411. fu creato Imperadore da Geronzio nella Spagna, e fug-
gito dipoi fra i Barbari, cornò nell'Anno 419. in ifcena, coU'occut
par
6z Annali d' Italia.
Era Volg. par la Signoria di qualche Provincia della Spagna, e dovette poi efle-
A*N04ii. re prcfo da i Romani. Giovino è probabile che fofle il Generale di
quello chimerico Imperadore . Ma quelle allegrie furono troppo con-
trapeface da altri malanni, che accaddero al Romano Imperio. Caflìo-
(a) Cajfioio- dorio (<«) notò, che nel prefente Anno fu fpcdito un elcrcito in Ifpa-
rìusìnchr»- gna contra de' Vandali, che fi erano impoirelTati della Bctica. Gcnera-
Ih'iduì s ^ '^' quell'Armata fu Calino; e Tappiamo da Jdacio (^), ch'egli rac-
:n cfircmc» nava feco un poderofo rinforzo di Goti aufiliarj . Aflali egli i Vanda-
Mpud sìrm. li, gli aflediò, e li ridufle talmente alle llrettc, che già penfavano ad
arrenderli. Ma l'imprudente Generale avendo voluto cimcntarfi ad un
fatto d'armi con gente difperata, fu rotta da eHi Vandali, perché inr
gannato da i disleali Goti, e fi ridulTe fugitivo a Taragona. Profpero
Tirone fuor di fito racconta, che venti mila Romani nella battagha co i
Vandali in Ifpagna reftarono morti fui campo . Un altro incicufabil
fallo commifc il fupcrbo Gallino > perciocché fecondo l'altra Cronica
(e) Profper di Profpcro (f) , ingiuriofamente ricusò d' aver per compagno ncU' im-
in chronk. prcfa fuddetta Bonifacio Conte, perfona di fommo credito e fpericnza
afud i<»**' nell'arte della guerra: il che fu cagione, che Bonifacio indifpettito
palTalTe poco apprcflb io Affrica, dove comandava alla milizia, e vi
rufcitafle que' malanni, che fra poco vedremo. Forfè la fpedizione con-
tro i Vandali, fé Gallino fi fofic fervito dell'aiuto di quello valorofo
Campione, farebbe fucccdutadiverfamente . Onorio Augnilo pubblicò
in quell'Anno una Legge, per mettere freno alle ingiullizie de' cre-
ditori, con proibir loro di cedere elfi crediti a perlbne potenti, vie-
tando ancora ogni azione contra i Padroni per debiti fatti da i Servi
e Fattori. In oltre con altra Legge regolò le impolle, che pagavano
i terreni nell'Affrica Proconfolare , e nella Bifacena, dopo aver fatto
vifitarc da perfone di molta probità le terre di que' paefi , capaci o in-
capaci di tali aggravj . Ancorché Profpcro, e Marcellino, feguitati dal
Cardinale Baronio, difFerifcano all' Anno Tegnente la morte di Bonifa-
(d) Pagiut "0 Papa Primo di quello Nome, pure il Padre Pagi (^) pretende, ch'e-
Crit. Sdr»n. gli mancàffc di vita nel prefente a di 4. di Settembre. E con ragio-
ne, perchè tutti gli antichi Cataloghi de' Romani Pontefici gli danno
anni tre^ meft otto, e giorni fette di Pontificato > e contando quelli dal
dì zp. di Dicembre dell'Anno 418. in cui fu intronizzato, cade la fua
morte nel Settembre del prefente. Nel Libro Pontificale d'Anallafio
in vece di otto meft e fermo quattro mefi, che fcmbrano prcfi dal tem-
po, in cui, ripudiato Eulalio, fu confermata o fia riconofciuta legit-
tima la di lui elezione dal Concilio de'Vcfcovi, e da Onorio Impe-
radore. In fuo luogo a dì 10. di Settembre fu eletto C?/^y?/»o, Figliuo-
lo di Prifco. Segui nel prefente Anno tra Teodofio II. Augnilo, e il
Re di Perfia, la pace o fia una tregua di cento anni. E ad cflo Im-
peradore Eudocia Augulla partorì una Figliuola, a cui fu pollo il no-
•TOc di Eudofia.
Anno
A N N A L I d' I T A L I A. ^3
Anno di Cripto ccccxxiii. Indizione vi.
di Celestino Papa 2.
di Teodosio II. Imperadore 21. e 16.
^ r y S ASCLEPIODOTO, C
tomoli ^ Flavio Avito Mariniano.
OLifnpiodoro, che poco fa ci rapprefcntò contra ogni vcrifimile Era Volg.
un tale affetto fra Onorio Imperadore, e la Sorella Placidia Au- ANN0413.
gufta, che fi morftiorava di loro, ci vicn'ora dicendo, (<») che non (a) otym-
jftctcc molto a convcrtirfi quell'amore in odio. Imperocché Plzcìdh f""^-.'P'*^
badava troppo a i configli d' Elpidia fua balia, e di Lconteo fuo Ma- f^j^'i^,
ftro di Cafa, e v'era in Ravenna una fazione, che teneva per lei,
compofta de' Goti fervitori dianzi di Ataulfo fuo primo Marito, e
d'altri già aderenti a Coftanzo marito in feconde nozze: e però bene
fpeflb leguivano fedizioni e ferite in Ravenna fra quei della (uà par-
te, e quei dell' Impcrador fuo Fratello. Andò tanto innanzi quefta di-
fcordia, che Onorio cacciò via Placidia co'fuoi Figliuoli, ed ella s'im*
barcò per rifugiarfi in Coftantinopoli preffo l'iraperador Teodofio fuo
Nipote. Cafiìodorio W, e l'Autore della Mifcella (e) fcrivono, ch'cfla /{,% ^affied
in/teme con Onorio , e Falentiniano fuoi Figliuoli fu. mandata dal Fratello, in chronicà.
in Oriente per fofpetto ^ eh' effà. invitajfe i nemici contra di lui. S'ha da (e) Mi/celi.
fcrivcre nel tetto di Cafiìodorio, e della Mifcella Onoria (e non già ^""^ ^■
Onorio) Figliuola nata da lei prima di Valenriniano . Profpero Tirone (<^) ^l)' Jro'pl'r
è di parere, che Placidia foflc efiliata dal Fratello, perche gli tendeva in chronUi
delle infidie. Il volgo fi prende facilmente l'autorità d'interpretare i "/»'<' Labi,
fegreti de' Principi, e fpaccia le fue immaginazioni per buona mone-
ta. Certo è, che Placidia fu cacciata, e fé ne andò co' Figliuoli a Co-
llantinopoli , dove fu amorevolmente accolta. Olimpiodoro attefta, che
il folo Bonifacio Conte le fu fedele, e dall'Affrica, ove era o Gover-
natore o General delle milizie, per quanto potè, le andò mandando
aiuto di danari , e fece dipoi ogni pofiìbile sforzo, perch'cffa e il Fi-
gliuolo ricupcraffcro l'Imperio. Ma poco tempo goderono gli emuli
di Placidia del loro trionfo, perchè in qucfto mtdcfimo Anno nel ài
if. d' Agofto Onorio Imperadore pagò l' incvitabil tributo de' morta-
li, con efiere mancato di vita per male d'idropifia in Ravenna. Prin-
cipe, che nella Pietà non fii inferiore a Teodofio il Grande fuo Pa-
dre, ma Principe dappoco, che in tanti torbidi dell'Imperio, e in-
filiti a lui fatti, mai non cinfe fpada, né una volta fola comparve iti'
campo, benché nel fiore della gioventù, e nato di un Padre cosi guer-
riero. Perciò la debolezza del fuo governo diede animo a i Barbari
di calpcllaie e lacerare l'Imperio Romano, a' fuoi mcdefimi Corti-
giani di fprezzarlo, e a' fuoi Ufiziali di ribellarfi contra di luij e tanto
più
^4 Annali d' I t a l i a.
Era Volg. più perch'cgU non fapeva fceglierc buoni Miniftri, e fi lafciava aggi-
ANK0413. rare or da quefto or da quello. Il Cardinal Baronie («) fi la di lui
^nfaT'Ece. "pologia, dicendo , ch' egli colla Pietà e colP Orazioni vinte ranti Ti-
idAnn.413. ranni e nemici; ed cfTere meglio, che un Iraperadore fia dotato di
Religione, che valorofo nell'armi. Egli e certo da defiderare, die
tutti gì' Imperadori e Principi Cattolici fieno eccell'enti nella Pietà.
Tuttavia, quando arrivano fconvolgimcnti interni, e ribellioni ne gli
Stati, fono ben proprie de i Pontefici e Prelati le Orazioni a Dioj
ma un Principe dovrebbe fare di più , eflendo allora gran difavven-
tura per gli fudditi l'avere chi loro comanda, timido e debole di con-
figlio. E fé l'Imperio Remano patifie fotte il governo d'Onorio,
l'abbiam già veduto. In fomma alcuni fi fan Religiofi, che flarcb-
bono meglio Principi; e alcuni Principi ci fono, che itarebbono me-
glio Monaci. Certo Roma non mai prefa., fc non fotto di lui, e fic-
cheggiataa da i Barbari, lafciò una gran macchia alla fama di quello
per altro buon Principe ed Imperadore piiflìmo. Teofane, e l'Autore
della Mifcella dicono, ch'egli morì in Roma, e fu feppellito in un
Maufoleo preflb il Corpo di San Pietro; ma per quel che concerne
il luogo di fua morte, non meritano fede . -Idacio, e Profpero Tirone
l'aficrifcono defunto in Ravenna, ne fi può credere altt'imcnti, per-
chè ci fon Leggi pubblicate da lui in quella Città a dì p. d' Agofto,
ed efiendo egli morto fei giorni dopo, in si poco tempo non è ve-
rifimile, ch'egli idropico li facefle portare a Roma. Fra le iuddett-c
Leggi fi truova un infigne regolamento da ofiervarfi ne'procefii cn-
minali, indirizzato a i Confoli, a i Pretori, a i Tribuni del PqdoJo,
e al Senato di Roma .
Non avendo quefto Imperadore lafciata dopo di se prole alcuna,
rimafe l'Imperio d'Occidente per ora lènza Principe. Fu fpedito to-
(b) SocfMt. fto l'avvifo a Coftantinopoli della morte d'Onorio C^), e Teodofio la
fii S ^c"i\ tf""c P^r qualche tempo occulta al Popolo, finché avefie fpedito un
corpo di truppe a Salona Città della Dalmazia, acciocché foflc pron-
to, cafo, che fuccedefl'e novità alcuna in quelle parti, che non s'ac-
cordafle colle idee del medefimo Teodofio. Divulgata infine la nuo-
(c) Theoph. va d'efla morte, fé ne fece duolo per tellimonianza di Teofane (0 in
.m chronk. Coftantinopoli per fette giorni, con tener chiufe le botteghe-, e le
porte ancora della Città. Mainentre vanno innanzi e indietro Lettere
alla Corte dell' Imperadore Greco, un certo Giovanni, Primicerio de'
Notai, circa il fine di quell'Anno, fi iccc proclamare Imperadore in
Ravenna. Contribui, credo io, a quefta fcena il timore, ch'ebbero
i Popoli Itailiani di cadere fotto il dominio de' Greci Augurti troppo
lontani . Perchè poi nell' Anno precedente una Legge d' Onorio fi ve-
de indirizzata a Giovanni Prefetto del Pretorio d' Italia, perciò il Car-
dinale Baronio fi figurò, che fofTc il medefimo, che prcndefie nel prc-
fentc le redini dell' Imperio di Occidente. Ma Socrate , e Teofane non
t li danno altro titolo, che di Primicerio de' Cancellieri dell' Impera-
ore. Leggefi preflb il Mezzabarba la di lui Medaglia, non faprei dire
fc
Annali d' I t a l i a 65-
fc legittima; & è degno di oflervazione ciò, che di lui fcrìde Pro- Era Volg.
copio ('0, e dipoi Suida W : cioè ch'egli era dotato non men di Clc- ANN0413.
meni», che di rara Prudenza, e prcmuro(anicnte batteva le vie delia ~;, £^[/"^'
Virtù, con aggiugncre, che quelli tenne il Principato con ntolta mo- yand.xÌ.Li.
derazione, né diede orecchio alle fpie, ne ingiultamenie fece uccide- cap. 3.
re alcuno; ne pure impofc aggravj, né tolfc per forza i Tuoi beni a l^') smJ.is
chi che fDfle. Dal fuddetto Procopio egli è nominato foiamcnte per- '^q^^^I^
fona Militare. Spedi Giovanni i fuoi Ambafciatori a Tcodofio con u- -
mili parole a pregarlo di volergli confermare la Dignità Imperiale ;
ma Tcodofio li fece mettere in prigione, e fecondo Filoftorgio li cac-
ciò in cfilio, e quindi fi diede a preparar la forza, per deporre que-
fto ufurpator dell'Imperio. Da una Coltituzione di Valcntiniano IH.
Augufto apparifcc (f), che Giovanni, per guadagnarfi l'afFctco de' (e) ^ 47.
Gentili, cominciò ad annullare i priviiegj conceduti da gli altri Im- ''*• "^•. ^"•
pcradori alle Chiefc e a gli Ecclefiaftici, con rimettere le caufe loro ^ij^J^^r^
al foro de' Laici. Renato Profuturo Frigcrido, Storico di que' tempi,
a noi folamentc noto per la diligenza di Gregorio Turonenfe {d)^ che (d) Gngor.
ne rapporta alcuni paffi, racconta, che gli Ambafciatori di Giovanni THrontnfit
Tiranno, fprezzati da Teodofio Auguilo, fé ne ritornarono in Italia, ^ì'ff\'a e
rilafciati dalla prigione (fé pur fuflìlle, che foflcro carcerati ) e gli ri-
ferirono, in qual dirpofizione folT'c Teodofio vcrfo di lui . Allora Gio-
vanni fpedi nella Pannonia con una gran fomma d' oro yfezio fuo Mag-
giordomo a ricercare l'aiuto degli Unni, ficcome perfona conofcenic
ed amica dc'medefimi, perchè tcnipo fa era llato ollaggio prcflo di
loro; con ordinargli, che fubito che l'armi di Teodolìo foflcro entrate
in Italia, que' Barbari veniflero conerà d' efib alla fchiena, & egli le
afTalirebbc di fronte. Celebre noi vedremo divenir nella Storia quefto
Aezio, e fappiamo da eflb Frigerido, ch'egli ebbe per padre Gau-
denzio di nazione Scita, o fia Tartaro, uno de' primi del fuo pacfc ,
il quale venuto al fervigio degl' Imperadori, cominciò la fua milizia
nelle Guardie del Corpo, e falito fino al grado di Generale della Ca-
valleria, fu poi uccifo nella Gallia da i fuoi loldati. La madre fu Ica-
liana, nobile e ricca, ytezio lor figliuolo militò prima fra'foldati del
Pretorio; per tre anni -dimorò ortaggio preflo d* Alarico; poi prcf-
fo gli Unni divenne Genero di Carpilione; e finalmente di Conte
delle Guardie del Corpo giunfe ad efiere Maggiordomo del Tiran-
no Giovanni. Era cortui di mezzana ftatura , ma di bella ,prcfen-
za , d' animo allegro , forte di corpo , bravo a cavallo , perito in
facttare, e maneggiar la lancia, egualmente accorto nell'arti della guer-
ra e della pace. A querti pregi s'agghigneva l'efler egli affatto difin-
tercfiato, e il non lafciarfi fmuoverc dal fentiero della virtù, mollran-
dofi fempre paziente nelle ingiurie, amante della fatica, intrepido ne'
pencoli, e avvezzo a fofferir la fame, la fete, e le vigilie. Tale è il
fuo ritratto a noi lafciato da Frigerido. Andando innanzi vedremo fé
le opere corrifpondano a così bei colori. Noi troviamo, che i Fran-
xcfi parlarono bene di Aezio, ma non così gì' Italiani . In quell' Anno
Tom. ni. I il fan-
66 Annali d' Italia.
Era Volg. il fànto Pontefice Celeftino cacciò d' Ftalia 1* Erefiarca Celeftio,, e i Pc-
Anno413. lagiani Tuoi fcguaci, fra'quali Giuliano indegno. Vefcovo di Eclano,
che ritiracofi nella Cilicia prefTo Teodoro Vefcovo MopfuelVcno, per-
fonaggio anch' eflo infetto d'opinioni ereticali, ferine poi conerà Sin-
to Àgnltino in favor di Pelagio . Téo^ore/o, celebre Scnttor della Chie-
fa, fu creato nel prefente Anno Vefcovo di Ciro, Città della Sina.
Eudocia^ Moglie di Teodnfio Impcradore, folamente in qucfl' Anno
cominciò a godere il titolo à'Jugufta. E TeodofioAugufto pubblicò
varie Leggi contrade' Pagani, e Giudei, che fi leggono nel Codice,
eh' egli ueflb, fecfr dipoi compilare .
Anno di Cristo ccccxxiv. Indizione vii.
di Celestino Papa 3.
di Teodosio II. Imperadore 23. e 17.
Confoli
i Casting, e Vittore.
C
Afl'tm^. che procedette Confole ncll' Anno prefente, è quel mcde-
I fimo,, che di fopra vedemmo rotto da i Vandali nella Betica .
Onorio Augnilo nell' Anno precedente l'avea difegnato Confolc pei
prefente; ed egli fenza fcrupolo efcrcitò il Confolato fotto il Tiranno
Giovanni, fé pure lo ftelTo Giovanni quegli non fu, che gli compartì
quell'onore, in ricompenfa d'aver ferrati gli occhi alla fua aflunzionc
all'Imperio, e non fattole contrailo alcuno, ancorché egli folfe Ge-
(a) Profttr netale delle milizie Romane. Certamente Profpero fcrive W, che Gio-
tn chromco vanni occupò, per quanto fi credette, T Imperio, acagione della con-
*f i4 . jj|ygpj,a di Caftino. E re llano Leggi di Teodofi), date in quell'An-
no, eoa ivi memorarfi il folo Vittore Confole: ftgno che Teodofio
era in collera contra di Callino, né il volea riconofcere per Conlole .
Dal m.*dv.'(ìmo Profpero Storico fappi.imo ancora, che Giovanni Ti-
ranno fuddetto fece in qacil' Anno u.u fp adizione in Affrica, lulìngan»
doli di poter tirare quelle Pravincie^ fotto il fuo dominio. Via Boni-
fazio Conte.^ che quivi comandava, e che proreggeva gli affari di P!a-
cidia e di Valentimano fuo Figliuolo, tal' oppofizione gli Ìccc^ che
andò a monte tutto il di lui difegno. Intanto Teodofio Augullo mi iTa
infieme una podcrofa Armata, la fpedì a TefTalonica» o fia Salonichi,
infieme con Plicidia fua Zia, ch'egli allora folamente riconobbe per
uiugufta^ e con Valeatiniano di lei Figliuolo, ch'era in età di cinque
anni, a cui parimente diede il titolo di NobiliJJìnia . Generali di qucfl'
(b) ol-ym- Armata furono dichiarati Ardaburio {l>)y che dianzi nella guerra con-
fiodoius tro i Perfiani avea fatto delle infigni prodezze, e con cfTo lui A/pare
apiid Phu- fuo Figliuolo. Fu loro aggiunto ancora Candidiano, che in progrcfTo
mtn p. 198. j^ tcjupo creato Conte , fi fcopri gran fautore di Neftorio Eretico .
Gian-
Annali d' Italia. 67
Giunti che furono co (loro a Salonichi, quivi per atteflato di Olimpio- Era Volg.
doro, e di Procopio (.a) , conferì Teodolìo al cugino Valeatiniano il Anvo 424.
nome e la dignità di Ce/are^ avendo a tal fine inviato colà E/ione Mae- (^) P''0">P-
ftro de gli Ufizj, o fia tuo Maltro di Cafa. E fin <i' allora, fer<juan- Èeli.vand.
to fcrive Marcellino Conte (^), fu decretato il matrimonio d'affo Va- (b) Marceli.
Icntiniano con Eudoffìa Figliuola di Teodofio. Divifa poi l'armata, inChronico.
Ardaburio colla fanteria polla nelle navi fece vela alla volta di Ra-
venna) ma infelicemente, perché una fortuna di mare fconvolfc tutta
la fua flotta, ed «gli fecondochè fcrive Filollorgio (f), con due Ga- (ci phlh-
Icre portato tiX lido, fu prefo dalle genti del Tiranno, e condotto pri- ftorg. /.ri.
gione a Ravenna. Forfè ancora la tcmpefta il colfe nel venire da Sa- '^- ^ì- "'fi-
lonichi per l'Adriatico, e il trafportò verfo Ravenna, perché, ficco- ^'''"J-
me dirò piii a baffo, anche Placidia Augulla corfe in quella naviga-
zione gran pericolo per fortuna di mare, e ne attribuì la liberazione
a San Giovanni Evangelifta, a cui fi votò. Afpare all'incontro Figliuo-
lo d' Ardaburio colla cavalleria pafsò per la Pannonia, e pel rcfto dell'
ll'irico^ -ed arrivato a Salona Città della Dalmazia, la prefc per for-
za. Quindi cor» tanta foUecitudinc continuò il viaggio con Placidia e
Valeminiano , che arrivato alPimprovvifo fopra Aqaileia, Città allora
una delle piti grandi & illullri dell' Jtalia, fé ne impadronì. Ma giunta
colà la nuova della dilgrazia e prigionia di Ardaburio, tanto Afparc,
che Placidia per attellato d' Olimpiodoro Timafero collernaxi e tutti
pieni d'affanno, fé non che -da lì a 'qualche tempo arrivato Candidia-
no, gloriofo per i'acqaifto di varie Città, li rallegrò e fece ritornar
loro m petto il coraggio .
Anno di Cristo ccccxxv. Indizione vi 11.
di Celestino Papa 4.
di Teodosio II. Imperadorc 24. e 18,
di Valentiniano III. Imperatore i.
Confoli i Teodosio Augusto per l' undecima volta,
e Valentiniano Cesare.
Na Legge del Codice Tcodofiano ci fa vedere in quell'Anno
Fauflo Prefetto di Roma. Quanto era avvenuto di finiltio ad Ar-
u.
daburio Generale di Teodofio Augullo, avea mefio in grande agita-
zione l'animo d'eflb Imperadore, si perchè vedea male incamminata
l'imprefa, e sì perchè temeva, che il Tiranno Giovanni fjceffe qual- ^^^ '^^'''■
che brutto giuoco ad Ardaburio: di maniera che egli determinò di paf- S«»"'
fare m perfona m Italia centra del medefimo Tiranno, il quale per pag 403.
atteftato d'una Ifcrizione, da me<lata alla luce (^;, fi vede, che. avea (e^ socrat.
prefo il Confolato probabilmente nell' Anno prcfentc . Socrate (ó ci è f /^- ^"'•
li tefti- ^"'•T-'-^i-
68 Annali D* Italia.
Era Volg. tcftimonio, ch'eflo Augufto venne fino a Salonirhij ma ivi fu colto
ANN0415. ^^ y.^jj malattia, che l'obbligò in fine a ritornarfene a Coftantinopoli .
Seguita a fcrivere Socrate, che Afparc Generale d' cflo Augullo, con-
fidcrando diirun canto la prigionia del Padre, e fapendo dall'altro,
che era in m.ircia una poflehte Armata di Barbari, condotta da Aezio
in aiuto del Tiranno, non fapea qual partito prendere. Ma che pre-
valicro prelTo a Dio le preghiere di Teodoho Principe piiflìmo} im-
perciocché un Angelo in forma di Paftore condufTe Afparc, eh' era
alla teda d'un buon corpo di gente, per una palude vicina a Raven-
na, per la quale non fi sa che alcuno mai padafle. Arrivò quefta trup-
pa fino alk porte di Ravenna, che fi trovarono aperte, ed entrata fe-
ce prigione il Tiranno Giovanni . Portata poi quella felice nuova a
Tcodofin, mentre (lava col Popolo nel Circo per vedere la corfa de'
cavalli, il pio Augufto fi rivolfe al Popolo con dire: Lafciamo un poco
quefti fpettacoli^ e andiamo alla Cb'tefa a ringraziar Dio, la cui deftra
ha atterrato il Tiranno. Tutti abbindonarono il Circo, e ialmeggian-
do tennero dietro all' Imperadore fino alla Ghicfa, dove fi fermarono
tutto quel di, impiegandolo in rendimento di grazie all' Altiflìmo . Ma
(a) Philo- Filoilorgio (") Storico di credenza Ariano ed Eunomiano, \n quella
ftorg. uifi. avventura non riconobbe miracolo alcuno, narrando nella fcguentc ma-
tap.' li. '^' "'S''* 1^ P''^^* ^"^^ Tiranno. Dappoiché venne alle Tue mani Ardaburio,
il trattò con molta civiltà e cortefia, lufingandofi di tirarlo nel fuo
partito: e probabilmente l' attuto prigioniere fece villa di volerfi ac-
cordare con lui. Fu dunque data ad Ardaburio la Città per carcere j
laonde ebbe tutta la comodità, 'che volle, per trattar co i Capitani
del Tiranno, e per afcoltar varie loro doglianze, ed anzi per ifcopri^
re in loro irlclini»^iol^e a tradirlo. Se ne prevalfe egli, e difpolte le
cofe, fece con lettere fegretam^nte intendere ad Atpare fuo Figliuo-
lo, che veniiTe prontamente, perché teneva la vittoria in pugno. Afparc
non perde tempo, e giunto colla cavalleria a Ravenna, per quanto fi
può giudicare, nell' Aprile dell'Anno prcfentc, dopo una breve zuffa
fece prigione il Tiranno per tradimento de'medefimi di lui Ufiziali .
Anche Marcellino Conce lafciò fcritto, che Giovanni più tolto per
inganno di Ardaburio e d' Afparc, che per loro bravura, precipitò.
Fu condotto fra le catene Giovanni ad Aquilcia, dove s'era fer-
mata Placidia col Figliuolo Valentinianoj e quivi dopo efiergli (tata
troncata la mano delira, lafciò anche la teda lopru un patibolo . Ida-
(b) hìaòus aio {b) fcrive, ch'egli fu uccifo in Ravenna; ma più k-dc merita Fi-
in chrtnut lollorgio, chc dà la fua morte in Aquili ia, ficcome Scrittore più in-
apui Sii- f^jrmato dv quc' fatti. E tanto più perchè Procopio (e) attella il mc-
Tc) Prpcob. defimo, con aggiugnerc, che Giovanni fu menato nel Circo d' Aqui-
l. I. f. 3. de leia fipra un alìnelio, e dopo molti llrapazzi e dileggi a lui fatti da
Beli. vand. gl'Klrioni, fu uccifo. Pagò la mifera Città di Ravenna m tal occa-
(d) Brgfper fionc anch' clla il fio dell'amore & aderenza, che avea moltrato al Ti-
i>i chrónica ranno, perche l'cfcrclto vincitore crudelmente la faccheggiò, ficco-
'P"i l»'^' ^^ abbiamo da Profpcro Tirone (4, e dall'Autore della Storia Mi-,
*^'"«- feci-
A'N N A L I d' I T A L 1 A. 6<.)
fcclla W. Stando tuttavia Valentiniano Cefare in Aquileia, pubblicò Eka Volg;
a dì 17. di Luglio una Legge contri de'Mmichei, Eretici, e Scif- Anno415.
matici, che fi trovavano allora nella Ciflà di Roma, dove bifogna fup- ^^,/-fj//. '"^'
porre, che durafl'ero tuttavia alcuni feguaci' d' Ealalio, i quali non /,^. j^.
volcano nconofcerc per vero Papa Cclefiino. E' indirizzata quella Leg-
ge a Faujlo Prefetto di Roma (^): il che ci fa intendere, che già quella '^^K^' /'^l
Città avea riconolciuto per fuo Signore Valentiniano dopo la morte jj,_ I 'q\^\
di Giovanni Tiranno. Con due altre Leggi, parimente date nel pre- Theodèf.
fente Agollo, cflb Valentiniano, col confenlo, come fi può credere
dell' Augulto Teodofio, intimò varie pene contro gli Eretici e Scif-
matici, efillenti nell'Affrica, ed in ogai altra Città àA Romano Im-
perio. Egli è da credere, che le premure del Tanto Pontefice Cele-
llino, e di Santo Agoliino impetraffero tali Rcfcritti in favore della
dottrina e unità della Chiefa Cattolica. Ci è parimente una Legge CO ^'r) ^- ^7'^
data in Aquileia dal mcdcfimo a di 7. di Ottobre, in cui effo Celare
conferma tutti i Privilegi conceduti dagli Antcccflori alle Chiefe, che
Giovanni Tiranno s'era dianzi ftudiato di annientare. Intanto Aezio,
forfè nulla fapendo di quanto era accaduto in Ravenna, con un efer-
cito di lifTanta mila Unni, tre di dopo la morte di Giovanni Tiran-
no, pervenne prefTo ad Aquileia > e fecpndoché narra F"ilo(torgio (d)^ (i) phìlo-
venne alle mini coH'efcfcito d'Afpare,c ns l conflitto rimafero morti non j'^^g. i. u.
pochi dall' una e dall'altra parte. Ma intefò- poi , che Giovanni perduto "'^^ '■*•
aveva imperio e vita, intavolò un trattato di pace o di itga con Pia-
cidia e Valentiniano, da' quali ricevette la dignità di Conte. Quindi
gli riufci, mercé dello sborfo di buona fomma d'oro, d'indurre i Bar-
bari a ritornarfcnc pacificamente alle lor cafe : il che fu puntualmente
efeguito con effcrfi dati oftiggi dall'una e dall'altra parte. E qui ter-
mina la fua Storia Filoftorgio, di nazione Cappadoce, uomo dotto,
ma fiero Eretico Eunomiano, che fi meritò il titolo di Ateilla, e de-
gno che Fozio chiamaffe la di lui fatica più tolto un encomio de gli
Eretici, che una Storia. Anche Profpero nella fua Cronica (0 notò, {^) Pi">jpir
che fu perdonato ad Aezio, perché per cura di lui gli Llnni , chia- '''..^J'7"ll
mati dal Tiranno Giovanni, le ne ritornarono aliar paefe . Ma Ca/;«o '*^''
Confole di quell'Acino fu cacciato in i- fi lio, perché iì credea, ch'egli
aveflc tenuta %ano a Giovanni nell'ufurpare l'Imperio. Fra le Epi-
ftole di Santo ^gollino (/) una le ne legge a lui feruta da Bonifazio (f) in Ap-
Conte nell'Affrica, in cui gli fa faperc, che s'era rifugiato preffo di i'n^'"
lui Cattino già Conlble, quel medefimo.che negli Anni addietro avea ^''"*' ^'^^
rato SI mal animo e fprczzo comra d elio Bonifacio} ma eh egli guftitu.
pago dell' umiliazi)n di coftui, pensò dipoi ad aiutarlo. Gli rifponJe
Santo Agollinoj che Gallino con giuramento avea protclUto d'effere
innocente delle colpe a lui appoftc, e il raccomanda alla clemenza di
Bonifazio. Ma quelle Lettere, benché antichiffimc troppo divcrfc dallo
itile di Santo Agoltino, fon ripudiate da 1 Critici, e fpezi-Imente da
i Padri Benedettini di San Mauro. Il Sigonio (^), fidatofi delle me- ^f> sigtmut
dcfime, fcrilTe, che Gaflàno molla poi guerra in Affrica fa rotto in una oW^»r
bat-
70 Annali d' Italia.
Era Vo?g. battaglia da BoniFacio Conte, e coftretto a fuggirfenc . Ma di quefto
Anno 415. conflitto nulla parlano gli Scrittori di que' tempi >
Venne dipoi 'Placidia coir Falentiniano Celare a Ravenna, e di
là pafsò a Roma, dove da lì a non molto arrivò anche Elione Mac-
(a) oljm- flroc Parricio , Ipedito dall' Imperador Teodofio, (<«) che portò a Fa-
fiod. ai>ud ientiniaKoh vette Imperatoria, e il dichiarò ^ugxjlo fotto la tutela di
pag!'io2. 9*^'*''*^*'^'^'* '■^"g'f^ta fua Madre. Egli non avea allora che fette an-
ni. Qui diede fi ic alla Tua Storia anche Olimpiodoro Scrittore Paga-
no, di cui rcftano folamente alcuni pezzi, a noi confervati nella fua
W Marcel. Biblioteca da Fozio. Marcellino Conte (é) fcnve, che in Ravenna
clinico, fuccedeitc la dichiarazione di Valcntiniano, Terzo fra gl'Impcradori
(e) Pagi'us di quefto nome. Ma il Pade Pagi (^} folHenc, Ch'egli s' ingannò , af-
Crir .Baz-ij». ferendo Filodorgio, Olimpiodoro, Profpero, & Idazio, che tjuella fo-
adAnn.4is. lemiirà fi fccc in Roma. Poteva eg i agggiugncre anche la tertitno-
(d) Theoph. nianza di Teofane (<^), che fcrive portata la Porpora imperiale a Va-
'" ^^'''""'^'■- lentiniano dimorante in quell'augufta Cfttà . Non è però, che non
pofla rellar qualche dubbio fu quello. Perciocché elfo Pagi ha ben
letto nella verfione Latina di Filollorgio, che in Roma Valentiniano
ricevette la Dignità Imperiale} ma neltello Greco di quefto Autore
non v' ha menzione di Roma . E il tefto d' Olimpiodoro non «
chiaro, potendofi interpretare cosi: Uccifo poi^ cbe fu il Tiranm Gio-
vanni, Placidia col Figliuolo Ce/are pafsò a Ravenna. Ed Elione Mae-
Jìro e Patrizio , che aveva occupata Roma , col concorfo colà di tutti , ornò
colla vefle Imperiale Falentiniano , che avea folamente fette anni . Ed ci-
ré) "^ordit- '^''^ ^ Marcellino Conte, anche Giordano Storico (0 del Secolo fufle-
»»i de Rtg. guente afferifce , che tal funzione fu fatta in Ravenna} e lo (teflb s'ha
Succejf. da Freculfo nella fua Cronica (/). Sappiam per altro di certo, che
^^^chronk{' valcntiniano prima che terminalTc il prefente Anno pafsò a Roma; e
(g) chroni- dalla Cronica Aleffandrina ig) abbiamo, che il giorno della fua afTun-
ton Alexan- zione all' Imperio fu il di zj. di Ottobre del prefente Anno. Che fé
drinum ad fotfc Certa la Data di una Legge fopra mentovata nel Codice Teo-
Sn i^"'^" dofiano (^) con quelle note: FUI. Idus O^obris Aquileìa D. N. Theo-
l. 6. Tit.de ^"Z" ^^- (^ Vdlentiniano Gufare Cofs. cioè in quett' .•^nno: molto più
Efifcof. probabile farebbe, che in Ravenna foffe Itata a lui portata la vede
Imperatoria, perchè in si poco tempo forfè egli non avrebbe pctuto
fare il viaggio da Aquiieia a Roma. Menta qui d'eflere rammentata
(|) l- 3- . una Legge (') in quell'Anno pubblicata da Teodofio Augufto, in
W. 14. Tff. ,j,yj riitaurò e ridufTc in miglior forma le Scuole pubbliche di Coltan-
jhetdef. tinopoli, con vietare, che niuno potefle leggere in elle, ie non era
prima approvato per idoneo, e che non fi potelTe mfegnare in altre
Scuole, che nelle Capitoline, cioè in un luogo fabbricato da Coftan-
tino il Grande ad imitazione del Campidoglio di Roma , perchè fer-
vifle a tale effetto. Deputò in tali Scuole tre Oratori, e dieci Gram-
matici Latini} cinque Sòfi Ili « dieci ••Grammatici Greci} un Filofofo,
(k) iljdtm e due Legifti. Le Univcrfità de' noftri tempi fi fcorgono ben più con-
x>. il *^ fidcrabili di quelle d'allora. Da lì a poco con altra Legge W eflb
Impe-
Annali d' Italia. j\
Imperadorc dichiarò Conti del primo Ordine Elladio e Siriano Gram- Era Volg.
matici Greci, Tcofilo Grammatico Latino, Martino e Maffimo Sofi- ANN0415.
Iti, e Leonzio Legilla, ordinando, che da lì innanzi que' Lettori, che
aveflero faticato lo fpazio di venti anni continui nella Lettura, per
premio aveflero il medefimo onore. Così fanno i faggi Principi, che
fanno la vera via della gloria, e cercano fopra tutto il bene de' loro
Sudditi. Con un'altra Legge elTo Teodofio Auguilo proibì i Giuo-
chi Teatrali e Circcnfi ne i giorni fellivi de' Criltiani . Idacio (■a) fotto (a) Uaàus
quelt' Anno nota, che i Vandali faccheggiarono Maiorica e Minorica. »» chronka
Pofcia Ipianajono da i fondamenti Cartagena e Siviglia, commettendo "/'"'^ si/-», j
altri orridi difordini per la Spagna. Ma foggiugnendo egli, che in-
vafcro anche la Mauritania Provincia dell' Affrica, fi può dubitare,
che pili tardi fuccedcffero tante loro infolenzcj e maflìmamente rac-
contando egli all' Anno 417. che Gunderic(y Re de' Vandali prefe Si-
viglia .
Anno di Cristo ccccxxvi. Indizione ix.
di Celestino Papa 5^.
di Teodosio II. Imperadore ij. e ip.
di Va LE NT ini ANO III. Imperadore 2.
Confoli i Teodosio Augusto per la dodicesima volta,
l Valentiniano Augusto per la feconda.
DAUc Leggi del Codice Teodofiano apparifce, che albino fu Pre-
fetto di Roma, e che nel Gennaio del prefcnte Anno Valenti-
niano Auguito dimorò in Roma, dove indirizzò tre Editti al Senato
Romano, ed uno {i>) al fuddetto ^lùino Prefetto della Città. Da uno (h) l. 14.
d'effi vegnianio a conofcere, che il Senato di Roma si per cattivare '• <'•. r"- »•
il nuovo Sovrano, come ancora per folcnnizzare la poco fa comparti- ^f'jr
ta a luÌ5 Dignità Imperiale, gli avea promefro un dono gratuito. Ma ^'"
Valenriniano anch' egli compatendo lo llato della Città, che avea pa-
tito non poco anche ultimamente fotto Giovanni Tiranno, gli fa re-
miffionc di parte di quello dono promelToj e l'altra parte vuol che
s'impieghi in benefizio di Roma ilcflk:.il che dovette eflere ricevuto
con plaufo grande dal Popolo. L'ordine di quella ùia munificenza fu
letto in Senato da Tcodolio Primicerio de' Notai . Pofeia con Placidia
Augufta fu a Madre fé ne tornò a Ravenna, e quivi era nel' principio
di Marzo, allorché invio un fuo Editto a Bajo Prefetto del Pretorio.
Con altre Leggi egli diede favore a quc' Giudei, che abbracciaflero
la Fede Cattolica, ed intimò varie pene a gli A pollati d'efla Religio-
ne fantiffima. PòJe dunque Galla Placidia Augnila col Figliuolo Va-
lentiniano Imperadore, che era tuttavia fanciullo, la fua fedi» in Ra-
vca-
72- A N N A L I D* I T A L I A,
Era Volg. venna, con tener' cfTa le redini del governo. Ma qui bifogna udire Pro-
t^^Br '^l'^' ''"'"" ^''^' ^^^ "" bru'co ritrattoci lafciò non meno di cfllt Augulta,
/. I. e"" de ^^'^ *^' ^"" Figliuolo. Scrive egli adunque, che Placidia nudrì Valen-
BetL Vand. tinianonell' effeminatezza e ne i piaceri: dal che avvenne, ch'egli fin
dalla fanciullezza contrarte tutti i vizj . Dilettavafi della converfazione
de gli Stregoni, e de' Profeflbri della Strologia Giudiciaria. K, quan-
tunque egli poi prcndefle Moglie oltre modo bella, pure menava una
vira fcandalofiflìma, perdendoli nell'amore delle Mogli altrui . Furono
poi cagione quelti vizj, che andarono alla peggio gl'intcrdlì dell'Im-
perio Romano, pcrch'cgli non folamente nulla riacquillò del perdu-
to, ma perdette anche l'Affrica, e -poi la vita. Non è si facilmente
da prcliar fede in quefto a Procopio, Scrittore Greco, e però difpo-
llo a dir male de' Regnanti Latini j e cereamente la perdita deli' Affri-
ca, ficcomc vedremo, non fi può attribuire a Valcntiniano, ch'era al-
lora fanciullo, ma si bene a fua Madre, a cui mancò l'accortezza per
difenderli da gl'inganni de' cattivi. Aveano, per quanto ferire Profpe-
(b) Praffir ro (^) , i Goti nell'Anno precedente rotta la pace a i Romani, pre-
'" ^^r"'T valendofi anch' eglino delle turbolenze inforce in Italia per cagione del
afu uc . 'j'jj.gj^^Q Giovanni . Perciò con gran forza intraprefcro l' afledio di Ar-
les, «lobil Città della Gallia. Ma fentendo, che (ì accertava Aezio Ge-
nerale di Valentiniano con una poderofa Armata, non fenza loro dan-
no batterono la ritirata. Non è ben chiaro, fé Aezio data battaglia
facelfe a forza d'armi sloggiare quegli alfcdianti . Pare bensì, che Pro-
(c) Profper fpero Tirone (.e) riferifca ai prclcntc Anno quella liberazione di Ar-
riro ap^d les . E, Sant' Hìdoro (d) nata, che Teoderico Re dc'medefimi Goti
'idYri prima delì'affedio di Arles avea prefo varie Città de' Romani, confi-
tn cironic. "3"^' 3Ìl' Aquitania, aflcgnata a quella Nazione per loro danza . In que-
Goth. lii pericololì tempi di Arles Patroclo Vcfcovo di quella Città reftò
tagliato a pezzi da un certo Tribuno B.irbaroi e Profpero, che narra
il ktto ftìtto il prefente Anno, aggiugne, che Ci credette comra&fla
quella fccUeragginc per fegreto comandamento di Felice Generale di
Valcntiniano, al quale attribuiva eziandio la morte data a Tito Dia-
cono, uomo fanto in Roma, mentr'egli dilliibuiva le limofine a i Po-
veri . Viene nondimeno acc-uiato quello Patroclo Vcfcovo da Profpero
Tirone, d'avere con infame mercato venduti i Saccrdozj : iniquità non
peranche introdotta nella Chiela. Egli ebbe per Succeflorc Onorato Ab-
bate Lirincnfc, iwmo di ianta VKa.'Tcodofio piilfimo Augulto in queil'
Anno pubblico una Legge contra de' Pagani, con* proibire fotto pena
di morte i lor Sagrifizj, e con ordinare, che il rcftante de' loro Tem-
pli fofle atterrito o pure convcrtito in alo della Religion Criitiana.
Anno
Annali d* Italia. 73
Anno di Cristo ccccxxvii. Indizione x.
di Celestino Papa 6.
di Teodosio II. Imperadore i6. e 20.
di Valenti NiANo III. Imperadore 3.
Confoli
5Jerio, ed Ardaburio.
INfolcntivaro ogni dì più i Vandali nella Spagna, perchè non v'era Era Volg.
Armata di Romani, che li tcneflc in freno. Abbiamo da Idacio W, f^^^fJ^J'
che in quell'Anno Gunderico Re loro, avendo prefa Siviglia, e gon- •„ cw'«
fiatofi per così profpcri avvenimenti, Itefc le mani contro la Chiefa apad sir-
Cattedrale di quella Città, volendola verifirailraentc fpogliare dc'fuoi mondum,
tefori} ma per giudo giudizio di Dio terminò la vita, indemoniato.
Gli luccedettc Gaiferko^ o fia Giferko^ o Genferko, fuo Fratello, il
quale, per quanto alcuni aflìcurano, era dianzi Cattolico, e pafsò poi
air Ercfia degli Ariani. All'incontro Teodorko Re de' Goti, dappoiché
fii ributtato dall' afFedio fopra narrato di Arlcs, veggcndo, che l'efer-
cito Rom;ino era poderolb, e di aver che fare con Aezio valentiffimo
Generale di Valcntiniano, diede mano ad un trattato di Pace co i Ro-
mani, di cui fa menzione Apollinare Sidonio (*), e che forfè fu con- {h) si don.
chiufa neir Anno prefente . Fra le capitolazioni d' efla Pace abbiam *" P^^iegy.
motivo di credere, che Teodorico s'impegnafle di muovere le fuc ar-
mi contra de' Vandali, che malmenavano la Spagna. Perciocché Gior-
dano Storico {e) fcrive, che Faliia Re de' Goti (dovea fcriverc Teo- (<-") ìjordan.
derko) intendendo, come i Vandali, ufciti de i confini della Gallizia, ^ ^'^"^
mettevano a facco le Provincie della Spagna, allorché Jerio, & Ar- ^' '' ^^'
daburio erano Confoli, cioè in queft' Anno, contra de'medcfimi moflc
l'efcrcito fuo. Racconta ancora Marcellino Conte C'^}, che in quelli (<^) Ai^ndL
tempi la Pannonia, occupata per cinquanta anni addietro dagli Unni, '" '^- '"'",'"'<'
fu ricuperata da i Romani, (e) Giordano anch' egli attefta, che fotto 1„o„,!,''i^'
il medefimo Confolato furono gli Unni cacciati fuoii della Pannonia (ei 'Jordan.
da i Romani e da i Goti. Col nome di Goti intende egli i Goti, ''' ^^l""
che fra poco vedremo chiamati Ollrogoti , o fia Goti Orientali, a ^"''•'- 3^-
differenza de gli altri, che in quelli tempi fotto il Re Teoderico re-
gnavano nell' Aquitania, e fon riconofciuti da gli antichi col nome di
Vifigoti, o fia di Goti Occidentali. Ma niuno di quelli Autori ac-
cenna, dove paflaflcro gli Unni, dappoiché ebbero abbandonata la
Pannonia, fé non che li vedremo fra poco comparire a i danni deli'
Imperio d'Occidente. Due de i più valenti Generali d'Armate dtlL'
Imperio fuddetto, che non aveano pari, erano in quelli tempi Aezio^
e Bonifazio Conte. Di Aezio s'è parlato di fopra, ed ora folamentc
Tom. III. K con-
#
74 Annali d' Italia.
Era Volg. convien aggiugnere, ch'egli talmente s'acqui fio non tanto il perdono,
ANN04Z7. quant' anche Li grazia di Placidia Augufta, ch'efla cominciò tolto a
fervirfi del di lui braccio, e configlio, con averlo inviato nella Cal-
ila contra de' Goti. Egli fatta la pace con que' Barbari, fé ne do-
vette cornare alla Corte dimorante in Ravenna, dove ordì un tradi-
mento, che fece perdere l'Affrica all' Impcrador Valentiniano. Boni-
(a) olym». ^'"^'° Conte, per quanto fcrive Olimpiodoro (a) era un Eroe., che
/i/>i4d phò- talora con poche, e talora con molte truppe avea combattuto co i
tium. Barbari nell'Affrica, con aver anche cacciato da quelle Provincie va-
rie loro Nazioni. Fra'fuoi bei pregi fi contava l'amore della CiufH-
zia, ed era uomo temperante, e Iprezzator del danaro. Ma fpczial-
mentc Santo Agoftino, tra cui ed elfo Bonifacio paffava una iìngo-
lar domeftichezza, ne paria con varj elogj nelle fue Lettere. Egli
era ftato, ficcome vedemmo, fempre fedele a Calla Placidia, e al Fi-
gliuolo Valentiniano; loro anche avea preflato foccorfo di danaro,
dappoiché dovettero ritirarfi in Oriente > e finalmente avea foftenuta
rÀlfiicu nella lor divozione contra gli sforzi di Ciovanni Tiranno.
Morto coflui, e dichiarato Auguflo Valentiniano, abbiamo da una
(M Aufuìl. Lettera del fuddetto Santo (*), ch'egli fu chiamato alla Corte, e da
Epifl. lio. Placidia , che gli lì proteftava tanto obbligata , non folamentc gli fu
num. 4. o dato o confermato il governo dell'Affrica, ma conferite ancora al-
tre Dignità. Tuttavia per quanto fcrive Procopio (f), vennero ac-
l i c°'-\^'de '^"Itc le profperità di Bonifacio Conte con affai invidia da Aezio, il
iili. Va'nd. quale andò celando il fuo mal talento fotto l'apparente velo d'una
lìretta amicizia .
Ma da che Bonifazio fu pafìato in Affrica, Aezio, che flava a
gli orecchi dell' Impcradrice, cominciò a fparlarc di lui, e a far cre-
dere alla fteffa Augulla, che l'ambiziofo Bonifazio meditava di farli
Signore dell'Affrica, e di fottrarla all'imperio di Valentiniano. E la
maniera facile di chiarirfene (difs'egli) l'abbiamo in pronto. Bajìa feri-
•ver gli .^ che venga in Itali»: che egli non ubbidirà^ ne verrà. Cadde nel
laccio l'incauta PrincipefTa, e fi appigliò al fuo parere. Aezio intanto
avea fcritto confidentemente a Boniftzio, che la Madre dell' Impera-
dore tramava delle infidie contra di lui, e manipolava la di lui rovi-
na: del che li farebbe accorto, fé fenza motivo alcuno egli foffe ri-
chiamato in Italia. Altro non ci volle che queflo, perchè Bonifazio
troppo credulo, allorché giunfero gli ordini Imperiali di venire in Ita-
lia, rifpondefl'e a chi li portò di non poter' ubbidire, fenza dir parola di
quanto gli aveva fignificato Aezio. Allora Placidia tenne Aezio per Mi-
nillro fcdeiiflimo, e fofpettò de i tradimenti nell'altro. Intanto Bonifazio,
né ofando di andare a Roma, né fperando dopo quella difubbidienza di fal-
varlì, chiamò a confulta i fuoi penfieri per trovar qualche fcampo in sì
brutto frangente; e non vedendo altro ripiego, precipitò in una rifolu-
zione,che riufcì poi funelliffima a lui e all' Imperio Romano. Cioè fpedì
in Ifpagna i luoi migliori amici, acciocché trattaflero con Genferico
Re de' V^andali una Lega, e l' impegnaflero a pafTar colle fue forze
in
Annali d' Italia. 75
in Affrica per difefa d'cflo Bonifazio, con partire fra loro quelle Pro- Era rol^.
vincie. Così fu fatto, e i Vandali a man baciate accettarono la prò- Anno 417.
pofìzion della Lega, e la giurarono. Sotto queft'Anno Teofane W u) j-;^^^./,
hferifce due infigni vittorie riportate contro dc'Perlìani, i quali dopo /„ chrtiiòg.
la mone à' Isdegarde Re loro, eflendogli fucccduto Fararane di lui Fi-
gliuolo, aveano iDolTa la guerra all'Imperio Romano d'Oriente, y/r-
aaburio fu Generale di Teodofio , e fcgnalofli in varie imprefc . Ma
il Padre Pagi pretende, che tali vittorie appartengano all'Anno di
Criilo 410. La Cronica Alcffkndrina ne parla all'Anno 411. E Mar-
cellino Conte aggiugnc , che nel 411. feguì la pace co i Perfiani .
Socrate (^) Autore contemporaneo, quegli è, che più difFufamcnte | . "/'^"/g'
narra una tal guerra, fenza i'pecificarne il tempo. Ma allorché fcrive,
che cento mila Saraceni per timor de' Romani fi affogarono nell'Eu-
frate, ha più del Romanzo, che della Storia. Per quelle fortunate
prodezze furono recitati varj Panegirici in onore di Teodofio Augufto,
e la rtefTa Atcnaide ^ o fia Eudocia fua Moglie, compofe in lode di
lui un Poema. Intanto Galla Placidia Auguila, perfuafa, che Bonifa-
zio Conte Governatore dell' Affrica non li potcfle fé non colla forza
mettere in dovere, per tellimonianza di San Profpcro (0, dichiara- f^\ profper
tolo nemico pubblico, fpcdi colà un'Armata per mare, di cui erano in chror.ico
Capitani Ma'vorzio^ Galìione^ (o fia Galbitne) e Sìnoce . Fu affediato "t**^ tahb.
Bonifazio, non ^\ fa in qual Città; ma non durò molto l'afledio; per-
ché i due primi Capitani furono uccifl da Sinocc a tradimento, e co-
ftui pofcia accordacofi con Bonifazio, efTendofi fcopcrta da lì a poco
la fua perfìdia, d'ordine d'efio Bonifazio fu anch' egli levato dal Mon-
do. Abbiamo da una Lettera fcritta in quelli tempi da Santo Ago-
flino {d) al medefimo Bonifazio, che i Barbari A ffricani, animati da (d) ^ujuft.
quello fconvolgimento di cofe , fecero guerra alle Provincie Romane Epift. izo.*
dell' Affrica llefla, uccidendo, faccheggiando, e devallando dovunque
arrivavano, fenza che Bonifazio, che pur avrebbe potuto reprimerli
colle forze, che avea , fé ne mettelTe penfiero, perchè penfava più
alla difcfa propria, che all'offefa altrui. Se ne lagna il Santo Vefco-
vo, e da lui lappiamo ancora, che Bonifazio era paffato alle feconde
nozze con una ricchiffima Donna, Ariana di profclTìone, ma che per
ifpofarlo aveva abbracciata la Religion Cattolica. E che ciò non o-
llantc gli Ariani aveano una gran poiTanza in cafa d'effo Bonifazio .
Anzi correa voce, ch'egli non contento della Moglie, tenefTc preflb
<ii sé alcune Concubine.
orv ^
Anno
7<? Annali d* Italia.
Anno di Cristo ccccxxviii. Indizione xi.
di Celesti i^'o Papa 7.
di Teodosio II. Imperadore 27. e 21.
di Valenti niano III. Imperadore 4.
Confoli ^ Flavio Felice; e Tauro.
Era Volg. T JN' Ifcrizionc da me data alla luce C<»), fa conofcere, che il primo
(a)^ tL/^«- ^ Confole era appellato Flavio Coftanzo Felice. Vedefi continuata
rui Novus 'a guerra in Affrica contra di Bonifazio Conte . Generale dell' Armata
Jnfcrtption. Ccfarea era Segisvalto per quanto ferivo Profpero (^), Goto di Nazione,
/• 403. Ariano di credenza, ma fenza che fifappiaciò, eh' egli operaffe . Na-
tìidtm? ^^^ 1"' "" gruppo difficile di Cronologia intorno al paflaggio de' Van-
dali in Affrica, colà invitati nella fua difperazione da eoo Bonifazio
Conte. Nell'Anno precedente il fopra mentovato Profpero notò que-
(c) Ca/ptd. (lo avvenimento} altrettanto fcriffe Caffiodorio (0 j e furono in ciò fc-
i»Chroni(0. g^it^j.; ^^\ Sigonio . La Cronica Aleflandrina, il Cardinal Baronio, ed
altri fcrifTero, che in quefl'Anno avvenne la trasmigrazione di quc'
Barbari nell'Affrica. Ma il Padre Pagi foftiene, che folamcntc nell'
. Anno 4ip. fuffcguente fuccedettc la lor molTai perciocché Idacio {d)
in chrcnit» "^'^^ Cronica all' Anno 2,444. ^' Abramo, che comincia nel primo d'Ot-
afHd sir- lobre del prefentc Anno, lafciò fcritto, che Genferico Re de' Van-
mtnd. dali abbandonata la Spagna, pafsò in Affrica nel Mefe di Maggio^ il
f, quale viene a cadere nell'Anno fufleguente. Anche Sant' Ifìdoro (0
i„Chloni(ò ^^^^^^-i ^^'^ Genferico nell'Era 4(57- fucccdette a Gunderico Re de'
Vandal. Vandali, e fece il paflaggio nell'Affrica. Quell'Anno corrifponde al
419. dell' Epoca volgare . Finalmente varie Leggi fi leggono di Va-
lentiniano Augufto indirizzate prima del Maggio dell' Anno fulfegucntc
a Celere Proconfole dell'Affrica, nelle quali non apparifce veftigio al-
cuno delle calamità dell'Affrica. Ma può ben reflar qualche dubbio
intomo a quefla Cronologia, confefììindo il Pagi molti altri talli d' Ida-
cio, o per colpa fua, o per difetto de'Copifli. Ne le allegate Leggi
baflano a decidere qucflo punto j perciocché da che furono entrati i
Vandali, conquittarono fol poca parte dell' Affrica. E ficcome nella
Legge trentcfima terza ile Sufceptoribus , data nell'Anno 430. fi parla
delle Provincie Proconfolare e Bilacena dell' Affrica, fenza che fi dica
parola della guerra de' Vandali, i quai pure lo flcffo Pagi concede paf-
futi neir Affrica nel 419. così nulla fi può dedurre dalle Leggi date
in effo Anno 419. da Valentiniano . Comunque fìa, mi fo io lecito di
rammentar qui il funeftifTìmo ingreffo di que' Barbari nelle Provincie
Affiicane, alle quali erano flati iniquamente invitati da Bonifazio Con-
te.
Annali d' Italia. fy
te. Genferìco Re loro, per quanto abbiam da Procopio W, fu Princi- Era Mo\%.
pc di gran prodezza nell'armi, e di mirabile diligenza nelle fue azio- Anno4x8.
ni. E fccondochè fcrive Giordano Scorico (*), era di ftatura mezza- w^ ^'^T'*}^
na, zoppo per una caduta del fuo cavallo, cupo nc'fuoi penfieri, di j^;/ vànd.
poche parole, fprezzatore della lufluria, inclinato all'ira, avido di con- (b) Jordan.
quille, follecico al maggior fcgno in muovere le fue genti, ed accor- ('>P-oì- ^'
te per feminar diflenfione e promuover odj , dove gh tornava il con- '^""^"
te. Signoreggiava coftui infiemc colla Nazione de' Vandali nella Be-
tica, ed era padron di Siviglia (0. Nel mentre ch'egli fi difponeva (e) Uaciut
alla partenza verfo l'Affrica, intefe, che Ermigano Svcvo metteva a "» chronic.
facce le vicine Provincie, e fcnza perdere tempo moffbfi contra di lui,
il raggiunfe nella Luiltania non lungi da Merida, dove uccife non po-
chi de i di lui feguaci, ed Ermigano ftcflb fuggendo fi annegò nel
fiume Ana. Dopo quclta vittoria Gcnferico, che avca raunata gran
quantità di navi , per lo Stretto di Gibilterra traghettò la fua gente
nell'Affrica, e fuUe prime s'impadronì della Mauritania. Era l'Affri-
ca, per atteftato di Salviano C*^), il più ricco paefe, che s'avefie l'im- (d'» Salvìa-
pcrio Romano, perchè fin a quelli tempi era flato efcnte da i malan- »"' '■ ?■ de
ni, che a cagion de i Barbari Settentrionali aveano fofferto l'Italia, *^**"'''-
la Gallia, e la Spagna. Ma non andò molto, che divenne il teatro
della povertà e delle miferie per l' ingrefix) de' Vandali . Né fola mente
Genfcrico feco traffe i fuoi nazionali j ma con cflb lui s'unirono affaif-
fimi Alani, Goti, ed altri d'altre barbare Nazioni, come racconta Pof-
fidio Scrittore contemporaneo (0, tutti ifperanziti d'inellimabil bot- (^^ Puffld.
tino, di maniera che riufcì formidabile la fua Armata, e a lui facile '^J'^a-^^'
il far quc' progreffi , che diremo. In quell'Anno Profpcro C/)., e Caf- cap.i^.'
fiodorio {g) fcrivono, che quella parte della Gallia, che è vicina al (f) Pro'fptr
Reno, dov'erano paflati, e s'erano annidati i Franchi, fu colla llragc *'^ chronic.
di molti di loro ricuperata al Romano Imperio per la bravura d'Ae- £,fj^^l'j.l'
zio. E Teodofio piiffimo Fmperadore pubblicò in queflo medefimo»;;^.
Anno un infigne Editto W contra di tutti gli Eretici, nominandoli (h) /. 6y.
ad uno ad uno . Ma per disgrazia della Chiefa Cattolica Ncftorio nello jj^- '6. T/>.
ileffo tempo fu creato Vefcovo di Collantinopoli, e cominciò tofto a ji,fff^'r'
P*opalare le pcrverfe opinioni fue. ■''
Anno
7? Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccxxix. Indizione xii.
di Celestino Papa 8.
di Teodosio II. Imperadore 28. e 12.
-di Valentiniano III. Imperadore j.
Confoli ^ Fiorenzo, e Dionisio.
Era Volg. /'^ Sia che i Vandali paflaffero folamentc nel Maggio del preferite
ANN0419. \^ Anno in Affrica, come con buone ragioni pretende il Padre Pa-
gi, o pure nel precedente : certo è, che crebbero le calamità in quelle
parti, e maflìmamcnte nelle due Matiritanie, fopra le quali 11 fcaricò
(a) Pofiil. fulle prime il loro furore . Poflìdio (t) è buon teitimonio delle immen-
in vìt.ihid. fé crudeltà da loro commefle. Saccheggi, incendj , llragi dapcrtutto,
... . fenza perdonare ne a k(^o^ ne ad età, né a peri'onc Religiofe, né a i
Vitenfis "^ ^^cri Templi . Fa parimente Vittor Vitenfe W una lagriraevol men-
l'rdf.l.i.dt zione de'tanti mali prodotti dalla barbarie di que' tempi in quelle flo-
perfecut. xìàz Provincie. Salviano (f) anch' egli, non già Vefcovo, ma Pretedi
J^T^s Ivi - ^^''f'''^? raccontando la terribile fcena dell' irruzione de' Vand.di nell'
nus de Cu- Affrica, riconofce in ciò i giudi giudizj di Dio, per punire gli enor-
bera. lìb.T. mi 'pcccati de' Popoli Affricani, inumani, impudici , dati all' ubbria-
cTiezza, alle frodi, alla perfìdia, all'idolatria, e ad ogni altro vizio di
maniera che meno malvagi erano i Barbari di que' tempi in lor para-
gone. La Nazìon Gotica (die' egli) è perfida^ ma pudica. Gli Alani
fono impudicbf^ ma men perfidi . / Franchi fon bugiardi , ma amanti dell'
ofpitalità . I Saffbni fieri per la lor crudeltà , ma per la lor caflità vem-
randi; perciocché tutte quefte Nazioni hanno qualche male particolare ^ ma
hanno eziandio qualche cofa di bene . Ne gli Affricani non fi Ja trovar fé non
(d) Procof. del male . Ora qui è da afcokarc Procopio, il quale vien dicendo C^),
ì. I. e. i-it che molti amici di Bonifazio in Roma, conflderati i coflumi di Ibi
BeU.vand. p^j. p addietro incorrotti, non lapeano né capire, né credere, ch'egli
per cupidigia di regnare fi fofTc ribellato al fuo Sovrano. Ne parla-
rono a Placidia Augufla, e per ordine di lei paflarono a Cartagine,
per difcoprire il netto della cola. Bonifazio fece lor vedere le lettere
d'Aczio, perfuafo dalle quali avca penfato non a venire in Italia, ma
a cercar di falvarfì., comunque avefTc potuto. Con quefte notizie fé
ne tornarono i fuoi amici a Ravenna, e il tutto riferirono a Placidia,
la quale rimafe flupefatta a così impenfato avvifo; ma non osò di farne
rifentimento né vendetta conerà di Aezio, perch'cgli avea le armi in
mano, era vittoriofo, e l'Imperio Romano indebolito non potea far
fenza di un si valorofo Capitano. Altro dunque non fece, fé non ri-
velare anch' cffa a gli amici fuddctti di Bonifazio la trama ordita da
Aczio,
Annali d' Italia. 79
Aezio, e pregarli, che inducencro Bonifazio a ritornare fai buon cam- Era Volg.
mino, e a non permetter?, che l'Imperio Romano fone maltrattato ANN0430.
e lacerato da i Barbari, impegnando con giuramento la Tua parola di
rimetterlo in fua grazia. Andarono eflì, e tanto difl'ero e fecero, che
Bonifazio fi pentì delle rifoluzioni già prefe, e ripigliò la fedeltà ver-
fo il fuo legittimo Signore, ma troppo tardi, ficcome vedremo. Se
quefte cofe fuccedeflcro nel prefente o nel fufleguente Anno, non è
ben chiaro. Due belle Leggi fra l'altre di Valentiniano Augudo ap-
partengono a qucft' Anno. Nella prima W, indirizzata a Folufiano Pre- (a) /. digna
fetto del Pretorio, dice, ejfere un parlare conveniente alla maejlà del '"'»=', CodU.
Regnante^ allorché profeja d' ejfere anch' egli legato dalle Leggi ^ e che 'Ì'*^'j"'J'^'
dall' autoìità del Diritto dipende r autorità Principefca . Ejfere in fatti co- "
fa piti grande dell' Imperio ^ il fot t ometter e il Principato alle Leggi . E per-
ciò egli notifica a tutti col prefente. Editto quel tanto, che non vuole fi»
lecito ne pure a ff ftejfo . Nell'altra Legge W, indirizzata a Celere Pro- (b) /. 68.
confole dell'Affrica, protetta, che falva la riverenza dovuta alla fua ^- 'i- ^'/>
Maeftà, egli non ifdcgna di litigar co i Privati nel medcfimo Foro, j/j^^^^f"^'
e di eflere giudicato colle ùe(re Leggi . Tali Editti fecero e fan tut- '"
tavia fommo onore a Valentiniano > ma egli col tempo fé ne dimen-
ticò, e gli coftò la vita. Sebbene tai Leggi fon da attribuire a qual-
che fuo faggio Miniftro, e non già a Lui, che era tuttavia di tene-
ra età.
Anno di Cristo ccccxxx. Indizione xiii.
di Celestino Papa 9..
di Teodosio II. Imperadore 29. e 23.
di Valentiniano III.. Imperadore 6.
Confoli i Teodosio Augusto per la tredicefima volta.
l Valentinia.no Augusto per la terza.
DAppoicbè furons paflati in Affrica i Vandali, pare, fecondo Sant'
Wdoro (0, che i Svevi fotto il Re loro Ermerico,. non avendo i'^^ if"lonts
pili oftacolo, s'impadronifTero della Gallizia. Ma non l'ebbero tutta, Tv!it7"'"
e feguì ancora un accordo co' Popoli di quella pane,, che non fi lafciò
mettere il giogo. Perciocché feriva Idacio (d) fotto il prefente Anno, (d) idadm
che eflendo entrati i Svevi nelle parti di mezzo della Gallizia, e met- '" ^^ '''»''»•
tendole a facco) la plebe, che s'era ritirata nelle Caftella piìi forti
fece ftrage di una parte d' cfiì , ed im' altra parte rimafe prigioniera nelle
lor mani, di modo che que' Barbari furono coftrctti a ftabilir la pace
con gli abitanti:, sì fé vollero riavere i lor prigioni. Racconta in oltre
lo fteflb Idaeio, che nelle Gallie venne fatto ad Aezio di trucidare un
corpo di Goti, che oftilmente erano venuti fin preflb ad Arles, con
8o Annali d' Italia.
Era Volg. far prigione Arnolfo capo d'effi. Aveano ben coftoro pace co i Ro-
ANN0430. jn^ni, ma non fapeano aftcncrfi dal buttinarc fopra i confinanti, quan-
do le la vedeano bella. E colla medchma fortuna fconfiflc i Giutun-
ghi, e Nori, ma fenza dire in qual parte. Per quanto abbiam veduto
(al Animi*- altrove, e s' ha da Ammiano Marccllmo (a), erano i Giuiunghi po-
3«x Marcel- ^q\[ dell' Alamagna . Dcfippo Storico dice (^), che i Giucunghi erano
eap'.cù '^ popoli della Scitia, o fia Tartaria, forfè perch'erano venuti di là . Cer-
(.b) Dtxip- tamente llavano non lungi dalla Rezia a' tempi di Santo Ambrofio,
pusinEcUg. che ne parla in una fua Lettera (0- I Nori fi dee credere, che fofle-
f"'^"^^ f /• ""o ' Popoli del Nerico, che in qucfti tempi fi ribellarono. E chiaramen-
Epift. 28. ^^ ^° attelia Apolhnare Sidonio w nel Panegirico di Avito Impera-
c,<a/. I. dorè, con aggiugnere, che Aezio in tali guerre nulla operò fenza la
(d; Sidtniui compagnia di Avito, pcrfona allora privata. E perciocché Felice^ di
"Avitl*'^''''' *■"' ^'^ ^^*^* menzione di fopra. Generale delle Armate di Valcnti-
niano, fu inalzato alla Dignità di Patrizio, jlezio gli fuccedcttc nel
(e) Profptr Generalato, per teftimonianza di San Profpero (0 . Già dicemmo pen-
inchronne. tito Bonifazio Conte in Affrica d'aver prefe l'armi contra del fuo So-
vrano, e di aver chiamato colà i Vandali dalla Spagna. A indurlo alia
pace e riconciliazione con Galla Placidia Augulta, probabilmente fu
inviato in Affrica Dario Conte, di cui parla Santo Agoftino in una
(f ) Augult. fua Lettera al medcfimo (/) . E Dario fteflb in ifcrivendo al Santo Ve-
Efifi. 119. fcovo dice, che fc non ha ellinto, ha almen differito i danni della gucr-
°^ ra. Sappiamo in oltre, che in quelli tempi 5'<'^«i'o//o Generale di Va-
lentiniano in effa Affrica mandò da Cartagine ad Ippona a Santo Ago
(g) ^H^fi- (lino ig) Maffimino Vefcovo Ariano, per conferire con effo lui: il chi
Collattim. gj fj argomentare, che quello Generale comandava tanto in Cartagi-
xìm. ». I. "c, che in Ippona. E quello non fi può intendere accaduto fé non
dopo k pace fatta con Bonifazio, che fignorcggiava in quelle contra-
de, ne era (lato vinto dall'armi dell' Imperadoie .
Tornato dunque in le llelfo Bonifizio, e bramando di rimediare
(h) Prttep. "l male fatto, per attcllato di Procopio W, fi lludiò d'indurre i Van-
l. i.c.yde dali a ritornarfene in Ifpagna, con adoperar quante preghiere potè, e
Beli. v»ni. promettendo loro magnifiche ricorapenfe. Ma un pazzo gicta un laifo
nel pozzo, e cento favj noi poffono cavare. Si rifero in fatti di lui
que' Barbari, parendo loro d'elfcre burlati j e in fine dalle dolci fi ven-
ne alle brufche con effere feguito un fatto d'armi, nel quale rcllo
fconfitto l'infelice Bonifazio. Si ritirò egli in Ippone Regio, o fia
Ippona, oggidì Bona, Città maritima e lortiffima della Numidia, do-
(i) ptjfidius ve era Vefcovo Santo Jgojline fuo lìngolare amico CO . Colà ancora fi
in Vtt.i s. rifugiarono come in luogo lìcuro molti altri Vefcovi. Perciò i Van-
Augujìm. j.jI, col Re loro Genfenco verfo il fine di Maggio, o fui principio di
t»f. 1». Giugno del prcfente Anno palliirono all'affedio di quella Città, che
fotlenne lunghiflìmo tempo gli affalri e il furore di que' Barbari. Ed
appunto nel terzo Mefe di qucli'affedio infermatoli il gran lume dell'
Amica e della Chicfa di Dio, cioè il liiddecto Santo Agollino, diede
fine a i fuoi giorni nel dì zS. d' Agollo di quello Anno, e non già del
prccc-
c
Annali d' Italia. 8r
precedente, come fcriffe Marcellino Come, raccogliendofi l.i verità Era Volg.
dell' Anno da Sin Pr.ifpsro («), e dille Lettere di Caprcolo Velcovo Anko^iq.
di Cartagine al Concilio Efefino, e da Liberato Diacono nel fuo Bre- \^J f!^''/^'^-^
viario. Finirono ancora di vivere in quell'Anno Aurelio infigne.Ve- ^.^,,, fj,-2'
fcovo di Cartagine, ed Jlifio Vefcovo di Tagalle, Primate della Nu- PeUglan.
midia, celebre amico di Santo Agoilino. Il vedere quelli fanti Prcla- ''*• »• <■• 9-
ti le incredibili calamità delle lor contrade, e lenza rimedio, non v'ha
dubbio, che dovette influire nella lor malattia e morte} e Santo Ago-
ftino fra gli altri in quel frangente pregava Dio, che o liberane la
Città da i Barbari; o fc altra era la fua lovrana volontà, defle fortez-
za a i fuoi fervi, per uniformarli al divino volere; o pure che levalTe
lui da quello Secolo. Un gran fuoco s'era intanto acccfo in Oriente
per r Erefia di Ncftorio, empio Vefcovo di Collantinopoli . Cirillc
tanto e zelante Vefcovo Aleflandrino quegli fu, che piij de gli altri
imbracciò lo feudo in difefa della Chiefa, e della fentenza Cattolica.
Ma tanto egli, quanto Neftorio, ricorfero alla Sede ApofluHca Ro-
mana, Maeltra di tutte le Chiefe. Perciò Celejìino^ Pontefice di gran
pietà e valore, raunò un Concilio di Vefcovi in Roma, ed in cflo con-
dannò gli errori di Nellorio. Sopra ciò fon da vedere gli Annali Ec-
clclìaftici del Cardinal Bironio, e la Critica del Padre Pagi. Nulla-
dimcno perchè Neftorio era pertinace, né gli mancava gente, che il
favoriva, e fra gli altri fi contava Teodoreto celebre Vefcovo, e Scrit-
tore di que' tempi: il piiffioio Imperador Tcodofio intimò un Conci-
lio univerfale da tenerli nell'Anno fulTeguente in Efefo, per mettere
fine a tali controverfie ed errori. In quello mcdefimo Anno, fccon-
dochc abbiamo da Profpcro (*), da Marcellino Conte W, e da Ida- (b) Prejltr
ciò {d)^ in un tumulto di foldati eccitato in Ravenna fu uccifo Felice ibidem!
Generale dianzi deli' Imperadore, ed allora Patrizio, e con eflb lui Pa- ('^^ Marcili.
dulìa fua Moglie, e Grunito Diacono. L'iniquo Aezio, tante volte c'h^lni^
di fopra nominato, fu l'autore di tai omicidj , fecondo Profpcro, per (d) idZius
avere, diceva egli, prefentito, che coftoro gli tendevano infidie. Ma '» chrtnic.
quella mfolenza tanto più dovette irritar l'animo di Placidia centra di
lui, e gli effetti fé ne videro dipoi.
Anno di Cristo ccccxxxi. Indizione xiv.
di Celestino Papa io.
di Teodosio II. Imperadore 30. e 24.
di Valentiniano III. Imperadore 7.
Confolì
< Basso, e Flavio Antioco.
Q'
Uafi quattordici Mcfi durò l'afTedio d'Ippona; e benché il Re
Gcnferico avcfle così ben chiufo il porto e il lido, che non vi
poteano entrar foccorfi; e quantunque faceflc ogni sforzo per
Tom. IIL L ridur-
2:
Annali d' I t a l i a
Era Volg.
Ann 0431.
(a) Procop.
ì. Ì.C. 5. ili
Beii. Vand.
(b) Idttcìui
in Chronic.
(C) Polfid.
in Vit. S.
Auguftini
cuf. zS.
{d) Concìl.
Efhifin.
Ailitn. I.
ie"> Marcili.
Comes in
Ckronice .
ridurla o colla forza, o con qualche capitolazione alla refa: i difenfo-
ri tennero forte, e dclufcro la di lui bravura e fperanza, talmente che
fianchi e ridotti fenza viveri que' Barbari, dopo effervi ftati fotio per
si lungo tratto di Meli, nel Maggio dell'Anno prcfente levato l'afle-
dio fi ritirarono. Non cosi tollo fu alla larga Bonifazio Conte, che fi
diede a ragunar quante milizie Romane potè (")} e perche era già
sbarcato a Cartagme un gran rinforzo di foldatefche, inviato non me-
no da Valcntiniano, che da Teodofio Augufti, egli mifc infieme un
poderofo cfercito, con cui credette di poter' azzardare una nuova bat-
taglia co i Vandali. Per Generale delle fue Truppe avea (pedito Teo-
dofio yifpare Figliuolo di Ardaburio, nominato di fopra. Si combattè
coraggiofamentc con oftinatezza dall'una parte e dall' altra > ma infine
toccò la peggio a Bonifazio, e ad Afpare. Grande ftrage fu fatta de'
Romani, e i Generali fi falvarono colla fuga. Afpare fc ne tornò a
Coftantinopoli, e Bonifazio fece vela verfo l' Italia. Idacio Vefcovo {l>)
pare, che differifca il ritorno a Roma di Bonifazio fino all' Anno fuf-
feguente. Racconta egli bensì fotto il prefente, che avendo i Svevi
di nuovo rotta la pace co' Popoli della Gallizia , e faccheggiando do-
vunque arrivavano, egli fu fpedito per implorar foccorfo da Aezio, il
quale nella Gallia faceva guerra co i Franchi. In Affrica i Cittadini
d'Ippona, dappoiché ebbero intcfa la rotta data da i Vandali all'Ar-
mata di Bonifazio, abbandonarono la lor Città, non volendo efporfi a
fodenere un nuovo aflcdio. Il perchè trovatala vota i Vandali, v'en-
trarono, ed attaccatovi il fuoco la defcrtarono, con cfferfi nondimeno
quafi miracolofamente falvata la Libreria di Santo Agoftino (0 . Fu
celebrato in quell'anno lui fine di Giugno, e nel fufieguente Luglio,
il Terzo Concilio Univerfale nella Città d'Lfefo, e v'intervennero
circa ducento Vefcovi . Papa Celeftino per fervile di fcorta e lume a i
Padri, che colà s'aveano a raunarc, precedentemente tenne in queft'
anno un altro Concilio in Roma, e pofcia fpedi ad Efefo fui princi-
pio di Viaggio per fuoi Legati Arcadia^ e Proietto Vefcovi, e Filip'
pò Prete colle irruzioni neceflarie. Ne contento di ciò, diede le fue
veci a Cirillo Vefcovo d' AlelTandria, acciocché prefedefle in nome fuo
a quella facra raunanza (.d) . In cfla furono condennate le Erefie di Ne-
ftorio, ed egli lleflb depolto, e mandato in cfilio, e in luogo fuo fu
eletto Vefcovo di Coftantinopoli A/i«^?«/<j«a . Diede fine in quell'anno
a dì ZI. di Giugno alla fua fanta vita Paolino Vefcovo di Nola, le cui
Virtù il fecero degno d'effcre regi (Irato fra i Santi, e le cui Opere
sì di profa, che di verfo fi leggono llampate nella Biblioteca de' Pa-
dri, e più pienamente fi veggono unite nell'edizione, che ne fu fatta
nell'Anno 17 J6. in Verona. E in quell'Anno racconta Marcellino
Conte (0, che mancò di vita Flacilla Figliuola di Teodofio Jluguflo. C'è
luogo di fofpettare, che in vece di Figliuola Marcellino fcrivefle Sorel-
la .y fapcnda noi, che Arcadio Imperadore Padre di Teodofio II. fra
l'altre Figliuole una ne lafciò dopo di sé appellata Flacilla .^ e non rac-
contando alcuno de gli antichi Storici, che a Teodofio li. nafccfic al-
tra
Annali d' Italia. 83
tr* Figliuola, fc non EudoJJìa, Diede Valentiniano III. Impeiadore EtAVoIg.
nel prefence Anno un ordine a Flavìano Prefetto del Pretorio (<»), proi- ANN0431.
bendo qualunque efcnzione da i carichi ordinarj e ftraordinarj a qual- ^?2 • 37^.^
firoglia perfona, con efentare folamente i beni fuoi patrimoniali j per- j/codìc.
che, come egli dice, le rendite di quelli s'impiegano fpcffiflìmo in Theodof.
foUievo delle pubbliche neccffità; impiego fommamente lodevole in un
Principe, che ama i fuoi Popoli. Quunto a Teodofio Imperadore d'O-
riente, ci fa fapcrc il fuddetto Marcellino, che il Popolo di Coftan-
tinopoli per careftia di pane gli tirò de'faffi nell' andar egli a i granai
del Pubblico. Diede fuori il medefimo Teodofio in quell'Anno una
Legge (^), in occafione che molti Schiavi armati s'erano rifugiati in /j^w
Chicla, e n'era perciò nato un gran tumulto j proibendo da lì innan- dehit.qut
zi il poter levare per forza, pena la vita, alcuno dalle Chieie, e dai ad Ecd.
recinti d'cflc, comprefi i cortili, portici, e cafc de'Religiofi, che ad ^'^^ '»</
effe fervivano: con ordinare ancora, che chi portaflc armi in Chicfa,
pcrdcOc la franchigia i ed egli fterfo fu il primo a darne l'efempio.
Truavafi intera quella Legge ne gli Atti del Concilio Efefino.
Anno di Cristo ccccxxxii. Indizione xv.
di Sisto III. Papa i.
di Teodosio II. Imperadore 31. e ly.
di Valentiniano III. Imperadore 8.
Confoli <. Flavio Aezio, e Valerio.
A Ezio ^ che fu Confole nel prefentc anno, era quel medefimo, che
abbiam veduto di fopra efercitare la carica di Generale delle Ar-
mate Ccfaree in Occidente. L'altro Confole Falerlo godea varie di-
gnità nella Corte dell' Imperadore d'Oriente. A dì 19. di Luglio di
quell'anno diede compimento a i luoi giorni Celejline Papa, come pre-
tende il Pagi (<), Pontefice fanto. Pontefice gloriofo per molte fue (<.) Pigìus
azioni, e fpczialmente pel fuo zelo contra de'Pclagiani, Semipelagia- Crlt. BarQn.
ni, e Neftorianij e per avere mandato in Ifcozia o pure in Irlanda
Palladio^ che fu Apotlolo e primo Vefcovo di quc' Popoli barbari .
Ebbe per Succcflbrc nella Cattedra di San Pietro Sijio IH. di patria
Romano, il quale non tardò a proccurare per quanto gli fu poflìbilc
la pace nelle Chiefe d'Oriente, divife a cagion di Neltorio. Nel che
parimente fi adoperò con vigore il piiflìmo Imperadore Teodofio, tan-
to che ne riufcì una toUcrabil concordia. Avea ben Galla Placidia Au-
gulta,iper non poter di meno , appagata l'ambizione d' Aezio fuo Gene-
rale, con dichiararlo Confole nell'anno prefentc > ma non per quello cef-
Giva in cuore di lei ,r odio conceputo pel tradimento fatto a Bonifazio
L t Con-
8.
Annali d' Italia.
Era Volg.
An «0431.
(s) Profper.
in eh onì(0
(b' Marceli.
Con;:! hi
Chron'uo .
(0 Idac'tut
in Chrani<o.
(d) Mediob.
Kumifmat.
Imperator.
(e) Profper.
Tiro in
Chronico .
(f) Marcel-
lin. Comes
Jn Chronic.
Tit. XI.
Codic.
Thcodof.
Conte, e per l'uccifione di Felice Patrizio, e probabilmente per al-
tre di lai iutblenze ed iniquità. Noi già vedemmo, feguendo l'auto-
rità di Procopio, che BoniEizio, poco dopo la rotta datagli da i Van-
dali, fé n'era ritornato in Italia. Ma o fia, che quella giornata cam-
pale fuccedclTe nel prefente anno, o pure che Procopio afFrcttafle di
troppo il di lui ritorno, tanto San Prolpero W, quanto Marcellino (^)
fcrivono, ch'egli lolamcnte in quell'anno dall'Affrica venne a Roma,
e di là alla Corte, che dimorava in Ravenna. Secondo Marcellino,
egli fu chiamato dalla ftcffa Pbcidia Augulla, per contraporlo all'ar-
rogante Aezio, il quale in quelli medcfimi tempi, per quanto abbia-
mo da Idacio (0, guerreggiava nella Gallia, e dopo aver data una
rotta a i Franchi, i quali erano venuti di qua dal Reno, fece pace
con loro. Era in quelli tempi Clodione Re de' Franchi, ed avea per
Figliuolo Meroveo^ il quale amicatofi molto con Aezio, coli' aiuto di
lui fucccdette col tempo al Padre. Lo llcflo Vefcovo Idacio, ch'era
venuto a trovare Aezio per aver de'foccorfi contro i Svevi, altro non
impetrò, fé non che fu fpedito con lui Cenforio per Legato ad cfll
Svevi, che infeftavano la Gallizia, per farli dcflllere da quelle vio-
lenze. Tornato adunque Bonifazio a Ravenna, non folamente fu ri-
mefib in grazia di Valcntiniano Augullo e di Placidia, ma dichiarato
ancora Generale dell' una e dell'altra milizia. Pieflb il Mezzabarba C'^)
fi vede in una Medaglia di Valcntiniano Augullo, nominato Bonifa-
zio. Profpcro Tiione (f) ci ha confervata la notizia, che Aezio all'udi-
re richiamato alla Corte Bonifazio, e conferito a lui il Generalato ,
con rellarne egli privato, per precauzione fi ritirò in fiti fortificali,
immaginandofi, che Bonifazio fuo nemico cercherebbe di far vendetta
contra di lui. Né s'inguinò. Dopo pochi mcfi Bonifazio con molte
forze fu a cercarlo, e trovatolo (non dicono gli Storici in qual luogo)
gli diede battaglia, e lo fconfidc bensì j ma perchè erano venuti quelli
emuli llcffi nel conlhtto alle mani inlìeme, Aezio, che fecondo Mar-
cellino (/) avea preparato il dì innanzi im dardo, o fia un' afta più
lunga, il ferì gravemente con reltar egli illefo. Fra pochi giorni, co-
me vuole San Profpero, o pur dopo tre mcfi, come lafciò fcritto il
fuddetto Marcellino, Bonifazio di quella ferita fi morì, lafciando Pc-
lagia i'ua Moglie molto ricca, e con indizio, eh' egli Cridianamente
perdonaflc ad Aezio, perchè efortò la lleffa Moglie a non maritarh
con altro uomo, che con eflo Aezio. iSe^^^w/^ff Conte, genero di Bo-
nifazio, pcrfona di gran credito, in fuo luogo fu creato Generale .
Ora i^ezio trovandoli fpennato, e privo d'ogni autorità, fi ritirò nelle
fuc terre , non fo fc nella Gallia, o nell' Italia i e quivi fc ne ftava ben
in guardia. Ma avendo tentato un di i fuoi nemici con una improv-
vifa fcorreria di forprcndcrlo, egli non veggendofi quivi ficuro, fé ne
ftiggì in Dalmazia, e di là nelle Pannonie, dove trovò il fuo i'campo
prefTb gli Unni fuoi antichi amici. In quell'anno Valcntiniano Augu-
ièo con una fua Coflituzione U) indirizzata a Flaviario Prefetto del
Pretorio, confermò i piivilegj a i Decurioni e Silcnziarj del Palazzo,
che
I
Annali d' Italia. 85
che enno Guardie del Corpo fuo, per quanto crede il Gotofredo, ma .'.ra Volg.
che fors' anche fon da dire una fpecie di mihzia, che flava nelle Pro- ANN0433.
vincic, perchè dopo aver militato il dovuto tempo, loro è conceduto
di venire alla Corte, ancorché non chiamati dal Principe.
Anno di Cristo ccccxxxiii. Indizione i.
di Sisto III. Papa 2.
di Teodosio li. Imperadore 32. e 26.
di Valenti NiANO HI. Imperadore p.
r> r y <, Teodosio Augusto per la 14.' volta,
ConloU ^ Petronio Massimo.
MÀjfimo^ che fu Confolc in quell'anno, era uno de' Senatori Ro-
mani più ricchi e potenti . Gran confidenza paflava tra Valcn-
tiniano Aiigullo e lui. Egli dipoi tirannicamente occupò l'Imperio, ...
llccome vedremo . 11 Padre Sirmondo (<») rapporta ima Medaglia , y ^"^'^'T
in cui da una parte fi legge VALENTIN lANVS P. F. AVG. Jd sldT'
e dall'altra PETRONIVS MAXIMVS V. C. CONS. In queft' fpifi. lùo-
anno Giovanni Vefcovo d'Antiochia, che finquì avea foftenuto il par- '3-
tito di Neilorio Eretico, rinunziò al mcdefimo, per opera fpezialmen- ^,f.caÌ'"^'
te di Siilo Romano Pontefice. Ma non perciò s'ebbe una Pace inte- ;,, oi/erl
ra nelle Chiefe d'Oriente, rellando tuttavia alcuni Vefcovi contrarj a de N^mìfm.
Cirillo Vefcovo d' AlelFandria, i quali eziandio appellarono alla fanta
Sede Romana, riconofcendo quel Privilegio, di cui era fin da i pri-
mi tempi in pofleflb la Chicfa Romana. Fioriva in quelli giorni nella
Gallia Gisvaitni Caffiano^ celebre Autore delle Collazioni, o fia delle
Conferenze de' Padri, ma creduto infetto d'opinioni Semipelagianc :
contra del quale prefe la penna San Profpero d' Aquitania . Fioriva an-
cora in Egitto Sant' Ifidoro Monaco ed Abate di Pelufio. Abbiamo da
Socrate (^), dalla Cronica Aleffandrina (0, e da Marcellino Conte W, Cb) Socrat.
che nel prelcnte Anno fegui in Coftantinopoli un fieriffimo incendio, ^f'fi- ^-"'-^
con rellar divorata dalle fiamme una gran parte della Città fettentrio- ||.^' c^&ro»;-'
naie colie Terre appellate Achillee, e che durò quel fuoco per tre dì . con Altxan-
II Cardinal Baronio attribuifce quello incendio, e la rotta data in Af- drinum ad
frica, all'aver Teodofio Augufto proceduto troppo manfuctamente con- ^""^ '^"'^■
tra di Nellorio, e all'averlo favorito molti Nobili di Collantinopoli . j)^ com'!'
Ma fi fa torto a quel pio Imperadore, e al Popolo di Collantinopo- in'chrenic».
li, che fu contra Nellorio, per nulla dire del Concilio, che il condan-
nò. Noi ficciam troppo facilmente gì' Interpreti della mente di Dio,
il quale non ha bifogno di configliarlì colle nollre povere telle, fc
vuol permette! e le profperità a i cattivi, nemici fuoi, e mandar tri-
bolazioni a i Buoni, fuoi amici. Già' vedemmo, che Aczio aveva fpe-
dito Cafiorio Ambafciatori infieme con Jdacio Vefcovo, Autore della
Cronica, a i Svevi, che infeltavano la parte della Gallicia, fottopolla
al
85
Annali d' I t a l i
E» A Volg. al Romano Imperio. Narra, il.mcdefirao Idacio («), che Caftorio por-
AMN0433. tò ie rifpofte alla Corte Imperiale di Ravenna i e che Ermerico Re
(*) i^'^""" dVlIì Svevi finalmente rinovò la pace co' Popoli della Gallicia, me-
diante r intcrpolìzione dc'Vefcovi, con cffcrgli flati dati perciò oftag-
^i. Ma che Sinfofto Vcfcovo mandato da lui per affari a Ravenna, fc
ne tornò indietro colle mani vote. Erafi, per quanto abbiam detto
rifugiato ylezio nella Pannonia preflb gli Unni, che quivi fignoreggia-
vanoi e pel credito, che avea con que' Barbari, cominciò un gran trat-
tato, per muoverli contro l'Italia. Rugila era allora il Re di quella
6>) Pr»fp'r Nazione. Profpcro Tirone {b\ chiaramente attefta, che Aezio, ottc-
^r° '" nuto da cflb Re un podcrofo efercito, s'incamminava vcrfo quelle con-
trade: il che udito da Valcntiniano Àuguflo, che fi trovava fenza fuf-
iicienti forze da opporgli, chiamò in fuo aiuto i Goti, a mio credere
quelli, che dominavano nelT Aquitania. Ma l'intenzione dell' a Auto
Aczio era, non già di porur la guerra in Italia, ma di ftr paura a Va-
lcntiniano, a fine di obbligarlo a rimetterlo in Tua grazia, e nelle Di-
gnità, che gli erano flatc levate. Ed in fatti per attcflato di San Pro-
(c) Proffir Ipero (f), valendoli dell' amicizia e del foccorfo di coftoro, ottenne
inChrtnic». quanto voUc da Valcntiniano e da Placidia, i quali giudicarono meglio
di cedere benché poco onorevolmente alT impertinenza di coftui, che
di tirarli addoflb una guerra pcricolofa . Ed ecco dove era giunta la
maellà del nome Romano. Anche Idacio fcrive fotto queft' anno, che
Aezio fu dichiarato Generale dell'una e dell'altra milizia, e poco do-
po ottenne anche la Dignità di Patrizio, come parimente attefla l'Au-
tore della Milcella W . Circa quelli tempi, come credette il Rolli (0,
ma forfè molto prima. Galla Placidia Augulla terminò in Ravenna
l'infigne e nobilillìma BaQlica di San Giovanni Evangclifta, fabbrica-
ta vicino alla Porta, che fi chiamava ^rx Meduli . Allorché ella ven-
ne col Figliuolo Valefitiniano da Salouichi vcrfo Salona, o verfo Aqui-
ieia nell'anno 414. corte un gran pericolo per una fiera burafca di ma-
re-, ed cflendofi votata a San Giovanni Evangelilta, attribuì all' inter-
ceffione di lui prclTo Dio l'aver falvata la vita. Però giunta a Raven-
na, fi diede a fabbricare in onore di Dio fotto nome di qucfto fanto
Apoftolo un Tempio magnifico, che tuttavia efifte. Se ne può veder
(i) Rer Ita- i* defcrizione nello Spicilegio della Chicfa di Ravenna da me dato
licar. Seri-' alla lucc (/) , ma non efente da qualche favola nata nel progrelTo de'
ftor.Tom. i. tempi. Quivi fi leggeva la fcguente Ifcrizione, di cui anche fa raen-
^'"■'- '•• , zionc AcncUo Storico di Ravenna (^), che fiori circa l'anno 8}o.
SANCTO AC BEATISSIMO APOSTOLO
lOHANNI EUANGELISTAE
GALLA PLACIDIA AUGUSTA
CUM FILIO SUO
PLACIDO VALENTINIANO AUGUSTO
ET FILIA SUA [USTA GRATA HONORIA AUGUSTA
LIBERATIQNIS PERIC.Vi.. MARIS VOTUM SOLVIT.
Di
(d) nlfitr.
Mifcell.
Hi. 14-
(c) Ruieus
HiHor. Ra-
venn. M, z
lut in V'ttU
Epifcoptr .
JiaviKn.
Tom. I.
P*rt. 1 . Rer.
lulitar .
Annali d' Italia. 87
Di qui abbiamo, che anche Gitifta Grata Honoria^ Sorella di Valeri- Eka Volg.
tiniano, ebbe il titolo di Aiigujìa; e quello ancora, apparifcc da una An«o433.
Medaglia rapportata dal Cardinal Baronie (») , dal Du-Cange {b) , e (a^ Baron.
dal Mezzabarba (0, in cui fi legge: D. N. lUST. GR^T. HO- ^n„,i. Ecc.
NORIA. P. F. AUG. E nel rovcfcio SALUS REIPUBLIC/E . g^^"-
COM. OB. Tornerà occafion di parlare in breve di quefta Princi- ny^antì».
pcfla, che lafciò dopo di sé un brutto nome. Il Rodi aggiugnc, che (ci Midiob.
in eflo Tempio alla delira nell'arco del volto erano formate col Mu- ^'*""l'"-
falco le immagini di Co;?««?/«o, teodofto I. jircadio^ ed Onorio Jugulìi-y •'"'/"■'""'•
e alla finillra di Falentiniano III. Graziano^ e Coftanzo Augujli., e di
Graziano Nipote., e di Giovanni Nipote: i quali due ultimi fono a noi
ignoti nella Famiglia di Teodofio il Grande. Eranvi ancora piìi baffo
le immagini di Teodofio li. Imperadore, e di Eudocia fua Moglie, fic-
come ancor quelle di Arcadi» Imperadore, e di Eudoffta lua Moglie.
Ma preflb rantichillìmo Agnello, e nello Spicilegio fuddetto non tro-
viamo quella sì precifa dclcrizione, a noi confervata dal fuddetto Gi-
rolamo Rolli .
Anno di Cristo ccccxxxiv. Indizione 11.
di Sisto III. Papa 3.
òì Teodosio II. Imperadore 33. e 27.
diVALENTiNiANO III. Imperadorc io.
Confoli < Ariovindo, ed Aspare
F
DA che Aczio fi vide forte per la ricuperata dignità di Generale,
colia giunta ancora dell'altra più riguardevole di Patrizio, non
tardò a vendicarfi come potè contro i parenti del defunto Bonifazio
Conte. Però in quell'Anno, fecondo la telUmonianza d' Idacio W, Cdì idacius
Sebaftiano genero d'elfo Bonifazio,, e fucceduto a lui nel Generalato, i»c/jr»nico,
)cr opera d' Aezio fu mandato laefilio, o pure per timore di lui elclTc
'efilio,e fugitivo fi ricoverò alla Corte di Collantinopoli . Sappiamo
ancora da San Profpcro (0, che A/pare Confole Occidentale, per (e) s. Prof-
quanto crede il Padre Pagi (ma fors' anche Orientale, non apparen- P"' ^' /"""-
do, ch'egli pairafle dal fcrvigio di Teodofio Augnilo a quello di Va- '"'^- "^- ^'
Icntiniano^ Imperadore) Afpare, dico, fu inviato a Cartagine, fcnza
che fé ne fappia il motivo , fé non che durava in quelle parti tutta-
via la guerra co i Vandali. Secondo Profpcro Tironc (/), in queft' (f) prcfper
Anno finì di vivere Rugila Re de gli Unni, con cui i Romani aveano Tir» in
confermata la pace j ed ebbe per SuccelTore Bleda^ ed Attila Fratelli, chronico.
Quello Rugila e chiamato Roa da Giordano Storico, e Roda da Teo-
dorcto (i),, il quale aggiugne, che colini avea faccheggiata la Tra- fe^ ^^"''•
eia, o> minacciato l'afledio alla ftefla Città di Coftantinopoli, e di vo- J/j^/"'',
88
Annali d' Italia.
Eka Volg.
ANM0434.
(a) i. 3. Jt
frvmtnt.
Uri. Cen-
fiantinef.
Cedic.
Theodof.
(b) i. unica
de borni
Cltrit»r .
Ctd. i»d.
(c) Marcel-
Un. Coinii
ìnChromco
krla fchianrarc da* fondamenti . Non tarderà molto a venire in ifcena
Atrila fuo Succcirorc . Teodofio Auguflo in queft'.Anno, per quanto
potè, fovvenne al bilogno de' poveri di Coibntinopoli in tempo di
careftia, con applicare l'ccento undici libre d'oro del fuo erario, per
comperar grani in loro fovvenimento, (a) ordinando, che fodero con-
dennati gli Ufiziali nel doppio di tutto quello, che aveflero ritenuto
di quella fomma. Comandò eziandio con altra Legge (^), che i beni
de' Cherici e Monaci, che mancaflero di vita fcnza teftaraento, foflcro
applicati alle Chiefe, alle quali erano afcritti} e non già a i Parenti,
o al Fifco, ficcome dianzi fi facea. Accadde ancora, che Melarla gio-
vane, donna di fanta vita, e Monaca non clauilrale, abitante allora
in Gerufalemme, fu chiamata a Coftantinopoli da Ftlufiano fuo Zio
paterno. Prefetto di Roma, che per afl'ari era ftato inviato alla Corte
d'Oriente. Venne la piiflìma Donna, e tanto feppc dire infieme con
Prof/o ìnfigne Vcfcovo di Collantinopoli, che Volufiano ftato Hn' al-
lora Gentile, fi convertì alla Religione di Cri (lo > e fu cola maravi-
gliofa, ch'egli infermo, fubito dopo avere ricevuta la grazia del Bat-
tcfimo,morì. Ma in Ravenna accadde un fatto vitupcrofo per quella
Corte. Grata Giufta Oniria Jugujla^ Sorella di Valentiniano Impera-
dore, ficcome poco fa vedemmo, non per anche maritata fi flava in
Corte colla Madre e col Fratello, ma fenza quella buona guardia, di
cui abbifognano le Fanciulle. Perciò ella ebbe comodità di troppo
dimefticarfi con Eugenio fuo Proccuratore, e ne reftò gravida. Mar-
cellino Conte Iltorico (0 quegli è, che notò quello brutto avveni-
mento, con aggiugnere, ch'ella Onoria fu inviata alla Corte di Teo-
■ dofjo Auguflo. Qui lì dimanda, qual fia fiata la prudenza di que'
Regnanti, in tener si poca guardia alle PrincipefTe fanciulle, e quale
in aver prefo il ripiego di (cacciare la mal' accorta PrincipefTa. In vece
di occultar quello fallo, par quali, che li lludialTcro di divulgarlo da-
pertutto. In quefti tempi fiorì in Provenza Vincenzo Lerinenfe ^ Au-
tore dell'aureo Commonitorio contra le Erefie, ma creduto per qual-
che tempo fautore degli errori de' Scmipclagiani . San Profpero fcrilTc
contra di lui.
Anno
Annali d' Italia. 89
Anno di Cristo ccccxxxv. Indizione iii.
di S I s T o III. Papa 4.
di Teodosio II. Imperadore 34. e 18.
di Valentiniano III. Imperadore 11.
p r. y 5 Teodosio Augusto per la quindicefima volta,
ConloU ^ Valentiniano Augusto per la quarta.
TEodofio Imperadore, zelante cuilodc della dottrina della Chiefa, Era Volg.
perchè tuttavia bolliva in Oriente una fiera difcordia per cagio- ANN043?.
ne del condennato e depofto Ncftorio, in quell'anno fece proibire la
lettura de i di lui Libri (a), con ordinare eziandio, che folTero bru- (a) Pas'tut
ciati. Furono in oltre cfiliati non pochi Vcfcovi, che oftinaramcnte o Crit. saron.
non volevano condcnnar quell'Eretico, o ricufavano di aver comunio-
ne con Cirillo Vefcovo d'Aleflandria, cioè col primo mobile di tutti
gli atti contra di Neftorio. Intanto Inezia Generale di Valentiniano,
Hrcondochè abbiamo da San Profpcro W, era paflato nelle Gallie, per (b) Profper.
mettere in dovere i Borgognoni, cioè que' Barbari, che già ftabiliti "* *^'''>"'^-
nel paefc, onde poi venne li nome della Borgogna, ed in altri circon-
vicini paefi , infcftavano le Provincie Romane . Idacio (') fcrive , che (e) irìacins
coftoro fi ribellarono, con indizio, ch'effi fignoreggiavano bensì in "» chrcnic».
quelle contrade, ma con riconoi'ccre l' Imperador d'Occidente per lo-
ro Sovrano . Riufcì a quel valorofo Generale di dar loro una rotta ta-
le, che Gundicario Re dc'racdefimi fii obbligato a fiipplicare per ot-
tener la Pace, che gli venne accordata da Aezio. Fa menzione di quc-
fta vittoria anche Apollinare Sidonio {d) con dire, che i Borgognoni s'è- (d) sidtn.
rano fi:atenati contro la Provincia Belgica-, e che /Ivito^ il qual pofcia "^ Paneg-jr.
fu Imperadore, anche quella volta fu compagno di Aezio nello fcon- -^^"'•
fìggerli. Abbiamo parimente dal fopradetto Profpero, ficcome ancora
da Ci-ilìidario (0, che nel Febbraio del prefente anno in Affrica nella Ce) Cajfai.
Città d'Ippona fu conchiufa la Pace fra l' Imperador Valentiniano, e '" chranìco
Genferico Re de' Vandali, con avere il primo ceduta all'altro una por-
zione dell'Affrica. Sant'Ifidoro (/) attcfla, che Genferico in quella (fi ;f,d(,rus
occifione fi obbligò con forti giuramenti di non molcftar in avvenire *'» chcmco.
le Provincie Romane. Quella Pace, che l'Autore della Mifcella C^) Va^ditl.
chiama più torto neceflaria, che utile, fu maneggiata e condotta a fine %'-,rl^Ji{
da Trigezio Ufizialc di Valentiniano. E d' efTa fa menzione ancora Pro- ut, ,4"
copio W, con lodare la prudenza di Genferico, il quale fenza lafciarfi (.h"- rrnop.
gonfiare dalle pafiate profpcrità, penfmdo, che fé continuava la gucr- '• '• f- 4 ■■(
ra, poteva voltar faccia la fortuna, giudicò più fpcdiente di afiìcurar ^"^
colla Pace le conquide già fatte. Aggiiignc Procopio, che Genferico
fi obbligò di pagar ogni vano tributo a valentiniano Auguflo, e che
Tm. UL M per
Er* Volg.
An N0435.
fa) Marceli,
Comes in
Chronico .
(b) Pro[per
Tiro in
Caronict.
(0 D»:
Cangi in
Glojj'ar. La-
tinit. ad -va-
ttm Bagau-
da.
(d~' Sigon.
de Regno
Occidente
lib. \^.
(e) Theod.
Bfifi- 43-
(f) Ihefau-
rus Novus
Infcriftion.
Cl'if Con-
fulum .
90 Annali d' Italia.
per fìcurczza de' patti mandò per ortaggio a Ravenna Unnerico fuo Fi-
gliuolo. Certo è, che reftò in poter dell' Imperadorc Cartagine: qual
patte toccaflc a Genferico, lo vedremo più abbaflo . Era t'uggito a
Coftantinopoli Scbaftiano Conte, e Genero già di Bonifazio Patrizio,
ficcome è detto di l'opra. Bifogna, che la perfecuzione d' Aezio Pa-
trizio il raggiugnede fino colà} perciocché fotto quell'Anno raccon-
ta Marcelhno Conte («), ch'egli fuggì dalla Città Augufta, e che
poi in Affrica fu uccifo. Ma egli non andò a dirittura in Affrica, e
la fua morte appartiene ad altro tempo, ficcome vedremo piii a baffo.
Sembra bcnsi doverfi riferire a quell'Anno ciò, che narra Profpcro
Tirone (*), cioè che nella Gallia ulteriore fuccedette una confiderabil
ribellione, di cui fu capo un certo Tibatone, con efferfl levati que'
Popoli dall'ubbidienza del Romano Imperio. Avvenne di più, che in
mezzo a quelle turbolenze quail tutti i Servi, o vogliam dire gli Schia-
vi, fottrattifi all'ubbidienza de'lor Padroni, in Bagaudam confpirave'
re. Colle quali parole vuol dire, che coltoro fi gittarono nella fi.zio-
ne de' Bagaudi . Cosi erano chiamati nella Gallia le migliaia di conta-
dini, e l'altre perfonc, che per cagione del mal governo de gli Ufi-
ziali dell' Imperadore s'erano ribellati molti anni prima, e dopo efferfi
fatti forti nelle Cartella e Rocche, viveano di ladronecci e rapine.
Veggafi il Du-Cange (f) . Con colloro dunque s' attrupparono anche
in gran parte i Servi di quelle contrade, per vivere col meftiere in-
fame de gli altri . Scrive il Sigonio {d) , che Valentiniano Augurto li
portò in queft'anno a Roma per folennizzarvi l'anno Decimo del fuo
Imperio: il che fu fatto con gran magnificenza di Giuochi e Spetta-
coli. Onde s'abbia egli tratto quefto viaggio dell' Imperadorc, non
l'ho finquì rinvenuto.
Anno di Cristo ccccxxxvi. Indizione iv.
di Sisto III. Papa y.
di Teodosio li. Imperadore 3 jT. e 29.
di Valentiniano 111. Imperadore 12.
/-> e y ^ Flavio Astemio Isidoro; e
Conloli ^ Flavio Senatore.
AMendue qucfti Confoli furono creati in Oriente da Teodofio Au-
gurto. Senatore fi truova ancora chiamato Pam'z/o in una Lette-
ra di Teodoreto (^), e ne gli Atti del Concilio Cakedonenfe . Gli ho
- dato il nome di Flavio, perchè cosi ha un'Ifcrizionc, da me prodotta
nella mia Raccolta (/) . Durava la pace tra i Romani, e i Goti ap-
pellati Vifigoti, che fignorcggiavano nella Gallia le Provincie dell' A-
quitania e Settimania. Ma te^oderko Re d'cffi Goti, non contento de'
con-
Ankalid' Italia. 91
confini del fuo Regno, cercò in qucfti tempi di dilatarlo alle fpefe Era Volg.
de' vicini. Però ufcito in campagna, fecondochè attefta San Profpe- Anno 436.
ro (a) s'impadronì della maggior parte delle Città confinanti, e pofc },7(f^7l«X
l'aflcdio a Narbona. Fecero Tungaracntc una gagliarda difefa i foldati
Romani co i Cittadini, ma per la mancanza de' viveri erano vicini a
cadere nelle mani del Re Barbaro, quando ^et/o Generale dell' Impc-
radore, che fi trovava allora nelle Gallie, fpcdi in loro aiuto Lilorìo
Conte con un groflb corpo di milizie. Quelli avendo fatto prendere
a cadauno de' cavalieri in groppa due moggia di grano, minori di gran
lunga allora, che quei d'oggidi, fi fpinfe coraggiofamente innanzi, e
gli riufcì d' entrare nella Città con provvederla abbondantemente di
vettovaglia. Allora i Goti, o fia che feguiflc un combattimento in cui
ebbero la peggio, o pure che vcdcficro ceffata affatto la fperanza di
conquidar quella Piazza, e maflìmamente dopo un sì poderofo rinfor-
zo di viveri e di gente, ritiratifi in fuga, abbandonarono 1' afTedio .
Idacio {l>) anch' egli fcrive (ma fotto l' anno feguente ) che i Goti co- (b) idaàus
minciarono ad affediar Narbona; e pofcia o fui fine d'cflb anno 436. '» cbronic».
o pure nel fufTeguente 457. fcguita a dire, che Narbona fu liberata
dall' affedio de' Goti per valore di Aezio Generale della milizia Cefa-
rea: il che fa vedere, che non è fempre iicura la Cronologia d' Ida-
cio. Sant'Ifidoro {e) aggiugne, che Teodcrjco fu meflb in fuga da (e) ifidorm
Litorio Capitano della milizia Romana, il quale menava in fuo aiuto "f clironU,
gli Unni. A queft'anno ancora, o al feguente s'ha da riferire una fcofTa
grande data al Regno de' Borgognoni nelle Gallie. Profpero Tirone (.d) (j) pmfper
lafciò fcritto, che s'accefe una terribil guerra tra i Romani e Borgo- Tiro m
gnoni, e che effendo venuti ad una giornata campale, Aezio Generale <^^''<""^»-
de' Romani riportò un' infigne vittoria colla morte di Gundicario Re
di que' Barbari, la Nazion de' quali ivi perì quafi tutta. San Profpero
aggiugne, che in quell'imprcfa gli Unni furono collegati de' Romani,
anzi a loro ftcfll attribuifce quefta gran vittoria. E che in quello fatto
d'armi intervcniflc lo (leiro Attila Re de gli Unni, fi raccoglie da Paolo
Diacono nelle Vite de' Vcfcovi di Metz CO» dove narra, che Attila, (e) Paulus
dopo avere atterrato Gundicario Re de' Borgognoni, fi diede a faccheg- nìacon. in
giar tutte le contrade delle Gallie. Ma convicn ben confefiare, che ^"" ^P'-
la Storia di quelli tempi refta affai fcura e mancante di notizie, non ^'^^T' '*''"
fapendo noi, dove allora aveffero la lor fede gli Unni, i quali di fo-
pra vedemmo cacciati dalle Pannoniej ne come Attila entraffe nelle
Gallie, e ne ufciffe poco appreffo; né perchè fé era in lega con Ae-
zio, fi metteffe poi a dcvaftar' cfle Gallie. Aggiungafi, che Idacio (/) (0 ^didus
imbroglia la Cronologia, perche fembra rapportar quello fatto piut- '" ^^"»>"'
tofto all'anno luffcgucnte, fé è vero ciò, che pretende il Padre Pagi,
cioè, che il fuo anno d' Abramo 24f3. cominci il primo dì d'Otto-
bre dell'anno nofrro 43(5. perciocché Idacio fotto quell'anno, dopo
la liberazion di Narbona Icrive, che furono uccifi circa venti mila
Borgognoni . Bifogna ancora fupporre, che i Svevi nella Gallizia inquic-
taffero i Popoli Romani, giacché il medcfimo Idacio fotto lo lleffo
M i anno
<>x Annali D* Italia.
E HA Volg. anno racconta, che furono fpcJiti per Arnbafciatori a quella barbara
Ah NO 436. Nazione Ccnforio e Frctimondo per commcffione, come fi può cre-
dere, di Aezio. Per altro non fuiTifte ciò, che racconta Profpero Ti-
ronc, cioè che pcriiTc quali tutta la Nazion de' Borgognoni, perchè
oltre al vederla tuttavia durare, all'Anno 4^6. troveremo anche i Re
loro per atteftato di Giordano Storico. Abbiamo poi da Marcellino
( ì Mar il ^^^^^ ^"^ » ^^^ Teodofio in queft' anno andò a Cizico Città della Mifia
cìtr.eJ'7n ' P^'" mare j e dopo aver fatti a quella Città molti benefizj, fc ne tor-
chro^^ico. nò a Goftantinopoli. Da un rclcrirto ancora, che vicn rapportato dal
(b) BaroTt. Cardinal Baronio (*), intendiamo, che nel prefente anno da eiFo piif-
uìnnaL Ecc. £^^^ Augufto fu relegato in Oafi , luogo di folitudinc ncU' Egitto
1' empio Neftorio, perchè avendolo prima confinato in un Monillero
di Antiochia, non lafciava di feminar le fuc ercfic. Però non fi fa ve-
dere, quali bilance adoperaflc il Cardinale Annalifta, là dove accufa
quel pio Impcradore di una peccaminofa indulgenza vcrfo queir Ere-
fiarca . Sbalzato poi di qua e di li quello mal uomo , e più che mai
oftinato ne' fuoi errori , finì di vivere, e d'infettare la Chic fa nel pre-
fente anno. Evagrio, Teodoro Lettore, Cedreno, e Niceforo, fcri-
vono, che gii li putrefece la pcrfona tutta, e gli fi empie di ver-
mini la lingua) ma non c'è obbligazione di predar fede a queflto
racconto.
Anno di Cristo ccccxxxvii. Indizione v.
di Sisto HI. Papa 6.
di Teodosio II. Imperadore 36. e 30.
di Valentiniano III. Imperadore 15.
Confoli \ Aezio per la feconda volta , e Sigisboldo,
V Edemmo di fopra all'anno 450, S^e^isvoUo Generale dell' Armata
di Valentiniano in Afirica. Egli e quello ftefio, che ne i Farti
del prefente anno fi truova Confolc, cflcndo lo fteflo nome Sigisboldo^
e Segisvolt». Afcefe dipoi quello perfonaggio anche alla Dignità di Pa-
trizio, facendone fede Coftanzo Prete nella Vita di San Germano Ve-
fcovo Autiflìodorenfe, o fia di Auxerrc nella Gallia. In quelli tempi,
(e) Profiier ^^^ attcftato di San Profpero (0, non contento Gcnferico d'aver tolto
** ^*""""'- jn Affrica tanto paefe all'Imperio Romano, fi diede ancora a perfc-
guitar i Cattolici, con pcnfiero di far ricevere a quegli abitanti 1' Ere-
fia Ariana, ch'egli colla Nazione Vandalica profclTava. L'odio fuo
principalmente fi fcaricò fopra i Vcfcovi Cattolici, i quali fenza la-
fciarfi atterrire dalle minacce e da i fatti di quel Barbaro, follenncro
coraeeiofamentc la vera Religione . Fra elfi i più riguardevoli furono
^^ PoJÌ-
Annali d' Italia. 93
Pejftdio Vefcovo di Calama, Navata di Sitifa, e Severia'^o ò\ non so Era Vo!g.
qua! Sedia, a' quali furono tolte le Bafiliche , e dato il bando dalle AKN0437.
Città. Nelle Gallic poi, ficcome lafciò fcritto il fuddetto San Pro-
fpcro, in queft'anno Aezio fece guerra a i Goti, avendo per fuoi Col-
legati gli Unni, che tuttavia ftanziavano in quelle parti . E fotto quc-
fto medefimo anno ci fa fapere Profpero Tirone ("), che fu prefo Ti- W ^f'/^f
batonc con gli altri Capi della ribellione fvegliata nella Gallia ulterio- ^f" '?
re, parte de' quali tagliata fu a pezzi j e che quefta vittoria fervi an-
cora a dileguar le infolcnze de i Bagaudi fopra defcritti . A vea Valen-
Ciniano, quand'anche era fanciullo, uccome è detto di fopra, contratti
gli Sponfali con Licinia EudoJJia Figliuola di Teodofio II. Impcrador
d'Oriente, quando anch' efla era di tenera età. Ora giunto il tempo
di effettuare il matrimonio, Valentiniano fi mofle da Roma per mare
alla volta di Coftantinopoli. Socrate Scrittor di que* tempi oflerva (^), W ^»('^»t-
che erano difpofte le cofe , e convenuto tra Teodofio e Valcntiniano , ^^y\ ^'^'^'
che le Nozze s'aveflcro a fare ne i confini dell'uno e dell'altro Im- • '• '• 44-
perio, e che perciò era ftata. eletta Teflalonica, o ha Salonichi . Ma
Valcntiniano con fuc Lettere fece fapere a Teodofio, che non volea
permettere tanto di lui incomodo, e che a qucfto fine egli andrebbe
in pcrfona a Coftantinopoli . Laonde dopo avere gucrnito i piìi im-
portanti Luoghi del fuo Imperio di buone guarnigioni , pafsò a quella
Regal Città, dove feguirono le fplendide Nozze di quelli Principi.
Ma ftrana cofa e, che Socrate riferifce un sì rilevante avvenimento
fotto il Confolato d'ifidoro e Senatore, cioè nell'Anno precedente :
là dove Marcellino Conte (0, la Cronica Alcfiandrina (^), Caflìodo- cori!s^7n^'
rio CO, e San Profpero (/> lo raccontano fotto l'anno prefente. E chr'nìlo.
l'Autore d'efla Cronica Aleflandrina fcrive, che quella funtuofa fun- (d) chron.
zione fegui nel di ip. d' Ottobre . Più ficuro è l'attencrfi a tanti Au- ^''*'""'''-
tori tutti concordi, che al folo Socrate, al cui tefto può eflerc flato riuiìnchró-
aggiunto da qualche ignorante de' Secoli fuflcguenti quel Confolato. nico.
Si partì poi Valcntiniano colla Moglie Augufta da Coftantinopoli j ma (0 Profptr
perchè non fi arrifchiò di continuare il viaggio per mare in tempo di '" <-*''"''<■'•
verno, fermofli colla Corte in Teflalonica fino alla nuova ftagione. Ma
non fi dee tacere una particolarità aflai rilevante . Solito era preflb i
Romani, e dura tuttavia il coftume, che i Mariti prendano non foll-
mente la Moglie, ma anche la dote pingue, per quanto fi può. Il
contrario fuccedette in quefte Nozze. Bilognò, che Pbcidia Augufta,
e il Figliuolo Augufto, it vollero conchiuderc quefto Matrimonio-,
cedcflcro all' Impcradore Teodofio la parte dell' illirico fpettantc all'
Imperio d'Occidente. Ne dobbiam la notizia a Giordano Storico {g) . (g) JtrJan.
E Caflìodorio (A) ancora lafciò fcritto, che Placidia fi proccurò una '^' succtjf.
Nuora colla perdita dell'Illirico, e che il matrimonio del Regnante n'fTTj
divenne una divifion dolorofa per le Provincie. Finalmente è da of- U. jf £.'
fervarc, che Valcntiniano ed Eudoflìa erano parenti in terzo grado, e pi fi. i.
pure niano degli Scrittori notò, che per celebrar quelle Nozze foflc
prcfa difpenfa alcuna.
Anno
y4
Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccxxxviii. Indizione vi.
di Sisto III. Papa 7.
di Teodosio II. Imperadore 37. e 31.
di Valentiniano III. Imperadore 14.
Confoli k '^^^'^^^^ Augusto per la fedìcefima volta,
1 Anicio Aciuo Glabrione Fausto,
Era Volg.
A NN0438.
(a) Thef.
nevus Iiw
fcrìptìon.
fag. 404.
(b) Gtthof.
in Prolego-
men. ad
Codic.
Jhttdif.
(e) ProfftT
Tiro in
Chronico,
(d) Stcrat.
Hi/i. Eccl.
Uh. 7. e. 46.
(e) rheoph.
in Chronogr.
(f) Hiftor.
Hi/cella.
lib. 14.
(g) Evagr.
lib. I. e. ÌO.
INomi del fecondo Confole, non conofciuti in addietro, rifulrano
da un' Ifcrizione da me data alla luce («). S'era creduto in pafTato
per fallo dc'Copifti, che Teodofio Augullo nell'Anno 43^. avefle
pubblicato il Codice, chiamato dal fuo nome Teodoflanoj ma Jacopo
Gotofredo {b) mife in chiaro, che Iblamentc nel prcfcnte Anno fegul
quella pubblicazione . In fatti fi truovano in cffo Codice Leggi date
anche nel 436. 6437. La Legge, con cui fu confermato cfTo Codice
da Teodofio, fi vede indirizzata a Fiorenzo^ che era Prefetto del Pre-
torio dell'Oriente in queft'Anno, e non già nel 43 f. Profpero Ti-
fone (0 anch' egli fotto quell'Anno riferifce l'edizion d'cfib Codice.
Quefta nobil fatica, e Raccolta di Leggi Imperiali (ccc grande onore
a Teodofio Imperadore, ciTendo (lato ricevuto eflb Codice non folo
nell'Oriente, ma anche nell'Occidente per l'Italia, Francia, e Spa-
gna, e fin predo i Barbari, che s'erano piantati in quelle Provincie.
Quello credito gli avvenne , perchè dianzi la Giurifprudenza avea
delle Leggi contrarie fra loro, e molte d'effe occulte, e fparie qua
e là con innumerabili Confulti e rifpollc , di maniera che i Giudici
e Legifti faceano alto e baffo, e decideano con fommo arbitrio le
caufe., mancando loro un intero Libro delle Collituzioni de' Principi .
In queft'Anno pure effo Imperador Teodofio lafciò andare Eudocia
Augufta fua Moglie a Gerufalemme, a fciogliere un voto fatto a
Dio (a'), fé potevano maritar la Figliuola, ficcome poi loro venne
fatto. Anche Santa Melania la giovane, allorché fu in Coftantinopo-
li, avea efortata l' Imperadrice alla vifita di quc' Luoghi fami 5 ed effa
Melanii). trovandofi poi in Gerufalemme andò incontro all' Imperadri-
ce, e ne ricevette molti onori. Fanno menzione ancora di quella an-
data Teofane (0, e l'Autore della Mifcella (i), ed Evagrio (0, e
tutti concordano, ch'ella ornò di ricchiffimi doni le Chiefe non fo-
lamcnte di Gerufalemme, ma anche di tutte le Città, per dove ella
f)afsò neir andare e tornare. Aggiugne di più Evagrio, eh' effa rifece
e mura della fanta Città, e quivi edificò varj Monallerj , lafciandc^
dapertutto fama di piiifima Principcffa. Ma Evagrio confonde con oucit'
andata l'altra, clie fegui dopo alcuni anni, e della quale parleremo
più abbaffo. Accadde ancora in qucit'Anno, che predicando Proclo
Ve-
Annali d' Italia. fs
Vefcovo di Coftantinopoli le lodi di San Giovanni Grifo (tomo fuo E» a Vo!».
Anteccflbrc (^), il Popolo alzò le voci, domandando, che il fuo Corpo ANNG438.
fofle riportato in quella Città, dove era (tato Pallore C*^) . Però Tco- jf^ t"'^'"^^
dofio, udite le premure di Proclo e del Popolo, puntualmente ne efc- (t)' saron. '
gui la Traslazione con gran falennità, e con chieder egli perdono, e Annd. Ecc.
pregare per gli fuoi Genitori, che aveano perfeguitato cotanto un
così infignc e fanto Prelato . E nel prcfcnte Anno abbiamo da Eva-
grio (<■), che furono ancora trafportate le facre ofla dell' incomparabil (e) Evagr.
Tanto Martire Ignazio dal Cimitero fuori d'Antiochia entro la Città W. i. e. 16.
nel Tempio appellato Ticheo. Intanto venuta la Primavera, Valenti- j^"tp>"»-us
niano Augufto colia Real Conforte, per atteltaro di Marcellino Con- (i)'^'jJànel'.
te, C'^), partitoli da Salonichi, felicemente lì reftituì a Ravenna. Du- //«. Comes
lavano tuttavia varj moti di guerra nella Gallia, dove i Goti erano »>» chronk.
in armi. San Profpero (0 nota fotro qucft'Anno, che centra di que' (*^) Prefi>er
Barbari fu combattuto con felicitai & fdacio (/) ci fa lapere, che '/q j^tclm
riufcì ad Aezio Generale dell' Armata Imperiale di tagliar a pezzi otto ia chrtnic.
mila d'effi Goti. Aggiugne il mf defimo Autore, che i Svevi, da'
quali era infellàta una parte del Popolo della Gallicia, fi ridufiero a
riconfermar la pace. Gravemente s'infermò in qacfti tempi Ermerica
Re de'medefirai Svevi, e però dichiarò Re fuo Figliuolo Rechila, il
quale apprefTo Singilia Fiume della Betica con un corpo di gente
diede battaglia ad Andevoco,e Io fconfifie, con refiare fua preda un
groflìflìmo valfente d'oro e d'argento. Il Sigonio Ci), a cui manca- (g) Stgon'ms
vano molti aiuti per la Storia, che fon venuti alla luce dipoi, narra ^•j^' '^' °'"
in quell'Anno, ma fuor di fito , che i Goti in Ifpagna fconfi fiero l'^;.''"^' '"*
Rechila Re de' Svevi, e gli tolfero il teforo . Anzi Rechila fu nell'
Anno prefente vincitore, e quell' Andevoto era Capitano dell' cferciio
Romano, perciocché Sant'Ifidoro {h) fcrive, che Rechila con una ^^^ J^'^"'"'?^
gran parte dell'efercito (cct giornata con Andcboto Duce della mili- '^-vevor.'"''"
zia Romana, che gli era venuto incontro con gran forza, e preflb Sin-
gilio Fiume della Betica il mife in rotta, con venire alle lue mani il
teforo del medefima. S'era poi formata nell'Anno antecedente, per
attefiato di Profpero (0, una compagnia di^ Corfari di mare, compo- n) profter
Ila di defertori Barbari, cioè Vandali, Goti, e Svevi; e coftoro nel ilfidtm.
prefente diedero il guatlo a molte Ifole del Mediterraneo, e fpezial-
mente alla Sicilia. Ma abbiamo lotto quefl.'Anno da Marcellino Con-
te (^), che Coiradi, uno de' Capi di quefl;i Corfari, con aflaiflìmi fuoi (ys Marceli
fcguaci fu p re lo ed uccifo . Fioriva in quelli tempi Falena Faltonìa inchronicò.
Proba, Moglie di Adelfio Proconfole, Donna di felice ingegno e fcien-
ziaia, che compofc i Centoni di Vergilio. Ad imitazione di cfia an-
che Eudocia Moglie di Teodofio Augufto formò i Centoni d'Omero.
Fiorivano ancora San Cirillo Vefcovo di Alefiandria, e Teodoreto Vc^
fcovo di Ciro, eccellenti Scrittori della Chiefa di Dio.
Anno
96
Annali d* Italia.
Anno di Cristo ccccxxxix. Indizione vii.
di Sisto III. Papa 8.
di Teodosio IL Imperadore 38. e 32.
di Valentiniano III. Imperadore ij.
Confol* % Teodosio Augusto per la 17." volta,
\ e Festo.
Era Volg.
A-NN0 439.
(ai ■Evagr.
nifi. lib. I.
caf. 10.
(b) Chronic.
Aitxandr.
(e) Marcel-
Ufi, ibidtm ,
(d) mvtll.
Theodof.
rie. Ili.
Tom. 6.
Codic.
Thtedof.
(e) Aintll.
Vit. Epifct-
for. Raven-
nat. Tom. ^.
Pan. i.Rtr.
Itaiuar.
DOpo avere impiegati moki Mefì 1' Augufla Eudocia nella vifita
de' fam;i Luoghi di Gerufalerame, fcn venne ad Antiochia, dove
quel Popolo, fècondochc fcrifTe Evagrio (<») in memoria fua le innal-
zò una ftatua di bronzo, lavorata con molto artifizio . Ed cfla poi in ri-
compenfa di quefto onore fu cagione, che Tcodofio fuo Conforte fe-
ce una confiderabil giunta a quella Città, con ampliare il muro fino
alla Porta, che guida al Borgo di Dafne. Ma fecondo la Cronica A-
leflandrina W, Eudocia andò ad ^Antiochia nel fecondo fuo viaggio a
i Luoghi fanti, ficcome vedremo all' Anno 448. Finalmente, come nar-
ra Marcellino (f), efla fi relHtuì a Coltantinopoli con portar feco le
Reliquie di Santo Stefano Protomartire, che furono porte nella Bafi-
lica di San Lorenzo . Pativafi pei da gran tempo una grave careftia in
Oriente, ed attribuendone il piiflìmo Imperador Teodofio la cngionc
a i Giudei, a i Samaritani, a gli Eretici, e maffimamenre a i Genti-
li, i quali ad onta di tanti Editti feguitavano in fcgreto a fagrificare
a i lor falfi Dii, pubblicò in quell'Anno un fevcritlìmo Editto contra
de'mcdefimi, il quale fi legge fra le di lui Novelle (d) . Altri Editti
pubblicati dallo fteflb Imperadore fopra varie materie in quell'Anna,
fi poffono vedere fra le ftefic Novelle. Sappiamo ancora dalla Croni-
ca Aleflandrina, ch'^flb Imperadore fece in quelli tempi le mura al-
la Città di Collantinopoli per tutta la parte, che guarda il mare. Ma
di Valentiniano Augufto non s' ha memoria alcuna in quell' Anno . Egli
probabilmente fi dava bel tempo in Ravenna, Città, che nel prelcn-
tc, o nel fuflcguente Anno, come fofpctta il Padre Baccbini nelle fuc
Annotazioni alle Vite de'Vefcovi Ravennati di Agnello (f). Autore
del Secolo Nono, meritò d'avere per fuo Vefcovo San Pier Grifolo-
^^), celebre Scrittore della Chicfa di Dio, e probabilmente primo Ar-
civelJcovo di Ravenna, la cui elezione, fècondochc s'ha dallo fteflb
Agnello, fu miracolofa. Ne e da ftupiie, fé dimorando Galla Placi-
dia, e Valciitiniano IH. Augufti in Raverma, volendo eflì condecorar
quella Chitfa, ottennero dal Romano Pontefice, eh' cfla foflc eretta in
Arcivefcovato, e che i\ fmcmbrafTcro dalla Metropoli di Milano mol-
te Chiefc, per fottoporle al Metropolitano di Ravenna. Già difll, che
nella concordia Icguita in Affrica tra il fuddetto Augufto Valentinia-
no,
Annali d' Italia 97
no, e Genferico Re de' Vandali, fu dato in ortaggio C/«»cwo Figlino- EaAVolg.
lo del Re barbaro all' Imperadore per la ficurczza de' patti. Da lì in- Anno 439.
nanzi fi ftudiò l' attuto Genferico di moftrarc una tenera amicizia e un
totale attaccamento a Valentiniano, tanto che per atteftato di Proco-
pio W, gli venne fatto di rÌ4vere il Figliuolo in libertà, e di vederfe- (a) Procop.
lo rcftituito in Affrica. Allora fu, che l'empio e disleale mettcndofi l'b- 1. (■ a-
fotto a i piedi la parola data e i giuramenti, all'improvvifo ti fpinfe
coll'efercito fotto Cartagine, Metropoli dell' Affrica, fbctopolta da tan-
ti Secoli all'Imperio Romano, e l'occupò. Idacio W fcrive, che ciò (b) iduchit
feguì con frode j colle quali parole non i\ fa s'egli intenda l'avere con '» chror.ic.
fìnta pace ed amicizia tradito Valentiniano, o pure, come veramente
s'ha da San Profpero (f), l'avere con qualche inganno trovata la ma- ^j.) prefter.
nicra d'impadronirfi di quella infigne Città. Secondo Marcellino Con- in chrtnìc.
te (.d) fcguì tal prcfa nel di 13. d'Ottobre del prefente annoj fecon- {.^'Marceli.
do idacio nel dì ip. d'eflo Mefe, ma dell'anno precedente, fé e ve- ^^7/«ic7
ro, come vuole il P. Pagi (e), che Idacio fi ferva dell'Era d' Abra- (é) Pagùs
mo, il cui anno cominci nelle Calende d' Ottobre . Meglio è attenerfi Crit. Barar..
a San Profpero e a Marcellino fu quello punto, e tanto più perchè
s'incontrano tai falli di Cronologia nella Cronica d' Idacio, fia per di-
fetto fuo, o dc'Copitli, che non fi può francamente valere della di lui
autorità, per iftabilire con ficurezza i tempi. Fu la mifera Città di
Cartagine porta a facco, per tertimonianza di San Profpero j tormen-
tati i Cittadini, perchè rivclaflero le ricchezze, che aveano, e che non
aveano} fpogliacc le Chicle, e date a i Preti Ariani, con altre orride
crudeltà, fpezialmente contro i Nobili, e contro la Religione Cat-
tolica, balviano Prete di Marfiglia, e zelantiffimo Scrittore di querti
tempi, là dove narra (/) la perdita di quella gran Città, defcrive an- ^f, e ; •
Cora il precedente fuo (tato con dire, ch'efTa per lo fplcndore e per ^us L ^.'^dt
k dignità gareggiava con Roma, e poteva appcllarfi un'altra Roma, vnt judie.-
perchè quivi fi contavano tutti i Magiltrati ed Ufizj, co' quali in tut-
to il Mondo fi reggono i Popoli j quivi era Scuola dell' Arti Libera-
li, raro ornamento allora di una Città j quivi la Filofofia, le Lin<^ue,
i Coftumi s' infegnavano i quivi flava una buona guarrligion di foldati
co i loro Ufiziali, e il Governatore dell'Affrica. Proconfole bensì di
nome, ma Confole quanto alla potenza. ApprefTo foggiugne, che Car-
tagine era piena di Popolo, ma piiì d'iniquità; abbondante di ricchez-
ze, ma più di vizj, e mallìmamente di difonertà, ubbriachezze, be-
flcmmie, ladronecci, oppreffioni di Poveri, Idolatrie, odio contrade'
Monaci fervi di Dio, e d'altre malvagità, ch'io tralafcio . Il perchè
Salviano attribuifce a maniferto gartigo di Dio le calamità, che W ro-
vcfciarono fu quella Città. Di la fu cacciato il Vefcovo con affairtì-
mi del fuo Clero, per quanto s'ha da Vittore Vitenfe (^), e l' lue fia ^g"* ^'f'"'
Ariana profeflata da i Vandali maggiormente fi dilatò per 1' Aifnca. ^Ir}"luutil
A così fune rta difavventura del Romano Imperio, un'altra fé ne ne'vand'a-
aggiunfe nelle Gallic. Durava tuttavia in quelle parti la Pace tra 1 '»r. Uè. i.
Romani , e Teoderico Re de i Goti , o vogliatn dire Vifigoti . Littorie
Tom. ni. N Con-
98 Annali d' Italia. ■
Era Volg. Conte, che dopo Aezio facea la prima figura nelle Armate dell' Im-
ANN0439. peradorc, invogliato di fupcrar la gloria d'efTo Aezio, ruppe quefta
pace, e fatto inoltrar l'efcrcito, determinò di dar battaglia a i Goti,
con aver in Tuo aiuto gli Unni. Coflui fi fidava affai de i profefTori
della Strologia giudiciaria, e delle rifpofte de i Demonj, ficcome ab-
^^ chf^'" biamo da i Santi Profpcro (<»), ed Ifidoro Wj laonde imbarcato dalle
(b) ilid'orHs '^'f ^^^^ promcffe, attaccò la zuffa, con far fulle prime tal macello
m chrtnko. di que' barbari, che gli parca di tenere in fuo pugno la vittoria. Ma
rimafto luì accidentalmente prigioniero d'effi, l'Armata fua non fece
altro progreflo, e dovette (onare a raccolta. Abbiamo ancor qui la tc-
{q\ Salvia- ftimonianza di Salviano (^), che defcrive la fuperbia e la temerità
nm dt Pro- d'eflb Littorio. Imperocché i Goti informati delle forze, che coftui
vtdent. Dei conduceva, bramando la pace, aveano fpediti per tempo Vcfcovi a
'■ chiederla j ma Littorio ricusò e fprezzò ogni accomodamento. Tco-
derico all'incontro, benché Ariano, mettendo la fua fperanza in Dio,
prima di combattere, prcfe il cilicio, fi diede alle orazioni col fuo
Poy^olo, e poi ufcì alla battaglia j laddove Littorio fidandofi de'fuoi
Indovini, e della forza de gli Unni, i quali fecero un mondo di ma-
li, dovunque paff'arono, entrò in campo, ma con rimaner prigionie-
ro. Fu egli condotto legato fra le derifioni della plebe Gotica in To-
lofa. Città, in cui egli s'era figurato di entrar vincitore in quel me-
defimo giorno, e in cui pofcia mifcramente flette gran tempo fra i
ceppi. CalTìodorio ancora, Sant'Ifidoro, &C Idacio fanno menzione di
quella fconfitta de* Romani V ma Tultimo d'effi Storici difcordando da
Salviano, fcrive, che Littorio prefo da i Goti, fu da li a pochi giorni
uccifo. Merita ben più fede Salviano, che m quc' tempi vivca nelle
Gallie. Ma non pafsò molto, che vedendo Teoderico dall' un canto
tuttavia affai poderofe le forze de' Romani, e confiderando dall'altro
Aezio Generale di Valentiniano, che non era bene l'azzardare una
nuova battaglia: G trattò e conchiufe la Pace fra eflì Goti e Roma-
ni, avendola fpezialmente chiefta con più umiltà di prima i Goti.
(d) sidon. Apollinare Sidonio (.d} attribuifce l'onore di qucffa pace ad ylvito^
tn Panegyr^ ch'era allora Prefetto del Pretorio delle Gallie, e divenne poi Impe-
radore . Viene atteftata quefta medefima Pace da San Profpero,. da Sant'
Ifidoro, da Idacio,. e da Salviano. E fé noi vogliamo preltar fede a
^f' ^'l'^'^"' Giordano Storico (f), effa fu fatta fui campo^ perché dopo aver com-
battuto, fenza che alcuno cedcffe, conofcendo cadauna delle parti la
forza dell'altra, fi trattò d'accordo,, e quefto conchiufo,. ognuno fi
ritirò. Aggiugne lo fteffb Giordano, che per quella Pace s'acquiftò
gran credito y////7<j Re de gli Unni) colle quaU parole il fembra fup-
porre intervenuto a quel fatto d'armi, il che non fa fé fuffifta. Narra
ff) frofptr eziandio San Profpcro (/) fotto quell'Anno, che Giuliano, famolo
i;ì chronico. partigiano dell' Erefiarca Pelagio, rincrefcendogli d'aver perduto il
Velcovato di Eclano, tentò furbcfcamcnte di rimetterfi in grazia di
Si/lo IH. Papa, con fingerfi ravveduto de'fuoi errori. Ma fcoperta
la frode da Leone Diacono, che fu poi nel fegucntc Anno creato Pa-
pa,
de Rei. Ge-
th. e. 34.
Annali d' Italia. 99
pa, fu rigettato da Sifto con plaufo di tutti i Cattolici. In oltre ab- Era Volg.
biamo da Idacio C"), che in quefti tempi riuicì a Rechila Re de i Anno 439.
Svevi nella Spagna, d'impadronirfi della Città di Emerita, oggidì •"^//"'^'f/
Merida nell' bLltremadura. Di Valentiniano Augufto ne pur fotto queft'
Anno ci 11 prefenta memoria alcuna, quando non (ì voleffe dire, eh'
egli in quefti tempi facefle fabbricare in Roma la Confcflìonc di San
Paolo (^) , cioè l'ornamento dell'Altare, fovrapollo al fuo facro Cor- ^ ^"'P'i
pò. Pesò cflb ducento libre d'argento: ma molto di piìi a mio cre-
dere avranno tefti migliori. Fece ancora cflb Augufto, fecondochè
fta fcritto in una Lettera di Papa Adriano, un' immagine d'oro,
con dodici Porte e il Salvatore, ornata di gemme preziole, ch'egli
in adempimento d'un fuo voto ordinò che fofle pofta fopra la Con-
felfione di San Pietro Apertolo . In oltre alle preghiere di Papa Siilo
III. (f) fece una Tribuna d'argento tiella Bafilica Collantiniana, pe- Ce) Anafia-
fante libre fei mila e (ecento dieci, che fu poi rapito da i Barbari. PI"" ^"'f
Si ha bensì in quelt' Anno illuftre memoria di Teodofio Augufto non
folamentc per le cofe gii dette, ma ancora per varie Leggi da lui
pubblicate, che fi leggono fra le fue Novelle id) , Particolarmente in W e*''»*
una d'cITc egli provvide alle prepotenze di chi con mendicati colori J„Jlig„j
faceva prendere dalla Giuftizia il pofleflb de' beni de' Poveri. In un'
altra ancora raffrenò i calunniatori de' Vefcovi, proibendo a i Cherici
e Monaci il venite a Coftantinopoli fenza le dimiftbrie del proprio Vc-
fcovo. Socrate j SozemenOy e •Teodoreto^ Storici Greci, fiorirono in quefti
tempi.
Anno <li Cristo ccccxl. Indizione vm.
di Leone Papa i .
di Teodosio II. Impcradore 39. e 53.
di Valentiniano III. Imperadore 16.
Confoli 5 Valentiniano Augusto per la quinta volta,
(. ed Anatolio.
El dì II, d' Agofto, per quanto pretende il Padre Pagi (0, die- (0 phìus
de fine a i fuoi giorni Silìo III. Romano Pontefice, il quale '" <^''""^-
N
fabbricò in Roma la Bafilica di Santa Maria Maggiore, ed arricchì lln"' Ann.
d'altri ornamenti preziofi le Chiefe di Roma; fopra che è da vedere
Anaftafio Bibliotecario (/), o fia 1'. Autore antichiflìmo delle Vite de' (f ) ^«i/?-»-
Papi. Stette la Sede vacante, per atteftato di San Profpcro U), qua- -^"Z %^^^ „
ranta giorni, perchè Leone Diacono, perfonaggio di gran credito, era \^chr»mc».
ito in Francia, per amicare infieme jezio^ Generale di Valentiniano
Augufto, con Albino^ mandato nella Gallia colla dignità di Prefetto
del Pretorio . Senza di lui il Clero e Popolo non volle paflarc ad cle-
N i zio-
100 Annali d' Italia.
Era Volg. zione alcuna, e però gli fpedirono con pregarlo di follecitare il Tuo
Ann 0440. rinomo. Appena giunto, fopra di lui fi unirono i voti de'facri Elet-
tori, ed egli fu creato Papa a dì zz. di Settembre, fecondo il Padre
Pagi. Quefti è San Leone il Grande, di patria Romano, piuttofto che
Tofcano : Papa gloriofo per la fua eloquen^a non meno, che per le fuc
Virtì) , e memorabili azioni. Intanto Genferico Re de' Vandali, dopo
avere occupata quafi tutta l'Affrica, più che mai fcguitò a sfogare il
fuo odio non folamente contro i Vefcovi e il Clero Cattolico di quelle
(») vuhr contrade (<»), ma ancora contra de' Nobili di Cartagine, per timore,
^èriefut ''' ^^^ "°" follevafTcro contra di lui . Però moltiffimi ne fpogliò de*
ranilii Li. beni, e cacciatili in efilio, li collrinfc a mendicare il pane nelle Pro-
vincie del Romano Imperio: penfione dura, che toccò parimente a
non pochi Vefcovi, e ad aTaiiTìmi Ecclefiaftici . Si poffono leggere le
crudeltà di coftui preflb Vittore Vitenfe. Anche Teodoreto ne fa m-i.n-
zione in varie fue Lettere. Né contento Genferico di aver occupato
sì vallo e ricco paefe, cominciò ancora a meditar voli più grandi .
E perciocché per mala ventura aveano imparato i Vandali il valerli
delle navi, in quell'Anno eflb Re loro pafsò con una gran flotta in
(b) idacius Sicilia, dove per tcftimonianza d' Idacio C^), diede il facco a non po-
tn cbronuo. ^^^ yzrù di qucU'Ifola, ed aflcdiò lungamente Palermo, ma noi potè
(e) Cajfiod. avere. Caffiodorio (e) in una delle fue Lettere notò, che 1' Avolo fuo,
/. i.F/;y?. 4. nomato anch' cflo Caffiodorio, perfonaggio di dignità Illuftrc', difefc
la Sicilia e la Calabria dall' invafione de' Vandali. Il motivo, per cui
Genferico fi ritirò dalla Sicilia, e tornò frettolofamente a Cartagine,
(d) Projpn fu fecondo San Profpero (^), perch'egli ebbe nuova, che Sebafiiano
m romeo. Q^^^^^ ^ Genero già di Bonifazio Conte, di cui parlammo di fopra
alU'anno 454. e 43f. era pafiato dalla Spagna in Affrica. Confiderò il
Re barbaro, che farebbe (lato troppo pericolofo per sé, e per gli fuoi,
fé durante la fua affenza dall'Affrica, un Uomo di tanto credito nellV
arte della guerra, e già (lato Generale dell' Armi Romane, fi fofie
meffo in teda di ricuperar Cartagine. Ma (foggiugne Profpero) Se-
bafiiano andato in Affrica, in vece di farla da nimico, fi dichiarò ami-
co de' Vandali, fperando fortuna e vantaggi preffo di loro> colà, che
non gli riufcì, anzi gli collo la vita.
(e) lìAÙns Qui con San Profpero non s'accorda Idacio W nel tempo; per-
itidttn. ciocché fcrive all'anno 444. che cffendo Sebafiiano fuggito a Cofian-
tinópoli, fcoperto che macchinava cofe contra lo Stato, gli fu detto all'
orecchio, che fé ne andaffe . Ed egli fi rifugiò preflo Teoderico Re
de' Goti, e da nimico entrò in Barcellona, cercando per quanto potè
d' impadronirfene . Sembra, che quella Città ubbidiffc allora al Ro-
mano Imperadore, e che Sebafiiano mal foddisfatto di Valentiniano ,
oftilmente v'cntraffe. Noi abbiam già veduto di fopra, che per atte-
llato di Marcellino nell'anno 4:5 f. egli fcappò da Cofiantinopoli. Che
andafle nelle Gallie, mettendo fi fotto la protezion de' Goti, e paffaffe
dipoi in Ifpagna, cioè nella Catalogna, l'abbiamo da San Profpero e
da Idacio. Nota qucfi:' ultimo Storico all'anno 445*. fuficgucntc, che
Scba'
Annali d' Italia.
lOI
Sebaftiano fu coftretto a fuggire da Barcellona, con rifugiarfi in Af-
frica prefFo i Vandali. Finalmente il niedefimo Idacio all'anno 4fo.
fcrive, che Sebaftiano efiliato e ramingo cffendofi ricoverato in Affri-
ca, e meffod fotto la protezione di Genferico, poco tempo dopo il
fuo arrivo fu per ordine di elfo Re fvcnato. Notizie difordinate, per-
chè s'egli ,nal 44f . pafsò in Affrica, e poco dipoi gli fu levatala vi-
ta: come fi può differir la fua morte fino al 4f o ? Cagione di tutti
quefti brutti falti di Sebartiano, uomo d'alto affare, e di gran pro-
dezza, fu la perfecuzione , che andò continuando contra di lui Aezio
Generale di Valcntiniano Augufto, e fuo implacabil nemico. Ma Gen-
ferico non fi fidò punto di Sebaftiano, fofpettando fraudolenta la fua
venuta-, e però prefo pretefto, ch'egli foffe Cattolico, gli propofe ,
che per afficurar maggiormente l'aleanza e fedeltà giurata, abbracciaffe
la Setta Ariana. Ma egli coftantiffimo nella vera Religione, amò più
tofto di gloriofamcnte morire foftenendola, che di guadagnarfi l'ami-
cizia del Re barbaro con abbandonarla. Vittore Vitenfc C'') è quegli,
che a lungo narra quefto tatto. Come poi San Profpero racconti fotto
il prefente anno il paffaggio di Sebaftiano in Affrica, e s'egli, o Ida-
cio abbia fallato ne' tempi, non fi può ben decidere; ma certo nel
racconto d' Idacio fi fcuopre della contradizione. In queft'anno Teo-
dofio Augufto, per animar la gente alla coltivazion delle terre, or-
dinò, che foflero elenti da i pubblici carichi tutte quelle, che le per-
fone induftriofe guadagnaffero nelle alluvioni, o nel diffeccar le palu-
di W . Con altro Editto (e) del medefimo Augufto fu fatto fapere a i
Popoli, che effendofi intefo, come Genferico^ nemico del Romano Im-
perio, era ufcito con una riguardevol flotta fuori del Porto di Carta-
gine, fenza faperfi su qual paefe egli doveffe piombare, contuttoché
fi fperaffe, che prefto arriverebbe Aezio coU'efercito, e benché Si'
gifondo (forfè Sigifvoìdo) Generale delle milizie aveffe fatto le poffibili
difpofizioni per la difefa delle corte: tuttavia fi dava la licenza dell'
armi a tutti, per poterfi opporre al Tiranno, dovunque egli compa-
riffe. Andò poi il Barbaro contro la Sicilia, ficcome abbiam veduto.
In un'altra Legge (d) ordina, che tutti i beni del Cefareo Fifco, paf-
fati in mano altrui, ancorché Ecclefiaftici, fieno fuggetti a i pubbli-
ci carichi e tributi. Tralafcio altre fue Leggi. In quefti tempi fiorì
San Petronio Vefcovo di Bologna, regiftrato da Gennadio {e) fra gli
Scrittori Ecclefiaftici. Adone (/) il chiama Figliuolo di PetronioVrc-
fetto del Pretorio i e certo fi fa da una Lettera di Sant'Eucherio C^)
fuo contemporaneo, ch'effo Santo dalla pienifima Sede della potcjìà 'mon-
dana era paffato alla Cattedra Epifcopal di Bologna. Però non è im'
probabile, che anch' egli aveffe goduta la dignità medefima di Prefetto
del Pretorio .
Era Volg.
A N n o 440.
(a) Viclor
Vitenfis 1.1.
de perftcHt.
V and Al.
(b) Novtll.
IO. in Ap-
pend. Tom.
6. Codic. •■
Theodof.
(e) Noveil.
io. iàìd.
(d) Novell.
7.1. ibid.
(e) Genna-
diiis e. 41.
de Script or.
Ecclef.
Cf) yldo in
Chron-ico
JEtat. 6.
(■g) F.ucher.
de contcmt.
Mundi ,
Anno
tot
Annali d* Italia.
Anno di Cristo ccccxli. Indizione ix.
di Leone Papa 2.
di Teodosio II. Imperadore 40. e 34.
di Valentiniano III. Imperadore 17.
Confole < Giro folo.
Eka Volg.
Anno 441.
(a) Suldas
in Ltxico ,
verb.Cyxwi.
(b) Prolpir
in Chronic.
(e) Thtoph.
(» Chremc.
(d) Ifidtru!
in Chrtnict)
V*Hdal.
(e) idMciut
in Chrtnif*.
QUcfto Ciro fu Confole in Oriente, ne fi fa perchè in Occidente
non foflc creato Confole alcuno per ijueft' Anno. Era, Ciro, per
atteftato di Suida (*), da Pano Città dell' Egitto, Pagano di prò-
fcflìonc, e per la perizia in far verfi entrò forte in grazia d' Eudocia
Imperadrice, giacche anch'efla fi dilettava forte di far la Poctefla. Con
si alta protezione faiì egli a i Gradi di Generale d'Armata, di Pre-
fetto del Pretorio d'Oriente, -di Prefetto della Città di Colhntinopoli,
di Confole, e di Patrizio. Decaduta poi Eudocia, anch' egli cadde,
ed abbracciata la Religione di Cri Ito, fu creato Vefcovo, come dire-
mo. Ne parla anche Evagrio nella fua Storia. Avendo veduto Teo-
dofio, che Genferico colf invadere la Sicilia minacciava ancora l'Im-
perio Orientale, e faputo, che avea prefo il titolo di Re, determinò
in quell'anno di portare contra di lui la guerra in Affrica. San Pro-
fpero W ci fa fapcre, ch'egli mife infiemc una gran flotta , e la fpinfc
in Sicilia. Erano Duci dell'Armata ^riovindo, Anaffila^ e Germano.
Ma coltoro o fia che apprendcflero il ritorno di Genferico in Sicilia,
o per la ragione, che fi addurrà fra poco, non finirono mai di muoverli
verfo r Aftricaj e però pafsò il prefente anno fenza operazione alcuna
contra de' V^andali, e folamente con aggravio grande della Sicilia. Ma
Teofane (0 riferifce quello fatto all'anno 449. con aggiugnere, che
la Flotta Imperiale conlìlleva in mille e cento navi: dal che atterrilo
Genferico mandò Ambafciatori a trattar di pace. Intanto elfo Re bar-
baro, fempre più temendo, che i Popoli Cattolici dell'Affrica fi ri-
voltaflero, maggiormente divenne crudele, e perfeguitò mafllmamentc
i Vcfcovi e il Clero} ed aflaiflìmi in tal'occafione foffrirono il .Mar-
tirio, ficcome abbiamo da Sant' Ifidoro («0 • In queft' anno anco-
ra, per attellato d'Idacio (') , venne a morte Ermerko Re de' Svevi
in Ifpagna, dopo cll'cre itato infermo per fette anni . Egli avea già di-
chiarato Re e Succeffbre luo nell'anno 438. Rechila fuo Figliuolo, il
quale in quello medefimo anno itcfe di molto le fuc conquitlc, perche
s'impadroni di Siviglia, e delle Provincie della Betica e di Cartagena.
Aggiugne eflb Storico, che inviato AJlurio Duce dell'una e dell' altr*
milizia (per quanto fi può credere da Aczio Generale dell' Imperadore)
nel territorio di Taragona in Ifpagna, quivi disfece una gran moltitu-
dine
Annali d' Itali a. 103
dine di Bacaudi, cioè di Contadini e d'altri, che ribellati fi ai Magi- Era Volg.
ftrati e Padroni, vi veano di ladronecci ed alTaffinii . Profpero Tirone (") -'^nno 441.
é poi tedimonio, che in quefti dì Aezio fuddecto, dopo aver pacificate ji^fi'^^"^'
le turbolenze della Gallia, fé ne tornò in Italia, probabilmente richia- chronico.
mato per unirfi con l'Armata di Teodofio centra di Genferico. Ma
in quelli tempi anche l' Imperio Greco patì delle difgrazie, come la- ,, . ,
fciò fcritto Marcellino Conte (*) . Imperocché a un medefimo tempo [-j c*OTf''
fi moflcro i Pcrfiani, i Saraceni, i Zanni, gì' Ifauri, e gir Unni, chi in chrtnic».
da una parte, e chi dall'altra, e devaltarono molte contrade de^ Cri-
ftiani, (ottopode all' Imperio fuddetto . Teodofio Augufto fpedì contra
di coiloro Jmtelio, dianzi Confole, ed Jfpare fuoi Generali, la bravura
de'quali mife freno a que' barbari , e gì' indufle a far tregua per un anno .
Ma in querta non dovettero voler entrare gli Unni, perchè feguita a dire
lo flefib Iftorico, che coftoro con grandi forze entrarono nell' Illirico,
e diedero l'ultimo eccidio a Naiffb, a Singiduno,ea moltiflime altre
Terre di quelle Romane Provincie. Racconta egli finalmente, e lo
fcrifl'e ancora l* Autore della Cronica Alefiandrina (f), come cofa nota- (e) chronì-
bile, che in quell'anno Giovanni di nazione Vandalo, Generale dell' Im- 7"'^''*''^"
peradore, fu uccifo in Tracia per frode di Arne^fch\^ o fia Arnegifc» Gè- hùnc"Ann.
nerale della Dacia, o pur della Tracia, che redo poi morto in una batta-
glia contro gli Unni, ficcome vedremo all'anno 447. Parimente Teofa-
ne (.d) racconta quello fatto, ma fuor di fito, cioè all'anno 58. di Teo- ('^)^W*-
dofio Augufto. E più precifamente impariamo da lui, che quello Gio- '^raphuT'
vanni, per fopranome Vandalo, avea cominciato in Roma a far da "
Tiranno contra di Valentiniano Augufto. Ma che inviati da Teodofio
Augudo Affare^ ed Artabtirìo fuoi Generali j collui fu fconfitto in una
battagliai ed eflendofi egli fotco la lor parola dato in lor mano, fu con-
dotto a Teodofio, e proccurato che veniflc provveduto di qualche pollo .
Ma Crifafio Eunuco, allora potcrKiflimo nella Corte, corr inganno il
fece levar di vita: la quale iniquità Dio permife, che da lì a poco
rellafle punica. Eflendo fucceduci nel 449. o più tollo nel 4fo. la
caduta di Crifafio, li fcorge, a qual tempo Teofane rifcrifca la morte
di quello Vandalo: cofa, che non può (lare, perché Arnegifco fu uc-
cifo nell'anno 447. Strano è, che in Roma fuccedefle la follevazion
di codui, e ch'egli fofle poi atterrato in un conflitto da i Generali di
Teodofio, e che gli antichi non abbiano meflo meglio in chiaro que-
llo notabil fitto . Pubblicò in quelli tempi efib Augullo una Legge (0, (e) /. vìrU
in cui proibì a i Conti delle Scuole militari di battere, e degradare y/-f<?rt^i//*.
gli Ufiziali fubnlcerni. Con altre Leggi dichiarò, che a niuno de i ^"^- Jj'l^'-
Difenfori delle Città fofie permeflb il depor la fua carica fenza la li-
cenza dell' Impcradorc-, e che non fi potcfie opporre la prcfcrizione,
quando lì trattava de gli aggravj e delle impelle del Pubblico .
Anno
;!Ìan. de
Pri-uil.
Scholar^
104
Annali d* Italia.
Anno di Cristo ccccxlii. Indizione x.
di Leone Papa 3.
di Teodosio II. Imperadore 41. e 3^.
di Valentiniano III. Imperadore 18.
Confoli i DioscoRo, & Eudossio.
Era Volg.
Anno 441.
(a; Thesau-
rus Hcivus
Inferi ftioH.
pag. 406.
(bì Marceli.
Comes in
Chronuo .
(e) Hillor.
Mifctil. ,
Uh. 14.
(d) Jtrdan
di Rez»or,
fuetef.
IL primo Confole ù truova chiamato Flavio Diofcore in un' Ifcrizio-
ne riferita da me altrove {a) . Più volte finora lì e parlato de gli
Unni, Barbari Settentrionali, che abitavano nella Scitia, che oggidì ap-
pelliamo Tartaria. Un groffb corpo d'cflì era entrato nelle Gallie, col-
legati co 1 Romani. Ma il nerbo di quella Nazione barbarica tuttavia fi
fermava nelle lue fredde contrade} e colloro avcano già cominciato a
maltrattare i paefi dell'Imperio Orientale. Secondo il Padre Pagi, in
quell'anno fecero di peggio, fé pure s' ha da mettere fotto l'anno
prelentc, e non piuttofto nell'antecedente quella loro irruzione. Per
attellato di Marcellino Conte W, nei precedente anno BUda^ytòi At-
tila Re d'effi Unni, e d'altri Popoli della Tartaria , faccheggiarono
l'illirico e la Tracia. Ma più chiaramente parla di quella turbolenza
r Autore della Mifcella {e) con dire, che Attila Re de gli Unni, uomo
forte e fuperbo, mentre fignoreggiàva infieme con Bleda fuo Fratel-
lo, entro nell'Illirico, e nella Tracia, con dare crudelmente il gua-
ito a que' paelì, ed impadronirfi di tutte quelle Città e Cartella, a ri-
ferva di Andnnopoli e di Eraclea. l-*ercio fu richiamato indietro l'e-
fercito, che era ito in Sicilia con intenzione di far la guerra in Affri-
ca contra di Genferico. Non ci è difdctto il fofpettarc, che lo ftef-
fo Genferico Ituzzicafle gli Unni a muoverfi contra dell' Imperadore
Greco , per liberare fé ftelTo da i pericoli , che gli Ibprallava-
no. Vedremo in breve 1 maneggi fcgreii, che paflavano fra quelli Bar-
bari benché divifi fra loro da tanto paele . Giordano Storico (-s^),
feguitato qui dal Sigonio, lafciò fcritto anch' egli, che Attila unito co
i Gepidi, de' quali era in que' tempi Re Arderico, e co i Goti, e Va-
lani, e con altre divcrfe Nazioni, e co i l<.e loro, diede il facco a
tutto l'Illirico, alla Tracia, all'una e all'altra Mefia, e alla Scitia,
cioè alla Tartaria minore ; e che avendo Teodofio Ipinto con quante
forze potè Arnegiflio^ o ùa Jrnegifco fuo Generale, per arrcllar que-
llo torrente, fi venne ad un fatto d'armi con gli Unni preflb Marcia-
nopoli, principale Città della Mefia, cosi appellata da Marciana So-
rella di Traiano Imperadore, ed in clTo il Generale Cefareo lafciò k
rita. Ma quella battaglia, e la morte di Arnegilco fuccedcttc alcuni
anni dopo, cioè nel 447. per quanto fcrive Marcellino Conte. Di que-
lla
I
I
Annali d' Italia. io;
fta irruzione de gli Unni, parlano ancora Caflìodorio ("), e la Cronica Era Vo!g.
Alcflandrina (/-) . II Padre Pagi (0 crede, che nell'Anno precedente ^,*'' ^' ° ■«-■
feguifle una battaglia fra l'Armata di Teodofio, ed Attila Re de gì. i; cSco
Unni, preflo la Cherfoncfo, o fia Penifola della Tracia, e che nel pre- ^b) chrun.
fente Icguide la pace fra loro. Rapporta egli le parole di Prifco Rct- AUxandr.
torico (<<), prefe da gli Eftratti delle Legazioni, ftampari nel Primo "'^ '^«"'^
Tomo della Bizantina. Ma non fi raccoglie ficuramente da Prifco, ,"."p'^^i„^
Autore per altro di que' tempi, e che ebbe mano in que'medefimi crìt.iuron.
fcabrofi afFarf, l'Anno di quella Pace, potendo effere, che la medefi- (d) Pnicus
ma fofle trattata e conchiufa folamente dopo la battaglia, che dicem- "* ^■^"''pf-
mo data da Arnegifclo nell'Anno 447. perchè di quefta fola parlano '^''"'"'•
gli antichi Storici. Però d'efTii mi riierbo il farne menzione allora. Sot-
to il prcfente x'\nno ^ì Idacio (0, che Marcellino Conte (/) fcrivono (e) idadus
che fi vide in Ciclo un' infigne Cometa, e che le tenne dietro la Pc- '"Chre>7ic(>.
fte, la qual Ci difFufe per tutto il Mondo. Intanto Gcnlerico Re de' /;j clmls'
Vandali in Afl'rica, non contento di cicrcitare la fua crudeltà contra in chrmut.
di que' Popoli, e fopra tutto contra de' Cattolici, colla fua intollcrabil
fuperbia, originata da i fortunui fucceGl dell'armi fuc, venne anche
in odio a i primarj Ufiziuli delia lui Corte ed Armata. San Profpc-
ro ig) è quegli, che racconta il fatto. Però alcuni di cfiì macchinaro- (g) pi-afper
no una congiura contra di luij ma fcoperti pagirono dopo gravi tor- '» chroa.
menti colia vita il fio della mal condotta imprcla . E perciocché il Re
crudele fofpettò di moltifiìmi altri, anch' cfiì fi levò dal Mondo, di
maniera che venne ad indebolirfi pm per quello dome (lieo accidente,
che fé fofie fiato fconfitto in guerra. Probabilmente di qui avvenne,
che Gcnlerico diede orecchio a i trattati di pace, alla quale era porta-
to anche Valeiitiniano Augufio, il quale non poteva di meno, al mi-
rare addoflb all'Imperio d'Oriente quel gran diluvio di barbari Unni,
d'eflernc lopcrchiaro anch' e gli nelle parti fue . Fu conchiufa efia Pa-
ce, e reltò in vigor d'efia all'lmpcrador d'Occidente qualche Pro-
vincia in Affrica > ma qual foffe, noi fo io dire. Cominciò in quefii
tempi, ficcome ofiervò il P.idre Pagi, 1' Erefia d'Euiiche, o fia Eu-
tichetc in Oriente. E Teodofio Augullo pubblicò un Editto W, per 0>) ^'-^M.
mettere freno alle frodi e concufiìoni, che facevano i fuoi Miniftri nel (,^'Ji,J"'?'
prendere la quarta de i beni, che i Curiali lafciavano dopo di se, da c'onu ''
applicarfi ai Fifco, ordinando, che tutta l'eredità pafiafle ne' Figliuo- rfieoàof.
Il, Nipoti, Pronipoti, e nel Padre, Avolo, e Bifavolo mafchi, con
altre rjfervc e provifioni . E Valentiniano Augufto con fua Legge (') (i) Roveti.
data in Ravenna ampliò i privilegi de'Caufidici) e con un'altra reltituì 34- '^'<^.
ai Conti del facto e privato Erario la facoltà di condcnnare i Giudi-
ci, che dianzi era fiata loro levata, per mettere briglia all'avarizia
de' Palatini. E nota, che quefta Legge è darà in Spo/eii a di ij. di
Settembre: il che ci può far conghietturare , che Valentiniano nel
prelcntc Anno andaflc a Rorna.
Te??!, in. O Anno
io6 Annali d' Italia.
j\nno di Cristo ccccxliii. Indizione xi.
di Leone Papa 4.
di Teodosio II. Imperadore 42. e 36'.
di Valentiniano III. Imperadore 19.
Confoli ^ Petronio Massimo per la feconda volta,
l Paterno, o piuttoflo Paterio.
Era Volg. JL Padre Pagi (") pretende, che Paterio, e non già Paterno, fia il
y^^y^^^l A Confole di quell'Anno. 11 Rolando ^b) preferifce Paterno. Ma fa-
Crit.BÌron. ^'le è, che il nome non tanto ufuale di Paterio, da gl'ignoranti Co-
»d hunc
jfnnttm .
pifti fia flato mutato in Paterno; e le ragioni del Pagi fembrano più
gagliarde. In quell'Anno abbiamo per tettimonianza di MarceUino (0
ut Fa'ftì" Conte ,. cflere caduta tanta neve, che durò fci mefi fopra la terra, e
{e) Marceli, pcr Cagione^ dello fmoderato freddo perirono migliaia d'animali. Egli
Comes in aggiugne, che Teodofio Imperadore tornò dalla fpedizione d' Afia a
fì^""'^"' Coltantinopoli . Altrettanto abbiamo dalla Cronica Aleflandiina {d) . Ma
Alexandr'. ^°^'^^^^ '-'h' ^°^^ ^^'c fpedizione, niuno lo fcrive . Certo non fu contra
gli Unni, perchè quelli per allora non paflarono in Afia. Nel prefcn-
(e) Profper te Anno, per atteftato di San Profpero (0, riufcì alla vigilanza di San
;» chromc. Leone Papa di fcoprire in Roma ftefia una gran ciurma di Manichei
nafcofti, i quali furono da lui obbligati a rivelare tutta l'empietà del-
le loro dottrine, e i lor Libri confegnati al fuoco. Giovò a tutto il
Cattolicifmo quella fcoperta, perchè ii venne a fapere, in quali Pro-
vincie e Città dimoraiTero fegrctamente i lor falfi Vefcovi e Preti, di
modo che sì in Occidente, che in Oriente provvidero i Vefcovi all'
infezione, che andavano feminando. E San Leone fopra ciò fcrilTe del-
(f) vreffer- le illruzioni a tutti. In Ifpagna per relazione di Profpero Tirone (/),
Tiro m gli Alani, Re o Capo de' quali era Sambida, partirono fra loro le Vil-
("{""daclus ^^ abbandonate da i Popoli della Città di Valenza. E da Idacio (g)
in chrmic. fappiama, che in luogo di jljlurio Generale dell'Armata Imperiale di
Spagna, fu mandato dall' Imperador YA\tnim\^no. Merobaiide , perfona
nobile, e che per lo ftudio dell'Eloquenza, e fpezialmente pel fuo
buon gullo nell' Arte Poetica fi potea paragonar con gli antichi , e per
quelli luci meriti fu onorato di molte llatue. Appena egli ebbe pollo
il piede in Ifpagna, che mife freno all' infolenza de'Bacaudi, Rullici
ribelli, come di l'opra accennai, che infeftavano Aracillo Città della
Cantabria, oggidì Bifcaia. Ma quello valentuomo poco durò in qucU'
impiego, perchè per invidia d'alcuni fu richiamato d'ordine di Valen-
ti) Kovelt. tiniano Augullo a Roma., Nel prcfente anno elfo Augullo pubblicò
■Lz.Tom. 6. yj^j Legge ((>), con cui vieta il poter procedere contra de' poveri Af-
Theedof. fiicani, che fpogliati di tutto, s'erano fuggiti in Italia, per obbligar-
li a.
Annali d' Italia. 107
li a pagare i debiti e le figurtà da lor fatte. Altre Leggi ci fono e- Era Volg.
manate da lui in quell'anno, e due fpezialmente date m Roma nella AKN0443.
Piazza di Traiano: il che ci fa intendere, ch'effb Imperadore fu in
quell'anno fui principio di Marzo a confolare il Popolo Romano col-
la fua prefenza- Nell'Agollo poi fufleguente egli lì iruova in Raven-
na. Accadde in quefti tempi, come ofl'ervano il Cardinal Baronio e il
Pagi, che l'infigne Scrittore e Vefcovo di Cu-ò teodorcto, creduto
fautore de gli errori di Neftorio, fu per ordine di Teodolio Augullo
fequeftraio nella fua Diocefi.
Anno di Cristo ccccxliv. Indizione xii.
di Leone Papa j.
di Teodosio II. Imperadore 43. e 37.
di Valentiniano 111. Imperadore 20.
C r\{ V ì Teodosio Augusto per la diciottefima volta,
l ed Albino.
REgnavano nella Scitia, o fia Tartaria, i due Fratelli Bleda^ ed
Attila^ iìccome è detto di iopnij e Blcda pare, che aveffe più
Popoli fottopolli, che il Fratello Attila. Ma potendo più nel cuor
d' Attila l'ambiiione, che la ragione, e perch*egli non amava di aver
compagno nel trono, fraudolencemente uccife Bleda, per quanto narra
San Profpero nel prcfente Anno (a), e dopo lui Cafliodorio (^), con (a) profttr
forzai tutte quelle popolazioni a rendere ubbidienza a fé lleffb . Lo '» chmmc.
arte (la anche Giordano Storico (0 con aggiugnere, che quefto Re i^)C''j]t<>'l<>-
crudcle mite inficme un'immcnfa armata, per deilderio di fogeiopare '"'."^ '" ^''"■''*
1 Romani, e Viiigotii e correa voce, che in quello terribuefcrcito (e) 'Jordan.
fi contafTcro cinquccentomil? perfone: numero probabilmente ingran- de i?f^. or-
dito dal timore d'allora. Ciò può farci -forpcttare, che Attila non "'^- '^''^' 35-
foiTe mai pafTato nella Gallia, come parve di fopra, che fupponelTe
lo Storico liiddetto . Marcellino Conte (</) riferifce all'Anno (eguente {à) Marceli.
la morte di Blcda. Attcfta ancora quello Scrittore, che morì nell'Anno Comes in
preknte in età di quarantacinque anni jlrcadia Figliuok d' Arcadio ''^'''""*^''*
Imperadore, e Sorella di Teodono Augullo, la quale fcguendo le pie
efortazioni di Pulcheria Augufla fua Sorella, confcrvò la verginità fino
alla morte. Ella godeva il titolo di NobiliJJìma, e fabbricò in Co-
llantinopoli le Terme appellate Arcadiane. Gcnnadio {e) in ifcrivcn- (e) GenK.id.
do, che Attico Vefcovo di Collantinopoli indirizzò un Libro della ^' ierìptor.
Fede e Verginità alle Regine Figliuole d' Jrcadio Imferadsre ^ vi com- •^"'*/-
prende ancora quella Principella, molto lodita per la fua Pietà, e
per altre fuc Virtù . Finì ancora di vivere ne! prrfcnre Anno San Ci-
rillo celebre Vefcovo d' Aleflandria, e Scritrore inlìgne della Chiefa
di Dio, al cui zelo principalmente fi dee l'abbaitiracnto di Ncllorio,
O i e del-
ro8 Annali d' Italia.
Era Volg. e della fua Erefia. Era centra di lui efaccrbato Teodoreto famofo Ve-
ANN0444. fcovo di Girò, e dopo la di lui mor:e ne fparlò non pocoj ma le
Virtù di Cirillo fono ibpra le appaffionatc dicerie di Tcodoreto . Sotta
(a) chrcnif. quell'Anno mette l'Autore -della Cronica Aleflandnna {a) h difcordia
AUxandr. nata fra Teodolìo Augullo, ed Eudocia fua iMoglie. Ma perchè il
Padre Pagi pretende ciò accaduto anche più tardi, ne parleremo più
abbaflb. Certo la Cronologia fi truova ben imbrogliata in quelli tem-
pi. San Leone Papa feguitò nel prefente Anno a fcoprire tutte le ri-
balderie de' Manichei in Roma, e pubblico il procelTo fatto contra.
di loro . Eflcndo poi ftato in luogo di San Cirillo eletto Vefcovo
d'AlelTandria Diofcoro, egli non tardò a fpedire un'arabafccria al Ro-
mano Pontefice . Coftui era creduto uomo di rara pietà, e certamente
fu nemico di Ncfl.orioj ma non tardò a fcoprirfi fotto la pelle d'a-
ri fò'co S"^^^"^ "" ^"P° • ^^88°"^' '" 9"^'^' '"^""o alcune Leggi di Teodofio
À°iT.Theod' ^ Valentiniano W, che riguardano le cfenzioni, e i tributi da pagarfi.
Anno di Cristo ccccxlv. Indizione xiii.
di Leone Papa ó.
di Teodosio II. Imperadore 44. e 38.
di Valentiniano III. Imperadore 21.
Confoli \ Valentiniano Augusto per la fella volta,
\ Nomo, o fia Nonio.
IN una Ifcrizione , da me pubblicata nell'Appendice Tom. IV,
della mia Raccolta, il fecondo Confole (\ vede appellato Abinio .
Avvenne in Coltantinopoli in queii' Anno per tcllimonianza di Mar-
(c) .Vf4r«ì/. Cellino Conte (0, che fvcgliatofi nel Circo un tumulto e una riffa
Comes in popolare, quivi reftarono non pochi privi di vita. Forfè ancora ap-
^ì\''pr'htr P^"'^"^ a quelli tempi ciò, che narra Profpero Tirone, {d) cioè che
Tiro in i barbari Alani, a' quali Aezio Patrizio aveva aflcgnate delle terre nella
chrovìc» . Gallia ulteriore da dividerfi con gli abitatori di quelle contrade, tro-
vando della refiflcnza negli antichi padroni d'effe terre, mifcro mano
all'armi, e s'impadronirono di tutto per forza. Aggiugne ancora, che
. la Sahaudia^ oggidì la Savoia, fu affegnata a que' Borgognoni , ch'e-
rano rimalli in vita dopo l'eccidio del loro Regno (accennato di fo-
pra) da dividerfi con que'pacfani . Que ita è la prima certa notizia,
che s'abbia del nome della Sabaudiaj perchè non fappiai^ di ficuro,
(e) ^w»:;;i- che Ammiano Marcellino W ne parli, effendo fcorrettoiil fuo tefto,
nus Marcel- ed avendovi per conghiettura ripolto Adriano ValcGo il fuddetto No-
Unui ì. 15. frie Abbiamo parimente da Idacio (/), che in Aftorga Città della
Til' ul ictus Gallicia furono fcopcrti varj Manichei, e ne fu fatto proccffb, il quale
in chronko. ^a effo Idacio e da Turibio Vefcovi fu inviato ad Antonino Vefcovo di
Mcrida. Ed ecco il frutto delle Illruzioni, che in quelli medcfimi
tern-
Annali d' Itali a. 109
tempi furono mandate da San Leone Papa a tutte le Provincie Cat- Era Volg.
tolicFie . Aggiugne cflb Idacio, che i Vandali all'improvviio sbarca- Anno 44J.
rono in GaiJicia, e ne afportarono aflaillìme di quelle Famiglie . Co-
minciò in quell'Anno Diofcoro Vefcovo d' Akffkndria, uomo vio-
lento, a perfeguirar i parenti di San Cu-illo , fomentato in ciò da
Nomo Confolc: l'opra di che fon da vedere il Cardmal Baronio, e il
Padre Pagi . Non ballo al vigilantiflìmo Papa San Leone di fcoprire
in Roma 1 Manichei, e di far palefi a tutti le loro empie e ridicole
opinioni: fi fervi ancora del braccio Secolare, per metterli in dove-
re, con avere ottenuto da Valentiniano Augufto un Editto (<?), in (,) codit.
cui ordina, che coltoro fieno cacciati dalla Milizia e dalle Città, che rheodof.
rcltino efciufi dalle fuccelfioni, con altre pene, che quivi fi pofTono ^/'/'f»'^.
leggere. E perciocché Ilario V^efcovo di Arles fi attribuiva troppa ^""if',
autorità fopra i Vcfcovi della Gallia, San Leone ottenne dal mede- Tir. z. ^'
fimo Augufto un altro refcritto W, indirizzato ad ^ezia Generale, (bj liìdem
nel quale fu provveduto a 1 diritti del lommo Pontefice. Sopra quella ^"' M-
controvcrfia abbiamo una DiiTertazione del Quesael nell'edizione dell'
Opere di San Leone. Per altro fi fmorzò preilo quello fuoco, ed
Ilario fii, ed è tuttavia riconofciuto per uomo .Santo . Diede egli fine
a i fuoi giorni neir Anno 449. E' degno d'oflcrvazione un Editto CO, W iUdéi»
indirizzato in quelV Anno da Valentiniano Augullo ad y^lbim Prefetto ^''' ^^'
del Pretorio, da cui apparifce, che i Numidi e i Mori Sitifenfi aveano
inviati i loro Ambafciatori ad cffb Impcradore, acciocché fofiero re-
golati i tributi dovuti al Fafco: il che fu fatto. Quivi ancora fi vede
nominata Coftantina ^Cìnì. della Numidia, alla cui plebe non meno
che a i Curiali fi confervano i privilegj . Di piìj è ivi ordinato, che
chiunque nelle Provifuie Affricane pertinenti aW Imferadore \ox\z appel-
larfi, r appellazione andrà al Prefetto di Roma. Ed erano tuttavia al
governo di quelle Provincie un Duce, un Confolare, e un Prefidente
con altri Uhziali . Pertanto di qui intendiamo, che almeno una parte,
della Numidia, e le due Mauritanie , e qualche altra Provincia dell'
Affrica, rellavano tuttavia focto il dominio di Valentiniano Imperador
d'Occidente. A tali notizie s'aggiunga ciò, che Vittore Vitcnfc ferivo
dicendo, che Genferico parti le conquifte da lui fatte in Affrica col.
fuo efcrcito . Prcfe per sé la Provincia Bizacenayr Abaritana^ la, Ge-
tiilia, e parte della Numidia; e divil'e all' efercico la Provincia Zeugi-
tana^ o fia In Proconfidare ^ dove era Cartagine i e che l'alttrc Pro-
vincie devallate rimafero in potere dell' Imperadore . Da cfla Legge,
e da altre, ch'io tralafcio, noi ric-ìvìamo,, che ne'Mefi di Maggio,
Giugno, e Luglio Valentiniano tbggiornava in Roma. La Cronologia
di Teofane {d) è in quelli tempi imbrogliata. E però non fo fé ap- r^ Thtonh
partengaal prcfente Anno ciò, ch'egli narra di Antioco Patrizio, e inChroZgr
Balio dell' Jmperador Tcodofio, il quale per la fmoJcrata fua fupcrbia
fu degradato da efTo Augufto, e forzato a farfi Chcrico, con reflar
anche confifcuto il fuo Palagio. E perchè coflui era Eu.-uco, ulcì un
Editto, che niuno di tal razza | aliai numerofa allora in Oriente, po«
tcfle da 11 innanzi falirc alla dignità di Patrizio. Acni
no
Annalid' Italia.
Era Volg.
Anno 446.
(a) Marctl-
lin. Comes
in Chronic.
(b) Idacius
in Chronic.
(e) Beda.
nifi. iil>. I.
cap. 13.
(d) Hijìor.
Mi/ceti.
Ut. 14.
(e") Hieron.
l. 2.. contra
^ovinian.
Anno di Cristo ccccxlvi. ladizione xiv.
di Leone Papa 7.
di Teodosio II. Imperadore 45. e 39.
.di Valentiniano III. Imperadore zz.
Confoli \ Pi-Avio Aezio per la terza volta,
e Quinto Aurelio Simmaco.
PEr attcftato di Marceliirjo Conte C'') in quell'anno fu gravemente
afflitta la Città di Coftantinopoli dalla fame,, e a queilo malore
tenne dietro la Pefte. Attaccate-fi anche il fuoco al Tempio maggiore
d'efla Città, tutto andò in preda delle fiamme. Abbiamo in oltre da
Idacio (^), che mandato in Ifpagna Fito Generale dell'Armata Ccfa-
rea, coltui con un rinforzo ancora di Goti, andò a fare il bravo nella
Provincia di Cartae;ena, e nella Betica, figurandofi di poter ricuperare
dalle mani de' Svevi- quelle contrade. Ma fopragiunto con tutte le fue
forze Rechila Re d'ellì Svevi, il coraggiofo Condottier de' Romani fi
raccomandò alle gambe; il che fu cagione, che gli ftcfiì Svevi diedero
un terribil guado a quel paefe . Intanto i Popoli della Bretagna erano
fieramente infeltari non folo da i Pitti, gente barbara venuta ne' pre-
cedenti Secoli in quella parte della gran Bretagna, che oggidì appel-
liamo Scozia, ma eziandio da gli Scoti, anch' cffi barbara gente, che
s'erano anticamente impadroniti dell' Ibernia, oggidì Irlanda, e che
diedero pofcia il nome alla Scozia, dappoiché n'ebbero cacciati i Pitti .
Abbiami) da Beda (f), e dall'Autore della MiiccUa C^), che i Britan-
ni in quell'anno mandarono per cagione di quella calamità una Let-
tera piena di lagrune e di guai ad Aezio, Gencraliffimo di Valenti-
niano, e Confole la terza volta, fcongiurandolo d'inviar lorofoccorfi,
perchè non poteano tener falda conerà la forza di que' barbari vera-
mente crudeli. Scrifle San Girolamo (0, d'aver veduto nella Gallìa,
quand'era giovane, alcuni de gli Scoti, gente Britannica, i quali man-
giavano carne umana. E che colloro, benché trovaflero alla campagna
greggic di porci, buoi, e pecore, pur folamente fi dilettavano di ta-
gliar le natiche a i Pailori, e le mammelle alle donne, tenendo quello
pel miglior boccone delle lor tavole. Aezio compatì bensì i Biitanni,
ma non potè dar loro aiuto alcuno, perch'era ncceificato a tener di
villa Attila Re de gli Unni, che andava rodendo vane Provincie, con
prendere e dcfolare Città e Callella. Quefla narrazione, autenticata
da Bfda, ci fa intendere., che Attila fcguitava tuttavia a tener in ap-
preniione tanto l' Imperio Orientale, quanto l'Occidentale, con far del-
le fcorrerie, e rovinar Città nelle Provincie Romane. Fors' anche a
fjuelli tempi, e non già come pretende il Padre Pagi, è da attribui-
re
Annali d' Italia. ih
re i'invafione e la pace de gli Unni, ch'egli rapporta all'anno 441. Era Vo!g.
e 442 . Anno 44Ó.
Qiiefto ferociflìmo Re Actila, di profeffione Idolatra, fignoreg-
giando ad immenfi Popoli, era talmente falito in credito di crudeltà
e potenza, che facea paura all'Europa tutta. Prifco I dorico, che per
tellimonianza di Giordano W, fu inviato a lui Ambafciatore dà- Teodo- ^j) Jordan.
fio Augufto, lafciò fcritto: che avendo egli pafTato nel fuo viaggio la Ti- de Ree. g<-
fia, la Tibifia e la Dricca (forfè il Tibifco, e la Drava) arrivò a quel luo- "<^- «• 34-
go, dove ridicola il piìi bravo de' Goti fu uccifo per inganno de i Sar-
mati . Poco lungi trovò un Borgo, in cui era il Re Attila, Borgo a guifa
di una Città vaitiilìma colle mura di legnami così ben commeflì, che
non fi fcopriva la lor commeffura . V erano vaile falc, camere, e por-
tici con pulizia difpolli, e nel mezzo un ampio Cortile, che diva af-
fai a conofcere, eitere quello un Palazzo Regale. E tale era l'abita-
zion barbarica d' Attila, ch'egli preferiva a tutte le Città da luiprefe.
Deferi vendo poi la perfona d'Attila, aggiugne, che fpirava fuperbia
il fuo pafleggiare, girando egli di qua e di là gli occhi, acciocché dal
movimento tleffb del corpo apparifie la fua pofì'anza . Era vago di guer-
reggiare, ma procedeva con riguardo ne' combattimenti j a clji il fup-
plicava, compariva indulgente,, e il trovava favorevole chiunque fi ar-
rendeva, a lui su la fua parola: di ftatura bafla, con petto largo, teda
grande, occhi piccioli, poca barba,, capelli mezzo canuti, nafo fchiac-
ciato, di colore fcuro . Uomo fecondo il fuo naturale di fommo ardi-
re, ma accrefciuto dall' cflergli fiata portata da un bifolco una fpada,
trovata per accidente, ch'egli fi, figurò efiere la fpada di Marte. Per
altro certa cofa è, che gli Unni,, preflo i Latini Hunnìy furono Po-
poli della Scitia, cioè della Tartaria, la quale fi ftcnde per un immenfo
tratto dell' Afia Settentrionale . Chunni fono ancora chiamati da gli an-
tichi, perche pronunziavano con afprczza l'afpirazione . Ammiano Mar-
cellino {b) dcfcrivendo i movimenti di coftoro circa l'Anno di Cri fio (}i)Ammìa--
^7f. ce li rappreftnta tali, quali appunto anche oggidì fono i Tartari mn Uh. 31.
confinanti colla Ruflìa: gente fiera, avvezza a vivere fotto le tende, '^p- i.
e al nudo cielo, e a fofterire il Sole, e la pioggia e la neve, ferven-
dofi di rado di tetto alcuno, vivendo, come le bellie, di radici d'erbe,,
e di carne mezzo cruda. Senza abitazione fifia palTavano da un luogo
all'altro, e combattevano su cavalli brutti ma veloci, non mai con
ifchiere. ordinate, ma tumultuariamente, fuggendo, tornando, fccon-
docbè fé la vedeano bella. 11 loro veftito era di pelli d'animali, e per-
chè non nafcefic loro la barba, fi abbrufi:olavano le guancie con ferri
infocati, di modo che parevano pili torto beftie da due piedi, o f^in-
locci di legno fatti con un'accetta, che Uomini, Fin dove arrivafie
allora il dominio d' Attila,, noi poflìam difcernere. Probabile è, che
aveffe già ftele le ftabili fue conquide fino al Danu'aio con pafiar an--
che di qua, e che pofiedcfle fé non tutta, almeno in parte la Sarma-
zia, oggidì Polonia, e la Dacia antica cioè quella, che è oggidì Tran-
filvania, con altri pacfi . Si sa ancora da Prifco, che Attila avca af-
fedia-
u^
Annali d' Italia.
Era Voi?.
Anno 446.
(a^ Bonfi-
tiius Rer.
Hangar.
De:ad. I.
Itb. 3.
(b) Hìflor.
Mifcella.
Uè. 14.
(e) Profper
in Chronico.
(d) "Jordan,
de Reb. Ge-
tic. e. 34.
(e) Pro/per
Tirs in
Chrcnico .
(f) Codic.
Theodof.
Tom. 6. in
.Af pendice ,
fediau e prefa la Città di Sirmio, 'vicina a Tauruno, oggidì Belgra-
do. Però come già avvertì il BonfinioC'»), e come fi ricava dall' .'au-
tore della Mifcclk (/>), da San Profpcro (f), e da Giordano Storico (^) ,
gli Unni fignoreggiavano anche nella Pannonia. Già abbiam detto,
che coftoro erano colle fcorrcrie penetriti di qua dal Danubio con de-
vaftare la Mcfia e la Tracia. Ed appunto Prolpero Tironc (0 , dopo
aver narrata la morte di Bleda, uccifo dal fratello Attila, al funeguen-
te anno fcrive, che l'Oriente pati una terr:L>il rovina, perché no!i
meno di fcttanta Città furono date a facco e devaftatc da gli Unni,
non avendo potuto Teodofio Augufto impetrare foccorfo alcuno dall'
Imperador d' Occidente. Diede in quell'anno Valentiniano Augullo
due Leggi (.0 in Roma, colle quali prefcrive buone regole, affinchè
•iieno valide le ultime volontà delle perfone .
Anno di Cristo ccccxlvii. Indizione xv.
di Leone Papa 8.
di Teodosio II. Imperadore ^6. e 40.
*di Valentiniano III. Imperadore 23.
r^ r y c Callipio, o fia Alipio,
Confoli ^ *
"^
ed Ardaburio
(g) Marceli.
Comes in
Chronice.
()l) Chron.
jilexiindr.
(i) Nicepho-
rus l. 14.
eap. 46.
(k) Chronic.
ibidem .
FU quell'Anno funcfto per la Città di Coftantìnopoli, perche fe-
condochc attefta Marcellino Conte (^), con^cui s'accorda la Cro-
nica Aleflandrina (^'), sì terribili Tremuoti iì fecero in elTa fcntire, che
caddero in gran parte le mura di quell'augulca Città con cinquanta-
fettc Torri. Si Itefe fopra altre Città lo ItelTo flagello, a cui tenne
dietro la carellia, e un pcllilonte f>dore dell'aria colla morte di mo!t«
migliaia d'uomini e di giumenti. Niccforo («) più difrufamente rac-
conta i lagrimcvoli effetti di quefti Tremuoti, che durarono, fenten-
dofi di tanto in tanto le loro fcoflc, per fci mcfi, e fecero poi gran
rovina nella B.tinia, nelle due Frigie, nell' Ellefponto, in Antiochia,
e in altre contrade d'Oriente, di modo che il Popolo di Coltantino-
poli coli' Imperadore temendo fempre d'cflere fcppelliti fotto le cafc
traballanti, ulcirono alla campagna. A quella dimellira calamità .s'ag-
giunfc l'etlerna^ perché fcguc n dire il fuddetto Marcellino, che il
Re Attila con palTi nimici venne fino alle Termopile, pallata la Tef-
falia j e che Jtnsgifco Generale d' Armata nella Dacia Ripenfc per l' Im-
(Jerador Tcodolio, combattendo bravamente contra l'cfercito d' Atti-
a., dopo aver fatta grande ftrage dc'ncmici, rimafe anch' egli uccifo
fui campo. Nella Cronica Aleflandrina {k) (ì vede rcgillrato il fatto
rocdefimo, fc non che Arncgifco vien chiamato Generale d' Armata
nella Tracia, ed egli probabilmente difendeva l'una e l'altra Provin-
cia
Annali d' Italia. 113
eia. Ivi è fcritto di più, che in quell'anno fu ricuperata Marciano- E»* Vo!g.
poli, Citrà della Mefia preflb il Ponto Eufino, o fia Mar Nero. Sotto ANH0447.
quell'anno narra Idacio (<»), che furono portati in Ifpagna gli fcritti (a) idaciut
di Sa» Leene Papa centra de' Prifcillianilti Eretici, e fopra ciò efille '- chrenici.
una fua Lettera a Turibio Vefcovo d'Allorga. Scriffe eziandio il San-
to Pontefice a Gennaro Vefcovo d' Aquileia, e a Settimio^ Vefcovo
d'Aitino contro i Pelagiani, che in quella Provincia alzavano la teda.
Ma intorno a ciò fon da vedere gli Annali del Cardinal Baronie, la
Storia Pelagiana del Cardinale Noris, e il Pagi fopra gli Annali d'cflb
Baronio . Per tcftimonianza di Profpero Tirone (^) cominciò a regna- (b) Preffcr
re in quell'anno fopra i Franchi, Popoli della Germania, Meroveo ^ Tuo in
cfTendo mancato di vita C/odione, il quale per attedato di Prifco (e) chronks.
Rettorico, fu veramente Padre d'eflb Meroveo. E da quello Principe ftrp-'* l^"'
difcefc la Linea Merovingica de i Re di Francia , eh' ebbe poi fine tZ». Tom.'
a' tempi del Re Pippino. /. nifior.
In quell'Anno ancora, fecondo l'opinione del Padre Pagi (</) , ^y«,o»/.«.
terminò i fuoi giorni San Proclo Patriarca di Collantinopoli, ed ebbe \„critfc"*ad
per Succeffbrc San Flaviano . Narra Niceforo Callillo (0, che Cri- Annal. Ba-
fafio Eunuco, da' cui cenni era allora aggirata la Corte di Teodofio '■<"»•
Impcradore, pretendeva, che Flaviano mandalTe un regalo ad elTo Au- ^^) ^'"'
gufto per l'elezione e confccrazionc fatta di lui. Flaviano gl'invio de ^ca7'*i ^'^'
i pani benedetti, ma non già oro, come fperava l'Eunuco. E quindi Hifiot. Eu.
nacque l'odio d'efTo Crifafio contra di Flaviano, e il defiderio di farlo
deporre. Ma perciocché non gli farebbe mai venuto fatto, finche Pul-
cheria Jugufta^ Sorella di Teodofio Imperadore, continuava nell'auto-
rità grande, ch'ella godeva in Corte, e preffo il Fratello: pensò pri-
ma a levar di mezzo quefl'ollacolo, e perciò Ci unì con Eudocia Mo-
glie dell' Imperadore, e l'induflc a fare il poffibile per ifcavalcar la
Cognata. S'era già allignata l'invidia in cuor d' Eudocia al mirar cfla
Pulcheria , che llava così innanzi nella grazia dell' Imperadore, e il
governava, per così dire, co i luoi configli. Maggiormente ancora
s'alterò l'animo fuo per una burla fatta da efla Pulcheria, Donna fa-
vifTima, al Fratello Augufto. La racconta Cedicno (/) . Era folito Teo- (f) ctdrtn.
dofio a fottofcrivere le Carte e i Memoriali, che gli erano prcfentati in Hifior.
da i Miniftri, troppo buonamente, fenza leggerli. Volendo la faggia
Principcfla farlo ravvedere di qucfta negligenza, lafciò correre un Me-
moriale, in cui focto certo pretcllo il pregava di venderle per Serva
rimperadrice Eudocia fua Moglie. Secondo il coftume lo fottofcriflc
Teodofio fenza leggerlo. Eudocia dipoi, venuta in camera di Pulche-
ria, fu ritenuta da eflaj e benché l' Imperador la chiamafic, per alcun
poco ricusò di liberarla, adducendo d'averla comperata. Fu una burla
fatta a buon fincj ma i Principi non fon gente, che facilmente fofFra
d'eflere beffata. Però Eudocia, probabilmente valendofi di qucfta con-
giuntura, e certa delle fpinte, che le dava Crifafio, tanto fece, tan-
to dilfc, che fmoffc contra della Cognata il Marito Augufto con per-
fuadergli di farla Diaconcfla . Egli ne dimandò il fuo parere al Patriar-
Tom. III. p ea
114 Annali d' Italia.
Era. Vólg. ca Fkviano, e quefti fegretamcnte ne avvisò Pulchcria} né di più ci
ANN0447. volle, perchè la buona Principefla da fé ftelTa fi ritirafle dalla Coree
e dalla Città, e fi mettefle a far vita privata e tranquilla. Allora Eu-
docia con prendere le redini fi mife a governar l' Imperio ed anche
r Imperadorej ed oltre a ciò irritò il di lui animo conerà di Flavia-
no, perchè avefle rivelato il fegreto . Di qui poi venne un fiero in-
fijlto alla Relij|ione Cattolica, e una frotta di graviifimi malanni cen-
tra dello ftcflb Teodofio, per efTer egli rimallo privo de i configli
della faggia e piiflìma Pulcheria. Valentiniano Augufto nell'anno pre-
(a) Cedìc. fenie pubblicò un Editto (<«), indirizzato ad /albino Prefetto del Pre-
Theodof. torio e Patrizio, contro i rompitori de' Sepolcri j del qual delitto aper-
tn Afpend. tamente dice, che erano allora accufati gli Ecclefiafiici, i quali con-
""' dotti da uno frcgolato zelo contra le memorie de' Pagani, fi prende-
vano la libertà, fenza che ne fofle intefo il Sovrano, di atterrare i loro
Sepolcri. Contra d'eflì, ancorché foflero Vefcovi, è intimata la pena
dell' cfilio. Con altra Legge eflo Imperadore fi moftrò favorevole a i
Liberti, de' quali era ben grande il numero, con ordinare, che da' Fi-
gliuoli od Eredi di chi gli avea manomeflì non potelTero effere richia-
mati alla Schiavitù i e che avendo eflì Liberti de i Figliuoli, ad efli
pervenilTe l'intera eredità del Padre. E morendo fenza Figliuoli, un
terzo de^beni fi avefle da confegnare a i figliuoli, o pure a i nipoti
di chi loro avea data la libertà . E perciocché molti Mercatanti fa-
ceano i lor traffichi fenza entrar nelle Città per ifchivar le Dogane ,
con altra Legge proibì quella loro ufanza.
Anno di Cristo ccccxlviii. Indizione i.
di Leone Papa 9.
di Teodosio II. Imperadore 47. e 41»
di Valentiniano III. Imperadore 24.
P e Y i Flavio Zenone,^
on o i ^ RuFio Pretestato Postumia^o.
POlìumiano Confolc Occidentale, fu Figliuolo di Flavh yivite Ma-
rmano^ ch'era anch' egli falito alla dignità del Confolato nell'an-
{bì Qruttr. HO di Crillo 413. comc s'ha da una Ifcrizione del Grutero {b) . Ze-
infcrìption. none Confole Orientale, per attcltato di Damafcio nella Vitad'lfidoro
fag. 464. prelTo Fozio, era tuttavia Pagano, e fi ftudiò di abolire la Religion
num. 8. Crilliana, ma con una morte violenta Dio tagliò la ftrada a i fuoi di-
fcgni. Bifogna, che collui avefle gran potere e credito, perchè Pri-
(c) FrìfcHs fco lltorico (0 nota, avere Teodofio avuta paura, che Zenone gli
da Legatìe- ^f^Jrpa^e l'Imperio. E fappiamo ancora, che fu Generale d'Armata,
tìfè^Syz^' e comandava a tutte le milizie dell'Oriente. Succedette in quefl:' anno
un
Annali d' Italia. 115'
un altro avvenimento ùmoCo nella Corte dell' Irapcradorc d'Oriente, Era Vo!g.
che viene narrato dalla Cronica Aleflandrina C'»), da Teofane W, e da A n «0448.
gli altri Autori Greci. Paolino, Maggiordomo e favorito di Tcodofio ^Jfi^^^^j""'
Augufto, godeva ancora non poco delia grazia dell' Imperadi ice Eu- (^^j rheph.
docia, (iccomc quegli, che influì non poco ad alzarla dal baflb fuo fta- /» chnr.eg.
to al Trono Imperiale. Si trovava egli in letto per male d'un piede,
allorché un pover uomo prcfentò all' Imperador Teodoiìo, come cofa
rara, un Pomo di ftraordinaria grandezza, nato nella Frigia . Teodofio
gli fece fubito donare cento cinquanta feudi d'oro, e mandò il Pomo
in dono all' Augulla Moglie Eudocia, ed ella il mandò a donare a Pao-
lino, il quale nulla fapendo, onde T Imperadrice 1' avefle avuto, lo
fpedi come cofa rariffima per regalo all' Imperadore, a cui fu prcfen-
tato, mentre ufciva di Chicfa-, Teodofio non sì tolto fu al Palazzo,
che chiefe conto del Pomo dalla Moglie, Ella rifpofe d'averlo man-
giato. Di nuovo l'interrogò, fé 1' avefle mangiato, o pure inviato a
qualche perlona; ed ella con giuramento replicò, che l'avea mangia-
to . Quella menzogna mife certi fofpetti in capo a Teodofio , di modo
che ne fegui feparazionc e divorzio fra di loroj e fu cagione, ch'eflb
Augullo, conceputo mal animo contra di Paolino, da lì a qualche tem-
po il fece ammazzare . Eudocia da queito colpo vedendo ofFefa pub-
blicamente la riputazione fua, perchè venne a palefarfi ad ognuno,
che per cagione di lei era incontrata ad eflb Paolino quella dilavven-
tura; dimandò licenza all' Imperadore di pot«r paflare alla vifita de*
Luoghi fanti di Gerufalemme, e l'ottenne. Allora fu, ch'etTa pafsò
per Antiochia, feconduchè abbiamo dalla Cronica Aleflandrina (0, e. (e) chronic.
non già nell'anno 4}p. come ha Evagrio dove ricevette di grandi o- ''"^'">-
nori. Di là poi fi trasferì a Gerufalemme, e quivi fi trattenne fino al
fin della vita, con aver allora rifatte le mura tutte, e compartiti altri
bcnefizj a ^quella fanta Città .
Strano è, che nella Cronica Aleflandrina fuddetta venga riferito
un tal tatto fotto l'anno di Grillo 444. quando s'è veduto, che dopo
l'aflunzione di Flaviano alla Sedia Patriarcale, accaduta nel prefentc
anno, Eudocia fu efaltata più che mai per la ritirata di Pulcheria Au-
gulla. Ma finalmente il Continuatore d'efla Cronica, che ii crede vi-
vuto fotto r Imperadore Eraclio, potè sbagliare ne' conti. Piìi Urano
può parere, come nella Cronica di Marcellino Conte, più vicino a
que' tempi, fi truovi fcritto molto più indietro, cioè all'Anno 440. {d) (d) Uarctl-
che Paolino Maeftro de gli Ufizj, per ordine di Teodofio Augulto, fu {'»■ Comes
uccifo in Cefarea di Cappadocia. Pofcia all'Anno 444. narra lo lleflb " '"*""»•
Marcellino, che Saturnino Conte della Guardia Domellica di Teodo-
fio, mandato appolla da eflb Augullo, uccife Severo Prete, e Gio-
vanni Diacono Miniltri dell' Imperadrice Eudocia in Gerufalemme.
Eudocia irritata per quello fatto, fece tagliare a pezzi il mcdefimo Sa-
turnino} laonde per comandamento del marito Augufl:o efla venne fpo-
gliata di tutti i Reali Miniftri, ed in tale llaro rimafe dipoi fino alla
njortc nella fuddetta Città . Son certamente fuori di fito quelli fatti .
P 1 Tco-
11(5
Annali
D
Italia.
Era Volg.
Anno 448.
(aj Theoph.
in Chrono-
graphìa .
(b) Niii-
fhorus l. 14.
taf. 47.
(e) Paghts
Crit^ Baron.
(d) Suid'at
io Lexico ,
verb.Cytus.
(e) l'heoph.
ibidem .
(f) Nice-
fhorus nifi,
l. 14. e. 46»
'^ Ifìaciur
la Chronico,
(h) J fidar US
tn Chronico
Svevtr »
Teofane W, e Niceforo Callido (^) più accuratamente li fciivono
fucceduti, dappoiché Eudocia fi trasferì a Gerufalemrae, e però tali
omicidj dovettero feguire nell'Anno fegucnte . Certo è bensì, che a-
vendo in qucft'anno Flaviano Patriarca di Coftantinopoli congregato
un Concilio, in cfTo condannò 1' Ercfiarca Eutichete: fopra che fon da
vedere gli Annali del Cardinal Baronio, e del Padre Pagi. Allora Cri-
fafio Eunuco potentillìmo nella Corte di Tcodofio, e partigiano di
quell'Eretico, tanto più s'accefe di fdegno contra del fanto Vefco-
vo, e ne giurò la rovina. Teodofio Augufto pubblicò bene in quell*
anno un Editto contra de i fautori di Ncftorio j ma non prefe buona
guardia contro i nafccnti errori dell'altro Eretico. A quell'anno rife-
rifce il Pagi (0 la caduta di Ciro Panópolita, che abbiam veduto di
fopra Confole, e che fu eziandio Prefetto del Pretorio, e Prefetto
della Città di Coftantinopoli, e Patrizio, uomo di gran prudenza e
maneggi. Era queftii, perchè amante della Pocfia, cariffimo all' Impe-
radrice Eudocia, Poetcfta anch' efTa. Ma dappoiché ella cadde dalla
grazia del Marito Augufto, e fi fu ritirata a Gerufalemme, fucccdet-
te la rovina ancora di quefto perfonaggio, il quale fecondo molti Scrit-
tori fu creato dipoi Vefcovo di Srr.irna, o più torto, ficcome accura-
tamente pruova il Padre Pagi, fu Vefcovo di Cotico Cittadella Fri-
gia. S'appoggia clTo Pagi all'autorità di Suida (^), per rapportare al
prefente anno la depreftìone di Ciro. Ma Teofane (Oj e Niceforo
Callifto (/) fanno menzione di quefto fatto due anni prima dell'ele-
zione di San Flaviano, e tre prima della ritirata d' Eudocia Augurta.
Nulladimeno foggiugncndo Niceforo, ch'egli cadde dopo il Trcmuo-
to dell'anno precedente, pare che in queft'anno fcguilì'e il fuo preci-
pizio . E fu perchè avendo egli rifabbricato in parte le mura atterra-
te di Coftantinopoli, il Popolo gli fece plaufo nel Circo con gridare;
Cojìantim fece^ e Ciro rim'vò . V'era prefente T Impcradorc, e le l'eb-
be a malej perciò trovato il pretefto, che coftui era Gentile, o fc
l'intendeva co i Gentili, il degradò, e gli confifcò i beni. Se ne fug-
gì egli in Chiefa, e allora fu ordinato Cherico, e poi per compaftìo-
ne che n'ebbe Teodofìo, fu creato Vefcovo, come ho detto, di Co-
tieo. In queft'anno (è Marcellino Conte, che lo narra) dall' India fu
mandata in dono all'Imperador Tcodofio una Tigre domata; ed eflcn-
do bruciato il Portico fabbricato di marmo di Troade in Coftantino-
poli colle due Torri delle Porte, Jntioco Prefetto del Pretorio rimife
tutto nello ftato di prima. Aggiugne ancora quello Storico, che cffen-
do venuti gli Ambafciatori d' Attila a richiedere il danaro pattuito, fu-
rono licenziati con ifprczzo . Nell'Agofto del prefente Anno diede fi-
ne a i fuoi giorni, fecondo Idacio C?), Rechila Rede'Svevi in Meri-
da. Città defila Lufitania, e morì Pagano. Ebbe per fuccefiore nel
Regno Recbiario fuo Figliuolo, Cattolico di Religione, quantunque
all' inalzamento fuo provaflc qualche oppofizione da i fuoi. Appena c-
g^li fi vide fermo fui Trono, che fi mife a facchcggiar le Provincie
Romane vicine (^) . Valcntiniano Augufto in quell'Anno confermò con
fuo
Annali d' Italia. 117
Tuo decreto W, inviato ad Albino Prefetto del Pretorio le Leggi No- Era Volg.
velie di Tcodofio Imperadore d'Oriente, Suocero fuo, ma chiamato ^^^^''J^^'
da lui Padre per riverenza. Theodòf. '
Apptnd.
-, , Tom. 6. Jit.
Anno di Cristo ccccxlix. Indizione 11. 13.
di Leone Papa io.
di Teodosio II. Imperadore 48. e 41.
di Valentiniano III. Imperadore ij.
Coiifoli ì Flavio Asturio, e Flavio Protogene.
IL primo fu Confolc Occidentale. Dal Relando C^) è chiamato^ ^- (bl KeUnd.
fierioy ma verifimilmentc s'ingannò. 11 Cognome aflai noto d'^- "» f"/"-
fierio fu cagione, per quanto mi figuro, che gì' ignoranti Copifti fcri-
veflero Jfierio in vece di Jfturio . Venne fatto in quell'anno al fopra
mentovato Crifafio Eunuco, merce la fua onnipotenza in Corte di Tco-
dofio Augufto, di abbattere San Flaviano Patriarca di Coftantinopoli .
Uniflì coltui con Diofcoro Patriarca d' Aleflandria, uomo violento ed
empio, che proteggeva a fpada tratta 1' Eretico Archimandrita Eu-
tichetey ed avendo perfuafa all' Imperadore la nccefiìtà d' un Concilio,
Efefo fu la Città deilinata per tenerlo quivi. Si tenne, e il fommo
Pontefice Leone vi mandò i fuoi Legati, i quali indarno ftrepitarono
e proieltarono di nullità al vedere, che in efla adunanza fu afloluto Eu-
tichetc, fcomunicato, deporto, e cacciato in efilio San Flaviano, dove
fini i fuoi giorni dopo pochi Mefi, non fi fa fé per morte naturale, , . ,
o pure violenta. Non lo come, Marcellino Conte (.') attribuifce tali |^^j cTmls'
difordini alla violenza di Diofcoro, e di Saturnino Eunuco. Se Cri- in chromt*.
fafio non aveva anche il nome di Saturnino, quello è un errore . Era
ben Crifafio fopranominato Zamma; ma non c'è apparenza, che por-
tafle il nome di Saturnino. Di quello avvenimento tratta a lungo il ^^^ :Baron.
Cardinal Baronie C'^), e dopo di lui il Pagi {e). Non cosi tolto udì Annal. Ecc.
San Leone tante iniquità, che raunato un Concilio in Roma, riprovò (ej Pagius
il fallo Concilio d'Efcfo, e dichiarò nulli tutti i fuoi Atti. Mancò di Cr,t. Baro».
vita in quell'Anno Marina Sorella di Tcodofio Imperadore, fccondo-
chè s'ha da Marcellino Conte. E,fla è fpropofitatamente chiamata nel-
la Cronica Aleflandrina (/) Moglie di Valentiniano Auguflo . Era nata (f) chronU
nell'Anno 40 j. non ebbe mai, ne volle avere marito, avendo confe- c'>* ^Ux^n-
crata a Dio la fila verginità. Aggiugne elfo Marcellino, che parimen-
te in quell'Anno finirono di vivere Ariovindo^ ch'era ftato Generale
d'armi di Tcodofio, Confole nell'anno 4J4. e Patrizio > e fimilmen-
te Tauro^ che fu Confole nell'anno 418. ed era falito anch' egli alla / v ^ , •
dignità di Patrizio. Abbiamodaldacio C?), che nel prcfcntc anno /f^^r^w- labronico.
rie
ii8 Annali D* Italia.
Fr* Volg. rio Re de i Svevi in Ifpagna, avendo incominciato il fuo Regno col
ANK0449. prendere in Moglie .una Figliuola lylìi Teocìoro^ 6 fia dì 7'eoderico, Re
de' Vifigoti nella óallia, nel Mefc di Ftl^braio andò a faccheggiar la
Guafcogna. Aggiugnc, che un certo Bafilio, avendo adunati moki Ba-
caudi, che noi polliamo chiamare aflaffini, niife a filo di fpada i Cri-
ftiani nella Chiefa di TrialTone Città della Provincia Tarraconenle, og-
gidì Tarazzona nell'Aragona; e che vi redo morto anche Leom Ve-
scovo d'cfla Città. PortoiTi nel Mele di Luglio il Re fuddctto Rcchia-
rio a vifitare il Re Tcoderico fuo Suocero; e nel ritorno infieme col
poco fa mentovato Bafijio diede il faccheggio al territorio di Cefarau-
gulta, oggidì Saragozza. Impadroniffi ancora con inganno della Città
d'ilerda, oggidì Lcrida,e menò di gran gente in ilchiavicù. Per at-
(a) ìpitrus tettato di Sant' Ifidoro {a) i Vilìgoti della Gallia preftarono aiuto « co-
in chrtnico j].yj ^ commettere sì fatte iniquità, tuttoché non vi foflc guerra dichia-
(h^^Th'eoph '■^^^ ^^ ' Romani . Chi badaflc a Teofane (i') , circa quelli tempi Ac-
in chronog. tìla Re de gli Unni fpinfe le fue armi nella Tracia, prete e fpianò va-
rie Città, e llefe il luo dominio fino all'uno e all'altro Mare, cioè al
Pontico, e a quel di Gallipoli e Sello. Fu fpedito un efercito centra
di .lui; ,ma conofciuto quello del Re barbaro troppo fupcriore di for-
ze, fu coftretto l' Imperador Teodofio a promettergli ogni anno Un
tributo di danari, purch'cgli fi ritiraile dal paefe Romano: il che fc-
guì . Aggiugne, che poco dopo accadde la morte d'cflb Imperadorc.
Sappiam di certo, che Q;)kmente nell'Anno fuflegucnte Teodofio Au-
guro compiè la carriera de' luoi giorni. Ma certo la Cronologia di Teo-
fane è qui, come in altri fiti ancora, zoppicante; ed alcuni anni pri-
ma fi dee ammettere l'irruzione de gli Onni, o fia de' Tartari, e di
(ci Patm Attila Re d'tfli, nell'Imperio d'Oriente. 11 Padre Pagi (0, ficcome
tn Critic. dicemmo di fopra, fondato fuli' autorità di Marcellino Conte, crede,
Saron. ad che ncll' Anno 441 . cotelli Barbari cominciaflero quel brutto giuoco
Ann. 441. (.Qn^yj le Provincie Romane Orientali, e che nel fcguente fi conchiu-
»«w. 1. ^^^^ j^ pace, narrando Prifco Irtorico, che fi venne dopo la battaglia
del Cherfonefo, fvantaggiofa a i Romani, ad un aggiullamento . Ma
forfè quella battaglia non è fé non quella dell'anno 447. in cui reftò
morto Arnegifco Generale di Teodofio Augufto.
Comunque fia, non increfcerà a i Lettori l'intendere qui in po-
(d) Prifcus che parole ciò, che con molte lo (lefTo Prifco Rettorico (<^), Autore
iw/er i;x«r- jj, qye' tempi ^lafciò Icriito intorno a gli Unni, ma fenz'aver egli di-
fta Legat. ^^j^^- ^^^ ^^^j ^^jj^ j^^^ imprelc. Con fue Lettere rìchiefe Attila
]i!ftùr!syi. all' Impcradore Teodofio i difertori e i tributi, perciocché v'era un'
antecedente convenzion di pagare a que' Barbari annualmente fette-
cento Libre d'oro. Tutto ricusò l' Imperadorc; ed Attila allora en-
trò nelle Provincie Romane con venir devallando tutto fino a Razia-
ria , Città grande della Mcfia di qua dal Danubio . Verfo il Cherfo-
nefo della Tracia fi fece un fatto d' armi con isvantaggio de' Greci,
dopo il quale per paura di peggio, Teodofio (labili la pace con ob-
\i bligarfi di, rendere gli Unni dUcrtori, di pagare fei mila Libre d'oro
' ' ' ■ per
Annali d' Italia. 119
per gli ftipendj decorfi, e due mila e cento annualmente in avvenire Era Volg.
a titolo di Tributo. Per mettere infieme la fomma di tant'oro, fi fé- Anno449-
cero avanie incredibili a i Popoli. E qui nota Prifco, che i tefóri
"dell' Iraperadore, e de i privati, fi confumavano in ifpettacoli, giuo-
chi e piaceri) né fi mantenevano più , come in addietro fi faceva, i
corpi d'Armata in difefa dell'Imperio, ne v'era pip difciplina mili-
tarci e però ogni Nazion barbara infultava , e faceva tremare in
quc' tempi la Romana. I foli abitanti d'Afimo, Città della Tracia,
tennero forte un pezzo, fcnza voler rendere i defertori, e con far
■grande ftragc di que'^ barbari . Fatta la pace, Attila per fuoi Amba-
Fciatori dimandò gli Unni fuggiti nelle Terre dell' Imperio ; e poi ne
fpedi de gli altri, trovando' preterti di nuove Ambafcerie, per arric-
chire i fuoi cari, giacché tutti fcmpre fé ne tornavano indietro cari-
chi di doni,, che la paura facea loro offerire. Uno di quelli Amba-
fciatori per nome Edicone, guadagnato con grandi proraefle da Cri-
fafio Eunuco, affunfe il carico d'uccidere Attila j ma fcoperta la tra-
ma, Attila inviò a farne un gran rifentimento con Teodofio Augufto,
trattandolo da fuo Servo, giacché gli pagava tributo, e da traditore,
perchè gli aveva infidiata la vita. Né Prifco racconta, che fottod'effb
Teodofio altra guerra foflfe fatta da Attila all' Imperio d'Oriente. Il
perché vo io fotpcttando, che folamentc nel 446. dopo la morte di
Bleda fuo Fratello, Attila defle principio all' mvafion delle Provincie
Romane, certo efTendo per teftimonianza di Bcda, ch'egli allora por-
tava la defolazionc per la Mefia, Tracia, e Ponto; e che nel feguente
Anno 447. feguifie la battaglia, in cui redo uccifo Arnegifco Gene-
rale di Teodofio, nelle vicinanze del Cherfonefo della Tracia. Pro- , .
copio (a) racconta in un fiato varie loro fcorrcrie , nella prima delle ^^ BeU.
quali faccheggiarono molte Città,, e conduflero via cento e venti mih Perf. Uè. i,
Crirtiani in ilchiavitù . Probabilmente in queft'Anno, più tolto che '"?• 4-
nel feguente, Teodofio Augufto inviò Maffimino, uno de' fuoi primi
Ufiziaii, per Ambafciatore ad Attila tuttavia minacciofo, perchè non
gli erano reltituiti i difertori . Seco andò per compagno il fuddetto
Prifco Rettorico, il quale dipoi defcnfle quel viaggio con altri avve-
nimenti del tempofuo. E' da dolerfi, che fiafi perduta la lua Sto-
ria^ citata anche da Giordano Storico, non eflendonc a noi pervenu-
ti, fc non- pochi eftratti, che nel Trattato delle Legazioni, (tampato
nel primo Tomo della Bizantina, fi leggono. Ora fcrive egli, che
andando a trovar Attila,, pafiarono per Serdica e Naiflb Città della
Mefia, e di là paflarono il Danubio: il che ci fa intendere, che quel
Re barbaro poffedeva allora almeno una parte dell'antica Dacia, o tìa
Tranfilvania, e fignoreggiava in quelle Provincie, che oggidì chia-
miamo Vallachia, e Moldavia. Il trovarono in una Villa, in tempo
ch'egli benché avefle molte Mogli, pure prefc ancora per Moglie
una fua llcfia Figliuola, appellata Efca, permettendo ciò le Leggi di
quella barbara Nazione: coftume che non può comparire fé non be-
iliale a chi è allevato nella. Legge fanta e pura di Grillo . Trovaro-
no,
izo
Annali d' Itali a.
E» A Volg.
A K M O 449.
(a) Ckronìe.
(b) Codic.
Theodof.
in Afftnd.
Tonti 6.
Tit. 8.
(e) ibidfm
Tit. 14.
no, che nel medcfimo tempo erano giunti alla Corte d'Attila tre Am-
bafciatori di Valentiniano Augufto, cioè Romolo Corite, Promoto Ge-
nerale del Norico, e Romano Colonello nella milizia Romana. Erano
coftoro fpediti per placare Attila, che pretendeva d'avere in fua mano
Silvano, Scalco maggiore d'effb Impcradore, o. pure alcuni vafi d'o-
ro, afportati dopo la prefa, che Attila avca fatta di Sirmio, e dati
in pegno per danari ricevuti ad cflb Silvano. In forama fcorgiamo,
che Attila facea palpitare il cuore ad amenduc gì' Imperadori d'Oriente
e d'Occidente, e trattava come da fuperiore con loro. Nella Cronica
Alcflandrina (a) è fcritto fotto il feguente Anno, che quando coftui
era in procinto di muovere loro guerra, fpediva Meflì, che intona-
vano all'uno e all'altro quefte parole: U Imperadere., Signor mio., e Si-
gnor voftro , per mezzo mio vi fa fapere , cìot gli prepariate un Palagio ,
o in Coftantinopoli, o in Roma. Aggiugne Prilco, che Attila era
l'olito ad ufcir di cala per afcoltar le liei de' Popoli, e le decideva to-
fto,fenza valerli de'nollri eterni proceffi. Furono invitati gli Amba-
fciacori a definar con Attila. Si trovò la tavola imbandita d'ogni Torta
di cibi e vini . Erano d'argento i piatti per gli convitati} ma Attila fi
ferviva di un tagliere di legno. Beveano i commenlali m tazze d'oro e
d' argento} Attila in un bicchiere di legno. Gli altri mangiavano d'ogni
forta di vivande} egli folamentc del leffb. Così il fuo vcllire era tri-
viale} e laddove gli altri nobili Sciti portavano oro, gemme, e pie-
tre preziofc nelle loro fpade, nelle briglie de' cavalli, nelle fcarpe:
egli nulla di quello voleva, ed amava di comparir limile a'foldati or-
dì narj . Si fecero di molti brindifij vi furono canti e buffonerie, che
diedero a gli afcoltatori motivo di fmafcellarfi per le rifa gran pezzo }
ma Attila tempre col medcfimo volto, e con una eguale fcriccà ve-
deva, alcoltava tutto. Furono a cena con Reccam, una delle Mogli
più care del Tiranno} e quella usò loro di molte finezze. Efibirono
pofcia i doni mandati al Barbaro da Teodofio Augnilo } ne riceverono
de gli altri da portare a Coftantinopoli, e mafiìmamente delle pelli
rarcj ed in fine dopo aver trattato degli affari, fé ne tornarono alla
Corte Augutta. E' curiofa tutta quella defciizione, e non fé ne ma-
raviglicrà chi ha vediuo a i nollri giorni prendere la barbara Ruffia
coftumi civili. E perciocché ivi e detto, che già Eudocia Augufta
avea fatto ammazzare Satumillo^ che vedemmo di fopra appellato Sa-
turnino Conte, e fucccduto quel fatto, dappoiché ella Imperadrice di-
fgullata col Manto s'era ritirata a Gcrufalcmmc} intendiamo di qui,
che quella Ambafciata appartiene all'anno prcfcnte, o pure al fuffe-
guente. Era in Ravenna Valentiniano Augulto nel dì 17. di Giugno,
ed allora pubblicò una Legge, indirizzata a Firmino Prefetto del Pre-
torio d'Italia (^), in cui Itabili, che da li innanzi aveffe da valere la
Prefcrixionc di trent' Anni in qualunque caufa, e lite, credendo ciò
utile e neccflario alla quiete de' Popoli. Tuttavia fi tratteneva in quella
Città Valentiniano nel di 11. di Settembre, come colla da un'altr»
fua Legge {e) , data ad Opilioue Macftro de gli Ufizj , o fia Maggior-
domo delia Corte Imperiale. Anno
Annali d' Itali a. iii
Anno di Cristo ccccl. Indizione iii.
di Leone Papa ii.
di Valentiniano III. Imperadore i6.
di Marciano Imperadore i.
^ r ,.5 Valentiniano Augusto per la fettiraa volta,
^0"*<*"1Gennadio Avieno.
QUcfto Jvie/ìe Confolc Occidentale vien dcfcritto da Apollinare Era Volg.
Sidonio (a) per uno de' più ricchi, più nobili, e più favj Sena- Akno^jo.
tori di Roma> e da qui * due anni andò con San leeone Papa }^^'/'^'"^
per Ambafciatorc ad Attila. In quell'anno Valentiniano Imperadore ^ "
infieme con Eudoflia Tua Moglie, e Galla Placidia fua Madre, andò
fpezialmente per divozione a Roma a fin di vifitàre i Sepolcri de' Santi
Apoftoli. Si fervi di quefta occafione lo xelantiffimo Pontefice San
Leone per implorare il di lor patrocinio, dopo aver loro rapprefentata
colle lagrime l'iniquità del Conciliabolo d' Efefo con tanto difcapito
della vera dottrina della Chiefa , e deplorata la morte di San Fh-
viano, impetrò Lettere di tutti e tre elfi Augufti a Teodnfio Impe-
radore, e a Pulcheria Augufta, che dopo la caduta della Cognata Èu-
docia era tornata in Palazzo, con raccomandar loro la caufa della Chic-
fa. Scriflc l'indefelTo Pontefice anch' egli per quello fine a Pulcheria
Augufta. La rifpofta di Teodofio Imperadore a Valentiniano fi trovò
molto afciutta, perchè egli avea troppi feduttori intorno. Mandò in
oltre San Leone quattro Legati a Coftantinopoli per chiarirfi,fe ^-
natolio novello Patriarca eletto di quella Città, aderifle alla buona o
falfa dottrina , Ma Iddio non abbandonò la caufa della Chiefa . Succe-
dette in quelli tempi la caduta di Crifafio Eunuco, il promotore di
tutti quelli, e d'altri difordini . Teodofio il degradò, gli ccnfifcò quan-
to avea, e bandito il relegò in un'Ilbla. Prilco litorico (^) ne attri- (b) priffui
buifcc la cagione alle informazioni finillre di lui, che Marcellino Am- </f ifg^t'w-
bafciatore fpedtto ad Attila rapportò nel fuo ritorno. Niceforo Cai- »''''^ > »"•'
lifto (f), e Zonara C-^) pretendono, che Teodofio, conofccndo d' clTcrc (*) K/V(r-
ftato ingannato da collui, e dcteftando l'empietà coramefla contra di fkorusl. 14.
San Flaviano, ravveduto il precipitaflc abballo. Marcellino Conte (0 '''P- 49-
racconta bensì, che per ordine di Pulcheria Crifafio fu uccifo (il che Ì?*' zonjras
fcguì dopo la morte di Teodofio) ma nulla dice, per impuHo di chi ^^ì "~
fuccedefle la di lui rovina. E' nondimeno probabile, che Pulcheria tro- (e) Marcdh
vafie la maniera di liberar la Corte da quefto cattiviflìmo mobile. Ad e»""" '"
una tal rifoluzione poco dipoi fopraviffè Teodofio II. Imperadore. Se C^''"»"»
■s'ha da prcllar fede a Niceforo Callido, egli caduto da cavallo, rr>en-
tr'cra a caccia, fi slogò una vertebra della fpinal midolla, e di quella
Tim. III. d per-
I^^ Annali d' Italia.
Era Volg. percofla fra alquanti dì Ce ne morì. Altri, fecondo Zonara, attribui-
ANN0450 pQi^f^ |j fyj m jrte a mal naturale, e quella accadde, per quanto fi rac-
(a) rheodo- coglie da Teodoro Lettore W, a dì i8. di Luglio, e non già per
,u! iafar^ f^.(.'ijj prefa nella caduta del cavallo, ma perchè nella caccia cadde- in
kcQ^.tnfinl'y "" Fiume, di modo che nella notte feguente pafsò all'altra vita. In
viib. I-in quello Principe, come e l'ordinario de gli uomini, e maflìmamentc
frincijiìo. de' Principi, molto li trovò da lodare, molto ancora da biallmare .
(b) H.flcr.. Secondo r Autore della Mifcella (^), fu Teodofio sì fapientc, che nel
MifctlL difcorfo familiare pareva perito di tutte 1' Arti e Scienze . Paziente era
hk. 14. pj(,| fre^cjo e nel caldo; la fua Pietà non fu mediocre; digiunava fpcflb,
malTìmamcnte il Mcrcordì e Venerdì, e il fuo Palazzo fembrava un
Monillero; perciocché egli levandoli la mattina per tempo recitava
colle PrincipelTc fue Sorelle lodi di Dio, e fenza libro le divine Scrit-
ture. Fece una Biblioteca, con raunarc fpczialmente gli Efpofitori
delle Scritture medefimc. Efercitava la Filofofia co i fatti, vincendo
la trillczza, la libidine, e l'ira, e defiderando di non far mai vendet-
ta: il che (e fia vero, fi può raccogliere da quanto finora s'è detto
di lui. Talmente in lui era radicata la Clemenza, che in vece di con-
dcnnarc alla morte i vivi, bramava di poter richiamare in vita i morti;
e qualora taluno veniva condotto al patibolo, non giugncva alla porta
della Città, che per ordine dell' Imperadore era richiamato indietro .
Venendo poi le guerre, la prima cofa in lui era il ricorrere a Dio,
(e) Zenar. c Colle orazioni fupcrava i nemici. Zonara {e) aggiugnc, eh' egli fu
Li^^maì. molto Letterato, e verfato nelle Matematiche, e fpezialmentc ncU' A-
ftronomia . Oflcrvollì ancora in lui molta dellrezza in cavalcare, fact-
tare, dipignere, e far figure di rilievo. Quelli fon gli clogj di Teo-
dofio il minore. Voltando poi carta fi truova, ch'egli valeva poco
pel governo de' Popoli. Se non cadde in piìi fpropofiti, ne è dovuto
il merito airaffiftcnza di Pulcheria fua Sorella, Donna di gran Pietà
e faviczza, che co'fuoi configli l' andava movendo e frenando . Secon-
dochè lafciò fcritto Snida, perch'era imbelle e dato alla dappocaggi-
ne, gli convenne comperar da i Barbari la pace vergognofamente col
danaro, in vece di proccurarla valorofamentc coli' armi; e di qua ven-
nero molti altri malanni al Pubblico . Allevato fotto gli Eunuchi , crc-
fciutp anche in età, da i lor cenni dipendeva; e coftoro l'aggiravano
& lor talento , laonde quante azioni, e novità inefcufabili egli commife,
tutte provermero dalla lor prepotenza. Prima fu onnipotente prcflb
di lui jintieco^ pofcia Jmanzio^ e finalmente Crifafio . L'avarizia di
que'callroni fu cagione, che fi vendevano i polli anche militari; e quel
che è peggio, la Giullizia. In fomma coftoro con fargli paura, e trat-
tarlo da fanciullo, e trattenerlo in alcune Arti, che ho mentovato di
fopra, e principalmente adcfcandolo alla caccia, faceano elfi alto e baffo
con danno e mormorazione inutile dc'fudditi . Niccforo fcrive, ch'egli
prima di morire conobbe i falli comraelTì, e fi ravvide, con deporre
Crifafio, e rimproverar la Moglie Eùdocia; ma egli fcredira quefto
racconto con alcuni errori di Cronologia . La Cronica di Profpero Ti-
fone
Annali d' Itali a. 113
ronc dciredizion del Canifio ci ha confcrvata una particolarità, non ERA.Vo'g.
avvertita da altri, cioè che il Corpo di Tcodofio fu portato a Roma, ANK0450.
e feppellito nella Bafilica Vaticana in un iVlaulòko (<0 • Dopo aver (a) Pmfftr
narrata quell'Autore la di lui mone nel prefentc anno, dice poi nel ^"■'' '"
fufleguente: Theodofius cum magna pompa a Plaàdìa^ 13 Leone ^ £5? 0- ^ '''""'■
mni Senatu deduSlus, (3 in Maufoleo ad Jpoftolum Petrurn depojitus ejl .
Tenne Pulcheria Jugiift* per qualche tempo nafcofa la morte del
Fratello, e fatto intanto chiamare a se Marciano^ uomo valorofo e
fperto ne gli affari della guerra, di età avanzata, ed abile a governar
l'Imperio, gli diflc d'aver fatta fcclta di lui per dichiararlo Impera-
dorc, e Marito fuo, ma fcnza pregiudizio della fua verginità, ch'ella
avca confecrata a Dio. Accettata l'offerta, fu chiamato il Patriarca
yìnatolio^ convocato il Senato, e fatta la propofizione, fu non tanto
da effi, quanto ancora dall' Efercito, e da gli altri Ordini acclamato
Imperadorc Marciano, Per quanto abbiamo da Teodoro Lettore (ó), (b) Tht».
era egli oriondo dall'Illirico-, ma Evagrio (<■) merita più fede, perche '^'^'*' ^"^'^
cita Prifco Ktorico di que' tempi, allorché il fa nativo della Tracia . 'eccU}. ^'^'
Da femplice foldato cominciò la fua fortunaj ed allorché andava a farli (e) Èvagr.
arrolarc, trovato un foldato uccifo periffrada, fermoffi per compaflìo- W- z. e. i.
ne a fine di farlo fotterrarej ma colto dalla Giultizia di Filippopoli, "'fi- ^"^•
e fofpettato autore egli ffeflo dell' omicidio, corfc pericolo della vita.
Dio all'improx'vifo fece fcoprirc il reo, e Marciano lì falvò. Avea
nome il foldato uccifo Augnilo, ed effcndo ftato accettato Marciano
in fuo luogo, fu poi creduto quello un preludio all'Imperio. Narra
Teofane W, che trovandofi egli in Sidema Città della Licia ^^addc (.d) Thcof/t.
infermo, e fu ricoverato in lor cafa da Giulio ( Niceforo il cniama '" ^"'""'S-
Gioliano) e Taziano Fratelli, ch'ebbero amarcvol cura di lui. Guarito
che fu, e condottolo un giorno a caccia, tneirifi a dormire il dopo
pranzo, offcrvarono i Fratelli, che un'Aquila andava fvolazzando fo-
pra l'addormentato Marciano, e gli faceva ombra coli' ali > e perciò
tenendo, ch'egli aveffc a diventar Imperadorc, fvegliato che fu gli
dimandarono, che grazie potevano fperarc da lui, fé folle arrivato al
Trono Imperiale. Stupito egli della dimanda, non fapea che rifpon-
dcrcj ma replicate le iftanzc, loro promife di farli Senatori. Il licen-
ziarono dipoi con donargli dugento feudi, e pregarlo di ricordarfi di
loro, quando aveflc mutata fortuna . E noi dimenticò già egli, perchè
verificatofi l'augurio, dichiarò Taziano Prefetto della Città di Coflan-
tinopoli, e Giulie^ o fia Giuliano, Prefetto della Libia, o piti torto,
come vuol Niceforo, della Licia. Giunfe Marciano ad eflcrc Dome-
nico, cioè Guardia, o pur Segretario d' yffpare Generale dell' Ar-
mata di Teodofio, e con elfo lui ito in Affatica, rimafe prigioniere,
oltre ad aflaiflìmi altri, nella rotta, che Genferico Re de' Vandali die-
de all' efercito d' Afpare e di Bonifazio. Procopio (.e) è quello, che (e) prunt.
narra un cafo molto fimile al precedente, e forfè lo fteffb trafportato l- i. <. 4. i^
dall' Affrica in Licia. Oflcrvò Genfcrico, che mentre Marciano dor- ''^'' '''""'•
miva fuUa terra, un'Aquila fopravolando il difendeva da i raggi del
CL i Sole .
Annali d*It
Era Volg.
Anno 450.
(») Cedren^
iff Hiftor.
(b) Evagf.
Ub. z. (. I.
iole. Volle parlar fcco, e riconofcere chi era; ed obbligatolo con giù»
■amento di non far mai eucrra ai Vandali, s'egli crefcefTc in fortuna,,
5I1 diede la libertà. In fatti, llnch'egli vifTe, non turbò la quiete di
(e) Thetdo-
rus LiHer
ìik. I. Hift.
Ecclef.
(d) i. ultima,
de AfojUt.
Cod. Jufii-
oiao.
(e) Profper
in Chraau»,
(f ) AgneU.
Vit. Eptfco-
ftr. Raven-
nat. lom. i.
Utr. Italie.
(g) Rukeus
fiijior. «4-
venn. Ub. 3.
(h) Idaei'4j
in ChrcuK».
(i) In Ctd.
Thtodof.
Afpendif,
Jlt. 7.
1x4 ANNALI D ITALIA.
Se
rat
gì' - .
que' Barbari. Era Marciano, per atteflato di Cedrcno («), perfona vc-
nerabil d'afpetco, di fanti colturai, mignanimo, fenza intereflc, tem-
perante, compaffionevole verlb chi fallava, per altro ignorante nelle
Lettere e Scienze. Somma, fecondo Evagrio (^), fu la di lui Giu-
iHzia verfo i Sudditi, ed era temuto, ancorché non foflc folito a pu-
nire. Ma fpc/iialniente rifplcndeva egli per la fua pietà verfo Dio, e
per l'amore della Cattolica Religione, ficcon>e fece ben tofto cono-
fcere. Non tardò dico, egli a richiamar tutti gli efiliatij e Valenti-
mano Augufto, informato delle rare di lui qualità, concorfe anch' egli
a riconolcerlo per Imperadore. L'indegno Eunuco Crifafio fu dato da
PuJcheria Imperadricc in mano a Giordano, al cui Padre era Hata le-
vata la vita dall'iniquo Eunuco, e gli fu renduta la pariglia. Sappia-
mo ancora da Teodoro Lettore (0 , che Marciano Augufto immedia-
tamente correflc e levò con una Legge l' introdotto abufo di comperar
con danaro e doni i Magiftrati . Pubblicò- eziandio prontamente uà
Editto (</) contro i Cherici e Monaci, che foftenelTcro gli errori di
Neftorio e d' Eutichetc . ScritTe non racn egli , che la Moglie Augu-
fta Pulchcria a San Leone Papa amorevoli Lettere, accertandolo della,
lor premura per la dottrina della Chiefa, e proponendo la convocazio-
ne d'un Concilio Generale, per rimediare a i difordini precedenti. In-
tanto venne a morte in Roma Galla Placidia Augufta, Madre di Va-
leniinipno IH. Imperadore. Secondo San Profpero (0, con cui s'ac-
corda Agnello (/) Scrittore del Secolo Nono, mancò cfla di vita a
di 27. di Novembre. Fu Donna di non volgar Pietà e Prudenza, e
meritò le lodi de gli antichi. Era fama in Ravenna, per quanto fcridc
Girolamo Roflì (^f), e innanzi a lui il fuddetto Agnello, che fofTc fcp-
pellita in quella Città, e che ne efifteflc il Sepolcro. Se ciò è, il fuo
Corpo farà (tato trasferito a Ravenna . Idacio ih) mette nell' anno fc-
guente la di lei morte, ma farà per colpa de'Copifti . Nell'anno prefcnte
Valentiniano Augufto con una fua Legge 0) mife in briglia la cru-
deltà e l'avarizia de gli Efattori del Fifco, i quali col prctefto di cer-
care e rifcuotcre i debiti del Popolo, fcorreyano per le Provincie ,
commettendo mille difordini & avanie . Donò eziandio al Popolo il rc-
ftante del debito korfo fino alla prima Indizione .
Ann*
A N N A L 1 D* I X A L I A. 115'
Anno, di Cristo gcccli. Indizione iv.
di Leone Papa ir.
di Valenti NiANo III. Imperadore xy,
di Marciano Imperadore i.
^ f ,. e Flavio Marciano Augusto,.
^°"^°"> Flavio Adelfio.
Elcbre fu l'anno prcfcnte per l'ultimo crollo, che fi diede ali* g^^ volg.
I Ercfia di Eutichete, per cura fpezialracntc di San Leone Papa, Ann«4$i!
e de i piiiTimi Imperadori d' Oriente Marciano e Pulchcria . A que-
llo fine Sointo Eufebio Arcivclcovo di Milano tenne prima un Conci-
lio Provinciale ad itlanza del Pontefice Romanoj nel quale intervenne
ancora San MaJJimo Vefcovo di Torino, Scrittore rinomato per le fuc
Omilie, che fono alla luce . Tennefi poi nella Città di Calccdone, cor-
rendo l'Ottobre, un Concilio, che e il Quarto fra i Generali, e il
più. numerofo di tutti, perché oltre a i Legati della Sede Apoftolica
Romana, v'intervennero circa feccnto Vefcovi . Intorno a quefta infi-
gne Raunanza fon da vedere il Cardinale Baronio, il Padre Pagi, ed
altri Autori Ecclefiaftici. Fu ivi concordemente condcnnata la falfa
dottrina d' Eutichete, e deporto e mandato in efilio l'empio Diofcoro
Patriarca d' Aleflandria, il quale folamente tre anni, o poco piti fopra-
viflc alla fua caduta. Quivi ancora fu detcrminato, che dopo il Ro-
mano Pontefice, il primo luogo d'onore forte dato al Patriarca di Co-
ftantinopoli : il che fu poi disapprovato da San Leone Papa, qual no-
vità contraria a » privilegj delle Chiefe Aleflandrina ed Antiochena.
Famofiflìmo ancora fu l'anno prcfcnte per la guerra d'Attila Re de
gli Unm nelle Gallie. Se ne llava coftui nella Dacia, e fors' anche
nella Pannonia o fia Ungheria, turgido per la fua potenza, e vogliofo
di fegnalarfi con qualche grande imprefa, e gli fé ne prefeniarono le
occafioni. Può eflere, che quand'anche era fui fin della vita Teodo-
fio II. Augufto, egli defle principio a quelle fiere tempeftc, che po-
fcia in quell' anno- fecero tanto ftrepito , e portarono un incredibile
fcompiglio alle fteflc Gallici ma certo fotto il nuovo Imperadore Mar-
ciano u mirano chiari i movimenti di quefto barbaro Re. U prima
incentivo, ch'ebbe Attila di turbar la pace del Romano Imperio ,
venne da Giufta Grata Owrw, Sorelli di Valenciniano ili. Augufto.
Già vedemmo all'anno 434. che quefta fconfigliata Principefla in età
di circa diecifette anni s' era lafciata fovvertire con perdere il fiore
dell' oneftà: pel qual fallo dalla Madre e dal Fratello era ftata inviata
alla Corte di Coftantinopoli, dove feguitò a dimorare fino a quefti
tempi, ma rinchiufa in qualche luogo. Dappoiché fu fucceduta la
mor-
Jz6 Annali d' Italia.
Era Volg. morte dell' Imperadore Teodofio, fé non prima, macchinando efTa la
ANN04511 maniera di ricuperare la libertà, e di trovar anche Marito, s' avvisò
di fare ricorico ad Attila con ellbirfegli per Moglie e dargli a divede-
re, che per mezzo di tali nozze egli acquifterebbe diritto ad una parte
dell' Imperio, parendo eziandio, che gli fapponcHe lafciata a lei que-
fta parte da Coftanzo Augufto fuo Padre. Non difpiacque la propo-
fizione al Barbaro Re, il quale, fc foffe vero ciò, che Giordano lllo-
(») Jordan. "CO (a) fcrive, molto prima ne aveva avuto altri ìmpulfi dalla mede-
tle Regnor. (Ima Onoria . Imperocché, dice egli, fin quando quella Principeffà
/««»/. vergine ftava nella Corte del Fratello in Ravenna, fpcdito fegretamcn-
^ te un fuo famiglio ad Attila, l'invitò a venire in Italia, per averlo in
Marito} ma non eflendole riufcito il difegno, sfogò poi la fua libidi-
ne con Eugenio fuo Proccuratore . Tuttavia poco par verifimile, che
Onoria allora penfaffe ad accafarli con quel Re sì terribile} e non ap-
parifce, che Attila nelle fuc diflenfioni coli' Imperio Orientale ed Oc-
cidentale mettefle mai fuori la precenfione d' Onoria. In quelli tempi
sì, cioè nell'anno precedente, è fuor di dubbio, che la sfrenata Prin-
(b) idtm cipefl'a il molTe, e lo racconta lo fteflb Giordano altrove W} ma prin-
cap. 43. de cipalmente l'abbiamo da Prifco I dorico (0 contemporaneo, fecondo
Keb. Getti, jj quale appena fu portata ad Attila la nuova, che dopo la morte di
Le ati'tn Teodofio era fucceduto Marciano nel governo dell' Imperio d' Oriente,
fi- 39-' '-^^ fpedi a Valcntiniano Imperador d'Occidente a dimandargli Onoria,
Tom. I. ficcome quella che s'era impegnata di pigliarlo per Conforte . Mandò
Hiftor. Byt.. ancora a Coltantinopoli a richiedere i tributi. "Dall'una e dall' altra
Corte furono rimandati indietro i Medi fenza nulla farne. La rifpo'
Ila di Valcntiniano fu, che non gli fi potea dare Onoria, perchè era
maritata con altra pcrfona} e che l'Imperio non fi dovea ad Onoria,
perchè a gli Uomini, e non alle Donne tocca il governo. Per altro
cflendofi dubitato, fé fofie vero ciò, che Attila diceva dell' efibizion
(d) PrifcHs d' Onoria, eflb Attila, per attcilato di Prifco (<^), fece per mezzo de'
fag. 40. fuoi Ambafciatori vedere a Valcntiniano l'Anello, che Onoria mede-
fima gli aveva inviato. Similmente Marciano Augufto diede per ri-
fpofta, che non fi fentiva voglia di pagar Tributi, né fi credeva in
obbligo di confermar le promcflc fatte da Teodofio . Se Attila vole-
va llar qui-eto, fé gli manderebbono de i regali} e minacciando egli
guerra, non avrebbe trovato i Romani a dormire. Attila finalmente
determinò di volgerfi contra dell'Occidente, e di combattere non folo
con gì' Italiani per ottenere Onoria in Moglie, fperando di grandi ric-
chezze in dote, ma eziandio co i Goti delle Gallie, per dar gufto a
Genferko Re de' Vandali in Affrica.
Per intendere quell'ultimo pafib, convicn afcoltare Giordano
(e) JordaK. Storico W, il quale racconta, che avendo Teoclerico Re de' Goti Oc-
de Reb. Gè- cidentali, chiamati \''ifigoti, data ad Unnerico Figliuolo di Genferico
tu. cap. 16. yj^^ j-^^ Figliuola per moglie, Genferico, uomo crudele anche verfo
la i'ua llelTa prole, per fcmplice lofpetio, che la Nuora gli avcITe
preparatoli veleno, le fece tagliar le orecchie e il nafo, e così mal-
con-
Annali d' Itali a. 127
conci» la rimandò a fuo Padre. Avuta poi contezza del gran prepa- Era Volg.
ramento di guerra, che faceva Attila, Genferico gl'invio una gran Asso 451.
quantità di regali con pregarlo di volg^cre Tarmi contra il Re dc'Vi-
figoti, giacché temeva, che Teoderico meditafTe di far vendetta dell'
affronto fatto a lui e alla Figliuola. S'aggiunfe finalmente ad Attila
un terzo incentivo per portare la guerra in Occidente . E fu per re-
lazione di Prifco ('») Iltorico, che eflcndo morto Clodione Re de i (a) Prìfcus
Franchi, Popoli allora della Germania, Meroveo l'uno de' due fuoi Fi- P»i- 4o-
gliuoli , benché il più giovane, coli' aiuto di jiezi» Patrizio, Gene-
rale dell'armi di Valentiniano Augufto, occupò il Regno, Il primo-
genita (il cui nome non li fa) aftretto a ritirarli, ebbe ricorfo ad At-
tila, con implorare foccorfo da lui. Aggiugne Prifco di aver veduto
Meroveo aflai giovanetto, fpcdito a Roma da Clodione fuo Padre, e
che la capigliatura fua era bionda, e fparfa giìi per le fpallc. Aezio
l'aveva adottato per fuo Figliuolo, e dopo avergli fatto de i gran re-
gali, l'avea inviato a Roma, acciocché ftabiliffe amicizia e lega con
Valentiniano Augufto. Però ancor quello fu uno de i motivi, per
gli quali Attila clefle di guerreggiar piìi torto in Occidente che in
Oriente. L'aftuto Barbaro, prima di muover.G , inviò Legati a Va-
lentiniano Augufto con lettera piena di titoli e d'efpreffioni della pili
fina amicizia, per feminar zizanie fra l'Imperadorc, e Teoderico Re
de i Vifigoti,. efponendo che la voleva folamente contra d'efli Vifi-
goti, e non già contra il Romano Imperio. E nello fteflb tempo
fcriflc a Teoderico, efortandolo a ritirarli dalla Lega co i Romani,
e ricordandogli i torti e le guerre da lor fatte alla Nazion de' Goti .
Ma Valentiniano conofciuta la furberia d'Attila, immantinente fpedì
Ambafciatori a Teoderico, efortandolo a ftrignerfi feco in Lega con-
tro il nemico di tutto il Mondo, la cui fuperbia era omai giunta al
fornmo; e sì buon effetto ebbero le fue efortazioni, che Teoderico,
e tutta la fua Nazione aniraofamente ed allegramente alTunfero di op-
porli coir armi al minacciofo Tiranno j e per quefto fi preparò ed
unì tutta la poffanza di effi Vifigoti coU'cfercito Romano, condotticrc
di cui era il valorofo' Aezio Patrizio. Non s'è forfè mai veduto sì
gran diluvio d'armati in Europa, come fu in quefta occafionc. Fu,
creduto che Attila conduceffe feco fcttecento mila guerrieri W. Non (j,) Hìfttr.
farci llgurtà, che la Fama e la Paura non avellerò contribuito ad ac- Mifcell.
crcfcere la per altro fterminata moltitudine d'Uomini e di Cavalli, ''^- iJ-
che Attila feco traffe a quell'imprefa. Imperciocché oltre a i fuei
i7««/, ch'erano per così dire innumerabili, con effo lui uniti marcia-
vano altri Popoli fuoi fudditi, cioè un immenfo nuvolo di Gepidi col
Re loro yirderùo, e Gualamire Re de gli 0/irogaù, più nobile del
Re, a cui ferviva, e che mal volentieri andava a combattere contra
de' Vifigoti, Popolo della fua lleffa Nazione. Seguitavano dopo quefti
i Marcomanni^i Svevi, i ^adi^ gli Eruli^ i T'urcilingi ^ o fieno Rugi (e) sidtn.
co i loro Principi, ed altre barbare Nazioni, abitanti ne' confini del '" ^«"«^y.
Settentrione . Apollinare Sidonio (0 j Scrittore di que' tempi, defcrive ..q'" '^"^"
co' fc- ^ ^'
ii8 Annali d' Itali a.
Eka Volg. coTcguenti vcrfi, fecondo l'cdizion del Sirmoodo, la formidabil Ar«
ANN04J1. tndU d' Attila.
- - - - - fuhito cnm rupìa tumuli m
(Barbaries totas in fé transfuderat ArSlos)
Gallia^ pugnacem Regem comitante Gelano.
Gepida trux fequitur^ Scyrum Burgunduo cogtty
CbuNus^ BellenetuSy Neurus, Bafterna, ToringuSy
Bru^erus^ ulvofa quem vel Nicer abluit unda. »
Prorumpit Francus. -----7--
Pafsò quefto gran torrente dalla Panitonia, o fia dall'Ungheria,
(a) rW/«r«» fui principio della Primavera j e fccondochc crede il Velfero (*), prefc
*'tf rA*B ^ dcvaftò la Città d' Augufta . Quindi a guiia di fulmine iafciando da-
lufi. >^. 8. pgfjmjQ Iji defolaiione, giunfe fino 9I Reno^ e ^bbricate con gran
•fretta innumcrabili barchette, gli riurci di valicar quel Fiume, con
iftendcrfi apprcflb addofTo alla Provincia della Belgica feconda. A lui
niuna oppoCzionc fu fatta, perche, fé crediamo a Sidonio, Aczio Ge-
nerale di Valentiniano era appena calato dall'Alpi, conducendo poche
truppe, ne i Vifigoti fi erano peranche moffi. Pretende eflb Scritto-
re, che jivitOy il quale cfercitava allora nella Gallia l'ufizio di Pre-
fetto del Pretorio, quegli fofle, che fpedito da Aczio al Re Teode-
^ fico, mcttefle in moto l'efercito d'eflì Vifigoti, col quale fi congiunfe
il Romano. Né folamente proccurò Aezio d'aver feco i Vifigoti,
de' quali era innumcrabilc l'efercito, ma tirò feco altre N^izioni, dc-
(b) j^#ri«». fcritte da Giordano Illorico (i), cioè i Franchi, i Sarmati, gli Armo-
de Rtb. Gè- fica»i,i Liztani, i Borgognoni, i Sajfoni, i Riparii, e gì' Ibrieni, che
j"\''p • il Padre Pagi (f) crede Popoli fituati prcflb il Lago di Cortanza, ma
crit. Baron. ^ P"ò dubitare, fé fofiero g4i abitatori d' Ivry . Nella Storia Mifcella (^)
(d) Hifior. della mia edizione fono appellati Bariones . Ed ivi in vece di Lizisni,
Mifcell. in fi veggono nel ruolo degli aufìliarj Romani i Luteciani, cioè i Pari-
^t" it li ^'"' ' ^'^''"^'^ ancora in loccorfo d' Aczio co' fui3Ì Alani il Re Sangi-
bano con altri Popoli Occidentali . Qui dalla parte de' Romani fi tro-
vavano i Franchi i e fecondo Sidonio i /ra«f^/ furono in aiuto d'Attila.
Ma l'uno e l'altro fuffillc, perciocché, (ìceome abbiam detto di fo-
pra, erano allora divifi iPranchi., feguitando gli tini Merovco colle-
gato con Aezio, e gli altri il Fratello maggiore, che s'era pollo
Jotto la protezione d' Attila . Nella Vigilia di Pafqua la Città di
Metz rcllò vittima del furore del Re barbaro. La ftcfTa difavventura
toccò a quella di Treveri, e di 7ongres. Ma lecondoché fi ha dalla
Vita di San I^upo Vefcowo Treccnfe, oggidì Troyes, e da Paolo Dia-
(c) p aulus <:ono t<f), miracolofamcnte quella Città fi falvò, efTcndo pafiaii per
piaccnus cflaiB.iibari fenza vcdrrla . Altri vogliono, che il fanto Prelato am-
'ypìfcop"/.^' ""'Ihfic talmente il cuore del Barbaro, che lafciafTe illefa la fua Cit-
Mttenf.' tà. Sopra altre Città della Gallia fi sfogò la crudeltà d'Attila, fin-
che giunto alla Città d' Orleans , gli conveiinc fermarfi per la rciìllenza
de' Cit-
Annali d' Italia 1x9
de' Cittadini. Secondo Gregorio Turonenfe (.a) non fu prefa queli.i Era Volg.
Città j ma Sidonio (y), degno di maggior fede, chiaramente afferi- ANH0451.
fce,che fu prcfa, ma non faccheggiata . Intanto il Generale Cefareo ^-^J.^^JI'fj'/'
Aezio con Teoderico Re de'Vifigoti, che fcco avea Tori/mondo fuo hl}"."^"":,.
Figliuolo maggiore, e il loro potcntiflìmo efercito, venne a fronte cor.). 1. e. 8.
del ferociflìrao Attila. Fu concertato il luogo della battaglia ne' campi (b) Sidonìus
Catalaunici, cioè nella valla pianura di Chalom ftir Marne in vicinanza ì-^-EP'j ■''-5-
della Città di Rems. All'ora nona del giorno fi attaccò lo fpaven-
tofo e memorabil fitto d'armi, a cui altro pari non fo, fé mai a^'cHe
veduto r Europa. Scrive Giordano (f), e lo nota ancora {d) l'Autor W Jordan.
della Mifcella, cflcrc ftato da gl'Indovini predetto ad Attila, ch'egli 'ni)%iì]r
avrebbe la peggio, ma che perirebbe nel campo il Generale dell' Ar- Mi<'ccUa
muta nemica; e che figurandofi il Re Barbaro la morte tanto da lui '-'*.' 14.
fofpirata d' Aezio, non volle rcftar di venire alle mani. Si combatte
con indicibil vigore ed odinazione dall'una parte e dall'altra, finché la
notte pofe fine al terribil macello. Secondochè ha il fuddetto Auto-
re, lafciarono la vita fui campo cento ottanta mila pcrfone . A Ida-
cJo (0» e a Sant'Ifìdoro (/), che mettono trecento migliaia di mot- (e) idacìas
ti, noi non fiamo obbligati in quello a dar fede. Ora quantunque niuna '» chronico.
delle parti redalTe vincitrice, pure gli effetti modrarono, che il fu- (^^ ifidurui
perbo Attila fi tenne per vinto, perciocché nel dì feguentc fi trincierò "^ cnromc
forte co i carriaggi, ed ancorché non ceflafie di far trombettare, ed
alzar voci come di chi va a battaglia, pure non osò più d'uicire in
campo contra de* nemici. Rimafcro anco delufe le fue fperanzc, per-
chè nel conflitto venne morto, non già Aezio, ma bensì Teoderico
Re de' Vifigoti, che caduto da cavallo fu conculcato da' piedi de'fuoi,
oppure uccifo da un dardo di Adagi Odrogoto. Secondo la giunta
da me pubblicata alla Storia Mifcella vegniamo a fapere, che 'Tori-
fmondo Figliuolo d'eflo Re Teoderico per dolore della morte del Pa-
dre era rifoluto di afiediar Attila in quel fico, e di perfeguitarlo fino
all'ultimo fangue. Ma Aezio gli pcrfuafe di volar todo a Tolofa,
aftinché i fuoi Fratelli minori, cioè Teoderico, Federico, Teurico,
Rotemero, e Irmcrit non gli occupaflero il Regno. Si fa parimente
da Gregorio Turonenfe (^), che Aezio (tee fretta a Meroveo di tor- {g)Cregtr.
nar al luo paefe, acciocché il Fratello in fua lontananza non fé ne Turanmfis
impadronifle, e folle creato Re. Non fu certamente pigro Meroveo, ^'fi- ^'■'"t-
e però giunto alle fue contrade , fu riconofciuto Re da i Franchi . ' ^' '■ '*
Con buon fine, dice r Autor della Mifcella, diede quedi configli Ae-
zio, per timore che i Vifigoti, fconfitto Attila, non alzadero la teda
contra r Imperio Romano. Ma probabilmente di qua venne la rovina
del medcfimo Aezio, ficcome diremo al fuo luogo.
Vcggendofi pertanto Attila in libertà, tranquillamente, ancor-
ché temedc di qualche infidia, fé ne tornò nella Pannonia, ma con ri-
foluzione di mettere in piedi un'Armata più grande, e di adalire l'I-
talia, giacché non avea trovato buon vento nelle Gallic, e noto gli
era, che l'Italia era fprovveduta allora di foldatcfche . Ne' Frammenti
Tom. in. R di
I30 Animali d' Italia.
Era Volg. di Frcdegario, pubblicati dal Padre Ruinart W, fi legge un'aftuzia
Anno 451. ^\ Aezio, la quale non oferei mantenere per vera. Cioè, che per aver
ttuollr' ^'^C'^o'To da Teodoro (così è chiamato Teoderico anche da Idacio) gli efi-
^^^' ^l^^', bì la metà delle Galliej e che fpcditi Mcffi fegretamentc ad Attila,
l'invitò in aiuto fuo comra de' Goti, con fare anche a lui l'efibizio-
ne fuddetta. Dopo due battaglie, Aezio di notte andò a trovar Atti-
la, e gli fece credere, che veniva un efercito piìi forte di Goti con-
dotto da Teoderico Fratello del Re Torifmondo, e tal paura gli mi-
fc, che Attila gli diede dieci mila foldi d'oro perchè gli proccuraire
la comodità di ritirarfi verfo la Pannonia. SuQcguentementc Aezio
diede ad intendere a Torifmondo, ch'era giunto un terribil rinforzo
ad Attila, e che il configliava di andarfcne a cafa, affinchè i fuoi Fra-
telli non gli occupaffero il Regno. Però Torifmondo donò anch' egli
ad Aezio altri dieci mila foldi, con pregarlo di fare in guifa, che po-
teffe liberamente co'fuoi Goti ripatriare. Aezio, ciò fatto, adì dito da
i Franchi, andò perfeguitando gli Unni alla coda fino alla Turingia,
ed ordinando ogni notre de i grandinimi fuochi , affinchè parefle piti
grande la fua Armata. E perchè i Goti faceano iftanza ad Aezio, ch'e-
gli cfeguiffe la promefla, ed Aezio non fi fcntiva d'umore di cfeguir-
la, fi contrariò fra di loroj ma in fine fi venne ad una compofizione,
e il tutto fi quietò con avere Aezio inviato al Re loro Torismondo
un Orbiculo d'oro, ornato di gemme, che pefava cinquecento libre. 11
Padre Ruinart penfa, che quefto Orbiculo fofle un Catino o Piatto.
Ma un Catino o Piatto pefante venti pefi, farebbe ftato una cofa mo-
ftruofa. Io il credo una Palla rapprefcntante il Mondo. Aggiugne Frc-
degario, che quefto picciolo Mondo d'oro fino a' fuoi di (fé pure c-
gli è che parla) fi confcrvava con gran venerazione nel Teforo de i
Goti. Probabilmente in quefto racconto ci farà qualche cofi di veroj
ma fi può credere, che le dicerie del volgo vi avran fatte le frange.
In qucft'Anno il piiffimo Marciano Augufto, perchè i Pagani dopo la
morte di Teodofio II. Imperadore doveano aver fatto delle novità,
(b) l. 7. pubblicò, un rigorofo Editto (^) centra de' mcdefimi, intimando la pcr-
Codic, dita de' beni e della vita a chi riaprific i Templi de gì' Idoli, o facef-
de^Pa'Tnis ^^ ^°^^ de' fagrifizj . Con altra Legge (0 eziandio ordinò, che fi do-
(c) Codic. ' veficro pagare alle Città i Canoni dovuti per gli beni pafiati ne'par-
Theodof. ticolari, e come fi può credere, dati a livello: dal che, ficcome an-
Tom. 4. in Cora da altre Leggi apprendiamo, che anche allora i Comuni d'ogni
jipperi^.^ Città godeano beni, rendite, ed erario loro particolare. Truovafi an-
(d) Ibidem cora Una Legge (d) di Valentiniano, data in Roma a dì 31. di Gen-
/. 1. Tit. 9. naio dell'Anno prefente, ma col Titolo forfè viziofo, cficndo ivi Imj>p.
TBeedoJìus, l^ Falentinìanus . Quando effii appartenga all'anno prefente,
il Titolo ha da edere folamentc Imp. Falentinian. come nelle feguen-
ti, perchè probabilmente Marciano non era pcranche ftuto riconofciu-
to per Imperadore da Valentinianp^ Nella Cronica di Profpero Tiro-
(e) Profper „g (^^^ fecondo l'cdizion del Canifio, fi legge all'anno feguentc, che
chrottle». l'immagine di Marciano Imperadore entrò m Roma a dì 30. d'Apri-
le:
Annali d* Italia T31
le: fegno che folamente allora egli fu folcnneracnte riconofciuto per Au- Era Volg.
gudo in Roma. In cfla Legge fi tratta de' Servi agricoltori fugitivi Ann 0451.
per faperc, a quai Padroni dovellero ubbidire. Nella fegucnte e leva-
ta una falla perfuafione, che non fi poteflero vendere beni a gli Ufi-
ziali dell' Imperadore, e vicn provveduto ad altri pubblici affari. Mer-
ce poi della terza Legge vegniama in cognizione, che nell'Anno pre-
cedente l'Italia tutta era ftata flagellata da una fieriffima carellia, di
maniera che molti per non morire di fame s'erano ridotti a vendere i
propri Figliuoli e Genitori per ifchiavi, non però a i Pagani, ma a i
Criliiani (teflì fecondo l'ufo d'allora. Comanda l' Imperadore, che qua-
lora fi reltituiica il danaro con alquanto d'ufura, fi rompa la vendi-
ta fatta' di que' miferi, con aggiugnere la pena di Cei oncic d'oro a
chiunque vendcfle a i Barbari alcun de'Criftiani.
Anno di Cristo cccclii. Indizione v.
di Leone Papa 15.
di Valentiniano III. Imperadore 2,8.
di Marciano Imperadore 3.
Confole
$ Sporacio, e Flavio Erculano,
PRovò anche la parte Occidentale d'Italia in queft'anno di gravif-
fimc fciagure per cagione del ferociffimo Re de gli Unni Attila.
Coltui ritornato nella Pannonia attcfe durante il verno a riparar le for-
ze perdute nella Gallia. Venuta la primavera, eccolo con formidabil
cfercito, creduto non inferiore a quel dell'anno precedente, entrar
nell'Italia per la parte del Friuli, La prima Città, che fece refiften-
za al furibondo Tiranno, fu Aquileia, una delle più riguardevoli , forti,
e popolate Città, che s' avelie allora l' Italia > e però fu immediatamente
flretta con forte afledio. All'Autore della IMifcella (<») fecondo la mia (a) aifier.
edizione fiam qui tenuti, pcrch'cgli con qualche particolarità dclcrive ^'jc'lf-
quelli fatti, i quali appena da altri pochi fi veggono accennati . Falla r'///J]'/'
bensì (e prima d'ora l'avvertì ancora il Sigonio (^)) allorché fcrive, (b) sigon.
che tre anni continui durò quell'afTcdio, quando non fi volcfie fuppor- dt Rcgn. oc-
re, che Attila prima di pafiar nelle Gallie l'avefle con un' Armata a cidental.
parte formato: del che non fi truova ne pure un barlume preflb gli '3-
antichi. Certo e, per quanto s'ha da Marcellino Conte (0, e da Caf- W Marceli.
fiodorio {d)^ che nell'anno prefente Aquileia fu prefa. Narra dunque ^°^ll;c7
l'Autore fuddetto, con cui va di concordia Giordano Iftorico (0, che (j) cajfiod.
facendo i Cittadini vigorofa difefa, e mormorando l'efercito rutto a in chronko.
cagion della fame, che per mancanza di viveri fofterivano, Attila un ij) Jordan.
dì cavalcando intorno all'afiediata Città, oflervò, che le Cicogne folite '^'°'^'
z a hi-
X3^ . Annali d' Italia.
Eh A Voìg. a fare i lor nidi ne i cettl delle cafe, a truppa ne ufcivana, portando
Anno 451. col bccco i lor figliuolini alla campagna. Allora Attila rivolto a' fuoi,
mirate, diflc, gli Cicce! li, che preveggono le cofe avvenire , come abbando'
nano quella Città, /apendo, che ha da perire . Ed incontinente dato ordi-
ne, che fi facclTcro giocar tutte le macchine di guerra, ed cfortati i
fuoi a moftrarc la lor bravura, sì fiero aflalto diede alla Città, che fc
(a) frocop. ne impadronì. Procopio (1) divcrfamente narra il fatto con dire, che
de Beli. già Attila coir cfercito abbandonava l'afledio, quando ofTcrvò una Ci-
y.ind. l. I. j.„gp3^ ^Yic portava via i fuoi Cicognini: perlocchè fi fermò, ed ef-
*"/• 4- fendo da lì a poco caduto il muro, dov' era dianzi il nido di quegli
uccelli, entrò facilmente nella Città. Ma pare piti da credere a Gior-
dano, che fi fervi della Storia di Prifco, Autore di quclti tempi. Co-
munque fia, tutta Aquileia andò a facco y chi de' Cittadini non fu
meffo a fil di fpada, retto fchiavo de' Barbari-, ed in pena poi dell'ofti-
nata difefa furono confcgnati al fuoco gli edifizj tutti. Però gli Scrit-
tori di quelli ultimi Secoli hanno creduto, che Aquileia allora diflrutta
non riforgefle mai piìi, e durafTe da lì ina.mzi nella deprclfione, in cui
fb) Saro», fi truova oggidì. Ma il Cardinal Baronio (./>) è di parer contrario, fon-
jìnnal. Ecc. dato fopra una Lettera di San Leone Papa, fcritta nell'anno 4f8. a
ad Ann. Niceta Vcfcovo d' Aquileia, da cui fi raccoglie, che molte Donne,
■+5*' credendo morti i lor Conforti nella fchiavicù, s'erano rimaritare, e
che alcuni poi de' primi Mariti», ricuperata la libertà, e ritornati, ri-
chiedevano le loro Mogli . Ma quello argo^iTCnto poco conchiudc ,
perchè ne molti fi contano ivi ripatriati, e nelle abitazioni delle Ca-
Itella e della campagna poterono tornar gli abitatori, fenza che fi ri-
fabbricafle la Città. Tutavia noi troveremo non difpregevoJe l'opinion
del Baronio, potendofi altronde ricavare» che almeno m parte fofle ri-
parata allora la rovina d' Aquileia, ed in altri tempi poi ella patide delle
nuove dcfolazioni . Nel Concilio di Grado, tenuto nell'anno f7p. da
(e) DAndu- Elia Patriarca Aquileienfe, e riferito da Andrea Dandolo (f^), fi legge:
lus in chro- jam pridem ab Attila Hunmrum Rege Aquileja Civitas noftra- funditas ejl
meo , Tarn, ^gjìfutla , ^ pojlea Gothormn. incurfu 6? ceterormn Barbarorum qiiaffata ,
l/^«f *'^ ■""* vix refpirat ; etiam nimc Longobardorum nefanda gentis flagella^ fujìinere
mn vakns (*). Balta ciò a far intendere, che quella Città dovea
cfl'crc ritorta in qualche maniera dopo la defoiaziose d' Attila .
<d) Jordan. A' icmpi di Giordano (d) Storico , cioè nel Secolo SufTeguente ,
dt Rtb. Gii. era talmente atterrata , che non ne apparivano le vclligia . E cir-
(ap. 41- f.^ 1' anno 780. per relazione di Paolo Diacono , in luogo d' Aqui-
leia il Foro di Giulio, oggidì Cividale del Friuli, era divenuto ca-
po della Provincia dqlla Vcnez,ia. Cofa è da maiavigliarfi , (e non è
qual-
(*) Gm, tiPipo fa, da Attila Re degli Unni Aquileia noftra Città fu
rovinata affatto; e poi per la irruzione de' Goti e degli altri Barba-
ri [coffa , refpira appena ; neppur ora potendo reggere alle percoffe de' Lon-
gobardi, gente nefanda-.
A
Annali d' I t a l i a. 133
qualche errore n& i terti, come Liutprando Storico («), il quale fio- Era Vol^.
riva circa il p(5o. feriva in un luogo, che Aquileja p-^dives, atque olim f-*^**^'';]^'
Chitas mmenfa, ah impiijjìrno Hunnorum Rege Attila capititr ^ atque f un- \^.„„^,J^'iì;.
ditus dijjìpatur , me ulterius , ut in pnefentìarum cernitur ^ elevatur (i). fi»r.l.yc.z.
E pure egli Itcflb racconta (*), che gli Ungari calati in Italia circa (.b) idtm
V anno pi 2. Aquilejam ti? Veronam pertranfeunt murùtìljìinas Civitates ^ '• ''■• '- •*•
£j? Ticinum miUis refiflentibus veniunt (i) .
Ritornando ora all'Autore della iMifcella, cfli narra, che tro-
voffi a quc' tempi in Aquileia una delle pia nobili Donne d' cfla Città,
quanto beila, altrettanto pudica, la quale per non foflFcrirc oltraggi
alia fu» onellà da que' fordidiffimi Barbari, appena udì prefa da loro
la Città, che fi buttò giù da un'alta Torre nei Fiume Natifonc, che
paflava fotto le fuc fineftre: azione, che fi crederà da taluno eroica,
ma che è contraria a i docurrteiui della Legge di Crifto. Dopo la
rovina d' Aquileia, giacché ninno s'opponeva a i fuoi paflì, Attili prefe
le Città d'Aitino, Concordia, e Padova, e^ le ridulTe in un mucchio
di pietre. Da quella formidabile irruzione di B.irbari fama è^ che pren-
delfe origine l'inclita Città di Venezia, celebre per la fua potenza, e
per k fue illuftri imprefc. Il Dandolo {e) cita in pruova di ciò un
certo Ponzio^ Scrittore a noi incognito. Credefi, che per ifchivar si
fiero torrente, i Cittadini di Padova, d'Aitino, e d'altri luoghi cir- (<-■) rianda-
coryvicini fi rifugia^ero nelle Ifoletie di Rioalto, Malamocco, ed altre '"_"" chre-
di diverfo nonie> e con venire a fermarli m quelle, eh erano contigue a^p^r.Ua-
a Rialto, a poco a poco qucU'infigne Città fi formafie, che oggid; Hcar.
chiamiamo Venezia. Nondimeno Cafllodorio (d)^ che circa il fine del
fuffeguente Secolo fioriva, feri vendo a i Tribuni delle f[>iagge mariti- ^ J^ (- *• j
mcy e parlando de gli abitanti allora in quelle Ifolette, non altro dice, i-b. n. £-'
fé non che viveano de' foli pefci, e il traffico loro confillcva nella rac- pjK ì.^.
colta e vendita del fale . Seguita poi a narrare l'Autor della Mifcella,
che Attila coir cfercito pafsò a Vicenza,. Verona, e- Bergamo, Città
che provarono gli ccceffi della di lui crudeltà . Pofcia inoltratofi fino
a Milano, e Pavia, occupò e faccheggiò ancor quelle, ma fenza ftrage
delle perfone, e lenza confumar colle fiamme le abitazioni. L'antica
tradizione de i Modenefi è,, ch'egli per interceOìone di San Gcmi-
niano Protettore della Città (già mancato di vita nell'anno 597. ) fé
pure in que' tempi non vifle un altro Geminiano Vcfcovo pure di
Modena, come fofpetta il Cardinal Baronio («•), Attila coli' cfercito (e) Bartn.
prefo da cecità pafialTe fenza nocumento alcuno per Modena, ficcome ninnai. lUt.
raccontammo di fopra di San Li^po Vefcovo Trecenfe. Per quel che "f^^'^"'*'
dirò
(l) Aquileia meìtù, ricca ^ ed una i-oIta Città ìmmenfa ^ da Attila iniquif-
Jimo Re degli Unni è prefa, e da' fondamenti disfatta -y né pilt, come
vedefi prefentemente , s'' innalza .
(1) Paff'ano oltre Aquileia e Verona Città fortiffime , e fenza leruna rer
fifienza lengono a Pavia.
458.
Er* Volg.
Pan. I.
Tom.z. Rtr.
Jtalicar.
(b) Suidas
in Ltx co ,
■vtrho Me-
diolanum.
(e) Profptr
in Ckrt».
(d) Jordan
dt Ktb. Gii
caf. 41.
134 Annali d' Italia.
dirò, non è inverifimilc il paflaegio per Modena di quel Tiranno, e
potrebb'cncre, che niun danno le faccflc . Me folamcntc ritien dub-
biofo un fimil fatto accaduto nel principio del Secolo Decimo, fic-
come vedremo, allorché gli Ungri, razza anch' eglino d'Unni, paffa»
fono per Modena, e la lafciarono intatta. Parimente Agnello («), che
fcrivcva circa l'anno 8 jf. le Vite de gli Arcivefcovi Ravennati, ci
fa intendere la fama, che ivi correa, d' elTcrc arrivato Attila fino a
Ravenna, e che ammollito dalle preghiere di Giovanni^ Vefcovo fanto
d'clTa Città, niun danno le recò, eflendofi contentato, che gli aprif-
fcro le porte, per le quali entrato, dopo aver pafTeggiato per le piaz-
ze, fé n'andò pacificamente con Dio, e ritornoflcnc al fuo Regno. Io
la credo fama fenza buon fondamento, e maflìmamentc parendo, che
Agnello attribuifca la manfuerudinc inforta in quel Barbaro al Vefcovo
fuddetto, quando quello pregio e miracolofo, e dovuto a San Leone
Papa, ficcome vedremo fra poco. Per altro che Piacenza, Parma,
Reggio, e Modena foflero anch'effe partecipi della crudeltà di quel
Tiranno, appellato il Flagello di Dio, abbiam ragione di crederlo, da
che il fopra mentovato Autore della Mifcella aggiugne di poi: Dein-
de AemUiie Civitatibus fimilìter expoliatis , mviffime eo loco , quo Mincius
in Padum injluit^ cajìrametati funt {*) . Certo quelle erano Città dell' E-
milia. Né fi dee ommetiere una notizia curiofa, a noi riferbata da Suida,
{b) cioè che avendo Attila prefa la Città di Milano, e condotti in ifchia-
vitù i Cittadmi, ofiervò a cafo una Pittura, in cui erano rapprefentati i
Romani Imperadori fedenti fopra aurei Troni, con gli Sciti proftrati a i
lor piedi . Fece egli tofto chiamare un Pittore, e cancellata quella pittu-
ra, gli ordinò di dipignere il Re Attila aflifo in Trono^c gì' Imperadori
Romani, che portavano su le fpalle facchi pieni d'oro, e li volavano
*' piedi di fua Maeilà Unnica .
Intanto fé ne llava Valentiniano Augufto in Roma, e gli dovea
ben tremare il cuore, all'udir la rovina delle Città, e i progredì del
fcrociflìmo Re. Lafciò fcritto San Profpero (f), che ad altro non pen-
fava r hnperadore, che a ritirarfi fuori d'Italiaj ma che la vergogna
tenne in treno la paura, credendofi maflìmamentc, che la crudeltà e
cupidigia del Barbaro Regnante dovefle oram.ii eflcre fazia colla defo-
lazione di tante nobili Provincie. Ora non (apendo né Valentiniano,
né il Senato e Popolo Romano qual partito prendere, finalmente fu
riloluto di tentare, fé per mezzo d' Ambafciatori fi potefle ottener la
pace dal crudeliflìmo Tiranno. L' Autore della Mifcella aggiugne, che
dopo le fopra narrate azioni Attila rellò lofpefo, fé dovea o non dovea
volgere i paffi alla volta di Roma. La voglia di farlo era grande j ma
ficcome fende Giordano (<^), che cita qui l'autorità di Prifco Iflori-
co, i fuoi il difluadcvano coll'efcmpio di Alarico Re de' Goti, il quàl
poco
(*) Drfoi /pagliate fat^tmnte le Città delP Emilia ^ finalmente là, dove il
Mincio sbocca nel Pè, s^ accampannt .
Annali d' Italia. 135"
poco fopravifle dopo la prefa di Roma. In quello ondeggiar di peri- Era Vo!g.
fieri arrivarono gli Ambafciacori Romani, e il trovarono attendato, Ann 0451.
dove il iMincio fi fcarica nel Pò, cioè a Govcrnolo, eflcndofi meffb
quivi, per quanto fi può credere, a quartiere pel verno fopravenuto.
Forfè ancora l'arrivo d'cfTì Ambafciatori fiiccedette folamentc nell'An-
no feguencc . Furono effi. il Santo Papa Leone, vfwVwa Confolare, cioè
che era ftato Confole, e Trigezio, che fembra eficre flato Prefetto del
Pretorio. Confidava aflaiffimo l' Imperadore nell'eloquenza ed abilità
di San Leone, né s'ingannò. Perorò con tal forza e garbo il Pontefice,
che il fuperbo Tiranno divenne manfueto, e con accettar la pace pro-
mifc di tornarfene^ alle fue contrade , e l'cfeguì. L'andata di San Leo-
ne ad Attila è atteflata da San Profpero (^), dall'Autore della Mifcel- (1) Proffer
la (^), da Caflìodorio (0» da Vittor Turonenfc, da Giordano Stori- itide»*.
co 00 > e da una Lettera fcritta da Vefcovi Orientali a Simmaco Pa- ^^^rf//^'"''
pa (0. Nella fuddetta Mifcella poi fi legge, che interrogato Attila, /,/. j^.
come egli fi folle indotto a far tutto ciò, che il Romano Pontefice (e) c.i/Jìod.
gli avea richiedo: rifpofe di aver veduto preflb quel Vefcovo un al- ^» chron'ud.
tr'Uorao di prefenza più venerabile-, che con una fpada fguainata il ■ylp'"''^''"'
minacciava, fé non acconfcntiva alle fue dimande. E' da ftupire, co- ^g, )„,c^ £.
me nelle Vite de' Romani Pontefici attribuite ad Anaftafio Bibliote- pijiol. Sym-
cario, R racconti bensì l' Ambafceria fuddetta di San Leone, ma fcn- machi l'a-
za dir parola di quel' miracolo. In oltre Caflìodorio fcrive in una fua ^''•
Lettera,, che infieme con Carpilione Figliuolo d' Aczio fu fpedito ad
Attila fuo Padre, e che alla di lui eloquenza riufcì di placare quella
crudeliflìma beftia. Il Sigonio C/) rapporta qui una particolarità degna {i)sigon.de
d'oflervazionej cioè, che Valentiniano Augufto fui principio di quella ^'"J"'- °'"
guerra, fenza perderfi d'animo, chiamò in Italia un groflb corpo di " '" ' '^^'
Goti, de' quali fecondo Procopio furono condottieri Alarico, ed An-
tala; e polle buone guarnigioni nell'Alpi Giulie, per le quali fi pafl^à
dalla Pannonia in Italia, fortificò e provvide del bifognevole Aquileia,
e l'altre Città per le quali fi va al Pò. Aggiugne, che la cagione
dell' eflerfi ritirato Attila di là dal Pò, fi dee attribuire ad Aezio Ge-
nerale di Valentiniano Augufto, il quale valorofamente gli era alle fpal-
Ic con un'Armata, che l'andava incalzando e pizzicando. E qui cita
il Sigonio le feguenti parole di Giordano Iftorico: Attila, recoUeBis
viribus, Jquìlejam yji magna diu obfejfam capit , ac circumquaque prcedis
C«f cadibus furibundus bacchatur-, ad quem Fakntinianus Imperator Pa-
pam mittens , pacem cum eo fecit , exercitufque ejus fame , pe/ìe , morbo , Cte-
dibufque infuper ab Aetio attrituSy eitm reverti fecit . (*) Può cflere che il
Sigo-
(*) Attila y raccolte di nuovo le forze y. prende Aquileia con gran violen-
za da lungo tempo ajfediata, e per ogn' intorno infokmifce furibon-
do per le prede , e le flragi ; a cui f^alentiniano Imperadore man-
dando il Papa , fece pace con quello ; e il fuo e [eretto rifinito dal-
la fame , peftey, malattia , e ài più da Aezio colle fìragi , lo fece
tornare indietro.
1)6 Annali d'Italta.
Era Volg. Sigonio abbia letto in Procopio quanto egli riferifcc, quantunque io
ANN04SÌ. non ve l'abbia trovato; ma per conto del pa(To, ch'egli rapporta di
Giordano, non lo, onde l'abbia egli prelo. Certo nell'edizione del
Padre Garezio Bcnedittino, e nella mia confrontata coirantichiirimo
{3.)Rer.ita- tefto -dell' Ambrofiana (<»), non companfcono quelle parole, le quali,
bear. Seri- fg lunitleflero, porgerebbono motivo di credere, che aggiunta alle per-
L'part!"!. ^"^^""1 ^' San Leone, l'apprenfione del valore e delle forze d'Aczio,
<juel Barbaro fi fofle ridotto alla ritirata. All'incontro abbiamo l'ati-
(b) Proffer {orità di San Profpero {i), oppoRa all' aflcrzionc fuddetta. Eccone le
I» chrenic. parole al prefente anno: Attila^ redintegratis viribus ^ quas in Italia ami-
pYAt , Italiam ingridi per Pannonias intendit ; ìtibil Duce nofiro Jetio fe-
cundum prioris bdli opera perfpiciente : ita. ut ne dufuris quidem Àì-
piiim , quibus hojies prohiberi poter ani , uierctur : hoc folnm [pei fuis fa-
perejfe exiflimans ^ fi ab ornili Italia, cum Impsratore dijcedcret ( * ) .
iVla non è perciò da difprezzare il racconto del Sigonio j perciocché
(e) idAuus Idacio (f) fcrifle; Che nel fecondo anno del Principato di Marciano,
in chmnico. gli Unni, da' quali era meffa a facco l'Italia, dopo aver eglino defo-
late alquante Città, rimafero rairacolofamcnte cftinti, parco per la £i-
mc, parte per un certo morbo, e per alcune calamità venute dal Cic-
lo. E che avendo l' Imperador Marciano mandati foccorlì di milizie
ad Aezio, quelli tagliò a pezzi non pochi de' nemici, in maniera clic
furono alhetti a far la pace co' Romani. Sant' Ifidoro, fìccome que-
gli, che fu copiatore d' Idacio, racconta lo (leflo.
Né fi dee tacere, che Attila per atteftato concorde di Giorda-
no e dell'Autore della Mifcella, prima di ritirarli, minacciò la total
rovina all' Italia, fé non gli foffe inviata con ricchiflìma dote, e con
aficgnaile una porzione del Regno, Onoria Sorella di Valentiniano Aii-
gulto, cioè quella fvergognata Principcira, che ficcome abbiam vedu-
to di (opra, aveva incitato lo ftefTo Attila a muovere l'armi cuntra del
Fratello, per ifperanza di acquiftare la libertà, e di fpofare quel Re
villano. Ed è probabile, che gli folle prome(la, affinchè il Barbaro
,j> non tardallc a levarfi d'Italia. Il Du-Cangc (^) pretende ancora, che
cJngius m quella PrincipefTa in fatti gli folTc fpeditaj ma non veggo alcuno de
Tamil. By- gli antichi, chc l'afierifca. Fu ben ella promeflli, ma fi dovettero tro-
z.Ant. f. 73. yaj. varie fcufe ed intoppi, tatìto che la morte d'Attila, che da lì a
non molto accadde, mife ancor fine alle ambiziofe lue pretcnfioni. E
perciocché niuno de gli Scrittori parla più da li innanzi d'cfi'a Ono-
ria, non è improbabile, che per li fuoi misfatti le foflero abbreviati i
giorni della vita, o pur ch'ella con fuo comodo li terminafTc in una
prigio-
(*) Attila , rimejft le forze , che perdute avea nell' Italia , per le Panno-
nic pretende entrare in Italia ; il nojlro Generale Aezio dopo le fati-
che della prima guerra niente offervando bene: talché neppur fi pre-
valfe delle cbiufe deU^ alpi, dalle quali poteanfi tener lontani i nemici:
queflu fola fperanza fliritindo refiare a' fuoi .^ di partire affatto daW l-
talia celi' ìmperadere .
Annali d' Italia. 1.37
prigione fegreta. Fu in queft'Anno, che Marciano Augufto pubblicò Era Vo'g.
un Editto (<») contro i feguaci de gli errori d'Eutichete, con intimar A.\no45i.
loro varie pene. Similmente egli con altro Proclama dichiarò l'inno- ^J"^ ''''^"'.
cenza e fantità di Ttaviano Patriarca morto in cfìlio. Abbiamo anche /.vcIj;""^^!
da Marcellino Conte W , aver egli ordinato in queft' Anno, che inno- do:ie,ifis.
vi Confoli in vece di gittar danari al Popolo, gi'impiegafìero in ri- (p) M-ircel-
farcirc 1' Acquidotto di Coftantinopoli... Doveano probabilmente fuc- {"^- J^oma
cedere ferite e morti in quel popolare tumulto. Per lo contrario Va- '" '^'>">">-
Icntiniano Imperadore in quefto medcfimo Anno sì funefto all'Italia, •
con una fua Legge (f) riurinfe la giurisdizione de'Vcfcovi, ordinan- (e) Tom. 4
do, che i medclimi non potcìrero giudicar caufe criminali, e ne pur Cedic.
le civili fra'Cherici) e fé le giudicailcro, fofle folo per compromeiTò; "^^eedof.
rifcrbando loro unicamente quelle di Religione. Vietò ancora, che i -^rf^'"^-
Curiali, i Servi, e Mercatanti del corpo della Mercatura, non fi pò- "' ^^'
tefTero far Preti ne Monaci . Molti altri punti fon ivi detcrminati . Tro-
varono i lulTeguenti Augufti indecente quella Legge, e però la fcar-
tarono. Intanto il Cardinal Baronio alla indebita pubblicazion d'efìli
attribuifce tutte le disgrazie accadute in queft'Anno, non a Valcnti-
niano, che ftava a divertirfi in Roma, ma alle Città della Venezia,
Infubria, ed Emilia, che ninna colpa aveano di quello Editto. Oltre
di che cflendo data quella Lege nel di ij-. d'Aprile del prcfente An-
no, Attila verifimilmente era già calato in Italia, e ftava digrignando
i denti fotto l'oftinata Aquilcia. Veded eziandio un'altra Legge U) (d) ihidtm
dello fteflb Augulto data in Roma a di zp. di Giugno intorno a i tri- Tit. ij.
buti, che doveano pagare i Mercatanti di porci, buoi, e pecore; do-
ve parla dell'attenzione d' Aezio Patrizio /j^^ le cure della guerra ., t lo
firepito delle trombe. Da ciò ricava il Sigonio, che Aezio aveffc rauna-
to un gagliardiffìmo efercito da opporre ad Attila > ma altro non ne fo
trarre io, fé non che Aezio anche in que' tempi sì fconvolti penfava
ad impedire, che non foflc defraudato de' tributi l'Erario Imperiale, e
che efll tributi con regoh e proporzione fi pagafTcro . Eficndo manca-
to di vita in Napoli ^odvult Deus Vefcovo di Cartagine, efiliato da
Genfcrico Re de' Vandali, tanto fi adoperò Valentiniano Augufto pref-
fo quel Re barbaro, che Ci contentò, che fofic ordinato Vefcovo in ^^W/W
efla Città di Cartagine Deogratias ^ uomo di mirabil Carità, ed infigne /«/-/Jf/!/.
per altre Virtù, ficcome aitefta Vittore Vitcnfc {e), vandal.
Tom. IH, S Anno
138 Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccliii. Indizione vi.
di Leone Papa 14.
di Valentiniano III. Imperadorc ip.
di Marcianp Imperadore 4.
Confoli < ViNcoMALO, ed Opilione.
Era Volg. 'TP Ornato che fu Attila nella Pannonia, inviò torto Tuoi Ambafcia-
ANN04S3. X tori a Marciano Augullo, facendogli fapere, che fé non gli man-
dava i tributi, o fia i regali annui promefll da Teodofio II. fuo Prc-
dccelTore, fi afpettafle pure il guaito alle lue Provincie, ed ogni al-
(a) Prifcus tro piti rigido trattamento. L'abbiamo da Prifco I dorico (»> di que'
JiT \ • ^^"^P'' ^ '° rifcrifce ancora Giordano (^) con aggiugnerc egli folo una
J^'"^o ■^■" particolarità di gran riguardo, la quale, fé è vera, molto e da mar
(b) Jordan, ravigliarfi , come non fia almeno accennata da San Profpcro , da Ida-
dt Rtb. Get. ciò, o da Sant'I fidoro. Cioè che Attila minacciava bensì l'Imperio
'^''^ 43- d'Oriente, ma le fue mire di nuovo erano centra dell'Occidente.
Gli ftava fitta nel cuore la rabbia, perchè i Vifigoti della Gallia gli
aveflero data una si difgullofa lezione nella battaglia» che narrammo
di fopra, e ne voleva vendetta . Pensò dunque di aflalire e foggiogar
quegli Alani, che abitavano nella Gallia di là dal fiume Ligeri, ap-
pellato oggKlì la Loire . E molTofi dalla Dacia e Pannonia, dove al-
lora gli Unni con diverfc Nazioni fue fudditc dimoravano, pafsò pel
cuore della Germania a quella volta. Allora Torifmondo novello Re
de'Vifigori, prefentito il difegno del Barbaro, non fu pigro ad ac-
correre con tutte le fue forze in aiuto de gli Alani, e a prevenire
(e) MarcelL l'arrivo d' Attila . Giunti colà gli Unni, fi venne ad un fatto d'armi,
Comes in che riufcì quafi fimile al precedente, in guifa che l'altèro Attila fcor-
fdTowr ^^^° ^^ coftretto a ritornarfene fenza trionfo e fenza gloria alle fue
Grlgorn' contrade. Ma, come diflì, niun altro Storico fra gli antichi dice una
Turonenfis menoma parola di quello fatto. Nulladimcno avendo Giordano avuta
Ruìnart. fotto gli occhi la Storia perduta di Prifco, non fé gli dee facilmente
Va"^"iai' "^g^r credenza in quello . E tanto più verrebbe ad clTere credibile
(O Profptr il di lui racconto, le la morte del feroce Attila folTe fucceduta nell'
in Ghronic. Anno fuflcguente, come vuol Marcellino Conte (f), perchè non a-
(f) Profpir viebbc il Re barbaro lafciate in ozio le fue armi nell'Anno prefente.
'chlolilcf. •^8S''^"g^''i ^he Fredegario (f>0 racconta due Battaglie fucccdute fra
(g) idaèius Attila e i Goti} e benché vi fia della confufione in quel racconto sì
in chronic. pel tempo , comc pel luogo, pure fi fcorgc, ch'egli mette il fecondo
(h) ìfidorus conflitto fdtto da Torifmondo, elTendo già morto fuo Padre. Ma San
tn Chronuo
GotiZ Profpcro (0, Profpcro TironeC/), Idacio U), Sant'Ifidoro W, Caf-
fiodo-
Annali d' Italia. 139
Godono (") e l'Autore della Mifcella (^), fenza narrar punto alcun Era Volg.
ritorno d'Attila nella Gallia, dicono fotto il prefente Anno, ch'egli ANN04S3.
appena tornato al luo paefe finì di vivere e d'inquietare il Mondo. ^^^ (^"f'°f'
La maniera della fua morte fu da beftia." Marcellino fcrive, che fu ^^ ù^ftòr".'
fcannato da una donna, fé pure i noftri Storici Italiani non han qui Mifcdl.
per odio alterata la verità. Merita maggior fede Giordano (0, che ^'*- in-
cita ancor qui la Storia di Prifco Autore contemporaneo, allorché '^^^ ^^"'^'^^j
narra, che avendo voluto il crudele e libidinofo Re menare una nuova J. ^^„
Moglie, per nome lldicone fanciulla, quantunque fecondo il rito della
fua gente innumcrabili altre ne aveflc, s'imboracchiò talmente nel
convito nuzziale, che pien di vino fino alla gola, e oppreflb dal fon-
no, fu pollo in letto j e quivi dal fangue, che gli foleva ufcir.dal
nafo, rimale la notte fuffbcato . Eflendo palTata buona parte del mat-
tino fenza ch'egli chiamafle, o che rifpondcffe a chi il chiamava, i
fuoi dubitando di quel ch'era, ruppero la porta, e il trovarono mor-
to. Racconta il medefimo Autore fu la fede di Prifco, che in quella
fteffa notte a Marciano Imperadore fu moftrato in fogno l'arco d'At-
tila rotto: il che tenuto fu per buon prefagio, giacché gli Unni fpe-
zialmentc metteano la lor bravura nel facttarc . Fu funtuofo ed iniìe-
me barbarico il funerale d'Attila. Gli Ufiziali e i foldati fuoi, fecondo
l'ufo della Nazione, fi tagliarono parte de' capelli, e co i coltelli fi
fecero di buoni tagli nel volto, acciocché la memoria di quell'invitto
Combattente folTc pianta, non con lamenti e lagrime femminili, ma
con fangue virile. Depofto il cadavero fotto padiglioni di feta, gli fe-
cero una fpecie di torneamento a cavallo intorno. Cantarono le di lui
prodezze con quelli fentimcnti; Il gran Re de gli Unni Attila^ Figliuolo
di MundzMUO^ Signore di fortijjimi Popoli^ che fole con una potenza inu-
dita per V addietro ha pojjèduto i Regni della Scitia, e della Germania^
ed ha mejfo il terrore in amendue gì" bnperj Romani , con tante Città pre-_
fé-, e che potendo dcvajlare il rimanente .^ placato per le preghiere fi con*
tentò di ricevere un annuo trtbuto . E dope a^er tutto ciò operate con fe-
licità mirabile , non per ferita ricevuta da tiindci , «0» per frode de' fuoi ,
ma con refiare illefa la fua gente ^ fra le allegrie^ e fenza provar dolore
alcune^ è morto. Ma chi può dir quefta una morte ^ quando niuno Ja d'a-
verla a vendicare? Finquì la funebre cantilena. Dopo tali lamenti fo-
pra la di lui cafla fepolcrale fecero un gran convito, unendo inficine
il lutto e l'allegria} e poi feppellirono di notte il cadavero, ferrando
la tomba prima con legami d'oro, poi d'argento, e finalmente di
ferro, e chiudendo feco armi tolte a i nemici, e varj ornamenti con
gemme e lavori preziofi . Ed affinché non fi fapcflé il luogo, a i mi-
feri Schiavi, che avcano cavata la fofia, e dopo la fepoltura fpianato
il terreno, levarono crudelmente la vita.
Colla morte di coftui fi sfafciò la macchina dell'Imperio degli
Unni, cioè de' Tartari j perciocché ficcome narra Giordano, inforlcro
liti tra i Figliuoli d'Attila per la divifionc de' Regni. Jrderico Re
de i Gepidi, prima fuddiii d'Attila, non potendo foffcrirc, che fi
S t trat'
140 Annali d' Italia.
E»* Volg. trattaflc di partire i Popoli, come fi fa de' vili Schiavi, fu il primo
Ann 0453. a prendere l'armi contra de' Figliuoli d'Attila. Ad cfempio fuo fe-
cero lo flcflo altre N azioni ^ cioè i Goti, gli Alani, i Svevi, e gli
Eruli. Si venne ad una battaglia, in cui reftò uccifo Ellac il primo-
genito d' Attila, e a lui più caro de gli altri. Gli Unni furono i vin-
ti, e vincitori i Gepidi . Però gli altri Figliuoli d'Attila fi ritiraro-
no, dove è oggidì la picciola 1 artaria al Mar Ncroj e i Gepidi ri-
mafti padroni della Dacia, fecero pace e lega coli' Imperadorc d'O-
riente, che fi obbligò di mandar loro de i prefenti . 1 Goti ebbero
dipoi la Pannonia per conceflìone de gli Augufti} ed altre Nazioni,
ricuperata la libertà, impetrarono altri fiti per loro abitazione. In
quello mcdefimo Anno Torifmondo Re de i Vifigoti in Tolofa, dopo
(i) Proffer aver goduto poco più d'un Anno il fuo Principato («), perchè troppo
in chronico. alteramente cd infolentemente governava, trucidato fu da Teoderico^c
■ ^^lZ^L. Federico fuoi Fratelli, il primo de' quali fu riconofciuto per Re di
Gothorum. quella Nazione. Similmente diede fine a i fuoi giorni in Coftantino-
idaàus in poli a dì i8. di Febbraio Pulcheria Augufta^ Sorella del già defunto
chrenico. Imperador Teodofio II. e Moglie del regnante Marciano Augufto,
Principefla memorabile per la fua rara pietà e faviczza. Fu femprc
(b) chro». zelante protettrice della Fede Cattolica (*>; anche nel matrimonio
jìUxandr. volle intatta la fua verginità confccrata a Dio; e fabbricò varj Tem-
Marceli, pjj facfi ^ e varj Spedali per gì' infermi e pellegrini con regale ma-
tnC rtnuo. g^jg^gfjza. Pria di morircnftituì eredi di tutto il fuo avere i povc-
(c) Tht»ph. rellij ed il piiflìmo Imperador Marciano, per atteftato di Teofane C*^),
m chr»ììog. benché foflcro immenfi i di lei beni, pure puntualmente volle efegui-
ta l'ultima di lei volontà. Perciò degna ben fu quella infigne Prin-
cipcfia d'eflerc regiftrata fra i Santi non men prefib i Greci, che pref-
fo i Latini.
Anno di Cristo ccccliv. Indizione vii.
di Leone Papa ij.
di Valentiniano III. Imperadore 30.
di Marciano Imperadorc j.
Confoli < A EZIO, e Studio.
{&) Pagius Qlccome ofiervò il Padre Pagi (^), quefto Jezio Confole non è il
Cm.Baroit. ^ celebre j^ezio Patrizio Generale di Valentiniano Imperador d'Oc-
cidente, ma sì bene un Ufiziale della Corte Cefarea di Marciano Au-
gufto. In quanto al fuddetto Aezio valorofo Generale delle mi!;jic
nell'Imperio d'Occidente, egli diede miferamente fine in queft' :^"no
alla vita, non che alle imprefe fue j perchè da Valentiniano ftefTn im-
pera-
Annali d' Italia. 141
pcradore, o almeno per ordine iuo, rcftò' uccifo. San Prorpero (a) Era Vo!».
lafciò fcritto, che erano feguice promcflc fcambicvoli, convalidate da Ani<i«4^-4.
giuramenti fra Valcntiniano Augufto ed elfo Aezio, per la congiun- •j'^;^^^'?//
zion de'Figliuolij e vuol dire, chel'una delle due Figliuole dell' Im- ' ' • •
peradore dovca eflere Itata promcfla in Moglie ad uno de' Figliuoli
d' Aezio, fra' quali fono a noi noti Carpi/ione, e Gaudenzio. In vece di
nafcere da ciò maggior lega d'affetto, quindi ebbe principio la difcor-
dia e l'odio fra loro: mercè, per quanto fu creduto, di Eraclio Eu-
nuco, il quale s'era talmente col fuo frodolento fervigio fenduto pa-
drone dell'animo di Valentiniano, che il girava dovunque volea: dif-
grazia rifcrbata a tutti i Principi deboli, condennati a lafciarfi menar
pel nafo da qualche favorito . Un giorno adunque mentre Aezio face-
va calde iftanze, perchè fi efeguifle la promcfla, e non fenzn com-
mozion d'animo, e con rifentite parole parlava per fuo Figliuolo all'
Imperador Valentiniano: o fofle concerto fatto, o quella rifla ne fà-
ceffe nafcer l'occafione, l'Imperadore sfoderata la fpada fé gli avven-
tò alla vita, e per quanto fcrive Vittor Turoncnfc (^) , datogli il pri- (b) vì6lir
tao colpo, gli altri Cortigiani, che fi trovarono prefenti e mifero "^-rtnenfis
anch' cflì mano alle fpade, lo liefero morto a terra. Erafi per fua ^"J^ Z^*""
difavventura incontrato in si brutta fcena Boezio Prefetto del Pretorio,
Senatore nobilifllmo, perchè dell' infigne Cafa Romana Anicia, e pro-
babilmente Avolo del celebre Boezio, Scrittore del Secolo fufleguen-
te. Perch'egli era fommamente amico di Aezio, e forfè fi volle inter-
porre per quctarc il tumulto, reftò anch' egli in quella congiuntura
uccifo. Idacjo («) aggiugne, che altri perfonaggi ,, chiamati ad uno ad (e) idaàus
uno in Corte, vi lafciarono la vita. Secondochè fi ha da gli Storici, '^ckromce.
furono mcfll in icfta a Valcntiniano de ifofpetti contra d' Aezio, qua-
fichè egli fuperbo per le vittorie riportate, psr le fue ricchezze, e pel
credito, che aveva nelle Armate, mcditaJTc dt ufurpargli il Trono .
Forfè ancora gli fu oppofto, ch'egli vecchio amico de gli Unni avcf*
fc avuto de i fegreti riguardi in favore d' Attila sì nella Gallia , che
nell'Italia. Ma qui Procopio (<^) ci fa fapere, cfl^cre flato MaJJìmo (à) Prectp.
( pofcia Succeflbr neir Imperio ) quegli, che fegretamcntc tramò \n l- i- (■ a- d*
morte d' Aezio, per vcndicarfi di Valentiniano (ficcomc vedremo nell' ^'^^' ''*'"^'
anno feguentc), e per levar di mezzo a i fuoi difegni qucfto potente
oftacoloj e però guadagnati gli Eunuchi del Palazzo, operò, che i
medefimi coli' arti loro imprimeflcro in cuore dell' Imperadore diffiden-
ze e fofpetti in materia di Stato. Quel che è certo, ficcome notò
Marcellino Conte (*), in quefto prode Generale venne a mancare il (e) MantlL
terrore de' Barbari, e la falute dell'Imperio Occidentale, e ne feguì Comes in
poco dopo la rovina dello fteflb Imperadore e dell'Imperio. Però chronko.
foggiugne Procopio, che avendo Valentiniano interrogato un uomo
favjo, le era (lato bene il togliere la vita ad Aezio, quefti rifpofe ,
che non potea fapere, fé folfc bene o malfatto quel ch'era fucceduto}
ma parergli d'intendere una fola cofa, cioè, che l'Imperadore colla
man finiftra aveva tagliato a fé fleflb la delira. Inqucfl'anno l' Impe-
rador
14?" Annali d' Italia.
Era Volg. rador Marciano pubblicò uo Editte i") intorno a i Matriraonj de' Se-
ANN0454. natori, con dichiarare quali foflero le bafle ed abiette pcrfone, le quali
ri) I ^ ' ^^^ ^°^° proibito di prendere per Mogli fecondo una Legge di Co-
Afptndìc. ftantino, e con decidere, che fofTe lecito lo fpofar Donne ancorché
Codic. povere, purché di natcita ingenue, e di profclTione e genitori non efer-
Theodof. citanti arte vergogoofa. Cosi 1' indefeflo San Leene Papa, valendofi.
dell'animo rettiilìmo e piillìmo d'cflb Imperadorc d'Oriente, calmò
in quefti tempi varj torbidi inforti nella Religione, e riprese 1' am-
bizione di Anatolio Patriarca di Coftantinopoli , il quale contro l' auto-
rità de'Canoni del Concilio Niceno s'era ftudiato di efaJtar la fua Chie-
fa in pregiudicio di quelle d' Aleflandria, e d' Antiochia. A perfuaGo-
nc fua ancora il buon Imperadore pubblicò nuovi Editti contro gii
Eutichiani ed altri Eretici, che tuttavia infettavano colle lor falfe dot-
trine l'Oriente; ed infieme confermò i privilegj antcccdcntcmerrtc con-
ceduti alle Chiefc Cattoliche.
Anno di Cristo cccclv. Indizione viii.
di Leone Papa \6.
di Marciano Imperadore 6.
di Avito Imperadore i.
n ri- S Valentiniano Augusto per l' ottava volta ,
Confoli^ ed Antemio. ^
L
'Anno e quefto in cui l'Imperio d'Occidente, già lacerato in va-
rie parti da i Barbari, diede un gran crollo, e cominciò ad avvi-
cinarli alla rovina. 11 che avvenne per la morte di f^akntimano Impe-
radore, non naturale, ma violenta, a cui foggiacque egli o per la fua
poca prudenza, o pel merito delle fue poco lodevoli azioni. Afcol-
(b) Prtcot. tiamo prima Procopio W, che narra l'origine di quefta Tragedia .
Je Bell. Petronio Majìme, uno de' Senatori più illuftri e potenti di Roma, ila-
Vand. l. I. j^ ^i^e volte Confolc avea per moglie una Dama, che infieme fape-
**'■ ■*■ va congiugnere una rara bellezza con una fingolar pudicizia. Se ne
invaghì perdutamente Valentiniano , quantunque avefle per Moglie
EudoJJìa^ Principefla di beltà non ordinaria; e conofcendo, che né i
doni, né Je preghiere e lufinghe avrebbono potuto efpugnar quella
Rocca, fi appigliò ad una rifoluzion nefanda. Fatto chiamare in Corte
Maflìmo, e vintagli certa quantità di danaro, fi fece dare in pegno iJ
fuo anello; dopo di che immediatamente fpedi alla di lui Moglie un
^ Mefio, con dirle, che per ordine di Maflìmo veniflc torto alia Corte
per falutar T imperadrice. Ella preilata fede all'anello, fi mife in let-
tiga, e fu a Palazzo, dove introdotta che fu da i Ruffiani della Corte
in una Camera, Valentiniano l'aflalì, e non ollancc la di lei refi (len-
za
Annali d' Italia. 143
aa sfogò le brutali Tue voglie con effa. Tornata a cafa piena di ver- Era Volg.
gogna e dolore la Domia, fi diede ad an dirotto pianto ; e capitato A n 1*0455.
il Marito^ caricatolo di villanie e d' imprecazioni fi sfogò feco, im-
putando a lui l'affronto, ch'ella aveva patito. Diede nelle fmanie Maf-
fimoi ma ficcomc perfona accorta trattenne e nafcofe il fuo rifentiracn^
to, cominciando da lì innanzi a meditar la morte à!c\V Imperadore .
Prima nondimeno volle sbrigarfi di Aezio Patrizio, la cui morte, pei»
quanto abbiam detto, fu fua occulta manifattura . Pofcia guadagnati gli
amici di Aezio, ed incitati alla vendetta, per mezzo d'eflì fece levar
la vita a Valentiniano. Anche Teofane C^j) fuUa fede, cred' io, di Pro- (a) Thttph.
copio, dcfcrive quello Imperadore qual Uomo pieno di vizj, e maf- in chronor.
fimamentc d'adulterj, per giugnerc a i quali non lafciava indietro gì' in-
cantefimi. Cedreno, Zonar«, e Niceforo, tutti Autori Greci, copian-
dofi l'un l'altro, dicono altrettanto} maio non so, perchè mai niune»
de gli Storici Latini abbia almeno accennato alcuna di tante malvagità
di Valentiniaoo, ne come Eudoffia Impcradrice amaffe tainco un Ma-
rito, quale a noi vicn fuppollo, cioè macchiato di tanti tradimenti alla
fede maritale. Dal folo Apollinar Sidonio il veggo chiamato Semivir
amem . Comunque fia, egli è fuor di dubbio, fecondo San Profpe- (b) Profter
ro (^), che avendo Valentiniano imprudentemente accettati fra le fue '" chronico.
Guardie alcuni de'foldati edamici d' Aezio, già da lui uccifo, co (loro ^a^'cJftini'l-
afpettarono il tempo e l' occafion di vendicare la di lui morte . Ufcito t/> edita"!'*'
egli di Roma nel dì 27. di Marzo, fecondo la Cronica pubblicata dal (d) Caffi,-
Cufpiniano (<•), mentre era intento al Giuoco del portarfi l'un l'altro, dori us in
fé gli fcagliarono improvvifamente addoffo coftoro, e con varj colpi f^Cy'j^'^ '
il diftefero morto al fuolo. Era feco quel mal arnefe d' Eraclio fuo Eu- tLoL^Jìs
nuco, odiato da tutti, come promotore della rovina d' Aezio, e a lui apttd cani-
pariiBcntc toccò una falva di colpi, per gli quali cadde morto; né f"""-
alcuno del nuraerofo Regale corteggio fi mofTe alkdifefa o vendetta ^.^ Pf''fp'r
del Sovrano. Caffiodorio (^), e Vittor Tunonenfe (e) feri vono, ch'egli chronko
fu uccifo nel Campo Marzio . Profpcro Tirone (/) dell' edizion del <dino>i. ca-
Canifio, mette accaduta quefta Tragedia nel luogo appellato a i due ">/■
Lauri > e Marcellino Conte (^), coli' Autore della Mifcella W, nomi- ^Sl^ffY»'^'
na due di queftì ficarj, cioè Ottila, e Trauftila, amendue già fgherri chronko.
d' Aezio, e barbari di Nazione. (h) Hiftòr.
Dopo quefta fcena Petronio M?^»*o, autore della morte non men Mifuiu ,
d' Aezio, che di Valentiniano \\\. non avendo più oftacolo, nel dì »"/«/'.'''»•
feguente fi fece proclamare Iraperador de' Romani . Il Reinefio (/") l'Vf!!'"'.
ncll Albero delia Cala Anicia dimentico di porre coftui, quantunque claffi. i.
in una Medaglia riferita dal Gdlczio {k)^ e dal Mezzabarba (/) egli fi num. 39.
vegga chiamato D. N. FL. ANICIVS MAXIMVS P. F. AVG. ('V ^'''''""
Ma fé forte vero ciò, che fcrive Teofane (>«), cioè che quello Maf- a'ì'^ìl^dioi
fimo era Nipote di quel Miflimo, che a' tempi di Tcodofio il Grande Numifm.
ftrepitoramcnte ufurpò l'Imperio, non farebbe egli da attribuire alla i>r>[>erator.
Famiglia Anicia, perché con erta nulla avea che fare MalTìmo il Ti- ('"■ Thioph.
ranno. Però o Petronio MalTimo non lu Anicio, e quella Medaglia è 'grjphia""'
fai fa
T44
Annali
D
Italia
Rra Volg.
A1ÌN0455.
(») Id. ib.
(b) Marcel -
Un. Comes
iit Chrtnic
(e) Precap.
de Meli
Vandal.
l. 1. e. 4.
(d) Evagr.
tìifi. Eccl.
lib. 1.
(c) Idacius
in Chrinic,
(f) Profftr
in .Chronica.
falfaj o, come è più probabile, Teofane prefc abbaglio, ingannato
dalla fomiglianza del Cognome. Non tardò MalTimo, dappoiché fu
alzato al Trono Imperiale, a indurre prima colle buone, poi colle bruf-
chc EudoJJìa Vedova a non piagnere l'uccifo Imperadorc, e a pren-
dere lui per Marito, giacche gli era poco dianzi mancata di vita la
prima Moglie. Eudoffia fuo mal grado vi confcnti, perche non fapca,
che per trama di lui foflc ftato tolto di vita l' Augulto Conforte. Pro-
copio, Evagrio,, e Teofane co i lor Copiatori, cioè Cedrcno, Zona-
ta, e Niceforo, fcrivono, che la violenza fatta ad Eudoffia fu mag-
giore di quel, che ho detto: il che poi non s'accorda con quel, che
foggi ungono -, cioè, che elTcndo cffi coniugati in letto, e ragionando
de gli aiFari loro, Maffimo in confidenza le difle, d'aver egli proc-
curata la morte di Valentiniano pel grande amore, che alci portava:
ftolto eh' ci fu a rivelare e mettere quel fegreto in petto di Donna ,
che fi moftrava tuttavia tanto appaffionata pel primo Conforte. Inter-
namente a quello avvifo fremè di fdegnò Eudoffia, e pcnfando alla ma-
niera di farne vendetta C"), ed infieme di ricuperare la libertà, giac-
ché dopo la morte di Tcodofio II. fuo Padre, e della Zia Pulcheria
non fapcva fpcrar aiuto dall' Imperadore d'Oriente, fi appigliò ad una
abbomincvol rifoluzione, che tornò pofcia in rovina di Roma e di lei
medefima. Cioè fpcdi ella fegretamente in Affrica lettere a Genferico
Re de' Vandali, pregandolo di venir quanto prima a vendicar la morte
di Valentiniano già fuo Collegato, con offerirgli ogni affiftenza dal
canto fuo. Marcellino Conte (<>), Procopio (0, ed Evagrio C^J atte-
ftano anch' effi, che Genferico fu foUecitato con lettere affai calde dalia
furente Imperadrice a venir colle fue forze contra l'odiato fuo Con-
forte. A braccia aperte Genferico accolfe l'invito, non già per cari-
tà verfo d' Eudoffia, ma per la fperanza di un gran bottinoj e racffa
in punto una formidabil flotta, comparve con effa alle fpiaggic Ro-
mane. Secondochè abbiamo da Idacio (;<?), Maffimo avea dichiarato
Cefare Palladio i^igliuolo fuo, e della prima Moglie, e congiunta fe-
ce in matrimonio mia Figliuola di Valentiniano, cioè per quanto fi cre-
de, Eudocia, chiamata da altri Eudoffia, primogenita d'eflb Imperado-
re . Per quanto fcrivc San Profpero (/) , o fia Profpcro Tirone ,
s'era già divolgato fra il Popolo, eh' egli era ftato Autore della morte
d'Aezio, e di Valentiniano, al vedere ch'egli non folamente non ga-
ftigò i loro uccifori, ma gli aveva anche prcfi fotto la fua protezio-
ne. Perciò la fperanza conceputa, che quelto novello Augufto dovcf-
fe riufcire d'utilità alla Repubblica, fi convertì in odio quafi univer-
fale contra di lui. Uditofi poi 1' avvifo d'cffere approdata in vicinan-
za di Roma r Armata navale de' Vandali , molti nobili e popolari co-
minciarono a fuggire} e lo lìeffo Maffimo, diffidandoli di poter fare
rcfiftenza a quc' Barbari, dopo aver data a tutti licenza d'andarfene,
pieno di fpavento^ prcfe anch' egli lo fpedicntc di ritirarfi altrove. Ma
nell'ufcir di Palazzo, fvcgliatofi un tumulto fra il Popolo, fu da cffo,
e maffimamencc da i foldati e fervitori di Corte tagliato a pezzi e git-
tate
Annali d' Italia. 145'
iato nel Tevere, fcnza che gli rcftafTc né pur l' onore delh rcpoUur:; . Era Volg.
Non tenne l'Imperio, fé non due Meli, e dicialTette giorni, iecondo ANN0455.
San Profpero, e però cadde nel dì 11. di Giugno la morte Tua. Do-
vette eziandio reltar vittima del furor popolare Palladio' Cao Figliuo-
lo, giacché Eudocia fua Moglie fi vede da lì a non molto maritata con
Unnerico Figliuolo del Re Gcnferico. Per altro ha qualche aria d' in-
verihmile la chiamata de' Barbari attribuita ad Eudoflìa Augulla, ftan-
te il breve fpazio di due Meli, in cai li fuppone rivelato da Maffi-
rno il fuo fegreto, chiamato dall'Affrica Genlenco, tatti da lui i con-
venevoli preparamenti, e giunta la fua Flotta a i lidi Romani, per
tacere altri riflelli. Oltrediché dopo i fatti non fi può dir quanto fia
facile il Popolo a fognare e fpacciar voci falfe .
Comunque fia, sbarcate le Vandaliche milizie, fra le quali era an-
che una gran quantità di Mori, tratti dall'avidità della preda, nel dì
li. di Giugno, e non già nel dì li. di Luglio, come icrivc Maria-
no Scoto (<j), errore, a cui non fece mente il Padre Pagi (^), trovò (a'^ Maria».
poca difficultà il Re Genfcrico ad entrare in Roma, rimatta fenza gen- ■S'^"".'"
te e prefidio abile a far difcfa, e lafciò libero il campo a i fuoi di /bì^^af'a»
facchcggiarc l'infelice Città. L'Autore della Mifcella (f), fecondo la in Crìtic.
mia edizione, fcrive , che il fanto Pontefice Leone ulcì fuori della Cu- Barin.
tà incontro al Re barbaro, e non mcn col fuo venerabil aipetto, che ^^j-^lf'"^'
colla fua eloquenza ottenne, che non fi uccidcrebbono né tormente- ub\^.
rebbono i Cittadini, e rellerebbono falve dal fuoco le cale. Durò il
facchcggio quattordici di, ne' quali fu fatta un' efatta ricerca di tutto
il megho, che s'avcffero gii abitatori, e rimafe fpogliata la mifera Cit-
tà di tutte le fue ricchezze, che furono imbarcate ed inviate a Car-
tagine. Scrive Procopio W, che coloro alportarono dall' Imperiai Pa- (d'' Promf.
lazzo quanto v'era di buono, né vi lafciarono pur uq vafo di rame. ^' ^M.
Diedero parimente il facco al Tempio di Giove Capitolino, il quale j'^"*'"'-
è da ftupire come tuttavia fuirillcflc, con portarne via la metà del tet- ' ' '' '" ^"
to, che era d' ottimo bronzo indorato, & una delle fupcrbe e mi-
rabili rarità di Roma. Corlc fama, chela Nave, in cui erano condot-
ti gl'Idoli de' Romani, pcrilTe nel viaggio. Furono in oltre menate
in ifchiavitù molte migliaia di Cittadini Romani, e fra eflì per atte-
ftato d'Idacio (e), Gaudenzio Figliuolo ò' ylezio . Provò allora anche (e) idaàut
la fconfigliata Impcradrice Eudoifia (fé pur fu vero l'invito fatto a '>^ chronic.
Genfcrico) i frutti della fua pazzia in eflcrlì fidata del Re barbaro ed
Eretico} perciocché anch' ella colle lue due Figliuole Eudocia e Pla-
cidia corCc la medefima fortuna, efiendo Hate tutte e tre condotte pri-
gioniere a Cartagine. Gcnferico dopo alcuni anni, ficcomc diremo,
diede per Moglie Eudocia ad Unnerico fuo primogenito, a cui ella col
tempo partorì un Figliuolo appellato Ilderico . Nella fola Cronica Alef-
fandrina (/) quella Principeflà vien chiamata non già Eudocia ., ma Orio- (0 chronic:
ria; e perciò tanto il Du-Cange, quanto il Padre Pagi credettero, -^''*'»»'^''-
ch'ella aveflc due Nomi} e gmnfe il fuddctto Pagi fino ad immagi-
nare, ch'cfla prendcfle dal nome d' Unnerico o fu Hofiorico tuo Conlor-
Tom. IH. T te
Era Volg.
A N N0455.
(a) Prifcui
Tom. I.
Hijl. Byz..
(b) Hì/ìor.
Mifeell.
Tom. I.
Rer. Italie,
fag. 98.
(e) Gregor.
Mugnus
Uh. 3, e. 2,
Dialogor.
(d) Aaa
Sanclorum
in Appena.
Ȉ Vit. S.
Paglini ad
diem ZI.
'Jmiii.
(e) Iftdorus
in Chronic.
Vandal.
145 Annali d' Italia.
te quello di' Onoria . Ma nulla di ciò a mio credere fuflìftc. Si dee te*
nere per un error de'Copifti il nome à" O noria nella Cronica AicHan-
drina, giacche tutti gli altri Scrittori la chiamano folainente Eudocia .
E fé il Pagi loggiugne, che anche Prifco Storico {") di que' tempi le
dà il nome di Onoria alla Facciata 41. egli prcfe abbaglio, perchè fi
attennne alla verfioiic Latina, laddove il tello Greco ha chiaramente
EV/»«i», Eudocia^ ficcome ancora alla facciata 74. Falla eziandio l'Au-
tore della Milcella {(>} fecondo l'edizion mia, allorché fcrive, che Eu-
docia fu maritata con Trafamiindo Figliuolo di Genferico . Ma è ben de-
gna d'oiTcrvazione una particolarità, ch'egli aggiugne, taciuta da tan-
ti altri Autori. Cioè che dopo avere abbandonata Roma, i Vandali e
Mori fi fparfero per la Campania, faccheggiando e incendiando quan-
to incontrarono . Prefero Capoa, e la diltruflcro fino a' fondamenti >
altrettanto fecero a Noia Città ricchiffima . Non poterono aver Na-
poli, né altri Luoghi firti, ma diedero il facco a tutto il territorio,
e condulTero feco in ifchiavitù chi era avanzato alle loro fpade . Apref-
fo racconta, che Paolino piiffimo Vcfccvvo di Nola, dopo avere impie-
gato quanto avea pel rifcatto de' poveri Criftiani, altro non rellan-
dogli in fine, per compaflìone ad una mifeia Vedova, andò egli ftefib
in Affrica a liberare un di lei Figliuolo, con rimaner egli fchiavO; ma
conolciuta dipoi la fua fantità, fu lafciaio andar da que' Barbari con
quanti Nolani fi trovavano Ichiavi. Sembra, è vero, a tutta prima,
che quefto Autore abbia confufo le crudeltà commefie da i Goti fot-
to Alarico nell'Anno 40P. dopo la prefa di Roma con quell'altra di-
favventura della medefiraa Città . Ma può flare beniflìmo, che i Van-
dali portadero la loro fierezza anche nella Campania. San Gregorio il
Grande, che fiorì fui fine del Secolo fufiegucnte, narra anch' egli il
fatto fuJdetto di San Paolino (f), quum fav lenti um Vandcilorum tempo-
re fuiffct Italia in Campania; partibus depopulata . E di qu\ fi può pren-
der maniera per ifciorre un nodo avvertito da gli Eruditi, i quali trat-
tano come favola la ichiavitù in Affrica di San Paolino j perchè altro
San Paolino Vefcovo di Nola non riconofcono, fé non quello che fio-
ri a' tempi de' Santi Girolamo ed Agoflino. Ma il Padre Giannrngo
della Compagnia di Gesù giudiciofamcnce ofTervò C*^), aver Nola avu-
to più d'un l^aolmo per luo Vefcovo, e che non lotto il Primo, ma
fotto uno de'fuoi Succcfrori , . potè fuccedcre il fatto di quella Vedo-
va, il quale incautamente nel Breviario e Martirologio Romano viene
attribuito al Primo San Paolino. Ora ecco dall'Autore della Mifcella
autenticate le conghietture del Padre Gisnningo, e dovcrfi riferire a
quelli tempi la diltruzione di Capoa e di Nola, e un altro San Paoli-
no Vefcovo dell'ultima Città. E così poflìam credere, finché dia l'a-
nimo ad alcuno di molcrarci, che in ciò fi fieno ingannati San Gre-
gorio Magno, e l'Autore della Mifcclla.
Sappiamo bensì, che fi dilungò dal vero Sant'Ifidoro in ifcri-
vendo (^), che Genferico folamentc dopo la morte di .Maioriano Au-
gullo prefe e faccheggiò Roma: il che farebbe accaduto nell'Anno
di
Annali d'Jtalia. 147
di Crifto 461. E' troppo patente un anacronifmo tale . Lafciò pari- Era Volg.
mente fcritto Evagrio (<»), che Roma in tal congiuntura fu darà alle Anno4S5-
fiamme } ma anch' egli s'ingannò. Pretende il Cardinal Baronie (i) {^^ Evagr.
coH'autoricà d' Analtafio Bibli )tecario (f), che i Vandali portailcro 'hÌji^'i/cciI'
rifpetto alle tre primarie Bafiliche di Roma, e non ne afportalTero i (b) Baron.
facri vafi : intorno a che è da dire, che non è ben chiaro (\\ii\ paflo. -^nnal. Ecc.
Certo è bensì, che una gran quantità di facrc fuppellettili con gem- {^'^""ft^f-
me e vali d'oro e d'argento, tolta alle Chiefe, trafpoitata fu in Af- „;j MarrA'
frica da quo' masnadieri . E Teofane (.d) aggiugne, che furono del pari (dj iheoph.
menati via i vafi del Tempio di Gerufalcmme, che Tito Impendore 'nchrtncir.
dopo la prefa di quella Città avea condotto a Roma. Quelli poi, al-
lorché Belifario riacqui Ilo 1' Affrica al Romano Imperio, per attcllato
di Procopio (f) furono trasferiti a Cotlantinopoli . Si raccoglie poi (e) Proctp.
da San Leone Papa (/), che fu iftituita una Fella in Roma in rin- '^' ^'^^■
graziamenco a Dio, perchè i Barbari avcflero con andarfenc lafciata J^^'"'"''
in libertà quella Città. Del pari merita bene d'cflere qui rammentata ({j sérmo^
r incomparabil carità di Deograzias Vefcovo di Cartagme, di cui ab- 8r. s. Le$-
biam parlato di iopra, giacche quella viene a noi dcfcritta da Vittore "" '» o*^"-
VitenfcC^). Giunterò in Affrica tante migliaia di fchiavi Criftiani, e L''^ -^("fi"^-
ne fecero la divifion fra loro i Vandali e i Mori, con rcflar feparati vitin'fis'l. x.
fecondo l'ufo de' barbari le Mogli da i Mariti, i Figliuoli da i Geni- dt pirjnut'.
tori. Immediatamente quell'Uomo di Dio vende tutti i vafi d'oro e ^""dai.
d'argento delle Chicle per liberar quei, che potè dalla fchiavitij, ed
impetrare per gli altri, che i Mariti llelTcro colle loro Conforti, e i
Figliuoli co i lor Padri . E perché niyn luogo badava a capire tanta
moltitudine di miferi Crilliani, deputò per eflì le due più ampie Ba-
filichc di Faufto, e delle Nuove, con letti o ftramazzi da poter quivi
ripofare, e diede anche il cibo giornaliere a proporzione delle perfo-
ne. Non pochi parimente di qucgl' infelici erano caduti infermi a ca-
gion dc'difagi paliti per la navigazione, o per la crudeltà di que'
Barbari. Il lanto Vefcovo, benché vecchio, quafi ad ogni momento
li vifitava infieme co i Medici e co i cibi, perché fecondo l'ordine
di elTi Medici a cadauno in fua prefenza venifTe fomminiflraco il bi-
fognevole. E non rcllava né pur la notte di far quello efcccizio il
pio Prelato a guifa d'una amorevoliflìma balia, correndo a letto per
letto, e interrogando, come fi portava ciafcuno di que' poveri malati.
Miravano con occhio livido i Vandali Ariani la mirabile Cariti di
quello Vefcovo Cattolico, e varie volte mancò poco, che fotto varj
pretclli non l' uccidelTcro . Ma Iddio volle per sé da lì a qualche tempo
queflo infignc Operarlo della fua Vigna, con tal dolore de' Cattolici
di Cartagine, che allora maggiormente fi credettero dati in mano ai
Barbari, quando egli pafsò al Ciclo . Tre anni foli durò il fuo Ve-
fcovato, ma ne durerà prefTo i Fedeli la memoria nel Martirologio
Romano a dì zz. di Marzo.
Fioriva in quelli tempi con gran riputazione nelle Gallic Jvito^
nominato più volte di fopra, di nobiliflìma Cafa della Provincia d' Au-
T 2 ver-
E R * Volg.
Ann 0455.
(a G rigor.
Turonenjis
lib. i. e. II.
(b) Sidon.
in Panegyr.
Aviti.
(cj (Jregor.
ibidem ,
(d) Sirmon-
dus in Notis
ad Puiie^yr.
A Ulti .
(e.) Coltdus
Numi/m. ,
(0 Msdiob.
Numijmat.
Jmpf.
(S> '• Gf.
aerali Le^e
Cod. 3ulii-
Kijn. de E-
f'jcop. o-
Cleric.
(h) Prifcus
7om. I.
Hifier. Byz..
PH- 73-
148 Annali d' Italia.
vergne, come fcrifTc Gregorio Turoncnfe (a). Dianzi era con lode
inrcrvenuto a varie battaglie; aveva cfercitata la carica di Prefetto
del Pretorio delle Gallie, ed ultimamente, mentre egli fi godeva la
Tua quiete in villa, Maflimo Augulto , conofcente non meno del di
lui merito, che della probità e valore, l'avea dichiarato Generale dell'
efercito Romano in quelle parti . E ben ve n'era bifogno, perché i
Vifigoti, i Franchi, ed altri Popoli, udita la morte di Valentiniano,
commciavano a far movimenti di guerra. Né folamente gli conferì
Maflìmo quefta dignità, ma gli ordinò fopra tutto di flabilir la pace
con Teoderico II. Re dc'Viiigoti. A tale effetto avendo Avito man-
dato avanti MeJJìano Patricio a parlare col Re, anch' egli appreflo pafsò
a Tolofa, e quivi intavolò la Pace defiderata . Quand'ccco giugncrc
nello (leffo tempo la nuova, che Maflìmo Imperadore era Itato ta-
gliato in brani dal Popolo e da' Soldati, e che Genferico entrato in
Roma avea quivi lafciata la briglia alla Tua crudeltà. Allora gli Ufì-
ziali Romani, e il medcfìmo Re Teoderico, configliarono a gara A-
vito di prendere le redini dell' Imperio , giacché il Trono Imperiale
era voto, né fi facea torto ad alcuno; e in Roma allora altro non
v'era che pianto e miferia , Gli promifc Teoderico, oltre alla pace,
anche l'aflìflenza Tua per liberare l'afflitta Città, e far vendetta di
Genferico. Se crediamo ad Apollinare Sidonio (i), marito d'una Fi-
gliuola d' Avito flcfTo, celi ripugnò non poco ad accettar quella fplcn-
didifTima offerta, e fecefi molto pregare; ma Gregorio Turonenfe (0
pretende, che egli flefTo fi proccurafle un sì maeftofo impiego. In
Tolofa dunque fu conchiufa la di lui afTunzione al Trono Cefareo}
ed cfiendo egli poi venuto ad Arles, luogo di fua refidenza, in efla
Città col confentimcnto dell' Efercito e de' Popoli fu compiuta la fun-
zione, con cfTer egli proclamato Imperadore Augulto, e col pren-
dere la porpora e il diadema. Credefi, che ciò feguilFe nel dì io. di
Luglio. Da un' Ifcnzionc riferita dal Padre Sirmondo {d) polliamo
raccogliere, che quello Imperadore portafie il nome di Eparchio Avi-
to. In una fola Medaglia riferita dal Goltzio (0, e dal Mczzabarba (/),
elfo viene intitolato D. N. FLAVI VS MìECILIVS AVITVSj ma
non tutte le Medaglie pubblicate dal Goltzio portano l'autentica con
loro, e lenz'akre pruove la fua non e qui decifiva. Marciano Augutlo
in queft' Anno fi moftrò favorevole al Clero, ordinando (^) che fofTc
lecito alle Vedove, Diaconcfle e Monache, di lafciare nell'ultima vo-
lontà ciò, che loro piacefTe, alle Chicle, a i Cherici e Monaci: il
che prima era vietato per una Legge di Valentiniano, Valente, e Gra-
ziano a cagion d'alcuni, che frequentavano troppo e con troppa avi-
dità le cale d'effe Femmine fotto pretefto di Religione. Può anche
appartenere al prefente Anno ciò, che vien raccontato da Prifco Sto-
rico {h) di quelli tempi. Cioè, ch'cffo Imperador Marciano, da che
ebbe intel'o il facco di Roma, e che Gcnicrico aveva condotta feco
in Affrica r Augulla £?/io^<» colle Principelfe Figliuole, non potendo
rimediare al male già fatto, almeno Ipcdì Ambafciatori al Re bar-
baro,
Annali d' Italia. r+9
baro, comandandogli di guardarti dal più moleftare l'Italia, e cheti- Era Volg
mettcìTe in libertà la Vedova Imperadrice colle Figliuole. Genfcrico ANN045S
fé ne rife , rimandò i Legati con fole buone parole, fenza voler li-
berare quelle Principefle . Dimorava tuttavia in quelli tempi nella Città
di Gerulalemmc £«^o«.i o Ila Atenaìde ^ Vedova di Teodofio li. Im-
pciadore, e Madre della luddecta Eudoffia Augufta. Racconta Cirillo
Monaco nella Vita di Sant' Eutimio Abate W, che quella PrincipefTa (a) CtttU-
feguitava 1' Erefia de gli Eutichiani, e per quante Lettere le andaf- rms Tom. 4.
fero fcrivendo Valerio luo Fratello (Faleriano è ciucili chiamato ^ella ^^^"J"""^'^
Cronica d' A leiraiidria) ed 0//^m Genero di Tua Figliuola, perchè ab-
bandonane quella Setta, mai non s'induflc a cangiar fentimenti . Si fa
ancora, che San Leone Papa (*) fcrifle alla medefima Lettere efor- W L"> Ma-
tatorie per quello, ed altrettanto avea fatto Valcntiniano III. Augudo ^^'^"'ajjù.
fuo Genero; ma fempre indarno. Giunfe finalmente a lei la funefta liànum.
nuova, eh' eflb V^alentiniano era (lato uccifo, e che la Figliuola colle
Nipoti era (lata condotta prigioniera in Affrica: allora Eudocia, bat-
tuta da tanti flagelli, fatto ricorfo a i Santi Simeone Stilita , ed Euti-'
mio, ritornò alla Fede Cattolica, con adoperarfi dipoi , acciocché
tnolt' altri abiuraflcro gli errori d'Eutichcie. Le parole di Cirillo fud-
detto CI fan conofcere vero, quanto fi truova fcritto da Procopio (O, ^f^ P''i>cip.
e da Teofane C'^) , cioè che Placidia Figliuola minore di Valcntiniano III. ya„j^f i
Imperadore, condotta colla Madre Eudoflìa, e colla Sorella. Eudocia ca/>. j.
in Affrica da Gcnferico, era già maritata con Olibrio nobiliflìmo Se- (d) Theo^ih.
natore Romano. Evagrio (f) all'incontro chiaramente fcrivc, che Pia- '" chronog.
cidia , dappoiché fu meffa in libertà, per ordine di Marciano Augujìo^ j'^) Evagr.
prefe per Marito cffo Olibrio^ fuggito a Coftantinopoli dopo l'en- à;/?/£«J
trata de' Vandali in Roma . Ma qui l' autorità di Evagrio , benché fe-
guitata dal Du-Cangc (/), ha poco pefo : perciocché Placidia fola- (0 D«-
mcnte dopo la morte di Marciano Imperadore fu pofla in libertà. <^^'»^« f^-
Sembra eziandio, che Prifco Klorico di que' tempi afferifca {g) feguito ','-^' •'"■''
quel Matrimonio folamcnte, dappoiché fu reftiruita alla primiera li- (g) pw/cwj
berta quella Principeffi, con dire »' '>-«>»^»'«" o^iSfi.oc^ ^ioé fecondo la ■^'•7'- ^y~-
verfione Latina del Cantoclaro, quam duxit OUbrius; ma fi dovea più '^""■^■f-lA-
giuilamcnte iraslatare quam duxerat OUbrius .
Alino
Ex
A
t^o Annali d' Italia.
Anno di Cristo cccclvi. Indizione ix.
di Leone Papa 1 7.
di Marciano Imperadore 7.
di Avito Imperadore 2.
Confoli in Oriente Varane, e Giovanni,
Confole in Occidente Eparchio Avito Augusto.
KA Volg. ^J^" pcranchc dovca Marciano Augufto avere riconofciuto yivif»
KN0456. 1.^ per Imperadore; e però egli folo creò i Coiifoli in Oriente. Ma
infallibilmente fappiamo, che Avito già dichiarato Augullo, ed ac-
cettato per tale dal Senato Romano, anzi invitato da elfo a Roma,
■prete il Confolato di quell'Anno in Occidente. Abbiamo qualche I-
icrizione in tcilimonianza di ciò, che- fi legge anche nella mia Rac-
(i)Thefai4r. colta (*) . E fopra tutto rcila il Panegirico, recitato in Roma per u-
Nvvus /»- j^ occafione in onore d'Avito da Apollinare Sidonio, celebre Scritto-
ih)^s'i"o». ""^ '^i qutfti tempi (i) . Il Relando U), che diffcrifce all'anno iWe-
in Panegy. guentc il Confolato d' Avito , non ha ben fatto mente, che in quello
Avnì. medclìmo anno Avito precipitò dal Trono. Venuto egli dunque a Ro-
^F^/?*r'"'^ ma, fpedì per attellato d' Idacio {à) \ fuoi Ambafciatori (fors' anche
(A) idacius gli 3vca fpcditi prima) a Marciano Imperadore d'Oriente; e fecondo-
in chronici. che fcrive il medefimo Storico, fu approvata la fua elezione . Ma per-
ciocché i Svcvi, che fignoreggiavano nelle Provincie Occidentali della
Spagna, rooftravano gran voglia di far de i movimenti, anzi infefta-
vano la Provincia di Cartagcna, Avito ad cflì ancora inviò per Am-
bafciatore Frontone Conte, e pregò Teoderico II. Re dc'Vifigoti, che
anch' egli ficcome fuo Collegato, mandafl'e un'ambafceria a que' Bar-
bari, per indurli a confervar la pace giurata colle Provincie, che re-
, llavano in Ifpagna all'Imperio Romano. Andarono gli Ambalciatori,
ma non riportarono fé non delle negative da quegli alteri. E Rechia-
rio Re d'effi Svevi, che Riciario è appellato da Giordano Storico ,
per far ben conofcere, qual rifpetto egli profetava a i Romani e Goti,
corfe a far de i gran danni nella Provincia Tarraconenfe . Quello fu
il frutto delle premure dell' Imperadore Avito, e di Teoderico Re
(e) Prìfcus de i Vifigoti , Oltre a ciò racconta Prifco Illorico (0, che Avito
^i^'r^B Imperadore mandò in Affrica altri Ambafciatori ad intimare a Gcnfe-
yx,. ^.^^ j^^ ^^ . y^j^jjjjj l'ofTervanza de i patti ftabiliti un pezzo fa coli'
Imperio Romano; perche altrimenti gli moverebbe guerra colle mi-
lizie Romane, e de' fuoi Collegati . Marciano Augufto, probabilmente
in quello medefimo anno, giacché nulli avea fruttato la fpedizione pre-
cedente, inviò di nuovo ad cflb Ke, Bleda Velcovo Ariano, cioè della
fetta de gli ftefli V^andali, per dimandare la libertà delle Principcflc
Augu-
Tcm. I
tìiflor.
f'g- 73
f
Aknalid' Italia. ijr
Augufle, e la coiifervazioa della pace. Bleda parlò alto, minaccio, Era Volg.
ma nulla potè ottenere. Anzi Genferico più orgogliofo che mai, fé- Anno 4S<5.
uitò in Affrica a perfeguitare i Cattolici , come a lungo racconta
''ittorc Vitcnle. In oltre per relazion del fuddetto Storico Prifco, con
una numerofa flotta d'armati andò a sbarcare di nuovo nella Sicilia,
e ne' vicini Luoghi d'Italia, con lafciar la defolazionc dovunque arri-
vò. Procopio anch' egli artefta, che Genferico dopo la morte di Va-
Icntiniano non lafciò pafTar anno, che non infeitaife la Sicilia e l'Ita-
lia con prede incredibili, rovine delle Città, e prigionia de' Popoli .
Aggiugne Vittore Vitenfe (<»), che quello Re divenuto Corlàro co i W V'^^'f '
Mori antichi Corfari, afflifle in varj tempi la Spagna, V Italia^ la Dal- f^'l_ ", ' ^j
mazia, la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia, la Sardegna , ferfecut.
i Bruzj, la Venezia, la Lucania, il vecchio Epiro, e la Grecia, con per-
feguitare daperiutto i Cattolici, e farvi de i MLirtiri . La menxione ,
che quello Scrittore fa della Campania, dà credito al racconto dell'
Autore della Mifcella, riferito da me all'anno precedente intorno all'ec-
cidio di Capoa e Nola, e al paflaggio in Affrica di Saa Paolino ju-
niore Vefcovo di Nola . Vengono ancora confermate le fcorrerie di
quefto Re crudele dal poco fa mentovato Idacio, fcrivendo egli, che
clTendo capitate cinquantanove navi cariche di Vandali da Cartagine
nella GalUa, o pur nell'Italia, fpedito per ordine di Avito Imperado-
re centra coloro. Recimere Conte fuo Generale gli riufcì di tagUarli
a pezzi. Soggiugne, che un'altra gran moltitudine di que' barbari nella
CorGca era Itata mefla a filo di fpada .
Vedendo intanto Teoderico II. Re de'Vifigoti, che i Svevi fi-
gnoreggianti nella Gallicia niun conto aveano fatto de gli Amba-
fciatori loro fpediti, fecondochè s' ha da Idacio (.h) , e da Giordano (b'5 iiìaàus
Storico (0, tornò ad inviarne loro de gli altri, ne quelli ebbero mi- '»chroìitco,
glior fortuna . Anzi poco dopo Rcchiario Re d'eflì Svevi con groffb I. i^^y ^
efercito ritornò addolìb alla Provincia Tarraconcnfc , e ne conduffe cap. 44.
via un immenfo bottino con gran numero di prigioni . Giordano ag-
giugne, avere nTpoilo l'altero Rechiario a Teoderico, che fé non la
dismetteva di mormorare di lui, farebbe venuto fino a Tolofa, e lì
farebbe veduto, (e i Goti avellerò forze da refi itcrgli . Allora Teode-
rico perde la pazienza, e per ordine dello llcflb Avito Augullo, al-
Icltito un poderolb efercito di Goti, dall' Aquitania pafsò in Ifpagna,
per fare un' ambafciata di maggior vigore a que' barbari . Seco anda-
rono GnucUact, o fia Chilperico Re de' Borgognoni , colle lor folda-
telche. Dodici miglia lungi da Altorga, oggidì Città del Regno di
Leone, fi trovò a fronte d'elfi il Re de' Svevi Rechiario col nervo
maggiore delle fue genti prefTo al Fiume Urbico nel quinto giorno
d'Ottobre. Fccefi un fanguinofc fatto d'arme} furono totalmente fcon-
fitti i Svevi j il Re loro ferito potè per allora metterfi colla fuga in
falvo. Giunto pofcia il vittoriofo Teoderico alla Città di Braga nel
dì z8. d'Ottobre, la prefe, la diede a lacco, fece prigione gran quan-
tità di Romani , non fu perdonato ne alle Chiefe ne al Clero : in lom-
ma
I5'^ Annali d' Italia.
Era Volg. ma tutto fo orrore e crudeltà. Trovandoli poi eflo Re nel Luogo Por-
ANN0456. tucale, onde è venuto il nome di Portogallo, gii fu condotto prigio-
ne il Re fuddetto Rechiario, il quale s'era mellb in una nave fuggen-
do, ma da una tempeila di mare fu menato in braccio a i Vifigoti .
Ancorché fofl'e Cognato di Tcoderico, da lì a qualche tempo rcltò pri-
vato di vita. Allora Teodcrico diede per capo a i Svevi, che s'erano
fottomeffi a lui, yiiulfo fuo cliente, e dipoi paflo dalla Gallicia nella
Lufitania. Ma quello Aiulfo non iftette molto, che fedotto da i Svcvi,
alzò la tella contra del fuo benefattore} e male per lui, perchè ve-
nuto alle mani con Teodenco, e rimafto in quella battaglia prcfo ,
lafciò la tella fopra d'un patibolo. Ottennero dipoi gli fcontìtti Svevi
per mezzo de' Sacerdoti il perdono da Teodcrico, ed ebbero licenza
di eleggerli un capo, -che fu Remismondo . In tal maniera furono ga-
iligati 1 Svcvi, ma colla defolazion del pacfc, e fenza profitto alcuno
del Romano Imperio j perciocché quelle Provincie vennero fetto il
dominio de i Vifigoti. Tutto quello racconto l'abbiamo da Giorda-
no, e da Idacio} e l'ultimo d'elli rit'eriicc quelli fatti in due diverli
anni, ma probabilmente non fenza errore, perchè apprefTo nirra la ca-
duta di Avito Imperadore, la qual nondimeno accadde in quello mc-
defimo anno. Il l'uddetto Re Teoderico II. vien lodato allaiirimo da
(a) sìdon'tus Apollinare Sidonio (<») per le fue belle doti .
l.i.Epìft.x. Come poi cadelfe Avito dal Trono, fé ne ha un folo barlume
dall'antica istoria. Cioè lolamente è a noi noto, che Avito llandofene
in Roma, ed accortofi, che quivi non era ficuiezza per lui, merce
della perlccuzione moffa contra di lui da RicimerCy fi ritirò, come fu-
gitivo, adiacenza. Dopo la morte d' Aexio era llato conferito a que-
llo Ricimcre il grado di Generale delle Armate Cefaree . In una Ifcri-
{))) Arin- zionc rapportata dall' Aringhi (^), egli è chiamato Flavio Ricimere .
[hius Rem. linnodio {e) ci tapprefcnta collui di Nazione Go/e. Mac più da cre-
Suhttrran. j^,fg j^j Apollinare Sidonio Autore contemporaneo , ed amico d' eilo
/'^.V £„^',J" Ricimere, allorché attella, ch'egli era nato di padre Svevo, e di ma-
diut in vita dre (àott,^ e Nipote di Vallia Re d'elli Goti, o vogliam dire Vifigoti.
S. Efifhti- Quelli Barbari Ibllevati a i gradi più infigni deli' Imperio Romano,
*"• contribuirono non poco alla rovina d'elTo imperio. Se s' ha da preltar
(d) Gregor. ^'^'^^ * Gregorio Turonenic (^), Avito perché luiRiriolamcnte viveva,
Turinenfis fu abbattuto da i Senatori, ^ium Romanum amhijfet Imperimn^f luxu-
Hi. i. e. II. rio/e agire volem ^ a Seaatorihus prujeSlus . Peiò da Fredegario nel Com-
Hift. Tran- pendio {e) del Turonenfe , Avito vien chiamato Imperator luxuriofus .
ié) vrtdt- 'n "^^•■c <^g^' racconta, che avendo Avito, già divenuto Imperadore,
larÌHi nifi, finto d'cflere malato, e dato ordine, che le Senatrici il vifitalTero, uso
Frane. Efi- violenza alla Moglie di un certo Lucio Senatore, il quale in vendetta
'■ «'•^ 7- j, quello affronto fu cagione, che i Franchi prendclTcro e confegnaf-
'°' fero alle fiamme la Città di Trevcri. Ma fi può ben fofpcttare, che
quelle fieno fole e ciarle, inventate da chi gli voleamale. In que' po-
chi Mefi, che Avito tenne l'Imperio, dimorò in Arles, da cui è ben
lungi Trevcri, e di là pofcia palsò a Roma. Il gran pefo, ch'egli
prele
tem.
Annali d' Italia. 153
prcfc fuUc fpallc, gli dovea ben allora lafciar penfarc ad altro, che E»* Vo!g.
a sforzar Donnej e maffimamente non effondo allora egli uno sfrenato ANN0456.
Giovane, ma con molti anni addoffo, giacche fappiamo da Sidonio ,
che fin l'anno 411. egli fu dalla fua Patria fpedito Ambafciatore ad
Onorio e Coftanzo Augufti . Oltre di che fembra ben poco credibile
l'ordine, che fi fuppone dato da luid'effere vifitato dalle Senatoreffc
nella finta infermità. E quando Ila vero, che Avito dopo aver depo-
rto l'Imperio, foffe creato Vefcovo di Piacenza, tanto piìi s'inten-
derebbe, ch'egli non doveva effere, quale vien dipinto dal Turonen-
fe, e dal fuo Abbreviatore, perchè lo zelantiflìmo Papa San Leone
non avrebbe permeffo, che foffe affunto a tal grado, chi foffe pub-
blicamente macchiato d' adulterj e di fcandali . Perciò parmi più me-
ritevol di fede Vittore Tunonenfe (1), che ci rapprefcnta Avito per (a) rìfior
un buon uomo, con ifcri vere: Avitus^ vir totius ftmplicitatis ^ in Galliis J^Konenfìs
Imperium fumit . In fomma Avito, benché venuto a Roma, e accet- "* ^ '"<>"'"■
tato da' Romani, non tardò molto ad eflerne odiato, fé pur tutta la
fua disgrazia non fu il trovarli egli poco in grazia di Ricimerc Ge-
neral delle Armate, la cui prepotenza cominciò allora a farfi fentirc,
e crebbe poi maggiormente da lì innanzi, ficcorae vedremo. Avito
adunque fcorgendo vacillante il fuo Trono, perchè ficcome notò Ida-
cio W, s'era egli fidato dell'aiuto a lui promeffb da i Goti, ma allo- (b) id^nius
ra i Goti impegnati nelle conquifte in Ifpagna, noi potevano punto *» chrtnuo.
affiilcre: Avito, diffi, fi ritirò da Roma, e giunto a Piacenza, quivi
depofe la Porpora, e rinunziò all'Imperio.
Perciocché fi trovò allora vacante il Vefcovato di quella Città,
per maggiormente accertare il iV^^ondo, che la fua rinunzia era immu-
tabile, prefe gli Ordini facri, e fu creato Vefcovo di effa Città di
Piacenza. Di quello fuo paffaggio abbiamo per teltimonj Mario Aven-
ticenfe (0, e l'Autore della Mifcella {d) . Vitcor Tunonenfe (^) feri- W AUrius
ve anch' egli , che Ricimere Patrìzio fuperò Avito , e perdonando alla di f^^"\"^"^-
lui innocenza^ il fece Fefcovo di Piacenza. Parole, che ci fanno abba- Mirceii.'"''
ftanza intendere, che Avito per forza fu indotto a deporre il covrnn- Uh'. ly.
do, e ch'egli non doveva effere quel trillo, che fu pubblicato da Gre- (0 vi^cr.
gorio Turoncnfc, e molto più da Fredegario. Il Cronologo pubbli- T""^;'^"/'.^
cato dal Cufpiniano (/) fcrive, che nel di 17. di Maggio (del prefente (q "chrljiò-
anno ) Avita fu prefo in Piacenza dal Generale Ricimere , e che refi» uc- graphus
cifo MeJJìano Juo Patrizio. Aggiugne, che Remifco, Patrizio anch' cf- "1""^ Cufpi-
fo, trucidato fu nel Palazzo di Claffe, cioè fuor di Ravenna, nel dì *"""""•
17. di Settembre. Bifogna dunque, che in Piacenza colto Avito da
Ricimere fi accomodaffe alla di lui violenza, e fi contentaffe di mutar
la' Corona Cefarea in una Mitra. Ma poca durata ebbe il di lui Ve-
fcovato; perciocché fecondo Gregorio Turonenfe (^) avendo egli fco- /•„•)(;
perto, che il Senato Romano tuttavia fdegnato contra di lui, medi- TuronelTs'^'
tava di levargli la vira, prcfc la fuga, e paffato nelle Gallie voleva/, i. e. n.
ritirarfi nell' Auvergne fua Patria; ma nell'andare alla Bafilica di San
Giuliano preffo Brivate (oggidì Brioude) con affaldimi doni, cadde
Tom. ni. V mala-
Era Volg.
Anno 456.
(a) Evagr.
lib. 1. e. 7.
(b) Nìceph.
l. IJ. e. ir.
(c) Theof>h.
in ChrQ/iog.
(d) Cedriti,
in Hiftirìa .
(e) Marius
^vtntictnj.
(f) Gngor.
Turonenjis
ì. 2. C. 12.
(g) Baren.
jinndl. Ecc.
I5'4 Annali d' Italia.
malico per iftrada, e terminò i Tuoi giorni. Fu egli pofcia feppcllito
nella Bafilica fuddetta. Anche Idacio icrive, che mentre Teoderico
Re de i Vifigoci dimorava nella Gallicia, gli fu porrata la nuova, che
Avito dall'Italia era giunto ad Arles. Poca fede preftiamo ad Eva-
grio ("»), allorché dice rapito Avito dalla pelle > e meno a Nicefo-
ro (^) , che il fa morto di fame . Conviene bensì afcolcar Teofane (0 ,
che (otto queft'anno ci fa fapcre, che la Città di Ravenna fu confu-
mata dal fuoco, e da lì a pochi giorni Ramito Patrizio (appellato Ra-
mifco, ficcome abbiam veduto, dal Cronografo del Cufpiniano) fu uc-
cifo appreflb Claflc, e che dieciotto giorni dopo reftò fuperato Avito
da Remico ( vuol dire Ricimere)^ e che creato Vefcovo della Città di
Piacenza, eflendo paflato nelle Gallie, quivi diede fine a i fuoi giorni.
Dieci Mefi e mezzo redo poi vacante l'Imperio, nel qual tempo per
atteftato di Cedrcno (<^) fenza titolo d' Imperadore Ricimerc la fece
da Imperadore, governando egli a bacchetta la Repubblica. Abbia-
mo da Mario Avcnticenfe (0 fotto queft'anno, che i Borgognoni,
parte de' quali era paffata in Ifpagna, unita a Teoderico II. Re de' Vi-
figoti, giacché i Goti erano impegnati contro i Svevi nella Gallicia,
e fcarfo era l'efercito Romano nelle Gallie, occuparono alcune Pro-
vincie d'efle Gallie, cioè le vicine alla Savoia, e divifero le terre co
i Senatori di que*paefi. Mancò di vita in queft'anno Meroveo Re de'
Franchi, ed ebbe per SuccciTore ChiUerico (/) fuo Figliuolo, il quale
perchè cominciò a far violenza alle fanciulle , incorfo nello fdegno dei
Popolo, fu coftretto a mutar aria, e a rifugiarfi appreflo £i/ino Re
della Toringia . Era ftato creato Generale dell' Armata Romana nelle
Gallie un certo Egidio. Seppe quefti col tempo farfi cotanto amare
e ftimare da i Franchi, che l'eleflero per loro Re. Stima il Cardinal
Baronio (^), ed han creduto lo ftcflb altri moderni, che nel prefente
anno eflì Franchi metteffcro il pie ftabilmentc nelle Gallie , ma ciò
non fuflìfte. Seguitarono effi a dimorare di là dal Reno, finche, fic-
come diremo, riufcì loro di cominciar le conquiftc nel paefe delle
Gallie .
Anno di Cristo cccclvii. Indizione x.
di Leone Papa i8.
di Leone Imperadore i.
di Maioriano Imperadore i.
i
(hi) Zonar.
.Annal.l.14.
Confoli ^ Flavio Costantino, e Rufo.
ERa giunto Marciano Augujlo all' età di fcttantacinque anni , quando
fui fin di Gennaio dell' Anno prefente gli convenne pagare il tri-
buto , a cui è tenuto ogni mortale . Scrive Zonara (^) efferc corfo fo-
fpet-
A.NNALI d' Italia. i^^
fpctto, che raorifle di veleno, fattogli dare da Afpare Patrizio . Secon- Era Volg.
do Teofane (") avendo egli fentito con fommo difpiacere il facco di f^^^?'^V'
Roma, e il trafporto fatto in Affrica dell'Imperadrice, e delle fue Fi- ij chlZog.
gliuolc, con fomraa vergogna ed ingiuria dell' Imperio Romano^ fi
preparava per muover guerra a Genfcrico. Dovette egli finalmente
prendere tal rifoluzionc, da che quel Re fupcrbo s'era beffato delle
di lui ambafciate, e faceva peggio che mai contro tutte le contrade
maritime dell' Imperio. Per altro, fccondochè s' ha da gli antichi Sto-
rici, egli era Principe mite, benigno verfo tutti, d'una mirabil pietà,
limofiniere al magior fegno, e fopra tutto amantidìmo della Pace .
Scrive Zonara {b) ch'egli folca dire, che finché fi può mantener la ^J„?^!!*f\\
Pace, non s ha a metter mano air armi. Pero lotto quelto Principe i
Greci confeffav.ino di aver goduto il Secolo d' oro . Ebbe poche guer-
re, e ne ufcì con onore. Ma quefto fuo animo pacifico fervi non po-
co a rendere ogni di più temerario ed orgogliofo il fuddetto Re de'
Vandali Genferico, il quale per teftimonianza di Procopio (0, non (e) Proct^.
mcttendofi alcun faftidio di Marciano, giacche non trovava piìi da far dt Bdl.
bottino nelle defolate fpiaggie dell'Italia e Sicilia, volò in fine a fac- ^"'"^ '• i-
cheggiar anche l'Illirico, il Peloponnefo, cioè la Morea, ed una parte '^''^' ^■•
della Grecia, paefi fpettanti all'Imperio d'Oriente. Secondo la Cro-
nica Aleffandrina («^^ Marcilo favoriva non poco la Fazione Veneta, (d) chra».
che ufava il colore azzurro ne' Giuochi Circcnfi, non folo in Coftan- ■^^""'fàr.
tinopoli , ma dapcrtutto. Ora avendo la Fazione Prafina, che por-
tava il color verde, eccitato un giorno un tumulto, egli pubblicò un
Editto, con cui vietò per tre anni a qualunque d'efla Fazion Pralina
il poter avere polli onorevoli, e l'effere arrolati nella milizia. Pofcia
nel dì 7. di Febbraio fu eletto Imperadorc d'Oriente Flavio Leene ,
uomo di fingolsr valore e pietà, talché fi meritò poi il titolo di Ma-
gno, o fia Grande. A falirc al Trono gli fu di molto aiuto il gran
credito e potere di Jfpare Patrizio nel Senato di Coftantinopoli , e
nell'efercito . Non riufcì ad effo Afpare con tutti i Tuoi maneggi d'ot-
tenere per se la Corona, perché era di fetta Ariana j però fi rivolfe a
promuovere una fua creatura. Tale era Leone, che alcuni dicono na-
to nella Tracia, ed altri nella Dacia Illirica (0, uomo gracile di cor- (e) Cednn.
pò, con poca barba, fenza lettere, ma for/ito di una rara prudenza. '» t^'fior.
Era Tribuno, e Duca del prefidio militare di Selibria. Ma Afpare
gli volle vendere i fuoi voti, con farfi promettere, che divenuto,
Imperadore avrebbe dichiarato Cefare uno de' fuoi Figliuoli, probabil-
mente jìrdaburio . Il Cardinale Baronio (/), fidatofi qui di Niccforo, (f"> B'"-«». '
penfa, che Ardaburio, nominato in que' tempi inficine con Afpare, ^"""^^ ^f-
foffe il Padre dello llefib Afpare, e quel mcdefimo, che fece gran
figura fotto Teodofio II. Augufto, ficcome abbiam veduto. La ve-
rità è, che l'Ardaburio Patrizio, mentovato ne'tcmpi di Leone Im-
peradore, fu Nipote del primo, e Figliuolo d" Afpare. Abbiamo da (g) Prìfcus
Prifco Iltorico (^), il quale non potè effcrc veduto dal Baronio, c\ ■: '^'""- ■'•
Ardaburio Figliuolo d' Jfpare, mentre regnava Mixcnno , fconfife . i Sa- "'■^'- ^'^'^■
V 2, race- ^''^' '^°'
JS6
Annali
I T
ALIA.
Era Volg.
ANK0457.
(a)
Evagr.
Uh.
i. e. 8.
(b^
Thttdo-
rus
Lefior
Uh.
I.
(e)
Lihera-
(US
Diacon.
in Breviario
caf.
'S-
(d) Chrono-
logus Cufpi-
niani .
(e) Siio».
n Panegyr.
Majoriani .
(f) D«-
Cange Fa-
n$iL Byx,,
(gì Marini
A;Oentictnf.
in ChrotiKo,
racenì prejfo Damafco. Leone promife quanto volle Afpare, e procla-
mato Imperadore dal Senato e dall' efcrcito, fu coronato da ^natelio
Patriarca di Coltantinopoli .
. Succedette in quell'Anno un grande fconvolgimento nella Chie-
fa d' Aledandria d'Egitto, diffufamentc defcritto da Evagrio («), da
Teodoro Lettore (^J, e da Liberato Diacono (f). I fautori de' già
morti Eretici Eutichete e Diofcoro, moltiffimi tuttavia di numero in
quella gran Città, eleflero Timoteo Eluro per Patriarca, uomo per-
fido ed iniquo. Pofcia nel Giovedì fanto prefo San Prateria^ vero e Tan-
to Patriarca d'ella Città, crudelmente l'uccifcro. La Vita di quefto
infigne Prelato fi legge ne gli Atti de' Santi d'Anverfa, tefluta dal
Padre Enfchenio della Compagnia di Gesù, e quefto Scrittore fi ma-
raviglia, come il Cardinal Baronio, Panegirifta anch' egli de' meriti di
quefto Santo, non l'abbia inferito nel Martirologio Romano . Quefto
accidente diede molto che fare a San Leone Papa, e a Leone Impe-
radore, ficcome apparifce da quanto ha raccolto il fuddetto Cardinal
Baronio. Era già ftato vacante l'Imperio d'Occidente dieci Mefi e
mezzo, quando finalmente fu creato Imperadore Maioriano di confen-
tiraento di Leone Augufto, per afpettar il quale fi differì l'elezione.
11 Cronologo pubblicato dal Cufpiniano (^) fcrive, che Ricimere Ge-
neral delle milizie fu creato Patrizio nel dì 18. di Febbraio. Che Mz-
ioriano^ nello ftefio giorno ottenne eflb Generalato, e pofcia nel di pri-
mo d'Aprile del prefente Anno fu creato Imperadore alla campagna
fuori della Città^alle Colonnette. Secondo la vecchia edizione della
Mifcella, egli fu eletto in Roma-, ma fecondo la mia in Ravenna; e
queft' ultimo a me fembra il vero, per quanto vedremo. Apollinare Si-
donio {.f) attefta, ch'egli fu concordemente eletto dal Senato, dalla
Plebe, e dall' Efercito. Nelle Medaglie preffb il Du-Cange (/) fi ve-
de nominato D. N. IVLIVS MAIORIANVS P. F. AVG. Dal
Padre Sirmondo vien chiamato Giulio Valerio Maioriano. Certo fc gli
dee aggiugnere il nome della Famiglia Flavia, perchè da Coftantino
il Grande, e da Coftanzo fuo Padre in qua, tutti gl'Imperadori fi glo-
riarono di quefto nome, e i privati ancora fel proccuravano per privi-
legio. Avca quefto perfonaggio militato nelle G^lie fotto Aezio con-
tra de' Franchi nell'anno 44f. Odiato dalla Moglie d'eflb Aezio, fu li-
cenziato dalla milizia i e querta difavventura, dappoiché trucidato fu
Aezio, fervi a Maioriano di merito per alzarfi appreflb Valentiniano
III. Augufto. Secondochè fcrive Mario Aventicenfc (^), anch' egli con
Ricimere General delle milizie fi adoperò forte per la depreffion d' A-
viio Imperadore. Appena ebbe egli, ficcome abbiam detto, ottenuto
il Generalato dell' Armi, che fpedi Burcone uno de' primarj Ufiziali cen-
tra gli Alamani, che avcano fatta una l'correria nella Rezia, vicino all'
Italia, e li fconfifie. Fatto poi Imperadore diede principio al fuo go-
verno con un'altra vittoria. Secondo il folito anche nell' Anno prefen-
te venne l'Armata navale di Genserico Re de' Vandali, condotta da fuo
Cognato a radere quel poco, che tettava nelle tante volte fpogliat»
Cam-
Annali d' Italia. 15-7
Campania vcrfo la sboccatxKa in mare del fiume Volturno. Accorfero Era Volg.
le foldatefche Romane, e diedero a que' Barbari una rotta con farne ANN0458.
molti prigioni, e levar loro la preda, che già menavano alle lor navi .
Apollinare Sidonio è quegli, chedefcrive, e Poeticamente ingrandifce
quella vittoria. Nell'Anno prefentc ancora, fccondochè fcrive Teofa-
ne («), feguitato dal Padre Pagi W, il Re Genfcrico finalmente s'in- W ^heoph.
duffe a lafciare in libertà i' Imperadrice EudoJJìa^ Vedova di Valenti- %? p^'il^s
niano III. Augufto, e Placidia fua minor Figliuola i ma dopo avere crit.Baron.
anch' egli indotta Eudocia^ Figliuola maggiore d'efla Imperadrice, a
prendere per Marito Unnerico fuo primogenito . Abbiamo da Proco-
pio (<^), che ad iftanza di Leone Imperador d'Oriente il Re barbaro ,. procop
condifcefe a rilafciar quelle due Principefle, le quali furono condotte de Bell.
a Coftantinopoli . Ma abbiamo motivo di credere, che quello aflParc Vandal.
paflafle molto più tardi, e però rivedremo quella partita più abbaflo . ''*• '• *• 5-
Leggonfi poi nel Codice di Giuftiniano due Leggi (d) date contra gli (d) /. 8. v
Eretici fotto quello medefimo anno Idibus Augufti in Coftantinopoli, 9- Codu. de
ma amendue fallate nel Titolo. Nella prima v'h3.Impp. Falentinianus ^*'''""^'
{jf Marcianus jfugufii. Palladi» PrtefeBo Pratorii . La feconda Imp.Mar-
eianus . Col di if. d' Agofto non s'accorda Marciano, perchè allora
regnava Leone ; e molto men vi s' accorda Valcntiniano , eh' era ftato
tolto di vita nell'anno 4j-f.
Anno di Cristo cccclviii. Indizione xi.
di Leone Papa 19.
di Leone Imperadore 2.
di Maioriano Imperadore 2»
Confoli k E^^^^° b^°^^ Augusto,
i FLAVIO Maioriano Augusto,
FRa le novelle Leggi di Maioriano Augufto, una (0 fc ne legge, (e) Tom. 6.
confiftcnte in una Lettera fcritta da eftb, mentre era in Raven- Coi/V.
na, al Senato Romano, a dì i^. di Gennaio e dm Maioriano jitigufto T'"'f'>f-
Confoie ^ perchè non era peranchc giunta da Coftantinopoli la notizia '" ^^'" '
del Confole Orientale, che fu lo fteflb Leone Atiguflo . Quivi rammen-
ta d'eflere flato alzato al Trono Imperiale dal concorde volere del me-
defimo Senato e dell' Efcrcito . Fa loro faperc il Confolato da se prefo
nelle Calende di Gennaio j e l'attenzione, ch'egli avea con Ricimerc
Patrizio per far rifiorire l'efercito. Però, ficcome dilli poco dianzi,
l'elezione ed efaltazione fua dovette feguire non in Roma, ma bensì
in Ravenna. Dice in oltre d'aver liberato l' Imperio colla buona guar-
dia da i Nemici cfterni, e dalle ftragi dimeftiche. Promette buon trat-
tamento a i Romani , e gran cofe in benefizio del Pubblico . Con altra
Leg-
ifS Ann al i d' I t a l i a.
Era, Volg. Legge ordinò egli, che ogni Città eleggeffe Uomini favi e dabbene
Anno4s8. per difenfori, i quali faceflero offervare i Privilegi, fenza che la gen-
te fofTe obbligata a ricorrere al Principe. Rimife in un' altra i Tribu-
ti non pagati, e levò gli Efattori mandati dalla Corte, che facevano
mille eftorfioni ed aggravj al Popolo, volendo, che fpcttafle 1' efazio-
ne a i Giudici de' Luoghi . Con altre Leggi vietò il demolire i pub-
blici edifizj di Romaj e perchè non mancava gente, che obbligava le
fue Figliuole vergini di buon'ora a prendere il facro velo, o conerà
lor voglia, o fenza fapere quel che u tucefTero: ordmò, che le Ver-
gini non fi potefl'ero confecrare a Dio prima dell' Anno quarantefimo
della loro età: editto, che fi crede proccurato da San Leone Papa, il
^^if"t^'*^' *1^*'^ fappiamo dalla fua Vita W, che pubblicò un fimil decreto. Al-
carìL 'in ^""^ provvifioni pel buon governo d'allora fi veggono efprefle in altre
Ltonc M»- Leggi dal mcdefimo Maioriano, atte non poco a farci intendere, ch'e-
ino. gli era perfonaggio degno di tener le redini della Monarchia Romana.
{b) sidonius Raccogliefi poi da Apollinare Sidonio W, che il Popolo di Lione non
*Mat»rilm[' àovQVi avere riconofciuto per fuo Signore Maioriano-, e però fu ne-
ccffitato cflb Augufto ad adoperar la forza centra di quella Città, con
jf/erla coftretta alla refa. Lo fteflb Sidonio quegli fu, che impetrò il
perdono a que' Cittadini . Era tuttavia in Ravenna Maioriano a di 6.
di Novembre, ciò apparendo in una fua Legge. Da lì innanzi egli fi
mofie verfo la Gallia, benché foflc già arrivato il verno, e l'Alpi fi
trovafiero cariche di neve e di ghiacci. Arrivato a Lione, ivi fu, che
il fuddctto Sidonio recitò in iuo onore il Panegirico, che abbiamo tut-
tavia. Era ftato finora tutto lo ftudio di qucito Imperadorc in r.iunar
foldati, e in proccurarne de gli aulìliarj da i Goti, Franchi, Borgo-
gnoni, ed altri Popoli della Germania j per formare una poflcnce Ar-
mata, con difegno di paflace in Affrica contra del Re Gcnferico, Cor-
faro implacabile, che ogni anno veniva a portar la defolazione in qual-
(c) vìSlor che contrada d' Italia e delle Gallie. Sappiamo da Vittore Vitcnle (f),
ritenfis l. t. che quefto Re barbaro dopo la morte di Valentiniano III. Augufio
de Ptrfecut. jj,gQJ5 tutto il refto dell'Affrica, eh' cflb Imperadore avea fin' allora
falvato dalla voracità di coftui. Però Maioriano s'era meflb in pen-
ficro di portar le fue armi colàj ma gli mancavano le navi, percioc-
ché s'era perduto il bell'ordine ed ufo de gli antichi Imperadori di
tener fempre in piedi diverfe ben alleiate Armate navali, a Ravenna,
al Mifeno, nella Gallia, a Frejus, nel Ponto, nella Sina, nell'Egit-
to, nell'Affrica, ed altrove.
(d) Vr'ifcus pgj. teftimonianza di Prifco Storico C-^), Maioriano fece iftanza
^Tom^). a Leone "Imperador d'Oriente per aver navi atte a tale fpedizioncj
Hijlor.Byx,. ma perchè durava U pace tra quelP Augufto e i Vandali (il che recò
un incredibil danno all'Imperio d'Occidente) Leone non potè fom-
miniftrargiicne . Pertanto Maioriano ncll' Anno prefente fece ogni sforzo
poffibilc , per far fabbricare navi in varie parti dell'Imperio. E chi
picl'caffc fede al luddctto Sidonio, egli era dietro a mettere infieme
un'Armata non minore di quella di Serfc. Ma Sidonio era Poeta, e
a lui
Ankali d' Italia i^^
a lui era lecito il dar nelle trombe, e ingrandir anche le picciolc co- Era Volg.
fé. Racconta Procopio (<»), (e lo riferifce a queft' Anno il Sigonio), Anno 458.
che Maioriano, uomo, die' egli, da anteporfi a quanti Imperadori fin' j^^^^""^'
allora aveano regnato, a cagion delle tante Virtìi, ch'egli poflcdcva, vandaì.
dopo aver preparata una confiderabil flotta,, per condurla in Affrica, /. i. t. 7.
fi portò prima nella Liguria, ed incognito quafi Ambafciatore di là
pafsò in Affrica, fotto prcteflo di trattar della Pace, con cflcrG prima
fatta tingere la bionda capigliatura, per cui farebbe flato facilmente
riconofciuto. Fu accolto con buone maniere da Genferico, e menato
anche a vedere il Palazzo, l'Arfenale, e l'Armeria}, ed avendo foddi-
sfatto alla fua curiofiià, fé ne tornò felicemente nella Liguria con fa-
ma di attentilfimo Capitano, ma non d'Imperadore prudente. Pofcia
condotta l'Armata navale a Gibilterra, meditava già di sbarcare l'c-
fercito in Affrica con tanta allegria delle milizie, che tutti fi tene-
vano in pugno la ricupera di quelle Provincie. Ma fopragiuntagli una
difcnteria, pofc fine a i fuoi giorni e difegni . Creda chi vuole quefla
ardita imprcfa di Maioriano. Certo è, che quello buon Principe non.
mancò di vita in quell'Anno, né morì di quel male. Per conto nul-
ladimeno della fpedizione fuddetta , Cafliodorio {b) al prefente Anno (b) Cajfiod.
fcrive: His Confulibus Majorianus in AfrUam movit provinciam . In ol- '" ^'^'■''?"^''-
tre abbiamo da Prifco Iflorico (0 (ma fenza ch'egli fpecifichi l'An- ^ ^ Prijcus-
no), che Maioriano con trecento navi, ed un poQente efercito tentò '^^'
di penetrare nell'Affrica. Ciò udito il Re de' Vandali gli fpedìAm-
bafciatori, efibendofi pronto a trattare ed aggiuflare amichevolmente
qualunque controverfia, che ptflaffe fra loro . Ma che nulla avendo
potuto ottenere dal Romano Auguflo, mifc a ferro e fuoco tutto il
paefe della Mauritania, dove era difpolla di. piombare dalla Spagna
r Armata navale di Maioriano, .ed avvelenò ancora l'acque: non certo
quelle de' Fiumi . Altro non abbiamo da lui j ma abbaflanza ne ab-
biamo per credere, che non feguiffe il meditato paflaggio di quello
Imperadore in Affrica, e molto meno l'affedio di Cartagine. Oltre
di che i tentativi, di Maioriano contra di Genferico dovettero fucce-
dere più tardi, ficcome vedremo} perchè certo di quell'Anno egli
non pafsò in Ifpagna. Abbiamo da Idacio (<^), che effendo Teoilerico II: (d) idacìut
Re de' Vifigoti ritornato nelle Gallie per cattive nuove, che gli erano inchrQnkt.-
giunte, lafciò nelle Spagne una parte delle fue truppe, da cui furono
mcffe a facco ed incendiate le Città d'Aftorga e di Palenza nella
Gallicia . Che i Svcvi anch' effi faccheggiarono la Lufitania, e prefero
fotto apparenza di pace Lisbona. Ma fon confuli prcffo d' Idacio gli
Anni in quelli; tempi, ne fi può ben accertare, quando fuccedcffcro.
tali fconcerti.
Anno
i6o Annali o'ItALiA.
Anno di Cristo cccclix. Indizione xii.
di Leone Papa 20.
di Leone Imperadore 3.
di M A I o R I A N o Imperadore 3.
Confoli < Patrizio, e Flavio Ricimere.
Era Volg. "JlV Confole Orientale Patrizio , ed era Figliuolo à" ^fpare Patrizio,
Anno 459. ^ \\ pj-imo mobile dopo l' Imperador Leone nell'Imperio d'Oriente.
Ricimere Patrizio fu Confole dell'Occidente, anch' egli potentiflìmo
nell'Occidentale Imperio. Dimorava nelle Gallie Maioriano Augufto,
ed abbiamo fufficiente lume da Idacio, che vi foflero delle rotture
-fra lui, e Teoderico II. Re de'Vifigoti, abitante in Tolofa. Certo
egli fcrive, che eflendo (lati battuti in un conflitto i Goti, fi venne
poi a concludere una Pace fodiffima fra loro. Il Sigonio fcrive, che
Teoderico in queft' Anno portò le fue armi fino al Rodano, faccheg-
giando tutto il paefe, e che con tanta forza aflediò la Città di Lio-
ne, che fé ne impadronì, e recò a quella illullre Città la defolazio-
ne . Di ciò io non iruovo veftigio alcuno preflb gli antichi, fé non
che Apollinare Sidonio racconta quella difavvcntura de'Lionefi con
dire, che n'era flato cacciato il nimico, ed cfiere rimalla la Città
fenza abitatori, la campagna fenza buoi e agricoltori. Si figurò, per
quanto io credo, il Sigonio proceduta la calamità di Lione da i Vifi-
goti, che l'avcflero prefa. Ma ben confiderate le parole di Sido-
nio fembra più tolto, che i Lionefi fedotti da qualche prepotente,
chiamato nemico della Patria, fi fofiero ribellati a Maioriano Augu-
flo, o noi voleffero riconofcere per Imperadore, e che perciò fu af-
fediata e malmenata la loro Città con grave Cilerminio; ed avendo
dipoi implorato il perdono, l'ottennero per intercefiìone del medefi-
mo Sidonio . Succedette quel fatto, prima ch'eflb Sidonio recitalle il
fuo Panegirico i e però appartiene all'anno precedente. Intanto i Sve-
vi, i'una parte de' quali aveva eletto Mandra per fuo Re, e l'altra
ubbidiva a Rechimondo , faceano a chi potea far peggio ora nella Gal-
licia, ed ora nella Lufitania. I Vifigoti anch'elfi nella Bctica tene-
vano inquieti que' Popoli, di maniera che tutta la Spagna Occiden-
tale era piena di guai. In quelli tempi Leone Imperador d'Orien-
te, non avendo alcuna guerra confiderabile fulle fpalle, attendeva
a i doveri della Religione. Crede il Cardinal Baronio, ch'egli in
quell'Anno facefle congregare in Coftantinopoli un Concilio, a cui
u sa, che intervennero Vefcovi in numero di ottantuno, per provve-
dere a i bifogni della Chiefa d'Oriente, tuttavia inquietata da gli Eu-
tichia-
Annali d' I t a l t a. • i6i
tichiani, e Nedoriani . Tuttq ciò ad iftanza di San Leone Papa, che Era Vo]g.
avea fpcditi colà Domiziano e Geminiano Vefcovi fuoi Legali, l'ulti- Annoìóo,
mo dc'quali va conghietturando il Baronio, che potcfle eflcre Vefcovo
di Modena, divcrfo da San Geminiano Protettore di qucfta Città, il
quale mancò di vivere quaggiìi nell' Anno di Crifto 597. Era Vefcovo
allora di Coftantinopoli Gennadio . Per ordine ancora d'eflb Leone Au-
gufto fu cacciato in efilio Timoteo Eluro, ufurpatorc della Sedia Epi-
Icopale d'Aleflandria/
Anno di Cristo cccclx. Indizione xiii.
di Leone Papa 21.
di Leone Imperadore 4.
di M MORI A NO Imperadore 4.
Confolì < Magno, ed Apollonio.
IL primo di quefti Confoli fu Occidentale, ed e lodato da Apolli-
nare Sidonio {a). L'altro era Confolc dell'Oriente, ed avea efer- (a) 5;^^^.
citata la carica di Prefetto del Pretorio in quelle parti . Diraorava Poematt x^.
tuttavia nelle Gallie Maioriano Augufto, e dobbiamo adirarci colla
Storia digiuna e fcarfa di quc'tempi, che ci lafcia troppo al buio in-
torno a i fatti di qucfto Imperadore, ed agli avvenimenti d'Italia.
Tuttavia abbiamo da Giordano Storico, ch'egli mifc in dovere gli
Alani, che infellavano efle Gallie. Pofcia , lìccomc fi ricava da Ida-
cio(^), e da Mario Avcnticenie (0, egli nel Mefc di Maggio pafsò (b) idatìus
in Ifpagna colla rifoluzione accennata di fopra di portar la guerra in "^ chromc.
Affrica contra dell' infopportabile Genferico Re de' Vandali . Aveva Avtmtcìnf.
egli preparate nelle fpiaggie di Cartagena alquante navi da vdcrfene mchronìct,
nel medcfimo paffaggio. Ma ne furono fegretamente avvifati i Van-
dali} e coiloro coli' intelligenza, che aveano con alcuni traditori, all'
improvvifo comparvero addoflo a que' Legni ; e trovandoli mal cu-
ftoditi, fé li condufTero via. Queflo accidente fece defilìcre Maioriano
dall' imprcfa dell' Affrica. Cosi Idaciora cui fi dee aggiugnere quanto
di fopra rapportai fcritto da Prifco Iltorico intorno a i preparamenti
dì quello Imperadore contra di Genferico, il quale fpedì Ambafcia-
tori a Maioriano per aver pace. Dal che vcgniamo ad intendere, che
gli era almeno riufcito di fargli paura. Vittore Tunonenic (^) altro C'^) ^'''^^"'
non dice, fé non che in quejìi giorm Maioriano Imperadore venne ad 7"""*"*"/'
Augufia^ probabilmente Città della Spagna. Ci refta una Legge (0 Te Codìc'^''
pubblicata'da lui nel piefentc Anno, e data in Arles a di 28. di Mar- Thtodof.
20, dove proibifce a chicheffia il forzare alcuno ad entrare nel Clero, ^''""- ^- '»
e a prendere gli Ordini facri, con parlare fpezialmcnte a que' Geni- il?^"'*^-
lom. IIL X tori '
\
i6i . Annali d' Itali
A,
Era Volg. tori, che per lafciare beneftanti alcuni de'lor prediletti Figliuoli, vio-
A»N046o. lentavano gli altri ad arrolarfi nella milizia Ecclcdallica . Vien pari-
mente da elTo intimata la pena della morte a chi per forza levafle di
Chiefa un Reo colà rifugiato. Un'altra Legge del raedeGmo Maio-
riana intorno a gli Aduiterj fi legge, data in Arles , ma col viziolo
Confolato di Ricimerc e Clcarco, che cade nell'Anno ^84. Terminò
il corl'o di fua vita in quell'Anno Eudocia Augutla, Vedova di Teo-
dolio II. Imperadore. Seguì la fua morte in Gcrufalemme a dì 10.
d'Octobre, e prima di paflare all'altro Mondo, protetto lolennementc
alla prefenza di tutti, ch'ella era innocente affatto per conto dc'fo-
fpetci conceputi contra di lei dalT Augufto fuo Confonc in occafionc
del pomo donato a Paolino . Cirillo Monaco nella Vita di Sant' Euti-
(aì Cttelir^ mio (o), parla con tutto onore di quefta PrincipefTa, chiamandola
e\7i'""gTìc ^^'-"^^j ^^ afTerendo, ch'ella avea fabbricate adaidìme Chiefe a Cri-
rom\ 4. ' ^^f') e tanti Monafterj, e Spedali di Poveri e di Vecchi, che fi du-
(b1 iiice>h. rava fatica a contarli. Niccforo (ó) aggiugnc, ch'ella mori in età di
/. 14. e. sa ieffantafette anni, e fu feppellita nel i'untuofiffimo Tempio innalzato
da lei in onore di Dio, e memoria di Santo Stefano Protomartire fuori
di Gerufakmme. Lafriò dopo di sé varj Libri da efla compotti, cioè
i facri Centoni comporti con pezzi di verfi Omerici, i primi otto Li-
bri del vecchio feitamcnto ridotti in verfi , con altre fimili opere,
frutti non meno della Pietà, che dell'Ingegno iuo . Pafsò anche a mi-
glior vita in quell'Anno (fé pur ciò non fuccedette nel ieguente )
l'arnmirabil Anacoreta San Simeone Stilita , cosi appellato, per eflere
vivuto circa quarant'anni in un'alta Colonna fopra un monte nella Dio-
cefi d'Antiochia. In quettt medefimi tempi più che mai erano af-
(c) Utcìus ttitte >n Ifpagna (0 le Provincie della Gallicia, e Lulìtania, parte
in chronico. da i Vifigoti, c parte da i Svevi, al Re de' quali Mandra^ uomo per-
verfo, fu recifa la tetta. Fra qu-tte confufioni toccò ancora ad Ida-
cio Vefcovo di Limica, o dell'Acque Flavie nella fuddetta Provincia
della Gallicia j e Storico di quefti tempi, d' eflere fatto prigione da
cfll Svevi, con aver folamente da li a tre Mcfi ricuperata la libertà.
Dopo la morte di Mandra inforle gran lite fra Rechimondo, e Fruma-
rio per fuccedere nella porzione a lui fpettante del Regno . Ma que-
fte cofc probabilmente avvennero nell'anno iufleguente .
Anno
Annali d' Itali a. 163
Anno di Cristo cccclxi. Indizione xiv.
di I L A R o Papa i .
di Leone Imperadore y.
di Severo Imperadore i.
Confolì j Severino, e Dagalaifo.
SEverin» fu Confole per l'imperio Occidentale, Dagalaifo per l'O- Era Volg.
ricntale. Secondo Teofane W quelli era Figliuolo d'y/r;"oiJ/Wo Gè- f^V°f^f^'l-
neralc d' Armata fotto Teodofio minore, e ftato Confole nell'anno 434. ,, chrolog.
Per quanto fi ricava da una Lettera di Apollinare (*) , Maioriano Au- (b) nidon.
gufto era già tornato dalla Spagna xieUe Gallie . Ed anche Idacio (0 ''*• i- Ef\-
lafciò fcritto, non fo fé fui nne del precedente anno, o nel principio •f"!'* .V'
del prcfcnte, che cfTo Augufto s'era mcflb in viaggio vcrfo l'Italia. \n\:hronk».
Ma fi dovette fermare ad Arles nella Gallia, perchè Sidonio fuddetto
racconta d'effere intervenuto ad un folenne convito d'eflb Imperado-
re in quella Città, e a i Giuochi Circenfi, probabilmente celebrati
per l'anno Quinquennale d'elfo Imperadore, che ebbe principio nel
primo dì d'Aprile dell'anno corrente. Di là pafsò il buono, ma in-
felice Augullo in Italia, e venne a trovar la morte. Ricimere^ Barbaro
di nazione, ed Ariano di credenzi, appellato in una Legge a lui in-
dirizzata dallo lleflo Maioriano, Conte, Generale delV Armate, e Patri-
zio, quel medefirao, che aveva cooperato alla di lui efaltazione, e fa-
ceva la prima figura dopo lui nell'Imperio d'Occidente: quegli fu,
che moffo da invidia verfo di un Principe Cattolico, e di tanto fenno
ed attività, attizzato anche da altre malvagie perfone, congiurò con
Severo Patrizio per levarlo di vita. Non si tolto fu giunto Maioriano
a Tortona, che Ricimere coll'efercito fotto fpecie d'onore venne a
trovarlo i e difpofte tutte le cofe, per quanto s'hatial Cronologo pub- ... ,
blicato dal Cufpiniano {d), e dal Panvinio, nel di z. d'Agofto Toh- U«, c<f"
bligò colla forza a deporre la Porpora j e pofcia condottolo al fiume fmiani.
Iria, dove al preferite è Voghiera, una volta Vicus Iri<e^ quivi nel dì
7. del medefimo Mefe barbaramente gli tolfc la vita. Procopio (0 il ^f lu"^'
fa morto di difenteria, dopo averlo fommamentc lodato per le fue vandai.l.i.
Virtù. Ma di un male piìi fpedito, che quello della difenteria, perì taf. 7.
quello dignillìmo Principe. Niun' altra particolarità di quella iniqua
azione ci e Hata confervata dall'antica Iftoria. Credette il Cardmal
Baronio {f) che la fua morte feguifl'e preflb a Dertona Città della Spa- (f-i saron.
gita; ma egli confufe Dertofa di Spagna con Dertona della Liguria, Annd. Ecc.
colonia de' Romani, oggidì chiamata Tertona . L'indegno 5'?wr<j, ap-
pellato da alcuni Severiano^ a fegrcca rcquifizione di cui fu commelfa
X t tan-
Era Volg.
A N N o 46 I .
(a~) Cajftod.
in Chronìco.
(b) Meditb.
Numìfm.
Imterator.
^c) Pagìus
CrÌK Saron.
(d) Anafiaf.
in Vita Hi-
164 Annali d' Italia.
tanta iniquità, non ufurpò già fubito l' Imperio . Volle probabilmente
prima fcandagliare l'animo di Leone Imperador d'Oriente, e guada-
gnar i voti del Senato Romana, giacche non gli mancavano quei dell'
efcrcico. Finalmente nel dì 19. di Novembre dell'anno prefente egli
fu dichiarato Impcradore in Ravenna. Idacio fcrive col confentimen-
to del Senato. Coftui da CafTìodorio («) è chhmizo Naiione Lucanus^
cioè di quella Provincia, che oggidì nel Regno di Napoli fi chiama
Bafilicata. Né apparifce, quai gradi illuftri egli avefle fin allora go-
duti . Nelle Medaglie i^) preflo il Mczzabarba egli è chiamato D. N
LIBIVS SEVERVS P. F. AVG. e non già FiMus^ come il Padre
Pagi (0 ha creduto. Libius fembra detto in vece di Livius . Vennejn
quell'anno a mancare di vita San Leone Remano Pontefice, uno tic'
più in^figni Pallori, che abbia avuto la Chiefa di Dio, e a cui pochi
altri vanno del pari . Pontefice per le fiac eminenti Virtù ed azioni ,
pel fuo infaticabil zelo in difefa della vera Religione, e per la mac-
ftofa fila eloquenza, ben degno del titolo di Magno o fia di Grande,
che ne pure l'antichità gli ha negato. Pretende il Padre Pagi, chela
fiaa morce accadefle nel dì 4. di Novembre} e però la Fella, che ora
di lui facciamo nell'undecimo giorno d' Aprile, riguardi una Traslazio-
ne del fuo facro corpo, e non già il tempo, in cui finì di vivere al
Mondo . Dopo fette giorni di Sede vacante ebbe per Succeflore Ihro
di nazione Sardo, che già fu inviato a Coilantinopoli Legato da San
Leone nell'anno 449. al Concilio d'Efefo, che poi terminò in un fcan-
dalofo Conciliabolo . Quelli appena confecrato {d) fpcdì le fuc circo-
lari per tutta la Crillianità con quivi condennare Neftorio ed Euti-
chete, ed approvare i Concilj Niceno, Efefino, e Calcedoncfe, e l'O-
pere di San Leone fuo AnteccfTore . Nulla dice il Cardinal Baronio.
intorno all'aver egli tralafciato il Collantinopolitano, che pur fu Uni-
verfale . Così già non fece San Gregorio Magno .
Anno di Cristo cccclxii. Indizione Kv.
di I L A R o Papa 2.
di Leone Imperadore 6.
di Severo Imperadore 2.
Confoli \ Leone Augusto per la feconda vorta,
1 LiBio Severo Augusto.
(e) Marctll.
Comes in
Chrtnict .
MArcellino Conte (e) non mette per Confoli di quell'anno, fé no»
Leone Augullo, Ltene ^ugufio II. Cenfule . Segno e quello, che
in Oriente non dovette efiere approvata da elfo Leone Imperadore l'e-
lezion di Severo in Imperador d'Occidente} e però egli non fu rico-
nofciuto ne pure per Confole da gli Scrittori Orientali . E trovandoli
in una
Annali d* I t a l i a. rfJf
in una Lettera di Papa Ilaro, fcritta nel Dicembre commemorato il Era Volg.
fole Severo Confole; ancor quefto ci fa conofcerc, ch'egli folo prefe ANNo-461.
il Confolato in Italia, e ci dà qualche indicio, che non dovea peran-
chc pafTarc buona armonia fra Leone e Severo . Sembra poi , che al
prefente anno pofla appartenere ciò che abbiamo da Prifco lilorJco di
que' tempi {") . Scrive egli, che dopo là morte di Maioriano gli affari [^2,^i'^"*^
dell' Iralia andavano alla peggio, perchè dall' un canto Genferico Re j^^'^^. Byx^
de' Vandali continuamente or qua or là colle fue flotte portava^ l' ec- pag. 41,
cidioj. e dall'altro nelle Gallie era Nigidio (di lui parleremo più fon-
datamente all'anno fufligucnte), il quale raccolto un grande efcrcito
di quc' Galli, che avevano militato fotto Maioriano, allorché egli paf-
sò in Ifpagna, minacciava all' Italia (cioè a Severo e Ricimcre) il ga-
lligo dovuto alla loro iniquità, per aver tolto sì crudelmente dal Mon-
do l'infelice Maioriano Augufto. La buona fortuna volle, che mentre
egli s'accingeva a venire in Italia, i Vifigoti nell' Aquitania fecero
delle novità a i confini delle Provincie Romane, da eflo Nigidio go- >
vernate, ed egli fu obbligato a far loro guerra, con dare un gran fag-
gio del fuo valore in varj cimenti contro que' Barbari. Ora ritrovan-
dofi in mezzo a qucfti danni e pericoli il Senato Romano, o fia Se-
vero Imperadorc, fu fpedito all'Imperador Leone in Oriente per aver
de i foccorfi; ma nulla fi potè ottenere. Fu eziandio inviato Filarco
per Ambafciatore a Marcellino^ per cfortarlo a non muovere l' armi
contro l'Imperio d'Occidente. Que ili non par diverfo da quel Mar-
«//;««o, di cui parla Procopio (^) condire, ch'egli era pcrfona nobile, (b) i'ro<:»p,
e familiare una volta d' Aezio . Ma uccifo che fu Aezio nell' anno 4f4. de Bdl.
cominciò a negar l'ubbidienza all' Imperadorc, e a poco a poco for- ^.^"'^'''-
raato un gran partito, e guadagnati gli animi de' Popoli, aveva ufur-
pata la fignoria della Dalmazia, fenzà che alcuno ofafie di difturbarlo,
non che di dargli battaglia. Seguita a dire Procopio, che riufcì a Leo-
ne Imperadorc d'Oriente d'indurre quefto Marcelliano, o fia Marcel-
lino, ad affalirc la Sardegna,, in cui dominavano allora i Vandali. Ed
in fatti egli s'impadronì di quell' Ifola con cacciarne que' Barbari . Ciò
non potè cfeguirfi, fé non con una poderofa Fiotta condotta dall' Adria-
tico nel Mediterraneo. Pafsò dipoi il fopra mentovato Filarco Ambar
fciatore in Affrica per far cefTare il Re Genferico da tante oftilità ;
ma ebbe un bel dire; gli convenne tornarfene indietro fenz' alcuna buo-
na rifpofta. Imperciocché Genferico minacciò di non defiftere mai dalla,
guerra, finche non gli fofTero confegnati i beni di Valentiniano Auga-
fto e di Aezio, am.endue già morti.
Aveva egli già ottenuto dall' Imperadorc d'Oriente una parte
d'effi. beni a nome di Eudocia^ Figliuola d'efTo Valentiniano, che era
maritata ad Unncrico fuo Figliuolo. Con tal prctenfione o pretefto il
Re barbaro non lafciava anno, che non approdafle colle fue flotte ai
lidi dell'Italia, e vi commctteflc un mondo di mali. Aggiugne Pri-
fco Iftorico (ó, che Genferico non volendo più (tare a i patti già fat- (e) Prijcus-
ti con Maioxiano imperadorc (parole, che indicano lui già mono) pag. 74.
man-
i66
Annali d' Italia.
Ee A Volg
Anno 461.
mandò un'Armata di Vandali e Mori a dcvaftar la Sicilia. E potè
ben faiJo, perchè Marcellino (o fia Marcelliano, di cui abbiam par-
lato poco fa), il quale comandava in quell' Ifola, « probabilmente fé
n'era impadronito, e forfè non fenza intelligenza di Leone Imperador
d'Oriente, fé n'era ritirato, (dappoiché Ricimcrc gli avca fatto dcfer-
tare la maggior parte dc'fuoi foldati con tirarli al fuo fervigio, ne gli
pareva di Itar ficuro dalle infidie d'cflb Ricimerc in Sicilia. Fu dun-
que (feguita a dire Prifco) inviata a -Genferico un'ambafciata da Ri-
cimerc con fargli iftanza, che non violafle i patti . Ed un' altra pure
gli venne dall' Imperadore d'Oriente con premura, perchè non mok-
Itafle l'Italia, e la Sicilia, e perchè reftituifle le Augulte Principcfle,
Genferico mofTo da quelle e da altre Ambafciate, a lui pervenute da
pili bande, finalmente fi contentò di rimettere in libertà la Vedova
Jmperadrice Eudoflìa colla Figliuola Placidia, già maritata con Oli-
brio Senatore Romano, ritenendo Eudocia, Figliuola primogenita d'cf-
fa Impcradricc, e divenuta Moglie d' Unncrico fuo Figliuolo. Perciò
fembra più probabile, che non già nell'anno ^f/. come vuole il Pa-
dre Pagi, fondato full'alTerzione di Teofane, ma sì bene nel prcfen-
te, feguiiTe la liberazione di quelle due Principcffe, le quali paflaro-
(a) idacius no a Collantinopoli . Anche Idacio («) Storico contemporaneo, fcrive
in chrtnico. z\V inno prefcntc, fé pure non parla del fulTeguente, cfiendo imbro-
gliati i numeri della fua Cronica, che Genferico rimandò a Collanti-
nopoli la Vedova di Valentiniano, delle cui Figliuole 1' una fu mari-
tata con Gentone Figliuolo di Genferico^ e l'altra ad Olibrio Senatore Ro-
mano. Certo è, che Gentone era Figliuol minore d'elfo Re Genfe-
rico. Non a lui però, ma ad Unnerico primogenito fu congiunta in
matrimonio E,udocia per attcllato di tutti gli altri Storici. Qiiel fo-
(b) Pnfcut io, che iì può opporre, fi è ciò, che lo lleflb Prifco {b) nel fine de'
fag. 76. fuoi Eftratti racconta con dire, che Leone Imperadore iccc faperc a
Genferico radunzionc di jintemio all'Imperio d'Occidente, con inti-
margli la guerra, fc non lafciava in pace l'Italia, e non reitituiva la
libertà alle Regine. Se ne tornò il Meflo, e riferì, che Genferico in
vece di far cafo ditale intimazione, faceva più vigorofamente che mai
preparamenti di guerra, adduccndo per ifcufa, che i giovani Romani
aveano contravenuto a i patti. Se quello è, bilogna rimettere iijuaiche
anno ancora più tardi la libertà rcnduta ad eflc Augulle.
Anno
Annali d' Italia 167
Anno di Cristo cccclxiii. Indizione i.
d' Il ARO Papa 3»
di Leone Imperadore 7,
di Severo Imperadore 3.
^ r I- <; Flavio Cecina Basilio,
Confoh ^ ^ Viviano.
B^ftlio fu Confolc per l'Occidente, e pcrfona di fingolari virtù, Era Volg.
per ie quali vica commendato da Sidonio Apollinare ("). Ed cf- fV*°^^^^^'
fendo nominato egli folo in una Legge di. Severo Imperadore, in un' il^Ep'ilì'.l'.
Ifcrizione riferita dal Cardinal Noris, e dal Fabrctti, e nella Lettera
undecima di Papa llaro, di qua vicn qualche indicio, clic non per an-
che fofTc fcguita buona armonia tra "Leone Imperadore d'Oriente, e
Severo Imperador d'Occidente, fé non che in una Legge d'eflb Im-
perador Leone (*), data in quell'anno, amendue i Conloli li veggo- (b) Tom. 6.
no nominati. Ma (l olTcrvi, che nel Titolo il folo Leone Augufto 2";r. i. »»
fenza Severo fa quella Legge, il che non fi praticava, quando l'Im- -^fP"*^"-
peradori erano in concordia . Ed in oltre al Confolc di chi faceva la nleodof.
Legge,, fi dava il primo luogo} e in cfla Legge vicn mentovato pri-
ma Bafilio. La Legge fuJdetta di Severo Augulto (') ordina, che le (e) '• li-
Vedove abbiano da goder l'ufufrutto della donazione lor fatta perca- ^ J*
gion delle Nozze dal Marito, ma con rimaner lalva la proprietà in fa- 'jidvocat.
vor de' figliuoli. Qiiali altre imprefc faceflc quello Imperadore, noi d.-uirf. ^u~
fappiamo, si perche la Storia ci lafcia in quello al buio, o pure per- '^'Cf.
che cgh nulla operò, che meritafle di pafiare a i pò Iteri . Nel prefen- , .. ^, .
te anno (fé pur non. fu nel precedente) abbiamo da Idacio (<<),. che ,;, chrtnìc.
•^grippino Conre, nobil perlona della Gallia, perchè paflava nimici?Ja
tra lui ed Egidio Conte, uomo infi;»nc, proditoriamente diede la Cit-
tà di N.arbuiia fua patria a Tcoderiai Re de' Goti,, o fi^a de'Vifigo-
ti, affinchè gli folfero in aiuto. Quello Egidio è quel medcfimo, che
vedemmo di fopra all'anno 4f6. mentovato da Gregorio Turoncnfc (f), (e) Cregor,.
inviato da Roma nelle Gallie per Generale dell' Armata Romana,, e che Jy°"'"^^'
s'era fatto cotanto amare da 1 Franchi, dappoiché ebbero cacciato il '''•'^■'^- ^'•
Re loro Childerico, che l'aveano eletto per loro Re. Abbiamo ve-
duto nel precedente anno fatta menzione da Prifco lilorico di un. Ni-
gidìo valorofo Generale d'Armata, che fece di grandi prodezze contro
1 Goti. Quel nome è guallo, e lì dee fcrivcre Egidio^, cosi cfigendo
i tempi e le azioni . Seguita a fcrivcre Idacio,, che effendofi. inoltrato
Federico., Fratello del Re Teoderico li. colL'efercito de' Goti, contro ad
Egidio Conte dell'una e dell'altra milizia, commendato dalla fama per
Uomo caro a Dio a cagioo delle fue bttooc opere, reftò cffo Federi-
co
y
1168 Annali d' Italia.
Era Volg. co uccifo CO i Tuoi in una battaglia. Mario Aventicenfe C") anch' e-
Anno4';3. gli c'infegna fotto il preCente anno, che fegui un combattimento fra
^lmi«»r^S''^'°' * ' ^°"' "* '^ ^"™^ Ligerc (oggidì laLoirc) e il Ligeri-
ìnchromco. cino, preffb Orleans, in cui fu morto Federico Re de' Goti. Non e-
ra veramente quello Federico Re, ma folamente Fratello di Tcoderi-
co Re de i Goti. Per conto poi d' ^grippino Conte ^ parla di lui 1' Au-
^dìì Afi""' ^"""^ ^^^ ^^^^^ ^'"^^ '^^ ^^" Lupicino Abbate del Moniftero di Giura
Sanflor.' ad "^^'^ Borgogna, con dire, che Egidio Generale dell'Armi Romane nel-
diem ZI. la Gallia maliziofamente lo fcreditò come traditore, e l'inviò a Ro-
Martii. ma, dove fu condennato a morte. Ma per miracolo fu liberato, ed
afloluto fé ne tornò nella Gallia. Se ciò e vero, non era già Egidio
quell'uomo sì dabbene, che Idacio poco fa ci rapprefentò . A queft'
(e) Baron. anno riferifce il Baronio (<■) il Concilio IT. Arauficano (d'Oranges)
^nnal. Ecc. tenuto da moltiflìmi fanti Vefcovi delie Gallie, e celebre per la con-
danna de' Semipelagiani: ma cilb appartiene all'anno fic). come han-
(d) Noris no già oflervato il Cardinal Noris W, ed altri Eruditi. Marcellino
Hift. Pila- Conte (0 nel prefente anno fa menzione onorevole di San Pro/pero d" A-
gtan. Uh. 2. ,quitania^ non già Vefcovo di Ries nella Gallia, ne di Reggio di Lom-
T{ Marcel t>ardia, ma probabilmente Prete, che doveva effcre tuttavia vivente,
Comes iu ' Scrittore riguardevole della Chiefa di Dio. Correa voce allora, ch'e-
chronico. gli avefle fcrvito di Segretario delle Lettere a San Leone Papa. Fio-
rì in quelli medefimi tempi F'ittorio d' Aqaitatiia^ Prete anch'elio, che
non iiiverifimilmente vien creduto aggregato al Clero Romano, da cui
fu formato un Ciclo famofo d'anni f^z. Portò opinione il fuddetto
Cardinal Baronio, eh' elio Ciclo folTe comporto in quell'anno ad iftan-
za à' Jlaro Papa-, ma fecondochè hanno avvertito il Bucherio, l'An-
telmio, il Pagi, ed altri, fu elfo fabbricato nell'anno 4^7. a riquill-
zione di Satt Leone Papa, mentr'era tuttavia Arcidiacono della Chitfa
JR-omana llaro , che poi fu Papa .
Anno di Cristo cccclxiv. Indizione 11.
d' I L A R o Papa 4.
di Leone Imperadore 8.
di Severa Imperadore 4.
Confoli ^ Rustico, e Flavio Anicio Olibrio.
O
LikU^y che in quell'anno fu Confolc, quel medefìmo «, che fu
_ ' Marito di Placidia FigHuola di Valentiniano IL Imperadore > e
lui ancora vedremo fra poco Imperador d'Occidente. Crede il Padre
(f) pngìus Pagi (/), che amcnduni quelli Confoli folTero dichiarati tali in Orien-
te, e può Ilare i pcrchi in fine Olibrio era Senatore Romano, quan-
tun-
Grit. Earon.
Annali d' Italia. 169
tunquc dopo il facce dato a Roma da Gcnfcrico egli fi foflc ritirato Era Voj'g.
a Coftantinopoli . Non farebbe nondimeno inverifimile, ch'egli fé ne ANN04t>4.
folTe prima d' ora ritornato a Roma anche per folennizzarc il mo Con-
folato . Abbiamo varj Autori, cioè Caffiodorio («), Marcellino Con- Ca) cajfnd.
te W, e il Cronologo del Cufpiaiano (0, i quali attcftano, che nel h chronìca.
prefente anno Beorgor Re de gli Alani, crcdendofi di far qualche grof- i}^; Marctìi.
fo bottino o conquida, calò dalle Gallic in Italia con un poderofo e- /Acljan*-
fcrcito . Ma gli fu alla vita Richnere Patrizio e Generale dell' Armi Ro- log^s cuffl-
niane, e non già Re, come ha il tefto di Marcellino, ed avendolo mani.
colto preflo a Bergamo al pie del monte, sbaragliò la fua gente j e in
tal conflitto vi lafciò la vita lo lleflo Re barbaro. Giordano Iftori-
co {d) rapporta quefto fatto a i tempi d' Antemio Imperadore, cioè W Jordan.
al 467. Da lì innanzi non fecero piìj figura gli Alani, e pare, che it^\'.'^'''
mancafle con quefto Re il Regno loro. Dicemmo di fopra all'anno
4f5. che Childerico Re <le' Franchi caduto in odio al fuo Popolo per le
violenze della fua difoneftà, fu forzato a fuggirfenc nella Toringia. Se-
condochè s' ha da Gregorio Turonenl'e {e) , aveva egli lafciato Fiema- (e) Gripi\
do, perfona fedele, che proccuraffe di raddolcir gli animi de' Franchi, Jufor.cnjis ^
i quali poco dopo prefero per loro Re Egidio (f) Conte, Generale de' if\' celli'
Romani nelle Gallie, mentovato all'anno precedente. Quefto Vioma- ^eg. Frane.
do con dare a Childerico la metà d'una moneta tagliata per mezzo, Tom. i.
gli diffc di non tornar prima, fé non gli era recata l'altra metà per Tyu-chtfr.t.
ordine fuo. E cosi avvenne dopo otto anni d'efilio. Viomado confi-
gliò ad Egidio cofc, che il mifcro in difgrazia del Popolo > ed allora
fpedì a Childerico la confaputa mezza moneta, con cui gli fece inten-
dere la buona difpofizion de'fuoi Popoli. Pertanto egli comparve fra
loro, e fu da una parte d'elfi ben accolto e rimeflo in trono. Egidio
Conte tenne laido, finche potè, e fcguinne guerra fra loro, nella qua-
le egli reftò in fine perditore, e gli convenne ritirarfi . Vittore Tu- (s) y^or
nonenfe {g) mette in queft'anno la morte di Genferico Re dc'Van- f""^"i"{"
dalij ma qucfta fuccedette molti anni dipoi.
Anno di Cristo cccclxv. Indizione iii.
di I L A RO Papa 5.
di Leone Imperadore 9.
di Severo Imperadore j.
Confoli i Flavio Basilisco, ed Ermenerico.
AMcndue qucfti Confoli furono creati da Leone Imperadore d'O-
riente . Ba/t/i/ca, perchè era Fratello di Ferina Imperadrice, Mo-
glie d'cflo Leone, uomo che divenne poi famofo per le fue iniquità.
Tom. Ili, Y Eì-me-
i» Chrcnkt.
Era Volg.
A N N 0465.
(a) Marceli.
Cimes in
Chronko .
(b) Chronic.
Alexandr.
(e) A^H:i.
Suri'4m ad
diem II.
Decembns .
(d) Evagr.
lìb. 2. e. 13.
( e ) Idacius
in ChrenicQ,
(f) Chrono-
graph. C«-
J'piniani .
(g) 'Jordan,
de Regnor,
fu ccef
(h) C4j(//(>^.
>» Chronico,
(i) Gfy?*
Francar.
Tom. I.
Du-Chefnt .
170 Annali d* Italia.
Ermenerico era Figliuolo J'^f/^.^ri? Patrizio e Generale dell'armi in O-
ricnte, colla cui l'ponda vedemmo che Leone era falito all' Imperio .
In quell'anno nel di primo di Settembre, o pur nel fecondo, per at-
teftato di Marcellino Conte C"), e della Cronica Aleflandrina (^), fuc-
ccdette uno fpaventolb incendio in Collantinopoli . Nella Vita di San
Daniele Stilita (f) lì racconta, che il fuoco prefe e confumò la mag-
gior parte dell' augufta Città, con durar fette giorni, e ridurre in una
mafia di pietre infinite Cafe, Palagi, e Chiefc. Evagrio {d) ci dipi-
gne anche più grande quell'eccidio. Bifogna credere, che le cafe fof-
fero la maggior parte di legno, come dicono, che fon tuttavia per
la poca comodità, che e in quelle parti, di materiali da fabbricare.
E però Zenone SuccefTor di Leone ordinò poi, che le cafe nuove fi
faceflero in ifola, con lafciar dodici piedi di fpazio tra l'una e l'altra:
il che tuttavia fi fuol praticare da molti Turchi non tanto per magni-
ficenza, quanto per difenderfi da gl'incendj . Abbiamo in oltre da Ida-
cio (f) fotto il prefente anno (fc pure non fu nel precedente) che fe-
condo il fuo coftume l'Armata navale di Genferico Re de' Vandali
pafsò dall'Affrica in Sicilia a farvi i foliti faccheggi . Ma per buona
ventura fi trovò ritornato al governo di quell' Ifola Marcellino ^ o fia
Manel/iano, uomo valorofo, del quale abbiam parlato di fopra. Que-
fli sì coraggiofamentc con quelle milizie, che potè raccogliere, fece
lefla a que' Barbari, che dopo averne meflì non pochi a fil di fpada,
il rimanente fu collretto a mettere la fua falvezza nella fuga. Intanto
Severo Imperadore dopo aver regnato quali quattro anni, nel dì if.
d' Agofto diede fine a i fuoi giorni e al fuo Imperio, fecondo la tefti-
monianza della Cronica pubblicata dal Cufpiniano (/), e dal Panvinio}
e ciò vicn confermato da Idacio, da Marcellino Conte, e da altri Scrit-
tori . Giordano (g) Iflorico il tratta da Tiranno. E benché gli altri il
dicano mancato di morte naturale, pure Caflìodorio (^), perfona che
merita qui molta confidcrazione, fcrive, cflerc fiata fama, ch'egli per
frode di Ricimere Patrizio moriffe di veleno. Noi per altro fappiamo
poco de' fatti fuoij ma fé cofa alcuna di luminofo avcfTc operato, ve-
rifimilmente ne avremmo qualche lume dalla Storia, per altro fcarfa
e mefchina in quefli tempi. Venne anche a morte probabilmente ncll'
anno prefente Egidio Conte e Generale dell' Armata Romana nelle Cal-
ile, di cui s'è favellato ne' precedenti anni. Idacio a noi il rappre-
fenta come perfonaggio dotato di rare Virtù, e fcrive, che alcuni l'af-
ferivano morto per infidie a lui tcfe, ed altri per veleno. Dall'Autore
delle Certa de' Franchi (') è chiamato Dux Romanorum ^ Tyrannus., per-
chè i Franchi, ficcomc abbiam veduto, dopo il ritorno di Childerico
Re loro avevano cacciato elfo Egidio, e il riguardavano con occhio
bieco. Aggiugne il medefimo Autore, che i Franchi circa quefli tem-
)i prefero la Città di Colonia con grande flrage de' Romani, cioè della
parte d'Egidio, il quale potè appena falvaru, e poco dopo morì con
afciare un Figliuolo per nome Siagrio . Quelli prefe il Generalato ,
e raife la fua refìdenza in SoifTons. Ma i Franchi, che non più erano
ritc-
Annali d' Italia. 171
ritenuti dal timore d'Egidio, ed aveano già pafTato il Reno, e defo- Era Volg.
lata piij che non era prima la Città di Treveri, fi moflero con un pò- Anno 465.
tcnte efcrcito, e vennero fino ad Orleans, con dare il guado a tutto
il paefe . Da un' altra parte sboccò pure nelle Gallie per mare Odoacre
Duca dc'Saffoni, e giunfc fino alla Città d' Angiò con uccidervi molto
Popolo, e ricevere ollaggi da quella e da altre Città. Childerico co
i Franchi nel tornare indietro da Orleans, s' impadroni della ftefla Città
d' Angiò, eficndo reftato morto in quella occafionc Paolo Conte Go-
vernatore di efla Città. Ma qui non fon rillrette tutte le calamità delle*
Gallie. Idacio W aggiugne, che dopo effere mancato di vita il prode (a) idachs
Egidio Conte, ancora i Goti, abitanti in quella, che oggidì chiamia- in chronic.
mo Linguadoca, fotto il Re Teoderico, s'avventarono anch'elfi ad-
doflb alle Provincie Romane, che prima erano fiotto il governo d'Egi-
dio. Gregorio Turonenfi; (*) fa anch' egli menzione di qucfte turbo- (''^ Gftgor.
lenze con aggiugnere, che Paolo Conte infieme co i Romani e Fran- lì'y""'^ \^
chi mofie guerra a i Goti> ma ch'eflb Paolo fu poi tagliato a pezzi
nella prefa d' Angiò fatta da i Franchi medefimi. Scrive di più, che
i Britanni furono cacciati fuori della Provincia del Berry con eflenie
flati uccifi Bon pochi. Notizia, che ci fa intendere, come era già ve-
nuta dalla gran Bretagna a cercare ricovero nelle Gallie una copiofa
moltitudine di que' Popoli, giacché i Saflbni entrati in quell' Ifola fa-
ccano guerra troppo fiera a gli antichi abitanti. Quelli poi col tempo
diedero il nome di Bretagna minore a quel pacfe, dove fi ftabilirono ,
e tuttavia ritengono buona parte del linguaggio de gli antichiffimi
Britanni.
Anno di Cristo cccclxvi. Indizione iv.
di I L A R o Papa 6.
di Leone Imperadore io.
Confoli \
(e) Msrius
Avtnticer.f.
Leone Augusto per la terza volta,
cTaZIANO. in Chronkg.
(d) Chront-
logus Cu-
SE non avefllmo Mario Aventicenfe (f), e il Cronologo del Cufpi- ffiniaxi.
niano W, che facefiero menzione di quefto Taziano Confole, fi (^^\ ^"5""
farebbe creduto, come credette il Cardinale Baronio, che quello fofle ?fT'pfi}cu"'
un Confole imaginario. Pretende il Padre Pagi C^), che quello Ta- Tom. i.
ziano ricevefle e foftenefle il Confolato in Oriente, il che non fembra H'fi. Byz.
ben certo, perchè abbiamo da Prifco 1 dorico (/), che a^ tempi tii Leo- P^S- H-
ne Imperadore Taziano fu inviato Ambafciatore per gf Italiani a Genferico ^^^' "^^ 'Jj
Re de' Fandali . Che fc pur egli fofic fiato creato Confole, ftrano do- ecc. confa.
vrebbe parere, come in una Legge {g) pubblicata in queft' anno da giunt. Ce.'.
Leone Àugufto fi legga il folo Imperadore Confole, e lo ftefio uni- ^"/'":
caraente fia nominato nella Cronica Aleflandrina (/O, e da Marcellino ^^lexìZ""'
Y z Con-
Era Volg.
Anno 466.
(a) Marid-
ììn. Ctrms
in Chronìco.
(b) Cajfiod.
in Chronice.
(c) Vicler
Tunoncnjis
in Chrsnic.
(d) Cregor.
Turonenjis
Uh. 2. e, 19.
(e) Ad»
San£lor.
'Btlland. ad
ditm i.Ja-
nutrii.
i/x Annali d' Italia.
Conte W, da Caflìodorio W, da Vittor Tunoncnfe («■), e da i Fafti
Fiorentini, fenza far mai menzione di Taziano, pretcfo Confolc anch'ef-
fe ia Oriente. Quel che é piw, in una Ifcrizionc, rapportata dall' A-
ringhi, dal Reinefio, e da altri, e pofta, ad un Criftiano, feppcllito
a di 9. di Maggio, per difegnar l'anno folamcntc è detto Confole
LEONE AVGVSTO III. Forfè Leone Augufto entrò folo Con-
folc, e da lì a qualche mcfe prefe per fuo Collega Taziano. Dappoi-
ché fu morto Severo Imperadore, è da credere, che il Senato Ro-
mano e l'efcrcito penfaflero a dargli un SuccefTore, e che non man-
caffero pretendenti. Contuttociò noi troviamo, che né pure in tutto
queft'anno alcuno Impcrador d'Occidente fu eletto, laonde rellò va-
cante l'Imperio in quefta parte. Altra ragione non fi può addurre, fé
non che i Senatori più faggi, riflettendo alla miferabil pofitura dell'
Imperio Occidentale, e che troppo importava il camminar d'accordo
d'animo e di madìme coli' Imperadore d'Oriente, nulla volcflero con-
chiudere fenza l'approvazione e confentimento di Leone Augufto. Do-
veano andare innanzi e indietro lettere, maneggi, e trattati. Sopra
rutti Ricimere Patrizio, potentiffimo tuttavia direttor de gli affari, giac-
ché non poteva egli ottener l'Imperio, cercava per altro verfo i fuoi
privati vantaggi . Finalmente i Romani condifcefero totalmente alla
volontà d'effo Leone, ficcome vedremo nell'anno feguente . Pubblicò
'\n queft'anno il fuddetto Leone Augufto la precitata Legge affai ri-
guardevole in confermazione dell' afilo nelle Chiefc, con varj riguardi
nondimeno, affinchè i Creditori non reftaffero affatto abbandonati dal
braccio della Giuftizia, abolendo fpezialmente una anteriore, in cui
venivano obbligate le Chiefc a pagare i debiti di chi fi rifugiava in
effe. Abbiam veduto di fopra, che un'Armata di Saffoni era entrata
nelle Gallic. Pare, che a queft'anno fi poffa riferire una battaglia fe-
guita fra cflì e i Romani, cioè i fudditi dell' Imperio Occidentale ,
che vien narrata da Gregorio Turonenfe {d) , nella quale toccò a i Saf-
foni di voltare le fpalle. Le loro Ifole nel Fiume la Loire furono pre-
fe da i Franchi . Pofcia Odoacre Duce di que' Barbari fi collegò con
Childerico Re de i Franchi, ed unitamente fconfiffero gli Alamanni,
ch'erano entrati in Italia. Nella Vita di San Severino Apoftolo del
Norico {e) fi legge, che quell'uomo Santo cforiò Gibuldo Re de gli
Alamanni, ut gentem fuam a Romana vajlatione cohiberet . (*) Par veri-
fimilc, che qucfto medefimo Re foffc quegli, che fu sì ben difcipli-
nato da i Franchi e Saffoni.
Anno
(*) a raffrenare la fua gente dalla devafiazione di Roma .
Annali d' Italia.
173
Anno dì Cristo cccclxvii. Indizione v
d'I LARO Papa 7.
di Leone Imperadore 11.
di Antemio Imperadore i .
Confolì
^ PusEO, e GiavANNi.
DOpo eflcre flato vacante per più d'un anno T Imperio d' Occi-
dente, finalmente effcndofi con una ambafceria rimellì i Romani
per l'elezion d'un Imperadore alla volontà di Leone Imperador d' O-
rientc, quefti mandò in Italia con un buon efercito Jntemio^ il quale
per teftimonianza di Cafllodorio (■«), arrivato che fu tre miglia (Idacio
{h) fcrive otto miglia) lungi da Roma ad un luogo appellato Broton-
taSy fu proclamato Imperadore. Il Cronologo del Cufpiniano (0 fcri-
ve, che nel dì 12. d'Aprile fuccedette la di lui affiinzione al Trono.
Era Antemio Calata di nazione, e di nobiliffimo fangue, perchè Fi>
gliuolo (Idacio il chiama Fratello) di Procopio Patrizio, che fbtto Teo-
dofio II. trattò la pace co i Perfiani, e difcendeva da quel Procopio,
che difputò l'Imperio a Valente Imperadore. Era Nipote di Antemio,
che fu Confolc nell'anno 40f. Per atteftato di Procopio (<^), era Ge-
nerale d'Armata, Senatore ricchiflìmo, -ed avea per Moglie una Fi-
gliuola di Marciano Augufto, chiamata Eufemia, per quanto s' ha da
Apollinare Sidonio (0, Scrittore di quefti tempi. Da Teofane (/) vien
chiamato Antemio Principe ben iftruito ne' dogmi Criftiani, e che piif-
fimamente fapea governar l'Imperio. E fappiamo da Codino (.g), e
dall'Autore de gli Edifizj di Coftantinopoli , ch'edo Antemio, alzato
che fu al Trono, ordinò, che il fuo Palazzo, pofto nella fuddetta Città
di Coftantinopoli, fi confecrafte a Dio, con fabbricarne un Tempio,
e uno Spedale e Bagno per gli poveri vecchi . Però niuna fede meri-
ta Damafcio W Filofofo Pagano, che nella Vita d' Ifidoro Egizio fcrif-
fe, che Antemio fu un empio, ed amatore del Paganefimo, e che me-
ditava di rimettere in piedi il culto de gì' Idoli . Contuttociò , ficco-
me ofTervò il Cardinal Baronio, e dirò apprelTo, Antemio non fu si
religiofo , come talun fupponc . Ricimere Patrizio e Generale dell' efer-
cito Romano volle anch' egli profittare di quefta congiuntura, coli' ot-
tenere in Moglie una Figliuola del medefimo nuovo Augufto . Per at-
teftato della Cronica Aleffandrina (') furono portate a Coftantinopoli
le Immagini di Antemio, coronate d'alloro , da Ferenzi» Prefetto della
Città di Roma: cerimonia praticata ne' vecchi tempi, per far cono-
fcere al Popolo, che quegli era ftato accettato per legittimo Impera-
dore. Prilco Iftorico (^) nel fine de' Frammenti, che reftano di lui,
ferir
Era Volf.
ANN0467.
(a) Cajftod.
in Chrofiico.
(b) Idacius
in Chronice.
(c) Chront-
logus Cu-
ff intani .
(d) Prtctp.
de Bell.
Vandal.
l. I. €. 6.
(e) Sidtn.
ulpollinarìs
in Panegyr.
Antemii .
(f) Thcoph.
in Chront-
grafhia .
(g) Codinut
de Orióni-
hHS. ^
( h) Dama-
fciut in Vit.
Ifideri ,
( i ) Chrm.
Aìexandr.
(k) Prifcut
fag. 76.
174 Annali d' Italia.
Era Volg. fcrive, che Leone Augufto per un fuo mcifo fece tofto intendere a
ANN0467. Gcnferico Re de' Vandali in Affrica l'elezione da lui fatta di Anccmio
in Imperador d'Occidente, con intimargli di non molclUr da li ir>-
nanzi l'Italia e la Sicilia, altrimenti gli dichiarava la guerra. Fu ri-
mandato indietro il MelFo, e la rifpoita fu che Genferico non ne vo-
leva far altro, e maggiormente fi preparava per continuar la guerra
leBdT'^' all'Imperio Romano. Procopio (n) aggiugne una particolarità, cioè
Vanda}'. chc Gcnferico fi chiamava offefo, perchè avendo fatto di forti iftan-
lib.i.c.6. ze, acciocché Olibrio Senatore, Marito di P/ar/V/'^ Figliuola dell' Im-
perador Valentiniano III. e per confeguente fuo Cognato, foffe di-
chiarato Iraperadore, e chc ciò non ottante Leone Augufto gli avea
preferito Antemio . Per quefto pare , che Genferico più che mai fe-
guitafle ad infeltarc i lidi dell'Imperio. Ora in quell'anno i due Ini-
peradori, che andavano unitilfimi d'animo, cominciarono i prepara-
menti per gaftigare la fuperbia ed infolenza di Genferico. 11 Padre
(b) Mei'wl. Sirmondo, e il Mezzabarba {!>) rapportano una Medaglia d' Antemio,
Numifmat. nel cui rovefcio fi mirano due Imperadori, che fi danno le mani per
imff. fegno della lor concordia ed unione.
In chc rtato fofie Roma, allorché vi arrivò il nuovo Imperado-
(c) Gelafiiis re antemio ^ lo lafciò fcritto Papa Gelafio (0 nel fuo Opufcolo contra
adverfut (Jj yìndronico Senatore, e contro que' Romani, che tuttavia oftinati nel
Andromc. Paganefinio volevano, che fi facefiero l'empie ed infieme ridicole fefte
Lupercali, pretendendo, che per elle Roma fofie prefcrvata da varj
malanni. Dice il fanto Papa, che quando Antemio Imperadore venne
a Roma, fi celebravano le fefte fuddctte Lupercali, e pure faltò fuori
una pcftilenza si grande, che fece non poca ftrage del Popolo. Fu
poi diligentemente oflervato dal Cardinale Baronio, che nella comiti-
va de' Cortigiani venuti con Antemio a Roma, per teftimonianza del
mentovato Papa Gelafio, vi fu un certo Filoteo, chc teneva l'erefiu
di Macedonio ingiuriofa allo Spirito Santo . Coftui cominciò a tenere
delle fcgrete combriccole con ifpargere il fuo veleno; ma avvertitone
Papa Ilaro, un dì chc Antemio Augufto fi portò a San Pietro, ne
fece con fermezza degna d'un Pontefice una gagliarda doglianza a lui ,
di modo che Antemio con fuo giuramento gli promife di rimediare a
quefto difordinc. Nel prefente anno Teoderìco II. Re de' Vifigoti nell'
Aquitania dopo aver dilatato il fuo imperio nella Spagna, con varie
guerre fatte contra de'Svevi, e mantenuta quafi fempre la pace colle
Provincie Romane, trattato fu in quella ftefla maniera, eh' egli avea
trattato il fuo Fratello maggiore, cioè venne uccifo da Eurico^ ap-
pellato da altri Evarico, fuo Fratello minore in Tolofa. Mario Aven-
(d) Marius tjcenfe W mette quefto fatto fotto il prefente anno, e chiama Euto-
in'chromc'o. ^"^^ l'uccifor del Fratello, il quale dopo la morte di lui fu riconofciuto
per Succcflbre nel Regno Gotico. Tardò poco quefto niiovo Re, fc-
(e) Jordan, condochè abbiamo da Giordano Iftorico (0, a fpedire Ambafciatori a
''■' ^f;.'^'' Leone Imperadore, per dargli parte della fua aftunzione al trono; e
' • 45- vcggendo sì mal condotto l' Imperio d' Occidente per la frequente mu-
tazion
Annali d' Italia. lys
tazion de gli Augufti, fi mife in pcnfiero di conquiftar le Provincie» Era Volg.
che reftavano nelle Gallie e nelle Spagne all'ubbidienza d'eflb Impe- ANNO4Ó7.
rio. Si sa da Santo Ifidoro («), che Èurico appena fatto Re, fpedì ^^^ jpjorv.
un'Armata nella Spagna Tarraconenfe , e s'impadronì delle Città di ,„ chromco
Pamplona e di Saragozza con devaftar tutta quella Provincia . Rao- Cothor.
conta eziandio il fuddetro Giordano , che avendo collui affalito le Pro-
vincie Romane della Gallia, Antcraio Imperadore dimandò aiuto ai
Britanni fuggiti dalla gran Bretagna, e portati allora al fiume Loire.
Vennero per mare dodici mila d'eflì con Riotimo Re loro fino alla Città
Bituricenfe, oggidì Bourges nel Berry . Colà accorfe il Re Eurico con
una formidabil Armata, e dopo varj combattimenti gli riufcì, prima
che i Romani potefiero unire le lor forze co i Britanni, di mettere
in fuga il fuddctto Riotimo Re, il quale perduta la maggior parte di
fua gente, con quei, che potè, fi ricoverò preffb la vicina Nazione
de' Borgognoni collegata allora co i Romani. Ma non fiam certi, fé
in quello o pure in alcun de' fufleguenti anni fuccedefTe un tal fatto.
Per attcftato della Cronica Alcffandrina W in quefti tempi Leone Im- (b) chren^
pcrador d'Oriente pubblicò un Editto, acciocché fofTero fantificati i -^itxanJr.
giorni di Fefta, con proibire in effi ogni forta di pubblici Giuochi e
Spettacoli. Può tuttavia dubitarfi, che quella Legge appartenga all'
anno 469. trovandofi appartenente a quell'anno nel Codice di Giufti-
riano la Legge ultima C. de Feriis^ che parla di qucflo piifiìmo rego-
lamento. Rigorofamente ancora procedette l'Imperador Leone contro
gli Ariani, che nella ftefla Città di Coflantinopoli facevano delle adu-
nanze fcgreie, con proibir loro in qualunque luogo l'aver Chiefe, e
il raunarfi .
Anno di Cristo cccclxviii. Indizione vi.
di Simplicio Papa i.
di Leone Imperadore 12.
di Ante MIO Imperadore i.
n r i„ ^ Astemio Augusto per la feconda volta,
^°"^°^^henza Collega. ^
ANtemia Augufto nel prcfentc anno è intitolato ne' Fafl:i Confole per
la feconda volta y perchè nell'anno 4ff. era flato Confolc inlie-
me con Valcntin>ano III. Augufto. Perciò egli è chiamato Conful ve-
tus da Apollinare Sidonio (f), nobile perfonaggio della Gallia, e Poeta. ,^-. s,d»n.
riguardevole, il quale invitato a Roma nel precedente anno da erTo ,„ Panegyr.
Antcmio, recitò poi nel primo giorno di Gennaio del prefente il Pa- Anthtmu:.
negirico d'cffo Imperadore, tuttavia efillenie, e in ricompenfa neri-
porto la dignità di Prefetto di Roma. Era in quefti tempi Prefetto
del
1^6 Annali d' Italia.
Era Vùlg. del Pretorio delle Gallie Servando: così l'appella l'Autore della Mi*
ANN046b!. fcclla (a) fecondo la mia edizione} ma Jrvando fi truova chiamato da
Lìfcelt.''^' ^^° Sidonio (/•), Autore di maggior credito, fé pure il fuo tefto non
Tom. i. è guafto, la dove racconta diffufamentc la di lui difgrazia, accaduta
Rer. Italie, in qucft' anno . Fu coftui accufato a Roma quafichè teneflc delle fc-
(b) Sidon. grete intelligenze co i Vifigoti, e traraaflc de i tradimenti in prcgiu-
'ftQla^-' '*'' ^i^'° dell'Imperio, ficcome uomo fupcrbo, e che troppo fi fidava di
fé fteflb. Furono in contradittorio con hii i Legati delle Gallie, e
convinto fu vicino a perdere ignominiofamente il capo j ma prevalen-
do la clemenza dell' Imperadore Antemio, fu mandato in efilio in Orien-
(c) hitm ^^) dove terminò i fuoi giorni. Fa pur menzione lo ftefib Sidonio {e)
IT.. Epìfl.i. d'un altro Prefetto delle Gallie, per nome Seronato., dipinto da lui
come perfona fcelleratiflìma, die provato reo di lefa raacltà fu levato
dal Mondo qualch'anno dipoi. Leone Augufto in queft'anno, vogliofo
di abbattere la potenza ed inlblcnza di Genferico Re de' Vandali , il
quale dopo avere apprefo il meftier de'Corfari, non lafciava anno, che
non infeflafle i lidi delle Provincie Romane, uccidendo, fpogliando,
e conducendo fece migliaia di Schiavi, da tutto l'Oriente raunò, fc-
(d) Theofh. condochc racconta Teofane W, uno ttuolo di cento mila navi, piene
in chrintg. d'armi e d'armati, e lo {pedi in Affrica contra di Genferico. Si rac-
contava, che a Leone collo quefla fpedizionc mille e trecento centinaia
(e) Suidat d' oro . E certamente Suida {e) coli' autorità di Candido, Illorico per-
■virho x"t duto., fcrivc, che Leone in quella imprcfa fpefe quaranta/ette mila Li-
bre d'oro, parte raunate da i beni de i banditi, e parte dall' erafio
d' Antemio Imperadore. Quelli fimilmente inviò colà dall'Occidente
una rilevante flotta. Fu Ammiraglio (è Teofane, che feguita a parlare)
e Generale dell'Armata Orientale Bajllifco, Fratello di Verina Augu-
fla, Moglie dello fteflb Imperador Leone, che già s* era acquiftato
gran nome con varie vittorie contra de gli Sciti, o fia de' Tartari .
Marcellino fu il Generale dell'Armata Occidentale. Arrivata la pode-
rofa Armata in Affrica, affondò buona parte delle navi di Genferico,
e fuperò la ftcffa Città di Cartagine. Ma guadagnato Bafililco a forz:;
d'oro dal Re ncmicG, rallentò l'ardor della guerra, ed in fine di con-
certo fi lafciò dare una rotta, come abbiamo da Per fico Autor della
Storia: nome corrotto nel tcflo di Teofane, che vuol fignificarc Prifco
Iftorico, tante volte citato di fopra. Seguita a feri ve re Teofane, altri
aver detto, cflcre proceduto un si fatto tradimento da Afpare Patrizio
Generale potentifllmo dell'Oriente, e dat.^rdaburio fuo Figliuolo, che
afpiravano alla fucceffion dell' Imperio j i quali vcggcndo Leone Augu-
fto molto contrario a qucfta loro idea, per effer eglino di credenza
Ariani, cercavano ogni via di rovinar gl'intcreffi dell' Imperio d'Orien-
te; e però s'accordarono con Bafilifco, promettendogl: di farlo Im-
peradore, fc tradiva la flotta e l'efercito a lui confidati, e lafciaffc la
vittoria a Genferico, al par d'cfiì Ariano. Comunque fia, la verità i'i
è,, che Genferico, preparate delle navi incendiarie, una notte, quan-
do i Romani ftolidamentc mcn fcl pcnfavano, le fpinfe col favore del
ven-
tK'
Annali d' I t a l i a. 177
vento addoflb alla lor flotta con tal fuccefro, che affaitfimc navi rima- Era Volg.
fero preda delle fiamme, e il refto fu obbligato a ritirarfi colle mili- Ann 0468.
zie in Sicilia. Ccdreno (.") fcrivc, che non tornò indietro né pur la (a) Cednn.
metà dell' cfercito. _ in Hìftor.
Ma non fuffirtc puntoli dirfi da Teofane, che Bafililco faperaf-
fe Cartagine^ ficcome è uno fpropofito troppo intollerabile ciucilo del-
le cento mila uavi^ che non può venir dallo Storico, il quale lenza dub-
bio avrà voluto dire una Flotta di milk e cento navi . Parrà fors' anche
troppo ad alcuni il dirfi da Procopio (^), che quella Flotta conduce- (b) Procof.
va cento mila uomini. Ma non avrà difficultà a crederlo, chi confide- ''z -B'"-.
rerà unita la potenza dell'uno e dell'altro Imperio a quella imprefa. ''*"''■ ' '•
In fatti Cedreno fcrive,chc furono mille e centotredici navi^ in cadau-
na delle quali erano cento uomini, e che la fpefa afcefc a feicento cin-
quanta mila Scudi d'oro, ed a fctteccnto mila d'argento, fenza quel-
lo, che fu fomminiftrato dall'Erario, e da Roma. Odafi ora, come
Procopio racconti quella si ftrepitofa fpedizione . Tiene anch' egli, che
jìfpare irritato contro di Leone Augulto, Principe troppo alieno dal
volere un Eretico per Succefibr nell'Imperio, temendo che la rovina
di Genfcrico affodafle vie più il trono a Leone, e il raettefie in illato
di non aver ne paura ne bifogno di lui, raccomandafie vivamente a
Bafilifco di andar con riguardo contra di Genfcrico. Ora Bafililco ap-
prodò colla Flotta a una Terra appellata il Tempio di Mercurio. Qui-
vi apporta cominciò a perdere il tempo; poiché fé a dirittura marcia-
va a Cartagine, l'avrebbe prefa fuUe prime, e foggiogata la Nazio-
ne Vandalica, elTendochè Genfcrico atterrito non tanto per le nuove
giuntegli, che la Sardegna era già fiata ricuperata da i Romani, quan-
to per la comparfa di quell'Armati navale, a cui fi diceva, che una
fimile non l'aveano mai avuta i Romani: già penfava a non fare refi-
ftenza coli' armi. Ma oflervato il lento procedere de' Romani, ripigliò
coraggio} e mandate pcrfone a Bafilifco, il pregò a differir le offefe
per cinque giorni, tanto ch'egli in quefto fpazio di tempo poteffe pren-
dere quelle rifoluzioni, che gli pareflero più proprie, e di foddisfazio-
ne dell' Imperadore . Fu poi creduto, che Genfcrico comperafie con
f'rofla fomma d'oro quella tregua, e che Bafilifco o vinto da i rega-
i, o per far cofa grata ad Afpare vi acconfentilTe . Intanto mife Gen-
fcrico in armi tutti i fuoi fudditi, preparò le barche incendiarie, e ve-
nuto il buon vento, portò con cfie il fuoco, e la rovina alla maggior
parte dell'Armata navale Romana. E i Vandali con altre navi furono
in quel tumulto addofib a i nocchieri e foldati, ch'erano imbrogliati
nelle navi, e ne trucidarono e fpogliarono aflaiffimi. Bafilifco ritorna-
to a Coftantinopoli fi rifugiò in Santa Sofia, e per le preghiere di Ve-
lina Augufta fua Sorella falvò la vita, coftrctto folamente ad andare
in efilio a Perinto. Cedreno (<■) attribuifce non a tradimento, ma a W Ctàren.
viltà e poca condotta di Bafililco l'infelice riufcita di quella imprefa '" "'/"■"«•
(il che non è improbabile), e dice, aver egli verificato il proverbio:
Che vai più un efercito di Cervi comandato da un Lione , che un efercito
Tom. IH. Z di
178 Annali d' Italia.
Era Volg. di Lioni comandato da un Cervo. Aggiugne Procopio, che Marceìlìano ^
AMN0468. il quale ne gli anni addietro fi era ribellato all'Imperio, e fignoreg-
giava nella Dalmazia, ma nel prefentc anno guadagnato con lufinghc
da Leone Augullo avea d'ordine fuo tolta dalle mani de' Vandali la
Sardegna, eflendo poi paflato in Affrica in focrorfo di Bafilifco, fu qui-
vi uccifo con inganno da uno de'fuoi Colleghi. Anche Marcellmo
(a) Marcel Conte {a) narra ibcto quell'Anno, che Marcellino Patrizio d'Occiden-
comi! in ' te (egli è lo fteflo, che il Marcelliano di Procopio) uomo di profcf-
chronico, fionc Pagano, mentre era prcffb Cartagine in foccorfo de' Romani cen-
tra de' Vandali, fu da i Romani medelìmi con frode uccifo . Caflìodo-
(b) Caffied. ""'^ ^^)» ^ '^ Cronografo del Cufpiniano (f)fcrivono, che tolta gli fu la
in chromco. vita in Sicilia, e Idacio (.d) racconta, ch'egli era ftaro inviato da Ante-
(c) chrono- mio Augufto per Generale d' una confiderabilc Armata centra de' Van-
Ugiis^ Cu- jj^jj ^ j^^j ^^g ebbe k grandiofa fpedizione de i Romani Augufti con-
U) Ida'cius ^'■o 3^ Tiranno dell' Affrica. In quell'anno, fecondochè pretende il Pa-
in chronuo, dre Pagi (0, e non già nell'antecedente, come vuole il Cardinale Ba-
V Fajis. ronio (/), terminò i fuoi giorni Ilaro Papa nel dì ii. di Febbraio.
cìit^Barl'n NcUa fua Vita preffo Anadafio C^) fi legge un lungo catalogo di Fab-
(f)Baron"' briche da lui fatte, e di ornamenti e vafi d'oro e d'argento di pcfo e
Annal. Ecc. prczzo tale, che poffono cagionar maraviglia a i noftri tempi, come
{gAnaftaf. poteffc un folo Papa far tanto, ancorché allora la Chiefa Romana non
in 't'Ita Hi- 9^^^'^'^^^ Stati in ibvranità, come oggidì. Ma è da dire, ch'cffa Chie-
lari. ia godeva allora di molciffimi ftabilij e le oblazioni de' Fedeli fi può
credere, che foffero abbondantifiìme: laonde aveano i Papi che fpendc-
rc in abbellire i facri Templi. A quello Pontefice da li a quattro, o
pure a dieci dì, fucccdette Simplicio., nato in Tivoli. Si riferiicono al
(h) Tom. 6. prefente anno due Leggi (h) di Antemio Augullo, colla prima delle
Codic. quali rellano approvati i Matrimonj delle Donne Nobili co i loro Li-
Theodof. berti} colla feconda fono confermate tutte le Leggi di Leone Impe-
I» .4fpen . rg^Qj. d'Oriente, chiamato Signore e Padre mio dz. Antcmio. All'incon-
tro effo Leone ad illanza di Anreraio con una Legge decide, che tut-
te le donazioni di Beni fatte da i Predccclfori Augulli fieno inviola-
bili, né (i poffa molefiar chi li poflicde, fé non per le vie ordmaric
della Giuitizia. Può forfè appartenere anche a quell'anno un'altra Leg-
(i) /. 8. e. gè (') d'cfi^o Leone Augullo contro i Pagani, la quale abbiamo nel
de PAgams. Codice di Giuftiniano .
Anno
Annali d' Italia. 179
Anno di Cristo cccclxix. Indizione vii.
di Simplicio Papa 2.
di Leone Imperadore 13.
di Antemio Imperadore 3.
Confoli ^ Marciano, e Zenone.
IL primo di qucfti Confoli, cioè Marciano ^ era Figliuolo di Ante- Era Volg.
mio Augufto. 11 fecondo, cioè Zenone y era Genero di Leone Im- Ann 0469.
peradore, perchè Manico di yfrianna Figliuola d'eflb Augufto, e go-
deva la Dignità di Duca dell'Oriente. Nel precedente Anno, o pur
nel prefcnte, Leone Augufto dichiarò Cejare uno de' Figliuoli d' y/-
y/j«rf, per nome P«mV;(», chiamato da altri Patriciole: titolo, che iftra-
dava alla fuccefllon dell' Imperio, e recava feco una participazione dell'
autorità e del comando j perciocché ancora i Cefari portavano la por-
pora, e l'altre infcgne dell'imperio, a riferva della Corona d'oro,
come fi ha da Metafralle («) . Per quanto feri ve Teofane (^), ciò fu (a) Msta-
fatto da Leone, perchè quclta beneficenza fervifle a ritirar fuo Padre fhraftn in
dall' Erefia d'Ario, e a maggiormente impegnarlo nel buon fervigio ^"^ '^•
dell'Imperio. Dopo di che eiTo Patricio fu inviato con apparato di jìtch'^mun-
gran magnificenza ad Aleflandria . Gli fu anche promcfla in Moglie drìt^.
Leonzia Figliuola d'eflb Imperador Leone. Il Cardinal Baronio all' (,b) Thmfh.
Anno precedente fa una querela contra d'eflb Augufto, perch'egli "^chronogr.
tencflc in Corte, e tollerafl'e Jffare^ uomo Ariano, e traditore: dal
che procedette r infelice fucceflb della fpedizione in Affrica. Ma con-
viene olTervar meglio la pofitura di que' tempi ed affari. Talmente
era crefciuta e faiita in alto la potenza à' Jfpare in Oriente, e quella
di Ricimere in Occidente, che faceva paura a gli fteiTi Imperadori,
perchè coftoro aveano gran partito, e fpezialmcnte alla lor divozione
ftavano gli eferciti, comporti in buona parte di Barbari, cioè della
Nazione d' cfll due Patrizj . Però bifognava inghiottir molte cofe
disguftofe, e camminar con dcftrezza, perchè troppo pericolofo fi fcor-
gcva il voler opprimere quefti domeftici ferpenti . Vedremo in bre-
ve, quanto coftafle ad Antemio Augufto l'eflcrfi dichiarato ''mal fcd-
disfatto di Ricimere, fenza prender meglio le fue mifure. Perciò per
politica neceflltà s' indufl'e Leone Augufto a promuovere alla Dignità
Cefarea Patricio Figliuolo d'Afpare, a fine di guadagnarfi la benevo-
lenza di fuo Padre, come fcrive Evagrio (f), oppure di addormentarlo W Evagr.
con quefio boccone, e di far poi quello, che diremo piìi fotto . Lo • ^' '• ' "
fleflb Cardinale Annalifta, citando la V^ita di San Marcello Archiman-
drita, che efprefllimentc racconta la foverchia potenza di Affare ^ e di
Z i Arda-
i8o Annali d' Itali a.
Kr* Volg. jirdaburio fuo Figliuolo, e come per neceflìtà Leone condifcefe a crear
Ann 0469. Celare il Fratello d'eflb Ardaburio, poteva ancora conofcerc, che
Leone Augufto non volontariamente foflFcriva quegli Eretici, e che
per forza ii accomodava a i tempi, con afpettare miglior congiuntura
fa) Cidn- liberarli da coloro. Aggiungali ciò, che vien narrato da Cedreno (^),
nu$ in Hìft. cioè che avendo Leone su i principj del fuo governo promeflo ad
Alparc di far Prefetto di Collantinopoli una perfona da lui raccoman-
data, ne fece poi un'altra. Non andò molto, che Afpare infoiente-
mente prela la vclte dell' Impcradorc, gli dilTe: Non è conveniente , che
dica bugie y chi va ammantato di quejìa Porpora. Al che Leone rifpofe:
Ma è anche conveniente , che un Imperadore non ceda , ne fìa Juggetto ad
alcuno., majjimamente con incomodo e danno del Pubblico. Tuttavia per
jnegho conolcere, che non fu già un buon volere, ma si bene im
tiro politico di Leone l' innaìzamento di qucfto Giovane, s'ha ezian-
dio da ricordare, che eflb Patricia.^ non nien del Padre e de gli altri
fuoi Fratelli, era di fetta Ariano; e perciò uditoli in ColVantinopoli,
che Leone difcgnava di crearlo Celare, li foUevò un tumulto, e San
(b) Shùhs Marcello Archimandrita (*) alla tella d'un corpo di buoni Cattolici
in viu s. andò a fare iltanza ad elfo Imperadore, che Patricio abbraccialTe la
Marcelli vj;,^ Religione, o lafcialTe la Dignità Celarea . Lo promife Leone,
dnu'*"'"'' l'*''i'''cipc l'ommamente Cattolico; ma ficcome ollerva l'Autore della
z»nams irt Vita di qucl fanto Abbate, l' imperadore cedebat tempori Ajparis 13
uijlor. Ardaburii.) e covava penficri , che dipoi vennero alla luce. Intanto i
Barbari, cioè gli Unni, infeftavano la Tracia; e però contra d'elfi
fu fpcdito da Leone con competente eferciio Zenone fuo Genero per
mettergli in dovere. Ma non piacque una tale eiezione ad Afpare per
gelofia, cioè per timore che Zenone potelTe contraltare a fuo Figliuolo
la lucceflion dell'Imperio dopo la morte del Suocero Augullo. Per-
ciò fegtetamente concertò co i foldati di farlo uccidere; ma il colpo
non venne fatto. Zenone accortoli della trama, fé ne fuggi a Serdica
Città della Dacia novella. Quello affare fece maggiormente crefccrc
^ L" ?/' ^' ' fofpctti dell' Imperadore contra di Afpare. Una bella Legge (f) fu
cr citrici pubblicata in quell'anno dal medefimo Augufto conerà qualunque fi-
moniacameivte falilfe ad un Vefcovato, con prefcrivere la forma, già
Itabilita ne i Canoni, di eleggere i Vefcovi, e con dichiarare privato
di tale onore, reo di lefa Maellà, e perpetuamente infame, chi con
regali fi procacciafle una Sedia Epifcopale, o elcggelTe, o confecralTc
per danari alcuno . In quelli giorni, o poco apprcflb, /dado Vcl'covo
di Lemica nella Gallicia diede fine alla lua Cronica. All'anno prece-
(d) chro)' '^^"^^ narra l'Autore della Cronica Alelfandrina (^), che durante la
(on Aicxan- guena de' Romani con gli Unni nella Tracia, riul'cì ad jìnagajlo Ge-
irinum. nerale dell' Imperadore di uccidere Dengifich, uno de' Figliuoli d' At-
tila, il CUI capo fu inviato a Collantinopoli, mentre fi facevano i Giuo-
/,.^ .. /( chi Circenfi., e portato per mezzo alla Piazza con gran plaufo di tutio
(ej Alarceli. ' r r ti r
Comes in il Popolo . Marcellino Conte (^) rirerilce ali anno prelcnte quello fat-
chroaico. to, c con più verifimiglianza, perche pare, che folaraente in elio an-
no fi accendelTc la guerra con gli Unni . Anno
Annali d' Italia. i8i
Anno di Cristo cccclxx. Indizione viii.
di Simplicio Papa 3.
di Leone Imperadore 14.
di Antemio Imperadore 4.
Confoli ^ Severo, e Giordano.
QUcfto Severo Confole Occidentale, fc vogliaai credere a Dama- ^^^ y^^jg^
fcio nella Vita d'Ifidoro Filofofo W, era di profeflìone Pagano, a. no 470.
e perciò caro ad Antemio Impeiadorc, che ci vien rapprelenta- (a phoiius
to per adoratore de gl'Idoli. Ma Fozio, che ci dà tali notizie, of- "^J'''^'°^'
fervo, che almeno per conto di Antemio, non merita fede Damafcio,
Filofofo empio, inimico de' Crilliani, e che racconta molte altre fole
in quella Vita. Coftui vifle a' tempi di Giultiniano Augufto . Abbia-
mo dalla Cronica AlelTandrina fotto quell'anno, e fotto il feguente ,
che r Imperador Leone mandò Eraclio EdeJJeno^ Figliuolo di Floro,
già (lato Confole, e Marfo Jfauro^ pcrfonaggi di gran valore, con due
eferciti raccolti dall'Egitto e dalla Tcbaide, conerà di Genferico Re
de' Vandali. Quedi all' improvvifo avendo alTaliti i Vandali, ricupera-
rono Tripoli, ed altre Città dell'Affrica, e diedero sì buona lezione
a quel Tiranno, che fu aftretto a chiedere pace; ed in fatti l'otten-
ne, perché Leone Augudo avea bifogno di quelli due Generali, e di
Bafilifco fuo Genero, per effettuare i difegni conceputi contra di Afpa-
re e de' fuoi Figliuoli. E perciocché la caduta di cofloro fuccedette
nell'anno fufTcguente , perciò è più verifimile, che nel prefente effi
facelTero la guerra fudJetta nell'Affrica, e ne follerò poi richia-
mati neir .anno apprcflo . Procopio riferifce W quede imprefe di (b) Procsp..
Eraclio all' anno 468. cioè a quello (IciTo , in cui Bafilifco colla <^^f ^W/.
formidabile Armata d' Oriente aflalì 1' Affrica con fine poi tanto \^" \ g
infelice . Ma è facile, che fi fia ingannato. Anche Cedreno (0 ;c) c'edren.'
racconta y che per due anni dopo la fpedizione di Balilifco f\i gucrreg- .•« Hiftor.
giato in Affrica con varia fortuna. Narra fotto quelli Confoli Caflìo-
dorio (^), che a Romano Patrizio, fcoperto che macchinafle d'ufurpare (di Caffiod.
l'Imperio d'Occidente, fu per ordine d' Antemio Augufto tagliato il in chronuc.
capo. Anche l'Autor della Mifcella fecondo la mia edizione (t") fate- (e) Rerum
flimonianza di quello fatto, ma fenza che ne tralpiri alcuna panico- •""^'f"'-
larità da gli altri Autori. Aggiugne l'Autore d'ella Mifcella, che in ^^^^f'"!^'
quelli giorni avendo voluto Genlcrico tornar di nuovo ad infcllar l' Ita-
lia, fupcrato da Bifilifco in una battaglia navale, fu collretto a tornar-
fcne Ivergognato a Cartagine. Non parlando alcun altro Scrittore di
quello combattimento, io non so che mi crederne. Per altro poco fa
ab-
i8i Annali d' Italia.
Era Volg. abbiam veduto, che Bafilifco doveva efTerc flato rimeflb in grazia di
Anko 471, Leone Augufto, il quale faceva capitale di lui, per atterrare la poten-
za d'Alparc e dc'fuoi Figliuoli.
Anno di Cristo cccclxxi. Indizione ix.
di Simplicio Papa 4.
di Leone Imperadore ij.
di A N T E M I o Imperadore j.
Confoli 5 Leone Augusto per la quarta volta,
i e Probiano .
PRthìano Confole Occidentale, yien creduto della Cafa Anicia dal
Reinefio («) . Quefto fu l'anno, in cui Leone Augufto arrivò a
fius Inferì- liberarli dalla prepotenza d' ^yjj^n? Patrizio, che noi lafciava ficuro fui
ftion. p. Ó7. Xrono . Era Afpare il primo de i PatrizJ , come fcrivc Marcellino
(h) Marceli. Contc (^) , era Principe del Semtb^ come ha 1' Autore della Cronica
in chronico. Ajeflandrina (f), la cui Cronologia è molto confufa in quelli tempi.
(c) chroit. Di Nazione Barbarica fu fuo Padre Jrdaburie, cioè Alanoj ed cflendo
AUxandr. ^j-roìati airaiflìmi di que' Barbari nelle Guardie dell' imperadore, e nell'
Armata Cefarea, perciò un gran partito aveva egli in Coilantinopoli,
anzi una tal poffanza, che ifpirava timore a i medefimi Augnili . Mag-
giormente ancora era crefciuta la di lui petulanza, e l'infolenza de'fuoi
Figliuoli, per aver egli col fuo potente appoggio portato al trono l' Im-
perador Leone. Si afpettava coftui un gran premio per quello, e non
veggendolo comparire, cominciò ad inquietarfi, e ad inquietare Leo-
ne Itelfo, in guifa che inforfero fofpetti, che meditafle di farfi pro-
clamar Imperadore colla rovina d'eflb Leone Augullo} il quale per
addolcirlo, o per ingannarlo, s'induffe a dichiarar Cefare il di lui Fi-
gliuolo Patricia^ ficcomc s'è detto di fopra, ma con difapprovazione
e mormorazione di tutti i Cattolici, che non poteano fonFerire 1' in-
camminamento di quella Famiglia Ariana al Trono Imperiale. Anda-
rono tanto innanzi i l'ofpetti e le diffidenze, che finalmente Leone Au-
gullo, non potendo più reggere a quefto pefo, determinò ed cfcguì
(d) Mtrcel- j^ ^QjQ rovina. Marcellino Contc {d) altro non dice, fé non che elfo
ìnC^rZ'ico. Afpare Patrizio, ed Ardaburio, e Patriciolo Cefare fuoi Figliuoli,
mentre erano in Corte, furono tagliati a pezzi dalle fpade degli Eu-
{t)tiiceph. nuchi Palatini. Ma Niceforo (e) racconta il fatto in un'altra manie-
l. I. c.,ii. j.^^ j,j^g „pp^ jg^ Ce fj3 affatto credibile. Cioè che ne' Giuochi Circenfi,
allorché tutto il Popolo era unito, fi follevò un tale fchiamazzo con-
erà d' Afpare e de'fuoi Figliuoli, anzi una tal difpofizione a fcagliarfi
contra di loro, ch'elfi per paura fcapparono a Calcedone, e fi ritira-
rono nella Chiefa di Santa Eufemia . L' Imperadore inviò loro il Pa-
triar-
A N N A L I d' I T A L I A. 183
triarca, eforcandoli a tornare, con impegnar la fua parola per loro fi- Era Volg.
curezza. Rirpolero di non volerfi muovere, fé l' Imperadore non an- ^^ho .471.
dava colà in perfona. Egli vi andò, li riconduflc, li tenne alla fua ta-
vola, con prometter loro di obbliar tutte le ingiurie paffate. Dall'al-
tro canto diede ordine a Zenone Ifauro Tuo Genero, di cui piìi che
d'altri fi fidava, che tornando coloro a Palazzo, improvvifamcntc af-
falendoli togliefie loro la vita. Fu data efccuzione al comandamento >
e il primo a provare il taglio delle fpadc, fu Ardaburio. Il che vedu-
to da Afparc, efclamò (fé pure è probabile, che gli fofle lafciato tem-
po di cosi favellare) : Se P è vierìtctta^ per non aver mai badato a'' miei
configli; perchè più volte gli dijji : Divoriamo noi que(ìo Lione ^ prima di'
egli faccia un buon pranzo di noi. Dopo di che anch' egli fu levato dal
Mondo. Cosi Niceforo, il quale certamente fallò in credere, che
t^ncW Jrdaburio foflc Padre di Afpare, quando era Figliuolo j e indi-
re, che Leone Augulto in ricompenfa di quello fatto diede Arianna
fua Figliuola per Moglie a Zenone, quando fi sa, che alcuni anni pri-
ma era feguito quel matrimonio. Pretende ancora Niceforo, che Pa-
tricia., altro Figliuolo d'Aipare, già dichiarata Cefare, fofTe mandato
in efilio. Altri Scrittori, cioè Marcellino Conte, Victor Tunonenfe,
e r Autor della Mifcella fcrivono uccifo ancor lui in quella congiun-
tura. Procopio dice folamente trucidati Afparc & Ardaburio } e Can-
dido Storico antico citato da Fozio (<») aflerifce, che quefto giovane fa') Phatìus
riportò bensì una ferita, ma potè falvarfi colla fuga- Egli è fuor di ""' BihUorht-
dubbio, che Ermenerico Figliaolo anch'elfo d' Afpare, e (lato Gonfolc '^'' '-'*• 79'
nell'anno 46^. perchè era lontano, fcappò quefta burafca. Non fufli-
fte poi, che Arianna., come fcrive Niceforo, tone quella, che fu pro-
mcfla in Moglie ad eflb Patricio, ma si bene Leonzia., la qual pofcia
o nel prcfente, o nel feguente anno fu deftinata per Moglie a Mar-
ciano Figliuolo di Antcmio Imperador d'Occidente.
E tal fu il fine di quella Tragedia, non cflcndo però mancate
pcrfonc, che difapprovarono il fatto, ficcome per relazione d'Eva-
grio (i) fappiamo , che fece Prifco Storico di quelli tempi, mentre jj*^ ^^c^^'r
taccia d'ingratitudine Leone, ^er aver st malamente rimeritato chi
aveva alzato lui al crono. Per la morte di coftoro dicono, che fu pollo
a Leone il fopranome di Macello, o fia di Macellaio. Racconta ezian-
dio lo Scrittore della Cronica Aleflandrira (f), che fi fvegliò in Co- ^jf^anj"'
ftantinopoli una fcdizione de i foldati Goti, e d'altri aderenti .il par-
tito di quegli Ariani. Alla teda d'eiTì era 0/lro Conte., di nazione Go-
to, che aflalì il Palazzo Imperiale > ma ritrovata gran refillenza nelle
Guardie, dopo la morte di molti egli fu obbligato a ritirarfi j e co-
nolcendofi inferiore di forze, prefa feco una concubina d' Afpare, aflai
ricca, e di rare bellezze, pafsò nella Tracia, dove diede un gran gua-
ito, e fece altri mali. Però il Popolo di Coflantinopoli in una Can-
zone andava ripetendo: Fuorché il folo Oftro niuno è amico del morta.
Teofane (rf) aggiugne, che Teederico Goto, Figliuolo di Triario, che {^^ Thtoph.
fu poi Re de' Goti, accorfc in aiuto del fuddctto Oftro > e che fc '" ^*"'^^'
non
Er* Volg.
Anno 471.
(a) Ennod.
i» Vita S.
Epfhan'n
Ticinenf.
Efifcofi .
(b) S'trmtn-
dus in Notis
ad Enn>d.
(c) Pagius
Crit.Saron.
\à) Sìdon.
Ll.Bfift.i.
1^4 A N N A L I d' I T A L I A ;
non giugnevano a tempo Bafilifco tornato dalla Sicilia, e Zenone ve-
nuto da Calcedone, con rinforzar le guardie Imperiali, fuccedeva mag-
gior difordine in quella Città . Efito ben diverlb ebbero in Occidente
le difcordie infortc fra l'Imperadorc Antcmio, e Ricimere Patrizio.
Era fimilmentc cforbitante la potenza di cortui nell' Imperio Occiden-
tale, Barbaro anch' effb di Nazione, ed Eretico Ariano di credenza.
Tuttoché Antemio con dargli in Moglie una fua Figliuola, fi foflc
ftudiato di attaccarlo mercè di quello nodo a i proprj intereffi, pure
fi trovò delufo. Ricimere volea farla da Imperadorc} corfero anche
fofpecti di peggio, cioè ch'egli medita-fle de i neri difegni falla pcr-
fona dello lleflb Antemio, perché teneva corrifpondenza co i Barbari
nemici dell' Imperio -, e quanto più Antemio s'ingegnava d'obbligarlo
co i doni, tanto più egli diveniva orgogliofo. Si venne perciò a rot-
tura, e Ricimere fi ritirò a Milano, dove cominciò a far preparamenti
di guerra centra del Suocero Augulto . Ennodio (<») Scrittore di quelli
tempi quegli é, che fa quello racconto, ed aggiugne, che la Nobiltà
Milanele colle lagrime a gli occhi cotanto lo icongiurò, che s' mdufle
a fpedire un' Arabafccria ad Antemio, per trattar di pace. Fu fcelto
per tale iraprefa Santo Epifanio Vefcovo di Ticino, cioè di Pavia,
che ito a Roma pacificò l'imperadore, e riportò sì lieta nuova a Mi-
lano. Quella ambafciata di Santo Epifanio vien rapportata dal Sigo-
nio all'Anno 471. e dal Cardinal Baronio al prcfente 471. Ma il Padre
Sirmondo (^), feguitato poi dal Padre Pagi (0, pretende, che ella fe-
guidé nel 4Ó8. perché di quel fanto Prelato, propollo per Amba-
fciatore fu detto : Efl nohis perfona Nuper ad Sacerdotium Ticinenfis Ur-
bis ad/cita; (*) ed Ennodio fcrive di fotto, che regnando Nipote Im-
peradore, cioè neir Anno 474. Santo Epifanio toccava già 1' Anno ot-
tavo del fuo Vefcovato . Ma noi ricaviamo da Sidonio (^), che negli
ultimi Mefi dell' Anno 467. fcgu irono in Roma le folenniffime Nozze
di Ricimere colla Figliuola di Antemio Augullo, e che nel dì prima
dell'Anno 468. in cui cflo Sidonio recitò il fuo Panegirico in onore'
di Antemio, Ricimere era in Roma, e pafTava egregia concordia col
Suocero. Dall'altro canto impariamo da Ennodio nella Vita fuddctta,
che dopo cficrc nata la difcordia fra l' Imperadore e Ricimere, quelli
fi ritirò a Milano, e che amendue facevano preparamenti di guerra:
dopo di che fu fpedito Santo Epifanio , il quale prima della Pafqua
fé ne ritornò a Pavia. Adunque non è mai verifimile, che si prello
fi rompeflc l'amicizia tra Antemio, e Ricimere, e che in sì breve
tempo, come è dal primo di Gennaio dell'Anno 468. al dì 31. di
Marzo d'eflo Anno, fuccedefle quanto ho narrato finquì . Però quel
Nttpeìdi Ennodio dovrebbe prender più tempo di quel, che fembraj
e ricfce credibile, che più tardi di quel, che fi figura il Sirroondo,
acca-
( * ) Noi abbiamo una Perfona poc' anzi eletta al Sacerdozio della Città
di Pavia.
Annali d' Italia. iSj
accadefle la diflenfione fuddetta, e l' ambafciata di Santo Epifanio. Era Volg.
Certamente quand'anche il accordafle una difTenfione e tregua prece- Ann 0471.
dente, almeno in quell'Anno dovette ribollire fra l' Impcradorc e Ri-
cimere l'odio e la difcordia, di cui vedremo gli effetti funefti neil'
Anno, che feguita .
Ann.) di Cristo cccclxxii. Indizione x.
di Simplicio Papa 5.
di Leone Imperadore 16.
di Olibrio Imperadore i.
Confoli k Festo, e Marciano.
DA Anaftafio Bibliotecario nella Vita di Papa Simmaco (a) inten- (a) x«^y?„-,-
diamo, che il primo di quelli Confoli, cioè Fejìo ebbe quefta Bil>l.inV:t.
dignità per l'Occidente. L'altro, cioè yl/:?;a"«/W, fu Confole perl'O- ^'^"■'"^M.
rience. Pretende il Padre Pagi (^), che quelli (ìa Figliuolo d'Ante- (],) p -^
mio Augufto, a cui fu data per Moglie Leonzia Figliuola di Leone Crit.Barcn.
Imperadore d'Oriente. Ma s'è veduto anche all'Anno 469. Confole
Marciano, ch'cflo Pagi parimente crede lo lleflb, che procedette Con-
fole nel prefente Anno. Chieggo io, fé ciò è, perchè mai Marciano
non viene in alcuno de' Falli, né preflb alcuno degli Storici appellato
Coììful IL ? Ciò a me fa dubitare di due pcrfonaggi diverfi . Final-
mente in quell'Anno divampò il mal animo dell'iniquo Ricìmere Pa-
trizio contra dell' Imperadore Antemio . Dal folo Autore della Mi-
fcclla (■.") fecondo la mia edizione abbiam qualche lume di quello fuc- (e) Tom. 1.
ceffo. Non odantc la pace fatta, il perfido Ariano venne da Milano Rf. jtalic.
alla volta di Roma con un gagliardo efercito, e fi mife ad affcdiar la ^"'/'<"'
Città, con accamparli preOb il Ponte del Teveronc. Poche forze
aveva Antemio, che verilìmilmcnte non fi afpettava quella vifita. II
peggio fu, ch'egli teneva ben dalla fua una parte del Popolo Roma-
no, ma anche un'altra fcguitava il partito di Ricimere, tra perchè
egli s'era fatto di molti aderenti, e perchè molti de' Latini miravano
di mal occhio un Greco Imperadore, che comandafie all'Occidente.
Fors' anche in lui non fi trovava quella Religione e Pietà, che i Greci
decantano. Sollenne Antemio per lungo tempo l'afledio} e Teofane (<^) (d) Theoph.
fcrive, che giunfero i fuoi foldati per mancanza de' viveri fino a man- '» chroncg.
giar del cuoio, ed altri infoliti o fchifofi cibi. Tanta collanza ed o lu-
nazione procedeva dalla fpcranza, che avefiero da venir foccorll . Ed
in fatti Bilimere Governator delle Gallie, udita che ebbe la congiura
fcoppiata contra di Antemio, defidcrofo d'aiutarlo, venne fpeditamcnte
in Italia, menando feco un buon efercito > e giunto che fu a Roma,
fvrri. Ili, A a prefTo
lU
Annali
I T
ALIA.
Era Volg.
ANN0471,
prefTo il Ponte d'Adriano attaccò battagliai ma male per lui, perchè
vi redo fconficto ed uccifo. Il Sigonio lafciò fcritto, che quello Bi-
limere era di nazione Goto, e l'elcrcito fuo compofto di Gotij ma
io non truovo, onde ciò apparifca . Dopo quella vittoria Ricimere
o per forza, o per amore entrò a dì undici di Luglio nell' afflitta.
Città di Roma i e quivi una delle prime cofe, fu di far tagliare a pezzi
il mifero Antemio Suocero fuo . Trovava!! Roma allora in eftrcme
miferie, parte per l'orrida fame patita, e parte per una Epidemia,
che infieriva nel Popolo. Vi fi aggiunfc il terzo flagello, cioè il ter-
ribil facco, che l'Ariano Ricimere quivi permife a i vittoriofi fuoi
foldati,, non eflendo reftati efenti da tanta barbarie fé non due Rio-
ni,, dove era alloggiata la gente d'eflb Ricimere. Ed ecco l'amaro
frutto dell'aver gì' Imperadori voluto per lor Guardie,, o per aufilia-
rj, gente Barbara, Ariana, e di niuna fede. Ma quello iniquo Uo-
mo, che avea tenuti finora per ifchiavi gl'Imperadori, e poi gli aveva
fecondo il fuo arbitrio mandati all'altro Mondo,^ non godè lungamente
il frutto delle fue malvagità j perciocché da lì a tre Mefi, come ha
r Autore della Mifcella , o pure come attella il Cronologo del Cu-
fpiniano C«), Scrittore più accurato, nel dì 18. d' AgoUo, fra gli fpa-
fimi d'una dolorofa malattia finì anch' egli di vivere, e di aflàflìnarc gì'
Imperadori. Il Cardinal Baronie (^) ha ofTervato,. che Ricimere avca
fatto fabbricare in Roma una Chiefa col titolo di Santa Agata, og-
gidì fotto Monte Magnanapoli , acciocché fervide di fepolcro a lui ,
e a i fuoi foldati Goti, che feguitavano al pari di lui l'Arianifmo.,
In un Mufaico fi leggeva que'la. Ifcrizionc:.
FL. RICIMER. V. T. MAGISTER VTRIVSQ; MILITIAE
PATRICIUS ET EXCONSUL ORD. PRO VOTO SVO
ADORNAVIT .
leThtfaxr ^ '" ^^^ lamina di rame con lettere d'argento, rapportata dal
nÌvus in-^ ^Q^^y ^ òa me altrove (0 fi leggeva quell'altra:
fcript'ìon.
M- i66. SALVIS DD. NN.
ET PATRICIO
RICIMERE
EVSTATIVS vU,
VRB. P. FECIT.
AI fuono de gli fconcerti fuddetti, e durante rafledio tede rife-
rito, era accorfo dall'Oriente in Italia Olibrioy nobiliffimo Senatore
della Cafa Anicia, già flato Confole nell'Anno 464. Era un pezzo,
ch'egli pretendeva all'Imperio, perchè Marito di Placidia Figliuola
dell' Impcradore Valentiniano III. ma non gli era venuto fatto finora
di ottenere il fuo intento. In quelli torbidi fi dovette egli appoggia-
re a Ricimere, non peranche morto, dalla cui forza bilognava rico-
nofce-
(a) Chrenc-
loguy Cufpi-
niar.i apud
Panvin.
(b) Baro/!,
jìnnal. Ecc .
aA Ann.
47i.
Annali d' Italia. 187
nofcerc la Corona dell'Occidente; e però fu proclamato Augufto. Era Volg.
Nelle Medaglie prefTo il Mezzabarba («) fi vede intitolato D. N. A- Anko.-.jì.
NICIVS OLYBRIVS AUG. Chiaramente fcrivc 1' Autore della Mi- '^^J:'^"^'
fcella (<!>), che Ohbrio fu mandato in Italia da Leone Imperadore d'O- j^ferator.
riente, e che eflendo tuttavia vivo Antemio Augufto, egli conlegui la (b) hij.or.
Porpora Imperatoria: il che le è vero, o egli burlò Leone-, che prò- -«;/«//.
babilmente non l'aveva inviato per danneggiar Antemio fua creatura j j^^^'/^;;^
o pure Antemio dovea elTere decaduto dalla grazia di Leone Augufto .
Anche il Cronologo del Cufpiniano (0, con cui va d'accordo Caflìo- (e) chrono-
dorio W, fembra affai manifeftamente inlinuare, che Olibrio, prima j?|«' c«-
che foffe tolta la vita ad Antemio, fu dichiarato Imperadore. Scrive %?'c''j^<,^
di piiì Teofane (0, che lo fteflb Leone Aug^ufto dichiarò Impcrado- i„ chri^uò.
re Olibrio^ e mandollo in Italia. Però fi può dubitare dell' opinione (e) 'ihecph.
del Pagi (/), che il fuppone inalzato al Trono folamente, dappoiché '" chrono-
Roma fu prefa, ed Antemio reftò vittima della crudeltà di Ricimerc . f^l' p^„iui
Ma io non fo , fé per malizia de gli uomini , o pel corfo naturale del- crh. Baron.
le cofe caduche del Mondo, OUbrio poco tempo godè la Dignità im-
peratoria. Aveva egli dopo la morte di Ricimere, per quanto abbiamo
dall' Autor della Mifcella, e dal Cronologo del Cufpiniano, creato Pa-
trizio Gundibalo, o ila Gundibaro^ o Gundibahlo^ Nipote di Ricimere,
e Generale dell'Armata Cefarea in que' tempi. Eruditamente oflervò
il fuddetto Pagi, che quefto Gundibalo era Figliuolo di Gundeuco Re
de' Borgognoni } e Gregorio Turonenfc {g) fcrive, aver egli uccifo (g'» Crtger.
Clnlperko^ e Gundomaro Tuoi Fratelli, ed eflerc in fine ft;ato punito da J"''''"'"^^
Dio con una fimil morte . Per atteilato di Ennodio (/>) coflui regnò !^^ ~^^'„od
in Lione j ma in quelli tempi militando al fervigio dell'Imperio Ko- in vita s.
mano, e ftando in Roma, ottenne le Dignità vacanti per la morte di Epjphanii
Ricimere . Altra azione fatta da Olibrio Auguft:o non è pervenuta a J"^'"- ^P'-
noftra notizia, fé non che egli terminò il fuo comando e i fuoi gior- ''^'
ni nel di z^. d'Ottobre, ficcome attefta il Cronologo del Cufpinia-
no, e di morte naturale, per quanto s'ha dall'Autore della Storia Mi-
fcella j il quale non men che Ca:lìodorio, Giordano, e Marcellino Con-
te, gli dà fette Mefi d'Imperio, e non già tre Mefi e dodici giorni,
come immaginò il Padre Pagi; riconofcendofi da quefto, ch'egli qual-
che Mefe prima della morte d' Antemio Augufto avea dato principio
all'Imperio fuo. Non lafciò Ohbrio figliuoli mafchi, per quanto fi
fappia, dopo di sé, dal matrimonio già contratto con Placidia Figliuo-
la di Valentiniano III. Augufto, ma bensì una Figliuola, appellata
Giuliana^ che fu maritata ad Ariobitido illuftre perfonaggio, non quello,
che fu Confole nell'anno 434. ma sì bene ad un Nipote d'effo-, per-
ciocché per atteftato della Cronica Aleflandrina (0, trovandofi nell' An- (j) chroni.
no fiz. effa Giuliana nobiliffima Patricia prefcntc a i Giuochi Gir- Mcxandr."
cenfi in Coftantinopoli , le Fazioni gridarono : Fogliamo jiriobindo per
Re della Romania. Qiicfto accidente fu cagione, che Ariobindo per
paura di A nalkfio allora Imperadore fé ne fuggi di là dal Mare. Tro-
vavafi tuttavia m Affrica Eudocia, Sorella della fuddetla Placidia, ma-
A a i rita-
Era Vo!g.
Anno 471.
(a) Theo-
ph.mes in
Chromz''-
(b) Marceli.
Camis in
Chronica .
(c) Proco*!,
de Beli.
Coth. Ub. 1,
cap. 4.
(d) Baron.
Annal. Ecc.
{e) Caj/lo-
dcrÌHS Va-
ri.ìr. Uh. 4.
Efift. jo.
188 Annali d' Italia.
ritata con Unnerico, primogenito di Gcnferico Re de' Vandali, e gli
avca partorito un Figliuolo per- nome Ilderico^ il quale col tempo di-
venne Re di quella barbara M^zio'^ie . Racconta Teofane {a) , eh' ella
nel prelente anno non potendo più fofferirc, ficcomc buona Cattoli-
ca, d'aver per Marito un Ariano, dopo effere vivuta con lui fedici anni
trovò felicemente la maniera di fuggirf^ne, e (e ne andò dirittamente
a Gcrufalemme, dove dopo avere vifìtati i fanti Luoghi, e il Sepol-
cro di Euclocia Augufta fua Avola, ftabili la fua rcfidenza, ma per po-
co tempo, perchè Dio la chiamò a sé. Laiciò ella tutti i fuoi beni
alla Chicla della fanta Rifurrezionc, con raccomandare al Vefcovo un
fuo fedel Servitore, che l'aveva aiutata alla fuga. In quell'anno me-
dsfìmamcnte, per attcftaro di Marcellino Conte W, il Monte Vefu-
vio vomitò tanta cenere, che copri tutta la fuperficie dell'Europa, e
in Coltantinopoli per memoria di quella terribil cenere fu iftituita una
Fefta a di 6. di Novembre. Procopio {e) anch' egli fcrive, eflere Ha-
ta tradizione, che a Coftantinopoli giugncfle quella cenere, e perciò
avefle principio la fefta fuddctta. Contra del Bodino, che deride co-
me una femplicità la narrazione di quefti due Autori, il Cardinal Ba-
ronie {^ reca un paflo di Caffiodorio (e), il quale aflcrifce, che la
polve vomitata dal Vefuvio giugneva fino alle provincie d'Oltramare.
Certo è intanto doverli chiamare una grande Iperbole quella di Mar-
cellino Conte. Che poi quelle ceneri giugneffero di là dall'Adriatico,
fi può credere, avendone noi veduto un cfempio anche a i di noftrij
ma il farle anche volare fino a Coftantinopoli in forma fenfibile, fem-
bra notizia non sì facile da digerire .
Anno di Cristo cccclxxiii. Indizione xi.
di Simplicio Papa 6.
di Leone Imperadore 17.
di Glicerio Imperadore i.
^ i. , e Flavio Leone Augusto per la quinta volta,
^on{o\^\ fenza Collega. ^
(f) Cajfiod.
tn Cbronico.
ERano talmente imbrogliati gli affari in Occidente, che non fu crea-
to Confole in Italia j e però il folo Leone Auguflo comparifcc per
ìa quinta velia ne'Fafti in queft'anno. Dopo la morte di Olil>rio, mi
fi fa credibile, che o l'emulazione di molti impedifie per qualche tem-
po l'elezione d'un nuovo Imperador d'Occidente, o pure che il Se-
nato Romano trattafle con Leone Imperador d'Oriente, per cammi-
nar feco di buona armonia in cofa di tanto rilievo. Ma in quefto men-
tre Glicerio., il quale non fappiamo chi foflc, ne quali Dignità godefle,
così pcrfuafo da Gundibaìe Patrizio, come abbiamo da Caffiodorio (/^ ,
fi fé-
Annali d' Italia 189
fi fece proclamare Iniperador d'Occidente dall' efercito in Ravenna Era Volg.
nei dì f. di Marzo. Marcellino Conte («) lafciò fcritto, che Glice- Anno 473
rio più per iua profunzionc, che per elezione, fu fatto Imperadore , w ^^'"'" •
volendo a mio credere lignificare, che non vi concerie 1 alienlo del chion'uo.
Senato j e certamente ciò fucccdette fenza faputa e volontà di Leone
Augullo. Dall' Autore folamentc della Mifcella C'^) quefto Gliccrio è ^^ì^^jf"'-
appellato Domejlkus ^ cioè Guardia del Corpo, non so fé dell' Impe- j'J,^^ { f^^,^
radore, o di Gundibalo Patrizio. Teofane (<") fcrive, che Marciano da ualicar.
noi veduto di fopra Imperadore, era ftato Dameftico d" Afpare Patri \€) Teopb.
zio. Ed allorché Gioviano fu fatto Imperadore, per atteftato di Am- "* c^'^onog.
miano Marcellino (^3, era il primo neW Ordim de' Domejlici . Ti'uovafi ^^l"^^^;^_
in oltre, che l'elTere Demeftico portava talora il comando in qualche nus Marcel -
ufizio, o nella milizia: fopra che è da vedere il Codice Teodofiano UnusHb.i^.
e il Du-Cange (e). Le azioni di quefto novello Imperadore, che non- (^) ^'*~.
dimeno regno poco tempo, reftano feppellite nell'obblio. Solamente cloilr^'ia-
fappiamo da Teofane, c\V c^o in uomo non cattivo^ e da Ennodio (/), tino.
che emendo ftata ingiuriata la Madre (per quanto apparifce) dallo ftefTo (f ) Etmod.
Glicerio da gii uomini fuoi fudditi (forfè da i Pavefì) s'interpofe San- '" ^''^ .f
to Epifanio Vcfcovo di Pavia, ed impetrò loro il perdono. Racconta ^'^
in oltre Giordano Iftorico C?), che venuto in Italia Fidcmire Fratello ''p ^°l^^''
di Teoderico Re o Duca de gli Oftrogoti con un corpo d' Armata, ter- tk. Ib. 56"
minò qui i fuoi giorni j ed eflendogli fucceduto Videmire fuo Figliuo-
lo, Glicerio fece tanto con de i regali, che l' indufle a palTar nelle Gal-
lie, dove s'unì co i Vifigoti, anch' eflì della Nazion medefima. Sen-
tiva intanto Leone Imperador d'Oriente, che declinava forte la fua
fanità, e però non avendo Figliuoli mafchi, che gli poteflero fucce-
dere ncll' ftiiperio, rivolfe tutto il fuo ftudio per far cadere la Coro-
na in capo a Zenone fuo Genero, perchè Marito di Arianna fua Fi-
gliuola. Candido antichiflìmo Storico, di cui Fozio (^) ci ha confer- (^) ^.^^"'"^
vato un eftratto, racconta, che per quanto egli s' adoperaffe , non potè co/'tg^'
ottenere, che i fudditi acconfentiiTero all'elezion di Zenone: fcgno ,
che fi efigeva in que' tempi il confenfo del Senato e del Popolo per
creare gì' Imperadori . Perciò Leone s'appigliò al partito di dichiarar
Ce/are^ e per confeguente fuo Succeflore, o come altri vogliono,, ^a-
gufio e Collega nell' Imperio, con approvazion del Pubblico, Leone fuo
Nipote, nato da i fuddetti Zenone ed Arianna. Giovanni Zonara (0 (i) zenar.
pretende, che Leone ftcfio abborrifle il far Imperadore Zenone, per- »» -^nnal.
che uomo d'afpctto odiofiflìmo, e d'animo anche piiì brutto. Vuole
il Padre Pagi (i), che fi ftia alla fede di Candido, come Scrittore più (k) /'«^w
antico; ma eflcndo poi ftato dopo la morte di Leone, col confenfo '^''"•^'^'''"•
del Senato eletto Imperadore lo fteffb Zenone, non par credibile il
pretefo abborrimento del Senato e Popolo, né che Leone avefte vo-
luto daddovero promuoverlo dianzi. Oltre di che più a lui dovea pre-
mere l'innalzamento di un difcendentc fuo, cioè del Nipote, che del
Genero. Sotto queft'anno ho io polla l'elezione di Leone juniore^ fc'
guendo Caffiodorio, Teofane > Marcellino Conte, ed anche Cedrcno .
Ma
tgo Annali d' Italia.
*Era Volg. Ma Candido Storico fcrive prefa qucfta rifoluzione da Leone Augufto
ANN0473. po(;Q prima della Tua morte. Tuttavia ciTendo mancato di vita cfTo Leo-
ne nel Gennaio dell'anno fcguente, non apparifce in ciò difcordia fra
gli Storici. Nell'anno prefcnte ancora merita Apollinare Sidonio^ ri-
guardevole Scrittore di quefti tempi, che fi faccia memoria, come
egli fu creato Vefcovo della Città d' Auvergne nella Gallia. Diflì di
fopra, che Teoderico Figliuolo di Triario, Duca de i Goti Orientali,
con Oftro Conte tentò di far vendetta della morte d' Afpare Patrizio.
Furono quefti Barbari aftretti a ritirarfi, e fecero dipoi molti danni
(a) Mal- nella Tracia, dove piantarono allora la lor fede. Malco Rettorico W,
ehm Khetor. dì. cui reftano alcuni Eftratti nel Libro delle Ambafcerie, racconta,
Tom. I. che que'Goti, i quali cominceremo a chiamare Oftrogoti, fecero in
quell'anno irtanza a Leone Augufto, che fofle data ad eflb Teoderico
l'eredità lafciatagli dall' ucci fo Afpare Patrizio} che poteflero abitar
nella Tracia j e che a Teoderico fi defle il comando fopra le milizie
ftranierc, come aveva il fuddetto Afpare . Perchè tutto non fu loro
accordato, Teoderico fpedì parte delle fue genti a devaftar le cam-
pagne di Filippi } aflediò ancora e prefe Arcadiopoli . Seguì apprefjo
a pace, con obbligarfi l'Imperadore a pagar ogni anno due mila li-
3re d'oro ad effi Oftrogoti, e con dichiarare il fuddetto Teoderico
Generale de i due corpi d'Armata, che fervivano alla Guardia dell'
Imperadorc. Quefto Teoderico è diverfo dall'altro. Figliuolo di Teo-
doffiiro, che fu poi Re d'Italia, ed era anch' egli in Oriente allora
in gran riputazione.
Hiftor. B'jZ,
pag. 91.
Anno di Cristo cccclxxiv. Indizionc^xii.
di Simplicio Papa 7.
di Zenone Imperadore i.
di N I PO T E Imperadore i.
Confole i Flavio Leone juniore Augusto,
l fenza Collega.
(b) Teofh.
in Chromg.
(c) Zonar.
in Annui.
(d) Cedrtn.
in Hifioria .
(e) Cyrillus
apud Cott-
lerium
Tom. 4.
Monttment,
Grtc.
NEI Gennaio del prefente anno, fecondo la tcftimonianza di Teo-
fane W, Leone Augufto per un'oftinata difenteria pofe fine ai
fuoi giorni^^ Fu Principe zelante della Religione Cattolica, ed incli-
nato alla clemenza. Vcdefi appellato Magno da. i Greci, ma fenza che
fi contino di lui imprcfe tali, che.il mollrino degno di sì onorifico ti-
tolo. Reftò dopo di lui Imperadore d'Oriente Leoue juniore , Figliuo-
lo di ylrianua hu Figliuola, e di Zenone Ifauro; e a quefto novello
Augufto fu conferito in Oriente il Confolato, perché gl'imbrogli dell'
Imperio in Occidente non dovettero peraiettcre il creare un Confole
in quefte parti. Zonara OO, Cedreno (^), e Cirillo Monaco (0 atte-
ftano ,
Annali d' Italia. 191
ffano, che Leone juniore era molto Fanciullo^ o fia nell'infanzia; e Era Vo?g.
Giovanni Maiala (•«) (brifTe, ch'egli aveva allora y^W anni. Contutto- f^^^^^J^f^
ciò il Padre Pagi W fo<];iene, ch'egli fofTe nato nell'anno 4f 8. fon- f^ chronho.
dato full' autorità della Cronica AlefTandrina (Or che gli dà dìctaffettc (b) Pagiui'
anni d'età, con citare in teftimonio di ciò anche Neftoriano Iftorico, Crhìc. Bar:
e Suida C"^), che il defcrive allevato nella più abbominevol luffuria ; ^],^^'^'^/""
con aggiugnere, che le parole Greche de gli Autori fuddetti poffbno ^j) suùas
fignificare non folo un Fanciullo, ma anche un Giovane . Nulladin:ienc^ zeri,. Zeno.
per conto di Suida, o è fcorretto quel tefto, o il fuo racconto com-
parifce con circoftanze affatto inverifimili; e in fine può eflerc, che
ivi fi parli di un altro Figliuolo d'cfib Zenone. Nella Cronica poi Alef-
fanJrina probabilmente fi dee leggere /^//e, e non diciaffette anni. Cer-
tamente ancora Procopio attribuifcc poca, età al novello Augufto Leo-
ne. E dalla Vita di San Daniele Stilila (<•) fi può quafi ricavare, che (e) Surius
nell'anno fteflb, in cui Bafilifco fu Confole, cioè nell'anno 46f. fu '» ^'''"^. ^'
data per Moglie a Zenone Arianna Madre d'efib Leone juniore Au- f,^;"^^ "
gufto. Certamente non prima dell'anno 4f9. feguì il lor Matrimonio.
Mirava intanto Zenone fuo Padre con invidia il Figliuolo alzato a sì
fublime Dignità con reftarne egli efclufo; però tanto s'adoperò col
mezzo d'Arianna, e con guadagnare l'aflenfo del Senato, che indufTe
jl Figliuolo ad accetarlo per Collega dell' Imperio nel Febbraio fe-
gucnte, e a mettergli di fua mano la Corona in tefta. Ma giunto il
Mefc di Novembre Leone juniore Augufto terminò la fua vita ; e con-
fiderati i vizj di Zenone fuo Padre, non mancarono fofpetti, che da
lui fteflb provenifle la troppo affrettata morte di quello giovane Au-
gufto, giacche non v'ha fcelleratezza , che non fi poffa fofpettare ,
dove entra la troppo ardente voglia di regnare. Sicché rellò folo Im-
peradore d'Oriente Zenone^ chiamato Ifauro^ perchè di quella Nazio-
ne. Portava egli prima il nome Ifaurico di 'Taraficodifa; e perciocché
s'acquiftò gran credito preffo di Leone Augafto, per aver maneggia-
ta una lega fra lui e il Popolo dell' Ifauria, e Leone volea maggior-
mente unirlo a fé fteffo, gli fu conceduta in Moglie Arianna^ ficco-
mc dicemmo, Figliuola d'eflb Imperador Leone. Portò poche Virtù,
e molti vizj fui Trono Imperiale, per gli quali fu mal' intcfa la fua
promozione dal Popolo, e ne provò egli in breve le confcgucnze. Per
atteftato di Evagrio (/), e di Teofane (^), appena creato Imperado- (0 v.viigr.
re, s'abbandonò a tutti i piaceri, anche più laidi, anche più infami, '■ 3- '^fP- '•
Scena nuova s'aprì fimilmente in Italia nell'anno prefente . Era phanes^ìn.
difpiaciuta a Leone Imperador d'Oriente la profunzione di Glicerio ^ chr»nogr.
che fenza faouta ed aflcnfo di lui aveva occupata la Corona dell'Im-
perio Occidentale. Però inviò in Italia con un efercito Giulio Nipote
Figliuolo di Nepoziano V'')^ con dargli per Moglie una fua Nipote . GO Jordan.
Giunto quefti a Ravenna, d'ordine d'effo Imperadore fu da Domizia- f^ Regnar-
na Ufiziale d'efib Leone Augufto proclamato Ce/are . Così abbiamo ■Vn"^,^
da Giordano Iftorico (/'), il quale altrove ci fa faperc, che quefto A^/- de Ree. Ce-
$ote era Figliuolo di una Sorella di iW(?r«///>/(» Patrizio, cioè di quel "w e. 45.
mede-
T91 Annali d' Italia.
Era Volg. medefimo, che fu uccifo da i fuoi nella sfortunata fpedizionc in AfFri-
fTtVf " ^' Bafilifco. Egli fi vede intitolato nelle Medaglie (a) D. N. IV-
Numifmat.' LIVS NEPOS P. F. AVG. Da Raveona pafso Nipote a Iloma
/«»/>/.. " co' fuoi foldati, e raggiunto Giicerio nella Città di Porto alia sbocca-
tura del Tevere, quivi fcnza fpargimento di fanguc l'obbligò a de-
porre la Porpora Imperiale j ed acciocché avcffe da vivere, e rinun-
ziafle alia fpcranza di più ritornare fui Trono, l'aftrinfe a farfi Che-
rico, con avergli apprefio procurata la Cattedra Epifcopaie di Salona
Città della Dalmazia. Ciò fatto, per quanto s'ha dal Cronologo del
(b) c*r«»». Cufpiniano (^), Nipote fu proclamato Imperadorc d' Occidente in Ro-
jbinuni. ^^ "^^ *^' M- '^^ Giugno. Di quelle rivoluzioni e difcordie del Ro-
mano Imperio fi prevalfe Eurico Re de' Vifigoti fignoreggiante in To-
lofa nelle Gallie, il quale rotta la pace, affidi coU'iirmi le Provincie
Romane, e fpczialmente affcdiò la Città d'Auvergne, appellata og-
gidì Chiaramonte ^ o fia Clermont . Eravi dentro alla difefa ^c^/V/a, Fi-
gliuolo del già Imperadorc Avito, perfonaggio non meno pel valore,
che per la Pietà riguardevole, il qual fece una gagliarda refiftcnza,c
fu molte volte alle mani con que' Barbari . A quello avvifo, per quan-
(c) sidon. ^o fi raccoglie dalle Lettere di Apollinare Sidonio (0, Nipote Au-
lìb. 3. Epì- gufto fpedi verfo le Gallie Liciniano Quellore col Diploma, con cui
ftola 7. (sr dichiarava Generale d'Armata il fuddetto Ecdicio, a fine di maggior-
'■ S- Ef'fi- niente animarlo a fotlcnere gli affari dell'Imperio Romano. PortoiTì
in oltre Liciniano a trattare con Eurico per indurlo a defiftere dalle
offefe del paefc Romano j ma trovò duro il cuore di quel Re barbaro
ed orgogliofo. Non è improbabile, che fia da rifejire a quelli tempi
(d) Jordan, ciò che narra Giordano I Ito ri co (^), cioè, che Genferico Re de' Van-
de Rtb. Get. ,jaii offcrvando così sfafciato l'Imperio Romano in Occidente, e pur
'"P- 41- temendo, che o Leone, o Zenone dall'Oriente facefle qualche sforzo,
o trama centra di lui , commofic con grofli regali i V'ilìgoti ad alfa-
lire l'Imperio in Occidente, e gli Oftrogoti a moleltar le Provincie
d'Oriente, a fine di ftariene egli con tutta quiete a tiranneggiar nell'
AAtìc». Vedremo fra poco muoverfi gli ftefll Ollrogoti contra dell'
Imperio Orientale . L' inutil ambafciata di Liciniano fece rifolvere T Irn-
perador Nipote ad inviare al Re Eurico un Ambafciadore di maggior
riguardo; e quelli fu il fopra lodato Santo Epifanio Vefcovo di Pavia.
(t) Enntd. ^^ ^^^'•^ ^ raccontato da Ennodio (0. Andò il ianto Vefcovo, e tro-
in vita s'. vò Eurico in Tolofa, e pare che per cagion del verno folle Iciolto
Epìphanii l' afledio d'Auvergne. Perorò il vencrabil Prelato, e finalmente ottcn-
Ticin. E- jjj. ]j Pace, ma a condizione, che la Città fuddetta d' Auvergne folTt;
^'^'^' ceduta amichevolmente a lu!> fé nò egli minacciava maggiori ferite
all' Imperio d'Occidente . Accuratamente fu ciò oflcrvato anche ÓA
li) -Baron. Cardinal Baronie (/}, ancorché Giordano {g) avefle fcritto, che i Vi-
AnriAÌ. Ecc. figoti coilrinfcro colla forza quella Città alla reia, dappoiché Ecdicio,
(g) Jordan, vedendo di non poter più reiillere, coraggiofamente (e ne ritirò con
dt Reb. (Jet. rjjurfi in luogo ficuro . Sembra poi , che folaniente nell" anno lufle-
'"r- 45- guentc quella Città veniffc in poter de' Vifigoti: del che fi lamento
forte Sidonio Vefcovo delia medcfima. Anno
Annali d' Italia. 193
Anno di Cristo cccclxxv. Indizione xiii.
di Simplicio Papa 8.
di Zenone Imperadore 1.
di Romolo, o fia Augustolo Imperadore i.
P ri < Flav IO Zenone Augusto per la fecondavolta,
i fenza Collega .
ALle miferic della Gallia narrate di fopra fi dee ora aggiugncrc la E»AVolg.
perfecuzione facta da Eurico Re de' Vifigoti alla Religione Cat- Anno 475.
tolica, e defcritta nel prefcnte anno da Sidonio Vcfcovo in una Tua
Lettera (") a Baftlio Vcfcovo d' Aix, come va conghiecturando il Pa- (3) sìdtn.
drc Sirmondo. Racconta egli, che il Re barbaro, zelantiffimo della Ub.-j.Epift.
fua fetta Ariana, non già uccife i Vcfcovi Cattolici, come fcrifle Gre- ^■
gorio Turoncnfc (^), (o(rcrvando il Padre Pagi (0, che il fummis Sa- (b) Crtgor.
ccrdotibus morte truncatis di Sidonio, folamente s' ha da interpretare, Turonenfis
ch'erano morti di morte naru^ale) ma ù bene vietava, che fi ordi- ''f.\'p'' i^'''
naflero i lor SuccefToii, di maniera che per mancanza di Parochi e crit. Baron.
Preti le Chiefe rimanevano ferrate, e fulle porte d'effe nafcevano le
fpine, e i Popoli rcftavano defraudati de' Sacramenti . Due Vcfcovi fu-
rono mandati in efilioj e toccò da lì a qualche tempo allo itcflb Si-
donio la medefima disavventura, dalla quale nondimeno egli fi rilevò
per intcrceffìone di Leone Quellore dello fteffo Re Eurico. Intanto
nell'Italia, divenuta teatro di frequenti peripezie, avvenne, che A';-
pote Imperadore, volendo aver più vicino Ecdicio, valorofo Figliuolo
del già Avito Imperadore, di cui s'è parlato nel precedente anno, o
per fofpetti, o con difcgno di rimunerarlo il chiamo in Italia, ficco-
mc narra Giordano Iltorico (^), e in luogo fuo deftinò Generale d' Ar- (d) "Jordan.
mata nelle Gallie Orefle^ creato prima Patricio, e che certamente da ibidim.
li a non molto fi truova ornato di quella Dignità. Collui vicn chia-
mato di nazione Romano da Prifco Illorico (0, il quale cel rapprefenta {.\ prifcus
fpedito ne gli anni addietro Ambafciatore a Collantinopoli da Attila pa^. 37.
Re de gli Unni. E che quelli fofse il medefiroo, di cui ora parila- '^'""- ^•
Bio, ne fa fede il Cronologo (/J, pubblicato dal Valefio dopo Am- fP/ci^^'^'
rniano Marcellino, con dire che allorché Attila calò in Italia, Orejle U^^ vaì'ffii
fi acconciò al di lui fervigio per Segretario delle Lettere. Dopo la pofiAmmia-
morte di quel Re barbaro tornato efso Orefte in Italia, s'avanzò an- "'*">■
Cora nel fervigio de gì' Imperadori Occidentali, tanto che giunfe nel
prefentc anno a comandare l'Armata, ch'egli dovea condur fcco nelle
Gallie. Vien collui appellato da Procopio, uomo di /ingoiar Prudenza.
Ora quello sì prudente, ma disleale perfonaggio, in vece di muoverfi
alla volta delle Gallie, guadagnati che ebbe gli animi della magiiior
Tom. III. Bb pai.
Era Volg.
Anno 475.
(a ; Chrtna-
logm Cufpi-
niani .
(b) Anony-
mus Falejia-
(c) Theaph.
in Chrmojr.
{ò). Du~
Cunge Fa-
mil. Myx..
y&) Goltx,iitt
in Humif.
(f) Procop.
it Bill.
Goth. lil>. 1.
e. I.
(g) MnUh.
in Hijl. By-
riantin.
Tom. I.
fag. 78.
(h) Jordan,
de Rei. Ce:,
taf. SS.
^94 Amnali d* Italia.
parte de'foldati, rivolfe l'armi centra del Tuo ftefso Signore e bene-
fattore. Per quanto fcrive il Cronologo del Cufpiniano (<»), e 1' Au-
tore Anonimo del Valcfio W, Nipote Imperadore forprcfo da quella
frode fi ritirò in Ravenna, e quivi da Qrcl^te fu sì ftvettamente a(se-
diato, che veggendo di non poter refiftere, nel dì z8. c^' Agofto giu-
dicò meglio di fuggirfene per mare a Óalona Città della Dalmazia ,
dove Glicerio dg lui. deppllo era dianzi ito. ad era.pierf quella Cattedra
Epiicopale . Di belle accoglienze fi dovettero fare l'uno all'altro que-
fti due abbattuti Augulti . Era anche il ruddeBto Nipote Dalmatino di
nazione, per atteftato' di Teofane {c)y e però fu ben ricevuto da i fuoi
nazionali, fra' quali finche potè, feguitò a fignoreggiare . Aveva. Orejìe
un Figliuolo afsai giovinetto per nome Romolo ^ e perciocché tutto an-
dava a feconda de'kioi deCderj, il fece proclamare Imperadore in Ra-
venna nel di 51. d' Ottobre dell'anno prefeote . Queiti e chiamato da
gli Scrittori antichi Auguftolo., credono alcuni -per dcrihonc a cagion
della fua tenera età. Penf^no altri, ch'egli oltre al nome di R«moL»
portafsc quello d' Augujìo . Il Du-Cange (^) rapporta una Medaglia
con qucfta Ifcrizione D. N. ROMVLVS AVGVSTVS P. F. AVG.
11 Goltzio (0 ne dà un'altra con le feguenti lettere: D. N. AV-
GVSTVLVS PERP. P. F. AVG. e un'altra con qaelh epigrafe
D. N. FL. MOMVL. AVGVSTVLVS P. F. AVG. Si può con
ragion fofpettare, anzi credere dell' impollura in alcuna di quelle Me-
daglie. L'Anonimo del Valefio merita probabilmente più fede, allor-
ché fcrive, che quello giovane, prima d' efsere inalzato al trono Im-
periale, era chiamato Romolo da' fuoi Genitori. Forlc quello gloriofo
nome fu cambiato per ifcherno dalla gente in Momola e pofcia in Mo-
milìOy o pure qualche tetlo corrotto de' vecchi Storici ha ingannato
in ciò alcuni de' moderni Scrittori. Procopio (/) all'incontro e* info-
gna, ch'egli avea nome Auguflo^ e che i Romani per galanteria a ca-
gione della fua età il chiamavano Auguflolo .
Circa quelli tempi, per quanto fi ricava da Malco (<?), e da,
Giordano Storici W, non però in tutto concordi, gli Oftrogoti abi-
tanti nella Pannonia (il che è da notare, e vedremo anche Teoderico
Re d' Italia appellar la Pannonia antica Sede de i Goti) moficro guer-
ra all'Imperio d'Oriente, con fare un'irruzione nella Mefia. Re di
colloro era 'TeodemirOy Padre di quel Teoderico Amalo, che vedremo
fra qualche tempo Re d'Italia. Aveva quello Re dianzi condotto il
fuo efercito contra gli Alamanni e Svcvi della Germania, con devallar
le loro campagne, e trucidar chiunque fé gli opponeva. Tornando po-
fcia a cafa vitcoriofo, con fommo piacere accolfe il Figliuolo Teode-
rico, lafciato ne' tempi addietro per ortaggio nella Coree di Coflanti-
nopoli, e rimandato a cafa da Leone Imperadore con de i m.igmfici
regali. Era allora Teoderico in età di dieciotto anni, ed innamorato
della guerra si fattamente, che da li a non molto, fcnza fapuca del Re
fuo Padre, raunato un corpo di fei milafoldati, e palTato il Danubio,
iqjprovv.ifaraente arrivò addoflb a Babai K.'Z de i Sarmati, Principe in-
fupcr-
l
AknalI d* Itali a. 195
fuperbito per aver poco prima data una rotta a Cantando Duca de i Era Volg.
Romani, ed avendolo uccifo, con ricchiflìma preda fc ne tornò a cafa, Ann»475.
con aver anche ritolta a i Sarrttati la Città di Singidono, occupata da
cffi a i Romani, ch'egli feppe anche ritenere perse. Ora Teodemiio
accompagnato dal Figliuolo Teoderico oftilmente col fuo efercito paf-
sò nella Mefia, prefe là Città di Naiflb,ed altri Luoghi j s'impadro-
nì nella TefTalia di Eraclea, e Lariffa} e paflato piìi innanzi, pofe l'af-
fedio a TefTalonica, o fia a Salonichi . Clariano^ o piuttofto Ilariano
Patrizio, ch'era alla difefa di sì importante Città, temendo di foccom-
bere, mandò de i doni a Teodemiro, e propofc un trattato di pace,
in cui fu conchiufo, che fi fcioglierebbe quell'afledio, e l' Impcrado-
re concederebbe a que' barbari una buona porzion di paefe nella Tra-
cia, Non molto dopo venne a morte il Re Teodemiro, e chiamati i
fuoi Goti, alla prefenza e col confentimento d'eflì, dichiarò Tuo Suc-
ceflbrc Teoderico fuo Figliuolo, Principe di rara efpettazione, le cui
imprefc racconteremo a fuo tempo. Ma qui non è molto ficura la Cro-
nologia di Giordano-, perciocché vedremo, che la prefa di Lavi(T;i fuc-
ccdettc nell'anno 481. Zenone Imperadore in quell'anno a di if. d'Ot-
tobre fece una molto loderol Legge ("), ordinando, che tutti i Go- (j^ ^oi.
vernatori e Giudici, terminato i lor Magiftrato, fi fermaffero per cin- ut Oranes.
quanta giorni nel luogo, per fare il Sindacato. Ma intanto cffo Impe-
radore feguitava a sfoggiare ne' Vizj e ne' pafTatempi . Secondoche s'ha
da Teofane, (*), negò egli una grazia a Ferina jlugujla fua Suocera, (<.■) rheoph.
che l'aveva aiutato a falire fui Trono. Di più non vi volle, perch'el- ìnchrontir.
la penfafie a farnelo anche difcendere. Afpettato dunque il tempo, che
Zenone fi trovava in Eraclea Città della Tracia, congiurata con varj
Senatori, fece fvcgliare da Bafilifco fuo Fratello una {edizione in Co-
Itantinopoli , al cui avvifo Zenone, uomo effeminato e mancante di co-
raggio fc ne fcappò in Soria per mare, menando feco Arianna Augufìa
fua Moglie, e una gran fomma d'oro, e fi ritirò in un forte Callel-
lo . Quivi anche tremando, giudicò meglio di rifugiarfi nell'lfauria,
dove il Popolo della fua nazione gli diede tutta la poflìbil ficurezza.
La Cronica Aleflandrina(f) dice, ch'egli fuggì a Calccdone, e di là in (0 Chrmi-
Ifauria, ed era allora tempo di verno. Intanto Bafilifco Fratello di Ve- "« ^ '"''"*"
rina Augufta fu proclamato Imperadore, ed egli dopo aver fatta co-
ronare Zenonida, o dz Zenoida fua Moglie, dichiarò Cefare , e pofcia
Collega ncir Imperio, Marco fuo Figliuolo, il quale ne gli Editti pub-
blicati dal Padre, e in una Medaglia, rapportata dal Chifflezio, u ve-
de nominato col Genitore, ed ornato anch' eflo col titolo d' Impera-
dore. Rapporto io al prefente Anno quello avvenimento, raccontato
da tutti gli antichi Scrittori, quantunque io fappia, che il Pagi lo ri-
ferifca all'anno fulTcguente. Ma di ciò torneremo allora a parlare.
B b 2 Anno
1^6 Annali d' Italia.
Anno di Cristo cccclxxvi. Indizione xiv.
di Simplicio Papa 9.
di Zenone Imperadore 3.
di O D o A e R E Re I .
Confoli i Basilisco per la feconda volta,
( ed Armato.
Era Volg. A Mcndiic quefti Confoli fono Orientali. Bafilifco vien creduto il
ANN0476. ^jL F/accUo di Verina Aiigulla. Armato^ per tettimonianza di Teo-
(a) lÌDiofn. farle ('») > era Nipote, e fecondo altri Cugino d'cflo Bafilifco. L' Au-
fh)HÌ/lr ^°^^ della Mifcclla (*) ci fa fapere, che dopo efferc ftato creato Im-
MifcslL peradore Romolo Juguftolo^ Orefte Patrizio fuo Padre fpedì Ambalcia-
To'm. I. Rtr. tori a conchiiidcre una Lega con Genferico Re de' Vandali in Affrica.
itaiicar. ^^ q\ò a nulla fervi, perchè da un altro Barbaro venne la rovina di
lui, e dell' Imperador fuo Figliuolo. E quelli fu Odoacre Figliuolo di
Edicone, cioè, per quanto porta la verifìmiglianza, di quel medcfi-
mo, che fi truova annoverato da Prifco Illorico (f) fra i primi Mini-
Uri d'Attila, e chiamato Scìta^ cioè Tartaro di nazione. Da Giorda-
ni Prqtus j^^ Storico {d) egli ci vien rapprefentato natiom Rugus-, e da Teofane
Hifiòr.Byz. ^ detto di Jlirpe Gotica^ ma allevato in Italia. Nella Vita di San Se-
pag.n.o' verino (e), fcritta non lungi da quelli tempi da Eugippio, egli vien
/«■?'<• nominato Odobagar^ Otachar, e Odachar . Come, e perchè movefie O-
dc Re'n ''" '^*^*'^'''^ coutta d' Augullolo quella sì fiera tempeila, non fi può ricavar
Succcfmn. chiaro dalla Storia antica. Il fuddetto Giordano, e 1' Autore della Mi-
(e) Vita s. fcclla fcrivono, ch'egli dall'ultimo confine della Pannonia (e pur di
stvtrim m quella abbiam detto, che erano allora padroni i Goti) calò in Italia
Boiìard ad '-"^ ""^ formidabile efercito di Eruli, Turcilingi, Rugi, Sciti, ed altri
dicmè.'ja- Popoli aufiliarjj e pafiando pel Norico volle abboccarli con San Se-
rtHarii . vermo Apollolo di quelle contrade, che era in fama di gran fantità,
da cui gli fu predetto quanto polcia accadde . E' narrato quello fatto
anche dal fuddetto Eugippio nella Vita del mcdcfimo Santo. Verifi-
milmentc Odoacre invitato da gli amici di Nipote, e tratto dalla fa-
ma di tante mutazioni, che fommamentc avevano indebolito l'Imperio
Romano d'Occidente, fi moffe colla fperanza di farne egli llefib il con-
quido. Ma Teofane, ficcome abbiam detto, attella, che Odoacre era
(f) Proco; . allevata in Italia-, e Procopio aggiugnc (/), che collui militava in Italia
ieù Goth. ^''^ ^^ Guardie del Corp de gl'lmperadon. E perciocché prima i Ro-
mani aveano prefo al loro fcrvigio una gran moltitudine di Barbari,
Sciti, Alani, e Goti, con vergogna e danno dell'Imperio ftelfo, av-
venne che cffi Barbari infiaperbiti, conofccndo il loro forte, e qual con-
trada fofl"c quclla^e come erano inviliti gì' Italiani, cominciarono a pre-
ten-
Annali d' I t a l i a 197
tendere una terza parte de i terreni dell' Italia per loro foftentamento . Era Vo!g.
Orette fi oppofe a tal pretenfionc; laonde i medefimi elclTcro per lo- ANNC4-6.
ro capo Odockcre, che fpogliò poi Orefte della vita, e Tuo Figliuolo
dell'Imperio. Qiiando ciò folTc ftato, Gircbbe da credere che Odoa-
cre foffe paiTuto dall'Italia nella Pannonia, d.i dove poi, per rinforza-
re i Bivbari d'Italia, folle ricornato, conducendo fece una ciurma (ter-
minata di varie altre Nazioni, tutte anfanti a far bottino in quelli pae-
lì, non rade vòlte infelici, perche troppo felici.
Comunque fia, giunto in Italia con sì grande sforzo di gente
Odoacrc, fenza trovar oppofizione , s'incamminò verfo la fertile Li-
guria, cioè verfo Milano. Orelte Patrizio, raunata quanta gente po-
tè, «r'cra portato all'Adda, probabilmente verfo Lodi, per contra-
ftargli il paflb} ma conofciute troppo fupcriori le forze de' Barbari,
e trovandofi anche abbandonato da molti de'fuoi, ritirofli a Ticino,
cioè a Pavia, Città alTai forte fpcrando quivi un afilo ficuro. Sopra-
giunfe Odoacre, ed aflediata la Città, l'efpugnò finalmente, e ne
permile il lacco a i foldati, che fecero prigioni i Cittadini, e diedero
alle fiamme le Chiefe e le Cafe, facendo un terribil falò di tutte le
abitazioni. Ennodio (<») è quello, che dcfcrive così fiera Tragedia, (a) Enmd.
Venuto in quella occafione alle mani di Odoacre Orejìe Patrizio, parve '": Y'^^ .f
che avcfie da avere falva la vita > ma condotto a. Piacenza, quivi nel "'^ '*"'^''
dì 18. d' Agollo fu uccifo (*) . Marciò dipoi il vittoriofo cfercito alla (h) chrom-
volfa di Ravenna. Era quivi Paola F'ratello d'Orede, e quelli ancora hi'"Cufpì-
prefo nella Pigneta fuori di Clafie, re ftò vittima del furore barbarico '=■*»>'
nel di 4. di Settembre. Entrò Odoacre in Ravenna, e continuato il
viaggio, niuna difficultà trovò ad entrare anche in Roma. Nell'una
di quelle due Città colle ^ugujìolo; ma modo a compalfionc della di
lui tenera età, ricordevole ancora dell'amicizia pafiata in addietro con
Orclle di lui Padre, non folamente gli falvò la vita, ma fattogli un
afil-gno annuo di lei mila Soldi d'oro, il confinò in un Cartello della
Campania, '.ppcllaco Lucullano, acciocché quivi liberamente vivefie
co" fuoi Parenti: parole dell'Anonimo Valcfiano (0, indicanti, che ^f' ^"^"'/*^
fuo Padre folfe nativo di quelle contrade. Cosi fecondo l'offcrvazion
de gli antichi, l'Imperio Romano, cominciato da Romolo, e llabi-
lito da Augulio, terminò in quello infelice Romolo ed Augurtolo .
Si diffufe poi per l'Italia tutta l'Armata barbarica. La maggior parte
delle Città aprì fenza farfi pregare le porte j e quelle che vollero far
refi (lenza, pagarono il fio della loro arditezza colla morte degli abi-
tanti, e con venir elle fmantclUte ed uguagliate al fuolo. Cosi diven-
ne Odoacre in poco tempo Signore e Re di tutta l'Italia. Per tale,
le crediamo all'Anonimo Valcfiano, fu egli riconofciuto nel di ij,
d'Agolto, cioè dopo crterfi impadronito di Milano e Pavia. Ma con
più formalità dovette ciò avvenire, allorché ebbe deporto Augurtolo,
e l'armi fue furono entrate in Roma. Non volle egli il titolo d'Im-
perador d'Occidente, per riverenza a Zenone Imperador d'Oriente,
premendogli di non difgun^rlo. Anzi vedremo fra poco, ch'egli fui
prin-
Era Volg.
A N N0476.
(a) Match.
Tom. 1.
tìiftor. £yx.
(fi) Caffìoii.
in Chr»mto.
(C) Thtf
phants in
Chrono^r,
(d) vmor
Vitenfii l. I.
de PerficMt.
(e) PfHtp.
Uh. I. e. I.
de Bell.
Gath.
(f) PagÌHS
Crit.Baron.
(g) i.iS.c
de Jure do-
tmm .
(h) /. y.
Ced. di na
tHraltb. lì-
i.tris .
198 Annali d' Italia.
principio, per quanto fi raccoglie da Malco Iftorico («), moftrava in-
tenzione di contcntarfi del folo titolo di Patrizio^ e di governar qucfti
paefi a nome dell' Imperador fuddetto . Ma egli da lì innanzi figno-
reggiò qual Re, e da gli Scrittori ancora e chiamato Rc} fé non
che fappiamo da Caffiodorio (^) , ch'egli non usò mai ài portare la
Porpora , né le altre infegne Reali . E perciò non fi veggono Meda-
glie, o Monete battute da lui , o in onor fijo . Né rella Legge o
Coftituzione fatta da lui . Sembra ancora verifimile, ch'egli fi dichia-
raflc fubordirvato a Zenone Impcradore, e il riguardaflè come fuo So-
vrano, e però teneffc in freno la propria autorità e potenza. Feccia
fua refidenza in Ravenna (e) Città fplcndidiflìma allora, e molto ricca
e forte . E perciocché gli (lava a cuore d' aver anche fotto il fuo do-
minio Ja Sicilia, che allora ubbidiva al Tiranno dell'Affrica, cioè *
Gcnfcrico Re de' Vandali , trattò, per attcftato di Vittore Vitcnfc (^),
con elfo Genferico, e l' induffe a cedergliela, a riferva d'una par-
te, con promettere di pagargli ogni anno un certo tributo . Per
altro Odoacre, tuttoché di fetta Ariano, niuna novità fece in pregiu-
dizio della Religion Cattolica, né molellò i V^cfcovi, o le Chicfe de
i Cattolici i anzi fi mollrò amorevole ed indulgente verfo di loro, co-
me fi ricava da Ennodio nella Vita di Santo Epifanio. Contuttociò
feguì una non lieve mutazione in Italia a cagione di quelli nuovi ofpi-
ti, conquillatori della terra j perciocché attcfta Procopio W, che x
tanti Barbari in premio della vittoria, e pel loro follentamenco, bifo-
gnò aflegnar la terza parte de i Beni, che poficdcvano gl'Italiani.
In queft' Anno poi, ficcome ho accennato di fopra , il Padre Pa-
gi (/) pretende, che circa ti fine di Gennaio Zenone Augufto foffe ob-
bligato alla fuga dal fuddetto Bafilifco, il quale fi fece torto procla-
mare Imperadore. Aggiugnc, che circa il Mefe d' Agollo dell'Anno
fuflegucnte 477. termuiò la tirannia di Bafilifco, con rifalire fui trono
il già fuggito Zenone. Può eflere flato così} ma fi vuol qui confef-
fare un grande imbroglio nelle Storie intorno al tempo di quefto av-
vcoinaento. Io non mi attribuifco di poter colpire nel vcroj tuttavia
dirò non effere già certa la fentenza del Pagi, e portar io opmione,
o almeno non lieve fofpetto, che nel Gennaio del precedente Anno
47/. Bafilifco ufurpaflc la Corona d'Oriente, e ch'egli prima che ler-
minafie lo fteflb anno 47^. decadefle, con effere nmeflb fui trono
Zenone Augufto. I motivi di quella mia opinione fono i feguenti.
; Noi abbiamo una Legge, data da Zenone Augufto {g) nel di primo
di Gennaio dell' anno 476. e fimilmentc una altra promulgata dal me-
de fimo Imperadore X. Kalendas Martias BafiUoII. (^ Jrmajio Cojf. W,
■ cioè ncir anno prefente^ quantunque fia alquanto sfigurato il nome
di qucfti Confoli, dovendo effere Bafilifco (^ firmato CoJf. Adunque
nel Febbraio del 47<J. e non già nell'Agofto del 477. come vuole
il Padre Pagi, dovea effere ritornato in Coftantinopoli Zenone, ed
avere ripigliato il governo, E fé di qui talun voleffe inferire, che in
cffb Febbraio del 476. non dovca effere per anche fcguita l' introniz-
za-
Annali d' Itali a. i(}tj
iasione di Bafilifco, s'ha da oflervarc un'altra Legge C«) data da elio E«a Volg.
Zenone XFIIL Kakndcks Januarii Arnuuio V. C. cioè nel prcfcmc A uno 47(5.
anno a i quindici di Dicembre. Quefta ci fa vedere rimontato già ^j ;■ ^^■^•
ful trono £.enone, prima che termini 1 anno 476. e non già nell A- jana, Ecd.
goftodel477. A(;cortpfi di ci© il Padre Pagi preteiKie, che fia feor-
retta quella data, e vi s'abbia a leggere Pojl Confulatmft Jrmatii ì^. C.
Ma fé è ftato lecito al Padre Pagi l'acconciare colla Tua fentenza i
tefti, farà pcrmeffb anche a no* la libertà medefima, eoa dire, che
r Epiftola Ottava di Simplicie Papa (^)., fcritta a Zenone Augufto, (b) tnhit
in cui fi congratula del Trono ricuperato, e che è data VIH. Idus. Concilitr.
OSìobris P. C. BckfiUfci Ì3 Armati^ fi dee correggere con ifcriverc Ba- ^'"'' ^•
filifco Cif Armato Coff. Potè Zenone Augufto tardar molto a figrtifi-
carc al Romano Pontefice il fuo riftabilimento, e la fua buona di->
fpofizione in favor della Chicfa Cattolica. Notifi ora 1' Epiltola Quarta
del medcfirao Papa Simplicio, fcritta con zelo degno d'un Pontefice
Romano, non già a 'Lenone Augufto^ come faggiamente ba oficrvata
lo ftcflo Pagi, raa si bene a Bafilifca Augujìo . Efla è data ^arta Idus:
y.anuartiy Bafilifco Augujio Confule\, cioè nel prefente Anno 475. e da.
efla apparifce , che già Timoteo Eluro , ufurpatore della Chiefa Pa-
triarcale d' Alefiandria, dall' efilio era ritornato ad occupar la medefi*-
ma, e di là era paflato a Coftantinopoli . Ma fé nel Gennaio del 476 >
come vuole il Padre Pagi, Bafilifco s'intrufe nell'Imperio d'Oriente,
come potè Papa Simplicio fcrivere a lui fui principio d'eflb Gennaio
del 476. fé non potca peranche aver intefa la nuova della mutazion
dell' Augufto, e molto men quella dello riftabilimento dell'empio Ti-
rnoteo? Ancor qui il Padre Pagi acconcia la data con dire, che s'ha
da fcrivere IF. Idus Junias^ e non Januarìas . Ma lafciando nel fiio
cflere quella data , viene efla ad accordarfi col propofto fofpetto , che
nel 47f . Bafilifco ufurpaflc la Corona d'Oriente, e ne fofie fpogliato,.
prima che tcrminafle l'Anno fteflb: il che non eflendo peranche ve-
nuto a notizia di Papa Simplicio fui principio di Gennaio dell' Anno
prefente 476. potè perciò fcrivere ad eftb Bafilifco per pregarlo di
rimediare all' inlblenza di Timoteo Eluro . Il Padre Labbe, e lo fteflb
Pagi credono, che nella data della Lettera Quarta fuddctta fi debba
leggere Bafilifco y Armato Coff. e che perciò efla appartenga all' An-
no prefente .
Ma quello, che principalmente fa a me credere ben fondata la
da me piopofta opinione, fi e, che Malco Rettorico (0, e Storico (e) Match.
forfè il piti vicino di tutti a qucfti tempi, e lodato molto da Fozio, i^i/lor. Byz.
ha confcrvato ne gli Eftratti, che reftano, una particolarità degna di ^""' ''
molto riguardo in quello propofito, che fervirà ancora ad illurtrar le '"^' ^^'
colè d'Occidente. Scrive egli, che Augufto, o fia Auguftolo, Figliuol».
d'Orefie, appena ebbe intefo, che Zenone avea ricuperato T Imperio
•d'Oriente, con cacciarne Bafilifco, che obbligò il Senato Romano a fpe-
iirgli un" AmbafcerÌA, con rapprefentargli, che baftava un folo Impe-
radorc. £ che eflTo Senato av«a prefo Odoacre perfona attiflìma alla
dife-
xoo Annali d' Italia.
E«A Volg. uifefa dell' Imperio d'Occidente-, perchè di gran valore, e fcienza po-
ANN0476. litica; pregando perciò Zenone di voler ornar collui colla Dignità
■del Patriziato. Nello (leflo tempo Nipote fuggito in Dalmazia, e che
in quelle parti fcguitava a farla da Imperadorc, fpedi anch' egli fuoi
Ambafciatori a Zenone, per congratularfi della ricuperata Corona, e
per fupplicarlo, che avendo effb Zenone provata la calamità, che era
toccata ad effb Nipote, voleffe aver compafllone di lui, ed aiutarlo
a ricuperare il perduto Imperio. Zenone propofe l'affare in Senato,
e fu rifoluto di dar favore a Nipote^ sì perché Verino, Augufta era pa-
rente della di lui iVloglie, e sì perchè le difavventure accadute a Ze-
none il movevano a commifcrar lo (tato dell'altro. Fu anche detcrmi-
nato, che Odoacrc prcndefle dalle mani di Nipote Augufio la Dignità del
Patriziato, benché poi Zenone in ifcrivendo ad Odoacre gli defl'e egli il
titolo -di Patrizio . Così Malco Rcttorico. Ciò polto, convien ricordare,
che Auguftolo^ fatto Imperadord' Occidente nel dì 31. d'Ottobre dell'
Anno 47f. regnò fino al dì zj.d'Agofto dell' Anno 476. In quefto tempo
di mezzo bifogna che feguifle la fpedizionc de' Legati a CoftantinopoH
a Zenone , il quale era già ritornato fu! Trono, e tal nuova era già perve-
nuta a Roma, benché tanto lontana. Si fcorge ancora, che poco dovca cf-
fere, che Odoacre avea occupata Italia e Roma, con cercare la grazia e
l'approvazione del fuo governo dall' Imperadorc d'Oriente. E per
confeguente convien credere, che Zenone cadcffc dal Trono nell'an-
no 47f. e che prima del fine d'efTo anno vi rifaliflc coli' abbaflamcn-
to di Bafilifco, e che in quefto medefimo anno andaflero a trovarlo le
Ambafcerie del Senato Romano e di Nipote rifugiato in Dalmazia, e
non già ch'egli decadeffe nell'anno 476. e riforgelTe nell' Agofto del
(^ Marcili 477' '" '^'^^^^ Marcellino Conte («) mette la caduta di Zenone, e l'u-
Comes in ' lurpazione di Bafilifco nell'anno 475*. Teofane (^) anch' egli, tuttoché
chronico. citato per la Tua opinione dal Padre Pagi, puree contra di lui, e ta-
(b) Thioph. vorevoie all'opinione propolla, giacche egli riferifce il fatto ncU' an-
iH chronog. ^^ primo di Zenone, ed immediatamente dopo la morte di Leone ju-
(c) Nkeph. niore Augullo. Oltre di che Niceforo (f) attefta anch'egli, che Ze-
1.16. et. ijone poco tempo dopo avere ottenuta la Dignità Imperiale, ne fu
fpodeirato da Bafililco^ e pero nell'anno 47f. Lo ftellb fi ricava da
fd> Ctdren. Cedrcuo (4, e da Jocle Cronografo (0, Itampato dopo Giorgio A-
inChronico. cropolita . Però contra di quella opinione non ha da aver forza la Cro-
(e) Jotl. in nica Aleffandrina citata dal Pagi, perché troppo fallace nella Cionolo-
liifttr. Syi. gJ2^ g j,^ p^j^ concorde con elfo lui in quel fico. Puoffi bensì oppor-
re, che i Confoli del prefente anno 476. furono BaftUfco il Tiranno,
ed Armato ,f e confeguentemente non potè nelle Calende di Gennaio
di quello efTere ftato rimclTb in Trono Zenone. Ma fi ril'ponde, che
quel Bufilifco Conlblc potè non elTerG il Tiranno; ed elfo in fatti in
molti Falli è nominato femplicemente Baftlifco fenza la giunta d' y/«-
gufio,, o di D. N. cioè Dornino Noftro . Potrebbe dunque Bafilifco Con-
(ole in queft'anno eflcre (lato il Figliuolo di Armato^ che Zenone creò
Qsfarc fecondo l'attellato de gli antichi Storici, in efecuzione della pre-
me ffa
Annali d' Italia. xoi .
mefla fatta ad Armato Tuo Padre, per tirarlo al Tuo partito. Ed egli Era Volg.
precede il Padre, perchè di maggior Digriità. Qiiel Iblo, che ragio- Anno47'6.
nevolmcntc può qui far oppofizione, fi è, che Piocopio (<«), e Vittor (a) protop.
Tunonenfe {b) fcrivono durata la Tirannia di Balìlifco un Anno^edot- ^^ ^'l^-
to Mefi-y ed Evagrio due Anni . Teofane la rtcnde fino a tre Anni . Ala ["'"^f'
quefta raedefiraa difcordia fa conofcere, che per conio del tempo d'el- ^j,-. V,'^;„V
(a Tirannia non abbiamo un'autorità ficura, ed uno può aver fallato, TuMner.fis
e gli altri averlo feguitato. Finalmente fé non è certo il quando Bafi- inchrmico.
lifco, fpezialmence a cagione della guerra fatta alla Chiefa Cattolica,
fofle cacciato, può almen parere convenevolmente mollrato il quando
egli occupò l'Imperio, cioè 1' Anno 47f . e non già il 476. come pre-
tende il Padre Pagi. Né io aggiugnerò altro intorno alle iniquità di
Bafilifco, e a gli affari della Chiefa, e al terribile incendio lucceduto
fotto di lui in Coftantinopoli, potendofi intorno a ciò confultare il
Cardinale Baronio (e). Ballerà fapere, che Zenone feppe guadagnare (e) Baron.
i Capitani di Bafilifco, e ritornar fui Trono d'Oriente. Levato con Annal.Etc.
molte promefle dalla Chiefa, in cui s'era rifugiato, fu poi barbara-
mente fatto morir di fame in una prigione colla Moglie e co' Figliuoli .
Anno di Cristo cccclxxvii. Indizione xv.
di Simplicio Papa io.
di Zenone Imperadore 4.
di O DO A GRE Re 2.
V
fenza Confoli ; e però l 'Anno fu notato
Tojì Confulattim Bafilifci IL ® Armati.
Enne a morte in qucft'anno Genferico Re de' Vandali in Affrica.
Il Cardinale Baronio il reputa mancato di vita nel precedente j
ma con più ragione il Padre Pagi (^) riferifce la fua morte al di 24. /^s p^.^^^
di Gennaio dell'anno prefcntc . Ne può eflerc alcrimenti, flante il trat- cnt.^ar»n.
tato, che dicemmo feguito tra lui e Odoacre Re d'Italia: al che fu
neceflario del tempo . Concorre del pari quefla notizia a rendere più
credibile la reftituzione fui Trono di Zenone Augnilo fui fine dell'an-
no 47f. Imperocché Malco Iftorico (0 fcrive, che un Anno dopt Io (e) Mahh.
riftabilimento di Zenone vennero da Cartagine a Collantinopoli gli Am- '» i'^'ft- ^y-
bafciatori à'Untterico Re à' ciTi Vandali, fucceduto a Genferico fuo Pa- *•"'''• '^"''•
dre, chiedendo di ilabilire una buona amicizia e pace con Zenone, ed ^' ^''^' ^^'
offerendo di rinunziare a tutte le pretenfioni pallate per cagione di
Eudocia Figliuola di Valentiniano III. Augnilo, già Moglie lua. Fu
accettata l'clibizione, firmata la pace, e rimandati gli Ambafciatori
con molti regali. Se, come vuole il Pagi, Zenone avefie ricuperato
l'Imperio folamente circa 1' Agoflo dell'anno prefcntc 477. Unnerico
2^o>n. ni. Ce un
^or
Annali d* Italia.
Eea Volg. un anno apprcQTa, cioè circa 1' Agofto del 478. avrebbe fpedira la Tua;
ANN0477. Arnbafciata. Ma è ben più veriilmile, che cflendo morto Gcnferico
nel Gennaio del prefente anno, il luo Succeffbre e Figliuolo. Unnevico
non tardafTe ad inviare gU Ambafciatori a Coftaminopoli , e per con-
feguente circa il Febbraio o Marzo di quell'anno: apparendo perciò,
che era già corfo un anno, dappoiché Zenone aveva ricuperato il Tro-
no, e non già che Zenone fotfe tucuvia.in clilio. Venne meno in Gen-
ferico Ariano un gran Perfecutore de' Cattolici in Affrica, e in tutti i
paefi, dove fi ftcfe la di lui crudeltà) e cefsò ancora un gran flagello
dell'Italia, e d'altri paefi, che di tanto in tanto quel Re barbaro an-
dava infeftando e rovinando colle fue Flotte . Già di fopra all' anno
(a) ViSlor ^pg vedemmo annoverati da Vittore Vitenfe (a) quelli paefi maltrat-
dt'ptrfecut] ^^^^ '^^ 1"^^ ^^ divenuto Corfaro . Ma Umerìco iuo Figliuolo non amò
l'infame meltier de'Còrfari, anzi datofi a i piaceri e ad una vita molle,
fenza più tenere in piedi l'Armata, che fuo Padre fempre aveva in
pronto, fu per quanto potè alieno dalla, guerra . 11 fuo furore adunque
dopo alcuni anni fi rovefciò tutto fopra i Cattolici dell' Affrica, eh' egli
perfeguitò barbaramente con levar loro la vita, con cfiliare quel piif-
fimo Clero e i loro Vcfcovi, ed ufar altre maniere di crudeltà contra
d'cfll, defcritte dal fuddetto Vittore. Zenone Imperadore d'Oriente,
addottrinato dalle difavventure paflaie, e (limolato dalle forti preghiere
e Lettere di Papa Simplicio, attefe in quelli tempi a fanar le piaghe,
che l'empio Tiranno Bafilifco avea fatto alla vera Chiefa di Dio col
fomentar le varie Erefie di que' tempi, e permeffb a i Vefcovi Ere-
tici di occupar varie Chiefe d'Oriente e d'Egitto.. Poco nondimeno
durò quello fuo zelo . Intanto nell' anno prefente un terribil tremuo-
(b) Theofh. to, per teftimonianza di Teofane W, e di Cedreno (0, recò immenfi
in chronog. danni a Coftantinopoli, con abbattere molte Chiefe e Cafe, e reftar
(e) ctdre- fotto le rovine una gran moltitudine di perfone . Marcellino Conte (,d)
fdì' ^Marcel- ^"^"^^ fucceduto quello flagello ncll' anno 480. ed cflendo sì imbro-
lin. Comes gliata la Cronologia di Teofane, chi fa, che non fia da predar qui
inChronico. più fede a Marcellino Scrittore più antico? Di Odoacre Re d' Italia
altro non fi fa fotto que (l* anno, fc non che egli fece morire Brucila
Conte in Raverma, ficcome racconta il fuddetto Marcellino Conte .
(e) chrono- Bravila vien egli chiamato dal Cronologo del Cufpiniano (f), che il
hgus cuffì- dice uccifo da. cflb Re nel dì 11. di Luglio, ma fenza che noi fappia-
nianì, ^q ^Itra particolarità di quel fatto. Dovette da lì innanzi attendere
Odoacre a Ilabilire il fuo governo nell'Italia, che avea fommamente
patito nell'ingreiTo rovinolo di tanti Barbari. Ma intanto Eurico Re
dc'Vifigoci, che fignorcggiava nella parte meridionale della Gallia ,
feppe prevalerfi del tempo, in cui l'Italia tutta fi trovò sì fconvoka
deieb Gè- P^"^ '^ venuta dì Odoacre. Giordano Storico (/) fcrive, che egli (vc-
lic. cap. 47 . rifimilmente circa quelli tempi ) occupo Arles^ e Marftlia; e potca ben
(g) PrHof. farlo, perchè non v'era chi gli fi opponelle. Anzi Procopio (^) lafciò
de Bell. fcritto, che dopo aver Odoacre occupata T Italia, per conciliaifi l'a-
^"'jj^' ■ '■ micizia de'Vifigoti, fi contentò che ftendcffero i confini del loro do-
Diinia
Gothor .
Annali d' Italia. 103
Plinio fino all'Alpi, che dividono l' Italia dalle Gallic . Ma non fuflìftc Era Volg.
già, che il fuddeito Eurico foggiogafle tutta la Gallia, e la Spagna^ Ann 0477.
e i Bergogneni^ come foggiugne il prefato Storico Giordano. Una par-
te sì delle Gallie, ma non mai tutte quelle contrade conquido egli.
E Santo Ifidoro (<«) non parla ne pur egli fé non dell' acquillo delle (a') ifidorus
fuddctte due Città . Oltre di che il Regno de' Borgognoni andò più ^^^^f/'"'"'*
tofto crefcendo da lì innanzi, e all'anno di Grillo foo. vedremo, che
elfi Borgognoni fignoreggiavano un gran pacfe, e infino la Provincia
di Alar/tlia, come s'ha da Gregorio Turonenfc, fé pure in ciò e fi-
cura la di lui autorità.
Anno di Cristo cccclxxviit. Indizione i.
di Simplicio Papa 11.
dì Zenone Imperadore j.
di Odoacre Re 3.
Confole < Illo, fenza Collega.
IN quefti tempi noi troviamo un folo Confole, creato in Oriente,
perchè Zenone Augufto adirato contra di Odoacre ufurpator dell'
Italia, noi volea riconofcerc per Re, o Signore legittimo} e Odoa-
cre air incontro procedendo colle buone non voleva crear Confoli in
Occidente, per moftrar di non prefumere troppo, e che non aveva
animo di cozzare coli' Imperadore d'Oriente. Fors' anche abborriva la
Dignità de'ConfoU, perchè tuttavia fi confervava in cffi un'ombra di
molta autorità. Quello ///o è nominato da Teofane, Zonata, e Cedre-
no, per aver tradito Bafilifco Tiranno, ed aiutato Zenone Augudo a
rifalire fui Trono. Egli ne ebbe in quell'anno per guiderdone il Con-
forto, e da li a qualche altro anno la morte . Erano intanto fieramente
turbate da gli Eretici Eutichiani le Chiefe d'Oriente, e fpezialmentc
le Patriarcali di Aleflandria ed Antiochia. Però Papa Simplicio non ora-
mifc diligenza e premura alcuna, affinchè ìì reprimelTe l'audacia di co-
loro. Indufle acacia Patriarca di Coflantinopoli a rannate un Concilio,
in cui condannò Timoteo Eluro, Pietro Fullone, ed altri capi di
queir Erefia e perturbazione . Altrettanto fece in Roma anche lo flcflb
Pontefice Simplicio, Ma con poco frutto, perciocché Acacie non di-
ceva davvero, ed in breve fi venne a fcoprire, che lo (leflb Zenone
Augufto favoriva gli Eretici. Nulla di più aggiungo, perchè intorno
a quelli affari fon da leggere gli Annali del Cardinal Baronio, e del
Padre Pagi. Non fi sa, che Odoacre Re d' Italia ftendcfie fuori d'effa
la fua.fignoriai né che Popolo alcuno della Gallia, o della Spagna
preftafic a lui ubbidienza, come arcano fatto in addietro a gì' Impe-
C e z rado-
104 Annali d' Italia.
E» A Volg. radori Romani. E quantunque ci manchino lumi per quefti tempi in-
ANN047a. torno allo Ibto delle Provincie oltramontane : pure rella alTai fonda-
mento per poter dire, che cominciando dall' Alpi maritime, che di-
vidono r Italia dalla Gallia, fi Itcndeva il dominio de' Visigoti per tutta
la parte Meridionale d'clTa Gallia, e di là da i Pirenei, abbracciando
la Catalogna, l'Aragona, e la Navarra, continuando poi fino a Sivi-
glia. La Gallizia gemeva fotto il giogo de i Svcvi col Portogallo .
Nella parte poi della Gallia, che cominciava dal giogo delle Alpi Co-
2;ie colla Savoia e Borgogna, che era allora piìi ampia d'oggidì, fi-
gnoreggiava il Re e la nazione de' Borgognoni, i quali erano collegati
co i Romani . Anche i Britanni già venuti dalla gran Bretagna nella
Gallia aveano quivi formata una Ugnoria, con dar titolo di Re al Prin-
cipe loro. L'altre Provincie Settentrionali, giacché non poteano aver
pili comunicazione co i Padroni dell' Italia, fi governavano da fé fteflc ,
(a) Zofimiis fervza riconofcerc Signore alcuno. E Zofimo X") fcrive, che ne' primi
l. 6. Hifior. ^^^j j^j Secolo Quinto, dappoiché feguì la ribellione di Coltantino
Tiranno nella Gallia, molte di quelle provincie fi rimifero in libertà,
e cacciati i Magi (Irati Romani, cominciarono a governarfi co i proprj .
Che fé qualche Città vi reftava, che amaflc di (tare all' ubbidienza
dell'Imperio Romano, quefta non fi volle fottorncttere al Barbaro Odoa-
cre, come vedremo ncU' anno 480. Né fuffifte già, come hanno of-
fervato Uomini dotti, che il Popolo de' Franchi prima di qutfti tem-
pi aveflc fermato il piede nelle Gallie fuddette . Paflarono ben qualche
volta i Franchi il Reno, e devaftarono il pael'c, ma fé ne ritornarono
addietro. Però a Clodoveo loro Re fi riferifce la conquilta delle Gal-
lie, ficcomc andando avanti verremo intendendo.
Anno di Cristo cccclxxix. Indizione ii.
di Simplicio Papa 12.
di Zenone Imperadore dì.
di O D o A e R E Re 4.
/^ /• 1 ^ Flavio Zenone Augusto per la terza volta,
Confole \ f^„^, (.^„^g^ V
P
Afsò ancora queft'anno , fcnza che in Occidente fofle creato Con-
_ fole alcuno, fecondochè fi cofiumava in addietro. Per teltimo-
ii» Cmts "'3"'^'* 'l' Marcellino Conte (^), Tcoderica Amalo, Figliuolo di Tco-
inchronico. dcmirc Rc degli Oitrogoti, che pei fu Re d'Italia, mofse guerra in
(e) Malch. quefii tempi all' imperio d'Oriente, con devaltar la Grecia, e giugnc-
in Hifl: By- re fino alla Città di Durazzo, di cui s' impadroni, come abbiamo da
TVw"/ ^ frammenti di Malco Iftorico {t) ■ Toccò a Zenone Augufto, uomo
fai.si. dappoco, la fortuna d'avare allora per fuo Generale neU' Illirico un
per-
Annali d' Italia. 105-
perfonaggio fommamentc lodato dal fuddetto Storico Marcellino, cioè Era Volg.
Sabiniano^ il quale per la rara fiia prudenza e valore, e fpezialmente Anno 479.
per avere rimefsa in piedi la difciplina militare, fi potè paragonare a
gli antichi Capitani della Repubblica Romana. Quello Sabiniano adun-
que con quelle poche milizie, che potè raunare, fi oppofe a i progredì
di Teodericoj e più coU'ingegno, che colla forza, l' indù (Te a de (ì fie-
re da quelle violenze, con fargli fperare onori e vantaggi dall' Impc-
rador Zenone. In fatti era anche tale il defiderio di Ttoderico, nar-
rando il fuddetto Malco, ch'egli lì efibì pronto a pofar l'armi, o pure
di far guerra a Teoderico ¥\g\ì\io\o di Triario, capo d'un' altra parte di
Goti, che s'era ftabilita nella Tracia, efigcndo poi in ricompenfa d'cf-
fcre creato Generale d' Armata in luogo del fuddetto Teoderico fuo
emulo, d'cfTcre ammefìo, come Cittadino in Collantinopoli, e di po-
tere aver parte ne gli Ufizj del Pubblico. Aggiunfe in oltre, ch'egli
era pronto, fc 1' Imperador comandava, di paffare in Dalmazia^ per
cacciare di colà Nipote: parole, che ci fanno abbaftanza mtenderc, che
Nipote già Imperador d' Occidente, benché avcfTe perduta l' Italia, non
lalciava però di tener falda fotto il fuo dominio la Dalmazia . Sotto
quefl'anno rapporta Vittor Tunonenfe {a) la fiera perfecuzione, che (a) vìHtr
di fopra accennammo, fatta da Unnerico Re de' Vandali in Affrica a i T"''o»"'fi'
Cattolici j ma di quella parleremo pili abbaflo . Egli è ben certo, per '" ^ "''""•
atteflato di Ennodio C^>, che in quelli tempi Santo Epifanio Vefcovo (b) Ennod.
di Pavia, confidato nell'aiuto di Dio e del Popolo, fi applicò a ne- «'» vita s^
difìcarc il Duomo della fua Città, rovinato nell'entrata violenta de' Efiphann
Barbari, come di fopra fi è detto. E gli venne fatto. Né contento '^'pìr/Jli
di aver ad»rnata co i facri edifìzj cfsa Città, proccurò ancora ed ot-
tenne da Odoacre l'efenzion de i tributi a i Cittadini fuoi per cinque
anni avvenire, afHnchè potefsero riaverli da gl'immenfi danni patiti
nella prefa della Città . E perciocché Pelagio Prefetto del Pretorio per
efso Re Odoacre faceva pagare a i Popoli della Liguria ne* Contratti
il doppio di quel tributo che fi pagava per l' addietro con intollera-
bil gravezza de'fudditi: ricorfi quc' Popoli al fimto Prelato per aiuto ,
egli il pcrfona andò, dimandò, ed ottenne la giurta moderazione di
quegli aggravi . Probabilmente fuccedctte in quelli tempi la fedizionc
moda contra di Zenone Augullo da Marciano, Figliuolo del già Im-
perador d'Occidente Antemio, e Cognato d'efTo Zenone. Aveva egli
per Moglie Leonzia Figliuola del già Leone Augullo, e di Verina Im-
peradricei e faltatogli in penfiero, che ad efTa Tua Moglie appartcnefTc
l'Imperio d'Oriente, per efTer ella nata, mentre Leone fuo Padre era
Imperadorc, laddove Arianna Moglie di Zenone Augullo era venuta
alla luce, prima che il Padre avelfc ottenuta l' Imperiai dignità : mofic
perciò guerra a Zenone, aiutato da i proprj Fratelli Romolo, e Proco-
pio (f). Segui una battaglia entro la flelTa Città di Collantinopoli, in W T^hecfh.
cui le truppe di Zenone ebbero la peggio, e furono allrette a ritirarfi '»cAri>«o^.
nel Palazzo, e poco mancò, che Marciano anch' egli non vi mettelse iii, 3.Ti6.
il piede . Ma non fcppe Marciano profittar del buon vento . Pafsò egli
k
ao5
Annali d' Italia.
Ek» Volg.
AKNO479.
(a) Match.
Tom. J.
Hijior. Byx,.
f»g. 87.
(b) Candi-
dus Apud
Phttium
Cedic. 79.
(e) Theodc-
rus Ltdtr
l. I. Hipr.
EcfUf
la notte in cenar bene, e dormir meglio j ed intanto Ilio General di
Zenone con doni guadagnò buona pane de i di lui foldati, di modo
che la fcguente mattina Marciano accortoli, che gli erano ftate taglia-
te le penne., altro fpedientc non trovò, che di fcapparfene in Chiefa.
Per ordine di Zenone fu dipoi ordinato Prete, e mandato a Papurio
Caftcllo della Cappadocìa in efilio . I fuoi Fratelli Romolo e Proco-
;pio, colti la notte da Ilio, mentre (i lavavano, ed appreflb fuggiti dalle
di lui mani, fi ritirarono a Roma. iVIa abbiamo da Malco (<j), da Can-
dido Iftorico C^), che Procopio fi rifugiò preflb di Teedericu Figliuolo
di Triario Re di una parte de i Goti, e non e probabile, che Odoa-
cre aveflc sì facilmente amraefso in Roma, chi vantava per Padre un
Imperadorc. Scrifsc lo ftefso Malco, che il fuddetto Teoderico, udita
che ebbe la fedizione eccitata da Marciano, mofsc la fua Armata vcr-
fo Coftanttnopoli fotto pretefto di aiutar Zenone. Ma Zenone cono-
fcendo, con che volpe egli avea a fare, gli fpedì incontro Pelagio .^
il quale parte colle minacce, parte con regali a Teoderico, e con pro-
fufione di molto danaro a i fuoi Goti, l'induiTe a tornarfene indietro.
Vedremo alP anno fcguente una fimil mofTa di Teoderico verfo Co-
ftantinopoli, con lafciarmi in qualche dubbio, fé più tofto a quello
che a quello anno fi avefle da riferire la raccontata fedizion di Mar-
ciano. Ma sì Evagrio, che Malco, e Teodoro Lettore (0, aflai di-
moftrano, che quello affare fuccedette molto tempo prima, che il fud-
detto Teoderico venifie a morte, e però qui par meglio il dar luogo
ad un Cale avvenimento.
Anno di Cristo cccclxxx. Indizione iii.
di Simplicio Papa 13.
di Zenone Imperadore 7,
di Odo ACRE Re j.
Confole i Basilio juuiore, fenza Collega.
QUcfto Bajtlio^ fecondochè credono il Sigonio, il Panvinio, e il
Padre Pagi, fu creato Confole in Occidente dal Re Odoacre,il
quale probabilmente alle illanze del Senato condifcefe a reltitui-
rc l'ufo de' Confoli in Romaj fé pure ciò non avvenne, perch'cjg'.i
fianco de i negoziati fatti con Zenone Aug;u(lo, per cflere riconofciu-
to Re d' Italia, fenza cavarne altro frutto, determinoffi a valcrfi della
fua autorità, fenza voler più dipendere ■da cfTo Imperadorc. E' chia-
mato B.iftlio junìore a diilinzione dell'altro Baiìlio, che fu Confole ncU'
anno 465. Truovafi Bafilìo Prefette del Pretorio in Roma, e Patrizi»
nell'anno 483. menzionato nel Concilio Romano, e probabilmente
quello
Annali d' Italia. 207
quello ftcffb, che ora è Confole. Tuttavia perchè è ben da ftupire, Era Vo's.
come Zenone Augullo n<in dichiarafTe il Tuo Confole nel prefente an- Ann 0480.
no, forfè non è certo, che il fuddetto Bafiiio Confole apparlcnefle all'
Occidente. Siccome abbiam veduto, Nipote già Imperadorc, cacciato
da Orefte Padre di Auguftolo, s'era ritirato nella Dalmazia, e quivi
ritenendo il nome di Augufto, comandava ancora a que' Popoli fedeli
a lui, perchè anch' cflb era di quella Nazione. Ma egli trovò de' tra-
ditori in cafa propria. Marcellino Conte («) al prefente anno feriva, {t) Marcili.
che Nipote ftando in una fua Villa non lungi da Salona, per infidie a Comes in
lui tefe da Fiatare eà Ovida^ che erano de'fuoi Conti, cioè Ufiziali chronno .
della fteffa Corte, fu levato di vita. 11 Cronologo del Cufpiniano {.b) (h) chron»-
in due parole fotto quello Confole dice, che Nipote Imperadore fu uc ^"Si" Ci*ffi-
cifo nel dì 9. di: Maggio. Crede il Sigonio, che per odj privati fucce- """"*
defle quella, iniquità, e che il fatto difpiacefle non poco al Re Odoa-
cre, per quello che dirò all' anno feguente : e ciò potrebbe effere Ita-
lo. Ma. non crederò già col, Sigonio, che Nipote mcnafle una vita
privata in Dalmazia, per le ragioni addotte di fopra. Qui prende il
Padre Pagi (0 ad illullrare un avvenimento, che viene accennato da (e) pag'ms
Candido 1 dorico pieflb Fozio {d) . Narra egli, che dopo eflere rtato cm.Baron.
iepofto (e non già dopo eflcre flato uccifo., come dottamente oflerva 's^' ^j"""*'
eflb Padre Pagi) Nipote hnperador Romano., e fcacciato il fuo Succef- 'J^^'1'
fore j^ugujìolo, Odoacre s'impadronì dell'Italia e di Roma. E che non ' '
accordandoft con lui i Galli Occidentali , inviarono un" Ambafceria a Zenone
Augufto; ed ejendone nello fteff'o tempo ftata inviata un'' altra al medefimo
Imperadore da Odoacre , parve , che Zenone inclinajfe pili a favorire Odoacre .
Fanno argomentar quelle parole, che tuttavia rellafle nella Gallia qual-
che Popolo fedele al Romano Imperio, che nondimeno ricufava di
riconofcerc per fuo Signore Odoacre Re d'Italia. Potrcbbono anche
appartenere a quelli tempi le fuddette Ambafccrie. Ora il Pagi preten-
de, che da quelle Ambafcerie non. fieno punto diverfe quelle, che Mal-
co Iftorico riferifce inviate a Zenone, e delle quali s'è parlato- di fo-
pra all'anno 476. Ma difficilmente i faggi Lettori concorreranno in sì
fatta opinione. Candido fcrive, che \ Galli Occidentali {^tt àxiWngxicx-
li da i Galati., cioè da i Galli Orientali) mandarono i lor Ambalcia-
tori a Zenone Augullo, e che Odoacre anch' egli fpcdì colà i fuoi .
Malco all'incontro chiaramente ci fafapere,che Augufto Figliuolo d' O'
refte, udito che ebbe il nforgimento di Zenone, /orso il Senato di Ro'
ma ad inviargli de gli Ambafciatori . Adunque Auguftolo tuttavia co-
mandava,, e la fpedizione di quegli Ambafciatori fu fatta, per quanta
fi può conghietiurare, ad illigazione di Odoacre, il quale fu i prin-
cipj del fuo goVcroo impiegò eflb Augullolo e il Senato Romano per
ottener l'approvazione dell' Imperador d'Oriente. Aggiugne, che ne'
mcdefuni giorni A^i/»*/* decaduto dall' Imperio,, e ritirato in Dalmazia,
inviò anch' egli Ambalciatori a Zenone, fupplicandolo del fuo aiuto,
per ricuperare la primiera fua Dignità e fortuna. Come ognun vede,
nulla han che fare quelle Ambafcerie con quelle de' Galli j e di Odoa-
xo8 AijNALi d' Italia.
Eka Volg. crs^ inviate per altri fini a Coftantinopoli. Quanto a Zenone, egli,
ANN0480. ficcome già accennammo, conferi il Patriziato ad Odoacre, credendo,
ch'egli aiuterebbe Nipote. Ma il Barbaro fpogliò Juguflolo dell'Im-
perio, e non rimife Nipote fui Trono, perchè più ebbe a cuore l'e-
laltazione propria, che l'altrui. Secondo i conti del Cardinal Baronio,
Unnerico Re de' Vandali alle forti iftanze di Zenone Augufto, e di Pla-
cidia Vedova d'Olibrio già Imperador d'Occidente, condifcefe in que-
lli tempi, che dopo ventiquattro Anni di Sede vacante folle eletto dal
Clero e Popolo Cattolico di Cartagine il loro Vefcovo> e quelli fu
Eugenio Prelato, che per le fue infigni Virtù illullrò non poco la Chic-
fa Cartaginefe. Crede il Padre Pagi, che l'elezione di Eugenio, e le
preghiere di Zenone Augufto, per ottener qucfta grazia da Unneri-
co, fieno da riferire al precedente anno, perchè allora fi celebrarono
i Quinquennali di Zenone dopo la morte di Leone juaiore, ed in ta-
li occafioni folevano gì' Imperadori fegnalarfi con qualche illuftre azio-
ne . Ma fembrerà ben debole quefta ragione a i Lettori, oltre al po-
terfi mettere in dubbio que' medefimi Quinquennali, immaginati da ef-
fe Padre Pagi, innamorato forfè troppo di quella fua creduta impor-
tantiflìraa fcoperta .
Anno di Cristo cccclxxxi. Indizione iv.
di Simplicio Papa 1 4.
di Zenone Imperadoie 8.
di O D o A e R E Re 6.
Confole \ Placido, fenza Collega.
(a) Pdnv't». T7' di parere Onofrio Panvinio W, che quello Confolc folTe creato
inFafiis. J_j in Occidente; e veramente il nome Latino di Placido^ o fia di
i^ì^^"/""^- PJacidiOy come ha Caflìodorio (^), può aiutare la di lui conghiettu-
"■ ra. Ma non e certo l'affare, giacché poco fondamento fi può fare
lui nome, pel commerzio, che pafTava allora tra i Latini e Greci.
Da Teodofio il Grande nacque in Coftantinopoli Galla Placidia, ed
ivi parimente Pulcheria Augulla Figliuola d' Arcadio nacque . L pure
tmto Palcberia, che Placidia fono nomi Latini. Dal fuddetto Caflìo-
dorio abbiamo all' anno prefente , che il Re Odoacre pallaio colle
fue forze in Dalmazia, vinfe ed uccife Odiva Conte ^ cioè quel me-
defimo che proditoriamente avea tolta la vita a Nipote Imperadore.
Quefta azione di Odoacre ci dà motivo di argomentare, ch'egli avcflc
in addietro avuto dell'amore o almen del rilpetto per eflb Nipote,
con lafciirio pacificamente fignoreggiar nella Dalmazia, perche Ze-
none Augufto glie l'avea raccomandato j e che udita poi la violenta
fua
Annali d' Italia. %o^
Tua morte, accorrcfle per far vendetta de i Traditori. Ma probabil-
mente a quello dclìderio s'aggiunfc l'altro di fottomettere quella Pro-
vincia al luo dominio, giacche abballanza fi conofce, che queìV Odh'a
Conte, dopo avere alTafllnato Nipote, doveva avere aflunta la figno-
ria della Dalmazia, ed era coli' armi in mano, di maniera che fu ne-
ceflario il vincerlo colla forza . In quelli tempi feoderico Figliuolo di
Triario, Redi una parte de' Goti, e diverfo da Teoderko Amalo ^ che
fu poi Re d'Italia, ed era allora emulo del fuddctto, fece, fccon-
dochè fcrive Marcellino Conte W, le cui parole fon ripetute da Gior-
dano (^), fece, dico, un'irruzione nella Tracia, con giugncre fino
ad Anaplo, quattro migh'a lungi da Coftantinopoli} ma non iftette
molto a ricondurre indietro la fua Armata con ammirazion di tutti,
perchè non recò danno alcuno notabile al paefe: il che è ben poco
credibile. Malco Illorico (<■) parla molto di lui. Teofane (<^) all'in-
contro fcrive, ch'egli era Nipote della Moglie del fu Afpdre Patri-
zio, ed era (lato Generale di Bafilifco Tiranno, con aggtugnere, eh'
egli in quella mofla dopo aver dcvaftate varie contrade della Tracia,
per avere fcoperta una congiura de'fuoi proprj familiari, tornò addie-
tro, e gli uccifej il che vien confermato da Evagrio. Seguita a dire
Marcellino, che mentre coftui s'incamminava con fretta vcrfo l'Illi-
rico, forfè quivi fperando di far meglio i fatti fuoi, avendo avuta
paura il fuo cavallo, fi fpiccò accidentalmente dalla cima d'una car-
retta un dardo (Teofane dice un'Afta) che il ferì, del che egli fra
non molto fi morì con gran fefta e giubilo de i fudditi dell'Imperio
d'Oriente, che aveano ricevuto in addietro gravillìmi danni ed aggra-
vj da lui. Ma quella confolazione troppo reftò amareggiata per la
morte fucceduta verfo i medefimi tempi di quel Subiniano Generale
dell'Armata Ccfarea, che tanto vien commendato dal fuddctto Mar-
cellino Iftorico, fenza ch'egli avcflc tempo di efeguir tutte le fuc
idee, per rimettere in buono (tato gli affari dell'Imperio Orientale.
Nel prefente Anno crede il Padre Pagi, che feguifTe la morte di Chil-
i/mVo Re de' Franchi , e non già nell'anno i^.84. come altri hanno
pretcfo. Ebbe per fucccflbre Clodoveo fuo Figliuolo, cclebratiffimo
Re di quella nazione, ficcome vedremo.
Tom. UL
Era Volg.
ANN048.1.
(a) Marcili.
Comes in
Chror.tce .
(b) Jordan,
de Regnar.
fuccejf.
(c) Malcb.
Tom. I.
HÌ/ler. Byt>
(d) Thee-
phanes in
Chrintgr.
Dd
Ann»
ZIO
Annali d* Italia.
Anno di Cristo cccclxxxii. Indizione v.
di Simplicio Papa ij.
di Zenone Imperadore 9.
di Odo A GRE Re 7.
Confoli < Trocondo, e Severino.
Era, Volg. *~r^RocoHdo Confole del preferite Anno fu creato in Oriente, ed era
ANN0481. J[ Fratello d'///o ftato Confolc nell'anno 478. Anch' egli col Fra-
tello avca tradito Bafilifco Tiranno, con voltar cafacca in favor di
Zenone: fcrvigio rimunerato dipoi con quella Dignità. SeverÌMo foftcnnc
il Confolato in Occidente, ed è appellato Juniore^per dillinguerio dall'al-
tro, ch'era proceduto Gonfole nell'Anno 461. Per relazione di Mar-
(a) J^arceL ccWino Conte («), nell'Anno prefente Teoderico yfmale Re de' Goti,
ctmts in (.jjg acquillò dipoi il Regno d'Italia, dianzi amico, e poi divenuto
roBica. ^„ofj fg ne fa il perchè) nemico, moffe guerra di nuovo a Zenone
Imperador d' Oriente i ed entrato coli' armi nell'una e nell'altra Ma-
f:edonia, {iccome ancor nella Tcflalia, vi commife de i gran Taccheg-
gi i e quella calamità fpezialmente toccò a Larifla metropoli della
Itefla Tcflalia. Era intanto falito ad una gran poflanza nella Corte di
Zenone Augulto il poco fa mentovato ///<>, Generale dell'armi, e
(b) Theoph. tlato già Confole . Racconta Teofane (^), che per configlio di collui
in chrono- Zenone s' indufle a mandar via da Coftantinopoli Ferina Augtifta
frafhia. Suocera fua, e Vedova di Leone Imperadore. Avendola fatto varj
prete fti indotta a paflare a Calcedone , feccia di colà condurre
al Cartello di Papurio per vivere ioficme con Leonzia fua Figliuola,
e con Marciano fuo Genero, relegati colà. Cominciò allora Verino
a tempellar con Lettere Arianna 1' altra fua Figliuola , e Moglie
d'elio Zenone Augufto, acciocché le impetrafle la grazia, ed ella ne
fece vivitlìme illanze al Marito. Saputo dipoi, che da Ilio era pro-
ceduta la rifoluzion prcfa di cacciar in cillio effa fua Madre, tanto
fece Arianna, che impetrò da Zenooe di poterne far vendetta. Mandò
pertanto un ficario per levarlo dal Mondo j ma coftui nel tirargli un
colpo di fpada, impedito da uno de'fervi d'Ilio, arrivò folamentc a
tagliargli l'orecchia delira. Benché Zenone fingcfle di nulla faperc
di quello attentato, pure» Ilio accortofi, onde era Tenuto il malanno >
mollrò defiderio di paf&r in Afia per mutar aria, e guarir meglio
dalla ferita. Ne ottenne la licenza da Zenone, il quale per placarlo-
il dichiarò Prefetto di tutto l'Oriente, con dargli inoltre un'ampia
podcftà di crear de i Duci. Prefe Ilio in fua compagnia Leonzio Pa-
trizio di nazione Siriaca, Generale dell' efercito della Tracia, ed uo-
ma
Annali d' Italia. aii
mo non meno efperco nelle fcicnze, che nell'arte delia gueiia, con Era Volg.
-Pamprtpio Senatore, accufato diami di Magia. Pafsò ad Anciochia, Anko48i.
dove raunato un gran feguito di gente, cominciò a manipolare una
ribellione contra dell' Imperadore, e l'efcgui, ficcome vedremo an-
dando innanzi. Non è però cerco, che qucfl:» tela cominciafle in
queft'Annoj perciò aflai confufa fi truova la Cronologia di Teofane
in quelli ed altri tempi. Pubblicò Zenone Augullo in quell'Anno il
fuo Enotko, cioè un fuo Editto , per unire inlieme gli Eucichiani e
Nelloriani Eretici co i Cattolici, contenente un' Efpolìzion della Fe-
de, per cui benché moflralTc di deteflar gli errori di quegli Ercfiar-
chi, pure venne in certa maniera a rigettare il facro Concilio di Cal-
cedonc, con ifcoprirfi artche fautore dell' Erefia. Acacto V'efcovo di
Coftantinopoli fu creduto configliere e promotore di quella novità,
anzi di quella facrilega infolenza, non appartenendo a i Principi del
Secolo il regolar la Dottrina della Chicfa, ma si bene a i Vclcovi,
e fpezialmentc a i Romani Pontefici, a' quali Iddio ha data quella
cura e facultà. Perciò Papa Simplicio, e tutti i buoni Cattolici fi
oppofcro a quello Editto, che partorì poi de'gravifllmi fconcerti in
Oriente, come fi può vedere preflb gH Autori della Storia Ecclefia-
ftica. Truovafi ancora, che in quell' Anno elfo Papa fcrilTe una forte
Lettera («) a Giovanni Arcivefcovo di Ravenna, perchè avea confe- (a) Xdw. 4
crato per forza, cioè al difpetto de' Cittadini, Vcfcovo di Modena concìl'wr.
Gregorio^ minacciandolo di galtigo, fé in avvenire avefle corame fio di ^"^^^
fimili falli. Puofiì conghietturare, che in quelli tempi l'Italia godcflc
una gran quiete, al vedete, che né di Odoacrc, né di avvenimento
alcuno s'incontra memoria preflo gli antichi Storici. E veramente
Odoacre, benché barbaro di nazione, pure ammaellrato in Italia, non
fi fa che facefic afpro o cattivo governo de' Popoli; ed in oltre quan-
tunque Ariano, niuna novità indufle in pregiudizio della Chiefa Cat-
tolica , non rcltando alcuna querela di quello né dalla parte de i Pa-
pi, né da quella de gli Scrittori. I Latini e i Greci chiamavano Bar-
baro chiunque non era della lor Nazione; ma ci fono fiati de' Barbari
più buoni, prudenti, e puliti, che gli ftcfii Latini e Greci.
Anno di Cristo cccclxxxiii. Indizione vi.
di Felice III. Papa i.
di Zenone Imperadore io.
di Odo ACRE Re 8.
Confole ^ Fausto, fenza Collega . (b) Anaflaf.
' Bibl.ìn Vit.
TT r> r \ n S-jtnmachi ,
FU creato Confolc Faufio in Occidente, ciò apparendo dalla Vita (e) Avkus
di Papa Simmaco prefib Anaft;afio (^) . Abbiamo una Lettera di '^P'fi- V-
Alcimo Avito (i-), fcritta a Faufio^ e Simmaco Senatori di Roma . Gre- "^^nd^m
D d z de
iix Annali d' Italia.
E«A Volg. de il Padre Sirmondo, che il primo fofTe il mcdefimo che fi truova
Anno4Ì)3. Confolc in qucft'anno. Egli e nominato jiginantus ^ o yiginatius Fau-
(n) Grftter fi"^ "^' Scpolcro di Mandrofa prcflb il Crucerò (<»), e Fabrctti (^) .
Thefa-tr. Truovafi ancora all'anno 490. Confole un altro Faufto^ appellato per-
infcnptìnn. ciò Juniore . Mancò di vita in quell'anno San Simplicio Papa, e la Tua
h '°i5- morte, per quanto abbiamo da Anaftafio, accadde nel di t. di Marzo.
Iwj^Fahrtt- ^" Pontefice di petto e zelo indefeflb per la vera Fede Cattolica, e
tus infcr'ipt, non ommife diligenza veruna per rimediar alle piaghe ollinatc delle
fag. 558. Chiefe d'Oriente. Allorché fi venne a raunare il Clero per eleggere
il Succeflore nel Vaticano, v'intervenne un Miniltro del Re Odoacrc,
cioè (*) Sublimis i^ eminentijjtmus vir PnefeBus Pretorio ^ atque Pn-
\c) c»ncìl. tridui^ agens etiam vices pracelUntiffimi Regis Odoacris ^ Baftlius (<•) ,
Roman, fui Si Crede quel medefimo, che era Itato Confole nell'anno 480. e che
pmmucljp , (j^ Apollinare Sidonio (</) è fommamente commendato. Qucfti intimò
i>i)'sidò>i. ^^'^ facra raunanza, che fecondo il ricordo e comandamento lafciato dal
iib. i.Epijì. beatiflìmo Papa uojìro Simplicio^ per ifchivare gli fcandali, non fi po-
9- tefie celebrare l'elezione del nuovo Pontefice fenza confultar prima eflb
(e) Baron. Prefetto . Penfa il Cardinal Baronie (*) che una tale Scrittura fofic fup-
/ìnna.l.Ecc. polla a Papa Simplicio, e finta da gli Scifmatici in occafion delle con-
trovcrfie, che inforfero dipoi dell'elezione di Simmaco. E potrebbe
cflere llaio così. Imperocché vero e bensì, che i Vefcovi nel Con-
cilio Romano all'udirne parlare, non pretefero già, che foffe un'io>
pofturaj nientedimeno foltenncro, e con tutta ragione, che fofic Scrit-
tura invalida, sì perchè era contro i Canoni, non dovendo dipendere
i'clezion de'fommi Pontefici dalle perfone Laiche, e sì ancora perchè
quella Scrittura non era fottofcritta da alcun Romano Pontefice j il
che badò a fcrcditarla. E certo, fé Papa Simplicio avefie voluto or-
dinare, quanto fu cfpofto da Bafilio, avrebbe iaputo egli formare il
decreto, ne avrebbe lafciato in balìa ad un Laico di lignificare al Cle-
ro i fuoi fcntiraenti . Però nel fuddetto Concilio fu giudicata quella
Scrittura di niun valore; e decifo, che non dovefic aver luogo fra gli
llatuti Ecclefiaftici . Succcflìvamente adunque fu eletto Papa Felice IH.
di patria Romano, Parroco del Titolo di Fafciola, uomo di eminenti
virtìi, che non tardò a rigettare 1' Enotico di Zenone Impcradorc, e
a procedere contra di Acacia Vefcovo di Collantmopoli, e contro gli
altri perturbatori della dottrina e Chiefa Cattolica, come fi può ve-
dere nella Storia Ecclcfialtica.
In quell'anno medefimo Vnnerico Re de' Vandali in Affrica, co-
vando già un allio incredibile contra de' Cattolici, perche difetta A-
rr") Y'ittar '"i'^nf^j cominciò, vcrifimilmcnte circa quelli tempi, una fiera pcrfecu-
YÌttnlii\.\. zione contra de'medefimi, e mafiìmamente contra de' Vefcovi, la qual
it Pirfecut. viene lagrime volmente deicriita da Vittore Vitcnfc (/), con proibire
W. 1- a i Lai-
(*) Bafilio , eccelfo ed eminentijfpmo Uonm Prefetto del Pretorio , rappre-
fentaate anta le veci dell' eccelleutijfm» Re Qdoacre.
Annali d' Italia. i r 3
a i Laici l'aver pofto alcuno in Corte, e luogo nella milizia, con oc- K&\ Vo'g;.
cup.ire i lor beni, e quei de i Vefcovi, che venivano a mincar di vi- A\no4S3.
t;i . Prigioni, etllj, tormenti provò chiunque era collante nella Reli-
gion Cattolica, né voleva abbracciarla fetta Ariana. Ballerà per tutto
il lapere, che in varj tempi circa cinquemila tra Vefcovi, Preti, Dia-
coni, ed altri del Clero, furono cacciati in efilio, e molrilUmi relegati
fra le folitudini del deferto. Ma il furore di quella perfccuzione prin-
cipalmente divampò nell'anno fuITcguentc. Abbiamo da Marcellino
Come W, che in quell'anno Zenone Auguflo, sì per avere un nemi- (a) Marcel-
co di meno, e si per fortificare il fuo Stato contra chi era dietro a ['"■^""'f^
turbarlo, guadagnò con regali ed onori Teoderico Re, o fia Duca de'
Goti della ibrpc Amala, Re dipoi dell' Italia, creandolo Generale delie
fue Guardie, e difegnandolo Confole per Tanno proflìmo venturo. Gli
alTegnò ancora una parte della Dacia Ripcnfc, e della Mefia inferio-
re, Provincie, le quali, fìccome vedremo, pare che allora follerò pof-
ftdute da i Gepidi e Bulgari, acciocché le conqui llafle , e ferviflcro
poi di abitazione a i fuoi Goti : con che avrebbono potuto accorrere
pib facilmente a i bifogni d'elTo Impcradore . Giordano Iftorico ag- .j^v <y^,..jj^
giugnc (^), che Zenone l'adottò per Figliuolo^ non giù per una legale de Reb. Gtt.
adozione, portante la fucccllìon ne gli Stati, ma per una adozion d'ono- caf. 57^
rei e 8^' ^^^^ ^^^^ 'J"^ Statua a cavallo, che fu alzata davanti al Pa-
lazzo Imperiale. Non è poi da flupire, perchè Zenone venilTe a tanta
profufion di onori verfo di Teoderico, perciocché aveva già per ifpe-
rienza provato, quanto valcflc l'aiuto fuo ,^ allorché ebbe da abbattere
Bafiliico il Tiranno, e da ricuperare r Imperio . Allora, per quanto s' ha
da Ennodio (f) Autore contemporaneo, e dall' Anonimo Valefiano C*^), ;„ ;>,,""° '
egli chiamò in fuo foccorfo il mcdcfimo Teoderico, e col Tua brac- Th-oderhi.'
ciò rifali fui Trono. Ma non pensò mai daddovero a ricompcnfarlo, fc (d) Anony-
non fé nel prefente anno ; e mallìmamcnte perche crefceva il bifogno ''"'^ v^iif.
di si bravo Capitano pel brutto temporale, che nell' Oriente s'andava
fcmpre più formando contra di lui . Siccome è detto di fopra. Ilio Pa-
trizio e Prefetto dell' Oriente, malcontento di Zenone, feguitava a
macchinar la di lui rovina-, e però in quell'anno diede principio alla
ribellione. Racconta Teofane CO» ch'egli in compagnia di Le anzi a ^ /g\ xi,t«ph
e d'altri fuoi congiurati, fi portò al Cartello di Papurio nella Cappa- m chrouog,
docia, e ne eli ralle Ferina Augnila^ vedova di Leone Imperadore, che
era quivi rillrctta per ordine di Zenone Augufto fua Genero, e la con-
dufle alla Città di Tarfo nella Cilicia, con difcgno, eh' clTa dichiarafic
Imperadore il fuddctto Leonzio Patrizio, il che fu cfeguito nell'anno
fufleguenic. In tal congiuntura è da credere, che anche Leonzio. Fi-
gliuola d'efTa Augnila, e Marciano già fuo Conforte, ordinato Prete,
imprigionati anch' cffi in quel Caftello, ricupcraflero la lor liberti..
gM
^
Anno
tic4 Annali d' Itali a.
Anno di Cristo cccclxxxiv. Indizione vii.
di Felice IH. Papa 2.
di Zenone Imperadorc 11.
di Odoacre Re p.
Confoli
< Teoderico, e Venanzio.
Exk Volg. TL primo de' Confoli è Teoderico^ da noi poco fa veduto Re, o fia
Anmo 484. J^ Duca de i Goti, a cui Zenone Augudo, per maggiormente afFe-
iionarfelo, conferì quella infigne Dignità. L'altro, cioè Fenanzk,c
Confole creato iti Occidente. Pienamente fcoppiò nel prefente anno la
congiura d'/Z/o Patrizio contra di Zenone Imperadore d'Oriente. Ab-
(a) Marcel- biamo da Marcellino Conte (<») , che coftui al pari dello fteflo Augu-
inchrcnico. ^® ^^^ ^^ nazione Ifauro, ed infieme con Leonzio Patrizio G ribellò a
(b) vieier Zenone. Poco dice quefto Scrittore. Vittor Tunoncnfc {!>) anch' egli
Junonenfis folamentc fcrive, che Leonzio colla fazione d'Ilio Patrizio occupò
inchronico. p Imperio nell' Ifauria. Non folamentc in Ifauria, ma in buona parte
(c^ Thto- *^^^^' ^^^ prefe fuoco quefta ribellione. Qiiì è da afcoltare Teofane (f),
fhints in tuttochè egli a me paia (tendere in troppi anni quello avvenimento ,
chronogr. e che lìa confufa non poco la fua Cronologia . Narra egli adunque ,
che Verìna j^ugufta proclamò e coronò Imperadorc in Tarfo Leonzio
Patrizio, e fulfeguentement^ fpedì Lettere circolari a gli Antiocheni
€ Popoli della Scria, e a tutti i Prefetti dell' Oriente, dell' Egitto,
e della Libia (fc non v'ha errore in quefta parola, regniamo a fape-
re, che la Libia confinante coli' Egitto, riconofceva tuttavia l'Impe-
rio Romano, e non già i Vandali Tiranni dell' Affrica) notificando lo-
ro, che vcggendo effa fempre più andare di male in peggio gli affari
dell'Imperio a cagione de'vizj di Zenone, avea perciò coronato Leon~
zio Imptradore, uomo piiffimo, ed a propofito per rimediare a i di-
fordini, e confcrvare la falute della Repubblica. Fu da ognuno con
grandi acclamazioni accettato il novello Augnilo. Dice di più, che
Leonzio come Imperadore entrato in Antiochia nel Mefe di Giugno,
corrrendo l' Indizione Settima , e per confeguenxa nel prefente anno ,
creò Lilian» Prefetto del Pretorio . Dopo di che pafsò a guerreggiar
contra di Calcidc patria fua : il che non s' accorda con Marcellino Con-
te, da cui Leonzio vicn detto di nazione Ifauro. Ora Zenone per eftin-
guere sì gran fuoco, fpedi immantinente Giovanni Scita con un grof-
fiffirao cfercito per mare e per terra contra di Leonzio e d' Ilio , i
quali fconfitti in un grave fatto d'armi, appena fi poterono falvare nel
Callello di Papurio. Morì circa quelli tempi la fuddetta Ferina Ju-
gu^a^ vedova di Leone Imperadore, forfè da affanno e dolore, dopo
aver
Annali d' Italia. 2,15
i\vcr avuta mano in tutte le ribellioni di B^fijifco, M^rci^no, e Leon- Erì^ Volg.
^io. Ma non fi dee tacere, che in comp;ignia del fuddetto Giovanni ^^'^^ 484-
Scita fu d> Zenone inviato ancora Teodericf^ Confolc in queft'aono,
con buon corpo de'fuoi Gqti alla ftefla irnprefa. Lo atte (la il fqddetto
Teofane. Anzi fappiamq da EY4grÌGl C'^), e da Niceforo C^llifto (é), (a) Eva^r.
che Euftazio Storico antichiflimo, il quale con iftile terfo fcriiTe la |- 3- '"./'■ yj-
Storia d'Ilio, narra fra l'altre cofe, qualtpente X^oderico Goto con cluj'y '
buon efercito fu fpedito da Zenone centra d'effo Ilio, e ^i Leonzio, /. i6. e. 23.
fcnza punto parlare di quel Gievifniti Scit<t . Non Q può poi leggere
fcnza conimozion d'animo la continuazione della crudel pprfccuzione,
che in quell'anno giunfe al fommo in Affrica contra de' Cartolici,
per l'inumanità di IJnnerko Re de' Vandali . Più di trecento cinquanta
Vefcoyi Cattolici furqno inviati in elllio, parte nella Sardegna, parte
ne' deferti. Le Chiefe de' Cattolici tijttc chiufc} intimate rigorofe pe-
ne contra chi non abbr^ccialTe la fetta Ariana j occupati i beni dell^
Chiefe e de' particolari . I tormenti e le ignooiinic di chi fti^va faldo
nella vera P'ede, erano fpettacoli d'ogni giorno, e però fi videro Mar-
tiri e Confefibri di non minor coraggio e merito, che quei de* primi
Secoli della Chicfa. Ma Iddio non tardò ad atterrar quello moftro di
crudeltà. Venne a piorte U/i!ieri(o nel Dicembre del prefente anno, e
diede fine a tante iniquità, con fuccedere ^ lui nel Regno Gunda,bo^'
do^ Figliuolo di Centone fuo Fratello, fotto il quale refpirò alquan-
to chiunque era feguace della Fede Cattolica . Intanto Felice Papa ten-
ne in Roma un Concilio, nel quale, efaminatc le azioni di Acacio
Vefcovo di Coftantinopoli, profferì contra di lui la fentenza di fco-
munica e depofizione , con riguardarlo coate protettor de gli Eretici,
e reo d'altre mancanze.
Anno di Cristo cccclxxxv. Indizione vi 11.
di Felice III. Papa 3.
di Zenone Imperadore 1 1.
di Odo A e RE Re io.
Confole i Quinto Aurelio Memmio Simmaco juniore ,
ì. fenza Collega .
L'Oriente non ebbe in queft'anno Confole alcuno. L'ebbe benil
r Occidente, e fu Slmmaca celebre pcrfonaggio di que' tempi sì
per la fua nobiltà, che per la fua Letteratura. Egli era Genero di
Boezio Filofofo infigne di que' tempi, e viene appellato juniore^ per
dillingucrlo dall'altro Simmaco^ che nell'anno 44<5. ottenne anch' effo
la dignità Confolarc. Siccome eruditamente oflcrva il Padre Pagi (f), W. ^"^'«J
fu celebrato nel prefente anno un altro Concilio da Papa Felice , in ^'^"' *"'''"'*
cui
^l^ Annali d' Italia.
Era Volg. cui Pietro FuUone occupatorc della Chiefa Antiochena, e Pietro Mon-
ANN048J. go ufurpatore di quella d' Alefrandria, e di nuovo Acacio Vefcovo di
Coft^ntiiiopoli, furono fcomunicati . Di quclti fconcerti delle Chiefc
Orientali fu principalmente autore e fomentatore Zenone Imperado-
rc, macchiato fra gli altri vizj, di quello ancora d' un'mftabilc cre-
denza. Egli in quett* anno ricuperò Longino fuo Fratello, che era fta-
M Marcel- ^^ lungamente in prigione W, dove Ilio Patrizio dopo cflerfi ribel-
/«. c«»»«/i» l^tOj Siccome abbiam detto, l'aveva rinchiufo . E perciocché Zeno-
Chrtnic. nc non aveva alcun Figliuolo mafchio legittimo, a cui potefTe lafciarc
dopo di sé l'Imperio, elTendoehè uno, ch'egli ebbe (fecondo Tatte-
.1 il'f.^ ft»to <*' Suida W), e che dcllinava di avere per SucccfTorc , alleva-
Zeno. '<? ne'vizj, inimaturamente gli fu rapito dalla morte; perciò nell' anno
4P0. fi propofe di far fuccedcre nell' Imperio quello fuo FrarcHo Lon-
gmo, e di dichiararlo Ce/are. Ma fra gli altri, che a quella elezione
li oppofero con franchezza magnanima, uno fu (per atteftato di Cc-
ic) Ctdren. dreno (<") ) Pelagio Patrizio, perfonaggio di gran nobiltà e prudenza,
h Hifi»rU. e Poeta eccellente, che avca tclTuta in vcrfi la Storia da A ugu (lo fi-
no a i fuoi di: con rapprdentargli i vizj d'eflo Longino, de' quali ci
ha informati il predetto Suida. Collo la vita una tal libertà di parlare
a Pelagio, avendolo fatto Zenone barbaramente morire, come s' ha
aochc da Marcellino Conte.
Anno di Cristo cccclxxxvi. Indizione ix.
di Felice III. Papa 4-
di Zenone Imperadoie 13.
di Odo AC RE Re 11.
Con foli
5 Decio, e Longino.
A'
Pparticne all'Occidente il primo di quelli Confoli Decio ^ e l'al-
tro all'Oriente. En Longino Fratello di Zenone Augulto, ficco-
(d) rhtoph. rne abbiam veduto di fopra . Tornò ad cflere Coofole nel 490. e però
tnchrcntgr. da Teofane {d) è chiamato due volte Confole. Delle cofe d'Italia ne
pure in quell'Anno rimane memoria alcuna: fegno che fé non ci era
da ridere, perché non dovea giammai piacere a gì' Italiani il giogo de'
Barbari, almeno fi dovea goder quiete. E tali erano in vero le forze
di Odoacre, che i Popoli confinanti (lavano in dovere, ne ofavano di
oltraggiar gì' Italiani, né di tentar la fortuna contra di lui. Ma in que-
(e) Grtr*r. fti tempi Clodovco Re de' Franchi cominciò a dilatare il fuo Regno
Twfiittnfis di qua dal Reno . Per quanto abbiamo da Gregorio Turonenfc (0 , e
lih.i.t.zi. dall'Autor della Crònica delle Gefta de' Franchi (/), egli attaccò lite
^rìaalfruio ^°^ Siagrio Figliuolo già d'Egidio, che faceva la fua rcfidcnta in Soif-
FraiKfriéio.
Annali d' Itali a. xi;
fons . Egli è chiamato Romanorum Rex da cffb Turonenfe : il che por- Era Voig.
gc indicio d'aver egli governate le Provincie tuttavia Romane delia ANN04S6.
rallia con autorità e indipendenza da Sovrano, fenza volere riconofce-
rc il Re Odoacre. Clodovco gli diede battaglia, lo fconfifTe; ed ef-
fcndofi eflb Siagrio ricoverato prellb Alarico Re de' Viligoti in Tolo-
fa, Clodoveo gliel dimandò con intimargli la guerra, fé il ricufava.
Avutolo in mano, privoUo di vita. Cosi vennero in potere de' Fran-
chi le reilanti Provincie Romane, cioè la Belgica prim.», parte della
feconda con Rems, SoifFons, ed altre Città, ed arrivò il dominio de'
Franchi fino al confine del Regno de' Borgognoni .
Anno di Cristo cccclxxxvii. Indizione x.
di Felice III. Papa y.
di Z E N o N F Imperadore 14.
di O D o A e R E Re 1 1.
Confole i Boezio, fenza Collega,
CErto è, che quefto Boezio Confole fu creato in Occidente. Dal
Cardinal Baronie {«) vien creduto il celebre Filolbtb Severino (1) sarì».
Boezio^ che veramente fiori in que' tempi. Ma trovandofi un Boezio 'Annal. Ecc.
Confole nell'Anno fio. e parimente un altro Boezio Confole nell'an-
no fii. né veggendofi appellato alcun di loro Cos. IL cioè Confole
per la feconda volta: perciò c'è motivo di crederli perlone diverfe.
L'ultimo dell'anno fiz. fenza dubbio è il rinomato Filofofo di que-
llo nome, Figliuolo dell'uno de i due precedenti. Sotto quello Con-
folato fcrivc Caflìodorio (^), che il Re Odoacre diede una fconfitta a W Cafod.
Fava Re de i Rugi, e il fece prigione. Quello raedefimo fatto pari- '"C^ronno.
mente viene accennato dal Cronologo del Cufpiniano {e) colle poche ^'^) chro>io-
fc"uenti da me Italianizzate parole: Sczuì una battudia tra il Re Oàoa- ^^"^ <-»/>'-
ere , e Fehano Re de i Rugi , e tocco la vittoria ad Odoacre , ;/ quale con-
du£e prigione il Re Febam fotto il dì if. di Novembre. Il motivo di
quella guerra con tutte l'altre particolarità non è paflato a noilra no-
tizia, perchè o l'Italia non ebbe allora Storici, o fé gli ebbe, fi fon
perdute le loro fatiche. Tuttavia dirò, che per quanto fi ricava da
Eugippio nella Vita di San Severino (i^), fcritta nell'anno di Crifio (d) Affa
fii. i /J«^i abitavano di là dal Danubio in faccia al Norico, e a quel- saiu'ì(,iuw
le contrade, che oggidì fono l'Aullria, e parte dell'Ungheria. Con- ^■^'^1'^' .-^^f
luttociò aveano molte Cailclia e popolazioni tributarie nel Norico illcf- auarii.
fo, e fors' anche fi llcndcvano vcrfo l'Illirico, confinando perciò co'
paefi fottopolli all'Imperio Romano. E perciocché i Rugi faceuno
fpefTe fcorrei'ie nel territorio Romano, e gli davano il guailo; Udoa-
ToM. 111. E e ere
ii8
Annali
I
T A L I A
E» A Volg.
Ann 0487.
(a) Paulus
Zìiacanui de
Cejlis L,in~
gohard. l. I.
e. 19.
(b) Eugtpp^
i» Vita S.
Stverini
e. II. er II
(c) fnnoi.
in Panegyr.
Thttdtrici .
ere fi mifc itv punto per gaftigarc la loro infolenza. Scri-e Paolo Dia-
cono (") , che fi era a-cccla una grande nimicizia tra Odoacrc Re d' I-
titlia e Feletcoj appellato anche Fava: R.c de i Rugi, il quale in que'
giorni abitava nclia ripa uiterior del Danubio, dividendo eflb Fiume
la fignoria de i Rugi dal Norico. Pertanto avendo Odoacrc raunatc
le genti fottopolle al fuo dominio-, cioè Turcilingi, Eruli, e una par-
te di Rugi, che da gran tempo gli ubbidiva, ficcome ancora i Popo-
li deir Italia, pafsò nel pacfc de 1 Rugi, e diede loro una fpavcnto-
fa rotta coU'cllcrminio di quella Nazione, e con uccidere (dopo aver-
lo menato fuo prigioniero) il Re loro Fcletco. Dcvalhto poi tutto il
lor paefc, fé ne tornò in Italiit, conducendo feco una gran quantità
di prigioni. Quindi avvenne, che i Longobardi fentendofpopolato il pac-
fc de i Rugi, vennero da lì a poco a farfcne padroni, e a ftabilirvi
la loro abitazione. A. noi nondimeno parrà poco probabile, che Odoa-
cre paffafTe il Danubio, ed entrafle nel Rugiiand. Più facile è, che fe-
guiflc di qua dal Danubio nel Norico k fconfitta totale di quella bar-
barica nazione,, parte nondimeno della quale troveremo fra poco tut-
tavia in Italia. Nella fuddctta Vita, di San Severino W, fi legge l'c-
fortazione fatta da quel fanto Vecchio prima di morire al fuddetto Re
de* Rugi Fava, e a Gifa Moglie fua crudcliflìma, minacciando loro del-
le difgrazie, fc non mutavano vita. Aggiugne Eugippio, che Federi-
go,y Fratello d'efib Re Fava, o fia Fabano, dopo la morte di quel gran
Servo di Dio fpogliò il di lui Moniftero, e reftò poi uccifo da Fede-
rigo Figliuola di Fava . Ed eflcndo (lata in appreflb moffa guerra da
Otacharo (lo fteflb è che Odoacre) i Rugi rellarono fconfitti, mefib
in fuga Federigo^ Fava prefo con Gifa fua Moglie, ed amendue con-
dotti prigionieri in Italia. Seguita a dire Eugippio, che il fuddetto
Federigo Figliuolo del Re de' Rugi da Ir a qualche tempo fc ne ritor-
nò al fuo paefc} e perche probabilmente diede fofpetto d'altre novi-
tà, Odoacrc fpedi incontanente colà Onulfo fuo Fratello con un po-
tente cfcrcito d' armaci : ri che fu cagione, che di nuovo Federigo pren-
dcfle la fuga. Ma non volendo Odoacre impegnarfi a tener le fue for-
ze in quelle parti, con lafciarc allo fcoperto l'Italia, ordinò al Fra-
tello di ritornarfcne, e di condur feco rutti i Romani, che abitavano
in quelle contrade, acciocché non reftafTcro elpofti alle vendette de i
Barbari . Convenne perciò a quella gente di abbandonar le loro cafe e
Chiefe, e tutto il paefej e in tal congiuntura fu anche trafportato in
Italia il Corpo di San Severino, che finalmente fu collocato nel Ca-
Itello LucuUano tra Napoli e Pozzuolo, cioè in quel raedefimo, dove
Odoacre avea relegato Auguftolo già Imperadore. Per conto poi del
fopra nominato Federigo, egli ricorfe a Teodericu cimalo Re dr i Go-
ti, che allora dimorava in Città Nuova nella Provincia della (ìa .
Così Eugippio } e quella particolarirà è ben da notare. Ila v di
qui Teoderico prefe motivo e prerello di mu''>vt'r guerra ad e,
ficcome andremo vedendo fra poco. Ennodio (f) apertarrn • ,
effere di qui nata la difcordia fra Odoacre e Teoderico, p^ t
Annali d' Italia. - 119
de i Rugi sì raalcrattati dal primo erano parcnci dell' altro . In quefto Era Volg.
mentre, fccondochè ci ù. fapere Marcellino Conte W, Teoderico non AKN0487.
mai fazio de'benefizj ed onori a lui corapartici da Zenone Augnilo, (?) Maral-
con una gran mafnada de' Tuoi fece una fcorreria fin prelTo a Coltan- ^2' '~^°"*' '"
tinopoli, e da nimico arriv-ò alla Terra di Mclenziadaj e dopo di aver
attaccato il fuoco ad aflaiflìrai Luoghi, le t\c cornò a Città Nuova
della MeGa, onde era venato. Quelta novità ed infolcnza, Marcelli-
no, come ho detto, l'attribuifcc all' incontcntabil' ambizione di Teo-
derico, e può eflere, ch^egli colpire nel fegno . Tuttavia merita ri-
fleflìonc ciò, che lafciò fcntto Eultazio Epjfanienle, Storico Greco di
quelli tempi, citato da Evagrio (^), e da Niceforo Caliillo (0: cioè W Evagr.
che Teoderico, dopo avere ben fcrvico a Zenone nella guerra contro ad '• ^' f: ^V
Ilio e Leonzio acccnnatadi fopra,Xcopri, che l' Impcradorcper ricom- ^1 caUi/us
penfa tramava inlidic centra la di lui vita, e però lì ritirò da lui. Di.'. 16.
fimili guiderdoni folca far Zenone a chi l'aveva meglio fervito nelle
fue occorrenze . Qual fia la verità , niuno il può fapcrc in tanta lon- ,,
tananza di tempo. Ognun facilmente parla de gli affari de' Principi, ma
facilmente ancora s' inganna in voler colla fua tefta fcoprire i Icgreti
de i lor gabinetti.
Anno òì Cristo cccclxxxvhi. Indizione xi.
di Felice ili. Papa 6.
di Zenone Imperadore i j.
di O D o A e R E Re 13.
Confoli \ DiNAMio, e Sifidio.
AMendue quelli Confoli fon creduti dal Panvinio {d) creati in Oc- rA\ p
cidente -, ma fenza addurne pruova alcuna . Fini di vivere in L> 'c^''„T
quell'anno, fecondo il parere del Padre Pagi (e), Pietro Fulhne Ere- r^-. \
rico ed ufurpatore della Chiefa Antiochena, ma lenza alcun frutto pel Critu^'slr
Cattolicilmo, perchè ebbe per SuccelTore Palladio infetto della me-
dcfima pelle. Fino a quelli giorni, per atteftato di Marcellino Con-
te (/), Ilio Patrizio, e Leonzio^ che avca prefo il titolo d'Impera- ff^ Az-r. /
dorè, s'erano mantenuti nel forte Callello di Papurio m I fauna, dap- ulcomT
poiché furono fconfitti dall'armi di Zenone Augutto. Quivi «tetterò i»chromcc.
per tanto tempo bloccati dalle foldatclche Imperiali . Finuimcnte dovet-
tero arrenderli per mancanza di viveri, né fi cardò molto a mozzar
loro 11 capo, che fullc picche fu inonlalmcncc portato a Coitancino-
poli. Ne manco chi tacciò d'ingratitudme Zenone, per non aver u-
lato punco di clemenza verfo chi avca rimcifo lui lui Trono, in queft'
Anno legui di nuovo pace e concordia tra efib Augullo, e Teodtrico
xio Annali d' Italia.
Era Volg. Amalo ^ Figliuolo naturale di Teodemìro Re de i Goti. Il chiamo io così
Anno 45^8. f^Hj f^jj. (j. Giordano Storico (a), che ricavò la Storia Tua da quella di
de Reb"%7t Caflìodorio. E certamente Caflìodorio, per cfTcre flato Segretario delle
cap. 55. cr Lettere del mcdefimo Teoderico, dappoiché fu divennto Re d'Italia,
jeiiu. potè ben fapere,chi era llato il Padre di lui . Contuttociò reca motivo di
qualche ftupore il vedere, che Teofane (^) chiaramente il chiama Fi-
{ ) T eop . „jj^(,Jq jj f^dlamere^ il quale, fecondo Giordano, fu folamentc fuo Zio
(c) Maìch. paterno. Malco Bizantmo CO , che condulie la lua Stona nn dopo quelli
Tom.i.Hifi. tempi, ne' quali verifimilmentc vilTc, anch'egli l'appella Figliuolo di
^>'- 5f/(«w««(3. ISlè diverlo nome gli dà l'Anonimo Valcfiano {d) . Onde fia
mìis^'7ula- proceduta quella divcrfità di pareri, altra cagione io non faprei indo-
ntts. vinare, fé non che Teoderico, allorché feguì la pare fra Leone Au-
{&) Jordan, gufto e i Goti, (0, fu invialo per ortaggio da Valamerc fuo Zio
tb. e. SI. allora regnante a Coftantinopolij laonde allora dovettero cominciare
a chiamarlo Teoderico dì Falamere .^ per diftinguerlo da Teoderico Fi-
gliuolo di Triario, che die molto da fare in quegli fteffi tempi a i
Greci . Tbeodericus cognomento Valamer egli è appellato da Marcellino
(f) Marcel- CQjjte (/) g non eia Filius. IValamer fecondo il Grozio vuol dire
tin. itid. n . •
Principe .
Ora T'foiewo, chiamato da altri Teodorico ^ il quale probabilmente
mirava con occhio invidiofo la conquilla si felicemente fatta da Odoa-
cre del Regno d'Italia, fi fcntì naiccre in cuore il delìderio d' acqui-
ftar egli per sé una sì riguardevole fignoriaj e maggiormente s'accefe
quella fua voglia, da che Federigo Re de i Rugi era ricorfo a lui per
elTere follenuto contra di Odoacre, e vedeva i fuoi Goti malcontenti
dell'ozio, in cui fi trovavano, e della lor refidenza nella Mefia e nell'
(g) Hlpr. Illirico. L'Autore della Mifcella (g) aggiugne, che gli fteffi Goti
Mifcitl. importunavano Teoderico, perché loro procacciaflc un miglior paefe
Tcra. ;. Rer. (]a abitarvi . Pertanto, fé preltiam fede a Giordano, Teoderico in
italuar. perfona, o almeno per via di Lettere, o di Melfi, parlò a Zenone
Augufto, con pregarlo di permettergli di paflare con tutte le fuc
forze in Italia, per liberarla dal Re de' Tiircilingi e de i Rugi, Tiranno
d'Italia. Imperocché, diceva egli, /è vincerò, farà con gloria di Voftra
Maejlà, perchè V acquifio fi dovrà alia voftra munificenza, e pojfederò
quello Stato per vofira concefiione . JW incontro fé farò vinto , nulla ci per-
derete Voi ; anzi ve ne verrà del profitto , perchè rifparmierete le penfioni ,
che ci pagate , e rimarrete libero dal pefo della mia gente. Zenone accon-
fentì, e fatti molti doni a Teoderico, il lafciò ire in pace. Ma fé
(h) Proisp. afcoltiamo Procopio (A), Evagrio («'), e Teofane W, lo ftefib Zenone
'eh III I Augufto fu quegli, che bramando di Icvarfi d'addolTo que' Barbari
^'"1." " ' inquieti, da' quali era sì fovente molcftato, perfuafe a Teodenco di
(i) Evagr. portarfi all' imprcfa d'Italia: propofizione , che fu ben volentieri ac-
l'ih.i-i.-ti. colta da lui. In fomma egli tornato a' fuoi, e trovatili tutti difpolli
^n chìonti a fagrificare le lor vite per la conquilla di si bel paefe, attefc a pre-
pararli > e fecondochc abbiamo da Marcellmo Conte, tutta la Nazione
Gotica, a lui fuggetta, fi molle nell'Autunno di quell'Anno da non
fo
Annali d' Itali a. ixr
fo qual Tuo pacfe . Seco era fua Madre, ed una Sorella. Pofero i Goti Era Vo!g.
fopra le carra i fanciulli, le donne, i vecchi, e quanti mobili potè- Anno .i»8.
reno portar fé co } ed in oltre il grano, ed infino i mulini a mano per
macinarlo. Era fui fine dell'Anno, e pure il verno, le nevi, e il
ghiaccio non potevano trattenere il viaggio di coftoro: tanto era la
lor voglia di giugncre in Italia; ma non dovettero già fare gran viag-
gio per quello, che fi dirà all'Anno feguente . Ennodio («) fcrive: (a) Ennod.
Innumeros diffufa per Populos Gens una contrahitur ^ migrante tecum ad P^"'^y'c.
yiufoniam Mundo . (*) Sarà un'iperbole permefla a i Panegirifti, che " '"" '
Teoderico feco conducefle un Mondo di perfine: contuttociò fi può
credere, che un gran nuvolo di gente foffe quella Nazione, dianzi do-
minante, o fparfa nella Pannonia, Mefia, Illirico, ed altre contrade.
Dice il medefimo Oratore più fotto, che il Popolo condotto in Italia
da Teoderico fi poteva paragonare alla rena^ e alle Stelle . Come av-
venimento ancora degno di memoria notò il Cronologo del Cufpinia-
no W, che nel giorno di Pafqua del prefente Anno 17. d'Aprile bru- ^^ chron»-
ciò // Ponte di Apollinare^ cioè in Ravenna, come lafciò fcritto an- 'f"^^ "■'^''
che Agnello (e) nella Vita di San Giovanni Arcivefcovo di Ravenna, (e) Jtgmll.
Dovea cflere un Ponte fabbricato di legno, ma con fingolar maeftria} ^'"■'. i-
e però degna di memoria fu la di lui rovina . J"'?: ^- ^*''-
Anno di Cristo cccclxxxix. Indizione xii.
di Felice III. Papa 7.
di Zenone Imperadore 16,
di Odo A e re Re 14.
Confoli < Probino, ed Eusebio
IN Occidente fu eletto Confolc Pro^/»#, creduto della Cafa Anicia .
Eufebio fu Confole dell' Imperio Orientale. Diede fine a i fuoi gior-
ni in quell'anno Acacie Vcfcovo di Coftantinopoli C'^), già fcomunicato W ^'^or
da Papa Felice, ed ebbe per SuccefTore Flaviano^ appellato Flavtta^ fn"chrfni
o Pravità da altri, che folamente campò tre mefi, e dopo di lui fu rheoth.
eletto Eufemia^ il quale fi moftrò di fentimcnti Cattolici, e difenfore ìnchrono^.
del Concilio Calcedonefe, con aver fatto immediatamente cancellare
da i facri Dittici il nome di Pietro Mongo Eretico, ed ufurpatore della
Sedia Patriarcale d' AlefTandria. Nella Primavera, o più tofto nel Feb-
braio di quell'anno, giunfe 1' immenfo efercito di Teoderico Re de i
Goti,
(*) Unìfcefi una Gente fparta per Popoli innumerahili , teca paffanda
neW Italia uh Mondo .
ili
Annali d' Italia.
(a) Hifttr.
-V Mifcell.
\Tom. 1.
Her. Jtalit.
Era Volg. Goti, chc era in moto per venire in Italia, al Fiume Ulca . Quivi
AKN0489. trovò la nazione de i Gcpidi tutta in armi per contraftargli il pafTo,
o perche temcfTe di lafciar paffare per quel terreno , chi, qualora glie-
ne fofle venuta voglia, vi fi avrebbe potuto fermare > o pure perché
erano ftati guadagnati que' Popoli da Odoacre, già ben informato de
i difcgni di l'coderico. Pare,. chc i Gepidi poffedcflero o tutta o parte
della .Dacia Ripenfc di qua dal Danubio, che Zenone dicemmo aver
conceduta a Teoderico, fé pure non accorfcro da altro paefe. Certo
e, chc l'oppolìzionc fu fatta. Ora trovandofi l'Armata Gotica affa-
mata dall' una parte, perch'era venuta meno la vettovaglia, e dall' altra
chiufo il pafeoj la neceflìtà la collrinfe a combattere, benché con trop-
po fvantaggio. Paflarono dunque il fiume, pofero in rotta i Gepidi,
e ne fecero grande ftrage . 11 Padre Sirmondo chiama il Re de' Gepidi
d'allora Gundarito . Ma l'Autore della Mifcella W gli dà il nome di
TrìoJìUa^ e dice che coftui rimafe morto in quella battaglia. Di più
aggiugne elfo Autore, che Teoderico poco appreflo ^«^i«;« Fulgam-
nmn Regem magna, fimul cmn fuis agminibus cade profiravit . (♦) Ma fi
ha da Icrivere Fulgarorum ^ cioè Bulgarorum: il che ci fa intendere,
che fin d' allora i Bulgari aveano meflb piede nella Mefia inferiore .
Ed in fatti quell'Autore poco più di fotto aggiugne, che i Bulgari
fecero una lagrime vole fcorrcria nella Tracia, e la devaftarono tutta .
(b) Ennod. Ej^odio {!>) Icmbra dire, che i Sarmati fi oppofcro anch' effi ai Goti,
vantgyric. ma futono diflìpati ben tolto. Seguitando ora l'Autore della Mifcella,
Thtodtrid. fecondo la mia edizione, e gli Anonimi Valefiano, e Cufpiniano, che
fono i più efatti Storici di quelli avvenimenti, è dafapcrc, che Odoa-
cre conofcendo qual fiero temporale fi fofle mofib dall' Oriente contra
di lui, ammalsò quanta gente potè per opporvifi. Se vogliam crede-.
re al fuddctto Ennodio, cioè ad un Panegiri Ita Oratore, che accrcfce
o fminuifce tutto, per elaltar femprc il fuo Eroe Teoderico, avea Odoa-
cre eccitate contra d\ (\u.t\\o tutte le Nazioni^ e molti i2e erano accorfi
in aiuto d'eflb Odoacre. Nel primo di d' Aprile creò Generale dell'ar-
mi fue Ttifa-j e pofcia egli (teflb, quando fentì avvicinarfi il nimico,
fi porto colla fua potentilfima Armata al Fiume Lifonzo di là da Aqui-
leia nel Friuli, e quivi fi trincerò.
Arr-ivato dall'altra parte Teoderico., fpcfe alcani giorni per ri fto-
rare in queir ubettofo paefe la fua gente e i cavalli affaticati per sì
lungo viaggio . Pofcia fcelto il dì della battaglia, e mefle in armi tut-
te le fquadre de' fuoi combattenti, valicò il Fiume, ed affali l'oppo-
fto efercito di Odoacre. Fu fanguinofo e terribile il conflitto, ma in
fine toccò ad Odoacre il prendere colla peggio delle fue genti la fuga.
In qual giorno feguiffe quella giornata campale, non fi può raccoglie-
re dal Cronologo del Cufpiniano, perch'egli confonde le azioni e i
tempi. A noi bafteià di fapcre, che Odoacre fi ritirò a Verona, fpc-
ràndo
(*) Con ijlragi atterrò Buia Re de' Bulgari affiemt colle fue /quadre ,
Annali d' Italia. izj
rando che quella forte Città, e l'Adige gli doveflcro fcrvir d'argine. Era Volg.
Ma colà fopragiunto anche Teoderico, fi venne ad una feconda bat- Ann 0489.
taglia p')Co lungi dalia Itt-fla Città. Fu non minore la ftrage di qucfto,
che del precedente conflitto; ma ancor qui foprafatto Odoacrc dalle
forze nimiche, rimaie fcnnfitto, e di nuovo prcfe la fuga W . Molti {3.) nifi»r.-
furono, che in fuggendo fi precipitarono nell' Adige, e quivi trafpor- ^'i^tll"
tati dalla rapidirà dell'acque, finirono di vivere. Seppe ben profittare ^J^' if^n^
Teoderico delia vitrnna, perciocché nel caldo d'efla feguitando i fu-
gitivi, ebbe la fortunx d'entrare in Verona, i cui Cittadini per la co-
iternazione non ofarono di far reità. Dopo quefte fconfitte Odoacrc
con quelle truppe,, che gli erano reftate, prefc il cammino alla volta
di Roma, con pcnfiero di quivi fortificarfi, per quanto s*ha dalla Sto-
ria Mifcella.. Ma giunto colà vi trovò le porte ferrate, né potendo
in altra, maniera: sfogar, la fua rabbia per un tal rrfiuto contro i Citta-
dini , mifc a. ferro e fuoco tutti i contorni . Pofcia di là. fc ne. tornò a
Ravenna, dove fi diede a far quante fortificazioni mai potè per fua
difefa . 11 Cronologo del Cufpiniano imbroglia qui le cofc ,. narrando
in un fiato, che Odoacre entrò ne'trincieramcnri (di Ravenna), con
aggiugnere, che i. fuoi. foldati Eruli fi raifcro nella Pigneta,.c cheli
venne ad un. combattimento, in cui rcftò uccifo Libella Generale della
milizia, e tagliati a pezzi afiaiflìmi dall'una e dall' altra parte .• dopo di
che Odoacre fi chiufe in Ravenna a dì p. di Luglio. A gli Anni fc-
guenti appartengono quefti fatti .^ Ora il vittoriolo Teoderico indiriz-
zò i fuoi pafli alla volta di Milano, dove era il miglior nerbo delle
forze di Odoacre, e gli riufcì di guadagnare e tirar nel fuo partito
buona parte di quelle foldatefchc, che fc gli arrenderono, infieme con
Tufa Generale dell' Armata d' eflb Odoacre. E dando in Milano, non
pochi Popoli concorfero colà a riconofccrlo per Signore,, fra' quali fi
conurono i Pavefi, alla tella de' quali andò Santo Epifanio loro V cCco-
vo. Lafciatofi poi adefcare dalle belle parole di Tufa, uomo furbiflì-
mo, che gli promettea mari e monti, l'inviò con parte dell' efercito
coatra di Odoacre . Giunto coftui a Faenza, intraprefe 1' alTedio non
so fc di quella Città, o pur di Ravenna. Ben so per relazione dell'
Anonimo Valefiano (0, e dell'Autor della Mifcella (f), che ufcito (b) ^nony-
Odoacre di Ravenna, e venuto a Faenza, allora Tufa fi cavò la ma- *""* ^""Z-
fchera, e tornato co' fuoi al fervigio di lui, gli diede anche in mano ^jr^if"''
i primarj Ufiziali, ed aflaiffimi foldati di Teoderico, che già erano fé- toL. i.
co venuti, ed apprenb furono condotti ne' ferri a Ravenna : avveni- Rer. Italie.
mento, onde reltò sì fattamente forprefo Teoderico, che giudicò be-
ne di ritirarfi coli' efercito in Pavia, dove attefe a premunirfi con tutte
le poflìbili fortificazioni .. Ennodio C^^) anch' egli racconta,, che in tal (à.) FnatJ.
congiuntura un'immenfa moltitudine di Goti fi rifugiò in quella Città. '^pi.'laJi
Con si Itrepitofe avventure terminò il prefente anno . Ticmtnf.
Ep.jcopi .
Anno
IZ^
Annali d* Italia.
Anno di Cristo ccccxc. Indizione xiii.
di Felice III. Papa 8.
di Zenone Imperadore 17.
di Odo acre Re i j.
Confoli
Flavio Fausto juniore; e
Longino per la l'econda volta.
E»A Volg. T Ongino Confolc per la feconda volta appartiene all'Oriente, ed è
Anno 490. J[_^ {[ Fiatello di Zenone Augullo, cioè quel medefimo , che era Ih-
to Confole nell'anno 486. Fau/ìo Juniore fu Confole in Occidente i e
pare ben da ttupirfi, come Odoacre in tante turbolenze, e mafllaia-
mcnte fé è vero, che Roma lì fofle levata dall'ubbidienza di lui, crcafTe
qucfto Confole, il quale fembra anche accettato in Oriente. A diltin-
zionc dell'altro Faufio^ ch'era ftato Confole nell'anno 483. vien que-
(a) sìrmtn- ^o chiamato Juniore. Oflervò il Padre Sirmondo (<»), che fuo Padre
dus in Notis cra tìiito Gennaclio ^vieno Conlole nell'anno 4fo. Credo ben' io, che
ad lìb. I. s'inganni 1' Amcloven (^), allorché a queilo Confolc atiribuifce i no-
^^if^'^"" "^^ ''' yinicio Jcilio Jginanzio Fauflo . Quefti appartengono al prccc-
(b) Amtlt- dente Faurto Confole. Pretende ancora il Padre Pagi {e), che nella
■ven. Fajl. Lettera di Emiodio (rf), indirizzata a Faullo Confole nel prcfente anno,
ConfitUr. effo Fauflo fia chiamato Avieno . Ennodio fcrive a Fauflo.^ con rallc-
ì^^ Papui grarfi del Confolato conferito ad Avieno di lui Figliuolo, né già fcri-
(d) Ennod. ve, che anch egli portalie il ÌNome, o ha Cognome di Avieno. Mori
l.i.Epifi.^. nell'anno prefcnte l-'ietro Mongo Eretico, che circa fei anni occupò
la Chiefa Patriarcale d' Alcflandria, con avere per Succeirorc Atana-
fio li. anch'elfo attaccate a i medefimi errori: con che reftò tuttavia
in gravi divUioni e turbolenze la Chiefa Aleflandrina. Ciò, che ri-
guarda San Cefario Vefcovo di Arles, il quale fcrifle in quelli tempi
centra di Faullo Vefcovo di Ric?i e i Concilj tenuti in Francia con-
tro le novità de' Predeilinaziani > ed altre notizie fpettanti a Gennadio
Prete di Mariìlia, che continuo il Trattato di San Girolamo de gli
Scrittori Ecclcfialtici} liccome ancora a Salviano Prete mcdefimamcn-
ce, non già Vefcovo della itelTix Città: potrà il Lettore raccoglierle,
da gii Annali EcclefialUci del Cardinal Baronio, del Fleury, e del Pa-
dre Pagi. In quelt'anno, per quanto abbiamo dall'Anonimo Valefia-
{t)Anonym. no (t') , Odoacre da Ravenna portoffi a Cremona, che dovea tuttavia
ValefianHs. ubbidire a i di lui comandamenti, e pofcia pafso a Milano con quan-
te forze potè, con difegno di afTalire Teodcrica? Ma ne pur queftì
fi llava colle mani alla cintola. Aveva egli fcritto a i Viiigoti della
Gallia con pregarli d'inviargli un buon rinforzo delle loro milizie > e
il ile JUrico^ che regnava allora fra elfi, trattandofi d'aiutare chi cra
della
Annali d' Italia. 115-
della ftefla loro Nazione, e come Fratello, ben volentieri gli fpedi a Era Volg.
Pavia alquante fchiere de' fuoi più bravi combattenti . Allora Teode- Anno 490.
rico, lufciata in Pavia la Madre colle Sorelle, e col volgo imbelle del-
la Tua Nazione, fidmdofi dell'onoratezza di Santo Epifanio Vcfcovo
di quella Città, ufci in campagna col fuo bellicofo efercito, ed ito in
traccia dell' avverfario Odoacrc, il raggiunfe preflb il Fiume Adda (al
fiume Duca fi legge prcflo Caffiodorio {a); ma quefto Fiume è inco- (a) Cajfmd.
gnito a gl'Italiani) dove gli prefentò la battaglia nel dì i j. d' Agofto . '"Cbromct.
Menarono le mani con gran coraggio amendue le Armate, e fi.'guì un
fanguinofo macello sì dall'una come dall'altra parte, con reftare in
gli altri eftinto fìal campo Pierio Conte de' Domeftici, cioè Capitan
delle Guardie di Odoacre. Ma in fine ancor quello conflitto andò a
terminare come gli altri due precedenti colla rotta di Odoacrc, il quale
a forza di fproni Ci falvò a Ravenna colle reliquie dello fconfitto efer-
cito fuo. Ne fu lento ad infeguirlo Teoderico colle vittoriofe fue genti,
e a mettere l'adedio a quella Città. Stabilì egli il fuo alloggiamento
nella Pigneta, tre miglia lungi dalla ftelTa Città, dove fece de i forti
trincieramenti . Mentre quella gran lite fi agitava colle fpade fra i due
Competitori, abbiamo dalla fteffa Scoria Mifcella (^), che una grande (b) nifior.
Armata di Borgognoni, i quali colla lor fignoria abbracciavano allora j^'f"^^'^
anche la Savoia, calò in Italia col Re Gundebaldo^ chiamata non so fé ^/j^/, ' "^'
da Teoderico o da Odoacrc j ma pretendendofi burlata con un' appa-
renza di lega , uè trovando nella Liguria perfona che loro fi opponef-
fe, diede il facco dapertutto, e condulTe nella Calila un'immenfi quan-
tità di prigioni . O nel prefente o nel fufleguente anno accadde la bar-
barica azion di coftoro. Abbiamo eziandio da Ennodio (0, che circa (e) Enmd.
?[uefti tempi la Città di Milano patì di grandi calamità, e ne toccò la '« ì^at^l.
uà parte z Lorenzo Arcivefcovo d'efla, mentre nell'irruzion de'nemi- ^•'«'^«'"
ci i Criftiani a guifa di pecore erano condotti in ifchiavitù . Da i fud- ffel/""*'
detti Borgognoni venne quello flagello.
Anno di Cristo ccccxci. Indizione xiv.
di Felice III. Papa p.
di Anastasio Imperadore i.
di O D o A e R E Re 1(5.
Confole ^ Oli BRIO juniore, fenza Coflega.
NEH' Occidente niun Confole fu creato, perchè tuttavia fi difpu-
tava del Regno tra Odoacre e Teoderico. Sicché il folo Orien-
te diede per Confole Olibrio appellato ^««/orf a diftinzione dell'altro,
clic era (iato Confole nell'anno 464. ed era poi divenuto Imperador
Tom. ni. Ff d'Oc-
220 Annali d' Italia.
Era Vclg. d'Occidente. Era egli Figliuolo d' Jriol?i»do GeneYole d'armi, ed la-
^'*'^"^4^'* figne perfonaggio nella Corte Imperiale de' Greci, e di Giuliana figliuo-
la del predetto Impcradore Olibrio. La Genealogia di quella Giulia-
(a) Mor.t- na ci fu data dal chiariflìmo Padre de Montfaucon (") Benedettino di
faucon Pa- San Mauro . In queft'anno Zenone Imperador d'Oriente finì di vivero
leogrjph. g ji regnare nel' dì p. d'Aprile. Chi defidera delle favole, legga ciò,
rdt.f.ioT^ che lafciarono fcritto Zonara, Ccdreno, e Niceforo Callillo, intorno
alla maniera della fua morte, eflendofi fparfa voce, che trovandofi egli
uà dì ftrananiente ubbriaco ( il che non di rado fuccedcva ) Arianna
fua Moglie, anch' efTa disguftata di lui, il facefle feppellir come mor-
to, e ben chiudere l' avello j e che digerito il vino, e tornato egli in
fé fteflb, con inutili grida ed urli fofle coftretto a morir ivi daddovero.
Certo è, che quefto Imperadore lafciò dopo di sé una memoria fune-
fta per cagione de' molti fuoi viz}, e per aver fomentati gli Eretici
e le Ercfie di quc' tempi. Ma non lafciò già Figliuoli malchi} e pe-
rò Longino fuo Fratello, flato già Confole due volte, ed allora Prin-
cipe del Senato, ma uomo fupcriore di gran lunga al Fratello ne' vi-
zi, fidandofi fpezialmcnte nell'appoggio delle foldatefche Ifaurc, ten-
to e fperò di fuccedere nell' Imperio . Ma l' Impcradrice Arianna fcppe
adoperarfi con tal deftrezza, che guadagnati i voti del Senato, e dell'
cfercito, ftCQ proclamar Imperadore Jnajìafio^ allora Silenziario del
facto Palazzo (bafTa Dignità) e non peranchc giunto al grado di Se-
(W Theo- natore. Era egli nato in Durazzo. Scrive Teofane (^), che Eufemio
ph,incs m Patj-jarca di Coftantinopoli, tenendolo per indeano dell'Imperio, ab-
borriva di conlentire ali elezione di lui} ma avendo Analtaiio lotto-
fcritta una promefla di feguitare il Concilio Calcedonefe, come Rego-
la di Fede, Eufemio s'indufle a coronarlo. Salito egli poi fui Trono,
(t) Kvagr. racconta Evagrio (e), che moftrandofi amator della pace, non volle
/■.3. fa». 30. j-jj^ novità alcuna nelle cofe della Religione e della Chicfa, lafciando
che chi voleva fofleoere il Concilio- fuddctto, lo folleneiTe j e chi ave-
va abbracciato 1' Enotico di Zenone, feguitafle a tenerlo: per la qua!
mondana Politica maggiormente fi confermarono e crebbero le difcor-
die nelle Chiefe d'Oriente con grave pregiudizio del Cattolicifmo .
Seguitava intanto l'afledio di Ravenna, entro alla quale era chiufo il
(d) Jnony- Kt Odtacre . Abbiamo dall' Anonimo Valefiano (rf"), ch'eìTo Odoacre,
mm Y»ltf. ficcome uomo valorofo, ufcito una notte della Città con tutto lo sfor-
zo de'fuoi Eruli, andò ad aflalirc 1' Armata del Re Teodcnco, che fla-
va ben trincierata nella Pigneta. All'inafpettata vifita non pochi de' Go-
ti rimafero trucidati} ma prcfe l'armi da tutto il campo, dopo una olli-
nnta difefa e ofFcfa, e che collo la vita a gran copia di quc' Barbari,
furono rovefciati gli Eruli con loro gran perdita, ed obbligato il re-
flante alla fuga. Il Generale dell'Armi di Odoacre, chiamato ZfwV«,
o Levilla (preflo il Cronologo del Cufpiniano ha il nome di Libella)
{€) Hiftor. rimafe morto in fuggendo nel Fiume Veiente, che Bideas da altri è
MijctU. chiamato, & oggidì Bedefe,,o Ronco. Odoacre ebbe la fortuna di ar-
Rt'r italiw ri^*f ^*1^° '" Ravenna, dove fi rinfcrrò . L' -.autore della Miicella (0
f*
Annali d' Italia. xiy
fa menzione anch' egli di quefto fatto con dire, che Odoacre fovenre Era Volg.
ufcendo co'fuoi dalla Città, inquietava l'cfercito diTeodcrico} e che Anno 491.
ultimamente fatta una fortita di notte addoflb a gli afledianti, ne fece
gran macello > ma in fine fuperato da i Goti, che fecero una gagliar-
da refiftenza, fé ne fcappò entro la Città. La flefla azione fotte que-
fto medcfimo anno è narrata da Caffiodorio («) con dire, che ufcito ^ calpod.
di notte Odoacrc al Ponte Candìdio fu con una memorabil zuffa vinto in chronic».
dal Re Teoderico. In vece di Candìdio fi dee Icriverc Candiano ^ Luo-
go celebre prcflb Ravenna. E lo attefta anche Agnello Scrittore del
Secolo Nono nelle Vite de gli Arcivefcovi di Ravenna (^), dal quale W -^gntH-
parimente impariamo, che Teoderico Ci era pollato non lungi da Ra- ^'5' ■^'''^"-
venna nel campo che Ji chiama di Candiano; e che Odoacre due volte R^^'^n
battuto, tornò col fuo efercito al predetto Campo., e rellò fconfitto la Pan. r.
terza volta: dopo diche fi rinchiul'e nella Citrà . Aggiugnc pofcia cflb ^"n. u.
Agnello, che Teoderico (per quanto io vo credendo, ctìendo confufe ^"'' ^"^"'
le fue parole) andò a Rimini, e di là co i Dromoni, cioè con barche
da trafportar gente e viveri, arrivò al Porto Lione, per impedire i
foccorli dalla parte del mare all'aflcdiata Città, con far dipoi fabbri-
care un Palazzotto nell' Ifola, dove a' tempi del medefimo Agnello era
il Monillero di Santa Maria, fei miglia lungi da Ravenna: la qual Cafa
il medefimo Agnello fece demolire per valerfi di quel matcrule. Ag-
giugnc Calltodorio, che in quell'anno i Vandali fupplicarono per aver
la pace, fenza dire, fé dall' Imperadore d'Oriente, o pure dal Re Teo-
derico, e da lì innanzi cefiarono di fare incurfioni nella Sicilia. Mar-
cellino Conte (e) accenna anch' egli, che leguì in Coitantinopoli una r^s j^ianeil
guerra fra la Plebe, e che una parte della Città e del Circo rimale csmes m
.disfatta da un grave incendio. chrcmco.
Anno di Cristo ccccxcii. Indizione xv,
di Gelasio Papa i.
di Anastasio Imperadore 2.
di Odoacre Re 17.
Confoli
i Flavio Anastasio Augusto, e Rufo,
SEcondo il coftume de gli altri Imperadori Anaftafii in Oriente nel
primo Gennaio dei fuo Imperio prefe il Cotifolato. Rufo fuo Col-
lega viene appellato Co«/e dal Cronologo del Cufpiniano C"^), e il Pan- "(d) corono-
vinio (0 pretende, che egli fofic Confolc creato in Occidente, ma fen- ^oguì óufpì-
za recarne pruova alcuna > apparendo nulladimeno, che 1' Imperadori TJ"'pa„.^i
d'Oriente talvolta in quelli tempi crearono anche il Confole Occidcn- „i«j j„' f^.
tale . Pafsò nel prelente anno a dì 14. di Febbraio a miglior vita Fé- ft'n Ctnful.
Ffi lice
Era Vola
^a) Ctdren
it Annalìb.
ii8 Annali d' Italia.
lice Papa^ Terzo di quefto nome, che San Gregorio Magno chiama
Anno 492. fug JtavB^ Porvtefice, la cui memoria è gloriofa ne' Fatti Ecclefiafti-
ci . Nel di primo del fufleguence Marzo gli fu dato per Succedore
Gelafto di nazione AfFricano, uno de'piii riguardevoli Paftori, che ab-
biano riempiuta la Sedia di San Pietro. Diede egli principio al fuo Pon-
tificato cori procacciare rimedj al miferabile ftato delle Chiefc d'O-
riente, giacche l'Erefia in vece di celTare andava crefcendo a cagion
della connivenza d' Anaftafio Imperadore, il quale moftrava bensì dall'
un canto d'eflere Cattolico, ma dall'altro fomentava non poco le tur-
bolenze de gli Eretici, in guifa che veniva riputato anch' egli Ereti-
co, o macchiato dell' Erefia de gl'Indifferenti: pefte, che anche og-
gidì ha luogo fra certi Popoli , che pure efteriormente profetano la
Legge fantiffima di Crifto. Per quello nondimeno, che riguarda il Po-
litico, fi acqui ftò falle prime eflb Anaftafio un buon nome; anzi fel
confermò, giacché fcrive Cedreno C«), che ne' Giuochi Circenfi cf-
fendo egli alfifo, tutto il Popolo ad una voce gridò: Come fiete viva-
fi finora^ Jìgnoreggiate ancor da qui innanzi .^ 0 Signore . Confeflano in fat-
ti gli Scrittori, che A naftafio nella vita privata era folito a mezzanot-
te d'andare alla Chicfa con far ivi le fue preghiere, e fpeflb digiuna-
va, e difpenfava di grandi limoline. Divenuto poi Imperadore, cac-
ciò via da Collant inopoli le fpie, ed abolì il tributo chiamato Crifar-
giro^ cioè Oroargento^ che fruttava all'erario Celareo un'incrcdibil fom-
ma di danaro, ma con aggravio intoUerabil de' Sudditi. Imperocché
qualfivoglia mendico, meretrice, ripudiata. Servo, e Liberto era ag-
gravato dal tributo ogni anno. E fecondoche abbiamo da Zonara C^),
ogni pcrfona, mafchio ofemina, pagava una moneta d'argento, altret-
tanto poi per ogni cavallo, mulo, e bue-, e lei Folli (fpccie di mone-
ta) per ciafcun afino e cane. Fece Anaftafio pubblicamente bruciati
Libri di quello Tributo con fuo gran plaufo, ed iramcnfi confolazio-
ne del Popolo. Volle eziandio per atteilato di Teodoro Lettore {:),
che le Cariche per l' addietro venali fi dtfpenfaflero gratis in avvenire.
Ma a così bei principi non corrifpofe il profcguimento della fua vita
e del fuo comando. È' nondimeno da avvertire, che Teofane (,d) ri-
ferifce abolito il fuddetto Tributo alquanti anni dipoi, e non già ne'
primi di quello Imperadore, con aggiugncre, ch'egli proibì ancora l
combattimenti colle Fiere nell'Anfiteatro, che collavano la vita a mol-
te pcrfone . Appartiene bensì al prefence anno, giulla la teflimonian-
za del fuddetto Teofane, e di Marcellino Conte (0, il principio del-
la guerra Ifaurica. Longino Fratello del già defunto Imperadore Zeno-
ne, da che non avea potuto ottener di Ialite fui Trono dopo di lui,
inquietava forte la Città di Collantinopoli. Se ne sbrigò Anaftafio
"con farlo prendere, ed inviare ad Alelfandria d' Egitto, dove il collrin-
fe a farfi Prete, e dove da lì a fette anni pacificamente diede fine al
fuo vivere . Tolfe ancora la carica di Generale delle Armate ad un al-
tro Longino. Ma coftui per la rabbia di vcderfi degradato, unitofi
con gì' Ifauri,, che erano della Nazione fua ftcfia, e del prtdcfunto>
Ze-
in Annal.
vc) Ihecd.
LeCior l. :
(d) rhiofh.
in Chrsnog.
(e) Marcft-
Ihi. Ccm. i»
Chrtnko .
Annali d' Italia. 119
Zenone, ed ufavano fiere prepotenze in addietro, fi diede a fare alla Era Volg,
peggio, commettendo mille difordini in Coltantinopoli . Perciò -Ana- ANN049Ì.
ilafio il cacciò via dalla Città con tutta l'infoiente e numerofa brigata
de gli altri Ifauri. Se n'andò collui infuriato nell' Ifauria, ed impadro-
nitoti de'tefori, che Zenone per fua cautela avca mandati in quel pae-
fe, fece foUevar quc' Popoli, con formare un'Armata d'elfi, di Bar-
bari, e d'altri mafnadieri, fin quafi a cento cinquanta mila perfone .
Ninilingi Governator dell' Ifauria, creatura di Zenone Augufto, fi mi-
fe alla tefta di coltoro . Ma fpedito centra di loro da Anaftafio Gio-
vami Scita con un poderofo efercito, e data una battaglia, Ninilingi
redo morto fui campo con buona parte de gì' Ifauri tagliata a pezzi,
e il redo prefe la fuga. Se i vittoriofi Romani, o vogliam dire i Gre-
ci, non fi perdevano dietro alle fpoglie, forfè in quel dì avea fine que-
fta ribellione- Ma gì' Ifauri fi rimifcro in forze e in arnefe, e conti-
nuarono dipoi la guerra anche per qualche anno. Noi non fappiamo,,
che fuccedefle in quefti giorni in Italia azione alcuna degna di memo-
ria, fé non che Teoderico oftinatamente continuò ad affediare Raven-
na, e Odoacre a difcnderfi in efia. _.-
Anno di Cristo ccccxciii. Indizione i.
di Gelasio Papa 2.
di Anastasio Imperadore 3 .
di Teoderico Re i.
Confoli ^ Eusebio per la feconda volta; ed Albino.
EUfebio Confole Orientale di queft'anno, è quel medefimo, che dian-
zi nel 48P. era fiato decorato della ftefia Dignità. Truovafi in (a) chron.
quefti tempi nella Corte Imperiale di Cofiantinopoli per relazione del- fJ'.^"'^''-,
la Cronica Aleflandrina (1), e di Teofane (^), un Eiifebiu chiamato Ala- >^ ch'r"^ -'
gifter Officiorum, o fia Maggiordomo dell' Imperadore. Probabilmente grafkia.
lo ftcfio fu, che ora veggiamo per la feconda volta Confole, /libino^ (e) Cajfiod.
cioè l'altro Confole vcrilimilmente fpetta all'Occidente. Caffiodorio, '• ^-^p'/^-
({) ed Ennodio W nelle loro Epiftole, e l'Anonimo Valefiano (0 fan- ^^^ znnod
no menzione di Jlbino Patrizio, che fu poi accufato nell'anno fi4. ed /. 3. Efifi'
è chiamato Fir Cònfularis da Boezio (/) . Quefti fi può credere lo ftef- m.
fo, che il prefente . Notò fotto quefti Confoli Marcellino Conte (^), W -^"'p-
che in Coftantinopoli mforfe una guerra civile contra dello ftefib Impe- T^\ soenùi
radore Anaftafio, dimodoché le Itaruc di lui, e dell' Imperadrice A- i,b. t. de
rianna furono legate con funi, e ftraicinate per la Città} e che Giù- CmfuUr.
liaao Generale dell'armi in una baruffa accaduta di notte nella Tra- (»' Marcd-
cia, trafitto dalla fpada di uno Scita, terminò di vivere. Nulla fi l^'chrimite.
racco-
2-30 Annali d' Italia.
Era Volg. raccoglie di quefti avvenimenti da gli altri Storici. Seguitava in-
Am NO 493. tanto la guerra contro gl'Ifauri, e Tappiamo da Teofane, che aven-
do Diogene^ uno de' Capitani Imperiali prefa la Città di Claudiopo-
li,' fccii gì' I Tauri dal Monte Tauro, 1* afTediarono sì (Irettamcnte
là dentro, che fu in pericolo di perir di fame egli con tutto il fuo
•fcguito . Ma finalmente arrivato all' improvvifo Giovanni Cirto Ge-
nerale dell* Imperadore con delle foldatefche dail' un canto , e fa-
cendo dall'altro una vigorofa fortita Diogene, rimafero fconfitti gli
aJTedianti , e fra efli uccifo Canone Vcfcovo d' Apamea , il quale
lafciata la fedia Epifcopalc con difprczzo de' facri Canoni s' era raef-
fo a fare da General di battaglia . Era già durato circa tre anni l' af-
fcdio di Ravenna, con incomodo graviffimo de gli affedianti, ma più
de gli aflediati. Agnello, che circa l'Anno 850. fcrifTe le Vire de
(a) AgwU. gli Arcivefcovi di Ravenna , {a) ci fa intendere , elTcrc talmente
rJm.i.'. venuti meno i viveri, e crefciura la fame nella Città, che mangia-
Rer. Italie, vano le cuoia, ed altri immondi ed orridi cibi, e che non pochi avan-
zati alle fpadc vi perirono di fame. Perciò Odoacre trattò di pace
con Teoderico, e il trovò difpofto ad accettarla. Imperocché ficco-
deBell me narra Procopio (^), riufcì a i Goti d'impadronirfi o per amore
Goth.i. I. o per forza di tutte le Città, fuorché di Cefcna, e di Ravenna} ed
avendo fpefo guafi tre anni nell'aHedio dell'ultima, erano i foldati
omai llanchi ed attediati per sì lunga dimora. Interpoftofi dunque 1' Ar-
civcfcovo di Ravenna, fi venne ad un accordo . Odoacre diede per
(e) jineny ortaggio a Teoderico Telane fuo Figliuolo CO- Secondo l'atteftato
musValeJia- d'Agnello, nel dì zf. di Febbraio, o pure, come ha il Cronologo
Id^'cbrono «^^1 Cufpiniano W , nel dì ij. d'efTo Mele fi conchiufe la pace.Fu-
hgus cuffì- '■°"o "^'PO' "^1 '^' f- ^^ Marzo aperte le Porte di Ravenna, e 1' Ar-
niani. civefcovo con tutto il Clero, colle Croci, co i turiboli, e co i fanti
Vangeli proceflionalmente cantando Salmi , fi portò a trovar Teode-
rico} e proftrati a terra, gli dimandarono perdono e pace, ed otten-
nero quanto chiefero . In quello ftcfio giorno anche Teoderico prefc
il pofleflb della Città e del Porto di Giade . Con quali condizioni e
patti feguifle l'accordo fra lui & Odoacre, hanno dimenticato gli an-
tichi di regillrarlo. Poiché non é molto credibile quello, che vien
raccontato dal fuddctto Procopio, cioè che tanto l'un come l'alrro
avcflero ugualmente da fignoreggiare da li innanzi in Ravenna . L' Ano-
nimo Valefiano non altro dice promeflb ad Odoacre, fé non che fa-
rebbe in falvo la fua vita: il che è ben poco, perchè forfè Odoacre
avrebbe potuto tentar di fuggire per mare, e portar feco di che fo-
ftentare in luogo ficuro onorevolmente la vita. Altri hanno immagi-
nato , che egli folamente chiedefle un qualche angolo d' Italia da paf-
farvi convenevolmente il redo de'fuoi giorni.
Vero è, che Teoderico potè liberalmente concedere quanto gli
fu dimandato, perchè già covava il penfiero di non mantener la pa-
rola. In fatti dopo aver fatta buona ciera e carezze per alquanti giorni
ad Odoacre , invitatolo un dì a pranzo co' fuoi Cortigiani nel Palazzo
di
Annali d' Italia ijr
di Lauro o Laureto, gli fece levar la vira; e fé vogliam credere all' £ra Voig.
Anonimo Valefiano, lo lleffo Teodcrico di fua mano Tuccife, con ANN0493.
aggiugncre, che nel medefimo giorno tutti quei, che fi poterono
trovare del di lui feguito, furono d'ordine d'eflb Teodcrico tagliati
a pezzi. 11 medefimo Scrittore, e Procopio, e Caffiodorio («) attri- (a) Cajftod.
buifcono quéOa barbarica rifoluzione all'avere Teodcrico fcopcrto,""^^"""^-
che Odoacre gli tendeva delle infidie. Ma non mancano mai pretcfti
a chi può e vuol far del male a gl'inferiori} e probabilmente non
mancarono falfi Configlieri, & adulatori alla gran fortuna di Teodc-
rico. Odoacre ridotto in quello (lato, con un potente cfercito intor-
no, chi crederà mai, che potefie fabbricar delle trame contra del
fuo vincitore? l-*iù degno di fede a noi fembrerà Marcellino Conte (^), (b) Marcel-
allorchè fcrive, che Odoacre ab eodem Theoderica perjuriis illeilus ^ hiter- ['»• Comes
feBufque eft; e il dirfi dall'Autore della Mifcella : a theoderìco infidemfu- '" e*""'"-
fceptus^ ab eo truculente interemtus e(l . Con tale iniquità diede princi-
pio al fuo pieno dominio il Re Teodcrico ; e in quella maniera ter-
minò i fuoi giorni il mifero Odoacre, appellato dall' Anonimo Vale-
fiano homo boìite vohmtatis . Ne C\ dee ommettere che durante que- ,y ^^ ^
Ilo grande fconvolgimento dell'Italia,, (f) efiendo partiti, per atte- ,„ j^,,^ 5/
flato di Ennodio, da Pavia i Goti, fu confegnata quella Città a i Ru- Epiphanìì
gi, i pili barbari e crudeli di tutte le Nazioni, i quali fi credeano '^'""- ^P'-
d' aver perduta la giornata , qualor non aveano potuto commettere ■'''''^'
qualche fcellerata azione . Tuttavia a Santo Epifanio Vcfcovo di quella
Città riufcì di ammollire i cuori di que' Barbari colle fue dolci ma-
niere, talmente che piangeano, allorché dopo due anni ebbero da an-
darfene al loro paefe . Crede il Padre Sirmondo, che coftoro entraf-
fero in Pavia nell'Anno prefente . L'Autore della Mifcella in fatti
fcrive, che dopo tre Anni ufciti i Goti da Pavia, v'entrarono i Ru-
gi, e che coftoro per due anni continui diedero il guafto a quella
Città e al fuo territorio. Noi già vedemmo, che Federigo Re de i
Rugi era venuto in Italia colle fue genti in aiuto di Teodcrico. Sap-
piamo poi dal medefimo Ennodio (^), che coftui mancò in progrcflb (d) EnnodJ.
di tempo di fede a Téoderico, e fi uni co i nemici di lui. Ma in P^r.e^yrit.
fine nata, difcordia fra elfo,, e i fuoi, Collegati , rellò disfatto, e forfè '^"^ "^'"'
uccifo da i mcdcfimi. Quando ciò fuccedefle, è fcuro affatto. Pro-
babilmente nondimeno egli fi rivoltò durante l'afledio di Ravenna, e
poi lucccdette la fua rovina, allorché Teodcrico ebbe a far guerra
nella Pannonia, ficcorae diremo al fuo luogo. E' di parere il Cardi-
nal Baronio, che dopo la morte di Odoacre, e fui fine di qucft' Anno
Teodcrico inviafie ad Anaftafio Augufto i fuoi Ambafciatori, per ifla-
bilir pace o lega con lui,. e che a tal fine fofTe fcritta la Lettera , -
prima di Caflìodorio (0 ad efib Impcradore. Parimente crede, che [ j ^pn/^,
Faujìo Màejìro degù Ufizj fofie imo di quelli Ambafciatori. Ma in
quella Lettera fi fupponc intorbidata la buona armonia, che dianzi
paflava fra Anaftafio e Teodcrico; e però ne gli Anni fufleguenti fem-
bra elTa ferina- a nome di Teodcrico. E tanto più perchè Teodcrico
con-
Era Volg.
Anno 493,
(a) Anonym.
Vaìefianus .
(b") nìftor.
Mìfcella.
Tom. I.
Rer. Italie.
(e) Jordan,
de Rei. Cet.
•mf. j8.
(d) PncQf.
de Bell,
yandal.
lib. I. e. 8,
(e) Anonym
ihidtm^
(f) Cregor.
Turontnjìs
lib. z. e. 17
X3X Annali d' Italia.
confelTa d'eflere flato più volte efortato dall' Imperadore ad amare il
Senato Romano, e ad ofTervar le Leggi de' precedenti Augulti. Per
altro abbiamo d^ll' Anonimo Valefiano (a) che nelP Anno 490. vivente
ancora Zenone Imperadore, non tardò Tcoderico ad inviare a Co-
ftantinopoli Fsjìe Capo del Senato ., per chiedergli la vefte Regale, ed
è lo fi; e fio , che dire, a pregarlo, che voleffe riconofcerlo per Re
d'Italia. Lo fteflb Autore dipoi chiama quefto Ambafciatore non più
Fejlo^ ma Faufio il Negre-, ed aggiugne, che prima del ritorno luo
dalla medefima Ambafciata, avendo Teodcrico inrefa la morte di Ze-
none (accaduta, come dicemmo nell'Anno 4PI.) e dappoiché fu en-
trato in Ravenna, ed ebbe tolto dal Mondo Odoacre : i Goti il pro-
clamarono e confermarono Re, fenza afpettar la licenza ed approva-
zione del nuovo Imperadore Anaftafio. Ma forfè quefto Scrittore an-
ticipò alquanto la fpedizione del fuddctto Ambafciatore, e l'aflun-
zione del titolo Regale: ,del clic parleremo all'Anno 49f.
Abbiamo dall' Autor della Mifcella C'^) ,e da Giordano S corico (0,
che Teoderico, per bene flabilirfi nel nuovo Regno, conchiufc pa-
rentado con varj Principi di qu:fti tempi. Cioè prcfc egli per Mo-
glie ^«.■?'ff//Vfr/a, chiamata da Gregorio Turonenfe Sorella^ e dj Gior-
dano e dall'Autor della Mifcella (con errore credo io, perchè Clo-
doveo era allora affai giovane) Figliuola di Clodoveo il Grande, Re de'
Franchi. Diede Amxlafreda fua Sorella ad Unnerico R€ de' Vandali.
Ma l'Autore della Mifcella qui s'inganna. Il Re Unnerico cefsò di
vivere nell'Anno 484. ed ebbe per SuccefTore Gundamondo^ la cui
morte accadde nel 496. E dopo lui regnò 'trafamondo . Qucftì fu il
Marito di Jmalafreda ., come s'ha chiaramente da Giordano, e da
Procopio (i/) . Avea Tcoderico due Figliuole, nate a lui da una con-
cubina, allorché dimorava nelle fue contrade. La prima appcil.ita Jf^-
//Ve^t) (da Procopio Teudicufa., e dall'Anonimo Valefiano (^} Jrevagni
vien detta ) unì in matrimonio con Alarico Re de i Viligoci, che re-
gnava allora nella Gallia Meridionale, e in buona parte della Spagna.
L'altra chiamata 0/?ro^of« (o fia Teodezota., come ha il fuddetto Ano-
nimo) fu prcfa in Moglie da Sigifmondo Figliuolo di Gundobado, o
fia Gundibaldo, Re de' Borgognoni . Una Figliuola eziandio di Ama-
lafieda fua Sorella, e del fuo primo Marito, per nome A.nalberga.,
ebbe per Marito Ermenfredo Re della Turingia. Ma quelli matri-
qtiantunquc io gli abbia qui rap-
oriofc azioni di San Gelafto Papa in
della vera Fede si in Occidente,
gli Annali Ecclefiaftici del Cardi-
nal Baronio. Riferifce ancora Gregorio Turonenfe (/) al prcfente Anno
la guerra fatta da Clodoveo Re de' Franchi a i Turingi, non già con
foggiogarli affatto al fuo dominio, come egli dice, ma con obbligar-
li a pagargli tributo. Rammemora eziandio il di lui matrimonio con
Clotilde Nipote di Gundobaldo Re de i Borgognoni, Principcfla glo-
riofa, perchè poi condufle il Marito tuttavia Pagano ad abbracciare
la fantiffima Religione di Crifto. Ann©
monj fuccedcrono in varj tempi,
portati tutti in un fiato . Delle gì
qucft' Anno per la confervazione
come in Oriente, fon da vedere
Annali d' I t a l i a. 133
Anno di Cristo ccccxciv. Indizione 11.
di Gelasio Papa 3 .
di Anastasio Imperadore 4.
di Teoderico Re z.
Confoli ^ g p
TuRCio RuFio Aproniano Asterio,
RBSIDIO.
E' Fuor di dubbio, che il primo di quefti Confoli, cioè Aflerio fu Hra Vo!g.
Confole creato in Occidente, ed è quel medefirao, che fi legge '^nko494,
fottofcritto nel faraofo anrichiffimo Vergilio fcritto a penna della Bi-
blioteca Medicea, fopra che fon da vedere il Cardinal Noris («), e il (a) norU
Canonico Cori (*) . I Padri SirmonJo, e Pagi, che il credono appel- Cxnetaph.
Iato Aflurio^ e non Afterio^ non fon qui da afcoltare . Afierio era Co- ^ì^'"'-. •^'■-
gnomc della Cafa Turcis^ come ancor io provai (f) in illullrando un ^f,j clrìus^
Poema di San Paolino Vefcovo di Nola. Quanto all'altro Confolc, infcription.
cioè a Preftdio, il Tuddctco Cardinal Noris, ed Onofrio Panvinio {d) EtrHr.
il giudicarono Confolc Orientale j all'incontro dal Padre Pagi (0 è te- ^^ -f"""
nato anch' cffo Occidentale. Ma ognun d' effi giuoca ad indovinare, dijjtru".\.'
riè Ci può ftabilire chi s'abbia ragione. Tuttavia eflendo il nome La- (d; Panvin.
tino, e trovandofi pofpofto cffo anche ne' Falli Greci, piìi probabile f-^/- t--»/.
fembra l'opinione del Pagi. Dopo avere il Re Teoderico ridotta alla ^"^^. '"''?'"'
fna ubbidienza l'Italia tutta, fcnz,a curarli del titolo d' Imperadore ^ ' Z""'
afllinfc quello di Re, ufato (dice Procopio (/}) da i Barbari, per fi- (f) Prorop.
gnificare i lor Principi, da' quali fon retti e governati. E da faggio ds itH.
Politico non folamentc ritenne ed onorò tutti i Magiftrati foliti della ^'"''- ''^- '•
Repubblica e dell'Imperio Romano, ma ancora prefe a veilirfi alla
Romana, con indurre i fuoi Goti a fare lo lleflb: il che piacque non
poco a i Popoli, come fcgno d'amore e di (lima verfo della nazione
Italiana. Pofcia in quella felice calma s'applicò egli tutto a mettere
in buon fiilema l'Italia, che per tante paffiite rivoluzioni e turbolen-
ze era ridotta in un miferabile llato . Ma fpezialmente per atteftato
d' Ennodio (,?), a lui fece pietà la defolata Liguria, che in quelli tempi (s) f^nncd.
abbracciava anche i\ Piemonte, il Monferrato, e Milano. S'è toccata '" ^'l''^ ^,'
di lopra la tcrribil incurfione de' Borgognoni in quelle parti, allorché 'rJininfl
Teoderico era impegnato nell'affcdio di Ravenna; e s'è raccontato,
che in quella occufione fu condotta in ifchiavitìi alle Gallie un'immenfa
quantità di Popolo da quella barbara ed Ariana Nazione. Baderà fa-
pere, che le campagne erano rimafte quafi tutte lenza abitatori, e
lenza chi le coltivaffe. Pensò dunque Teoderico al rimedio, quund'ecco
giugncre a Ravenna Epifanio Velcovo di Pavia in compagnia di Lo-
renzo Arcivcfcovo di Milano, per implorare la di lui clemenza . Avca
Tur.;. IH. Q g Tco-
Era Vo!g.
Anno 494..
(a) Marcel.
Comes in
Chronìco .
(b) rhiòph.
in Chronog.
134 Annali d'Italix.
Tooderico pubblicata una Legge, in cui concedeva a tutti i Popoli,
che erano (iati in addietro del Tuo partito, i privilegi de' Cittadini Ro-
mani, col negarli, e con levare nominatamente la tacultà di teftare a
gii altri, che avcano tenuto per la parte di Odoacre . Era grande il
lamento per quello in tutta l'Italia. I due fanti Vefcovi con tanta ef-
ficacia il fupplicarono d'abolir quella Legge, che Teoderico non potè
far refiftenza, e chiamato tolto Urbico Qucllorc del facro Palazzo, gli
ordinò di fare un Editto ritrattatorio del precedente. Rivoltoli dipoi
ad Epifanio gli dilTe d'aver porti gli occhi fopra di lui, per inviarlo
fuo Àmbafciatorc a Gundoùaclo, o lìa Gundobaldo^ Re de' Borgognoni,
per trattar feco del rifcatto de gli Schiavi fatti nella Liguria: al qual
fine l'erario Regio gli avrebbe fomminiftrato il danaro occorrente. Ac-
cettò il fanto Prelato quella pia incombenza, e iblamentc il pregò di
volergli dar per compagno ^///wf Vefcovo di Torino, perfonaggio di
rare virtù . Pertanto nel Marzo del prcfente anno fi mollerò i due Ve-
fcovi alla volta di Lione, dove allora abitava il Re Gundobado, fic-
come padrone ancora di quella Provincia . Era già promcfla in ifpofa
.1 Sigifmondo Figliuolo di quel Re una Figliuola di Teoderico . La ve-
nerabil prefenza, e le faggic e pie parole di Epifanio indufiero Gun-
dobado a rilafciar gratuitamente tutti qucgl' Italiani, che non aveano
prefc l'armi contra de' Borgognoni, richiedendo Iblamcnte, che fi pa-
gafle il rifcatto per gli altri. Allora fi videro le fchiere di quella po-
vera gente tutte in moto ed allegre vcrfo la lor Patria. In un giorno
folo dalla fola Città di Lione ne partirono quattrocento > e lo ftcflo fi
praticò per tutte le Città della Savoia, e dell'altre Provincie fotto-
polte a i Borgognoni . Ben fei mila perfone furono le donate alle pre-
ghiere del fanto Vefcovoj ed Ennodio allora Diacono, che tali noti-
zie tramandò a i poderi, era prefente alle lor liete procelfioni . Per
rifcattar gli altri impiego Epifanio il danaro datogli dal Re Teoderi-
co, ma non batto. Sìagria piilTima e ricca Donna, ed Alcimo Ecdicio
Avito ^ celebre Vefcovo di Vienna, contribuirono di molto oro perla
liberazion de gli altri. Pafsò ancora Epifanio a Genova, dove coman-
dava Godigifelo Fratello del Re Gundobado, ed ivi ancora ottenne
la liberazion de gli fchiavi, attorniato da' quali anch' egli fé ne ritornò
in Italia con uno fpettacolo, che tralTe da gli occhi di tutti le lagri-
me, e tornò in gloria grande della Religion Criftiana e di Teoderico,
che da buon Principe proccurò si gran bene a i fudditi fuoi .
Seguitava intanto in Oriente la guerra mofla a gl'Ifauri Wi ed
Anaftafio Imperadore cominciò in quell'anno a fcoprire il fuo mal ani-
mo contra di Eiifemio Patriarca di Coltantinopoli, pcrch'egli flava fal-
do nella ditefa della dottrina e Chiefa Cattolica, e fi opponeva alle
mine d'efib Imperadore, fautor de gli Eretici . Teofane {b) aggiugne,
che Anaftafio concepì ancora de' fot petti contra di Eufemio, quafichè
egli fomentane la ribellion de gl'Ifaurij e perciò ben per due volte
tentò di firgli levar la vita; ma non gli riufci ildifegno. Finalmente
aftrinfc il piilTimo Patriarca a rellituirgli l'obbligazione da lui fatta con
ifcrit-
Annali d' I t a l i a x3)
ifcrittura privata di non far novità in pregiudizio della Rcligion Cat- Era Vo]g.
tolica. Circa quelli tempi Gelafto Papa pubblicò il celebre tuo De- Anno 494.
creto intorno a i Libri della facra Scrittura, e a gli altri, che tratta-
no delle cofe facre, determinando quali s'abbiano o non s'abbiano da
ricevere come autentici, e di fana dottrina. Scriflc ancora un fenfatif-
fimo Apologetico all' Impcradore Anartafio, che intero vien rapportato
dal Cardinal Baronie (j) . Forfè ancora appartiene a quelli tempi l'ef- (a) Baron.
fere entrato a i fervigi del Re Teoderico Magno Aurelio CaJJìodoro, o -^fnil. Eie.
CaJJìodorio^ infigne Scrittore e Letterato del prcfente e del proflìmo
Secolo, nato di nobil Famiglia nella Città di Squillaci in Calabria, e
parente di Simmaco Patrizio. Aveva egli fotto il Re Odoacre folle-
nute due riguardevoli cariche; dopo la cui morte ritiratoli alla Patria
fi acquiftò gran merito anche preflb il nuovo Re Teoderico coli' aver
portati i Siciliani, benché non fenza gran fatica, a riconofccrlo per
Sovrano. Perciò chiamato alla Corte, ebbe per ricompenfa il Gover-
no della Calabria per un annoj e terminato quello, pafsò ad eflere Se-
gretario delie Lettere di Teoderico con tal fortuna e lode, che quel
Re, quantunque avvezzo Iblamente fra l'armi, e né pur tinto delle
prime Lettere, pure fi dilettava affàiflìmo di udirlo parlare di Fifica,
Allronomia, e Geografia. Sali dipoi Calfiodorio alle prime dignità,
cioè a quella di Senatore, di Prefetto del Pretorio, e del Confolato:
del che fon tellimonio le fioritifiìme Epillole fue. Fu eziandio in gran
pregio prelfo il mcdefimo Re Severino Boezio^ Uomo letteratiffimo,
che arrivò poi anch' egli ad eflere Confole nell'anno fii. E da due
Lettere di Catììodorio (^) abbiamo , che avendo il fopra mentovato (b) c.rjfiod.
Re de' Borgognoni Gundobado richielli al Re Teoderico de gli Oro- '• '• ^f'['-
logi da acqua e da Sole, ch'egli avea una volta veduti in Roma, Teo- 45- ' 4 •
derico per averli ricorfe a Boezio Patrizio, con lodarlo per le Trasla-
zioni da lui fatte di divcrfi Autori Greci, e per la fua rara perizia nelle
Matematiche. Sono fenza D.ata quelle due Lettere di Calfiodorio, e
potrebbe darfi, che quello Boezio fofle il Padre del Filofofo . Tutta-
via pili verifimilmente ad cflb Filofofo è indirizzata q^uella Lettera di
Teoderico, fcritta da Calìlodorio fuo Segretario. E fi vuol ben ricor-
dare per tempo, che elfo Teoderico, tuttoché nato Barbaro, pure
ficcome allevato nella Corte Imperiale di Collantmopoli, e perfona di
gran mente, nulla tralafciava di quello, che ferve a farfi amare ed am-
mirare da i fudditi si pel buon governo, come per la pulizia, per la
magnificenza, per la llima delle Lettere, e de' Letterati, ancorché
egli né pur fapelTe fcrivcrc il fuo nome; di manieraché falì in tal ri-
putazione da eflere paragonato a i piìi riguardevoli Imperadori, che
mai s'abbia avuto Roma. Non é il paefe, ma il cuore, che fa gli
Eroi .
G g z Anno
xjói Annali d' Italia.
Anno di Cristo ccccxcv. Indizione in.
di Gè l a s I o Papa 4.
di Anastasio Imperadore j.
•' di Teoderico Re 3.
Confole i Flavio V iato re, fenza Collega.
Era Volg. yN Occidente fu creato quefto Confole. Il Relando (a) ne aggiu»-'
AMW0495. J^ grjg yrj altro, cioè Emiliano, adducendo una Legge di Analkado^
vìft^Conf Imperadore W, indirizzata Fiatare l^ Atmiliano Cojs. ad Afclepiodo-
(b) /. 1. c. to . Ma il Codice di Giulliniano è in alTaiflimi luoghi fcorrctio per
it i«». ;«/- conta delle Date. Certo è, che in tutti i Falli, anche Greci,eneU'
/'/• 'j""""" altre memorie antiche il prefentc anno è fegnato folamente col nome
■^^ ■ ' ■ di Fiatore Confole . E s'egli avefle avuto un Collega, non è probabile,
che tanti l'avcflero ommeifo. Perciò fi dee più prello tenere per gua-
(c) i. 8. e. Ita la Data di quella Legge . Ne abbiamo un' altra (0 , indirizzata da
dt codìcilits. Tcodofio IL Augnilo ad Afclepiodoto Prefetto del Pretorio Fi6lor>e
F. C. Cos. cioè nell'anno 424. A me fembra aliai credibile, che al
mcdcfimo anno Ila da riferire ancora la precedente,, in cui il Confole
Filìore da gl'ignoranti Copiili fu mutato in Fiatore, e da qualche Eru-
dito venne poi melTo il nome di Jnajlafio in vece di quello di Teoda-
fio . F|U fatta menziono di fopra all'arjio 493. della fpedizion di Fejlo
Capo del Senato, fatta da Teoderico all' Jmperador Zenone, per otte-
ner da lui la verte Regale, o fia l'approvazion Cefarea pel Regno d'I-
talia in favor d'eflb 'leodcrico . Né 1' Ambafciatore, né la defiderata
approvazione veniva giammai; e però Teoderico, fenza afpettare il
confenlo di Analtalio Augnilo, alTunfe il titolo e gli ornamenti Re-
gali. Quando ritornalFe Fello, e feguifle la concordia fra l' Imperado-
re,. e l'eodcrico, non fi può ben conofcere . Probabilmente rimaneg-
gio fu lungo, perchè ad Analtafio e a i fuoi Minillri non dovea molto
piacere il mirar l'Imperio Romano fpogliato di una parte si riguarde-
vole. E certo in Oriente difpiacque non poco il vedere, che Teode-
rico non aveva afpettato ad alTumcre il titolo di Re, che gliene avefle
data licenza l' Imperadore . Teoderico in oltre pretendeva, che fi ri-
mandalTero le Corone, gioie ed altre fupellettili, fpcttanti al Palazzo
Imperiale d'Occidente, che Odoacre avta nel tempo delle fuc dilav-
venturc inviate a Cottantinopoli, per farfcne merito coli' Imperadore
in cafo di bi fogno . Poflìam credere, che finalmente Anallafio fi arren-
deflc, perchè Teoderico era perfona da fargli paura. Abbiamo in fatti
dall'Anonimo Cronifia del Valefio 00, che ellcndo feguita pace per
w«i vile?.' mezzo di FeJlo Ambafciatore tra Anaftalio Imperadore incorno all'aver
■'■ Teo-
Annali d' Italia. 2.37
Tcoderico, prima d'ottenere il confcntimento Imperiale, prcfo il ti- Era Volg.
tolo di Re d' Italia, efTo ImperaJore rimandò tutti gli ornamenti del ANNÒ495.
Palazzo, che Odoacrc avea trafugati a Gonftantinopoli . Quello fatto
io il rapporto al prefente anno > mi fembra fucceduto più tardi, men-
tre dopo il fuddetto racconto fcguita a dire 1' Anonimo, che nel me-
defimo tempo nacque in Roma la coniroverfia pel Papato fra Simmaco^
e Lorenzo, la quale appartiene all'anno 498. ficcome vedremo. E che
Fe^o Patrizio andalTe nell'anno 497. co i Legati della (anta Sede a
Collantinopoli, (ì raccogl,ie da gli atti riferiti a quell'anno dal Cardi-
nal Baronio («), fé pur due diverfì viaggi non fece Fello colà. Per (a) Baro».
teftimonianza di Marcellino Conte (^), e di Cedreno CO, durante queft' Annal. f.cc-
anno, Anaftafio Iraperadore sfogò il fuo fdegno centra di Eufemie Ve- "'' '^'"'•
fcovo di Coftantinopoli (la cui condotta per altro né pur piaceva alla fb) Mar eli
Sede Apoftolica di Roma) con farlo deporre, cacciarlo in efilio, e Comes in
dargli per fucceffbre in quella Cattedra Macedonio. Il Padre Pagi (d) chronUo .
coir autorità di Teofane (0 pretende fucccduta quella iniqua prepo- W Cedren.
tenza di Anaftafio nell'anno Seguente. Ma per cagion de'copilli non '(\)'^"atiùs
è a noi pervenuta fedele la Cronologia di Teofane . Oltre di che quel- crit. saron.
lo lleflb Storico fembra ammettere l'elezion di Macedonio nel pre- "d Ann.
fente anno. Leggefi ancora un Concilio Romano, tenuto fotto quello 49*5.
Confolato da San Gelafio Papa, in cui fu rimclTo in grazia della Chicfa ìn'Jh'^„L
Mifeno Vefcovo già mandato per Legato a Collantinopoli, che s'era
lafciato fedurre da Acacio Vefcovo di quella Città.
Anno di Cristo ccccxcvi. Indizione iv.
di Anastasio li. Papa i.
di Anastasio Imperadore 6^
di Teoderico Re 4.
Confole < Paolo, fenza Collega.
SAppiam di certo, che quello Paolo fu Confole Orientale, ed in ol-
tre abbiamo da Marcellino Conte (/), ch'egli era Fratello dello (/) -ì^frctl'
lleffb Imperadore Anallafio. Perchè non fi crealìe Confole in Occi- ^'"' '^'^'
dente, ne è ignoto a noi il perchè. Forfè tra l'Impcrador d'Oriente,
e jl Re Teoderico duravano le controverfie ed amarezze > e però fu
necelTario un lungo trattato per aggiudar le difeordie,e venire a quel-
la pace, che Tcoderico chiede ad Anallafio- nella Lettera prima fra
quelle di Caflìodorio . Terminò in quell'anno la fua vita San Gela/io {^ A-naftaf.
Papa {g) a di 19. di Novembre, Pontefice dottifllrao, e degno di vi- BihUothec.
^ere piìi lungamente per onore e difela della Chiefa Cattolica. Gen- ^'?) t'"'»»;':
nadio W, ed altri Scxiitori ci afficurano, efler egli Autore di un Li- j/"«yfli*»T"
bro
.3»
Annali d' Italia,
(a) Enmi.
in Vita S.
Efiphaniì
Ticin.
Efì/cìfi .
Era Volg. bro intitolato de duabus in Chrijlo mturis . Diede egli anche miglior
ANN049Ó. foitna al iVleflale Romano. Anajlafto li. fu quegli, che nel dì 14. di
Novembre iuccedette nel Pontificato. Qiiantunque, ficcomc abbiam
detto, le dcfolazioni patite nelle turbolenze paflate aveflcro ridotta la
Liguria in un mifero ltato,pureTcodcrico allegando la neceflìtà di man-
tener le Armate, ne cfigeva de i gravi tributi con univerlale lamen-
to di que' Popoli . Fecero elfi ricorfo, ficcomc abbiamo da Ennodio,
{") al Iblito lor Protettore, cioè al Santo Vcn:ovo di Pavia Epifanio^
con pregarlo di voler portarfi in perfona alla Corte, per implorar qual-
che ioUievo . Andò nel prefente anno il piidìmo Prelato per acqua ver-
fo Ravenna, e il viaggio gli collo di molti patimenti, cfiendogli con-
venuto più d'una volta di dormir fenza tetto fuUe rive del Po, Fiume,
che pallaio Brefccllo, o poco piti in giù , entrava in que'tempi nelle
Paludi, né aveva, come oggidì, regolato e (labile il fuo corfo. Fu ben
accolto da Teoderico, ed impetrò, che i Popoli foflero fgravati di due
parti delle tre, che fi pagavano di tributo. Ma ritornando addietro,
fu prefo da un molefto catarro in Parma, ed aggravatofi a poco a po-
co il male, dappoiché fu arrivato a Pavia, paf^ò a miglior vita nel dì
ZI. di Gennaio. In andando a Ravenna, ficcomc Ennodio fcrive, l'ac-
compagnarono i Tuoni; e però intraprefc il viaggio circa il Settem-
bre dell'anno precedente. Ma ritornò ninguido aere^ cioè in tempo nc-
vofo, e per confeguente nel verno > laonde nel Gennaio di quell'anno
accadde la morte fua in età di cinquantotto anni, con reftar viva la
memoria della fua fantità .
Le finezze ufate più d'una volta dal Re Teoderico a quello San-
to Vcfcovo, fervono a maggiormente confermare ciò, che abbiamo
dall'Anonimo Valefiano (l>), e da altri Scrittori j cioè, che quantun-
que fofle cflb Re Ariano di profellione, ed Ariani foflcro i fuoi Goti,
come in que' tempi erano anche i Re de' Vilìgoti, Borgognoni, e Van-
dali, dominanti nella Gallia, nella Spagna, e nell'Affrica, pure da
faggio ed accorto Principe non inquietò punto i Cattolici, ne fece at-
to alcuno per turbare la Chiefa Cattolica; anzi in moke occafioni fi
moftrò favorevole alla mcdefima. Cedrcno (0, e Niceforo (d) raccon-
tano anche un calo degno di memoria. Cioè, aver egli avuto un Mi-
ni Uro affai caro e di molta fua confidenza, benché di Religione Cat-
tolico . Coltui credendo di maggiormente guadagnarfi la grazia del Re,
abiurato il Cattolicifmo, abbracciò l'Arianifmo. Saputo ciò, Teode-
rico gli fece mozzare il capo con dire : Se cojìui non e (lato fedele a Dio^
come farebbe poi fedele a »?f, che fon Uomo? Nel prefente .Anno venne
a morte Gundamoudo ^ o fia Gundabondo Re de' Vandali in Affrica con
difcapito della Religion Cattolica, llante l'cffer egli (lato in parago-
ne di Genferico e di Lnnerico fuoi predeceffori molto indulgente vcr-
fo i Cattolici . Veramente Procopio {e) fcrive, che li trattò malamen-
te; ma Sant'Ifidoro (/), e una Storia pubblicata dal Canifio, ci av-
vitano, aver egli richiamato dall' efilio Eugenio Vefcovo di Cartagine,
e che nel penultimo anno del liio Regno non folamcntc pcrmife, che
fi ria-
(b') Attony-
tnus Vale-
fi anni.
(e) Ctdren.
in Annalib.
(,d) Niceph.
i. 16. e. 35.
(e) Procop.
de Bill.
Vandalic. .
l. I. e. 8.
(f) ifiderHS
in Chrcnico
Vandai.
Annali d' Italia. 139
fi riapriflero le Chiefe de' Cattolici, ma eziandio ad iftanza d'efTo Eu- Era Vplg.
genio fi contentò, che tornafTero alle lor patrie tanti altri Vcfcovi già Ann 0496,
cfiliati. Succedette a lui nel Regno Trafamondo Tuo Fratello, il quale
per relazione d'eflo Procopio, a fine di mai^giormente ftabilire il fijo
governo, giacché gli era (lata tolta dalla morte la Conforte fenza la-
fciar dopo di, se Figliuoli, fpedì Ambafciatori al Re Tcoderico, chie-
dendogli in moglie Amalafreda di lui Sorella, e non vi trovò difficul-
tà. Gli fu inviata quelta Principcfla, coli' accompagnamento di mille
nobili Goti, e di circa cinque mila foldati di guardia, ed ebbe per da-
te il Promontorio, o fia Capo di Lilibeo in Sicilia. Laonde riufcì Tra-
famondo il più potente e riguardevole de i Re Vandali . Era anche af-
fai caro ad Anattafio Imperadore. Ma quefto matrimonio pare, che
fucccdefle folamcnte nell'Anno foo. per quanto fi ricava dall'Anoni-
mo Valcfiano. Crefceva intanto la potenza di Clodoveo K.C de' Franchi
per varie conquifte fatte nella Gallia e nella Germania. Ebbe egli in
quelli tempi una pcricolofa guerra con gli Alamanni, e per conliglio
della piiffima Regina Clotilde iua Moglie invocato in fuo aiuto il Dio
de'Criftiani, ne riportò un'infigne vittoria nel territorio di Colonia,
colla morte del Re loro, e coli' acquilto del paefc, che abbracciava fc
non tutta, in parte almeno la Svevia moderna, ed altre contrade all'
Occidente della Svevia . \Jn si fortunato fucceflb , congiunto colle efor-
tazioni d'efla Regina Clotilde Crilliana Cattolica, l'indufTero ad ab-
bracciare la Fede di Crifto; e però nel dì del Natale del Salvatore
dalle mani di San Remigio Vefcovo di Rcms prefe il facro Battefi-
nio. L'efempio fuo tralJc allora alcune migliaia di Franchi ad imitar-
lo, e affai più da lì innanzi fi convertirono, ficchè non andò gran tem-
po, che tutta la nobil Nazion de' Franchi fi uni al Criftianefimo.
Anno di Cristo ccccxcvii. Indizione v.
di Anastasio II. Papa 2.
di Anastasio Imperadore 7.
di Teoder ICO Re j.
^ ri e Flavi o An A STASI o Augusto per lax.* volta.
Confole ^ fenza. Collega.
NE' pure in queft' Anno fi truova Confole alcuno creato in Occi-
dente. Abbiamo da Marcellino Conte (<«), che nell'anno prefcn- W Marcel-
le ebbe fine la guerra, per alcuni anni foftenuta dall' Imperadore Ana- .'"-Jl'"".'
ftafio contro gì llauri. 11 Padre Pagi W la vuol finita ncUanno pre- (b) pag^m
cedente, con leguitare in ciò il tefto di Teofane (f), il quale io non Crit. Baron.
ofcrci anteporre all'autorità di Marcellino, Scrittore più vicino a que- (^^ ^^'"r
fti tempi. Scrive dunque Marcellino, che in quell'anno fi terminò la chroLrr
gucr-
T^O
A nnalid' Italia
E K A Volg.
Ann 0497.
(a) Ennod.
Panegyric.
Theederici .
(b) Cafflod.
l. ì.. Efijl.
41.
guerra Ifaurica, e che eflendo (lato prefo ^tenodoro^ perfona primarii
fra gl'Ifauri, gli fu fpiccato il capo dal bullo, e quclto poi portato
a Tarfo, ed cfpofto fopra di una picca al l'ubbiico. Teofane, benché
paia di diverfo fentimento, pure all'anno quinto di Anaftafio fcrive,
che Giovanni Scita Generale dell' Imperadorc, dopo un lungo afledio
fece prigioni Longino già Generale dell'Armi Cefarec, e Atenodoro^ e
gli altri Tiranni, e dopo avergli uccifi, inviò le loro tede a Collan-
tinopoli . Aggiugnc, che Anallafio premiò Giovanni Scita ^ e Giovanni
Cirio, cioè il Gobbo, colla dignità del Confolato, ficcome appunto ve-
dremo nel fufl'eguentc anno . Fu poco fa accennata la vittoria riporta-
ta da Clodoveo Re de' Franchi fopra gli Alamanni. Ora è da fapcrc,
che il viitoriofo fuo Popolo, o perche barbaro e fuperbo nella fortu-
na, o pcrcliè irritato da qualche azione de i vinti, entrato nel loro pae-
fc, troppo afpramcntc trattava chi v'era rimafto in vita. Però la mag-
gior parte di quei, che nella rotta fi falvarono colla fuga, ed altri af-
ìaiffimi della Nazione AUemanna, non potendofi accomodare a quclpc-
fantc giogo, fcn vennero in Italia, e dimandarono di poter qui abita-
re, e vivere fudditi del Re Tcoderico . Bifogna credere, che fotTcìo
di moltifTime migliaia, perchè Ennodio («), tcfiimonio di quello fat-
to, fcrifle, che Alarnannia: Gcneralitas intra Itallee terminos fine detrimcu-
to Romanie pojfcjfnnii inclufa e/i . (*) Teoderico ben volentieri accolfe
quedi nuovi abitatori, ficcome venuti a tempo per fovvenire a tanti
paefi, che a cagion delle guerre paflate erano rctlati privi di chi col-
tivade le campagne. Perciò fenza aggravio del Pubblico, cioè fcnza
togliere a i Romani le lor terre, per darle in proprietà a i vincitori,
come avca fatto Odoacrc co i fuoi Eruli, e lo lledo Tcoderico dovca
anch' egli aver fatto, per rimunerare i fuoi Goti, divife i fuddetti Ala-
manni per le campagne bifognofc di coltivarfi: il che tornò in van-
taggio del Pubblico tutto.
In oltre Ila perchè gli Alamanni, reflati al loro pacfe fotto il
giogo de' Franchi, imploraflcro in lor prò gli autorevoli ufizj del Re
Tcoderico, o perchè dalla fama della crudeltà de' Franchi lopia della
foggiogata Nazione foflc molTo l'animo di Teoderico, quelli diede
un buon configlio a Clodoveo Re de'medefimi Fr.mchi, fuo Cognato,
o pure fuo Suocero, per quanto di fopra fu detto. Leggcfi dunque
prcffb Caffiodorio W una Lettera fcritta da Teoderico a Luduin Re
de' Franchi: che cosi egli nomina chi da gli antichi Scrittori è ap*
pellato Clodoveo, e Clovis in volgare, ed altro in fine non è fé non
Lovis, cioè Luigi o Lodovico, come noi diciamo. In efla Lettera egli
fi rallegra feco per la vittoria riportata, e polcia il configlia e prega
di trattare i vinti con più manfuetudine e clemenza, perche ciò tor-
nerà in gloria e profitto fuoj confeflando, che gli Alamanni atterriti
s'erano ritirati in Italia. Dice, che gli manda Arabafciatori, per fa-
pere
,(*) Tutta Alamamia riachiufa fu dentro i confini d' Italia fenza danno
del Romano Dominio.
Annali d' Italia. 5,41
pere di fua falutc ed ottenere quanto ha chiedo in favore de gli Era Volg.
Alamanni, con inviargli ancora un Sonatore di cetra, che accom- ANN0497.
pagnava col canto il mono. Così Teoderico , Principe, che in que'
tempi ficcome dotato di rara prudenza e deftrczza, u conciliava l'af-
fetto e la venerazione degli altri, coU'eflcre mediatore fra tutti, e
foftcnere ora l'uno, ora l'altro, e coU'infegnare a ciafcun d'efll quella
pulizia e gentilezza, di cui erano allora privi non meno i Franchi,
che i Vifigoti, Borgognoni e Vandali, ma che Teoderico avca portato
feco da Coftantinopoli in Italia. Spedì in qucft' Anno l'apa AnalUfio
due fuoi Legati ad Anaftafio Imperadorc, cioè Crefconio Vefcovo di
Todi, e Germano Vefcovo di Capoa , con fua premurofa Lettera al
medefimo Augufto, cfortandolo di far levare da i facri Dittici il no-
me di Acacio già Vefcovo di Coftantinopoli, e di voler provvedere
ai bifogni della Chicfa Aleffandrina . Siccome oflervò il Cardinal Ba-
ronio («), ed apparifce da un Memoriale dato da gli Apocrifarj, o fia (a) Baron.
dai Nunzj Eretici della Chiefa fuddctta d' Alexandria, Pefio Patrizio ^nnal. Ecc.
fu fpedito ( fenza fallo dal Re Teoderico) a Coftantinopoli unitamente Ig,^""'
co i Legati Pontificj > perocché quel Memoriale è indirizzato ( i ) G%-
riojijjim» atque excellentijjìmo Patricia Fefto^ 13 venerabilibus Epifcspis
Crefconio £5? Germano , fimiil cum ejus poteftate direSiis in kgatione ab Urbe
Rema ad clementìjjìmum {3 Chrifto amabilem Imperatorem Anaflaftum .
Parimente Teofane (*) attefta, che in queft' Anno da Roma fu inviato (b) x/^c-
Fefto ad x'inaftafio Augufto per alcuni affari civili . Ora qui convien fhar.u in
ripetere le parole dell'Anonimo Valefiano CO j il quale così fcrivc: ^hronogr.
(1) FaEla pace cum jlvaflafìo Impcratcre per Fejìiim ile prdefumtione Regni ^ valefianu'"
omnia ornamenta Palai ti, qute Odoacer Cofiantinupolim transmiferat , re-
tnittit . Eodem tempore intentio orta cjl in Urbe Roma iater Symmachum
(y Laurcntium &c. Di qui prefi io argomento di conghictturare di
fopra, che folamcnte in queft' Anno, o nel fufTcguente fi conchiufc
l'aggiuftamento del Re Teoderico coli' Imperador d'Oriente, irritato
per aver Teoderico prefo il titolo di Re lenza fua licenza ed appro-
vazione. Fejlo era nel prefcnte Anno in Coft.intinoplij e quello Sto-
rico feri ve fatta la pace fuddctta, allorché fuccedette lo Scifma nella
Chicfa Romana; il che avvenne, come Vi vedrà ncll' Anno fufleguente .
Da Teodoro Lettore {d) vien detto , che Fcjlo Senatore Romano fu (d) iheod.
inviato ad Anaftafio Angufto per alcune occorrenze civili, e che ef- ^'f^'"/^'
fendo poi tornato a Roma, trovò eflere mancato di vita Papa Anaftafio . '■' "
7om. III. H h Anno
(i) M GloriofiJJìmo ed Eccdhntijfimo Patriào Fejlo, ed a'' Venerabili Fe-
fcovi Crefconio e Germano, affieme colla di Lui podejlà mandati am-
bafciadori dalla Città di Romti al clementifjìm$ ed amabile a Crijì»
Imperadore ^nafìafw ,
(1) Fatta la pace con Anaftafio Imperadore per mezzo di Feflo , intorno
alla preiunzionc del Regno, rimanda tutti gli ornamenti del Palazzo,
quali Odoacre uvea inviati a Coftantinopoli . Nel medefimo tempi , con-
tcfa inforfe nella Città di Roma tra Simmaco e Lorenzo ec.
242.
Annali d'Ita
LIA.
Anno di Cristo ccccxcviii. Indizione vi.
di Simmaco Papa i .
di Anastasio Imperadore 8.
di Teoderico Re 6.
Confoli < Giovanni Scita, e Paolino.
Era. Volg.
Anno 498.
(al Pagius
€ru. Baron.
(b) Thftd.
Leólor l. 1.
Hi/i. Eccl.
(c) Hìftor.
MìfcelU
Tom. I.
S.er. Italie.
(d) Theofh.
in Chrcnogr,
IL primo di quefti Confoli, cioè Giovami Scita, fu creato in Oriente
da Anaftafio [mperadorc in ricompcnfa della fedeltà e bravura, con
CUI egli avea tratta a fine la Guerra Ifaurica nell'Anno precedente,
dove egli era ftato Generale dell'Armi Imperiali. L'altro, cioè Pao-
lina, ebbe da Teoderico il Contolato in Occidente . Dal Padre Pagi (.a)
è chiamato Paulinus Decius, perché della Famiglia Decia fu Paolino
Confole nell'Anno f 54. il quale perciò è appellato Juniore . Se quella
ragion fia fuor di dubbio, lafcerò deciderlo a gli Eruditi. Ben so,
che quando fi ammetta per vera e certa, s'avrebbe da fcrivcre De-
cius Paulinus .f e non già Paulinus Decius , efl'cndo ftato coftume de
gli antichi di nominar le perfone dall'ultimo lor Nome, o fia Co-
gnome . Compiè in queft' Anno il corfo di fua vita Anaflafio II. Pa-
pa, eiTendo fucceduta la fua morte nel di 17. di Novembre. Fu eletto
ed ordinato dalla maggior parte del Clero Romano in fijo luogo a dì
ZI. del medcfimo Mele Papa Simmaco Diacono, di nazione Sardo,
ma con grave difcordiaj perciocché un'altra parte elefie parimente e
confecrò Lorenzo Prete di nazione Romano. Teodoro Lettore W la-
fciò fcritto, che Feflo ritornato dall' ambafceria di Collantinopoli, gua-
dagnò con danari gli Elettori d'cflb Lorenzo, fperando di far pofcia
accettare a quefto fuo Papa l' Enotico di Zenone} e che per quella
divifione fuccederono aflaiffimi ammazzamenti, Taccheggi, ed altri mali
innumerabili alla Città di Roma, foftcnendo cadauna delle parti l'E-
letto Tuo, con durare quefto graviffimo fconcerto per ben tre anni .
L'Autore della Mifcclla C'^), fecondo la mia edizione, anch' egli rac-
conta, avere una tal difcordia sì fattamente involto non folo il Cle-
ro, ma anche il Senato di Roma, che Fefio il fili nobile tra^ Senatori y
ftato già Confole nell'Anno 472. e Probìno., (iato anch' eflb Confole
nell'Anno 489. foftcnendo la parte di Lorenzo centra diF««/?fl,chc pari-
mente era ftato Confole o nel 483. o nel 490. e contra gli aderenti di
Simmaco, fecero guerra ad eftb Simmaco, con reftare uccifa in mezzo a
Roma la maggior parte de' Preti, molti Cherici, ed aflaiftìmi Cittadini
Romani : giacché non ccisò per alcuni anni qucfta Diabolica gara e dif-
fenfione. Dal che apparifce, che il maggior male venne dalla parte de'
partigiani di Lorenzo . E Teofane Scrittore Greco aflcrifcc anch'egli {d.)^
che
Annali d' Italia. 143
che l'elezion di Lorenzo procedette dalla prepotenza à'\Fefto Patrizio^ il Era Volg.
quale s'era impegnato coìr Imperadore Anaftafio di far creare un Papa ANN0498.
a lui favorevole, e non perdonò alla borfa per far eleggere Lorenzo.
All'incontro uno Scrittore della fazion d'eflb Lorenzo , il cui fram-
mento ho io pubblicato fra le Vite de' Romani Pontefici (1), attri- (ai Rerum
buifce il peggio di qucltc violenze, ftragi, e rapine alla fazione di JtnUcar.
Simmaco, il quale fecondo lui fu acculato di varj vizj , e non ebbe j^^'" //j
mai quieto il fuo Pontificato. Ciò nondimeno, che (empre militerà
in favore di Simmaco, fi è, ch'egli venne riconofciuto sì da i Con-
cilj Romani, come dalla Ghiefa tutta per Succeflbre legittimo di San
Pietro, e confidcrato nc'Goncilj come innocente: di maniera che fi
può credere, che le accufe a lui date fofTero, fc non tutte, almeno
la maggior parte fabbricate dalla malevolenza de'fuoi nemici . E per
conto poi di quefte lagrimcvoli fcene lappia il Lettore, che non fuc-
cederono tutte nel prcfcnte Anno, anzi le più fanguinofe accaddero
molto più tardi.
Anno di Cristo ccccxcix. Indizione vii.
tli Simmaco Papa 2.
di Anastasio Imperadore 9.
di T E o D E R 1 e o Re 7.
Confole i Giovanni il Gobbo , fenza Collega.
QUcfto Giovanni Confole, fopranominato // Gobbo ^ era ftato anch'
egli uno de' Generali dell' Imperadore Anallafio , ed avca fatto
di molte prodezze nella guerra contro gl'Ifaurij però ne ebbe
in premio la Dignità del Confolato. Il Panvinio {l>) aggiugne a quello (b) Panvi-
Confolc un altro , cioè Afclefio , da lui creduto Confole Occi- »'«' '» f4-
dcntale. Dello ftelTo parere è il Rchndo (f), con chiamarlo -^fil^- fi^^Jf„'j
pione. Crede il Cardinal Baronio {d) afierito ciò dal Panvinio fenza ]„ j^aftis.
pruovej ma ci fon due Leggi nel Codice Giuftinianeo (0, date amen- (d) Baron.
due Jobanne^ {jf Afdepione Cufs. Contuttociò io non oferei inferire -^nnal. Ecc.
ne' Falli quello Afclepio od Afclepione, come Confole certo fulla fola ^^ \ation
afierzione del Codice di Giuftiniano, che troppo abbonda di falli nelle x«/^<?r.
date delle Leggi, da che tutti i Falli Greci e Latini non ci danno fé Senatus-
non Giovanni il Gobbo per Confole del prefente Anno. Pare eziandio, «»/«'f- ^'
che non paflafle buona intelligenza tra l' Imperadore e Teoderico, *''""""■•
perche non folamente non fi truova Confole creato in Occidente, ma
ne pure in Roma miriamo fegnaro l'Anno col Confolato dell'eletto
in Oriente, ma bensì Poft Confulatutn Paulini. Non potendofi intanto
quetarcj né accordare le fazioni inforte in Roma per l'elezione del
H h 2 Pa-
Era Volg.
Ann 0499.
(a) Rer. Ita-
lie. Pan. II.
low... 111.
{h^AnaJiaf.
Sifiliothtc.
iìi Ssmmach.
;c) Marcel-
iin, Comes
•n Chren'tco.
<ti) Pagius
Crit. Baro;:
(e) Hifior.
Mi/celi.
Tom. I.
Rfr, Italie,
144 Annali d' Italia.
Papa, finalmente fi venne al ripiego di ricorrere a Ravenna al Re
Teoderico, acciocché la fua autorità s' interponene per mettere fine
a sì fcandalofa difcordia. L'Anonimo da me pubblicato {a) fcrive,
che amendue gli Eietti ebbero ordine di portarfi alla Corte. Teode-
rico era bensì Ariano, ma era anche gran Politico, e pare, che non
volefle inimicarfi alcuna di qiiefte dizioni col fentenziarc nelle lor dif-
fenfioni . Pertanto, fecondoché ha Anaftafio (*), ordinò, che l'eletto
da più voti, e prima confecrato, fi avefie da tenere per vero Romano
Pontefice. Non è ben chiaro, come fofie riconofciuta la legittimità
dell'elezione di Simmaco, cioè fé in un Concilio, o pure in altra
maniera. Quello che e certo, fi truova Simmaco nel di primo di Marzo
del corrente Anno tenere pacificamente un Concilio in Roma, & ivi
farla da Papa, con fisrmar varj Decreti per levar le frodi, prepoten-
ze, e brighe, che allora fi ufavano per l'elezione de' Papi . Anzi ef-
fendo fottofcritto a quel Concilio Celio Lorenzo arciprete del Titolo di
Santa Prajfede., il Cardinal Baronio pretende, ch'egli fia lo fteflb,
che dianzi contendeva con Simmaco pel Papato: cofa, ch'io non ofe-
rei d' affermare come indubitata . Sotto il prefente Confolato Marcel-
lino Conte (0 lafciò fcritto, che i Bulgari., Popolo Barbarico, fecero
un'irruzione nella Tracia, portando la defolazion dapertutto. Contra
d' eflì fu fpcdito Jriflo , Generale della milizia dell' Illirico con
quindicimila combattenti , e cinquecento venti carra cariche tutte
d'armi da combattere) ma venuto alle mani con eflì preflo il Fiu-
me Zurta, rimafe fconfitto, colla morte di tre Conti Capitani prin-
cipali di quell'Armata, e di quattromila de' più valorofi foldati dell'
Illirico. E' di parere il Padre Pagi (^), che folamcnte in quell'Anno
cominciafie a udirfi il nome de Bulgari in quelle parti. Ma abbiamo
oflcrvato di fopra in un frammento dell'Autore della MifccUa, da me
dato alla luce (0, e non veduto dal Padre Pagi, che venendo in Ita-
lia Teoderico per la via del Sirmio nell' Anno 489. fu forzato a com-
battere con Bufa Re de i Bulgari, a cui diede una rotta. E però in-
tendiamo, che fino allora que' Barbari avcano fifiato il piede in quella,
contrada, a cui fu poi dato il nome di Bulgaria. 11 nome di colloro
fi crede non altronde venuto, che dal fiume Folga , o Belga, oggidì
nella Rullìa, o fia Mofcovia, alle- cui rive abitavano una volta quc'
Barbari .
J^J,
Anno
Annali d* Italia. 145
Anno dì Cristo d. Indizione vi 11.
di Simmaco Papa 3 .
di Anastasio Impcradore io.
di T RODER ICO Re 8.
Confoli \ Ipazio, e Patricio.
AMendue furono Confoli creati in Oriente. i^^z;V per teftimonian- Era Volg.
za di Procopio W, e di Teofane W, era Figliuolo di Magna ^^"7,^°°-
Sorella d' Anaftafio Impcradore. Patricia era di nazione Frigio, èva- ^^ bM
lorofo Condotticr d'Armate, come abbiamo dallo fteflb Procopio, che Perf. Uh. 1,
narra alcune di lui militari imprefe . L'anno fu quello, in cui , per ("P- 8-
quanto fcrivc Caffiodorio (f), Teoderico, che non era peranchc llato ^^rhr^Ìo
a Roma, ma che veniva defiderato concordemente dal Popolo Roma- ('|-) cajftti.
no, determinò di portarfi colà. L'Anonimo Valefiano {.<i) nota, che mChronìco.
l'andata a Roma di Teoderico feguì, dappoiché s'era rimefla la pace W -^no^T
nella Cbiefa, Romana^ cioè dopo eiTere flato riconofciuto Simmaco per '"'*' '"
legittimo Papa , In fatti con gran magnificenza fece egli la fua entrata
in Roma, e come fé fofTe flato Cattolico, fi portò a dirittura alla Ba-
fìlica Vaticana a venerare il Sepolcro del Principe de gli Apofloli .
Furono ad incontrarlo fuori della Città Papa Simmaco, e il Senato e
Popolo Romano, come s'egli foffe flato un Imperadore. Era allora
fuori di Roma la fuddctta Bafilicay e però vi fi dovette portare anche
il Papa. Entrato poi Teoderico nella Città, pafsò al Senato, e nel
Kiogo appellato Palmay fece un'allocuzione al Popolo, con pronaette-
re fra l'altre cole di oflervare inviolabilmente tutte le ordinanze fatte
da i precedenti Principi Romani . Quefto luogo chiamato Palma pro-
babilmente era qualche gran Sala del Palazzo Imperiale. L' Autore
antichiflìmo (.e) della Vira di San Fulgenzio narra, ch'egli efiendo in (e) A^fa
Roma quel giorno, in cui il Re Teoderico fece una parlata al Popò- Saneìorum
lo nel Luogo ^ che fi chiama Palma d'oro., ebbe occafione di ammirare ^j ^"^ 7.
la Nobiltà, il decoro, e l'ordine della Curia Romana, diftinta fecon- jar.uarìi.
do i varj gradi delle Dignità, e di udire i plaufi d' e (Tb Popolo, e di
conofcerc qiial fofle la gloriofa pompa di quefto Secolo . Seguita a fcri-
vere il fuddetto Anonimo: Per Triceanakm triumpham Populo ingreffus
Palatium.y exhibem Romanis ìudos Circenfium . (*) Stimano il Valefio,
e il
(*) Pel Tricennale (o Decennale > o via Triccnnalcj o per lo fpazio
di trenta giorni) trionfando col popolo^ entrato nel Palazzo^ dando <»'
Romani i giuochi Circenfi .
Em Volg.
Anno joq.
(a) Marius
A'venùcen-
JfS in Chrrnt..
(bì Chron.
jilexandr.
(c) Pagius
(Crìt. Baron.
(d) Anafiaf.
Biiitothec.
in Symmac.
(e) Theod.
Le fior l. 1.
(f) Tioph.
in Chronog.
(g) -N'«-
fhorm Cal-
Itfius l. l6.
(h) Baren.
Annal. Ecc.
(i) Rerum
Itaiicar.
Part. ir.
Tom. ni.
246 Annali d* Italia.
e il Padre Pagi, che in vece di Trtcennalem s'abbia quivi a fcrivcrc
Decennalem . Ma Decennsilia e noa Decennalis fi lolea dire j ne per con-
feflìonc dello ftcflo Pagi correvano in quell'anno i Decennali di Tco-
derico. Perciò quel puffo, lenza fallo guafto, è più probabile, che
fignifichi o la Via, per cui fu condotto il trionfo, o il tempo Trice-
norum dìerum^ che forfè durarono quelle Fette. In tal congiuntura
Teoderico fece nfplcndere la fua Angolare affabilità verfo i Senatori ,
e molto più la fua munificenza verfo il Popolo Romano, perchè gli
affcgnò e donò venti mila moggia di grano per ogni annoj E a fin
di nftorarc il Palazzo Imperiale e le mura della Città gli aflegnò du-
gento libre annue d'oro, da ricavarfi dal Dazio del vino. Sul princi-
pio del fuo governo avea Teoderico conferita a Liberio la Prefettura
del Pretono. Il creò Patrizio in quelli tempi, e diede quella Dignità
ad un altro. Fece tagliar la tefta ad Odoino Conte, che avea cofpi-
rato contro la vita di 'Teodoro Figliuolo di Bafilio fuo Superiore. Di
quello fatto fi truova menzione anche prcffb Mario Aventicenfe (a) .
Volle dipoi, che la promefla da lui fatta al Popolo, s' intagliafle in
,una tavola di bronzo, e tteflc efpolla al Pubblico.
Paflati fei Mefi in Roma fra gli applaufi e le allegrezze di quel
Popolo, fé ne tornò Teoderico a Ravenna. Stando quivi maritò y/wa-
laberga Figliuola di Amalafreda fua Sorella, con Ermenfredo Re della
Turingia. Pubblicò eziandio varie Leggi, che corrono fotto il nome
di Editto, e fi leggono nel Codice ddle Leggi antiche, e fra le Let-
tere di Caffìodorio . L' Autore della Cronica Alcffandrina W e' infegna,
che la pubblicazion d'cflc fu fatta, mentre egli era in Roma. Per
quanto crede il Padre Pagi (f ) , fu in quell' anno tenuto il fecondo
Smodo m Roma da Papa Simmaco, e in cffb a titolo di mifericordia
fu creato Vefcovo di Nocera, Città della Campania, il fuo antago-
nilla Lorenzo. Cita egli in pruova di ciò Anallalìo Bibliotecario (^),
Teodoro Lettore (0, Teofane (/), Niceforo {g) . Ma Anaftafio nulla
dice del tempo, in cui fu conferito il Vefcovato a Lorenzo > e Teo-
doro Lettore con gli altri Greci, che dicono prcfo quel ripiego dopo
eflere durata la divifione per tre anni, non fembra a me teftimonio ba-
(levolc in qucfto fatto, di maniera che credo doverfi anteporre l'opi-
nion del Cardinal Baronio {h); cioè che nel primo Concilio, e nel pre-
cedente anno feguifle la collazione del Vefcovato di Nocera a Loren-
zo . L'Anonimo Veroncfe da me pubblicato (»), chiaramente dice,
che allorché Simmaco fu riconofciuto per legittimo Papa, Lorenzo an-
cora venne promofib al Vefcovato . Lo Itcffb Teodoro Lettore con-
ferma quella verità. Ora è certo, ficcome abbiam veduto, che Sim-
maco nel Marzo dell'anno proflìmo paflato godeva pacificamente il
Pontificato, e tenne il primo Concilio Romano. Venuto poco appreflb
a Roma il Re Teoderico, egli folennemente col Clero fi portò ad in-
contrarlo fuori di Roma. Adunque fc nel primo Concilio Simmaco
fu dichiarato vero Papa, allora parimente per quetare in qualche ma-
niera le pretenfioni di Lorenzo, gli fu conferita la Chiefa di Nocera.
In
Annali d' Italia. ì47
In quefti medefimi tempi nacque gran difcordia tra Gundobado e Go- ER*.Volg,
digifelo Fratelli, amenduc Re dc'Borgognoni . Il primo abitava in Lione, Anno joo.
l'altro in Geneva colla Signoria della Savoia . Mario Aventiccnfe W, (a) Marius
e pili copiofamcrite Gregorio Turonenfe (^), raccontano, che Godi- '^'^'m.
glielo per opprimere il Fratello tramò un inganno con Clodoveo Re de' i^rg^J^F/'
Franchi, promettendo di pagargli tributo da lì innanzi . Clodoveo mof- ny, i.
fé guerra a Gundobado, e quelli chiamò in foccorfo il traditor fuo
F'ratello Godigifclo, il quale coU'efercito fuo andò ad unirfì fcco cen-
tra i Franchi i ma avendo Clodoveo aittaccata battaglia con cffi prelTo
Digione, oggidi Capitale della Borgogoa, ed cflcndofi unito con lui
nel furor della zuffa Godigifclo , riufcì 'oro facile di fconfiggcrc
Gundobado, il quale fcappò ad Avignone, con lafciare il comodo al
Fratello di occupar buona parte del Regno. In quella Città fu aflc-
diato da Clodoveo, ma con promettergli tributo, reftò libero. Ripi-
gliate poi le forze, pafsò eflb Gundobado all'affedio di Vienna,, con
prenderla, ed aramazzarvi Godigifclo, che v'ora dentro, e molti Nobili
Borgognoni della di lui fazione. In quefta maniera egli divenne pa-
drone di tutto il Regno dell'antica Borgogna, che abbracciava allora
la Borgogna moderna, la Savoia, il Delfinato, ilLionefc, e per atte-
ftato di Gregorio Turonefe {e) anche la Provincia, di Marftlin^ fenza (e) Gregor.
che fappiarao, come paflade l'affare, arendo noi veduto all'anno 477. Turonenfit
che i Vifigoti s'erano impadroniti di MarClia. Procopio anch' egli feri- •'^- *■ *• 3^
ve, che i Vifigoti nella Gallia ftendevano i lor dominio fino alla Li-
guria, e per confeguente fotto la lor giurisdizione era la Provenza.
Anno di Cristo di. Indizione ix.
di Simmaco Papa 4.
di A N A s T A s I o Imperadore 11.
di Teoderico Re 9.
Confoli i RuF IO Magno Faust oAvie^o,
i Flavio Pompeo.
A Fieno primo fra qucfti due Confoli appartiene all' Occidente . E"
creduto dal Padre Pagi Figliuolo e Nipote di quel Gennadio A-
vieno^ che era (lato Confole nell'anno 4fo. Se così è, fecondo i conti
del mcdefimo Pagi avrebbe dovuto appellarli Junìore: ì\ che nondime-
no non apparifcc ne' Farti . Quanto a me io il credo Figliuolo di Fau-
y?o, a cui Ennodio fcrive una Lettera {d) congratulando fi per la Di- Epi/i.Tj. i
gnità Confolare conferita ad Avieno di lui Figliuolo. L'altro Confole, (e) d«-
cioè Ptmpeo^ fu creato in Oriente ed era Figliuolo di Flavio Ipazio^ Gange ra-
cioè d'un Fratello d'Anartafio Imperadore,. come il Du-Cange (0 ""^^ .^y^"-
offervò. Divenuto, come dicemmo, padrone di tutta l'antica Bor- J'^j-'"
gogna
X48 Annali d* Italia.
Era Volg. gogna Gundobado ^ diede fuori in queft^ Anno, o pure nel fuflc-
Annojoi. gente, le Leggi de' Borgognoni , che tuttavia efiftono, colle quali,
iecondo l'affcrzione di Gregorio Turonenfe, egli mife freno alla rapa-
cità e crudeltà del fuo Popolo, acciocché non opprimeffero i Roma-
ni, cioè i vecchi abitanti di quelle contrade, fperando con ciò di ac-
quiftarfi la loro benevolenza. In effe Leggi fra l'altre cofc egli per-
mife i Duelli^ come un rimedio creduto allora tollerabile, per ifchivar
mali e violenze maggiori nelle private inimicizie. Ma nel Secolo nono
Agobardo, dottifllmo Arcivefcovo di Lione, fcriffe un fuo Trattato
cantra la Legge di Gundobtido^ cioè contra quella, da cui erano permeffi
i Duelli, moltrando fin d'allora l'iniquità e temerità di chi rimetteva
al giudizio dell'armi la dichiarazione della Verità, e FaUItà delle co-
fe, o fia dell'Innocenza, e del Reato delle perfone. Celebre ancora
è la conferenza tenuta da Santo Avito Vefcovo di Vienna del Dclfina-
to in compagnia de' Vefcovi d'Arles, Marfilia, e Valenza, con gli
Ariani alla prefenza dello ftcffb Re Gundobado, per defiderio che avea-
no que' zelanti Prelati di condurre cffb Re dall' Arianifmo alla Reli-
gion Cattolica. Reltarono convinti gli Ariani, ed alcuni d'efli anco-
ra abbracciarono la Cattolica Fedci ma Gundobado dimorò faldo ne'
fuoi errori, con dire fra l'altre cofe: Se la vojira Fede è la vera: per-
chè mai i iMiJlri Fefcovi non impedì/cono il Re de' Franchi^ che mi ha mof-
fa guerra,^ e s' è collegato co'' miei nemici per dijìruggermi? Abbiamo dii
(ai M*rceìl. Marcellino Conte («) fotto il prefente anno, che celebrandoli in Co-
Cemes in ftantinopoli i Giuochi Teatrali fotto Coftanzo Prefetto della Città , una
Cbronkt. delle Fazioni, nemica della Cerulea,^ o fia della Femta^ v' introdulTe
occultamente una gran copia di fpadc e fallì, e nel più bello dello
fpettacolo fi fcagliò contra de gli emuli con tal furia e barbarie, che
ben tremila perfone vi reftarooo uccife. Dal che s'intende, che noni
foli condottieri delle Carrette e de' Cavalli formavano le Fazioni divcr-
fe d'allora, ma anche il Popolo, il quale fecondo il fuo capriccio te-
neva per l'una parte o per l'altra, e dovea comparire allo Spettaco-
lo colla vedo o divifa della fua Fazione. Abbiam veduto nel prece-
dente anno, che il poco fa mentovato Gundobado Re de' Borgognoni,
colla morte di Gedigifelo fuo Fratello, avea slargati i confini del fuo
(b) Jìanìd Regno. Nel prefente, fé crediamo al Padre Daniele {b)^ i Franchie
jìiftoirt de Teoderico Re d'Italia fecero Lega infieme contra del medefimo Bor-
iranct gognone , con patto di dividere le conquifte, che fi facefTero, ancor-
Ttm. I. ^jj^ l'una delle parti non aiutaflc l'altra: nel qual cafo dovcfle la non
operante aver la fua tangente delle conquifte, con isborfar nondime-
no una fomma d'oro all'altra parte vincitrice. Spedi Teoderico il fuo
cfercito, ma con ordine di andar lentamente, per veder prima, che
cfito fortiva la guerra tra i Franchi e Gundobado. Furono rotti in una
fanguinofa battaglia i Borgognoni, ed occupata gran parte del loro pae-
fe da i Franchi. Allora l'Armata di Teoderico pafsò in fretta l'Alpi,
e addufle per ifcufa del ritardo la difficultà delle llrade. Ciò non oftan-
ic i Franchi mantennero la parola, con dividere i paefi conquiftati, e
lice-
Annali d' Italia. 249
ricevere da Teoderico l'oro pattuito j ed in tal guifa cominciò una par- Era Vol^;.
te della Gallia ad eflcrc poneduta da i Goti e da i Germani, cioè da Annoso:.
i Franchi. Così il Padre Daniele, che da Procopio C") prcfa la noti- (a) Procop.
zia di quefta guerra, ne difegnò il tempo, cioè il prefente anno, e '^^ ^'"•
n'adduAe ancora i motivi, da lui però immaginati . Ma è fuor di dub- ^^' \l^ ^'
bio, che non in quelli tempi, ma si bene molti anni dipoi, cioè ncU'
anno fi3. fu fatta quefta guerra, e non già contra Gundobado ^ ma sì
bene centra Sigi/mondo fuo Figliuolo. In fatti Gregorio Turonenfe feri-
re, che tutto il Regno della Borgogna fu in potere di Gundobado
dopo la morte del Fratello . E poi narrata la vittoria di Clodoveo ri-
portata fopra i Vifigoti, dice, che il Regno di Clodoveo arrivò /7»ff
a" confini de' Borgognoni . Più chiaramente fcrive Mario Aventiccnfe (■^0, '^) Mahuì
che Gundobado Regmim^ qtiod perdiderat , cum eo, quod Godegefelus ha- fn'"chrlmc
buerat ^ receptum, ujque in dkm mortis Jua feliciter gubernavit . Finalmen-
te avendo Ennodio recitato il fuo Panegirico al Re Teoderico nell'an-
no fo6. e nel fcguente, con toccare ed efaltare in eflb anche le mrn
riguardevoli imprefe di lui, ma fenza dir menoma parola d'acquifto
alcuno fino allora fatto nelle Gallie: di più non occorre per conchiu-
dere, che non può appartenere all'anno prefente il racconto di Pro-
copio, ma bensì all'anno fij. come fi farà vedere.
Anno di Cristo dii. Indizione x,
di Simmaco Papa y.
di Anastasio Imperadorc ii.
di Teoderico Re io.
Confoli
^ Flavio Avieno juniore; e Probo.
QUefto Avieno Confolc Occidentale era Figliuolo di Faufle Patri-
zio, a cui è indirizzata una Lettera d' E:inodio (f)i e quantun- (e) nnnod.
'quc in età giovanile, venne promofib a quell'illultre dignità d.i !■■ i- i^pifi-s-
Teoderico, Principe, che iludiava tutte le maniere di affezionarfi i
primarj, ed anche lo ItelTo Popolo di Roma. Probo vien creduto dal
Panvimo M, e dal Padre Pagi W, Confole Orientale, e Nipote d' A- ^^-/"c^J^'
nadafio Imperadore per via di un fuo Fratello, o d'una fua Sorella > (e^, Pa^it^s
ma è da vedere all'anno fij. di fotto Probo Juniore,, che lafcia qual- Critic. Ear,
che dubbio intorno alla Famiglia di quello Probo . Secondo le ofler-
vazioni del Padre Pagi fu in quell'anno tenuto il terzo Concilio Ro-
mano da Papa Simmaco lui principio di Novembre, in cui la facia
alTcmblea dichiarò nullo ed inluflìltente un Decretp, fatto dal Re O-
doacre, o pure da B.ifilio Prefetto del Pretorio a' tempi di quel Re,
di non eleggere o conkcrare il Papa, fenza prima confultare il Re,
Tom. HI, li o per
rso Annali d' I t a l i a.
E» A Volg. o per lui il Prrfptto del : Prctopio . Si rinovarono ancora i divieti di
Ah NO 501. alienare gli (Ubili ed ornamenti delle Chiefc. Ma per quanto dica il
Padre Pagi,, tuttavia rcllafcura la Storia de gli Atti di Papa Simma-
co, e il tempo de' Concili tenuti da lui in Roma, fupponendo fera-
pre il Pagi, che- il competitore Lorenzo fofle creato Vcfcovo di No-
cera nell'anno f 00. quando per le ragioni addotte di fopra è. più pro-
babile, che quel Véfcovato gli fofle conferito nell'anno precedente,
ed avendo- dovuto eflb Pagi alterar le Date d'elfi Concilj , per acco-
w^'-W«^' "'O'^?'"!^^' ^"o fiftema. Teofane W, e Marcellino Conte (*) notano,
*(b{ Martil- ^^^ ^" quell'anno i Bulgari tornarono a fare un' incurfione nella Tra-
li». Comes eia, e fcn^a trovar chi loro refiftcfle, devaftarono il paefe. Colla me-
nchrenU». defima crudeltà trattarono anche l'Illirico. Da i tempi di • Teodcrico
juniore avcano i Perfiani confervata la pace fino al prcfente anno coli*
Imperio d'Oriente. Ora Coade^ o fia Cabade^ Re di quella Nazione.^
richiefc danari da Anaftafio Imperadorc. Rifpofe quelli, che ne da-
rebbe in prellito, purché fé gli dcfle una buona figurtà, e non in al-
tra maniera. Allora i Perfiani con un poflcnteefercito entrati nell'Ar-
menia prefero Téodofiopoli per tradimento di C ojì ant im Stn&toxe ^ Ge-
nerale delle milizie Cefaree . Paflati dipoi nella Mefopotamia pofero
l'afledio ad Amida Città ricchiflìma, che fece gagliardai difefa, e fi fa-
rebbe foftenuta, fc alcuni Monaci non l' avefiero tradita, i quali nel
facco dato ad clTa Città rimafero anch'elfi colla maggior parte di que'
Cittadini tagliati a pezzi. In quelli tempi ancora Clodoveo Re de' Fran-
chi, che cercava e trovava daperturto pretelli ed occafioni di femprc
più ingrandirfi, mofle guerra alla Bretagna Minore, ed obbligò il Re
(e) Gregor. di quella nazione a fottoporfi al di lui domiiiio: dopo di che non più
Turonenfis Re , ma Centi fiirono appellati i Cnpi di quel Popolo, per quanto fcri-
!'dì R r ;!^- ^^ Gregorio Turonenfe (0. Nondimeno ho io olTervato nelle Note
III s'criptT ^^ Poema di Erraoldo Nigello (^), che anche da lì innanzi i Britanni
fart. II. minor: affettarono di dare il titolo di Re al Principe loro.
'Som. II.
Anno di Cristo dui. Indizione xi.
di Simmaco Papa 6.
di Anastasio Imperadore 1 3 .
di Tecderico Re 11.
Confoli ^ Desicrate, e Volusiano.
.. . "T^Eficrate fu Confole dell' Oriente, e Vcìapam dell' Occidente. A
Crit.'eartn. *"^ quell'anno rifcrifcc il Padre Pagi (0 il quarto Concilio Roma-
no, appellato Palmare., che fu il più numerofo di tutti, nel quale tro-
viamo dichiarata l'ini^ocenza di Simmaco Pnjpa, e terminata la gran lite
di
Annali d' Itali a. z^t
di lui con Lorenzo f intrufo nella Sedia di San Pietro da i fuoi Fazio- Era Voi»,
narj . Intorno a che è da alcoltare Analtafio Bibliotecario W, o fia AKN0503.
l'Autore antichilfimo della Vita di Simmaco nel Pontificale Romano, (^ì-^f-iji^f.
che così parla d'efloPapa: „ Quattro anni, dice egli, dappoiché .?;««- f„simmà-
„ maco era llato riconofciuto legittimo Pontefice, e Lorenzo fuo An- (hirita. '
„ tagonifta, durante tuttavia il lacrilcgo impegno di -Fefio Patrizio^
„ che fi tirava dietro Prebino Patrizio^ e quafi tutto il Senato: riforfe
„ la Ipcranza in cfll di fare fcomunicar Papa Simmaco, e pofcia dc-
„ porlo. Perciò inventarono nuove accufe contra di lui, tacciandolo
„ di adulterio, e di aver dilapidati i beni della Chiefa Romana , con
„ inviare a Ravenna de i falfi tcltimonj contra di lui al Re Teode-
„ rico . Occultamente ancora richiamarono, a Roma Lorenzo , cioè
„ l'Antipapa, e rinovarono lo Scifma, aderendo gli uni a Simmaco,
„ e gli altri a Lorenzo . Pofcia inviata al Re Tcoderico una Rclazio-
„ ne, tanta illanza fecero per avere un Vifitatore della Chiefa Roma-
„ na, che Tcoderico diede tal commifiìone a Pietro Vefcovo d' Alti-
„ no,-guadagnato prima da eflì Fazionaij : ripiego infolito e contrario
„ a i iacri Canoni, cficndo una moilruola deformità il vedere coltitui-
„ to un Vefcovo, e ciò dalla potenza Laica, come Giudice fopra la
„ Sede Apoitolica: del che giuftamcnte fi d olle non p.oco Papa Sim-
„ maco „ . Seguif.4 a dire Anallafio, che nel medefimo tempo Sim-
maco raunò un Concilio di cento e quindici Vcfcovi, nel quale egli
rcltò purgato da' reati, che gli erano appolti, e fu condennato Loren-
zo Vefcovo di Noccra, perchè vivente il vero Papa avefle tentato di
occupar la Sedia di San Pietro, ed infieme Pietro Vefcovo d' Aitino,
per aver ofato di alzar tribunale contra di un legittimo Pontefice . Al-
lori Simmaco da tutti i Vefcovi, e da tutto il Clero con fua gloria
fu riracflb fui Trono, e andò a fare la refidenza l'uà a San Pietro. Fi-
nalmente Anallafio continua a dire: Che nel medefimo tempo Feflo
Capo del Senato, e già ftato Confole, con Probino ^ llato anch'elfo
Confole, entro Roma Itefla cominciò a far guerra contra d'altri Se-
natori,, e maffiraamcnte contra di Faujlo^ già itato Conlole, il qual folo
fi potea dire, che combattcfl'e in favore di Simmaco . Pero luccede-
rono molti ammazzamenti in Roma Itefia} e que' Preti e Chetici, ch'e-
rano trovati aderenti a Papa Simmaco, venivano uccifi . Furono mal-
trattate fin le Monache e le Vergini, che fi fcopnvano del partito
d'eiTo Papa, con cavarb fuori de' iVìonafterj e delle lor cafe, con iipo-
gliarle, e dar loro anche delle ferite^ E non paflava giorno, che non
fi udiflcro di quelle battaglie e ribalderie. Uccifero moni Sacerdoti
e m.oki Laici, né v'era ficurezza alcuna per chi avea da camminare
per la Città. Così Anaftafio, Icjjza foggiugnerc, qual fine avelie quc-
ila Tragedia ,
Alcoltiamo 01» un Fazionario di Lorenzo Antipapa, cioè l'Ano- /[,■» ^^
nirao Veronefe {h) il quale racconta, che falle prime d'ordine del Re mL v"'"-^'
Tcoderico fu riconofciuto Simmaco per vero Papa, e d..Lo a Lorenzo >*e»/i! Pan.
il Vcfcovato di Noccra. Doro alcuni Jnniiw acculato Simmaco picfio ^- ^'""' }•
1 1 z ^ ,1 ""'■ ""'='■
15'x Annali d' Italia.
E» A Volg. il fuddctto Re, con farlo credere reo d'adulterio, e che avefle alie-
ANNOS03. nato i beni della Chiefa Romana: al qual tìne fecero anche andare a
Ravenna alcune Donne, cioè peribne facili ad efferc fubornate da chi
era sì accanito contra d'cflb Papa. Fu chiamato Simmaco alla Corte,
e confinato in Riminij maperch'cgli s'avvide, che non v'erano orec-
chi per lui, ma Iblamentc per gli fuoi avverfarj, fé ne ritorno a Ro-
ma fenza permiflìone del Re . Allora i luoi Emuli fecero fuoco alla
Corte di Teodcrico con iltanza, che invialTe a Roma un Vifitatorc nel
tempo della Pafqua: al che fu deputato Pietro Vefcovo d'Aitino. Do-
po cfla Fella il Senato e Clero, cioè quella parte, che era per Lorenzo,,
ottennero dal Re, che fi raunafìe un Concilio in Roma, al quale non
voile intervenire Simmaco. Ma qui è da ofTcrvarc un'iniqua reticenza di
quello Scrittore, cioè che Papa Simmaco intervenne benillìmo alla prima
Seffionc} e andando poi alla feconda co' fuoi Preti e Cherici, fu aflalito
per iftrada, con reftare uccifi o feriti alcuni de' fuoi, ed aver egli ilcfTo
durata fatica in mezzo ad una pioggia di faflate a poterfi mettere in
falvo: il che gli riulcì ancora per l'afTiftcnza, che gli predarono G?<-
dila^ e Fedulfo, Maggiordomi del Re Teoderico, fcco venuti per guar-
dia a quella raunanza. Quefto folo balla a far conofcerc, fé gli avver-
farj fuoi per Crilliano zelo, o pure per un cieco odio, e per una ma-
lignità patente il volcflero abattuto e depofto. A cagione di quella
prepotenza Simmaco fi fcusò di più intervenire al Concilio. Dal che
avvenne, che molti de' Vcfcovi (feguita a dire l'Anonimo fuddetto)
vcggendo così incagliato l'affare, e ^he non le vie della Giuftizia, ma
sì ben quelle della violenza prevalevano, attediati fé ne tornarono alle
lor cafe . Allora i nemici di Simmaco fupplicarono il Re di permette-
re, che Lorenzo fequellrato in Ravenna venifìe a Roma. Collui n'eb-
be la licenza, ed entrato in Roma s'impadronì di moke Chiefe, e per
quattro Anni quivi fi mantenne : nel qual tempo fi fece una crudel guer-
ra. Ma infine Teoderico, avendogli Simmaco inviato un Memoriale
per mezzo di Diofcoro Diacono Aleflandrino, ordinò a Fedo Patrizio,
che tutte le Chicle occupate da Lorenzo foflcro rellituitc a Simmaco.
Cosi fu fatto} e Lorenzo ritiratofi ne' poderi di Fcfto Patrizio, quivi
terminò la fua vita .
Facile ora è a qualfivoglia accorto Lettore il conofcerc dalle co-
fe dette, che la gran tempelta commofla e continuata per tanto tempo
contra di Simmaco, non venne già da veri delitti d'elfo Papa, ma sì
bene dal perverfo animo, e dalla congiura di Fedo Patrizio, che con
falfe accufe e tedimonj fubornati, e con gli ammazzamenti voleva pur
efaltare il fuo Lorenzo colla depreffione di Simmaco, benché dichiara-
to vero Succeffbr di San Pietro. Chi è capace di fare il primo paffo
falfo, non è da dupire fé ne fa de gli altri apprefib anche più vio-
lenti . In fatti il Concilio Palmare tenuto in Roma è una pruova au-
tentica di queda veriià, eficndo ivi per quel che riguarda il giudizio
de gli uomini, data riconofciuta l'innocenza di Simmaco, ancorché i
più del Senato e del Clero fofl'ero fedotti da Fedo e Probino Patri-
zj .
Annali b' Italia. 15*3
z j . Da quanto ancora s'è detto, fi può raccogliere, non fufTìftere , Era Volg.
come vogliono alcuni, che in quell'anno, anche dopo la celebrazio- Ann 0503.
ne del Concilio Palmare, fi reilituifTe la pace alla Chiefa Romana .
Durò la perfecuzione e diflenfionc gran tempo ancora dipoi} e refta-
no tuttavia delle difficultà nell'aiTcgnare il tempo, in cui fu tenuto
cfib Concilio Palmare^ e bandito da Roma Lorenzo, e tanto più, fc
fufiìftefle, come fuppone il Cardinal Baronio W, che nel prtfente an- (a) Barm.
no fofle tenuto il quinto Concilio Romano, di cui fi fono perduti gli ^»»'''- Ec<:-
Atti. Per conto poi del Re Teodcrico, ancorché egli fi lafciafle for-
prendere dalle iftanze della potente Fazione di Lorenzo, col conce-
dere un Vifitatore della Chicla Romana (illanza contraria a i facri Ca-
noni), tuttavia egli non fi attribuì già la facuJtà di decidere neile caufe
Ecclefiaftiche, e maffimamente di canto rilievo, tratrandofi di un Som-
mo Pontefice . Elcfle egli dunque la via convenevole in si gravi fcon-
certi, cioè quella di un Concilio, con dichiarare efpreiraracnte (^) : (b) inAflis
In Synodali effe arbitrio^ in tanto negfttio fequeiida prafcribere , nec aliquid coicihi
ad fé prueter reverentiam de Ecclefiajlicis negotiis pertinere: committenspo- ^'*'"""'"-
tefiati Ponti fi cum quod magis putaverint utile; deliberarent , dummodo "je-
nerandi provi/ione Concila pax in Civitate Romana Chri/ìianis omnibus red-
deretur (i): parole degne di gran lode in un Principe. Anzi avenda
egli intimato il Concilio fuddetto, avendo i Vcfcovi della Liguria,
capo de' quali fu Lorenzo infignc Arcivefcovo di Milano, in palFando
da Ravenna, rapprefcntato al Re, che toccava al Papa fteflb il con-
vocare quel Concilio: Potentiffimus Princeps ipfiim quoque Papam in col^
ligenda Synodo voluntatem fuam Literis demonjìraffe ^ fignificavit . (i) E
perciocché efìì dcfiderarono di veder le Lettere delio Itcflb Papa, egli
non ebbe difficultà di farle immediatamente mettere fotto i loro oc-
chi, con cfcmpio memorabile 'per tutti i Secoli avvenire, e fpezial-
mentc eflendo Tcoderico Ariano di credenza. E' di parere il Padre Pa-
gi (0, che Palmare fofle appellato quel Concilio dal Luogo chiamato W. P«g"ii
Palma aurea in Roma, di cui s'è parlato di fopra. Anaftafio Biblio- (/^faZ'/'"
tecario fcrivc {d) : In P or ticti Beati Petri^ quds appellatur ad Palmario,. Biblhthec/
Sarebbe da vedere, fé ad eflb Sinodo convenifie più quefto, che quel '", noncrìi
Luogo.
Al
(i) Che è in arbitrio del Concilio il decretare le co/e, che fi debbono efe-
guire in sì grand' affare ; e che intorno agli affari Ecclefiaftici niente a
se appartiene otre la riverenza: raccomandando alla podejlà de'' Vefcovi
il deliberare quello che giudicato avranno piìi vantaggiofo , purché col
provvedimento del venerando Concilio- ft rejlituijfe la pace a tutti i Cri-
fiiani nella Città di Roma .
(i) Il potentiffìmo Principe fignifici , che V ifieffo Papa ancora per lettere
dimojìrat» avea la [uà volontà nel radunare il Concilio ,
Vita.
1^4 Annali d* Italia.
E» A Volg, Al prcfcntc anno (ma non fi fa di ficuro quello tempo) riferi-
Anno 503. fcc il Cardinal Baronio i") un Apologetico fcricto ed inviato da Papa
(a) ^Y'p'i Simmaco all'Imperadore AnaltafiOj dal quale appanfce, che quel Prin-
^""^^■^ cipc dopo avere fcoperto Simmaco coltantc nella difeta della Chiefa
503. Cattolica, e contrario a tante macchine d'elfo Analtalìo per abolire il
Concilio Calcedonenfe, e foltenere l'Eielìa d'Eutichete e de gli Ace-
fali, aveva fcritto. coatra di lui, con caricarlo d'indicibil ingiurie, fino
(b) Anaflaf. * chiamarlo Manicheo, quando fi là da Anattafio.Bibliotecano (6J, che
ibidem in avcndo egli fcoperti de i Manichei in Roma, li cacciò via, e fece pub-
K;/. 5JCTW4- blicamentc bruciare i loro Libri. Simmaco oltre al difendere fc Itcf-
**'• fo, rapprefcnta ad Anaftafio i falli da lui commelli in proteggere U
memoria di Acacio, e in comparir cotanto parziale de gii Eretici. Da
quello Apologetico deduce il Cardinal Baronio, che Papa Simmaco a-
vca fcomunicato Anallafio Augulto . Le parole del Pontefice ion que-
lle: Z)xV«, fuod mecum cottfpirante .SeHutu excomunicaverim te. IJìa qui-
iem ego: fed r&tionabiiiter faSlum a DeceJJoribus meis fine dubio fubfequor .
^id ad me., inquies., qtiod egit Jcacius ? Recede ergo .^ (^ nihU ad te . Nos
non te cxcommuntcavimus , Imperatar , fed Acacium . Tu recede ab Acacio ,
i3 tib illids excommiifiicatione recedis . Tu te noli mifcere excommuntcatiam
ejuSy £«? non es excommunicatus a nobis . (i) Da tali parole potrebbe para-
re, che non avelfc già Papa Simmaco fulminata contra di Analtalìo la
Scomunica maggiore; ma che egli Iblamcnte pretendefle incorlb l' Im-
peradorc nella scomunica minore, perché comunicava colla memoria
di Acacio fcomunicato dalla Sede Apollolica. Simmaco folteneva 1 de-
creti de'fuoi Predeceflbri contra di Acacio, e non volendo Analtafio
ritirarfi dalla comunione di Acacio benché defunto, ne veniva per con-
^feguenza, ch'egli incorreva nella Scomunica di chi comunica con gli
(O Cajftoi. Scomunicati. In quelt'anno, per teltimonianzi di Cafliodorio (0, il
inchronico. Re Teoderico condulfe 1' Acqua a Ravenna, con far rifubbricare a tut-
,,. le Tue fpefe gli Acquedotti, che da gran tempo erano affatto dirocca-
Yalefianus. ti . L' Anonimo Valefiano (,d) fcrive, che quegli Acquedotti erano ita-
ti fa^bbricati da Traiano Imperadorc, Se qacU' Acque furono prefe dal-
la collina, e condotte fino a Ravenna, non potè ellcrc le non grande
fé) Marcel- la fpcfa, c magnifica l'imprefa. Racconta Marcellino Conce («•), che
lin. comtt Anallafio Imperadorc fpedi nel pi efente anno contra de' Perlìani Patri-
tn Chromco. ^-^ g- ^^^^ Confole, Jpazio Figliuolo d'una fua Sorella, e Ariobindo,
Genero d'Olibrio già Imperadorc, con un' Armata di quindicimila per-
fone. Quello numero fi -iee credere fcorrctto, perché abbiamo da Pro-
copio
(i) .Z>/V;, che cofpirando meco il Senato io ti .abbia fccrnuKÌcato . 'Così è:
ma jenza dubbio faccio , quanto ragionevolmente fecero i miei antecejfori .
Che appartiene a me, dirai , il fatto da .Acacio? Allontanatene adunque ,
e niente ti apparterrà. Noi non abbiamo fcomunicato te, 0 Jmper udore,
ma Acacio . Tu riiirati da Acacio , <: ti ritiri dalla fus fcomunica . Tu
non volerti mi j chiare colla fua fcoinunica , e hm fei da mi fcorMmiiatt .
Anmali d' Italia. %^s
copio (i), che non s'era veduto primi, ne fi ride dipoi un cfercito Er* Volg.
sì fiorito com^ quefto conerà de i Perfiani . Tanto Teofane (0,quan- Anno 503.
to il fijdJecto Procopio fcnvono, che Ariobindo fece la figura di pri- ^' /f,""^'
mo Crcncrale, e che gii altri gli furono dati per compagni . Ma per- ptrf, /,^. j,
ciocche concordia non pafTava fra quelli Condottieri d'armi, ed ògnu- cap. 8.
no volea comandare al iuo corpo di milizie, e in firi diverfi, nulla fc- w '^^'o-
condo il folito fi fece di profittevole all' Imperio. Seguì un combat- ^^"" "*
timento, ma colla peggio de'Greci, e profittandoli Re Perfiano del- '''"'i'^-
la difcordia degli Ufiziali Cefarci,-devaftò molto pacfc dell' Imperio
Orientale. Aggiugne Teofane, -che in Collantinopoli tra le Fazioni ne
i Giuochi Circenfi inforfe una nuova fedizione, per cui'dell'una e dell'
altra parte afiaiffirai recarono uccifi j e fra gli altri un Figliuolo baftar-
do dell' Imperadore Anaftafio: accidente, -che fommamcntc affliflc il
medefirao Augufto, e fu cagione, ch'egli facefic morir molti di colo-
ro, ed altri ne cacciaffc in efilio . Se non era un fegreto di Politica
il permettere 0 fomentar cotali Fazioni, egli è da ftupire, come gì' Irav
peradori non fcAlsro da tanto di abolire una sì perniciofa divifione nel
loro Popolo . .
Anno di C r i s t o div. Indizione xi i;
di Simmaco Papa 7.
di Anastasio Imperadore 14.-
di Teoderico Re II.
Confule i Getego, fenza Collega
FU creato in Occiùentc quello Confole, ed era Figliuolo di PrO'
bino(\.axo Confole nell'anno 489. comf' fi ricava da Ennodio (r). (e) Etmod.'^
Papa Simmaco, fecondo la conghiettura del Cardinal Baronio C<^),f:c- '» Pinm/i
lebrò nei prcfentc anno il icfto Concilio Romano contro gli occupa- fjf'^I"'^'
tori de' Beni Ecclefiaftici con ifcomunicarli , fé non \ì rcfkiiMÌvzno. ji„„aCEcc,
Doveano i Laici aver profittato del grave Scifma della Chiefa Roma- -
nai e quello ci fa eziandio intendere, quanto foflc lungi dal vero l'ac-
cula inventata contra Ji Simmaco, quafi dilapidatore de' i beni della
Chiefa. Ciixa quelli tempi ancora fi fufcitò in AlFrica una fiera pei*
fecuzione centra de' Cattolici da 'tmfamondo Re de' Vandali, Ariano d».
credenza. Aveva egli finora kfciati in pace que' Cattolici i ma dappoi-
ché ebbe fatta una Legge, che venendo a mancare alcuno de' Vefco-
vi, non fi potelTe eleggere il Succefibre, e andavano crefcendo ie va-
canze delle Chiefe con danno notabile della vera Religione in quf^-.j
parti: i Vefcovi viventi coraggiofamente determinarono di provvca.^rc
eflc Chicfe di Pallori, rifoluii tutti di foffcrir tutto per non mancare
al
Era Voìg.
Anno 504.
(a) H'tfiir.
Mifccil.
Iti. 16.
Tarn. I.
Rer. Iiulic.
(b) ^nafi.
BibUothtc.
in Vit. Sim-
mach.
(e) CaJJiod.
in Chronico.
(d) Caff.od.
l. 3. Efifi.
SO.
(ci Ennod.
Paneg-jric.
Jhtoderici .
(f> Jordan,
de Rei). Get.
15Ó Annali d' Italia;
al debito loro e al bifogno de' Fedeli. Diede nelle fmanie Traramon-
do, e fecondochè fcrive l'Autore della Mifcella (-j), allora fu ch'e-
gli mandò in efilio ducento venti Vcfcovi Cattolici AfFricani, che
per la maggior parte furono relegati nella Sardegna, e fra gli altri
San Fulgenzio Vefcovo Rufpenfe, infigne Prelato e Scrittore del Se-
colo prefente. Aggiugne lo fteflb Autore, concorde in ciò con Ana-
ftafio Bibliotecario W, che Papa Simmaco fece rifplendere la Tua
fraterna carità verfo di que' fanti Velcovi ConfefTori, con foccorrere
A i lor bifogni, cioè con inviar loro ogni anno danaro e velli in do-
no: azione, che maggiormente ferve a comprovare, quanto (ofTe di-
verfo quello Papa da quello, che vollero far credere gl'iniqui fuoi
avverfarj . Abbiamo poi da CalTiodorio (0, che nel prefente Anno
Teoderktì fece guerra coi Bulgari, divenuti oramai terribili nelle con-
trade polle lungo il Danubio fotto del moderno Belgrado. Aveva Ana-
ftafio Imperadore provato varie crudeli irruzioni di coftoro nella Tra-
cia, che faceano tremare (in la ilefla Città di Collantinopoli . Ed ef-
fondo lì effi impadroniti della Pannonia inferiore, chiamara Sirmienfe,
Tcoderico determinò di reprimere la baldanza di que' Barbari, e gli
riufci di levar dalle loro mani quella Provincia. Noi altronde fappia-
mo,che il dominio di Tcoderico fi Ilendeva allora per tutta la Dal-
mazia; anzi ^\ raccoglie da una Tua Lettera {d) fcritta a i Provinciali
del Norico, che anche la Provincia del Nerico era tuttavia comprefa
fotto il Regno d'eflb Tcoderico. Però s'avvicinava la di lui giuri-
sdizione alla Pannonia, oggidì Ungheria, e potè egli (tendere fin colà
le fue conquille. Quel che è Urano, Cafiìodorio Segretario del me-
defimo Re fcrive, ch'egli con aver vinti i Bulgari ricuperò il Sirmio>
ed Ennodio (0 anch' efib Scrittore contemporaneo, e in un Panegirico
recitato allo lleflb Principe, racconta, aver egli ricuperata quella Pro-
vincia dalle mani de' Gepidi . Afcoltiamone il racconto da quello au-
tentico Scrittore. Narra egli, che Ja Città di Sirmio, confine una volta
dtìrjtaliay cioè dell'Imperio Occidentale nel Secolo precedente, e
frontiera centra de' Barbari., per negligenza de' Principi antecedenti
era caduta nelle mani oc' Gepidi . Trafarico Re di quella Nazione inquie-
tava forte da que' luoghi i confini Romani, di modo che conveniva fpeflo
mandare innanzi e indietro delle Ambafciate. Scoperto m fine, che
Trafarico lavorava ad ingannare, e tramava qualche tela con Gunde-
rito Capo d'altri Gepidi, Teoderico fpedi a quella volta Pitzia e Ar-
duico Coli con un forte efercuo, per far proporre a Tralarico de'
convenevoli patii. Ma il Barbaro non afpettò d'aver l'armi addoflb,
e fi ritirò di là dal Danubio, lafciando Su mio alla difcrezionc del
Generale de' Goti, il quale non pcrmife, che fofie commefia alcuna
violenza nel paefe da che aveva elio da redare in dominio del Re fuo
Padrone. Giordano Storico C.0 fcrive, che Pitzia era uno de' primi
C*'>nn della Corte di' Teoderico, e ch'egli, fcacciato Trafarico Figliuolo
d: Trafiila , e facca prigione la di lui Madre, s' impadronì della Città
di Sumio. Noi vedemmo di fopra all'Anno 489. coli' autorità della
Mi-
(.
Annali d' Italia 25-7
Mifcella ('»), che quefto Traftila o fia Trio/Iila Re de i Gepidi,op- E» a Volg.
poftofi alla venuta di Tcoderico in Italia, reftò morto in una batta- A m no 504.
glia. E però per confcnfo ancora di Giordano, il qual pure prefe da '^^jr^lf"''
t Libri di Caffiodorio la fua ftoria Gotica, Trafnerico Re de i Gcpidi era -lom. ì. v.tr.
allora padrone della Provincia Sirmienfe, e dalle mani di lui la ricuperò italUar.
Teoderico: non fàpendofi perciò intendere, come nella Cronica di Caf-
fiodorio fi legga che Teoderico ne divenne padrone per avere fconfitci
i Bulgari. Continuò nel prefentc Anno la guerra di Anaftalìo Augufto
contra de' Perfiani . Richiamò egli alla Corte Appione^ ed Ipuzio^ W fo) Thet-
perchè cozzavano con jiriobindo Generale dell'Armata, e in luogo Z'^""" '•»
loro fpedi Celere hUtiho de gli Ufizj , Ufiziale di gran valore e pru- <^*''<""r-
denza, il quale unito con Ariobindo, penetrò nella Perlìa, con inferire
graviffimi danni a que'paefi, in guila che Cabade Re de' Perfiani co-
minciò a trattar di pace . E quelta fu in fine conchiufa colla reftitu-
zione della Città d' Àmida a i Greci, e coli' avere i Greci pagati trenta
Talenti a i Perfiani . Marcellino Conte {.e) mette fotto il precedente (e) Marcel-
Anno la reftituzione d'Amida, con dire, che fu rifcattata con un im- Un. Ctmts
menfo pefo d'ero dalle mani de' Perfiani . Pofcia all'Anno prefente rac- '" chronho.
conta le prodezze di Celer$^ e la pace conchiufa. Procopio (.d) di- (d) Procof.
verfamente fcrive con dire, che Ariobindo fu richiamato a Coftanti- ^' ^^^'■
nopoli, ed avendo Celere con gli altri Capitani continuata la guer- /* j"^^
ra, e fatto l'afiedio d'Amida, la comperarono con loro vergogna per
mille libre d'oro, quando alla guarnigione Perfiana non reftava vctto*
vaglia che per fette giorni . Dopo di che fra i Greci e Perfiani feguì
una Tregua di fette anni, e da lì a poco la Pace. Pretende il Padre
Pagi, che quelta Pace appartenga all'Anno fufieguente, con addurre
la teftimonianza di Teofane, che pure la riferifce nello ftelFo Anno,
io cui Amida tornò in potere de' Greci .
Anno di Cristo dv. Indizione xiii.
di Simmaco Papa 8.
di Anastasio Imperadore i j.
di Teoderico Re 13.
Confoli < Sabiniano, c Teodoro."
E' corfo un errore di ftampa prefib il Padre Pagi CO» quantunque (q\, pagìus
ncW Errata Corrige non ixx ilato avvertito, perchè da lui, e pò- Crìt. Baro»,
fcia da chi ha fatto le Note al Sigonio, vien chiamato Sabiam il pri- "dhuncAn-
mo di quelli Confoli, che pure porta il nome di Sabiniano in tutti i ""'"■
Farti e Monumenti antichi. Lo ftefib Marcellino Conte (/) citato qui (f) Marcel.
dil Pagi, non gli dà altro nome, e il dice Figliuolo di Sabiniano cIT/ak»*
Tom. HI. K k Ma-
CK,
158 Annali d' Italia.
Era Volg. Magno, cd anche Generale d'Armata, ficcorae vedremo fra poco.
Anno 5os-. Egli fu creato in Oriente. Teodoro in Occidente. Qucfto Teodoro fu
poi nell' Anno f if . inviato Ambafciatore a Coftantinopoli dal Re Teo-
dcrico, e in fine fi fece Monaco, come fi deduce da una Lettera di San
(a) Fulgen- Fulgenzio ('?) . Vien creduto dal Cardinal Baronio difccndentc da quel
tius Efiji.6, celebre y\/««//a, o fia Mallio Teodor»^ di cui fa menzione Santo Ago-
ftino,an2Ì anch' eflo è dal Porporato medefimo appellato Manlio Teodoro^
(b) Htland. fcnza che fé ne adduca alcuna pruova. Il Relando {b) parimente ne'
Tafi. Ctnf. Fafti gli dà il nome di Manìio Teodoro^ con citare un' Ifcrizione del Gu-
{c)G uàim dio W, polla L. MALLIO THEODORO V. C. COS. ma fenza por
t^iTnlo "lente, che quella Ifcrizionc appartiene a Mallio Teodoro^ che fu Confole
nell'Anno 599. e quivi (fé pur' efla è documento legittimo) in vece di
L. MALLIO, pare, che fi debba fcrivere FL. M ALLIO, come in un'
(d) Thcfaur^ j]ffjj j^ ^^ rapportata altrove C'^) . Acquiftara eh' ebbe Teoderico la Panno-
icriptlon "" "^^ Sirmicnfe, con che venne a ftendere il fuo dominio fino al Danubio,
fag. i<ji. inforfe poco dopo un fatto, in cui di nuovo s'impegnarono l'armi fue
in quelle ttefie parti. Un certo Mundone^ per quanto riferifce Gior-
^d'^R'b^""' *^^"" Storico (0, difcendcnte da Attila, e però Unno di nazione ( Mar-
'*. \i. '^ Cellino Conte il chiama Goio) fuggito da i Gepidi , s'era ricoverato
di là dal Danubio in luoghi incolti e privi d' abitatori ; cd avendo
raunati non pochi masna4»ri ed afiaflìni da ftrada, venne di qua da
cffb Fiume, cd occupata una Torre chiamata Erta, quivi s'era affor-
zato j e prefo il nome di Re fra'fuoi, colle fcorrerie pelava tutti i
vicini. Convien credere, ch'egli arrivafle con quelle vifite fino nell'
Illirico, fottopotlo al Greco Impcradore-, perciocché Jfiajlafio diede
ordine a Sabiniano fuo Generale in quella Provincia, e Confole nel
prefeiite Anno, di dar fine alle infolenze di collui . Sabiniano meda
in punto la fua Armata, ed unitofi co i Bul.^ari, divenuti potenti e
terribili nella Mefia, che fu poi appellata Bulgaria: prefe cosi ben
le fue mifure, che colfe il Re masnadiere vcrfo il Fiume Margo,
cioè in fito, da cui egli non poteva ufcire fenza battaglia. Allora
Mundone, che appena entrati i Goti nella Pannonia s'era collegato
con loro, fpcdi con tutta fretta ad implorar foccorfo da Pirzia Ge-
li") Ennod "^'"^^e '^' Teoderico . V'accorfe egli (dice Ennodio (/)) in tempo
I» Paneg'j.r..^^^ Mundonc difperato già meditava d'arrcnderfi; ed attaccata bat-
Jhtoderui . taglia Con tal furore caricò i Bulgari e i Greci, che ne fece un'or-
rida ftrage, e vittoriofo redo padrone del campo , delle bandiere, e
del carriaggio de i nemici . E tanto più è da credere riguardevole
una tal vittoria, perchè l'Armata Greca e Bulgara era incomparabil-
mente maggiore j e noi vedremo, che il loro Condotticr Sabiniano
era uno de'piìi faggi e valorofi Capitani d'allora. E pure, fé non è
fallato il tefto di Giordano , Pitzia non condufic a quel cimento più
di due mila Fanti Goti, e cinquecento Cavalli: numero bene fcarfo, ma
pure ballante a grandi azioni per la riputazion di bravura, in cui era
la Gotica Nazione .
Mar-
Annali d' Italia. 15-9
Marcellino Conte (a) dopo aver narrata la fconfitta di Sabinia- Era Volg.
no che con pochi fi falvò nel CaftcUo di Nato, aggiugnc, ell'erc ri- Anno 505,
malta in quella lagrinievol guerra sì fcaduta la fperanza de' ioldati Gre- W ^"''"l-
ci, che non potè da gran tempo rimetterli in vigore. Forfè quello Qi^^^'-^g "*
Scrittore ingrandì piìi del dovere qucU'imprefa. Mundone dipoi, per-
chè riconofccva la fua libertà e la vita dall'armi di Teodenco, li lug-
gcttò da lì innanzi al di lui dominio. Ma per quello avvenimento li
Iconcertò la buona armonia, che paflava tra Anallafio Imperadore, e
il Re Teoderico . Pertanto cominciò Teoderico ad inviar nella Pan-
nonia i fuoi Ufiziali, e il primo Governatore fpedito a quella Provin-
cia fu Colojfeo Conte, al quale fi vede indirizzata da Teoderico la Pa-
tente, con cui gli dà il governo della Pannonia Sirmienle, appellata
da lui (^) Sede una, "volta de' Goti ^ e gli ordina di fradicare da que'paefi (b) Cajpod.
gli abulì, e nominatamente l'ufo de i Duelli. 11 che più chiaramen- '• 3- -^/"A
te vien da lui efprcno nella fulTegucnte Lettera (f), inviata a tutti i fi'.
Barbari e Romani abitanti nella Pannonia^ con dire fra l'altre cofe: Cre- ii,]fip',Ti_.
diamo ancora di dovervi efertare^ a voler da qui innanzi combattere con-
tro i nemici , e non già fra di voi . Non vi lafciate condur da bagattelle e
f untigli a mettere la vita a repentaglio . /ic^uetatevi alla giujtizta , di cui
tutto il Mondo Ji rallegra. Perchè mai ricorrete alla Monomachia (cioè al
Duello) da che avete Giudici onorati y che non vendanola Giuftizia? Met'
tete giti il ferro voiy che non avete nemici. Troppo malamente armate il
braccio cantra de'voflri attinenti ^ per difendere i quali ognun fa ^ che Ji dee
gloriofamente morire . A che ferve la Lingua data da Dio a gli uomini , per
poter dire fue ragioni , fi alla mano armata fi vuol rimettere la decifion deli-
le liti ? E che Pace è mai la voflra , fé sì fpejjì fono i combattimenti fra
i Cittadini ? Imitate , imitate i nofiri Goti , che Janni ben combattere co i
nemici foreftieriy e confervar nello fiejfo tempo fra loro la moderazione e la
modeflia . In quefta maniera noi fiam rifotuti di vivere , e in quefia voi mi-
ratey che fon fioriti coir aiuto di Dio i nofiri Maggiori. Cosi Teoderi-
co. Tanfi e tanti oggidì all'udir nominare i Goti, gridano: oh che
Barbari! Ma que' Barbari ^veano più fenno de gli Spadacini e Biraghi-
fti de' Secoli fulTegucnti . Abbonivano elfi lo Itolto ed infame ufo de'
Duelli al pari dc'laggi Romani. E fc ha tuttavia credito preflb d'al-
cuni quell'empio coltume, dovrebbono vergognarfi al vedere, che fi-
no i Goti creduti Barbari lo detcllarono. In quell'Anno Anallaiio liw-
peradore pubblicò una Legge (^), con cui ordinò, che niuno folfe am»- (d) /, 19.C.
melTo all'ordine de i Difenjoriy o fia de gli Avvocati, fé prima davan- '^'^p'fiof-
ti al Vefcovo con teftimonj e col giuramento non profeflava di fegui- "" ""''
tar la Religione Oriodoja. Credefi, che anche venga da lui un'altra
Legge (') che ordina lo ftefib per la Milizia Palatina, cioè per gli (e) /. zo.
Unziali delia Corte: tutte belle apparenze; ma la Religione Ortodol- ^"^- "^'^
fa nel fentimento d'x'\nallafio era divella da quella de' Cattolici, td
egli Tempre più fi andò fcoprendo nemico del Conciho Calcedonenfc .
K k 2 Anno
ft,6o Annali d* Italia.
•
Anno di Cristo dvi. Indizione xiv.
di Simmaco Papa 9.
di Anastasio Imperadore 16.
di Teoderico Re 14.
Confoli ■$ Ariobindo, e Messala.
Ea* Volg. A Riobindo Confole Orientale dell'anno prefente, veduto da noi di
Anno 506. £\ fopra Generale d'Armata centra i Perfiani, era Figliuolo di Z)^-
galaifo Itato Confole nell'anno 461. e Nipote di Ariobindo (tato Con-
lole nel 4^4. Avea per Moglie Giuliana Figliuola d'Olibrio Impera-
dor d'Oriente, e di Placidia Augulla. Perciò era uno de' primi per-
fonaggi della Corte Cefarea d'Oriente, e tale che, ficcome all'anno 470.
accennai, fu contra fua volontà acclamato Imperadore dal Popolo di
Coltantinopoli . A/i?^/i!J!, Confole d'Occidente, vien fondatamente cre-
a) Ennod ^^'^'^ ^° fteflo, a cui fono fcritte due Lettere di Ennodio W, le qua-
i.c). Efijì.i'i, li ccl fanno conofcerc per Figliuolo di Faujlo, e l'Vatello di Avieno,
a- i6. cioè probabilmente di quelli, che abbiani veduto Confoli ne gli Anni
(h) Reland, acjtjictro . Il truovo poi chiamato dal Relando W Ennodio MeJ^la^vm
*r«nMar fcnza pruova alcuna j e non avendo noi oflervato nella fua Famiglia il
nome, o fia Cognome à' Ennodio^ lo poffiam perciò credere fenza ve-
run fondamento a lui attribuito. Probabilmente prima che terminalTc
l'anno prelente, cominciarono i (emi di guerra tra Clodoveo Re de'
Franchi, ed Alarico Re de'Vifigoti. Prima d'allora Alarico veggendo
crefcerc cotanto la potenza di Clodoveo, e che in lui bolliva forte la
voglia di maggiormente dilatare il fuo Regno, proccurò un abbocca-
mento con lui a i confini, dal quale amcndue partirono con promcflc
di buona amicizia. Ma altro ci voleva, che beile parole a fermare il
prurito del Re Franco, in cui fi vedeva congiunta col Valore la For-
te) p^j/'w» tuna. Pretende il Padre Pagi (0, che il motivo della rottura proce-
Cnt. Baron. ^jgfjg dall'avere fcoperto Clodoveo, che Alarico fraudolentemente trat-
tava feco intorno alla pace. Ma non fi fa torto ordinariamente ai Re
Conqui (latori in credere, che loro non mancano mai ragioni o prcte-
fti di far guerra a i vicini, purché fi fcntano più forti di loro. La ve-
d'i Grnor ^'^* ^ ^> come narra Gregorio Turonenfe (^), che molti Popoli fjg-
Turonerffis' getti nella Gallia al dominio de'Vifigoti, per cagion della Religione
hh.z.c. 37. defideravano d'edere fotto la fignoria di Clodoveo, divenuto Cnitia-
no Cattolico, per elTer eglino della Religione fte(ra, foffrendo perciò
mal volentieri un Principe Ariano, quale era Alarico colla fua Nazio-
ne. Quella veduta accrelceva a Clodoveo le fperanze d'una buona riu-
fcita nella guerra, la quale divampò poi nell'anno fulleguentc . Pub-
bli-
Annali d' Italia. ì6i
blicò nel preferite eflb Re Alarico in Tolofa a benefizicr de i fudditi Era Vc^g.
Romani del luo Regno un Compendio delle Leggi Romane W, ca- 'AMNopa,
vaco da i Codici Teodofiano, Gregoriano, ed Ermogeniano, dalle No- /y]^^/ ■
velle^ e da i Libri di Paolo, e Gaio Giurifconfulii, ed approvato da >;.„/f^(„„
i V cicovi . Breviarium y/«;ia«; e ordinariamente chiamato, perchè pubr a<i Codic.
blicato d'ordine d'Alarico da cflb Aniano. Anaftafio Imperadorc,' le- ^^"'^f/-
condochc abbiamo da Teodoro Lettore (0, e da Teofane (0, intor- (bl Thtod.
no a quefti tempi fentendofi libero dalle cure della guerra, fi diede a f'f^'J'^'
travagliar la Chiefa, ed infieme Macedenio Vefcovo di Collantinopoli, ,-^ c/j^^w
pretendendo, ch'cg.li s'unifle feco in accettar l'Enotico, formato in
pregiudizio del Concilio Calcedonenfe. Trovò ben egli alcuni tra i
Velcovi, che per guadagnarfi la di lui grazia, ipofarono ancora le opi'-
nioni di lui} ma. non già Macedonio, collante nel dovere di Prelato
Cattolico. Moitroflì in oltre Anaftafio fautore in varie maniere de i
Manichei: perlochè di giorno in giorno peggiorava la credenza fua con
ifcandalo univerfale preflo del Popolo. È perciocché a cagione di un
trcmuoto era caduta ne gli anni addietro la ftatua di Teodofio il Gran-
de, già porta (opra una Itraordinaria Colonna nella Piazza di Tauro:
Anallafio per atteftato di Marcellino Conte ('^)., vi fece violentemen- (d) Mareii..
te riporre la fua. E Teofane notò, aver egli fatto disfare molte ope- ''"• ^<"""
re di bronzo, già lafciate dal Magno Coftantino, per formare con quel '" '■"»'«•
metallo la Statua a fé ftcflb, fé pur di quella fi parla. In queft'anno
parimente riufcì a i Vifigoti di occupare Tortola in Ifpagna, per quan-
to fi ricava dalla Cronicbetta (0 inferita nella Cronica di Vittor Tu- ^^'^ yi^ior
nonenfe. S'c fatta di fopra in più luoghi menzione del Panegirico com- lp"d"cani-
poflo da Ennodio -àWarx Diacono della Chiefa di Pavia, in onore del /)«»».
Re Teodcrico . Eilb appartiene a queft'anno o pure al fulleguente: il
che fi riconofce dal riferir egli la conquifta del Sirmio, e la vittoria
riportata fopra Sabiniano e fopra i Bulgari dall'Armi d'eflb Re, fenza
dir parola de i fatti fufleguenti della guerra nelle Gallic .
Anno di Cristo dvii. Indizione xv.
di Simmaco Papa io.
di Anastasio Imperadore 17.
di Teoderico Re ij.
Confo' i \ P^'^vio Anastasio Augusto per la terza volta,
< e Venanzio .
VRmìizio creato Confole in Occidente, con tutta ragione vicn cre-
duto quello fteftb Venanzio Patrizio^ che dal Re Atalarico pref-
fo Caflìodorio (/) è lodato come Padre di Paolino Confolc, e d'altri (*) c»fio4.
ornati della ftefla Dignità.. Ora si e da dire, che avendo udito il Re ' ^" ^^''^''
Tco- •*■
±6% Annali d* Italia.
Era Vo!g, Tcodcrico, come erano inforte amarezze tra Clodoveo Re de' Franchi,
ANH0507. ed Jlarico Re de'Vifigoti, con pericolo, che (ì veniflc all'armi, ed
avendo ricevute Lettere, onde conofceva irritato forte Alarico contra
dell'altro Regnante: ficcome Principe favio, e lontano da gl'impegni
della guerra, le non quando la neceffità ve lo fpingeva, cercò le vie
di fmorzare il fuoco nafcente, e di rimettere la concordia fra quelle
due Nazioni. E tanto più prefe a cuore quello affare, quanto che
Alarico era fuo Genero, Clodoveo fuo Cognato. Pertanto, ficcome ri-
(») Idem caviamo da una Lettera di Caflìodorio (<»), mandò Ambafciatori , e fcrifTc
l.2-Efift.i. ad Alarico, con efortarlo a calmar la fua collera, e ad afpettar di pren-
dere pili vigorofe rifoluzioni, tanto che cflb Teodorico con inviar Am-
bafciatori a Clodoveo, averte fcandagliata la di lui mente, e cercato
di metter l'affare in pofitura d'una ragionevol concordia: rapprcfen-
tandoglt fpezialmente , che i Vifigoti luoi Popoli da gran tempo go-
jdeano la Pace, ed erano perciò poco efperti nel me (ber della guerra,
al contrario della gente agguerrita de' Franchi . E giacche fin' allora
confilleva tutta la lite in fole parole, fi poteva fperare un accomoda-
mento, che farebbe poi fiato difiicile, dappoiché fi fofiero fguainate
le fpade. Gli dice in oltre, avere i fuoi Legati ordine di pafiarc alla
Corte di Gundibado Re de' Borgognoni, ff pofcia a quella de gli altri
Re, per muover tutti a dar mano alla pace, conchiudendo in fine ,
che terrà per nemico fuo proprio, chi fi fcoprirà nemico d'eflb Ala-
rico. Oltre alla parentela comune ancora con Clodoveo, avea Teode*
rico due particolari motivi di dichiararfi in calo di rottura per Alari-
co, eflendo amendue della fl:efia Nazione Gotica, e della Itefia Setta
(**) ^^^'" Ariana . Leggefi parimente una Lettera del Re Teoderico {b) al fud-
.3. pift.z. jgj.j.g j^g Gundobado, in cui l'eforta ad interporfi, perchè amichevol-
mente il compongano le differenze inforte fra i Re de' Franchi e de'
(e) Idem Vifigoti, e fi fchivi la guerra. Un' altra pure (<^) portata da' fuoi Am-
ik. Ef'ift. 3. ibafciatori, inviò a Luduin (così egli chiama,^ fé pur non è errore, Clt-
doveo) Re de' Franchi, pregandolo con affetto di Padre (per tale era
Teoderico confiderato allora da tutti i Re circonvicini ) che non voglia
per cagioni si leggieri correre all'armi, ma che rimetta ad Arbitri amici
la difcuffione di si fatta contefa, né fi lafci condurre da taluno, che
per malignità attizzava quel fuoco. Aver egli paffati i medcfimi ufizj
con Alarico i e pero protellare non men da Padre che da Amico, qual-
mente chiunque di loro fprezzaffe quelle Tue cfortazioni, avrebbe per
Nimica la fua peiiona e i fuoi Collegati. Non so, fc nel mcdefimo
tempo, o pure dopo avere ricevuta qualche difgufiofa rifpofta da Clo-
doveo, feri ve fl e Teoderico un'altra Lettera, portata mcdefimamente
4a i fuoi Ambafciatori a i Re de gVi Erulì ^ Guarnì^ e Turingi . In elFa
gli ftimola a fpedire anch' effi dal canto loro Ambafciatori unitamente
£0 i fuoi, e con quei di Gundobado Re della Borgogna, al Re de*
Franchi, la cui i^perbU non tace, da che non vuol accettare l'offerta
d'Arbitri e d' Amici nella pendenza fua ,con Alarico . Aggiugne, do-
jrcr cadauno temere d'uà Prmcipc, che con volontaria iniquità cerca
d' op-
Annali d' Italia. 163
d'opprimere il vicino, mentre chi vuol operare fcnza far cafo delle E»* Votg»
Leggi delle Genti, é dietro a fconvolgere i R.egni d' ognuno. Però '^ «no 507*
doverli unitamente intimare a quel Re, che fofpsndi il mettere mano
all'armi contra di Alarico, con rimetterfi alla decifione de gli Arbi-
tri: altrimenti fappia, che ognun farà contra chi fprezza tutte le vie
della Giullizia. Dal che fi conqfce, che Teoderico ben conofceva lo
fvantaggio, in cui fi trovavano i Vi fi goti, e prefcntiva ciò, che po-
fcia avvenne, ma fenza potervi mettere rimedio. Sccondochc crede il
Cluverio C^), ì Guarnì Popoli della Germania crar» fituati nelle con- (a) cluvir.
tradc, ove ora è il Ducato di Meclemburgo. Intorno ai fito de gli '^'^"l^'*',
Eruli avrebbe fatto meglio cfTo Cluverio, fé avefie confefiato di nulla f. 17. ^ ir*
fapcrne. Certo egli ne pur feppe, che in quelli tempi durava tutta-
via efTa Nazione Erula^ governata dal fuo Re A noi bafti per ora
d'intendere, che tanto gli Eruli, quanto i Guarnì, e i Toringi, do-
vcano edere Popoli confinanti, o vicini a i pacfi pofTeduti da i Fran-
chi nella Germania . Era in quelli tempi Re della Toringia Ermenfre-
do, Marito d'una Nipote di Teoderico; e a lui fi vede indirizzata una
Lettera prelTo Caflìodorio (^) in occafion di quelle nozze. Per conto (b) Cajftod.
del Re de gli Eruli, Teoderico l'avea adottato per fuo Figliuolo d'ar- ^■■^•Ep'ft-i-
mi, cioè con una fpecie d'adozione, che fi praticava allora, e col
tempo fu detto far Cavaliere^ avendogli dato Cavalli, Spade, Scudi,
e l'altre Armi militari, come fi. può- vedere ia uà' altra Lettera (e) (e) id.ib.
d'effo Re Teoderico. Efl(i.r.
Clodoveo^ che non volea tanti Maeftri, ed cfiendofi già mcfio in
capo d'ingoiare il vicino Alarico, avea buon fondamento di fperarlo,.
può eflcre, che dcfie buone parole a tante ambafciate ed iftanzc, ma
niuna promelTa di defili -re dall' imprefa; ed intanto per prevenire i
foccorfi, che potefie Alarico ricevere da i lontani Collegati, follcci-
tamcnte ufcì in campagna con un pod^rofifiìma efercito. Abbiamo da
Santo Ifidoro (<^), che in aiuto de' Franchi andarono anche i Borgo- ,^\ jr,.{^rut
gnoni.- il che può parere (Iram, perchè veramente non avrebbe do- ;«' chronic»'
vuto il Re Gundobacìo aver molto genio ad accrefcere la potenza già Gothor.
sì grande de i Franchi, per timore che l'ingrandimento loro non tor-
naflc un di in rovina del fuo Regno, ficomme col tempo avvenne.
Tuttavia, ficcome ricaviamo ancora dalla Vita di San Cefario Vcfco-
vo d' Arlcs (0, certo è, ch'egli unì allora le fue forze con quelle de' W Cjpnan.
Franchi, fenza faperfi, le per malignità, e con tradire le fperanze del '^ J'"^ ^^
Re Teoderico, o pure in efecuzion de' patti ftabiliti con Clodoveo puiMaiìl-
ncUa precedente guerra, in vigor de' quali cefsò l'afTedio di A vigno- ionìum a61.
ne, ed ogni altra ollilità contra di lui. PalTando 1' '\rmata de' Franchi 5^- "^om. l.
perTours, ordinò il Re, che in venerazione di San Martino, fecon- ,. ■
dochè atterta Gregorio Turonenfe CO, non fi recafTe molcllia alcuna rlronenZ'
al paefe. Racconta Procopio (^), che Alarico dimandò foccorfo a Teo- lib. i <•. 37.
dcrico Re d' Italia, e mentre lo (lava afpettando, andò a metterfi coli' (g^ Procof.
efercito fu.:i a fronte de' nemici, che erano accampati preflo a Carcaf- 1'^^";
fana. Non inclinava egli ad azzardare il tutto in una batuglia-, ma (à'f.'iiJ"'
per-
2^4 Annali d' Italia.
Era Volg. perchè i Tuoi all'udire, che i Franchi portavano la defolazionc a tutto
Anno J07. jl circonvicino paefe, (parlavano del di lui poco coraggio, e fi vanta-
vano di poter vincere colle poma cotte il nimico: lafcioffi ftrafcinarc
ad imprendere il combattimento. Né pur qui pare, che Procopio me-
riti attenzione all'oflervare, come egli metta quel fiero conflitto vici-
no a Carcajfona,^ quando abbiamo dal Turonenfc Storico più degno di
fede, che la giornata campale fi fece a F'ougiè dieci miglia lungi dalla
Città di Poitiers^ Luogo troppo lontano da Carcaflbna . Oltre al dirfi
da lui , che l'efercito di Teoderico pafsò ora nelle Gallie, il che, fic-
come diremo, folamente nell'anno apprefib avvenne. Quello che è cer-
to, fegui tra i Franchi e Vifigoti una memorabil battaglia, nella quale
rimafero fconfitci gli ultimi colla morte non folamente di parecchie mi-
fliaia di Vifigoti, e di Apollinare Figliuolo di jlpolUnare Sidonio^ e
ella maggior parte de' Senatori e del Popolo dell' Auvergne, ma lo
fteflo Re Alarico. Quella infigne vittoria aprì la ftrada a i Franchi
per quafi annientare nella Gallia il dominio de' Vifigoti; e loro certa-
mente non farebbe reftato un palmo di terreno in quelle Provincie,
fé non fofle finalmente accorfa 1' Armata del Re Teoderico . Intanto
Clodoveo s' impadronì della Touraine, del Poitou, del Limofin, del
Perigord, della Saintognc, e d'altre contrade. E Teoderico fuo Figliuo-
lo con una parte del vittoriofo efercito fi rendè padrone del paefe d' Al-
by, de Roùergne, dell' Auvergne, e d'altre contrade pofledute dian-
zi da i Vifigoti . Non lafciò Alarico dopo di sé altro Figliuolo di età
adulta, che un baftardo, per nome Gifeìico, in eleggere il quale per
Re concorfero i voti de' Vifigoti, fopravanzati al filo delle fpade de*
Franchi; giacche Amalarico Figliuolo d'una Figliuola di Teoderico Re
d'Italia, era d'età incapace al governo: il che dirpiacque non poco al
medefirao Teoderico. E noi non iftaremo molto a veder gli effetti di
(ai Thtoph. quella fua collera. Abbiamo poi da Teofane C"), che circa quelli tempi
i» chrtntg. Anajlafio Imperadore fabbricò nella Mefopotamia alle frontiere della
Perfia una forte Città, a cui pofc il nome di Arcadiopoli. Nons'm-
tcnde, perchè non le defle più tollo il proprio.
Anno di Cristo dviii. Indizione i.
di Simmaco Papa ii.
di Anastasio Imperadore 1 8,
di Teoderico Re \6,
Confoli \ Celere, e Venanzio juniore .
CEìere Confole in Oriente lo fteflb e, che vedemmo poco innanzi
adoperato per Generale d' Armata da Anaftafio Augufto nella
guerra co i Perfiani . Venanzio Confole Occidentale fi truova appellato
ne
Annali d' Itali a. %6r
ne i Fafti Juniore a diftinzione dell'alerò Fenanzio^ che vedemmo Era Volg.
Confolc nell'Anno precedente. Venuta la Primavera, Clodoveo Re An»io5o8.
de' Franchi continuò le fue conquide fopra gli abbattuti Vifigoti con
impadronirfi di Toìofa^ Capitale del Regno loro in quo' tempi, e con
portar via di colà tutti i tcfori già aratuairati dall' ucciio Re Alarico.
Quindi pafsò all'afledio della Città d'Engouléme, e quando fi ere-
dea, che avefle d^ coftargli gran tempo e fatica la prefa di quella
Città pel groflo prefidio de" Vifigoti , tardò poco a cadere una parte
delle mura: accidente, che forzò i difenfori ad arrenderfi . Se n'andò
pofcia a Tours, per fare le fue divozioni ed offerte a San Martino,
riconofccndo dalla protezione di lui il buon fuccelTo dell' yrmi fucj
e nello ftcffb tempo inviò la fua Armata all'afTcdio della Cura d'Ar-
les, riguardevolilTima in que' tempi, e chiamata //f«o/i!J Roma da Au-
fonio. Intanto il Re Tetderico , che non potea di meno di non com-
piagnere l'abbattimento de' Vifigoti, cioè di un Popolo, con cui avea
comune la Nazione, ed in oltre confiderava per pericolofa al fuo Re-
gno tanta fortuna dell' Armi de' Franchi, inviò una poflente Armata
nelle Gallie, fotto il comando di' Jbba Conte (-a), chiamato da altri (a) Jordan.
Ehbane ^ fuo Generale. Procopio C^) fcrivc, che Teoderico v'andò in de_ ^'b. Ge-
perfonaj e con lui va d'accordo Cipriano nella Vita di San Cefario ','^' "'''' J^'
Vcfcovo di Arlcs (0- Certo è almeno, che Ibba trovò impegnati i d! BtT.^^j'et.
Franchi nell'afìediodi cfTa Città d'Arles, durante il quale fu in gran lib. i. f. n.
pericolo la vita di quel Santo Vefcovo, per (bfpetti diflcminati conerà (e) C'jprm-
di lui d'intelligenza co i Franchi. Strepitavano fpezialmcnte i Giù- ""',,'" ^'■''
dei centra del Sento; ma infine fi trovò effcre gli ileffi Giudei, che "apuà'^urì-
tramavano di tradir la Città , e corfero rifchio d'efie-re meffi tutti a um ad dUm
filo di fpada . Sofìcnnero i Goti e il Popolo con vigore gì' incoracdi ^7- -<«^«/?'.
di queir aflcdio , ancorché patifìero carcftia di viveri. Accadde un ^7^"/""^^^'»-
giorno, che i Franchi vollero impadronh-fi dtl Ponte fabbricato fui
Rodano^ e il fatto fi ricava da una Lettera del Re Ataìarico preffo
di Caffiodorio {d) . V'era alla difefa Tulo, Goto di nazione, e parente (<i) Caffioi.
dello llcflb Atalarico) e sì gtgliartla fu la diftfa, ch'ei fece co'fuci, '" ^' ^■^'^•
che furono obbligati gli aggveflori a ritirarfi, con riportar r.cndimeno
eflo Tulo delle gloriofc ferite da quel conflitto . Ci dipigne il Padre
Daniello (<■) quello fatto coli' ingegnofa fua eloquenza, come fé l'a- (.e) Daniel
veflc veduto, dicendo, che a poco a poco andò crefcendo U mifchia, ^'Z'""' '^'
canto che vi s' impegnò tutto il nerbo delle due Armate nitniche; e T(m."i.
che in fitte eflendo furiofamente rifpinti i Franchi non meno da gli
O 11 rogoti, che dalla guarnigione de' Vifigoti ufcita nello Ueffo tempo
dalla Città, furono meffi in rotta con un'intera fconfittaj e le noi
crediamo a Giordana Klorico, reftarono morti fui campo trenta mila
■franchi^ fcnz,a i prigionieri, de' quali il numero fu grande, e vtrfo i
quali ciercitò la fua carità San Cefario. Vero è, che dalla Lettera
del Re /Italarìco nulla fi ricava di quella sì ftrepitofa fconfitta de'
Franchi in tale occafione. Solamente vi fi racconta la refiftcnza fatta
da Tulo Goto, per cui non venne fatto a i Franchi di occupare quel
'Tm. JIL . L 1 Pon-
r66 Annali d' Italia.
Era Volg. Ponte. Contuttociò è fuor di dubbio, che i Franchi furono obblì-
ANN05Q8. g3ji a(j abbandonar qu^U'alTedio. Procopio fcrive, che fi ritirarono
psrr timore de' Goti inviati d;» Tcoderico. In oltre la vittoria, di cui
fa menzione Giordano, riportata fopra i Franchi da i Goti colla morte
di molte migliaia d'eflì, fi può tenere per certa, argomentandola noi
eziandio da quelle parole di Cipriano nella Vita di San Cefario: (i) /«
prelato vero Gothis cura Captivorum Immenfitate reverfis replentur Bafi-
liae facra , repletur etìam domus &c. E fotto quell'Anno fcrive Caffio-
(a) Cajfiod. dorio (<?), che Teoderico Gallias Francar um depr^edatione confafas ^ vi-
ittChrtnic. ^is hofìihus ac fugatis , fuo adquifivit Imperio (2). Adunque all'armi di
lui fi dee con tutta ragione attribuir quella vittoria. Ma non è ben
certo, fé la rotta de'fuddetti Franchi feguific nel prefente, o nel fuf-
feguente Anno.
In fomraa cosi profperamente fu guidata qucll'imprefa, che il
Re Teoderico divenne padrone di tutta la Provenza, o fia ch'egli
fofie acclamato da que' Popoli, e da i Vifigoti della fua ftcfia Na-
zione, o che per titolo di fuccefiionc o di acquifto egli prctendcflc
il dominio della Città d'Arlcs, così dice il fuddetto Cipriano: Sic
deinde Jrelatenfts Civitas a Wifigothis ad Oftrogothorinn devoluta eji Re-
gnum {%) . Perciò Teoderico o nel prefente, o nel proflìmo Anno in-
(b) 7if»» viò colà Gemello Senatore con dire (*): Prafentì tempore in Gallias^
^16 ^ "°^" ^^° auxiliante fUbjugatas , Ficarium te PrafeSlorurn noflra mìttit
(e) Cajfiod.. au6toritas . (4) Nella ieguentc Lettera (0, fcritta Provincialibus Gal'
Efifi. 17. liarum., dà loro avvifo di fpedire colà Gemello per loro Governatore.
(d) Idem Al raedefimo pcrfonaggio fcrive in un'altra Lettera {d) di efentar da
Epifi. l^. i tributi il Popolo d'Arlcs nella quarta Indizione^ in premio della lor
(e) Idem fedeltà, e de' danni patiti da i Franchi. In un'altra Lettera (0 manda
*>'/• 4i- |jjj.Q (ja„ari e vettovaglie, pel rifarcimcnto delle mura e torri della
(f) Idem Città. E in un'altra (/) fa fapere a Gemello d'aver mandati grani
Efifi. 44. dall'Italia per alimentar l'efcrcito, fenza aggravar la Provincia afHitta
perle paflatc calamità, con ordinargli di farlo trafportare da i granai
di Marjilia alle Caflella pifle fopra la Druenza . Dalla qual Lettera pa-
rimente impariamo , che anche Marfilia venne in potere di Teoderi-
co,
(i) In Jrks poi^ de'' Goti ritornati con una immenjità di Schiavi Jl riem-
piono le Sacre B afili che ^ riempie fi anco la Cafa ec.
(2) Finti e mefjì in fuga i nemici acquijlò al fuo Imperio le Gallie confufè
pel faccheggiamento de'' Franchi ,
(}) Così dipoi la Città di Arles da' Fifigoti pafsò al Regno degli Ofiro-
goti.
(4) Nel prefente tempo la noflra Autorità manda te VicfirÌ9 de' Prefetti
nelle Gallie ^ a noi foggiogate per Divino ajuto. j
Annali d' Italia. zój
co, non fo, fé perchè la togliere a i Borgognoni, o perchè dianzi efla Era Volg.
foffe del dominio de'Vifigoti. A quella Città confermò egli tutte le Anno 508.
efenzioni concedute da i Principi precedenti (<»), e rilafciò anche il (a) iJem
Cenfo di un anno. Ma mentre Teoderico era intento a gli affari della '• 4- ^Z'/.
Gallia, eccoti un improvvifo turbine, che venne a trovarlo in Italia, ^"f-
Avea r Imperadore -(i'«.?/?iV?o diflimulato finora il fuo rifenti mento cen-
tra di Teoderico per la rotta data all'efercito fuo, inviato contra di
Mundone, di cui parlammo all'Anno fof. Ora dunque che intcfe
impegnate e diftratte le forze di lui nella Gallia, s'avvisò cflere que-
llo il tempo da farne vendetta. Marcellino Conte (^) è quegli, che (b) Marcdl.
racconta il fatto con dire, che Romano Conte, Capitano de'Domefti- Comes in
ci o fia delle Guardie del Palazzo Imperiale, e Ruftico Conte degli chronho.
Scolari, o fia Sopraintendente alle Scuole militari, con cento navi ar-
mate, dove erano otto mila foldati, furono inviati da cflb Imperadore
a dare il guallo a i lidi d'Italia, e giunfero fino a Taranto Città an-
tichiflìma : dopo di che fé ne ritornarono a Coftantinopoli . Marcellino
fleflb, che pure fcriveva in quella Città la fua Cronica, detella il
fatto, con chiamare obbrobriofa una tal vittoria, perchè fol degna
del nome di fcorrcria da Corfaro . Abbiamo da Gregorio Turonenfe («•), (e) cngor.
che circa quelli tempi Clodovco Re de' Franchi Itando in Tours, ri- "^"renenjis
cevette Lettere da Anallalìo Augullo , con cui il dichiarava Confole; ''^- i- <^- S^-
laonde egli nella Bafilica di San Martino fu veftito di porpora e di
manto, e gli fu pollo il diadema in capo. Pofcia l'alito a cavallo paf-
feggiò per la Città, fpargcndo monete d'oro e d'argento, e da quel
giorno innanzi fu chiamato Confole 0 Auguflo . Se n'andò finalmente
a Parigi, ed ivi ttabilì la fedia del Regno, continuata ivi dipoi da i
fuffegucnti Re fino al prefcnte giorno. Quello titolo à' Augufto è molto
inverifimile, né fuflìlte, che Anallafio il dichiarafle con ciò Collega
neir Imperio, ficcome penfa il Cointio . Né par credibile, ch'egli
folTc creato Confole Ordinario ^ ficcome fu d'avvilo il Cardinal Baro-
nio, tiè ch'egli dilprezzaffc si fatta Dignità, perchè i Falli non ne
parlano. ConJ'ole Onorario polfiam giullamente credere, ch'egli folTe
nominato > e merita plaulo l'opinione di Adriano Valefio, e del Pa-
dre Pagi , che fotto il nome di Confole s' intende la Dignità del
Patriciato^ cioè la più infigne, che in que' tempi fi conferifle dagl' Im-
peradori . Quella poi importava qualche riconofcenza della Sovianhà
de gli Augnili. Reilano ancora Monete d'ellb Clodoveo, e de gli
altri Re primieri de' Franchi, con qualche fcgno nel rovefcio di que-
lla verità, leggcndovifi il CONOB. o pure VICTORIA AVGG.
termini ed eTpreffioni ufate nelle Monete de' Greci Augulli , e in
quelle de gli antichi Duchi di Napoli, dipendenti da gli Augnili.
Abbiamo una llrana interpretazione, data dal Padre Haiduino alla tut-
tavia fcura parola CONOB. Si fa in oltre da Procopio, (^3, che i m) Prtcot.
Franchi non avrebbono creduto ficaro e llabile il polTelìb e dominio de Beli.
loro nella Galiia, fé loro non gliel'aveflcro confermato gì' Impcrado- ^"^'- ^'^- ì-
ri. Altrettanto fece Teodenco pel Regno d'Italiaj e nelle Mencie '^' ^^'
Lì z de
t6% Annali d' Italia.
E» A Vo!g. de i Re Oftrogori, e Vifigoti, fi ofTerva talora l'indizio ftefTo di dipen»
Annoso», denza , E' di parere il Cardinal Baronie, che Anaftafio inviafle a Ciò-
doveo quelli contrafegni d'onore, per animarlo a continuar la guerra
contra del Re Teodcricoj e quefta fembra lodevole conghiettura . Ma
potrebbe anche darfi, come abbiam detto, che Clodovco ftcfTo, non
men di quello, che già fece Teoderico, aveflc procacciata a fé mc-
defimo da Anaftafio la Dignità di Patrizio , per maggiormente afib-
darc i fuoi diritti in tante Provincie della Gallia da lui conquiftatc,
che dianzi erano membra del Romano Imperio.
t
Anno di Cristo dix. Indizione ii.
di Simmaco Papa 12.
di Anastasio Imperadore ip.
di Teoderico Re 17.
Confole •$ Importuno, fenza Collega.
B
n
Enchè prcflb Marcellino Conte, e ne' Farti Fiorentini Opportuni
fia chiamato quefto Confole, pure negli altri Falli, e monumenti
dell'antichità fi truova appellato /»»/)om<«(? . Fu Confolc d' Occidente,
e vicn creduto della Famiglia Decia. In queft'anno ancora continuò
Teoderico la guerra nella Gallia, con penficro di abbattere Gifelico^ ufur-
patorc dei Regno de' Vifigoti, e di ricuperar tutto ciò, che era ilato
occupato da i Franchi, e ch'egli pretendeva devoluto al fuo dominio .
(a) Mariy Sotto a quello Confolato fcrive Mario Avcnticenfe (<«), che Mamme
fn'chrtnìc Capitano de i Goti faccheggiò una parte della Gallia. Scuro è tutto
il rcllo di quelle imprcfe^ perché niuna Storia ci fa ben conofeerc,
fc continuafle, o come continuafle la guerra contra de' Franchi, o con-
tra de' Borgognoni . Racconta Procopio, che i Franchi con tutto il lo-
ro sforzo aflcdiarono Carcaflbna, perchè fama correa, che in quella
Città folTero cuftoditi i Tefori, pervenuti alle mani del vecchio Re
Alarico nel facco di Roma. Tra l'altre cofe fi dicea, che quivi fi
miravano i vafi preziofi del Re Salomone^ trasportati a Roma da Tito
dopo la prefadi Gerufalcmme. Ma che fopravenendo il Re Teoderico
co i Goti, i Franchi per paura fciolfero quel!' alTedio . Aggiugne ap-
preflb, che Teoderico, dopo aver abbattuto G//f//Vo, trasferì il Regno
de' Vifigoti in Amalarico Figliuolo d'una fua Figliuola, con divenirne
egli Tutore i e che prefo fcco tutto il Teforo, che era in CarcalTo-
na, frettolofamcnie fé ne ritornò a Ravenna. Ma per quanto vedre-
mo, non già ora, ma folamente alla fua morte reftitui Teoderico quel
Regno al Nipote, e fece ivi da Padrone, e non da Tutore, finché
vjfic. Potrebbe eitcre fucceduto in queft'anno l'aflcdio di Carcafibna.
Ma
Annali»' Italia ì6^
Ma tfa perchè gli Storici antichi de' Franzefi nulla parlano di quefto, Era Vc!g.
anzi ci rapprcfcntano Clodovco, dappoiché furono i Tuoi rifpinti dall' Anno 509.
afledio d'Arlcs, come Principe, che aveflc deporta la lancia é lo feu-
do j e perchè Procopio fi fcuoprc poco informato di quegli affari, trop-
po lontani dal fuo paefe: nulla di certo.fi può aflcrirc di quefto. Pa-
re bensì, che fé non al precedente, poffa al prefente anno appartenere
ciò, che fcrive Santo Ifidoro (<») . Cioè che Cefalico ^ appellato Gifeìico (a) ifidorus
da Procopio, il quale s'era fatto riconofcere Re de' Vifigoti, uomo "» chnnk*
quanto vile di nafciia, altrettanto fprezzabile per la fua dappocaggi- *'"'""'•
ne, trovandofi nella Città di Narbona, quivi fu afTcdiat*) da Gundobadt
Re de' Borgognoni . La Città fu prcfa e meffa a facco con grande l^ra-
gc dc'fuoi, ed egli con molto fuo difonore fuggì, e andò a rificdere
in Barcellona. Rclla incerto, fc Gundobado fofle in tal congiuntura
nimico o amico di Teoderico . Noi certo ritroviam da li innanzi, che
il dominio d' eflb Teoderico fi ftendeva di là dal Rodano . Abbiamo
da- Gregorio Turonenfe (^), che jìram Capitano del Re Teoderico, (b) Grtgor,
refidcote in Arles, avendo conceputi de i lofpetti contra dell'Arciprete Turonenfis
di Niraes, fpedì a quella Città i fuoi fergenti, per condurlo ad Arles j '• i- c''^78.
ma egli miracolofamente fcappò la buralca. In oltre fappiamo , avere fj Giona
Teoderico fcritto ad Iba^ o Ida Duce (farà lo llelTo Ibba, o fia Eb- "''?'''""•
bane, da noi veduto di fopra fuo Generale) con ordinargli (<■) di re- (e) CaJJi»d.
llituirc alla Chiela di Narbona i fuoi poderi, in efecuzione di quanto '•4- Efifi.
avea comandato il defunto Re Alarico. Sicché fcorgiamo, che Teo- '^"
derico dall'Italia continuava per la Provenza, e per la Provincia di Nar-
bona e Carcaflona, il fuo dominio fino a i Pirenei i e in breve il mi-
reremo anche pafiar oltre fino in Ifpagna. L' infolenza praticata nel
precedente anno da Analtafio Augullo, con avere inviata una flotta a
lacchcggiar le fpiagge della Calabria, porge motivo di credere, che
Teoderico nel preferite H accingcflc anch' egli a fabbricar navi per avere
un'Armata navale, atta ne' bifogni non -folo a far refi (lenza ^. ma ezian-
dio a dar battaglia a' nemici, e a trafportare i grani. Scriflc egli per-
ciò varie Lettere {d) ad Abondaìvzio Prefetto del Pretorio, ad Uvilia {A) litm
Conte del Patrimonio, a Gundinando, ed Avilfo o fia Aiulfo, Saloni, l. s- Epìft.
cioè Miniftri de'Magillrati, con incaricare al primo, di comperarle- ''^- ^ /'?•
gni, come ciprefliì, e pini per tutta l'Italia, ad effetto di fabbricar
jmlk Dromo»!, cioè Navi lunghe e veloci da trafporto, così appelli-
le con vocabolo Greco. Ordina anche ad Uvilia, e ad Aiulfo di in
tagliare alberi lungo le rive del Po, fapendo, che ve n' ha gran copia
a propofito perla fabbrica de i Dromoni: comandando ancora, che fi
tenga Libero il corfo del Mincio, Olio, Serchio, Tevere, ed Arno,
con levarne le fiepi polle da i pefcatori. Nel medefimo tempo diede
gli ordini per provvedere tutta la bifognevol copia di barcaruoli e ma-
rinari, acciocché a di 13. di Giugno tutta la gran Flotta folTe ben
allenita nel porto di Ravenna . Vedefi ancora il ringraziamento da lui
fatto al fuddettc^Prefetto del Pretorio, per aver già mcire infieme tan-
te Navi, e fa abbaftanza intendere, che effe eran© Legni gioffi, e Cafc
da
xjo Annali d' Italia.
Era Volg. da acqua, perchè cadauna portava molti remi, fenza che fi vedefTe la
Anno 509. faccia de' remiganti . Ma noi non Tappiamo, che Anaftafio recafle al-
tro infulto al reame di Teoderico, né che tale Armata di eflb Re ope-
raffe cos' alcuna con apparenza che fi riftabilifTe fra loro la pace. Ac-
cadde ancora in quell'anno, che facendofi i Giuochi Circenfi in Ro-
ma, fpettacolo, che per neceflìtà, non per volontà Teoderico e gli
altri Principi faggi permettevano al Popolo Romano, Importuno Con-
;fole, e Teoderico o fia Teodoro Patrizio, favorendo la Fazione Venc-
(a) Calfioi. ta ("), aveano con gente armata fatto de gì' infulti alla Fazione Pra-
/. I. £/>//?. fina, che lor» avea dette pubblicamente delle ingiurie . E volendo que-
17. cr Jeqit. ^j ultimi venire alla Corte a richiamarfi del fofferto aggravio, per illra-
da erano fiati afialiti con infidie, ed urto d'eflì rimafio uccifo. Difpiac-
que forte a Teoderico il fatto; ed affinchè imparafiero i potenti a ri-
fpettar gì' inferiori, diede ordine, che i delinquenti compariffero in giu-
dizio, davanti ad Agapito Prefetto di Roma, e a Celiano, per elferc
giudicata la loro azione. Scrifl*e in oltre al Senato e Popolo Romano,
acciocché da li innanzi non i'uccedefiero difordini ne' pubblici Spetta-
coli, con intimar pene a chiunque ofafTe di Ilrapazzar Senatori . Per
... j_ relazione poi di Marcellino Conte W, accadde nel prefcnte anno un
Un. Comes' fiero incendio in Coltantinopoli, che fi ftefc per gran tratto della
in Chrome. Città .
Anno di Cristo dx. Indizione ni.
di Simmaco Papa 13.
di Anastasio Imperadore 20.
di Teoderico Re 18.
^ r 1^ <; Anicio Manlio Severino Boezio,
Confole \ f^j,^^ Collega.
A'
Lf udire i nomi di que fio nobili (Timo Confole, intendono tofto
. i Letterati, che fi parla di Boezio .^ infignc Scrittore di queìH
tempi, il quale nella fila Prefazione a i Prcdicamenti di Ariftotele av-
▼ifa di aver faticato, durante il fuo Confolato, mentre era Imperado-
... • re Anaftafio, intorno alla verfione Latina di quella, e d' altre Ooere
(e) Putivi- ,,..„,', , ,1 1^ Il e ■
nius in Fa- d Anllotcle, le quali commciarono allora ad aver qualche voga tra i
ftìi Conjul. Latini . Era ftato Boezio in fua gioventù alle Scuole d' Atene, con aver
(d) Baron. quivi imparate le Lettere Greche, e talmente s' era affezionato alia
"f^Rdand Scuola d' Ariftotele, che dipoi fi rtudiò di far guftare la di lui dottrl-
i»ft. clnj.' na a gli altri Romani. A quefto Confoic il Panvinio CO, il Cardinal
(f) l. IO. e. Baronio C-^), e il Rclando (0 aggiungono Eutarico, fidati in una Leg-
Je Hiretic. g^ ^^\ Codice Giuftinianeo C/). Ma Gccome offerva il Padre Pagi C^),
Q^J's'ann ^' ^ indtbitamcntc intrulo .quefto Eutarico ne i Fafti moderni . Gli an-
tichi
Annali d* Itali a. 271
tichi folamente parlano di Boezio. Erafi, come fu detto di fopra, ri- Era Volg.
tirato in Barcellona. Cefalico., intrufo nel Trono de' Vifigoti . Abbiamo Anno 510.
dalla Cronichctta (<j) inferita nella Cronica di Vittor Tunoncnfe, che (a) vìflor
in queft'anno cflb Gcfaìico uccife in Barcellona nel Palazzo Erico, Tunomnfis
fcnza laperlì chi fia. Ma non pafsò l'anno, che Elbane, o ha Ebba-^*"";/^'
ne, o Ibba Capitano del Re Teoderico, cacciò fuori di Spagna il me-
dcfimo Gefalico, il quale fi rifugiò in Affrica predo Trafamondo Re
de' Vandali. Aggiugne lo ftcflo Autore, che in Barcellona il Conte,
o fia Governatore ivi lafciato da Gefalico, reftò anch' egli trucidato .
In quella maniera venne Teoderico Re d'Italia ad eflere padrone di
tutto quanto godevano i Vifigoti in Ifpagna, che era ben molto, e fi
ftendeva da i Pirenei fino all'Oceano. Da una Lettera di lui intendia-
mo, ch'egli volendo provvedere di buone Leggi e collumi le Proviti'
eie coW aiuto di Dio fottopofte al Regno nojìro, manda Ampelio, e Livc-
ria in Ifpagna^ con ifpeciiiìcare tutti i doveri del loro miniftero, per
mettere in buono Itato quelle contrade . Facendo noi dunque ora i conti
alle fignorie godute allora da Teoderico, troviamo lui dominante per
tutta V Italia., e Sicilia. Al Settentrione il vedemmo Signore della Dal-
mazia., e del Norico^ col continuare la giurisdizione fua per la Panno-
nia Sirmienfe., com.mda^ido ad una bella porzione della moderna Un-
gheria, e fors' anche a tutta. Aggiungo ora, che a lui erano fottopo-
llc le due Rezie ., e perciò le moderno contrade de i Grigioni, Trento y
e il Tiralo. Vedefi un ordine da lui dato (^) a Servato Duca delle Re- (t>) CaJJìod.
zie, ficcome ancora preffo di Caffiodorio la Formola del Ducato delle '• '• ^^'^'
Rczie. Né qui fi fermava il fuo dominio: pafiava anche nella Svevia,
la quale, fé pur tutta era di lui, abbracciava la CktÀ d' Jugujl a , Co-
ftanza^ Tubinga., Ulma, ed altre Città. Abbiamo una Lettera (0 d'effb W ^'^«'»
Teoderico,. fcritta a tutti i Provinciali, Capillati, Difenfori, e Curiali '" "'' ^f'^'
abitanti nella Svavia, in cui gli avvifa di fpedire per Governatore di
quella Provincia Fridibade . E in un'altra {d) fcritta a tutti i poiTefibri (d) idem
di beni nella Svavia, dice d'aver loro inviato Severino., perche folle- '• 5- ^f'fi-
vi da i tributi chiunque fi crede ingiuftamente opprcflo. Laonde fc a '^'
quelle fignorie fi aggiugne la Provenza col Littorale continuato fino
a i Pirenei, e la maggiore e miglior parte delle Spagne, venuta in fuo
potere, può ognun conofccre, a qual potenza foflc falito il Re Teode-
rico, e che r Italia fotto il fuo governo, fclicifiìmo per altro e giufto, •
aveva ripigliato aon poco dell'antico fuo fplendore . L'Anonimo Va-
lefiano (0 fcrive, eflere fiata cotanta la riputazione di Teoderico, ed ^^' "^r"',")'
aver egli trattato cosi amorevolmente 1 Popoli confinanti, che fponta-
neamente fi foctóponevano al di lui dominio .
Il rcfto delle Provincie dianzi fignoreggiatc da i Vifigoti nelle
Gallie con Tolofa, già capo del Regno loro, pare che reftafTe in po-
tere di Clodoveo Re de' Franchi, col quale, e con Gundohado Re de'
Borgognoni fi dee credere, che Teoderico non tardaflc molto a fta- (f) Procop.
bilire accordo e pace. Procopio (/) anch' egli fcrive, che vedendo ^^ ^'''•
Teoderico di non poter cacciare i Franchi dal paefe conquiftato dopo ^"^^ '" ^'
• • la ' '
xjT. Annali d' Italia.
Era Vo!g. la vittoria riportata fopra il Re Alarico, fi contentò., che lo ritencf-
ANN0510. fero in lor potere. Circa quefti tempi il Re Clodovco, che non do-
vea peranche aver bene ftudiata la Legge di Gesù Grillo, benché ne
avelTe abbracciata la Fede, anfante piiì che mai di dilatare il fuo Re-
gno in qualunque maniera, ch'egli poteHe, fenza mcttcrfi pcnlìero fé
l'empre con ragione o ginftizia (coftume, che fi può offervarc in non
pochi altri conquiftatori), fi pofe in cuore di far fua la Città di Colo-
nia celle fue dipendenze, dove regnava Sigiberio Re fuo parente. Im-
perciocché i Franchi in addietro non erano tutti uniti fotto d'un Ca-
po, ma sì bene fotto varj Duci, a quali danno gli Scrittori il titolo
di Re, perche -cadaun d' cffi era indipendente dall'altro. Per teftimo-
{i^'Cnpr. nianza dunque di Gregorio Turonenfe U), e di Fredegario, mandò fe-
TurontnCu grctamente a dire a Cloderico Figliuolo d'eflb Sigiberto: Tuo Padre è
l.ì.cap.4,0. diifcnuto moìtt vecchio^ e zoppo. S'egli moriji^ t-u coir amicizia ne^ra ac-
fuijlerejti il fuo Regno. Baltò quefto all'iniquo Figliuolo, per far leva-
FC di vita il Padre. Awifaro di ciò Clodovco., e pregato di accettar
parte del tcforo di Sigiberto, inviò perfone a Colonia, che nel tempo
lleiTo di dividere il tcforo, con un'acctta ammazzarono il parricida Clo-
derico. SulTcgucntcmente Clodovco fingendofi iivnocente dell'uno e
dell'altro fatto, induflc quel Popolo ad accettarlo. per fuo Signore. E'
da maravigliarfi , come Gregorio Turonenfe dopo ciò foggiunga, che
Dio abbatteva tutto dì i nemici di Clodoveo , »d accrefcei'a il Regno di lui^
fetxhè egli cammiKJi'va con retto cuore àai'anti a Dio^ ed operava quel fo-
le, cbe può pidcere a Dio. A chiufi occhi dovette ben far quella riflef-
fione il Turonenfe, quando pur egli ItclTo fa menzione di tante altre
iniquità d'elio Clodovco, effetti dell' infaziabil fua ambizione . Crfran-
co, altro Re de' Franchi, vicn creduto, che fignoreggiaTe vvrfo i' Ar-
-. , ., teiia, e la Picardia (^) . Clodoveo col pretcllo che nella guerra, tanti
cap.Ai. ' ^""^^ prima fatta contra Siigrio Romano, egli folle llaro neutrale , r/>-
cumiientian dolis cepit , cioè con infidiofe frodi il prcfe , ed obbligò lui
a farfi.Prete, e fuo l'igliuolo a prendere il Diaconato. E perciocché
fé ne lamentavano, fece loro tagliar la tefta, e s'unpadronì del ] ^r
Regno e tcforo. Un altro Re de' Franchi per nome Ragenario., o Rc-
(c) U. ih. gnacario (<) era Signore di Cambiay, Principe tiuto dato alla lufluria.
Clodoveo, dopo avci gundagnato Fanone di lui Conlìgliere, e i fuoi
Baroni con delle irnaniglie e de gli usberghi, creduti d'oro da efìì, ma
lolamente indorati, gli fpinfe addoflb un efercito, ed ebbe in aiano
lui, e Ricario fuo Fratello, ch'egli con ifcbfrno uccife di fua mano.
Levò ancora di vita Rigm>rere ., che fignoreggiava «je' Cenomanni, og-
gidì le Maine. Quelli ed altri Re, e Signorotti Franchi, benché tut-
ti fuoi Parenti, lolfe di mezzo Clodovco; e dappoiché fu padrone de'
loro Regni e tcfori, fu udito una volta dire con quello amaro fchei-
20 : Sfortunato eh' io fono , efjendo rìrn&jlo , coìne un pellegrino fra la gente
fir anitra , e ninno ho più de' Parenti , che in cefo di qualche difavventura,
mi poffa aiutare. Soggiugne il Turonenfe, ch'egli ciò diceva, non
perché fi condolefie àc\h, morte Icro, tni per vedere » fé ne poteflc
tro*
Annali d' Italia. 273
trovar alcun altro per ammazzarlo. Crcdclì ancora, ch'egli facefle guer- Era Volj.
ra alla Bretagna minore, ed abbanafTe la potenza di quel Popolo, e Ankosii.
r autorità de i loro Re, come ho accennato di lopra.
Anno di Cristo dxi. Indizione iv.
di Simmaco Papa 14.
di Anastasio Imperadore 1 1.
di Teoderico Re 15?. & i.
Confoli ^ Secondino, e Felice,
SEcondin»^ creato Confole, come s' ha da Teofane, ebbe per moglie
Magna ^ Sorella à' Anafiafto Imperadore, e per Figliuolo Flavio
Ipazio, (lato Confole nell'anno j-oo. Felice, creato Conlole in Occi-
dente, era nato nella Gallia, o pur difcendcnte da nobil Famiglia di
quel paefe, e forfè Avolo fuo fu Flavio Felice, flato parimente Con-
fole nell'anno 418. Abbiamo prcflo Caffiodorio («) la. Lettera fcritta C») Ctlfioi.
dal Re 'teoderico nel precedente anno da Anaftafio Auguro (indicio cer- '■^'^J"^l*- '•
to dqlla nltabilita amicizia fra loro), in cui l'avvifa dell'elezione fat-
ta di quefto Felice Confole, informandoci con ciò della maniera tenu-
ta in que' tempi, perchè tanto in Oriente, che in Occidente fofTero
accettati unanimamcnte i Confoli eletti . Era fuggito in Affrica Cefa-
lico, ficcome abbiam veduto nell'anno precedente. Qiiivi fu ben accol-
to da Trafamo/ido Kc dc'V^andali. Teoderico, che il teneva d'occhio
daptrtutto, ebbe nuova dtU' accoglienza fattigli da edo Re, e che
dipoi licenziato con molte ricchezze s'era portato in paelì ftranieri.
Di quello fatto fi dolfc Teoderico con Tralamondo, con ifped<rgli ap-
porta de gli Ambalciatori, e fcrivergli una Lettera, a noi conlervata
da Caflìodorio (^) fuo Segretario. In efla fa doglianze, perchè dimcn- C*) ^'^"';
tico d'tfTergli Cognato, abbia prcfo in difefa Cefalico, il quale ginn- '^' ^^'^ '
to m Affrica nudo, ^i fiipcva, che carico di danari era ftato poi traf-
roeffb in piefi forertieri. Se Trafamondo avea compaffionc di lui, do-
vea ritenerlo. Avendolo mandato via con si buona provvifionc d'oro,
non poteano fé non nafcerc fofpctti di poco buona amicizia e lealtà .
Trafamondo finceramcntc contefsò quanto era avvenuto, e addufl'e le ,
fuc fcufe, per quanto s'ha dalla fun'cgucncc Lettera (f) di Teoderico. \y\p]ft"\■^.
Gli mandò ancora de i regali, e Teoderico moftrò d'averli graditi, ma
glieli rimandò indietro, avvertendolo di camminar meglio in avvenire.
Abbiamo da Santo Ifidoro (<i), che Cefalico non avendo potuto otte- {'^') ^^■'^'"','"
ncr foccorfo da i Vandali, tornò dall'Affrica, e per paura di Tcode- c,,/,/*^"
rico fi ritirò nell' Aquitania, dove fi fermò nafcofto per un anno. Po-
fcia raunati quanti feguaci potè, fé ne tornò in Ifpagna con difcgno
Tom. ili. M m di
174 Annali d' Italia.
E«A Volg. di far delle rollevazioni ; ma dodici miglia lungi da Barcellona rsg-
Anno 5JI. giunto da Ebbane (o fia da Ibb») Generale del Re Tcoderico, dopo una
breve battaglia fu rotto e mcfTo in fuga . Finalmente prefo ncUa G.il-
lia di là Òa\ Fiume Druenza, quivi perde la vita. Però in quell'anno
cominciò Tcoderico a numerare il primo anno del fuo Regno ll'pani-
co, o fia Vifigoto, fìccome attcfta il fuddcrto Santo ITidoro. Froco-
deBtlG.it V^'^ ^"^ fcrive, che dopo la morte di Gt-faiico, fucceduta nel prefsntc
Uh. I. e. lì., anno, Teoderico, trasferì il Regno della Spagna in Amalarico Figliuo-
(b) Pagiu! lo di una fua Figliuola, con aflumernc egli la tutela. Appoggiato a
Crit. Baro», quelle parole il Padre Pagi C*) fu d'avvifo, che veramente ("eguiffc
508 cr ad ""^ ^^^ traslazione di dominio. Ma non rufTiftc. Solamente lafciò Tco-
Ann. jii. derico prima di morire quel Regno al Nipote, ed. egli finché vifle ne
tium. is- fu afibluto padrone. Giò chiaramente è aueftato dal fuddecf» Santo
Ifidoro, là dove dice, che Teoderico Hifpania Regnum quindecim An'
nìs ohtinuìt ^ atiod fupcrjliti /{malarico Nepoti fuo reliquit . (*) Parimente
quella verità, fi conolcc dalle antiche memorie della Spagna, perchè
fi cominciarono a contare gli anni del Regno di Teoderico., e non già
w -'l""'''* di Amaìarico .. Vegganfi preiTo il Cardinale d' Aguirrc CO i Cóncflj te-
HifpMn. ' "^>ti allora, in quel Regno, giacché quello faggio Prmcipe, nittochè
X»m. 1. Ariano, lafciava a i Vcfcovi Cattolici la libertà del facro lor minillc-
ro, ne moleftava alcuno per cagion della Religione. Lo lleflo Proco-
pio aggiugnc appredb, che Teoderico coU'inviare Magiftriiti ed cler-
citi nella Gallia e Spagna, diligentemente fi Iludiava di aflbdar per
fcmprc quelle Corone tuUa fua teda.
Le parole ultime di Prpcopio mi fan fowenire,,chc Tcoderico,
probabilmente circa queftl tempi, avendo fatto un trattato co i Gcpi-
di^ ne prefc al luo fervigio un buon corpo, per inviarlo d\ prcfidio nel-
la Gallia. Merita attenzione e plaufo la premura di quello Prmcipe,
perchè palTando per l'Italia quc' Barbari, non infcrifièro danno a gli
Xd) Cajftod. abitanti. Scrifle egli perciò W a Verano Saione con avvifarlo dtl paf-
i. ^. Efift. faggio, che dovca fare per la Venezia e Liguria rcler<:ito de i Gcpi-
di , deilinato di. guardia alla Gallia, acciocché proccuraffe, che nulla
raancafle loro di tappe,, o fia di vettovaglie, né feguifle faccbeggio al-
cuno nel paefc j perciocché l'importanza maggiore era il lalvarc i be-
ni del fuo Popolo, in difefa, e non in ofl'efa dc'qiwU egli faceva ve-
nir quell'Armata. Ma non badò quello alla fomma provvidenza di
(e) id. ih. Teoderico. Nella fegucnte Lettera (e) fcrltta <j ; Gejtidi dellinati per
£fifi. II. le Gallic, fa loro fapere, aver ben egli difpoUo tutto, affinchè nulla
maricanè loro di viveri nel loro paflaggioj tuttavia perché non nafca-
no liti per la qualità a quantità d'elfi viveri, aTcr egli deilinato di
pagare tre S(ddid^ ere ( poco divcrfi da gli Scudi d'oro d'oggidì) a
cadaun di loro per ciafcuna fettimana, acciocché ognuno a fuo talento
poffa
(*) giudici anni teme il Regno di Spagna, che Ufcii ai Amalaricó Ni-
peli Juo fepravvivtttt» .
Ankali d' Italia. 175'
pofla comperarfi ciò, che gli farà in grado. Termina la Lettera con Era Volg.
dire: Movete feliciter; ite moderai i-., ta.le Jìt iter vejlntrn ^ quale debet cjje ^ Annojii.
qui taborant pr9 faiute cunfìorura. (*) Grofla paga, che era quella in pa-
/• ragon della milcrabiie, che a' tempi noliri fi pratica co i Soldati, e
faggia attenzion di Tcoderico per difcfa dcTudditi fuoi . Quefte difpo-
fizioni e precauzioni vo io credendo, che rpezialmente follerò prefe da
Tcoderico, perche offcrvsA'a, qu-anto fofle matidco Clodoveo Re de'
Franchi Tuo confinante nelle Gailie . Ma per fua buona ventura Ciò--
doveo nel dì 2,7. di Novembre {a) del prelente anno diede fine in Pa- (a) Grtgtf.
rigi alla fua vita, per quanto fi crede, in età di quarantacinque anni, Ji"'<>»">f" ,
e trenta di Regno: Principe gloriofo nella Storia Ecclefiaitica, per- ■*•"/'• 43*
che il primo, che abbracciafi'c la fanta Religione di Cnlto, e la dila-
talle nella fin Nazione, che cofiantementc l'ha dipoi femprc mante-
nuta, col meniare perciò i Re loro il tkoia di Cr/flianiffimi . Principe
parimente gloriofo nella Storia del Secolo, perchè gran Conquittato-
re, e il primo, che tondaile l'infigne Monarchia Franzcfe, fionda più
che mai oggidì} lua Principe, che maggiore e più pura gloria avreb-
be confci^uiio, fé aUe fue belle doti avefie unito -naen d'ambizione, •
fia d'anfictà di dilatare il fuo Regno anche a forza di fceilenggmi e
di crudeltà. Egli lafciò dopo di sé quattro Figliuoli, cioè Teoderico ^
natogli da una concubina, prima di prendere per Moglie la piiffima
Principcfla Clotilde^ maggiore per confeguente d'età de' fuoi Fratelli,
e già fperto nel mcltier della guerra. Ciedomire^ Childeberio, e Clota-
rio, nati da efi'a Clotilde, furono gli altri luoi Figliuoli, che in quat-
tro parti divilero gli Stati del Padre, ficcome può vederfi prcfib gli
Storici Franzefi. Nondimeno a Teoderico tocco molto vantaggio in que-
fta divifioae fopra gli altri Fratelli, efiendo fpczialrncnte rettati in fuo
dominio tutti i pacfi confinanti nella Gallia con gli OlVrogoti, o fia
colla giunidizio.ne di Teoderico Re d'Italia. Jn quell'Anno fcguiro-
no in Coflantinopoli de J graviflìmi fconcerti per cagione della Reli-
gione. Anallafio Augullo lempic più fcoprcndofi partigiano e protet-
tore delle Ercfie e de gli Eretici, comincio nell'anno precedente a per-
feguitarc Macedonio Vcfcovo di Cottaiitinopoli (^), Prelato collante (b"^ Thn-
nella difefa del Concilio Calcedonenfe, e della dottrina della Chiefa fhmts 1»
Cattolica. Nel prefentc anno il caccio in efilio, con fuftituirgli un '^'"-""'IJ-
certo Timoteo Prete. Quefii ed altri paffi dell'empio Impcadore fu- reit'/r'iiù.'z.
rono cagione di tumulto nel Popolo. Ala intorno a qu-ili fatti io ri- nìjior,
metto il Lettore a gli Annali Ecckfiaftici del Cardinal Baronio, del
Padre Pagi, e del Fkury.
M ra 1 Anno
^*) P aritt evi f elìcerne lite; andate c«n modeftia', tale fia il voftro viaggio ^
qual debbe e fere quel di cokro, i quali faticane fer la contane falvezzu.
^16 Annali d' I t a t i a.
Anno di Cristo dxit. Indizione v.
di Simmaco Papa ij.
di Anastasio Imperadorc li-
di T E O D E R I e O Re IO. e 1.
Confoli
\ Paolo, e Muschiano
Era Volg. ^'"iRedefi, clic il primo di qucdi Confoli fia Orientale, e il fecondo
Annoj-iì. ^^ Occidentale. E ciò par certo quanto a Paolo^ perchè nell'Anto-
logia Greca fi ha un Epigramma, da cui ricaviamo, che ProcU^ Fi-
gliuolo di Paolo ^ avea fuperato il Padre nel numero de' Confolati . Ma
per conto di Mufchìan»^ o fia Mufcian»^ fc ne potrebbe dubitare, tro-
vandofi una Lettera, fcritta nell'Ottobre da Papa Simmaco ^ coWx àm
Poji Confulatum Felicis . Qualora c'era Cbnfole creato in Occidente, fi
foleva in Roma fcgnar l'anno col nome di lui. Per altro quelli due
Confoli fon perfonaggi noti folo ne' Farti, ed ignoti nel redo della Sto-
ria di qtiefti tempi. Dopo la morte di Clodoveo, GclTaco il rilpctto e
riguardo, che fi avea per quei potente e bellicolb Principe, e ipezial-
mente confiderata la divifion de gli Stati ed intereffi fra i fuoi Figliuo-
li : i Goti ruppero la pace co i Franchi, e loro levarono parte del
pacfe, occupato dopo la rotta data al Re Alarico. Gregorio Turonen-
(a) Gregfr. fg (a), è miei folo, che attefta il fatto con dire: Gothi vero quum poji
r«ro»«j/»»^ Qjjli^^g^gchi morlem multa de bis, qu£ ilìe adquiftverat ^ fervaftfent &c.
il,' ' ' Lo iVcflo Aurore più fopra ci lafcia intendere, che eflì Goti s'erano
impadroniti della Città di Rodes, e ne aveano per fofpctii cacciato
Sa» ^inziano Velcovo, che pafsò dipoi alla Chicfa d' Auvergne per
opera di Teoderico Re Figliuolo di Clodoveo. Ma Teoderico Re d' Ita-
lia, che più amava la pace, che la guerra, e di confervarc, che d'ac-
crefcere le fuc conquiftc, dovette far cefTare quel fuoco, giacche tro-
viamo, che da li innanzi egli lafciò in quiete i Franchi j ed all'incon-
tro i Franchi non ofarono in fua vita di turbare i di lui Stati, perchè
ne conofcevano ben la polTanza e il valore. Sappiamo parimente, ch'egli
mantenne buona pace con Gundohado Re de' Borgognoni. In fomma
la riverenza verfo di quello Principe, e il timore d'averlo nemico,
tenne in freno tutti i Re Barbari, finché egli vide, e regnò, con cf-
ferfi poi fcatenati tutti dopo la morte di lui. Sempre più crelccn-
do il mal talento di Anaftafto Impcr'4dore contra del Cattolicifmo,
e iludiandofi egli più che mai d'abolire il facro Concilio Calcedò-
ncnfc, perche alle di lui novità introdotte nell' Inno Tritàgio non vo-
*^ ■^^ , levano i Cattolici acconfentirc, anzi s'opponevano con fermezza: per
inC9reiuc». Q^dmc fuo, fccondochè abbiamo da Marcellino Conte W, ne furono
mol-
Annali d' Itali a. x-jj
molti uccifi. Qucfta crudeltà mifc il Popolo di Coftantinopoli in fu* Era Volg.
rore, e fi formo una terribil fcdizionc, che abbattè le Immagini e Sta- Anno jn.
tue di lui, ammazzò varie peiTone, attaccò- il fuoco a molte cafe, e
dimandò- per Impcradore Ariohindo^ IVIarito di Giuliana Figliuola del
già Inipcrador d'Occidente Olibrio, il quale fé ne fuggì, affinchè non
Kilfe creduto complice di quelto attentato. AnalUfio, eÌTcndo comparfo
nel Circo fenza Diadema, con belle promcfTe e molti fpcrgiuri placò
l'infuriato Popolo; ma poco flette a f»r peggio di prima, con aver
fopra tutto cacciato in efilio Flaziano Patriarca Cattolico di Antio-
chia, e fatte altre novità, dcfcntte nella Storia Ecclefialtica. Per at-
tcftato di Suida {") egli vendeva tutti i Magiftrati, e per danari aflbt- (a) Suidas
vcva qualunque delinquente, che non foflc povero. L'avarizia fua fu '" Excerptis
cagione, che reftaflcro fenza (oldati le Provincie, e però efpofte a tutte ^'^^^^'jj ^
le infolenze de' Barbari. Aggiugne Marcellino, che nel prefente anno
fu introdotta la Nazione de gli Eruli nelle terre e Città de'Romani-,
cioè dell'Imperio Greco, fenza fpiegare, per ordine di chi, e in fa-
vore di chi quella gente vcniffc. La Lettera di Simmaco Papa, men-
tovata di fopra, fu fcritta in quefti tempi a i Cattolici dell' Illirico^
della Dardania, e d'ambedue le Tracie . Avca il Romano Pontefice
avuta contezza della perfccuzione mofTa dall' infellonito Imperadorc con-
tra de'difenfori della vera dottrina della Chiefaj e però con queflft
Lettera fece loro coraggio, aninaandoli a foftenere ogni più acerbo trat-
tamento per la Fede ortodolTa. Rapporta inoltre il Cardinal Baronio
un'altra Lettera fcritta ad erto Papa Simmaco dnlla Chiefa Orientale,
in cui fi vede la profcflìon di Fede di que'Vefcovi, e le ragioni loro
4i non cflcrc rigettati a cagion della memoria di Acacio già Vcfcov»
di Coilantinopoli .
Anno di Cristo dxiii. Indizione vi.
di Simmaco Papa 1 6.
di Anastasio Imperadore 23.
di T E o D E R I e o Re 21 . e 3 .
Gonfoli \ Probo, e Clementino.
SEcondo il Padre Pagi, Clementino fu Confolc Orientale; e Probo
Occidentale, perchè della Famiglia ylnicia. Non abbiara chiara no-
tizia di quello. Certo è, che Probo è diverto dall'altro, che fu Con-
fole nell'anno foi. Né fuflìite, che all'anno prefcnte s'abbiano da rap-
portare due Ifcrizioni riferite l' una dall' Aringhio e dal Padre Sirmon-f
do, e l'altra prcflb il Fletiw-d, dove fi legge PROBVS IVNIOR.
Efle appartengono all'anno fz.^. Fu fcritta nel prcfcmc anno una Lct-
tcra
178 Annali d' Italia.
Era Volg. tcra da Papa Simmaco (^) a i Vefcovi delle Gallie intorno alla divi-
.AMN051J. fione della Provenza tra le Chiefc di Arlcs e di Viciina . E pcrcioc-
{^)Conctl. ^^^ jjj gfj-jj apparit'ce, che San Cefario Vciìcovo di Arlcs fi trovava in
^0 . om. jjyg' jpp,pj jtj Roma, perciò a quelV anno, e non già ali' aano fo8.
(b) 'Baron. Come tu d'avvilo il Cardinal Baronio (^), lì dee riferire ciò, che fcri-
Annal. Ecc. ye di quel Tanto Vefcovo nella Vita di lui Cipriano («) . Facilmente
(e) Cpi;r;ij». ^gj-^Qj^Q cj allignano in tempi torbidi di guerra i Colpetti. Fu accu-
Ctfxrii a- f*^o da qualche maligno San Cefario a g;i U filiali di Teodcrico Re
pud jif4*i/- d'Italia, fignoreggiantc in Arles, quali che egli teneflc corrifpondcn-
ion. Tom. I. ^ qq [ Franchi, o meditalTe tradimenti. Fu perciò fotto buona gtiar-
ML ^'""'if' ^iji condotto fino a Ravenna, e prefcntato al Re Teodcrico, il quale
riveientcmente alzatoli in piedi, e cavatoli di capo k bcretta, con
tutta cortefia l'accolfe. Fattegli poi placidamente molte incerrogatio-
m intorno a i fuoi Goti, e al Popolo d' Arles, e ben guatatoli ve-
jierabilc alpctto, e la fua intrepidezza, cagionata dalla buona cofcien-
aa, il licenziò contento di lui. Giunto all'albergo, eccoti un Mefio
di Teodcrico, che gli porta in dono un Piatto d'argento, pefante cir-
c% Jr£'anta Libre ^ con i'opra trecento Soldi ^ equivalenti in circa a gli
Scudi d'oro de gli ultimi Secoli. Fece il buon Santo vendere quel
Piatto con impiegarne lucccflìvamentc il prezzo in rifcattare de i pri-
gionieri: il che ritaputo dal Re e dalla Corte tutta, fi raddoppiò la
llima e l'ammirazione della virtù di San Cefario. Pafsò egli dipoi a
iLoma per vifitar Papa Simmaco, e i Senatori, e dopo aver ottenuta
Ja conferma della dignità di Metropolitano, e un ufo fpeziale del Pai-
àio, e il privilegio a i fuoi Diaconi di portar le Dalmatiche nella ftcfla
cuiGi, che portavano allora i Diaconi della Chiefa Romana; gloriofa-
mentc fc ne ritornò ad Arlcs alla fua refidenza . Continuarono intanto,
anzi andarono creicendo nelle Chicfe d'Oriente le rivoluzioni per fa-
vore dato da Anaftafio Augufto a gli Eretici, e fpezialmente fu in
quell'anno mandalo in efilio £/;« Vefcovo di Gerufalcrnme: intorno
a che fi poflono confultare gli Annaili Eccleliaftici. Godevano in que-
llo mentre una buona pace le Chicle e i Popoli dell' Italia, Gallia, e
Spagna, per lafaggia condotta, e pel buon governo del Re Teodc-
rico, il quale oltre al non mettere mano negli affari fpettanti alla Re-
ligion de' fuoi Popoli, rifpettava, febbene Ariano di credenza, i Papi,
e tutti i Vefcovi, e facri Minillii del Cattolicifmo .
Anno
Annali d' Italia. »79
Anno di Cristo dxiv. Indizione vii.
di Ormisda Papa r.
di Anastasio Iraperadore 24.
di Teoderico Re 22. e 4.
Confole ^ il Senatore», fenia Collega..
COI nome di Senatore venne in qucfti tempi comunemente cbia- Era Volg.
mato Magno Aurelio Csfiodorio^ cioè quell'infignc Scrittore, che Anno 514,
non meno colle Lettere del Secolo, che colle facre, illu tirò non po-
co l'Italia. Alcuni gli han dato il Prenome di Afarc»^ ma ficcomc
nella Vita di lui offcrvò il Padre Garczio Benedettino, Alagno^ e non
Marco, fu appellato. Aveva egli confeguito oltre ad altre Dignità
quella di Queftore, e di Prefetto del Pretorio j era ornato del titolo
di Patrizio} e da Teoderico Re, che l'amava e ftimava afTaiflìmo, fu
nel prcfente anno decorato dell'onore del Confolato. None ben chia»
ro, fé fofie per eccellenza chiamato Senaiere ^ o pure fc quel fofle uff
altro fuo Cognome, o nobile Sopranome. Diede fine in queft' anno
al Pontificato, e alla fua vita Papa Simmaco nel dì 19. di Luglio:
Pontefice, che pafsò i fuoi giorni fra molti guai e gravi perfecuzioni,
contra di lui mofle da alcuni prepotenti Magnati Romani, in mezzo
alle quali Dio il c.onfervò illefo. Ch'egli rnan foffe, quale vollero far-
lo credere i fuoi avverfarj, poffbno eziandio fervire a provarlo le ri-
guaidevoli Fabbriche facre da lui fatte in Roma, e la magnificenz»
di tanti vafi, e lavori d'oro e d'argento, ch'egli dcnò alle Chiefe ,
Se ne legge il pieno catalogo nella di lui Vi-a prcflb Aoaftafio (<t). ^\,^"^^'
Ebbe per SuccefTorc Ormisda di nazione Campano, o fia da Capoa, ^^y'^ ^'^.
che fu confecrato nel di 17. di Luglio. Racconta Caffiodorio (^) con mach'.
giubilo nella fua Cronica, che ejfendo egli Con/ole^ cioè nel prefente (b) Cajjitd,
Anno , per glori* de' tempi del Re Teoderico , . raunato il Clero e Popolo "» cAr»;»»».
Roìfiano^ per eptra di lui tornò la concordia mila Chiefr Romana. Il che
fa intendere, come di fopra accennai, che vivente Papa Simmaco non
fi pofe mai fine alla discordia inferra per cagione dello Scifma di Lo-
renzo} e il Cardinal Bitonio anch' egli notò coli' autorità di San Gre-
gorio Magno, che alcuni Sacerdoti dabbene dettero faldi, anche dopa
la decifion de'Concilj, nel partito d'efib Lorenzo. Terminata poi la
vita dell'uno e dell'altro, ceflarono tutte le gare e dificnfioni, e con-
cordemente ogni fazione convenne nell'elezione di Papa Ormisda: al
che fi dee credere, che contribuiffV non poco l'autorità e buona ma-
niera di Caffiodorio Confole . Le continuate novità e crudeltà di Ana-
/«/o Impcradore contra della dottrina Cattolica, e dc'feguaci di eifa,
furo-
zSo
Annali d' I
T A L I A
(a) Thu-
phanes in
Chronogr.
(b) Murcel-
l'tn. Comes
in Chrtnic*.
Era Volg. furono cagione in fine, che l'ofll-quio de' Sudditi degeneralTe in mag-
Anno 514- giori impazienze, e in un'aperta Itrepitota ribellione. Era cominciato
molto prima quefto incendio > maggiormente- elfo divampò nell' i^nno
prcfcnte . I l-upoli della Scitia (^j, della Milia, e d'altre Provincie
d'Oriente, incitarono FilalLino Sciia, Figliuolo di Patriciolo^ e Ni-
pote d' Jfpare, di cui molto fu parlato di (opra, che era allora Con-
te, o fra Comandante delle Milizie coUegate, a. prendere l'armi cen-
tra dell'empio Imperadorc. Pertanto egli tirò a se la maggior parte
delle truppe Cefaree, occupò le vettovaglie, ed un'immcnfa fomraa
d'oro, inviata per pagare le foldatcfche. Ed efTendo ufciro in cam-
pagna centra di lui, con un'Armata di fettunta cinque mila pcrfonc
//>v-?z/o Figliuolo di Secondino o fia Secondiano Patrizio, e di una So-
rella d'Anartafio Augulto, già lUto Confolc, gli diede Vitaliano una
gran rotta, e il fece prigione. Però in un tumulto fufcitato in Co-
Itantinopoli, il Popolo lalciò ufcir delle voci, che acclimarono Im-
peradorc lo ileflb Vitaliano, di maniera che intimorito Anailafio andò
a nafcondcrfi . Ora nel prefente Anno per attcltato di Marcellino Con-
te W, Vitaliano con un cfercito di più di fefiunta mila combattenti,
fra quali erano aflaiflimi Unni e Bulgari, dopo aver prele alcune Cirtà,
ed uccifo Cirillo Generale ideila Tracia per Anaitaiìo Augnilo, fi pre-
fcntò con quell'Armata davanti a Colhntinopoli. Vcggcndo Analla-
fio in mal punto i fuoi affari, altro ripiego non ebbe, che di fpcdirc
alcuni Senatori a Vitalia-no, per trattar di pace. Vitaliano, che non
aveva in cuore altro difegno, che di difendere l'oppiefia Religion
Cattolica, dimandò, che Ma«^i'«w Vefcovo di CoftantinopoH, e F/a-
vwHO d' Antiochia, con tutti gli altri Vefcovi Cattolici folfero ri-
mtflì in poneflb delle lor Chicfe, ,c che fi raunaffe un Concilio, a
cui intervcnifle il Pontefice Romano, e gli altri Vefcovi, per difa-
tninarc e levar via le difl'enfioni intorno alla Religione. ColUvano
poco ad Anaftafio le promefle e i giuramenti, o per dir meglio gli
fpergiuri. S'obbligò egli a tutto 5 altrettanto fecero i Senatori e Ma-
girtrati. Dopo di che Vitaliano fi ritirò da Collantinopali, e tornò
coir cfercito fuo nella Mefia. Allora l'aftuto Anallafio, per far pur
credere alla gente credula, ch'egli dicea daddovero, intimò un Con-
cilio da tcnerfi in Eraclea, e nel Dicembre del prefente Anno fcrific
una Lettera, rapportata dal Cardinal Baronio, a Papa Ormisda^ invi-
undolo ad intervenirvi con que' Vefcovi, che gli piaceflc d'eleggere.
Le ftcflc premure fece egli dipoi con altra Lettera al Senato Ro-
mano. Ma qual cfuo avcflero le promefle d'AnaUafio, in òrcve fi
£:oprirà.
Ann©
Annali d' Italia. x8r
Anno di Cristo dxv. Indizione viii.
di Ormisda Papa 2.
di Anastasio Imperadore 2 5:.
di Teoderico Re 23. e 5.
Confoli < Antemio, e Fiorenzo.
CRedefi, che antemio fofTe Confolc Orientale, e Fiorenzo Occi- ^^^ ^^j
dentale. Non aveva il Re Teoderico Figliuolo marchio alcuno, a Annodi?,'
cui potefle tramandare la Corona del luo Regno. Un'unica Figliuola
del matrimonio di jindefelda Sorella di Clodoveo Re de' Franchi, per
nome Amalafunta ^ gli reftava, e giacché quella dovea cflcre 1' Erede
fua, cominciò per tempo a penfare, in chi fi avefle da collocare quello
prcziofo pegno . La Famiglia Amala fra i Goti era confiderata la più
nobile dell'altre} da quella era ufcito Teoderico (lelTo } e da quella
pur difcendea Eutarico fopranominato Cillica . Lui dunque eleffe Teo-
derico per fuo Genero, e nel prefente Anno feguirono le nozze con
Amalafunta . Credette intanto il Pontefice Ormisda^ che Anajìafto Im-
peradore da dovero fi folTe applicato a trattar della pace ed unità
della Chiefa, e fofTe per dar mano alla celebrazione del Concilio de-
ftinato in Eracleai e però inviò a Collantinopoli i fuoi Legati. Fu-
rono quelli Ennedio ( fcorrettamente chiamato Evodio da Teofane)
celebre Scrittore di quelli tempi, già divenuto Vefcovo di Pavia,
Fortunato Vefcovo ( forfè di Todi), Fenanzio Prete, e P''italici»o Dia-
cono. Andarono i Legati, feco portando le Illruzioni della Sede Apo-
llolica , riferite dal Cardinal Baronioj furono ben accolti da Ana-
ftafio, ma fi trovarono in fine delufi delle loro fperanze . Anaflafio,
altro in mente non avea , che di calmare i moti del Popolo di Co-
llantinopoli, e di far deporre l'armi a Vitaliano Scita, che fi proie-
llava Difenlbr della Chiefa e della vera Dottrina. Perche i Legati
prctendeano, che fi abolifle la memoria d'Acacio, che era tuttavia
cara ai Coliantinopolitani, fi fervi Anaftafio di quella lor prctcnzio-
ne, per Screditar eflì prcrTo il Popolo, e nel medefirao tempo per
guadagnare in favor fuo il Popolo ftelTo. Abbiamo da Teofane (<»), (s) ffieoph.
che Papa Ormisda fu follecitato alla fpedizione de'fuddetti Legati an- '" ^'"'"""S-
che per parte del Re Teoderico, e di Vitaliano: fegno, che Teode-
rico ne doveva avere ricevuti gl'impulfi o da Anallafio Augulto, o
da Vitaliano, col quale probabilmente egli manteneva buona intelli-
genza, per tener baflb l' Imperadore dopo l'infulto fatto alle fpiag-
gie d' Italia nell' Anno 5-08. Terminò i fuoi giorni nel corrente ^^ Manti-
Anno ^ per tefliraonianza di Marcellino Conte W Arianna Impe- ìn'(^hJ^nL
Tom. III. N n radrice
x%% Annali d' Italia.
Era Volg. radrice, mal contenta d'aver prcfo per Marito, e creato Impera-
Annojij. dorc^ chi era poi divenuto perfecutor della Chiefa. Non merita cfla
il brutto epiiafio, che le fece il Cardinal Baronio, da che Tappiamo,
che anch' ella dcteftava la condotta dell'eretico Conforte. Dal medc-
fìm» Marcellino, e da Teofane intendiamo, che gli Unni, cioè i Tar-
tari, fecero varie fcorrerie in quelV Anno , e barbaramente faccheg-
giarono l'Armenia, la Cappadocia, la Galazia, e il Ponto. Siccome
ancora edere riufcito a Secondino ^ o fia Secondiano, di riavere libero
dalle mani di Vitaliano il fuo Figliuolo Ipazìo, con pagargli una gran
fomma d'oro pel fuo rifcatto. Per altro continuando Io fteflb Vitaliano
Conte più che mai la guerra contra di Anaftafio, tornò quelli ad in-
viargli de' Senatori con ricchi regali per trattar di pace, e il dicbiarè
Generale dell'armi Cefaree per la Tracia.
Anno di Cristo dxvi. Indizione ix.
di Ormisda Papa 3.
di Anastasio Imperadore 16.
di Te ODE RICO Re 14. e 6,
Confole < Pietro, fenza Collega.
FU quello Confolc creato in Occidente. Per maggiormente ingan-
nare i Cattolici, mandò in quell'anno Anaflafio Imperadore due
fuoi Ambafciatori a Papa Ormifda , ed infieme una ProfcfTion di Fede,
in cui a riferva del non acconfentire alla riprovazion d' Acacie, egli fi
moftrò attaccatiflìmo alla vera dottrina della Chiefa . Inganni furono
tutti quelli. Di tali artifizj fi fervi l'aftuto Augufto per tirar dalla
fua i Popoli follevati, e dappoiché ebbe ottenuto il fuo mtcnto, e con
ciò indebolita la fazione di Vitaliano Conte, gli tolfe il Generalato ac-
cordatogli nell'anno precedente, e lo d^\tàt 2i Rufino . Vitaliano per at-
(a) N(cf//7. tcftato di Niceforo (<?), fi ritirò a cafa fua con attendere dipoi a me-
Caìiijius nare una vita tranquilla. Maggiormente però crebbero i difordini della
/. 16. (. 8. Chiefa in Oriente, con trovarli nuUadimeno afiaiflimi, che foftene va-
no il partito Cattolico, e mantenevano l'unione con Papa Ormisda,
Pontefice, che adempiendo le parti del facro fuo miniftero non trala-
fciava diligenza veruna per provvedere a i bifogni del Cattolicifmo in
varj luoghi afflitto. Intanto il Re TeodericOy godendo e facendo gode-
re a i fuoi Popoli i frutti di una invidiabil pace, attendeva a far delle
funtuofe fabbriche, e a rillaurare le mura delle Città. Racconta l'A-
tb) Anonj- nonimo Valefiano W, ch'egli perfezionò in Ravennati Palazzo Re-
vjut r»ltf. gale, tuttoché non anivafie a dedicarlo, come fi coftumava allora con
gran foknnità . Fece ancora de i Portici intorno al Palazzo . Abbiamo
pari-
Annali d' Italia. 283
parimente dall' Autore della Vita di Santo Ilaro (<*), Fondatore del Era Volg.
Moniftero della Calcata alle radici dell' Apennino nella Romagna ver- ^^^y- ^'^'
(o la Terra di Civitella, che Tcoderico fabbricò un Palazzo in que' filari In a-
contorni preflb il Fiume Redente, per godere dell'aria pura della mon- att santi.
tagn«. In Verona fece fabbricar le Terme, o fia il Bagno, e un magni- "d dun y.
fico Palazzo, e un Portico continuato da una Porta della Città fino ^^""^
al rocdefimo Palazzo. Fece anche rifare in efla Città l'y/ffa^t/ozfa, che
da gran tempo era dirtrutto, e v'introdulTe l'Acqua . Circondò fimil-
mente di nuove mura quella Città, ampliandola, per quanto fi può
conghietturare . In Ticino, o fia in Pavia, fabbricò un Palazzo, le Ter-
ttu, i' Anfiteatro, ed altre mura. Simili bencfizj comparti ad altre Cit-
tà. Attclc del pari n far fiorire la mercatura e il commercio, e veni-
vano allegramente in Italia i Mercatanti ftranieri a trafficare . Tale era
l'efattczxa e buona regola del fuo Governo, che fi potea tenere alla
campagna oro ed argento colla ftiefia ficurezza, che fra le mura delle
Citta. Scrive in oltre il fuddetto Autore, eflere allora fiato in ufo per
tutta Italia, che non fi chiudevano mai le Porte delle Città, di ma-
niera che in qualunque ora che fi volefle di di e di notte, potevano
i Cittadini andare e venire, ed attendere a i loro interefli , fcnza timo-
re de i malviventi . Giunle a' tempi di quefto Principe ad eflere si gran-
de l'abbondanza, che per un Soldo, o fia Scudo d' oro, fi avevano
fefianta Moggia di frumento (doveva eflere allora il Moggio ben di-
verfo dal noltro) e trenta Anfore di vino per un foldo. L'anfora con-
teneva in que' tempi tre Moggia . Tale era il governo del Re Tco-
derico, quantunque egli non fapefle ne leggere né fcrivere, in guifa
che a fine di poter foitofcrivere le Lettere e i Memoriali, ufava una
lamina d'oro, che forata conteneva le quattro prime Lettere del fuo
nome, cioè TEOD. e mefl'a quella fopra la carta, egli colla penna
condotta per que' fori fcnveva così abbreviato il fuo Nome. Altret- /. v .
tanto racconta Procopio {b), che fu praticato da Giiiftino Imperadore', ìaHifi'ar-
Succeflbr d'Anallafio, e Principe lènza Lettere. can.
Anno di Cristo dxvii. Indizione x.
di Ormisda Papa 4.
di Anastasio Imperadore 27.
di Teoderico Re ij. e 7.
Confoli
^ Flavio Anastasio, ed Agapito,
FU d'opinione il Cardinal Baronio, che quefto Flavio Jnajìafto Con-
folc Orientale nell'anno prelente, fofle il medelìmo Anaftafio Im-
peradore , e però il chiamò Confole per la quarta volta . Cosi ancora han
N n i tcnu-
Era Volg.
A N N o 5 1 7 .
(a) Dh-
Cange Fj-
md. Bynan.
ib) Njris
Epiji. Con/.
Crii. Baion.
(d Reland.
m Fajlis .
(c) Marius
Avintictnf.
io Chrunic.
(0 Gregcr.
Turonenjis
l. 3. cap. f.
l'g) Anaflaf.
Sibiiothtc.
in Vit. Hor-
mifd* .
284 Annali d' Italia.
tenuto altri. Ma prima d' ora hanno ofTervato il Du-Cange (a), il Car-
dinal Noris (^), e il Padre Pagi (0, non fuffillerc punto, che Ana-
ftafìo Augufto abbia prefo il quarto Confolato. Gli antichi Fafti e le
Ifcrizioni ci fan conoicere, cfTere ftato perfona privata quello Confo-
le j ed in fatti egli fu Nipote o Pronipote dell' Imperadore, come of-
fcrvò il fuddetto Du-Cange. Però è da ftupire, come Pietro Relan-
do (ii) ultimamente ne'fuoi Falli feguitaflc a fpacciare per Confole di
quell'anno l' Imperadore fteflo . Agapito Confole Occidentale fi truova
intitolato Prefetto del Pretorio nelle Lettere di Caflìodono, e preflb
Ennodio ha il titolo di Patrizio . Terminò il corfo di fua vita, fecon-
dochè pretende il Padre Pagi, in quell'anno, o pure nel precedente,
come ha Mario Aventicenfe (0, Gundobado Re de' Borgognoni, il cui
Regno fu di grande eftenfione nella Gallia, perchè abbracciava la Bor-
gogna moderna, la Savoia, il Delfinato, il Lionefe, 1' Avignonefe, ed
altri paefi di que' contorni . Morì n-rlia credenza Ariana, dalla quale,
per quante diligenze ufalTe Santo Avito Vefcovo di Vienna, egli non
giunte mai a ilaccarfi per paura della fua Nazione, infetta de' mede-
fimi errori. A lui attribuifce Jgohardo Arcivefcovo di Lione la Legge,
che autenticava l' abufo de i Duelli, centra del quale fcrifìe un Opu-
fculo lo fleflo Agobardo, come di fopra accennammo. Lafciò dopo
di sé due Figliuoli, cioè Sigismondo^ e Gundomaro . Ma il folo Sigis-
mondo, che fu poi riguardato come Re Santo, ebbe il titolo Regio,
e il governo di que' Popoli. Cavatene fua Madre, Principefla Catto-
lica, e di rara pietà, l'aveva allevato nella fua Religionej il perchè
imbevuto di quello latte, e co' buoni efempj della Madre, arrivò poi
a rifplendere per molte Virtù. Lo llcffo Mario Storico fcrive, che
nell'anno f if. egli fabbricò il Monijlero Jgatinenfe, oggidì di San Maw
rizio nelle contrade de'Valefi, cioè uno de'Monillerj più celebri di
quel tempo, quantunque fi pretenda da gli Eruditi, che San Sigis-
mondo folamcnte il rifabbricad'e, perchè fondato molto prima. Gre-
gorio Turonenfe (/) fcrive, che tal fabbrica fu fatta, dappoiché egli
luccedctte nel Regno al Padre, e però non già nell'anno f if. ma do-
po il prefcnte. Quantunque fofie riufcita infiuttuofa la fpedizione de'
Legati Poniificj a Collantinopoli, ed eglino foflcro ritornati a Roma,
per fignificarc a Papa Ormifda lo llato infelice delle Chiefe d'Orien-
te, fenza fperanza di profitto a cagione dell'empio Imperadore, che
fomentava le Erefie, e delia memoria di Acacio, ad abolir la quale
non fi fapevano indurre varj Popoli, e raaffimamente quello di Co-
ftantinopoli: tuttavia il Romano Pontefice non rallentò le fue premu-
re e diligenze per la caufa di Dio . Scriflc pertanto varie Lettere in
quciVanno ad Anallafio Augullo, a i Vcfcovi Orientali, e ad altre
perfonej ed ii oltre tornò a fpedire a Collantinopoli per fuoi Legati
il medcfimo Ennodio Vefcovo di Pavia, che v'era (lato prima, e Pel'
ìegririo Vefcovo di Mifeno, con dar loro nuove illruzioni, fperandò
pure di battere tanto il chiodo, che l'animo di Anallafio fi moveflc
a dar fine a si perniciofa divifioa delle Chiefe ig) . Andarono i Lega.-
ti.
Annali d' Italia. xBs
ti, ma in vece di convertire Tempio Augufto, tentò egli di pervcr- Era Volg.
tire i medeGmi coU'efibizione di regali. Trovata in 'loro la co danza , Annosi?.
che fi conveniva a'facri Miiiiflri, e Legati della Tanta Sede, andò nelle
furie, ed ordinò, che s' imbarcadero e foflero condotti in Italia, fenza
che potefTcro avere ingreilb in alcuna Città . Abbiamo tali notizie da
Analtafio Bibliotecario-, e Tappiamo da altri Storici, che per quella
oilinazione di Anaftafio Augurto infolentirono Tempre più gli Eretici,
ed incrudelirono ancora centra de' Cattolici, fra quali trecenti cinquan-
ta Monaci Maroniti nella Siria furono trucidati, perchè difendevano
il Concilio CalcedonenTe, degni perciò di aver luogo nel Martirolo-
gio Romano, ficcome veri Martiri della ChieTa di Dio. Cominciaro-
no circa qucfti tempi per attellato di Gregorio TuronenTe W a farfi (a) Gngor.
fentirc nella Gallia i Corfari Danefi, Popoli Pagani del Baltico, de' Turonenfis
quali ne' Secoli Tuffegucnti s'andrà udendo frequente e Tempre funelta ""/"?'''*-
menzione . Teodoberto Figliuolo di Teoderico Re de' Franchi con una for-
te Armata navale gli affali, li fconfilfe, ucciTe Clochilarco loro Re, e
riiolTe a' medcfimi il bottino , che aTportavano dalle fpiagge della
Gallia .
Anno di Cristo dxviii. Indizione xi.
di Ormisda Papa y.
di Giustino Imperadore i.
di Teoderico Re z6. e 8.
Confole ^ Magno, fenza Collega.
<■ (b) Panvin,
Tufi. Conf.
Già è decifo prelTo gli Eruditi, che quefto folo ConTolc, creato 'Annai. Ecc.
in Oriente, diede il Tuo nome a i Fafti nell'anno prcTcnte, e che vd ViHor
non ebbe per Collega ne Fiorenzo^ come pcnfarcno il Panvinio (^), '^""onenfis
e il Cardinal Baronio (0, né Agapito per la feconda volta ^ come ha la T^^j^e"raur
Cronica di Vittor TunonenTe («0. In Roma quell'anno fu fognato col- j^iovis in-
la formola di Pojì Confulatum jìgapiti^ come apparifce da una Lettera jcnption.
di Papa OrmiTda, e da un' ITcrizisne, ch'io ho rapportata altrove (,e) . P'iz- 4i8-
Non permiTe Dio, che più lungamente duraffe l'empietà e la vita d' A- \ ' ^c^'ult
naftafio Imperadore. Abbiamo da Evagrio (/), da Teofane C^), da f/z/V.
Marcellino Conte C-^), da Cedreno (/'), e da altri Storici, ch'egli nel (g) Theaph.
dì p. di Luglio da una morte improvvifa fu colto, e in tempo, che '" chromi.
s'era tornato a' commuovere contra di lui il Popolo, ed egli lludiava c],^,"'-"^^'
le maniere di difenderfi dalle infidie, che andava foTpettando dapertut- chronico.
to. Se vogliam credere a Zonara W, e Cedreno, Autori ben lontani (i) Cedrm.
da quc' tempi, e mercatanti talora di favole, Anaftafio fece morir mol- '"^"""i'^-
ri per tali foTpetti ne gli ultimi dì di fua vita, e corfero rifchio di per- \n uifiorù,
dcrc
lU
Annali d' Italia.
(b) Procop.
in Hiji. Jir-
can. caj). 6
EnA Volg. derc in tale occaGoac la ccfta anche Giuftin»^ e GiHlìinian» ^ che furo-
Amno 518. no fuoi Succcffori, s'egli non fofle flato atterrito in fogno da un Uo-
mo terribile, che gli diflc: Lafciali fiare . Così finì di vivere Anafta-
fio, con Utciarc dopo di sé una raemoiia infaufta del fuo nome, ed
eflere rigu;jrdato com; Eretico e protettore degli Eretici, e perfecu-
torc della Chiefa di Dio. Molti erano i Nipoti, e Pronipoti di que-
llo Imperadorc} grande era la lor potenza, e ricchezza; contuttocii
rodio e ravverfionc, ch'egli s'era guadagnato con tante empietà e
crudeltà, ridondò fopra tutti i fuoi Parenti, in guifa che ognun d'efli
(■ì)An»nym. redo efclufo dal Trono Imperiale. L'Anonimo Valefiano (a) fpezial-
vdtfianut. niente nomina tre fuoi Nipoti, cioè Pempeo^ PrtèOy ed Ipazh, ciafcun
de' quali egli dcfidcrava per fuo Succeflorc. Ma vivente ancora Ana-
ftafio (foggiugne quello Scrittore, a cui in quefto non fiarao obbligati
a predar fede) egli s'avvide, che a niuno toccherebbe l'Imperio, e
conobbe poi in fogno, che era riferbato il Trono per Giuftino . In fat-
ti dopo la di lui morte per elezione del Senato fu conferita la digni-
tà Imperiale a Giufiino^ nato per ledimonianza di Procopio (i) in Be-
deriana. Città fituata ne' confini dell'Illirico e della Tracia, e però
chiamato da alcuni Scrittori Trace ^ e da altri llliricìane . Baffiffimi fu-
rono i fuoi natali, e da femplicc foldato cominciò il corfo della fua for-
tuna, e fakndo per varj gradi giunfe ad eflere Senatore, e Prefetto
(ci EvAgr. (jei Pretorio. Evagrio fcrive (0» che con frode egli fall, e con dana-
^(^' Mar \'- •"' ^^ ftudiò, che i loldati Pretoriani il dichiaraflcro Imperadore. Mar-
zi». Cames ccUino Conte {d) narra, ch'egli fu eletto dal Senato. Proteftò nondi-
tn chronie. meno cfl*o Giultino in una Lettera fcritta in quell'anno nel dì primo
d' Agofto a Papa Ormi/da, d' eflere fiato alzato centra fua volontà a
Dignità si eccelfa} e così doveva egli fcrivere, ancorché fofle vero il
racconto d' Evagrio. Varie in fomma furono le opinioni degli antichi
intorno a ciò ; ma poco importa in fine il faperne la verità .
Quel che e certo, non intervenne tumulto o forza nell'elezioni
di GiKftino. Se crediamo a Procopio, Scrittore, che (parge veleno fo-
pra tutto ciò, che riguarda Giujìiuiano Augufto, Figliuolo di una So-
rella dt quello Imperadore, allorché Giuftmo faii fui Trono Imperia-
le, fi trovava in età decrepita, ruvido di cofturai, fl:olido, ed in ol-
tre (cofa non mai avvenuta in addietro nell' Imperio Romano) non co-
nofceva Lettere, e né pure fapeva fcrivere il fuo nome. Tuttavia gran-
de fu fempre la fua Pietà, e ben regolati i fuoi collumi, e perciò de-
gno, che Dio l'innalzafle per bene della Religione Cattolica al grado
Imperiale. Non ho finora faputo intendere, fé non e un errore di llam-
(e) Paztus pa, perchè l'accuratiflìmo Padre Pagi (0 fcrivefle, che Giitflirw vien
Crit. iJ-tro». chiamato Jnick da Prttdtuz.io nel Libro Primo cantra Simmaco . Se Pru-
aA Ann. jenzio nacque nell'anno di Crillo 348. come mai può eflere, ch'egli
^'*'"' ^' parli di Giuftino eletto Imperadore nell'anno fi8? Aveva egli per Mo-
glie Lupicina, Barbara di nazione, e già fua Schiava, e Concubina.
Mutatole il nome, fece chiamarla Elia Marcia Eufemia^ e dichiarolla
(f) jhttfh. injpcfadricc Aujzulla. Teofane fcrivc (/), eflere flato il Popolo, che
in Ckrentg, r o |p
\
Annali d' Italia. x^j
le diede il nome d^ Eufemia. La primi azione di quefto novello Au- Era Volg.
gufto fu quella di nettare il Palazzo da que' malvagi Eunuchi, e Mi- Ann«ji8.
nillri, che cooperando colla crudeltà ed empietà d' Anaftafio, e favo-
rendo i Manichei, aveano commefle tante iniquità colle morti fpezial-
mentc e con gli efilj di tanti Cattolici. Un d'eflì fu Amanzio Eunu-
co Maftro di Camera del defunto Augufto (a), un altro Teocrito, che (a) Marcel.
avea fatto di gran maneggi, e fpcfo molt'oro, per ottenere l'Impe- Comes in
rio, A coftoro non fu permeflo di vivere più lungamente. Il Popolo cArcn/M.
ftflTo dimando la loro rovina. Altri lor compagni altro gaftigo non eb-
bero, che quello dell' efilio. Non tardò il pio Imperadore Giuftino a
richiamare quanti Vefcovi Cattolici erano flati banditi fotto il Regno
di Anaftafio, e a far loro reftituire le Chiefc. E perciocché aveva con-
ceputa una grande ftima del valore, e della pietà di ^/V^//«»5 Conte , cioè
dì queir Ufiziale Scita, che ne gli anni addietro avea prcfe Tarmi in
favore della Religion Cattolica, il chiamò alla Corte, e fecondochè
abbiamo da Marcellino Conte, e da Teofane, non pacarono fette gior-
ni, che il dichiarò Generale delle milizie. Prefe ancora per Qiiefto-
re Proclo, e fé ne fervi come della mano diritta, governandofi co' fuoi
configli. Procopio fcrive, che quefto Proclo ebbe afiaiffima autorità,
e faceva tutto ad arbitrio fuo. Ma noi fappiamo di Suida C^), ch'egli (b) SnUas
fu Uomo giu^Oy difinterefTato, che non ammetteva regali, ne fcrifle '" £xcerpt.
mai Legge alcuna a fpropofito, ne permife, che fi mutafTero i vecchi J^lfl^/'^yz,,
regolamenti . Così Giuftino verificò l'aflìoma de' Politici: Che un Prin-
cipe debole con ottimi Minijlri può uguagliare nel btien governo i migliori .
Ma fpezialmente Giuftino fece rifplendere il fuo zelo per la Religion ^
Cattolica, con aver tofto pubblicato un Editto (f ) , in cui confermò i„' y-ja s.'
il Sinodo Calcedoncnfc, e promofle la cclebrazion di vnrj Concilj, per sab.t.
deprimere gli Eretici, giunti a troppo infolentire fotto d' Anaftafio.
Il Popolo fteflb di Coftantinopoli con pubbliche grida richiefe, che
fi condennaffero gli Eretici Eutichianij e Giovanni Patriarca di quella
Città tenne un Concilio, in cui fu fcomunicato e depofto Severo Ve-
fcovo intrufo d'Antiochia, ripofti ne'facri Dittici i nomi di San Leone
Papa, e di Eufemio, e Macedonio Vefcovi Cattolici di Coftantinopoli,
morti in efilio . Altri Concilj per quefto furono tenuti in Gerufalem-
rac e in Tiro, de' quali fi parla ne gli Annali Ecclefiaftici .
Anno
x83 Annali d* Italia.
Anno di Cristo dxix. Indizione xii.
di Ormisda Papa 6.
di Giustino Imperadore i.
di Teoderico Re ij. e 9.
Confoli
Flavio Giustino Augusto,
ed EuTARico.
E» A Volg. r^^ IuJIìho Augufto fecondo il coftumc de' Tuoi Predeceffbri , che pro-
AKNOS19. \J cedevano Confoli nel primo Gennaio del loro Imperio, prcfe il
Confolato anch' egli in Oriente per quell'Anno. Suo Collega in Oc-
cidente fu Eutarico, fopranominato Cillica^ Genero del Re Teoderico ^
perché MììVìio à" ^malafunta di lui Figliuola. Stabili una buona con-
cordia Teoderico col novello Augufto, e non poteva dargli piìi nobil
(a) Calfiod. Collega, che creando Confole, chi era Genero fuo . In una Lettera W
/.8. £/>//. I. fcritta da Jtahrko Re, Figliuolo d'eflb Eutaiico, all' Imperadore
Giuftmo, gli dice: Fos Genitorem meum in Italia palmata claritate de-
corafiis (*) . La Toga de' Confoli era appellata cosi per le Palme, che
ricamate in efTa fi rimiravano . E di qui fi raccoglie la dipendenza del
Re d' Italia dall' Imperadore, perchè febbcne il Senato Romano eleg-
geva quel Confole, che piti piaceva a Tcodeiico, e a' Tuoi Succef-
fori, tuttavia riconofcevano cffi la conferma di quella Dignità da gì'
Po) Idem Imperadori d'Oriente. Ora noi abbiamo da Cafliodorio (^), che Eu-
rn chronico. tarico nel fine dell'Anno precedente s'era portato a Roma, per fare
nel Gennaio del prcfente la fua entrata da Confole, e fu accolto dal
Senato e Popolo Romano con gran magnificenza e plaufo. Da efTo
Cafliodorio egli è appellato Dominus nejìer: il che fa intendere, ch'e-
gli veniva riguardato come Erede prefunto della Corona, e venerato,
come ne' precedenti Secoli furono i Celari creati da gli Augufti . Dalla
fopracitata Lettera di Atalarico a Giullino Augufto fi raccoglie an-
cora, che Eutarico era ftato adottato per Figliuolo da eflb Impera-
dore, non già con adozione Legale, ma con quella Onoraria, che fi
praticava allora coli' armi. Volle il Re Teoderico diftinguerc quefto
Confolato da gli altri colla grandiofità de gli Spettacoli, celebrati
d' ordine fuo , e a fpefe fue per più giorni in Roma. Cioè ne gli An-
fiteatri battaglie di fiere, non mai più vedute in quella età, che Tra-
famondo Re de' Vandali , Amico e Cognato di Teoderico, gli avca
mandato dall' AftVica. Furono cfeguiti con sì fupeibo apparato e tale
ma-
(*) Foi neir Italia avete ornato il mio Genitore collo fplendore della pal-
mata.
Annali d' I r a l i a. x8y
magnificenza sì facti Spettacoli, che ne ftupì infin Simmaco ^ Legato F.ra Vo'g.
dell' Impcradore Giuftmo , che v' intervenne i né fi fa le maggior Annosi^.
fofle l'ammirazione o il piacere del Popolo Romano. Di ftraordmsrj
regali parimente in taroccafionc furono difpenfati non meno a i Go-
ti, che a i Romani, e varie Dignità fi videro conferite nella Curia.
La mira di Teoderico con tante fpefe fu di afFczionare i Romani al
Genero Eiitarico, già desinato a fuccedcrgli nel Regno. E ne ot-
tenne l'intento, fé crediamo a Cailìodorioj perciocché i Romani fe-
cero più iitanzc, acciocché egli continuafle la fua dimora preflb di
loro} ma Eutarico fé ne ritornò a Ravenna, dove fi replicarono con
tal pompa gli Spettacoli, e tanti donativi fi fecero a i Goti e Ro-
mani, che più fplendide comparvero quelle Fede, che le pria cele-
brate in Roma. Non fi vuol però tacere quanto lafciò fcritto l'Ano-
nimo Valefiano (a) con dire: Che Teoderico, avendo dato il Confo- ^-^l^^y^J^V
lato ad Eucarico, trionfò in Roma^ e in Ravenm; ma che Eucarico '""'
era uomo troppo afpro e nemico della Religione Cattolica. Un altro
motivo di gran giubilo ebbe Roma in quell'Anno, da che le Lettere
dell' Imperador G/a/nio, e di Giovanni Cappadoce Vefcovo di Collan-
tinopoli, e di altri Vefcovi Orientali, portarono ficurezze, che fegui-
rebbe la pace ed union delle Chiefe . Però affiettoffi Papa Oimifla a
fpedire colà i fuoi Legati, cioè Germano Vefcovo (per quanto con-
ghicttura il Cardinal Baronio) di Capua^ e Giovanni Vefcovo, non fi
fa di qual Chicfa, con Blando Prece, e Felice e Dìofcoro Diaconi.
Compierono quelli felicemente il viaggio e le commilììoni loro, fpc-
zialmente aiutaci e protetti, ficcome fcrive Teofane (''0, da Fitaliatie W J''--^pf'.
Conte, potentiflìmo allora prefib l' Impcradore. Oltre alla conferma- "* ^'•"""'"
zione del Concilio Calcedonenfe, che era il punto principale, fu can-
cellato da i facri Dittici il nome à! ricado: cofa anch' cfla, che (lava
tanto a cuore alla Sede Apoltolica. Lo Iteflo fu praticato pel nome
d'altri, che aveano comunicato con gli Eretici} e mafiìmamente per
Zenone, ed Anaftafio Augulti, Principi autori e fomentatori di tante
turbolenze nella Chiefa di Dio . Cooperò ancora a quella fanta opera
Giujliniane Nipote di Giuftino Augufto, allora Capitan delle Guardie,
e pofcia Succeflbr nell'Imperio, avendone fcritto anche a lui Papa ,^
Ormisda. Leggonfi con piacere prcfib del Cardinal Baronio (0 le li»,;,,'. £«.
Relazioni e Lettere di quanto occorfe in si lieta congiuntura.
7'om. III. O o Anno
x^o
Annali d'. Italia
Anno di Cristo dxx. Indizione xiii,
di Ormisda Papa 7.
di Giustino Imperadore 3.
di Teoderico Re i8. e io.
Confoli
\^ ITALIANO; e
Rustico, o Rusticio,
Era Vo'g.
A N N o 510.
(a) Thtj.
Kovus In-
fcriptìon.
PH- 4i8.
Ib) Chron.
Aìexandr.
(e) Fafti
Alexandri-
nì ,
(d) Viaor
Tunonenfis
in Chronkt.
(e") Marccl-
lin. Comes
in Chron Ica.
{{) Evagr.
M, 4. e. 3.
<g) Proccl).
in Hiftor.
j^rmna e. 6.
Vitaliano fu Confole Orientale, Ruftico Occidentale in quefl'Anno.
Rujiicio piiittofto che Ruftico fu egli appellato, perche tale fi
tmova il fuo Cognome in un antica Ifcrizione W, e nella Cronica
Aleflandrina (^), e ne' Fafti AlefTandrini C"^). Da Vittor Tunonenfe (^)
vien detto Ruftìcione . Quanto a Vitaliano^ egli è lo fteflo, che ab»
biara veduto di fopra coli' armi in mano contra deli' Imperadore Ana-
rtafio: Figliuolo di Patricio , o fia Patriciolo, Nipote d'Afpare, e
Pronipote d'Ardaburio, perfonaggi famofi nella Storia di quelli tem-
pi, ficcome abbiam veduto di fopra. Era egli flato richiamato, fio-
come dicemmo, alla Corte da Giuftino Augudo, dichiarato Generale
delle milizie, e promofib in quefl'Anno alla dignità del Confolato,
con faperfi in oltre, che il fuo credito e potere in Corte, e la fua
confidenza preffb di Giuflino, davano ne gli occhi d'ognuno. Ma
cotanto innalzamento fuo fu cagione della fua rovina, o pur egli fu
efaltato per più facilmente rovinarlo . Abbiamo da Marcellino Conte («•),
che nel Mefe fettimo del fuo Confolato egli fu nel Palazzo Impe-
riale aflalito, e con fcdici ferite levato dal xMondo, reftando in tal occa-
fionc trucidati due fuoi Sergenti Celeriano e Paolo . La cagione della ca-
duta di queflo infigne perfonaggio, viene attribuita da Evagrio (/) a una
perverfa politica di Giuftino Augufto, il quale temendo, ch'egli per
efiere perfona di tanta riputazione potefTe tentare delle novità fimili
alle precedenti, l'adcfcò con tanti onori, per fargli poi levare la vita.
Probabilmente Evagrio preftò qui fede a Zacheria Storico Eutichia-
no, e pieno di mal talento contra di Giuftino Imperador Cattolico.
Crede il Cardinal Baronio, che Vitaliano^ perchè favoriva i Monaci
Sciti, pafTalTe nel partito de gli Eretici, e che perciò Giuftino il fa-
cefle ammazzare. Ma ficcome ofTervarono il Cardinal Noris, e il Pa-
dre Pagi, Vitaliano fu femprc unitilllmo colla Chicfa Cattolica, e ni-
mico de gli Eretici. E fé vogliamo poi credere a Procopio C^), Giù-
ftiiiiano Nipote di Giuftino quegli fu, che con promclla d' impunità
per le paffate fedizioni, e con giuramenti di buona amiftà, e con pren-
derlo per Fratello, trafTe Vitaliano alla Corte, e pofcia infpirati de i
fofpetti con:ra di lui all' Augufto Zio, il fece uccidere, forfè difpia-
cendogli la troppa confidenza in lui pofta da Giuflino, e temendo d'a-
verlo
Annali d' Italia. 291
vcrlo oppoficore, o concorrente nella fuccedìon dell' Imperio . Comun- Era v.jlg
que Ha, Giuftino non fece rumore né rifentimento alcuno per quello Anno fic
ammazzamento, o perche lì trattava di un fuo Nipote, o perchè era
anch' egli complice del fatto j e Giultiniano crebbe maggiormente da
lì innanzi in autorità e potenza . In una Lettera di PoJJ'eJore Vefcovo
a Papa Otmifda^ fcritta nell'anno preCente, è parlato de' Libri di Fau-
flo Rienfe^ e v'ha quelle parole: filii quoque veflri Magijìri vnlìtum
Fitalicims , y Ju^inianus Juper hac re rej cripto Bealitudinis veftra inf or-
mari deftderant . (*) Dal che lì vede, che Giultiniano al pan di Vi-
taliano era falito al pollo di Generale delle iVIilizicj ma Vitaliano pre-
cedeva. Ancorché folTe feguita la riunion delle Chiefe per opera del
Cattolico Imperador GV«/?/'«i', e di Giovanni Vefcovo di Coltantinopo-
li, che terminò i fuoi giorni in quell'anno con avere per Succeirore
Epifanio: tuttavia rellavano alcune dilpute di dottrina, per cagion di
una propofiiione celebre nella Storia Ecclcfiallica De uno de Trinitale
fajj'oy né erano d'accordo alcune Chiefe d'Oriente, fpezialmente quelh
di Colbntinopoli, colla Sede Apollolica intorno allevare dai Dittici
i nomi di alcuni Vefcovi, e al tolleiarvene de gli altri. Fu fopru ciò
tenuto un Concilio in Colbntinopoli, e dipoi Ipediti da eflb Concilio
i Legati a Papa Ormifda. Lo Itelfo Giullino Auguilo anch' egli prc-
murolo di veder ellinte k differenze tutte intorno alla Religione, e
alla Difciplina Ecclcfiallica , fpedi al medelìmo Romano Pontefice
Grato Maeliro delio Scrigno per fuo ànibulciatore, acciocché feco
trattaflc de' correnti affari, nconofccndo anch' egli non meno che i Ve-
fcovi, il privilegio fingolare de' Succclfori di San Pietro, nel gover-
no della Chiefa univcrlale, e nelle decilìoni intorno alla dottrina, che
han da fcguitare i Fedeli . Sopra quelli punti ha da confultare il Let-
tore la Storia Ecclelìallica.
Anno (di Cristo dxxi. Indizione xiv.
di Ormisda Papa 8.
dì Giustino Imperadore 4.
di Teoderico Re 29. & 11.
Confoli \ Flavio Giustiniano, e Valerio.
IN Oriente fu Confole Giuftiniano ; Faìerio in Occidente. Era già
divenuto Giuftiniano l'Arbitro dell'Imperio in Oriente, si per ef-
O o 2, fere
■(*) / vojìri Figli parimente Maejìri de' faldati^ Fitaliano^ e Giuftiniano
bramano d' ejfere informati fopra di quejìo fatto .^ per refcritto di vojìra
Beatitudine .
igz Annali d' Itali a.
Era Volg. fere Nipote dell' Imperadore, e confiderato come fuo Succeflore, e sì
Anno 511. ancor.1 perchè Giuitino Augulto aggravato da gli anni volentieri fca-
ricava (opra le ipalle del giovane Nipote il pelo del governo. Pertanto
egli volle in quell'anno comparire ornato anche dell' illuitre Dignità
djl Conlblatoj e per non elFerc da meno di Eutarico Genero del Re
Tvoderico, che sì fplendida comparla avea fatto in Roma, anch' egli
fece così magnifiche felle in Coltantinopoli, che al dire di Marcelli-
(a) Marcel- n ") Conte («), il fuo Confolato riul'cì il piìi famolb di quanti mai vide
l:>i. Comes l'Oriente. Imperciocché fpefe dugento ottantotto mila Soldi (cioè mo-
I» chronico. ^^^^^ d'oro quafi equivalenti allo Scudo d'oro de' nolhi tempi) in tanti
donativi al Popolo, e in varj Spettacoli e Macchine. Neil' Anfitea-
tro in un fol giorno fece ht la caccia di venti Lioni , di trenta Par-
di, e d'altre Fiere. Suntuofi furono i Giuochi Circenfi, ne' quali non-
dimeno egli negò al pazzo Popolo 1' ultima Mappa ^ cioè non volle
mandare il fegno del corfo de' Cavalli} e dopo avere ben regalato i
Carrettieri, liberalmente ancora loro donò all'aiflìmi Cavalli con tutte
le lor bardature. Nel prefente anno Ormifda^ Papa prudentiffimo, veg-
gcndo le gravi difficultà, che s'incontravano tuttavia in Oriente per
f.ir levare da i facri Dittici i nomi fpezialmente di alcuni già Vefcovi
di Coftantinopoli, tenuti da i Greci per Uomini di fanta vita, e di
credenza Cattolica: faggiamente rimile l'affare ad Epifanio Patriarca
di Collantinopoli, con dichiararlo per tal funzione Vicario della Sedia
Apoftolica. Terminò la fua vita in quell'anno Enmdio^ Vcfcovo di
Pavia, celebre per gli fuoi fcritti, e per due ambafcerie alla Corte
Imperiale di Conftantinopli, come Legato Pontificio , Fu egli regi-
ilrato nel ruolo de' Santi: cofa non difficile ne' Secoli d'allora.
Anno di Cristo dxxii. Indizione xv.
di Ormisda Papa p.
di Giustino Imperadore y.
di Teoderico Re 30. e iz.
Confoli \ Simmaco, e Boezio.
Siccome diligentemente ofTervò il Padre Sirmondo, e dopo lui il
Pagi, con addurre un pafib del Libro Secondo de Confolatione di
Boezio, quelli due Confoli furono creati in Occidente, ed erano amen-
due Figliuoli di Jnicio Mantie Severino Boezio^ rinomato Scrittore di
quefti tempi. A Simmaco fu pollo quel nome, o fìa Cognome, o fia
Sopranomc dal lato della Madre, Figliuola di Simmace, ftato Confolc
nell'anno 48^. Il fecondo de'Figliuoli ebbe il nome di Boezio^ co-
mune al Padre, che fu Confolc nell'anno fio. e all'Avolo, probabil-
men-
Annali d' Italia. 293
mente ft^to Confile nell'anno 487. Io non vo'lafciar di accennare Era Volg.
ciò, che Icgi^o in Agnello («), Scrittore, benché poco accurato, delle Annojij.
Vite dc'Velcovi di Ravenna. Scrive egli nella Vita confufa di San pl,.f^"''^^'
Giovanni Angclopce, che Teodt^rico nel trentefimo anno del ftio Regno jom. ù.
mandò in Sicilia l'cfercito di Ravenna, da cui fu faccheggiata quell' Kir. Italie.
Ifola, e ridotta all'ubbidienza del medefimo Re. Di quclta notizia
niun feme -fi truova in altre Storie, e mairimamente confiderando, che
tanti anni prima la Sicilia venne in potere di Teoderico, pare, che
niun conto s'abbia a fare del racconto d'Agnello. Contuttociò egli
ci può far dubitare, che nel prefente anno fuccedefle in Sicilia qual-
che ribellione, la quale obbligafTe Teoderico ad inviare colà un' Ar-
mata. Circa quelli medefimi tempi fcmbra, che fucccdeffe un fatto,
di cui tenne conto l'Anonimo Valcfiano (^) . Cioè, che mentre il Re (b) Anen.
Teoderico dimorava in Verona per fofpctto di qualche movimento de' y^l^fi"»!*' ■
Barbari contra dell'Italia, accadde una graviffima contela fra i Criftia-
ni e i Giudei in Ravenna. Non fé ne intende bene il motivo. Jadtei^
dice egli, baptizat»s nokntes dum livident ^ frequenter oblatam in aquam
fluminis jdElaverunt . (*) Fare, che col nome di Oblata voglia egli fi-
gnificare, aver cffi Giudei più volre gictato nel fiume delle Oflie o
confecrate, o da confccrarfi . Irritato da quefto affronto, o facrilcgio
il Popolo di Ravenna, fenza riguardo alcuno al Re ^ né ad Eutarko^
che per lui ritìedeva nella Città, ne a Pietro Vcfcovo, la cui età, fé
in Ciò non erra l'Anonimo fuddctto, vien troppo pofticipata dà gli
Scrittori Ravennati: corfero alle Sinagoghe, e tutte le bruciarono .
Poco fletterò i Giudei a volare a Verona, per chiedere giuftizia al
Re, ed aiutati dal favore di Iri-vane Maftro di Camera di Teoderico,
riportarono un ordine, che tutto il Popolo Romano di Ravenna pa-
gafle una contribuzione per rifabbricar le Sinagoghe incendiate : e chi
non pagadc, folTe pubblicamenic fruttato. L'ordine era indirizzato ad
Eutarice, e a Pietro Velcovo, e bifbgnò efcguirlo . I>a una Lettera
del medefimo Re al Senato di Roma (0 intendiamo , che anche in (e) caiftod
quella Città da una fedizion popolare fu bruciata una Sinagoga Giù- l- i- Epift.'
daica: del quale misfatto comandò Teoderico, che folTcro puniti i 43-
principali autori. Anche allora fi trovavano Ebrei dapcrtutto . Rac-
conta fotio quell'anno Mario Aventicenfe (^), che Sigifmondo Re de' (d) Mariu!
Borgognoni ingiuftamente fece uccidere Se^erico fuo Figliuolo . Queft' Aventken-
cmpio fatto vien parimente colle fuc circoftanze narrato da Gregorio f" '" ^^''">-
Turonenfe (0 con dire, che morta la prima Moglie d'eflb Re Sigifmon- ^ ^^ ^^
do. Figliuola di Teoderico Re d'Italia, la quale gli aveva partorito Se- TLJfifi?
gerico^ ne prelc un' altra > e quefta, fecondo il collume delle Matrigne, '• 3- e- s- e?-
cominciò a malignare contra del Figliaftro . Miratala un dì colte vefti ^•
di fua Madre in doffo, Sigerico fi lafciò fcappar di bocca, che non
era
(*) / Giudei contrarii a' battezzati^ mentre r invidiano, frequenternenti
gettato anno nelP acqua del fiume i' Oblata (ovvero Ofiia .)
194 Annali d' Italia.
Era Volg. era degna di portar quegli abiti, probabilmente perchè alzata da baflb
Annojiz. Ihco a quel di Regina. Perciò inviperita la Matrigna tanto foffiò nelle
orecchie del iVlarito, con fargli Credere nutrirli da Sigenco trame le -
grete di torgli il Regno, che l'indufle a levarlo di vita. Ma non sì
tofto fu efeguito l'iniquo configlio, che Sigii'mondo fé ne pentì, e
deteftò il fuo fallo: dopo di che fi ritirò al Moniftero Agaunenfe ,
dove per più giorni in pianti e digiuni, e coli' affi fiere alle facre Sal-
modie, fi lludio di farne penitenza. Dio nuUadimeno per quella ini-
quità il volle gaftigato nel Mondo di qua, ficcome vedremo in rife-
rire la di lui rovina.
Anno di Cristo dxxiii. Indizione i.
di Giovanni Papa i.
di Giustino Imperadore 6.
di Teoderico Re 31. e 13.
Confoli \ Flavio Anicio Massimo, fenza Colleea.
Q'
Uefto Majjimo fu Confole d'Occidente, fenza fapcrfi, perchè niun
Confole folTe creato in Oriente, o perché non fé ne faccia meji-
zione ne' Falli . l-er folennizzare anch' egli il fuo Confolato, die-
de al Popolo Romano nell' Anfiteatro la caccia delle Fiere ; ma per-
ché negò poi lordidamente di rimunerare chi avea combattuto con elle
Fiere, fecero que' Gladiatori ricorfo al Re Teodenco, e leggefi una
(a) cajfioà. Lettera C'?), da lui feruta allo (leflo Mafiìrao, con ordmargli di fod-
^.5. fifi. jijfjfj. jj quc'tali, che aveano el^polta la lor vita a sì gravi pericoli,
per dar piacere al Popolo. In efla Callìodorio Segretario defcrive leg-
giadramente la forma delle caccie Teatrali , con dctcilarle, perchè co-
Itavano d'ordinario la vita di molte perfone : abufo, che vietato da tan-
te Leggi fin' allora non fi era potuto ellirpare, benché tanto difdice-
vole a gente, da cui fi profefiava la fanta Legge di Grillo. Arrivò
al fine dc'fuoi giorni e delle fue fatiche in quell'anno Papa Ormisda^
Pontefice l'auto e gloriofo, per avere follenuta Con vigore la dottrina
Cattolica, riformato il Glero, rimefla la pace e l'unione delle Ciiiefe
in Oriente, cacciati da Roma i Manichei, e lafciate in ella Roma il-
lultri memorie della fua munificenza con varj ricchiifimi doni fatti al-
0>) ji nafta/, le Chiefe, ed annoverati da Anallafio Bibliotecario (i>) . Abbiamo dal
Mibliothec. mcdcfimo Autore un'altra notizia, chiamata dal Gardinal Baronie dc-
»» r;r. Hor- g^jj (jj maraviglia, trattandofi d'un Principe Arianoj cioè che il Re
'"'•' *■ Teoderico, vivente eflb Papa Ormisda, inviò in djno alla Bafilica Va-
ticana due Gandelieri, o fieno Ceroferari d'argento, che pelavano fef-
fanta libre. Anzi in varj telli di eflb Anallafio fi legge, aver elio Re,
e non già Papa Ormisda, ornato un trave della Baiihca Vaticana tut-
to d'argento, pefante mille e quaranta libre. Ma anche gli Ariani pro-
fefla-
Annali d' Italia. 195"
feflavano venerazione a i Santi, e maffimamence al Principe de gli Apo- Era Volg.
(Ioli, e Tcodcrico non ignorava le maniere di cattivarfì l'animo de' Annojij.
Cattolici: così avefle egli continuato a praticarle nel reftante del fuo
governo. Aggiugne Anallafio, die dall'Oriente vennero altri prezioll
donativi, mandati a San Pietro dal Cattolico Impcradore Giufìino. La
morte del fuddetto Santo Pontefice Ormisda accadde nel di 6. di Ago-
fio, e nel di 13. del medefimo Mefe fu eletto Papa Giovanni di na-
zione Tofcano. In quelto medefimo anno, e per quanto iì crede, a
dì Z4. di Maggio, venne a morte («) Trafamondo Re de' Vandali in (a) ViHor
Affrica, fiero perfecutore de' Cattolici, ficcome accennammo di fopraj J'*»»»'"!''
e parve, ch'egli per giudo giudizio di Dio morilTe di dolore per una '" '''"""•
gran rotta data al di lui efcrcito da Cabaone Pagano capo de' iVIori prelTo
di Tripoli . Procopio narra il fatto (^) . MoflTero i Vandali centra di (b) Procof.
coftui una bell'armata . Cabaone, avendo intefo adire, che il poflen- ^' -^^'j-
te Dio de'Cridiani puniva chi non rifpettava i facri Templi, e favo- ^y j
riva chi gli onorava, Ipedi fegrctamente alcuni de' Tuoi con ordine di
feguitare l'efercito nemico, e fé i Vandali entravano co i cavalli nelle
Chiefe, e le fporcafTcro, eglino dipoi le ncttafTero, ed onoraffero i Sa-
cerdoti Criltiani. Tanto appunto avvenne. Diedefi poi la battaglia,
in cui i pochi vintero i molti, e una grande llragc fu fatta della na-
zion Vandalica, Ebbe Trafamondo per Succeffbre Ilderico^ Figliuolo
di Unmrico Re, e di Eudocia Fi^^liuola di Valentiniano III. Impera-
dore. Tuttoché lidcrico foffe allevato nella Setta Ariana, pure nudri-
va in cuore dell'inclinazione verfo i Cattolici: affetto a lui ifpirato
dalla Madre Cattolica. E fé n'era ben accorto 'Trafamondo , zelantif-
fimo dell' Arianifmo. Però prima di morire, gli fece promettere con
giuramento, divenuto che foffe Re, di non riaprir le Chiefe de' Cat-
tolici, né di rcltituir loro i privilegi. Ma Ilderico dopo la morte di
Trafamondo, prima di regnare, per non violare il giuramento, richia-
mò in Affrica 1 Vefcovi efiliali, e fece aprir le Chiefe Cattoliche .
Così lafcio fcritto Santo ifid^ro (f ) . Ma chi ordinò il riaprimcnto de' r^\ ifs^arus
facri Templi , e reititui la libertà a i Vefcovi, già comandava e regna- inchronuo
va. Non é improbabile, che Ilderico fi credcfie disobbligato dall' offer- y^ndal.
vanza di un giuramento illecito ed ingiufto in fé ftefio. Mirabile perciò
fu l'allegrezza de' Popoli Cattolici dell' Affrica nel ricuperare dopo tanti
anni i loro Vefcovi, e le lor Chiefe j e tanto più, perché Ilderico fi con-
teniò, che eleggefiero il Vefcovo di Cartagine, e quefti fu Bonifazio.
A quelli tempi non fenza ragione vien riferita una Legge di G;«-
Jtino Augulto (d) contra de' Manichei, con vietare fotto pena delia vi- (d) '-n-C.
ta la loro permanenza nell'Imperio. A gli altri poi, fieno Pagani o ' ^'"'"l
Eretici, vien proibito l'aver Magidrati e Dignità, ficcome ancora luo-
go nella Milizia, a riferva de' Goti, e d'altri Popoli Collegati, che
militavano in Oriente al foldo dell'Imperio. Circa quelli tempi anco-
ra mori Eufemia Imperadrice, Moglie di Giullino Augulloi né fufiì-
ftc, ch'egli puffaffe alle feconde nozze, come han creduto alcuni. Teo-'
dora nominata in taroccalione da Cedreno (0, lu Moglie di Giulli- ^J Jlt„^',l'
niano
19^ Annali d' Italia.
Eka Voi», niano, e non di Giuftino. La morte ingiù ftamente inferita al FigHuo-
A UNO 513. lo Segerico da Sigifmondo Re de' Borgognoni, irritò altamente l'animo
di Teoderico Re d' Italia, perchè fi trattava di un Tuo Nipote, cioè d' un
Figliuolo di una fua Figliuola. Accadde, che nello llefl'<i tempo Clo-
dotftiro, Clotario^ e Childeberto^ tutti e tre Figliuoli di Ciodovco, e c.i^
dauno Re de' Franchi, erano incitati dalla Madre, cioè da Clotilde Ve-
dova d'eflb Re Clodoveo, contra del fuddetco Re Sigifmondo, ac-
ciocché vendicaflero la morte data a Cbilperico Tuo Padre, e a fua ^1a-
dre ancora, da Gundobado Padre di Sigifmondo . Probabilmente quella
pia Principefla altro non intefe, che di ottener colla forza quella por-
zione di Stati, ch'ella pretendeva dovuti a sé nell'eredità del Padre,
giacché da Gundobado fuo Zio non l' avea potuta aver per amore . O
iia dunque, che i Franchi, confapevoli della collera di Teoderico, il
movedero ad entrar con loro in lega contra di Sigilmondo} o fia che
Teoderico ne faceffe la proporzione a i Franchi Iteflì; certo è, ch'effi
fi collegarono infiemc , per far guerra a i Borgognoni . Ed allora fuc-
(a) Proctp. cedette veramente ciò, che Procopio lafciò fcritto (<«), e che ficco-
de Bel. Got. j^^g f^^ avvertito di fopra, il Padre Daniello riferi fuori di fito nella
iz. gjQ^i^ de' Franzefl all'anno foi. Cioè avere bensì Teoderico inviato
l'efercito fuo verfo l'Alpi, ma con ordine di andar temporeggiando
nel paflaggio per vedere, che andamento prendeva la guerra tra i Fran-
chi e i Borgognoni. Sigifmondo fé ne fuggì in un eremo, e pofcia
incognito al Moniltero Agaunenfe, o dadi San Maurizio, dove dico-
no, ch'egli prendefTe l'abito Monallico. Perciò non durarono faticai
Franchi ad impadronirfi di quafi tutto il Regno allora ben vado delia
Borgogna. E il Generale del Re Teoderico, appena udita la nuova
della fconfitta de' Borgognoni, valicò frettolofamcnte le Alpi, e fecon-
do i patti entrò in potreflo di un buon tratto di paelc, che abbraccia-
va le Città di Apt, di Gcnevra, di Avignone, Carpentrjs, ed altre.
. ^ . Il racconto di Procopio vien confermato da una Lettera del Re ^ta-
l. 8. Effft. ' lirico al Senato di Roma {b) in occaiìone di crear Patrizio Tulo fuo Pa-
io, rente, che fu Generale di Teoderico nella fpedizionc fuddetta. Mitti-
tur, dice egli. Franco £5? Burgundo decertantib'ts ^ rurfus ad Gallias tuen-
das., ne quid adverfa manus pr te fumerei .^ quod nofter exercitus impenfìs la-
boribus vindicajfet . Adquiftvit Reipublicie Romanie , aids coutendentibui ,
abfque ulla fatigatiene Provinciam, ^ faBum e/i quietim commoduni no-
fi'rum , ubi non habuimus bellica contentione periculum . Trium^hus firn fu-
gna , fine labore palma , ftne ctede vigoria . (*)
Anno
(*) E' mandato (Tulo) combattendo i Franchi e i Borgognoni^ di movo
a difendere le Gallie, affinchè il nemico non pretendere di avere ^ quan-
to il nojlro efercito acquijlato aveva con fatiche grandi . filtri contrafian-
do^ fenza fiancar ft conquijìò alla Romana Repubblica la Provincia-, e ft-
■curo fi refe ii noìlro premio^ ove non ebbeme pericolo pel guerriere contra-
go Fu il trionfo fenza combattimento , fenza fatica la palma , la vitto-
ria ju fenza flrage .
Annali d' Itali a. 297
Anno di Cristo dxxiv. Indizione 11.
di Giovanni Papa 2.
di Giustino Imperadore 7.
di Teoderico Re 32. e 14.
^^ rr 5 Flavio G rusTiNo Augusto per la 2/ volta,
^"^^^ ^edOpinoNE.
Appartiene all'Occidente qucfto Confolc Opiliom^ e vicn da alcu- EnAVoIg.
ni, ma con poco fondamento, creduto quello llcflb, che l'ccon- Anko 514
do Caflìodorio («) fu creato Conte delle /acre Largizioni^ o (ìa Teforic- (a^ ^"■f"''
re del Re Atalarico. Perche né pure in quefti tempi fi truovi un Coa- ^^ ' ^'
fole Orientale, non fc ne fa intendere la cagione. In quell'anno lì co-
minciò a fconcertare l'animo del Re Teoderico; e quel Principe, che
finora mercè del fuo faggio e giuftiflìmo governo, e di una mirabil pa-
ce, che faceva godere all'Italia, e agli altri fuoi Popoli, e del riipet-
to, che portava alla Religion Cattolica, e a'facri fuoi Miniltri, s'era
acquiftata gloria non inferiore a quella de' più rinomati Imperadori, di
maniera che può anche oggidì fervirc di norma a i Regnanti : quefto
Principe, diffi, mutò affatto contegno, e pafsò ad azioni, che deni-
grarono gli ultimi giorni di fu4 vita, e renderono odiofo il fuo nome
non meno allora, che dipoi, in Italia. Vedemmo nel precedente anno
pubblicato dal Cattolico Imperadore Giuftino un Editto contra de gli
Eretici, in cui furono bensì eccettuati i Goti^ ma quei folamcnte,
che erano in Oriente, e non già quei che appartenevano all'Italia
fotto il Re Teoderico. Furono perciò tolte le Chiefe nell'Imperio
Orientale a molti Ariani} ed altri, per non perdere le Dignità, e
per feguitaie nella milizia , abbracciarono la Religione Cattolica .
Nel loro errore (tetterò faldi infiniti altri , ma con gravi lamenti
si per la pena, a cui erano fottopofti, e sì per la perdita delle Chie-
fe, Vcrifimil cofa e, che coftoro ne portaflcro le doglianze al Re
Teoderico feguacc anch' cflo coftantifflmo della Setta Ariana i con
reltar in oltre Teoderico non poco amareggiato, perchè laddove c-
gli lafciava in Italia, e ne gli altri fuoi Regni, goder tanta quiete
e libertà a i Cattolici, Giultino Augufto trattafle poi con tale leve-
rità gli Ariani. C'è in oltre motivo di credere, che elfo o per la
ftelTa cagione, o per altri accidenti, comincialTe a dubitar delh fedeltà
de' Romani, con fofpettare intelligenze di loro colla Corte di Codan-
tinopoli, quafichè abborrilfero un Principe Ariano, ed afpiiaflcro alla
libertà. Fors' anche Gi-ujliniano ^ che allora, benché non Imperadore,
amminiftrava gli affari dell' Imperio, e già nudriva delle valtc idee,
fi lafciò fcappar di bocca qualche parola contro chi poffcdcva sì beli»
Tom. III. p p pai-
Era Volg,
Anno 524.
il) Anoìi'j-
rriHS Vaìtfy
(b) BoetÌHi
de Confola-
tiont lib. I.
{e") Marìnf
Aventicenf.
in Chrtnic.
198 A-NNALi b' Italia.
parte dello fteflb Imperio, cioè l'Italia: che rifaputa da Teoderico
accrebbe in lui il mal talento e i fofpetti . Comunque paflaflero tali
faccende^ bafti a noi di fapere, per attcflato dell' Anonimo ValeGa-
n.o W, che trovandofi Teoderico in Verona, fece diftruggere un Ora-
torio di Santo Stefano, pofto fuori d'una Porta di quella Città: il
che vien raccontato da cito Anonimo, come fegno, che veniva a fco-
prire il mal animo di Teoderico conerà de' Cattolici , ma che verifi-
milmente fu fatto per folo rifleflo alla fortificazione di quella Città.
Quindi comandò Teoderico , che niuno de' Romani potefle tener ar-
mi, e ne pure un coltello, indizio certo di fofpetti intorno alla loro
fedeltà. Ma colui, che maggiormente accefc quefto. fuoco, fu Ci-
priano Referendario, il qual poi per ricompenfa delle fue iniquità pafsò
al grado di Tcforicre e di Generale d'Armata. Accusò egli yilbino Pa-
trizio, flato Confole nell'Anno 495. con imputargli d'avere fcritto
lettere a Giuilino Imperadore cnntra di Teoderico. Negò celi il fat-
to, ed apporta per difendere la di lui innocenza» fi portò da Roma
a Verona anche Severino Bcezio Patrizio, già flato Confole, che era
allora il più riguardevol mobile del Senato Romano, Ma che? Ci-
priano rivolfe l'accufa centra dello fleflo Boezio, e fi trovarono ire
inique pcrfone, che fervirono di teflimonj e di accufatori contra di
lui, cioè Baftlio^ che cacciato dianzi di Corte, era indebitato fino
alla gola, Opilione^ diverfo dal Confole dell' Anno prefente, per quanto
fi può conghietturare, e Gaudenzia^ i quali ultimi due banditi per
innumerabili loro frodi, erano allora rifugiati in Chiefa. L'accufa fu,
fecondochè fcrive lo fleflo Boezio {h) , de compofitìs falfo Literis ,,
quibus Libertatem arguor fperajfe Romanam (*) . Era innocente di
queflo reato Boezio: contuttociò portata l'accufa in Senato, fenza
che alcimo ofafle d' opporli, fu proferita contra di lui fentenza
di morte, la quale fu da Teoderico permutata in efilio. Hanno alcuni
creduto con lievi conghietture, che il luogo dell' efilio fofie Pavia,
dove in una picciola cafa , o pure in una prigione egli folle detenu-
to, fenza Libri, e fenza poter parlare con amici o parenti. L'Anoni-
mo Valefiano fcrive, erfere egli flato imprigionato, o tenuto fotto
buon* guardia in Calvenzano, in agro Calventìano ^ cioè in un Luogo
del territorio di Milano, poco dittante da Melcgnano. Qiiivi Boezio
corapofe il nobil fuo Trattato delìcu. Confolazione delta Filofofia. Ma
perciocché di grandi rumori e dicerie dovcano correre per l'opprcf-
fione di quefto mfigne pcrfonaggio Romano: il Re crudele finalmente
comandò, che gli fofle levata la vita> e l'ordine fu efeguito. Mario
Aventicenfe (f) lafciò fcritto, che nel corrente Anno Boezio Patrizio
fu uccifo nel territorio di Aliano. Potrebbe nondimeno edere, che all'
Anno feguente appartcnefre la di lui mone, e che Mario confondcfle
la
(*) di Lettere falft i per le quali fono accufato d' avtre fperato la Uberto:
Rimana ,
Annali d* Italia. 299
la fcntenza dell' efilio con quella della morte j eflendo certo, che a Era Volg.
Boezio reflò nella prigionia il tempo da comporre il Libro fuddetto . Anno 514,
Ebbe per Moglie Rufiiciana Figliuola di Simmaco Patrizio (e non
già un'altra Moglie chiamata Elpe), che gli generò due Figliuoli,
da noi veduti Conlbli nell'Anno fzz. Donna di rare virtù, che ville
molti anni dipoi.
In quello medefimo Anno eflendo tornato a Ravenna il Re Teo-
derico, fecondoché abbiamo dall'Anonimo Valefiano, colà fece chia-
mare Giovami Papa^ e gl'intimo d'andare a Coftantinopoli , per in-
durre Giuftino Imperadore a far tornare all' Arianifmo coloro, che l'a-
veano abiurato, fupponendoli indotti a ciò dalla forza e dalle minac-
ele. Anaftafio Bibliotecario W Iblamente fcrive , che fu inviato per W -^«afiaf.
ottenere la rellituzion delle Chiefe a gli Ariani: altrimenti Tcodcrico ffy-l^'%
minacciava lo (terminio de' Cattolici in Italia. Altrettanto fcrive i' Au- 'hannh 1 '
tor della Mifcella {(>) . Andò Papa Giovanni, feco conducendo altri (b) Hijl'or.
Vefcovi,cioè Ecckjio di Ravenna, Eufebio di Fano, Sabino di Capoa ■'^^'Z"'''»
(non conofciuto dall' Ughelli nell'Italia Sacra) e due altri parimente ^'*' '^"
Vcfcovijcd in oltre Teodoro^ Importuno^ ed Agapito, tutti e tre (lati
Confoli, e un altro Agapito Patrizio. Tradito da i fuoi medefimi Bor-
gognoni Sigismondo Re d'eflì, che s'era ritirato nel Moniltero di San
Maurizio (0, fu dato nelle mani colla Moglie e co i Figliuoli a rlr^'^'^F'
Clodomiro^ uno de i Re Franchi} e pollo prigione in Orleans. In- ["^'"tat! 6.
tanto G*fl'(??»^ri>, Fratello d'cflb òigifmondo, ripigliate le forze, e ran-
nate un buon efercito di Borgognoni, ricuperò la maggior parte delle
Città e Terre occupate da 1 Franchi ; il che non potendo digerire
Clodomiro, ufcì di nuovo in campagna con una forte Armata in com-
pagnia di Teoderico Re fuo Fratello, per alTalir di nuovo il Regno
della Borgogna . Ma prima di cimentarli , barbaramente fece levar la
vita a Sipfmofido, alla Moglie ed a i Figliuoli, e gittate i lor cada-
veri in un pozzo, non citante la predizione fattagli da Avito Abbate
di Micy, che s'egli commetteva quella iniquità. Dio gli renderebbe
la pariglia. Fu dipoi da i Monaci Agaunenli, e da i Popoli pollo
Sigi/mondo nel catalogo de' Santi, quau che folfe non folo Penitente,
ma Martire} ficcome ancora da altri il poco fa mentovato Severino
Boezio tenuto fu per Santo, e rcgiltrato fra i Martiri, con quella fa-
cilità, che di fopra accennammo praticata allora di dare il titolo di
Santo a chi abbondava di virtù , iiccome certo abbondarono non meno
il Re Sigismondo, che Boezio. RcUò poi uccifo in una battaglia il
Re Clodomiro y rimafe ancora fconfitto Godomarv^ e tornò la Borgogna
in potere de' Franchi, a' quali fu poi ritolta da cflb Godomaro. Ma
Teoderico Re d'Italia tenne ben forte le conquide da lui fatte nella
Gallia. Ed in quell'Anno appunto nella Città di Arles a lui fottopofta
San Cefario Velcovo celebrò un Concilio, che è il quarto tenuto in
quella Città} e v'intervennero fcdici Velcovi, tutti comprefi nella
giurisdizione d'eflb Re Teoderico.
P p z Anno
300
Annali d* Italia.
Anno di Cristo dxxv. Indizione ni.
di Giovanni Papa 3 .
di Giustino Imperadore 8.
di Teoderico Re 33. e ly.
p f r S Flavio Teodoro Filosseno,
onoi <^ A.Nieio Probo juniore .
«HA Volg
Anno 515.
(a-) Marìus
uiventictnf.
in Chrùnico.
(b) Ano».
Valipanus .
U) Anaft.
SibUothtc.
in Johan-
{à) Theoph.
in Chrono^.
(l-) Marcel-
lin. Comes
in Chrtmto.
IL primo di quefti Confoli fu creato in Oriente} Probo in Occiden-
te. In alcune Ifcrizioni , che tutte fi debbono riferire al prefcntc
Anno, egli è chiamato Probo juniore., e ne inferifce il Padre Pagi,
eflcr egli flato della Famiglia ftcfla di Probo , che fu Confole nell'
Anno fi^. Se fofTc differita fino al prefente Anno la morte del cele-
bre Boezio., è fcuro tuttavia. Sappiamo bensì da Mario Aventicenfc W,
che Simmaco Patrizio Suocero d'eflb Boezio, già itato Confole, ed
uno de' più illuftri Senatori di Roma, venerato da tutti per la No-
biltà, pel fapere, e per le virtò fue, fu anch' egli fatto morire dal
Re Teoderico. L'Anonimo Valefiano (^) ci fa lapere, che ficcome
un' iniquità facilmente ne tira fcco dell' altre , così Teoderico te-
mendo, che Simmaco, perfona di tanto credito in Roma, per do-
lore della morte del Genero potcfle tramar qualche trattato contra
del fuo Regno, fattolo condurre a Ravenna, fotto colore di varj finti
reati il privò di vira: con che maggiormente divenne predo i Catto-
lici, e fopra tutto preflo i Romani, abominevole il nome d'eflo Teo-
derico. Ma qui non finì la di lui crudeltà. Narra Anaftafio Bibliote-
cario (0, che giunto Papa Giovami prefTo Collancinopoli, ufci incon-
tro a lui tutta la Città dodici miglia fuori della Porta colle Croci e
co i doppieri, feftcggiando tutti per la confolazione di mirare in quelle
contrade un Pontefice Romano: cofa non mai piìi veduta ne' Secoli
antecedenti. L' Imperadore fteflb inginocchiato a'fuoi piedi, gli predò
quell'onore, che fi conviene a i Vicarj di Gesù Crifto. Pare, che
qualche differenza inforgeffe per la mano con Epifanio Patriarca di'
Coflantinopoli, giacche ogni di più crefceva la fupcrbia dc'Vefcovi
di quella Città . Ma Giovanni Papa avendo foftenuto con vigore il
primato dovuto alla fua Sedia, per atteftazione di Teofane (d) ottenne
il primo luogo fopra quel Patriarca. Marcellino Conte (0 anch' egli
feri ve, ch'efìb Piipa fu accolto con fommo onore in Collantinopoii,
ebbe il primo pofto nella Chicfa, e celebrò la Pafqua con fonoia vo-
ce, e fecondo i riti e la Lingua Romana in quella Capitale. Sbri-
gate poi le fue fiiccende, ed oftenuto quanto voleva dall' Imperadore
Giuftino, fé ne tornò egli in Italia, feco portando ricchi doni, man-
dati da elio Augufto alle Chiefc di Romaj e prcfcntoffi in Ravennx
al
Annali d' Italia. 301
al Re Teoderico , Credcvafi da ognuno , che fofle terminata la Trage- E a * Volg.
dia, perchè Papa Giovanni aveva impetrato da Giuftino Augufto, che Amnojij.
fi lalciaflero in pace gli Ariani, e che loro foflero reflituite le Chie-
fe; giacché fu neceflario l'accomodarfi a tale fpediente per placare
r Ariano Teoderico, da cui veniva minacciato un egual trattamento
a i Cattolici , ed anche la morte a i Vefcovi e Preti . Ciò non oftan-
te, più che mai inferocito Teoderico fece imprigionare il Papa e i
Senatori con cflo lui ritornati. Pretende il Cardinal Baronio («), che (a) Bann.
non fuflìrta, quanto gli antichi Scrittori raccontano intorno all'aver Annal. Ecc.
Papa Giovanni promoffa in Oriente, ed impetrata la pace de gli Ariani (''X Pagmc
colla reftituzion delle loro Chiefe; e che per quefto egli fofle cac- i!^{ H'ottr.'
ciato in prigione da Teoderico. All'incontro è di parere il Padre Pa- Mifcella
gi (^), che narrando non meno Anaftafio Bibliotecario, che l'Autore ''»• 'S-
della Miicclla (<■),€ l'Autore antichiflìmo della Cronica de' Papi, pu- ^'^^ chram^
blicata nel Propileo del Padre Enfchenio C*^), la pace e reftituz.ion ^"^ ^A"/'
fuddctta, non s'abbia cfla da mettere in dubbio > e maflìmamente cf- Htnfckm.
fendo fattura d' Ifidoro Mercatore una Lettera, attribuita ad eflb Pa- '" Pr»(ilt«,
pa, su cui principalmente s'appoggia il Baronio. Deduce poi il Pagi
la collera di Teoderico, dal non avere Papa Giovanni ottenuto del
pari, che foflero reltituiti all'Arianifmo coloro, che aveano abbrac-
ciata la Fede Cattolica: cofa , che veramente non era lecito al Papa
di chiedere, Lafciò in oltre fcritto il fuddetto Autore della iVIifcella,
aver Teoderico avuto a male, che tanti onori fofl'ero (lati compartiti
in Oriente al Papa, quafi che quelli fcArro indizj di fcgrete Leghe
fra i Romani e Greci in pregiudizio del fuo Stato. Ma non è im-
probabile l'opinion del Baronio, perché vedremo nell'Anno fufleguen-
te, che Teoderico avea già rifoluto di levar le Chiefe a i Cattolici,
e di confegnarle agli Ariani: il che c'induce a credere, non cflerfi
mutato regillro per conto de gli Ariani nell'Imperio Orientale. In
Cartagine da Bonifazio Vefcovo di quella Città fu celebrato un Con-
cilio di molti Vefcovi con giubilo di tutti i Cattolici, i quali perla
benignità del Re Ilderico aveano ricuperata la loro libertà .
Anno di Cristo dxxvi. Indizione iv.
di Felice IV. Papa i.
di Giustino Imperadore 9.
di Atalarico Re i.
Confole k O L 1 B R I o, fenza Collega .
TEofanc {e) abbaftanza ci fa conofcere, che quefto Confo4c fu crea- (^n jhfopb.
to in Occidente. Perchè in quelli tempi era ccflata la buona ar- j» chr»n«i.
monia fra Giuftino Augufto, e il Re Teoderico: perciò non fi dovette
crea-
Era Volg.
ANN05ÌÓ.
(a) Panv'in.
rafi. Conf.
(b) ReUnd.
in FaJIìs.
(e) Anaftaf.
iil/liothec.
in Johtin-
nt 1.
(d) Agntll.
in Vi:. Efi-
fcoptr. Ra-
■venn. Part.
J. Tom. II.
Ker. Italie.
(e) Arton.
Valefianus .
(i) Pracop.
de Bell.
iGtlhic.
301 A N N A L I d' I T A L I A.
creare, o mentovare in Italia Confolc alcuno di Oriente, Era OHM»
della Famiglia Anicia, né in alcun de' Falli, o de' monumenti anti-
chi egli è chiamato >/«orf, come han voluto chiamarlo il Panvinio («) ,
e il Rolando (^) . Fra 1 patimenti e Je milerie della prigione mancò di
vita in quell'anno nella Città di Ravenna Papa Gisvanni., credefi nel
xli 18. di Maggio . Analtallo Bibliotecario (0 fcrive, che il facro Tuo
Corpo trasferito tu a Roma, e pollo nella BafiUca di San Pietro. Egli
merita piij fede, che Agnello (^J, il quale cel rapprcfenta feppcllito
a Ravenna in un'Arca di marmo. Meritò quello Pontefice d' elTerc
annoverato fra 1 Martiri della Chiefa di Dio. Ma l'empio Teodcrico
non più quello, che si faggiamente e pacificamente aveva in addietro
governato il Regno d' lialin, divenuto oramai odiofo prcfTo tutti i buo-
ni a cagion di tali crudeltà, tardò pochi mefi a provar l' ira e i ga-
llighi di Dio. Per quanto Icnve l'Anonimo Valcfiano (0, e lo con-
ferma anche Agnello, egli era dietro a cacciar dalle loro Chicle i Sa-
cerdoti Cattolici, per darle a gli Anani} e già Simmaco Scolaftico
(cioè uomo eloquente ed Avvocato) Giudeo, a di 26. d'Agofto ne
avea ftelb il decreto, da efeguiriì nel dì jc. d'eflb Mefc. Ma colto
Teoderico da un flulFo micidiale di ventre, in termine di tre giorni,
e nel di" ilelFo dellinato all'occupazion delie Chicle Cattoliche, perde
ia vita e il Regno. Fama correva, per quanto abbiamo da Procopio (/),
£he portatogli in tavola U capo di un pefce di non ordinaria grandez-
za, gli parve di mirar quello di Simmaco uccifo, che co i denti, e con
gli occhi torvi il minaccuHe . A quello fantafma tenne dietro la feb-
bre, durante la quale, deteilando il misfatto commellò nella morte d' ef-
fe Simmaco., e di Boezio., fenza aver dato tempo dacfaminare, fé era-
no innocenti o rei, finalmente fé ne mori. Priiicipe, che qualora avelie
faputo guardarfi da quelli ultimi ecceffi, avrebbe, tuttoché Barbaro
di nazione, ed Eretico Anano di credenza, uguagliato colle lue azio-
ni e virtìi Politiche la gloria de' più accreditati Re ed Imperadori .
Aveva cflo Teoderico in fua vita preparato in Ravenna il fuo fepolcro
tutto di marmo, coperà di maravigliofa grandezza (dice l' Anonimo Va-
lefiano) con avere cercato una pietra di Ilraordinaria mole, che lo co-
pri (Te . Agnello fcrive, ch'egli fu feppellito in un Maulòleo fatto da
lui fabbricare fuori della Porta di Artemetore, e chiamato a' fuoi dì
(cioè circa l'anno 830.) il Faro, dove era il Moniftero di Santa Ma-
ria, fopranominato alla Memoria del Re 'Teoderico. Ma filmava eflb A-
gnello, ed è ben verilìmile, trattandoli di un Eretico, che l'ofla di
■ lui foflero ftate cacciate fuori del Sepolcro, perchè fi vedeva davanti
alla pòrta di quel Monillero la maravigliofa urna di porfido, in cui effe
una volta erano Hate ripoile. Aggiugne in oltre-, che nel Palazzo da
lui fabbricato in Pavia fi mirava l'immagine del mcdefimo Teoderico
a cavallo, comporta di Mufaico. Una fomigliante, anch' cfla di Mu-
faico, eli (leva nel Palazzo edificato da lui in Ravenna, in cui cflb Re
veniva rapprefentato coli' armatura in doflo, con una lancia nella de-
ilra, lo feudo nella finiltra. In vicinanza llava in piedi Roma colla
cela-
tie Reb. C«-
tic. caf. Jp..
Annali d' Italia. 303
celata in capo, e un'afta in manoj e dall'altra parte Ravenna, che te- E» a Volg
neva il pie deliro fopra il mare, e il finiftro fopra terra, in atto di Annosìó
andare verfo il Re . Per alcuni Secoli fi mirò ancora in Ravenna una
Colonna » guifa di piramide quadrangolare, fopra cui era la Statua di
Tcoderico a cavallo, tutta di bronzo indorato, con lo feudo nel brac-
cio finiftro, e colla lancia nella mano deftra . Correa nondimeno voce,
che tale Statua fofie ftata fatta in onore di Zenone Imperadore, e che
Teoderico vi avefic fatto mettere il fuo nome. Ma ( feguita a dire
Agnello) trentotto anni fono, che Carlo Re de' Franchi eflendo ftato
coronato Imperadore da Leone III. Papa, nel tornare, ch'egli face-
va in Francia, pafsò per Ravenna, e cadutagli fotto gli occhi sì bella
Statua, una finoiie a cui in vaghezza confefsò di non avere mai pili
veduto, fattola portare in Francia, la ripofe in Aquisgrana. Altre fab-
briche e memorie lafciate dal Re Teoderico o per ornamento , o per
difefa della Città, ovvero per utilità del Pubblico, fi poflono racco-
gliere dalle Lettere di Caftìodorio .
Giacché EutaricOy Marito di Amalafunta Tua Figliuola, p re lo da
lui per Figliuolo, e deftinato ad efTergli Succefibre nel Regno, era
premorto a Teoderico, fecondochè abbiamo da Giordano Storico («) , ^f^ ^l''^^
prima di morire dichiarò luo erede Atalarko^ nato da efla Amalafunta,
con fargli prcftare il giuramento da i Magnati della Corte, e da gli
Ufiziah della Milizia. Ad effi poi rivolto, raccomandò loro di ono-
rare il Re novello fuo Nipote, di amare il Senato e Popolo Roma-
no, e di ftudiarfi, per quanto poteano, di placare e di avere amico
l' imperadore d'Oriente: configlio ben ofiervato da Atalarico e da fua
Madre, in guifa che durante lo fpazio di otto anni, ch'eflb Re tenne
il Regrvo, goderono effi, e l'Italia un'invidiabil pace. Aveva il Re
Teoderico, finché vide, governato difpoticamente anche la parte della
Gallia^ ch'egli avea conqui ftata, ficcomc ancora tutte quelle Provin-
cie della Spagna^ che erano ftate folto il dominio di Alarico ultimo
Re de' Vifigoti . Mandava colà i fuoi Ufiziali e Soldati per atteftato
di Procopio (^), ed efigeva i tributi. Ma per far conofcere a i Vifi- (b) Protof,.
goti, come non per interefle egli fignoreggiava fopra d* effi, impiega-
va poi tutti i tributi in tanti donativi, ch'egli annualmente faceva non
meno alle milizie de' fuoi Oftrogoti, da lui mantenuti in quelle parti ,
che a quelle de' Vifigoti fteffi , di maniera che fotto di lui ftette fcm-
prc quieto e contento l'uno e l'altro Popolo in quelle parti, e per
varj mitrimonj maggiormente coloro fi unirono infieme d'affetto. In-
tanto era allevato in Ifpagna il Fanciullo ^malarico. Figliuolo del fud-
detto Re Alarico, e di una Figliuola di Teoderico > ed avendo cflb
Re Teoderico inviato colà Teode di nazione Oftrogoto per Generale
delle fue truppe, il dichiarò anche Tutore del medefimo Am^larico
fuo Nipote. Coilui col tempo prefe per Moglie non già una Donna
di nazione Gota, ma bensì una Spagnuola, ricchiffima di roba e di
ftabili nel fuo paefe : col quile aiuto egli incominciò a tenere al fuo
foldo e per fua guardia due mila foldati , e a farla più tofto da Re ,,
che
de Bill.
Goth. Hi. T..
(. IX.
304 Annali d' Italia.
Era Volg. che da Miniftro. Il faggio Re Tcoderico , ben confiderando gli anda-
ANK0516. menti di codui, avrebbe volentieri adoperata la forra, per metterlo
in dovere j ma per timore, che i Vifigoti faceflero delle novità, e che
i Franchi profittaflcro di quella divifione, andava diflìmulando tutto,
e folamcnte s' appigliò al partito di far fuggerirc deliramente a Tco-
dc, che farebbe (lato di profitto per lui, e di gran piacere al Re Tco-
derico, s'egli folfc paflato a Ravenna per falutare cflb Re. L'accorto
Tcode contmuo bcnsi ad cfeguire puntualmente gli altri ordini, che
venivano da Teodenco, ne mai tralafciò di pagargli i tributi annuali}
ma non s' induife giammai ad intraprendere un sì lungo viaggio . Ora
Teoderico, veggendofi vicino alla morte, dichiarò fuo Succeflbrc in
Ifpagna, ma non già nella Gallia, il Nipote Jmalarico^ il quale co-
minciò in quell'anno a coniar gli anni del fuo Regno fra i Vifigoti.
(a) iftiorut Santo Ifidoro (<») fcrivc, che Teoderico tenne per yinni quindici i\ Re-
tn chrtntct g^^^ della Spagna, quod fuperftiti Amaìarico Nepoti fuo reliquit . Però
rbW£«<>- ^^ Note Cronologiche del Concilto Secondo di Toledo (^), che fi
re concHior. dice tenuto yimo F. Regni Domini nofiri Amalarici Regn^ Mrci DLXF.
Hìfpan. cioè nell'anno feguente fi/, giultamcnte fi poflbno credere corrotte,
Tom. 11. g doverfi ivi fcnvcrc Anno I. o pure jEra DLXXI. Succedette in
P^Z- ^ 5- quell'anno uno de' più terribili tremuoti, che m:u fi udille, perchè
continuato per molti Mefi, per le cui fcofie rcilò atterrata quafi tut-
ta la Città nobiliflìma d'Antiochia, la quale dianzi ancora avea patito
de i ficnfiìmi continuati incendj . Fra innumerabili altri redo fotto le
rovine oppreflb Eufrafio Patriarca di quella Città, che ebbe poi per
Succefibrc Efrem. lì piiffimo Imperador Giuftino, per attellato di
(ci Theo- Teofane (f), udite quelle nuove, dcpolla la Porpora e il Diadema,
fbanes in p^fsò alcuni giorni col cilicio in lutto e in gemiti, e da buon Prin-
c rtno^r. ^.^^ j-^^^, ^^^^^ Ufiziali con immenfc forarne d' oro per falvire chi
rellava in vita, e per rimettere in piedi la fmantellara Città. Por-
tala intanto a Roma la nuova della morte di Giovanni Papa, radu-
nollì il Clero per eleggere il Succeflbrc j ma inloffero diflenfioni fra
gli Elettori: accidente non foreltiere in fomiglianti occafioni. Era
tuttavia VIVO ii Re Teoderico j o fia, ch'egli volcflc prevenire un
nuovo Scifma,o pure, come pcnfa il Cardinal Baronio, ch'egli inten-
defle d'ingerirfi, come aveva anche pretcfo il Re Odoacre, nell'ele-
zione de' Romani Pontefici, rcrifle al Senato di Roma con proporre
per Papa relice Figliuolo di Caftorio, pcrfona di fperimcntate Virtù.
Venne in quello mentre a morte Teoderico, e ciò non oliarne eletto
dal Clero e dal Popolo il fuddetio Felice ^ quietamente fu confecratoi
propollo un perfonaggio degno del fommo Sacerdozio. Si lamenta, e
con ragione, il Cardinal Baronio di quell'atto di Teoderico, perche
fervi di cfempio a gì' Imperadori Greci, Franchi, e Tedefchi, per pre-
tendere di aver mano ncil' elezione de' fomrai Pontefici, llau in addie-
tro
I
Annali d' Italia. 305
tro Tempre libera, anche fotto gli Augufti Pagani. E tanto più fé ne Era Voli;.
dovea dolere, perchè dalla Lettera di Atalarico abbaitanza fi ricava, Anno 516.
che l'atro di Teoderico Ariano fu un comandamento ^ e ch'egli volle
edere ubbidito: ufurp-izione fenza trailo de i diritti della Chicfa di Dio,
che nondimeno pafso in ufo od nbufo prelFo de' ruffèguenti Impcrado-
ri benché Cattolici. Era, lìccome è detto di fopra, il nuovo Re /ìta-
larico Fanciullo, appena giunto all'età di dieci anni: però affunfe il
governo del Regno Amalafunta fua Madre, Donna di molto fcnno,
con tenere anch' cfla per luo Segretario Cajjiodoriu ^ perfonaggio riguar-
devoliflìmo di que'tempi, e con pubblicar tutti gii Editti, e fare ogni
altra rifoluzione fotto nome del raedefinio Atalarico. Le prime funzio-
ni furono di fignificare al Senato e Popolo di Roma, a i Rimani e
Goti abitanti in Italia, e nella Dalmazia, a Liberio Prefetto delle Gal-
lie, & a i Popoli d'elTe Gallic, l'elezione (uà in Re, fatta dal Re fuo
Avolo, ed approvata di comune confentimento non meno da i Roma-
ni, che da i Goti cfittenti in Ravenna. Di ciò fan fede varie Lette-
re di Callìodorio W. Ma quel che piw importa, Atalarico non fu pi- Ca) id. ih.
grò a fpedire Ambafciatori, e a notificale l'aflunzione fua al Trono ^/*'^- ^- 3-
air Imperadore d'Oriente. Sopra di ciò e da vedere un'altra Lettera ^ -/*?"•
del mentovato Caflìodorio (^), indirizzata a Giujìiniano hnperadore . Ma ('') ^'''^"'
quivi, fecondocbe offervò l'Alam-mni (f), è da fcrivcre Giuflino Im- '(c^'^J'i^l ''
peradorc , perche quelli (opravivendo moki Mefi a Teoderico, fo- rnannut in
lamentc morì nell'anno fegucntc; ed in ella e chiamato Princep lon- ^"tis ad
gievus: il che non può convenire a Giultiniano} cJ oltre a ciò Atala- ^'fi"'- "''-
rico cfprime primordia no/Ira. Appnrifce dalla mcdcfinu Lettera, che ""••''■'''•*"
Giullino Augnilo era in collera contra del Re Teoderico, e minac-
ciava di largii guerra, vcvifimilmente per le crudeltà da lui cfcrcitate
contra di Papa Gio^-anni, e contra di Boezio , Simmaco, ed altri Sena-
tori Romani col pretello di fegrete intelligenze con cflò Giullino . Pe-
rò Atalarico fi raccomanda, per aver pace ed amicizia con lui, con
quc' patti e con quelle condizioni, che l'Avolo luo avea ottenuto da i
prcdccellbri di Giullino: fra le quali pollìam credere, che fi compren-
dcffe il riconolcere la fovranità de gì' Imperadori fopra il Regno d'I-
talia. Fece buon effetto quella fupplichevol Lettera di .-Italanco, per-
chè finch'egli viffe, non ebbe molcllia alcuna né da Giuitino, ne di
Giuitiniano iuo SuccclTore. Fiorì circa quelli tempi Dionifio ejìguo, o
ix\ Picciolo, Scita di Nazione, e Monaco dottiflìmo nelle Lingue Lati-
na e Greca. Fu condifcepolo di Cafflodorio , e però fembra, che abirailc
in Roma. L'Opere da lui fcritte li truovano regillrate da gli Scritto-
ri della Storia Letteraria Ecclefiaftica.
l'em. III. O q Anno
3o6 Annali d' Italia.
Anno eli Cristo dxxvii. Indizione v.
di Felice IV. Papa 2.
di Giustiniano Imperadore i.
di A T A L A R I e o Re 2.
1^ [■ y sVezioAgorio Basilio Mavorzio,
l lenza Collega .
Era Volg. T?U Confole creato in Occidente quello Mavorzio^ \ cui nomi e co-
Annosi?. JL^ gnomi fi leggono negli antichi telli di Orazio Poeta, emendati e
riveduti da lui con altri Codici più antichi, a lui fomminiltrati da Fe-
lice Oratore Romano. L' Ifcrizione fatta da eflo Mavorzio fi legge
nella Prefazione del Bentleio all'edizione di Orìtzio, ed anche ne' Pia-
lli del Rolando. Confole non fu creato in Oriente, o quello e taciu-
to ne' Farti, perchè non doveano peranche eflere compolte le differen-
ze inforte fra le due Corti. Probabilmente in quell'anno Amalafunt*
Madre e Tutrice del Re Atnlarico ftabilì un aggiullamento con Ama'
{■)> Procop. larico Re de'Vifigoti, di cui ci lafciò la notizia Procopio (^i) . Prcten-
''«*''•.• ^'" deva Amalarico tutto il tratto di paefe, che Alarico Re Àvolo fuo
cib' n ' aveva goduto nelle Gallie, cominciando cja i confini dell' Italia . Si ven-
ne ad una convenzione, e ad Atalarico Re d' Italia toccò tutta la Pro-
venza col rerto del paefe conquiftato fino al fiume Rodano. Ad Ama-
larico fu ceduto quanto di là dal Rodano andava ad unirfi col Regno
(b"\ Idem de'V^ifigoti in Ifpagna. Per atteftato del medefimo Storico (*) fegui-
ih'id.cap. ^. tava a governare il Regno Amalafunta, Donna dotata di gran pruden-
za, zelante della giultizia, e provveduta d'animo più che virile. Re-
ftiuiì elTa a i Figliuoli di Simmaco e di Boezio- i beni paterni già con-
fifcati, e fi andava guadagnando l'amor di ciafcuno colla clemenza, e
col guardarfi per quanto poteva dal gaftigare nella vita e nella roba i
fuoi fudditi. Da lei era allevato il Figliuolo alla maniera Romana, fa-
cendolo anche andare alla fcuola per itludiar 1' Arti Liberali . Deputò
efia al di lui governo tre de' più alTennati della fua Nazione . Avven-
ne, che trovatolo un dì in fallo nella camera, gli diede uno fchiafFo,
per cui egli piangendo fcappò via. I Goti, ciò faputo, fé n'alteraro-
no forte, e diflero villanie contra di Amalafunta, quafi che ella volef-
fe far crepare d'affanni il Figliu-ilo, per poi rimaritarfi, e comandare
a bacchetta. Però un giorno i Primati de' Goti andarono a trovarla per
dirle, che loro non piaceva la maniera da lei tenuta nell' educazion del
Figliuolo. EfTere lo fludio delle Lettere nemico dell'Armi, perche
ifpirava della viltà e timidezza. Aver effi bifogno di un Re non let-
terato, ma guerriero, ed avvezzo all'arti militari. Che Tcoderico ne
pur iapea leggere o fcrivere il fuo nome, e pure avea fatto tremar
tan-
Annali d' Italia. 307
tanti Popoli, fatte tante conquide, ne aver egli mai permeflb, che i Era Vc!g.
Goti andiflero alla fcuola, con dire, che non avrebbono maneggiata Anno 517.
afta e fpida con animo intrepido coloro, che fi fo(rero accollumati ad
aver paura della sferza. Però non voler effi tanti Pedanti per fuo Fi-
gliuolo i ma ch'ella fceglicfl'e de' giovani di età uguale, che convivef-
fero con eflo lui, ed egli accendelìe fecondo i coltumi della Nazione
ad imparar la maniera di regnare. Benché ad Amaialunta difpiacefle u-
na sì fatta pretcnzione, pure temendo delle novità, moftrò d'aver ca-
ri i loro configli, e fece quanto defi'deravano. Di qui venne poi la
rovina di Atalarico.
In Oriente fi fentiva già l' Imperadorc Giufiino pefar gli anni ad-
doflb, e trovavafi malconcio di fanità a cagione di un' ulcera in un
piede, fitta molt'anni prima da colpo di faetta in una battaglia (1). (^) Thn-
rile -ài quell'anno il fece coronar Impcradore, e il prefe per fuo Col- chronha .
lega. Se vogiiam credere a Procopio (^), Scrittore iofpecto in ciò, cf"'on.^le-
che riguarda Giuftiniano, il Senato e Popolo di Coltantinopoli mal l'^) pl^^^t,
volentieri, e folamente per paura, acconienti a quefla eiezione, cono- hìJI. arcan.
fcendo affai, che Giuftiniano abbondava piìj di vizj, che di Virtìi . Zo- caf- 9-
nara (0 per lo contrario fcrive, che il Senato ItelTo fece più iftanzc (e) zotuir.
a Giuftino, perchè gli dclfc la PcMporu. Dopo quefta funzione paffa- «« Aì.nal.
rono appena quattro Mefi, che Giuftino aggravato dalla malattia ter-
minò i iuoi giorni: Principe per la iua moderazione, e pel fuo zelo in
favore della Religion Cattolica, degno di vita piìi lunga. Pertanto
venne Giujìimarw Augufto a reftar lolo nel governo de' Popoli, ch'egli
afTunfc con gran vigore. Non era già egli Principe ignorante affatto
delle Lettere, come gran tempo è Itato creduto per un tcfto fcorretto
di Snida, il quale, ficcome hanno dipoi riconofciuto gli Eruditi, at-
tribuì queft' ignoranza a Giuftino {a)^ e non già a Giuftiniano, il qua- (d) -^''i-
ie anzi fi fa dai fuddctto J.*rocopio , da Teofane, e da altri, che fu '»/».«"y»
Principe iftruito nelle Scienze, e nelle Arti, e moftroflì verfato nella «ì/?/ '..r-
fteffa Teologia, talvolta ancora più del dovere. Aveva egli tentato in can. r>occp.
addietro di prendere per MogWc Teodora ^ Figliuola d' Acacio, Soprin-
tendente al Serraglio delle Fiere deftinate per le caccie deli' Anfitea-
tro : Donna allevata fra i Commedianti , e eh' egli aveva levato dal pub-
blico poftribolo, e tenuta fempre per fua Concubina. Ma finche ville
Eufemia Imperadrice Moglie di Giuftino, e Figilanzia fua JVladrc, che
fi oppofero a si fatto obbrobrio, non fi attentò di efeguir la (uà in-
tenzione. Mancate efle di vita, la fposòj e dappoiché fu creato Im-
pcradore, poco itette a dichiararla Augulla: il che dovette dar moti-
vo di molte mormorazioni al Popolo, e di maggiori querele col tem-
po, per edere ftata quefta ambiziofa, furba, ed interefl'ata Donna uno
ftrumento e mantice di molte iniquità, e un flagello della Religione
Cattolica in Oriente. Nel prefcnte anno, per quanto abbiamo da Si-
Q^q 2. gcbcr-
Era Volg.
Anno 52.8.
{il) bigti/tr-
tiis in Chrù-
ViCO.
^b) Paulus
Diaconus
Hìftor. Lon-
gobardor.
iib. I. e. 11.
(e) Procop,
(le Beli.
Gath.iib. i.
cap. zz.
308 Annali d' Italia.
geberco (<»), e da Paolo Diacono W, i Longobardi fotte il Re loro ^u-
dainoy dopo avere moko indebolito il Regno de gli Eruli, dalla Mo-
ravia, dove fi crede, che prima folTero giunti, pacarono nella Panno-
nia, oggidì Ungheria, e quivi llabilirono la loro abitazione e figno-
ria. Ma Procopio mette molto più tardi {e) il Regno di Audoino,c
fecondo lui, ficcome vedremo, anche nell'anno fjp. regnava il Re
loro raci^ o Ila Placcane ^ al quale fuccedette y altari, e polcia ylu-
doim .
Anno di Cristo dxxviii. Indizione vi.
di Felice IV. Papa 3.
di Giustiniano Imperadore 2.
di Atalarico Re 3.
Confole ^ Flavio Giustiniano Augusto per la fe-
conda volta ; fenza Collega .
\
(d) rheoph.
tn Chronogr.
^e) Chron.
Aiixandr.
(f) L s- C.
de fumm.
Tri».
(g) JuJiiKÌa-
nus NoTjeil.
%6.
(h) Procùp.
de Mdific.
Jufiinìatt.
iib. I.
( i ) Idem de
Bell. Perf.
l. ì. e. II.
Solennizzò Giufliniano Augufto quefto fecondo fuo Confolato con
tal profufione di danaro al Popolo, che per atteftato di Teofane C*^),
e dell'Autore della Cronica Aleflandrina (0, niuno mai de' precedenti
Imperadori avea fatto altrettanto . Circa quefti tempi effo Giuftiniano
pubblicò una Legge (/) in favore della Chiefa e dottrina Cattolica ,
con riprovar tutte le Erefie, e nominatamente quelle di Nellorio,
Eutiche, ed Apollinare, ed intimar pene rigorofc contro i fcguaci delle
medelìme. Ed affinchè fode meglio amoiiniftrata la giuflizia, ordinò
con altra Legge (/) (non fi sa m qual tempo), che i litiganti ricor-
reffcro a i Giudici del pacfe> e qualora non fofle fatta loro giuftizia,
o non fi sbrigalfero le caufe, faceflero ricorfo a i Vefcovj, i quali fi
prenderebbono la cura di ricordare a i Giudici i loro dovere} e non
giovando un tale avvifo, ne fcrivercbbono a dirittura all' Imperadore .
Altre utili provvifioni fi leggono in effa Novella. Scrifle ancora Pro-
copio W, m tempo ch'era ben affetto a Giultiniano, qualmente qucft'
Auguilo digiunava due dì della fettimana, mangiava cibi femplici, be-
veva acqua, poco dormiva} e tutta la giornata, e parte ancora della
notte impiegava in accudire a gli affari del Pubblico, e proprj} di ma-
niera che non dee recar maraviglia, fc ad un Principe di tanta atti-
vità ed applicazione riufciffero poi con felicità tante lue imprefe, co-
me vedremo. Non era peranche mancato di vita l' Imperador Giufti-
no, quando inforfero difl'enfioni fra lui e i Perfiani, perché Zato Re
de i Popoli Lazi s'era fottopodo ad elfo Imperio. Perciò Giuftino ,
fccondochè s'ha da Procopio (0, avea fpedito per fuoi Generali in
aiuto de' Lazi Sitta., e Be/ifario àiiài giovanetti, che diedero un guarto
grande alle contrade di Pcrfia. Sotto quell'anno fi raccoglie da Teo-
fane ,
Annali d' Italia. 309
fané, e dalla Cronica Alcffandrina, che crefccndo l'impegno della guer- Era Volg.
ra co i Pcrfiani, Giulliniano inviò conira d'effì per foftenerc i Lazi Ann 0518.
un cfercito, di cui furono Generali Beli/ano, Cirico, ed Ireneo. Non
fi accordavano quelli Capi infieme, e però fecondo il folito andò ma-
le la faccenda. Furono cffi in una battaglia fconfitti da i Perfiani, e
a qucfta difguftofa nuova entrato in collera Giultiniano, richiamò tutti
e tre que' Generali, e in luogo loro inviò Pietro già Notaio e Capi-
tano di milizie, il quale unitofi co i Lazi ebbe miglior fortuna, e die-
de di molte pcrcofle a i Perfiani .
Guadagnò eziandio quello indefeflb Augnilo alla fua divozione
il Re de gli Eruli (fcorrettamente nel tefto di Teofane chiamati Eluri)
per nome Greti ^ il quale fi (ecz Criftiano, e divenne fuo Collegato.
Tirò in oltre nel fuo partito Bonzere Regina, che comandava a cento
mila L^nni, ed un altro Re de gli Unni, cioè de' Tartari, nomato Gar-
da^ il quale medefimamente fi ?cce. battezzare, tenuto al facro fonte
dallo ftcflo Imperadore . Collui fu da lì innanzi buon amico e confe-
derato del Greco Imperio. Applicoffi parimente Giulliniano a varie
fabbriche. Il luogo appellato Sica in faccia di Collantinopoli fu da lui
riedificato, cinto di mura, ornato di un Teitro, e del titolo di Cit-
tà, con cominciare ad elTere nominato Giuftinianopoli . Fece un Ba-
gno pubblico in Collantinopoli, e una Cilterna con rillaurarc i fuoi
Acquedotti, già fabbricaci da Adriano Imperadore, ma un pezzo fa
diroccati: il che riufcì di gran follievo alla Città, che dianzi penuria-
va d'acqua. Fece per tcftimonianza di Marcellino Conte (<») un ma- (ai Marctl-
gnifico Trono nel Circo, e i portici, dove fcdevano i Senatori a mi- Ijn. Comes
rar le corfe de'cavalli. Ordinò in oltre, che fi rimettefie in buon ef- "tchronuo.
fere, e fi fortificafic la Città di Palmira, per difefa della Fenicia e
della Paleftina, Finalmente levò quafi tutte le Chiefe a gli Eretici,
e le diede a i Cattolici. Tali furono i gloriofi principj del governo
dell' Imperador Giulliniano. Ma così lieti giorni vennero funellati ,
per tellimonianza di Teofane (*), da un fecondo furiofo Tremuoto , (b) Theoph.
che nel dì zp. di Novembre per un'ora continua si terribilmente fcoflc "* ^'"'<""Z-
la Città d'Antiochia, che lutto quanto era rimallo in piedi nel pre-
cedente anno fi6. e quanto era luto rifabbricato dipoi, andò a terra
con tutte le mura della Città. Perirono fotto quello nuovo flagello
circa quattro mila ed ottocento fettanta perfone con Ibmmo cordoglio
dell' Imperador Giulliniano e di Teodora Augulla fua Moglie, che con-
tribuirono dipoi fomme grandi d'oro, per far forgere di nuovo l'at-
terrata Città, e vollero, che da lì innanzi fé le dclTc il nome di T'eo-
poli, cioè a dire di Città di Dio. A quelli tempi riferir fi potrebbe
una Lettera (0 del Re jltalarico fciitta al Clero della Chicfa Roma- (<^) C''!fi'>K
na, con ordinare che da lì innanzi chi avrà liti contra d' efib Clero, ■ '■ ■^/"A
debba ricorrere al Papa, e cercare da lui lagiullizia, intimando la pe-
na di dieci libre d'oro a chi contraveniflc . Leggefi in Pavia un' Ifcri-
zione, rapportata dal Conte Mezzabarba W, & indicante, che in quelt' ^^^ Aitditi-.
anno elio Re Atalarico fece fabbricare in quella Città i Sedili occor- fm^l''""'^'
retiti al Popolo per alTìttere a gli Spettacoli. Anno
3IO
Annali »* Italia
Anno di Cristo dxxix. Indizione vii.
di Felice IV. Papa i.
di Giustiniano Imperadore 3.
di A T A L A R I e o Re 4.
Confole ^ Decio juniore, fenza Collega.
Era Volg.
Anno jzp.
(a) Pagius
Critic. Bar.
ad hunt
Annum .
(b) Prccef,
de Bill.
Vandal.
lib. I. e. 4.
(c) Caffioà,
i.9. Efifi.l.
NOtò il Padre Pagi («) che quefto Decio Confole Occidentale fu
Figliuolo di Venanzio (tato Confole nell'anno fo/. e Fratello di
Paolino^ che vedremo Confole nell'anno f54. Vien appellato Juniore
a didinzione di Decio ^ che fu Confole nell' anno 486. ficcome per-
fonaggio della medefima P'amiglia. Dopo la morte di Trafamondo Re
de' Vandali in Affrica reftò vedova di lui ^malafreda Sorella del Re
Teoderico. Donna avvezza a comandare, non li dovea trovar molto
contenta fotto Ilderico.^ ch'era fucceduto nel Regno ar Tralaraondo,e
fu creduto, ch'efla tenefle mano a qualche trattato contra lo ftato del
Re novello. Laonde quefti, tuttoché uomo lontano dalla crudeltà, le
levò la libertà con imprigionarla. Ciò avvenne, per quanto abbiamo
da Procopio (^), vivente ancora il Re Teoderico, il quale non fapeva
già digerire l'afpro trattamento, che fi ficeva alla Sorella > ma per-
chè troppo farebbe coftato il mettere infieme una grande Armata na-
vale, per portare la guerra in Affrica, gli convenne fuffocaie i rifen-
timenti e il prurito della vendetta . Morto poi Teoderico , la cui
grandezza avea trattenuto Ildenco da piìi violente rifoluzioni j e re-
gnando Atalarico fancitiUo, da cui poco fi potea temere : llderico,
per quanto ne corre la fama , fece levar di vita Amalafreda . Il
tempo non fi sa . Bensì fappiamo , che pervenuto l' avvifo <li que-
fta crudcl rifoluzione all'orecchie del Re Atalarico, e di Amala-
funta fua Madre, altamente fé ne adirarono . Per quella cagione A-
talarico fpcdi in Affrica degli Ambalciatori con Lettera (O ad llde-
rico, in cui fi duole della mone violentemente inferita alla fua Pa-
rente , con dire , che s' ella foffe ftata rea delle decantate e forfè
infullìllénti congiure, egli avrebbe dovuto rimetterla nelle di lui mani
per effere giudicata, e non già torle la vita lenza fapu i, e però con
difprczzo del Re d' Italia, e con obbrobrio di tutta la nazìon Goti-
ca . Però vuol fapere , come egli poffa fcufaTC un tal fatto j e qualorii
pretendeffe, effere mancata Amalafreda di morte naturale, voleva nelle
mani perfone atte a comprovarne la verità. Altrimenti prore Ila va ef-
fere rotta la pace, e terminati i patti, durati finqui fra loro. Qiial
cfiro aveffe qucll' Atnbafciata, non è giunto a nollra notizia j ma pro-
babilmente di qua ebbe origine la caduta del Re llderico, di cui
par-
Annali d' Italia. 311
parleremo nell'Anno feguente. Fra l'altre belle imprefe, alle quali fi Era Volg.
applicò Giujìiniano Augufto, una prinrip;ilmence fu in quefti tempi Anno 519.
quella di far unire Sc ordinare in un Codice rutte le Leggi mcrire-
voli d'approvazione e d'ufo, fin' allora pubblicate da i precedenti Au-
gufti, e da lui fteflo . Fin fotto Diocleziano Imperadore erano Itaci
compolli i Codici Gregeriam ed Ermogeniano . T)^ Teodofio juniore
venne fuccciTìvamente compilato il Codice Tendopam^ la cui autorità
lungo tempo durò nelle Gallic. Ma Giurtiniano, che afpirava per
ogni verfo a dilatar la gloria del fuo Nome, fece comporre un Co-
dice nuovo, chiamato perciò di Giujiiniano^ con abolire l'autorità de'
precedenti, e prefcriverc l'ufo di quefto a tutta la Giurifprudenza,
e al governo del Romano Imperio. Io non so come Marcellino Con-
te W ne difFeril'ca la pubblicazione fino all'Anno f^i. Noi fappiamo (») Marcel-
dalla prima Legge d'eflo Codice, aver GiulHniano nell'Anno fiS. ^."'- c^-»»»
data r mcombenza di compilar quefro Codice a Ginvanm^ Leonzio^
Feca^cà altri Patrizj , e primarj Ufiziali della fua Corte . Pofcia ab-
biamo non folamente dalla Cronica AlefTandrina U') > ma eziandio dalla C») chroni-
fcconda Legge del medefimo Codice, data fotto il Confolato di Decio^ "rìtiu "'
che nel prefente Anno cffo fu confermato e pubblicato; e pofcia
nell'Anno f}4. venne il medefimo efpurgaro e corretto, come appa-
rifce dalla Legge terza. Del merito, e dell' unlità di quefto infigne
Libro non occorre, che qui fi parli. Ben è vero, eflere ftato ofier-
vato da Jacopo Gotofredo CO, e da altri dottifiìmi Giurifconfultr, (e) Cothofr.
che Triboniano, della cui opera principalmente fi fervi Giuftiniano, in Prtfatìo-
per darci il fuo Codice, quale oggi l'abbiamo, fi prefe una fovcr- "' "'' cu^i.
chia libertà, con omettere, troncare, mutare, e fconvolgere a fuo '" "•'"
capriccio le Leggi degli antecedenti Augufti, con aver pofcia i Co--
pilti aggiunti molti altri errori e difetti al Codice ftefib. Snida {d) (d) Su'idas
iafciò fcritto, efiere ftato trìbon'mne gran Giurifconfulto Pagano, ni- '" P-xctrph
mico de'Cnlli.ini, adulatore, fmoderatamente interefiato, fino a ven- '^^'^/'^
derc la giuftizia per danaro. E Procopio (f) aggiugne, ch'egli ogni (e) Procìp".'
dì aboliva una Legge vecchia, o ne fabbricava una nuova. Per rela- nift. Arcan.
zione di Teofane (/) in quefti tempi i Giudei e Samaritani della Pa- (0 i-heoph.
leftina, ribeliatifi all'Imperio d' Oriente, coronarono per loro Re '" ^"''"""S-
un certo Giuliano, e contra de'Criftiani cfercitarono rapine, ftragi,
ed incendj . Non perde tempo l'Imperador Giuftiniano a fpedire un
buon corpo di truppe armate colà, che eftinfero il fuoco accefo colla
morte dello fteflo Giuliano; ma fu cagione quefta lor follevazione,
che il Re di Perfia, quantunque l' Imperadore grinviafl~e Ermogene
fuo Ambafciatore per trattar di pace, ne difprczzafl"e le propofizioni,
confidato nella promefta di un foccorfo di cinquantamila perfone, fat-
tagli da efil Giudei e Samaritani. Appartiene all'Anno prefente il ce-
lebre Concilio II. Arauficano, cioè d'Oranges, in cui furono con-
dennati gli errori de'Semipelagiani : Concilio pofcia approvato e con-
fermato da Papa Bonifazio II. che nell'Anno feguente fuccedette a
Felice IV. Papa.
Anno
311
Annali d' Itali
Anno di Cristo dxxx. Indizione viii.
di Bonifazio II. Papa i.
di Giustiniano Imperadore 4.
di A T AL A R ico Re j.
Confoli < Flavio Lampadio, ed Oreste.
Era Volg.
Anno J30.
(a) Panvi-
nÌHS in Fa-
ftis CoTiful.
(b) Pagius
Crit. Baron.
(c) Thefaur.
Novus Ih-
fcrìptìon.
pag. 41 j.
(d ) Anaftaf.
ilbliothtc.
in Felice.
(ej Prtccp.
de Bell,
y andai
Ut. I. «. 9.
(f) Thtoph.
in Chrono-
graphia .
(g> Prtcop.
Hi fi. arcan.
taf. II.
H Anno creduto il Panvinio (<»), e il Padre Pagi CO, che amenduc
quelti Confoli foflero creati in Occidente. Di Orefle fernbra cer-
to; non fo fé poffa dirli lo fteflb di Lampadio^ al quale ho io aggiunto
il nome di Flavio coli' autorità di due Marmi, da me rapportati al-
trove C<^) . Credei! , che mancaflc di vita in quell' Anno Felice IV. Papa
nel Mefe d'Ottobre, come ha Anaftafio (^), o pur di Settembre,
come pretende il Padre Pagi. Ebbe per Succeflore Bonifazio II, ma
non fcnza Scisma, perchè tu contra di lui eletto Papa Diofcoro . La
morte poco dipoi accaduta di coftui rimife la calma nella Chiefa Ro-
mana. Finora avea llderico Re de' Vàndali in Affrica governato paci-
ficamente quel Regno, e mantenuta un'ottima corrifpondcnza ed ami-
cizia con Giullini.ino, prima ancora del fuo alzamento al trono Im-
periale, mercé di molti regali, cha continuamente pafTavano fra loro.
PrefTo del medcfimo llderico, per atteftato di Procopio (0, era in
grande autorità Gelimere fuo Parente, perchè Pronipote del fu Re
Genferico, e il piìi vicino a fucccdcrgli nel Regno, uomo bellicofo,
ma inlìeme alluto e miligno. Cottui tanto Ceppe fare co i principali
della Nazion Vandalica, con rapprefentar loro la dappocaggme d' ll-
derico, vmto nella precedente battaglia da i Mori, e rintollerabil
profufionc dell'oro, impiegato da lui, per idar bene in grazia dell^
Corte di Cottantinopoli , che s'induffero ad accettarlo per Re, e ad
imprigionare lo Iteffb llderico con alcuni fuoi Minirtri. Non è im-
probabile, che Atalarico Re d'Italia, o per dir meglio, Jmalafunta
.lua IVladrc, fegretamente accendefTero, o avvaloraffero quello fuoco
in vendetta di Amalafreda ., uccifa per ordine d'effb llderico. Portò
di grandi confeguenze e mutazioni nell'Affrica, lìccome vedremo, la
caduta di quel Principe. Sotto quell'Anno, continuando tuttavia In
guerra co i Pcrfiani, narra Teofane Cf), che Giujìiniano Imperadore
moflè una graviffima pcrfccuzione contra di quanti Gentili ed Eretici
iì trovavano ncir Imperio d'Oriente, con cacciarli da tutti i pubblici
^ropieghi, confifcare i lor beni, e dar loro il tempo di foli tre Mcfi
per ravvederfi . Procopio {g) anch' egli fa fede di quelli Editti e pro-
ceffi, fatti da cflo Augulto (fc voglTàm credere a lui) non per buono
zelo, ma per occupare i beni e le ricchezze de' Montanifti, Sabba-
ziani ,
à
Annali d' Italia. 513
•tianì, ed altri molti Eretici. Le Chiefe fpczialmente de gli Ariani Era Volg.
erano piene di vafi e fupellettili preziofe d'oro e d'argento, e di pie- AKN0530.
tre e gemme di gran valore . Tutto pafsò nell'Erario Imperiale. Mol-
tiflìmi furono tagliati a pezzi dal Popolo, altri dalla giullizia uccifi,
e grande fu il numero di coloro, che abbracciarono la Religion Cri-
ftiana e Cattolica in apparenza, ma con ritenere internamente gli
errori delle lor Sette. Seguitò ancora nel prefentc Anno lo ftclFo
Augnilo la guerra contro a i Giudei e Samaritani ribelli, con in-
credibile ftrage de'medcfimi, e col guado di tutto il paefe, tanto
che furono i rimafti in vita coftretti ad implorare il perdono dell*
Iraperadore , rimanendo ancora involti in quelle fciagure i Criltiani
di quelle contrade, perchè obbligati a pagar da lì innanzi de i gra-
vi tributi. Circa quefti tempi tìoriva per virtù e per miracoli San
Benedetta , riftauratore , e propagatore del Monachismo in Italia , e a
poco a poco per tutto l' Occidente . Altri Monafteri e Monachi pri-
ma di lui fi videro in quelle parti j ma non così ben regolati, co-
me i fondati pofcia da lui . Da Subbiaco , dov' egli viflc per al-
cun tempo, pafsò a Monte Cafino, e quivi edificò il celebre fuo Mo-
niftero,dal quale poi prcfcro norma tutti gli altri, sì d'Uomini, che
di Vergini facrc, che o fi fottopofero alla Regola prefcritta con tanta
difcrezione e prudenza dal fanto Abbate, o lurono fondati a tenore
della mcdefima. In quell'Anno per relazione dt Marcellino Conte («), W *^*rctl-
quel Mundone, che vedemmo all'Anno fof. vincitore de' Greci coli* !lt ^°"'' "*
aiuto del Re Tcoderico nell'Illirico, creato poi da Giuftiniano Au-
gnilo Generale delle milizie in eiTo Illirico, valorofamente coftrinfe
alla fuga i Goti Orientali, venuti ad infeftar quella Provincia. Ed
altrettanto fece co i Bulgari, che erano iti a bottinar nella Tracia .
Anno di Cristo dxxxi. Indizione ix.
di Bonifazio II. Papa 2.
di Giustiniano Imperadore j.
di Atalarico Re 6.
fenza Confoli.
E ignoto il motivo, per cui niun Confolc fu creato in queft'anno
né in Occidente, né in Oriente. A contraflegnar dunque il prc-
fente anno fu ufata la Formula Pofi Confulatum Lampada è? Orejlis .
Seguitava intanto Jmalafunta Madre del Re Jtalarko a governar con
fenno e coraggio il Regno d'Italia, ma non già colla fortuna di pia-
cere a tutti i fuoi, parte de quali avrebbe volentieri prefe le redini
del governo, e parte per odj particolari mal fofferiva il vedere in ma-
no di Donna l' autorità Regale . Accortafi Amalafunta del loro mal ani-
Tom. III. Rr mo
314 Annali d' Italia.
Ika Volg. mo, e temendo di novità per eerti fegni di congiure ordite, col pre-
Akh» S3I. tefio di difendere le frontiere del Regno, mandò i tre principali Capi
de' Goti più fofpetti de gli altri, feparatamente in divcrfi luoghi. Ma
non ballò il ripiego. Fu avvertita, ch'efll per via di lettere continua-
vano le trame, a fin di levarle di mano la tutela del Figliuolo e il Go-
verno: cofa che finalmente l'indulTea libcrarfi colla violenza dalla pc-
(a) Procot>. tulanza di colloro. Procopio è quello, che ne fa il racconto (a) . Col-
^« £f/. Got. tivava clTa una buona amicizia con Giuftiniano Augufto, e i regali do-
■ ■ i. (■ i- yeano ftrignerc quello nodo. Scrifle a lui per fapcre, fc qualora le vc-
nifTe talento d'andare a Coftantinopoli, ella farebbe amorevolmente
accòlta. Sempre che venga, farà la ben venuta, fu la rifpofta di Giufti-
niano. Allora Amalafunta fpedi a Durazzo in Albania una nave con al-
cuni fuoi fidati Miniftri, e quaranta mila libre d'oro, oltre ad altri
ricchiflìmi mobili, con ordine di fermarfi quivi finché fofiero avvifa-
ti d'altre fue rifoluzioni . E cosi fece, perchè fé le fofle occorfo di
dover fuggire, fofle provveduto alla i'ua ficurezza e fuflìftenza. Do-
po di che fcelti alcuni de' più bravi e fedeli fuoi tra i Goti, comandò
loro di levar con deftrezza dal Mondo quc'tre perfonaggi, divenuti
oramai intollerabili e incompatibili colla fua Reggenza. Felicemente
fu da cffi efeguito un tal ordine} ed Amalafunta, liberata da quella
pcrfecuzione , più non pensò al viaggio d'Oriente, e richiamata la na-
ve a Ravenna, continuò con vigore ad amminillrarc il Regno d'Ita-
lia. Aveva Jmaìarico Re de'Vifigoti in Ifpagna fpofata Clotilde Sor eì-
la de i Re Franchi, avvifandofi con quello parentado di falvare dalla lor
potenza gli Stati da lui pofleduti nelle Gallie, oggidì appellati la Lin-
guadoca. Abitava egli in Narbona, per cflere più pronto alla difefa,
ftante il timore, ch'egli aveva de' foli Franchi. L'eferapio di Alari-
co fuo Padre, da elfi fconfitto ed uccifo, mai non gli ^\ partiva da gli
0>) Grtgor. occhi. Non fervirono preghiere ne minaccie (^), perchè Clotilde al-
iTTt.'io. levata nella Religion Cattolica, e piiffiraa Principefia, volefie non di-
' " ' rò cangiar credenza, ma ne pur comunicare co t Vifigoti Ariani ne"
facri Mifterj. Era perciò cffa vilipefa dal Popolo, ilrapazzata dal Ma-
rito, che giunfc anche a batterla con tal crudeltà, ch'ella potè invia-
re al Re Cìjildeberto fuo Tritello un fazzoletto tinto del fuo fangue,
con pregarlo di liberarla da quel Tiranno . E noi pregò indarno . Chil-
debcrco con un'Armata marciò verfo Narbona, ed Araalarico intimi-
dito fé ne fuggì} ma ritornato indietro, per prendere alcune robe pre-
ziofe, nella porta della Città fu uccifo da i fuoi. Gregorio Turonen-
,. .- fe non parla d'alcun fatto d'armi. Solamente nelle giunte maiginali
Xunontnjh ^1'* Cronica di Vittor Tunonenfc C'') fi legge, che il Re Amalarico
4^ud Cani- nella battaglia di Narbona, fuggendo fi ritirò in Barcellona, dove pcr-
fiumTom. I. coflo da una corta acctta, rellò morto. Abbiamo anche la tcrtimonian-
(d) ifidùms ^g jjj Santo Ifidoro, {d) ^ U dove fcrive,ch<" Amalarico fu prejfo Nar-
'^thtr^'""^' ^0»* fuperato da Ildiherto Re de' Franchi, e dopo efiere Icappato a Bar-
cellona, caduto in difpregio del fuo Popolo, quivi dall'elercito fu in-
viato all'altro Mondo. Ebbe per fucccÓbre 2f e^e,, ricchifllino e fcalrro
Viiì-
Annali d' Italia. 315-
VifigcHo, di cui parlammo di fopra all'anno fi6. e v'ha fondamento Erì Volg.
di credere, cfTcr egli flato il medcfimo, che o levò o fece levar la Ahnosji.
vita ad Amalarico, perchè col tempo aflaffinato anch' egli, ordinò pri-
ma di morire, che l'aflaffino non i'oiVe galhgato, giacché^ diffe egli,
Di9 , per la man di cofiui mi fa patir la pena cf un fimile misfatto , altre
'volte da inz cammuffo .
Ma la vittoria riportata fopra i Vifigoti dal Re Childcberto non
fu di confeguenza, faptndofi che tuttavia rellarono elfi in pofleffb e
dominio de gli Stati, che godevano nelle Gallie, cioè della Lingua-
doca} ed altro non guadagnò Childcberto, che di ricondur fcco la So-
rella Clotilde, la quale nel cammino terminò i fuoi giorni, vinta pro-
babilmente dall'afflizione per le lue difgrazie. Venne bensì fatto a
TeodcrìcQ Re d' Aultrafia, Fratello d'eflb Childcberto, circa quelli tem-
pi di conqui'ilar la Turingia colla motte à' Ermenf redo Re di quel pae-
fe. Qiielii fi fido troppo delie parole e promeflè d' effo Re Teo-
derico, cioè d'un Principe, che foltanto s' ingrandire, non badava ne
a parentela, ne a giuramenti} e che giunfe fino a tentare di affallìnar
il Re Cleiario, Re di Soilfons, fuo Fratello, dopo efferfi fervilo del-
le forze di lui, per impadronirfi della Turingia. Tali erano allora i
Re Franchi , preti troppo dalla febbre dell' Ambizione , cioè dell*
anfietà di dilatare il loro dominio. E che non foflero da meno di Tee-
derico i Tuoi Fratelli datario e Childeberto^ lo potremo conofcere da
un fatto de' più crudeli e barbari, che mai li leggano nelle Storie. Era
morto, coma dicemmo di fopra, Clodomiro Re di Orleans, quarto lo"
ro Fratello, nella battaglia contro i Borgognoni. S'impadronirono to-
rto de i di lui Stati Clotario e Childcberto, ancorché egli lafciaffe do-
po di sé tre piccioli Figliuoli . Erano quelti allc-vati dalla piilTiraa Re-
gina Clotilde loro Avola, e Madre de 1 due Re fuddctti, che tenera-
mente gli amava. Saltò in cuore a Clotario, che crefcendo in età que»
ili Principi fuoi Nipoti, vorrebbono gli Stati paterni, e che bi fogna-
va trovarci rimedio W. Però venuto a Parigi col Re Childcberto, C^) Grtgor.
arnendue di concerto raifero le guardie a 1 due Principini maggiori di f'""""''"/'^
età, e poi mandarono a Clotilde lor Madre una fpada nuda, e un pa- '^''"f" "'
io di forbici, con dirle, che il deftino de i Nipoti dipendeva dall'e-
lezione, ch'ella facefic di volerli o morti o Chetici. Scappò detto al»
la buona Regina, forprefa da diremo dolore, che amerebbe più to-
rto di vederli morti, che vivi fcnza Regno. Di più non ci volle, per-
chè Clotario fattili venire alla prefenza fua, e del Fratello Childcber-
to, piantalTe un coltello nel cuore a Teodaldo il maggiore, che era in
età di circa dieci anni 1 A quella vifta Guntario fuo minor Fratello in
età di fette in otto anni, gridando e piagnendo fi gittò a i piedi di
Childcberto fuo Zio, e abbracciatigli i ginocchi, il pregò di falvar-
gli la vita. Non potè Childcberto ritenere le lagrime, e rivolcofi al
Fratello comincio a fcongiurarlo, che non volelfe ucciderlo, con offe-
rirgli quanto voleflè per quefto. Ma l'inumano Clotario furiofaraen-
te gli rifpofe : Se non mi la/ci il Fanciullo , io /' immergo quejìo ferro nel
Rri fene.
^i6 Annali d' Italia.
Era Vóìg. feno. Childeberto fi drappo d'attorno l'infelice Principe, che tofto ri-
ANN053Ì. jj,jfe anch'ea;li fcannato da dotarlo. Furono eziandio uccifi i lor Go-
vernatori e Famigli . Dopo di che i due Re divifero fra loro gli Stati
del terzo loro Nipote infante, nominato Clodoaldv, ch'ebbe la fortu-
na d'efTere trafugato da alcuni atnorevoli, e divenuto poi Monaco, fi-
nì in fanta pace i fuoi giorni.
Anno dì Cristo dxxxii. Indizione x.
di Giovanni IL Papa i.
di Giustiniano Impcrador dt»
di A T A L A R I e o Re 7.
P
fenza ConfoU^
Afsò ancora il prclente anno lenza creazione di Confolij e però fii
indicato colla formola y^nno IL o pure Iterttm pofl Confulatum Lam-
padiì 13 Oreftis . Poco durò il Pontificato di ^z'^ìl Bonifazio II. Secon-
do i conti del Cardinal Baronio egli cefsò di vivere nel precedente
anno, e fecondo il Pagi nel prcfente nel dì 17. d'Ottobre. Aveva
egli in un Sinodo con fuo chirografo difcgnato per fun Succcffbre Vi-
gilio Diacono, che anfava forte dietro a quella gran Dignità > ma di-
spiacque non meno al Re Atalarico, o fia ad Amalafunta Tua Madre,
che al Clero e Popolo Romano una tal novità, e però come contra-
ria a i facri Canoni fu effà in un altro Sinodo riprovata ed abolita dal
medefimo Papa Bonifazio prima di morire. Cadde poi l'elezione del
novello Pontefice nella perfona di Giovanni di nazione Romano, per
fopranome Mercurio^ fui fine dell' anno prcfente. Ma perciocché erano
fiicceduti de i difordini nella Sede vacante di Felice IV. Papa, e del
medefimo Bonifazio, perchè i concorrenti al Pontificato avcano proc-
eurato di comperarlo fimoniacamente, (pendendo alla larga o per gua-
dagnare i voti de gli Elettori, o pure per aver favorevoli quei delia
Corte del Re Atalarico, giacche s'era introdotto 1' abufo, che dall'
arbitrio del Re dipendefle l'elezione, ovvero l'approvazion del nuovo
Papa, e però alcuni promettevano molto, per fortire il loro intento,
e vendevano i beni delle Chiefe, e infino i Vafi facri a tale cffstta
(del che pare che fofTero accufati Diefcoro e Vigilio fotto il Pontifica-
to d'efib Papa Bonifazio II.) quindi è, che il Senato Romano izc9
un decreto, con cui dichiarò facrilega ogni promcfla fatta per ottener
Vefcovati . Teftimonio di quello è una Lettera fcritta dal Re Atala-
(a) ea$oi. ''■co (a) allo Itcffb Papa Giovanni II. con cui appruova il fuddetto dc-
ì. ^. Epift. creto, ma con fiirci intendere gli abufi di quelli tempi. Cioè ch'egli
^^' lafciò bene in libertà al Clero e Popolo Romano l'elezione di chi folfc
creduto più degno del Pontificato, ma con riferbarfcnc la conferma..
Che
Annali d' Italia. 317
Che fé occorrevano difpute fra i Popoli per tale elezione, ed era por- Era Volg.
tara la lite alla Corte, ordinava, che per le fpefe d'efTa lite trattan- Ann 0531.
dofi del Romano Pontefice, non fi poteffe impiegare piij di tre mila
Soldi, e duemila per le liti de gli altri Patriarchi, fotto il quaV nome
fon difegnati gli Àrcivefcovi e Metropolitani, perche in Occidente al-
lora altro Patriarca non il conofceva, fé non il Romano j e di cinque-
cento Soldi per quelle de' Vcfcovati minori . Non è però ben chiaro
il fcnfo di quelle parole. Tutte l'altre promcfle o pagamenti fatti e
da farli a dirittura, o per interpofta pcrfona, per conleguir le Chic-
fe, furono da cffb Re condcnnati, ed ordinato, che ognun potefle ac-
cufarc, e che fi doveflc procedere in giuftizia centra quefti facrileghi
mercatanti delle Dignità Ecclefiaftichc . ScrilTe ancora Atalarico (a) a (a) id. ib..
Salvmzio Prefetto di Roma, con ordinargli di far incidere in marmo ^f'fi- 16.
l'Editto fuo, e il decreto del Senato intorno a i Simoniaci, per poi
metterli nella facciata della Bafilica Vaticana alla pubblica villa e co-
gnizione di tutti. Sembra che fi pofìa congiugnere con quelli tempi
un altro Editto (^), pubblicato da efTo Re contro gli occupatori de' (b) ■f'^- '*•
Beni altrui, contra de gli adulteri, concubinarj , omicidi, mariti di ^^'^' '
due Mogli, ed altri delinquenti. In un fulTeguentc Editto (e) vuole (^) ^^^
egli, che fieno puntualmente pagati gli emolumenti a i Profeffori di l. 8. Epift,
Grammatica, Eloquenza, e Giurifprudenza. ^'•
Udita che ebbe l'Imperador Giuftiniano la nuova dell' ingiuila
prigionia d' Ilderico Re de' Vandali, fuo fingolare amico (■a'), aveva fpe- (j) Procip.
dito Ambafciatori a Geìimere ufurpatore del Regno AfFricano, con efor- de Beli.
tarlo a rendergli la libertà, e ad afpettare di entrar con giudo titolo y^ndul.
nel dominio, giacché Ilderico era in età molto avanzata j e fc pur vo- " ^' '- 9-r
leva ritenere il governo, lo ritenefic, ma con lafciar qualche apparen-
za di decoro a chi fecondo il teftamcnto di Genferico era legittimo
poflcfibr di quel Regno . Se ne tornarono gli Ambafciatori a Coftan-
tinopoli fcnza frutto alcuno > anzi peggiorarono gli affari d' Ilderico y
perchè Geìimere col pretefto,, ch'egli meditafie di fuggire, maggior-
mente il rillrinfe, e fece cavar gli occhi ad Oamerc di lui Nipote ^
uomo bellicofo, e tenuto da i Vandali pel loro Achille. Avvifato di
ciò Giuftiniano, tornò a fpedirgli nuovi Ambafciatori, con richiede-
re, che gli mandaife Ilderico ed Oamerc, acciocché potefiero 1' uno
privo del Regno, e l'altro de gli occhi, paflare in pace il refto della
lor vita> altrimenti protcftava rotta la pace, e ch'egli fi ftudiercbbc
di vendicar l'ingiuria fatta ad un amico, e infiemc alla giultizia . La
rifpofta di Geliraere fu, ch'egli era ftato alzato di comun concordia
da i Vandab al Trono, a lui dovuto, come difcendentc da Genferico,
più che ad Ilderico . E che un faggio Imperadore dovca attendere a
governare il fuo Imperio fenza impacciarfi de' Regni altrui . Che fé pur
gli faliaffe in teda di rompere i patti, e di fargli guerra, fi perfuadcf-
fe, che noi troverebbe a dormire. A quella rifpoda montò in collera
Giulliniano, e determinò di muover guerra a Geìimere. Ma ad una
tal rilbluzione trovò contrarj. tutti i fuoi Minillri, e mAffimamcnte Gio-
van-
3i8 Annali d' Italia.
Em* Volg. vanni Prefetto del Pretorio, ricordandofi tutti dello sforzo Inutilmente
Anno 531. fatto da Leone Augufto per riconquiftar l'Affrica, e fpaventati dalle
imraenfc fpefe, che farebbe coftaca un'Armata navale, e dal pericolo
di portar la guerra sì lontano, e in paefe ben provveduto di gente e
di danaro , e però capace di far abortire tutte le idee di chi (e ne vo-
Icffe render padrone. Tanto di (Tero efìì, che in Giuftiniano calò la vo-
glia di queir imprefa. Quand' eccoti un giorno capitare un Vefcovo ,
che dimandò all' Imperadore un' udienza (egrcta. In effa gli fc faper
d'effergli flato in una vifione comandato da Dio, d' andare a trovarlo ,
e fgridarlo, perchè dopo d'aver prefo a liberare i Cartolici dell' Af-
frica dalla tirannia de gli Ariani, per una vana paura fé ne fofle poi
ritirato, con aggiugnere: // Signore mi ha, detto ^ che facendo V. M.
quejìa guerra , le ajjìjìerà , e infaiUhilmente /' affrica tornerà [otto il Ro-
mano Imperio. Di piìi non occorfe, perche Giulliniano fenza più far
cafo delle difficukà propofte, coraggiofainentc intraprendcflV la guer-
ra dell'Affrica, per la quale fece nell'anno preftnte i nFceffarì prepa-
ramenti. Ma non fi vuol tacere, che nel Gennaio di quefto mcdcfi-
mo anno avea lo fteffo Imperadore corfo grave pericolo per una fedi-
zione moffa in Coftantinopoli centra di lui dalle Fazioni Veneta e Pra-
(a) chron. fina {a). Il caricarono d'ingiurie nel Circo, pofcia fi diedero a fcor-
Alexandr, rere per la Città, con attaccar fuoco alle piìi magnifiche fabbriche,
Thsoi>h. g Chiefe della Città. Uniffi con loro la plebe, e tale fu l'apparenza
"* PrueoT.'dè '^' quefto turbine, che Gmlliniano già avea preparata una nave per fila-
seli. Per/, girfene. Anzi eflendofi fparia la voce, ch'egli foffe fuggito, il Popolo
l. I. e, i4. acclamò Imperadore Ipazio Figliuolo di Magna Sorella del fu Anafta-
fio Augullo, che era (lato Confole nell'anno foo. e fé foffe riufcito
loro d'entrare nel Palazzo Imperiale, peggiori confegucnze avrebbe
avuto l'attentato di tanti fediziofi. Ma ufcito Narfete Capitan delle
Guardie, e guadagnati con danaro molti della Fazione Veneta, co-
minciò a calare il tumulto . E mentre il Popolo fi trovava raunato nel
Circo, ufcirono da varie parti le Guardie e i foldati dell' Imperadore,
condotti parte da effb Narfete, parte da Beìifario Generale delle Mi-
lizie, e da un Figliuolo di Mondo, o fia Mundone Generale dell' Il-
lirico, e fecero man balìa addoffo alle Fazioni , anzi a chiunque de' Cit-
tadini e forellieri incontravano, di maniera che vi reftarono uccife cir-
ca trenta o trentacinque mila perfone: colla quale Arage terminò af-
fatto il bollore della fcdizione. Ipazio prefo, e con lui Pompeo,^ e Probo
fuoi Cugini, furono condotti in prigione, e poco fi flette a far ve-
{M Marcel- ^^^^ ^^ pubblico i lor cadaveri. Marcellino Conte {b) fcrive, che per
lìn. Comes loro fuggeftione fu mofla quefla tempefta contra di Giuftiniano , e
in-Chronico. ch'erano entrati molti de' Nobili in quefla congiura. Però furono
confifcati tutti i lor beni con profitto indicibile dell'Imperiale Erario.
Curiofa cofa è il leggere preflTo Teofane il principio di quefla Trage-
dia nel Circo per le varie acclamazioni, dimande, e grida de' Prafini,
e rifpofte del Miniflro Ccfarco: fenza che fi polla ora da noi inten-
dere, come fi faccffero quc' Dialoghi, e fi poteflero difccrnere quelle
voci.
Annali d' Italia 319
voci. Giuftiniano ufcito di qucfto tcrribil cimento, gcnerofamente fi EnA Volg;
applicò a rimettere in piedi gli Edifizj rovinati dalle fiamme durante Anno $31,
la fedizione ; e fopra tutto eflendo bruciata l' infigne Cattedrale fab-
bricata da Coftantino, tutto fi diede ad alzarne un'altra fenza parago-
ne più magnifica e bella, che poi fu appellata la Chiefa di' Santa So-
fia, e riulci un Tempio mirabile a tutti i Secoli avvenire .
Anno di Cristo dxxxiii. Indizione xi.
di Giovanni II. Papa 2.
di Giustiniano Imperadare 7.
di Atalarico Re 8.
Confole ^ Flavio Giustiniano AuGUSTOper la ter-
1 za volta ; fenza Collega .
L' Occidente non ebbe Confolc tn qucft* anno . Stava forte a cuor
airimpcrador Giuftiniaiw la guerra medicata contra l' Affrica, e
verifimilmcnte non mancavano a lui incitamenti da gli antichi abitatori
Cattolici di quelle contrade. Ma trovandofi egli tuttavia impegnato
nella guerra co'Perfiani, e perciò impedita la prefa ri foluzione contra
de' Vandali, fece trattar di pace co'medefimi Perfiani W, e gli venne (a) Marctl-
fatto di concluderla ne' primi Mefi del prcfentc anno per mezzo di ('«• Comes
Rufino Patrizio^ e di Rrmogene fuo Maggiordomo. Quindi mefla in- '» chronu.
Cerne una poderofa Armata navale, piena di foldatcfche agguerrite, ne ^, Bill,
diede il comando a Belifario fuo Generale, nato nel paefe fituato tra vandal.
l'Illirico e la Tracia; che già avea fegnalato il fuo nome con azioni ^- i- e- S-
gloriofe nella guerra contra de'fuddctti Perfiani. Accompagnato dallo
Storico Procopia^ fciolfc le vele il prode Capitano da Colfantinopoli
fui fine di Giugno; arrivato in Sicilia, vi rinfrefcò T Armata; e con-
tinuato pofcia il viaggio, nel dì if. di Settembre fece fenza oppofi-
zione la fua difcefa m Affrica. Prima di quello tempo s'era ribellata
a i Vandali la Città di Tripoli, per opera di un Cittadino appellato
Pudcnzio, che tolto fpediti alcuni meflaggieri, chiefe foccorio a Giu-
ftiniano; ed avutolo, ridufie alla divozione di lui, e tenne forte tutti
quella Provincia. Erafi parimente rivoltata contra de' Vandali la Sar-
degna ad iftigazione di un certo Goda^ Goto di nazione, uomo di gran
valore, che vi era llato pofto al comando dal nuovo Re Gelimere^ e
polcia afTunfe il titolo di Re. Quelli ancora fatto ricorfo a Giuftinia-
no, con oflcrirfegli fuddito, ottenne un rinforzo di quattrocento fol-
dati, picciolo aiuto nondimeno al fuo bifogno. Difcefe in terra la fe-
lice Armata Cefarca in Affrica al Capovada; giacche per ordine del
Re Gcnferico, primo conquiftatore di quelle Provincie, in tutte le
Città, fuorché in Cartagine, erano fiate diroccate le nuiraj rifoluzio-
cc.
310 Annali d' Italia.
E%K Volg. ne, che parve allora di gran prudenza: acciocché fé mai gì' Impera-
Ànno Sii- dori Romani avcflero voluco ricuperare il paefe, o gli AfFricani di-
voti del nome Romano, far delle novità, non reftafle loro luogo al-
cuno forte per infelUre i Vandali} ma rifoluzione, che in fine fi tirò
dietro la rovina del Regno Vandalico. Però Belifario fcnza difficultà
s'impadronì della Città di Silletio, e quivi cominciò a fentire la vici-
nanza dell' cfercito de' Vandali, condotto dal Re Gelimerc, il quale
udito che ebbe l'arrivo de' Greci, comandò, che fi levafie di vita il
Re Ilciericoj già nelle carceri rillretto. Al primo incontro Gelimerc
prefc la fuga: dal che animato Belifario fi prefentò davanti a Carta-
gine coir Armata di terra, e colla flotta, e non avendo trovata refi-
itenza, ebbe l'ingrcfi^o in quella Capitale, fenza faperfi intendere, co-
me Gelimcre prima non v'entrafie alla difefa, e come con tanta fe-
licità riufcifle quella imprefa a Belifario, il quale finalmente non avea
fcco, fé non dieci mila Fanti, e cinque mila cavalli. Come di una
mirabil' avventura fé ne ftupì lo llelTo Procopio, da cui abbiamo la
defcrizione di quella Guerra.
Giovò fommamente a Belifario, l'aver Gelimerc dianzi fpedita
ia fua Armata navale con Zazonc fuo Fratello, per ricuperar la Sar-
degna, non immaginando si vicino l'arrivo e lo sbarco della flotta
de' Greci. Entrò bensì coftui in Cagliari, trucidò Goda occupator
dell' Ilbla con tutti i tuoi partigiani , e di quella vittoria inviò tollo
l'avvifo al Fratello Gelimerc > ma la nave, che lo portava, andata a
dirittura a Cartagine, fenza faper la mutazione ivi fcguita, cadde in
mano de' Greci vittoriofi . Fu cagione eziandio la prefa improvvifa di
Cartagine, faputa m Hpagna, che ninno effetto produceffe un'amba-
fciata di Gclimere incamminata colà per indurre 'leode Re de' Vifigoti
ad entrare in legacci Vandali. Dappoiché Belifario ebbe abbaflanza
afficurata con nuove fortificazioni la Città di Cartagine, ulcì in cam-
pagna colla fua Armata, per aflalire Gelimerc, con cui s'era riunito
Zazonc fuo Fratello colla flotu richiamata dalla Sardegna. Vcnnefi
ad un fatto d'armi, fu sbaragliato l'efercito Vandalo, e Gelimerc
colla fuga fi mife in falvo . Nel campo loro aveano i Vandali le lor
Mogli, Figliuoli, e tefori, fperando forfè, che la difefa e prefenza di
pegni si cari avelTc da ifpirar più coraggio a i combattenti . Ma nulla
giovò ad cffii tutto andò a lacco, e si grande fu il bottino toccato
a i vincitori, che parve cola incredibile. Oltre all' ecceffivc prede
fatte da quc' Barbari fui principio della conquifta fopra i fottomeffi
AfFricani, aveano cffi raunate immenfc fomme d'oro ne gli anni ad-
dietro colla vendita de' loro grani . In quella giornata perderono tutto .
Succedette quella fortunata battaglia verfo la metà di Dicembre ncU'
Anno prefente, di modo che fatte in tre Mefi tante azioni recarono
fomma gloria a Belilario. In quello mcdefimo Anno perche gli Ere-
tici aveano fparfa voce, che Giulliniano Augufto concorreva ne' loro
(a) I.6.C. empi fcntimcnti, egli a fine di diftruggere quella ingiuriofa diffama-
d* fumma ;^ione pubblicò un fuo Editto C*»), m cui elpofe la credenza fua uni-
itinittne , ' • for»
Annali d' Italia. jxi
forme alla dottrina della Chiefa Cattolica. Inviò ancora degli Amba- E«a Vo!».
fciatori a Papa Giovanni con fua Lettera, in cui protefta di accettare Anno 533.
i quattro Concilj Generali della Chiefa di Dio. E coli' ambafciata ,
fecondo l'atccrtato di Aiiaftafio Bibliotecario (<»), vennero ancora varj ^,) Anatla'
regali preziofi , ch'egli mandava ad offerire a San Pietro nella Bafilica Bìklìothec'
Vaticana. Scritfe in oltre una Lettera ad Epifanio Patriarca di Coltan- "» Johan-
tinopoii C^), dove parimente efpone la fua Fede, condanna gli Ere- "/. ^'\
tici tutti, e conferma i fuddctii quattro Concilj: cofe tutte, che gli dj fùmm
acquetarono gran credito in Roma, e preflb tutti i Cattolici. Final- trinit.
mente nel Dicembre del prcfcnte Anno furono pubblicate da c(\'o
Imperadore le Ifiituzioni del Diritto Civile e i Libri de i Digefti^ fic-
comc apparifce dalle due Prefazioni ftarapace in fronte di quelte Opere
infigni .
Anno di Cristo dxxxiv. Indizione xii.
di Giovanni li. Papa 3.
di Giustiniano Imperadore 8.
di Teod A To Re I.
( Flavio Giustin i ano Augusto per la quar-
Confolì < ta volta,
C Flavio Teodoro Paolino juniore.
QUefto Paolint Confolc, creato in Occidente, fccondochè abbia-
mo da una Lettera del Re Jtalarico CO fcritta al medcfìmo, fu (e) cajfoj
Figliuolo di /^<r«(i«z?£>, liuto Confole nell'Anno foj. & era delU l.^.upift. <
FìmigVii Decia . Scg\i\tò Belifario in qucft' Anno il felice corfo delle "•
fue vittorie con impadronirfi della Città d' Tppona, oggidì Bona, dove
gli venne alle mani buona parte del tcforo di Gelimere, mentr'egli
pcnfava di rifugiarlo in Ifpagna. Scorrendo la di lui flotta il Mediter-
raneo fino allo Stretto di Gibilterra, fottomifc al dominio Cefareo
la Sardegna, la Corfica, Ceuta, Evizza, Maiorica, e Minorica. En-
trarono parimente le lue armi in Ccfarca Città} e Gelimere alTcduto
nel Monte Pappua, con proporgli nella Corte dell' Imperadore il grado
di Patrizio, ed altri vantaggi, s'induffc a renderli a Belifario, da cui
fu condotto a Coftantinopoli . Colà portelli il valorofo Capitano, per-
che avca egli fcoperto d'elTere ftato calunniato preflb di Giuftiniano
Augulto, quafichè egli meditafle di fai fi padrone delle Provincie in
si poco tempo conquiftatc . L'andata fua dillipò quelle nebbie. Fu
egli introdotto in Collantinopoli nionfalmentc, come ne' Secoli ad-
dietro Ci praticava in Roma. Prcicntò all' Imperadore non folo Geli-
mere e i prigioni Vandali, ma eziandio le immenfe ricchezze, afpor-
rate dall'Affrica, e fpezialmcnte i vafi antichi del Tempio di Saio-
Tom. HI. S s mone.
32-2, Annali d' Italia.
Era Volg. mone, che appreflb furono da Giuftiniano inviati alle Chiefe di Ge-
ANNOJ34. rufalemmc. Fece Giuainiano fentiie la fua liberalità a Gelimerc, con
afTegnargli molti beni nella Galazia, raa non gli fu già conferita U
dignità di Patrizio, perchè coftui non potè indurfi giammai a rinun-
ziare all' Arianismo. A qucfte allegrezze fuccederono delle triftezze>
imperocché non sì to'fto fu partito dall'Affrica Belifario, che i Mori
fi ribellarono, e Salomone lafciato quivi per Governatore ebbe molto
da fare a foftenerfi ; ed ancorché in una battaglia deffe loro una rotta,
pure i medefimi fi rimettevano predo in forze, e feguitavano a far
tefta. Finalmente andarono in fumo tutti i loro sforzi. Intanto anche
in 'Italia cangiarono faccia gli affari, perchè il Re Ataìarìco mancò
di vita in queft'Anno. Giacche Amcilafunta fua Madre era (lata for-
zata ad allevarlo, come vollero i Goti, egli sfrenatamente fi era dato
in preda alla luffuria, alla crapula, e ad altri Vizj, per gli quali con-
(a") Procof. traffc una lunga malattia, che il conduffe in fine al fepolcro {a). Al-
deBell. Gì- lora fu che Amalafunta, temendo di cadere affatto, cominciò fcgre-
thic. Ub. I. tamente a trattare con Giuftiniano Augufto di rinunziargli 1' Italia,
«"/• 3- e Ji ritirarli a Coftantinopoli . Ma non illette poi falda in quello pen-
Cxcro . Teodato ^ o fia Teodoto^ Figliuolo del primo matrimonio di Ama-
lafrida Sorella del fu Re Teoderico, menava allora vita privata in To-
fcana, dove poffedeva di gran beni, uomo ben iftruito nelle Lettere
Latine e nella Filofofia di Platone, raa dappoco, ignorante nell'arte
militare, e ftraordinariamente dato all'intercffe, aveva egli fatto non
poche eftorfioni e prepotenze in que'paefij e per gli ricorfi e do-
glianze di varj particolari chiamato a Ravenna era ftato proceffato,
ed obbligato a reftituire il mal tolto: perlochè odiava a morte Ama-
lafunta. Cominciò anch' egli fegretamence un trattato con Giuftiniano,
per farlo padrone della Tofcana . Non andò più oltre l'affare, per-
chè Amalafunta, parte per paura, che i Goti abbandonata lei, fi vol-
ge ffero a Teodato, unico germoglio della Famiglia Amala, parte per
ifperanza di cattivarfi l'animo di coftui con un gran benefizio, il
chiamò a Ravenna, e gli propofe di farlo Collega nel Regno, pur-
ché promettefTe di portare bensì il nome di Re, ma di lafciare in
fatti profeguir lei nel comando. Quanto ella volle. Teodato giurò di
efcguire .
(b) Calfiod. Salito che fu Teodato fui trono, non men egli, che Amalafunta (^)
l. IO. Epift. ne fcriffero a Giuftiniano Augufto, con pregarlo di continuar la pace
I- C5' 2- con loro. Ma durò poco la fefta. Teodato ridendofi delle promeffe
fatte , e fol ricordevole delle procedure precedentemente contra di lui
fatte, uniffi co i nemici di Amalafunta, fece levar la vita ad alcuni
(e) Jordan, de' fuoi aderenti, e in fine cacciò lei fteffa in efilio (0, confinandola
de Reb. Gè- in uii' Ifoletta nel Lago di Bolfena, dove la mifera da lì a poco per
m'crf/or comandamento, o pure con faputa di effo Teodato, fu ftrangolata da
Turonenfi! ' ' parenti di que'Goti, ch'ella avea nel tempo del fuo governo fatti
i;i. 3. 0. 31. privare di vita. Gregorio Turonenfe (-0 mal informato di quefti affa-
ri, racconta una diceria, che dovca correre per le piazze, ed ha tutta
la
Annali d' Italia. 313
la ciera d'una Fola, ma che nondimeno potrebbe contenere qualche Era Voi».
vclligio di verità. Raccanta, dico, egli, che dopo la morte di Teo- ANN0534.
derico reftò in vita Anafleda Moglie di lui, e Sorella di Clodoveo
Re de' Franchi, con una Figliuola. Dee intendere di ^mala/untarmi
fenza dir parola di Atalarico. Quella Figliuola fi diede in preda ad
un fuo Famiglio, appellato Traguilla, e con effb lui fcappò in una
forte Città. Bifognò mandare un efercito per levarla di là, e ridurla
a cafa: il che l'eguì dopo aver tolto di vita il fuo Drudo. Irritata la
Figliuola, pofe del veleno nel Calice, da cui dovea bere la Madre
nella Comunione Eucariltica. Erano effi tutti Ariani. Morì fua Ma-
dre, e i Goti fdcgnati centra della Figliuola parricida, eleflcro in Re
loro Teodato, il quale in un bagno fommamente rifcaldato la fece mori-
re. Aggiugae, che i Re de' Franchi Childeberto, datario , e Teodeberto
fecero querela di quefto col Re Teodato, minacciandogli la guerra >
e che Teodaio li placò e fece tacere con un regalo di cmquanta mila
feudi d'oro. Cosi il Turoncle. La verità fi è, fé pur s'ha da credere
a Procopio, che difpiacque forte all' Imperador Giufliniano l' ingrati-
tudine e crudeltà di Teodato contra di una Principefla, che fin' allora
avea mantenuta sì buona corrifpondenza coli' Imperio d'Oriente. Ma
dall'altro canto fi rallegrò in fuo cuore, perchè la fortuna gli avefic
fommini (Irata così pLauGbil ragione di muover guerra a i Goti, cioè
una congiuntura tanto da lui dcfiderata di potere ricuperar l'Italia.
Covò egli quefto penfiero nell'Anno prelente, ma con fare gli op-
portuni preparamenti pel fuficguente} e intanto dalle Lettere di Caf-
fiodorio fi ricava avere Tcodato ricevuto di belle parole da Giufti-
niano, il quale s' infinie per un pezzo di non fapere l'iniquo tratta-
mento fatto ad Amalafunta, ma fenza dar ficurezza alcuna di pace. *
Perlochè Tcodato di nuovo fpedì altri Ambalciatori a Giuiliniano, e
la Regina Gundelina fua Moglie anch' ella fcrifle a Teodora Augulta,
con anfietà di afiicurar fra di loro il nodo di una buona amicizia . JNiuna
apparenza di verità ha ciò, che il fuddetto Procopio nella Stona fe-
grcta di Giuftiniano lalciò fcritto, cioè che Teodato fece morire Ama-
lafunta per configlio di Giuftiniano, iftigato a ciò da Teodora Augu-
fta, che avea conceputa gelofia in ilcorgere l'anlìetà del Marito per
vedere Amalafunta in Coftantinopoli, temendo, ch'ella poteflè torle
la mano nel cuore di lui. Ancorché fi fia già da noi veduta la pub-
blicazione del Codice di Giuftiniano, fatta nell'Anno yip. pure nel
prefente fu ripubblicato quel Libro con vane giunte e mutazioni, e
tal quale noi ora l'abbiamo. Se in Oriente era tutto rivolto l'animo
di Giuftiniano a dilatare i confini dell'Imperio, non era minor la fete
ne i Re de' Franchi. Per appagarla non ii perdonava a tradimenti e
fcelleraggini , né fi teneva ficuro l'un Fratello dell'altro. Miravano W ^"^lanus
eflx con occhio insoido il confinante Regno de' Borgognoni, e ocr ■f^'^'"""''f-
ingoiarlo, lecondoche s ha da Mano Aventicenfe (a), s unirono in- (b") Gregor.
fieme nell'Anno prefente Childeberto, datario, e Teodeberto Figliuolo Turonenfis.
del Re Teoderico o fia Teodorico. Gregorio Turonenfe W, e Frc- '■ 3- '^P-
S s i dega- "■
Era Volg.
A N NO 534.
(aj Fred:-
garins in E-
piji. <:. 37.
(b) Baro».
Annal. Ucci.
(e) Hijlor.
Mìfcella
Uh. 16.
(d) Calfiod.
l. IX. Efift.
»7.
32,4 Annali d' Italia.
dcgario (■«) fcrivono, che folamcnte Childebcrto e dotarlo imprcfero
la guerra centra de' Borgognoni, e che Tcoderico lor Fratello non vi
volle intervenire . Ma (cmbra ben più fondaco il racconto di Mario .
Vedremo fra poco, che Teodcbcrto di lui Figlio mandò in Italia de
i Borgognoni, fegno che anch'egli entrò a parte della conquida. La
conclufione fu, che quei Re fi mifero all'afledio della Città di Au-
tun, ruppero in una battaglia Gtdomaro Re de' Borgognoni, e diven-
nero con ciò padroni di quel Regno, che abbracciava allora il Lio-
ncfe, il Dclfinato, la Borgogna moderna, ed altri paefi, ch'eflì divi-
fero fra loro. Credefi, che in queft' Anno termiinafle i fuoi giorni Teo-
dertce fuddetto. Fratello d'effi Re, con avere per fuo fucccflbre il men-
tovato Tcodcberro fuo Figliuolo. E' di parere il Cardinal Baronie W,
che anche nell'anno prclcnte appartenga la terribjl Careltia, di cui
parla D izio Arcivefcovo di Milano nella Storia Mifcella (f), deducen-
dolo da una Lettera C^) fcritta da CaJJìodorio Prefetto del Pretorio in
qucfti tempi al medefimo Dazio, per fignificargli il foccorfo di pani-
co, deftinato dal Re in fovvenimento de' Popoli. Ma più probabil-
mente la Carcftia rammentata da cflb Arcivefcovo appartiene all'anno
f 58. Per altro da altre Lettere del medefimo Caflìodorio apparifcc af-
flitta l'Italia ancora in queft' anno dalla Careftia, e qual provvifione fi
faceffc per aiutare i Popoli in si fiera congiuntura .
Anno di Cristo dxxxv. Indizione xiii.
di Agapito Papa i.
di Giustiniano Imperadorc p.
di T EODA To Re 2.
Confole i Flavio Belisario, fenza Collega.
(e) Pagius
Crìi. Baro»,
ad hnnc
Jlnnum .
IN ricompenfa delle gloriofe azioni di Belifaris^ fu a lui in queft'
anno conferito 1' onore del Confolato . Niun Confolc fu creato in
Occidente, perchè già s'erano cominciati ad imbrogliare gli affari tra
Giujliniano Augufto e il Re Teodato. E da qui innanzi per quefta ra-
gione ceffarono affatto i Confoli Occidentali . Pofe fine nel prefentc
anno a i fuoi giorni Papa Giovanni II. e la fua morte vien riferita dal
Padre Pagi (0 al dì z/. di Maggio. Ebbe per fucceflbrc nel Ponti-
ficato Agapit» Arcidiacono, Romano di patria. Lulìngavafi tuttavia il
Re Tcodato coli* andar mandando Ambafciatori e Lettere di poter pa-
cificare r Imperador Giuftiniano, che Ti moltrava fdcgnato non poco
per la morte data alla Regina Amalatunta, attribuendo ad ingiuria pro-
pria l'aver privata di vita una PnncipeHa, che era fotto la fua pro-
tezione. Ma s'avvide in queft' anno quanto foflcro fallaci le fperanze
fue.
Goth. tii>. I.
(. 5.
Annali d' Italia. 3x5
fuc. Giuftiniano, a cui non era ignoto, come fofTc vii di cuore e ti- Era Volg.
morofo il Re Teodato, e che i Popoli Cattolici d'Italia amercbbono ANN0535.
più il comando di un Principe Cattolico, che de' Goti Ariani: {a) fi- (a") pri>cep.
nalmente alzò la vi fiera, e fpinfe la Flotta Tua, comandata dal vaio- ^' -f'';'
rofo e faggio fuo Generale Bclifario addofTo alla Sicilia, ch'era allora
della giurifdizionc de' Goti, con fingere di paHare in Affrica. Non piiì
che circa otto mila armati tra Fanti e Cavalli venivano su quella Flot-
ta: del che fi maravrglierà chiunque è avvezzo a vedere con quanta
gente fi facciano le guerre e gli aflcdj de'noftri tempi. Ordinò pari-
mente Giuftiniano a Mondo, o fia Mundonc, fuo General dell'armi
nell'Illirico, di pafTar colle fue genti in Dalmazia, e di ridurre, fé
fi poteva, alla fua ubbidienza Salona Capitale di quella Provincia. Ne
contento di ciò, perche ben' apprendeva le forze de' Goti, fcriffe a i
Re Cattolici de' Franchi, affine d'indurii ad una Lega offenfiva con-
erà de' medefimi Goti, facendo valere il motivo della Religione, ed
accompagnando le premure fue con un regalo di molta moneta, e con
promeffa di molto più , fé feco fi univano a i danni de' Goti . Volen-
tieri accettarono effi un tale impegno. Riufcì a Mundone, giunto che
fu nella Dalmazia, di sbaragliare in un conflitto quanti Goti gli vol-
lero contraltare il palio. Afl'alita poi Salona, in pochi giorni la co-
ftrinle alla refa: con che la Dalmazia venne in potere di Giuftiniano.
Non fu men favorevole a Bclifario la fortuna in Sicilia. Sbarcata la
fua gente, venne tofto alla i'ua divozione Catania, poi Siracufa, e di
mano in mano tutte l'altre Città di quella felice Ifola, a riferva di Pa^
Icrmo, in cui il prefidio Gotico moftrò di volerfi bravamente difen-
dere. Ma entrate nel porto le navi Greche, ed ofTervato, che gli al-
beri d'elTe fopravanzavano l'altezza delle mura della Città, fece Bcli-
fario tirar lafsù un gran numero d'arcieri, che colle faette offendeva-
no i difenfori, in guifa che non paflarono molti giorni, che la Città
capitolò la refa. Però fenza gran fatica pafsò tutta la Sicilia fotlo il
dominio di Giuftiniano, vantaggio confiderabile per la meditata im-
prcfa d'Italia, effendofi in quefta maniera tolto a i Goti il granaio,
da cui erano foliti di cavare i grani loro occorrenti pel bifogno della
ftclTa Italia. Con quefta felicità terminò il primo anno della guerra
Gotica i e Bclifario, che avrebbe dovuto deporre il fuo Confolato'in Co-
ftantinopoli, nell'ultimo di dell'anno fece la folcnnità di quella fun-
zione entrando in Siracufa, con ifpargcre monete d'oro al Popolo,
tutto feftofo, per trovarfi libero dal giogo de' Barbari . Attcfe in quc-
fti tempi r Imperador Giuftiniano a rimettere in buono ftato le Cit-
tà e Chiefe dell' Aft'rica, dove fece non poche fabbriche. E perch'egli
fi volea moftrar grato e benefico verfo la Patria fua, che era un pic-
ciolo Luogo appellato Taurefio nella Dardania, o fia nella Mefia fu-
periore (i): quivi fabbricò una bella Città con canali d'acqua. Chic-
fé, palagi, portici larghi, piazze pulite, bagni, ed altri comodi ed or- ^^|r^ '%»-'
namcnti pubblici > e a quefta Città pofe il nome di Giujliniana Pri- jiinim. l. /^.
ma, eoa aver poi impetrato da Papa Vigilio, che al Vefcovo d'efla,
come
3i6 Annali d' Italia.
Era Volg. come a Metropolitano, foflcro fottopofte le Chiefe delle due Dacie,
Annos3<5. della Mefia fupenorc, e della Pannonia. ElTendo mancato di vita in
queft'anno Epifanio Vefcovo di Coftantinopoli, per opera di Teodora
Augufta, empia ed iniqua Donna, fu eletto fuo (ucceflbre ^«?mo Ve-
fcovo di Trabifonda, Eretico coperto, che durò poco in quella Sede.
Anno di Cristo dxxxvi. Indizione xiv.
di Silver IO Papa i.
di Giustiniano Imperadore io.
di V iTiGE Re I.
fenza Confoli,
FU fegnato l'anno prefente in Oriente colla formula Pefi Confida-
tum Flavii Belifarii . E in Occidente con quella di Pofl Confula-
tum Paulini Amo II. Era il Re Teodato allevato fra gli lludj delle
Lettere, ed inefperto affatto nel meftiere dell'armi; portava anche in
petto un cuor di Donna j e la fua Platonica Filofofia gì' ifpirava fola-
mente l'amor del ripofo, e non già il coraggio neceffario per fofte-
nere una guerra, e far fronte a i pericoli. Ora a quello coniglio, oc-
cupata che fu la Sicilia da i Greci, cadde il cuore per terra; e tro-
(a) PrHop. vandofi in Ravenna Pietro Ambafciatore di Giuftiniano (<«), da folo a
Ae Bel. Got. {q\q trattò feco delle maniere di pacificar l'irato Augufto, e di tron-
Itb. I. e. 6. ^jjj.p -j (;o,.fo all'incominciata guerra. Tra loro fi convenne, che Teo-
dato cederebbe ad ogni fuo diritto fopra la Sicilia; manderebbe ogni
anno all' Imperadore una Corona d'oro di pcfo di trecento libre; eli
darebbe tre mila Goti al fuo fervigio, ogni volta, che li richiedere >
non farebbe lecito a Teodato di far morire alcun Sacerdote (che Ve-
fcovo vorrà qui fignificare), o Senatore, né di confifcare i lor beni,
fenza l'approvazion dell' Imperadore; al quale eziandio fi dovea ricor-
rere, qualora fi volcfle promuovere alcuno alla dignità di Patrizio, e
di Senatore; che nelle acclamazioni ufate ne gli Spettacoli e ne' Giuo-
chi Circenfi, prima fi augurafle felicità all' Imperadore, ed apprelTo a
Teodato i ne fi poteflcro alzare ftatue in onore del Re, fé non unita-
mente con quella di Giuftiniano; e a quefta ancora fi deflc la man di-
ritta. Con quefti patti, creduti fufficienti a calmare lo fdegno Impe-
riale, fu rimandato 1' Ambafciatore a Coftantinopoli. Ma appena arri-
vato ad Albano, fu richiamato indietro a Ravenna. Teodato dubitan-
do, che non fi appagafle Giuftiniano di quanto s'era convenuto, e pa-
rendogli la guerra una montagna, che gli fi rovefciafle addoflb, volle
di nuovo udire su quefto i fentimenti dell' Ambafciatore. L'accorto
Pietro maggiormente gì' inculcò come inevitabile la guerra, e fecola
di lui rovina, tanto che l'indufle a dire, che fé non foflcro piaciute le
pri-
Annali d' Italia. 3x7
prime propofizioni, egli era difpofto a cedere tutto il Regno, purché Era Vo'g.
GiulHniano gli affegnaffe beni capaci di dare una rendita annua di mille Annoj3ó,
e dugento libre d'oro. Con quella conclufione Pietro fi rimifc in viag-
gio . Tuttavia per meglio afTicurarfi Teodaio, che riufcifle bene il di-
iegno, obbligò Papa /Agapito ad andartene anch' egli a Goftantinopoli,
per trattar di pace con Giuftiniano . Procopio folamente fcrive, aver
egli fpedito in compagnia di Pietro Rujiico^ uomo Romano, ed uno
de' Sacerdoti , fuo intrinfcco amico. Crede il Cardinal Baronio, che
Agapito potefle anche portare il nome di Rujìko . Ma fé Procopio aveflc
intelo di parlare d'un Pontefice Romano, avrebbe adoperato altre pa-
role. Parmi più verifimile, che Agapito o prima, o dopo di Pietro,
andatTe d'ordmc del paurofo Teodato a proccurare un qualche aggiu-
ftamento con Giuftiniano. Liberato Diacono {.à) ci fa fapere, aver Teo- fa) ^'htrat.
dato fcritte fulminanti Lettere al Papa, e Senato Romano, minaccian- '" ^''«'^''"■•
do di far uccidere tutti i Senatori, e le lor Mogli e Figliuoli, fé non ^"
fi adoperavano per far defiftere l' Imperadore dall' invafion dell'Italia;
e che per qucfto il Papa andò Ambafciatore a Goftantinopoli . Per far
quefto viaggio, trovandofi il buon Pontefice fenza danari, fu coftretto
ad impegnare i vafi facri : particolarità a noi confervata in una Lette-
ra di Caffiodorio (^), in cui ordina a i Teforieri del Re di reftituire (b) Caffmà.
effi vafi alla Bafiiicadi San Pietro. Giunto Papa Agapito a Coftantino- '• '2.. Efìfl.
poli, fu onorevolmente accolto da Giuftiniano, ma non potè indurlo ad *°'
entrare in trattato di pace, allegando egli d'aver fatto di grandi fpefe per
mettere infieme quell'Armata, e di non voler averle buttate. Tanto
bensì fi adoperò con eflb Imperadore, che gli venne fatto di deporre
Antimo dal Patriarcato di Goftantinopoli, perchè contra i decreti de'
facri Canoni trasferito da una Chiefa ad un'altra, e molto più perchè
convinto di fomentar dottrine ereticali (0 . In fuo luogo fu eletto Men- (e"! Anaftaf.
na, buon Cattolico, e degno di quella illuftre Sedia. E tutto ciò av- ^'kl'o'^i^-
venne, ancorché Teodora Augufta facefle ogni poffibile sforzo per fo- '" ^"■-^i'^'
ftener Antimo, e con efibizion di regali, e con varie minacele tentafle Z^' H//?m<
di rimuovere il Papa dall' abbattere quefto fuo Favorito. MifcelU
Arrivarono in quefto mentre a Goftantinopoli Pietro e Ruftico,^'^- '"^■
che efpofero le prime propofizioni del Re Teodato C»^), e veggendo (d) Proco^.
coftante Giuftiniano in volere la guerra, sfoderarono le ultime, cioè la ''' -B*';- Gur
ceffione del Regno. Allora Giuftiniano tutto lieto non fi fece punto '^'^/ <''' ''
pregare ad accettarle; e non tardò a rifpedire in Italia lo fteftb Pie-
tro^ ed Atanafio^ con ordine e facultà di fegnar quella capitolazione.
Vennero amendue a Ravenna, ma ritrovarono mutato di penfiero Teo-
dato, e fé fteftì burlati. La cagion fu, che avendo egli inviato in Dal-
mazia un buon efercito, per riacquiftare Salona, in una zuffa reftò
morto Mauricio Figliuolo di Mondo Generale braviflìmo di Giuftinia-
no in quelle parti. Ufcito poi di Salona lo fteflb Mondo, sbaragliò
bensì i Goti, ma nell' infeguire i fugitivi vi lafciò anch' egli la vita.
Quefto avvenimento rimife l'anima in corpo a Teodato, e comincian-
do c^li oramai a concepire delle fperanzc di maggiori fortune, fi nfe
de
31? Annali d' Italia.
Eh A Vo1g. de gli Ambafciatori Ccfarei, e nulla volle attenere di quanto avea dian-
A>wo 530. zi prornefTo . Informato poi di tutto con lettere l' Imperadorc, diede
ordine a Belifario di portar la guerra in Italia, e fpedi CoJìaKziano fuo
Contcftabile con un'Armata navale verfo Salona, la quale fu m breve
rimeffa con tutta la Dalmazia e la Liburnia fotto il dominio CeCareo j
e i Goti co i lor Capitani fé ne tornarono a Ravenna. All'intrepido
Papa jigapito intanto non ballò di avere deporto Antimo; certificato
ancora dell'empietà e guada credenza di Severo, che avea in addietro
ufurpato il Vcfcovato d'Antiochia, e di Pietro, Zoara, ed Ifacco,
anch' edì Eretici, tutti rifugiati in Coftantinopoìi fotto l'ali di Teodo-
ra Augurta, protettrice di fimi! gente, fi (ludiò di farli cacciar fuori
della Città. Ma in mezzo a tanto fervore venne la morte a rapire que-
llo fanto Pontefice nel dì 21. d'Aprile. Un funtuofifTimo funerale gli
fu fatto in Coftantinopoli, e pofcia trafportato fu il corpo fuo in
una cada di piombo a Roma nel fufTeguente Ottobre, e fcppcilito
nella Bafilica Vaticana. Giunta a Roma la nuova della morte di ef-
fo Papa, fi raunò il Clero e Popolo per l'elezione de! Succeflbre . Ma
premendo non poco al Re Tcodato , che in tempi si torbidi fof-
fe conferito il Pontificato Romano a qualche perfona a sé bcn'aflctta,
(a) Anafiaf. c non già inclinata a favorir Giuftiniano Augnilo («), propofe con fuc
Bihliothet. lettere Siìverit Suddiacono, Figliuolo del fu Papa Ormifda, cioè per
»» ^i'" *»'- quanto fi può credere, nato di legittimo matrimonio da lui, prima
■vtrit. d'eflere alTunto a i facri Ordini, e al Pontificalo. Erano accompagna-
te le Lettere di Tcodato da minaccic, fé non veniva cfcguita la fui
volontà; e però quantunque alcuni del Clero ripugnaffcro, ne voieflc-
ro fofcnvere il decreto dell' elezione, pure Silverio fu eletto (credcfi
nel di 8. di Giugno) e dappoiché fu confecrato, anche i ripugnanti
per paura fottofcrifl'ero ed approvarono il fatto. Aveva il Re l'eoda-
(b) Jordan, to inviato Ebrimuto^ chiamato Eurimondo da Giordano Storico (iJ,fuo
«V Regnor, (jcncro. Marito di Teedenanta fua Figliuola, con un buon nerbo di
^'*"'"- gente a Reggio di Calabria, affinché fi ftudialfe d'impedire il paflag-
gio della Sicilia in Italia all'armi Imperiali. L'induftiiofo Belifario ftp-
pe far tanto con fcgrete ambafciate e magnifiche promcfle, che gu i-
<lagnò l'animo del Comandante Goto; e però fenza veruna oppofizit)-
•nc pafsò da Meflìna a Reggio. Quivi dichiaratoli del fuo partito Ebri-
■tnuto co'fuoi fcguaci, fc n'andò pofcia a Collantinopoli, dove, oltie
ad altri onori, ccnfeguì la dignità di Patrizio. Concorfero gli abitan-
ti della Calabria con allcgrifhmi volti a Beliiario, come a lor libera-
tore} e qucfto buon accoglimento gli fu fatto per dovunque egli pai-
fava, finché giunfe alla Città di Napoli, al'ora non cosi grande come
oggidì, ma fortificata e guernita di un buon prefidio Gotico, che s'i-
rà preparato alla difcfa. Bifognò aflcdiarla per mare e per terra, e co;--
tuttochè vi s'impiegafle gran tempo, e fi dcffcro varj aflalti, ad altro
non fervi, che a fagrificar la gente per la gagliarda refi (lenza, che f..-
ccvano i Goti. Già cominciava l'annoiato Belifario a meditare di voi-
gerfi altrove, difpexaado di ridurre quella Citta alla fua ubbidienza,
quan-
Annali d' Italia. 319
quando la buona ventura gli prefeniò perfona, che fi efibì d'aprirgli l'a- Era Volg.
dito della Città per un acquedotto, baftando folamente slargare il bu- ANN0536.
co del marmo, per cui l'acqua paflava fuori d'effa Città. Così fu fat-
to, e per queU'angufto fito avendo Bclifario una notte fpinti in Napo-
li quattrocento foldati con due trombetti, e dato nel medefimo tempo
l'aflalto, fé ne fece padrone. Mirabil cofa fu dipoi nell'anno i44Z.chc
Alfonfo Re d' Aragona per un fimile, o per lo llefTo Acquedotto s'im-
padronì della racdffima Città di Napoli . Non potè o non volle
Belifario impedire il facco della mifera Città . Procopio intento fola-
mente a raccontar ciò, che può far onore a Belifario, di cui an-
che in quella guerra fu Segretario, fi sbriga in poche parole dalla dc-
fcrizion di quella Tragedia, con dire dipoi, che nel furore del facco
Belifario, montato in bigoncia, sfibbiò una bella orazione a i foldati,
per farli defiltere dal maggiormente incrudelire, e che pacificatili fc'
ce rendere a i Napoletani i lor Figliuoli e le Mogli, che nulla avea-
no patito di forza da que' tanti mafnadieri . Merita ben più fede l' Au-
tore della Mifcella W fcrivendo, che non folamente fopra i Goti, ma W aìfian
anche fopra i Cittadini, sfogarono la rabbia loro i vincitori, fenza per- ^'/■^"'i*
donare né a fefib, ne ad età, e né pure alle facre Vergini, e a i Saccr- ' * ' '
doti di Dio, con uccidere i Mariti in faccia alle Mogli, col condur-
re fchiavi le Madri e i Figliuoli, e con faccheggiar tutte le cafe, e
tutte in fine le facrofante Chiefe. Di maniera che giunto poi Bclifa-
rio a Roma, fu acremente riprefo da Papa Silverio per tanta ftrage e
crudeltà ulata contra de'miferi Napoletani j e riconofcendo egli il fuo
fallo, tornato, che fu a Napoli, e trovandola priva quafi affatto di
abitatori, s'mgcgnò di ripopolarla con farvi venir gente da' tutte le
Città e Luoghi vicini .
A quelle nuove il Re Teodato fpedi l' efercito de' fuoi Goti nel-
la Campania fotto il comando di Fitige, valorofo Capitano, che gran
faggio di fua bravura a*^ea dato nelle battaglie de' Goti contro i Ge-
pidi a' tempi del Re Teodcrico. Raunaronli coftoro ad un Luogo ap-
pellato Rcgeta, trentacinque miglia lungi da Roma, e quivi detellan-
do la dappocaggine di Teodato, che non ofava d'ufcirein campagna,
e fofpettando intelligenza di lui con Giuftiniano Augnilo, per tradire
e diftruggere il Regno Gotico: all'improvvifo acclamarono per loro
Re lo itcllb Vitige . Ciò intefo da Teodato, che a mio credere (\ tro-
vava in Roma, colla maggior fretta poffibile s'incamminò alla volta
di Ravenna; ma fopragiunto nel cammino da un certo Ottari fuo ne-
mico, che fpeditogli dietro da Vitige, meglio dovette adoperar gli
fproni, fu gittate da cavallo, e privato di vita. Afficurato di ciò Vi-
tige, e fatto imprigionare Teodegifclo^ Figliuolo d'cffo Teodato, pen-
so dipoi, perche non avea tali forze da potcrfi opporre a Bclifario,
trovandofi allora il nerbo migliore de' Goti nella Gallia e nella Vene-
zia, o per altri motivi, di temporeggiare, e di ritirarfi a Ravenna, per
difporre ivi meglio la difcfa del Regno, con lafciare intanto quattro
mila de' fuoi alla guardia di Roma, e Leuderi uocno prudente alla loro
Tm. ///, Tt teila.
330 Annali d' Italia.
Eh* VoJg. tefta. In Ravenna forzò Matafunta Figliuola d' Amalafunta ad acect-
Anno J36. tarlo per Marito, a fine di ftabilirfi meglio nel Regno, imparentan-
dofi col fangue di Teoderico . Pofcia fpedì Ambafciatori a Giultinia-
no, per tentar pure, fé poteva ottener la pace. Ma non potè punto
fmuovere l'animo Imperiale, troppo anfiofo, e già pieno di fperanza
di riacquiftar tutta l'Italia. Intanto fi diede Vitige a raunar gente ed
Pio Epifi ^"^^^ ^^^'' ^ perciocché Teodàto Tuo anteccflbre tra per non tener im-
3i. pegnatc nella Gallia tante foldatefche, e per tirare in una lega difcn-
fiva ed offenfiva i Re de' Franchi, aveva efibito di cedere a i raedefi-
' mi tutto quanto pofledevano nella Gallia gli Ollrogoti : Vitige anch'
egli profeguì e conchiufe con eflì quello trattato. Colla ccffionc fiid-
dctta, e con pagar loro venti mila feudi d'oro, promifero e giuraro-
no i Re Childeberto ^ Tevdel/erto, e dotarlo di aiutar Vitige nella dife-
fa del Regno d'Italia. Se quella lega fatta con Principi, a' quali nul-
la coftavano i giuramenti, riufciffc profittevole a i Goti, in breve ce
ne avvedremo. Certo è bensì, che allora i Re Franchi lenza fpefa e
fatica alcuna entrarono in pofleflo di tutta la Provenza, e di quanto
di là dall'Alpi era di ragione de gli Oilrogoti, e divifero fra loro quel-
le Provincie: con che divennero padroni di tutta la Gallia, a riferva
della Linguadoca, in cui feguitarono a fignoreggiare i Vifigoti, e del-
la Bretagna minore, che aveva i fuoi Duchi, Re talvolta ancora ap-
pellati. Intanto Belifario, lafciato un lufRciente prefidio in Napoli, e
in Cuma, che erano le due uniche Città della Campania atte ad efler
difefe, mife in marcia l'armata fua verfo Roma, e per iftrada ricevet-
te un' Ambafciata de' Romani, che gli offerivano la refa della Città,
giacché non Ci fentivano voglia di provare il crudel trattamento, toc-
cato a i raiferi Napoletani. A dirittura dunque camminando a Roma,,
trovò aperta una Porta, per cui pacificamente entrò, mentre che per
un'altra ufciva la guarnigione Gotica, accortafi di non poter difende-
re la Città con sì poca gente contro il volere de' Cittadini. Rimafe
nondimeno prigione (forfè con fcgreto concerto) Leuderiìoto Capita-
no, che infieme colle chiavi delle Porte di Roma fu inviato da Beli-
fario all'Iraperador Giultiniano. Attefe dipoi Bclifario a fortificar Ro-
ma con riparar le mura cadute, cignerle di una larga e profonda fof-
fa, fabbricar merli, e fare ogni altra provvifion da difefa, ben preve-
dendo, che i Goti, raunato tutto il loro potere, verrcbbono a trovar-
lo-, fenza eh' egli avelie forze da alpectarli in campagna .
f> ^^^ %
A/*^
Ann»
6
Aknali d* Italia. 331
Anno di Cristo dxxxvii. Indizione xv,
di S I L V E R I o Papa 2.
di Giustiniano Imperadore 11.
di ViTiGE Re ^,
fenia Confoli.
IN Oriente fu fcgnato il prcfcnte anno colla formola Pofi Confulatum Era V0I5,
Belifarii Anno //. In Occidente coli' altra Pofi Cenfulatum Paulini Ann 0537.
Anno 111. Belifario intanto fpedì Cojìantino con un corpo di gente ad
occupar Narni, Spoleto, e Perugia. Per impedire quelli progreiTi («), (a) P^oaf.
Vìt'tge anch' egli inviò un altro corpo di gente a quella volta, e fcgui %^'^!',^'^
ne' Borghi di Perugia una zuffa fra loro , nella quale i Celarci reltaro- f^t'i^' *'
no tupcriori. Vitige avvifato di qucfto fucceiro, giudicò neceflario il
muovcrfi in perlbna. Prima inviò Afinario^ ed i///^?/^/<> con un grande
cfercito verfo la Dalmazia, con ordme di afpettare un rinforzo, che
5I1 fi faceva fperare dalla Svevia, e pofcia di portarfi all'all'edio di Sa-
ona j al qual fine deftinò ancora molte navi lunghe . Fu in fatti polto
l'aflcdio a quella Città per terra e per mare, ma vi fi trovò una vi-
gorofa difefa per parte di Cefianziano Generale dell' Imperadore. Poltia
fi mife in marcia lo lleflb Re Vitigc alla volta di Roma col fuo efer-
cito, che Procopio fa confi llerc in cento cinquanta mila perlone tra
cavalli e fanti . Erano i cavalieri per la maggior parte Corazzieri . Non
farebbe impoflìbile, che Procopio avefle accrefciuto di molto il numero
delle truppe Gotiche, per maggiormente efaltare il fuo Generale, che
con tanto meno fece refi ftenza a quefto torrente. Pacarono felicemen-
te i Goti di là dal Fiume Tevere, e quivi fi attacco una fiera batta-
glia co i Greci, in cui Belifario ttelTo più da Ibldato, che da Gene-
rale combattendo, rifpinfe più d'una volta i nemici, con htirarfi in-
fine dopo una grande Itrage di quelli, entro le mura di Roma. Fu
llretta la Citta con un forte afledio dall' cfercito Gotico, che proba-
bilmente non era in tanta copia, come poco fa ci diede ad intendere
Proc3pio, confcflando egli (^), che non jote cingerla tutta per ia gran- (b) Proctf.
dczza della Città. Tagliarono i Goti tutti gli Acquedotti intorno ad ^' ^'H-
ella Città} impedirono i mulini, che macinavano il grano. A tutto ^''*' ^'*' ''
provvide l'indcfelfo Belifario. Coll'ufo de gli arieti, delle teftuggini, ''^^' ^^'
ed altre macchine fi diedero i Goti a travagliar le mura ; entrarona
anche nel Vivaio j ma con loro gran perdita furono rilpinti. Comin-
cio intanto a fentirfi in Roma la famcj e però Belifario a fin di falvarc
i viveri per chi era neceflario alla difefa, ordmò, che tutte le donne ,
i fanciulli, ed altre perfone inutili uiciflcro della Città, ed imbarcate
pel Tevere pafiaflcro a Napoh, in Sicilia, ed altrove. Il che fu cfe-
T t z gui-
Eh A Volg.
If.iuo 537.
(a) t'iherat.
in Srevìar.
(b) Precop.
dt Bill.
Goth. l. I.
*af. 14,
^c) 'Barcn.
Annal. Ett,
^1% Annali d' 1 t a l i a."
guito, fenza che fi provafTe oppofizionc dalla parte de' Goti. Scriffc
pofcia all' Impcradore con ragguagliarlo di quanto andava fuccedendo,
ed infieme con pregarlo vivamente d'inviargli il più prefto poffibile
un buon foccorfo di gente e d'armi: altrimenti farebbe inevitabile la
rovina de gli affari, e del credito di Sua Maeftà in Italia.
Durante quello affcdio, fuccedettc un' cfecrabil rivoluzione nella
Chiefa Romana, di cui fu cagione l'empietà ed avarizia di Teodora Au-
gufta, efecutorc Belifario^ che più capital facea della grazia d'cfTa
Imperadrice, che di quella di Dio. Racconta Anaftafio Bibliotecario
avere cfla Augnila fcritto a Papa Siherio, con pregarlo iftantementc
d'andare a Coftantinopoli, o almeno di rimettere nella Sedia Epifco-
pale di Coftantinopoli ^k/;>«(J deporto , e già rictìnofciuto per Eretico .
Lette quefte Lettere l'afflitto Papa ben previde, che gli fi preparava
una gran tribulazione, a cui fuccedcrebbe anche la fua morte . Rifpofe
di non poterla ubbidire per conto alcuno, traitandofi d'un Eretico,
per non mancare tropo fconciamente al facro fuo miniftero. Allora l'a-
dirata Principefia trattò con /^zj/Z/o Diacono della Chiefa Romana, che
era reftato in Coftantinopoli dopo la morte di Papa Agapito, e feco
concercò la depofizion di Silverio, e 1' efalrazione al Pontificato del
mcdefimo Vigilio. Liberato Diacono W foggiugnc, che feguì tal con-
venzione con patto, che Vigilio, creato che fofle Papa, aboliflc il Con-
cilio Calcedonenfe, comunicafle con Teodofio Vcfcovo Eretico di A-
leftandria, col fuddetto Antimo, e con Severo capo de gli Eretici Ace-
fali, e pagafte in oltre una buona fomma di danaro, cioè ducento Li-
bre d'oro. Ciò fatto l'inviò in Italia con ordine a Belifario di trovar
pretcfti per deporre Papa Silverio, e intronizzare Vigilio. Si fecero
perciò falrar fuori de'falfi teftimonj, che aderivano d'aver tenuto Sil-
verio pratica co i Goti d' introdurli in Roma per la Porta Afinaria ,
quando lo fteflo Procopio (^) attefta, che per incitamento fpezialmcn-
te d'efTo Papa Silverio, Belifario fu introdotto in Roma. Compar-
vero ancora Lettere, fcritte alla macchia fotto nome d' elio Papa, par-
lanti dello fteflo trattato. Chiamato Silverio al Palazzo da Belifario,
e da Antonina fua Moglie, appena gli ebbero efpofto il prctefo reato,
che gli fecero levar gli abiti Pontificali, e veltitolo da Monaco, il
mandarono in efilio a Patata Città della Licia. Quindi Belifario or-
dinò al Clero di eleggere un altro Papa con infinuazione, che quefto
avea da efTere l' ambiziolb Plgilio; e benché non pochi abborriflcro
quefta iniquità, pure ubbidirono, con eleggerlo Papa nel di zz. di
Novembre del prefente anno. Forfè fu pretefo , che l'elezion di Sil-
▼erio fofle ftata nulla, perchè fatta fenza la neceflaria libertà de gli
Elettori. Ne molto ftette l'intrufo Papa Vigilio ad cfcguirc quanto
egli ayea proraeflb a Teodora Augufta, con itcrivere a Teodofio Alef-
fàndrino, Antimo Coftantinopolitano, e Severo Antiocheno Eretici,
e con afierirc di tener anch' egli la loro dottrina. Ha addottoli Car-
dinal Baronio {e) varie ragioni per credere, che quella Lettera, a noi
confervata da Liberaco Diacono, non fia veramente di Vigilici ma il
Pa-
Annali d' I r a l i'a. 333
Padre Pagi (a) ne adduce dell'altre, per comprovarla vera, facendo- Era Volg,
ne menzione anche Victor Tunonenfc . Nulla però efla nuoce alla di- ANNOS37.
gnità della Sede Apoftolica, perche Silverio, quantunque cliliato, non crit^B^aTo»
lafciava allora d'erfcre vero Papa; e Vigilio non godeva i privilegi
de' legittimi fommi Pontefici. Oltre di che ognun confefla, ch'egli
fimoniacamente ufurpò la Cattedra di San Pietro. Simili iniquità non
s'erano provate fotto i Re Gotij anzi effi portarono Tempre riveren-
za a i Prelati, e al Clero Cattolico ; e nell'afTedio fteflb (lo confefla
Procopio) né pur mokftarono le Bafiliche di San Pietro e di San Paolo,
pofte fuori di Roma, e permifero, che vi fi ufizialTe, come prima .
Bifognò veder tali moftruoGtà fotto Belifario, che pur fi profeflava
Cattolico .
Seguitava intanto l'aiTedio di Roma, minutamente defcritto dall'
eloquente Procopio, fpcttatore di villa di tutto. Varia era la fortuna
de' combattenti, vigorofi gli aflalti, più vigorofa la difefa, e frequenti
le fcaramuccie colla peggio ora de gli uni, ora de gli altri. Vitige
occupò la Città di Porto, affinchè non poteflero da quel ramo del
Tevere, allora divifo in due, venire foccorfi di perfone e vettovaglie
a Roma. Giunfero nuUadimeno da lì a venti giorni a Belifario mille
e feicento Cavalli, inviati da Giulliniano, la maggior parte Unni e
Schiavoni . Ma nella mifera Città di Roma al flagello della guerra due
altri nello fteffo tempo fi aggiunfero, cioè la Careftia de' viveri, e la
Pefte, di modo che il Popolo cominciò a reclamare. Belifario l'ac-
quetò coll'arvifo de' vicini foccorfi da bocca e da guerra, che fi di-
cevano già arrivati a Napoli . Non era però migliore la fituazion de'
Goti afledianti, perché s'era fminuica di molto la loro Armata perle
morti e ferite, ed erano anch' cfll fieramente malmenati dalla pellilen-
za e dalla fame. Udito dipoi, che era in viaggio un potente rinforzo
di Greci per terra e per mare, ingrandito affai più, come è il coftu-
me, dalla fama, fpedì Vitige a Belifario, e conchiufe feco una tregua.
Dopo di che felicemente arrivò a Roma un copiofo convoglio di gra-
ni e d'altre vettovaglie, condotto da Oftia pel Tevere, e del- pari vi
giunfero alcune poche migliaia di fanti e cavalli, che furono fufficienti
a rinci»rare gli animi fieramente abbattuti del Popolo Romano (^) . (b) Prcw/..
Probabilmente verfo il fine di quell'anno comparve a Roma Dazio '^'.-^^j^:*^*-
Arcivcfcovo di Milano con alcuni de' Cittadini primarj della fua Cit- [a'p\' ' ^'
tà, per pregar Belifario di volere fomminiflrar loro un picciolo corpo
di combattenti, aflerendo, che con quello lieve rinforzo avrebbono
forze e maniera di cacciare i Goti da Milano, ed anche da tutta la
Liguria. Belifario diede lor parola di farlo. Altro non so io intende-
re, fé non che i Goti aveflero bandito da Milano queli' Arcivefcovo
colla fua comitiva: altrimenti troppo pericolofo per elfi farebbe flato
il portarfi con tanta pubblicità a Roma, per trattar co i nemici.
Anno
A
334 Annali d* Itali a.
Anno di Cristo dxxxviii. Indizione i.
di Vigilio Papa i.
di Giustiniano Imperadore 12.
di ViT iGE Re 3.
Confole ^ Flavio Giovanni, fenza Collega.
RA Volg. TN Oriente fu creato Confole quefto Giovanni, uomo Pagano di fet-
NNOJ38. J^ ta^ e ciò non ollantc cariffimo e potcntiffimo nella Corte di Giu-
fliniano, ficcome abbiamo da varj pam di Procopio. Era prima falito
alla Dignità di Prefetto del Pretorio, ed ornato del Patriziato} e tut-
toché avefle uccifo Eufebio Vefcovo di Cizico, ciò non gì' impedi pun-
to il confeguire i primi onori dell'Imperio. Se quefto e vero, lì con-
terà anch' eflb fra i reati di GiuUiniano. Nell'Occidente l'anno prc-
fente fi truova contraflegnato colla formola: Poji Confulatum Pan/ini
(a) IJbtrdt. junioris Anno 11^. Per atteftato di Liberato Diacono (a), giunto che
in Breviar. f^^ p^pj^ Silvcrio a Patara, il Vefcovo di quella Città, compaffionando
<■«/'• '■'■• jj ji jyi disgrazia, e detcllando il facrilego attentato de' Tuoi nemici,
coraggiofamente volò a Coftantifiopoli, e prefcntatofi all' Imperador
Giultiniano, fi fcaldò forte in favore del Papa, con rapprcfentargli
l'enormità dell' ecceifo in trattar così un Romano Pontefice, capo vi-
fibile di tutta la Chiefa di Dio . Fecero breccia nel cuore di Giufti-
niano le parole di quello buon Prelato-, e però diede ordine, rhe Sil-
verio fofie condotto a Roma, e fi giudicafie intorno alla verità o fal-
fità delle Lettere a lui attribuite. Se fi provalTero vere, egli fc ne
andaflc fuori di Roma a vivere in quella Città, che piìi gli piAcefie.
Se poi falfe, fofTe rimeffb nella Sedia primiera. Ma l'empia Teodora
Augufta, udita quella rifoluzione del Marito, fpinfe Pelagio Diacono
della Chiefa Romana, che efercitava allora la funzione d' -Apocrii'ario,
o fia di Nunzio, preflo l' Imperadore, per dillornarne 1' efecuzione .
Stette faldo Giuiliniano nel fuo propofito. Fu ricondotto Silverio in
Italia: il che faputo da Vigilio, ricorfe a Beiifario per timore d'eflerc
cacciato dall'occupata Sedia, ed ottenuto che Silverio foffe confcgnato
(b) Hi/or. a due fuoi famigli, il mandò nel!' Ifola Palmaria, 'o fia Palmaroia, ov-
M'fctUa vero, come ha 1' Autore della Mifcella (^), con Araftafio (0, nell' Ifola
\'^-\ A^' fi '^" '^°"^*' viciniflìma ad efla Palmaria, dove fon la lor guardia fu la-
Biblìóthec! ^'^'^^^° morir di fame. Così Liberato Diacono. Nondmi'.;no Proco-
in vit. sii- pio C'/), meglio informato di quefti affari, lafciò fcritto, cffcre ftata
■vtrii. Antonina Moglie di Beiifario, che mandò un certo Eugenio fgherro,
{A) yrttop. di cui folca valerfi per fomigiianti misfatti, a levar di vita 1' infelice
faf.' u""' Pontefice. Erano si ella, come il Manto, fchiavi dichiarati dell' Im-
pera-
ìMdem .
Annali d*^ Italia. 335-
pcradrice Teodora, à% cui vcrifìmilmcnte venne l'ordine fegreto di si Era Volg.
ci>ormc delitto. Rapporta il Cardinal Baronio {») una Lettera d' effb Anno 538.
Papa, in cui fcomunica rufurparore Vigilio} ma quefta vien tenuta j^^^^f^^"'
per falfa dal Padre Pagi (^), e da altri. Secondo Anaftafio («") fu SU- (b) pt,giut'
verh xo\\.o di vita nel dì lo. di Giugno di queft'anno, e venne rico- Crìt. Bnron.
nofciuto per Martire, e al fuo fepolcro fuccedettcro varj-e miracolofe il)j-^_^'^-^^^
guarigioni. Pure non fappiamo, che di tale enormità facefTe rifenti-
Haento alcuno il si decantato Cattolico Imperador Giuftiniano . Egli è
poi credibile, che dopo la morte à't quefto fanto Pontefice il Clero
con qualche atto pubblico di nuova elezione o di approvazione legir-
timafle la perfona di Figilie, eflendo fuor di dubbio, ch'egli dà lì in-
nanzi fu riconofciuto ed onorato da tutti, come vero Papa e Suceef-
fbre di San Pietro. E merita ben d'efTere offervata l'affi (lenza fpezialc
di Dio alla fanta Chicfa Romana, perchè Vigilio, entrato sì vitupero-
fàmente, e contra le leggi Canoniche nel Pontificato, cominciò da lì
innanzi ad edere un altr' uomo, e a foftener con vigore la dottrina
della Chiefa Cattolica, raaflimaraente con abbracciare i primi quattro-
Concilj Generali, come apparifce dalle Lettere, ch'egli fcrilfe all' Im-
perador Giuftiniano^ e a Menna Patriarca di Coftantinopoli, rapporta-
te dal fuddetto Cardinal Baronio .
Seguitava incanto l'afledio di Roma e là tregua fra le Armate,
quando venne in penfìero a Bclifario di proccurare una diverfione all'
armi nemiche, {d) Pertanto ordinò a Giovanni Nipote di quel Vita- (d) Prtcep.
liano, che diede tanto da fare ad Anaftafio Imperadorc, di fcorrere ^"^J "
con due mila cavalli nel Piceno, oggidì Marca d'Ancona, e di pren- ^j.
dere e facchcggiare quel che potefTc . Fu volentieri ubbidito da Gio-
vanni. Incontratofi egli con Ùliteo Zio paterno di Vitige, che fé gli
oppofe con molte fquadre, valorofamente combattè, e disfece quelle
truppe, colla morte dello ftefTo Condottriere . Trovate poi le Ciità
d'Olìmo e d'Urbino ben prefidiate, ed in iftato di non temere di lui,^
paisò innanzi fino a Rimini : da dove ritiratifi i Goti per fofpetto de
gli abitanti, e per timore di qualche intelligenza in Ravenna, diedero
comodo a Giovanni d'impadronirfene. Né era mal fondata l'apprerv-
fione de'Goti, fcrivendo Procopio, che Matafunta.^ la quale per forza-
avea fpofato il Re Vitige, non si tofto ebbe intefa la vicinanza di
Giovanni, (fors' anche l'aveva ella invitato a marciare a quella volta)
che fé ne rallegrò forte in fuo cuore , e con un fegreto Mefib co-
minciò a trattar fcco di nozze e tradimenti . Fu cagione la prefa di
Rimini, che Vitige levafie l'afTedio da Roma fui fine di Marzo. Nel
ritirarfi, e pafiare il Tevere, il campo fuo fu afTalito da Bclifario, e
n'ebbe una buona fpelazzata . Vitige, dopo aver mandati buoni pre-
fidj in Cbiufi, in Orvieto, Todi, Ofimo, Urbino, Montefeltro, e
Ccfena, col redo dell' efercito pafsò all'afiedio di Rimini, e l'intra-
prefc con tutto vigore. Intanto iion trafcurò Bclifario le richieftc fat-
tegli da i Milantfi, e per mare fpedi fotto il comando di Mondila
mille fana con cQi alla volta di Genova. Giunfcro coftoro dipoi in
y'iQÌ-
de Bell.
Gothic. l.
IO.
}^6 Annali d' Italia.
Era Volg. vicinanza di Pavia, e loro convenne aziufFarlI co i Goti ufciti di quella
AMN0538. Città, ed ebbero la fortuna di sbaragliarli e d'infeguirli fino alle por-
te, ma con reftar ivi trucidato Fidelio Prefetto del Pretorio, che per
cflere oriondo di Milano era ftato inviato anch' egli come perfona utile
a quella imprcfa. Perchè in Pavia, Città ben fortificata, s'erano ri-
<lotti con tutto il loro meglio i Goti, abitanti in quelle parti, non
fi potè da si poca gente tentarne l'acquirto. Però a dirittura pafla-
rono a Milano, la qual Città fi fottrafle fecondo il concerto all'ub-
bidienza de' Goti, ed acclamò J'imperadore per fua mala fortuna, e
fenz'aver prefe buone mifure. Altrettanto fecero Bergamo, Como,
Novara, ed altri Luoghi, ne' quali Mondila inviò picciole guarnigio-
ni, con reftargli folamcnte trecento uomini per difefa di Milano. Ma
appena ebbe Vitigc inccfa la nbellion di Milano, che fpedì a quella
volta /^r^i^. Figliuolo d'una fua Sorella, con una fufficiente Armata,
che di là a non molto s' ingroisò coli' arrivo di dieci mila Borgogno-
ni. Venivano quelli mandati in aiuto di Vitige da Tcodeberto, uno
de i Re Franchi per foddisfare alla capitolazione tra loro conchiufa
nella ceflìonc di fopra accennata de gli Stati già pofleduti nelle Cal-
ile da gli Ollrogoti. Niuno venne de' Franchi, e fu anche fatta cor-
rer voce , che gli lleffi Borgognoni di lor moto proprio , e fenza fa-
puta di Teodcberto, erano calati in Italia, per rifpctto che fi aveva
all' Imperadore, e perche dianzi aveano picio i Re Franchi qualche
impegno di lega con cflb Augufto, giacché quelli per maggiormente
cattivarfi lo fteffb Teodeberco , l'aveva probabilmente adottato, con
titolo nondimeno di folo onore, per fuo Figliuolo, come abbiamo da
due Lettere del medefimo Re a Giulliniano predo il Duchcsne (<»),
^L.r "\j: nelle quali il chiama Padre . Fu dunque lirctto d'alTcdio Milano, fcnza
fior. Frane, chc fi foiTe prima provveduto al balogno de viveri j ed eliendo si Icario
Tom. 1. il piefidio Imperiale, conveniva, che i Cittadini taceflero anch' eflì le
fag.ZOr. guardie alle mura. Non dormiva in quello mentre Bclifario, Lafciata
una lieve guarnigione in Roma, con quanta gente aveva s'inviò fui
fine di Oiugno alla volta dell'Emilia. Gli fi renderono Todi e Chiuli
con reftar prigionieri i prefidj Gotici, ch'egli appreflo mandò in Si-
cilia. Giunte in quelli medelimi tempi per mare nel Piceno un rin-
forzo, inviato da Giulhniano in Italia, confi llente in cinque mila Greci
pedoni, e circa due mila Eruli. Ne era condocticre Narfete.y uno de'
primi Ufiziali dell' Imperadore, uomo di gran coraggio ed attività,
tuttoché Eunuco, Urricofi con lui BcHfario nella Città di Fermo, te-
nuto fu configlio, e perchè fi ricevette avvilo da Giovanni ali'ediato
in Rimini, ch'egli non poteva più di fette giorni foilcnerc la Città
per mancanza di viveri, fu rilbluto di marciare a dirittura colà. Ma
non afpettarono i Goti l'arrivo de' Greci per ritirarfi dall' aficdio. In-
forfero poi gare ed emulazioni fra Belifario e Narfetej e perchè non
andavano d'accordo ne' configli, fi divifero. NuUadimeno impenfata-
fncnte riufcì a Belifario d'impadronirfi d'Urbino, e a Narfcte d'en-
trare in Imola, ed in altri Luoghi dell'Emilia, n» non già di Ce-
fenaj
Annali d' Italia. 337
fena, fopra cui fu fiitto un vano tentativo. Infierì in qucft'Anno un' Era Volg.
orrenda Carcftia per tutta l'Italia, di modo che per attcUato di Da- Anno 538.
zio Arcivcfcovo allora di Milano, citato fuor di fito dall'Autore della
Mifcella W, affaiffime Madri mangiarono i lor Figliuolini, probabil- (■>) H'iftcr.
mente durante l'afledio di Milano, dove cominciò a provarfi qucfta fll^"t^
terribil fame . Procopio, che era prcfente a quelli guai, fcrive, cffcre
ftata voce collante, che foflero in queir Anno morti di fame cinquanta
mila contadini nel folo Piceno, e più ancora nell'I (Irla e Dalmazia >
e che nel territorio di Rimini due Donne rimafle fole in una cafa fi
mangiarono diciafette Uomini , con ucciderli di notte di mano in ma-
no, che capitavano al loro tugurio.
Anno di Cristo dxxxix. Indizione 11.
di Vigilio Papa 2.
di Giustiniano Imperadore 13.
di ViTiGE Re 4.
Confole < Flavio Appione, fenza Collega
FU creato Confole quefto Apfìene da Giuftiniano Augufto . Suo Pa-
dre 6'^ra/f^;o era Patrizio e Tcforiere dell' Imperadore, e fi truova
anche appellato Exconfole nella Novella ccntefimaquinta di Giuftinia-
no, fenza che apparilca in qual Anno egli efercitalTc il Confolato, e
perciò con apparenza, che folamente per onore gli fofle conferito
quel Titolo, o piuc che l' Imperadore, allorché fu Confole, il fufti-
tuifle in quella Dignità per qualche Mefe. Redo il principio di queft'
Anno funeltato da una delle piiì orride Tragedie, che mai fi poflano
udire. Continuando l'afledio di Milano, fempre piìi crcfceva il furor
della fame , in guifa che il Popolo fi ridufle a mangiare fino i più
fozzi e Ichifofi animali. Non lafciò Belifario d'inviare a quella volta
un foccorlb di truppe condotto da Martino^ e da Uìiare fuoi Capita-
ni j ma coltoro fi fermarono al Pò, non arrifchiandofi di andare in-
contro al groflb campo de' Goti e Borgognoni. Ne fcriflero a Beli- "^
farlo, il quale determinò con aflcnfo di Narfete di fpedirc altra gen-
te. Ma mentre i primi fi fermano, e fi preparano gli altri a muo-
vcrfi, non potendo più reggere Milano a i morfi della fame, Mon-
dila e Paolo Capitani di quei pochi Greci, ch'erano nella Città, ca-
pitolarono co i Goti di renderfi, lalve le vite loro, con abbandonare
alla difcrezion de' nemici quelle del Popolo. Pertanto entrati co i Bor-
gognoni i Goti, anfanti di punire la ribellion de' Cittadini, fecero
barbaricamente man bafl"a fopra i Senatori , e fopra tutti gli altri ma-
fchi, non perdonando ne pure a i fanciulli, ne a i Sacerdoti, che
Tom . III. V v per
338-
Annali d' Italia.
E R A- Volg.
Anno 539^
(a) Mariux
AventHtaf.
in Chronic,
(b) Proco».
d* BsìL
Coth. lib. z,
f, 21.
(c) Saron.
Annal. Ecc.
dd Ann.
5i8.
(d) Proctf.
de Bell. Gt-
thic. l. 1.
(tifi. 11.
(e) Paulus
Diaconus
Hiftor. Lan-
gebardor.
l. I. e. 21.
(f) Sìgeher.
tui in Chro-
nico .
(g) Procop.
i*. /.3.C.33.
per atteftato di Mario A'vcncicenfe (")' furono fcannati nc'facri Tera-
pli , e fopra gli fteflt Altari . Le donne tutte furono fatte fchia-
ve, e donate a i Borgognoni in ricompcnfa del preftato foccorfo, e
la Città tutta faccheggiata, e poi diroccata e ridotta ad un muccliio
di pietre. Se vngliam credere a Procopio (^), furono in si efecranda
giornata tagliati a pezzi più di trecento mila uomini: numero, che giù-
ftamcnte fi può fofpettare eccedente il vero, perchè computate le
donne avrebbe dovuto quella Città contenere almen da fecento mila
perfone in un giro allora minore del prefcnte, fé non immaginammo
rifugiata entro quella Città una buona quantità de gli abitatori della
Campagna . Loda il Cardinal Baronio (0 Dazio Areivefcovo di Mi-
lano, perche fi ftudiafle di liberar quella Città da i Goti Ariani, e
promovefie la ribellione. Non entro io a difputarc, fé fofle o non
fofie lodevole l'operar contro il giuramento di fedeltà, prefiato a i
Goti, che pur lafciavano vivere in pace i Cattolici. Bensì dico, che
fi potè defiderar piìi prudenza nel fatto di Dazio , il cui zelo intem-
peftivo fi tirò dietro la lagrimevol rovina della Città e del Popolo
luoi e che per un pugno di gente inviato colà da Belifario non (i
dovea efporrc il fuo gregge al pericolo di foccombcre fotto la pof-
fanza tuttavia grande de i Goti in Italia . Ebbe Dazio la fortuna di
falvarfi colla fuga, e di ritirarfi a Cofliantinopoli, dove fi trattenne
circa quindici anni, lungi dall'eccidio dell'infelice Patria fua, e quivi
in fine terminò i fuoi giorni nell'Anno ffi. Mondila e Paolo Capi-
tani co i Greci di lor feguito , anch' eflì ebbero falve le vite, e fu-
rono condotti prigioni a Ravenna. Tornò tutta la Liguria in potere
de i Goti, e non parlandofi più de i Borgognoni, legno è, ch'efll
dovettero ritornare al loro paefc .
Stava intanto Vitige co i primarj fra' Goti fi^udiando le maniere
di poterfi foftenere in quefl:a sì pericolofa guerra} e fu conchiufo di
tirare in Italia con una grofla offerta di danaro i Longobardi, allora
abitanti nella Pannonia, o fia nell'Ungheria. A tal fine furono fpedi-
ti Ambafciatori a Faci^ o fia Faccene .^ Re in quelli tempi, per quan-
to fcrive Procopio (^), di quella Nazione; nel che non s'accordano
con lui Paolo Diacono (f), né Sigeberto (/), da' quali abbiara vedu-
to, che Aadoino infin l'anno fi/, condurci Longobardi nella Panno-
nia. Procopio parlando poi diffufamente de' Longobardi più fotto (^),
fcrive, che Giuftiniano donò loro il Norico e la Pannonia, ed inforfe
poi guerra fra effi e i Gepidi, regnando Audoino Red'effi Longobar-
di. Riufcì fenza frutto l'ambafciata, perché fi trovò, che i Longo-
bardi aveano fl:retta lega coli' Imperador Giuftiniano, e fedelmente la
volcano mantenere. Perciò Vitige s'appigliò ad un'altra rifoluzione, e
fu quella di muovere Cofroe Re di Perfia a far guerra a Giuftiniano,
con ifpedirgli a tal fine Ambafciatori, non Goti, ma Italiani: il che
fu di un graviftìmo fconcerto all' Imperio d' Oriente, di modo che non
finì queft'anno, che Giuftiniano venne in penlìero di far pace co i
Goti, e rimandò ia Italia gli Ambafciatori di Vitige, che erano tut-
tavia
Annali d' Italia, 339
cavia in Coftantinapoli, promettendo di fpedirc perfone a Ravenna con Ex a Volg.
plenipotenza di trattarne. E perciocché intele i difparcri, che tutta- Ak.nos39-
via continuavano tra Belifario e Narfete, richiamò l'ultimo a Coftan-
tinopoli, e penfava anche di far lo ftcflb di Belifario, per dargli il co-
mando dell' Armata deftinata contra de' Perfiani . Belifario intento alle
fuc imprcfe, dappoiché ebbe intefe e compiante le inefplicabili cala-
mità di Milano, pafsò ad adediar Ofimo> inviò Cipriano e Giuftino fuoi
Capitani a tentare l'acquillo di Fiefole: giacché quelle due Città il
trattenevano dal pafTare innanzi verfo Ravenna. Mandò ancora Moì--
tìne e Giovanni verfo il Pò, che fi pollarono in Tortona, tuttoché
Città priva di mura. ^r«w Capitano di Vicige, che comandava nelle
parti di Milano, ebbe ordine di paffare il Pò, per isloggiare di là i
Greci. Ubbidì egli, ma non fi attentò poi di aflalirli, e folamentc
andò ad accamparfi poche miglia lungi da loro .
Già abbiam veduto, che razza di gente, intenta folo ad ingran-
dirfi o per diritto o per traverfo, foflero allora i Re de' Franchi . An-
che nell'anno fjj. per atteflato di Sigeberto (") furono vicini a far (a) sigeher-
guerra fra loro, fé non Ci fofie interpolla la fanta Clotilde loro Madre f»^ '" chm-
ed Avola. Procopio anch' egli aggiugnc (0, che quella Nazione non q^) 'procet.
fapeva allora cofa fofTe il mantener parola, ed aver eglino bensì prò- deBill.Got.
fefiau la Religione Cridiana, ma con ritener tuttavia varie fupcrftizio- W. 3. e. ij.
ni del Paganeumo, forfè perchè non tutti l'aveano peranche abiurato, / •> ^ ,^
o pure, come fi ricava da Agatia (0 co i Franchi buoni Cattolici nelle in HiftA. z.
Armate erano mifchiaii gli Alamanni, gente divenuta loro fuddita, e
tuttavia barbara, e in gran parte Idolatra. Fra effi Re il piìz potente
era Teodeberto^ appellato Re d'Auftrafia. In una Lettera da lui fcritta
a Giultiniano Augufto, in cui nondimeno v'ha de i nomi fcorretti, egli
dice di (tendere il fuo dominio da i confini della Pannonia fino all' O-
ccano, abbracciando la Toringia, e parte della Saflbnia, e la Syevia,
o fia r Aleraagna, e le Provincie del Belgio, oltre alla porzione a lui
toccata del Regno della Borgogna, e ad altri Stati di fua giurifdizio-
ne. Ora Teodebcrto, al vedere m si pericolofa guerra impegnati, e
fmunti non meno i Goti, che i Greci, dimentico del bel titolo di
Padre ^ ch'egli dava a Giuftiniano, e de i regali da lui ricevuti, e delle
belle promeflc a lui fatte; molto più dimentico dell'obbligo contrat-
to di aiutar Vitige, che a quello fine avca ceduto a lui, & ai due
Re fuoi Zii tutto quanto pofiedcvano nella Gallia i fuoi Goti, o vo-
gliam dire Oltrogotij entrò in penfiero di profittare anch' egli di sì ,^^ j^j^^i.^^
bella occifione coU'acquiilo di qualche porzione d' Italia. Mario Aven- Aventhenf.
ticenfe (<^), e il Continuatore di Marcellino Conte (£•) riferifcono al in chronìco.
prcfcnte anno quello fatto, che abbiamo più ditlefamente narrato da ("^^ comì-
Procopio (/), Scrittore allora dimorante in Italia al fervigio di Belifa- ""lùni ^In'^'
rio. Teodeberto adunque, mefia infieme un' Armata di cento mila per- chronUo.
fone, per l'Alpi della. Savoia calò nel Piemonte. Erano quafi tutti (f) Procop.
Fanti, che non portavano né archi, né picca, ma folamente lo feudo '^J.^'^h/^''
e k fpada, con una corta a^za, nelle cui cima il ferro groflb , dall' una 'f^'p\l ' ^'
V r i par-
340 Annali d' Italia.
Era Volg. parce e dall'altra era ben aguzzo e tagliente. Nelle battaglie dato il
Anno J39. fegno, conjifcagliare quell'azza folcvano rompere lo feudo del nimi-
co, e poi avventarfegli colla fpada, ed ucciderlo. I Goti in quelle
parti all'avvifo, che veniva si forte cfcrcito di Franchi, s'avvifarono
tofto, che foiTc in loro aiutO) e già parca lor di veder Belifario fup-
plicare per un paflaporto da potcrfenc tornar colla vita in Oriente .
Nulla di male fecero i Franchi, finché giunfero al Pò, dove i Goti
aveano un ponte, perchè defideravano forte di pafTarlo con lor buona
grazia. Ma appena vi furono fopra, che prefì quanti Figliuoli e Mo-
gli de' Goti ivi fi trovarono, ne fecero un fagrifizio a qualche lor fal-
fo Dio, e ne gittarono i corpi nel fiume. Spaventata la guardia de'
Goti, fcappò tofto in Pavia. .Arrivarono i Franchi, dove era l'accam-
pamento de' Goti verfo Tortona, da' quali fu lor fatto un buon acco-
glimento, come a buoni amici j quand' eccoti fé li veggano venire ad-
doflb quai fieri nemici: cofa, che li fece tutti dare alle gambe con
tal confufione, che paflarono fin per mezzo il campo de' Greci, e a
dirittura fé n'andarono a Ravenna. I Greci all' incontro al vedere si
grande fcappata vennero in ifperanza, che arrivato Belilario avelfe data
a coftoro una rotta, e però prefero l'armi per feco unirfi . Ma tro-
vandofi burlati, e fieramente aflaliti da i Franchi, fi difelero ben per
quanto poterono, ma in fine anch' edì furono aftretti a voltar le fpalic,
e a fuggirfene. Arrivati in Tofcana ragguagliarono Belifario del dilgu-
ftofo accidente, e ne rimafe non men egli, che l'elercito fuo llrana-
mentc conturbato, per apprenfione che sì gr^flb torrente andaHe fi-
nalmente a fcaricarfi fopra di loro. Pertsnto egli fcriflc una bella Let-
tera a Teodeberto con rapprefentargli la riverenza dovuta all' Impera-
dore, la poflanza di lui, i patti, e le prorneHe feguite, ed eforii*rlo a
ritirarfi .
Attribuifce Procopio all'efficacia di quella Lettera l'efierc in fat-
ti ritornato da lì a non molto addietro il Re Teodeberto colla lua gen-
te. Ma probabilmente si gran virtù non ebbe una Carta fola. In amen-
due gli alloggiamenti de' Goti e de Greci fuggiti trovarono i Franchi
qualche copia di viveri, e fi fatoUarono ben bene. Ma proicguendo
il cammino tra per cflere quella una Iterminata moltitudine, e perchè
ia Carcftia e la Guerra aveano defertato il paefe, cominciarono a far
de i digiuni non comandati, e fpelTo altro non aveano, che fola carne
di bue da cibarfi, e l'acqua del Pò da bere. Quedi patimenti colla
giunta dell'aria eftiva, e del clima diverfo produfTcro fra loro di gran-
di malattie, in manierachè almeno un terzo di qucll' Armata in breve
perì, e il reflo era malconcio di fanità. Quelli motivi fecero rifolvere
Teodeberto a ritornarfcne a cafa. Del refto fecondo la tcllimonianza
di Mario, e del Continuatore di Marcellino, egli fcorfe per ia Ligu-
ria e per l'Emilia, mettendo tutto a facco. Più d'ogni altro Luogo
provò Genova la di lui crudeltà, perchè non folo faccheggiata, ma
anche rovinata dal furore delle fue genti. E tale fu il foccorfo invia-
to a i Goti fecondo i patti da i Re de' Franchi , E quando mai a que-
« ila
Annali d' Italia. 341
fla fpedizionc alludeflcro alcune Medaglie, che (1 veggono d' eflb Re Era Volg.
Tcodebcrco, farebbe da cercare, le gran gloria feco porti una Tcorrc- Anno J39.
ria fatta più da faccomanm, che da Eroe, per finir di fpogliare e di
diftriiggere le mifcrc Provincie dell' Italia, fenza alcuno che gli fi op-
ponede. Profegui intanto Belifario i due afTedj d'Olìmo e di Fiefole,
e dopo molto tempo e fatiche gli venne fatto d' impadronirfi di quelle
due Città. Dopo di che unite tutte le fue genti pafsò verfo Raven-
na, e formonne il blocco. Per ben prcmunirfi avea Virige fatto ca-
ricare nella Liguria una buona quantità di grani, che pofta in barconi
calava già pel Pò alla volta di Ravenna. Volle la fua sfortuna, che
all'improvvifo s* abbaffkiTero l'acque di quel Fiume fcnza poter pafiarc
innanzi le barche; e però venne rutto quel convoglio placidamente
alle mani de' Greci, con reftarc fprovveduta Ravenna, fenza ch'ella
potefle fperar vettovaglie dalla parte dell' \driatico, perchè Giuftinia- ,^
no era padrone della Dalmazia, e teneva non pochi legni in quel Ma-
rc. Per quello, che dirò più abbafTo, dovrei qui riferire la refa di
quella Città, fucceduta a mio credere; ma feguitando il Padre Pagi,
mi prendo la libertà di parlarne folamcnte nel fufleguente .
Anno di Cristo dxl. Indizione iii.
di Vigilio Papa 3.
di Giustiniano Imperadore 14.
di I L D I B A D o Re I ,
Confole j Flavio Giv stiììo Jufiìore, fenza Collega.
Siccome il Padre Pagi ofTervò, quello Giu/fino Confole Orientale eb-
be per padre Germano Patrizio, Figliuolo di un Fratello di Giu-
iliniano, e però di verfo da Giu'lino juniore pofcia Imperadore, che
era nato da una Sorella di Giudiniano. Viene appellato Juniore pro-
babilmente per diftjngucrlo da Giuftino Seniore Augufto, che era fla-
to Coniole nell'anno f 19. Cosroe Re della Perfia avea gtà fiecomc diffi,
mofTa guerra a Giulliniano (") colla maggior felicità poflìbile, perchè (a) Pr<ic<if>:
non v'era nelle frontiere Cefarec ctercito alcuno valevole a far refi- de Bel. Pirf.
flenza . Entrato dunque nella viefopotamia, s'impadronì delle Città '• ^' *• *•
di Sura e di Borea, e tirando dritto all' infigne Città d' Antiochia, l'af-
fcdiò, la prefe, e dopo un teriibil mic^jllo de' Cittadini, e un facco
univcri'ale, la confegnò alle fiamme. Sopra la Scria tutta fi fcaricò
quello turbine colla rovina dfllf Città e degli abitanti. Grande im-
predione fecero nell'animo di G'u'liniano quelli progrcflì de' Pcrfiani,
ne fcorgendofi pnfìcnte a follcncre nello (le'ro tempo due graviflìmc
guerre, l'una in Italia, l'altra in Oriente, ficcome diul, avea llabili-
to
34^' Annali d' Italia.
BhK Volg. to di dar fine alla prima come poteffc il meglio, e di attendere all'al-
Akno -540. tra pm importante e vicina ; e tanto più perchè avea bifogno d' un
bravo e fperitncntato Generale da opporre alla potenza di Cosroe, ne
li trovava chi potcfle uguagliarfi a Belifario, la cui perfona egli cre-
deva troppo neceflaria in Oriente. Avea dunque in Italia a quello fine
deftinati per fuoi Ambafciatori al Re Fiiige Domemco e Maffimino Se-
iù) Idem de '^^°" ^'*^ • ^" qucfto mentre i Re Franchi, udirò il pericolo, in cui
Bell. Goth. ftavano gli affari de' Goti in Italia, avevano anch' cffi mandati Amba-
/. 1. e, 2p. iciatori a Vitige, proponendo di far calare un' Armata di cinquecento
mila combattenti in fuo favore, e di unire infieme l'uno e l'altro do-
minio con quella forma di governo, che farebbe creduta piìi propria.
Belifario, penetrati i difegni de' Franchi, non fu pigro a fpcdire anch'
egli i fuoi Oratori a Vitige con rapprefentargli il pericolo di lui e della
fua Nazione, ogniqualvolta fi accordafie co 1 Franchi, e che migliori
condizioni poteva fpcrare da Giuftiniano. In fomma tanto fece, che
il diftornò dal confentire a capitolazione alcuna co i Franchi, della fe-
de de i quali abbiam già veduto quanto fi potefle allora promettere .
Arrivarono intanto i Legati Imperiali, ed entrati in Ravenna, dopo
molto dibattimento fi conchiufe il negoziato della Pace, con che tut-
to il di qua dal Pò reftaflc in potere dell' Imptradore, e tutto il di là
di Vitige e de' Goti. Portati quefti patti a Belifario, a cui non era
ignoto lo fiato della Città per la mancanza de' viveri, non li volle per
conto alcuno fottofcriverej e fattone conofcere il motivo a chi fparla-
va di lui, quetò ogni diceria su queflio. Per lo contrario i Goti veg-
gendofi delufi, oramai fianchi del governo di Vitige, e fpronati dalla
fame, fecero fegretamente proporre a Belifario, che s'egli voleva af-
furaere il dominio d'Italia, e farfi Re, effi per tale il riconofcereb-
bono, troppo premendo loro di feguitare a ftarlene in Italia, fenza ti-
more d'eflere inviati in Oriente, venuta a notizia di Vitige quefta ri-
foluzione de'fuoi, anch' egli per averne merito, occultamente ne fece
fare irtanza a Belifario, il quale, quantunque non fi fentifTc voglia di
■guadagnarfi il titolo di Tiranno, ed avefle in oltre con grandi giura-
menti obbligata la fua fede a Giufiiniano di non far novità : tuttavia
accettò l'oflcria, e promife d'efeguirla, e di non far male alcuno a gli
Ileflì Goti. Dato dunque ordine, che fpeditamente veniflero a Clafie,
cioè al Porto di Ravenna, varie navi con grano ed altri viveri, per
■foddisfare al bifogno de' Goti affamati, entrò dipoi pacificamente coli'
efcrcito in Ravenna j non permife, che ad alcuno fofie recata moleiliaj
e folamente fi aflìcurò di Vitige, con fare dipoi uno fpoglio di tutte
le ricchezze del Regal Palagio, per prefentarle all' Imperadore.
La refa di Ravenna fu cagione, che anche l'altre Città, e maf-
•fimamente Trevigi, ed altri Luoghi della Venezia inviaflero Legati a
fottoporfi a Belifario. Procopio nell'entrare in Ravenna fi faceva i fc-
gni di croce al mirare, come, per così dire, un pugno di gente avef-
fe foggiogata la Nazione de' Goti, i quali in Ravenna fola fuperava-
no di numero l'efercito Imperiale. Ma i Goti dopo la morte di Teo-
dcri-
Annali d' Itali a 343
dcrico s'erano impoltroniti, perche dati a gli agi, ed intenti cadauno Er-a Vo!g.
v-farCt un buon nido in Italia. Però le Donne di quella Nazione, che Awmo $40.
dianzi avevano udito dire di gran cofe intorno al numero fuperiore, e
alla ftatura quafi gigantefca de' Greci, mirandone poi sì pochi prende-
re il poflcflo di Ravenna, e ch'effi erano come gli altri uomini ordi-
nari, fputavano in faccia a i loro Mariti, con rimproverare a i mede-
fimi l'infignc lor codardia. Lafciò pofcia Belifario, che chiunque de*
Goti volle ufcir di Città, fé ne andaffe ad attendere a i fatti fuoi, e a
vifitare i fuoi poderi . Ebbe anzi piacere, che fcaricalTero Ravenna, per-
chè di gran lunga più erano efll, che le fchiere de' Greci in efTa Città».
Ora qui debbo avvertire i Lettori d'aver io feguitato il Padre Pagi
in riferire all'anno prefente la prefadi Ravenna, fatta da Belifario, pri-
ma che terminafle V Jmto quinta della Guerra Gotica, cioè prima del-
la primavera di quell'anno, ne' cui primi Mefi crede eflb Pagi, che
feguifle la refa di quella Città. Ma veramente tengo io, che tal rcfa
accadeflc prima che finiffè l'anno precedente ^7,9. Nelle mie Antichi-
tà Italiche (<?), là dove tratto dell'Origine della Lingua noftra Voi- u\ ^„tiqul-
gare, ho rapportato uno Strumento fcritto in Papiro Egiziano/»^ die tat. Italie. '
tertio Nonarum Januarìarum , IndiElìone tertìa , fexies pofì' Confulatum Pau- Dijfertat.
lini Juniorìs Viri ClariJJimi^ Ravenn^e y cioè nel dì 3. dì Gennaio del 3*«
prefente anno. Ora da quello Strumento, e dalle Lettere fcritte a i
Magillrati di Faenza, chiaramente a mio credere fi fcorge, che Ra-
venna non folamcnte nel principio dell'anno non era più affediata , ma
godeva allora anche una fomma pace, ed avea commercio colle Città
circonvicine, e confeguentemcnte, ch'efia era già venuta alle mani di
Belifario. E quando fia così, bifognerà dire, o che il Padre Pagi non
ben conccrtafTe gli Anni della Guerra Gotica, o pure che in qucft*
anno poche novità fuccedcffero, con cffere ceffata la guerra, atten-
dendo Belifario a dare buon fello alle conquide fatte, e a quetare, fé
era poHìbile, i foggiogati Goti. In fatti pareva oramai rimclTa fotto il
Romano Impero l'Italia tutta, e che s'aveffe a refpirare e godere un
po' di quiete nelle afflitte e devaftate fue Provincie . Ma fallirono ben
predo le fperanze de' Popoli (^) . Non mancavano, come è il folito, W Proap:
nemici a Belifario; e quelli fcriffero all' Imperadore, ch'egli andava i' f ''j*
machiaando di farli Signore d' Italia. Può effere, che Giuftiniano niu- cap.\ò,
na fede preflaffe a sì fatte accufe. A buon conto il richiamò a Co-
ftantinopoli , per dargli il comando dell' Armata centra de' Perfiani, che
fuperbi facevano alla peggio in Oriente, talmente che Giulliniano era
giunto a comperare vilmente la pace con lo sborfo di cinque mila Li-
bre d'oro, e promcna di pagarne cinquecento ogni anno da lì innan-
zi. Il Re Cofroe dipoi non mantenne i patti, e continuò la guerra con
più vigore di prima. Ma appena s' intefero i preparamenti di Belifa-
rio per la fua andata a Collantinopoli, che i Goti trovandofi burlati
nelle loro fperanze, e riconofcendofi oramai fottopofti all' Imperado-
re, fi raunarono per confi,^lio di Vraia. Nipote di Vitige in una Die-
ta a Pavia, e quivi propolcro di crearli un nuovo Re. In fatti Udir
bado^
344 Annali d' Italia.
Era Voi», bado^ appellato da altri Ildibaldo^ uno de'piimarj fra eflì, che abita-
ANN0J40. va allora in Verona, chiamato colà, fu improvvilamentc veftito della
Regia Porpora. Non volle egli mancare d' inviar torto Legati a Beli-
fario, per rapprefentargli la mancanza della parola data, con de' rim-
proveri ancora alla di lui viltà, quando non conl'cniinc di farfi Re d'I-
talia : che s'egli s'accordafle co i Icr deiiderj, proteftava Ildibado, che
farebbe andato in perfona a dcpofitar la Porpora a i fuoi piedi . Lu-
fìngavanfl molti fra i Goti, che Belifario cederebbe a cosi belle iftan-
ze. Ma egli faldo nella conofccnza del fuo dovere, rimandò gli Am-
bafciatori colle mani vote .
Anno di Cristo dxli. Indizione iv.
di Vigilio Papa 4.
di Giustiniano Imperadore ij.
di Era RICO Re i.
di ToTiLA Re i.
Confole k Flavio Basilio Juniore fenza Collega.
CRede il Baronio, che quefto Ba/ilie Confole fofTe Romano, e
della Cai&Decia^ e pero della Famiglia di quel Bafilio, che fu
Confole nell'Anno 463. a diltinzione di cui foffe appellato Junìore .
Procopio in fatti fa menzione di Bafilio Patrizio dopo quefti tempi
in Roma. Et è da oflcrvare, che quelto fi può dire l'ultimo de'Con-
folati ordinarj dell'Imperio Romano, fé non che Giuftino Augulto
juniore lo rinovò nell'Anno fóy. E gì' Imperadori d' Oriente conti-
nuarono poi un Confolato perpetuo. Giuftiniano quegli fu, che fece
andare in disufo quella si illullre Dignità, perchè egli folo ambiva
tutto il luftro del comando. E l'abolì in Occidente col pietefto, che
cflb portava una fpefa eccefllva , giacche i Confoli doveano, per ral-
legrare il Popolo, gittar monete d'oro e d'argento fenza rifparmio
perlellrade, veltire di livrea gran gente, e folcvano dare Spettacoli
e Giuochi Scenici per divertimento del Pubblico. Almeno due mila
libre d'oro fpendeva cadauno de' Confoli in tale lòlennitàj e la mag-
gior parte di tale fpefa era pagata dall'Imperiale Erario. Richiamato
intanto Belifario da Giuftiniano, avea già fciolte le vele verfo Coftan-
tinopoli, feco onorevo-lmente conduccndo Fitige e fua Moglie con al-
cuni de' primarj Goti, e fpczialmente i F'igliuoli del nuovo Re lidi-
(a) Procop. baldo, trovati per buona ventura in Ravenna, e ritenuti (*) . Giunto
di Beli. Ci- colà li prefentò a Giulliniano Augufto, che fece lor buon accogli-
thic. Iti'. 3. mento, e mirò ancora con maggior piacere i Tcfori del Re Tcode-
^''*' '■ rico trafportati da Ravenna. Si credevano tutti, che Belifario folTe
per
Anmali d* Italia. 545"
per aver l'onore del trionfo, come l'avea goduto per 1' Affrica ricu- Era Volg.
pcrataj ma fenza fapcrfene il perchè non l'ottenne. E qui Procopio Anno $41.
tefle un Panegiiico alle rare quilità e virtù di quello Generale, b-
fciando indietro fecondo l'ufo ordinario i fuoi difetti, che G veggono
poi raccolti nella fua Storia fcgrcta («) . I Goti, che erano con lui, (a^ Ida» in
andarono a militare in Oriente > il folo Vitige creato Patrizio, per n-ft. ^rcan.
tellimonianza di Giordano W redo in Coftantinopoii colla Moglie ^^^^J^"'^^?,"'
Maia/unta y la quale dopo la morte d'eflo Vitige, fucceduta da lì a cap. 60.
due anni, fu data per Moglie a Germano ^ non già Fratello, ma Fi-
gliuolo di un Fratello di Giuftiniano Augufto, ed uno de' migliori
Generali di quell'età. Fece Belifario quella campagna contro i Per-
fiani, ma con poca fortuna, e meno onore, e tornofTcne poi fui fine
a fvernare a Coltantinopoli. Le difavyenture fue per cagione di ^a-
tonina fua Moglie adultera, (ì pofPono leggere prefTo il medefimo Pro-
copio ne' primi Capitoli della fuddetta Storia fegrcta. In Italia non
altre novità fuccederono, fé non che fu fpedito da Giultiniano Augulto
a Ravenna un certo Akjfanàro fuo Mallro del conto, fopranominato
For^;Vf//i«, perchè colle forbici fapcva sì gentilmente tofare le monete
d'oro, che non ne pativa punto il contorno delle lettere. Uomo av-
vezzo a fcorticare i foldati, e a proccurar tutti i vantaggi del Pa-
drone, ma con proccurare prima d'ogni altra cofa i proprj j di ma-
nierachè in poco tempo da una fomma povertà era pervenuto ad una
fomma ricchezza. Colhii cominciò non fohmcnte a dare un buon af»
fetto a i tributi, e ad ingraflare l'erario Cefareo , ma eziandio a ri-
vedere i conti del pafTato, infin fotto a i tempi del Re Teoderico.
Inventava egli de i crediti, e delle accufe di rubamenti, che finge/a
fatti fotto i Re Goti, anche centra chi non aveva mai maneggiate le
entrate Regali, pelando con ciò difperatamente chiunque egli voleva.
E lenza far capitale delle ferite e fatiche de' Soldati, li ridulfe ad una
lieve paga.
Tale fu il frutto, che i poveri Italiani riportarono dopo tanti
defiderj di fcuoicre il giogo de' Goti : disinganno non poche volte fuc-
ceduto ad altri Popoli, foliti a lufingarfi col mutar governo e pa-
drone, di migliorare i proprj intcrelìì . Gli ItclTì foldati, vcggendofi
cosi maltrattati, perdevano la voglia di efporre la vita in fervigjo del
Principe, ed alcuni ancora paflarono a prendere foldo dal nuovo Re
de' Goti lldibaido . Quelli a tutta prima avea poco feguito, e la fola
Città di Pavia l' ubbidiva j ma prudentemente operando, e mollran-
dofi pieno di buona volontà, a poco a poco tirò nel fuo partito tutte
le Città, e il paefe, che è di là dal Pò. Non vi fu, fé non Fitalio,
uno degli Ufiziali Ccfarci, che comandava in Trevigi, il quale unita
quanta gente potè, oltre ad un corpo d'Eruli, che feco militava,
s'arnfchio a dar battaglia all'Armata d'Ildibado, ma con rcllare to-
talmente disfatto. Vi perirono quali tutti gli Eruli con Vifamlo loro
Principe i e Vitalio fteflb potè ringraziare il buon cavallo, che il mife
in l'alvo . Ebbe anche la fortuna di falvarll Teodìmondo Figliuolo di
Tom. IH. X X Mau-
34^
Annali
D
Italia.
Era Volg.
AKS054!.
(a) Centi'
nuator Mar-
teliini Ct-
mìtis in
Chrmico .
Mauricio e Nipote di Mondo, o fia di iMindonc, di cui s'c altrove
parlato. Quefta vittoria portò non poco onore ad Ildibado, e fece
rifonarc il luo nome per tutta Italia, e fino in Oriente. Ma querto
Re infelice non fopravilTe molto. Erafi portata un di al Bjgno la Mo-
glff di Fraia^ cioè d'un Nipote del fu Re Vitige , il più ricco e
potente fra i Goti, tutta di ricche vefti addobbata, e con gran fe-
guito di paggi e palafrenieri. Quivi trovò la Moglie d' Ildibado, vc-
Itita più torto poveramente che nò^ e non folamente non fi degnò
di farle atto alcuno di quel rifpetto, che fi conveniva a chi era Mo-
glie del Re, ma ancora pafsò oltre col capo alto, mortrando di di-
fprezzarla. Se ne dolfe acremente col Marito la Donna, ed egli da
lì a poco inventato appreflb i Goti un pretelto, che Vraia meditava
tradimenti, e trattava di palTare al fervigio dell' Imperadore, il fece
con inganno occidere: azione, che disgullò non poco i Goti, fenza
che però alcuno ofafTe di farne vendetta . Ma ben la fece un certo
Vila di Nazione Gepida, che militava nelle Guardie del medcfimo
Re. Areva coftui contratti gli Sponfali con una Donna, ardente-
mente'da lui amata i ma mentre era in una fpedizione, Ildibado la
diede in Moglie ad un altro. Infuriato per qucfto Vila, e ben con-
fapcvole de' mali umori, cagionati per la morte di Vraia, un dì che
Ildibado dava pranzo a i Primati de' Goti, dando egli coli' altre guar-
die intorno al Principe, con una feiablata gli tagliò la teila, che
cadde fulla tavola , con reflar tutti i convitati sì rtranamente fopra-
fatti dal colpo, che venne lor meno la voce, ne diflero parola. Di-
volgatafi la morte di quefto Re, i Rugi, che erano un corpo di
gente, venuta a' tempi del Re Teodcrico in Italia, e che militava
nelle óie Armate, con prendere Mogli folamente della lor Nazione,
all' improvvifo dichiararono Re uno de' loro principali Capi per
nome Erarico: rifoluzionc , che non fu impugnata da i Goti, ma
nondimeno dispiacque loro non poco . Coftui nulla fece di rile-
vante per rimettere in fefto gli affari de' Goti . Seguitava intanto a
ftare fotto la divozion dell' Imperadore tutto il di qua dal Pò , Per
atteftaio del Continuatore di Marcellino Conte (a), Bejfa Patrizio, uno
■ de' più riguardcvoli Ufiziali Cefarei, fi portò in Piacenza, per tenere
da quella parte in briglia i Goti} e Coftanziano dalla Dalmazia pafsò
per ordine di Giuftiniano a Ravenna con titolo di Generale dell'armi.
Ma non partarono cinque mefi, che fegui un'altra mutazione preflb
i Goti . Era Governatore in Trivigi Tetila , Figliuolo d' un Fratello
dell' uccifo Re Ildibado, benché giovinetto, pure perfonaggio di gran
cuore, e di non minore prudenza. Quefti non ignorando il mal ta-
lento mortrato da i Goti vcrfo di fuo Zio, né fidandofi di loro, co-
minciò fegretamente a trattare con Coftanziano, Comandante de' Greci
in Ravenna, di rcnderfi a lui con ficurezza della vita e delle foftan-
ze; e la propofta fu fubito abbracciata . Ma intanto i Goti, che di
malocchio miravano il Re novello Erarico^ riconofcendolo per uomo
incapace di foftenerc la dignità Reale, e i loro intereffi, mandarono
gen-
Annali d' Italia. 547
gente a Trivigi ad offerir la Corona a Totila , il qua! non ebbe dif- Er* Vo'g.
hcultà di fcopnre a i Medi il fuo Trattato co i Greci j ma con fog- An'«'o 541.
giugnere, che le levaffcro di mezzo Erarico, s'indurrebbe a compia-
cerli. In quello mentre Erarico, chiamati ad una Dieta i Goti, infi-
nuò loro la ncccfficà di fpedire Ambafciatori a Giullmiano, per otte-
ner, fé fofle poffibilc, l'aggiuftamento già propofto da Vitigc, cioè,
che l'Oltrepò rcllafle in dominio della loro Nazione. Piacque la pro-
pofizionc, andarono i Legaci con tali apparenze, ma con fegret a ili ra-
zione di offerir all' Imperadore tutto quanto polfedevano i Goti, pur-
ché egli accordafle ad elfo Erarico una buona fomma di danaro, e
l'onore del Patriziato . Mentre quei vanno, Eraiico fu uccilo da i
Goti, e fudituito in fuo luogo il fuddetto Totila, uomo veramente
<iegno di comandare. Portava egli il Cognome o Sopranomc di Ba- (a) Jordan,
'dujlla, o fia Baduella; e quello folo fi legge nelle fue Medaglie preffo ^J R^gnor.
il Du-Cange, Mezzabarba, ed altri. Ed in fatti anche da Giordano W ^h) iiiftor
e chhmno Baduillaj e dall'Autore della MilccUa (^) Baduillay qai (^ Mifieiìa
T'odia dieebatur . ^ liirió.
Anno di Cristo dxlii. Indizione v.
di Vigilio Papa j.
di Giustiniano Imperadore 16,
éi T o T i L A Re 2 .
L' A.nno I. dopo il Confolato di Bafilio .
DA che Giuftiniano Augufto intefc colla mort« di Ararico fvanitc
le fpcranzc tutte di pace in Italia, ed alzato al trono il nuovo
Re Gotico Totila (0, fcriffe lettere affai calde a i fuoi Ufiziali di Ra- dì bm"^'
Venna , con rampognare la lor dappoccaggine, ed incitarli a qualche cothic. l. 3.
imprefa. Perciò Coflanziano^ jHèjJ'andro ^ e gh altri Capitani ufciro- «/•. 3-
no in campagna con otto mila perlone; nel qual picciolo efercito con-
fifleva allora il nerbo maggiore delle milizie Greche in Italia. Perchè
avean» qualche intelligenza in Verona, a quella volta s^ incamminarono,
e non mancò in elle parti un uomo nobile, appellato Marciano, di trat-
tare in maniera col Cuflode d'una delle Porte, ch'egli una notte la-
fciò entrare in quella Città cento Greci fcelti, condotti da Jtrtabaze
Capitano de'Perfiani, militanti in Itclia. I Goti, che v'erano di prc-
fidio, credendo inondata la Città da i nemici, fi ritirarono torto fo-
pra i colli, a pie' de' quali e fituata Verona. Venne il giorno, e non
era per anche arrivato alla Città il groffo de' Greci , fermatifì a difpu-
tar fra loro della divifìon della preda, che dovea farfi nel ficcheggio
della Città. Accortili dunque i Goti, giacché venuta la luce potcano
facilmente veder tutto dall'alto della colhna, come erano pochi gli en-
X X 2, trati
348 Annali d' Italia.
Era Volg traci nella Citrà, e tuttavia ftare lontano il refto delle fquadre nemi-
ANt,oj4i. c\]^^ fé ne tornarono in Verona, ripigliarono le porte, e cominciaro-
no a dar la caccia ad Artabaze e a' Tuoi compagni. Arrivò l'efercito
Greco, e trovate le porte chiufe, altro far non potè, che mirare i bei
falli, che andavano facendo dalle mura i lor colleghi, fieramente in-
calzati da i Goti. Qiiei, che caddero nel piano, falvarono la vita, fra'
qujli fu Artabaze. Gli altri cadendo in (iti fcofcefi, finirono quivi i
lor giorni, E così lo fcornato efercito con Artabaze, che difle loro un
mondo di villanie, fc ne tornò indietro fino a Faenza. Moflb da que-
fìa novità il Re Totila raunò cinque mila de' fuoi guerrieri, e a dirit-
tura andò a cercare i Greci j e quantunque fapelfe, che erano molto
fuperiori di forze, pure valicato un fiume (che da Procopio fu lafcia-
to nella penna), bravamente gli affali . Aveva egli prima ordmato a
trecento de' fuoi, che pafiTato eflo fiume, allorché vedeflero ben' attac-
cata la zuffa, fi fcagliafrero contro a i nemici, prendendoli alle fpalle.
(^osi fecero . Allora i Greci figurandofi maggiore di quel che era lo
sforzo de' Goti, più non tennero il pie fermo. Nella fuga molti furo-
no fatti prigioni, affai più fu il numero de' tagliati a pezzi, e tutte le
lor bandiere rcftarono in potere de' Goti: cofa non avvenuta mai, dap-
(a) Jordan, poiché con loro fi guerreggiava in Italia. Giordano Storico («), e il
de Regn. Continuatore di Marcellino Conte W fcrivono fucccduta a Faenza que-
fh( e t' ^* vittoria de' Goti. Quindi fpedito da Totila in Tofcana un cferci-
nuatoTuar- to, cinfe d'affcdio Firenze, alla cui difefa era Giujìim. Ma giunto l'av-
etliini Co- vifo, che Bejfa^ Cipriano .^ e Giovanni^ Capitani dell' Imperadore con
mUìi in forze maggiori fi avvicinavano, i Goti fi ritirarono nel Mugello. Nac-
Ctìronifo. qijero liti fra gli Ufiziali Cefarei, a chi dovefTc toccare il comando
dell' Armataj e benché la forte decideffe pel fuddetto Giovanni, Fi-
gliuolo d'una Sorella di Vitaliano, pure gli altri non vi fi accomoda-
rono. Affali Giovanni colle fue milizie i Goti, che s'erano ritirati fo-
pra una collina, ma fu rifpintoj ed cfTcndo fiata uccifa preflo di lui
una delle fue guardie, corfe tolto voce, ch'egli fteffo vi avea perdu-
ta la vita. Queflo badò, perchè i fuoi voltafTero affatto le fpalle . Ef-
fcndo paffata la mcdefima voce nel refto delle truppe Imperiali, che
non combattevano, e maflìmamcnte vedendo gli altri fcappare: tutti
qucfti altri ancora fi diedero ad una vergognofa fuga, rcftando pari-
mente non pochi d'eflì morti o prigioni. Totila fcppe cosi ben fare,
che quefli prigioni fpontancamente prefero a militare al fuo foldo.
Erano già venute in potere d'cffo Totila, per aiteflato del Con-
tinuatore di Marcelhno Conte, Cefena, Urbino, Montcfcltro, e Pietra
Pertufa . EfTendo egli dipoi pafTato in Tofcana , niuna di quelle Città
fé gli volle rendere} però continuato il viaggio, fenza toccar Roma,
arrivò nella Campania, e rei Sannio, e quivi impadronitofi di Bene-
vento, Città riguardevole, vi fece fpianar le mura, per levare a i Gre-
ci il ricovero in quelle parti. Tentò colle buone e con grandi pro-
mefrc i Napoletani, fé gli volcano rendere la Città} ma eflcndovi den-
tro Canone Capitano dell' Imperadore con mille Ifauri alla difefa, i Citta-
dini
Annali d* Italia. 349
ami aveano legate le mani . Il perchè Totila in perfona colla maggior par- Era Vo'ì;.
te dell' ofte Tua vi pofe rafledio, e fece fcorrerc l'altre fue fchierc per la Ann 0542.
Puglia, Calabria, ed altre Provincie, ora componenti il Regno di Napoli,
che tutte vennero alla Tua ubbidienza ('») . In qucfti fuoi progrcflì arrivato (a) c,Vcj(ir.
a Monte Cafino, volle vifitar San Benedetto^ celebre allora Abbate di Ma^-mì
quel Monillero, il quale gli predifle molte cofe a venire, e 1' efortò Dialogar.
alla clemenza. Prefe dipoi Totila il Caitello di Cuma, dove trovò una * *" '' '■*'
gran fomma di danaro, e le Mogli d'alcuni Senatori Romani j ma quc-
ite onorevolmente furono rimandate a i loro Mariti: azione, che ac-
quiltò a Totila il credito di Principe favio e benigno . Così slargato
il fuo dominio, cominciò Totila a ricavar tributi da que' paefi, e a
rinforzare il fuo erario ed efercito, e per lo contrario a calare la voglia
di combattere nell'Armata di Giuftiniano, perchè non correvano le
paghe, ed ognuno de' Capitani penfava lolo a fc ftefTo, guardando la
Città, dove era di governo. Coftanziano (lava in Ravenna, Giuftino in
Firenze, Cipriano in Perugia, Beffa avea la guardia di Spoleti, e così
altri d'altre Città: il che cagionava un lamento univerfale de' Popoli,
mentre fi vedevano fpolpare, e tornare di nuovo ne' pericoli e danni
della guerra. Giunte a Coftantinopoli quefle cattive nuove d' Italia,
fé ne affliflc non poco Giultiniano Auguro > ma fenza pcrderfi d'ani-
mo, tolto prefe a provvedere al bifogno, quantunque gli fteflcro forte
a cuore i Pcrfiani, che feguitavano tuttavia la guerra con furore e buo-
na fortuna centra di lui . Creò Prefetto del Pretorio d' Italia Maffimine^
e feco mandò una flotta piena di Traci e d'Armeni. Coftui ficcome
perfona poco pratica del mefticr della guerra, pigro inoltre e timoro-
fo, arrivato che fu nell'Epiro, quivi fermatofi vi confumò il tempo .
Dietro a lui pofcia Giuftiniano inviò Z)fw;/r;o con titolo di Generale,
e un battaglione di fanti. Collui follecitamente arrivò in Sicilia, ed
intefo l'affedio di Napoli, e la penuria de' viveri, fatta torto raunare
una quantità grande di navi, e caricatele di vettovaglia, s'incamminò
alla volta di Napoli . Ma perchè non avea feco fcorta tale di folda-
tefche da poter difendere i Legni, cafo che fofle aflalito: giudicò me-
glio di tirare innanzi fino a i porti di Roma con ifperanza di quivi
trovarne, e d'imbarcarne quanto occorrefFc al bifogno. S'ingannò:
niuno volle accompagnarfi con lui . Perciò determino in fine di tentar
la fortuna con que' pochi foldati, che feco avea condotto, e ^\ prefen-
tò davanti a Napoli. Ma informato Totila, che non troverebbe rcfi-
llenza in que' Legni, fpinfe loro addoflb alcuni Dromoni carichi di
foldaii, che prefero a man falva quelle navi con tuttt i viveri j e a ri-
ferva di Demetrio e di pochi altri, che faltati ne' battelli fi falvarono,
il refto fu o trucidato o prcfo. Pervenne finalmente in Sicilia Maffi-
mino Prefetto del Pretorio, da dove (limolato dalle iftanze di Cono-
ne, e de' Napoletani, verfo il fine dell'anno fpedì in loro foccorfo la
flotta feco venuta con tutte le truppe . Ma non si tofto arrivarono le
navi in faccia a Napoli, che furono forprefe da una fiera burafca, e
la forza del vento le fpinfe al lido in que' fiti appunto, dove erano
accam-
Era Vo!g.
(a) ifihrus
in Chfonic»
(b) naor
Tuatnenfis
in Chronic.
tdition. Ca-
nifii.
(c) Gregtr.
Turonenfis
iib. 3.
(d) Sigeber-
tus in Chre-
Hic»,
(«■) Profof.
i, Beli.
G»t. Hi. 3.
e. 7. cy /<?
JfO A N N A L I 0" I T A L I A .
accampati i Goti. Non iftcttero qucfti colle mani alia cintola j (aita-
rono nelle navi, uccifero chiunque volle mettcrfi alU difefa, prefero
vivi gli altri, e fra eflì il fuddetto Generale Demetrio, che era ritor-
nato su quefta flotta . Pochi altri ebbero la fortuna di falvarfi . E tale
fu il fucceflb de gli sforzi fatti in quell'anno da Giultiniano, per fo-
ftcnere gì' intereQi d' lulia . Poco meno infelici furono gli altri avve-
nimenti della guerra co i Perfiani . La fola accortezza di Bclifario im-
pedì, che non faceflcro maggiori progredì j e ciò non oftante fu egli
mcolpato di avere trafcurati alcuni vantaggi, che fi poteano riportare
in quelle parti dall'armi dell' Iroperadorcj e però ciduto dalla grazia
di ii"i, fu richiamato a Coftantinopoli , dove efl'endo privato della ca-
nea di Generale, per qualche tempo menò una vita ritirata con temer
fempre inlìdie, e il fine de'fuoi giorni. In quell'anno ancora, per quaiì-
to s'ha da Santo Ifidoro W, e dalla Cronichetta W inlcrica in quella
di Vittor Tunonenle, Childeberto,, e Clotario Re de i Franchi con un
potcntiffimo efercito entrati per Pamplona in Ifpagna, faccheggiarono
la provincia Tarraconefe, aflediarono Saragozza^ e fi credevano di con-
quillar que'paefi. Ma i Vifigoti, de' quali era in que' tempi Re Teo-
de, e Generale Teodifclo^ occupati i pafll, vennero ad un fatto d'armi
colla totale fconfitta de' Franchi. Incredibile fu, fé crediamo a i fud-
dctti Storici, la itrage fatta de' r.acdefimi . E i rimalli in vita bifognò,
che a forza d' oro coraperaiTero la licenza di poterfenc ritornar nelle
Gallic. Gregorio Turonenfe (Oj e Sigeberto {d) parlano di quefta
guerra, ma non già della rotta data a i Franchi. Anzi dicono, ch'eili
ritornarono carichi di preda e con trionfo . Come accordar inficmc
quelli Scrittori, cial'cua de' quali vuol mantenere l' oaor della fua Na-
zione?
Anno di Cristo dxliii. Indizione vi.
di V iGiLio Papa 6.
di Giustiniano Imperadore 17.
jdi ToTiLA Re 3.
L'Anno II. dopo il Confolato di Bafilio.
SOftcnnero i Napoletani con gran vigore e pazienza l'afiedio <lcR«
loro Città, finché poterono. Ma venendo ogni dì più a mancare
1 viveri, e a crefcere i patimenti, predarono orecchio a 7'etila W,
che loro offeriva un buon trattamento, e la libertà a Canone Ufiziaic
di pottriene andare col prcfidio Cefareo . Però fu capitolata la rcfa della
• Città, le in tcrmme di trenta giorni non veniva ibccorlo. Jnzi tre
mefi di tempo (aggiunle Totila) vi concedo per afpettare quefto fofpirato
Jjaccorfo^ ejjendo io ben certo y che non verrà giammai. Ma prima ancora
del
A N N A L I D* r T A L I A . 3 5"!
del tempo accordato, perchè non v'era più da mangiare, fi renderono Era Vo%.
i Napoletani. Fu mirabile vcrfo di loro in tal congiuntura l'umanità ANH0542.
e provvidenza di Totila. Per la ùme patita pareano piuttofto un Po-
polo di fcheletri, che d'uomini. Ora affinchè con troppa ingordigia,
e con pericolo poi di morire, non fi cibaflero de' viveri, ch'egli ab-
bondantemente aveva introdotto, fece ferrar le porte della Città , fen-
za lafciar ufcire alcuno, ed a tutti fece difpenfare con gran parsimo-
nia fulle prime il cibo, e pofcia a poco a poco andò slargando la ma-
no, finche veggendoli rimeffi in forze, ordinò, che s'apriflcro le por-
te, e lafciò, che ognuno andafle a fuo talento, ovunque gli piacefle.
E perciocché il mare per molti dì fu groffb, talmente che non per-
mife a Conone di partire, fecondo i patti, colla fua guarnigione (ri-
tardo, che l'affliggeva non poco per timore, che Totila pentito noi
ritencfle prigione) Totila fteffb il rincorò e il provvide di carrette e
giumenti, e di quanto occorreva per fare il viaggio per tèrra fino a
Roma, infieme con una buona fcorta per fua ficurezza. In quefti rae-
defimi tempi fece ricorfo a Totila un Calabrefe con lamentarfi d'una
delle fue guardie, che aveva ufata violenza ad una fua Figliuola zi:-
tella. Ordinò Totila, che il delinqijcntc, il quale non negava il fatto,,
foffc carcerato; e perchè i principali de' Goti, conofcendo che coflui
era perfona di gran bravura, non avrcbbono voluto la fua morte, ri-
corfero a Totila per ottenergli il perdono . Allora Totila con faggio
ragionamento fece loro intendere, che il permettere fimili delitti, era
un' irritar l'ira di Dio contra di tutta la Nazione; e però eleggefiero,
fé più loro premeva la confervazione dell' univerfità,o pur quella di
un folo uomo cattivo. Non fcppe che rifpondere; ed egli fatto mo-
rire il reo, donò alla Fanciulla offefa tutti i di lui beni. Quefti atti
di rara prudenza, umanità, e giuftizia del Re Totila gli abbiamo dalla
penna dello fteffo Procopio Autore Greco. Aggiugne egli inoltre,
che in quefti tempi i Capitani e folditi dell' Imperadore in Italia ad
altro non attendevano, che a divorar le foftanze de'fudditi, a sfogare
la lor luffuria, e a commettere ogni forta d'infolenze; di maniera che
i più de gl'Italiani malcontenti del governo d'eflì Greci, fi augura-
vano l'antecedente meglio regolato de i Goti . Fece dipoi Totila fpia-
nar tutte le mura di Napoli , perchè fé mai venifTero con grande sfor-
zo i Greci , e tornaflcro a ricuperar quella Città , per mancanza dì
fortificazioni non vi potefPero fermare i piedi. Il fuo di fegno era, oc-
correndo, di provar la fua fortuna con qualche battaglia a campo aper-
to, e non di confumarc il tempo in afledj, fottopofti a troppe lun»
ghezze ed inganni.
Egli è nondimeno da ofiervare, che il Continuitore di Marcel-
lino Conte (a) riferifce all'anno fufTcgucntc f44. la defolazhne di Na- (^) c„>ti-
foU. Forfè vuol dire, che nel prefente fé ne impadroni, e folamente nuatorAUr-
nell'anno appreflb (pogliò quella Città delle fue mura. Tuttavia con- «''"",''»
vien confeflare, che nella Cronologia di quefti tempi fi truova uno c/"-^'"«'
non lieve imbroglio, perchè non abbiamo fé non Procopio, che dif-
fufa-
35'2' Annali d' Italia.
Era Volg. fufainentc tratta de gli affari d'Italia, e il Continuatore fu.ldetto, che
Anno 543. ne va accennando alcune picciole cofe . Ora Procopio diilin-^ut- i tempi
correnti con parole, quanto a noi, alquanto tencbrofc: perchè man-
cando la notizia de' Confoli, che ferviva in addietro a contrafTecnarc
e diftinguere gli anni, egli fi vale della formola dcW Jnm Primo,
Amo Secondo, e così difcorrcodo, ^e//(? guerra Gotica. Il Cardinal B.i-
Ca) haron. ronio (1), che prefe il Primo anno di qiicda guerra dall'entrata di
Annal. Ece. Belifario in Italia, rapporta di mano in mano le azioni occorrenti, con
adattarfi a quello principio. Il Sigonio all'incontro, e il Padre Pagi,
che legano il Primo anno di tal Guerra coli' occupazione fatta da Be-
lifario della Sicilia, anticipano un anno la ferie dell' im prefe, Qiiel che
e più, pretende il Padre Pagi, che fia guafto ne' tedi di Procopio l'or-
(h) Norìiìn *^'"^ ^^ quelli anni, e il Cardinal Nons (^) immagina anch' egli dell'
Difertat. imbroglio ne' racconti di Procopio, perche con effo lui non s'accorda
de 5. Sy/tod. il Continuatore fuddctto di Marcellino. Però in mezzo a quello buio
convien camminare il meglio, che lì può. Al prcfentc anno hferifco-
(c) viffer "° '^ Continuatore fuddctto, e Vittor Tunonenfe (0, una tcrribil Pc-
Tunsnenps ^c, che devaltò l'Italia tutta. Qiiefta, fecondochè elfo Continuitore
in chronito. oflerva, era prima inforta nell'Oriente, dove non meno che nell'Il-
lirico avea faiia un'incredibile Itrage. Procopio (<^) anch'eglifle parla
j. u.^uì^r con dire, che tal malore (fecondo il folito) cominciò in Egitto, e poi
de Bel. Perl. _„^' i,/-»- i n- i*^ '
/. 1. e. II. fi diftufe per tutto 1 Oriente, ed eilere mancato poco, che non ne re-
tlaffc dislatto tutto il genere umano. Evagrio (e) racconta di più, che
(e) Evagr. quello fpaventofo flagello andò fcorrcndo per qiiafi tutto il Mondo al-
'» 'J""- Jq^jj conofciuto, e durò anni cinquantadue: calamità, fimile a cui non
fi legge nelle antiche lllorie. Probabilmente il furore di quella Pelle
fraftornò nel prefente anno i progrefTì dell'armi Gotiche in Italia, e
indebolì anche le loro Armate. Abbiamo dal fopradctto Continuatore,
che Totik fece diroccar le mura d'altre Città forti nella Campania,
e ordinò alle fuc genti di formare l' atredio di Tivoli . Ricav afi ezian-
dio da una Annotazione fatta al Libro di Aratore, di cui parlerò fra
poco, che nel prefente anno Torila s' incamminò coli' cfcrcito alla vol-
(f) Theo- ta di Roma. Abbiamo parimente da Teofane (/) che nell'anno 17. di
phanes in Giuftiniano capitò dalle parti d' Italia a Coftantinopoli un Cantamban-
chrontgr. cq, per nome Andrea, conducendo feco un Cane orbo e di pel gial-
lo, che facea delle flrane maraviglie. In mezzo alla piazza, con gran
concorfo di geme C\ faceva Jl Cerretano dare da gli Spettatori varj
anelli d'oro, d'argento, di ferro, fenza che il Cane vedefle, e li na-
fcondea fottcrra. Polcia per ordine luo il Cane li trovava, e da se rc-
ilituiva a ciafcheduno il fuo. EfTcndo anche richiello, di quii' Impc-
radore foflero diverfe Monete, le dillingueva. In oltre interrogato ,
quali Donne fofiero gravide, quali uomini puttanieri, adulteri, avari,
o liberali, con verità fapeva indicarli . Fu creduto, che fofie un Ne-
gromante ,
Anno
Annali d' Italia. 35-3
Anno di Cristo dxliv. Indizione vii.
di Vigilio Papa 7.
di Giustiniano Imperadore 1 8,
. di T o T I L A Re 4.
L'Anno III. dopo il Confolato di Ballilo.
AVeva il Re Totila inviato un diftaccamento delle fuc fchlcrc ad Era Volg.
afTediare Otranto, ed egli poi colla fua Armata era pafTato fino ANNOC44.
alle vicinanze di Roma . Sapendo , che i Romani erano poco foddi-
sfatti de' Greci, fcrifTe loro più Lettere; fece anche fpargere ed at-
taccare in Roma varj biglietti, per tentar pure, fé potca muovere
quel Popolo a far qualche novità; ma il prefidio Imperiale, coman-
dato da Giovami Generale dell'armi, tenne tutti in dovere, e diede
folamente occafione di cacciar fuori di Roma tutti i Preti Ariani . In
tal maniem paflavano le faccende, quando l' Imperador Giujìimam , zv-
vifato da più bande, e da più d'uno, e maflìmamente da Coftanziano ^
che comandava in Ravenna, del peffimo flato de'fuoi affari in Italia,
ancorché gli pefafle forte addoifo l' arrabbiata guerra de' Perfiani , pure
determinò di mandare in Italia Belifario^ già ritornato in fua grazia
per opera di Ttodera Augufla , Ma pochi combattenti feco condufTe
Belifario, fé non che nel viaggio con danari ingaggiò quanti giovani
fcapeftrati potè, e con elfi arrivò a Salona in Dalmazia. Di la fpedi
yalentino con alcune navi cariche di vettovaglie, per foccorrere Otranto
afTediato, dove la guarnigione affamata avea già capitolata la rcfa, fé
non compariva foccorfo fino a un determinato giorno. Fu a tempo
Valentino, e i Goti delufi giudicarono meglio di levar qucU' affedio .
Si ftudiò intanto Belifario, dopo effere paffato a Pola, di metter in
ordine la fua per altro affai tenue Armata; e finalmente con buon vento
fi conduffe a Ravenna. Ma non fi dee tacere, che il Continuatore di
Marcellino Conte (^) riferifce folamente all' Anno feguente f4f . la W Conti-
venuta in Italia di Belifario, come ancora credette il Cardinal Baro- """il^i cJ'J'
nio. Ebbe maniera Totila di rifapere, quali follerò le forze, che il mìns in
Generale Cefareo avea menato feco; e gli riufcì in quefti tempi d'im- £hrtni(e,
padronirfi dell' affediata Città di Tivoli per tradimento d'alcuni pazzi
Cittadini, che furono la rovina della lor patria: perchè entrati i Go-
ti, crudelmente trucidarono tutti quegli abitanti, e fino il loro Ve-
fcovo. Si mile poi l'efercito fuo a cavallo del Tevere, con che co-
minciò ad impedire il paffaggio de' viveri dalla Tofcana a Roma .
Dall'altra parte Belifario mvio Fitalio uno de'fuoi Capitani a Bolo-
gna, per cui cura quella Città ritornò alla divozione di Cefare. Mandò
parimente 'Tariffi ut 0 , Recila, e Sahiniano con mille foldati a foccorrere
■ Ofirao , affediato da Totila; e quefti felicemente entrarono nella Git-
Tom. III. Y y tà .
354
Annali d* Italia.
E» A Volg.
Anno 544,
(a) Taufius^
in Vita S.
Mauri .
Chronicon
S. Medardi:
»l>iid Da-
(herium .
ib) Prtcof^.
^di Bill.
Colh. l. 3,
taf, n>
tà. Ma conofciuto dipoi, che erano d'aggravio al prefidio, una notte
fé ne tornarono via, non già con quella fortuna, con cui erano ve-
nuti, efTendochè avvertitone Totila da una fpia, mife in aguato due
mila de'fuoi, che coltili all'improvvifo, ne uccifero ducente, sban-
darono il retto, e rimafero padroni di tutto il loro bagaglio. Aveva
fecondo il fuo coftume Totila fatto abbattere le Porte, ed anche una
parte delle mura di Pefaro, e di Fano, perchè non vi fi annidaflcro
i Greci. Belifario ftando in Ravenna, fatta fegretamcnce prendere la
mifura delle Porte di Pefaro, e fabbricatene delle fimili ben armate
di ferro, diede ordine a Sabiniano e Torimuto di condurle feco fo-
pra alcune barchette, e sbarcatele in terra, di applicarle al fito loro,
e pofcia di riparare il meglio, che poteiTcro le mura, e di fortificarfi
in quella Città colla guarnigione, che con eflb loro inviò. Fu dili-
gentemente cfeguita la di lui mtenzione : il che intefo da Totila, v'ac-
corfe con un buon corpo di gente per isloggiarli, ma fenza frutto,
dimanicrachè dopo avervi confumato non poco tempo intorno, prefc
il partito di ritornarfene all'afledio da tanto tempo intraprcfo di Ofi-
rRo. Fece egli ancora ne'medefimi giorni ftringcre con un forte blocco
le Città di Fermo, e di Afcoli. Terminò in queft' Anno a dì z6. di
Marzo la fua vita in terra l'infigne Patriarca San Beiiedetto W Infti-
tutore, o fia Riftauratorc in Occidente dell'Ordine Monadico, Or-
dine cclcbratifllmo, il quale non tardò a diffonderli non folo per tutta
l'Italia, ma anche per tutta la Gallia , e per altri pacfi del rito La-
tino, dimanierachc a poco a poco la fua Regola fu accettata aachc
ne'Monifterj, che dianzi erano ftati fondati con altro Iltituto. Diede
parimente in queft' Anno compimento al fuo Poema Eroico, dove fon
raccontati gli Atti de gli Apoftoli, aratore, nobile Romano, che da
Papa Vigilio fj promoflb al grado di Suddiacono della Chiefa Ro-
mana. Fu letta pubblicamente e con grandi applaufi quefta fua fatica
in varj giorni nella Chiefa di San Pietro ia Vincula.
Anno di Crisxo dxlv. Indizione viii.
di Vigilio Papa 8.
di Giustiniano Imperadore ip.
di Totila Re j»
L'Anno IV. dopo il Confolato di Bafilio.
TRovavafi Belifario in Ravenna con poche milizie, e queftc ance-
ra creditrici da gran tempo del foldo loro dovuto j ed cfTendo la
maggior parte dell'Italia in potere di Tonila, non rcllava maniera ^al
Generale Cefareo, non dirò di rimettere in piedi gli affari, ma ne
pur di foftencrc quel, che reftava in dominio de' Greci (*) . Perciò
fpedi % Coflancinopoli Giovami Nipote di Vitaliano, con vive iilanze
a Giù-
Annali d' Italia. 35-^
a GìuJììhìxho Augufto, per ottenere un gagliardo rinforzo di gente e Era Volg.
di danaro, e con pregarlo fpezialmente di mandargli le guardie, eh' cf- ANN054y.
fo Belifario era (olito a conci ur fece nelle guerre. Andò Giovanni, ma
intento a i proprj affari attefe a concertare il fuo Matrimonio con G/«-
ftina^ Figliuola di Germano^ Nipote dell' Imperador Giuftiniano . In
quello mentre a Totila fi renderono le Città di Fermo e di Afcolij
dopo di che egli fi trasferì all'afledio di Spoleti e d'Afiìfl. Erodiano ^
che comandava nella prima di quelle Città, portato dall'odio, ch'egli
profelTava a Belifario, promife di rendere la Città col prcfidio, fé nel-
lo fpazio di trenta giorni non gli veniva foccorfoj e quello non eflen-
dofi mai veduto comparire, fu efcguita la Capitolazione . Siffrido, che
era alla difcfa d'Aflìfi, in varie fortite troppo animofamcnte fatte re-
Ilo finalmente uccilb egli colla maggior parte de'fuoi, e però i Cit-
tadini fi renderono anch'eflia i Goti. Portatofi dipoi Totila all'alTc-
dio di Perugia, usò quante minacele e promefic mai feppe, per indur-
re Cipriano Governatore della Città ad arrenderfi j ma fi parlò ad un
fordo. Ebbe la maniera di farlo aflafiìnare da una delle di lui guardie,
che fi falvò poi nel campo de' Goti} ma ciò non ollante i foldati di
quel prefidio s'ollinarono alla difcfa della Città, e Totila fu collretio
ad abijandonare l'imprefa. Si rivolfe egli dunque verfo Roma, e for-
mò il blocco alla mcdefima. E qui convien oflervare la faggia con-
dotta di quello Re Italianizzato. Per ordine fuo rigorofo da i foldati
non era inferita molellia o danno alcuno a gli agricoltori , i quali per-
ciò in tutta l'Italia attendevano alle lor fatiche, fcnza elTere inquietati,
purché pagaflero i tributi confueti al Re, e le penfioni dovute a i lor
Padroni ufciti di Roma. S'accollarono i Goti a Roma, e non poten-
dolo (offerire Artafire^ e Barbazio^ due Capitani fra' Greci, ancorché
contro la volontà di Beffa ^ allora Comandante in Roma, ufcirono lo-
ro addoflb con una buona brigata, e li mifero in fuga; ma caduti in
un' imbofcata , vi lafciarono quafi tutti la vita: il che fu cagione, che
niun ardifle di ufcir fuori della Città da lì innanzi. Nulla potevano ri-
cavare i Romani dalle lor campagne, nulla né pure potea lor venire
per mare, perchè dopo la prefa di Napoli i Goti aveano melTa infie-
me una piccioia flotta di Legni armati, che aggraffava quante navi
ofavano di palFare dalla Sicilia a Roma. Fu anche per folpctto man-
dato in efilio a CentoccUe, oggidì Civitavecchia , Cf/^^o Patrizio , Ca-
po del Senato Romano .
Totila, che mentre attendeva ad un affare, penfava a molt' altri,
mandò in quelli tempi un corpo di truppe, per tentar di ridurre alla
fua ubbidienza o colle buone o colle brufche Piacenza, Città princi-
pale dell'Emilia, che fola rellava in quelle parti in potere de' Greci.
Fecero i Goti la chiamata, ma buttarono le parole al vento, e però
s'accinfero all'afledio. Non fapeva Belifario in Ravenna, qual rime-
dio o partito prendere in tanta decadenza de gli afi-ari di Celare in Ita-
lia, perchè privo de i due più importanti nervi della guerra, cioè di
foldatefche, e di danaro. Però per mare pafsò a Durazzo, e di là fe-
Y y z guitò
3 5^ Annali d' Italia
Era Volg. guitò a tempeftare Giuftiniano Augufto, per far venire de' pronti Toc-
Anno 54?. corfi . Mandò egli in facti un buon rinforzo di gente condotto da G/e-
•vanni Nipote di Vitaliano, e ds Ifacco Fratello di Narfete . Coman-
dò ancora, che Narfete andafle a traccare co i Capi de gli Eruli, per
condurre al fuo foldo una buona man di que' Barbari , Molti in fatti
ne arrolò Narfete, e li condufle a fvcrnar nella Tracia con difegno di
fpignerii nella proffima ventura primavera in Italia. Riufcì a coltoro
ncir andar a quartiere di dare una rotta a gli Sciavi, che paflaco il
Danubio, erano venuti a bottinare in quelle parti. Premendo pofcia a
Belilario di recar qualche foccorfo a i Romani, fpedi per mare Falen-
tino^ e Foca con una brigata d'armati al Callello di Porto, limato al-
la sboccatura del Tevere, dove era Governatore Innocenzo^ affinchè
non folamente cuftodiffcro quel porto, ma eziandio di là infellaflero i
Goti, che erano fotto Roma. Fecero colloro fapere a 5e^, Coman-
dante dell'armi in Roma, il dì, che volevano aflalire il campo nemico j
ma Bella non iftimò bene di mettere a rifchio i fuoi . PcrfiUendo non-
dimeno efiì nella voglia di farli onore, ufcirono un giorno da Porto,
e trovarono quel che non afpettavanoj perche Totila informato da un
difertore, prefe così ben le fue mifure, che fattili cadere in un agua-
to, quali tutti gli ebbe morti o prigioni. Papa Figilìo in quell' Anno,
perche chiamato in Oriente da Giultiniano Augulto, llccome vedre-
mo, e fors' anche prima fcorgcndo avvicinarfi l'anediodei Goti, giu-
dicò, che per lui, creatura de' Greci, non folTe buona in que' tempi
l'aria di Roma, era paflato in Sicilia. Sapendo le ftrettczze, nelle qua-
li fi trovava ridotto il Popolo Romano per la fcarfezza de' viveri, e
da'medefimi Cittadini ancora, come fi può credere, follecitato, fece
caricar molte navi di grano, figurandofi, che potrebbono arrivar fino
a Roma. I Goti pollati all'imboccatura del Tevere, al vedere avvi-
cinarfi quelli flotta, fi tennero nafcofi dietro alle muraglie delle cafe,
alpettando a bocca aperta quello regalo della buona fortuna. Vennero
le navi, e quantunque i Greci polli nel Callello di Porto corref-
fero a i merli, e con ifventolar le velli, faceflero lor legno di retro-
cedere, tuttavia credendo i mannari, che quel fofle un legno d'alle-
grezza, continuarono il viaggio, e iurte a man falva furono prefe da
i Goti. V'erano dentro molti Romani, e fra efli un Vei'covo per no-
me Faltntìna. Condotto quelli alla prefcnza di Totila, perchè inter-
rogato di varie cofe fu convinto di bugia, Totila gli fece tagliar le
fi A-nad Diani, c lafcioUo andar con Dio. Anaftafio Bibliorecario («) nella Vi-
Sihliothec'. ta di Vigilio Ipropotìtatamente confonde i tempi delle azioni di quello
in Vit. vigi- Papa. Scrive m oltre, ch'egli per ordine di Teodota Augnila fu prc-
*''• foy pollo in nave, e condotto in Siciliai e che nell'ufcir di Roma,
una parte del Popolo gli dimandò la benedizione, un'altra gli gittò
dietro lafll e ballon!, e gli fonò la mattinata con gridare; Teco venga
la tua fame , teco la tua, morìa . Male hai fatte a i Romani ;. male abbi
ovunque vai. Aggiugne, ch'egli fece un'ordinazione in Sicilia, e fra
gli altri ordinò Vcicovo di Santa Rufina, o fia di Selva Candid», il
fud-
Annali d' Italia. 35^7
luddctto J^akntino^ con inviarlo dipoi a Roma per Tuo Vicario, dove Era Volg.
gl'incontro la difgrazia, poco fa narrata. Non fi accordano ben qus- Anko 545,
Ite cofe colla gran cura, che Vigilio ilando in Sicilia fi prefe per foc-
correre il Popolo Romano, né la violenza e prigionia defcritta da A-
naftafio, coll'eflcre dipoi (lato accolto Vigilio con fomnio onore in
Coftantinopoli: il che viene aflerito da Teofane W, e confeffato da {^) Theoph.
Analtafio medefimo. Procopio, Scrittore il piti informato di quefti "* '^'""^^
tempi, Icrive, che Vigilio Papa fu chiamato a Coltantinopoli da Giu-
fliniano, e non già prefo per forza per ordine di Teodora Augufta. Da
altri documenti nondimeno, che fon citati dal Cardinal Baronio e dal
Padre Pagi, fi ha, ch'egli mal volentieri andò a Coftantinopoli, e
v'andò lolamente per non difgullar l' Imperadore, che gli faceva tanta,
premura .
Anno Ji Cristo dxlvi. Indizione ix.
di Vigilio Papa 9.
di Giustiniano Imperadore 20,
di T o T I L A Re 6.
L'Anno V. dopo il Confolato di Bafilio .
DOpo avere i Cittadini di Piacenza foftenuii i morfi più fieri della
fame, con ridurfi a cibarfi de' più fozzi alimenti, e fin di carne
umana nell' afiedio pofto alla loro Città, finalmente fi arrenderono ai
Goti. Non men fiera fi provava la fame in Roma, dimodoché quc'
Cittadini pregarono Pelagio Diacono di volere portarfi a trattare con
Totila di una tregua d'alcuni giorni. Era lungamente ftato quello Pe-
lagio in Coftantinopoli Apocrifario, o fia Nunzio di Papa Vigiiio, e
tornato a Roma, avea portato feco delle grofle fomme d'oro, e fé ne
fervi egregiamente in mezzo alle calamità della fua Patria per le infi-
gni limofine da lui fatte ai poveri. L'aCcolfe onorevolmente Totila,
ma il prevenne con dirgli, che non gli parlafle di tre punti, cioè di
far grazia a i Siciliani, né di perdonare alle mura di Roma, che era-
no cagione di non poter combattere alla larga co i nemici, né di re-
flituire gli Schiavi Romani, che s'erano anolati nell'efercito fuo. Da
querto ragionamento lcompofl:o Pelagio, fi sbrigò con poche parole,
e fé ne tornò a Roma, fenza recar confolazionc alcuna al luo Popolo,
D:fperati i Romani ricorfero ^ Beffa e Coneney (Japicaiii. de' Greci,
fcongiurandoli di rcnderfi,. ma ne riportarono folamentc delle vane pa-
role di vicino foccorfoj ed intanto crebbe all'eccedo la fame,, che da
Procopio dclcritta fa orrore. Finilm^^nte chi potè con danari compe-
rare da gli Ufiziali Cefarei la licenza di poter ufcire di Città, fé n'an-
dò. Ma non pochi morirono dietro alUitrada, 0 nelle barche j ed.al-
tri
Era Volg.
Anno J46.
(a) Proeop.
di Btl. Gol.
iik. 3. e. 18.
(b) Procof.
de Beli. Ge-
thic. lib. 3.
taf. 10.
(e) jinajlaj
iibliethec.
in Y'it. V'igi'
IH.
3f8 Annali d' Italia.
tri furono prcfi ed uccilì da i nemici. Ecco dove s'era ridotto il Se-
nato e Popolo Romano. Giunte a Durazzo le Ibldaicfche condotte da
Giovanni e da Ifacco^ Belifario di colà con quello rinforzo pafsò ad
Otranto, e di là nel Mediterraneo («), con giugncre in lineai Porto
Romano, dove fi mife ad afpcttar Giovanni^ che ito per terra s' impa-
droni di Brmdifi, e poi della Calabria, de'Bruzj, e della Lucania, con
illragc di que' pochi Goti, che erano in quelle parti. Ma non attcn-
tandofi egli di paflare per Capoa, perchè Totila vi avea inviato tre-
cento de' fuoi più valorofi guerrieri ; Belifario determinò di foccorrerc
come poteva il meglio i Romani, oramai sfiniti per la fame . Fece ca-
ricar,le vettovaglie fopra barche ben difefc da parapetti di tavole, e
ben munite di loldati, ed egli fu il primo a falire in una, e ad in-
camminarfi pel Tevere. Aveva Totila con lunghe travi a guifa di pon-
te ferrato il paflb di quel fiume colla giunca di due torri nell' una e
nell'altra riva, Riulcì a Behlano d' incendiarne una colla morte di cir-
ca dugento Goti, e già fi preparava per rompere il ponte, quando gli
giunfe avvilo, che Ijacco lafciato alla difefa del Caftello di Porto, do-
ve era anche Antonina Moglie d'elfo Bcliiarioj contragli ordini pre-
cifi a lui dati aveva alfalito il campo de' Goti vicini con isbaragliarlo j
ma che perdutafi la fua gente a Ivaligiare le lor tende, era poi fiata
disfatta da i medefimi di bel nuovo attruppaci, con rimanere egli ftcffb
prigione. Rcllò da tal nuova troppo fconcertato Belifario per paura
di aver perduta la Moglie, l'equipaggio, e l'unico luogo di ritirata
(il che vero non era), e però tornatofenc indietro, per 1' afflizione
cadde malato , e fu in pencolo di foccomberc alla gravezza del male .
Quattro de gl'llaun (^), che faceano la fenunella alle mura di
Roma, più volte di Jiotte s' erano calati giù con funi, per trattare con
Totila dell' entrata nella Città, e il tradimento fu conchiulb. Saliti quat-
tro de' fuoi più animofi Goti in tempo di notte, infieme congl'Ifauri
fuddetti, ruppero la porta Atìnaria, e diedero il comodo a tutta l' Arma-
ta di occcupar la Città. Totila, che non voka far del male a i Cit-
tadini, per atte fiato di Anafiafio (^), trattenne i fuoi foldati, e tutta
la notte fece fonar le trombe, acciocché il Popolo potefie fuggire,
o nafconderfi ne' facri Templi . Bejfa con tutti quafi i fuoi fé ne fug-
gì, e feco andarono Decio.^ e Bafilio Patrizj con alcuni altri, che po-
terono aver cavalli . Mciffimo^ Olii/no^ Orejie, ed altri fi rifugiarono in
San Pietro. Fatto giorno i Goti fecero man bafia contro molti, che
incontravano nelle itrade, e vennero morti vcntifei foldati Greci, e
fcfianta della plebe . Tofto fé ne andò Totila al Vaticano per venerare
i corpi de gli Apofioli, e quivi fc gli atfacciò Pelagio Diacono, im-
plorando mifericordia pel Popolo, che reftava, ridotto nondimeno a
pochiflìmo numero, e l'ottenne . Si trovò nel Palazzo di Befla una gran
quantità d'oro, ammafikto dall'infame Ufiziale, col vendere ad eforbi-
tante prezzo il grano a gl'infelici Romani . Tro\offiIiuJiciaMa, già Mo-
glie di Boezio, e Figliuola di Simmaco, con varj Senatori, che avendo
impiegate le loro foltanze per alimentare i Poveri in quelle cftremc
mifc-
Annali d' Italia. 35*9
mifcrie, s'erano ridotti a mendicar tiTi il pane, battendo alle porte Era Volg.
de'beneftanti. Avrebbono ben voluto i Goti levar di vita Rufticiana, ANN0546.
perchè ad iftanza di lei erano ftate gittate a terra in Roma le llatue
del Re Tcoderico . Ma il faggio Tocila noi comportò, anzi tanta at-
tenzione adoperò, che a niuna delle Donne fu fatta menoma violenza.
Nel di fcgueate raunati i Goti, ricordò loro Totila, come di ducen-
10 mila combattenti, che erano prima, fi. fofTe ridotta a si poco la lor
milizia; e come da fette fole migliaia di Greci erano effi ftati vinti e
fpogliati del Regno. Tutto ciò avvenuto per gaftigo di Dio a cagio-
ne delle iniquità dianzi commefTe contro i fudditi dell' Imperio Ro-
mano da i Goti fteflì . Però le loro premeva di confervar l'acquiftato,
fi fludiafTero di farfi. amico Dio, con efcrcitar la giuftizia , e non
nuocere indebitamente a veruno. Convocato dipoi il Senato Romano,
rinfacciò loro l'ingratitudine, perchè dopo aver ricevuti tanti bene-
fizj da Teoderico, e da Atalarico, che aveano lafciato loro tutti i Ma-
giltrati, e la libertà della Religione, e rendutili fommamente ricchi,
s'erano poi rivoltati conerà de' Goti, e dati in preda a i Greci, da' quali
niun bene aveano finora ricevuto, anzi aveano rifcoffo ogni male: la-
onde meritavano d'cflerc ridotti nella condizione di fchiavi . Ma al-
zatofi Pelagio, con buone parole il placò, e ne riportò proraefTe di
tutta clemenza. In fatti Anaftafio Bibliotecario C"), e l'Autore della (z) ^n^jiaf..
Mifcclla W fcrivono, che entrato Totila in Roma, al>itò co i Roma- EihUotbec.
ni^ come un. Padre co i Figliuoli. Mandò egli dipoi lo fteflo Pelagio y '•" sil-jir.
e Teodoro Avvocato Romano a Coftantinopoli per trattar di pace. Al- ^^If^'f^'^'
tra rifpofta noa ebbe da Giujiiniano^ fé non che Selifario fuo Generale iìl,i^.
dimorava in Italia, e che era in fuo potere l'accomodar le cole. In-
tanto i Goti ebbero una percofla da i Greci nell* Lucania; e quefta
fu cagione, che Totila determinò di levarfi di Roma, ma perchè non
fi fidava de i Romani, né voleva che i Greci vi fi tornafTero ad an-
nidare,, iccc abbattere in piìi luoghi le mura della, Città. Corfe anche
voce, ch'egli voleflc diroccar le più belle fabbriche di Roma; ma
pervenuto ciò a notizia di Belifario, che- tuttavia ^i fermava in Por-
to, gli fcrìfle una lettera ben fenfata per ditTuaderlo; laonde gli pafsò
così barbara voglia, fé pure mai l'ebbe. Lafciata Roma vota, col me-
nar feco i Senatori, e mandare il Popolo nella Campania, fi portò nella
Lucania e Calabria, e fece torrrar que' Popoli, a riferva d' Otranto ,
alla fua divozione. Da lì a poco s'impadronirono i Greci di Taranto,
e di Spoleti. Fu quello l'anno, in cui Papa f^;^;7/o, dopo eflerfi fer-
mato, lungo tempo in Sicilia, non potendo più refillere alle illanze di
Giudiniano Augufto, s' incamminò alla volta di Coftantinopoli, dove
bolliva forte fra i Cattolici la controverfia de i tre Capitoli , cioè di
condannare o non condannare Teodoro Mopfuefteno, una Lettera à" Iba
Edeflc-no, e gli fcritti ài Teodorete ^ tutte perfone gran tempo fa defunte.
Perchè quella condannai pareva pregiudiziale al Concilio Calcedonefe,
pero i più de' Cattolici, e fra gli altri lo fteflo Vigilio Papa, l'abborri-
Tano forte. Ma era non poco impegnato e rifcaldato per efla Giuiliniano
Au-
s6o
Annali d' Italia.
E«.\ Volg. Augufto, Principe, che non contento dell' ufizio Tuo d'Imperadore, vo-
Anno J47. leva anche farla da Dottore, da Vefcovo, e da Papa, dimenticando, che
l'autorità nelle ccfc e dottrine facre era ftata conferita da Dio, non
già a i Principi Secolari, ma sì bene a San Pietro, e a'fuoi Succef-
fori, e a i Vefcovi della Chiefa Cattolica. Qiianto in quella lice ac-
cadde, potrà il Lettore raccoglierlo dalle Opere de' Cardinali Baronio
e Noris, dal Padre Pagi, dal Fleury, e da gli Atti del Concilio ge-
nerale Quinto.
Anno di Cristo dxlvii. Indizione x.
di Vigilio Papa io.
di Giustiniano Imperadorc ii,
di T o T I L A Re 7.
L'Anno VI. dopo il Confolato di Bafilio.
(a) Conti-
nnator Mar-
ftUint Co-
mitit in
Chronìce .
(b) Marius
^ventktnf.
In Chronic.
(e) Theoph.
in Chrenog.
(d) Prùctp.
de Bell. Gè-
thh.
VEramente il Continuatore di Marcellino Conte (-»), Mario Aven-
ticenfe W, e Teofane (0 mettono fotto quell'anno la prefa di
Roma fatta da i Goti, e di tale opinione furono i Cardinali Baronio, e
Noris. Ma ho io creduto di doverla riferire al precedente anno, come
han fatto il Sigonio, e il Pagi, perchè fi conforma più colla ferie de gli
avvenimenti narrati da Procopio; ne fi può fidare del Continuatore
fuddetto, né di Mario, perche nelle Croniche d'araendue s'incontra-
no non pochi anacronismi. Per altro fcrive eflb Continuatore, che i
Goti nel dì 17. di Dicembre entrarono in Roma, correndo l'Indizio-
ne X. il che dovrebbe convenire all'anno precedente, nel cui Settem-
bre la Decima Indizione cominciò il fuo corfo . Aggiugne, che Totila
dopo aver atterrata parte delle mura, condufle feco come prigionieri i
Romani nella Campania, e che eflcndo rellata Roma per quaranta giorni
fenza Popolo, Belifario animot'amente ne ripigliò il poffeflo. Se ciò è ve-
ro, polla da noi nell'antecedente Anno la prefa di Roma, dee ap-
partenere al prcfente il ritorno di Belifario in cfla. Mario Avcnticen-
I "e, che fotto il prefente Anno racconta l'uno e l'altro fatto, difcorda
dal Continuatore fuddetto. Ora attenendomi io al filo di Procopio,
che va defcrivcndo quella lunga e pcricolofa guerra col Primo ,
Secondo , Terzo Anno , e cosi fucceffivamente > avvertendo non-
dimeno col Pagi, che cadauno de'fuoi Anni comincia dalla prima-
vera, e finifce nella primavera del feguente: dico, che Belifario, il
quale tuttavia fi tratteneva a Porto, vedendo così abbandonata Roma,
concepì il penfiero di ripigliarla, e felicemente l'efeguì, (d) forfè nel
■ mefc di Febbraio. Lafciaci dunque in Porto alcuni pochi foldati, me-
nando feco il rello delle fue genti, entrò in Roma, e con pronto e
faggio ripiego quivi fi diede a fortificarli. Perchè non v'era maniera
di
1
Annali d' Italia. 3Ó1
di rifabbricare in poco tempo le mura in quc'fici, ove erano diroc- Eka Volg.
Catc, fece raccogliere i marmi e le pietre fparfc per terra, e di qucici ANS0547.
materiali, fcnza aver calce da legarli inficme, per modo di provv:lìone
formò, come potè, una grolTa muraglia polticcia, con aggiugnervi
aldi fuori una buona quantità di pali. Larga in oltre e protonda eia
la fofla, che girava intorno a tutte le mura. Jn venticinque dì, la-
vorando tutti 1 foldati, fu ferrala, a rifcrva delle Porte, la Cutà^ e
vi concorfero ad abitarla i dianzi efuli Cittadini. Quella novità non
fc rafpcttava Totila. Appena informatone, da llavenna, dove egli
fi trovava , a gran giornate col lUo efcrcito code cola . Per man-
canza di falegnami e di fabbri fcjrai , Belifario non avea peranche
potuto far mettere alla Città le Porte , avendo Totila afpoitatc
quelle, che v'erano. In vece di far almeno chiudere con travi le
aperture, prefc il folo ripiego di mettervi di quegli ordigni, che nella
milizia moderna ii chiamino Cavalli di Prilla, creduti invenzioiii de-
gli ultimi tempi, ma ufati anche ne gli antichi prelTo a poco come
oggidì. Pofto parimente alle imboccature d'efle Porte i più bravi
de'fuoi. Si credevano i Goti fui principio di prendere Roma appena
arrivati, e venivano con gran fracaflb airaflalto; ma ritrovarono chi
non era figliuolo della paura. Fu afprillìma la battaglia, perché 1 Goti
per lo fdcgno, e i Greci pel pericolo imminente delle lor vite com-
battevano :!Ìla difperata . In rine furono coitreiti i Goti a ritirarli con
lafciar fulle lofTc cttinta una gran quantità de' Tuoi, e riportarne de i
feriti affai più. Tornarono nel leguente dì, ed in altri appreflb all'al-
falto, e furono nella Ileflà guifa ben accolti, e ributtati da i Greci.
Totila preie in fine la riloiuzione di ritirarli a Tivoli, ch'egli prima
avea fatto diftruggere, e bilogno riedificare.
Ma ficcomc l'entrata di Bclifario in Roma, e la difefa d'cflli,
confegut un appUufo univerlale, cosi fu biafimata e rinfacciata agra-
mente da i Goti a Totila 1' imprudenza d'avere abbandonata Roma;
o fc pur voleva abbandaiarla , di non averla interamente Ipianata .
Prima lodavano forte l'uto i'uo di atterrar le mura de' Luoghi fortij
effcndo poi paflata male in quella congiuntura ne fparlarono a più
non poflo. E cosi fon, fatti gli uomini: d'ordinario dal lolo avvenimento
o felice o finiftro delle riloluzioni prcfe cffi prendono la mifura delie
lodi o de'biatimi. Era da molto tempo llrctta d'adcdio Perugia, ed
in efla già cominciavano a venir meno le. vettovaglie . Colà fu chia-
mato Totila coir efercito per la fpcrania di ridurre alla refa colla di
lui forza e prefcnza quella Città. E v'andò egli bensì, ma fu in breve
(concertato non poco, perchè Gitvanm Generale Cclareo, che era all'
aflcdio di Acerenza nella Lucania, moflbfi con tutta la fua cavaller'a,
all'improvvifo arrivò nella Campania, e diede una rotta ad un corpo di
truppe cola inviate da eflb Totila: la qual vittoria fu cagione, che rima-
fero liberati alcuni Senatori Romani, e le Mog'ii di multi altri, ch'era-
no confinate in quelle parti. Irritato da qucUo avvilo Totila, per le
montagne fpedì contra d' cffb Giovanni varie partite de* fuoi , che
Tm. III. ^Ll il
36^ Annali d' Italia.
Et. A. Volg. il raggiunfero nella Lucania, e gli diedero una buona percoffa . Vennero
ANNOS47. circa quelli tempi in Italia alcuni piccioli rinforzi inviati da GiulU-
niano Augufto, cioè forfi d'acqua a chi pativa gran fete. Trecento
Eruli fra gli altri erano condotti da F'ero . Coftui azzardatofi di pren-
der quartiere vicino a Brindili, fu in breve vifitato da gente inviata
colà da Totila. Duccnto di quegli Eruli rimafero eftinti fui campo,
e Vero ebbe la fortuna di falvarfi . AH' avvifo venuto da Coftantino-
poli de' foccorfi, che doveano arrivare in Italia, Belifario giudicò bene-
di trasferirfi a Taranto, e feco condufle novecento cavalli fcelti, e
ducente fanti . Entrato in nave , fu da una una burafca trafportato a
Crotone . Mandò la cavalleria per terra a procacciarfi i foraggi, e
quella incontratali per illrada con una brigata di Goti, la disfece.
A lloggioflì dipoi in quelle contrade, come fc foflero lontani mille mi-
glia i pericoli i ma il Re Totila fempre vegliando, fpinfe loro addoffo
tre mila cavalli dc'fuoi, i quali menarono si ben le mani, che pochi
poterono falvarfi colla fuga . Di gran danno a gli aflFari de' Greci fu
quella rotta, e portatane la disgullofa nuova a Belifario, e fattogli
credere, che a momenti poteano i Goti arrivare a Crotone : egli per-
ciò non perde tempo ad imbarcarfi con Antonina fua Moglie, e in
un giorno di felice navigazione pervenuto in Sicilia, sbarcò a Mefllna.
Totila intanto intraprefe l'alTedio di Roflano Caftello della Calabria.
E con tali racconti termina Procopio l'Anno XIII. della Guerra Go-
tica. Aggiugne folamente, che gli Sciavi, Popoli barbari, pallato il
Danubio, devallarono tutto l'Illirico fino a Durazzo, uccidendo o
facendo fchiavi tutti quei, che trovavano. Colloro col tempo fi pian-
tarono in quelle contrade , e diedero ad elTe il nome di Schiavonia .
Arrivò poi fui principio di quell'Anno Papa Vigilio a Coftantinopoli ,
ed entrò nel grande imbroglio della controverfia de i tre Capitoli,
fopra di che è da leggere la Storia Ecclefiallica . Troppo tempo ri-
chiederebbe il racconto di quel negoziato, e de gli affanni, che vi
patì lo fventurato Papa, trovandofi egli tra il calcio e il muro, tra
il timore di fare una ferita al Concilio Generale Calcedonefe, o pure
di tirarfi addoflb lo fdegno dell' I rape radore . Andò egli perciò bar-
cheggiando , finché potè .
Anno
Ammalio' Ita LIA. 3Ó3
Anno di Cristo dxlviii. Indizione xi.
di Vigilio Papa 11.
di Giustiniano Imperadorc 2 1.
di ToTi L A Re 8.
L'Anno VII. dopo il Confolato di Bafilio.
VEnnc in queft'anno a morte nel Mefe di Giugno, confumata da Iìr* ^ o!g.
una tcrribil cancrena Teodora, Augutla Moglie di Giujliniano Im- ^*^^° 548.
peradore, Donna per varj fuoi vizj , e Ibpra tutto perla protezion de
gli Eretici , concordemente diffamata nella Storia fegrcta di Procopio,
e negli Annali Ecclelìaltici . Si leggono nondimeno di grandi limoli-
ne da lei fatte, -e facri Templi da lei fabbricati i ne lalciano di dire
Teofane W, e Cedreno W, ch'efla piamente diede fine a i fuoi gior- u\ j^^,^.
ni, forfè perchè fi ravvide, e pentì de' tanti fuoi falli. Se è vero tut- phancs in
to ciò, che di lei racconta Procopio, dovette ella trovare un gran prò- chrcno^r.
ceflb al Tribunale di Dio. Belijario in quelli tempi riflettendo alla ^''^ Ccdrci.
fcarfezza delle fue forze, tuttoché Giulhniano AuguiVo gli avefle in- "'^''"'''•
viati di frcfco due mila pedoni per raaici e coaofcendo, che di male
in peggio erano per andare gli alfari dell'Impello in Italia, fé non
venivano piti gagliardi foccorfi : fi appigliò al partito di mandare vin-
tenina fua Moglie a Cotlantinopoli, acciocché ella per mezzo della
fuddetta Impcradrice ottcncfic da Giuiliniano un potente rinforzo al!'
Armata d'Italia. Andò efla, ma trovò 1' imperadricc già mancata di
vita. Ora narrando Procopio (0 lotto que (fanno la morte d'ella Au- ,^-. p^^
guda, e concorrendo nella medelima fentenza Teofane, Cedreno, e i de EeT^'ca-
Cardinali Baronio e Noris: fi vicn chiaramente aconofcere, che fino- tkic. i'b. 3.
ra camminano bene i conti circa la divihon de gli anni della Guerra Go- "^ 3o-
tica, defcritta da cflb Procopio, e non fuififtere gli altri di chi o pri-
ma o più tardi han regillrato quc' fatti. In quelli tempi il prefidio de'
Greci, lafciati da Belilario in Roma, trucidò Canone fuo Comandan-
te, pretendendo, ch'egli in danno loro facefle il mercatante de' grani,
e dell'altre vettovaglie. Spedirono poi Sacerdoti a Coftantinopoli, per
far fapeie a Giuftiniano, che fc non era loro accordato il perdono, e
date le paghe da gran tempo loro dovute, paflerebbono al loldo di
Totila. Giuftiniano per non poter di meno, accordò loro tutto. Se-
guitava intanto l' aficdio mofiò da Totila al Cartello di RolTano in Ca-
labria, entro il quale era una guarnigione di trecento cavalli, e cento
fanti. Perchè cominciarono a venir meno i foraggi e i viveri, promi-
fero que' Greci di arrendcrfi, fc paflati alquanti giorni loro non fof-
fe (lato dato foccorfo . Belifario , a cui premeva la confervazion
di quel fito, chianiò ad Otranto quante truppe potè raunarc, e tutte
Zzi PO-
3^4 Annali d' Italia.
Ei^A Volg. portele in navi, s' incamminò con efTe alia volta di Ro(Tano . Spira-
'"NOJ4 yg ^- jj jj promffTo alla refa. I Greci mirando da lungi ilfoccorfo
che veniva, mancarono alla parola datai ma eccoti follevarfi una tcm-
prfta, che diPperfe rutta quella Fiotta, fenza che vi fode porto in
quc'lidi da ricm-crarfi . Unitefi poi le navi nel Porto di Crotone, tor-
nò di nuovo Relifarin con effe verfo RolTano j ma ritrovò al lido tut-
te le forze de' Goti ben preparate ad accoglierlo j ficchè gli convenne
retrocedere a Crotone, da dove fpedi colla maggior parte de'fuoi Gio-
vanni^ e Vaìerifino nel Piceno, fperando che Totila, abbandonato Rof-
fnno, accorrerebbe colà. Ma quefti inviò bensì due mila cavalli anch' e-
gli nel Piceno ner far fronte a' nemici, ma col rimanente dell'Arma-
ta tenne forte l'afTedio di quel Cartello. Veggendo i Ronanefi difpc-
rato il cafo, mandarono due Deputati a Totila, per implorare il per-
dono, efibendofi pronti alla refa, fai ve le loro vice. Accettò egli l'of-
ferta, ma con eccettuare dal perdono Calazare lor Capitano, ficcorac
mancator di parola. A coftui in fatti tolta fu la vita, a gli altri fu per-
mfflo d'andarfene, ove volcano, in camicia, quando lor non piacefTc
di reftare al foldo di Totila. Ottanta andarono, gli altri s'arrolarono
fra i Goti. Era arrivata a Coftantinopoli Antonina Moglie di Belifa-
rio, e quantunque fofTe venuto a lei meno il fuo principale appoggio,
cioè Teodora Augufla già morra, pure trovò facilità in Giultiniano,
per richiamare il Marito in Oriente, perchè Ihingendo forte la guerra
di Perfia, v'era bifogno d'un bravo Generale per qucli' impreia. Per-
tanto andò Belifario a Coftantinopoli, ma fenza portarvi in quello fe-
condo viaggio fplendore alcuno di nuova gloria, giacché in cmquc
Anni, che nvea dovuto fcrmarfi in Italia, per mancanza di forze, era
come fugirivo ftaro ora in uno, ora in altro paefe, ed in oltre fenza
avere operato cofa alcuna di rilevante, lafciava l' Italia efpofla alla di-
fcrezione de' Goti . Ma fé non andò fcco molto onore, portò ben egli
con lui molto danaro, perchè feppe mai fempre farfi fruttare il fuo
Generalato; e le fue grandi ricchezze il mifcro talvolta in pericolo di
cadere, fc l'Imperadore non aveffc avuta neccflìtà della fua fperimen-
tata perizia in comandar Armate. Nel mentre poi ch'egli era in viag-
(\ e S'"' '* Città di Perugia, dopo avere fofténuto un lunghiffimo afTedio,
iLgnur"' ^""""^ '" potere de i Goti. Il dirfi da San Gregorio Magno, W, che
Dialogor. quefta Città per fette jinni continui tenuta fu affediata da i Goti, e
Uh. 3. *. 13. che non peranchc finito effe anno feitimo, per la fame fi arrendè: par
troppo difficile a credcrfì . In vece d'Anni avrà egli fcritto A/ey? . Ad
Ercoìano, fanto Vefcovo di quella Città, d'ordine di Totila fu barba-
ramente tagliato il capo.
Fece Totila anche in Dalmazia una fpedizion di foldati fotto il
comando à" Ilaufo^ già una delle guardie di Belifario, che avea prcio
partito fra i Goti . Coftui prcfe in quelle parti due Luoghi appellati
Muicoro, e Laureata non lungi da Salona, e mife a 61 di Ipada chiun-
que ivi fi rrovò. A qticfto avvifo Ciaudiano Ufizialc Cefareo, che co-
mandava in quelle parti, imbarcate le fuc foldateichc andò a trovare
a Luu-
Annali d* Italia. 365-
a Laureata Uaufo, e venne feco alle mani; ma reftò fconfitto, e le Era Voig.
fue navi con altre piene di grani rimafero preda de' Goti, i quali di- Anno 54.-,.
poi fenza tentar altro, Te ne tornarono a Totila. Circa quelli tempi,
o poco prima, per arredato di Procopio Ci), Totila inviati de gli (a) procop.
Arabafciatori al Re de' Franchi, cioè fecondo tutte le vcrifimiglianze de f-'IL g«-
a T'eodeberto ^ il più potente fenza paragone di quei Re, gli avea fatto J'"'i^'
chiedere in Moglie una fua Figliuola. La rifpofta fu, ch'efTo Re non '''^' -^
riconofceva Totila per Re d'Italia, e che tale anzi egli non farebbe
giammai, da che dopo aver prefa Roma, non 1' avea faputa ritenere
in fuo dominio, ed atterratene le mura, 1' avea lafciata cadere in do-
minio de' fuoi nemici. Ma quefti erano pretefti . Teodcberto, Prin-
cipe meditante tutto dì nuove conquide, voleva pefcare ne' torbi-
di dell' Italia, veggcndo sì infievolite le forze non meno de' Goti,
che dell' Imperadore. In fatti abbiamo affai lume da Pracopio (^), (b) procef).
ch'egli in queft' anno fatta calare in Italia un' Armata, s' impadro- dt Betl.
ni dell' Alpi Cozie , di alcuni Luoghi della Liguria, e della mag- *'*'• ''f-^ 3-
gior parte della Provincia della Venezia, fenza che fi fappia <jyali Cit- 'i^^'^. "*'
tà precifamente foflero da lui occupate, giacche fri poco vedremo,
che Verona feguitò ad eflcre in potere de' Goti. Tutto camminava a
feconda de' fuoi voti, perchè non aveano i Goti affai poflanza da op-
porfi nello tteflb tempo a i Greci, e all'armi de' Franchi . Bifogna non-
dimeno immaginare, ch'eglino faccffero qualche refiftenza, fcrivendo
Mario Aventiccnfe («■) fotto il prcfente anno, che Lantacario Conàot- (e) Mariu^
ticre de' Franchi nella guerra Romana trafitto da una freccia e da una f^chron^"
lancia, rimafc morto. Ne contento di quelli progredì il Re Teodc-
berto, macchinava in fuo cuore imprefc più grandi, per quanto s'ha
dallo Storico Agatia (^) . Cioè non poteva egli fofterire, che Giudi- (d) ^i^''"-
niano Augudo, Principe affai dominato dalla padìone della vanità, fra é/^"
ì fuoi titoli mettedc quflli di Alamannìco e Francico^ quafi lor vinci-
tore, quando egli in effetto non avea mai fatta pruova del valore di
quede Nazioni; e pure voica fignificar fé defTo loro Sovrano, quando
i Franchi pretendeano di non aver dipendenza alcuna da lui, e Teodc-
berto aveva foggiogati e uniti al dominio fuo gli Alamanni . Però elTo
Teodcberto, defcritto da Agatia per Principe ardito, inquieto, feroce,
che andava a caccia di pericoli, e dava nome di fortezza a i tentativi
anche più dilperati, determinò di muover guerra a Giudiniano, e di
andarlo a trovare fino a Codantinopoli . E perciocché edb Augudo
s'intitolava ancora Gepidico^ e Longobardico^ follccitò le Nazioni de'
Gepidi e de' Longobardi ad imprendere unitamente con edb lui la guer-
ra contradcl medefimo Imperadore, per vendicare l'affronto, che pre-
tendeva fatto a tutte le lor Nazioni . Ma in quedo grao bollore di
penfieri guerrieri la morte fenza rifpetto alcuno venne a trovar Teode-
htrtt^ e mifc fine alle fue grandiofc imprefc. Mario Avcnticenfe rife-
rilce la morte fua un anno dopo la ricupera di Roma fatta da Belila-
rio, e però nel prcfente anno, il che s'accorda con quanto fi dirà
all'anno j-f4. del Re Tetdebaldo fuo Ficliuolo e Succcfiorc . Il Padre
Pa-
/■«; in Chr»-
^66 Annali d' Italia.
Era Volg. Pagi (a) la vuol fucceduta nell'Anno precedente f^y. appoggiato tb-
Anno 5.;S. pra il dirfi da Gregorio Turonenfe, che dalla morte d'eflo Re finca
cìJ'Barln ^""^''^ ^^^ ^^ Sigebcrto paflarono Ami XXIX. Ma noi abbiam trop-
pi Ann. P' efempli d'anni guafti da i Copifti. Sigebcrto Storico (^ fa giugnere
5S1. ». II. la vita di quello Principe fino all'anno ffo. Scrive in oltre Agatia
(b) sigeber- Autore di quelli tempi, efiere mancato di vita eflb Teodeberto nella
caccia per cagione di un bufi^alo fijlvaggio, mentre Narfete era occu-
pato nella guerra d'Ttalia. Siccome vedremo, Narfete venne in Italia
folamente nell'anno ffi. La fcarfczza de gli Storici d' allora fa, che
non fi pofl'ano fchiarire abbaftanza alcuni fatti, e i loro tempi precifi.
Ma certo Agatia qui prcfe abbaglio, chiaramente ricavandofi da Pro-
copio, che era molto prima fucceduta la morte del Re Teodeberto.
Anno di Cristo dxlix. Indizione xii.
di Vigilio Papa ii.
• di Giustiniano Imperadore 23.
di T o T I L A Re p.
A^
L'Anno Vili, dopo il Confolato di Bafilio.
Ndavano di male in peggio gli affari dell' Imperador GiuJIimam.
Imperciocché i Gepidi^ che avevano occupata la Dacia Ripenfe
(O Procop. e il Sirmio (f), e vi s'erano poi fl:abiliti con permiflìone di Giufti-
de Bell. niano, mercè .di una lega Ilabilita con lui, fecero in queft'anno delle
Coih. air. 3. fcorrcrie e prede in altri circonvicini paefi . Più pelante ancora fi fen-
^' 3J' tiva il flagello de' Longobardi ^ i quali divenuti padroni del Nerico e
della Pannonia, avevano impetrata da efib Augullo la licenza di fer-
marfi quivi in vicinanza de'Gepidij dimentichi de'benefizj ricevuti,
Taccheggiarono la Dalmazia, e l' Illirico, col menar feco una gran quan-
tità di fchiavi . Vennero poi alle mani fra loro quelle due barbare Na-
zioni per cagion de' confini, ed amendue fpedirono Ambal'ciatori a Giu-
ftiniano Augullo per averlo dalla fua. Egli prefe la difcfa de' Longo-
bardi. Finalmente gli Sciavi pafiati di qua dal Danubio e dall' Ebro,
apportarono incredibili (Iragi e danni alla Tracia . Durava poi tuttavia
in Oriente la guerra co i Perfianij ed in Italia Tempre più pareva in-
clinata la fortuna in favore de' Goti . L' infaticabile Totila dopo la pre-
fa di Perugia guidò nel prefente anno tutta l'Armata fotto Roma, ed
afiedioUa da varie parti. Dentro v'era con tre mila combattenti -D/o-
gene valorolo e prudente Capitano, deputato alla difefa d'efla Città da
Belifario prima della fua partenza, il quale con fommo vigore follennc
fcmpre gli aflaiti frequenti de' nemici . Ma avendo i Goti occupato
il Cartello di Porto, Roma cominciò a penuriarc di viveri. Tuttavia
non pcrderono punto di coraggio i difenlon, e l'afiTcdio andò in lun-
go i
Annali d' Italia. 367
go} e più ancora farebbe andato, fé alcuni foldatì Ifauri di quella guir- Era Vo'g.
nigione, che cuftodivano la Porta di San Paolo, non avefTero tradita Anno 540.
la Città . Cottoro dall' un canto mal foddisfatti pel foldo loro da molti
anni non mai pagato, e dall' altro confapevoli del magnifico premio
dato a i lor compagni Ifauri, che dianzi aveano tradita Roma: tratta-
rono fegretamente con Totila di fare il mcdefimo giuoco . Venuta la
notte , la Porta fuddetra fu fpalancata a i Goti , che tagliarono & pezzi
quanti de' Greci vennero loro incontro. Gli altri Greci chi per unt
Porta, e chi per l'altra fuggirono alla volta di Civitavecchia} ma aven-
do l'accorto Totila difpolle prima in quel cammino varie fchicre de'
fuoi, pochi fcamparono dalle lor mani, fra' quali il fopra mentovato
Diogene, ma ferito. Paolo di Cìlicia, re (lato con quattrocento Cavalli
nella Città, fi rifugiò nella Mole d' Adriano, oggidì CaftcUo Santan-
gelo, ed occupò quel Ponte. La mattina feguente inutilmente, e con
loro ftrage, tentarono! Goti di sloggiar quello corpo } ma non avendo
i Greci di che mangiare ne per loro, né per gli cavalli, determinaro-
no di ufcire addolTo a i nemici, e di vendere ben caro la vita : con
che s'abbracciarono tutti, e fi diedero l'ultimo addio, come gente
rifoluta di morire. Intefa dal Re Totila la difperata loro rifoluzionc,
mandò loro ad efibire, che fcegliefiero o di depor l'armi, e lafciare
i cavalli , e di obbligarfi con giuramento di non militar più contra de'
Goti, e di andarfene con Dio in libertà} o pure di ritener tutte le
robe loro, con arrolarfi fra i Goti. Ognuno, udita cotal p topo (la ,
ele(Tc la prima condizione, ma poi per vergogna di andarfene fenz' ar-
mi, e per timore di efTere uccifi in cammino, fi appigliarono all'ulti-
mo partito, a riferva di due, che aveano moglie e figliuoli in Co-
ftantinopoli . Totila a quelli due fatto dar danaro pel viaggio, e fcor-
te, li licenziò. Quattrocento altri foldati Greci, che s'erano rifugiati
nelle Chicle, a(ficurati della vita anch' edì a lui fi renderono . Non fe-
ce già provar quella volta il Re vincitore a Roma né a i Romani il
trattamento ufato nella prima conquida d' elTa Città W . Ricordevole (a) Precpf.
de' rimproveri a lui fatti da Teodeberto Re de' Franchi, e d#gli ftc(fi de Bell.
fuoi Goti, moftrò buona ciera a tutti i Cittadini, che ivi fi trovaro- ^'"''- '• 3-
no} richiamò dalla Campania tutti gli altri, e fpezialmente i Senato- "'^' ^^"
ri} diede loro il piacere de' Giuochi equcdri. Pofcia fpedì a Coftan-
tinopoli Stefano di nazione Romano fuo Ambafciatore a pregar Giu-
ftiniano di voler metter fine a tanti guai dell'Italia con una buona pa-
ce, rapprefentando la dcfolazione delle Città, e i progredì de' Franchi,
che doveano far paura anche ad etTo Augudo, ed offerendo l'armi fue
in d'ifefa di lui . Ma Giudiniano rifoluto di derminare i Goti , né pur
volle ammettere alla fua udienza il Legato. Queda durezza dell' Im-
peradore fece rifolvere Totila a tentar anche l'imprefa della Sicilia ,
la quale fc gli folTc felicemente riufcita, avrebbe forfè alTodato il fuo
dominio in Italia.
Preparò dunque una Flotta numerofa di navi grofTe, che i Goti
di tanto in tanto aveano prefe a i Greci, e ve ne aggiuufe altre quat-
tro-
3^8 Annai.1 d' Italia.
Era Vo'g. trocenco minori, con penGcro di fare uno sbarco in queir Ifola. Prima
ANN0549. nondimeno di mctterfi in viaggio a quella volca provò, fc poteva slog-
giare i Greci da Civitavecchia. Diogene fuggito da Roma, s'era colà
ritirato, e vi aveva un prefidio l'ufficiente alla difefa. Fu formato l'af-
fedio, e fatte varie chiamate a Diogene, ed cfibitegli delle vantaggiofe
condizioni > finalmente fi capitolò la refa, fé entro il pattuito termine
rimperadorc non gli mandava foccorfo, e furono dati trenta ortaggi
dall'una parte e dall'altra. Dopo di che i Goti diedero le vele al
vento, e s'incamminarono verfo la Sicilia. Giunti che furono a Reg-
gio di Calabria, Torila intimò la refa a quel prefidio di Greci, al
comando de' quali erano Torimuto., ed Imerio . Ma trovatili coftanti nel
loro dovere, lafciò quivi un buon corpo di gente, con ordine di te-
ner bene Itretto quel prefidio, affinché non v'entraflero viveri, aflai
informato , che <qucl Caftclio, o fia quella Città ne penuriava non po-
co. Inviò un altro corpo dc'fuoi a Taranto, che fenza fatica s'impa-
dronì di quella Terra. Nello fteflb tempo i Goti da lui lafciati nel
^ Piceno, per tradimento entrarono nella Città di Rimini. Avvicinan-
dofi poi coltoro a Ravenna, f^ero, che allor.» era Comandante dell'
armi in quella Città, ufcì in campagna col nerbo maggiore delle Tue
truppe, e venne con loro a battaglia; ma ebbe la sfortuna d'etTerc
disfatto con gran perdita de' Tuoi, e con lalciarc egli ftcfib la vita fui
campo. Totila in tanto pafsò con lo lluolo delle me navi in Sicilia,
ed accampoffi intorno a Meffina, alla cui difefa bravamente s'accinfc
DonnenzioJo Uffiziale dell' Impcradorc colla fua guarnigione. A rir>;rva
di quei, che erano necclfarj per quell'alTcdio, tutte l'altre mafnade
de i Goti fi fparfcro per la Sicilia, e quafi tutta la mifero a facco,
con occupare ancora qualche Fortezza. Contra de' Siciliani erano forte
in collera i Goti, perchè fino ne' tempi del Re Tcoderico fupplica-
rono per cfierc efenti da grolfc guarnigioni, per ifchivarne 1' aggravio,
promettendo effi d\ ben difendere J' Ifola. Ma app.-na vi fi lafcio ve-
der Belifario, che tutti fi ribellarono, acclamando l'Imperadore . Men--
tre Ci Hhreva si brutto ballo in quelle contrade, la guarnigione di
Reggio di Calabria, dopo aver confumati tutti i viveri, finalmente
venne a renderfi con reltar prigioniera di guerra. Portate a Coftan-
tinopoli si trilte nuove , determinò Giuttiniano d' inviare in Italia
(a) Pagius Germano Patrizio, che dal Padre Pagi W , foifc per errore di ftam-
Crit. Baron. p^ ^ è chiamato PatruuSy cioè Zio Paterno d'elfo Impcradorc, ma
ad Ann. ^y^^ -^^ ^^^^j ^^^ Figliuolo d'un Fratello, o fia Nipote del medcfirao
SS'- »• *• Augu(^o} perfonaggio di gran fenno, gravità e coraggio, e di non
minore fperienza nell'arte militare, la Cui riputazione era in onore da-
pcrtutto, si per eficrc sì llrettamentc congiunto di ùngue coli' Impc-
radorc, e SI perchè molto prima avca data una famofa rotta a gli Anti,
Popoli barbari, ed in oltr^ col fuo valore, e colla prudenza luu avca
per così dire nacquiitaca all'Imperio l'Affrica, con torla dalle mani
de' Tiranni, iniorti iti quelle parti dopo la" conquirta fattane da Beli-
lario . Vtonc io Italia l'avvifo di quella elezione, e rincorò quanti ci
reità-
Annali d' Italia? 3^9
reilavano o foldati, o ben affetti al nome dell' Imperadorc. Ma noa Era VoJg.
Il sa il perchè Giuihniano, mutato penficro, diede il comando dell' Anno 540-.
armi d' Italia a Z,/,^cn& Cittadino Romano: benclic poco apprcffb pen-
tito anche della fceka da lui fatta, noi lafcialfe venire, conGderan-
dolo per troppo avanzato in età, e poco pratico del meftier della
guerra. Trovavafi allora in Coftantinopcli Papa Figìlio con afiaiffimi
altri Italiani de'piìi nobili, che continuamente faccano premura ad eiTo
Augu (lo, acciocché un grande s^forzo fi facefle, per ricuperar l'Italia
dalle mani de' Goti. E fpezialmcnte erano incalcate tali iftanze da
Gatigo (così viene appellato nel tcfto di Procopio, ma probabilmente •
è Cetego) Patrizio, (iato gran tempo fa Confole. Un Cctego nell'Anno
5-04. fu ornato di quelìa Dignità ^ ma par molto indietro un tal tem-
po. Giu(tiniano prometteva tutto, ed intanto fpendeva la maggior
parte del tempo nella (pinofa controvcrfìa de i tre Capitoli, che al-
lora bolliva forte in Oriente, e fu cagione di Scifma, e di non po-
chi ammazzamenti. Vigilio Papa fece varie figure, contrariato dai
Clero Romano, e ma(rimamcnte da i Vefcovi dell'Affrica e dell' Illi-
rico, ficcome può vederli nella Storia Ecclcfiaftica . Se Giuftiniano
Augufto non foffc ftato fazzionario in quella lite, e non aveffe ufato
delia prepotenza contra d'efTo Papa, non farcbbono feguiti tanti fcon-
r?crti, che pur troppo turbarono forte la Chicfa di Dio.
Anno di Cristo dl. Indizione xiii.
di Vigilio Papa 13.
di Giustiniano Imperadore 14.
di ToTiLA Re IO.
L'Anno IX. dopo il Confokto di Bafilio.
LEggefì una Lettera di Papa Piatito , fcritta in Codantinopoli nel
dì ip. d'Aprile nell'Arno XXIV. dell'Imperio di Giuftiniano,
e Nono dopo il Con['olato di B.jfilio, cioè nell'Anno prcfente, ad
^ureliaiw Véfcovo d' Arles, dove il p>rega, che cf?*cndo(ì udita l'en-
trata de i Goti in Roina, voglia muovere Chiìdfhcrto Re de' Franchi
u feri ve re *\ Re Totila^ per raccomandargli la Chiefa Romana, ac-
ciocché niun danno e pregiudizio venga inferito alla medefima, né
alla Religione Cattolica . Le i(hnze degl'Italiani rifugiati in Codan-
tinopoli, e riià l'impegno della riputazione, ebbero in fine tanta pof-
fk, che Giuiìiniano s'applicò dnddovcro a gli affari d'Italia. Dichiarò
dunque Capitan Generale il fuddetto Germano, fuo Nipote, e gli co- -
mandò di marciare. {») Poche erano le milizie a lui affegnate per l'im- (a) Proof.
prefj d'Italia} ma gli fu sborlata una gran fomma d'oro con ordine '^'^'^j;/^'-
di alfoldarc quanta gente potr(Te ndU Traci» e rKÌi' Illirico, e di con- * ''' '^•
Tom. /IL Aaa «jur
cai.
37© Annali d' Italia.
Era Volg. dur feco Filemutc Priocipc de gli Eruli colle fuc barbariche brigate.
Anno ssO'< Q Giovanni fuo Genero, ch'era Figliuolo di una Sorella di Vitaliano,
e Generale allora dell'armi ncU' Illirico. Era morta ad eflo Germunt
P aj/ar a fiì^ pnmz Moglie, che gli aveva partorito due Figliuoli, cioè
G;w7?;«e, (lato Confole neir Aruio f40. e Gìufliniano^ che riufcì un va-
lentiflìmo Generale d'Armata, amenduc preparati per venire col Pa-
dre in Italia. Pafsò poi, ficcomc altrove dicemmo, alle feconde nozze
con Matafunta, Figliuola à^ Amalafunta^ e Moglie in primo luogo di
Vitige Re de' Goti. Qiiefta ancora volle egli menar feco in Italia con
• ifperanza, che i Goti per riverenza al nome di fua Madre, e del Re
Teodcrico fuo Avolo, umiliercbbono Tarmi all'arrivo di lei. Datoli
dunque a fpendere largamente non folo il danaro a lui dato dall' Au-
gufto Giuftiniano fuo Zio, ma il p.oprio ancora, ammafsò in breve
un fioritiffimo efercito, concorrendo a militare fotto di lui gli Ufi-
ziali più fcgnalati, ed afTaiffima gente della Tracia e dell'Illirico, e
in oltre i Barbari fteflì, tirati dalla fama del fuo nome, e molto più
dal danaro, che puntualmente veniva sborfato. In Italia ancura appena
s'intcfe, elTere (lato fcelto per GeneralifTìmo dell'armi Gcfaree quello
Principe, che tutti i Greci ed Italiani, militanti o per amore o per
forza nelle Armate de' Goti, legretamente fecero intendere a Germa-
no, qualmente arrivato ch'egli fofle in Italia, tutti fenza perdere tem-
po, vcrrebbono ad unirli con lui. Air incontro cotal nuova (lordi
forte i Goti, con redar anche divili di parere, fé avevano a prendere
l'armi contro la (lirpc di Teodcrico, cioè contro Matafunta. In quelli
tempi effendo fpirato il tempo, che Diogene U(ìzial Greco &*era prefo
per rendere Civitavecchia, ed avendo il Re TotiU inviati colà Deputati
per l'efecuzion della promefPi, egli fi fcusò di non poter mantenere la
parola data, perchè Germano coU' efercito fuo era vicino a dargli foc-
corfo. Perciò l'una parte e l'altra rcftituì gli ortaggi, rellando Dio-
gene alla difcfa di quella Città, e Totila fommamcnte burlalo, e in
collera per q^uedo.
Ora mentre il. valorofo Germano Patrizio in Sardica, o Scrdica
Città dell' Illirico, o (ìa della Melìa, o della Dacia, ammalTava ed
efcrcitava le raunate Genti, difpcilo a palTare in Italia, ecco gli Scia-
vi, che valicato, il Danubio fanno, un'irruzione nella Mefia , arrivano
fino alla Città di Naiflb, con. ifcoprirfi il difegno lora di penetrar
fino a Salonichi . Venne Cubito un ordine dall' Imperadorc a Germano
di Lifciar per allora la fpedizion d'Italia, e di accorrere in aiuto di
Salonichi.. Ma avuta Che ebbero gli Sciavi contezza, come era ia
quelle parti Germano con un'Armata, tal terrore li prefe, che mu-
tato cammino s' idradarono altrove. Peitanto Germano, liberato dall'
apprenfion di que' Barbari, era già dietro ad imbarcar ìa fua gente
per venire ia Italia, quando all'iraprovvifo s'infermò d' una malattia,
che in pochi dì il condufTe al fepolcro, defiderato e compianto da
tuiti . N'ebbe gran difpiacere anche l' Imperador Giudiniano, che di-
poi diede ordine a Giovanni ^ e a Giufiiaiano Figliuolo d'clTo Germa-
no,
Annali d* Itali a. 371
no, di pafTar colla flotta in Italia. Aveva dianzi il medefimo Augufto Era Volg
inviato Liberio con un'altra flotta carica di buone fanterie, per loc- Anno sjc.
correre la Sicilia. Pofcia avendo egli rimcflb in fua grazia Àrtabaney
e creatolo Generale della Tracia, aveva fpedito ancor quello con al-
cune navi alla volta d'elTa Sicilia, con ordine di prendere il comando
delle truppe condotte da Liberio . Il primo a giugncrc in queti*
Ifola fu Liberio , il quale a dirittura pafsò a Siracufa , allora af-
fediata da i Goti, e felicemente entrò co i fuoi Legni nel porto.
Artabane all'incontro forprefo non lungi dalla Calabria da una fiera
tempella, vide diffipatc tutte le lue navi, alcune trafportate nella
Morea, altre perite j egli colla fua, che avea perduto l'albero mac-
ftrojfu fpinto dal vento all' Ifola di Malta, e quivi lì falvò. Liberio
non avendo forze ballanti in Siracufa da far fortite fopra i nemici,
e trovau ivi non poca fcariezza di viveri, giudicò meglio di conti-
nuare il viaggio fino a Palermo. Sarebbe pallata male a quella Città,
e forfè ad altre, le ellcndo Itato prefo da' Greci in Catania Spino da
Spoleti, Quellore di Totila, e a lui canffimo, non avcflc coltui ot-
tenuta la libertà con proracfla d'indurre 1 Goti a ritirarli dalla Sici-
lia. Tante ragioni in fatti egli addufle a Totila, raaffimaraente eoo
fargli credere imminente l'arrivò d'una poderola Armata Imperiale,
pervenuta già in Dalmazia, che fu rjloluto nel configlio de' Goti di
laiciar in pace quell' Ifola. Polle dunque nelle lor navi le immenfe
ricchezze, raunate con unti faccheggi de'raifcri Siciliani, e una pro-
digiofa copia di grani e d'armenti rapiti, con lafciar de j prefidj fo-
lamentc in quattro Luoghi, Totila menò le fuc milizie in Italia.
Non così fecero Giovami, e GiuJìiniaHo, arrivati in Dalmazia colla
flotta, e coir elercito maggiore fpcdito da Giulliniano. Perchè trovando
quella Provincia infcftata dagli Sciavi con dubbio, che que' Barbari
foflcro flati moffi da fegreto maneggio del Re Totila, determinarono
di fvernare in quel paefe, per metterli poi in viaggio nella fufl'eguente
Primavera. Ma non fi fermarono quivi gli Sciavi. Scorfcro fino ad
Andnanopoli , commettendo innumerabili mali > e portavano le minac-
ele fino a i contorni di Collantinopoli . Contra di loro fu fpedito un
cfercito da Giultiniano, che ebbe la dilav ventura d'eflcre sbaragliato
da que' Barbari, e cofloro s'avanzarono dipoi fino a i Muri Lunghi,
Luogo una giornata dillante da Coltaniinopoli, dove una parte di ciU
fu disfatta. Gli altri carichi di preda fé ne tornarono alle lor cafe.
Fiorì in quelli tempi Fittore \/cfcovo di Capua, dotto non meno
nelle Latine, che nelle Greche Lettere. Fabbrico un Ciclo Pafquale,
e compofc altri Libri, de' quali parla la Storia Letteraria.
Aaa2 Anno
372- Annali d' I t a l i a.
Anno dì Cristo dli. Indizione xiv.
di Vigilio Papa 14.
di Giustiniano Imperadore 2 j.
di T o T I L A Re II.
L' A.nno X. dopo il Confolato dì Bafilio .
Era volg. /"^ Irca quelli tempi, durando tuttavia la guerra tra Giujlimano Au-
Amno 551. V»> gurto e i Perliani, venne in penfiero all' Imperadore di proibire
a i fuoi, che non comperafFero da lì innanzi le Sere da i Perfìani : per-
chè una tal merce era allora al maggior fegno cara, e portava fuori
de gli Stati dell'Imperio delle grandi fomme d'oro con profitto de'
Perlìani, i quali foli la traevano dall' India, e la vendevano pofcia a gli
Europei con ecceffivo guadagno. Quello Editto fa cagione, che al-
cuni Monaci tornati dall'India fi efibifiero d'introdurre in Europa la
fabbrica della Seta, e ne dcfcrifTcro la maniera all' Imperadore, che-
molto fé ne maravigliò, e gì' incoraggi con prc^meOa di gran premio
ad efeguire l'imprefa. Pertanto quc' iVlonaci ritornarono neil' India, e
di colà portarono a Coftantinopoli moke uova di Vermi da fera, che
fatti poi nafcerc, e nutriti colle foglie di gcllì mori, cominciarono a
dar Seta, e ne introdulTero l'arte o fabbrica nel Romano Imperio,
dove poi fi propagò, ed e giunta a quel fcgno, che ora fi vede. Già
fi preparava Giovanni, Nipote di Vitaliano, alla partenza da Salona
coli' Armata Navale Gefarea, dellinata contro i Goti, quando arrivò
ordine dell' Imperadore, che non fi movefle, ed arpettalte l'arrivo di
Narfete Eunuco, già dellinato Capitan Generale dell'armi di Cefare
in Italia. Si partì da Coftantinopoli cfib Narfcte con un beli' accom-
pagnamento di truppe, e colla cafia di guerra ben provveduta di da-
naro. Gli convenne fermarli per qualche tempo in Filippopoli, per-
chè gli Unni, cioè i Tartari, aveano fatta un'irruzion nella Tracia,
Taccheggiando il paefe (disgrazia familiare in que' tempi a tutti i con-
fini Settentrionali dell' Imperio d' Oriente), ed impedivano i cammini.
P'inalmente sbrigato da quella canaglia profeguì il fuo viaggio. Intanto
il Re 7'otila, prcfentita la venuta di Naifete, richiamò \n Roma al-
cur.i de' Senatori, 6c ordinò loro di aver cura della Città, con lafciar
gli altri nella Campania. Ma li teneva come fchiavi, né efiì poterono-
riaver porzione alcuna de' beni sì del pubblico, che de i privati. Po-
fcia allelhte circa trecento navi lunghe, e caricatele di Goti, le fpinfe
verfo le fpiaggie della Grecia. Fecero cofloro uno sbarco m Corfù ,
e devallarono quell' Ifola coli' altre apprefib j patlarono in Terra ferma,
e diedero il facco a varie Terre j e codeggiando per quelle riviere pre-
fcco varj Legni, che coaducevano vettovaglie per fervigio dell' Armata
di
Annali d' Itali a. ^7}
ài Narfcte . Era già gran tempo, ch>: Goti tenevano .ifTcdiata per terra Era ¥olg.
e per mare la Città d'Ancona, laonde quel prcfidio fi trovava ridotto Anno 551,
a gravi angullie per la penuria de' viveri . Falcriano^ che comandava
in Ravenna per l'Impcradorc, non avendo alno ripiego per foccorrer-
li, fcrifTe lettera a Salona, pregando Giovanni, giacche tante milizie
avca condotte colà, di accorrere a l'alvar quella Città dall'imminente
pericolo di renderli. Giovanni, benché avefle ordini in contrario dalla
Corte, pure credendo meglio Fatto di non ubbidire in circollanze tali,
con trecento navi lunghe, piene di lue milizie, venne a trovar Vale-
riane, che fcco uni altre dodici navi, ed amenduc pacarono a Siniga-
glia. Ciò faputo da i Goti, vennero loro incontro con quarantafette
navi, cariche del fiore della lor gente, ed attaccarono la zuffa. M.i
non erano da mettere in confronto de' Greci, bene addottrinati nelle
battaglie navali, i Goti affatto novizj in quel meftierc. Perciò rima-
lero facilmente disfatti, con l'alvariì appena undici de' loro Legni. LI
redo venne in potere de' Greci, l-'criita da i fugitivi k nuova di que-
lla disavventura a gli altri, ch'erano all'ailedio d'Ancona, fu cagio-
ne, che fgombralTero in fretta il pacle, e fcappaflero ad Ofìmo, la-
fciando in preda de' Greci le loro tende e bagagli. Quella percofla in-
deboli non poco le forze e il coraggio de' Goti. Tornò dipoi Vale-
liano a Ravenna, e Giovanni a Salona.
In quello medelìmo tempo Ar taba/ie g\\n\to in Sicilia W, e pre» (a) procof.
io il comando dell'armi Ccfaree, coltriofe alla refa que' pochi prefi- de Etll. Ge-
dj, che Totila avea quivi lafciati ne' Luoghi foni: cofe tutte , che '''"^- ''^- 4»
accrebbero la cofternazione de' Goti. Né già retlava fpcranza alcuna '^''■*' ^'^'
d'indurre Giulliniaoo Augnilo a qualche ragioncvol accomodamento.
S'erano ben etlì più volte elìbiti di cedergli ogni lor pretenfione fo-
pra la Sicilia e Dalmazia, e di pagargli un annuo tributo, e di unir
l'eco l'armi loro ad ogni fua requilizionc come fudditi . Né pure fu
data rifpofta alle lor propoiizioni . Nondimeno TìUla, Principe d'ani-
mo grande, punto non li Sgomentava per tali contrarietà. Egli in
quell'anno, raunata una poflcntc flotti, la fpcdi in Corfica e Sarde-
gna, dipendenti allora dal governo Cefareo dell'Affrica, e fenza tro-
varvi contrafto, fottopofe quelle illultri Itole k.1 fuo dominio. Tudi
v'accorfc GiovO'mi Generale dell'armi Imperiali in AfFrica colla lua
flotta. Sbarcate le fuc fchiere in Sardegna, lì poie a bloccare la Cit-
tà di Cagliari. E non l' avefle mai fitto: perchè dal prefidio Gotico
ulcito fuori, fu con tal empito affalito, che ebbe bilogno di buone
gambe per falvarfì con quei, che poterono fcguitarlo nelle navi, eie-
co fé ne tornarono malcontenti a Cartagine. La Città di Crotone in
quelli giorni era llrettamcnte afiediata da i Goti, e ogni dì. piTi ve-
nendo meno i viveri, ebbe maniera di fpcdire un Meflo. ad Artabane
in Sicilia, per chiedergli Ibccorfo , Sappiamo ancora da Procopio, che
uditali in Collantinopoli la morte poco dianzi fcguita di Tcodebcrto ,
potentiflimo Re de' PVanchi , Giultiniano mando per Ambalciatoie
Leonzio Senatore a TtodcbaU'o luo Figliuolo e SucccfTore, per doman-
dai:-
Eti\ Voi».
Anno 551.
(a) Protop.
it Bel. Got.
Uh. 4. e. 25.
dt Regnar,
fucceff.
(c") Paulus
hiaceniis
de Gejl.
Zangobard.
l. I. e. 17
(d) Abbat
Biclarienfii
in Chronic.
(e) Sigeber-
tus i» Chr»
nit».
3 74 Annali d' Itali A,
dargli la rcftituzion de* Luoghi occupati da i Franchi nella Liguria e
Venezia, ed infiemc per inca volare una lega con cflo lui contra de'
Goti, Teodebaldo rilpofc, che nulla era llato occupato da fuo Padre
a i Greci in Italia, e che quanto vi poffedeano i Franchi, l' avcano
amichevolmente ricevuto da Totila, che n'era padrone. Si fcusò poi
di non potere «ntrarc in lega, perchè durava un accordo ftabilito dal
Padre co i Goti con qucltc condiaioni, che amenduc le Nazioni dc-
fifteffcro dal fard guerra, e quietamente pofledeflero quanto avcano in
Italia. Che fé riufcifle a Totila di prevalere contra dell' Imperadorc,
aUora verrebbono ad una tranfazione, che foffe creduta la più utile e
dccorofa. Inviò poi Teodebaldo anch' egli a Coflantinopoli i fuoi Am-
bafciatori, e fcnza voler dare aiuto a i Greci, tenne forte le conqui-
fte fatte da fuo Padre in Italia. Quali quelle folTcro, non bene ap-
parifce. Se vogliam credere al Padre Pagi, in quell'anno ebbe fine
il Regno de' Gepidi^ i quali da molto tempo pofledevano la Dacia, e
fignoreggiavano ancora nel Sirmio . Erano confirunti ad effi i Popoli
Longobardi, ficcome pofleflon della Pannonia, e non poche liti bolli-
vano fra quelle due potenti Nazioni, ficcome fu accennato di fopra .
Per atteftato di Procopio W, il Re de'Gepidi vogiiofo di vendicarfi
de' Longobardi, moffe lor guerra in quelli tempi. Reggeva allora la
nazion Longobardica il Re Judoine . Quelli fubito ricorle a Giuftinia-
no Augullo, con fare iftanza di Ibccorlo in vigore de' patti della Le-
ga, che paflava fra loro. Mandò veramente l' Imperadorc in fuo aiuto
non poche fquadre d' armati , comandate da Giujiino , e Giujìiniam Fi-
gliuoli di Germano .f e da altri Capitani j ma quelle fi fermarono in
Ulpia Città dell'Illirico per una ledizione (vera o finta che folTe )
inforta fra i Cittadini a cagione delle controverfie allora bollenti in
materia di Religione. Prolegui il viaggio folamente Jmalafrido, Fi-
gliuolo di AmMerga Figlia di Amalafrida, Sorella del Re Teoderko,
e di Ermenfrido già* Re della Turingia. lo non so , perchè Procopio
il chiami Goto., dopo averci indicato fuo Padre, che era Turingio. La
parentela fpronò Amalafrido al foccorlo del Re Audoino, perciocché
una fua Sorella , vcrifimilmente quella, che prcflo Paolo Diacono por-
ta il nome di Rodelitida, fu Moglie d'eflb Re Audoino. Giordano Sto-
rico (^) chiama la Moglie d' Audoino Figlia d'una Sorella di Teodato
Re de' Longobardi y e veramente T'eodato ebbe per Moglie Amalafrida
Sorella del Re Teoderico. Ora per attellato di Procopio fi venne ad
un'atroce battaglia fra i Gepidi e Longobardi, in cui con tanta bra-
vura e fortuna menarono le mani i Longobardi, che ne fu rotto, e
quafi tutto eltinto fui campo refcrciio de'Gepidi.
Qui il Padre Pagi pretende, che a tuui i patti fi fia inganna-
to Procopio, con dire fucceduto quello gran fatto d'armi fotto Au-
doino Re de' Longobardi, perchè per atteilato di Paolo Diacono (0,
e dell' Abbate Biclaricnfe (d) a' tempi del Re Alboino, Figliuolo d'elio
Audoino, accadde la terribil rotta de i Gepidi j e s'ha da Sigcberto,
(0 che Alboino cominciò a regnare dall'anno f4;. Racconta in fatti
Pao-
Annali d' Italia. 375-
Paolo Diacono, che fi fece giornata campale fra que' Barbari, in cui Era Volg.
rertarono interamente fconfitti i Gcpidi; e tanta fu la rabbia de' Lon- Anno 551.
gobardi vincitori, che non diedero quartiere ad alcuno, di modo che
la potente Nazione de'Gepidi rimale disfatta, ne ebbe piìi Re da lì
innanzi. E perciocché Procopio in raccontando i fatti dell'anno fuf-
fcgucnte ff3. mette tuttavia vivo Tore/ino^ o fia Turìfendo Re de i
Gepidi, vuole efTo Pagi, che ancor qui lo fteflb Procopio prendefTe
abbaglio, attcftando del pari Paolo Diacono, e l'Abbate Biclarienfe,
che nel tempo di quel memorabil conflitto regnava fra i Gepidi non
Tarefjnoy ma Cunimendt fuo Figliuolo, che rcftò anch' eftli vittima del
furore de' Longobardi . Ma il Pagi non usò qui la fua lolita diligenza
ed attenzione, cioè confufc in una due diverte battaglie, altra eflend»
quella, che accadde in quell'anno, regnando Tore/ina fra i Gepidi, e
Andoitio fra i Longobardi , di cui appunto confervò memoria Paolo Dia-
cono nel Primo Libra della Storia Longobardica al Capitolo ventefi-
moterzo, e in cui reftò morto Turifmondo Figliuolo del Re Torcfìmi;.
e di qucfta prima battaglia fa menzione anche l'Autore della Mifcel-
la (<»). L'altra fi vede narrata dal mcdcfimo Paolo Diacono al Capi- ^}^r"\f"^'
lolo vigefimofcttimo d'cffb Libro Primo, e dall'Abbate Biclarienfe, /^/"(j*
allorché Cunimondo era Re de' Gepidi, ed J'.boim de' Longobardi . Pro-
copio narra cofe avvenute a'fuoi giorni, e ch'egli poteva ben faperey
e nominando egli più valte il Re j^udcino^ vivente in quell'anno, in-
darno fi vuol produrre contra la di lui autorità Sigcberto, Scrittore,
che fiori dopo l'anno iioo. il quale fa morto Audoino nel f4?. con
crror manifelto, ficcomc vedremo. Mette anche Sigebcrto da lì a po-
co con altro errore la morte di Totilaj e il fine del Regno de' Goti
nell'anno f46. Procopio ,. dico, nell'anno feguente ffj. ci aflìcura,
che Tur e fino y o Turìfendo Re de'Gepidi era tuttavia vivente, e regnan-
te fra i Gepidi. Scrive in oltre, che un certo lldifgo fi ricoverò pref-
fo i Gepidi, ed un certo Uftrigoto pretTo i Longobardi, ed cflerfi ac-
cordati i Re di quelle due Nazioni per uccidere entrambi que' rifugia-
ti. Adunque durava tuttavia il Regno de'Gepidi. Ma quel, che de-
cide la prcfentc queflionc, fi è la chiara tellimonianza di Menandroi
Pro/f//or^, Storico di quello medcfimo Secolo, e Continuatore della
Storia d' Agatia,. non offervato dal Padre Pagi . Alcuni pezzi della fua
Opera fi leggono ne gli Eflratti delle Legazioni (^) . Egli dunque nar- .j^v ^^^^^
ra,.chc mentre era Impeiadore Giufiino il SuccerTore di Giuftiniano, Byt..Tcm'.i:.
bolliva una fiera nemicizia fra yilboino Re de' Longobardi y. e Cunimondo fag. no.
Re de'Gepidi^ ed avere il primo fitto ricorfo a gli Abari , o fieno A-
variy cioè a gli Unni, che noi chiamiamo Tartari, e llabilita lega con
loro, come accenna anche Paolo Diacono, dopo di che fece la guerra
ai Gepidi . C«w;»o«<^o ricor fé all' Imperador Giuftino; ma qucftì non
volle milchiarfi nelle loro liti. Però non fotto Giultiniano Augufto,
ma fotto il fuo Succcflore Giuftino fuccedette il fecondo fatto d'ar-
mi,, che portò feco la di ftruzionc del Regno de'Gepidi, narrato da
Paolo Diacono, e divcrfo dal primo, di cui parla Procopio. Serviran-
no
3 70 Annali»' Italia.
Era Voig. no tali notìzie pel prorcguimcnto della Storia d'Italia. Intanto meri-
AN»»o55r. ta. d'efi'er fatta menzione, che Giordano Storico, appellato indebita-
mente finquì Giornandc ^ a cagione di qualche tcllo fcorretto, dopo aver
accennata la prima fanguinofa battaglia fra i Gepidi, e i Longobardi,
narrata anche da Procopio, diede fine al fiio Trattato Irtorico de Re-
giiorum Sticitjjiom^ terminato perciò nel corrente anno . Dalla Prefazio-
ne d'cffo Libro il fcorge, ch'egli avea prima compofto l'altro Libro
de Rebus Gitici:^ cioè nell'anno ffo. perchè ivi fa menzione della na-
l'cita di Germano^ Figliuolo poftumo di Gerrnma Patrizio, di cui poco
. fa parlammo, e di Matafunta. Figliuola di JjK.rLifunta . Era quello
W .^'Z^''"'' Giordano di nazione Goto. Sieebcrto (<«) il fa anche P'e fcovo . cà i\c\x-
tus tn Chro- - 1,1 1 ° i_ \r r j- i.
„icg. ni perciò 1 han creduto' troppo buonamente Vclcovo ai Ravenna .
(b) Rer. Qiianto a me, ficcome difTì nella Prefazione alle fue Opere C^), ten-
jtahcar. g^ ^ eh' egli fofTe Monaco; e non farebbe gran cofa, che avelie avuta
Tpm""i ^^ '"^ ftanza in Ravenna, allora fottcpolla a Giultiniano Augullo, al
vedere come egli pirli d'cfTo ImpcraJore e de' Greci. In quell'anno
feguì un gran dibattimento in Coftantinopoli per cagione de i tre Ca-
pitoli, che Fig/lio Papa, Dazio ^ Arcivcfcovo di Milano, ed altri d' I-
talia foltcneano contro la pretensone e prepotenza di Giulliniano Au-
gullo, che s'era oftinato a volerli condennati, lalciandolì indurre da
Tcodoi» Vefcovo di Ccfarea di Cappadocia, Capo de eli Eretici Ace-
fali. Pubblicò elfo Augufto un Editto intorno a quella controverfia,
con abul'arli della fua autorità, e con difcapito del Tuo nome. Perchè
fé gli oppofc Vigilio, ne volle confcntire, fu maltrattato} e temendo
di peggio, come potè il meglio, fcappò a Calcedone, con rifugiarli
nella Chiefa di Santa Eufemia di quella Città, che era il più riverito
afilo facro dell'Oriente in qucfti tempi.
Anno di Cristo olii. Indizione xv.
di Vigilio Papa i j.
di Giustiniano Imperadore i6.
di Tei A Re i.
L'Anno XI. dopo il Confolato di Bafilio.
* Vea finora l'Imperador Giafiinijino attefo con gran negligenza a
Jl\. gli affari d'Italia. Finalmente come fc fi folte fvcgliato d* un
i^rave fonno, tutto fi diede a preparare i mezzi per dillruggcre il Re-
gno de' Goti. Eletto Narfete Capitan Generale delle fue armi in Ita-
lia, fopra tutto fi lludiò di provvederlo del maggior nerbo di chi pren-
de a guerreggiare, cioè del danaro, acciocché con quello alToldalFe un
fioritiffirao elcrcito, foddisfaceflc alle milizie efillenti in Italia, prive
Ah gran temoo di paga, e pcteFe ancora fcdurrc i feguaci di Torila.
Era
Annali d' Italia. 377
Era Narfete picriolo di ftatura e gracile, non ftpcva di lettera, mai Era Vo!».
non aveva ftudiato eloquenza i ma la felicità del fuo ingegno, la Tua AKN0551.
attività e pradenza, fupplivano a tutto > e compariva mirabile la gran-
dezza dell'animo in quell'uomo, che pur era Eunuco (a). Adunque W -^Z"'*-
così bene allìlHto Narfete tra(re feco a Salona un' Armata, fecondo ^lifl^
quc' tempi ben poderofa. Imperocché molta gente aveva egli raccolto
da Coftantinopoli, dalla Tracia, e dall'Illirico, correndo a folla le per-
fone alla fama dc'tefori Imperiali, ch'egli generofamentc impiegava.
Trovò in Salona le foldatefche già raunate da Germano Patrizio, e da
Giovanni Genero d'cflb Germano. Seco ancora ii unì un corpo di due
mila e dugento dc'^r)igliori e più fcclti Longobardi, che il Re ^7-
boino ad ittanza di Giultiniano Auguflo fpedì all' imprcia d'Italia, colla
giunta ancora di tre mila combattenti per fervigio de'primij cosi che
fembrano fimili a gli Uomini d'armi uiati ne' Secoli pollcriori in Ita-
lia. In oltre ebbe Narlcte tre mila cavalli Eruli, molti Unni, molti
Perfiani, e quattrocento Gepidi, con altre non poche truppe d'altri
paefi. Reftava di trovar la via di condurre in Italia tutto quefto efcr-
cito. Per mare non appariva, perche flirebbc flato ncccnario un im-
menfo duolo di navi. Per terra bifognava paflare per luoghi, dove i
Franchi tenevano de i prefidj . Narfete fcnz' altro mandò a dimandare
il pafTaggio a i Franchi, che lo negarono, col pretcfto, ch'egli me-
nava feco de i Longobardi lor capitali nemici. Segno e quello, che
i Franchi dovcano aver occupato le Città di Trivigi, Padova, e Vi-
cenza, o almeno de i Luoghi in quelle parti . Certo non erano padro-
ni di Verona. Trovavafi Narfete in grande agitazione per quello, e
tanto pili perchè fi venne a fapere, aver Tottla inviato Teia ìwo Capi-
tano col fiore de' Goti alla fuddetta Verona, per contradare il pafib
all'Armata nemica, la qual pure, quand'anche i Franchi aveflero con-
ceduto il pafTaggio, non potea tenere altra (Irada, che quella di Ve-
rona, cilendoche il Pò in quelli tempi formava delle ftermiruic Palu-
di, dove ora e il Ferrarcfe con altri paefi circonvicini. Aveva in ol-
tre Tcia fatti incredibili lavorieri alle rive del Pò, acciocché non re-
fladé aperto adito alcuno per quelle parti a i nemici . Prevalfe dunque
il parere di Giovanni Nipote di Vitaliano afiai pratico de' cammini,
il quale configliò d'iflradarc l'Armata per gli lidi del Mare Adriati-
co fino a Ravenna, col condurre foto un Sufficiente numero di barche
atte a far ponti per valicare i moki Fiumi , che vanno a sboccare nel
mare. Così fu fatto, e felicemente con tutto il fuo nuincrofo ode
Narfete pervenne a Ravenna: cofa che non s'erano mai afpettato i Goti .
Fermatoti quivi nove giorni per rinfrefcare e rimettere in lena le trup-
pe^ con elle poi s'inviò alla volta di Rimini, al cui fiume, e ad uno
urctto palio «bbe all'incontro Usdrila Capitano di quel prcfidio, uomo
valorofo (^) . La morte di coltui fece ritirare i fuoi nella Città j la- (b) Precof.
onde Narfete continuò il fuo viaggio. Ma perché nella Via Flaminia <i' B'/'-
andando innanzi fi trovava Pietra Pertufa, Fortezza quafi inefpugna- ^'"•
bile, che impediva il palTo, voltò Narfete a man delira per valicar '*^"
Jvi,i. IH. Bbb l' Apen-
,. Cot. Uh. 4.
19.
SjZ Annali d* Italia.
Era Volg. l'Apennino. Totila dimorava in quefti tempi in Roma^, afpertTifido ,
A-NNojji- che da Verona venifTero a congiugiictfi feco le Iquadre comand.^ie da.
Teia. Venute quelle, ancorché foflero reftaci indietro due mila car
valli, mofTe l'Armata fua , e per la Tofcana s'inoltro fino all' A pen-
nino in un Luogo appellato Tagina, alquante miglia lungi dal campa
di NarCetc, portato ad un Luogo, chiamato i Sepolcri de' Galli . Cre-
(a) clute- de il Cluverio ((j), che que' fiti fofTero tra JVlatelica e Gubbio, e vcrfa
LT z''c 6 ^'*"^''^*' «""^ defolata, Terra di Sentine.
Quivi fi accinfero amendue le nemiche Armate a decidere coiv
un generale conflitto della forte d' Italia. Procopio fecondo il colla-
me di varj Storici Greci e Latini, ci fa intendere le belle parlate, che
i due Generali avrcbbono dovuto fare a i lor foldati per animargli ali
combattimento. Ma quando già fchierati gli cferciti fi credeva inevi-
tabile il fatto d'armi, Totila fi ritirò indietro, per attendere due mila»
combattenti, ohe a momenti doveano arrivare. Arrivati poi quefti, Cii
venne alla giornata campale, che fu formidabile, fanguinofa e picn»
di morti, ma fpezialmente dalla parte de' Goti . Tacciato tu d' inefcu-
fabil imprudenza Totila, perchè ordinò a i fuoi di non valcrfi nella
zuffa né di faette, ne di fpadc, ma folamente di picche e lancie. Ser-
vcndofi all'incontro l'Armata di Narfete di tutte le fue armi, fece tal
guafto in quella de' Goti, che finalmente la rovefciò, e mife in fuga.
Rimafero cftinti fui campo circa fci mila Goti, altri fi arrenderono,,
che furono poco apprefTo tagliati a pezzi da i Greci. Gli altri coli' aiu-
to delle lor gambe, o de' cavalli, fi ftudiarono di falvarc la vira. So-
pragiunfe la notte, e Totila fuggendo anch' egli cercava di metterfi
in falvo. Ma o fia, che nel calore della battaglia egli foflc ftato tra-
fitto da una faetta, mentre al pari de' foldati valorofamente combatte-
va} o fia che nella fuga da un Gepida appellato Asbado foflc ferito,
con una lancia nella fchiena (che quello non fi sa bene) giunto ch'e-
gli fu ad un Luogo, chiamato Capra, fu bensì curata la fua ferita,
ma da lì a poco di quella morì, e al corpo fuo tumultuariamente da-
ta fu fepoltura. Principe benché barbaro di Nazione, pure degno d'ef-
fcre regiftrato fra gli Eroi dell'antichità: tanto era ftato il fuo valore
nelle azioni, la fua prudenza nel governo, la fua vigilanza ed attività
nella decadenza d'un Regno, che trovato da lui sfafciato, s'era per
fua cura rimefib in affai buono ftato. Era eziandio lodata da tutti la
fua continenza, e da molti la fua giullizia, e clemenza con altre vir-
tù, che meritavano bene un fine diverfo. Quella vittoria, quantun-
que non ìfterminafTe affatto la potenza de' Goti, pure le diede un gran
crollo. Narfete, ficcome perfona ammaeftraca nella vera Pietà, la ri-
conobbe dal favore e volere di Dio, e non già dalle mani de gli uo-
(b) Evagr. mìni. Evagrio (/>) l' attribuifce alla divozione profeflata dal medefimo
'•4-^^'-3- Narfete alla beata Vergine Madre di Dio, e il Cardinal Baronie (0
5;^„„^/'^£^^ all' avere in quefti tempi Giuftiniano, dappoiché avca fatti varj ftra-
' pazzi e violenze a Papa Vigilio, rallentato il fuo rigore, con dirao-
/^ ftrare di voler pure rimettere in lui le controverfic della Religione.
Ed
Annali d' Italia, 379
Ed intanto il Papa fé ne ftava come cfiliato in Calcedonc, e ritirato Era Vo;g.
nel Tempio di Santa Eufemia. Dopo jque Ito felice fuccclTo dell'armi Ansojjz.
Cclaree in Italia attefe Narfete a cacciar via i Longobardi feco con-
dotti, perchè coltoro barbaramente incendiavano le cafe, e faceano
violenze alle donne, anche rifugiate ne' (acri Templi. Caricatili dun-
que di doni gl'invio al loro paefc, cioè nella Pannonia, o fia nell'Un-
gheria, facendoli accompagnare da F'alerianoy e da Damiano fao Ni-
pote, con un corpo di milizie, affinché que' Barbari non commettef-
fero difordini nel viaggio. Sbrigato Valeriano da coftoro, conduffe le
fue brigate fotto Verona con penficro di formarne l'alTedio, fé il pre-
fidio Gotico non s' induceva a renderfl . Trovò in effi buona difpofi-
zìone; ma ciò riiaputo da i Franchi acquartierati in quel territorio ,
tanto s'adoperarono, che il trattato andò a monte, e Valeriano li ri-
tirò altrove .
Intanto i Goti fcampati dalla battaglia fuddetta, fi riduflero a
Pavia, e quivi crearono per loro Re Teici^ Figliuolo di Friàigerne, il
più valorofo de' loro Ufiziali . Trovò egli in quella Città parte del
tcforo, che per ficurezza v'avea mandato Totrla, e con eflb tentò di
tirare in lega i Franchi, e nello fteflb tempo rimife in piedi un com-
petente efercito . Narfete in quello mentre, dopo avere ordinato a Va-
leriano, che fi portafle al Pò, per impedire i progredì de' Goti, col
fuo efercito, prefc Spoleti, Narni, e Perugia} e quindi vogliofo di
mettere il pie in Roma, colà fi portò. Per non tenere occupata tan-
ta gente nella difefa di quell'ampia Città, avea il Re Totila fatta cin-
gerne di mura una picciola parte intorno alla Mole d'Adriano, oggi-
di Cartello Sant' Angelo, formandovi una fpecic di Fortezza . In efia ri-
pofcro i Goti il meglio de' loro averi, con farvi buona guardia} del re-
no della Città fi prendevano poca cura. Non fu pero difficile a Nar-
fete il dare la fcalata ad un fito delle mura, dove niuno fi trovava al-
la difefa: con che s' impadroni di Roma. E ftrettofi dipoi intorno al
Camello, tal terrore diede a quella guarnigione, che in poco tempo
cfla capitolo la refa, falve le perfone . Racconta qui Procopio, fenza
faper intendere i giudizj di Dio, come la prcfa di Roma, fatta da i
Greci, riempiè di giubilo i Romani banditi, fubito che l'intcfero, e
pur qucfta fu la loro rovina. Perciocché i Senatori ed altri, ch'erano
nella Campania, fi mofiero torto per ripatriarc} ma colti da i Goti,
che tenevano varie Fortezze in quelle parti, furono meffi a fil di fpa-
da. Altri incontrandofi ne' Barbari, che militavano nell' efercito di Nar-
fete, ebbero la medefima forte. Dianzi ancora aveva il Re Totila,
allorché marciava contro a Narfete, fcelti da varie Città trecento Fi-
gliuoli de' Nobili Romani, fotto pretello di tenerli come fuoi familia-
ri, ma veramente percTiè gli ferviflero d'ortaggio, e gli avea mandati
di là dal Pò. Trovatili il nuovo Re Teia, tucti barbaramente li fece
uccidere. Studioffi dipoi querto Re, quanto potè, per muovere contra
i Greci anche Teodebaldo Re de' Franchi, offerendogli una gran fom-
ma di danaro; ma non gli venne fatto, perchè non volevano i Fran-
Bbb i chi
380 Annali d'Ita li a.
Era Volg. chi ipendere il loro fùnfruc in fervigio de'Gori, né de' Greci, e folamef)-
ANN0JS3. te peniavano a far eglino f.'ii \à guerra per conquilrure ed unire, fé
aved'cro potu:"», a ': lor dominj aoche T Italia, vennero intanto in po-
ter di Naricu- i! Calleilo di Porto, Nepi, e Pictrapertufa . Mandò
egli dipoi Pacurio all'afledio di Taranto, altri a quello di Civitavcc-
ch'a, ed altri a quello di Cuma, nel cui Calleilo FotiU avea ripolla
parte del lua telerò, e mcflbvi per Governatore ^ìigerno fuo minor
Fratello.
Anno di Cristo dliii. Indizione i.
di Vigilio Papa ló.
di Giustiniano Imperadore 27.
L'Anno XII. dopo il Confolaro di Bafilio.
(ai Vìihr
Tunoninjis
in Chronico.
(b) PagÌHs
Crii. Biiron.
(e) T'net-
phares in
Chaanogr.
HO io rapportata all' Anno precedente f y i. la morte del Re Tati-
la^ e l'elezione di Teia^ uniformandomi col Sigonio, e col Pa-
dre Pagi, ancorché Mario Avencicenfe, feguitato da i Cardinali Baro-
nie e Noris, la nferifca all'anno prefentc. Certamente Procopio aili-
fte alla prima fentenza, e fi veggono altri fatti pollicipati d'un anno
nella Cronica d'eflb Mario. Peggio fa Vittor Tmionenfe W, che met-
te nell'anno fufleguentc ff4. la battaglia, in cui Totila fu uccifo.
Ma certo co i conti del Pagi {h) , e miei fi accorda Teofane (0 , il
quale fcrive, che nell'anno mcdefimo, in cui morì Ale/tua Patriarca di
Coltantinopoli, correndo V Indizione XF. (la qual morte tutti gli Eru-
diti concedono feguita nell'anno ffi. fenza diflentirnc i Cardinali fud-
detti) in efib anno, dico, nel Mefe d' Agollo arrivarono a Coftanti-
nopoli i Corrieri trionfali, portando la niuva della gran vittoria otte-
nuta da Ncirfete colla morte di TotUa, le cui velli infanguinate, e la
fua bcretta carica di gemme fu prefentata a Giujliniano Augulto. Sia
nondimeno lecito a me di feguitar Mario Aventicenfe in un fatto, cioè
in rapportare all'anno prefente la morte del Re 7>/«, giacché egli io
un anno rapporta la di lui elezione, e nel lufleguente la di lui caduta.
Tcia dunque, a cui premeva forte di confervar Cuma, per non perde-
re il teforo quivi rinchiufo, ufcito di Pavia, arditamente pafiando per
molti luoghi Itrctti, e perle rive dell'Adriatico, all' improvvifo com-
J)arve nella Campania. Colà del pari col fuo efercito fi trasferì Nar-
ete, e giunto verfo Nocera alle falde del Monte Vefuvio fi trovò a
fronte de' Goti, i quali s'erano fortificati alle rive del fiume Drago-
ne. Due Mefi ftettero quivi le Armate, fenza che l'una potefle o
volefl'e alfalir l'altra. Ma da che un Goto per tradimento vende a Nar-
fetc tutta la Flotta delle navi, onde Tela riceveva fecondo il bifogno
i viveri: allora i Goti attaccarono la battaglia, e combatterono da di-
fperati. Vi rimafe morto "Teia^ dopo aver fatto delle incredibili pro-
dez-
Annali d* Italia. 381
dezzej e ciò non oftante fcguirarono furiofimcnte i Tuoi a combat- Era Voi».
tcrc. La notte fervi a far ccfTare il conflitto. Ma fatto giorno lieo- ANN0553.
minciarono la zuffa, e con tanto vigore menarono le mani, che non
(i potè mai romperli. Ritiratili finalmente, e ragunato il configlio,
mandarono a dire a Narlcte, che oramai conofcevano, cfTcrfi Iddio
dichiarato centra di loro, e che deponebbono l'armi, chiedendo fo-
lamcntc di potcrfene andare per vivere fecondo le loro Leggi , giac-
che mtendeano di non fervire all' Imperadorej ficcome ancora di po-
ter portar feco il danaro, che cadauno avca riporto in varj prcfidj"
d'Italia. Penava Narfetc ad accordar quefle condizioni} ma Giovan-
ni Nipote di Vitaliano con rapprefentargli, che non era bene il ci-
mentarfi di nuovo con gente difperata, e che baftava a i pruden-
ti e moderati il vincere, fcnza efporfi a nuovi pericoli, tanto dif-
fe, ch'egli acconfentì . Fu dunque convenuto, che quei foldati Goti
co' loro bagagli fpeditamentc ufciflero d' Italia , né più prendeflcro
l'armi contra dell' Imperadore . Mille d'ellì andarono a Pavia, ed ol-
tre Pò, e gli altri Goti confermarono que' patti, in guifa che Nar-
fete s'iropadronì di Cuma, e degli altri prefidj . Con che Procopfo
dà fine all'Anno XVUI. della Guerra de'Goti, terminato nella Pri-
mavera prefente, ed infieme alla fua Storia, continuata poi da Aga-
tia. Scrittore anch' cfio di quefti tempi. Ma io dubito forte, che ' ^
fieno rtate aggiunte al tello di Procopio quelle ultime parole, con-
frontandole con ciò, che il fuddetto Agatia ci verrà dicendo (<») . {ì) -Agath.
Scrive egli adunque, che dopo la convenzione ftabilira con Narfete, ^' \'^\',
i Goti parte andarono nella Tofcana e Liguria, parte nella Venezia, '^'"''- "'■ "•
e in altri Luoghi, dove erano foliti di abitare. Si afpcttava, che adem-
picffero le promefle fatte, e contenti de'lor beni fchivaflcro da li in-
nanzi i pericoli con refpirare da tante calamità. Ma poco appreflb fi
diedero a macchinar altre novità, e ad intraprendere un'altra guerr«.
Conofccndo di non poterla far foli, fpedirono a i Franchi, per indurli
a muoverfj contra de' Greci. Qiiì Agatia fa un bsU' elogio de' Fran-
chi, rapprefentandoceli , benché Barbari, pure diverfi troppo da gli
altri Barbari nella pulizia, e nelìa maniera di vivere, per cui fomi-
gliavano piuttollo a 1 Romani, e maflìmamente per la Religione Cat-
tolica, da effi ancora profetata, e per la giuftizia , e per la fin-
golar bravura, con cui aveano largamente dilatato il loro dominio,
e per la concordia, che regnava fra loro . Patifce eccezione queft' ul-
tima lodcj e fc Agatia foffc vivuto un poco più, forfè avrebbe tenu-
to un differente linguaggio. Regnava allora Teodebaldo ^ il più po-
tente di quei Re, giovinetto dappoco, perché di fanità mefchma.
A lui ricorfero i Goti Traspadani, ma noi ritrovarono difpofto a vo-
ler brighe di guerra..
Gli Alamanni, una delle nazioni Germaniche, già tributarj del
Re 'teoderice^ e tuttavia Idolatri, s'erano dopo la di lui morte fug-
gcttati per forza al Re Teodeberte, padre d'elfo Tcodebaldo, e Ira ^
tllì erano due Fiatelli, Duci di quella Nazione, Leutari, e Butilim ,
Dr
Era Volg.
Anno 553.
(a) Paulus
Dinconus
de Cejiis
Langohard.
l. 1. e. 1.
(b) Gregor.
Turonenfis
l. 3. cap. 31.
(c) Mtirìus
Avtntkenf.
in Chronkt.
(d) Conti-
nuator Mar-
(ellini Co~
m'ttìt in
Chronkt .
381 ANNAtlo'lTALlA.
Da Paolo Diacono («) qucfti è chiamato Buccellino, ed ha qnefto no-
me prefTo Gregorio Turonenfe (^) , e nelle Croniche di Mario
Aventicenfe C^), e del Continuatore di Marcellino Conte (^Z) . Co-
ftoro veggcndo, che il Re Teodebaldo preferiva il gullo della pace
ad ogni guadagno, prefero cflì l' aflunto di far la guerra in Italia a i
Greci, invaniti della fperanza di grandi conquide, e d' immenfo bot-
tino, {prezzando fopra tutto Narfete, per cflere Eunuco, ed allevato
folamente fra le delizie della Corte. Certo noi doveano ben conofce-
rc . Però adunato un efcrcito di ben fettantacinquc mila tra Alamanni e
Franchi, calarono in Italia, JNarfete, benché non abbaftanza infor-
mato di quelli movimenti, a' quali probabilmencc fu dato impulfo da
i Goti, vivente ancora il Re Teia , più toilo che dopo la fua mor-
te, come credette Agatia; pure per prevenire gli sforzi altrui, attefc
a conquiftar le fortezze, che nella Tofcana erano tuttavia in mano
de i Goti: fegno che la convenzione fatta tra effi dopo la vittoria ri-
portata contro di Tela, o non era ftata efeguita, o riguardò fola-
mente i foldati Goti , che intervennero al fatto d' armi con Tcia . Ma
premendogli maggiormente l'acquillo di Cuma, perchè in quel forte
Caftello aveano i Goti ricoverate le loro più prcziofe cofe, colà pafsò
con tutto l'efercito, e l'aflediò. V'era alla difefa yfligerno. Fratello
del defunto Tela, uomo di mirabil forza, che in tirar d'arco non
aveva pari . Furpno fatte più mine per far cadere le mura> furono
dati varj. aflàlii : tutto riulcì inutile. Pertanto Narfete, avendo ora-
mai intefa da licuri avvifi la calata di Leutari e di Butilino con sì
grofla Armata, e l'arrivo d'eflì di qua dal Pò, non volle più per-
dere tempo intorno a Cuma> e lafciato quivi un corpo di truppe ba-
ftcvole per tener bloccata quella fortezza, pafsò in l'ofc-ina col rcfto
dell' Armata . Di colà fpcdì la maggior parte de' Tuoi fotio il comando
di Fulcari^ Capitano de gli Eruli, di Giovanni Nipote di Vitaliano,
di jirtabfino^ e d'altri Condottieri verfo il Po, con ordine d'impe-
dire, per quanto permettevano le loro forze, i progreiri dc'FratKhi
ed Alamanni. Attefe egli intanto ad altri vantaggi in Tofcana. A lui
fi fottopofero Civitavecchia, Firenze, Volterra, Fifa, e gli Alficnfi,
creduti oggidì quei di Palo, l foli Lucchefi vollero far fronte, e quan-
tunque avellerò capitolato di arrenderli, qualora nello fpazio di trenta
di non venifle loro un tal foccorfo, che foflc capace di combattere io
campagna aperta, ed aveflero dati gli ollaggi-, pure fpirato il termine,
mancarono di parola, fperando, che di di in di arrivafleio i Franchi.
Fu configliato Narfete di uccidere gli oftaggi in faccia a gli affisdiati
fpergiuri. Egli inclinando alla milencordia , e riguardando come ini-
quità il punir gl'innocenti in luogo de i colpevoli, icce condurre gli
oltaggi preflballe mura, ed intimò a i Cittadini l'efecuzion delle pro-
mefle, minacciando di morte i lor parenti. Ricufando elfi di farlo,
ordinò, che fi decollaffero que'miferi, e il carnefice diede colla Ipada
i colpi . Ma Narfete avea fatto metter loro un collare di legno co-
perto da' panni, per cui niun nocume.ito eglino ebbero, e fecondo il
con-
Annali d* Italia. 383
concerto farro ffnfero di' ftrarrrazzar come morti. Allora un gran pianto Hr a Volg.
e grido s' alzò nella Citrà . Narfcte promife di rifiifcitar quegli uo- ■SNN0553.
mini, Te fi arrendevano, e fu accetrara la propofjzione'. Ma dappoi-
ché videro in falvo i fuoi , ne pur vollero quefta fiata manrencr hi
parola. Nailete in vece di pcnfare alla vendetta, mife in libertà gli
ortaggi, i quali pofcia tanto efaltarono l' affabilità e rettitudine del
Generale Ceiareo, che qnel Popoli^ cominciò a deporre tanta durez-
za. Erano gtà entrati i Franchi in Parm*. S'avanzò fpropofitatamen-
tc, e fenza ordine verfo quella Città Fulcari Condottiere de gli Eruli,
inviato colà da Narfete. Nafcofi i Franchi nell'Anfiteatro, che era
fuori della Città, gli furono addofTo, e per quanta difefa egli facefle,
rimafc morto fui campo con quei , che non poterono fuggire . Intanto
i Goti abitanti nella Liguria ed Emilia, che aveano poc'anzi fatta
pace ed amiftà, ma finta, co' Greci, udendo gli avanzamenti de' Fran-
chi, ruppero, i patti, e fi' gittarono nel l'oro partito-. Per loc contila^
rio i Capitani di Narfete, fcorgendo fé fteflì inferiori di for^i?, e che
i Goti (palancavano le porte delle Terre, fubitochè arrivavano' i Fran»*
chi : credettero ben fatto di ritirarfi nelle vicinanze di Ravenna. Mandò
Narfete a rimproverarli di codardia, e tanta forza ebbero le di lui'
riprcnlìoni, che ritornarono alla volta di Parma, e lì prcflo s' accam-
parono. Allora Narfete maggiorm'inte affrettò l'afTedio di Lucca, dove"
erano entrati de i Comandanti Franzefi, e tuttodì con afTalti, manga-
ni, e fuochi offendeva la Città, tantoché finalmente la guarnigione,
dopo efferfi fotlenuta per tre Mefi, trattò di renderfi, ed ottenuto il
perdono del pafTato, con allegria amraife entro la Città i Greci. Dopo
di che Narfete fi trasferì a Ravenna, e trovandofi nella vicina ClaiTc,
ebbe il contento di veder comparire AHgerm^ Fratello del morto Re
Tela, che faggiamente penfando all'avvenire, e nulla di bene fpe-
rando dalla parte de' Franchi, intenti folamente al proprio interefle e"
vantaggio, venne a proporgli la rcfa di Cuma , da tanto tempo affc-
diaca, con farla valere in fuo prò . Senza diffiicultà fi conchiufe prefto
l'affare, e venne q'iella forte Rocca in poter delle fue genti con tutto
o quafi tutto il teforo, che ivi fi confervava sì della Corona, come
de' particolari Goti. Riufcì ancora a Narfete di mettere il piede in
Rimini per amichevol accordo co i Varni, che v'erano di prefidio,
e prefero partito nell'Armata Imperiale. Disfece in oltre un corpo
di due mila Franchi, i quali sbandati erano giunti fino a i contorni di
Ravenna, mettendo tutto a facco . E perciocché il verno chiamava
ognuno a quartiere, egli da Ravenna pafsò a Roma, dove fi trattenne
tutto quel tempo, addertrando in tanto in continui efercizj il fuo efcr-
cito, per averlo pronto alla primavera ventura. Fu in queft* '\nno te-
nuto in Coftantmopoli il Quinto Concilio Generale, per terminare la
failidiofa controverfia de i tre Capitoli. Perchè non confenM Papa /^i*
^»7;» alla condanna de' medéfimi, Giuftiniano Augufto con ifcandaiofa
prepotenza il cacciò in efilio con altri Vefcovi, ch'erano del fuo pa-
rere. Ciò non ottante vedremo profperatc l'arrai fue in Italia: il che
dovea
384 Annali d' Italia,
E»AVolg. dovea fare accorto il Cardinal Baronio, che i gìudizj di Dio fono oc-
Anno 554. culti, e queflo non eflerc il pacfc, dove egli faccia fcmpre giullizia
col punire i cattivi, e premiare i buoni, roa rifcrbarlo egli ai Mon-
do di là.
Anno di Cristo dliv. Indizione 11.
di Vigilio Papa 17.
di Giustiniano Imperadore 28-.
L'Anno XIII. dopo il Confolato di Balìlio.
NUlU fi opponeva al poderofo efercito de i due Duci Alamanni e
Franchi, eflcndo affai debili a petto di quelle, e troppo ancora
divife in tanti prcfidj, le forze Imperiali d'Italia. Però coltoro a man
(a) -^S"'^- falva dalla Liguria palTarono fin verfo Roma (j), lafciando dapertutto
Gtth ^ ' ' funcftiffìmi fegni della Jor barbarie e rapacità. 1 Franchi, ficcomc gen^
te Cattolica, portavano hlpctto a i facri Templi > ma gli Alamanni,
che erano i più , facevano alla peggio dapertutto, afportando i vafi
facri, e fpogliando d'ogni loro ornamento le Chicfe, con ifpianarne
ancora non poche, e con trucidar fcnza compaflìone i miferi Conta-
dini. Pafiarono oltre Roma, e giunti al Sannio, divifero l'Armata in
due. Buccellin'o^ o fia Butiìiao col maggior nerbo di quelle masnade ti-
rò a man deftra, con devailare la Campania, la Lucania, i Bruzj, e
giugnere fino allo tiretto di Sicilia. LnHtari marciò alla lìniitra lungo
il mare Adriatico, mettendo a facco tutto quel tratto di pacie fino ad
Otranto. Era già avanzata la State, quando Leutari e il Tuo efercito,
pieni di prede, penfarono di tornarfcne alle lor cafe. Fattolo fapere a
Buccellino, non volle coftui imitarli, perché i Goti gli davano ad in-
tendere di volerlo per Re loro . Venne Leutari , e giunto a Fano ,
mandò innanzi tre mila de'fuoi, per oflervar fé ficurc erano le ftrade .
jirtabam Ufiziale Ccfareo, che avea raunata della gente in Pefaro ,
poftofi in aguato, piombò loro addoflb, ne uccife molti, e fu cagio-
ne, che gli altri fuggendo miiero in conquaflo tutto l' efercito dcTiioi,
i quali mentre in quella confufione s'armano, diedero campo alla mag-
gior parte de' loro prigioni di fcappare e di portar feco quanto pote-
rono del ricco bottino. Finalmente Leutari, pafTato con gran fatica il
Pò, condufle la fua gente a Cenefa, allora poffeduta da i Franchi
Così la chiama Agaria. Io la crederei Ccneda, Terra della Venezia,
fé Paolo Diacono noi dicefic ritirato fra Verona e Trento, vicino ai
Lago di Garda. Quivi non men egli che tutti i fuoi furono coki da
una terribile e sì feroce pefte, che co i denti fi (Irapparano a brani
la carne propria, e tutti o quali tutti per effb m;tÌoie finirono di vi-
vere : giufto giudizio e gartigo di Dio, per le enormità incredibili da
loro
Annali d' Itali a. 385^
loro comraeJTe, come enervò lo Scorico Agatia. Ne già permifc la Era Vo!.:;;
{leda divina Giultizia, che avefle miglior mercato 1' altra Armata di ANH0554.
Buccellmo . Gregorio Turonenle («) racconta in un fiato una man di
fole di collui, cioè ch'egli riportò molte vittorie combattendo con- j^urcneKfls
tra Belifario: il che diede moti\'o all' Imperadore di richiamar Belila- M. ■^. e. ^t.
rio, e di mandare in Italia Narfcte. Ch' eflb Buccellmo prcfc tutta
l'Italia, diede una rotta a Narfete, e dipoi occupò la Sicilia, i cui
tributi inviò al Re Teodeberto: tutte fandonie, fenza che vi Ila un
filo di verità. Il v^ro fi è, che Bucccllino, dopo aver dato il Tacco
a quante Terre trovò per via fino a Reggio di Calabria, tornoflene
indietro, e giunto vicino a Capua, fi accampò alla riva del Fiume
Cafilino, cioè del Vulturno in un Luogo, che Paolo Diacono chiama
Tanneto . Ppltoffi all' incontro full' altra riva Narfecc con quanta gente
di fuo feguito potè. Defcrive Agatia l'armatura de' Franchi, le pure
non vuol dire de gli Alamanni. Cioè, che quafi tutti erano fanteria.
Non ufavano archi, frecce, dardi o fionde. Al lato deliro portavano
Io feudo, al finiftro la fpada. Preffb di loro non era in ufo l'usbergo,
o fia la lorica} pochifllmi portavano celata in tcftaj nudi in fino alla
cintura, da cui pofcia fcendeano calzoni fino a' piedi, fatti di tela di ,
lino, o pure di cuoio. Portavano anche accette con ferro da due parti
aguzzo, e de gli Angoni, fpecie d'alabarde coli' aita di legno, ma
quafi tutta coperta di ferro, e non molto lunga, nella cui punta era
un acuto ferro con varie punte, o fieno uncini, che guardavano al
baflb, e fimili a gli ami. Di quelli Angoni fi fcrvivano per lanciarli
contra il nimico, quando erano a tiro. Se colpivano il corpo, ancor-
ché il colpo non fofle mortale, non fé ne potea sbrigar 1' uomo feri-
to per cagion de gii uncini. Se li ficcavano ne gli Icudi, non c'era
verfo di fiaccarli, né di valerfi più d'effi feudi, ed intanto trovandofi
difarmato il corpo del nemico, o colla fcure, o con altra alta il fini-
va. Vcnnefi finalmente un di ad un generale fatto d'arme. Alla fe-
rocia di que' Barbari, benché fuperiori di numero, pre valle il buon or-
dine, accompagnato dal valore delle milizie di Narfete. Rellò morto
nel conflitto Buccellino^ e non folo fconfitti i fuoi, ma mclH a tìl di
fpada tutti, coireflcrfene appena falvati cinque, laddove foli ottanta
in circa dell' efercito di Narfete perirono in quella giornata: di modo
che ancor qui fi potè ravvifare la mano di Dio. Imraenfa fu la pre-
da, che n'ebbero i vincitori, compolla dello fpoglio di tante Provin-
cie} e però tutti allegri riconduflero Narfete a Roma.
Il Cardinal Baronie riferì all'anno ^^^. i fatti e la morte di que-
fli due Barbari Capitani . Il Continuatore di Marcellino Conte all'an-
no ^^z. Il Padre Pagi finalmente foftiene, che fenza dubbio avvenne-
ro nell'anno ff j. allegando per la fua fentenza Agatia. Ma io tengo,
che fieno da riferire all'anno prefente ff4. e che evidentemente s'in-
ganni il Pagi . Per confeflìonc ancora di lui nel Mefe di Luglio dell'
anno fp. Icgui la battaglia in cui morì il Re Totila. Si raccolfero ;
poi i Goti in Pavia, crearono Re Teia . Quelli mandò fuoi Amba-
ToTH. III. Ce e fcia-
Era Volg.
Anno 554.
(a) Prcccj).
Ili. 4. e. 35,
(b) Marius
Avnticenf.
in Chrenic.
(e) S'igon..
d: Ktgn.
OcctiUnt..
li!/. ZQ.
Jd) Gres»r.
Titrtmnfit
l. 4. e. 9.
386 Annali d' Italia
fciatori a Teodcbaldo Re de' Franchi, per muoverlo contra de' Greci,
e nulla ottenne. Collo quelli fpedizione del tempo. Appreflb il mc-
defimo Teia da Pavia col fuo efcrcito fi portò fin di là da Napoli : molto
più tempo occorfe a quello viaggio. Ciò faputo da Narfete, chiama
dalla Tofcana e dall'Umbria tutte le fue truppe, e con effe poi va a
metterli a fronte di Teia. Non fi fanno volando quelle marcie. Stet-
tero per due Meft {a) guardandofi le due Armate, finché vennero alle
mani, e nella zuffa rimafe morto Teia. Sicché la morte di quello Re
va fui fine dell'anno ffi. o pure come ho creduto io, fondato fopra
Mario Avcnticenfe (/^), ne' primi Mefi dell'anno ff 3. Ora chiaramen-
te Ci vede, che Agatia narra nel primo Libro gli avvenimenti fucce-
duti dopo la morte di Teia., cioè l'avere i Goti illigata la Nazion de*
Franchi e de gli Alamanni contra di Narfete-, avere Leutari e Buc-
cellino dovuto mettere infieme l'Armata per calare in Italia, e che
efli calarono ben tardi . Aggiugne, che l'alTedio di Cuma durò//» d' un
yìnno; che Narfete fpefe tre Mefi a quello di Lucca, e poi pafsò a
Ravenna, e di là a Roma, e vi flette nd verno. Ecco dunque termi-
nato l'anno ff3. e per neceffità doverfi riporre nell'anno prefentc ff4.
(come faggiamcntc ancor fece il Sigonio W), le altre azioni, narrate
da Agatia e da me, de i fuddettidue Generali Alamanni o Franzefi, fino
alla lor morte. Cesi ancora ha fatto il fuddetto Mario, col mettere
un anno dopo la morte di Teia quelle di Leutari e di Buccellino .
Crede parimente il fuddetto Padre Pagi, che Teodebaldo Re de' Fran-
chi terminalTc il corlo di fua vita nell'anno precedente ^f^. In pruova
di che egli cita il Continuatore di Marcellino Conte, la cui tellimo-
nianza non può fcmbrar ficura, da che egli fotto l'anno 5-^2. mette la
venuta in Italia di Narfete, e le morti di Totila e di Buccellino, fcn-
za aver parlato di Teia: cofc tutte contrarie alla Cronologia di que'
tempi . Mario Aventicenfe nello ileflb anno, in cui Leutari e Buccel-
lino pagarono il fio delle tante iniquità da lor commelTc in Italia, rap-
porta ancora la morte del Re Teodcbaldo. E ciò s'accorda con Aga-
tia, il quale fui fine del Secondo Libro, dopb aver efpodi i fatti e
la caduta di que' due Barbari Capitani, feri ve, che in quello mentre
fu rapito dalla morte efl'o Re Teodebaldo fenza prole, e che venuti
a contefa i due fuoi Zii Childeberto ., e datario per quella grande ere-
dità, furono vicini a deciderla colle fpade, e coU'ellcrminio dc'paefi.
Ma Clotario, provveduto di cinque valorofi e bravi Figliuoli, pro-
fittò della buona congiuntura di trovarfi Childcberto afiai vecchio, e
però entrò in poffefTo del vallo Regno di Teodebaldo j ed clfendo poi
mancato di vita anche lo ftcfib Childeberto fenza Figliuoli, s' impa-
dronì nella llclTa guifa del Regno di lui : con che venne ad unirfi tut-
ta la Monarchia Franzcfe nel folo Clotari» . Ma fé, per quanto abbiam
veduto, nel prefente anno {"^4. Leutari e Buccellino diedero fine alla
lor Tragedia: per confcguentc anche fecondo Agatia cadde in quello
medefimo anno la morte del Re Teodebaldo . E/ dicendo Gregorio
Turonenfe {d)^ che quello Principe pagò il tributo alla natura nell*
Anno
Annali d' Italia. 387
yfnm Settimo del fuo Regno: vegniamo ad intendere, che il Re Tco- Era Voi»,
deberto fuo Padre cefsò di vivere nell'anno f48. Strano e poi il vo- Anno 5^4
ler inferire effb Pagi, che al precedente anno appartenga la morte del
Re Teodebaldo, e di Buccellino, perché Agatia dopo aver fatto il
racconto fuddetto, immediatamente foggiugne: Che ;» ^uejli te7npi ,
correndo la State, Coftantinopoli reftò da un terribil tremuoto fra-
caflata. Se in quefti tempi: adunque nell'anno, in cui accadde la mor-
te del Re Teodebaldo, e però nel corrente anno ff4. nel quale ap-
punto riferifcc Teofane lo Ileflb tremuoto , fucceduto fecondo lui
nel dì if. d'Agotto, correndo V Indizione II. che vuol dire nell'anno
prefcnte .
Anno di Cristo dlv. Indizione iii.
di Pelagio I. Papa i.
di Giustiniano Imperadore 19.
L.' Anno XIV. dopo il Confolato di Bafilio .
ABbiarao da Agatia (<»), che dopo la morte di Leutari^ e di Bue- (a^ Agath.
Cellino y accaduta, come dicemmo, nell'anno precedente, circa fet- de sdì.
te mila Goti i quali avcano preftato aiuto a que' Generali mafnadieri, ^"'^^ '• '^•
temendo, anzi prevedendo, che Narfete non gli avrebbe lifciati fen-
za gaftigo, fi ritirarono in un fortifllmo Cartello, appellato Campfa.
Probabilmente qucfto e Compfa., oggidì Co«/i, Luogo picciolo si, ma
la cui Chiefa gode l'onore d'elFerc Arcivdfcovato. Loro Capo era un
certo Ragnari, di Nazione Unno, o fia Tartaro, uomo arditiffimo e
fcaltro. Narfete ftette fotto quella Fonezza tutto il verno. Venuta
la Primavera, colto fortunatamente da una faetta Ragnar! finì di vive-
re > ed allora i Goti capitolarono la refa, falvc le vite. Fu loro mante-
nuta la parola. Ma Narfete affinchè non tornafiero a ribellarfi , tutti
li mandò per mare a Coftantinopoli. E qui finifce Agatia di parlare
de'Goti, o fia de gli Ollrogoti d' Italia > perchè con quella azione eb-
be fine la Guerra e il Regno d'effi. Regno, ch'era durato circa fcf-
fantaquattr' anni , Regno non ufurpato, perchè conqui flato colla pcr-
miffione dell' Imperadore, e Regno gloriofo, finche vific il Re Teo-
dcrico, ma che in fine fu l'efterrainio d' Italia, non già per colpa de'
foli Goti, ma perchè chi volle privarli del loro diritto, ed abbatter-
li, fece loro una sì lenta e lunga guerra. Al nominarfi ora i Goti in
Italia, fi raccapricciano alcuni del volgo, ed anche i mezzo Lettera-
ti, quafi che fi parli di Barbari inumani, e privi affatto di legge e
di gulto . Così le fabbriche antiche malfatte fi chiamano d'architettu-
ra Gotica, e Gotici i caratteri rozzi di molte ftampe tatte fui fine del
Secolo quintodecimo, o fui principio del fuflegucnte. Tutti giudizj
Ccc i figliuo-
388 Annali d' Italia.
Era Voìg. figliuoli dell'Ignoranza. Teoderico, e Totila, atnenduc Re di quella Na-
Annojjj. 2ione, certo non andarono cfcnti da molti neij tuttavia tanto fu in eflì
l'amore della giuftizia, la temperanza, l'attenzione nella fcelta de' Mi-
niftri ed Ufiziali, la continenza, la fede ne' contratti, con altre Vir-
tìi, che potrebbono fervir d'efemplare pel buor» governo de' Popoli
anche oggidì. Bada leggere le Lettere di Caflìodorio, e in fin le Sto-
rie di Procopio, nemico per altro de' Goti . Ne quei Regnanti varia-
rono punto i Magtftrati, le Leggi, o i Coftumi de' Romani} ed è una
fanciullaggine ciò, che taluno immagina del loro pefTìnjo gufto . Lo
ftelìb Giuftiniano Augufto ebbe bensì più fortuna, che i Re Gotij
ma fc è vero almeno per metà, quanto di lui lafciò fcritto Procopio,
fu di gran lunga fuperato da eflì Goti nelle Virtìi . Credo io nulladi-
meno, che influiflc non poco alla rovina de' Goti, l'cfler eglino Itati
infetti dell' Erefia Ariana. Perchè quantunque lafciaflero a gl'Italiani
libero l'efercizio dell'antica loro Religion Cattolica, e rirpettaflero i
Vefcovi, il Clero, e le Chiefe, e né pur gaftigaflero chi della lor
Nazione paflava al Cattolicifmo, tuttavia nel cuor de' Popoli, e maf-
fimamente de' Romani, (lava fitta una fegreta avverfione contrad'eflì,
mal fofferendo d'eflere fignoreggiati da una Barbara Nazione, e tanto
più perchè diverfa di Religione, dimodoché i più bramavano di mu-
tar Padrone. Lo mutarono in fatti, ma con pagare ben caro l'adem-
pimento de i lor defiderj per gl'immcnfi danni, che feco portò una
guerra di tanti anni; e quel eh' è peggio, perchè quefta mutazione fi
tirò dietro la total rovina dell'Italia da lì a pochi anni, con precipi-
tarla in un al)ifro di miferie, ficcome vedremo andando innanzi. Ab-
(f) Agndl. biama da Agnello, Storico {a) vivente nell'anno 8^0. che Giujliman0
*A ^"ir ^ Imperadore donò alla Chiefa di Ravenna tutte le fofhnze, che pofle-
Tom l devano i Goti in quella Città e nelle circonvicine, e le lor Chiefe,
p.tr. Italie, quali tutte furono confecrate da agnello Arcivefcovo, e dal rito Aria-
no ridotte al Cattolico Romano . Spezialmente loda egli la Chiefa di
San Martino, fondata dal Re Teoderico, mirabile per la fua bellezza.
Aveva l'Imperador Giurtiniano nell'anno avanti, per le ifl'anze
del Clero Romano e di Narfete, richiamato dall' efilio Papa VigUio^
coir aver nondimeno efatto, ch'egli prima approvafle il Concilio Ge-
nerale tenuto in Coflantinopoli : il che egli fece. Ad iftanza fua an-
cora pubblicò un Editto, indirizzato a Narfete Duce, e ad Antioco
Piffetto d' Italia, per dar qualche fello a gl'incredibili difordini dell'in-
felice Italia, confermando in cfla gli atti de i Re Goti, fuorché di
(h) Anafìaf. Totila.. Una particolarità poi v'aggiugne Anaftafio Bibliotecario W,
SilfliHfjec. per la quale, e con ragione, il Cardinal Baronio non potè contencrfi
wìir.Figi- jj j^Qj^ efclamarc centra di Giultiniano, che voleva parer sì pio, e non
fi guardava dalle più vifibili empietà. Cioè chiamati ch'egli ebbe a
Godantinopoli i Vefcovi e Cherici Romani, che dianzi erano (tati re-
legati in efilio, dimandò loro, fé voleano ricevere per Papa Figilio^
che ne avrebbe piacere. Se nò, che quivi aveano Pelagio Arcidiaco-
no della Chiefa Romana, e confentircbbc, che il faceffcro Papa. Rì-
fpo-
Annali d' I t a l i a < 3B9
fpofero, che volevano Figilio, e quando poi Dio l'avefle chiamato a
sé, allora fecondo il fuo comandamento farebbe Pontefice Pelagio.
Quefti furono i primi frutti del governo di Giuftiniano in Italia, cioè
il rendere i'chiava la Chiefa Apollolica Romana, coirattribuirfi non
dirò di confermare i Papi eletti dal Clero e Popolo (abufo di poi prati-
cato), ma di deporre infino gli eletti e confecrati . Abbiam anche ve-
duto, come egli praticaffe con Papa Siherio, anteceffor di Vigilio .
Permife poi l' Imperadore, che eflo Figilio fé ne ritornaffc in Italia.
Ma giunto in Sicilia, mentre era in Siracufa, gli crebbero tanto i do-
lori pel male della pietra, a cui era fuggetto, che fi morì: Pontefice
entrato con male arti nella Sedia di Pietro, balzato qua e là, finche
vide, e miferamente morto in fine lungi da' Roma, e compianto da
pochi. Crede il Padre Pagi, che la lua morte fucccdefle fui principio
di queft'anno. Il Continuatore di Marcellino Conte (") la rapporta
all'anno precedente. Tuttoché fia fcorretto il tefto di Vittor Tuno-
nenfe (./>) nel ragguaglio de gli anni, pure facendolo egli mancato di
vita l'anno avanti all'clezion di Pelagio fuo Succeffbre, s'accorda col
Continuatore fuddetto. Comunque fia, credcfi dal Cardinal Baronio (e),
e dal Padre Pagi (^), che nel prefente anno circa il Mefe d'Aprile in
Roma venifle eletto Papa Pelagio Primo di quefto nome, cioè quel me-
defimo Archidiacono della Chiefa Romana, di cui s'è parlato più vol-
te di fopra . Ma l' elezione fua procedette piuttofto dal comandamen-
to dell' Imperador Giuftiniano, comunicato a Narfete, che dal libero
volere del Clero e Popolo Romano. L'efierfi tardato cotanto dopo
la morte di Vigilio a dare un nuovo Pontefice alla Chiefa di Dio, in-
dica abbaftanza, che fi vollero alpettare gli oracoli di Coftantinopoli .
Ed Anaftafio Bibliotecario (0 attcila, che una gran moltitudine di Ro-
mani ricufava di comunicar con Pelagio, per fofpetto nato, che egli
avefle cooperato alla morte di Papa Vigilici e fi penò a trovare chi
il confecrafTc Vefcoyo. Fatta poi per ordine fuo e di Narfete una Pro-
ceffione del Popolo da S. Pancrazio a S. Pietro, quivi Pelagio falito
fui pulpito col Vangelo in mano, e colla Croce (opra il capo, aven-
do giurato di non aver avuta mano nella morte dell' Anteceflore, que-
tò il Popolo, ed approvò anch' egli il Quinto Concilio Generale, co-
sì richiedendo la pace delle Chiefe : giacché reftava intatta la dottrina
del Quarto Calcedonenfe . In quefta maniera l' abufo, introdotto da i
Re Goti per cagione de gli Scifmi, che non d confecrafle il Roma-
no Pontefice fenza l'approvazione e confermazione loro, fu continua-
to da Giuftiniano, che non volle efiere da meno di quei Rej e i Suc-
ceflori fuoi non vollero efiere da meno di lui . Quel che è peggio bi-
fognò col tempo comperar quefta approvazione collo sborfo di buona
quantità di danaro, che fi pagava a i Greci Imperadori: il che non fi
ricava già ficuramente dal Comento attribuito a San Gregorio Magno
fopra i Salmi, come ftimò il Cardinal Baronio, perchè non conven-
gono già a quel manfuetifiìmn Pontefice, ne a' funi tempi, certe ef-
preifioni pungenti centra dell' Imperadore 3 ma fi raccoglie manifefta-
men-
Er A Volg.
A N N O 5 5 5 .
(a) Conti-
nuator Mar-
ccli'ini Co-
mìtis i>t
Chronìco .
(b) Vilior
THnontnJÌ!
in Chronìco .
(e) Baron.
A linai. Ecc..
ad hunc
Annum .
{A) Pagius
Crii . hartn.
ad hunc
Annuin.
(e) Anaflaf.
Bibliothtc.
irt Vita Pe-
ìagìi I,
390 Annali d' Italia.
EȈ Vo!g. mente da Anaftafio Bibliotecario nella Vita di Papa Agatone. Impa-
Anko 5SJ. riamo ancora dal Diurno antico de' Romani Pontefici, pubblicato dal
Padre Garnieri della Compagnia di Gesù , che dopo la morte del Pa-
pa, e dopo un digiuno di tre giorni, fi raunavano il Clero, e Senato
Romano, i Nobili, i Soldati, e il Popolo, e venivano all'elezione del
Succeflbre. Fatta quella, fé ne inviava il Decreto a Coftantinopoli a
gli Augufti, per ottenerne la confermazione. Se ne fcriveva anche all'
Efarco di Ravenna, all' Arcivefcovo, e a i Giudici di quella Città, e
air Apocrifario o fia al Nunzio della Chiefa Romana, quivi cfiftentc,
acciocché deflero mano alla già fatta elezione. Venuta l'approvazion
Imperiale fi confecrava il nuovo Papa. Altrettanto fi praticava per gli
altri Vcfcovi nc'paefi fottopofti all'Imperio d'Oriente.
Dopo quello, che abbiam riferito dal Greco Storico Agatia,
egli pili non parla de i fatti d'Italia, con lafciarci confeguentementc
nel buio per gli tempi fuflcguenti . Tuttavia abbiamo da Mario Aven-
(aì Marius licenfc (<»), che un anno dopo la morte di Baccellino, e perciò nei
Avtnthen- prefente , l'efcrcito de' Franchi diede una rotta a quel de' Romani, cioè
psinchrtn. ^^ gl'Imperiali, e devaftò un tratto di paefe con afportarne di molte
ricchezze. Ci danno quelle parole indizio, che centra de' Franchi fta-
biliti in varj fiti della Liguria e Venezia, Narfete avea fpedito un cor-
po d'Armata per isloggiarli da quelle parti: giacché l'irruzione fatta
da Lcutari e Buccellino dovette eflere creduta tacitamente comandata
ed approvata da i Re Franchi; e perciò Narfete guardò come rotti
i patti , e la pace con loro . Venuta poi alle mani co i Franchi la fua
gente, voltò le fpalle, e il paefe pagò la pena della fini lira loro for-
tuna. Ma poco durò il trionfo de' Franchi. Raunate maggiori forze
Narfete, per telliraonianza del medefimo Mario, fi fpinfc addoflo a i
Franchi, e gli obbligò ad abbandonare tutto quanto effi avevano oc-
cupato in Italia. Se ciò é vero, ecco finalmente ridotta focto il coman-
do di Giuftiniano Augullo l'Italia tutta j fpinti fuor d'efla i Franchi;
e il refto della Nazion Gotica, fparfo per varie Terre e Città d' Ita-
talia, oramai quieto fotto il novello Padrone, fenza più alzare un dito
(b) Paulus contra la di lui potenza. Abbiamo folamente da Paolo Diacono (^),
:Di*conus ^YiQ jimingo Generale de' Franchi, avendo voluto dare aiuto a Guidino
Lantobari. Contc de i Goti, che s'era ribellato contra di Narfete, fu uccifo in
/. z.c.z. una battaglia dalle genti d'elfo Generale Cefareo, e Guidino prefo fu
inviato a Coftantinopoli. Non fi fa il tempo precifo di quello fatto.
Da Paolo vien riferito nell'anno ftcflo, in cui Narfete mife a morte
Buccellino con tutto il fuo cfcrcito . IVIa non é circa qucfti tempi in
tutto ficura ed efatta la Cronologia di Paolo Diacono, benché i fatti
(e) Hifler. fieno certi. Mcnandro Protettore (0, Storico di quefto Secolo, fcri-
Byi.Ttm.i. ^^^ c\\c Jmingo Franzcfe a' tempi di Giuftiniano Augufto s'accampò
f»l. 133. ^^jj^ j.^^ brigate al Fiume Adige, allorché i Romani voleano paffar-
lo. Ciò conofciuto da Narfete, mandò Panfronio Patrizio, e Bmm
Conte del Patrimonio privato dell' Imperadore, luoi Legati ad Amin-
go, ad cfortarlo di non opporfi a gl'intcrcffi dell' Augufto fuo Padro-
ne,
Annali d' Itali a. 391
ne, e che non gli piaccfTe di far guerra di nuovo co i Romani, perche Era Volg.
durava la tregua tra i Romani e i Franchi. Altra rifpofta non venne Annoj5ó.
da Amingo, fé non che egli non gli darebbe un dardo, finché avcfTc
falva la mano, con cui potcfle lanciarlo. Quando ciò fuccedefTe, é a
noi in tutto ofcuro. Ma fc fuffifte un paffb di Teofane, che riferirò
qui fotto all'anno fój. fi potrà dubitare, che non tutta l'Italia vcnif-
fe sì tolto in poter di Narfete .
Anno di Cristo dlvi. Indizione iv.
di Pelagio I. Papa 2.
di Giustiniano Impcradore 30.
L'Anno XV. dopo il confolato di Bafilio.
OSia perchè la Storia d'Italia cominci qui a fcarfeggiare di lumi,
anzi d'Autori, che trattino de' fatti in elTa occorfij o perche la
pace fucccduta non partorifle da qui innanzi fatti degni di memoria :
nulla mi fi prefenta fotto quell'Anno di riguardevole accaduto in Ita-
lia, fuorché la guerra della Religione, narrata da i Cardinali Baronie
e Noris, e dal Padre Pagi. Erafi tenuto in Coftantinopoli il quinto
Concilio Generale col difcgno di pacificare i tumulti e le difienfioni
delle Chiefc Cattoliche intorno a i tre Capitoli. Vigilio Papa dianzi
ripugnante, avea finalmente acconfentito > ed altrettanto fece dipoi
Papa Pelagio Tuo SuccefTore, con proteftar tutti falva la dottrina del
precedente Concilio Calccdonenfc . Ma perchè a molti Vefcovi Ita-
liani , Affricani , Franzefi , e dell' Illirico pareva pregiudicato da!
quinto Concilio al Calcedonenfc ; però fcguitarono non pochi d'cfli
a difapprovarlo, e a non voler comunione con chi l'accettava. Pe-
lagio Papa con varie Lettere ^\ ftudiò di fgannarli ; ne guadagnò al-
cuni, ma altri più che mai ricalcitrarono. Fra quelli fpczialmente
fi dillinlcro l' Arcivefcovo d'Aquileia, e i fuoi Suffragane!. Reg-
geva allora la Chiefa Aquileienfe Paolino novellamente eletto , che
non folamenic in un Sinodo Provinciale alzò bandiera centra del quinto
Concilio fuddetto, ma eziandio formò Scifma, ricufando di comuni-
car con Papa Pelagio, riguardato da lui come trafgreflbre della Fede,
perchè avea condennati i tre Capitoli . Pelagio non dovendo , né vo-
lendo foffierire tanta animofità, rifentitamenre ne fcriflc più Lettere {à) (a) PeUg.
a Narfete, con pregarlo maflìmamente di voler far mettere le mani ^- ^f'fi' 3-
addolfo non folo a Paolino , non riconofciuto da eflb Pelagio per le- ^ ^'
gittimo Vefcovo d'Aquileia, ma anche all' Arcivefcovo di Milano
(fenza dirci il fuo nome) perchè trafcurata l'approvazione della Sede
Apollolica avea confecrato Vefcovo il fuddetto Paolino. Voleva Pe-
lagio, che colle guardie quelli due foffero inviati a Coftantinopoli,
Ma
Era Volg.
Anno 556.
(a) Gtegor.
Turonenjis
l. 4. e. 14'
(b) Fredega-
rius in Chr.
(e) Conti»
Marctllini
Cemitis in
Chnnuo .
591 Annali d* Italia.
Ma Narfetc , confiderando non molto convenevoli alle congiunture
de' tempi sì fatte violenze, andò temporeggiando, fopra tutto per il'pe-
ranza, che qucfti pertinaci fi ridurrebbono colle buone a riconofccre
il loro dovere . Giunfcro cffi a fcomunicarc anche lo fleflb Narfcte .
Per altro fi sa, che i Romani Pontefici ufarono per alcun tempo della
tolleranza & indulgenza verfo i ripugnanti al Concilio quinto, Con-
cilio ne pur da molti uomini dotti e fanti riguardato allora con quella
venerazione, che ogni Cattolico profefTava a i quattro primi Concilj
Generali. Ma intorno a tale Scisma, e fé di là avefle principio il ti-
tolo di Patriarca^ di cui fono in poflcfib da tanti Secoli gli Arcive-
fcovi di Aquileia, è da vedere una Differtazione , e i Monumenti
della Chiefa Aquileienfe, pubblicati dal Padre Bernardo de Rubcis
dell'Ordine de' Predicatori . Fra coloro poi, che comparifcono poco
favorevoli al Concilio quinto fuddetto, merita fpezialmcnte d'eflere
annoverato C<i^(?^or«, o fia CaJJìodorio^ già Senatore, già Confole, ed
uno de' più infigni perfonaggi della Corte de i Re Goti , finche
durò la loro potenza , ed uno de' più riguardevoli Scrittori Italiani
del Secolo prcfente . Quelli dopo la caduta del Re Fitìge ^ chiarito
oramai della vanuà delle grandezze umane, diede un calcio al Secolo,
e ritiratofi nel fondo della Calabria, quivi profefsò la vita Monallica,
feguendo fecondo tutte le verifimighanze l'iftituto e la Regola di San
Benedetto. Fondò egli il Monallero, appellato Vivarienfe, preflb di
Squillaci, e quivi attefe a fcrivere Libri facri, e ad illruire non meno
nella Pietà, che nelle Lettere, i fuoi Difcepoli. Alla di lui attenzione
è obbligata di molto anche per quello l'Italia tutta. Ora egli ne' fuoi
Scritti accetta bensì con fomma venerazione i quattro primi Concilj
Generali ; ma non già il Quinto . Erafi ingrandito a dismifura Clotaria
Re de' Franchi coli' aver aggiunto al fuo dominio gli Stati ben vafti
àcì defunto TeodeMdo . Ed eifendofi a lui ribellati i Saflbni, gli aveva
fconfitti in una battaglia, con devaftare dipoi la Turingia, perchè
quel Popolo s'era dichiarato in favore de' Saflbni. Tornarono nel pre-
cedente Anno a far delle novità contra di lui i medefimi Saflbni, ed
egli moflbfi con un potente efercito per gailigarli, li riduflc in iftato
di chiedere mifericordia, e di offerire la metà de'lor beni in foddi-
sfazione del commeflb misfatto. Clotario era tutto difpofto a far loro
graziai nia i fuoi Capitani oflinati quafi il violentarono a rigettare
ogni efibizion di que' Popoli . Gli collo caro l'aver lafciate le vie
della Clemenza, perchè venuto ad un fecondo combattimento, ebbe
la peggio con grande llrage de' fuoi, e gli convenne fuggire, e chie-
dere appreflb per grazia la pace . Abbiamo quelle notizie da Grego-
rio Turonenfe W, da Fredegario (^), e dal Continuatore di Marcel-
lino Conte (f ) .
Anno
Annali d' Itali a. ì^^ì
Anno di Cristo dlvii. Indizione v.
di Pelagio I. Papa 3.
di Giustiniano Imperadorc 31.
L'Anno XVI. dopo il Confolato di Bafilio.
L'Antica Storia ci fa pur fenrirc frequenti i Tretmioti, e trcmuoti Era Voi».
orribili, nella Città di Codantinopoii . Due in queft'Anno, per ^^no 557-
teftimonianzu di Agath W e di Teofane (*) ne fuccederono, l'uno j-;''^^''^^-
a di 6. di Ottobre, e l'altro a dì 14. di Dicembre, amendue de' più (\y)Jhcoph.
fpaventofi, che mai fi fon'ero uditi. Rovinarono a terra moltiflìmi Po- /« cltr»rng.
lagiecare,e non poche Chiefe, e fotto quelle rovine perirono aflaii-
fimi del Popolo. L' Imperador Giujìiniario , ceflato quefto gran fla-
gello, attefe a riftorar gli edifizj, che avcano patito, e fpezialmemc
a profcguir la fabbrica dell' infigne Tempio di Santa Sofia, che riula
poi una maraviglia del Mondo. Se ne legge k defcrizionc , efatta-
mente e minutamente tefluta dal celebre Du-Cange nella fua Coftan-
tinopoli Crilliana. Circa qucfti tempi, e forfè prima, divampò la ri-
bellione di Gramo, Figliuolo di Clotario Re de' Franchi contra della
ftelTo fuo Padre (ó . Era quello giovane Principe dotato di belle f«t- ^^ ^''^^^■
tezze di corpo, ipiritofo, ed accorto; e fuo Padre gli avea dato il i"j^['"] '^'
governo della Provincia dell' Auvergne . Ma abbandonatofi a i vizj,c ^
xd iniqui Conilglitri, cominciò ad «fcrcitar delle violenze con grave
lamento de' Po{>oli . Chiamato dal Padre, che volea rimediare a quelli
difordini, piuttofto elcffe di prendere l'armi contra di lui, che di ub-
bidirlo, oramai fedotto al pari d' Aflalonne dalla voglia di regnare pri-
ma del tempo. Ciò, che maggiormente gli faceva animo ad impren-
dere quella malvagia rifoluzione, era l'allìltenza fegretamente a lui
promcffa da Childeberto fuo Zio, Re di Parigi, troppo disguftate,
perchè Clotario di lui Padre avcfll- alsorbito tutto il Regno d' Au-
llrafia, cioè il poffcduto dal già Re Tcodebaldo, fenza farne parte
a lui, come era di giuftizia. Pertanto fi venne ad una guerra fcanda-
lofajche durà molto tempo, efieudoli veramente dichiarato in favore
di Ci anno il fuddetto Re Childeberto. L'Italia intanto fi godeva una
buona pace. Narfete ne era Governatore, e a Narfete non mancava
Pietà, Giuftizia, e Prudenza per ben governare i Popoli alla fua cura /j> ^ ^^ ^
commeflì . Secondochè abbiamo da Andrea Dandolo \d) , la tradizione DandulL "
in Venezia era, ch'egli ito colà fabbricaflc nell' Ifola di Rialto due chnuic.
Chicfe, l'una in onore di San Teodoro Maitiie, e l'altra di San ^'""- Tim.
Menna, e di S. Geminiano Vcfcovo di Modena. ]],lt(^*/' '
Tom. III. Ddd Anno
394 Annali d' Italia.
Anno di Cristo dlviii. Indizione vi.
di Pelagio I. Papa 4.
di Giustiniano Imperadore 31.
L'Anno XVII. dopo il Confolato di Bafilio.
Era Volg. T)E.r relazione di Teofane ("), e dell'Autore della Mifcella W , in
Anno 558. A. quell'anno cominciò a vederfi in Cortancinopoli una Nazione, che
(a) Theoph. non s'era dianzi mai veduta. Si chiamavano ylbari^ o yfvari, e corfe
tn chrono- tufj-Q \\ Popolo a contemplar quelle brutte ciere. Portavano i capelli
Ih) Hi/hr. lunghi, raccolti con un naftro, e cadenti giù per le fpalle . Nel rcfto
Mifceiia de gli abiti comparivano foraigliantiffimi a gli Unni . Ed in fatti erano
Uh. 16. anch' effi non men che gli Unni, Tartari di Nazione. Coftoro fpediti
dalla loro Tribìi, chiedevano ali Impcrador Giujìiniano di poterfi fta-
bilire nella Mefia, offerendoli pronti a fervirlo in tutte le occorrenze
colle lor armi . Forfè nulla per allora ottennero . Torneremo a parlar-
ne fra poco} e lo richiede la Storia d'Italia, perché coftoro mifero
poi piede nella Pannonia, o fìa nell'Ungheria, e fi fecero pur troppo
conolcere col tempo crudeliffimi arnefi anche a gì' Itiiliani . A i Tre-
muoti, che fui fine dell'anno addietro affliflero cotanto la Città di Co-
itantinopoli, fi aggiunfe da li a poco, cioè nel Febbraio dell' anno
corrente, una terribil Pefte, che inferocì fpezialmentc contro i Gio-
(c) Agath. vani; e fecondochè attefta anche Agatia (f), portò fotterra un' infinita
l. 5. Hifior. moltitudine di Popolo. A quello malore, il più micidiale de gli altri,
è tuttavia, e farà fempre fuggetta quella Città, finch'efla trafcurerà
quelle precauzioni, colle quali ^\ vuol ora prefervata l'Italia. Ne qui
fi fermò l'infelicità di quelle contrade. Sul principio del verno, cflen-
do gelato il Danubio, paffati di qua con facilitagli Unni fotto il co-
mando di Zaberga lor Capo, vennero faccheggiando tutto il paefe, di-
fonorando le femmine, e menando in ifchiavitù chi loro aggradiva.
Giunfero fin fotto le mura di Coftantinopoli, né trovavano chi loro
fi opponefie. OlFervò Agatia, che fecondo le regole dell' Imperio, e
giulla la mifura de gli aggravj, s'aveano da tenere in piedi fecento
quarantacinque mila combattenti. In quefti tempi non ve n'era, che
cento cinquanta mila; e quefti divifi parte \n Italia^ parte in Affrica^
in Ifpagm (perchè oltre all'lfole adiacenti alla Spagna, tuttavia nel
continente fi confervava qualche Città fedele al Romano Imperio,
come fi raccoglie da Santo Ifidoro) in Egitto., in Coleo, e a i confini
della Perfia. Giujlìniam., invecchiato forte, non era più quello di pri-
ma. Laiciava andare in malora i paefi ; e fé i Barbari, o minacciava-
no guerra, o la facevano, comperava da eifi a forza d' oro la pace.
Il danaro , che s'*vcva da impiegare in mantener de i Reggimenti di
fol-
Annaltd' Italia. 395-
Wdati, ferviva ad alimentar meretrici, ragazzi, fgherri . E in Coftan- Era Ve!;.
tinopoli ancorché duraiTero le Scuole militari, alle quali una volta era- ANNosja.
no afciitti i più valorofi e pratici dell'Arte militare, ben pagati per-
ciò: allora quelle erano compofte di gente, che comperava que' podi,
né altro mento avea, che di andar bene vediti. Cosi governava in
quelli tempi Giuftiniano, di cui anche è memorabile la cecità e ftu-
pidità in portar tanto affetto a i fcguaci della Fazione Pralina , che
loro era permeffb d'uccidere di bel mezzo giorno nella Città quei della
Fazione Veneta loro emuli, e di entrar per forza nelle cafe, di rubare,
fenza che temelTero della Giultizia. E guai a que' Giudici, che trattava»
no di galtigarli . Se crediamo a Mario Aventicenfe (a), venne a morte in ^1,.^^''7"^
quell'anno Childeberto^ uno de i Re Franchi, gmnto già ad un'avan- mchrlnuo'.
zara vecchiaia, nel mentre ch'egli fodcncndo la ribellione di damo
Figliuolo del Re Clotarìo, cercava di vcndicarfi del Fratello, che ave-
va occupato tutto il Regno d'Aullrafia. Portò quella morte al Re
Clorario il pofleffb anche de gli Stati, ch'erano goduti da eflb Re
Childeberto, e così venne ad unirli in lui tutta la valla Monarchia
de' Franchi, che abbracciava tutta la Gallia (a riferva delia Lingua-
doca dominata da i Vifigoti, e della Bretagna minore governata da i
fuoi Sovrani) e buona parte della Germania, comprefavi la Saffbnia,
la Turingia, l'Alemagna, e la Baviera, la qual' ultima Provincia circa
'quelli tempi cominciò ad avere il iuo Duca. E quelli fu Ganbaido ^.
a cui il Re dotarlo ditde per Moglie Falderada^ chiamata da altri
Faldetrada^ o fia Faldrada^ Vedova del fu Re Teodebaldo.
Anno dì Cristo dlix. Indizione vii.
di Pelagio I. Papa 5.
di Giustiniano Imperadore 3 3 .
L'Anno XVIII. dopo il Confolato dì Bafilio.
PEr relazione di San Gregorio Magno (0, Sthino Vefcovo di Ca- (t) Crt-ror.
nofa ragionando con San Benedetio Patriarca de' Monaci in Occi- a/wj-.,./
dente, de i fatti di Totila Re de' Goti, entrato già in poffefTo di Ro- -Dm/o^o;-.
ma, gli palesò il fuo timore, che quello Re avrebbe dillrutta e ren- "*•*•''• '5-
duta inabitabile Roma. Rifpofc San Benedetto: Roma ft^rà Jlermina-
ta , non già da gli Uomini , ma sì bene da fieri temporali , e da orribili Tre-
muoti . Soggiugnc San Gregorio, Scrittore di quello Secolo, che s'era
chiaramente verificata la Profezia del Santo Abbate, perchè a' fuoi dì
fi miravano in Roma le mura della Città fcompaginate, cafe dirocca-
te, Chiefe atterrate da i turbini, e gli edifìzj per la vecchiaia andar {€) Mahiì-
tutto dì rovinando. E' di parere il P.idre Mabillone (^), che nel Luglio '•»'«* ^»-
ed Agolio del prefente anno tutto qu.ili l'Oriente e l'Occidente folle lira- ^/^f"^"'',
Ddd 1 namen-
39^ Annali d' Italia.
Erx Volg. namentc afflitto dalle inondazioni del Marc, dalle tempefte, da i Tre-
Anno 559. niuoci, e dalla peftilenzaj e che da ranci flagelli patiffe più Roma,
che dalla fierezza de' Barbari, con adempierti allora quanto avea pre-
detto San Benedetto. Onde egli abbia tratta quefta notizia, non l'ho
potuto fcoprirc . Trovavafi in gran confijfione la Corte e Città di Co-
ftantinopoli, per aver vicini alle Porte gli Unni, i quali devallavano
la campagna, e minacciavano anche la ilefla Città. Per atteftato di
(1") Agath. Agatia (<«), e di Teofane W, altro ripiego non ebbe Giuftiniano Au-
l. 5. Hiftor. gufto, che di ordinare a Bclrfarie Patrizio di procedere contra di quegl'
(b) Jheo- infoienti Barbari. Era già venuta la vecchiaia a trovare quello eccel-
'chrfr.tfr. l^otc Generale j tuttavia così eligendo il bifogno, diede di mano alle
fue armi, e con quelle poche truppe, che potè adunare, confiltenti
in alcune fole centinaia di cavalli, e di alcun' altre di pedoni, ufcì co-
raggiofamente in campagna; e raunato un grande ftuolo di contadini,
fi fortificò fuori della Città. Pofcia più coli' induftria e con gli ftra-
tngetni, che colla forza, tanto feppe fare, che obbligò i Barbari a ri-
tirarfi. Giuftiniano dipoi per libcrarfi da coftoro, e mandarli contenti
al loro paefe, valendofi dell'apparenza di rifcattare gli fchiavi, votò
loro in ìcno una buona quantità d'oro, e n'ebbe la pace.
Anno di Cristo dlx. Indizione viii.
di Giovanni III. Papa i.
di Giustiniano Imperadore 34.
L'Anno XIX. dopo il Confolato di Bafilio .
SEcondo t conti del Cardinal Baronio diede fine nell' anno preceden-
te alla vita e al Pontificato Papa Pelagio Primo di quefto nome .
Ma fupponcndo eflb Baronio, che il raedefirao fofl'e fatto Papa nell*
anno f ff. e rapportando dipoi il fuo Epitafio, da cui apparifce, ch'egli
tenne il Pontificato Anni quattro ^ Mejì dieci, e giorni dicidotto, e che
fu fepellito IF. Nonas Martias, ha ragione il Padre Pagi di conchiu-
dcre, che quefto Papa mancò di vita nel prefente anno, ma non già
nel di primo di Marzo, con eflere ftato portato nel dì feguentc alla
fepoltura, ma sì bene ch'egli nel dì 5. di Marzo d' eflb anno f6o.
terminò i fuoi giorni, e nel dì 4. del Mefc fuddetto fu chiufo nell'
avello, venendo !e None di quel Mefe nel dì fettimo. Tuttavia non
fapendo noi indubitatamente, fc Papa Figilio fuo AntecelTore moriflc
nell' anno f f4. o pure nel ^ff. ne in qual giorno precifamente feguiflc
la confecrazione d'eflo Papa Pelagio: però non è qui aflaì ficura k
Cronologia Pontificia. Cerco e bensì, che fuccedette a Pelagio nella
Cattedra di San Pietro Giovarmi, Terzo di quefto nome, dopo tre o
qinttro Meli di Sede vacante. Dappoiché Chiìdeberto Re di Parigi
pulsò
Annali d' Italia. 397
pafsò all'altra vita, venne a mancare il principale fuo appoggio a Cranm Era Volg.
Figliuolo ribelio del Re Clotario . La neccffità il configliò ad implo- ANK0560.
rare la mifericordia del Padre, e per quanto fi può intendere dalle pa-
role di Gregorio Turoncnfe (1), l'ottenne. Ma quello inquieto e tor- (a) cn^or.
bido Giovane da li a non molto incorfe di nuovo nella disfgrazia del Turcnenfis
Padre, in guifa che fcappò nella Bretagna minore, dove eflendo flato '• 4- «"/'• i®-
per qualche tempo nafcofo, tanto fi feppe adoperare, che Contboro^o
fia Ctneherto Conte e Signore di quella Provincia imprcfe la iua pro-
tezione, ed alleili una potente Armata in difefa di lui. Clotario con
tutte le fije forre, e con Childerico fiao Figliuolo entrò nella Breta-
gna-, fi venne ad un fatto d'arme, in cui reftarono fconfitti i Breto-
ni, uccifo il loro Conte, e Cranno colla Moglie e colle Figliuole ab-
bruciato per ordine del Padre, con lafciare una funefta memoria non
meno dc'fuoi misfatti, che della Tua morte. Mario Aventicenfè W ri- (b) Mar'ms
ferifce all'anno prefente quella brutta Tragedia. In Coftantinopoli poi Aventiunf.
a dì 9. di Settembre, per relazione di Teofane (0, elTendo tornato inChromco.
dalla Tracia infermo Giufiiniano Augullo fcnza lafciarfi vedere, e fenza ^^^Jl'"! .'
dare udienza ad alcuno, coric voce per la Citta, eh egli era morto .
Ne feguì uno non lieve tumulto nel Popolo, e (\ chiufero tutte le
botteghe. Ma guarito elfo Impcradore per intercefllone de' Santi Cofma
e Damiano, andò l'ordine, che fi facefle fella e luminaria per tutta
la Città j e ritornò k quiete primiera.
Anno di Cristo dlxi. Indizione ix»
di Giovanni III. Papa 2.
di Giustiniano Imperadore 3 y.
L'Anno XX. dopo il Confolato di Bafilio.
ERa ornai giunto Clotario Re de' Franchi all'auge delle fue conten-
tezze, perchè divenuto Signore di una valhi Monarchia . Era an-
che quetato ogni turbine dianzi commolTo, quando gli convenne slog-
giare dal Mondo. Colpito da una febbre, mentre era alla caccia («-
miliare divertimento ed efercizio di que' Regnanti) pafsò a rendere con-
to a Dio dc'fuoi adulterj, della fua crudeltà, e d'altri fuoi Vizj, con
dar luogo a fucccdergli a i quattro fuoi Figliuoli . Toccò il Regno
di Parigi a Cariberto : a Guntranno quello d' Orleans colla Borgogna :
Soiffbns a ChilferUo: il Regno d' Aullrafia a Sigeberto; e però in quat-
tro Regni fu di nuovo divifi la Monarchia Franzefe. Redo eziandio
del Re Clotario una Figliuola per nome Clodofuinda ^ o fia Clotfuinda.
Ebbe quella per Marito Alboino Re de' Longobardi , del quale avre-
mo troppa occafion di parlare, andando innanzi. Per ora mi fia leci-
to d'accennare ciò, che ci ban confervato i frammenti di Menandio
Pro-
Era Volg.
Anno 561,
(a) Hifler,
Èyzantin.
Tom. I.
M- 99-
(b) Paulus
ViacortHS
de Geftis
Liingobard.
l. I. «. Z7
(e) Theo-
fhunes in
ChrtHt^r,
398 Annali d' Italia.
Protettore («), Storico di qurfto Secolo, rapportati fra gli fquarcì
delle l,cgazioni. Racconta egli, che gli Jbari^ o yivariy mentovati
di fopra all'anno ff8. una delle numerofe Tribù e fchiatte degli Un-
ni, e della Tartaria, fpe;lirono Ambafciitori a Giufiiniano Auguilo, i
quali efpofero, come la lor gente era la più forte e numerola fra le
Settentrionali, e fi gloriava d'eflere invincibile . OfFerivanfi di ftrigne-
re lega con lui, e di eflcr a' fuoi fervigi , purché loro foflc dato un buon
paefe da abitarvi, e un'annua pcnfione o regalo. Giulliniano era allo-
ra affai vecchio > amava la pace, e l'ozio. Si sbrigò di colloro con
inviare ad cflì Valentino Tuo Legato, il quale portando fcco catene d'oro,
letti, e velli di feta, ed altri regali, ìzcq cosi b-n valere quelli doni,
che gl'indufle per qualche tempo a far guerra a gli Ongori., o Ugheri,
appellati dipoi Ungavi^ abitanti anch' cflì allora nella Tartari^, e a i
Sabiri. Tornarono quelli ^vari, o Unni, che li vogliam dire (che
appunto con quelli due nomi fi truovano mentovati da gli antichi Scrit-
tori) tornarono dico, fra qualche tempo a. dimandare all' Imperadore
un paefe da potervi abitare. Mentre egli coniulta, coftoro fi avanza-
rono tino al Danubio, e s' impoffeffarono di quel paefe, probabiimente
della Moldavia e Valacchia, minacciando anche di palTare di qua. In
tal maniera vennero ad accoftarfi a i Gepidi^ che fignoreggiavam ntlla
Dacia Ripenfe, nel Sirmio, e in quella, che oggidì vien chiamata Scr-
via di qua dal Danubio, confinanti perciò ai Longobardi^ i quali avea-
no la lor fede nella Pannonia, e nel Norico . Non è improbabile, che
circa quelli tempi fuccedelfe un tale avanzamento de gli Unni, o fia
de gli Abari, verfo i paefi dominati da i Gepidi e Longobardi. Paolo
Diacono {b) favellando de gli Avari dice: quiprimum Hitnni^ poflea a
Rege proprii nominis Avares appellati funt . (*) Nell'Ottobre ancora
dell'anno prcfente, fecondo l'attellato di Teofane (f), la Fazione Pra-
fina, divenuta fempre più infoiente col favore deli' Imperadore, ne i
Giuochi Circenfi aflalì fotto i fuoi occhi la Fazione Veneta . Seguirono
morti e incendi , e furono melTì a facco tutti i beni de' Veneti . Scap-
pati i delinquenti a Galcedone nel Tempio di Santa Eufemia, Giulli-
niano non potè più contenerfi dal farne gaftigare aflaiffimi . Ne pure
mancarono a quell'anno altre difgrazie, accennate tutte dal medefimo
Iftorieo, cioè incendj, peftilcnzc, e fedizioni in Oriente, che io tra-
lafcio.
Anno
(*) / quali primieramente chiamati furono Unni , dipoi Avari dal Re del
frfpyie Nome.
I
Annali d' Itali a. ^99
Anno dì Cristo dlxii. Indizione x.
di Giova nni III. Papa 3.
di Giustiniano Imperadore ^6.
L'Anno XXI. dopo il Confolato di Bafilio .
Irca quefti tempi fu fatta Pace tra l' Imperador Giujiiniano^ e Cof- Era Volg.
I roe Re della Pcrfia, come fi raccoglie da Teofane (a), e da Me- ^s^jj^^l"
nandro Protettore (^) . Ma fecondo la mifera condizion di que' tempi [b) Tom. i.
bifognò, che T Imperadore vilmente la comperafle . Cioè fi obbligò Hiftor. Byz.
di pagare a i Perfiani trentamila feudi d'oro ogni anno, finché efla Pa- fi- ^33-
ce duraffc, e di sborfare ora il contante per gli primi fette anni avve-
nire. Altrettanto fi praticava bene fpefio, allorché gli Unni, Bulga-
ri, ed altri Popoli Barbari facevano irruzioni nell'Imperio d'Oriente.
Avrebbe fatto meglio l' Imperador Giuftiniano ad impiegar quel dana-
ro, e tane' altro oro malamente gittate dietro a perfone inutili ed in-
fami, in mantener delle Legioni e de i Reggimenti di foldati, abili a
far fronte a chiunque volea turbar la quiete de' Tuoi Popoli , come ufa-
rono i faggi Impcradori de' Secoli precedenti.
Anno di Cristo dlxii i. Indizione xi.
di Giovanni III. Papa 4.
di Giustiniano Imperadore 37.
L'Anno XXII. dopo il Confolato di Bafilio.
DEgno è alTai di rifleflìone ciò, che fotto il prefcnte anno vien rac-
contato da Teofane . Cioè che da Roma giunfero a Coftantino-
poli i laureati Corrieri, portanti la lieta nuova, che Narfete Patrizio
avea tolto a i Goti due fortifllme Città, cioè come vo io credendo.
Verona e Brefcia. Prefio Cedreno (0, copiatore di Teofane, fi truo- (e) Cednn.
vano malamente llorpiaii i nomi di quefte due Città, chiamandole egli "* -^"'"''•
Miriam, ^ Brincas . Mancano alla Storia d'Italia lumi per difcifrar que-
fti fatti. Conruttociò a me fembra verifimile, che al prefcnte anno fi
pofTa riferire quanto fu da me notato di fopra all'anno fff. cioè, che m^ paalm
per teftimonianza di Paolo Diacono Q)^ avendo voluto yf;?;/«^o Gene- Diaconùs
rale Franzcfe predar aiuto a Guidino Conte de' Goti , autore di una àe Gtft.
ribellione contra dell' Imperadore, ne pagò il fio, con rcftar vinto ed ^""S"!""'^-
uccifo in una battaglia da Narfete. Fatto prigione lo ftefib Guidino, j^^j/"'' ^'
fu
4O0 Annali d' Italia.
Era Volg. fu inviato t Coftantinopoli co i ceppi. Siccome fu detto di fopra , an
AKN05Ó3. che Menandro Protettore parla dell' oppofizione fatta da quelto Amin-
go a Narfete al paflaggio dell'Adige, appunto allorché fi trattò della
Pace co i Perfiani , narrata ncU' anno precedente . Quello , che è cer-
to, fecondo la teftimonianza di Teofane, dovettero in quell'anno n-
bcilarfi i Goti, che abitavano in Verona e Brefcia: perchè non fembra
verifimile, che Narfete aveflc differito finora l' acquilo di quelle due
importanti Città, né che i Franchi polTedeflero paefe in ftalia. Nar-
fete adoperata la forza, le ricuperò a mio credere, e ne fpcdi la licca
nuova a Coltantinopoli . Però non fuflìfte, come taluno ha creduto,
die Narfete cacciafle fuor d'Italia tutti i Goti. Li foggiogò bensì, e
promefla da loro la fedeltà dovuta, feguitarono effi a vivere ne' Luo-
ghi, dove avevano abitazioni e beni. Ciò apparilce da quefto fatto, da
Agatia, e da altre antiche memorie. E fé Amingo Franco diede affl-
uenza in queir occafione a i Goti, dovette venire dalla Svevia, e da
gli Svizzeri, paefi allora fottopofti a i Franchi. Molto meno può fuffi
M Itere, perchè Agnello Storico Ravennate fcrive (a) ^che pugnaverunt con-
in vifa's' tra Veronenfts Cives, (^ capta eft Civitas a militihus •vigejima die Mtn-
Aindli Ri lulii. {*) il figurarfi, che i Vcronefi fino a quell'anno fi fodero
Tom. i. mantenuti in liberta, lenza eflerc fottopoUi né a i Goti, ne all'lm-
Rer. ittlic. peradore . Mancava forlc a Narfete forza e voglia di fottometterc do-
po tante altre quelle due Città.? Scoppiò prima del tempo nel pre-
fente anno a di if . di Novembre in Coftantinopoli una congiura cen-
tra dell' Imperador Giufiiniano^ di cui fanno menzione Teofine ('>), e
l'Autore della Mifcclla (0 all'anno jf. dell' Imperio d'elfo Augnilo.
in chronòg. ^hlavìo e Marcello banchieri, e Sergio menavaao un trattato di ucci-
(ci Hiftor. derlo. Fu fcopcrta la trama. Sergio cavato fuor di un luogo iacrato
Mifcclla accusò come complice Vito banchiere, e Paolo Cu:atore di Belifario
hb.i6. Patrizio. Prefi quelli due, furono efortati a confeflare, che era mi-
fchiato in efla cofpirazionc Beli/arto^ ed in fatti per tale l'incolparo-
no. Nel di f. di Dicembre rauaata la gran Cuna davanti all' Irapera-
dore, e fattovi intervenire il Patriarca Euuchio^ colà chiamuo ancora
Belifario, gli fu letta fui volto la depotizionc fatta centra di lui da i
due fuddetii. Se ne dolfe egli fone : e tutte le apparenze fono, ch'e-
gli negafle il latto, e chiamalTc mentitori coloro. Contuttociò l'im-
peradore altamente fdegnaio centra di lui, fece incarcerare tutti i di
lui domellici, e diede a lui per carcere la cafa fotto buone guardie,
con icftar fofpcfe, o puv tolte a lui tutte le lue cariche e dignità.
Ne'fufleguenti Secoli prefe anche piede un racconto popolare, cioè
che Giulliniano faceffe cavar gli occhi a quello gran Capitano, e lo
fpogliaife di tutto, dimodoché ridotto alla mcndicuà andaile limofioan-
do Ti vitto. Pietro Crinito, il Volaterrano, il Fontano, ed altri, han-
no
(*) Combatterono contro i Cittadini di Verona , e fu prefa la Città da i
foUati il venie/imo gio.-no del me/e di Luglio .
Annali d'Italia^ 401
no iodcnutn quefta opinione, che ha avuta origine da Giovanni Tzetzc, Era Vo!g.
«no di quc'Gieculi, che fiorirono circa i'anno 1080. E quantunque il ANN056J.
celebre Andrea Alciato fi (tudialTe di far comparire quefta per una fo-
lenne favola ed impollura: pure il Cardinal Baronie (a) non folamente (a) Bann.
giudicò vero il fatto, ma ne volle anche addurre la fegreta cagione, cioè ^nnnU Ecc.
il galligo di Dio, per avere Relifario nell'anno f 37. cioè tanti anni "'^ ■^'"''
prima, cacciato in cfilio Papa Silverio^ e furtituito in fuo luogo Papa ^
Vigilio a requifizione di Teodora A ugufta. Senza fallo fu facrilega l'a-
zione di Belifario: e pure miglior configlio farebbe, fé noi miferc crea-
ture ci guardaflìmo dal volere sì facilmente entrare ne i gabinetti di
Dio, per interpretare gli alti fuoi e Ipeflo infcrutabiii giudizj. E' un
gran libro quello de i giudizj di Dio, e A lettere in cdo non è fa-
cile a noi altri mortali, chiara cofà eflendo, cooie ho tante volte
detto, che la Divina Provvidenza non dilpenta fempre in iquefta vi-
ta i beni e i mali a mifura de i meriti o dementi de i mortali , né
pagi ogni fabbato fera. Ha Iddio un altro paele, in cui uguaglierà
le partite . Però il Cardinal Baronio ( fia detto colla riverenza dovuta
a quel grand' Uomo, ed incomparabile Storico) più faggiamentc a-
vrwbbe operato, fé a riferva di certi caG, ne' quali pare, che vifibil-
mente fi vegga e fenta la mano di Dio, fi folfe ritenuto dall' inter-
porre sì fovcnte il fuo giudizio ne eli avvenimenti felici o infelici de'
Principi, e degli altri Uomini . E in quefta occafione fpczialmente
mi fcmbra di poter qui applicare la nflcflìone fuddetta , perche
anche fenza voler conliderare, che Bclifario dopo il fatto di Papa
Silverio godè tanti anni di felicitai e profperarono gli affari di Giu-
Hiniano Augufto, il qual pure fé non comandò, permife quell' ec-
cefToj né Teodora Augufta ne patì per quefto nella prcfcnte vitaj
certo è, che non fulTi ite quel ternbil abbalfamento di Belifario, che
qui vien fuppofto dal Baronio, e per confeguentc né pure il vifibil
gaitigo e la vendetta di Dio iopra di lui. Di ciò parleremo all'Anno
fcgucnte. Circa quelli tempi, come diligentemente ofTervò il Pagi,
fu fcritta da Nicezio Vefcovo di 3'reveri una Lettera {b) a Clotfuincla (bl z>«-'
Moglie piiflìma di Alhoim Re de' Longobardi, per eforrarla a fare in chefne in
maniera, che il Marito abiurando l' Arianifmo abbnicciafTe la Religion -^PP""^'"
Cattolica, ficcome per le pcrruafioni di Santa Clotilde avca fatto fui ^n. iranc^
principio di quel Secolo Clodoveo Re de' Franchi, avolo d'efTa Clot-
fuinda. In qual concetto foflc allora Alboino, fi può raccogliere dalle
fcguenti parole: (*) Stapenlcs fumus^quum gentes illum tremunt ^ quum
Reges venerationem impendunt ^ quumPoteJìates Jine cejjatione laudani,, quum
Tom. 111. Ecc ctiam
._(*) Refliamo fiufiti,, che,, k Genti per Lui tremando,, venerandolo i Regi,
lodandolo incejfant emente le Podeflà , preferendolo anche /' Imperadore
Jiejfo } che egli tardi a ricercare rimedio per /' Arùma . Chi quanto egli
rifplende di [ama , flupifco , che niente fi curi di ricercare del Regno
d" Iddio , e della Jalvezza dell' anima fua .
40X Annalid' Italia.
Era Volg. etiam ipfe Imperator ipfum praponit , qttod Anìm<e remedium nen fejìinm
Atitio $62. fe/^iiifit . ^i Jìc, quemadmodum ille ^ fulget famd ., mirar quod de Regno
Dei ^ ^nittiie futs falute nibil invejligare fiudet . E dee fi anche av-
vertire , che Nicezio chiama Goti., e non già Longobardi., il Popolo
fuggetto ad effb Re Alboino, non per altro, per quanto fi crede, fé
non perchè fama era, che fofTcre venuti i Longobardi dalla medefima
Scandinavia, onde ufcirono i Goti, ed erano perciò riputati una ftcfla
Nazione, benché di nome diverfo, come avvenne anco de gli Unni,
oggidì appellati da noi Tartari, divifi in varie numerofifllme Tribii ,
Peraltro fi sa, che Procopio, ed Agatia, Storici di quefti tempi, li
chiamano Longobardi., e per quefto nome erano conofciuti fin da i tem-
pi di Cornelio Tacito, il quale fa menzione d'efiì, come d'un Po-
polo particolare della Germania . E ne parlarono prima di Tacito an-
che Velleio Patercolo, e Strabone, e poi Suetonio, ed altri Scrittori,
nominandoli cadauno Langobardi , o Longobardi y e non già Goti . Ma yfl-
hoino fenza profittar delle prediche della Cattolica fua Conforte , fin-
che ville, uette attaccato all'Erefia de gli Ariani.
Anno di Cristo dlxiv. Indizione xii.
di Giovanni III. Papa 5.
di Giustiniano Imperadore 3 8.
L'Anno XXIII. dopo il Confolato di Bafitio.
FIdatofi il Cardinal Baronio d' uno Scrirtorello non molto antico
delle cofc Greche, e d'alcuni pochi moderni, credette vero l'ac-
cecamento di Bclifario, e refler egli ftato aftretto ad accattar per li-
mofina il pane ne gli ultimi dì di fua vita. Ma ne Zonata, ne Gli-
ca, ne Coftantino ManalTe, citati da lui, rapportano sì gran peripe-
j, . . , zia di quel celebre Generale d' Armata . Or qoefta favola fi dilegua
'tn chrL>'g. per la telliraonianza di Teofane C-»), il quale fotto quell'Anno fcnve,
che nel dì ip. di Luglio Belìfario ricuperò tutte le fue Dignità ^ e fu ri-
mejfo in grazia dell'' Imperadore . Era egli fiato fin' allora fequeftraio in
cafa. Ben efarainati tutti i fuói domeftici, e terminato il proccffb, do-
vette comparire la di lui innocenza. Fors' anche Ci trovò, che gli ac-
cufatori erano fiati favvertiti dalle fogge ftioni altrui, eccitate dall'in-
vidia, a cui fon fuggetti tutti gli Uomini grandi. Però gli furono re-
ftituiti gli onori, e la grazia dell' Imperadore. Non era a' tempi del
Baronio ufcita alla luce la Storia di Teofane. Ma v'era ben quella
(fc.) Cttlren. di Ccdreno (e lo fteflo Cardinale la cita) , dove feri ve W, che pre/i
w Hill, ad gli autori della congiura., falfamente fu da ejjt incolpato Belifario., e gli fa
■^"a- ?*^"- dato il fequeftro in cafa. Il quale., dopo d' ej/erji conofciuta la fua imwcen-
' za^ a dì 1$. di Luglio ufct in pubblico ., e rici4perà tutto il fuo . Viene
alfe-
Annali d' Italia. 403
aflerito Io (lefTo dall'Autore della Mifcella ("), più antico di Giorgio Era Vo!g.
Cedreno, con riferire il riforgimento di Beiifario al dì ip. di Marzo ^ Ankosó^.
e non già di Luglio. Ancora di quefto Scrittore fa menzione il Car- ^^l /"/"''
dinal 3aionio} e pure egli volle piuttofto attenerfi alle fole di Gio- ny/ló^
vanni Tzetze, perche gli premeva di far vedere puniti nel Mondo di
qua i peccati di Beiifario. Circa quelli tempi F'enanzio Fortunato^ nato
in Italia in una Villa pofta fra Ceneda e Trevigi , dopo aver fatti i
fuoi ftudj in Ravenna, dove tuttavia erano in onore le buone Lettere,
fentendofi liberato da un fieriffimo mal d'occhi per interceflìone di
San Martino Vcfcovo di Tours, pafsò dall' Italia nella Gallia a
venerare il fcpolcro di quel cclebratiflìrao Santo . Fifsò dipoi il
fuo foggiorno nella Città di Poiftiers, cariflìmo alla fanta Rcgiua e
Monaca Radegonda, amato da i Vcfcovi di quelle parti, e riverito da
tutti per la tua rara abilità nella Rettorica e Poefia. L'Opere da lui
lafciaic in profa e in verfi fono di gran lume per la Storia delle Cal-
ile in quefti tempi. Si accefe in quello medefimo Anno un gran fuoco
nella Città di Coliantinopoli, per quanto abbiantio da Teofane, <;hc
fra gli altri edifizj arfc lo Spedale de' Pellegrini di San Sanfone, e
molte Chiefe e Monifterj : il che viene attribuito dal Cardinal Baro-
nio a vendetta. di Dio contra di Giuftiniano per un fuo errore in ma-
teria di Fede, di cui parlerò all'Anno fufleguentc. Ma che Dio per
vendicare di un Principe caduto in fallo, diftrugga i Luoghi pii, e
le Chiefe fue proprie: non appaga l'intelletto. E tanto meno, per-
chè Giuftiniano non avea peranche fatto conofcere quefto fuo erro-
re, come fi figura cflb Baronio all'Anno precedente ^6].
Anno di Cristo dlxv. Indizione xiii.
di Giovanni III. Papa 6.
di Giustino II. Imperadore i.
L'Anno XXIV. dopo il Confolato di Bafilio.
ERa già pervenuto Giuflìnian» Augufto all'età di circa ottantatre
Anni, tempo, in cui dovca più che mai penfare ad alTicurarfi
quella vera e beatillìma Gloria, che i buoni Crilliani afpettano dopo
la morte, e non già la vana e fugace di quefta vita. Pure amando
tuttavia di comparire Maellro in Teologia, e fedotto da qualche Ere-
tico fuo favorito, volle ingerirfi di nuovo in decidere quiftioni riguar-
danti la Dottrina della Fede, con formare per atteftato di Teofane {h) (b) rheoth.
fui principio del corrente Anno un Editto, in cui dichiarava incorrutti- m chromg.
bile, e non fuggetto alle naturali paffioni il Corpo del Signor noftro Gesù
Crifto avanti la lua Refurrczione : la qual fentenza era, ed è oppofta alla
credenza della Chicfa Cattolica. Perchè Butichio piiffirao e fanto Patriarca
Eee 2. di
404 Annali' d' Italia.
Era Vo'g. di Collantmopoli non volle fottofcrivere queft' empia decifione, facrì-
Annojój. legamentc il fece deporre, e caccioUo in elllio . Quindi molle una
perfecuztone contra rurti gli altri Vefcovi, che ricufavano di confcntirc
con lui, fra' quali fpezialmente fu Anafiafio Patriarca d'^Antiochia. Era
l'ingannato Imperadore in procinto di bandirli tutti, e di pubblicare
un così fcandalofo Editto, quando ftanca la pazienza di Dio il chia-
mò a rendere conto dell' amminilìrazione fua, ficcome abbiamo da Eva-
(a) Evagr. grio W, da Teofane, dall'Autore della Mifcclla, e da altri Storici.
L 4. e. 4o> Accadde la fua morte nel di 15. o pure nel 14. di Novembre del pre-
fcnte annoi e quantunque TAutore della Cronica Aleflandrina, Mario
Aventicenfe, Vittor Tunonenfe, ed altri antichi la mettano nell'anno
feguente ftStìi. tuttavia per le ragioni addotte da i Cardinali Baronio,
e Noris, dal Padre Pagi, e da altri, fiamo aftrctti ad abbracciar l'opi-
nione, che afcrive al prefente anno il fine della di lui vita. Lafciò
quello Imperadore dopo di se una memoria, che non verrà mai meno,
finché dureranno fra i Profelfori delle Leggi i Libri da lui pubblicati
della Giurisprudenza Romana, e finché la Storia parlerà delle lue gran-
di imprefe. Unironfi in lui molte Virtù, ma contrapcfate, anzi fupc-
rate da varj Vizj e difetti, che vivente lui afflilTero non poco i fuoi
fiidditi, raallìmamente per gli icct^\ fuoi in materia di- Religione, e
per gli aggravi, e per le incredibili eftorfioni lor fatte, e che non fono
dilfimulate da i vecchi Scrittori . Chi prcftafle fede alla Storia fegre-
ta di Procopio, ufcita alla luce dopo gli Annali Ecclcfiaftici del Ba-
ronio, Giuliiniano farebbe ftato un moitro. Ma quella, per vero dire,
è un'invettiva dettata da una ftrabocchcvol pallione, e in molti capi
indegna di credenza, arrivando egli fino a fcrivere, che Giuftiniano
foffc un Negromante, che non dormifle , che; pafleggiafTc col bullo-
lènza capo, che fofle figliuolo del Diavolo, e veduto federe in raacllà
in forma di Satanafib: tutte feioccherie fconvcncvoli ad un Procopio,
cioè ad uno de* più nobili e faggi Storici, che ci abbia dati la Gre-
cia. Racconta ancora cofe ncfandi^Time di Teodora Augufta, prima
ch'ella giugneflc alle nozze con Giudiniano, ed anche dipoi, le quali
procedendo da penna cotanto appalUoniita, non fi debbono eoa tanta^
facilità tener per vere. Alcuni Mcfi prima che Giultiniano mancalTe
(b) Thto;>h. di vita, cioè nel Mefe di Marzo, fecondoché abbiamo da Teofane (.^),
in chronpi. dicdc fine a'fuoi giorni anche Belifario Patrizio. Giulliniano, che nel
prendere la roba altrui, non badava a fcrupoli, occupo tutte ledi lui
facoltà, e le fece riporre nel Tuo erario, che fi confervava nel Palaz-
zo di iVIarina, già Figliuola _dcir Imperadore Arcadie. Benché Giulli-
niano lafciafle dopo di se due fuoi proniv)oti dal iato paterno, cioè
Giujlino, e Giuftiniano^ Figliuoh di Germano Patrizio, Nipote d* c(Ib
Imperadore : tuttavia o perchè egU altrimenti difpofc nel fuo tclla-
mcnto, o perchè cosi piacque at Senato, ebbe nel di 14. di Novem-
bre per SuccelTore nel trono Imperiale Giuftino jumore, o fia Secon-
do di quello nome. Figliuolo di Dolci ffìmo^ e di f^igilanzia lua SorcU
k, al qude egli avea dianzi coufenu la Dignità coipicua di Curopa-
Annali d' Italia. 405-
late, cioè di Soprintendente al Palazzo Cefarco. Quefti fui principio Er* Volg.
parve Principe d'animo gcnerofo, e che non gli raancadc deftrezza ed ^'*''° 5 5-
abilità per gli affari, ma andando innanzi tradi l' cfpettazione comune.
Godeva fopra tutto di fabbricare} in tutto e per tutto profefsò fem-
pre la Religion Cattolica j ornò e dotò riccamente molte Chiefe edi-
ficate da Giulliniano, e maflìmamentc il mirabil Tempio di Santa So-
fìa. Le lodi fue fi veggono cantate in un Poema Latino da Corippo
Poeta Affricano di quefti tempi. Solennemente coronato Impcradore,
dichiarò Imperadrice Augufta Sofia lua Moglie, e fecela coronare
anch' effa. Una delle fue più gloriofe imprefe, narrata da cflb Poeta,
fu quella di pagar tutti i debiti di Giuftiniano, e di reftituire il mal
tolto da lui. Innumerabili concorfero i creditori, e gl'ingiuftamente
aggravati. A tutti in pubblico fu fatta giuftizia, e reftituito ilfuo,di
maniera che il Circo rifplendeva per l'oro, che in tal congiuntura fi
diltribuì . Non ci vuol di piìi per accertarci dell' immenfa avarizia e ra-
pac'ità di sì gloriofo Impcradore, quale è tenuto Giuftiniano, facendone
anche fede, dopo Evagrio, Giovanni Zonara (^), con dire, ch'egli -^ cf *"*-'^',,
per fas ^ nefas non cefsò mai di fucciarc il fangue de' fuoi Popoli ,
per far poi delle Chiefe, e dell'altre fabbriche coli' altrui danaro, e per
appagare ogni fuo capriccio colla rapina della roba altrui.
Anno di Cristo dlxvi. Indizione xiv^
di Giovanni III. Papa 7.
di Giustino II. Impcradore 2,
Confole -^ Giustino Augusto, fenza Collega
SEguito io qui il Cardinal Baronia, da cui vien porto Giurine Au-
guro Confole nelle Calende di Gennaio dell'anno prefente, e non
già il Padre Pagi, che mette il Confolaro prefo da eflo Impcradore
neir anno fuflcguentc fó/. I motivi di così credere gli addurrò appun-
to nel fcgucnte anno. Sotto l'Indizione XIV". corrente nell'anno pre-
fente racconta Mario Aventicenfe {l')'^ che Sinduvala Erulo cominciò ^^ Manuis
ad efercitare la tirannia, e che fu uccifo da Narfete Patrizio. Potreb- (is'^chràn^
be cirere, che quefto fatto apparteneffe all'anno precedente, perche
Mario all'anno mcdefimo rapporta la morte di Giuftiniano Augufto .
Comunque fia, di quefto avvcninr-nto fa anche menzione Paolo Dia-
cono (<) con ifcrivere, che SinduMo Rt de' Eretti (probabilmente è (e? Paulus
fcorretio quefto nome) difccndente da quegli Eruli, che Odoacrc avea -D"»^»»*
menato feco in Italia, e qui s'erano aceafati, dopo aver fedelmente '^^JiLard
fervito per gran tempo a Narfete Governator dell'Italia, e ricevutane /. j. (_ j.'
la ricompenfa di molti onori e bcnefizj, fuperbamenrc in fine gli fi
libello per voglia di regnare. Bifognò condurre centra di lui l'Arma-
ta,
400 Annali d* Italia,
Era Volg. ta, c venire a battaglia. In cfla egli reftò fconfitto e prefo . Narfetc
Annojóó. per maggiormente eraltarlo, il fece impiccare per la gola ad un'alta
trave. Dove coftui comandafle, e dove feguifle quefta battaglia, è a
noi ignoto. Continua pofcia Paolo Diacono a (dire, che in quel tem-
po Narfetc Patrizio per mezzo di Dorgifieo Generale dell' armi , uomo
bellicolo e forte, divenne padrone di tutti i confini d'Italia probabil-
mente verfo i monti, che dividono l'Italia dalla Gallia, o dall' Alema-
nna, dove Sindualdo pare, che avefle comando in quelli tempi fopra i
Tuoi Eruli . Dopo quello fatto mi fia lecito il far qui menzione della ter-
ribiliffima Pelle, che afflifle e poco mancò che non defertaffc l'Italia tut-
(a) U. ih. ta. L'anno precifo non fi sa. Paolo Diacono {a) la mette circa quelli
r s( G tempi, ne' quali mancò di vita Giuftiniano Imperadore. Infierì efla fpe-
Magnuf"^' zialmente nella Liguria) e San Gregorio Magno {!>) anch' egli attelta,
DìaUgtr. che quello malore recò de i gran danni a Roma . Tanta fu la ftrage de'
W. 4. f. j<$. Popoli, che recarono in molti luoghi disabitate affatto le campagne,
né v'era chi mieteffe, né chi raccogliefle l'uve. Venuto poi il ver-
no, fi fentiva per l'aria di notte e di dì un fuono di trombe, e a moU
ti pareva d'udire il mormorio d'un efercito. Quefta fiera Peftilenza
fi provò folamente in Italia, né pafsò in Alemagna, né in Baviera, e
fervi di preludio alle calamità, che Dio preparava per l'Italia. Diiìi
di fopra all'anno fj-i. che il Padre Pagi non prefc ben le fue mifure,
mettendo in quell'anno il fine del Regno de' G^/JìV// , mercè delh' gran
rotta loro data da Alboino Re de' Longobardi . In quell'anno ripongo
(t) H/7?«r. io quell'avvenimento, avendone malevadore Monandro Protettore (f),
»'». . Storico del prefente Secolo, al cui racconto non fece mente efTo Pa-
gi . Racconta dunque Menandro ne'fuoi frammenti, che afTunto all' Im-
f)erio Gtuflino juniore, gli Avari ^ cioè gli Unni, che aveano pollo il
or nido in quella, che oggidì appelliamo Moldavia, gli fpedirono
Ambafciatori , per dimandarli i regali annui, che Giufliniano Impera-
dore per pufillanimità iblea loro inviare, e per far pruova fé poteano
guadagnare anche di più j e veramente parlarono con infolenza a Giu-
llino. Quefta ambafceria e narrata medelìmamente da Corippo , anzi
da lui intendiamo, che feguì fette giorni dopo la coronazione d' efTo
Augufto, e però nel Novembre del precedente anno . Giuftino rifpofe
con maggiore altura di non voler loro pagare un foldo, ne donar cos*
alcuna > che fé fi arrifchiafTero di fare i begli umori contra dell' Im-
perio Romano, farebbe lor vedere, chi era un Impcrador de' Roma-
ni) e che fi contentafTero, fé li fopporuva nel fuopacfe, perchè que-
llo era il più gran regalo, che potelfe lor fare. Se n'andarono coltoro
con coda bafTa, credendo forfè, che Giuftino folTe da tanto da accom-
pagnar la bravata co i fatti, e ^i voltarono verfo il paefe de'/'r<?»i-/&;.
Soggiugne il medefimo Autore, cioè Menandro, che era pace e lega
(d) liifior. f*"* ^^1 Avari e i Franchi (<^). Ora Baiano Duca, o fia Re de gli Ava-
Bya«»ti«. ri, appellato ancora Cagano (cognome di Dignità, perchè ufato da gli
itm. I. altri Re di quefta fchiatta d'Unni, che vennero poi padroni dell' Un-
t*%- "°- gheria) fece faperc a Sigeberto Re de' Franchi, che il fuo efercito ab-
bifo-
pag. loi.
Annali b' Italia. 407 '
bifognava di viveri, e però il pregava di foccorfo, promettendogli di Era Volg.
ritirarli fra tre giorni, fé gli faceva quella grazia. Sigeberto non tar- Anno j/jó.
dò a mandargli una buona quantità di buoi, pecore, e grani. Certo
è, che il Regno d' Auftrafia pofleduto da Sigeberto, comprendeva la
Svevia, parte della SafTonia, e la Turingia, e la Baviera. Di là dal
Danubio fenza fallo andarono gli Avari a trovare i Franchi.
Seguita a dire Menandro, che in quelli tempi Alboino Re de' Lon-
gobardi, fempre meditando, come potelTe abbattere Cunimondo Re de
i Gepidi, con cui aveva una capitale dichiarata nimicizia, mandò Am-
bafciatori a Baiano Re de gli Avari, per iftabilire fecò una Lega con-
tra de' Gepidi . Fra l^altrc ragioni gli addufTe quella, cioè non muo-
verli egli sì ardentemente alla guerra centra de i Gepidi, fc non per
dannificare Gìujìino Imperadore, cioè il maggior nemico che s'avcfle-
ro gli Avari, dappoiché egli poco prima ^ niun conto facendo de i patti
Jtabiliti con Giuftiniano Augufto fuo Zio^ avea privato gli Avari de' con-
fueti regali. Per confeguente fé fi llerminavatio i Gepidi, farebbe fa-
cile l'occupar la Tracia, e fcorrere Sno a Collantinopoli. Non difpiac-
quc a Baiano la propofizione, e fu conchiufa la Lega con condizione,
che vincendo, tutto il paefe de' Gepidi palTar dovefie in dominio ad
cflì Avari) laonde quelli collegati fi prepararono alla guerra. Il Re
de' Gepidi Cunimondo^ penetrata che ebbe quella macchina, ricoricali'
Imperadore Giuftino, ma non potè indurlo a prellargli aiuto. S'è per-
duta la Storia del fuddetto Menandro Protettore, con reftarne fola-
mente de' frammenti, rapportati nel Primo Tomo della Storia Bizan-
tina, e però non fi vede il profeguimento della gara fuddetta fra i Ge-
pidi e Longobardi, né dell' efterminio de' primi. Ma ne abbiamo ab-
baftanza per intendere, che non già nell'anno ffi. come pretefe il
Padre Pagi, ma sì bene nel prefentc f66. fuccedette il memorabil fat-
to d'armi tra loro, che viene accennato da Paolo Diacono (3). Nar- ('^} P'"'1<*s
ra anch' egli la Lega di Alboino con gli Unni, chiamati Avari, i qua- ^'g^J*^
li furono i primi ad entrare oftilmente nel paefe de' Gepidi. Da tal Langob'ard^
nuova coflcrnato Cunimondo, fi avvisò di dar prima battaglia a i Lon- Hb. i. e. z7,
gobardi, perchè fé gli riufciva d'averla favorevole, fi prometteva poi
tacile il fuperare anche gli Unni. Gli fallirono i conti. Con tal ardi-
re combatterono i Longobardi, che la fortuna fi dichiarò in loro fa-
vore j e sì grande fu la rabbia loro, che non diedero quartiere ad al-
cuno, e fra gli altri vi lafciò la vita lo (lefib Re Cunimondo. Però la
dianzi sì potente Nazione de'^ Gepidi rimafe disfatta, né ebbe più Re
da lì innanzi, in guifa che a' tempi d'eflo Paolo Diacono il reilo de'
Gepidi era fottopollo a i Longobardi, o pure a gli Unni, cioè a' Tar-
tari Avari, che occuparono in tal congiuntura il loro paefe di là dal
Danubio (ma non già il Sirmio, che fi nuova da 11 innanzi pofiedu-
to da i Greci )j e fufleguentemente Ci ftefero per la Pannonia^ allor-
ché i Longobardi vennero in Italia. Aggiugne clTo Paolo Diacono, che
della preda immenfa toccata in sì profperofo conflitto a i Longobar-
di, tutti arricchirono. Oltre ancora ad ima gran moltitudine d'ogni
fcffo
Era Volg.
Anno jóó.
(a) Abl>as
Biclariinfìs
in Chronìc.
(fc) Grtgtr.
Turonenfis
l. 4. e. 13.
(C) li. ih.
Cdf. %9-
(d) Dinitl
HiftoWe de
tranci
Tom. i.
408 Annali d' Italia.
fcflo ed età, che fu fatta fchiava, venne alle mani del Re Alboino
Rofmoriday Figliuola dell' uccifo Re Cunimondoj e perchè era già man-
cata di vita Clotfuinda , Figliuola di Cletdtio Re de' Franchi, fua pri-
ma Moglie, paisò egli alle feconde nozze con quell'altra Principefla,
ma per fua grande fventura, ficcome vedremo. Giovanni Abbate Bi-
claricnfc W mette anch' egli fotto l' Imperadorc Giurinoli, la disfat-
ta dc'Gepidi, benché fuor di fito, e troppo tardi, con aggiugnere,
che i tefori del Re Cunkmondo (così egli il chiama) furono interamen-
te portati a Coltantinopoli al fuddctto Imperadore da Trafarico Vefco-
vo Ariano, e da Rettilam Nipote d'effo Re uccifo. Evagrio anch' c-
gli Icrive, che i Gepidi coniegnarono il Sirmio all' Imperadore. Di
lòpra abbiam detto, che gli Unni Avari andarono a fare una vifita a i
Franchi, probabilmente vcrfo la Turingia. Di quello fatto, ma con
altre piìi importanti circollanze, ci laciò memoria anche Gregorio Tu-
ronenfe (*). Narra egli, che nell'anno f6i. o pure nel fulTeguente,
gli Unni fecero un'irruzione nelle Gallie, fotto il qual nome, abufi-
vamente adoperato, è probabile, ch'egli intendefle il dominio de 1 Re
Franchi, (tefo per buona parte ancora della Germania. Contra di que-
lli Barbari procedette colla fua Armata il Re Sigebert»^ e fatta gior-
nata con loro, li ruppe, e mife in fuga. Non andò molto, che per
mezzo d' Ambafciatori fegui fra loro pace ed amicizia. Secondo il me-
defimo Autore (0» tornarono dipoi gli Unni (cioè nell'anno prefen-
te, come ci avvertì Menandro Protettore) con pcnfiero di paflar nel-
le Gallie, cioè ne' paefi di Germania, fottopofli al Re d' Aullrufia Si-
geberto. Quelli andò loro incontro con un efercito comporto di una
gran moltitudine d'uomini forti. Ma nel volere attaccar battaglia, fal-
cò addolTo a i Franchi tal paura, parendo lor di vedere delle fantafi-
me, che diedero alle gambe.' 11 buon Gregorio Turoncnfe attribuifce
ciò all'arti Magiche de gli Unni. Mentre fuggiva la fua Armata, il
Re Sigebcrto ritiratoli in un luogo forte, fu quivi ferrato dagli Un-
ni. Ma ficcome egli era perlona galante ed aftuta, con de i regali fi
cavò fuori d' impaccio > anzi trattò e conchiufe in tale occafione con
que' Barbari una pace perpetua; e il Re de gli Unni, chiamato Caga-
no, anch' egli inviò dipoi parecchi doni ad effb Re Sigeberto. Il Pa-
dre Daniello (^), elcgantiflìmo Scrittore della Storia P^anzefc, fupplen-
do col fuo ingegno ciò, che tacquero gli antichi Storici della Fran-
cia, qui ci rapprefenta lo lleflo Re Sigebcrto, prefo da gli Unni, e
condotto alla tenda del Re vincitore, dove facendo comparire la co-
llanza del luo fpjrico, mirabilmente incantò quel barbaro ma infiemc
generofo Principe. Quelli impedi, che non fofTc melfo a facco il di
lui equipaggio, e gliel fece rendere. Sigeberto avendo ritrovato in ef-
fo di che fare i prefcnti al Re de gli Unni, fcppe così ben guadagnar-
lo, che ne ebbe la libertà, e una pace giurata per tempre. Quelle
particolarità io le cerco in Gregorio Turonenfe, e in Fredegario, e
non le ritruovo. Richiamò Giuilino Auguflo in quell'anno dall' efilio
Euticbio Patriarca di Coftantinopoli con fua lode . Ma fu ben egli alta-
men-
\
Annali d' Italia 409
mente blafimato da ognuno per aver levata la vita a Gìuft'mo Figliuo- Era Vo'g,
lo di Germano Patrizio, Pronipote, come già diflì, di Giuftiniano Au- Anno 5^6
gulto dal lato paterno. Il valore e il credito di qucfto perfonaggio ,
tuttoché quieto e fedele, faceva ombra e paura a Giuftino, e a Sofitt
Augulla Tua Moglie. Vcggafi Lvagrio (a), da cui Tappiamo, che quj- (a) Evagr.
fio Imperadorc fi diede alle delizie anche più ofccne, e cominciò for- ^- J- <^- '•
didamcnte a vendere le cariche e gli ufizj, e fino i Vefcovaci a per- ^ *•
fone indegne. Fece anche morire Eterio, & Addeo^ chiariffirai Sena-
tori} ma con giufta condanna, fé fu vero, che avcHcro tramato contri
la di lui vita. Credcfi ancora pubblicata da lui in quell'anno la No-
vella 140. riferita nel Codice di Giuitiniano, in cui concede, che di
coraun confenfo fi pofia fcioglicre il Matrimonio fra i Coniugati: Leg-
ge contraria a gl'infegnaracnti della Religione Cattolica.
Anno di Cristo dlxvii. Indizione xv.
di Giovanni III. Papa 8.
di QiusTiNO II. Imperadore 3.
L'Anno I. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
MEtte il Padre Pagi Gonfole nel prefente anno Giujììnt Augufto.
Si fonda egli ne' Fafti de'MafFci Romani, da lui non veduti,
ma citati dal Panvinio; ficcome ancora full' autorità di Mario Aventi-
cenfc, che congiugne col Confolato di Giuftino V Indizione XF. Cita
anche in fuo favore Teofane. All'incontro i Cardinali Baronio e No-
ris riferirono all'anno precedente f<56. il Confolato di Giuftino Augu-
fto, e la loro opinione fembra a me, che fia da preferire a quella del
Padre Pagi. Corippo nel Panegirico di Giuftino Imperadore ci fa fa-
pere, ch'egli appena falito fui Trono, difle di voler rinovare k Di-
gnità del Confolato.
------ rtomenque negatum
Ctn/ulibus C»nful peji tempora cunSia novabt .
Perche dunque, fecondo il folito de' precedenti novelli Impcrado-
Tì , non prefe egli il Confolato nel primo di di Gennaio dell'anno pre-
cedente, ed afpcttò a prenderlo un anno dopo? Ne Mario Aventicenfe
difcorda dal Baronie, perchè nell'anno fufleguente alla morte di Giu-
ftiniano, accaduta nel f6f. rapporta il Confolato di Giuftino, e lo ftcflb
Padre Pagi confefla, ch'egli pospone un anno i f<itti d'cflb Augullo.
Quanto a Teofane, anch' egli fembra convenire nella medefima fen-
tcnza, mettendo l'elezion di Giuftino a di 14. di Novembre, corren-
do f Indizione XIV. cominciata nel Settembre . Pofcia ncU' anno ful-
Tom. JIL Fff fcgutu-
Era Volg.
Anno 567.
(a) Marìut
Aventicenf.
i» Chronho.
(b) Paalus
Diaconus
dt Cefi.
Langobard.
l. z. e. 4,
V fequ.
(e) jignell.
in Vita S.
Tom. 1, Rer.
Italie.
410 Annali d' Italia.
feguente feri ve, ch'egli procedette Confole, diede Spettacoli, e fparfc
gran copia di danaro al Pubblico. Io credo poi deci(;i una tal quiftio-
ne da un' Ilcrizione, che riferirò all'anno ffip. di maniera che ho cre-
duto di non poter qui per conto alcuno aderire al Panvinio e al Pagi .
Del redo da li innanzi gì' Imperadori Greci folevano eglino foli pro-
cedere Confoli, e per una volta fola, contando^ poi i fufleguenti an-
ni colla formola del Poft Confulatum^ finch'eflì viveano . Qiiali foffero
i coftumi di Giuftino Augufto, l'ho poco fa accennato . Aggiungo
ora, che fua Moglie, cioè Sofia y era Donna fuperba, che non con-
tenta di voler anch' ella comandare a i Popoli, cercava anche la gloria
di comandare al xMariro. Da quefta ambiziofa PrincipeiTa l'antichifli-
ma tradizione de gl'Italiani tiene, che procedeffe la rovina della mi-
fera Italia. Seguitava Nurfete Patrizio a governar quefto Regno, fa-
cendo in effo fiorir la pace. Per attellato di Mario Avencicenfc W
egli avea lodevolmente fatto riforgere Milano con varie altre Città di-
ftrutte da i Goti. Ultimamente ad iftanza di Papa Giovanni gli era
riufcito di aver nelle mani Fitale Vefcovo di Aitino (^), uno de gli
Scismatici, che fuggito a Magonza Città fignoreggiata allora da i Re
de' Franchi, s'era quivi per molti anni trattenuto. Il rilegò in Sici-
lia, affinchè non nudriflc nel fuo Popolo la disubbidienza alla fanta
Sede. Ora Narfete aveva accumulate immenfe ricchezze in fedici an-
ni del fuo governo d'Italia . Quefte gli faceano guerra, perchè trop-
po efpofte all'invidia de gì' Italiani, e fors* anche perchè non tutte
giuftamente acquiftatc. Però in queft'anno egli fu richiamato a Co-
ftantinopoH, per dargli un SuccefTore. Tertio Jnno Juftini minoris Im-
peratoris Narjis Patriciiis de Ravenna evocitatus efi : kn parole d'Agnel-
lo (0, che circa l'anno 850. fcrivea le Vite de gli Arcivefcovi di
Ravenna. Attefla anch' egli i tefori raunati da Narlete con foggiugne-
re : Egrefus eji cum divitiis omnibus Italia , 6? fuit Re^or XFl. annis .
Anche Mario Aventicenfe mette la chiamata di Narfete, ma all'anno
feguente .
Paolo Diacono ci fa fapere, onde venifTe la fpinta data a Nar-
fete, con dire, che avendo egli ammaffate tante ricchezze, raoffi da
invidia i Romani fcrilfero a Giuftino Augufto, e a Sofia fua Moglie,
fapprefentando d'effere sì maltrattati ed oppreftl da Narfete, che me-
glio ftavano fotto i Goti, che fotto di lui. Perciò pregavano l'Im-
peradore di liberarli da quefto cattivo Miniftro, altrimenti minacciava-
no di cercarfi altro Padrone. Montò in collera Giuftino all'avvifodi
quefti lamenti, e fubito deftinò, o pure fpedi in Italia Longino y ac-
ciocché ne afTumefte il governo, con richiamar Narfete in Oriente .
Ma Narfete informato ai quanto da Roma era ftato fcritto alla Corte
centra di lui, e dello fdegno dell' Imperndofe, fi levò bensì di Roma,
e andoftcnc a Napoli; ma non fi attentò di profeguire il viaggio alla
volta di Coftantinopoli. E tanto più perchè o Sofia Augufta gli avea
fatto intendere, cfTere oramai tempo, che un Eunuco par fuo andafte
a filar nel ferraglie delle Donne in CoftantiaopoUi 0 pure efiendo
fcap-
Annali d' Italia. 41 t
fcappate quefte parole di bocca ad efTa Augufta, furono effe riferite Era Volg.
a Narfete. Dicono, aver egli rifpolto: Saprò ben io ordire una tela sì Ann 0567.
fatta , che in fiia 'vita non potrà e£a Imperatrice giammai fvìlupparla 0
disfarla. E ch'egli pofcia fcgretamcnte inviafle meflì a configliare yll-
boino Re de' Longobardi, che abbandonato il povero paefe della Pan-
nonia, venifle nel ricco ed abbondante d'Italia. Era egli fuo amico.
€ s'era fcrvito delle lue truppe per diftruggere il Regno de' Goti .
Ora Anaftaflo Bibliotecario i.<i) conferma anch' egli il ricorfo fatto da i (a>) Anafiaf.
Romani alla Corte, e l'andata fua a Napoli, e l'invito mandato a i BìhUotlm.
Longobardi j foggiugncndo appreflb , che Papa Giovanni frcttolofa- '" ^'.'- J'-
mente pafsò a Napoli, per pregare Narfete, che volefie tornarfene a """" '"'
Roma. Rifpofe egli: Che rnale ho io mai fatto a i Romani? ditemelo^
0 fantijjtmo Papa . Mia intenzione è di andare alla Corte per giuf.ificar-
mi , e far conofcere a tutti , s"" io abbia fatto loro del bene 0 del male . Pa-
pa Giovanni, pik tojìo v'^indrò io., gli replicò j e tanto diffe, che il
fece ritornare a Roma, dove da lì a non molto tempo terminò i fuoi-
giorni . 11 corpo fuo chiufo in una calTa di piombo con tutte le fue
ricchezze fu inviato a Collantinopoli. Anche Agnello Ravennate (^ ('') ^S"ill-
lafciò fcritto, che Narfete arrivò al fin di fua vita in Roma in età di '"rì^senioriT
novantacinqne anni. Fu mcfia indubbio dal Cardinal Baronio la morte Tcm.i.Rcr.
di Narfete in Roma, quafi che Gregorio Turonenfe avefle fcritto (0, •''"''<;•
ch'egli andò a Coftantinopoli, e nafcofe in una cifterna tutti i fuoi W Gre^or.
tefori, fcopcrti poi fotto Tiberio Auguilo fucceflbre di Giuftino : il iìl''"'r^"J"
che non luffilte. L'Autore della Milcella ('0, e Paolo Diacono, che (dj ùifior. '
prefero quella favola da eflb Gregorio, anch' effi accennano, che non Mifcdla
già in Coftantinopoli, ma in una Città d'Italia Narfete fcppelli que' ''*• '^•
tefori. Aggiugne il Cardinale fuddetto, che Corippo (0 ci fa vedere («) Corìi,-
Narfcte in Coftantinopoli piìi che mai in grazia dell' Imperadore. Anzi f"' '^'^'"*'
di qui egli credette di poter dedurre, che non fuftìfta la voce fparfa J "j •^'*^''
del tradimento ordito, con chiamare in Italia i Longobardi. Ma il Pa-
dre Pagi ha eruditamente oftervato, elTcre differente da Narfite Pitri-
zio e Governatore d'Italia quel Narfete^ di cui fece menzione Corip-
po. E giudica poi fondata abbaftanza l'opinione del tradimento di
Narfete Patrizio, da che ne fa menzione znche Mellito, Autore Spa-
gnuolo, che fecondo lui terminò nell'anno 614. una Cronichetta, che
lì conferva manufcritta in Parigi. Per altro ogni disgrazia vuol qual-
che cagione; e nelle grandi fpczialmente il Popolo e facile a figurarfi
per vero quello, che taluno comincia a dire. Non s'ha certo da du-
bitare de i paffi fatti dal Senato Romano contra di Narfete. Anaftafio
ne parla con circoftanze pregnanti di verità. Giufte confeguenze fono
dipoi la collera dell' Imperadore, e dello ileflo Narfete. Ma ch'egli
giugnefic anche a tanta iniquità d'invitare i Barbari in Italia, non è
già evidente. Senza che Narfete facefle lor i'apcre, che buon paefc
lofic l'Italia, l'avevano eflj miparato a conofcere di vifta, allorché
l'aiutarono a disfare Totila Re de' Goti. Era tuttavia in vigore la me-
moria di quanto avevano operato Odoacre, e Tcoderico. Ed oltre a
Fffi ciò
412, Annali d' Italia.
Era Volg. ciò la voce fparfa, che finiva il governo di Narfete , valente Genc-
ANN0567. j.jj]g^ g (,{,g 1^ pef^-e jygg f^jjj terribile ftrage in Italia, potè fommi-
nidrare un fufficiente motivo al Re Jlboino di applicarli alla conqui-
fta di queftc contrade. Finalmente l'eflere Narfete ad iftanza di Papa
Giovanni ritornato a Roma, non ben s'accorda col (upporlo richia-
mato alla Corte, né colla pronta fpedizione del fuccerfòre Longmo,
che forfè non gli fu deftinuta ed inviato, fc non dappoiché s'intefe la
morte d'cflo Narfete, accaduta non molto dopo, e però probabilmen-
te prima che terminafle l'anno prcfente. In eflo anno ancora per at-
Im 'oialo' ^^ft^^° ^' San Gregorio Magno (a), che dà per teftimonj i fuoi occhi ,
iìb. 3. e. 38. furono vedute in aria figure infocate, rapprcfcntanti fchiere d'armati
V Homtl. I. dalla parte del Settentrione, creduti prcludj tutti delle incredibili ca-
in Evangtl. |amità , chc fopravcnnero all'Italia: il che io rapporto iftoricamente ,
lafciando la libertà ad ognuno di credere immaginazioni, e non cifre
(h) Agnell. dell'avvenire que'fegni, o fia quegli effetti naturali dell' aria. Ne fa
in Vita s. menzione anche Paolo Diacono. È l'antico Storico Ravennate Agnd-
Agnelii lo (è) aggiugne, che la Città di Fano, e il Caftcllo di Cefena fura-
no confuniati dalle fiamme colla morte di molte perfonc .
Ttm. 1.
Rer. Italie.
Anno di Cristo dlxviii. Indizione i.
di Giovanni III. Papa 9.
di Giustino II. Imperadore 4.
L'Anno II. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
P
»Er quanto ho notato nel mio Tefero nuovo delle vecchie Ifcrizioni,
fui fine de' Farti Confolari non pare mal fondata l'opinione del
Cardinal Baronio, da cui fu creduto, che in queft' Anno Giuftim Au-
gufto proccdefle Confole la feconda volta , benché il Padre Pagi vi ripu-
(c> Maffet gfjj j, tutto potere. Il Marchefe Scipione MafFei (0 nella fua Storia Di-
Jlomatic»' plotnatica pubblicò uno Strumento fatto in Ravenna Imp. D. N. Ju-
fug. loj. fiin» P.P. Auguflo., Anno feptìmo., £3* poji Confulatum ejus fecundo Anna
quarto^ fub die tertio Nenarum J untar um., IndiSlione quarta. Qui v'ha
dell'imbroglio, e ficcome olTervò eflo Marchefe, non farà rtata ben'
avvertita l'Indizione, perchè V Ann» fettimo di Giurtino II. cominciò
nel Novembre dell'Anno f/i. laonde cade quefto Strumento nel dì
^. di Giugno dell'Anno fji. in cui correva V Indizione quinta. Però
fembra, che di qui abbiamo il Confolato fecondo d'cflo Augurto . Ma
perciocché fu piìi in ufo di contar gli Anni dal fuo primo Confolato,
però anch'io uferò lo ftilc medefimo. Ed ecco che fiam giunti ad
uno de' più funefti Anni, che s'abbia mai provato l'Italia, perché fe-
condo Paolo Diacono, e giurta il più comun parere de gli Eruditi,
in eflo venne Alboino Re àc' Longobardi a mettere e a fiflare con fuc
gen-
Annali d' Italia. 413
genti il piede in Italia, con farla divenire teatro di lunghe e dcplo- Era Volg.
rabili Tragedie. Dappoiché era riufcito ad Alboino di Sconfiggere la Ann 0568.
poflente Nazione de'Gcpidi, dovette crefcere l'orgoglio fuo, e la
pcrfuafione, che tutto dovcfte cedere alla forra dell'armi Tue. Vero
e, ch'egli polfedeva un valUflìmo tratto di paefe, cioè la Pannonia,
e il Norico^ fc pur tutte erano in fuo potere, Provincie, che allora
abbracciavano la maggior parte dell'Ungheria, l' Auftria di qua dal
Diinubio, la Stiria, la Carintia, la Carniola, il Tirolo, e forfè qual-
che parte della Baviera, ne' quali paefi per quarantadue Anni la Na<-
zion de' Longobardi era abitata, dappoiché il Re Auioìno ve l' intro-
duce, e vi fi (labili per conceflìone di Giuftiniano Augufto. Tuttavia
riputando Alboino, e con ragione, miglior paefe l'Italia, a cui fi av-
vicinavano i fuoi Stati, determinò di abbandonare affatto la Pannonia,
rifoluto d' acquietare quell'altro piti felice Regno. Talmente fi tenne
egli in pugno un tal conquido, che fuU'efempio di Teoderico Re de'
Goti , determinò di condur feco non folamente gli Uomini atti all'ar-
mi, ma le Donne ancora, i Vecchi, e i Fanciulli, in una parola tutta
la fchiatta de' Longobardi : dell'antica origine Germanica de' quali ha
trattato il Cluverio nella fua Germania, ed io ancora nella Parte Pri-
ma delle Antichità Eftenfi. Attefe egli adunque nel precedente Anno
a preparar così grande imprefa, ne contento delle fole fue forze, in-
vitò ad unirfi feco i Saffoni fuoi vecchi amici . W Più di venti mila (a) fauIuì
combattenti trafTe egli dalla Saflbnià, ed ancor quelli menarono con ^"""a'
feco tutte le lor Mogli e Figliuoli, di maniera che redo fpopolato l^ngibard.
un tratto di quel pacìe, e Sigeberto Re d' Auftrafia prefc poi il ripie- i.%.c.6.
go, per ripopolarlo, d'inviare in que' fiti un buon numero di Fami-
glie, cavate dalla Svevia. Divulgatafi in oltre la fpcdizione meditata
da Alboino verfo l'Italia, vi concorfe un'altra moltitudine di perfone
di varj paefi. Ed è certo (b) (fon parole del fuddetto Paolo Diacono (b) id. ih.
volgarizzate) che Jlbtino venendo in Italia^ feco conduce molti di diverfe taf- »6.
Nazioni^ che egli^ ed altri de i Re barbari aveano prefi^ come Gepidi^
Bulgari, Sarmati, Pannonj, Soavi (cioè Svevi) Noria, ed altre ftmili
genti , /■ nomi de' quali tuttavia durano nelle Fille d' Italia , dove effi abi-
tano. La fperanza del guadagno mife in moto tutti colloro. E ficco-
me avvertii nelle mie Antichità Italiche (f), porto io opinione, che W -l»"?^-
da i Bavari, anticamente appellati Bajoarii, prendeflc il nome una j),jrgrt. i.
Villa del Modcnefe, chiamata oggidì Bazovara, e ne' Secoli addietro
Bajoaria, allorché cita aveva un forte Ciftello. Fors' anche Carpi, Città
del Ducato di Modena , da i Popoli Carpi dee riconofcere la fua de-
nominazione. Così nel territorio di Milano, per atteftato di Gualvano
Fiamma (^, fu rinomato il Contado di Buri^aria, che a mio credere ijn g^^/^^.
prefe la denominazione da i Bulgari ivi abitanti . E forfè la bella Terra „,^, j,
di Soave nel Veroncfe rrafie il fuo nome da i Svevi, Popolo della Tlamm»
Germania, molti de' quali calarono in Italia con Alboino. Da gì' Ita- Ma»ifnl.
Ii2iu la 6'wi;/^ era ne' vecchi tempi appellata Soavia, come fi può ve- '^'r' jl^i^^'
derc nelle Storie di Giovanni Villani, e preffo altri Autori. E Sua- j,^. 'xi'.
"jia fi legge ancora ne' celti più amichi di Paolo Diacono. Ora
Er* Volg.
Anno 508.
(a) Marìus
Aventicen-
ìs in Chron.
fi
(b) Hiftor.
Mifcdla
lib. 16.
in fine .
(e) S'igon.
de Regn.
Ital'u l. I.
(d) Bachì-
nius in No-
tis ad A-
gnetlum
Tom. l.
Rtr. Italie,
(e) Saxius
in Notis ad
Sigonium
de Regno
Italu .
( f ) Paulus
Diaconiis
de Ge!i.
Langoiard.
l. I. caf. 4.
(g) Paulus
DìacoriUi
de Geft.
I.angohard.
Uh. 2. c. 7
4x4 Annali d' Italia
Ora l'autorità d'eflb Paolo Diacono^ Figliuolo di Varnefrido,
che con chiare note Cronologiche difegna il prefente Anno f68. pel
primo dell'entrata de' Longobardi in Italia, avvalorata anche da altre
pruove, è feguitata du i più faggi Letterati de'noltri tempi. Che fé
Mario Avcnticenfe («) , Autore piìi antico, la mette nell'Anno fe-
guente (il che ballò ad alcuni per abbandonar qui Paolo Diacono)
non dee già muovere noi altri, da che fi vede, che per errore de'
Copifti nella fua Storia fono polticipati d'un Anno gli avvenimenti
di quelli tempi. Merita bensì riflcffione rio, che troviamo fcritto
dall'Autore della Mifcella {h) . Hujus Imperatorìs (dice egli parlando
di Giurino li.) Anno undccimo (fcnza fallo qui v'ha sbaglio) qui efl Jnnus
Divin<e Incarnationis DLXFIII. indiclione prima , in ipf.s Calendis yjprilis
egrejjì funi Longobardi de Pannonia. Finqui va bene, perchè fon parole
prele da Paolo Diacono. Seguita a dire: Et fecunda IndiElione cwpere pr^e-
dari . Tertia vero Indiclione dominari cwperunt in Italia . Il Sigonio {e) chia-
riflimo Scrittor Modcnefe, feguendo quelto Autore, hadillinta 1' Epoca
dell'entrata de i Longobardi in Italia da quella del principio del Regno
Italico di Alboino. Fu riprefo per quello da Camillo Pellegrino, e dal
Padre Pagij ma due Letterati di buon pollo, cioè il Padre Abbate
Don Benedetto Bacchini (^), e il Dottor Giufeppe Safll (0 Biblio-
tecario dell' Ambrofiana, hanno egregiamente difefa la fentenza del Si-
gonio. Né dal teflo fuddetto fi dee dedurre, che i Longobardi im-
piegaffero tutto quell' Anno in venir dalla Pannonia, né che fi Itefièro
colle mani alla cintola, giunti che furono in Italia. Fece Alboino molto
ben delle conquifte nel prefente Anno, altre nel fufleguente, ma non
tali, che credefle di poterfi dire Padrone d'Italia. Ciò folamente,
ficcome vedremo , fuccedeite nell' Anno f70. Venendo adunque
alla feroce Nazione de' Longobardi ,, Paolo Diacono la vuol così
nominata, per la lunghezza delle Burbe, che portavano, perche dice
egli (/), Lang nella loro lingua ftgnifica Lungo., e Baert Barba. Vien
riprovata quella opinione da alcuni, che li credono chiamati così per
le Alle lunghe, o pel Paefe, dove abitavano} ma il Cluvcrio, il Gro-
zio, ed altri aderifcono a Paolo. Nelle più antiche memorie portano
il nome di Langobardi y come fi può vedere preflo Strabone, Tacito,
Tolomeo, e Procopio. Leggefi parimente così ne'tefti più antichi
di Paolo Diacono, e ne i Diplomi de i Re Longobardi, e de i pri-
mi Imperadori Franchi . Preflo i fufleguenti Scrittori s' incontrano più
fpeflb col nome di Longobardi . Tuttavia ficcome oflervai nelle Anti-
chità Italiche, ho io trovato Marmi del Secolo Ottavo, ne' quali chia-
ramente Longobardi ancora fi veggono appellati . Ora il Re Alboins
con tutta quella Nazione, uomini, donne, vecchi, e fanciulli, e colle
loro fupellcttili, fecondochc fcrive il fuddetto Paolo {g) ufà della Pan-
nonia ^ correndo r Indizione prima ., ne ir Anno di Crijlo yóS. nel dì dopo
la Pafqua^ la qual cadde tiueW Anno nel dì primo d' Aprile; e s'inviò
alla volta d'Italia. Non dice, ch'egli in quel dì entralTe in Italia,
dice, che ufcì della Pannonia. Cedette a gli Avari, o fia a gli Unni
Tar-
Annali d' Italia. 415"
Tartari, la Pannonia fuddetta con patto, fé gli fofle occorfo il bifo- Era Volg.
gno, di poter ritornare in quelle contrade: patto ben difficile ad atte- ANN0568.
nerfi, troppo grande effendo l'incanto di chi poffiede per qualfivo-
glia titolo gli Stati altrui. S'egli abbandonafie anche tutto il Norìco,
non è pervenuto a noflra notizia. Leggefi preflo lo ftefTo Paolo Dia-
cono (rt), che Tafone e Caccone Duchi del Friuli poflederono il paefe W ^^"^
di C///«, abitato allora dagli Sciavi j e però fembrano (lati pofleflori ' ^' ^' ^'^'
anche della Carniola. Abbiamo all'incontro dal medefimo Storico W (b) idem
più fotto, che gli Sciavi dominarono nella Carintia . Sicché almen poco lil/. j. e. 12.
fi dovette fendere nella Germania da lì innanzi la fignoria de' Lon-
gobardi . Giunto Alboino con quel gran feguito a i confini dell' Ita-
lia, fall fopra un alto Monte di que' luoghi per vagheggiare fin dove
potea il bel paefe, ch'egli già contava per fuo . Era fama a' tempi
di Paolo Diacono, che da li innanzi quel Monte prendeffe il nome
di Mente del Re^ o fia Monreale . Allo ftrepitofo avvicinamento di quello
gran temporale, Paolino Arcivefcovo Scifmatico di Aquileia fi ritirò
neirifola di Grado con tutto il teforo della fua Chiefa: Ifola, che
col tempo giunfe a far guerra alla ftefia Chiefa d' Aquileia . Non tro-
vando Alboino oftacolo alcuno alla fua entrata in Italia, s'impadronì
della Città del Foro di Giulio^ capo allora della Provincia, che da effa
Città prefe dipoi il nome di Friuliy e chiamata oggidì Cividal di Friuli .
Pensò torto a mettere un Governatore col titolo di Duca in quel pae-
fe, ed clefle Gifolfo fuo Nipote, che gli ferviva in grado di Cavalle-
rizzo Maggiore. Eidem Strator erat, dice Paolo, quem Lingua preprint
Alarpahis appellane r'tion primi Accettò quelli il governo, che Alboino
gli avefle accordato molte nobili Famiglie di Longobardi, acciochc
abitaflero in quel paefe. Gli dimandò ancora alcune razze di generofe
Cavalle, e le ottenne. Paolo Diacono, il cui Bifavnjo, o Trifavolo
venne con Alboino, e piantò cafa in effa Città del Friuli, è diligen-
tiflìmo nel progreflb della Storia in raccontare i fatti di queito Du-
cato, che fu il primo ad eflere iftituito dal Re Alboino.
Allorché arrivò Tefercito Longobardo al Fiume Piave, Felice-
Vefcovo di Trivigi coraggiofamente fi prefentò ad Alboino, con rac-
comandargli il Popolo della fua Città, e i beni della tua Chiefa. Or-
dinò tofto il Re con molta cortefia, che gli foffe fpedito un Diplo-
ma di confermazione di tutto quanto pofl'cdeva la Chiefa Trivifana.
Intanto Longino Patrizio fpedito dall' Imperador Giuftino, con titolo
di E/arco d' Italia, verifìmilmente era giunto a Ravenna, dove filsò il
fuo foggiorno per eflere piìi alla portata di opporli al torrente, che ve-
niva ad inondare l'Italia. Non fi fa, ch'egli conducefle feco rinforzo
alcuno di mifizie. Quelle poche, ch'egli trovò qui, le comparti nelle W -ugnili.
Città più forti i e dicdefi per quanto fi può credere a far di grandi '"g^;'/'- ^"'^'
irtanze a Giuflino Augulto per aver de i loccorfi . Solamente fappiamo Tom.z.
da Agnello Ravennate (f), ch'egli fortificò Ce/area con cignerla di pa- Rer. Italie.
li: f'gg'di diciamo Paiixzare. Era quella Cefarea, fecondoché avvertì ('5} ««*««»
Girolamo Rolli {d) un Borj^o fuori di Ravenna a guila di Città, pollo "è)t„^X\
fra
I
«aj). 19.
41^ Annali d' Italia.
Ex* Volg. fra cfla Ravenna e Claffc . Giordano Storico {a) fcrive appunto così:
Anno 568. 'fritto Urbs ìpfa (Ravenna) vocabulogloriatur^trigeminaquepofttitne exul-
(a) Jtrdan. ^^^ . j^^j} ^ prima Ravenna^ ultima Claffis, media Cafarea . Vennero po-
** ■ "■ fcia pacificamente in potere de' Longobardi Ficenza^ Ferona, e gli altri
Luoghi della Provincia della Venezia, a rilerva di Padova t di Montejelice^
che gucrnite di fufficiente prefidio fi milero alla difefa. Quelte fortezze
arredarono i pafTì di Alboino, e tanto più perchè eflendo i luoi fcorfi fin
fotta Mantova^ troraroao che anche quella Città s'era accinta a far te-
fta. Pertanto determinò di non procedere più oltre, e di prendere il
quartiere del verno in quella Provincia per vedere, fc gli riufciffe con
bloccare in quel tempo elfe Città refiltenti, di forzarle alla rcfa. Rac-
conta il fopracitato Agnello, che Pietro Seniore Aiciveicovo di Ra-
venna Secunda Indizione confecratus efi Ronae abfque jejunio^ XVII. Ka-
Undas OSlobris . Soggiugne apprcffo: Eo Anno occupata. Fenetia a Lan-
gobardis efl i^ invafa , abfque bello e x pulfi funt : ior{c potiti funt . (*) Neil*
anno prefcnte V Indizione Seconda commcio a correre nel Settembre;
e però non più che la Provincia della Venezia conquiftarono in queft'
anno i Longobardi, e fenza contralto. Nota in fine Paolo Diacono,
che ne' primi Mcfi dell'anno prefentc cadde tanta neve nelle pianure
d'Italia, quanta ne luol venire ne'più alti luoghi dell' Alpi, e che ciò
non oftante s'ebbe poi tanta abbondanza di raccolto, che non v''era
memoria d'altra fimilc.
Anno di Cristo dlxix. Indizione ii«
di Giovanni JII. Papa io.
di Giustino 11. Imperadore j.
di Alboino Re i .
L'Anno III. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
Appartiene all' anno prefente un' licrizione fcoperta in Capua nel
dì f. di Novembre dell'anno ió8p. nel giardino de' Padri di San
Pietro <i' Alcantara dei Moniftcro di San Bonaventura.
HIC REQVIESCIT IN SOMNO PACIS
IVSTINA ABBATISSA FVNDATRIX
SANCTI LOCI HVIVS QV^ VIXIT
PLVS MINVS ANNOS LXXXV. DEPOSITA
SVB DIE KALENDARVM NOVEMBRI VM
IMP. D. N. N. IVSTINO P. P. AVO.
>NN. IM. P. C. EIVSDEM INDICTIONE TERTIA.
Nei
(*} Ih queir anno ia Venezia occupata fu ed invafa da i Longobardi-, /#»-
\ za guerra furono difcacciati : forfè Ji ne impadronirono .
AnWali d' Italia. 417
Nel Settembre di queft'anno cominciò a correre V Indizione IH. Era Voi».
e per confcguenza nel Novembre fuileguente fu pofta quefta Ifcrizio- Anno ffp.
ne. Ora dicendofi ivi, che quell'anno é il Terzo dopo il Confolato di
Giufiino Aiigufio ^ neceffariaracnte il Confolato llefTo fecondo l'ufo de
gli anc:chi s'ha da mettere nell'Anno f66. come immaginò il Cardi-
nal Baronio, e non già nell'anno ^6-j. come pretefe il Padre Pagi. Di
qui ancora impariamo, come già s'erano introdotti in Italia i Moni-
(teri delle facre Vergini, e che aveano le loro Badefle fotta la Regola
di San Benedetto. Di quello Moniltero non ebbe notizia il Padre Ma-
bilione. Venendo ora a i fatti d'Italia, dico con difpiaccre, che non
abbiamo un filo ficuro per ben dillinguere i tempi dell'Imperio de i
Longobardi in Italia, perchè Paolo Diacono né pur egli l'ebbe, &: a
lui parimente mancarono molte notizie di quelli tempi. Tuttavia ben-
ché il Sigonio difFerifca fino all'anno prcfente la conquida della Pro-
vincia Venera, a me nulladiraeno é fembrato più probabile, per le ragioni
addotte, che s'abbia efla a riferire all'anno precedente . Nel prcfente at-
cefe a mio credere il barbaro Re a tor di mezzo l'impedimento a i fuot
paflt à\Ma'ntov!i . Non ne parla il fuddetto Storico} ma andando innanzi
fcorgcremo, che quella Città venne in fuo potere, e verifimilmente
in quell'anno al contrario di Cremona^ che fi follenne. Trento ancora
colla fua Provincia o in quello, o nel precedente, fi fottomife all'ar-
mi de'L.)ngrbardi, e la llefla difavventura provarono le Città di .Src-
fcia e di Bergamo , fenza apparire, fé la forza dell'armi, o il fojo ti-
more le inducefle ad aprire le porte. Altrettanto é da dire ài Milano.
Sappiamo folamente di certo, atteftandolo Paolo Diacono («), che Al- (a) Pauius
beino entrò in quella Città (già rimefia in piedi per cura di Narfete) '^"'q"^'
nel di 3. di Scitembre, TidiBione ingrediente Tertia^ e per confcguen- langobard,
te nel prcl'ente anno ^69. in cui nel dì primo di cflb Mefe comincia- /. 1. e. 25-,
va a correre V Indizione Terza. Dal conquifto di quella nobil Città vo
io conghietturando, che Paolo Diacono cominciafle a numerar gli an-
ni del Regno di Alboino. Ora Onorato Arcivefcovo di elTa Città, o
prima che v'entraflero i Longobardi, o d-ippoiché vi furono entrati,
le ne fuggì a Genova. Non c'è fufficiente autorità per credere, ch'e-
gli dopo aver configliata la refa della Città, oppreflb dal dolore di ve-
derla lacchcggiata contro i patti, fc ne parriflé, come ha creduto ta-
luno. Landolfo Seniore (^0 Storico Milanefe del Secolo Undecimo de- (b) tandui^
fcrive quello faccheggio con tanti anacronilmi e fpropofiti, che né pur t'"" Senior
nella follanza menta fede. Quella disgrazia di Milano, fé fofle vera, '^^^'"'emci
l'avrebbe laputa e notata Paolo Diacono, tanto piìi antico di Landol- jRj;.' 1,'^//^;
fo. Quando poi fi ammetta ciò, che gli antichi Cataloghi degli Ar-
civcfcovi di Milano, pubblicati da i Padri Papebrnchio, e Mabillone,
e da me nella Seconda Parte del Tomo Primo Rerum Italic%riim^ fcri--
vono di elfo Onorato, cioè che egli folamente (/ai? Anni governafie la (e) saxìui
Chiéfa Milanefe : converrà dire, che egli poco dopo h fua anda- '» No/Zj aA
ta a Genova mancalle di vita, come ofTervò ii Saffi Bibliotecario dell' ^'^""'«w
Ambrofiana (0- Quello poi, che fpczialmentc è degno d'oflervazio- u^f'^""
Tom. III. Ggg ne,
4t8 Annali d* Italia.
Era. Volg. ne, e rifulta da una Lettera di San Gregorio Magno (<»), fcritta a
Ann 0569. Cojìajizo Arcivefcovo parimente di Milano, fi è, che Lorenzo juniort
M I^Z^'f- ^" eletto Succedbre di Onorato in Genova dal Clero e da molti No-
ti/. 1. Edi- bili e Cittadini Milanefi, i quali per timore de' Barbari s'erano colà
tion. Bene- ritirati, come lo ilcnb San Gregorio attefta in un'altra Lettera (i>') .
^h^'"À Dall'antica tradizione de' Milanefi fi ha, che in Milano da gli Scifma-
EP'Jol ^(^' '''■' ^^^'^ eletto nello fieffb tempo Arcivefcovo un Fro«^o«e , intorno al
quale abbiamo un favolofo racconto del fiaddetto Landolfo, Storico di
quella Città. Ma Lorenzo legittimo Pallore, a fine d'cffere approva-
to dal Papa, fu obbligato ad inviare a Roma una Carta di aflìcurazio-
ne, in cui accettava il Concilio Qiiinto Generale, e condcnnava i tre
Capitoli. Quefta Carta fu fottofcritta da i più Nobili fra i Romani,
ùjrer ijuos ego quoque (aggiugne il fanto Pontefice) tane Urbanam PrtS'
turam { Prtefe^uram ha un altro tcfto) gerem ^ pariter jubfcripjì: impor-
rante notizia, che comincia a farci conofcere quello inligne Pontefi-
ce, da cui tanto iplendore s'accrebbe dipoi alla fama Chicfa Roma-
na, e che circa quelli tempi in abito fecolare efercitava la Pretura,©
Prefettura di Roma .
Dappoiché Alboino fu divenuto Padron di Milano, le foldate-
fche Longobarde fi ftefero per tutta la Liguria, e la riduflero quafi
tutta alla loro ubbidienza. Secondo l'ufo di quelli tempi diverfo da
quel de' Romani, quella Provincia portava il nome di Liguria, ed ab-
bracciava allora Milano, Pavia, Novara, Vercelli, quello, che oggi-
di chiamiamo Monferrato, il Piemonte, e tutta la riviera di Genova.
Ed appunto abbiamo da Paolo Diacono, che le Città maritime, come
Genova,. Albcnga, Savona (le pur quella è delle antiche Città,, Mo-
naco, ed altre per allora tennero faldo contra l'empito de' Longobar-
di. Ma fopra tutto la Città di Ticino y o fia di Pavia ^ sì per le buo-
ne fue fortificazioni, come pel nunierofo prcfidio Romano, e pel co-
raggio de' Cittadini,, fi moftrò alienillìma dall' accettare il giogo de'
Longobardi. Però Alboino, a cui fopra ogni altra cofa. premeva il
conquido di quella Città, ne intraprefe l'afledio, portandofi con par-
te dell' efercito dal lato Occidentale, dove e ora il Moniflero di San
Salvatore. L'altra parte pafsò a faccheggiar varj paefi, con penetrare
anche di là dall' Apennino verfo il Genovefato, ma fenza poter mette-
re piede in quelle Città, ficcome abbium detto. A quelle calamità
della Liguria, nel prefente anno s'aggiunfe una terribil care dia, fucce-
duta all'abbondanza dell'anno precedente. Intanto non refla memoria,
che GinJìino Imperadore, Principe riufcito alla pruova troppo debole
per follencre il pefo d'un grande Imperio, foccorrefle al biCogno dell'
(e) H'ijtor. opprefia Italia. Abbiamo bensi da Menandro Protettore (0 una noti-
sita/inn. ^j^^ ^j^^ ^^^ g dee ommettere. Cioè ch'cfib Augullo circa il fine del
ta[.' liì. quarto anno del fuo.- Imperio (e però nel prefente anno, perchè il quar-
to ebbe principio nel di 14. di Novembre dell'anno precedente) w'
/ir;>»/ ^/or«;" (/'j/go/o,. inviò un' Ambafciata a i Turchi^ che una volta
erano chiamati Saci . Era allora Principe di quella Nazione Difaboh ,,
' por-
Annali d' Italia. 419
portante anch' egli il titolo di C(?^a«o, titolo parimente ufato, ficcome Ea* Volg.
dicemmo, dal Principe de gli Avari, con intenderli perciò, che qiie- ANN05Ó9.
fto era nome non proprio, ma di Dignità. Ora i Turchi fi contavano
anch' cfll fra le Nazioni della Tartaria. Hunni^quos Turcos niincupamus^
dice Teofane («), all'anno fji. Plinio W, fé pure non è guaita ne' (a) rhcoph.
fuoi tcfti quell* lezione, moitra, che anche a'fuoi dì erano conofciu- '" chrom-
ti i Turchi. E v'ha taluno, che fofpetta, avere infino Erodoto avuta '^bf^p'/y '/ «
notizia di quello Popolo. Comunque fia, certo è, che nel Secolo, di /. 6. c"i.
cui ora trattiamo, era cflo celebre nella Tartaria, e per tcllimonianza (0 Evjigr.
di Menandro, potcntiflìmo. E ciò vien confermato da Evagrio (0»là '• S- '■ '•
dove feriva, che gli Unni divari ^ non potendo rcfiltere alla portanza ^ *'
e fierezza de' ?«»t/:?; lor confinanti, furono obbligati a mutar paefej
e pure parla di quegli ftcflì Avari, che abbiam già veduti divenir pa-
droni del Sirmio, della Dacia, e della Pannonia, con giugnere dipoi
a tanta poflanza, che fecero tremar l'Jtalia tutta, ficcome vedremo.
Ho voluto far menzione dell'antichità e della forza e Nazion dc'7«r-
rhi^ perchè coltoro m fine fon quegli fteffi, che dopo il Mille fon-
darono nell'Afia,* pofcia dilatarono per l'Europa, e per T Affrica
quella ilerminata Monarchia, nemica del nome Crilliano, che da tanti
Secoli fi folliene in piedi, ma pareva, che ne gli anni addietro lì an-
daflc accodando, fecondo l'ufo delle umane cofe, alla fua rovina: e pu-
re non è così.
Anno di Cristo dlxx. Indizione iii.
di Giovanni III. Papa 11.
di Giustino li. Impcradore 6.
di Alboino Re i.
L'Anno IV. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
SEguitò in queft'anno il Re Jlbeino ad aflediarc la Città di Pavia.
Intanto la maggior parte de' fuoi fi ftefc a conquiftar quanto pae-
fe potè, e a facchcggiar quanto loro veniva alle mani. In quelli tem-
f)i, fé non prima, s'impadronirono elfi della maggior parte dell' Emi-
ia, cioè di Tortona, Piacenza, Parma, Reggio, e Modena, S'avan-
zarono quelli Barbari per la Tofcana} prefero Spoleti, e tutta, o quafi
tutta l'Umbria, e forfè alcuna delle Città oggidì coltituenti la Marca
d' Ancona (<^) . Roma con alcune Città circonvicine fi confervò all' ub- ('^) ^'»«'«*
bidienza dell' Imperadore-, e Longino Efarco difefc anch' egli Ravenna ^'"g"/?"'
con alcune o con tutte le Città della Flaminia. Tanto avanzamento langL'ard.
dell'armi Longobardiche viene attribuito da Paolo Diacono, all'aver l. ^. e. i5.
quc' barbari trovata l' Italia in una fomma debolezza a cagion della Pe-
lle precedente, che avca fpogliato di tanti abitatori le Città e campa-
Gggi gne,
■ 42-0 Annali d' I t a l i a.
Era Volg. gnc, c dell' onibil Carcftia, che tuttavia fi facea fcntire per tutta l' Ita-
Anno 570. 1,3 Perciò non v'era chi potefle refillere, maflìmamsnte contrasì gran
moltitudine di Barbari j e tanto più perchè da Coftantinopoli non ve-
niva foccorfo alcuno. Mancò di vita circa qucfti tempi, per quanta
crede il Cardinal Baronie nell'anno antecedente, come é più proba-
bile, Paclino I. Arcivefcovo di Aquileia, cioè quegli, che comincio
lo Scifma della fùa Chiefa, e de' Vcfcovi fuoi Suffraganci, contro la
Sede ApoPiolica , opponendofi al fentimento della Chiefa univerfale ,
coli' impugnare i Decreti del Concilio quinto Generale. Egli è chia-
mato Patriarca ò\ Paolo Diacono; ma non fappiam di certo, ch'egli
folTe il primo ad arrogarfi quello ;:itolo grandiofo. Certo fi truova da
ì fiioi Succeffbri ufaco un tal diftintivo dagli altri Arcivefcovi d'Oc-
(a) Cajfiod. cidcnte. Ed è ben vero, che ficcome ofiervammo nell'anno f ^t. {")
i. <}. Bfifi. Atalaiico Re de i Goti col nome di Patriarchi difegnò i Mctropoli-
(h) Dtt- Wni» e fi trovava dato quello titolo anche ad altri Arcivcfcoi'i j ciò non
chefne oflantc è fcmbrato ad alcuni (^), che gli Arcivefcovi Aquilcienfi Scis-
Scriptor. matici alTumenero ambiziofamcnte quello Titolo, per mollrare tm'ia-
K«r. f''"»''- dipendenza da' Romani Pontefici: Titolo continuato dipoi per conni-
t<ajr. 874 venza anche ne'Succefibri Cattolici, e non folo ne' Vefcovi d' Aqui-
leia oggidì abitanti in Udine, ma in quelli ancora di Grado, che fu-
rono una feziooe della Chiefa Aquileicnfc, la Dignità de' quali ultimi
fu poi nel Secolo Decimoquinto trasferita ne' Vefcovi di V"enezia. Mij
intorno a quella difputa è da vedere quanto ha fcritto il Padre de Ru-
(.c) Bt R'<- beis (f) dell'Ordine de' Predicatori . Ed ancor qui può parere , che il
beis Dijftrt. Cardinal Baronio fuor di tempo faccia da interprete de i giudizj di
%d!liT'^- ^'^' 1'^'''^'^'^^ Dio in vendefa di quelli Scifmatici (parla di Aquileia,.
qHiUjeiiJlt . ^ <^i Milano) chiam.ane in Italia la gente fiera de' Longobardi, e con-
fumafTe e divorafie le loro Diocefi colle fpadc di quc' Barbari crudeli,
quando all'incontro Roma reftò intatta dal furor di colloro . Ma per
disgrazia tutto il contrario avvenne. Non fi sa, che i Vefcovi e Po-
poli SGifoìatici patifiero tante calamità, quante ne immagina il Padre
(d) Niris de gli Annali Ecclefiaftici . Anzi ficcome offcrvò il Cardinal Noris C*^),
sijfertat. pjjj orgogliofi divennero da li innanzi, e H fortificarono maggiormen-
de synodo^. ^ ^^^ loro Scisma i Vefcovi prevaricatori, fottopolH al dominio Lon-
gobardico, perchè non più temevano del braccio fecolare di chi co-
mandava in Roma . E per lo contrario furono mefli a facco tanti altri
paefi d'Italia, e disfatte tante Città, che erano ubbidientiflime al Ro-
mano Pontefice. Ne fu già prefa Roma da i Longobardi, pure patì
anch' efla innumerabili infulti e danni da que' Barbari, come abbiamo
da San Gregorio Magno, e da altre memorie di quelli tempi . Oltre
it) Haron. jjj ^he lo llcdò Baronio (e) riconofcc gì' Imperadnri d'Oriente, allora:
'^2 Ann" patjroni di Roma, qaibusvis Barbaris adverfm Romano s truciores . (*) Or
/«3». 571. veggafi, come ben cammini il volere con tanta facilità entrare ne' Ga-
bi-
(*) pìt crudeli- di qualfivogìia Barbari contro i Romani.
Annali d' Italia, 411
binettt di Dio. Abbiamo poi da Agnello Ravennate W, che nell'anno Ex a Ve!g.
V. di Giuftino Secondo principalmente fpcttante all'anno prefente, fu f^^^^^^'^l'
fpaventofamente afflitta l'Italia tutta dalla Peftilenza de' buoi. Il che i„yjt^"pe'.
vien confermato da Mario Aventicenfe W, con aggiugnefe, che peri tri seniorit
anche una gran quantità di perfone per difcnterie e vaiuoli . r*"». i- Rf.
(b) Ma ri US
Anno di Cristo dlxxi. Indizione iv. fnclloni.
di Giovanni III. Papa ii.
di Giustino II. Imperadore 7.
di Alboino Re 3.
L'Anno V. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
Continuò ancora nell'anno prefente il Re Alboino l'afTcdio di Pa-
via. Potrebbe poi cfl'ere, che circa quelli tempi fcgulHe ciò, , . ,.
che narra il fuddetto Agnello (f) con dire, che dopo avere i Longo- •/;]„„ f' '
bardi fatte delle fcorrerie in Tofcana fino a Roma, diedero alle fiam-
me Pktra Pertufa^ fortezza inefpugnabile in quefti tempi, e nomina-
ta più volte da Procopio. Era fituata quella preffb il Fiume Metau-
ro di fotto da Urbino fopra un filTo fcofcefo . Aggiugne il medefimo
Autore, che impadronitili i Barbari anche del Foro di Cornelio^ Città
della Flaminia, la fortificarono a tutto lor potere. Quefta dal Caftello
ivi fabbricato, che per tellimonianza di Paolo Diacono fu appellato
Jmoìa, prefe poi il nome, che ha tuttavia. Ma fé è così, par ben dif-
ficile a credere, che i Longobardi fi lafciaffero addietro la Città di
Bologna fenza irapadronirfene. Alcuni Scrittori moderni rapportano la.
fuddetta edificazion d'Imola a i tempi di Clefo fuccefTor di Alboin9,.
ma ne pur effi hanno pruove ficure di quello tempo. Non è impro-
babile (e pare che Leone Oftienfe ce lo additi) che circa quelli me-
dcfi.Tii tempi i Longobardi, conquillato Benevoito colla maggior pane
di quel, che ora fi chiama Regno di Napoli, quivi fondadcro l'infi- -i
gne e vallo Ducato di Benevento, con cflerne creato primo Duca
Zoitone . Quella opinione piacque a Scipione Ammirato, e fu infinua-
ta dal Padre Antonio Caracciolo, fondandola eglino full' aver detto Pao-
lo Diacono, che quello Zottone tenne quel Ducato per lo fpazio di
vent'anni, combinando poi tal afierzione colla Cronologia de' fufle-
guenti Duchi. Nondimeno il vero è, che né pure Paolo Diacono ben
conobbe il principio del Ducato Beneventano. E però tanto meno è
a noi permeffb di fcoprirlo con certezza, mancandoci tante Storie ed t^sp^
aiuti, che pure rellavano a' tempi di Paolo. Che fé Camillo Pellegri- nius in Dif
no 0) credette, e volle far credere, che i Longobardi, venuti in aiuto ftrtat. de
di Narlete contra de' Goti, avclTcro piantate le fondamenta di quello "''&'"■ ^«-
Ducato, a rae non fembra degna una tal opinione di quel cofpicuo '^t„,^^"''
Lcr-
41X Annali 0' Italia.
E«fc Volg. Letterato, sì occhiuto in tant' altri punti di Storia, quale egli fu. Si
Ann 0571.. sa, che Narfete cacciò rollo fuori d'Italia gli aufiiiarj Longobardi,
perchè troppo manefchi e rapaci . Godeva in quelli tempi una tolle-
rabil pace 1* Imperio d'Oriente, benché governato da Giujlino^ Prin-
cipe di poca levatura, e che fembra aver troppo negligcntate le cofc
d'Italia. Per poca avvertenza di lui, o de' Miniftri fuoi, come s' ha
(a) Evagr. da Evagrio (<«), e àx Teofilatto (^) I dorici, fi ruppe la Pace fra i
l. f. f- 7- Greci e i Perfiani, con inforgerc una guerra funeftiflìma, la quale per
^ui^a'' ^'dti anni durò, e riufcì un feminario di calamità per le Provincie
^lib.\.'*f. 8. polle fra i due avverfarj Imperj ,
Anno di Cristo dlxxii. Indizione v.
di Giovanni III. Papa 13.
di Giustino II. Imperadore 8.
di Alboino Re 4.
L'Anno VI. dopo il confolato di Giustino Augusto.
L' Aflediata Città di Pavia fi folleneva tuttavia contro il furore de'
Longobardi i ma potrebbe eflere ch'ella fi rendefle ai medefimi
verfo il fine dei prcfente anno, perchè ignoriamo il tempo, in cui fu
dato principio a queir aflcdio. Paolo Diacono («•) attella, che eflo durò
fer tre Annì^ ed Alquanti Mefi . Se nel Settembre dell'anno f6p. avef-
fero cominciato i Longobardi a llrignerla , verifimil farebbe la fua ca-
duta nel cadere di quell'anno. Sia ad altri lecito il differirla a i primi
Mefi del feguente. Abbiamo dunque dal fuddetto Paolo, che quella
Città dopo SI lunga ed otlinata difefa, finalmente per mancanza di vi-
veri apri le porte ad Alboino. Nel voler egli entrare per la Porta O-
rientale di San Giovanni, fotto d'efla gli cadde il cavallo i ne quello
fi voleva rizzare, per quanto il Re adoperafle gli fproni, e il fuo Ca-
vallerizzo colla fruita lo percotelfe. Allora uno dc'luoi Ufiziali, pcr-
fona timorata di Di.j, gli dilTc: Ah Signore ., -ut /avvenga^ che giura-
mento abbiate fatto . Guaftateh , ed entrerete nella Città . ^eflo povero
Popolo è Popolo Criftiano. 11 giuramento dianzi fatto da Alboino in col-
lera, era di mettere a fil di Ipada tutti i Pavefi, perchè non s'erano
in tanto tempo voluti mai rendere. Ritrattollo Alboino, ben cono-
fcendo, che all'adempimento d'cffb non era tenuto > ed allora balzan-
do tollo in piedi da sé il deltriero, entrò il Re nella Città, fenza far
male ad alcuno, e andò a llanziare nel Palazzo già fabbricato dal Re
7'eoderico. Tornato intanto il cuore in corpo ai Cittadini, concorfero
tutti a ringraziarlo, e a riconofcerlo per loro Principe. Ancor qui mc-
(d) Mar'tut ^ita d' efieic olTervata la clemenza d'Alboino, tuttoché barbaro. Se fi
AvtntUtnf. ^ g prcftarfedc a Mario Aventicenfe (</), poco avrebbe goduto
inChr»meo. »'»• r * il Rc^
(.e) Paulus
Diactnus
de Geft.
Laogobard.
l. 1. e. ^^
Annali d' Itali a. 413
il Re Alboino della fua terrena felicità, feri vendo egli, che nell'anno Era Volg.
prefente, correndo r/«i5^/'s;ow quinta^ feguì la fua morte . Anche l' Ab' Anno 572.
bate Bichrìenfe (<») fembra del mcdcGmo parere. Ma il Cardinal Ba- ,^-. Abbas
ronio, anticipando ancora quello tempo, fa terminare la vita di Alboi- sicUriinfn
no nell'anno precedente f/i. fondandofi fulie parole di Paolo, che in chrtnìc.
fcrivc effere durato il Regno d'Alboino per tre Annt^ e [et Meft^ e
deducendo quefti tre anni e mefi fci dall' ingrefTo de' Longobardi in
Italia, cioè dall'anno f68. Perchè noi tutti ci troviamo qui nel buio,
ed in ogni fcntcnza occorrono delle difficultàj però è pcrmeflb a cia-
fcuno di fcguitar l'opinione, che gli fembra più verifimile . Quanto
a me rapporterò all'anno feguente la morte d'effòRe, che certo non
può edere accaduta nell'anno 5-71. come fi figurò il Baronio, quan-
tunque paia affiftcrc alla di lui opinione il fuddetto Mario, che pofti-
cipa d'un anno altri avvenimenti d'allora, e fia per lui Agnello Ra-
vennate, le cui parole riferirò fra poco.
Anno di Cristo dlxxiu. Indizione vi.
di Giovanni III. Papa 14.
di G i u s T I N o II. Imperadore 9.
di Cle FO Re i.
L'Anno VII. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
MEttc il Cardinal Baronio nell'anno precedente la morte di Papa
Giovanni III. per avere anticipato di un anno la fua creazione. ,,^ .
Pretende il Padre Pagi W^ a cui tengo dietro anch'io, ch'egli com- crit/Baron,.
piefle la carriera del iuo Pontificato, e della fua vita nell'anno prefen-
te a. dì 13. di Luglio. Dopo la di lui morte rcftò vacante gran tem-
po la Cattedra di San Pietro, né in queft'anno fu eletto altro Papa^
o fc fu eletto, non venne confecrato: fegno, che Roma dovea tro-
varfi m grandi anguftie e confufioni a cagione de' Longobardi, i quali
infellavano i fuoi contorni, ed arrivavano talvolta fino alle porte d'cfia
Città. Ma troppo fcarfe ion pervenute a noi le notizie de gli avve-
nimenti funefti di quelli tempi . Paolo Diacono ne fcppe poco anch'
egli, e pure non abbiam fé non lui, che ci fibbia confcrvata qualche
memoria d'allora, ma fenza dillmguere gli anni, di maniera che per
illabilire il tempo precifo di que' pochi fatti, che reftano, bifogna cam-
minare a tentone. Ora dico, che verilìmilmente nell'anno prefcnte,
o pure nel fulTeguente fuccedctte la morte del Re Alboino. Non ab-
biamo altro lume per aflegnar queflo tempo, fé non le poche parole
di Paolo Diacono, che feri ve aver egli regnato in Italia tre Anni^ e
fei Meft . Dopo aver noi veduto, ch'egli folamente nel Settembre dell'
Anno j-6p. entrò in Milano, e fpcfe ire Anni e quaUhe Mefe ^ per ri-
dur-
4X4 Annali d' Itali a.
Era Velg. durre alla Tua ubbidienza Pavia, non refta luogo a credere, ch'egli fofTc
Ann 0 573- levato di vita nell'anno fji. come s'avvisò di dire il Cardinal Baro-
nio, perchè farebbe morto prima d'aver prela Pavia. Difficilmente an-
cora per la mcdeiìma ragione fi può fiflar la lua morte nell'anno fyi.
Mano Aventicenfe, e 1' Abbate Biclarienfc, citati dal Padre Pagi per tale
opinione, han troppo slogate l'ofla m quelli tempi . Di Mario lo con-
fefla lo lleflo Pagi . E il Biclaricnle mettendo la morte dì Cunimonda
Re de i Gepidi un anno prima della morte del Re Alboino, fa cono-
fccre, quanto poco (la da fidarli di lui ne' fatti de' Longobardi . Il Si-
gonio poi la rapporta all'anno f74. e concorre nel mcdefimo parere il
(i) Herman- ^^^^^^ Pagi, con allegare Ermanno Contratto (<»), e Sigeberto W,
V' ^in^'^*' che appunto ne parlano a quell' anno . Anzi dice egli , che niuno me-
chronko. glio d' clTo Ermanno ha intclo quello, che volie dir Paolo Diacono,
(b) sigeber- notando all'anno fji. la refa di Pavia ^ ed aggiugnendo, che Alboino
tusinChro- ^g^g^i m Regni Jìatuens tres a,mos ^ fex menjes in Italia regmvit , (i)
"'"'• Ma quello non può iuffittere, cioè che dalla prefa di Pavia cominciaf-
fe l'Epoca del Regno d' Alboino, elTendo per le cofc dette chiaro che
non potè quella Città venire alle mani de' Longobardi nell'anno fji.
e su tal fuppollo farebbe morto Alboino nell' anno f7j-. o nel fjfi.
Ermanno ci dà anche la morte di Sigcbcno Re de' Franchi in elfo
anno f74. e pure il Padre Pagi, e la corrente de' Letterati il fa morto
nell'Anno f7f. Quanto allo btorico Sigcb^rto, a cui dà tanta autori-
tà il Padre Pagi, che vuole s'abbiano a cuircggere gli errori di Pao-
lo Diacono con quanto lafciò Icritto tflo Sigeberto, ilrana è quella
pretenfione. Né Sigeberto né Ermanno Contratto ebbero davanti a
eli occhi in ifcnvcndo de' Longobardi, fé non 1' unico Paolo Diaco-
no. E di fopra all'anno j-j-i. vedemmo rapportata con folenne errore
da cffo Sigeberto la mone di Audoino Re de' Longobardi all' anno
Quanto a me dunque crederei più probabile (come ancora lo
credette il Padre Bacchini) che feguiflc la morte violenta del Re Al-
^o/«tf neir Anno prefente f73. ElTendo in quelli tempi Milano Metro-
poli e Capo delia Liguria, da che riufcì ad Alboino di entrarne in
pofleffo, vcrifimilmente fu egli allora acclamato Re. E contando dal
dì 4. di Settembre dell' Anno fóp. in cui fuccedette la prefa di Mi-
lano , tre Anni e fei Meft , eh' egli regnò , viene a cader la fua morte
nell' Anno prefcnte 5'73. correndo tuttavia l'Anno Quarto del fuo Re-
(c) AgnM- , „no. Agnello Ravennate (0 fcrivc, che Alboino fu levato dal Mondo
]n v\t. Pitrt f l^^^fg Jujìino II. Anno FI. juffii tixoris fu£ Rosmunda , IF. Kalen-
ToT'lR'r.das Julias. {i) Secondo i conti noltn V Anm Sejìo di Giullino IL
Italie. ' ^™"
(i) Collocando ivi la fede del Regno ^ tre anni^ e fei meft regnò nelV
^ Italia .
(1) Effendo Impei-adore Giujlino II. Vanno fejlo, pr tornando di Jué mo-
lite Rosmonda a z8. di Giugno.
Ansali d' I t a l i a . 41 >
Impcradore correva nell'Anno fji. Però a tenore delle ragioni ad- Era Volg.
dotte non fi può abbracciare la di lui opinione. Probabilmente quei Anno 573.
tefto è fcorretto, e in vece di Jnno FI. Agnello avrà fcritto Anno
Vili. NotilTìma è la cagione, e la maniera della morte di Alboino j
tuttavia il corfo della Storia richiede, che ancor io ne faccia menzio-
ne. (-«) Trovavafi quello Re vitcoriolb in Verona, dove un giorno (*) p^uìuì
fece un Iblenne banchetto a i tuoi Ufiziali. Aveva egli fatto legare ^'q^J/'
inoro il cranio del nimico CHnimondo Re de'Gepidi, da lui uccifo in Lang-ìiari.
battaglia, e in quello beveva: barbarica galanteria ed invenzione, di iìb.r. t.xH.
cui è buon teftimonio Paolo Diacono, che giura d'aver veduto il me-
delimo tefchio, mollratogli dal Re Ratchis . Rilcaldato il Re barbaro
dal vino, bertialmente invitò Rosmonda fua Moglie a bere allcgramenrc
in quella funcila tazza, perchè bercbbc in compagnia di fuo l'adre .
Era ella, iìccome altrove dicemmo, Figliuola del mededmo efcinto
Re Cunimondo . Fu quefta una lloccata al cuore della mifera Princi-
pefia, laond" inviperita cominciò tolto a macchinarne la vendetta; e
comunicato il fuo penfiero ad Elmigifo.^ Scudiere e Fratello di latte
d'Alboino, fu configliata ad adoperar Perideo ., uomo di gran forza,
per Icvaf di vita il Marito . Ma non ballando le parole ad indurre Pc-
rideo a tentare un tal misfatto, la Regina prcfe un altro fpediente.
Sapeva eiia, qual amicizia pafTafle fra una fua Cameriera, e Peridec;
però concertò con efla di prendere fegretaraente il di lei luogo, al-
lorché Peridco venilTe a giacere con lei. Credcndofi Perideo d'cirerfl
trovato colla folita Amica, rellò ben forprefo, quando la Regina gli
fi fcoprì quaj'e-ra, con foggiugnere, che dopo un tal delitto, altro
non reftava, fc non che o egli ammazzafTe Alboino, o Alboino awi-
fato del fatto, Icvafl'c lui di vita. Elefle Perideo il primo partito. Or
mentre Alboino nel di z8. di Giugno era dopo il pranzo ito a dor-
mire, Rosmonda, levate prima l'armi dalla camera, e legata ben bene
la fpada del Marito, acciocché non potefic né adoperarla né fguainar-
la, e chiufc l'altre porte, affinchè non fi fentifie il rumore; incrodufTe
Perideo nella danza. Al primo colpo fvegliatofi Alboino, corfc alla
fpada; ma ritrovandola fequc (Irata , prefe uno fcabello, e fece quanta
difefa potè; ma in fine alle tante ferite ftramazzò pri^o di vita. Di-
volgatafi la di lui morte, infiniti furono i lamenti e i pianti de' Lon-
gobardi, veggcndofi tolto un si bcUicofo Principe , univerfalmente
amato, e riverito dalla fua Nazione. Fu data fepoltura al fuo corpo,
e racconta Paolo Diacono, che a'fuoi dì, cioè circa l'Anno 770. Gi-
felberto Duca di Verona, fatto aprir quell'avello, ne eflrafle la fpada j
e gli ornamenti Regali, con andarfi poi vanamente vantando d'aver
veduto il Re Jìboino .
in ricompenfa di cosi nera azione Rosmonda prefe per marito
Elmigifo, e tentò anche di farlo Re. Ma infofpettiti, o pur chiariti
i Longobardi, che dalla mano loro fofle venuto rafiaflìnio d'Alboino,
non folamentc fi oppofero all'innalzr.mento di codui, naa ancora pen-
favano di levargli la vita. Allora Rosmonda fegretamente mandò a Ra-
Tom. III. Hhh venna
4^6
Annali
I
T A L I A.
E n A Volg.
ANN0573.
(a) Gregtr.
Turoiìtnfn
l. 4. e. 41.
(b) Agnell.
in Vie. Petrì
Stniorìs
Tom. X.
Ktr. Italie.
(e) Pnulus
Diaconus
i. 4. *. 5J.
venna a pregare V Efarco Longino , che le inviafTe una barca con uo-
mini fedeli-, il che egli puntualmente efcguì . In efla dunque di notte
nel Mefe d' Ago (lo entrata Rosmonda, fé ne fuggì a Ravenna, con-
ducendo feco il nuovo marito Elmigifo, e tutto il teforo de i Re
Longobardi. Furono effi ben accolti da Longino. Ma non andò mol-
to, che raduto Greco invaghitDfi di Rosmonda, giovane avvenente,
e pili delle fue ricchezze, cominciò ad efortarla di voler prendere
lui per Marito, con liberarli da Elmigifo, dandole ad intendere, che
così diverrebbe Regina d'Italia. Non ifparfe invano le fue parole.
Afpettò l'ambiziofa Rosmonda, che Elmigifo un di flato al bagno,
ne ufciflc, e fotto pretefto di riftorarlo gli porfe una tazza di vino,
ma vino avvelenato . Appena ne ebbe egli tracannata la metà, che
s'avvide d'aver bevuta la morte. Però sfoderata la fpada, e melTale
la punta alla gola, l'obbligò anch' efla a bere il redo: con che amen-
due caddero morti. E' da maravigliarti, come Gregorio Turonenfe W,
Scrittore di quefti tempi, e poco fa eletto V'efcovo, feriva, che Ro-
fmonda faceffe morir di veleno il Re Marito, e che fuggendo efla
con un fuo famiglio, amendue furono prcfi ed ucci fi . Merita qui ben
più fede Paolo Diacono, che fi fervi delle Storie di Secondo Vefcovo
di Trento. Longino inviò pofcia a Coftantinopoli all' Imperatore il
reforo de' Longobardi, infieme con Alhfuinda Figliuola del Re Alboi-
no, che Rosmonda fua Madre avea menata con feco a Ravenna. Ne
ebbe non poco piacere l' Imperadore, e per attcftato d'Agnello {b)
accrebbe all' Efarco l'autorità e i falarj . Paolo Diacono fcrive, che
quelle ricchezze furono mandate a Tiberio Augufto . Ma l'ordine de
i tempi richiede, che foflcro inviate all' Imperadore Giuftinoj e così
in fatti lafciò fcritto il fuddetto Agnello Ravennate , che pochi anni
dopo la morte di Paolo Diacono compilò le Vite de gli Àrcivefcovi
di Ravenna, e che in quello fatto parla folo di Elmigifo, e nulla dice
di Perideo . Raunaronfi poi probabilmente nel Mefe d'Agofto i prin-
cipali capi della Nazion Longobarda in Pavia , e quivi elcflero per
loro Re Clefo o fia Clefone^ uno de' più nobili fra loro. Non fi fa,
ch'egli fofle coronato . Paolo Diacono (0 fcrive, che nella funzione
di creare i Re Longobardi fi prcfentava un'afta al Re nuovo, vox
fenza far parola di Corona o di Diadema. Quefto Re ebbe per Mo-
glie Mafanay e a riferva delle fue crudeltà accennate in due parole
dal fuddetto Storico, niun' altra imprefa di lui e giunta a noftra no-
tizia .
Anno
Annali d'I t a l i a. 4x7
Anno di Cristo dlxxiv. Indizione vii.
di Benedetto I. Papa i.
di Giustino II. Imperadore io.
di Tiberio Coftantino Celare i.
di C L E F o Re 2.
L'Anno Vili, dopo il Confolato di Giustino Augusto.
DOpo eflere ftato per dieci Mefi e tre giorni vacante il Pontifìcaco Era Volg.
Romano, per quanto ne fcrive Analtalìo Bibliotecario («), fu fi- ANKon4-
nalmente conlccrato Papa Benedetto I. di quefto nome, cognominato W^'^^ft"/.
da i Greci Bono/o. Crede il Padre Pagi, che ciò fegmfle nel dì j. f„s"tcdì-
di Giugno. Dal Cardinal Baronio è riferito all'Anno precedente l'in- a» i"' "
greflb di quefto Papa nella Sedia di San Pietro . Ad altro poi non lì
può attribuire sì gran dilazione in dare a Roma un nuovo Pontefice,
fé non alle fiere turbolenze di quefti tempi per l'invafione de' Lon-
gobardi, e all' abufo introdotto di non poter confecrarc il Papa eletto
ftnza l'approvazione de gì' Impcradori, dimoranti allora in Coftanti-
nopoli. In queft' Anno appunto per attcftato di Evagrio (.i>), tJi Tco- (b) uvagr.
fané (0, e della Cronica Alcfiandrina (</), Giujìino Augullo talmente '• J- e- n.
fi conturbò all'udire ì progreffi de'Perfiani, che gli avcano prcfc le :'^' p-"/'*.
Città di Apamea, e Daras, che gli diede alquanto volta il cervello. T^)'c"rlÌi-
Riavutofi dopo qualche tempo, e trovandofi malconcio di fanità, cosi co» y.Ux'an-
perfuafo da Sofia Augufta lua xVloglic, volle provvederfi di chi l'aiu- drinum .
tafle nel governo. E fu quefti Tiberio nato nella Tracia, uomo di
belliflìmo alpetto, di alta ftatura, ma quel, che più importa, dotato
di rare Viitti . Gmftino gli diede il titolo di Cefare^ e in una maniera
(dice Evagrio) che fi tirò dietro l'ammirazione d'ognuno. Congre-
gati tutti i Magiftrati, e le perfone di Corte davanti al Palazzo im-
periale, dove intervenne ancora Giovami Patriarca col fuo Clero, Giu-
ilino, dappoiché ebbe vcftito Tiberio colla tonaca Cefarca, e col
manco di porpora, ad alta voce gli difle: Guarda^ Tiberio, di non la-
fcic.rti ingannare dalla magnificenza di quejia vefte , ne dalla j,ompa delle
co fé vifibili . Io fcioccamente incantato da quefto fplendore , mi fon venduto
degno deW ultimo fupplicio . Tocca a te a correggere i miei falli, ferven-
doti fpezi'zlmente della manfuetudine e benignità nel governo de' Popoli . Poi
moltrandogli col dito i JVIagiftrati foggiunlc: Guardati dal creder lo-
ro, percìf cjjì m' hanno condotto nello ftato, che vedi . .Aggiunfe altre fimi-
li p:.role, che traflcro le lagrime da gli occhi dì tutti. Teofane fcri-
ve, aver Giuftino dati quefti documenti a Tiberio, non allorché il di-
chiarò Ccfare (il che (i crede fatto nell'anno prefente) ma sì bene al-
lorché il creò .Augufto e Collega nell'Imperio. E forfè che Evagrio
H h h 1 non
4i8
Annali d' Italia,
(a^i Panini
Viaconus
de Geft.
Langohard.
l. i. e. 31
Era Vo1§. non è difcorde da Teofane. Intanto il Re Clefo regnava fopra i Lon-
Ann«s74- gobardi . Abbiamo da Paolo Diacono, che coftui ipezialmente fé la
prefe contro i Romani potenti ^ cioè contra gli antichi abitatori dell'I-
talia, fudditi del Romano Imperio, con ucciderne moki, e mandarne
molt'altri in efilio fuori d'Italia. Non ifpiega lo Storico, s'egli e fé r-
citafle quella crudeltà folamente verfo i Potenti delle Città, che an-
dava conquillando, o pur fc anco verfo gli altri Nobili delle Città già
conquiftate da Alboino. Sappiamo da Gregorio Turonenfe, Storico al-
lora vivente, che i Longobardi entrati in Italia, fpezialmente ne' primi
fette Anni fcorrcndola ,^ con ifpogliar le Chiefe, ed uccidere i Sacer-
doti, la ridujfere in loro potere . Paolo Diacono («»), che teffendo k Sto-
ria de' Longobardi , chiaramente fi protefta d'efTerfi fervito di quella
de' Franchi fcritta da eflb Turonenfe, credette, che qiiefta crudeltà, e
la conquijìa della maggior parte </' Italia feguiflero nel Settimo Anno dal-
la venuta d' Alboino in Italia . E ciò notando egli dopo aver narrata la
morte del Re Clcfo, v'ha alcuno, che fi è fervito di quel paffb di
Paolo, per iltabilire la Cronologia delle azioni de' Longobardi . Ma
per vero dire fono affai chiare le parole di Gregorio Turonenfe ; o pur
Paolo non ne intefe bene il fenfo; laonde indarno fi può far qui fon-
damento, per dare un buon ordine alle azioni de' Longobardi . Poflìa-
mo bensì dedurne, che nello fpazio 00' primi fette Anni riufcifie a i
Longobardi di occupare la maggior parte dell'Italia, e che per con-
fcgucnte ftcndeffero le lor conquide in quelle contrade ancora, che og-
gidì formano il Regno di Napoli.
"\
Anao di Cristo dlxxv. Indizione viii.
di Benedetto I. Papa i.
di Giustino II. Imperadore ii.
di Tiberio Coftantino Cefare 2.
L'Anno IX. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
SEcondochè fcrive Paolo Diacono , non più che un anno e fei Mcfi
regnò Clefo Re de' Longobardi > e però o fui fine del precedente ,
o pure fui princio del prefentc è da credere, ch'egli fofle tolto dal
Mondo. Principe a noi folamente noto per la fua crudeltà, e non in-
(b) Pauìus degno della morte, che gli toccò {!>) . Fu egli uccifo da un fuo Pag-
Diaccnus gJQ q Famiglio, fenza che a noftra notizia fia giunta la cagione,© la
maniera di queft' altro Regicidio. Per dieci Anni dipoi reftò fenza Re
il Regno de' Longobardi, non fo fé perchè difcordaffero nell'elezione
i Primati, ovvero perche per allora amaffero di non avere un Capo,
che regolaffe il Corpo loro, o pure perchè Autari Figliuolo del Re
Clefo parcflc loro a ragion della fua età non peranche atto al gover-
\ no
de Geft.
Langokari.
Uh. 1. e. 31
CT- fequ.
Annali d* Italia. 419
no de' Popoli, ficcome poi fu creduto da lì a dieci anni. Sappiamo Era Voli;,
bensì da Paolo Diacono, che in quello decennio la Nazion Longobar- ANN057J.
da fu governata da trentafei Duchi, formando effi una Repubblica,
concordemente regolata da tante telte, ma comandando cadaun d'elfi,
come Sovrano, a quella Città, che gli era ftata data in governo, e
coll'independenza da gli altri. Zabano fignorcggiava in Pavia, Alboi-
no in Milano, Vallari in Bergamo, Alachifo in Brefcia, Evino in Trm'
to, Gifolfo in Cividale di Friuli, e così altri in altre Città. Non fi
può ben decidere, fé i Ducati del Friuli, e di Spoleti folfero allora
formati con quell'ampiezza, che certamente ebbero dipoi; né fé fofle
per anche nato il Ducato infigne di Benevento . Contuttociò fondata-
mente fi può credere, che fi fofiero già introdotti alcuni Duchi, i
quali comandalTero a più d'una Città. Parleremo fra poco di Faroaldo
Primo Duca di Spoleti. Per altro in fomma confufione era per quefti
tempi lo ftato dell'Italia. Reftavano tuttavia in potere dell'Impera-
re Ravenna con alcune Città circonvicine > Roma col fuo Ducato,
che abbracciava altre Città; Padova, Monfelice, e Cremona; e nella
Liguria Genova con altri Luoghi maritimi . Ritenevano ancora gli Ufi-
ziali Cefarei alcuni Luoghi nell'Alpi Cozzic, come Sufa, ed altri fi-
ti. Ed è fuor di dubbio, che Napoli con altre Città maritime fegui-
tava ad efler fedele all' Imperadore. Pofledevano all'incontro i Lon-
gobardi le Provincie del Friuli, e della Venezia, la Liguria quafi tut-
ta, la Tofcana, e l'Umbria di qua e di là dall' Apennino, e penetra-
vano nella Puglia e Campania. Sicché la mifera Italia era divifa e la-
ceraia in varie parti, e per le ofFcfe e difefe piena di guai. Attefta
ancora Paolo Diacono (<»), che fotto quefti Duchi per la loro ingor- (a) idem
digia di roba furono uccifi molti Nobili Romani, cioè Italiani, e che ibid. e. 31.
i Popoli furono taflaii a pagar ogni anno per tributo la terza parte
delle rendite delle lor terre a i Longobardi. Io fo, che v'ha taluno,
a cui per cagion di qucfto tributo è fembrata ben deplorabile la con-
dizion dell'Italia dopo la venuta de' Longobardi . Quafi che non v'ab-
bia de' Popoli anche oggidì in Italia, che computati gli «ggravj tutti
pagano al Principe loro eguali, anzi più gravi tributi. Oltre di che
chi efalta cotanto il governo de' Romani antichi in paragone di quefti
Barbari, dovrebbe ricordarfi, quanti terreni fi contribuifiero una vol-
ta per fondar le Colonie Romane, e quanto maggior copia parimen-
te di terreni fi fia in que' tempi tolta alle Città per premiare i folda-
ti, e a quanti aggravj fodero anche fotto i Romani fottopofti i Popo-
li . Ora fcrivcndo Paolo Diacono , che per hos Langobardorum Ducei,
feptimo /Inno ab adventu yllboint Italia in maxima parte capta efi ; {*)-c
venendo a cadere nell'anno prefente il Settime dopo la venuta d' Al-
-boino: pare che il comando fovrano d'effi Duchi avcflc principio di
qui . Ho
(*) Per quefti Duchi de' Longobardi , il fettimo anno dopo la venuta d' ^l-
iein» , /' Italia in grandijjtma parte fu prefa ;
^
Era Volg.
An no 575.
{^) Marius
Avtnticen-
Jis in Chron,
(b) Gng»r.
Turoneiijis
l. 4. e. 6.
Viaconut
l. 3. e. I,
(e) Gregor.
TuroKinfii
l. 4. cap. 41
430 Annali d' Italia.
Ho diferito finquì di parlare delle irruzioni fatte da i Longobar-
di nelle Gallic, perchè Gregorio Turoncnfe, che ce ne conferve le
notizie, e da cui le prcfe anche Paolo Diacono, fecondo il fuo folico
non ne indica gli anni . Mario Aventiccnfe (a) ne riferifcc una all' anno
f68. cioè a quel medefimo, in cui Alboino entrò colla fua Nazione
in Italia: il che difficilmente fi può credere. Aimen pare, che le mc-
defime fuccedclTero parte l'otto yllboino, e parte lotto il Regno di Ckfo,
vivente ancora Sigeberto Re de' Franchi, il quale nell'anno prefente
tolto fu dal Mondo. RaccoglieG dunque da effb Turonenfe (copiato
dipoi da Paolo Diacono) che {b) Santo Offizio, Romito chiufo apprcf-
fo Nizza di Provenza, predifle la venuta de' Longobai'di nelle Gallie,
e che dcvallerebbono fette Città. Giunterò quelli Barbari in quelle
parti, e veduto il fanto Romito al fencltrino della Torre, deve era
chiufo, ne trovando porta alcuna, falirono i'ul tetto, e tolte via le te-
gole, videro il Servo di Dio cinto di catene, e veilito di cilicio. Il
riputarono un malfattore, ed egli per mezzo d'un Interprete interro-
gato rifpofe d'effer tale. Allora uno di que' Longobardi sfoderata la
Ipada volle ucciderlo, ma fé gl'mtirizzi il braccio : dal che intefero,
ch'egli era un Santo penitente. Entrarono dunque, non so fé quelli,
o pur altri nelle Gallie (0, e fi diedero a faccheggiare il paefe della
Borgogna, che allora iì (tendeva pel Delfinato e perla Savoia. Jmato
Patrizio de' Franchi, cioè ornato della più illuftre Dignità, che allo-
ra conferiflcro gì' Imperadori e i Re, accorfe contra di coftoro con
quante forze potè j ma venuto a battaglia con eiìì, vi lafciò la vita,
e la fua Armata prefe la fuga. Tanta fu la llrage fatta de' Borgogno-
ni in quella infelice giornata, che non fi potè ben raccogliere il nu-
mero de' morti. Se ne tornarono appreflb m iculia i Longobardi tutti
carichi di bottino. Era tuttavia vivo ri Re Jll/uino . Vollero poi nell'
anno apprefio vifitar di nuovo le Gallie, credendo di avere si buon
mercato, come era avvenuto la prima volta j e pervennero fin verfo
la Città d' Arabrun. Ma ebbero ali'mcontro Eunio fopranominato Mum-
molo Patrizio, Generale del Re Gunlranno^ uomo di gran volore , e
di rara accortezza militare . Lafcio egli inoltrare i Longobardi per
quelle montagne, e fatte tagliar le Itrade, e baricarc i paflì, gì' im-
brogliò in maniera^ che moiti ne uccifc, e fece gli altri prigioni, a
riferva di pochi, che lalratifi colla fuga poterono portarne la nuova
in Italia. Come cofa fcandalofa oflervo il Turoncnfe, che intervenne-
ro a quella iraprefa contra de' Longobardi i'^/o«;(? Vefcovo d' Ambrun,
e Segittario Vefcovo di Gap, amendue Fratelli guerniti di tutt'armi,
e quel che è peggio di lor mano ancora uccifero alcuni di quc'Bar'oari.
Furono quelli Vefcovi condennaii dipoi nel Concilio di Lione, e fi-
nalmente depoili in quello di Scialoo} ma pur troppo fervirono d' c-
fcmpio ad altri Vefcovi nell' avvenire per comparir nelle Armate ve-
ftici di celata e di usbergo, e per far da bravi nelle battaglie fenza
rifpettarc i facri Canoni, da' quali fon detelhaii e puniti iomiglianti
£cceflì .
Venne
Annali d' Italia. 431
Venne ancor voglia a i SafToni , già calati in Italia con Alboi- Era Volg.
no, di cercar la lor buona ventura nelle Gallic, ed entraci nella. Pro- A'<no 575.
venza, fi piantarono nel territorio di Riez, e di là facendo fcorrerie,
mettevano a Tacco tutte le Ville delle Città circonvicine. Non fu len-
to a farfene rendere conto il Generale de' Franchi Mummolo, che tro-
vandoli sbandati, ne uccife alcune migliaia, e più ne avrebbe tagliato
a pezzi, fé non fopragiugneva la notte. La mattina feguente raggrup-
patifi i reftanti SafToni, fi difpofero ad un nuovo cimento > ma andan-
do innanzi e indietro de i medi, fi venne ad un aggiuftamento, per
cui cflì regalarono Mummolo, rilafciarono tutta la preda co i prigio-
ni, e promifero di tornare all' ubbidienza del Re Sigeberto . Ed in fatti
venuti che furono in Italia, raccolfcro le lor Mogli e Figliuoli, e fé
ne ritornarono nella Gallia, e pofcia in Saflonia, dove ebbero di ma-
le percolTe da i Svevi, che s'erano annidati nella patria d'eflì SalToni,
né le ne voleano partire. Voce coftante fu, che coftoro abbandonafTero
r Italia, perchè non piacea loro di flar fotto i Longobardi, che li trat-
tavano da fudditi . Racconta parimente Marco Avcnticenfc, che dopo
edere (lato uccifo il Re Clefo, nel medcfimo anno (e però nel pre-
fcntc) i Longobardi di nuovo tornarono nella Valle de'Vallcfi, pre-
fero le Chiufe, e abitarono molti giorni nel celebre Moniftcro di Agau-
no. Aggiiigne, che vennero ad un conflitto co i Franchi, e quafi tutti
rimafero morti fui campo. Ma fé in quefti anni era l' Italia immerfa
nelle mifcrie per cagione de' Longobardi, non godea già maggior fe-
licità la Gallia (leda {a) . Le guerre civili inforte fra i due Re Chil- (a) Gngor.
perico^ e Sigeherto^ fi riaccefcro piij volte. Seguirono battaglie, ftra- THrontnfis
gi, Taccheggi e inccndj, colla defolazion delle campagne, delle Ghie- ''*• 4- f- 44-
fé, e de' Monafteri, in guifa che Gregorio Turonenfc ebbe a chiamar
pili terribile quella perfecuzione, che le fofFertc a i tempi di Diocle-
ziano. Sigeberte in fine piìi potente dell'altro , dopo avergli prefe va-
rie Città., era alla vigilia di fpogliarlo di tutto, quando da Fredegond»
Moglie del Re Cbilperico^ Donna, a cui nulla codiavano le iniquità,
furono inviati due animofi Sicarj, che trovata maniera d' edere intro-
dotti all'udienza di edb Re Sigeberto, gli cacciarono ne' fianchi due
coltelli avvelenati, de' quali colpi egli fra poco morì . Credefi, che a
queft'anno appartenga il profpero fuccedb dell'armi Cefaree in Orien-
te contro Cosroe Re di Perfia . Coftui avendo che fare con Giuftine de-
bolidìmo Imperadore, fempre più infuperbiva, e faceva de' nuovi ac-
quirti. Ma da che Tiberio fu creato Cefare, mutarono faccia gli af-
fari {!>) . Sapendo egli ufar meglio del danaro, che dianzi fi gittava in ^^ Evagr.
ifpefc. vanidime, mifc in piedi una poderofa Armata di circa cento cin- * • ^- '■ '4-
quanta mila foldati fcelti, e ne diede il comando a Giufiiniane proni-
pote di Giuftiniano Augufto, e Figliuolo di Germano Patrizio. Quefti
valorofamentc ito a fronte di Cosroe, gli diede di molte bude, il co-
ftrinfe a ritirarfi in Perfia; e nella Perfia entrò anch' egli, da dove ri-
portò un ricco bottino, e una gran moltitudine di prigioni . Circa que- ^'^^ az-s^'^
fti tempi ancora, fé fi vuol credere al Pidre Mabillon (0, San Gre- s"„,jj"„''. '
gorio
43^ Annali* D* Italia.
ìL.i.K'Volg. gorio il Grande, abbandonato il Secolo, e la Pretura di Roma, ab-
A» NO 576. braccio la vita Monadica nel Moniftero Romano di Sant' Andrea fotto
la Regola di San Benedetto.
Anno di Cristo dlxxvi. Indizione ix.
di Benedetto I. Papa 3.
di Giustino II. Imperadore 1 1.
di Tiberio Coftantino Ofare 3,
L'Anno X. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
(a) Grtgor.
Turonenfis
tìb. 4. e. 45
(b) Paulits
Diacenus
di Gejiis
Laagob»rd.
i. 3. (. 8.
PUÒ non inverili milmente riferirfi all'anno prefentc ciò, che vien
raccontato da Gregorio Turonenfe W, e da Paolo Diacono {b) .
Cioè che tre Duchi de' Longobardi, ./fwfo»?, Zabano^ e Rodano ^ il fe-
condo de' quali era Duca di Pavia, trovando gufto nel meftiere del
bottinare, s'avvifarono di far buon colpo con paflare anch' cfli nella
Gailia. Amone per la via di Ambrun arrivò fino a Micovilla, Luogo
donato dal Re Guntranno a Mummolo Patrizio fuo Generale, e quivi
mife il campo. Diede il facco a tutta la Provincia d' Arlcs, e alle
Città circonvicine . Arrivato anche in vicinanza di Marfilia condulTe
via quanti armenti e perfone potè, e minacciò di mettere l'afledio alla
Città d'Aix, che con un regalo di danari fé ne liberò. Zabano tenuta
la via della Città di Die, fi portò fotto Valenza, ed affcdiolla . Ro-
dano anch'cgli fece altrettanto a quella di Granohle. A quello avvi-
fo il valorofo Generale de' Franchi Mammolo^ ufcì in campagna coli'
cfercito fuo, e paiTato quafi miracolofamente il Fiume Ifere, perchè
un'animale in paffandolo infegnò alla fua gente il guado, arrivò ad-
doflb a Rodano, che aflediava Granoble. Mellìfi in battaglia i Lon-
gobardi, combatterono bensì con tutto coraggio, ma in fine reftaro-
no fconfitti, e Rodano ferito da un colpo di lancia, appena con cin-
quecento de'fuoi falvatofi portò la nuova delle fue disgrazie a Zaba-
nc, che aflediava Valenza . Allora amenduc dato un faccbeggio al pae-
fe, fen vennero ad Ambrun, dove di nuovo li prcfentò loro all' in-
contro Mummolo con uno innumerabil cfercito, e diede loro un'altra
rotta, di maniera che quelli due Duchi con poca gente prefero la via
d'Italia. Arrivati a Sula, furono afpramentc accolti da gli abitanti del
paefe j perchè quella Città fi teneva tuttavia alla divozion dell' Impe-
radore, e v' era rientro .^///««io , Generale di G/«/?/«o Auguito . Dal che
s'intende la balordaggine de' Longobardi, i quali in vece di attenderc
a sbrigarfi de'nemici, che rellavano loro in Italia, e confinavan con
gli Stati da loro prefi, più torto vollero tentar più d'una volta di far
delle conquifte nella Gailia. Balordi ancora, perchè con dividerli in
ire corpi, facilitarono ai Borgognoni la maniera di vincerli tutti. Ora
Sifin-
Ammali d' Itali a, 433
Sifinnlo accorr-mente fece cader nelle mani di Zabane una Lettera, Era Volg.
ch'egli finfe Icritta a se da Mummolo, in cui gli dicea, che Fra poco Anno si6.
verrebbe a trovarlo. AJtro jjon vi volle, perchè Zabane s' afFrettafla
a levarli da quelle contrade. Atnòne dall'altro canto avendo intefo le
male giornate de' Tuoi compagni, raccolto tutto il fuo bottino, s'in-
camminò anch' egli alla volta d'Italia. Ma ritrovata groffa neve neli'
Alpi, bifognò lalciar quivi la preda, e «ver per grazia di poter met-
tere in falvo le perfonc. Quelli fatti de' Longobardi fon da me rife-
riti al prefcntc anno, non già con ficura cronologia, perchè si Gre-
gorio Turonenfe, come Paolo Diacono, chequi il feguita, racconta-
no gli avvenimenti di quelli tempi fenia ordine , ora anticipando, ora
posponendo le cofc. Ma poco in fine importa in fatti tali lo ftabilir
l'anno prccifo , in cui accaddero. Certo non fi può aderire a Sige-
berto (a), che riferifcc a gli anni f8i. e f8i. le incuriìoni de' Lon- {^)sigel>er-
eobardi, e il paflssgio de'Saffóni nella Gallia, benché il Padre Pa^i 'f "» c/.«^
lì tenga per uno Scrittore clatto m dutinguere 1 tempi delle impjcle
de' Longobardi . Ni fi dee tacere, avere ferino Fredcgario (^), che (b) 'Brtdtgn'
i Duchi Longobardi venuti ad un aggiuftaraento con Guntranno Re *■"" '" '-*''•
della Borgogna, in emendazione delle infolenze da lor fatte nel Re- "^' ^^'
gno di lui, gli cederemo le due Città d' Jojìa e Sufa nell' Alpi del
Piemonte, che da li innanzi furono incorporate nel Regno ftclTo della
Borgogna. Come fi accordi quefto racconto con ciò, che poco fa
abbiam detto di Sufa, io noi so dire. Aggiugne in oltre, ch'effi Du-
chi inviarono de gli Ambafciatori a i Re Guntranno^ e Childeberto ^ per
«ctenere il lor patrocinio, e fi obbligarono di pagar loro da lì innan-
zi dodici mila Ioidi d'oro ogni anno, e che cedcrono anche la Valle
ài Ametegi ad effb Re Guntranno. Noi non pofiìam chiarire, fé tutte
xjueftc notizie contengano verità. Bensì fra poco vedremo, fé i Re
franchi aveffcro sì o nò la protezione de' Longobardi .
Anno di Cristo dlxxvii. Indizione x.
di Benedetto I. Papa 4.
di Giustino II. Imperadore 13.
di Tiberio Coflantino Cefare 4.
L'Anno XI. dopo il Confolato di Gjustino Augusto-
Potrebbe cfTerc, cbe in quelfanno fofle fucccduto un fatto, di cui
ci confervò la memoria Paolo Diacono (<^) . Calarono i Franchi (e) p»hIus
nel territorio di Trento, pofleduto allora da i Longobardi, e prefero ^'<«»'<^
il Caftcllo à" Jnagm. Crede il Ciuverio W, che quefto oggidi fia il idi" e/' ^
Caltcllo appellato Nan nella Valle di Noa, preffo il Fiume Nocc^ che rìL u7l'
va a fcaricarfi nell'Adige. Ciò udito, accorfc per ricuperarlo 7?«^//«- ''*• i.*. ij.'
ne Conte de' Longobardi di Lagare; ma non eflendogli riufcito, sfo-
Tm. IH. I i i gò
434 Annali d* Italia.
Era Volg. gò la fua collera contro il paefc con faccheggiàrlo . Tornandofene poi
ANNOJ77. indietro col bottino, fu forprefo nel cammino da Crannichi Capitano
de' Franchi, e tagliato a pezzi con molti de' Tuoi. Se vogliam credere
al fuddetto Cluverio, quel Conte di Lagare comandava nella Città di
Garda nel Lago Bcnaco, oggidr Lago di Gardaj e il Padre Don Ga-
(aì Serett.^ fparo Bcretti Benedettino {a), pretende, che Paolo fcriveflc Comes Lon-
Difertat. gobardorum de Lacw Gardie^ e non già de Lagare. E' lodevole la con-
chronogr. ghiettuta, reftando folamente da cercare, perchè non il Duca di Tren-
Rer.. Italie^ to, a cui pare che foffe (ottopofto quel Cartello, ma il Conte di Gar-
da, territorio divcrfo, fi sbracciaffe per riiorlo dalle mani de' Franchi .
Come poi i Franchi sì lontani dal Trentino venifTero ad impadroniril
di quel fito, s'intenderà torto al ricordarfi, che allora il dominio de'
Franchi per conto del Regno d' Auftrafia, abbracciava le Rezic, cioè
i Grigioni,, 1' Alamagna, o fia la Svevia, e 1' Elvezia, cioè gli Svizzeri}
e però probabilmente anche il Titolo. Per erte re querti diverfi Popoli
allora iudditi de i Re Franchi, perciò talvolta da gli Scrittori fono ap-
pcllari; Franchi. Non andò poi molto, che quel Crannichi Capitano
Franzefe, di cui pur'^ora parlammo, venne a dare il guafto al Trentino .
Ma nel tornarfene addietro, raggiunto da Evim Duca di Trento in un
Luogo, tuttavia appellato Salorno filila riva dell' Adige, quivi lafciò la
vitaco'Iuoi feguici, ed inficme tutto il bottino. In tal congiuntura
Evino cacciò i Franchi da tutto il fiio territorio . Quefto Evino Du-
ca di Trento (feguita poi a Icriverc Paolo Diacono) prefc per Moglie
una Figliuola di Garibaldo., Duca, o pure, come egli il chiama. Re
della Baviera. Fu, ficcome accennai all'anno ff8. quello Garibaldo
il primo Duca d'erta Baviera, il quale fondatamente fia da noi cono-
(b) yf ww/jj- fciuto . L'Aventino {b) fi figura, ch'egli folfe anche il primO' a non
nits AnnaL. voler riconofcerc la fovranità del Re de' Franchi, regnante nell' Au-
Eajor. ftrafia, e prenderte il titolo di Re. Di ciò non abbiamo ficure me-
morie^ Sappiamo bensì, che i Duchi della Baviera (Provincia allora
artai più vafta, che ne gli ultimi Secoli) affrettarono il nome di Re,
come eziandio fecero nelle Gallie i Duchi della minor Bretagna. In-
tanto Paolo Diacono tenne conto di queftc picciole notizie riguar-
danti il Ducato di Trento, perchè avea davanti a gli occhi la Storia
di Seconde Vefcovo di Trento, vivuto in querti tempi, che ne do-
vette far menzione . Ma a notizia di lui non dovettero pervenire tante
altre azioni piìi importanti e ftrepitofe de' Longobardi, e di querti
medefimi tempi, che rertano feppellite nell'oblio. Giovanni, Abbate
(e) BhU- Biclarienfe (') all'anno, che precedette la morte di Giuftino Impe-
rienfi! in radore, cioè nel prefente, racconta, che Batidarioy o fia Baudario, o
chronuo Baduario , Genero d'efib Augufto, fu fconfitto in una battaglia da i.
%im ^'""' Longobardi, e non molto dappoi o per qualche ferita, o per pafllìon
d'animo, diede fine a i Tuoi giorni. Di quefta vittoria de' Longobar-
di, che probabilmente fu ben confidcrabile, rtante il pcrlbnaggio co-
fpicuo, che comandava r Armata de' Greci, nulla ne feppe Paolo Dia-
cono,, e niun' altra circoftanza d'erta ci rimane preflb gli altri Scric-
tori. Anno
A N N A L 1 D* I T A L I A. 43 J
Anno di Cristo dlxxviii. Indizione xi.
di Pelagio II. Papa i.
di Tiberio Coftantino Imperadore j. e i.
L'Anno XII. dopo il Confolato di Giustino Augusto.
TErminò in queft'Anno la carriera de'luoi giorni Giuflino IL Im- Era Vo!g.
peradore nel di f. d'Ottobre, per quanto abbiamo dalla Cronica Anno 578
AlefTandrina («) . Strano è, che il Cardinal Baronio difterifca la di lui (^.] c^r<|«.
■morte fino all'Anno f8z. Il Sigonio il fuppone mancato di vita due "**" "'
Anni prima di qiiefto, cioè nell'Anno f/ó. E v'ha delle contradizioni
intorno a quello punto di Storia infino fra gli Storie» antichi. Jl più
ficuro è attenerfi qui alla fentcnza, e alle ragioni del Cardinal No-
ris ('!'), e del Padre Pagi CO, che al prcfente Anno riferifcono la Tua (b) Norts
morte. Era egli oramai da gl'inveterati fuoi mali condotto ad un pei- ^' s-^nod. y.
fimo flato di falute, e fentendofi già vicino a sloggiare da quetto M^'p^rius
Mondo, nel dì 26. di Settembre avea dichiarato, e latto coronare crit. Baron.
Imperadore jT/^mo, a cui, come dicemmo, avea conferito ne gli Anni
avanti il titolo e l'autorità di Ccfarc . Teofane 0*0 fcrive, che in ul (d) Theo-
occalione Giuftino diede de i bcUilTimi avvertimenti a Tiberio per M""»" '?»
ben governare fé fteflb e gli altri} e fon gli Itedì, ma più diffufi, chronogr.
che Evagrio ci narro di fopra, allorché Giultino il proclamo Cefarc.
Fedi ^ gh di\(^e^ ^uefi' abito Imperiale ^ e quefta Dignità? Non io, ma Dio
te gli ha donati. Onora tr-.a Madre (cioè Sofia Augulla), che finora è
fiata tua Padrona . Ricordati , che prima le eri Servo , ora ie fei Figlio .
Non rallegrarti inai d" avere fparfo il [angue altrui, ne rendi male per
male . Guardati dall' imitar me in prendere delle nimicizie . Come uomo in
ciò io ho peccato , e come peccatore ho portata la pena de' miei traficorfi .
Coloro però, che mi han fatto commettere quefii mali, meco compariranno
davanti al Tribunale di Dio. Non f infuperbire , come io una volta fa-
ceva, di queflo abito. Abbi tanta cura de' tuoi Sudditi, quanta n'hai di
te ftejfo . E ricordati bene , chi tu fofii prima , e chi fei di prefente . Tutti
^ae/?i (accennando l'aflemblea) ti fone ben Servi, ma trattali da Fi-
gliuoli . Ti fieno a cuore le milizie , ma non le amar troppo : so per pruova '
quel, che dico. Lafcia, che ognun goda de' proprj benij e verfo i Poveri
fatti conofcere liberale. Sarebbe defidcrabile, che st lettere maiufcole
/teflero l'ermi quelli Documenti ne' Gabinetti di tutti i Regnanti.
Dappoiché il Patriarca ebbe recitate le Orazioni, e tutti ebbero in-
tonato \' Amen, Tiberio nuovo Augnilo s'inginocchiò a' fuoi piedi; ed
allora Giulhno gli difle quelle pefantiflìme parole: Io feguitcrò a vi-
vere, fé tu vorrai; ed anche, fé vorrai, fon morto. Dio ti metta in mente
CIO, ch'io ho tralafdato di dirti. Tiberio dipoi fparfc danari nel Popo-
lai 2, lo.
43 <^ Annali d' Italia.
Era Volg. lo, e fece l'altre folennità ufate nella creasion de gl'Impcradori. K
An,n,o5.78. nientre fi celebravano i Giuochi Circcnfi, le Fazioni gridarono di vo-
ler vedere la nuova Imperadricc, e proclamarono Anajlafta^ che fi fco-
prì Moglie d'eflb Tiberio con alto difpiacere di Sefia^ la quale fi pcn-
iava di ipofarlo dopo la morte di Giultìno . Per altro Teofane imbro-
glia non poco la ferie de' fatti di Tiberio. Fu di parere il Cardinal
Baronie, che neiranno precedente accadcfie la morte di Papa Bene-
detto I. di quello nonje, perchè anticipò d'un anno la creazione di
lui. L'Abbate Biclarienfe anch' egli la mette un anno prima di quella
,. di Ginfiino Augudo. Ma è fenza fillo da preferire la fentenza dcj. Car-
mus ad '' '^'"^^ Noris, del Padre Pagi, e di Monfignor Francefco Bianchini (*),
vit. Anajl. che per varie ragioni iinifcono coli' anno prefentc la morte d'eflb Pa-
Sihlioth. pa, e la creazione di Papa Pelagio TI. Quegli mancò di vita nel dì
30. di Luglio. E quefti fu orduiato Papa nel dì 50. di Novembre,
(e crediamo ad elfo P.idre Pagi, che in ciòidifcorda da Anallafio.
E' degno di confiderarione, che elTo Papa Pelagio, per attellato
(t) An,'ift.:f. del medefimo Ana(lafi<> (/») fu confecrato /f«-r<? il comandamento del Prin-
m Vita Pc- ^-.pg _ Vuol dire,, che non s'afpettò a confecrarlo, che folle venuto ds
^" ' Coftantinopoli l'allenfo e la licenza dell' Imperadore. E quello ficrch^
in quel tempo Roma eror affediata da i Longobardi.^ ed effi facevano un
gran guaito per tutta l'Italia. Avca dianzi detto lo fteffÒ Aniihifio,
che vivente ancora Papa Rencdetto i luddetri Longobardi fcorreano per
tutta r Italia; e che a quelli fieri aiaianni portati dalla Guerra fi ag-
giunfe anche una terribile Carcilia, a cagion della quale molte For-
tezze fi renderono ad elfi Longobardi, per poter' avere di che cibarfi.
Però conofciuto da Giiiflino Augullo il pericolo, in cui fi trovava Ro-
ma per cagion della Fame e della Mortalità, che l'affliggeva, fpcdì
ordini in Egitto, afiìnchè conducelfero colà molte navi cariche di gra-
ni, che ballarono appunto a rincorare i Cittadmi, e a renderli anirnofi.
per foftenere gl'inlulti de' Longobardi . Nell'edizione d' Ermanno Con-
> tratto fatta daL Canifio, quello fatto vicn riferito- all' Anno f8i. Ora
in mezzo a quelle afflizioni terminò la fua vita Papa Benedetto'!, e
troppo importando alla falute di Roma l'avere un Papa in mezzo a
tante turbolenze, il Clero e il Popolo {i credettero per quella volta
difpenfati dall' afpettare gli oracoli della Corte Imperiale per confe-
crar Papa il nuovo eletto, cioè Pelagio II. Romano dr Patria. Sic-
come oifervò il Cardinal Baronie (<^), le crudeltà ufate verfo i Popoli
^) ^■J'"''"- d' Italia da Longobardi ^ non falamente proccdcrono dall' efil-r eglino
ad Ann. Barbari di Nazione, e gente feroce, ma ancora dalla divcrhta della
573; Religione. Certo è, che la maggior parte d'cfiì profefìava la Reli-
gione Cri (liana, ma non già la Cattolica, fcgucndo cfil al pari de'
Goti, de' Vandali y e dc'Svevi la Setta d'Ario. Oltre a ciò alcuni fra
cflì, e molti de gli aufiliarj, che con eflb loro erano calati in Italia,
tenevano tuttavia la credenza e i riti de' Gentili . Perciò non é da
Ihjpire, fé colloro infieriflero anche contra delle Chicfe e de' Saccr*
doti Cattolici. Nondimeno le principali calamità dell'Italia in quelli
lem-
Annali d' Italia. 43 t'
tempi provennero dalla Guerm, madre d'incredibili guai, mafilma- Era VoT».
mente ne' Secoli d'allora, e d'alfa rcfiftenza, che fecero le Città e i Anno j-,».
Luoghi forti de gl'Italiani, r qaali non amavano di paffar fotto la ll-
gnoria di quefti barbari forellieri. E in corali disavventure principal-
mente reflò immcrfa Roma colle Città e paefi circonvicini, i quali
per quanto poterono, lleitero cortanti nella divozione del Romano Im-
perio. Delcrivc San Gregorio Magno (a) Papa, parkndo di cofe de' ^amuf"''
fuoi dì, lo ftato miferabile di quelle contrade, con dire: che dopo BìaUgor.
cfferfi veduti varj fegni, che predicevano le (venture d'Italia, vennero i'b- z-(. 38.
i Longobardi, / quali fecero man bajj'a [opra il genere umano ^ già cre-
fciuto in quefta Terra a guifa di campi ricchi di fpeffe [piche . Già fi ^'e^-
gono /popolate Città ^fortezze abbattute^ Chiefe incendiate ^ Monajìerj d' Uo-
mini e di Donne abbattuti , intere campagne abbandonate da gli agricoltori ,
di mariier* che U terra refta in fulitudine, né v'ha chi V abiti ^ ed ora of-
fervif.mo occupati dalle fiere tavti luoghi^ che prima contenevano una co^
fiofa moltitudine di per Jone . Quefta e la pittura, che fa de' Tuoi tempi,
e maflìmamenie de' contorni di Roma, il Santo Pontefice, La mede-
fima fi mira ricopiata e ripetuta da Paolo Diacono {!>). il quale ciò 1^^ ^"«'«^
ante olierva, che da i paelJr involti m tante milcrie , convien / ^ ^ ,j
eccettuar quelli, che Alboino avca prcfo, come la Venezia, la Li-
guria, la Tofcana, l'Umbria, ed altre fimili Provincie. In qucfte fic-
comc ubbidienti, e divenute fue proprie, non efcrcitavano i Longo-
bardi le poco fa narrate crudeltà, ma sì ben fopra l'altre, che fa-
ccano contrafto alla lor potenza e voglia di dominare: il che fempre
pili faconofcere, fé il Cardmal Baronio fofle tmon interprete de'giu-
dizj di Dio all' Anno fjo.
Benché gli eftratti di Mcnandro Proiettore fieno fquarci fenz' or-
dine di anni, l'un dietro l'altro infilzati, pure fembra, che a que-
lli tempi polla appartenere un fatto da lui raccontato (e). Cioè, che W Menav-
ncW Anno fiiarto dell' Imperio di Tiberio Coftantino ( verifimilmente vuol ^^J" ^j'"' ,
dire del iuo Imperio Cefareo, cominciato fui fine dell'anno f 74. ) cir- jJ,pr"'Byz.'
ca cento mila Sila-vi fecero uii irruzione nella Tracia. Dopo le quali pa- fn^. 114.
role feguita a darci una notizia, che nondimeno e llaccata dalla prece-
dente. Cioè che Tiberio Cofia/ttino Cefare mandò in Italia molto oro
ufijue ad centum triginta pondo., come tradulfe il Cantoclaro, il che le
per avventura fignificafie folamcnte cento trenta libre^ farebbe una ba-
gattella. Secondo me il tefto Greco ha fino a trenta centinaia, cioè
tre mila Libre d'oro., che Pi^w/row/o Patrizio avea portato da Roma ali'
Impcradore. Collui era ito alla Corte di Coftantinopoli, per trovar
maniera da poter liberare l'Italia opprefia dalle incu-rfioni de' Longo-
bardi. Ma Tiberio Cefare, a cui piìi che cgni altra cofa (lava fulle
fpalle la guerra co t Perfiani, e dietro a quella impiegava tutte le fue
forze e penfieri, non potè mandar gente in Italia, né prendere a far
guerra in Oriente, e in Occidente. 11 perchè diede quel danaro a Pan-
fronio, acciocché fi (ludiafTe di ben impiegarlo con proccurar di gua-
dagnare alcuni Capitani de' Longobardi, che andaffcro a militare in Q-
ricn-
438 Annali d' Italia.
Era Volg. riente per Tlmperadore, e lafciaflcro in pace l'Italia. E qualora ciò
Anno 579- non gli venifl'e fatto, fi ItudialFe di comperar da i Re Franchi un buoa
corpo di gente, capace di rompere la potenza de' Longobardi . Di più
non s'ha da Menandro Frotettore, che falta appreflo alle cofe de' Fcr-
iìani, contra de' quali era in campagna Maurizio Generale della Greca
(a) Evatr. Armata, il quale, lecondochè abbiamo da Evagrio («), fu afl'unto da
i. 5. e. 19. Tiberio Coltantino Augullo a quella Dignità folamente dopo la mor-
te dell' Imperador Giultino .
Anno di Cristo dlxxix. Indizione xir.
di Pelagio II. Papa i.
di Tiberio Coftancino Imperadorc 6.ti.
Confole i Tiberio Augusto,
FU fpkndido il primo giorno del prefentc Anno , perchè Tiberio
Augulto procedette Conlble, e celebrò quella folennità colla ma-
gnificenza ulata. Intanto gli aff,*ri d'Italia andavano di m<»!e in peg-
gio j e forfè parlò di quelti tempi in uno de'fuoi fquarci Menandro
<b) Menan- Protettore, i'') la dove ferivo: che quafi tutta l'Italia fu devaftata e
der protecì. rovinata da i Longobardi . Anche l' Abbate Biclaricnfe (0 air anno fe-
tf o7"b ^'" condo di Tiberio nota, che i Romani facevano in Italia una lagrime-
fag'. 126." voi guerra contra de' Longobardi . E vuol dire, che andava lor male
(e) Johann, per tutti i verfi . Per quello comparvero di nuovo a Coftantinopoli non
BìcUrienfis lo quanti Senatori Romani, inviati dal Papa con alcuni Sacerdoti per
tn chrontc. ^uiploiar foccorfo dall' Imperadore. Ma era troppo grande l'impegno,
in cui fi trovava Tiberio Augulto per la guerra, che più che mai bol-
liva in Armenia e in Oriente fra l'Imperio e i Perfiani . Venne ben-
sì a morte in quell'auno Cofdroe Re della Perfia, ma Ormifda fuo Fi-
gliuolo, più fiero ancora e luperbo del Padre, continuò le oftilità con-
tra de' Greci , né volle intendere propofizioni di pace . Tiberio non a-
vea foldatefche da fpedire in Italia: coniuttociò fatto uno sforzo, or-
dinò, che il airolaflc un corpo di gente, e l'inviò a quella volta. Ma
il fuo maggiore lludio conlillè in adoperar regali, come di fopra fu
detto, co 1 Capitani de' Longobardi, e prometterne alTai più di ma-
niera che molti d'effi prefero partito nelle truppe Romane. Cosi Me-
nandro Protettore. Tuttavia a poco dovette ndurfi quello vantaggio,
perchè non apparifce, che punto miglioraffero le cofc d' Italia, i"c per
avventura non fu, che a forza di doni 1 Longobardi s'indufTero a le-
vare l'afledio da Roma. Ora la menzione fatta da Menandro de' Sa-
cerdoti inviati dal Romano Pontefice a Collantinopoli, a me fa cre-
dere, che fia da riferire, a quelli tempi l'andata di San Gregorio Ma-
gno a rifiedere iij Collantinopoli col titolo ed impiego di Apocrifari»
Fon-
Annali d' I t a l i a. 439
Pontificio. Oggidì chramiamo Nunzj Apoftolici queftr riguardevoli Era Volg.
Miniftri della tanta Sede. Solcano allora i Papi tenerne Tempre uno Anno 579.
prelTo dell' Imperadore in Coftantinopoli, e un altro ancora in Raven-
na predo dell' Efarco, affinché nell'una e nell'altra Corte accudiirero
a grintereffi e bilbgni della Chicfa Romana. Cerro è; che Pelagio li.
Papa quegli fu, che avuta confiderazione alla nobiltà della nafcita, al-
la prudenza e fperienza ne gli affari, e al fapcre e alla rara pietà di
San Gregorio^ conobbe di non poter fceglierc miglior mobile di lui,
per valerfene in quell'ufizio. Cavatolo dunque fuori del Monillero,
come fu di opinione il Cardinal Baronio, e creatolo uno de' fette Dia-
coni della fanta Chiefa Romana, l'inviò Apocrifario alla Corte Impe-
riale. Giovanni Diacono nondimeno nella Vira di qiiefto gran Ponte-
fice fcrive ("»), che Benedetto Papa il fece Diacono, pofcia Pelagio (a) ^ohan-
II. fuo SuccelTore non molto dopo lo fpedi a Coftantinopoli . Quefla opi- «^^ Diacoa.
nione vien creduta più fondata da i Padri Benedettini di San Mauro '" ^"'' ^^'^'
nella Vita del medefimo Papa; ma in un'altra antichiffima Vita di San ^c7p' '^i\ "'"
Gregorio, pubblicata dal Padre Bollando, abbiamo un forte fonda-
mento per la fentcnza del Baronio .
In q uè (Vanno Imperante Serenìjftmo Tiherio Cofìantìno Au^uflo ^ An-
no Imperli cjus quinto^ eoclem Confule^fub die III. Nonarum Novemkriunt y
Jndi6lione XIII. che aveva avuto il luo principio nel Settembre, fu
celebrato un Concilio neW Ifola di Grado da Elia Arcivcfcovo, o fia
Patriarca d'^Aquileia, e da i Vefcovi fuoi Suff'raganei, nel quale fu
determinato, che la Sedia Metropolitana d' Aquiiria da lì innanzi fofle
fermata nella ftefla Ifola di Grado giacche i Longobardi occupavano
Li Città d' Aquileia . Ubbidivano (*) tuttavia all' Imperadore le Ifole
della Venezia, e l'iftria-, e però parte de'Suffraganei della Chiefa di
Aquileia era fatto il dominio Imperiale, e parte (otto quello de' Lon-
gobardi. Eleffe piuttofto il Patriarca d' eftere fotto gì' Impcradori ,
che fotto i Barbari , e trasferi per quefto la Cattedra Metropoli-
tana in Grado. Nella Cronica del Dandolo {b) è ftampato il fud- (b) Dandu-
detto Concilio , e quivi non folamente fi legge un Breve di Pa- '"^ chronic.
pa Pelagio II. che appru^va quella Traslazione, ma vi fi mira an- ^^^'\^'r^'
che intervenuto Lorenzo Prete , Legéito della Sede yjpofìolica . Ne ha
parlato a lungo il Cardinal Noris C') . E' da maravigliarfenc non pò- (c"ì ìiorìs
co, perchè que' Vefcovi erano Scifmatici, non volevano ammettere il Differut.
Concilio quinto Generale, e nel medefimo loro Sinodo confermarono "' ^y""!- S-
talmente il Concilio quarto Calcedonefe , che fecero ben conofccre , '^'^'
ch'efcludevano e riprovavano il Q^iinto . Né il Legato del Papa vi dice
una parola in contrario; e il Papa, benché uomo di petto, nulla fcri-
ve in quel fuo Breve, per efortare Elia alla pace e all'unità della Chie-
fa. Certo io ho talvolta dubitato, fc mai quella Lettera di Papa Pe-
lagio
{*) Non intende il dottiflimo Autore, in quefto ed in altri fimili luoghi, delle Ifol*;
di Rialto, poiché la nafcente Repubblica godeva della fua libertà..
440 Annali d' Italia
Era Volg. lagio, e quel Legato poteflero a noi efferc venuti da qualche giunta
Anno 579. fatta col tempo a quel Sinodo, per autenticare la Traslazion della Se-
dia di Aquilcia. Ma ultimamente non folo ha dubitato di quello il Pa-
(a) De R«- dre Bernardo de Rubeis («) dell'Ordine de' Predicatori, ma ha anche
leis Diffcrt. foitenuto, chc da capo a piedi fia llato finto quel Concilio, per legit^
de Schtfma- timare la Traslazione fuddetta. Tali fon le ragioni da lui addotte, che
u Aquile- ^^^ £j potrà far capitale di un tal Sinodo in avvenire. Credefi, chc
' San Gregorio il Grande nell'anno fpj. fi applicafie a fcrivere i fuoi
(b) Gregor. Dialoghi . In cflì egli racconta (^),che quindici Anni prima, (e per confe-
M, Dtabg. guente fotto quell'anno) alcuni Longobardi avendo immolato al Dii-
3- "^^ ^7- ^qJq yf, Capo di Capra, e adorandolo, vollero coftrignere a far lo
(Icflo quaraiita prigioni Italiani. Ricufando quelli di aderire al rito fa-
crilego, furono tagliati a pezzi da quc' Barbari Infedeli. E una fimil
gloriofa morte fecero altri quaranta Contadini, preli da altri Longo-
bardi, perchè non vollero mangiar carni fagrificate alloro falfi Dii.
Ma ficcome fu avvertito di fopra, i più de' Longobardi, benché A-
riani, tenevano per fua la Religione di Criflo; e però i fuddetti ec-
cefli fon da attribuire a què' pochi o molti Gentili, ch'erano mifchiati
V ., con loro. Lo {lelTo San Gregorio in una Lettera (<■) fcricta a Brune-
l.-j. Efìft."]. f^*^^^ Regina de' Franchi, è a noi teftimonio, che tra i Franchi (la
nunc iib. 9. maggior parte Criftiani e Cattolici) fi trovavano tuttavia di quelli,
Bpifi. II. che immolavano a gl'Idoli, adoravano gli .'alberi, e faccano fagrifizj
a i Capi de gli Animali. Per altro contclTa il medcfimo fanto Ponte-
fice nel fopra citato Dialogo, aver Iddio così temperata la crudeltà
de' Sacerdoti Longobardi Ariani, che non pcrfeguitavano punto la Re-
ligione Cattolica.
Anno di Cristo dlxxx. Indizione xiii.
di Pelagio II. Papa 3.
di Tiberio Coftantino Imperadore 7. e 3 .
L'Anno I. dopo il Confolato di Tiberio Augusto.
N'
On ci fom«iiniftra Paolo Diacono ordine ficuro di tempi nel ri-
ferire i fatti d'Italia, e però indarno fi vuol adoperare la di lui
autorità, per iUabilir gli anni precifi dell'avventure ch'egli racconta..
Chieggo io licenza di poter rapportare fotto il prcfcntc un fatto di
(d) Paulus PartaUo^ Vrimo Duca di Spoleti (.^i) . Quefti con un buon efcrcito di
Longobardi portatofi a ClafTc, s'impadronì di quella ricca Città, con
' ifpogliarla di tutte le fue ricchezze. Era ClaJJe^ come di fopra accen-
nai, una picciola Città, come Borgo di Ravenna, da cui era lontana tre
miglia. Così fu appellata, perchè quivi i faggi Romani tcneano conti-
nuamente una Clafie, cioè un'Armata navale per difefa e fìcurczza del
Marc
Diaconus
i. 3, e. 13
Annali d' I t a l i a. 441
Marc Adriatico. La fua ficuazionc anche oggidì fi vede fra il Mei- Er* Wig.
zogiorno e Levante rifpctro alla Città di Ravenna. Colà faceano fcala Anno 580.
i Legni mercantili, e però abbondava di ricchezze. Girolamo Rof-
fl (a) pretende, che Furoaldo mettcffe rulfedio a CUlTc n-U'anno fj6. m ruI^cus
e che finalmente nell'anno fjS. ne divenifle padrone . Di queito lun- nifi. Rav.
go afTedio non apparifce pruova alcuna preflb gli antichi. Ben fi rica-
va da i fulTeguenti racconti di Paolo Diacono, che Faroaldo lafciò qui-
vi un buon prefidio, perchè folamente fotto l' Efarco Smnragdo i Gre-
ci ricuperarono quella Città. Siam pofcia condotti da queita azione
del Duca Faroaldo ad intendere, che già era formato il riguardevol
Ducato di Spoletiy di cui primo Duca fu egli ftellb . In qucfto Du-
cato fi comprcfero dipoi la capitale Spoleti, Norcia, Rieti, Ameria,
Città di GaftcUo, Gubbio, Nocera, Fuligno, Allìfi, Terni, Todi,
Narni . Mi fo io a credere, che pafflille anche allora il dominio d'cflo
Faroaldo di qua dall' Apcnninoi e certo da li a qualche tempo tutta
l'Umbria Settentrionale con Camerino capo della medcfima, fi truo-
va unita al Ducato di Spoleti, e fignoreggiata da i Longobardi. EJ
appunto circa quelli tempi è d'avvilo il Sigonio {b) che venificro in ^^'^ ^'S""-
potere d' cflì Longobardi varie Città e Cartella di quc' contorni , cioè f' ,^'*'V
Sutri, Polimarzo, oggidì Bomarzo, Orta, Todi, Ameria, Perugia, '"" ''
Luciuolo (vien creduto og^idi Ponte Ricciolo) ed altri Luoghi, per-
chè mancavano le forze all' Efarco Longino da difendere qus' paefi , quan-
<iO egli ftcfib penava a fortenerfi in Ravenna. Non da altro m'imma-
gino 10, che li Sigonio deduccdc un tal fatto, fé non dall' aver tro-
vato preflb Piolo Diacono (f), che da lì ad alcuni anni, regnando il W p^muì
Re Agilulfo^ Romano Efarco ricuperò quelli mcdcfimi Luoghi con ri- ^"^■"''^^
torli dalle mani de' Longobardi . Ma da ciò non apparifce, che tali ^an-Tt'urd
conquide foflero fatte dalla Nazion Longobardica in quefti tempi. Mol- i. 4.'^ r.^'s."
to era già., ch'eflì fcorrcano a man falva per l'Italia, foctomcttcndo
tutti que' Luoghi, che iì trovavano in iftato di non poter fare refi-
ftcnza . Può parimente accennarfi come feguitò vcrfo querti tempi l'ac-
quirto del Sinnio, fatto da gli Avari o ha da gli Unni dominanti
nella Pannonia dopo un lungo aflcdio (.d) . Tiberio Coftantino Augu- W MenaK-
(lo, non avendo potere di foccorrcrlo, ne ordinò la refa, e gli con- '^"' '"'"•-'■•'■
venne pagare per giunta una gran Tom ma d'oro a coltoro, perchè de- fil"' !,\^''
poneflcro l'armi, e lalciafll-ro in pace l'Imperio, maltrattato da i Per- fag. 175.
iìam in Oriente, e peggio in Italia da i Longobardi.
Tmn. ni. Kkk Anno
441 Annali d* Italia.
Anno di Cristo dlxxxi. Indizione xiv.
di Pelagio II. Papa 4.
di Tiberio Coftantino Imperadore 8. e 4.
L'Alino II. dopo il Confolato di Tiberio Augusto.
Era Volg. CCrivo io la Nota Confolarc fecondo il rito uPato ne' Secoli precc-
ANN0581. i3 denti, qualora veniva notato l'anno col Poft Confulatum . Per al-
tro fi oflerva in alcuni de gli Autori antichi una ftrana maniera di di-
fegnar gli anni dopo la morte di Giuftiniano Augufto, avvertita pili
volte dal Padre Pagi j cioè in vece di dire il primo Anno dipo il Con-
folato t prefo nell'anno precedente dall' Imperadore, à^ict^vvò Y Anno fe-
condo dopo il Confolato. Altrove ho io rapportato un Marmo Ravenna-
te, buon tcftimonio di quarta ufanza, leggendofi ivi feppellito Giorgio
(a) Thefanr. Uomo ChiariflTimo Banchiere (a) fub die Pridie Nonarum Auguflarum ,
ìioyus In- Indizione XIIII: Imperante Domino nojlro Tiberio Confantino Perpetuo
fcriftion. Jugkflo Anno Vili, y Pofl Confulatum ejufdem Anno HI. Quelle note
/"»5- 43^- Cronologiche, fé pur non v' ha error ne'Copifti, indicano l'anno pre-,
fcnte, e ci confermano l'elezione di Tiberio Coftantino Celare fegui-
ta dopo il di 6. di Agofto dell'anno ^j\. E pure queft'anno che era
il Secondo dopo il Confolato., vicn qui chiamato il Terzo. Nella Cronica
(b) chront- AlefTandrina {b) a tenore di Quanto anch'io ho fcritto, è fegnato il pre-
con Alexan- fcntc znno coW Anno li. Pop Conftlatum. E però potrebbe nafcer fo-
drinum. fpetto di qualche sbaglio, e che fi avefle da anticipare il Confolato di
Tiberio Coftantino. Certo non fi sa intendere il perchè d' una formo-
la tanto diverfa dal coftunùc de gli antichi, al quale ho io creduto di
dovermi attenere. Ho io poi detto più d'una volta, che Paolo Dia-
cono fcrifle quel, che potè fapcre delle imprefe de' Longobardi, ma
che gli mancarono troppe memorie per tefTere una Storia compiuta di
quefti tempi. Ecco che non da lui, ma da una Annotazione trovata
(e) Mabil- dal Padre Mabillon {e) in fondo ad un Codice manufcritto del Te-
Un Ann- fg^o di Santo Agoftino, compilato da Eugipio Abbate fi raccoglie la
tilt ^'noviff. Seguente notizia . Cioè ivi fi legge emendato il Libro da Pietro No-
" taio della fanta Cattolica Chiefa Napoletana d'ordine di Reduce Ve-
fcovo di quella Città fub die Iduum Decembrium , Imperatore Domino
noftro Tiberio Coftantinopolis (ha da dire Coftantino) Augufti ( vuol dire
Augufto) Anno Septìmo., Pofl Confulatum ejufdem Augufti Anno Tertio ,
Indizione ^intadecima , ebfidentibus Langobardis Neapolitanam Civitatem .
Credette il Padre Mabillon, che tal Nota ci defic a conofcere l'anno
f8z. Ma ficcome avvertì il Padre Pagi, qui è difegnato l'anno pre-
iente 5*81. perchè V Indizione XV. ebbe p-rincipio nel Settembre di
qucfto medefimo anno. Da altre parole d'effa Annotazione apparifcc,
che
Annali d' Italia. 443
che Eugipio Abbate fiorì molto prima di quelli tempi, ficcorae ancor Era Vojg.
io (<») olfervai nelle Annotazioni alle Vite de' Vcfcovi di Napoli , ferine Anno jSi.
da Giovanni Diacono. Ricavafi in oltre dalla ftefla Nota, che Redu- (*) .^^'■•
ce fu ordinato Vefcovo da Papa Pelagio II. e però fioriva in quefti scrlltor.
tempi. In quelle Annotazioni non avvertii io, che Sigeberto s'era Pan. ù.
ingannato in rapprcfentarci il Vefcovo Reduce contemporaneo dell'Ab- T«w. 1.
bate Eugipio: il che fu cagione, che il riputaflì Vefcovo molto pri-
ma de' itrapi di Pelagio II. Papa. Quel che più importa, impariamo
di qui, che nell'anno prefente la Città di Napoli fu affediata da i Lon-
gobardi, lenza che fi fappiano altre particolarità di quello fatto. Certo
e nondimeno, che quella Città ne allora né poi non venne in potere
de' Longobardi . E polfiam folo comprendere di qui, che la maggior
parte dcila Campania dovea già effcre itata prefa da loro con altri paefi,
e perciò formato in qualche maniera l'infigne Ducato Beneventano ., ài
cui fu primo Duca Zottone . Credette il Cardinal Baronio , che in
quell'anno folTe creato A rei vefcovo di Milano Lorenzo j umore dojpo la.
morte di Frontone Scismatico. iVla ficcome fu di fopra avvertito all'
anno f6p. molti anni prima egli fuccedette ad Onorate Arcivefcovo ,
eletto in Genova dal Clero Cattolico, e da i Nobili Milanefi colà ri-
fugiati, ficcome Frontone fu eletto in Milano da quei, che non accet-
tavano il Concilio Quinto Generale. Nel Catalogo de gli Arcivefcovi
di Milano, pubblicato dal Padre Mabillon (^), e poi dal Padre Pape- (b) Alatili.
brochio («), fi legge: Frontus Jedit ^nnos XI. depofitus in Genua ad Muf. Italie.
S Perciò dal Padre Pagi (d) fu creduto, ch'egli non meno di ^'^ì ^"M"-
Lorenzo foflc eletto in Genova, e quivi ancora avelft la fé poi tura . ^j*,; f^ ^'
Ma nel Catalogo più antico d'elfi Arcivefcovi, da me dato alla luce ^«. sana.
fra gli Scrittori delle cofe d' Italia W non fi legge, che Frontone folTe (d) iP^^m
fcppeilito in Genova. I^è Genova era pcranche venuta in poter de' P?'!f" ^'"''
Longobardi. Anzi per paura di quelli s'era colà rifugiato 1' Arcivc- uin/'^s'^ri.
fcovo Onorato con affai altri Nobili. E però quella, ed altre ragio •■ /«r. pan.
ni concorrono ad indicare, che feguifle in Milano l'elezione e la mor- •'^- ^- t.
te di quefto Arcivefcovo Scifmatico . Leggonfi prelfo gli Scrittori
Milanefi varie femplicità intorno al fine del Simoniaco, o Scifmatico
Frontone , derife dal Dottore Giufeppe Antonio Saffi Bibliotecario
dell' Ambrofiana di Milano nelle fue erudite Annotazioni al Regno (f) sif;onii
d' Italia del Sigonio.(/). Mario Vefcovo Aventicenfe finì in quell'anno opera" 1. z.
di fcrivere la lùa Storia, di cui farebbe da defiderare, che fofle rella- ^f^"- ■*^«.-
la qualche copia men dvfettofa di quelle, che han fervilo alla fua edi- ^"'^'"^"'J-
zione .
Kkk t Anno
444
Annali d' Italia.
Anno di Cristo dlxxxii. Indizione xv.
di Pelagio II. Papa j.
di Maurizio Imperadore i.
L'Anno III. dopo il Confolato di Tiberio Augusto
Era Volg.
Anno 581.
(a) Eufix-
thiMS in vi-
ta Sanili
Eufjchii .
(bì Citron.
Ahxandr.
(e) rheoph.
in Chronog.
(d) Evagr.
/. 5. e. 13.
(e) Gregor.
Turentnfis
Hi. 5. e. 2.0.
(f) Theo-
fhllaftus
Ub. ì. (. I,
PAfsò in quefl'anno a miglior vita Santo Eutichio Patriarca di Co-
ftanrinopoli, che prima di morire predifle a Tiberio Coltantino Au-
gufto il viaggio iftcflb. Venne in fatti a mone nel dì 14. d' Agollo
quefto Imperadore, ficcome abbiamo da Euftatio W, dalla Cronica
AlefTandrina (^), da Teofane (0, e da altri. E ben s'accordano tutti
gli Scrittori in efaltar le di lui Virtù . Era per attellato di Evagno C-^),
che fioriva in quefti tempi, Principe di dolci coftumi, di rara cle-
menza, di fomma affabilità. Amava tutti, e però era amato da tutti.
Stimava fé ftcflb ricco, allorché potca donare, e fpezialmente per fol-
levare le indigenze altrui , di maniera che niuno de gli Augufti gli an-
dò innanzi ncìla gloria d'efTere Limofiniere. In quefto propofito rac-
conta Gregorio Turonenfe W allora vivente, molte cofe, che allosa
fi dicevano, cioè d'aver egli trovato più d'un tcforo in premio dell*
infignc fua Carità. Riputava quefto buon Principe oro falfo quello,-
che fi fofte raccolto colle lagrime de' Sudditi . Abolì ancora il perverfo
abufo di comperare i pefti de'Magiftrati nelle Provincie, conofcendo,
che quefto era un vendere i fudditi ad eflì Magiftrati. Nel dì quinto
d^Agofto aveva egli dichiarato Cefare^ fecondochè s'ha da Teolilatto
Simocatta (/), e da altri Autori, Maurizio Generale dell' Armi in Orien-
te, che già s'era fegnalato in varie battaglie con riportarne vittoria :
nella qual' occafione Giovanni Queftore a nome d'cfTo Tiberio Augu-
ro infermo fece una bella parlata a gli aftanti. I>cggefi fra le No-
velle aggiunte al Codice, fecondo l'edizion del Gotofredo, una Co-
ftituzion d'efTo Tiberio, rapportata da Giuliano AntecefTore colle fe-
Juenti '^oxc: Data HI. Idus Augujli Coflantinopoli., Imptrii Domini no-
ti Tiberii P.P. Augufìi Anno o5iavo, 13 foft Confulatum ejus Ann» ter-
tio^ y Tiberii Mauricii feliciffimi Cafaris Anno primo. Cioè nel prefente
anno nel dì i?. d'Agofto, nel quale è da ofTervar V Anno HI. dopo il
Cunfelato, conforme a quanto anch'io ho fcritto, e come efigeva il
coftume de gli antichi, e non già il ^arto, come altri amarono di
fcrivcre .
Non pafsò il medefimo di i?- d'Agofto, che Tiberio Augufto
proclamò Imperadore il fuddetto Maurizio., con far feguire gli fponla-
li fra lui, e Coftantina fua Figlia; e nel gierno apprefTo ccfTando di
vivere, lafciò libero il Trono al fuo Succelfore. Era Maurizio allora
in età di quarantatre anni, nato in Arabiftb Città della Cappadocia,
ed
Annali d' Italia. 445-
ed avca tuttavia vivo Paolo fuo Padre, e parimente la Madre, che chia- Era Vo!g.
mati a Coftantinopli, furono fcmprc in grande onore preflo di lui. La Anno 581.
fua tcmperania, la fua prudenza, ed altre Virtù, hanno la tcftimo-
nianza di Evagrio, di Teofilatto, e d' altri j confeffando anche Me-
nandro Protettore (<») d'eflerlì moflb a fcrivere la fua Storia, perche (a) Mtnan-
Maurizio fi dilettava aflaiflìmo della Poefia, e delle Storie, e regala- ^'^ Prùtcd.
va gencrofamente i begl' Ingegni, che certo non faranno flati pigri in '^'lant in'
dire alTai bene di lui. 11 Cardinal Baronio in quefti tempi imbroglia exccrpnt
forte la fua Cronologia, ingannato da un te fto guaito d' Evagrio, con Suidi.
aver differito il principio dell'Imperio di Maurizio fino all'anno fS6.
Ma nell'Appendice del Tomo XII. correflc un si gran falto, riferen-
do l'elezion d'effo Maurizio all'anno fSj. Ma è fuor di dubbio, che
nell'Agofto del prefente anno Maurizit Tiberio fuccedette nell'Impe-
rio a Tiberio Csftantino fuo Suocero, ficcome anche il Sigonio diligen-
temente avea avvertito prima del Cardinal Baronio, e prima ancora
notarono Mariano Scoto, ed Ermanno Contratto. Penfa il Padre Ma-
biUon, (^), che circa quefti tempi- s'abbia da riferire la diftruzionc (b) M*i-m.
dell' infigne Moniftero di Monte Cafino, quantunque Paolo Diacono '" -^""^i-
la rapporti molto più tardi . Sopra ciò hanno difputato varj Eruditi . f^"^"^'
La verità fi è, che i Longobardi arrivati al facro Luogo lo prefero, 580,
ma fenza poter mettere le mani addofTo ad alcuno di que' Monaci, che
tutti fuggendo ebbero la maniera di falvarfi, vcrificandofi la predizio-
ne fatta da San Benedetto, e regiftrata da San Gregorio Papane'fuoi
Dialoghi (e). Se n'andarono i fugitivi Monaci a Roma, feco portan- (e) Crcgtr.
do l'originale della Regola lafciuta loro dal Santo Patriarca, e la mi- -W. DìaUg.
lura del vino, e il pefo del pane, che giornalmente fi difpcnfava a i '■ ^* *• 7-
Monaci, fecondo il preicritto da cflb San Benedetto. Benignamente
accolti dal Pontefice Pelagio^ ottennero da lui un luogo preflb la Ba-
filica Laterancnfe per fabbricar ivi un Monillcro. Moltifllmi anni di-
poi reftò difabitato e deferto quello di Monte Cafino, e fenza che mai
. i Monaci fi prendeffero penfiero alcuno di trafportare di là i Corpi di
San Benedetto e di Santa Scolaftica, lafciati ivi in abbandono. E' di
parere il mcdefimo Padre Mabillon M, che poco dopo la. morte di Ti- (d) Mahìll
herio Jugufìo^ San Gregorio^ Apocrifario Pontificio allora in Coftanti- ib. ad Ann.
nopoli, fofic richiamato a Roma da Papa Pelagio, al quale il novello S^*-
Impcradore mandò un nuovo fuo Apocrifario, cioè Lorenzo Diaco-
no. Ma fé non fon fallate le Note di una Lettera fcritta da cflb Pa-
pa al medefimo San Gregorio, mentre era alla Corte Imperiale, con-
vicn credere, che molto più tardi egli fé ne tornafle in Italia. Efia
Lettera, rapportata da Giovanni Diacono (0 nella Vita del Santo Pon- (e) Jthann.
tefice, e dal Cardinal Baronio, fi vede Data ^arto Nonarum O^o- ^'"(on. in
brium. Indizione Tertia . Comincio ad avere corlo nel Settembre dell' ^'"- p Z^'''-
tnno f84. V Indizione Terza, e però almen fino all'anno fSf. convicn^V- '
differire il ritorno di San Gregorio in Italia.
Anno
44^ Annali d' Italia.
Anno di Cristo dlxxxiii. Indizione i.
di Pelagio II. Papa 6.
di M A u jR. I z I o Imperadore 2.
Confole < Maurizio Augusto.
Era Volg. "pOndato il Padre Pagi fuUa fede della Cronica A leflatidrina, di Ce-
ANNOS83. X^ dreno, e fpezialmente di Teofilatta, crede, che Maurizio Augu-
fto prendeffe il Confolato folamente nell'anno feguentc, e non già nel
prefcnte, -come erano una volta foliti i novelli Imperadori . Perchè io
il rapporti all' Anno prefcnte, né addurrò i motivi nel fufleguente . Fu-
(a) Theofh. rono, fecondochè abbiamo da Teofane ("), funcftati i principj del go-
"l-Jbhfa"'' '^^'■"° ^^ Maurizio Auguflo da un Tremuoto fpavcntofo, che adì io.
ThLp'hiia- di Maggio fi fece fentire in Coftantinopoli, per cui tutto il Popolo
efus l.i.c.i. ricorfe alle Chiefe . Gli Unni, o vogliam dire gli Avari, cioè i Tar-
tari, che fignoreggiavano nella Pannonia, oggidì Ungheria, ed erano
divenuti padroni del Sirmio, fempre inquieti, ed avariffimi, e .però
Tempre anfanti dietro a nuovi guadagni, ben veggendo la debolezza
dell' Imperio :d':Orieate, fpedirono circa quelti tempi Ambafciatori a
Maurizio Augufto con dimandargli la lomma di ottanta mila feudi d'o-
ro, che pretendevano dovuti loro pel regalo annuo, che l' Imperado-
re fecondo i patti precedenti era tenuto a pagare . E ne dimandarono
anche venti mila di più . Lafciofll indurre Maurizio Augufto per aver
la pace, e fu forzato a far -tale sborfo, e loro mandò ancora in dono
un Elefante, e un letto d'oro, che richiedevano. Ma né pur quefto
badò a quetarli . Tornarono a chiedere fotte varj altri pretcfti venti
mila feudi > e perchè l' Imperadore non fi feniì voglia di pagarli, que-
lla infaziabil gente prefc l'armi, s'impadronì delle Città .di Singido-
nc, d' Augufta,, e di Viminacio nella IMefia, allora fottopofte alla -Pre-
fettura dell' lUirieo . Affediarono dipoi la Città d' Anchialo, fecero al-
tre conquifte,=e giutife il Principe loro, p.ppcllato come g^li ^Itri C^-
gauo, infino a ftrapazzare i Legati a lui inviati da Maurizio. Qiicfte
dure lezioni davano i Barbari allora all' Imperio d'Oriente, il quale nel
medcfimo tempo era involto nella guerra de' Perfiaai , infelicemente fo-
ftenuta da Giovanni^ chiamato Muftacchione per gli lunghi muftac-
chi, che .portava. Generale dell'armi in Oriente. Però non é da ma-
ravigliarfi, fé gli affari d' Italia paflavano male, non potendo Maurizio
accudire con forza a tante parti, e a tanti nemici . Pensò nulladimcno
(b) Rubiut Girolamo ;R.offi (A), che informato efib Augufto intorno a quefti tcm-
Hifior. Ra- pi del ifommo bifogno, che avea l' Italia d' un buon Generale d' Arma-
.o/f»». //è. 4. ta, richiamaiTe a Coftantinopoli 1' Elarco Longino, e mandaffc in fuo
luogo Smaragdo, o Ciìì Smeraldo a Ravenna, Ma non refta nell'antica
Sto-
a
Annali d' Italia. 447
Storia veftigto alcutw, per determinare, quando Longfno deffc luogo Era Volg.
3 Smaragdo. Né la Lettera di Papa Pelagio, da cui il Roflì prefe mo- Anmo 584.
livo d'immaginar quefto cambiamento, ferve al propofito, per nulla
dire, ch'eflk anche appartiene all'Anno- f84.. feguente.
Anno di Cristo dlxxxiv. Indizione 11,
di Pelagio II. Papa 7.
di Maurizio Imperadore 3..
di AuT A RI Re 1.
L'Anno I. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
VEramentc non mancano ragioni al Padre Pagi per pretendere, che
folamente in queft' anno Maurizio x^ugufto prendeflc il Confola-
to. Tcofilatto Autore contemporanea, Teofane, Ccdreno, e l'Autore
della Mifcclla, aflerifcono, ch'egli entrò Confole ncW yfnno Secondo
del fuo Imperio, il quale cominciato nel precedente Agofto correva
nel Gennaio dell' Anno prefente, con fare de i gran regali al Popolo.
I fatti narrati da gli Autori fuddetti prima di quefto Confolato pare,
che efigano un'Anno intero, dappoiché Maurizio falì fui Trono Im-
periale fino al Confolato. Ma non lafcia quefta dilazione d'eflerc con-
traria al coftume de gli altri Imperadori . La Cronica Aleflandrina è qui
imbrogliata, notando l'Anno prefente con quefte parole: Poji Confu-
lafurn Mauricii Tiberii ylugufti I. folius . Vuole il Padre Pagi, che quel
Pojì fia ftato aggiunto da i Copifti . Ma procedendo col medefimo
ordine i feguenti anni col Secondo^ Terzo y e Quarto Jnno dopo il Cen-
{ejato^ non credo io già quefto un'errore. Rapporta lo fteflb Padre
Pagi {a) un'Ifcrizione pofta a C^W/Z/V/^ Chiariftìma Donna, feppellita (a) paglus
IV. Id. Septembr. Imper. D. N. Mauritio PP. ylug. Jnno IF. Pofi Crit. Baro».
Conf. ejufdem Jnno II. Indie. Quarta. V Indizione Quarta ebbe princi- "^ '^""■
pio nel Settembre dell'Anno feguente f8f. e però nel dì io. d'eflo ^ ^''
Mefe nel medefimo anno correva r Jnno Secondo dopo il Confolato di
Maurizio Jugujlo. Però mi fon io fatto lecito di riferire il di lui Con-
folato al precedente, e non già al prefente Anno. Vedraffi confermata
la mia conghiettura da un altro Documento, di cui farò menzione
all'anno fp6. In qucft'anno, fecondo i mici conti, dovette feguire
l'elezione di Jutari in Re de' Longobardi . Già mettemmo fui fine
dell' Anno f74. o fui principio del fjf. la morte del Re Ckfo. Paolo
Diacono W krive, che dopo cflere ftati i Longobardi per dieci Jnni (M Paulm
lenza Re, e fotto il governo de i Duchi, finalmente di comun con- ^'"""«^
fcnfo cleftero Re il fuddetto Jutari Figliuolo del medefimo Re Ckfo. 3- '■ ^(>-
Ma a ccftituir qui il principio del Regno di Autari, {\ oppone l'au-
torità di Giovanni Abbate Biclarienfe, Autore, che in qucfti tempi
fiori-
44? Annali oM t a l i a.
E«A Volg. fioriva in Ifpagna. Scrive egli (^}, che ntW Jnno ^intt di Tiberio,
Anno 584. che é il Trcdicelìmo di Leovigildo Re de' Goti in Ilpagna, i Longo-
{b) Ahkdt bardi in Italia fi clelFero un Re della loro Nazione per nome Anta-
^inchronkt. ^"^'^ (^'^* '^^ fcriverc Autarich) nel cui tempo i foldati Romani fu-
rono affatto tagliati a pezzi, ed occupati da i Longobardi i paefi d' Ita-
lia. U Anno ^into di Tiberio Augulto cuderebbc neli'.'^nno di Grillo
fSi. e però (cmbra, che due Anni prima di quel, ch'io Itimo, s'a-
velTe a mettere l'elczion d' Autari. Ma non poffiam fidarfi in conto
alcuno della Gronologia dell' At>batc Biclaricnlc per gli fatti d'Italia,
perchè o i Gopilli avran confuli i tempi, o qualche giunta vi farà
Hata fatta da i poiteriori poco attenti. Fa egli, che Tiberio Coftan-
tino Augullo giugnelk ali'^«w fi. del fuo Imperio, cofa che non
fulfillc. iViette uh' Amo F. di Maurizio., cioè nel f86. e nel 5-87. la
morte di Papa Pe/agi^ , e l'elezione di San Gregorio il Grande: e pure
fappiamo, che quelti due fatti accaddero nell'Anno ^ffo. ficcome ve-
dremo . Però non può qui aver forza l'aflerzionc del Biclaricnfci e
quando pur fi volelie far valere, converrebbe allora abbandonar Paolo
Diacono in quello particolare: il che non è si facilmente da ammet-
tere. E. tanto meno polllam qui feguitare il Biclarienfe, perch'cgli
riferifce ali' u^««» /^i. di Giudino II. Augullo la morte di Cmimondo
Re de'Gepidi, e nel FU. lulTcguente quella à' Alboino: che fono er-
rori infotfnbili i con aggiugiicrc ancora, che i Longobardi dopo la
morte d' Alboino /«? Kege ^ thefauro remanfsre: il che vuol dire,
ch'egli non conobbe il Re L'ufo., Jucceduto ad elTo Alboino. Per al-
tro lerobra, che lo lleflb Storico polTa convenne nell'opinione mia;
perché dopo aver narrata l'allunzione al Trono di Autari., ioggiuc^nc,
.che gli i>da"ji, oggidì Schiai'oni, diedero il guaiìo all' Illirico, e alla
Tracia: il che appunto per tciìimonianza di Teofane accadde nell'anno
.prcfcntc .
Ora giacché i Duchi s'erano avvezzati ad afTorbire tutti i tri-
■buti de' Popoli, farebbe rimalto il novello Re Autari un Re da Sce-
na, fc non fi ioffc provveduto al decorolo lollenimcnto fuo , e dcìlt
Corte convenevole al fuo grado . Però fu conchiulb nella Dieta de' Lon-
gobardi , che i Duchi contribuì (fero pel mantenimento del Re la metà
delle loro foitanze . Non è poi chiaro ciò, che Paolo Diacono lignifichi
appreffb con dire : Populi lame» aggravati per Langobardos hofpites partian-
tur. Pare che accenni , che a 1 Popoli Italiani tu addolTato il pefo di
mantenere i foldati Longobardi, e però li compartirono fra di loro.
Cominciò Autari ad ufare il Prenome d'i Flavio., che era venuto alla moda
fin dai tempi di Coltantino il Grande, e quello pafsò dipoi ne i Re
fuoi Succcflbri . L'ufarono anche 1 Re Goti in Ifpagna. Per altro
aggiugne Paolo Diacono, che i Longobardi oficrvavano una fingoiar
dikiplina, e che nel Regno loro v'era quejlo di miralfile, che non fucce-
itevano violenze^ né alcuno tendeva inficile all' alt ri -j ninno ingiuflamtnt-e
angariava 0 fpogiiava il compagne; non v' erano latrocmj ., né ajjajjtnj;
égnuao andava alla lunga e alla larga dovunque voleva , ftnz* timore d' tf-
fere
AnHali d' Italia. 449
Jèrt infultato da alcuno. Rapporta queftc parole di Paolo il Cardinal Era Vo!g.
Baronio, e le reputa un'adulazione, cioè una falfa lode data da quello ANN.05,84,
Storico a i Longobardi, ficcome discendente anch' eflb dalla fteffa Na-
2icne. Imperocché gli Scrittori, che vifTero in quelli tempi, e maffi-
mamente Sun Gregorio Papa, raccontano tante iniquità commeffe da i
Longobardi, e parlano un linguaggio tutto divecfo da quello di Paolo
Diacono. Ma non avvertì il Baronie, che Paolo mette quella invi-
diabil tranquillità in Regno Langobardorum^ cioè in cafa propria de'
Longobardi. Poiché per altro so ancor io, che fuori di là, cioè cen-
tra de* Greci lor nemici, e centra chiunque teneva il loro partito,
come fecero Roma, Ravenna, ed altre Città, efcrcitarono la rabbia
loro con uccifioni e Saccheggi . Ma queQe fon raifere pendoni delia -^
guerra, che in tutti i Secoli, anche fra' Cattolici , li fon provate e fi
pruovano. Però non è maraviglia, fé San Gregorio piclente a i -dan-
ni, che ne pativa il territorio Romano, e i Greci, ed altri Umili Scrit-
tori nemici de' Longobardi, ne Sparlavano, ogniqualvolta gli avcano
da nominare. E ranco più perchè i Longobardi erano allora di cre-
denza Ariani. Se i Franchi, i quali pur Seguitavano la Religion Cat-
tolica, follerò migliori de' Longobardi in quelli tempi, lì può cercare
nelle Storie di Gregorio Turorienfe. Intanto è qui tempo d'indagare
il moiivo, per cui i Longobardi rimifero i^n piedi l'elezione d'un Re.
Dopo la morte del Re Clefo li ftudiarono cflì di mantenere una buona
pace ed armooia co i Re Franchi ; e ne abbiamo una chiara teftimo-
nianza nella Lettera Scritta da Papa Pelagio IL ad /iunacario .^ o fia
Amaria Vefcovo di Auxerres ('»), ///. Nonas Ocìobris Imperante De- (a) ^aihe
mno Tiberio Confiantinopoli (fi dee fcriverc Cenjlantino) jluguUo VII. '^onalicr.
cioè nell'Anno f8i. in cui il prega di rimuovere i Re della Francia paT.Jfj.
dall'amicizia ed unione de'nefandillìmi Longobardi, nemici de' Ro-
mani, affinchè venendo il tempo della vendetta, che fi afpettava in
breve dalla Divina Mifericordia, non ne tocchi anche a quei Re la
loro parte. Ma creato Imperadorc Maurizio nel dì 15. d' .^gofto dell'
anno fSz. egli cominciò da lì innanzi a meditar le maniere di prov-
vedere a i bilogni dell'Italia, opprcfla da i Longobardi. Mandar qua
Armate non gli era pcrmcfTo : ne aveva egli neceffità in Oriente per
difefa di quell'Imperio. Altro ripiego non ebbe, che di muovere C/è//-
deberto Re de' Franchi contra de' Longobardi, fperando col di lui brac-
cio di cacciarli d'Italia. Gii Spedì a quell'effetto de gli Ambafciato-
ri W} e perchè le lor parole riufciffero piii efficaci, volle che por- ^) P^ilits
tallero feco cinquanta mila Scudi d'oro, quafi equivalenti a gli Scu- i"'""c.\^.
di de gli ultimi Secoli . Quella aurea eloquenza fece il defiderato colpo .
Pertanto, fccondoche s'ha da Gregorio Turonenfe (<^), corren- (e) Greg(>r.
do l'anno Nono di CkildebertOy cioè nell'anno prcSente di Grillo f84. J"^*"'^"!'^
lo lleflo Re in perfona calò con un potente efercito in Italia. Non fi ' ■ *^''^^^'
vollero arrifchiare i Longobardi a battaglia alcuna campale, e credet-
tero pila ficuro ripiego il lavorar Sotto mano con de i groffi rega-
li . In fatti per mezzo di quelli placarono sì forte il Re Chiideber-
Tvm. ni. L 1 1 to ,
45*0 Annalid^ItaliaT
Era Volg. to, che l'induffero a tornarfcne indietro. Il Turonenfe fcrive, che ì'
Ann 0584, Longobardi allora fi fottopofero alla fignoria di lui, con promettere
d'effergli fedeli e fudditi . Chi ne dubitaìre,,non avrebbe con. che convin-
cere Gregorio Turonenfe d'aver narrata una particolarità sì importante
di quella guerra . Paolo Diacono, che copiò qui il Turonenfe, non parla
di quefta fiiggezione. Arrivato poi a gli orecchi di Maurizio Augufto,
che Childebcrto con far la pace co' Longobardi, l'aveva burlato, prc-
tefe, che gli tornaflero indietro i cinquanta mila foldi o feudi d'oro,
e fcrivendo a Childeberto, ne. fece doglianza. Childeberto fé ne ri-
fe, e ne pure il degnò di rifpofta. Si può credere fcorretto il tefto
del Turonenfe là, dove: Ab Imperatore autem Mauricio ante hos anms
quinquaginta millia Solidorum. acceperat ^ ut Langsbardos de Italia extru-
deret; perché non era molto, che Maurizio era giunto al Trono, ne
(a) Greztr. potea eflere preceduto lo sbordo . Lo fteflo Storico W narrando di-
Turtn^nfis poi i fatti dell'anno feguenre f8j. con ifcrivere, che 1' Imperadore
l. %.c. 18. per mezzo de'fuoi Legati faceva iftanza preflb Childeberto di riavere
aitrum^ quod^anno fuperiore datum.fuerat, fa abbaftanza intendere, che
lo sborfo feguì nell'anno prefentc, e non già qualche anno prima .
(b) Bh- Leggefi prelfo il Du-Chesne (^) una Lettera fcritta da. non so chi a
chefne nome di Childeberto Re de' Franchi a Lorenzo Patriarca^ cioè Me-
v.e'r^.^°rram, tropolitano non SO di quale! Città. Mi fi rende però probabile, chea.
T. i./>. 874.. Z.ore«zo. Arcivefcovo di Milano,, il quale rifedeva allora in Genova,,
Città tuttavia ubbidiente all' Imperadore. Gli fa fapere d' efTeregià in.
marcia l'efercito Franzefe contra de' Longobardi, con raccomandargli di
far fapere tale fpedizione a Smaragdo Efarco in Ravenna, acciocché anch'
egli accorra dal canto fuo a far guerra ad cffi Longobardi . Dovrebbe efia
Lettera appartenere all'anno prefcnte . Ora quefta irruzione de i Eranchi
in Italia, preveduta da i Longobardi, ci porge un giudo fondamento
per intendere i motivi, che gì' indultero ad eleggere un nuovo Re,
cioè Flavio Autari . Eflcndo allora fpartito il Regno de' Longobardi in
tanti Duchi e Governi, cadauno indipendente dall'altro, e perciò di-
vifi gì' interefli e le forze, conobbe quella Nazione la neceflìtàdi ave-
re un Capo, dal quale fi regolale tutto il corpo j e per confeguente
crearono un Re nuovo. Se poi quefta elezione feguifle, allorché s'udì,
che Childeberto. Re de' Franchi moveva l'armi verfo l' Italia, per po-
tergli refiftere, o pure fc dappoiché egli fi fu ritirato, con aver apprefo
i Longobardi il pericolo, in cui s'erano trovati per la lordivifione,
non fi può decidere. 11 Sigonio, e il Cardinal Baronio credono creato
Re Autari nell'anno fSf. Il Padre Pagi , feguendo Sigeberto, ed
Ermanno Contratto, differifce la creazione di lui. fino all' Anno
f8<5. Secondo i conti finora fatti fi può credere eletto nel prefcn-
te j e tanto più perchè Paolo Diacono regiftrò prima l' elezione
del Re Autari, e pofcia la calata- in Italia del Re Childeberto,
fucceduta fenza. fallo in queft' anno. So, che a Paolo furono igno-
te molte azioni de' Longobardi ,. e eh' egli non è Autore efatto , e
molto, meno irrefragabile nella ferie de' tempi . Contuctociò pargiufto
il non
Annali d' I t a l i a. 45-1
il non dipartirli da luì, fc non quando cel pcrfuadono delle chiare ra- Era Volg:
gioni, prefc da altri più vecchi Scrittori. Parimente l'Abbate Bicla- Anno J84.
rienfe («) fcrive air Jmo Secondo di Maurizio Augufto, che durò fino j'^^^^f/"/
alla metà d'AgoIlo dell'anno prefente, avere eflb Imperadore perda- inchrlnl.
nari commofla la Nazion de' Franchi contra de' Longobardi: il che , apud cani-
dice egli, riufcì di gran danno all'una, e all'altra Nazione. Ora ab- !•'*'»■
biam veduto, eh' eflb Storico molto prima di quella fpedizione de' Fran-
chi pofe r efaltazione d' Autari in Re de' Longobardi, e però non pa-
re efla da .differire oltre all' anno prefente . Sul principio d'Ottobre di
quello medefimo anno Pelagio II. Papa fcrifle una Lettera a San Gre-
gorio^ allora fuo Nunzio alla Corte Imperiale (^), incaricandolo di rap- ^^ìn^"-^''^
prefentare a Maurizio Augufto le grandi anguftie di Roma per cagione r'w.'jT'
de' Longobardi, i pericoli di peggio, e il bifogno di truppe, di un
Duca, o di un Generale d'Armata, perché Roma fi trovava fprov-
veduta di tutto. Ma è probabile, che non finiflc l'anno, fenza che fe-
guiflc fra il Re Autari, e Smaragào .Elarco quella Tregua di tre an- (e) PnuUt
Qt, di cui parla Paolo Diacono {.c)y e di cui tratterò anch'io all'an- xnaanus
00 f86. '»*• 3. (• i8>
Anno di Cristo dlxxxv. Indizione m.
di Pelagio II. Papa 8.
di Maurizio Imperadore 4.
di Autari Re 1.
L'Anno II. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
COn gli affari d' Italia va congiunto in queft' anno un fatto fpettan-
te alla Spagna. Erano Ariani! Goti, o fieno i Vifigoti,chc nella
maggior parte di quel Regno fignoreggiavano . Ermenegildo Figliuolo
maggiore di Leovigildo Re di quella Nazione, dappoiché ebbe prefa
per Moglie Ingonda Figliuola di i'/gfi^a/tf Re de' Franchi, a perl'uafio-
ne di lei abbracciò la Religion Cattolica. Perciò nacquero diflenfioni
fra lui, e il Padre Ariano j ed egli in fine fi ribellò, e ne iegui fra
loro guerra. Per atteftato di Gregorio Turonenfc (^) , Ermenegildo (d) Crtgor.
ftando in Siviglia, ricorfe per aiuto al Generale dell' Imperadore, che Turonenfis'
allora facea guerra in Ifpagna, mandò anche San Leandro Vefcovo di ^' "ì- '- 39-
quella Città a Tiberio Ceftantino Imperadore per avere il fuo patroci-
nio . Ma il Re Leovigildo fuo Padre con un regalo di trent* mila Soldi
d'oro fece in maniera, che il Generale dell' Imperadore abbandonò
quel povero Principe, aftretto dipoi a mettcrfi nelle mani del Padre.
Fu mandato in efilio, e finalmente mcffo in prigione, dove perche
non volle mai acconfentirc di abbandonar la Religion Cattolica, d'or-
dine del Re fuo Padre tolto fu di vita nell' anno prefente . Qiiantun-
L II z que
45*1 A N N A L I " d" I T A L I A.
E «.A Voig. que r Abbate Biclaricnfe W, e Sant' Ifidoro (/>) non abbiano avuta dif-
Annq jSj. fì(;oltà di chiamarlo Tiranno^ perche fi rivoltò contro il Padre: tutta-
SicUrienfii ^'^ eflendo certo, ch'egli più tolto che abiurar la vera fede, rinunziò
ìnchronic». ^^'^ fperanza del Regno, e follenne la morte, perciò è onorato" come
(b) Jfidorus Martire dalla Chiefa di Dio : intorno a che fi può vedére il bel rac-
ìn chronicf conto, chc ne fa San Gregorio il Grande (0, fuo contemporaneo ,
(e) Grevor As""^'* fua Moglie da gli Ufiziali Greci fu inviata a Coftantinopoli ,.
Marnus ' ^^ nel viaggio avendo fatta fcala nel? Affrica, quivi diede fine a i fuor
"Qùbgor. giorni. Dal che vegniamo a conofcere, chc tuttavia rcftava in Ifpagna:
qualche Città di dominio de gì' Imperadori, dove tenevano Governa-
tori e milizie di qualche pollo ^ fé pur non fi volefic dire, che dalle
Ifole Baleari,, o dalla vicina Affrica, poffeduta allora da gì' Imperadori,
paflafTcro le foldatcfche Cefaree in aiuto di Ermenegildo . Ora accad-
(d') GreT»r. de,, fecondochè abbiam dal fuddetto Turonenfe (^), e da Paolo Dia-
if^'iciS <^^"° (^)> ^^^ furono inviati in, qu^ft'anno mcdefimo de i Legati dà
(e) pnùlus Maurizio Imperadore al Re CJoildeberto.y, per ripetere da lui Toro, chc
Diacpnuj gli era (lato pagato,, per far la guerra a i Longobardi. Quello Re,
t 3- (• 23- perchè correa voce,, che la fuddetta Ingonda fua Sorella folle iVatatra-
iportata a Coftantinopoli, e gii premeva o di riaverla, o di vederla,
ben trattata: s'indufTc di nuovo a fpedire l'efercito fuo in Italia a i
danni de' Longobardi . Ma o fia che trovaflero qui più duro il terreno
di quel che lì pentivano, o pure, come vuole cfTo Turonsnfc, che
nafcefTe difcordia fra i Capitani Franchi ed Alamanni di quell'Armata,.
/ fé ne tornarono tutti indietro fenza aver fatto un menomo guadagno .
Non ben apparifcc, a quali anni s'abbiano da riferire le imprcfe di ur»
certo Dì'ottulfoy di cui tenne conto il fuddetto Paolo Diacono. Mi fia
pernKfTo il farne qui menzione,, ancorché io fupponga, che in quefU
tempi folle tregua fra i Greci e Longobardi . Coltui era di nazione
SvcvOyO fia Alamanna. ¥\.i fatto prigione da i Longobardi j ma pel
fuo valore andò tanto innanzi, che da'medefirai fu alzato al grado di
Duca, o pure di Capitano. Ribellàtofi poi dai medtfìmi, pafsò a Ra-
venna, e in fervigio de' Greci fece molte prodezze. La prima fu di
prendere la Città di Brelcellb, pofta alla riva del Pò tra Parma e Reg-
Sio, dove ftandò con. un buon prefidio infettava forte le vicine Città
e' Longobardi . E perciocché Faroaldo Duca di Spolcti, ficcome di-
cemmo , avea prefa la Città di Claflc , con lafciarvi una buona guar-
nigione, che formava come un blocco alla Città di Ravenna: Di-ot-
lulfo, o D'rottolfo, mefTa infieme una flótta di picciole barche nel iìu-
{Py;-v*udf. jjoc ^di/r/wo. (creduto dal Baudrand C/l per errore il Santerno) e ricm-
j'^r fiutala di valorofi fanti,, con quella aflalì il prefidio Longobardo di
"'*■' ^" Clafir, e l'altrinfe alla refa. M*a il Re Autari, a cui pareva una fpina
fui cuor'; la Città di Brefceilo, perché poll^ inr mezzo alle fue Città,.
ne intraprele l'àfledio: è ignoto in qual anno . V'era dentro ilfudderi-
to Drottolfo, che fece una gagliarda difefa. Veggendo egli finalmente
di non poter più fóltencrla, o in vigore di una capitolazione, o pure per
Via del Pò, ìì ritirò a Ravenna, iafciando qiiclià Città in poter d' Atx-
urip.
aiL
Annali d' Italia. 4^3
tari, che ne fece fpianar tutte le mura. Da lì innanzi Brcfcello, già Era V0ÌÌ5.
Città Epifcopale, andò perdendo la fua Dignità, ritenendo nondimeno Anno $85.
anche oggidì il credito di una riguardcvol Terra, fotto il dominio de-
gli Etlenfì Duchi di Modena. Venne poi a morte Drottolfo in Ra-
venna, e fu feppellico prcflb la Chiefa di San Vitale con un Ifcrizio-
nc in verfi, rapportata da Paolo Diacono, da Girolamo Roffi, e da
altri. In quell'anno ragionevolmente fi può credere richiamato San
Gregorio da Pelagio Papa a Roma, dove benché fi ritiraffe di nuovo a
vivere nel Moniitero di Sant'Andrea, pure era molto adoperato nel
facro mmiftero dal medcfimo Pontefice. In vece di lui fu inviato a
Coftantinopoli per Apocrifario Lorenzo Arcidiacono delia fanta Roma-
na Chiefa. /
Anno di Cristo dlxxxvi. Indizione iv»
di Pelagio IL Papa 9.
di Maurizio Imperadore 5,
di AuT ARI Re 3.
L' Anno ni. dopo il Confolato di M a u r i z i o A u g u s to .
R Acconta Paolo Diacono C"), che dopo la prefa di Brefeello il Re (a) Pa\lus
Autari concbjufe una Tregua di tre anni coli' Efarco di Raven- Diaonus
na Smciragdo . Io per me inclino a credere, che nell'anno f84. qucfta ^" '• '^*
Tregua pofia cflcre fucceduta. La crede fatta il Cardinal Noris (^) (W Norìs
nell'anno prcfcnte, e però ftiraa parimente fcritta nel medcfimo una '^' ^y»'^- S-
lettera di Papa Pelagio ad Etia Arcfvefcovo d' Aquiìcia, e a i Vefcovi '' ^' "^
fijoi Suffraganei , per rimuoverli dallo Scifma (e) . Comincia efla Let- [5^ ■^f'.***
cera con quelle parole : J^od ad dikilionem veftram &c. e fra T altre ■j-l"^[ ^"'
cofe dice il Papa di non aver loro fcritto prima per ragion delle guerre .
(*) Pojìea ergo quam Deus omnipotens prò feticitate Cbrìjìianorum Prin-
cipum per labores atque foiicitudineìn Filii noftri excellentijftmi Smaragdì-
Exarchiy (^ Chartularii /acri Palatii, pacem nobis interim^ vel quìetem
dinare dignatm e(l\, eum omni folicitudine fejìinitmus pr^fentia ad Kos /cri-
pta dirigere. Ma fé noi non fappiam di certo Tanno della Tregua, né
pure polfiam francamente aflerir quello della Lettera di Papa Pelagio.
l\ Padre Pagi mettendo nel prelente anno la Lettera fuddetta , dubita
poij fc la ftefla Tregua foflc (labilità nell'anno 5-84. o, pure in queft'
anno
(*) Dopo che adunque Dio Onnipotente a felicità de'' Crijliani Principi per
le fatiche e follecitudine del Figlio noliro eccellentijjimo Smaragdo Efar-
co ^ e Cancelliero del Sagro Palazzo^ degnato si è intanto di donarci
la pace, 0 la quiete, con ogni premura ci affrettiamo a indirizzarvi la
pefentt Lettera.
45*4 AwNALi d' Italia.
E«A Volg. anno, fcnza por mente, ch'egli pretende eletto Re folamentc nell'anno
Ann 0586. prefentc futuri ^ ed attribuendo Paolo Diacono efTa Tregua al mede-
fimo Autari, confegucnttmenie fecondo i conti del Padre Pagi non
pocè efla luccedere nell'anno fS^. ma può ben eflerc fucceduta fecon-
do i miei conti, perchè in eflb anno f^^. a mio parere autari comin-
ciò a regnare. Quello che p certo, nulla profittò con quella Lctter»
il Pontefice Pelagio . Eiia Arcivefcovo co i fuoi Suffraganei dell' Iftria,
al vedere, che il Papa s' addirizzava a lui con preghiere, maggiormente
alzò la tettai e a Roma bensì mandò la rifpofta per alcuni fuoi Meffi,
ma con ordine di nulla aggiugnere in voce a quanto fi conteneva nella
Lettera di rifpofta . Torno di nuovo Papa Pelagio fenza perderfi d' a-
nimo, a fcrivere delle Lettere a que' Vefcovi Scifmatici, ma con tro-
varli fempre più indurati nella loro opinione . Allorché Paolo Diacono
(a) PdHlus fcrifle (a): Hic Pelagius HelU Aquilejenfi Epifcopo, nolenti tria Capitul»
Dìaccnus chalcedonenfts Synodi fujctpere, Epijlolam fatis utilem miftt, quam Beatui
k 3. e. 10. Q^g^gy^n^^ q^ufn ejfet adhuc Diaconus^ confcripftt . (*) ci fa intendere ,
che Elia non volle accettare i tre Capitoli del Concilio Calccdoncn-
,(b) U.(.x6. fé, come condennati nel Quinto Concilio. Ed in fatti cfib Autore (^)
riconolce di fotto, che gli Arcivefcovi di Aquilcia non voleano comu-
nicare co i Condematori de ,i tre Capitoli .
Anno di Cristo dlxxxvii. Indizione v.
di Pelagio II. Papa io.
di Maurizio Imperadore 6.
di Autari Re 4.
L'Anno IV". dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
F
' U anche modo da Papa Pelagio V Efarco di Ravenna Smaragdo per
mettere in dovere Elia Arcivefcovo d' Aquilcia capo de gli Scifma-
tici in Italia. Da un Memoriale, prefcntato alcuni anni dopo da i
Vefcovi d'Jltria all' Imperadore Maurizio^ apparifce, che Smaragdo
diede ad efib oftinato Arcivefcovo per quella cagione molti difguftì, e
(e) tìhtW. \\ minacciò di peggio. Ma ricorfe egli all' Imperadore (<^) con fuppli-
'^^*m^inAì>- *^^'"^° '^' afpettare, che ritolte a i Longobardi le Città, dove erano al-
^fenàtc. al cuni de' fuoi SufFraganci , come Trivigi, Vicenza, e fimili, andrebbo-
T.9.Aon»l. no poi tutti a Gollantinopoli, per metter fine alla divifione, fecondo
il giudizio di fua Macftà: quafi che toccafle al Tribunale bccolarcfco
iJdc-
(*) ^'fio PelC'gio ad Elia F'efcovo /^fuileienfcy che non voleva ricevere
i tre Capitoli del Concilio Calcedonenfe .^ mandò una Lettera affai utile ^
/critta dal Beato Gregorio, mentre era ancor Diacono.
i
'^Annali d' Itali a 45-5'
ir décidert le caufe della Religione. Maurizio Augufto mandò allora Era Volg;
ordine a Smaragdo di non inquietare alcun di que'Vefcovi per quello Anno 587.
motivo, perchè quello non gli pareva tempo di difguftare i Popoli,
che avrcbbono potuto gittarfi in braccio a i Longobardi nemici . In
tale flato era l' affare dello Scifma d' Aquileia, quando venne a morte
r Arcivefcovo, o fia Patriarca Elia. Dal Padre de Rubeis (<«) fi fa (a) De ru-
mancato di vita nell'anno precedente. Ebbe egli per Succeflorc Se- ics m»»/*-
vero, il quale al pari dell' AntecefTore mife la fua Sedia nell'Ifola di '^'"^ji^.f^r
Grado . Ó fia che il Papaavefle rimofTo l'Impcradore dal proteggere que'
Vefcovi pertinaci nello Scifma, o che efTendo contro la mente dell' E-
farco flato eletto Severo, eflb Smaragdo fi credette d'aver le mani
slegate, un dì egli arrivò improvvifamcnte da Ravent a a Grado con
molta gente armata, prcfe il novello Patriarca (^), e con efTo lui Se- ^^) f""^"'
•vero Fefcovo di friefle. Giovami Fefcovo di Parenzo^ e Findemio Vefco- ^l^'^^'"^\^
•vo di Ceneda^ e violentemente li condufTe a Ravenna, dove li tenne
fcqueftrati per un anno. Nel Memoriale fuddetto dicono i Vefcovi,
che r Efarco adoperò ingiurie e baft nate, allorché per forza levò da
Grado que'Vefcovi. Abbiamo da Teofane {c)y che ntW Jnno feflo di (e) Tht»-
Maurizio Imperadore, nel Mefe di Settembre, correndo V Indizione ff^f'"'""'
fefia (tutti indizj dell'anno prcfente, perché appunto nel Mefe di Set- """f-
lembre cominciò a correre l'Indizione fefia) i Longobardi mofiero
guerra a i Romani. Adunque ragion vuole, che la Tregua accennata
da Paolo Diacono fra i Longobardi, e Smaragdo Efarco, aveflc prin-
cipio, come io conietturai, nell'anno f84. e terminafie nel prcfente.
E dicendo efio Storico, che di quella Tregua fu autore il Re jlutaÀy.
fi vien' anche ad intendere, che l'elezione di quello Re non fi può
differire con Sigeberto e col Padre Pagi all'Anno f86. Certo è da flu-
pire, come effo Pagi pretendefle così accurato nelle cofe d'Italia eflb
Sigeberto Iftorico, quando in qucfli medefirai tempi fi fcuopre sì ab-
bondante di anacronifmi la di lui Iftoria. Ma qual fatto degno di me-
moria operaffero i Longobardi, dopo avere ripigliata la guerra co i
Romani, non ne ebbe notizia Paolo Diacono, e molto meno ne pof-
fiam noi rendere conto. Mi fia lecito avvertire, che fra gli altri ma-
lanni recati all' Italia dalla venuta de* Longobardi, non fu già il piccio-
lo quello d'efierfi introdotta una fiera ignoranza fra i Popoli , e l' effe-
re andato in difufo lo fludio delle Lettere, perchè oltre all'aver que'
Barbari prezzate folamenre l'armi, le genti Italiane fra i rumori e guai
delle continuate guerre altra voglia avcano, che di applicarfi a gli flu-
dj, oltre all'effere loro ancora mancati i buoni Maeftri. Però o niu-
no s'applicò allora a fcrivere la Storia de'fuoi tempi j o fé pur vi fu
qualche Storico, le fuc fatiche fi fono perdute. Paolo Diacono non fa
menzione, fé non di Secondo Vefcovo di Trento, che in quelli tempi
fioriva, & aliqua de Langobardorum gejlis fcripfit : il che vuol dire, che
né pur egli fcrifle fé non poche cofe de i fatti de' Longobardi . Tut-
tavia potrebbe eflcre, che appartenefle a quell'anno lo fcriverfi da Gio- g-)/^*^,'*/^
vanni Abbate Biclaricnfe (^), che correndo l'anno IV. di Maurizio, ,„ chr'mc.
An-
45" (> Annali d' Italia:
Era Volg. cintane (vilol dire Autari) Re de' Longobardi , vcnuco alle mani co i
Anno 587, Romani, diede loro una rotta, e molti n'uccife, con occupar dipoi t
confini dell'Italia. L'anno Quarto di Maurizio durò fino all' Ago fto
dell'anno precedente f85. e però a que' tempi dovrebbe appartener
quefto fatto. Ma non è ben ficura per gli affari d'Italia la Cronolo-
gia del Biclarienfc. Egli mette nell'anno appreflb l'elezion di Papa
Gregorio, cioè il Grande, che pur cadde nel fpo. Perciò potrebbe
cflerc, che quel fatto d' Autari contra i Romani anch'elfo fuccedeflc
più tardi. E quando fuflìtta la Tregua già accennata, non potè certo
accadere nell'anno f8<5.
Anno di Cristo dlxxxviii. Indizione vi.
di Pelagio II. Papa 11. ,
di Maurizio Imperadore 7.
di Autari Re j.
L'Anno V. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
(a) Paulus
Diaconus
de Gefi.
Langobard.
l 3.
i6.
S Tette r Arcivefcovo d'Aquileia Severo co' due fuoi Suffragane! in
Ravenna per un anno, detenuto fotto buone guardie, e con molti
difagi . Tante minacele d'efilio, e d'altri incomodi furono adoperate (<»),
che finalmente s' induflero que' prigionieri ad accettare il Concilio
Quinto Generale , e a comunicar con Giovanni Arcivefcovo Catto-
lico di Ravenna. Dopo di che furono rimedi in libertà. Tornarono
quefli a Grado j ma né il Popolo, ne gli altri Vefcovi vollero rice-
verli. Perciò Severo, pentito di quanta aveva operato in Ravenna,
fece raunare un Conciliabolo nella Terra di Marano, dove efibì la
confefTìone e la deteftazione dell'errore da sé commeffo: così chia-
mava egli l'aver avuta comunione in Ravenna co i Condennatori de i
tre Capitoli . Quefte parole di Paolo indicano, ch'egli affai conofce-
va, fopra che folle fondato lo Scisma della Provincia d'Aquileia, né
cffere certo, ch'egli ignoraffe lo flato di quella lite, come talun fup-
ponc. Ma l'altre parole di Paolo non lafciano ben intendere, fé fi ac-
cordarono i Vefcovi di quel Concilio. Pare che abiuraflcro lo Scifraa-,
i fcguenti, cioè Pietro Vefcovo à' alitino ^ Chiariflìmo di Concordia,
Ingenuino di Sabione, Agnello di "Trento, juniorc di Ferona, Oronzio
di Ficenza, Ruftico di Trivigi, Fonteio di Feltri, Agnello di ^/olo,
e Lorenzo di ^^//«w . E che con Severo Patriarca, il quale difendeva
i tre Capitoli del Concilio Calccdonenfe, aveffcro comunione Severo
Vefcovo di Tr/V/??, Giovanni di Parenze, e Vindcmio di Cenedu . Ma
ciò non fufliflc, perche miriamo poi nel Memoriale di fopra accen-
nato pili che mai pertinaci nello Scisma i Vefcovi di Sahione, Bellu-
no, Concordia, fremo. Verona, Vicenza, e Trivigi . Fu fparfa voce fra
la
Annali d' I t a l i a. 45-7
la Plebe, che Smaragdo Pacrizio ed Efarco di Ravenna per la violenza Era Volg.
ufaia contri di que' Vcfcovi era ftato invaiato dal Demonio j e Paoio ^^^no 58:^.
Diacono prefe una tal diceria per buoni danari contanti, con aggiu-
gnerc ciò giuftamente icciàuio^ perch'cgli dovca confiderare come un
eccefTo lo llrapazzo facto a que' \'^efcovi, luttechè Scifmatici. Cre-
deli appunto, che circa quelli tempi, cioè o nell'Anno precedente o
nel prciente eflo Smaragdo fofle richiamato da Maurizio Augullo a
Coitantinopoli, con eflere fucceduto nel fuo pollo Roma/io Pacrizio,
terzo fra gli Efarchi di Ravenna . Abbiamo poi da Gregorio Turo-
jienfe («), che in quell'Anno il Re Autari fpedì de gli Ambafciatori (*) '^"l»^-
a ChiUeberto Re de' Franchi, per chiedere- in Moglie dotfinndti Cuz f^''^'''''''!,
Sorella. Non difpiacque al Re d'Aultrafia quella propofizione, ed ''^^•^■-^■
acceccò i ricchi regali inviaci a tal fine, con promeccerc ad Autari
-quella Principefla. Ma arrivati alla Coree di Childcberto qualche tempo
dopo gli Ambalciatori di Rccaredu Re de i ViGgoti, diltruirero tutto
ciò, che aveano facto i Longobardi. Era il Re Recarcdo Principe
di gran poflanza, perchè dopo avere il Re Leovigildo fuo Padre de-
funto acquiitaca la Gallizia con eilinguere il Regno de'Svevi, egli (ì-
gnoreggiava oramai quali tutta la Spagna, e (tendeva anche il fuo do-
minio nella Gallia col pollcffo della Provincia Narbonenfe, oggidì ap-
pellata la Linguadcca-
Aveva egli inoltre il merito e la gloria d'avere il primo fra i
•Re Goti abbandonato V Arianifmo per ie perfuafioni di San Leandro
Arcivefcovo di Siviglia, e condotta già col fuo efempio le non l'in-
tera Nazione dc'fuoi, certo la maggior parte ad abbracciare la Re-
ligione Cattolica. Ora o fofle che 1 Minillri del Papa e dell' Impera-
,dorc, a' quali non pocca piacere quella alleanza de i Longobardi co ì
Franchi, dillurbaflero l'affare, o pure che fofle creduto più proprio
di dar quella Principefla ad un Re Cattolico, come era Recaredo,
che ad Autari Principe Ariano: certo è, che il trattato di quel M?-
trimonio per Autari andò per terra, fenza che apparifca dipoi, s'cflo
veramente s'effctcudfle col Re Recaredo: intorno a che difputano tut-
tavia gii Scrittori Franzefi . Forfè di qui forfè qualche amarezza fra
i Longobardi e i Franchi . In fatti fcguita poi a fcriveie il Turonen-
fe, copiato ancor qui da Paolo Diacono W, aver fitto intendere Chii- f^-, p,,,;„j
deberco a Maurizio Imperadore, come egli era pronto a far guerra Biau.n,s
a i Longobardi per cacciarli d'itdlia; al qual fine fpedi appicifo un i. 3. e. i8.
poderol'o efercito in Italia. Il prode Re Autari non spaventato da si
gran temporale, unite le fuc forze andò ad incontrare l'Armata Fran-
co-Alamanna. Fu ivi fatto un tal macello de' Franchi ^ che non -v'era
mimoria d'' altro fimìk . Molti furono t prigioni, e gli altri fuggendo
pervennero con fatica al loro paefe . Quelle fon paiole di Gregorio
Turonenlc, Autore contemporaneo e Franzele, da cui Paolo Diacono
imparò quello avvenimento, giacche egli troppo fcarfcggiava di no-
tizie intorno a i fatti d'Italia d'allora. Né alerà particolarità a noi
retta di quello sì memorabil fatto. Sicché andiam fempre più fcor-
?&«. ///. Mmm gtndo
45'8 Annali d' Italia.
Era Volg. gendo, qual fofle la procczione de i Re Franchi,, che pure Fredega-
AnnosSS. rio ci fa credere comperata da i Longobardi coli' annuo tributo di
dodici mila Soldi d'oro. A quell'anno ancora crede il Padre Pagi,
{■ì) Theo- che s'abbiano da riferir le parole di Teofilatto W, là dove fcrive :
\y'^t'*\ 4 che Roma vecchia (così chiamata a diltinzione di Coliantinopoli, che
portava LI nome di Roma nueva) rintuzzò gli empiti de' Longobardi . In
qual maniera non fi sa i ficcomc né pur fappiamo, a qual Anno precifa-
mente s'abbiano da rapportar due imprefe d' Autari, raccontate da Paolo
fM Paulas Diacono {b) . Mi fi permetta il farne qui menzione . Fin circa quelli tempi
Diac. Uh. 3. s' era mantenuta alla divozione de gì' Fmperadori l' Ifola Comacina , cioè
caj). 17. un' Ifola polla nel Lago di Como, appellato il Lario, Luogo affai forte,
e che fece anche nel Secolo duodecimo gran figura nelle guerre tra i'
Milanefi e Comafchi . Quivi dimorava per Governatore Francione^ Ge-
nerale Cefareo d'armi, e vi s'era mantenuto per ben 'venf Jnni contro
le forze de' Longobardi . Quello numero d'Anni, prcCs dall'arrivo de'
Longobardi in quelle parti, viene a cadere ne'tempi prcfenti. Un buon
corpo di Longobardi formò l'affiedio di quell' Ifola, e dopo fei mefi
ne collrinfc alla refa Francione, a cui nelle capitolazioni fu accordato
di poterfcne andare colla Moglie e col fuo equipaggio a Ravenna} e
la parola gli fu mantenuta. Di grandi ricchezze furono trovate in quell'
Ifola, colà ricoverate, come in luogo ficuro dagli abitanti di varie
Città. Si dimenticarono probabilmente gl'ingordi Longobardi di farne
la rellituzione a i legittimi Padroni. Similmente fpedi Autari un altro
corpo d'armata, di cui fu Generale Evino Duca di Trento, contra
dell' Iftria, Provincia fempre fedele all'Imperadore. Fecero coftoro
un gran bottino, incendiarono molte cafe e Terre con tal terrore de
gl'Iilriani, che furono obbligati, per liberarfi da quello flagello, di
cacciarlo via a fòrza d'oro. E però i Longobardi, accordata loro la
pace , o fia una tregua d' un Anno , fi ritirarono con portare al Re
una riguardevol fomraa di danaro.
Anno di Cristo dlxxxix. Indizione vii.
di Pelagio II. Papa 12.
di Maurizio Imperadore 8.
di Autari Re 6.
L'Anno VI. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
Giacché non era riufcito al Re Autari di ottenere in Moglie la
Principefla del fangue Reale di Francia, rivolle egli le fue mire
ad avere Teodelinda, Figliuola di Garibaldo Duca di Baviera, a cui
Paolo Diacono dà il titolo di Re fecondo il coltume d'altri Scritto-
(c^i vreitia- ri . Abbiamo da Fredcgario (0 , che tra quella Prmcipefl^ e Cbilde-
rtuynchr. y^^^^ ^^ de' Franchi erano feguiti gli fponfali di futuro Matrimonio.
Annali d' Italia. 45-9
Ma la Regina Brunichilde^ Madre d'eflb Re, una delle grandi faccendiere, Era Vo{g.
e Sconvolgitrici delle Corti de' Re Franchi, dillurbò quelle nozze. Rotto ANNOJ89.
qucfto trattato, Autari inviò colà un'Ambafceriaa far la dimanda di Teo-
delinda (<«), e Ganbaldo molto volentieri vi acconfenti . Ricevuta quefta u\ paulut
rifporta, e dcfiderando egli di veder co'fuoi occhi la novella fua Spofa, Diacov.us
prcfe occafione di mandar de i nuovi Ambafciatori colà, e fingendo d'ef- '•3- <■"/'• ''■9'
fcr anch' egli uno d' effi, travertito s'accompagnò con loro. Il Capo
dell' Ambal'ceria era un Vecchio, che ammcffò con gli altri all'udien-
za del Duca Ganbaldo, efpofe quanto gli occorreva per parte del fuo
Signore. Dopo di lui fi fece avanti l'incognito Autari, e diffe, che
a lui in particolare era Hata data dal fuo Re l' incumbenza di vedere
la Principefla Teodelinda, per potergli riferire ledi lei belle qualità,
già intefe per fama. Fece Garibaldo venir la Figliuola j ed Aucari ben
guatatala da capo a piedi, le ne compiacque forte, difie, che certa-
mente il Re de' Longobardi larcbbe ben contento d'avere una tale Spo-
fa, e il Popolo una tal Regina. Pofcia il pregò, che foffe loro per-
melfo di nconofcerla per tale con ricevere da lei il vino, fecondo l'u-
fo della Nazion Longobarda. Fece Garibaldo portar da bere, e dap-
poiché Teodelinda ebbe data la coppa al Capo de gli Ambafciatori, la
porfe all'ignoto Autari > ma quelli in renderla alla Principefia, fenza
che alcun vi faceffè mente, le toccò gentilmente la mano, e nel ba-
ciare il bicchiere, fece in maniera, ch'cfTa mano della Principefla gli
toccò la fronte, il nafo, e la faccia. Raccontò poi Teodelinda quelto
fatto alla fua Balia, e non fenza roflore. Rifpofe la Donna accorta:
^Signora niun altro avrebbe ofato toccarvi^ fé non chi ha da ejjere voftro
Marito. Ma zitto., che il Duca voftro Padre noi fappia. Soggiunfe di-
poi: Voi ftcte ben fortunata di aver per Ifpofo un Principe sì degno e co-
tanto leggiadro. Era in fatti allora il Re Autari nel fiore della fua età,
di bella llatura, con chioma bionda, e di graziofo afpetto. Se n'an-
darono gli Ambafciatori, ed Autari nell'ulcir de' confini della Bavie-
ra, appena fatti i complimenti a que'Bavarefi, che l'avcano accom-
pagnato, s'alzò fuUe itafl-e quanto potè, e fcagliò con tutta forza una
picciola fcure, ch'egli teneva in mano, verfo dell'albero più vicino i
ed eflendo quefta andata a conficcarli profondamente in eflb, allora dif-
fe : Jutari fa fare di quefte ferite; e ciò detto, fpronò il cavallo, e fé
n'andò con Dio, lafciàndo i Bavarcu aflai perfuafi, che quefto galan-
te Ambafciatore era il Principe lleflb.
Potrebbe cfl^crc, che quefte Ambafciate foflcro andate nel prece-
dente anno. Egli è ben da credere, che nel prefente fi efi^sttuaflc il
Matrimonio fuddccto . Racconta lo Storico Longobardo, che dopo qual-
che tempo arrivarono de i torbidi in Baviera al Duca Garibaldo a ca-
gione dell'arrivo de' Franchi: il che ha dato motivo a i moderni Scrit-
tori Franzefi (^) di credere., che il Re d' Auftrafia Childeberto miran- C') ^"n'ui
do di mal occhio l'amiftà e congiunzione di fangue e d'intercflj, che ^'fi^'" •^'
s' andava a ftabilire fra il Duca Garibaldo fuo Vaflallo, e il Re de' Lon- ^'"""^ ^' '"
gobardi, all'improvvifo facefle marciare un'Armata in Baviera, che vi
Mmmz recò
4^o Annali d* Italia.
Era Volg. recò de i gravi danni, e tentò di forprenderc teodelindct . Paolo Dla-
Anno 589. cono altro non racconta fe non quel poco, che ho riferito di fopra,
con aggiugnerc appreffb, che qucRa Principcflìi fé ne fuggì verfo l' Ita-
lia, con Gimdoaldo fuo Fratello, e fece fapcre al Re Aucari la fua ve-
nuta. E' ignoto ciò, che accadetTe al Duca Garibaldo fuo Padre, e
nulla di più fé n'ha da Gregorio Turoncnfe, e da Fredegario . Ve-
dremo bensì fra qualche tempo, chea lui fuccedette TaJJì Ione nei Du-
cato della Baviera. Andò il Re Aiitari incontro a. Teodclinda con un
grande apparato, e celebrò dipoi con univerfale allegrezza le Nozze
nella campagna di Sardi di fopra a Verona nel di if. di Maggio. In
quella occafione fcrive Paolo, che un fulmine cadde fopra un legno
nel recinto, dove era la Corte, e che uno de gì' Indovini Gentili ,
che Jgihilfo Duca dì -l'orino avca feco condotto, gli predille non do-
ver paÌTare gran tempo, che la Donna poco fa fpofata dal Re Autari di-
verrebbe moglie d'cfro Agilulfo. A coilui minacciò Agilulfo di tagliargli
la refta, fé mai più gli fcappava detta parola di quello j ma 1' Indovino
ir>(lftè, che fi avvererebbe la fua predizione, ficcome in fatti feguì .
Ma non è fé non bene l'andare adagio in preftar fede a cotali dicerie,
che non rade volte nafcono dopo il fatto. Fu uccil'o in Verona nel
tempo d'effe Nozze Anfulìo Parente del Re Autari , e Paolo Diacono
non potè penetrarne la cagione. A' tempi ancora d'effb Paolo correa
(a) pauUs voce C<») , che circa quelli tempi il Re Autari paffando pel Ducato di
'Dmconiti Spoleti , arrivaffi: fino a Benevento, con impadronirfi di quel paefe; e
Lan^obard. P^lcia arrivaffc fino a Reggio di Calabria, dove avendo oflervata una'
ìli). 3.^.31. Colonna polla alquanto nel Mare, fpinto innanzi il Cavallo, la toccò
colla punta della fpada con dire: Fin qua arriverà il confine de' Longo-
bardi. Fd era fama, che tuttavia quella Colonna foffi: in piedi, e fofle
chiamata la Colonna d' viutari . Ma di quelli fotti Paolo altro maleva-
dore non ebbe fé non la tradizion del volgo, fondamento molte volte
fallace, per farci conofcere il vero. Però vari Letterati hanno dii'pu-
tato intorno all'origine dell' infigne Ducato di Benevento, il quale non
fi può credere, che aveffe principio in quell'anno, quando fi ammetta
crt* ^-i '^ *^°^ medefimo Paolo (^), che Zottone primo Duca governaflc quel Du-
^ ' cato per anni venti. Né pur fembra vcrifimile ciò, che Camillo Pel-
legrino immaginò, cioè che il Ducato fuddetto nafceffe anche prima
della venuta del Re .Alboino in Italia. Probabilmente ne' primi fette
anni dopo la lor calata i Longobardi s' impadronirono di buona parte
della Campania e della Puglia, e vi fondarono un Ducato, di cui fu
Capo Benevento, e che s'andò a poco a poco dilatando, fino ad ab-
bracciar il Regno, appellato ora di Napoli, a riferva della Città me-
defima di Napoli, e di alquante altre mariiime, che fi tennero forti
nella divozion dell'Imperio. Reggio di Calabria era di quelle}, e però
quantunque Autari fuori d'efla Città poteffc veder quella Colonna, pu-
re è più probabile, ch'egli mai non arrivaffi: fin là. Fu queft' anno
funcfto all'Italia per un terribil diluvio d'acque, a cui un fimile da
più Secoli non s'era veduto. Il Tevere crebbe nel Mefe di Novem-
bre
Annali d' Italia. ^6x
brc ad una terminata altezza in Roma, vi diroccò moire cafe, empiè Era Voig.
i magazzini de' grani con perdita di molte migliaia di moggia d' cflì , Anno 589.
e fece altri malanni. Ne abbiamo per teftimonj i due fanti Gregorj C"), ^2] cCff^'
allora viventi, cioè il Grande, e il Turoncnfe . Dal primo de' quali, /. '3. f. '^9.
ficcome ancora da Paolo Diacono (^) fappiamo, che per le Provincie Gn^or.
della Venezia e Liguria, anzi per tutte l'altre d'Italia fi provò que- J,'*rorier./ls
fto flagello. Portò eflo con feco le lavine d'affaifiìmi poderi, e Ville A^ p^'J',/'
intere nelle montagne, una gran mortalità d'uomini, e di beftie,ene viacenus
rimafero disfatte le llrade. Racconta San Gregorio Magno un miracolo I. 3. *- 23-
fucceduto in Verona, dove il Fiume Adige tanto fi gonfiò, che V ac-
que fue giunfcro fino alle fineftre fuperiori della Bafilica di San Ze-
none Martire, la quale era allora fuori di quella Città. Ma quantun-
que fofiero aperte le porte d'efla Bafilica, le acque non entrarono den-
tro, e fcrvirono come di muro alla ftelTa Bafilica . Si trovava allora in
quella Città il Re Autari, e quefta inondazione fi tirò dietro in qual-
che parte la rovina delle mura di Verona, la qual Città da lì a due
Mefi redo per la maggior parte disfatta da un furiofo incendio. Alle
inondazioni fuddette, venne poi dietro la Pefte, di cui fi parlerà nell'
anno feguente.
Anno dì Cristo dxc. Indizione vi ir.
di Gregorio I. Papa i.
di Maurizio Infiperadore 9.
L'Anno VII. dopo il Confolato dì Mauiuzio Augusto.
CRcbbero dunque nell' anno prefente le calamità dell' Italia per una
ficriffima Peftilenza, che privò di vita una innumerabil moltitu-
dine di gente . Spezialmente infieri efia nella Città di Roma (0 , e '^^"^ (^'■tg»r:
colto da qucfto mcdefimo malore Papa Pelagio IL pafsò a miglior vita f"[°ac"i
nel di 8. di Febbraio. Si venne all'elezione del Succefibre, e i voti ' Pauiùs
concordi del Clero, Senato, e Popolo concorfero a voler Papa Gre- Biactnat
gorìo, Diacono della Chiefa Romana, che fantamente vivea nel Moni- i'^- 3- '-^ì-
Itero di Santo Andrea, dappoiché fu richiamato da Coftantinopoli .
Piacque fommamente a tutti una tale elezione, fuorché ad unfoloj e
queftì fu lo ftcflo Gregorio, il quale per ifchivar quello pefo ed ono-
re, fecondo che attcllano il fuddetto Turonenfe, e Giovanni Diaco-
no C*^), fpcdì fegrctamente delle Lettere a Maurizio Imperadore, fup- W Johann.
plicandolo con quante ragioni potè, di non confermare la fua elezione . ^"'""- "^
tra già pafiato in ufo l' abufo, come altrove s'è detto, che reftafTc Jrj'iJ. i.T
libera al Clero, Senato,, e Popolo Romano l'elezione del Papa > ma 40.
non fi potea venire alla di lui confecrazione i'cnza il confcnfo e l'ap-
provazione de gì' Imperadori. Crede il Cardinal Baronie, che San Gre-
gorio
46x Annali d' Italia.
Era Volg. gorio altamente detcQafle, còme un' Erefia, l' introduzion di quefto le-
ANN0590. game, perchè fuppoae Opera d'efTo Pontefice una Spofizionc de' Sal-
mi Penitenziali., che è alle ftampe . Ma gli Eruditi oggidì pretendo-
no, che quell'Opera ufciffe della penna di San Gregorio FU. Papa, a
cui certamente convien quel linguaggio j né avrebbe ij^w Gregorio Ma-
gno voluto valerfi di quello ripiego per fottrarfi al Pontificato, fé l'a-
vefie creduto un tirannico facrilegio, ed avefle tenuto Maurizio Au-
gufto uguale a Nerone, e a Diocleziano, come tenne l'Autore della
Spofizionc fuddetta. Ma fcoperto il difegno dell'umile Servo di Dio
Gregorio , il Prefetto di Roma, fuo Fratello, o pure Germano di no-
me., fece prendere per iftrada le di lui Lettere, e ne fcrifle egli dell'
altre all' Imperadore, con addurre tutte le ragioni di dover confermare
in tempi sì fcabrofi il Pontificato nella perfona di Gregorio, Nobile,
perchè di fangue Senatorio, e tale per la Pietà, per lo Sapere, e per
altre fue rare Doti , che pari a lui non fi trovava in quelli tempi .
Mentre fi afpettavano le rifpofte della Corte, il fanto Pontefice fi ap-
plicò tutto a placar l'ira di Dio in mezzo al gran flagello della Pe-
Itilenza . A tal fine iftitui una general Litania, o fia Proceflìone di Pe-
nitenza, con dividere in varie fchiere il Popolo, che vi dovea inter-
venire, cioè il Clero Secolare, gli Uomini., i Monaci, le facre Ver-
gini., le Maritate, le Vedove, i Poveri, e i Fanciulli. Venne dipoi
l'aflcnfo dell' Impcradore, e cercò ben Gregorio di fuggire, ma pre-
fo, fu per forza condotto alla Chiefa, e quivi confecrato nel di 5. di
Settembre. Cosi la Chiefa di Dio venne ad aver un Pontefice, efcm-
plare d'ogni Virtù, le cui gloriofe azioni, la vita fantiflìma, i Libri
eccellenti, fon tuttavia, e iaranno fcmpre oggetto de' no Uri encomj .
Intanto non rallentava l'Augullo Maurizio i fuoi maneggi predò
Childeberto Re d' Aultrafia, il piti potente de i Re Franchi, per efter-
minare i Longobardi dall'Italia. Era fucceduto dianzi un afìFarc, che
poteva intorbidar la buona intelligenza fra quelli Monarchi, fé la pru-
Titron'nfis dcnza di Maurizio non vi avelie trovato rimedio («) . Spediti da Chil-
/<&. IO. f. 1. deberto tre Ambafciatori a Collantinopoli, fecero fcala in Affrica a
Cartagine. Uno de'lor famigli avendo prefa non fo qual roba ad una
bottega, e differendo di reitituirla, fu colto un dì nella piazza dal Mer-
catante, e prefo; né quelli voleva lafciarlo, fé non reilituiva il mal
tolto. 11 Franco mefla mano alla fpada, pagò il povero Mercatante
con levargli la vita. Ciò udito, il Governatore della Città con una
truppa d'armati, e col Popolo tumultuante andò ali'abitazion de i Le-
gati . Ufciti fuori due d' effi, furono trucidati dall' infuriata gente . Grip-
fune Capo dell' Ambafceria ne fece di gravi doglianze, e andato a Co-
llantinopoli, maggiormente quivi efpofc le fue querele. Maurizio Augu-
ito irritato per l'infolenza de' luoi, ne promife una flrepitofa vendetta j
e regalato ben bene Grippone, il rimandò a cafa affai contento, e con
forti iftanze, percliè Childeberto moveflc l'armi contra de' Longobar-
di. Premeva a quel Regnante di riaver dalle mani deli' Impcradore il
fuo Nipote Ahmagildo^ Figliuolo à' Jngonda fua Sorella, morta in Af-
frica ,
Annali d' Italia. 463
frjca, e di Santo Ermenegildo^ che era ftato condotto a Coftantinopo- Era Volg.
li} perciò mifc infieme una grande Armata, conipofta di venti Du- Anno 590.
chi, eiafcuno de'qua!i conduceva la gente della fua Provincia. Rac-
conta il Vefcovo Turoncnfe, che Judoaldo Duca, venendo alla tella
del Popolo di Sciampagiìa, arrivato a Metz, vi commifc tanti Taccheg-
gi ed omicidj, come fé foffe ftato un nemico della propria terra } e
che altrettanto fecero gli altri Duchi, con rovinare il proprio paefe,
prima di riportare vittoria alcuna de' loro nemici. Quefto era uno de'
brutti coftumi de' Franchi d'allora, e fé ne lamentò anche il buon Re
della Borgogna Guntranno , con avere attribuito a tanta iniquit.ì delle
fue genti le rotte, ch'egli ebbe da i Goti nella Linguadoca. Ne fo
io menzione anche per ricordare, che de' Longobardi lontani dal com-
mettere tali eccedi co i Sudditi proprj , pure dicono tanto male gli
Scrittori loro nemici, e all'incontro i Franchi, non certo migliori de'
Longobardi, fi veggono cotanto efaltati da alcuni Scrittori . Calò dun-
que in Italia dalla parte della Rezia, o fia de'Grigioni, e da quella
di Trento, lo fterminato efcrcito de' Franchi, e de'varj Popoli della
Germania, fuddici del Re Childcberto, divifi in varie colonne. Audoal-
do con fei altri Duchi pafsò a dirittura verfo Milano, e in quelle vi-
cinanze fi accampò . Olone Duca arrivato a Bellinzona, Terra del di-
ftretro di Milano, dove comincia il Lago Verbano, o fia Maggiore,
quivi lafciò la vita, colpito da un dardo nemico. Ed eflendofiquefte
genti sbandate per andare a cercar di che vivere, dovunque arrivava-
no, aveano addoflb i Longobardi, che gli accoppavano fenza remif-
fione. Fecero nondimeno i Franchi una prodezza nel territorio di Mi-
lano. Eranfi portati i Longobardi lungo le fponde di un Laghetto,
da cui efce un Fiumicello, a noi ignoto. Giunti colà i Franchi vi-
dero un Longobardo fuUa riva oppofta armato di tutto punto, che dif-
fe loro : K venuto il dì , in cui fi vedrà 1 chi Dio voglia più bene . Paf-
farono di qua dal^ Fiume alcuni pochi Franchi, e mcftìfi addofib a co-
ftui, tante gliene diedero, che lo ftefero morto a terra. Allora i Lon-
gobardi, raccolte le lor bagaglie fi ritirarono tutti, di modo che i
Franchi non trovarono in quel fito fé non i fcgni, che v'erano ftati i
nemici. Tornarono pofcia al loro accampamento, e colà giunfero i Le-
gati dell' Impcradore, per avvifarli, che era in marcia per venire ad
unirfi con loro l'efercito Cefareo fra tre giorni, e fé ne accorgereb-
bono, allorché vedefiero data alle fiamme una Villa, ch'era fui monte.
Afpettarono i Franchi per fei giorni, e mai non videro comparire al-
cuno. Cedino^ o fia Ghedino Duca con tredici altri Duchi entrato dalla
parte di Trento in Italia, prefe cinque Callella, e fi fece giurare ub-
bidienza da que' Popoli .
Il Re Autari da due parti alTalito con tante forze, prefe in que-
fta congiuntura il faggio partito di tener ben guardati i Luoghi forti
~ e le Città, dove s'erano rifugiate le genti coMoro meglio, lafciando
la campagna alla difcrczione, o fia indifcrczion de' nemici . S' era fpe-
zialmente ben fortificato egli , e provveduto in Pavia . Ma ciò , che
non
4^4 Annali d' I t a l i a.
Kr* Volg. non poterono far le fpade, lo fece l'aria della State, a cui non erano
AKN0590. ufati i Franchi e gli Alamanni. Cioè s' introduffe la difenteria in quel-
le Armate , e ne fece una grande llrage. Vi fi aggiunfe anche la fa-
me per la mancanza de' viveri, in guifa che eflendo oramai troppo
fminuito l'efercito, determinarono que' Capitani dopo tre mefi di fcor-
rerie fatte per la Liguria, e per gli contorni, di tornarfene al loro paefe .
Ma nel ritorno la fame li maltrattò cotanto, che furono obbligati a
vendere infin l'armi e il vellito per aver da mangiare, e per poter giu-
gnerc vivi a cafa. Nel paflTare ancora per alcuni paefi (forfè de' Gtì-
gioni o del Trentino) che erano ftati una volta (otto il dominio del
Re Sìgeberto, Padre del -Re Child^berto , diede rvi il facco, e fecero
(chiavi quanti caddero nelle loro mani . Con tali particolarità raccon-
ta Gregorio Turonenfe quella guerra de' Franchi, i quali o non vol-
lero per politica far danno maggiore a i Longobardi, o non poterono
per debolezza i perchè allora non lì facea la guerra, come oggidì fi
pratica con tanti atrecci, provviGoni di buoni magazzini, e maniere di
forzar anche le Città più forti. Son di parere alcuni Scrittori Pavefi,
che in quella occafione 1-a Città di Ticino fofle prefa da Papio uno
de' Duchi Franchi, e coniinciaflc da lì Hinanzi a chiainarfi Papa, og-
gidì Pavia. Son quelle favole prive d'apparenza, non che di fonda-
mento di verità. Era anticamente quella Città afcritta alla Tril>ù Pa-
pìa- Di là conghictturo io, che pofla effere venuta la rautazion del
fuo nome .
, . „ , Paolo Diacono («) fecondo il folito copiò qui fedelmente il rac-
Diaconus conto di Gregorio luroncnle, con iolamcnte aggiugnerc, che 1 eler-
l. 3. e. 30. cito Franzefe giunfe nel territorio di Piacenza, e di là arrivò fino a
Verona, con ilpianar molte Caftella, non oftante i giuramenti di lai-
var que' luoghi, allorché fponcaneamcnte loro fi renderono gli abitan-
ti, credendo i Franchi gente da mantener parola. Nel territorio di
Trento fpezialmenre diroccarono Tefana, Maleto, Scmiana, Appiano,
Fagitana, Cimbra, Vizzano, Brentonico, Volcnc, Ennemafe, e due
altre Cartella in Alfuca, ed uno nel Veroncfe. Tutti gli abitanti d'effe
Caftella furono condotti in ifchiavitù . Qiiei foli del Cartello della Ver-
ruca, in numero di fecento, per l'interpofizione d' Ingenui fio Vefcovo
di Sabione (il cui Vefcovato fu poi trasferito a Brixen), e di /agnello
Vefcovo di Trento, ebbero la fortuna di poicifi rifcattare con pagare
un Soldo d'oro per cadauno. Ma quefta guerra fu di maggior confc-
gucnza di quel, che apparifca dal racconto del Turonenfe, e di Paolo
Diacono, il quale fi accinfe a fcrivere la Storia de' Longobardi con
poche notizie. Noi abbiam delle Lettere pubblicate dal Freero, e dal
(b> D»- Du-Chesne (^) e fcrittc parte dal Re Childeberto a Maurizio Augurto,
Chtfni i Giovanni Patriarca di -Coftaniinopoli , ad Onorato Apocrifario del Pa-
^criftar. pa^ a Domiziano Vefco^'o di Melitina, e Configlierc Cefareo, a Paolo
Ker.^ Frane. p_jj,.£ dell' Imperadore , e ad altri Ufiziali della'Corte Imperiale, dove
fi fa menzione de i Legati inviati a Coftantinopoli, e della Legi, che
il iDanipolava fra quelli Principi .conerà de' Longobardi . Ve n' ha dell'
altre
Ammali d' Itali à, 465-
^Itrc della Regina Brunicbilde a CoJìaKtina Augulta Moglie dell' Im- E«à Volg.
perador Maurizio, ir» cui le raccomanda forte ^/««a^/'/f/o l'uo Nipote, Anncj^o.
e ad AnafiafiA Augafta Vedova di Tiberio Coftantino Imperadore, »1
fuddctto /itattiigildv ^ e allo ftefFo Maurizio Augufto. Ma Ipezialmente
fon degne di attenzione due Lettere, la prima delle quali e fcritta al
Re Childeberto da e(Tb Imperadore, in cui gli fa fapere, che prima
ancora delP arrivo in Italia de i Duchi Franzefi, era riufcito all' Ar-
mata Ceùrea di prendere per battaglia le Città di Modena^ ÒL^Altino^
e di Mantova^ venendo in quefta maniera ad impedir l'unione delle
roldatefche Longobarde. EiTerfì poi intefo, che uno de i Duchi Fran-
zefi, per nome Chem^ avea trattato di pace con Autari^ il quale s'era
chiufo in Pavia, cffendofi anche gli altri fuoi Capitani colle lor mili-
zie ritirati in diverfe CaftcUa. Che trovandofi il fuddetto Cheno Duca
prcllb Verona con vénti mila combattenti, erano andati a trovarlo i
Meffi Cefarci, per concertar feco l'alTcdiodi Pavia, la prefa della qua!
Città avrebbe dato l'ultimo tracollo alla Nazion Longobarda. Ma che
i Duchi Franchi, dopo aver fatta una tregua di dicci Mefi co i Lon-
gobardi, fé n'erano iti con Dio, fenza farne parola con gli Ufiziali
di Ccfarc: il che era da credere, che farebbe difpiaciuto non poco ad
«(Fo Chiidcberto, perchè fé fi fofle ito d'accordo, fi era -full' orlo di
veder libera l' Italia da i Longobardi. 11 perchè vivamente il prega di
fpcdirc per tempo nel proifimo Anno le iue Armate in Italia, prima
che i Longobardi poflano fare la raccolta de' grani, giacché l'Armata
Cefarea non folamente s'era impadronita delle Città fuddette, ma erano
anche tornate alla divozion dell'Imperio quelle di Reggio^ Parma, e
Piacenza co i loro Duchi, e con afiaiflìmi Longobardi . Finalmente
egli raccomanda di ordmare, che' fieno mcffi in libertà i poveri Italia-
ni, menjti fchiavj di là da i monti, perchè quefta obbligazione era
-cfprefla ne i patti delh Lega. L'altra Lettera è di Romano Patrizio
ed EfarcG di Ravenna, fcritta al medefirao Re Childeberto , con figni-
iicarli la prefa delle fuddette Città di Modena, Jltino, e Mantova. E
che mentre egli era in procinto di portarfi all'afledio di Parma, Reg-
gio, e Piacenza, i Duchi Longobardi di quelle Città erano venuti in
fretta a trovar elTo Efarco in Mantova, e s'erano meflì all'ubbidien-
za della Santa Repubblica (nome ufato molto in que' tempi per figni-
ficare ciò, che oggi chiamiamo «y^^t^re Romano Imperio) ^on dargli per
oft;aggi i loro Figliuoli. Tornito efib Elarco a Ravenna, s'era dipoi
portato in Ktria, per far guerra a Grafolfo nemico . Giunto colà, fc gli
era prefencato GZ/ò/^o magnifico Duca Figliuslo di Grafolfo, che nella iua
giovanile età avea ciera di voler cfferc migliore del IPadre, con offe-
rirgli di fottoraettere fé fteffb con tutto il fuo efercito alla fanta Re-
pubblica. E che era arrivato in Italia Nordolfo Patrizio col fuo efercito
m fervigio dell' Imperadore, il quale in Compagnia di OJJone, uoffìo
glorio(o, avea ricuperate varie Città. Il perché efib Romano, perfua-
fo, che il Re ftia faldiflìmo nel penfiero di efeguire i patti della Le-
ga, e mafiìmamentc fapendo , ch'egli e in collera contr* de' fuoi Du-
Tom. IH. Nnn chi,
(a) Paul US
VÌAconus
l. i. e, 4..
4^5 Annali dMtalia.
Era Volg. chi» perche crana tornati indietra fenza aver foddisfatto a gli ordini
ANN059Q, ^j: gy^ Maeftà, vorrà ben rifpedirc 1' Armata al primo tempo, ed avanti
che fi faccia il raccolto de*grani, con de i Capitani meglio intenzio-
nati: raccomandandofi (opra tutto, che gli faccia opportunamente fi-
pere qua! via terranno ia venendo, e a qual precifo tempo fi move-
ranno. In fine il fupplica di dar buon ordine alle Tue genti, acciocché
non mettano a facco, ne incendino le cafe de gl'Italiani, in favore e
difcfa de' quali fono inviate, e niuno d'efll menino ia ifchiavitìi , e all'
incontro rilafcino i già fatti fchiavi .
Quefte particolarità fanno abbaltanza intendere,, che la guerra
molTa in queft'"anno dall' Imperadore e dal Re Childcberto contrade*
Longobardi, piìi di quel, che ne feppero i due fovralodati Storici ,
portò de i vantaggi all'armi Cefaree, e di pericolo al Regno de' Lon-
gobardi. E fé i Franchi aveflèro operato di concerto, e più daddo-
vero, forfè fi dava l'ultimo crollo alla Signoria d'effi Longobardi ia
Italia . Anzi mi nafce qui fofpetto di qualche abbaglio in Paolo Dia-
cono (i»), il quale, ficcome accennai, ci rapprefentà per primo Duca
del Friuli Gifolfay.e tale creato nciranno fók. dal Re Alboino. Ora
dalla Lettera apparifce, che Romano Efarco era andato in Iftria per
far guerra a Grafolfo Padre di Gifolfo . Forfè quello Grafolfo fu egli il
primo Duca in quelle contrade, e v?nuto a morte in que' tempi, eb-
be per fucccfibrc nel Ducato Gifolfo fuo Figliuolo, il quale andò in.
quelli tempi a fortoraettcrfi all'' Efarco . SenelKanno f(58. Gifolfo aveflc
avuto il Ducato del Friuli, bifognerebbe fupporlo. fin d'allora capace
di governar Popoli. Anzi Paolo dice, che il Re Alboino (*) Giful-
jum^ UT FERtUR^ fuum Nepotem^ FI RUM per omnia idoneum^ qui
eidem fRegi) Strator erat ^ quem Lin^'iz propria Mcirpcibis appeUdnt y
Forojulian£ Civitatiy 13 toti regioni ìllì prceHcere fìatuit . Ma ciò non può.
fudìitere, perchè per atteftato di Romano Efarco, che l'aveva: vedu-
to co'proprj occhi, era aflai giovinetto effo Gifolfo nell'anno fpOo
in juvenìU alate. Adunque giullo. fofpetto ci è, che Paolo non avefic
in quello racconto altro fondamento, che la tradizion popolare, e fin-
ceramence lo confcfTa e^li (leflo con dire Ut fertiir; e che il primo
Duca del Friuli foffe Grafolfo^ e fucceflìVamentc lo fteflb Gifolfo in
quell'anno fpo. Dappoiché fi furono ritirare dall' ftalia le genti del Re
Childeberto, fapendo il Re Autari C^^), quanta autorità avelTe in tutto
r Imperio Franzefe, e fpezialmrnte fopra il cuore d* eflb Childeberto
fuo Nipote, Guntranm Re delhi Borgogna, uno de i tre Re della
Francia, allora regnanti. Principe pacifico, e di tutta bontà, gli fpc-
i.3. M/. 34. dì de gli, Ambafciatori, per pregarlo della iuA mediazione ad ottener
1»;
(b) Gregtr.
Turontnfi:
l. 1 o. cap. 3
Paulus
niaconus
(*) Gifulfo^ COME Die ESI y fuo^ nipote y UOMO in tatto capace ^ il
quale al medefimo (Re) ferviva di Sxntorc ^ cui in propria lingua chia-
mano Màrpahis,, determino di ^orre al governo della. Città del Friuli^
e di tutto quel paefe.
Annali d* Italia. 4^7
la pace. Gli rapprefentarono qucfti la divozione profeflata in addietro Era Volg.
dalli! Nazion Longobarda a i Re Franchi, co' quali avcano mantenuta Anno 590.
feniprc una buona intelligenza, fenza aver meritato d'eflere perlegui-
tati da loro: però pregavano, che fi rimettefle buona amicizia e con-
cordia fra le due Nazioni, elfbendofi pronti in qualunque tempo alla
difefa de' Franchi, e che defilleffcro dall' aiutare un comune nemico,
il quale atterrata l'una Nazione, fi farebbe aperto il paflb a minac-
ciare e diftnjggere ancor l'altra. Furono benignamente afcoltati dal
Re Guntranno, e pofcia inviati con qualche fiia commendatizia al Re
Childeberto, al quale con tutta fommeffionc fecero la medefima rap-
prefentanza . Pafso qualche giorno, fenza che i Legati avefTcro con-
cludenti rifpofte, quando eccoti arrivarne àe gli altri, fpediti dalla
Regina 7'eodelinda colla nuova, che il Re Autari era morto j i quali
pregarono fimilmente Childeberto di voler concedere la pace a i Lon-
gobardi . Childeberto li congedò tutti con delle buone parole e /peran-
te . Fu poi da lì a non molto conchiufa quella pace col SuccelTorc
d' Autari, e ^a lì innanzi non ebbero molcfiia alcuna i Longobardi dalla
parte de' Franchi: il che fervj a renderli animofi, con nderfi eglino
dipoi della potenza de' Greci Imperadori.
In fatti diede fine in quell' anno alla fua vita il Re Autari^ men-
tre era in Pavia, nel dì f . di Settembre, per atteltato di Paolo Dia-
cono, e corfe voce, eh' egli morifle di veleno. Ebbe principio in eflb
Mefc di Settembre V Indizione Nona.^ ed appunto s'ht una Lettera fcrit-
ta da San Gregorio Papa {a) fotto la medefima Indizione, e indiriz- (a) cregir.
zata a tutti i Vefcovi d'Italia, con far loro faperc , che il mfandijjìmo MagnHs
Autaìit (quefto è il titolo, di cui fono frequentemente ornati i Re '•,'• ^-P'fl'^-
Longobardi, e la lor Nazione, da i Romani, perchè troppe offcfe ne ^''
aveano ricevuto, e tuttavia ne ricevevano. Anche i Goti erano Aria-
ni, ma di loro parlavano in altra maniera i Romani, perchè erano
Sudditi d'eflì), che Autari diffi, avea nella proflìma paflata Pafqua vie-
tato il battezzar nella FedeCattoJica i Figliuoli de'Longobardi (Ariani),
per la qual colpa Iddio J'avca tolto dal Mondo. Paolo Ducono fcn-
ve, che Autari regnò y^'; y/»»;, ed eflcndo egli morto nel principio
di Settembre di quell'anno: adunque dovette egli elfere eletto Re vcr-
fo il fine dell'anno f84. come già dicemmo, e non già nell'anno f86.
come pretefe il Padre Pagi, che volle feguitar Sigcberto , certamente
ingannato sì nel principio, che nel fine del governo di Autari . Lo
ftcflo Pagi accordò, che in quell'anno eflb Autari lafciafle di vivere,
ne poi s'avvide, che i fuoi conti non batteano intorno all' Epoca di
quello Re. Ora bifogna ben, che foflcro rare le doti eie virtù della
Regina Teodelinda^ benché di nazion Bavarefc, perchè non folamente
feguitarono i Primati Longobardi a venerarla ed ubbidirla qual Padro-
na, ma anche le permifero di eleggerfi un nixovo Marito, che fofle
degno di reggere il loro Regno. Né diede loro faftidio, che Teode-
linda profeflaire la Religione Cattolica: tanta dovea cflcre lafaviezza,
h Pietà, e la Prudenza di quella Principefla. Avrebbe ella, credo io,
Nnni fcel-
Era Voìg.
An. so 590,
(a) Cregor.
TuKoni(iJis
l. IQ. t. 3.
(b) Trtdiga-
rìiis l't Chr.
caf. 34.
(C) '}ohan-
:us DÌACon.
Vit. Gregor.
M. l. I.
e, 49.
468 Annali d' Itali a.
fcelto volentieri un Principe Longobardo Cattolico di credenza , fé
l'avcflc trovato, ma niun ve n'era. Però fegucndo il configlio de'più-
affennati, mife gii occhi (<ypv:t Jgilolfo Duca di T'orino^ Principe belli-
cofo, parente dei defunto Re Aiuari, di bcll'afpetto, di mente attif-
(Ima a ben governar de i Popoli. Fattolo chiamare alla Corte, gli an-
dp incontro fino alla Terra di Lomello, onde prefe il nome il paefe
delia Lomellina, alcune miglia lungi da Pavia. Colà giunco Agilolfo,,
fece Tcodclmda portar da bere, e dopo aver'efla bevuta la metà d'una^
tazza, porle il rcllo ad Agilolfo, il quale nel refticuirle la tazza, ri-
verentemente le baciò la mano, ii^llora la Regina forridendo, ma con
OHefto rofibre, gli difle, non cflere di dovere, ch'egli bacialTe la ma-
no, a chi dovca baciare la bocca. Ed ammeffblo all'altro bacio, gli
lignificò r intenzione fua d'averlo per IVIarito, e di farlo Re . Che piìi?
Le Nozze fi celebrarono con gran folennità ed allegria fui principio
di Novembre, ed Agilolfo cominciò bene ad aiutar la Regina confor-
te nel governo del Regno, ma per allora non afTunfc il titolo di Re ..
Non fi sa intendere, come Gregorio Turonenfe (<«) fcrivefle, che men-
tre ll:uvano preflb del Re Childeberto i Legati del Re Aucari, arrivò
la nuova della morte d'eflo Autari, e che in fuo luogo era fucceduto
Paolo . Di quello Paolo non v'ha memoria alcuna j ne elfo è nome Lon-
gobardico . ÌVlolto meno può elfo convenire ad Agilolfo, che folamentc
due Mefi, dappoiché era morto Autari, fposò Teodelinda, in guilachc
non potè mai coli' avvifo della morte d' Autari giugnere alla Corte di
Childeberto la nuova del Succeflbre eletto. Meglio informato de gli
affari de' Longobardi non fu Fredegario {!>) colà, dove ferive, che
Jgoae P,e de' Lwigobardi, Figliuolo dei Re Autari^ prefe per Moglie
Teodelitida di Nazione Franze fé-. Cioè non feppe, che quella Principefia
in prime Nozze era Hata Moglie del Re Autari, e fallò in credere
Agone Figliuolo d' Autari. Per altro Agilolfo fu anche nomato per te-
(timonianza di Paolo Diacono Ago, o Agone: il che fi vede praticato
in quelli tempi per altri nomi. In quell'anno Maurizio Imperadorc
dichiarò Augullo e Collega nell' Imperio Teodofio fuo Primogenico ,,
nato nell'anno fSf. Ciò apparifce dal racconto, che fa de gli Atti di-
San Gregorio il Grande, Giovanni Diacono (0.
Anne
AwNALi d' Itali A. 4<>9.
Anno di Cristo dxci. Indizione ix.
di Gregorio I. Papa i.
di Maurizio Imperadore io.
di A G 1 L o L F o Re I .
L'Anno Vili, dopo il Coafolato di Maurizio Augusto.
EGrcgiamcnte ferve a comprovare, che non come s' ha ne' tefti della ERAVoIg.
Cronica Alcflandrina, s' hanno a notare gli anni del Confolaio di ANN0591.
Maurizio Augnilo, uno Strumento pubblicato dal Chiariflìmo Mar-
chefc Scipione Maffei («), ed cfillente prcflb di lui, Eflo fu fcrirto (a) Maff'ei
in Clajfc Ravennate Imp. DN. N. Mauricio Tiberio P. P. Aug. Anno Jji. D.plom.
Nono pojì Csnfulatum ejufdem Anno Orlavo ^ fub die fextb Nonarum Mar- J"'5- 16 j.
tiarum^ IndiSìiene Nona: cioè nell'anno prefente. Benché poi foflero
feguitc le Nozze tra la Regina Teodelinda^ e il Duca Agiloìfo nel No-
vembre dell'anno precedente, pure la Dignità Regale non fu confe-
rita ad efTo Agilolfo, fé non nel Maggio di quell' anno dalla Dieta
Generale de' Longolwrdi, che fi raunò in Milano. Chi fcrive, ch'egli
fu coronato in Milano colla Corona Fe^rea, non è affi dito da Documen-
to, o tcftimonianza alcuna dell'antichità. Fero da quello tempo io co-
mincio a numerar gli anni del fuo Regno. Fredegario {b) anch' egli (^- ^'^'^'g-
mette fotto il prefente anno l'aflunzione al Troqo di Agilolfo. La pri- ^^._ -^on'c
ma applicazione di quello novello Re, {t) fu quella di fpedire ^^«e//o {e)' Paùlus
Vcfcovo di Trento in Francia, o ila in Germania, al Re Childeber- Diaconus
to, per liberare gl'Italiani, condotti colà fchiavi da i Franchi: pcn- ^- 4' <• *■■
fiero degno di un Re, che dee eflcre Padre del fuo Popolo. Trovò
il Vefcovo, che la Regina Brimechilde , Madre d'elfo Re, PrincipclTa
famofa non meno per gli fuoi Vizj, che per le fue Virtù, avea ri-
fcattato col proprio danaro molti di quegli fveniuratij e molti altri
col danaro del Re Agilolfo ne rifcattò il Vefcovo, e tutti li ricorv»
dufle in Italia. Fu eziandio mandato dal Re Agilolfo per fuo Amba-
fciatore alle Gallie Evino Duca di Trento, cioè, come fi può cre-
dere, a Guntranm^ Re della Borgogna, e a Clotario II. fuo Nipote,
Re della Naultria, o fia della Francia Occidentale, affinchè unita-
mente s' interponelTero per condurre alla pace Childeberto Re dell»
Francia Orientale, o fia dell' Auitrafia, che comandava ad una parte-
delie Gallie, e a buona parte ancora della Germania. ProbabilmentS'
venne in quelli tempi a morte Atanagildo Nipote d'elfo Childcberto,
già condotto a Collantinopoli, in riguardo del quale, cioè per riaverlo
dalle mani de' Greci, avca Childcberto fatta guerra a i Longobardi.
Certo non fi truova più da H innanzi memoria di lui nelle Illoric.
Quello impegno dunque ceflaio, e riflettendoli da Childcberto, che
non *
47^ Annali d* Italia.
Ea à Volg. non gli tornava il conto ad ingrandire colla rovina de' Longobardi l' Im-
ANNOS9I. peradore, la cui potenza avrebbe potuto un dì nuocere a i Franchi
Itefll, con ifvegliar le antiche prctcnfioni, non fu difficile lo (labilir
finalmente la Pace tra i Franchi e i Longobardi: il che fervi a mag-
giormente ftabilire II Regno Longobardico in Italia. Nell'Anno ad-
dietro, allorché i Franchi calati in Italia fecero si afpra guerra, non
fap 1 ^^^^ * * Longobardi, roa alle campagne de gì' Italiani, Minolfo Duca{a)^
cioè Governatore deW Ifola di Sem Giuliano^ s'era gittato in braccio
a quefti nuovi venuti. In vece di San Giuliano^ fi ha da leggere San
Giulio, la cui Ifola tuttavia ritien quello nome nella Diocefi di No-
vara, e nel Lago d'Omegna. Perchè quel fito era inefpugnabile,
<5uaÌora fi foffero ritirate tutte le barche del Lago> perciò parve
al Re Agilolfo , che Minolfo non per neccflìtà, raa per codardia,
« per tradimento fi fofFe gictato nel partito de' Franchi : perei»
gli fece tagliar la tefta ad efempio de gli altri. O fia poi, che a
Gaidotfo , appellato da altri Gandolfo, Duca di Bergamo, non foflc
piaciuta l'elezione del Re Agilolfo, o ch'egli non voleffc ubbidirlo,
coftui fi ribellò contra di lui , e fortificoifi gagliardamente in effà
Città. Accorfe colà il Re, e gli raife tal paura, che s'indufle a chie-
dere mifericordia . Ne la chiefe indarno} gli perdonò Agilolfo, ma
per ficurezza della di lui fedeltà, volle avere, e condur fcco de gli
oftaggi. Bifognapoi, che collui foffc un cervello ben inquieto, per-
ché tornò pofcia a ribellarfi, e fi fortificò nell' Ifola, polla nel Lago
di Como. Non tardò il Re Agilolfo a cavalcare di nuovo per repri-
mere jcodui, ed ebbe la fortuna di cacciarlo di colà. Gli furono pa-
gate le fpefe del viaggio, perchè avendo ivi trovate molte ricchezze,
rifugiate dagl'Italiani in quei forte fito, vi mifc le mani addoflb, e
fé ie portò lenza farfene fcrupolo a Pavia. Ma avendo noi veduto di
fopra un fimil racconto dell' liola Comacina, che è la ftefla: può na-
fcere dubbio intorno alle ricchezze ivi trovate o in quella, o pure
in quella volta. Seguitò ciò non odante Gaidolfo ad alzare le corna
contra del Re, confidato nella fortezza di Bergamo j ma Agilolfo il
coftrinfe di nuovo ad umiliarfi : con che tornò merce della fua cle-
menza a rimetterlo in fua grazia . Anche Uìfari Duca di Trivigi uno
fu di quelli, che fi ribellarono al Re Agilolfo > ma aflediato in quella
Città, fu forzato a r^nderfi prigione. Racconta Paolo, che in queft'
Anno non piovve nel Mefe di Gennaio fino al Settembre, e però fi
fece una mifera raccolta . Diedero ancora un gran guafto al territorio
di Trento le locuftc, cioè le Cavallette più grolfe delle ordinarie,
con divorar le foglie de gli alberi, e l'erbe de' prati. Ma non toc-
carono i grani, e nell'Anno feguente fi provò quello medefimo fla-
gello. A quelli mali s'aggiunfe una terribil Pelle, che affliflc fpe-
iialraente Ravenna, e l'I Uria j e da una Lettera di San Gregorio Ma-
Méfnuf"^ gno {!>) apparifce, che quefto malore infettava anche la Città di
/. tf Ef. X. Narni.
Anno
Ammali d' Italia. 471
Anno di Cristo dxcii. Indizione t.
di Gregorio I. Papa 3 .
di Maurizio Imperadore 11»
di A G I L o L F o Re i.
L'Anno IX. dopo il Confolato di Maurizio Augusto^
Assicurato il Tuo Regno dalla parte de' Franchi colla Pace con cflb Era Volg."
loro ftabilita, e depreflt gl'interni nemici, volle ancora il Re Ann 0591.
Agilolfo provvedere alla (ìcurezza fua dalla parte de gli Avari, o fia
de gli Unniy o Tartari, che dominavano nella Pannonia, e ilcndc-
vano la lor (ìgnoria Copra gli Sciavi , che diedero il nome alla Schia-
vonia. Era formidabile anche la potenza di quella Nazione, e non
andrà molto, che cominceremo a vederne le funefte pruove, in Italia.
Con coftoro fu conchiufo un trattato di pace e di amiftà. Ma non
erano terminati i mali umori interni . Romano Efarco lavorava fott* acqua,
e tanto feppe fare, che con promefTe e danari guadagnò Maurizio y
o fia Mauricione^ o Mauritione Duca di Perugia ("), che accettò pre- ,^^ ^j ^^
fidio Greco in quella Città. Si trovava allora l' Efarco in. Roma,, ed tap. s!
anfiofo di mettere il piede in sì rigiwrdevol Città, che poteva fervir-
gli di frontiera centra dc*^ Longobardi, fi mofle di colà,, conduccndo
leco quanti armati potè ; e nel viaggio non folamente fé gli diede
Perugia, ma egli prefe in oltre alcune delle Città frappofte, cioè Su-
iri, Poliraarzo, oggidì Bomarzo, Orta, Todi, A.meria, Luceolo, ed
altre, di cui lo Storico non fcppt il nome. Giunfero quelle disgu-
flofe nuove ad Agilolfo dimorante in Pavia , che ne dovette pronta-
mente Icriverc al Duca di Spoleti, intanto che egli preparava l'efer-
cito per accorrere in perfona a quelle parti . A Faroaldo Primo Duca
di Spoleti, morto non fi sa in qual Anno, era fucceduto Ariolfo^ uo-
mo di gran valore. Io non so come, a chi compilò la Vita di Saa
Gregorio Magno, fcappò- detto,, che quello Ariolfo fu Duca di Bene-
vento. Dal Baronie poi fu creduto Duca de' Longobardi nella Tofcana .
Certo è, ch'egli era Duca di Spoleti y e lo atteitano Paolo D'acono,
e l'Autore della Cronica Farfenfe. In quelli tempi l'Umbria da al-
cuni fu riguardata come parte della Tofcana. Ora trovandofi egli il
pia vicino a i paefi caduti in mano del nemico Efarco, fi mife tofto
in armi, ed entrò in campagna. Fu preveduto que fio colpo dal SantO'
Papa Gregorio; e ficcnme fuUa fua vigilanza e prudenza fpezialmente
pofava la laluie di. Roma, ed era alla faggia fua direzione raccoman-
dato il maneggio anche de gli affari temporali iiv tempi sì fcabrofi:
egli perciò lenfie- {b) a Fehce Maellro della Milizia, o fia Generale yj^' '*'
d' Armata y che intcndendofi con Maurilio^ e Fitaliano, a'" quali ancora (/ jó.^" ^^*
fece
47^ Annali d' Italia.
Era V0I5. fece intendere la Tua mente, (Icffero bene attenti a i movimenti del
Anno 591. Duca di Spoleti 5 e cafo che s'inviaflc verfo Roma, o vcrfo Raven-
na, gli deilcro alla coda. Ciò fu nel Mefe di Giugno, e voce cor-
reva, che Ariolfo foffe per cflcre fotto Roma nella Feda di San Pie-
tro. Neil' Epidola trentcfima notifica eflo Papa a i luddetti Maurilio
^ Vitaliano, ciie nel dì 11. di quel Mefe (e non già di Gennaio, co-
me hanno alcune Edizioni) eflb Duca Ariolfo gli avea fcritta una Let-
tera, di cui loro manda copia, con raccomandare a i medefimi di te-
nere all'ubbidienza dell' Imperadorc la Città di Soana^ porta nella To-
fcana, fé pure Ariolfo non gli ha prevenuti, con portar via di là gli
(a) id. l. i. ortaggi. Corta poi da un'altra Lettera di San Gregorio W, fcritta
Epfl. 46. a Giovanni Arcivcfcovo di Ravenna, che Ariolfo arrivò colle fue genti
fin fotto Roma, e quivi tagliò a pezzi alcuni, ad altri diede delle
ferite: cofa, che afflifle cotanto il placido animo dell'ottimo Ponte-
fice, che ne cadde malato, aflalito da dolori colici. Quel nondime-
no, che maggiormente pareva a lui intollerabile, era, ch'egli avrebbe
avuta maniera d'indurre alla pace i nemici (probabilmente impiegando
del danaro, come era folito in fimili frangenti di fare), ma 1' Efarco
Romano non gliel voleva permettere : del che fi duol egli forte coli'
Arcivcfcovo fuddetto. E tanto più, perchè cflcndo ftato rinforzato
Ariolfo dalle foldatefche di due altri Condottieri d'armi Autari e Nor~
dolfo^ difficilmente voleva piìi dar orecchio a trattati di pace. Per-
tanto il prega, che fc ha luogo di parlar di tali affari con sì ftrambo
Miniftro, cerchi di condurlo alla pace, con ricordargli fpezialmentc,
che s'era levato di Roma il nerbo mnggiore delle milizie, per fofte-
(b) li. l. 5. nere l'occupata Perugia, come egli deplora altrove (*), né v'era re-
fi///?. 40. ftata altra guarnigione, che il Reggimento Teodofiano , così appel-
lato da Teedofto Augufto Figliuolo di Maurizio Imperadorc; il quale
ancora, per eflere privo delle fue paghe, (tentava ad accomodarfi alla
guardia delle mura. Aggiugac , che anche Arkhi o fia Arigifo Duca
di Benevento, il quale era fucceduto a Zottone primo Duca di quella
contrada, inrtigato da Ariolfo, rotte le capitolazioni precedenti avea
morte le fue armi centra de' Napoletani , e minacciava quella Città.
Non fi doi'eano credere i Longobardi obbligati ad alcun trattato
precedente, da che l' Efarco fotto la buona fede aveva occupato ad
effi Perugia con altre Città. Paolo Diacono {e) paila della morte di
Dìa^oTut Zenone kìddetto dopo venti anni di Ducato, con dire, che in fuo luo-
/. 4. e. 19. go fuccedette Arigifo^ mandato colà dal Re Agilolfo^ e per confegucn-
te o in qucfto, o nel precedente anno, con intenderfi da ciò, che il
Ducato Beneventano dovette aver principio circa l'Anno f/i. come
pensò il Padre Antonio Caracciolo. Era Arigifo nato nel Friuli, avea
fervito d'Aio a' Figliuoli di Gifolfo Duca del Friuli, ed era parente
del medefimo Gifolfo. Rifulra poi dalla fuddetta Lettera di San Gre-
gorio all' Arcivcfcovo di Ravenna, che la Città di Fano era portedu-
ta allora da 1 Longobardi, e vi fi trovavano molti fatti fchiavi, per
Ja iiberazion de' quali aveva il caritativo Papa voluto inviare nel pre-
■ ~ ceden-
A N N A L T d' I T A L I A. 473
cedente Anno una perfona con danaro j ma quella non s'era arrifchii- Ek* Vo'".
ta di pafTare pel Ducato di Spoleci, che divideva Roma da quella Cit- Anko 59I.
rà, ed era lotto il dominio de' Longobardi . Tuttavia non lafciò For-
tunato^ Velcovo d'cd'a Città, di rilcattarli con aggravarfi di molti de-
biti per quefta Tanta azione j (<») e San Gregorio gii concedette dipoi, (a) Gr":i,r.
che potefle vendere i vali Tacri delle Chiel'e per pagare i creditori. M-l.-,.'i:pt.
Quel Severo Fefcovo Scifinatico^ la cui Città era ftata bruciata, e per fi°^- '.•!•
cui l'Arcivefcovo di Ravenna chiedeva delle limofine a San Gregorio,
vien creduto Fefcove à.' jiquikia dal Cardinal Baronie io) ^ e dal Padre ^' *•"''"■
Mabillone {e). Io il tengo per Severo Fefcovo ó.'' Jncona , nominato al- u)''mJlìiÌ
rrove da San Gregorio, giacché egli dice: Juxta quippe efi Civitas Fa- in ^mni."
num: il che non conviene né a Grado, né ad Aquileia. NcU'edir.io- SeiutHùl-.
ne di San Gregorio fatta da' Padri Benedettini la Lettera fedicefima '■ ^- '■ ì~-
del Libro Nono (^) è ad Screnum Anconitcmum Epifcopum . S'ha da leg- (a\ q
gere ad Severunt^ apparendo ciò dalla fufleguente Lettera ottantefima m. l. 'q^e'.
nona {e). Dovca quello Vefcovo, addottrinato dalle difgrazie della fua /(/• 16. e dì-
Città, avere abbandonato lo Scifma, e meritata Ja grazi» di San Gre- *'""• ^"''^'i-
eorio (*^) ^'^' '*•
Anno di Cristo dxciii. Indizione xi.
di Gregorio I. Papa 4.
di Maurizio Imperadore 1 1.
di A « 1 LO L FO Re 3.
l^'Anno X. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
CI fa fapcre Paolo Diacono, che irritato forte il Re Agilolfo per
la perdita di Perugia, e dell' altre fqddetite Città , fi mof-
<c immediatamente da Pavia con un poflcntc efcrcrto per riacquiftare
quella Città. E però potrebbe elìere, che a,pparteiiefle al preceden-
te anno quello fuo sforzo. Ma non parlando punto San Gregorio di
Agilolfo nelle Lettere fcrittc in quell'anno, né cflendo molto efatto
nell'ordine de i tempi lo Storico luddetto: chieggo licenza di poter
riferire al prefente anno l'avvenimento fuddctto. Venne dunque il bel-
licofo Re con grandi forze all'afl'edio di Perugia, e con tal vigore fol-
Iccitò queir imprefa, che cornò alle fue mani elTa Città, e Maurizio
prefo pagò colla fiia teda il tradimento fatto. Come poi, e quando
Perugia tornaOe in poter de' Romani, noi fo. Certo è, che vi tornò.
Par ben credrbile, che Agilolfo ricuperafle ancora l'altre Città a lui
tolte dall' Efarco. Né quello gli badò. Volle anche tentare Roma
Ilefl'a: al che non fece mente Paolo Diacono, allorché fcrifle, che do-
po la prela di Perugia Agilolfo fé ne tornò a Pavia. Racconta il San- (f) id. Prt-
to Pontefice (/), ch'egli era dietro a fpiegare al Popolo il Capitolo'^"' { ■ f • ''^
Tom. in. Ooo
qua-
474 Annali d' Italia
Fra Voi», quiirantcfinfio di Ezechicllo, allorché s' intcfe (i) jam Agiluìphum LaH'
Ativo'i^Z. gohardorum Regem^ ad «bfidioner» nojlram fummopere feftinantem, Padum
tranjijfe . E che fcguincro dipoi de i graa travagli e danni al Popolo
Romano, fi raccoglie da quanto feguita apprellb a dire il medefimo
(.0 là. HO' San Gregorio (*) : Ubique luSlus afpicimus . Ubique gemitus audivimus;
mii. 6. i. z. dejlruRa Urbes , evcrfa J'unt Cajìra , depopulati funt agri , in folitudinem
terra redafla eji . yliios /> captivitaiem duci^ alios detruncari^ alios inter-
'b") Ili. l. 2.. fi<^i videmus . (2.) Aggiugne più (otto (*) ; Nemo aatem me rcprehendat .^
Homil. ul- fi pofi hanc locutionem cejfai-ero , quìa , ficut omnes cernijìis , nofirte tri^u-
t,m. lationes excreverunt . Undique gladio circumfufi fumus^y undique imminens
mortis periculum timemus . Alii detruncatis ad nos manihus redeunt; ahi
captivi , alii interemti ad nos nuntiantur . Jam cogor linguam ab Expofitio-
ne retincre . (3) E quelie parole fon quelle, che fecero dire a Paolo
(e) PaulMs Diacono (0, il qual fembra difcorde da fé medefimo, cflere rimali o sì
Biaconu! atterrito il beato Gregorio Papa dall'arrivo del Re Agilolfo, che ccf-
'"*"*' ' so dal profeguire la (piegazion del tello di Ezechiello . Crede il Car-
dinal Baronio, che queftì guai di Roma fuccedeflero nell'anno fpf.
quando tutte le apparenze fono, che molto prima arrivafle un sì atro-
ce flagello addoflb a quella Città. Ed è fuor di dubbio, che Roma,
tuttoché guernita d'un dcboliflìmo prcfidio, valorofamente fi difefe in
quelle llrettczze, di modo che il Re Agilolfo, fcorgcndo la difficultà
dell' impreia, fors' anche fegretamente commolfo dalie preghiere e da
i regUi, che a tempo opportuno foleva impiegare per bene del fuo
Popolo il gcnerofo Papa Gregorio, fi ritirò da que' contorni , e dopo
tanti danni inferiti lafciò in pace i Romani. Mancò di vita in queft'
anno uno de i Re Franchi, cioè Guntranno Re della Borgogna, Prin-
cipe per la Pietà e per altre Virtù affai commendato . Perchè in que-
lli tempi non fi durava gran fatica a canonizzare gli Uomini, e fpc«
zialmente i Principi dabbene per Santi, però anche a lui toccò d'cf-
fere meflo in quel ruolo. Morì fcnza Figliuoli, e lafciò tutti i fuoi
Stati al Re d' Auitrafia ChildebertOy la cui potenza con una sì gran giun-
ta divenne formidabile. E buon per gli Longobardi, che ne pur egli
fopravivcflc di molto a quefto fuo Zio.
Anno
(i) Che già Jgiìuìfo Re de' Longobardi ^ al maggior fegtto affrettandofi per
aJJ'ediard^ aveva paffuto il Pò.
(z) Ovunque vediamo lagrime . Ovunque afcoltiamo pianti -, fono diftruttt
ie Città., rovinati i Cajlelli ^ faccheggiate le Campagne, defelata affattt
la Terra. Altri vediamo condnrfi via /chiavi, altri effere decapitati, al-
tri uttifi.
(j) Ninno poi m riprenda^ [e dopo quefte parole mi quieterò, perchè fic-
come tutti avete veduto, le nofire tribulazioni fono troppo crefciute . Da
$gni parte attorniati fcamo da fpade , d" ogn" intorno temiamo f imminenti
pericolo della morte. Altri a noi ritornano, colle mani tagliate; di altri
riceviamo /' avvifo effere [chiavi , altri uccifi . Già fono afiretto a tratte-
nere la lingua dall' Efpofizione .
Annali d' Italia. 475^
Anno di Cristo dxgiv. Indizione xii.
di Gregorio I. Papa j.
di Maurizio Imperadorc 13.
di A G I L o L F o Re 4.
L'Anno XI. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
CRedefi, che nell'anno precedente S. Gregorio Papa pren(5efle a Era Vo!?.
i'crivcrc i fuoi Dialoghi; ma c'è anche motivo di giudicare, che ANK0594.
ciò fuccedeflc nell'anno prcfcnte, fcrivcndo egli («), che citt^ue Jnni (^^ Gremir,
prima era feguita la fiera inondazione del Tevere . Manteneva intanto m. Dining.
il faaco Pontefice buona corrifpondenza con Teedeiinda Regina de' Lon- ''*■ 3- '• 19-
gobardi, Principcfla piifiìma, e ben' attaccata alla Religione Cattoli-
ca: il che giovò non poco, per rendere il Re Agilolfo fuo Confor-
te, benché Ariano, ben affetto e favorevole a i Cattolici ftedì, e fer-
vi in fine, ficcome diremo, ad indurlo ad abbracciare la ftcfla Fede
•Cattolica, fé pur fuflìde ciò che ne lafciò fcritto Paolo Diacono. Era
flato eletto Arcivefcovo di Milano Cojìanzo-, e perchè fi fparfe voce,
ch'egli aveffe condennati i tre Capitoli del Concilio Calcedonenfe ,
ed accettato il Concilio Qiiinto, tre Vefcovi fuoi fufFraganei ; fra' quali
fpczialraente quello di Brcfcia, non folamente fi fepararono dalla di lui
comunione, ma eziandio indufTero la Regina a fare lo fleflo. Rcftano
due Lettere fcritte da San Gregorio {b) alla medefima Regina, nelle W id. i. 4.
quali fi duole, ch'ella fi fia lafciata fedurre, quafi la Dottrina del Con- ^^'fi- 4- cr
■cilio Calcedonenfe, principalmente foftenuta dalla Chiefa Romana , ^
aveffe patito alcun detrimento per le perfone condennate dipoi nel
Quinto Concilio Generale. Da altre Lettere del mcdefimo Papa pare
che fi raccolga, efferfi Teodelinda umilmente accomodata alle di lui
elorcazi^oni . Ma veggafi all'anno 604. Abbiamo anche da Paolo Dia-
cono («), che a quella buona Principeffa San Gregorio, non fi sa il (e) /vw.'ws
quando, inviò in dono i Dialoghi fuddetti . Una delle maggiori pre- Di^ro^us
mure, che circa quefti tempi nudrivn l'infaticabil Pontefice, era quella ^'*" '»• '• ^•
di (tabilir la Pace co i Longobardi. A così lodcvol penfiero chi s'op-
poncfie, lo vedremo nell'anno feguente, contuttoché io non lafci di
fofpettare, che poffa tal Pace appartenere all'anno prefenre, non cf-
fendo noi certi, che tutte le Lettere di San Gregorio Papa fieno di-
fpoftc con ordine efattiflìmo di tempo. Comunque fia, in una Lette-
ra fcritta da effb Papa fotto l'Indizione Duodecima, cioè fotto qucfl'
anno, al fopra citato Coflanzo Arcivcfcovo di Milano, fi vede, che
il rmgrazia delle nuove dategli del Re jfgone (cosi ancora veniva chia-
mato, iiccome già accennai, il Re /Jgilulft)^ e de i Re de' Franchi,
e dsfidcra d'cffcre informato di tua' altro, che pofTa accadere. Dice
Ooo 2. in
47*^ Annali d' Italia.
Eaa Volg. in fine una particolarità degna d'attenzione nelle feguenti parole, cioè:
Anno 594. gf ':;edrete -, che Agone Re de' Longobardi non pojfa accordarji col Patrizio
(o ila con Romano ECzrco), fategli fapere, che fi prometta meglio di me ^
perchè fon pronto a fpendere^ ^' ^S^' "vorrà confentire in qualche partito van-
taggiofo al Romano Imperia. Delìderava Gregorio, che fcguifle la Pace
generale, e perchè ciò venifTe effettuato, fi efibiva a pagare; e quan-
do poi non fi potcfle conchiudcrc quella general Pace, proponeva di
farla almeno col Ducato Romano, per non veder più cfpoftaalle mi-
ferie della guerra il Popolo, ch'egli più de gli altri era tenuto ad ama-
re. Son di parere i Padri Benedettini nell'ediiionc di San Gregorio,
(a) Gregor. chc a queft' anno appartenga una Lettera del medefimo Santo Papa (<»),
M. l. 4. E- fcritta a Sabinian» fuo Apocrifario, o fia Nunzio alla Corte di Co-
fijì. 47. (lantinopoli, con ordinare di dire a i Sereniffimi nofiri Padroni^ che fé
Gregorio lor Servo , fi foffe voluto mifchiare nella morte de'' Longobardi ,
oggidì la NazioH Longobarda non avrebbe ne Re, né Duchi, né Conti, e
Ji troverebbe in.una fomma confuftone . Ma per eh' egli ha timore di Dio,
teme di mifchiarfi nella morte di chicheffia . Parole degne d'attenzione,
per conofcere fempre più la fantità di Gregorio , e qual fofle il go-
verno de' Longobardi, del quale parleremo m altro luogo. Era ftato
imputato il fanto Pontefice d' aver fatto morire in carcere Malco Vc-
fcovo Longobardo, o pure di qualche Città fuggetta a i Longobardi j
e però fi giuftificò colle fuddettc crpreffioni .
Anno di Cristo dxcv. Indizione xiri.
di Gregorio I. Papa 6.
di Maurizio Imperadorc 14.
di A G 1 lo LFo Re j.
L'Anno XII. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
N'
On ccflava il fanco Pontefice Gregorio di fer delle premilrc per-
che fi venifle ad una pace fra l'Imperio e i Longobardi, sì per-
chè avea troppo in orrore gl'infiniti difordini prodotti dalla guerra,
e sì perchè toccava con mano la debolezza dell' Imperio llcflb, che
non poteva fc non perdere, continuando la difcordia. Ora egli a tal
fine fcrifie in quell'anno a Severo, Scoladico (cioè Confultore) dell'
*') li.l. 5. E-farco (^), con fargli fapere, che Jgilolfo Re de' Longobardi non ri-
Efift. 36. cufava di fare una Pace generale, purché 1' Efarco volefle emendare
i danni a lui dati, prima che fofTe venuta l'ultima rottura, efibcndoli
anch' gli pronto a fare lo fteflb, fé i fuoi nel tempo della pace aveano
danneggiato le terre dell'Imperio. Però il prega di adoperarfi , ac-
ciocché r Efarco acconfcnta alla pace; che per altro Agilolfo fi mo-
ftrava anche difpofio a ftabiiirLi co i foli Romani. Oltre a ciò avver-
' tilfc
Annali d' Italia, 477
tifle V'Efarco, che varj Luoghi ed Ifole erano in pericolo manifelVo Eua Voi";
di perderli i e però s'affrcctaire ad abbracciar la propolta concordia, Anmp 595:
per poter' avere un po' di quiete, e njetttrfi intanto in forze da po-
ter meglio refiitere. Ma 1' Efarco Romano era della razza di coloro^
che antepongono il proprio vantaggio a quella del Pubblico . Se la
guerra recava immenfi mali alla miiera Italia, fruttava ben di molti
guadagni alla borfa fua . E perciò non folamentc abborriva la Pace ,
ma giunfe infino a caricar di calunnie il fante Pontefice alla Corte ,
in maniera che circa il mefe di Giugno Maurizio Augufto fcrivcndo
ad elfo Papa, e ad altri delle Lettere, il trattò da uomo femplice, e
poco accorto, quaGchè fi lafciafle burlare da Ariolfo Duca di Spoleti
con varie lufioghc di pace, ed aveffc rapprefentato alla Corte, o all'
Efarco delle cofe infuflìilenti . Chi legge la Lettera, fcritta in quefto
propofito dell' incomparabil Pontefice, non può di meno di non am-
mirare e benedire la (ingoiar fua Lfmiltà, e la deflrezia, con cui feppe
foftenere il fuo decoro, e nello fteffb tempo non mancar di rifpctto a
chi era Principe temporale di Roma. Duolfi egli fra l'altre cofe, che
fia fiata rotta da gli Ufiziali Cetarei la Pace da lui (labilità co i Lon^-
gobardi della Tolcana, mercè dcll'occupazion di Perugia. Pofc' a do-
po la rottura, che fieno (tati levati di Roma i foldaii ivi foliti a (lare
di prefidio, per guernirc Narni e Perugia, lafciando in tal guifa ab-
bandonata ed cfpofta a pericoli di perderfi quell'augulla Città. Ag-
giugne, elTere (lata la piaga maggiore l'arrivo di Agilolfo, perchè fi
videro tanti mifcri Romani legati con funi al collo a guifa di cani, e
condotti a vendere in Francia, dove dovea praticarfi un gran merca-
to di Schiavi, benché Criltiani. Tali parole fecero credere al Sigo-
nio (<»), che l'afTedio di Roma fatto da Agilolfo, s'abbia da riferire (a) 5if««,
all'anao precedente fp4. e non è difpregevole la di lui conghictturaj '^' ^^g"-
qiuntunque a me fembri più probabile, che quel fatto fuccede(re pri- ^'"'^ ' ''
ma. Si lagna ancora il buon Papa, che dopo elTere i Romani, fcanv-
pati da quel fiero turbine, fi voglia ancora crederli colpevoli per la
(carfezza del frumento, in cui fi trovava allora la Città, quando s'era
già rapprefentato alla Corte, che non fi potea lungo tempo conferva-
re in Roma una gran provvifione di grano. E fofFeriva bene effe Pa-
pa con pazienza tante contrarietà i ma non fapeva già digerire, che gli
Augufti Padroni foffero in collera contra di Gregorio Prefetto di Ro-
ma, e di Cafterio Generale delle milizie, che pure aveano (atto de' mi-
racoli nella difefa dell» Città.
Di quedo pafTo andavano allora gli affari d' Italia con un Prin-
cipe, che vendeva le cariche, che credeva più a i cattivi, rhe a i buor
ni Configlieri, e fceglieva Miniftri malvagi, i qual- venivano in Italia
non per far del bene a i Popoli, ma per ifmugnerc il loro fangue . Di
quello ne abbiam la tcftimonianza dello ftefTo S. Gregorio in una Let-
tera fcritta a Cujìantitia Auguita Moglie dell' Impcradore Maurizio W, (b") Grefor.
dove le fignifica d'aver convertito alla Fede mo'ii Cìcntiii, che erano ^'H"'*'.
ncil'Ilbla di Sardegna, e fcoperto in tal congiuntura, che co (loro pa- '" ^' ^f'J^'^-
gava-
478 Annali d' Italia.
Era Volg. gavano dianzi un tanto al Governatore, per aver licenza di fagrlfica-
Anno 595. re a gì' Idoli > e che anche dopo la lor converfione-feguicava il Gover-
natore a voler che pagafTcro. Riprefo dal Vcfcovo per tale avania, a-
vea rifpofto d'aver promeflb alla Corte tanto danaro per ottener quel-
la carica, e che né pur quefto badava per foddisfare ai Tuo impegno.
Nella Corfica poi tante erano le gravezza, che gli abitanti per pagar-
le erano coftretti fino a vendere i propri Figliuoli di maniera che mol-
tiffimi, i quali poffcdevano beni in qaell'Ilbla, erano forzati a rico-
vcrarfi fotto il dominio della nefamliffima Nazton de'' Longobardi ^ la qua-
le dovea trattar meglio i fudditi Tuoi, e fuperava nel buon governo i
Greci. Così in Sicilia eravi un Efattore Imperiale per nome Stefano,
che fenza proceflb ccnfifcava a più non porfb i beni di que' poflìden-
ti. Peggio nondimeno che gli altri operava Romano Patrizio, Efarco
di Ravenna. Con tutta la fua Umiltà e Pazienza il Santo Pontefice
Gregorio non potè di meno di non accennare a Sebafliano Vefcovo del
(a) id. ik. Sirmio (<»), amico d'eflb Efarco, le opprcflìoni, che Roma pativa per
Epijl. 4z. l'iniquità di coftui . (*) Breviter dico (fono fuc parole) quia ejus in nos
malitia gladios Longobaidorum vicit ; ita ut benigniores videantur bofies , qui
nos interintunt ^ quam Reipublica Judices^ qui nos malitia fua ^ rapinis^at-
que fallaciis in cogitatìone confumunt . E pure i foli Longobardi erano
trattati da nefandijftmi . Venne a morte in queft'anno G/eiJ^ww/ Arci-
vefcovo di Ravenna, e in fuo luogo fu eletto Mariniamo a cui Papa
(b) RuhiHs Gregorio concedette il Pallio. Rapporta eziandio Girolamo Roffi {b)
Hiftor. R4- una Bolla di Papa Gregorio, confirmatoria de' Privilcgj della Chicfa
'^•'""- ''*• 4- Ravennate } ma che contien troppe difficultà, per crederla vera. -M
^A>inal'^''Ecc Cardinal Baronie (e) ne ha moltrata la falfità . Pafsò ancora a miglior
' vita San Gregorio Vcfcovo Turonenfe, infigne Scorico delle Gallie .
Circa quelli tempi fu creato Duca di Baviera Tajjìlone da Childeberto
Re dell' Audrafia . Egli è chiamato Re della Baviera da Paolo Dia-
(d) Paulus cono W, e da Sigeberto (0 copiatore d'eflb Paolo. Ma niun d'elfi,
DiMcotìHt e niuna delle memorie antiche ci fa fanerc, cofa divenilTe di Garibaldo
/. 4. e. 7. - - - - - . - - -' ._....
leanza da lui contratta per via del Matrimonio fuddetto co i Re Lon-
gobardi, e da lui mal veduta, gli movefle guerra, e il deponèlTe Si
(a, ch'egli ebbe un Figliuolo per nome Gundoaìdo^ che venne in Ita-
(0 fridcf' ^'^ '^"''^ Sorella Teodelinda, e quelli per atteftaio di Frcdegario (/) fi
chr. e. 34. accasò con una Donna nobile di Nazion Longobarda, e n'ebbe de' Fi-
gliuoli. Avremo occafione. di parlare di quelli Principi più abbaffb.
Né
( *) Brevemente dico , che la fua iniquità centro di noi ha fufersto le ar-
mi de' i Longobardi •■, talché -piìt benigni fembrano i nemici ^ che ci uccido-
no , de i Giudici dei la Repubblica , ; quali colla loro malizia , colle rapi-
ne^ e cabbale nel penfare ci rifinifcoHo .
Annali d* Italia. 379
Ne vo'lafciar di dire, che in quelli tempi l'umile Pontefice Roma- Era Volg.
no ebbe da combattere colla fuperbia di Giovanni il Digiunatorc, P«- Anno 595.
triarca di Goftantinopoli, il quale voleva attribuirli il titolo di fi^efco-
vo Ecumenico^ o fia Univerfale . A quella ufurpazione egli fi oppofc
con tutta forza e manfuetudine . Ne fcrtlTe a lui ('j), alP Imperadore, (a) Gregtr.
e a Cojìantina, Iraperadrice, dolendoli fpczialmente con quell'ultima, ^"2»'*
perchè li pcrmettefle, che folTe maltrattata la Chiefa Romana, .iDapo •s-^/'-^'-
di tutte. Dice fra l'altre cofe in cfla Lettera, eiTere già ventifctt*
anni, che i Romani viveano fra le fpade de i Longobardi (prendendo
le afflizioni dell' Italia , dall' anno f68. in cui i Longobardi ci entraro-
no) e che la Chiefa Romana avea fatto e faceva di grandi fpefe della
propria borfa per regalare elfi Longobardi, e falvare con. tal mezzo il
fuo Popolo: di modo che ficcome l' Imperadore teneva in Ravenna il
fuo Teforicre e Spenditore per pagare ì'efcrcito, così elTo Papa era
divenuto Spenditore in Roma, con impiegar nello ftelTo tempo le fuc
rendite in mantenimento del Clero, de' Monillerj, e de' Poveri, e ia
placare cfli Longobardi. Contuciociò G vedeva quella deformità, che
la Chiefa Romana era allretta a fofferir tali llrapazzi dall' ambizion del
Vcfcovo di Coilantinopoli. Ma Giovanni Digiunaiore finì in queft'
anno raedefimo la lite col fine della fua vita: uomo per altro dipinto
da i Greci per Prelato di Virtù cofpicue, per le quali fu poi da efli
mclTo nel ruolo de* Santi .
Anno di Cristo dxcvi. Indizione xiv.
di Gregorio I. Papa 7.
di Maurizio Imperadore i j.
di Agilo L FO Re 6.
L'Anno XIII. dopo il Confolato diMAURizioAuGusxo,
SI andava tuttavia maneggiando l'affare della Pace tra il Re jfgì" •
lelfi^e r Efarco di Ravenna. Ma perciocché non mancavano per-
fone, che per privati riguardi attraverfavano il pubblico bene: San
Gregario (*) diede incumbenza a Cajiorio fuo Notaio rcfidenie in Ra- W l'i- i- 6.-
vcnna di foUecitar quello aggiullamento, lenza il quale foprallavano ^f- 3°- ^'
de i gravi pericoli a Roma llelTa , e a diverfe Ifole. Ma in Ravenna ^''
da gente maligna fu di notte attaccato alle colonne un Cartello in di-
fcredito non folo del fuddetto Callorio, ma del raedefimo Papa, quali
che per fini llorti amendue promovcffero l'affare d'effa Pace. San Gre-
gorio ne fcriffc iMarignano Arcivcfcovo, al Clero, ai Nobili, a i Soldati,
e al Popolo di quella Città, con ordinare, che pubblicaflero la Sco-
munica centra gli Autori d'effo Cartello. Nella Campania dovette
cfler guerra in quell'Anno, ed in effa furono prcfi molti Napoletani
da
480 Annali d' Italia.
Fra Volg. da i Longobardi. Non fu pigro il pictofo cuore del Pontefice Ro-
Amno<;;'5. mano a (crivcre tofto ad Antemio Suddiacono, Tuo Agente in Napoli (<?),
^'. i"" ' con inviargli una buona fomma di danaro per rifcattarc chiunque non
avea canto da potere ricomperare la libertà. In qucil' Anno ancora l'in-
faticabil Papa prele la gloriofa ritbluzione di fpcdire in Inghilterra
Santo Agofìino iMonaco del Monittero di Santo Andrea di Roma con
altri compagni, a ^n di convertire alla Fede diCrifto gli Anglo-Saflbni,
Barbari, che da gran tempo aveano occupata la maggior ^parte della
Bretagna maggiore. Quefta memorabil imprefa e una di quelle, per
le quali il Santo Pontefice fpezialmente (\ acquiftò il titolo di Grande,
e quello ancora di Apollolo dell'Inghilterra, tìtolo parimente dato al
njedefimo Agoftino, che fu creato primo Arcivefcovo di Oantuaria,
e fece delle maraviglie, per ridurre que' Popoli alla greggia di Crifto.
<^)^tàa Rifcrifce Beda (J») una Lettera di San Gregorio Papa, rapportata an-
f'ic^iT, che da Gotfelino (e) nella Vita del fuddetto Santo Agoftino, e fcritta
(e) GÓt/Wi- die X. Ktilendas Augufti^ Imperante D. N. Mauricio Tiberio pnjfimo Au-
nui in vita gtijla^ Anno XIF. Pofl confulatum ejusdem Domini Nofiri Anno Xill.
i\ Aiiguftin. jndiéione XIF. Leggonfi le medcfime Note Cronologiche in un'altra
^""'"^'2 Lettera del mcdclìmo Papa ad Eterio Vefcovo, e pure a Virgilio Vc-
fcovo, o ad altri ( il che poco importa) riferita dal medcfimo Got-
fclino . Ora quelle indicano precifamente il prcfcnte Anno, perché nei
dì z^. di Luglio dell' .Anno fp<5. correva tuttavia V Anno ^lattordice-
ftme dell'Imperio di Maurizio, e r Indizione ^at t or dice finta . E per-
ciocché in quefto tempo concorre /' Anna Decimoterzo dopo il Confo-
lato d'eflb Augufto, fi viene a conofccre, aver io fondatamente melTo
il Conlblato di M.iurizio nell'Anno f8^. contro il parere del Padre
Pagi . Seguì neir Anno prefentc la morte ben freitolofa di Cbildeberte
II. potcntiflìmo Re dell' Aultratìa e della Borgogna, che avea recato
tanti fallidj a i Longobardi, e tanti danni airitali.i. Non avea più di
venticinque o ventifei anni d'eiàj ed ell'endo pur morta nello ftefTo
giorno, o poco dopo la Regina Faileuba fua Moglie, fu creduto, che
amendue foficro portati via dal veleno-, ed alcuni Scrittori moderni ne
han fatto cadere il fofpetto fopra la Regina Bruneehilde fua Madre,
• Principefla , che nulla rrafcurò per regnare . Ma nulla di ciò dicen-
done gli antichi, niun fondamento v'ha di quella diceria. Lal'ciò due
Figliuoli piccioli, Teodeherto Re dell' Aultralìa , e Teoderico Re della
(d) pauIus Borgogna. Abbiamo da Paolo Diacono W, che il Re Agilolfo man-
^latonus j^^ ^^^ ^ j-^ in qual Anno, Ambafciitori ad eflb Re Tcoderico, 0
e ^14' " per dir meglio alla fuddetta Regina Bruneehilde, che come Tutrice
de' Nipoti governava gli Stati, e Itabilì una pace perpetua con efTo.
Racconta il mcdefimo Storico, che circa quelli tempi lì videro per
la prima volta in Italia de' Cavalli felvatici, e de' Buffali, che cranc
riguardati per maraviglia tìa gì' Italiani . E perciocché Romano Efarco
era pertinace in non voler la pace, apprendiamo da una Lettera di
(0 Grigur. San Gregorio (e) ad Eulogio l^atriarca d' Aleflandria, che i Romani
^- '^^'♦- ^' pagavano la pena dell'iniquità di collui, fcri-vendo egli con fjinmo
f'J-' dolo-
'•7.
Efift. x6.
Annali d' Italia 481
dolore, che non paflava giorno fcnza qualche faccheggio, o morti, o Era Vole
ferite di quel Popolo a cagion della guerra co i Longobardi. Da un' A n no 596
akr« Lettera del mcdcfimo Santo Pontefice, fcritta a Teettifta Patri-
zia (<») ricaviamo, che in quclt' Anno eflì Longobardi condotti o fpe- /^
diti da Jricbiy o fia da jirigifo Duci di Benevento, prefero la Città Epifi, '■
di Crotone^ ogg'd' Cotrerte nella Calabria ulteriore, e condiidero via
fchiavi molti uomini e donne, pel rifcatto de' quali fi affaticò la non
mai (tanca Carità di quello inclito Papa . Ma non appanfce, ehe i
Longobardi ti mantcneflero in quella Città, troppo cipolla alle forze
maritime de' Greci.
Anno di Cristo dxcvii. Indizione xv,
di Gregorio I. Papa 8.
di Maurizio Imperadore 16.
di A G I L o L F o Re 7.
L'Anno XIV. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
Slam qui abbandonati dalla Storia, lenza faperc qual fatto rilevante
accadeflc in quell'Anno in Italia, a rifcrva delle azioni di Sait
Gregorio Magno Papa nel governo della Chicfa di Dio, che fi polTono
leggere preflo il Cardinal Baronio, e nella Vita ictittane da i Monaci
Benedettini di San Mauro. Certo durava tuttavia la guerra fra i Longo-
bardi, e i Sudditi del Romano Imperici ed eflcndo sì confufi i con-
fini delle due diverfc giurisdizioni, lucile è, che fucccdelTero delle ofti-
lità fra le due parti. Avevano i Greci mantenuto finqui il loro do-
minio non folaraente nell'Efarcato di Ravenna, e nel Ducato Roma-
no, ma ancora in Cremona, in Padova, e in altre Città, maflìmamente
maritime, ed anche Mantova era tornata alle loro mani. Non fi sa
intendere, come i Longobardi più podcrofi de' Greci non lormaficro
l'alTedio, o il blocco di tali Qctà, che cotanto s' internavano ne' loro
Stati. Ma forfè non iilcttcro colle mani alla cintola, e noi folamentc
per mancanza di memorie, delle quali era privo anche Paolo Diacono,
non abbiam contezza de gli avvenimenti d'allora. Si crede nondime-
no, che San Gregorio Papa in ifcrivendo a Gennadio Patrizio, ed E-
farco dell'Affrica (^^ gli raccomandaflc in quell'anno di vegliare alla (b) i3. ih.
ficurezza dell'Itola di Corfica, Ibttopolla al Governatore dell' Affrica, Efifi. 3.
perché temeva d'uno sbarco de' Longobardi in quell' Itola, e nella vi-
cina Sardegna, come in fatti da li a non molto accadde . Abbiamo poi
da Teofilatto (0, che verifimilmcnte nell'anno prcfentc caduto infcr- (^) Thtt-
mo Maurizio Augulto, fece tellameoto, in cui ìalcio i' Imperio d'O- phyiaiìus
xicme a leodofto Augullo, il maggiore de' fuoi P'igliuoli, e 1' Itali t ^' 8- *■ "•
coli'lfok adiacenti a Tibeiio fuo figliuolo minore. Egli poi fi riebbe
%m, HI. P p p da
4^1 Annali d' Italia.
Era Volg. da quel malore. Quanto meglio avrebbe egli operato, fé avelie invia-
Anno 597. to in Italia quefto l'uo Secondogenito! Sarebbe tlata in falvo la di lui
virai e forfè la prefcnza di quelto Principe avrebbe rimcflo in miglio-
re (tato gli affari d'Italia. Non so dire, fé intorno a quelli tempi ter-
minafle i iUoi giorni in Ravenna Romano Patrizio ed Efarco, uomo ne-
mico duella Pace, e che pefcava meglio nel torbido. Pare, che fi pofla
W Grezor '"'Cavare da un' Epiftola di San Gregorio («), che veniffe in quell'an-
M.l.T.Epi- no a Ravenna Callinico fuo fucceflbre, perfonaggio di maflìme più di-
fiol. 19. ritte, e pili riverente vcrfo il fanto Pontefice Gregorio. Certo è fola-
mente, ch'efib Efarco fi truova in Ravenna nell'anno fpp. Ne gli
Co) AHa '^'•^ de' Santi (^), raccolti ed illudrati dal Padre Bollando, e da'fuoi
SanHorum Succeffori della Compagnia di Gesìi , abbiamo la Vita di San Ceteo Vc-
Boììand. ad fcovo di Amitemo, Città florida una volta, ed oggidì distrutta, dalle
diem xiiK ^ijj rovine nacque la moderna Città dell'Aquila, dittante cinque mi-
Ji*""- glia ji là. Ivi è detto, ch'egli era Vcfcovo di quella Città a' tempi
di San Gregorio il Grande, e di Faroaldo Duca di Spoleti, nel cui Du-
cato era comprefo Amiterno. Furono deputati si governo d'effa Terra
due Longobardi Ariani, come erano i più di quefta Nazione, chia-
mati Jlais, ed Unbslo . Per la lor crudeltà Ceteo Vcfcovo fé ne fug-
gì a Roma, e fu a trovare il fanto Papa Gregorio. Richiamato dal
Popolo alla fua refidenza godeva egli quiete e pace, quando Alais in-
viperito contro del Compagno mandò legretamente a Feriliane Conte
d'Orta, Città ,^ che doveva eflcre allora in poter de' Greci, acciocché
veniffe una notte alla diftruzion di Amiterno. Andarono gli Ottani ,
ma fcoperto a tempo il lor tentativo, furono ripulfati. Alais rcftò
convinto del tradimento, e perche il Vefcovo Ceteo volle falvargli
la vita, fu pretefo complice, e però barbaramente gittate nel Fiume
Pefcara ivi fi annegò , e ne fu poi fatto un Martire . In quella Leggen-
da v'iu delle frottole: contuttociò non e da difprezzarc il racconto
fuddetto .
Anno di Cristo dxcviii. Indizione i.
di Gregorio I. Papa p.
di Maurizio Imperadore 17»
di Agilolfo Re 8.
L'Anno XV. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
(e) Greger. "T^ A una Lettera U) fcritta in queft' anno da Satt Gregorio »d Agiel-
■*^«''.q' ^' ■*-^ ^^ Vefcovo di Terracina, fi ricava, che tuttavia reftavano in quel-
la Città delle reliquie del Paganefimo, le quali il fanto Papa proccu-
rò di fchiantare . A quello fine fi raccomandò ancora a Mauro Fifcon-
te d'cfla Città, acciocché aflxftcfle col braccio Secolare alle diligenze
del
li
Annali d' Italia. 483
del Vefcovo. Ordinò nello fteflb tempo, che niuno fofle dentato dal Etlà Volg.
far le guardie alla Città; al che ne' bifogni erano tenuti anche gli Ec- Anno 598*
clefiallicij e che né pure i Monaci godcflcro efcnzione da quello pe-
fo, fi raccoglie da un'altra Lettera dello ftclTo Pontefice W. Quelto (a) iJ. /. 9.
ci fa vedere, che continuafle la guerra, e fin dove arrivafiero in que- ^P^fi- 73-
fti tempi le l'correrie de' Longobardi . Riconofce egli dipoi W l'eflerfi ^pJ'^'J^ ^'
da tanto tempo prefervata efla Città dal cadere in mano de' nemici fud-
detti dalla protezion del Principe de gli Apoltoli San Pietro, giacche
quella Città fi trovava allora fcnza gran Popolo, e fenza guarnigio-
ne, almen fufficiente, di foldati . 11 nome di Fifconte^ che abbiam ve-
duto poco fa, vuol ch'io ricordi qui, come in quefti Secoli era in
ufo, e qucfto durò molti Secoli dipoi, che i Governatori d'una Città
èrano appellati Comites^ Conti. Aveano quefti il loro Luogotenente,
chiamato perciò l^keeomes^ che nella Lingua volgare Italiana pafsò in
Vicecmte^ e finalmente in Fifconte . Dalle parole di San Gregorio fo-
vracitate fi raccoglie, che nelle Città tuttavia fuggette all'Imperio vi
doveva edere il Fifconte^ e per confeguenza il Gente . Lo fteflb fi pra-
ticava in Francia. Veramente i Longobardi folcano chiamar Giudici i
Governatori delle loro Città, come cofta dalle lor Leggi. Contutto-
ciò talvolta ancora quefti Giudici portano il nome di Conte. L'ordi-
nario poi fignificato del titolo di Dtica competeva a quei folaraentc,
che comandavano a qualche Provincia, ed avevano fotto di sé piìi Con-
ti. Truovanfi nondimeno D-uchi d'una fola Città. Ma di queftc cofe
ho io sbbaftanza trattato nelle Antichità Eftcnfi («), e nelle Antichi- (^c) Amichi-
tà Italiane M . Quello ancora, che è da notare, non era peranche na- tà Eflsnfi
to in quefti tempi il titolo di Marchcfe; e però la Bolla, che iRoffi, c.i.part.x.
per quanto accennai di fopra, rifcrifce data da «S"*» Gregorio aMarinia- (^) -^""qt-
ne Arcivcicovo di Ravenna, fi fcuopre falfa al vedere fatta ivi men- DlJ-frTat.
zionc de' Marchesi nome nato circa due Secoli dipoi. Penio 10, che vm.
al prefente anno appartenga la notizia di uno sbarco fatto da i Lon-
gobardi ncll' Ifola di Sardegna, di cui fiam debitori ad una Lettera
di San Gregorio CO, feruta ne' primi Mefi delV Indizione Seconda y co- ^g^ creror.
Kiinciata nel Settembre di queft'anno. L'aveva già preveduto il buon uagnas
Pontefice, fcnza lafciare di portarne per tempo colà l'avvifo, accioc- '• 9- ^h 4-
che fi faceflc buona guardia, ma non gli fu creduto, né ubbidito. Ora
colla prefente Lettera, fcntta a Gennaro Vefcovo di Cagliari, fignifi-
ca, che finalmente e-ia riufcito all'Abbate Probo ^ inviato da elfo Papa
al Re Agilolfoy d'intavolar la pace. Ma perche ci voleva del tempo,
prima che ne folfero fottofcritte le capitolazioni da tutte e due le par-
ti, perciò l'cforta ad ordinar una miglior guardia delle mura e ne'fiti
pericolofi, ariinché non venga voglia a i nemici di tornare in quefto
mentre a vifitarli. Convien poi credere, che nafceflc qualche difficul-
tà, per cui p?refle intorbidata la fperanza d'efla Pacej e perciocché
da lì a poco (le pure non v'ha sbaglio nell'ordine e nella diftribu-
zion delle Lettere di San Gregorio) torna egU a Icrivere al medefi-
TOO Vefcovo (/}, che finita quejta Pace Agilolfo Rt de' Longobardi non ^^\^^'fi ''t'
Pppz fa- ^- '^'^'
484
Annali
d' I.T A L I A.
Eia Wo\%. farà ì* Puce: parole fcure all' intendimento noftro. Forfè era fcguita
Akn» 'i<)%. una Tregua, e fi temeva, che terminata quefta, non v'avefle da ef-
ferc Pace. Pertanto gì' inculca la neceflltà di ftarc all'erta, e di for-
tificare e provvedere di viveri più che mai la Città di Cagliari , e gli
altri Luoghi della Sardegna, per deludere gl'infulti de' nemici. Così
il fante Pontefice, indefeffb in accudire anche alla difefa delle terre
lontane dell'Imperio Romano pel fuo nobil genio, ed eziandio, come
fi può credere, perchè Maurizio Augufto gli avea data l'incumbenza
di vegliare, e foprintendere a'fuoi affari per tutta l'Italia.
Anno di Cristo dxcix. Indizione 11»
di Gregorio I. Papa io.
di Maurizio Imperadore 18.
di A G I L o L F o Re 9.
L'Anno XVI. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
Finalmente in quell'anno fu conchiufa la Pace fra il Re Agilolfo^t
CalUnico Efarco di Ravenna. Ne fa menzione Paolo Diacono (<») ,
Diactnus e l' anno fi ricava dalle Lettere , fcrittc fotto la prcfente Indizione Se-
i. 4. e. 13. conda da San Gregorio Papa (*) non fole alla Cattolica Regina Teode-
M fo^Epi- ^'"'^'^ "^* *^^^ ^'^ ^^° ^^ Agilolfo, forfè tuttavia Ariano j non appa-
fiol. 41. V rendo, ch'egli aveflc peranche abbracciata la Religion Cattolica. Rin-
43- grazia dunque Agilolfo della Pace fatta, il prega di ordinare a i fuoi
Duchi, che l'oflcrvino, e non cerchino de'pretefti per guadarla. Il
faluca ancora con paterna carità: parole, che paiono indirizzate ad un
Re Cattolico, ma che fembrano poi non accordarfi coli' altre, ch'egli
foggiugne alla Regina. Perciocché dopo averla ringraziata dell'efficace
mano, ch'ella aveva avuta per condurre alla pace il regal Confortc ,
r eforra, (*) ut apud Excellentìjjimum Conjugem vejlrum ita agatis^ qua-
tenus Chrijliana Reipublicie focietatem non reiiciat . Nam ficut i3 vos /ci-
ré credimus , tnultis modis efi utile ^ Ji fé ad cjus amicitias conferre volut-
rit . Quelle parole paiono fignificare, defiderarfi dal Papa una Lega
de' Longobardi coli' Imperadore > ma può anche fofpettarfi, defiderio
nel Pontefice, che la Regina s'ingegni di tirare il Marito al Catioli-
cifmo: il che per molte cagioni gli farebbe riufcito di profitto, perchè
certo tanti Cattolici fuoi Sudditi non miravano di buon occhio un Prin-
cipe
(*) Che preffò /' erceìlentijjtmo Conforte voffro vi adoperiate in maniera , che
non rigetti la focietà della Crifti ano, Repubblica. Imperciocché^ come an-
co a "voi j crediamo, e[fer noto; in molte maniere e utile ^ fé egli varrà
venire in amicizia con quella .
Annali d*^ Italia. 485-
cipe Ariano, e molto meno i Cattolici non fuoi fudditi. Anche fc- Era Volg.
condo l'umana Politica farebbe tornato il conto ad Agilolfo 1' unirfi A.KNOS99.
colla Chicfa Cattolica j e qusfto punto l' intefc bene C/Cf^cy^fl il Gran-
de Re de' Franchi, e Recared» R.c de'Vifigoti, Principi, che abbrac-
ciarono la Fede Cattolica Romana, e meglio con ciò fi ftabilirono ne
i loro Regni. E che cosi facefle anche il Re Agilolfo, l'abbiamo da
Paolo Diacono (a) là, dove feriva, ch'egli moffò dalle falutevoli pte- (a) pnutut
ghiere della Regina Tcodelinda, (*) Cathelicam Ftdem tenuità (^ mul- Diit"""
tas ptjfejjiones EccUfta Chrifti largitus efi , atque Epifcopos , qui in depref- ' *• '"
fiotu £«? abje£ìioHe erant ^ ad dignitatis folitie honorem reduxit . Ma ciò do-
vette feguire più tardi, ficcome vedremo più abbaffo. Intanto certa
cofa è, che il Re Agilolfo, Cattolico o Ariano ch'ei fofTe in quelli
tempi, non inquietava punto per conto della Religione! Cattolici, e
lafciava tutta la convenevole libertà a i Vefcovi di clercitarc il facro
lor miniftero, di comunicare colla fanta Sede, e di paflare, occorren-
do bifogni Ecclefiaftici, a Roma e a Ravenna, tuttoché Città nemi-
che. In fomma s'egli non aveva peranchc abiurato 1' Arianismo, al-
meno per le premure di Teodelinda piiflìma e Cattolica Regina, amo-
revolmente trattava i profeffbri del Cattolicifmo. Non so io poi inten-
dere, come San Gregorio dopo avere fcritte le Lettere fuddctte, in
un'altra indirizzata ad Eulogio Patriarca (^) fotto la ftcfla Indizione li. „. ^^^
gli dica di trovarfi oppreflb da i dolori della Podagra^ e dalle fpade de^ Magnus
Longobardi. Se la pace era fatta: come poi lagrwrfi della guerra, che <; 9. £». 78.
fuppone fatta da i Longobardi a i Romani? Ciò mi fa dubitare, fé a
quella Lettera Ila (lato aflcgnato il fuo convenevol (ito. Ma e ben
degna di attenzione un'altra Lettera fcritta da quello gloriofo Ponte-
fice a Teodor$ Curator di Ravenna (f), Minillro, che cooperato avea (e) ri. il.
non poco alla conchiufion della Pace. Gli £à dunque fapere, che ^riol- ^f'fi- 9^-
fo Duca di Spoleti non avea voluto fottofcrivere la pace puramente,
come il Re Agilolfo avea fatto, con avervi apporto due condizioni,
cioè ch'egli l'accettava, purché dalla parte de' Romani non fi com-
mcttelTe in avvenire ccccfTo alcuno contra de' Longobardi, ne potcf-
fcro i Romani far guerra ad /Irichi., o fia Arigifo Duca di Beneven-
to, confinante col Ducato di Spoleti, e Coiicgaco d'elfo Ariolfo .
Nell'edizione di San Gregorio è (bri ito Arogis ; ma $'ha da fcriverc
jfrigii .
Qucfta maniera di giurar la Pace con tali riferve comparve %
San Gregorio inlìdiofa e furbcfca, affinchè rcllafle aperto l'adito a
nuove rotture, non mancando mai pretcfti per far guerra, a chi ha in
odio la Pace . E tanto più trovnva egli delle magagne in quello ag-
giullamento, perchè Farnilfrida (forfè Maglie d'elfo Ariolfo, non pa-
rendo quello un nome di Mafchio , che farebbe llato Farnilfride) non
l'ave»
(*) Abbracciò la Fede Cattolica^ e molte pojjejjìoyti dono alla Chiefa di
Cri fi 0^ e ricondujfe all'onere della /olita dignità i Fefcovi^ già depreffi^
$d avviliti.
485 Annali d'Italia.
Era Volg. l'avea voluto fottofcrivcrc . Aggiugne, che gli uomini mandati dal Re
Ann 059;?. Agilolfo a Roma efigevano, che dal medefimo Papa fodera fottofcritti
i Capitoli della fuddetia Pace: fegno della confiderazione e Itima, che
quel Re avea del Romano Pontefice, o pure che non fidandofi de' Ro-
mani, efigcffe per figurtà lo fteflb Pontefice . Ma San Gregorio ab-
borriva di farlo, sì perche gli erano ftatc riferite da Bafilio, uomo
ehiariflìrao, delle parole ingiuriofe proferite da eflb Re contra della
Sede Apoftolica, e dello tteflb Papa Gregorio, benché Agilolfo ne-
gafle a fpada tratta di averle dette} e sì ancora perché fé mai fi fofTe
mancato da lì innanzi contro i patti, egli non voleva averne da ren-
der conto, premendogli di non disgultare un Principe, di cui avea
troppo bifogno pel governo di tance Chiefe pofte fotto il di lui do-
minio e Però fi raccomanda a fin d'cffere efentato da quella fottofcri-
zionc . Stendeva in addietro il Vefcovo di Torino la fua giurisdizione
nella Valle di Morienna^ e di Sttfa . Furono occupati quelli paefi da
Guntranno Re di Borgogna, allorché i Longobardi fecero le irruzioni
nelle Gallie, come raccontammo di fopra, ed uniti al fuo Regno della
Borgogna. Ciò fatto, non piacendo ad eflb Re, che que' Popoli né
pure pel governo fpirituale fofl'ero foctopofti al Vefcovo di Torino ,
cioè d'una Città fottopolta ai Longobardi, fece creare un nuovo Ve-
fcovo della Morienna. Se ne àoKe Urjtàu» Vefcovo di Torino con San
W p'"'^*''-. Gregorio, il quale fopra ciò fcrifle due Lettere (<«), l'una a Siugn'o
fiol I'k.Ó' Vefcovo d'Autun, e l'altra a TeoderkOy e Teodeberto Re de' Franchi,
56. con pregarli, che non fofle recato pregiudizio a i diritti del Vefcovo
Torinefe. Ma egli cantò a gente forda; il Vefcovaco di Morienna
fuflìllc, e tuttavia fuflìlte . E da una d'efl^e Lettere apparifce, che il
Vefcovo di Torino avea patito de i faccheggi nelle fue Parochie, e
che il Popolo era ftato condotto (certamente da i Franchi) in ifchia-
(b) vgh$l- vitìi ne gli anni addietro. Rapporta 1' Ughelli W una Carta d'obla-
Uh! Italia jJQng fjfja (ja ^an Colombano Abbate del Moniftero di Bobio a San
inasti feti f' Gregorio Papa y^nno Pontificatus Domni Gregorii fummi PtHtificis ^ uni-
l»ii$nf. ' verfalis Papa IF. Indizione IH. fub die HI. Menfts Novembris . L'in-
dizione Terza cominciata nel Settembre, moftra appartener quella Car-
ta all'anno prcfente. Ma il Lettore oflcrvando, che non correva in
quell'anno V j4tno ^arto di San Gregorio, e che non fu in ufo di
que' tempi il chiamare il Romano Pontefice, benché Capo della Chie-
fa di Dio, Papa Univerfale: titolo, che lo fteflb San Gregorio impu-
gnò cotanto nel Patriarca di Collantinopoli > e che quella Carta di-
fcorda dall'altre antiche memorie, che fanno, ficcome diremo più ab-
baflb, fondato molto più tardi il Moniftero di Bobio } e che non fi fa
menzione degli anni dell' Impcradore , come era il coftume, benché
la Carta fi fupponga fcricta in Roma: non faprà, diffi, il Lettore
.prellar fede ad un sì fatto Documento.
Anno
Aknali d' Ita LIA. 487
Anno di Cristo dc. Indizione irr.
di Gregorio I. Papa 11.
di Maurizio In^peradore 19.
di A G iLOLFO Re IO.
L'Anno XVII. dopo il Confolato di Maurizio Augusto.
DA una Lettera fcritta in queft'anno da San Gregorio («) ad /*«*- E»* Vclg.
cetizo Prefetto dell' Affrica vegniamo a conofccre, in che confi- Ankoóoo.
ftefTe la decantata Pace, di cui s' è parlato finora, conchiufa fra l'È- ]^_ /i75To.
farce di Ravenna, e il Re Agilolfo. Le parole del Santo Pontefice s/»/?. 37.
portano , che efla Pace avea da durare fino al Mefe di Marzo della fu-
tura ^arta Indizione: il che vuol dire fino al Marzo dell'anno feguen-
te 601. e perciò efTa non fu una Pace, ma bensì una Tregua. E quella
dubitava egli ancora, fé dovefTe aver fuflìftenza, perchè correa voce,
che ySgilelfo folTc mancato di vita: il che fi trovò poi falfo. Si vuol
anche oflervare ciò, che fcrifie il medefimo Papa a Teodoro Curator
di Ravenna (^), non so ft fui fine del precedente, o fui principio del ,^s j^^;i,^
prcfente anno. Defidcrava Giovanni gloriofijtmo Prefetto di Rorna di ria- Efìfi. 6.
ver fua Moglie da Ravenna} però Gregorio raccomanda al fuddetto
Teodoro di metterla in viaggio ; ed affinchè pofla venire con più fi-
curezza, di farla fcortarc da un dilaccamento di {o\òìt\ fino a. Perugia .
Se non fi opponeflc l'autorità di Paolo Diacono, che ci fece già fa-
pere, che Agilolfo avea ricuperata Perugia colla morte del Duca Mau-
rizjone^ potrebbono farci fofpettar tali parole, che Perugia foffe tut-
tavia in mano de' Greci. Perchè fé era quella Città in potere de' Lon-
gobardi: come poteva efTere ficura quarta Dama in arrivando colà, e
tornandofene indietro la fcorta? E come i foldati Greci paflavano ad un»
Città, che era de' loro nemici?" Certamente può reftar qualche dubbio,
che Agilolfo tornafle padrone di quella Città più tardi di quel che fi
credette Paolo Diacono, fcrirtore non afTài efatto nella diftribuzion de'
tempii o pure che la medefima gli fofle ritolta da i Greci. Ricavafi
parimente da un'altra Lettera di San Gregorio (0, fcritta in quefti (e) id.l. io.
tempi a Majfitao^ Vefcovo di Salona in Iftria, che gli Sciavi, o fia gli Bfift. 36.
Schiavi, o Schiavoni, minacciavano quella Città, ed aveano anche co-
minciato ad entrare in Italia. Il Cardinal Bàronio cita per reftimonio
di ciò Paolo Diacono, che nel Capitolo Quattordicefimo del Libro
Quarto fcrifTe, che gli Sciavi mifero a facco l' Iftria, e vi ammazza-
rono i foldati dell' Imperadorc . Ma quefte parole di Paolo fi leggono
nel Capitolo Quarantcfimo fecondo del Qtiarto Libro, e appartengo-
no a tempi molto poftcriori . Fuor di fito ancora, perché a queft'an-
no rapporta il fuddetto Annalifta h prefa fatta della Città del Friuli
dà
Era Volg.
Anno 600.
(a) Paulus
Diacenus
l. 4. e. 13.
e?* 14.
(b) id. l. 4.
e. ij. e 16.
(e) Fride^.
in Chrimt.
«</>. IO.
(d) Grtgtr.
M. l. ll.£-
t>fi- 4. - -
4S8 Annali d' Italia.
da Cacano Re degli Avari. Eflendo ciò avvenuto multi anni dopo, mi
riferbo io a parlarne in luogo più proprio. In qucfti tempi bensì, o
poco prima, fi può credere per atteftato di cflo Paolo Diacono {a)
conchiufa la Pace in Milano tra il Re Agilolfo, e gli Ambafriacori di
Cacano, o fia del I^e de gli Avari fuddetti, di nazione Unni, domi-
nanti nella Pannonia. Gli Slavi, o Sciavi, o Scliiavoni, che vogliam
dire, Barbari anch' e(Tì, che s'erano impadroniti di buona parte dell' Il-
lirico, riconofcevano per loro Signore il fuddetto Cacano, o almtno
dipendevano molto da lui. Però è probabile, che Agilolfo, fentendo
avvicmarfi que' Barbari all'Italia, fi mancggialTe per aver pace da chi
li fignorcggiava. Afficurato poi con quelli trattaci di Pace da i nemi-
ci elicmi il Re Agilolfo, fi rivolte con piìi franchezza a libcrarfi da
gì' interni . Se gli era ribellato Zangrulfo Duca di Verona . Gii fu ad-
doffb, e avutolo nelle mani, gli diede il galtigo meritato da'fuoi pa-
ri. Lo fteflb giuoco fece a Gaidolfo Duca di Bcrg-*mo, al quale due
volte avea dianzi perdonato; e parimente levò dal Mondo Fernecaufio
in Pavia, di cui non fappiamo ne la carica, né ii delitto. Racconta
poi Paolo Diacono (^), che Ravenna, e la fpiaggia dell'Adriatico fu
maltrattata dalla Pelle, flagello, che più crudelmente fi fece fciuire
l'anno apprclTo in Verona, lo conto in un fiato quelli avvcnimcnii,
che poffbno appartenere a quelli tempi, perche ci manca un filo ficu-
ro, per poterli dillribuire nc'fuoi anni precifi . Seguita poi a dire ii
medefimo Storico, che feguì una terribil battaglia tra i due Re Fran-
chi, cioè fra Teodeberto II. Re potcntifiìrao dell' Aullrafia, e Teoderics
Re della Borgogna dall' un canto, e Clotario II. Re di SoilTons, o fia
della Neullria dall'altro. Toccò al più debole l'andar di totto. Gran-
de fu la fconfitta di Clotario, rapportata da Prcdegario (0, per quan-
to fi crede all'anno prefente: e gli coftò quella disgrazia U perdita
della maggior parte de'fuoi Stati. Fini di vivere in quell'anno C$fta?i-
zo Arcivci'covo di Milano. Il Clero e i Nobili, che erano in Geno-
va, eleflcro per fuo SuccefTore Deusdedit Diacono. Ma il Re Agilol-
fo, padrone di Milana, fcrifTc loro, che ne detìderava o voleva un al-
tro . Avvifato di ciò San Gregorio fece intendere al Popolo e Clero
Milanefe, abitante in Genova, che non confentirebbe giammai in tm
Uomo (<^), fa; uon a Catbolicìs, (^ maxime a Longohardu^ eiigiiur . A-
dunque il Re .Agilolfo non dovea peranche elTerc Cattolico. Si fa, che
Agilolfo defiftè da qu.'fta pretcnzione, probabilmente alle perfuatìoni
della piifljma Regina Teodeliitda^ e che Deusdedit, chiamato anche Dio-
dato, fu confccrato Arcivelcovo, lorie nell'anno fuffcguentc. Incorno
a quelli tempi Agilolfo mandò a Caf«»o Re de gli Unni , padrone del-
la Pannonia, de gli Artefici atti a fabbricar navi, delle quali egh poi
fi fervi per efpugnare un'Ilola della Tracia. Crcdefi ancora, che fino
a quell'anno eflendo vivuto Venanzio Fortunato Vefcovo di Poiéliers
in Francia, e celebre Scrittore e Poeta, nato in Italia, compiefle U
carriera de' fuoi giorni .
INDI-
INDICE
DEL TOMO TERZO.
489
€>* ^'* *'-3t -j&'-ì?- ** **
A Cacio Patriarca di Coftantinopo-
li. 103. Fautore dell' Ere(ìa. zìi.
112. Scomunicato . 2if. Fine de'
fuoi giorni. 221. Suo nome cancel-
lato da i dittici. 241. ec.
Achilleo Vcfcovo di Spoleti. f6.
Aezio Maggiordomo di Giovanni Ti-
ranno fpedito a gli Unni . óy. PalFa
al fervigio di Valcntiniano HI. (^.
Fa ritirare i Goti dall' afledio di Ar-
(es. 72. Con frode abbatte Bon'fazio
Conte. 74. Si fcuopre il Tuo ingan-
no. 78. Generale di Valcntiniano IH.
80. Confoie . 83. Fa duello con Bo-
nifazio, e fi ritira fra i Barbari. 84.
Creato di nuovo Generale. 86. 87.
Rotta da lui darà a i Borgognoni . 89.
Altre fue imprefe nelle Gallie. 91.
92. 9f. Suoi preparamenti contro Ai-
tila. 126. e [ig:i. E' uccifo. 140.
Affrica occupata da i Vandali. 76.
77. V zj di que' Popoli. 78. 97.
Agapito Papa, fua elezione. 327. Dal
Re Teodato è Inviato a Coltintn.i-
poli. 327. Dove manca di vita. 328.
Agilolfo Duca di Torino prelò per
Marito dalla Regina Teodelinda. 467.
e feg. E' proclamato Re . 469. Ri-
fcatta i funi fudditi condotti in Ger-
mania, ivi. Ricupera Perugia. 473.
Porta la guerra fin fotto Roma. 474.
Ariano di credenza, tuttavia ben' af-
fetto a i Cattolici 475-. Fa pace co i
Romani . 483. Quando abbracciale
la Fede Cattolica. 485-. Fa pace con
gli Unni. 488.
Agnello Vefcovo di Trento. 469.
-Agostino (Santo) fiorifce in Pale-
ftina. 13. Vefcovo d'Ippona (oggi
Bona) difende il Criftianefimo dalle
calunnie de' Gentili. 30. 44. Scrive
contro i Pelag'ani. jj. 69. Amicif-
lìmo di Bonifazio Conte. 74. jf. Fi-
ne di fua vita. 80.
Tom. IH.
Agostino Monaco inviato da San
Gregorio a convertir l' Inghilterra alla
Fede di Grillo . 480.
Ala.manni fotto Teoderico Re vengo-
no ad abitar nell' Italia . 240.
Alarico Re de' Goti. 3. Occupa al-
cune Città d' Italia . 4. Sconfitto in
più battaglie da Stilicone . f. e feg.
Con cui tiene poi delle trame fegre-
te. 14. Sue minaccie contra di Ono-
rio Augullo. 29. Affedia Roma. 23.
Suo trattato co i Romani. 24. 28.
Prende e faccheggia Roma. 29. efeg.
Sua morte fubitanea. 33.
Al.\rico Re dc'Vifigoti. 217. 224.
Fieiicie in Moglie una Figlia del Re
Teoderico. 232. Sconfitto e morto
in una battaglia co i Franchi. 264.
Albino Prefetto di Roma. 41. 71.
Alboi.no Re de' Longobardi, fuo gran
credito. 401. Vince ed uccide Cuni-
rr.ondo Re de i Gepidi. 407. Fama,
ch'egli folfe chiamato in Italia da Nar-
itte. 411. e feg. Sua rifoluzione di
ton.juiltar l'Italia. 412. Suo arma-
mento. 413. Primo fuo inqreflb, e
conquille in Italia. 415-. S'ìmpadro-
nifce di quali tutta la Provincia della
Venezia. 416. Alledia Pavia. 410.
Stende il fjo dominio per l'Emilia
Tofcana, ed Umbria. 410. Se gl'i
rende Pavia. 422. Tempo della fua
morte. 423. Cagione e maniera d'ef-
fa. 424. e feg.
Alcimo Avito Vefcovo di Vienna
234.
Alessandria. In efi"a fieri tumulti
onde fcacciatine i Giudei . 5-0. '
Alipio Vefcovo di Tagade, ÌPrimate
della Numidia, amico di S. A<^olìi-
no, muore. 81. ° '
Allovico Generale di Onorio .'iu'u-
fio, uccifo. 34. ' "
Amalafrkda Sorella del Re Teode-
rico, maritata con Trafamondo Re
de Vandali . 239. Tolta di vita dal Re
Udcrico. 310. Qqq Ama-
490
INDICE
Amai.arico figlio di Alarico Re de i
Vifigoti. 264. Reftituito il Regno a
lui folamente dopo la morte del Re
Teoderico. i68. 303. E' uccifo da i
fuoi . 314.
Amalasunta figlia del Re Teoderi-
co maritata con Eutarico Cillica. 281.
Tutrice del tìglio Atalarico Re d'Ita-
lia . 303, 30J-. Cui non può allevare
alla Romana. 306. Mal veduta da gli
lleffì Goti. 313. Promuove l'elez ioli
di Teodato. 312. Da cui è tradita,
e tolta di vita. ivi.
Amato Patrizio de' Franchi, uccifo da
i Longobardi - 430.
A.MIDA Città della Mefopotamia prefa
e faccheggita da'PcrIìani per tradimen-
to di alcuni Monaci, che vi periro-
no . 25'0.
Amingo General Franzefe vìnto da
Narfete . 399. e feg.
'\nastasia Augufta Moglie di Ti-
berio Trace . 436.
Anastasio I. Papa, fua morte. 3.
Asastasjo II. Papa eletto. 238. Suoi
Legati ad Anaftalìo Augullo. 241. Da
fine al fuo vivere. 242.
A.n.astasio eletto Imperadore d'Orien-
te . 226. Buoni priacipj del fuo gover-
no. 228. e feg. Guerra civile, e con-
tro gl'Ifauri al fuo tempo, ivi e feg.
Fautore de gli Eretici. 234. Si accor-
da col Re Teoderico . 236. 240. A
lui muovono guerra i Perfiani. 25-0.
25^4. Di effi egli compra la pace. 2^7.
Travaglia la Chiefa. 261. Sua fpedi-
zione contro l'Italia. 267. Perfeguita
i Cattolici . 27f . 277. 285-. Contra di
lui fi follevano i Popoli. 279. e feg.
28 r. Chiamato da Dio al rendimento
de' conti . 285-. e feg.
Anatolio Patriarca di Coftaiitinopo-
li. 121.
Andromaco Prefetto di Roma. i.
A N T E M I o creato Imperador d' Oc-
cidente da Leone Augufto. 173. In-
felice fua fpedizione contra di Gen-
ferico. 176. e feg. Sua difcordia con
Ricimere Patrizio. 183. e feg. Da cui
è alTediato in Roma. iSf. E pofcia.
uccifo . 186..
Antimo Vefcovo Eretico di Coftan-
tiaopoli. 326. Depollo per cura di
Papa Agapito. 327. 332.
Antiochia devaftata da i tremuoti .
304. 309. Incendiata da Cofroe Re
di Perfia. 341.
Aquileja prefae disfatta da Attila. 132.
Suoi Àrcivefcovi perchè e quando
chiamati Patriarchi. 420.
Aratore Poeta Criltiano. 35-4.
Arcadia Sorella di Teodofio II. Au-
gullo . 107.
Arcadio Auguflo, fua debolezza. 2.
Statua a lui alzata in Roma . 14. Ter-
mina I fuoi giorni . iS.
Ardaburio Generale di Teodofio II.
Augullo, prefo da Giovanni Tiran-
no . 66. Riacquilla Ravenna . 68.
Sconfitte da lui date a i Perfiani .
7r- 103.
Ardaburio Figlio d'Afpare, e Nipo-
te del primo. 15-5-. 17Ó. Uccifo col
Padre nella follevazione inforta contra
di loro . 182..
Arderico Re de i Gcpidi, 127. 139.
Arianna Figlia di Leone Augullo ,
Moglie di Zenone Duca d' Oriente .
179. 183. 189. Fugge col marito in
Ifauria. 19)-. 210. Promuove Analla-
fio all' Imperio . 226. Fine del fuo vi-
vere. 281..
Arigiso, o fia Arichis, creato Duca
di Benevento . 472. S' impadronifce di
Crotone. 480. 485'..
Ariobindo marito di Giuliana figlia di
Olibrio Augullo, proclamato Re dal
Popolo di Collantinopoli . 187. 277.
Generale di Anallafio Augullo. 25-4.
2f7. Confjlc. 260.
Ariolfo Duca di Spolcti muove guer-
ra a. i Romani. 471. 477. Co' quali fa
pace. 485'.
AriovindOì Confole. 87. Generale di
Tèodolio li. contro i Vandali. 102.
Dà fine alla fua vita. 117.
Arnegisco Generale di Teodofio II.
103. 1C4. Combattendo contro gli Un-
ni è uccifo. 112.
Arvando , o fia Servando Prefetto
del Pretorio nelle Gallie. 176.
Asilo facro, favorito regolato ed am-
pliato da Onorio Imperad.46. 57. Da
Teodofio Imperad. 83. Da Majoriano
Imperad.162. Da Leone Imperad. 171.
172.
Aspare Generale di Teodofio II. Au-
gullo, prende Salona ed Aquileja. 66.
Riacquilla Ravenna . 67. Sconfitto da
Gen-
INDICE
^91
Genferico . Si. Coiuole . S7. 103. 123.
1^4. Promuove Leone all' Imperio
Greco, iff. Tradimento a lui attri-
buito. 176. Sua prepotenza. 179. E'
uccifo. 182. e feg.
AsTEiuo Conte delle Spagne . 5-8.
Asti, allora Città della Liguria. Ivi
rifugiali Onorio Imper, r. 7.
At.'vlarico, Nipote del Re Teoderi-
co, Re d'Italia. 303. Forzata Ama-
lafunta fua Madre ad allevarlo alla
Gotica. 306. 307. Suoi Editti. 317.
Immatura fua morte. 32Z.
ATASAniLDO Principe tìglio di S. Er-
menegildo. 462. 465-. 469.
AtaulVo Cognato di Alarico Re de i
Goti. 23. 26. Dopo la di lui morte
oroclamato Re. 33. Paffa nelle Gal-
iie. 40. Sua pace con Onorio Augu-
ilo. ivi e 41. Imprcfe fue in effe Gal-
lie. 43. Prende per Moglie Galla Fla-
cidia. 45-. Pafla nelle Spagne. 46. £'
■uccifo da i fuoi. 48. Suo Epitafio a-
pocrifo . 49.
Atesaipe fanciulla dottifilma, fpofata
da Teodofio II. Augufto. Vedi £«-
dacia .
Attalo (Prifco) Fifcale di Onorio
Augufto. 16. Dichiarato Imperadorc.
zS.'Dcpofto. 29. {"affa nelle Gallie .
40. 46. Prefo e confegnato ad Ono-
rio Imperadore. fi.
Attico Vefcovo di Coftantinopoli in-
drizza un Libro della Fede e Vergi-
nità alle Regine Figliuole d" Arcadia ^
Imperad. 107.
Attila Re de gli Unni fucccde a Ru-
gila. 87. Da ajuto a i Romani con-
■tra de' Borgognoni . 91. E contro i
Goti. 98. Saccheggia l'Illirico. 104.
Fa pace con Tcodoiìo II. Augufto.
ivi. e lOf. Toglie di vita Blcda fuo
Fratello. 107. Suoi coftumi ed abita-
zione, no. e feg. Battaglia da lui da-
ta nella Dacia. 112. Da il guafto al-
la Tracia, e Teodofio II. con dure
condizioni fa fcco pace. 118. * fe^-
Sua maniera di vivere. 120. Gli fi cli-
bifce in Moglie Giufta Grata Onoria
Sorella di Valentiniano III. Augufto.
126. E' incitato dal Re Vandalo a far
guerra a i Vifigoti . tii e feg. Terri-
bil fua battaglia con cffi e coi Ro-
mani. 128. e feg. Calato in Italia pren-
de Aquileja, ed altre Città, 131. Sua
morte da beftia. 139.
Avari Unni comir.c'ano a fnrfi cono-
fccrc. 394. Dimandano a Giuftiniano
Augufto luogo da abi;arvi , 398. Di-
morano nella Moldavia . 406. Lor
Lega co i Longobardi . 467. Danno
una fconfitta a Sigeberto Re della
Francia Orientale. 408. Ceduta loro
la Pannonia da i Longobardi. 41 f.
Occupano il Sirmio. 441. Mettono
in contribuzione Maurizio Augufto .
446. Lor pace coi Longobardi . 471 .
488.
AuDO.\LDO Duca de' l ranchi fa guerra
a i Longobardi. 463.
AuDOiNO Re de' Longobardi. 308. 33S.
Sua vittoria de'Gepidi. 429.
AuGuSToi.o o lìa Romolo, tìglio d'O-
rcfte proclamato Imperadore . 194.
Atibattuto da Odoacre, fai va la vita.
Avito compagno di Aezio nelle bat-
taglie . 89. e feg. Prefetto del Preto-
rio nelle Gallie. 98. 128. Proclama-
to Imperadore in effe Gallie. 140.
Prende il Confolato . ifo. Coftretto
da Ricimere a deporre l' Imperio , t-
fatto Vefcovo. I5'3. Termina i fuoi
giorni. 15-4.
Avito S. Vefcovo di Vienna nel Dcl-
finato con altri Vefcovi tiene una con-
ferenza cogli Ariani alla prefenza di
Gundobadò Re, i quali reftano con-
vinti &c. 248.
Aurelio Vefcovo di Cartagine. 5-6.
5-7. 69. Fine di fua vita. 81.
Autari figlio di Clefo, eletto Re dai
Longobardi. 447. Tributi a lui affe-
gnati da i Duchi. 44S. Motivi, per
li quali fu eletto . 45-0. Ricupera Bre-
fcello, e fa tregua coU'Efarco. 4^2.
Da una rotta a i Franchi . 45-7. Ac-
quifta r Ifola Comacina . 45'8. Sue
Nozze con Teodelinda. 45-9. Con-
quifta varj paefi . 460. Guerra a lui
fatta da i Franchi. 463. e fegn. Sua
morte. 467.
B
BAcAUDi, oBagau di, gente follcva-
ta nelle Gallie . 90.
Bajano Re de gli Unni. 406.
Barb.\ri congiurati contro il Romano
Imperio, i.e feg. Entrano nelle Gal-
lie. 14. e feg. Neil' Illirico , Gallia,
Qqq 2 e Spa-
492-
INDICE
e Spagna . 30. Favorevoli ad Oaorio
Augii (lo. fo. fi.
Basilisco, Fratello di Verina Augu-
fta, Confole. 169. Sua infelice fpe-
dizionc in Affrica contra di Gcnferi-
co. 176. e fe^^. Rimedb in fua grazia
da Leone Augufto. 182. So'levatofì
contro Zenone Augnilo, (ì fa procla-
mar Imperadorc. 195'. In qunl Anno
CIÒ avvenire. 19S. Viene abbattuto
ed uccifo . 201.
Belisario Generale di Giufliniano Im-
peradorc. 308. 518. Da cui è fpedito
contra di Gelimere Re de' Vandali in
Affrica. 319. Con felicità s'impadro-
nifce di quel Regno. 320. e feg. Crea-
to Confole. 324. Toglie la Sicilia a
i Goti. 32f, Prende Reggio di Cala-
bria,, e poi Napoli, con barbaramen-
te faccheggiarla . 329. e feg. Entrain
Roma. 330. Dove alTediato fi difen-
de. 331. 333. Conquida Milano, e lo
perde colla ftrage di que' CitKidini .
33<5- 337- Affedia Ravenna. 341. E
la prende. 342. Richiamato a Coftan-
tinopoli. 343. e feg. Privato della ca-
rica di Generale. 35*0. Rimandato in
Italia. 35-3. Tenta di foccorrere Roma
aflediata da Totila. 360. Vecchio è
tuttavia adoperato da Giuftiniano. 396.
Cade in fua drfgrazia . 400. Ricupera
gli onori. 402. Da fine alla fua vita.
404.
Benedetto I. Papa, fua confecrazio--
ne. 427. Fine di fua vita. 436.
Bekedetto , fanto Patriarca de' Mo-
naci in Occidente , quando fioriffc .
313. Sua morte. 3.5'4.
Benevento quando occupato dai Lon-
gobardi . 421. 427. Quando avefTe prin-
cipio il fuo Ducato . 429. 460.
'■ BiLiMERE Governator delle Gallie, ac-
corfo io ajuto di Antemio Augufto,
è uccifo. 185' .
Boezio Prefetto del Pretorio fotte Va»
lentiniano III. refta uccifo. 141.
Boezio (Severino) Filofofo e Patrizio.
217. 235-. Creato C.onfole. 270. Boe-
zio fuo Figlio parimente Confole. 292.
Accufato davanti al Re Teoderico , è
cacciato in efilio. 298. E poi privato
di vita . ivi.
Bonifazio I. Papa eletto con fcifma.
•f4. Difputata la di lui elezione, ff.
Prevale all'avrerfatio. fó. Sua mor-
te. 6ì.
Bonifazio II. Papa, fua elezione. 312.
Bonifazio Conte difenfor di Marfi-
glia. 43. Sprezzato da Caftino . 62.
Che pofcia a lui ricorre. 69. Per fro-
de di Aezio cade in disgrazia di Pla-
cidia. 73. e feg. Dichiarato ribello.
7f . Rimeflb in grazia . 78. Refla fcon-
fitto da Genferico. 80. Torna a Ra-
venna . 84. Suo duello con Aezio ,
per cui muore . ivi.
BoNOSiANO Prefetto di Roma. 25-. 32.
Borgognoni s' inipadronifcono di un
tratto delle Gallie . 43. Sconfitti da
Aezio chieggono pace . 89. Da lui df
nuovo abbattuti. 92. Irruzione da eflì
fatta in Italia. 225-. 233. Quando fon-
dalfero nelle Gallie il Regno della
Borgogna. 15-4. Loro fcorreria in Ita-
lia. 335". 337. Uniti a i Goti ripiglia-
no Milano con orrida ftrage de' Cit-
tadini . ivi.
BossuET ( Monfignore ) Vefcovo di
Mcaux pretende, nelle rovine di Ro-
ma faccheggiata da Alarico, compite
le Profezie di S. Giovanni ncll' Apo-
califlfe. 30.
Brescello prefo da Drottulfo. j\fi.
Ricuperato dal Re Autari. 45-3 .
Breviario Romano; fé meriti emen-
da. IO.
Breviarium /^«/<s»» . 261.
Brunechilde Regina de' Franchi, fua
ambizione. 480.
BiccELLiNo Duce de gli Alamanni
con forte cfcrcito cala in Italia con-
tro i Greci. 3S2. Sue azioni. 384.
In una battaglia da Narfete è fcon-
fitto e morto . 385-.
BuLG.\Ri , quando fi cominci ad udi-
re il lor nome nella Mefia. 222. 244,
Vinti dal Re Teoderico. ifó.
CAllinico Efarcodi Ravenna. 482
Fa pace co i Longobardi. 4S4.
Cane orbo e maravigliolo di un Cer-
retano . 3f2,
Carcerati. Carità per elTì d'Onorio
Imperad. 2)-. Pio collume di liberarli
in onore del S. giorno di Fafqua. 26.
Zelo e facoltà de* Vefcovi verfo di
loro. 25-. f7.
Car-tag I NE prefa e faccheggiata da Gen-
ferico Re de' Vandali . 97. Qual foffi
la fua maguificeoia. ivi, CASr
INDICE
49^
Cassiodorio (Magno Aurelio) ìn(ì-
gae Letterato . 23f . Divien Segreta-
rio delle Lettere del Re Teoderico .
ivi. Senatore e Conrolc.279. Ritira-
tofi dal Mondo fi fa Monaco, e fcri-
ve molti Libri. 392.
Castino Generale di Onorio Auguflo,
fconfitto da i Vandali. 61. Confole.
66. Efiliato. 61^.
Cecili.\so Prefetto del Pretorio di O-
norio Augiifto. 25-. ^ /??.
Celeste Dea di gran credito in Affri-
ca. 61.
Celestino I. Papa Eletto . 61. 69.
Concilio da lui tenuto in Roma. H-i.
82. Fine di fua vita. 83.
Cesario fanto Vefcovo di Arles . lóf.
e feg. Come accolto dal Re Teode-
rico . 278. 299.
Childebektq Re de'Franchf mofìTo da
Maurizio Augullo contro i Longo-
bardi. 449. 4f2. Rotta data alle genti
dal Re Autan . 45-7. Muove di nuovo
guerra a i Longobardi . 462. 466. Sua
morte. 480.
Childerico figlio di Meroveo fucce-
de al Padre nel Regno de' Franchi .
I5'4. Ricupera il Regno. 169. Occu-
pa Colonia ed altre Città. 170. e feg.
Fine di fua vita . 209.
Cirillo fanto Vefcovo di Aleflfandria.
82, Sf. 9.S- Sua morte 107.
Ciro Confole Orientale alzato a i pri-
mi podi da Teodofio II. 102.
Ciro Panopolita Confole, Poeta, e Ve-
fcovo di Cotieo. ii6.
Classe Città, Borgo di Ravenna, pre-
fa da Faroaldo Duca di Spoleti . 416.
440. Ricuperata da i Greci . 45-3.
Clefo Re de' Longobardi fuccede ad
Alboino . 426. E' uccifo 428.
Clodione Re de' Franchi. 84. 127.
Clodoveo Re de i Franchi fuccede al
Re Childerico fuo Padre . 209. Dà
una rotta , e toglie la vita a Siagrio
Generale Romano. 216. Prime fue
conquirte nelle Gallie. 217. Prende
per Moglie Clotilde Criftiana 232.
Che gli la abbracciar la Fede di Cri-
fto. 239. Conquida l'Alemagna. 240.
Rende tributarj i Borgognoni . 247.
249. Sottomette la Bretagna minore.
25'o. Dopo una rotta data a i Vifigoti
occupa molte loro provincia . 264. «
feg. Reda fconfitto dall'armi del Re
Teoderico. 165". ^/f^. Dichiarato Coi>
fule da Anaftalìo Augudo. 266. Sue
iniquità per accrefcere il dominio . 272.
Sua morte, e figliolanza. 275-.
Clotario figlio di Clodoveo Re de'
Franchi fuccede al Padre . 275-. Sua
gran crudeltà contro i Nipoti. 315".
Cade in lui tutta la Monarchia. 386.
Rottaaluidatada i Saflbni. 392. 3pj-.
Sua morte. 39'7.
Clotsuinda Moglie di Alboino Re
de' Longobardi . 401.
Codice Teodofiano pubblicato nell'an-
no 438. e non prima. 94. Sue laudi..
94. Codice di Giuftiniano. 311. 323.
Co-LOMBANO Santo Abbate di Bobbio .,
486.
Costantinopoli fieramente incendia-
ta . 85-. Ritleflioni fopra tale incendio
del Card. Baronie criticate dal Mura-
tori. Sf. Vi fi redituifcc Eudocia Au-
gura. 96. Sue mura verfo il mare fat-
te da Teodofio Impcrad. 96. Afflitta
da fame, peRe, e incendj . no. Scof-
fa da terribili tremaoti. 112. Afflitta
da caredia e pede, e dalla paura di
Attila. 112. Da incendio. 170. Datre-
muori. 202. 393. Ivi guerra civile con-
tro Anadafiolmperad. 229. Ivi in oc-
cafione de' Giuochi Teatrali, Faizto-
ni, fedizioni, e morti. 248. Ivi gravi
fconcerti per la Religione. 275-. Con-
trovcrfia Ibpra i tre Capitoli &c. 35'9.
362. 369. 376. Per terminarla ivi fi
fa il V. Concilio Generale. 383. Ma-
ravigliofo Tempio di S. Sofia fabbri-
catovi da Giuftiniano Imperad. 393.
In Condantinopoli pede. 393 ._
C0.STANZIAN0 Generale di Giudinia-^
no Auguflo. 328. 331. 346. 349.
Concilio Arauficano II. 168.
Concilio Ecumenico Calcedonenfc .
125-.
Concilio Palmare, in cui redo afifoda-
ta r innocenza e il Pontificato di Pa-
pa Simmaco. 2fo. 25-2.
Concilio V. Generale tenuto in Co-
ftatinopoli. 385. Approvato da Papa
Vigilio . 588. Scifma per quefto infer-
ro in Italia. 392.
CociLiABOLo di Marano, tenuto da i
Vefcovi Scismatici. 45-6.
Consolato abolito da Giudiniàno Au-
gudo. 344.
Conti fi chiamavano i Governatori deu
le Città. 483. Co-
494
INDICE
CosROE Re di Pcrfii muove guerra a
Giuftiniano Augnilo. 338. 341. 343.
Con lui fa una Pace vantagi^ioù . 399.
Torna a far guerra. 422. Ne riporta
delle buffe. 431. Sua morte. 438.
Costanzo Arcivcfcovo di Milano .
47f. Termine di fua vita. 488.
Costantino Tiranno occupa la Bre-
tagna e le Gallie. 16. Varie fue im-
prefe. 17. Riconofciuto per Augullo
da Onorio . x^. Calato in Italia ten-
de inlìdie ad eiFo Augullo . 34. efeg.
Rinferrato in Arles . 35". 38. Prefo ed
uccifo.. 39.
Costante f5glio di Coftantino Tiran-
no, dichiarato Augufto. 25-. Manda-
to dal Padre in Ilpagna. 17. Uccilb
in Vienna del Delfinato. 3f.
Costanzo Conte Generale di Onorio
Augnilo. 36. Opprime Geronzio nel-
le Gallie. ivi. Vince Edobico Ge-
nerale di Coftantino Tiranno . 38.
Creato Conlble. 45'. Altre fue impre-
fe nelle Gallie. 46. Galla Placidia a
lui data in Moglie . 5-2. Dichiarato
Augnilo. f9. Termina il fuo vive-
re . 60.
Crisafio potente Eunuco nella Corte
di Teodofio II. 113. Odia S. Fla-
viano. 116. E l'abbatte. 117. Sua
caduta e morte. 121. 123.
CuNjMONDo Re de i Gepidi 37f. Vin-
to ed uccifo da Alboino Rl- dc'Lon-
gobardi . 407. e feg.
D
DAzio Arcivefcovo di Milano. 324.
333. 337. Ritirali a Collantinopo-
li. 338. 376.
Deogr.'vti.^s Vefcovo di Cartagine.
137. Sua gran Carità, e morte. 147.
Detti Sentenziosi. Di Valentinia-
no Imperadore in favore e difefa delle
Leggi , e dell' Autorità Principclca .
79. Che vai più uh efercito di Cervi
comandato da uh Lione ^ che un efer-
-'*• di Lijjrti cumanduto da tin Cer-
va. 177. 175. Rifpolla di Leone Im-
peradore all' infoiente Afpare . 180.
Teoderico Re febbenc Anano, ad un
fuo minillro, che aveva abjurato il
Cattolicifino, fece mozzare il capo,
dicendo : Se coftui non è Jlato fedele
a Dio , come farebbe poi fedele a me.
chi fon Uomoì 238. Avvilì di Giu-
ninj II. Imperadore a Tiberio. 427.
Deusdedit Arcivcfcovo di Milano.
488.
Dionisio Elìguo Scrittore della Chie-
fa. 303-.
D 1 o s e o R o \'efcovo di Aleffandria ,
Eretico. 108. 109. Abbatte S. Fla-
viano. 117. Condennato nel Conci-,
lio Calcedonenfc . i2f.
Donatisti loro Erelia ncll' Affrica .
^33- 41-
Drottulfo Sucvo, fue prodezze al
fervigio de gli Augnili. 4f2.
Duc.a.to del Friuli, fuo principio. 415-.
Di i3enevenco e Spoleti quando illi-
tuiti. 429. 441. 460.
Duchi dividono e governano dopo il
Re Clefo il Regnj de' Longobardi .
427.
Duelli permeili da Gondobado Re
de'Borgognoni, riprovati fapientemen-
te da Agobardo Arcivefcovo di Lio-
ne nel Secolo IX. 24S. B.inditi da
Teoderico Re . 25-9.
JJvBrei, privati d'ogni milizia. 9.
EcDiGio figlio dell' Imperadore Avito,
Generale de'Romani nelle Gallie . 192.
Edobico Generale di Coflantino Ti-
ranno. 38.
Egidio Generale de' Romani , accettato
per Re da i Franchi. i5'4. Chiamato
Nigidio da altri. lój-. 167. Scacciato
da i Franchi. 169. Termine della fua
vita. 170.
Elezione del S. Pontefice e de' Pa-
triarchi ce. Controverlìe, ed abulì in-
torno ad cffa . 212. Per rimediarvi
Simmaco Papa tiene un Concilio in
Roma. 244. 249. 2^0. Nuovi abulì
ec. 316. ^/<-^ 328. 331. 333. e feg.
Abulì eiiormiffimi introdutti da Giu-
fliniano Imperad. 388. 389. Elezione
e Confermazione del Papa. 390. 436.
461. 462.
Eli.\ Patriarca d'Aquileja, fuo Con-
cilio. 439. Lettera a lui fcritta da Papa
Pelagio .45-3. Ceffa di vivere. 4ff.
Ennodio Vefcovo di Pavia , fpedito
per Legato in Levante da Papa Or-
misda
INDICE
49 S
misda. 281. 284. Fine de'fuoi giorni .
292.
Epifanio fanto Vefcovo di Pavia, fua
ambafceria ad Aiitemio Auguflo. 184.
189. Altra ad Eurico Re de' Viligoti.
192. e/(fg-. 223. efej^. Riedifica il Duo-
mo fuo, già rovinato da' Barbari . 205-.
Spedito a Gundobado Re de' Borgo-
gnoni . 234.
•Epifanio Prefetto di Roma. if.
Epitafi , in elfi non lì foleano porre
le Dignità folknute prima di arrivare
all' Imperio . 60.
Eracliano Conte Governatore dell'
Aft'rica . 20. 28. Fedele ad Onorio
Augufto. 29. Creato Confole, e fuoi
vizj . 41. Ribellatoli, è fconfitto ed
ucci lo . 42.
Erap.ico creato Re da i Goti, ed uc-
cifo . 3^6.
Ekesie; di Pelagio e Celeftio, contro
i quali lì tennero i Concilj di Carta-
gine, e di Milevi, oggi Mela; i quali
furono condannati da Innocenzo Pa-
pa, p. Condannati da Zofimo Papa.
}'4. Contro di elfi Editto di Onorio
Imperadore dimorante in Ravenna .
f4. Condannati da un Concilio ple-
nario de' Vefco vi Aftricani. 5'4. Sem-
pre più olluiati, e difelì da GìttUam
Vefcovo di Eclano . 5-7. Contro di
cffi fcrive S. Agollino. fy. Concilio
Cartagincfe contro di effi, 5-7. Collitu-
lione di Onorio Imperadore contro
di cfl] . 5-7- Cacciati d' Italia da Cele-
llino Papa. 66.
Erejia di Neftorio Vefcovo di Co-
Ihntinopoli. 81. Confutata da S. Ci-
rillo Vefcovo AlclTandrino . 81. Con-
dannata da Papa Celellino in un Con-
cilio raunato in Roma. 81. Contro
Ncftnrio pertinace e favorito anco dal
Vefcovo Teodorcto, Teodolìo Im-
perad. intima un Concilio da tenerli
in Efefo. 81. Da un altro Concilio
Romano, e poi dal terzo Concilio
Univerfale Efelìno, Neftorio condan-
nato, depollo, elìliato ec. 82. Gio-
vanni Vefcovo d' Antiochia rinunzia
al partito di Neftorio. 8f. I Vefcovi
contrarj a Cirillo Vefcovo AlclTan-
drino appellano alla S. Sede Romana.
85-. Teodolìo Imperad. condanna alle
fiamme i Libri di Neftorio. 89. 1 Ve-
fcovi fautori di Neftorio fono elìliati .
89. Neftorio oftinato, muore. 92.
Erefia d' Eutichs , o Eutichete in O-
ricnte. lof. Condannato da un Con-
, cilio congregato da Fiaviano Patriarca
di Coftantinopoli . n6. protetto da
Diofcoro Patriarca d' Aleffindria. 117.
Alloluto iniquamente in un Concilio
tenuto in Efefo, in cui fu elìliato S.
Fiaviano. 117. Quefto iniquo Con-
cilio fa riprovato affatto da un Con-
cilio tenuto in Roma da S. Leone.
117. Erelìa Eutichiana condannata in
un Concilio Provinciale tenuto ad i-
ftanza di S. Leone Pontefice da S.
Eufebio Arcivefcovo di Milano, al
quale intervenne ancoS. Maftìmo Ve-
fcovo di Torino . 12$-. Condannata
dal Concilio Calcedonefe, Generale
IV. per cui fu depollo ed efiliato l'em-
pio Diofcoro, Patriarca d'Alelfandria .
125-. I fautori de' già morti Eretici
Eutiche e Diofcoro eleggono per Pa-
triarca A lellàndrino l'iniquo Eluro,
ed uccidono San Proterio. ifó. Per
ordine di Leone Imperadore Orient.
lì congrega in Coftantinopoli un Con-
cilio, contro gli Eutichiani, e Ne-
ftoriani, ad iftanza di S. Leone Papa.
160. 161.
Semipelagia/tì , condannati dal Concilio
II. Araulìcano (d'Oranges). 168.
Gli Eretici Eutichiani turbano le Chiefe
di Oriente. 203. Dannati da un Con-
cilio raunato da Acacio Patriarca Co-
ftantinopolitano e da Simplicio Papa
in Roma. 203. EnotUo di Zenone
Imperadore. 2H. 212. Erelìa degl'/»-
differenti . 228. Semipelagiani condan-
nati dal Concilio II. Araulìcano . 311,
Er.menegildo, Figlio di Leovigildo
Re de' Vilìgoti in Ifpagna , muore
Martire. 45-1.
Ermerico Re de' Svevi in Ifpagna .
38. fy. 95-. Suoi progreffi nella Gal-
lizia. 79. Finifce i fuoi giorni. 102.
EucHERio tìglio di Stilicone. 20. 21.
Uccifo . 23.
EunociA, o lìa Atenaide, fpofata da
Teodolìo II. Augufto . 5-9. Gli par-
torifce EudolTìa . 62. Dichiarata Au-
gufta. 66. Suo Poema in onore dell'
Augufto Conforte. 7f. 87. Suo viag-
gio a Gcrufalemme. 94. Fa i Centoni
di Omero. 9^.96. Sua diicordia coli' Au-
gufto marito . 108. Abbatte Pulche-
ria Augufta fua Cognata. 113. Acci-
den-
49^
INDICE
dente, per cui fa divorzio col Mari-
to , e fi ritira a Gerufaiemme . iif.
e feg. Abiura l' Eutichianifino . 149.
Sua morte ed encomio. 162.
EuDociA figlia di Valentiniano III. Au-
guro, Mojflie di Palladio Cefare, e
pofcia di Unnerico Figlio del Re de'
Vandali. 144. e feg. ifj. i6f. Sen
fugge, e ritiratali a Gerufaiemme quivi
termina i fuoi giorni . 188.
EuDossiA Augnila Moglie d'Arcadie
Imperatore. 3. Fa efiliare S. Gio-
vanni Grifoftomo. 8. Sua morte, io.
EuDossiA (Licinia) figlia di Teodo-
fìo II. Augullo . 6i. 83. Maritata con
Valentiniano III. Augullo. 93. Po-
fcia con Petronio Mallìmo, contra
del quale chiama il Rs Vandalo a
Roma . 144. Da cflTo Re condotta in
Affrica. 145'. e feg. Rimefla in Li-
bertà . 15-7. 166.
Eufemia (Elia Marcia) moglie di
Giuftino feniore Augullo . 286. Sua
morte, igf.
Eufemia figlia di Marciano Imperado-
re, e Moglie di Antemio Augullo.
173-
EuFEMio Vefcovo Cattolico di Co-
llantiuopoli . 221. 226. 234. Depollo
ed efiliato da Anallalìo Augullo .
2.37- i
Eugenio Vefcovo di Cartagine. 208.
Eugipio Abbate Scrittore . 443.
E VINO Duca di Trento. 429. 434. 4J'8.
469.
EuLALio eletto Papa in concorrenza dì
Bonifazio I. ^a. Difputata la di lui
elezione, «rf. Soccombe in fine. fó.
EuTico, o Evarico , o Eutarico Re
de' Viligoti, dopo avere uccifo il Fra-
tello, muove guerra a i Romani . 174.
192. Perfeguita i Cattolici. 193. Oc-
cupa Arles e Marlilia. 202.
EuTARico Cinica prende in Moglie
Amalafunta figlia del Re Teoderico,
281. Creato Confole. 288. Magnifici
fpéttacoli per quella fua Dignità . 289.
Premuore ad eflb Re Teoderico. 303.
EuTiCHE, o fia Eutichete, fua Erelìa.
lof. Condennato da S. Flaviano. 116.
E nel Concilio Calcedonenfe . i2f.
EuTiCHio Patriarca di Collantinopoli
efiliato. 403. Richiamato. 408, Sua
morte . 444-
FAm E orridiflìma in Roma afl^alita da
Alarico. 29. Nelle Spagne alfalita
da' Vandali ec. 37. Spinge il Popolo
Coftantinopolitano a tirar de' faffi a
Teodolio Imperadore. 83. Careflm in
Oriente, della quale fono incolpati gì'
Infedeli. 96. In tutta Italia. 131. la
Ravenna. 230. In Milano e Italia. '
337. In Napoli. 3fi. Come vi pro-
vide l'umano Totila. 3j-i. In Pia-
cenza e Roma. 35-7.
Faramondo creduto primo Re de'
Franchi . 5-4. ff .
Faroaldo primo Duca di Spoleti
s' impadronifce di Clalfe. 440.
Fausto Prefetto di Roma. 67.
Fazioni Veneta e Pralina in Coflan-
tinopoli . 398.
Feoerigo Re de i Rugi implora il pa-
trocinio di Teoderico Goto contra
del Re Odoacre. 218. e feg. 220. Po-
fcia fi volge contra di Teoderico. 231.
Felice III. Papa, fua elezione. 212.
Concilio da lui tenuto contra di Aca-
cio Vefcovo di Collantinopoli. 2if.
e feg. Pafifa a miglior vita. 227. efe^.
Felice IV. Papa, fua elezione. 304.
Sua morte. 312.
Felice Vefcovo di Triv'g'. 415-.
Fenomeni . Cenere immenik vomitata
dal Vefuvio. 188.
Festo Patrizio tratta 1' agj^i ifhniento
fra AnaltJlìo Aaguilo, e' il Re Teo-
derico. 236. 241. Sollicne Lorenzo
Antipapa contra di Simmaco. 243.25-1.
FiLOSTORGio, fua Storia. 69
Fiorentini cari a S. Ambrogio. 12.
Flacilla Sorella di Teodolio II. Au-
gullo . 82.
Flaviano fanto Patriarca di Collanti-
nopoli odiato da Crifafio Augullo .
113. E abbattuto da lui. 116. Suo elì-
lio e morte . 117.
Flavio Deliro, fua Storia Apocrifa.
49-
Foro di Giulio, ogg\ CivUal del Friu-
li., capo della Venezia, in luogo di
Aquileja. 132.
Franchi, lor primo Re Faramondo,
ed origine. 5-4. e feg. Cacciati dalle
Gallie . 77. Fanno pace co i Roma-
ni. 84. Altri utiiti co i Romani, ed
altri
I N D
altri con Attila. 12S. Quando comln-
cialfero a conquiltar le Gallie. I5-4.
S'impadronifcono di Colonia, ec. 170.
•e feg. Pulizia de' loro coftumi. 381.
■Quali armi ufaflero. 38^. Loro cru-
deltà . 462. e fe^.
Friuli, fuo Ducato quando iftituito.
415-. 429. 466.
Frontone Àrcivefcovo Scifmatico di
Milano . 443.
FvLCENZio Tanto Vcfcovo AfFricano,
■e Scrittore della Chiefa. 2fó.
G
GAiDOT.FO Duca di Bergamo fi ri-
bella al Re Agilolfo. 470. Rimef-
fo in lua grazia, ti'i E'uccitb. 488.
Galla Pia'cidia elìliata ricorre a Co-
Ihntinopoli. 63. e feg. Torna in Ita-
lia. 66. Tutrice del Figlio Augulto.
70. 71. Ingannata da Aezio perde 13o-
iiifatio Conte. 7f. e feg. Il rimette in
fua grazia . 78. 83. Suo Voto . 86. e
feg. g6.
Garibaldo primo Duca di Baviera.
395-. 434. Padre della Regina Teo-
delinda. 45-8. Abbattuto da i Franchi.
460. 478.
Gelasio Papa, fua elezione. 228. Suo
Decreto ir»torno a i Libri. 235-. Ter-
mina i fuoi giorni. 237.
Gelimere in Affrica fa imprigionare il
Re llderico. 312. e feg. Sprezza le
ambafciate a lui fpedite da Giudinia-
no Augufto. 317. Occupa il Trono
de' Vandali, ivi. Contra di lui fpcdi-
to Belifario da eilo Augufto. 319.
Sconfitto fugge. 320. Si arrende, ed
è ben trattato da Giuftiniano. 321.
Ge'miniano Vefcovo di Modena di-
verfo da S. Gcminiano Protettore di
Lei . 161.
Genserico Re de' Vandali in Ifpagna.
73. Fa lega con Bonifazio Conte con-
tra deli'Imperadore. 74. e feg. Sue
qualità. 77. Occupa le Mauritanie.
ivi. Dopo unn fconfìtta data a Boni-
fazio Conte ailedialppona. 80. E ft ne
impadronifce . 82. Fa pace con Valen-
tiniano A\igufto. 89. Perfegu'ia i Cat-
lolici .92.C0U tradimento occupa Car-
tagine. 97. IntJella la Sicilia, igo. Sua
pace con V'alentiniano III. loj-. Muo-
ve Attila contra de' Vidgoti . 127. Cliia-
Tom. IH.
ICE 497
mato da Eudoflla Augurta a Roma,
la prende e facciieggia . 144. e feg.
Infefta la Sicilia, ed altre contrade
Romanelli, ifj". f/^g-. Occupa tut-
ta r AtFrici. 15-8. Rende vani gli sfor-
zi di Majoriano Augufto. ijp. i6i.
i6j. 174. Fa fventare la grandiofa fpe-
dizione fatta contra di lui da Leone
ed Antemio Augufti. 177. 192. Ter-
mina i Tuoi giorni. 202.
Gepidi fconfitti da Tcoderico Re de-
gli Oftrogoti. 222. Preli al fuo fer-
vigio, ed inviati di prefidio nelle Gal-
lie. 274. Lor Nazione quali annien-
tata da i Vittorio!! Longobardi. 374.
,'/<:?• 398- 40<5.
Germano Nipote di Giuftiniano Au-
gufto fpofa Matafun'a Gota. 34^.
368. Spedito Generale dell'armi vcr-
lo l'Italia. 369. Rapito dalla morte.
370.
Geronzio Generale di Coflantino Ti-
ranno. 17. Proclama Imperadore Maf-
fimo in Ifpagna. 3f. Sue imprefe nel-
la Gallia. 36. Si uccide. 37.
Giordano Storico, corrottamente chia-
mato Giornande. 6. Storico de' Go-
ti. 376.
Giovanni I. Papa eletto. 29f. Invia-
to dal Re Teoderico a Coftantinopo-
li. 299 Grande onore a lui fatto da
Giuftino Augufto. 300. Porto in pri-
gione dal Re Teoderico, ivi termina
i fuoi giorai. 302.
Giovanni II. Papa, fua eletione. 316.
Fine de' fuoi dì. 324.
Giovanni III. Papa, fua elezione. 396.
Fa tornare l'irato Narfete a Roma.
411. Sua morte. 423.
Giovanni Grifoftomo Santo Àrcive-
fcovo di Coftatuinopoli mandato iu
efilio. 9. e feg. Dove termina la fua
vita. 17. Txaslazion del fuo Corpo.
Giovanni il Digiunatoti Patriarca di
Coftantinopoli, fua fi>perbia. 479.
Giovanni Àrcivefcovo di Ravenna fj^.
corretto da Papa Simplicio. 211.
Giovanni altro Àrcivefcovo di Raven-
na. 4j-(S. 478.
Giovanni Vefcovo Cattolico di Co-
ftantinopoli fotto Giuftino feniore Au-
gufto. 288. e feg. P alfa a miglior vi-
ta. 291.
Rrr
Gio-
498
INDICE
Giovanni Primicerio de' Notai ufur-
pa l'Imperio in Ravenna. 64. Sprez-
zato da Teodolìo II. Augufto. 6f.
Tenta indarno 1' A.rtrica . 66. Rclla
prigione. 68. EJ iiccilb. ivi.
Giovanni Prefetto di Roma. 487.
Giovanni Vandalo, ribello di Valen-
tin^ano III. forfè lo lU-fTo che Gio-
vanni Tiranno. 103.
Giovanni Scita Generale di Zenone
Aiigulto. 11^.119. 240. Creato Coii-
folc. 242.
Giovanni Caflìano Scrittore. 85-.
Giovino nelle Gallie prende il titolo di
Augufto. 39. Difcordia fra lui, e il
Re Ataulfo. 40. Vien privato di vi-
ta, ivi.
Giovio primo Miniftro di Onorio Au-
guro. 27. 29. 34.
Girolamo (Santo) fiorifce iti Pale-
ftina. 13. Nonagenario, e carico di
virtù, e meriti muore. S9-
GiSELico bartardo di Alarico Re de i
Vilìgoti, acclamato Re da que' Po-
poli. 264. Abbattuto dal Re Teode
rico. 269. Suoi inutili sforzi, dopo i
quali perde la vita. 273.
GisOLFO primo Duca del Friuli. 41 f.
Figlio di Grafolfo forfè fuccedette al
Padre in quel Ducato. 46f.
Giudei. F'edì Ebrei.
Giuliana figlia di Olibrio Augufto,
moglie di Ariobindo juniore. 187.
Giuliano Vefcovo di Eclano, difen-
for di Pelagio. 5-7. Cacciato dall'I-
talia. 66. 98.
Giusta Grata Onorla, Sorella di Va-
lentiniano III. Augnilo. 5^2. 63. Suo
gravi Aimo fallo . 88. Ricorre ad At-
■ tila. 130. efeg. Suo mifero fine. 136.
Giustina BadefTa di Capoa. 416.
Giustiniano Nipote di Giuftino Au-
gufto. 286. 289. Fama, ch'egli fa-
celTc affaffinar Vitaliano. 290. Crea-
to Confole ricrea il Popolo con ma-
gnifici fpettacoli. 291. e feg. Prefo
per Collega dall' Augnilo Zìo. 307.
A cui fuccede. ivi. Suoi buoni prin-
cipi . 308. e feg. Codice delle Leggi
da lui pubblicato. 311. Irato contra
Gelimere ufurpatore del Trono in
Aftnca. 317. F'era fed'zione fveglia-
■ ta contra di lui in Collantinopoi;. 318.
Spedifce Bclilario coli' Armata in Af-
frica. 319. Che ne fa l'acquifto, 320.
I diluzioni e Digedi da lui pubblicati.
321. Spedizione fua contra de' Goti
regnanti in Italia coll'acquifto della
Sicilia. 32J'. Per valore e buona con-
dotta di Belifario s' impadronifce di
Roma, di Ravenna, e di tutta l'Ita-
lia. 328. e feg. Guerra a lui moffa
da i Perliani . 338. 341 .
Giustiniano Augnilo chiama Papa
Vigilio a Coftantinopoli . 35'9. e feg.
Dalle Indie fa venire i vermi da k-
ta. 372. Sua bialìmevol prepotenza
ne gli altari della Religione. 376. 379.
manda in elìlio Papa Vigilio . 383.
Ufurpa i diritti della Chiefa. 388. e
feg. Vecchio trafcura il governo. 395".
Pace vergognofa da lui fatta co' Per-
liani . 399. Congiura contra di lai ,
per la quale deprime Belilario . 400.
Il rimette in fua grazia. 402. Suo E-
d'tto contrario alla dottrina della Chie-
fa. 403. Tempo della fua morte. 404,
E fua rapacità . 40f .
Giustiniano Pronipote di Giuftiaia-
no I. Augnilo . 404. Generale dell' Ar-
mi contro i Perliani, ne riporta mol-
ti vantaggi. 431.
Giustino Trace dopo Anallalìo elet-
to Imperadore d' Oriente. 286. Sue
qualità, e principio del fuo governo.
287. Suo Zelo per la Religion Cat-
tolica, ivi. Acqueta i torbidi per ella
inforti. 289. Pubblica un'Editto con-
tro i Pagani ed Eretici. 295-. Se ne
offende il Re Teoderico . 297. E pe-
rò gli fpedifce Papa Giovanni . 299.
Che viene accolto con magnificenza
e divozione. 300. Sua Carità verfo
i Popoli . 304. Prende per Collega
Giuftiniano fuo Nipote. 307. Muo-
re . ivi .
Giustino juniore. Nipote di Giulli-
niano , dichiarato Imperadore . 404.
Uccide Giulìino figlio di Germano.
408. Procede Confole. 409. Richia-
ma alla Corte Narfete. 410. Manda
Ambafciatori a i Turchi. 418. Sua
giierra co i Perliani. 422. Dichiara
Cefare Tiberio Trace. 427. Giugiie
al fin di fu» vita. 435;. 438.
Giustino Nipote di Giuftmiano Au-
guro tolto di vita . 408.
Giutunchi popoli della Germania. 80.
Gladiatori, loro combattimenti vie-
tati da Coilantino Magno, e aboliti
da Onorio Augufto. 9, Gli-
INDICE
Glicerio fi fa proclamare Imperador
• d'Occidente. i88. e feg. Abbattuto
da Nipote Augnlìo. 192.
GoDEMARO Re de' Borgognoni ricu-
pera il Regno perduto da Sigifmondo
Tuo Fratello . 299. e feg. Di nuovo
lo perde. 324.
GoDiGiscLO Re de' Vandali^ 15-.
Goti, ch'amati poi Viligoti , l'otto Ala-
rico occupano alcune Città d' Italia .
4. Sconfitti da Stilicene. 6. e feg. Af-
lediano Roma. 23. La prendono e
Taccheggiano. 29. e feg. PalFano nelle
Gallie. 40. S'impadronifcono dell'A-
quitania. 43. E di gran tratto delia
Spagna. 46. Favorevoli ad Onorio
Augullo. fi. Si llabililcono nella Lin-
guadoca . ^^. Forxati a fciogliere l'af-
fcdio di Arles . 72. E di Narbona .
91. Sconfitta da loro data a Littorio
Conte. 98. Gran battaglia fra eflì, ed
Attila. 129.
GoTj, Ollrogoti, cacciano gli Unni
dalla Pannonia. 73. Aufiliarj d'At-
tila. 127. Sotto Teodericc figlio di
Triario fiffano la lor fede nella Tra-
cia. 190. E nella Pannonia. 194. Sot-
to Teoderico entrano in poffcflò dell'
Italia. 222. e feg. -Fine del Regno
loro in Italia ; ingìuflamente derili da
alcuni. 3S7. e fvg. Non 'affatto cac-
ciati d' Italia. 400.
Grado Ifola prela dal Patriarca di A-
quileja per fua Sede. 439. Concilio
ivi tenuto è un'impoftura. ivi e feg.
Grasolfo forfè Duca del Friuli pri-
ma di Gifolfo fuo Figlio .NAÓf. e feg.
Graziano Tiranno nella Bretagna uc-
cifo. 16.
Gregorio il Grande Papa, pria Pre-
tore, o Prefetto di Roma. 418. Si
fa Monaco. 431. E' inviato dal Papa
Nuniio a Collantinopoli . 438. Suo
ritorno in Italia . 445-. 45-3. E' eletto
Papa. 461. Sua v gilanza contra de'
Longobardi. 471. Suoi affanni perla
defolaiione de'contorni di Roma. 474.
Lettere di lui alla Regina Teodelin-
da . 475". Sua bella apologia a Mau-
rizio Augnilo. 477. Reprime la fu-
pcrbia del Patriarca di Collantinopo-
li. 478. e feg. Procura la conver-
lione de gì' Inglclì alla Fede di Cri-
Ilo. 480. Si duole di Romano Efar-
•499
co perchè nemico della pace. ivi.
Bolla falfa a lui attribuita. 486.
GuALAMiRE Re de gli Ollrogoti. 127.
Guidino Conte de' Goti vinto da Nar-
fetc . 399.
GuNDA.MONDO Rc de' Vandali . iir.
238.
GuNDERico Re de' Vandali, if. 38.
5-2. Sua morte. 73. 76.
GuNDinALO figlio del Re de' Borgo-
gnoni creato Patrizio. 187.
GuNDGEADo Re de' Borgognoni , fua
irruzione in Italia , e barbarie . 225".
234. 23f . Sconfigge il Fratello . 247.
Leggi da lui pubblicate . 248. Colle-
gato con Clodoveo Re de' Franchi .
263. Prende Narbona. 269. Sua mor-
te. 284.
GuNTARio o Gondicario Re de'Bor-
gognoni. 44. 89. Sua morte. 91.
GuNTRANNO Re de' Franchi . 432. e
feg. 463. Sua bontà. 467. Sua mor-
te. 474.
I
IBba, o fia Ebbane, generale del Re
Teoderico, foccorre Arles . 26f.
269. Caccia di Spagna Gefalico. 271.
274,
Idacio VéfcovoeStoMco .37. 162.180.
Ilario Prefetto di Roma. 18.
Ilario Vefcovo d' Arles fi attribuifcc
troppa autorità fopra i Vefcovi della.
Gallia. 109. Per opera di S. Leone
Papa, e di Valentiniano Imperadore
fi aggiullò la conirovc-fia, della qua-
le Quefnd fa una DiflTertazione, che
leggelì nell'edizione dell'opere di S.
Leone. 109. Ilario vive, e muore
da Santo. 109.
Ilaro Papa, fua elezione. 164. Man-
ca di vita . 178.
Ilderico figlio di XJnnerico Rc de ì
Vandali . 188. Succeduto a Traìa-
mondo favorifce i Cattolici. 20f.
Morte da lui data ad Amalafreda So-
rella del Re Teoderico. 310. Impri-
gionato da i fuoi. 312. 317. Gli è
abbreviata la vita. 320.
Ilditìaldo eletto Re da i Goti. 344.
E' uccilb. 346.
Illo Confole Orientale. 203. Generale
di Zenone Augullo. 206, Sua ribel-
lione contra di lui. 210. 214! Scon-
Rrr2 fitto
5"oo
INDICE
fitto dall'Armata Gefarea. 215-. Prefo
ed uccilb. 219.
Imperio Romana fua declinaxione . i.
e feg. Per cat;fane iti parte de i Ge-
nerali Barbari, ifz. e [eg.
Innocenzo I. Pa^^'a fua eleiionc. 3.
Si affatica in favore di Saa Giovanni
G:if')ftomo. 9. Falfamente incolpato
da Zofimo. 24. Inviato a Ravenna.
26. Condanna i Pelagianì. p. Fiui-
fce di vivere. 5-3.
Inondazione terribile in Italia fotto il
Re Autari 460. e feg.
Ipazio Nipote di Anallafio x'^ugufto
creato Confole . 245;. 286. Sua folle-
vazionc contro Giulliniauo Imperado-
re, per cui perde la vita. 318.
ISDEGARDE Re di Pcrfia , Tutore di
Teodoiìo II. Augufto. iS.Perfcguita
i Crilliani. ivi. e feg. Sua pace col
fuddetto Augufto . 62. Manca di vi-
ta. 7f.
Isidoro ( S. ) Monaco ed Abate di
Pelufio. Ss-
LEGGI, d' Onorio , che abolifce i
Gladiatori. 9. Che priva i Giudei
d'ogni milizia. 9. Contia i Donati--
fìi. II. Che decreta in Ravenna i Sin-
dicatori de' Commeffarii . 14. Che in
Roma, fa varie Leggi . 17. Che in Ra-
venna decreta la Vifita de' carcerati ,
acciò fieno ben trattati ; e che a' po-
veri fi fomminiftri il vitto, incarican-
done il zelo de' Vefcovi. 2>-. 26. Che
bandifce gli Strologi giudicarli, appel-
lati allora Matematici. 27. Sue nuove
Leggi contro i Donatifti. 33. 41- 44-
Sue Leggi in favore degli Ecclcfia-
ftiai. 41. In follievo dell'afflitta Ita-
lia . 44. In favore del Sacro Afilo . 46.
Contro i Pagani. 49. fo. In favore
de' Giudei, fo. Altre fue Leggi. 5-3.
fuo Editto contro Pelagio e Celefiio .
5-4. 5-7. Editto per ampliare l' Afilo
Sacro . S7- 1" ^'^^ ^^ facoltà a' Ve-
fcovi di vilìtar le prigioni , informar-
fi , e di provedere a' difordini . 5-7. Sue
Leggi in favore e difefa delle Sacre
Vergini, fg. Proibifcc agli Ecclcfiarti-
ci tenere in Cafa Donnea riferva della
Madre, e Sorelle. S9- Editto di Co-
ftanio Augullo contro Ccleftio Col-
lega di Pelagio . 60. Leggi di Onorio
per frenare i Creditori , e l' Impofle .
62. Di Valentiniano Imperad. contro
de' Manichei ed altri Eretici. 69. Di
Teodolio Imperad. per riformare le
Scuole pubbliche e gli Studj di Co-
ftantinopoli. 70. Per premiarne i Mae-
ftri. 71. In favore de' di Feftivl de'
Crilliani 71. Contro de' Pagani. 72.
Contro gli Eretici. 77. Di Valenti-
mano in favore e difefa delle Leggi
ec. 79. Del medefimo contro qua-
lunque efenzione da' carichi ordinari »
e ftraordinarj. 83. Di Teodbfio in
favore de' Sacri Alili. 83. Di Valen-
tiniano in favore delle Guardie del fuo
Corpo , e premiò di foldati veterani ..
Sf. Di Teodofio per provvedere a' po-
veri . 88.. Intorno a' beni de'Cherici,
e Monaci. 88. Contro gli oftinati ere-
tici, ed infedeli tutti. 96.Coutra alle
prepotenze ed ingiufiizic. 99. Per raf-
frenare i calunniatori de' Vefcovi . 99.
Proibifce a i Cherici, e Monaci il ve-
nire a Coftantinopoli fenza le dimilTo-
rie del proprio Vefcovo . 99. Premia
gli Agricoltori, idi. Sue Leggi in-
torno alle Scuole Militari ec. 103.
Per frenare le frodi circa l' eredità de*
Curiali ec. 105-. Di Valentiniano am-
pliarne i privilegi de'Caufidici. lof.
Reflituente a i Conti del Sacro e pri-
vato Erario la facoltà di condannare
i Giudici ec. 105". In favore de' poveri
Affricani . 106. Altre fue Leggi date
in Roma. 107. Contro i Manichei,
ad irtanza di S. Leone Papa . 109.
Provede a i dritti del S. Pontefice ,
mentre Ilario Vefcovo di Arles (ì at-
tribuiva troppa autorità fopra i Vefco-
vi della Gallia. 109. Altri fuoi Editti,,
e Leggi ec. 109. Prefcrive buone re-
gole per la validità delle ultime vo-
lontà. 112. Contro i rompitori de'Se-
polcri, a' quali quantunque Ecclefia-
ftici, e Vefcovi intima la pena delT
efilio . 114. In favor de' Liberti, e del-
le Dogane. 114. Decreta dover vale-
re la prefcrizione di anni trenta in o-
gni caufa ec. 120.
Marciano Imperad. fa un Editto contro
i Cherici e i Monaci foftenitori degli
errori di Nedorio e di Eutichece. 124.
Contro i Pagani. 130. In favore del-
le Città, alle quali ec. ordina, che
iìano
INDICE
yoi
fiano pacati i Canoni. 130. Leggi va-
rie di Valentiniano. 131. Marciano
fa un edicto contro i (eguaci de gli
errori d'Euticliete. 137. Valentiniano
riftrins^e la Giurisdizione de' Vefcovi.
137. Marciano pubblica un Editto in-
torno a'Matrimonj de' Senatori, i^z.
Contro gli Eutichiani ed altri Eretici .
142. Favorevole al Clero, calle Chiefe.
148. Majoriano AuguUo e Tue Leggi.
ifj. 15-8. In favore e libertà dell'ele-
zione dello Stato per le Vergini , e
Chetici, ivi. e i6r. In favore dell'
Afilo Sacro. 162. Legge di Severo
Augnilo in favor delle Vedove. 167.
Di Leone Imperad. in favore del Sa-
cro Afilo. 171. 172. Per la fantifica-
7Ìone de' dì Fedivi. 175-. Legge di
Antemio Augufto approvante i Ma-
triinonj delle Donne Nobili co' loro
Liberti, & altre Leggi. 178. Legge
di Leone Imperad. contro li Simo-
niaci .180.
Zenone Imperad. decreta il Sindicato
de' Governatori ec. 195-. Pubblica il
fuo Enotico . 211. Rigettato da Papa
Felice III 212. Dal quale in un Con-
cilio in Roma fu condannato Acacio
Vefcovo Coftantinopolftano . 215-. E
dj nuovo da quello in un altro Con-
cilio, quelli con altri fu fcomunicato .
216. Leggi di Anallafio Imperad. in
favore della Religione OrtodofTa. 2f9.
di Giuftino Imperad. contro i Mani-
chei ec. 295-. Leggi di Giuftiniano Im-
perad. in favore della Chicfa ec. 308.
Contro gli Eretici ec. 320. 321. Sue
Iftituiioni e D'gefti. 321.
Leone (Flavio) eietto Imperadore d'O-
riente, iff. Sua Pietà. 160. Antemio
da lui creato Imperador d'Occidente.
173. Grandiofa , ma sfortunata fua fpe-
diiione contra di Genferico . 176. e
/«■jf. Per politica ingrandifce i figli di
Afpare. 179. Opprime Afparc (leflb
co i fi^li. 182. Crea Cefàrc Leone
fuo Nipote. 189. e feg. Sua morte.
190.
Leone Nfpotc di Leone Augufto, crea-
to Cefare. 189. Succede' all'Avolo
nell' Imperio (orientale . 190. Sua fret-
tolofa morte. 191.
Leone Diacono della S. R. Ch. riget-
laGiuliano Pelagiano. 98. efe^. Crea-
to Papa. 100. Scuopre e fcacck i Ma-
nichei . 106. loS. 109. Scrive contro
i Prifcillianilli, e i Pelagiani. 113. A-
bolifce il falfo Concilio d'Efefo. 117.
Suo fervore contra d' Eutichete. 121.
Va Ambafciatore ad Attila. 135-. Cal-
ma varj torbidi inforti contro la Re-
ligione, e reprime l'ambizione di A-
natolio Patriarca Coftantinopolitano .
142. Placa Genferico . i4f. Sua mor-
te . 164,
Leonzio creato Imperadore contro Ze-
none Augufto . 214. E deprefTo . ivi.
Finalmente prefo ed uccifo. 219.
Leutari Duce de gli Alamanni coti
forte efercito cala in Italia contro i
Greci . 381. Varie fue azioni. 384.
Disfatto r Efercito fuo. 385-.
Liguria., fua ellenfiane, in gran parte
occupata da Alboino Re de' Longo-
bardi. 418.
LiNGUADocA, ivi II ftabilifcono- i Vi-
figoti. $-4.
Littorio Conte, Generale di Valen-
tiniano III. Augufto, libera Narbona
dall' alfedio de' Goti . 91. Sconfitto
pofcia da eflì . 98. e feg.
LoNGiNiANO (Flavio Macrobio) Pre-
fetto di Roma. 4.
Longino Fratello di Zenone Augufto»
creato Cefare, e Confole. 216. 224.
Indarno ambifce l' Imperio . 226. Sua
morte. 228.
L.ONGINO Efarco d' Italia all'arrivo de'
Longobardi . 4if. PreflTo di lui fi ri-
tira Rosmonda dopo la morte del Re
Alboino fuo Marito. 426. 441. 446.
Longobardi s' impadronifcono della
Pannonia . 308. Collegati con Giufti-
niano Augufto. 338. Loro liti co i
Gepidi . 36/). A' quali danno una gran-
de fconfitta . 374. e feg. Rinforzo da
eflì dato a Narfete. 377. 379. Do-
minanti nella Pannonia. 398. Appel-
lati Goti. 402. Gran rotta da lor da-
tala i Gepidi. 406. e feg. Loro do-
minio nella Pannonia, e in altri fiti ..
413. Onde prendefTero il loro nome.
414. Entrano in Italia. 415^. Vedi Al-
boino e i Re feguenti . Loro crudeltà
ne' primi anni del Regno . 428. Paefi
da lor conquift.iti in halia. 429. Fan-
no irruzion nelle Gallie. 430. 432.
Pofcia fi accordano co i Re Franchi .
433. Onde procedefl!e la lor crudeltà
contra de gì' Italiani . 436. Fra eflì
molti
yot
INDICE
molti Gentili . 440. Eleggono Re Au-
tari . 447- Buona lor difciplina ne' paefi
fuddiii. 44S. Guerra lor fatta da i Gre-
ci e Franchi. 463. StabiliLcono pace
co i Franchi. 467. 469.
Lorenzo I. Arcivefcovo di Milano .
225-. 233.
Lorenzo II. 418. 443. 45-6.
LoR'ENZO eletto Antipapa cantra di Sim-
maco . 242. Creato Vefcovo di No-
cera. 246. 2fi. Sua morte. 25-2. 279.
Lucca refifte a Narfete. 382. 383.
.M
MACEDONIO Vefcovo di Coftanti-
nopoli fotto Anaftafio Augufto .
237. Suo Cattolicismo. 261. Lfiliato
per cagion d' effo . 275'.
Macrobio Proconlble dell'Affrica. 33.
Majoriano (Giulio) eletto Inipera-
dordi Occidente, ifó. Sue favie Leg-
gi . I j-S. Suoi sforzi per far guerra a
Genfeiico Re de' Vandali, ivi. e /<•?.
Ma inutili. 161. Gli è tolta la vita da
Ricimere. 163.
Mantova con altre Città ricuperata da
Maurizio Augufto. 463-.
Marcellino Tribuno e Notajo affi-
fte per ordine d' Onorio Imperad. alla
Conferenza tra Cattolici e i Donatilli
neir Affrica . 33. Perfeguitato dagli
Eretici, è raccomandato da S. Ago-
flino , che per fua iltanza compofe
r opera della Città tT Iddio . 44. De-
capitato per comando di Marino . 44.
Martire fecondo il Baronio . 44.
Marcellino oMarcelliano fotto Leo-
ne Augufto occupa la Dalmazia, ed
altri paelì . lóf. Sua vittoria de' Van-
dali. 170. Generale dell' Armata Oc-
cidentale contro i Vandali , perifce
neir Affrica . 176. 178.
Marciano eletto Imperadore e marito
da Pulcheria Augura. 122. Sue qua-
lità. 123. Riconofciuto Augudo in
Roma. 130. Fine di fua vita. 15-4.
Sue belle doti. 15-5-.
Marciano Figlio d' Antemio Augn-
ilo, creato Confole. 179. Dellinata
a lui in Moglie Leonzia Figlia di Lt-o-
ne Augnilo. 183. 185'. Sua fcdizione
contradi Zenone Augufto . 205-. efeg.
213.
Marciano Prefetto di Roma. 280.
Marco figlio di Balilifco ufurpatore dell'
Imperio in Oriente , creato Cefare ,
i9f. Gli è tolta la vita. 201.
Marco Tiranno nella Bretagna ucci-
fo. 16.
Maria Augulìa Moglie di Onorio Im-
peradore, fua morte. 18.
M.^RiNA Sorella di Teodofio II. Au-
gnilo, fua morte. 117.
Mariniano Arcivefcovo di Ravenna.
478.
Marino Conte fcon figge E radiano Ti-
ranno . 41. Sue iniquità nell' Affri-
,/a- 44-
Massimiano Vefcovo di Coftantino-
poli. 82.
Massimo creato Imperadore da Geron-
zio in Ifpagna . 35-. Degradato . 37.
Rifcrge. fj. Prel'o ed nccifo . 61.
Massimo ( Petronio ) Confole. 8f. A
lui attribuita la morte di Aezio. 141,
Si vendica di un' affronto fattogli da
Valentiniano Augufto con farlo ucci-
dere. 142. Si fa proclamare Augufto.
144. Gli è tolta la vita dal furore del
Popolo . 144.
Matasunta figlia di Amalafunta co-
ftretta a prendere per Marito il Re
Vitige. 330. Congiura contra di lui.
33f. Maritata con Germano Nipote
di Giulliniano Augufto . 34f .
Maurizio Generale dell'armi di Ti-
berio Augnilo. 438. Dichiarato Cefa-
re ed Imperadore, fuccede ad efTo Ti-
berio . 444. Maltrattato da gli Unni
Avari . 446. Muove i Franchi contra
de' Longobardi . 449. 462. Ricupera
alcune C^ittà in Italia . 465*. Infelice
fuo governo . 477. e feg.
Maurizio Duca di Perugia fi ribella
al Re Agilolfo . 471. Che 1' uccide
473'
Melania giovane, fantaDonna.88.9^.
Menna Patriarca Cattolico di Collanti-
nopoli. 327.
Merobaude Generale di Valentiniano
Augnilo. 106.
Meroveo tìglio di Clod'one Re de'
Franchi. 84. Succede al Padre. 127.
129. Sua morte. 15-4.
Mii-.\NO riprelb da i Goti con orrido
facc(j e macello de' Cittadini . 337.
Con altre Città occupato da Alboino
Re de' Longobardi . 417.
Mi-
INDICE
Milizia , nome lignificante tutti gli
Uffi?.) della Corte. 9.
MiNOLFO Duca dell' Ifola di San Giu-
lio, uccifo dal Re Agilolfo. 470.
Modena ricuperata con altre Città dall'
armi di Maurizio Augurto. 465-.
Monache, loro antichiffimi Monafterj,
e BadefTe . 417.
Monaci quanto moltiplicati ed arric-
chiti nel Secolo IV. 8.
Mondone Unno fa guerra a' Greci.
2f8. Ajutato dalle foldatefche del Re
Tcoderico li sbaraglia. 25-9. Generale
di Giuftiniano Auguito. 313. Prende
Salona. 315-. E' uccifo in una zuffa.
3^7-
MoNisTERo di Monte Cafino prefo da
i Longobardi . 44^.
MuMMOLO Patrizio e Generale de'Fran-
chi dà più rotte a i Longobardi . 430,,
412.
5-03
N
NAPOLI prefa da Bclifario , e bar-
baramente Taccheggiata. 328. efe^.
Aflediata dal Re Tot'ila . 349. E prcfa .
35'i. Aflediata da i Longobardi. 443.
Nak.se TE Capitan delle Guardie di
Giuftiniano Augufto. 318. Spedito in
Italia non va d'accordo con Belifariu .
336. Richiamato aCoftantinopoli . 339.
Rifpedito in Italia. 372. 376. Colla
fua Armata giugne a Ravenna. 377.
Rotta da lui data al Re Totila . 373.
Riacqui/la Roma .379. Dà battaglia al
Re Teja . 380. Afledia,e prende Luc-
ca. 382. e /f^. Sconfigge Baccellino .
385-. Sue Virtù. 393. Ricupera Ve-
rona e Brefcia . 399. Abbatte Sindualdo
Re de gli Eruli . 405-. E' richiamato
a Coftantinopoli. 410. Termina i fuoi
giorni. 411.
Nestorio Vefcovo Eretico di Coftan-
tinopoli.77. Condennato da Papa Ce-
lerino. 8i. E dal Concilio Efelìno.
82. Efiliato. ivi Suoi Libri bruciati.
89. Sua mala morte . 92.
NiCESio Vefcovo di Treveri, fua Let-
tera . 401 .
NiGiDio Generale de' Romani nelle
Gallie. 165-. Lo ftefTo che Egidio.
167. Vedi Egidio .
Nipote (Giulio) creato Imperador
d'Occidente, 191. efe^. Abbattuto da
Orefte, fugge nplla Dalmazia, e quiv'
ritiene il dominio. 193. efeg. Suo ri-
corfo a Zenone Augufto . 200. 20f.
E' uccifo. 207. e feg.
Normanni, o Danef] cominciano ad
infeftar le Gallie. 285-.
Numaziano (Claudio Rutilio ) fuo
Itinerario. 64.
Oroacre conquiftator dell'Italia, fuoi
primi principi . 196. Come abbattefle
Orefte ed Augultolo, e s'impadronifle
di tutta l'Italia. 197. Prende il titolo
di Patrizio, e non di Re. 198. 200.
S' impadronifce della Dalmazia . 208.
Suo buon governo .211. Mette mano
nell'elezion de i Papi. 212. Sconfigge
il Re de i Rugi. 217. e feg. Contra
di lui prende l'armi Teoderico Re de
gli Oftrogoti. 220. e feg. E ne va
fcontìtto. 222. Alfediato in Ravenna.
22f. Sconfitto di nuovo. 227. Si ar-
rende, ed è uccifo. 230.
Olibrio Senatore Romano, marito di
Placidia figlia di Valentiniano III. Au-
gufto. 149. Creato Confole. 168. Po-
fcia Imperador d'Occidente, termina
in breve i fuoi giorni . 187.
Olimpio Ufizial Palatino, promuove
la morte di Stilicone . 20. Maggior-
domo Maggiore di Onorio Augufto .
22. e 26. Uccifo. 27.
Onorato Arcivefcovo di Milano.
417-
Onorato fanto Vefcovo d' Arles .
72..
Onorio Augufto , fua debolezza. 2.
Si ritira ad Arti . j-. Quindi a Ravenna .
IO. Pel fuo Confolato, e Decennali
Roma è in fefta. 9. Con fue Leggi
abolifce i Gladiatori. 9. Priva da ogni
milizia i Giudei, e Samaritani. 9. Con-
tra di lui fì ribella Coftantino nella
Bretagna 16. Spofa Termanzia figlia
di Stilicone. 18. e feg. Al quale fa
poi levare la vita. 20. Sua debolez-
za. 32. e feg. Leg(ji di lui contro i
Pagani . 49. e feg. Confila colla fua
prefenza i Romani ■ f^. Ritorna a Ra-
venna. f3. Odio fuo contro la So-
rella Placidia. 63. Termina i fuoi gior-
ni . ivi .
Oreste Patrizio abbatte Nipote Au-
gufto , e fa proclamare Imperadore
Romolo, o fia Auguftolo fuo Figlio.
193- ' f^g- Da O'doacre è tolto dj
vita. 197. Or.-
504
I N D
Ormisda Papa, fuaeleiione. 179. Le-
gati da lai fpediti in .Oriente . 281. Bar-
lato da Anaftalio Augufto. iSi. Suo
zelo per la Fede Cattolica . 284. 289.
Sua morte . 294.
Ormisda Re di Perfia fa guerra ai
Greco Imperio . 438.
Orosio V. Paolo .
Ospizio fanto Romito in Provenza.
430.
PALLADIO Cefare, Figlio di Petro-
nio ?4aflìmo Augufto, uccifo . 145-.
Paolino Scrittore contcmporatieo della
vita di S. Ambiolìo . 12.
Paolino Santo Velcovo di Nola. Suo
Poema in onore di S. Felice ci dice
■airicurato l'Impero Romano da Goti
per divino favore. 13. Sue opere in
Profa e verfo. 82. Muore. 82.
Faoliko Cittadino di Bordeaux, Ni-
pote d' Aufonio, autore di uà Poema
Eucarillico . 46.
Paolino 11. Santo Vefcovo di Nola,
fua mirabil carità per liberare uno
(chiavo da i Vandali. 14Ó.
Paolino Arcivefcovo d' Aquilcja fa
•Scisma per cagione del Concilio V.
Generale. 391. 41 f. Sua morte. 420.
Paolino Maggiordomo di Tcodolio
II. Augufto", perchè uccifo da lui.
1 IT-
Paolo Orosio compila la fua Stona
ad iftanza di S. Agoftino. 47. La
compifce e la dedica a detto Santo . )-3.
PaO'LO Diacono Storico di Nazion
Longobarda. 41 f.
Parma, Piacenza, e Reggio ricuperate
da Maurizio Augufto. 465-.
Patricio figlio d'Afpare creato Ce-
lare da Leone Augufto . 179. E' uc-
cifo col Padre. 182.
Patroclo Vefcovo d' Arles uc-
cifo. 72.
Pavia onde abbia prefo il fuo nome.
464. AlTedistada Alboino Re de'Luu-
gobardi. 418. Dopo lungo aflédio a
lui fi rende . 422.
Pelagiani condennati da Innocenzo I.
■papa. 5-2. E da Zotìmo. 5-3. 5-7.
Pelagio Diacono Romano inviato al
Re Tot;la..3y". 11 placa entrato in
Roma. 35-8. òpedito a Coftaminopo-
I C E
li. 3J'9. Eletto Papa. 389. Tenta di
reprimere lo Scifma di Aquileja. 391.
Palla all'altra vita. 396.
Pelagio II. Papa, fua confecrazione .
436. Sua Lettera ad Elia Patriarca
d' Aquileja. 4f 3. Fine de'fuoi giorni.
4Ó1.
Pelagio Patrizio e Poeta fatto morir
da Zenone Augufto. 216.
Perugi.\ ritolta a i Longobardi da Ro-
mano Efarco. 471. Ripigliata da elfi
Longobardi . 473.
Peste fpaventoù in Italia. 406. 461.
Petronio Santo Vefcovo di Bologna .
IDI.
Pier Grifologo primo Arcivefcovo di
Ravenna . 96.
Placidia (Galla) Sorella di Onorio
Augufto . 23. Prefa da Alarico Re de'
Goti. 31. Condotta nelle Gallie dal
Re Ataulfo, che afpira alle fue nozze.
34. 39. e feg. Il prende per marito .
4J'. 4Ó. Strapazzata dopo la morte di
lui. 48. Torna a Ravenna, fi. Spo-
fata da Coftanzo Conte. f2. Parto-
rifce Valentiniano III. 5-6. Dichiarata
Augufta. f9. Calunnie còntra di lei.
60. Sua morte. 114.
Placidia Figlia di Valentiniano HI.
Augufto , condotta prigioniera da Gen-
ferico in Aft'rica . 146. Maritata ad
Olibrio. 149. Rimefla in libertà. if7.
166. 188.
Pompeiano Prefetto di Roma. 18.
Pontefice Romano . Suo Primato
ticonofciuto da S. Gio. Grifoftomo
Patriarca Coftantinopolitano, e daTeo-
filo Patriarca AlefUindrino . 10.
Prisco Iftorico Ambafciatore ad Atti-
la. III. 118. e feg.
Prora (Valeria Faltonia) compone i
Centoni di Vcrgilio. 95'.
Prohiano Prefetto di Roma . fa
Proclo fanto Patriarca di Coftantino-
poli. 113-
Procopio Storico fegurta Belifario in
Afl'rica. 519. 329. 337. Sua Storia fe-
greta di Giuftiniano ha molte cole in-
credibili. 404.
Phospero fanto Prete e Scrittore del-
la 'Chiefa Cattolica. 168.
Proteriq fanto Vefcovo d'Alcffan-
dria uccifo da gli Eretici. 1^6.
Prudenzio Poeta Criftiaoo fcrive con-
tro i Pagani. 7. 8. 13.
PuL-
INDICE
5-0)
l'ULCHERiA piiflìma Sorelh di Teo.io-
fio II. Imperadore dichiarata Augu-
fta. 46. Gli configlia il prendere A-
tenaide per Moglie. jS. Coltretca a
ritirarfi dalla Corte. 113. Divenuta
Imperadrice f} marita con Marciano.
1x3. Fine di fua vita. 140.
Q
UoDvuLTDEUsVefcovo diCur-
tagine ec. 137.
R
RAdagaiso Re de gli Unni o Go-
ti. 3. Sua mofla contro l'Italia.
IO. e feg. Procede fino in Tofcana .
12. Dove da Stilicene è Icontìtto.
13. Anno di quella vittoria. 13. 14.
Ravenna . Città forte, e fede degli
Augurti . 4. e feg. Ivi foggiorna O-
norio Augurto. io. Sedizioni in eflTa .
6;^. Ivi m un tumulto di foldati refta
uccifo Felice diami Generale , ora Pa-
trizio. 81. Ivi fabbricato un Tempio
magnifico di S. Giovanni Evangeti-
fta da Galla Placidia Augulta. 86.
Ivi fi dà bel tempo Valentiniano Im-
perad. 96. Ha per fuo Vefcovo, o
primo Arcivefcovo S. Pier Grifologo .
96. Ivi dichiarato Imperadore Severo.
164. Ravenna aflediata da Teoderico
per un triennio in circa paté fame or-
ridiflìma, ed è prefa. 225. 230. Af-
ièdiata daBelifario. ^41. Che vi entra
a patti ec. 341. Citta comporta di tre
Città. 415-.
Recaredo Re de' Vifigoti in Ifpagna .
45'7-
Rechiario Re de' Suevi in Ifpagna .
ii<5. e fegu. Inferta le Provincie Ro-
mane, ifo. Vinto perde la vita. ifi.
Rechila Re de gli Suevi in Ifpagna.
9f. Prende Merida. 99. E Siviglia.
102. 109. Sua morte. 116.
Reduce Vefcovo di Napoli . 443.
Religione Cattolica perfeguitata da
Eurico Re de' Vifigoti. 193. Da Gen-
ferico, ed Unnerico fuo figlio, Re
de' Vandali. 202. 212. 113. 21 f. Da
Trafamondo Re de Vandali . 25-5'.
Tt»,. III.
Repubblica, nome una volta lignifi-
cante il Romano Imperio . 465'.
RiciMERE Generale di Avito Augufto .
ifi. Promuove la di lai rovina. 15-2.
e feg. II coftrigne a dimettere 1* Im-
perio . if3. Fa egli da Imperadore.
15-4. Creato Conlole. 160. Toglie di
vita Majoriano Imperadore. 163. Da
una rotta a gli Alani. 169. 170. Spo-
fa una Figlia di Antemio Augullo,
173. Affedia in Roma, ed uccide ef-
fo Antemio. i8f. Termina anch' egli
i fuoi giorni. i86.
RioTiMO Re della Bretagna minore,
Iconfitto da i Vifigoti. i7f.
Roma in fefta pel Confolato , e decen-
nali d'Onorio Impcr. 9. Aifediata da
Alarico. 23. Trattato de' Romani co»
quefto Barbaro . 24. e feg. Con cui R
accordano. 28. Roma prefa, e fac-
cheggìata da cflb Alarico . 29. Qual
folie allora la ricchezza e magnificen-
za de' Romani . 31. Prefa e taccheg-
giata da Genferico . 144. e feg. Pofcia
da Ricimere. 186. Da Belifario. 332.
Aifediata dil Re Totila. 35-5-. Orri-
bil fame di que' Cittadini . 3^7. Prefa
da i Goti. 35'8. Sue mura diroccate.
35-9. Ripigliata da Belifario, e difefa.
361 . e feg. E poi da Totila . 367.
Co' fuoi contorni afflitta da i Longo-
bardi . 437. 474.
Romani danno la fpinta a Narfete. 410.
e feg.
Romano creato Efarco dell'Italia. 45'7.
Fa guerra a i Longobardi . 465". To-
glie loro Perugia ed altre Cura . 471.
Sua avarizia, e calunnie conna di S..
Gregorio . 477. Altri fuoi vizj . 478.
Impedifce la pace fra i Romani e Lon-
gobardi . 480. O manca di vita , o è
richiamato in Oriente . 482.
Romolo ( Flavio Pifidio ; Prefetto di
Roma. 14.
Romolo figlio d' Orefte proclamato
Imperadore d'Occidente. 194. Vedi
Àaguflnlo .
Rosmonda Figlia di Cunimondo Re
de' Gepidi , prefa per Moglie da Al-
boino Re de i Longobardi . 407. Ca-
gione, per cui efla gli faccffe levare
la vita. 425-. Fugge a Ravenna, dove
incontra la morte. 42<5.
S s « Ru-
5"o6
INDICE
RuGi popoli col Re loro fconfitti d»
Odoacre Re d' Italia. 217. e fig. En-
trano in Pavia . 131. 345'.
RuGiLA Re de gli Unni. 87.
RuTiLio, fuo Itinerario . 64.
Sabaudia, oggidì Savoja, fuo nome
quando fi cominci ad udire. 108.
Sabiniano valorofo Generale di Zeno-
ne Augufto. lOf. Sua morte. 209.
Sabiniano juniore Confole Orientale .
2f7. Generale dell' Armata Greca è
fconfitto dalle genti del Re Teodcri-
co . 25-8,
Santo, titolo dato anche a i Papi e Ve-
fcovi viventi. 3.
Saro Capitano de' Barbari al foldo di
Onorio Augnilo, fue imprefe. 19. e
feg. 29. Uccifo dal Re Ataulfo . 40.
e feg.
Sassoni venuti in Italia col Re de'
Longobardi Alboino. 413. Tornano
in Germania. 431.
Scisma nella Chiefa Romana per i due
competitori Bonifacio ed Eulalio . f f .
y6. Difcordia ivi per Simmaco Dia-
cono, Sardo, e Lorenzo Prete, Ro-
mano. 242. e feg. 25-1. 279. Scifma
di Paolino Arcivefcovo d' Aquileja
contro Papa Pelagio. 391. 392. 45- j-.
45-6.
Solavi, o Schiavoni, Barbari s'imp.t-
dronifcono di parte dell'Illirico. 488.
Scoti, gente Britannica , inumana, che
fi nutriva di umana carne, no.
Sebastiano, Fratello di Giovino, di-
chiarato Augufio, ed uccifo. 40.
Sebastiano Conte Generale di Va-
lentiniano III. 84. Efiliato.87. Fug-
ge da Coftantinopoli. 90. Si rifugia
preflb i Vandali in Affrica. 100. Da
loro gli è tolta la vita. idi.
Secondo Vefcovo di Trento fcrifle la
Storia de' Longobardi . 434. 45-^.
Serena Moglie di Stilicene. 18. Da i
Romani è privata di vita. 23.
Seron.\to Prefetto fcellerato del Pre-
torio nelle Gallie. 176.
Seta; fua fabbrica recata dall'India da
alcuni Monaci. 372.
Severo (Livio) congiurato contri di
Majoriano Augurto. 163. Creato Im-
peradorc dopo di lui. 164. Giugne al
fine di fua vita . 170.
Severo Patriarca d' Aquileja, impri-
gionato da Smaragdo Efarco. 45-5-.
Accetta il Concilio V. 4f6. Poi ri-
torna all'errore, ivi e feg.
Severo Vefcovo d'Ancona. 473.
SiAGRio Generale de i Romani rotto
ed uccifo da Clodoveo Re de' Fran-
chi. 216, e feg.
SiDONio (Apollinare) infigne Scritto-
re, Panegirico fuo in lode di Majo-
riano Augnilo. 15-8. 163. Altro fuo
Panegirico in lode di Antemio Au-
gnilo. 175". Creato Vefcovo d'Au-
vergne. 190.
Sigiberto Re della Francia Orienta-
le fconfitto da gli Unni . 408. Sua
morte . 430. e feg.
SiGiSBOLDO Generale di Valentiniano
III. Augnilo. 7Ó. 80. Confole. 92.
Sigismondo figlio di Gundobado Re
de'Borgognoni fuccede al Padre . 284.
Uccide il Figlio , e fuo pentimen-
to . 293. Da i Franchi , e dal Re Teo-
serico gli è tolto il Regno . 296.
Prefo aa i Franchi è fatto morire.
299. e feg.
Silverio Papa, fua eleaione. 328. E-
filiato e deporto da Bslifario . 332.
Confinato ncU'Ifola Palmaria. 334.
Dove è privato di vita. 335-.
Simeone Stilila S. muore. 162.
Simmaco eletto Papa con ifcifma. 242.
e feg. Prevale a Lorenio eletto cen-
tra di lui. 243. Riconofciuta legitti-
ma ne'Conciy la fua eleiione. 246.
Rinovato lo fcifma, e le accufe cen-
tra di lui. 25'i. Riconofciuta la fua
innocenza nel Concilio Palmare. 25'3.
Suo Apologetico ad Anallafio Augn-
ilo. 25'4. Sua carità vcrfo i Vefcovi
AlFricani efiliati . i^S- « feg. Sue Let-
tere . 277. Sua morte . 279.
Simmaco Prefetto di Roma favorifce
Eulalio eletto Papa comra di Boni-
fazio I. 5-5-. e feg.
Simmaco (Quinto Aurelio) juniore,
creato Confole. 215-. Altro Simma-
co figlio di Severino Boezio, Con-
fole anch' cffo. 292. Quinto Aurelio
fttto
INDICE
^07
fatto morire dal Re Teoderico . 299.
S I M p L I e r o Papa , fua eleiione . 178.
Sue Lettere. 199. 202. Suo zelo per
la Religione. 203. 211. Fine di lua
vita. 212.
SiNDUALDO Re de gli Eruli in Italia
oppreflb da Narfete . 405".
SiNGERico Re de i Goti uccifo . 48.
e fig.
Sisto III. Papa eletto. 83. Rigetta
Giuliano Pelagiano. 98. Fine di fua
vita . 99.
Smaragdo Efarco di Ravenna. 446.
4fi. F"a tregua co i Longobardi. 45-3.
Imprigiona Severo Patriarca d'Aqui-
leja . 4f5-. Fine del lùo governo . 45-7.
Sofia JVIoglie di Giullino II. Impc-
radore , coronata Augulta . 405". A
lei attribuita la caduta di Nailete .
410. * fe7. Delule le fue Ipcranie da
Tiberio Auguflo. 43f.
Spoleti, fuo Ducato quando iftitui-
to. 429. 441.
Stilicone cala in Italia per opporli ad
Alarico Re de i Goti . 5-. Sue batta-
glie con efTì . 6. e feg. Gonfole per
la feconda volta. 11. Vittoria da lui
riportata contro Radagaifo Re de gli
Unni. 12. e feg- Sue trame con A-
larico Re de i Goti . 14. Afpira all'
Imperio. 19. Fautore de i Barbari.
ivi . E' uccifo d' ordine di Onorio
Augufto. 20. Accufe contra di lui. 21.
TAsSiLONE Duca di Baviera. 478.
Taziano Confole dubbiofo a'
tempi di Leone Augnilo. 171.
Teja eletto Re da i Goti. 379. Sua
morte. 380.
Teodato Goto creato Re d'Italia. 322.
Fa morire Amalafunta . ivi e feg. Sua
timidità. 325-. Patti, co' quali (ì efi-
biva di cedere il Regno a Giuftinia-
no Augufto. 326. E' uccifo da i fuoi .
329.
Te ODE Generale del Re Teoderico in
Ifpagna, fua prepotenza. 303. Re de'
Vifigoti . 314. Dà una rotta a i Fran-
chi. 3^0.
Teodebaldo Figlio di Teodeberto,
Re de' Franchi. 365'. Sue rifpofte a
Giuftiniano Augulta , 374. 381. Muo-
re. 38Ó.
Teodeberto Re de' Franchi . 323.
Manda i Borgognoni in Italia, che
diitruggono A)Hlano . 326. 337. Po-
fcia uno llerminato efercito de' fuoi,
che dà un fiero guado a varie Pro-
vincie dell'Italia. 339- e feg- Sue va-
lle idee troncate dalla morte, ^ój.
Teodelinda Bavarcfe prefa in Mo-
glie dal Re Autari. 45-8. e feg. Do-
po la di lui morte fi marita con Agi-
lolfo Duca di Torino . 467. Sua Pie-
tà , e Lettere a lei fcritte da S. Gre-
gorio Papa. 4.75'. Riduce il Marito
Agilolfo alla Fede Cattolica . 485-.
488.
Teodemiro Re de gli Oftrogoti, Fa-'
dre di Teoderico Re d'Italia. 194,
Teoderico Re de' Vifigoti. f4. 72.
Sua pace co i Romani. 73. 90. e feg.
97- <• f'i- Sua guerra con Attila. 120.
È morte. 129.
Teoderico II. Re de i Vifigoti. 140.
Fa pace co i Romani . 148. ifo. Rotta
da lui data ai Suevi di Spagna, ijr.
Sue guerre. i6o. Narbona a lui da-
ta. 167. Uccifo dal Fratello. 174.
Teoderico figlio di Triario, Duca
de gli Oftrogoti, fiflfa la fua fede nella
Tracia. 190. 205-. Suoi movimenti
per entrare in Collantinopoli. ivi. Sua
morte. 209.
Teoderico figlio di Teodemiro Re
de gli Ollrogoti, fuccede al Padre,
Sue prime imprefe. 295". Muove guer-
ra a Zenone Augufto , e fa pace. 204.
e feg- Da lui efaltato ed anche adot-
tato. 213. Creato Confole. 214. Spe-
dito contra d'Ilio ribello. 215-. Prin-
cipio di difcordia fra lui, e Odoacre
Re d'Italia. 218. Ottiene da Zenone
la licenza di conquiftar l' Italia . 220.
Supera i Gcpidi. 222. Dà due rotte
ad Odoacre. ivi. Lo fconfig^e per
la terza volta, e l'afledia in Raven-
na . 225-. 227. La qual Città fi arren-
de, ed è tolu la vita ad Odoacre.
230. Varj fuoi parentadi . 232. Affa-
me il titolo di Re. 233. Suo glo-
riofo governo. 233. 23f. Si accorda
S s s 2 con
5c8
INDICE
con Anaftafìo Augufto. iqó. i5ciichè
Ariano favorifce i Cattolici. 238. Ma-
gnifica fua entrata in Roma . 245-.
Sua favia condotta per Io Icifnia di
Papa Simmaco, e di Lorenzo, if^.
S' impadronifce di Sirmio . 25-6. Rotta
data da i fuoi a' Greci e Bulgari. 2f5>.
Negoziati fuoi per impedir la guerra
tra i Franchi e Vifigoti. 262. Data
una rotta a i Franchi, s' impadronifce
della Ftuveiiia . 26^.
Teoderico Re d'Italia diviene padro-
ne delle Provincie ubbidienti a i Vi-
figoti in Ilpagna. EHenfione del fuo
dominio. 271. Non reflituìi ad Ama-
larico Nipote la Spagna, finché vilfe.
274. Da tutti i Piincipi è rii'pi-ttato .
276. Sue fabbriche, e buon governo.
282. e fe^. Magnifici Spettacoli da lui
dati a i Romani . 288. Doni fatti alla
Bafilica Vaticana. 294. Collegato co
i Franchi contra de' Borgognoni ac-
quifta molte loro Città . 296. Condan-
na Severino Boezio all' elilio e pofcia
alla morte. 29S. Manda Papa Giovan-
ni a Codantinopoli . 299. Tornato di
là il fa imprigionare. 300. Giugne al
fine di fua vita. 302.
Teoderico Re d' Auftria fuccede a
Childeberto fuo Padre. 480.
Teodora Moglie di Giuiliniano Au-
gufto, fue biafimevoli qualità, 307.
325". 327. Fa deporre Papa Silverio .
332. E levargli la vita . 334. Sua mor-
te. 3Ó3.
Teodoreto Vefcovo di Ciro . 66.
Creduto fautore di Ne.lorio. loi. 107.
TEonosio 11. Augulìo, fuanafcita. 3.
Creato Imperadore . 4. Succede ad
Arcadio fuo Padre. 18. Dichiara Au-
gulla Pulcheria fua Sorella. 46. Spofa
Àtenaidc, appellata poi Eudocia. 5-9.
Fa pace col Re di Perda. 62. Spedi-
fce r Armata contro Giovanni Tiran-
no. 67. Che lo atterra. 68. Promuo-
ve le Lettere. 68. Riporta due vitto-
rie contro i Perlìani. 74. e feg. In-
debitamente accufato di poca Pietà .
85". Pubblica il fuo Codice . 94. Tras-
lazione da lui fatta del Corpo di S.
Giovanni Grifoflomo. 95-. Perchè da
lui faceffè divorzio la Moglie Eudo-
ci%. II 5*. Sua pace fvantaggiofa eoa
Attila. 118. Morte e qualità dì lui.
122.
Teodosio Figlio di Maurizio Augu-
fto, dichiarato Imperadore. 468.
Teofilo Patriarca d' Aleffandria oppo-
flo a S. Gio. Grifoftomo, pur rico-
nofce il Primato del Romano Ponte-
fice. IO.
Termanzia figlia di Stilicone fpofata
da Onorio Auguflo. 18. e feg. R'pu-
diata da lui. 21. Sua morte, fo.
Tiberio Trace dichiarato Cefare da
Giuftino juniore Augufto. 427. Sua
attenzione al governo. 431. Creata
Augufto. 43f. Sua guerra co i Per-
fiani. 438. Giugne al fin de'^fuoi gior-
ni. 443. Sue belle doti. 444.
ToRiSMONDO Re de i Viligoti. 129.
138. Uccifo da i Fratelli. 140.
ToTiLA, o fia Baduilla, eletto Re da
i Goti . 347. Dà una rotta a i Greci .
ivi e feg. AflTedio di Napoli da lui
fatto. 349. Con isforzsrla alla rcfa .
35-1. Allcdia Peonia. 35-5-. 35-7. E I.1
prende . 3f8. Con ifmanteilarne pofcia
le mura. 3J'9. Indarno tenta di ricu-
perarla. 361. S' impadronifce di Roffa-
no . 364. E di Perugia . 364. Palfa
con una pofTente Flotta in Sicilia .
368. Se ne torna in Italia. 371. Per-
coffe a lui date da i Greci. 373. Scon-
fitto da Narfete perde la vita. 378.
Trasamon]>o Re de i Vandali. 239.
Perfcguita i Cattolici . 2f f . Termina
i fuoi giorni . 295*.
Tr.\sarico Re de' Geoidi, a lui toglie
il Re Teoderico la Città di Sirmio .
25'6,
Triboniano Giurifconfulto, fue qua-
lità . 3x1.
Turchi, conofciuti anche da gli anti-
chi, e loro potenza. 419.
TuRiSENpo Re de i Gepidi. 37f.
V
Alentiniano III. fuanafcita. fó.
Efìliato va a Codantinopoli . 63.
Dichiarato Cefare viene in Italia . 67.
Pofcia Augufto . 70. Pianta la fua fe-
dia in Ravenna . 71 . Brutto ritratto di
lui
INDICE
5-09
lai fatto da Procopio. 72. Sue belle'
Leggi. 79. Rimette in faa grazia Ae-
iio. S6. Fa pace con Genferico Re
de' Vandali. 89. Da lui tradito. 97.
ConfeiTioiie di San Paolo per ordine
fuo fabbricata. 99. Va a Roma. 121.
Uccifo , e perchè, da i congiurati .
142.
W.^LLi,\ Re de' Goti in Ifpagna. 49.
Fa pace con Onorio Augnilo, jo.
e [eg. Sue imprefe contra de* Vandali .
f3. Sua morte . 5-4.
VaÌs'DAli entrarono nelle Gallie. 14.
E poi nelle Spagne. 30. Danno il
nome all'Andalusia. 38. Loro azio-
ni . fS. Sconfiggono Caftino Generale
di Onorio Augufto. ^a. Loro cru-
deltà. 71. Occupano l'Affrica. Vedi
. Genferico . JÓ. JJ.
Vararane Re di Perfia, fconfitte a
lui date da i Romani. 75".
Vena.vzio Fortunato Scrittore Italia-
no. 403. Sua morte. 488.
VENEZIA inclita Città, fuo principio.
133-
Ver INA Augnila, Moglie di Leone Im.-
peradore . 176. I"a follevare il Fratello
.B.in!;'co contro Zenone Impcradore.
195-. Efiliata da Gollantinopoli . 210.
Liberata. 213. Muore. 214.
Verona ricuperata da Narfete. 399.
e feg. Afflitta da una fiera inondazio-
ne ed incendio. 461.
Vescovi dovevano vigilare fopra i car-
cerati, e i poveri per Legge di Ono-
rio Imperad. z-f. 26. Tra' Vefcovi
Cattolici d' Affrica e i Donatifti Con-
ferenza per ordine di Onorio Impe-
rad. 33. Per Editto di detto Onorio i
Vefcovi ebbero la facoltà di vifitarc
le carceri, informarfi, e di provedere
a'difordini. ^7. I Vefcovi non dcb-
bonfidare aldifpetto de' Cittadini . 211.
Vefcovi guerrieri. 430.
Vesuvio, vomita immenfa cenere . 188.
Vigilio da Bclifario intrufo nella Sedia
di S. Pietro. 332. Dopo la morte di
Papa Silverio legittimata la di lui ele-
zione. 335-. Rùiratofi in Sicilia dà ajii-
to a i Romani alfediati. 3f6. e feg^
Chiamato a CoftantinopoH . 35-9. 56*.
369. Per la prepotenza d Gailli'i'ano
fugge a Calcedone. 376. 378. Efllia-
to di lui. 383. Richiamato appruova
il Concilio V. Generale . 3SS. Fine
de'fuoi giorni, 389.
Vincenzo Lirinenfe Scrittore. 88.
Visconti appellati i Luogotenenti dei
Conti, o lìa de i Governatori delle
Città. 483.
Vitaliano Scita, Nipote di Afpare ,
li folleva contro Anadafio Augufto.
280. 282. Burlato fi ritira ad una vita
quieta . ivi. Generale dell' Armi di
Giudino Augufto. 287. 289. Creato
Confole, ed uccifo. 290.
ViTlGE acclamato Re d' Italia da i Go-
ti, colla ceflione di Stati fa lega co i
Re Franchi. 329. Affedia indarno Ro-
ma. 331. 333, Poi Milano. 337. Che
coftretto a renderfi orridamente fu da-
to a facco colla morte d'infinite per-
fone. 338. Si rende con Ravenna a
Belifario. 342. Condotto a Coftanti-
nopoli, ed onorato, finifce ivi di vi-
vere . 344. e feg.
Vittore Vefcovo di Torino. 234.
Vittore Vefcovo di Capua dotto Au-
tore, anco di un Ciclo Pafquale. 371.
Vittorio d'Aquitania Autore di un
Ciclo rinomato. 168.
Ulfari Duca di Trivigi. 470.
Unnerico figlio di Genferico Re de*
Vandali datoiper oftaggio. 90. Rimeflo
in libertà . 97. Prende per Moglie Eu-
docia figlia di Valentiniano III. Aug.
I4f. if7. Che da lui fugge . 188. Suc-
cede al Padre . 202. Perfeguita i Cat-
tolici. 205". 212. aif. Fine di fua vi-
ta . ivi.
Unni cacciati dalla Pannonia. 73. Re
d'eflì Attila. 87. Ajutano i Romani
nelle Gallie. 91. e fé:. 98. Saccheggia-
no l'Illirico. 1G4. Éftenfione dd loro
dominio, iii. Vedi Attila. Vedi y^-
vari .
VoLusiANO Prefetto di Roma. 64.
Ursicino Vefcovo di Torino . 406.
Zak-
<%
5'io
INDICE
ZAngrulfo Duca di Verona
488.
Zenone Ifauro, Marito di Arianna fi-
glia di Leone Augufto, creato Con-
fole. 179. Infìdie a lui tefe da Afpa-
rc Patrizio. 180. Eletto Imperadore
d'Oriente. 191. Per la follevazione di
Ba fi lifco fugge in Ifauria . 19C. In
qual' Anno ciò accadeflè. 198. Ritor-
na fui Trono . 200. e feg. E' fautore
de gh Eretici. 203. Sedizione di Mar-
ciano contra di lui. jof.Eaotico da
lui pubblicato, m. Dì credcnia in-
Itabile, viiiofo, autore, e fomentato,
re degli fconcerti delle Chiefe Orien-
tali. 216. Fine del fuo vivere. 226
Zenone Confole Pagano, fua mone
114.
Zenonida Moglie di Bafilifco ufurpa-
tore dell'Imperio in Oriente. 195-.
ZosiMO Papa, fua elezione, e condan-
na da lui fatta de' Pelagiani. $-3. e feg.
Termina la fua vita .'5-4.
Z0TTONE primo Duca di Benevento ,
4ii. Sua morte. 472.
IL FINE.
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