ijYOF
RAKY
q^^'
ANNALI DELL'ISLAM
Annali dell'Islam
Olà pubblicati:
Volume I. - Introduzione. - Anni 1.-6. H. (Milano, 1905, xvi-740).
Volume II, - r(jino I. - 7.-11. a. H. (Milano, 1907, Lxxviii-719, con sette illustra-
zioni e quattro carte topografiche).
Tomo IL 12. a. H. e Indice alfabetico dei volumi I e II (Milano, 1907,
pao. 72 II 567, con tre carte geografiche, due piante e parecchie
illustrazioni).
Volume HI. - 13.-17. a. H. (Milano, 19 io, LXXXiii-973, con nove carte geografiche
e molte illustrazioni).
Volume IV. - 18.-22. a. H. (Milano, 191 1, xxxv-701, con due carte geografiche,
due piante e molte illustrazioni).
In corso di stampa:
Volume V. - 23. a. H. - Volume di circa 500 pagine, con carte geografiche e molte
illustrazioni, e Indice alfabetico dei volumi III, IV e V.
In preparazione:
Volume VI. - 24.-32. a. H.
Volume VII. - 33.-35. a. H. e Indice dei volumi VI e VII.
Volume Vni. - 36.-40. a. H. e Indice.
Gli altri volumi, il cui numero non si può da ora stabilire,
usciranno in seguito con la massima sollecitudine possibile.
ANNALI DELL' ISLAM
v^
<^.
COMPILATI
DA
LEONE CAETANI
PRINCIPE DI TEANO
DEPUTATO AL PARLAMENTO
VOLUME IV.
Dell'anno 18. al 22. H.
Con quattro carte geografiche e molte illustrazioni
ULRICO HOEPLI
EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA
MILANO
1911
l
4^
^
Roma, 1911 — Tipografia dell'Unione Editrice.
Edizione di 300 Esemplari numerati.
91 260
l^6Vo«.(^^^
VZl
ALL'INSIGNE STORICO
ED ARABISTA
HENRI LAMMENS
OMAGGIO
DI AMMIRAZIONE E RICONOSCENZA
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI E CARTE
Tiberiade Tra le pagg. 16-17
Carta della Siria e della Mesopotamia 32-33
Tomba, di San Giovanni Battista . 66-57
Carta del Basso Egitto 104-106
Rovine di Cesarea 152-163
Rovine di 'Asqalàn 160-161
Due vedute delle colline a oriente della fortezza di Babilonia . 168-169
Panorama di tutta la fortezza di Babilonia 184-186
Porta e torrioni meridionali della fortezza di Babilonia. . . . 224-226
Mura di Babilonia presso la Mu'allaqah 240-241
Mura occidentaK della fortezza di Babilonia 256-267
Fortezza romana di Babilonia (Bàb al-Yùn) — (Qasr al-Sam') . 272-273
Gerusalemme : la moschea al-Masgid al-Aqsa 504-506
La moschea sulle rovine del tempio di Gerusalemme .... 612-513
La moschea di 'Amr in al-Fustàt 560-561
al-Fustàt ai tempi della sua fondazione nel 21. H 568-669
Interno della moschea di Damasco 576-577
IX.
INDICE ANALITICO
DELLA MATERIA CONTENUTA
NEL QUARTO VOLUME
18. a. H.
(12 gennaio 639 — 1° gennaio 640!.
Tabella cronologica comparativa musulmano-gregoriana dell'annata, p. 2.
IRAQ-PERSIA. - Conquista del Khuzistàn — §§ 1-2, seguita, secondo al-Dzahabi, in quest'anno, per
opera di abii Musa al-As'ari e di Sa'd b. abi Waqqàs e loro luogotenenti, p. 3.
IRAQ. - Trasformazione edilizia di al-Kufah — § 3. che fu ricostruita con mattoni cotti al sole, p. 3-4.
ARABIA-SIRIA. - La carestia e la peste dell'anno 18. H. — § 4. Convien distinguere due fatti: la
carestia prodjotta da una prolungata siccità in Arabia ed in Siria; e la peste, che scoppiò tra i
Cristiani di Palestina ('Amawàs), e da questi si comunicò agl'invasori, p. 4-5. — § 5. Anacro-
nismo delle tradizioni sulle vettovaglie mandate da 'Amr b. al-'As al Califfo in Madinah. H morbo,
peste bubbonica, distrusse una gran parte degl' invasori, p! 5-6.
ARABIA. - La carestia in Arabia.— §§6-7. (Tabari: Sayf). L' «Anno delle ceneri», p. 6. — §8. (ibn Sa'd:
Wàqidii. Id., p. 7. — § 9. Significato più probabile dell'espressione 'Am al-ramàdah, p. 7. —
§ 10. Tradizioni wàqidee della siccità e carestia in Arabia, riportate in gran parte da ibn Sa'd : di che
si pascevano gli affamati, p. 7. — § 11. limar chiede ed ottiene soccorsi di vettovaglie da 'Amr
b. al-'Às. Spirito partigiano nella tradizione, avverso ad al-ZubajT b. al-'Awwàm, p. 7-8. — §§ 12-
14. Soccorsi ricevuti dall' Egitto (?), dall'Iraq e dalla Siria, e distribuiti dagli agenti del Califfo tra i
più bisognosi, p. 8-9. — § 15. Preghiere e innovazioni rituali di TJmar, p. 9. — §§ 16-19. Frugalità di
'limar e sue privazioni, p. 10-11. — § 20. Vettovaglie e indumenti mandati da 'Amr b. al-'As e da
Mu'àwiyah, p. 11. — §§ 21-22. Numerosi immigrati in Madinah, tra cui il Califfo distribuisce gli
alimenti, p. 11-12. — §§ 23-30. Penitenze, preghiere e rogazioni praticate da limar finché tornano
le pioggie, p. 12-15. — §§ 31-32. Dilazione di un anno accordata da TFmar per il pagamento della
sadaqah, p. 15. — §§ 33-34. Umiltà e privazioni di limar, p. 15-16. — § 35. Ti-adizioni di al-Ta'qubi,
p. 16. — §§ 36-89. Ti-adizioni di Sayf b. 'Umar presso al-T abari sui disastrosi effetti della carestia,
e i soccorsi inviati da abu 'Ubaydah, e da 'Amr b. al-'Às mediante lo spurgo del canale tra il Nilo
e il Mar Eosso. Solenni rogazioni indette dal Califfo per ottenere la pioggia, p. 16-17. — § 40. Rias-
sunto finale delle varie tradizioni sulla carestia in Arabia, i suoi effetti, il modo con cui si cercò
di lottare contro la grande sventura nazionale, p. 17-18.
ARABIA-SIRIA. - Tradizioni sul viaggio del Califfo 'Umar in Siria — § 41. (Tabari) erroneamente
messo da ibn Ishàq e da al-Wàqidi nell'anno 17. H., p. 18. — § 42. (id). Accompagnato da Mu-
hàgiriin. Ansar e Qurayi, "Umar si arresta in Sargh, per l' infierire della peste, e toma a Ma-
18. a. H. §§ 42-99. INDICE ANALITICO
dinah, «fuggendo dal destino di Dio, al destino di Dio», p. 18-19. — § 43. (id.). Ritorno dei co-
mandanti delle guarnigioni ai loro posti in Siria, p. 19. — § 44. \Dzababi). Zayd b. Thàbit luo-
gotenente di 'Umar in Madìnah, p. 19. — § 46. (Ya'qubi). Dissenso tra abu 'Ubaydah e il Califfo,
p. 19-20. — § 46. Ricostruzione arbitraria che fa ibn al-Athir di un viaggio di 'Umar in Siria
dopo la peste, con pretesa deposizione di Suralibìl b. Hasanah, p. 29.
SIRIA. - Le tradizioni sulla grande pestilenza dell'anno 18. H. — § 47. (Tabari ed altri). Notizie di
ibn Isluiq, Khuwandaniir, ibn al-Gawzi, ecc., sulla mortalità in Siria, p. 20-21. — § 48. (id). Id. di
al-Wàqidi, p. 21. — § 49. (id.). Àm al-ramàdah, p. 21. — § 60. (ibn Sa'di. Carestia e fame per
9 mesi, p. 21. — §§ 51-5S. Notizie di abiì Ma'sar e Saji" b. 'Umar sulla data precisa della pestilenza,
p. 21. — §§ 54-55. (ibn 'Asiikir). Peste e moria di 'Amawàs, p. 21: — § 56. fDzahabi) non infierì af-
fatto in Arabia, p. 22. — § 57. (Baliiijzuii). Principali vittime del morbo, p. 22. — § 58. (ibn 'Asàkir).
Varia interpretazione religiosa data alla calamità dai superstiti, p. 22. — § 69. (Tabari). Invano
'Umar invita abù 'Ubaydah a lasciare la Siria. Le milizie musulmane riduconsi in al-Gàbiyah,
p. 23. — § 60. (id.). Succede ad abu 'Ubaydah, nel governo della Siria, prima Mu'àdz b. Gabal,
poi 'Amr b. al-'Às, p. 23. — § 61. (id.). Effetti e durata della pestilenza, p. 23. — § 62. lYa'qubi).
Successori di abu 'Ubaydah sino a Mu'àwiyah b. abi Sufyàn. Numero delle vittime, 'e caro delle
granaglie, p. 23-24. — § 63. Tradizione profetica, conservata da ibn 'Asàkir, per spiegare la cru-
deltà del destino, p. 24. — § 64. (Tabari: Sayf). 'Umar disegna di visitare le regioni colpite dalla
peste. Consiglio di Ka'b al-Alibàr, p. 24-25. — § 65. (Eutichio). 'Amr b. al-'As scava il canale
Khalig ed invia dall'Egitto copiose vettovaglie in Arabia, p. 25. — §§ 66-67. Altre notizie di
Dzahabi, Abulfeda, Michele Sirio sulla peste in Mesopotamia, p. 26. — § 68. Appunti del Nallino
sopra alcune tradizioni o detti attribuiti a Maometto nelle raccolte canoniche relativamente alla
peste ed alle misure di precauzione da prendersi contro le infezioni, p. 25-27. — § 69. Riassunto
dell'Annalista sullo svolgimento della pestilenza, le sue cause, la sua durata, i paesi devastati,
e la spaventevole moria, p. 27-28.
Nomina di nuovi governatori. — § 70. (Tabari: Ishàq). Mu'àwiyah b. abi Sufyàn sul Gund Dimasq,
e Surahbil b. Hasanah sul Gund al-Urdunn, p. 29. — § 71. (Balàdzuri). Governo di Yazid
b. abi Sufyàn, p. 29. — § 72. (Khallikàn). Id., p. 29. — § 73. (Tabari: Sayf). Id., p. 29-30. — § 74.
(Cedreno). Governo di Mu'àvriyah, p. 30. — § 75. Importanza di questa nomina, p. 30-31.
PALESTINA. - Assedio di Qaysàrìyyah — §§ 76-77. (Balàdzuri). per opera di 'Amr b. al-'Às, e poi di
Mu'àvfiyah, p. 31-32. — § 78. (Ya'qiibi). Notizia della presa comunicata al Califfo, p. 32. — § 79. Data
corretta della presa: 19. a. H., p. 32.
MESOPOTAMIA. - La conquista araba della Mesopotamia. — § 80. Ragioni politiche, strategiche,
geografiche e commerciali di questa conquista, p. 32-33. — § 81. Le conquiste della Siria e della
Babilonide portarono a quella della Mesopotamia, popolata da Aramei nestoriani e da numerose
tribù arabe immigrate. La conquista fu fatta per la metà occidentale dalle schiere della Siria, per
la metà orientale dalle schiere che avevano invaso l'impero persiano, p. 33-.34. — § 82. Acuta e
persuasiva critica del Wellhausen sulla versione sayfiana della conquista mesopotamica : comin-
ciata nella seconda metà dell'a. 18. H. per iniziativa delle genti musulmane in Siria sotto 'lyàd
b. Ghaum, compiuta al principio dell'a 20. H. con la sottomissione della metà sassanida per parte
delle milizie kufane, p. 34-35. — § 83. (abu Yusuf). Come la Mesopotamia era divisa tra Greci e
Persiani, p. 35, — § 84. e come la parte sassanida, sfornita di guarnigioni, si arrendesse accettando
l'Isiàm, p. 35-36.
Le tradizioni sulla conquista araba della Mesopotamia occidentale. — § 85. (Tabari: Wàqidi). Ca-
duta delle principali città mesopotamiche, nell'a. 18. H., p. 36 — § 86. (Id. : Ishàq). o nell'anno
19. H., p. 36. — § 87. (Id., ib.). Tyàd b. Ghanm sarebbe partito da al-Kùfah per la conquista
della Mesopotamia, per ordine di 'Umar a Sa'd b. abi Waqqàs. Errore evidente di ibn Ishàq,
p. 36-38. -• § 88. (Khuwàrizmi). Espugnazione di varie città nell'a. 18. H., p. 38. — § 89-90.
(Tabari: Sayf). La Mesopotamia conquistata, secondo Sayf b. 'Umar, nell'a. 17 H., p. 38. —
§ 91. Racconto di al-Ya'qùbi, p. 38 — § 92. e di Eutichio, p. 38. — §§ 93-95. (Balàdzuri). 'lyàd b.
Ghanm, nominato da 'Umar governatore della Gazirah, parte dalla Siria nell'a. 18. H., p. 38-39,
— § 96. (Id.). assedia e prende al-Raqqah, concludendo un patto con gli abit&nti dietro paga-
mento della gizyah, p. 39-40: — § 97. l'Id.l. quattro dinar a testa per l'ahl al-dzahab,
p. 40-41. — § 98. (Id.). 'lyàd conquista Harràn e al -Ruba: trattato con gli Edesseni, p. 41. — § 99. (abii
XII.
INDICE ANALITICO §§ 99-144. 18. a. H.
Yùauf). Assedio di al-Ruhà: consigli di Mu'àdz b Gabal sul modo della resa, p. 41-42. — § 100. (Ba-
làdzuri). Altre condizioni della resa, p. 42-43. — § 101. (Id.). Testo del trattato : uno simile se ne
pattuisce con gli abitanti di Harràn e quelli di Sumaysàt, p. 43. — § 102. (abii Yùauf). Resa di
Harràn e degli altri villaggi, e presa della Mesopotamia. Condizioni degli abitanti della campagna
rispetto a quelli della città, p. 43-44. — § 103. i Balàdzuri). Eguaglianza di trattamento a Harràn
ed a al-Ruhà, p. 44. — § 104. (Id.). 'lyàd conquista città e castelli, p. 44. — § 105. labù Yùsuf).
Tributi imposti indistintamente agli abitanti della Mesopotamia, p. 45. — §§ 106-109. (Balàdzuri).
Resa generale delle città e delle campagne, con trattati di pace o per forza, p. 45. — § 110. (Dza-
habil. Confusione ed errori di al-Dzababi sulla partecipazione di abù Musa al-'As'ari alla conquista
della Mesopotamia, p. 45-46. — § 111. (Teofane). Giovanni Kataias tratta con 'lyàd b. Ghanm per
indurlo a non varcare l'Eufrate, p. 46. — § 112. (Id.j. Mu'àwiyab governatore della Siria, p. 46.
— § 113. (Id.). Conquista di Constantia- Antoninupolis, p. 46. — § 114. Cronologia del racconto di
Teofane esaminata dal "Wellhansen. Importanza della questione sulla provenienza dei vari con-
quistatori delle Provincie dell'impero arabo, p. 4647. — § 115. Racconto di Cedreno, p. 47, —
§ 116. e di Dionigi di Teli Mahré, p. 4748; — § 117. il quale fa confusione di tempi e di luoghi.
p. 48. — §§ 118-119. Racconto del cronista siriaco Michele: trattative tra Giovanni, prefetto del-
l'Osrhoene e 'lyàd b. Ghanm, non approvate da Eraclio. Le guarnigioni greche abbandonano le
città della Mesopotamia agl'invasori, p. 4849.
ARMENIA. - Prime incursioni arabe in Armenia. — § 120. La conquista della Mesopotamia apre la
via alla invasione dell'Armenia. Natura alpestre e selvaggia del paese: carattere della sua storia,
p. 49-50. — § 121. Cronologia data dal Miiller alle due prime invasioni arabe in Armenia; crono-
logia anticipata delle fonti armene e fatta contemporanea alla conquista mesopotamica, p. 50. —
§ 122. Racconto che fa una fonte armena della prima invasione in Armenia, p. 51 — § 123. nel
18. a. H. (?). Versione del cronista ('amie sulla parte sostenuta nella lotta contro gli Arabi da
Teodoro R'stowni, p. 51-.52. — §§ 124-125. Racconto e cronologia del cronista AsoXik, p. 52-53.
SIRIA-MESOPOTAMIA. - Tentativo dei Greci di riprendere Hims: invasione della Mesopotamia
(versione di Sayf b. 'Umar in Tabari). — § 126. Ricostruzione arbitraria del Miiller fatta sulla
versione sayfiana, evidentemente errata, p. 53-.54. — § 127. Gli abitanti della Mesopotamia trat-
tano con Eraclio per la riconquista di Hims; ma i provvedimenti di 'Umar, il valore di Khàlid
b. al-Walid, e aiuti venuti agli Arabi da al-Kùfah, fruttano la vittoria alle armi musulmane.
Contraddizioni e inverosimiglianze nel l'acconto di Sayf, p. 54-56. — § 128. 'Umar in al-Gàbiyah,
nel 17. a. H., p. 57. — § 129. 'lyàd, partendo da al-Kufah a capo di tre distaccamenti, invade e
conquista la Mesopotamia. Emigrazione e dispersione dei Taghlibiti lyàd b. Nizàr, p. 57-58. —
§ 130. Per richiesta di abù 'Ubaydah, 'lyàd b. Ghanm è trasferito dal governo di al-Kùfab a quello
di Siria, p. 58. — § 131. al-Walid b. 'Uqbah sulle tribù arabo-cristiane della Gazirah: i Taghlib
ricusano di pagare la gizyah come tassa disonorante per un arabo, p. 58-.59. — § 132. Khuwàn-
damir e Tabari-Zotenberg riassumono la versione di Sayf, p. 59.
SIRIA-ASIA MINORE. - Conquiste arabe sul confine greco. — §133. (Balàdzuri). Habib b. Maslamah
espugna le fortezze greche Hisn al Hadath, p. 60, — § 134. lid). e Zibatrah. Vicende posteriori
di questa fortezza, p. 60.
SIRIA-ARABIA. - Destituzione e punizione di Khàlid b. al-Walid. — § 135. Questo è il momento in cui
Khàlid è escluso da ogni partecipazione diretta alle operazioni militari, p. 60. — §§ 136-138. (Ta-
bari: Sayf). Khàlid al governo di Qinnasrin: bottino da lui fatto in Siria, che insieme con il lusso
e la mollezza gli attirano la riprovazione del Califfo, p. 61. — § 139. (Tabari: ibn Ishàq). 'Umar con-
fisca i beni a Khàlid, e « fa il mercante a favore dei Musulmani » , p. 61. — §§ 140-141. CTabari :
Sa3rf). Ricchezza, sfarzo e prodigalità di Khàlid, che vien citato in Hims per ordine di 'Umar a
render conto delle sue azioni. Viaggio di Khàlid a Madinah, e parziale confisca dei suoi beni.
Natura tendenziosa di queste tradizioni. Come 'Umar giustifica la punizione inflitta a Khàlid,
p. 62-63. — § 142. Mirkhawànd, Khuwàndamìr e Tabari-Zotenberg riassumono Sayf b. 'Umar, p. 63-64.
EGITTO. - Le condizioni dell'Egitto alla vigilia della conquista araba. — § 143. A mettere in luce per
quali speciali condizioni politiche, geografiche e religiose l'Egitto difi'erisce dalle altre provincie
dell'impero greco, basterà riepilogare le ultime fasi storiche del periodo bizantino. La ricchezza
naturale della Valle Niliaca ha sempre legato l'Egitto a quelle nazioni od imperi che domina-
rono il Mediterraneo, e specialmente in Siria e in Palestina, p. 64-66. — § 144. Natura poco bel-
18. a. H. S§ 144-172. INDICE ANALITICO
licosa e precipuamente agricola degli Egiziani. Il cristianesimo copto, con spiccata tendenza
iiscetico-mouasticn, assume carattere nazionale di monofisismo, in opposizione al cristianesimo cat-
tolico cioò mondiale od ortodossia di Costantinopoli, p. G5-()7. — § 146. La tendenza separatista e
quasi nazionali.sta dell'Egitto, rivestendo carattere specialmente religioso, fu sotto questo aspetto
avversata dal governo bizantino; il quale volle sempre colà l'esistenza d'un patriarcato ortodosso
per combattere l'autonomia ecclesiastica, gerarchica e dogmatica dei Copti, p. G7-08. — § 146. La
passione religiosa dominante tra le popolazioni sottomesse ai Bizantini, colori ogni moto separa-
tista in Orienta, ed irreligiosi nei secoli successivi l'Islam stesso, p. fi8-G!(. — § 147. La tolleranza
religiosa, ignota ai Bizantini come ai Copti: le persecuzioni religiose furono per l'ortodossia im-
periale una necessità politica, acuita dalla importanza economica dell'Egitto, p. (59-70. — § 148. Sotto
apparenze di tranquilla imbelle acquiescenza covava nei Copti oppressi un intenso inestinguibile
odio e ntro la feroce e pazzamente crudele oppressione bizantina: l'odio di religione diventò odio
di razz.i, p. 70-71, — § 149. e fu la causa fondamentale del distacco da Bisanzio. Violenze ed
eccessi, perfino fratricidi, in Egitto, p. 71-72. — §15(1. Incidenti della storia provinciale egiziana
dall'avvento di Eraclio al potere. Nicetas, luogotenente di Eraclio, conquista e governa 1' Egitto
fino all'invasione persiana, p. 72-73. — § 161. Nell'autunno del 61C E. V. i Sassanidi invadono
r Egitto, p. 73-74 ; — §. 152. per connivenza dei Copti, minacciando i monasteri attorno ad Ales-
sandria, entrano in questa città dopo inattesa resistenza delle milizie greche: partenza precipitosa
di Nicetas e Giovanni l'Elemosiniere, p.' 74-76. — § 163. Ingiustizie e violenze dei Persiani nel
primo momento della conquista : poi favoriscono i Monofisiti copti contro gli ortodossi. Andronico
e Beniamino patriarchi copti. Giorgio patriai-ca ortodosso d'Egitto, p. 7(}-77. — § 154. Ritiro dei
Persiani dall' Egitto per la guerra sessennale di Eraclio contro la Persia. La guarnigione greca
rioccupa la valle niliaca, p. 77-78. — § 165. Ciro, nominato patriarca ortodosso di Alessandria,
viene in Egitto, investito di autorità religiosa, civile e militare, e tenta invano con il concilio
di Alessandi-ia di piegare i Copti alla dottrina del monoteletismo, p. 78-80. — § 156. La resistenza
ostinata dei Copti spera Ciro di domare con una grande persecuzione, p. 80-81 ; — § 157. la quale,
se pur non tanto violenta e crudele, come ci vien descritta, non fece tuttavia che portare alla
più acerba esasperazione l'odio degli Egiziani contro i Bizantini, p. 81-82. — § 168. Mentre cosi
la persecuzione da religiosa degenerava in cieca repressione politica, le vittorie degli Arabi in
Siria preparavano negli animi dei Copti la possibilità e forse la speranza di un mutamento di
governo anche in Egitto, p. 82-83. — § 159. Svolgimento e durata della persecuzione ortodossa:
psicologia dei Copti verso Bisanzio e verso gli Arabi. La simpatia dei Copti facilita la conquista
araba dell'Egitto, pag. 83-85. — § 160. Debolezza delle guarnigioni bizantine in Egitto; la cui
conoscenza, ed informazioni segrete sulle disposizioni degli animi verso Bisanzio, spiegano la pre-
cipitazione di 'Amr nell'accingersi all'impresa di conquistare l'Egitto, p. 85-86.
EGITTO. - Il problema della identificazione della persona chiamata al-Muqawqis, e sull'origine di
questo nome. — § 161. È uno dei principali quesiti dell' invasione arabo-egizia, per la parte
importante e direttiva sostenuta dal naisterioso personaggio nei negoziati che portarono alla sot-
tomissione dell'Egitto. La risoluzione del problema è stata tentata da parecchi sino al Butler,
p. 86-87. — § 162. Il De Goeje lo identifica con il governatore del Basso Egitto, Giorgio figlio di
Menas. L'Amélineau con Kaukhios iMpkaukiosi delle fonti copte contemporanee, patriarca mal-
chita di Alessandria, rivestito di autorità religiosa e politica, e persecutore dei monofisiti, p. 88-89.
— § 163. Errore dell'Amélineau nel non vedere la parziale identità tra al-Muqawqis e Ciro. Errore
della tradizione araba, che ha confuso iir al-Muqawqis parecchie persone : il patriarca Ciro, Mina,
vescovo copto di Babilonia, e Menas, generale bizantino e prefetto, passato poi al servizio dei Mu-
sulmani, p. 89-90. — § 164. Il Lane-Poole accetta la spiegazione del Karabacek : Muqawqis = ,u.e-ja'-»x'"?i
e lo identifica con il prefetto Giorgio, p. 90. — § 165. L'esame critico del Butler è manchevole
per scarsa conoscenza dell'arabo. Non reggono le sue identificazioni di al-A'rag o al-U'ajrrig con
éurayg (Giorgio), di abii o ibn Maryam con Binyàmin (Beniamino;, p. 91-92. — § 166. Giusta invece
e quasi esauriente è la dimostrazione, fondata specialmente su fonti copte, che al-Muqawqis sia
Ciro patriarca e governatore di Alessandria. Si aggiunge però che sotto questa strana parola di
conio greco-copto-arabo, gli Arabi abbiano identificato anche uno o più rappresentanti degli Egi-
ziani (Giorgio? Menas ?j, p. 92-94. — § 167. Come il Butler tenti risolvere l'enigma del nome al-
Muqawqis, p. 94-96.
La cronologia della conquista araba dell' Egitto. — § 168. Esame delle varie ricostruzioni storiche della
conquista, p. 96-97, — § 169. proposte dal "Weil, p. 97, — § 170. dal Muir, p. 97-98, — § 171. poi, sulla
cronaca di Giovanni di Niqyiis, p. 98, — § 172. dal Muller, specialmente in rapporto agli eventi bizan-
XIV.
INDICE ANALITICO §§ l'I 2 214. 18. a. H.
tini dopo la morte di Eraclio, p. 98-100. — § 173. Riassunto cronologico del Wellhausen, p. 100-101. —
§ 174. Versione data dal Lane-Poole al racconto di Giovanni di Niqyiis emendato e fuso con le fonti
arabe, p. 101-102. — § 175. Schema cronologico della conquista fissato dal Butler, p. 102-103.
EGITTO. - Data e ragioni della partenza di 'Amr b. ai-'Às. — § 176. Ingresso di 'Amr in Egitto:
10 Dzii-!-Higgah, 18. H. Connessione dell'impresa con il convegno di 'Umar in al-Gàbiyah : pru-
dente e accorto atteggiamento del Calitìb di fronte all' insubordinazione di 'Amr, p. 104-105.
Tradizioni sulla partenza di Amr per la conquista dell'Egitto. — § 177. (Tabari). Ragguagli diversi
sulla data della conquista, tra il 16. e il 25. H., p. 105-106. — § 178. (ibid. : Ishàq). Invasione del-
l'Egitto, espugnazione di Babilonia, presa di Alessandria: 19.-25. a. H., p. 106. — § 179. (Euti-
chio). Ordini di 'Umar ad 'Amr b. al-'Às, p. 106. — § 180. (abu Mahàsin). Espugnazione di Bàb
al-Luq(?); trattato con Ahi al-khandaq, p. 106. — § 181. (ibn Abd al-hakam). Come 'Amr
conoscesse Alessandria, e fosse predestinato alla conquista dell' Egitto, p. 106-107. — § 182. (id.).
'Amr in al-Gàbiyah insiste presso il Calififo per l'impresa egiziana: forze a lui affidate, p. 107-108.
— § 183. (id.j. Istruzioni e lettere di 'Umar ad 'Amr: sollecita marcia di questo per entrare nel
territorio egiziano, p. 108. — § 184. (id.^. Ritratto di 'Amr, p. 108. — § 185. (id.). Lettera del Ca-
liffo, p. 108-109, — § 186. (id.). e sua iniziativa (?) per l'invasione dell'Egitto, p. 109. — § 187. (Ba-
làdzuri). 'Amr lascia l'assedio di Qaysàriyyah per invadere l'Egitto, p. 109. — § 188. (id.). Ordine
di 'Umar ad 'Ajnr d'invadere l'Egitto: gioia e liberalità di 'Amr, p. 109. — § 189. (id.). Prime
mosse di 'Amr in Egitto: al-Fustàt, p. 109-110. — § 190. ('Abd al-hakam). al-Muqawqis raccoglie
milizie contro gl'invasori, p. 110. — § 191. Versione di al-Kindi sull'origine della spedizione in
Egitto, nel 19. a. H., p. 110, — § 192. e la partenza di 'Amr senza il permesso del Califfo, p. 110.
— § 193. (Hubayi). Versioni diverse sulla partenza di 'Amr, p. 110. — § 194. Versione di Eutichio,
p. 110-111. — § 195. Opinioni varie, riferite da ibn al-Athir, sulla cronologia della conquista egi-
ziana, p. 111-112.
Conquista dell'Egitto (versione di Severus da al-Uimiìnayn, e di Michele Sirio). — § 196. Benyàmin
patriarca copto nell'll. a. II., 622 E. V. Qirus patriarca malchita e governatore d'Egitto, p. 113.
— § 197. Fuga di Beniamino e degli altri vescovi copti. Persecuzione e supplizi cui ricorre Ciro
per far abbracciare dai Copti la fede calcedoniana, p. 113-114. — § 198. Sogno di Eraclio: al-baqt
ceduta agli Arabi, p. 114. — § 199. Versione di Michele Sirio. I fayyàyè, tenuti fuori d'Egitto da
Ciro, mediante il pagamento di un tributo, irrompono sotto il successore di lui, Manuel, ed occu-
pano il paese, p. 114-115. — § 200. Come il patriarca Benyàmin, per odio di Ciro e dei Calcedoniani,
consegnò l'Egitto ai Tayyàyè, p. 115-116.
ARABIA-MAKKAH. - Trasferimento dell'al-Maqàm, — § 201. secondo al-Wàqidi, p. 116.
'IRAQ. - Nomine di Qàdl, — § 202. (Tabari), in al-Kufah e al-Basrah, p. 116.
ARABIA. - Pellegrinaggio annuale, — § 203. (Tabari), diretto da 'Umar, p. 116.
Luogotenenti del Califfo: — § 204. CTabari), i medesimi dell'anno precedente, p. 116. — § 205. (ibn
al-Gawzi). Pene per con.sumo di vino, p. 116.
Il censimento dei non musulmani. — § 206. (Michele Sirio), p. 116-117.
Eclissi solare, — § 207. (Michele Sirio), del 1° Tisrin, p. 117.
Coniazione di monete, — § 208. con conii bizantini e sassanidi, e qualche piccola aggiunta musul-
mana, p. 117.
NECROLOGIO:
'Abd al-rahmàn b. Mu'àdz, § 209, p. 117-118.
'Amir b. Ghaylàn b. Salamah, § 210, p. 118.
al-Fadl b. al-'Abbàs, § 211, p. 118-119.
abù Óandal b. Suhayl, § 212, p. 119-120.
Hamtat b. Sariq, § 213, p. 120.
al-Hàrith b. Hlsàm, § 214, p. 120-121.
XV.
18. a. H. §§ 216-247. INDICE ANALITICO §§ 1-20. 19. a. H.
Hind b. Hind b. abl Hàlah, § 216, p. 121.
Inabah b. Suhayl, § -iKi, p. 121.
abù Màlik al-As'ari, § 217, p. 122.
Muhallam b. Óuthàmah, § 218, p. 122,
Muàdz b ÓabaI, §§ 219-228, p. 123-128.
Nasr b. Ghanim, § 229, p. 128.
Salamah b. Nasr, § 230, p. 128.
Suhayl b. Amr, §§ 231-232, p. 128-129.
Surahbil b. Hasanah, §§ 233-234, p. 129-181.
abu Ubaydah b. al-Óarràh, §§ 236-240. p. 131-136. _
Umayr b Isa |o Adi], § 241, p. 13G.
Utbah b. Suhayl, § 242, p. 136-137.
Uways b. Amir, § 243, p 137.
Uwaym b. Sàldah, §§ 244-246, p. 137-139.
Yazid b. abi Sufyàn, §§ 246-247, p. 139-140.
19. a. H.
(2 gennaio — 20 dicembre 640).
Tabella cronologica comparativa musulmano-gregoriana dell'annata, p. 142.
PERSIA. - Eventi dell'a. 19. H. lungo il confine persiano. — § 1. Domate finalmente - almeno in
apparenza - le tribù del Babrayn, 'TJmàn e Malirah, s'inizia una nuoTa fase della invasione
araba nell'altipiano iranico, p. 143-144.
Conquista di Hulwàn, — § 2. (Balàdzurii, per opera di Garir b. 'Abdallah, p. 144-445.
Presa di Isbahàn, — § 3. erroneamente messa da al-Dzahabi in questo anno, p. 145.
'IRAQ-PERSIA. - Notizie varie, — § 4. riferite da al-Dzababi con errata cronologia, p. 145. — § 5. (Teo-
fanei. Fuga di Horsmidas. Censimento ordinato da TJmar nel paese conquistato, p. 145-146.
PERSIA-ARABIA. - Incursioni arabe nell'altipiano iranico. — §6. L'episodio dell'incursione di 'TJthmàn
b. abi-l-'As nel Fàris è un'altra prova della insubordinazione e indipendenza dei capitani musul-
mani di fronte al Califfo, p. 146-147. — § 7. (Balàdzuri). al-Hakam b. abl-l-'As conquista l'isola
di Abarkawàn, ed espugna Tavpvyag, p. 147-148. — § 8. (id. : abu Mikhnaf). La spedizione è con-
dotta dallo stesso 'Uthmàn b. abi-l-'Às, p. 148. — § 9-10. (id.). Espugnazione di Tavywag e di Ràsahr
dopo accanita battaglia: morte del marzubàn Sabrak, p. 148-149. — § 11. Altre notizie balàdzu-
riane sulle gesta dei Musulmani nel Fàris, p. 149-150. — § 12. (Tabari : Sayf). Inizio della con-
quista del Fàris nell'a. 17. H., p. 150. — § 13. Racconto di al-Dzahabi, p. 150, — § 14. e di al-
Dinawari, p. 150-151. — § 15. (Tabari). Narrazione arruffata e tendenziosa di Sayf su tutta la
campagna del Fàris, p. 151-153.
SIRIA. - Nomina di Muàwiyah b. abi Sufyàn a governatore della Siria e della Palestina. — § 16. La
politica diffidente di 'Umar verso gli antichi Compagni, spiega in parte la nomina di un uomo
nuovo all' importante governo della Siria, p. 153-1.54. — § 17. Doti intellettuali di Mu'àwiyah, ed
influenza politica della sua famiglia. Attribuzioni della nuova carica, da principio limitate a Dar
masco, poi, dopo la partenza di 'Amr b. al-'Às, estese a tutta la Palestina, p. 154-155. — § 18. Primo
compito di Mu'àwiyah fu la conquista del littorale palestinese : diffìcile, lunga e ingrata impresa,
compiuta nell'a. 19. H., cui segui per la Siria un lungo periodo di pace e di prosperità, p. 155-156.
Tradizioni sulla nomina di Mu'àwiyah a governatore della Siria. — §§ 19-20. (Balàdzuri). Alla morte
di Yazid b. abi Sufyàn, 'Umar conferisce al fratello di lui, Mu'àvs'iyah, il governo civile e mili-
tare del paese, associandogli due Compagni con l'autorità giuridica e religiosa, p. 156.
INDICE ANALITICO §§ 21-66. 19. a. H.
SIRIA. - Presa di Qaysàriyyah e dì Asqalàn. — § 21. Importanza e difficoltà della espugnazione di
Cesarea, il cui assedio fu sin dall'a. 13. H, più volte tentato dagli Arabi, p. 156-158. — §§ 22-26. (Tar
bari, ibn Furàt, Balàdzuri). Varietà di date sulla presa della città, dal 12. al 19. H., p. 158. —
§ 26. (Balàdzurit. Particolari della espugnazione: tradimento di un ebreo, p. 168-159. — § 27. (Bar
làdzuri). Durata dell'assedio, propriamente dal 17. al 19. H., p. 159-160. — § 28. (id.ì. Espugnazione
per opera di Mu awiyah b. abi Sufyàn, p. 160. — § 29.- (Dzahabi: ibn al-Kalbi). Id. ibid., p. 160. —
§ 30. (Óawzi). Id. ibid., p. 160. — § 31. (Balàdzuri). Muawij'ab prende 'Asqalàn, p. 160-161. —
§§ 32-33. (Khuwàrizmi, Yàqùt). Altre notizie su Qaysàriyyah e la sua presa, p. 161.
La presa di Qaysàriyyah secondo ì cronisti siriaci e greci. — § 34. (Michele Sirio). Come i Tayyàyè
presero e devastarono Cesarea, p. 161-162. — § 35. Notizie di Dionigi di Tell-Mahrè e di Teo-
fane, p. 162.
Presa di Qaysàriyyah (versione di Sayf b. TTmarj. — § 36. prima di Agnàdayn e dopo Fihl(!\ p. 162.
— § 37. (Tabari). Muawiyah espugna Cesarea, p. 162-163.
Assedio di Ghazzah. — § 38. (Tabari: Sayfj. 'Alqamah b. Mugazziz assedia e prende Gjiazzah, p. 163-164.
SIRIA-ASIA MINORE. - Incursioni musulmane in territorio greco. — § 39. (Michele Sirio). Muawiyah
passa in Cilicia, e fa strage degli abitanti di Euchaita, p. 164.
SIRIA. - Ordinamenti amministrativi. — § 40. (Balàdzuri). 'Alqamah b. 'Ulàtjiah preposto al governo
del Hawràn, p. 164.
Ordinamento militare della costa mediterranea. — § 41. (Balàdzuri). Restaurate le fortezze, le torri di os-
servazione, i fari, p. 164-165.
MESOPOTAMIA. - Nuove conquiste musulmane. — § 42. Sottomissione di varie città mesopotamiche
per opera di 'lyàd e suoi luogoteneuti, p. 165. — § 43. (Khuwàrizmi). Id., p. 166.
ARMENIA. - Invasione musulmana. — § 44. (Dzahabi). 'Uthmàn b. al-'As mandato da 'Umar nella
(|uarta Armenia, p. 165.
EGITTO. - La campagna di 'Amr b. al-Às sino all'assedio di Babilonia d'Egitto. — § 45. Tela sto-
rica della campagna egiziana nell'a. 19. H., p. 166-168. — § 46. Cronologia di detta campagna,
p. 168-169. — §§ 47-48. Ricostruzione dei fatti dell'a. 19. H. secondo il Butler, p. 169-172 : —
§ 49. Per quali ragioni sia in parte da rigettare, p. 172-173, — § 50. e cosi la conclusione del
Brooks e del Lane-Poole, p. 173.
Tradizioni sulla invasione del Delta, la battaglia di Helìopolis e l'assedio di Babilonia. — §§ 51-62.
(ibn 'Abd al-hakam, Suyuti, ecc.). Primo scontro con i Greci in al-Faramà, p. 973. — § 53. (ibn 'Abd
al-hakam). abu Miyàmin o abu Binyàmin, vescovo copto di Alessandria, consiglia i suoi a bene
accogliere gli Arabi, p. 173-174. — § 54. (id.). 'Amr avanza sino ad al-Qawàsir, p. 174, — § 55. (id.).
incontrando scarsa resistenza. Nuovi scontri a Bilbays e a Umm Dunayn. Arrivo dei rinforzi
mandati da TTmar: carattere superstizioso del loro numero, p. 174-176. — § 56. (abù-l-Mahàsin). 'Amr
assedia la fortezza comandata da al-Mundzaqur o al-U'ayrig, p. 176. — §§ 57-58. (ibn 'Abd al-hakam).
Drappello di Arabi che gira alle spalle dei Greci e ne determina lo sbaraglio, p, 176. — § 69. (id.).
'Amr comincia l'assedio di Babilonia. Abboccamento amichevole tra Arabi e Copti, p. 176-177. —
§ 60. (id.i. Altra versione del medesimo fatto, p. 177-178. — § 61. (ibn 'Abd al-hakam, Maqrizi).
Nuovo (?) arrivo di rinforzi d'Arabia con al-Zubayr, p. 178. — § 62. (id.). Trincee e macchine
d'assedio, p. 178-179. — § 63. (id.). Abboccamento di 'Amr con il comandante del castello, al-'ilg
o al-A'rag, p. 179.
Invasione dell'Egitto e presa di Babilonia (versione di al-Qudà'ii. — § 64. 'Amr assedia la fortezza di
al-Maqs. Valore di al-Zubayr nell'espugnazione. al-Muqawqis tratta con gli Arabi a nome dei Copti.
Questione se l'Egitto fosse preso per assalto o per trattato, p. 179-181. — § 65. (ibn Taghribirdi).
al-U'ayrig comandante di Qasr al-Sam' = Misr al-Qadimah, p. 181.
Tradizioni sull'invasione dell'Egitto e presa di Babilonia (versione di Severus, vescovo di al-Usmu-
naym. — § 66. 'Amr assale Bàblùn al-Fustàt. al-Nàmàs o istruzione data da Muhammad agli
XVII. Ili
19. a. H. §§ 6^101. INDICE ANALITICO § 1. 20. a. H.
Ambi, sul modo onde trattai-e l'Egitto. ^Errore cronologico di Severus, rettificato in parte dal
Butler, p. 181-18-2.
EGITTO. - Notizie di fonte bizantina sulla spedizione di 'Amr. — § 67. Racconto di Teofane: patto
di Ciro con i nomadi del confine, violato dall'Aiigustale Manuele; i Saraceni sottomettono a
tributo l'Egitto, p. IS^-ISS. — § 1)8. Confusione di cronologia e di tatti nella procedente versione,
p. 18!V — § Wì. Kagguasli di Nicetoro Costantinopolitano: Patti concordati tra gli Arabi e Ciro,
patriarca di Alessandria, non sanciti da Eraclio. Disgrazia di Ciro, e sua discolpa. Oscurità e in-
congruenza nel testo di Niceforo, p. 183-185.
Incidenti dell'invasione araba (razzie dell'al-Fayyùm e battaglia di Heliopolis), nella cronaca bizan-
tino-copta di Giovanni di Niqyùs. — § 7ii. Notizie sull'autore, l'importanza e lo stato di detta
cronaca, p. 185-lSiJ. — § TI. Rubrica del cap. CX, p. 18(5. — §§ 72-73. Capo CXI. Ritirata di Teo-
doro nell'isola di Lóqyòn, dopo il massacro delle prime schiere bizantine per opera degli Ai-abi,-
che si spingono sino alla piramide di al-Làhùn ed a Bahnasà, p. 186-188. — § 74. Le notizie del
cronista copto presentano la campagna egiziana di 'Amr in ben diverso aspetto da quello delle
fonti arabe, p. 188-190. — § 75. Capo CXI. Teodosio ed Anastasio si rinchiudono in Babilonia, dove
si concentrano anche i generali Teodoro e Leonzio. Tutti que.sti fatti vanno posti tra il Dzii-l-
Iliggah 18. e il Óumada IL 19. a. H., p. 19ai91. — §§ 7C-77. Rubrica del cap. CXI, e cap. CXII.
Battaglia di 'Awn ^ 'Ayn Sams := Heliopolis, dove gli Arabi tendono un agguato e vincono i Greci.
I quali abbandonano il Fajfj'um, presto corso e saccheggiato dai Musulmani, p. 191-192. — § 78.
Rubrica del cap. CXII. Gli Ebrei egiziani si rifugiano in Alessandria, p. 193. — § 79. Capo CXIII.
'Amr, conquistato il Fayj'ùm, invita il Copto Abàkiri = Apà Cyrus, ad aiutarlo nel proseguimento
della conquista. Estorsioni e vessazioni dei Musulmani a danno dei Greci e dei contadini. Fuga
generale in Alessandria, p. 193-194. — § 80. Rubrica del cap. CXIII. Presa della città di Misr nel
14° anno del ciclo lunare, e della sua cittadella. Babilonia, nel 15» anno; cioè, secondo le conclusioni
del Butler, negli anni 14 e 15 del ciclo dionisiano: 640 e 641 E. V. Babilonia cade precisamente il
lunedì di Pasqua 9 aprile 641, p. 194-196.
ARABIA. - Eruzione vulcanica presso Madinah, — § 81. CTabari: al-Wàqidi), nella Harrah Layla, p. 196.
Pellegrinaggio annuale, — § 82. (id.), diretto da 'Um'ar, p. 196.
'Umar assume il titolo di Principe dei Credenti, — § 83. (Ya'qubi) attribuitogli da abù Musa al-As'ari
o da Mughirah b. Su'bah, p. 196-197. — § 84. lEutichio). Id., p. 197.
Luogotenenti del Califfo. — § 85, p. 197.
BISANZIO. - Morte di Eraclio, — § 86. messa da vari cronisti orientali nell'a. 19. H., p. 197.
ARABIA. - Restauri alla moschea di Madinah, — § 87. narrati da ibn al-Gavrzi sotto quest'anno, p. 197
NECROLOGIO:
Ayyàs b. abi Rabiah, § 88, p. 197-198.
Khabbàb, § 89. p. 198.
Safwàn b. al-Mu'attal, § 90, p. 198-199.
Ubayy b. Ka'b, §§ 91-101, p. 199-203.
20. a. H.
(21 dicembre 640—9 dicembre 641).
Tabella cronologica comparativa musulmano-gregoriana dell'annata, p. 206.
'IRAQ. - al-Kufah: deposizione di Sa'd b. abi Waqqàs, § 1. (Tabari: al-Wàqidi), perchè non dirigeva
bene le preghiere, p. 207.
xvni.
INDICE ANALITICO §§ 2-49. 20. a. H.
'IRAQ. - Governo di Sa'd in al-KDfah. — § 2. (Tabari). Durata ed estensione della sua amministrazione,
p. 207. — § 3. (Balàdzuri). Fa costruire una porta alla sua abitazione, e il Califfo gliela fa bruciare.
Incertezza nel rito islamico primitivo, p. 207-208. — § 4. (Hanifah). Abbruciamento della porta,
di legno, p. 208. — §§ 5-6. (Balàdzuri;. Accusato di non dirigere bene le preghiere e di non esser
giusto, si scolpa. Incontentabilità dei Kufani, p. 208-209. — § 7. (id.). Ambasciata di 'Amr b. Ma'-
dikarib ad 'Umar, e sue lodi sul conto di Sa'd. Difficoltà nel governo dei Kufani, che eran mi-
scela delle più irrequiete tribù dei nomadi, p. 209-210. — § 8. (Gawzij. Accusatori di Sa'd, p. 210-211.
— § 9. Provata tendenza di Sa'd ad adottare nella vita e nel governo costumanze straniere non
rispondenti agli usi dell'Arabia pi-imitiva: da ciò lo sdegno del Califfo verso di lui, p. 211-212. —
— § 10. Quali possono essere state propriamente le negligenze rituali di Sa'd. Neghittosità di
lui dopo al-Qàdisiyyah, p. 212-213.
PERSIA-ARABIA. - Precedenti della battaglia di Nihàwand — § 11. da collocarsi appunto nell'a. 20 H.,
p. 214. — § 12. (Balàdzurii. Di ft-onte ai preparativi di riscossa allestiti dai Persiani per ordine
di Yazdagird, 'Umar affida il comando dell'esercito musulmano ad al-Nu'màn b. 'Amr b. Muqarrin,
p. 214-21.5.
PERSIA-MESOPOTAMIA ORIENTALE. - La conquista dell'Assiria (al-Mawsil). - § 13. Periodo di
sosta nel progresso delle conquiste arabe, dovuto al numero esiguo delle prime schiere ed al
tempo necessario per la emigrazione delle tribù arabe dal centro vèrso la periferia. Gli Arabi
conservano con prudente cura fiscale le circoscrizioni amministrative e politiche dei paesi assog-
gettati, p. 215-216. — §§ 14-19. (Br.'àdzuri). 'Utbah b. Farqad in al-Mawsil : sue conquiste sino ai
confini dell' Adzarbaygàn, p. 216-217.
SIRIA. - Mutamento di governatori. — § 20. (Hagar). Sa'id b. 'Amir b. Hidzyam al-Gumahi in Hims, p. 218.
SIRIA-ASIA MINORE. - Prima invasione del territorio greco e spedizione militare. — § 21. a) Fu,
vivente 'Umar, l'unica razzia oltre l'Amauus, p. 218; bi CTabarii, fatta felicemente da abu Bahriyyah
'Abdallah b. Qays, o da Maysarah b. Masrùq, p. 218-219. — § 22. lYa'qùbi). Id. ; infelice spedizione
marittima di 'Alqamah b. Mugazziz. p. 219.
SIRIA (?). - Terremoto. — § 23. (Ya'qubii, p. 219.
SIRIA. - Istituzione dei campi militari — § 24. attribuita, forse erroneamente, ad 'Umar, p. 219-220.
MESOPOTAMIA-ARMENIA. - Nuove conquiste arabe, e morte di lyàd b. Ghanm. — § 25. (a) La
conquista della Mesopotamia, cominciata il 18., si compie nel 20. H., p. 220; (6) (Balàdzuri). Spe-
dizione di 'lyàd b. Ghanm: sua morte, e successori nel governo, p. 220-221. — § 26. (Balàdzuri:
Wàqidi}. Tlmayr b. Sa'd prende 'Ayn al-Wardah i=Ea-s al-Aynì per trattato, p. 221, — § 27. (id.),
ovvero per forza d'arme, p. 221-222. — § 28. (id.). Secondo altri, l'espugnazione fu opera di abù
Musa con le schiere della éazìrah, p. 222. — § 29. (id.t. 'Umayr conquista Qarqisiyà e i Husùn al-
Furàt, p. 222-223. — § 30. (id.). Emigrazione degli abitanti di Ra's al- Ayn: probabilmente Greci
ed ortodossi, p. 223. — § 31. 'id.j. Prestazioni e tributi imposti agli abitanti della Gazirah, p. 224.
§ 32. (là.). Quali fossero le terre gravate dalle decime, p. 224. — § 33. (id). 'lyàd avrebbe preso
anche Singàr, p. 224, _ § 34. (id.). e uno dei castelli di al-Mawsil, p. 224. — § 35. (id.). Suoi
successori, p. 224.
MESOPOTAMIA-ARMENIA. - Incursione greca ed armena in Mesopotamia. — § 36. (Michele Sirio)
Piano di Valentino e di David Urtàyà contra i "Tayyàyè. Sconfitto Valentino, 'lyàd muove contro
gli Armeni, invasori della Mesopotamia, e li disfece, p. 22.5-226.
MESOPOTAMIA. - Tradizioni sulla sottomissione dei Taghiib. — § 37. Ragioni congetturabili del
trattamento speciale fatto dal governo di Madinah alla tribù numerosa e ricca dei Taghiib, p. 226-
228; — §38. (Balàdzuri), i quali accettarono di pagare la sadaqah doppia, ma non la gizyah, e
restare cristiani, p. 228-229; — §§ 39-40. (id.), minacciando altrimenti di abbandonare il territorio.
Intercede per essi, presso 'Umar, Zur'ah b. al-Nu'màn, p. 229-230. — §§ 41-44. (id.). Patti conclusi
con i Taghiib: loro posizione singolare, di cristiani trattati come musulmani, p. 230. — §§ 4546. (Ba-
làdzuri, YQsuf). Trattamento fiscale loro fatto da 'Umar e da "Utjimàn, p. 230. — §§ 47-49. (Yahya).
Particolari di esazione, p. 230-231.
XIX
20. a. H. §§ 5()-14U. INDICE ANALITICO
EGITTO. - La campagna egiziana del 20. H. — §5(l. Principali avvenimenti di quest'anno in Egitto:
presa della rocca di Babilonia, 9 aprile 6U='21 Kabi' II. 2f). H. ; e capitolazione di Alessandria,
17 ottobre-8 novembre «>41=6-28 Dzu-l-Qa'dah del 20. H. Andamento generale della campagna,
p. 23-2-235.
Le tradizioni sulla presa di Babilonia e la prima resa di Alessandria. —§ Bl. I due eventi sono nelle
tradizioni fusi e spesso confusi insieme, come Misr (^cittiil con Misr (provincia: Egitto), p. 236. —
§§ 52-55. (abu-l-Mahàsin, Maqrizi, ecc.). Data della prosa di Babilonia, p. 235. — §§ 56-57. (MaqriSi,
ibn 'Abd al-liakam). Numero dei Musulmani che vi parteciparono. Prodezze di 'Ubàdah b. al-Sàmit,
p. 235-236. — §§ 58-60. (ibn 'Abd al-hakam). Pretesa espugnazione della città per assalto. Valore
di al-Zubayr b. al-'Awwàm, p. 236-237. — § 6L Nella versione seguente, più prolissa, ma più vi-
cina alla verit)\, si rappresenta lo svolgimento dell'assedio con carattere piuttosto pacifico e diplo-
matico anziché aggressivo, p. 287-238. — § 62. (ibn 'Abd al-hakam). Assedio di Bàb Alyun: i difen-
sori con al-Muqawqis si ritirano in al-Rawdah, p. 238-239. — § 63. (id.). Trattative lunghe e difficili
tra al-Muqrf\vqis e 'Amr, p. 239-240. — § 64. (id.). Ambasciata di 'Ubàdah b. al-Sàmit; conclusione
del trattato di pace fra Copti e Musulmani, p. 241-243. — § 65. (id.). Eraclio non approva il trat-
tato, ma i Copti lo concludono egualmente, per cooperazione di al-Muqav?qis. Chi propriamente
sia stato il negoziatore della resa di Babilonia, p. 243-245. — § 66. (id.). 1 Copti divenuti ausi-
liari dei Musulmani, p. 245. — §§ 67-70. (Balàdzuri). Partecipazione di al-Zubayr alla campagna
egiziana ed alla presa di Babilonia, p. 246-247. — § 71. (id.). Gli Arabi vorrebbero spartirsi Misr
conquistata, ma limar lo proibisce, p. 247. — § 72. (id.). I Greci ricusano di approvare il trat-
tato stipulato da al-Muqavrqis, e riprendono Alessandria: confusione tra la prima e la seconda
resa di questa città, p. 247-248. — § 73. (id.). Trasformazione, anacronistica, dei tributi in generi
a tributi in contanti, concessa da 'Umar agli Egiziani, p. 248. — § 74. (id.). Variante della tradi-
zione al § 72, p. 248. — § 75. (Balàdzuri). Mu'àwiyah esenta dalla gizyah il villaggio egiziano
dov'era nata Màryah al-Qubtiyyah, p. 249. — § 76. (Yàqiit). Numero dei Musulmani che parteci-
parono alla prima campagna in Egitto, p. 249. — §§. 77-78. (Balàdzuri). Ammontare della gizyah
e kharàg riscossi in Egitto, p. 249. — § 79. (ibn 'Abd al-hakam). Numero degli Egiziani sotto-
posti alla gizyah, p. 249-250. — § 80. (Balàdzuri) Questione se l'Egitto sia stato sottomesso
per viva forza o con un trattato di pace. Doppio trattato conchiuso dal re o signore di Alyiinah
(non al-Muqawqis) con 'Amr, p. 250-251. — § 81. (Ya'qùbi). Versione della prima campagna mu-
sulmana in Egitto, p. 251-253. — §§ 82-83. (Kindi). Ragguaglio sull'assedio e la presa di Misr,
p. 253. — § 84. (Maqrizi). Mosse di 'Amr h. al-'Às, p. 253. — §§ 85-86. (Gawzi). Sincronismo, sotto
la medesima annata, della presa di Misr, di Bàb al-Bun e di Alessandria, p. 353-254. — § 87. Ver-
sione di Tàqùt sulla prima campagna sino alla presa di Babilonia, p. 254-255. — § 88. Ragguaglio
di Abulfeda, p. 255. — § 89. Osservazioni preliminari sulla versione seguente di Eutiohio, attinta
a fonti musulmane e cristiane (forse copte), p. 255-256. — §§ 90-92. (Eutichioj. Trattative di 'Amr
con al-Muqawqis, giacobita ed 'àmil al-kharàg, per la presa della fortezza di Misr. Lotte ac-
canite tra Musulmani e Greci attorno ad Alessandria: presa e ripresa di questa città, che sog-
giace a discrezione. Statistica degli abitanti maschi d'Egitto in età virile, e ammontare totale del
tributo, p. 256-259.
Tradizioni sulla presa di Alessandria. — § 98. Confusione nelle fonti tra la resa di Babilonia, la prima
e la seconda espugnazione di Alessandria, p. 259-260. — § 94. (Tabari). Dopo trattative tra il si-
gnore di Alessandria ed 'Amr, i Musulmani entrano in quella città, p. 260-261. — §§ 95-96. (Dza-
habi, Suyùti, ecc.). Date della resa di Alessandria, p. 261. — §§ 97-114. (ibn 'Abd al-hakam). Tra-
dizioni sull'assedio della città : incidenti e particolari. Come l' imperatore greco provvede alla di-
fesa di Alessandria, e 'Umar sollecita 'Amr ad espugnarla, p. 261-266. — § 115. (ibn Hubays).
'Amr e Maslamah b. Makhlad, p. 266-267. — §§ 116-122. (ibn 'Abd al-hakam). Altre tradizioni rela-
tive alla presa di Alessandria, p. 267-629. — §§ 123-126. (id.). Ricchezza e popolazione della città,
p. 269-270. — §§ 127-128. (id.). Prigionieri egiziani e trattamento speciale fatto ad alcuni villaggi
del Delta, p. 270-271. — § 129. (Maqrizi). Importo della gizyah di Alessandria, p. 271. —§ 130. (Ba-
làdzuri). 'Amr, pur durante l'assedio di Alessandria, manda varie spedizioni nel paese circostante,
p. 271-272. — §§. 131-133. (id.). Trattative con al-Muqawqis, e tributo imposto ad Alessandria,
p. 272-273. — § 134. (id.). Come i Musulmani si stabilirono in Alessandria, p. 273-274. — §§ 135-
137. (Ta'qùbi). Notizie sul tributo pagato dagli Alessandrini, p. 274-275. — § 138. Ragguaglio di
ibn Khaldun, p. 275. — §§ 139-140. Ragguaglio di Yàqiit, specialmente sulla questione se l'Egitto
fosse conquistato per forza d'arme o per trattato, p. 275.
INDICE ANALITICO §§ Ul-195. 20. a. H.
EGITTO. - Presa di Alessandria (versione di Severua di al-Usmdnayn). — § 141. Il racconto di Severaa
si riferisce nei particolari alla seconda resa di Alessandria : distruzione della chiesa di San Mai'co :
rapimento de! cranio del santo. Ritorno del patriarca dei Copti Beniamino, p. 27.5-277.
Campagne di conquista dell'Egitto (versione del cronista copto abù Sàlih). — § 142. 'Amr fa alto in
Bàbliin, chiamata poi Fustàt (Bàblùn), p. 277. — § 143. Assedio e presa di Misr = al-Lùnyah =al-
Fustàt, il cui vescovo è Qurrah (Cirus), p. 377-278. — § 144. Censimento dei Copti soggetti al
tributo, e ammontare di questo, p. 278. — § 14.5. Numero dei Musulmani combattenti e morti,
p. 278-279.
Presa di Babilonia e di Alessandria (versione di Giovanni di Niqyiis). — §§ 146-147. Rubrica del
capo CXV, e capo CXVI: Morto Eraclio (11 febbraio 641 = 23 Safar 20. H.l discordie e disordini
sorgono in Costantinopoli, specialmente per l'infermità e la rapida morte di Costantino, p. 279-280.
— § 148. La data sicura della morte di Eraclio, anteriore alla presa di Babilonia, e il testo di Gio-
vanni di Niqyùs escludono l'identità di al-Muqawqis = Ciro, nella persona che trattò la resa di Ba-
bilonia, e fanno supporre fosse questo al-Muqawqis un Ijizantino, confuso poi con il Ciro-al-Muqawqis
della presa di Alessandria, p. 280-281. — §§ 149-150. Rubrica del capo CXVI, e capo CXVII : Assedio
e presa di Babilonia, il lunedi dopo Pasqua di Risurrezione, 9 aprile 641 =21 Rabi' II. 20. a. H.,
p. 281-283. — § 151. Rubrica del capo CXVII, il cui testo è perduto, p. 283. — §§ 152-153. Ru-
brica del CXVm, e capo medesimo: Sincronismo o somiglianza di circostanze nella presa di
Cesarea. 'Amr prende le città di Misr, Kabryàs di Abàdyà, Niqyus, Sa, p. 283-285. — §§ 154-155. Ru-
brica del capo CXTTI, e capo CXTV: Samanùd resiste ai Musulmani. Copti che apertamente
parteggiano per la causa dell' Islam, p. 285-286. — § 156. Capo CXV : 'Amr guerreggia senza molta
fortuna nell'Egitto settentrionale, poi torna a Babilonia. Assedio di Antìuoe, p. 286-287. —
§§ 1.57-159. Rubrica del capo CXIX, e capo medesimo : Discordie tra i Copti. Discordie e disordini
tra i capitani e i maggiorenti greci. Confuse notizie su ciò che avveniva in Costantinopoli sotto
il breve regno di Eracleonas, p. 287-290. — §§ 160-161. Capo CXX: Ciro toma festeggiato in
Alessandria il 14 settembre 641, giorno della esaltazione della Croce, p. 290-292. — § 162. Va a
trattare con i Musulmani in Babilonia, e persuade gli Alessandrini ad accettare il trattato da
lui combinato, p. 292-293. — §§ 163164. I Musulmani prendono possesso del Basso Egitto, e no-
minano in esso, nel Rif e nel Fayyiìm, amministratori greci a loro favorevoli, nemici dei Copti,
sui quali si aggravano i tributi e l'oppressione, p. 293-294. — §§ 165. Spedizione predatoria man-
data da 'Amr nella Pentapoli, p. 294. — § 1G6. Morte del patriarca Ciro, il giovedì di Pasqua,
21 marzo 642 = 13 Rabi' H. 21. a. H., p. 294-295. — §§ 167-168. Fine confusa e frammentaria del
capo CXX: Guerra civile in Costantinopoli. Altra versione, ostile, della morte del patriarca Ciro,
cui succede in Alessandria l'arcidiacono Pietro. I Musulmani entrano definitivamente padroni in
Alessandria tra il 17 settembre e l'S ottobre 642. Il trattato di resa fu stipulato 11 mesi prima:
17 ottobre-8 novembre 641, p. 295-296. — §§ 169170. Capo CXXI : Ritomo del patriarca monofisita
Beniamino in Alessandria. A Menas è sostituito da 'Amr, come prefetto, Giovanni. Conversione
parziale dei Copti all' islamismo, e loro fanatismo religioso. Fonti diverse e contrarie del racconto
di Niqyus, p. 297-298. — § 171. Come il Mixller ricostruisce la prima resa di Alessandria e ne
espone gli effetti, specialmente economici e commerciali, p. 298-299.
Invasione e conquista dell'Egitto (versione di Sayf b. 'Uman. — § 172. Importanza speciale di queste
tradizioni sajfiane, nonostante la pi'ovata predilezione leggendaria della scuola tradizionistica ira-
qense, p. 299-300. — § 173. Del preteso testo del trattato di Alessandria, conservato da Sayf, p. 300-
301. — § 174. 'Umar ordina ad 'Amr di marciare contro l' Egitto, p. 301-302. — § 175. I Greci e
i Copti tentano di arrestare 'Amr a Bàb al-Yiin, ma sono sconfitti. Avanzata di 'Amr su 'Ayn Sams,
p. 302-303. — § 176. Nonostante la resistenza di 'Ayn Sams, 'Amr conclude un trattato regolare.
Testo del trattato generale con gli Egiziani, ed esame filologico di esso, p. 304. — § 177-179. Di-
scussione sull'autenticità del documento, che risulta composto artificialmente in età posteriore, con
elementi di varia provenienza, alcuni in parte antichi e forse contemporanei alla conquista, p. 304-
307. — § 180. Accanita battaglia di 'Amr contro al-Muqawqis in 'Ayn Sams, p. 307-310. — § 181. (id.).
Guarnigioni arabe lungo le coste d' Egitto, p. 310-311.
Tradizioni sul modo come fu sottomesso l'Egitto. — § 182. Valore di queste tradizioni, p. 311. —
§§183-186. (Balàdzuri, ibn 'Abd al-hakam . Tradizioni comprovanti la sottomissione senza trattato,
p. 312-313. — §§ 186189. (id.). Tradizioni che comprovano invece il trattato di resa, p. 314-315. —
§ 190. Sistema con cui si mettevano in circolazione le tradizioni false, p. 315-316. — §§ 191-195. (Ba-
20. a. H. §§ li)6-22-t. INDICE ANALITICO
làdzuri, ibn 'Abd al-hakamì. Altre tradizioni a prova del trattato. Da qual gioco d' interessi tra loro
in conflitto sorgessero le opposte tradizioni, p. 81fi-318. — § 196. (ibn Huba3's). Perchè non furono
divise tra i Musulmani le terre dei Copti: gizyah e Idiaràg, p. 318.
EGITTO. - Riepilogo critico delle tradizioni sulla conquista araba dell'Egitto. — §197. Cause gene-
rali e cause personali della conquista, p. 318-319. — § 198. Ambizione e disegni di 'Amr, p. 319-
320. — § 199. Piano d'invasione da lui preparato durante l'assedio di Cesarea. Sua partenza,
nolente o niente sapendo il CalifiFo. Suoi compagni di spedizione, p. 320-322. — § 200. Inutile
tentativo del Califlb di fermare la spedizione: a che si riduceva l'autorità personale di Tlmar,
p. 822-323. — § 201. Mirando ad appurai'e quali forze effettive i Bizantini avessero in Egitto e a
gettare il panico tra Greci e Copti col colpire la regione invasa nel punto più vitale, 'Amr, per
al-Farainii e Bilbays, occupata umm Duna'yn e tenendosi sempre in contatto col deserto, minaccia
in più punti la valle niliaca, spingendo le scorrerie sino al-Faj^um e a Buwayt, p. 323-326. —
§ 202. Concentramento delle schiere bizantine presso umm Dunayn. 'Amr chiede rinforzi; che il
Califfo, già a disegno allestiti, invia sollecitamente, p. 326-329. — § 203. Come i Greci si eran
preparati alla campagna: fortificazioni restaurate, ma scarso numero di milizie. Non è improba-
bile che il governo provinciale avesse concluso con i nomadi del Sinai e della Palestina meri-
dionale un accordo per garatirsi da scorrerie e sorprese. Non è chiaro d'altra parte in quali rap-
porti il comando generale delle milizie bizantine fosse con il patriarca Ciro, suprema autorità
civile e religiosa dell'Egitto, p. 329-330. — 204. al-Muqawqis, che dirige personalmente i prepa-
rativi della difesa di Babilonia, non è Ciro, ma qualche comandante inferiore delle milizie bizan-
tine. Al comando generale fu prima Giovanni di Barqah, poi un certo Teodoro, p. 330-331. —
§ 205. Concentratosi 'Amr non lontano da Babilonia, nel Ragab 19. H. si venne alla battaglia di
'Ayn Sams, p. 331-333. — § 206. Svolgimento ed effetti di questa giornata, p. 333-334. — § 207. Dopo
un movimento di violenta espansione militare, gli Arabi .si raccolgono all' assedio di Babilonia,
dove s'erano rinchiuse le milizie bizantine, p. 334-335. — § 208. La descrizione della celebre fortezza
dimostra in che propriamente consistesse l'assedio, p. 335-386, — § 209. che durò circa sette mesi,
dallo Savywàl 19. al Rabi' II. 20. H. (settembre 640-aprile 641). al -Muqawqis-Giorgio intavola i
negoziati, p. 336-337. — §§ 210-211. I quali si prolungano nella speranza di aiuti da Alessandria,
mentre Ciro, richiamato in Costantinopoli, vi è ingiustamente punito; e l'Egitto viene dal go-
verno centrale abbandonato a se stesso, p. 338-340. — § 212. All'accordo per la resa di Babilonia,
21 Rabi' II. 20. a. H., segui probabilmente un accordo provvisorio tra qualche vescovo monofisita
e gli Arabi per la protezione dei Copti sino alla fine della Campagna. Ti-e persone distinte com-
prese sotto il nome di al-Muqawqis, 341-342. — § 213. Padrone di Babilonia, *Amr muove contro
Niqyiis, vi sconfigge Domentianus (26 Gumàda I. 20. a. H.); e, dopo aver battuto piccole schiere
di Greci in Kawm Sarik, Suntays e Karyun, pone l'assedio ad Alessandria ; dove poco dopo fa
ritorno Ciro il patriarca, 342-344. — § 214. Negoziati di resa e trattato concluso, in Babilonia, nel
28 Dzu-1-Qa'dah, stipulante, tra gli altri patti, un armistizio di undici mesi a scopo militare e spe-
cialmente economico, p. 344-346. — § 215. Ingiusta accusa di tradimento fatta al patriarca Ciro,
p. 346-347. — § 216. Con l'estendersi dell' impero arabo in grandi e lontane provincie, cessa l'unità
della storia islamica, che si fraziona ormai in varie storie locali o provinciali, p. 348.
ARABIA. - al-Bahrayn e 'Umàn: deposizione del governatore Qudàmah, e mutamenti nel governo
delle due Provincie. — § 217. iTabari: Wàqidij. Al deposto Qudàmah b. Maz'ùn succede nel
Bahrayn abii Hurayrah, p. 348-349. — § 218. (Balàdzuri). al-'Alà (o abii HurajT^ah?) nell',Umàn,
p. 849. — § 219. Tabella dei governatori nelle due provincie dal 13. al 20. H., secondo le varie
fonti, p. 349-350.
L'espulsione dei Cristiani e degli Ebrei d'Arabia, — § 22<i. e precisamente da Kliaybar e da Nagràn,
sebbene spiegata dai tradizionisti con motivi di fanatismo o di preservazione della fede islamica,
* fu provvedimento eccezionale e di natura locale, p. 350-352. — § 221. Vera ragione l'avidità dei
maggiorenti musulmani che, potendo sostituire agli Ebrei di Khaybar, nella coltivazione delle
terre, gli schiavi di guerra, e volendo probabilmente liberarsi dagl' incomodi banchieri cristiani
del Nagràn, loro creditori, s' imposero al Califfo. Il quale cede forse con minor riluttanza, in
quanto detta espulsione rientrava nel suo programma politico esclusivista, p. .352-354.
Espulsione dei Cristiani da Nagràn. — § 222. (ibn Sa'd). Scritto di compenso, concesso da 'Umar ai
Cristiani espulsi da Nagràn, p. 354-355. — § 223. (Tabari : Sayf). Come e perchè il Califfo trattò
i Nagràni, p. 855. — § 224. (Balàdzuri i. I Cristiani del Nagràn, cresciuti di numero e praticanti
INDICE ANALITICO SS 224-257. 20. a. H.
l'usura. Rapporti tra Cristiani ed Ebrei in Nagràn, p. 355-356. — § 225. (id.l Compensi loro con-
cessi, p. 356. — § 226. libn Sa'd). Gli Ebrei emigrano iu Siria, i Cristiani nelT'Iràq, p. 356. — § 227.
(Balàdznri;. 'limar manda i Nagràni in al-Nagràniyyah nell'Iraq, p. 356. — § 228. (id.). I Nagràni
avrebbero per dissensi intemi chiesto al ^Califfo di emigrare, p. 356-357. — § 229. (Balàdzuri).
Prescrizioni fiscali di 'Uthmàn verso i Nagràni dell'Iraq, p. 357. — § 230. (id.). Cristiani paganti
la gizyah, 357-358. — § 231. Scritto di TJmar per i Nagràni, p. 358-359. — § 232. (Tabari:
al-Wàqidi). Gli Ebrei (?) espulsi da Nagràn, p. 359. — § 233. (ibn Sa'd) Il neo sulla coscia di
'Umar, p. 359.
ARABIA. - Espulsione degli Ebrei da Khaybar. — §234. iTabari: al-Wàqidi, ecc.i. Gli Ebrei espulsi da
Khaybar, Fadak, Wàdi al-Qura, Nagràn ?;, p. 3.59. — § 235. (Baethgen, ìsà'deanab). Id., p. 359. —
§ 236. I tradizionisti hanno falsificato a disegno le notizie riguardanti la resa di Khaybar, per
giustificare l'iniqua espulsione oi-dinata da 'Umar. Particolari riferiti da ibn Sa'd. Accuse e
calunnie contro gli Ebrei, p. 359-361. — § 237. iWàqidi Wellh.). Uccisione di Muzahhar b. Rafi'
al-HàritJii. Spartizione e sorteggio delle terre di Khaybar, p. 361-363, — § 238. (id ), e di Wàdi al-
Qura, p. 363-365. — § 239. (id.). Trattamento speciale agli Ebrei di Fadak, p. 365-366. — § 240. (Ba-
làdzuri). Incertezza sugli Ebrei di Wàdi al-Qura, p. 366. — § 241. i Ya'qiibi). Espulsione degli Ebrei,
e ragione di essa, p. 366.
ARABIA-ABISSI NI A. - Disastro navale arabo — § 242. (Tabari: Wàqidiì della flotta (?) comandata da
'Alqamah b. Mugazziz, contro gli Abissini (o pirati negri della costa africana), p. 366-367.
ARABIA. - Madinah: matrimonio del Califfo 'Umar — § 243. iTabari, Wàqidiì, con Fàtimah bint al-
Walid sorella di Kliàlid, p. 867.
Pellegrinaggio annuale, — § 244. ifabari^, diretto da 'Umar, p. 368.
Terremoto, — § 245. (Gawzi), in Madinah, p. 368.
Luogotenenti del Califfo. — § 246. (Tabari), i medesimi, o quasi, dell'anno precedente, p. 368.
Istituzione del Diwàn o ruolo delle pensioni. — § 247. Il Diwàn sorse dalla fusione tra le norme
tenute dal Profeta e dai primi successori per dividere il quinto del bottino di guerra, e l'uso
bizantino e persiano di pagar il soldo alle milizie su un ruolo fisso: esso fu in complesso il primo
bilancio dello stato musulmano, resosi necessario, anche per infrenare abusi e ingiustizie, quando
al quinto della preda si aggiunsero, quali cespiti di entrate dello stato, le tasse pagate dai sud-
diti non musulmani, o almeno quel che di esse sopravvanzava alle spese di mantenimento del-
l'esercito permanente nelle varie provincie, ed era spedito a Madinah, p. 368-371. — § 248. Per
stabilire il sistema di pensioni, si dovettero compilare registri o ruoli dei guerrieri regolarmente
inscritti con le loro famiglie, secondo le loro tribù o clientele e che costituivano lo stato isla-
mico : i padroni di fronte ai non arabi e non musulmani, i sudditi, p. 371-372. — § 249. Il do-
minio arabo fu dunque dominio di aristocrazia militare, che ebbe per solo compito di mantenere
l'ordine all' interno ed estendere ognora i confini mediante il gihàd, lasciando ai sudditi la libera
cura delle loro faccende interne, purché pagassero puntualmente le imposte, p. 372-373. — § 250. E
peixiò impossibile che i guerrieri islamici abbiano chiesto la divisione delle terre conquistate,
non avendo essi nessun desiderio di vita tranquilla e laboriosa, p. 373-374. — § 251. Il pagamento
del tributo importava l'esenzione dal servizio militare ; e d'altra parte le pensioni e rendite erano
ad esclusivo beneficio dei guerrieri ed amministratori- delle provincie, non di tutti i Musulmani.
Quale uso facesse 'Umar dei probabili avanzi del bilancio, p. 374-376. — § 252. La distribuzione
delle così dette pensioni fu il risultato inevitabile di una infinità di errori, di ripieghi, di con-
flitti tra governatori, CaliiFo e militi. Il bisogno di aumentare continuamente le rendite dei vari
eserciti permanenti, che ogni giorno crescevan di numero, portò all'allargamento delle conquiste,
p. 376-378. — §253. Perchè il sistema delle pensioni ideato da TJmar fu necessariamente di breve
durata, p. 378-379. — § 2.54. Sono interpolazioni tradizionistiche i particolari sulla precedenza nel.
ruolo in rapporto alla parentela con il Profeta, e tutta la ricostruzione genealogica delle tribù
arabe, p. 379-380. — § 255. L'istituzione del Diwàn sanzionava lo squilibrio sociale d'una mi-
noranza gaudente a spese di un'immensa maggioranza: ne seguirono le conversioni all'Isiàm
e il moltiplicarsi dei mawàli, p. 380-382. — § 256. (Tabari e Ya'qiibi: Wàqidi). Data della
istituzione dei dawàwin, p. 382. — § 257. (Fakhri). Esposizione della riforma di 'Umar sul-
20. a. H. ìjS oST'Uiti. INDICE ANALITICO
l'esempio ilei iliwan dei re jiersiaiii, comunicatogli da un marzubiin, p. 882-888. — § 258-
"269. (ibn KJinklCin Prol.). Come sorse il Diwàn, e quale ne fu lo svolgimento posteriore, p. 384-885.
§ 260. (abn Yiìsuf). Graduazione dei Musulmani nell'assegno delle pensioni in ragione doll'an-
ziauitiV di conversione e dei servizi resi all'Isliim, p. 885-386. — §§ 261-263. (Balàilzuri). Primo posto
assegnato ai parenti del Profeta, p. 386. — §§ 264-269. (abu Yùsuf). Elenco e distribuzione delle pen-
sioni, p. ;W6-;W). — §§ 270-271. ^Saad). Id. id., p. 889-398. — §§ 272-279. (Baiadzuri). Id. id., p. 398-
394. _ §§ 280-283. (Saad). Altri particolari, p. 394-896. — §§ 284-285. (Balàdzuri). Id. Pensione ad
alcuni Persiani, p. 396-896. — § 286. (Ya'qubiì. Id. id., con tracce d'influenze sciite, p. 396-397. —
§§ 287-292. iBalàdzuri). Pensioni ai bambini, agli orfani, ai trovatelli, p. 397-398. — § 293. (Furàt).
Ordine delle tribù nel ruolo delle pensioni, p. 398-399. — §§ 294-296. (Saad). Altri particolari, p. 399-
400. _ §§ 297-304. (Baladzuri). Id., p. 400-401. — § 305. (ibn Sa'd). Id., p. 401. — § 306. (Balàdzuri;.
Proposili di 'Umar di accrescere ognor più le pensioni, p. 401. — §§ 307-309. (ibn Sa'd). Anche agli
schiavi, p. 401-402, — §g 310-312. (Baladzuriì. Id., ed ai mawàli, p. 402-403. — §§ 313-316. (ibn
Sa'd). Speranze e propositi di maggior larghezza in 'Umar, p. 403-404. — §§ 317-320. (Baladzuri).
Ereditai-ietà del diritto alla pensione, p. 404-405. — § 321. (ibn Sa'd). Da chi cominciare nello stabi-
lire gli assegni, p. 406. — § 322. (Tabari). Precedenza secondo il grado di pai-entela col Profeta,
p. 405. — §§ 323-326. (ibn Sa'd). Id. Diwàn anche delle varie tribù del Higàz|?i, p. 405-407. —
§ 327. (Tabari). Id., p. 407. — §§ 328-331. (ibn Sa'di. Egual diritto di ogni musulmano libero al fay,
p. 407-409. — § 332. (ibn Klialdun). Nessuna risei^a nel tesoro, p. 409. — §§ 333-335. (Yahya). Se
tutti i Musulmani o soltanto i guerrieri abbian diritto alla ghanimah ed al fay, p. 409-410. —
'§§ 336-840. (Baladzuri). L''atà ad alcuni persiani, ai lettori del Corano, agli Arabi sedentari, p. 410.
— § 341. CTabari). Tradizioni sayfiane sull'ordine dei pensionati, p. 410-413, — § 342. (id.), la distri-
buzione delle ricompense, p. 413, — § 343. (id.), la parte che toccava al Califfo, p. 413. — § 344. (id).
Nessun fondo di riserva, p. 414. — § 845. (id.), come al § 343, p. 414. — § 346. (abu Yùsuf). « Inimicizie
e odii » che accompagnano il denaro, p. 414. — § 347. (id.). Come stabili TJmar il fabisogno per
il mantenimento di una persona, p. 414. — §§ 348-351. (Baladzuri). Id. I duemudd e i due qist,
p. 415.
'IRAQ. - Distribuzione delle pensioni fra gli abitanti di al-Kufah, — § 352. ('Tabari: Sayf), divisi
in gruppi amministrativi o 'iràfah, p. 415-417; — § 353. (id.), e fra quelli di al Basrah, p. 417
BISANZIO. - Morte di Eraclio e torbidi Interni. — § 354. Nesso tra la storia bizantina e quella del-
l'Islam, p. 417. — § 355. Fonti arabe sulla morte di Eraclio, p. 417. — § 356. Fonti non arabe,
p. 417-418. — § 357. Sebeos, p. 418. — § 358. Michele Sirio, p. 418. — § 359. Ancora Sebeos, p. 418.
— §§ 360-361. Teophanes, p. 418-419. — § 362. Riassunto dei principali avvenimenti interni alla
morte del grande imperatore, p. 419-421.
NECROLOGIO:
Anas b. ab! Marthad, § 363, p. 421.
al-Barà b. Màlik, § 364, p. 421422.
Bilàl b. Rabàh, §§ 365-373, p. 422-429.
al-Óàrud b. 'Àmr, §§ 374-378, p. 429-431.
'lyàd b. Ghanm, § 379, p. 481-433.
Khuwaylid b. Murrah, § 380, p. 433.
Màlik b. al-Tayyìhàn, §§ 381-382, p. 433-434.
al-Muzahhar b. Ràfi', § 383, p. 434.
Nawfal b. al-HàrIth, § 384, p. 434.
Safiyyah, §§ 385-388, p. 435436.
Sa'id b. 'Amir, § 389, p. 436-487.
abu Sufyàn b. al-HàritJi, §§ 390-393, p. 437-440.
Tamim b. lyàs b. alBukayr al-Laythì, § 394, p. 440.
Usayd b. Hudayr, §§ 39.5-398, p. 441-443.
umm Waraqah bint al-HàrItJi, § 399, p. 443-444.
Zaynab bint Óahs, §§ 400-406, p. 444-448.
INDICE ANALITICO §§ 141. 21. a. H.
21. a. H.
(10 dicembre 641—29 novembre 642Ì.
Tabella cronologica comparativa musulmano-gregoriana dell'annata, p. 460.
'IRAQ. - Governo di 'Ammàr b. Yàsir in al-Kufah, e nomina di al-Mughìrah b. Su'bah. — § 1. In-
certa cronologia di questo periodo, p. 4.'il. — § 2. (Tabari : al-Wàqidij. Nomina di 'Ammàr a
governatore di al-Kufah nell'a. 21. H., e poi (nel 22. H.?i di al-Mughirah in sostituzione di lui,
dopo la candidatura di éubayr b. Mut'im, p. 451-452. — § 3. lYa'qiibi). Id., p. 452-453. — § 4. Os-
servazioni su al-Mughirah. 'Umar esclude sistematicamente i Muhàgiriin da ogni partecipazione
al potere, p. 453.
'IRÀQ-KHOZISTÀN. - La conquista del Khuzistàn e la presa di Tustar. — § 5. Ciò avviene sicura-
mente nel 21. H. e per opera principale di abù Musa e delle sue schiere di al-Basrah: viva resi-
stenza incontrata dagli Arabi nel KhCizistàn. Disaccordo delle fonti sull'ordine con cui sono sot-
tomesse le varie città, p. 454-455.
Tradizioni sulla spedizione e presa di óundaysàbur, di Tustar e di Ràmhurmuz. — § 6. (Dzahabi)
Notizia sintetica della campagna, p. 455-450. — §§ 7-10. (Tabari. ecc.i. Varia cronologia di essa.
p. 456. — § 11. (Balàdzuri). Presa, trattato e insurrezione di Ràmhurmuz, p. 456. — § 12. (Id.),
Id. id. di Surraq, p. 457. — §§ 13-14. (Id. i. Assedio e presa di Tustar: prigionia di al-Hurmuzàn
p. 457-459. — § 15. (Id.). Presa di éundaysabur, p. 459. — § 16. (YàqCit). Id., p. 459-460. — § 17. (Ba-
làdzuri). Presa di al-Sì5s: tomba del Profeta Daniele, p. 460-461. — § 18. (Id.). Espugnazione di
al-Thibàn, p. 461. — § 19. (abii Hanìfahi. Racconto di tutta la campagna, sino al lungo assedio
di Tustar, e presa per tradimento della città, p. 461-463. — § 20. (Id.|. Resa di al-Sììs: tesoro di
Mihrigànqadzaq, p. 464. — § 21. 'abù YCisufi. Ulteriori conquiste di abu Miisa. p. 464.
La conquista del Khuzistàn (versione di al-Madà-inii. — § 22. Le notizie di al-Madà-ini sembrano
foggiate per glorificare alcune famiglie musulmane di origine persiana, p. 465. — § 23. (Tabari).
Preparativi di Yazdagird per resistere contro l'avanzata degli Arabi. Siyàh, incaricato di alle-
stire l'esercito, passa ad abii Miisa: patti e condizioni da lui richieste per la sua conversione,
p. 465-466.
La conquista del Khuzistàn (versione di Sayf b. TJmar). — § 24. Errori e palesi finzioni tradizionistiche
di questa versione, p. 466467. — § 25. Gli abitanti del Fàris e di al-Ahwàz preparano la riscossa,
a vincere la quale 'Umar dispone che cooperino schiere di al-Kùfah e di al-Basrah. Prima vittoria
dei Kiìfani su al-Hurmuzàn, p. 467-468. — § 26. Riunione di tutte le forze musulmane sotto Tu-
star : assedio e presa, per tradimento, della città. al-Hurmuzàn prigioniero, p. 468-469. — § 27. abù
Sabrah, comandante generale dei Musulmani, muove all'assedio di al-Siis. Nuove disposizioni del
Califfo, relative ad abù Musa al-As'ari, p. 469-470. — § 28. Le schiere musulmane si preparano a
concentrarsi in Nihàwand. Resistenza e presa di al-Sùs, p. 470471. — § 29. Tomba del Profeta
Dàniyàl, p. 471. — § 30. al-Hurmuzàn alla presenza del Califfo in Madinàh : come carpisce ad 'Umar
l'amàn, e rendesi musulmano, p. 471473. — § 31. Assedio e presa di óundaj'sàbùr, p. 473-474.
'IRAQ-PERSIA.- I precedenti della presa di Nihàwand. — § 32. Difficoltà di spiegarsi la vera natura
o ragione storica di questa battaglia nel cuore dell'altipiano iranico, 474-475. — § 33. Valutazione
della vittoria musulmana, conseguita a caro prezzo, e che non valse ad accelerare la conquista
dell' 'Iran, p. 475477. — § 34. Cronologia della battaglia di Nihàwand e dei fatti immediatamente
successivi, p. 477478.
Tradizioni sulla battaglia di Nihàwand. — §§ 35-39. .(Tabari, 'Balàdzuri, ecc.). Notizie cronologiche
quasi concordi sulla data: 21. H., p. 478-479. — § 40. (Tabari). al-Nu'raàn b. Muqarrin ottiene da
'Umar di muovere contro i Persiani a Nihàwand : i Musulmani perdono il loro capitano, ma
vincono, p. 479-481. — § 41. fid.). Ricco bottino: tesoro dei re Sassanidi, trasportato a Madinah
XXV. IV
21. a. H. §§ 41-!>1. INDICE ANALITICO
e poi venduto in iil-Kru'ali, p. 481-48-2. — § 4-2. ild.i. Altra versione della battaglia: fiera risposta
di al-Mugl}irah al generale persiano Blindar, p. 482-484. — § 43. iBaladziiri). Consiglio di al-Hiir-
muzàu al Califfo, p. 18-1-486. — § 44. (Id.). Nomina di al-Nu'màn b. Muqarrin a comandante gene-
rale, p. 485. — § 45. (Mas'udi), come al § 43, p. 485. — § 4(!. (Baladzuri). al-Miighirab nel campo
pei-siano. Morte di al-Nu'màn nella mischia, p. 48648(5. — § 47. ild.1. Il tesoro di al-Nakbirkhàn :
come fu venduto, p. 481!. — § 48. (Id.). La battàglia dura tre giorni, p. 68fi. — § 49. Disposizione
delle schiei-e musulmane, p. 486-487. — § 50. Racconto di al-Mas'ùdi, senza nuove importanti no-
tizie, p. 487. — § 51. Idem, di al-YaNjiìbi, p. 487. — § 52. Versione di alni Ilanit'ali al-Dinawari :
battaglia lunga ed accanita. Particolari dell'episodio sul tesoro di al-Nukhàrigan, p. 487-490. —
§ 53. Sommario i-acconto di al-Dzahabi, 490. — § 54. Menzione indiretta di al-Khuwàrizmi, p. 490.
PERSIA. - Battaglia di Nihàwand iversione di Sayf b. 'Uniar). — g 55. Critica demolitrice del Wellhausen
contro tutto il racconto sayfiano della campagna, intrapresa, secondo Sayf, per ineluttabile bisogno
di difesa contro i tentativi di rivincita dei Persiani, p. 490-491. — § 5tj. Il Caliifo toglie il divieto
di nuove conquiste, p. 491. — § 67. Partenza delle schiere per la nuova campagna persiana,
p. 491-4tl2. — § 58. Cause della battaglia: preparativi: accuse contro Sa'd b. abi Waqqàs, e sua
deposizione dal governo di al-Kiifah, p. 492-493. — § 59. Desiderio del Caliifo di accompagnare
la spedizione, p. 493-494. — § 60. Nomina di al-Nu'màn b. Muqarrin al comando della spedizione,
p. 494. — § 61. Preparativi e forze dei Persiani, p. 494. — § 62. Marcia degli eserciti musulmani
su Nihàwand, p. 494-496. — § 68. Battaglia di Nihàwand: morte di al-Nu'màn, p. 496-498. —
§ 64. Numero degli uccisi, p. 498. — § 65. Inseguimento dei fuggiaschi, presa di Hamadzàu, di-
visione del bottino, p. 498-500. — § 66. I prigionieri persiani a Madinah: abù Lu-lu'ah, p. 500. —
§ 67. Premi ai vincitori, p. 500.
Battaglia di Nihàwand (versioni diverse). — § 68. Mirkhuwàud, p. 500. — § 69. Khuwandamir, p. 500.
— § 70. Sebeos, p. 500-501. — § 71. Altri storici, specialmente occidentali, p. 501.
Presa di Nihàwand, al-DTnawar e Màsabadzàn: prima spedizione contro al-Rayy. — § 72. fBalàdzin-i).
Hudzaj'fali b. a!-Yamàn assedia Nihàwand, p. 501-502, — § 73. (Id.) espugnata, secondo al-Wàqidi,
da éarir b. 'Abdallah nel 24. H., p. 502. — § 74. (Id.). Mah al-Basrah e Mah al-Kufah, p. 502. —
§ 75. (Id.). abù Miisa al-As'ari sottomette al-Dìnawar, Màsabadzàn, al-Sirawàn, Mihrigànqadzaf,
p. 502-503. — § 76. (Id.). Vittoria di 'Urwah b. Zayd al-Khayl sulla gente di al-Rayy e i Daylam :
ne porta l'annunzio a Madinah, p. 503-504. — § 77. (Id.). ibn al-Zaynabi pattuisce con i Musulmani
la sottomissione di al-Ra3'y, di Qùmas e al-Dastaba al-Ràzi : loro tributo, p. .504, — § 78. lld. ). Ri-
bellione e ripresa di al-Rayy. Nuova sconfitta dei Daylam, p. 504-505. — § 79. tld.ì. Kathir b. Sìhàb
al governo di al-Rayy, Dastaba e Qazwin, p. 505.
ARABIA-FARIS. - Incursione araba, — § 80. (ibn al-At^iri dal Bahrayn sul Sàliil Fàris. p. 505.
SIRIA. - Presa dì Antiochia — § 81. libn al-AtJiir, ecc.) per opera di abu Hasim b. 'Utbali, p. 506.
SIRIA-ASIA MINORE. - Incursioni estive nel territorio bizantino. — § 82. (Baladzuri). Quella condotta
da 'Umayr b. 'Umayr b. Sa'd al-Ansàri, p. .506; — § 83. (Tabari) e l'altra (sicuramente posteriore
al 21. H.) di Mu'àwiyah b. abi Sufyàn, p. 506-507.
SIRIA. - Luogotenenti del Califfo in Siria: — § 84. (Tabari). TJmajT b. Sa'd e Mu'àwiyah, p. 507.
(Hims): morte di Khàlid b. al-Walid. — § 85. (Tabari). Costituisce suo erede 'Umar, p. .507. — § 86. (Ya'-
qùbi). Pianto e afflizione in Madinah, p. 507.
PALESTINA. - Erezione della moschea al-Masgid al-Aqsa in Gerusalemme. — § 87. (Teofane). Il Ca-
liffo fa costruire (tra il 18. e il 22. H.) un tempio musulmano sul posto dell'antico tempio di
Erode: come lo descrive Arculfus, p. 507-508. — § 88. La prima moschea di Gerusalemme non
sorge sulla pietra al-Sakhrah, p. 508-509. — § 89. Non merita fede la notizia, ignota a Sebeos,
che TTmar facesse abbattere le croci in Gerusalemme, p. 509-510.
ARMENIA. - Invasione araba e presa della città di Tevin (Dwìn). — § 90. Questi avvenimenti ci sono
riferiti da sole fonti arraeue, delle quali una specialmente, Sebeos, quasi contemporanea e molto
autorevole, p. 510. — § 91. (Sebeos). Gl'Ismaeliti dalla Mesopotamia inell'a. 21. H.) invadon la con-
INDICE ANALITICO §§ 91-135. 21. a. H.
trada di Tarón e, varcato il fiume Azad, prendono dopo pochi giorni d'assedio Dwin, saccheggiando,
e trasportandone poi gran numero di prigionieri. Vano tentativo di Teodoro il Restunide, p. 510-
512. — § 92. (AsoXik). Espugnazione di Tevin nel 25.-26. H., p. 512-513. — § 93. (Id.). Altra no-
tizia dell'eccidio degli abitanti, p. 513. — § 94. (Guiragos-Dularieri. Il catholicos Nersès, p. 513-514.
— § 95. Come il Dulaurier ricostruisce la topografia della campagna araba in Armenia, p. 514.
EGITTO. - Resa di Alessandria (Sawwàl 21. H. = settembre 642). — § 96. Trascorsi gli undici mesi
pattuiti nel trattato di capitolazione, gli Arabi entrano in Alessandria il 16 Sawwàl, p. 514. —
§ 97. (Maliàsin). Data della espugnazione di Alessandria, p. 514. — § 98. (Kindi). Id., p. 514. —
§ 99. Papiri della collezione Rainer comprovanti come gli Arabi abbiano prontamente provveduto
al normale funzionamento della esazione delle imposte, ed al pagamento puntuale e immediato
di ciò che prendevano dagli abitanti, p. 515-516.
Conquista del Fayyum. — § 100. Due incursioni arabe nel Fa3'yum, menzionate da Giov. di Niqyus;
alla seconda delle quali forse si riferisce quella narrata, p. 516, — § 101. da 'Abd al-hakam, come
compiuta da Eabì'ah b. Hubays, o Màlik b. Na'àmah, o Qays b. al-HàritJj, p. 516-517.
EGITTO-NUBIA. - Prime razzie in Nubia — § 102. (ibn 'Abd al-hakam) ordinate ogni anno da 'Amr b.
al-'Às per procurarsi bottino e schiavi negri, p. 517. — § 103. lYa'qubi'. Musulmani reduci da una
battaglia contro i Nubiani prendono stanza in al-éizah, p. 518. — §§ 104-108. (Balàdzuri). Aspri
combattimenti con i Nubiani, valentissimi arcieri, tinche sotto il governatore ibn abì Sarh si pat-
tuisce una tregua od accordo, p. 518-519. — §§ 109-110. (Maqrizi). Del tributo al-baqt, pel quale
i Nubiani fornivano agli Arabi ogni anno schiavi negri, e ne ricevevano provviste in vettovaglie,
vino e stoffe, p. 519-521.
EGITTO-AFRICA. - Le condizioni generali dell'Africa Settentrionale ed il principio della conquista
arabo-musulmana. — § 111. La storia dell'Africa settentrionale dai Bizantini in poi è stata molto
studiata dai Francesi, ma non con sufficiente critica storica delle fonti, p. 521-523. — § 112. Con-
dizioni inteme dell'Africa settentrionale alla vigilia della conquista araba. Contrasto tra l'aucor
vigoro.so organismo romano dell'impero di Bisanzio e la senilità etnica, morale, militare dei do-
minatori. Riassunto della storia dell'Africa bizantina, p. 523-525. — § 113. Conquistata da Bisanzio,
ebbe una divisione amministrativa e un sistema di difesa militare teoricamente perfetti, ma resi
vani dalla decadenza dello spirito militare nei dominatori e dall'intransigenza religiosa, p. 525-
526. — § 114. Ribellioni dei Berberi contro l'autorità bizantina, rivolte militari: rovina civile ed
economica del paese, p. 526-527. — § 115. La resistenza ai Berberi assorbisce ogni cura e sforzo
dell'amministrazione bizantina, p. 527-528. — § 116. Caratteristiche principali dei Berberi: « genus
hominum mobile, infidum»; attaccatissimo alla vita nomade, 528-529, — § 117. senza alcuna vera
costituzione politica oltre quella patriarcale della tribù. In che somigliavano, in che diiferivano
dagli Arabi, p. 529-530. — § 118. Nonostante i suoi difetti ed incorregibili imperfezioni, la razza
berbera, per le sue energie morali e per l'importanza grande come elemento etnico nella storia
antica eurafricana e come fattore della storia islamica in Occidente, merita studio. La storia della
Mauretania si può riassumere nella lotta perpetua tra la popolazione sedentaria quasi tutta stra-
niera, e quella nomade tutta indigena, cioè berbera, p. 530-531. — § 119. Non riuscendo a tenere
a freno i Berberi con mezzi morali e materiali, i Bizantini perderono ogni autorità venendo con
loro a patti e concessioni mediante una politica che agevolò anche tra essi l'aggressione e poi la
conquista araba, p. 531-532.
Tradizioni sulla presa di Barqah (Pentapolis, o Cirenaica) e di ZawTlah. — § 120. In qual rapporto
cronologico sia la presa di Barqah con la resa di Alessandria, secondo il Miiller e il Butler, p. 532.
— § 121. (Kindi 1. Sottomissione di Antàbulus alla fine dell'a. 21. H., p. 532.— § 122. (Tabari, da
al-Wàqidi, ecc.). Id. id., p. 532-533. — § 123. fBalàdzurii. Origine etnica dei Berberi dai Filistei, e
loro provenienza dalla Palestina, p. 533. — § 124. (ibn 'Abd al-hakam;. Zanàtah, Luwàtah, Hawàrah,
Nafùsah. 'Amr giunge a Barqah e conchiude un trattato con gli abitanti, p. 533-534. — §§ 125-
127. (Balàdzuri, ibn 'Abdal-hakam). Trattato stipulato da 'Amr con gli abitanti, p. 534. — § 128. (Ya'-
qubil. Id. Il CaliiFo non permette di estender più oltre le spedizioni, p. 534. — §§ 129-130. (Ba-
làdzuri, ibn 'Abd al-hakam). Puntualità degli abitanti di Barqah nel pagare il tributo, p. 534-535. —
§ 131. iBalàflzurii. 'Uqbah b. Nàfi' governatore del Maghrib. Trattato con i Berberi tra Barqah e
Zawilah, p. 535. — § 132. (Id.). Scritto di 'Amr per i Luwàtah di Barqah, p. 535. — § 133. (abù-1-
Mahàsin). Data della presa, e tributo di Barqah, p. 536. — § 134. (Tabari, da Wàqidi). Presa di Za-
wilah per opera di 'Uqbah b. Nàfi', p. 536. — § 135. (Eutichio). Id., p. 536.
XXVII.
IV*
21. a. H.
13tìl82.
INDICE ANALITICO
EGITTO-ARABIA. - Importazione In Arabia dei generi raccolti in Egitto, e scavo del grande canale.
, — § latì. iBiilàdzuri). A richiesta di 'Uinar, 'Arar maiuia per mare vettovaglie in Madinah, p. 530.
— § 137. II canale tra il Nilo ed il Mar Rosso riattivato da 'Arar, p. 536-537. — § 138. (ibn 'Abd al-
hakam). 'Arar avrebbe inviato viveri e provviste ai Madinosi nell'anno della carestia e della peste.
Per ordine del Calitto, ad agevolare l'approvvigionamento di Madinah, si scava il Klialig Amir
al-m«'minin, p. 587-538. — § 139. (Maqrizij. Storia e descrizione del Khalig al-Qàhirah, o Canale
del Principe dei Credenti, p. 538-539. — § 140. (ibn 'Abd al-liakam). 'Amr, vedendo in Madinah la
strettezza delle provvigioni, offre di mandarne per mare, riaprendo il canale, p. 539.
Punizione di un agitatore religioso. — § 141. (ibn 'Abd al-hakam). Dubay' al-'Iràqi, per una propaganda
non ortodossa sul Qu'ràn in, Egitto, viene severamente punito in Madinah dal Califfo, p. 539. —
§ 142. Conclusioni che se ne possono trarre per la storia del pensiero e sentimento religioso nel-
r impero arabo. Quale possa esser stato il contenuto delle dottrine religiose di Dubay', p. 540-541.
EGITTO. - La fondazione dì al-Fustàt. — § 143. al-Fustàt è il terzo dei campi militari fondati da
Madinah. Perchè gli agnàd o campi militari in Siria ebbero sorte diversa dalli ansar (al-Kuf ah,
al-Basrah, al-Fustàt), p. 541-542. — § 144. Cause generali e particolari che agirono alla fondazione
di al-Fustàt: importanza economica, strategica e commerciale del sito, presso il quale era sorta
in antico la opulenta Memfì, p. 542-544. — § 145. Interpretazione etimologica e vera origine del
nome Fustàt := fóouaTo-;, p. 544-545. — § 146. Importante studio del Guest sulla fondazione di al-
Fustàt : essendo essa in origine il campo degli Arabi assedianti Babilonia, la vera fondazione va
messa nell'a. 19. H., e nel 21. H. il riconoscimento ufficiale di essa quale sede del governo, p. 545-
546. — § 147. Il diritto del deserto vigeva nell'assegnare la proprietà e l'occupazione della terra,
quando fondavasi una città, p. 546-547. — § 148. Origine della kh i 1 1 a h : suo significato e sua fun-
zione, p. 547-549. — § 149. La khittah quale unità amministrativa e talvolta anche morale: cor-
risponde a una equivalente suddivisione nell'organamento dell'esercito, p. 549-550. — § 150. Posizione
e limiti topografici delle khitat primitive di al-Fustàt, p. 550-551. — § 151. Probabili dimensioni
dell'accampamento mutato in città : circa 5 kmq., con spazi liberi o fadà interkhittali, che s'an-
darono restringendo sino a formar piccole vie tortuose ed irregolari, p. 551-553. — § 152. Non fos-
sato, né altra opera di difesa, p. 553. — § 153. Valore delle tradizioni della scuola storica di Misr
riguardanti la topografia dell'antica al-Fustàt. Fra le stirpi arabe stanziatesi in Egitto, la maggio-
ranza proviene dal Yamau, p. 553-554.
Tradizioni sulla fondazione di al-Fustàt (Misr) e della moschea di Amr. — § 154. (ibn Abd al-ha-
kam i. Il Califfo non approva la proposta di 'Amr di fissar la sede del governo in Alessandria,
p. 554. — § 155. (Eutichio). La moschea di al-Fustàt eretta nel 22. H., p. 554. — § 156. (ibn 'Abd al-
hakam). 'Umar non vuole corsi d'acqua tra lui e le tre amsàr nei paesi conquistati, p. 555. —
§ 157. (Id.). La città è chiamata Fustàt dalla tenda (fustàt) di 'Amr sotto Babilonia, p. 555. —
§ 158. (Maqrizi, Suyuti, ecc.). Luogo preciso dove sorgeva questa tenda, p. 555-556. — § 159. (Suyiiti,
da Qudà'i). Sopraintendenti alla divisione dei terreni, p. 556. — § 160. (Tanbih). Com'ebbe origine
la città, e perchè fu chiamata al-Fustàt, p. 556-557. — § 161. (Maqrizi, da al-Qudà'i). Quali arabi
occuparono al-Gizah, e come vi restarono nonostante l'ordine contrario di 'Amr e del Califfo,
p. 557-558. — § 162. (al-Ta'qùbi). Itinerario da Filastin ad al-Fustàt. 'Amr costruisce la moschea
e la casa del governo, p. 558-559. — § 163. (Maqrizi). al-Fustàt dar al-imàrah, p. 559. —
§ 164. (Id.). Topografia del sito dove sorse al-Fustàt, p. 559-560. — § 165. (Id.). Miqyàs al-
Nil o Nilometro, p. 560. — § 166. (Id.). Vicende della cittadella prima e dopo l'Isiàm, p. .560-561.
§ 167. (Id., da ibn Sa'id). Fustàt Misr o Fustàt 'Amr, p. 561. — § 168. (Id.). L'antico corso del
Nilo presso al-Fustàt, p. 561-562. — § 169. (abu Sàlih). Zirb o recinto spinato attorno al primi-
tivo campo musulmano, p. 562. — § 170-171. (Maqrizi). Sul quartiere al-Maqs, e la probabile ori-
gine di questo nome, p. 562-563. — § 172. Fondazione della moschea congregazionale di al-Fustàt,
delle masàgid. A che serviva la Musallah, p. 663-564. — 173. (Maqrizi). Norme date dal Califfo
ai generali delF'Iràq e dell'Egitto per la costruzione delle moschee minori, che invece proibiva
in Siria, p. 564. — § 174. (ibn 'Abd al-hakam). Particolari sulla costruzione della moschea, p. 564. —
§ 175. (Id.). Il Califfo proibisce ad 'Amr l'uso del mi ubar, p. 564-565. — § 176. (Id.). Il primo
mu'adzdzin, p. 565. — § 177. (Id.). 'Umar rifiuta di possedere una casa in al-Fustàt, p. 565. —
§ 178. (Id.). Abitazione di 'Amr. - Sull'uso di seppellire i morti nelle loro case, p. 565-566. —
§ 179. (Maqrizi). La moschea sorge nel sito di un giardino ceduto da Qaysabah b. Kulthum,
p. 566 — § 180. (Id.), in mezzo agli alberi, che furono rispettati. Dove sorse il Mihràb e il
Minbar, p. 566-567: — §§ 181-182. (Id.), dove e come la Qiblah ed il Mihràb, p. 567. —
INDICE ANALITICO §§ 183-2413. 21. a. H.
§ 183. (Maqriziì. Errore nella determinazione della qiblah, p. 567-569. — §§ 184-186. (Id.). H
Mihràb diventa parte integrante della moschea solo alla fine del primo secolo H., p. 569. —
§ 187. (Id.). Dimensioni della moschea di 'Amr, p. 569-570. — §§ 188-189. (Id.). Ancora del Min-
bar, p. 570.
EGITTO. - Sistemazione edilizia della città di al-Fustàt. — § 190. (Maqrizi). Qasr o case di Fustàt
Misr prima di 'Amr b. al-'Às, p. 570. — §.191. (ibn 'Abd al-hakam). Quali genti presero stanza at>
torno alia casa e moschea di 'Amr. Case costruitevi, e loro proprietari. Elenco delle varie tribù
immigrate in Misr al-Fustàt, p. 570-573.
Descrizione topografica di al-Fustàt. — § 192. (ibn 'Abd al-hakam). Modo come gli Arabi si stabilirono
intorno alla moschea di 'Amr in al-Fustàt, p. 573-588. — § 193. (Maqrizi). Khittah Ahi al-Ràyah,
p. 588-589. — § 194. (Id.). Khittah al-Lafif, p. 589. — § 195. (Id.). Khittah Ahi al-Zàhir,
p. 589-590. — § 196. (Id.ì. Khittah al-Fàrisiyyin, p. 590. — § 197. (Id.l Khitat delle tre
al-Hamràwàt, p. 590-591. — § 198. Passo topografico di abii Sàlih, p. 591. — § 199. (ibn 'Abd
al-hakam). Le chiese, p. 591-592. — §§ 200-203. (Id.). Feudi di al-Fustàt, p. 592-594. — § 204. (Id.).
Le Qaysàriyyah, p. 594-595. — § 205. Altre fouti topografiche, p. 595.
Tradizioni sul cimitero di al-Muqattam — § 206. secondo ibn 'Abd al-hakam, p. 595.
Proprietà e dimora di musulmani in Alessandria. — § 207. (ibn 'Abd al-hakam). Pochi musulmani vi
prendono stanza, p. 595-596. •
Fondazione di al-GTzah, ed immigrazione in Egitto. — §§ 208-209. (ibn 'Abd alhakaml. I Hamdàn ed
altre tribù loro congiunte si stabiliscono in al-Gizah contro le disposizioni di 'Amr e di 'Umar,
p. 596-597. — §§ 210-211. (Id.). I Hamrà ed i Fàrisiyyùn, p. 597-598.
Compagni del Profeta presenti alla conquista dell'Egitto. — § 212. Fonti ed origine dei vari elenchi,
p. 598. — §§ 213-214. Breve lista di ibn 'Abd al-hakam: Qurasiti, Ansar, ecc., p. 598-599. —
§ 215. (Tabari, da al-Wàqidi). I due figli di 'Amr b. al'As, p. 599. — § 216. Elenco completo di
al-Suyùti, p. 599-603. — § 217. Valore di esso, come documento morale della psicologia islamico-
egizia nei primi secoli. Osservazione sulla costituzione delle forze con cui 'Amr fece la conquista,
p. 603-6U4.
Ordinanze generali per la dimora In Egitto delle tribù immigrate. — § 218. (ibn 'Abd alhakam . Dispo-
sizioni di 'Amr per la custodia del paese : guarnigione di Alessandria, p. 604-605. — § 219-222. (Id.).
Gli Arabi svernavano tutti insieme in al-Fustàt, e in primavera si disperdevano per i pascoli. -
Raccomandazioni di prender cura dei cavalli, e usar riguardo ai Copti, p. 605-606. — § 223. (Id.).
Com'eran ripartiti i luoghi di pascolo fra le tribù, p. 606-607. — § 224. (Id.). I cavalli d'Egitto:
vicende di Asqar Sadaf. p. 607-608.
Sistemazione fiscale della provincia. — § 225. Tradizioni sugli ordinamenti amministrativi e fiscali,
p. 608. — § 226. ('Abd al-hakam) Bilancio della spesa per l'Egitto, p. 608. — § 227. (Id.). Ordi-
nanze relative al pagamento della gizyali e alla distinzione tra dominatori e sudditi, p. 608.—
§ 228. ild.). Misura della gizyah, e fornitura di vettovaglie, p. 608. — § 229. (Id.). Documenti
comprovanti la resa per trattato dell'Egitto: doveri e diritti dei vinti, p. 609-610. — § 230. (ibn 'Abd
al-hakam). Capacità della waybah, p. 610. — §231. Gli Arabi lasciarono senza mutar nulla il si-
stema fiscale vigente sotto i Bizantini, p. 610. — § 232. (ibn 'Abd al-hakam). Esposizione del sistema
fiscale greco confermato da 'Amr sui Copti dell'Egitto, p. 610-612. — § 233. (Id.). Condizione giu-
ridica del dzimmi, p. 612. — §§ 234-236. (Id.). Tradizioni tendenti a spiegare la trasformazione
ed evoluzione della gizyah e del kharàg in Egitto, p. 612-613. — § 237. (Id.). Scambio di let-
tere e di accuse tra il Caliifo e 'Amr b. al-'As per il ritardo nell'invio del kharàg egiziano a
Medina, p. 613-615. — § 238. (Id.). « La camela dà più latte, ma a danno del vitello » , p. 615. —
§ 239. (Id.). Norme suggerite da al-Muqawqis per la buona amministrazione del paese, p. 615. —
§ 240. (Id.l. Perchè la riscossione e l'invio del kharàg son fatti dopo la raccolta, p. 616. — §§ 241-
242. (ibn' Abd al-hakamV Divieto di TJmar ai suoi arabi di coltivar la terra, p. 616. — § 243. (Id.).
Contravvenzione di Sarik b. Sumayy, p. 616-617. — § 244. (Id.;. Difi'erenze tra l'ahl al-sulhe
l'ahl al-'anwah rispetto al possesso delle terre e al diritto di alienarle, p. 617. — § 245. (Id.).
La gizyah sui dzimmi convertiti, p. 617-618. — § 246. (Id.). Il kharàg del Sawàd da 'Umar
ad al-Haggàg, p. 618.
21. a. H. §§ .>47-a41. IiNDlCE ANALITICO
ARABIA-EGITTO. - Misure disciplinari del Califfo Umar contro Amr b. al-'Às ed altri luogotenenti. —
§ 'J17. ^ibu '.•Vbd al-hukaiu<. Muli. 1). Maslainiih inniiduto a coiifiscaru una parte dei beni di 'Amr,
p. G18-Hiy. — § '2iS. ^Baitulzuri). Versi di abù-l-Mulditar contro le rapacità o malversazioni dei
governatori, p. 619-620. — § 349. ('Abd al-hakam). Idem, con varianti, p. 620-621. — § 250. (Id.). Ces-
sioni in eredità, da parte dei governatori al Califfo, p. 621. — § 251. (Id.). Accuse e discolpe di abù
Hiirayrah, p. (■>21-ti22. — §§ 262-25;{. iBalàdzuri, da al-Madfrini). Confische parziali sistematiche di
'Omar a danno dei governatori. Lagnanze di 'Amr b. al-'As, p. 622-623.
Provvedimenti contro antiche superstizioni pagane — § 254. (ibn 'Abd al-hakam) miranti ad ottenere
dal Nilo, col .sacrillzio di una vergine, l'annua inondazione, p. 623.
Nomina dei primi giudici, qudàh, d'Egitto. — § 255. L'istituzione ufficiale dei qàdi tu soltanto
iniziata da 'Umar. Vigovu prima il sistema giuridico patriarcale,© l'autorità del hakam, p. 623-
624. — §256. (ibn 'Abd al-hakam). Tradizioni sulla difficoltà e responsabilità dell'ufficio di qàdi,
p. 624. — §§ 257-261. (Id.). 'Umar vuol nominare qàdi un hakam della gàhiliyyah: Ka'b ibn
Dabbah, ma questi non accetta. Fu allora eletto 'Uthmàn b. Qays, p. 624-625.
Disposizioni amministrative e fiscali. — §§ 262-265. (ibn 'Abd al-hakam). G-li uffici dì capo delle dogane
e di sopraintendeute ai mulini, p. 625.
Inondazione annuale del Nilo. — § 266. (abu-1-Mahàsin;. Massima magra e massima piena, p. 626.
Pellegrinaggio annuale — § 267. (Tabari, da al-Wàqidi) condotto da 'Umar, p. 626.
ARABIA E PROVINCIE. - Luogotenenti del Califfo, §§ 268-269, p. 626.
ARABIA. - Eventi minori, §§ 270-272, p. 626.
Coniazione di monete musulmane — § 273. o con formule islamiche, p. 627.
NECROLOGIO:
al-Aghlab b. Gusam, § 274, p. 627.
'Amr b. Ma'dTkarib. — § 275. (Dzahabi), p. 627.
al-'Alà b. al-Hadrami. — § 276. Cenno biografico estratto da ibn Sa'd, p. 627-628. — § 277. Id.,
da ibn Hagar, p. 628-630. — § 278-304. Id., dal Kit ab al-Aghàui, p. 630-644. — §§ 305-
308. Giudizio sintetico su questo beniamino della più antica tradizione storico-letteraria del-
l'Isiàm; le cui notizie biografiche hanno valore in quanto danno luce sulle vere condizioni
morali dei combattenti nei primi tempi delle conquiste, p. 644-649.
al-óàrud al-'Abdi. — § 309. Cenno biografico estratto da al-Dzahabi, p. 649. — §§ 310-313. Id., da
ibn Sa'd, p. 649-651.
Gu'àl b. Suràqah, § 314, p. 651-652.
al-Hàrith b. Zayd, § 315, p. 652. ~
Humamah, § 316, p. 652.
Khàlid b. al-Walld — §§ 317-822. secondo ibn Hagar, Dzahabi, Wàqidi, ecc., p. 652-655. — § 323.
Balàdzuri Ansàb, p. 656. — § 324. K. al-Aghàni, p. 656-659. — § 325. Osservazioni e con-
getture del Miiller sugli ultimi anni di Khàlid, p. 659. — § 326. La biografia dei grandi
Compagni secondo la nuova scuola critico-storica, p. 660. — § 327. Concetto ispiratore e
trasformatore di questa : prevalente carattere politico-economico . dell' Isiàm primordiale,
p. 660-661. — § 328. Valore della biografia di Khàlid da questo punto di vista, p. 661-662. —
§ 329. Paganesimo reale di tutta la sua vita, p. 662-664. — § 330. Ragioni del dissidio con
'Umar; avversione di Khàlid ad ogni ingerenza da parte di Madinah, p. 664-665. — § 331.
Campagne della Siria: autorità di Khàlid sulle schiere combattenti, 665-666. — § 382. Suo
contegno verso il Califfo 'Umar, dopo la cosi detta deposizione, p. 666-667.
Muh. b. Ga'far b. abT Tàlib, § 333, p. 667.
al-Nu'màn b. Muqarrin, § 384, p. 667-668.
SaTd b. 'Amir, § 335, p. 668.
Thaw/r b. 'Ufayr, § 336, p. 668.
Tulayhah, §§ 337-338, p. 669-670.
'Umayr b. Sa'd, §§ 339-340, p. 670-671.
Usayr b. 'Urwah, § 341, p. 671.
INDICE ANALITICO §§ 1-38. 22. a. H.
22. a. H.
(30 novembre 642 — 18 novembre 643.).
Tabella cronologica comparativa musulmano-gregoriana dell'annata, p. 674.
IRAQ-PERSIA. - Operazioni militari degli Arabi di al-Basrah contro l'altipiano iranico. — § 1. Dif-
ficoltà e lentezza dell'espansione arabico- islamica entro l'altipiano iranico. Lunga e difficile cam-
pagna nel Fàris, sostenuta specialmente dalle schiere basrensi, sotto il comando di abii Miisa,
p. (»75-677.
Operazioni militari nell'altipiano iranico e nel Khuzistàn. — §§ 2-4. (Dzahabi, abii-1-Mahàsin, ecc.). Spe-
dizione delle genti di al-Basrah contro al-Dinawar e Mah, p. 678.
PERSIA. - Presa di Qumm e Qàsàn — § ó. (Balàdzuri) per opera di abii Miisa e di al-Ahnaf, p. 678.
Presa di Hamadzàn e di altre città dell'Iran occidentale — §§ 6-8. (Gawzi, Dzahabi) per opera di Hu-
dzayfah o di al-Mughirah, p. 678-679.
PERSIA-PARIS. - Morte di al-Óàrud al-Abdi — § 9. secondo Balàdzuri, p. 679.
IRÀQ-AL-KUFAH. - Deposizione di Ammàr b. Yàsir. Mutamenti nel governo di al-Kufah. — §§ 10-14.
Tradizioni sayfiane, miranti a scusare i Kufani, scontenti prima di 'Ammàr, poi di abii Miisa, e
che finalmente si ebbero in al-Mughirah il loro governatore, p. 679-871.
IRAQ-PERSIA. - Conquiste arabe nella Persia Settentrionale. — § 15. Carattere provvisorio e preda-
torio di queste conquiste, p. 681-682.
Conquista dell'Adzarbaygàn — §§ 16-17. CTabari, da al-Wàqidi) per opera di al-Mughìrah partendo da
al-Kufah, p. 682. — § 18. (Dzahabi). al-Mughirah da al-Kufah, o Habib b. Maslamah dalla Siria,
p. 682-683. — § 19. (Ya'qiibi). al-Mughirah, o Hàsim b. 'Utbah, p. 683. — §§ 20-21. (Balàdzuri).
Hudzayfah b. al-Yamàn, o al-Mughirah, p. 683. — §§ 22-23. (Eutichio e al-Khuwàrizmi), p. 683. —
§ 24. (Balàdzuri). Presa di Qazwin. - Hamrà al-Daylam, p. 683-684. — § 25. (Id.). Hudzayfah con-
quista e governa l'Adzarbaygàn : p. 684-685. — § 26-27. (Id.), revocato e sostituito con 'Utbah b.
Farqad, p. 685.
PERSARMENIA-ADZARBAYÓAN. - Incursione araba nell'Adzarbaygàn ed in Armenia (versione di
Sebeos). — § 28. Eventi intemi in Armenia, che precedettero l' incursione araba, p. 686. — § 29. Tre
corpi d'esercito arabi invadono la Persarmenia. Presa della cittadella di Arzaph, p. 686-687. —
§ 30. Sconfitta degli Arabi per opera di Teodoro Restunida, p. 687. — § 31. Conclusioni cronolo-
giche del Dulaurier, p. 687-688.
PERSIA. - Conquista dell'Adzarbaygàn (versione di Sayf b. 'Umar) — § 82. (Tabari) per opera di Bu-
kayr b. 'Abdallah e 'Utbah b. Farqad, p. 688.
PERSIA-ADZARBAYÓAN-AL-BAB. - Conquista dell'al-Bàb. — § 33. (Tabari). Suràqah b. 'Arar Dzu-1-Nur,
occupato pacificamente l'al-Bàb mediante un trattato con Sahrbaràz, manda varie spedizioni, fra
cui una nel Miiqàn, p. 688-690. — § 34. ild.). 'Abd al-rahmàn b. Rabi'ah invade il paese dei Turchi,
p. 690.
PERSIA- KHURASAN.- Invasione del Khuràsàn — § 35. CTabariì da alcuni messa nel 22. H., da Sayf
nel Hi. H., p. 690.
PERSI A-GURGÀN — §§ 36-37. i Gawzi, Dzahabi, invaso per opera di Suwayd b. Muqarrin, p. 690.
PERSIA-TABARISTAN. — § 38. ^éawzi). L'invasione è messa da alcuni fra il 18. e il 22. H., p. 690.
XXXI.
22. a. H. §§ 39T-2. INDICE ANALITICO
'IRAQ-PERSIA. - Riordinamento delle Provincie conquistate e loro divisione fra al-Basrah ed al-Kufah.
§ H9. (Tabari, da Sayf). Richieste dei Basrensi. ed opposizione dei Kutani, per accrescere la
quota di conquista, e quindi di sfruttamento, spettante a Basrah, p. 691-()9'2. — § 40. Schiarimenti
e commenti a questa tradizione. 'Umar provvede a una perequazione dei redditi tra al-Kufah ed
al-Basrah. Risorge fra le tribù l'antico particolarismo pagano, p. 692-694.
SIRIA-ASIA MINORE. - Incursione araba. — § 41. (Tabari, da al-Wàqidi). Mu'àwij'ah conduce una
spedizione estiva nel territorio greco, p. 694. — § 42. (éawzi). Avventura di 'Abdallah b. Hudzàfah,
p. 691.
SIRIA. ■ Morte di Khàlid b. al-Walìd — § 43. (Tabari) da alcuni messa in quest'anno, p. 695.
Nascita di Yazìd e di Abd al-malik. — § 44. (Tabari, da Waqidi), p. 695.
MESOPOTAMIA-ARMENIA. - Incursione bizantina e armena in terra musulmana. — § 45. (Denys).
Prooopio e Teodoro, p. 69?.
MESOPOTAMIA. - Sistemazione dì al-Mawsil. — § 46. (Balàdzuri). Harthamah b. 'Arfagah stabilisce
in al-Mawsil la dimora degli Arabi, p. 695. — § 47. (Id.). Fonda al-Hadithah, p. 695-69G. — §§ 4849.
(Id.). Conquista di Takrit, p. 696. — § 50. (Id.). 'lyàd b. Ghanm in al-Mawsil, p. 696. — §§ 51-52. (Id.).
Muh. b. Marwàn al governo di al-Mawsil, della Gazirah e dell'Armenia, p. 696. — § 63. (Id.). Presa
di Zàràn, p. 696.
EGITTO. - La piena annuale del Nilo. — § 54. (abii-l-Mahàsin), 696.
EGITTO-AFRICA. - La conquista di Tripoli. — § 55. Perchè ritardata a quest'anno, e quale scopo
avesse, p. 697-698.
Le tradizioni sulla conquista di T^ràbulus. — § 66. (ibn 'Abd al-hakam). La scorreria avvenne nel 22. o
23. H., p. 698. — §§ 57-68. (Id.). Particolari della presa di Taràbulus, e di Sabrah, p. 698-699. —
§ 60. (Dzahabi), p. 699. — § 61. (Eutychius), p. 699. — § 62. (Balàdzuri). Perchè 'Umar proibì la
spedizione di Atràbulus, p. 699-700, — § 63. (Id.) e com'essa fu conquistata mediante trattato,
p. 700.
ARABIA. - Il pellegrinaggio come obbligo politico. — §§ 64-65. (Tabari). Dovere imposto da 'Umar ai
governatori di compiere annualmente il pellegrinaggio, per sorvegliarli e sindacare la loro ammi-
nistrazione, p. 700.
Sulle inondazioni di Makkah. — § 66. (Azraqi). Appunti per completare le notizie sulla piena di umm
Nahial, p. 700. — § 67. (Balàdzuri), p. 700-701.
Pellegrinaggio annuale — § 68. (Tabari, ecc.), diretto da 'Umar, p. 701.
Luogotenenti del Califfo. — §§ 69-70. (Tabari), p. 701.
NECROLOGIO. — § 71. (Dzahabi, ahu-1-Mahasin, ecc.), p. 701. — § 72. (Gawzi), p. 701.
TAVOLA CRONOLOGICA DEGLI EVENTI PRINCIPALI
DALL'ANNO 18. AL 22. H.
-A
18
19
20
21
>
CI ^
a U
22
ARABIA
EGITTO
AFRICA
à
a
9
60
05
CO
60
Carestia.
Viaggio di 'Umar in Siria.
Coniazione Ji monete arabe.
Ecclissi solare (?).
10 Dzu-I-Hlggah (12 dicem-
bre) : Ingresso di 'Arar in ter-
ritorio egiziano.
SIRIA-PALESTINA
Carestia.
Pestilenza: Morte di abù'Ub|.
dali e successione di Yazic ,
abi Sufyàn.
Viaggio di "Umar.
Assedio di Qaysàrij'yali.
Destituzione di Khàlid b. .
Walid.
Fallito tentativo dei Greci -
riprendere Hims.
9
U
o
'3
a
fl
9
ilC
Eruzione vulcanica nella Har-
rah.
'Umar assume il titolo di
Amir al-mu-minin.
Ó
-3
a:
I
o
■*
ò
-3
(M
Mutamenti nel governo del
Bahraj-n e dell' Umàn.
Espulsione dei Cristiani da
Nagràn e degli Ebrei da
Khaybar.
Nuovo matrimonio di 'Umar.
Terremoto in Madinah.
Istituzione del D ì w a n .
Invasione del Delta : prime vit-
torie sulle schiere bizantine.
Ragab (giugno-luglio): Batta-
glia di Heliopolis: razzie nel
Fayyùm.
Sawwàl (sett.-ott.) : Comincia
l'assedio di Babilonia.
Prime trattative
qawqis.
con al-Mu-
Nomina di Mu'àwiyah a go' ■
natore.
Presa di Qaysariyyab e di
qalàn.
Assedio di Ghazzab : conqu
del littorale palestinese.
21 Rabi' Il (9 aprile): Presa
della rocca di Babilonia.
26 Óumàda I (13 maggio):
'Amr batte Domentianus in
Niqyùs.
Ragab (giugno-luglio): Comin-
cia l'assedio di Alessandria.
2 Sawwàl (14 settembre): Ri-
torno del patriarca Ciro in
Alessandria.
6-28 Dzù-I-Qu'dah (1 7 ottobre-
8 novembre): Capitolazione
di Alessandria.
Terremoto (?).
Istituzione dei campi
ri l?).
mìH
o
C5
Coniazione di monete musul- | 13 RabT' Il (21 marzo): Morte
jjjane. i ^^^ patriarca Ciro.
Misure disciplinari di 'Umar j 16 Sawwàl -8 Dzu-I-Q. (17 set-
contro i governatori delle tembre-8 ottobre): Gli Arabi
Provincie. ' entrano in Alessandria.
Scavo del Klialig Amir al-
mu'minin.
Fondazione di al-Fustàt e di al-
Gizah.
Prime razzie in Nubia.
Sottomissione di Antà-
bulus, e di Zawilah.
Morte di Khàlid b. al-Wal,il
Hims.
Presa di Antiochia.
Erezione della moschea a!»
sgid al-Aqsa in GerusaleiM
co
CD
>
o
o
Conquista di Taràbu-
lus.
MINORE
BISANZIO
MESOPOTAAflA
ARMENIA
'IRAQ
PERSIA
E 1
CONTRADE ADIACENTI
done di for-
greche del
La Mesopotamia occi-
dentale 0 bizanti-
na conquistata da
'lyàd b. Ghanm.
Emigrazione di Ta-
ghlibiti cristiani in
territorio greco.
Prima incursione a-
raba.
Inizio della lotta nel
confine verso il
Kbiìzistàn.
Trasformazione edili-
zia di al-Kufah.
t
1
torsioni axa-
:ilicia (?).
Id. id.
'Uthmàn b. al - 'Às
nella quarta Arme-
nia.
Cominciano le incur-
sioni arabe nel Pa-
ris.
ì
1
lediabùBah-
'Abdallah. '
23 Safar (11 feb-
braio): Morte di
Eraclio; e torbidi
per la successio-
ne.
Conquista della Me-
sopotamia orienta-
le od Assiria i Maw-
sii).
Incursione greca ed
armena respinta da
'lyàd.
Sottomissione dei Ta-
ghUb.
-
Deposizione di Sa'd
b. abi Waqqàs dal
governo di aì-Kù-
fah.
Precedenti della bat-
taglia di Nihàwand.
li estive di
r b. TFmayr,
n awiyah.
Id. id.
Nuova invasione ara-
ba e presa di Tevin.
'Animar b. Yàsir, go-
vernatore di alKu-
fah.
Conquista del Kbùzi-
stàn : presa di Tu-
star.
Battaglia di Nihà-
wand.
Incursione arabe nel
Sàhil Fàris.
li estive di
iyah.
Procopio e Teodoro
Restunida invado-
no il territorio mu-
sulmano.
Sistemazione di al-
Mawsil.
Invasione della Per-
sarmenia ipresa di
Arzaph), e del Mn-
qàn.
Sua deposizione.
Prime incursioni vit- 1
toriose nel Fàris ; j
— neir Adzarbaygàn i
(presa di Qazwin); !
— neir al-Bàb ipresa
di Balangar?);
— nel Khuràsàn ;
— nel Gurgàn ; ,
— nel fabaristàn.
3
cxxv.
18. a. H.
12 grennaio G3Q — 1 grennaio 640
: e c^' = s i S e =^' S e S t e e-' S = 9 S; o =^ § = a « e = j' S e S S d =-■ § a a S 6 e j e a
■?. fi o
-rNr;-..ffai-jc»o-223£2S££i3S?)S?lìS?S'3a8S-'''°'-'**'~**S2323£2U:228S!!5ISSI!3S«8SS
ni
Oa?e--iaOgccT®acg-g._.a)«03-g.-*c;Oo22T?*^PcCT®a03cfiT®a^p£.e-r-*a°tìe
-c^£cbi>""r— SSif>x-r— Ht:ir>7i-rXcBbi)>aot3— c = br>»*:r— -t:i£-,-:r-r— B-6c>!r-r— cbic>^-3— a
§ .
S o ^
.e»r-oo«o-g23'0»t;»agj«gjigg||g5gi-5jgg««m^u;tet-xao-2n3g2222?a?!?55l'3SaS?ìSS"'''
-7.. «■*.s»i-»ao-a22££'::22SS?l93!rfSSSSS'''^=' ■*'"*'-• ^''2S2i23SS'-S2g5?;?iS5ISS!5«S
S '
d 5^ § ò S « e gJ= S e a S 6 B^ S a a S 6 a^ £ ò S à 6 g^ i a « fe d ó^' S B a S d S-5 § o a o o a,2 S ri a
.^SdC-«?rd.— saOt^^i:' — ®aCE^r'(^--^®a^'^^^'"<Da^E3(!ir'T'Ca^^r<^"'®a®£ri'-''>'®a^tin^T'^a
a
te
s «
« •
» = SS222;22'^22Só3?5?ì?;'àSa«?Sg5-'^"'""' = '"'**S3223ÌSSl:22SS?IS3SSS3SSSS-^''°'-*
a § S d c-a 3 ri a « d a4 £ a' a ® d c^' a a' a « d a^ § ò a « d a'4 £ a a è d B.^ £ a e £ d a-5 a a a S d g^ £ a ^
? S S'-i ® a o a - a— ® a o a e a-r* ? a o a a a-r ? a o a a a-r ? a^ p a a-r* ? ^^ a a av f a o a a a-r * a o 3 a a
^e£!sc>x~— aaM>mrr«aaiij>»ciaaòB>-«-i— Bati>w'C— aa!y:'>3i*cr;aabc>a;'Ciaabii>i«'C— aa
S
ìli) -•'
g> ................3^......... ,.«....... '^ ..... .
a" .- ^
2332 22222 2Sri?iS55SSSS?iSn'"'"""°®'-'^°' 3 S323S5t:i2SSSS3ìStSS«ag-" ""•-='"
— ■ rM r: -i"S :c t- X o; o -* Ol co ^ '^ o t- X o: o ;-! 2» ^ 3* l<s S« ^ 5P '^^ 5 *^ ^^ ^ ^ '* ^ ^'* ^ '^- '^ --^ ^' " ^ '" ^ ^ ^ "'"• *i
. ^^ ■.— JV *rf" V— ' ' — ' v'J -i, ^^ •>. ^^ ^- ^' ^J.
■< i-( rH tH T-l G-J 0-1 04 2J Ol Ol Ca !» OI 5
■M r:: -rj" i:: x> c- X a: = -^ H ?7 -t 1? :o t- X Si
.— ( — . rH .— t .-I «-I >— t .-> Ti 01 91 "? I 01 Ol i7J 'M '?! Ol
£ £ *
■a -e
... ^ ..... . ... j . . ......
a j3 S ri i » d aj= £ a' a S d 0.5 S à a S d g.2 £ a a « d g^' 2 a S S d a^ i B a è d a^ 1 a a S d b4 £ a S è d g^
*otOrtSiS.rt«ao«(-f..-'*anarte'.-'*aOctìe.-«*aOtìee — ^®aOrt^o — ^®aartaa'..®a_5aafl— *®ao
oo......«». ■-..•.......*.-"•..."■....."...•.-"•.. *......"....
^. . , _ _ -à- - ^
" ^ * ^ ^ A« Y-H ri — ' — — — 1-" 25 oi 01 01 01 01 01 01 tM 01 co — — — ^ —>--> — ^ —1 —■ 01 01 01 01 01 oj 01 01 01 01
l-H
M >-<
tì *
Ù^ óf^^^éao óó^^à^^ òié^t^'i^ òi'^^^'^i òi-^è^'^^òi^iàÙo óò^^àU^ òà^^àìì^ 6
§ ■ ■ • • *
g I i
22222G223S?3S5S!SSSS?ìSS-»'=^'"='-°'-'"'^23a22S2S228S?iSaiaSSS"^ •'*'=*'- '^^S;;
-""■"= -•=-'^=2=!32222S£2SS8365aSS5SSi-"''"-' ■"=='"*=' 2=:3;2222t:S2SS?J«SSSS?ì8
S ......i.
.a 5
2.
18. a. H.
IRAQ-PERSIA. — Conquista del Khuzistan (cfi-. 17. a. TT., §§ 89-104).
§ 1. — (al-Dzahabi). Nell'anno 18. H. abù Musa conquistò al-Sùs, Gun-
daysàbùr e poi ritornò ad al-Ahwàz. Parimenti Sa'd b. abì Waqqàs inviò
Garir b. 'Abdallah al-Bagali a Huhvàn, dopo il combattimento di Galùlà-,
e prese la città d'assalto. Altri affermano che egli mandò Hàsim b. Utbah,
il quale si recò poi anche a Mah, risospingendone gli abitanti nell'Adzar-
baygàn, e in seguito fece pace con loro. Alcuni affermano che in questo
anno avvenne la presa di Ràmhurmuz per opera di abù Musa al-As'ari,
il quale di poi si recò a Tustar (Dzahabi Paris, I, tòl. 130,v.).
Tale cronologia è molto incerta, onde lasciamo tutta ad al-Dzahabi la
responsabilità di queste notizie. Tustar, come vedemmo, cadde nel 21. H. :
è probabile però che durante tutto il governo di abù Musa (cfi-. 17. a. H.,
§§ 89 e segg.) si combattesse sempre sul confine persiano, e che il pro-
gresso delle armi arabe vi fosse molto lento.
§ 2. — (abù 'Ubaydah b. al-Muthanna). Nell'anno 18. H. Hurmuz
{sic, forse Harim) b. Hayyàn mise l'assedio dinanzi alla città di Dast-
Hur (■?). Il cui re, avendo visto una donna, — tanta era la deficenza di
viveri, — divorare il proprio tìglio, si decise a far la pace con Hurmuz,
pattuendo l'abbandono della città (Dzahabi Paris, I, fol. 130,v.).
In Tabari Zotenberg, III, 447-462 è narrata la campagna araba
per la presa di al-Ahwàz secondo la versione di Sayf b. 'Umar, come av-
venuta nel 18. H.
IRAQ. — Trasformazione edilizia di al-Kufah (cfi-. 17. a. H., §§13
e segg.).
§ 3. — (a) (al-Dzahabi, senza isnàd). Nell'anno 18. H. Sa'd b. abì
Waqqàs venne ad al-Kùfah, che egli costruì di mattoni cotti al sole, perchè
3.
§§ 3, 4. 18. a. H.
'8. a. H. tìnora lo costruzioni eiauo fatte con canno, onde era scoppiato un grande
'AQ. - Trasfor- , , • t-> • t j? i < 0/-4 \
nazione edilizia mcendio (Dzahabi Paris, I, fol. 130,v.).
li ai-Kufah.| ^^'j ^[^y jn questo anno fu fondata la moschea di al-Kùfah per opera
di Sa'd b. ahi Waqqàs (Dz'ahabi Paris. T. fòl. 132,r.).
ARABIA-SIRIA. — La carestia e la peste dell'anno 18. H.
§ 4. — 11 disordine delle nostro fonti richiedo qualche breve schia-
rimento preliminare sulle tradizioni riguardanti la peste. Vi sono due fatti
da tenere ben distinti: la carestia prodotta da una prolungata siccità, e la
peste. Le fonti parlano di una siccità in Arabia e di una peste in Siria: è
evidente però che la siccità dev'essere stata risentita anche in Siria e che
la carestia ne fu la conseguenza. Alla carestia segui la peste, come è sempre
il caso, perchè i germi del male intaccano più facilmente gli organismi
fiaccati dalla fame. Strano a dirsi, però, la peste fu specialmente violenta
e micidiale in Palestina e in Siria; ma, a quanto pare, non comparve in
Arabia (cfi*. § 56). Forse la grande siccità sospinse molta gente ad emigrare
e trattenne gli emigrati dal ritorno in patria. D'altra parte, le turbe fuggite
dalla fornace riarsa d'Arabia, emaciate dalla fame, esauste dagli stenti e
dalle fatiche, caddero facili e deboli vittime del morbo implacabile. Non pos-
siamo affermare con sicurezza se l'epidemia si propagasse anche in Mesopo-
tamia e in al-Basrah (cfr. §§ 66-67), ma in ogni caso non sembra avesse
conseguenze gravi.
È singolare che nel corso dell'anno 18. H. 'lyàd b. Ghanm intraprendeva
l'invasione della Mesopotamia, e più tardi, alla fine dell'anno, gli Arabi
erano intenti ad assediare Qaysàriyyah, e 'Amr b. al-'As iniziava l'in-
vasione dell'Egitto. La spedizione mesopotamica di Tyàd si può spiegare
con il fatto che il morbo non fosse arrivato fino alla Siria settentrionale,
dove era forse acquartierato lyàd. 'Amr b. al-'As può essere partito per
l'Egitto dopo che il morbo aveva superato il momento di massima viru-
lenza: l'invasione dell'Egitto fu forse anche un mezzo escogitato per al-
lontanarsi da un paese s"i dolorosamente colpito.
Le nostre fonti alludono soltanto alle perdite subite dagli Arabi: di
quelle degli abitanti indigeni, i Siri, non fanno parola. Il nome però di
peste di 'Amawàs (Emmaus), fa credere che il morbo scoppiasse in questo
centro, e da ciò il suo nome. Amawàs non era però allora — a quanto
pare — un centro musulmano : le milizie musulmane erano concentrate
più a oriente nella Trans-Giordanica in al-Gràbij'ah (cfr. 17. a. H., §§ 120-
121), ovvero nel settentrione a Hims o Qinnasrìn. È quindi ragionevole
supporre che il morbo scoppiasse tra i Cristiani di Palestina, e da questi
18. 2L. H. §§ 4, 5.
si comuuicasse affi' invasori. Sembra che non penetrasse in Egitto non tro- '3- ^ ^'
. ,, • 1 ,1 • T 1, • • [ARABIA-PERSIA.
vaudosene veruna menzione nella stona della conquista di quella j)i'ovincia. La carestia e la
§5. — Molte e buone tradizioni fanno menzione di vettovaglie che peste dell'anno
^ 18 H I
sarebbero state mandate da Amr b. al-'As mentre era in Egitto al Ca-
liffo in Madinah (cfr. §§ 12 e segg.). Questo è un grave anacronismo. La
carestia e la peste erano terminate e scomparse prima, quasi, che Amr
mettesse il piede nella Valle Niliaca. E probabile che appena gli Arabi
furono in possesso dell'Egitto, il primo pensiero di 'Umar fosse quello di
premunire Madinah dalle conseguenze disastrose di una seconda carestia,
e perciò sospingesse 'Amr b. al-'As ad organizzare un servizio regolare e
continuo di trasporti dall'Egitto a Madinah. Allora i Copti suggerirono al
conquistatore lo spurgo del canale d'acqua dolce tra Babilonia ed il Mar
Rosso, e fu organizzato il traffico per via del canale e poi del Mar Rosso,
sino al porto di al-Gràr, il più vicino allora a Madinah (^). Più tardi queste
memorie si confusero insieme e si collegarono con la carestia del 18. H. ;
Sayf, cadendo in siffatto errore, ha dovuto accomodare la sua cronologia ed
anticipare di un anno (cfr. § 62) la conquista dell' Egitto, affinchè 'Amr
fosse già padrone di Mi.sr prima dello scoppio della peste.
L'invio delle granaglie dall'Egitto a Madinah ebbe poi un altro motivo,
che non ha da far nulla con la carestia e la peste. L' Egitto pagava la maggior
parte delle imposte in natura (cereali), e i grani così raccolti erano mandati a
nutrire la plebe di Costantinopoli. Dopo la conquista araba furono sospese
tutte le spedizioni di cereali alla metropoli bizantina, e, siccome bisognava
trovare uno smercio ai generi raccolti come imposta, gli Arabi organiz-
zarono il nuovo servizio d' invio dei grani alla capitale musulmana invece
che a Bisanzio. Oltre che sodisfare ad una necessità, fu anche un' imita-
zione di quanto per secoli avevan fatto i Romani ed i Bizantini. Gli storici
islamici, non più consapevoli di ciò, hanno creduto di collegare questo diret-
tamente con la carestia del 18. a. H., cadendo così in un errore cronologico
e in uno storico.
Il Kremer (Uè ber die grossen Seuchen, Wien, 1880, pag. 41)
vorrebbe riconnettere strettamente la peste con le devastazioni compiute
dalla conquista araba. Ritengo però che la siccità e la conseguente care-
stia siano cause più che sufficienti per il morbo. 'Amawàs, dove esso scoppiò
con maggiore violenza, fu una delle regioni dove la guerra aveva meno
infierito a danno delle popolazioni.
Le notizie che abbiamo, specialmente quelle sulla morte di Mu'àdz
b. Grabal, provano che il male fosse una peste bubbonica, la forma più co-
mune e più terribile del morbo asiatico.
*«. 18. a. H.
18. a. H.
lutine diremo che mentre i Musulmani eontemporanei furono in par-
La carestia e la tiiolar motlti (l(Miu)ralizzati dagli effetti materiali spaventosi dell'epidemia',
peste dell'anno ^.^e distrusse una gran parte degli invasori, più tardi, quando gli aspetti
religiosi delle conquiste ebbero maggior lilievo pei- gli studiosi, i buoni
credenti furono anche turbati dall'aspetto morale dell'epidemia : i Musul-
mani dovevano essere sì crudelmente colpiti dopo essersi battuti per la
santa causa di Dio? Avevano essi commesso gravi colpe, meritevoli di
tanta crudele punizione? — La patente contraddizione olììì materia feconda
alle elvicubrazioni dei tradizionisti e teorici delle generazioni successive.
Nota 1. — al-tìàr eia ad una latitudine più meridionale di Vaubu', e vicina a Badr Hiinayn;
le sue rovine sono a 23» 40' Ip.t. N., ove è il piccolo seno chiamato sulle nostre carte Sarm Biiraykali.
Cfr. Kit ter, XII ilW7), 182-18B.
ARABIA. — La carestia in Arabia.
§ 6. — (Sayf b. Umar, da al-Rabi' b. al-Nu'màn, e da altri). Durante
il califfato di Umar, per effetto di una prolungata siccità, si ebbe in Ma-
dinah e nei dintorni una forte carestia, e fu osservato che ogni volta che
si alzava il vento, l'aria si riempiva di una polvere finissima, somigliante
alla cenere, e per questo motivo l'anno fu chiamato 1' « anno delle ceneri ».
La carestia fu sì aspra, che il Califfo 'Umar giurò di non assaggiare più
né buiTO (samn, burro fuso), né latte, né carne, finché non fossero ritornate
le pioggie a vivificare la terra (') (T abari, L 2573-2574).
Cfì-. Athir, II, 433; Khaldùn, II, App., 114.
Nota 1. — Nella medesima ti-adizione è detto che. poco tempo dopo le prime piogge, giunsero al
mercato di Madinah un watb di latte, ed una 'ukkah di burro, e che il servo di 'Umar, credendo
di fare cosa grata al padrone, comperò ambedue per il prezzo elevatissimo di 40 dirham. Il Califfo
rimproverò vivamente il servo di tanto sciupo, che serviva a mantenere alto il prezzo delle derrate più
necessarie, ed ordinò di distribuire la roba comperata in elemosina. Egli aggiunse: < Come può starmi
a cuore il benessere dei sudditi, se non sono colpito dalle medesime pene dalie quali sono essi colpiti?»
(T ab a ri, I, 2574).
Cfr. Athir, n, 434.
§ 7. — (a) (al-Tabari, senza isnàd). Nell'anno 18. H. infierì una ter-
ribile carestia dovuta ad una prolungata siccità, che distrusse i raccolti:
questo anno venne perciò chiamato l'anno delle ceneri, ' A m a 1 - r a m a d a h
(T a bari, I, 2570, lin. 11 e segg).
(ò) Il Califfo 'Umar mandò a chiedere soccorsi e viveri ai luogote-
nenti nelle provincie, ed abù 'Ubaydah dalla Siria mandò (a Madinahj
4000 cameli carichi di provviste (Abulfeda, I, 242-244).
Khaldùu, II, App., 114.
§ 8. — (al-VVàqidi, da abù Baki- b. 'Abdallah b. abì Sabrah, da 'Alxi
al-magid b. Suhayl, da Awf b. al-Hàrith, da suo padre). Questo anno
(18. H.j fu chiamato Am al-ramàdah (anno della perdizione, o delle
18. a. H. §§ s-ii.
ceneriì, perchè tutta la terra divenne nera, e si somigliò alla cenere: tale 18- a- H.
stato di cose durò nove mesi (Saad, III, 1, pag. 223, lin. 21-24). restia in Ar^bi^l
§ 9. — I lessicologi arabi non sono d'accordo sul significato deires[)res-
sione Am al-ramàdah, con cui essi dicono fu descritto l'anno o 17. H.,
o 18. H. : in questo anno morirono in grande numero uomini e bestiami
per effetto della grande siccità, durata moltissimo tempo, onde la terra
divenne simile alle ceneri: oppure, come dicono altri, perchè la siccità
continuò tanto a lungo, da rendere la terra e gli alberi del colore della
cenere (Tàg al-'Arùs, II, 357, quintult. lin.'; Sahàh Grawhari, I, 229;
Qàmùs, I. 322; Lisàn al-'Arab. IV, 168, lin. 7 e segg.; Lane Arab.
Engl. Lex.. pag. 1154. Il significato più proprio è, secondo le autorità
migliori, « anno della morìa », perchè la radice rama da ha il significato
di « perire in grande numero ».
§ 10. — Qui appi-esso riportiamo una serie di tradizioni di al-Wàqidi
sulla siccità e carestia in Arabia: non tutte hanno eguale valore storico,
perchè molte sono tramandate non già per notare fatti storici, ma per sta-
bilire particolarità di rito religioso o norme di vita, conformi alla sunnah.
Le ho raccolte qui appresso con copia, perchè sono attinte alla nostra fonte
storica più antica, e perchè è bene rendere accessibile a tutti im materiale
poco conosciuto ed edito solo da pochissimo tempo.
(al-Wàqidi. da Hizàm b. Hisàm, da suo padre Hisàni). Quando la gente
ritornò dal pellegrinaggio fdel 17. H.), nel 18. H., fli colpita da una ter-
ribile sventura, ed il paese soffì-ì d'una grande carestia: perirono i quadru-
pedi, e la gente soffii la fame e mori anch'essa d'inedia: furono viste per-
•sone nutrirsi di ossa putride macinate, scavare le buche in cui vivevano
i yarbù' (una specie di grosso roditore che vive sotterra nel deserto) ed
i guradz faltro roditore più piccolo del yarbù". ma più grande dei topi,
e vivente pure nel deserto), e mangiare quello che trovavan dentro (Saad,
III, 1. pag. 223, lin. 18-21).
§ 11. — (al-Wàqidi, da 'Abdallah h. Umar, da Nàfi', da ibn Umar).
Il Califfo 'Umar b. al-Khattàb, nell'anno detto 'Am al-ramàdah scrisse
ad Amr h. al-'As in questi termini: « In nome di Dio clemente e mise-
< ricordioso: dal servo di Dio 'Umar, Principe dei Credenti, ad al-'As b.
« al-'As (sic): su te la pace! E poi: non vedi come io e quelli che mi
« sono dinanzi moriamo d' inedia, mentre tu e quelli che ti stanno dinanzi
«vivono (nell'abbondanza?). Aiuto! Aiuto! Aiuto! ». Ed Amr b. al-'As (')
scrisse (al Califfo) : « In nome di Dio clemente e misericordioso. Al servo
« di Dio Umar, Principe dei Credenti, da Amr b. al-'As: pace su te: in
« vei'ità io nel rivolgermi a te rendo grazie a Dio, tranne il quale non
§§ 11-12. lo. a.. H.
■8- a- H. « esiste altra divinità. E poi: ti è giunto il soccorso! Tratticnti! Tiattionti!
[ARABIA. - La ca- ^ . , , ,. .1 i i • . i- j
restia in Arabia.! * ^^ *i manderò tanti canicli. che quando il primo giungerà presso di te,
« l'ultimo sarù ancora presso di me! ». Quando giunsero (in Madinah) le
prime vettovaglie, 'Umar si volse ad al-Ziibayr b. al-' A wwàm e gli disse:
« Preparati a partire in caravana per portare [una parte di] questa roba
« alla gente del deserto (Ahi al-Bàdiyah) e dividerla tra loro. Per Dio!
« certo dopo [la somma ventura] di esser stato Compagno del Profeta, non
« ti poteva toccai-e compito più eccelso di questo! ». Nonpertanto al-Zubayr
rispose con un rifiuto, adducendo come scusa la malferma salute (a'talla) (-).
Si presentò un [altro] uomo,- pure Compagno del Profeta, ed 'Umar esclamò:
« Questi non mi rifiuterà! ». E infatti quando 'Umar gli ebbe rivolta la
parola, accettò l'incarico e uscì. Le istruzioni dategli da 'Umar furono le
seguenti: « Porta le vettovaglie che avrai alla gente del deserto: gli al-
«zurùf hanno da servire come mantelli con cui essi debbono vestirsi: i
« cameli debbono essere scannati affinchè essi mangino delle 'loro carni e
« lascino colare il grasso fuso di essi. Non tispettare che essi dicano: noi
« aspettiamo con ciò la vergogna [? al-hayà]. Con la farina si preparino
« un pasto e si fortifichino, finché verrà da Dio la consolazione ». Ed il
Califfo Umar faceva preparare le pietanze e faceva mandare in giro il ban-
ditore annunziando che chi amava assistere al pasto venisse pure a man-
giare e facesse il comodo suo: se invece preferiva venirsi a prendere quanto
bastava per sé ed i suoi, lo venisse pure a prendere (Sa ad. III, 1, pa-
gine 223-224).
Nota 1. — In questa tradizione non è detto in qual paese si trovasse 'Ami* b. ul-'As. Tale omis-
sione è indizio che le autorità della tradizione erano esse stesse nell'incertezza. Siccome la carestia
ebbe principio sui primi dell'anno 18. H., ed 'Amr b. al-'As non può essere partito per l'Egitto prima
della fine del 18. H., non è concepibile che questi soccorsi possano esser venuti dall' Egiitto. L'invio di
tante provviste da questo paese presuppone in 'Amr b. al-'As il dominio per lo meno di buona parte
dell'Egitto, sicché non è possibile che i soccorsi dall'Egitto venissei-o prima della fine del 19. H., o nel
corso del 20. H. Allora però la carestia non esisteva più.
Nota 2. — È degno di nota in questa tradizione la figura poco bella che vi fa al-Zubayr b. al-
'Awwàm: già vedemmo (cfr. 11. a. H., § 37, nota lì nel giorno dell'elezione di abu Bakr, come egli, al
pari di 'Ali, di Talhah ed altri Compagni si tenesse in disparte e permettesse così ad altri meno im-
preparati e meno supini, di carpire il potere. La qual considerazione di fatto ha il suo valore per com-
prendere quanto successe poi alla morte di 'Uthmàn b. 'Aifan nel 35. H. Notevolissimo è poi come la
presente tradizione non sia scevra di spirito partigiano avverso ad al-Zubayr: le parole attribuite ad
'Umar hanno indubbiamente un carattere, o almeno apparenze tendenziose in quanto sono specialmente
rammentate per porre in rilievo il rifiuto di al-Zubayr e la natura insufficiente delle ragioni per tale
rifiuto. E chiaro l' intento di screditare al-Zubayr anche nel fatto che la tradizione non ha conservato
il nome del preteso Campagno, al quale 'Umar avrebbe affidata la distribuzione. La reticenza di un
nome in modo sì spiccato, là dove di nomi v'è stucchevole abbondanza, è particolare sospetto.
§ 12. — (al-Wàqidi, da Ishàq b. Yahya, da Musa b. Talhah). Il Ca-
liffo 'Umar scrisse ad 'Amr b. al-'As di mandargli vettovaglie tanto su
cameli per via di terra, quanto [su navi] per via di mare. Così fece 'Amr,
8.
18. a. H.
§§ l'2-15.
ed un agente del Califfo (Musa b. Talhah?) andò incontro alle caravane 18. a. H.
fino alle bocche della Sii-ia, Afwàh al-Sàm, ed appena la roba fu in suo restia inArabia^i
potere si affrettò a distribuire le carni, le farine ed i vestiti per mezzo
di suoi rappresentanti a destra ed a sinistra [a tutti i bisognosi]. Mandò
anche un uomo ad al-Gràr (porto del Mar Eosso), per prendere in con-
segna le vettovaglie spedite per via di mare da 'Amr b. al-'As: la roba
fu distribuita tra la gente della Tihàmah (Sa ad, III, 1, pag. 224,
lin. 14-19).
§ 13. — (al-Wàqidi, da Hizàm b. Hisàm, da suo padre). Io ho visto,
raccontava Hisàm, gli agenti mandati dal Califfo Umar, i quali nel tratto
da Makkah a Madìnah distribuivano alla gente le vettovaglie venute da
al-Gràr: anche Yazid b. abì Sufyàn aveva mandato vettovaglie dalla Siria.
Questa notizia, osserva però ibn Sa'd, è errata, perchè in quei giorni Yazid
aveva cessato di vivere (e 'Umar scrisse per vettovaglie a Mu'àwiyah):
incontro a questo il Califfo spedì alcuni fino alle bocche della Siria, Afwàh
al-Sàm, i quali distribuii'ono egualmente le carni, le farine ed i manti in-
viati. Anche Sa'd b. abi Waqqàs gli mandò vettovaglie dall' Iraq, ed agenti
del Califfo incontrarono le caravane alle bocche dell' Iraq, Afwàh al-'Iràq,
per cm-are poi nello stesso niodo le distribuzioni dei soccorsi. Così andò
avanti finché alfine Dio levò tanta iattura ai Musulmani (Saad, III, 1,
pag. 224, lin. 20-27).
§ 14. — Un'altra tradizione (al-Wàqidi, da Abdallah b, 'Awn al-Mà-
liki, da suo padre 'Awn, da suo nonno) conferma che il Califfo 'Umar
ottenne soccorsi da 'Amr b. al-'As, da Mu'àwij^ah b. abi Sufyàn, e da Sa'd
b. abì Waqqàs. Per ordine del Califfo furono preparate minestre di pane
e brodo condite con olio, fatte bollh-e entro grandi caldari, ed il Califfo
si uni alla povera gente, mangiando con essi la stessa pietanza (Saad,
III, 1, pag. 224-225).
§ 15. — (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. Nàfi', da suo padre Nàfi', da
ibn 'Umar). Il Califfo Umar, nel tempo della morìa (za man al-ra-
màdah) fece un'innovazione, che non aveva mai fatto prima: dirigeva
cioè la preghiera pubblica della sera (al-'isà-), poi usciva (dalla moschea),
rientrava in casa sua e non cessava dal pregare fino al termine della notte,
quindi riusciva di casa e andava a girare gli al-anqàb (ossia le gole dei
monti che conducono a Madìnah; cfr. De Goeje, ZDMG., 1905, pag. 392;
Tabari, I, 1874, lin. 2 e 9; III, 201, li)i. 7, e Glossarium); e suo figlio
ibn 'Umar affermò d'averlo udito ripetere durante tutta la notte fino al-
l'alba, le seguenti parole: « Mio Dio! Non porre la perdizione della gente
«di Muhammad sulle mani mie!» (Saad, III, 1, pag. 225. lin. 16-20).
n. 2
§§ Ui-in. lo* ^' "•
t8. a. H. § 16. — (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. Yazid al-Hudzali, da al-Sà-ib b.
restia in Ar^b"] Yazìd). Nriraiiiu. della perdizione il Califfo limar adoperava una caval-
catura, ed avvenne un giorno che 'Umar la vide mostrar quasi ripugnanza
a mangiare l'orzo: allora egli esclamò: «I Musulmani muoiono perchè
« ridotti a tanta magrezza, mentre questa bestia mangia l'orzo (per per-
« mettermi di montarla): per Dio! io non la monterò più finché la gente
«non si sarà riavuta dal disastro» (Sa ad, III. 1, pag. 225, Un. 21-25).
§ 17. — (al-Wàqidi, ed Ismà'il b. abi Uways, ambedue da Sulaymàn
b. Bilàl. da Yahya b. Sa'id, da Muhammad b. Yahya b. Habbàn: cosi
pure Sulaymàn b. Harb, da Hammàd b. Za^d, da Yahya b. Sa'id, da Mu-
hammad b. Yah3-a b. Habbàn). Al Califfo 'Umar fu portato nell'anno della
perdizione un pane condito con il burro: egli invitò allora un beduino a
mangiarlo con lui. Il beduino dopo ogni boccone di pane pigliava anche
un po' di grasso nel grande desco: il Califfo gli osservò: «Parrebbe che
« tu sia digiuno di grasso ». E quegli a lui: « Io non ho mangiato né burro,
« né olio, e non ho visto alcuno mangiarne dal giorno tale fino ad oggi ».
Allora 'Umar giurò di non toccare più né carne, né burro finché la gente non
avesse ripreso a vivere come vivevan prima (^) (Saad, III, 1, pag. 225-226).
Nota 1. — ibn Sa'd ripox-ta anche varie tradizioni in cui, a quanto pare, è conservata memoria
d'uno scherzo di 'Umar: durante l'anno della perdizione il Califfo diede l'esempio di vivere con la mas-
sima frugalità, negandosi il burro e l'olio; ed avendo una volta inteso il suo ventre che gorgogliava,
vi battè sopra con le dita ed esclamò : « non mangerai più né olio né burro, finché la gente tutta non
«tornerà a mangiarne del pari» iSaad, III, 1, pag. 226, lin. 6-16).
§ 18. — (al-Fadl b. Dukayn, da Umar b. 'Abd al-rahmàn b. Usajd
b. Abd al-rahmàn b. Zayd b. 'Umar b. al-Khattàb, da Zayd b. Aslam, da
suo padre Aslam). Il Califfo Umar vietò a sé stesso il consumo della carne
durante l'anno della perdizione, fin tanto che tutta la gente tornò a man-
giarne. Ora, 'Ubaydallah b. 'Umar aveva un agnello, che mise a cuocere
nel forno (tannùr), sicché il profumo della carne che cuocevar giunse fino
ad 'Umar, il quale era seduto in mezzo ad alcuni colleghi: egli disse:
« Non posso credere che alcuno della mia famiglia abbia osato agire con-
« trariamente ai miei ordini ». Disse ad Aslam: « Va a vedere ». Ed Aslam
trovò l'agnello nel forno: 'Ubaj'dallah si raccomandò di non denunziarlo
al padre, ma Aslam rispose che il Califfo lo aveva mandato appunto perché
sapeva che egli non gli avrebbe mentito, e presosi l'agnello lo portò al Ca-
liffo. Il figlio dovette presentarsi a fare le sue scuse pubblicamente innanzi
al j)adre e spiegare come aveva ceduto ad una voglia irresistibile di carne
(venutagli dalla lunga privazione) (Saad, III, 1, pagina 226, lin. 17-26).
§ 19. — Sarebbe tropjDO lungo dare qui per disteso tutte le tradizioni
sugli incidenti del terribile anno di carestia registrati nel testo di ì'du
10.
18. a. H. g§ 19.21.
Sa'd: quell'antico raccoglitore di memorie scende a particolari soverchi, ^8. a. h.
anzi a volta tanto minuti, che siamo indotti a sospettare l'autenticità di restia in Arabia^i^
molte cose da lui nan-ate. È nondimeno perfettamente possibile che siano
incidenti veri, come quelli in cui (Sa ad, III, 1. pag. 226, lin. 26 e segg.)
il Califfo con alcuni Compagni, Aslam ed abù Hurayrah, va in persona a
visitare accampamenti di Beduini affamati, portando con sé viveri e prov-
viste, e dandosi anche la pena d' insegnare agli Arabi il modo di cuocere
certe vivande. Si afferma altresì che le privazioni impostesi nel vitto mu-
tarono il colorito della sua carnagione da bianca in nera (Sa ad. III, 1,
pag. 227, lin. 14 e segg.j, e che 'Umar si affliggesse tanto per la sventura
pubblica da morhne quasi dal dispiacere (Sa ad, III, 1, pag. 227, lin. 16-20).
Ogni giorno però faceva scannare in casa propria venti capi di bestiame
venuti dall'Egitto e mandati da Amr b. al-'As (per nutrire quanti affamati
si presentavan da lui) (Sa ad. III, 1, pag. 227, lin. 23-25).
§ 20. — (al-Wàqidi, da al-Orahhàf b. 'Abd al-rahmàn, da 'Isa b. Abdal-
lah b. Màlik al-Dàr, da suo padi'e 'Abdallah b. Màlik al-Dàr, da suo nonno
Màlik al-Dàrj. Quando il Califfo Umar scrisse ad Amr b. al-'As di man-
dargli vettovaglie tanto per via di terra che per mare, Amr spedi per
mare venti navi cariche di farina e di grasso (wadak), e per via di terra
spedi mille bestie da soma cariche di farina. Mu'àwiyah b. abi Sufyàn
mandò tremila bestie da soma cariche di farina, più tremila mantelli
('abà'ah). .'Amr b. al-'As, cinquemila mantelli (kisà'). Il Califfo mandò
poi a lui duemila bestie da soma per caricare altra farina (Sa ad, III, 1,
pag. 227-228).
§ 21. — (al-Wàqidi, da Hisàm b. Sa'd, da Zayd b. Aslam, da suo
padre [Aslam]). Quando fu l'anno della morìa ('àm al-ramàdah), emi-
grarono gii Arabi da ogni parte e vennero a Madinah. Umar b. al-Kliat-
tàb ordinò allora ad alcuni uomini di sorvegliare gì' immigrati, e distribuir
loro i cibi e i mezzi di sussistenza. Eran questi sopraintendenti Yazìd b.
ukht al-Namir, al-Miswar b. Makhramah, 'Abd al-rahmàn b. 'Abd al-Qàri,
Abdallah b. Utbah b. Mas'ùd. Ogni sera essi si adunavano presso Umar,
e lo ragguagliavan di quanto avevano fatto (nella giornata). Ognuno di co-
storo sorvegliava un quartiere di Madinah; i Beduini stanziavano nel tratto
compreso fi-a Ea-s al-Thaniyyah e Ràtig, i banù Hàritijah, i banù 'Abd al-
Ashal, al-Baqi' e i banù Qurayzah. Una torma di essi (alloggiava) nel quar-
tiere dei banù Salamah attorno a Madinah. 'Umar disse una notte, dopo
che gl'indigenti aveyan mangiato presso di lui: « Contate quelli che hanno
« ricevuto da noi cibo » ; e furon contati per tribù, e trovate 7000 persone.
Poi disse: « Contate ora le famiglie che non sono venute (a sfamarsi), i
11.
n--.>4.
18. a. H.
18. a. H. « malati o i ragazzi »; e ammontarono a 40.000. Alcuni giorni dopo, il nu-
''^restia in Arabi"] i^(>^'o dogli alimentati pros.so di lui salì a 10,000, e 50,000 gli altri; né ces-
sarono iìnchè Iddio ebbe mandato la pioggia. Quando piovve, 'Uraar dispose
che ogni gente tornasse a spargersi nella propria contrada, e li menò fuori
verso il deserto, dopo averli forniti di viveri e di trasporti. Ma la morte
ne aveva già spenti i due terzi, e solo un terzo sopravvisse. Le caldaie di
'Umar, sorvegliate da soprintendenti, bollivano dall'alba a pi-eparare il mi-
nestrone k u 1- k u r, finché faceva giorno: si distribuiva il cibo agli ammalati;
poi si preparavano le pappe, ' a s a • i d . 'Umar aveva ordinato di far bollire
dell'olio in grandi caldaie, col quale, quando n'era uscito il suo ardore e
calore, si condiva il pane già inzuppato nel brodo. E gli Ai-abi si riscalda-
vano con quell'olio.
Né mai, finché durò la morìa, Umar gustò cibo in casa né da alcuno
dei suoi figli o delle sue donne, ma prendeva il cibo insieme con gli af-
famati, finché Iddio ridiede vita agli uomini (Sa ad, III, 1, pag. 228, lin. 20;
229. lin. 14) [G.].
§ 22. — (al-Wàqidi, da 'Utlamàn b. 'Abdallah b. Ziyàd, da Tmràn
b. Basir, da Màlik b. Aws b. al-HadatJiàn dei banù Nasr). Quando fu l'anno
della morìa, andarono da 'Umar cento famiglie dei banù Nasr, e presero
stanza in al-Grabbànah. 'Umar dava da mangiare a chi veniva a lui, e a
quelli che non venivano mandava farina, datteri e companatico nelle loro
dimore. Così spediva alla gente, mese per mese, da sostentarsi e da curare
gì' infermi, e lenzuoli da avvolgere i morti per la mortalità che si era diffusa
tra essi quando mangiavan sempre cibo solido e secco (? al-thufl). Sui
morti veniva egli in persona a pregare, e fu veduto l'ecitar preghiere sopra
dieci (cadaveri) in una volta. Poi quando Iddio ebbe ravvivato (la terra
con la pioggia), egli disse (ai banù Nasr): « Uscite dal borgo (e andatevene)
« a quella parte del deserto su cui contate (di poter vivere) ». E fece tra-
sportare gl'invalidi, finché raggiunsero il loro paese (Sa ad, III, 1, pag. 229,
lin. 14-23) [G].
§ 23. — (al-Wàqidi, da Ma'mar b. Ràsid, da al-Zuhri, da al-Sà-ib b.
Yazid, da suo padre [Yazid]). Ho veduto Umar pregare nel cuor della notte
% entro la moschea dell'Inviato di Dio, al tempo della morìa; e diceva:
« Mio Dio, non ci far perire svilla terra spoglia di vegetazione (? al-sanìn'?),
« ma liberaci dalla teiTÌbile prova ». E ripeteva queste parole (Sa ad. III,
1, pag. 231, lin. 26) [G.j.
§ 24. — (al Wàqidi, da Yazid b. Firàs al-Dili [al-Du-ali], da al-Sà-ib
b. Yazid). Vidi 'Umar b. al-Khattàb, nel tempo della morìa, che indossava
uni zar con sedici toppe, e il suo rida* con cinque..., e diceva: « Mio
12.
lo. 3.. H. gg 24-26.
« Dio, non lasciar che perisca dinanzi a me la nazione di Muhammad » 18. a. h.
(Saad, III, 1, pag. 231, lin. 8-11) [G.j. ' "'"tt^I'ln Ara^b"!
§ 25. — («) (Ishàq b. Yusuf al-Azraq e al-Fadl b. Dukaj-n, da Zakariyyà-
b. abi Zà-idah, da al-Sa'bi, da Abdallah b. Umar). Vidi 'Umar b. al- Khàttab
che aveva l'acquolina in bocca (durante la cai-estia), e gli domandai: « Che
«c'è?» — «Avrei desiderio», rispose, «di locuste fiitte » (Saad, III, 1,
pag. 229, lin. 23-26) [G.].
(6) (Muh. b. Ubaydallah, da 'Ubaydallah b. 'Umar, da Nàfi', da ibn
'Umar). Fu fatta menzione ad 'Umar delle locuste in al-Rabadzah, ed egli
disse: «Ne avessimo una o due ceste (qaf'ah)da mangiarne!» (Saad,
III, 1, pag. 229, lin. 26-28) [G.].
(e) (Muli. b. 'Abdallah al-Asadi, da Yùnus b. abi Ishàq, da abù-1-Sa'tJià-
[al-Kindi], da ibn 'Umar). Ho udito Umar che diceva dal suo pergamo
(min bar): «Vorrei avessimo uno o due corbelli (khasafah) di locuste,
«da gustarne» (Saad, III, 1, pag. 229, lin. 28 e segg.) [Gr.].
§ 26. — («) (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. Yazid, da 'Abdallah b. Sà'idah).
Ho veduto 'Umar, alla preghiera del tramonto, gridare : « 0 uomini, do-
« mandate perdono al vostro Signore, e tornate a lui pentiti, e chiedetegli
« la sua grazia, che v'irrighi con la sua misericordia anzi che con la pioggia ».
Né cessò di far appello, tinche Iddio ebbe squarciato l'involucro di quella
(siccità) (Saad, III, 1, pag. 231, lin. 11-16) [G.].
(6) (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. Yazid, da un testimonio oculare). Umar
b. al-Khattàb, nell'anno della moria, soleva dire: « 0 uomini, invocate Iddio,
«che vi liberi dalle sterilità dell'annata (al-mahl) ». E girava (battendo
la gente) col nerbo sul collo (Saad, III, 1, pag. 231, lin. 16-17) [Gr.].
(e) (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. 'Umar b. Hafs, da abù Wagzah al-
Sa'di [cioè Yazid b. 'Ubaydallah al-Sa*di al-Madani al-Sà'ir f 130. a. H.],
da suo padre [Ubaydallah]). Vidi 'Umar entrar con noi nella musa 11 a
a far la rogazione, ma ciò che egli implorava di più ei'a il perdono di Dio;
finché io dissi fra me stesso: « Non ci aggiungerà niente? (ovv. : Non hai
« bisogno d'altro?) ». Allora egli tornò a pregare e ad implorare Iddio, ag-
giungendo: «0 mio Dio, mandaci la pioggia!» (Saad, III, 1, pag. 231,
lin. 26-26) [G.].
(d) (al-Wàqidi, da 'Abd al-malik b. Wahb, da Sulaymàn b. 'Abdallah
b. Uwaj^mir al-Aslami, da 'Abdallah b. Niyàr al-Aslami, da suo padre
[Niyàr]). Quando 'Umar ebbe stabilito di uscir con la gente a far le roga-
zioni (per la pioggia), scrisse ai suoi governatori che in un dato giorno
si umiliassero dinanzi al loro Signore, e implorassero la cessazione della
siccità. Al giorno fissato egli venne fuori indossando il b u r d dell' Inviato
13.
18. a. H. (\\ Pio, fino alla musa Ila, dove egli arringò il popolo, e si \imilio. Ma
[ARABIA. - La ca- ,.,..." , ,. . , ,..,.,
resila In Arabia.] mentre gli altri in.-^istevano a ])rogar la pioggia, egli implorava di più il
perdono divino. J\ii quando tu vicino a ritirarsi, di.ste.se in alto le mani,
voltò (?liaw\vala) il rida-, pose la destra sulla sinistra, poi la sinistra
sulla destra; poi distese le mani e cominciò a insistere nella implorazione.
E pianse a lungo dirottamente, fino ad averne bagnata la barba (Sa ad,
III. 1, pag. 2i31, lin. 25 e sogg.) [G.].
§ 27. — (al Waqidi, da 'Abdallah b. Gafar, da ibn abi 'Awn). Do-
mandò Umar b. al-Khattàb ad al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib: « abù-1-Fadl,
«( quante stazioni lunari ci restano (a passare avanti che cada la pioggia?) »
— « a 1 - ' A w w a » ('). — « E quanti giorni di esso? » — « Ancora otto giorni »
— « Forse che in essi Iddio ci l'ara la grazia ». Poi disse Umar ad al-
'Abbàs: « Vieni domattina, se piace a Dio ». Or quando riprese 'Umar ad
insistere nella preghiera, prese la mano di al-'Abbàs, l'alzò al cielo, e disse:
te Mio Dio, noi ti presentiamo intercessore lo zio patei-no del tuo Profeta,
« acciocché siam liberati dalla siccità, e tu ci mandi pioggia abbondante ».
Né smisero fino a che furono esauditi, e il cielo si aprì su di essi durante più
giorni di seguito. Poi che ebbero la pioggia, e videro rinascere in qualche
punto la vegetazione, 'Umar menò gli Arabi fuor di Madinah, e li congedò:
« E aggiungete il vostro paese» (Sa ad. III, 1, pag. 232, lin. 9-16) [G.].
Cfr. anche Dzahabi Paris, I, Ibi. 130,v.
Nota 1. — al-'A\vwà' è la 13" stazione lunare, che comprende ,;, ri, -■, ò, 5 Virginis, ossia ciio.i
la prima metà della costellazione della Vergine (alla fine della qual costellazione si trova il punto equi-
noziale autunnale). Il sole rimane circa IB giorni in ciascuna delle stazioni lunari; e dopo che esso è
stato in al-'Awwà', sono da aspettarsi le pioggie autunnali (cfr. Lane, L, s. v. I.
§ 28. — (al-Wàqidi, da Usàmah b. Zayd, da Maymùn b. Maysarah,
da al-Sà"ib b. Yazìdj. Guardai nel tempo della morìa, una mattina 'Umar
b. al-Khattàb: in aspetto negletto e umiliato, indossava il burd che non
giungevagii alle ginocchia. Implorava ad alta voce il perdono divino, e
dagli occhi piovevano lagrime sulle guance. Aveva a destra al-'Abbàs b.
'Abd al-Muttalib, e pregava, quel giorno, volto verso la q ibi ah, con le
mani alzate al cielo, gridando verso il suo Signore; e con lui pregava il
popolo. Poi egli, presa la mano di al-'Abbàs, disse: « Noi ti presentiamo
« a nostro intercessore lo zio del tuo Inviato ». Né al-'Abbàs cessò dal re-
stare tutto il giorno al fianco di lui, pregando con gli occhi pieni di la-
grime (Saad, III, 1, pag. 232, lin. 16-23) |G.].
§ 29. — (al-Wàqidi, da Tlisàm b. Sa'd, da Zaj^d b. Aslam, da suo
padre [Aslam]). Nel periodo della siccità, noi non vedemmo mai nuvole.
Or quando Umar fece le rogazioni, passarono alcuni giorni, quindi co-
minciammo a scorgere dei cirri o lembi di nuvole. Allora Umar prese a
u.
18. a. H. §§ 29-33.
intonare il takbìr ogni volta che entrava od usciva (da casa? o dalla ^^- ^- "■
. „ , , n 1 . 1 1 1 • ARABIA. - La ca-
moschea?), e cosi taceva la gente, finche vedemmo una nuvola nera levarsi restia in Arabia.)
dal mare e volgersi a sinistra, e venne la pioggia col permesso di Dio
(Saad. Ili, 1. pag. 233, lin. 8-12) [G.].
§ 30. — (al-Wàqidi, da Abdallah b. Muli. b. 'Umar, da abii Wagzah
al-Sa'di, da suo padre [Ubayd]). Quando seppero gli Arabi del giorno stabi-
lito da 'Umar per le rogazioni. — pochi ormai ne restavano — vennero fuori
i superstiti ad implorare la pioggia, e, simili a magri avvoltoi uscenti dal
nido, levavano grida verso Iddio (S aad . Ili, 1, pag. 233, lin. 13-16) [Gì-.].
§ 31. — (al-Wàqidi, da Khàlid b. Ilyàs, da Yahja b. Abd al-ralimàn
b. Hàtib). 'Umar nell'anno della siccità diede dilazione (akhkhara) pel
pagamento della sa daqah . né mandò esattoi'i (al-su ' ah); ma l'anno se-
guente, poiché Iddio ebbe fatto cessare la carestia (al-gadbj, ordinò loro
che andassero ad esigere due tasse annue ('iqàl): una dividessero (sul
luogo della riscossione e fi'a i contribuenti poveri), l'altra riportassero a lui
(Saad, III. 1. pag. 233, lin. 16-23) [G.].
§ 32. — f al-Wàqidi, da Talhah b. Muh., da Hawsab b. Bisr [? = abù
Bisr Hawsab b. Muslim al-Basri?], da suo padre [Bisr?]). L'anno della ca-
restia vedemmo i nostri averi rasi dalla (triste) annata, sicché presso i
più non era rimasto quasi nulla. 'Umar quell'anno non mandò gli esattori;
ma nel seguente li mandò, ed esigettero doppia tassa, una divisero (sul
luogo fra i poveri), l'altra portaron via. Fra tutti i banu Fazàrah non
trovarono altro che sessanta quote imponibili (faridah): trenta furono
ripartite sul luogo dagli esattori, che 'Umar aveva spediti con l'ordine di
cercare gii uomini dovunque fossero; e trenta furono portate a lui (in
Madìnah) (Saad, III, 1, pag. 233, lin. 23-234, lin. 1) [G.].
§ 33. — (Qabisah b. Uqbah, da Sufyàn, da Ubaydallah b. Musa, da
Isràìl. da Yahya b. Abbàd; e Arim b. al-Fadl, da Hammàd b. Zayd, da
Hisàm abù-1-Walid al-Ta}'àlisi, da abù 'Awànah, da 'Àsim b. abi-1-Nugùd,
da Zirr b. Hul)ays). Vidi 'Umar b. al-Khattàb che conduceva fuori di Ma-
dìnah la gente (immigrata). Era un uomo fulvo, lungo, ambidestro, calvo
sul davanti, vestito di un b u r d qatarita : camminava a piedi nudi, emi-
nente su tutti come se fosse a cavallo. Egli li congedava dicendo: « 0 servi
«di Dio: emigrate, e non assomigliate ad emigrati» (cioè — secondo la
spiegazione di Asim, riferita da Yahya b. 'Abbàd, da Hammàd b. Zayd
— pur non essendo dei veri emigrati, muhàgirùn, di quelli cioè della
higrah). al-Wàqidi dichiara di non conoscere questa tradizione, ed ag-
giunge che 'Umar era fulvo, ma nell'anno della siccità, il colore gli si
mutò avendo mangiato l'olio (Saad, III, 1, pag 234, lin. 13-19) [G.].
15.
§§ »4-!<8.
18. a. H.
18- a- H. § 34. _ (al-Wiiqidi, da 'Abdallah b. Yazid al-Hudzali, da 'lyàd b.
resila in Arabia^! Khalifali). Vidi 'Umar nell'anno della siccità, ch'era diventato nero da
biani'o che era prima, poiché egli era arabo .sedentario (' ara biy y ""), e
mangiava burro e latte; ma quando la carestia impedì l'uso di questi due
cibi, egli mangiò l'olio, tanto che n'ebbe mutato il colore, e soffrì la fame
più volte (Sa ad. III, 1, pag. 234, lin. 19-23) [G.].
§ 35. — (al-Ya'qùbi). Nell'anno delle Ceneri, 'Am al-ramàdah, ossia
il IS. IL. la geiite ebbe a soffrire da una carestia: allora il Califfo Limar
uscì (da ai-Ma dinah) per tare le rogazioni per la pioggia. Con lui uscì la
gente, ed 'Umar nel menare per la mano al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib,
diceva (ad alta voce): « O Dio! Noi ci avviciniamo a te con lo zio del tuo
« Profeta. O Dio! Non deludere le loro opinioni sul tuo Inviato! » Ed al-
lora caddero le pioggie (Ya'qùbi, II, 171).
Cfr. anche per altri particolari sulla carestia 'Iqd, II, IGl; Nuwayri
Leid, I, Ibi. 84,v.
§ 36. — (Sayf b. Umar, da Salii b. Yùsuf al-Sulami, da 'Abd al-rahmàn
b. Ka'b b. Màlik). La carestia in Madinah e nei dintorni incominciò a
farsi sentire alla fine dell'anno 17. H. ed infierì specialmente durante
l'anno 18. H., quando tale fu la mancanza di viveri e di foraggi, che molta
gente morì di fame, e gli animali selvatici si avvicinarono senza timore
agli uomini in cerca di nutrimento, sicché un uomo che scannava una
pecora, la rifiutava, perchè (la carne) era cattiva, sebbene avesse fame (?)
(T a bari, I, 2674).
Cfr. Athir, IL 433.
§ 37. — (Sayf b. 'Umar, da al-Rabi' b. al-Nu'raàn, e da altri). Tale
fu la deficienza di viveri in Madinah e nei dintorni, che gii abitanti erano
come gente assediata. Il Califfo scrisse perciò ai governatori delle Pro-
vincie, ordinando loro di inviare le pivi necessarie provviste per soccorrere
i sofferenti. La prima caravana di soccorsi fu quella di 4000 cameli dalla
Siria, menata da abù 'Ubaydah in persona. Il Califfo insistè perciò nel
fare un dono ad abù 'Ubaydah di 4000 dirham (Tabari, I, 2576-2577). .
Cfr. Athir, II, 434.
§ 38. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Quando 'Amr b. al-'As (go-
vernatore dell'Egitto) (^) ricevette la lettera del Califfo, chiedente soccorsi
per gli abitanti del Higàz, che morivano di fame, rispose al Califfo, nar-
randogli come all'epoca in cui il Profeta aveva incominciato a predicare, il
mare Mediterraneo (al-Bahr al -S ami) si era scavato da sé miracolosa-
mente un canale attraverso lo stretto, ed aveva riversato le sue acque nel
Mar Rosso (B a h r a 1 - 'A r a b) : se il Califfo voleva che in Madinah regnas-
Ib
Q
<
tr
LU
CQ
18. a. H. §§ 3840.
sero i prezzi miti dei mercati egiziani, bisognava riattivare questo canale, ^S- ^- ^^
■ r^ •-,•/'<■ -TT r^ f no ■ T IT [ARABIA. - La ca-
che era stato otturato dai Greci e dai Copti. Il Calmo rispose ordinandogli restia in Arabia.]
di iniziare immediatamente i lavori e di eseguirli con la massima solleci-
tudine. Gli abitanti dell'Egitto protestarono contro l'ordine, dicendo che
se 'Amr spendeva tanti danari per quel canale, avrebbe rovinato le finanze
del paese. 'Amr ne scrisse al Califfo, ma questi rispose, ordinando severa-
mente di proseguire e terminare il lavoro con tutta sollecitudine, perchè
Dio approvava che l'Egitto si rovinasse per benefizio di Madinah (^). Il la-
voro fu fatto ed il canale venne a sboccare in al-Qulzum (Suez), sicché,
grazie al trasporto per mare, il prezzo delle derrate alimentari in Madinah
cadde al medesimo livello di quello che vigeva nei mercati egiziani. Grazie
a questo provvedimento la città di Madinah non ebbe più a sofi&'ire dagli
effetti di carestie fijio a tempi della uccisione di 'Uthmàn (35. a. H.),
quando di nuovo il canale fu chiuso ed i prezzi tornarono a salire (Ta-
bari, I, 2577).
Cfi-. Athir, IL 434.
Nota 1. — Sayf b. 'Umar uaira questi tatti sotto Tanno 18. a. H.. come se fossero contemporanei
dei precedenti, e senza ricordarsi che la completa conquista dell'Egitto segui due anni dopo: 'Amr non
può aver intrapreso lo scavo del canale di acqua dolce, che univa il Nilo al Mar Rosso, se non verso il 20.
o il 21. H. E' inutile poi aggiungere che lo scavo del canale dovette essere un' impresa di tanta impor-
tanza e di sì grave difficoltà di esecuzione, e richiedente tanto impiego di tempo, che mai in alcun
modo poteva servire come immediato provvedimento per una carestia esistente, ma come misura di pre-
cauzione contro il possibile rinnovo nell'avvenire delle sofferenze patite nella carestia del 18. H.
Nota 2. — Si tenga nota di questo concetto, introdotto ad arte nel testo per insistere sul prin-
cipio fondamentale, che i popoli non musulmani hanno un sol compito nel cosmos, quello di vivere per
lavorare e produrre a totale ed unico vantaggio dei veri credenti.
§ 39. — (Sayf b. 'Umar, da Sahl b. Yiìsuf, da 'Abd al-rahmàn b. Kab).
La terribile siccità ebbe fine grazie ad una processione per chiedere la
pioggia (al-istisqà-) (M organizzata dal Califfo 'Umar, per suggeriniento
di Bilàl b. al-Hàrith al-Muzani, che pretese aver visto in sogno il Profeta. Il
Califfo, accompagnato da al-'Abbàs e da tutta la popolazione uscì solenne-
mente dalla città, arringò i presenti, e pregò prostrato in terra recitando
i versi della prima sur a. La cerimonia ebbe immediato effetto, perchè
la pioggia venne giù a torrenti, e per rientrare nelle loro dimore il Califfo
ed i suoi seguaci dovettero guadare attraverso bacini d'acqua (T a bari, I,
2574-2575; cfr. anche 2575-2576).
Cfi-. Athir, II, 434-435.
Nota 1. — Sui riti delle rogazioni nell'Isiàm, vedi Bel, (iuelqiies riten pour obtenir la pluieen
(empii de sécheresse chez les Musulmans Maghribins, in Recueil de mémoires et de iextea publié en
l'hnnneur da XIV Congr. des Orient., par l'École d'Alger, 1905, pag. 49-98.
§ 40. — Riassumendo dunque le precedenti tradizioni, par che si pos-
sano deduiTe i seguenti fatti sicuri:
17. 3
•10-i-J.
18. a. H.
restia in Arabia.
'8. a. H. jvjt.; piiiiii giorni (Iciraiiiio 18. H. (cfr. § 10), ossia già nel meso di
lARABIA. ■ La ca- . „.,,, X> t- • • • .• • j • i. • j- tvt i- i
gennaio bd9 a. E. V ., si cominciarono a sentire nei dintorni di Madinah
le funeste conseguenze (runa iatale siccità autunnale, siccità per effetto
della ([uale rimasero distrutti i pascoli magrissimi del Higàz, e quindi ebbe
principio una grande mortalità nei bestiami dei nomadi. Privi del latte
e delle carni dei loro armenti, unico alimento nel deserto, i Beduini afl'a-
luati incominciarono ad affluire in Madinah chiedendo viveri e soccorsi.
Il Califfo diede quanto poteva avere in Madinah e mandò a chiedere soc-
corsi in Siria e nell'Iraq, sebbene anche in queste regioni, in misura molto
minore, infierisse la- siccità, e quindi pure una scarsità di viveri. Questo
stato di cose durò, si dice (cfi-. § 30), ben nove mesi.
Per venire in aiuto dei poveri, morenti di fame, fu organizzato un
vero servizio di soccorso pubblico; ma molti, a quanto pare, morirono di
fame, o di malattie contratte in condizioni di estremo esaurimento per
effetto della lame. Il Califfo, tanto fu il rigore della carestia, dovette so-
spendere — pare nella sola Arabia occidentale — l'esazione delle imposte.
Per combattere la gravissima crisi si ricorse a tutti i mezzi, comprési quelli
soprannaturali: e sembra che il Califfo facesse più volte la cerimonia del-
l'istisqà'. ossia di chiedere ufficialmente alla divinità, con pubbliche ce-
rimonie, la concessione delle pioggie. — Queste vennero alfine — forse
durante la tarda primavera del 18. H. — e apportarono, almeno nei din-
torni di Madinah, il desiderato ristoro. 'Umar ebbe allora cura di riman-
dare in patria le turbe di Beduini accorsi in Madinah per godere delle
distribuzioni gratuite di viveri e di soccorsi. Attraverso il velo tenden-
zioso delle tradizioni pare non pertanto di scorgere che 'Umar molto ed
efficacemente si adoperasse per lottare contro la sventura nazionale.
ARABIA-SIRIA. — Tradizioni sul viaggio del Califfo Umar in Siria.
§ 41. — Tanto ibn Ishàq, quanto al-Wàqidi, affermano che nell'anno
17, H. il Califfo Umar lasciasse Madinah per venire in Siria, ma che ar-
rivato a Sargh, ritornasse indietro (T abari, 1,2511, lin. 8-10).
Per la data corretta del viaggio e della peste vedi quanto si è detto
nei precedenti §§ 6 e segg. Il viaggio avvenne nel 18. H., perchè in que-
st'anno, e non nel 17. H., infierì la peste. Cfi-. §§ 47 e segg.
§ 42. — (ibn Ishàq, da ibn Sihàb al-Zuhri, da 'Abd al-hamid b. 'Abd
al-rahmàn b. Zayd b. al-Khattàb, da 'Abdallah b. al-Hàrith b. Nawfàl, da
'Abdallah b. Abbàs). Nell'anno 17. H. il Califfo 'Umar partì da Madinah
con numeroso seguito di M uh agir un e di Ansar, dirigendosi verso la
Siria con l'intenzione di assumervi il comando delle schiere in una spe-
18.
ria.
18. 3., H. §g 42-45.
dizione contro il nemico (ghàziy*"). Quando arrivò a Sargh, gli vennero • ^8. a. h.
T ,• 1 11 .... , . ^. . , _ ,^^, [ARABIA-SIRIA. -
incontro i comandanti delle guarnigioni musulmane m bina, abu Ubaj^- Tradizioni sui
dali b. al-Grarràh, Yazid b. abi Sufyàn, e Surahbil b. Hasanah, i quali gii viaggio dei Caiif-
1 -1 ■ n, , ••! ' 11 , \ TI *o Omar in Si-
annunziarono che il paese era intestato da un grave morbo (la peste). Il
Califfo convocò allora in consiglio tutti i Muhàgirùn, e li interrogò sul-
l'opportunità di recarsi in Siria durante l'infierire del morbo. I pareri fu-
rono diversi: alcuni sostennero che recandosi egli per una missione per la
causa di Dio, non dovesse arrestarsi per timore del morbo. Altri invece,
stante l'infierire di un male si terribile, non vedevano la ragione di pro-
seguii'e in quel momento il viaggio. Il Calififb licenziò allora i Muhàgi-
riin, e fece convocHre gli x\nsàr: questi, come i Muhàgirùn , si divi-
sero in due partiti, l'uno favorevole al viaggio, l'altro in favore di un ritorno
a Madinah. Licenziati anche questi, il Califfo chiamò a consiglio i Qurays
convertiti alla presa di Makkah, e questi unanimemente gii consigliarono di
ritornare a Madinah per evitare la peste. Il Califfo riunì allora tutti i presenti
in Sargh ed annunziò che egli rinunziava al viaggio e ritornava a Madinah,
ordinando anche ai suoi compagni di viaggio di ritornare con lui. Molti però
non approvarono tale decisione, ed abù 'Ubaydah b. al-Garràh manifestò
apertamente il suo pensiero dicendo al Califfo: « Tu tenti fuggire dal destino
« di Dio! ». Umar prontamente gli rispose: « Fuggo dal destino di Dio verso
« il destino di Dio! ». Sopraggiunse in quel momento 'Abd al-rahmàn b. 'Awf,
il quale nulla sapeva di ciò che era accaduto: il Califfo gli annunziò che v'era
la peste in Siria e chiese il suo parere. Abd al-rahmàn si rammentò allora
una sentenza del Profeta, che diceva : « Se voi avete notizia che la peste
« infierisce in un paese, non vi andate, ma se la peste viene a sorprendervi
« nel vostro paese, allora non fuggite! ». Il Califfo diede quindi il segnale
della partenza e ritornò con i suoi a Madinah (T abari, I, 2511-2513).
Cfr. Athir, IL 437-438; Khaldun, II, App., 114.
§ 43. — (ibn Ishàq, da ibn Sihàb al-Zuhri, da 'Abdallah d. 'Amir b.
Rabi'ah e da Sàlim b. 'Abdallah b. 'limar). Quando il Califfo 'Umar, in
seguito alla sentenza del Profeta, ricordata da 'Abd al-rahmàn b. Awf,
partì da Sargh e ritornò a Madinah per causa della peste che infieriva in
Siria, tutti i comandanti militari ('ummàl al-agnàdì ritornarono ai
loro po.sti (in Siria) (T a bari, I, 2513).
§ 44. — al-Dzahabi pone nell'anno 17. H. il viaggio di 'Umar sino a
Sargh, e dice che lasciò Zayd b. Thàbit quale luogotenente in Madinah
(Dzahabi Paris, I, fol. 130,r.).
§ 45. — (al-Ya'qùbi). Di poi (nell'anno 17. H., secondo la cronologia
di al-Ya'qùbi) il Califfo 'Umar partì (da Madinah) dirigendosi verso la
19.
§§ 45-47. 18. 2L. H.
18. a. H. Siria e viascajiò fino a Sargh: qui venne a sapere clie la peste era aumen-
lARABIA-SIRIA. - , , , , . , . , , , , ./^
Tradizioni sul ^^ta (q a ct K a tj} u r a , e quindi si deve concludere che Umar eia partito
viaggio del Caiif- sapendo come già v'infierisse il morbo) e perciò fece ritorno. (Prima di ani-
ria i vare a Sargh) gli vennero incontro i comandanti militari della Siria, ed abù
'Ubaydah b. al-Cirarràh inveì contro di lui con parole violente, dicendo: « Tu
« fuggi forse dal destino di Dio? ». Ed Umar: « Sì, io fuggo dal destino di
« Dio (qadr A llàh) verso il destino di Dio» (Ya'qùbi, II, 171).
§ 46. — ibii al-At_hir osservando come Sayf b. 'limar, in alcuni passi,
dia come spiegazione della venuta di 'Umar in Siria, la sistemazione delle
faccende di tanti Musulmani morti intestati per effetto del morbo mici-
diale, e mettendo ciò insieme con la notizia che 'Umar facesse quattro
viaggi in Siria, ha ricostruito un viaggio del Califfo Umar in Siria dopo la
peste del 18. H.: viaggio in cui introduce l'episodio del Califfo e del ve-
scovo di Aylah. Che ciò sia una ricostruzione arbitraria di ibn al-Athir
risulta chiaro dalla considerazione che ninna fonte menziona un viaggio
di 'Umar in Siria dopo la peste. In questo viaggio poi ibn al-Athir pone la
deposizione di Surahbil b. Hasanah, e aggiunge che 'Umar si scusò di tale
atto dicendo che non lo deponeva perchè fosse adirato con lui, ma perchè
voleva un (altro) uomo piia forte (di lui per il governo della regione). È
questo un incidente della pretesa destituzione di Khàlid b. al-Walid, ap-
plicato con qualche modificazione a Surahbil b. Hasanah: è noto poi (con-
fronta Hagar, II, 400, lin. ult.) che Surahbil era già morto di peste in
Siria. Chiude il racconto con il ritorno di Umar a Madinali nel mese di
Dzu-1-Qa'dah (Athìr, II, 438-439).
Sul viaggio di 'Umar a Sargh cfr. anche T a bari Zotenberg, III,
436-438.
SIRIA. — Le tradizioni sulla grande pestilenza dell'anno 18. H.
§ 47. — (a) (ibn Ishàq, senza isnàd). Nell'anno 18. H. scoppiò la
grande peste di 'Amawàs (Emmaus), nella quale perì tanta gente: mori-
rono: abù 'Uba\dah b. al-Grarràh che comandava le genti (amir al-iiàs) in
Siria, Mu'àdz b. Grabal, Yazid b. abi Sufyàn, al-Hàrith b. Hisàm, Suhayl
b. Amr, 'Utbah b. Suhayl e molti fra gli asràf al-nàs o uomini più emi-
nenti (T a bari, I, 2516).
(6) Khuwàndamir sostiene che la peste fu preceduta da una terribile sic-
cità che produsse una carestia, e da questa venne la pestilenza (Khond., I, 4,
pag. 25, lin. 13 e segg.). Lo stesso narra abù-1-Fidà- (Abulfeda, I, 242).
(e) Khaldùn, II, App., 114; Yàqùt, III, 729; ibn al-ó-awzi descrive
Amawàs, o 'Amwàs, come un paese, kùrah, della Palestina, presso Ge-
2(J.
dell'anno 18. H.j
18. a. H. §§ 47^5.
rusalemme e dice vi hiorì abu Ubaydah durante la morìa in età di 58 anni '8- ^- "•
, ^ _ TT //, ■ T j:> 1 n /-. - ISIRIA. - Le tradì-
nel 18. H. (G-awZl, I, fol. 41,V.-42,r.j. zioni sulla gran-
(d) Nell'anno 18. H., dice al-Khuwàrizmi, vi tu una grande morìa in '^^ pestilenza
tutte le parti della Sii'ia (Baethgen, 110).
Cfr. anche Nuwaj-ri Leid, I, fol. 85, r.
§ 48. — (al-Wàqidi). Nella peste di 'Amawàs perirono 25,000 persone
(Tabari, I, 2578, lin. 6).
§ 49. — (ibn Ishàq, senza isnàd). L'anno 18. H. fu il così detto anno
della perdizione. Ani al-ramàdah. in cui avvenne la peste di Amawàs,
per la quale morì moltissima gente (T a bari, I, 2570, lin. 13-14).
§ 50. — (ibn Sa'd, senza isnàd). Nell'anno 18. H. vi fu la peste di
Amawàs: questo anno fu il primo detto Am al-Ramàdah, in cui la
gente fa colpita da scarsità, carestia e fame che durarono per nove mesi
(Saad, III, 1, pag. 203, lin. 22-24).
§ 51. — (abù Ma'sar, senza isnàd). L'anno 18. H. fu l'anno detto della
perdizione, nel quale vi fu la peste di 'Amawàs (Tabari, I, 2570, lin. 16-17).
§ 52. — (Sayf b. limar, senza isnàd). Saj'f b. Umar credeva che
la peste di Amawàs avvenisse nell'anno 17. H. (Tabari, I, 2520, lin. 13).
Dalle fonti precedenti è manifesto però e sicuro che la morìa infierì
nel 18. H. Su questo punto non è possibile avere contestazioni. Tutto al
più il morbo può aver incominciato a infierù-e agii ultimi del 17. H.
§ 53. — (Ahmad b. Thàbit al-Ràzi, da Ishàq b. Isa, da abù Ma'sar).
La peste di 'Amawàs, e (il viaggio di Umar ad) al-GràbÌ3ah avvennero
nell'anno 18. H. (Tabari, I, 2516, lin. 13-15).
Si confonde il viaggio di al-Gràbiyah nel 17. H. con quello fino a Sargh
nel 18. H.
§ 54. — (abù Zur'ah, da Ahmad b. Hanbal). Nel 18. H. vi fu la peste
di Amawàs. Sa'id b. Kathir ha conservato memoria dei versi di un poeta
sullo scoppio della morìa ('Asàkir, fol. 66, r.) [H.].
§ 55. — (Abdallah b. ó-a'far, da ibn Bukayr, da al-LaytJi b. Sa'd).
(L'anno detto di) al-Ramàdah e la peste di 'Amawàs avvennero nel 18. H.
(Il tradizionista) Ya'qùb dice inoltre, da Salamah, da Ahmad b. Hanbal,
da Ishàq b. 'Isa, da abù Ma'sar: (il viaggio del Califfo 'Umar fino a) Sar' (o
Sargh) avvenne nell'anno 17. H., poi (l'anno detto) al-Ramàdah seguì nel
18. H., e nello stesso anno fu la peste di Amawàs. Quell' 'Amawàs che
abù Ma'sar pone nell'anno 16. H. è forse una battaglia combattuta in quel
luogo: riguardo però alla peste, abù Ma'sar conviene che avvenisse nel-
l'anno 18. H. ('Asàkir, fol. 66,r.) [H.].
Anche qui è palese che si confondono i due viaggi di Umar.
•ji.
§§ 56-5!». 18. a. H.
18. a. H. § 56. — (al-Dzahabi, senza isnàd). Nell'anno 18. H. scoppiòla [uste
[SIRIA. - Le tradi-
zioni sulla gran-
di Aniawas nel paese dell" Uidnnn, per effetto della (piale perirono molti
de pestilenza Musulmani: si dice però che non inlierisse affatto in Makkah ed in Ma-
deiranno 18. H.| ^^.^^_^^^ , i>. a h a b i Paris, I, fol. iaO,v.).
§ 57. — (al-Balàdzuri. senza isnàd, forse però da Hisàm b. 'Animar).
Nell'anno 18. II. \i tu la grande peste di 'Amawàs, nella quale perì tanta
irente dei Musulmani: lia le \ ittimc noveransi:
(1) abu Ubaydah b. al-(Jran-àli, l'amìr (della Siria) morto in età di
68 anni.
(2) abCi Abd al-rahman Mu'àdz b. Gabal, dei banù Salimah (al-Kliazrag)
il quale morì nella provincia (nàhiyah) di al-Uqhuwànah, nell' Urdunn. in
età di 38 anni. Egli era stato nominato suo successore da abù Ubaydah,
mentre era moribondo. Altri affermano però che il morente abù Ubaydah
nominasse lyàd b. Ghanm al-Fihri, oppure Ami' b. al-'As. Quest'ultimo
nominò suo figlio (luogotenente della Palestina), e se ne andò poi in Egitto.
(3) abii Muhammad al-Fadl b. al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib. Alcuni
però pongono la sua morte alla battaglia di Agnàdayn (eli-. 13. a. H., § 60,
n. 18, e 15. a. H., § 117. n. 22), ma è più certa la notizia, che perisse
durante la peste di AmaAvas.
(4) abù Abdallah Surahbil b. Hasanah, in età di 29 anni.
(5) abù Yazid Suhayl b. Amr, dei banù 'Amir b. Lu'ayy.
(6) al-Hàrith b. Hisàm b. al-Mugjiirah al Makhzùmi, che altri dicono
perito ad Agnàdayn (cfr. 13. a. H., § Q6, n. 25) (Balàdzuri, 139-140).
Cfr. Athìr, II, 430; Furàt, I, foL 137,v.
§ 58. — (abù-1-Fadl ibn al-Furàt, da abù Muhammad b. Nasr, da abù-1-
Qàsim b. abì-l-'Aqib, da Ahmad b. Ibràhim, da Muhammad b. A-idz, da
Mudrik b. abi Sa'd b. Yùnus b. Maysarah b. Halbas). Tra i Musulmani
Beduini, che contavano 24,000 uomini, scoppiò la peste e ben 20,000 tra
loro caddero vittime del flagello. I superstiti dissero che la peste era stata
« il Diluvio universale e la punizione (di Dio) (tùfàn \va rigz [Allah]j ».
Quando Mu'àdz b. Gabal udì questi discorsi, convocò la gente a sé e pro-
testò in una predica contro tale interpretazione del disastro : egli sostenne
invece che fosse 'un martirio per la fede e l'esaudimento di una preghiera
del Profeta a favore dei credenti (sic/) (' Asàkir, fol. 07, r., cod. Damasc,
fol. 136, v.). — La fine della tradizione è palesemente corrotta e in disor-
dine, il senso non è chiaro. [H.j. Cfr. anche Sa ad, III, 2. pag. 124, lin. 15
e segg. nella biografia di Mu'àdz.
§ 59. — (ibn Ishàq, da Su' bah b. al-Haggàg, da al Mukhàriq b. Ab-
dallah al-Bagali, da Tàriq b. Sihàb al-Bagali, da abù Musa al-As'ari).
18. a. H.
§§ 59-62.
dell'anno 18. H.]
Quando scoppiò la grande peste di Amawàs in Siria, ed incominciò a ^8. a. h.
perire tanta gente, il Califfo 'limar, volendo salvare abu Ubaydah, gli zioni sulla gran-
scrisse invitandolo a lasciare la Siria, ma il fido Compagno, pur ringra- «^e pestilenza
ziando il Califfo, rispose che preferiva rimanere con le sue genti. Il Califfo
Umar, quando ricevette la risposta di abu. Ubaydah, si mise a piangere
pievedendo la fine del suo generale, ma prontamente gli scrisse una se-
conda lettera, ordinandogli di rimuovere le milizie dalle bassure malsane,
nelle quali si trovavano, e di condurle in qualche sito sano ed elevato nel
deserto, abu Ubaydah mandò allora a chiamare abu Musa al-As'ari e gii
ordinò di trovare un nuovo accampamento per le schiere in un sito sa-
lubre. Quando abu Musa ritornò a casa per fare i suoi preparativi, trovò
che durante la sua breve assenza era già morta sua moglie. Al momento
poi in cui abu 'Ubaydah si accingeva a porre il piede nella staffa per recarsi
eon le truppe nel nuovo accampamento, fu colpito anch'egli dal male e
cessò di vivere.
Le genti musulmane furono trasferite in al-Gràbijah sul limitare del
deserto, ed in questo nuovo sito il male cessò di infierire tra i soldati. (Ta-
bari, I, 2516-2518).
Cfi-. Athir, II, 436-437.
§ 60. — (ibn Ishàq, da Abàn b. Salili, da Salir b. Hawsab al-A.s'ari, da
Eàbah {sic) al-A.s'ari). Quando morì abu 'Ubaydah b. al-Garràh, il suo posto
fu assunto da Mu'àdz b. Grabal: la peste continuava intanto a mietere vit-
time e fì-a le altre morì anche il figlio di Mu'àdz, 'Abd al-rahmàn b. Mu'àdz.
Poco tempo dopo morì anche il padre Mu'àdz, ed il governo della provincia
passò nelle mani di 'Amr b. al-'As, il quale, nonostante l'opposizione di
abii Wàthilah al-Hudzali. menò le milizie lontane dal piano, nei monti,
ove disperdendole, ottenne che il male cessasse di infierire. Il Califfo 'Umar
approvò la condotta di 'Amr b. al-'As (T ab a ri, I, 2518-2520).
Ctr. Athir, II, 437.
§ 61. — (Sayf b. Umar, da abu Uthmàn e da altri). La peste di Ama-
wàs fu un'epidemia terribile, quale non ne fu mai vista simile, e mentre
rianimò i nemici dell' Isiàm, perturbò ed avvilì gli animi dei Musulmani
per il numero ingente delle morti e per la lunghezza della sua durata: la
peste infierì per parecchi mesi (T a bari, I, 2520).
§ 62. — (al-Ya'qùbi). Durante la peste in Siria morì abu 'Ubaydah
b. al-(iarràh, il quale lasciò il governo di Hims ad lyàd b. Ghanm con
le regioni attigue di Qinnasrin: ed a Mu'àdz b. Grabal lasciò il governo
dell'Urdunn. Pochi giorni dopo la sua nomina morì anche Mu'àdz. Cessò
parimenti di vivere Yazid b. abi Sutyàn, e Surahbil b. Hasanali; per ciò
23.
dell'anno 18. H.
§§ (>2-(vj. 18. a. H.
18. a. H. Uniar conferì a Mu'àwiyah b. abì Sutyàn il governo della ijrovincia già
' zioni suiil gTan- amministrata dal fratello Yazid. In questo anno morirono di peste 25,000 per-
de pestilenza sone oltre quello di cui non si tenne il computo: il prezzo delle derrate
salì alle stello e la gente incettò i grani (per specularvi sopra ) : allora
'limar vietò l'incetta delle granaglie (Ya'qflbi, II, 172).
§ 63. — Certamente negli anni successivi e forse anche nello stesso
anno in cui intìeriva il terribile flagello, i più credenti tra i Musulmani
rimasero perplessi allo scoppio di un tanto disastro e alle stragi spietate
fatte dal morbo nei ranghi dei fedeli, i quali avevano pur combattuto lo-
devolmente nella via del Signore ed ottenuto il trionfo della sola e vera
fede. Perchè mai Dio aveva scagliato contro i suoi fedeli una sventura sì
terribile? In risposta a questo doloroso quesito, che faceva dubitare della
giustizia divina, le classi dirigenti dell'Islam e le scuole tradizion isti che
posteriori coniarono una tradizione che a loro modo di vedere spiegava i
fatti e ne eliminava quel carattere di irragionevole crudeltà del destino,
contro la quale l'uomo di tanto in tanto insorge, elevando pungente rim-
provero all'Essere Supremo.
(Thawbàn, da suo padre, da Makhùl, da Kathir b. Murrah, da Mu'àdz
b. Grabal). Il Profeta ha detto: « Essi (i Musulmani) verranno in un luogo,
« che si chiama al-Gàbiyah: ivi li colpirà una cosa, che si somiglierà alla
« peste dei cameli. Voi stessi (miei compagni) ed i vostri figli per questo
« mezzo diverrete martiri per la fede, e le vostre azioni saranno con questo
«mezzo purificate» ('Asàkir, fol. 67,v., cod. Damasc. , fol. 137,r.).
§ 64. — (Sayf b. Umar, da abù Hàrithah e da altri). (In questo anno)
scoppiò la peste in Siria, in Egitto, e neir'Iràq, infierendo però partico-
larmente in Siria, dove mietè molte vittime. Fu in specie violenta durante
i due mesi di Muharram e di Safar (del 18. H.), poi sembrò diminuire e
di ciò fu mandato avviso al Califfo 'Umar. Questi allora si mise in viaggio
per recarsi in Sh-ia, ma quando giunse vicino alle frontiere, venne a sapere
che la peste infieriva peggio che mai in quella provincia, e dacché aveva
conoscenza della sentenza del Profeta, che proibiva di recarsi in un paese
colpito dalla peste, fece ritorno a Madinah. Grli giunsero allora lettere dai
governatori, descrivendogli le innumerevoli difficoltà, nelle quali si trova-
vano per il numero stragrande dei morti e delle eredità, che non si sa-
peva più a ehi dovessero spettare: il Califf"o tenne perciò nel mese di Gru-
màda I. un consiglio per decidere, da qual paese egli avrebbe dovuto in-
cominciare il suo giro per rimettere a posto tutti gli affari rimasti in so-
speso a causa della grande mortalità. 'Umar avrebbe voluto incominciare
con r 'Iraq, ma Ka'b al-Ahbàr, che si era convertito in quell'anno, lo dis-
24.
18. a. H.
§§ 64-68.
suase, consigliaudogli invece di incominciare dalla Siria (^) (Tabari. I, 18. a. H.
[SIRIA. . Le tradi-
^Oia-^Ol-iJ. zionì sulla gran-
NuTA 1. — Per persuadere il Califfo 'Umar, Ka'b al-Ahbàr gli fece il seguente discorso: Non pestilenza
• cominciare con T'Iràq! Il male si compone di dieci parti, ed il bene pure di dieci parti: una parte aell anno 18. n.J
1 del bene è in oriente, e nove in occidente, e se una parte del male è in occidente, le altre nove parti
• sono in oriente, ove stanno le corna di Satana! Ogni male è duro a guarire! » (Tabari, I, 2514, lin. 10
e segg. ; da Sayf b. 'Umar). Per ciò che riguarda le coma di Satana, forse si allude alla credenza che
il sole sorga tra esse; cfr. Goldziher, Philol., I, 113 e segg.: e 9 a. H. § 36 e n. 3.
Secondo un'altra tradizione pure di Sayf b. 'Umar (Tabari, I, 2515, lin. 1 e segg.ì, 'Uthmàn
avrebbe detto al Califfo 'Umar: «L'occidente è il paese del male, e se il male fosse diviso in cento parti,
• si troverebbe che una parte sola è fra gli uomini (in oriente) e le altre novantanove sono nel Maghrib
'(occidente)». Ve un'altra tradizione su argomento affine, che merita di essere data, perchè descrive
il carattere attribuito alle differenti nazionalità, ai tempi di Sayf (Sayf b. 'Umar, da Bakr b. Wà-il, da
Muliammad b. Muslimi. Disse il Profeta di Dio: «L'osservanza delle leggi (al-hifz) fu divisa in dieci
• parti, delle quali nove furono date ai Turchi ed una agli altri uomini. L'avarizia fu divisa in dieci parti,
«delle quali nove furono date ai Persiani (Fàris) ed una agli altri uomini..., ecc. ^ ; e ripetendo la
medesima formola si vuole che il Profeta affermasse che i Sudanesi fossero gli uomini più generosi, gli
Indiani i più libidinosi, le donne nove volte più pudiche degli uomini, gli Arabi gli uomini capaci di
odiare più di tutti gli altri, ed i Greci i più orgogliosi (Tabari, I, 2515-2516!.
§ 65. — Della grande carestia in Madinah discoiTe anche Entichio,
e narra come Amr b. al-*As venisse in soccorso del Califfo e degli abi-
tanti affamati d'Arabia con l'invio di copiose vettovaglie dall'Egitto per
via di terra. 'Umar scrisse poi ad ad Amr ordinandogli di scavare il ca-
nale al-Khalìg, che doveva giungere sino ad al-Qulzum (Suez) e facilitare
i trasporti delle deiTate. Questo canale era quello in al-Qantarah e fu poi
detto Khalig Amh- al-Mu'minin : in tal modo i cereali poterono es.ser tra-
sportati sino alle coste d'Arabia prima lungo il canale, e poi attraverso il
Mar Rosso (Eutychius, ed. Cheikho, II, pag. 26-27).
Questi fatti sono però narrati dal cronista cristiano dopo la presa di Ales-
sandi'ia e senza specificare l'anno: quindi, giudicando dall'ordine'della materia,
Eutichio porrebbe la carestia nientemeno che dopo il 1" Muharram del 20. H.
§ 66. — Sulla carestia e la peste si possono anche consultare: Dza-
h a b i Paris, I, fol. 130, v. ; A b u 1 f e d a , I, 242-244, il quale aggiunge che
la peste infierisse anche in al-Basrah, e che in questo anno 'Umar visitò
la Siria per regolare le faccende dei morti di peste (Khond, I, 4, pa-
gine 16-17).
§ 67. — In quel tempo (ossia nel 951 dei Greci, o Seleucidi) infierì
la peste bubbonica, e molta gente morì nel paese della Siria e della Meso-
potamia (Michel Syrien, II, 431).
§ 68. — Secondo il Miiller la peste ebbe principio alla fine del 17. H.,
ma salì al massimo della sua intensità nel corso dell'anno 18. H. ed infierì
in Palestina e Siria. Il centro maggiore di mortalità fu 'Amawàs, ma ne
fu devastato terribilmente anche tutto il resto del paese: egli ritiene che
le vittime furono, secondo alcune fonti, 25,000 (Muller, I, 259).
S t)8.
18. a. H.
18. a. H. Sulla peste cfr. aiulu> Tabari Zoteubeig, III, 434-439, dove ò
iSIRIA. - Le tradì- , ., , -i , i i • t) > i • -i t • • -, ■
i ni sulla gran- fit^tto clif il morbo nel Illese di Kagab commcio a aimimuie passando m
de pestilenza Egitto 0 Uell' 'IlàtJ.
* *""° ■' Sarà molto utile agli studiosi aggiungere, a proposito della peste e del
viaggio di 'Umar a Sargh, alcuni appunti di molto pregio, favoritimi dal
prof. C. A. Nallino, sopra alcuni detti contradditori attribuiti a Maometto
ed ammessi come autentici in tutte le raccolte canoniche di tradizioni re-
lative al Profeta. Uno di tali detti è quello qui citato: là yuridu mum-
r i d " " 'ala m u s i h h '" (con la variante assai meno tì^equente : là 3^ ù r i -
danna dzu ' à hat'°. . .) ('), dal quale apparirebbe la prescrizione di evi-
tare il contagio. Ma un altro detto a cui accenna anche MaqdLs, e che
aveva senza dubbio lo scopo di combattere superstizioni degli Arabi pa-
gani, afferma : 1 à ' a d w a w a - 1 à t i y a r a t a « non esiste contagio né segno
di augurio infausto » (^). Il metter d'accordo queste due tradizioni ha pro-
curato non poco lavoro ai teologi musulmani; oltre ai commentatori delle
raccolte canoniche di tradizioni, si veda i b n Q u t a y b a h , M u kh t a 1 i f
al-hadit_h, Cairo, 1326, pag, 123-132; ed ibn Qayyim al- G-a wiyy ah ,
Miftàh dar al-sa'àdah, Cairo, 1323-1325, voi. II, pag. 266-266 e 278-
284. Alcuni ricorsero alla nota teoria del n a s i kh e del m a n s ù kh , rite-
nendo che uno dei due detti avesse abrogato l'altro; ma la soluzione accolta
dalla maggioranza e considerata come ortodossa è questa: Vero contagio
da corpo a corpo non esiste, ma le precauzioni di isolamento vanno prese
allo scopo di evitare che gli spiriti deboli vengano traviati dal diffondersi
del male e credano al contagio.
Queste discvissioni derivano dalla ti^adizione accolta nelle collezioni
canoniche e da scrittori di storia (cfr. poc'anzi al § 42), sul viaggio di
'Umar a Sargh e le parole pronunziate da Abd al-rahmàn b. Awf, che
dichiarò d'aver udito una volta dal Profeta queste parole: « Quando udite
« che la peste è in una terra, non vi entrate; e qualora la peste scoppi
« in una terra in cui voi siete, non ne uscite ». In seguito a ciò 'Umar
stabilì di tornare indietro. I commentatori sono unanimi nello spiegare i
motivi di quella sentenza del Profeta; la loro interpretazione è così formu-
lata dal giurista màlikita 'Ali al-'Adawi al-Sa'ìdi: « Il Profeta vietò di en-
« trare [in paese devastato dalla peste] per timore che colui il quale vi entra
« possa venir colpito dallo stesso malore degli abitanti del luogo e quindi
« dica: Se non fossi venuto non ne sarei stato colpito (illudendosi cioè di
« di poter sfuggire ai decreti di Dio). Chi è saldo nella sua religione non
« teme di ciò, sicché tutto questo non lo tange. Proibì poi di uscire [dal
« paese infestato] per timore che la gente si metta in fuga abbandonando
26.
18. a. H. |§ 68, 69.
« gli ammalati, ovvero che, restando imrmine il fuggitivo, questi rimanga 18. a. h.
«scosso nella sua fede (cioè creda di dovere la salvezza alla sua fiiga an- zioni sulla gran-
« zichè al volere di Dio)». Naturalmente 'Ali al-'Adawi al-Sa'idi, abù-1- ^e pestilenza
Hasan e gli altri giuristi intendono che questa proibizione sia non un ' " .
divieto assoluto, ma un consiglio che conviene seguire. Insomma la ragione
di quel precetto è sinteticamente espressa in un detto di ibn Mas'ùd: « La
« peste è [un pericolo di] traviamento per chi fugge e per chi. resta ». —
A proposito d' interpretare queste tradizioni si possono anche consultare i
medici : per esempio, Dàwud al-Antàki, Tadzkirah ùli-1-albàb,
Cairo, 1321, II. 121; Ibràhim ibn Abd al-rahmàn al-Azraq,
Tashil al-manàfi', Cairo, 1318-19, pag. 146-147.
È noto che in Turchia la quarantena contro la peste fu introdotta
nel marzo 1838 dal sultano riformatore Mahmùd II. in seguito al parere
degli alti dignitari e di molti 'ulema* appositamente convocati; la delibe-
razione fu pi'esa tenendo conto delle varie tradizioni del Profeta e della
condotta di 'limar I a Sargh.
Presso i giuristi di scuola màlikita. questo fatto di Sargh ha acqui-
stato una particolare importanza. Il famoso abù-1-Walìd al-Bàgi, [f 474 eg.],
nel suo Kitàb al-isàràt, pag. 102-106, riferisce quell'avvenimento, no-
tando come la discussione si fosse svolta sempre a base di ragionamenti
ed opinioni personali fra-y) «senza che alcuno traesse per ciò i suoi ar-
« gomenti dal Corano, dalla sunnah, dall' igmà' ». abù-1- Walid al-Bàgi ne
deduce che già il « consensus » dei primi Compagni del Profeta ammet-
teva la legittimità del ra-y. Lo stesso ragionamento a proposito del ra"y
si trova presso altri giuristi màlikiti: ibn Eusd, al-Muqadda ma t ,
Caii-o, 1325. I, 20-21: al-Zurqàni, Sarh al-Mu \va 1 1 a • , Cah-o, 1310.
IV, 78-79.
Nota 1. — Il Lane nel suo dizionario (pag. 1652. col. a: 2709. col. h' traduce: «One having
diseased camels shall not bring them to water immediately after one whose camels are in a healthy
state»; ma che 'ala vada tradotto insieme con, appare dal testo stesso e anche dai commentatori e
lessicografi (per esempio, LA HI, 338-339 e IX, 98: TA V, 86 e X, 237), che lo rendono con ma'.
Nota 2. — Le numerose forme di questa tradizione si possono vedere raccolte presso Snyùti,
Kanz al-'ummàl, voi. V, pag. 197-199 in. 3978-4020 1 ; al-Muntakhab (in marg. al Musnad d'ibn
Hanbal.. IV, 25-26.
§ 69. — Sullo svolgimento della pestilenza del 18. II. v'è poco da
dire, riassumendo le precedenti tradizioni. È molto probabile che vi sia
stato uno stretto rapporto di causa ad effetto tra la carestia prodotta dalla
siccità e la pestilenza; ma abbiamo altresì da osservare che la regione
dove appunto pare che la carestia infierisse maggiormente (l'Arabia occi-
dentalej, fosse una di quelle che rimase appunto immune dal morbo. —
V'è però da notare che molto probabilmente i tradizionisti musulmani
§ ©>.
18. a. H.
'^- ^- "■ non Sì soiui dati verun pensiero delle sojBferenze delle popolazioni cristiane
[SIRIA. - Le tradì- . , , i , ,
zioni sulla gran- duiaiito la Carestia, come del resto ignorano del tutto le perdite subite
de pestilenza ^\^[ medesimi durante la pestilenza. — Essi hanno conservato memoria
dell anno IS.'H.l , i • T,r i ->
soltanto delle vicende dei Musnlmani. — Questi, mantenuti a sjjese delle
popolazioni nelle provincie conquistate, non sentirono affatto le conseguenze
della carestia in Siria, dove erano quali guarnigioni e presidio e non come
abitanti e coltivatori. Le tasse pagavansi in natura e v'era sempre sovrab-
bondanza di provviste, dato lo scarso numero delle milizie d'occupazione.
La prova n'è che dalla Siria furon mandati viveri a Madìnah. La copia
delle tradizioni sulla carestia attorno a Madinah ha la sua ragione nel fiatto
che quella città fu il centro donde irradiò la tradizionistica musulmana, ed
essa oltre al ricordare le sofferenze patite dai suoi primi tiamandanti, ha
voluto lumeggiare anche la figura di 'Umar e con pretesi episodi a lui
attribuiti stabilire alcune norme legali, rituali e pratiche nel caso che le
carestie si ripetessero.
Concludiamo quindi che la siccità e la carestia colpissero e devastas-
sero, dove più dove meno, anche le altre provincie dell'impero, e che la
peste ne fosse, come è sempre il caso, l'immancabile conseguenza.
La peste ebbe però principio in Siria e più specialmente nella città
di 'Amawàs, ed infierì sopra tutto in quella regione, facendo strage spa-
ventosa degli abitanti di tutte le classi sociali e senza distinguere i Siri
dai conquistatori. Questi anzi fui'ono quasi annientati se è vero che per-
dessero dalle 20 alle 25,000 persone, tra cui alcuni dei principali capitani
delle conquiste e Compagni del Profeta. — Par che il morbo si diffondesse
anche verso oriente, ma non vi producesse gravi danni, perchè le fonti,
sempre sì copiose di notizie nei riguardi delF'Iràq, non fanno menzione
di morìa in questa regione. Tutto fa credere che il morbo avesse principio
nella primavera, ed è probabile che durante i calori dell'estate arrivasse al
periodo di massima intensità.
Per salvarsi dal morbo le guarnigioni arabe in Siria ed in Palestina
fuggirono dai centri abitati e si sparpagliarono nei confini desertici delle
due predette regioni, sottraendosi in tal modo ad altri fatali contagi.
La pestilenza rapì anche i capi dell'amministrazione musulmana; e la
scomparsa di abù 'Ubaydah, di Mu'àdz, di' Yazid b. abi Sufvàn e di altri
capitani, appianò il cammino al poi celeberrimo Mu'àwiyah b. abi Sufyàn,
del quale avi-emo tanto ad occuparci negli anni venturi: egli salì ora al
potere in età relativamente giovane, e fu scelto come governatore della
Siria, carica che doveva tenere, prima come luogotenente e poi come so-
vrano, per circa 42 anni.
28.
1 8. a. H. §§ 70.73.
SIRIA. — Nomina di nuovi governatori. i8. a. h.
§ 70. — (ibn Ishàq, senza isnàd). Quando il Califfo Umar ebbe no- ji nuovi gover^
tizia della morte di abù 'Ubaydah e di Yazid b. abi Suf3'àn, conferì a natori.)
Mu'àwiyah b. abi Sufyàn il comando sul Grund Dimasq, e l'incaricò di
esigere le tasse fondiarie (kharàg) della regione: a Surahbil b. Hasanah
conferì allora il comando del (xund al-Urdunn e la riscossione delle
tasse fondiarie di quella regione (T ab a ri, I, 2520, lin. 9 e segg.).
Cfi-. Athir, IL 438; Khaldùn, II, App., 114.
§ 71. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando seppe della morte di abu
Ubaydah, il Califfo 'Umar scrisse a Yazid b. abi Sutyàn, conferendogli il
governo della Siria, quale successore di abù Ubaj'dah, ordinandogli allo
stesso tempo di razziai-e QaysàriyA^ah (Cesai-ea di Palestina). Altri affer-
mano però che 'Umar conferisse a Yazid b. abi Sufj'àn il governo dell' Ur-
iuun e della Palestina, e quello di Damasco ad abu-l-Dardà*. 'Ubàdah b.
al-Sàmit fiT nominato governatore di Hims (Balàdzuri, 140).
§ 72. — Umar diede a Yazid ibn abi Sufyàn al-Umawi il governo
iella provincia di Filastin, e successivamente alla morte di Mu'àdz b. Grabai
il comando delle schiere operanti in Siria. Yazid morì nella peste di Ama-
wàs l'anno 18. H. Altri invece lo fanno morire in Dimasq nel Dzù-1-Higgah
iel 19. H. dopo la conquista di Qaysàrij'yah (Kh ali., II, 606, lin. 8-15).
§ 73. — (Sayf b. 'Umar, da 'Abd al-malik, e da altri), abù 'Ubaj'dah
b. al-Grarràh, governatore di Hims e di Qinnasrin, prima di morire (della
peste) nominò suo successore 'Ij'àd b. Ghanm, suo zio materno ed anche
cugino, il quale un tempo governatore della Mesopotamia (al-Grazirah), era
stato poi destituito da 'Umar. 'Ij^àd era venuto allora presso abù 'Ubaydah,
in Siria, prendendovi stabile dimora. Quando si seppe in Madinah della
morte di abù 'Ubaydah e della nomina fatta dal defunto, molti protestarono
contro la medesima, rammentando al Califfo, che 'l3'àd non aveva la ripu-
tazione di essere molto corretto, perchè non rifiutava mai niente ad alcuno,
ed era estremamente generoso: se il Califfo aveva rimproverato a Khàlid
b. al-Walid di essersi lasciato corrompere da doni, a più forte ragione non
doveva lasciare 'lyàd al govenio della Siria. Il Califfo nondimeno non volle
mutare quanto era stato stabilito da abù 'Ubaydah, e lasciò 'I^'àd al go-
verno di Hims (^).
Quando morì lyàd b. Ghanm, il Califfo conferì il governo della pro-
vincia a Sa'id b. Hidzyam al-Grumahi, ed in seguito, morto anche costui,
diede il governo a Umayr b. Sa'd al-Ansàri.
La provincia di Damasco e dell' Urdunn rimase invece sempre gover-
nata da Yazid b. abi Sufyàn fino alla morte di lui, quando il Califfo 'Umar
29.
78-75.
18. a. H.
no C'Olitovi il governo al tiatello del defunto, a Mxi'àwiyah b. ahi Sufyàu (-)
18. a. H.
[SIRIA. - Nomina ™ , • , ^^^ ,- ^r.,iy.\
di nuovi Eover- (T a bari. 1. 28lK>28rì(;).
nuovi gover-
natori.'
Nota 1. — Tutta questa traiiizione sembra farcita di errori lii l'atto e ili cronologia. Ciò risulterà
più chiaro da (luanto trovasi esposto più avanti, a proposito della concniista della ^[esopotainia, di cui
Sayf ha un concetto totalmente erroneo. La ragione intima di tante notizie false non è chiara: è forse
una conseguenza dell'errore iniziale della scuola iraqense, la quale, come si vide, conferisce ad 'lyàd h.
(ìhanm una parte che mai non ebbe nella prima campagna di Khàlid h. nl-Walid in Siria. Cfi-. 12. a H..
gg 170, nota 3 6, 188, 190, ecc.; cfr. Indice al II voi. degli Annali.
N<>T.\ 2. — (Sayf b. 'Umar). Quiindo giunse a Madinah la notizia della morte di Yazid b. ahi .Su-
fvàu. il Oaliftb espresse le sue condoglianze al genitore abu Sufyan. Questi chiese allora a 'Umar a chi
avesse concesso il governo vacante, e quando 'Umar lo informò d'aver nominato il fratello, Mu'àwiyah,
pure figlio di abii Sufyiin, questi esclamò: «Wasalatka raliimun!> iTi si sono commosse le viscere:
cioè hai rispettati i diritti del sangue) iTabari, I, 28f')f)i.
Cfr. anche 11. a. H., § 4(5 e nota 1.
§ 74. — Anche il cronista bizantino Cedrenns ricorda che nel 28° anno
di Eraclio Mu'àwiyah per ordine di Umar assunse il governo di tutto il
paese sottomesso dagli Arabi, dall'Egitto sino all'Eufì-ate. In questo anno
medesimo pone però la presa di Antiochia (Cedrenns, 751-752).
Theophanes, ed. de Boor, I, 340.
§ 75. — La morte di Yazid b. abi Sufyàn è avvenimento di grande
importanza, perchè il Califfo 'Umar gli diede come successore il famoso suo
fratello Mu'àwiyah, il fondatore della dinastia umayyade. A questo se-
condo figlio di abù Sufyàn non si era offerta ancora l' occasione di dare
pubblica prova della sua capacità come uomo di stato, sebbene le tradi-
zioni sul suo segretariato con il Profeta siano motivo sufficiente per rite-
nere che Maometto riconoscesse le qualità del giovane makkano e se ne
valesse per la propria corrispondenza diplomatica con le tribù. La nomina
di suo fratello Yazid nel 12. H. al comando della prima spedizione in Siria hi
effetto, come già si disse, del desiderio di Umar e del suo collega abii Bakr,
di cattivarsi le simpatie della più potente famiglia dei Qurays. È probabile
però che tale nomina venisse anche suggerita dalle qualità dello stesso
Yazid. Sul conto di quest'ultimo la tradizione, in genere avversissima agli
Umayyadi, ben poco ci narra; ma siffatto silenzio devesi, io credo, inter-
pretare come indizio di molto peso in favore di Yazid e come prova che
egli si sia condotto con grande valentia durante le conquiste. La tradizione,
non potendo tollerare la narrazione di virtù in un Umayj'ade, ha preferito
tenerlo nell'ombra valendosi della sua morte prematura, che gli vietò di
manifestare meglio e più individualmente i suoi meriti. Egli vinse la prima
battaglia sui Greci e fu presente a tutti i maggiori fatti d'arme nella cam-
pagna arabo-siria; onde la sua nomina nel 16. H. a governatore della pro-
vincia più importante della Siria, Damasco, fu certamente suggerita ad
'Umar dagli eminenti servizi resi dal prode qurasita durante la conquista.
30.
18. a. H. §§ 75_ 76.
È certo però che anche Tmar aveva apprezzato, già sin dai tempi 18. a. h.
di Maometto, le doti del fratello di Yazid, di Mu'àwiyah. e quindi non ^j n^gy: goyer.
solo per ragioni di opportunità, ma altresì in omaggio a meriti ricono- natoti.]
sciuti il Califfo volle affidata a lui la successione nel governo della pro-
vincia di Damasco, che forse comprendeva tutta la Siria e la Palestina.
Mu'àwiyah contava allora circa quarant'anni : era pei'ciò uomo giunto
al punto culminante della vita; d'ora in poi, per altri quarant'anni circa,
questo uomo straordinario governò senza interruzione la Siria e vi fondò
la potenza della sua famiglia. Mu'àwiyah nel primo periodo della sua vita
pare abbia rivelato qualche abilità come uomo di guerra, e si vuole che
alla presa di Qaysàriyyah grandemente si distinguesse, ma gii eventi po-
steriori stanno a provare che egli non si sentiva portato all'arte mili-
tare: si rivelò invece come l'uomo politico più accorto ed astuto del tempo
suo, come il più valente conoscitore di uomini, di cui seppe sempre sce-
gliere i migliori per la propria causa. A questo egli unì una tenacia ma-
ravigiiosa contro difficoltà d'ogni specie e rovesci dolorosi, tenacia che non
conobbe mai sconforto e che lo menò alfine diritto alla mèta altissima alla
quale mirava (cfii'. anche Muller. I. 259 j.
PALESTINA. — Assedio di Qaysàriyyah (Cesarea di Palestina).
§ 76. — (ibn Sa'd, da al-Wàqidi). Regna grande divario di notizie
sul conto di Qavsài-iyyah : alcuni affermano che la espugnasse Mu'àwiyah;
altri che venisse presa da 'lyàd b. Ghanm dopo la morte di abù 'Ubaydah
(nel 18. a. H.), e come suo luogotenente e successore; altri ne attribui-
scono la presa ad ' Amr b. al-' As : altri infine sostengono che 'Amr b. al-As
assediasse la città, e poi, lasciandovi il figlio Abdallah b. 'Amr, si recasse
(alla conquista) dell'Egitto. In tutto ciò v'è una cosa sicura, sulla quale
sono d'accordo i dotti; vale a dh-e che il primo il quale ponesse assedio a
Cesarea fu Amr b. al-'As nel Grumàda I. del 13. a. H.: ma dopo esser rimasto
qualche tempo dinanzi alla città, allorché i Musulmani si dovettei'O riunire
per far fronte al nemico, 'Amr levò l'assedio, raggiunse i colleghi e parte-
cipò in seguito con essi alle battaglie di Agnàdayn, di Fihl, e di al-Marg,
alla presa di Damasco e alla battaglia del Yarmùk: poi rivenne in Pale-
stina, ritornando ad assediare Cesarea dopo la presa di Gerusalemme. Ab-
bandonata da ultimo Qaysàriyyah andò in Egitto; e Yazid b. abi Sufyàn,
dopo la morte di abù 'Ubaydah, divenuto governatore (della Siria), ordinò
a Mu'àwiyah b. abì Sufj^àu di proseguire l'assedio di Qa^'sàriyj-ah. Nel ri-
tornare a Damasco, Yazid b. abi Sufyàn si ammalò con la peste e morì
in quella città (Balàdzuri, 140).
8].
di Palestina).|
§§ ns). 18. a. H.
'8. a. H. g 77, — Altri tradizionistì, oltre al-Waqidi, naiiano che il CalifTo
sedio di Qaysà- Uniar nominò Yazid b. abi Sufyàn governatore (dopo la morte di abù
riyy ah (Cesarea Ubavdali) della Palestina e degli agnàd, o campi militari della Siria,
ordinandogli di assalire Qaysàriyyah, che era stata assediata già altra
volta prima di questo anno. Yazid b. abi Sufyan mosse contro la città
con 17.000 uomini e la strinse d'assedio, ma ammalatosi alla fine del-
l'anno IS. 11., ritornò a Damasco, lasciando il fratello Muàwiyah a con-
tinuare l'assedio, e Mu'awiyah s'impadronì della città. Mu'àwiyah ne sci'isse
a' Yazid, e questi mandò il rapporto al Califfo 'Umar (Balàdzuri, 140-141).
§ 78. — (al-Ya'qùbij. (In quest'anno, 18. H.) tutta la Palestina era
stata oramai sottomessa dagli Arabi tranne Qaysàriyyah: questa era asse-
diata da Mu'àwiyah b. abi Sufyàn, che la espugnò nell'anno 18. H. Si dice
che nella città erano 80,000 guerrieri. Mu'àwiyah mandò due membri della
tribù di (iudzàm a portar la buona novella ad 'Umar, e poi spedì ap-
presso a loro (arda fa hu ma) un uomo dei Khath'am, per nome Zuha^'r,
dicendogli: « Se riesci a raggiungere ed oltrepassare i due Grudzàmiti, fallo
« pure ». Zuhayr al-Khath'ami raggiunse infatti i due messi, mentre dor-
mivano e li passò, arrivando in Madinah di notte tempo. Egli si recò
subito da Umar e gli diede la buona notizia: Umar gridò: «Allah è
« grande » ed uscito nella moschea ordinò di accendere un fuoco ; quando
la gente si fu radunata (attorno al fuoco), annunziò la presa di Qajsà-
riyyah (Yaqùbi, II, 172-173).
§ 79. — La presa di Qaysàriyyah cade nell'anno 19. H., come risul-
terà manifesto dall'insieme delle tradizioni che noi daremo nella seguente
annata. al-Ya'qùbi è perciò in errore nel porre la presa della città nel
18. H. Caduta Gerusalemme, fu incominciato il regolare assedio di Qay-
sàriyyah, nel senso che le furono tagliate tutte le comunicazioni con l'in-
terno: la via del mare rimase sempre libera. Verso la fine dell'anno 18. H.,
come vedremo, 'Amr b. al-'As abbandonò con i suoi militi l'assedio e tentò
un colpo di mano sull'Egitto, varcando la fi'ontiera negli ultimi giorni
dell'anno medesimo. L'assedio fu continuato prima da Yazid b. abi Sufyàn.
e, morto lui, da Mu'àwiyah .suo tratello.
MESOPOTAMIA. — La conquista araba della Mesopotamia.
§ 80. — Se ora guardiamo sulla carta quali fossero diventati, alla fine
dell'anno 17. H., i confini del novello impero arabo, che abbracciava la Siria
da una parte e la Babilonide dall'altra, vediam chiaramente come l'invasione
della Mesopotamia fosse una conseguenza necessaria inevitabile dei fatti
poc'anzi narrati: bisognava collegare tra loro le conquiste fatte fuori dei
32.
^^
0^
>
o
S
OH
o
O
«)
Q
O
g
SI
»
o
o
o
D
18. a. H.
§§ 80, 81.
confini d Arabia. Il collegamento s imponeva per raeioni politiche, per ra- ^^ ^- ^■
. . , . , ,. . . . r. 1 T , . -. • T [MESOPOTAMIA
giom strategiche, e, direi quasi, per ragioni geogranche, dacché dai possedi- . l^ conquista
menti arabi in Siria a quelli in Babilonide, stendevasi tentatrice una grande araba delia Me-
pianura senza ostacoli di sorta. Anche ragioni commerciali debbono aver
influito sulla conquista, perchè è noto che tra il Golfo Persico e le coste
della Siria Settentrionale esistesse ancora un commercio abbastanza attivo:
gli Arabi erano ora padi'oni delle due estremità della via commerciale : è
naturale che provvedessero sollecitamente a divenire padroni del restante
cammino, perchè allora soltanto potevano garantire il regolare andamento
del commercio internazionale, che tanta ricchezza dava al paese.
§ 81. — La conquista della Siria al nord-ovest e della Babilonide al
sud-est portò dunque come necessaria conseguenza la sottomissione anche
della Mesopotamia. Solo in poche fortezze erano rimaste alcune schiere di
milizie regolari bizantine (Wellhausen Sk. u. Vorarb., VI, 83): la po-
polazione aramaica era del tutto inerme, per nulla disposta a battersi, ed
anche meno desiderosa di rischiare la vita ed i beni per il dominio di un
imperatore, per il quale non sentivano vincoli alcuni di affetto o devozione.
La diversità di fede (eran tutti o nestoriani o giacobiti) rendeva anche più
profonda la scissione degli animi rispetto a Bisanzio e facilitò qui, forse anche
più che altrove, la rapida e completa sottomissione del paese alle schiere
del Califfo ^di Madinah. Insieme con gii Aramei erravano nel paese, nelle
immense pianure erbose a mezzodì del Grabai Singàr e del corso del Khàbùr
molte tribù nomadi arabe. Durante il lungo periodo di continue guerre
tra la Persia e Bisanzio, la Mesopotamia era stata sovente ridotta in con-
dizioni deplorevoli di anarchia, come per eccellenza la regione dove le due
potenze asiatiche più sovente eransi misurate in battaglie campali. Di tal
confusione, già si disse, si valsero le tribù arabe per fissarsi nel paese e
costituii'si in piccoli gruppi di nomadi, di fatto indipendenti. Sorsero anche
alcuni principati arabi, tra i quali il più celebre è quello di Edessa. Più
tardi se ne costituì un altro in Hatra (Hadr), che successe ad una piccola
dinastia non araba (cfi\ Wellhausen, Sk. u. Vorarb. VI, pag. 84;
Noeldeke Perser, pag. 35 e nota 1).
Sebbene questi staterelli avessero tutti breve esistenza, elementi arabi
continuarono sempre ad immigrare in Mesopotamia, mantenendo e forse
anche aumentando l' arabizzamento della provincia. Appresso ai Qudà ah
(Tanùkh e Bahrà) vennero i Rabì'ah, ossia prima gli lyàd, poi, poco tempo
prima dell'Isiàm, i Taghlib con i Namir e gli 'Ufaylah, questi ultimi so-
spinti alle spalle dai Bakr e poi dai Tamim, che si avanzavano dal Nagd
e dalla pianura desertica confinante con la Babilonia. (Cti'. Wellhausen,
33. 5
§§ 81, 82. 18. a. H.
'8. a. H. 1. e. e Ili. a. 1 f.. ij 113, nota 1). Questo moto etnico dall'Arabia coutiiiuò
IMESOPOTAMIA. , , , ' . , , i. u /tj l - J • 1 ton r
-Laconquista JHH'lie dopo le eouquiste, come vedremo tra breve (Baladzuj-i, 178). 1
araba della Me- Musulmani trovarono dunque il lon» cammino tracciato ed appianato dai
poamia.1 ^^^^ counazionali emigrati da secoli in flusso continuo: la Mesopotamia era
già diventata terra araba, prima della conquista, sicché sottomesse la Siria
0 la Babilonido, essa dovette fatalmente entrare nei confini del novello
impero.
Dopo le ultime guerre tra Sassanidi v Bizantini, alla tino della celebre
campagna di Eraclio, il confine tra i due imperi era rimasto incirca quello
che era prima dell'invasione persiana, vale a dire divideva la Mesopotamia
in due parti approssimativamente eguali. Per effetto delle conquiste arabe,
tra il 15. e il 17. H., questi due brandelli di provincia erano rimasti stac-
cati dal resto degli stati ai quali appartenevano. Tal era specialmente il
caso per la metà occidentale della Mesopotamia, quella bizantina, la quale
con la caduta di Halab era rimasta di fatto isolata. Le giogaie dell'Ar-
menia semi-indipendente rendevano pressoché impossibili le comunicazioni,
per quella parte, tra Costantinopoli e la Mesopotamia bizantina.
Ne venne perciò, come naturale immediata conseguenza, l'invasione
araba, seguita dalla conquista definitiva della metà bizantina. L'altra metà,
la sassanida, cadde, come vedremo, due anni più tardi. È degno di nota
che la conquista della metà sassanida fu opera principalmente delle schiere
arabe che avevano invaso l'impero persiano. È palese che, sebbene la na-
tura dei luoghi invitasse quasi gli Arabi della Siria a spingersi sino al
Tigri, dalle due parti si osservassero alcuni reciproci riguardi e si mante-
nessero ben distinte lo regioni che ad ognuna spettava di sottomettere.
Tali disposizioni emanarono forse da Madinah, ma é probabile che si fon-
dassero sul sentimento delle milizie conquistatrici, già fin d'ora le une ge-
lose delle altre e punte da uno spirito di viva emulazione, di cui si son
viste le tracce manifeste nelle tradizioni fantasiose della scuola iraqense.
Questa infatti, per ragioni sue particolari, si arroga il vanto della con-
quista mesopotamica, che collega con una ipotetica incursione greca su
Hims, e fa comparire le milizie arabe della Babilonide come quelle che
salvai'ono le altre della Siria da un disastro. Tutto ciò è opera, in gran
parte, di fantasia iraqense.
§ 82. — La versione della conquista della Mesopotamia, quale ci è
data da Sayf b. 'limar, é acutamente criticata dal Wellhausen (1. e, pag. 86
e segg.). L'avanzata dei Greci su Hims nel 17. H. è un assurdo, ignoto
alle buone fonti arabe, ed il Wellhausen giustamente la spiega come un'altra
confusione fatta da Sayf b. 'Umar, il quale ha trasportato nel 17. H. l'avan-
34.
18. a. H.
§§ 82&1.
zata dei Bizantini sotto Baanes e Teodoro, alla vigilia del Yarmùk nei
primi mesi del 15. H. Il Wellhausen anche rileva come nella versione di
Sayf la schiera di cavalleria araba stabilmente organizzata sia un grave
anacronismo e rispecchi condizioni di tempi posteriori.
Sayf b. 'Umar inoltre ci narra la conquista della Mesopotamia come
una faccenda compiuta in gran parte da al-Kùfah, mentre invece la scuola
madinese l'attribuisce alle genti musulmane in Siria, donde appunto sa-
rebbe partito 'lyàd b. Ghanm. La prima iniziativa della conquista partì
dalla Siria e precedette quasi di due anni ad analoga iniziativa dalla parte
della Babilonide. Siccome autore principale della conquista fii 'lyàd b.
Ghanm, la tradizione iraqense, commettendo un altro errore storico, ha
annoverato 'lyàd b. Ghanm tra i capitani arabi combattenti in Persia,
per poter così dare alle genti . dell' 'Iraq il merito della conquista di tutta
la Mesopotamia. 'lyàd b. Ghanm ha invece combattuto soltanto in Sii'ia
e sirie fui-ono le sue milizie nella campagna mesopotamica. L' artificiale
introduzione di 'lyàd nelle prime campagne arabe in Persia è stata fonte
di complicazioni ed errori di storia e di cronologia, come già avemmo oc-
casione di porre in rilievo (cfr. 12. a. H., §§ 170, nota 3 6, 188, ecc., con-
fronta Indice II voi. Annali) a proposito dell'immaginaria spedizione di
Khàlid b. al-Walid contro Dùmah al-Gandal. L'invasione dev'essere inco-
minciata nella seconda metà dell'anno 18. H. (cfi-. § 95), e al principio del
20. H. ciixa tutte le città mesopotamiche si erano arrese. Nel 20. H. si
compiè da parte delle milizie di al-Kiifàh la sottomissione della metà sassa-
nida a occidente del Tigri.
§ 83. — (abù Yùsuf [f 182. a. H.], senza isnàd). Prima della con-
quista araba la Mesopotamia era per metà nelle mani dei Greci, e per
metà in quella dei Persiani.
Ra"s al-'Ayn con tutto il suo distretto fino all' Euft-ate dipendeva dai
Greci. Nasìbìn e tutto il paese a oriente di essa fino al Tigri apparteneva
ai Persiani.
La j)ianm-a (sa hi) di Màridin, e di Darà, fino a Singàr e fino all'al-
BaiTÌyyah apparteneva ai Persiani. Invece il monte di Màridin, e di Darà,
più Tur 'Abdin spettavano ai Greci.
Le fortificazioni di confine (m a s 1 a li a h) erano in Hisn Sargah ti-a
Darà e Nasibin (Yùsuf, 22, lin. 23 e segg.).
§ 84. — (abù Yùsuf, .senza isnàdj. Riguardo alla parte della Meso-
potamia che era in mano dei Persiani non esistono notizie degne di me-
moria sul modo come cadde in potere dei Musulmani. Dopo la tremenda
disfatta di Qàdisiyjah le guarnigioni della Mesopotamia sassanida, spa-
ia, a. H.
MESOPOTAMIA.
- La conq u ista
araba della Me-
sopotamla.j
84-87.
18. a. H.
sopotamia.]
18. a. H. ventate dalla notizia del disastro, abbandonarono i loro posti' e fuggirono.
'^^La^onquTsTa "Rimase solo la guarnigione di Singàr composta degli abitanti della città
araba della Me- j^ ^.\^^Q aveva il compito di difendere la pianura (sa hi) di Singàr, di Mà-
ridin e di Darà. Quando però perirono tutti i Persiani e giunsero a loro
proposte di conversione all'Islam, accettarono e si arresero (Yùsuf, 23,
lin. 26-28).
MESOPOTAMIA. — Le tradizioni sulla conquista araba della Meso-
potamia occidentale.
§ 85. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Secondo al-Wàqidi, le città di al-
Raqqah, di al-Ruhà*, e di Harràn in Mesopotamia, furono espugnate in
questo anno (18. H.) per opera di lyàd b. (Thanm(^). La stessa fonte afferma
che in questo medesimo anno 'Ayn al-Wardah venisse espugnata per opera
di 'Umayr b. Sa'd(^) (T ab ari, I, 2578).
Cfr. Athir, II, 439, lin. 19 e segg.
Anche ibn al-Grawzi pone la conquista della Mesopotamia nel 18. H.
((iawzi, fol. 42,r.).
Nota 1. — ibu al-Gawzi narra anche, sull'autorità di al-Haytham b. 'Adi, che (in questo anno
18. H. ?) fu scoperta una grotta nel monte Lubnàn (Libano), nella quale era un trono d'oro con sopra
i resti (masgi??) d'un uomo: a lato aveva una tavoletta d'oro con sopra una iscrizione in greco (al-
nìmiyj'ah), dov'era detto che l'uomo chiamavasi Saba b. Bunas b. Saba, un servo di 'ìs b. Ishàq b.
Ibràhim; e dopo aver fatto cenno dei servigi da lui resi, prediceva in termini abbastanza chiari la ve-
nuta degli Arabi e l'apertura della grotta, ecc chiudeva dicendo: «chi vivrà in quei tempi, vivrà poco,
«morirà nella miseria, e piangerà molto... ho visto spesso la neve ed il freddo nel (mese di) Tammuz
«(luglio): se lo vedrete anche voi, non ve ne maravigliate!» (Gawzi, I, fol. 42,v.).
Nota 2. — Questi è un figlio di Sa'd b. abi Waqqàs, forse la stessa persona menzionata poi nel
§ 87 come 'Umar b. Sa'd.
§ 86. — (ibn Ishàq). La conquista della Mesopotamia (al-ó-azirah) e
delle città di- al-Ruhà-, di Harràn, di Rà-s al-' Ayn e di Nasibin avvenne
nell'anno 19. H. {') (T ab ari, I, 2578, lin. 16-18).
Cfr. Khaldun, II, App., 108.
al-Khuwàrizmi pone nel 19. H., per opera di lyàd b. Giianm, la presa
di Nasibin, di Tur Abdin e di Qardù (Baethgen, 110-111).
Nota 1. — Se alcune buone fonti pongono la conquista nel 19. H., ciò proviene dall'aver inteso
parlare non del principio della campagna avvenuta alla fine del 18. H., ma dello svolgimento maggiore
della medesima nel corso dell'anno 19. H., in cui si arresero le principali città della regione.
§ 87. — (ibn Ishàq, senza isnàd). La conquista della Mesopotamia
seguì nell'anno 19. H. Dopo che i Musulmani ebbero conquistato la Siria
e r 'Iraq, il Califfo 'Umar scrisse a Sa'd b. abi Waqqàs governatore di
al-Kufah, ordinandogli di mandare un esercito a fare la conquista della
Mesopotamia, e di scegliere il comandante della spedizione uno dei se-
guenti tre nomi: Khàlid b. 'Urfutah, o Hàsim b. 'Utbah, o lyàd b.
-36.
18. a. H.
§ 87..
Ghanm. Sa'd b. abi Waqqàs intuì che il Califtb aveva messo ultimo nella
lista il nome di colui che avrebbe amato maggiormente vedere al comando
della spedizione, e perciò Sa'd nominò lyàd b. Ghanm comandante in capo
dell'esercito che partì da al-Kùfah per la conquista della Mesopotamia. Con
l'esercito andarono altresì abiì Musa al-As'ari, 'Utjimàn b. abì-l-'As b. Bisr al-
Thaqafi ed infine anche un figlio di Sa'd b. abi Waqqàs, 'limar b. Sa'd
(cfr. § 85 e nota 2), il quale però stante la sua estrema giovinezza non fu
investito di alcun comando (^). La partenza di queste schiere avvenne nel
corso dell'anno 19. H. e la Mesopotamia fu sottomessa al dominio mu-
sulmano senza grandi difficoltà. 'lyàd si pi-esentò dinanzi alle mvira di al-
Ruhà', i cui abitanti si arresero con il patto solito di pagare il tributo
a 1 - g i z y a h. Anche gli abitanti di Harràn si afiiettai"ono a trattare con i
Musulmani e conclusero un patto simile a quello di al-Ruhà-. Da questa
città lyàd spedi abii Musa al-As'ari contro Nasibin, ed inviò il giovinetto
'Umar b. Sa'd contro Ra"s al-'Ayn con una schiera di cavalleria nello scopo
di proteggere le spalle dei Musulmani da qualche possibile aggressione da
parte dei Greci. 'lyàd stesso alla testa del grosso delle schiere marciò su
Darà che fu da lui espugnata quasi allo stesso tempo, in cui Nasibin si
arrendeva ad abii Musa al-As'ari. Anche questo avvenne nell'anno 19. H.
Di poi lyàd b. Ghanm spedì un altro corpo di soldati sotto 'Uthmàn b.
abi-l-'As per invadere l'Armenia (Arminiyah al -r ab i' ah) e vi furono
alcuni combattimenti, in uno dei quali perì Safwàn b. al-Mu'attal al-Su-
lami. Gli abitanti fecero poi la pace con 'Utjimàn b. abi-l-'As, con il solito
patto del tributo g i z y a h pagato in ragione di un dìnàr per ogni foco-
lare (ba3't). Dopo questi fatti seguì la conquista di Qaysàriyj-ah in Pale-
stina, e l'imperatore Eraclio fuggì (dalla Siria) CTabari, I, 2505-2506).
Cfr. Khaldùn, II, App., 108.
È singolare che ibn Ishàq sia caduto in questo caso nel medesimo
errore della scuola iraqense: al-Wàqidi più correttamente attribuisce la
campagna alle milizie della Siria, donde sarebbe partito 'lyàd b. Ghanm.
Il suo errore è poi anche visibile se si studia sulla carta geografica, perchè
le conquiste si estendono, secondo lo stesso ibn Ishàq, dall'Eufrate verso
l'interno, dalla Siria verso la Babilonide, e invece avrebbero dovuto svol-
gersi in senso contrario se ibn Ishàq avesse ragione. La prima città a
cadere doveva essere al-Raqqah ed ultima al-Ruhà-, perchè le milizie del-
r'Iràq per arrivare a questa avrebbero dovuto espugnare prima al-Raqqah
e poi Ra-s al-'Ayn: se i fatti si svolsero adunque in ordine inverso, è chiaro
che ibn Ishàq erra nel far partire i conquistatori dalla Babilonide, e che il
movimento fu preparato dalla Sfria, e più precisamente partì dai dintorni
18. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Le trad i z I on i
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.]
37.
«7-93.
18. a. H.
18. a. H. ^\■^ Halab. Su ciò non v'è dubbio possibile. L'origine siria della conquista
MESOPOTAMIA. . , , ,. x j ix i7 x- • j • j j.- n
- Le tra'dizioni mesopotamica è anche confermata da altre fonti mdipendenti come quelle
sulla conquista ^jj ^ig 93 e 94, 99, 111-114, tra le quali, degnissima di nota, la bizantina.
araba della Me-
sopotamia occì- Nota 1. — In un altro passo di Tabari (I, 2578, lin. 3) questo tiglio <li Sa'd è iletto 'Uniiivr I).
dentale.] Sa'd cui si attribuisce, sull'autorità di al-Wàqidi, la conquista di 'Ayn al-AVardah. E probabilmente la
lueilesinia persona (efr. anche Wellliausen Skizzen, VI, 1651. Cfr. S 85 e nota •_>.
§ 88. — Secondo al-IvhuwArizmi, nell'anno 18. H. lyàd b. (ìlianm
espugnò Kallinikos, Amid e Tali Mawzau (cfr. Yàqùt, I, 872), mentre
'Umayr b. Sa;'d conquistava Ra-s al-'Aj^n (Baethgen, 110).
§ 89. — Secondo Sayf b. 'Umar (Tabari, I, 2505, lin. 4-6), la con-
quista della Mesopotamia avvenne nel 17. a. II., ma ciò è contraddetto
dalle tonti migliori.
§ 90. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). La conquista della Mesopo-
tamia avvenne nel mese di Dzu-1-Higgah del 17. H. (Tabari, I, 2611.
lin. <;-7).
§ 91. — al-Ya'qùbi (attingendo sicuramente a tradizioni di al-Wàqidi)
pone la conquista della Mesopotamia nel 18. H. per opera di 'lyàd b. Ghanm
al-Fihri, mandato dalla Siria da abù 'Ubaydah b. al-óarràh. Furono espu-
gnate al-Raqqah, Sarùg, al-Rulià", Nasibin e le altre città della regione,
tutte con regolari trattati di sottomissione: sulle terre fu imposto il kharàg
e la tassa sulle teste degli uomini in ragione di quattro, cinque e sei dìnàr
a testa (secondo le classi a cui appartenevano). Di poi ("lyàd) fece ritorno
presso abù 'Ubaydah (Ya'qùbi, II, 172).
Le ultime parole farebbeio quasi credere che, secondo la fonte di al-
Ya'qùbi, la spedizione si compiesse prima che scoppiasse la peste, o almeno
prima della morte di abù 'Ubaydah.
§ 92. — Anche Eutichio menziona la conquista della MesopotamTa,
ma assai brevemente, vale a dire si contenta di rammentare che lyàd b.
Ghanm sottomise la Grazirah, al-Raqqah ed al-Ruhà', concedendo a tutta
la regione la sicurtà (amàn) e trattati di pace (sulh) (Butychius ed.
Cheikho, II, pag. 20).
Si tace l'anno di questi eventi, ma siccome Eutichio li narra come
avvenuti poco tempo dopo il ritorno di Umar da Gerusalemme, è chiaro
che li intende dopo il 17. H. e quindi incirca nell'anno 18, H.
§ 93. — (Dàwùd b. Abd al-hamìd qàdi di al-Raqqali, da suo j)adre
'Abd al-hamid, da suo nonno, da Maymùn b. Mihràn). Tutta la Gazirah
(Mesopotamia) fu conquista di lyàd b. Ghanm, dopo la morte di abù
Ubaj'dah b. al-Garràh, quando il Califfo Umar nominò lyàd governatoitì
della Mesopotamia. abù 'Ubaydah aveva lasciato morendo il governo della
38.
18. a. H.
^ 9a-96.
Siria a I) ad b. Ghanm, ma Uniar nominò Yazid b. abi Sufyàn governa-
tore della Siria, e morto lui, Mu àwi^'ah, ordinando invece ad lyàd di raz-
ziare la Mesopotamia (B a 1 a dz u r i . 172).
Cfi-. Yaqut, II, 74.
§ 94. — fal-Husayn b. al-Aswad, da Yahya b. Adam, da vari nativi
della Grazìrah, da Sulaymàn b. Atà- al-Qurasi). abù Ubaydah mandò lyàd
b. Ghanm nella Grazìrah, ed abù Ubaydah cessò di vivere mentre lyàd
era in quel paese. Il Califfo 'Umar confermò costui nella sua carica (Ba-
làdzuii. 172).
§ 95. — (Muh. b. Sa'd). Disse al-Wàqidi: « La notizia più certa che
« noi abbiamo udito sulla faccenda di 'lyàd b. Ghanm è che abù 'Ubaydah
« morì nella peste di Amawàs nell'anno 18. H., e che lyàd gli successe
« nel governo (della Siria) ». Poi giunse una lettera di 'Umar, nella quale
lyàd era nominato governatore di Hims, di Qinnasrìn, e della Gazirah.
Allora lyàd partì verso la Gazirah alla testa di 5000 uomini il giovedì
15 Sa'bàn del 18. H.. avendo Maysarah b. Masrùq al- Absi in comando
dell'avanguardia, Sa'id b. Amir h. Hidzjam al-Gumahi sull'ala dritta, e
Safwàn b. al-Mu'attal al-Sulami sulla sinistra. Alcuni dicono che l'ala si-
nistra fosse comandata da Khàlid b. al-Walid, ma altri lo negano, asserendo
che Khàlid dopo essere stato sotto gli ordini di abù 'Ubaydah non tenne
più un comando secondario, ma rimase in Hims fino alla sua morte nel
21. H.. quando lasciò il Califfo Umar suo erede universale. Alcuni cre-
dono che Khàlid morisse in Madinah, ma la sua morte in Him.s è più
eerta (Baia dz uri, 172-173).
Yàqùt, II, 74-75.
§ 96. — (al-Balàdzuri. senza isnàd). lyàd b. Ghanm spinse i suoi
avamposti verso al-Raqqah, ed i Musulmani razziarono i caseggiati e la
campagna intorno alla città, depredando tanto i contadini (fall ah un)
del paese, quanto gli Arabi che si erano stabiliti in quei paraggi. Gl'in-
vasori raccolsero parecchio bottino, ed i contadini fuggirono cercando ri-
covero entro le mura della città. Alloca lyàd si avanzò ancora con il suo
esercito, finché arrivò dinanzi ad una delle porte di al-Raqqah Q), detta Bàb
al-Ruhà- (o Porta di Edessa) con tutti i suoi soldati schierati in ordine di
battaglia. Gli abitanti scagliarono frecce per un certo tempo contro i Mu-
.sulmani, ferendone alcuni: sicché lyàd fece retrocedere i suoi fuori del
tiro delle frecce e delle pietre. Egli stesso fece quindi il giro della città
e dispose corpi di guardia dinanzi ad ognuna delle porte : poi ritornò al-
l'accampamento e lanciò schiere depredatrici in tutte le direzioni. In questo
modo fece molti prigionieri e raccolse grande copia di vettovaglie e com-
18. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.]
39.
§§ W, !'7.
18. a. H.
18. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Le t r a d i z I o n i
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.]
mestibili, perchè era giunto il momento del raccolto e le messi erano
mature per la mietitura. Dopo cinque o sei giorni il patrizio della città
mandò un ambasciatore ad 'lyàd chiedendo l'amàn. Allora tu stipulato
un trattato di pace, secondo il quale tutti gli abitanti ottenevano sicurtà
(a man) per le loro persone, le famiglie, i beni mobili e la città. 'lyàd (in
principio) sostenne che la terra appartenesse ai vincitori, « perchè », egli
disse, «l'abbiamo calpestata con inostri piedi (wati'nàhà) e l'abbiamo
« ritenuta! ». (Ma) poi la confermò (aqarrahà) nelle loro mani dietro pa-
gamento del kharàg: dalle terre tolse però quelle di cui la gente della
dz i m m a h non aveva bisogno e le lasciò ai Musulmani dietro pagamento
delle decime ('usr). Agli abitanti di al-Eaqqah impose la gizyah ala
riqàbihi'm o la tassa per testa, nella ragione di un dinar all'anno per
ogni uomo adulto, senza contare però le donne ed i bambini che furono
esenti dalla tassa. Oltre al dinar annuo lyàd impose il pagamento (annuo)
di alcune misure (aqfizah) di grano (qamh), e una certa quantità di olio,
aceto e miele. Più tardi Mu'àwiyah, nel venire al potere, impose tale pa-
gamento a loro come gizyah.
Concluso il trattato, gli abitanti di al-Raqqah aprirono le porte e alle-
stirono un mercato per i Musulmani dinanzi alle mura. Agli abitanti lyàd
concesse il seguente scritto: « [In nome di Dio clemente e misericordioso].
« Questo è quanto 'lyàd b. Ghanm concede alla gente di al-Raqqah nel giorno
« ch'è entrato in essa. Egli ha concesso a loro la sicurtà (a man) delle loro
« persone, e dei loro beni mobili ; le loro chiese non devono essere demo-
« lite né devono essere usate come dimora dai Musulmani se la g i z ya h
« imposta è regolarmente pagata: non devono macchinare alcuna insidia
«(contro i Musulmani), ma nessuna nuova chiesa (kanìsah) né alcuna
« sinagoga (b ì ' a h, anche chiesa) deve essere edificata. Non devono usare
«pubblicamente le campane di legno (nàqùs), né solennizzare (aperta-
« mente) le preghiere del lunedi di Pasqua (bà'ùth), né far mosti-a di
« crocifìssi.
« Dio è testimonio di questo scritto, e la sua testimonianza è suffi-
« ciente ».
Al documento 'lyàd appose il proprio sigillo (Balàdzuri, 173).
Yàqùt, II, 802.
Nota 1. — al-Waqidi fa incominciare la conquista da al-Eaqqah: abu Yùsuf (cfr. § 99) — con-
fermato indirettamente anche da ibn Ishàq — pone invece l'inizio della campagna dalla parte di al-
Ruhif. Questa è la versione più corretta, alla quale noi ci atteniamo.
§ 97. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Si dice che lyàd impose ad ogni
adulto della città di al-Raqqah una tassa di quattro dìnàr. È certo però
40.
18. a. H.
§§ 97-99.
che più tardi il Califfo 'Umar scrisse ad 'Umayr b. Sa'd, suo luogotenente,
di esigere da ognuno di essi quattro dinar, come era imposto alla gente
(classificata tra gii) Ahi a 1 - Dz a h a b (= la gente dell'oro, ossia la classe
più doviziosa) (Balàdzuri, 173-174).
§ 98. — Cal-Balàdzuri, senza isnàd). (Dopo la resa di al-Raqqah) lyàd
si presentò innanzi ad Harràn, piantando le sue tende in Bàgudda: appena
comparve l'avanguardia musulmana, gli abitanti chiusero le porte; allora
gli al-Harràniyyah entrarono in trattative con 'lyàd, invitandolo a recarsi
ad al-Ruhà- (Edessa) e promettendo di associarsi a qualunque patto egli
avesse concluso con gli abitanti di quella città. Anche i Cristiani di Harràn,
udite le trattative degli al-Harràniyyah, dichiararono di accettare le me-
desime condizioni. — Allora lyàd, lasciata Harràn, si recò ad al-Ruhà*
(Edessa), gli abitanti della quale fecero mostra di voler resistere e per un
certo tempo scagliarono dardi e pietre contro i Musulmani, poi fecero una
sortita, ma foi'ono messi in fuga e costretti a ricoverarsi entro le mura.
Dopo tanto rovescio gii Edessani non tardarono ad aprire trattative
per la pace, chiedendo sicurtà ed un trattato. 'lyàd accettò e di suo pugno
stese per loro il seguente scritto:
« [In nome di Dio clemente e misericordioso].
«Questo è lo scritto da 'lyàd b. Crhanm al Vescovo (usquf) di al-
« Rulla* : se voi mi aprirete la porta della città alla condizione di pagarmi
« un dinar (annualmente) e due mudd di grano (qamh) per ogni uomo;
« allora voi avrete la sicurtà per le persone vostre e i beni vostri, e per
« coloro che vi seguono: voi avete però l'obbligo di indicare il retto cam-
« mino a chi l'ha smarrito, di tenere in buono stato i ponti e le strade, e
♦ di dare buon consiglio ai Musulmani. Dio è il testimonio e la sua testi-
« monianza è sufficiente!» (Balàdzuri, 174).
Cfi-. Yàqùt, n. 232.
§ 99. — (abù Yùsuf, senza isnàd). Allorché tu terminata la con-
quista e messa in ordine l'amministrazione della Siria, abù 'Ubaydah b.
al-GaiTàh mandò Surahbìl b. Hasanah contro Qinnasrin, che venne espu-
gnata.
abù 'Ubaydah mandò anche 'lyàd b. Ghanm al-Fihri in al-GrazLrah
(Mesopotamia), la capitale della quale (nella metà romana) era al-Ruhà-
(Edessa).
'Ij^àd si diresse immediatamente contro questa città, senza però incon-
trare resistenza alcuna nel paese: nessun villaggio sul suo cammino gli
oppose ostacoli, sicché 'lyàd arrivò sotto le mura di al-Ruhà" senza aver
fatto uso delle armi: nessun esercito tentò fermare il suo cammino. 'lyàd
18. a. H.
[MESOPOTAMIA.
- Le tra d i z ioti i
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.]
41.
9lt, 100.
18. a. H.
18. a. H.
iMESOPOTAMIA.
- Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.)
anivatu (Ihuuizi ad al-lìuha- no intraprese ora l'assedio in modo regolare e
mostrando l'ormo intendimento di prendere la eittà. Quando il governatore
greco si fu persuaso di questo, disperando ormai di poter ricevei'e soccorsi
dall'Imperatore, apri segretamente di notte una delle porte della città che
guardavano verso i monti, e fuggì con la maggior parte della guarnigione.
Nella città rimasero gli abitanti, ossia gli Anbàt, cioè i contadini che
erant) molto numerosi, ed alcune poesie milizie greche che non avevano
voluto fuggire.
Gli Edessaiii trovatisi così a mal partito mandarono una commissione
a lyad b. Ghanm, chiedendo la pace ed offrendo di pagare un certo tri-
buto, lyàd prima di rispondere spedì il rapporto ad abù 'Uba3dah b. al-
Grarràh, il quale, quando ebbe letto, fece chiamare Mu àdz b. Gabal e
chiese il suo parere. Mu'àdz sconsigliò abu Ubaj'dah dall'accettare il trat-
tato offerto: egli fece osservare che gli abitanti non avi-ebbero potuto un
giorno pagare quanto avevan promesso perchè superiore ai loro mezzi: il
Califfo non avrebbe potuto muover loro la guerra; non gli sarebbe rimasto
che un solo espediente, abrogare egli stesso quello che aveva contrattato.
Se però la somma offerta dagli al)itanti era tanto esigua, che essi potessero
facilmente pagarla, nemmeno ciò poteva convenire, perchè i vinti non
avrebbero subito quella umiliazione necessaria, voluta da Dio. Perciò, con-
cluse Mu'àdz, bisognava insistere presso gli abitanti perchè si arrendessero
al patto di pagare un tributo, che verrebbe fissato in appresso in propor-
zione ai loro mezzi, di cui si sarebbe fatta una verifica.
abù 'Uba3dah accettò il consiglio e scrisse in questo senso a lyàd b.
Ghanm. Le coudizioni di abù 'Ubaydah vennero annunziate ai difensori di
al-Ruhà', presso i quali si manifestarono due correnti: una era disposta ad
accettare, mentre l'altra sosteneva che accettando quei patti si arrende-
vano a discrezione del vincitore, il quale si sarebbe preso per sé tutti i
sopravanzi (fu dui), ossia tutto ciò che rimaneva quando erano state pa-
gate le spese. Questo partito prevalse sull'altro e gli abitanti risposero che
si sarebber-o arresi soltanto quando fosse loro imposto un tributo fisso, sta-
bilito nei patti della resa. Quando vide che gli Edesseni rifiutavano le sue
condizioni, lyàd b. Ghanm, consapevole quanto la città era bene fortifi-
cata, disperò di poterla prendere a viva forza, e concluse alfine il trattato
come volevano gli abitanti, abù Yùsuf confessa però di non sapere per
certo se i fatti avvennero realmente in questo modo (Yùsuf, 22-23).
§ 100. — (Bakr b. al-Haytham, da 'Abdallah b. Muh. al-Nufayli, da
Sulaymàn b. 'Atà*). Quando espugnò al-Ruhà% dove era stato mandato da
abù 'Ubaydah b. al-Garràh, 'lyàd b. Ghanm si spinse, montato sopra un
42.
18. a. H.
§§ 100-102.
cavallo baio bruno, fin dinanzi la porta della città. Gli Edesseni si arre-
sero alla condizione che rimanessero in possesso del loro tempio (h a y k a 1)
e di ciò che stava attorno ad esso, ma non dovevan costruire nessuna
nuova chiesa: dovevano aiutare i Musulmani contro i loro nemici, e se vio-
lavano uno dei patti dell'accordo, questo diveniva nullo e gli abitanti per-
devano ogni diritto alla dzimmah o protezione dei Musulmani. Tutta
la Grazu'ah si sottomise con le stesse condizioni degli abitanti di al-Ruhà*
(Balàdzuri, 172).
§ 101. — (Dàwùd b. 'Abd al-liamìd, da suo padre 'Abd al-liamid, da
suo nonno). Questo è lo scritto rilasciato da 'lyad alla gente di al-Ruhà":
« [Nel nome di Dio clemente e misericordioso] questo è lo scritto da 'lyàd
« b. Ghanm e da quanti Musulmani erano con lui agii abitanti di al-Ruhà*.
« Io ho concesso a loro la sicurtà per le loro vite, per i loro beni mobili,
« per i loro figli, le loro donne, la loro città, i loio ruolini, se pagheranno
« il debito che si è imposto a loro: e noi abbiamo diritto (di esigere) che
« essi mantengano in buono stato i ponti e rimettano sulla retta strada
« quelli fi'a noi, che l'abbiano smarrita. Testimoni sono Dio. gli angeli e
« i Musulmani ».
Concluso l'accordo, lyàd si avviò su Harràn e mandò Safxvàn b. al-
Mu'attal e Habìb b. Maslamah al-Fihri contro Sumaysàt. lyàd concluse
con gli abitanti di Harràn un trattato simile a quello pattuito con la
gente di al-Ruhà- e gli abitanti gii aprirono le porte: egli vi lasciò un suo
luogotenente. Quindi proseguì verso Sumaysàt e trovò che Safwàn b. al-
Mu'attal e Habib b. Maslamah erano ancora dinanzi alla città, avendo già
sottomesso molti villaggi e castelli del distretto. All'arrivo di 'lyàd fii con-
cluso con gii abitanti di Sumaysàt un trattato come quello di al-Ruhà-.
Per venire a Sumaysàt, 'lyàd era passato per al-Ruhà', ed ora vi fece ri-
torno CBalàdzuri, 174-176).
§ 102. — (abu Yùsuf [f 182. a. H.], senza isnàd). Dopo la presa di
al-Ruhà-, lyàd b. Ghanm si volse contro la città di Harràn, che era la più
vicina di tutte ad al-Ruhà-. Gli abitanti, tutti Anbàt, o contadini indigeni,
chiusero le porte e tentarono difendersi assistiti da un numero molto esiguo
di milizie greche. 'lyàd offerse allora agii abitanti le medesime condizioni
fatte ad al-Ruhà-, ed i difensori di Harràn, vedendo l'esempio dato dalla
capitale della provincia, accettarono la proposta e si arresero alle medesime
condizioni. Tutti i villaggi e tutti i paesi (al-qura wa-1-rasàtiq) della
Mesopotamia non solo non fecero alcuna resistenza ai Musulmani, ma si
arresero senza conchiudere patti speciali: gli abitanti di ogni distretto
(kùrah) affermarono in seguito di essere sottomessi alle identiche condi-
18. a. H.
[MESOPOTAMIA.
-Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.]
■i-ì.
102-lUl.
18. a. H.
18. a. H.
[MESOPOTAMIA.
- Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.)
zioui. alle quali si era ariosa la città priiicipalo da cui dipendevano ammi-
uistrativamente. Si dice che 'lyàd b. Ghanm nel conquistare la Mesopota-
mia accettasse questo principio ed equiparasse gli abitanti della campagna
a quelli della città. In appresso però i Califfi non si attennero più esat-
tamente a questa norma, perchè non equipararono gli abitanti della cam-
pagna a quelli della città nella provvista delle vettovaglie per l'esercito
(a r z à q a 1 - g u n d) : i Califfi aggiunsero infatti anche questo peso agli abi-
tanti delle campagne, ma non ai cittadini. Si dice che facessero questo
perchè i contadini, come possessori di campi e di sementi, potevano for-
nire i viveri, mentre i cittadini non hanno né gli uni né le altro (Yusuf,
23, Un. 15-25).
§ 103. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Si afferma che quando Ij^àd si
mosse da al-Raqqah su Harràn (^),- trovasse questa abbandonata dagli abi-
tanti, i quali si erano x'ifugiati in al-Ruhà*. Durante quindi i negoziati che
condussero alla resa di al-Ruhà% gli abitanti di Harràn ottennero per la
loro città un trattato simile a quello di al-Ruhà* (Balàdzuri, 175j.
Nota 1. — Nell'ultimo capitolo delia sua Geschiclite der Stadt Harràn in Mesopota-
mien bis zum Einfall der Arabe r (Strassburg, 1892, pag. 61-66), A. Mez riassume e brevemente
discute le fonti arabe della conquista della Mesopotamia e la presa di Harràn.
§ 104. — (abù Ayyùb al-Raqqi al-Muaddib, da al-Haggàg [b. Yusuf J
b. abi Mani' al-Rusàfi [f 222. a. H.], da suo padie [Yusuf b. abi Mani' al-
Rusàfi], da suo nonno [abù 'Ubaydallah ibn abi Ziyàd (o Zanàd) al-Rusàfi].
{a) Tyàd b. Ghanm conquistò prima al-Raqqah, poi al-Ruhà", poi Harràn
e infine Sumaysàt, tutte con un solo trattato di pace (sulh wàhid).
(6) Poi 'lyàd si recò a Sarùg, Ràskifà, e nell'Ard al-Baydà- (il deserto)
e le sottomise tutte, facendo trattati di pace con gli abitanti dei castelli,
simili al trattato di al-Ruhà'.
(e) Più tardi gli abitanti di Sumaysàt si ribellarono, lyàd dovette
ritornare alla città, ed assediarla un'altra volta: la città fu ripresa. Du-
rante questi fatti venne a sapere che gli abitanti di al-Ruhà" avevano vio-
lato i patti del trattato, ma appena egli comparve dinanzi alle mura, gli
Edesseni spalancarono le porte e gli lasciarono libero l'ingresso. Da quel
giorno egli lasciò nella città un suo luogotenente ed una guarnigione.
(d) Quindi 'lyàd mosse contro le Qurayyàt Furàt, ossia Gisr Manbig ed
i paesi da essi dipendenti, e le sottomise alle medesime condizioni. Poi si
recò ad 'Ajn al-Wardah, ossia Ras al-'A}'n, ma dacché gii abitanti fecero
mostra di volersi difendere, li lasciò tranquilli.
Più tardi andò a Tali Mawzan e la sottomise alle stesse condizioni
di al-Ruhà-: questo accadeva nel 19. H. (Balàdzuri, 175-176).
44.
18. a. H.
§§ 105-110.
§ 105. — (abù Yùsuf, senza isnàd). lyàd b. Ghanm impose nella Me-
sopotamia sopra ogni testa ('ala al-gamàgim) un dìnàr e due mudd
di fi-umento (qamh), più due qist di olio d'olivo (zayt) e due qist di
foraggio fi-esco (khala), per ogni capo.
Egli fece degli abitanti una classe sola.
Queste notizie, aggiunge abù Yùsuf, non sono garantite come assolu-
tamente'sicure (Yùsuf, 23, lin, 28-31).
§ 106. — (Muli. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da Ma'mar, da al-Zuhii). Non
vi fu paese della G-azirah che non si arrendesse ad 'l3'àd b. Ghanm, ap-
pena egli si presentò dinanzi alle mura, e tutto ciò regnante 'Umar: egli
sottomise Harran, al-Ruhà-, al-Raqqah. Qarqisiyà, Nasibìn e Singàr (Ba-
làdzuri, 175).
§ 107. — (Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da 'Abd al-rahmàn b. Masla-
mah, da Furàt b. Salmàn, da Thàbit b. al-Haggàg). lyàd b. Ghanm con-
quistò al-Raqqah, Harran, al-Ruhà", Nasibìn, Ma\'yàfàriqìn, Qarqisiyà", Qura
al-Furàt (i villaggi dell'Eufrate): tutte le città (della Gazii-ah) furono prese
con trattati di pace (sul li" °) e tutta l'aperta campagna (ard) con la forza
('an\vat*°) (Balàdzuri, 175).
§ 108. — (Muh. [b. Sa'd], da al-Wàqidi, da Thawr b. Yazìd, da Ràsid
b. Sa'd). 'lyàd sottomise tutta la Gazìrah, le città con trattati di pace
(sulli*°) e le campagne con la fòrza ('anwat"") (Balàdzuri, 175).
§ 109. — (al-Balàdziu'i, senza isnàd). lyàd b. Ghanm mandò Habìb
b. Maslamah al-Filii-i da Simsàt contro Malatiyyah e la città fu espugnata;
ma dopo qualche tempo i Greci tornarono ad impadronirsene (^) (B a 1 à -
dzuri, 185).
Nota 1. — C^uesta notizia non può esser certa, perchè altrove al-Baladzuri la narra (184-185)
come un fatto avvenuto durante il califfato di 'Uthmàu, vale a dire dopo il 23. H., mentre Tyàd b.
Ghanm morì nel 20. H. icfr. Balàdzuri. 176, lin. 11-12).
§ 110. — (al-Dzahabi, senza isnàd). Al principio di questo anno 18. H.
abù Ubaydah b. al-Garràh mandò 'lyàd b. Ghanm al-Fihri in Mesopo-
tamia, dove s'incontrò con abù Musa al-As'ari, che veniva da al-Basrah.
I due insieme conquistarono HaiTàn e Nasibìn ed una grande parte della
Mesopotamia, secondo gli uni con la forza ('anwat*"), secondo altri con
trattati di pace (sulh*")-
In questo stesso anno lyàd b. Ghanm conquistò al-Ma\vsil con la forza,
mentre abù Musa al-As'ari espugnava al-Ruhà" e Simsàt(') (Dzahabi Paris,
I, fol. 132,1-.).
Nota 1. — Le notizie date da al-r)zahabi sono in parte scorrette e confondono insieme eventi di
anni diversi: al-Mawsil non fu espugnata da Ij'ad, che morì prima della presa di quella città. Anche
18. a. H.
t MESOPOTAMIA.
-Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.!
45.
§$ Ui>-lll.
18. a. H.
18. a. H.
[MESOPOTAMIA.
-Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.!
In pnrteoipftzione di nbiì Miisa al-As'nri nlla campagna nn;!:sopiii)iiiiica non inerita t'edr: ogli, quale e;i-
veinatore ili nl-Bnsrali, aveva ila lìattersi contro i Persiani nel IClifizistaii, come abbiamo detto gii\ al-
trove i,ctV. 17. a. 11., 8i§ H'.i!) e segg.i, ed è assurdo die s'immiscliiasse in faccende che tutto al più avroH-
l)rro potuto essere i-ompito del suo collega di al-Kiìfab.
§ 111. — (Theophanes). Nell'anno ventesimosettiniu di Eraclio, u.ssia
anno (lo! mondo (5128, corrispondente al 15. H. venne Giovanni, .sopran-
nominato Kataias, il prefetto dell'Osrhoene presso lyàd in Chalkis e teco
un j)atto di dargli aniuialhiente centomila nionctc, purché non avesse var-
cato l'Entrate, tanto pacificamente, qnanto in armi per la guerra. Allora
Griovanni ritornò ad Edessa e mandò ad lyàd l'annuo censo. Eraclio udito
questo disapprovò l'azione di (liovanni. perchè fatta senza la sanzione im-
periale; richiamò Giovanni e lo mandò in esilio. In sua vece mandò un
certo Tolomeo, comandante militare (Theophanes, 521; ediz. de Boor,
1, 340).
§ 112. — (Theophanes). Nell'anno ventesimottavo di Eraclio, ossia del
mondo ()12i), pari al 16. H., gli Arabi espugnarono Antiochia, e Mu àwiyah
per ordine di Umar assunse il governo di tutta la regione conquistata
dai Saraceni, dall'Egitto fino all'Eufrate (Theophanes, 521; id. ediz.
de Boor, I, 340).
§ 113. — (Theophanes). Nell'anno del mondo 0130. corrispondente al
630 dell'Incarnazione, ed al ventesimonono di Eraclio (pari al 17. H.),
'lyàd varcò 1' Enfiate con tutte le sue genti e venne ad Edessa. Gli Edes-
seni però, aprendo le porte, fecero un trattato d'accordo con gli abitanti
della regione, ed il comandante militare con i Greci presenti. Gli Arabi
però avanzarono su Constantia (ossia Antoninupolis, a 700 stadi al sud di
•Amid. Cfì-. Theophanes, A. M., 6832, e Ammian. Marceli., XVIII,
9), la devastarono, la presero d'assalto, trucidando molti (difensori): in
questo modo 'lyàd conquistò tutta la Mesopotamia (Theophanes, 521-
522: id.. ediz. de Boor, I, 340-341).
§ 114. — Lo schema dunque del racconto di Teofane è il seguente:
nell'anno del mondo 6127 Tyàd terminò la conquista della Siria; nel 6128
Giovanni Kataias, procuratore dell' Osrhoene (Edessa), si abboccò con 'lyàd
in Chalkis (Halab), promettendo un tributo annuale se gii Arabi non aves-
sero varcato 1' Eufi-ate. Per questt) atto Giovanni 1u deposto e sostituito
da Ptolomaeus. Nel 6129, quando fu conquistata Antiochia, Mu'àwiyah di-
venne governatore. Nel 6130 'lyàd varcò l'Eufrate: Edessa si arrese, Con-
.stantia (Antoninupolis, il Tali Mawzan degli Arabi, ossia il Teli Mauzlath
della Cronaca Edessena sotto l'anno 661. H.;- dove Antipolis si corregga
in Antoninupolis) fa presa d'assalto, e lo stesso fu il caso di Darà. Così fii
conquistata tutta la Mesopotamia.
4(i.
18. a. H.
§§ 114.116.
Il Wellliausén (Sk. u. Vorarb., IV, 88), neiresamiuare la cronologia
del cronografo bizantino, osserva che l'anno del mondo 6130 corrisponde
all'anno 19. H. : quindi anche Teofane è prova contro la cronologia di Sayf.
Dimostra altresì che la Mesopotamia fu conquistata dalle genti della Siria e
non da quelle dell" Iraq. E vero che per quest'ultima versione abbiamo anche
rautorità di ibn Ishàq (T abari, I, 2505 e segg.), ma lo stesso cronista
contraddice se stesso, perchè in un altro passo (T a bari, I, 2349) racconta
come lyad dopo il Yarmùk sia andato verso il nord in Siria sino a Me-
litene; ed altrove ancora (Tabari, I, 2646) presenta la Mesopotamia come
provincia Siria con Hims e Qinnasrin. Decisivo è poi che ibn Ishàq pone,
come al-Balàdzuri, la conquista nel 19. TI. In questo anno, secondo l'au-
torità concorde di tutte le fonti, lyàd 1^ Ghanm era governatore di Hims
ed in nessun modo un dipendente di Sa'd b. abi Waqqàs. Il Wellhausen
quindi vede nella cronologia di Sayf, che pone la conquista nel 17. H. in-
vece del 19. H., come un'arte fine per rispondere alla grave obbiezione or
ora citata.
La questione sulla oi-igine dei vari conquistatori delle provincie del-
l' impero arabo ha la sua importanza, perchè dalla conquista dipese chi ne
avesse l'amministrazione: i tre centri di spedizioni erano Hims, al-Kùfah ed
al-Basrah, e le provincie sottomesse dalle milizie di ognuna delle tre città,
erano da queste amministrate e predate fiscalmente dai governatori, impie-
gati e militi. Come vedremo meglio in appresso, le conquiste si tramutarono
in vere speculazioni, pei'chè più esteso era il territorio che una delle tre pre-
dette città poteva vantare come sua provincia, maggiori erano le rendite di
cui i Musulmani difensori della provincia potevan dispon-e. La questione
ritornerà più chiaramente nelle annate seguenti e non è necessario, per ora,
d' insistervi.
§ 115. — Secondo Cedi-enus, il cronista bizantino, nel ventesimonono
anno di Eraclio (6130 del mondo), lyàd espugnò Edessa con un trattato,
e Constantia con assalto: nello stesso modo anche Darà, nella quale pe-
rirono molte persone. Così lyàd conquistò tutta la Mesopotamia (Cedre-
nns, 752).
§ 116. — Il cronista siriaco, Dionigi di Tell-Mahré, pone la prima
invasione araba della Mesopotamia già nell'anno 948 dei Seleucidi (636-
637 dell' È. V., ossia 15.-16. H.), e dice che i Musulmani, dopo aver ta-
gliato a pezzi un esercito greco, giunsero, sotto il loro capo lyàd, sino ad
Edessa (al-Ruhà*).
Aggiunge poi il medesimo cronista, che nel 652 dei Seleucidi, ossia
640-641 dell'È. V., 19-20. H., gli Arabi posero assedio a Darà, ed assali-
la, a. H.
MESOPOTAMIA.
-Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopotamia occi-
dentale.)
47.
116-119.
18. a. H.
18. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Le tradizioni
sulla conquista
araba della Me-
sopolomia occi-
dentale.)
rono la fitta. Vi t'urono molti morti da ambedue le parti, ma sovrattutto
(la (inolia degli Arabi. Infine tii concluso un trattato, mercè il quale la
città aprì le porte e non fu più ucciso alcuno. In questo stesso anno gli
Arabi assediarono Adbìn (cti-. Le beau, tom. X, pag. 42, nota 1; tom. XI,
pag. 2. nota 1, e pag. 260), dove una moltitudine di persone furono man-
dato a morte: perirono 12,000 Armeni (Denys, pag. G).
§ 117. — La prima notizia del precedente paragrafo è cronologica-
mente inesatta, perchè è 'inverosimile che gli Arabi — contrariamente a
quanto affermano lo loro migliori fonti — già nella campagna di conquista
della Siria, invadessero la Mesopotamia. Le ultime notizie .si riferiscono
all'invasione dell'Armenia, di cui si pai'la più avanti, e alludono alla presa
di Tevin-Dwin, come è chiamata dalle fonti armene.
§ 118. — Narrata la presa di Gerusalemme, il cronista Michele pro-
segue: Da lì i Tayyàyé passarono nelle città della Siria e le sottomisero.
Iwannis (— "hodvvYjC ó Katsac cfi-. §§ 111, 114), il generale dei Greci, era
venuto a Qiunasrìn presso i Tayyàyé: egli stipulò un patto (concordando),
di dar loro ogni anno cento mila darici, purché essi non passassero ad
oriente dell' Eufi'ate e non entrassero in Mesopotamia. Egli cedette a loro
r intero tributo di un anno. Quando Eraclio apprese questo, con il suo spi-
rito perverso, s'irritò contro Iwannis e lo mandò in esilio. Come Dio aveva
abbandonato l' impero dei Greci, così lasciò cadere in decisioni cieche colui
che lo dirigeva (Michel Syrien, II, 426).
Questo fatto è confermato dal cronista bizantino Cedrenus, il quale
narra, sotto l'anno ventisettesimo di Eraclio, che Giovanni, detto Katzas
(Ka-Còt?)) prefetto dell'Osrhoene si recò a Chalkedon presso (il comandante
militare arabo) 'lyàd (b. Ghanm) e promise di dargli cento mila monete
d'oro (? vojj.ia[i7.ta) alla condizione che non avesse varcato l'Eufrate, né
pacificamente, né aggressivamente. Eraclio, avuta contezza di ciò, e sic-
come non aveva autorizzato Giovanni a prendere un simile impegno, lo
destituì surrogando Tolomeo a comandare l'esercito (Cedrenus, 751).
§ 119. — Nell'anno 951 dei Greci (ossia dei Seleucidi), o ventisette-
simo di Eraclio, il 18. H. degli Arabi, il sesto di 'Umar, gli Arabi var-
cai-ono l'Eufi-ate, perchè non era stato dato a loro il tributo (cfr. § 118).
Gli abitanti di Edessa vennero incontro agi' invasori e trattarono per la
città: l'esercito dei Greci si ritirò con dolore da tutte le città. Telia e
Darà non acconsentirono a sottomettersi ai Tayyàyé: per questa ragione
(gli Arabi) le presero d'assalto e massacrarono i Greci che vi si trovavano.
Dopo aver sottomessa la Mesopotamia, Tj'àd b. Ghanm ritornò in Siria
(Michel Syrien, II, 426Ì.
48.
18. a. H.
§ 1-20.
nìa.]
ARMENIA. — Prime incursioni arabe in Armenia. is. a. h.
« Ann T .L 1 11 nr i • . i • ii • [ARMENIA. - Pri-
§ 120. — La conquista della Mesopotamia apri la via alla invasione ^e incursioni
dell'Armenia. Questo paese disgraziato fin dai tempi più remoti, -ha seguito ^^^^^ '" Arme-
i destini della sottostante pianura mesopotamica, e fu sua sorte di essere
sempre l'argomento di eterno dissidio, l'oggetto di continui conflitti tra
gli Stati confinanti con esso. E notevole che mai questo jiaese ha saputo
afferrare, nemmeno per breve tempo, l'egemonia assoluta in Asia Anteriore,
ma sia sempre rimasta potenza di second'ordine alla mercè dei suoi vicini,
sempre militarmente più potenti. Maggiori sono le scoperte archeologiche
riguardanti il crepuscolo della storia dell'Asia Minore, della Siria e della
Mesopotamia, più tale aspetto fondamentale dei tempi storici trovasi ripe-
tuto nell'età preistoriche. La natura alpestre e selvaggia del paese impedì
forse ognora la costituzione di un forte potere centrale, ma è probabile al-
tresì che la natura stessa degli abitanti, per lo più militarmente e politi-
camente inetti, racchiuda la ragione principale di siffatta caratteristica.
La storia dell'Armenia è una sequela interminabile di conflitti interni e
d' incursioni di nemici da ogni parte delle sue fi'ontiere. Devesi però rico-
noscere che nonostante siffatte peripezie disastrose la tenacia conservatrice
del popolo armeno è stata sì grande, che ha saputo conservare tutt'ora ben
distinta la sua nazionalità.
Durante le guerre secolari tra i Sassanidi e gì' Imj)eratori di Costan-
tinopoli, l'Armenia fu, quanto la Mesopotamia, la scena di continue e di-
sastrose spedizioni militari. Dopo la campagna trionfale di Eraclio, la mag-
gior parte dell'Armenia era ritornata sotto il dominio greco, ma tale autorità
era in realtà puramente nominale, perchè i magnati della provincia ave-
vano conservata quasi intera la loro indipendenza da Costantinopoli, seb-
bene scissi tra loro da pei'petui conflitti locali, fossero politicamente e mi-
litarmente impotenti.
Se la confusa cronologia delle fonti armene corrisponde alla verità, e
se gli Arabi non appena entrati in Mesopotamia si slanciarono entro i
monti dell'Armenia, e se in essa entrarono più facilmente e più avida-
mente che non in Asia Minore, nonostante le grandi diifficoltà naturali,
presentasi in ciò allo storico un quesito al quale non è facile rispondere.
È probabile che nonostante le lunghe guerre del passato, e nonostante la
sua natura montuosa, tutto il paese fosse allora di una grande ricchezza
naturale, e che il clima' fosse tanto ameno da renderne la dimora quasi
ideale, facile e proficua la coltivazione del suolo. Altrimenti non si spiega
la persistenza con cui tutte le grandi potenze dell'Asia si sono contestate
il possesso dell'Armenia con un accanimento a volte inconcepibile, e sin
49. 7
ma.
g§ 12". l-'l. l"» ^' "•
'8. a. H. ^\g^[ tempi (k'i |)riiiii re assiri. Oggidì lo condizioni dol riima debbono as-
me incursioni ^<^^i''^i mutato in senso sfavorevole, perchè, nonostante la sna grande bei-
arabe in Arme- l^zza come paese di montagna, l'Armenia non rivela più quelle ricchezze
naturali e quelle attrattive di clima, che sole possono spiegarci le ripetute
campagne degli Assiri, e di tutte le potenze militari dell'Asia Anteriore
sino al trioiifo musulmano. ,
J-ìu questo argomento avremo a ritornali'.
§ 121. — Il Miiller (Isiàm, I, 259-260) pone l'invasione prima del-
TArmenia per opera degli Arabi nel 21. H., sotto Habìb b. Maslamah con
la presa di Dwin. Nel 22. H. pone la seconda incursione, organizzata di
concerto con quella spedizione che conquistava in quel medesimo anno
l'Adzarbaygàn, e durante la quale gli Arabi giunsero sino alla Greorgia, ma
subirono una grossa disfatta per opera di Teodoro il Restunita. Il Miiller
riconosce però che le fonti nostre porgono una cronologia confusissima ed
incerta onde nulla possiamo dire con sicurezza, e riassume gli aspetti gene-
rali dell'avanzata araba, affermando che gli Arabi continuassero a molestare
ogni anno con nuove incursioni il paese sino al 29. H., quando una breve
ti'egua diede alla provincia un riposo di cui aveva certo un grande bisogno.
Le fonti armene pongono la prima incursione araba nell'altipiano del
loro paese parecchi anni prima delle fonti arabe, ed anzi la rendono quasi
contemporanea della conquista della Mesopotamia. La notizia è un poco sin-
golare, non solo perchè le fonti arabe, tranne una (cfi-. § 87), non ne fanno
menzione, ma altresì perchè ci sorprende come gli Arabi, appena sottomessa
una parte della Mesopotamia, osassero slanciarsi arditamente tra i monti del-
l'Armenia sopra un terreno a cui non erano affatto avvezzi, terreno che pre-
sentava per essi difficoltà eccezionali. L' insistenza e la precisione delle fonti
armene non ci permette d'ignorare le loro affermazioni e le raduniamo qui
appresso, senza esprimere per ora una convinzione a loro riguardo, perchè ci
mancano gli elementi sicuri per stabilire la verità: possiamo dire soltanto che
l'incursione araba, se avvenne, va posta preferibilmente nel 19. H., jjerchè
la campagna mesopotamica si svolse nella seconda metà del 18. H., vale
a dire nei mesi dell'estate e principio d'autunno, ed è impossibile che gli
Arabi sfidassero i rigori artici dell'autunno e dell'inverno in Armenia.
È inoltre da considerarsi che" gli Arabi possono essere entrati in Armenia
soltanto dopo la sottomissione della Mesopotamia occidentale, le cui città
avrebbero chiuso la via d'accesso all'altipiano. Queste città furono soggio-
gate definitivamente nella stagione 18.-19. H., e l' incursione può essersi
svolta soltanto nella tarda primavera del 19. H. Ecco intanto i documenti
armeni con qualche breve osservazione.
50.
ma.
18. a. H. §§ 122, 123.
S 122. — Eraclio imperatore partì ueirauno 80 dell'era armena 18. a. H.
< 'ARMENIA. - Pri-
(22 giugno 631 — 20 giugno 632 dell' E. V.) per far la guerra a Khusraw ^g incursioni
re di Persia, e lo uccise. Otto anni dopo (nel 639 dell' È. V., ossia 18. H.). a«be in Arme-
Abdér'ahim ('Abd al-rahìm), figlio della sorella di Maometto, invase l'Ar-
menia alla testa di 17.000 uomini per esigere il tributo e sterminare le
schiere cristiane del distretto di Taron. Egli entrò nei distretti di Hark'
e di Basian (un distretto considerevole dell'Ararat, nella valla dell'Araste,
a NE di Erzerum) e penetrò in Georgia ed a Gawakhk' (in georgiano
Grawakhéti) ed a Vanand (altro distretto dell'Ararat, l'attuale distretto di
Qàrs): poi avendo riscosso il ti'ibuto, se ne ritornò in Arabia (Tackastan).
In questo stesso anno fui'ono distrutte tre grandi chiese fondate da
•san Gregorio, la chiesa di Aschdits-Vank', quella che è sotto l'invocazione
del Santo precursore ad Innagniank' (nel distretto di Taron), e la catte-
drale di T'il (nell'alta Armenia). Per effetto del cambiamento che fa fatto
nel sito di questa cattedrale e del massacro dei suoi ministri, che ne co-
noscevano la storia e che perirono in mezzo alle incursioni molteplici
degl' infedeli, la tomba di .santo Narsete rimase dimenticata (Dulau'rier
Chronol. Armen., 225. citando la Petite Bibliothèque Armen.,
tom. VII. pag. 43-45).
§ 123. — Questa invasione, amme.ssa la coiTcttezza della data crono-
logica, è certamente la prima incursione araba in Armenia, perchè solo nel
1 8. TI. entrarono gli Arabi in Mesopotamia, donde era possibile penetrare fra
i monti armeni. È quindi verosimile che nel 18. H., occupate le città princi-
pali della regione, il distaccamento di 'Uthmàn b. abì-l-'As, menzionato da
Tabari (§ 87), si sia spinto entro i monti dell'Armenia. Un altro cronista ar-
meno, Gamie; citato pure dal Dulaurier. anticipa di due anni la prima inva-
sione araba in Armenia, come apparirà dal testo che diamo qui sotto. Dal
nome del comandante arabo (Abd al-rahmàn, variante di Abd al-rahìm) è
manifesto che si allude allo stesso fatto d'arme: è nondimeno impossibile
accettare la cronologia del cronista armeno, perchè porrebbe l'invasione del-
l'Armenia quasi allo stesso momento in cui abù 'Ubaydah conquistava la
Siria Settentrionale: ciò che sembrami del tutto inverosimile.
Nell'anno 636 (dell'È. V. =^ 16. a. TI.), narra il cronista armeno, Teo-
doro principe di R'stownik' uomo molto coraggioso, vedendo l'Armenia ab-
l)andonata ai disordini ed ai conflitti, per effetto dei dissensi dei satrapi,
riunì le sue schiere e si accinse lui stesso a respingere gli attacchi e le
incursioni dei nemici, e governò il suo paese come (avrebbe fatto) un mar-
zubàn. Mentre si sforzava di ristabilirvi la tranquillità, un esercito con-
siderevole di Agareni (Arabi) piombò .sull'Assiria (l'invasione araba della
.51.
ma
§§ 123, 124. 18' a. H.
18. a. H. Mi'sopotaiiiia lU'l 18. 11.), massacrò le popolazioni e co.strinse molte persone
me incursioni ^ reiidcr.si musulmane. Un corpo di 18,000 di questi (Arabi) penetrò anche
arabe in Arme- noll'Armcnia e l' invase, nel nono anno del pontificato di Esdras (Ezér)
il Catholicos. Il distaccamento arabo era comandato da 'Abd al-rahmàn.
Nel G37 doli' È. V. (= 17. a. H.) essi entrarono nel distretto di Taron, che
saccheggiarono, e dove sparsero rivi di sangue. Riscossero tributi e si fecero
consegnare donne e bambini. Allora Vahan, della famiglia Kamsarkaan,
riunì 8000 uomini e mandò un messaggio ai satrapi armeni per esortarli ad
unirsi contro il nemico comune. Avuto il loro rifiuto, egli fece partire suo
ti-atello Tiran ed il generale MowseX alla testa di 8000 nomini, ordinando
a loro d'impostarsi sopra il villaggio di Gregowr. Il principe di Antze-
watsik', Sahowr', venne con le sue schiere per unirsi a Tiran. Grli- Armeni
si schierarono innanzi agli Arabi, ma quando fu impegnato il combatti-
mento, Sahowr', staccandosi da Tiran, passò dalla parte degl'infedeli, e piom-
bando sugli Armeni, arrecò loro grandissimi danni. Vedendo ciò Tiran fu
costernato, ma nondimeno, lo sdegno svegliando e raddoppiando le sue forze,
si precipitò sul traditore, e con un colpo di spada gli troncò la testa. Fe-
rito però dalle guardie di Sahowr', cadde morto anche lui. Allora .gii Arabi,
presi gli Armeni alle spalle, li sterminarono tutti. Il piccolo numero che
sfuggi al taglio delle spade si disperse da tutte le parti. Il luogo dove si
svolse questo fatto fu, si dice, chiamato poi il Campo Santo, perchè tutti
erano periti lì per la fede.
Nel 638 (intendesi sicuramente o il 640, o il 641) gl'infedeli, fieri dei
primi felici successi, continuarono le loro incursioni disastrose in tutto il
paese di Taron, di Apahonnik', di Bacén e di altri distretti. Essi penetra-
rono nel Vaspowrakan e l'Ararat, dove rinnovarono i medesimi eccessi. Seb-
bene Teodoro R'stowni si fosse affrettato ad accon-ere per respingere l'as-
salto, an'ivò nondimeno ti'oppo tardi. Vedendosi poi abbandonato dagli
altri capi armeni, perdette coraggio, si ritirò in un luogo al sicuro. Allora
le fiamme dell'incendio acceso dagli Arabi invasero tutta l'Armenia (Du-
laurier Chronol. A rmen., 226-227, citando La Storia d'Armenia
di Gamie, tom. IL pag. 342-343).
Nota 1. — Se però nella data precedente si intende l'anno 18. H., è palese che l'incursione di
*Abd al-ralimàn è posta dal cronista armeno nel 19. H., il che sembrami più probabile : solo nel 19. H.
in fatti lyàd b. Ghanm poteva, con la presa delle città occidentali della Mesopotamia, essersi aperto un
varco per entrare in Armenia.
§ 124. — Il cronista armeno Aso)ik (Acogh'ig, pag. 127) dice che la
prima incursione degli Arabi in Armenia avvenne nell'anno 86 dell' E. ar-
mena (pari al giugno 637-giugno 638 dell' È. V.), mentre regnava in Armenia
Theodoros R'stowni, ed 'Umar, il secondo Califfo dopo Maometto, regnava
52.
ma.
18. a. H. • §§ 124-126.
sugli Arabi. La data non è esatta, perchè corrisponderebbe al Gumàda I. ^8. a. h.
, ? ^ TT A - T X ..^ XT [ARMENIA. - Pri-
del 16. H.-G-umada I. 17. H. me incursioni
§ 125. — Anche in un altro passo (Aso/.ik) accenna all'invasione ^^^^^ '" Arme-
degli Arabi, ma in termini vaghi e con molti errori: egli riporta la no-
tizia propria anche di alcune fonti sirie, che gli Arabi divisero le loro
schiere in tre parti, delle quali l'una s'impadronì della Siria, della Giudea
e dell'Egitto sino ad Alessandria: la seconda parte marciò verso il nord
contro l'Impero greco, conquistando tutto il paese, dalle rive del Mediter-
raneo sino a quelle dell' Eufi-ate. e poi passando sulla riva orientale del
fiume, occupò Edessa (Our'ha) e tutte le città della Mesopotamia. Il terzo
coi'po si spinse verso oriente, aiTÌvò a Ctesifonte, abbattè l'Impero persiano,
sconfisse l'esercito del i-e Ormizd ed uccise questo principe, che era nipote
di Khusraw. La Persia fu saccheggiata dagli Arabi: i tesori reali presi
e portati via nel loro paese. Una parte considerevole dell' esercito arabo
invase e saccheggiò la Media, GoXt'n e Nakhgawan. Un altro distacca-
mento piombò sul distretto di Artaz, assalì il generale greco Procopio
(Prokop), lo sconfisse, e carico del bottino del suo campo fece ritorno nel
paese donde era venuto. Questo accadeva nel ventesimosecondo anno del go-
verno di abù Baki-, 'Umar ed 'Utjimàn, i capi degl'Ismaeliti (Acogh'ig.
152-153).
La data di ventesimosecondo anno del governo dei tre Califfi non è
chiaro che cosa significhi, perchè ventidue anni dopo la morte di Maometto
ci porterebbero al 33. H. Non può nemmeno essere un equivoco per il 22. H.
In un passo successivo abbiamo però un'indicazione che aiuta a chiarire
il problema: vi si pareggia in fatti l'anno 26 dei tre capi ismaeliti con il
secondo o terzo anno di Costante, vale a dii-e con il 644 o 645 dell' E. V.
Quindi, secondo lui, i fatti narrati precedentemente appartengono al 640
dell'Era Volgare. Cronologicamente però Aso/.ik ha scarso valore.
SIRIA-MESOPOTAMIA. — Tentativo dei Greci di riprendere Hims:
invasione della Mesopotamia [versione di Sayf b. Umar).
§ 126. — Il Mùller accetta la seguente versione di Saj'f b. 'Umar, e
considera i fatti narrati come un ultimo tentativo di Eraclio per riprendere
possesso delle sue più belle provincie asiatiche, e della culla del Cristia-
nesimo. Eraclio, malaticcio in salute negli ultimi anni del suo regno, non
prese parte all'incursione su Hims, ma vi mandò suo figlio e futuro suc-
cessore al ti'ono, Costantino, alla testa di un nuovo esercito. Secondo il
Mùller, l'incapacità militare di abù Ubaydah permise ai Greci di riprendere
temporaneamente possesso . del paese attorno a Halab, Qinnasrin ed Antio-
53.
§§ i2<ì, 127. 18. a. H.
18. a. H. thia, ma i] Califtb 'LJniar potè liactaiv l'avanzata dei Checi, ordinamlo la
TAMIA - Tenta- invasione della Mosopotaniia con una divisione delle schiere mandate dal-
tivo dei Greci di T'Iràq, porcile costrinsero le tribù cristiane della Mesopotamia, militanti
riprendere Hims: . ^,. . ., ... , . , . /^r- ii r c^r-
invasione della '" ^^u-ia. a ritornare precipitosamente in patria (Muller, I, 25^).
Mesopotantiia.) Dopo quanto abbiamo detto poc'anzi ai §§ 80 e segg. e dopo il (oiicdo
di fonti sicure ed autentiche sul vero andamento della coiuinista araba
della Mesopotamia (cfr. §§ 85 e segg.), è palese elie la ricostruzione degli
eventi tentata dal Muller, nonché corrispondere alla verità storica, ridu-
cesi a un'abile parafrasi della erronea ^•ersionf' di 8ayf il quale vuol dare
ai suoi con.sanguinei dell' 'Iraq tutto il merito d'aver salvata la Siria e
conquistata la Mesopotamia. E inutile quasi aggiungere 'clie noi respin-
giamo la versione di Sayf, e la classifichiamo insieme con tutte quelle
altre versioni immaginose di eventi, che noi abbiamo confutate e rigettate
nelle altre fasi della conquista araba. Tutta la trama è dunque errata e
le tradizioni seguenti lumeggiano soltanto alcuni punti secondari. Noi ne
diamo l'integrale versione per porgere allo studioso tutto il materiale della
scuola iraqense, e facilitargli un giudizio indipendente, che non può non
essere favorevole alla nostra ricostruzione.
§ 127. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad e da altri: due tradizioni).
Nel corso dell'anno 17. H. gli abitanti dalla Mesopotamia entrarono in
trattative segi'ete con i Grreci per tentare la riconquista di Hims, e l'im-
peratore Eraclio, d'accordo con loro, allestì una grande spedizione per mare.
che doveva .sbarcare sulla costa Siria ed aggredire la città di Hims. Quando
i Greci approdarono in Siria, gli abitanti della Mesopotamia mandarono un
esercito di 30,000 uomini ad aiutare i (xreci nell'espugnazione di Hims.
Il governatore musulmano della Siria, abu Ubaydah b. al-Garràh,
chiamò subito Khàlid b. al-AValìd da Qinnasiin, ove egli si trovava di
guarnigione, e Khàlid accorse prontamente in aiuto, menando con sé tutte
le milizie che aveva, senza lasciare più alcuno nella città. Gli abitanti di
Qinnasrìn erano per la maggior parte Arabi Tanùkh ed agricoltori seden-
tari (al-hàd ir ah): appena partito Khàlid b. al-Walid. presero le armi e
si unirono alle schiere di Eraclio, abù 'Ubaydah, dinanzi al numero dei ne-
mici, stimò bene di prendere precauzioni e di fortificarsi con trincee (nella
città di Hims): egli chiamò quindi a consiglio i suoi colleghi, proponendo
due piani di guerra, o di azzuffarsi con il nemico appena si fosse presen-
tato, o di assumere la difensiva e di non cimentarsi in una battaglia, finché
non fossero venuti i rinforzi chiesti urgentemente al Califfo 'Umar. Khàlid
1). al-Walìd era del parere di assalire subito il nemico, ma la maggioranza
dei capi sostenne essere preferibile seguire il piano più prudente ed atten-
.54.
18. a. H.
§ 1-27.
dere i rinfòrzi del Califfo. Cosi arrivarono i Greci dinanzi al campo trin-
cerato musulmano, e, non potendo trascinare i Musulmani ad una battaglia
campale, iniziarono operazioni d'assedio.
Intanto ]ierò le lettere di abu 'Ubaydah b. al-Grarrali. chiedenti imme-
diato soccorso, giungevano a Madìnali nel momento in cui il Califfo si ac-
cingeva a recarsi in pellegrinaggio a Makkah. Il Califfo compilò subito le
istruzioni per l' invio dei rinforzi, e, compiuto il pellegrinaggio, si mise egli
stesso in viaggio verso la Siria, nell'intenzione di assistere in persona le sue
genti, ma arrivò soltanto fino ad al-(xàbiyah. Prima che egli giungesse in
Siria tuttta la campagna era già finita, grazie ai pronti provvedimenti da
lui presi.
Egli infatti aveva scritto a Sa'd b. ahi Waqqàs. in al-Kùfah, ordi-
nandogli di mandare immediatamente una schiera sotto al-Qa'qà' b. 'Amr C)
in aiuto di abù Ubaydah b. al-Grarràh: allo stesso tempo diede ordine di
oi'ganizzare una regolare invasione della Mesopotamia: Suhaj'l b. 'Adi, con
una banda di armati doveva assalire al-Eaqqah. Abdallah b. Itbàn mar-
ciare su Nasìbin, al-Walid b. 'Utbah aggredire gli Arabi nomadi della Me-
sopotamia, i Rabi'ah ed i Tanùkh; ed infine, insieme con queste schiere
ebbe ordine di partire anche Ivàd b. Ghanm, il quale doveva assumere
il comando supremo su tutti i distaccamenti, se si veniva a battaglia cam-
pale con il nemico.
Gli ordini del Califfo fui-ono prontamente eseguiti, e al-Qa'qà' b. 'Amr
partì con 4000 ca^•alieri, una grande parte dei quali eran quegli stessi ve-
nuti già dalla Siria in soccorso di Sa'd b. abi Waqqàs alla battaglia di al-
Qàdisiyyah. Gli altri amir invasero pure contemporaneamente la Meso-
potamia, ognuno nella regione a lui destinata, gettando lo sgomento nella
intera provincia. Quando i 30.000 uomini accorsi dalla Mesopotamia in aiuto
dell'imperatore Eraclio in Siria, vennero a sapere che le loro città di al-Raq-
qah. di Harràn, e di Nasìbin erano gravemente minacciate dagli Arabi,
prontamente abbandonarono il campo greco dinanzi a Hims e precipitosa-
mente ritornarono nel loro paese. Tale improvvisa defezione mutò comple-
tamente l'equilibrio delle forze accampate l'una di fronte all'altra intorno a
Hims. Gli Arabi Tanùkh di Qinnasrìn, che si trovavano nelle schiere greche,
aprirono segreti negoziati con Khàlid b. al-Walid e concertarono con lui
un tradimento a danno dei Greci, appena si fosse impegnata una batta-
glia campale. Mutato cos'i l'equilibrio delle forze a favore dei Musulmani,
abù 'Ubaydah acconsentì alfine ad accettare il con.siglio di Khàlid b. al-
Walid e di rischiare una battaglia campale senza attendere i rinforzi chiesti
al Califfo. Khàlid b. al-Walìd fu investito del comando dell'ala dritta, 'Ij'àd
18. a. H.
iSlRIA-MESOPO-
TAMiA. - Tenta-
tivo dei Greci di
riprendere Hims:
invasione della
Mesopotamia.]
55.
§ 1127
18. a. H.
18 a- H. della sinistra, mentre abù 'Ubaydah prese il comando del centro, lasciando
TAMIA. - Tenta- Mu'àdz b. Gabal a guardia della porta della città di Hims.
tivo dei Greci di ^1 momento iu cui ebbe principio la battaglia, giunse al-Qa'qà' b.
riprendere Hims: t • -i n, i • i • ■ ,• • i lu i,
invasione della Amr con cento cavalieri dell avanguardia dei rnitoizi, e dairaltra parte
Mesopotamia.] t'uy;iìirono gli Arabi Tanukh d'accordo con Kliàlid b. al-Walid. I Greci non
resistettero dinanzi a tante circostanze avverse, e furono battuti con terri-
bile strage: una parte dell'esercito fu completamente distrutta (^). Gli ultimi
rinfòrzi di al-Kùtah arrivarono soltanto tre giorni dopo la vittoria (*) (Ta-
bari, I, 2498-2503).
Cfr. Athir, II,|413: Yàqut, II, 73: Khaldun, II, App., 107-108.
Nota 1. — Secondo Sayf b. 'Umar ^cfr. Tabari, I, '2499, lin. 7 e segg.J, per ordine del Califtb
"Uniar, v'era in al-Kntali sempre pronto, iu arredo di guerra, un corpo di 4fXX) cavalieri scelti, i quali
potevano partire senza indugio, al primo avviso di un pericolo.
Da un'altra tradizione, pure di Sayf b. 'Umar ida Talhab b. Màhàni, risulta che questo corpo
scelto di 40((U cavalieri, sempre pronto a partire in completo assetto di guerra, aveva diritto di pascolo
in inverno a mezzodì ed a sinistra del castello del govei'natore in al-Kufah e perciò il luogo fu detto
al-Makàn al-Ariya, sino ai tempi nostri. In primavera pascolavano tra l'Eufrate e le case di al-Kùfah,
nelle vicinanze di al-'Aqìil. I Persiani chiamavano il luogo Akhur al-Sàhgàn, ossia la .stalla dei prin-
cipi. Il capo di questa schiera, colui che curava i cavalli da corsa e li faceva correre ogni anno, era Salman
b. Rabi'ah al-Bàhili.
In al-Basrah v'era la stessa cosa, ed ivi il coi"po scelto era agli ordini di Gaz- b. Mu'àwiyah. Lo
stesso fu istituito in ognuno degli al-Amsàr al-thamàniy ah (ossia in ognuno degli otto campi for-
tificati fondati dagli Arabi nelle provincie conquistate) (Tabari, I, 2504).
Cfr. Atliir, n, 413.
Queste notizie come ha già osservato il Wellhausen Skizzen, ^^, 8tìl sono completamente
errate. Un corpo permanente di milizie regolari, distinto dal resto dell'esercito, non esisteva ancora fra i Mu-
sulmani, ma si svolse naturalmente dall'istituzione molto posteriore della Surtah, o corpo di guardia
del governatore, che fu istituito prima dai Califfi umayyadi e poi adottato generalmente da tutti i go-
vernatori nelle provincie. Si noti, infine, che gli al-Amsàr al-thamàn iy ah non esistevano ancora
tutti, ma soltanto tre o quattro (al-Basrah, al-Kùfah, al-éàbiyah, e forse Qinnasrinj.
Nota 2. — Se fossero esatte le indicazioni ili Sayf, dovremmo concludere che la battaglia veni.sse
combattuta probabilmente negli ultimi giorni dell'anno 17., o forse ai primi del 18. a. H. Difatti Sayf
dice CTabari, I, 2498, lin. 12) che i Greci invasero la Siria nell'anno 17. H., ed in altri due passi
CTabari, I, 2501, penult. linea e 2503, lin. 2], che il Califfo 'Umar accorse subito in Siria dopo il
pellegrinaggio annuale (del 17. H. beninteso), e che arrivando in al-Gàbiyah (dopo un viaggio che può
esser durato circa una ventina di giorni i, venne a sapere che i Musulmani avevano già vinto i Greci.
Le feste del pellegrinaggio cadevano fra il 7 ed il 10 di Dzù-l-Higgah, ed 'Umar, viaggiando celennente
poteva giungere a Madinah in sette giorni (18 Dzù-l-Higgah) e ad al-éàbiyah in altri quindici o venti
giorni, ossia nella prima o seconda settimana di Muhan-am del 18. H., quando la battaglia era già com-
battuta e vinta. Tutta questa trama cronologica è in errore, contraddicendo a tutte le conclusioni pre-
cedenti sul viaggio di 'Umar in Siria. — Cfr. 17. a. H., §§ 113 e segg.
V è poi anche da osservare che tale cronologia otìfre molte difficoltà intrinseche. 'Umar ricevette
l'avviso del pericolo, in cui versava abù 'Ubaydah, al momento di partire per il grande pellegrinaggio,
vale a dire negli ultimi giorni di Dzù-1-Qa'dah : perchè i suoi oi-dini arrivassero ad al-Kùfah, occor-
reva per lo meno una quindicina di giorni : mettendo poi una settimana per allestire le tre spedizioni
in Mesopotamia, ed aggiungendo che i vari distaccamenti non potevan giungere alla loro destinazione
in meno di quindici o venti giorni, arriviamo già alla fine di al-Muharram. Si consideri poi che la notizia
dell'invasione araba dovette correre dalla Mesopotamia fino a Hims, per indurre le schiere mesopotaraiche
dell'esercito greco a ritornare immediatamente alla difesa dei loro focolari. Anche questa dovette richiedere
del tempo, forse altri quindici o venti giorni. Così giungiamo già aJ mese di Safar 18. H., ossia al tno-
mento in cui infieriva maggiormente la peste, e le schiere musulmane fuggivano dal morbo nel de-
serto. Si osservi infine l'anomalìa che al-Qa'qà' b. 'Amr, il quale da al-Kùfah partì immediatamente
56.
b^
■ ^
o
o
<
S
<
a
<
UJ
I
O
cr>
O
tu
Q
i-
tr
O
O
<
<
O
O
<
s
<
Q
<
ai
X
o
co
O
18. a. H.
§§ 1-27-129.
diretto per la Siria, impiegasse per istrada molto più tempo che non gli eserciti musulmani per invadere
la Mesopotamia e per far giungere la notizia dell'invasione fino al campo di Hims.
Nota 3. — Da altre tradizioni dello stesso Sayf Ij. 'Umar ict'r. Tabari, I, 25<j3-2504), siamo però
informati che le truppe di al-Kùfah arrivassero sul campo di battaglia soltanto tre giorni dopo la rotta
dei Greci.
§ 128. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Mentre accadevano questi
fatti, giungeva il Califfo Umar in al-Gràbiyali, ed ivi riceveva la notizia
della grande vittoria sui Greci prima ancora dell'arrivo dei rinforzi da al-
Kùfah (Tabari, I, 2508-2504).
§ 129. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad e da altri). La conquista
della Mesopotamia avvenne poco tempo dopo la partenza di al-Qa'qà' b.
'Amr da al-Kùfah con i 4000 cavalieri per la Siria in soccorso di abù 'Ubay-
dah b. al-Garràh, assediato in Hims dai Greci. Suhayl b. 'Adi, partendo
da al-Kùfah con uno dei distaccamenti inviati in Mesopotamia, prese il
cammino di al-Firàd, aggredì al-Raqqah, e dopo un breve assedio costrinse
gli abitanti ad arrendersi. Dall'altra parte 'Abdallah b. 'Abdallah b. 'Itbàn,
con 0 secondo distaccamento, risalì il corso del Tigri fino rd al-Mawsil,
dove, varcato il fiume ed occupata la città di Balad, mosse contro Nasìbin.
Gli abitanti gli vennero incontro, chiedendo di concludere un trattato di
pace eguale a quello concesso agli abitanti di al-Raqqah. Avuto il con-
senso di 'lyàcj, il trattato fu concluso nei medesimi termini di quello di
al-Raqqah. vale a dire gli abitanti accettarono le condizioni imposte ai
tributari non musulmani (ahi al-dzimmah).
Il terzo generale, al-Walid b. 'Uqbah, che aveva avuto il compito di
sottomettere le tribù nomadi della Mesopotamia, non incontrò alcuna resi-
stenza, e tutti gli Arabi Taghlib accorsero a schierarsi intorno a lui, tanto
i Musulmani, quanto quelli che non si erano ancora convertiti. I soli che
facessero eccezione, furono gli Arabi della tribù degli l3'àd b. Nizàr, i quali
piuttosto che passare sotto al dominio musulmano, emigrarono tutti con la
loro roba entro il territorio greco (^).
Terminata felicemente questa prima parte della campagna, 'lyàd b.
Ghanm riunì in un corpo solo i due distaccamenti di Suhayl b. Adi e di
'Abdallah b. 'Abdallah b. 'Itbàn e marciò contro la città di Harràn. Nes-
suno osò resistergli, e tanto gli abitanti delle campagne, quanto quelli della
città gli vennero incontro chiedendo di concludere la stessa pace delle altre
città della Mesopotamia, ossia di essere accettati sotto il dominio musulmano
come ahi al-dzimmah. Queste domande furono concesse. lyàd b. Ghanm
inviò quindi Suhaj^l e 'Abdallah insieme contro la città di al-Ruhà-, ed
anche questa città seguì l' esempio delle altre e fu sottomessa alle iden-
tiche condizioni.
18. a. H.
[SIRIA- MESOPO-
TAMIA. - Tenta-
tivo del Greci di
riprendere Hims:
invasione della
Mesopotamia.]
.^7.
i-_>!'-i;ii.
18. a. H.
18 a. H. Qq^\ ];, eonquista della Mcsopotamia ebbe termine nel modo più facile
SIRIA- MESOPO- ., „ . „, , . ^ -.r^r. r>r/AP.N
TAMIA. - Tenta- ^' pi" sollecito (T a b a r 1 , I, 2600-250/).
tìvo de, Greci di Cfr. A thi r , II, 414-416; Khaldun, II, App., pag. 108.
riprendere Hims:
invasione della Nota 1. — iSayf b. 'Umiiv, senza isnàd . Quando il Calitìb 'Uiiiai- seppe ohe gli lyad h. Nizàr
Mesopotamia.1 erano emigrati nel territorio greco, scrisse all'imperatore (Eraclio), intimandogli che se non costringeva
gli Arahi immigrati a ritornare in Mesopotamia, egli avrebbe usato rappresaglie, espellendo dalla Me-
sopotamia e dalla Siria tutti i Cristiani. Intimorito da questa grave minaccia, l' imperatore ordinò agli
Arabi lyàd b. Nizàr di ritornare in patria. Quattromila fra loro obbedirono e ritornarono in Mesopo-
tamia sotto abiì 'Adi b. Ziyàd: gli altri rimasero addietro e si dispersero lungo tutti i confini della
Siria e della Mesopotamia, cessando di esistere come tribù distinta (Tabari, I, '2508-25f )n i.
Cfr. Klialdun, IT, App., pag. 108.
§ 130. — ya>'f b. 'limar, il quale erroneamente pone questi fatti nel
corso dell'anno 17. H., prosegue la sua narrazione, affermando che il Ca-
liffo, giunto in al-GràbÌ3'ah, quando i Greci dinanzi a Hims erano stati
messi in fuga, spedì Habib b. Maslamali con altre schiere in aiuto di lyàd
1). Ghanm in Mesopotamia. Più tardi, quando il Califfo ebbe fatto ritorno
a Madìnah, e Khàlid (b. al-Walid) fu richiamato colà, abù 'Ubaydah scrisse
al Califfo di distaccare lyàd b. Ghanm dal governo di al-Kùfah e di ag-
giungerlo a quello della Siria. Il Califfo accettò la domanda, e mentre Su-
hayl b. 'Adi e 'Abdallah b. 'Abdallah b. 'Itbàn, che si erano battuti in
Mesopotamia, furono rimandati ad al-Kùfah, Ij'àd b. Ghanm andò a rag-
giungere abù 'Ubaydah in Siria: Habib b. Maslamah fu messo allora sopra
agli Agam al-Gazirah (la popolazione non araba della Mesopotamia) ed
a tutte le schiere della provincia, mentre al-Walid b. Uqbah fu pre-
posto agli 'Arab al-Gazirah (le tribù arabe abitanti la Mesopotamia) (Ta-
bari, I. 2508).
Da questa tradizione è palese il tentativo di Sayf b. 'limar di met-
tere d'accordo la sua versione con la verità storica, che cioè lyàd ap-
partenesse all'esercito della Siria come dipendente di abù 'Ubaj^dah. Questa
concessione è indizio abbastanza palese dell'errore fondamentale da cui è
viziata tutta la narrazione sayfiana.
§ 131. — (Sayf b. 'Umar, da 'Atiyyah, da abù Sa^-f al-Taghlibi). Le
tribù nomadi della Mesopotamia diedero molto filo da torcere al governa-
tore musulmano al-Walid b. Uqbah, perchè non solo molti fra loro non vol-
lero farsi musulmani e rimasero fedeli alla religione cristiana, ma fu neces-
sario provvedere seriamente a che i figli di coloro che pretendevano di
essere musulmani, non divenissero cristiani. x\llo stesso tempo, orgogliosi
al pari degli altri Arabi, quelli che non erano convertiti non volevano tol-
lerare che il loro pagamento annuale fosse chiamato un tributo (g i z y a h)
come quello di un popolo soggetto, ma insistevano che fosse considerato
come una tassa eguale a quella pagata dai Musulmani e venisse anche
58.
18. a. H.
131, 132.
chiamata con lo stesso nome di sadaqah. In questo modo, nonostante la
differenza di religione, i Taghlib cristiani volevan considerarsi come gli
eguali degli altri- Arabi convertiti e non i sudditi dei medesimi. Per tal
ragione scoppiarono attriti fra al-Walid b. 'Uqbah e quegli Arabi irrequieti,
onde il governatore, non sapendo come decidere la questione, mandò una
commissione dei capi a Madinah ad accordarsi con il Califfo.
Gli Arabi esposero le loro domande al Califfo, affermando che se essi
fossero stati costretti a pagare la g i z y a h allo stesso modo dei popoli non
arabi, sarebbero stati da lui disonorati fra tutti gli Arabi: se il Califfo
avesse insistito, essi minacciavano di emigrare tutti nell'impero bizantino.
Il Califfo 'limar li rimproverò vivamente, affermando che essi invece diso-
noravano sé stessi, rifiutandosi di divenire musulmani, e concluse dicendo
che se avessero osato emigrare, avrebbe dato loro la caccia e li avrebbe
trattati come nemici. Essi allora risposero: « Se non vuoi rinunziare alla
«gizj'ah, allora riscuoti pure qualche cosa da noi, ma non chiamarla
« gizyah! ». Il Califfo irritato rispose: « Noi non la chiameremo altro che
«gizj^ah: voi chiamatela pure come vi pare!». Intervenne allora 'Ali
b. abì Tàlib o trovò una via di mezzo per non offendere le suscettibilità
degli Arabi: propose che Sa'd b. (abì Waqqàs) Màlik fosse autorizzato a
riscuotere da quegli Arabi il doppio della tassa al -sadaqah pagata dagli
altri Arabi musulmani. In questo convenne il Califfo, e la commissione ri-
tornò in Mesopo tamia.
Gli Arabi continuarono però sempre a creare difficoltà al governatore
al-Walìd b. 'Uqbah, sicché il Califfo 'Umar richiamò al-Walìd, temendo
che egli alla fine perdesse la pazienza, e mandò due nuove persone ad am-
ministrare le faccende degli Arabi Taghlib: i due nuovi luogotenenti erano
Furàt b. Hayyàn e Hind b. 'Amr al-Gamali (T a bari, I, 2509-2511; con-
fronta anche 2482, lin. 9 e segg).
§ 132. — Khuwàndamir racconta questi medesimi fatti riassumendo
Sayf b. 'Umar (Khond. , I, 4, pag. 16), e ponendoli pur egli sotto l'anno
17. H.
Più avanti — dopo la peste di 'Amawàs — narra (ibid., pag. 17, lin. 21
e segg.) l'invasione della Mesopotamia per opera di lyàd b. Ghanm. Ter-
minata la conquista, 'lyàd si ritirò, lasciando come luogotenente 'Utbah b.
Fayrùz al-Aslami. — lyàd morì nel 20. H.
In Tabari Zotenberg, III, 425-430, abbiamo con qualche adorna-
mento ed aggiunta il riassunto della versione di Sayf b. 'Umar con tutti
i suoi errori: assedio di Hims e conquista della Mesopotamia per opera delle
milizie di al-Kùfah nel Gumàda I del 17. H.
18. a. H.
(SIRIA-MESOPO-
TAMIA. - Tenta-
tivo dei Greci di
riprendere Hims:
invasione della
Mesopotamia.)
51).
imvmó.
18. a. H.
18, a. H SIRIA-ASIA MINORE. — Conquiste arabe sul confine arabo.
NORE-Conqui- § ^^^' — (/»l-l^i»^Ji»4^ii''ii seiiza isiiad). Il ITisn al-lladath (nel Darb
ste arabe sul con- ai-Iladathj fu espugnato dai Musulmani ai tempi di Umar, per opera di
o.| Habib b. Maslamah al-Fihri, che era agli ordini di lyàd b. Ghanm. Di poi
Mu'àwiyah b. abi Sufyàn dedicò molte cure alla conservazione di questo
forte. I banù Umayyah solevano chiamare il Darb al-Hadath: al-Salàraah
li-1-tiyarah (? la sicurezza contro il cattivo augurio?) per il numero dei Mu-
sulmani che erano periti in quella gola (Balàdzuri, 189-190).
§ 134. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Zibatrah era un'antica fortezza
greca, che fu espugnata da Habib b. Maslamah al-Fihri allo stesso tempo
in cui prese la fortezza di al-Hadatii (') (Balàdzuri, 191).
Nota 1. — La fortezza, prosegue al-Baladzuri, rimase in piedi fino ai tempi di al-Walid b. Yazid,
quando i Greci la demolirono. I Musulmani la riedificarono, ma in modo poco solido, e durante i torbidi
(fitnahl del califfato di Marwàn b. Muhammad i Greci ritornarono a distruggerla. Allora il Califfo
al-Mansur la ricostruì, ma i Greci novamente la ripresero e la distrussero. al-Rasid [f 193] ne ordinò
di bel nuovo la ricostruzione (la terza), e questa fu eseguita da Muhammad b. Ibràliim. Essa rimase in
detto stato con una guarnigione musulmana fino ai tempi del Califfo al-Ma'mfin, quando i Greci tor-
narono ancora una volta e nuovamente la distrussero, menandone poi via tutto il bestiame degli abitanti;
al-Ma'mun ricostruì allora e rifortificò (per la quarta volta) la fortezza di Zibatrah (Balàdzuri, 191-19-2i.
SIRIA-ARABIA. — Destituzione e punizione di Khàlid b. al-Walid.
§ 135. — In questo luogo raduniamo le ultime tradizioni che si rife-
riscono al già ben noto argomento, la destituzione di Khàlid b. al-Walid.
Su detto episodio abbiamo già discorso in altro luogo (cfr. 15. a. H., §§ 31
e segg.), per porre in rilievo i molti errori di fatto e di cronologia, con
i quali tutta la questione è stata abbuiata per le varie e complesse ra-
gioni che altrove abbiamo esposte, e non occorre ripeterle. Diremo solo
che abbiamo messo le notizie sotto il presente anno, perchè è questo il
momento in cui, cessate le grandi conquiste del primo periodo, non si
fa più parola di Khàlid b. al-Walid, che d'ora innanzi è escluso da ogni
parte diretta alle operazioni militari. Non è più menzionato nelle spedi-
zioni contro i Greci in Asia Minore, o nella conquista della Mesopotamia,
ossia nell'impresa nella quale il suo passato glorioso più specialmente lo
indicava come l'uomo meglio adatto ad assumerne la direzione e la respon-
sabilità. Sui particolari delle seguenti tradizioni facciamo le nostre riserve:
alcuni fanno parte di misure che 'Umar prese contro tutti i governatori
sospetti d'essersi di soverchio arricchiti; altre sembrano di natura più per-
sonale e dirette esclusivamente contro Khàlid per abuso di potere, per sti-a-
vizì di cui erasi reso colpevole, e infine per ragioni di rancori personali del
Califfo 'Umar. Su tutta la questione discorreremo nella biografia di Khàlid b.
al-Walid sotto l'anno 21. H., e in quella del Califfo 'Umar sotto l'anno 23. H.
60.
18. a. H. §§ 136-139.
§ 136. — (Sayf b. limar, da abù 'Uthmàn. e da altri). Khàlid b. al- 18. a. h.
Walid continuò a governare QLanasrin, finché fece la spedizione, nella quale ' Destituzione e
rapì quella grande e ben nota quantità di bottino, dividendo poi fra i sol- punizione di
1 -i , 1 11 1 /m , • T ^--.,-N Khàlid b. al-Wa-
dati anche la sua quota della preda (Tabari, I, 2o25). lid i
Cfr. Athìr, II, 417.
§ 137. — (Sayf b. 'Umar, da abù Uthmàn). Quando Khàlid b. al-
Walìd ritornò a Qinnasrin dalla sua spedizione nella Siria settentrionale •
(nel 16. a. H., cfr. T abari, I, 2394, lin. 12), si stabilì in Qinnasrin, ed
ivi lo raggiunse la moglie. Quando fu deposto dal comando militare, egli
esclamò: « Umar mi ha dato il comando supremo in Siria fino a che non
« è diventata tutto fi-umento e miele : allora poi mi ha deposto » (T a -
bari, I, 2394).
Vedi le altre versioni di questo episodio sotto Fanno 15. a. H., §§ 40
e segg.
§ 138. — (Sayf b. Umar, da al-Mugàlid, da al-Sa'bi). Il Califfo venne
informato che Khàlid b. al- Walid, quando entrava nel bagno caldo (h am-
mani), dopo che con la nùrah (pasta depilatoria), si faceva strofinare con
una forte tintura ('usfur) impregnata di vino. Il Califfo scrisse immedia-
tamente a Khàlid, rammentandogli che il vino era proibito tanto per l'uso
interno, che per quello esterno, e perciò non era lecito lavarsi con vino,
dacché era vietato di berlo. Khàlid b. al-Walìd rispose al Califfo che egli
non aveva mai fatto uso di vino nel lavarsi (Tabari, I, 2525).
Cfr. Athir, II, 417-418; Khaldùn, II, App., 109.
§ 139. — (ibii Ishàq, da Muhammad b. 'Umar b. 'Atà-, da Sulaymàn
b. Yasàr). Ogni volta che 'Umar incontrava Khàlid b. al-Walid, gli diceva:
« Cava fuori il bene di Dio da sotto il tuo deretano! ». Khàlid rispondeva
sempre: «Io non ho licchezze! ». Quando però Umar tornò ad insistere,
Khàlid disse: « 0 Principe dei credenti! Il valore totale di quello che ho
«avuto per mia quota sotto il vostro dominio (fi sultànikum) è di
« 40,000 dirham ». 'Umar gli di: .se allora: « Io ti compro tutto questo per
«40,000 dirham!» Khàlid rispose: «Bene! Accetto!». Ed 'Umar con-
cluse: « Ed io lo prendo! ». Khàlid non possedeva altro che attrezzi mi-
litari (uddah) ed uno schiavo (raqiq). Si fece il conto di questo e si
trovò che valeva 80,000 dirham. Umar divise con lui a metà tutta questa
la roba e gli rimise 40,000 dirham (ritenendosi il rimanente).
Qualcuno disse allora a 'Umar: « O Principe dei credenti! Perchè non
«rendi a Khàlid i suoi beni?» Ed Umar rispose: «Perché io faccio il
« mercante a favore dei Musulmani, e, per Dio, non gli renderò mai nulla! »
(Tabari, I, 2149-2150).
61.
§ 140. 18. a. H.
ie. a. H. § 140. — (Savf li. 'Umar, da abu-1-Mugàlid e da altri). Quando si
[SIRIA-ARABIA. - ** ' • Tri-ij i nxr i- i
Destituzione e veniie a sapore quale immensi) bottino avesse preso Knalia b. al-Walin
punizione di jjg] coi'so della sua spedizione contro i (licci (cfr. § 136), molti accoiaert»
Khàlìd b. al-Wa- , . , . i • t i . ,• i • i - -,■ , . /• i » v. , , ,
,',j , presso di lui per chiedergli tavon t' danan. uno di questi ili al-As atji b.
Qavs. il quale, presentatosi in Qinnasrin per domandare anch'egli qualche
cosa dal fortunato vincitore, ottenne un dono di 10,000 dirliam. Accol-
sero parimenti molti da tutte le parti del paese (min a hi al-àfàq). Nulla
però di quello che avveniva nelle provinole rimaneva mai ignorato dal Ca-
liffo 'Umar, e non mancarono coloro i quali gli so'issero dall' Iraq, enume-
randogli minutamente il numero delle persone che si erano recate presso
Khàlid b. al-Walid in Qinnasrin e l'ammontare delle somme che avevano
ottenuto in dono. Perturbato da queste nt)tizie, il Califfo 'Umar scrisse
ad abù 'Ubaydah b. al-Grarràh in Siria, ordinandogli di chiamare e punire
Khàlid b. al-Walid: doveva, cioè, strappargli dal capo il turbante, e lega-
tolo con esso, togliergli anche il berretto (qala n s u \va li). Allo stesso
tempo abu Ubaydah doveva informarsi con quale danaro Khàlid avesse
fatto il cospicuo dono ad al-As'ath b. Qays, se cioè con il suo danaro par-
ticolare, o con il bottino dell'ultima spedizione. Nel primo caso Khàlid era
colpevole di eccessiva prodigalità, e nel secondo era reo d'inganno e di
furto: perciò doveva essere destituito ad ogni costo. Chiamato da abù 'Ubay-
dah, Khàlid si presentò nella moschea (di Hims), dove pubblicamente venne
interrogato dall'inviato speciale del Califfo sulla condotta e sui fondi, ai
quali aveva attinto per fare il dono ad al-As'atli b. Qays. abù 'Ubaydah,
il quale durante la cerimonia stava seduto sul min bar, non aprì mai
bocca durante l'interrogatorio. Alle domande dell'inviato del Califfo, Khàlid
non si degnò mai di rispondere, e siccome abù Ubaydah continuava sempre
a tacere, Bilàl (il celebre m u • a dz dz i n del Profeta) si alzò, ripetè le do-
mande e gii ordini del Califfo, ed avanzatosi verso Khàlid gii strappò il
berretto e lo legò con il turbante, come Umar aveva prescritto. Allora
soltanto Khàlid si degnò di rispondere, assicurando Bilàl, che il dono fatto
ad al-As'ath b. Qays veniva dal suo danaro particolare : (jiide Bilàl gii re-
stituì il berretto, e lo liberò dai vincoli. In seguito a questi fatti Khàlid
b. al-Walid, preso congedo dai suoi amici e seguaci in Qinnasrin ed in
Hims, si avviò verso Madìnah. Arrivato in presenza del Califfo, Khàlid
rimproverò ad 'Umar la sua condotta ingrata, ma Umar lo redarguì, chie-
dendogli di nuovo la provenienza dei danari regalati. Khàlid tornò ad in-
sistere che erano suoi danari privati, ed Umar protestò allora contro
possesso di tante ricchezze, che gli sembravano di provenienza molto si
spetta. Khàlid sostenne che non era ricco, ed affermò di non possedere pili
62.
18. a. H. §§ 140-142.
di 60,000 (iLiham. Questa fortuna, secondo Ivhàlid, proveniva tutta dalle '8. a h.
T , i- T ^ . T -, , , T, , ,• (SIRIA-ARABIA. -
sue quote di bottino, ed oiìi-i di cedere ai tesoro tutto quello che egli pos- Destituzione e
sedeva al di sopra dei 60,000 dirham. 'Uniar accettò la proposta, fece punizione di
fare una stima completa dei beni di Khàlid e trovò che il valore totale |7ji
arrivava .soltanto ad 80,000 dirham: 20,000 furono perciò versati nel te-
soro pubblico ed il resto riconsegnato a Khàlid (^) (T a bari, I, 2526-2527).
Cfr. anche Athir. II, 418-419: Khaldun, II. App.. 109; Óawzi.
I. fol. 72,r.
NoT.*. 1. — Questa tradizione, e forse anche la seguente, sono state redatte nello scopo evidente
di velare alcune azioni poco oneste dell'eroe delle conquiste, il quale si era imraensamente arricchito,
forse con mezzi non sempre corretti. E improbabile che 'Umar conunettesse una ingiustizia a danno di
Khàlid : la stessa tradizione ammette che Khàlid accumulasse tante ricchezze e vivesse una vita di
tanto lusso da destare vaste cupidigie : in Qinnasrin si formò una specie di piccola corte, tanto sfar-
zosa, che scandalizzò le tendenze puritane della società madinese: il Califfo fu costretto ad agii'e per
dare un buon esempio e frenare la conuzione che minacciava di viziare tutta la società musulmana,
grazie alla facilità con la quale i conquistatori dell'Asia avevano potuto accumulare prodigiose fortune.
II male era però senza rimedio, e la pena inflitta a Khàlid rimase priva di effetto durevole.
.4nche senza tener conto del valore assai meschino dell'autorità di Sayf, la natura tendenziosa
della tradizione si rivela dal fatto, che per spiegare la grande fortuna di Khàlid, i tradizionisti hanno
dovuto inventare una spedizione in territorio nemico, e la cattura di un immenso bottino. Per non
tradirsi però, hauno espressamente omesso di darci nomi, luoghi, date e particolari di questa spedizione,
la quale, se avesse avuto un successo tanto prodigioso, sarebbe stata nai-rata dai cronisti con la solita
copia di particolari. Nessun'altra fonte fa menzione di questa particolare spedizione predatoria in terri-
torio greco.
§ 141. — fSayf b. 'Umar. da Abdallah b. al-Mustavvrid, da suo padre,
da Adi b. Suhayl). Il Califfo 'Umar scrisse poi a tutti i governatori nelle
Provincie (al-amsàr, campi fortificati), annunziando che egli non aveva
destituito Khàlid qual colpevole di atti disonesti, ma dacché la gente si
corrompeva per colpa sua (fu t i n a b i h i). aveva timore che essa, fidandosi
troppo di lui, incorresse in malanni e disgrazie fTabari. I, 2528).
§ 142. — Mii'khawànd riconosce che sull'argomento delle punizioni
toccate a Khàlid b. al-Walid regna grande incertezza, e le notizie sono
tra loro in contraddizione. La sua versione è, che terminata la conquista
della Siria, un poeta d'Arabia venne a Qinnasrin a recitargli una qasìdali
laudatoria, che piacque tanto a Khàlid da indurlo a donare al poeta 10,000
dirham. La cosa fii riferita al Califfo 'Umar, con l'aggiunta che avesse
Khàlid fatto il dono con quattrini pubblici (ba3't mal al -mu sii min).
Avute queste informazioni, il Califfo Umar si rammentò degli altri eccessi
di Khàlid, delFuccisione, cioè, di Màlik b. Nuwayrah, e del suo matrimonio
con la figlia di Muggà'ah (cfì-. 11. a. H., §§ 180 e segg.; 12. a. H., § 33),
e scrisse ad abu 'Ubaydah di punh-e Khàlid per l'abuso di danaro pubblico,
con la confisca della metà dei suoi averi, e di mandar lui a Madinah.
Il prode generale ninna difficoltà fece all'esecuzione degli ordini del
Califfo: acconsenti perfino a cedere uno dei suoi sandali che portava ai piedi
63.
14-2, 143.
18. a. H.
18. a. H. j^i momento della divisione. In qnosto modo abù 'Ubaydah gli confiscò 40,000
Destituzione e diiliam, clio egli versò nella cassa pubblica. Oiunto in Madinah il Califfo
punizione di gl'inipose Una novella confisca di metà dei suoi beni, ossia altri 40,000
Khàlid b. al-Wa- ,. , / •% /nr- ii tt cMr\
1^ ^ , d ir h a m {sic) (M i r kb . , II, 246).
Si dice che Khàlid morisse nel quinto anno di 'limar (ossia nel 18. H.!).
Le stesse notizie brevemente riassunte troviamo anche in Kbond.,
I, 4, pag. 16.
In T abari Zotenberg, III, 431-434 si afferma che nel 18. H. il
Califfo 'Umar destituì Khàlid b. al-Walid. Il Califfo era molto irritato per
la fama acquistatasi da .Khàlid nell'ultimo fatto d'arme intorno a Hims;
e il dono di 10,000 dirham ad al-As'ath (cfr. § 140) lo indusse alfine
ad agire contro di lui con molta severità, ecc. Riassumesi la versione di
Sayf b. 'Umar.
EGITTO. — Le condizioni dell' Egitto alla vigilia della conquista
araba.
§ 143. — Non è necessario ripetere in questo luogo quanto già si disse
altrove (cfi-. 12. a. H., §§ 237 e segg.) sulle condizioni generali dell'impero
bizantino, perchè le considerazioni fatte in quella circostanza valgono in
special modo anche per l'Egitto, la provincia più ricca di tutto l'impero,
quella in cui ardeva non meno fieramente che altrove la passione religiosa,
in forma nazionale ed anti-governativa, la provincia dove il governo bi-
zantino aveva non meno che altrove perseguitato i dissidenti religiosi,
rendendosi infine in particola!' modo odioso anche per l'intransigenza del
suo fisco, e per la rapacità e la corruzione dei suoi impiegati. Nei paragrafi
in cui esaminammo brevemente le vicende politiche dell'impero bizantino,
noi fissammo specialmente il nostro sguardo sulla Siria e la Palestina, perchè
queste erano le provincie sulle quali per prima doveva riversarsi la pro-
cellosa inondazione arabo-islaraica.
È ora compito nostro colmare siffatta lacuna e porre bene in chiaro
per quali aspetti precipui la storia dell'Egitto alla fine del periodo bizan-
tino differisse particolarmente da quella delle altre provincie, divario do-
vuto alle speciali condizioni politiche, geografiche e religiose dell'antico
regno africano. Non rifaremo la storia dell'Egitto: non è necessario risalire
tanto lontano per comprendere quelle condizioni di fatto che facilitarono
agli Arabi la conquista, e indussero una parte considerevole della popo-
lazione egiziana ad assistere con docilità forse maggiormente benevola al
mutamento di governo. Noi ci occupiamo solo degli aspetti politici gene-
rali, rimettendo ad occasione pivi opportuna lo studio di altre questioni
64.
18. a. H. §§ 143, 141.
tecniche e minute (fisco, amministrazioni locali, ecc.). Per lo scopo che ci ^8. a. H.
proponiamo adesso basterà brevemente riepilogare le ultime fasi storiche dizioni dell' Egit-
del periodo bizantino, succeduto a quello romano, tenendo presente che toaiiavigiiiadei-
^ . , , . , T , . n i <• • la conquista ara-
1 Egitto subì 111 eguale o meglio analoga misura quella trasformazione mo- b^ i
rale e politica, alla quale si alluse con una certa ampiezza nei precitati
paragrafi sulle condizioni dell'impero bizantino alla vigilia dell'invasione
araba: trasformazione dovuta alla lentissima evoluzione degli Egiziani, o
Copti, che si vogliano dire, sotto l'influenza del Cristianesimo imbevuto di
paganesimo egizio, e viziato dalla decadenza politica e militare del go-
verno di Costantinopoli.
Diremo solo che l'Egitto per la sua grande ricchezza naturale non ha
mai potuto vivere a lungo isolato dal resto del mondo, e che quindi, non
appena sorsero potenti imperi in Asia Anteriore, i destini politici della
valle niliaca furono sempre intimamente collegati con quelli delle nazioni,
o degli imperi che dominarono nel Mediterraneo e specialmente in Sii*ia
ed in Palestina. Ogni grande impero in Asia Anteriore ha tentato, se l'oc-
casione si presentava propizia, di unire anche l'Egitto ai propri domini;
sicché la storia del Basso Egitto, dall'avvento dei Hiksos, o Re Pastori in
poi, consiste, nei suoi rapporti con l'estero, per la massima parte, nella
storia del modo e delle circostanze, con cui gli abitanti, o almeno i pa-
droni della valle niliaca tentarono di salvarsi da invasioni ed incursioni
straniere, o di scacciare quelle che fossero penetrate entro i confini. Né si
può dire che il dominio romano mutasse essenzialmente queste condizioni
generali, perché l'Egitto risentì profondamente le conseguenze di tutti gli
sconvolgimenti, di tutti i conflitti fi-atricidi, politici ed in parte anche re-
ligiosi, che insanguinarono la lunga agonia dell'impero di Roma, mentre
per il fatto che l'accesso in Egitto era più facile che quello in Asia Mi-
nore, i re sassanidi non cessarono mai, nelle loro visioni di conquista, di
spingere un cupido sguardo verso la ricca valle niliaca: ben due volte vi
penetrarono con eserciti vittoriosi, memori sempre del glorioso tempo an-
tico, quando l'Egitto era provincia della grande monarchia persiana degli
Achemenidi.
§ 144. — L'Egitto possiede forse una delle più meravigliose popola-
zioni agricole del mondo: si può quasi dire che nessun popolo coltiva il
suo suolo, e lo ha sempre coltivato da tempo immemorabile, con maggiore
passione, amore ed intelligenza del popolo egiziano. Nei tempi più antichi
che si conoscano, forse per l'infusione ancora recente di sangue hamitico
(nord-cuscitico) e semitico, questo popolo fornì arditi e forti guerrieri, i quali,
nei secoli successivi, e specialmente nel xix avanti Cristo, permisero ai re
C5. 9
§ 141.
18. a. H.
18. a. H. di 'p,.i)o (li iniziare, e eoiiduire felioomente a termine quella grande guerra
.EGITTO.- Le con- ..... , , , « i- t i .. i •
dizioni dell' Egìt- nazionale di n-scossa. la quale d()[)() vari secoli di lotta perenne e.spulse i
toaiiavigiiiadei- barbari Hik.so.s dal Basso Egitto, o almeno strappò loro il potere e li ri-
^^^ ' dusse airol)bedionza. Ma col passare del tempo, e col correre di .secoli di
vita civile riprese sopravvento la natura poco bellicosa degli Egiziani, spe-
cialmente degli abitanti del Delta; sicché mai dall'Egitto, dopo fondato
l'impero persiano, prese le sue origini alcun grande movimento di riscossa.
Dai tempi di Cambise in poi. l'Egitto fu sempre la ricca e docile vittima
di chi seppe impadronirsene, e cacciamo il padrone precedente. Cosi a
turno vi dominarono i Persiani, i successori di Alessandro ed i Romani.
Nella divisione del colosso romano l'Egitto formò parte dell' impero orien-
tale, e quando la capitale di questo si fissò in Costantinopoli, la grassa
terra niliaca dovette mandare sul Bosforo le primizie dei suoi ingenti rac-
colti per nutrire le oziose ed irrequiete turbe della nuova capitale.
Come il resto dell' impero, così anche 1' Egitto abbracciò il Cristiane-
simo, e si può dire che l'indole e la passione religiosa degli Egizi antichi
ricomparvero negli Egizi cristiani, ai quali ora conveniva più corretta-
mente il nome di Copti, nome che è documento e prova del grande trionfo
ellenistico nell'A-sia e nell'Africa cristiana. I Copti dunque abbracciarono
il Cristianesimo con un fervore così intenso ed eccessivo, che interpretando
in senso letterale il concetto dominante nei Vangeli del sacrifizio della vita
presente a tutto vantaggio di quella avvenire, li portò ad essere in grande
parte gli originatori dell'ascetismo monastico e della vita eremitica nei de-
serti. Basti questo cenno solo e fugace intorno ai romiti della Tebaide, e
sia lungi da noi ogni tentativo di riassumere anche brevemente i grandi
conflitti religiosi di cui Alessandria fìi spesso teatro cruento, perchè lì, forse
pili che altrove, era grande il caos delle nazionalità, il cozzo delle credenze,
delle passioni; e li vennero ad affastellarsi ed a divampai-e con insolita vi-
vacità lo spirito filosofico e dialettico dei Greci e la religiosità dei Copti,
gli eredi di cinquanta lunghi secoli di evoluzione religiosa.
Per noi ha speciale valore il fatto che nella fede intensa dei Copti si
fuse interamente il sentimento nazionalista, l' istinto di razza, sempre vivo
nella popolazione del Delta, una delle più tenacemente conservatrici che
esistano al mondo. Perciò il Cristianesimo in Egitto assunse carattere
schiettamente nazionale, e più avanti ebbe spiccata tendenza di fiera op-
posizione dogmatica alla fede ufficiale del governo bizantino. Senza soffer-
marci a narrare la storia religiosa dell' Egitto (per la quale non basterebbe
un grosso volume), è per noi sufficiente porre in evidenza come già da molto
tempo avanti la conquista araba tutta la popolazione copta avesse abbrac-
66.
18. a. H. §§ 144, 145.
ciato, con passione, il monofisismo in quel particolare aspetto che oggi è i8. a. h.
detto copto, appunto dalla nazionalità che l'aveva fatto esclusivamente suo: ' dizioni dell' Eeit-
vale a dire che siccome i Copti furono i soli ad adottare questa forma to alia vigilia dei-
.,^. 1 , 1-1 £>■ ■- fj.' la conquista ara-
speciale di credenza, cosi ne venne che il mononsismo egiziano divento ^^^^
una religione regionale, nazionale, dei Copti stessi, respingendo l'altra fede,
il Cristianesimo cattolico mondiale, che mirava ad unii-e tutta l'umanità in
una fratellanza comvme. Il carattere etnico di questa evoluzione fii vivis-
simo, e corrispondente ai sentimenti istintivi e infi-enabili della popolazione,
sicché le persone in Egitto seguaci della dottrina ortodossa di Costantino-
poli furono sì poche da non meritare quasi nemmeno, numericamente par-
lando, breve menzione.
§ 145. — Il governo bizantino non s'illuse sulla gravità del fenomeno
sociale e religioso dell'Egitto e fece di tutto per combatterlo, mantenendo
con ogni mezzo, o buono o cattivo, il preteso prestigio della chiesa orto-
dossa : così volle conservate al culto ortodosso le chiese principali di Ales-
sandria, la capitale morale e politica dell'Egitto, e fino agli ultimi' tempi
(tranne beninteso l'occupazione persiana; volle anche conservato un j)a-
triarca ortodosso. Né era possibile farsi illusione: nell'indirizzo religioso dei
Copti si ascondeva una intensa passione separatista, altrettanto più temi-
bile, in quanto era cieca e profonda, con le sue radici confitte nella massa
più ignorante e conservatrice della nazione egiziana. Siffatta passione se-
paratista non assunse mai carattere spiccato di ribellione violenta, politica,
armata, ma rimase sempre inestinguibilmente accesa allo stato di acre e
tenace malcontento, di vero odio verso Bisanzio, verso le sue leggi, i suoi
dogmi, i suoi rappresentanti ed il suo esoso fisco. In Sfria ed in Palestina
avevasi lo stesso stato di cose, ma ivi le nazionalità erano tanto miste, i
confini delle provincie così vaghi e mal delimitati dalla natura, che gii
Aramei, o Sili che si vogliali dii'e. non ebbero mai coscienza di formare
una nazionalità ben distinta. Ben diverso il caso dell'Egitto, dove i con-
fini precisi, la speciale configurazione geografica, le tradizioni d'una incal-
colabile antichità, e l'omogeneità quasi completa della popolazione nelle
campagne davano a quei contadini una compattezza ed unità di senti-
menti, da farli assurgere quasi al concetto di una nazionalità distinta da
tutte le altre.
Se si studiano i documenti del tempo, in lingua copta, l'unica impres-
sione che se ne ritrae é che il conflitto, il grande screzio tra i Copti e
Bisanzio, fosse solamente ed eminentemente religioso, ed una lettura super-
ficiale non porgerebbe indizi e molto meno accenni dii'etti a siffatto senti-
mento nazionale. Ma per arrivare alla verità non bisogna accontentarsi
67.
145, liti.
18. a. H.
18. a. H. della vernice esterna delle cose: il conflitto in Egitto, come altrove in
dizioni deirEg"- Oriente, era sovrattutto nazionalista in veste però religiosa. Tale fu tra i
toaiiavigiiìadei- Siri, tale fii in Persia tra i Nestoriani, che vollero a un tempo essere indi-
^g, pendenti tanto da Ctesifonte quanto da Bisanzio, e non vollero nemmeno
associarsi con i loro cugini semiti della Siria (cfr. 12. a. H., § 146).
Nò deve lo storico illudersi se gli annali del paese non gli offrono
indizi di moti politici. Moti politici puri e semplici, come fu la rivolta degli
Stati Uniti contro l'Inghilterra, ed in particolar modo come fu tutto il
nostro grande Risorgimento Italiano del secolo xix, erano impossibili, in-
concepibili tra quelle popolazioni, in quei tempi e sarebbero forse anche
ai nostri giorni. Rammentiamoci che 1' Egitto da secoli era sotto il do-
minio romano e ne ei-a diventato parte integrante come la Spagna e la
Gallia; onde il concetto d'un' indipendenza politica staccata dall'impero era
cosa che non poteva nemmeno passare per la mente dei Copti : appunto
perciò noi non troviamo mai verun cenno nei documenti a siffatto genere
di aspirazioni: non esistettero mai, sotto Roma o sotto Bisanzio. Il sen-
timento nazionalista, separatista, cieco, confuso, incapace di esprimersi,
esisteva vivo e profondo; ma giacché in quei tempi non esistevano passioni
politiche pure, come le nostre odierne, tutte le tendenze si fondevano in
una sola, perchè la sola profondamente sentita, la tendenza religiosa do-
minante assolutamente su tutte le altre: tutto assumeva forma religiosa.
Lo stato e la politica scevri di preconcetti religiosi sono inconcepibili per
la mente orientale, per modo che la confusa ma potentissima tendenza se-
paratista invece di convergere ad un'indipendenza politica, si esplica nel-
r iri'esistibile bisogno d'un'autonomia ecclesiastica, gerarchica e dogmatica.
Purché potessero pensare e credere a modo loro, diversamente dal modo
voluto ed imposto dall'ortodossia ufficiale di Costantinopoli, purché potes-
sero avere un patriarca proprio, indipendente da Bisanzio, i Copti erano
relativamente contenti, ed il conseguimento di siffatta autonomia ecclesia-
stica sodisfaceva sino ad un certo punto le istintive tendenze naziona-
listiche.
§ 146. — Per un fenomeno singolare nessuno dei popoli orientali ha
potuto, o voluto comprendere i concetti più elevati del Cristianesimo catto-
lico, che mirava a unire tutti gli uomini in una sola fede universale: essi
hanno tutti preferito cambiare la fede mondiale predicata da Paolo in tante
fedi nazionali, e perfino regionali. Fu merito dei popoli europei dell'occidente,
ed in gran parte anche del genio politico italiano creatore del papato, se i
principi del grande Cristianesimo si perpetuarono in Occidente, mentre pe-
rirono in Oriente annegati nello stretto regionalismo : di tanto è perciò più
68.
18. a. H. |§ 146, 147.
elevato il Cristianesimo occidentale, sia cattolico, sia protestante, che non is- a- ^■
quegli innumerevoli cristianesimi orientali con i loro numerosi patriarchi dizioni deirEgit-
e perpetui conflitti fratricidi. to alia vigilia dei-
Tali furono dunque le ragioni per le quali i Copti, nonostante il Cri- baJ°"^"''
stianesimo. riuscirono ad avere, o meglio a formarsi una propria religione
egiziana, allo stesso modo che l'avevano avuta da tempo immemorabile
sotto i re nazionali : cosi ebbero un proprio patriarca, indipendente da quello
ortodosso, e tutta una propria gerarchia.
Siffatto moto separatista principalmente religioso delle popolazioni orien-
tali, è uno degli indizi più eloquenti per giudicare e conoscere bene le con-
dizioni morali degli uomini di quel tempo. Tutti i grandi moti dei popoli
potevano avere in oriente cause prime assai differenti: disagio economico,
cieche tendenze nazionaliste, sordi desideri di emancipazione da un governo
opprimente, ecc. ecc., in genere ogni e qualunque passione popolare; ma
sempre ed in ogni luogo assumevano caratteri d'un conflitto religioso, ap-
punto perchè la passione religiosa era quella che superava allora tutte le altre
in intensità ed importanza presso i popoli più civili dell'Asia Anteriore. Fu
appimto questo bisogno di dare ad ogni cosa una veste religiosa, caratteristica
delle popolazioni sottomesse ai Bizantini, che tanto irreligiosi nei secoli suc-
cessivi r Islam, sì poco devoto ed osservante presso i Beduini del desei-to.
§ 147. — Ma se i Copti, come si disse, anche in questioni nazionali,
pensavano con sentimento religioso, i loro padi'oni, i Bizantini, avevano la
stessa tendenza: se questi intuirono l'ascoso significato nazionalista del
moto religioso copto, e ne temettero segretamente le possibili manifesta-
zioni, pure le misure che essi presero furono per lo più di carattere reli-
gioso. È un fntto innegabile che la tolleranza religiosa è prova d'indiffe-
renza religiosa; appena in una società entra il soffio d'una fede ardente,
essa diviene intollerante e persecutrice: né può esser altrimenri con i con-
cetti che si hanno sulla vita futura e sulla volontà divina. Se un uomo
è in errore, bisogna mostrargli il pericolo in cui sta per cadere e salvarlo:
se non vuol persuadersi con le buone, si ricorre alle cattive, alle persecu-
zioni. Così i Bizantini combatterono le eresie religiose con lo stesso acca-
nimento con cui avrebbero combattuto le dichiarazioni di emancipazione
politica. Nelle persecuzioni dolorose, che non tardarono ad affliggere il di-
sgraziato paese, infierì così un rabbioso desiderio di estirpare un'eresia,
un'acrimonia speciale dovuta alla necessità di ispirare ai sudditi il con-
vincin^ento che l'ortodossia imperiale fosse la sola e vera fede.
Le persecuzioni religiose dei Bizantini furono in realtà vere e pi'oprie
misui-e politiche per schiacciare una ribellione separatista. I Bizantini si
69.
§§ 147, itó. 18. a. H.
18- a. H. consideravano non solo i detentori del potere supi-emo, ma altresì, turol-
dizioni deirEgit- ''^^i^' necessario di questo, i possessori e depositari della sola vera ed au-
loaiiavigiiiadei- tontica religione di Cristo: le persecuzioni furoiKi quindi necessità politiche,
la conquista ara- . ., , -i. . ^^ i • i^ ■
j,g 1 ue pui ne meno come oggidì un governo non può permettere che si trami
contro la sua autorità.
In Egitto il conflitto era iiuelonito dall'importanza economica della
provincia, il vero granaio della capitale; il governo di Bisanzio sembrò
mettere nelle persecuzioni dei Copti una violenza, una crudeltà anche mag-
giori di quelle inflitte per analoglii motivi agli abitanti di altie parti del-
l'impero. La perdita dell'Egitto sarebbe stata per i Bizantini una iattura
assai maggiore che non quella di qualsiasi altra provincia.
§ 148. — Sebbene dunque la sorda lotta, in apparenza religiosa tra
ortodossi e dissidenti, in realtà nazionalista tra Bizantini e Copti, fosse
delle più aspre, pur iKmdimeno la natura poco bellicosa dei Copti, divenuti
addirittura imbelli sotto il secolare dominio romano, impedì che scoppias-
sero mai vere rivolte sanguinose o tentativi d'indipendenza politica: i ter-
ribili tumulti che periodicamente insanguinavano le vie di Alessandria,
raramente si estendevano fuori delle sue mura. In molte circostanze erano
effetto probabilmente di moti essenzialmente anarchici di origine locale, do-
vuti alla presenza nella folla dei tumultuanti dei peggiori elementi della
popolazione, di quelli cioè che oggi con termine volgare si sogiion chia-
mare « teppisti ».
Abbiamo menzione, è vero, nel secolo anteriore alla comparsa degli
Arabi, di briganti che infestavano l'Alto Egitto (Moschus, Pratum
Spirituale, Migne Grraec, cap. 143) e di disordini anche violenti
nel Delta (Niqyùs, 529 e segg.j, ma questi erano fatti di secondaria
importanza: altre regioni dell'impero erano in condizioni assai più gravi.
Né avevano importanza reale le piccole scorrerie di Nubiani e Beduini sui
confini dell'Egitto: siffatti fastidì erano inezie, semplici incidenti di con-
fine, che si erano ripetuti le mille volte nel passato, e che in niun modo
potevansi paragonare con i tremendi disastri nei Balcani, o con gii strazi
inenarrabili delle grandi guerre contro la Persia, per cui soffii'ivano pex'en-
nemente gli abitanti della Siria settentrionale e della Mesopotamia. Il pe-
ricolo vero e grande era nei sentimenti della popolazione profondamente,
terribilmente, esacerbata contro il governo, forse tanto più profondamente,
quanto più calme erano le apparenze. Pari alla ferocia e crudeltà dell'op-
pressione bizantina era intenso, inestinguibile l'odio degli oppressi.
La politica bizantina fu quindi anche più cieca e stolta in Egitto che
altrove, e nello studiare i documenti copti del tempo immediatamente
70.
18. a. H.
§§ U8, 14ii.
anteriore alla venuta degli Arabi, quando cioè infierì maggiormente la '8. a. h.
persecuzione, nel vedere fino a qual punto i Copti abbiano odiato i loro per- dizioni deiregit-
secutori Bizantini, uno si domanda invano quale fosse Io scopo pratico al toaiiavigiiia dei-
quale i Bizantini volevano o credevano arrivare. Si intuisce che un popolo ^a i ''"'
infiammato da sentimenti come quelli divampanti dai testi copti, non si
lasciava vincere da una persecuzione che offendeva quanto v'era di più
caro e di più santo nel cuoi-e degli oppressi. Gli Egiziani inoltre, appunto
per la loro antichissima tradizione che rimonta alla preistoria umana, non
hanno mai amato i loro padroni, fossero Hiksos, Persiani, Greci, Romani,
o. venendo a tempi più vicini. Arabi, Turchi. Francesi, o Inglesi. Contro
questo profondo sentimento nazionale, fortificato ed idealizzato da una
veste religiosa, dogmatica, direi quasi sacrosanta, vennero i Bizantini stol-
tamente a dare di cozzo con risultati disastrosi. Sotto la sferza del mar-
tirio, l'ere-sia non solo prese più salde radici, ma l'abisso che separava Bi-
zantini e Copti si fece più largo e profondo: all'odio di religione si aggiunse
l'odio di razza : i nemici dell'impero non avi-ebbero potuto suggerire ai
Bizantini atti più inconsulti di quelli che i Bizantini stessi di propria
iniziativa vollero commettere.
§ 149. — Né credo che altri possibili motivi dell'odio feroce dei Copti
verso i Greci abbiano nemmeno lontanamente la stessa importanza delle
ragioni precitate. Non si può dire che le condizioni economiche dell'Egitto
fossero tristi al pari di quelle, per esempio, della Siria e della Palestina,
devastate da guerre senza fine ed afiìitte da ogni specie . di sventure, ter-
remoti e pestilenze. L'Egitto, grazie alla sua posizione geografica, rimase
immune per molti secoli da invasioni devastatrici, né abbiamo diritto di
credere in Egitto ad un grande deperimento economico: il fatto é che
gli Arabi, nell'occupare l'Egitto, si trovarono in possesso di un paese im-
mensamente ricco, e le notizie di fonte araba escludono ogni cenno riguardo
a condizioni economiche poco felici: tenderebbero anzi a dimostrare il con-
trario, vale a dire a farci credere ad una grande prosperità, che andò anche
grandemente crescendo sotto il nuovo dominio. Tutto al più abbiamo ra-
gioni di opinare che il governo bizantino con il tesoro esausto da continue
guerre sui confini settentrionali ed orientali, avesse trascurato i grandi
lavori d'irrigazione ed inceppasse pivittosto lo sviluppo economico del-
l'Egitto. È proimbile che la decadenza generale dell'impero bizantino
avesse intorbidito, per così dire, il movimento economico, e diminuito il
benessere delle popolazioni, con la diminuzione degli scambi commerciali.
La estrema miseria che regnava in quasi tutto l'impero deve aver dimi-
nuito immensamente il commercio interno dello stato, perchè gli abitanti,
§§ 149, 160. 18. a. H.
ia conquista ara-
ba. |
18. a. H. ridotti agli estremi dell' esaiiiiniento morale e fi.sico della povertà, più
^ dizioni deirEgit- nnHi» eoiu pelavano, più nulla potevano comperare. Ora l'Egitto è paese
to alla vigilia del- eminentemente esportatore di merci, perchè il suolo ricchissimo produce i
generi alimentari in quantità assai superiori ai bisogni: il ristagno com-
merciale, che certamente avvenne, deve quindi aver avuto un doloroso
contraccolpo sui redditi degli industriosi contadini copti, perchè i loro
prodotti meno richiesti dovevano essere calati di prezzo. L' occupazione
persiana, regnante Eraclio, sopprimendo il commercio con Costantinopoli,
forse contribuì al rinvilio dei prezzi e ad aggravare la crisi.
Certo è nondimeno che il fisco Ijizantino pesava crudelmente, vessa-
toriamente, su tutti gli abitanti, commetteva molte e dolorose ingiustizie,
a danno dei più poveri ed infelici della popolazione, e paralizzava l'atti-
vità commerciale e industriale: ma nemmeno questa era la ragione prin-
cipale del malcontento, perchè tutti i governi in Oriente in quasi tutti i
tempi sono stati odiosamente, esosamente, vessatori nell'esigenza delle im-
poste. Queste erano tutte ragioni secondarie di malcontento: la principale,
la determinante era il dissidio di razza camuffato da conflitto religioso ('):
le altre ragioni concorrevano solo come aggravanti.
Nota 1. — La passione religiosa in Egitto era tanto viva e profonda, che non solo gli eterodossi
erano in perpetuo contrasto con Bisanzio, ma perfino tra loro infierivano ferocissime passioni fratricide:
basti ricordare il tempo in cui una parte dei Copti volle sostenere l' incorruttilnlità del corpo di Cristo,
eresia che arse fino a guerra civile, sotto Giustino I. Ai tempi della conquista araba l'eresia era quasi
spenta, sebbene il cronista Giovanni di Niqyus affermi ch'essa viveva ancora in alcune parti del paese.
Egli chiama gli eresiarchi Gaianiti. Come incidenti che denotano la violenza delle passioni religiose
in Egitto, basterà ricordare soltanto i tumulti indescrivibili che accompagnarono le ordinanze religiose
di Giustiniano, per effetto delle quali il sangue corse a rivi per le vie e nelle stesse chiese di Alessan-
dria: è noto l'episodio del vescovo armato, il quale dai gradini dell'altare ordinava il macello dei Copti,
nella stessa chiesa. Se poi vogliamo risalire anche più addietro, possiamo rievocare la memoria dramma-
tica della bellissima pagana Hjpatia, la dottissima vergine patrocinatrice entusiasta dell'antica filosofia
greca e perciò appunto lacerata a pezzi dai Cristiani fanatici di Alessandria, che vedevano in lei una
temutissima avversaria al trionfo del Cristianesimo: l'incidente denota, se non altro, la violenza dei sen-
timenti e le radici profonde che nell'animo delle popolazioni egizie prendevano questioni di fede,
perchè acuite dagli odi di razza.
§ 150. — Bastano le brevi considerazioni precedenti pei" riassumere,
in modo sodisfacente al nostro scopo, molti fatti e molte fasi del grande
e perpetuo conflitto tra Bisanzio ortodosso e l'Egitto eterodossa: omettiamo
altri particolari, perchè ci trascinerebbero a lunghe dissertazioni, per noi
inutili, e limitiamoci ad un cenno brevissimo circa gl'incidenti della storia
provinciale egiziana dall'avvento di Eraclio al potere nel 610 dell' È. V.
Questi, come si disse, iniziò la sua rivolta contro il barbaro usurpa-
tore, Phocas, prendendo le armi nella provincia afì-icana. Mentre egli si
dirigeva con la flotta su Costantinopoli, mandò il suo luogotenente, Nicetas,
a sottomettere l'Egitto. La campagna non fu facile, perchè il luogotenente
. 72.
18. a. H. ' §1 150, 151.
di Phocas, Bonosus, oppose viva e valida resistenza; ma alfine trionfarono ^8. a. H.
le armi di Eraclio, e l'Egitto riconobbe il nuovo imperatore. Tale era l'odio dizioni dell' Egit-
perenne in Egitto contro Bisanzio, specialmente dopo le persecuzioni di to alia vigilia dei-
Griustiniano, che chiunque assalisse l'Egitto era sicuro trovarvi un partito bai
favorevole che lo aiutasse a combattere il governo ufficiale di Costantino-
poli: è inutile però aggiungere che appena l'intruso ribelle diventava il
padrone in Costantinopoli, contro lui si volgeva lo stesso odio, da cui era
stato già bersagliato il suo predecessore. Tale cii'costanza aveva indubbia-
mente agevolato il compito di Nicetas, sicché a costui riusci, nella prima-
vera del 610 dell'È. V., d'impadronirsi dell'Egitto a nome di Eraclio, pa-
recchio tempo prima che Eraclio stesso avesse potuto farsi riconoscere in
Bisanzio quale novello imperatore: Eraclio infatti, come è noto, fu pro-
clamato il 5 ottobre del 610 a. È. V. (cfr. 12. a. H., § 247).
Nicetas rimase, a quanto pare, governatore e luogotenente di Eraclio
in Egitto per lungo tempo (Butler, 43), vale a dire fino alla conquista
persiana: desideroso di agevolare il suo signore, e di renderlo bene accetto
alle malfide turbe della gigantesca Alessandria, irrequieta sempre come
tutti i grandi porti di mare, iniziò la sua amministrazione con abbonare
agli abitanti tre anni d'imposte. Ciò nondimeno il suo governo non fu né
facile, né sicuro, né tranquillo. Ai guai interni, già nell'impero gravissimi,
venivano ad aggiungersi tutti gli orrori di una selvaggia invasione, mi-
rante alla distruzione dello stato: alludiamo cioè alla grande invasione
persiana, alla quale abbiamo già dedicata una parte della nostra atten-
zione, quando parlammo dell'impero bizantino alla vigilia della conquista
araba (cfi-. 12. a. H., §§ 247 e segg.).
§ 151. — Nel 611 dell'È. V. i Persiani erano tornati ad invadere
l'impero bizantino con lo specioso pretesto di voler vendicare l'uccisione
di Mauricius. mandato a morte dall'usurpatore Phocas: il re sassauida
ignorò del tutto l'uccisione dell' usm'patore Phocas, fatto uccidere da Era-
clio, e smascherando completamente i suoi ambiziosi disegni, si gettò con
più ardore che mai nell'infausta guerra, contando suH'esaurimento totale
dell'impero bizantino, per ricostruire la grandiosa monarchia dei suoi pre-
decessori, gli Achemenidi. Eraclio tentò di arrestare il torrente d'invasione
ed in altro luogo, fondandoci sopra alcune notizie confuse del cronista ar-
meno Sebeos (cfi:-. 12. a. H., §§ 248 e segg.), tratteggiammo le linee gene-
rali della prima campagna di Eraclio in Siria: il lettore rammenterà forse
che in quella occasione rilevammo come Nicetas, luogotenente d'Egitto,
cooperasse ed assistesse, per quanto gli era possibile, il suo imperatore,
movendo con forze egizie entro la Palestina, ed inoltrandosi probabilmente
73. 10
§§ 151, 15U. 18. a. H.
. j,
18- a- H. liii nivsso Gorusalomme. l mezzi di cui disponeva erano però insufficienti
[EGITTO.- Lecon- i ■ • ij i.- i 4.- ii x ' i- j- i
dizioni dell' Egit- '^Ho scopo. pochi 1 soldati c male armati: poco o nulla potè tare di real-
toaiiavigiiiadei- mente utilf. Quando il destino si mostrò contrario ad Eraclio e lo colpì
la conquista ara- ,. . .,., . r,- • xt- i. ^^ t
,- j,g I ((111 un grave disastro militare ni hnia, a JNicetas non rimase altro da
fare che rientrare in Egitto, mentre Eraclio battuto ritraevasi in Costan-
tinopoli: la Siria e la Palestina tiirono abbandonate alla crudeltà del ne-
mico. Per fortuna di Bisanzio ani'lie i Persiani erano male in arnese, e
sebbene cercassero di trarre tutti i vantaggi possibili dalla vittoria, avan-
zarono solo con grande lentezza.
Seguirono allora altri trionfi persiani: la presa di Damasco prima, la
caduta di Gerusalemme poi. nel 014 o 615 dell'È. V.; e dopo le scene spa-
ventose che accompagnarono quest'ultimo luttuoso evento, in cui scom-
parve distrutta la Basilica di Giustiniano, nessuno piìi in Egitto s' illuse
sulla tempesta che stava per piombare anche sulla grassa terra niliaca:
tale era anche la notizia paurosa che portavano ad Alessandria le migliaia
di profughi cristiani, per lo più ortodossi, scampati alle stragi dei Sas-
sanidi.
Per la scarsità delle notizie sulla conquista persiana, dovuta alla la-
mentatissima lacuna nella cronaca di Giovanni di Niqyùs, non è possibile
segnare nemmeno una traccia generale dello svolgimento della campagna
militare, intrapresa dai Persiani quando mossero finalmente alla conquista
dell'Egitto. Ignoriamo se e come il luogotenente di Eraclio opponesse resi-
stenza al confine, se facesse valida opposizione nel Delta. Siffatta mancanza
di notizie darebbe argomento a credere, che in Egitto, come altrove, i Per-
siani non incontrassero veruna seria resistenza, e che in genere la con-
quista si svolgesse con relativa facilità, quando alfine, al cominciare del-
l'autunno del 616 dell'È. V. (Bu tler, 70), i Sassanidi guidati dal generale
Sàhin invasero l'Egitto.
§ 152. — Se bene interpretiamo la cronaca siria, pubblicata dall'illu-
stre prof Guidi, la sola vera resistenza venne al nemico opposta in Ales-
sandria, dove probabilmente Nicetas aveva radunato tutte le forze disponi-
bili : queste eran forse tanto esigue da non poter esser esposte in aperta
campagna ai rischi di una battaglia campale; d'altra parte in Alessandria
il numero considerevole di Greci e la via sempre aperta del mare gii da-
vano affidamento di poter resistere più a lungo. Il resto dell'Egitto non
pare si difendesse dai Persiani, ed i Copti passivamente si sottomisero ai
nuovi padroni, dai quali non avevan ragioni di attendere persecuzioni
religiose. La politica favorevole ai Monofisiti, adottata dal re Persiano
Khu.sraw Barwiz in Siria, per avvalersi dell'odio anti-bizantino degli etero-
74.
lo. E. H. g 152.
dossi, faceva sperare ub contegno simile anche verso i Copti. Da questi '8- a- h.
dunque Nicetas nulla poteva sperare e si concentrò in Alessandria, fidando ^ dizioni dell' Egit-
uelle alte mura e nei profondi canali qual riparo alle proprie deficenze toaiiavigiiia del-
ia conquista ara-
mihtari. ba.]
In principio la fortuna sembrò arridere ai Grreci, ed i Persiani, nono-
stante la loro grande valentia nell'assedio delle fortezze, trovarono diffi-
coltà gravissime sotto le mura di Alessandiia : onde, esasperati dall'inattesa
resistenza dei Greci, volsero il loro furore contro i monasteri di cui circa
seicento erano sparsi per le campagne intorno ad Alessandria (Butler, 73).
Fonti copte ci danno notizia di orribili massacri di frati e di saccheggi
di conventi: tali notizie fondansi su fafti veri, ma saranno certamente
esagerate. Tutto ci porta a credere che i Persiani mirassero più che altro
a dare un esempio e ad intimorire la classe religiosa dei Copti in Egitto,
minacciando tutti i conventi della medesima sorte toccata ad alcuni. Ciò
sarebbe stato fatto nel solo intento di accelerare la resa di Alessandria.
Pochi anni dopo una eguale minaccia fatta dagli Arabi nei dintorni di
al-Hii'ah doveva bastare ad ottenere il pagamento di una forte indennità
di guerra (efr. 12. a. H., § 207). Il ripiego dei Persiani ebbe esito egual-
mente felice in Alessandria. I fì'ati avevano immensa influenza sulla re-
ligiosissima popolazione copta: la profanazione e la distruzione dei mona-
steri con r ecatombe dei fi-ati erano probabilità terribili che i Copti non
vollero in verun modo esperimentare. A tutto aveva provveduto, secondo
i suoi mezzi, il luogotenente Nicetas, ma a questo attacco insidioso ed irre-
sistibile nulla poteva egli opporre: quando la popolazione copta si dichiarò
nella città disposta ad arrendersi ai Persiani, al generale greco non l'ima-
neva altro che andarsene. Altre fonti affermano che la città cades.se per
tradimento: questa versione non contraddice l'altra, perchè, secondo il modo
di vedere dei Bizantini, la condotta dei Copti era realmente un tradimento.
In tempi di sventure, e specialmente sotto la sferza sanguinosa dei disa-
stri militari, il solo conforto dei vinti è gridare al tradimento, e trovare i
pretesi traditori. I Persiani dunque, per connivenza dei Copti, entraronij
alfine in Alessandria, dove si vuole succedesse un grande eccidio degli
abitanti: è probabile che il maggior numero delle vittime fossero Greci
ortodossi, ma ciò non esclude che le mal disciplinate milizie dei Sassanidi,
accozzaglia forse di avventurieri di ogni paese e d'ogni risma, si abban-
donassero ad eccessi, non curando l'autorità dei capi: cosi anche i Copti
avranno avuto a soffrii-e la loro. Il disastro di Gerusalemme e gli eccidi
in (piella. circostanza stanno a dimostrare che forse anche in Alessandria
si ripeterono scene orribili.
76.
15-J, 15o.
18. a. H.
18- a- ^- Lo stato però dogli animi in Alessandria alla vigilia dell' in -ji-esso
dizioni deiregit- ào\ Persiani, appare manifesto dalla notizia che Nicetas, il governatore bi-
toaiiavigiiiadei- cantino, e Oiovaiini l'Elemosiniere, patriarca ortodosso, prima ancora che
la conquista ara- , , . . j- j-v
jjjji Alessandria cadesse m potere del nemico, qnando ogni speranza di difen-
dere la città era perduta, fuggissero insieme sopra una nave: essi salpa-
rono per Cipro ed il patriarca ortodosso morì in quell'isola quasi imme-
diatamente dopo il suo sbarco, l'il novembre 617 dell'È. V. (Butler, 79).
La partenza precipitosa dei due maggiori rappresentanti dell'autorità civile
militare e religiosa dell'impero, prima della caduta della città, rivela in-
dubbiamente come essi non potessero più contare su alcuno e come tutta
la popolazione parteggiasse per il nemico.
§ 153. — Con la caduta di Alessandria, i Persiani divennero padroni
di tutto l'Egitto: una parte della popolazione della città fu trasportata in
Persia, e si vuole che al principio dell'anno 618 dell'È. V. venissero so-
lennemente consegnate le chiavi della metropoli egizia al re Khusraw
(Butler, 80). I nuovi signori dell'Egitto adottarono tutta l'amministra-
zione civile e fiscale che esisteva nella provincia, lasciando al loro posto
tutti gl'impiegati: l'ignoranza della lingua e dell'organamento amministra-
tivo impose ai vincitori siffatta misura, che fu poi inconsapevolmente imi-
tata, o meglio imposta dalle circostanze anche più tardi, quando avvenne la
conquista araba.
Alcuni scrittori hanno voluto sostenere che i Persiani venissero accolti
come redentori dai Copti. Il Butler (81-82) si dà molta pena per infirmare
la verità di tale affermazione, adducendo molte prove dalle fonti, con le
quali deduce aver i Persiani inflitto danni rilevanti ai Copti durante l'in-
vasione. La narrazione del patriarcato di Andronicus nella storia di Se-
verus è una storia di tutte le infamie commesse dai Persiani e dei danni
da loro inflitti alle chiese ed ai conventi con l'aiuto degli Ebrei. Pare in-
discutibile che i Persiani commettessero molte ingiustizie e violenze, ma
non sappiamo fino a qua! punto le nostre fonti abbiano, in odio ai pagani
adoratori del fuoco, esagerato i fatti: né conosciamo se qualche classe della
popolazione, almeno prima dell'immediata invasione, edotta del contegno
benevolo dei Persiani verso i Monofisiti in Siria, e della loro ferocia contro
gli ortodossi in Palestina e Gerusalemme, sospirasse la venuta dei Persiani,
quale mezzo per liberarsi dai Grreci odiati. Potrebbesi perciò ritenere come
probabile che i Copti desiderassero la venuta dei Persiani prima di cono-
scerli, e divenutine poi i siidditi, li odiassero quanto i Greci: da ciò la storia
delle persecuzioni. L'esperienza spesso rivela l'inanità, o meglio l'illusione,
che si annida sempre nei nostri desideri.
76.
18. a. H. §§ 153^ 154.
Il Butler (89) sostiene che probabilmente l'Egitto divenne provincia ^3. a. H.
persiana solo dopo tre anni di conquista, e calcola che il dominio persiano dizioni deii'Egit-
dm-asse in tutto dai dieci ai dodici anni:^egli però arguisce da varie ra- to alia vigilia dei-
, . T» ■ ■ p. £■ "• 1 il -, la conquista ara-
gioni che i l'ersiani, se pui-e nirono leroci durante la conquista, governa- (,a.i
rono poi con una certa moderazione e non si abbandonarono a selvaggie
devastazioni. Pare che fossero tolleranti in materia religiosa, e come in Pa-
lestina Modestus ebbe licenza dal Khusraw Barwiz di restaurare la chiesa
di Gerusalemme, così in Egitto il Patriarca copto (Andronico) fu lasciato in
pace ed autorizzato a dimorare non disturbato in Alessandi'ia fino al giorno
della sua morte. Degno di nota è che il Patriarca ortodosso, Giorgio, rap-
presentante della religione ufficiale di Costantinopoli, e dipendente perciò
dall'imperatore, non è nemmeno menzionato (Bjutler, 170j: dobbiamo con-
cludere che a lui fosse vietato l'accesso in Egitto, perchè giustamente con-
siderato come agente politico e spia dell'imperatore: forse il Patriarca non
osò nemmeno presentarsi, ben sapendo Faccoglienza che avrebbe avuta dalle
autorità persiane.
Queste ultime, come già si disse, avevano oramai molta esperienza dei
Cristiani, e sapevano perfettamente quali e quanti scismi dividessero i se-
guaci di Cristo e quali e quanti fossero gli odi ispirati talvolta da tenui
differenze di dottrina. Governando quindi l'Egitto erano ben consapevoli
in qual mism-a i Monofisiti egiziani odiassero gli ortodossi di Costantino-
poli, e come perciò nulla avessero a temere dai primi. L'Egitto si adagiò
sotto il dominio sassanida con quella stessa acquiescenza con la quale aveva
languito per secoli sotto lo scettro di Bisanzio: durante l'occupazione per-
siana nulla avvenne secondo le scarsissime fonti nostre, che meriti un
cenno. L'unico fatto che dobbiamo ricordare è la morte del patriarca mo-
nofisita copto Andronico, perchè a lui successe il patriarca Beniamino, uomo
ancora giovane, forse appena trentacinquenne, nel gennaio del 623 È. V.
(Butler, 170). Egli è il patriarca copto dell'ultima persecuzione, e quello
che vide l'avvento degli Arabi. Possiamo aggiungere che due anr^i prima, \
nel 621 dell'È. V., era nominato patriarca ortodosso d'Egitto quel Giorgio,
al quale si è accennato; ma non occorre dire altro per ora dacché pare
che egli non mettesse mai piede nella sua diocesi, nemmeno dopo la riti-
rata dei Persiani.
§ 154. — Nel 622 dell'È. V". Eraclio, come avemmo già occasione di
narrare, cominciò la grande campagna sessennale, con la quale finalmente
potè fiaccare le forze del re sassanida e costringerlo a rientrare nei suoi
domini: noti ripeteremo quello che già narrammo per sommi capi (con-
fiontisi 12. a. H., §§ 253 e segg.), diremo solo che le milizie persiane
77.
§§ 164, 156. 18. a. H.
'8. a. H. j,i Egitto pare non prendessero \ eruna paite diretta alla lanipagna, ma
dizioni deirEgit- ^'^t' quandi) Eraclio potè aitine portare i suoi col])! terribili al cuore stesso
to alla vigilia del- dell'impero sassanida, le membra più lontane del vasto organismo comin-
la conquista ara- ,. j^- i j. i i i • • • -i
jj^i eiarono a sentirne profondamente le conseguenze: ebbe principio il pro-
cesso di riconcentramento e di abbandono degli avamposti più avanzati,
ossia delle schiere sotto le mura di Costantiin)poli e quelle stanziate sulle
rive del Nilo. Quando poi P^raclio potò finalmente ferire a morte il colos.so
sassanida, e precipitarlo nella massima confusione, la guerra civile, la morte
del pazzo sovrano Khusraw Barwiz, e tutti i disastri e le difficoltà politiche
sortirono per effetto l'immediato ritiro delle milizie persiane dalla valle ni-
liaca senza che Eraclio vi mandasse pur un solo soldato a scacciarlo. L'ef-
fimero impero sassanida su tutta l'Asia romana rovinò con quella stessa
rapidità con cui era nato. I Persiani si affrettarono a ritornare in pati-ia,
dove tutto era a soqquadro, dove nessuno sapeva più chi fosse al go\ ernti,
dove ardeva la guerra civile da un'estremità all'altra: le milizie sassanide,
limaste ancora in Siria sotto Salirbaràz, non volevano riconoscere il nuovo
sovi'ano Sirwayh, il parricida. Alle sventure precedenti si aggiungeva la
minaccia di altri disastii. di altre complicazioni ancora più temibili.
Non sappiamo come avvenisse il ritiro dei Persiani dall'Egitto, e come
e quando a'Ì si ristabilisse il dominio bizantino, perchè su questo periodo,
allo stesso modo che su quello immediatamente precedente, scarseggiano
quasi del tutto le fonti per la storia dell'Egitto. L'unica che avrebbe po-
tuto darci ampi ragguagli, la cronaca di Giovanni di Niqyùs, ha precisa-
mente qui la grande lacuna già da noi lamentata.
Il Butler (171-172) non crede che la guarnigione greca rioccupasse
l'Egitto prima dell'anno 629, perchè la pace tra la Persia e Costantinti-
poli fu conclusa soltantcj nel 628 dell' E. V. Il cronista ecclesiastico Se-
verus afferma esser i Persiani rimasti in Egitto per sei anni ancora dopo
l'elezione del patriarca copto Beniamino (Butler, 173, nota Ij: se questa
notizia .è vera, i Persiani avrebbero abbandonato l' Egitto solo dopo la con-
clusione della pace. Il Butler suppone (perchè non abbiamo notizie a questo
proposito) che nell'inverno 628-629 Eraclio mandasse in Egitto un esercito
per rioccupare regolarmente il paese (Butler, 174).
§ 155. — Il fatto più saliente delle vicende egiziane dopo la rioccu-
pazione bizantina fu la nomina di Ciro, già vescovo di Fasi nel Caucaso,
all'arcivescovado di Alessandria, con pieni poteri e religiosi e militari.
Sappiamo che Ciro si recò ad Alessandria nell'autunno del 631 e che
contemporaneamente al suo arrivo colà, il patriarca copto Beniamino prese
la fuga e si ascose nel deserto dopo aver tenuta un'assemblea di preti e
78.
18. a. H.
§ 155.
laici e dopo aver scongiurato i presenti a rimanere saldi nella fede fino alla 18 a- "•
j. /T> i. 1 ì-ra \ lEGITTO. - Le con-
morte (Butler, 176 e segg.). dizioni dall' Egit-
Siffatta versione, che noi dobbiamo alla stoi-ia dei patriarchi copti di toaiia vigilia dai-
Alessandria. scritta da Severus. ci presenta un singolare stato d'animo in ^al
Egitto, vale a dire che da essa traluce come bastasse la comparsa del rap-
presentante della dottrina religiosa dell' imperatore Eraclio, perchè il clero
copto fosse preso dal panico, ed il capo di esso fuggisse nel deserto qua-
siché la permanenza sua in Alessandria costituisse rischio, di apostasia o
morte. Se la notizia è esatta, noi dobbiamo arguire che prima ancora del
suo aiTivo, già i Copti avessero chiaramente idea delle intenzioni e dei
mezzi elle il patriarca ortodosso avrebbe impiegato, per mettere in atto sif-
fatte intenzioni. Come i Copti lo sapessero non ci è detto dalle magre fonti:
la versione mi sembra anzi tanto singolare, che esiterei ad accettarla let-
teralmente, come fa il Butler, e riterrei che sia avvenuta una di quelle
•colite anticipazioni di eventi, proprie a tutte le tradizioni popolari. I cro-
nisti copti hanno tendenziosamente ingigantito quanto avvenne di poi, so-
spinti da profonde passioni religiose e dall'odio inestinguibile verso i Greci
e la fede che professavano. Nondimeno, pur accogliendo la notizia come
esagerazione tendenziosa, essa ci rappresenta lo stato d'animo dei Copti
ed il modo con il quale essi giudicavano ed apprezzavano gli atti del
governo di Costantinopoli.
Si vuole che Ciro venisse investito dell'autorità religiosa, civile e mi-
litare (Butler, 179. 516 e segg.), e ricevesse l'ordine di diffondere ed im-
porre il nuovo dogma ufficiale del Monoteletismo, che doveva fondere in
una fede sola i duofi.siti ed i monofisiti. Il risultato fu, come ben si
dovrebbe intendere, assolutamente negativo, perchè destò opposizione
tanto nel campo ortodosso, quanto in quello etex'odosso e la politica reli-
oiosa di Eraclio, invece di diminuire, aumentò di cento doppi il numero
iei suoi nemici religiosi e le difficoltà nello svolgimento della sua poli-
tica interna.
Ciro dunque tenne un concilio in Alessandria e perorò la causa del
Monoteletismo, senza curarsi che aveva tra gli avversari ed oppositori lo
stesso patriarca ortodosso di Gerusalemme, il dotto e pio Sophronius: la
missione di Ciro doveva essere di pace, egli doveva far scomjDarire ogni
conflitto religioso ed ogni eresia con un mezzo termine che appagasse gli
scrupoli dottrinari tanto degli uni che degli altri. La sua perorazione sortì
invece un effetto contrario, e ne vennero una opposizione profondamente
jstile e tenace e lo scoppio di passioni più ardenti e cieche, e persecuzioni
più crudeli di quello che mai fossero state per il passato.
79.
g§ 155. 16<>. lo- 3" H.
18- a- H- Il Butler (180-181) nel iiariarc l'esito iiileliio dolla pretesa missione
[EGITTO.- Le con- a j- n>- ■ ■ V • i ^ • • xx ,
dizioni dell' Egit- paoifioa di Ciro, si maraviglia quasi che questa non riuscisse, e getta la
ioaiiavigiiiadei- colpa sii ambedue le parti, suggerisce cioè che Ciro debba esser stato pre-
dai potente, e ciechi ed intrattabili i Copti. Nel contentarsi di queste brevi
osservazioni egli mostra di non tener conto delle ragioni intime e profonde
di tutto il perenne conflitto religioso-nazionalista tra gli Egiziani ed il go-
verno di Costantinopoli. Anche se Eraclio avesse trovato la forinola più
ossequiosa ai dogmi copti, essi non l'avrebbero mai accettata, perchè mai
avrebbero acconsentito a dipendere religiosamente da Costantinopoli, (xici
si disse come il divario di fede fosse la forma allora consueta con la quale
si esplicava la sorda, direi quasi inconscia, ma certo irresistibile, tendenza
separatista degli Egiziani. Essi non potevano comprendere, né desiderare
una indipendenza politica, perchè mancavano di tutto per ottenerla e con-
servarla: erano in" compenso gelosissimi della indipendenza religiosa, alla
quale tenevano quanto altri avrebbero tenuto alla loro indipendenza na-
zionale.
§ 156. — Il tentativo di Eraclio doveva quindi necessariamente fal-
lire anche più sicuramente che non fallisse in Siria ed in Palestina: e vano
doveva riuscire lo sforzo di Ciro di piegare con l'intimidazione 1 Copti ad
accettare le vuote formole sofistiche del dogma monoteletico.
Se consideriamo gli eventi da questo punto di vista, comprendiamo
le ragioni che mossero Beniamino, il patriarca copto, a fuggire da Ales-
sandria prima della venuta di Ciro: egli non fuggì per timore di essere
ucciso o perseguitato: ciò sarebbe stato atto poco generoso e bello. Egli
volle allontanarsi da Alessandria, perchè sapeva qviali erano le istruzioni
di Ciro e non voleva in alcun modo nemmeno intavolare trattative con
lui per la fusione delle due chiese. Egli era ben consapevole che i Copti
mai aATi'ebbero accettata la fusione, alla quale certamente egli stesso come
copto e patriarca era pai'imenti contrarissimo e forse il più avverso di tutti:
era perciò importante che egli mai si trovasse con Ciro e togliesse perciò
a questo ogni mezzo di trattare poysonalmente con il capo della chiesa
copta. Nell'assenza del patriarca Beniamino, era vano iniziare trattative
con il clero, perchè, tranne il caso di creare un nuovo scisma nella chiesa
copta, il clero non poteva prendere verun accordo con Ciro, e tutti i conati
di questo necessariamente riuscivano vani ed inutili: la scomparsa del pa-
triai'ca copto prima dell'arrivo del plenipotenziario bizantino per quest'ul-
timo equivalse ad una dichiarazione di guerra.
L'insuccesso di Ciro fu evidente fin dal principio: nessuno volle nem-
meno trattare con lui la questione religiosa: gli ortodossi stessi fecero tutto
V
80.
18. a. H.
150. 157.
«]uello che era possibile per indurlo a desistere dal tentativo; ma invano, iS- ^- ^■
perchè Ciro volle fare la prova a dispetto di tutto: i Copti apertamente dizioni dell' Egit-
e risolutamente si rifiutarono di prendere in considerazione l'ai-tificioso ac- toaiiavigiiiadei-
comodamento, che nascondeva non già un interesse nella felicità spii-itualo ba.]
dei Copti, ma sibbene un desiderio di unificare la chiesa cristiana a solo
ed unico profitto dell'autorità politica e spirituale del patriarca di Costan-
tinopoli e dell'imperatore bizantino, di cui il patriarca era la creatura.
Vista la sua cattiva riuscita, Ciro abbandonò i mezzi pacifici della per-
suasione oratoria e della logica sofistica, e, sia per dispetto, sia perchè cre-
desse realmente di domare i Copti, si abbandonò alla politica ben pericolosa
e sempre inetìScace della persecuzione. Ebbe allora principio la grande per-
.secuzione dei Copti, cominciata, crede il Butler (183), uno o due mesi
dopo il Concilio di Alessandria nell'ottobre del 631 È. V., e terminata so-
lamente con l'invasione araba.
§ 157. — I particolari della persecuzione non hanno rilievo per il
nostro speciale argomento: come e fino a che punto Ciro insevisse contro
i Copti sono incidenti propri d'una storia religiosa dell'Egitto e si possono
leggere, ampiamente riassunti, nel bel lavoro del Butler (183 e segg.j.
A noi importa però rilevare che la persecuzione tii realmente rigorosa ed
a volte ben crudele: pare accertato che in cei-te circostanze il patriarca
Ciro, o forse più correttamente i suoi dipendenti ed agenti, non esitassero
di ricorrere perfino alla tortura: in alcuni casi, come risulta da un brano
della cronaca di Giovanni di Niqyùs (pag. 566), molte persone fiu'ono man-
date a morte dai soldati, senza giudizi di sorta. Questi furono nondimeno
i casi estremi e non sembrano essere stati tì-equenti: talvolta l'azione ener-
gica e sanguinosa del governo fu motivata da una pretesa rivolta o un
tentativo di rivolta politica : gli uccisi sono accusati di aver attentato alla
vita del patriarca Ciro. Questa accusa però deve essere stata un semplice
pretesto per la feroce repressione.
Dalle fonti parrebbe doversi arguire che durante tutti e dieci gli anni
dell'amministrazione di Ciro infierisse la persecuzione con maggiore o mi-
nore violenza: l'atto compiuto dai difensori di Babilonia al momento della
resa della fortezza nelle mani degli Arabi (cfi'. Niqyùs, pag. 567) comprova
come la persecuzione durasse fino all'arrivo degli Arabi e fino agli ultimi
momenti del governo bizantino. È possibile che le nostre fonti copte ab-
biano esagerata la ferocia della persecuzione, descrivendocela come conti-
nuata, illogica e crudelissima, con vera ecatombe di fedeli monofisiti. E però
oltremodo probabile che, se avessimo i documenti di fonte bizantina, sa-
premmo meglio le ragioni di certi atti feroci, dei quali i Copti, in odio
81. 11
§§ 157, i5«. 18. a. H.
'8- 3- H. ;,i l^l,.,, tìpprossori. Iiamu) taciuto i motivi. Si consideri che tutta la popo-
lEGITTO.-Lecon- , . ,,,.,,• ^ -^ , . ,. , . , ■ ,
dizioni dell' Egit- laziouc (li'U K<;itto ora monolisita, o che se quindi logicamente si poteva
toaiiavigiiia del- uccidere UH copto, pi'rcliè seguace di tale dottrina, non v'era ragione al-
j,a ; luua. perchè lo stesso trattamento non venisse esteso a tutta intei-a la
popolazione dell'Egitto, e tutta questa venisse sterminata. (Ili atti di fe-
roce repressione a cui gli agenti di Ciro senza dubbio più volte si abban-
donarono, dovettero avere altre ragioni particolari a noi ignote, e debbono
considerarsi come veri atti punitivi per 1" infrazione di una qualche legge,
o editto dell'Imperatore.
Qualunque fosse la natura vera della persecuzione ed il modo preciso
nel quale si svolse, non è il nostro compito di porre in chiaro siffatti pro-
blemi: a noi basta insistere specialmente sui sentimenti vivissimi di odio
e sulla coscienza, vera o falsa che fosse, di inaudite ingiustizie soffiirte dai
Copti per opera di Ciro e dei suoi dipendenti: a noi importa sovra ttutto di
stabilire con sicurezza che l'attività di Ciro aggiavò, più che mai nel passato,
lo stato già penosissimo e periglioso degli animi in Egitto; e l'effetto più
sicuro e durevole dei suoi atti fu di aumentare sempre maggiormente
l'odio verso Bisanzio. La tolleranza religiosa dei Persiani adoratori del
fuoco, veri e propri pagani, tolleranza di cui in tutti era ancora ft-esca e
viva la memoria, dovette spontaneamente far nascere il sentimento univer-
sale tra i Copti esser assai meglio un governo di barbari e di pagani, che
non quello dei Bizantini ortodossi.
§ 158. — Con una cecità che desta maraviglia nello studioso del pre-
sente periodo storico, il governo di Eraclio, rappresentato da Ciro, perse-
verò in tale politica nefasta, esiziale, fino agli ultimi suoi giorni di vita,
nulla profittando dalle terribili lezioni che venivano dai campi di battaglia
della Palestina e della Siria, e dal contegno dei Monofisiti della Siria verso
i conquistatori arabi. Se Ciro perseverò nei suoi errori, i Copti, da parte
loro, tennero duro anch'essi con tenacia anche maggiore. Alla fine della sua
infausta amministrazione Cii-o era ancora più lontano dalla sua mèta, di
quello che non fosse il primo giori .0 in cui sbarcò in Egitto. La chiesa
copta fu afflitta dalla massima iattura, dalle più crude sventure, ma la
causa del Monoteletismo, per la violenza della persecuzione e per l'inanità
intrinseca del suo contenuto, si rivelò perduta fin dal primo giorno in cui
fu propugnata in Egitto e altrove. Non possiamo dimostrarlo con docu-
menti, ma la logica naturale dei fatti fa supporre, con ogni probabilità di
cogliere nel vero, che gli eventi svolgentisi in Siria con tanta rapidità e cla-
more strepitoso, fossero seguiti con vivissima attenzione dai Copti in Egitto
e riaccesero nella popolazione oppressa, e moralmente martirizzata, le forze
82.
18. a. H. §§ 158, 159. '
più tenaci di resistenza e forse anche la speranza di un ritorno dell'Egitto ^Q- a- h.
^ .,,.., , • 1 ^ 7 • (EGITTO.- Le con-
sotto il dominio barbaro e pagano, seppure violento e rapace in materia dizioni dell' Egit-
fiscale. In Siria l'invasione aveva arrecato ingenti danni materiali, ma era to alia vigilia dei-
T T . . -, 1 -,..,.. -,, . la conquista ara-
già noto a tutti che lo spinto del nuovo dominio m Asia era tollerante in ^,3 ,
religione, per la indifferenza dei conquistatori riguardo alla fede dei sud-
diti, e finché pagavano regolarmente i tributi imposti. Se quindi sarebbe
forse esagerare il vero l'affermare che i Copti sospirassero un'invasione
araba che li liberasse dai Bizantini, noi crediamo di trovarci al vero per-
fettamente consoni, ritenendo che i Copti contemplassero con sentimenti
forse di timore, ma certo non di avversione, la possibilità di un mutamento
di governo. Le circostanze poco chiare della partenza di 'Amr b. al-'As per
l'Egitto mi fanno sospettare che qualche copto, esule forse dalla patria perchè
fuggito dalle persecuzioni bizantine, facesse intendere all'accorto generale
arabo lo stato reale dell'Egitto e gliene suggerisse la conquista.
Lasciando per ora siffatti argomenti, sui quali avremo a ritornare, sarà
opportuno prender nota di un aspetto speciale del conflitto tra ortodossia
e monofisismo in Egitto: noi cioè ci saremmo attesi di vedere nei docu-
menti copti una menzione esplicita del Monoteletismo ufficiale e di sen-
tirci descritta la persecuzione come tentativo d'imporre tale credenza ai
Monofisiti dell'Egitto. I documenti copti non fanno però menzione alcuna
del Monoteletismo: per loro esso non esiste e si tratta sempre della orto-
dossia solita rappresentata dal governo di Bisanzio.
Siffatto atteggiamento dei Copti è tipico: nulla vale meglio a stabi-
lire lo stato degli animi loro. Per essi la questione non fu mai di prendere
in esame la dottrina del governo: il semplice fatto che la dottrina, qua-
lunque essa fosse, proveniva dalle autorità governative, bastava perchè essa
ritenesse condannata e non meritevole nemmeno di menzione. Con tali
genti era impossibile ragionare, e non esitiamo ad affermare che Ciro, per
poco intelligente che fosse, deve aver compresa l' inutilità assoluta della
nuova formola religiosa, come mezzo di unione della fede ufficiale con
(quella eterodossa dei Copti: è quindi probabile che, dopo un certo tempo,
lo stesso Ciro non si curasse più tanto di divulgare una formola teologica
piuttosto che un'altra, ma che quasi inavvertitamente trasformasse la per-
secuzione religiosa in una vera e propria repressione di carattere politico,
quasiché la tenacia dei Copti nel non voler mutare fede fosse, anche nelle
sue manifestazioni di passiva resistenza, un atto di ribellione all'autorità
ed alla volontà dell' Imperatore.
§ 159. — Dalle espressioni usate dal Butler (191) risulta che, a suo
modo di vedere, la persecuzione durò non interrotta durante tutta l'am-
88.
g 160. 18. a. H.
'8- a. H. niinistrazione di Ciro: ogli si fonda .specialmente sulle parole di (riovanni
[EGITTO.- Le con- _ , ,, ,. i i i /->(• i -i •, • ,-, •
dizioni dell' Egit- ••' Niqvus. dalle quali parrebbe che Ciro, dopo \l suo ritorno m hgitto,
toaiia vigilia del- ossia uel G41 dell'Era Volgare, riprendesse a perseguitare i Copti, « ag-
la conquista ara- •. • i • i /i\ -vt n t \ • t /• i i
bai <^ giungendo violenze a violenze» ( ). INello studiare però i documenti del
tempo, la continuità della persecuzione non appare dimostrata, perchè dob-
biamo piir lasciare un margine abbastanza ampio per la tendenza solita e
ben naturale di esagerare le pene sofferte: più grandi erano queste, tanto
più meritoria doveva apparire la santa resistenza dei Copti: la persecu-
zione fu di carattere locale e saltuario, a volte spasmodica e feroce, a
volte quiescente e remissiva. D'altra parte le stesse esagerazioni delle
nostre fonti sono per noi di molto pregio, perchè danno la misura del-
l'odio verso i Bizantini, odio che si rivela intenso ed inestinguibile. Se la
natura è disposta a scusare, e talvolta anche a dimenticare, un danno, un
dolore inflitto da persona amata, altrettanto reagisce violentemente e spesso
illogicamente contro la più lieve offesa die parta da persona odiata. La
storia adunque dei Copti, durante la persecuzione di Ciro, va letta nello
stesso modo, con gli stessi criteri, dei documenti sulle persecuzioni dei
re sas.sanidi (cfi-. 12. a. H., §§ 137 e segg.): vale a dire che furono ra])-
porti di continua inconciliabile ostilità, interrotti, or qua or là, da brevi
ina feroci atti di repressione, che la tradizione poi, esagerando, ha voluto
far ci'edere fossero continuati, senza interruzione, senza tregua di sorta.
Possiamo concludere che se prima di Ciro i Bizantini erano odiati,
essi divennero, dopo il ritiro dei Persiani, oggetto d' un'avversione anche
più intensa: le infamie bizantine colorirono per riverbero il dominio per-
siano e lo fecero apparire come un periodo relativamente felice di tolle-
ranza religiosa. È possibile che il confronto tra i due regimi avesse un
effetto ben sensibile sulla disposizione d'animo dei Copti, quando le vit-
torie di Agnàdaj'n e del Yarmùk fecero supporre probabile un nuovo e sol-
lecito mutamento di governo. Quanto si disse altrove sullo stato degli animi
in Sh'ia verso Bisanzio (cfr. 12. a. H., §§ 265 e segg.) vale quindi anche per
i Copti, in misura forse anche ma^jgiore.
Il Butler vorrebbe escludere (192) da parte dei Copti ogni simpatia per
la causa araba, e rileva come ogni pagina della storia copta successiva sia
un documento inconfutabile dell'aborrimento dei Copti anche verso i padroni
musulmani. In questo siamo pienamente d'accordo, e noi rilevammo già al
principio di questa digressione, come i Copti abbiano sempre avuto poca o
niuna simpatia per i popoli che li dominarono; cosa del resto naturale e
comune. Il Butler però dimentica che i Copti a cui allude sono di età po-
steriori, da quando cioè i Copti avevano imparato a conoscere e ad odiare
84.
18. a. H. §§ 159^ 160.
il dominio musulmauoi che in molte circostanze si rivelò talvolta nei secoli ^^- ^- ^•
successivi anche più opjirimente, intollerante e crudele del governo bizantino. dizioni deii'Egit-
Nulla però ci autorizza ad affermare che tali fossero i sentimenti dei Copti to alia vigilia dai-
1 IH • ■ 1 1 • • TI . la conquista ara-
prima dell invasione musulmana, quando essi ignoravano del tutto quale ba.)
sarebbe stato veramente il governo degli Arabi. Prima dell'invasione araba
dobbiamo ritenere che per odio contro i Bizantini, a moltissimi Copti sor-
ridesse l'idea di vedere i Greci stessi cacciati e crudelmente puniti dai pa-
gani d'Arabia. Non fu, cioè, tanto un desiderio di passare sotto il dominio
arabo, quanto una brama intensa di danneggiare i Bizantini; due senti-
menti di natura ben diversa. Nel corso della storia della conquista araba
avremo più d'una volta occasione di ritrovare questa disposizione di simpatia
passiva dei Copti per gii Arabi, che infliggevano sì terribili perdite agli
odiati Bizantini. Tale simpatia jDerdurò nonostante le inevitabili crudeltà
e violenze degi" invasori. Non v'è dubbio che i Copti facilitarono grande-
mente la conquista agli Arabi, e non sarei alieno dal ci'edere, come già
dissi, che qualche nemico più accanito ed intraprendente del governo bizan-
tino, forse in modo indiretto, rendesse noto nel campo arabo in Palestina
il reale stato delle cose in Egitto, e facesse abilmente perorare da qualcuno
la causa della conquista della provincia.
Nota 1. — Per essere giusti dobbiamo però anclie ricordare che se crudeli ed ingiusti furono i
rappresentanti del governo bizantino, i Copti stessi, in particolar modo il clero, furono implacabili e
addirittura feroci, quando un egiziano passava alla fede ufficiale malchita. Così, per esempio, in alcuni docu-
menti copti, pubblicati dall'Aniéliueau [JA., 1888, pag. 386-S87 1, si narra che un ecclesiastico copto monotìsita.
di alto grado, nel visitare la sua diocesi scopre ohe un muratore copto si è convertito alla fede ortodossa:
egli ordina che l'infelice, con tutta la famiglia, venga arso vivo di sorpresa nella sua stessa casa. Lo
Araélineau giustamente pone in rilievo che, secondo altre fonti, i capi del clero copto facevano rego-
lari perlustrazioni delle diocesi e davano la caccia a tutti i traditola della fede nazionale, sotto accusa
iusidiosa, che fossero colpevoli di peccati comuni. L'Amélineau sospetta, che siccome l'autorità centrale
bizantina non pare intervenisse in queste misure terroriste, che ricordano i fasti dell' inquisizione spa-
gnuola, il clero copto avesse ereditato dal clero egizio antico alcuni diritti di giurisdizione interna,
istituita dall'amministrazione dei Faraoni, appunto per consei'vare intatti i dogmi della fede nazionale
e soffocare le eresie nel loro nascere.
§ 1 60. — È notevole il fatto, che mai le fonti accennano a un aiuto
giunto ad Eraclio dall'Egitto, mentre anche le fonti arabe ammettono la
fuga in Egitto di comandanti greci e quella dei loro seguaci dalla Pale-
stina. Ciò induce sicuramente a concludere che le guarnigioni egiziane di
Bisanzio fossero molto deboli.
In secondo luogo è degno di nota che le nostre fonti non espongono
nessun motivo dell'invasione: se dovessimo credere alle tradizioni arabe,
l'idea d'invadere l'Egitto venne al solo Amr b. al-'As: nessuno pare ci
avesse pensato, ed il Califfo limar le era perfino contrario. Siffatte notizie,
insufficienti, fanno sospettare l' esistenza di altre recondite ragioni, che
probabilmente gli attori stessi furono desiderosi di tener nascoste. Dal con-
§§ ui^i, itii. J°- 3.. H.
16. a. H. testo dei fatti, dalla maniera precipitosa con cui avvenne rinvasiono, a di-
dizioni deirEgit- «petto quasi del Califfo, e con forze irrisorie, mi pare lecito supporre che 'Ami-
toaiiavieiiia del- h. al-'As agisse di propria iniziativa, forse perfino all'insaputa del Califfo,
^conqui a r ^^^ ^^^^^ osscr da lui trattenuto (ofr. § 17G). La precipitazione di Amr si può
spiegare con il fatto che egli, come si disse, avesse ricevuto, per vie ignote
agli altri, informazioni sulla debolezza militare dell'Egitto e sulle disposi-
zioni degli abitanti ostilissimi ai Greci: tali informazioni possono aver svig-
gerito ad 'Amr il disegno di tentarne la conquista e carpirne tutto l'onore
ed i vantaggi nuiteriali, prima che gli altri suoi colleghi ne fossero messi a
giorno ed avessero presa la precedenza su lui. 'Amr, che era l'uomo più astuto
del tempo suo, tenne queste informazioni per sé e non ne lasciò mai tra-
pelar nulla ad alcuno per non diminuire i meriti dell'impresa, che egli poi
seppe si felicemente menare a buon fine. La precipitazione intempestiva
della partenza è dimostxata dalle varie versioni sul consenso di 'Umar.
versioni inventate per giustificare la condotta di 'Amr e la debolezza del
Califfo nel sanzionare quanto era avvenuto: così spiegansi inoltre le do-
mande di soccorso inviate da 'Amr al Califfo, quando scoprì che si era illuso
sulle forze del nemico.
Con queste allusioni noi entriamo ora nella materia che più diretta-
mente ci preme, vale a dire nella critica minuta della campagna di con-
quista. Prima però di affi'ontare i gravi problemi che ci attendono, sarà
necessaria un'altra digressione sommaria sulla graTe questione dell'iden-
tità di al-Muqawqis, o al-Muqawqas, e sull'origine di questo nome singolare.
EGITTO. — Il problema sull' identificazione della persona chiamata
al-Muqawqis e sull'origine di questo nome.
§ 161. — La conquista dell'Egitto presenta, al pari delle altre già da
noi esaminate, parecchi intricati problemi di natura geografica e crono-
logica; ma vuole il destino che agli ardui quesiti da risolvere se ne sia
aggiunto uno nuovo che abbraccia e complica tutta intera la materia sto-
rica ora da esaminare, vale a care il problema singolare della identità di
una persona abbastanza misteriosa, che gli orientalisti europei, con tutta
la loro ingegnosità e dottrina,' non sono riusciti ancora a porre definitiva-
mente in chiaro. La difììcoltà principale risiede nel nome dato dalle fonti
arabe a questo personaggio, nome d'altra parte ignorato da tutte le altre
fonti, sicché tutto si riduce a trovare nelle notizie di provenienza non aral)H
quella persona che meglio corrisponde all'appellativo, agli attributi e alle
funzioni del misterioso personaggio, detto dagli Arabi al-Muqawqis,
o al-Muqawqas. Con tale questione è perciò intimamente connessa
*
86.
18. a. H.
§ 161.
l'altra, parimenti importante, dell'origine del nome; perchè se fosse possibile
stabilirne la genesi, l'altro problema dell'identità sarebbe grandemente faci-
litato. Se questo al-Muqawqis avesse avuto una parte secondaria nelle vicende
della conquista egiziana, le ricerche sulla sua identità sarebbero di natura
più accademica che reale e pratica, e sarebbe bastato un breve cenno. Ha
voluto però la sorte che questo al-Muqawqis, al dire delle fonti arabe, fosse
il personaggio più importante di parte greco-egizia, colui che trattò nien-
temeno la resa finale dell' Egitto, e che, per ragioni da esaminarsi in ap-
presso, figura perfino come persona assai benevolmente disposta alla causa
degli Arabi, tanto politicamente che in materia religiosa. L'identificazione
di al-Muqawqis presentasi quindi come uno dei principali quesiti dell'in-
vasione araba in Egitto. La soluzione del problema richiede speciale pru-
denza, perchè da quanto precede risulta chiaro come una ricostruzione sto-
rica della conquista non potrebbe reggere, se fondata sopra una erronea
identificazione di al-Muqawqis: un errore di siffatto genere troncherebbe uno
dei più importanti legami tra le fonti arabe e quelle cristiane, bizantine,
copte e via discorrendo.
Tutti sono d'accordo, come osserva giustamente il Butler (508), nel
ritenere che al-Muqawqis abbia avuto una parte direttiva nei negoziati
che portarono alla sottomissione dell'Egitto, e che egli sia il personaggio
principalmente responsabile dei patti della resa: a questo punto però cessa
ogni accordo. La sua identità, il suo nome, la sua nazionalità, la carica
che occupava e perfino il significato del titolo che portava, sono tutti sog-
getti assai controversi, discussi e risoluti in modi diversi da ogni scrit-
tore; alcuni, infine, non risoluti affatto. Alla confusione dei critici moderni
corrispondono le confusioni e le più patenti contraddizioni ed assurdità tra
gli stessi cronisti ai"abi che ci riportano le notizie. È evidente che perfino
gli scrittori più antichi che noi possediamo, all'età in cui scrivevano, igno-
ravano la vera identità della persona di al-Muqawqis.
Il problema è stato discusso dal Von Ranke ( W eltgeschichte, I,
pag. 142 e segg.), dal De Goeje (Études dédiées a Leemans, Leiden
1885), dal Karabacek (Mittheilungen Samml. Pap. Rainer, I,
pag. 1-11), dall' Amélineau (J. A., sèrie Vili, tom. XII, pag. 389 e segg.),
dal Lane Poole (Egyptinthe Middle Ages, pag. 6, nota 2), dal Milne
(Eg3pt under Roman rule, pag. 224), e, in fine, dal Butler (508-526);
il quale, in una lunga appendice, esamina minutamente il problema, con
copia di argomenti e documenti come nessun altro fece prima di lui, ar-
rivando alla conclusione che al-Muqawqis sia precisamente il patriarca or-
todosso di Alessandi'ia. Ciro.
13. a. H.
[EGITTO.- Il pro-
blema sull'iden-
tificazione della
persona chiama-
ta al-Muqawqis
e sull'origine di
questo nome.]
87.
161, 162.
18. a. H.
18. a. H.
[EGITTO. - Il pro-
blema sull'iden-
tificazione della
persona chiama-
la al- Muqawqis
e sull'origine di
questo nome.]
Lo studio del Biitler su al-Muqawqis ì' un saggio di ciitiia a( iita e
geniali', ilie inclita di essere accolto con la mas.sima simpatia, ed a no.stri>
modi) di vedere è finora il tentativo più felice per risolvere l'enigma. Per
r identità di al-Muqawtiis con il patriarca Ciro le ragioni addotte dal
Butler sono molte, ed in parte nuove ed in genere meritevoli di simpa-
tica considerazione. Su questa parte del problema mi pare che la sua tesi.
con qualche modifica nei particolari, possa essere accettata provvisoriamente
in mancanza di altra soluzione migliore che chiarisca i punti ancora oscuri
ed indecifrati. Egli però non riesce a dimostrare, in modo convincente, l'ori-
gine del nome al-Muqawqis (•), né risohe tutte le dithcoltà.
Sarà bene quindi riassumere i migliori tentativi fatti per risolvere
l'enigmatica questione, ed aggiungere infine quelle poche i)Sservazioni che
a noi sono suggerite dal problema, premettendo però fin da ora che non
riteniamo ancora risoluto il problema stessp, e che non crediamo tal cosa
possibile allo stato attuale delle nostre fonti.
Nota 1. — Secondo ibn Màkiilà, citato da al-Nawawi, il nome lismi di al-Miiqawqis era (ima):!
(Nawawi, 577).
ibn Hagai- lo chiama Gurayg b. Mina b. Quri)ub, o (ìurayu; b. (^luqub. a m i r al-Qiibt in Mi-.i
(Ha^ar, III, 1090), cfr. § 166, n.' 1.
§ 162. — Il De Goeje nel suo breve articolo del 1885 (De Mokaukis van
Ègypte), dopo aver riassunto quel che le fonti arabe narrano del Muqawqi.s.
rappresentandolo non come capo spirituale, ma solo quale governatore o
esattore, lo identifica con Giorgio figlio di Menas, governatore dell'Egitti
inferiore a nome di Eraclio, fondando la sua induzione su quattro passi della
cronaca di Giovanni di Niqyùs (pag. 439, 454, 457, 465), ove si parla dei rap-
porti tra questo Giorgio e 'Amr b. al-'As. Avverte però che gli Arabi devono
presto aver confuso il vero Muqawqis con il patriarca Giorgio o il successore
di lui Ch'o.
Il contributo apportato dall'Amélineau alla soluzione del problema
(cfi'. Fragments coptes poiir f jrvir à l'histoire de la conquéte de l'Egypti'
par les Arabes, in JA., serie Vili, voi. XII, 1888, pag. 361-410), è assai im-
portante: egli ha trovato due documenti copti del tempo dell'invasione araba,
nei quali si narrano le violenze commesse nel Fa} yùm da Kaukhios (Mpkau-
khios), pseudo-arcivescovo (sic), cioè patriarca malchita di Alessandria {sic)
a danno di un santo asceta copto per nome Samuele, che non voleva rinnegare
la sua fede monofisita (pag. 363-368). Poi adduce vm sinassario copto scritto
in lingua araba, nel quale lo stesso episodio è narrato riguardo alle stesse
persone; ma invece di Kavikhios abbiamo al-Muqawqis. Dunque il personaggit'
chiamato al-Muqawqis dagli Arabi portava il nome di Kaukhios pressoi Copti.
Per di più nel sinassario copto redatto in arabo al-Muqawqis è descritto come
18. a. H.
§§ 162, 163.
un batriq, ossia patrizio; lo stesso sinassario, redatto invece in etiopico,
ha il nome al-Muqawqis. e lo descrive come patriarca e preposto alle finanze
dell'Egitto fpag. 399). L'Amélineau ha anche osservato (pag. 401 j che nei
patti chiesti da al-Muqa\vqis ai vincitori arabi, come vedremo più avanti, v'era
quello di esser sepolto nella chiesa di San Giovanni d'Alessandria: questo era
un privilegio proprio dei patriarchi. Degna di nota è l'osservazione dell' Amé-
lineau, che nella cronaca di Giovanni di Niqyus non si fa mai menzione di al-
Muqawqis (pag. 403). Infine rileveremo un'altra fonte copta, citata dal mede-
simo orientalista S'ancese, ossia la vita di Snoudi, pure un santo copto, biografia
scritta nel 685-690 dell' E. V., e perciò antichissima. In questa fonte, in forma
di profezia, messa in bocca al santo, si narrano eventi storici già trascorsi, e
si afferma come tra la ritirata dei Persiani e l'ingresso degli Arabi in Egitto
avrebbe dorainato un personaggio investito della doppia autorità civile e reli-,
giosa, costruttore di fortificazioni, persecutore accanito dei Copti monofisiti.
che saranno in avvenire costretti a fuggire nel deserto (pag. 404-405j. Un
altro passo del sinassario copto, scritto in arabo, descrive al-Muqawqis come
il wazir ed il batriq dell'Egitto (pag. 405 e nota 1).
Da questi fatti l'Amélineau trae la conclusione che al-Muqawqis sia
un personaggio sostituito al patriarca Cii'O quando il governo di Bisanzio
non fii più contento dell'opera di Ciro stesso (pag. 406). Non gli riesce però
di citare una sola fonte per confermare tale sostitvizione e per specificare
più accuratamente chi egli fosse. Ciò che gli sembra ormai sicuro, dai nuovi
documenti da lui addotti, è che al-Muqawqis fii contemporaneamente rive-
stito della potestà ecclesiastica e del potere politico. Ritiene l'Amélineau
che al-Muqawqis sia un termine di derisione (pag. 407-408), ossia l'uomo
che ha fatto ovvero che riscuote ilkauchon o kauchion. una piccola
moneta di rame di poco valore, in uso nell' impero bizantino ai tempi di
Giustino icfi'. Due auge sotto -/.aO/ov).
§ 163. — È palese da questo breve riassunto, che le conclusioni dello
Amélineau non sono pari in valore alle notizie da lui raccolte, e che queste
sembrano invece convergere alla induzione che al-Muqawqis e Ciro siano
la stessa persona. Egli stesso non ha visto, non ha compreso tutto il peso
della sua osservazione, che la cronaca di Giovanni di Niqyus ignora al-Mu-
qawqis, perchè avrebbe potuto aggiungere come vari atti attribuiti dal cro-
nista copto a Ciro, dai cronisti arabi sono attribuiti invece ad al-Muqawqis.
Noteremo solo, per finire, che in uno dei due testi copti, citati dall' Amé-
lineau, abbiamo menzione (pag. 372) di un Mina, vescovo copto monofisita
del castello di Babilonia, contemporaneo di Beniamino, il patriarca copto:
questo nome ne ricorda uno dato dagli Arabi ad al-Muqawqis, cioè il figlio
18. a. H.
EGITTO.- Il pro-
blema suir Iden-
tificazione della
persona chiama-
ta al-Muqawqis
e sull'origine di
questo nome.]
89.
12
§§ i69-ifi5. 18. a. H.
18. a. H. ,ij Mina, ronfundoudu in una due persone diverse. Anche Giovanni di Niqyus
biema sùii'iden- ' P^g- ^^'^O, 674, 677, 686) ha un Menas generalo bizantino e prefetto, passata)
tificazione della poi al servizio dei Musuhnani.
persona chiama- .., , . . ■ n • ^• • t ^■ k < ■ ì
ta ai-Muqawqis ^ '■^ I"! Sicuramente contusione di nomi e di persone: gli Arabi iianno
e sull'origine di tbrso contuso il patriarca Ciro con il vescovo di Babilonia Mina, e con Menas
generale bizantino: è possibile che la resa di Babilonia sia stata conclusa da
Mina, il vescovo di quella città, mentre il trattato generale dopo la prima
resa di Alessandria è noto che fu opera di al-Muqawqis (Ciro).
§ 164. — Il Lane-Poole ammette la possibilità che un al-Muqawqis
abbia avuto che fare con il Profeta nel 628 dell' È. V., ma non crede possa
essere la stessa persona di al-Muqawqis della conquista: egli perciò accetta
la spiegazione del Karabacek (Mi tt he il., I, pag. 1-11), che il nome sia la
corruzione dell'espressione greca \i.B'(ai)yr^z (gloriosissimo). Prf)pende in fa-
vore dell'idea che al-Muqawqis sia la stessa persona di (ìiorgio, il prefetto
menzionato da Griovanni di Niqyùs, il quale, per ordine di Amr, fece il
ponte sul canale di Qalyùb; egli suppone altresì che possa essere il Giorgio,
praeses di Aiigustamnica (Mi Ine, Egypt, etc, pag. 225), e il Giorgio
figlio di Mina delle tradizioni arabe (Lane-Poole. 6-7, nota 2).
Si osservi però subito che l'ambasciata del Profeta al primo al-Mu-
qawqis è sicuramente una leggenda senza fondamento storico feti-. 6. a H.,
§ 46): è quindi vana cosa ricollegare i due eventi. Il Muqawqis di Mao-
metto è semplicemente un'anticipazione all'a. 6. H. di un personaggio
storico del 19. H. Nell'anno *6. H. dominavano in Egitto i Persiani e non
un governatore cristiano. Basta questa osservazione per distruggere il ca-
rattere storico di un al-Muqawqis nel 6. a. H.
§ 165. — Venendo ora finalmente allo studiosi! l'argomento quale ci
è presentato dal Butler, dobbiamo dire che la prima parte del suo esame
critico è propriamente debole. Egli non è padrone delle fonti arabe ed
ignora il nesso ed il vero relativo valore dei singoli autori. Non fa uso,
per esempio di ibn Abd al-hakam, la nostra fonte più antica sulla storia
dell'Egitto musulmano, e si contenta di un cenno indiretto, parlando di
al-Maqrizi (Butler, 612), e non avverte che tanto ibn Abd al-hakam,
quanto al-Balàdzuri hanno molte tradizioni in comune, provenienti tutte
dalla scuola tradizionistica egiziana. Egli parla di al-Tabari come d'unq
storico originale, e sembra ignorare che è invece un semplice compilatore
di tradizioni. Tale erronea concezione gli viene dall'aver considerata la ver-
sione dello Zotenberg come equivalente all'originale arabo, il che è com-
pletamente errato. Lo Zotenberg tradusse un rifacimento persiano del testo
arabo, rifacimento in cui tutti gli isnàd sono stati soppressi, ed in cui
90.
18. a. H.
questo nome.]
18. a. H. 1 165
solo una piccola parte della cronaca originale è esposta al lettore. È quindi
assolutamente improprio parlare di al-Tabari e della sua versione: se avesse " biema suii'iden-
consultato l'originale arabo, il Butler avrebbe certamente modificato varie tificazione delia
parti di tutto il suo lavoro, oltre quella che tratta di al-Muqawqis; a^Tebbe ta ai-Muqlwqis
cioè soppresso il nome di al-Tabari, e più propriamente sostituito quello ^ sull'origine di
dei suoi informatori. Il Butler non conosce poi affatto in quali rapporti si
trovi il testo di ibn al-AtJiìi" con quello di al-Tabari; e dal modo con cui
cita il primo rivela d'ignorare che, per il periodo delle conquiste, ibn al-
Athir è solo lui imperfetto e parziale epitomatore del testo tabariano. Non
occorre insistere su questo punto debole del Butler, perchè la parte origi-
nale e nuova del suo studio è' quella che riguarda i documenti copti: in
essi egli rivela maggiore padi'onanza della materia.
Dall'esame delle fonti arabe il Butler deduce che si debbano distin-
guere tre persone: al-Muqawqis, abù Maryam ed al-A'rag ossia: tre nomi
menzionati nelle tradizioni arabe. Cominciando con l'ultimo, al-A'ras:, o
al-U'ayrig, egli sostiene che questa debba essere una corruzione prodotta
da accumulati errori di copisti per il nome Grurayg, ossia, secondo il Bu-
tler (513), il comandante della fortezza di Babilonia, Giorgio. Purtroppo
non ci sembra possibile ammettere siffatta derivazione, per quanto essa ci
sarebbe comoda: il nome di Giorgio era assai ben noto agli Arabi fin dai
primi tempi, in fonti anche più antiche di quelle sulla conquista dell'Egitto:
ed in queste il nome greco ha ritenuto sempre la sua forma Gurgis, Garaga
e .simili, ma senza mai, nemmeno lontanamente, corrompersi in forme simili
ad al-A'rag ed U'ayrig, due nomi schiettamente semitici. Gurayg corrisponde
inoltre a Gregorio e non a Giorgio (cfr. Horovitz, Spuren Griech-Mimen,
pag. 82). Il Butler sembra ignorare che il cognome al-A'rag è comunissimo
nella letteratura araba, e significa « zoppo », e che per nessun' autorità, di
esempio a noi conosciuto si può ritenere come corruzione d'un nome cristiano,
ed in particolare di Giorgio. Il nome Giorgio essendo comune e noto a tutti
gli Arabi emigrati fin dai primordi, non può mai essersi prestato alle corru-
zioni volute dal Butler. Anche graficanaente la trasformazione di una gim
in ayn mi riesce totalmente nuova: nei manuali arabi, nei quali sono rac-
colti i nomi tra loro simili, la possibilità di siffatta confusione è del tutto
ignorata. In ibn Màkulà abbiamo un caso rarissimo di un ayn che può
essere confusa con un bà (ossia Abdùn e Bandùn), ma mai con una gim.
Tale corruzione, graficamente e filologicamente, non è sostenibile se non
da chi abbia una conoscenza imperfetta dell'arabo. Il nome al-A'rag (men-
zionato nelle fonti più recenti), rimane ancora una incognita, per la quale
non è stato possibile trovare una spiegazione. Non ci consta da veruna
91.
§§ 1G5, IGti. io- 3.. H.
18. a. H. tinite che Chi.) od altri in Egitto avessero un difetto tìsico forrispondente
[EGITTO.- Il prò- , i- i v • l' v • *.• l tt' " '
biema suiiiden- ^'^ cognomi' di al-A rag, o al suo dimniutivo al-u ayrig.
tificazione della n nome abù Maryam, o ibn Maryam è spiegato dal Butlei- come deri-
ta ai-Muqawqis "^'^^o da Beniamino, vale a dire come una corruzione di Binyamin (Butler,
e sull'origine di r)13-614): ma i suoi ragionamenti non lianuo grande efficacia per ragioni
qu s o nome.i analoghe a quelle esposte riguardo alla derivazione di al-A'rag dal nome
Criorgio. Intatti il nome ibn Yàmin (arabo per Beniamino) era ben noto
agli Arabi musulmani tìu dai tempi di Maometto in Madinah: tra gli
Ebrei di Madinah vi erano vari ibn Yàmin (cfr. 3. a. H., § 4, nota 2 ;
4. a. H., § 12; 9. a. TI., § 27), e quindi una confusione con l'altro nome
ben noto agli Arabi di Mar3'am e dei suoi composti patronimici è molto
improbabile ed inverosimile. E possibile invece che il nome alni Mayàmin.
che si trova in al-Maqrizi ed in al-Suyùti, possa derivare da Abbà Benyà-
min per qualche errore del copista, ma non ritengo credibile che vi possa
essere rapporto tra Binj^àmin ed abu (o ibn) Maryam. Quest'ultimo nome
è anche più antico di abù Mayàmin.
Il Butler termina l'esame del nome abù Maryam identificando il per-
sonaggio così chiamato dagli scrittori arabi con il patriarca copto Benia-
mino: anche questo non poggia su basi sicure, né ci aiuta gran cosa. La
parte attribuita dagli scrittori arabi ad abù Maryam non combina in nulla
con quanto ci consta in modo siciaro sulla condotta del patriarca Benia-
mino durante la difesa e la resa dell'Egitto. Secondo il Butler, la confusione
si deve sj)iegare nel seguente modo: vale a dire che siccome la seconda resa
di Alessandria fu trattata con 'Amr b. al- Às dal patriarca copto Benia-
mino, mentre la prima resa fu opera del patriarca greco Ciro, gli scrittori
arabi hanno confuso insieme i due, e alcuni hanno attribuito le azioni di
Beniamino a Ciro, e quelle di Ciro a Beniamino, facendone così una per-
sona sola invece di due.
§ 166. — Infine il Butler passa all'esame del nome più importante,
al-Muqawqis, o al-Muqawqas (Butler, 515 e segg.). Egli comincia con
l'osservare come i nomi propri dati dalle fonti arabe oltre al titolo al-
Muqawqis non porgano veruu .^chiarimento, e quindi non possano essere
di utilità per le nostre ricerche sull'identità di al-Muqawqis. Il Butler in-
siste sull'errore delle fonti arabe di considerare al-Muqawqis come un copto.
La vera soluzione, secondo il Butler, ci è offerta dal patriarca Severus di
Usmùnayn nella sua storia dei patriarchi copti di Alessandria, storia alla
quale egli annette giustamente molto valore, perchè compilata su docu-
menti copti e di altra provenienza, conservati nelle biblioteche del mona-
stero di Dayr Maqàr fMacarius), del monastero di Nahyà ed altri.
92.
18. a. H.
§ 16fi.
Severus afferma che l'imperatore Eraclio investì Ciro, dopo la ricon-
quista dell'Egitto dai Persiani, della doppia carica di patriarca e di gover-
natore di Alessandria. Ora è noto che Ciro governò in Egitto per dieci anni, ed
in un documento il patriarca copto Beniamino allude ai « dieci anni durante i
« quali Eraclio ed al-Muqawqis governavano l'Egitto », e più avanti accenna
a Ciro come governatore miscredente (ossia ortodosso), che fu a un tempo pre-
fetto e patriarca di Alessandria sotto i Romani (Greci). Più tardi, quando
Beniamino narra la sua fuga, dice che al-Muqawqis lo cacciò via.
E chiaro dunque che, secondo Severus, Ciro ed al-Muqawqis sono la
stessa persona. Sino a prova in contrario io credo si debba anche noi ac-
cettare questa identificazione di al-Muqawqis con Ciro, il patriarca gover-
natore di Alessandi'ia: il Butler prosegue a confermare siffatta congettura
suggerita dal testo di Severus, con molte altre notizie di fonte diversa.
Egli sostiene come uno dei fatti più certi del presente periodo che Ciro,
per l'incarico avuto dall'imperatore, fosse a un tempo governatore, patriarca
e viceré di Eraclio in Egitto. Stabilito questo punto importante, egli trova
nuovi argomenti in favore dell'identità di Ciro-al-Muqawqis in varie no-
tizie di documenti copti, nei quali sia direttamente come narrazione di
fatti avvenuti, sia indirettamente in forma di profezie, si parla di Ciro
(Butler, 617 e segg.), sempre con termini di obbrobrio e con sentimenti
di odio profondo. In una profezia specialmente si parla del kauchios, il
falso arcivescovo, revisore dei redditi d'Egitto, in conflitto con il patriarca
copto Beniamino. V'è poi il passo del sinassario copto pubblicato dall'Amé-
lineau, al quale abbiamo già fatto cenno, passo in cui sotto la data dell' 8
Tùbah, il giorno della morte del patriarca copto Beniamino, è detto: '« Be-
« niamino soffi'i grande male dalle mani di al-Muqawqis: egli fuggì nel-
« l'Alto Egitto durante dieci anni...: l' al-Muqawqis era il capo della re-
« ligione di Calcedonia (ortodossia) ed era stato fatto governatore e patriai'ca
* sopra l'Egitto ».
Il sinassario etiopico, pubblicato dal Pereyra, fa cenno di « al-Mu-
*■ qawqis, ossia il governatore ed arcivescovo della città di Alessandria e
« di tutta la terra d'Egitto ».
Dall'esame di questi documenti il Bvitler conclude non esservi dubbio
possibile che Ciro non sia la stessa persona di al-Muqawqis, e dobbiamo
convenire con lui che gli argomenti addotti sono molto persuasivi; ma non
possiamo ancora dire che il problema sia risoluto e ciò sarà palese quando
avremo esaminato tutte le tradizioni della conquista.
Le contraddizioni e le oscurità che permangono ancora, dimostrano
come i tradizionisti arabi nel fare menzione di al-Muqawqis non si ren-
18. a. H.
lEGITTO. - Il pro-
blema 6uir iden-
tificazione della
persona chiama-
ta al-Muqawqis
e sull'origine di
questo nome.]
98.
§§ im, itì^.
18. a. H.
18. a. H.
[EGITTO.- Il pro-
blema sul!' Iden-
tificazione della
persona chiama-
la al-Muqawqls
e sull'origine di
questo nome.'
dessero ben conto (.-hi egli t'osse, ed abbiano adottato il nome come termine
quasi generico per indicare la persona principale in Egitto al momento
dell'invasione. Quindi è egualmente manifesto che il nome al-Muqawqls
liferiscesi alla principale persona di parte bizantina durante la ct)nquista.
al-Muqawqis è, secondo gli Arabi, la persona che stipulò la resa dell'Egitto:
Giovanni di Ni(]yùs dice chiaramente che Ciro fu il traditore dell'Egitto (').
È bene però aggiungere, a complemento delle ragioni raccolte dal
Butler, che sicuramente nelle fonti arabe v'ò la tendenza ad unificare in
una persona tutti quelli che trattarono con 'Amr a nome dei Copti e dei
Greci. La persistenza con cui le fonti arabe insistono che al-Muqawqis fosse
un copto, e la varietà dei nomi propri attribuitigli, mi sembrano zagioni
assai valide per sostenere che sotto al-Muqawqis ascondesi mm solo il pa-
triarca Ciro, ma anche uno o più rappresentanti degli Egiziani. Dubito,
per esempio, che le prime trattative tra 'Amr b. al-'As ed i difensori di
Babilonia fossero dirette da Ciro: riterrei che tosse il governatore della
fortezza, un Giorgio, forse un copto, di cui v' ò ripetuta menzione nella
cronaca di Giovanni di Niqjus, e che forse era zoppo, donde il nome al-A'rag
o al-U'ayrig, il piccolo zoppo.
Le tradizioni aral^e fanno ritenere che un copto trattasse per i Copti,
e par inverosimile, secondo il tenore delle fonti musulmane, che Ciro, mal-
chita, ortodosso, rappresentante ufficiale dell' iruperatore, parteggiasse per
i Copti contro Eraclio, dopo tutte le persecuzioni degli anni precedenti.
Quindi crediamo che nelle trattative di Babilonia gli Arabi pattuissero con
un Copto (Giorgio?, Minas?) e nella resa di Alessandria con Ciro il patriarca.
Gli Arabi confondendo tutto hanno fatto dei due negoziatori uno solo, sce-
gliendo il più importante, Ciro, e chiamando ambedue al-Muqawqis, ossia
con il nome singolare che aveva l'ultima e più eminente persona, quella
che rappresentava ufficialmente Eraclio.
Nota 1. — Alla questione che cosa possa essere il nome Qarqab o Qurqub, elle tigiira in alcune
tonti arabe come il padre di Giorgio, e quindi di al-Muqawqis, il Butler apporta alcuni utili contributi.
Qarqab può essere facilmente una corruzione di copista per Qarqar, ed .<ibu Salili (pag. 156) dice che
Qarqar è un derivato di Gregorio. Ora Qarqiir è comunemente l'equivalente di Gregorio tra i Copti
ed Armeni del tempo nostro. Quindi Qarqab potrebbe essere corruzione di Gregorio. V'è però anche la
possibilità che Qarqar sia una corruzione grafica di abù Qirus, e quindi, dice il Butler, potrebbe essere
che nel corrotto Qarqab si asconda una reminiscenza del nome di Ciro. Il Karabacek, e con lui l'Amé-
lineau, vedono in Qarqab un errore di scriba per Farqab, che sarebbe una trascrizione del gi-eco-copto
Parkabios. Cfr. § 161. nota 1, dove abbiamo nella stessa genealogia Gurayg e Qurqub.
§ 167. — L'ultima parte della critica del Butler (pag. 623 e segg.)
tenta di risolvere l'enigma del nome al-Muqawqis. Avendo notato che au-
torità relativamente moderne, ossia al-Damiri e l'autore del Qàmùs (che
il Butler confonde con il suo commentatore, autore del T a g a 1 - ' A r ù s ,
94.
18. a. H.
5 167.
eil erroneamente lo mette nel secolo xix, mentre al-Firùzabàdi, autore del 18. a. h.
Qàmùs. mori nell'SlT. a. H.), affermano significare al-Muqawqis ima specie biema suiiiden-
di tortora egiziana, il Butler ritiene che il nome applicato alla tortora sia tificazione delia
nno scherzo moderno di parole. Il Butler respinge parimenti la supposizione ^^ ai-Muqawqis
del Karabacek, che il nome possa venire dal greco [it'^rx-y/rfC, perchè manca « sull'origine dì
■ -i . 17 T , ,•, 1 • -n" • 1 questo nome.l
Ogni documento per provare 1 uso di questo titolo m Egitto o altrove, e
poi, aggiunge che la somiglianza così grande tra il greco e l'arabo è anche
un argomento fatale all'ipotesi, un'osservazione di cui nondimeno non com-
prendo la ragione.
Egli annette invece molta importanza al termine usato nei documenti
c(»pti, vale a dire kauchios: alcuni, come l'Amélineau, lo vorrebbero deri-
vato da kauchion, piccola moneta di bronzo in forma concava. Ma il Butler
giustamente osserva che l'uso di questa parola è molto incerto, ed il Du Gange,
che la registra nel suo dizionario, non è nemmeno certo che si possa leggere
in quel modo. Per questo motivo il Butler pone tale spiegazione in disparte
e la respinge: non ci pare che si possa negare la giustezza degli argomenti
del Butler, e volentieri e pienamente accettiamo le sue conclusioni.
Nonostante la natura difììcilissima del problema, il Butler tenta un'altra
.^•iluzione, ponendo innanzi, alla fine del suo studio su al-Muqawqis. dvie
ipotesi, che, a suo modo di vedere, potrebbero spiegare l'enigma.
Nell'una egli crede che la parola copta kauchios, di origine certa-
mente bizantina, e con la quale viene designato il patriarca Ciro, possa
essere una derivazione di kaukaso, perchè è noto che Ciro, prima di ve-
nire in Egitto era vescovo di Phasis nel Caucaso, e gli Egiziani possono
averlo chiamato Kaukasios, abbreviato poi volgarmente in kauchios,
donde l'arabo al-Muqawqis. Tale spiegazione non mi convince molto, perchè
la riduzione fonetica di kaukasios in kauchios non mi sembra confortata
da sufficienti prove (').
L'altra spiegazione, secondo il Butler. potrebbe venire dal termine
greco xaO/oc, che ha significato osceno di sodomita passivo: sarebbe stato
dato dai Copti al patriarca Ciro per l'odio da lui destato durante i dieci
anni di crudeli persecuzioni. Questa opinione è molto arrischiata e presenta
alcune gravissime diflScoltà, riconosciute parzialmente anche dal Butler: in
primo luogo non esiste in greco la forma aggettivale xaòyco?, ed i tentativi
fatti dal Butler per superare questa difficoltà non ci persuadono. Si ag-
giunga che non possiamo comprendere come e perchè i Copti lancdassero
proprio questa accusa invereconda contro Ciro, non essendo essa confortata
da verun indizio in nessuna delle fonti copte più ostili al patriarca. Se tra
i Copti si fosse diffusa siffatta voce scandalosa a pregiudizio di Ciro, ne
96.
167, 168
18. a. H.
questo nome.]
'6 a- H. avremmo trovata un'eco nei documenti copti del tempo, che invece lo i<jno-
[EGITTO.- Il prò- , ^ ^ • x; * i +• n • ^ i, - i
biema suii'iden- yi^^w completamente: mnne se tale accusa tu lanciata, perche andare a sce-
tificazione della gliero UH tonnine letterario .sì oscuro ed insolito e non ricorrere a (juelli
persona chiama- -ini- .i ii t i i • i i i i
ta ai-Muqawqis !>•" coiuuni della Imgua greca.-' Ji. come gli Arabi lo avrebbero rac-colto,
e sull'origine di trattandosi di persona Foro amica? (^).
In conclusione, dunque, nessuna delle tentate spiegazioni dell' enigma-
tico nome può soddisfare la critica, nessuna resiste ad una severa analisi.
Con i documenti che abbiamo non è possibile risolvere l'intricato problema:
la nostra sola ed ultima speranza è di troxare un giorno un tjualclie pa-
piro contemporaneo alla conquista, in cui si faccia allusione a questo pei-
sonaggio misterioso in modo da spiegare l'origine del nome e confermare
le precedenti deduzioni, che al-M\iqawqis sia veramente il patriarca Ciro.
Del resto l'origine filologica del nome è problema, seppure attraente, d'im-
portanza storica secondaria, ammesso che al-Muqa\vqis sia fuori dubbio equi-
valente di Ciro.
Nota 1. — Al mumentu ili dare alle stampe questo loglio è venuto a mia conoscenza che il signor
Michelangelo Guidi, figlio del celebre prof. I. Gviidi, ha presentato una tesina ili laura su questo argo-
mento, esprimendo l'opinione che il patriarca Ciro e al-Muqawqis siano una sola persona. Il Guidi oltre
lo ragioni di identità date più sopra, adduce l'argomento che al-Muqawqis sia piuttosto la forma wjy.xj-
y.xGti;, che r/_5X/.t5;, anche perchè i due qàf arabi presuppongono due /- e non un '■/.. La torma era natu-
ralmente zaj/.sGu, dalla quale nasceva facilmente la forma afilologica Muqawqis. Era naturale ohe Ciro,
malchita, fosse dai monofisiti chiamato con un nimiignolo die aveva del dispregiativo.
EGITTO.fj — La cronologia della conquista araba dell'Egitto.
§ 168. — Il problema della cronologia della conquista araba in Egitto
porge molte difficoltà, alle quali cercheremo di dare la migliore soluzione
possibile con i documenti di cui disponiamo: ma è diflficile eliminare tutte
le incognite e le contraddizioni stante l'incertezza che avvolge i veri mo-
vimenti di Amr b. al-'As. Lo studio di tutta la questione della conquista
lascia l'impressione che le fonti non ci diano la caratteristica vera della
campagna, ma una versione accomodata a posteriori. Chiariremo meglio il
nostro pensiero quando saremo entrati in materia: intanto contentiamoci
di esporre il modo con il quale noi intendiamo tentare la soluzione dei
vari problemi cronologici e militari della conquista.
Non è possibile intraprendere in questo luogo l'analisi di tutte le
questioni cronologiche attinenti alla storia della conquista araba in Egitto:
per un simile tentativo bisognerebbe presupporre da parte del lettore la
conoscenza già intima di tutto il materiale storico. Noi procederemo invece
con il sistema [graduale, vale a dire studieremo i problemi caso per caso,
quando il nesso della narrazione ci costringerà a fissare la tela della con-
quista araba. Seguiremo però il nostro solito sistema, riassumendo prima
96.
18. a. H.
168-170.
tutte le versioni tentate dai nostri predecessori, e poi- aggiungendo la nostra ^S- a- h.
versione. Daremo qui lo specchio completo delle varie ricostruzioni storiche ' noiogia delia
della conquista, quali furono proposte dagli altri studiosi: nella nostra ri- conquista ara-
ha 1
costruzione degli eventi ci contenteremo per ora di stabilire l'anno in cui
la campagna ebbe principio. A suo tempo verrà la discussione degli altri
{)unti controversi.
La rassegna delle varie ricostruzioni sarà una conveniente introduzione
all'esame minuto di tutta la questione, e questa rassegna darà anche da
sé sola qualche lume diretto e convincente, perchè stabilirà quali sono i
punti in cui tutti i pareri e tutte le versioni concordano. Quei punti do-
vranno presentarsi allo studioso novello della questione come i fatti oramai
assodati dalla critica storica. Citeremo le fonti secondo l'ordine cronologico
di quegli storici occidentali che narrarono la conquista. I ragguagli delle
fonti orientali saranno analizzati da noi piìx tardi, caso per caso.
§ 169. — Il Weil, il primo a tentare (nel 1846) una soluzione critica dei
vari problemi della conquista dell' Egitto, è incerto se Arar incominciasse V in-
vasione nel 18. o nel 19. H., d'accordo con il Califfo 'Umar. Nella narrazione
successiva si conforma per lo più al riassunto di ibn 'Abd al-hakam, pubbli-
cato dall'Ewald nella Zeitschrift far die Kunde des Morgenlaudes, voi. III.
1840. pag. 33G e segg. Degli errori secondari di cronologia e di svolgimento
della campagna non teniamo conto: la versione di ibn 'Abd al-hakam è assai
povera di date, e del pari lo è quindi i][uella del Weil, che segue ciecamente
il cronista egiziano, e, narrate le vicende guerresche della campagna dall'as-
sedio di Babilonia a quello di Alessandria, fa cadere questa nelle mani di
'Ami- b. al-'As il primo Muharram del 21. H. (Weil, I, pag. 10G-115J.
Egli respinge quelle fonti che pongono la caduta di Alessandria nel Mu-
harram del 20. H., fondandosi sul fatto, che la morte di Eraclio è una
(lata sicura sulla quale non è possibile discutere, e che può servire di guida
nella ricostruzione cronologica: egli però, avendo imperfettamente studiato
il testo manoscritto di al-Tabari, dichiara, che i dati raccolti da questo cro-
nista non meritano nemmeno menzione (Weil, I, pag 115, nota 1).
Il Weil dunque non ci porge verun lume, né poteva darlo, conside-
rata la deficienza e la qualità poco sicura delle fonti da lui consultate.
§ 170. — II. Muir (nel 1883) ricostruisce molto arbitrariamente la con-
quista dell" Egitto, facendo partire 'Amr b. al-'As alla fine dell'anno 19. H.,
e ponendo tutta la campagna in un anno solo: per la fine dell'anno 20. H.
tutto l'Egitto, secondo lui, fu già conquistato, compresa anche Alessandria
(cfi-. Muir Annals, 239-240). Egli si astiene da ogni critica vera delle
fonti e della cronologia.
97. 13
ss IT0-17>.
18. a. H.
'S- ^- '^- Di tutto le versioni da noi studiate quella del Muir e la più infelice
(EGITTO. - La ero- ,, • , , •
oologia della '' 'i' pi" lontana (lallii venta, tanto lome schema cronologico, quanto come
conquista ara- carattere dato all'impresa di Anir. Non mette il conto di soffermarvisi per
ba.] , ,. -
dimostrare m che cosa egli erra.
È un peccato che uno scrittore avente tante (jualità letterarie, e tanta
abilità nel porgere la materia storica con forma attraente e piacevole a
leggere, abbia posseduto sì poco quello spirito critico che noi riteniamo
indispensabile per lo storico sintetico, ma non esigiamo dall'annalista.
§ 171. — Le precedenti ricostruzioni sono fondate esclusivamente sulle
fonti arabe, e sono quindi assai deficienti.
Con le sole fonti arabe non sarebbe stato possibile mettere bene in
ordine la matassa: per nostra fortuna possediamo anche alcuni brani di una
cronaca scritta da un contemporaneo, o quasi coetaneo dei primi tempi
del dominio musulmano in Egitto, ed egli ci porge alcuni capisaldi cro-
nologici, con i quali si può dire che le maggiori tenebre sono state dira-
date. Questi dati furono già esaminati molto superficialmente dallo Zoten-
berg, quando pubblicò (nel 1883) il testo, ossia la Cronaca di Giovanni di
Niqyùs; furono usati pure sommariamente dal Miiller e poi criticamente
illustrati dal Brooks [0)i the Chronology of the Conqnest of Egypt by tìv
Saracens, nella Byzantinische Zeitschrift, anno 1895, pag. 435-444). Rias-
sunti dal Wellhausen (Sk. u. Vorarb., VI, 89-90) nel 1899, furono infine
riesaminati dal Lane-Poole nel 1901 e dal Butler nel 1902, i quali però
hanno ambedue ignorato, strano a dirsi, i lavori del Wellhausen : se li
avesse conosciuti, il Butler avrebbe forse evitato parecchie inesattezze, e
si sarebbe risparmiata non poca fatica e lunghe discussioni.
§ 172. — Il Miiller (nel 1885), valendosi della predetta fonte copta, pone
la partenza di Arar b. al-'As per l'Egitto nell'anno 18. H.: egli suppone che
Arar b. al-'Às, da qualche tempo accampato dinanzi a Qaysàriyyah, non fosse
contento della propria posizione e sopportasse a malincuore di sottostare a chi
un tempo era stato euo dipendente, ossia Mu'àwiyah b. abì Sufyàn e che perciò
partisse con i suoi militi, 3500 uomini, all'insaputa del Califfo, per la conquista
dell'Egitto. Egli accetta la versione tradizionale della lettera (cfr. §§ 183 e
segg.) e ritiene che "Arar b. al-'As mirasse sovi'attutto a formarsi un go-
verno per sé solo sulle rive del Nilo, dacché in Palestina non aveva otte-
nuto quanto aveva sperato in compenso dei servizi resi.
Lasciando indecisa la questione se 'Amr sia partito nel 18. o nel 19. H.,
il Miiller pone come fatto certo che nel corso del 19. H. 'Amr si battesse
già con i Greci in Egitto, e con scorrerie fatte lungo il confine deser-
tico del Delta saccheggiasse il Fayyiim (come afferma Giovanni di Niqyùs).
18. a. H.
§ 172.
Non potendo tare molti proeressi, Ami- chiese ed ottenne da Umar altri ^^- *• ^■
. T T. , ^ • / 1 -, ^r ,1 T . • (EGITTO. -La cro-
rinforzi per assalire babilonia (che il Miiller dice erroneamente corrispon- noiogia delia
dere all'antica Memfi), dove erano Teodosio ed Anastasio, i due capi delle conquista ara-
ba.^
forze militari e dell'amministrazione civile della provincia. Dacché m uno
dei combattimenti con gli Arabi era perito Giovanni Duca di Barca, co-
mandante generale dei Greci in Egitto. Eraclio aveva mandato in quei
giorni un altre.) generale, un certo Theodorus, il quale però non potè farsi '
riconoscere dai predetti due capi militare e civile, e trovò una sorda oppo-
sizione alla sua autorità. Questi due sconsigliati, mirando ad emanciparsi
dal comandante generale con una grande vittoria prima del suo arrivo,
tentarono di assalire le posizioni di 'Amr b. al-As presso 'Ayn Sams (He-
liopolis), ma rimasero totalmente sconfìtti. Rifugiatisi a stento dentro la
città di Babilonia, dovettero arrendersi nel 20. H., lasciando libero così
agli Arabi il cammino verso l'Alto Egitto. Seguì allora un periodo di due
anni di spaventosa anarchia. Data però la configurazione speciale del paese,
gli Arabi non poterono fare alcun reale progresso, essendo inoltre le for-
tificazioni di Alessandria superiori alle forze ed ai mezzi che essi potevano
impiegare. Gli Arabi si contentarono di razzie predatrici.
In questo momento doloroso cessò di vivere Eraclio, e Costantino mala- -
ticcio aveva invano promesso soccorsi a Theodorus in Alessandria, dove il
comandante cercava ristabilire l'ordine nell'eterno guerreggiare dei partiti
locali; ma nulla potè fare. Venuto al potere Heracleonas, nel maggio del
♦541 dell' È. V., gli uomini al governo compresero che era impossibile con-
tinuare in questo modo, impoverendo l'impero per difendere una provincia
perduta, della quale decisero ora di sistemare definitivamente la sorte. Ciro^
il patriarca di Alessandria, si trovava allora in Costantinopoli: quest'uomo,
secondo il Miiller, era ben consapevole delle vere condizioni dell'Egitto, e
sin dal principio dell'invasione araba aveva esposto ad Eraclio le sue idee,
sostenendo persino l' opportunità di concludere un trattato con gli Arabi
e pagar loro un tributo per conservare il possesso dell'Egitto: si vuole
anzi che egli ritornato ad Alessandria di sua iniziativa interpellasse il co-
mandante arabo sulle possibili condizioni del trattato. Eraclio rrritatissimo
richiamò Ciro dall'Egitto e mandò in sua vece il predetto Theodorus.
Salito ora al potere Heracleonas fu richiamato Theodorus, in un con-
sulto con lui e Ciro fu deciso dal governo bizantino di far la pace con gli
Arabi in Egitto alle migliori condizioni possibili. Di questa missione furono
incaricati Teodoro e Ciro, i quali giunsero in Alessandria il 17 settembre 641,
ma nulla poterono fare, perchè la rivoluzione scoppiata in Costantinopoli rove-
sciò Heracleonas, e portò al trono l'undicenne Constante II, il quale, circon-
99.
^ 172, IT:!. 18. a. H.
'8. a. H. (lato di poiicdli. nulla potè fare. L'Egitto limase così abbandonato a sé stesso,
noiogia de7i°a " 25 mavzo 642 (17 Rabi' 21. H.) capitolò la tortezza di Babilonia, e .siccome»
conquista ara- jn conseguenza il pericolo arabo era cresciuto a dismisura, Ciro aprì seiì
negoziati, e nell'ottobre 642 (Dzù-1-Higgah 21. H.) tu conclusa la pace.
Il Mùller foggia la sua ricostruzione degli eventi principalmente su Grio-
vanni di Niqyus e .sul giudizio critico del Von Ranke (Wel tgeschich te,
\', 1, 148), ma, come vedremo, erra nella cronologia. Egli non tenta la risolu-
zione del problema di al-Muqawqis, in cui sospetta un titolo bizantino molto
corrotto dagli Arabi, o un nome copto, ma rileva come ìti Egitto le trattative,
allo stesso modo che in Damasco e Gerusalemme, furono concluse dalla mag-
giore autorità religiosa del paese. Il Miiller vede però nelle tradizioni aral:)e
su al-Muqawqis una confusione fatta dagli Arabi di due fatti distinti: l'uno è
la simpatia e l'appoggio prestato dai Copti agli Arabi durante l'invasione;
l'altro è l'iniziativa di pace di Ciro, nata da ragioni totalmente diverse.
Ciro morì di dispiacere il IO aprile 643 È. V., perchè il trattato da
lui concluso sollevò lo sdegno universale nel campo bizantino. Il 29 set-
tembre 643 gli Arabi entrarono nella città di Alessandria, in virtù del
trattato (Miiller. I, 261-266).
§ 173. — Il Wellhausen (Sk. u. Vorarb. , VI, 89-90) riassume con
rara competenza la cronologia della conquista araba dell'Egitto: diamo
perciò qui per disteso quanto occorre al nostro studio.
Il Wellhausen riconosce che la cronologia della conquista, secondo le
sole fonti arabe, presenta difficoltà insuperabili, e che essa poggiasi su basi
sicure .solo sui ragguagli fornitici dalla cronaca di Giovanni di Niqyus, cor-
rette e vagliate dal Brooks (Byzant. Zeitschr. , voi. IV, pag. 435-444,
anno 1895). Le conclusioni da farsi sono le seguenti. Dopo una disfatta
inflitta a loro dagli Arabi, i Greci si radunarono presso Babilonia sotto il
comando dell' Augustalis Theodorus con lo scopo di aggredire i nemici
prima ancora che sopravvenisse l'innondazione (nel me.se di agosto) (Niq-
yus, cap. CXI, pag. 436).
Amr b. al-'As, rinforzato da 4000 uomini sotto al-Zubayr b. al-'Awwàm,
assalì i Greci presso Heliopolis e li sconfisse nell'estate del 640 È. V. I
Musulmani allora occuparono il sobborgo meridionale {sic, correggi setten-
trionale) di Babilonia, posta sulle rive del Nilo, ed il Fayyùm (Niqyiis,
cap. CXII, pag. 439). Il 9 aprile 641, il lunedi dopo Pasqua, cadde la
cittadella di Babilonia, e la domenica 18 Genbot, ossia il 13 maggio 641
cadde la città di Niqyus (Niqyus, cap. CXVII, CXVIII, pag. 449). Nel-
l'ottobre comparve il patriarca Ciro di Alessandria in Babilonia, e concluse
il trattato, pel quale entro undici mesi Alessandria doveva essere abban-
100.
18. a. H.
173, 174.
ba.l
donata dalle milizie bizantine. Questo patto fu comunicato all'imperatore 18- a. H-.
Herakleonas dall'Augustalis Theodoros (Niqyiis. pag. 456). Questi era noiogìa deT^à
già di ritorno in Alessandria il 14 settembre 641 (Niqyùs. pag. 454). conquista ara-
Cii-o era già tornato prima, perchè vi aveva festeggiato la Pasqua del 641
(Niqyùs, pag. 454). Il trattato fn conchiuso esattamente il 17 ottobre
del 641, se veramente undici mesi passarono tra la conclusione del trat-
tato e la partenza delle schiere greche e. la resa della città. Nel periodo
Ì7itermedio 'Amr compiè l'invasione della Penta polis. Ciro morì il 25 Ma-
gabit. ossia il 21 marzo 642 (Niqyùs, pag. 459). il giovedì prima di Pa-
squa, perchè soltanto nel 642 cadde il giovedì prima di Pasqua su quel
giorno del mese. Questa ultima data è la base più importante della cro-
nologia e dev'essere, secondo il AVellhausen, il punto di partenza di tutta
la ricostruzione cronologica.
n 20 Hamle. ossia il 14 luglio 642, nel giorno del martire Theodoros.
Pietro divenne patriarca. Il 20 Maskaram, ossia il 17 settembre 642 Ales-
tsandria fu abbandonata dalle milizie bizantine.
Dunque le date fondamentali sono: la battaglia di Heliopolis nel
(i40=19. H. : la caduta di Babilonia 641 = 20. H.: la resa di Alessandria
«42 = 21. H.
Su questo schema il Wellhausen adatta le narrazioni delle fonti arabe:
Ami- b. al-'As, secondo lui, non fece di testa propria la spedizione di
Egitto, perchè in quel tempo nessun musulmano e nessun madinese avrebbe
seguito 'Amr se egli avesse violato un ordine del Califfo. 'Amr fu effettiva-
mente soccorso da al-Zubayr, ed Alessandria si arrese senza colpo ferire.
Sul conto del Muqawqis il Wellhausen osserva che parrebbe essere
il capo dei Copti, ma presso al-Balàdzuri ha le stesse funzioni del patriarca
presso Griovanni di Niqyùs, e del signore di Alessandi'ia presso ibn Ishàq.
Il nome però, secondo lui, non è ancora spiegato.
§ 174. — Degna di speciale menzione è anche la versione data dallo
Stanley Lane-Poole, conoscitore emerito della storia egiziana, ed autore di
un'ottima storia d'Egitto {History of Egypt in the Middle Ages, London,
1901): egli pone l'arrivo di 'Amr b. al-'As a Wàdi al-' Aris nel 10 Dzù-1-
Higgah 18. H.. e l'invasione propria dell'Egitto nei primi mesi del 19. H.
<ili Arabi passano anche sull'altra riva del Nilo e molestano il Fayyùm:
poi assediano la città di Misr, o Babilonia d'Egitto, dividendo le loro forze
in tre corpi, l'uno al nord di Babilonia, un secondo a Tendùnyàs (che il
Lane-Poole crede fosse un sobborgo fortificato sulla riva occidentale del
Nilo, a sud-ovest di Babilonia, ossia sobborgo settentrionale di Memfi), ed
un terzo corpo più a nord ancoi'a, presso Heliopolis (l'antica On, l'odierna
101.
ba.l
§§ 174, 175. 18. a. H.
18. a. H. 'Ayn Sams). I Greci furono così tentati ad uscire dalle loi-o fortificazioni
noiogia de7i°a ''^^ aggredire gli Arabi in Heliopolis, ma in questo modo caddero nella
conquista ara- insidia tesa loro da 'Amr b. al-'.^s, perchè gli altri due corpi arabi piom-
barono loro alle spalle e li fugarono. Nella rotta gli Arabi occuparono
Tendunvàs e tutta la cittf» di Mi.sr, tranne la cittadella, alla quale fii ora
messo Tassodio. Effetto della vittoria fu l'abbandono per parte dei Grreci di
tutto il Medio Egitto, e gli Arabi occuparono il Faj^yùm, Asvùt ed in se-
guito anche Bahnasà. — Questa versione del Lane-Poole è fondata anche
essa sulla cronaca di Giovanni di Niqyus: vi si aggiunge un breve sunto
della versione araba, quale è in ibn 'Abd al-hakam, ma senza tentare la
fusione delle due versioni. Così ha occasione d'inserii'e il testo del pieteso
trattato d'Egitto (T a bari. T. 2588), concluso per intercessione di al-Mu-
qawqis, che il Lane-Poole, come già si vide, chiama ó-irgis, figlio di Menas.
Secondo il Lane-Poole questo trattato fu conchiiiso indipendentemente
dalla presa della fortezza di Babilonia, espugnata dagli Arabi dopo la con-
clusione del trattato, il !• aprile 641, ossia 21 Rabi' II, del 20. H.; la qual
data è confermata dalla versione persiana di al-Tabari. La presa di Niqyùs
avvenne il 13 maggio tì4L Poi segui la capitolazione pacifica di Alessan-
dria nell'ottobre 641, e la partenza definitiva delle milizie greche il 17 set-
tembre 642 dell' È. V. dal porto di Alessandria.
Il Lane-Poole (pag. 13, nota 1) rileva che la cronologia di tutta la
conquista, secondo i cronisti arabi, è arruffatamente confusa, mentre l'or-
dine degli ultimi capitoli della cronaca di Giovanni di Niqyùs deve esser
mutato, anteponendo i capp. CXVI-CXVIII al cap. CXIV. La marcia degli
Arabi verso Damietta, al nord, deve essere avvenuta nella primavera del 641,
ossia prima della inondazione: ciò implicherebbe la modifica dell'indica-
zione Indizione XV (nella rubrica del capo CXV della cronaca di Giovanni
di Niqyùs), in" Indizione XIV. Così pure l'Indizione riguardante la caduta
di Babilonia deve essere la XIV e non la XV, come vorrebbe la fonte me-
desima. Certo, ritiene il Lane-Poole, l'ingresso in Egitto di Amr nel Dzù-1-
Higgah del 18. H., s'accorda pure con la morte del patriarca Ciro il 2")
Magabit, giovedì dopo Pasqua, ossia il 21 marzo 642, data che è impor-
tante perchè pone la conclusione della resa di Alessandria nel 641. È noto
che la resa di Alessandria è messa nove mesi dopo la morte di Eraclio,
che spirò l'il febbraio 641. Ciò porta alla capitolazione della città nell'ot-
tobre 0 novembre dello stesso anno, e la ritirata, undici mesi dopo, delle genti
greche, il 17 settembre 642, come vuole la cronaca di Giovanni di Niqyùs.
§ 175. — Diamo per ultimo lo schema cronologico della conquista quale
è stato messo insieme con grande cura dal Butler, alla fine di una lunga
102.
18. a. H. § 175.
appendice (pag. 526-546), nella quale ha vagliato attentamente tutte le no- ^^ ^ ^-
tizie cronologiche estratte dalle fonti. La critica delle fonti arabe è nel oologia delia
Butler difettosa per le ragioni già enunciate, ma siccome i punti fonda- conquista ara-
mentali dello schema sono forniti da Giovanni di Niqyùs, la parte difettosa
nella critica dei testi arabi non porta gran danno alle sue conclusioni. Lo
schema cronologico è il seguente:
1" 'Amr giunge in al-'Aris, 10 Dzù-1-Higgah 18. H., ossia 12 di-
cembre 639.
2° Pelusio espugnata un mese dopo, circa gennaio 640 = Muharram
19. a. H.
3" Razzia delle schiere di Amr nel Fayvùm. circa may,ai'> 640 =
(rumàda II.-Ragab 19. a. H.
4" Arrivo di rinforzi dall'Arabia (sull'autorità di Severus), circa
6 giugno 640 = Ragab-Sa'bàn 19. a. H.
5" Battaglia di Heliopolis, luglio 640 = Sa'bàn-Ramadàn 19. a. H.
6° Occupazione della città di Misr.
7° Assedio della fortezza di Babilonia, incominciato nel settem-
bre 640 = Sawwàl-Dzù-1-Qa'dah 19. a. H.
8" Trattato di sottomissione concluso da al-Muqawqis (Ciro), ma
respinto da Eraclio, ottobre 640 = Dzù-1-Qa'dah-Dzù-l-Higgah 19. a. H.
9" Resa di Babilonia, 9 aprile 641 = 18. Rabì' II. 20. a. H.
10'' Presa di Niqj^us, 13 maggio 641 = 26 Gumàda I. 20. a. H.
11" Assalto di Alessandria, fine giugno 641 = Ragab 20. a. H.
12° Ritorno di Ciro da Costantinopoli ad Alessandria, 14 settem-
bre 641 = 2 Sawwàl 20. a. H.
13° Resa di Alessandria, 8 novembre 641 = 28 Dzù-1-Qa'dah 20. a. H.
14" Scavo del canale di Traiano, inverno 641-642 = 20.-21. a. H.
IB" Morte di Ciro, 21 marzo 642. = 13 Rabi' II. 21. a. H.
16" Insediamento del successore di Ciro, 14 luglio 642 = 10 Sa'bàn
21. a. H.
17° Alessandria abbandonata dai Greci, 17 settembre 642. = 16 Saw-
wàl 21. a. H.
18° Spedizione nella Pentapoli, inverno 642-643 = 21.-22. a. H.
19° Ritorno in Alessandria del patriarca copto Benjamin.
20° Rivolta di Manuel in Alessandria, fine 645 = 25. a. H.
21° Ripresa di Alessandria, estate 646 = fine 26. a. H.
L'esame, come si disse, più minuto delle varie date sarà fatto da noi
mano mano nello svolgimento della materia, quando avremo per ciascun
evento il necessario corredo delle fonti.
103.
18. a. H. EGITTO. Data e ragioni della partenza di Anir b. al- Às.
lEGITTO. - Data e _ ,„„ ,. ,• i- i ^.- • i^ •• i- . i
ragioni della par- § 1'"' — I >agli btucli predétti nsuita già (.Inaio, e saia anche pili lua-
tenza di Amr b. uifosto in apjìiesso, elic la data 10 Dzn-1-lIiggah 18. IT., riferita da ibn
■"' Abd al-liakani (cfr. § 190] pei' l' ingresso di Amr b. al-'As in Egitto, si
adatta tanto bene agli eventi posteriori, che non abbiamo veruna ragicme
per metterla in dubbio, e raccettiamo nella nostia ricostruzione degli eventi
elle seguirà molto davvicino quella del iiostici predecessore, il Butler. Tale
data concorda anche con altre considera/ioni che hanno valore nel pre-
sente argomento.
Quasi tutte le tonti arabe collegano strettamente la partenza di Amr
b. al-'As per l'Egitto con la visita di 'Umar in al-Gràbiyah (cfr. §§ 181, 182).
Alcune fonti vorrebbero che l'invasione dell'Egitto venisse concordata tra
capitano e Califfo in un convegno in al-Uàbiyah (cfr. §§ 181, 182), mentn.
altre versioni sembrano mettere in dubbio la notizia, ed atl'ermano che Amr
partisse all'insaputa e conti'ariamente agii ordini del Califfo (cfr. §§ 183,
187, 193, 194).
Orbene, la visita di Umar in al-Gràbiyah avvenne nel 17. H.. e ne!
18. ?I. seguì la peste, per causa della c|uale Umar non fece ritorno in
Siria. Se Amr b. al-'As partì nell' ùltimo mese del 18. H., vediamo che
tra il convegno di al-Gàbiyah e l'inizio dell'invasione dell'Egitto corse più
di un anno e mezzo: quindi è improbabile che la spedizione venisse discussa
ed approvata in quella cii'costanza. Le fonti narrano il prÌ2icipio della con-
quista come avvenuto immediatamente dopo il convegno di al-Cfàbiyah,
tanto è vero che alcune pongono perciò la venuta eli Umar nel 18. 11.
appunto per accomodare la cronologia- a siffatto preconcetto.
Rammentiamoci però che dopo la caduta di Gerusalemme venne l'as-
sedio di Cesarea, la quale resistette lungamente alle anni arabe, e nel corso
del 18. H. scoppiò la terribile peste che devastò la Siria: mi par quindi
logico inferire, che mentre il morbo faceva strage nell'esercito arabo e di-
sorganizzava r amministrazione musulmana in Siria, non fosse in verun
modo possibile allestire una -nuova spedizione.
Queste varie considerazioni rendono ijlausibile una correzione della vei-
.sione tradizionistica. Crediamo cioè che Amr b. al-'As possa aver proposto
al Califfo r invasione dell' Egitto durante il convegno di al-Gràbiyah, van-
tando la sua conoscenza del paese nei tempi che faceva il mercante: alk>
stesso tempo però l'indugio di circa diciotto mesi fa credere che il Califfo
respingesse la proposta, come infatti affermano esplicitamente alcune fonti.
L'assedio di Cesarea, la peste e la disorganizzazione dei servizi pi-eclusero
ad 'Amr ogni speranza di ottenere il consenso di 'Umar pei' la novella
104.
lo^t
&'
P5
<
>
a
Eh
CO
o
<
<
A
a
o
w
C5
Eh
18. a. H. §§ 176, 177.
avventura. Ma quando per la morte dei principali Compagni in Siria, il Calitfo ^8. a. H.
, ,-r ., . , EGITTO. - Data e
fece, nel 18. H., le nuove nomine, e preterì al veterano Amr b. al- A.s il più ragioni delia par-
o-iovane Mu'àwij'ali per il grado .supremo di governatore della Siria, 'Amr ienza di Amr b.
3l"As 1
yi senti offeso nel suo orgoglio e deluso nelle sue ambizioni (cfi-. § 187):
decise di crearsi da sé un governo più ricco e più bello di tutti gli altri,
e tornò a figgere lo sguardo con più avidità che mai sulla valle niliaca.
Appena le cii-costanze lo permisero, appena cioè la peste ebbe termi-
nate le sue stragi, e gli Arabi ebbero ripreso il normale assedio di Cesarea,
'Ami-, d'accordo con i capi da lui dipendenti, per lo più emigrati del Yaman,
decise di un tratto l'invasione dell'Egitto a dispetto del Califfo. Il famoso
incidente della lettera di 'Umar (cfr. § 183) può aver forse qualche fon-
damento di vero, ma non è escluso che possa trattarsi di una finzione tra-
dizionistica per scusare l'insubordinazione di 'Amr b. al-'As, e la debo-
lezza di 'Umar verso il suo dipendente poco disciplinato. Con la storiella
della lettera tutto è accomodato, mentre forse in realtà 'Amr agi di suo
arbitrio, ed il Califfo, poco sicuro ancora del suo prestigio, non osò reagire
energicamente, preferendo accettare il fatto compiuto e mandare soccorsi.
L'invio dei soccorsi con due antichi Compagni come Abdallah b. al-Zu-
bayr ed 'Ubàdah b. al-Sàmit, in posizione secondaria, rivelano chiaramente
l'intento del Califfo di controbilanciare l'indipendenza di 'Amr, e di ri-
prendere la sua autorità perduta, mettendo al fianco dell'indocile capitano
due temibili rivali, che avrebbero paralizzato con le loro gelosie qualunque
tentativo di Ami- di agire con soverchia libertà. Con la scusa di mandare
rinforzi 'Umar, assai abilmente e con fine diplomazia, ripigliava in mano
le redini che alla partenza di 'Amr gii erano palesemente sfuggite di mano.
EGITTO. — Tradizioni sulla partenza di Amr per la conquista del-
l'Egitto.
§ 177. — («) Secondo ibu Ishàq ed abù Ma'sar, l'Egitto tu conqui-
stato nell'anno 20. H. per opera di Amr b. al-'Às. abù Ma'sar dice poi
che al-IskandarÌ3-3'ah venisse espugnata nel 25. a. H.
(ò) ibn Sa'd (da al-Wàqidi) pone invece la conquista dell' Egitto e la
presa di Alessandria nel medesimo anno 20. H.
Infine Sayf b. 'Umar riporta ambedue gli eventi nell'anno 16. H. (Ta-
bari, I, 2579-2580).
Cfi-. Athir, II, 440; Dahlàn Futùh, I. 38; Maqrizi Khitat, I,
288, ìin. 21-22; Mahàsin. I. 24.
(e) Khaldun, II, Ajjp., 144, narra la conquista dell'Egitto come av-
venuta subito dopo la presa di Gerusalemme, e dice che le milizie musul-
11 15. 14
ce I" iwl lo* 2i* il*
18. a. H. maiir paitiioiio o noi '20.. o noi •21., o nel "25. H. Nel resto lia.s.suiue le
tradizioni di Sa\ t 1>. Limar.
maiir partirono
lEGITTO. - Tradi
1'
zioni sulla par-
tenza dì Amr per Anche in Tabaii Zotenlierg, III, 461-467, si narra la conquista
la conquista del- ,|pj|.p |^t^^ ^.^^^Q avvenuta nel 20. TI., quando Umar scrisse ed 'Amr di
I editto* I *^
invadere la vallo del Nilo. In questo testo gli errori cronologici-storici pul-
lulano e non mette il conto di enumerarli. Egli pone la presa di Ales-
sandria come prima impresa di 'Amr: poi la presa di Memfi [sic: inten-
desi Babilonia), ed infine la battaglia di Ayn Sams. Poi dice che Misr
tu presa nel Rabi' II. del 20. H.
§ 178. — (ibn Ishàq). Quando fu terminata la conquista della Siria,
il Califfo 'Umar scrisse ad 'Amr b. al-'As di marciare con il suo esercito
alla conquista dell'Egitto. Amr invase allora l'Egitto (nel IO. H.?) ed
espugnò Bàb al-Yùn (Bàb Alyùn = Babilonia) nel corso dell'anno 20. H.
La presa di Alessandria (al-Iskandariyyah) avvenne nell'anno 25. H.,
secondo del califfato di 'Uthmàn, e per opera di 'Amr b. al-'As (') (Ta-
bari, I, 2580-2681).
Cfi-. Ma ha sin, I, 24.
Nota 1. — Alludesi alla seconda presa di Alessandria.
§ 179. — (Eutj'cliius). Mentre era in Siria, il Califfo 'Umar ordinò ad
Amr b. al-'As d'incominciare a prepararsi per una spedizione in Egitto,
ma gì' impose la condizione che se gli giungeva una sua lettera, mentre
era ancora in Siria, non proseguisse più verso l'Egitto: se invece la let-
tera lo raggiungeva quando fosse già in terra egiziana, allora andasse pure
avanti per la sua strada (Eutychius, ed. Cheikho, II, 19, Un. 5-8).
§ 180. — Secondo Khalìfah (b. Khayyat), ed altri, nell'anno 20. H. il
Califfo Umar scrisse ad 'Amr b. al-'As di recarsi in Egitto: con lui mandò
anche al-Zubayr b. al-'Awvvàm, che partì da Daqhalah con Bisr b. Artàh,
'Uma3-r b. Wahb al-Grumahi e Kharigah b. Hudzàfah al-'Adawi. Arrivarono
a Bàb al-Lùq (sic, ossia Bàb Alyùn), che resistette all'invasore e fu presa
d'assalto. La gente della trincea (Ahi al-Khandaq), ossia gli abitanti della
fortezza, conclusero un trattato (con gli Arabi). Il primo a montare sulle
mura della città fu al-Zubayr b. al-'Awwàm, ed appresso a lui corse la
gente. Allora al-Zubajn- invitò Amr a dividere la città tra coloro che
l'avevan conquistata, ma Amr non volle consentirvi se prima non avesse
udito il parere di 'Umar (Mahàsin, I, 5 e 23).
Dzahabi Paris, I, fol. 133,r.
§ 181. — ('Uthmàn b. Sàlih). Quando nel 18. a. H. Umar venne ad
al-Gràbiyah, 'Amr b. al-'As si presentò al Califfo e gli chiese il permesso di
recarsi in Egitto. 'Amr era stato in quel paese nei tempi pagani e ne
106.
18. a. H. §§ 181, 182.
aveva conosciute le vie. e ne aveva appurate le ricchezze (M (Abd al- 18. a. h.
, , _„ ^^ [EGITTO. - Tradì,
hakam. <9). zioni sulla par-
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 168, lin. 30 e segg.: Suyùti Husn, I, 61. tenzadiAmr per
la conquista del-
NoTA 1. — Sulle ragioni che mossero 'Amr a recarsi in Egitto nei tempi pagani abbiamo la se- l'Egitto.]
guente leggenda ibn 'Abd al-liakam, da Yahya b. Khàlid al-'Adawi, da ibn Lahi'ah, e da Tahya b.
Ayyub, da Khàlid b. Ayyub). Nel corso di un viaggio commerciale a Gerusalemme, 'Amr b. al-'As si
imbattè in un prete cristiano isammàsi, nativo di Alessandria, e gli rese due grandi servizi, vale a
dire gli diede un giorno da bere dalla propria otre, quando taceva molto caldo ed il prete sofiriva una
sete ardente : e poi gli salvò la vita uccidendo una serpe che voleva morderlo, mentre dormiva. Il prete, ri-
conoscente, invitò 'Amr a seguirlo in Alessandria, dove lo avrebbe generosamente ricompensato per avergli
scalvata due volte la vita: e poiché la vita di un uomo valeva iu Arabia cento cameli, il prete gli oiferse
un compenso di duecento cameli. 'Amr, che possedeva allora due soli cameli, e sperava guadagnar tanto
nel viaggio a Gerusalemme da potersene compenire un terzo, si senti invogliato ad accettai-e l'ofi'erta.
Ne parlò ai compagni, offrendo di dare una parte dei suoi guadagni, se uno di loro lo avesse accompa-
gnato. Questa proposta fu accolta con favore e 'Amr, accompagnato da un altro arabo, segui il prete fino
ad Alessandria. Quivi ebbe occasione di vedere la ricchezza dell'Egitto e lo splendore dei suoi monumenti,
e rimase compreso d'ammirazione di tutto ciò che vide. Avvenne ora che nei giorni in cui 'Amr rimase in
Alessandria, in questa città si tenne una grande festa alla quale presero parte tutti i principi e più nobili
del paese. Essi avevano una palla d'oro incoronata che in questa circostanza solevano lanciarsi l'uno
all'altro, e ritenevano che, se essa veniva a cadere nella manica ikumm) d'uno di essi, e vi rimaneva,
quel tale, prima di morire, diventerebbe signore dell'Egitto. Orbene, 'Amr giunto in Alessandria col prete
e colmato da questo di doni, assistette alla lesta in cui si giocava alla palla, e volle il Destino che essa
in uno dei .*uoi voli venisse a cadere proprio nella manica di 'Amr con grande meraviglia di tutti i
presenti, i quali non potevano capacitarsi come il governo dell'Egitto sarebbe mai potuto passare in
mano a quell'arabo del deserto. Il prete regalò di poi 2000 dinar ad 'Anu-, narrando a tutti come questi
gli avesse salvato due volte la vita; altri 1000 furono contribuzioni volontarie di tutti gli amici de! •
prete, ai quali questi si era rivolto per soccorso. Con tale ingente somma 'Amr e il suo compagno arabo
fecero ritomo presso i colleglli in Palestina; ai compagni egli regalò 10(^) dinar, e tenue per se gli
altri 2000 ('Abd al-hakam, 79-82).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 158, lin. 32 e segg.; Suyùti Husn, I, 45-47: Dahlàn Futfih,
I, 38-39.
§ 182. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah, da Ubaydallah b. abì
Ua'far, e da 'Ayyàs b. Abbàs al-Qitbàni, e da altri). Quando 'Umar b. al-
Khattàb venne ad al-Gràbiyah, Ami- b. al-'As ebbe con lui un'udienza par-
ticolare, nella quale chiese al Calitib licenza d'invadere l'Egitto, descri-
vendogli r immensa ricchezza del paese, la facilità di conquistarlo, ed i
vantaggi incalcolabili che ne sarebbero derivati per lo stato musulmano.
Nondimeno 'Umar, non volendo esporre a grave rischio i Mu.sulmani, ri-
spose con un rifiuto. — Amr non si scoraggi, ma continuò in appresso ad
insistere sul suo disegno, adducendo sempi'e nuovi e più validi argomenti,
finché alla fine il Califfo cedette alle istanze del suo luogotenente e contèri
ad 'Ami' il comando di 3600 o 4000 uomini, tutti della tribù di 'Akk (')
(Yamau) (Abd al-hakam, 82j.
Cfi-. Yàqùt, III, 893, lin. 10 e segg.; Suyùti Husn, I, 51; Ma-
hàsin, I, 6, lin. 10 e segg.; Dahlàn Futùh, 1,38; Nuwayri Leid,
I. fol. 68,v.-69,r.; Maqrizi Khitat, I, 288, lin. 23-26.
Nota 1. — Secondo abù-l-Aswad Nasr b. 'Abd al-gabbàr (da ibn Lahi'ah, da Yazid b. abi Habibi
'Amr b. al-'As invase l'Egitto con soli 3600 uomini, ed 'Abd al-malik b. Maslamah (da ibn Lahi'ah, da
107.
18. a. H.
Yaaiil »•• libi llabilo, confermando questa notizia, aggiunge che. un terzo dello t'ovze erano Aralii delln
EGITTO. • Tradi- tribiN tibiiUq l'Abd al-liakam, 8-2-8.1).
zioni sulla par- Cfi. Y.'iqul, 111, «W, li". IH-
lenza di Amr per ^ j g3_ ('Uthuiàn b. Salili, (la ibii Laliì'ah, da Ubaydallali b. abì
la conquista del- , " ' ,,^ "- , , ., ti- j n t.i -ìì
r Egitto.) efatVir». Il Gallilo Umai ii\i'va dato pero il permesso d invadere 1 higitto
luolt»! a lualincuore, perchè temeva assai che una sventura venisse a col-
pire i Musulmani: perciò nel congedare 'Amr, gli annunziò che gli avrebbe
scritto fra breve una lettera con altre istruzioni ed aggiunse che, se nella
lettera v'era un ordine di rinunziare all'impresa, egli doveva immediata-
mente ritii-arsi, tranne che si trovasse già in terra egiziana. Queste pa-
role indussero 'Amr a sollecitare, il più possibile i preparativi: egli parti
nelle ore più buie della notte e si spinse^con i suoi in direzionje dell'Egitto
con la massima sollecitudine, temendo sempre ricevere una lettera di ri-
chiamo prima di aver varcato il confine. Né s'ingannò: nell'arrivare a
Rata li lo raggiunse un messo di 'Umar con una lettera del Califfo : 'Amr
ne sospettò il contenuto e non volle prenderla in consegna in quei luogo:
ordinò di proseguire la marcia e giunto così alfine in un villaggio che
giaceva fra Kafah e al-' Aris, quando seppe che si trovava ormai in terri-
torio egiziano, allora soltanto fece venire il messo e prese la lettera del
Califfo. Questi difatti gli ordinava di ritornare addietro: dacché però il
confine era già varcato, Amr ricordò ai suoi le altre istruzioni di 'Umar
e diede ordine di avanzare nel territorio nemico.
Altri dicono invece aver Amr allestita la spedizione dell'Egitto senza
il consenso del Califfo, e che la lettera di 'Umar lo raggiungesse mentre
egli era ancora in Palestina," prima cioè d'essere arrivato ad al-' Aris. Amr
non volle aprire la lettera prima d'essere in al-' Aris: qviando l'aprì lesse
che il Califfo gli ordinava di retrocedere, salvo che avesse già varcato il
confine: allora poteva continuare. Dacché al-' Aris era già in Egitto, Amr
continuò la spedizione ('Abd al-hakam, 83-84).
Cfr. Yàqùt, III, 893-894; Maqrìzi Khitat, I, 288. Un. 26: 289,
lin. 2; vSuyùti Husn, 1,51; Mahàs i n , I, 6-7; Dahlàn Futuh,I, 40.
§ 184. — (ibn 'Abd al-hakam, da Sa'id b. 'Ufayr, da al-Layth b. Sa'd).
Amr b. al-'As era piccolo di statura, con testa grandissima, fi-onte pro-
minente, bocca larga, barba abbondante, largo di spalle, mani e piedi di
dimensioni maggiori del comune ('Abd al-hakam, 86) (cfi-. § 193).
§ 185. — Un'altra tradizione con lo stesso isnàd del paragrafo pre-
cedente, conferma la notizia che 'Amr b. al-'As allestisse la spedizione
d'Egitto all'insaputa del Califfo e perfino delle schiere che in quei giorni
assediavano con lui la città di Qaysàriy3'ah. Quando Umar ebbe notizia
delle mosse di Amr, gli scrisse la seguente lettera: « Umar ad Amr b.
108.
18. a. H. §§ 185-189.
« al-'As ». E iu seguito: « Tu hai iueannato quelli che sono con te. Se la ^8- ^- ^■
. . . :EG4TT0. - Tradi-
«^ mia lettera ti raggiunge prima che tu sia entrato in Egitto, allora torna ' ^ionì sulla par-
« addietro; ma se ti raggiunge, quando vi sei già penetrato, allora va pure tenzadi Amrper
... T . • j^ • /. A 1 T 111 r>i- la co.nauista del-
« avanti e sappi che io ti manderò rintorzi » ( Abd al-hakara, 84). l'Egitto.)
Cfi-. Malifisin. I, 7; Nuwayri Leid, I, fol. 69,r.; Maqrizi Khi-
tat. I. 289. Un. 2 e segg.
§ 186. — Secondo un'altra tradizione di 'Abd al-malik b. Maslamah
(da Yahya b. Khalid, da Layth b. Sa'd), l'idea d'invadere l'Egitto venne
(ìal Califfo Umar, il quale, terminata la conquista della Siria, ordinò ad
Amr b. al-'As di allestire una spedizione contro l'Egitto, inviandogli l'or-
dine di partire per mezzo di Sarìk b. 'Abdah. Più tardi però Utiimàn b.
'AfiEan ebbe dei dubbi sull'opportunità dell' impresa ed accusò 'Amr b. al-'A.s
d'essere avido di potere e capitano poco sicuro, sicché la spedizione poteva
riuscire fatale per i Musulmani che ne facevano parte. 'Umar turbato da questi
discorsi ne scrisse ad Amr, ordinandogli di abbandonare l'impresa. L'ordine
giunse troppo tardi: Amr era già in Egitto (Abd al-hakam, 84-85).
Cfi-. Mahàsin, I, 7; Maqrizi Khitat, I, 289, lin. 7-13.
§ 187. — (al-Balàdzuri , senza isnàd). Quando le milizie ebbero fatto
litorno dalla battaglia del Yarmùk, Amr b. al-'As andò a porre assedio
a Qaysàriyyah. Più tardi (nel 18. H.), quando divenne governatore (della
Siria) Yazìd b. abi Sutyàn, Amr b. al-'As lasciò suo figlio a continuare
l'assedio di Qaysàriyyah, e di propria iniziativa partì con 3500 uomini
per invadere l'Egitto. Il Califfo 'Umar si adirò molto con 'Amr pei' questo
atto d'insubordinazione e gli scrisse movendogli aspro rimprovero per la
sua condotta e per il cattivo esempio d'aver agito senza consultarlo: gli
ordinava quindi di ritornare donde era venuto, se la lettera lo raggiun-
geva prima d'aver varcato il confine. La lettera di 'Umar raggiunse 'Amr,
quando era già in al-' Aris (Balàdzuri, 212).
§ 188. — (al-Balàdzxu'i, senza isnàd). Altri affermano che il Califfo
Umar scrivesse ad 'Amr b. al-'As, ordinandogli d'invadere l'Egitto. Amr
assediava allora Qa3'sàriyyah, e quando ricevette la lettera, (fh sì lieto della
nomina che) volle regalare mille dinar al messaggero Sarìk b. 'Abdah,
ma siccome questi si rifiutò di accettarli, 'Amr lo pregò di non dirne nulla
al Califfo Umar (Balàdzuri, 212).
§ 189. — • (al-Balàdzuri, senza isnàd). La partenza di Amr b. al-'As
per l'Egitto fu nel 19. II.: egli fissò prima il campo in al-'Aris e poi si
avanzò su al-Faramà-, dove trovò gente armata e pronta a combatterlo.
Egli sconfisse il nemico e predò il loro accampamento. Poi si avanzò fino
ad al-Fustàt e fissò il campo in Cfinàn al-Rayhàn. al-Fustàt aveva nome
109.
$$ 1K1-193. ^°' ^* "•
:8. a. H. Alyùiiah [al-Yfmah?], ed i Musulmani la chiamarono al-Fustat, pertlic dis-
|E IT .- radi- « Quosto è il l'ustàt (la tenda) della gente e il loio luoi^o di liu-
zioni sulla par- •"■cu.». ■» v^.iv. i -. . . v / o .->
lenzadi Amr per « uiono ». Altri sostengono che 'Amr b. al-'As vi piantasse la propria tenda
iVtì*'V^ * (tustat), e che da ciò il luogo prendesse nome. (Ili abitanti della città
avevano intanto scavato una grande trincea (khandaq) fé opposero viva
lesistcn/.a) (Balàdzuri, 212-213).
§ 190. — (ibn 'Abd al-hakani). Quando al-Muqawqis ebbe notizia del-
l'avanzarsi di 'Amr 1). al-'As. si diresse su al-Fustàt, e si mise a raccogliere
milizie contro gl'invasori. Comandante di al-Qasr (ossia il Qasr al-Sam' iu
Babilonia) era un greco detto al-A'rag, o lo Zoppo, un dipendente di al-
Muqawqis. Intanto 'Amr b. al-'As si avanzava vedendo le sue schiere in-
grossate dall'affluire di alcune tribù di Lakhm. Egli giunse in al-' Aris nel
(Yawm) al-Nahr (o giorno del sacrifizio = 10 Dzù-1-Higgah : del 18. H.?j
('Abd al-hakam, 85).
Cfi'. anche Hubays, fbl. 96,r. ; Mahàsin, I, 7-8, chiama il coman-
dante al-U'ayrig ; N u w a y r i L e i d . , I, fol. 69,r.-69, v. : M a q r ì z i Kh i t a t ,
1. 289, lin. 13-16, ha del pari la forma al-U'ayrig.
§ 191. — La versione di al-Kindi [f 350] non differisce molto dalle altrrv
più antiche: egli narra che 'Amr b. al-'As percorresse sovente l'Egitto ai
tempi pagani, facendo il commercio di pelli conciate e di profumi, e che
in una di queste circostanze, visitando Alessandria, fosse presente ad un
gioco di palla dei nobili della città. La palla per una combinazione venne
a cadere nel suo grembo: l'incidente destò le generali maraviglie: era in-
fatti supertizione che chi ricevesse in grembo la palla sarebbe divenuto
re d'Egitto, e nessuno poteva comprendere come mai un povero mercante
arabo sarebbe per diventare re d'Egitto. Dopo la conquista della Siria,
Amr b. al-'As si presentò ad 'Umar e, valendosi della sua intima cono-
scenza dell'Egitto e della sua intrinseca debolezza militare, chiese il per-
messo d'invaderlo e conquistarlo, promettendo un facile successo. Il Califfo
non volle permettergli l'avventura, ed Amr allora iniziò la spedizione sulla
propria responsabilità, all'insaputa del Califfo e partendo segretamente con
i suoi di notte tempo per l'Egitto.
Questo accadeva, dice al-Kindi, nell'anno 19. H. (Kindi, fol. l,v.-2,r.;.
§ 192. — Un'altra tradizione (da 'Ubaydallah b. Sa'ìd al-Ansàri, da
suo padre, da ibn Lahi'ah, da Yazid b. abì Habib) conferma la partenza
di 'Amr b. al-'As senza il permesso del Califfo, e l'episodio della lettera
giunta ad 'Amr nel momento in cui varcava il confine (Kindi, fol. 2,r.).
§ 193. — (abù Sàlih 'Abdallah b. Sàlih segretario (kàtib) di al-Laytli,
da al-Layth b. Sa'd, da alcuni masà}' ikh d'Egitto). Quando 'Umar venne
no.
18. a. H. §§ 193, 194.
ad al-Gràbiyah. Amr b. al-'As eli chiese il permesso di marciare contro '3- *• ^•
„ . ,, .TT ^ ' . • • . ,^ 1 1 • T . [EGITTO. - Tradi-
1 Egitto, e sebbene Limar tosse contrario, riuscì alfine a persuaderlo, sicché ^jonj guiia par-
'Amr partì con 4000 uomini tutti degli Akk. Umar mutò poi idea e tenzadi Amrper
,..,.., , . . .^ , la conquista del-
scrisse ad Amr di ritornare, aggiungendo pero che, se era già su terra r Egitto.]
egiziana, proseguisse innanzi. La lettei'a raggiunse Amr in Rafah, ma
questi, sospettandone il contenuto, non l'aprì e continuò la marcia finché
ebbe varcato il confine e raggiunto un paese tra Rafah ed al-' Aris. Da
questo punto Amr scrisse al Califfo narrandogli quanto ma accaduto e
dichiarando d'aver aperta la lettera in terra egiziana: perciò proseguiva
ed intanto chiedeva nuovi rinforzi.
Secondo altri le cose avvennero in questo modo: Amr si trovava
presso Qaysàrij'yah con il suo esercito, con il quale cingeva d'assedio la
città: dal campo scrisse segretamente ad Umar in al-Gràbiyah, pregandolo
di concedergli licenza d'andare in Egitto. Nel frattempo egli faceva muo-
vere il suo esercito, come se volesse semplicemente mutare luogo d'accam-
pamento, e alfine una notte si allontanò improvvisamente con i suoi, senza
far sapere nulla ai colleghi rimasti dinanzi a Qaysàriyj'ah. Questi avver-
tirono Umar il quale scrisse allora ad Amr, rimproverandogli d'aver in-
gannato i suoi colleghi ed ordinandogli di ritornare addietro, se non aveva
ancora varcato il confine.
Secondo altri ancora, il Califfo^ 'Umar scrisse ad Amr b. al-'As per
mezzo di Sarik b. 'Abdah, dopo la conquista della Siria, esortandolo a par-
tire con le sue genti per l'Egitto. L'invito di 'L^mar fu subito accettato
ed Amr partì. Quando Umar narrò il fatto ad 'Ut_hmàn, questi mostrossi
preoccupato delle conseguenze per il soverchio ardimento e per l'ambizione
di 'Amr b. al-'As. Allora 'Umar si penti e scrisse, ecc. (come sopra, con-
fronta § 186).
Amr b. al-'As era uomo con testa grossa, fronte protuberante, bocca
larga, barba abbondante, largo tra le spalle, e con grandi mani e piedi.
Egli empiva la moschea, aggiunge al-Layth (Hubays, cod. Beri., fol. 95, v.;
cod. Lugd., pag. 209) (cfr. § 184) [H.].
§ 194. — (Eutichio). Quando 'Umar b. al-Khattàb ebbe fatto ritorno
(da Gerusalemme) a Madinah, scrisse ad 'Amr b. al-'As destituendolo dal
governo della Palestina ed ordinandogli di apprestarsi ad invadere l'Egitto:
allo stesso tempo conferì a Mu'àwiyah b. abi Sufyàn il governo di Asqalàn,
di Qaysàrij-vah e della Palestina. Mu'àwiyah espugnò allora con la spada
Qaysàrij^yah ed Asqalàn nel settimo anno del Califfato di Umar (ossia il
20. H.). Intanto 'Uthmàn b. 'Affàu entrò presso 'Umar b. al-Khattàb, e
quando seppe da lui gli ordini che aveva dato per il governo della Pale-
111.
§§ IW, utó. ^S- ^- ^•
18. a. H. stilla e l' invasione dell'Egitto, fece molte obbiezioni, manit'wtaudo \ ivo
[EGITTO. - Tradì- j : „ ,. ., ,. l' impetuosità, l'ambizione e la sete del potere di 'Ami- li. ;d-As.
noni sulla par- <••«■'.»'- t r ..."
lenza di Amr per jl qiiali' aviebbe potuto far cosa non conforme al timor di Dio ed all'opi-
la conquista del- ^j^^j^^^ pubblica musulmana: v'era rischio che nel desiderio di cogliere
I Egitto.] ^
uualclic occasione propizia non ti'ascinasse i Musulmani a perdizione; l'av-
ventura pote\"a riuscir bene, ma anche aver esito sfavorevt)le. Scosso da
siffatte osservazioni, 'Umar si pentì degli ordini dati ed ebbe timore chc^
la spedizione di 'Amr avesse a finir malo. Scrisse allora ad Amr: «Se
« questa mia ti raggiunge prima che tu sia ^jntrato in P^gitto, ritorna ad-
« dietro, donde sei venuto: se sei già in Egitto, va pure innanzi ». La let-
tera del Califfo raggiunse Amr m Rafah, e siccome il comandante temeva
di trovarvi un ordine di ritornare addietro, non volle prendere la lettera
in consegna dal messo se non quando ebbe varcato il confine e fissato il
campo in un villaggio tra Rafàh ed al-' Aris. Accertatosi che ivi era già
in Egitto, si fece dare la lettera e l'aprì. Verificatone il contenuto, chiamò
a testimoni tutti i presentì che egli era in Egitto, e che quindi era suo
dovere di continuare la marcia.
Esiste però anche la versione, secondo la quale 'Amr si sarebbe tra-
vato in Palestina e si sarebbe inoltrato per invadere l'Egitto con i propri
compagni senza licenza del Califfo 'Umar. Quando 'Umar gli scrisse per
fermarlo, 'Amr aveva già varcato il confine, e perciò andò avanti, come
la lettera del Califfo gii consentiva di fare, se ormai fosse in terra egizia.
Altri narrano che 'Amr si trovasse ad assediare QaysàrÌ3'3'ah con le
proprie schiere ed altri suoi colleghi, mentre Umar era venuto in al-Grà-
biyah. Il Califfo gii scrisse segretamente ed Amr si mise in cammino
verso l'Egitto, nascondendo il suo piano e radunando i suoi come se vo-
lesse semplicemente mutare accampamento. Poi parti di notte. Quando ciò
fu scoperto dagli altri comandanti delle schiere (assedianti Qaysàriyjah)
tutti ne sentirono dispetto, perchè era palese che 'Amr li aveva tutti in-
gannati: scrissero lagnandosi ad Umar, il quale mandò uno scxitto ad Amr
b. al-'As, e nel rimproverargli di aver ingannato i colleghi gii ordinò di
ritornare: ma 'Amr aveva già varcato il confine (Eutychius, ed. Cheikho,
II, 21-22).
§ 195. — Nell'anno 20. H., dice ibn al-Athii', fu conquistato Misr se-
condo le affei'mazioni di alcuni, per opera di Amr b. al-'As, ed anche al-
Iskandarij-yah. Altri però dicono che Alessandria fu espugnata nel 25. TT.
Ve poi chi sostiene esser stato Misr espugnato nel Rabì' I. del 16. H.
Fra altre cose occorre che la presa di Misr sia avvenuta prima dell'anno
'Am al-ramàdah, perchè 'Amr b. al-'As mandò viveri per via del Balir
112.
18. a. H.
195-197
al-Qulzum fMar Rosso) da Misr a Madinah (Atbir. IT, 440). Cfr. §§11 e 18- a- h.
' ' [EGITTO. - Tradi-
seguentl. zioni gulla par-
tenza di 'Amr per
EGITTO. — Conquista dell'Egitto (versione di Severm di ul-TJsmunayn vil^o.]^^^
e di Michele Sirio).
§ 196. — La storia dei patriarchi copti di Alessandria scritta da Se-
verus vescovo di al-Usmùnayn contiene, nella biografia di Benyàmin, il
XXXVIII patriarca copto, una versione della conquista d'Egitto, che ha per
noi grandissima importanza. Alla morte del patriarca Andronicus, mentre
i Persiani erano ancora in Egitto, fu eletto Patriarca dei Copti Benyàmin,
uomo devotissimo. Ciò avvenne sei anni prima che i Persiani abbandonassero
l'Egitto (e perciò nel 622 dell'È. V. = 11. a. H.). Intanto Eraclio con l'aiuto
di Cristo vinse ed uccise il re dei Persiani, rovinò la sua capitale e riprese
possesso del suo impero: egli nominò allora governatori in tutte le provincie.
In Egitto mandò Qiius (Ciro), il quale doveva fungere allo stesso tempo da
patriarca (ma 1 chi t a) e da governatore (Severus, 225-226).
§ 197. — Quando Qirus arrivò ad Alessandria, l'angelo del Signore in-
formò Benyàmin di questo fatto e gli ordinò di fugghe insieme con tutti
i suoi, perchè grandi sventure dovevano colpirli tutti: allo stesso tempo
però gli promise che questa guerra santa (contro l'eretico Ciro) sarebbe
durata dieci anni soltanto. Gli ordinò anche di scrivere a tutti i vescovi
che erano nella sua diocesi, affinchè avessero tempo di fuggire anch'essi.
Questi ordini furono eseguiti, e Benyàmin, passando per al-Muna, e i mona-
steri di Wàdi Habib, si ritu-ò nell'alto Egitto, nascondendosi per dieci anni
in un piccolo monastero sepolto nel deserto. Furono questi gli anni du-
rante i quali Hiraql (Eraclio) ed al-Muqawqis (') dominarono l'Egitto. Per
effetto della grandezza delle prove, delle strettezze e delle afflizioni che
(al-Muqawqis) fece scendere sugli ortodossi (Copti) per indurli ad abbrac-
ciare la fede Calcedoniana (mal eh ita), molti Copti furono indotti in er-
rore, alcuni con i tormenti, altri con doni ed onorificenze, ed alcuni con
la persuasione e l'inganno. Ciò accadde persino a Qirus vescovo di Niqyus
ed a Biqtur (Vittoi'io) vescovo di al-Fay3'ùm ed a molti altri, che non ob-
bedirono agli ordini del patriarca Benyàmin e non si andarono a nascon-
dere. Or Eraclio arrestò Mina, il fi-atello di Benyàmin patriarca, e gi' in-
flisse grandi tormenti: accese torcie ai due lati del suo corpo, sinché per ,
il gran calore fuse il grasso delle sue carni e lo fece colare in terra: gli
léce strappare tutti i suoi denti molari ed incisivi con dei colpi, e tutto
ciò per indurlo a mutar fede. Poi Mina fu messo in un sacco pieno di
sabbia e gettato in mare, dove annegò. Gli ordini del miscredente Hiraql
113. 15
ss UfT-ins». ^"* ^' "•
18. a. H. i-iaiu> (U lasiiaif in [tate soltanto quelli che ammettevano fòsse vero il
' sta dell'Egitto"' >t)neilio di (^altedouia, ma di annegalo nel mare chiunque lo dicesse er-
roneo e falso. Eraclio nominò vescovi in tutta la terra d'Egitto sino ad
Ansina (Antinoe) ed inliisse alla gente d'Egitto duii tormenti, e come un
hqjo affamato divorò il gregge ragionevole (al-nat iqj, e pur non fu sazio.
K le genti così perseguitate erano Teodosiani (Severus, 220-228).
Nota 1. — Da queato passu, panigonato con quanto ò detto nel paragrafo precedente, è chiaro
rlie secondo Severus Qirns e al-Mnqa\vqis sono la medesima persona. — Gir. ])Oc'an/.i § 16(>.
§ 198. — Or in quei giorni Eraclio vide un sogno, nel quale gli tu
detto: « Contro di te marcierà una gente circoncisa, ti vincerà e conqui-
« stei'à la terra (tua) ». Eraclio sospettò che si trattasse degli Ebrei: egli
diede ordine perciò che tutti gli Ebrei e i Samaritani venissero battezzati
in tutti i paesi che erano sotto la sua autorità. Ma pochi giorni dopo ap-
parve un uomo tia gli Arabi nelle parti meridionali, veiso Makkah e din-
torni: ave\a nome Muhammad e trascinò gli adoratori degli idoli alla co-
noscenza di un solo Dio ed a proclamarlo l'Inviato di Dio. La sua gente
era appunto circoncisa nella carne, e non per la legge (al-uàmùs) e pi-e-
gavano rivolti a mezzodì, guai'dando verso un luogo che chiamavano al-
Ka'bah. Egli s'impadronì di Damasco, della Siria, varcò l'Urdunn (il fiume
Giordano) e lo chiuse (sadamahu?). E Dio abbandonò l'esercito dei Greci
dinanzi a lui, per j)unirli della loro malvagia fede e per le cose vietate
che essi si erano permesse per effetto del consiglio di Calcedonia, contra-
riamente al parere dei Padri antichi.
Quando Eraclio vide questo, riunì tutte le sue schiere da Misr fino ai
confini di Aswàn e continuò a pagare ai Musulmani per tre anni l'im-
posta (al-qatì'ah), che egli aveva chiesto per dedicarla a sé ed alle sue
genti. La tassa fu chiamata al-baqt, perchè disperdeva (baqata) le loro
Teste (cioè era riscossa in ragione di un tanto per testa?) ('). E così finì
che (Eraclio) ebbe ceduto a loro la maggior parte dei suoi danari, e molta
gente morì per le pene da cui furono afilitti (allusione alla peste del 18. H.?)
(Severus, 228-229 V
Nota 1. — Il termine baqt era quello ufficiale, che significava il tributo annuale di schiavi clif
doveva esser pagato dai Nubiani al governo arabo (Balàdzuri, pag. 2.38, 239; Quatremère, Mé-
moire géogr. et hist., II, pag. 42, 53). — Il prof. Nallino mi osserva che viene dal greco Tri>'.T;; =:
juichim icfr. Gloss di Balàdzuri, pag. 17 s. v.).
§ 199. — La seguente narrazione nel testo del cronista siriaco Mi-
chele trovasi posta prima della venuta di limar in al-Gàbiyah ed a Ge-
rusalemme.
(Dopo la conquista della Siria) 'Umar (correggi Amr) marciò contro
1" Egitto. Ciro, vescovo d'Alessandria, gli uscì incontro. Egli convenne
114.
18. a. H.
199, 200.
con lui (con Amrj di dargli ogni anno 200,000 dìnàr purché i Tayvàvé ^8. a. H.
-n -j. -TT /■ \ -, . IT , , "" ' lEGITTO.-Conqui-
iion enti'as.sero m iiigitto. umar ( Amr) ritorno addietro senza entrare in sta dell'Egitto.!
Egitto. Più tardi alcuni accusarono Ciro presso Eraclio, come se egli avesse
regalato l'oro dell'Egitto agli Arabi senza alcuna necessità. E siccome i
(freci eiano in preda a sentimenti ripugnanti, Eraclio scrisse a Ciro di
non amministrare più l'Egitto. Egli mandò un armeno chiamato Manuel
per amministrare e governare l'Egitto. Quando i Tayyàyé vennero per
prendere l'oro, trovarono Manuel con una schiera di Greci, in Babilonia,
(^he oggi chiamano al-Fustàt. Manuel rimandò (gli Arabi) con le mani vuote,
dicendo: « Io non sono Ciro: costui non portava un'armatura, ma una veste
« e perciò vi ha fatto dono dei beni dell'Egitto: io invece, come vedete.
« sono rivestito d'un'armatura ». Essendo i messi ritornati ed avendo fatto
conoscere la cosa ad 'Umar ('Amr), questi invase l'Egitto. Manuel fu vinto
e fuggì con pochi soldati "ad Alessandria. I Tayyàyé s'impadronirono del-
l'Egitto. Eraclio, appreso questo, scrisse a Ciro il vescovo di espellere i
Tayyàyé dall'Egitto, se poteva farlo, of&'endo a loro il doppio dell'oro, che
era stato convenuto la prima volta. Ciro si recò al campo dei Tayyàyé,
dove espose ch'egli non era stato la causa della violazione. Quando ebbe
molto supplicato e dato l'oro, 'Umar ('Amr) gli rispose: « Io non farò C[uanto
« mi domandi. Ora che siamo padroni del paese, noi non lo abbandoneremo
- più ». E con queste parole l'arabo congedò Ciro, che s'allontanò con tri-
stezza (Michel Syrien, II, 425).
§ 200. — (Michele il Sirio). A propo.sito dell'Egitto noi abbiamo tro-
vato nelle storie che Benyàmin il patriarca degli ortodossi (ossia i Copti
Monofisiti) consegnò l'Egitto ai Tayj'àyé.
Gli Egiziani consegnarono Alessandria e Misrin ai Tayyàyé, perchè
essi erano stati oppressi dalla persecuzione dei Calcedoniani. Ciro, patriarca '
calcedoniano. che aveva attaccato ad un piede il sandalo rosso degli im-
peratori, ed all'altro il sandalo di fi-ate, per mostrare che egli era investito
dell'autorità imperiale e di quella ecclesiastica, cacciò il patriarca Benyàmin.
Benyàmin partì, si recò presso i Tayyàyé e promise a loro di consegnare
Alessandria, purché essi (gli Arabi) avessero cacciato Ciro ed avessei'o reso
a lui (Benyàmin I le chiese. Gli Arabi diedero la promessa e la conferma-
rono con giuramenti. Benyàmin ritornò e fece conoscere la cosa ai suoi
partigiani, i quali poi consegnarono Alessandria ai Tayyàyé. Ciro comprese
di che si trattasse: radunò tutto il tesoro, l'oro, l'argento ed i vasi delle
chiese: montò segretamente sopra una nave e fuggì a Costantinopoli. Allora
Benyàmin entrò in possesso delle sue chiese, e da quel giorno fino ai tempi
nostri i Calcedoniani non hanno potuto prosperare in Alessandria ed in
115.
$$ 200-206. ^°' ^* "•
18. a. H. K»itto. nominoiu) abitarvi se non in piccolo numero: gli ortodossi (i Mo-
'^ftl^deM • Egitto i" noHsiti) hanno occupato lo chiese ed i monasteri fino ai nostri giorni (M i -
chol Syrien, II, 432-43B).
ARABIA. — Mutamento dell'al-Maqàm.
§ 201. — (al-Wàqidi). Nel mese di Dzù-1-Higgah di questo anno il
CalitTo 'Umar mutò il sito di al-maqàm (= Maqàm Ibràhim), che fino
a quel giorno era sempre stato aderente alla casa (al-ka'bah), e lo tra-
sportò là dove si trovava in seguito ai tempi di al-Waqidi (T a bari,
I, 2578).
Cfi". Athir, II, 439, lin. terzult. : (ravvzi, I, fol. 44,r.; Nuwayri
Leid.. T. fol. 82,v.
IRAQ. - Nomine di qàdi.
§202. — (al-Tabari, senza isnàd). Secondo alcuni in questo anno il
Califfo Umar nominò Surayh b. al-Hàrith al-Kindi qàdi, o giudice su-
premo in al-Kùfah, e conferì la medesima carica a Ka'b b. Sur al-Azdi, in
al-Basrah (T abari, I, 2578, lin. 7 e segg.).
Cfr. Athir, II, 439-440; G-awzi, I, fol. 44,r.; Nuwayri Leid., 1,
fol. 82,v.-83,r. Cfr. però 11. a. H., § 200, 13. a. H., § 230j.
ARABIA. — Pellegrinaggio annuale.
§ 203. — (al-Tabari, senza isnàd). In questo anno il Califfo 'Umar
diresse il gi'ande pellegrinaggio annuale (T abari, I, 2578, lin. 9).
Cfr. Mas ùdi, IX, 55; Athir, IL 440; Gawzi, I, fol. 44,r.
Luogotenenti del Califfo.
§ 204. — (al-Tabari, senza isnàd). In questo anno i luogotenenti del
Califfo nelle provinole furono i medesimi menzionati per l'anno precedente
(T ab ari, I, 2578, lin. 10) (cfr. 17. a. H., § 199).
Cfr. Athir, II, 440.
§ 205. — (Pene per consumo di vino). Anche in questo anno
ibn al-Gawzi pone la punizione, con ottanta colpi di daga, inflitta ai colpe-
voli d'aver bevuto vino : l'ordine fu dato da Umar ed eseguito su quanti
ammettevano di aver commessa una colpa e una violazione della legge
quranica (Grawzi, I, fol. 42,v.) (cfr. 14. a. H., §§ 2S2 e segg.).
Il censimento dei non musulmani.
§ 206. — li Califfo Umar diede ordine, in vista della tassa per testa,
di fare il censimento di tutti i paesi del suo impero. La tassa per testa
116.
18. a. H.
§§ 206-209.
fu imposta ai Cristiani nell'anno 951 dei Greci (ossia dei Seleucidi, pari ^8- *- ^-
al 18. H.) (Michel Syrien, II, 426). ''^^Z::J:\
Cfi-. Theophanes, anno 631; Cedrenus. anno 30 Heraclii.
La notizia è prematura, come apparirà meglio quando studieremo tutta
la questione sotto l'anno 23. H.
Eclissi solare.
§ 207. — In quel tempo (circa 951 dei Greci) il sole si oscurò alla
terza ora del Tisrin I. (ottobre): apparvero le stelle ed un grande terrore
invase l'animo di quelli che videro questo segno terribile (Michel Sy-
rien, I, 432)(').
Nota 1. — Nelle tavole cronologiche delle eclissi uell'-4c^ de verifier les dafes, voi. I, pag. SIO.
abbiamo sotto l'anno 639 dell' E. V. una eclissi solare il 3 settembre (^ 23 Sa'bàn 18. H.) alle 7.30 del
mattino visibile in Europa, Africa ed Asia Centrale. E certamente quella cui allude il cronista siriaco,
en-ando di un mese circa nella sua indicazione cronologica.
Coniazione di monete.
§ 208. — A questo anno 18. H. appartengono alcune delle monete
più antiche che si conoscano tra quelle coniate dagli Arabi conquistatori
con coni bizantini e sassanidi (cfr. ZDMG., voi. I, pag. 335). Ne esistono
alcune con il conio dell'anno 27 del re Khusraw Barwìz, adoperato re-
gnante limar, il quale come è noto (cfi". ZDMG., 1. e, nota 1) fece co-
niare le monete dei passati governi con qualche piccola aggiunta come
«Muhammad rasùl Allah», o« Là ilàha illà Allah» (cfr. anche
J. A., serie I, voi. IV, pag. 334). Alla Biblioteca Nazionale di Parigi con-
servansi due monete di bronzo con conio bizantino, le quali portano la
data 17. a. IL, ambedue di Damasco: ve ne sono altre contemporanee senza
data (cfi-. Lavoix, Catal. Monn. Musulm., § 1 e segg.).
NECROLOGIO. — Abd al-rahmàn b. Mu àdz.
§ 209. — Abd al-rahmàn b. Mu'àdz b. Gabal al-Ansàri, figlio del ce-
lebre Compagno del Profeta, e probabilmente Compagno anch'egli, seguì
il padre in Siria, fu presente alla battaglia del Yarmuk, e morì, prima del
genitore, durante la peste di 'Amawàs (Hagar, III, 146, n. 361).
Altri affermano che con lui scomparisse l'ultimo dei banù Udayj' [o
Adi] b. Sa'd in Siria: quelli che anticipano la morte di Abd al-rahmàn,
affermano che suo padi-e Mu'àdz morì senza lasciar figli e trovano in queste
notizie una conferma che Abd al-rahmàn premorisse al padre (Athir Usd,
III, 323).
Dzahabi Tagrid, I. 382-383, n. 3688; al-Istiàb, 408-409, n. 1703.
117.
§§ 210, 211. ^°* ^' "•
18 a. H. Àmir b. Ghaylàn b. Salamah.
Amir b. Ghaylàn § 210. Aiuir b. (jliaylàn b. Salamah b. Mu'attab b. AFàlik b. Ka'l)
b. Saiamahj i,^ "Anir I). Sa'cl al-'Phaqafi ebbe per madre Khaladali liint abì-l-'Ss, emigrò
a Madinali prima della convorsioiu' dei 'rhaciii': il tesoiicvi' del j)adrc
Ghaylàn rubò alloia i danari del suo padrone, dando a intendere che fos-
sero stati rubati ilal liglio emigiato. Il |)adre irato giurò che non avrebbe
mai più veduto il tiglio, oppure, secondo un'altra versione, il tiglio giurò
non voler mai più veder il padre, pi^rchè aveva prestato fede alle menzogne
del tesoriere. Wmir si recò poi in Siria con il fiatello 'Animar, ponendosi
agli ordini di Ivhalid b. al-Walid, e facendo parte del corpo di cavalleria
tJUaqalita (fàris 'rhaqif). Egli perì durante la peste di 'Amawàs. Secondo
abù-1-Farag al-Isbahàni la conversione di '.Amir avvenne dopo la sottomis-
sione di al-Ta-if (Hagar, II, t)03-6B4, n. 8891).
Athir. Il, 486; Athir Usd, III, 90; Dzahabi Tagrid, I. 308,
li. 2941 ; al-lsti'àb, 465, n. 1991.
al-Fadl b. al- Abbàs.
§ 211. — (ff) abù-1-' Abbàs [o abù 'Abdallah, o abù MuhammadJ al-
Fadl b. al-' Abbàs b. ' Abd al-Muttalib b. Hàsim al-Hàsimi. cugino del Pro-
feta, il i)iù anziano dei tìgli di 'Abbàs, ebbe per madre umm Fadl Lu-
bàbah bint al-Hàrith b. Hazn al-Hilàliyyah, una sorella di Maymùnah sposa
di Maometto: seguì il Profeta nella spedizione di Makkah, ed alla battaglia
di Hunayn fii uno di quelli che rimasero di pie' fermo presso Maometto.
Durante il Pellegrinaggio d'Addio il Profeta lo unì in matrimonio con
Safiyyah bint Mahmiyah b. tfaz- alrZubaj'diyyah. Sulla sua morte regna
grande incertezza. al-Bukhàri lo ritiene morto nel Califfato di abù Bakr:
ibn Fathùn lo dice morto ad al-Yamàmah, ma pone eiToneamente questo
evento nel 16. H. ibn al-Sakan lo annovera fi'a gli uccisi di Agnàdayn, o
del Yarmùk ; ed infine al-Wàqidi sostiene che mori durante la peste di
'Amawàs. Da lui trasmisero tradizioni i suoi due ft'atelli 'Abdallah, e Qu-
tham, suo cugino Eabi'ah b. al-Hàrith b. Abd al-Muttalib, abù Hurayrah.
suo nipote Abbàs b. 'Ubaydallah b. al-' Abbàs, 'Umayr mawla di umm al-
Fadl, Sulaymàn b. Yasàr, al-Sa'bi ed altri (Hagar, III, 413-414, n. 1119).
ih) Secondo al-Ya'qùbi, II, 172, morì in Palestina nell'anno della
peste.
Cfi-. Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.. il quale aggiunge che, secondo
altri, morì nel 28. H., ma che l'opinione più sicura è quella di ibn Sa'd.
di al-Zubayr b. Bakkàr, e di abù Hàtim, i quali lo dicono perito nella
peste del 18. H. (Gawzi, I. fbl. 47,r.).
118.
18. a. H.
211, -212.
Alcuni lo danno per morto alla battaglia di Marg al-Suffar (Athir 18. a. h.
Usd, IH. 183: Dzahabi Tagrid, II, 9, n. 79). '^l^Fldi''?a'i°Ab-
I lineamenti del suo viso erano bellissimi (al-Isti ab, 535, n. 2224j. ^^s.)
(e) Da Safi3-yali bint Malimij-ah b. Gaz- b. al-Hàrith b. 'Urayg b. 'Arar
al-Zubaydi, dei Madzliig Sa'd al-'Asìrah, ebbe l'unica figlia umm Kultjiùm,
di poi moglie di 'Ali b. abì Tàlib e poi di abù Musa al-As'ari. Egli era
il maggiore dei figli di al-'Abbàs b. Abd al-Muttalib. Fu presente del pari
al Pellegrinaggio d'Addio. L'Inviato di Dio lo prese con sé in groppa alla
sua cavalcatura: ond'egli tu detto Ridf Rasul Allah (Sa ad, IV, 1,
pag. 37, lin. 12-23) [G.J.
(d) ('Affàn b. Muslim, da Sukayn b. 'Abd al-'aziz, da suo padre ['Abd
al-'azìz], da ibn 'Abbas). Il giorno di 'Arafah l'Inviato di Dio si tolse in
groppa al-Fadl, e mentre egli attendeva devotamente ai riti del pellegri-
naggio sino al getto delle pietre contro la Gramrali al-'Aqabah, al-Fadl,
che era giovane di bello aspetto e temuto seduttore di donne, sbirciava le
donne con molta insistenza; tanto che il Profeta più volte ebbe a volgergli
altrove la faccia con la mano dietro di sé, e gli disse: « Figlio di mio
* fratello, questo é giorno, nel quale a chi sa padroneggiare il suo udito e
«lo sguardo e la lingua, sono rimessi i peccati» (Sa ad, IV, 1, pag. 37,
lin. 23-27: 38. lin. 1. unendo particolari di altre tradizioni della stessa
fonte) [G].
(e) (al-Dahliàk b. al-'Ahbàs?j. al-Fadl b. al-'Abbàs fu uno di coloro che
lavarono il (corpo del) Profeta (morto), e sopraintesero al suo seppellimento.
Poi egli se ne andò a combattere in Siria, e morì nella regione dell'Urdunn,
per la peste di Amawàs, l'anno 18. della H., sotto il Califfato di limar
b. al-Khattàb (Saad. IV, 1, pag. 38, lin. 12-14).
Cfr. anche Yàqùt, III, 729: Nawawi. 501-502.
abu Gandal b. Suhayl.
§ 212. — [a) abu Gandal [al-'As] b. Suhayl b. 'Amr al-'Amiri, uno dei
migliori Compagni del Profeta : di lui é noto l' incidente dopo il trattato
di al-Hudaybiyyah, quando suo padi-e Suhajd b. 'Amr lo fece incatenare
per aver abbracciato l'Islam (cfr. 6. a. H., § 35). Si dice che fosse pre-
sente a Badr: suo fratello Abdallah perì alla battaglia di al-Yamàmah, ed
abù Gandal fu ucciso dalla peste (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.).
Cfr. Gawzi. L fol. 46, v.
(b) Secondo alcuni, abù Gandal morì alla battaglia di al-Yamàmah
(cfr. 12. a. H., § 23, n. 46). Invece Musa b. 'Uqbah afferma che egli e
j^uo padi'e si batterono nelle guerre in Siria e morirono ambedue durante
119.
§5 21'J-'214. ^®* ^*
18. a. H. [] Califfato di Umar. — Fu accusato di bere il vino in Siria e lii perciò
[NECROLOGIO. - •. / a xi - tt J X7 1 rn 1 PO^
abu Óandal b. l'unito (A th 1 r U s d , V, lbO-162).
Suhayi.] Ct'r. Dzahabi Tagrìd. II. KUi. n. 1816.
(r) ibn 'Abd al-barr dico che dopo l'incidente di al-Hudaybiyyah abu
Ó^andal iuggì da Makkah e andò a unirsi alla banda di predoni sotto abvl
T3asir al-'rhaqafi, che molestava soltanto le caravane dei QurayS (al -Isti ab,
t!r)0-661. n. 2858).
Hamtat b. Sarìq.
§ 213. — Hamtat [o Hamzaz] b. Sariq b. (Jhànim b. 'Amir b. 'Ab-
dallah b. 'Abid (sic) b. 'Awig- (sic) b. 'Adi b. Ka'b al-Qurasi al-'Adawi,
nacque ai tempi del Profeta, piese parte alle guerre di conquista e moiì
durante la grande peste di 'Amawàs (nell'anno 18. H.) (Hagar, I, 729,
n. 1821).
Cfr. Athìr IJsd, IL b^: Dzahabi Tagrìd, I, 150, n. 1344.
al-Hàrith b. Hisàm.
§ 214. — (a) abù 'Abd al-rahmàn al-Hàrith b. Hisàm b. al-Mughirah al-
Makhzumi, fi-atello di Salimah e del famigerato abù Gahl, si convertì alla
presa di Makkah; era un sayyid nobile (sarif), al quale il Profeta fece
doni per indurlo a convertirsi (mu-allafah qulùbuhumì. Quando in-
cominciò l'invasione della Siria, egli, diventato ora buon musulmano, lasciò
Makkah con tutta la sua stirpe ed andò a battersi in Siria. Al momento
della partenza molti abitanti della città vennero a salutarlo e piangendo si
congedarono da lui.
Dopo la sua morte (nel 18. H.) il Califfo 'Umar ne sposò la vedova
Fàtimah bint al-Walid b. al-Mughirah.
Secondo ibn Sa'd il Califfo sposò invece sua figlia umm Hakim. Egli
perì nella peste (del 18. H.) (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.).
Cfr. Athìr, n, 436;' 13. a. H., § 66, n. 26.
(6) Sua madre era umm al-Grulàs Asma- bint Makhramah b. Gandal h.
Abyan b. Nahsal b. Dàrim al-Tamìmiyyah : quando Maometto entrò in
Makkah, al-Hàrith cercò protezione presso umm Hàni- bint abi Tàlib e
mercè sua ottenne il perdono del Profeta. Si battè per Maometto a Hunayn,
dopo il quale combattimento il Profeta gli fece dono di cento cameli. Egli
si trattenne in .Makkah sino alla morte di Maometto, ma quando inco-
minciò la campagna d'invasione in Siria, egli rispose all'appello alle armi
fatto da abìì Bakr ed andò in Siria anche lui: fu presente ad Agnàdayn
ed a Fihl(Grawzi, I, fol. 44,v.-45,r.).
120.
sarti.
18. a. H. §§ 214-216.
(c) Era cugino di Kliàlid b. al-Walid e di Hantamah, la madre del Ca- ^^- ^- ^■
K'-J ^ • . ^^ , [NECROLOGIO. -
liffo 'Umar. A Badi- si battè contro Maometto e tuggi: perciò tiassàn b. ai-Harith b. hì-
Thàbit lo satireggiò in alcuni versi (Athìr Usd, I, 351-352)
Cfr. Dzahabi Tagrid, I, 119, n. 1045.
I versi che egli compose in risposta alla satira di Hassàn sono i mi-
o-liori mai composti — così afferma il critico arabo al-Asma'i — per scu-
sare una fuga (Isti 'ab, 117-118, n. 457).
Cfr. Nuwayri Leid., I, fol. 86, v.; Dzahabi Tadzhib, I, fol. 87,r.;
Yàqut. I. 137, III 729.
Hind b. Hind b. abi Hàlah.
§ 215. — Hind b. Hind b. abi Hàlah era figlio di un figliastro del
Profeta (rabìb al-nabi), perchè Khadigah, la prima moglie di Maometto,
aveva avuto figli dal suo matrimonio con abù Hàlah avanti di sposare il
Profeta. Non è certo se Hind b. Hind abbia conosciuto il Profeta, ma se-
condo al-Zubayr b. Bakkàr e al-Dawlàbi, egli morì durante la peste di
'Amawàs nel 18. a. H. Allora infieriva il morbo e poca gente accudiva ai
morti: Hind b. Hind era portato al cimitero accompagnato soltanto da
quattro persone : ma quando una donna si mise a gridare : W a Hind b.
Hiudàh! wa ibn rabib Rasùl Allah! (Ecco Hind b. Hind! il figlio
del figliastro dell'Inviato di Dio!), allora molti lasciarono i loro morti e
si affollarono a .seguire il funerale di Hind (Hagar, III, 1261-1262, n. 8518).
Altri pongono la sua morte nel 67. H. nella stessa battaglia in cui
perì al-Mukhtàr, ed altri durante una peste in al-Basrah (Athìr Usd, V, 73).
Cfr. Dzahabi Tagrid, IL 133. n. 1410; Isti'àb, 613-614, n. 2649.
Inabah b. Suhayl.
§ 216. — Inabah b. Suhayl b. 'Amr al-' Amiri al-Qurasi, tìglio del
capo qurasita, un tempo fiero oppositore di Maometto, ebbe per madi-e
Fàkhitah bint 'Àmir b. Nawfal : si convertì insieme con suo padre alla
presa di Makkah, e poi accompagnò il medesimo, quando si recò in Siria
durante la conquista, menandosi appresso anche la figlia Fàkhitah. Suo
padre morì ucciso prima di lui, ed 'Inabah perì durante la peste di 'Ama-
wàs. Sua figlia rimasta orfana fu ricondotta a Madìnah insieme con 'Abd
al-rahmàn b. al-Hàrith b. Hisàm, che aveva pur egli perduto il padre, ed
il Califfo unì i due orfani in matrimonio fra loro (Hagar, III, 77-78, n. 196).
Cfr. Athìr Usd, IV, 151.
al-Dzahabi lo chiama anche 'Anbasah b. Suhayl (Dzahabi Tagrid,
1, 467, n. 4627). — Cfr. Isti'àb, 628, n. 2168.
121. 16
,, .,;„s. 18. a. H.
'8. a. H. abù Malik al-As ari.
''*'^^" M , M, ' I S 217. — Sul suo nome regina incertezza: chi lo chiama Ka'b b. Asini,
abuMaiiKai- a*^*"* o -'
Aà-ari.) ,.|,i Ka'l> b. Malik, chi 'Amr, chi 'Aniir b. al-TTarb, chi Ubayd. Egli venne
il Madinah sulle due navi (a 1 -salina ta\ n) ai tempi della spedizione di
KJia\l>ar (cfr. 7. a. IL. i? 51), e poi si andò a stabilire in Siria. Da lui
appresero tradizioni Abd al-ralimiln b. (Jbaiim, umm al-Darda-, Rabi'ah
al-llarasi {sic! Hrsy). e abu-l-Salam al-Aswad: da lui trasmisero tradizioni
mursal 'Atà* b. Yasàr, e Sala- b. FTawsab, il quale afferma che abù Màlik
perisse di peste nello stesso giorno di Mn àdz b. Gabal. ibn Sa'd dice sen-
z'altro che abù Màlik morì durante il Califfato di 'Umar (Hagar, ì\\
ii21, u. 987).
Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.; Athir Usd. V, 288: Dzahabi
Tagrid. II, 211, u. 2299; Isti 'ab, 079. n. 2978.
Muhallam b. Guthamah [GaththàmahJ.
§ 218. — Secondo ibn al-Gawzi, in questo anno 18. H. morì di pest«
Muhallam b. Cruthàmah (sic) b. Qays. Egli è quello famoso che si dice uc-
cidesse un musulmano, 'Amir b. al-Adbat al-A.sga'i, durante una spedizione
a Batn Idam sotto gli ordini di 'Abdallah b. abì Hadrad al-Aslami (con-
fronta 8. a. II., §§ 49, 134). Allora su questo incidente venne fuori una
rivelazione quranica (IV, 96). Pivi tardi, quando fu la spedizione di Hu-
nayn, comparve 'Uya3'nah b. Hisn al-Fazàri, il Sa}"yid Qay.s, e chiese al
Profèta di vendicare la uccisione di 'Amir b. al-Adbat: sorse allora al-
Aqra' b. Hàbis e prese le difese di Muhallam. Il Profeta stabilì che Uyay-
nah dovesse accettare un compenso in genere, ma Uyaynah a lungo
reclamò per aver la vita di Muhallam: egli cedette soltanto dopo che il
Profeta ebbe a lungo insistito sul compenso. Si raccontano poi molte vi-
cende straordinarie sul conto di Muhallam per effetto di questo omicidio,
e per le conseguenze dell'ira divina in proposito. Muhallam, secondo al-
Wàqidi, andò a stabilirsi in Ilims e vi morì (durante la peste del 18. H.)
(Gawzi, I, fol. 47,v.).
Osserveremo soltanto come, se quanto è narrato è esatto, il Profeta
abbia lasciato impunito un suo seguace per tanti anni, sebbene avesse uc-
ciso un musulmano.
Secondo alcuni il nome con la genealogia completa di Graththàmah
era Yazid b. Qays b. Rabì'ah b. 'Abdallah b. Ya'mar al-Saddàkh b. 'Awf
b. Ka'b b. 'Amir b. Layth b. Bakr b. 'Abd Manàt b. Kiiiànah al-Kinàni
al-Laythi. Fratello di Muhallam era al-Sa'b b. Graththàmah (At_hir Usd,
IV, 309). — Cfi-. Dzahabi Tagrid, I, 58, u. 596; Isti 'ab, 295, n. 1251.
122.
18. a. H.
S-219. 220.
Mu àdz b. Gabal. is. a. h.
~ nA7r~ / ,--411 1 1 ^r - n , /, 1 , , . » ■ . [NECROLOGIO. -
§ 219. — [a) abu Abd al-rahman Mu adz l^. (.rabal b. Amr b. Aws mu àdz b. óa-
b. A-idz b. Adi b. Ka'b b. Amr b. Udayy b. Sa'd akhi Salamah b. Sa'd, ''a'-l
nacque da Hind bint Sahl al-Guliani al-Ribi, ed ebbe a fratello uterino
'Abdallah b. al-óadd b. Qays guerriero di Badi-. Da umm 'Amr bint Khàlid
}>. Amr b. Adi b. Siuàn b. Nàbi- b. 'Amr b. Sawàd dei banri Salamah,
Mu'àdz generò la figlia umm Abdallah, che fu una delle donne ricercate
per la loro bellezza. Un'altra donna, di cvii non è conservato il nome, gli
partorì due figli, uno dei quali 'Abd al-rahmàn: dell'altro non si conosce
il nome. Per concorde notizia dei tradizionisti, Mu'àdz fu presente al con-
vegno di al-'Aqabah con i 170 Ansar: e quando ebbe abbracciato l'Isiàm,
insieme con Tha'labah b. Anamah e Abdallah b. Unays mise in pezzi
gl'idoH dei banù Salamah (Saad, II. 2, pag. 120, hn. 13-28) [G.].
(6) (al-Wàqidi, da Miisa b. Muh. b. Ibràhìm, da suo padre [Muh.], da
■.\bdallah b. Ga'far, da Sa'd b. Ibràhìm e da ibn abì 'Awn). L'Inviato di
Dio strinse nodo di fratellanza tra Mu'àdz b. Grabal e Abdallah b. Mas'ùd.
come ammettono concordemente le nostre fonti, eccettuato il solo ibn
Ishàq, il quale ha una sua versione singolare, riferendo che l'Inviato di
Dio legò in fratellanza Mu'àdz con Ga'fàr b. abì Tàlib. Ma al-Wàqidi os-
serva: Com'è ciò possibile, se — quando la fratellanza fri istituita, tra l'ar-
rivo in ^ladinah dell'Inviato di Dio e la giornata di Badr (dopo la quale,
rivelato il versetto dell'eredità, fu rotta la fi-atellanza) — Ga'far b. abì Tàlil>
era già emigi'ato da Makkah in Abissinia, stava colà quando l'Inviato unì
in fi-atellanza i suoi compagni, né tornò (in Arabia) se non sette anni
dopo? — ibn Ishàq è dunque in errore (Saad, III, 2, pag. 120, lin. 22:
121. lin. 7i fG.].
§ 220. — [a] (al-Wàqidi). Mu'àdz fri presente a Badr che aveva 21 anni,
it 20 secondo Ayjnib b. al-Nu'màn (da suo padi-e [al-Nu'màn], dalla sua
gente), e prese parte a Uhud, all'assedio di Madìnah e a tutti i fatti d'arme
ron l'Inviato di Dio (Saad, III, 2, pag. 121, lin. 7-10) [G.].
(6) (al-Wàqidi. da Ma'mar, da al-Zuhri, da ibn Ka'b b. Màlik). L'In-
viato di Dio tolse a Mu'àdz b. (xabal i suoi averi per (darli a) i creditori
suoi (di Mu'àdz), quando più insistevan presso di lui, e lo mandò poi nel
Vamau, dicendogli: «È probabile che Iddio te ne rifaccia » (yagburaka).
— Ciò avveniva, dice al-Wàqidi, nel Rabì' II. dell'a. 9. H. (Saad, III. 2,
121, lin. 10-14) [G.].
(e) Sull'esame giuridico subito da Mu'àdz da parte del Profeta nel
partire per il Yaman, cfi*. 10. a. H., § 13 e Saad. III. 2. pag. 121.
lin. 14-21.
123.
bal.l
§§ 020 •-'•22. 18. a. H.
18. a. H. (,/) E così iKT lo istruzioiii impartitegli, cfr. Saad, III, 2, pag. 121,
NECROLOGIO. • ,. \ , ,_
Mu adz b. 6a- lni. '24-2/.
[(!} (^al-FacJl b. DuUayn, ila ibii L^yayuah. da ibn abi Nagili). L'Inviato
di Dio scrisse alla gente del Yainan quando mandò loi'O Mu'àdz: « Vi
« mando uno dei migliori della mia gente, .sia per dottrina sia per reli-
<.gione» (Saad, IH, 2, pag. 121, Un. 21-24) [G.].
(/") (Wakr b. al-óarrah. da al-Fadl b. Dukayn, da Sa'id b. Ubayd al-
Tà"i, da Basir b. Yasàr). Muàdz era zoppo. Or quando fu mandato quale
istruttore (m u ' a 1 1 i m) nel Yaman, nel dirigere la preghiera delli Yama-
niti, egli distese il suo piede; e tutta la gente fece altrettanto. — « Sta
« bene », disse Mu'àdz; « ma non lo rifate più; perchè io ho fatto così
«solo perchè ne sono .sofferente» (Saad, III, 2, pag. 121, lin. 27; 122,
Un. 3) [G.].
§ 221. — ('Ubaydallah b. Musa, da Saybàn, da al-A'mas, da Saqiq).
Il profeta nominò Mu'àdz governatore del Yaman [o di al-Ganad; lin. 16j.
Morto Maometto e succedutogli abù Bakr, 'Umar diresse quell'anno il pel-
legi-inaggio solenne; a cui intervenne anche Mu'àdz, conducendo con sé
un compagno ed alcuni giovani .schiavi (w usa fa-). 'Umar, che vide co-
storo in Makkah starsene in disparte da Mu'àdz, si rivolse a costui: « O
« abù 'Abd al-rahmàn, chi sono codesti giovani? » — « Sono miei ». —
« Donde li hai avuti? » — « Mi sono stati regalati ». — « Fa' a modo mio;
« mandali ad abù Bakr, e, se egli approva, restano a te ». — « No che
« non fiarò a modo tuo, e gli schiavi di guerra (saby) » (congettura del
De Goeje, ZDMG., 59, 1905) «che mi sono stati donati non li mando
« già ad abù Bakr ». — Ma il giorno dopo Mu'àdz si presentò ad 'Umar:
« Non posso a meno di obbedirti. Ho sognato questa notte di esser me-
« nato verso il fuoco, e che tu mi trattenessi per la cintura ». — Se ne
andò quindi con i giovani schiavi da abù Bakr: « Tu sei più adatto (a
« giudicar) di essi ». E poiché abù Bakr non trovò niente a ridire sul suo
dh'itto di proprietà, Mu'àdz ritornò con essi alla sua gente. I giovani
schiavi si misero in ordine dietro di lui per pregare; e quando egli si volse,
domandò: « Chi pregate voi? » — « Dio benedetto ed eccelso! » — « Or
« andatevene in libertà anche voi ». — E li liberò (Saad, III, 2, pag. 122,
lin. 3-15) [G.J.
§ 222. — (a) (Muh. b. Abdallah al-Asadi, da Sufyàn al-Thawri, da
Affàn b. Muslim, da Wuhayb b. Khàlid, da Khàlid al-Hadzdzà-, da abù
Qilàbah, da Anas b. Màlik). Disse l'Inviato di Dio: « Mu'àdz b. Gabal è del
« mio popolo colui che più sa intorno a piò -che è lecito e proibito » (Saad,
III, 2, pag. 122, lin. 19-22) [G.].
124.
lo. E. H. §§ 222-'224.
(b) (alFadl b. Dukayii e Qabisah b. LJqbah, da Sufyàn, da Khàlid al- ^3- a- ^■'
lladzdzà-, da abù Nasi- Humayd b. Hilàl al-'Adawi, da Abdallah b. al- mu adz b. óa-
Sàmitj. Da che abbracciò F Islam, Mu àdz non sputò più verso destra ''«'•l
(Saad, III, 2, pag. 122, lin. 22-25) [G.].
(e) (Musa b. Dàwùd, da Muli. b. Ràsid, da al-Wadin b. Atà, da Mahfiìz
b. Alqamah. da suo padre ['Alqamah]). Mu'àdz b. Grabal entrò nella sua
casa (qvxbbahj e avendo veduto sua moglie che guardava da un'aper-
tura di essa (kharq), la percosse (Saad, III, 2, pag. 122, lin. 28: 123,
lin. 2) [G.].
(d) (Un'altra volta) egli mangiava delle mele insieme con sua moglie:
passò uno schiavo, ed ella gli diede una mela che aveva già addentata.
Muadz la picchiò (Saad, III, 2, pag. 123, lin. 2-3) [G.].
§ 223. — (a) (Ma'u b. 'Isa, da Màlik b. Anas, da abù Hazim b. Dinar,
da abù Idris al-Khawlàni). Il quale racconta di aver veduto un giorno nella
moschea di Damasco un giovane dai denti anteriori bianchissimi (barràq)
in compagnia di j)arecchia gente; i quali, se discordavano in qualche cosa,
tacevan capo da lui, e dipendevano dal suo giudizio. Era Mu'àdz b. Grabal.
Il mattino seguente abù Idris anticipò l'ora della preghiera, e trovò che
Mu'àdz lo aveva preceduto nell'anticipazione (t ah gir) e stava già a pre-
gare, abù Idi'ìs aspettò ch'egli finisse, poi gli si presentò dinanzi e lo sa-
lutò: « Per Iddio! io ti sono affezionato in Dio ». — « In Dio! » rispose
Mu'àdz. — « In Dio! In Dio! In Dio! » — Poi Mu'àdz afferrò il rida* di
lui, e lo trasse a sé, e disse: « Rallegrati; che io ho udito dire all'Inviato
« di Dio : Iddio benedetto ed eccelso ha detto : Necessaria è la mia mise-
« ricordia per coloro che si amano in me, conversano in me, sono vicen-
« devolmente devoti in me, si visitano in me» (Saad, III, 2, pag. 123,
lin. 4-13) [G.].
(6) (Ishàq b. Yùsuf al-Azraq, da Abd al-malik b. abi Sulaymàn, da
abù-1-Zubayr, da Salir b. Hawsab, da un tale). Il quale, entrato nella mo-
schea di Hims vide, in mezzo a parecchia gente un uomo bruno, di bel-
l'aspetto, che mostrava (nel parlare o nel sorridere) i denti anteriori bianchi.
Gli stava d'attorno gente maggiore d'età, e tutti si volgevano a lui ed
ascoltavano le tradizioni che egli raccontava. Era Mu'àdz b. Gabal (Saad,
III, 2, pag. 123, lin. 13-17) [G].
§ 224. — (al-Wàqidi, da 'Isa b. al-Nu'màu, da Mu'àdz b. Rifà'ah, da
Gàbir b. Abdallah). Mu'àdz b. Gabal era uomo di bell'aspetto, di belle
maniere e largo di mano. S'era molto indebitato, e i creditori gli stavano
ai panni, tanto che egli per vari giorni se ne stette chiuso in casa per
non incontrarli. Essi allora ricorsero al Profeta, il quale lo mandò a chia-
125.
§§ '224. J-X). ^"* ^' •
ie, a. H. inaif. Quaiulo si presentò, dissero i debitori: « InA'iato di Dio. pn^iuli da
lECROLOGio. - ^ j^^. ^^^^. ^ .^.^ ^j^^ pj appaitiene ». Disse Maometto: « Iddio avri^ miseri-
Ori U 3 U Z D> xS H~ k
bai.) « c'ordia di chi. poi- elemosina, gli rimettei-à il debito (? man ta.saddaqa
« "a la vili) ». Alcuni gliene rimisero (?): nra altri insistettero: « Facci leu-
« dei»' i[w\ che ci spetta». Di.sse allora Maometto: « O Mu'àdz, sii longa-
« niiiK^ verso di essi ». E toltogli quel clic avc\a. lo consegnò ai credi-
tori, che .se lo divisero; e toccò loro i cinque settimi del credito. Allora
dissero: « 0 Inviato di Dio, vendilo a noi ». — « Lasciatelo stare, che non
«no avete facoltà» ecc. ecc. (Saad. TU. 2, pag. 128. liu. 17 e segg.) [(>.].
§ 225. — (d) rUbaydallah b. Mù.sa, da Saybàu, da al-A'mas, da Sahr
U. llaw.^ab, da al-Hàritli b. Amirali al-Zubaydi). Questi era tra i presenti
mentre Mu'àdz stava moribondo, che ora cadeva in deliquio, ora tornava
in sé, e lo udì dire, una volta che riaveva il sentimento: « Soffoca il tuo
* soffocato. Ma per la tua onnijjotenza io ti amo! » (Saad, III, 2, pag. 124.
lin. 20: 125, lin. 1) {(}.].
(b) (Ismà'ìl b. 'Abdallah b. abi Uways al-Madani, da Ibràhim I). aiiì
Habibah, da Dàwiid b. al-Husayn). Quando scoppiò l'epidemia l'anno di
'Aniawàs, dissero i compagni di Mu'àdz: « Questa è nn' impnrità (ai-ri gz)
« che ci è sopravvenuta ». Ma Mu'àdz protestò: « Supponete voi che la mi-
<« sericordia di Dio largita ai suoi fedeli sia nn castigo pei' punire una
« gente che lo abbia mosso ad ira? Essa è misericordia che Dio vi largisce
« iri particolare e martirio che in particolare egli vi offre. Mandano fo Dioj
«su Mu'àdz e .sulla sua casa, di codesta misericordia! Chi di voi può
«morire, mvioia, avanti che vengano le sedizioni ffitan), avanti che gli
« uomini da musulmani diventino miscredenti, e uccidano la loro anima il che
« non è lecito, o diano mano alla gente iniqua, o dicano di non sapere se
« vivono o muoiono, se nella verità o nell'errore » (Saad. Ili, 2. pag. 125.
lin. 4-12) [G^].
(e) ('Ubaydallah b. Musa, da Musa b. Ubaydah, da Ayyub b. Khàlid.
da 'Abdallah b. Ràfi'). Quando abù 'Ubaydah b. al-Grarràli fu colpito dalla
peste di 'Amawàs, nominò suo luogotenente Mu'àdz b. al-Grabal. Infierendo
l'epidemia, diceva la gente a Mu'àdz: « Prega Dio che ci liberi da questa
«impurità (al-rigz)». — «Essa non è impurità», riprese Mu'àdz, «ma
« appello del vostro Profeta, e morte dei pii che vi precederono e mai-
« tirio che Dio concede ai suoi eletti. O Dio ; dà alla famiglia di Mu'àdz
« la sua porzione cospicua di codesta tua misericordia ». — Due suoi
figli furono infetti. — « Come vi trovate ? — « O padre nostro, la verità
« (vien) da Dio: non siate dei dubitanti ». — « E me, se Dio vuole, mi
« troverete dei rassegnati ». — ^ Furono quindi colpite due sue donne e
l'it;.
18. a. H.
225-227.
morirono. Da ultimo comparve a lui un bubbone al pollice; ed egli co- 13 a- ^■
minciò a palparlo con la bocca e diceva: « Mio Dio, esso è piccolo, ma mu adz b. óa-
« beuedicilo tu. che sei benedetto anche nel piccolo ». E ne mori (Sa ad, ''^'l
IIL 2, pag. 124, lin. 12-25).
§ 226. — (a) (al-Wàqidi. da A\ yab b. al-Nu'màn, da suo padre [al-
Nu'màn], dalla sua gente, da Ishàq b. Khàrigah b. Abdallah b. Ka'b b.
Màlik. da suo padi-e [Khàrigah]. da suo nonno ['Abdallah]). Mu àdz era
uomo alto, bianco, dai bei denti, dai grandi occhi, dai sopraccigli con-
;/iunti. dai capelli corti e crespi.
Fu presente a Badr, e dopo aver partecipato con 1" Inviato di Dio a
Tabùk, in età di 28 anni, andò nel Yaman. Nell'a. 18. H., trentottenne,
morì di peste di Amawàs sotto il Califfato di 'Umar. Non v'erano più suoi
discendenti (al tempo di ibn Sa'd) (Saad. Ili, pag. 125, lin. 17-25).
(6) (Yazid b. Hàrùn e Affàn b. Muslim, da Hammàd b. Salamah, da
'Ali b. Zavd. da Sa'ìd h. al-Musayyab). 'Isa (Gesù) fu assunto al cielo in
età di 33 anni. E in età di 33 anni morì Mu'àdz b. Gabal (Saad, III.
2. 125. lin. 25-28).
(f) (Yazid b. Hài'ùn. (hi Sa id b. abi 'Arùbah, da Sahr b. Hawsab).
Disse 'Umar b. al-Khattàb: « Se Mu'àdz b. Gabal mi sopravvive, io lo eleg-
« gerò mio successore. E quando Iddio me ne domanderà, io dii'ò: Signor
« mio, ho udito il tuo Profeta che diceva: Quando nel giorno del giudizio
« saranno adunati i sapienti, sarà Mu'àdz b. Grabal il primo fra essi » (Saad,
III. 2, 125. lin. 28 e segg.j.
§ 227. — Mu'àdz b. Gabal fu celebre Compagno del Profeta, dotto co-
noscitore del lecito e del vietato. Nella sua giovinezza era considerato come
uno dei più belli ed avvenenti giovani, aveva carnagione bianca candi-
dissima, denti eburnei, ed occhi neri e profondi. Egli fu uno di quelli
che, vivente ancora il Profeta, raccolsero tutto il Qur-àn (gama'a al-
Q u r • a n = sapevano a mente tutto il testo sacro). Quando abù Bakr di-
venne Califfo, Mu'àdz l'itornò dal Yaman a Madìnah e si recò in Siria, ove
mori della peste nel 18. H. Egli trasmise molte tradizioni a ibn Abbàs,
a ibn 'Amr b. 'Amr (? 'Adi?j, a ibn abi Awfa al-As'ari, ad Abd al-rahmàn
l'. Samurah. a Gàbir b. Anas, a 'Umar, ad abù Qatàdah e ad altri fra i mag-
gior tabi' un. Si dice che quando morì avesse 34 anni (H a g a r , III, 872-
874, n. 3050).
Cfr. Athir, II, 430; Dzahabi Paris, I, fol. 13i,r.-131,v.; Ganzi, I,
fol. 47,r.; Athir Usd, IV, 376-378; Dzahabi Tagrid, II, 86, n. 903; al-
Isti'àb, 245-247, n. 1001; Nu way ri Le id ., I, fol. 85,v,-86,r.; Yàqùt, II,
127, 683 e III, 429, 513, ecc.: cfr. Indice., pag. 719; Nawawi, 559-561.
1-27.
§§ 228-281. 18. a. H.
18. 8. H.
bai.
6 228. — Lo tn-eceilenti tradizioni, attraverso il velo osculante di tanti
[NECROLOGIO. - • , , i x j • • • i i tvt •- i x- , •
Muàdz b óa- partuH)lan loggondari e tendenziosi, rivelano che Mu adz tosse uno dei
Compagni zelanti di cui il Profeta amò servirsi nei lavori di propaganda
religiosa. Ciò spiega la sua missione nel Yaman, e ciò spiega altresì l'ori-
gine dei discorsi attribuitigli a proposito della peste, discorsi di cui è lecito
ammetteiv il l'ondamento storico. — Egli va messo insieme nm altri come
LTthmàn b. Maz'ùn, abu Bakr, abù 'Ubaydali e forse anche abù Dzarr al-
(jhitari, sul ipiale avremo a discorrere sotto il califfato di 'Uthmàn : faceva
l)arte della minoranza nella quale ardeva un po' di quello spirito di fanatismo
religioso, da cui la razza semitica non si è mai completamente svestita, e che
sgorga perfino dalFanimo rozzo del Beduino, quando lascia la vita del deserto
l)er divenire pacifico cittadino. Egli fece parte di (|uel nucleo, da cui venne
poi la scuola tradizionistica e teologica di Madìnah. — La sua nascita madi-
nese è degna di nota: gli abitanti di questa città non si distinsero mai per
intelligenza, ma furono in generale uomini seri, pieni di coscienza, che met-
tevano molto amor proprio e molta buona volontà nel fare le cose. Non bril-
larono né come capitani, né come uomini di stato, ma solo come lavoratori
diligenti e metodici. È notevole l'accenno ai debiti di Muàdz: la sua passiono
leligiosa lo rendeva noncurante dei suoi interessi materiali.
Nasr b. Ghànim.
§ 229. — Nasr b. Ghànim b. 'Amir b. 'Ubaydallah (Abdallah) b. 'Ubayd
1). 'UAvayg b. Adi b. Ka'b al-'Adawi, Compagno del Profeta, perì insieme
con suo figlio durante la peste di Amawàs (Hagar, III, 1141, n. 8215».
Salamah b. Nasr.
§ 230. — Salamah b. Nasr b. Ghànim b. 'Amir b. 'Abdallah b. 'Uba}'d
b. Uwayg al-Qurasi al-'Adawi, Compagno del Profeta, morì durante la
peste di Amawàs (Hagar, II. 236-237, n. 6089).
Suhayl b. Amr.
§ 231. — abù Zayd, o abù Yazìd, Suhayl b. Amr b. Abd Sams b.
'Abd Wudd b. Nadr b. Hisl b. 'Amir b. Lu-ayy al-Qurasi al-'Amm, uno
degli asràf Qurays, celebre anche come oratore dei Qurays, khatib
Q u r a y s : fu uno dei pagani pi-esenti alla battaglia di Badr, dove fu fatto
prigioniero da Màlik b. al-Dukhsum, ma poi riuscì a salvarsi con la fuga.
Il Profeta andò in cerca di lui e diede istruzioni a chiunque lo trovasse
di metterlo a morte. Lo ritrovò il Profeta stesso tra alcuni alberi di mi-
mosa (? samu rat), e fattolo assicurare con corde, che gli fissarono le mani
al collo, lo legò al camelo e se lo trascinò appresso sino a Madìnah. Per
128.
18. a. H. §§ 231-233.
jiscattaiio venne allora Mikiaz b. Hafs. il quale però, non avendo danari ^8- a- h.
^ • ■ 1 T \rC^r^ /!• 1 X • • , ,■ (NECROLOGIO.
sufficienti per pagarne il prezzo di 4000 (dir nana), rimase m custodia suhayi b. Amr.l
quale ostaggio in Madinah, finché Suhayl ritornato a Makkali, trovò il
danaro e lo mandò al Profeta. Ad al-Hudaybiyj^ah Suhayl b. Amr ne-
goziò il trattato con il Profeta, costringendo questo a retrocedere. Suhayl
rimase fedele al paganesimo, finché Maometto ebbe sottomesso Makkah
(^nell'anno 8. H.). Quando si fu convertito divenne, si dice, un ottimo mu-
sulmano, e si vuole che nessuno a Makkah si commovesse maggiormente
di lui alla recitazione del Qur-àn. Quando venne il periodo delle conquiste,
legnante abù Bakr, Suhayl fu tra i primi a partire, e se ne andò con il chiaro
intento di non più ritornare in patria: difatti rimase in Siria finché mori
di peste (nel 18. H.) (Gawzi. I, fol. 45,r.-46,r.).
Egli è anche famoso per aver usato la sua influenza e l'arte oratoria in
favore dell'Isiàm alla morte del Profeta in Makkah. dissuadendo i Makkani
dall'apostatare. Alcuni lo annoverano tra i morti al Yarmùk (Hagar, II,
292-295, n. 8062). — Cfr. Athir, IL 436: Dzahabi Paris, I, fòl. 128,v.
Morì di peste o in Halab, o in (jrilliq (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r).
Sua madi'e era umm Hubba bint Qays b. Dubaj^s b. Tha'labah b. Ha}-
yàu al-Khuzà'iyyah. Quando fu fatto prigioniero a Badr, 'Umar voleva
strappargli i denti incisivi per impedirgli d'arringare le tm-be ed eccitarle
contro l'Islam. Il Profeta non permise la mutilazione: « È possibile » egli
disse, « che sorga un giorno a lodare l'Islam! » fAthìr Usd, II, 371-373).
Cfr. Dzahabi Tagrìd, I, 265, n. 2501; Isti'àb, 592-693, n. 2517:
Nawawi, 308-309; Yaqùt, II. 476 e III, 729; Nuwayri Leid. I.
fol. 86. V.
§ 232. — Sulla}'! fu il tipo arabo diametralmente opposto a quello
di cui Muàdz (efi\ § 228) è un esempio. Capo dell'ultima opposizione a
Maometto in Makkah, divenne suo fautore, quando intravide i vantaggi
della conversione e potè farla, ottenendone i guadagni previsti ed agognati
(cfr. 10. a. H., §§ 107 e segg.). Fu egli quindi che trattenne i Makkani
dall'apostasia, e il suo intervento in favore dell'Isiàm fu decisivo (con-
fronti.si 11. a. H., § 83), perché egli aveva le vesti quasi sacre di khatib,
o oratore ispirato dei tempi pagani. — Egli non era per nulla religioso e,
anche dopo abbracciato l'Isiàm rimase nell'anima pagano quanto prima.
Sua madre era una beduina: ciò spiega molte cose.
Surahbll b. Hasanah.
§ 233, — (a) abù 'Abdallah Surahbìl b. Hasanali [Hasanah era il nome
di sua madre, e il padre aveva nome 'Abdallah] b. al-Mutà' b. Abdallali
129. 17
s 2:5.",. 18. a. H.
18. a. H. ]y al-Ohitiif 1>. 'Abd al-'Uzza h. (xatlitliàmah b. Malik al-Kiiidi, Dppure, se-
Surahbii b. Ha- <<Hido altri, ul-Tamìmi. Sua madre era liberta (mawlàh) di Mainar b.
sanah.; I labili al-Orumahi. Si dice che dopo la morte di 'Abdailali, padre di Su-
ralibìl. il padrone Ma'mar diede Hasanah in moglie ad nn Ansar dei banu
Zurayq, per nome Sutyàn, e poi adottò come figlio Sutyàn ed i figli cho
nacquero da questo matrimonio. Nacquero cioè dvie figli, (làbir e Grunàdali,
sicché Suialilill fu loro lìatcllo uterino. SurahbiI fìi imo dei più anticlii
musulmani, emigrò prima in Abissinia e poi a Madinali, e |)rese dimora
tra i banù Zurayq. Dopo la morte di Sufyàn e dei fratelli uterini nel ca-
liffato di 'Limar, SurahbiI divenne confederato (halif) dei banù Zuhrah.
Egli prese quindi parte alla con(i[UÌsta della Siria. Aveva cognome abù
'Abdallah, o abù 'Abd al-rahman. Tradizioni che si pretendono trasmesse
da lui, trovansi nella collezione di ibn Magali: si dice che le trasmettesse
a suo figlio Rabi'ah, ad 'Abd al-rahmàn b. Ghanm, e ad abù 'Abdallah
al-As'ari. Si dice che egli espugnasse Tabariyyah: mori nella peste di
Amawàs in età di 67 anni (Dzahabi Paris. T, fol. I31,v.).
Cfi-. Hagar, II. 400-401, n. 8361.
(xawzi, I. fol. 46, r. conferma che la kunyah di SvTralibil fosse abu
Abdallah.
(b) Alla morte di Suf\ àn e dei due fratelli uterini, SurahbiI si tras-
portò presso i banù Zuhrah e si uni a loro con i vincoli della confedera-
zione (tahàluf). Contro questo protestò abù Sa'id al-Mu'alla al-Zuraqi, ci-
tando SurahbiI dinanzi ad Umar ed affermando che siccome SurahbiI era
suo halif [dei banù Zurayq] non aveva diritto di confederarsi con altri.
A ciò SurahbiI rispose di non essere mai stato halif dei Zurayq, ma era
venuto a vivere con loro, seguendo i due fi-atellastri: « quando questi mori-
« reno, ero libero di unirmi con chi volevo ». Umar chiese ad abù Sa'id
una prova manifesta, nia siccome il querelante non la potè addurre, Su-
rahbiI potè rimanere con . i Zuhrah.
Secondo al-Zubayr (b. Bakkàr), SurahbiI non era figlio di Hasanah, ma
fu da lei adottato e perciò uni il suo nome al proprio nel nasab (At_hir
Usd, H, 390-291).
Cfi-. Dzahabi Tagrid, I, 274, n. 2595; Isti'àb, 604-605, n. 2591.
(e) Le notizie vaghe sulle origini di SurahbiI fanno pensare all'incer-
tezza di filiazione dei tempi in cui vigeva il matriarcato. SurahbiI è nato pro-
babilmente da qualche unione della forma propria di tempi molto primitivi.
(d) Partecipò alla seconda emigrazione in Abissinia insieme con la
madre Hasanah, secondo ibn Ishàq, e insieme con il secondo marito di lei
Sufyàn b. Ma'mar b. Habib b. Wahb b. Hudzàfah b. Grumah al-Crumahi,
130.
18. a. H. §§23S-2H5.
e i due loro figli Klialid e Gunàdah. Stando ad al-Wàqidi. Hasanah era 18- a- H-
madre, non moglie di Sufj-àn, e questi tiatello uterino di Surahbìl. abù surahbri b Ha-
Ma'sar invece menziona l'emigrazione in Abissinia del solo Surahhil e della sanah.;
madre Hasanah.
(al-Wàqidij. Sebbene lialìf dei banù Zuhrali, Surahbil era annoverato
tra i Grumah, per via di Sulj^àu al-Grumalii. Surahbìl fu uno dei più egregi
Compagni del Profeta, col quale fece le spedizioni, e fu uno dei capitani
mandati in Siria da abù Bakr al-Siddìq. Mori nella peste di 'Amawàs, in
Siria, l'a. 18. H., sotto il califfato di Umar b. al-Khattàb, in età di 76 anni
(Sa ad. IV,. 1, pag. 94, lin. 4-24j.
Gli-. Yàqùt, I. 201 e II, 61, 515, 590, ecc.: Indice, pag. 469; Na-
wawi. 612.
§ 234. — Non v"è da dh'e alcunché di importante sul conto di Su-
rahbil. uomo di origine sconosciuta proveniente dal Yaman, forse schiavo
di guerra e di nascita umile e plebea. Fedele seguace del Profeta, sembra
fosse un capitano, o luogotenente operoso e diligente, ma senza alcuna
qualità personale che lo distinguesse dai suoi coetanei e compagni d'arme.
abu Ubaydah b al-Garràh.
§ 235. — (a) Il nome (completo; di abù 'Ubaydah era Amii- h. 'Ab-
(lallah b. al-Garràh b. Hilàl b. Uhayb b. Dabbah b. al-Hàrith b. Fihr b.
Màlik b. al-Xadr b. Kinànah al-Qurasi. Sua madi-e fu Umayyah bint Ghanm
li. Gàbu- b. Abd al-'Uzza b. Amirah b. 'Amii-ah, figlia di Da'd bint Hilàl
b. Uhaj-b b. Dabbah b. al-Hàritji b. Fihr. Sua moglie fa Hind bint Gàbir
b. Wahb b. Dabàb b. Hugaj-r b. 'Abd b. Ma'is b. 'Amir b. Lu-ayy, la
quale gli partorì dei figli, fi'a cui Yazid e 'Umayr: questi non ebbero
figliuoli, e però la sua discendenza si estinse (Sa ad, III, 1, pag. 297,
hn. 28; 298, lin. 5j [G.].
(6) (al-Wàqidi, da Muli. b. Sàlih, da Yazid b. Rùmàn). abù 'Ubaydah
abbracciò l'Isiàm con 'Uthmàn b. Maz'ùn e 'Abd al-rahmàn b. 'Awf ed
altri Compagni avanti che l'Inviato di Dio entrasse nel Dar al-Arqam.
Secondo Muli. b. Isliàq e al-Wàqidi, prese parte alla seconda emigrazione
in Abissinia: ma di ciò non fanno menzione né Musa b. 'Uqbah né abù
Ma'sar (Saad, III. L pag. 298. lin. 5-10, [G.].
(e) (al-Wàqidi, da Muli. b. Sàlih, da 'Asim b. 'Umar b. Qatàdahj.
Quando abù Ubaydah emigrò da Makkah a Madinah, prese stanza presso
Kulthùm b. al-Hidm (Saad, III, 1, pag. 298, lin. 10-12) [G.].
{(1) (al-Wàqidi, da Musa b. Muh.'b. Ibràhìm, da .suo padre [Muh. b.
Ibràhim]). L'Inviato di Dio lo strinse in tiatellanza con Sàlim, mawla
131.
g .>f;5 lo. a. H.
18. a. H. ,ii ;ji„-, Hmlzavfali, o con Muli. h. Maslainah (Saad, IH. 1, pag. 198,
[NECROLOGIO. " , • , ., . .\ rTT i"
abù Ubaydah b. '"^- l^J-l^) [<■••]•
ai-óarràh.) (^^>) (al-Waqidi). abù Ubaydah fu presente a Badr e a Uhud: nel com-
battiuionto di Uhud stette saldo von l'Inviato di Dio, quando i Musul- ,
mani t'uiono rotti e messi in tuga (Saad. Ili, 1. pag. 298, Un. 15-17) [G.].
[/) (al-Wàqidi, da Ishàq b. Yahya, da Isa b. Talhah, da 'A-isah, da
abu Bakr, che racconta): « Quando alla giornata di Uhud l'Inviato di Dio
«cadde con la faccia per terra, e due anelli del mighfai- gli penetrano
« nelle guancie, io accorsi alla sua volta, ed ecco un altro accorrere rapi-
« dissimo dalla parte destra: « Dio mio, io pregai allora, rendilo docile (?), si
« che possiamo arrivare sino a lui ». Sopraggiunse intanto abù 'Ubaydah
« e: « Deh! lasciami, abù Bakr, cavar dalle guance' dell'Inviato di Dio quel
« (che gli si è conficcato) ». Io lo lasciai fare; ed egli prese con i denti an-
« teriori uno degli anelli del mighfar e lo strappò (con tanto sforzo) che
« cadde riverso e gli si sradicò un dente. Poi cavò l'altro anello con un altro
« dei denti anteriori, che gli cadde del pari. Perciò abù 'Ubaydah era fra la
«gente lo sdentato y> (Sa ad. III, 1, pag. 298, lin. 17-27) [G.\.
(g) (Dicono) abù Ubaydah partecipò all'assedio di Madinah (al-Klian-
daq) e a tutti gii altri fatti d'arme con l'Inviato di Dio, e fu uno dei più
eminenti compagni suoi. L'Inviato di Dio lo mandò a Dzù-1-Qassah al co-
mando d'una spedizione di 40 uomini (Sa ad, III, 1, pag. 298, lin. 27 e
*299, lin. 1) [G.].
(h) (al-Wàqidi, da Dàwùd b. Qays e da Màlik b. Anas). abù 'Ubaydah
comandò un' (altra) spedizione di BOO fra Muhàgirùn e Ansar contro un
ramo dei Gruhaynah, sulla costa del mar (Rosso) : e fri la razzia di al-
Khabat (Saad, III, 1, pag. 299, lin. 1-4) [G.j.
(i) (Katliir b. Hisàm, da Hisàm al-Dastawà'i, da abù-l-Zubayr, da (xàbir,
che racconta). Ci spedì l' Inviato di Dio con abù 'Ubaydah b. al-(jrarràh,
in numero di 300 e qualche decina, e ci approvvigionò con un sacco di
datteri. La nostra razione ftx di una manciata per uno, poi di un dattero
per uno; e quando tutto fu. finito, prendemmo ad abbacchiare con i nostri
archi le foglie secche degli arbusti (al-khabat) ed a mangiarle beven-
doci su acqua: tanto che ci si diede poi il nome di esercito delle foglie
.secche (gaj'^.s al-khabat). Arrivati sulla spiaggia trovammo un cetaceo
( d a b b a h) morto, simile a una duna, che si chiamava a l - ' a n b a r . . . Del
mostro gigantesco, dopo qualche esitanza perchè morto, si nutrirono i Mu-
sulmani, per 20 o 15 giorni, e ne disseccarono al sole alcune strisele e ne
portarono anche al Profeta in Madinah, che. approvò la loro condotta (con-
fronta 8. a. H., § 34) (Saad, III, 1, pag. 299, lin. 5-16) [G.].
132.
18. a. H.
§§ 236, 237.
§ 236. — (a) (abù-1-Walìd al-Tayàlisi, Wahb b. (rhaiir, Yahya b. Abbad
e 'Affali b. Muslim, da Su'bah. da abù Isliàq, da Silah b. Zufar al-'Absi,
da Hudzayfah). Alcuni dei (cristiani j di Nagràn vennero al Profeta e
dissero: « Manda con noi un uomo fidato che tuteli i nostri interessi, vi-
« gilando l'osservanza del patto » [cfr. 10. a. H., §§ 60, 61]; « non già che
« c'insegni la sunnah e l'islam » (come leggesi in Saad, III, 1, pag. 299,
lin. 19). Disse (Maometto): « Vi manderò un uomo fidato, veramente fidato »,
e ripetè tre volte questo attributo. Tutti i Compagni stettero con lo sguardo
aguzzo (i s t a s r a fa) alla faccenda (desiderando ognuno di esser lui la per-
sona così qualificata). Ma l'Inviato di Dio mandò abù Ubaydah b. al-Grarràli
fSaad. III. 1. pag. 299, lin. 23-28) [G.].
(b) In ibn Sa'd abbiamo altre tradizioni analoghe: (pag. 299, lin. 16-20)
« La gente del Yaman » fa a Maometto la richiesta di un missionario;
(pag. 299, lin. 20-23j abù 'Ubaydah è l'amin al-ummah (il fidato della
nazione musulmana): (pag. 300, lin. 1-4) vengono (gli ambasciatori dei
Nagràni) al-Sayyid [b. al-HàrithJ e al-'Aqib ['Abd al-Masìh al-Kindi]: con-
fronta 10. a. H., § 60.
(e) Secondo abù HuraA'rah (a capo di un lungo isnàd!), Maometto
avrebbe detto: «Eccellente nome quello di abù Ubaydah! » (Saad, III,
1. pag. 300, lin. 4-8).
{d) (Rawh b. 'Ubàdah e 'Abd al-\vahhàb b. 'Atà-, da Sa'id b. abi Arù-
bah, da Qatàdah). Sull'anello-sigillo di abù 'Ubaj'dah era inciso: «Il quinto
«(delle prede) spetta a Dio!» (Saad, III, 1, pag. 300, lin. 8-10) [G.j.
(e) ('Amr b. 'Asim al-Kilàbi, da Sulaymàn b. al-Mughii-ah, da Thabit).
Disse abù Ubaydah b. al-G-arràh quando era governatore di Siria: « O
« gente, io sono un uomo dei Quraj^s, ma non v' è alcuno di voi rosso o
« nero [ch: Intr., § 343 e nota 2; 9. a. H., § 26, nota 1), che mi superi
in timor di Dio, del quale non amerei di essere « nella pelle » (Saad, III,
1. pag. 300, lin. 10-13) [G.].
(/■) (Rawh b. 'Ubàdah, da Hisàm b. abi 'Abdallah, da Qatàdah). Disse
abù Ubaj^dah b. al-GaiTàh: « Vorrei essere un montone, e la mia gente
e mangiasse della mia carne, e sorbisse del mio brodo! »
« mi
sgozzasse
(Riflesso evangelico?) (Saad, III, 1, pag. 300, lin. 24-26) [G.].
§ 237. — (a) (Ahmad b. 'Abdallah b. Yùnus, da Sufj-àn b. 'Uyaynah,
da ibn abi Nagih). Disse 'Umar b. al-Kliattàb ai suoi compagni di con-
versazione: «Esprimete i vostri desideri». E ciascuno dLsse il suo.
« Quanto a me », soggiunse Umar, « io desidererei una casa gremita
«di uomini quali abù 'Ubaydah b. al-Garràh » (Saad, III, 1; pag. 300,
lin. 13-17) [G.].
18. a. H.
[NECROLOGIO. -
abu Ubaydah b.
al-Garràh. i
13:^.
§§ -iA't, JdS.
18. a. H.
i8. a- H. (^ft) (Yazìd l). Hàiùu e Muh. b. AbdaDah al-Ausàri, da Sa id l). al)i
abu Ubaydah b. Arùbali, da Salir b. Hawsab). Disse 'Umar b. al-Khattàb: « Se abù 'Ubay-
ai-6arràh.j ^ ^■^\^ ,i^i sopvavN iven'i. io lo sceglierò a mio vicario (^successore nel lalit-
« fato). E (se) il mio Signore me ne domanderà (conto), diiò: Ilo udito il
«tuo Profeta dire [dì luij: Egli è il fidato (Amìn) di questa nazione»
(Saad, III, 1. pag. 300, liu. 18-21) [G.].
(e) (Man b. Isa, da Màlik b. Anas). Umar b. ul-Khattab spedì ad
abù 'Ubaydah 40 mila dirli a m e 400 dinar, e disse al messo: <^ (fuarda
« ciò che ne fa ». abù Ubaydah divise itutta) la (somma, nulla serbando
per sé). Poi il Califfo mandò altrettanto a Mu àdz con le stesse istruzioni
al messo. Anche Mu àdz distribuì il denaro, tranne una (piccola) cosa,
della quale la donna di lui disse: «Ne abbiamo bisogno». Quando l'in-
viato ne informò Umar, questi diede lode a Dio per aver messo nel-
l'Isiàm uomini che agivan così (Saad. III. 1. pag. 300. lin. 20 e .301.
lin. 4i [(l.|.
§ 238. — [a) (abù liakr b. 'Abdaiiali b. abi L'ways al-Madani, da Su-
laymàn b. Bilàl, da abù 'Abd al-'aziz [Musa b. 'Ubaydah b. Nasit al-Ma-
dani, t 153. a. H.] al-Kabadzi, da Ayyùb b. Khàlid b. Safwàn b. Aws al-
Ansàri dei banù Glia i un [o dei banù 'Amr] b. Màlik b. al-Naggàr, da
'Abdallah b. Ràfi' mawla di umm Salimah). abù Ubaydah b. al-Grarràh,
quando fu colpito (dalla pestej, l'anno di 'Amawàs, nominò sucj luogote-
nente Mu'àdz b. Gabal (Saad, III. 1, pag. 301, lin. 9-13) [G.].
(ò) (al-Wàqidi, da 'Abdallali b. abì Yahya al-Aslami, da Muh. b. Ibrà-
him b. al-Hàrith. da Khàlid b. ^la'dàn, da 'Irbàd b. al-Sàriyah). Entrai
da abù 'Uba3'dah b. al-Garràh nella sua malattia mortale, quand'egli era
moribondo. « Dio perdoni », egli disse, « ad 'Umar b. al-Khattàb il suo ri-
« trarsi da Sargh » (cfr. §§ 41 e segg.). Poi soggiunse: « Ho udito l'Inviato
« di Dio diie : E martii-e (s a h i d) chi muore di peste, di mal di ventre, o
« per affogamento, o per incendio, o per crollo di mura (al-hadam), o per
« pulmonite; è [anche martire la donna che muore incinta» (Saad, III,
1, pag. 301, lin. 13-19) [G.].
(e) (Muh. b. Ismà'il b. abi Fuda3'k al-Madani, da Hi-sàm b. Sa'd, da
Zayd b. Aslam. da suo j)adi-e [Aslam]). Mu'àdz b. Gabal udì uno che di-
ceva: « Se fosse (qui) Khàlid b. al-Walid, nessuno si troverebbe nel bi-
« sogno». Questo egli disse allorché abù 'Ubaydah b. al-Garràh si trovava
in angustie. Ma Mu'àdz gli rispose: « Figlio di nessuno! appunto ad abii
« 'Ubaydah deve andare l'impotenza (per essere sopraffatta). Egli è certo
«uno dei migliori uomini che siano sulla terra» (Saad, III, 1, pag. 301,
lin. 4-9) [G.].
VM.
18. a. H.
§§ 238-240.
(fi) (al-Waqidi. da Thawr b. Yazìd, da Khàlid b. Ma'dàn, da Màlik b.
Ynkhamii'. il qviale descriveva cosi abiì 'Ubaydah b. al-Grarràh). Era uomo
magro, scarno di faccia, di poca barba, hiugo, gobbo, sdentato di due denti
anteriori (Sa ad, IIL 1. pag. 301, lin. 19-22) [G.].
(e) (al-Wàqidi. da abù Bai^r b. 'Abdallah b. abì Sabrali, da alcuni in-
dividui della tribù fqawm) di abù Ubaydah). abù 'Ubaydah b. al-Grarràh
contava 41 anni quando fu presente a Badr. Morì di peste in 'Amawàs,
nell'anno 18. H.. sotto il califfato di 'Umar b. al-Khattàb, in età di 68 anni.
Egli usava per la testa e per la barba i due cosmetici hinnà" e katam.
al-Wàqidi aggiunge che abù 'Uba3^dah trasmise tradizioni da 'Umar
b. al-Khattàb (Saad. Ili, 1, pag. 301, lin. 22-28) [G.].
§ 239. — abù 'Ubaydah fii uno dei più antichi musulmani, e si con-
vertì contempoi'aneamente con 'Uthmàn b. Maz'ùn, 'Abd al-rahmàn b. 'Awf
ed 'Ubaydah b. al-Grawn, prima che il Profeta entrasse nella casa Dar al-
Arqam. Suo padre, dicesi, morì prima dell'Isiàm: sua madre era Uma3'mah
bint Ghanm. Emigrò in Abissinia ed in Madinah: fu presente a Badr e
a tutti i fatti d'arme successivi: egli aiutò il Profeta ferito alla battaglia
(li Uhud, e ^laometto gli diede il soprannome appellativo di Amìn. Si dice
che per preghiera di un'ambasciata di Yamaniti, Maometto mandò abù
"Ubaydah nel Yaman ad insegnare la dottrina musulmana. Più tardi il
Califfo abù Bakr lo mandò in Siria, e, secondo ibn Hagar, la maggior
parte delle conquiste in quella regione furono compiute sotto la direzione
di abù 'Ubaydah. Alcuni affermano che egli uccidesse il proprio padre alla
battaglia di Badr, e che perciò venisse rivelato il versetto (Q u r • à n, LVIII,
22). Trasmise tradizioni ad al-'Irbàd b. Sàriyah, a Gràbir b. Abdallah, ad
abù Umàmah, ad abù Tha'labah al-lChasi (sicf = al-Khusani?), a Samurah
(b. (xundab) ed altri. Secondo ibn Sa'd, egli era di costituzione delicata,
con la faccia scarna, magro, alto e senza denti anteriori (athram).
Morì durante la peste di Amawàs, nel 18. H., in età di 58 anni: al-
cuni affermano avesse soli 41 anni. Si fece seppellire là ove mori, ossia a
Fihl nell'Urdunn, oppure a Baysàn. Egli soleva tingersi con la hinnà" ed
il katam (Hagar, II, 626-630).
Off. anche Dzahabi Paris. I, ibi. 130,v.-i31,r.; Grawzi, I, fol. 46, r.-
46,v.; Athìr Usd, III, 84-86, Y, 249; Dza habi Tagr id , II, 196, n. 2152;
Isti 'ab, 689-690, n. 3030; Khamis, II, 271, lin. penult. e segg. ; Nu-
wayri Leid.. I, fol. 85,r.-85,v.: Yàqùt, I, 202, 336, 386, ecc. Indice,
pag. 548; Nawawi, 747-748.
§ 240. — Di abù Ubaydah abbiamo fatto sì spesso menzione, descri-
vendone anche l'indole, che mi pare inutile ripetere il già detto. Fu uomo
18. a. H.
NECROLOGIO. -
abO 'Ubaydah b.
al-Garràh.l
135.
§§ •240-'24'2. ^O' ^' H.
'8- a- H. ,1, poco iusj;eo;n(). ma dotato di «randr lìuiità damino, nite^nta di carat-
[NECROLOGIO. - ,. , -, i . . t • • r^
abù ubaydah b. ^^^'^ <' <" molta avvedutezza nel trattare con gli uomini. — Queste virtù
ai-6arràh.| gjj attirarono le simpatie generali e gli permisero di compiere missioni
delicate o difficili, come fu il comando generale in Siria alla vigilia del
Varmùk. Valendosi di lui cernie scudo, o velo, 'Umar potè salire al po-
tere, e poi metterlo innanzi come suo successore: le virtù, l'autorità ed il
ben noto disinteresse di abù 'Ubaydah, per nulla ambizioso, facilitarono
grandemente il trionfo del principio monarchico, pi'opugnato da Umar.
ma combattuto dagli altri Compagni insidiosi e da un numero conside-
revole di Musulmani, i Beduini principalmente, e forse anche dai Madi-
nesi, perchè si vedevano esclusi da ogni diretta partecipazione.
Non ebbe la mente di un uomo di stato, e la sua morte prima di "Umai-
non credo abbia avuto sensibile influenza sul corso degli eventi posteriori,
né è improbabile che come Califfo egli avrebbe perduto molto della sua popo-
larità, perchè la procella che travolse 'Uthmàn ebbe origini profondissime,
e solo una grande mente avrebbe forse potuto dominarla e salvare il novello
impero dalle guerre civili del 36. II. e degli anni successivi.
Umayr b. Isa [o Adi].
§ 241. — Umayr b. Isa |o 'Adi] b. Kharasah b. Umayyah b. 'Amir b,
Khatamah, ossia 'Umayr al-Qàri, fu uno dei più antichi musulmani, ma cieco.
Tra gli oppositori più accaniti del Profeta v'era una donna. Asma' bint Mar-
wàn, la quale faceva tutto il possibile per eccitare la gente contro il Profeta
e contro l'Islam, recitando sull'argomento anche alcune poesie. Dopo la bat-
taglia di Badr, Umayr, felice che il Profeta fosse uscito sano e salvo dal
cimento, si prefisse di mandare a morte Asma-: perciò dopo Badr andè
(prima di diventar cieco?) presso 'Asma* nelle ore più oscure della notte e
la uccise. Quando ritornò a casa e lo annunziò al Profeta, questi osservò
che per la morte di quella donna non si sarebbero cozzati insieme nem-
meno due caproni. Fu questa la prima volta in cui il Profeta pronunziò
questa espressione, divenuta poi proverbiale. Morì di peste nel 18. IT.
(G-awzi, I, fol. 46, V.).
Manca in A th i r U s d , e nelle altre fonti biografiche dei Compagni
del Profeta. Il vero nome è 'Umayr b. 'Adi. Cfr. 2. a. H., § 90. Hagar III.
64-65. n. 161.
"Utbah b. Suhayl.
§ 242. — 'Utbah b. Suhayl b. 'Amr al-Qurasi al-' Amiri, secondo ibn
Hagar, fu uno dei Makkani convertiti alla presa di Makkah (nell'S. H.),
136.
18. 3.. H. §§ 242-244.
perchè al-Zubavr b. Bakkàr afferma essersi suo padre, Suharl b. 'Amr, 18. a. H.
. ^. . "^ ^ ,. 1 ^ ■ ,• .. • -, 1 TT • ì , TT-v- [NECROLOGIO. -
recato m Sina con tutta la ramiglia, seguito poi da al-Haritji b. Hisam ut bah b. Su-
b. al-Mughirah al Makhzumi. Più tardi (Suhayl b. 'Amr) si presentò al hayi.]
Califfo 'Uruar con 'Abd alrahmàn b. al-HàritJi b. Hisàm e con Fàkbitah
bint 'Utbah b. Sulia\'l b. 'Amr, ambedue ancora molto piccini, ed unì in
matrimonio 'Utbah con Fàkhitah {sic, il testo dev' esser corrotto!) e ad am-
bedue fu dato il nome di al-Saridayn (i due costretti a fuggire?). E ciò
avvenne dopo la morte di quelli delle genti di ambedue (gli sposi) che
erano usciti (d'Arabia) con lui. Ma forse 'Utbah era morto prima di questo,
0 era con loro e mori in Siria (il testo è poco chiaro e non si capisce che
cosa intenda dire: deve esser corrotto) (Hagar, II, 1083, n. 9770).
ibn al-Athìr dice che morisse nel 18. H. (At^ir, II, 436), ma nell'altra
opera sua sui Compagni del Profeta, non lo menziona nemmeno.
Cfr. anche Nuwayri Leid., I, fol. 87,r.
Uways b. Àmir.
§ 243. — Uways b. 'Amir b. Graz- b. Màlik b. 'Amr b. Mas'adah b.
'Uswàn b. Qaran b. Radmàn b. Nàgiyah b. Murad al-Muràdi al-Qarani,
chiamato anche Uways b. Anas, o Uways b. al-Hula^^s (? Khalis), fa uomo
intensamente asceta, che visse in al-Kùfah: soleva recarsi nei luoghi dove
si gettavano le immondezze (al-m.azàbil), raccogliervi i pezzi di pane
gettati via (al-kisar?), lavarli e in parte mangiarli, in parte distribuirli
come elemosina: per soccorrere i poveri, si spogliò nudo, sicché non po-
teva più uscke di casa. Secondo una tradizione di Asir b. Gràbir, il Califfo
'Umar era desiderosissimo di conoscere Uways, ed ogni qualvolta passa-
vano le schiere di Yamaniti diretti in Siria, domandava se tra loro si
trovasse Uways della tribù di Muràd. Alfine in una schiera di Yamaniti
il Califfo trovò Uways e gli comunicò che il Profeta aveva predetto il
suo passaggio per Madinah in via per la Sii'ia, e che egli sarebbe affetto
dalla lebbra, ma si sarebbe guarito interamente tranne in vm luogo grande
come un dirham. Uways andò in Siria e vi morì dalla peste (nel 18. H.). •
Secondo alcuni mori invece nell'Adzarbaygàn durante la conquista: altri
lo dicono ucciso a Siffin e affermano che fosse uno dei grandi tàbi'i.
(G-awzi, I. fol. 44,r.-44,v.).
Cfr. Athir Usd. I. 151-152; Dzahabi Tagrid, I, 40, n. 346.
Uwaym b. Saidah.
§ 244. — (a) abù 'Abd al-rahmàn 'Uwaym b. Sà'idah b. 'A-is b. Qays
b. al-Nu'màn b. Zayd b. Umayj'ah, ebbe a madre 'Umayrah bint Sàlim
137. 18
§§ 244,245. 18. a. H.
18. a. H. b. Salimah b. Umayyah b. Zayd b. Màlik b. 'Awf b. 'Amr b. 'Awf. Dalla
[NECROLOGIO.
'Uwaym b. Sa
moglie UuiAiiiab bint Bnkayr b. ^^Tha'labali b. Ptadabali b. 'Amir b. Ka'b
'idah.i b. Màlik b. Ghadb b. Uu.sam al-Khazragiyyah procreò i seguenti figli:
'Utbah, Smvayd, perito nella giornata della Ilarrah, e Qarazah.
Muh. b. Isliàq è il solo ad attril)uiri' ad 'Uwaym un'altra genealogia,
dicendolo figlio di Sa'idali b. Sal'agah — il quale ultimo nome non s'in-
contra nella genealogia — dei banili Bali b. 'Amr b. al-Haf al-Qudà'i, lialìf
dei banù Umayyah b. Za}"d. Egli lasciò discendenza in Madinah e in Darb
al-Hadatli. 'Uwaym è uno degli 80 Ansar, di cui si riferisce che fosse il
primo ad incontrare l'Inviato di Dio in Makkah e ad abbracciar l'Islam.
Secondo Muli. b. 'Umar, 'Uwaym fu presente a tutti e due i Convegni di
al-'Aqabah; ma, stando invece a Musa b. 'Uqbah, Muh. b. Isliàq e abù
Ma'sar, egli avrebbe assistito (solamente?) alla seconda 'Aqabah insieme
con i 70 Ansar (Sa ad. III, 2, pag. 80, Un. 21, e 31, lin. 6) [G.J.
(6) (al-Wàqidi, da Muli. b. Sàlih, da 'Asim b. 'Umar b. Qatàdah, o
anche da 'Abdallah h. Gfa'far, da Sa'd b. Ibràhim). L'Inviato di Dio legò
in fratellanza 'Uwaym b. Sà'idah con 'Umar b. al-Khattàb, o, secondo ibn
Ishàq, con Hàtib b. abi Balta'ah (Saad, III, 2, pag. 31, lin. G-10).
§ 245. — (a) (Muh. b. Ismà'ìl b. abì Fuda^k, da Miisa b. Ya'qiib, da
ai-Sari b. 'Abd al-rahmàn, da 'Abd b. Hamzah, da suo padre Hamzah, da
'Abdallah b. al-Zabìr, da Gràbir b. 'Abdallah). L'Inviato di Dio disse: « Ec-
« celiente servo tra i servi di Dio e uno tra gli abitatori del Paradiso è
«'Uwaym b. Sà'idah» (Saad, III, 2, pag. 31, lin. 24-27) [G.].
Musa [b. Ya'qQb] aggiunge che, quando fu rivelato il versetto (IX,
109): « [Nella moschea di Madinah si raccolgono] uomini che amano di
«esser purificati; e Dio ama i purificati»; l'Inviato di Dio disse: «Tra
« essi è 'Uwaym b. Sà'idah ».
Lo stesso Musa riferisce, senza affermarlo, che 'Uwaym fosse il primo
(musulmano?) a lavarsi il sedere con l'acqua (Saad, III, 2, pag. 31,
lin. 10-17) [G.].
(b) (Ya'qùb b. Ibràhim b. Sa'd al-Zvihri, da suo padre [Ibràhim], da
Sàlih b. Kaysàn, da ibn Sihàb, da 'Ubaydallah b. 'Abdallah b. 'Utbah, da
ibn 'Abbàs). Due uomini dabbene incontrarono abù Bakr ed 'Umar dopo
(la morte del Profeta), i quali si dirigevano alla Saqifah dei banù Sà'idah;
sapendo quel che la gente preparava essi domandarono : « Dove andate, o
« crocchio degli Emigrati? ». — « Dai nostri fratelli Ausiliatori [Ansar] ». —
« Meglio è per voi di non accostarli, e attendete all'affar vostro ».
Questi due uomini erano, secondo 'Urwah b. al-Zubayr, 'Uwaym b.
Sà'idah e Man b. 'Adi (Saad, III, 2, pag. 31, lin. 17-22) [G.].
138.
18. a. H. §§ 245, 246.
(e) Morì 'Uwavm b. Sa'idah sotto il califfato di 'limar b. al-Khattàb, ^S- ^- ^■
^ ' - " [NECROLOGIO. -
in età di 65 o 66 anui (Sa ad, III, 2, pag. 31, lin. 27-28). Uwaym b. Sà-
Cfr. anche Athìr Usd, IV, 158; Dzaliabi Tagrid, I, 460, n. 4561; idah.]
Isti' ab, 528, n. 2180.
Yazld b. abl Sufyan.
§ 246. — (a) abù Ivhàlid Yazìd b. abì Sufj^àn Sakhr b. Harb b. Umayyah
b. 'Abd Sams b. 'Abd Manaf al-Qurasi al-Umawi, figlio del celebre abù
Sufyan b. Harb, fratello del Califfo Mu'àwiyah [f 60. a. H.j, si convertì al-
l'Islam alla presa di Makkali, ricevette doni a Huna3'n e fu mandato dal Pro-
feta a riscuotere le tasse (s a d a q à t) presso i banù Faràs, che erano suoi zìi
materni, perchè sua madre umm al-Hakam Zaynab bint Nawfal b. Khalaf
apparteneva ai Kinànah. Quando il Califfo abu Bakr mandò gli eserciti
in Siria, durante l'anno 12. H., Yazid b. abi Sufyan ricevette uno dei
comandi, e più tardi il Califfo 'limar lo nominò amir al-Sàm, o gover-
natore di Damasco, dopo la morte di Mu'àdz b. Grabai, confermando la
nomina già fatta dal morente Mu'àdz. Si dice che egli morisse poco tempo
dopo, di peste, nell'anno 18. H., senza lasciare discendenti. al-Walid b.
Muslim afferma però che morisse nel 19. H. dopo la pi^esa di al-Qaysà-
riyyah (Hagar, III, 1352-1353, n. 8775). — Cfr. Athir, II, 436.
(6) Era il più intelligente (afdal) dei banù abì Sufyan: perciò chiama-
vasi anche Yazid al-Khayr. Alcuni affermano che sua madre fosse Hind
bint Habib b. Yazid. Quando morì abù 'Ubaydah, fu governatore Mu'àdz
b. Grabai; morto Mu'àdz gli successe Yazid b. abi Sufyan, e morto anche
questo di peste, il governo passò a suo fratello Mu'àwiyah (A th i r Usd,
V, 112-113).
Cfr. Dzahabi Tagrid, II, 147, n. 1569; Isti 'ab, 627-628, n. 2723.
(e) Secondo al-Dzahabi, era detto Yazid al-Khayr. Abbracciò l' Isiàm alla
presa di Makkah e divenne un buon musulmano, battendosi a Hunayn, e
ricevendo come bottino cento cameli e quaranta oncie (d'argento). Fu uomo
di grande prestigio pei'sonale, nobile e capo-tribù (sayyid). Fu uno dei
quattro comandanti che partirono per la Siria per ordine di abù Bakr.
Alla presa di Damasco, il Califfo 'limar lo nominò luogotenente in quella
città, ed alla sua morte gli diede come successore il fratello Mu'àwiyah.
Si vuole che trasmettesse dal Profeta alcune tradizioni sulle abluzioni: fri
alunno anche di abù Bakr. Trasmise tradizioni ad abù 'Abdallah al-As'ari,
ed a Grunàdah b. abi Umayyah. Secondo alcuni mori nella peste del 18. H.,
secondo al-Walid b. Muslim mori nel 19. H. dopo la presa di al-Qaysà-
riyyah (Dzahabi Paris, I, fol. 131,v.).
139.
S§ 246, 247. 18. a. H.
18. a. H. Cfi: aiu-he Nuwayri Leid., I, fòl. 8G,v.; Yàqùt, I, 202, 443, II,
INECROLOGIO. - .. , _ . .,.,. .„^ "t j- ,-r-o xt • r.or
Yazid b. abi Su- *-■ ' '^- '^^^- ^^^- <^<^^- • Indice, pag. ì é2; Nawawi, 665.
fyàn.l § 247. — Di quanti la morte rapì in questo anno funesto, Yazid b.
abi Sufyàn è forse colui che scomparendo dall'agone politico, inflisse la
maggior perdita alla causa politica dell'Islam. Egli fu certamente uomo
di qualità eccezionali, e forse dopo Khàlid b. al-Walìd fu il migliòre ca-
pitano delle schiere del Califfo. — Ebbe un carattere meno irruente del
• suo collega makhzumita e fu dotato di altre qualità speciali, per le quali
a lui fu data, da abù Bakr, la preferenza a tutti gli altri Compagni nella
scelta del primo comando militare in Siria. — Egli vinse la prima vit-
toria sui Greci, e tanto si distinse nella campagna di conquista che ot-
tenne la carica maggiore dopo quella di abù 'Ubaydah: ne fu poi anzi
per brevissimo tempo anche successore, e se fosse sopravvissuto lungamente
alla pestilenza del 18. H. sarebbe, mi par certo, salito al potere invece
del li'atello Mu'àwiyah e, forse, miglior capitano di questo avrebbe potuto
imprimere un indirizzo diverso ai grandi avvenimenti. — È degno di nota
che la tradizione lo ricordi come « il migliore » dei figli di abù Sufyàn, e
quale Yazid al-Khayr, o Yazid il Buono, come diremmo noi.
140.
19. a. H.
S Gennaio - 20 Dicembre 640
I a-5,?1-§l 1 iis s-§5 s 6-5>5 s-§^ a s-aS s-§ ° a s-a? s-Sl s a-aS g-l = a a-aS s-§ « a a-a? s^ 5 a a
5 » «
n> Si-
lo
ol
ò*aàSSégj:ad«Séà^SàaSéà^§gS«óg^Sgggòó^|àtìSòg^|3«»óà^agSS6S'^§
S S £
^ $ o
SSSS?.SS-''"""'"'""^*33:^22;22S2 2gS^5a!S8aSSS-''"'"""'-°^="^S::2i2::2SU;22a3SI
-«N»^.ecDt-»»0332232SS£SS5:gS?,i3SSSS8"''^'''''''*'~"*2S=32r;2SC:22Ss?!?53ìflSaS?S
•ci la
a s
aa
óàjaà§Sógj:£àaoóg.5Sà«Sòg.5ÌgaS6fl.5Sàs®óò^Sà«Sdg.5Ìà«Sógj=
•a? g-2 « a a-a? ^-§5 a a-ag §•§ » a auS g-§5 a a-a? g-§5 a a-a? iés a a-a? s-S^ a a-a? g^£ a su
3 ■
a
• •0 M
Hi -^
^1 ^ ^^ "H ^H ^^ "^ ^H rH ^H ^^ "•J ^1 ^1 ^1 ^J '>! 01 ^ 01 . J 01 TO IT5 ^H ^h — 1^ •-< ^h ^h -h •-< ^i ^1 '>! *i ^ 'JJ
r?H«ift:rt-X3:0^wm-*ococ^ODC5p^oim-PiO«5'^iRJ?ìS"''?'^"*''^'-^^'35^0-^wm-»l<'«:Di--'Xa5Q^oacQ-1<iocoi--aQos
SS
C5
J=|c«»ógJ2|d««óÓ*agggrià*agj3gria^agggdg.5|gc3Sòg.5|gdoòfl.c|BSS
o'o«aatiiiì.!o-tì5aat«!>«'a4;aa!>i)t-«-a.saaw)i>«'a5saMt>"T35aaM(.S'o5aat«(.S'tì5aaui>«T3S
3
3 .
wco-*iO«>t-a)a50^r>i«-itio'j5c-Q0050--<OJX-t"''-Ot^iR?>Q^f?^M'*"5X>D-Q0050^wcc-^io:D!>xo:0'-"2lcp-i;''^SSE"3Gffi
oóg.2|ddSòg.a3fl««óg.5Ìgd»óg.2ÌgaSòg.2Ì9«^°S-2ÌS^«°S'SSg«»òg^
a-a" ^-^3. a B-a> §■§£ a a-a> i~M a a-a? s-§.2 a a-a> s^s a a-a> s^s a a-a? s^5 a a-a> s-i^ a a-a>
s
^'^''•"=''-°^"=»2;3223SSE;S2SSSS3'-aSSSSSm'"'^'"''""°'~"'?'SS2S3SS£;S2SSSSa;o3SSS
H„M-i.uo-^t-EG: = -222!2SS22SaSg33SSaSSg'"'^"'"°"='""°'S;:2S3SS522SS83S3!aSS8S8
•3xaa!iii>"i3^aaMt>«T;5aau)>S'55aaMt»«-3.2aa!ii)i>sr;5acM>z-^5asMi>s^^BaMt>«'«.:;B
a S
TH'-i.-(r-i»H<-iTHi-iTHrt0il'M6l0SO]OJ^(MOJOlJQrO i-<.-t^i-Hi-iT-ii-<i-(i-(-.-i(SlC»lCJCM01fMO]OJ'5ìi?J
3
142.
19. a. H.
PERSIA. — Eventi dell'anno 19. H. lungo 11 confine persiano.
§ 1. — Le notizie sulle vicende della guerra contro i Persiani, le quali,
secondo le nostre fonti, appartengono specificamente all'anno 19. H., sono
ben poche e per lo più varianti di altri dati cronologici, e quindi per la
massima parte, probabilmente, indicazioni erronee. Della presa di Hulwàn
altre fonti hanno parlato sotto l'anno 16. H. (cfr. 16. a. H., § 219), e tutto
porta a credere che detta occupazione seguisse ben presto la rotta di Gra-
lùlà', perchè la posizione araba al confine rimaneva molto precaria se una
città come Hulwàn, posta ai piedi dei monti, in sito assai felice e ben for-
tificata, continuava ad essere in mano dei Persiani.
La presa di Isbahàn, riferita da al-Dzahabi (cfi*. § 3), non merita mag-
gior fiducia, essendo probabilmente un dato cronologico della scuola iraqense,
la quale, come al solito, per la conquista dell'altipiano iranico ha tvitta la
cronologia errata.
L'anno 19. H., tranne forse qualche fatto d'arme a mezzodì, nel Khù-
zistàn, e nel settentrione verso la Mesopotamia, fu periodo di requie lungo
il confine persiano.
La cronologia dell' incm-sione araba nell'altipiano iranico, che abbiamo
messa più avanti sotto la presente annata (cfr. §§ 6 e segg.), sebbene in-
certa, può ritenersi di approssimativa probabilità. Il valore storico della
spedizione non è grande, perchè gli Arabi pare non facessero rilevante pro-
gresso in Persia : i Persiani difesero a palmo a palmo, con gloriosa tenacia,
la culla della loro razza e della loro dinastia nazionale. L'importanza forse
maggiore della detta incursione risiede nel fatto più degno di nota, che
l'avventura araba in Persia fu conseguenza di altri avvenimenti nell' in-
143.
§§ 1, 2. 19. a. H.
19- a- H. terno della penisola arabica. Abbiamo cioè la prova indiretta che solo ora i
dell'anno 19.^h'. ^lusulmani t'ossero riusciti a domare, almeno in apparenza, le tribù dello
lungo il confine estremo angolo" orientale della penisola arabica. Non voglio dire con questo
'^ ' ' che tutta l'Arabia orientale, ossia il Bahrayn, T'Umiln e la Mahrah, avesse
interamente accettato il dominio islamico. Dobbiamo rammentare che quel
paese immenso, assai scarsamente popolato, non fu mai forse regolarmente
sottomesso al govei-no di Madinah ed all'Isiàm ufficiale; ma i Califfi lo la-
sci^irono in pace, sinché le tribù nomadi non davano noia al governo. È
assai dul)bio se, come, e quanto la nuova fede penetrasse in quella remota
regione, che anche più tardi non fu mai ortodossa, ma ognora scismatica,
insofferente di ogni disciplina, e religiosa e politica, che venisse dal di fuori.
Per il momento basta insistere sul fatto che ora solamente quelle difficoltà
militari e politiche, generate dalla rivoluzione arabica dell' 11. e del 12. H.,
furono appianate — forse in modo provvisorio e superficiale — , e che perciò
soltanto ora il comandante militare musulmano della regione, desideroso
di carpire allori più gloriosi e più copiosi bottini, si slanciasse, di propria
iniziativa e sulla propria responsabilità, in un' avventura persiana. Egli
scelse la via del mare per rimanere indipendente dal suo collega 'in al-
Basrah, e possibilmente per strappargli qualche conquista, prima che le
armi dell'esercito basrense avessero vittoriosamente sottomessa tutta la
costa settentrionale del Golfo Persico.
L' incidente ha altresì il suo valore per dimostrare come i capitani e i
luogotenenti arabi fossero di fatto indipendenti dal Califfo, e potessero im-
punemente allestire spedizioni »nilitari senza bisogno di alcun preventivo
permesso. La spedizione dell'Egitto si svolse nello stesso modo (cfr. 18. a. H.,
§ 176). Occorse molto tèmpo prima che l'autorità del Califfo potesse effet-
tivamente imbrigliare l'attività e l'ai'bitrio dei luogotenenti, e quando questo
avvenne fu di brevissima durata: già sotto gli ultimi Umayyadi, nelle pi-o-
vincie più lontane, i governatori sotto molti rispetti erano i soli veri padroni.
PERSIA. — Conquista di Hulwàn.
§ 2. — (al-Balàdzui-i, senza isnàd). Quando i Musulmani ebbero ter-
minata la faccenda di (lalùlà-, Hàsim b. 'Utbah b. abi Waqqàs aggiunse
un piccolo corpo di cavalleria (alla schiera di) Grarir b. 'Abdallah al-Ba-
gali e ordinò a questo di munire Galùlà", affinchè- si trovasse (come posto
di frontiera fortificato) tra i Musulmani ed i loro nemici. Più tardi (nel
19. H.) Sa'd b. abi Waqqàs vi mandò altri 3000 Musulmani, e diede ordine
a Grarir di avanzare su Hulwàn con tutte le sue forze. All'avvicinarsi degli
Arabi il re Yazdagird fuggì a Isbahàn (^), e Hulwàn si arrese a patti (sulh"")
144.
19. a. H.
§§ 2-5.
affli invasori: i vincitori non dovevano molestare ffli abitanti e si obbliga- ^9- ^- ^^
° . , , . ,, . • , • -, [PERSIA. - Con-
vano a garantire loro la sicurezza nella vita e nei beni: quanti volevano quista di Hui-
fiiggire potevan farlo senza essere molestati. wan.]
In Hulwàn Garìr lasciò (^) una parte delle sue forze con 'Azrah b. Qays
b. Ghaziyyah al-Bagali, e mosse poi contro al-Dinawar, che però non
espugnò: sottomise invece Qarmàsin alle stesse condizioni di Hulwàn, dove
quindi fece ritorno, e rimase come governatore finché 'Ammàr b. Yàsir di-
venne luogotenente in al-Kùfah (nel 21. H.). Allora ricevette una lettera
di 'Ammàr, che lo informava dover egli, per ordine del Califfo 'limar, recarsi
a cooperare con abù Musa al-As'ari (dinanzi Tustar). Grarir lasciò 'Azrah
b. Qays in Hulwàn e andò ad unirsi con abù Musa: questo accadeva nel
19. H. (3) (Bai àdz uri, 301-302).
Nota. 1. — Da un altro passo di alBalàdzuri (302, lin. 7) sappiamo che la fuga di Tazdagird da
Hulwàn avvenne nel 19. H.
Nota. 2. — In Hulwàn, afferma al-Wàqidi, si stabilirono alcuni membri della famiglia di Garir
b. 'Abdallab al-Bagali e vi ebbero discendenti (Balàdzuri, 302i.
Nota 3. — Vedremo più avanti che questi fatti vanno posti nell'annata 21. H. quando abu Miisa,
con l'aiuto delle schiere di al-Kùfah, sottomise Tustar.
PERSIA. — Presa di Isbahàn.
§ 3. — (al-Dzahabi). Nell'anno 19. H. avvenne la battaglia di Isbahàn
nell'Ard Fàris, nel mese di Dzù-l-Hió-J-ah, ed i Musulmani erano coman-
dati da al-Hakam b. abi-l-'As. Sahrak, il comandante dei Persiani, rimase
ucciso (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.).
La notizia è errata: la presa di Isbahàn va messa dopo la grande
vittoria araba di Nihàwand nel 21. H. — al-Dzahabi in questo passo con-
fonde la conquista del Fàris e la presa di Isbahàn con la spedizione fatta
dal Bahrayn, di cui parliamo più avanti.
IRAQ-PERSIA. — Notizie varie.
§ 4. — al-Dzahabi riferisce che nell'anno 19. H., secondo alcuni, si
svolsero i seguenti fatti:
1° i Greci fecero prigioniero 'Abdallah b. abi Hudzàfah al-Sahmi ;
2^ fu espugnata Takrìt ;
3° fu vinta la battaglia di Galùlà-, l'ultima battaglia vinta nell'al-
'Agm o Fàris (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.) (cfr. 16. a. H., §§ 140, 141).
Queste notizie sono cronologicamente errate ed al-Dzahabi confonde
in.sieme la battaglia di Galùlà-, vinta nel 16. H., e quella di Nihàwand,
vinta nel 21. H.
§ 5. — (a) (Teofane). Nel trentesimo anno di Eraclio, ossia 6131 del'
Mondo (18. H.), gli Arabi invasero la Persia, inflissero una grande disfatta
1-15. 19
§§ 6, tì. 19* ^' "•
19- a. H. ai Persiani e sottomisero tutta la Persia. 11 re persiano Hormisdas (Hur-
w„.iJi<. „=ri»i muz) t'uscì verso l'interno della Persia. Nelle mani dei vincitori cadde la
liglia del re KhusraAv. la (juale fu mandata con tutte le supellettili reali
ail 'Uniar.
(b) In questo stesso anno 'Umar fece fare un censimento di tutto il paese
da lui dominato, degli uomini, degli animali e delle piante (? le palme (poKòv)
(Theophanos, 622: id., ed. De Boor, I, 341; Cedrenus, 752).
(e) 11 cronista bizantino allude, nel primo a capo, alla battaglia di
Nihàwand, che, noi vedremo, tu combattuta due anni più tardi, nel 21. H.
(d) Importantissima è la seconda notizia, la quale starebbe a provare
come in seguito al convegno di al-Gàbiyah, e, passata la terribile sciagura
della peste, il governo di Madìnah lacesse una verifica generale di tutti i
vari elementi e cespiti dello Stato con scopi fiscali. La notizia, se autentica
e sicura, è una prova come a Madìnah si fosse ancora molto al buio sulla
entità delle risorse fiscali dell' impero novellamente conquistato, onde pen-
sassero ad organizzare metodicamente la riscossione delle imposte. Non dob-
biamo però illuderci molto sulla correttezza dell'informazione, e, data la
scorrettezza cronologica dello scrittore bizantino, potrebbe essere una con-
fusione con il catasto ordinato molti anni dopo dal Califfo Mu'àwij^ah.
PERSIA-ARABIA. — Incursioni arabe nell'altipiano iranico.
§ 6. — L'episodio che segue, narrato con vari particolari, in parte
contradicentisi, dalle fonti nostre, non ha militarmente una grande impor-
tanza, perchè ninna influenza diretta ebbe sulle vicende successive della
espansione conquistatrice' degli Arabi. Grande, anzi gi-andissimo è il suo
pregio per alzare il velo sulle vere condizioni interne dello Stato islamico,
che si reggeva ancora con sistemi primitivi e non aveva alcuna vera in-
tima coesione amministrativa nelle sue parti. Abbiamo cioè un altro caso
tipico della insubordinazione ed indipendenza dei capitani islamici nei loro
rapporti con il Califfo. Invece di essere luogotenenti che tremavano obbe-
dienti dinanzi all'autorità suprema di Umar, i generali arabi erano tutti
arditi capitani di ventui-a che si lanciavano in imprese di vario genere; e
la sanzione del governo centrale veniva soltanto in fine a raccogliere i frutti
dell'opera compiuta, conglobando tutto nella comunità islamica.
Noi abbiamo già svolto questo concetto nell' interpretare le tradizioni
sulla conquista araba, dalla spedizione di Khàlid b. al-Walìd, da al-HLrah
in Siria, sino agli eventi drammatici che precedettero la grande battaglia
sulle rive del Yarmùk, e con tale concetto noi trovammo la logica spie-
gazione di molti oscuri episodi della campagna sii'ia, tra cui la così detta
146.
19. a. H.
6,7.
iranico.
deposizione di Klialid b. al-Walìd. L'episodio dell'incursione nel Fàris di ^9. a. h.
'Uthmàn b. abì-l-'As, ci dimostra una spedizione fatta all' insaputa e con- -incursioni ara-
trariamente ai desideri ed ai propositi del Califfo. Lo stesso fatto si è ri- be nell'altipiano
presentato, nelle sue più spiccate caratteristiche, nelle circostanze che pre-
cedettero la spedizione di 'Amr b. al-'As in Egitto, altra spedizione pur
essa ideata ed eseguita all'insaputa e contrariamente alla volontà di 'Umar.
Mentre pei'ò la incursione di 'Uthmàn b. abì-l-'As fu un insuccesso mili-
tare, la spedizione egiziana riuscì un grande trionfo: la priroa fu perciò
rinnegata, la seconda sanzionata da Umar; il quale per non avere guai
maggiori fece quello che fu possibile per salvare il proprio prestigio per-
sonale, l'autorità del Califfo ed il bene dell'impero.
Vediamo perciò come il vero carattere fondamentale delle conquiste
sia ben diverso da quello che la tradizione ortodossa ha voluto che sem-
brasse ai posteri. L'accorto Califfo seguì, non guidò i suoi focosi capitani, e
ingoiò certo qualche pillola amara per salvare le apparenze e l'unità del
novello Stato.
§ 7. — (al-Balàdzuri, senza isnàd) (^). al-'Alà b. al-Hadrami, gover-
natore del Bahrayn, a nome del Califfo 'Umar, mandò Harthamah b. 'Ar-
fagah al Bàriqi, degli Azd, a conquistare un'isola (Abarkawàn?) nel Golfo
Persico, prossima alle rive del Fàris. L'isola fu conquistata (ma poi abban-
donata, perchè) 'Umar scrisse ad al-'Alà di mandare Hartjaamah (con le
sue genti) ad aiutare 'Utbah b. Farqad al-Sulami (che nel 19.-20. a. H.
accingevasi alla conquista di ai-Ma wsil : cfr. nota 1).
Di poi 'Umar nominò 'Uthmàn b. abi-l-'As al-Thaqafì governatore del
Bahrayn e dell' 'Umàn, ed allorché egli ebbe completamente sottomessi
questi due paesi, e definitivamente ridottili all'obbedienza (■), mandò suo
ft-atello al-Hakam b. abi-l-'As con una flotta (fi-1-bahr) nel Fàris, dan-
dogli anche un numeroso esercito composto di milizie degli 'Abd al-Qays,
degli Azd ('Umàn), dei Tamim, dei banù Nàgiyah e di altre tribù ('^j. al-
Hakam conquistò l'isola di Abarkawàn (? Tarkawàn o Barkawàn?, comu-
nemente detta dei banù Kawàn; cfr. Balàdzuri, 386, nota d), e poi
espugnò Tawwag (o Tawwaz, presso Kàzarùn; cfr. Barbier de Maynard,
1-42-143), che appartiene al territorio (min arci) di Ardasir Khurrah (Su
questo grande e popoloso cantone del Fàris, vedansi le notizie raccolte da
Barbier de Ma3'nard, 23), nome che tradotto in arabo significa Balia
Ai-dasìi- (ossia lo splendore di Ardasir) (Balàdzuri, 386).
Nota 1. — La cronologia di questa tradizione presenta diverse difficoltà, perchè, come sappiamo,
regna molta incertezza sulla durata del governo di al-'Alà nel Bahraj-n (cfr. Balàdzuri, 81, lin. 14).
Non è certo cioè se al-'Alà governasse dal 13. H. fino al 20. H., anno della sua rùorte, o se già prima di
questa data gli succedesse abù Hurayrah. Altre fonti (abu Mlkhnafi narrano che 'Umar deponesse al-'Alà
147.
§§ 7-9. !''• ^' "'
19. a. H. e gli desse come successore 'Uthmàn b. abi-l-'As: quindi mandasse al-'Alà come governatore ad al-Basrah
[PERSIA-ARABIA. per prendere il posto di 'Utbah li. fìliazwàn, ma che al-'Alà morisse prima di giungervi vale a dire tra
- Incursioni ara- gli ultimi del 14. H. od i primi giorni del 15. H. Secondo la stessa tonte, 'Ullimiìn tu poi deposto e
be nell'altipiano sostituito du Qudnmah b. Maz'fin al-(;umalii, il quale tu a sua volta deposto anche lui, per eccessi do-
iranico.! vuti a soverchie libazioni di vino. 'IJthmàu b. abi-l-'As era ancora governatore quando morì 'Uraar nel
23. H. (Balàdzuri, 81-82i. Sa]>piamo d'altra pai-te che 'Utbah b. Farqad aveva terminatala conquista
di al-Mawsil e dintorni nell'anno '20. H. (cfr. Balàdzuri, 831, lin. 15 e segg.), sicché è da presumersi
che l' invio di 'Arfagah b. Harthamah, a cui si allude nella presente tradizione, debba essere avvenuto
tra il 18. ed il 19. H. In una seguente tradizione vedremo indicato che la conquista di Tawwag per
opera di al-IIakam b. abi-l-'As era già compiuta nell'anno 19. II. Benché non sia possibile accordare ed
appianare tanti ragguagli contradittori, dacché non abbiamo argomenti per provare la maggiore validità
di una notizia o dell'altra, esaminando attentamente le precedenti indicazioni, mi par si possa conclu-
dere con relativa probabilità, che gli eventi narrati nella presente tradizione devono appartenere al
periodo immediatamente anteriore al 19. IT. —Nelle fonti v' é sovente l'errore 'Uthmàn b. al-'As invece
di 'Utlimàn b. abi-l-'As.
Nota 2. — Il testo è chiaro ed esplicito nell'affermare che ora soltanto i Musulmani ebbero defi-
nitivamente sottomesso e pacificato il Bahrayn e V 'Umàn. E bene perciò richiamare a questo proposito
quanto si disse altrove (cfr. 12. a, H., §§ 38 e segg.) sulle notizie della Riddah in codesti due paesi,
notizie dalle quali desumemmo che la conquista delle due predette regioni d'Arabia non potè essere
compiuta prima del 14-15. H. Se ora si accetta la notizia che al-'Alà mori nel 15. H. (ctr. Balàdzuri, 81,
ult. lin. e segg.; Aìiiiali, 14. a. IL. §§ '2'2(d e segg., 2501, avremmo la conquista definitiva del Bahrayn e del-
l' Umàn soltanto dopo il 15. H., e perfino dopo la conquista di quasi tutta la Siria e di tutto il Sawàd. Ecco
qui dunque una novella ed importante conferma del fatto singolare da noi già esposto altrove (cfr. 12. a. H.,
§§ 104 e segg.), che gli Arabi musulmani si accinsero alle conquiste fuori d'Arabia prima ancora che
tutta la loro patria avesse l'iconosciuto il nuovo ordine di cose. Possiamo aggiungere che la con-
cordanza di questi fatti ci costringe a ritenere erronea la notizia data da al-Balàdzuri (81, lin. 16), che
al-'Alà morisse come governatore del Bahrayn nel 20. H., perchè allora dovremmo rimettere la sotto-
missione di quella regione a dopo il 20. H. il che ci pare, per dire il meno, assai inverosimile. La
pacificazione definitiva del Bahrayn e dell' 'Umàn divenne un fatto compiuto, tra il 15. ed il 18. H.
Nota 3. — Questo è un eufemismo di tempi posteriori, quando tutto si volle interpretare come
una manifestazione dell'autorità del Califfo 'Umar, senza il permesso e l'ordine del quale nulla si sarebbe
fatto in tutto l'impero. La verità è quella che traluce dal paragrafo seguente: le tribù accompagnarono
il comandante musulmano in cerca di nuove terre e di nuovi pascoli, per propria iniziativa, cacciati dal
loro paese dalle note ragioni d'inaridimento progressivo della penisola.
§ 8. — (abu Mikhnaf). 'Uthinàn b. abi-l-'As varcò egli stesso il Grolfo
Persico, occupò Tawwag e vi fondò varie moschee, riducendo la città a
dimora per i Musulmani: ivi egli stabili varie tribù arabe, 'Abd al-Qays (^)
ed altri. Da Tawwag fece varie incursioni contro Arragàn (secondo la
pronunzia persiana Arghàn: cfi-. Barbier de Maynard, 18-20) che
confina con Tawwag, e poi ritornò nell' 'Umàn e nel Bahrayn, avendo rice-
vuto una lettera del Califfo 'Umar, che gii ordinava di ritornare. Partendo
egli lasciò suo fi-atello al-Hakam b. abì-l-'As come governatore della re-
gione conquistata (Balàdzuri, 386).
Nota 1. — Ecco una delle prime notizie sulla migrazione di tribù arabe dopo la comparsa del-
l'Isiàm: ciò dimostra quanto presto questa avesse principio, perchè la Persia era lontana e la regione
qui indicata era esposta ad assalti nemici. — Se tribù venivano sin qui, è certo che altri siti più vi-
cini, più ameni e meno esposti al nemico, fossero già popolati di emigranti arabi in cerca di avven-
ture e di fortuna. — Non é inutile ricordare che molti 'Abd al-Qays erano immigrati in Persia già ai
tempi dei Sassanidi (cfr. 12. a. H., § 134).
§ 9. — Altri tradizionisti, dice al-Balàdzuri, affermano che al-Hakam
b. abi-l-'As espugnasse Tawwag e vi stabilisse le varie tribù arabe, 'Abd
al-Qays ed altre, nell'anno 19. H. (Balàdzuri, 386).
148.
19. a. H.
§§ 10, 11.
§ 10. — ral-Balàdzuri. senza isnàd). Quando ebbe notizia dell'inva-
sione araba e del grande valore dei guerrieri musulmani, Sakrak, mar-
za b a n del Fàris. allestì un grande e poderoso esercito e mosse contro
al-Hakam b. abi-l-'As, giungendo fino a Ràsaki- (Bakri, I, 352. Comune-
mente pronunziasi il nome Risihr, da Eiw Ardaslr? Cfr. Barbier de
Maynad, 270-272), nel territorio di Sàbùr (Ard Sàbùr) nelle vicinanze
di TaAvwag. Qui s' imbattè nell'esercito di al-Hakam, l'avanguardia del
quale era comandata da Sawwàr b. Human al-'Abdi. Ne seguì un combat-
timento sanguinosissimo. Il generale persiano aveva alle sue spalle una
valle (per la quale, in caso di disfatta, avrebbero dovuto fuggire i suoi), ed
in essa laveva stabilita una schiera di lanciatori di dardi, che dovevano
uccidere senza pietà chiunque avessero visto fuggire. Durante la battaglia
comparve infatti fuggendo uno dei più prodi guerrieri persiani, e gii ar-
cieri, conformemente agii ordini, si accingevano a crivellarlo di dardi, ma
egli li pregò di sostare un momento: « Noi combattiamo », egli disse, « contro
« una gente specialmente protetta da Dio ». Dicendo questo ptese di mira
una pietra con l'arco, e la freccia da lui scagliata, spaccò la pietra in due:
« Orbene », esclamò il persiano, questa medesima fi-eccia, che ha spaccata
« la pietra, non è capace nemmeno di graffiare uno dei nostri nemici! ».
Gli arcieri non vollero udire queste spiegazioni e gii risposero: « Tu devi
« morire! ». Mentre però discutevano, ecco sopra,ggiungere la notizia che
Sahi'ak, il marzubàn, era stato ucciso (ed allora fuggirono anche gli
ai'cieri della valle). Sawwàr b. Human al-'Abdi, comandante dell'avan-
guardia musulmana, si era infatti slanciato contro Sahrak, e lo aveva get-
tato in terra, trafiggendolo con la lancia, poi lo aveva finito con la spada:
sopraggiunse però il figlio di Sahrak, che piombò su Sawwàr ed a sua
volta uccise lui. I Musulmani vinsero alfine la battaglia, ma fu una delle
più diffìcili e sanguinose, simile a quella di al-Qàdisiyj-ah. Dopo la mischia
fu espugnata Ràsahr. Allora Amr b. al-Ahtam al-Tamimi si recò presso il
Califfo 'limar per annunziargli la vittoria e la morte gloriosa di Sawwàr.
Secondo gii abitanti di Tawwag, questa città divenne sede di milizie
musulmane (m u s s i r a t) soltanto dopo la vittoria di Ràsahr e la morte
di Sahrak fBalàdzuri, 386-387).
§ 11. — Abbiamo anche altre notizie sulle gesta dei Musulmani nel
Fàris, ma la data precisa dei singoli avvenimenti non è menzionata: solo
ci consta che seguissero tra la presa di Tawwag (19. a. H.?) e la morte
di 'limar, nel 23. a. H. Le diamo qui tutte insieme.
(a) (al-Balàdzuri, senza isnàd). Il Califfo 'limar b. al-Khattàb scrisse
ad 'Uthmàn b. abi-1-' As (governatore del Bahrayn e dell' ' Qmàn) d' inva-
19. a. H.
[PERSIA-ARABIA.
- Incursioni ara-
be nell'altipiano
iranico.]
149.
iranico.
§§ 11-14. *^' ^* **•
19. a. H. dove il Fàris: 'Uthman lasciò alk)ia suo fratello al-Mughirah" b. abì-l-'As,
[PERSIA-ARABIA. i 7^ • tt ■• i i - l -T l \ x • * i.-
- Incursioni ara- '>plHire, secondo altri, Mais b. abi-l-As, come suo luogotenente iii Arabia,
be nell'altipiano giunse fino a Tawwag, vi stabilì la sua sede, ed intraprese da lì varie
spedizioni nei dintorni, ritornando a Tawwag dopo ognuna delle mede-
sime (Baladzuri, 387). — Questa tradizione è evidentemente un'altra
versione dei fatti luiirati nel paragrafo precedente.
(6) (al-Balàdzuri, senza isnàd). Il Califfo 'limar scrisse ad abù Musa
al-As'ari (governatore di al-Basrali) di porgere soccorsi ad 'Uchmàn b.
abi-l-'5.s, sicché abù Musa allestì ora varie spedizioni entro il Fàris da al-
Basrah, ma ritornò sempre nella propria città dopo ognuna delle mede-
sime (ossia non unì mai le sue forze a quelle di 'Utlimàn in Tawwag)
(Baladzuri, 387).
(e) (al-Balàdzuri, senza isnàd). 'Uthmàn b. abi-l-'Às mandò Harim
b. Hayyàn al-'Abdi contro una fortezza detta Sabìr(?), che fu presa d'as-
salto dopo un assedio e superando la viva resistenza degli abitanti. Al-
cuni dicono che Harim espugnasse (invece) la fortezza di Satùg (?), pren-
dendola d'assalto (Baladzuri, 387-388).
{(l) (al-Balàdzuri, senza isnàd). 'Utjimàn b. abi-l-'As mosse contro
Grirrah (?) nel distretto di Sàbùr, e la sottomise insieme con il suo terri-
torio: gii abitanti fecero prima resistenza, ma poi vennero a patti e con-
clusero un trattato, secondo il quale si obbligavano a pagare la g i z y a h
ed il kharàg, e a dare buoni consigli ai Musulmani. Di poi 'UtJimàn
conquistò Kàzarùn, pure nel distretto di Sàbùr (Baladzuri, 388).
§ 12. — -- Secondo Sayf b. 'Umar, nell'anno 17. H. gii Arabi del Bah-
rayn tentarono l'invasione e la conquista del Fàris (T abari, I, 2546,
lin. 8-9).
Cfr. Yàqùt, I, 509, lin. 13 e segg.
§ 13. — al-Dzahabi narra la presa di Tawwag (nel Ms. : Bawwag) e
la spedizione di 'UtJimàn b. abì-l-'As nel 21. a. H. A Sàbùr, egli dice, fu
ucciso Sawwàr b. al-Mut_hanna al-'Abdi: 'Uthmàn devastò il Sif al-Bahr e
l'al-Sawàhil (ossia le coste persiane del Golfo Persico). al-Gràrùd b. al-
Mu'alla fu mandato contro il nemico e rimase ucciso (Dzahabi Paris,
I, fol. ]36,r.).
§ 14. — (abù Hanifah al-Dinawari\ Di poi ii Califfo 'Umar nominò
'Utjjmàn b. abi-l-'As governatore del Bahraj^n; il quale, saputa la presa di
al-Ahwàz, partì con la gente che aveva e fece un'incursione devastatrice
nel Fàris, giungendo fino a Tawwag, che egli ridusse a suo centro d'ope-
razioni, o Dar al-Higrah: ivi costruì anche una moschea congregazionale.
Da questo punto egli mosse guerra alla gente di Ardasìr, finché ebbe sot-
150.
19. a. H. §§ 14, 15.
tomessa una parte del loro territorio: sottomise del pari una parte del 19- a- h.
^., . o-, - 1 1 T^i-i T. 11 j- A '- r. j.- .■ ' [PERSIA-ARABIA.
Bilàd Sabur, del Bilad Istakhr e di AiTagan. Con questi eventi passo un . incursioni ara-
anno intiero, e poi, lasciato suo fi-atello al-Hakam b. abi-l-'As sopra la ^^ nell'altipiano
„ ., -.r T- 1 ' iranico.)
gente, fece ritorno a Madmah.
Allora il marzubàn del Fàris riunì un esercito molto numeroso e
mosse contro al-Hakam, il quale lo assalì, lo vinse e lo uccise. Il mar-
zubàn ucciso aveva nome Subrak (cfi-. Balàdzuri, 386, dove abbiamo
Sahrak). Dopo questo fatto d'arme seguì la vittoria di NihàAvand nel 21. H.
(Hanifah, 140-141).
§ 15. — (Saj^f b. 'Umar, da Muhammad e da altri). Secondo i patti
del trattato concluso fra Utbali b. Ghazwàn ed il persiano al-Hurmuzàn,
il dominio musulmano si estendeva ora sopra una grande parte del terri-
torio di al-Aliwàz, ed il governatore di al-Basrali incassava anche la tassa
fondiaria riscossa dalle città appartenenti ad al-Hurmuzàn, benché le milizie
musulmane non vi avessero messo il piede. Il Califfo 'Umar ebbe ora a
dichiarare che non desiderava ulteriori conquiste, e che avrebbe amato
che fra le sue nuove provinole nell' 'Iraq ed il resto della Persia potesse
sorgere una montagna di ftioco, che impedisse tanto ai Persiani di venirlo
a molestare, quanto agli Arabi d'invadere il paese nemico (cfr. 16. a. H.,
§ 220). Questo desiderio del Califfo non corrispondeva però ai sentimenti
dei suoi luogotenenti, gelosi fra loro dei felici successi Tuno dell'altro.
al-' Ala b. Hadrami, governatore del Bahrayn ai tempi del Califfo abù
Bakr, era stato deposto per breve tempo dal Califfo 'Umar, il quale aveva
conferito il governo del Bahrayn a Qudàmah b. Maz'ùn. Deposto poi Qu-
dàmah, il Califfo aveva rimesso al-' Ala nel governo della provincia. Fra
al-' Ala e Sa'd b. abì Waqqàs non v'era buon sangue per effetto di una
questione legale sorta fra loro, per la quale avevano dovuto ricorrere in tri-
bunale. Quando poi Sa'd b. abì Waqqàs ricevette il comando dell'esercito
musulmano dell' 'Iraq e vinse la grande battaglia di al-Qàdisiyyah, espel-
lendo anche i re di Persia dalla loro reggia e capitale, al-Madà'in, al-'Alà,
sospinto da un senso fortissimo di gelosia, e bramoso di emulare i trionfi
di Sa'd, ideò d' invadere il Fàris, senza tener conto che non aveva il con-
senso del Califfo, e che 'Umar, per conformarsi alla condotta del Profeta
e di abù Bakr, non permetteva ai Musulmani di arrischiarsi sulle onde
del mare. al-'Alà invitò gli Arabi della sua provincia a prendere le armi
per l'invasione del Fàris, e riunite le forze sufficienti, le divise in tre
schiere ed in tre volte le mandò su navi attraverso il Golfo Persico,
sbarcandole sulle rive del Fàris. Il comando generale della spedizione fri
affidato a Khulayd b. al-Mundzir b. Sàwa, che era anche comandante di
151.
§ 15.
19. a. H.
19. a. H.
[PERSIA-ARABIA
- Incursioni ara-
be nell'altipiano
iranico.]
una dolio ivo schiere: lo altre due erano sotto gli ordini di al-(jràrùd b.
al-Mu'alla e di Sawwàr b. Hammàu. Appena sbarcati sulle coste persiane
gli Arabi si spinsero arditamente nelF interno, valendosi della sorpresa
del nemico, che non si aspettava un assalto dalla parte di mare, per giun-
gere quasi senza difficoltà fino alla fortezza di Istakhr; ma i Persiani sotto
al-Hirbidz, invece di tentare una resistenza di fronte, tagliarono ai Musul-
mani le comunicazioni con il mare. Gli Arabi furono perciò costretti a re-
trocedere, rinunziando al disegno di conquista. I Persiani in grande forza
tentai'ono ora d' impedire la ritirata, ed in una battaglia molto sangui-
nosa pi-esso Tàwus perirono i due comandanti musulmani, al-Sawwàr b.
Hammàn ed al-Oràrùd b. al-Mu'alla. Ciò nondimeno gli Arabi continuarono
a battersi con grande valore, e nella carica dei due comandanti uccisi
subentrarono i figli loro, 'Abdallah h. al-Sawwàr ed al-Mundzir b. al-Gràrùd.
Alla fine i Persiani furono sconfitti con grande strage, e gli Arabi si apri-
rono una strada con le armi in mano. Siccome però tutte le loro navi
avevano fatto naufragio (in una tempesta?), gli Arabi dovettero mutare
itinerario e prendere la via di terra verso al-Basrali. In breve però trova-
"rono che era impossibile proseguire, perchè altre numerose forze persiane,
sotto Sahrak, si erano fortificate in un luogo, per il quale gli Arabi dovevan
passare, ed avevano chiusa ogni via di uscita. Gli Arabi furono perciò
costretti a fermarsi ed a trincerarsi in attesa di rinforzi e di soccorsi da
al-Basrah.
Intanto la notizia di questi fatti era giunta fino al Califfo 'limar,
destando il suo vivissimo sdegno: al-' Ala venne deposto e mandato ad
al-Kiifah, sotto gli ordini di Sa'd b. abi Waqqàs, ma intanto 'Utbah b.
Ghazwàn (già morto da due anni! Cfr. 16. a. H., § 257; 17. a. H., § 207)
riceveva l'ordine di allestire una spedizione in soccorso degli Arabi per-
duti fra i monti del Fàris. Da al-Basrah partì allora un esercito, nel quale
si trovavano 'Asim b. 'Amr, 'Arfagah b. Harthamah, Hudzayfah b. Mihsan,
Magzà-ah b. Thawr, Nahàr b. al-HàritJi, al-Turgamàn b. abì-1-Hurr, al-Ahnaf
b. Qays, Sa'd b. abi-l-'Argà, 'Abd al-rahmàn b. Salii, e Sa'sa'ah b. Mu'à-
Aviyah. In tutto partirono 12,000 uomini sotto il comando di abù Sabrah
b. abi Ruhm dei banù Màlik b. Hisl b. 'Amir b. Lu'ayy : le guarnigioni che
si trovavano però sul confine del Fàris, non vennero toccate, affinchè pro-
teggessero le spalle dei Musulmani. L'esercito di al-Basrah marciando lungo
la costa del mare compiè felicemente la sua operazione di salvataggio, ope-
rando una congiunzione con l'esercito venuto dal Bahrayn, ed infliggendo
una gravissima disfatta ai Persiani sotto Sahrak, per la maggior parte genti
venute dalla fortezza di Istakhr.
152.
IJ^
(V
<
<
CO
UJ
O
>
O
ce
e
I
19. a. H.
15, 16.
Tutto l'esercito musulmano riunito arrivò quindi incolume ad al-Basrah, ^^- ^- '^•
ove una buona parte delle milizie provenienti dal Bahrayn presero stanza: . incursioni ara-
le altre si dispersero ritornando in grembo alle proprie tribù. ^^ nell'altipiano
Dopo questi fatti il governatore di al-Basrah, 'Utbah b. Ghazwàn, chiese
ed ottenne il permesso dal Califfo di fare il pellegrinaggio; in Makkah si
incontrò con il Califfo e lo pregò di esonerarlo dalla carica di governatore,
ma 'Umar ricusò di accettare le sue dimissioni e gli ordinò di ritornare
al suo posto. Arrivato però a Batn Nakhlah, 'Utbah cadde malato, e morì:
ivi pure fu sepolto. Il Califfo venne poi a visitare la sua tomba e accusò
sé stesso di aver cagionata la sua morte (cfi-. 16. a. H., §§ 246, 249-262).
'Utbah morì tre anni e mezzo dopo aver lasciato Sa'd b. abì Waqqàs
in al-Madà'in (per andarsi a stabilire in al-Basrah; quindi nel 19. H., perchè
Gralùlà' fu vinta nel 16. a. H.): prima di partire da al-Basrah egli vi aveva
lasciato come luogotenente abù Sabrah b. abì Ruhm, il quale fu confer-
mato dal Califfo nel suo posto per il rimanente dell'anno: poi venne deposto
e smTogato da al-Mughirah b. Su' bah nel secondo anno dopo la morte di
Utbah. Seguì la deposizione di al-]\Iughirah per la sua condotta immorale
(cfr. 17. a. H., §§ 55 e segg.), e la nomina di abù Musa al-As'ari. Questi
poi venne trasferito ad al-Kùfah, e 'Umar b. Suràqah nominato governatore
di al-Basrah. Dopo qualche tempo 'Umar b. Suràqah fu mandato a gover-
nare al-Kùfah, ed abù Musa al-As'ari da al-Kùfah trasferito ad al-Basrah,
ove assunse il governo della provincia per la seconda volta (T a b a r i , I,
2545-2551). Cfr. Athir, II, 419-426; Khaldùn, II, App., 109-110.
Le ultime frasi l'iassumono incorrettamente ed incompletamente i mu-
tamenti nel governo di al-Kùfah e di al-Basrah durante il rimanente ca-
liffato di 'Umar e parte del califfato di 'Ut^màn.
Tutta la naiTazione saj^fiana, è quasi inutile il dirlo, è un insieme di
errori di fatti e di cronologia, come risulta palese dal più superficiale con-
fronto fra il suo contenuto e quello delle tradizioni sicure di al-Balàdzuri.
Non mette conto di analizzarle minutamente per chiarirne meglio gli er-
rori. La manìa glorificatrice degli Iraqensi induce Sayf a dar loro tutto il
merito (immaginario del resto!) d'aver salvato le schiere del Bahrayn: si
noti inoltre la tendenza a glorificare 'Utbah b. G;hazwàn a spese di abù
Musa al-As'ari. Cfr. anche Tabari Zotenberg, III, 462-464.
SIRIA. — Nomina di Mu'awiyah b. abì Sufyan a governatore della
Siria e della Palestina.
§ 16. — Le stragi della peste avevano paralizzato per circa un anno
tutta l'attività della novella amministrazione araba in Siria, onde primo
153. 20
§§ 1«, 1".
19. a. H.
19. a. H. pensiero del governo musulmano fu di colmare con nuove nomine i vuoti
di Muàwiyah'"b^ lullf rariche più elevate dell'amministrazione. La decisione più importante
abi Sufyàn a go- presa da 'limar in questa circostanza fu la nomina di Mu'àwiyah b. abi
Siria e della Pa- ^ntyAn al posto elevato di governatore in Siria, tenuto già da abù Ubaydah
lestina.] e da Vazid b. abì Sufyan. A prima vista par singolare che il Califfo non chia-
masse a tenere quella carica uno dei più insigni Compagni del Profeta, che
numerosi vivevano nell'ozio molle di Madinah. Se invece la scelta cadde
su Mu'àwij-ah, vale a dire sopra uno dei Compagni più giovani, e sinora
più oscuri, il Califfo deve aver agito per ragioni molto intime e forti. Di
alcune non è difficile ritrovare la traccia dopo le nostre ripetute allusioni
nel passato sui veri rapporti esistenti tra il Califfo 'Umar ed i grandi Com-
pagni. Tutta la politica di Umar fu un abile giuoco di equilibrio, perchè
privo di mezzi diretti e sicuri — non aveva guardia personale, né polizia,
né milizie personali, sulle quali potesse contare — , non poteva mai imporre
la sua volontà, se i suoi dipendenti preferivano non obbedirgli. Il caso della
spedizione di 'Amr b. al-'As in Egitto è tipico a questo riguardo. Le diffi-
coltà di politica interna, dalle quali visse accerchiato il Califfo, furono assai
maggiori e più complesse, che non abbiano sinora creduto gli storici oc-
cidentali troppo fedeli alla lettera della tradizione ortodossa.
La nomina di Mu àwij'ah é una novella prova della diffidenza di
'Umar verso i grandi Compagni oziosi ed intriganti in Madinah, e della
sua premeditata esclusione dei medesimi da una diretta partecipazione al
govei-no. Rammentiamoci che la morte inattesa di abù 'Ubaydah fii un
colpo dolorosissimo per Umar, il quale aveva vagheggiato l'idea di farne
il suo successore. Egli rimaneva ora il solo rappresentante di quel singolare
triumvirato, che aveva sì abilmente carpito il potere nella notte seguente
alla morte del Profeta. L'avvenire si presentava quindi alla mente di 'Umar
pieno di grandi incognite; onde per la nomina di chi doveva succedere ad
abù 'Ubaydah e a Yazid b. abì Sufyàn, era necessario usare molta pru-
denza e agire in modo da non compromettere l'avvenire. Gli occorreva
quindi un « homo novus », e questo trovò in Mu'àwiyah.
§ 17. — Il giovane maklcano, che doveva rivelarsi un giorno l'uomo
politico forse più accorto e sagace dell'Islam primordiale, non aveva avuto
ancora occasione di distinguersi nella vita politica, ma già da vario tempo
erano note ed apprezzate le sue qualità intellettive. L'esser egli divenuto
segretario del Profeta, nonostante la sua origine qurasita, e la sua tarda
conversione, parrebbe dimostrare che Maometto avesse contezza dell'in-
gegno di Mu'àwÌ3-ah, il cui segretariato non può esser stato una semplice
cortesia politica alla potente famiglia degli Umayyah. Questa famiglia
154.
19. a. H. §1 17^ 18.
aveva danaro, influenza ed ingegno in una misura forse maggiore di ogni 19- a- "■
altra famiglia makkana, ed il suo peso morale si fece immediatamente ^i iviu'àwiyah"b^
sentire non appena fu entrata nell'ovile musulmano. Alla morte di Maometto, a^.' Sufyan a go-
come vedemmo, il primo capitano che partisse per la Siria fu appunto Yazid sirire°deiia^Pa^
b. abì Sufyan, il fratello maggiore di Mu'àwiyah: avveduta e studiata no- testina.]
mina, mediante la quale 'Umar si assicurò l'appoggio sincero dell'aristocrazia
makkana contro i suoi oppositori tra i Compagni di Madìnah. Morto quindi
Yazid, tanto le qualità personali di Mu'àwiyah, quanto la sua stretta paren-
tela con il defunto, e la sicurezza morale che alla morte di abù Sufy^àn suo
figlio Mu'àwiyah diveniva il capo dell'aristocrazia makkana, influirono effi-
cacemente sulle decisioni di 'limar e lo indussero a conferire all' umavvade
la carica forse più importante di tutte nel novello impero.
La natura della carica di Mu'àwiyah non è però molto chiara, perchè
come al solito le indicazioni delle nostre fonti difettano di precisione. Non
è chiaro, per esempio, se terminata la conquista della Siria, abù 'Ubaydah
conservasse l'autorità suprema in Siria, e se, per esempio, Yazid b. abi
Sufyan, governatore di Damasco, dipendesse da abù 'Ubaydah governatore
di Hims. Da vari indizi dovremmo arguire come più probabile che i vari
capi, almeno in faccende di ordinaria amministrazione, fossero indipendenti
l'uno dall'altro. Non è chiaro quindi quanto fossero estese le attribuzioni
di Mu'àwÌ3'ah nei primi tempi della sua amministrazione, ma saremmo
indotti a credere che forse si limitassero solo alla provincia di Damasco,
e che quando 'Amr b. al-'As, irritate forse della preferenza fatta a Mu'à-
wiyah, si gettò in Egitto, piantando in asso la guerra contro i Greci sul
littorale palestinense, 'Umar conferisse a Mu'àwiyah anche il governo della
Palestina, siuora considerata come il distretto particolare di 'Amr b. al-'As.
§ 18. — Il primo compito di Mu'àwiyah fu dunque di terminare la
conquista della Palestina, la quale in tutta la parte interna da oramai
due anni circa era definitivamente sottomessa, ma resisteva ancora lungo
il littorale, dove la popolazione era quasi totalmente greca, ortodossa e
perciò ostilissima agl'invasori. L'espugnazione di queste città fu opera dif-
ficile, ingrata e tediosa, e costò cara agli Arabi, perchè i Bizantini, avendo
ancora padi-onanza completa del mare, potevano soccorrere liberamente le
città minacciate e convergere ove meglio credevano tutte le loro forze.
La tradizione musulmana disdegna le cose lunghe e tediose: tutte le ope-
razioni militari che hanno richiesto tempo, fatica, dispendio di uomini e
di danari per un periodo eccessivo di anni, non hanno attirato la sua
attenzione: questa di natura sua infantile in molti rigviardi, ama sovrat-
tutto le azioni rapide, clamorose, drammatiche, con soluzioni catastrofiche.
155.
§§ 18-21. 19. a. H.
19. a. H. (7,^)31 iibbiamo centinaia di pagine per la battaglia di al-Qàdisiyyah, mentre
di Muàwiyah'"b^ poclie righe bastano per la presa di Cesarea in Palestina, che costò agli
abi Sufyànago- Arabi mille volte più cara, tesori di danaro e molte e molte vite preziose.
vGrndtors d6ll3
Siria e della Pa- Nou mette il conto di dilungarci a studiare le peripezie di questo epi-
lestina.] logo finale della conquista della Siria: ci basti rilevare come la data 19. H. per
la conquista del littorale mediterraneo, da Cesarea sin giù al confine egiziano,
è assai probabilmente corretta; e che da questo anno in poi, sino allo scoppio
delle guerre civili nel 64. H., la Siria, tranne qualche incidente di minore im-
portanza, godette di un periodo fecondo di pace, ben poco turbato dalla guerra
contro 'Ali, nel 36.-37. H., che fu combattuta nel deserto presso l'Eufrate. In
questo lungo periodo di quasi 46 anni Mu'àwiyah compiè atti di mirabile sa-
gacia amministrativa, e ridusse la Siria quasi a rocca inoppugnabile del vero
Isiàm liberale e progressivo, conferendole una prosperità che non può esser
paragonata con quella di verun altro periodo posteriore nella storia dell'Isiàm
in Siria.
SIRIA. — Tradizioni sulla nomina di Mu'àwiyah a governatore della
Siria.
§ 19. — Quando morì Yazid b. abi Sufyàn (sia nella peste del 18. a. H.,
sia — secondo al-Walid b. Muslim — nell'anno 19. H., dopo la presa di
Qaysàrij^yah ; cfr. Hagar, III, 1363, lin. 16-17) ('), il Califfo 'Umar scrisse
a Mu'àwiyah, conferendogli il governo tenuto dal fi-atello defunto, abù Su-
fyàn ringraziò il Califfo per la nomina, e gli disse: « Hai ammesso, o Prin-
« cipe dei Credenti, i vincoli di sangue!» (w a s a 1 a t k a rahimun:
cfr. 11. a. H., § 46) (Balàdzuri, 141).
Nota 1. — In un passo di al-Balàdzuri (142, lin. 14-15) è detto che Yazid b. abi Sufyàn morisse
in Damasco alla fine dell'anno 18. H.
§ 20. — (Hisàm b. 'Ammàr, da al-Walìd b. Muslim, da Tamìm b.
'Atiyyah). Il Califfo Umar, dopo la morte di Yazid, nominò Mu'àwiyah
governatore della Siria, associandogli però due Compagni del Profeta, che
sopraintendessero alle preghiere pubbliche e all'amministrazione della giu-
stizia (^). abii-1-Dardà ebbe ramministrazione della giustizia e la direzione
delle preghiere in Damasco e nell'Urdunn. 'Ubàdah b. al-Sàmit al-Ansàri
ebbe le stesse funzioni in Hims e Qinnasrin (Balàdzuri, 141).
Nota 1. — E evidente che in questa tradizione si vuol intendere essere Mu'àvyiyah il governatore
civile e militare, mentre i due Compagni, come suoi dipendenti, dirigevano gli affari religiosi e giudiziari
della provincia. Si noti però che in questo anno 'Ubàdah era con 'Amr in Egitto assediando Babilonia.
SIRIA. — Presa di Qaysarìyyah e di Asqalàn.
§ 21. — La presa di Qaysàriyyah, la celebre Cesarea di Palestina,
per si lungo tempo il centro amministrativo, civile e militare della Pa-
156.
19. a. H.
§ -21.
lestma bizantina, sebbene narrata assai brevemente dalle tonti, fu uno dei ^^- ^- ^■
. , „ T • o,- • /~v • [SIRIA. - Presa di
maggiori eventi della campagna araba m bina. Questa città, ora un sito Qaysàriyyah e di
abbandonato, quasi inaccessibile al viaggiatore odierno in Palestina, e di Asqaiàn.]
cui rimangono appena visibili le tracce dell'antico splendore, fii già assai
popolosa e di grande importanza politica e strategica. Finché la capitale
della regione rimaneva nelle mani dell'avversario, gii Arabi non potevano
dirsi sicuramente padroni della Siria e della Palestina. Un sovrano ardito
ed energico poteva riunire nel porto di Cesarea' una flotta, sbarcarvi un
forte esercito e dare infinita molestia agli Arabi. I quali, sebbene poco
conoscitori dell'arte più fine della politica e della strategia, compresero
tutta l'importanza di togliere ai Greci il possesso di questa città che era
la porta più facile e più sicura per entrare nel cuore della Palestina. Sin
dal 13. H. e forse sin dal 12. (cfi-. 12. a. H., §§ 369, 370), a più riprese e
talvolta per lunghi intervalli, tentarono d' impadronirsene con assalti im-
provvisi o con lunghi assedi: ma sempre invano. — Le mura erano tali da
sfidare qualunque sorpresa di milizie inesperte negli assalti a luoghi fortifi-
cati, mentre il porto e le libere comunicazioni per mare, rendevano folle
ogni speranza di prenderla per fame. Le innumerevoli difficoltà resero in
principio molto tiepidi gli Arabi nella loro aggressione della piazza : ma
quando la vittoria del Yarmùk, la campagna Siria di abù 'Ubaydah e la
presa di Gerusalemme, diedero agii Arabi il dominio del paese dalla catena
dell' Amanus fin quasi alla frontiera dell'Egitto, ai vincitoi:! s'impose l'im-
prescindibile necessità di togliersi questa grave spina dal fianco.
Par che sin dal 16. H-., forse anche prima della presa di Gerusalemme,
gli Arabi cingessero d'assedio, forse quasi regolare, la città, nel senso di
tagliare ogni comunicazione tra la città e l'interno, con lo scopo principale
di impedire intrighi e sorprese militari. Dopo la caduta di Gerusalemme
la cerchia ferrea dell'esercito arabo si strinse più forte attorno alla città,
e se la strage della peste ne diminuì forse temporaneamente il rigore,
l'azione aggressiva araba si fece più ardita e più intensa non appena il
morbo ebbe cessato di mietere vittime.
Già la tenacia araba aveva incominciato a dare grande fastidio agli
abitanti ed alla guarnigione, mentre le condizioni generali dell'impero bi-
zantino erano oramai tali, che il governo di Costantinopoli non aveva più
né i mezzi, né la volontà di nuocere agli Arabi, quanto pur si sarebbe
ancora potuto. L'occupazione quindi di Cesarea da parte dei Greci, se era
per gli Arabi una perpetua minaccia, costituiva per i Bizantini un grave
carico, una fonte di fastidi e di dispendio senza alcuna speranza per l'av-
venire. — È probabile perciò che da Costantinopoli non venissero più quei
157.
§§ 21-26. 1°* ^' "•
19- a- H. soccorsi ili uomiui, danari e provviste, necessari a mantenere la città in
Qaysàriyya^h e dì completo assetto di difesa. — I difensori e gli abitanti di Cesarea comincia-
Asqaiàn.] rono a scMitirsi abbandonati a aè stessi e non più assistiti dall'imperatore,
come essi volevano e speravano. — La difesa s' infiacchì, venne lo scora-
mento; e quando l'assedio si fu prolungato intenso e pertinace per un altro
anno, non v'è ragione di sorpresa se la città cadde alfine nel modo nar-
rato nei seguenti paragrafi.
§ 22. — Secondo ibn Isliàq, la presa di Qa^ysàriyyali in Palestina, la
fuga dell' imperatore Eraclio e la conquista dell' Egitto avvennero tutte
nell'anno 20. H. Invece Sayf b. 'Umar pone la presa di Qaysàrij-yah già
nell'anno IG. H. (T abari, I, 2679, lin. 4-9).
Cfr. Athi'r, II, 440.
§ 23. — Saj^f b. 'Umar narra la presa di Qaysàriyyah come seguita
nel corso del lo. a. H., subito dopo Fihl e Agnàdaj^n; tuttavia al-Dawlàbi
afferma che la presa di Qaysàriyyah avvenisse nel 19. a. H., dopo la morte
di abu 'Ubaydah: l'assedio fu incominciato da Yazìd b. abì Sufyàn, e poi
proseguito e terminato da suo fi'atello Mu'àwiyah (F uràt , fol. 108, r.).
§ 24. — (al-Wàqidi, ed abù Ma'.sar). In questo anno (19. H.) Mu'àwiyah
b. abì Sufyàn espugnò la città di Qaysàriyyah (T abari, I, 2579, lin. 1-4).
Cfr. Athir, II, 440.
§ 25. — (ibn Sa'd, da al-Wàqidi). Mu'àwiyah b. abì Sufyàn fu nomi-
nato governatore della Siria dal Califfo 'Umar, mentre egli stava asse-
diando Qaysàriy3'ah (*) : questa città fu espugnata dopo un assedio di circa
sette anni ("), nello Sawwàl del 19. H. (Balàdzuri. 14|).
Nota 1. — In un altro passo al-Balàdzax-i (142, lin. 15 e segg. l, senza dare isnàd, aiferma che
secondo taluni Qa3'sàriyyah fu espugnata da Mu'àwiyah, mentre viveva ancora suo fratello Yazid, e
che la caduta di quella città avvenne alla fine dell'anno 18. H. La notizia però più sicura, egli aggiunge,
è che Qaysàriyyah cadesse quando Mu'àwiyah era governatore della Siria nell'anno 19. H. Alcuni tradi-
zionisti la rimettono tuttavia al principio dell'anno 20. H.
Nota 2. — al-Wàqidi con questa affermazione ci dà la prova che attorno a Qaysàriyyah vagas-
sero in forma più o meno stabile, schiere armate di Arabi dal 12. sino al 19. H. ossia sette anni. — Si
vede che gli Arabi, tranne naturalmente durante la crisi prima del Yarmùk, avessero sempre fisso il
proposito di espugnare Qaysàriyyah, e mai dessero pace agli abitanti (cfr. § 28 e nota 1).
§ 26. — (ibn Sa'd, da al-Wàqidi, da 'Abdallah b. 'Amir). Mu'àwiyah
b. abì Sufyàn assediò QaysàrÌ3^yah (per tanto tempo), che già disperava di
poterla espugnare: (prima di lui) l'aveva essediata 'Amr b. al-'As e suo
figlio ('Abdallah b. 'Amr'?). Mu'àwiyah se ne impadronì con la violenza
(qasr"'') e vi trovò entro 700,000 (sic!) soldati con stipendio fisso (al-
murtaziqah), 30,000 Samaritani e 200,000 Ebrei: nella città erano anche
trecento mercati in piena attività: ogni notte 100,000 uomini montavano
la guardia sulle mura ('). La città fii presa nel seguente modo: un ebreo per
158.
19. a. H.
26, -27.
nome Yùsvif, venne di notte nel campo musulmano, e a condizione che ^^- ^- ^■
sicurtà (a man) fosse concessa a lui ed alla sua gente (= tutti gli Ebrei in Qaysariyyah e di
Qaysàriyj-ah), rivelò ai Musulmani una via per entrare nella città, attra- Asqaian.]
verso una conduttura sotterranea (sarab), in cui l'acqua arrivava fino
alla cinta dell'uomo. Mu àwij-ah mandò una schiera di uomini con l'ebreo,
ed i Musulmani penetrarono di notte nella città. Alzando il gi-ido di guerra,
Allah akbar!, i Musulmani si gettarono sui Greci, ed impadronitisi della
porta, la spalancarono, facendo entrare Mu'àwiyah ed i suoi. I Greci ten-
tarono fuggire attraverso il canale sotterraneo, ma trovarono l'uscita in
mano degli Arabi. Nella città erano anche molti Arabi (prigionieri?), fi'a
i quali fla cantante) Saqrà, menzionata in un verso di Hassàn b. Thàbit :
altri la chiamano Sa'thà (Balàdzuri, 141-142).
Nota 1. — Queste cifre non corrispondono alla verità, ma rappresentano, tradotte in numeri, i
sentimenti dei conquistaiori fieri della glande vittoria. — Nella tradizione seguente si vedrà che i pni-
gionieri ammontavano in tutto a 4000 soltanto. — Le mura di Cesarea, di cui esistono ancora visibili i
resti, segnano un tracciato che, giudicando dalle dimensioni d'una città odierna, non può aver racchiuso
una popolazione molto superiore ai 50,000 abitanti. Più avanti (cfr. § 34! nella cronaca di Michele Sirio
è detto che i difensori di Cesarea fossero in tutto TCKXi uomini.
§ 27. — fibn Sa'd, da al-Wàqidi). I prigionieri di guerra presi a
Qaysariyyah ammontarono a 4000 capi [^'). Quando Mu'àwiyah li mandò al
Califfo Umar, questi li fece sostare in al-Gurf (presso Madinah) e poi li
divise tra gli orfani degli Ansar: alcuni mise a lavorare come scrivani;
altri in occupazioni manuali (a 'mài) a vantaggio dei Musulmani (Ba-
làdzuri, 142) ('^).
Nota 1. — Dalle parole del testo parrebbe con certezza che il totale dei prigionieri di guerra
ammontasse a soli 4000 capi. Anche ammettendo però — contrariamente al senso esplicito del testo —
che 4000 fosse la quinta parte dei prigionieri fatti a Qaj-sàriyjah, e che quindi i prigionieri assom-
massero a 20,000, questi numeri danno la più chiara smentita alle citi-e fantastiche sui difensori di
Qaysàriyj'ah, che troviamo nella tradizione del paragrafo precedente. Se i numeri di questo fossero
corretti, il totale dei prigionieri di guerra, ossia tutti i difensori armati della città, avrebbe dovuto am-
montare a parecchie centinaia di migliaia. Se i prigionieri furono però in tutto 4000 (o 20,000?), questo
e non più dev'essere stato incirca il numero dei difensori della città.
Nota 2. — Alla fine della tradizione troviamo anche le seguenti notizie che hanno il loro pregio
per noi, perchè indirettamente illuminano altri fatti precedenti: il Califlb abù Bakr aveva dato come
servi alle figlie di abù Umàmah As'ad b. Zuràrah, due prigionieri di guerra di 'Ayn al-Tamr (cfr. 12. n. H.,
§§ 170 e segg. I che di poi eran morti. Ora il Califfo Umar diede a loro in compenso dei due schiavi
morti, alcuni dei prigionieri di guerra di Qaysariyyah {Balàdzuri, 142, lin. 4-6).
Ora abii Umàmah As'ad b. Zuràrah fu il primo Compagno del Profeta morto dopo la Fuga
(cfr. 1. a. H., § 87): quindi la famiglia del defunto per la scomparsa del suo capo al principio della
carriera militare del Pi-ofeta, deve essere rimasta molto povera e visse forse per carità di Maometto.
Morto costui, il Califfo abu Bakr volle mantenere il sussidio, ed il fatto che regalasse due prigionieri
di guerra presi ad 'Ayn al-Tamr, combina perfettamente con la notizia data sotto l'anno 12. H., che i
prigionieri di 'Ayn al-Tamr furono i primi (ed i soli) prigionieri di guerra fatti da Khàlid b. al-Walid
neir Iraq. La menzione poi speciale di questi prigionieri di guerra di Qaysariyyah, che sarebbero stati
i primi fatti dai Musulmani in Siria e mandati a Madinah, rende lecito il sospetto, che sino a quel giorno
i Musulmani avessero fatti ben pochi prigionieri di gueiTa, tanto pochi che non ne è rimasta memoria.
Questo di Mu'àwij'ah deve certamente essere stato il primo considerevole invio. Ciò combina assai bene
con gli altri dati sulla conquista della Siria. Nelle grandi battaglie vinte sui Greci non v'è mai men-
159.
§§ 27-31. 19' ^* "'
19. a. H. zione di prigionieri, e sembra che i vincitori massacrassero senza pietà i vinti senza curarsi di farne
[SIRIA. - Presa dì bottino. Inoltre tutte le città, della Siria e della Palestina si arresero a patti e quindi garantendo la li-
Qaysàriyyah e di berta personale degli abitanti. Qaysàriyyah appare perciò come la prima città presa realmente e sicura-
'Asqalàn.j mente d'assalto dai Musulmani. Da ciò il numero dei prigionieri, che deve essere stato di gran lunga il
massimo tatto sinora dagli Arabi.
§ 28, — (Hisam b. 'Ammar, senza i.snàd). La città di Qaysàriyyah fu
presa con la violenza (qasr*°) da Mu'àwiyali b. abi Sufyàn nell'a. 19. H.
Quando il Califfo 'limar ricevette siffatta notizia, gridò: Allah akbar,
e fece bandire la lieta notizia nella città: anche gli altri Musulmani into-
narono il takbir. La città era stata assalita (^) per sette anni finché Mu'à-
wiyah (finalmente l'espugnò) (Balàdzuri, 142) (cfr. § 26 e nota 2).
Nota 1. — Il verbo h as ara = assediare (che troviamo nel testo), non deve essere preso in senso
letterale: se Qaysàriyyali cadde in potere dei Musulmani nel 19. H., il principio dell'assedio deve met-
tersi nel 12. H. Ora le vicende della conquista della Siria, narrate nelle annate 12., 13., 14. e 15. H.,
escludono assolutamente che un esercito musulmano sia stato in permanenza per si lungo tempo dinanzi
alle mura di Qaysàriyyah. Varie tradizioni date precedentemente rivelano che Qaysàriyyah fu assediata
a varie ripx'ese e con lunghe interruzioni, e da diversi generali arabi. Quindi nel caso presente il termine
hasara deve esser preso in senso assai vago e generico, e ritenersi che nel computo dei sette anni s'in-
tenda soltanto il lasso di tempo trascorso tra la prima comparsa di un esercito arabo sotto le mura
(nel 12. H.) e la definitiva conquista della città. Parrebbe anzi che fra il 12. e il 18. H. (Balàclzuri,
140, lin. 14, dice esplicitamente nel Gumàda I. del 13. H.) 'Amr b. al-'Às comparisse dinanzi alle mura
di Qa3'3àriyyah, ma poi si ritirasse, quando avvenne la concentrazione greca prima di Agliàdayn. Tra
Agnàdayn ed il Yarmfik non consta che Qaysàriyyah fosse assediata, ma è presumibile che le opera-
zioni militari contro di essa venissero riprese dopo il trionfo del YarmSk e con speciale intensità sol-
tanto dopo la caduta di Gerusalemme nel 17. H. Ciò non esclude pertanto ohe distaccamenti arabi pos-
sano aver fatto scorrerle nei dintorni della città in tutti i tempi, dal 12. H. in poi: l'assedio regolare
sembra però sia durato dal 17. al 19. H., e che questa lunga resistenza di due anni, superata soltanto dal
tradimento di un ebreo, abbia poi spontaneamente creato l'erronea impressione fra i tradizionisti che
r assedio sia durato senza intervalli fin dalla prima invasione araba in Palestina.
§ 29. — (ibn al-Kalbi). Nell'anno 19. H. i Musulmani, comandati da
Mu'àvviyah b. abi Sufyàn e da Sa'd b. 'Amir b. Hidzyam, ognuno con le
sue schiere, espugnarono Qaysàriyyah: seguì una grande strage dei Grreci.
ibn Ishàq pone invece la presa di Qaysàriyyah nel 20. H. ; Khalifah b.
Khayyàt nel 19. (Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.).
§ 30. — Dice ibn al-Grawzi: nell'anno 19. H., secondo quanto afferma
abù Ma'sar, fu vinta la battaglia di G-alùlà'. ed espugnata Qaj'sàriyyah
sotto gli ordini di Mu'àwiyah b. abi Sufyàn. ibn Ishàq poi afferma che
nel 19. H. venissero sottomesse al-Hirah (sic: forse intende al-Raqqah),
al-Ruhà-, Harràu, Ra's 'Ayn e Nisibin (Grawzi, I, fol. 63, v.). .
§ 31. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). (Dopo la presa di Qaysàriyyah?)
il Califfo 'Umar scrisse a Mu'àwiyah b. abi Sufyàn di proseguir la con-
quista di ciò che rimaneva nella Palestina: allora Mu'àwiyah conquistò a
patti (sulh*°) la città di 'Asqalàn dopo uno stratagemma (dopo qualche
resistenza, ba'd kayd'°: cfi-. Grlossarium s. v.) (^). Da taluni si rac-
conta che 'Asqalàn era già stata sottomessa da 'Amr b. al-'As, ma che
gli abitanti violando i patti avevano preso le armi e ricevuto rinforzi dai
160.
3
I
■ ».- l'i- ' :'' '
<
co
<
>
O
19. a. H. §§ 31.34.
Greci. Allora Mu'àwiyah riprese la città, e vi stabilì alcuni corpi di cavai- 19- a- H-
leria (al-rawàbit) con una guarnigione fissa (hafazah) (Balàdzuri, Qaysariyyah e di
142-143). Asqalàn.]
Nota 1. - Se è vero che 'Asqalàn — come Ghazzali (cfr. più avanti § 88* — fu presa dopo
Qaysariyyah, ciò getta luce sulla condotta di 'Arar b. al-'As nell' invadere l'Egitto: è palese che egli
non mirasse in verun modo ad aiutare il suo collega Mu'àwiyah, bensì a crearsi un governo proprio, in
regione ricca, indipendente da Mu'àwiyah.
§ 32. — Secondo al-Khuwàrizmi, nell'anno 19. H. Mu'àwiyah b. abi
Sufyàn conquistò Qaysariyyah ed uccise circa 100,000 persone (Baeth-
gen, 110).
§ 33. — (a) Qaysariyyah sulla costa del Mediterraneo fa parte della
Palestina, e giace a tre giornate da Tabariyyah (Yàqùt, IV, 214, lin. 4
e segg.).
(b) Nel Kitàb Dimasq, da Yazid b. Samurah, da al-Hakim b. Abd
al-rahmàn b. abì-l-'Asmà al-Khat_h'anii al-Fira'i presente alla presa di Qay-
sariyyah, è detto che Mu'àwiyah b. abì Sufyàn assediasse la città per sette
anni meno qualche mese. Nella città erano 100,000 soldati, 80,000 Sama-
ritani e 100,000 Ebrei: fu presa per tradimento grazie ad una galleria sot-
terranea rivelata da uno degli ostaggi nel campo arabo : la notizia fu portata
ad 'limar da Tamim b. Warqà, 'arif dei Khath'am (Yàqùt, IV, 214-216).
SIRIA. — La presa dì Qaysariyyah secondo i cronisti siriaci e greci,
§ 34. — (Michele Sirio). In quel tempo (ossia nel 961 dei Grreci, cioè
dei Seleucidi = 641-642 dell'È. V. = 18.-19. H.j i Tayyàyé devastarono Ce-
sarea di Palestina. A cagione delle sue bellezze e delle sue ricchezze, a
questo si possono applicare le lamentazioni pronunziate a causa di Geru-
salemme. Infatti i savi che erano in essa non conobbero il Signore e gli
antichi non compresero il giudizio, sicché le sue vie e le sue piazze fui'ono
riempite d'-iniquità: i suoi giovani e le sue vergini si sono insozzati in-
sieme, i clamori di noi che siamo stati governati nell'ingiustizia, sono saliti
alle orecchie del Signore ed hanno attirato su lei il furore dei Tayyàyé.
Mu'àwiyah venne ed accerchiò la città per mare e per terra: l'assalì giorno
e notte, dal principio del Kanùn I. (dicembre) sino al mese di 'Ij^àr (maggio).
Gli abitanti non poterono ottenere la vita salva. Sessantadue macchine non
cessarono dal lanciare pietre, ma le mura non si aprivano a causa della loro
solidità. Infine gli assalitori aprirono una breccia, mentre altri salivano sulle
mura con il mezzo di scale. Si combattè per tre gioi'ni. Alla fine i Tayyàyé
prevalsero. Dei sette mila Greci che difendevano la città, una parte si salvò
nelle navi. Mu'àwiyah prese le ricchezze e sottomise la popolazione alle
imposte (Michel Syrien, II, 430-431).
* 161. 21
§§ n-1 S7.
19. a. H.
19- a- H- La nana/.ioiiL' del cronista sirio, nei particolai'i dell'assedio, non si ac-
[SIRIA. - La presa , -i-ìx-ì-j
di Qaysàrìyyah ^'Oida con la vorsioue uiusulmana e mi sombia ispirata e travisata da me-
secondo i croni- niorie e impressioni dei tempi delie Crociate. Se gli Arabi avessero real-
sti siriaci 6 PTfì-
jjj ] monte assalito la città con quei mezzi perfezionati e con tali risultati, ne
avremmo sentito menzione anche nelle fonti arabe.
§ 35. — (a) La presa di Cesarea è narrata dal cronista siriaco Dionigi
di Tell-Mahré sotto l'anno 963 dei Seleucidi, ossia 641-G42 dell' È. V., che
corrisponde al 20.-21. II. (Denys, pag. 6).
(6) Nell'anno in cui regnò Eraclio il Giovane (anno del mondo 6133,
ossia il 641 dell' È. V.), Mu'àwiyah espugnò Cesarea di Palestina dopo un
assedio durato sette anni, e vi massacrò sette mila Greci. (Theophanes,
pag. 623; id. ed. de Boor, pag. 341).
In (]uosta e in altre fonti precedenti il ritorno dei numeri 7 e 7000 ha
un carattere sospetto: sembrano numeri convenzionali.
SIRIA. — Presa di Qaysàrìyyah (versione di Sayf b. 'limar).
§ 36. — Le seguenti notizie desunte da Sayf b. 'Umar racchiudono,
nella prima parte, tale un groviglio di spropositi e di errori cronologici, che
non mette davvero il conto di fermarsi a dipanarne l'intricata matassa.
È fatica sprecata! La scuola iraqense pone la presa di Qaysàrìyyah prima
della vittoria di Agnàdajn (principio del 13. H.), ma dopo la battaglia di
Fihl (fine del 13. H.!j. Sayf sembra ignorare il gran tempo richiesto nel-
l'espugnare la fortezza bizantina.
§ 37. — (Sayf b. 'Umar, da abù 'Uthmàn, e da altri). Quando abù
'Ubaydah b. al-Garràh e Khàlid b. al-Walid si recarono dal campo di bat-
taglia di Filli a Hims, 'Amr (b. al-'As) e Suralibil (b. Hasanah) posero
assedio a Baysàn e la espugnarono: l'Urdunn concluse invece un trattato
e si sottomise ai Musulmani. Intanto i Greci si riunivano in ^gnàdayn,
in Baysàn (!) e in Ghazzah, sicché i generali musulmani scrissero al Califfo
'Umar, descrivendogli le posizioni prese dal nemico nelle varie parti del
paese, e chiedendo istruzioni per continuar la campagna. Il Califfo scrisse
allora a Yazid b. abi Sufyàn, luogotenente in Damasco, di mandare il fra-
tello Mu'àwiyah contro la città di Qaysàriyyah: allo stesso tempo diede
ordini ad 'Amr (b. al-'As) di marciare contro al-Artabùn (Aratyùn?), e
ad 'Alqamah di aggredire al-Fìqàr (■).
I vari generali misero in esecuzione gii ordini avuti dal Califfo, e
Mu'àwiyah si avanzò per aggi'edire la città di Qaysàriyyah. I Greci difen-
sori erano comandati da un certo Abina (?), il quale tentò d'impedire ai
Musulmani d'avvicinarsi alle mura, ma fu sconfitto e costretto a cercar
162.
19. a. H. §§ 37, 38.
rifLiario nella fortezza; della quale Mu'àwivah incominciò allora l'assedio. ^^- ^- ^■
T aZ- ■ f ■...-. " • .• • [SIRIA.- Presa di
I diiensori lecero ripetute sortite, ma vennero sempre respinti con gravi Qaysariyyah.l
perdite, ed in una grande sortita, che tentarono con tutte le loro forze,
subirono una disfatta terribile, nella quale perdettero 80,000 uomini nella
battaglia e altri 20,000 nella fuga. Per portare l'annunzio della vittoria al
Califfo, Mu'àwÌ3'ah spedi quattro ambasciatori, ossia prima due uomini dei
banù-l-Dubayb, e poi 'Abdallah b. 'Alqamah al-Firàsi, e Zuhaj-r ibn al-
Hilàb al-Khath'ami (T a bari, I, 2396-2397)0.
Cfr. Furàt, fol. 108,r.
Nota 1. — A proposito dell'assedio di Qaysàriyyali Sayf b. 'Umar ci ofipre, in una tradizione
(cfr. Tabari, I, '2398, lin. 8 e segg. ; senza isnàdi, un bell'esempio dei suoi pasticci cronologici. Egli
afferma, che prima e dopo la vittoria di Qaj'sàriyyah, Mu'àwiyab tenesse i prigionieri greci in custodia
presso di sé, dicendo: «Quello cbe fa (^l' iniperatoi-e ! ; Mikhà-il con i nostri prigionieri, faremo noi con i
«suoi prigionieri!». Allude cioè ad un fatto avvenuto molti anni dopo (cfr. Balàdzuri, 190), dimen-
ticando che in quello stesso anno, come egli stesso narra in un'altra tradizione, viveva ancora l'im-
peratore Eraclio.
Cfr. anche Wellhausen Skizz. , VI, 66, nota 2.
SIRIA. — Assedio di Ghazzah (cfr. 13. a. H., § 49).
§ 38. — (Sayf b. 'limar). 'Alqamah b. Mugazziz andò a porre assedio
ad al-Fiqàr in Ghazzah. Si dice che durante alcune trattative 'Alqamah
stesso, fingendo di essere il proprio ambasciatore, penetrasse nella fortezza
a parlare con al-Fiqàr. Questi diede allora istruzioni ad un tale di aspettar
l'ambasciatore per istrada ed ucciderlo, ma 'Alqamah, avendo intuito quello
che si tramava contro di lui, si salvò con una piccola astuzia, che indusse
al-Fiqàr a mandare un contrordine al sicario, vietandogli di aggredire
l'ambasciatore musulmano. Dopo questa esperienza 'Alqamah non ripetè
più la prova. Egli agi come agi 'Arar (b. al-'As) con al-Artabùn (Ara-
tyùn) (Tabari, I, 2696).
Un episodio identico abbiamo infatti avuto precedentemente a propo-
sito della campagna di 'Amr b. al-'As prima di Agnàdayn (cfr. 13. a. H.,
§ 50) : è un tema tradizionistico che- si ripete in varie circostanze (cfr. più
avanti, § 63) e quindi non ha valore storico.
La notizia incompleta di Sayf, sebbene posta da lui erroneamente
prima di Agnàdayn, ha per noi un certo valore, in quanto è un indizio
che dopo la caduta di Qaysàriyyah e non prima avvenisse la presa di
Ghazzah. Avremmo cioè a ritenere che 'Amr b. al-'As nell' invadere l'Egitto
lasciasse alle spalle varie città ancora in mano dei Greci. Questa è un'altra
prova del carattere vero dell'iniziativa di 'Amr: un atto cioè d'insubordi-
nazione all'insaputa del Califfo, e compiuto per dispetto della nomina di
Mu'àwiyah. La presa di Ghazzah fu contemporanea a quella di 'Asqalàn,
di cui fa un cenno al-Balàdzuri nel precedente § 31.
163.
§§ 8841. 19' ^' H.
19- a- H. Ciò conferma che la presa di Ghazzah sia da porsi, come dicemmo
di Ghazzah!]* '° gi^ i" '^Itro luogo (cfr. U$. a. H., § 202, e nota 2), molto tempo dopo
Agnàdayn.
SIRIA-ASIA MINORE. — Incursioni musulmane in territorio greco.
§ 39. — (Michele Sirio). Dopo la presa di Qaysàriyyah gli Arabi sali-
rono nel paese degli Ebrei. Mu'àwiyah incoraggiava le sue genti dicendo:
« Noi saliamo in un paese che è pieno d'oro e di ricchezze di tutte specie:
« il Signore ce lo consegnerà a causa dei peccati dei suoi abitanti ».
(Gli Arabi) passarono in Cilicia, saccheggiando e facendo prigionieri :
arrivarono ad Euchaita senza che la popolazione se ne avvedesse : s' im-
padronirono subito delle porte e quando arrivò Mu'àwiyali, diede ordine
di passare gli abitanti a fil di spada : egli piantò sentinelle affinchè nes-
suno sfuggisse. Dopo aver riunito tutte le ricchezze della città, si misero
a torturare i capi, affinchè rivelassero le cose nascoste. I Tayyàyé me-
naron via schiavi tutti gli abitanti, uomini, donne, giovani e fanciulle e
compierono un'orgia spaventosa in quella città disgraziata: commisero
iniquamente impurità in mezzo alle chiese. Essi ritornarono festosi nel
loro paese.
.Queste cose accadevano nell'anno 961 dei Greci [=641-642 Èra Vol-
gare =18.-19. H.] (Michel Syrien, II, 431).
SIRIA. — Ordinamenti amministrativi.
§ 40. — (al-'Abbàs b. Hisàm al-Kalbi, da suo padre [Hisàm ibn al-
Kalbi], da Ga'fàr b. Kilàb al-Kilàbi). (Dopo la morte di Yazìd b. abi Sufyàn?)
il Califfo 'limar prepose 'Alqamah b. 'Ulàtiiah b. 'Awf b. al-Ahwas b. Ga'far
b. Kilàb sopra il Hawràn, quale rappresentante e dipendente di Mu'àwiyah
(governatore della Siria). 'Alqamah rimase al governo del Hawràn fino alla
morte; e si narra che mentre egli era in quella carica, mandasse a chia-
mare il famoso poeta al-Hutayah, ma questi arrivasse presso Alqamah
quando il governatore aveVa già cessato di vivere. Sulla qual cii'costanza
al-Hutayah compose poi alcuni versi (Balàdzuri, 128-129).
SIRIA. — Ordinamento militare della costa mediterranea.
§ 41. — (abù Hafs al-Sàmi, da Sa'id b. Abd al-'aziz). Dopo la morte
di suo fratello Yazìd, Mu'àwiyah b. abi Sufyàn scrisse al Califfo 'Umar,
descrivendogli lo stato (inerme) della costa siria: pei'ciò 'Umar gli rispose
ordinandogli di restaurare le fortezze, e munirle di guarnigioni : di porre
corpi di guardia nelle torri di osservazione (m a n à z i r) e fissare in certi
164.
diterranea.]
19. B., H. §§ 41-44.
punti i fari (ai-ma wàq i d), ma gli vietò di fare qualunque spedizione 19. a. h.
/T-> 1 - j 1 r>o\ [SIRIA. - Ordina-
per mare (Baladzuri, 128). ^^„,„ ^.^.^^^^
Su questo divieto di navigare, che si attribuisce ad 'limar, abbiamo ^^^''^ costa ma-
gia discorso in un paragrafo precedente (cfr. 16. a. H., § 328).
MESOPOTAMIA. — Nuove conquiste musulmane.
§ 42. — [a) Le due seguenti tradizioni sono le sole che possiamo
porre sicuramente sotto l'anno 19. H.: è in realtà la .semplice continua-
zione delle notizie che abbiamo raccolto altrove (cfi-. 18. a. H.. §§ 85 e
segg.), è l'anello di congiunzione tra gli eventi narrati sotto l'anno 18. e
quelli che narreremo sotto l'anno 20. H. — È chiaro però dal contesto ge-
nerale di tutte le fonti che molte notizie non si possono distribuire cro-
nologicamente con vera esattezza: la vaghezza cronologica delle nostre
fonti ce lo vieta. Si veggano per la continuazione le notizie date più avanti,
20. a. H., §§ 25 e segg.
(6) (abù Aj-j'ùb al-Raqqi al-Mu-addab, da al-Haggàg [b. YùsufJ b. ahi
Mani' al-Rusàfi [f 222. a. H.], da suo padre [Yùsuf b. abi Mani" al-Rusàfi], da
suo nonno [abìi Mani' 'Ubajdallah b. abi Zi} ad al-Rusàfi]). In questo anno
'lyàd b. Ghanm sottomise Tali Mawzin alle stesse condizioni di al-Ruhà*. Poi
mandò Habìb b. Maslamah al-Fihri contro Qarqìsiyà, che si arrese con un
trattato di pace simile a quello di al-Raqqah. La città di Amid si arrese a
'lyàd alle stesse condizioni di al-Ruhà- e senza fare opposizione alcuna. Seguì
la sottomissione di Mayyàfariqìn, di Hisn Kafartùthà, e infine di Nasibin,
dopo una certa resistenza, ma pur sempre alle stesse condizioni di al-Ruhà"
così del pari furon sottomesse Tur 'Abdin, Hisn Màridin e Darà. Alle stesse
condizioni di Nasibin si arresero Qarda e Bàzabda. Il patrizio di al-Zawzàn
venne incontro a 'Ij'àd e fece un trattato per le proprie terre, pattuendo il
pagamento di una somma annua (itàwah). Tutto ciò accadeva nel cor.so
dell'anno 19. H-. ed ai primi del Muharram del 20. H. (Balàdzuri, 176-176).
§ 43. — Secondo al-Khuwàrizmi, 'lyàd b. Ghanm nell'anno 19. H.
espugnò Nasibin, Tur 'Abdin e Kardu (Baethgen, 110-111.
ARMENIA. — Invasione musulmana.
§ 44. — (al-Dzahabi). Nell'anno 19. H. il Califfo 'Limar mandò 'Uthmàn
b. al-'As nella Quarta Armenia (Arminiyah al-Ràbi'ah) durante la spedi-
zione vi fiu'ono alcuni combattimenti, in cui perì Safwàn b. al-Mu'attal b.
Rakhasah al-Sulami al-Dzakwàni Compagno del Profeta. Alcuni, tra cui
al-Wàqidi, dicono invece che egli perisse presso Sumaysàt nell'anno 60. H.
(Dzahabi Paris, I, fol. 132,r.-132,v.).
165.
§ 46. ^9. a. H.
19 a H. EGITTO. — La campagna di Amr b. al- Às sino all'assedio di Ba-
[EGITTO.-Lacam- .
pagnadi Amrb. bllonia d EglttO.
ai-Assinoaiias- g 45. — Allorché ebbo varcato il confine egiziano (cfr. 18. a. H.,
sedìo dì Babilo- „„ ^_ . s • ,. • • i i i n • i ■ -, ,
nia d'Egitto! §§ 1 ' *J e segg.) e SI TU avvicinato al terreno alluvionale, inondato annual-
mente dal Nilo, ad 'Amr b. al-'Às era aperto un solo cammino, quello
cioè che lungo il deserto menava diritto al punto dove oggi sorgo la città
del Cairo. La necessità di siffatta mossa strategica riesce palese, qualora
si studi il tracciato sulla carta geografica. Il sito del Cairo è la chiave
strategica dell'Egitto: ivi si restringe il triangolo del Delta Niliaco, dove
il Nilo, uscendo dalla sua valle ristretta, apresi a ventaglio dividendo le
sue acque per vari bracci e canali, prima di gettarsi nel mare. Tale con-
figurazione singolare del sistema fluviale niliaco rende materialmente im-
possibile per un esercito nemico di traversare direttamente il Delta da
oriente a occidente, o viceversa; ma chi ha invece in suo potere il sito
del Cairo moderno, non solo domina le comunicazioni tra il basso e l'alto
Egitto, ma può anche mediante le varie ramificazioni del fiume, facilmente
recarsi in qualunque punto del Delta. Tutto il basso Egitto è interamente
alla mercè di chi tiene la posizione del Cairo. I Romani, valenti e periti
strateghi, avevano infatti costruito una fortezza, detta Babilonia, assai ben
munita nel punto più stretto della valle dove il Nilo sbocca nel Delta.
Ivi sulla riva arabica del Nilo, a breve distanza al sud del Cairo odierno,
i monti aridi del deserto si spingono innanzi sin quasi a essere lambiti
dal fiume : ai tempi della conquista araba il Nilo seguiva un corso piia
rasente i monti della riva arabica, ed in un punto, oggi chiaramente vi-
sibile a sud delle rovine di Cairo vecchio, lambiva addirittura la collina.
Il fiume bagnava altresì, come vedremo, le mura occidentali della fortezza.
Babilonia, che in siffatto modo, grazie anche al ponte che congiungeva le
due sponde, valendosi dell' isola di al-Rawdah, dominava tutto il corso del
Nilo. La fortezza quindi non solo comandava il transito fluviale tra il nord
e il sud, ma custodiva altresì il punto più comodo e facile per varcare il
fiume e giungere, attraverso il villaggio di Grizah, alla riva Libica del Nilo.
La fortezza romana di Babilonia era stata restaurata e fortificata a
nuovo dai Grreci, e se bene intendesi un passo della così detta profezia,
nella biografia Vie de Shenoudi (M ém. Miss. Ardi. Franp.,
tom. IV, I, pag. 340), era stata di recente un'altra volta rifortificata dal
patriarca Ciro, forse allarmato dalle continue notizie di vittorie musul-
mane, e intimorito dalla possibilità di un' invasione araba.
Per comprendere però il tenore preciso delle tradizioni seguenti bi-
sogna aver presente che la fortezza di Babilonia si trovava al vertice, per
166.
19. a. H. § 45.
così dire, del triangolo formato dal Delta, e che dalla sua parte settentrio- ^^- ^- ^■
■ -, HIT • 1- A 1 • [EGITTO.- La cam-
uale, ossia da quella donde apparito sarebbero poi venuti gli Arabi, sten- pagna dì Amr b.
devasi allora un centro abitato, che le fonti arabe chiamano Umm Du- ai-Àssinoaii'as-
_ , _ sedio di Babilo-
nayn, e Giovanni di Niqyus dice avesse nome Tandunyàs. Lo Zotenberg nia d'Egitto.]
ha creduto che questo villaggio si trovasele al sud di Babilonia, ma tale
supposizione è del tutto erronea; è chiaro che il dotto orientalista francese
non conosceva i luoghi. Al sud di Babilonia non v'è posto per una città,
perchè il fiume, come si è detto, un tempo lambiva la collina stessa, ac-
costo alla quale sorge la fortezza di Babilonia. Nel breve tratto di terreno
libero al sud della fortezza non v'è infatti traccia di edifizi antichi di ve-
runa specie, tranne quella d'un tempio egiziano antico, che pare sorgesse
presso al promontorio roccioso, a mezzo chilometro circa al sud di Babilonia.
Umm Dunayn, o Tandunyàs, stendevasi invece al nord del piano aperto
dinanzi a Babilonia, non lungi dal sito dove poi sorse la città di al-Fustàt,
0 Misr, che in appresso per continua migrazione si è estesa verso il nord,
il Cairo moderno.
I Greci pare fortificassero, già si disse, Babilonia, e più tardi, come
vedremo, concentrassero un nucleo di forze considerevoli in Heliopolis, che
giace a una certa distanza al nord di Babilonia, sulla via che mena in
Sfria; tuttavia pare altresì che Umm Dunayn, o Tandunyàs, non fosse mu-
nita in modo permanente, ma avesse soltanto una piccola fortezza distinta
da quella di Babilonia.
È probabile che il centro abitato al nord ed all'est della tortezza di
Babilonia, fosse distaccato da Umm Dunayn (= 'Tandunyàs).
Premesso ciò è evidente che l'obbiettivo strategico di 'Amr b. al-'As
doveva essere uno solo: arrivare a Babilonia ed impadronirsene: egli dive-
niva così di fatto padrone della valle Niliaca, perchè la strangolava nel
suo punto più vitale e tagliava tutte le comunicazioni tra l'alto e il basso
Egitto. Anche senza essere padrone di Babilonia, ma solamente tenendo
a bada la guarnigione con una parte delle proprie schiere, poteva razziare
a volontà, con le altre, tutto l'alto Egitto ed i lembi del Delta, lanciando
i cavalieri lungo l'orlo pianeggiante del deserto, tutto aperto agli Arabi.
Per ottenere questo scopo occorreva però assicurarsi in primo luogo
le comunicazioni con la Siria e l'Arabia, per ricevere liberamente, volendo,
i rinforzi: questo ci spiega le prime mosse di 'Amr e l'occupazione di quei
luoghi fortificati, di cui si trova menzione nei paragrafi seguenti, e la sua
marcia su Babilonia lasciando in disparte tutti i villaggi del Delta. È chiaro
che 'Amr e i suoi consiglieri conoscevano bene l'Egitto ed avevano un
piano di guerra chiaro, semplice ed efficace. Occupate infatti successi-\'a-
167.
§§ 45, 46. 19' a» H.
19- a- H- mente al-Faramà e Bilba}», 'Amr b. al-'As mosse contro la piccola città di
lEGITTO.-Lacam- ^^ ._ ,_, ,_ x , , i /■ .-r. ,
pagna di Amr b. Umm Dunayn (Tandunyas), la quale poco ben fortificata oppose esigua re-
ai- As sino alias- sistenza. Gli Arabi occuparono la città e poi, non avendo forze sufficienti
niad' Egitto! I'^^" stringere di regolare assedio la fortezza di Babilonia, ma consapevoli
che i Bizantini erano anch' essi poco numerosi, si slanciarono in schiere
volanti in varie direzioni, molestando il paese coltivato, e scorrendo tutte
le terre che non opponessero difficoltà materiali al movimento della loro
cavalleria: le schiere, trovando il paese sguernito di difensori, varcai'ono il
fiume Nilo, razziarono al-Fayyùm e si spinsero lino alla provincia di Usyùt,
nell'Alto Egitto, inferocendo contro i Bizantini ovunque li trovassero.
Vi fu quindi un periodo di anarchia o guerra barbarica, durante la
quale accorsero nuove schiere di Arabi, in parte mandate dal Califfo limar
ed in parte volontari ed avventurieri, che si vennero man mano raccogliendo
sotto il comando di 'Amr. Intanto anche i Bizantini venivano alla riscossa
e un forte nucleo di armati si andò concentrando in Heliopolis, per ta-
gliare fuori gii Arabi in Egitto, dai loro consanguinei in Asia, e impedire
l'affluir di nuove forze dall'est. Contro questo nucleo 'Amr b. al-'As riunì
le sue schiere sparse, e vinse la battaglia di Heliopolis. Forte del prestigio
di tanta vittoria, tenne raccolte le sue genti e mosse all'assedio regolare
di Babilonia, poco prima che incominciasse l'alluvione annuale del Nilo.
Questa è incirca la tela storica della campagna egiziana nell'anno 19. H.
§ 46. — La cronologia di detta campagna è fissata abbastanza pre-
cisamente dai seguenti dati :
Il 10 ' Dzu-1-Higgah del 18. H. = 12 dicembre 639, gli Arabi varcarono
il confine egiziano (cfr. 18. a. H., § 190).
Nel maggio del 640 (ossia Grumàda I. 19. H.), secondo Giovanni di
Niqyùs, vi fu la razzia araba nell'al-Fayyum (cfr. § 74).
Il 6 giugno 640 [?] (ossia il 9 Gumàda II. 19. H.) arrivarono i rin-
forzi dall'Arabia, a quel che afferma Severus di Usmunayn (cfr. § 66).
La battaglia di Heliopolis fu combattuta circa nel luglio 640 (ossia
Ragab 19. H.), cui segui l'occupazione di Misr (cfi'. § 75).
L'assedio della fortezza di Babilonia, durò sette mesi secondo al-Kindi
(cfi*. 20. a. H., § 81) e siccome la fortezza cadde nel lunedì di Pasqua =
9 aprile 641 (cfi'. 20. a. H., § 144 e nota 1), è necessario che avesse prin-
cipio nel settembre 640 (ossia Eamadàn 19. H.), ossia appena cessata la
inondazione estiva del Nilo.
Tale schema rivela che 'Amr, dopo aver varcato il confine egiziano,
passò parecchi mesi a razziare il lembo orientale del paese coltivato, tor-
mentando le città poste sul cammino tra Misr ed il confine, sinché le ebbe
168.
^
^
* ^9HC
k
. to'
!t
il
1
*
i
^^■1
III*
^^1
DUE VEDUTE DELLE COLLINE A ORIENTE DELLA FORTEZZA DI BABILONIA
Danesi - Roma
19. a. H.
§§ 46, 47.
costrette a venir a patti con lui ed a lasciargli così libera ed aperta la ^9 a- h.
, ... , . ,. . ° ,,.,../. -r [EGITTO.- La cam-
via, 0 per la ntn-ata m caso di rovescio, o per 1 arrivo dei rintorzi. La pagna di Amr b.
distanza tra il confine dell' Egitto ed Heliopolis è circa di duecento chilo- ai-Assìnoaii'as-
,. ,,.... ^,. . , . sedio di Babilo-
metri, ossia una marcia di meno che dieci giorni, (tu Arabi vagarono per f,j3 d'Egitto.l
sei mesi in Egitto prima di battersi con i Greci in battaglia campale,
perchè erano in al-' Aris il 12 dicembre del 639, e la battaglia di Helio-
polis fu combattuta nel luglio del 640. Questa lentezza ci rivela chiara-
mente il carattere predatorio della prima incursione araba. Si trattava di
scoprire quali mezzi avessero i Greci per difendere l'Egitto. Questi risul-
tarono scarsi ed inefficaci: gli Arabi intensificarono le razzie varcando
persino il fiume e predando ambedue le rive, ma senza cimentarsi a bat-
taglia campale con i Greci. Così perturbarono il nemico e guadagnando
tempo e conoscenza dei luoghi attesero i rinforzi di volontari e di schiere
mandate dal Califfo. Quando questi furono arrivati, nel giugno, mossero
all'assalto delle posizioni greche in Heliopolis e sconfissero i Bizantini nel
mese successivo, in luglio, occupando Umm Dunayn e Misr, prima che in-
cominciasse l'alluvione annuale del Nilo.
Durante l' inondazione i Copti delle campagne nel Delta aprirono trat-
tative per la resa dell' Egitto agli invasori, ma non i Greci in Babilonia :
della quale, quando calarono le acque, in ottobre, gli Arabi intensificarono
l'assedio regolare (inverno 640-641).
§ 47. — Affinchè lo studioso abbia insieme tutti gli elementi di ricerca
e di confronto, diamo ora in fine la ricostruzione degli eventi dell'anno 19. H.
secondo il Butler, il quale ha più completamente di tutti esaminato la
questione dando una soluzione che solleva alcune questioni difficili.
n Butler (pag. 207 e seg.) respinge la notizia che Ciro pagasse un
tributo agli Arabi per tenerli lontani dall' Egitto, e sostiene che egli facesse
restaurare le fortificazioni di Babilonia. Lo storico inglese segue la versione
arabica del varco di Wàdi al-' Aris alla fine dell'anno 18. H., accetta l'as-
sedio di al-Faramà (ossia Pelusium) durato un mese o due, ma respinge la
notizia che i Copti già sin da ora prestassero aiuto agli Arabi. Il Butler
si meraviglia che i Greci lasciassero gli Arabi cingere tranquillamente d'as-
sedio questa città per tanto tempo, considerato che un esercito di 10 mila
uomini sarebbe bastato forse a sbaragliare gl'invasori in questa prima fase.
Egli trova sola spiegazione di tale inoperosità in un calcolo premeditato
di Ciro, di tradire l' Egitto nelle mani degli Arabi, per rendere il patriar-
cato di Alessandi'ia indipendente da Costantinopoli. Non possiamo accet-
tare questa spiegazione, perchè nulla prova direttamente tale proposito
suicida di Ciro. — La descrizione che abbiam fatto delle condizioni mili-
169. 22
§ 47.
19. a. H.
19- a- H- tari di'ir impero bizantino porge ampia (h1 esauriente giustificazione per
pagnadi Amrb. l'inoperosità di Ciro, ed i fatti successivi stanno tutti a testimoniare l' im-
ai- AssinoaM'as- potenza militare dei Bizantini.
sedio di Babilo- , , -, t» .i ■ » • ,i ^ ■ n ■ i . • i- t->
nia d'Egitto.! Secondo il Butler, Amr ricevette ora vari rmiorzi volontari di Be-
duini, e oltrepassato Migdol nel deserto, quindi il punto detto oggi al-
Qantarali sul canale di Suez, sempre per la via del deserto, toccò Salà-
liiyyah, o Qassassìn, varcò i monti del Wàdi Tùmilat e assalì Bilbays. Nei
tatti che avvennero intorno a questa città il Butler, poco pratico del re-
lativo valore delle tonti arabe, si perde a discutere le eiTonee affermazioni
di Sayf h. 'Umar sui due vescovi, e su quell'Artabiin (Aratyùn, o Aretion),
il governatore greco di Gerusalemme fuggito in Egitto. D'altra parte ac-
cetta la notizia della battaglia presso Bilbays, la sconfitta dei Greci, l'as-
sedio di Bilbays durato un mese e la- caduta della città.
Il Butler sostiene che Amr b. al-'As, evitata Heliopolis, piombasse
su Umm Dunayn posta sul Nilo a nord di Babilonia, nel cuore del Cairo
odierno. Allora finalmente i Greci sotto un generale inetto, Teodoro, e con
Ciro al-Muqawqis, accorrono in aiuto di Babilonia; e grazie alle buone for-
tificazioni anche la cittadella di Umm Dunayn resiste per varie settimane
agli Arabi. La posizione dei quali diviene ora, secondo il Butler, piuttosto
critica: Amr allora si prefigge di fare un'incursione nel Fayyùm e per
riescire decide di prendere Umm Dunayn. Come facesse, confessa il Butler,
non è chiaro, ma grazie ad un immane sforzo la città fu presa, e gli Arabi
vennero in possesso delle necessarie imbarcazioni, con le quali 'Amr tra-
sportò ora tutte le sue schiere sull'altra riva del Nilo.
Le difiìcoltà sollevate da questa ricostruzione sono parecchie, sovrat-
tutto strategiche, perchè anzitutto non si comprende quale ragione possa
mai aver indotto 'Amr a razziare il Fayyvim nelle circostanze e nel modo
voluto dal Butler. Siccome il testo di Giovanni di Niqyùs non lascia dubbio
che gli Arabi facessero un'incursione nel Fayyùm prima della caduta di
Babilonia, il Butler ha ragione di prenderla in considerazione. Egli però
•non rileva il fatto che la narrazione di Giovanni di Niqyùs in uiun modo
implica essersi tutto l'esercito di 'Amr b. al-'As spinto nel Fayyùm: è
chiaro "invece che intendesi soltanto una frazione delle forze musulmane.
L'errore del Butler proviene forse dal preconcetto errato che egli si è fatto
della campagna, come se gli Arabi guerreggiassero sempre uniti in un solo
esercito in forma regolare e sistematica. Noi riteniamo invece che il prin-
cipio dell'invasione egiziana si svolgesse in maniera identica a quella della
Siria, ossia in forma di razzia di schiere mobilissime, sparpagliate in tutto
il paese, a guisa di predoni, sistema reso facile e proficuo dalla grande
170.
19. a. H. §§ 47, 48.
debolezza militare dei Grreci, privi di milizie sufficienti per munire tutti i 19. a. h.
confini e ridotti a tenersi quasi immobili nelle immediate vicinanze, o entro le pagna di Amr b.
mura di città fortificate. Il resto del paese fu abbandonato al suo destino, e ai-Assinoaii'as-
gli Arabi, non osando penetrare nel laberinto dei canali del Delta, seguendo ^jg ^. ggjtto i
l'orlo del deserto, appena apertosi un varco, con la sottomissione di al-Faramà
e Bilbays, si slanciarono su per il Nilo, e impossessandosi di qualche imbarca-
zione a mezzodì di Babilonia, varcarono il fiume e razziarono il Fa^^yùm.
Il Butler (pag. 221) nel descrivere la marcia di 'Amr b. al-'As attra-
verso il sito abbandonato di Memfi. insiste che una città detta Misr si
trovasse sulla riva arabica al sud di Babilonia. Non comprendo quale ra-
gione possa averlo indotto a creare questa città, per la quale le tradizioni
sull'invasione non ci danno alcun ragguaglio o indizio. Egli non ha tenuto
conto del fatto che al sud di Babilonia la configurazione dei luoghi, come
già si disse, non ammette l'esistenza d'una città, tranne a volerne supporre
una a molti chilometri a mezzodì della fortezza, dove non sorse mai una
città di Misr e dove non ne esistono nemmeno le traccie, o rovine.
§ 48. — Il Butler naiTa la spedizione fayyùmica, parafi'asando un
poco la narrazione di Giovanni di Niqj'ùs, ed ammette che la spedizione
fosse di esito poco felice, perchè gli Arabi non s' impadronii'ono della città
di al-Fayyùm. Intanto avvicinandosi i rinforzi dall'Arabia, 'Amr secondo
il Butler, ripassò sulla riva araba e andò ad incontrare le schiere ausi-
liarie, mentre d'altra parte i Greci venivano radunando forze nei pressi di
Babilonia. Il Butler afferma che i rinforzi arrivarono il 6 giugno del 640,
fondandosi sulla testimonianza di Severus di Usmùna3'n (cfr. Butler,
pag. 529); i cui errori cronologici accomodando a modo suo (cfr. Butler,
pag. 225, nota 2), sostiene che la data di Severus non alluda all'ingresso
di 'Amr in Egitto, ma all'arrivo di codesti rinforzi. Ciò è possibile, ma non
risulta abbastanza sicuro dacché l'anno è sbagliato, seppur il giorno ed il
mese potrebbero combinare. Egli si maraviglia che i Greci non riuscissero
ad impedire agli Arabi di ripassare il fiume e di ricongiungersi con i rin-
forzi venuti d'Arabia, ed afferma che 'Amr può aver varcato il Nilo al nord
di Babilonia e di Umm Dunayn. Tutta questa parte della sua ricostruzione
storica mi sembra, seppur ingegnosa, poco verosimile e mal fondata di
prove. Il Butler sostiene che 'Amr al suo ritorno sulla riva arabica formò
un campo presso Heliopolis, ma in siffatto modo egli necessariamente im-
plica, per parte degli Arabi, un abbandono di Umm Dunayn, che giaceva
tra Babilonia ed Heliopolis. Egli crede che 'Amr volle attirare i Greci
lungi dalle fortificazioni di Babilonia. Gli Arabi avrebbero occupato He-
liopolis, e Teodoro, il comandante greco sarebbe mosso contro di loro e
171.
§§ 48, 49.
19. a. H.
19. a. H.
[EGITTO.- La cam-
pagna di Amr b.
al-'Às sino all'as-
sedio di Babilo-
nia d' Egitto.]
sarebbe caduto noli' imboscata tesagli da 'Ann-. Il piano riuscì, e i Greci
assaliti alle spalle durante la battaglia furono sconfitti: Umm Dunayn, dice
il Butler (pag. 233). fu presa una seconda volta, ed i superstiti greci rico-
veraronsi entro la fortezza di Babilonia, 300 uomini in tutto. Quindi la
città di Misr. a mezzodì di Babilonia, priva di difensori, cadde in potere
dei Musulmani senza impiego delle armi. Il Butler deduce la notizia dal-
l'intestazione del capo CXV di Giovanni di Niqyùs, a cui perù non cor-
risponde nulla nel testo. Ora obl)e principio l'assedio di Babilonia, che
fu cinta da tutti i lati, mentre schiere volanti di Arabi rioccupavano il
Fa3'yùni. Il Butler afferma che ora i Greci erano in possesso della fortezza
di Babilonia e dell'isola al-Rawdah, congiunta alla fortezza da un ponte di
ììarche, dominando ancora la via fluviale perchè gli Arabi erano privi di
imbarcazioni.
Secondo il Butler la battaglia di Heliopolis fu combattuta alla metà
di luglio del 640 (Butler, pag. 235), e nel settembre dello stesso anno
(Butler, pag. 249), ossia Ramadàn 19. H. ebbe principio il blocco rego-
lare di Babilonia.
Non occorre continuare il nostro esame, perchè la campagna egi-
ziana dell'anno 20. H. sarà studiata nell'annata seguente insieme con le
tradizioni che la riguardano.
§ 49. — Possiamo noi accettare siffatta ricostruzione? Mi pare diffi-
cile ammettere le due prese di Umm Dunayn, per cui non abbiamo vestigio
di sorta nelle nostre fonti. Anche la spedizione nel Fayyum, come già si
disse, è messa sotto una falsa luce. Non è necessario presumere una prima
presa di Umm Dunayn perchè gli Arabi possano razziare il Fayyum. Al
sud di Babilonia, una piccola schiera di Arabi poteva, grazie alle deplo-
revoli condizioni militari dell'Egitto, passare sull'altra riva ed eludere
quelle poche forze che i Greci avevano a loro disposizione. È più logico
ritenere che tra l'ingresso di 'Amr in Egitto e la battaglia di Heliopolis
gli Arabi, come uccelli di preda, minacciassero e depredassero tutto il
confine orientale del rif o terreno coltivato ed irrigato, costringendo gli
abitanti delle città più esposte, come al-Faramà e Bilba3's, ad arrendersi
a patti, e che tale sistema durasse sinché 'Amr ebbe ricevuto tutti i rin-
forzi richiesti al Califfo, o imposti dal medesimo. Allora 'Amr battè le
schiere greche raccolte in Heliopolis per difendere il Delta, e poi cinse d'as-
sedio Babilonia, probabilmente alla fine dell'inondazione estiva. Quindi
invece d'una marcia regolare e sistematica d'un esercito di conquista, ab-
biamo uno stato di cose analogo a quello con cui gli Arabi inaugurarono
l'invasione della Siria; onde 'Amr, nonché trovarsi, come presuppone il
172.
19. a. H.
§§ 49-53.
Butler, prima della spedizione del Fayyùra, in una posizione difficile e 19. a. h.
pericolosa (Butler, pag. 218), non concentrò le sue forze se non quando pagna di Amr b'
ebbe tutti i rinforzi, e sino a quel momento tenne sparpagliate le sue schiere a'-As sino aii'as-
1 -1 • j 1 j j. j !•/-(• • j. ■ sodio di Babilo-
lungo il margine del deserto, dove nessuno dei (jreci osava cimentarsi con ^^j^^ d'Egitto!
lui, mentre gli Arabi erano come a casa loro.
§ 50. — Per finire, diremo brevemente del Brooks (Byzant. Zeitsch.,
IV, 438-444), il quale ha felicemente tentato la ricosti'uzione cronologica
dell'anno 20. H. ; cui il Butler, tranne qualche ritocco qua e là, ha seguito
interamente. Noi l'abbiam rij)ortata con le aggiunte proposte dal Butler
al precedente § 46.
Il Lane-Poole {Hist. of Egypt 'ìì ihe Middle Ages, pag. 13, nota 1)
arriva alle stesse conclusioni del Brooks. Egli chiama però la cronologia
della conquista araba un problema « almost hopelessly bewildering », ossia
di tal natura da confondere la mente senza speranza di soluzione. — È
forse troppo pessimista.
EGITTO. — Tradizioni sulla invasione del Delta, la battaglia di He-
liopolis e l'assedio di Babilonia.
§ 51. — («) ('Uthmàn b. Salili). 'Amr b. al-'As entrò ora in Egitto,
ed in al-Faramà ebbe il primo scontro con il nemico. I Greci si batterono
con valore, ed intorno a quel luogo si ripeterono le mischie per un certo
tempo (salir"'') (^), ma alfine vinsero i Musulmani.
Secondo Sa'ìd b. 'Ufayr, l'ala dritta araba era comandata da 'Abdallah
b. Sa'd da quando 'Amr b. al-'As lasciò Qaysàriyj-ah fino al termine della
spedizione ('Abd al-hakam, 86).
Maqrizi Khitat, I, 289, lin. 16-17.
{b) Cfr. anche Yàqùt, III, 894, lin. 5 e segg., il quale afferma che
attorno ad al-Faramà si combattesse per due mesi (Suyuti Husn, I, 51;
Mahàsin, I, 8; Nuwayri Leid. I, fol. 69,v.).
(e) Le dette notizie sono confermate da al-Qudà'i nella sua opera a 1-
Khitat (Suyuti Husn, I, 61).
Nota 1. — Le espressioni arabe sahr usate dalle fonti a proposito degli assedi di al-Faramà e
di Bilbays, non debbono esser prese nel senso letterale di mese, ma come avverbio' die significa un certo
periodo di tempo di lunghezza indeterminata: cfr. 12. a. H., § 415, nota 1 (cfr. pag. 1217).
§ 52. — (abù 'Amr al-Kindi). Il primo che si gettasse contro la porta
del castello di al-Faramà in modo da abbatterla e penetrare nell'interno,
fu Asmayqa' b. Wa'lah al-Sabà-i, e appresso a lui irruppero gli altri Mu-
sulmani (Suyuti Husn, I, 61).
§ 53. — (Alcuni dotti d'Egitto). In Alessandria era un vescovo (usquf)
dei Copti, per nome abù Miyàmin(^), il quale quando seppe dell'avanzata
173.
§§ 53-55. ^9- 3.. H.
19. a. H. ji 'Amr b. al-'As, scrisse ai Copti, informandoli della faccenda e prean-
zioni sulla inva- nuuziaudo la line imminente del dominio bizantino. Ordinò quindi ai suoi
sione del Delta, dipendenti di accogliere bene gli Arabi. — Si dice che già in al-Faramà
la battaglia di . _^ . . , , , /. * i i i i i r^,.-
Heiìopoiisei'as- ^ Copti tacessero da spie per Amr (Abd al-nakam, 8b).
sedie di Babiio- Suyùti Husn, I, 61; M alias in, I, 8; Maqrizi Khitat, 1,289,
"'";' lin. 18. " ■
La tradizione musulmana è imbevuta di tendenze e di suggerimenti
d'origine cristiana, perchè è noto che anche i Cristiani seppero coniare
tradizioni e metterle in circolazione tra i loro padroni musulmani. — Anche
i Cristiani convertiti serbando una segreta simpatia per i loro alitici li cor-
religionari e consanguinei, cercarono indirettamente, senza averne l'aria,
venire in loro soccorso e proteggerli dalle sevizie dei padroni islamici. —
Così noi leggiamo ripetutamente nelle tradizioni della conquista che i Copti
aiutarono i Musulmani. Il fatto è probabilmente vero e sono disposto ad ac-
cettare la notizia come assai verosimile nonostante l'origine sospetta della
informazione e la palese intenzione di porre i Copti in buona luce presso i
loro padroni. L'opposizione del Butler ad accettare queste notizie non mi
sembra giustificata: egli non si rende conto che lo stato degli animi tra i
Copti era prima e durante la conquista ben diverso da quello che fu dopo.
Nota 1. — Nel testo di ibn Taghrihirdi (Mahfisin, I, 8, lin. 8) il nome è scritto abiì Binyàmin.
§ 54. — ('Uthmàn b. Salili). (Dopo al-Faramà) 'Amr b. al-'As si spinse
innanzi celermente ed, incontrando jDochissima resistenza, giunse fino ad
al-Qawàsir [in Suyùti: al-Qawàhir] ('Abd al-hakam, 87).
Mahàsin, I, 8; Maqrizi Khitat, I, 289, lin. 20.
Cfr. anche Yàqùt, III, 894, lin. 7, dove si conferma che dopo al-Fa-
ramà sino a Bilbays e ad Umm Dunayn gli Arabi incontrarono pochissima
resistenza (Hubays, fol. 96,r.).
Suyùti Husn, I, 61-52, e nuova conferma id. ibid., pag. 61 sul-
l'autorità di al-Qudà'i nel suo al-Khitat.
§ 55. — ('Uthmàn b. Salili). Incontrando sempre scarsa resistenza 'Amr
b. al-'As penetrò ora fino a Bilbays, dove però i Greci fecero fronte e si
batterono con gii Arabi per un certo tempo. Alfine furono sconfitti; onde
'Amr b. al-'As, superando lieve resistenza, potè avanzarsi ed arrivare ad
Umm Dunajm (^), dove ebbe nuovamente a battersi con il nemico, che si
oppose con grande accanimento, ritardando di molto la vittoria. Ora però
'Amr scrisse al Califfo 'Umar chiedendo rinforzi. 'Umar gliene mandò
altri 4000, sotto al-Zubayr b. al-'Awwàm, al-Miqdàd b. al-Aswad, 'Ubàdah
b. al-Sàmit, e Maslamah b. Makhlad, oppure Khàrigah b. Hudzàfah: in
tal guisa 'Amr si trovò alla testa di 8000 uomini ("Abd al-hakam, 87).
174.
19. a. H.
§ 55.
Suyùti Husn, I, 52 e 61; Mahàsin, I, 8-9; Maqrizi Khitat,
I, 289, lin. 22 e segg. ; Nuwayri Leid., I, fol. 69,v
Nella tradizione islamica bisogna diffidarsi di tutti i iJarticolari, perchè
un secondo fine può ascondersi anche nelle cose in apparenza più inno-
centi. Così, per esempio, in questo caso abbiamo il numero di 4000 uomini
mandati in aiuto di Amr b. al-'As: altrove, nei paragrafi seguenti, questo
numero si tramuta in 12,000 (cfi\ §§ 60, 61; 20. a. H., § 67, ecc.) che
altri infine sommano insieme e portano a 18,000. Ebbene su questi numeri
non possiamo fare verun affidamento. Nella tradizionistica musulmana —
erede di antichissime superstizioni numeriche delle stirpi semitiche — i
numeri 40, 400, e 4000 hanno un lascino speciale sull'immaginazione nar-
rativa dei trasmettitori delle tradizioni. Così anche 8000 e 12,000 multipli
di 4000, e in particolare il secondo perchè moltiplicato per il numero 3,
pur esso di speciale significato. A prova di quanto diciamo possiamo ad-
durre una tradizione che rispecchia tutto questo ordine d'idee: « Il Profeta
« disse: i migliori Compagni (miei) sono quattro (ossia abù Bakr, limar,
« Uthmàn ed 'Ali): le migliori spedizioni (al-saràyà) sono quelle di
«400 uomini, ed i migliori eserciti (al-guyùs) sono quelli composti di
« 4000 uomini : una gente è salva da ogni danno se il suo numero arriva
«a 12,000» (Hanbal, voi. I, pag. 299, lin. 15-18). L'ultima parte della
tradizione non mi è chiara, perchè non sono sicuro d'aver trovato la cor-
retta versione del testo arabo. Il preteso detto profetico, qualunque sia lo
scopo a cui miri e qualunque la sua origine, è di tal natura da metterci
in guardia contro l'esattezza dei numeri delle milizie musulmane combat-
tenti in Egitto: i numeri non hanno origine nei fatti reali, ma corrispon-
dono a preconcetti superstiziosi sul carattere fausto o nefasto dei numeri.
II numero 12 porta fortuna e quindi un esercito di 12,000 deve riuscire
trionfante. Artificioso è perciò parimenti il numero di quattro capitani,
ognuno in comando di mille uomini.
Maggiore probabilità di vero racchiude la notizia che le schiere di
'Amr contassero 3500 uomini (cfi.'. 18. a. H., § 187): questo è un numero
che — per quanto io sappia — non ha dirette relazioni con gii altri mag-
giormente venerati dalla superstizione popolare.
Un ulteriore dubbio sull'autenticità dei numeri di militi arabi è de-
stato dal fatto che nelle tradizioni dell'assedio di Alessandria ritorna lo
stesso particolare dei quattro capitani mandati in aiuto, ma vi si dice che
ognuno di essi valeva mille uomini (non li comandava!) (cfì'. 20. a. H.,
§ 111): ciò è molto sospetto. Abbiamo un caso evidente di «tema» tra-
dizionistico e non una memoria di fatti reali.
19. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla inva-
sione del Delta,
la battagl ìa di
Helìopolis e l'as-
sedio di Babilo-
nia.)
175.
ma.
§§ 56^9. 19- a. H.
19. a. H. Nota 1. — Questo nome, scritto assai imperfettamente nel ms. di ibn 'Abd al-haknm [.\MR BZYN],
[EGITTO. - Tradì- ritorna di nuovo nella stessa forma in altro passo dello stesso autore, 125, lin. 7. h certamente da leg-
zioni sulla inva- gersi Umm Dunayn, come risulta dal testo di al-Suyóti e di altri.
sione del Delta, Yàqiit, III, pag. 894, lin. 8, dice che Umm Dunayn equivale ad al-Maqs, e che ivi si combat-
la battaglia di tesse per due mesi, durante i quali 'Amr scrisse ad 'Umar per rinforzi. Lo stesso ha pure Suyuti Husn,
Heliopolis e ras- I, 61, sull'autorità di alQudii'i nel suo al-Khitat.In Mahàsin, I, 9, abbiamo la lezione Umm Dzu-
sedio di Babilo- nayn, detto poi al-Maqs e Bàb al-Balir.
§ 56. — Quando 'Amr b. al-'A.s ebbe radunato intorno a sé 8000 uomini,
pose assedio all-a fortezza, al-Hisn, il cui comandante (amir) era al-Man-
dzaqur, che era chiamato al-Ughayrig {sic: correggi: al-U'ayrig), un dipen-
dente di al-Muqavvqis e figlio di Qurqub al-Yunàni. al-Muqawqis risiedeva
in Alessandria (al-Iskandariy3'ah) e dipendeva dall'imperatore Eraclio, ma
quando 'Amr pose assedio alla fortezza, al-Hisn, egli era in essa (Ma-
hàsin, I, 9).
Cfr. Maqrizi Ivhitat, I, 289, lin. 27 e segg.
§ 57. — (ibn Wahb, da 'Abd al-rahmàn b. Surayh, da Saràhil b.
Yazid, da abu al-Husayn, da un Lakhmita). Venne allora un tale e chiese
ad 'Amr b. al-'As di affidargli un corpo di 600 cavalieri, con i quali inten-
deva di aggredire i Greci alle spalle. 'Amr b. al-'A.s accettò la proposta
e gli diede 500 cavalieri. Questo distaccamento girò di notte dietro la
montagna, giungendo a Maghàr bani Wàil prima dell'alba. I Greci intanto
si erano fortemente trincei-ati dalla parte opposta, lasciando una porta nel
mezzo ben difesa con punte di ferro contro un assalto della cavalleria.
I cavalieri arabi piombarono invece alle spalle dei Greci allo spuntare del
giorno e cogliendoli all'imprevista li sgominarono completamente e li ri-
cacciarono entro le fortificazioni ('Abd al-hakam, 87).
Cfr. anche Hubays, fol. 96,v.; Mahàsin, I, 9; Maqrizi Khitat,
I, 289, lin. 29 e segg.
Trattasi della battaglia di Heliopolis, che fu combattuta nel pieno
estate del 640 dell' È. V.
§ 58. — Altri tradizionisti affermano che Khàrigah b. Hudzàfah fosse
a capo dei 500 cavalieri: prima di battersi i Musulmani fecero la prima
preghiera del giorno avanti lo spuntare dell'alba, poi montarono sui cavalli
e piombarono sulle spalle dei Greci, mentre 'Amr b. al-'As, secondo un-
previo accordo, impegnava con essi un combattimento di fronte. In questo
modo lo sbaraglio dei Greci fu completo ('Abd al-hakam, 88).
Cfi-. Hubays, fol. 96,v.
§ 59. — (ibn Wahb, da 'Abd al-rahmàn b. Surayh). 'Amr b. al-'As
si avanzò ora con la gente, finché arrivò alla fortezza (a 1 - h i s n, ossia Ba-
bilonia) e vi pose assedio. — Allora gli abitanti chiesei'O ad 'Amr di v.enire
con essi ad un abboccamento (^) e di menarsi ajjpresso una diecina di seguaci.
176.
19. a. H.
§§ 59, 60.
I Copti accolsero con favore gli Arabi e li colmarono di doni, e li inter-
rogarono su ciò che volevano. 'Arar chiese quanto essi avessero speso per
Tospitalità offertagli; ed alla loro risposta: « 20,000 dìnàr », 'Amr osservò:
« Non ci occorrono in appresso siffatti doni, basta che ci paghiate (annual-
« mente) 20,000 dìnàr». In questo patto fui'ono inclusi i villaggi e le
famiglie di quelli che avevano offerto il festino. Interrogati da 'Amr, i
Copti risposero che non vedevano nel dominio degli Arabi altro che bene.
Allora uno dei Copti presenti osservò ad 'Amr: « Voi in verità non ces-
« serete dall'essere vittoriosi contro i nemici, finché non avrete ucciso il
«migliore uomo tra voi!». 'Amr si adirò per queste parole e voleva pu-
nire l'imprudente, ma altri lo calmarono, dicendogli che era uno il quale
non sapeva quello che dicesse. Il copto fu lasciato andare, ma più tardi,
quando 'Amr ebbe notizia dell' as.sassinio del Califfo 'Limar, gli tornarono
alla mente le parole del copto (^): lo mandò a cercare, ma si scoprì che
egli era già morto ('Abd al-hakam. 88-89).
S u y ù t i H u s n , I, 52, dove invece di h i s n si ha il termine a 1 - Q a s r
e si dice che allora avesse nome Bàb Alyùn (Babilonia). al-Suyùti omette
però il resto della tradizione sull'abboccamento (^) (Maqrìzi Khitat, I,
293, lin. 33: 294, lin. 8).
Le parole con cui ibn 'Abd al-hakam porge la tradizione del para-
grafo seguente, fanno intendere come il presente paragrafo conservi me-
moria precisa e distinta d'un facile e completo accordo tra Arabi e Copti,
mentre durava l'assedio di Babilonia, difesa da solo milizie greche. I Copti
separarono nettamente i casi loro da quelli dei padroni Bizantini, accor-
dandosi all' amichevole con gì' invasori senza impiego di armi, e ricono-
scendo ad 'Amr l'autorità e le mansioni che spettavano al rappresentante
di Eraclio.
Nota 1. — Che rabboccamento tra Arabi e Copti, ed il seguente trattato debbano alludere ad
eventi intorno ad Umm Dunayn risulta, da una notizia staccata die si trova altrove ('Abd al-hakam,
125, lin. 5-9), dove si afferma che Umm Dunayn e Balhib avevano un trattato speciale con i Musulmani.
Nota 2. — Altre autorità aggiungono che 'Amr b. al-'As, udendo più tardi essere stato l'uijcisore
di limar un cristiano, credette che il copto si fosse sbagliato, ma quando più tardi venne l'uccisione di
'Uthmàn per opera degli stessi Musulmani, riconobbe che dopo tutto il copto aveva avuto ragione ('Abd
al-hakam, 89j.
Nota 3. — In un'altra tradizione (senza isnàd) l'episodio dell'abboccamento è narrato come av-
venuto tra Arabi e Greci. Gli Arabi danno ai Greci un banchetto e li fanno rimanere stupefatti per
la voracità nel mangiare e per la grandezza straordinaria dei bocconi. Infine si allude ad un'altra tra-
dizione, accennando al fatto come avvenuto dinanzi ad al-Qusayr ('Abd al-hakam, 89).
§ 60. — Dei fatti anzidetti esiste, afferma ibn 'Abd al-hakam, un'altra
versione, ossia la seguente: ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahì'ah, da 'Ubay-
dallah b. abi ó-a'far, e da 'Ayj-às b. Abbàs e da altri, ognuno con versioni
diverse). 'Amr b. al-'As assediò i Greci in al-Qusayr, detta anche Bàb
19. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla inva-
sione del Delta,
la battagl ia di
Helìopolis e l'as-
sedio di Babilo-
nia.]
177.
23
ma.
§§ 60^3. 19- a. H.
'9- 3- "• Livùn (= Babiloniaì e li assalì cou molto vioore, oiorno e notte: ma quando
[EGITTO. - Tradi- .;,,,., • • , . . , . ' .
zioni sulla inva- "^'ide clie 1 anaro tirava in hiii,<>-() e non riusciva ancora ad impadronu'sene,
sione del Delta, scrisse al Califfo 'Uinar. chii'dcndo altri soccorsi. 'Umar gli mandò altri
Isibdtt&fifliddi
Heiiopoiis e l'as- -4000 uomini, divisi in (j^uattro schiere di mille ciascuna. I comandanti di
sedio di Babiio- queste Schiere erano : al-Zubayr b. al-'Awwàm, al-Miqdad b. 'Amr, 'Ubàdah
b. al-Sàmit e Maslamuli b. Mukhallad (Makhlad?). Alcuni al quarto sosti-
tuiscono Kharigah b. Hndzàtàh e non fanno menzione di Maslamah. Tu
siffatto modo 'Amr si trovò ora a capo di 12,000 uomini, che 'Umar ri-
tenne sufficienti per battere tutti i nemici ('Abd al-hakam, 89-90).
Suyùti Husn, I, 52; Mahàsin, I, 9-10; Maqrizi Khitat, I,
289. lin. 25 e scgg. ; lin. 32 e segg.
§ 61. — (abu-l-Aswad Nasr b. 'Abd al-gabbàr, da ibn Lahiali, da
Yazid 1). al)ì Habib). 11 Califfo 'Umar ebbe timore (asfaqa 'ala) sul
conto di 'Amr b. al-'As e gli mandò al-Zubayr b. al-'Awwàm con 12 mila
uomini: al-Zubayr rimase con lui tino al termine della conquista ('Abd
al-hakam. 90). Cfi-. Mahàsin, I, 10.
al-Maqrizi aggiunge (Maqrizi Khitat, I, 289, lin. 33 e segg.) che
'Amr b. al-'As nell'entrare in Egitto aveva con sé poca gente, e che era
costretto a tenere i suoi sparpagliati da ogni parte per scoprire le mosse
e le foi'ze del nemico. Così venne a scoprire che i Greci erano più nume-
rosi degli Arabi; onde gli fu impossibile accerchiare completamente la for-
tezza prima dell'arrivo di al-Zubayr b. al-'Awwàm con i rinforzi venuti
dall'Arabia.
La notizia data da ibn 'Abd al-hakam sui nuovi rinforzi è chiaramente
una ripetizione di quella già data poc'anzi al § 55. — Trattasi sempre
di 4000 uomini sotto i medesimi quattro capi. — Quindi ammessa la cor-
rettezza delle citre, 'Amr non aveva 12,000, ma soli 8000 uomini circa
sotto i suoi ordini. Partì per l'Egitto con appena 3500 uomini (confron-
tisi 18. a. H., § 187). E probabile però che oltre le schiere mandate da
'Umar anche altre genti, volontari d'ogni parte, accorressero sotto lo sten-
dardo di 'Amr. Par difficile che egli abbia osato cimentarsi con i Bizan-
tini ad Heiiopoiis, e cinto d'assedio la fortezza di Babilonia con nemmeno
8000 uomini. 1 numeri hanno pei'ò tutti un carattere di dubbia autenti-
cità che solleva molti sospetti. — Cfr. poc'anzi § 55).
§ 62. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah). Quando giunsero i rin-
forzi condotti da al-Zubayr, Amr b. al-'As si trovava sotto le mura di al-
Qusayr [al-Qasr, in al-Suyiiti], difesa da una parte con una trincea e con
una porta munita di punte di ferro contro assalti di cavalleria. Egli ora
drizzò la macchina di assedio (al -mahganiq) ('Abd al-hakam, 91).
178.
19. a. H.
§§ 62-64.
Suyùti Husn, I, 52; M alias in, I. 10; Maqrizi Khitat, I, 290,
liu. 1 e segg. ; Nuwa}"!-! Leid., I, fol. 69, v.
§ 63. — A proposito di questo assedio, iba 'Abd al-hakam riporta il
medesimo incidente narrato altrove, al principio delle conquiste (confron-
tisi 13. a. H., § 50), e poi anche nell'assedio di Ghazzah (cfr. § 38); vale
a dire l'abboccamento di 'Amr con il comandante del castello nemico e
rastuzia da lui usata per scampare ad un'insidia tesa per ucciderlo, col far
credere al comandante che egli voleva ritornare con altri compagni, e così
suggerendogli indii^ettamente di rimettere l'insidia a più tardi, quando
avrebbe potuto uccidere non più 'Amr solo, ma anche i suoi colleghi ('Abd
al-hakam, 91). Vediamo, come si disse, che la storiella è un teìna tra-
dizionistico ripetuto in varie circostanze per dare colorito alla narrazione.
L'autorità è molto spiccia ed anonima: ibn 'Abd al-hakam, da un dotto
egiziano. 11 comandante del castello è chiamato semplicemente al-'ilg
(« il forestiero »).
al-Suyùti invece afferma che il comandante della fortezza fosse un
certo al-A'rag un greco, che agiva sotto gli ordini di al-Muqawqis. Egli
rifei'isce poi il medesimo episodio (Su3-ùti Husn, I, 52).
Cfr. anche Mah a sin. I. 10-11: Maqrizi Khitat, I, 290, lin. 2
e segg.
19. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla inva-
sione del Delta,
la battagl ia di
Heliopolis e l'as-
sedio di Babilo-
nia.]
EGITTO. — Invasione dell'Egitto e presa di Babilonia {versione di
al-Quda'i).
§ 64. — (al-Qudà'i, nel suo al-Khit a t). Amr b. al-'As invase l'Egitto
per ordine del Califfo 'Umar, si battè la prima volta con il nemico attorno
ad al-Faramà, che fu espugnata dopo un assedio durato un certo tempo, e
per merito di Asmayqa' b. Wa'lah al-Sabà-i. Poi 'Amr avanzò e prese
Bilba3's, dopo un certo tempo. Infine giunse ad Umm Duna3"n, ossia al-
Maqs, dove però 'Amr incontrò vivissima resistenza e fu costretto a chiedere
rinforzi ad 'limar. Vennero allora a piccole schiere, una appresso all'altra,
dodicimila uomini, tra i quali un corpo di 4000 diviso in quattro gruppi
di mille ciascuno, e comandati rispettivamente da al-Zubayr b. al-'Awwàm,
al-Miqdad b. al-Aswad, 'Ubàdah b. al-Sàmit. e Maslamah b. Mukhallad
(oppure Khàrigah b. Hudzàfah). I Musulmani cinsero d'assedio la fortezza
(al-hisn), il comandante (a mi ri della quale era al-Mandaqùl detto al-
A'rag, un luogotenente di al-Muqawqis b. Qurqub al-Yiinàni. al-Muqawqis
dimorava in Alessandria, dove governava a nome (fi sultàn) di Eraclio:
egli non si trovava dunque nella fortezza, quando 'Amr b. al-'As le pose
assedio. 'Amr b. al-'As piantò la sua tenda (fustàt) nel luogo poi detto
179.
§ «4.
19. a. H.
Ionia.
19. a. H. Dar Isra il, elio si trovava sulla porta Bàb Ziiqàq al-Zuhri. Altri dicono
[EGITTO.- Inva- , • , ,, i^. , , ^xr \ ■ ■ ■ ^ -,■. r,
sioTie dell' Egitto **• trovasse nel sito della casa Dar abi-1-Wazzàn, al principio dello Zuqàq
e presa di Babi- al-Zuliri. attiguo al Dar Lsrà-il. L'assedio durò sette mesi. Per virtù di al-
Zubayr b. al-'Awwàm la fortezza fu presa d'assalto con le scale dalla parte
del Dar abi Sàlih al-Harrani. attinente al bagno Hammàm ibn Nasr al-
Sarràg presso il mercato Suq al-Hammàm. Con al-Zuba3'r salì pure sulle
mura Snrahbil b. Hasanah al-Muràdi (morto l'anno prima! cfr. 18. a. H.,
g '2ìi'ò), dalla parte dello Zuqàq al-Zamàmirah. Alcuni dicono che la scala
con la quale al-Zubayr salì sulle mura della fortezza rimanesse poi conser-
vata nella casa che gli apparteneva nel Sùq Wardàn, finché fu distrutta
in un incendio. Quando al-Muqawqis Vide che gli Arabi si erano impadro-
niti della fortezza, scese nella sua imbarcazione (ma jDiima è detto che non
era nella fortezza!), ormeggiata presso alla porta occidentale e si rifugiò
nell'isola, tagliandosi dietro il ponte (che univa l'isola alla fortezza). Con
lui si ritirarono tutti gli uomini d'arme migliori (ahi al-qu wwah) (').
Egli si fortificò neir isola : allora il Nilo era in piena ('"). Altri narrano che
al-A'rag uscisse con al-Muqawqis ed i predetti uomini d'arme: altri so-
stengono invece che rimanesse nella fortezza. Allora al-Muqawqis mandò
a chiedere la pace, ed Ubàdah b. al-Sàmit, quale ambasciatore di 'Amr b.
al-'As, concluse il trattato di pace con al-Muqawqis per i Copti, mentre i
Greci ottennero la facoltà di attendere l'approvazione dell'imperatore: se
questi approvava, il trattato era valido, se disapprovava, il trattato non
aveva più nessun valore per i Greci. Il trattato dei Copti era però valido
in tutti i casi, indipendentemente dalla sanzione imperiale (''). Le condi-
zioni principali del trattato, che era valido per tutti i Copti dell'alto e
basso Egitto, erano le seguenti: i Copti giunti all'età virile, tanto nobili che
umili, dovevano pagare ogni anno due dìnàr a testa, facendo però ecce-
zione per i vecchi, i bambini e le donne. Dovevano concedere ospitalità ai
Musulmani, ossia alloggio e vitto, dovunque si fermassero e per la durata
di tre giorni. Le loro terre ed il loro paese (-arduhum wa bilàduhum)
dovevan rimanere di loro pi'oprietà, di cui nessun.0 doveva togliere a loro
checchessia.
L' Egitto fu dunque preso con un trattato, ed in virtù soltanto del
•trattato concluso tra 'Ubàdah b. al-Sàmit ed al-Muqawqis: di questo parere
sono quasi tutti i dotti egiziani, tra i quali 'Uqbah b. 'Amir, Yazid b.
abi Habìb e Layth b. Sa'd. Altri dicono però che, siccome la fortezza fu
presa d'assalto, tutta la terrà cadde alla mercè dei vincitori. Di questo
parere sono : 'Ubaydallah b. al-Mughirah al-Sabà-i, 'Abdallah b. Wahb,
Màlik b. Anas ed altri. Altri invece ritengono che una parte del paese
180.
19. a. H. §§ 64-66.
fii presa con le armi ed un'altra con il trattato; e di questo parere sono: ^9- ^- ^•
X., , T ., T 1 - 1 ir [EGITTO.- Inva-
ibn Sihab, ed ibn Lahi ah. sione dell'Egitto
La presa di Misr avvenne il venerdì 1" Muharram del 20. H. (Su- e presa di Babi-
yùti Husn, I, 01-62). '""'^"^
Nota 1. — E palese, dalla vaghezza dei termini usati dalla fonte, che la fortezza non venisse
presa d'assalto, ma che i difensori fossero intimiditi e turbati da qualche vantaggio ottenuto dai Mu-
sulmani. Ciò è anche confermato dalle parole con cui termina la tradizione, «resa per trattato».
Nota 2. — Se il Nilo era in piena questo ci porta ai mesi del pieno estate e quindi al principio
dell'assedio: altra prova che i difensori di Babilonia passarono sull'isola di al-Rawdah assai prima che
la fortezza cadesse. Questa passò nelle mani degli Arabi nel mese in cui il Nilo era in massima magra,
nell'aprile (cfr. 20. a. H., § 144 e nota 1).
Nota 3. — Non poti-emmo avere memoria più esplicita del fatto che i Copti trattarono con gli
Arabi indipendentemente dai Greci, e durante l'assedio di Babilonia. — Il testo però confonde il trat-
tato di resa di Babilonia con quello di resa di Alessandria, ambedue conclusi con i soli Greci durante
l'anno 20. H. — Tutte le fonti arabe confondono insieme i due eventi, o meglio i tre eventi, se distin-
guiamo il trattato dei Copti dai due dei Greci. — E probabile che questi tre trattati venissero sti-
pulati con 'Ann- da tre divei-se persone: per i Copti da un copto, forse il patriarca copto Benyamin;
per Babilonia da un comandante greco, o da un vescovo bizantino (perchè Ciro era assente dall'Egitto
nella Pasqua del 641 ; cfr. 20. a. H., §§ 144 e 207)> e solo il trattato di Alessandria fu stipulato da Ciro
alla fine del 641, al suo ritomo in Alessandria.
§ 65. — (ibn Taghrìbirdi) Quando al-Muqawqis (') ebbe notizia del-
l'invasione di 'Amr b. al-'As in Egitto, si recò al luogo dove poi sorse al-
Fustàt e allestì eserciti contro 'Amr. Al comando del castello, al-Qasr, ossia
(l'odierno) Qasr al-Sam', che è in Misr al-Qadimah, era un greco per nome
al-U'ayrig, quale governatore sotto gli ordini di al-Muqawqis (M alia-
si n, I, 7-8).
Nota 1. — In una nota del testo si aggiunge ohe il nome di al-Muqawqis fosse Gurayh (sic:
correggi : Gurayg) b. Mina-, e si dice che al-Muqawqis nell'attendarsi nel luogo di al-Fustàt si trovò ap-
punto dove poi sorse Misr al-Qadimah.
EGITTO. — Tradizioni sull'invasione dell'Egitto e la presa di Ba-
bilonia (versione di Severus vescovo di al-Usmunayn).
§ 66. — Quando furono passati dieci anni del dominio di Hiraql
(Eraclioj e di al-Muqawqis (in Egitto), il quale cercò il patriarca Banyamìn
mentre egli fuggiva di luogo in luogo, nascondendosi in chiese fortificate:
il re dei Musulmani mandò una spedizione sotto uno dei suoi fidati com-
pagni, detto Amr b. al-'As, nell'anno 347 dell'Era di Diocleziano ossia
l'uccisore dei Martiri (l'Èra dei Martiri, cioè 641 È. V. = 20. H.). L'eser-
cito dell'Islam scese in Egitto (Misr) con grandi forze nel giorno 12 del
mese di Bu-iinah [= Payni], il .sesto giorno del mese di giugno dei Greci .
(= 6 giugno 641 Èra Volgare = 20 Gumàda IL 20. a. H.) (^). Ed il capi-
tano 'Amr distrusse la fortezza ed arse le imbarcazioni, e dopo battuto i
Gl'eoi prese possesso d'una parte del paese.
Egli era venuto dalla parte del deserto, e la sua cavalleria prese la
via dei monti, finché giunse al castello (qasr) costruito con pietre tra
181.
§§ 6tì. 07. !"• ^- "•
19. a. H. l'al-Sa'id e l'al-Rif, detto Bablùu. Ivi (gli Arabi) piantarono le loro tende,
lEGITTO. - Tradì- . , , ,. ^ -i i- • /i ■ t^- • • j- i i i
zioni sulla inva- tinche turouo pronti ad assalire i Ureci. Di poi essi diedero a quel luogo,
sione dell'Egitto ossia al castello, nel loro linguaggio, Bàblùn al-Fustàt, il nome che ha
e la presa di Ba-
bilonia.l tuttora.
Dopo aver combattuto tre battaglie, i Musulmani vinsero i Greci.
Quando i capi della città videro queste cose, andarono da 'Amr e pattui-
rono con lui la sicurtà (a man) [)er la città, affinchè non venisse saccheg-
giata, e questo è il patto che Muhammad il loro capo aveva dato a loro, e
che essi avevano chiamato al-Nàmùs (ossia la legge). In esso si diceva:
« (Con la) pi-ovincia d' Egitto e con la città gli abitanti della quale accet-
« tano il pagamento del tributo (kharàg) a voi e si sottomettono alla
« vostra autorità, concludete pure un patto e non usate loro violenza:
« chi non approva questo e vi combatte, saccheggiateli e riduceteli pri-
« gionieri ». Per questa ragione (i Musulmani) non toccarono la provincia
ed i suoi abitanti, ma distrussero la gente dei Grreci ed il loro patrizio
chiamato Màryàniis: quelli che si poterono salvare, fuggirono ad Alessandria
e ne chiusero le porto contro i Musulmani, fortificandosi in essa (S e v e r u s ,
229-230)..
Nota 1. — Dal testo parrebbe clie con questa data il ci-ouista voglia indicare l'ingresso di 'Amr
non già in Egitto, ma piuttosto nella città e nella fortezza di Babilonia. — Tale è il significato che
si ritrae dal Chronicon orientale (Corp. Byz. Hist., ed. Venet., voi. VII, pag. 85i nel quale la data
12 Payni (=Bu-Quah; è quella dell'ingresso nella tortezza di Babilonia (cfr. anche Brooks in Bizant.
Zeitsch., IV, pag. 4b7).
Giovanni di Niqyiis pone la caduta di Babilonia, come vedremo, il lunedi di Pasqua del 641,
ossia il 9 aprile 641 (=: 21 Rabi' II. 20. a. H.), data accettata dal Brooks (1. e, pag. 440) e dal Butler
(pag. 273). — La data quindi di Severus di al-Usmunayn — 6 giugno 641 — rimane campata in aria
e non si può accordare con alcuu'altra notizia, mentre che l'autorità di Giovanni di Niqyus è per noi
di peso assai maggiore.
Il Butler (pag. 529) rileva l'errore in cui cade Severus, ma, citandolo sulla versione scorretta e
parafrasata del Renaudot (Histor. Patriarch. Alexandr., non è data la pagina) cade in un altro
errore, vale a dire afferma che nel testo di Severus il mese di Ba'unah {Sic) o Payni equivale al mese
romano di dicembre. Invece il testo arabo da noi tradotto dà il 6 giugno.
Egli però fa una supposizione (Butler, 1. e, e anche a pag. 225-226) che può avere qualche pro-
babilità di essere corretta: propone che la data di Severus si anticipi di un anno, al 640 dell'E. V. (ossia
il 6 giugno 640 E. V. = 9 Gumàda II. 19. H. i e si consideri come relativa alla venuta dei rinforzi sotto
al-Zubayr b. al-'Awwàm, nel corso dell'anno 19. H. — Noi l'accettiamo icfr. § 46) con qualche esitazione,
e senza riporvi molta fiducia.
EGITTO. — Notizie di fonte bizantina sulla spedizione di Amr.
§ 67. — I ragguagli offerti da Teofane sulla conquista dell'Egitto
sono assai incompleti, confusi ed errati cronologicamente : mette però il
conto di darne qui la versione, perchè nulladimeno porgono qualche lume
indiretto sulla questione.
Narrata la battaglia del Yarmuk, il cronografo bizantino aggiunge :
E poi gli Arabi mossero contro l' Egitto. Ciro, vescovo di Alessandria, avuta
182.
19. a. H.
§§ 67-69.
notizia della loro avanzata e temendo la loro avidità di danaro, si ado- ^^- ^- ^■
però a trattare con essi e promise di pagare dixecento mila dinar all'anno, ^i fonte bizant'i-
aggiungendo che avrebbe mandato più tardi il danaro dei patti conclusi. "a sulla spedi-
Grazie a questa misura l'Egitto rimase tranquillo durante tre anni. Di poi
Ciro fii accusato presso Eraclio di dare in tributo l'oro dell'Egitto ai Sara-
ceni, e r imperatore irato, richiamò Ciro e nominò Augustale un certo Ma-
nuele armeno di nazionalità. Passato il tempo convenuto, i rappresentanti
dei Saraceni vennero per riscuotere l'oro. Manuele li rimandò senza dar loro
nulla e dicendo: « Non sono un Ciro inerme, che vi porge i tributi, ma
« un uomo armato ». Quando i rappresentanti (degli Arabi) si furono riti-
rati, i loro compagni si armarono in mediatamente, mossero contro l'Egitto
ed espulsero da lì Manuele, il quale con pochi seguaci si ridusse a salva-
mento in Alessandria. Allora i Saraceni sottomisero l'Egitto a tributo. Ma
l'imperatore, udito quanto era avvenuto, mandò Ciro a chiedere (agli Arabi)
di ritirarsi dall' Egitto alle medesime condizioni di prima. Ciro si presentò
al campo dei Saraceni, spiegò di non esser egli il violatore dei patti ed
of6-ì di riconcludere il medesimo trattato di prima. I Saraceni non accetta-
rono il patto e dissero al vescovo : « Puoi tu divorare questa grande co-
* lonna? » — « Questo è impossibile » rispose Cii"o. — « E così nemmeno noi
«possiamo ritirarci dall'Egitto». (Theophanes, 617-518; Theopha-
nes de Boor, I, 338-339).
§ 68. — Il precitato passo di Teofane trovasi sotto l'a. del Mondo 6126,
corrispondente al 13. H. degli Arabi ed al 634 dell' È. V.: l'errore dunque
è di più che cinque anni. Inoltre la naiTazione sembra abbracciare un
periodo di tempo molto lungo, perchè la menzione di Manuele ci porta
sino al 25. H., e confonde la prima con la seconda resa di Alessandria.
E singolare però che egli pure insista sul fatto che per qualche anno l' in-
vasione dell'Egitto sia stata ritardata dal pagamento di un tributo. È pro-
babile tuttavia che Teofane, o meglio le sue fonti, sia indotto in errore dalla
memoria di due trattati conclusi in Egitto: il primo quello di Babilonia
che ammise il dominio arabo sull'Egitto e cedette agli Arabi il tributo
della valle del Nilo: l'altro mercè il quale gli Arabi entrarono per la prima
volta in Alessandria senza far uso delle armi. Poi venne l'insurrezione di
Alessandi'ia e l' espugnazione di essa a viva forza cinque anni più tardi.
§ 69. — (a) Da Nicefoi'O Costantinopolitano abbiamo i seguenti par-
ticolari: Mentre era ancora in Oriente (quindi prima della fine del 16. H.),
l'imperatore Eraclio scelse Giovanni lo strategós (duca) di Barca e lo mandò
contro i Saraceni che erano in Egitto (quindi nell'anno 19. H. !). Venendo
alle mani con essi, rimase ucciso anche lui. Allo stesso tempo fu messo in
183.
zione di 'Amr.]
S G9. lOm £la Ila
19. a. H. f^ga (dagli Arabi) anche Marinos, il prefetto degli eserciti traci; il quale
di fonte biza'nt'i* perdi;ti molti dei suoi, a stento potò salvarsi. Dopo questi fatti Eraclio no-
na sulla spedi- miuò generale Mariauos il Cubiculario e lo mandò in Egitto con le istruzioni
mr.| ^^^ accordarsi con Ciro il Patriarca di Alessandria ed insieme deliberassero
il modo e i mezzi per opporsi ai Saraceni. Ciro fece intendere all'impera-
tore potersi venire con 'Ami-, il phylnrclaus dei Saraceni, ad una stipula-
zione di tributi, e questo gli mostrava potersi trarre da una contribuzione
commerciale, rimanendo intatto quanto spettava all'imperatore (? versione
incerta).
Ma per ottenere questo bisognava anche promettere in moglie allo
stesso generale Eudocia Augusta, o una delle figlie dell'imperatore, nella
speranza di indurlo a battezzarsi ed a rendersi cristiano. Perchè Ambros
('Amr b. al-'As) ed il suo esercito avevano fede in Ciro: lo amava infatti
molto. A questo fatto Eraclio in nessun modo volle acconsentire. Quando
anche Marianos venne a saper queste cose, si mostrò d'un parere diverso
da quello di Ciro, e venuto alle mani con i Saraceni, perì ucciso con un
grande numero dei suoi (Nicephorus Cptanus, pag. 28).
La sconfitta e morte di Marianos è probabilmente memoria della bat-
taglia di Heliopolis. Quindi le proposte di accordi con gli Arabi furono
fatte da Ciro prima che avesse principio l'assedio di Babilonia. Il cronista
bizantino mi pare dia il colpo di grazia alla ricostruzione dell' assedio di
Babilonia tentata dal Butler (cfr. 20. a. H., § 63, nota 1).
. (6) Nella duodecima {sic: forse correggi: XlII. = 640 È. V. = 19. a. H.)
indizione morì . Sergio il patriarca Costantinopolitano, ed Eraclio gli diede
per successore Pirro, che egli amava così come un fratello. E già Ciro pa-
triarca Alessandrino era venuto qualche tempo prima a Costantinopoli, chia-
matovi dall'imperatore. Ciro era vivamente accusato come se avesse tradito
tutto l'Egitto ai Saraceni: su questo fatto anzi tenne (Eraclio) un discorso
dinanzi ad una grande folla di popolo. Ma Ciro potè discolparsi da tutte
queste accuse, affermando che, se si fosse prestato ascolto ai suoi consigli
e si fosse assegnato un tributo ai Saraceni per mezzo del commercio e del
traffico (? versione incerta), si sarebbe rimasti in pace con loro, e nulla
di ciò che era solito versarsi nelle mani dell'imperatore, sarebbe andato
perduto. Accusò quindi altri d'aver commesso le colpe attribuitegli. Eraclio
irato lo chiamò allora « pagano e nemico di Dio », affermando che aveva
tramato contro i Cristiani ed aveva consigliato di dare in moglie al coman-
dante dei Saraceni, 'Amr, la figlia dell'imperatore. Esasperato contro Ciro,
Eraclio minacciò di mandarlo a morte e lo consegnò al prefetto della città
per sottoporlo a tortura (Nicephorus Cptanus, pag. 30).
184.
ì-r
I
^
<
OD
<
NI
1x1
h-
tr
O
I-
H
Q
<
19. a. H.
§§ 69, 70.
Più avanti, a pag. 33. lo stesso cronista accenna che Eracleonas, il '9- a- ^^•
,• T-, T 1 -, 1 ■ • 1 ^- • T^ • [EGITTO.- Notizie
figlio di Eraclio, durante il suo breve imperio rimandò Giro m Egitto. di fonte bizanti-
Ne risulta che Ciro lasciò l'Egitto forse prima della fine dell'anno 640 "^ sulla spedi
È. V. (=19. H.) vivente ancora Eraclio e vi ritornò dopo la morte di Co-
stantino, regnante Heracleonas. La data precisa del suo ritorno ad Ales-
sandria ci sarà data più avanti da Griovanni di Niqyùs (cft-. 20. a. H., § 157),
e precisamente il 14 settembre 641. — Ciro fu quindi assente dall'Egitto
per meno di un anno, e causa della sua disgrazia fu forse la battaglia di
Heliopolis.
Singolarmente oscuro però mi riesce il testo di Nicephorus, dove egli
cerca stabilire la natura dei patti che Ciro voleva stringere con gli Arabi,
patti che si riferiscono probabilmente a certi dazi o d'importazione o di
esportazione, ma che non mi è riuscito di chiarire. Anche la versione non è
sicura, né il traduttore latino né il Lebeau hanno trovato il vero significato
dell'autore bizantino. Il testo non mi pare possa confermare la pretesa del
Butler che Ciro (al-Muqawqis) avesse qualche parte nelle trattative con gli
Arabi durante l'assedio di Babilonia; riterrei più probabile che i patti pro-
posti da Ciro fossero da lui ideati, e non concordati con 'Amr né in rapporto
alcuno con la resa di Babilonia. La condizione del matrimonio con la princi-
pessa imperiale sembrami fantastica. Ciro comprese l' inutilità di combattere
e propose un trattato, anche prima d' intendersi con gli Arabi. Questo Eraclio
respinse fieramente. Le vere trattative tra Copti e 'Amr per la resa di Babi-
lonia debbono essersi svolte non al principio, ma verso la metà dell'assedio ,
quando cioè Ciro non era più in Egitto, e quindi le condizioni chieste dagli
Arabi non poterono essere mai note a Ciro prima della morte di Eraclio.
EGITTO. — Incidenti dell'invasione araba (razzia dell'al-Fayyum e
battaglia di Heliopolis), nella cronaca bizantino-copta di Giovanni di
Niqyus.
§ 70. — Grandissimo é il valore che ha per noi la celebre cronaca
copta di Giovanni, vescovo copto di Niqyùs, che scrisse in Egitto sul finire
del VII secolo dell' Èra Volgare, e precisamente tra gli anni 693 e 700, poco
tempo dopo la conquista araba. E probabile che egli nascesse durante la
conquista stessa. La sua cronaca, che ha quindi il valore di una fonte quasi
contemporanea, ha avuto molte vicende prima di giungere sino a noi attra-
verso varie successive versioni che hanno gravemente corrotto ed alterato
il testo primitivo. Scritta originariamente in greco e in piccola parte in
copto, fu sembra, ben presto tradotta in arabo, e dalla versione araba se
ne fece nel 1602 È. V. una etiopica, che lo Zotenberg ha tratta dalla Bi-
185. 24
zione di 'Amr.]
69-72.
19. a. H.
19. a. H. bliuteca Nazionale' di Parigi e pubblicata insieme con una versione fran-
denti dell' invà- ^'^^^ {^^'- ^'^ Memoria storico-critica precedentemente inserita dal medesimo
sione araba (raz- Zotenberg nel Joìimul Asiatique, 7* serie, voi X, XII, XIII, 1877-79: Sur la
yùm e^battag^ia c/iroiì/que hyzantine de Jean l'véque de Nikiou). Purtroppo la fine dell'opera,
di Heiiopoiis), per ragioni non conosciute, si trova in deplorevoli condizioni: v'è una gran-
,=„»;„„ ^«„.^ Hi dissima lacuna che comprende tutto il regno di Eraclio sino alla conquista
Giovanni di Ni- araba, e di questa abbiamo soltanto alcuni brani gettati insieme come alla
''^"^ rinfusa, in tale disordine che è quasi impossibile ricostruirne l'ordinamento
primitivo. Nello studio di questi brani divelti mi è venuta spesso l'idea che
forse il disordine ajla fine del testo sia dovuto alle condizioni infelici, lacere
e monche del primitivo testo arabico, sul quale fu fatta la versione etiopica.
Purtroppo tale supposizione non è di alcun giovamento per le nostre ricerche.
Alla confusione quindi delle fonti arabe, uno strano, avverso destino
, ha aggiunto il disordine e lo stato lacunare dell'unica fonte sicura, perchè
egiziana e quasi contemporanea agli avvenimenti che avrebbe potuto ri-
solvere tutti i problemi cronologici della conquista. Nulla di meno qualche
cosa si è salvata dal disastro ; e se in alcune parti la nostra fonte, per il suo
carattere frammentario, crea nuovi problemi, in altre porge varie notizie
cronologiche, che debitamente vagliate ci sono di grandissimo pregio, pur
contradicendo a quanto affermano alcune delle nostre fonti migliori.
La redazione scucita e frammentaria nella quale è giunta sino a noi
questa preziosa fonte, è rivelata anche dal fatto che l'indice dei capitoli
e dei loro titoli al principio del ms. non combina con il testo sia per l'er-
rore di un numero tra quello e questo, sia perchè i titoli includono cenni
di fatti e notizie cronologiche che mancano nel testo. Ciò spiega perchè
noi diamo separatamente i titoli dei capitoli, e perchè aggiungiamo tra
parentesi, al numero del registro dei titoli un secondo numero che corri-
sponde alla partizione reale del testo.
Il contenuto dei brani salvati presenta materiali di vario valore: ac-
canto a notizie di grande importanza storica abbiamo particolari personali
che non danno verun lume od elementi di fatto di cui non si comprende
il vero significato e valore. Abbiamo poi nomi nuovi che sollevano nuovi
problemi, e piutroppo nessun indizio diretto per chiarire il già innanzi
indicato mistero di al-Muqawqis.
§ 71. — La rubrica del capo CX (CXI) (a pag. 367 della versione)
porta : Della comparsa degli Arabi nel territorio di al-Fayyiam, e della di-
sfatta dei Greci che vi si trovavano.
§ 72. — (Capo CXI, prima parte). Orbene Teodoro, che era coman-
dante generale in Egitto (^), dopo esser stato informato dai messi di Teo-
186.
19. a. H.
72, 73.
closio, prefetto d'Arcadia (-), della morte di Giovanni [Duca di Barqali] ge-
nerale delle milizie (^) ricondusse tutte le schiere d'Egitto e le genti au-
siliarie e si recò a Lóqyón, che è un'isola (*). Egli infatti temeva che per
effetto dell'insurrezione degli abitanti di questo distretto, i Musulmani
potessero impadronirsi del littorale di Lòqyòn ed espellere la comunità di
(Cristiani) servi di Dio che erano sudditi (fedeli) dell'impero romano...
Il generale Teodoro era assai turbato perchè egli aveva perduto molti
uomini (nel combattimento con gli Arabi), dove era stato ucciso oltre Gio-
vanni di Barqah anche Giovanni di Màrós, il generale con altri cinquanta
soldati montati a cavallo ('') (Niqj'ùs, 653-654).
Nota 1. — Le fonti arabe ignorano questo Teodoro comandante generale in Egitto. Egli sembra
essere stato il comandante generale, che dipendeva direttamente da Ciro. Non è improbabile che alcuni
atti attribuiti dalle fonti arabe ad al-Muqawqis, siano stati opera di Teodoi'o, che agiva in nome di Ciro.
— Il Butler (pag. 217^ non ha torto nel descriverlo come un generale incompetente e temporeggiatore
'dil at or j'i.
Nota 2. — Non è chiaro chi sia questo Teodosio. Il Butler (pag. 222) lo ritiene per il pi-efetto del
Faj-yum, ma non so se Arcadia possa considei-arsi come termine equivalente al Piom degli Egizi, 03sia
al-Fayyiim degli Arabi. Dagli incidenti narrati nel paragrafo seguente non è chiaro che funzione avesse
Teodosio, ne è provato che fosse prefetto del Fay3Ùm.
Nota 3. — In una nota lo ^otenberg spiega che questi è Giovanni duca di Barqah: a quanto
aiferma Niceforo (cfr. poc'anzi § 69), Giovanni di Barqah fu mandato contro i Musulmani ohe avevano
invaso l'Egitto, quando l'imperatore Eraclio era ancora in oriente. Questo è poco probabile, perchè ci
consta da moltissime fonti che Eraclio lasciò la Siria poco tempo dopo la sconfitta dei suoi ài Yarmùk,
tre anni prima che gli Arabi invadessero l'Egitto, e da altre fonti è provato che Eraclio si trovasse
già in Costantinopoli nel 638 a. E. V. per la proclamazione di suo tìglio Eracleona ad imperatore.
Dalle parole di Niceforo («e lo mandò contro i Saraceni in Egitto») si ritrae che l'invio di Giovanni
duca di Barqah in Egitto avvenne dopo il principio dell' invasione araba in Egitto.
Nota 4. — Non mi è stato possibile identificare questo nome di luogo, che sembra essere un'isola
in mezzo al corso del Nilo. — Da quanto è detto più avanti parrebbe che Lòqyòn si trovasse nel Delta
al nord di Babilonia.
Singolare è il cenno ad una insurrezione degli abitanti copti del distretto intomo a Lóqj'ón,
contro l'autorità dei Bizantini. Di tali torbidi si potevano valere gli Arabi per penetrare nel cuore
del paese.
Nota 5. — Se perirofio soli cinquanta uomini devesi concludere che il generale Giovanni cadde
con i suoi in qualche scaramuccia o imboscata degli Arabi nei primi mesi dell' invasione, perchè il con-
testo generale della narrazione determina che questi fatti sono anteriori alla b.ittaglia di Heliopolis.
§ 73. — (Capo CXI, seconda parte). Il generale delle milizie Gio-
vanni di Màròs ed i suoi compagni (ossia cinquanta cavalieri) erano stati
messi dai Greci a custodire il distretto (di al-Fayyum) : avevano perciò
posto altri guardiani presso la pietra [sic) della città di Làhùn (^), affinchè
vi rimanessero costantemente in osservazione e avvertissero il comandante
delle milizie (Giovanni di Màrós) dei movimenti dei nemici. Essi avevano
inoltre preso alcuni cavalli, una schiera di soldati ed alcuni tiratori d'arco
ed avevano marciato conti'o i Musulmani nell'intento di fermare la loro
avanzata. I Musulmani, essendo venuti dalla parte del deserto, rapirono un
grande numei'o di pecore e di capre della montagna, senza che gli Egi-
ziani se ne fossero accorti. Di poi quando (gii Arabi) comparvero davanti
19. a. H.
[EGITTO. - Inci-
denti dell' inva-
sione araba (raz-
zia dell'al-Fay-
yùm e battaglia
di Heliopolis),
nella cronaca bi-
zantino-copta di
Giovanni di Nl-
qyus.]
187.
qyus.|
§§ 73, 74. 19. a. H.
19- a. H. a Bahuasà (-), tutte le seliieie (greche) che erano con Giovanni di Màròs
denti dell' i"nva- '^nHe rive del fiume accorsero sul punto minacciato, e per questa volta im-
sione araba (raz- pedirono (agli Arabi) di penetrare nel Fayyùni,
yQm e^battagtfa ^^ generale Teodosio (prefetto d'Arcadia?), avuta notizia dell'arrivo
di Hello polis), degli Ismaeliti (Arabi), si trasportò di sito in sito, nello scopo di osservare
nella cronaca bi- ^x • • • i.- i- j.- • • n-ì- a i •
zantino-co ta di •'^t^'iipi't? con attenzione 1 movnnenti di questi nemici, (ali Arabi soprav-
Giovanni di NI- vennero all'improvviso, massacrarono il capo dell'esercito (Giovanni duca di
Barqah) e tutti i suoi compagni, e s'impadronirono della città (quale?: lo
Zotenberg crede sia Bahnasà). Chiunque si avvicinò agli Arabi fu mas-
sacrato: essi non risparmiarono alcuno: né vecchi, né donne, né bambini.
Di poi si volsero contro il generale Giovanni (di Màrós), il quale insieme
con i compagni prese i cavalli e si nascose nei giardini e nelle piantagioni
per sfuggire al nemico: poi marciarono durante la notte, verso il grande
fiume d' Egitto, verso Abóit (ossia Buwayt, o Ubwayt, nel cantone di Ly-
copolis, 0 Usyùt, sulla riva orientale del Nilo), dove speravano di giungere
in sito sicuro. Il capo dei partigiani che era con Geremia (favoreggiatore
degli Ai'abi) informò l' esercito musulmano sul sito dov'erano nascosti i
Greci: i Musulmani li raggiunsero e li massacrarono tutti (ossia i cin-
quanta cavalieri menzionati prima). (Niqyùs, 664-665).
Nota 1. — Il paese di al-LàhOn si trova all'ingresso di quella specie di valle lungo la quale si
entra nell'oasi di al-Fayyum dalla valle del Nilo: presso al-Làhun passa oggi il canale, Bahr Yùsuf, che
porta l'acqua del Nilo nella bassura fayyiimica. È manifesto che i Bizantini consideravano al-Làhun
come una posizione strategica, che poteva, guemita di difensori, impedire agli Arabi l' ingresso nel Fayyiim.
Oggidì il villaggio è specialmente noto per una piramide che gli sorge vicino sull'oi'lo del deserto che
separa la valle del Nilo dal bacino del Fayyùm.
La «pietra» di cui si parla nel testo (ha gr al-Làhun: cfr. Abulfeda, Deso-iptio Aegypti, %à.
de Michaelis, pag. 11) è sicuramente la odierna piramide d'Illahun posta nelle vicinanze, quasi all'in-
gresso della vallata che conduce al Fayyiimi piramide visitata sovente dai viaggiatori: è la tomba del
l'e Sesostri o Usertesen II della XII dinastia (Baedeker, Egypte, V ed.-, pag. 180).
Nota 2. ■ — Bahnasà è l'antica Oxyrhynchus, celebre un tempo per i suoi pesci sacri, durante il
paganesimo, e per i suoi innumerevoli conventi con 10,000 frati e 12,000 monache in tempi cristiani.
Aveva dodici chiese. Con il trionfo arabo-musulmano essa decadde ed ora è tutta in rovine, dalle quali
Grenfell e Hunt, dal 1897 in poi, hanno dissotterrato una maravigliosa collezione di papiri, tanto del
periodo tolomaicn, quanto di quello romano. — Bahnasà giace però a circa fiO chilometri più al sud
ancora di al-Fayyùm: è ben singolare di scoprire, se l'ipotesi dello Zotenberg risponde al vero, come
già in questo primo periodo, anche prima della presa di Babilonia, gli Arabi fossero penetrati tanto lon-
tani nel cuore dell'Egitto e lungo la riva libica del Nilo.
§ 74. — Le notizie date dal cronista copto in questo paragrafo hanno
una singolare importanza e danno tutto un altro aspetto alla campagna
egiziana di 'Amr. La versione tradizionale, quale parrebbe risultare dalle
fonti arabe, é un'avanzata sistematica regolare di un esercito arabo ben
disciplinato, che rimane riunito nei pressi di Babilonia in attesa di rin-
forzi e poi intraprende un regolare assedio della fortezza. Il Butler (pa-
gine 218-226), sotto r influenza di questa versione ufliciale e credendo di
188.
19. a. H. § 74.
potersi fidare di essa, ha incontrato molte diflfìcoltà a spiegare la comparsa '®" ^- ^■
degli Arabi nel Faj-yùm e presso Balmasà, prima della caduta di Babilonia. denti dell' inva-
Nelle fonti arabe la conquista del Fayyùm è uno degli ultimi episodi della ®'°"® ^'^^^ ^'^''
. . . ' ^ ^ zìa dell'al-Fay-
conquista, dopo la caduta di Babilonia. Per accomodare qviesta contradi- yum e battaglia
zione apparente il Butler interpreta un poco arbitrariamente la narrazione di Hehopohs),
. . -. nella cronaca bi-
dei fatti e confondendo eventi diversi pone tutto l'episodio sotto una falsa zantino-copta dì
luce. Innanzi tutto egli crede che il cenno di Giovanni di Niqyùs agli Arabi Giovanni di Ni-
pyus.]
nel Fayyum sia una memoria dello stesso fatto, di cui parlano le fonti
arabe due anni dopo : invece trattasi di due fatti diversi ; il vescovo gia-
cobita qui accenna a una semplice razzia, mentre gii Arabi narrano della
conquista definitiva.
In secondo luogo egli suppone — sebbene la fonte copta non gliene
dia alcuna ragione — che l'assalto contro il Fayyùm fosse fatto da 'Amr
stesso alla testa di tutte le sue forze, varcando il fiume Nilo con barche
prese nel porto di Tendunyas (Umm Dunayn). Ciò non solo sarebbe stato
strategicamente un errore, troncando tutte le comunicazioni di 'Amr con
l'Arabia, ma è contrario al vero significato di questo paragrafo ed alla
verità. Le difiìcoltà in cui si trova il Butler risultano chiare da vari punti
della sua narrazione (per es., a pag. 219, 222 e 223, nota 3), perchè le
notizie di Giovanni di Niqj'ùs gettano lo scompiglio in tutto il suo modo
preconcetto di considerare la conquista dell' Egitto.
Per comprendere il vero stato delle cose ed il vero svolgimento della
campagna, dobbiamo liberarci dai ceppi rigidi della versione tradizionale,
che ci presenta le forze di 'Amr come un esercito regolare e disciplinato di
tempi molto posteriori. Invece l'invasione in Egitto si svolse nell'identico
modo dell'invasione in Siria. 'Amr entrò in Egitto alla testa di poche mi-
gliaia di Beduini, per lo più del sud d'Arabia, che niun vincolo di sangue
avevano con lui ed erano elementi ribelli^ e poco disciplinati. Appena var-
cato il confine e abbattute le deboli barriere opposte in al-Faramà e Bil-
bays, gli Arabi scoprii'ono che l'Egitto era anche più sguernito della Siria.
Allora si destarono vieppiù le tendenze rapaci ed indisciplinate delle turbe
di Arabi : si sparpagliarono in schiere di vario numero in tutte le parti
del paese, seguendo di preferenza l'orlo del deserto, dove nessuno osava
seguirli, e piombando sulle scarse forze bizantine e sugli inermi villaggi
della valle niliaca, ovunque ciò fosse a loro comodo. Alcune schiere pote-
rono varcare il Nilo dove mancavano le guarnigioni bizantine e ripetere
sull'altra riva la tattica predatrice inaugurata sulla sponda orientale. Così
una grossa banda di predoni arabi, valendosi del deserto libico come di
riparo, e a volte come via di comunicazione per sorprendere i nemici, ino-
189.
74, 75.
19. a. H.
19. a. H.
[EGITTO. - Inci-
denti dell'inva-
sione araba (raz-
zia dell'al-Fay-
yùm e battaglia
dì Hel iopol is),
nella cronaca bi-
zantino-copta di
Giovanni di Ni-
qyùs.]
lesto alFayyùni, massacrò gli abitanti di Bahnasà e si spinse vittoriosa-
mente ed incolume sino ad Abùit (Buwayt) nella lontana provincia di
Suvut o Asj^ùt, quasi 200 chilometri più al sud di Bahnasà.
Nativi com'erano del deserto, gli Arabi con questo sistema di mole-
stare gli Egiziani avevano una grande superiorità si;i Bizantini e li mi-
sero in serie difficoltà, perchè, date le forze esigue di cui disponevano, i
Bizantini non potevano difondere tutti i paesi della valle del Nilo. Essi
adottarono allora l'unica via che a loro rimaneva: si concentrarono intorno
a Babilonia e così alfine costrinsero gli Arabi a far la stessa cosa non ap-
pena 'Amr ebbe radunato intoi'no a sé tutti i rinforzi venuti d'Arabia.
Come in Palestina e in Siria, alla vigilia di Agnàdayn e del Yarmùk, gli
Arabi si raccolsero in risposta ad una concentrazione militare dei Bizantini.
Speciale importanza ha altresì per noi il cenno che dalle parti del-
l'isola di Lòqyòn, nome oscuro ma evidentemente un qualche distretto
non lontano dal Fayj^ùm, gli abitanti erano in armi contro i Bizantini.
Siccome è detto che questi temevano una cooperazione degli insorti con
gli Arabi, non è esclusa la possibilità che la incursione ai'aba sino a quel
luogo fosse anche suggerita dalla notizia dell'insurrezione, che giovava agli
interessi militari arabi.
§ 75. — (Capo CXI, terza parte). Avuta notizia della morte di Grio-
vanni di Màrós e dei suoi cavalieri, Teodosio (prefetto d'Arcadia) ed Ana-
stasio, che allora si trovavan dodici miglia distanti dalla città di Niq3'ùs,
si recarono immediatamente alla rocca di Babilonia e vi fissarono la loro
stanza, mentre mandavano il generale Leonzio a Buwaj^t. Questi era uomo
obeso, senza vigore, ignaro della pratica di guerra: or, vedendo che l'eser-
cito egiziano e Teodoro combattevano i Musulmani e che uscivano frequen-
temente dalla città di Fayyùm per prendei*e la città (? quale? lo Zoten-
berg prima esclude, poi suppone s'intenda per riprendere Bahnasà), egli
fece ritorno con la metà delle genti a Babilonia, per ragguagliar dello stato
delle cose i governatori (ossia Teodosio, e Anastasio, il Duca d'Egitto ed
il prefetto Augustale), mentre che l'altra metà rimase con Teodoro (che,
secondo lo Zotenberg, pare fosse mandato in Egitto dopo i primi rovesci
dei Grreci, per assumere il comando generale delle genti che dovevano di-
fendere il paese contro i Musulmani).
Teodoro, dopo lunghe ricerche, avendo litrovato alfine il cadavere di
Giovanni di Màròs, ed avendolo ripescato in una rete dal fiume, entro il
quale era stato gettato (dagli Arabi), lo fece collocare, tra grandi manife-
stazioni di dolore, sopra una bara e trasportar presso i governatori (Teo-
dosio ed Anastasio), che lo mandarono poi ad Eraclio.
190.
19. a. H. §§ 75.77.
Quelli (cioè i diversi cU-appelli greci) che si trovavano in Egitto cer- 'S- a- h.
cavano un asilo nella rocca di Babilonia: essi (i patrizi Teodosio ed Ana- denti deii'inva-
stasio?) aspettavano il generale Teodoro, nello scopo di assalire gli Arabi sione araba (raz-
con tutte le loro forze riunite, prima della stagione dell' inondazione ed il y^^ / battaglia
periodo della semina, quando non sarebbe stato più possibile fare la guerra, ^i Heiiopoiis),
per timore di veder distrutte le sementa, e gli abitanti esposti a morir di zantino-copta di
fame con i loro figli e bestiami (Niqyùs, 555-556). Giovanni di Ni-
Dalle ultime parole del paragrafo veniamo ad appurare, come già os-
servò in parte lo Zotenberg, che tutti i fatti narrati poc'anzi da Giovanni
di Niqyùs appartengono al periodo ira l'ingresso di 'Amr b. al-'As in Egitto
e la prima inondazione annuale del Nilo a cui gli Arabi assisterono dopo
varcato il confine. Or, poiché 'Amr passò il confine in al-' Aris il 10 Dzù-1-
Higgah 18. a. H. corrispondente al 12 dicembre 639, e avendo l'inonda-
zione principio in giugno, tutto quanto è qui narrato va posto prima del
giugno 640 = Grumàda II. 19. a. H. In vista dell'inondazione è da presu-
mersi che tutti gli Arabi passati sulla riva libica del Nilo e nel Fayyùm,
ritornassero sulla riva arabo-orientale prima del mese di giugno per unirsi
ai compagni attendati nelle vicinanze di Heiiopoiis (Ayn Sams).
§ 76. — La rubrica per il capo CXI (CXII) (pag. 367) porta: Del
primo scontro di 'Amr (b. al-'As) con i Greci ad 'AAvn (Heiiopoiis).
§ 77. — (Capo CXII). A causa del malcontento manifestato dall'impe-
ratore (Eraclio), regnava una viva ostilità tra Teodoro il generale comandante
in capo, e i due governatori, Teodosio ed Anastasio : questi due cavalcarono
assieme ad 'Awn (= On [degli Egizi] = 'Ayn Sams = Heiiopoiis) con un gran
numero di tanti, per dare battaglia ad 'Amr b. al-'As ('). I Musulmani fino "
a quel giorno non conoscevano (non si erano avvicinati?) alla città di Misr
(presso Babilonia). Lasciando in disparte le città fortificate, essi si erano di-
retti verso una terra, chiamata Tandùnyàs (sulle rive del Nilo presso la rocca
di Babilonia) (") e si erano imbarcati sul fiume. 'Amr (h. al-'As) dava prova,
nella presa di Misr, d'una grande energia, e di una perspicacia straordi-
naria. Egli era molto inquieto d'esser separato (da una parte) dall'esercito
musulmano, che diviso in due corpi si dirigeva, lungo la riva orientale del
fiume, verso una città posta sopra un'altura, e detta Ayn Sams o 'Awn.
'Amr b. al-'As scrisse ad 'Umar b. al-Khattàb che era in Palestina, una
lettera nella quale gli diceva: « Se tu non mi mandi rinforzi musulmani,
io non potrò impadronirmi di Misr». 'Umar gli mandò quattromila guer-
rieri musulmani, comandati da un generale a nome Walwazyà (tòrse inten-
desi ibn al-'Awwàm, ossia al-Zubayr b. al-'Awwàm) che era di razza bar-
bara. Allora ('Amr b. al-'As) divise queste schiere in tre corpi distinti: ne
§ 77.
19. a. H.
qyus.
19. a. H. collocò uno presso Tandùnyàs, un altro al nord di Babilonia d'Egitto, ed
denti deii'invà- ^gli stesso, alla testa del terzo distaccamento, s'accampò presso la città di
sione araba (raz- 'Awn. Ai due altri corpi diede lo seguenti istruzioni: «Fate attenzione,
yùm e^ battaglia «quando l' esercito greco uscirà per assalirci: piombate su es.so dal lato
di Heiiopoiis), «posteriore, mentre che noi c'impegneremo contro la sua fronte: noi l'av-
neiiacronaca bi- , 1 , • r\ 1 lì •± • /Ti
zantino-copta di * volgeremo e lo stermineremo ». Quando 1 esercito greco, ignaro (di questo
Giovanni di Ni- stratagemma), uscì dalla fortezza (di Babilonia, dirigendosi su 'Ayn Sams
o Heiiopoiis) per assalire i Musulmani, questi piombarono sulle sue spalle,
come era stato concertato tra loro, e s'impegnò una terribile battaglia.
Sopraffatte dai Musulmani le schiere greche fuggirono su navi. L'eser-
cito musulmano occupò ora la città di Tandùnyàs, la guarnigione della
quale era perita, e di cui non rimanevano più ohe trecento uomini. Questi
si erano ritirati nella fortezza (di Tandùnyàs?) ed avevan chiuso le porte:
ma poi, spaventati dal grande massacro che era avvenuto, si diedero alla
fuga e si recarono su navi a Niqyùs (^).
Avuta notizia di questi eventi, Domentianus (? già letto dallo Zoten-
berg L/mitaneìis, cioè Comes Umitarius = X'jxtzavsco;, o governatore della
città di Fayyùm) partì durante la notte, senza avvertire la gente di Bu-
wayt che egli stava per abbandonare la città ai Musulmani, e si recò con
le sue genti armate su navi a Niqyùs. 1 Musulmani informati della fuga
di Domentianus, accorsero prontamente sul luogo, s'impadronirono del di-
stretto di Fayyùm e di Buway t e vi fecero un grande massacro (^) (N i -
qyùs, 555-559).
Cfi-. Maqrizi Khitat, I, 249.
Nota 1. — La rubrica del CXII capitolo (che, come tutte le altre rubriche, è cctipilata dal tra-
duttore arabo) sostiene dunque che la battaglia di Heiiopoiis, o 'Ayn Sams, sia stata la prima combattuta
tra 'Amr b. al-'As ed i G-reci. Tale notizia è però in contradizione con altri brani anteriori del nostro
testo, in cui sono ricordate le gravi perdite subite già in altri combattimenti dai Greci (per esempio
la uccisione dei due Giovanni, il Duca di Barqah e quello di Màròs).
Nota 2. — Il Butler (pag. 217) giustamente corregge lo Zotenberg, il quale nella sua identifica-
zione di Tandùnyàs sostiene che fosse una città al sud della cittadella di Babilonia. Una visita sai
luoghi dimostra che tra la fortezza di Babilonia e lo sprone dei monti, che si avanza a circa un chi-
lometro al sud di Babilooia, non è mai esistita una città, perchè vi è stato il letto del fiume, e non vi
sono tracce alcune di abitati. Manca altresì materialmente lo spazio sufficiente per costruirvi una città.
Il Butler congettura che debba essere lo stesso sito della Umm Dunayn degli Arabi, sito che giaceva
al nord di Babilonia nel cuore del Cairo moderno. Egli sostiene che la t iniziale del nome Tan-
diinyàs rappresenti l'articolo femminile in copto, sicché, rimossa la t, quello che rimane del nome ha
sufficiente somiglianza con Umm Dunayn, da giustificare l'identificazione. Lo Zotenberg errerebbe quindi
nel porre Tandùnyàs al sud di Babilonia; invece va collocata al nord, il che si adatta assai meglio
alla nari-azione della campagna di 'Amr. Umm Dunayn è menzionata da Tàqùt e da al-Maqrizi come un
sito identico con al-Maqs, posta, come è noto, sulla riva occidentale del canale (di Traiano) e presso alle
rive del Nilo. Orbene è cosa ben nota che al-Maqs giaceva anticamente dove ora si stendono i Giardini
di Esbeqiyyah in Cairo. Il Nilo, che ai tempi delja conquista, passava sotto alle mura di Babilonia e
del Dayr abi-1-Sayfayn, scorreva in un letto assai più ad oriente che non il moderno, e poi girando al-
Kabs proseguiva in direzione nord lambendo Tandiìnyàs (ossia Umm Dunayn, o al-Maqs). Dove ora sono
i giardini dell' Esbeqij-yah in Cairo, sorgeva, ai tempi della conquista, secondo il Butler, la fortezza
192.
19. a. H. §§ 77-79.
romana di Tandunyàs, che sovrastava al porto tli Misr: quivi fu il comliattimento descritto nel testo 19. a. H.
di Giovanni di Niqj-Qs. [EGITTO. - Inci-
Per lo spostamento del corso del Nilo verso occidente in ben dodici secoli, si hanno le prove ol- denti dell' Inva-
trechè in vari indizi che diamo in altro luogo, anche in un passo di ibn Duqmàq. Cfr. anche Lane- sione araba (raz-
Poole, Cairo pianta alla pag. 256. ' zia deH'al-Fay-
NoTA 3. — Il testo è poco chiaro, e meno chiare ancora risultano le mosse di 'Amr. Dalla nar- yum e battaglia
razione parrebbe che Tandunvàs, invece di essere dove è ora il Cairo, si trovasse più al nord di Helio- di Heliopolis),
polis; altrimenti non si spiega come 'Amr movesse su 'Tandanyàs dirigendosi contro Heliopolis dove nella cronaca bi-
convergevano i Greci. La disposizione strategica delle forze arabe in tre gruppi come è narrato più zantino-copta di
avanti: 1° Tandunyàs, 2» Babilonia, e 3° Heliopolis, è pure un particolare oscuro e strategicamente, in Giovanni di Ni-
apparenza, un errore, data la distanza dei tre punti l'uno dall'altro. Importante è però lo svolgimento qyus.J
della battaglia vinta da una manovra di sorpresa, da una specie di agguato preparato dagli Arabi, i
quali, padroni del deserto, girarono alle spalle dei Bizantini, mentre si avanzavano su Heliopolis e ta-
gliarono le comunicazioni con Babilonia. Così si spiega la fuga dei Bizantini disfatti su navi, perchè
non poterono più ritornare alla fortezza di Babilonia, e dovettero passare sull'altra riva del Nilo vicino
al punto in cui il fiume si dirama nel Delta. La menzione di una fortezza speciale per la difesa di "Tan-
dunvàs conferma che Tandunyàs giacesse a considerevole distanza da Babilonia, e il fatto che la guar-
nigione di essa varcasse il Nilo su barche per salvarsi in Niqyus sembrami un indizio che Tandunyàs
giacesse nelle vicinanze del punto dove il Nilo si divide in tanti rami, a mo' di ventaglio, al principio
del Delta.
Importantissima è la conferma indipendente della fonte copta che la battaglia di Heliopolis av-
venisse soltanto dopo l'arrivo dei rinforzi dall'Arabia. E chiaro, da quanto altresì dicemmo poc'anzi, che
sino alla battaglia di Heliopolis gli Arabi si contentassero di razziare e scorrere il paese, evitando, come
dice bene il nostro testo, di cimentarsi alla presa di città fortificate.
Nota 4. — La vittoria araba di Heliopolis fu il colpo di grazia al dominio bizantino in Egitto.
È palese che anche questa provincia era sguernita di uomini d'arme, e che la rotta di Heliopolis di-
strusse il nucleo maggiore d'armati che i Bizantini avessero da contrapporre agli Ax-abi. Disfatto questo
esercito, tutta la difesa della provincia rovinò, le schiere nell'alto Egitto per timore di vedersi tagliata
la via di comunicazione con Alessandria, abbaudonai'ono ogni idea di difendei-e quella regione e fuggi-
rono a Niqyus, che è nel Delta. Gli Arabi, pur dovendo assediare la fortezza di Babilonia, ancora in-
tatta, si videro divenire padroni di tutta la valle del Nilo da Babilonia in su verso il sud e poterono
varcare una seconda volta il Nilo per rioccupare il Fayyijm e strapparne forse qualche indennità, prima
che sopraggiungesse l'inondazione alla fine di giugno del 640 = Gumàda IL 19. H.
§ 78. — La rubrica per il capo CXII (CXIII) (pag. 357) porta: Come
gli Ebrei, temendo i Musulmani, la crudeltà di 'Amr (b. al-'As) ed il sac-
cheggio dei loro beni, si ritirarono nella città di Manùf e finirono con fug-
gire attraverso le porte aperte di Mi.sr, e si rifugiarono in Alessandria.
Come alcuni uomini perversi in grande numero cominciarono ad aiutare
('Amr b. al-'As) a soggiogare i Copti.
§ 79. — (Capo CXIII). Dopo la presa del Fayyùm e del suo territorio
per opera dei Musulmani, 'Amr (b. al-'As) fece richiedere all'Abàkirì (^)
della città di Delàs (posta nella provincia di Bahnasà, al sud di Memfi) di
addurre navi del Rif, allo scopo di trasportare sulla riva orientale gli Arabi
che si trovavano ad occidente del fiume : egli riuniva presso di sé tutte
le sue schiere perchè voleva compiere varie spedizioni. Egli mandò un
messo a Giorgio il prefetto per ordinargli di costruire un ponte sul canale
che traversa la città di Qalyùb, afiflnchè gli fosse possibile fare la conquista
di tutte le città della provincia di Misr, nonché delle città di Atjirib e di
Kuerdis. Questo fu il momento in cui (i Copti) incominciarono ad aiutare
i Musulmani. I quali s' impadi'onirono di Athrib e di Manùf e dei loro ter-
193. 25
qyus.]
§§ 79, 80. !"• ^- H.
19- a- H. litori. ('Ami- I>. al-'Asì fece anche costruire un grande ponte presso Babi-
dentì dell' inva- l'Hiia d'Egitto per impedire il passaggio dei battelli che si recavano a
sione araba (raz- Miqyus, ad Alessandria e nell'alto Egitto, ed affinchè i cavalli potessero
yùm e battaglia venire senza dittìcoltà dalla riva occidentale del fiume a quella orientale,
di Meli o polis), ]^ci in questo modo essi sottomisero tutta la provincia di Misr, ma 'Amr
nella cronaca bl- . , , t ,. . • •,,••! i
zantìno-copta di ^*^^ ^'^ rimase contento: egli leco arrestare i magistrati greci e legar loro
Giovanni di Ni- le mani ed i piedi in catene ed assi di legno: estorse molto danaro, rad-
doppiò le imposte dei contadini e li costrinse a portare (al campo arabo)
il foraggio per i cavalli: egli commise innumerevoli atti di violenza.
Quei governatori (patrizi o capi : forse il testo è corrotto) che si trova-
vano in Niqyus, vi lasciai'ono Domentiaiius (o Domentius) con una piccola
schiera di armati per difendere la città e si ritirarono ad Alessandria, man-
dando a Dàres, il comandante superiore della città di Samnùd, l'ordine di
custodire i due fiumi (ossia il Delta : gli Arabi avevano finora occupato
soltanto il Delta più meridionale). Allora vi fu un panico in tutte le città
d'Egitto: gli abitanti presero la fuga e vennero ad Alessandria, abbando-
nando le loro proprietà, i loro beni ed i loro bestiami (NiqN'ùs, 569-560).
Nota 1. — Questo nome ha perplesso lo Zotenberg, il quale è rimasto incerto se sia un nome
proprio. Il Butler (pag. 235, nota 2) adduce la testimonianza di vari documenti papiracei arabo-egizi
descritti in Karabacek Fùhrer (cfr. i documenti nn. 551, 554, 558), che provano trattarsi di Apa C3'rus,
pagarco di Heracleopolis Magna. Abbiamo una lettera a lui diretta da Khàrigah, e un'altra di 'Abdallah
b. Gàbir a Cristoforo e Teodorakis, figli dello stesso Apa Cyrus. Questo documento è forse il più antico
documento islamico che esiste al mondo.
§ 80. — La rubrica per il capo CXIV (CXV) (pag- 357) porta: Come
i Musulmani s'impadronirono di Misr nel quattordicesimo anno del ciclo
lunare, e presero la cittadella di Babilonia nel quindicesimo anno.
Purtroppo il testo di questo capitolo si è perduto, e l' intestazione è
stata aggiunta al capitolo successivo: a noi così è venuta meno una fonte
preziosa per correggere la versione araba della resa della città che cin-
geva la fortezza di Babilonia. Il capitolo sarebbe stato oltremodo ùtile per
fissare meglio come seguissero i due avvenimenti distinti, la presa della
città di Misr e la presa della sua cittadella, Babilonia. La prima cadde
facilmente dopo il disastro di Heliopolis ('Ayn Sams) e parrebbe in questo
caso essere distinta da Tandùnyàs, posta più al nord di Misr. Questa città
era forse molto piccola e si estese nello spazio tra la moschea di 'Amr
e il castello di Qasr al-Sam' (le rovine dell'antica Babilonia).
I dati cronologici di questa intestazione presentano vari spinosi pro-
blemi. Secondo lo Zotenberg e il Brooks (Byz. Zeitschr., IV, 439) con
il « quattordicesimo anno del ciclo lunare » intendesi la quattordicesima In-
dizione, ossia l'anno ufiìciale bizantino che correva dal 1" settembre 640
194.
qyus.
19. a.. H. . § 80.
al 31 asfosto 641 È. V. In questo periodo dunque, afferma Griovanni di i^- a- H-
- -, ■. 1 •,,, 1- ^r- ,, , • 1 • T • -r (EGITTO.- Inci-
Niq3'us, cadde la citta di Misr, e 1 anno seguente ossia la quindicesima in- denti deii'inva-
dizioue (= 1" settembre 641-31 agosto 642) la fortezza di Babilonia. Il sione araba (raz-
Ti- 1 "• ip-1- T i>i z'^ dell'al-Fay-
Brooks però dichiara cne non ripone molta tede m queste date, perche la yQm e battaglia
confusione tra la città e la cittadella di Babilonia è inestricabile, ed egli di Hello polis),
• / • 1 n \ -^T-r-iT T T • -TTTT HS 1 1 3 C FO R 303 bi -
pone la presa di Babilonia (cittadella) nella XIV Indizione, e non nella XV, zsntino-copta di
come vuole il testo del cronista copto. Giovanni di Ni-
A questo punto interviene nella critica della cronologia il Butler (pa-
gina 533 e segg.) con alcune osservazioni d'un singolare pregio, che è
d'uopo riepilogare brevemente, perchè modificano sensibilmente quanto è
stato arguito prima.
Il Brooks, identificando il « ciclo lunare » del testo di Giovanni di
Niqyus con le « indizioni », ha dovuto riconoscere che la sola data sicura
del cronista copto è quella della morte di Eraclio, e che le altre porgono
punti oscuri che hanno bisogno di elucidazione. Giovanni di Niqyus af-
ferma che Eraclio morì «nel mese di Yakàtìt degli Egiziani, che corri-
« sponde al mese di febbraio dei Romani nel quattordicesimo anno del
« ciclo, ossia l'anno 357 di Diocleziano » (cfr. 20. a. H., § 143). Questa data
è assolutamente corretta, perchè è noto come Eraclio morisse 1' 11 feb-
braio 641 È. V.
In un altro passo (cfr. 20. a. H., § 146) è detto che la fortezza di
Babilonia cadde un lunedi di Pasqua, e poi si aggiunge che « nella se-
« guente domenica 18 Genbot del quindicesimo anno del ciclo » cadde la
città di Niqyus. Ma se si identifica il quindicesimo anno del ciclo con la
quindicesima Indizione, il 18 Genbot non cade più sopra una domenica.
Per avere il giorno di domenica nel 18 Genbot non si può prendere il
13 maggio 642, perchè cade sopra un lunedì, ma bensì il 13 maggio 641
che cade appunto sopra una domenica. Ma l'anno 641 corrisponde alla
XIV Indizione, non più alla XV. Allora o il cronista copto è in errore, o
il ciclo lunare non è l'Indizione. Siccome Giovanni di Niqjt'ùs è per-
fettamente corretto nella data della morte di Eraclio, v'è ogni buona
ragione per ritenere una simile accuratezza nelle altre sue indicazioni cro-
nologiche.
Il Butler (pag. 539) dimostra ora che il cronista copto con « ciclo lu-
nare » non intende già l'Indizione, ma il ciclo dionisiano di 19 anni, che
è in uso ancora ai giorni nostri ed è chiamato volgarmente il Numero d'Oro.
Cfr. L'Aì't de verifler les dates, voi. I, pag. 62-70. Se guardiamo le tabelle
sincrone di questa stessa opera, vediamo che il quattordicesimo anno del
ciclo di 19 anni è appunto il 640 e il quindicesimo anno il 641.
195.
qyus.
§§ 8C>«V 19* ^' H.
19. a. H. Allora ò mauifesto che domenica 18 Genbot del quindicesimo anno
denti dell' inva" ^^^^ ciclo è esattamente domenica Vò maggio 641. 11 lunedì di Pasqua del
sione araba (raz- quindicesimo auuo del ciclo, quando cadde Babilonia, è il lunedi di Pasqua
yùm e^battagt'a *^^^ ^■^^' '^^'^'^ì^ ^^ ^ aprile 641. Ne risulta quindi una seconda evidentissima
di Heiiopoiis). prova della correttezza di Giovanni di Niqyùs.
.. . '' Ritornando iulìno al testo della rubrica, citata in questo paragrafo, vi
zantino-copta di > ± jr o i
Giovanni di Ni- leggiamo c'iic la città di Misr cadde nelle mani degli Arabi nel quattor-
dicesimo anno del ciclo. Siccome l'anno del ciclo aveva principio il 23 marzo
(cfì\ Rutcher, Ecclesiast. Calendar., pag. 73; Bond, Handy-
book ot dates, pag. 218; Butler. pag. 534), la presa di Misr nel
quattordicesimo anno del ciclo cade tra il 23 marzo 640 ed il 22 marzo 641
È. V., ossia tra il 23 Rabi' I. 19. H. e il 3 Rabi' II. 20. H.; e la presa
della fortezza di Babilonia nell'anno successivo 23 marzo 641-22 marzo 642
È. V. (= 4 Rabi' II. 20. 11.-14 Rabi' II. 21. H.
ARABIA. — Eruzione vulcanica presso Madlnah.
§ 81. — (al-Wàqidi). In questo anno (19. H.) nella Harrah Layla ebbe
luogo un'eruzione di fiamme : il Califfo 'Umar pensò un momento di re-
carsi sul luogo con una quantità di persone, ma poi mutò pensiero, ordinò
di fare elemosine, ed il fuoco scomparve (T a bari, I, 2679, lin. 10-12).
Cfr. Athìr, II, 440; Gawzi, I, fol. 53, v., il quale aggiunge che, se-
condo ibn Habib questo fuoco uscì (dalla terra) in Khaybar.
ARABIA. — Pellegrinaggio annuale.
§ 82. — In questo anno il Califfo 'Umar diresse il grande, pellegri-
naggio annuale (T a bari, I, 2579).
Cfi-. Mas'udi, IX, 55; Athir, II, 440.
ARABIA. — Umar assume il titolo di Principe dei Credenti.
§ 83. — (al-Ya'qùbi). Nell'anno della carestia e della peste il Califfo
'Umar fu chiamato (per la prima volta) Amir al-Mu-minìn, o Prin-
cipe (propriamente « Comandatore ») dei Credenti. Fino a questo tempo, egli
era stato chiamato Kh a 1 i f a h Kh ali fa h Rasili Allah, ossia Successore
del Successore dell'Inviato di Dio. Il primo a tributargli il nuovo titolo
fu abù Miisa al-As'ari, intestandogli una lettera nei seguenti termini: « Al
« Servo di Dio 'Umar Principe .dei Credenti »; ed il titolo rimase. Altri
affermano che al-Mughirah b. Su' bah entrò presso il Califfo e gli disse:
« Su te la jjace, o Principe dei Credenti ». 'Umar protestò volendo soste-
nere che al-Mughirah dicesse una cosa non lecita, ma l'arabo gii rispose:
19fi.
19. a. H.
§§ 83-88.
« Non siamo forse noi musulmani? » — « Si ». — « E non sei tu il nostro
« ani il? » — « Per Dio è vero » gli rispose 'Umar (Ya'qùbi, II, 171-172).
§ 84. — -. Eutichio conferma che al-Mughìrah b. Su'bah sia stato il primo
a conferire al Califfo il titolo di Amìr al-Mu'minin. Dopo la morte
del Profeta, abù Bakr era stato chiamato Khalifah Rasùl Allah, e ad
Umar fii conferito il titolo Khalifah Khalifah Rasùl Allah. al-Mu-
ghii-ah b. Sulìah nell'assumere il governo di al-Basrah scrisse ad 'Umar
dandogli il titolo di Amir al-Mu-minin. Di tal nome 'Umar si mani-
festò spiacente in principio, ma poi riconobbe la sua giustezza, ed il titolo
rimase in appresso per tutti i Califfi TEutychius ed. Cheikho, II, pag. 20).
Luogotenenti del Califfo.
§ 85. — In questo anno vi furono i medesimi governatori e gli stessi
qàdi dell'anno precedente (T a bari, I, 2579, lin. 15-17).
Cfi-. Athir, II, 440 (eh-. 17. a. H.. § 199: 18. a. H., § 204).
BISANZIO. — Morte di Eraclio.
§ 86. — Nell'anno 19. H., secondo al-Khuwàrizmi, cessò di vivere l'im-
peratore Eraclio (Baethgen, 111).
Anche il cronista siriaco Michele pone la morte di Eraclio nell'anno 19.
degli Arabi, 952 dei Greci, e 7 di Umar (Michel Syrien, II, 426).
Molte fonti però confondono la morte di Eraclio il Grande con quella
di suo figlio Eraclio Juniore, detto Heracleonas, che gli morì poco dopo:
e perciò anticipano erroneamente l'anno della morte di Eraclio il Grande.
Più avanti, sotto l'annata 20. H., si troveranno le notizie che si riferiscono
ad Eraclio il Grande.
ARABIA. — Restauri alla moschea in Madlnah.
§ 87. — Xell'anno 19. H., dice ibn al Gawzi, il Califfo 'Umar ricostruì
il Masgid Rasùl (in Madlnah) e lo ingrandì dalla parte anteriore (fi m u q-
dimihi?) sino all' a l-maqsùrah : lo estese anche dalla parte del Dar
Marwàu : il tetto tu fatto con foglie di palme, e le colonne di legno : da
questa parte (?) fu fatta la porta perle donne (Gawzi, I. fol. 53, v.).
E manifesto che si allude ai lavori di restauro, come già narrammo,
compiuti nell'anno precedente (cfr. 17. a. H., §§ 187 e segg.).
NECROLOGIO. — Ayyas b. abl Rablah.
§ 88. — In ibn al-Gawzi, tra i morti dell'anno 19. H. abbiamo 'Ayyàs
(nel ms. 'Abbàs) b. Rabiah (correggi ahi Rabi'ah) b. al-Mughìrah b. Ab-
dallah b. 'L^mar b. Makhzùm: è la stessa persona che abbiamo già anno-
19. a. H.
[ARABIA. - Umar
assume il titolo
di Principe dei
Credenti.!
197.
§§ 8B-90. 19. a. H.
19. a. H. vovato tra i morti ili al-YaiUcimah (cfr. 12. a. H., § 23, n. 34) e tra quelli
Ayyàs b. abì '^^^ Yarmuk (ctV. 15. a. H., §117, n. 20). ihn al-Grawzi dice che avesse
Rabiah.] pji,. niadre Asma biiit Makhramah, la madi-e del famigerato abù (jrahl, di
cui perciò 'Ay>'as era fratello uterino. 'Aj-yàs si convertì prima che il Pro-
feta entrasse nella Dar al-Arqam, emigrò in Abissinia, ritornò poi a Makkah :
emigrò quindi a Madinah con 'Umar b. al-Khattab, ma poi ritornò di nuovo
a Makkah dove fu ti'attenuto un certo tempo (cfi-. 1. a. H., § 16., nota 1).
Alfine emigrò di nuovo e definitivamente a Madinah e vi rimase sino alla
morte del Profeta, quando andò in Siria alla guerra: in fin di vita tornò
a Makkah, dove morì (nel 19. H. ?) (G-awzi, I, fol. 67, v.).
Cfr. anche Bukhàri Ta-rìldi, 27.
Khabbàb.
§ 89. — abù Yahya Khabbàb, halìf dei banù Nawfal b. 'Abd Manàf,
mawla di 'Utbah b. Ghazwàn, fu dal Profeta unito in fratellanza con
Tamìm mawla di Khiràs b. al-Simmah: fii presente a Badr, a Uhud, al-
l'assedio di Madinah ed a tutti gli altri fatti d'arme con rinviato di Dio.
Morì nel 19. a. H., in età di anni 60. 'Umar b. al-Khattàb recitò le pre-
ghiere funebri su di lui in Madinah (Saad, III, 1, pag. 70, lin. 1-5).
Non lasciò tradizioni. Alcuni pongono la sua morte in Madinah nel
17. H.(i) in età di 50 anni (Athir Usd, II, 109).
Dzahabi Paris, I, fol. 133,r.; Hagar, I, 868, n. 2204.
Nota 1. — Nei mss. arabi si confondono facilmente i numeri 17 e 19, perchè, scritti senza punti
diacritici, non v'è modo di distinguerli.
Safwàn b. al-Mu'attal.
§ 90. — abu 'Amr Safwàn b. al-Mu'attal b. Rakhasah [o Rubaydah]
b. Khuzà'i b. Muhàrib b. Murrah b. Fàlig b. Dzakwàn al-Sulami al-Dzak-
wàni, Compagno del Profeta, si vuole che trasmettesse due tradizioni:
furono suoi rawàh, o discepoli, Sa'id b. al-Musayyab, abù Bakr b. Abd
al-rahmàn b. al-Hàrith e Sa'id al-Maqburi, i quali però trasmisero le tra-
dizioni nella forma mursal, vale a dire senza diretto legame isnadico.
Egli morì, secondo gli uni, in una spedizione in Armenia nel 19. H.; se
invece egli morì, come vuole al-Wàqidi, nell'anno 60. H. in Sumaysàt, al-
lora i precitati suoi trasmettitori udirono direttamente da lui le tradizioni.
Secondo Khalifah (b. Khayyàt), egli morì nell'al-Grazirah ed era stato un
tempo nella sàqah (retroguardia) del Profeta, e fu anche poeta, ibn Ishàq
afferma che perisse nella precitata spedizione d'Armenia, e che durante la
medesima fosse uno dei comandanti delle schiere islamiche (Dzahabi,
Paris, I, fol. 132,v.).
198.
19. a. H.
90, 91.
(jrawzi, I, fol. 54,r. dice si convertisse alla spedizione di al-Muraysi' 19. a. H.
, „ , TT oo Q N [NECROLOGIO. -
(cfr. o. a. H., fe§ 8 e segg.). Safwàn b. ai-
Hisàm, 732; Balàdzuii, 172; Athìr, II, 440, IV, 38; Athir Muattal.]
Usd, III, 26-27; Yàqut, I, 220, III, 74; Bukhàri Tarikh, 24.
Ubayy b. Ka b.
§ 91. — {a) abù-1-Mundzir o al)ù-l-Tufayl Ubayy b. Ka'b b. Qays b.
'Ubayd ('Abìd?) b. Zayd b. Mu'àwiyah b. 'Amr b. Màlik b. al-Naggàr
(Taym al-Làt) al-Ansàri al-Khazragi al-Naggàri al-Mu'àwi fii uno dei Com-
pagni del secondo patto di 'Aqabali: combattè a Badi* e negli altri fatti
d'arme fu detto Sayyid al-Qurrà, e da 'Umar anche Sayyid al-
Muslimin; annoverato tra i sei ashàb al-fatyà, e 'Umar soleva inter-
rogarlo su faccende complicate e consultarlo per la decisione di questioni in-
tricate e difficili come uno dei più anticbi giureconsulti musulmani ('?). Fu
il primo a scrivere per il Profeta. Fu uomo di media statura con barba
bianca, e grande autorità tradizionistica. Secondo ibn Ma'in morì nel-
l'anno 19. o 20. H.; ma altre date della sua morte sono gli anni 22. o 30.
cioè durante il Califfato di 'Utlimàn. Quest'ultima data secondo ibn Hagar
è la più sicura (Hagar, I, 30-32, n. 32).
Atliir, II, 440, che dice morisse o nel 19., o nel 20., o nel 22. o
nel 32. H. (Khond, I, 4, pag. 25, lin. 22 e segg.).
(6) Trasmise tradizioni ai figli Muhammad, al-Tufayl, 'Abdallah, ad ibn
'Ayyàs, ad Anas, a Suwayd b. Ghafalah, ad abù 'Uthmàn al-Nahdi, a Zirr
b. Hubays. Secondo al-Haytham b. 'Adi morì nel 19. H. — al-Wàqidi ritarda
la sua morte sino al 22. H. Khalifah b. Khayyàt e ibn Sa'd lo dicono
morto durante il Califfato di 'Uthmàn e precisamente nell'anno 30. H.
(Dzahabi Paris, I, fol. 132,v.-133,r.).
( e) La k u n y a h abù-1-Tufayl gli fu dato dal Califfo 'Umar dal nome
di suo figlio, al-Tufayl. Sua madre era Suhaylah bint al-Aswad b. Haràm
b. 'Amr b. Zayd Manàt al-Naggàriyyah, zia di abù Talhali Zayd b. Sahl
b. al-Aswad b. Haràm. Trasmise 64 tradizioni del Profeta e tra i suoi di-
scepoli ebbe: abù Ayyùb, ibn 'Abbàs, abù Musa al-As'ari, e vari tabi',
Itre suo figlio al-Tufayl, Suwayd b. Ghafalah, Zirr b. Hubays, 'Abd al-
rahmàn b. al-Aswad, 'Abd al-rahmàn b. abì Layla ed altri. Il Profeta
raccomandò di imparare il Qur-àn da Ubayy, da ibn Mas'ùd, da Sàlim
m a w 1 a di abù Hudzayfah, e da Mu'àdz b. Grabal. Si vuole che fosse uno
dei giudici, ashàb al-qadà", tra i Compagni. Fu il primo a far da se-
gretario per il Profeta — narra al-Wàqidi — allorché Maometto venne a
Madinah : si vuole che fosse il primo ad apporre alla fine dello scritto
199.
o
§§ 91, 92. 19. a. H.
19- a- H. i^kitàb) il nome dello scrivano. Tra le varie date della sua morte si pone
Ubayy b. Kab.l anche il 32. II. (oltre quelle riferite poc'anzi). Ebbe capelli bianchi, ma la
sua barba rimase sempre nera (Nawawi, 140-142).
Cfi". anche Khamis, II, 273, dove è annoverato tra i morti del-
l'anno 18. H.; Hisfim, 345, 504; Qutaybah, 133; Athir, II, 440; Ba-
làdzuri, 43, 87, 473; Abulfeda, I, 251; Yàqùt, II, 227, 596; Dza-
habi Tagrid, I, 8, n. 35; (xawzi, fol. 84,r.
§ 92. — (a) Il nome dell'antenato al-Naggàr era Taym Allat (o, se-
condo altri, Taym Allah) b. Tha'labah b. 'Amr b. al-lvhazrag al-Akbar
al-Ansari al-Khazi'agi al-Mu'à\vi. E fu chiamato al-Naggàr, perchè si cir-
concise con una scure (qaddùm). Secondo altri invece colpì con una
scure la faccia d'uno e ci battè su (nagarahu), e perciò fu detto al-
naggàr (falegname). Dai banii Mu'àwiy ah presero la nisbah (al-Mu'àwi)
i figli di lui.
Aveva due ku nyali: abù-1-Mundzir, messagli dal Profeta, e abii-1-Tu-
fayl, messagli da 'Umar b. al-Khattàb per via del figliuolo suo al-Tufayl.
Fu ad al-'Aqabah e a Badr. E 'Umar diceva: «Ubayy è il principe
« (sayyid) dei Musulmani» (Athìr Usd, I, 49, lin. 14-16).
(6) (da Anas b. Màlik) Il Profeta disse ad Ubayy: « Iddio m'ha ordi-
« nato di recitarti: «Non furono gli empì», ecc. [ossia il versetto Qu-
r-àn, XCVIII, v. 2j. Ed egli: «Mi ha nominato Iddio? ». — «Sì». E
Ubayy diede in pianto (Athir Usd, I, 49, lin. 20-21).
(e) (ibn Waqi', da Humayd b. 'Abd al-rahmàn, da Dàwùd al-'Attàr,
da Ma'mar, da Qatàdah, da Anas). Il Profeta ha detto: « Nella mia gente
« il più pietoso verso di essa è abù Bakr, il più forte nella fede di Dio è
« 'Umar, il più vivo in ritegno 'Uthmàn, il più dotto nel lecito e nell'il-
« lecito, Mu'àdz b. Gabal, il più esperto nei precetti divini (afraduhum)
« è Zayd b. Thàbit, e il miglior lettore è Ubayy b. Ka'b, e l' a m ì n di
« questa gente è abù 'Ubaydah b. al-Grarràh » At^ir Usd, I, 49, lin. 24;
50, lin. 1).
Zirr b. Hubays racconta ch'egli fu in consuetudine con Ubayy b. Ka'b,
e che Ubayy era sgarbato (wa-kànat fi hi saràsah). Zirr gli disse:
« Abbassa fino a me la tua ala, ti sia misericordioso Iddio ! » ( A th ì r U s d ,
I, 50, lin. 1-3).
(fZ) (al-Hasan b. Sàlih, da Mutarraf, da al-Sa'bi, da Masrùq). GÌ' inve-
stiti di qadà" tra i Compagni del Profeta furono sei: 'Umar, 'Ali, 'Ab-
dallah, Ubayy, Zayd e abù Musa (Athir Usd, I, 50, lin. 8-10).
(e) (abù 'Umar, da Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi). Il primo a scrivere
per il Profeta al suo arrivo a Madinah fu Ubayy b. Ka'b. Ed egli fu primo
200.
19. a. H. §§ 92-96.
a scrivere in fondo alla lettera, aggiungendoci il « tal dei tali » (intende: 19- a- H.
fu primo ad apporre la sua firma di segretario agli atti del Profeta). Quando ubayy b Ka'bi
mancava Ubayy, scriveva Zayd b. Thàbit (Athir Usd, I, 50, lin. 10-12).
abù Nu'aym è incerto quando morisse: secondo alcuni morì il 22. H.
sotto 'Umar; secondo altri il 30. sotto Uthmàn.
Questa seconda versione è la più giusta, perchè Zirr b. Hubay.s l'in-
contrò sotto il califfato di 'Uthmàn (Athir Usd, I, 50, lin. 21-23).
abù 'Umar dice che morì il 17.: secondo altri morì il 20.; secondo altri
il 22.; secondo altri morì sotto il califfato di 'Uthman, l'anno 32. Ma i più
sono per il califfato di 'Umar. Era bianco di capelli e di barba, che non si
tingeva (Athir Usd, I, 50, lin. 23-25).
§ 93. — Sua madre fii: Suhaylah bint al-Aswad b. Haràm b. 'Amr
dei banù Màlik b. al-Naggàr. Ebbe due figli: al-Tufayl e Muhammad dalla
moglie umm al-Tufayl bint al-Tufayl b. 'Amr b. al-Mundzii- b. Subay' b.
'Abd Nuhm dei Daws, ed una figlia, umm 'Amr bint Ubayy, di cui non
sappiamo il nome della madi'e. Fu alF'Aqabah coi settanta Ansar, se-
condo la comune tradizione : scriveva nella g a h i 1 i y 3^ a h , quando pochi
sapevan farlo, e nell'islam scriveva le rivelazioni al Profeta. Iddio ordinò
a Maometto di leggere ad Ubayy il Q u r • a n , e il Profeta disse : « Chi naeglio
« d'ogni altro sa leggere fi-a la mia gente è Ubayj^ » (S a a d , III, 2, pag. 59,
lin. 8-16) [M.].
§ 94. — («) (Muh. b. 'Umar, da Ishàq b. Yahya b. Talhah, dallo zio
'Isa b. Talhah). Il Profeta gli die' fratello Talhah b. 'Ubaydallah, secondo
altri: Sa'id b. Za^-d b. 'Amr b. Nufayl. Fu a Badr, Uhud, alla Trincea, e
a tutte le campagne col Profeta (Saad, III, 2, pag. 59, lin. 16-23) [M.].
(6) (Muli. b. Umar, da Ishàq b. Yahya, da 'Isa b. Talhah). Era uomo
bassotto (dahdàh) né troppo piccolo, né grande (Saad. Ili, 2, pag. 59,
lin. 23-25) [M.].
(e) (Muh. b. 'Umar, da Ubayy, da 'Abbàs b. Sahl b. Sa'd al-Sà'idi,
dal padre). Era di capelli e di barba bianca, e non si tingeva (Saad,
III. 2. pag. 59. lin. 25-pag. 60, lin. 1) [M.].
§ 95. — (Ismà'il b. abi Ibràhìm al-Asadi, da al-Garìri, da abù Nadrah,
da uno di loro detto Gàbir o Gruwa3^bir). Andai da 'Umar per vin certo
affare, e trovai al suo fianco un uomo canuto, dalle vesti bianche, che
diceva alcune fidasi morali sull'importanza dell'operar qui per l'ai di là.
Chiesi ad 'Umar chi fosse, ed egli mi rispose: «È il saj'yid dei Musul-
«mani, Ubayy b. Ka'b » (Saad, III, 2, pag. 60, lin. 2-6 1 [M.j.
§ 96. — (a) (Rawh b. 'Ubàdah, da 'Awf, da alHasan, da 'Utayy b.
Damrahj. Lo vide con capelli e barba bianca (Saad, III, 2, pag. 60,
lin. 6-8) [M.].
•ioi. 26
^8- 3- H. /^^ ('Ami- b. Asim al-Kilàbi, da Sallam h. Maskiu, da Imràn b. 'Ab-
[NECROLOGIO, - " .
ubayy b. Ka b.i dallali). Ubavv b. Iva'b disse ad 'Umar b. al-Khattab: « Perchè non mi
« fai prefetto? ». — « Temo », rispose il Califfo, « che si macchi la tua
«fede» (Saad, III, 2, pag. 60, lin. 12-14) [M.].
§ 97. — (a) ("Afifan b. Muslim, da Wuhayb b. Khàlid, da Muli. b. 'Ab-
daìlah. da Sufyàn, da Khàlid al-Hadzdzà', da abù Qilàbah, da Anas b.
Malik). Il Profeta diceva: « Qiu'lli che meglio sa leggere (il Qur*àn) nella
« mia ummah, è Ubayy 1). Ka'b » (Saad, III, 2, pag. 60, lin. 14-17) [M.].
(6) ("Afifàn b. Muslim, da Wuhayb, da Ayyùb, da abù Qilàbah, da alui-l-
Muhallab, da Ubayy b. Ka'b). Finiva di leggere tutto il Qur àn in otto
giorni, e Tamim al -Da ri in sette (Saad, III, 2, pag. 60, lin. 21-24) [M.j.
§ 98. — (a) ('Arim b. al-Fadl e 'Affàn, da Hammàd b. Zayd, da 'Asim
b. Balulalah, da Zirr b. Hubays). Uba3'y b. Ka b eia un uomo scontroso.
Ed io gli dissi: « O abù-1-Mundzir, siimi cortese, ch'io voglio goder della
« tua compagnia » (? versione incerta) (Saad, III, 2, pag. 61, lin. 1-3) [M.].
{b) (Muli. b. 'Abdallah al-Asadi, da Sutj-àn, da ibn Abgar, da al-Sa'bi,
da Masrùq). Domandai un parere ad Ubajy riguardo ad una cosa. Ed egli:
« O figlio di mio fi'atello, è già avvenuta? ». — « No ». — « Aspetta dunque
«che avvenga, e allora penseremo» (Saad, III, 2, pag. 61. lin. 3-6) [M.].
(e) (Rawh b. Ubàdah e Hawdzah b. Khalifah, da 'Awf. da al-Hasan,
da 'Utay}- b. Damrah). Dissi ad Ubayy b. Ka'b: « Che avete voi, o Com-
« pagni del Profeta? Si viene da voi per una cosa da lontano sperando
« nella vostra soluzione, e quando slam qui, trattate alla leggera le nostre
« faccende ». Ed egli: « Per Dio, se io vivessi fino a questo venerdì, ti
« du-ei riguardo ad esso una cosa, per cui poco mi importerebbe mi la-
« sciaste in vita o mi uccideste ». Il venerdì il tradizionista andò per la
strada, trovò gran ressa di persone per le strade, seppe che era morto
Ubayy. Allora disse: « Per Dio, non ho mai visto persona cosi protetta come
«quest'uomo!» (Saad, III, 2, pag. 61, lin. 6-15) [M.].
§ 99. — f'Aflfàn b. Muslim, da Gafar b. Sulaj'màn, da abù 'Imràn
al-Grawni, da Cfuudab b. 'Abdallah al-Bagali). Andai in Madinah in cerca
di scienza, ed entrai nel masgid del Profeta; e v'era calca di gente che
conversava. Cominciai a traversarla, e giunsi ad un crocchio, e v' era un
uomo magro, con indosso due vesti, come se venisse da un viaggio. E lo
udii dii-e: « Son periti quei dell' 'uqdah (nodo?), ecc.». E lo ripetè più
volte. Mi assisi vicino a lui, e parlai con lui. Saputo che era Ubaj-y, lo ac-
compagnai a casa. Era un uomo asceta, con oggetti l'uno pari all'altro in
miseria. Lo salutai, mi rispose. Mi domandò di dove fossi. Ed io gli dissi:
« dell' 'Iraq ». — « Son gente più curiosa di me! ». E io m'inquietai. E mi
•M-2.
19. a. H. §§ 99-101.
accoccolai sulle ginocchia, e alzai le mani (e rifece la mossa del suo viso), ^^- ^- ^■
e poi mi volsi alla qiblah, e dissi: « Allahumm, a te ci lamentiamo di ubayy b Kab.
« loro: noi facciam le elemosine, e andiam cavalcando in cerca di sapienza,
« e quando lì incontriamo, ci trattan male, ecc. ». Ed egli pianse, e prese
a trattarmi bene, e a dirmi: « Non lio detto ciò, non ho detto ciò (?) ». E
poi disse: « 0 Allahumm, io ti prometto, se tu mi fai vivere fino a venerdì,
« di dir quello che m'ha detto il Profeta, senza timor di alcuno ». Partii,
ed io attesi il venerdì! Il giovedì era morto.
Tornai nell' 'Iraq da abù Musa, e gli parlai di Ubayy. Ed egli: «Che
« danno I Se fosse rimasto in vita, tu avresti potuto raccontarci una tal
*cosa» rSaad, III, 2, pag. 61, lin. 19-pag. 62, lin. 12) [M.].
§ 100. — (Muh. b. 'limar). Morì sotto 'Umar; secondo alcuni morì
nel 22. a Madìnah; secondo altri nel 30. H. sotto il califfato di Uthmàn.
E questa è la più probabile, perchè 'Uthmàn gli die' ordine di raccogliere
il Qur-àn (Sa ad, III, 2, pag. 62, lin. 12-17) [M.].
§ 101. — ('Arim b. al-Fadl, da Hammàd b. Zayd, da Ayyùb e Hisàm.
da Muli. b. Sìrin). Uthmàn riunì dodici persone di Qurays e Ansar, tra
cui Uba\y b. Ka'b e Zayd b. Thàbit, per raccogliere il Qur-àn (Sa ad,
III, 2, pag. 62, lin. 17-20) [M.].
203.
20 a. H.
21 Dicembre 640 — Q Dicembre 641
£ S-§ = 1 B-zt SvS. E a-aS s^£ s BuS s^é a a«? s-§ » e a-&l s^l = a a-5> s-§5 e 6u> i^^ s a-5?1^
O Z Q
-N«-..= *.-xao-2j23£2r:22g-33i??a!g«SSliSS-'^"-''''*'-**2S223£2^528SSlSS5lìSSSSa
à "9"
s B-aS s-2 a e g-as «^5 a a-a? i^s a s-a> s^l a s-aS s^s a a-a> s^S^ a a-a* i^s s a-a? g-§5 a a-|
< IO O
SI
I
5.2 B I a-5? s^s 8 a-a? s-S^ s a-a? i-§£ a a-a? S-S^ a s-a? s^£ a su? i^s a a-a? g^5 a a-a? s-§5
i
S
Cd
0
01
5S£2S?,?!g3?!SSS5SS-'='"=-"''*'~**2=222;S2E:528S?ì?SaiSSaS?iSS-"'""='"''*''"'*2S3S
— - — »-4 — H »-l ^H -H ^H ^- T— "M 71 (51 '^^ CQ fM 01 SI Ol '71 co *^ »-* — « — H ^H ,-H ^H ^-1 T-l ^-" 01 CI 01 01 01 "71 01 '>J "M OJ
Sdg*|cl8Sdgj:|à«»dfl^|flsodgj;|HSfedaj=|a«Sdg^|d«Sdg^|àeSdg^|g§fedg
e-a? *■§ ° a a-a? ^^s s a-a? i^3 a a-a? s-s = a a-a? i^5 a a»? s^ = a a-aS s-§5 a a-aS s-§5 a a-ag
£ |..- I ■-•
2SSSS?53ìS^SSSS'"'"'-'"^'"'^^2:^233SS!:;228S?ìSSSSSSSSS"'^'"""°«'-^='2r223!2
-.CT»^uscDc-x»c-M32'02S22S»;S383SSS5S§S"'''°""°*'^**2322352-22S?a!SSSl'SSSSm
13
-a
^1 a e-aSl-?l a B-à?1-§ = a a-a§ ^is I aig g-§5 a a-aS i^s a S'a? g.§5 a a»? S^5 a a-aS S-S » s
i
---^«■^«:»c-(»ao-;2m2io2t:228SSSSIwSS88SS'''""*'°'°'""°'2w223S2S228S83"SSSSì?SS
;=^ a
= § e S 0
-■^E3:ecoa-^Sa:g®cH*^'5-82fflo°Ji£atìoo"-^5
>;'7;£8atiit>S'e— aEtj)>ait;~aaia!t>*T5.SSBtj)>»'d
wj^Bflaj^tdP-dgBitccwA-^i-
'" ^ -rt^'A-*-^ 'r^^S-*-^ •^--;9_;^^ ■ A ^
> St;^ S fi tB> S
— — — — — — ^ — — -^ SI OlOJS-l-MWC
-cì:c--*»c«r-xs:o«-(>icD-^tcxt-QOo:j:;^5;S^ai?^jrSPS'-'"^'^'^''^®^^'^2n22™ZSS2^22Rf^
E3
^
206.
20. a. H.
IRAQ. — al-Kùfah: deposizione di Sad b. abl Waqqàs.
§ 1. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. il Calififo limar
depose Sad b. abi Waqqàs dal governo di al-Kùfàh, perchè gli abitanti
si lagnavano che egli non dirigesse bene le preghiere pubbliche (T a bari,
I, 2594, Im. 15).
Cfr. Athir, II. 444.
Cfr. anche 21. H.
IRAQ. — Governo di Sa d b. abl Waqqàs in al-KQfah.
§ 2. — (Sayf b. Umar, senza isnàd). Il governo di Sad b. abì
Waqqàs sulla provincia di al-Kùfah durò in tutto tre anni e mezzo, dalla
fondazione di al-Kùfah in poi. La sua amministrazione si estese su tutta
la regione fra al-Kùfah, Hulwàn, al-Mawsil. Màsabadzàn e Qarqisi^'à fino ad
al-Basrah fTabari, L 2498).
Se dunque al-Kùfah fu fondata nel 17. H. (cfr. 17. a. II., §§ là e
segg.), con tre anni e mezzo di governo di Sad b. abi Waqqàs si airiva
a circa la fine del 20. H. e il principio del 21. H., quando ebbero principio
i preparativi per la campagna di Nihàwand, e quando appunto, secondo
tutte le fonti, Sa'd b. abi Waqqàs fu deposto dal governo di al-Kùfah.
§ 3. — (al-'Abbàs b. Hisàm [ibn] al-Kalbi, da suo padre [Muli. al-Kalbij,
da abù Mikhnaf, da Muli. b. Ishàq). Sad b. abi Waqqàs fece fare una porta
ben connessa (mubawwab) di legno (alla sua abitazione in al-Kùfah),
che lo separava dal pubblico, e nel q a s r (dimora del governatore) si costruì
una capanna di canne per suo uso particolare e privato ('). Allora il Califfo
Umar mandò Muhammad b. Maslamah al-Ansàri (ad al-Kùfah), ordinan-
207.
ss :f-5.
20. a. H.
20. a. H. (logli di abbruciare tanto la porta quanto la capanna (al-khuss). Allora
di Sad b^^abi" '^^ ^^ proso a thi' la iqàniah nei luoghi pubblici di pieghiera (aqàma ti
waqqàs in al- iuasàgid),e allora di lui non si disse piìi altro che bene (Balàdzuri, 278).
•"'*''•' Cfi-. Athir. II, 412.
Dalle ultime parole del testo par si possa dedurre la ragione delle la-
gnanze mosse contro Sa'd b. abì Waqqàs. Pare cioè che Sad facesse la
così detta iqàmah in luogo appartato, recinto da canne, dove nessuno
lo poteva vedere. — L'uso più recente impone che uno vicino all' i m à m ,
appena i fedeli sono allineati, faccia la iqàniah, ossia una recitazione
religiosa premessa alla preghieia regolare prescritta: ma nei primi tempi
dell'Isiàm sulle varie parti del rito islamico regnava molta incertezza, e
il numero grande dello tvadizioni sopra alcune questioni di rito sono la
prova delle acute polemiche a cui esse diedero origine. Così, per esempio,
per molto tempo si usò far la preghiera senza né 1' a dz a n , o appello alla
preghiera (ctì-. 1. a. H., § 54), né la iqàmah, e abbondano le tradizioni
che lo confermano (cfr. Hanbal,!, 78, lin. 23-26; 141, lin. 10-13; 346,
lin. 28-30: 353, lin. 31 e segg., occ).
Nota I. — Sa'd li. abi Waqqàs era stato accusato da varie persone d'aver detto che gli dava
noia il vociare della gente di piazza, ma Sa'd giurò a Mulianimad b. Maslamah che ciò non era vero,
e il Caliifo 'Umar gli prestò fede iTabari, I, 2493, lin. l-'2 e 2494, lin. 3-4l.
Cfr. Atliir. IL 412.
§ 4. — (abfi Hanifah ai-Dina wari). Il Califfo 'Umar ebbe notizia che
Sa'd b. abì AVaqqàs avesse costruita una porta all'ingresso del qa.sr di
al-Kùfah: egli ordinò allora a Muhamniad b. Maslamah di recarsi ad al-
Kùfah, di farsi portare del fuoco e di bruciare quella porta, ritornando
poi immediatamente a Madinah. Così fu fatto, e Muhammad b. Maslamah
potè compiere l'ordine e riprendere il cammino di Madinah prima che
Sa'd sapesse quello che era accaduto: qviando ne fu informato, Sa'd nulla
disse, sapendolo ordine del Califfo (Hanifah, 131).
§ 5. — (al-'Abbàs b. al-Walìd al-Narsi, ed Ibràhìm al-'Allàf al-Basri:
entrambi da abii 'Awànah, da 'Abd al-malik b. 'Umayr, da Gràbir b. Sa-
murah). La gente di al-Kùfah accusò Sa'd b. abi Waqqàs presso il Califfo
"L^mar di non compiere bene la preghiera. Sa'd protestò contro l' accusa
dicendo che faceva la preghiera seguendo puntualmente il modo del Profeta:
« io la pronunzio lentamente (a r k u d u) dur^,nte le due prime (f ì - 1 - ù -
« layayn) ed accelero (ahdzufu) nelle due ultime (fì-1-ukhray ayn) ».
'Umar (gli diede ragione) dicendogli: « Questo, o abù Ishàq, è (soltanto)
« una supposizione sul conto tuo! » = (ossia le accuse non sono fondate).
Egli mandò nondimeno alcuni ad al-Kùfah per fare un'inchiesta sul conto
di Sa'd, ma in qualunque luogo di preghiera si recassero (i commissari)
208.
20. a. H.
5-7.
udirono sempre buoni rapporti sul conto di Sa d. Arrivati però m uno dei _20. a. H.
,.,. ,. / -'•iN/iNT-i _.», ,_ri.ii ['IRAQ. - Governo
luoghi di preghiera (masagid)(') dei banu Abs. un certo abu badali ^jj sad b. abT
al-'Absi, interrogato su Sa'd b. abì Waqqàs osò affermare che questi non Waqqas in ai-
. -, -1 1 , , • • • • T • . 1 • ■ -I n Kùfah.ì
divideva il bottino m porzioni eguali, e non era giusto ed imparziale nelle
sue decisioni. Sa'd b. abì Waqqàs fu molto adirato per l' ingiusta accu.sa
e ad alta voce invocò Dio, pregandolo, che se l'arabo mentiva, gli prolun-
gasse la esistenza, gli perpetuasse la sua povertà, lo privasse della vista e
lo mandasse in malora. 'Abd al-malik b. 'Umayr narrò poi di aver visto
questo abù Sa'dah in grande miseria nelle vie di al-Kùfah, lagnandosi che
tutte le sue disgrazie venivano dalla imprecazione di Sa'd b. abì Waqqàs
(Balàdzuri, 278).
La questione della condotta di Sa'd nel dirigere le preghiere in al-
Kufah è trattata in molte tradizioni: ne abbiamo parecchie nel Musnad di
ibn Hanbal, per esempio, voi. I. pag. 175. lin. 12-15; 176, lin. 3-6; 179,
lin. 18-21; 180. lin. 13-16, ecc. Cfr. anche Bukhàri. I, 195, lin. 1 e segg.,
dove è detto che 1' 'Absita si chiamasse abti Sa'da Usàmah b. Qatàdah
al-'Absi.
La ragione di farne tanto caso nella tradizione, proviene forse in parte
anche dal desiderio di alcune scuole di porre in cattiva luce gli abitanti
di al-Kiifah. i quali, come vedremo, diedero molto filo da torcere a tutti
i governatori. L' infelice riuscita di questi sembrò forse meno penosa rie-
vocando la memoria del fatto che i Kufani avevan trovato a ridu-e sulla
maniera di pregare persino del più antico Compagno del Profeta. In questo
modo si coprivano abilmente le colpe di Sa'd e dei suoi successori, river-
sando tutta la responsabilità sui Kufani stessi. Con tali schiarimenti in-
tendesi anche meglio il significato intimo della tradizione del seguente
paragrafo.
Nota 1. — Questi masàgid non erano allora propriamente luoghi dedicati soltanto a preghiera,
ma, come intende a dimostrare il Lammens in uno studio d'imminente pubblicazione, erano più pro-
priaménte il luogo di riunione della tribù, là dove i capi discutevano le faccende interne della stii-pe,
e dove nelle grandi circostanze avveniva l'assemblea generale di tutti i consanguinei per le decisioni
da prendere in riunione plenaria. I masàgid esistevano an -he prima dell'Isiàm, perchè il termine non
fu inventato da Maometto, e, come lo rivela il nome stesso, ery.no il luogo dove avvenivano quelle poche
cerimonie cultuali che gli Arabi nomadi avevano occasionalmente l'uso di osservare.
Dalle parole del testo è chiaro che i masàgid erano i centri dove i membri delle tribù si radu-
navano anche per semplici ragioni di sociabilità e di svago, per scambiare idee, pettegolezzi e conver-
sare: perciò nei masàgid si scoprivano meglio che altrove gli umori delle tribù.
§ 6. — (al-'Abbàs al-Narsi). Sa'd b. abì Waqqàs di.sse alla gente di
al-Kiifah: «Nessun amìr vi piacerà mai, né voi piacerete mai a verun
«amir» (Balàdzuri, 278) Cfr. 17. a. H., §§ 51-62.
§ 7. — (al-Hasan b. 'Uthmàn al-Ziyàdi, da Ismà'il b. Mugàlid, da suo
padre al-Mugàlid [b. Sa'ìd], da al-Sa'bi). 'Amr b. Ma'dikarib al-Zubaydi
009. 27
KCifah.
§§7, a 20. a. H.
20. a. H. venne con un'ambasceiia al Califfo 'Uniai dopo la vittoria di al-Qàdi-
' 0^^3-0 ^r^^b! «iyyali: il Califfo lo interrogò snl conto di Sa'd e sul favore che godeva
Waqqàs in al- piesso la gente. 'Amr risposo: « L'ho lasciato che raccoglieva viveri per
« i suoi con la pazienza d'una piccola formica (gam' al-dzarrah), e l'af-
« fettuosa sollecitudine di una tenera madre (":'): arabo nel nutrire, nabateo
« nel riscuotere le tasse: divide con perfetta eguaglianza, e giudica con giu-
« stizia; e manda spedizioni (contro il nemico) » ('). Siccome poco prima
Sa'd b. alii Waqqàs (aveva scritto ad '(Jmar) facendo gli elogi di 'Amr,
il Calirt'o rispose: « Sembra che voi due siate d'intesa a lodarvi reciproca-
« mente! ». — « Non è vero, o Principe dei Credenti, io ti ho semplicemente
«annunziato quello che io so» (Balàdzuri, 278-279).
Nota 1. — La risposta ili 'Amr è t'ormulata nel testo in prosa rimata, di cui è impossibile ren-
dere le caratteristiclie in una versione. Perciò appunto omettiamo il resto della tradizione, in cui ali-
biamo altre domande del Califfo sulla guerra e sulle armi in generale, e le risposte di 'Amr sempre in
prosa rimata. TI testo quindi continua: di poi il.Calififb 'Umar depose Sa'd b. abi Waqijàs e nominò 'Ammar
b. Yasir governatore di al-Kufab, ma gli abitanti si lagnarono anche di lui, lo accusarono di debolezza
e d'ignoranza nelle arti di governo. Perciò anche 'Ammar fu deposto dopo un anno e nove mesi, e il
Califfo ; perdette la pazienza con la gente di al-Kufahl esclamando: « Clii può farmi da avvocato dinanzi
• alla gente di al-Kufah? Se nomino un governatore forte, lo combattono e lo coritradicono; se nomino un
«debole, lo disprezzano!». Allora chiamò al-Mughirah b. Su'bah, il quale era ritornato a Madinah dopo
la vittoria di al-Qàdisiyyah, egli domandò: < Se io ti nomino governatore di al-Kufah, ricadrai tii nella
'Colpa di cui fosti sospetto?». al-Mughirah diede assicurazioni di voler agire diversamente di prima,
ed 'Umar lo mandò ad al-Kufah, dove rimase come governatore sino all'elezione di 'Uthmàn. Questi
depose al-Mughirah, e diede per un tempo il governo di al-Kufah a Sa'd (b. abi Waqqas) ; poi desti-
tuito anche lui, vi mandò al-Walid b. 'Ubaydah b. abi Mu'ayt b. abi 'Amr b. Umayyah. Quando questi
giunse ad al-KQfah, Sa'd (argutamente) gli disse: «O tu sembrerai intelligente dopo di me, o io sem-
«brerò stupido dopo di tei». Più tardi il Califfo 'Utjinuin depose al-Walid e mandò ad al-Kfifah Sa'id
b. al-'Às b. Umayyah (Balàdzuri, 279-280).
Su questi mutamenti di governatori e gli eventi politici con essi connessi avremo a ritornare
nell'annata successiva: al-Balà(izuri dà questo riassunto per porgere un'idea delle difficoltà incontrate
dal Califfo nel governare al-Kiifah sin dai primi giorni della sua fondazione.
§ 8. — ibn al-Grawzi afferma che la deposizione di Sa'd b. abi Waqqàs
avvenne nel 17. H., ma poi aggiunge che, secondo altri, la deposizione può
essere avvenuta o nel 20. o nel 22. H. Sa'd fif accusato di non pregare
bene, di non dividere egualmente il bottino, e di non essere giusto nelle
sue sentenze: principale accusatore fu Usàmah b. Qatàdah al-'Absi cui Sa'd
maledisse con funesti risultati (Gawzi, I, fol. 36,r.-37,r.).
•Si osservi come gli accusatori di Sa'd, se sono menzionati, apparten-
gono alla tribù degli 'Al)s, ossia ad una delle tribù nomadi che diede
molte noie al Profeta, e prese le armi contro l'Islam sotto il falso profeta
Tulayhah nell'anno 11. H. (cfr. 11. a. H., §§ 87, 88, 119, 123, 131, 159
nota 1, ecc.). Dunque la tradizione mira evidentemente a rendere invL^^i
gli accusatori, ma allo stesso tempo è chiaro che il fondo dell'accusa è
vero, e che gli accusatori principali erano i nomadi accorsi ad al-Kùfah.
Questa constatazione è preziosa in quanto rivela la ragione principale del-
21(1.
20. a. H.
§§ 8, 9.
r indomabile turbolenza dei Kufani, che erano tutti membri delle più irre- 20. a. H.
,.,,,,.,.„ ['IRAQ. - Governo
quiete tribù nomadi dell Arabia Centrale. di Sad b. abr
§ 9. — Queste poche tradizioni danno un cenno assai incompleto pur- Waqqas m ai-
. -, . -11 Kufah.]
troppo, ma anche assai significativo sul vero stato d'animo degli eroi delle
conquiste, e sui rapporti reali tra loro ed il Califfo. Cominciamo a vedere
clie questi Compagni, tanto glorificati dalla tradizione, erano uomini come
tutti quelli che li seguii'ono, egualmente soggetti a debolezze e difetti. Più
avanti avremo a riassumere il nostro giudizio su Sa'd b. abi Waqqas, onde
ci asteniamo pel momento dal dilungarci su tale argomento, perchè nel
corso della nostra analisi storica troveremo altri elementi sicuri per stabi-
lire come Sa.'d, messo al governo di al-Kùfah, manifestasse alcuni difetti
di carattere, che spiacquero ai suoi dipendenti ed al Califfo: egli si mostrò
sovrattutto uomo debole e prono a subù-e influenze.
Quanto è contenuto in questa sezione, e quanto già si rilevò a pro-
posito della battaglia di al-QàdisÌ3')ah, sta a confermare tale asserto: ad al-
Qàdisiyyah egli era malato e non sembra mostrasse un grande ardore mar-
ziale, dacché la vedova di al-Muthanna ebbe motivo di fare un paragone
poco hisinghiero tra Sa'd ed il suo primo marito (cfi-. 16. a. H., §§ 10,
76). È certo altresì che Sa'd si trattenesse oziosamente in al-Madà-in dopo
l'espugnazione di essa, per un tempo considerevole, e con pari certezza
possiamo affermare che la fondazione di al-Kùfah fu ordinata dal Califfo
'Umar. appunto per sottrarre gli Arabi dall'ambiente corruttore di al-Ma-
dà'in (cfi-. 17. a. H., §§ 4, 9, 10). Dacché d'altra parte la tradizione con
il suo silenzio sembra escludere che Sa'd suggerisse o chiedesse tale misura
di precauzione, avremmo buone ragioni per ritenere che egli stesso sia stato
più o meno attratto dalla civiltà sassanida, sino ad accettare in qualche
lieve misura e adottare costumi sassanidi.
L'incidente della porta bruciata per ordine del Califfo (cfi'. 17. a. H.,
§ 47. e poc'anzi §§ 3 e 4), è indizio sicuro della correttezza di siffatta indu-
zione. Sa'd adottò indubbiamente, in forma forse molto larvata, il concetto
politico proprio dei Sassanidi, ed in genere delle antiche civiltà asiatiche,
che il capo dello Stato per conservare il suo prestigio sul volgo, debba iso-
larsi dal medesimo e non esser con esso in immediato e continuo contatto.
Nell'Arabia primitiva questo principio eia sconosciuto, ed anzi contrario
alla natura dell'arabo a un tempo fierissimamente aristocratico e demo-
cratico. Ogni arabo si crede superiore per virtù e lignaggio a tutti, ma,
per una convenzione che egli ritiene necessaria al vivere sociale, tollera di
essere trattato da eguale dall'ultimo dei suoi consanguinei nei rapporti della
vita quotidiana. Così Maometto viveva in stanzuccie, separate dalla corte
211.
9, 10.
20. a. H.
20. a. H. della sua dimoia, la cosi detta moschea di Madinah, da una semplice
di Sad b. abi tenda di lana caprina: chiunque aveva da parlargli poteva presentarsi
Waqqas in al- ^jj;^ porta e chiamarlo, senza altri intermediari che un servo, e senza eti-
Kufah.l , T ..
chetta di sorta.
Questo era l'esempio che Sa'd avrebbe dovuto seguire, ma egli com-
prese che i tempi mutavano, e nel seguire la corrente d' imitazione dei
vinti, che ben presto si delineò tra gli Arabi, incorse nello sdegno del
Califfo, il quale lo voleva fedele alle tradizioni del Profeta] e non contami-
nato da innovazioni di provenienza straniera. Da ciò le misure severe del
Califfo. Se poi il modo come 'Umar volle eseguito il suo ordine riuscì a
una cocente umiliazione per Sa'd, la sola spiegazione di siffatta condotta
può essere l'aver Sa'd adottato costumi sassanidi in una misura ritenuta
pericolosa dal Califfo, il quale mirò a infrenare nella persona del governa-
tore l'introduzione di altre e simili costumanze persiane nel resto dei fedeli
immigrati in Babilonide. Tali considerazioni possono altresì spiegare in
gran parte l'accusa non ben chiara né intelligilìile, mossa a Sa'd sul modo
di fare la preghiera.
§ 10. — Sa'd, come uno dei primissimi Compagni del Profeta, avrebbe
dovuto essere, e fu certamente un tempo, una delle prime autorità islamiche
sul modo come il Profeta faceva le preghiere. Le accuse quindi mossegli dai
Kufani, musulmani tutti di recentissima data, sul modo suo di far le pre-
ghiere, sembrano in stridente contradizione con il buon senso. Solo chi
aveva maggiore anzianità ed autorità dottrinale di Sa'd avrebbe potuto
muovergli siffatto rimprovero. La tradizione specifica un 'Absita quale ac-
cusatore; ma si esprime anche in tal modo da far intendere che l'accusa
partisse da una convinzione pressoché generale, che non ammetteva discus-
sione. L'accusa appare tra le cause che portarono alla sua destituzione, anzi
è data come la principale, l'unica quasi. Ciò si spiega soltanto in un modo,
che cioè Sa'd b. abì Waqqas, nel compiere il suo dovere di direttore della
preghiera pubblica, non avesse seguito sempre le medesime norme costanti
ed invariabili, e che i suoi dipendenti, più attaccati alla conservazione di
usi arabici, vedessero nelle modificazioni introdotte da Sa'd alle formalità
del rito, la imitazione di qualche consuetudine d' origine straniera. La tra-
dizione si è trovata in questo punto in grandissime difiicoltà, essendo Sa'd
uno dei più grandi e celebri Compagni; e quindi ha sentito . una ben na-
turale ripugnanza a dire tutta la verità, contentandosi di quel tanto ne-
cessai'io a spiegare e giustificare la condotta del Califfo 'Umar. al-Balàdzuri
ha tentato ridun-e tutta la questione al modo come Sa'd facesse la iqàmah
(cfr. § 3). Spiegazione che non può essere accettata come sufficiente. — E
212.
20. a.. H. § 10.
possibile però che Sa d — nonostante il suo carattei'e venerabile di Com- _20- a. H.
pagno — non avesse condotta ii-reprensil^ile e nel dirigere la pubblica pre- ^i Sad b. abr
ghiera si permettesse atti che offendevano i sentimenti arabici, piuttosto Waqqàs in al-
che quelli islamici dei presenti. Egli fece forse qualche concessione agli
usi della Babilonide, incorrendo nello sdegno degli Arabi, e specialmente
di quelli che erano meno disposti a riconoscere l'egemonia di Madinah e
meno proclivi ad infatuarsi di cose religiose. Di più non possiamo dire,
sènza perdersi in congetture: la tradizione tace perchè ha qualche cosa di
grave da nascondere. •
L'incidente della deposizione di Sad b. abi Waqqàs è un'altra prova
della poca autorità effettiva, del poco vero potere che aveva Umar sui
Musulmani nelle provinole. Egli non potè imporre la sua volontà ai Ku-
làni e, come vedremo in appresso, dovette più volte cedere alle insistenze
dei medesimi, mutando più volte governatore non appena gli abitanti non
volevano più subirlo. — Ci troviamo evidentemente in condizioni ammi-
nistrative del tutto primordiali e il contegno dei Kufani è identico a
quello che sarebbe stata una congrega di nomadi nel deserto; appena un
capo non piace più, viene deposto. Umar non poteva far altro che seguire
la corrente. Gli abitanti di al-Kùfah erano quasi tutti nomadi d'Arabia
centrale ed orientale e la loro ingenita turbulenza fu tramandata ai posteri
loro, creando in al-Kùfah il centro più irrequieto dell'Islam. Solo gli
Umayyadi riuscirono temporaneamente a domarli, ma a costo, di quali sa-
crifizi e... con quali mezzi! 'Umar non aveva né il diritto né i mezzi di
decapitare i disobbedienti come fecero più tardi Ziyad b. Abihi in al-Basrah
e al-Haggàg b. Yùsuf in al-Kùfah.
Terminiamo questi brevi appunti, tacendo notare come i tre anni e
mezzo che Sad b. abi Waqqàs passò in al-Kùfah qual governatore, furono
pressoché privi d'incidenti: Sad, a quanto pare, non si mosse mai dalla
novella città, si astenne dal prendere parte alcuna ad altre spedizioni mili-
tari; talché quante se ne fecero da al-Kùfah furono di poco o niun momento,
e condotte da luogotenenti. Quando tale contegno supino ebbe rianimato i
Permiani, ed indotto il re Yazdagird a riunire un nuovo esercito, il co-
mando della novella spedizione (nel 21. H.) fu assunto da un membro oscuro
della bellicosa tribù dei Muzaj-nah, ed 'Umar depose Sa'd dal governo di
al-Kùfah. Non abbiamo bisogno, io credo, di altre prove per constatare la
neghittosità di Sa'd b. abi Waqqàs e la necessità risentita da Umar di
mettere in mani più competenti la direzione degli affari dell' 'Iraq. Ma di
ciò discorreremo sotto l'anno 21. II. ,
213.
S§ U. !•-'.
20. a. H.
20. 3. H.
[PERSIA-ARABIA.
• Precedenti del-
la battaglia di
Nihàwand.i
PERSIA-ARABIA. — Precedenti della battaglia di Nihàwand.
§ 11. — Seguono alcune notizie riferite da al-Balàdzuri precisamente
iicU'anuo 20. 11. Tale cronologia è probabilmente corretta, e tutto porta
a credere che la grande battaglia di Nihàwand. combattuta nel 21. H,,
axesse alcuni precedenti immediati nell'anno 20. H., giacché è naturale
che dopo i grandi disastri dell'impero sassanida, i magnati persiani pen-
sassero alla riscossa e radunassero, forse ad istanza dei ministri del re,
forze, danari e provviste per mi tentativo di riconquista di al-Madàùri. La
Persia, come già ripetutamente dicemmo, era stremata di forze anche
prima che gli Arabi ricadessero. 11 disastro di al-Qàdisiy^-ah, seguito
dalla caduta di al-Madà-in e dalla disfatta di óalùlà-. inflisse tali e sì fa-
tagli perdite alla potenza militare sassanida, che non dobbiamo meravi-
gliarci se passarono quasi cinque anni prima che la Persia sembrasse risol-
levarsi dal suo stato, potremmo dire, comatoso. La difesa pertinace del
Fàris contro l'avanzata araba fu fatto locale, e forse eireremmo a colle-
garla troppo intimamente con la campagna di Nihàwand, la quale fu l'ultimo
sforzo collettivo di tutta l'amministrazione sassanida. Su questo argomento
non occorre soffermarsi adesso, perchè ne riprenderemo l' esame nell' an-
nata seguente, narrando la campagna di Nihàwand con la scorta di tutte
le fonti.
§ 12. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando (il re) Yazdagird fuggì
da Hulwàn nell'anno 19. H. (cfi'. 19. a. H., § 2), i Persiani e la gente
di al-Rayy, di Qùmis [nel Tabaristàn: cfr. Yàqùt, IV, 203; May-
nard Dict., 464-465], di Isbahàn, Hamadzàn e di al-Màhayn [? i due
Mah.? Màhàn, nel Kirmàn: Yàqùt, IV, 405] iniziarono tra loro una
corrispondenza e si riunirono numerosi intorno a Yazdagird. Questo acca-
deva nell'anno 20. H. Allora Yazdagird affidò il comando delle nuove
schiere a Mardàn.sàh Dzù-1-Hàgib, e fece di nuovo inalberare lo (stendardo
nazionale) al-Dirafsik àbiy àn (cfr. 16. a. H., § 16). Le forze persiane
ragunate salirono, chi dice a 60,000, chi dice a 100,000 uomini. 'Ammàr
b. Yàsir [governatore di al-Kùfah nel 2L H.] scrisse al Califfo 'Umar per
informarlo di questi preparativi. Il Califfo voleva assumere in persona il
comando della campagna persiana, ma poi ebbe timore che crescesse (iu-
ta s a r a) la faccenda degli Arabi nel Nagd (a m r a 1 - ' A r a b b i - N a g d
[significato oscuro!]), e altrove. Alcuni gli consigliarono di mandare rin-
forzi dalla Siria e dal Yaman, ma d'altra parte egli ebbe timore che i
G-reci potessero minacciare di nuovo la Siria e gii Abissini dar molestia
nel Yaman. Perciò scrisse alla gente di al-Kùfah, di mandare due terzi
delle loro forze contro il nemico e lasciarne un terzo a difendere il paese:
214.
20. a. H.
12, 13.
scrisse anche alla gente di al-Basrah di mandare un corpo di armati. Poi
disse: « Voglio dare il comando ad un uomo che sarà il primo ad essere col-
« pito dalle lancie » f? versione incerta) ('), e scrisse ad al-Nu'màn b. 'Amr
b. Muqarrin al-Muzaiii. che si trovava con al-Sà-ib ì). al-Aqra' al-Thaqafi,
conferendogli il comando delle schiere: se egli era ucciso, il comando do-
veva passare a Hudzaj'fah b. al-Yamàu, ucciso lui, a Grarir b. Abdallah
al-Bagali. ucciso anche lui. ad al-Mughirah b. Su'bah, e ucciso infine anche
questo, ad al-As'ath b. Qays. al-Nu'màn era allora luogotenente in Kaskar
e suo territorio: alcuni dicono fòsse in Madinah. e che 'Umar lo nominasse
direttamente ed a viva voce (musàfa hat*"). al-Nu'màn partì perciò da
Madinah (Balàdzuri, 302-303).
Nota 1. — Probabilmente «che sia il primo ad affroutare le punte iBirate delle lance.» (cfr. lezione
di abn Nu'a3'm, riferita nella nota e di al-Baladzurii, cioè un comandante valoroso e solerte, che non si
contenti di dirigere da lontano la battaglia (allusione indiretta a Sa'd b. abi Waqqàs: cfr. poc'anzi § 9 1,
ma combatta lui stesso quando occorra in prima fila, e si faccia uccidere come i semplici gregari. Da
ciò la prevista e regolata nomina di altri quattro comandanti.
Questi cenni però sono tutte predizioni e previsioni ab evento, perchè i cronisti orientali non pos-
sono resistere alla tentazione che gli attori dei drammi storici in qualche modo preveggano il futuro e
vi apportino preventivo inmedio. E residuo dei concetti primordiali, secondo i quali il re o capo tribù ha
facoltà divinatorie speciali, dovute all'origine soprannaturale dell'autorità regale. Questo stesso senti-
mento, nelle tradizioni della scuola iraqense, ci ha presentato il Califfo abii Bakr, il quale preordina
il piano di guerra dei suoi innumeri luogotenenti, e assiste al compimento preciso del medesimo, dando
rosi prova di aver tutto previsto, e a tutto provveduto. Se tal non fosse il re, la mente dell'uomo pri-
mitivo non potrebbe acconciarsi a riconoscergli l'autorità regia: guai se si convincesse che tra il re e
un altro uomo qualunque non esiste, nei riguardi della conoscenza e della prescienza delle cose, diffe-
renza alcuna. Abbiamo un senso affine presso i Latini, presso i quali tutto si aspetta dallo Stato, e si
esige che tutto abbia preveduto e disposto.
PERSIA-MESOPOTAMIA ORIENTALE. — La conquista dell'Assiria
(al-Mawsil).
§ 13. — La notizia precisa di al-Balàdzuri, e non contradetta da altri,
tranne da Sayf b. Umar, sulla conquista di al-Mawsil nel 20. H., ci dà
ragione di ritener per vera la cosa. È singolare però come la espansione
araba dalla Babilonide in su verso il nord appaia essersi svolta con tanta
lentezza, se paragonata con gli eventi militari anteriori. Sembra quasi
scorgere o un momento di stanchezza, o una sosta dovuta a varie ragioni
d'equilibrio interno. Gl'invasori arabi erano ben poco numerosi ed il paese,
percorso dalle loro incursioni vittoriose sino a G-alulà-, era assai più vasto
di quanto essi potessero normalmente occupare e difendere con le loro
schiere limitate. I militi musulmani, rammentiamolo!, erano poche mi-
gliaia di uomini ancora imperfettamente disciplinati. Perciò vediamo, dopo
Gralùlà-, una certa tendenza a restringere il campo di azione, e invece di
stabilirsi in al-Madà-in, gli Arabi fi.ssare il loro centro amministrativo in
al-Kùfah. Il moto d'espansione era stato finora quasi esclusivamente ag-
20. a. H.
[PERSIA-ARABIA.
- Precedenti del-
la battaglia di
Nihàwand.l
•215.
§§ 13, 14. 20. a. H.
20. a. H. «M-es.sivo e militare: gli emigrati erano tutti soldati; ma l'onda di emigra-
POTAMI A o- >'-ioiie vera e propria comincio a muover.si soltanto dopo che la notizia dello
RiENTALE.-La vittorie si t'u propagata in tutta la penisola arabica. Per muovere le tribù
r*As*s'iria*(ai- occorsc però un certo tempo, che fu precisamente quello del periodo di
Mawsìi).] sosta nel progresso delle conquiste arabo. Quando le tribù cominciarono a
muoversi dall' interno della penisola verso la periferia ed a premere sui
primi usciti, allora, non bastando i tributi delle terre conquistate a soppe-
rire agli aumentati bisogni, fii necessario mettere a contributo novelle re-
gioni. Così gli emigrati nuovi si unirono ai primi e diedero prineipio alla
nuova e lenta espansione successiva, che evitando però le asperità dei monti
iranici, preferì ditìfondersi prima per la pianura lungo le pendic-i dell'alti-
piano irano-armenico: così fu sottomessa la regione tra il Zagros e il Tigri,
poi Takrit, ed infine al-Mawsil. La conquista di queste regioni fu, come
si disse, lenta, ossia in stretta relazione con il moto d'emigrazione delle
tribù arabe. Dal piano si tentò l'assalto dei monti soltanto quando la parte
pianeggiante tii tutta sottomessa: allora fu giuocoforza dare la scalata al-
l'altipiano iranico ed armenico.
La parte della Mesopotamia in cui sorgeva al-Mawsil era la metà che
apparteneva ai Persiani (eh-. 18. a. H., § 81). Questo spiega come la con-
quista di essa sia avvenuta con le schiere combattenti contro l'impero per-
siano e non con quelle della Siria. Gli Arabi osservarono con singolare
cura le esistenti circoscrizioni amministrative e politiche, e come 'Amr b.
al-'Às neir invadere l'Egitto lasciò a Mu'àwiyah la sottomissione di Ghazzah
ed 'Asqalàn (cfi-. 19. a. H.. §§ 31, 38), così 'lyàd b. Ghanm limitò nel 18. H.
le sue conquiste alla sola metà occidentale della Mesopotamia. Si vede che
su questo punto, per ragioni fiscali sovrattutto, come proveremo ft-a breve,
tra i comandanti regnò sempre perfetta e mai violata intesa. — Vedremo più
tardi, sotto 'Uthmàn, che appena si volle derogare da questo principio e si
unirono, per una conquista le schiere di varie provincie, scoppiarono vi-
vissimi attriti e minaccio di disordini.
§ 14. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Il Califfo 'Umar mandò 'Utbah
b. Farqad al-Sulami nel 20. H. a governare al-Mawsil: 'Utbah aggredito
dalla gente di Nìnawa, espugnò a viva forza il castello che sorgeva sulla
sponda orientale del Tigri. Quindi passò il fiume e prese l'altro castello
a patti: gli abitanti dovevano pagare la gizyah, e quanti preferivano
emigrare potevano farlo liberamente. Nel (territorio di) al-Mawsil 'Utbah
trovò molti paesi (diyàràt) che si sottomisero pagando la gizyah. Egli
conquistò poi al-Marg [Y a q ù t , IV, 488] e i suoi villaggi, il territorio di
Bàhudzra fY a q ù t , IV, 683], Bà'adzra [ Y a q ù t , I, 472], Hibtùn [ Y a q ù t .
21fi.
20. a. H. §§ 14-19.
IL 1931, al-Hivànah, al-Ma'allah liei., IV, 6831, Dàmii-, e tutte le fortezze 20. a. h.
- ■■,. ■/. T^ T T^- ■ ■ , T-. . , /o / ^ -r. T • ,r [PERSIA-MESO-
(ma aqil) dei Kurdi. Di poi si recò a Ba aynàtjia(.'') (cfr. Bakri e Ma- potamia o-
ràsid, s. V.) di Hazzali e la sottomise. RiENTALE.-La
,^'-Ti 'TTi 1 I 1 TX T • 1 in • conquista del-
(Piu tardi) balih b. Ubadah al-Hanidàni. comandante della guarnì- l'Assiria (ai-
o-ione di al-Mawsil. sottomise anche Tali al-Sahàrigah e Salaq bani-1- Mawsil).]
Harrin (Bai a dz uri, 331-332).
Cfr. anche Khaldun, II, App., pag. 107; Athìr, II, 408, lin. 19-24.
§ 15. — (Mu'àfa b. Tàwus, dai dotti di al-MawsiJ). Anche Urmiyah
fu uno dei paesi conquistati dalle milizie di al-Mawsil sotto 'Utbah b.
Farqad, e per un certo tempo il kharàg di quel paese era versato in
al-Mawsil. Lo stesso dicasi di al-Hùr (? forse al-Kharaz, cfr-. Barbierde
Meynard, Dlctionncùre, pag. 220 e nota), Khuwayy [Yàqùt, II, 502] e
Salamàs [id,. III, 120]. Ammettesi però che, secondo alcuni, 'Utbah b.
Farqad espugnò Urmiyah, quando conquistò rAdzarbaygàn (cioè nell'anno
22. H.) (Baladzuri, 332).
§ 16. — (al-'Abbàs b. Hisàm al-Kalbi. da suo padre ibn al-Kalbi, da
suo nonno Muh. b, al-Sa-ib al-Kalbi). Il primo che fissasse la sua stanza
fikhtatta) in al-Mawsil, vi stabilisse gli Arabi, e ne facesse una città
(massarahà), fu Harthamah b. 'Arfagah (o 'Arfagah b. Harthamah:
e-fr. Durayd, 282) al-Bàriqi (Baladzuri, 332).
§ 17. — (Ishàq b. Sulaymàn al-Sahruzùri, da suo padre Sulaymàn, da
Muli. b. Marwàn, da al-Kalbi, da uno degli Al 'Azrah al-Bagali). 'Azrah
b. Qays al-Bagali, luogotenente del Califfo 'Umar in Hulwàn, tentò la con-
quista di Sahruzur [nel Gabal: Yàqut, III, 340; Maynard Dict., 366-
358], ma non vi riuscì. (Più tardi) Utbah b. Farqad al-Sulami (governa-
tore di al-Mawsil) vi fece una spedizione e sottomise la città dopo un breve
combattimento ed a condizioni simili a quelle alle quali si arrese Hulwàn.
1 Musulmani ebbero molto a soffi-ire da punture di scorpioni: quanti erano
punti morivano (Baladzuri, 333).
§ 18. — (Ishàq [b. Sulaymàn al-Sahruzru'i], da suo padre [Sulaymàn],
dai suoi maestri). 'Utbah b. Farqad al-Sul;imi sottomise gli abitanti di
al-Sàmaghàn [distretto della Media, sul confine col Tabaristàn: Yàqut,
III, 364; Maynard Dict., 371] e di Daràbàdz, pattuendo che essi pa-
gassero la gizyah e il kharàg, ed in compenso avessero salva la vita
e i beni, ed avessero libero transito per il paese (Baladzuri, 333-334).
§ 19. — (abù Ragà al-Hulwàni [o al-Fàrisi, il cui nonno fu presente
ad al-Qàdisiyyah : Baladzuri, 269], da suo padre, dai dotti di Sahruzur).
Sahiuzìir, al-Sàmagliàn e Daràbàdz (') furono tutte conquistate da 'Utbah
b. Farqad al-Sulami (governatore di al-Mawsil): egli aggredì anche i Kurdi
• -217. 28
§g 19-21. ^"' ^* **•
20. a. H. ^> li battè lou gravi perdite. Allora scrisse al Califfo 'Umar d'esser giunto
I PERSIA-M ESO
POTAM I A O
con U- sue conquiste ai confini deirAdzàrba_ygàn (e chiese il permesso di
RiENTALE.-La invaderò auclR' questa regione). Umar gliene diede il governo (cioè diede
r°A"s's'irta^(aV '^ ^"" ^'unsouso, e 'Utbah invase l'Adzarbaygàn): al governo di al-Mawsil,
Mawsii).] (li\.nuto ora vacante, il Califfo propose Hart^iamah b. 'Arfàgah al-Bàriqi
(Baladzuri, 334).
XoTA l. — ^al-Balàdzul•i, senzR isnàdl. Sahnizur e tutto il suo distretto non cessò dal restare
unita alla provincia di al-Mawsil, finché ne fu divisa alla fine del Califfato di al-Rasid : allora fu ccsti-
tuita in una provincia separata sotto un proprio governatore, unitamente con al-Sàmaghàn e Daràbàdz.
Il governatore riceveva come salario duecento dirham per ogni kiìrah di al-Mawsil: perciò il novello
governatore di Sahruzfir eVibe una paga di (iO(l dirham (per amministrare i tre luoghi summenzionati)
(Balàdzuri, 334).
SIRIA. — Mutamento di governatori.
§ 20. — Nel mese di Miiliarram dell'anno 20. H. il Califfo Umar no-
minò Sa'id b. 'Amir b. Hidzyam al-Grumahi, governatore di Hims, ma nel
mese successivo di Grumàda I. lo stesso governatore cessò di vivere, con
sommo dispiacere di tutti, perchè si era fatto amare per la bontà del suo
governo. Altri pongono però la sua morte nel 19. a. H. in Qa}sàriyyah,
altri nel 21. a. H. (Hagar, II, 197). Gfr. più avanti §§ 25 e 35 e Ne-
crologio del 21. a. H.
SIRIA-ASIA MINORE. — Prima invasione del territorio greco e spe-
dizione marittima.
§ 21. — (a) Già sotto l'anno 16. TI. (cfr. 16. a. H., §§ 310, 311, 313,
814) raccogliemmo alcune tradizioni, che pretendono dare notizia delle
prime incursioni arabe nel territorio bizantino oltre i confini della Siria.
— Credo che queste notizie siano scorrette e risulta improbabile che gli
Arabi prima ancoi-a di avere sottomesso tutto il piano inesopotamico si
siano slanciati tra i monti che chiudono a settentrione l'altipiano sLrio. —
Le notizie che diamo qui appresso sembrano meglio autenticate e pare che
nel 20. H. avvenisse davvero la prima incursione araba in territorio bizan-
tino al di là dell' Amanus. Ciò va forse messo in correlazione con la cam-
pagna d'Egitto e può essere considerato come una mossa strategica per
dividere l'attenzione dei Bizantini e trattenerli dal soccorrere gli Egiziani.
— È però degno di nota che anche in questa cii"COstanza riappare il Ca-
liffo 'limar per vietare ai suoi luogotenenti d'invadere nuove terre. E quindi
da presumersi che vivente 'Umar non si facessero altre razzie oltre il confine
in Asia Minore.
(6) (al-'Tabari, senza isnàd). Nell'anno 20. H. il generale abù Bah-
riy3^ah 'Abdallah b. Qays al-Kindi fece incursione nel territorio greco in
•21S.
20. a. H. §§ 21-24.
Asia Minore (Ard al-Eùm): si dice perciò che egli sia stato il primo 20. a. H.
o-enerale musulmano che invadesse quella regione. Altri danno il merito di nore. - Prima
essere il primo invasore musulmano dell'Asia Minore a Maysarah b. Masrviq invasione dei ter-
. \ . ritorio greco e
al-'Absi. La spedizione ebbe esito felice, ed i Musulmani ritornarono con spedizione ma-
molto bottino (T abari, I, 2594). rittima.]
Cfi'. Athir, II. 444.
§ 22. — (al-Ya'qubi). Nell'anno 20. H. il Califeo Umar mandò May-
sarah b. Masruq al-'Absi nell' Ard ai-Rum, e questo fu il primo esercito
che entrasse in territorio bizantino. Ordinò anche a Habìb b. Maslamah al-
Fihri di fare una razzia in terra nemica, ma Habib preferì non muoversi,
perchè tra i suoi infieriva una malattia (la peste?): dopo questo evento
'Umar non ordinò più razzie nel Bilàd al-Rùm, ed egli quando gli si
nominavano i Greci, osservava: «Per Dio! Io amerei che il Darb (i passi
« del Taurus) fosse tutto brace ardente tra noi e loro : a noi appartenesse
« quanto è in qua, ed ai Greci quanto è di là ». A lui infatti ripugnava
il battersi contro di loro (cfr. per una simile espressione 16. a. H., § 220;
19. a. IL, § 15).
(In questo anno) egli mandò 'Alqamah b. Mugazziz al-Mudligi con
circa venti navi (a fare una incursione per mare sulle coste dell'Asia Mi-
nore? o nel Mar Rosso?); ma siccome perirono tutti, 'Umar giurò che non
avrebbe mai più permesso ad alcuno dei suoi di navigare sul mare (Y a '-
qubi, II, 178-179).
Sulla antipatia sentita da 'Umar verso il mare e sul suo divieto di
altre spedizioni cfr. 16. a. H., § 329.
Più avanti al § 242 diamo un'altra versione dell'infelice spedizione
marittima del 20. H., dalla quale risulta che si compiesse nel Mar Rosso.
SIRIA (?). — Terremoto.
§ 23. — lal-Ya'qùbi;. In questo anno (20. H.) vi furono vari terre-
moti (violentissimi) quali non si erano mai visti (Ya'qùbi, II, 179).
SIRIA. — Istituzione dei campi militari.
§ 24. — (Cfr. 16. a. H., §§ 307 e segg.). Nell'anno 20. H., dice al-
Ya'qùbi, il Califfo 'Umar fissò le provincie (ma ss ara al-amsàrj, sette
in tutto, ossia al-Madìnah, al-Sàm, al-Gazìrah, al-Kùfah, al-Basrah (la-
cuna), e fissò i campi militari (gannada al-agnàd), ossia Filastin, al-
Gazh'ah. ai-Ma wsil e Qinnasrin (Ya'qiibi, II, 176).
Sulla questione dei campi militari e la loro relazione con loidina-
raento delle provincie e la fondazione delle città i-slamiche di al-Kùfah.
219.
§§ 24, -26. 20. a. H.
20. a. H. al-n;isiali l'd al-Fustàt, discorriamo ampiamente in altro luogo. Cfi-. 16. a. H.,
[SIRIA.- Istituzio- " .p, TX ^n 1 ITU IT V.T 1 1 ■! 11
nedeicampimi- §?f •-^41 e segg.; 17. a. H., §§ 1 esegg., e 21. a. H. K probabile però che
litari.] al-Va'qril>i oi-ri nel porre in questo anno la sistemazione dei campi militari
della Siria. — al-(Jràbiyah. come vedemmo (cfr. 17. a. H., §§ 120, 121) tu
il più antico campo militare in Siria o il suo trasferimento altrove avvenne
più tardi per opera di Mu'àwij'ah, il quale, forse dopo la morte di 'Umar,
nel 23. II., modiiìcò le disposizioni ordinate dal Califfo e preferi all'aperta
campagna del Hawràn, le città fortificate della Sii*ia settentrionale, come
guarnigioni dei suoi militi.
Vedremo più tardi, per esempio, che il gund di Qinnasrin fu fondato
regnante "S'azld I.
o
MESOPOTAMIA-ARMENIA. — Nuove conquiste arabe, e morte di
lyàd b. Ghanm.
§ 25. — (a) Qui appresso sono radunate le ultime tradizioni riguar-
danti la conquista della Mesopotamia, conquista che incominciata nel
18. H. continuò -attraverso tutto l'anno 19. H. e ebbe fine nel 20. H. Le
precedenti tradizioni furono da noi date in due passi (cfr. 18. a. H., §§ So
e segg., e 19. a. H., §§ 42-43), e non occorre i-iassumerle. Nel corso del-
l'anno 20. H. cessò di vivere il primo invasore, 'lyàd b. Ghanm, e il suo
successore immediato, Sa'ld b. 'Amir lo sopravvisse di poco, sicché in questo
stesso anno pare il governo passasse nelle mani di un terzo, il madinese
'Umaja- b. Sa'd, il quale rimase per parecchi anni in questa carica, ossia
sino al 25. H., circa, quando cioè il Califfo 'Uthmàn diede il governo anche
della Mesopotamia a Mu'àwiyah b. abi Sufyàn. 'Umayr tei'minò la con-
quista della provincia, ossia della metà che era stata possedimento bizan-
tino e poi si tenne tranquillo ad amministrare la sua dipendenza attraverso
la quale — come vedremo — passaron ripetutamente spedizioni contro
l'Armenia e l'Asia Minore. — È chiaro dal contesto delle fonti che molte
notizie dei seguenti paragrafi appartengono agii anni precedenti.
(6) fabù Ayj'iib al-Eaqqi al-Mu-addab, da al-Haggàg [b. Yiìsuf] b. abi
Mani' al-Rusàfi [222], da suo padre [Yùsuf b. abi Mani' al-Ru.sàfi], da suo
nonno [abii Mani' 'Ubaydallah ibn abi ZÌ3^àd (Zanàd) al-RusàfiJ). In questo
anno (20. H.) 'lyàd b. Ghanm si recò ad Arzan [Yàqùt, I, 206J e la sot-
tomise alle stesse condizioni di Nasibin: poi penetrò nel Darb e giunse
sino a Badlis [id., I, 626 j: passata quindi questa città si spinse fino a
Khilàt [id., II, 457], il patrizio della quale fece pace con lui. La sua in-
cursione ebbe termine ad al-'Ayn al-Hàmidah, o la fonte amara in Ar-
menia, che egli non oltrepassò. Durante il ritorno affidò al signore di Badlis
20. a. H. i§ .25-27.
la riscossione del khaiàg di Khilàt, la tassa a capo (gamàgimlià), e 20. a. h.
le somme die doveva versare il patrizio di quella città. Rientrato infine Armenia -Nuo-
ad al-Eaqqali, si recò a Hims, di cui 'Umar lo aveva nominato governatore, ve conquiste ara-
li, , ct^ TT be, e morte dì
e poi mori m quell anno stesso, 20. H. ., -^ ^^ ^^^^ ,
Ad 'lyàd b. Ghaiim il CalitTo diede come successore Sa id b. Amir
b. Hidzyam, ma questi morì dopo breve tempo, ed 'Umar nominò allora
Umayr b. Sa'd al-Ansàri ('), (già governatore della G-azirah). Questi espugnò
' Ayn al-Wardah [Y à q ù t , III, 764] dopo un violento combattimento C^)
(Balàdzuri, 176).
Cfi'. poc'anzi § 20.
Nota 1. — Secondo ibu al-Kalbi, 'Dmayr b. Sa'd b. Suhayd b. 'Amr era iiao degli Aws, ma al-
Wàqidi lo chiama 'UmajT b. Sa'd b. 'Ubayd. Suo padre Sa'd peri ad al-Qàdisiyyah, e come affermano
i Knfani, fu uno di coloro che sapevano a niente tutto il Qur-àn (gama'a al-Qur-àni mentre vi-
veva il Profeta (Balàdzuri, 177.
Nota 2. — (al-Wàqidii. Alcuni sostengono che Khàlid b. al-Walid fosse governatore, per 'Umar,
di una parte della Gazirah, ma che Khàlid in un bagno caldo ihammàmj di Amid, o d'altrove, si fa-
cesse ungere il corpo con unguento di cui uno degli ingredienti era del vino, e che perciò 'Umar lo
destituisse. Questa notizia però non è certa (Balàdzuri, 177-178),
§ 26. — (al-Wàqidi, da uno che udì Isliàq b. abi Farwah, da abù Wahb
Daylan b, al-Muwassa' al-Graysàni). Il Califfo 'Umar scrisse ad 'l3^àd b,
Ghanm di mandare 'Umayr b, Sa'd contro 'Ayn al-Wardah, 'Umayr partì
e la sua avanguardia piombò sulle campagne vicine a quella città, e de-
predò i contadini del loro bestiame. Gli abitanti della città chiusero allora
le porte e montarono sulle mura le macchine di guerra (al- ' arràdàt ,
catapulte), che lanciando pietre e dardi uccisero parecchi musulmani. Poi
giunse uno dei patrizi della città ed inveì contro i difensori dicendo: «. Noi
« non siamo pari (cioè non possiam contrastare a) coloro contro i quali
« vi siete battuti! », E poco dopo la città si arrese con un trattato (su Ih)
Balàdzuri, 176).
Si rammenti che varie buone fonti (cfr, 18, a, H,, §§ 85, 86, 88, ecc.)
pongono la presa di Ra's al-' Ayn nel 18, H, — La versione che posticipa
la resa sino al 20, H, sembrami più verosimile: cfi-, più avanti il § 27,
§ 27. — (Amr b. Muli,, da al-Haggàg [b, Yiisuf] b, abì Mani' al-
Rusàfi, da suo padre [Yùsuf b, abì Mani' al-Rusàfi], da suo nonno [abù
Mani' 'Ubaydallah b, abi Ziyàd (Zanàd) al-Rusàfi]), Gli abitanti di Ra-s
al-' Ayn [Yàqùt, I, 731] resistettero ad 'lyàd b, Ghanm, e la città fu presa
soltanto da 'Umayr b, Sa'd, quando era governatore della Gazirah per il
Califfo 'Umar, La città cadde dopo una sanguinosa resistenza, e dopo che
i Musulmani erano riusciti a penetrare in essa d'assalto: gli abitanti ven-
nero allora a patti, con i quali ritennero il possesso della terra, dovettero
pagare la tassa per testa (gizyah ru- usili im) in ragione di quattro
221.
•>7-2y.
20. a. H.
20. a. H.
MESOPOTAMIA-
ARMENIA.-Nuo-
ve conquiste ara-
be, e morte di
'lyàd b. Ghanm.l
oro donne e i loro tigli non tbs-
dinài- per oiascnno, ed ottennero che le
soro tatti prigionieri di guerra.
Disse al-Haggàg: « Ho udito al( imi dotti di Ra*s al-'Ayn ricordare che
« quando 'Uniayr penetrò nella città, gridasse agli abitanti: « Niente timore!
« Niente timore! A me! A me! ». E qu(\sta tu la sicuiià che ottennero »
(Balàdzuri, 17G-177).
Ricordiamo che nel 18. H. 'lyàd b. Ghanm aveva tentato di espugnare
Ras al-'Aj'n, ma dinanzi alla tenace i-esistenza degli abitanti erasi ritirato
(cfi-. 18. a. PT., §, 104, (/): questo fu dunque il secondo tentativo. Rimane
a spiegarsi come e perchè 'lyàd b. Ghanm procedesse sì lentamente nella
sottomissione delle varie città: si astenne egli da regolari assedi e pi-eteri
forse tormentare gli abitanti con perpetue minacce di danni materiali alle
campagne coltivate?
Sappiamo da Yàqùt, III, 7G4, lin, 15, che Ravs al'Ayn è un altro
nome per 'Ayn al-Wardah.
§ 28. — al-HaytJiam b. 'Adi ritiene invece che il Califfo 'Umar, dopo
la morte di lyàd b. Ghanm, mandasse contro Ayn al-Wardah abù Musa al-
A s'ari, il quale razziasse questa città con l'esercito (gund) della Gazirah.
Questa notizia, aggiunge al-Balàdzuri, é data dal solo al-Havtham b. Adi:
mentre è cosa certa che 'Umayr b. Sa'd al-Ansàri espugnò a viva forza
'Ayn al-Wardah, non vi fece prigionieri ma impose agli abitanti il kharàg
e la gizyah (Balàdzuri, 177).
§ 29. — (abu Ayyùb al-Mu-addab al-Raqqi, da abù Abdallah al-Qar-
qasàni, dai suoi maestri). Quando ebbe espugnata Ra's al-'Ayn, 'Umayr
b. Sa'd discese il Khàbùr, e traversando il paese solcato da quel fiume,
assalì Qarqisiyà, gli abitanti della quale avevano mancato ai patti con-
venuti (con 'lyàd b. Ghanm) : essi capitolarono una seconda volta ed alle
stesse condizioni del trattato primitivo.
Da lì 'Umayr mosse contro i Husiin al-Furàt (= castelli lungo il corso
dell' Eufi-ate) e li sottomise l'uno appresso all'altro alle stesse condizioni
di Qarqisiyà, senza incontrai'e grande resistenza in verun luogo: tutto al
più in certi luoghi gli abitanti lanciarono pietre. Quando ebbe terminata
la sottomissione di Talbas (? lettura incerta: cfr. Edrisi, II, 150) e di
'Anàt [? 'Anah?, Yàqùt, III, 694], mosse contro al-Na-ùsah, Alùsah [Yà-
qùt, I. 65], e Hit [id., IV, 997] (^). Quindi s'incontrò con 'Ammàr b. Yàsir.
che in quei giorni era luogotenente del Califfo 'Umar in al-Kùfah ed aveva
mandato una spedizione a razziare il paese al nord di al-Anbàr, sotto gli
ordini di Sa'd b. 'Arar b. Haràm al-Ansàri. Gli abitanti dei suddetti ca-
stelli chiesero ed ottennero l'amàn, o sicurtà completa, ma Sa'd fece ec-
222.
20. a. H.
•29, 30.
cezione per Hit, cui impose la cessione di metà delle sue chiese. 'Umayr
fece quindi ritorno ad al-Raqqah (Bai a dz uri, 178-179).
Dalla menzione di 'Ammàr b. Yàsir che divenne governatore di al-
Kùfah alla fine del 20. E., o più probabilmente nel corso dell'anno 21. H..
si deve dedurre che vari fatti narrati in questi paragrafi vanno posti anche
sotto l'anno 21. H.
Nota 1. — i al-Balà jzuri da alcuni dottii. Colui che conquistò Hit ed i castelli lungo l'Eufrate,
fino ad al-Kufah, fu, si dice, Midlàg b. 'Amr al-Sulami, un lialif dei banii 'Abd Sams, e Compagno
del Profeta. Egli fondò al-liaditjiali [Yàqut, II, 2'22], sull'Eufrate, ed i suoi discendenti si stabilirono
in Hit: uno di essi ebbe nome abii Hàrùu. — Si dice che questo Midlàg era un luogotenente di Sa'd b.
'Amr b. Haràm (perciò la conquista dei castelli dell' Eufi-ate sarebbesi compiuta dalle milizie di al-Kiìfah e
non da quelle della Gazirahì (Balàdzuri, 179).
Le ultime parole del testo confermano quanto si è detto da noi poc'anzi al § 1:5 sulla divisione
delle Provincie tra i conquistatori. Nel caso dei castelli sull'Eufrate l'incertezza tradizionistica proviene
dal fatto che non era ben conosciuto dagli Arabi il punto esatto del confine tra l'impero bizantino e
quello persiano. Cfr. anche § 33,
§ 30. — (al-Haggàg [b. Yùsufj b. abi Mani' [al-Rusàfi]j. Una parte
degli al)itanti di Ra's al-'Ayn (= 'Ayn al-Wardah: cfì'. Balàdzuri, 175,
lin. ult.) abbandonò il paese (dopo la conquista): le terre abbandonate fu-
rono prese dai Musulmani, i quali le coltivarono e le seminarono, dividen-
dole in lotti (bi-aqtà') (Balàdzuri, 177).
Questo fenomeno della migrazione di molti abitanti dopo la conquista
è singolare: lo troviamo ripetuto in molte e diverse circostanze tanto prece-
denti che posteriori agii eventi che narriamo. Un primo cenno ne avemmo
a proposito di Damasco (cfr. 14. a. H., §§ 130, 157), e poi in quasi tutti i
trattati (cfi-. 14. a. H., § 213; IG. a. H., § 286, ecc.) conclusi dagli Arabi
con gii abitanti della Siria e dell'Egitto troviamo esplicitamente messa
la condizione che ai vinti era lasciata libertà d'emigrazione. Il fatto ha
la sua importanza morale oltre che materiale. Non si tratta soltanto di
milizie bizantine, ma della parte più colta e ricca della popolazione, forse
in maggioranza Greci ed ortodossi, che lasciava il paese per non sotto-
stare al governo « barbaro » degli Arabi. Forse in molti vi fu illusione che
l'occupazione araba sarebbe temporanea e che, come tante volto nel pas-
sato, anche ora Bisanzio, l'erede di Roma, avrebbe ripreso possesso delle
sue terre. Agii ortodossi, non più appoggiati dall'autorità imperiale, non
poteva riuscire gradito, in tempi di fanatismo religioso, trovarsi sotto do-
minio anti-cristiano ed in mezzo a popolazioni monofisite, ostili all' orto-
dossia con tutto l'odio lasciato da secolari persecuzioni. Nel posto dei di-
partiti — per lo più greci, ariani e cristiani — vennero a porsi arabi, semiti
e islamici: ciò contribuì alla rapidissima diffusione della nuova fede e a
dare al paese conquistato, sin dai primi tempi, una profonda impronta
arabo-islamica.
20. a. H.
MESOPOTAMIA-
ARMENIA. -Nuo-
ve conquiste ara-
be, e morte di
'lyàd b. Ghanm.]
223.
g§ 31-34.
20. a. H.
20. a. H.
, MESOPOTAMIA-
ARMENIA. -Nuo-
ve conquiste ara-
be, e morte dì
°lyàd b. Ghanm.j
§ 31. — ('Amr b. al-Nàqid, da al-Haggàg [b. Yùsiif] b. abi Mani' al-
Husali, (la suo padre [Yiisuf b. abi Mani' al-Rusàfi], da suo nonno [abù
Mani' Ubaydallah b. abi Ziyad (Zanàdì al-Rusàfi], da Maymùn b. Mihiàn).
Por un torto tempo gli abitanti della (razirali dovettero tornire olio, aceto e
viveri per comodo dei Musulmani nella Cìazirah; più tardi, per un riguardo
di "Umar verso di essi (nazar'*" min?) questo obbligo fu alleggerito, e
ridotto (rispettivamente) a 48, a 24 e a 12 dirham. Ogni uomo che
pagava la gizyah ebbe allora da fare la contribuzione (fissaj di uji
mudd di grano (qamh), due qist di oli(j e due qist di aceto (Balà-
dzuri, 178).
§ 32. — (Mu'àfa b. Ta*ùs, da suo padre Ta-vis, da alcuni dotti). A
proposito delle decime (a'.sàr) di Balad, del Diyàr Rabì'ah [Yàqut, II.
637], e di al-Barriyyah (= parti deserte della Mesopotamia) (') è detto elio
fossero (terre gravate dalle decime), quelle i cui abitatori Arabi si erano
resi musulmani. Alla stessa categoria appartenevano le terre incolte (al-
ma wàt), non possedute da alcvmo e che erano state messe sotto coltura
(dagli Arabi musulmani della Grazirah): e altrettanto delle terre abbando-
nate dai Cristiani, che divenute perciò incolte e coperte di macchie (da-
ghal), erano state cedute in feudo agli Arabi nomadi (Balàdzuri, 180).
XoTA 1. — Forse devesi leggere: al-Bàdiyah (Balàdzuri Add. et Em., pag. 120).
§ 33. — (Muh. b. al-Mufaddal al-Mawsili. dai dotti di Singàr). Singàr
[Yàqùt, III, 158] era un tempo in mano dei Greci: poi avvenne che il
re sassanida Kisra Abarwiz meditasse di uccidere cento Persiani, menati
dinanzi a lui, e colpevoli di essersi ribellati: alcuni vollero intercedere in
prò di questi prigionieri; allora egli ordinò che fossero mandati a Singàr,
città che in quei giorni egli si era prefìsso di espugnare. Per istrada ne
morirono due, e così giunsero a Singàr in soli 98 uomini. Unitisi poi alle
milizie che assediavano la città, prestarono valido aiuto negli assalti e final-
mente l'espugnarono. (Per questo fatto ebbero la grazia); ivi si fissarono
e vi si moltiplicarono.
Quando poi lyàd b. Ghanm fece ritorno da Khilàt, dirigendosi verso la
(Tazìrah, mandò una schiera contro Singàr: la città si arrese a patti (s u 1 h *°),
ed 'lyàd vi mandò a vivere vma tribù di Arabi nomadi (Balàdzuri, 177).
Si noti in questo luogo come per iscusare la conquista di Singàr per
opera di milizie sirie, si spieghi come anticamente appartenesse ai Greci
(cfr. poc'anzi §§ 13 e 29, nota 1).
§ 34. — Alcuni tradizionisti, dice al-Balàdzuri, affermano che Ij^àd
b. Ghanm espugnasse anche uno dei castelli di al-Mawsil, ma questo non
è sicuro (Balàdzuri, 177).
224.
V
<
z
O
_)
CD
<
03
<
M
N
LU
LU
Q
O
Q
cr
LU
O
o
<
(-
a^'
20. a. H. §§ 35, 36.
§ 35. — (al-Balàdzuri, da varie persone di al-Raqqah). Quando morì 20. a. H.
'lyàd b. (rhanm, il governo della Gazirah fu dato a Sa'ìd b. Amir b. armenia.-Nuo-
Hidzyam, il quale costruì la moschea di al-Raqqah e poi quella di al-Ruhà. ve conquiste ara-
Morto lui (il suo successore) 'Umayr b. Sa'd costruì varie moschee uel ly^j b. Ghanm.l
Diyàr Mudar e nel Diyàr Rabi'ah (Balàdzuri, 178).
MESOPOTAMIA-ARMENIA. — Incursione greca ed armena in Meso-
potamia.
§ 36. — (Michele Sirio). In quest'epoca un armeno chiamato David
partì con numerosi [soldati] dalla città imperiale e Valentino, col suo eser-
cito, dalla regione occidentale. Convennero insieme di riunirsi in uno stesso
luogo per tentare un colpo contro i Tayyàyé. Questi, avutone sentore, mar-
ciarono contro Valentino e lo sconfissero.
David, arrivato in Mesopotamia, vide che non c'erano Tayyàyé nel
paese. I suoi soldati commisero un'infinità di misfatti e di delitti. Giun-
sero ad un villaggio chiamato Bayt Ma'dà e incominciarono il saccheggio;
fi soldati] rubavano Toro, l'argento, i beni, il pane, il vino, la carne; col-
pivano i Cristiani, gettavano loro l'aceto e la cenere per le narici per
obbligarli a mostrare le loro ricchezze e i loro nascondigli nel suolo. Non
s'udiva altro che grida di pianto e lamenti, soprattutto delle donne che
essi violavano sotto gli occhi dei loro mariti.
Tito, con le sue genti, vedendo quello che facevano i soldati e che
David non li puniva, andò a trovarlo, e gli disse: « Non ti conviene, poiché
« sei cristiano, di usare la tua spada contro i Cristiani. L'imperatore non
« ti loderà quando saprà che sei entrato nel paese per spargervi saccheggio
* e incendio ». Allora gli ordinò di pi'endere i suoi uomini e di andare e
scacciare quelli che facevano prigionieri gli Armeni. Agendo così, Tito
salvò uji gran numero di persone.
lyàd avendo inteso parlare a Damasco di David Urtàyà aveva riu-
nito le sue schiere e venne ad Edessa. A tale annunzio gli Armeni eb-
bero paura, abbandonarono il loro riparo con tutto ciò che v'era dentro,
e presero la fuga. I Tayyàj'^é si misero ad inseguirli in gran ft-etta; e li
raggiunsero. Li sorprendevano a gruppi di cento o di cinquanta. Allora
David si rivoltò e ordinò all'esercito di rivoltarsi per dar battaglia ai
Tayyàyé. Tito e i suoi occuparono un'ala; l'esercito dei Tayyàyé si pre-
parava a venire alle mani con lui; ma vedendolo accompagnato da uomini
valorosi, l'abbandonarono e marciarono contro David e il suo esercito. David
sentendosi debole chiamò Tito e disse: « Ecco il momento di mostrare il
« tuo affetto per i Romani ». Questi rispose: « Se io ti soccorro, non sarò
225. 29
§§ 86, a7.
20. a. H.
20. a. H.
MESOPOTAMIA-
ARMENIA. - In-
cursione greca
ed armena in
Mesopotamia.|
«soccorso io dal Siguon^ ». I gemiti degl'infelici, le impudicizie riguardo
alle (loime domandavano un tal castigo. David fu ucciso con molti di
quelli che erano con lui. giacché i Tayyàyé non cercavano elio lui; Tito
fuggi ad Amid (Michel Syrien, II, 443-444).
Questo incidente oscuro, ignorato dai cronisti uinsiilnuiui, devo esser
avvenuto circa l'anno 20. H., o forse anche poco prima, perchè Valentino,
di cui si parla in principio, prese le armi contro l'imperatore Costantino III
fra il 641 e il 642 dell'Era Volgare, ossia fra il 21. e il 22. H. Siccome
'lyàd b. Ghanm entrò in Mesopotamia nel 18. H., e probabilmente nella
seconda metà dell'anno, è chiaro che tutto l'incidente può essere caduto
anche entro l'anno 19. 11.
MESOPOTAMIA. — Tradizioni sulla sottomissione dei Taghlib.
§ 37. — Le tradizioni che seguono sul trattamento concesso alle tribù
nomadi cristiane dei Taghlib in Mesopotamia hanno questo di singolare,
che por esso, in via del tutto provvisoria, fu escogitato un accordo diverso
da quello conchiuso con tutte le altre tribù. Come si spiega?
Ricordiamo che in tutto il settentrione d'Arabia, nel cuneo che s' in-
terna in Siria tra la valle del Giordano e quella dell' Buffate, vivevano
soltanto tribù cristiane, le quali rimasero cristiane per quasi un secolo, corno
risulterà da molte notizie che avremo da porre in rilievo durante il do-
minio umayyade. Di queste tribù le nostre fonti non fanno mai parola
durante le conquiste: non ci dicono nemmeno se fossero sottomesse: le igno-
rano totalruente.
Tale fatto singolaie può darci lume indiretto sul trattamento imposto
ai Taghlib. Ritengo cioè, come si è già osservato altrove (cfr. 10. a. H.,
§ 130), che le tribù cristiane del settentrione si trovarono in una condizione
speciale: dopo aver avversato i Musulmani nei primissimi anni dell'Isiàm,
si unirono ad essi, senza mutar di fede, in parte durante e nel resto dopo
la campagna del Yarmùk. Gli Arabi islamici in Siria — come i loro col-
leghi in Persia (cfr. 13. a. H., § 156, nota 6; 14. a. H., §§ 8, 33, nota 1:
16. a. H., §§ 44 e nota, 21G e nota) — permisero ai connazionali non musul-
mani, purché Arabi puri, di schierarsi con loro contro i nemici dell'Islam,
ed è probabile che furono trattati come se fossero Musulmani, senza inda-
gare come la pensassero in questioni di fede. Questo era possibile quando
negli eserciti islamici di conquista i veri musulmani erano una piccola mi-
noranza ed il resto aveva di musulmano il solo nome. Quindi ebbero tutti
i militi dell'Isiàm eguale trattamento da parte dei veri Musulmani, e nes-
suno dei generali di Madìnah pensò mai d'invadere, sottomettere e conver-
226.
20. a. H.
§ 37.
tire quella sterminata regione che forma il Bàdij^ah al-Sàm o Deserto Sirio.
Per h;ngo tempo la regione rimase del tutto indipendente e la conversione
alla nuova fede vi fii graduale e spontanea per effetto del continuo ami-
chevole contatto e delle numerose parentele per via di donna.
Diverso tu il caso dei Taghlib che non si unii-ono ai Musulmani nel-
l'invasione della Mesopotamia, onde fii necessario debellarli. Il fatto però
che essi erano anche arabi puri ed impai'entati con il ramo potente dei
Bakr b. Wàil guerreggianti in Persia per l' Islam, impose ai vincitori mu-
sulmani certi riguardi speciali, la memoria dei quali travisata dalla tra-
smissione interessata dei tradizionisti, è giunta sino a noi nel modo sin-
golare descritto nei seguenti paragrafi.
Diciamo memoria travisata, perchè le notizie date qui in appresso non
possono essere corrette. Si dice che 'Umar imponesse ai Taghlib una doppia
sadaqah: ma ciò ai tempi di 'Umar non significava nulla di preciso. La
sadaqah, o tassa religiosa dei Musulmani, era un'offerta volontaria del
fedele, offerta di cui nessuna prescrizione quranica aveva determinato l'am-
montare. Dimostreremo questo sotto l'anno 23. H. discorrendo dell'ordina-
mento fiscale dell'impero. Orbene è impossibile concepire il doppio d'una
cosa che non ha misura unitaria precisa. — La dicitura rivela perciò ma-
nipolazione dei tempi posteriori, quando si trattò di spiegare il trattamento
speciale concesso ai Taghlib. — È probabile cioè che i Taghlib venissero
trattati come le grandi tribìi dell'Arabia Centrale sottomesse prima da
Maometto e poi da Khàlid b. al-Walid, e venissero obbligate al pagamento
di un lieve tributo, fissato alla maniera araba, perchè la Mesopotamia, dove
vivevano i Taghlib, non era afiiitta da regolare amministrazione fiscale ;
in parte « terra di nessuno » come campo di battaglia tra Bisanzio e Cte-
sifonte, e per una grande parte quasi deserta, non pagava imposte, e non
aveva catasto nelle parti abitate dai Taghlib. 1 primi musulmani non
mettendo impoi'tanza in questioni di fede, non si occuparono che i Taghlib
rimanessero cristiani, mentre le altre tribù arabiche si convertirono; si
creò in tal modo, alla fine del i secolo delia Higrah una anomalia fiscale,
ossia una gi'ande tribù cristiana trattata fiscalmente come se fosse musul-
mana. — I tempi erano allora mutati e passioni religiose feroci dilania-
vano già il mondo islamico: fu necessario spiegare il trattamento speciale
di cui godevano i Taghlib, e la feconda ingegnosità dei legulei trovò la
formola della doppia sadaqah, diventata allora una quantità regolata con
norme abbastanza precise.
Cfr. un esempio già dato in un'annata anteriore, 9. a. 11., § 01, il
preteso trattato con al-Hàrith b. 'Abd Kulàl.
20. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Taghlib.)
227.
§§ 37, 38.
20. a. H.
20. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Taghiib.l
li tiattamentd speciale concesso ai Tag^}ilih fn un atto di accorta po-
litila: la tribù era numerosa e ricca, possedeva immense distese di ottimo
terreno pascolivo in Mesopotamia, e, come tutti gli Arabi, i Taglilib ottimi
maneggiatori di affari, non solo tacevano un grande allevamento di be-
stiami, ma padroni delle rive dell' Eufrate traevano cospicui guadagni dal-
l'intenso traffico commerciale che traversava il loro paese, sia con cara vane,
sia con imbarcazioni sull'Eufrate, dal Golfo Persico al Mediterraneo e
viceversa. Tale era la loro importanza che fu necessario istituire per essi
un vescovado speciale e questa carica fu tenuta dal celebre scrittore siriaco
Giorgio, contemporaneo del poeta al- A kh tal e dei maggiori Califfi umayyadi
(Lammens, Un poète royaì, ecc., pag. 5, e id., Le chantre des Ommiades,
J. A., sèrie IX, toni. IV, anno 1894, pag. 96-98).
Il governo di Madinah nel concedere questo trattamento di favoi'e
aveva sperato di fondere i Taghlib con le altre tribù arabo ed islamizzarli
tutti con quei provvedimenti, di cui si fa parola nei paragrafi seguenti :
ma tale speranza rimase delusa ed i Musulmani dei tempi successivi con-
servarono uno speciale rancore verso i Taghlib, perchè erano rimasti cri-
stiani, pur avendo ottenuto un trattamento di favore. Da ciò sono sorte
molte tradizioni speciali contro di loro, come quelle due attribuite ad 'Ali.
In una il futuro Califfo avrebbe dichiarato di voler massacrare tutti gli
uomini dei Taghlib e rendere schiava tutto il resto della popolazione ta-
ghlibita, perchè nonostante il patto concluso con 'Umar aveva continuato
a battezzare i bambini che nascevano. Un'altra tradizione di spregio all' in-
dirizzo dei Taghlib e messa egualmente in bocca ad Ali, è che tutta la fede
cristiana dei Taghlib si riduceva a bere il vino (cfr. 14. a. H., § 240).
Non è escluso però che la violazione dei patti per parte dei Taghlib
sia pure invenzione tendenziosa di tempi posteriori appunto per spiegare
il privilegio -fiscale di cui godevano. Aggiungeremo incidentalmente che
tale condizione di favore può aver contribuito a lasciare i Taghlib fedeli
alla religione cristiana, jDcrchè niun vantaggio economico avrebbero otte-
nuto dalla conversione.
§ 38. — ('Abbàs b. Hisàm, da suo padre [Hisàm ibn al-Kalbi], da
Awànah b. al-Hakam, e da abù Mikhnaf). 'Umayr b. Sa'd scrisse al Ca-
liffo 'Umar, informandolo che era penetrato nella regione sul versante sirio
dell' Eufi-ate (S i q q a 1 - F u r à t a 1 - S a m i) ed aveva sottomesso ' Anàt e vai'ì
altri castelli dell' Eufi-ate: egli aveva voluto costringere i banù Taghlib di
quella regione a rendersi musulmani, ma si erano rifiutati, e tale era la loro
tenacia che meditavano di emigrare in territorio bizantino: nessun altro
prima dei Taghlib sul versante sirio dell'Eufrate aveva manifestata tanta
228.
20. a. H.
38-40.
tenacia nel resistere: egli chiedeva ora il parere del Califfo, prima di per-
mettere ai Taghlib di andarsene. 'Umar rispose ordinando ad 'Uma^r d'im-
porre ai Taghlib soltanto la sadaqah, doppia però di quella che paga-
vano i Musulmani per ogni bestia matricina e per le terre occupate (e con
questo potevano conservare la loro fede) : se però respingevano questa con-
cessione, doveva muover loro guerra a fondo, finché, o perivano tutti o si
rendevano Musulmani. I Taghlib accettarono le nuove condizioni e sotto-
stettero al pagamento della sadaqah doppia, dichiarando: «Se la gizyah
« non fosse stata identica alla gizyah pagata dai non arabi fa' lag pi. di
ilg) l'avremmo accettata, pur di conservar la nostra religione» fBalà-
dzuri, 182j.
Il concetto che domina in queste tradizioni, la superiorità indiscuti-
bile dell'arabo sopra tvitte le nazionalità, e l'impossibilità che un arabo,
anche non musulmano, sia sottoposto ad un aggravio che lo pareggi alle
popolazioni non arabe dell'impero islamico, è sentimento proprio di un
tempo posteriore a quello di cui discorriamo, vale a dire ci fa scendere a
quell'età — circa la metà del secondo secolo della Higrah —, quando i sud-
diti non arabi dell'impero volevano in tutti i modi affermarsi gli eguali
degli Arabi, di cui si ritenevano sotto tanti aspetti anche superiori. Alla
campagna anti-araba di questi musulmani non arabi, gli Arabi veri con-
trapposero tutta una letteratura per dimostrare che essi ei-ano la prima na-
zione del mondo. Da siffatto stato d'animo sono nate le espressioni delle
pi-esenti tradizioni.
Sulla lotta tra gli Arabi e non arabi avremo a ritornare in appresso:
cfr. intanto quanto ne ha scritto il Goldziher Muhamm. Stud.. I.
101 e segg.
§ 39. — CSaybàn b. Farrùkh. da abu 'Awànah, da al-Mughh-ah, da
al-Saffàh al-Saybàfni). Il Califfo Umar b. al-Khattàb voleva imporre la
gizyah ai Cristiani delle tribù dei banù Taghlib, ma allora questi fug-
girono ed una parte di essi si ritirò nelle contrade più remote del loro ter-
ritorio. al-Nu'màn b. Zurah, o Zur'ah b. al-Nu'màn intercedette allora in
favore dei Taghlib: « Essi .sono Arabi », disse, « ai quali ripugna sottostare
« alla gizyah: sono gente di grande valore, e non è bene che i tuoi ne-
« mici traggano vantaggio da loro contro di te ». 'Umar fu persuaso da queste
considerazioni ed invitò i Taghlib a ritornare nelle loro terre, dichiaran-
dosi sodisfatto, se gli pagavano una sadaqah doppia (Balàdzuri, 181).
§ 40. — fSaid b. Sulaymàn Sa'dawaxh, da Husaym, da al-Mughirah,
da al-Saffàh b. al-MutJianna [al-Saybàni?], da Zur'ah b. al-Nu'màn). Zur'ah
b. al-Nu'màn intercedette presso il Califfo Umar in favore dei Cristiani
20. a. H.
I MESOPOTAMIA.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Taghlib.)
229.
§§ -K-MS.
20. a. H.
20. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Taghiib.]
liaiiù Taglilib. e disse: « È una gente araba, alla quale ripugna (la umi-
« liazione) di pagare la gizyah (la tassa per eccellenza dei non arabi)».
Kssi orano proprietari di campi (hurùth) e di bestiami, ed il Cai iifo vo-
leva esigere da loro la gizyah, ma quando ebbe ragione di temere che
essi si sarebbero allontanati dal paese, pattuì con loro che avrebbe im-
posto una tassa doppia di quella pagata dai Musulméini come sadaqah
per i loro campi ed i loro bestiami, e pose come condizione che non co-
stringessero i loro figli a rendersi cristiani (^) (Balàdzuri, 182-18B).
È notevole che le tradizioni non parlano di piegare i Taghiib con le
armi: si dice solo che sarebbero emigrati se non avevano un trattamento
degno di Arabi.
Nota 1. — Il jìatto riguarilo il battesimo dei figli rimase nullo, come dimostra la seguente tra-
dizione di al-Mughirah : . Il Califlo 'Ali soleva dire: se fossi libero di agire a modo mio con i Taglilib,
«vorrei che si uccidessero tutti i loro uomini atti a portare le armi, e ridurrei alla schiavitù le loro
«famiglie, perchè essi hanno violato il patto, ed hanno perduto la dzimmah (protezione dei Musulmani)
«da quando hanno costretto i figli a rendersi cristiani» (Balà(lzuri, 183).
§ 41. — ('Amr b. Nàqid, da abù Mu'àwiyah, da al-Saybàni, da al-Saffàh
[al-Saybàni], da Dàwud b. Kurdùs). Il Califfo 'Umar concluse un accordo
con i banù Taghiib, dopo che essi ebbero varcato l'Eufi-ate e si accinge-
vano ad emigrare in territorio bizantino, e fissò le seguenti condizioni:
non dovevano battezzare i giovanetti, né forzarli ad abbracciare il cri-
stianesimo contro la loro volontà: dovevano pagare la sadaqah rad-
doppiata.
I Taghiib, aggiunge Dàwùd b. Kurdùs, non hanno la dzimmah (= pro-
tezione dei Musulmani), perchè essi si battezzano secondo la loro religione,
ossia la Ma'mùdiyyah (= il battesimo) (Balàdzuri, 182).
§ 42. — (Saybàn [b. Farrùkh], da 'Abd al-'aziz b. Muslim, da Layth,
da un tale, da Sa'id b. Grubayr, da ibn 'Abbàs). Non si debbono mangiare
le bestie macellate dai Cristiani dei banù Taghiib, non si debbono pren-
dere in moglie le loro donne: 'essi non sono come noi, né appartengono
all'Ahl al-kitàb (Balàdzuri, 181-182i.
Questa tradizione pone in evidenza la posizione singolare dei Taghiib,
cristiani, ma trattati e consideiati come Musulmani. — È un residuo delle
condizioni anormali con le quali si allargò l'Islam nei primi tempi, quando
la fede era l'ultima delle considerazioni da cui erano ispirati gii Arabi
conquistatori.
§ 43. — (al-Husayn b. al-Aswad. da Yahya b. Adam, da ibn al-Mu-
bàrak, da Yùnus b. Yazid al-Ayli, da al-Zuhri). La gente del libro. Ahi
al-Kitàb, non paga la sadaqah sul suo bestiame, tranne i Cristiani dei
banù Taghiib, oppui-e gli Arabi cristiani, tutta la proprietà dei quali con-
230.
20. a. H.
§§ 43-4(5.
sisto in bestiami: questi devono pagare il doppio di quanto pagano i Mu-
sulmani (Balàdzuri, 182). Cfr. § 46, nota 1.
Se questa tradizione è corretta noi abbiamo il documento che prova
come tutte le tribù arabe venissero trattate nello ste.sso modo nei primordi
dell' I.slàm, senza tenere in alcuna considerazione se si convertissero o rima-
nessero fedeli alla religione avita. L'importante era che manifestassero la loro
sottomissione in modo tangibile, con il pagamento cioè d'un tenue tributo.
§ 44. — Le seguenti autorità: al-Wàqidi, Sufj'àn al-Thawri, al-Awzà'i,
Malik b. Anas, ibn abi Laylah, ibn abi Dzib, abiì Hanifah ed abù Yùsuf.
tutte concordano nel dire che dai Taghlib si esigesse il doppio di quello
che si esigeva dai Musulmani, sulle loro tei're, il loro bestiame, ed i loro
beni mobili. Quanto poi ai fanciulli ed ai pazzi, i giuristi delF'Iràq sono
del parere che debbano pagare il doppio della sadaqah sulle terre di loro
})roprietà, ma nulla sui loro bestiami. Invece i giuristi del Higàz esigevano
su ambedue la sadaqah. Tutti affermano che il modo di esigere (s a b i 1
ma y ù kh a dz) le tasse dai beni dei Taghlib è il modo stesso di esigere
il kharàg (sabil mal al- kh a rag), perchè (l'imposta) è in cambio della
gizyah (Balàdzuri, 183).
§ 45, — (Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da ibn abi Sabrah-. da Abd
al-malik b. Xawfal, da Muh. b. Ibràhim b. al-Hàrith). Il Califfo 'Utiimàn
diede ordine di esigere la giz^-ah dai Taghlib, e di non accettare in pa-
gamento se non il decimo dell'oro e dell'argento (dahik dal persiano
d i h yak di ogni dieci uno — cfi-. B a 1 à dz u r i A d d . et E m e n d . e Glos-
sar ium, 41 ), ma poi venuto a sapere con certezza che 'Umar aveva esatto
da loro soltanto il doppio della sadaqah. rinunziò al suo disegno (B a 1 à-
dzuri. 183).
§ 46. — («) (abù Nasr al-Tammàr, da Sarik b. Abdallah, da Ibràhim b.
Muhàgir, da Ziyàd b. Hudayr al-Asadi). Zi\-àd b. Hudayr al-Asadi fu man-
dato dal Califfo 'limar presso i Cristiani dei banù Taghlib per riscuotere
da essi la metà del decimo (= '/'j^) dei loro beni mobili, ma 'Umar vietò
di esigere il decimo dai Musulmani o dai dzimmi che già pagavano il
kharàg (Balàdzuri, 183).
(6) Alle tribù cristiane dei banù Taghlib il Califfo 'Umar imposo
che non battezzassero i loro figli: concesse però che invece di pagare il
kharàg pagassero due volte la tassa, che avrebbero pagata se fossero
stati musulmani, vale a dire per ogni 40 pecore, due pecore invece di
una, e via discorrendo ; e così pure sulle loro terre invece del decimo si
prendesse il quinto (*) (Yùsuf, 68-69) (autorità: al-Saffah, da Dàvvud b.
Kardùs, da 'Ubàdah b. al-Nu'màn al-Taghlibi).
20. a. H.
MESOPOTAMIA.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Taghlib.)
231.
4(i-50.
20. a. H.
20. a. H.
ìmesopotamia.
- Tradizioni sul-
la sottomissione
dei Tagtiib.
Cfr. anche Yahya, 47, liii. 18 e segg., ove è detto che ciò vonisse
concesso lìa 'Umar per i servizi resi dai Taglilib nel combattere i nemici
dell' Ishìm. Cfr. Yahya, 48, lin. 3 e segg., ove si dice però che i Tagidib -
non dovevano abbracciare alcun'altra religione.
Nota l! — Una ragione ili questo modo speciale di spiegare le imposte pagate dai TagJjlili lun-
venne probabilmente dal tatto che fra quei nomadi, prima della conquista araba, non esisteva tassa fon-
diaria, o che perciò i legislatori musulmani, non avevano altro criterio fiscale da applicarsi ai Taglili!)
oltre quello che esisteva nel deserto: si aggiunse solo che si era raddoppiata l' imposta, perchè i Taglilib
non erano musulmani. Tu una tradizione (Yahya b. Adam, da ihn Mubàrak, da YTinus, da al-Zuhri) si
accenna al fatto che tutti gli Arabi nomadi di fede cristiana fossero sottoposti a questo ti'attamento
speciale (Yahya, 46, lin. 15). Cfr. § 43. — Per una tradizione affermante il contrario cfr. il § 48.
§ 47. — (Yahya b. Adam, da Sarik, da Ibrahim b. Mnhàgir, da Ziyàd
b. Hudayr). 11 Califfi) 'Umar mandò Ziyàd b. Hudayr fra i Cristiani dei
banù Taglilib, ordinandogli di riscuotere la metà del decimo (nusf 'usr
ossia il ventesimo) dai loro beni mobili (amwàl), ma gli vietò di tassare
con la decima i Mu.sulmani ed i dzià dzimmah, che pagavano già, il
kharàg (Yahya, 4(5, lin. 16 e segg.).
Balàdzuri, 183. In una glossa si aggiunge che con i « Musulmani »
s'intendono quei Taghlib, convertiti all'Islam.
Se un cristiano taghlibita comperava una terra musulmana, sulla quale
gravava l'imposta del decimo (ard al- 'usr) la tassa veniva raddoppiata;
se però un altro cristiano o ebreo (dzimmi) comperava quello stesso fondo,
doveva pagare invece il kharàg (') (Yiisuf, 69, lin. 10 e segg.).
Nota 1. — Secondo abù Hanifah, se il terreno musulmano comprato da un dzimmi e perciò di-
venuto ard kharàg, ritornava in mano di un musulmano, non si doveva più togliere il kliaràg, e
questo doveva essere pagato dal musulmano come facevano i non musulmani, abù Yùsuf sostiene invece
che la terra doveva tornare a pagare soltanto il decimo, come aveva fatto in principio, quando era in
mano di un musulmano (Yùsuf, 69, lin. 13 e segg. i.
Un esame critico di tutte queste questioni trovasi sotto l'anno 23. H., dove se ne spiegheranno
anche le ragioni.
§ 48. — (Yahya b. Adam, da Hasan b. Sàlih, da ibn abi Layla). I Ta-
ghlib cristiani furono i soli dell' ahi a 1 - dz i m m a h che pagassero (come
tributo) il doppio della s a d a q a h : queste furono le condizioni convenute
nel trattato di sottomissione (Yahya, 10, lin. 9 e segg.; 47, lin. 14-17).
§ 49. — (Yahj^a b. Adam, da Hasan b. Sàlih). Se un cristiano dei
Taghlib abbracciava l'Isiàm, le sue terre divenivano ard 'usr, perchè
prima non erano ard kharàg (Yahya, 10, lin. 18-20; 47, lin. 10-13).
Ai banù Taghlib (cristiani) il Califfo 'Umar impose una doppia tassa
sadaqah invece del kharàg (Yùsuf, 38, lin. 3-4; 78, lin. 10 e segg.).
EGITTO. — La campagna egiziana del 20. H.
§ 50. — Gli avvenimenti principali di questo anno in Egitto furono
la resa della fortezza di Babilonia dopo un assedio, si dice, di sette mesi
232.
Zi), E. n. § 50.
20. a. H.
EGITTO.- La cam-
pagna egiziana
(settembre 640-aprile 641 ) (cfr. §§ 60, 83) nel lunedi di Pasqua, il 9 aprile 641
(=21 Eabi' II. 20. H.) dell'È. V. (cfr. § 150), e la marcia di 'Amr b. al-'As
su Alessandria conquistando per istrada la città di Niqyùs. In questo stesso «^^i 20. H.
anno, o il 17 ottobre 641 [=6 Dzu-1-Qa'dali 20. H.] o l'S novembre 641
[=26 Dzu-1-Qadah 20. H.] (cfr. §§ 162 o 168), capitolò anche Alessandria.
I due eventi importantissimi seguiti ambedue nell'anno 20. H. valgono a
spiegar bene come tante tonti arabe abbiano trasmesso la notizia vaga che
gli Arabi conquistarono Misr nell'anno 20. H. : con la presa delle due città
gli Arabi erano infatti padi'oni di tutto l'Egitto. Sulla cronologia di qviesta
campagna, grazie alle indicazioni di Giovanni di Niq^-ùs, possiamo con-
siderarci relativamente sicuri.
Ciò non toglie però che è opportuno per lo stiadioso, prima di accin-
gersi alla lettura tediosa dei minuti particolari, sovente confusi, contrad-
dittori ed erronei dei seguenti paragrafi, di avere un' idea generale precisa
dell'andamento generale della campagna secondo il consenso delle migliori
autorità. Tale cenn(ì brevissimo fa seguito all'altro che noi abbiamo pre-
posto alle tradizioni dell'anno 19. H. (cfr. 19. a. H., §§ 45 e segg.) per la
parte che riguarda la campagna egiziana.
Gli Arabi, avuti rinforzi d'Arabia, e sconfitti i Greci presso Heliopolis,
avevano iniziato, alla fine dell'anno 19. H. (settembre-dicembre 640 E. V.),
l'assedio della fortezza di Babilonia dopo aver occupato facilmente la città
copta, non vasta, che cii'cuiva la cittadella a nord e ad est, perchè ad oc- -
cidente ed a mezzodì il corso del Nilo, lambendo le mura dell'antica rocca,
la rendevano inaccessibile da quella parte alle armi rausulmane. L'assedio
regolare non fu incominciato prima della fine di settembre 640 È. V. perchè
era soltanto possibile dopo cessata l'inondazione estiva del Nilo. Prima di
settembre l'attesa degli Arabi sul limite estremo del terreno inondato non
può chiamarsi assedio nel vero senso della parola.
Durante questo assedio cessò di vivere Eraclio (11 febbraio 641 È. V.),
e la incertezza politica del governo imperiale in Costantinopoli, fiaccò lo
spirito di resistenza dei Greci, accrebbe la ].assività ostile dei Copti verso
Bisanzio, e indusse alcuni maggiorenti egiziani a trattare con gli Arabi
direttamente senza occuparsi più dei Greci e dell'autorità imperiale. Una
persona, chiamata dalle fonti musulmane al-Muqawqis, ma sicuramente non
il patriarca Ciro, trattò la resa di Babilonia ed il benevolo trattamento dei
Copti, abbandonando i Greci al loro destino.
I difensori di Babilonia, dopo sette mesi d'assedio ossia dalla fine del-
l'estate dell'anno 19. H. (autunno del 640 È. V.), si arresero a patti nel
lunedì di Pasqua, 9 aprile, del 641 È. V. (= 21 Rabi" II. 20. TI.) dopo una
23.3. 30
s 50. ^u> a.* ri*
20. a. H. viva resistenza, neirultima parte della quale, durante l'inverno 640-641,
pagna egiziana gli Arabi debbono aver stretto la cittadella con molta energia da tutte le
del 20. H.| parti, per la magra del Nilo, che permetteva ai Musulmani di circuire
meglio la piccola fortezza.
Non si presti però molta tede alla narrazione musulmana sull'assalto
con le scale, in cui si vuole che tanto si distinguesse al-Zubayr. Il par-
ticolare (taciuto in modo esplicito dal contemporaneo, Giovanni di Niqyùs)
ricorda alcuni particolari sospetti dell'assedio di Damasco, e può essere
accolto solo in un modo generico come la memoria di assalti impetuosi,
che se intimorirono forse i difensoiù di Babilonia, non riuscirono già ad
espugnar la fortezza. Le dimensioni delle mura, giudicate dai pochi resti
tuttora esistenti, rendono molto scettici sul contenuto delle tradizioni mu-
sulmane, mentre l'affermazione esplicita e sicura di Giovanni di Niq3''ù8
che la cittadella si arrese a patti e con l'onore delle armi, pone fine ad
ogni dubbio.
I militi greci si ritirarono da Babilonia e dall'isola, fortificata pure in
parte, di al-Ravvdah, e scesero in barche per il fiume fino a Niqyùs, dove
poi gli Arabi li raggiunsero circa un mese dopo e li cacciarono in fuga
con molta facilità.
'Amr b. al-'As aveva ora aperta la via su Alessandria, dove sapendo
essersi ormai raccolte tutte le milizie greche con l'abbandono di tutte le
altre guarnigioni nel resto del paese, decise di aggredire anche questa
città e così con un colpo solo liberare 1' Egitto dal dominio bizantino. Il
numero scarsissimo delle genti greche gli fece intendere che l'impresa non
era difficile, ed i piccoli scontri che ebbe con alcune schiere bizantine sul
cammino di Alessandria, lo confermarono in tale pei'suasione.
"Amr non errò nelle sue previsioni : avvicinatosi alle mura di Ales-
sandria circa la fine del mese di giugno 641 (metà Ragab 20. H.), in poco
più di tre mesi con pochissima perdita di uomini indusse gli abitanti a
trattare con gli Arabi ed a promettere la consegna della città nelle mani
del vincitore, a condizione che egli concedesse undici mesi di tempo ai
Greci, tanto privati che impiegati del governo, per liquidare i loro affari
nella città e x-itirarsi in territorio bizantino.
Questo trattato veniva concluso il 17 ottobre o l'S novembre 641
(= o 6, o 28 Dzù-1-Qa'dah 20. H.) con l' intervento personale di Ciro che
era ritornato ad Alessandria il 14 settembre, mentre durava ancora l'as-
sedio. Ciro stesso concluse il trattato, attirandosi • però l'odio del partito
imperiale che, non volendo riconoscere i propri torti, gettò la colpa di tutto
sulle spalle del patriarca.
384.
20. a. H.
[EGITTO.- La cam-
pagna egiziana
20. a. H. §§ 50.56.
Tale è lo scheletro della campagna militare dell'anno 20. H. : passiamo
ora a dare per disteso le fonti che porgono i particolari della drammatica
lotta tra oriente ed occidente sulle rive del Nilo. ^e' 20. H.j
EGITTO. — Le tradizioni sulla presa di Babilonia (21 RabT IL 20. II.
= 9 aprile 641 È. V.j e la prima resa di Alessandria (6-28 Dzu-l-Qa dah
20. H. — ll ottobre-8 novembre 641 È. V.).
§ 51. — Non è stato possibile separare le tradizioni sulla caduta di
Babilonia da tutte quelle sulla prima resa di Alessandria, senza violare
in molte fonti l'unità organica del testo, con tagli arbitrari. I due eventi
sono però intimamente connessi tra loro e spesso confusi insieme. Siccome
cadono ambedue nell'anno 20. H., ne è venuta di conseguenza in molte
fonti la notizia che « Misr fu conquistato nel 20. H. »: con il qual termine
« Misr » si comprende complessivamente tutto 1' Egitto e sottintendonsi Ba-
bilonia ed Alessandria. La confusione poi tra Misr (città) e Misr (provincia)
è frequentissima nei testi, che rispecchiano tempi posteriori quando esisteva
una città Misr, la capitale dell' Egitto.
§ 52. — Secondo ibn ' Abd al-hakam la conquista dell' Egitto (fa t h
Misr => la presa di Babilonia?) avvenne nel 20. H. (Mahàsin, I, 21).
§ 53. — Alcune fonti (Khalifah b. Khayyàt) riuniscono la partenza di
' Amr b. al-' As, l' invio dei rinforzi e la presa di Bàb al-Lùq [sic : Babi-
lonia) nel 20. H. (Mahàsin, I. 23).
Il padre Lammens mi scrive che il nome di Bàb al-Lùq [sic) esiste
ancora al Cairo presso la stazione ferroviaria di Hulwàn.
§ 54. — Secondo Isà'denah metropolita siriaco di al-BaSrah, nel 20. H.
'Amr b. al-'As espugnò Alessandria e Misr (Baethgen, 111).
§ 55. — (al-Qudà'i). Misr fu conquistato di venerdì, la nuova luna
(mustahillj di al-Muharram, dell'anno 20. H.
Altri dicono che ciò seguì nel 16. H., com'è riferito da al-Wàqidi.
Altri poi affermano che 1' Egitto con al-Iskandariyj^ah fu conquistato
l'anno 25. H.
Ma i più s'accordano nel dire che ciò avvenne prima dell' ' à m a 1 -
ramàdah, che fu tra la fine del 17. H. e il principio del 18. (Maqrizi
Khitat, I, 294, lin. 12-14).
§ 56. — (a) (al-Kindi, da Yazìd b. abi Habìb). Il numero degli uomini
con 'Amr b. al-'As era di 16,500.
(6) ('Abd al-rahmàn b. Sa'id b. Miqlàs). Quelli che ebbero la loro quota
di bottino nel forte, tra i Musulmani, furono 12,300, essendo successe per-
dite per malattie e per ferite durante l'assedio. C'è chi dice che i Musul-
235.
la prima resa dì
Alessandria.
§§ 50-58. 20. a. H.
20. a. H. mani, i ciuali furono uccisi in quest'assedio, vennero seppelliti ai piorli del
(EGITTO. - Le tra ... ^ . . t-i -a ^ r .■.<-> i i • o i l^^
dizioni sulla pre- t'"'^'' (Maqrizi_ Kh 1 1 a t , I, 29-L, lin. 8-12j.
sa di Babilonia e § 57. — (Lsa b. llammàd). Mentre i Musulmani stavano as.sediando la
tortezza, avvenne che Ubàdali b. al-Sàmit tosse occupato a preoare in un punto
dove era visto dai Greci. Un gruppo di questi decise di sorprenderlo mentre
pregava e di ucciderlo. Uscirono dalla fortezza e si diressero contro di lui.
'[Tbàdah però si avvide del pericolo ed interrompendo la preghiera inforcò il
cavallo che aveva presso di sé e si slanciò sui nemici. (>)uesti spaventati si die-
dero alla fuga, gettando durante la corsa tutti gli armamenti che indossavano,
nella speranza che 'Ubàdah avrebbe perduto tempo a raccoglierli. L'arabo in-
vece non se ne diede pensiero, e li incalzò Hn sotto le muia : qui lo accolse una
]noggia di dardi, che lo costrinse a retrocedere, ma anche questa volta 'Ubà-
dah fieramente disdegnò di raccogliere gli oggetti ])reziosi gettati in terra
dai Greci durante la fuga. Egli ritornò al suo posto e terminò la preghiera. I
Greci poterono perciò uscire di nuovo dalla fortezza, raccogliere la roba get-
tata e rientrare non molestati dentro alle mura ('A b d a 1 - li a k a ra , 92).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 290, lin. 7 e segg.
§ 58. — ('Uthmàn b. Salili, [da ibn Lahi'ah]). Dacché la vittoria tar-
dava ad arridere ad Amr b. al-'As, allora al-Zuba3'r b. al-'Awwàm \otò
se stesso a Dio, nella speranza che in questo modo Dio avrebbe alfine con-
cesso la vittoria ai Musulmani. Egli prese una scala (sullam) ed appog-
giatala alle mura della fortezza dalla parte (detta più tardi) Sùq al-Ham-
màm, montò su di essa ed ordinò ai suoi seguaci di rispondergli e di
venirgli appresso tutti insieme non appena lo avessero udito lanciare il
grido del takbir. al-Zubayr salì la scala con tanta velocità, che arrivò
sul ciglio del muro prima che i Greci se ne fossero accorti, e con la spada
sguainata tenne questi a bada, gridando il takbir: i compagni suoi si
elanciarono allora appresso a lui con tanto impeto ed emulazione che 'Amr
b. al-'As temette di veder rotta la scala per la ressa della gente, e li trat-
tenne dal precipitarsi insieme con soverchio zelo. I diténsori (di quella
parte) della fortezza rimasero atterriti dall'impeto dei Musulmani, e udendo
tante voci gridare il takbir, non dubitarono più che tutti gli Arabi in-
sieme si precipitassero sulla fortezza : si diedero allora alla fuga, ed al-Zu-
bayr con i compagni fece impeto verso la porta della fortezza e l'aprì,
sicché ora tutto l'esercito musulmano irruppe entro la fortezza.
Allora al-Muqawqis ebbe timore per sé e per i suoi, e mandò a chie"
dere ad 'Amr b. al-'As la conclusione di un trattato di pace. Egli propose
che i Copti pagassero (annualmente) due dìnàr per ogni uomo, e la sua
offerta fu accettata ('Abd al-hakam, 92-93).
236.
20. a. H. §§ 58^1.
Cfr. Hubays, fol. 96,r.-97,v.; Suyuti Husn. I. 52; Mahasin, I, 20. a. h.
ti - ■ T^i -1.1. T r,r^r\ i- << [EGI TTO. - Le tra-
11; Maqrizi Khitat. I. 290, Im. 11 e segg. dizioni sulla pra-
L" intriuseca contradizione tra la pretesa espugnazione d'assalto e la sa di Babilonia e
domanda e conclusione di un trattato di pace alle condizioni normali è Alessandria.)
indizio manifesto che la prima parte della narrazione è assai travisata e
esagerata. — Tentativi energici d'assalto, ma non riusciti, intimorirono
i difensori e li indiissero a trattare. La leggenda ha poi amplificato tutto
descrivendo la presa per assalto, ma allo stesso tempo ha dovuto accor-
dare tale sua arbitraria affermazione con il fatto noto e concreto del trat-
tato. Cfr. anche § 70.
§ 59. — (Sa'id b. (rhufayr). Insieme con al-Zubayr b. al-Aw\vàm (')
salirono sulla scala anche Muhammad b. Maslamah, Màlik b. abi Salsalah
al-Salàmi e vari uomini dei bantl Haràm: anche Suràhìl b. Haganah(?)
al-Muràdi appoggiò una scala alle mura della fortezza e precisamente dalla
parte poi chiamata al-Zamàmirah, e montò egli pure sulle mura ('Abd
al-hakam, 93).
Cfi-. Hubays. fol. 97,r.
Nota 1. — iHisàm b. Ishàqi. Secondo quanto credono, al-Zubayr b. al-'Awwàm era di carna-
gione bianca, di bel portamento, non alto, con pochi capelli, ma barba abbondante, e corpo peloso l'Abd
al-liakam . 941.
§ 60. — ('Uthmàn b. Salih, da 'Abdallah b. Wahb, da al-Layth). 1 Mu- ,
sulmani rimasero dinanzi alla porta della fortezza (bàb al-qasr) in tutto
sette mesi. — '[Jtlimàn però aveva udito tradizioni sulla espugnazione
della rocca, attinte da altre fonti, e (narranti la presa del castello) in
modo de] tutto contrario alle tradizioni precedenti ('Abd al-hakam, 94;
cfr. paragrafi seguenti).
Suyuti Husn, I, 52 ; M a q r i z i Kh i t a t . I, 290, lin. 1 7 e segg.
§ 61. — La versione che segue, assai più prolissa, sembra a prima
vista più leggendaria e lontana dalla verità : ma, se l'esaminiamo con
qualche attenzione, veniamo a scoprire che nonostante le sue imperfe-
zioni, gli errori e le confusioni, rispecchia, nelle sue linee generali, la ver-
sione più vicina e più corrispondente alla realtà dei fatti avvenuti. Tra-
luce cioè che la resa di Babilonia in mano agli Arabi fu effetto assai più
di minacce e di trattative lunghe ed intricate, che non di gloriosi fatti
d'arme e d'assalti. La nuova versione fa pure un cenno dell'assalto e del
massacro di una guarnigione greca, ma par quasi una interpolazione arti-
ficiosa per glorificazione degli Arabi i-onquistatori. Erra infatti nel distin-
guere nettamente la resa dell'isola al-Eawdah dalla espugnazione d'assalto
della fortezza di Babilonia. Da Griovanni di Niqyùs sappiamo incontestabil-
2:^7.
§§ (il, t;i. ■ 20. a. H.
20. a. H. mente chv la tortezza di Babilonia non fu presa d'assalto, e quindi la ver-
lEGITTO.-Le tra- . i • . • j- i. il i •
dizioni sulla pre- «lom- nuova e chiaramente una specie di compromesso tra quello che i
sa di Babilonia e i^ioiiisti arabi lianuo inventato e la realtà dei fatti. Questa fu diversa dalla
la prima resa di . •«■•in j i j-
Alessandria 1 prima versione e più simile alia seconda che diamo qui appresso, m quanto
o-li Arabi strinsero e minacciarono la fortezza per quanto era loro possi-
bile, non essendo padroni del fiume, ma operarono sovrattutto con nego-
ziazioni, intrighi e maneggi d'ogni specie, nei quali essi ebbero sicuramente
complici ed ausiliari i Copti. Ciò è provato dal trattato che fu fatto a solo
vantaggio dei Copti e a danno dei Greci. Questi vistisi abbandonati dai
Copti dovettero cedere e si vendicarono, come vedremo, con atti di cru-
deltà verso alcuni Copti prigionieri. Lo svolgimento dell'assedio fu perciò
sovrattutto pacifico e diplomatico.
La seconda versione, che segue, confonde poi il periodo preparatorio
dell'assedio — quello dell'estate del 640 È. V. — con la fine, perchè parla
d'inondazione e di accerchiamento degli Arabi dalle acque del Nilo. Ora,
Babilonia fu presa nell'aprile, quando cioè il fiume è nella massima magra,
e i difensori di Babilonia erano nelle condizioni di massimo svantaggio
ed era più facile accerchiare la fortezza e minacciare l'isola di al-Rawdah,
che le stava allora di fronte. Gli Arabi furono invece contrastati la piima
volta dalle acque, e ridotti alla momentanea impotenza ed inoperosità,
dalla battaglia di Heliopolis ed il principio dell'assedio di Babilonia, ossia
durante tutta l'estate del 640 È. V.
È molto importante osservare come l'al-Muqawqis che trattò la resa
di Babilonia fece, in questa versione, gli interessi dei Copti e si mostrò
ostilissimo ai Greci. Non è dunque Ciro il persecutore dei Copti, ma un
maggiorente copto. La versione distingue lui da al-U'ayrig il governatore
di Babilonia, mentre è noto che altri li confondono insieme (cfr. 19. a. H.,
§§ 56, 63).
§ 62. — ('Uthmàn b. Salili, da Khàlid b. Nagih, da Yahya b. Ay3-ùb,
e da Khàlid b. Humayd, ambedue i quali da Khàlid b. Yazid, da vari
t à b i ' ù n , e fondendo insieme le lox'O notizie, che taluni avevano più co-
piose degli altri [ba'duhum yazid 'ala ba'd"'']. Quando i Musulmani
assediarono Bàb Alyun (al-Yiin?), in questa città v'erano molti Greci,
e maggiorenti (akàbir) e capi dei Copti, e tutti dipendevano dagli or-
dini di al-Muqawqis. Questi si difesero per un mese (salir''", ossia per un
certo tempo, pag. 94, lin. 10; cfr. 19. a. H., § 51, nota 1), ma quando videro
l'impeto e l'energia con la quale i Musulmani si accingevano ad espugnare
la fortezza, e la tenacia, l'ardire e la passione nel battersi, ebbero alfine ti-
more che gli Arabi sarebbero riusciti vittoriosi. Allora al-Muqawqis ed il
238.
20. a. H.
§§ 62, 63.
gruppo dei maggiorenti Copti (notisi l'omissione dei Greci!) uscirono dalla 20. a. H.
porta meridionale della fortezza (bàb al-Qasr al-qibli) e, seguiti da dizioni sulla pre-
molta altra gente che si era battuta contro gli Arabi, si ritirarono sopra sa di Babilonia a
un'isola, dove ai tempi di ibn 'Abd al-hakam era il luogo delle industrie, Babilonia.!
Mawdi' al-Sinà'ah, e tagliarono il ponte che varcava il corso del Nilo (e
univa la fortezza all'isola). Alcuni dotti dell'Egitto ritengono che al-U'ayrig
rimase nella fortezza dopo la partenza di al-Muqawqis. Anche al-U'ayrig
però, quando temette che i Musulmani sarebbero divenuti padroni della
fortezza, montò con tutti i guerrieri e le persone distinte (ahi a 1 - q u w -
wah wa-l-.saraf) sopra le navi ormeggiate presso al forte e si andò a
unire ad al-Muqawqis sull'isola ('Abd al-hakam, 94-96).
Cfr. anche H u b a y s , fol. 97,r. ; S u y ù t i H u s n , I, 52-63 ; M a h a sin,
I, 11-12, che ha la forma al-Ughayrig; Dahlàn Fu tuli, I, 41; Maqrizi
Khitat, I, 290, lin. 19 e segg.
A proposito di detta isola è bene aggiungere la versione di un passo
di ibn Duqmàq, che chiarisce meglio quanto è narrato in questa tradizione.
al-Ra\vdah, dice ibn Duqmàq, è un' isola in mezzo al fiume, circondata
dall'acqua da tutte le parti. Essa giace tra al-Fustàt ed al-Gìzali, e da una
parte in direzione di mezzodì v'è il Dar al-Miqyàs (o Nilometro). Un tempo
era fortificata. Essa contiene giax'dini e frutta, quali non se ne trovano
altrove in alcun sito. Quando 'Amr b. al-'As conquistò Misr, i Greci si
fortificarono nell' isola e resistettero per qualche tempo. Ma quando l'as-
sedio tirò in lungo ed i Greci fixggirono da ^ssa, 'Amr b. al-'As demoli
alcune sue torri e le sue mura. E queste mura la circondavano tutta. —
Anticamente, dice al-Kindi, si chiamava Gazirah al-Sinà'ah e rimase ro-
vinata ed abbandonata sino a quando Ahmad b. Tiìlùn nel 263. H. tornò
a fortificarla per mettervi al sicuro le sue donne ed i suoi tesori (D u q -
màq, 109).
§ 63. — (Yahya b. Ayyùb, da Khàlid b. Humayd). Allora al-Muqawqis
mandò a dire ad 'Amr b. al-'As: « Voi siete penetrati nel nostro paese,
« vi siete messi a combatterci accanitamente, e la vostra permanenza
« nelle nostre terre dura oramai da lungo tempo. Ma voi siete una banda
« e US bah), ed ora è imminente la venuta dei Greci (si noti che trattano
« sempre i soli Copti!), che hanno raccolto (grande numero di) uomini ed
« armi e si accingono ad assalirvi. Allo stesso tempo questo (fiume) il Nilo
« vi ha circondati da tutte le parti e voi siete prigionieri nelle nostre mani.
« Mandateci perciò alcuni vostri uomini, dai quali possiamo udire le vostre
«■ proposte, e forse la faccenda potrebbe combinarsi tra noi in modo a voi
« conveniente. Cosi porremo fine alla guerra, prima che i Greci vi piom-
23i). '
§ 63.
20. a. H.
20. a. H.
[EGITTO. • Le tra-
dizioni sulla pre-
sa di Babilonia e
la prima resa di
Alessandria.)
« bino addosso: allora i discorsi non vi saranno più di verun vantaggio e
« \(pÌ potreste pentirvi, se la l'accenda riuscisse contraria a ciò che avete* cer-
« cato e sperato ». Quando giunsero gli ambasciatori di al-Muqawqis, 'Anir
b. al-'As li imprigionò por due giorni e due notti, sicché al-Muqawqia in-
cominciò a temere per loro. « Credete tbi'se », egli disse ai compagni, « che
« gli Arabi abbiano ucciso i miei ambasciatori, e che ciò sia permesso
« dalla religione? ». Scopo però di 'Amr b. al-'As era che gli ambasciatori
vedessero e conoscessero le condizioni del campo arabo: ottenuto questo,
egli li rimandò con il messaggio che tra loro era possibile soltanto una
delle tre cose: o conversione all'Isiàm, o pagamento della gizyah, o
guerra a morte.
al-Muqawqis, appena ritornati gli ambasciatori, li interrogò sulle con-
dizioni del campo musulmano ed essi gli fecero la seguente descrizione:
«È gente che ama la morte più della vita, e l'umiltà più della gloria:
« nessuno aspira al possesso di beni terreni. Quando si riuniscono a consiglio
« si seggono sulla polvere; e pongono le loro vivande sulle ginocchia. Il
«loro capo (amir) è come uno qualunqvie degli altri, né si conosce chi
« di loro sia di rango più elevato, e quale d'infimo stato: il signore non
« si distingue dal servo. Quando è l'ora della jjreghiera, nessuno si tiene
« addietro e si lavano tutti con l'acqua. Durante la preghiera mostrano la
« massima umiltà ». al-Muqawqis ed i suoi rimasero turbati da siffatta de-
scrizione e compresero che era impossibile resistere a uomini simili: urgeva
quindi concludere la pace con loro, mentre erano ancora circondati dalle
acque del Nilo, perchè dopo (ritirate le acque) sarebbero divenuti padroni
del paese. al-Muqawqis rimandò quindi i suoi ambasciatori per insistere che
i Musulmani inviassero alcuni rappresentanti a trattare possibilmente la
pace con reciproco vantaggio. Allora 'Amr b. al-'As scelse dieci uomini,
fra i quali 'Ubàdah b. al-Sàmit. — Sa'id b. Grhufayr afferma che 'Ubàdah
b. al-Sàmit era uno dei dieci arabi, che alla comparsa dell'Isiàm misuravano
dieci palmi in altezza (^), — e li mandò al campo di al-Muqawqis ('Abd al-
hakam, 96-96).
Cfr. Su3"ùti Husn, I, 63; Hubays, fol. 97, r. e segg. ; Butler,
256 e segg.; Maqrìzi Khitat, I, 290, lin. 24 e segg.
Il fatto delle trattative lunghe e difficili è sicuramente storico, ma i
particolari, specialmente gii elogi degli Arabi e la descrizione dei loro in-
tenti scevri d'interesse personale, sono aggiunte e ricami di età posteriori,
che ricordano le discussioni alla vigilia della battaglia di al-QàdisÌ3'yah
(cfr. 14. a. H., §§ 66 e segg.; 16. a. H., §§ 9, 31 (e), 69, 60, ecc.). È un tema
tradizionistico che si ripete a sazietà. Si ritrova anche nel paragrafo seguente.
240.
^^Wf^'
k
<
z
LU
ce
o 5
o
ce
ce
<
X
<
a
<
o
05
U5
UJ
ce
Q-
<
z
o
co
<
in
3
S
20. a. H.
§§ 63, 64.
Nota 1. — La tradizione ama rilevare che gli uomini da essa preferiti erano di statura eccezio- 20. a H.
naie: cosi ci rappresenta l'eroe bagilita GarTr b. 'Abdallah icfr 14. a. H., § 5, nota 2), che tanto si [EGITTO. - Le tra-
distinse nella Babilonide, cosi è pure descritto il Caliifo 'Umar (cfr. sotto l'anno 23. H. la descrizione dizioni sulla pre-
personale del Califfo nella necrologia^ sa di Babilonia e
§ 64. — CUthman b. Sàlih, [da Khàlid b. Nagìh, da Yahya b. Ayyùb. Alessa^l^dria^r
e da Khàlid b. Humayd, ambedue i quali da Khàlid b. Yazìd, da vari
tabi 'un]). 'Amr b. al-'As ordinò che 'Ubàdah b. al-Sàmit parlasse a nome
di tutti, e ritornasse a profferire l'accettazione di una delle tre proposte,
o conversione all'Isiàm, o pagamento della gizyah, o guerra a morte.
Gli ambasciatori montarono sopra alcune imbarcazioni e giunsero alfine
presso al-Muqa\vqis. Questi rimase tiu'bato vedendo Ubàdah b. al-Sàmit
che aveva la pelle molto scura (aswad) e chiese che un altro degli am-
basciatori gli rivolgesse la parola, ma tutti gli Arabi gii fecero sapere che
« questo nero è migliore tra noi per consiglio e dottrina: è il nostro capo
« (sayyid) e il piìi eccellente tra noi...: noi ci sottomettiamo in tutto al
« suo parere ed ai suoi ordini. . . ». Quando al-Muqawqis tornò ad insistere
(stupito) che un uomo nero come 'Ubàdah potesse essere il loro capo, gii altri
Arabi ripeterono le loro precedenti assicurazioni con insistenza anche mag-
giore, e dissero: « Tra noi nessuno ha ripugnanza per il (color) nero (della
« pelle) ». al-Muqawqis acconsentì alfine a sentire il discorso di 'Ubàdah, ma
non celò il fatto che il colore della sua pelle gii ispirava terrore. 'Ubàdah si
affrettò ad informare al-Muqawqis che nel campo arabo aveva lasciato mille
compagni tutti assai più neri di lui (^), e che gii avrebbero ispirato terrore
an( he più vivo. Poi continuò il suo discorso esponendo i motivi che sospin-
gevano gii Arabi alle conquiste: non era passione di bottino, perchè nessuno
si curava di esso, fosse un qintàr (quintale) d'oro, o fosse un solo dirham.
A loro bastava aver di che saziare la fame e coprire le proprie nudità,
in tutto il resto cercavano una cosa sola, compiere gii ordini avuti da
Dio per il tramite del loro Profeta. Se guadagnavano un qintàr d'oro,
lo .spendevano tutto per la causa di Dio. Udendo questo discorso al-Mu-
qawqis confessò ai propri compagni che le parole di 'Ubàdah gl'isph-avano
anche più timore dell'uomo che le aveva ] ronunziate ; poi volgendosi ad
Ubàdah ripetè che i Greci si preparavano a mandare contro gii Arabi un
esercito irresistibile per numero e per valore, che certamente avrebbe so-
praffatto i Musulmani. « E voi. siete ora in grandi strettezze per mancanza
« di viveri, mentre noi abbiamo compassione per la vostra debolezza e per la
« scarsità di provvigioni nelle vostre mani ». Perciò egli offiiva di dare due
(1 i n à r ad ogni milite musulmano, cento al loro capo e mille al loro ca-
lififo, perchè si fossero ritirati dall'Egitto. 'Ubàdah b. al-Sàmit rispose che
la prossima vonuta dei Greci non intimoriva affatto gli Arabi, perchè nella
241. 31
S H4.
20. a. H.
la prima resa di
Alessandria.!
20. a. H. peuiìiore ipotesi otterrebbero quello che era il massimo loro desiderio, mo-
|EGITTO.-Le tra- ^. " " , ^ . ,. ,,. , . . ,, ,,
dizioni sulla pre- '">' "^'' ^'ammmo di Dio, ed m ogni altra avrebbero carpito un grande
sa di Babilonia e bottino. Egli toniò quindi ad esporre le condizioni dei Musulmani perla
pace, lasciando ad al-Muqawqis la scelta fra le tre proposto, già riferite,
di 'Amr b. al-'As.
al-Muqawqis si consultò con i suoi compagni e chiese a loro su avieb-
bero accettato una di quullo tre condizioni, ma trovò tutti irremovibili nel
respingere le due prime, perchè non potevano né abl)andonare il Cristia-
nesimo, per seguire « la fedo di un uomo che non conoscevano », né di-
ventare nel proprio paese i servi di un'altra gente. al-Muqawqis fece il
possibile por indurre i suoi a cedere, ma non vi riuscì, e dacché 'Ubàdah
b. al-Sàmit non voleva fare altre concessioni, le trattative furono rotto.
al-Muqawqis ordinò di tagliare il ponte che univa l'isola ad al-Fustàt; e
cosi abbandonò al loro destino tutti i Copti ed i Greci che in grande nu-
mero si trovavano ancora nella fortezza, al-qasr. Allora i Musulmani
ripresero l'offensiva ed assalirono la fortezza con tanta energia che alfine
se ne impadronirono, massacrandovi moltissima, gente, e facendo innume-
revoli prigionieri. Tutte le imbarcazioni però erano state ritii-ate ed ormeg-
giate sull'isola (dove stava al-Muqawqis), e gli Arabi si trovarono ora cir-
condati da tutte le parti dalle acque del Nilo senza poter avanzarsi verso
il Sa'ìd, né dirigersi verso alcun altro luogo (perché privi d'imbarcazioni).
— al-Muqawqis rivolse ora un nuovo appello ai suoi, citò il destino toccato
ai compagni nella fortezza, ed espresse il timore che, se ora non venivano
a patti con gii Arabi sarebbero stati costretti a cedere ai medesimi a con-
dizioni anche peggiori. « Obbeditemi perciò », egli disse, « prima che non
« abbiate ragione di pentirvi! ». Egli insistè perchè accettassero di pagare
la gizyah, e la sorte toccata ai difensori della fortezza diede tanto peso
alle parole di al-Muqawqis che i Copti alfine accettarono i suoi consigli, e
furono mandati nuovi ambasciatori ad 'Amr b. al-'As per trattar la paco
sul pagamento della gizyah, e chiedere un congresso per discutere tutte
le condizioni.
'Amr b. al-'As interrogò i compagni, ma trovò che essi imbaldanziti
dalla presa della fortezza non volevano più parlare di trattati di pace, ma
pretendevano una resa incondizionata, con la cessione di tutto qual preda
assoluta, come il castello già espugnato. 'Amr b. al-'As non approvò tali
pretese: egli addusse le istruzioni avute dal Califfo sulle tre diverse con-
dizioni da of&'ii-e al nemico, e dacché questo ne accettava una, bisognava
accogliere la domanda di al-Muqawqis: allo stesso tempo insistè sulle loro
condizioni precarie, circondati come erano dalle acque del Nilo e nell'im-
■-•42.
20. a. H.
64, 65.
possibilità di muoversi. Con questi argomenti Amr ottenne alfine il con- 20. a. H.
,.,,,., .,,,.• 1 [EGITTO.. Le tra-
■senso dei eolleghi ed apri trattative per la pace. dizioni sulla pre-
Le condizioni che furono alfine accettate da ambedue le parti consi- sa di Babilonia e
stevano dei seguenti patti: tutti i Copti dell'Egitto tanto superiore che Alessandria,
inferiore dovevano sottostare ad una tassa annua di due dìnàr per testa,
senza distinzione di classe, purché avessero' raggiunto l'età virile. La tassa
non cadeva però né sui vecchi decrepiti, né sui fanciulli adolescenti non
ancora maggiorenni, né sulle donne. I Musulmani dovevano occupare mili-
tarmente tutto il paese, e gii abitanti si obbligavano a dare ospitalità per
tre giorni ad ogni musulmano che traversava il paese. Ai Copti rimaneva
il possesso delle loro terre (1 a h u m a r d u h u m . . . , ecc.) e dei loro beni
(amwàl), e nulla di ciò doveva essere tolto.
Questi patti furono conclusi con i Copti in particolare (kh a s s a t " °)
fvale a dire escludendo i Greci ed il governo greco), ed allo stesso tempo
si procede a fare il computo in particolare (khàssat"'') di quanti erano
i Copti adulti, sui quali cadeva la gizyah; e si trovò, dopo compilati i
registri scritti, che ammontavano a 6,000,000: la gizyah quindi arrivò a
12,000,000 di dìnàr all'anno ('Abd al-hakam, 95-103).
Cfr. Hubays, fol. 98, v. e segg.; Suyiiti Husn, I, 53-56; M alia-
si n, I, 13-19, dove si dice, sull'autorità di ibn Lahi'ah, che i tassati erano
8,000,000; Dahlàn Futiih , I, 42-45; Maqrìzi Khitat, I, 291, lin. 3;
293, lin. 8.
Nota 1. — A spiegazione di tutti questi pai-ticolari rammentiamo come gli Arabi si compiaces-
>iero di chiamarsi neri e che in genere descrivessero i non Arabi come «rossi» (liamrà-) (cfr. Indice
ilei volumi I e II degli Annali). Il color scuro prodotto dalla potentissima luce del sole riflessa sulla
superficie fiammeggiante del deserto, era appi-ezzato dagli Arabi come indizio di forza e di resistenza
alle intemperie: era prova di virilità e di lunga esperienza del deserto. Il Butler, ignaro di tale senti-
mento degli Arabi, ha interpretato il passo come se 'Ubàdah fosse di origine negra ed africana (pag. 256-
257), e non avverte che 'Ubàdah era un madinese, puro sangue arabo, della tribù dei banu 'Amr b. 'Awf '%
b. al-Khazrag, ed uno dei dodici naqib eletti, secondo la leggenda, al grande convegno di al-'Aqabah
prima della Higrah. Nulla perciò di più nobile e di più genuinamente arabo!
§ 65. — ( Yahya b. Ayyub, e Khàlid b. Humayd). al-Muqawqis pattuì
con 'Amr b. al-'As che i Greci dimoranti in Egitto potessero o rimanere
o andarsene liberamente : chi rimaneva do\eva sottostare alle medesime
condizioni dei Copti. Anche quelli che dimoravano in Alessandria e nei
dintorni dovevan pagare le tasse sui beni (màluhu muftarad 'alayhi)
[posseduti in quella parte d' Egitto, dove dominavano già gii Arabi — questo
patto, è chiaro, fu stipulato prima della conquista di Alessandria]. al-Mu-
qawqis ottenne inoltre da 'Amr b. al-'As il permesso di mandare il testo del
trattato all' imperatore (m a 1 i k a 1 - R ù m) prima che entrasse effettivamente
in vigore. La risposta di questo deluse tutte le speranze di al-Muqawqis:
24.3.
g ^ • 20. a. H.
20. a. H. fErac'liol respingeva pionamonte il trattato ed inveiva contro al-Muqawqis,
'^Jì'zTJnTsuiìapre- perchè avcndo con so lOO.lìOO soldati greci veterani e forniti di tutto, si
sa di Babilonia e ,,,.j^ vilmente sottomesso ad un pit-colo esercito di 12,000 Arabi ('). — al-Mu-
la prima resa di .,, ì.-j. •■j- j. j.
Alessandria! nawnis sdegnato per questa risposta, propose ai suoi di non tener conto
vi'iinio dell'imperatore e di stipulare definitivamente il trattato con gli
Arabi. Ottenuto il consenso dei suoi, si ircò da 'Amr b. al-'As, gli lesse la
risposta dell'imperatore e gli propose di l'are a meno della sanzione impe-
riale e di mettere in esecuzione il trattato concluso tra loro. al-Muqawqis
chiese inoltre di essere incluso egli pure nel trattato, promettendo che
egli ed i Copti avrebbero adempiuto integralmente i patti del medesimo.
al-Muqawqis chiese ad 'Amr b. al-'As anche altre due concessioni: primo
di combattere i Greci senza tregua finché li avesse ridotti schiavi « perchè
« quando ho dato a loro un buon consiglio, mi hanno accusato d'essere un
« traditore»; secondo, che quando moriva venisse sepolto in. . . (nel ms. due
parole non punteggiate, una delle quali da leggersi forse Yuhannas
perciò alludesi probabilmente ad una chiesa dedicata a San Giovanni) in
Alessandria. [Nel testo di al-Maqrizi è stampato: nel ponte di Alessan-
dria, Gisr al-Iskahdariy3'ah] (cfi-. Butler, 477).
'Amr b. al-'As accettò tutte le domande di al-Muqawqis, ma chiese che
i Copti assumessero anche la manutenzione e l'amministrazione a loro spese
di tutti gli al-gisrin (? i due ponti?: cfr. Eutychius a § 91) degli
a 1 - a n z a 1 , l'ospitalità ai Musulmani (a 1 - d i 3- a fa h), i mercati (a 1 - a s w a q)
ed i ponti (al-gusùr) tra Fustàt ed Alessandria. — E così fu fatto ('Abd
al-hakam, 103-106).
Cfi-. Hubays, fol. 99,r.; Suyùti Husn, I, 56-57, dove leggesi abù
Hanas come nome del luogo dove al-Muqawqis voleva esser sepolto. Ma-
hàsin, I, 19-20; Dahlàn Futuh, I, 46; Maqrizi Khitat, I, 293,
lin. 5 e segg. Cfi-. più avanti § 72.
Nota 1. — Il Butler fa di questo incidente uno dei punti toudameutali della sua ricostruzione
della conquista e gli dà persino un posto nello schema cronologico della campagna (cfr. 18 a. H., § 17.5,
n. 8, e Butler, pag. •258 e segg.i e v' intesse nella parte narrativa una specie di i-omanzo storico, :i
cui manca, io credo, ogni base, per la semplice ragione che l'al-Muqawqis della resa di Babilonia non
può essere Ciro, ma un suo dipendente, forse un copto, o un greco in simpatia con i Copti. Se il ne-
goziatore della resa di Babilonia non è Ciro, tutta la ricostruzione di Butler, in questo punto, cade m
terra, e scompare ogni ragione, perchè il trattato dei Copti venisse sottomesso all'approvazione di Eraclio.
Le difficoltà cronologiche in cui cade il Butler e che viziano la sua ricostruzione, sono evidenti e con-
fermano sempre più il nostro convincimento che la notizia sia falsa ed effetto d'una confusione fatta dagli
Arabi tra eventi diversi. Per accettare infatti il particolare del trattato da sottoporsi all'imperatore Eraclio,
il Butler, è costretto ad anticipare la conclusione dell'accordo al primo mese dell'assedio, ossia all'ottobre
del 640 dell' È. V. Ciò gli è imposto dalla morte di Eraclio avvenuta nel febbraio del 641 e dalla considera-
zione che occorreva molto tempo, perchè il testo del trattato venisse portato sino a Costantinopoli, rinne-
gato da Eraclio e Ciro, caduto in disgrazia, venisse richiamato dall' Egitto .come traditore dell'impero.
A comporre tale versione il Butler è stato assistito da una imperfetta intelligenza del testo arabo,
nel quale ha interpretato letteralmente l'espressione salirai, che noi abbiamo invece osservato essere
•244.
20. a. H.
§§ 65, 66.
mi termine generico per indicare un certo spazio di tempo e non mai « un mese » ^ct'r. poc'anzi 19. a. H.,
g 51, nota li. Partito su questa falsa riga, il Butler sforza la narrazione del nostro testo e v'introduce
avvenimenti, a cui non v'è in esso allusione alcuna. Cosi durante la lunga attesa della risposta di
Eraclio, tra le due parti dinanzi a Babilonia, regna una specie di tregua, e quando viene alfine il rifiuto,
la deposizione di al-Muqawqis (Ciro;, e la sua partenza, le due parti riprendono le armi e si viene alfine
alla caduta di Baliilonia come è narrata nel testo di il)n 'Abd al-hakam.. Quindi nuovo trattato concluso
da Giorgio, governatore di Babilonia e non da al-Muqawqis, che era già di ritomo a Costantinopoli. Lo
stesso Butler (pag. 272, nota lì si rende conto in parte delle grandi difficoltà di siffatta ricostruzione
e non avverte che esse gli provengono dalla sua tesi errata che al-Muqawqis sia sempre Ciro e dall'aver
voluto seguire troppo letteralmente ibn 'Abd al-liakam e non rimanere piii fedele a Giovanni di Niqyiìs,
che sembra dare all'assedio di Babilonia un carattere pacifico e senza i drammatici incidenti di eroici
assalti.
Per trovarsi nel vero bisogna prendere come fondazione storica la narrativa di Giovanni di Niqyus,
ed adattarvi la narrazione di ibn 'Abd al-hakam, sopprimendo in questa tutti gli elementi leggendari
e glorificatori dei Compagni del Profeta.
Non è logico che i Copti, nel fare un trattato con gli Arabi, si riserbassero di sentire il parere
ed avere l'approvazione di Eraclio. E chiaro che Eraclio l'avrebbe respinto. Nel testo di ibn 'Abd al-
hakam si parla d'un solo trattato e non di due. Ciro al principio dell'assedio di Babilonia era forse in
Alessandria e le fonti bizantine ignorano questo trattato respinto da Eraclio e la deposizione di Ciro
per effetto di esso. La disgrazia di Ciro, avvenuta prima della morte di Eraclio, in Costantinopoli, fu
effetto dello sdegno dell'imperatore, già malato e divenuto irascibilissimo, per l'indirizzo disastroso della
campagna egiziana in generale. Il testo bizantino (cfr. 19. a. H., §§ 67 e segg.ì esclude assolutamente ogni
cenno di trattato di resa di Babilonia: Ciro cade in disgrazia perchè vuol farsi lui iniziatore d'un trattato
con condizioni, che Eraclio considera impossibili, e ohe nulla assolutamente hanno che fare con il trat-
tato, di cui è menzione nel testo di ibn 'Abd al-hakam.
Appena morto Eraclio, Ciro tornò in favore e fu rimandato in Egitto ; prova che in Costantino-
poli non fosse considerato come un traditore, e che la sua disgrazia fosse effetto soltanto d'un risenti-
mento personale di Eraclio. L'accusa di tradimento gli fu fatta piii tardi dopo il trattato di Alessandria,
il solo che egli concludesse, e per il quale si recò appunto sino a Babilonia per stipularlo con 'Amr
b. al-'As. Da ciò la confusione del trattato di Alessandria con la resa di Babilonia, e l'accusa di tradi-
mento affibbiatagli dopo la resa di Babilonia, con cui egli nulla ebbe che fare, mentre va ritardata a
dopo il trattato di Alessandria. Allora l'accusa tanto lo afflisse, che ne mori.
Il Butler ha scritto un libro attraentissimo sulla conquista dell' Egitto, ma in alcune parti è troppo
evidente lo sforzo suo di rendere pittoresco il racconto con l'inclusione di materiali leggendari, e così
pure il desiderio di colmare le lacune, dovunque è possibile, con materiali anche poco sicuri.
Se si esamina bene il testo di Giovanni di Niqyiis al § 162, vediamo quello che può essere con-
siderato come l'origine di questi errori. — Infatti Ciro concluse con 'Amr una tregua di undici mesi
prima della resa di Alessandria, e si riserbò di sentire il parere e di avere la sanzione di Eracleona, il
giovinetto imperatore. — Questi fu deposto e mutilato poco tempo dopo e il trattato di resa di Ales-
sandria non ebbe mai la sanzione di Eracleona: il suo successore Costante può forse aver rifiutato di
dare ad esso la sua sanzione. Da ciò tutti gli errori dei cronisti che hanno come al solito anticipato
ogni cosa al tiattato di Babilonia.
§ 66. — (Da altri tradiziouisti oltre Umar [sic]). In questo modo i
Copti divennero ausiliari (a'vvàn) dei Musulmani. — Si dice che al-Mu-
qawqis stipulò con 'Amr b. al-'As il trattato che regolava la sorte dei Greci
in Egitto, mentre Amr a.ssediava Alessandria ('Abd al-hakam, 106).
Ecco una prova della confusione tra la resa di Babilonia e quella di
Alessandria. Di questa fu negoziatore principale al-Muqawqis {— Ciro) e
non quello che trattò la resa di Babilonia.
Forse si può dedurre da questa e da altre tradizioni che con la resa
di Babilonia i Copti obbligaronsi a parteggiare attivamente ed aperta-
mente con gli Arabi.
Su3"ùti Husn, I, 57; Maqrizi Khitat, I, 293, lin. 32 e segg.
20. a. H.
[EGITTO. - Le tra-
dizioni sulla pre-
sa di Babilonia e
la prima resa di
Alessandria.!
•245.
la prima resa di
Alessandria.]
g§ (17-70. 20. a. H.
20. a. H. I 67. — (al-Balàdznri, senza isnad). Mentre 'Amr b. al-'As as.sediava
:Un°suiiI pre- iUUDia al-FiistatJo raggiunse al-Zubayr b. al-'Awwàm b. Khuwaylid con
sa di Babilonia e 10.000 o 12,000 Uomini (ofr. 19. a. IT., § 66), fi-a i quali erano Khàrigah
1). lludzàfab al-'Adawi, e 'Umayr b. Wahb al-Gumahi. Da vario tempo al-
Zubavr aveva manife.stato il desiderio di prender parte alle guerre contro
i nemici, e voleva lecarsi con questi) scopo in Antiochia. Allora il Calillo
'Umar gli disse: «Non vorresti forse il governo dell'Egitto?». al-Zubayr
rispose: « Non ho bisogno di un governo: io desidero prender parte alla
« guerra santa ed aiutare i Musulmani. Se troverò che 'Amr ha già cou-
« quistato l'Egitto, non entrerò nella sua provincia, ma anderò in un punto
«della costa per minacciar di là il nemico (ràbattu bihi): se invece
« troverò che 'Amr combatte ancora la guerra santa, rimarrò con lui ».
al-Zubayr partì con questi intendimenti (Balàdzuri, 213).
§ 68. — ('Affàn b. Muslim, da Hammàd b. Salamah, da Hisàm b.
'Urwah). Quando al-Zubayr b. al-'A\vwàm fu mandato in Egitto, gli dis-
sero: «In essa v'è la morte violenta e la peste (al-ta'n w a-l-tà' un) ».
A questo al-Zubayr rispose: « In verità appunto per questo noi vi an-
« diamo! » (Balàdzuri, 213).
§ 69. — (a) ('Amr al-Nàqid, da'Abdallah b.Wahb al-Misri, da ibn Lahi'ah,
da Yazid^b. abi Habìb). 'Amr b. al-'As entrò in Egitto con 3500 uomini:
ed il Califfo 'Umar s'impensierì (asfaqa) quando fii informato delle fac-
cende di 'Amr. Allora mandò al-Zubayr b. al-'Awwàm con 12,000 uomini.
E al-Zubayr fu perciò presente alla conquista dell' Egitto e vi prese un ter-
reno (Balàdzuri, 213-214).
La stessa tradizione è ripetuta da Balàdzuri (214, lin. 9 e segg.) con
il seguente isnàd: al-Qàsim b. Sallàm, da abù-1-Aswad, da ibn Lahi'ah,
da Yazid b. abi Habib. Aggiunge solo che al-Zubayr si appropriò un fondo
anche in Alessandria.
Cfr. anche ' A b d a 1 - h a k a m , 90.
(6) Sul numero 12,000 delle milizie musulmane vedi quanto abbiamo
osservato altrove (cfr. 19. a. H., § 55): è numero convenzionale: tale forse
non è il numero 3500.
§ 70. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Mentre 'Amr b. al-'As assediava
una parte (di Babilonia), al-Zubayr assaliva un'altra: poi al-Zubayr prese
(un giorno) una scala e montò sulle mura della fortezza con la spada sguai-
nata in mano, e gridando il takbìr. Gli altri musulmani risposero al
suo grido, lo seguirono su per la scala e presero di assalto ('anwat"") la
fortezza. I Musulmani saccheggiarono quanto essa conteneva, ma Amr b.
al-'As concesse agli abitanti la dzimmah o protezione dei Musulmani,
246.
20. a. H.
70-72.
e impose a loro la gizvah, o tassa per testa, ed il kharàg sulle loro 20. a. H.
. 1 X ,.™ ,TT T • /i\ /T-. [EGITTO. -Le tra-
terre. >se scrisse poi al ualino umar ed ottenne la sua sanzione! ) (Ba- dizioni sulla pre-
làdzuri, 213). sa di Babilonia e
^ ,,,. . T • 1 • ,- • -I ■ i' L ■ la prima resa di
bull intrinseca contradizione che miirnia la veracità dei tatti narrati Alessandria.]
cfr. quanto si è detto poc'anzi al § 58.
Nota 1. — lu Misr, aggiunge al-BalàJzm-i, al-Zubayr si prese un terreno (ikhtattaì e si costruì
una casa idàr) di poi ben conosciuta. In essa dimorò poi suo figlio 'Abdallah b. al-Zubayr quando fece la
spedizione in Itriqiyah con ibn ahi Sarh. La scala con la quale al-Zubayr entrò nella tortezza era an-
cora conservata in Egitto, quando scriveva al-Balàdzuri ffine m sec. H.) (Balàdzuri, '213l.
§ 71. — (Anir al-Nàqid, da 'Abdallah b. Wahb al-Misri, da ibn Lahi'ah,
da Yazid b. abi Habib, da 'Abdallah b. al-Mughii-ah b. abi Burdah, da Sufyàn
b. Wahb al-Khawlàni). Noi conquistammo Misr senza un patto (con gli abi-
tanti). Sorse al-Zubayr e disse: « 0 'Amr dividila (tra noi)! ». 'Amr rispose
con un rifiuto, e al-Zubayr tornò ad insistere: «Per Dio! Tu la devi di-
« videre, come l'Inviato di Dio divise Khaybar ». Allora 'Amr scrisse al
Califfo 'Umar su questo argomento, e 'limar gli rispose: « Lasciala (ossia
« r Egitto) come è, affinchè da essa ... « y a gh z ù m i n h a h a b a 1 a 1 - h a -
baiali... (= possano trarre profitto i discendenti dei discendenti?) » (Ba-
làdzuri, 214).
La stessa tradizione è confermata anche da un'altra eguale con l'isnad:
'Abdallah b. Walib, e ibn Lahi'ah, da Khàlid b. Maymùm, da 'Abdallah
b. al-Mughirah. da Sufyàn b. Wahb. — id. ibid.
Altrove al-Balàdzuri (218, lin. 6 e segg.) ha la identica tradizione con'
qualche variante [y a gh d ù accanto a y a gh z ii] e con l' i s n à d : al-Hu-
sayn b. al-Aswad, da Yahya b. Adam, da 'Abdallah b. al-Mubàrak. da
ibn Lahi'ah, da Yazid b. abi Habib, da uno che udì 'Abdallah b. al-^Iu-
ghirah b. abi Burdah, da Sufyàn b. Wahb al-Khawlàni (Maqrlzi, I, 295).
'Abd al-hakam, 127, ha la stessa tradizione con simile isnàd,
ma la tìase finale ha la versione b a ' d w a 1 a d u h à h a b a 1 a 1 - h a b a 1 a h .
Non ne è chiaro il vero significato: è forse forma proverbiale.
§ 72. — ('Amr al-Nàqid, da 'Abdallah b. Wahb al Misri, da al-Layth,
da Yazid b. abi Habib). al-Muqa\vqis stipulò la pace con 'Amr b. al-'A.s
alla condizione che quei Greci (in Alyiinah) che volessero andarsene, fos-
sero liljeri di parth'e, e che quanti preferissero rimanere, potessero restare
a certe determinate condizioni. Ai Copti i'u imposta una tassa di due
dìnàr (per testa). — Quando fu informato di queste cose, l'imperatore
greco si adirò assai e mandò un esercito il quale chiuse la porta di (') (cioè
rioccupò) Alessandria e costrinse 'Amr b. al-'As a riprendere le armi. —
Allora al-Muqawqis si presentò ad 'Amr e gli disse: « Io ti chiedo tre cose:
« non essere generoso verso i Greci come sei stato generoso verso di me,
•247.
72-74.
20. a. H.
la prima resa di
Alessandria.
20. a. H. <( perchè essi mi liaiino accusato di tradimento: non rompere il patto con
^^i!JJf!i suiil pre- * ' <^^'i'pti. perchè non sono essi clie l'anno violato: infine se muoio, fammi
sa di Babilonia e « ticppollirc in una chiesa di Alessandria», e la nominò ('^). 'Arar gli ri-
spose: «Mie facile assentire a queste domande» (Balàdzuri, 21B).
Maqrizi Khitat, I, 1G3, lin. 22 e segg.; cfr. poc'anzi § 66.
Il tradizionista confonde il trattato di Babilonia con quello di Alcs-
sandria e considera la sccowìa presa di Alessandria (nel 26. H.) come una
conseguenza della resa di Babilonia nel 20. H., ignorando che la seconda
presa di Alessandria avvenne circa cinque anni dopo la morte di Eraclio.
La tradizione è ripetuta in forma diversa ai §§ 74, 98.
Nota 1. — II testo ambo lui il termine aghlàqfi (cfr. Balàdzuri Glossari u m, 79) che ha il
significato, sia di riprendere una città ribelle, sia di conquistare una città nemica. E manifesto che si
allude a fatti posteriori alla prima resa pacifica di Alessandria e si confonde la seconda presa (nei '25. H.i
con gli avvenimenti della conquista noi 20. H.
Nota 2. — E chiaro che al-Baladzuri stesso non ha saputo leggere il nome della chiesa nel testo,
di. cui si serviva, e non ha osato trascriverlo.
§ 73. — (Bakr b. al-Haytham, da abii Sàlih 'Abdallah b. 8àlih, da
al-Layth b. Sa'd, da Yazid b. abi Habib). La gente che pagava la gizyah
(ahi al -gizyah) in Egitto, durante il Califfato di Umar, dopo la con-
clusione della prima pace (al-sulh al-awwal), ottenne la concessione
di pagare due dìnàr a testa in luogo delle contribuzioni (o prestazioni
annue) di grano, di olio, di miele e d'aceto. In questo modo ogni uomo
doveva pagare quattro dinar. Questo patto fu approvato e piacque molto
agli abitanti dell'Egitto (Balàdzuri, 216).
Il significato della tradizione non è affatto chiaro, e non si comprende
che cosa possa essere la « prima pace ». Forse il trattato di Babilonia,
perchè il secondo trattato di pace fu quello conchiuso alla prima resa di Ales-
sandria. Vedremo sotto l'anno 23. H., parlando dell'amministrazione fiscale
di 'Umar, come potrebbesi intendere la seconda parte della tradizione, ossia
la trasformazione da tributo in genere a tributo in contanti. E difficile
però che ciò sia avvenuto sotto 'Umar: è misura amministrativa presa in
età posteriori e non uniformemente in ogni luogo, come lo attestano i
papiri del tempo degli Umayyadi.
§ 74. — (abù 'Ubayd, da 'Abdallah b. Sàlih, da al-Layth, da Yazid
b. abi Habib). al-Muqawqis, signore d'Egitto, sàhib Misr, concluse un
trattato con 'Amr b. al-'As, pattuendo che ogni copto dovesse pagare due
dinar (all'anno). Risaputo ciò, l'imperatore Eraclio (Hiraql sàhib ai-
fi ùm) ne fu grandemente adirato e mandò un esercito contro Alessandiia
(a I - 1 s k a n d a r i y y a h) e la rioccupò (a gh 1 a q a — cfr. B a 1 à dz u r i G 1 o s -
sarium s. v. ghalaqa). Allora 'Arar la conquistò a viva forza ('au-
waf") (Balàdzuri, 218). È una variante delle tradizioni ai §§ 72. 98.
248.
20. a. H. §§ 75.79.
§ 75. — (ibn al-Qattàt [al-Kùfì] ossia abù Mas'ud, da al-Haytliam [1). 20. a. h.
'Adi al-Tà-i], da al-Mugàlid [b. Sa'id], da al-Sa'bi). 'Ali b. al-Husayn (b. ahi dizioni sulla pre-
Tàlib), o al-Husayn (b. abi Tàlib) stesso intercede presso il Califfo Mu'- sa di Babilonia e
àwiyah a proposito della gizyali pagata dagli abitanti del villaggio in Alessandria.!
Egitto dove era nata (Màryah la moglie del Profeta) la madre di Ibiàhim:
dietro questa istanza il villaggio, per ordine di Mn' àwiyah, rimase esente da
imposta. Il Profeta intatti aveva raccomandato in testamento (!) di trattar
bene i Copti (Balàdzuri, 218-219).
§ 76. — Secondo Yazìd b. abi Habib 15,500 Musulmani furono pre-
senti alla conquista dell'Egitto: secondo 'Abd al-rahmàn b. Sa'id b. Miqlàs
[0 Miqdàm], il bottino preso nella fortezza (di Babilonia) fu diviso fra 12,300,
ossia quanti erano rimasti superstiti alle battaglie ed all' assedio. Alcuni
perirono anche di peste. Quelli periti nell'assedio si dice venissero sepolti
ai piedi delle mura della fortezza (fi asl al-hisn) (Yàqùt, III, 895-896).
Su^'ùti Husn, I, 62, lin. 9 e segg.
§ 77. — (Muli. b. Sa'd, da Muli. b. 'Umar al-Wàqidi, da Usàmali b.
Zayd b. Aslam, dal padi-e [Zayd], dal nonno Aslam). 'Amr b. al-'As con-
quistò r Egitto nell'anno 20. H. : con lui era al-Zubayr b. al-'Awwàm.
Dopo la conquista egli concluse con gii abitanti un trattato, secondo il
quale questi si obbligavano a pagare certe tasse (wazifali), in ragione
di due dinar per ogni uomo, ma escludendo le donne ed i bambini. Cosi
il kharàg dell'Egitto raggiunse, sotto il governo di 'Amr, 2,000,000 di
dìnàr.
Più tardi il kharàg arrivò a 4,000,000 (Balàdzuri, 218).
§ 78. — (abù Ayyùb al-Raqqi, da Abd al-ghaffàr, da ibn Lahi'ah, da
Yazid b. abi Habib). Le tasse gizyali e kharàg, riscosse da 'Amr b.
al-'As in Egitto, ammontarono (insieme) a 2,000,000 (dinar?). Quelle ri-
scosse da 'Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh, salirono invece a 4.000,000. Allora
il Califfo Uthmàn disse ad 'Amr: « Le camele da latte in Egitto hanno
« dato latte in abbondanza dopo di te! ». A cui 'Amr rispose:. « Questo è
«perchè avete fatto smagrire i loro figli! » (Balàdz ur i , 216; Ma qrìzi
Khitat, I, 79).
Cfr. però Yàqùt, IV, 646, lin. 18 e segg., il quale sull'autorità di
abù Hàzim al-Qàdi afferma che 'Amr riscotesse 12,000,000, ibn abi Sarh
14,000,000. — La superficie coltivata ammontava a 28,000,000 di faddàn
(id., ibid., lin. 15).
§ 79. — l'Abd al-malik b. Muslimah [sic— Maslamah), da ibn Lahi'ah,
da Yahya b. Maymiin al-Hadrami). Quando fu latto il computo dei Copti
che dovevano pagare la gizyah di due dinar, dopo la conquista per
249. 32
§§ 7!1, 8(>.
20. a. H.
20. a. H. opera «li Aiur !>. al-'5.s, si trovò che, escludendo lo donno,'^i vecchi ed i
'^JizIJn°suMa ple^ nmciulli. erano in tutto 8,000,000 fAbd al-hakam. 103).
sa di Babilonia e (^;C,-_ ^i nUOVO i(l.. 120.
la prima resa di ^. . . . . , ^. ,.
Alessandria.! "^1 osservi lu ijuesto e nei precedenti paragrah come ritornano costan-
temente 1 numeri 4, 8 e 12 e i loro multipli {cAì: 19. a. H., § 55).
§ 80. — (Ibràhìm b. Muslini al-Khnwàrizmi, da 'Abdallah b. al-Mu-
bàrak. da ibn Lahì'ah, da Yazid b. abì Habìb, da abu Firàs, da 'Abdallah
b. 'Anir b. al-'As). Tra i dotti esistono dubbi sul conto dell'Egitto. Alcuni
affermano che fu espugnata a viva fòrza ('anwat*°), ed altri invece sono
del parere che venisse sottomessa con un trattato di pace (su Ih*") (con-
frontisi più avanti §§ 178 e segg.). (Comunque sia), certo è (al-t_halagj
che 'Amr b. al-'As invase l'Egitto, si battè con gli abitanti di Al3-unah,
espugnò questa d'assalto e vi fece entrare i Musulmani. al-Zubaja' fu il
primo a montare sulle mura. Allora il signore di Alyùnah (sàhib A l}- li-
na h) si volse ad 'Amr b. al-'As e gii disse: « Noi sappiamo quello che
«avete fatto in Siria, ossia come avete imposto la gizyah sui Cristiani
« e sugli Ebrei, lasciando la tei'ra (i q r a r u k u m a 1 - a r d) nelle mani degli
« abitanti, affincliè la coltivassero e ne pagassero il kharàg. Se voi agite
« con noi nello stesso modo, questo vi renderà assai meglio (k a n a a r a d d a
«'ala^'kum) che non ucciderci, farci schiavi e cacciarci dal paese». Al-
lora 'Amr si consultò con i Musulmani ed essi lo consigliarono di accettare.
Soltanto una minoranza chiese che la terra venisse divisa tra loro. 'Amr
b. al-'As impose allora sopra ogni adulto (hàlim) una gizyah di due
dìnàr, salvo che fosse un nulla abbiente, ed a tutti i proprietari di terre,
oltre ai due dinar impose (prestazioni in natura, ossia) tre aràdib di
grano (h in tali), due qist di olio, due qist di miele, e due qist di
aceto, che dovevano servire come vettovaglie (r i z q) per i Musulmani ed
essere raccolte nei magazzini (dar a 1 - r i z q) per esser divise tra i Musul-
mani (viventi in Egitto?) (^). Poi furono contati i Mu.sulmani (in Egitto),
e l'intiera popolazione fu obbligata a fornire ad ogni musulmano un man-
tello (gubbah) di lana, un burnus o un turbante ('imam ah), un paio
di pantaloni (sarà \v il) e due paia di scarpe (khaffayn). Ciò doveva es-
sere consegnato annualmente, e si ammise che invece della gubbah di
lana, si potesse consegnare una veste copta (thawb qibti). — 'Amr b.
al-'As scrisse per i Copti un documento di questo tenore, ed assunse l'im-
pegno che, se essi compievano integralmente i patti, le loro donne ed i
bambini non sarebbero venduti né ridotti alla schiavitìi, e che rimarreb-
bero in pos.sesso (tuqarr fi aj'dayhim) dei loro beni mobilie dei loro
tesori. — - Di tutto ciò egli scrisse al Califfo 'Umar, il quale diede all'ac-
20. a. H. §§ 80, 81. .
cordo la sua sanzione: la terra dell' Eo-itto divenne perciò terra di kliaràór 20. a. H.
,,,-.N ^, • ^ ■ 1 (EGITTO.- Le tra-
fard kharag). — Questo spiega come alcuni possano credere essere stata dizioni sulla pre-
r Egitto sottomessa con un trattato (sulh""). sa di Babilonia e
Quando il re di Alyùnali (malik Alyùnah) ebbe finito di conclu- Alessandria.]
dere l'accordo per sé e per quelli che erano con lui nella città, stipulò
un trattato per tutto il popolo dell'Egitto ed alle stesse condizioni del
trattato di Alyùnah. I Copti che prima avevano fatto resistenza accetta-
rono ora i patti e dissero: « Noi ci contentiamo, perchè altro non siamo
« che misere creature (fars, letteralmente bestiame) che non possono di-
« fendersi! ». 'Amr b. al-'As impose il kharag sulla terra d'Egitto, in
ragione di un dinar sopra ogni garìb (di superficie) oltre a tre aràdib
di vettovaglie (t a ' à m) : sopra ogni adulto (h a 1 i m) mise una tassa di due
dinar. Di ciò mandò rapporto al Califfo 'Umar (Balàdzuri, 214-215).
In questa tradizione si osservino due cose: in primo luogo che s'ignora
il nome di al-Muqawqis e che lo si chiama il signore di AWiinah senz'altro
specificazioni. Si parla poi di due trattati ben distinti, e qui noi scorgiamo
memoria dei due trattati, l'uno concluso alla presa di Babilonia con il si-
gnore della fortezza (Sàliib Alyùnah), e l'altro non specificato ulteriormente,
ma senza dubbio quello di Alessandria, stipulato da Ciro. La nostra fonte
non ha compreso come si siano potuti concludere in Egitto due trattati
diversi da due diverse persone, e perciò ha attribuito al negoziatore del
primo anche il secondo, ed ha taciuto il nome di al-Muqawqis, perchè lo
trovava forse nelle sue fonti indicato per il secondo trattato e non per il
primo, cosa che gli riusciva oscura ed inesplicabile.
Nota 1. — Questo cenno fugace ha la sua importamza : ecco un indizio abbastanza esplicito del
sistema fiscale adottato dagli Arabi: le provincie sopperivano con i loro redditi a tutti i bisogni delle
guarnigioni arabe e poi mandavano il resto a Madinah: di ciò parliamo più avanti.
§ 81. — (al-Ya'qùbi). 'Amr b. al-'A.s venne presso il Califfo 'limar
(mentre era in al-Cxàbij'ah ?) e gli chiese il permesso di invadere l'Egitto,
affermando che la conquista di quel paese avrebbe grandemente accre-
sciuta la potenza dei Musulmani, stante l'abbondanza delle sue ricchezze
e la debolezza dei suoi difensori. Né cessò egli dal perorare questa fac-
cenda, e descriverne la facilità con cui si compierebbe la conquista, finché
il Califfo cedette alle sue insistenze conferendogli il comando di quattro-
mila uomini, tutti degli 'Akk, ed aggiunse le seguenti istruzioni: « Po-
« trebbe accadere che io avessi a mandarti per corriere una lettera : se
« essa ti raggiungerà mentre sei in marcia, ordinandoti di retrocedere dalla
« spedizione, ritirati qualora tu non abbia messo piede in Egitto: se però
« tu fossi già entrato quando ricevi la mia lettera, , allora va pure avanti
251.
S 81.
20. a. H.
20. q. H. , t.^)!! l'aiuto (li Dio ». Ainr b. al-'As si mise volocemente in marcia e giunse
dizioni sulla pre- '^ Rafah, che è l'estrema borgata (meridionale) della Palestina: qui fu rag-
sa di Babilonia e giunto da un messo di 'limar, latore di una lettera. Amr non l'apri, ma
Alessandria.' continuò ad avanzare finché ari-ivò ad un villaggio nelle vicinanze di
al-'Arìs (in Egitto): allora aprì la lettera e di poi eliie.se dove .si trovasse
il villaggio: «fa parte dell'Egitto» gli risposero. Comunicò (juindi alle
schiero le istruzioni avute dal Califfo, che se avesse varcato il confine non
doveva più ritornare addietro, e diede l'ordine di andare avanti. Così ar-
rivò ad al-Faramà-, dove fu trattenuto ben tre mesi dall'opposizione degli
abitanti. Impadronitosi però della città, proseguì la sua marcia fino ad
Umm Dunayn, dove incontrò una resistenza tanto accanita da ritardare
a lungo la vittoria. In (][uesto frangente egli scrisse ad 'limar chiedendo
soccorsi e il Califfo gli mandò altri quattromila uomini, divisi in quattro
schiere, ognuna sotto un capo diverso, ossia al-Zubayr b. al-'Aw\vàm, al-
Miqdad b. al-Aswad, 'Ubàdah b. al-Sàmit, e Khàrigah b. Hudzàfah (op-
pure, secondo altri. Maslamah b. Mukhallad). Si rinnovarono i combatti-
menti accaniti (senza ottenere ancora la vittoria), sicché al-Zubayr b. al-
'Awwàm giurò di votarsi a Dio nella speranza che allora Dio avrebbe con-
cessa la vittoria ai Musulmani. Di notte tempo furono appoggiate le scale
alle miu'a della fortezza (al-hisn), ed al-Zubayr insieme con una schiera di
seguaci fece impeto sulla rocca, mentre i Musulmani gridavano il takbir:
al momento più acceso della battaglia (gii abitanti) chiesero di trattare la
pace. Dice qualche autorità che al-Muqawqis trattasse la pace con 'Amr
b. al-'As in ragione di due dinar a testa. Altri sostengono che non vi
fosse trattato e che (la fortezza) venisse espugnata d'assalto.
Di poi 'Amr b. al-'As mosse contro al-Iskandariyyah, dove erano ra-
dunati i Greci, difesi da ti-e fortezze. Qui di nuo^•o incontrarono gli Arabi
una vivissima resistenza, che si protrasse per tre mesi (nei codici è detto
tre anni), finché al-Muqawqis chiese ad 'Amr di trattare la pace e la resa
di Alessandria con la condizione che fosse libero di partire chi voleva an-
darsene e ritrarsi nel Bilàd al-Rùm, e che il kharàg (sic, ossia tributo,
pag. 170, lin. 1) ammontasse a due dinar (per testa). In queste condi-
zioni convenne 'Amr, ma quando l'imperatore Eraclio ne ebbe contezza, si
adirò... (lacuna)... Disse al-Muqawqis fad 'Amr): «Io ho dato ad essi il
« mio consiglio, ma mi considerarono come un traditore: perciò non con-
« cedere ad essi quanto tu concede.sti a me » (Ya'qùbi, II, 168-170).
Siccome poc'anzi al- Ya'qùbi (II, pag. 166, lin. penult.) pone la data
16. H., e a pag. 170, lin. 4, prosegue a narrare i fatti che egli esplici-
tamente pone nel 17. H., la narrazione della conquista dell'Egitto, tra
20. a. H. §§si-85.
queste due date. deve, nel concetto del cronista, cadere probabilmente 20. a. h.
, _ j^ . [EGITTO. -Le tra-
"^^ ^'- ^^- dizioni sulla pre-
§ 82. — L'altro antico cronista egiziano al-Kindi (350) non porge sa di Babilonia e
elementi nuovi di ragguaglio: ha per prima autorità, il solito Yazid b. A^essa^^driir
abi Hablb. e quindi porge la solita versione: apei'tura della lettera di
'Umar oltrepassato Wàdi al-' Aris, e vittoria sui (xreci in al-Faramà (Kindi,
ibi. 2,r.-2,v.).
(ibn Lahi'ah. al-Layth, ed ibn 'Ufavr). Gli Arabi vincono di nuovo i
Greci a Bilbaj^s, e poi penetrati sino ad Umm Dunayn. si cimentano ad
una nuova e sanguinosa battaglia, di cui non narrasi l'esito. Gli Arabi
però chiesero rinforzi ad 'Umar, e poi avanzarono sul castello, al-hisn,
al quale posero assedio.
Preposto alla fortezza era al-Mandaqùr. detto al-A'rag, luogotenente
di al-Muqawqis b. Qarqab al-Yùuàni, che a sua volta comandava a nome
dell'imperatore Eraclio (Kindi. fol. ■2,v.).
§ 83. — Secondo al-Kindi, le schiere con ' Amr b. al-' As contavano
3500 uomini, di cui un terzo erano Arabi Ghàfiq: i soccorsi mandati dal
Califfo ammontarono a 12,000, e l'assedio della fortezza durò sette mesi.
Misr fu espugnata il primo di Muharram dell'anni) 20. H. Le schiere che
si batterono in Egitto furono 15,000, ma soli 12,500 furono presenti alla
divisione della preda della fortezza. Nel Eabi' I. del 20. H. 'Amr b. al-'A.s
marciò su Alessandria il cui assedio durò tre mesi, e la città cadde, presa
d'assalto, il primo di Muharram del 21. H. Alla fine dello stesso anno
'Amr b. al-'As sottomise Antàbulus, con trattato di pace, e Taràbulus
d'as,salto nel 22. H. oppure, secondo al-LaytJi b. Sa'd nel suo Ta-rikh.
nel 23. H. (Kindi, fol. 2,v.-3,r.).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 166, lin. 29-31.
§ 84. — fal-Qudà'i, da al-LaytJi). 'Amr b. al-'As assediò Alessandria
per sei mesi prima di espugnarla, poi si trasferi ad al-Fustàt e ne fece
la sua sede nel mese di Dzù-1-Qa'dah (del 20. H.) (Maqrìzi Khitat, I,
165. lin. 31-32).
§ 85. — (ibn al-Gawzi). Ricorda ibn Ishàq che nell'anno 20. H. fu
espugnata Qaysàriyyah, fuggi Eraclio, e fu conquistato l'Egitto. Secondo
abù Ma'sar invece Qaysàriyyah fu espugnata nel 19. H. Sayf b. 'Umar
pone la presa di Qaysàrijyah e la conquista dell'Egitto nell'anno 16. H.
abù Ma'sar afferma che Alessandria tu espugnata nel 20. IL: anche al-
Wàqidi dice che l'Egitto (Misr) fu sottomesso in quell'anno. Yazid b. abi
Habil) pone la presa di Mi.sr nel venerdì primo Muharram del 20. H. (');
Sayf b. Umar dice che Misr ed Alessandria furono espugnate nel 16. H.
•253.
§§ 85-87. 20. a. H.
20. a. H. Dice iufine Ziyàd b. (jrarà (?) al-Zubaydi che Misr ed Alessandria fiirono
[EGITTO. - Le tra- , -^ „_ tt /A "r ,• i -r^ \
dizioni sulla pre- espugnate nel 21. o 22. H. (Gawz i, T, iol. u8,r.).
sa di Babilonia e
la r.rimo roco rii NoTA 1. — Il - MuliarrEm del 20. H. cade infatti sopra un venerdì; ijuesto potrebbe sembrare
• a p ri Illa icSo Ql
Alessandria 1 "" indizili in tiivoru di detta data propria delle fonti musulmane, se la testiumnianza esidlcita dì Gio-
vanni di Niqyiìs non ci vietasse di acroglìerla.
§ 86. — (ibii al-(;a\vzi narra tutti griucidcnti della presa dell'Egitto
sotto il 20. H.: in questo anno fu espugnato il Bàb al-Bùn (sic) ossia Bab
al-Yùn, poi 'Aiur trattò con al-Muqawqis la resa dell'Egitto ai noti patti,
e nel Rabi' I. partì da al-Fustàt per Alessandria (autorità: abù 'Amr Mu-
hammad b. Sayf al-Tugibi, da Sa'id b. Ghufayr) (Grawzi, fol. 58,r.-58,v.).
§ 87. — Trupit nella sua versione segue per lo più ibn 'Abd al-hakam
negli incidenti che portarono alla^ invasione dell'Egitto. La quale ebbe
principio nel 18. H. : in al-Faramà si combattè due mesi: poi 'Amr avan/x')
su Bilbaj's [Yàqùt, I, 712], dove si combattè per un altro mese circa.
Da Bilbays avanzò su Umm Dunayn [id., I, 359], ossia al-Maqs fid., IV, 60G],
senza incontrare alcuna seria resistenza, ma dinanzi ad Umm Dunayn si
battè per due mesi. Allora chiese ed ottenne rinforzi da 'limar, in tutto
più di 12,000 uomini sotto i quattro Compagni del Profeta, al-Zubayr, al-
Miqdàd, 'Ubàdah b. al-Sàmit,- e Maslamah b. Muk liallad (opp. Khàrigah h.
Hudzàfali). Gli Arabi assediarono la fortezza (al-hisn), di cui era a capo
al-Mandafur, detto anche al-U'ayrig, un luogotenente di al-Muqawqis b.
Qurqub al-Yùnàni: quest'ultimo dimorava generalmente in Iskandariyyah
e dominava in Egitto a nome di Eraclio, ma quando gii Arabi assediarono
la fortezza, egli trovavasi colà. 'Amr b. al-'As piantò la sua tenda nel luogo
detto più tardi Dar Isrà-il, sulla Bàb Zuqàq al-Zuhri. L'assedio della for-
tezza durò sette mesi. Segue la narrazione dell'assalto, che sarebbe av-
venuto per opera di al-Zubayr dalla parte della fortezza, che tocca al Dar
abi Sàlih al-Harràni attigua al Hammàm abì Nasr al-Sarràg presso il Sùq
al-Hammàm. La scala con la quale al-Zubayr entrò nella fortezza fu poi
conservata nella sua casa che si trovava nel Sùq Wardàn, finché una parte
della casa rimase distrutta in un incendio: il resto di essa perì nell'altro
incendio avvenuto sotto il governo di 'Abd al-'azìz b. Muhammad b. àl-
Nu'màn qàdi degli al-Ismà'iliyyah nel 390. H.
Quando al-Muqawqis vide che gli Arabi si erano impadroniti della
fortezza, montò con la sua gente meglio armata (ahi al-quwwah) in
una barca, ormeggiata alla porta della fortezza sul suo versante occiden-
tale, varcò il fiume, sbarcò sull'isola, tagliò il ponte e vi si fortificò. Il
fiume Nilo era allora in piena. Secondo alcuni, al-U'ayrig uscì dalla for-
tezza con al-Muqawqis, secondo altri invece rimase nella fortezza.
254.
20. a. H. " §§ 87-89.
Allora al-Muqawqis chiese di far la pace, ed Amr accettò di trattare, 20. a. H.
• T-r, - T , 1 r • TU 1 [EGITTO. -Le tra-
mandando come ambasciatore Ubadali b. bàmit. uomo di pelle molto dizioni sulla pre-
oscm-a ed alto dieci palmi (asbàr, plur. di s ibr). Si convenne che al-Mu- sa di Babilonia e
j-^ ■ ,-. ■ ., 1 ■ /^ ■ j. '^ prima resa di
qawqis trattas.se per Copti e Cxreci. ma con il patto che 1 Ureci potessero Alessandria.'
aspettare fino ad avere la sanzione del loro sovrano: se l'imperatore la
negasse, doveva cessare ogni impegno per i Greci, ma rimaneva sempre
valido quello per i Copti. Questi, tanto dell'alto quanto del basso Egitto
dovevano pagare per ogni persona adulta due dìnàr (din àràn) all'anno:
erano esenti dalla tassa a capo i vecchi, i fanciulli é le donne. I Musul-
mani avevano diritto a tre giorni di ospitalità ovunque si fermassero. Ai
Copti rimaneva il possesso della loro terra e dei loro beni mobili (amwàl),
da cui nulla doveva e.s.ser tolto. I Copti contavano allora più di sei milioni,
mentre i Musulmani erano 15,000 (Yàqùt, III, 893-895).
§ 88. — Nell'anno 20. H. dice Abulfeda, 'Amr b. al-'As e al-Zubayr
b. al-'Aw\vàm conquistarono Misr ed Alessandria. Assediarono 'Ayn Sams,
presso al-Matariyyah [Yàqùt, IV. 564], dove era un esercito greco, eia
espugnarono. 'Amr b. al-'As mandò Abrahali b. al-Sabbàh ad al-Faramà, -
e piantò la sua tenda dove poi sorse la moschea Grami' 'Amr. Di poi 'Amr
assalì Alessandria e la prese d'assalto dopo un combattimento molto san-
guinoso (A bui feda, I, 244-246).
§ 89. ^ Qui appresso diamo per intero la versione del cronista cri-
stiano Eutichio, che pur attingendo a fonti musulmane, come attestano
varie ■ sue notizie, aggiunge alcuni particolari d'origine forse copta, o cri-
stiana in genere.
La sua cronologia è erronea, perchè pone la presa di Alessandria al
r Muharram del 20. H., sia notizia presa a fonti musulmane, sia confon-
dendo la presa di Alessandria con quella di Babilonia.
La figura di al-Muqawqis, come è tratteggiata da Eutichio, rivela l'ori-
gine musulmana di molti particolari, ma allo stesso tempo tradisce alcuni
elementi o particolari che hanno una sospettosa somiglianza con quanto lo
stesso Eutichio narra a proposito della presa di Damasco e del governa-
tore Mansùr (cfr. 14. a. H., § 153). Anche in questo caso è un luogotenente
di origine locale che cospira con il nemico per nascondere le frodi com-
messe. Questa notizia sul conto di al-Muqawqis. accoppiata all'altra che lo
dice un copto e un giacobita, sono la conferma di quanto abbiamo arguito
intórno a questo misterioso al-Muqawqis, sotto il quale noi abbiamo più
d'una persona, ossia il patriarca Ciro e un rappresentante dei Copti. La
nazionalità copta, attribuita ad al-Muqawqis è un suggerimento forse delle
fonti musulmane, le quali in al-Muqawqis hanno confuso insieme vari in-
•255.
§§ 89, 90. 20. a. H.
20. a. H. diviilui. copti e greci, con cui i conquistatori ebbero a trattare, e ne hanno
[EGITTO.- Le tra- ,
dizioni sulla pre- 'atto una persona sola.
sa di Babilonia e [^-y parte cronologica alla fine del paragraiò è chiaramente tutta errata.
la prima resa di _-. t-i.'i-nt^ìì t-i-ìi -i i i-t • ,.
Alessandria.] § ^O. — (BiUticliio). Entrato in Egitto, Amr b. al- As si avanzo sino
ad al-Faramà [Yàqùt, III, 882], alla quale egli pose assedio per un certo
tempo, e poi la espugnò. Da lì avanzò su Misr. I Greci si erano fortitìcati
nella fortezza, attorno alla quale avevano scavato una trincea, chiudendo
tutti gli accessi con punte di ferro. Dinanzi alla fortezza gli Arabi rima-
sero per sette mesi combattendo con grande accanimento. Poiché tardò
la conquista, Amr scrisse al Califfo chiedendo rinforzi: 'Umar gli mandò
4000 uomini, tra i quali erano al-Zubayr b. al-'Aw\vàm, 'Ubàdah b. al-Sàmit
e Maslamah b. Muqallad {jììc, correggi: Mukhallad). Siccome 'Amr aveva
già con sé 4000 uomini, le forze musulmane in tutto salirono ora a 8000.
A nome di Eraclio era luogotenente per le imposte, àmil al-kharàg,
al-Muqawqis, un giacobita, ostile ai Greci, ma che non osava manifestare
pubblicamente la sua fede - giacobita per timore di essere mandato a morte
dai Greci (malchiti). al-Muqawqis si era inoltre ritenuto per sé l' importo
delle tasse d'Egitto (iqtata'a amwàl Misr) sin da quando il re di
Persia aveva posto assedio a Costantinopoli. Temendo, per tale misfatto,
di cadere nelle mani di Eraclio, che lo avrebbe mandato a morte, egli
tese un inganno ai Greci e si mise a tramare contro di loro. Egli disse ai
Greci, che siccome gli Arabi avevano ricevuto rinforzi non v'era più modo
di resistere, né maniera d' impedire la caduta della fortezza ed il mas-
sacro dei difensori: perciò propose di murare le porte della fortezza, e di
lasciarvi un certo numero di difensori. Egli però proponeva di ritirarsi
(con gli altri j sull'isola (lì vicina) e di fortificarvisi, valendosi del riparo
offerto dal fiume. I Greci uscirono con al-MuqaAvqis ed una comitiva di
maggiorenti copti per la porta meridionale (qibli), mentre gli altri con-
tinuavano a battersi con gli Arabi. Varcato il fiume e sbarcati nell'isola,
nei luogo dove ai tempi di Eutichio era l'al-Sinà'ah, tagliarono il ponte.
Questo avvenne mentre il Nilo era in piena.
Allora al-Muqawqis mandò a dire ad 'Amr b. al-'As ed ai suoi seguaci:
« Voi siete entrati nel nostro paese, ci avete mosso guerra, ma le cose
« hanno tirato in lungo. Voi siete ora circondati dalla piena del Nilo e
« come prigionieri nelle nostre mani : perciò mandate qualcuno a trattare
« con noi ». Amr mandò 'Ubàdah b. al-Sàmit, che era di pelle molto scura,
come ambasciatore nel campo greco: egli trattò con al-Muqawqis e gli
propose la scelta fra le tre solite condizioni: o conversione e pareggia-
giamento agl'invasori, o sottomissione con pagamento della gizyah e
•256.
^rÉ.
^^^r-^r^
J"'
/.
" ^"'à^
t
*Ti
MURO OCCIDENTALE DELLA FORTEZZA DI BABILONIA
*,;
Ì
r «
PORTA E TORRIONI MERIDIONALI DELLA FORTEZZA DI BABILONIA
Dantei - Koma
20. a. H.
§§ 9(J, 91.
diritto alla protezione, o sruerra sino a morte. al-Muqawqis dichiarò che 20. a. H.
, . . „ . . , ., / ,11,, [EGITTO. - Le tra-
egli ed 1 suoi Copti erano pronti ad accettare il secondo patto, quello della dizioni sulla pre-
sottomissione, ma i Greci si opposero alla resa ed al trattato di pace, al- sa di Babilonia e
la prima resa di
Muqawqis agiva in siffatto modo perchè voleva espellere i Greci dalla Alessandria.]
fortezza e, concludendo la pace con gli Arabi, ritenere il possesso delle
ricchezze. 'Ubàdah b. al-Sàmit fece ritorno al campo con la risposta di
al-Muqawqis e riportò la notizia che nella fortezza erano rimaste poche
milizie a difenderla (dacché tante erano ricoverate nell'isola). Allora gli
Arabi rinnovarono gli assalti con maggior vigore che mai dalla parte del
Sùq al-Hammàm dei tempi di Eutichio, impiegando catapulte (al-man-
ganiqàt) e tettoie coperte (al- ' arr a dàt): così fvi alfine possibile ad
al-Zubajn-, con l'aiuto di una scala montare di sorpresa sulle mura dalla
detta jjarte, e penetrare nella fortezza. I Greci superstiti abbandonarono
allora la fortezza e si riunirono con i colleghi sull'isola. Gli Arabi diven-
nero padroni della rocca, uccisero uomini, ridussero schiave le donne, e
rapirono molto bottino. I Greci, finenti del rovescio, accusarono al-Mu-
qawqis di averli tratti in inganno, facendoli uscire dalla fortezza prima
che gli Arabi vi fossero entrati, e di aver perciò tradita e consegnata la
rocca nelle mani degli Arabi.
Temendo ora la vicinanza dei Musulmani, i Greci montarono sulle
imbarcazioni e andarono a fissare il loro campo in Kawm (nel testo er-
roneamente Karam) Sarik. al-Muqawqis si unì allora con 'Amr b. al-'As
e concluse con lui il patto convenuto, alla condizione cioè che tutti i Copti
dell'alto e basso Egitto dovessero pagare due dìnàr annui ciascuno qua-
lunque fosse la sua condizione, purché arrivato all'età della pubertà. Dalla
tassa erano esclusi i vecchi, i fanciulli minorenni e le donne (E u 1 3' e li i u s ,
ed. Cheikho, II, 22-24).
§ 91. — (Eutichio). Allora al-Muqawqis si presentò ad Amr b. al-'As
e gli spiegò nulla aver egli più che fare con i Greci, « perchè la mia
« religione non è la religione loro, e perchè la mia dottrina non è la
« loro dottrina. Io aveva grande timore di essere mandato a morte da loro:
« perciò avevo nascosto la mia religione e la mia dottrina ». Quindi fece
ad 'Amr tre domande, che egli pregò venissero esaudite: 1° di non sepa-
rarlo dai Copti, ma di trattarlo come uno di essi, dacché era stato lui a
concludere il patto con il quale i Copti si erano sottomessi, ed i Copti
avrebbero mantenuto fedelmente il patto; 2° se i Greci venivano a chie-
dere di far la pace con loro, egli pregava di non accettare finché non li
avesse tutti dispersi o ridotti schiavi; 3" alla sua morte al-Muqawqis pre-
gava di esser sepolto nella chiesa Kanisah ahi Yùkhannas {sic: San Gio-
257. 33
§ 91.
20. a. H.
20. a. H. vanni) in Alessandria. Amr assentì a queste domande, purché i Copti assu-
dizioni sulla pre- messeio la ricostruzione intera ilei due ponti (sul Nilo presso al-Fustàt?,
sa di Babilonia e ^.f,. ^ (35^^ ofifrissei'o alloggio od ospitalità ai Musulmani, mantenessero i
Alessandria.! mercati ed i ponti tra al-Fustàt ed Alessandria. Così fu convenuto, ed i
capi dei Copti si misero all'opera per accomodare le strade pubbliche: essi
curarono i ponti, i mercati e l'alloggio por i Mu.sulmani, e prestarono il
pili valido appoggio agli Arabi in tutto quanto volevano per la guerra
contro i Greci.
Or 'Amr b. al-'As si mise in marcia (verso Alessandria), imbattendosi
nelle schiere rivmite dei Greci in Kawm Sai'ik [Yàqùt, IV, 330], dove si
combattè per tre giorni. Sconfitti i Greci, avvenne un nuovo scontro in
Saltas, dove i conflitti si rinnovarono per diciannove giorni. Una battaglia
sanguinosissima fu combattuta in al-Kiryawn, ma i Greci rimasero di nuovo
soccombenti e dovettero ritirarsi entro la città di Alessandria, che si ap-
prestò ora ad una valida difesa. Gli Arabi da parte loro si animarono più
che mai al cimento, ed attorno alla città si venne a molti ed accaniti con-
flitti. Quasi ogni giorno avvenivano sortite, e molti furono i morti da ambo
le parti. In uno di questi combattimenti gii Arabi riuscirono a penetrare
entro la fortezza di Alessandria, ma poi i Greci ritornati alla riscossa ri-
cacciarono fuori i Musulmani ed accerchiarono 'Amr b. al-'As, Maslamah
b. Mukhallad, Wardàn, ma wla di 'Umar, ed un altro arabo. Questi quattro
uomini, sebbene i Greci ignorassero chi fossero, corsero gravissimo pericolo
di cadere nelle loro mani, e di esser trucidati. Grazie però al coraggio ed
all'astuzia di Wardàn, il patrizio greco si lasciò indurre a lasciarli par-
tire nella speranza che sarebbero ritornati menandosi appresso i veri capi
dell'esercito musulmano, e così Amr ed i suoi compagni riescirono a met-
tersi in salvo.
Furono ripresi i combattimenti con più furore che mai, ed i Greci scon-
fitti si salvarono chi su navi per mare, chi per via di terra. I Musulmani
entrarono allora in Alessandi'ia dopo un assedio che era durato quattor-
dici mesi.
'Amr b. al-'As insegui i fuggiaschi evasi per via di terra, ma intanto
le schiere che si erano allontanate su navigli, fecero improvvisamente ri-
torno ad Alessandria e massacrono i Musulmani che vi trovarono. 'Amr
b. al-'As fu però pronto a ritoi-nare e, dopo, un combattimento dei più ac-
caniti attorno alla fortezza, sconfisse i Greci e li costrinse a ripigliare nuo-
vamente la via del mare.
'Amr b. al-'As ragguagliò ora il Califfo 'Umar descrivendo le bellezze di
Alessandi'ia, e riferendogli la notizia che i Musulmani volevan divider tra
■208.
20. a. H. §§ 91-93.
loro la città dacché era stata presa con la forza. 'Umar rispose di non di- 20. a H.
videre la città, ma di lasciarla com'era affinchè il suo kharàg andasse dizioni sulla pre-
a profitto dei Musulmani ed a fortificarli nella guerra santa contro i ne- sa di Babilonia e
mici. Così fece 'Amr, il quale ordinò di contare gii abitanti e distribuì su Alessandria.!
di loro il kharàg.
Tutto l'Egitto fu dunque terra presa con trattato di pace .al patto
di due dìnàr a testa, ed a carico di nessvmo doveva esser aumentata
cosa alcuna nella sua gizj^ah ra'sihi: nel caso però che ad alcuno ve-
nisse aumentata l'imposta, doveva esser fissata in proporzione delle terre
e dei campi seminati. Eccezione era fatta per gii abitanti di Alessandria,
i quali dovevano pagare khaiàge gizyah a discrezione di colui che li
governava, perchè Alessandria era stata presa d'assalto e non con trattato.
Alessandria fu espugnata il primo di Muharram del 20. H., nel ven-
tesimo anno del regno di Eraclio, e nell'ottavo anno del Califfato di 'Umar
(Eutvchius, II, pag. 24-26).
§ 92. — (Eutichio). Contati quelli sui quali doveva cadere la tassa,
il numero totale ammontò a 6,000,000, il tributo dei quali perciò salì
a 12,000,000 (Eutychius, ed. Cheikho, II, 24, lin. 6-7).
Eutichio confonde la prima con la seconda resa di Alessandria, e pro-
lunga l'assedio a quattordici mesi perchè somma la durata del primo as-
sedio (tre mesi) con la durata dell'armistizio (undici mesi) che seguì la
stipulazione del trattato e precedette la consegna effettiva della città nelle
mani degli Arabi.
Il cenno ai due ponti fche noi supponiamo essere quelli che univano
l'isola di al-Rawdah alle due rive del Nilo, spiega forse una parola oscm-a
nel precedente § 65 : ma non sono sicuro dell' interpretazione.
EGITTO. — Tradizioni sulla presa di Alessandria.
§ 93. — È tale la confusione delle notizie nelle nostre fonti e l' in-
treccio delle varie versioni, che non è stato possibile riunire qui appresso
tutte le notizie sull'assedio di Alessandria 0 la presa della città. Molte tra-
dizioni che ne trattano sono state già citate nei precedenti paragrafi
(§§ 64, 64, 65, 66, 71,- 72, 73, 74, 77, 80, 81, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 91),
e fra quelle che noi diamo qui appresso ve ne sono non poche che alludono
ben chiaramente alla seconda presa di Alessandria, assai comunemente con-
fusa con la prima.
Le migliori tradizioni, tanto arabe che copte, come è palese leggendo
i seguenti paragrafi (§§ 94, 97), confermano che la prima resa di Ales-
sandria fu operazione militare facile e relativamente poco sanguinosa: ba-
259.
§§ 93, t»4.
20. a. H.
20. a. H.
(EGITTO. - Tradi-
zioni sulla presa
di Alessandria.]
starono tre s.»li mesi d'assedio (§§ 81, 83, 91, 92, 97, liil), perchè i diten-
sori, searsi in numero, turbati dalla caduta di Babilonia e dalla sconfitta
di Kawm Sarik. e vistisi abbandonati da Costantinopoli, dove la morte di
Kraidio. la malattin mortale di Costantino e la rivalità per la successione
distraevano gli animi dalla ciii-a della difesa nazionale, si perdettero dì
animo e vennero ad un pacifico accordo con gli invasori. In una tradizione
di ibii 'Abd al-liakam (eli'. § 107) si all'erma elie la morte di Eraclio, ap-
pena saputa in Alessandria, fosse la causa immediata della resa. Ma ciò
non può essere vero, ammeno di riferirlo a Babilonia, perchè Eraclio morì
due mesi prima che gli Arabi espugnassero la fortezza di Babilonia.
§ 94. — (ibn Ishàq, da al-C^asim b. Quzmàn al-Misri, da Ziyàd b. Graz
al-Zubaydi, che fu presente alla spedizione in Egitto). La città di Ales-
sandria fvi pi'esa nell'anno '21. o 22. H. Gli Arabi, dopo che ebbero espu-
gnata Bàb al-Yun (Babilonia), avanzarono poco per volta in direzione di
Alessandria, sottomettendo i vari paesi del Delta (qura al-rif), che gia-
cevano sul loro cammino, e giungendo in siffatto modo fino a Balhib [Ya-
q u t , I, 733], uno dei paesi del Delta, detto anche Qaryah al-Ris. In questo
luogo incontro agi" invasori venne, a nome del signore d'Alessandria, un
ambasciatore, il quale, presentatosi ad 'Amr b. al-'A.s, offerse di trattare
la resa della città: « Noi abbiamo pagato tributo », egli disse, « ai Greci
« ed ai Persiani, persone a noi più odiose degli Arabi: se tu accetti, noi
« siamo disposti a concederti il tributo (gizyah), a condizione che tu ci
« restituisca tutti i prigionieri fatti nel nostro territorio ». 'Amr b. al-'As
gli rispose che dietro a lui v'era un capo, senza il quale egli non poteva
decidere l'accettazione di siffatto trattato: propose perciò che vi fosse una
tregua tra le due parti in attesa di quello che avrebbe risposto il Califfo. Il
signore d'Alessandiia consentì, ed 'Amr b. al-'As mandò un corriere a Ma-
dinah per informare il Califfo delle proposte degli Alessandrini. I Musul-
mani avevano molti prigionieri egiziani nel campo di Balhib, ma molti
altri ei-ano già inviati in Arabia e dispersi fi-a Madinah, Makkah e il Ya-
man. Il Califfo prese concscenza di questa difficoltà, e rispose ad 'Amr b.
al-'As, che era rimasto inoperoso nel campo di Balhib, in attesa della ri-
sposta, dichiarando che egli accettava l'offerta del signore di Alessandria
di pagare la gizyah, ma che non poteva in alcun modo restituire i pri-
gionieri già dispersi in Arabia: assentiva però che i prigionieri ancora de-
tenuti nel campo di Balhib venissero restituiti agli abitanti di Alessandria,
ma con la condizione, che quei prigionieri, ai quali fosse stato proposto
r Islam, e l'avessero abbracciato, non dovessero essere riconsegnati. Il si-
gnore di Alessandria accettò queste condizioni e la pace fu conclusa nei
260.
20. a. H. §§ 94-97.
detti termini. Prima di essere riconseonati ao-li Alessandrini i prioionieri 20. a. h.
• , ,, • ,.T , TEGITTO. - Tradi-
vennero individualmente interrogati se volevano abbracciare 1 Islam, e zj^nj sj^,,^ p^gg^
quanti accettavano la proposta erano accolti da grida esultanti dei Mu- di Alessandria.)
sulmani: uno di questi fu abù Marvam 'Abdallah b. 'Abd al-rahmàn. il
quale si fece musulmano nonostante che suo padre, sua madre ed i suoi
fratelli si adoperassero in tutti i modi a dissuaderlo dal rinnegare il Cri-
stianesimo, lacerandogli perfino i vestiti che aveva indosso. Egli resistè
alle pressioni e fu poi nominato arif, o comandante dei banù Zubayd.
Quelli che non vollero mutare la loro fede, furono invece accolti da grida
di gioia dai loro compatriotti. Terminata la riconsegna dei prigionieri, i
Musulmani entrarono pacificamente in Alessandria, e mentisce colui, che
afferma che Alessandria venisse presa d'assalto (^). Gli Umayyadi, in se-
guito, commisero quindi un'ingiustizia, quando, scrivendo ai loro luogote-
nenti in Alessandria, affermavano che essa venisse presa d'assalto e che
perciò era nell'arbitrio del governo di aumentare a volontà le tasse, e di
fare quello che volevano, perchè gli abitanti erano gli schiavi degli Umay-
yadi (T a bari. L 2581-2584).
Cfi-. Athir, II, 453.
Nota 1. — Questa tradizione, che combina in molti particolari con la versione di Giovanni di
di Niqyus, deve probabilmente la sua conservazione al desiderio degli Alessandrini di dimostrare che
la condotta dei Califfi Umayyadi verso di loro era ingiusta e contraria ai patti stipulati in antico.
Detta tradizione perciò espressamente ignora la seconda presa di Alessandria, avvenuta pochi anni dopo,
quando essa venne presa d'assalto e tu sottoposta a tutti i rigori della guerra.
§ 95. — al-Dzahabi pone la presa di Alessandria nel 21. H. (Dzah a bi
Paris, I, fol. 136,1-.).
§ 96. — (a) ('Abd al-rahmàn b. Sa'id b. Miqdàm). Amr b. al-As
mosse contro Alessandria nel mese di Rabi' I., o nel Uumàda II. del 20. H.:
espugnò la città, vi si trattenne qualche tempo e poi ritornò ad al-Fustàt
nel Dzù-1-Qa'dah del 20. H. (Suyùti Husn, I, 62, lin. 12 e segg.).
Lo stesso afferma al-Maqrizi sull'autorità di al-Kindi (Ma qrizi Khi-
tat, I, 163, lin. 17-18).
(6) (al-Layth, citato da al-Qudà'i). Amr b. al-'As consumò sei mesi
nell'assedio di Alessandria e nella dimora in essa dopo la résa (Suyùti
Husn, I, 62. lin. 17).
§ 97. — fYahya 1). Khàlid ai-Adavvi, da al-Layth b. Sa'd). Quando
giunse ad Alessandria, Amr I). al-'As assediò la città per tre mesi con
tanta energia che gli abitanti s'impaurirono. Allora al-Muqawqis chiese ad
'Amr b. al-'As di concedere agli abitanti le stesse condizioni già date ai
Copti, e di attendere la sanzione dell'imperatore ('Abd al-hakam, 106),
Cfi-. Ma qrizi Khitat, I, 163, lin, 20-22.
■>(ii.
§§ 98-100. ' 20. a. H.
2C. a. H. § 98. _ CAbdallali b. Salili, da al-Layth h. Sa'd, da Yazid b. abi
z.oni suiiap?es'a Habib). al-Miiqawqis al-Kiìmi, il signore dell'Egitto (malik 'ala Misi)
di Alessandria.] coiu'luse con 'Aiiir b. al-'As im trattato di pace, pattuendo che i Greci
in Egitto fossero liberi di rimanere o andarsene, e fissando le condizioni
alle quali dovevano sottostare volendo rima nere nel paese. L'imperatore
Eraclio tu molto adirato quando ebbe conoscenza di questo trattato, e
mandò un esercito clu' riprese (aghlaqù) Alessandi'ja. . . , ecc., come in
al-Baladzuri: soltanto alla fine si ha il termine abù Vuhannas come luogo
di sepoltura chiesto da al-Muqawqis ('Abd al-hakam, 108).
In Maqrlzi Khit'it? !> l^^i 'in- ^- ^' ^^gS-i abbiamo la stessa tra-
dizione, ma nel testo stampato invece di abù Yuhannas leggcsi Bakhnas
come luogo di sepolt\na chiesto da al-Muqawqis.
Cfr. §§ 72, 74.
§ 99. — ('Utlimàn b. Salili). (Dopo conclusa la pace con al-Muqawqis)
"Ann- b. al-'As, appena gli fu possibile di uscire (dall'isola nella quale si
trovava per l'inondazione annuale del Nilo), si mosse accompagnato dai
capi dei Copti (ru-sà al-Qibt) che gli avevano accomodate le sti-ade, ri-
staurati i ponti, e stabiliti i mercati: i Copti assistettero oi-a i Musulmani
in tutto ciò che volevano per combattere i Greci ('). Questi allora fecero
grandi preparativi militari, e mandarono dall'Ard al-Rùm moltissime .navi
(ad Alessandria) cariche di soldati, di provviste e di armi. Contro di loro
mosse ora 'Amr. b. al-'As dii'igendosi da al-Fustàt su Alessandria, ma non
incontrò resistenza di sorta prima di giungere a Tarniit [Yàqùt, I, 845J.
Qui trovò una schiera di Greci, ma dopo un breve e facile combattimento
li mise in fuga. Avanzandosi ancora, s'imbattè in un esercito pili potente
presso Kawm Sarik e v'impegnò una battaglia durata tre giorni, ma termi-
nata con la vittoria completa dei Musulmani ('Abd al-hakam, lOG-107).
Cfr. Hubays, fol. 100,r.; Maqrizi Khitat, I, 163, lin. 27 e segg.
Nota 1. — In questo passo ed in molti altri seguenti, dove abbiamo notizie di tonte locale egi-
ziana, è chiaro come anche gli scrittori musulmani abbiano subito l' influenza indiretta dei Copti, i
quali sebbene cristiani, sono posti in luce favorevole presso tutti i Musulmani come fautori efficaci e
fedeli alleati ed amici di 'Amr b. al-'As e dei suoi Arabi. Anche tutta l'introduzione di ibn 'Abd al-
hakam è imbevuta di questo concetto: perciò adduce numerose tradizioni, testimonianti lo speciale af-
fetto, che si vuole Maometto nutrisse per i Copti, e le ragioni di questo. Moltissimi egiziani erano
copti convertiti; ond'è naturale che cercassero di proteggere i loro consanguinei dalle crudeli persecu-
zioni dei governatori e degli esattori delie imposte, sovente invisi a tutti egualmente, e Cristiani e Mu
sulmani.
§ 100. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Labiali, da Yazid b. abi
Habìb). Nel muovere su Alessandria, 'Amr b. al-'As mandò innanzi Sarik
b. Sumayy che doveva inseguire i Greci fuggiti da Tarniit (o Marbùt, se-
condo al-Maqrizi); Sarik s'imbattè nell'esercito greco in al-Kawm, che poi
262.
20. a. H. §§ 100-104.
prese da lui il nome: Kawm Sarìk, lo assalì e lo mise in fut^a ('Abd 20. a. H.
^, . , ,„_. [EGITTO. - Tradi-
al-hakam, 10/). zioni sulla presa
Cfr. Hubays, tòl. 100,i-.; Maqrizi Khitat. 1, 163; lin. 32 e segg. di Alessandria.]
Su Kawm Sarik vedi pure Maqrizi Khitat, I, 183, lin. 22-25.
§ 101. — (Altri tradizionisti, oltre 'Abd al-malik b. Maslamah). Sarìk
incontrò i Greci in Kawm Sarìk, mentre era al comando dell'avanguardia
di 'Amr b. al-'As, e questi trovavasi ancora in Tarnut. I Greci erano tanto
numerosi che accerchiarono Sarìk ed i suoi, ed il comandante arabo vide
la necessità di chiedere immediato soccorso. Per questo compito ditììcile
e periglioso scelse abu Na'àmah Màlik b. Na'àmah al-Sadafi, possessore di
un cavallo (fa r a s) di mantello rossastro (a s q a r, alézan) detto Asqar
Sadaf, velocissimo corridore, abù Na'àmah spinse il suo destriero di gran
corsa su Taruùt lasciando facilmente dietro di sé i Greci che tentarono
inseguirlo: egli giunse felicemente al campo di 'Amr, e portò la notizia
del pericolo in cui versava l'avanguardia. 'Axav mosse subito in soccorso
di Sarìk, costringendo così i Greci a ritirarsi.
Da questo celebre cavallo di ibn Na'àmah prese poi nome la Khaw-
khah al-Asqar in Misr, perchè, quando morì, il suo padrone lo seppellì in
quel luogo ('Abd al-hakam, 107).
Cfr. Hubays, fol. 150, r.; Maqrizi Khitat, I, 163, lin. 33 e segg.
§ 102. — (Yahya b. Ayyìib. e Khàlid b. Humayd). I Greci ed i Mu-
sulmani vennero di nuovo alle mani in Saltìs: dopo un combattimento
accanito, i primi furono disfatti. Poi vi fu di nuovo battaglia in Kiryawn
{sic, nel ms. [Yàqùt, IV, 271]: in Suyiìti: Karbawn), dove le due parti
si batterono per dieci giorni. L'avanguardia musulmana era comandata da
'Abdallah b. 'Amr b. al-'As; e porta stendardo era in quel giorno Wardàn,
il mawla di 'Amr b. al-'As (^'Abd al-hakam, 107-108).
Cfr. Suyìiti Husn, I, 57; Maqrizi Khitat, I, 163, lin. 36 e segg.
§ 103. — (Talaq b. al-Saykh, e Yahya b. 'Abdallah b. Bukayr, da Di-
màm b. Ismà'il al-Ma'àfiri, da abrì Qabìl {sic), da 'Abdallah b. 'Amr [b.
al-'As]). Nella Ijattaglia di al-Kiryawn, 'Abdallah b. 'Amr si battè con
grande valoi'e e riportò molte ferite, riscotendo l'ammirazione del padre,
che esclamò: «Egli è figlio mio per davvero!» ('Abd al-hakam, 108).
Cfi-. Hubays, fol. 100,r.; Maqrizi Khitat, I, 163, lin. 38-39.
§ 104. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahì'ah, da Yazìd b. al)i Habib).
Nella battaglia di al-Kiryawn (tanto fu il pericolo corso dai Musulmani)
che 'Amr b. al-'As fece recitare la preghiera della paura (s a 1 a h a 1 - Idi a w f )
TAbd al-hakam, 108).
Cfr. Suj-ùti Husn, 1, 57; Maqrizi Khitat, 1, 164, lin. 13.
263.
§9 105-107. 20. a. H.
20. a. H. § 105. — (Yahya b- Ayj'ùb, e Khàlid b. Humayd). Quando finalmente
?iLT.y?.'.M/nr«'J i Giovi fuiDiH) sconfitti fon grande strage, e fuggirono verso Alessandria,
2IOni SUIIcl p Iti a a
di Aiessandria-i j Musnliiiaiii li inseguirono fin sotto le mura della città, e poi posero as--
sodio alla incdi:sinia. I («reii si fortificarono, ed i Musulmani si disposero
lungo tutta la linea delle mura, che corre tra Hulwàn e Qasr Fàiis ed
anche oltre questo. Con i Musulmani trovavansi i capi dei Copti che li
aiutavano in tutti i modi, procurando loro tutto ciò che occorreva in si-
veri e toraggi ('Abd al-hakara, 108-109).
Cfi-. Suyùti Husn, I, 57; Hubays,fol. 100,r.; Maqrizi Khitat,
I, 164, lin. 14 e segg.
§ 106. — (Hàni b. al-Mutawakkil, da Muli. b. Yahya al-lskandaiàni).
'Amr b. al-'As rimase accampato per circa due mesi, e poi si ritirò in di-
rezione di Misr. Allora un corpo di cavalleria greca piombò sui Musulmani,
assalendoli dalla parte del lago (buhayrah) adiacente alla fortezza, e do-
dici Musulmani rimasero uccisi nella Kanisah al-Dzahab (la Chiesa d'oro)
('Abd al-hakam, 110).
Cfr. Hubays, fol. 100,v.; manca in Suyùti Husn; Maqrizi Khitat,
I, 164, lin. 16.
§ 107. — (Yahya b. Ayyiib, e Khàlid b. Humayd). Gl'inviati speciali
dell'imperatore non cessarono mai dal seguirsi l'un l'altro, portando ad
Alessandria su navi sempre nuovi rinforzi. L'imperatore aveva grande ti-
more di perdere Alessandria: « Se gli Arabi », egli diceva, « s'impadi-oni-
« scono di Alessandria, sarà la fine dell'impero greco, perchè i Greci non
« hanno schiere maggiori di quelle di Alessandria! » Lo stesso egli disse,
mentre si celebrava in Alessandria una grande cerimonia religiosa, du-
rante la conquista araba della Siria. Perciò egli aveva allestito grandi
forze per la difesa di Alessandria, ed aveva in mente di dirigerne in per-
sona la difesa, tanto era il pregio che egli dava a quella città. Quando
però furono terminati i preparativi (e stava per partire) l'imperatore morì
— questo accadeva nel 19. H. — e la sua morte fiaccò la resistenza dei
Greci: molti fra questi che erano andati in Alessandria, ritornarono (a Co-
stantinopoli) ('Abd al-hakam, 110-111).
Cfr. Suyùti Husn, I, 57-58; Hubays, fol. 100,v.; Maqrizi Khi-
tat, I, 164, lin. 17-22.
Il testo, sebbene non lo dica, intende Eraclio, ma questi era già morto
nel febbraio 641, almeno tre o quattro mesi prima che 'Amr b. al-'As fo.sse
arrivato ad Alessandria.
Potrebbe riferirsi a Costantino che morì appunto quattro mesi (cfi'. Ce-
drenus, I, 753) dopo Eraclio.
204.
20. a. H. §§ 108-U3.
§ 108. — (Yahya b. Bakr, da Layth b. Sa'd). Eraclio morì nel 20. H.. 20. a. h.
nello stesso anno in cui fii espugnata Qaysàriyy ah in Siria (' A b d al -ha- zioni suiia p'^r^s'a
kani, 111). di Alessandria.)
Cfi-. Suyùti Husn, I, 58; Maqrizi Khitat, I, 164, lin. 22-23.
§ 109. — (Yahya b. Ayyùb, da Khàlid b. Humayd). Per la morte di
Eraclio gli Arabi rinnovarono con più ardore che mai gii assalti su Ales-
sandria, e si venne a pugne assai sanguinose ('Abd al-hakam, 11 Ij.
Cfr. Suyùti Husn, I, 58; Hubays, fol. 100,v; Maqrizi Khitat,
I, 104, lin. 23-24.
§ HO. — ('Abdallah b. Sàlih, da al-Layth b. Sa'd, da Yazìd b. abi
Hablb). I Greci fecero una sortita dalla fortezza di Alessandiia, uccisero
un uoruo dei Mahrah, e tagliata al cadavere la testa, la portarono via e
rienti-arono in città. I Malu-ah furibondi giurarono di vendicare l'aflfronto
e di non voler seppellire il compagno senza la testa. Amr b. al-'As con-
sigliò alloi'a ai Mahrah di uccidere alcuni nemici, e tagliate loro le teste,
lanciarle invece di pietre contro le mura: i Greci per vendicarsi a\Tebbero
rimandato nello stesso modo la testa del mahi'ita ucciso. I Mahrah accetta-
rono il consiglio e nella .successiva sortita dei Greci uccisero un patrizio,
lo decapitarono e scagliarono la testa contro le muia della città. Ottennero
così il desiderato effetto, i Greci scagliarono la testa del malii'ita, ed i com-
pagni dell'estinto poterono seppellirlo intero come avevano giurato di fare
('Abd al-hakam. 111-112).
Cfr. Hubays, fol. 100,v.; Maqrizi Khitat, I, 164,. lin. 24-28.
§ 111. — Da una tradizione (di 'Abdallah b. Maslamah, da ibn La-
liì'ah, da aì-Hàrith b. Yazìd) in cui si fanno gii elogi delle tre tribù dei
Mahrah, dei Ghàfiq e dei Bali, si viene a sapere che tutte e tre emi-
grarono in gran numero in Egitto, perchè 'Amr b. al-'As li definisce come
qabà-il min Misr ('Abd al-hakam, 112).
Cfr Hubays, fol. 100, v.; Maqrizi Khitat, I, 164, lin. 28-30.
§ 112. — ('Uthmàn [b. Salili], da ibn Lahi'ah, da Yazìd b. abì Habìb).
Siccome l'assedio d'Alessandria durava da parecchio tempo (ashur"", ossia
da vari me.si) (cfr. 19. a. H., § 51, nota 1) il Califfo 'Umar scrisse ad
Amr b. al-'As rimproverandogli di non essei'e ancora riuscito ad espugnai"
la città: « Se tardate tanto ad impadi'onfrvene, ciò vuol dire che (gli Arabi
«del tuo esercito) hanno commesso delle novità riprovevoli» (ahdathù)
('Abd al-hakam, 114-115).
Cfr. Suyùti Husn, I, 58; Maqrizi Khitat, I, 165, lin. 13-15.
§ 113. — (Yahya b. Khàlid, da Abd al-rahmàn b. Zayd b. Aslam, da
suo padre Zayd b. Aslam). Quando la conquista dell'Egitto incominciò a
265. - 34
iia-115.
20. a. H.
20. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla presa
di Alessandria.]
tirare in lungo, il Califfo 'limar scrisse ad 'Amr b. al-'Às rimproverandogli
di iioii esservi ancora riuscito, benché guerreggiasse da due anni, e di-
chiarò che la causa di ciò erano le novità iniziate (ahdat_htum) dagli
Arabi, i quali avevano cessato dal combattere per la fede, ed aspiravano
ora soltanto a bottino e ricchezza, come i Gioci: perciò Dio negava loro
la vittoria. Gli ordinò quindi di sollecitare la fine della gueira, e gli mandò
quattro guerrieri di provato valore, ognuno equivalente a mille uomini, e
quejsti dovevano dare il buon esempio e trascinare gli altri a battersi con
più ardimento. Allora ebbe termine la conquista (' Abd al-hakam, 115).
Cfr. Suyùti Husn.I, 58; nubays,fol. 101, v.; Maqrizi Ivhitat,
I, U)5, [in. 15-23.
Questa tradizione è chiaramente una variante di quella sui rinfòrzi
mandati da 'Umar durante l'assedio di Babilonia, quando pure furono spe-
diti quattro valenti capitani, ognuno con mille uomini (cfr. 19. a. H., § 60).
Il parallelismo getta però scredito sulle notizie precedenti e sembra dare
a queste un carattere convenzionale, mettendo in dubbio la loro verità
storica.
§ 114. — (Uthmàn b. Sàlih). Amr b. al-'As si consultò con Maslamah
b. Mukhallad, e seguendo il suo consiglio, invitò 'Ubàdah b. al-Sàmit a
prendere il comando dell'assalto. 'Ubàdah accettò, e messosi alla testa di
quelli scelti per l'assalto, espugnò alfine Alessandria (Abd al-hakam,
115-116).
Maqrizi Khitat, I, 165, lin. 23 e segg.
Come per Babilonia, così anche per Alessandria, è sempre uno dei
quattro eroi mandati in soccorso che entra per primo nella città assediata
e ne assicura la conquista.
§ 115. — (Khàlid b. Nagih, da un informatore fidato). Durante l'as-
sedio di Alessandria i Greci fecero una volta una sortita, ed uno di loro
in singoiar tenzone con Maslamah b. Mukhallad lo rovesciò di sella, e 1q
malmenò con la spada: se un compagno non fosse venuto in soccorso
a trarlo in salvamento, Maslamah sarebbe stato conciato in malo modo.
I Greci si rallegrarono di tale successo, ma non così 'Amr, il quale, va-
lendosi del fatto che 3Iaslamah era viomo di carni abbondanti e molto
greve, disse: « Perchè mai quell'uomo, con il suo grosso deretano, che lo
« rende simile ad una donna, viene ad occuparsi delle faccende proprie
« di uomini, e cerca di somigliarli? ». Di queste parole offensive Maslamah
risentì vivissimo rincrescimento, ma non tardò a presentarsi un'occasione
in cui gli fu possibile lavarsi l'onta. Infatti egli ed 'Amr dui-ante una sca-
ramuccia rimasero circondati dai Greci e costretti a ricoverai-si in un sito
266.
20. a. H. §§ 115^119.
fortificato dei Greci stessi, nel Di mas, dove sarebbero forse periti, se 20. a. h.
• [EGITTO. - Tradi-
Maslamah non avesse mostrato un grandissimo coraggio ed avesse abbat- ^jonj s^na p^gsa
tuto un greco in singoiar tenzone, previo accordo che il vincitore avrebbe ^' Alessandria.]
deciso la sorte dei due arabi sperduti e separati dal resto dell'esercito. I
Greci ignoravano chi fossero i due uomini, sicché quando Maslamah ebbe
abbattuto il greco, gli altri lasciarono partire 'Amr e Maslamah. Solo più
tardi scoprirono chi erano i due e si pentirono amai-amente di averli la-
sciati partire. Dopo questo incidente ad 'Amr dispiacque aver detto quelle
parole crudeli sul conto di Maslamah, e gli chiese perdono. Quando Ma-
slamah glielo concesse, 'Amr esclamò: « Tre volte ho io fatto uso di male
« parole: due volte ai tempi pagani, ed ora in questa occasione: ogni volta
« mi sono pentito di quanto ho detto, ma mai come adesso, e spero che
«non lo farò più una quarta volta finché io vivo» (Hubays, fol. 101, r.).
Maqrizi Khitat, I, 164, lin. 32 e segg. [H.].
§ 116. — ('Abdallah b. 'Abd al-hakam). Quando incominciò a tirare
in lungo l'assedio di Alessandria, 'Amr b. al-'As ebbe improvvisamente una
idea : « Io ho meditato questa faccenda, e (mi sono persuaso) che la fine di
« essa non sarà menata a buon termine, se non da quelli che ne assicura-
« rono il principio! ». E con ciò alluse agli Ansar (che avevano assistito Mao-
metto al principio della vita politica dell'Islam in Madinah). Egli chiamò
allora Ubàdah b. al-Sàmit al-Ansàri, gli conferì il comando, e quel giorno
stesso fu espugnata Alessandria ('Abd al-hakam, 116).
Cft-. Suyùti Husn, I, 68; Maqrizi Khitat, I, 165, lin. 25-28.
§ 117. — (Yahya b. Ayyùb, e Khàlid b. Humayd). Alessandria fu asse-
diata per nove mesi prima e cinque mesi dopo la morte di Eraclio, e fu espu-
gnata il venerdì T Muharram dell'anno 20. H. ('Abd al-hakam, 116).
Cfr. Suyùti Husn, I, 58; Wust. S. A., pag. 10, interpreta il testo:
V Muharram 21. H., ossia 10 dicembre 641 a. È. V. Così ha Maqrizi
Khitat, I, 165, lin. 28-29.
Per comprendere gii errori di questa tradizione si rammenti come
Eraclio sia morto nel febbraio del 641, mentre dm-ava ancora l'assedio di
Babilonia.
§ 118. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da Màlik b. Anas). L'Egitto
(Misr) fu conquistato nell'anno 20. H. ('Abd al-hakam, 117).
Cfi\ Suyùti Husn, I, 68.
- § 119. — ('Abdallah b. Sàlih, da al-Layth [b. Sa'd]). Quando i Greci
furono sconfitti e gli Arabi espugnarono Alessandria, i difensori della città
si misero in salvo in parte sulle navi e in parte sulla terra ferma. 'Amr
b. al-As lasciò in Alessandria mille uomini ed inseguì i Greci fuggiti in
267.
§§ 119-122. 20. a. H.
20. a. H. tt'na ferina. AUma qiiolli lieoveratisi in maiv sulU' navi ritornarono ad
EGITTO. - Tradì- . , , • i i i -, , ,
zioni sulla presa Alo.'^sandria, mas.sacrarono la guarnigione musulmana e ripresero la città,
dì Alessandria.; 'Anir b. al-'A.s ritornò ad Alessandria e la espugnò (una seconda volta),
scrivendo poi al Califfo 'Limar: «Ho preso Alessandria d'assalto (an-
«wat"") e senza trattato (bi-ghayr ai^d'" w a làalid'°)». Allora il
Calitlo Umar gli scrisse disapprovando i! suo modo di vedere ed ordinan-
dogli di non trattare la città come se fosse stata presa d'assalto. Ma con
questo — nota ibn Lahi'ah — si allude alla seconda prosa di Alessandria
(e non alla prima) (' A b d a 1 - h a k a m , 117).
Cfr. Suyfiti Husn, I, ó8: Hubay.s. fol. 101, v.; Maqrizi Khitat,
I. 165, lin. 32 e segg.
§ 120. — (Ibràliim b. Sa'ld al-Balùlij. Un uomo per nome ibn Bassa-
mali era custode di una delle porte (di Alessandria): egli chiese ad 'Amr
b. al-'As l'amàn (o sicurtà) per sé, la sua terra, e la gente della sua fa-
miglia, alla condizione di aprirgli la porta. Amr accettò, e così i Musul-
mani entrarono (nella città). Questa volta i Musulmani entrarono dalla
parte del ponte detto poi Qantarah Sulaymàu. La prima volta 'Amr pe-
netrò nella città dalla parte della Chiesa d'Oro, Kanisah al-Dzahal).
ibn Bassàmah lasciò discendenti che esistevano ancora ai tempi di ibn
'Abd al-hakam ('Abd al-hakam, 117).
Cfi-. Suv'ùti Husn, I, 59; Hubays, fol. 101, v.; Maqrizi Khitat,
I, 166, lin. i>7 e segg.
Si confondono i particolari della seconda presa di Alessandria (per
assalto e tradimento nel 25. H.) con la prima, avvenuta pacificamente nel
20. H.
§ 121. — (Hàni b. al-Mutawakkil, da Damàmir b. Ismà'il ai-Ma àfiri).
Dal principio della faccenda di Alessandria, fino a quando fu espugnata,
perirono uccisi ventidue Musulmani ('Abd al-hakam, 118).
Cfr. Suyùti Husn, I, 58; Hubays, fol. 102, r.; Maqrizi Khitat,
I, 165, ult. lin.
Ciò è prova evidente che i combattimenti intorno ad Alessandria fu-
rono ben poco cruenti, e debole la difesa dei Greci. Furono ragioni mo-
rali e non l' assalto degli Arabi che indussero i difensori ad arrendersi
a patti.
§ 122. — (Utjimàn b. Salili, da ibn Lahi'ah). La notizia della vittoria
(= la presa di Alessandria) fu mandata da Amr b. al-'As al Califfo 'Umar
per mezzo di Mu'àwiyah b. Khudayg. Questi domandò ad Amr di conse-
gnargli una lettera per il Califfo, ma 'Amr gii rispose: « Che ne faccio di
« una lettera? Non sei tu uomo eloquente e non hai tu visto ogni cosa?
•268.
20. a. H.
122-l-2(;.
« Non tòsti presente? » 'Umar festeggiò la notizia della presa di Alessan- 20. a. h.
dria, mettendosi a pregare e ringraziando Dio (') e A bd al-hakam, 118). ' zionì sulla presa
Cfr. Suyùti Husn, I. 58-59; Hubays, fol, 102,r. ; Maqrizi Khi- di Alessandria.]
tat, T, 166, lin. 1 e segg.
Nota i. — In uu"altia tradizione più prolissa ida Miih. b. Yazid al-Muqri, da Musa b. 'Ali, da
suo padre 'Ali i l'arrivo di Mu'àwiyab a Madinah è narrato con copia assai maggiore di particolari :
si descrive il suo ingresso nella moschea, il suo fortuito incontro con una serva del Caliiì'o, che an-
nunzia ad 'Umar la venuta del messo dall' Egitto e poi ritorna a chiamare Mu'àvyiyah. Poi si narra la
cerimonia pubblica nella quale il Califfo fa annunziare la vittoria e quindi dirige la preghiera di ringra-
ziamento: infine con minuti particolari abbiamo la narrazione della parca mensa allestita dal Calitì'o e
dalla sua schiava per Mu'àwiyah, il quale tutto vergognoso e pieno di rispetto divora il modesto pasto
di pane, olio e datteri l'Abd al-hakam, 119).
§ 123. — (Ibràhìm b. Sa'ìd al-Balùlij. Amr b. al-As scrisse al Califfo
Umar: « Io ho espugnato una città, sul conto della quale ti dirò soltanto
«che vi ho trovato 4000 giardini (? ms. mu nyali), 4000 bagni (ham-
<,< màm), 12,000 venditori di legumi, 40,000 Ebrei che pagano la gizyah.
«e 400 luoghi di divertimento [? mal ha] che appartengono ai principi
«(mulùk)» ('Abd al-hakam, 119).
Cfr. Suyùti Husn, I, 69; Hubay.s, fol. 102, r.; Maqrizi Khi tat,
I, 166. lin. 14 e segg.
§ 124. — (_'Abd al-malik b. Maslamah, da Damàmir b. Ismà'xl, da abù
QabilJ. In Alessandria 'Amr b. al-'As trovò, al momento della conquista,
12,000 mercanti di legumi (baqqàl) che vendevano legumi verdi (' A bd
al-hakam, 119).
Lo stesso è confermato in una tradizione di Yahya b. Bukayr, da ibn
Miqlàs, da Yahya b. 'Abdallah b. Dàwùd, da Haywah b. Surayh ("Abd
al-hakam, 119).
Cfr. Suyuti Husn. I. 59; Maqrizi Khitat, I, 166, lin. 16-17.
§ 125. — (Hàui b. al-Mutawakkil, da Muli. b. Sa'id al-Hàsimi, da un
abitante di Alessandria). Nel giorno in cui gli Arabi entrarono in Ales-
sandi-ia v'erano nella città 70,000 Ebrei (Wbd al-hakam, 119-120).
Cfr. Suyùti Husn, I, 69; Maqrizi Khitat, I, 166, lin, 18.
§ 126. — (Hàni b. al-Mutawakkil, da Musa b. Ayyùb, e Easid b. Sad.
da al-Khams(?) b. Thawbàn, da Husayn b. Safa b. 'Ubayd). Nelle terme (ham-
màmàt) di Alessandria v'erano dodici di mas, o stanze coperte, la più
piccola delle quali conteneva mille vani (maglis), ed ognuna di queste po-
teva contenere un numero considerevole di persone. I Greci ammontavano
a. 200,000 uomini, e tra questi quanti erano soldati si ritii'arono in territorio
bizantino (ard al-Rùmj facendo vela su cento grandi navi ormeggiate nel
porto: in queste navi partirono 30,000 persone con tutti i beni mobili che
hi possibile di asportare. La gente rimasta in Alessandiia e che dovette
26».
§§ 126-128. 20. a. H.
20. a. H. pajrare il kharàg amuiontò a 000,000 uomini, oltre le donne ed i bam-
[EGITTO. - Tradì- , . . ^ T ^ ^^ ,. j ■ Tir i ■ • • j. ^^
zioni sulla presa bini. Questi oiaiio tutti prigionieri di guerra ed i Musulmani insistettero
di Alessandria.; presso "Amr b. al-'As perchè li dividesse tra loro come bottino di guerra:
tale era il parere della maggioranza tra i vincitori. 'Amr rispose di non
poter fare la divisione se prima non scriveva al Califfo. Così fece, ma la
risposta del Calilfo fu di non dividere (i prigionieri) e di lasciarli affinchè
il loro kharàg divenisse l'ay (o preda indivisa e reddito) dei Musulmani
per assisterli in avvenire nella guerra santa contro i loro nemici. Gli ordini
di 'Umar furono eseguiti, fu fatto il computo dei vinti e s'impose a loro
la ta.s.sa. Così tutto l'Egitto divenne (terra sottomessa con trattato) su Ih'*",
obbligata a pagare due dinar per ogni uomo e nulla di più come gizyali ,
astrazion fatta per la tassa sui terreni in ragione della estensione della loro
cultura. In Alessandria però il kharàg e la gizyah furono imposti in
ragione di quanto appariva ibsse lo stato di fortuna (w aliyy uh um),
perchè Alessandria fii espugnata d'assalto e senza patto (bighayr 'ahd
wa là 'aqd), e non ebbene trattato (su Ih), né protezione (dz ini mah)
('Abd al-hakam, 120-121; ripetuto poi a pag. 122-123).
Cfi-. Suyuti Husn, I, 59; Hubays, fol. 102,r.-102,v.; Maqrizi
Khitat, I, 166, lin. 18-28.
Vedremo sotto l'anno 23. H. gli errori per la parte lìscale: nel resto
è palese il costante errore di confondere la seconda con la prima resa di
Alessandria.
§ 127. — (Uthmàn b. Salili, da ibn Lahì'ah, da Yazid b. abi Habib).
'Amr b. al-'As ridusse schiavi gli abitanti di Balhà(?), di Sultays [Yàqùt,
III, 116], di Qartasà [id., IV, 61] e di Sakhà [id.. Ili, 51], e li disperse.
Alcuni dei principali tra questi furono mandati a Madinah, ed il Califfo
'Umar scrisse ad 'Amr b. al-'As, ordinandogli di rimetter tutti in libertà.
L'ordine fu eseguito con quanti 'Amr riusci a ritrovare ('Abd al-ha-
kam, 126).
§ 128. — In una tradizione (di 'Uthmàn b. Sàlih, da Yahya b. Ayyùb)
i tre villaggi sono chiamati Sàtìs, Masil (?) e Malhìb (o Balhìt), e si dice
furono puniti, perchè gli abitanti, aiutati dai Greci, sopraffecero un distac-
camento dei Musulmani: ma 'Umar volle che venissero trattati come gli
abitanti di Alessandria, e tutti considerati come ahi al-dzimmah (')
('Abd al-hakam, 121, e di nuovo a pag. 126).
Cfr. Suyuti Husn, I, 59, ha: Balhìt, al-Khays [Yàqùt, II, 507],
Saltìs e Qartasà; Maqrizi Khitat, I, 166, lin. 28, ha: Balhib, al-Khays
e Saltìs: in un passo seguente; ibid., lin. 30, ha: Saltìs, Qartayà, Balhib
e Sakhà.
270.
20. a. H. §§ 128-130.
Non mi è riuscito ancora a scoprire le ragioni per le quali in queste 20. a. H.
e in tante altre tradizioni si ritorni con singolare insistenza a rammentare 2.j(,nj sulla presa
il trattamento speciale accordato agli abitanti di questi paesi oscuri e di '*' Alessandria.)
secondaria importanza. Trattasi evidentemente di qualche particolare della
conquista, sul quale per ragioni speciali si è tornato a discutere in tempi
posteriori. Sospetto che sotto ad esse si asconda qualche intricata questione
legale sulla proprietà di fondi di quelle parti, questione forse portata in-
nanzi ai tribunali nei tempi in cui furono composte queste tradizioni, ossia
circa cento cinquant'anni dopo la conquista.
La questione delle borgate fruenti di diritti speciali ritoma più avanti
sotto i §§ 184 e segg.
Nota 1. — Tra i prigionieri di questi villaggi trovavansi 'Imràu b. 'Abd al-rahmàn, la madre di
'Ivàd b. 'Uqbah, il padre di TJbaydali b. 'Dqbah, la madre di 'Awn b. Khàrigah al-Qurasi al-'Adawi, la
madre di 'Abd al-rahmàn b. Mu'awiyali b. Khudayg, ed altri che furono più tardi vari eminenti ma-
wàli alla corte di ind ibn al-Hakam, ossia Abàn, suo zio paterno abù Tyàd, 'Abd al-rahmàn al-
Balhibi, ed alti-i l'Abd al-hakani, 122).
§ 129. — (ibn Lahi'ah). L'importo della gizyah pagata da Alessan-
dria ad Amr b. al-'As ammontò a 600,000 dìnàr, perchè vi trovò 300.000
degli ahi a 1 - dz i m m a h , che pagavano due dinar a testa. Altri abbas-
sano il tributo sino a 18,000 dìnàr. Ai tempi del Califfo Hisàm b. 'Abd
al-malik il tributo era di 36,000 dìnàr (^Maqrìzi Khitat, I, 166, linea
penult. e seg.).
Cfr. anche Maqrizi Khitat, I, 98, Un. 32-35.
I primi numeri sono fantastici e non meritano veruna fede : ben altro
è il caso con i 18,000 dìnàr che mi sembrano, con molta probabilità, la
memoria della prima indennità pagata dagli Alessandrini agli Arabi vit-
toriosi nella prima resa della città. Cfr. più avanti i 13,000 ed i 18,000
dìnàr ricordati da al-Balàdzuri (§§ 132, 133).
§ 130. — Tabù Ayyùb al-Raqqi, da 'Abd al-ghaffar al-Harràni, da ibn
Lahi'ah, da Yazìd b. abì Habib. da al-Graysàni, da alcuni che furono pre-
senti alla conquista dell'Egitto). Quando ebbe espugnata al-Fustàt (= Alyù-
nah), 'Amr b. al-'As mandò ad Ayn Sams 'Abdallah b. Hudzàfah al-Sahmi
che sottomise tutto il suo territorio (ard) e stipulò con gli abitanti dei
suoi villaggi un accordo simile a quello concluso con gli abitanti di al-
Fustàt. Mandò poi Khàrigah b. Hudzàfah al-'Adawi verso al-Fayyùm [Y à-
qùt, III, 933], al-U.smùnayn [HermopoUs: id., I, 283]. Ikhmim [id., I, 165],
al-Basarùdàt ed i villaggi del Said, e furono stipulate le medesime con-
dizioni. Lo stesso avvenne nel corso di una spedizione di 'Umayr b. Wahb
al-Gumahi a Tinnis [id.. I, 882], Dimyàt [id., II, 602], Tùnah, Damìrah
[id., II, 602], Satà [id., Ili, 288], Diqaldah [id., II, 581], Banà [id., I, 738]
271.
§§ i3(t, 131. 20. a. H.
20. a. H. ^ Bùsir [id., 1, 7U0], e di un'altra di 'Uqbali b. 'Amir al-Guhani (oppine
zioni sulla pr*sa Waidaii. il HI a w 1 a di 'Amr I). al-'As dal quale prese nome il Sùq Wardàu
di Alessandria., [j^ ;\Iisr| ai villaggi nella parte inferiore del paese (a sfai al-ard).
Cosi 'Amr compiè la conquista dell'Egitto e tutto il paese divenne
ard kharàg o terra pagante l'imposta Idiaràg (Balàdzuri, 216-217).
La tradizione ha importanza perchè descrive come Amr b. al-'As, ap-
pena padrone di Babilonia, e forse durante l'assedio di Alessandria e la
tregua di undici mesi che la seguì, si affrettasse a mandare spedizioni nelle
varie parti del paese per stabilire l'autorità musulmana e regolare il pa-
gamento nel tesoro islamico delle tasse versate sinora nel tesoro bizantino.
§ 131. — (al-Balàdzuri, senza i snàd). Quando ebbe conquistato l'Egitto
(Misr, forse = al-Fustàt) 'Amr b. al-'As vi foce sosta, poi scrisse al Califfo
'Umar, chiedendo l'ordine di fare una punta (fì-1-zahf) su Alessandria;
ed ottenutolo, partì lasciando, come luogotenente in Misr, Khàrigah b.
Hudzàfah b. Ghànim b. 'Amir b. 'Abdallali b. 'Ubayd b. 'Awig b. 'Adi b.
Ka'b b. Lu-ayy b. Ghàlib. Questo avveniva nel 21. H., e gli abitanti, e
Greci e Copti, al di là (duna) di Alessandria si erano riuniti in armi
contro 'Amr avendo in mente di assalirlo in al-Fustàt prima che egli si
fosse accinto ad espugnare Alessandria. 'Amr b. al-'As venne alle mani
con queste schiere in al-Kiiyawn [Yàqtit, IV, 271] ed inflisse loro una
sanguinosa disfatta, con grande strage dei vinti. Fra coloro che furono
battuti in questa battaglia si ricordano gli abitanti di Sakhà, di Bilhit.
di al-Khays, di Sultays e di altri luoghi, che avevano seguito e dato mano
ai precedenti (cfi-. pocanzi §§ 127, 128).
Poi 'Amr si avanzò (senza incontrare altra resistenza) fino ad Ales-
sandria, dove trovò gii abitanti pronti e preparati a resistergli. Senonchè
i Copti volevano far pace con 'Amr: perciò al-Muqawqis scrisse al generale
arabo chiedendo la pace ed una tregua per un certo tempo. 'Amr rispose
con un rifiuto. Allora al-Muqawqis ordinò alle donne di salire sulle mura
della città con le fàccie rivolte verso l'interno, e dispose gli uomini pari-
menti sulle mura, ma rivestiti delle loro armi e con le faccie rivolte verso
il nemico : egli voleva intimorire così i Musulmani (dando a credere d'avere
un numero assai grande di difensori). 'Amr non si lasciò né intimorire né
ingannare da al-Muqawqis e gii scrisse che non si dava pensiero del numero
dei difensori: si ricordasse che i Musulmani si erano battuti con lo stesso
loro so\Tano Eraclio, ed era avvenuto, quello che era avvenuto (ossia la
conquista della Palestina e della Siria). al-Muqawqis impensierito da questa
risposta propose di espellere dal Dar al-mamlakah (palazzo del go-
verno) il loro principe e di rimandarlo a Costantinopoli, affinché gii abi-
ù^'
^r
'Annali deir Islam ... Voi. IV
Fortezza romana di Babilonia Bàb-ai-Yùn'^
( Q,asr-al-Sam*i
PIANTA DELLE KOVINK K.^^IsrKMi XKL 1HK2
(-Ril.iYMln/,i..iir lU-llii ],u,utn inihì,ìu-.it:, .tal Hiitler: « Tli.. Anih C.n.iiu-si „i Ki^pt », paK. -MO
20. a. H.
131-134.
tanti di Alessandria fossero i primi a sottomettersi (ed ottenessero patti
migliori). I suoi colleghi adirati respinsero la proposta e insistettero nel
volersi battere. Allora 'Amr b. al-'As assalì la città con grande vigore du-
rante tre mesi ed infine la espugnò d'assalto, predando quanto v'era in
essa. Eisparmiò però gli abitanti, ninno dei quali fii ucciso o ridotto schiavo.
Egli li dichiarò protetti (ahi al-dzimmah) come gli abitanti di Alyiinah.
'Amr inviò quindi la notizia della vittoria insieme con il quinto del bot-
tino al Califfo 'Umar per mezzo di Mu'àwiyah b. Khudayg al-Kindi (Ba-
làdzuri, 220-221).
§ 132. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Si dice che al-Muqawqis pattuì
con 'Amr (un tributo annuale) di 13,000 dinar (cfr. § 129), stipulò che
gli abitanti erano liberi di rimanere o d'emigrare, e che ogni copto adulto
dovesse pagare (annualmente) due dinar. In questo senso 'Amr stese in
iscritto un documento per gli abitanti. Quando 'Amr lasciò Alessandria, vi
pose una guarnigione musulmana di frontiera (ràbitah) sotto il comando
di 'Abdallah b. Hudzàfah b. Qays b. 'Adi b. Sa'd b. Sahm b. 'Amr b.
Husaj^s b. Ka'b b. Lu-ayy: egli fece ritorno ad al-Fustàt (Balàdzuri, 221).
§ 133. — (Bakr b. al-Haytham, da 'Abdallah b. Salili, da Musa b. 'Ali,
da suo padre ['Ali]). La gizyah riscossa (in principio) nella città di Ales-
sandi-ia ammontava a 18,000 dinar, ma più tardi durante il Califfato di
Hisàm b. 'Abd al-malik salì a 36,000 (Balàdzuri, 223).
§ 134. — ('Amr [b. Muh.] al-Nàqid, da ['AbdaUah] b. Wahb al-Misri,
da ibn Lahi'ah, da Yazid b. abi Habib). 'Amr b. al-'As espugnò Alessan-
dria, ed i Musulmani vi si stabilirono in guarnigione. Avvenne però che
quando i Musulmani si allontanavano sia per un viaggio, sia per una spe-
dizione militare, ritornando alle case abitate (manàzil) prima, le trova-
vano occupate da altri musulmani, che vi si erano stabiliti durante la loro
assenza. 'Amr volle porre rimediò a questo inconveniente, mh-ando sovrat-
tutto a che le case non andassero in rovina per il succedersi continuo di
nuovi inquilini (tata warùuahà). Perciò quando si venne alla spedizione
che portò alla battaglia di al-Kiiyawn (confusione degli eventi della, prima
con la seconda presa di Alessandria nel 26. a. H.) egli ingiunse ai suoi di
scegliersi ognuno la propria dimora piantando una lancia in terra nella casa
scelta. Questa doveva rimanere per sempre adibita all'uso suo e dei suoi
consanguinei e discendenti. Così avvenne (dopo la ripresa di Alessandria)
che ognuno si scelse- una dimora e vi piantò la lancia (in segno del suo
diritto acquisito). Quando in alcune case parecchi, o due, o tre, piantavano
le loro lancie, allora i vari musulmani si dividevano la casa (dar real-
mente: gruppo di case collegate assieme da una corte comune); e quando
20. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla presa
dì Alessandria.]
273.
35
^ iai-137. 20. a. H.
20. a. H. ,m,) ^[ allontanava (con la sua famiglia), i Greci abitavano le stanze vuote
zioni sulla presa lì'^" ''^ ritorno dei Musulmani ì. E, -aggiunge Yazid b. abi Habib, non era
di Alessandria.) |)erniesso ad alcuno riscuotere un attìtto por lo case, o venderle, o riceverle
in eredità, perchè esso erano state dimora (dei Musulmani) nei giorni in
cui foiinavan la guarnigione di ti'ontiera (ayyàm ribàtihim) (Balà-
(jz u r i ^ 222).
Maqrizi Khitat, 1, 107.
La stessa tradizione trovasi in ibn Abd al-hakam con parecchie va-
l'ianti e qualche abbreviazione: ma il senso è il medesimo. Invece di al-
Kir3-awn, abbiamo nettamente Karyùn : il testo conferma la correzione del
De Goejo alla pag. 222, Un. 12 ('Abd al-hakam, 180-181).
§ 135. — Secondo al-Ya'qùbi, la presa di al-Iskandariyyah per opera
di Amr b. al-'As cadde nell'anno 20. H. allo stesso tempo del resto del-
l'Egitto: dal paese fu riscosso come kharàg ru'visihim (palese confu-
sione dei concetti di tassa fondiaria e di tassa per testa: in questo caso
kharàg .significa soltanto tributo) la somma di 14,000,000 di dìnàr in
ragione di duo dinar per testa, e con un tributo (kharàg) preso sul rac-
colto in ragione di due irìiabb {sic) per ogni cento irdabb. 'Amr espulse
i seguaci di Eraclio, il quale cessò di vivere accrescendo la debolezza ed
il turbamento morale dei Greci.
Terminata la conquista, 'Amr b. al-'As mandò al Califfo 'Umar come am-
basciatore Mu'àwiyah b. Hudaj'g al-Kindi, il quale fece tale una descrizione
dell'Egitto da indmre 'Umar ad ordinare l'invio di vettovaglie dall'Egitto
in Arabia per via del Mar Rosso, Qulzum, ed al-Gàr. 'Amr spedì venti navi
cariche di 3000 irdabb. Per mettere a coperto tutta questa roba il Ca-
liffo ordinò la costruzione di due castelli (qasr), e diede istruzioni a Zayd ,
b. Thàbit di iscrivere la gente secondo il loro grado (per la distribuzione
delle vettovaglie) e di mandare ad ognuno un avviso scritto sopra pezzi di
carta (qaràtìs), rendendoli atti autentici con l'apposizione in basso di un
sigillo. Questi furono i primi atti autenticati (sikàk) con apposizione in
basso di un sigillo (Ya'qiibi, II, 176-177).
§ 136. — 'Amr conquistò i paesi d'Egitto pacificamente (sulh""),
tranne al-Iskandariyj'ah, contro cui rimase a combattere per tre anni, e
poi la prese nell'anno 23. H., perchè non c'era nella contrada altra città
che le fosse pari in sicurezza, in dimensione e in abbondanza di preparativi
(Ya'qùbi Buld.. pag. 331, lin. 5-7).
§ 137, — Tutti i paesi d'Egitto vennero conquistati sotto il califfato
di 'Umar b. al-Khattàb, essendo amir 'Amr b. al-'As b. Wàil al-Sahmi.
Il kharàg d'Egitto per opera di 'Amr sotto il califfato di 'Umar, toccò
274.
20, a. H.
§§ 137-141.
nel primo anno, con la giz^-ali per testa, quattordici milioni di din ài-.
Poi 'Amr nel secondo anno ne cavò dieci milioni. Allora 'limar gli scrisse
dandogli dell'imbroglione (khà-in) (Ya'qiibi Buld., pag. 339, lin. 11-15).
Vedremo anche da altre notizie ed indizi che gii ultimi momenti del
governo di 'Amr b. al-'As in Egitto furono amareggiati dai sospetti e dal-
l'accusa di disonesta amministrazione. Purtroppo l'accusa ed i sospetti
sembrano fondati e 'limar fu giustificato nell'agire con molta severità.
§ 138. — Narrata la conclusione del trattato di Misr attingendo a Sayf
b. 'limar, ibn Khaldùn dice che 'Amr mosse contro Alessandria, sconfisse
un esercito di Greci e Copti e poi assediò Alessandria dove era al-Muqawqis.
L'assedio durò tre mesi, alla fine dei quali la città o fu presa d'assalto e
saccheggiata, o con regolare trattato (12,000 dinar e la libera partenza
dei Greci).
Poi seguì la spedizione contro la Nubia (Khaldùn, II, App., 115).
§ 139. — (Yàqùt, senza isnàd). Nel Rabf del 20. H. 'Amr b. al-'Às,
dopo presa la fortezza (di Babilonia), marciò su Alessandria, che fu asse-
diata per sei mesi ed espugnata (Yàqiit, III, 896, lin. 2-6).
§ 140. — Anche Yàqùt si sofferma sulla questione se l'Egitto fu con-
quistato a forza, o con trattato di pace (cfi-. §§ 182 e segg.). La maggior
parte dei dotti egiziani, egli dice, ossia 'Uqbah b. 'Amir, ibn ahi Habib,
al-Layth b. Sa'd ed altri sono del parere che l'Egitto venisse conquistato
per trattato come è nella versione della conquista data da Yàqùt. Altri
invece, tra cui 'Abdallah b. Wahb, Màlik b. Anas ed altri sostengono che
tutto l'Egitto fino alla presa della fortezza fu conquistato con la forza, e
che perciò tutto il resto del paese seguì la medesima sorte. Una terza
scuola, alla quale appartengono ibn Sihàb, ibn Lahi'ah ed altri, dicono
che la fortezza fu presa d'assalto ed il resto fu sottomesso con un trattato
concluso il 1° Muharram del 20. H. (Yàqùt, III, 895, lin. 15-20).
20. a. H.
[EGITTO. - Tradi-
zioni sulla presa
di Alessandria.]
EGITTO. — Presa di Alessandria {versione di Severus di al-Usmu-
nayn).
§ 141. — I particolari narrati qui appresso si riferiscono quasi intera-
mente alla seconda presa di Alessandi'ia nel 25. H. : Severus cade negli
stessi errori dei suoi colleghi i cronisti musulmani.
Nell'anno 360 di Diocleziano, nel mese di dicembre, tre anni dopo che
'Amr (b. al-'As) ebbe occupata Misr, i Musulmani s'impadronirono della
città di Alessandria, ne distrussero le mura, incendiarono molte chiese,
tra le quali anche la chiesa di San Marco costruita sulle rive del mare dove
era riposto il corpo suo. Esso era il luogo dove andò il patriarca Pietro
275.
[EGITTO. - Presa
di Alessandria.
20. a. H. \\ niaitiro prima del suo iiiaitivio. bciiedi.s.se San Marco ed il gregge, con-
sco-nandogli il gregge come era .stato consegnato a lui. E gli Arabi incen-
diarono Innesto luogo e tutti i conventi che erano attorno.
Durante l'incendio di detta chiesa avvenne un miracolo compiuto da
Dio: uno dtM capitani deUe navi, ossia il capitano della nave di al-Duqas
SànutÌ3'ùs, valicò il muro, scese nella chiesa, si recò al santuario, dove
trovò che i parati erano stati rapiti, perchè ritenevano che nel santuario
vi fossero tesori, ma non vi trovarono nulla: perciò rapirono i manti che
coprivano i resti di San Marco e lasciarono le ossa. Quando il capitano
della nave introdusse la mano entro il santuario, trovò il cranio del santo,
lo prese e ritornò al battello segretamente e nessuno ne ebbe contezza:
egli nascose la testa nella stiva tra i suoi bagagli.
Quando 'Amr prese possesso della città e sistemò lo sue faccende, il
miscredente governatore di Alessandiia (cioè QLrus) ossia colui clic ne era
governatore e patriarca allo stesso tempo per i Greci, temette che 'Amr
10 avrebbe mandato a morte: egli succhiò un anello avvelenato e morì
istantaneamente. Allora Sànùtiyùs, l'al-takas (? duca) buon credente
informò 'Amr dei casi del patriarca Banyamin e come fosse fuggito dai
Greci per timor di loro. 'Amr b. al-'As scrisse alle provincie dell'Egitto
una lettera nella quale diceva: « Il luogo, in cui è Banyamin patriarca dei
« Cristiani copti, è luogo di sicurtà e di pace da Dio: perciò egli venga fuori
« sicuro e tranquillo ed amministri le faccende della sua chiesa, e il go-
« verno della sua gente ». Allora Banyamin ritornò ad Alessandria dopo
un'assenza di tredici anni, di cui dieci erano gli anni del miscredente
Eraclio e tre quelli del dominio musulmano sino alla presa di Alessandria :
il takas credente Sànùtiyùs regolò tutta la faccenda del ritorno e pro-
curò il salvacondotto dal comandante musulmano 'Amr. Grande fu la gioia
dei Copti: quando arrivò Banyamin, Amr b. al-'As avvertito di ciò diede
ordini che venisse trattato con tutto il dovuto rispetto ed onore. Quando
'Amr stesso lo vide, lo onorò e disse ai compagni ed intimi suoi: « In
« tutta la provincia che abbiamo conquistata fino ad ora non ho visto un
« uomo di Dio somigliante a questo ». E Banyamin era uomo bellissimo
d'aspetto, eccellente nel discorso, e parlava con calma e dignità.
A lui 'Amr disse: « Riprendi l'amministrazione della tua chiesa e delle
« tue genti, accudisci alle loro faccende: e se tu farai preghiere, affinchè
« io possa andar verso il Maghrib e l'al-Khams Mudun (Pentapolis), ed
« impadronirmene, come ho fatto dell'Egitto, e ritornarmene da te sano
« e salvo e rapidamente, allora farò per te tutto quello che mi chiederai ».
11 santo Banyamin pregò allora per lui con tanta eloquenza, che 'Amr ed
276.
20. a. H. §§ 141-143.
i suoi Hi- rimasero maravigliati. Egli rivelò anche ad 'Amr molte cose, che 20. a. H.
• i. Ì.X \. ^i. [EGITTO. ' Presa
risultarono poi pertettamente esatte. ^-^ Alessandria.)
Grrande fu poi la gioia dei Copti per il ritorno del loro padre spiri-
tuale: tutti quelli che avevano rinnegata la fede sotto i tormenti riabbrac-
ciarono la fede antica, e del pari ritornarono in patria quelli che erano
fuggiti fuori dell'Egitto, nel Maghrib e nella Pentapolis.
Dopo questi fatti Amr b. al-'As e la sua gente lasciarono Alessandria.
Quando poi le navi, con le provviste ed il bottino delle genti armate ed
il bagaglio del takas (Sànùtiyùs) si accinsero a salpare da Alessandria,
tutte poterono partire, ma quella di Sanùtivùs non fu possibile rimuoverla:
tutti i tentativi riuscirono vani: quando il Sàniitiyùs maravigliato diede
ordine di scaricare quanto era nella nave (per lasciarla dov'era), il capitano
attenuto, confessò il suo fiu-to della testa di San Marco. Con grande pompa,
al cospetto del Patriarca Banyamin la testa fu riconosciuta per quella del-
l'Evangelista, e ripresa in consegna dal clero copto: messa in una cassa di
legno, si attese che vi fossero danari sufficienti per ricostruire la chiesa
distrutta ed incendiata (Severus, 231-236).
EGITTO. — Campagna di conquista dell'Egitto {versione del cronista
copto abJi Scilih).
§ 142. — Nella storia della Chiesa (copta) e nelle biografie dei pa-
triarchi copti (di Severus di Usmùnayn) è raccontato che 'Amr b. al-'As
e gli Arabi che invasero con lui 1' Egitto, presero la via della montagna,
finché arrivarono ad una fortezza costruita di pietra tra 1' Egitto Superiore,
Sa'ìd, ed il Basso Egitto, al-Rif, fortezza chiamata Bàblùn. Qui essi pian-
tarono le loro tende e si prepararono tutti ad incontrare ed a combattere
gli al-Rùm. A questo luogo diedero il nome di al-Fustàt, nel loro lin-
guaggio, il che significa « tenda ». Allo stesso modo alla fortezza Qasr al-
Sam' (nel testo erroneamente: G-am) diedero il nome di Fustàt Bàblùn
(abù Sàlih, pag. 27-28 del testo arabo, e pag. 71-72 della versione
inglese).
Il Biitler in una nota spiega il nome Qasr al-Sam' come una corru-
zione del nome copto dell'Egitto, Semi (abù Salili, pag. 72, nota 4).
§ 143. — Nel libro di al-ó-anàh — dice abù Salili — ho trovato men-
zione della conquista dell'Egitto. Si dice che 'Amr b. al-'As conquistò Misr
nel 19. H.: egli fissò il campo fuori del luogo detto Granàn al-Rayhàn, ed
ivi gli Arabi presero stanza per assediare la città di Misr. Ed il vescovo degli
al-Rùm in Misr ed in al-Iskandariyyah era chiamato Qurrah (sic: Cirus). La
gente di al-Fustàt aveva scavata una trincea (khandaq) contro gli Arabi, ed
§§ 143-145. 20. a. H.
20. a. H. il nome di al-Fustat era al-Luniyah, e gli aiabi lo chiamarono al-Fustàt,
pagnadiconqui- P«i'<-'liè dissoio: questo è il fustàt della gente ed il loro luogo di riunione,
sta dell' EgiHo.: Ed 'Amr giunse costì con 3600 uomini e poi lo raggiunse al-Zubayr b. al-
'Awwam con altri 12,000 uomini. Egli s'impadronì del castello e lo espugnò
d'assalto e mise a sacco tutto quello che Conteneva, concedendo però si-
curtà agii abitanti alla condizione che divenissero dzimmah e pagassero
Ja gizyah ed il kharàg sulle loro terre. Il signore di al-Lùniyah, ossia
di al-Fustàt confermò sopra ogni adulto la tassa di due dinar, ossia
27 dirham meno un terzo: erano esenti gii adulti poveri, ma i ricchi
erano obbligati al pagamento annuale di due dinar e di tre ardab di
hintah. Ed 'Umar liscosse da Misr e dalla sua gizyah due milioni di
dinar, mentre 'Abdallah b. Sa'id b. Mufarrag riscosse 4,000,000 di dinar.
Il governo di Amr b. al-'As durò dieci anni e suo figlio Abdallah (go-
vernò) per due anni (abù Salili, pag. 28).
L'ultimo periodo contiene un errore: 'Abdallah, il figlio di 'Amr, non
tenne il governo dell'Egitto per più di poche settimane dopo la morte del
padre nel 43. H. (cfr. Wiist. S. A., fase. I, pag. 28).
§ 144. — (d) (abù Sàlih). 'Amr b. al-'As conquistò Misr il venerdì
1" Muharram dell'anno 20. H. durante il califfato di 'Umar b. al Khattàb . . .
tra il castello detto Hisn al Hammàm . . . (dev'esservi una lacuna del testo).
Ed il numero dei Copti in Egitto, oltre gii uomini vecchi e deboli, ed i
giovani non arrivati alla pubertà, era di 6,000,000. Sopra ognuno di questi
impose annualmente una tassa di 26 (d i r li a m) e due terzi : sui ricchi
impose, su ognuno, due dìnàr e tre ardab di qamh in ogni luogo in
cui abitava: il prodotto totale da questa gente ammontò a 12,000,000 di
dinar, oltre la gizyah riscossa dagli Ebrei in Misr e nelle sue Pro-
vincie. La somma fu portata ad 'Umar b. al-Kliattàb, e questo fu il primo
danaro portato al Califfo da Misr. 'Amr b. al-'As era stato in Egitto du-
rante la Gràhiliyyah, e ne conosceva le vie commerciali, che egli aveva
percorso con vari uomini dei Qurays (abù Salili, pag. 28-29 del testo
arabo).
(6) (abù Sàlih). Gli al-Rùm riscossero 20,000,000 di dìnàr dall'Egitto.
Il paese fu posto da Eraclio sotto il governo di Giorgio b. Mina al-Mu-
qawqis alla condizione di riscuotere annualmente 18,000,000. 'Amr b.
al-'As riscosse nel 20. H. un milione, ma nel 22. H. ne riscosse 12,000,000
(abù Sàlih, pag. 30 del testo arabo).
§ 145. — (abù Sàlih). I combattenti presenti alla conquista di Misr
furono 12,300, senza contare quelli che furono uccisi durante l'assedio (di
Babilonia) (abù Sàlih, pag. 29).
278.
20. a. H. §§ 145-147.
Nel testo è messo erroneamente al-qatà-il ossia gli uccisi: devesi 20. a. H.
1 ^1 -*-i I • 1 ^^ i.- T ^ i-i.- -. (EGITTO. - Cam-
leggere o qutul, o maqatiian, ossia combattenti. Infatti il numero pagnadi conqui-
12,300 è incirca il numero di combattenti che abù Sàlih in un altro pas.so sta deir Egitto.]
dice si battessero sotto gli ordini di 'Amr: è inconcepibile che lo scrittore
copto affermi che tutto l'esercito di 'Amr rimanesse distrutto nell'atto di
conquistare 1' Egitto.
EGITTO. — Presa di Babilonia e di Alessandria {versione di Gio-
vanni (li yiqyus) (ct'r. 19. a. H., §§ 70 e segg.).
§ 146. — La rubrica del capo CXV (CXVI) (pag. 357) porta: Della
morte dell'imperatore Eraclio: del ritorno del patriarca Ciro dall'esilio, e
la sua partenza per Misr nello scopo di pagare tributo ai Musulmani.
§ 147. — (Capo CXVI). Eraclio rimase molto addolorato dalla morte
di Giovanni capo delle milizie, e di Giovanni il generale ucciso dai Mu-
sulmani, oltre che della sconfitta dei Greci in Egitto. Di poi, conforme il
decreto di Dio che toglie (dalla vita) i capi, i generali ed i guerrieri,
come toglie anche i re. Eraclio si ammalò d'una infiammazione e morì nel
trentunesimo anno del suo regno, nel mese (etiopico) di Yakàtit degli Egi-
ziani (intende il mese egiziano Mekhir), che corrisponde al febbraio dei
Romani, nel quattordicesimo anno del ciclo, ossia il 357 di Diocleziano
(cioè esattamente: FU febbraio 641 a. È. V., XIV Indizione, 357 dei Mar-
tiri). Si raccontava allora ch'egli fosse morto, perchè aveva fatto coniare
una moneta d'oro con la figura dei tre "imperatori, ossia la propria e dei
suoi due figli, l'uno a dritta e l'altro a sinistra, in modo che non rimaneva
più posto per incidervi il nome dell'impero lomano. Dopo la sua morte
le tre figure furono distrutte.
Dopo la morte di Eraclio seniore (cioè Eraclio I), Pirro patriarca di
Costantinopoli, mettendo in disparte Martina, la figlia della sorella del-
l'imperatore, ed i suoi figli (dei quali il maggiore, Eracleona, doveva, per
testamento di Eraclio, partecipare all'impero), proclamò Costantino, figlio
dell'imperatrice Eudocia, imperatore e successore del padre. I due Cesari
furono trattati con rispetto ed onore. Allora David e Marino (che avevano
la dignità di Cesari) arrestarono PiiTO il patriarca greco calcedoniano e
lo fecero trasportare in un'isola dell'Africa occidentale ('j, senza che alcuno
avesse compreso esser ciò il compimento d'una profezia: dacché nessuna
parola dei santi si perde. Infatti avvenne che il grande Severo, patriarca
d'Antiochia, aveva scritto alla patrizia Cesarla, in questi termini: « Nessun
« figlio d'un imperatore romano occuperà mai il trono di suo padre, fin
« tanto che la setta dei calcedoniani regnerà nel mondo ».
■279.
§§ 147, MB. 20. a. H.
20. a. H. Costantino figlio d'Eraclio, dopo esser salito sul trono, fece radunare
lEGITTO - Presa , ,. . , i ■ xv? i . t'- -io i-i •- /<■ i
di Babilonia e di ^^^ grande numero di navi, che egli atndo a Kirius ed a balakrius (torse (la
Alessandria.] corregger.><i in un nome solo: Marianus il Cubiculario, secondo Nicephorus
Coustantinopolitanus, pag. 28) e li spedì presso il patriarca Ciro per
ricondurlo (a Costantinopoli) ed avere con lui una conferenza. (Egli rac-
comandò al generale di non?) pagare tributo ai Musulmani e di resistere
se poteva, altrimenti di ritornare alla capitale, alla festa della Santa Risur-
rezione: allora tutti gli abitanti di Costantinopoli avrebbero dovuto con-
correre a questa impresa. Egli mandò anche ordine ad Anastasio di ritor-
nare, lasciando Teodoro a custodire la città di Alessandria e le città della
costa: allo stesso tempo fece sperare a Teodoro che gli avrebbe mandato,
durante l'estate, molte genti armate, per combattere i Musulmani.
Di poi, quando, conforme all'ordine dell'imperatore, si erano già alle-
stite le navi per partire, Costantino si ammalò gravemente, vomitò sangue,
e quando si fu dissanguato, morì. La sua malattia aveva durato cento
giorni, ossia tutto il tempo del suo regno, dalla morte del padre Eraclio
in poi. La gente si beffava dell'imperatore Eraclio e di suo figlio Costan-
tino (Niqj'ùs, 563-566).
(La fine di questo capo è formata nel testo dall'episodio di Dafasir ('),
che è ivi certamente fuori posto: altra prova della confusione in cui si
trovano gli ultimi capi della cronaca e l'impossibilità di accettarli nell'or-
dine del testo).
Nota 1. — L'imperatore Eraclio nel suo testamento aveva deciso che suo figlio maggiore, Co-
stantino dovesse regnare insieme con Eracleona figlio di Martina. Il patriarca Pirro favoriva gì' inte-
ressi dell'imperatrice Martina e dei suoi figli.
Ctr. Theopbanes, ann. 6132-6133; Nicephorus, 1. e.
II testo di Giovanni di Niqyùs contiene quindi vari errori: David e Marino erano i due Cesari
figli dell'imperatrice Martina, quindi è assurdo che proprio essi (t'anciulli) arrestassero e punissero Pirro.
Il traduttore arabo, seguito dal traduttore abissino, ha storpiato tutto questo passo.
Nota 2. — L'episodio di Dafasir è il seguente: la gente della setta degli al-Ghaynàniyj'Qn si
riunì nella loro chiesa, situata nella città di Dafasir, presso il Ponte di San Pietro l'Apostolo, delibe-
rando di attentare alla persona del patriarca Ciro, il quale, al tempo della persecuzione, aveva rapito
alle chiese molte ricchezze, senza l'autorizzazione dei magistrati. Non appena Eudocianus, fi'atello del
prefetto Domentianus, fu informato di tale assembramento vi mandò schiere d'armati con l'ordine di tirare
sugli insorti con le treccie e d'impedir loro d'eseguire il voluto disegno. Alcuni di questa gente furono
si malamente feriti che morirono lì sul posto: due altri ebbero le mani tagliate, senza giudizio. Nella
città per mezzo d'un araldo fu bandito: «Che ognuno di voi si renda nella sua chiesa, e che nessuno
«commetta alcun atto di violenza contro un altro!». Ma Dio guardiano della giustizia non abbandonò
il mondo e vendicò gli oppressi: egli negò ogni grazia a quelli che l'avevano provocato, e li abbandonò
in potere degli Arabi: i Musulmani entrarono in campagna e fecero la conquista di tutto l'Egitto. Dopo
la morte di Eraclio, quando il patriarca Ciro ritornò (in Egitto), non rinunziò ad insevire contro il
gregge di Dio ed a perseguitarlo, anzi moltiplicò gli atti di violenza (Niqyùs, 566).
§ 148. — La data della morte di Eraclio — 11 febbraio 641 =23 Safar
20. a. H. — confermata da tante fonti indipendenti (cfi-. piìi avanti §§ 364-
362), è dunque sicura e al di sopra di ogni dubbio.
280.
20. a. H.
148-150.
Ciò premesso ne deduciamo varie conclusioni importanti, in primo
luogo Eraclio è morto circa due mesi prima che fosse presa la cittadella
di Babilonia : egli ebbe soltanto notizie della disfatta di Heliopolis. Tale
constatazione fa cadere tutto l'edifìcio storico di alcuni cronisti secondo i
quali il trattato con i Copti dopo la caduta di Babilonia fii concluso da
al-Muqawqis, e quando fu sottoposto ad Eraclio, questi non lo volle ricono-
scere, facendo cadere tutta la sua ira su al-Muqawqis. Il testo del cronista
copto ignora poi la presenza di Ciro = al-Muqawqis alla resa di Babilonia.
'Amr trattò la resa con un comandante bizantino e per la sola fortezza:
non per tutto 1" Egitto. Le fonti arabe fanno comparire colui che trattò
questa resa come un amico dei Copti e un copto pur egli, e includono nel
trattato condizioni speciali per i Copti. È possibile? — Il testo di Cxio vanni
di Niqyus, che ricorda sevizie a danno di Copti per opera di coloro che
cedettero Babilonia agli Arabi, lo escluderebbe. Forse 'Amr concluse con-
temporaneamente qualche accordo provvisorio con i capi dei Copti, qualche
vescovo forse, garantendo l'incolumità dei Copti, accordo che fii poi in-
cluso nel testo del trattato di Ciro. Questo fu il grande trattato, che gli
scrittori arabi hanno anticipato alla presa di Babilonia, ossia il trattato sti-
pulato da Ciro alla resa di Alessandria, nel novembre dello stesso anno 641,
circa sette mesi dopo la caduta di Babilonia.
Quando questa fortezza si arrese, pare che Ciro non fosse in Egitto.
L'al-Muqawqis quindi che trattò la resa di Babilonia non fu Ciro, ma come
correttamente affermano le fonti arabe, il governatore di Babilonia, un bi-
zantino, forse non egiziano di nascita. Il breve lasso di tempo che corse
tra la resa di Babilonia ed il trattato di Alessandria ha indotto le fonti
musulmane a confondere insieme i due eventi in uno solo e trasportare i
fatti principali alla resa di Babilonia-. Questo fu processo naturale e spon-
taneo, perchè il possesso di Babilonia determinò la vera conquista di tutto
l'Egitto dai confini della Palestina sino alle mura di Alessandria. La ca-
duta di quest'ultima città fu conseguenza necessaria dell'avvenimento pre-
cedente, e militarmente assai meno importante per gli Arabi.
§ 149. — La rubrica del capo CXVI (CXVII) (pag. 357) porta: Come
Dio consegnò i Greci in potere dei Musulmani e li ripudiò per effetto
della loro miscredenza, della loro eresia e della pei'secuzione che essi ave-
vano fatta dei Cristiani d'Egitto.
§ 150. — (Capo CXVII). 'Amr (b. al-'As) capo dell'esercito musul-
mano, avendo stabilito il suo accampamento dinnanzi alla cittadella di
Babilonia [Bàbilyun : Yàqùt, I, 450], vi assediava i soldati che vi erano
rinchiusi. Avendo questi ottenuta alfine da 'Amr la promessa di avere salva
20. a. H.
(EGITTO. - Presa
di Babilonia e di
Alessandria.]
■2Hl.
36
§ i5o. 20. a. H.
20. a. H. ];, vita, ed essendosi impegnati da parte loro ad abbandonargli tutto il mate-
di Babilonia e di ''^>''' ^i guerra che era molto considerevole, egli ordinò loro di uscire dalla
Alessandria.! cittadella. I soldati asportarono uhm piccola quantità d'oro o partirono. Questo
fu il modo con cui la cittadella di Babilonia d'Egitto fu espugnata, il giorno
dopo la Festa della Risurrezione ('). Così punì Dio gli uomini che non avevano
rispettato la Passione Redentrice di Nostro Signoro e Salvatore Gesù Cristo,
che dc\ la vita a chi crede in lui, e li fece fuggire dinanzi ai loro nemici.
TI giorno stesso della festa della Santa Risurrezione, nel porro in libertà i
prigionieri ortodossi (ossia i Copti monofisiti), quei nemici di Cristo (ossia
i Cristiani Malchiti seguaci della dottrina ufficiale di Costantinopoli, i duo-
fisiti) non li lasciarono partire senza maltrattarli: li avevano flagellati ed
avevano tagliato a k>n) le mani: od in quel giorno quegF infelici avevano
la faccia inondata di lacrime e furono cacciati con disprezzo. Difàtti, a
proposito di questi malfattori (ossia i duofìsiti) è scritto: « essi hanno pro-
« lanate la chiesa con una credenza corrotta: essi hanno commesso tutti
« i delitti e tutte le violenze della setta di Ario, e quali non erano stati
« commessi né da pagani, né da barbari: essi hanno disprezzato il Cristo
« ed i suoi servi, e noi non avevamo trovato nemmeno tra gli adoratori
« di false divinità simili malfattori. Or Dio nella sua longanimità tollerava
« gli apostati e gli eretici, i quali, per sottomettersi a potenti imperatori,
« erano stati battezzati due volte. Ma questo stesso Dio retribuisce ognuno
« secondo le sue opere e fa riparazione a quelli che hanno subito ingiu-
« stizia. Allora non è tòrse preferibile di sopportare con pazienza le prove
« ed i tormenti che essi c'infliggono? Essi credevano in questo modo d'agii'e,
«■ d'onorare il Cristo Nostro Signore, ma invece si trovavano essere mal-
« fattori. Essi non si credevano eretici e perseguitavano, al contrario, quelli
« che non erano d'accordo con loro nella fede. Che Dio ci tenga lontani
« da simile accordo! ». Essi infatti non erano servi di Cristo: s'immagina-
vano soltanto d'essere (-) (Niqj'ùs, 556-567).
Nota 1. — Da quanto abbiamo detto altrove i cfr. 19. a, H.. § 78), risulta che il cronista allude
al lunedi dopo Pasqua di Risurrezione dell'anno 641 dell' E. V.. ossia il 9 aprile 641, corrispondente al
21 Rabi' II. 20. H.
Nota 2. — Ho dato la versione di tutto questo capo, perchè costituisce un pregevole documento
sullo stato degli animi in Egitto durante la conquista araba. Noi appuriamo in primo luogo, che mentre
gli Arabi erano alle porte, i rappresentanti del governo di Bisanzio persistevano a perseguitare assai
crudelmente, perfino con mutilazioni, i Copti seguaci della dottrina -monofisita. Che maraviglia che i
Copti propendessero anche apertamente in favore degli Arabi, nonostante le loro depredazioni? Nella
cronaca di Giovanni di Niqyus ai manifesta un'animosità altrettanto intensa verso i Greci Malchiti,
quanto verso gli Arabi invasori, depredatori e seguaci d'una nuova religione che un giorno si sarebbe
rivelata ostilissima al Cristianesimo. E palese da ciò che nella conquista ai'aba predominassero ancora i
fattori militari e politici, il desiderio di bottino e di conquiste, e che il fattore religioso e propagan-
dista fosse ancora in seconda linea, oflfuscato dalle passioni materiali dei conquistatori, per la maggior
parte ignari della nuova dottrina che professavano.
•382.
20. a. H. §§ 150-153.
Sebbene non sia eletto nel testo, è palese cbe tra Arabi e Greci si stabilisse anche un accordo 20. a. H.
rispetto ai Copti carcerati per motivi religiosi: la loro libei'azione, il giorno prima della resa fu prò- (EGITTO. - Presa
babilmente richiesta dal conquistatore, il quale agi in questo senso dietro suggerimento dei Copti suoi di Babilonia e di
amiri, e nell'intento di cattivarsi le simpatie degli Egiziani, e distaccarli del tutto da Bisanzio. Alessandria.]
Non è nemmeno esclusa la probabilità che nell' inferocire dei Greci verso i Copti si annidasse
anche una forte passione politica, giacche i Greci sentivano quanta fosse la simpatia dei Copti verso
il conquistatoi-e arabo, e come tale simpatia facilitasse immensamente il compito degli Arabi, che do-
vunque trovavano amici, fornitori di vettoglie e spie.
§ 151. — La rubrica del capo CXVII (CXVIII) (pag. 357) porta:
Come ' Amr (b. al-'As) s' impadronì di Ab.sàdi o Niqyùs. Della fuga del
generale Domiziano e come il suo esercito perì nel fiume. Del grande mas-
sacro che avvenne in Absàdi ed in tutte le altre città della dipendenza
di Absày e della sua isola, il 18 del mese di Guenbót nel quindicesimo
anno del ciclo lunar.e, fino a che 'Amr (b. al-'As) andò a Sawna.
Nel testo del capo seguente CXVIII (cfr. § 153) è precisato ancora
meglio che la presa di Niqyùs [Yàqùt, IV, 810] avvenne in una dome-
nica. Or, siccome il 18 Guenbót corrisponde al 13 maggio, e questo cadde
in una domenica soltanto nel 641 È. V. (= 26 Grumàda I. 20. H.), la pre-
sente data è un' altra prova dell' esattezza dei dati cronologici del cro-
nista copto.
Il testo del capitolo al quale apparteneva l'intestazione pare sia scora--
parso e perduto. Il disordine della cronaca copta è grande e complica di
non poco il nostro lavoro di ricostruzione.
§ 152. — La rubrica per il capo CXVIII (pag. 358) porta: Come i
Musulmani s' impadi'onirono di Cesarea in Palestina [cfr. paragrafi prece-
denti, dove si parla, come di cosa sincrona, della presa di Cesarea] e la sorte
che toccò alla città.
§ 153. — (Capo CXVIII). La presa della cittadella di Babilonia e
della città di Niqyùs per opera dei Musulmani afflisse assai i Greci. 'Arar
(b. al-'As), terminato il conflitto, fece il suo ingresso nella cittadella di Ba-
bilonia, riunì un grande numero d'imbarcazioni, grandi e piccole e le as-
sicurò presso il forte (? il palazzo?) che egli occupava (^).
Menas capo della fazione dei Verdi, e Cosma figlio di Samuele capo
della fazione degli Azzurri, avevano bloccato la città di Misr ed avevano
dato fastidio ai Greci, al tempo dei Musulmani: alcuni guerrieri, pieni
d'ardire venivano in battelli dalla riva occidentale del fiume e percorre-
vano questo durante la notte ('").
'Amr e l'esercito Musulmano, pigliando il cammino di terra, marciando
a cavallo, arrivarono alla città di Kebryàs di Abàdyà (Coprithèós, del nome
di Tenetó? — Zotenberg) ('*). In questa occasione essi assalirono il ge-
nerale Domentianus, il quale saputo l'aiTivo dell'esercito musulmano, .salì
•283.
§ iw. 20. a. H.
20. a. H. siipra una un bare azione e si diedo alla fuga abbandonando l'esercito e la
j D K i ^^^^ riotta. Kirli voleva entrare nel piccolo canale che Eraclio aveva fatto sca-
ul DclDIIOni& 6 0 1 e^ *■
Alessandria.! \:uv durante il suo regno, ma trovandolo chiuso, si recò ad Alessandria. I
.soldati, vedendo il loro generale prendere la fuga, gettarono le ai ini e pre-
cipitarono nel liumc in presenza del nemico. I Musulmani li massacrarono
in mezzo al ti urne, e sfuggì un solo uomo, cliiamato Zaccaiia, un prode
guerriero. I maiinari, fuggito l'eson'ito. si diedero pur essi alla fuga e ri-
tornaronu nella loro provincia. 1 Musulmani vennero di poi a Niqyfts e si
impadronirono della città senza trovare un solo soldato che la difendesse.
Essi massacrarono tutti quelli che incontrarono, nelle vie, nelle chiese,
nomini, donne e bambini, senza risparmiare alcuno. Poi andarono in altii
siti, li saccheggiarono ed uccisero tutti quelli che vi provarono. Nella città
di Sa (cft'. Maqrizi Khitat, I. 182, lin, 7-22 j incontrarono Ksipìtàos e
le sue genti, che erano della famiglia di Teodoro il generale, nel recinto
di un vigneto e li massacrarono. Ma ora sarà bene tacere, perchè è im-
possibile raccontare gli orrori commessi dai Musulmani, quando occuparono
l'isola di Niqyùs, la domenica, decimottavo giorno del mese di Gruenbót.
nel quindicesimo anno del ciclo (*), come non è possibile (descrivere) !•■
scene terribili che avvennero in Cesarea di Palestina.
(Infatti) Teodoro, comandante della città di Kiliinàs (testo corrotto,
correggi: Cesarea), era partito da questa città lasciandovi, per custodirla
e per respingere i Musulmani, una guarnigione sotto gli ordini di Stefano,
ed era andato in Egitto. Con i Musulmani v'era un ebreo che si recò in
Egitto (testo corrotto, alludesi a qualche atto di tradimento: cfi-. Ba-
làdzuri. 141 e 19. a. H., §§ 21 e segg.). Quando, dopo lunghi tentativi,
i Musulmani ebbero fatto cadere le mura della città, se ne impadronirono
d'assalto, uccisero migliaia di abitanti e di soldati, fecero un enorme bot-
tino, menarono schiave le donne ed i bambini, che si divisero tra loro >•
lasciarono la città completamente vuota. Poco tempo dopo andarono a Cipro
e vi uccisero Stefano e le sue genti (Niqyùs, 567-569).
Nota 1. — Dal testo di Strabene è noto che la cittadella di Babilonia arrivava fino alle rive del
Nilo: cfr. anche Maqrizi Khitat, I, 290.
Nota 2. — Questo inciso sul contegno tenuto dai Verdi e dagli Azzurri — le due celebri fazioni
di Costantinopoli, riprodotte qua e là nelle altre città dell'impero — durante la conquista dell'Egittu
non e affatto chiaro e non si capisce in che rapporto si trovi con quanto precede. I Verdi e gli Azzurri
potevano esser soltanto cittadini di Alessandria, perchè solo in questa città d'Egitto abbiamo notizia
esistessero questi due partiti del circo. La presenza loro, in armi, presso Babilonia, aiutando gli Arabi
nell'assedio della fortezza, è un'affermazione che non si spiega. Si noti che tra i vari nomi dati ad al-Mu-
qawqis v'è quello di Mina: un Cosma iìglio di Samuele ebbe una parte importante negli eventi egi-
ziani trenta anni prima, come avversario di Eraclio: siccome anche in questo passo egli combatte contro
Eraclio, è la stessa persona di quella menzionata nella cronaca di Giovanni di Niqyiis alla pag. 544 V
In ogni caso l'inciso dei Verdi e degli Azzurri è un'altra prova della confusione regnante nel testo.
Nota 3. — Di questa città Kabryàs di Abàdyà non si hanno altre notizie: era vicina a Niqyùs.
28-4.
20. a. H. §§ 153-155.
Nota 4. — CtV. poc'anzi il g 147. Da questo passo impariamo che la presa di Niqyiis avvenne due 20. a. H.
mesi dopo quella della cittadella di Babilonia: lo Zotenberg vorrebbe sostenere che dalle parole del [EGITTO. - Presa
testo Cesarea sarebbe stata espugnata allo stesso tempo di Niqyiìs. Tale legame non mi riesce evidente di Babilonia e di
e mi sembra che il cronista non accenni ad una contemporaneità di fatti, ma piuttosto alla somi- Alessandria.)
glianza delle circostanze, del disastro che colpi Niqyus e Cesarea. Una certa prova l'abbiamo nella men-
zione di Cipro, dove, come è noto, i Musulmani approdarono solo parecchi anni dopo.
§ 154. — La rubrica per il Capo CXIII (CXIV) (pag. 357j, porta:
Come gli abitanti di Samanùd resistettero ad Amr ih. al-'As) e rifiutarono
(li jieeverlo. Del ritorno di Kalàgi nelle file dei Cfreci. Come flirono arre-
state la madre e la moglie di lui, che si tenevano nascoste in Alessandria,
perchè egli si era unito ai Musulmani e prestava loro soccorso.
§ 155. — (Capo CXIV). Quando i Musulmani accompagnati dagli Egi-
ziani che avevano rinnegato il Cristianesimo ed avevano abbracciato la
religione di quella creatura esecrata (Maometto) f^ I arrivavano (nelle città),
s' hnpadronivano dei beni di tutti .quei Cristiani che erano fuggiti, ed ai
servi di Ciisto davano il nome di nemici di Dio.
'Amr (b. al-'As), lasciato un numeroso distaccamento del suo esercito
nella cittadella di Babilonia d'Egitto, si mise in marcia, seguendo la riva
orientale, in direzione dei due fiumi (ossia il Delta), nell'intento di assa-
lire il generale Teodoro. (Questi) fece partire Yakbari e Satfari per occu-
pare la città di .Samanùd [Yàqùt, III, 165J ed opporsi all'avanzata dei
Musulmani. Quando (i due detti capitani) raggiunsero il corpo delle mi-
lizie, scoprirono che queste si rifiutavano tutte di battersi con i Musulmani.
(Nondimeno?) essi (i due capitani?) impegnarono battaglia (con le altre
genti che avevano seco?) ed uccisero un grande numero di Musulmani e di
quelli fi Copti?) che erano con loro. I Musulmani non potendo molestare
le città poste sul territorio dei due fiumi (il Deltaj, perchè circondate dalle
acque, che servivano ad esse di riparo ed impedivano ai cavalli d'avvicinarsi,
abbandonarono ogni disegno su di loro, si diressero verso il Rif e giunsero a
fìiisii'. Essi fortificarono la città ed i luoghi occupati precedentemente.
In questo momento il generale Teodoro si recò presso Kalàgi, e gli
disse con vive preghiere: « Ritorna a noi: ritorna nelle file dei Greci ».
Kalàgi, temendo che avrebbero messo a morte sua madre e sua moglie, le
ijuali vivevano nascoste in Alessandria, diede a Teodoro una grande somma
di danaro. Il generale Teodoro lo rassicurò (sul conto della sua famiglia).
Allora Kalàgi parfi di notte, mentre i Musulmani dormivano, e venne a
piedi, con i suoi uomini al campo del generale Teodoro: poi andò a rag-
giungere, nella città di isiq^yus. (il generale) Domentianus per combattere
i Musulmani.
Avvenne dipoi che Sabendis ebbe la buona idea di fuggire dai Mu-
sulmani, durante la notte: egli si recò a Damietta, presso il generale (Jio-
•iHó.
§§ 155, 156. 20. a. H.
20. a. H. vaimi (quak'? iion uno di quelli già uccisi?), il quale lo mandò ad Ales-
lEGlTTO. - Presa , . , ,. in i • • i% x> i i i
di Babilonia e dì mandria con una lettera. Lgli si pre.sento contcssando la propria colpa
Alessandria., innanzi ai governatori, e nel versare lagrime abbondanti, disse: « Io ho
* agito così, perchè ero stato umiliato da Giovanni (quale?), il quale senza
«riguardi per la mi^ età. m'aveva schiaffeggiato: allora io, clic aveva
« pur servito prima i Greci con devozione, mi sono unito ai Musulmani »
(Niqyùs. 6GO-501).
Nkta J. — K importante preiulere nota ironie già sin ila ora vi fossero tra i Copti alcuni clie
apertamente e attivamente parteggiassero per hi causa dell' Isiàm e degli Arabi. Erano conversioni poco
sincere, ma sintomatiche!
§ 156. — (Capo CXV). 'Amr (b. al-'As), il capo dei Musulmani, lottò
per due (nel testo erroneamente: dodici) anni contro i Cristiani nel nord
dell'Egitto, senza riuscire a conquistare la loro provincia. Nel tjuiiidice-
simo anno del ciclo (ossia, secondo quanto si disse nel 19. a. H., § 80; nel-
l'anno 041 doli' È. V. = 20. H.j durante l'estate, 'Amr marciò contro
Sakhà e Tukhu-Damsis, desideroso di sottomettere gli Egiziani prima della
piena (annuale) del fiume (Nilo) (= Gumàda I.-Ragab 20. H., ossia dopo la
caduta di Babilonia). Ma gli tii impossibile d'intraprendere checchessia
contro di loro: egli tu parimenti respinto in un assalto contro Damietta,
dove voleva incendiare i raccolti. Allora egli andò a raggiungere le sue
schiere stabilite nella cittadella di Babilonia d'Egitto, e consegnò tutto il
bottino che aveva fatto in Alessandria (^). Egli fece distruggere tutte le
case degli abitanti di Alessandria, che avevano preso la fuga, e con i le-
gnami ed i ferri che provennero da tali demolizioni, fece costruire un pas-
saggio, che univa la cittadella di Babilonia alla città dei due fiumi (= Ni-
qyùs? o Rawdah?) (^), e diede ordine d' incendiarla. Gli abitanti, avvertiti
del pericolo, salvarono i loro beni ed abbandonarono la loro città, alla quale
i Musulmani misero allora il fuoco. Durante la notte gli abitanti fecero li-
torno e spensero l'incendio. I Musulmani si volsero (di poi) contro altre
città, spogliarono gli Egiziani dei loro beni e commisero contro di loro
atti di violenza. Il generale Teodoro e Domentianus non potevano mole-
stare gli abitanti nella città (??), a cagione dei Musulmani, che si trova-
vano in mezzo a loro (forse gli abitanti di Babilonia già sottomessi agli
Arabi).
'Amr, nel lasciare l'Egitto settentrionale, e nel muovere a far guerra
uell'al-Eìf aveva mandato una piccola schiera d'armati ad Antinoe. Scor-
gendo quanta era la debolezza dei Greci, e quanta l'ostilità degli abitanti
verso l'imperatore Eraclio, a causa della persecuzione che egli aveva ordinato
in tutto l'Egitto, contro la religione ortodossa (ossia i Copti monofisiti)
dietro istigazione di Ciro, il patriarca Calcedoniano, i Musulmani diven-
286.
20. a. H.
156-158.
nero più arditi e gueiTeggiarono con più vigore. Gli abitanti della città (di
Antinoe) tennero consiglio con Griovanni, il loro prefetto, e decisero di resi-
.stere ai Musulmani. Nondimeno improvvisamente Giovanni si rifiutò di farlo,
abbandonò la città in grande fretta, con le sue genti armate, portandosi
via tutto l'importo delle tasse riscosse dalla città e si recò ad Alessandria.
Egli inlàtti sapeva di non avere mezzo di resistere ai Musulmani, ed aveva
timore che gli accadesse quello che era accaduto alla guai-nigione di al-
Fayyiim. Difatti tutti gli abitanti di questa provincia si erano sottomessi
(in quei giorni?) ai Musulmani, ed avevano pagato a questi il ti'ibuto :
per di più essi (gli abitanti?) uccidevano tutti i soldati greci che incon-
travano. Alcuni soldati erano rimasti in una fortezza (d' Antinoe, o di al-
Fayymn?): i Musulmani li assediarono, s'impadronirono delle loro macchine,
demolirono le mura e costrinsero (i soldati) ad abbandonare la fortezza.
Essi (i musulmani) fortificarono la cittadella di Babilonia, j^resero la città
di Niqyùs e vi si stabilirono (Niqyìis, 661-563).
Nota 1. — Le espressioni 'il bottino di Alessandria» e «abitanti di Alessandria» devon esser
certamente un errore del traduttore: ciò riesce chiaro dalla frase che segue, con la quale è evidente
s'intenda quegli abitanti del paese che fuggendo innanzi agli Arabi erano ricoverati in Alessandria.
In Egitto gli Arabi tennei-o la medesima condotta, già da noi osservata in Siria ed in Persia : vale ■ a
dire essi confiscarono tutti i beni di quelli che fuggivano al loro comparire e si rifiutavano di sotto-
stare al nuovo dominio.
Nota "2. — Non è chiaro che cosa s'intenda per «la città dei due fiumi» e lo Zotenberg si ma-
raviglia che i! cronista dia questo nome all' isola di al-Iiawdah, prospiciente Babilonia, e pei-ciò la
sola che potesse esser unita con un ponte a Babilonia. Probabilmente anche in questo passo il testo e
eoiTotto.
§ 157. — La rubrica del Capo CXIX (pag. 368), porta: Del grande
sconvolgimento e delle numerose vittime tra gli abitanti di Creta (??), nella
loro isola e nelle città del loro territorio.
§ 158. — (Capo CXIX, prima parte). Or l'Egitto era in preda a Sa-
tana. Una grande discordia regnava tra gli abitanti del Basso Egitto,
che erano divisi in due partiti, di cui uno era con Teodoro, mentre l'altro
voleva unirsi ai Musulmani. Allora i partigiani di uno di questi partiti
si gettarono sui partigiani dell'altro, saccheggiarono i loro beni ed incen-
diarono la loro città. I Musulmani avevan timore di questa gente (^ciò
deve significare che nel suddetto conflitto i partigiani degli Arabi ebbero
la peggio).
'Amr (b. al-'As) inviò contro Alessandria un grande numero di Mu-
sulmani, i quali s'impadronirono del sobborgo di Karyùn: la cui guarni-
gione, comandata da Teodoro, si ritirò entro Alessandria. I Musulmani
si accinsero ad assalire gli abitanti della città, ma non poterono avvici-
narsi, perchè (i difensori) lanciavano pietre contro di loro dall'alto delle
mura e 1i respinsero lontani dalla città (Niqyùs. 669-570).
20. a. H.
[EGITTO. - Presa
di Babilonia a di
Alessandria.!
■287.
§§ 158, 159. 20. a. H.
20. a. H. 1,;, piima paitf di qiusto paiagiat'o ci fa intendere una cosa, che era
diBabiionia'ed^ ^''^•' naturale che avvenisse, ossia che una parte della popolazione copta
Alessandria.] apertamente si schierasse in favore degli Arabi per liboiarsi dai Bizantini,
mentre un'altra, per timore dei Musulmani, considerati come barbari —
e non senza ragione (cfr. 4j 163) — non volesse passare sotto i nuovi padroni.
Tutto ciò riforiscesi naturalmente a quelle parti d<>I paoso che ancora non
erano state sottomesse da Ami- b. al-'As.
§ 159. — (Capo CXiX, parte seconda). (ìli abitanti della (provincia
di) Misr erano in guerra con quelli del Basso Egitto, e tra le due parti
avvennero molti atti d'ostilità ('). Poco tempo dopo essi fecero la pace.. Es-
sendo cessata questa discordia, Satana ne destò un'altra nella città d'Ales-
sandria. Domentianus. il prefetto, e Menas (^), il generale, erano nemici per
ambizione di comando e per altri motivi. Il generale Teodoro parteggiava
per Menas: egli era scontento di Domentianus, perchè questi era fuggito
da Niqyùs ed aveva abbandonato l'esercito. Menas eia anche irritato contro
Eudocianus, tiatello maggiore di Domentianus, che aveva fatto violenza
contro i Cristiani (Copti monofisiti) durante il tempo della Santa Passione
(allusione evidente alle barbarie commei^e nella cittadella di Babilonia
prima della resa; cfì-. poc'anzi, § 150) con grande malcontento di Menas.
Or, avendo Domentianus radunato una schiera numerosa di partigiani
della fazione azzuira, Menas arrolò molti uomini della fazione verde e vari
soldati che erano nella città: essi rimasero così in ostilità tra loro, (xiunse
allora (ad Alessandria) il prefetto d'Arcadia, Philiades. Orbene, Domen-
tianus era l'avversario del patriarca Ciro, al qviale egli non tributava ri-
guardo veruno e che detestava senza motivo, sebbene tosse suo cognato
e prima fosse stato a lui unito da vincoli di amicizia. Menas d'altra parte
proteggeva Philiades, volendo fare atto di carità, e pieno di rispetto per
la dignità sacerdotale, e siccome Philiades era fi-atello del paitriarca Giorgio
(il predecessore del patriarca Ciro), l'invitava sovente: Menas era infatti
caritatevole e pio ed aveva pietà per gli oppressi.
Ma Philiades non rimase fedele all'amicizia: egli era di natura per-
versa, e nutriva in segreto disegni malvagi. Quando ai tempi del comando
del generale Teodoro si discuteva la questione d'una borgata detta Ma-
munah, del soldo dei soldati e delle teiTe su cui il soldo era assegnato,
quell'uomo malvagio prese la parola e disse: « Invece di dodici uomini
« sarebbe meglio averne uno solo, il quale riceverebbe il soldo di dodici,
«e le spese in viveri... sarebbero minori». Menas trovò in questo inci-
dente un pretesto contro Domentianus. Egli era amato dai soldati che ave-
vano fiducia in lui, perchè cercava d'esser stimato da tutti, non per il
■2H8.
20. a. H.
§ lóii.
desiderio d'una gloria vana, ma per saggezza e modestia. Orbene, mentre 20. a. H.
egli si- trovava nella grande chiesa del Cesarion, con l'as-semblea dei fedeli, di Babilonia e di
o-li abitanti della città insorsero contro Philiades e vollero ucciderlo. Pili- Alessandria.]
liades si diede alla fuga, nascondendosi in una casa. GÌ' insorti si diressero
allora verso la sua dimora, vi misero fuoco e saccheggiarono tutti i suoi
beni, pur risparmiando la vita alle persone che vi eran dentro. Ricevuta
questa notizia, Domentianus mandò contro i tumultuanti i partigiani della
fazione azzurra: s'impegnò una lotta accanita tia i due partiti, sei uomini
fm-ono uccisi e vi fa un gran numero di feriti. Solo con grandi sforzi
potè Teodoro ristabilire la pace tra i combattenti. Egli destituì il generale
Domentianus e nominò Artànà (??) decurione, ossia capo di dieci ordini
(V testo corrotto). Fu anche restituito a Philiades tutto quello che ei-a stato
tolto alla sua casa. Si afferma altresì che questa sommossa sanguinosa avesse
anche per motivo dissensi religiosi.
Dopo la morte di Costantino, figlio di Eraclio, fecero salire sul trono
Eraclio (Heracleonas) suo fratello di altro letto, un giovinetto, il quale,
come Costantino, non riuscì mai ad esercitare il potere. Il patriarca Pirro,
vedendo che Eraclio ancora infante, aveva ottenuto la corona dietro istiga-
zione della madre Martina, mentre egli stesso era in esilio... (lacuna, o per
colpa del copista, o forse anche del traduttore arabo od etiopico)... Dopo
il suo avvento al potere, dietro consiglio del Senato, egli richiamò Pirro
(contusione con Ciro ?) dall'esilio ed abolì il decreto scritto da suo fi-atello
Costantino e dagl'imperatori suoi predecessori. Fu abolito a causa dell'in-
giusta accusa di Philagrius il tesoriere. Per colpa sua le chiese furono sprov-
viste di tutto: egli sospese gli atti generosi che gl'imperatori erano soliti
fare, ed aumentò i gravami (tutto questo passo di Giovanni di Niqj'ùs
è pieno di errori).
Di poi r imperatore (Eracleonas) ristabilì Ciro e lo rimandò ad Ales-
sandria, insieme con i preti che lo accompagnavano, e gli conferì pieni poteri
di concludere la pace con i Musulmani, di non offi-ir loro resistenza e di
costituire un'amministrazione regolare per l'Egitto. Il generale dell'esercito,
Costantino, che era comandante delle milizie, partì pure con Ciro(*). L'im-
peratore fece venire l'esercito di Tracia a Costantinopoli ed esiliò Philagiius
il tesoriere mandandolo in Africa. Allora vi fu un grande malcontento ed
una sommossa nella città (di Costantinopoli) contro Martina ed i suoi
tìgli a causa dell'esilio di Philagrius, che era molto amato (Niqyùs,
570-573).
Nota 1. — È probabile che il conflitto sia dipeso dall'invasione araba e si accendesse per le ra-
gioni di cui si fa cenno nel precedente § 158, ossia perché una parte della popolazione voleva il dominio
arabo per liberarsi da quello bizantino.
289. 37
§§ i5ii-if,i. 20. a. n.
20. a. H. Nota 'J. Su qiio.sto nome elio ai)puie nei tosti nial)ì iiellii formii di Mina. cfr. 18. a. H., §§ Itil,
[EGITTO. - Presa nota 1, lliiJ; è tra i nomi counossi con quello di al-Muqawqis. Dei vari Menas che appariscono nelle
di Babilonia e di touli sulla storia dell'Egitto in questo periodo di tempo il Butlor ne distingue sei diversi (ct'r. '•Un-
Alessandria.' tler, 18. 173, 184, 206, !3U>-311, 3lì'2, vedi anche pag. 511-512, 515, 517i. — Si vegga anche poc'anzi
§§ 11-J (6), 153.
Nota 3. — Siccome Costantino regnò circa tre mesi dopo la morte di Eraclio di febbraio alla
metà di maggio <i41 E. V.), e Eraeleonu regnò dopo di lui per circa sei mesi, la nomina di Ciro avvenne
dopo il maggio (ìjl, forse nel giugno o luglio, quando Alessandria era già assediata dagli Arabi. Il viaggi. ■
di Ciro, le trattative con 'Amr b. al-'As e la conrlusiouo della pace avvcnncni tutti entro l'anno (i'U E. \'.
regnante Eracleona. Cfr. § 161, nota l.
§ 160. — La rubrica per il Capo-CXX (pag. ;368), porta: Di Ciro il
patriarca dei Calcedoniani, il medesimo che si era recato a Babilonia,
presso .\ini- di. al-'As) il capo dei Musulmani, ed aveva portato soprn
una imbarcazione, ed aveva consegnato nelle sue mani il tributo. Come
'Amr aumentò il tributo dei Copti. Della morte di Ciro il Calcedouiano
con il rimoi'so d'aver consegnato la città d'Alessandria in potere dei Mu-
sulmani.
§ 161. ^ (Capo CXX). Ciro, il patriarca calcedoniano, non era il .solo
che desidera.sse la pace: gli abitanti, i governatori e Domentianus, che era
in favore presso l'imperatrice Martina, si riunirono e deliberarono con il
patriarca Ciro di concludere la pace con i Musulmani.
Tutto il clero si pronunziò contrario al governo di Eraclio (Eracleonas)
il giovane, dicendo che era ingiusto lasciare il trono occupato da un impe-
ratore nato da un'unione riprovevole (di Eraclio con la nipote Martina i.
e che l'impero doveva ritoi'nare ai figli di Costantino nato da Eudocia.
E fu respinto il testamento di Eraclio il vecchio. Valentino, visto che
tutti erano ostili a Martina ed ai suoi figli, prese grandi somme di da-
naro dal tesoro imperiale di Philagrius e le distribuì all'esercito eccitandolo
conti'O Martina ed i suoi figli. Allora l'esercito cessò di battersi contro i
Musulmani e si voltò contro i propri concittadini. Di poi si spedì, segreta-
mente, un messo all'isola di Rodi per indurre le schiere che erano partite
con il patriarca Ciro, a ritornare nella capitale, e si fece dire a Teodoro,
prefetto d'Alessandria: « Non ascoltare Martina, e non obbedire agli ordini
« dei suoi figli ». Messaggi simili furono mandati in Africa ed in tutte le
Provincie sottomesse all' impero romano. Il generale Teodoro, molto contento
di siffatte notizie, le tenne segrete e partì durante la notte, nascondendosi a
tutti per recarsi dall'isola di Rodi alla Pentapolis.
Ma il capitano del vascello, il solo al quale comunicasse il suo disegno
(si rifiutò di condurlo), dicendo che il vento era contrario. Egli arrivò
dunque ad Alessandria (insieme con il resto della flotta) nella notte del 17
del mese di Maskaran, la festa della Santa Croce (14 settembre G41 dell'Era
Volgare; cfi-. Butler, 536, 130-137) ('). Tutti gli abitanti della città, uomini
29(>.
20. a. H. § 161.
e donne, giovani e vecchi, accorsero presso il patriarca Ciro e manifestarono 20. a. H.
■ -1 •. rr, 1 ... , -, , • [EGITTO. - Presa
la loro gioia per il suo ntoi'no. ieodoro si reco m segreto con il patriarca di Babilonia e di
alla chiesa dei Tabionesioti, di cui fece chiudere la porta, e mandò a chia- Alessandria.]
mare Menas, lo nominò generale ed espulse Domentianus dalla città. Tutti
ffli abitanti gridavano: « Fuori della città! ».
[Prima dell'arrivo del patriarca Cii'o, Giorgio, (vicario?) nominato da
Eraclio il giovane, era stato trattato con rispetto dal governatore Ana-
stasio: da vecchio, la sua autorità (spirituale) si estese su tutti gli affari.
Lo stesso patriarca (Cii'o) gli lasciò la sua autorità] (-).
Quando il patriarca Ciro si recò alla chiesa del Cesarion, tutta la strada
fii coperta con tappeti, si cantarono inni in suo onore, e (la folla fii sì
grande) che la gente si schiacciava (per le vie 1 : solo a stento potè Cii'O
giungere alla chiesa. Egli fece aprire (?) la cisterna nella quale si trovava
la Santa Croce eh' egli aveva ricevuta, durante 1' esilio, dal generale Gio-
vanni. Egli aveva anche presa la venerabile croce del convento dei Tabio-
nesioti. Quando, nel giorno della Santa Risurrezione (^), cominciarono a ce-
lebrare la messa, invece di cantare il salmo del giorno, ossia: « Ecco il
« giorno che Dio ha fatto: rallegriamoci e siamo pieni di letizia! » (Salmo
CXVni, 24-26), il diacono, per celebrare il patriarca e per felicitarlo del
suo ritorno, scelse un altro canto che non era prescritto (per quella festa).
Il popolo, quando avvertì il mutamento del canto, disse: « Questo canto,
« fuori di regola, non è di buon augm-io per il patriarca Cii'o: egli non
♦ vedrà un'altra volta la festa della Risurrezione in Alessandiia ». Tutti i
fedeli presenti ed i frati ripeterono pubblicamente questa predizione, (di-
cendo) che egli aveva agito contrariamente alle prescrizioni canoniche, e,
quelli che le udivano, non volevan crederci (Niq\'ùs, 573-574).
Nota 1. — La data è corretta e confermata, osserva lo Zotenberg, da altre cii'costanze menzio-
nate nella narrazione. Difatti l'imperatore Eraclio mori l'il febbraio 641 dell" E. V., e suo figlio Co-
stantino regnò soli tre mesi (marzo, aprile e maggio i. Eraclio II il giovane (Heracleonas i fu imperatore
dal mese di giugno in poi. e regnò soli sei mesi giugno-novembre). La sommossa di Costantinopoli
avvenne nell'agosto, mentre Ciro e Teodoro erano in alto mare in viaggio verso Alessandria. — Con-
frontisi § 159, nota 1.
Nota 2. — Il passo è certamente corrotto, e molto priibabilmente fuori dal suo posto: Io Zoten-
berg suppone possa trattarsi di un vicario che avrebbe amministrata la chiesa di Alessandria durante
l'assenza del patriarca Ciro: invece di Eraclio il giovane bisognerebbe leggere Eraclio il vecchio.
Nota 3. — Anche in questo passo il testo è corrotto: Ciro arrivò ad Alessandria il 14 settembre
del 641 dell' È V. : la festa detta della Croce, nella quale si commemorava il riscatto della Croce dalle
mani dei Persiani e la riconsegna della Santa Reliquia nel tempio di Gerusalemme, appunto il 14 set-
tembre 629 dell' È. V., per opera dell'imperatore Eraclio cfr. Butler, 132). Il senso vorrebbe che sic-
come nel precedente a capo si narra la prima parte delle feste per l'arrivo di Ciro, nel presente capo-
verso si trovasse la continuazione del racconto, dopo l' inciso su quel Giorgio, di cui si è discorso
nella nota precedente. Invece il testo d' un tratto ci trasporta a sei mesi di distanza, alla festa di
Pasqua di Risurrezione. Lo Zotenberg, in una nota, si meraviglia di trovare nel testo il ripetersi delle
feste per il ritorno di Ciro sei mesi più tardi. «Il faut supposer » egli aggiunge « que Von rendait ces
« actions des gràces à cause de la solemnité particiiliènf de la fète de Pàques. la première à laquelle
« le patriarche assistait, à Alexandrie, après son exil » .
291.
ijj; 1,;, i,;.> 20. a. H.
20. a. H. Il Hiitli-r crilini molto uoiitiiinciite tutto questo pnsso di Giovanni di NiqyHs p stabilisce, dunque,
[EGITTO - Presa l'arrivo dì Ciro ad Alessamlria il It settembre» fi-ll, 0 la sua morte, comò vedremo icfr. § 16()1, il 21 marzo i'A'2
di Babilonia e di doli' K. V. In lineato porioilo non v'è una Pasqua di Risurrezione: dunque il testo è in errore. Il Hutlnr,
Alessandria.] esaminando il testo, trova che la festa cui si allude non è già quella di Pasqua di Risurrezione, ma
precisamente (|uella dell'esaltazione della Croce (il 14 settembre). Infatti il passo segnato da un punto
•■ interrogativo dallo Zotenberg devesi tradurre: «Ora egli fece alti elogi del pozzo in cui la Santa Croce
• fu trovata»: quindi è evidente che Ciro nella sua predica ha fatta la storia del linveniniento della
Croce. Poi è detto ohe Ciro portò in processione, dal convento dei Tabionesioti, quella ])orzion6 della
Santa Croce che il generale Oiovanni aveva portato a Ciro prima dell'esilio. E dal convento dei Tabio-
nesioti appunto che Ciro si mosse nella processione, ma ivi pure, secondo Giovanni di Niqyiìs, Ciro si
recò con il generale Teodoro appena sbarcato. Il nesso quindi tra la festa e la Santa Croce è cosi evi-
dente da lasciar poco adito a dubbi nonostante lo stato frammentario del testo iButler, 53G-540). .\1
traduttore o arabo o etiopico devesi probabilmente l'errore ili avere confuso, nello scrivere, la festa della
Croce con la Pasqua, confusione facile ad avvenire presso uno scrittore che non sapesse più della festa
ordinata da Eraclio.
§ 162. — (Seconda parte del Capo CXX). Il patriarca Ciro si recò di
poi a Babilonia, presso i Musulmani, per domandare ad essi la pace, of-
frendo di pagar loro tributo, aftinché facessero cessare la guerra in Egitto.
Amr (b. al-'As) lo accolse benevolmente e gli disse: «Tu hai fatto ijene
« di venire verso di noi ». E Ciro rispose: « Dio vi ha donato questo paese:
« d'ora innanzi non vi sia più ostilità tra voi ed i Greci. Altre volte non
« abbiamo avuto ostilità prolungate con voi ». Fissando il tributo che egli
(Ciro?) pagherebbe, fii stipulato che gli Arabi non sarebbero intervenuti in
alcun modo (nelle faccende di quelli ancora non inclusi nel dominio diretto
arabo), e si terrebbero in disparte per undici mesi: i soldati greci in Ales-
sandria si sarebbero imbarcati portando via i loro beni ed i loro oggetti
preziosi: nessun altro esercito greco sarebbe ritornato (in Egitto): quelli
che volessero partire per la via di terra, pagherebbero un tributo mensile
(durante tutto il tempo che viaggiavano in terra musulmana?): i Musul-
mani avrebbero preso come ostaggi cinquecento militari e cinquanta abi-
tanti, e farebbero la pace: i Greci cesserebbero' dal combattere i Musul-
mani, mentre questi non s'impadronirebbero più delle chiese e non ai
occuperebbero affatto delle faccende (religiose) dei Cristiani : e infine (gli
Arabi) avrebbero permesso agli Ebrei di dimorare in Alessandria.
Condotti a termine questi negoziati il patriarca ritornò ad Alessandria
e comunicò i patti ottenuti a Teodoro, ed al generale Costantino, pregandoli
di partecipare le condizioni all' imperatore Eraclio (il giovane) e di racco-
mandarne l'accettazione. Di poi (i capi dell') esercito ed i cittadini di Ales-
sandria, insieme con Teodoro l'Augustale, si recarono presso il patriarca
Ciro e gli offrirono i loro omaggi. Egli spiegò a loro il trattato concluso con
i Musulmani e li esortò ad accettarlo. Durante queste operazioni arrivarono
i Musulmani per riscuotere il tributo, mentre che gli abitanti ignoravano
ancora (il trattato). Vedendo comparire il nemico, gli abitanti si prepara-
rono alla difesa, ma l'esercito ed i generali, insistendo nella risoluzione
292.
20. a. H.
§§ i>;-2-ir,4.
presa, dichiararono che era impossibile lottare contro i Musulmani e che 20. a. H.
1 • • 1 • 1- j 1 X • /-i- * Il 1 11 [EGITTO. - Presa
bisognava seguire il consiglio del patriarca Ciro. Allora il popolo si sol- di Babilonia e di
levò e volle lapidare il patriarca. Ciro arringò i ribelli e disse a loro: « iu Alessandria.]
« ho fatto questo accomodamento per salvare voi ed i vostri figli », e pian-
gendo dirottamente li implorò e manifestando un grande dolore (di ac-
consentire). La gente di Alessandria ebbe vergogna, ofii'ì al patriarca molto
oro per consegnarlo agli Aral)i insieme con il tributo che era stato im-
posto agli abitanti di Alessandria (^) (Niq\ ùs. 575-576).
Il trattato di Alessandria fu firmato da Ciro e da Amr b. al-'A.s in
Babilonia, secondo il Butler l'S novembi-e, e secondo il Brooks il 17 set-
tembre G41 È. V. — Cfr. le ragioni per l'uno e per l'altro più avanti al § 168.
Nota 1. — Si tenga presente che questa narrazione è scritta da un fiero nemico del patriarca:
Ciro era stato feroce persecutore dei Copti. L'assenza (ii ogni cenno ad un tradimento o corruzione da
parte del patriarca è assai degna di nota, e dimostra — nota giustamente lo Zotenberg — come le
accuse lanciate contro il patriarca dai cronisti greci non abbian fondamento, e rappresentano forse
soltanto le voci maligne dei nemici di Ciro in Costantinopoli, se pure lo sdegno dell' imperatore verso
Ciro si riferisca ad un qualche fatto anteriore.
§ 163. — (Terza parte del Capo CXX). Gli Egiziani, che per timore
dei Musulmani erano venuti a rifugiarsi in Alessandria, domandarono al
patriarca d'ottenere dai Musulmani che fosse a loro permesso, sottomet-
tendosi alla dominazione araba, di ritornare ai loro paesi. Ch'o intavolò le
trattative conformemente alle loro domande. Ed i Musulmani presero pos-
sesso di tutto l'Egitto, del mezzodì e del settentrione, e triplicarono le im-
poste ( X i k y ù s , 677).
§ 164. — (Quarta parte del Capo CXX). Un uomo, a nome Menas,
era stato nominato dall'imperatore Eraclio prefetto del Basso Egitto: uomo
presuntuoso sebbene ignorante, profondo odiatore dei Copti, fu mantenuto
dai Musulmani nella carica, quando essi occuparono il paese (^). Ne scelsero
un altro, chiamato Sinódà come prefetto della provincia di al-Eìf. ed uno
chiamato Philoxonos come prefetto d'Arcadia, ossia del Fayyùiu. Questi
tre uomini amavano i pagani (ossia gli Arabi musulmani), ed odiavano i
Cristiani. Costrinsero questi a portare (ai Musulmani) il foraggio per le
bestie, ed esigevano da loro di fornire latte, miele, fiaitta, « poireau » (?
sarkhad) e molta altra roba, oltre alle razioni ordinarie (che dovevano
consegnare alle schiere arabe). I Copti eseguirono questi ordini, perchè
erano in preda ad uno spavento continuo. (I Musulmani) li forzarono (al-
tresì) a scavare il canale di Traiano, che era stato distrutto (ossia col-
mato di melma) da lungo tempo, perchè volevan condurre l'acqua da Ba-
bilonia d'Egitto fino al Mar llosso. Il giogo che (gli Arabi) facevano pesare^
sugli Egiziani era più greve di quello che era stato imposto da Faraone
293.
es i(>4-ii!(;.
20. a. H.
20. a. H. su Tsraelo . . . Che la punizione di Dio venga a colpirò gl'Ismaeliti (Arabi),
' zioni sulla presa ^' f'''^' *"acc'ia loro quello che fece al Faraone antico. . . (Nitiyus. 577-578).
di Alessandria.! Questi tatti .si riferiscono ad uno degli anni .successivi, torse al 21. II.,
dopo la pivsa di Alessandria.
Nota 1. — Si nuti come i Musulmani nel sottoinetteie il (laese lasciassero tutta l'anuninistra-
zione esistente e cout'erraassero talvolta per.sino i capi jiiù importanti noni insiti ilal govei-no pvet^edente.
A loro bastava assicurarsi la rii3COSSione delle imposte ed avere in mano tutta l'autorità militare, che
li rendeva sicuri padroni del paese.
§ 165. — (Quinta parte del Capo CXX). Amr (b. al-'As), dopo aver
sottomesso l'Egitto, mandò le genti che teneva in questo paese, contro gli
abitanti della Pentapoli (cti-. 21. a. H.), e dopo averli vinti, non permise
loro di dimorarvi in pace, perchè asportò da quel paese un immenso bot-
tino e grande numero di prigionieii. Abùlyànòs (forse intendesi CJiuliano),
governatore della Pentapoli, le sue schiere ed i magnati della provincia
si erano ritirati nella città di Teucheira (? Tripoli), che era tbrtemente
munita, e vi si erano rinchiusi. I Musulmani ritornarono nel loro paese
(l'Egitto?) con il bottino e i prigionieri di guerra (Niqyùs, 578).
Cfr. J. A., 1844, pag. 335 e segg.
Anche questo brano tratta un argomento che noi vedremo narrato
dalle fonti arabe sotto gli anni 21., 22. e 23. H.
§ 166. — (Sesta parte del Capo CXX). II patriarca Ciro fu profonda-
mente afflitto dalle calamità dell'Egitto: infatti Amr, (b. al-'As) trattava
i Copti senza pietà e non osservava i patti che erano stipulati con lui, perchè
era di razza barbara. Il giorno della Festa delle palme, Ciro, sopraffatto dal
dolore, si ammalò d' una dissenteria, e morì nel giovedì di Pasqua, il ven-
ticinque del mese di Magàbit [= 24 marzo 642 È. V.] ('). Come l'avevano
predetto i Cristiani (cfr. § 161), egli non rivide più la festa della Santa
Eisurrezione di N. S. Gresù Cristo. Questo avvenne sotto il regno di Co-
stantino figlio di Eraclio (Niqyùs, 578).
Nota 1. — Il 25 Magàbit, secondo lo Zotenberg (pag. 578, nota 4) corrisponderebbe al "2 aprile,
ma in verità nessun giovedì di Pasqua cade sul 2 aprile, nel periodo su cui ora discorriamo.
Il patriarca Ciro era venuto ad Alessandria nel mese di settembre dell'anno in cui era morto
l'imperatore Eraclio, cioè nel settembre dell'anno 641 dell' E. V.
Lo Zotenberg ritiene cbe l'altra festa a cui si allude nel testo di Niqyùs (al § 161 — cfr. ibid.,
nota 3) fosse la Pasqua del 642 dell' E. V., e quella nel presente paragrafo, la Pasqua del 643 che cadde
sul 13 aprile, onde il giovedì di Pasqua sul 10 aprile. Or è palese che la cronologia dello Zotenberg e
quella di Giovanni di Niqyùs non combinano. Lo Zotenberg è perciò costretto a ritenere che invece di
Costantino, figlio di Eraclio, bisognerebbe leggere nel testo Costante, figlio di Costantino: ma ciò non
combina con il testo del brano seguente nel medesimo capo, in cui si allude alle guerre civili per causa
dei figli dell'imperatrice Martina.
Se però accettiamo la correzione, giustissima, proposta dal Butler, ed interpretiamo la festa reli-
giosa, nel corso della quale Ciro rientrò in Alessandria, come la festa della Croce, che si solennizza il
14 settembre, allora avremmo che la data del 14 settembre 611 dell' E. V. fu quella immediatamente
successiva al suo arrivo in Alessandria; quindi la Pasqua di ijuesto paragrafo sarebbe quella del 642
20 I.
20. a. H.
§§ 166-ies.
dell' E. V., ossia il 24 marzo (=16 Rabi' II. 21. a. H.', ed il giovedì di Pasqua il 21 marzo i=: 13 Rabi' II.
21. a. H.», non già il 2 aprile, come vuole lo Zotenberg fct'r. anche Broriks Byz. Zeitsch., IV, 442.
§ 167. — Quanto segue ora nel lunghissimo capo CXX della cronaca
di Giovanni di Niqyiis, e precisamente tra la fine della pag. 578 e quasi
tutta la pag. 582, è palesemente una raccolta molto confiisa di appunti del
nostro cronista copto, appunti però non bene coordinati, con conti-adizioni
e ripetizioni: la lettura di queste pagine convince che l'ultima parte della
cronaca, ossia quella per noi di maggior pregio, non fii elaborata dall'au-
tore, e che i copisti e traduttori hanno considerato gli appunti come parte
integrante del testo, ed hanno messo un appunto appresso all'altro come
se costituissero una narrazione continua, il che certamente non è.
Narrasi in principio, « dopo la morte di Cii'o ». la guerra civile di Va-
lentino e Philagrius contro i figli dell'imperatrice Martina, nello scopo di
destituire questi e poire sul trono imperiale i figli di Costantino. Eraclio il
giovane si reca a Calcedonia e riesce a mantenere la fedeltà delle sue
schiere: conclude infijie la pace, promettendo di adottare come suo collega
nell'impero il proprio nipote, Costantino il giovane, uno"dei figli di Costan-
tino figlio di Eraclio il Grande. Poi si narra la nuova guerra civile, la
deposizione di Martina e dei .suoi figli per opera di Teodoro, il figlio di
Costantino, che sevizia i figli di Martina, taglia loi'o il naso e fa morire
il più giovane, barbaramente castrandolo. Sale sul trono allora l'impera-
tore Costante, figlio di Costantino. Segue la nuova rivolta di Valentino (nel
644 dell" È. V.). e si torna a ripetere la storia della morte di Ciro, attin-
gendo a qualche nuova fonte probabilmente greca ed ostile al patriarca,
mentre la precedente gli era favorevole.
La cronaca continua cioè nei seguenti termini :
§ 168, — Ciro, il patriarca calcedoniano (ossia ortodosso) d'Alessan-
dria, fu molto afflitto nell'udire la notizia dei predetti eventi: l'esilio di
Martina e dei .suoi figli, che avevano richiamato lui stesso dall'esilio: la
deposizione di Pirro, patriarca di Costantinopoli, ed il ritorno di Phila-
grius suo nemico: la morte del vescovo Arcadius ed il trionfo e la potenza
di \'alentino. Egli piangeva continuamente, ed in tanta afflizione egli cessò
di vivere per morte naturale. Ma il suo più grande dolore era stato di ve-
dere i Musulmani che non accoglievano punto le sue domande in favore
dei Copti. Prima della sua morte egli faceva opera di eretico e persegui-
tava i Cristiani: e Dio. il giudice giusto, lo punì per il male che aveva fatto.
Il generale Valentino e le sue schiere non potevano apportare alcun
soccorso ai Copti. Questi al contrario, in ispecie nella città d'Alessandria,
continuavano ad essere bersaglio delle sevizie dei Musulmani, e soccom-
20. a. H.
[EGITTO. - Presa
di Babilonia e di
Alessandria.]
295.
§ itìtì. ^U» Si' M.
20. a. H. bovaiK^ sotto il pondo gravoso delle contribuzioni chv gli Arabi esigevano,
di Babilonia e* d^ ^ ricchi della città (di Alessandria) si nascosero dinante dieci mesi nelle
Alessandria.! isole (alle bocche del Nilo?).
Di poi Teodoro l'Augustale, e Costantino generale dell'esercito, ed i
soldati die erano rimasti, nonché quelli che erano stati nelle mani dei
Musulmani quali ostaggi, s'imbarcarono e vennero ad Alessandria (') (scen-
dendo il fiuine?). Dopo la festa della Croce, il 20 del mese di Hamlé(*), festa
del Santo Teodoro martire, essi nominarono il diacono Pietit) pati-iarca
(di Alessandria) e lo installarono sul seggio pontificale. Il 20 del mese di
^laskaram, Teodoro lasciò la città di Alessandria con tutte le sue schiere
ed i suoi ufficiali, e si lecò a Cipro. Amr (b. al-'As), il capo dei Musul-
mani, entrò allora nella città di Alessandria senza colpo ferire. Gli abi-
tanti nella loro sventura o nella loro afflizione li accolsero con rispetto
(Niqyùs, 582-583).
Il Butler (pag. 541), fondandosi sull'asserzione di al-Maqrizi, che Ales-
sandria cadde in potere dei Musulmani nove mesi e cinque giorni dopo la
morte di Eraclio (avvenuta l'il febbraio 041 È. V. = 2B Safar 20. H.), cal-
cola che la stipulazione della resa debba porsi il 28 Dzii-1-Qa'dali 20. H.,
pari a giovedì 8 novembre 641 È. V. : undici mesi dopo, passata cioè la
tregua (cfi*. § 162) sarebbe avvenuta la capitolazione effettiva e l'ingresso
degli Arabi nella città: ciò sarebbe 1*8 ottobre 642 È. V., data che non
corrisponde esattamente con l'altra di Giovanni di Niqj'iis. — Infatti se-
condo l'Art de verifler les dates (cfr. pag. 52) il 20. Hamlé = 14 luglio, e il
20 Maskaram = 17 settembre (cfì\ anche Brooks Byz. Zeitsch., IV, 443).
Le parole « dopo la festa della Croce » danno perplessità perchè non
si sa a che alludano: il Brooks suppone che siano fuori posto e vadano
invece mes^e prima delle altre parole: « Il 20 del mese di Maskaran » che
è appunto tre giorni dopo la festa della Croce (14 settembre). — Il Brooks
fondandosi su questo passo di Giovanni di Niqyùs pone la consegna di
Alessandria nelle mani di 'Amr nel 17 settembre 642 È. V. — Siccome
poc'anzi, al § 162 è detto che tra la conclusione del ti'attato di Alessan-
dria e la resa effettiva della città passarono undici mesi di tregua, il
Brooks (1. e, pag. 442), calcola che la stipulazione della resa sia avvenuta
il 17 ottobre 641.
V'è quindi tra il Butler ed il Brooks un divario di opinione sulla sti-
pulazione della resa: la differenza non è molta, 17 ottobre-8 novembre
= 21 giorni. Anzi la differenza è così piccola, che ammessi i possibili ei'-
rori di copisti, le varie notizie, da cui tragghiamo questi calcoli, interiore-
tate con ragionevole larghezza, risultano di reciproca conferma.
29(i.
20. a. H.
§§ 1G8-170.
Nota 1. — Questo ritorno pacifico di generali, ufficiali, soldati ed ostaggi dall' interno del paese 20. a. H.
e la loro susseguente partenza, pure pacifica, da Alessandria, è la conferma dell'accordo intervenuto tra [EGITTO. - Presa
gli Arabi e la guarnigione greca per gli undici mesi di tregua, di cui si fa parola nel precedente § 102; di Babilonia e di
tregua che mirava a concedere tutto il tempo necessario, perchè chi volesse andarsene avesse il tempo Alessandria.)
di regolare le sue faccende. Alla fine degli undici mesi gli Arabi, senza colpo ferire, entrarono in Ales-
sandria, abbandonata dalle ultime milizie greche.
Nota 2. — Il '20 del mese di Hamlè corrisponde, dice lo Zotenberg, al 2fi luglio. La festa della
Croce, a cui allude il cronista, è, secondo lo stesso orientalista francese, quella dell'apparizione della
Croce sul Golgotha, festa che la Chiesa giacobita celebra il 19 maggio. Il 20 del mese di Maskaram
corrisponde al 29 settembre (del G43 dell' E. V., secondo lo Zotenberg i. Per la confutazione dei vari errori
commessi dallo Zotenberg in questi calcoli veggasi il Brooks il. e, pag. 443, nota 2).
§ 169. — Nella rubrica del testo (pag. 358) per il capo CXX, è detto:
Del ritorno di Abbà Beniamino, patriarca d'Egitto, dal suo esilio nella pro-
vincia di al-Rif, dove egli era rimasto durante quattordici [sic) anni, esi-
liato durante dieci anni dagl'imperatori romani, e quattro anni sotto il
dominio dei Musulmani.
§ 170. — (Capo CXXI). Abbà Beniamino patriarca dei Copti, ritornò ad
Alessandria tredici (sic) anni dopo che egli ebbe presola fuga per sfuggire
ai Greci, e visitò tutte le chiese. Tutti dicevano che l'espulsione dei Greci e
la vittoria dei Musulmani erano l'effetto della tirannia dell'imperatore Era-
clio e delle vessazioni che egli aveva inflitte agli ortodossi (ossia i Copti mo-
nofisiti), per mezzo del patriarca Ciro: « Ecco », dicevano, « le cause della ro-
« vina dei Greci, ecco perchè i Musulmani sono divenuti padroni dell'Egitto ».
La posizione di 'Amr (b. al-'As) diventava ogni giorno più forte. Egli
riscosse le imposte che aveva stipulate, ma non pigliò cosa alcuna dei beni
delle chiese e non commise alcun atto di spoliazione e di saccheggio, anzi
protesse questi beni ecclesiastici durante tutta la durata del suo governo (').
Dopo aver preso possesso di Alessandria, fece mettere a secco il canale
della città, imitando l'esempio dato da Teodoro l'eretico. Egli elevò il tri-
buto alla somma di ventidue b a t r (significato incerto, probabilmente una
quantità determinata, cioè un migliaio, di monete) d'oro, di modo che gli
abitanti schiacciati sotto il peso delle imposte, ed incapaci di pagare, si
nascosero. Nel secondo anno del ciclo (ossia, secondo lo Zotenberg, l'anno
644 dell'E. V. Indizione seconda) arrivò Giovanni, da Damietta, il quale
al momento in cui 'Amr faceva ingresso nella città, era stato nominato
prefetto di Alessandria da Teodoro l'Avigustale, e prestò soccorso ai Mu-
sulmani, mu-ando così ad impedire che (i Musulmani) distruggessero la
città. Giovanni, pieno di commiserazione per i poveri, distribuì largamente
i propri beni, e vedendo la triste condizione degli abitanti, li consolò e
li rimpianse per il loro destino.
'Amr (b. al-'Às) destituì Menas e surrogò a lui Giovanni. Difatti Menas
aveva aumentato il tributo della città, fissato da 'Amr in ventidue mila
297. 38
§§ 17(1, 171. 20. a. H.
t : — '■
20. a. H. ne/.zi d'oro: invece di questa somma, Menas l' oietico aveva radunato e
di Babiionia'edl consegnato agli Arabi trentadue mila e cinquantasette pezzi d'oro. È im-
Aiessandria.] possibile narrare il lutto e i gomiti che riempivano la città: gli abitanti
arrivarono al punto di offrire i loro lìgli in cambio di somme enormi che
avevano mensilmente a pagare. Nessuno era 11 per soccorrerli: Dio li ab-
bandonò e consegnò i Cristiani in potere dei loro nemici (riflessioni
devote).
Orbene, molti Copti, che erano falsi cristiani, rinnegarono la santa
religione ortodossa ed il battesimo che dà la vita, abbracciarono la reli-
gione dei Musulmani, i nemici di Dio, ed accettarono la dottrina odiosa
di quel mostro, ossia Maometto ("). Essi parteciparono agli errori di quegli
idolatri e presero le armi contro i Cristiani. Uno di essi, Giovanni, un
calcedoniano (ossia seguace della tede ufficiale di Costantinopoli) del con-
vento del Sinai, avendo abbandonato l'abito monacale ed abbracciato l'Islam,
ed essendosi armato d'una sj)ada, perseguitò i Cristiani rimasti fedeli al
nostro Signore Gresil Cristo (Niqyùs. 583-585).
Nota 1. — E chiaro clie nel testo di Giovanni di Niqyus troviamo mescolate insieme varie fonti:
una delle quali riconosce il buon governo degli Arabi ed il rispetto del trattato per parte di 'Amr; un'altra
invece, in questo stesso paragrafo e in quello precedente (§§ 153, 168), accusa gli Arabi, 'Amr e persino
i suoi luogotenenti copti di aver ingiustamente aumentato i tributi in misura oppressiva. Forse la notizia
è vera, ma non e improbabile che accecati da passioni religiose, lo scrittore, o gli scrittori della fonte di
Giovanni di Niqyus abbiano anticipato ai primi anni della conquista quei gravami fiscali, che afflissero
più tardi la popolazione copta. Nella narrazione di questo paragrafo v' è sicuramente qualche esagera-
zione (vendita dei figli per pagare le imposte).
Nota 2. — Anche in questa notizia vi può es.sere una anticipazione di eventi posteriori, ma dacché
essa ci viene da uno scrittore copto, ed è riferita a disonore della gente copta, deve fondarsi su fatti
veri. Abbiamo perciò una singolare prova della rapidità con la quale la nuova fede, (jer l' intenso odio
religioso e nazionalista dei Copti verso i Greci, si propagò sin dai primi giorni nella nuova provincia
musulmana, sebbene i conquistatori non sollecitassero le conversioni, anzi le avversassero. Le prime
conversioni furono però, è inutile illudersi, atti di opportunismo egoistico: era un modo per esimersi
dalle tasse dei vinti ed entrare nelle file dei vincitori che incassavano il tributo. L'aumento delle ira-
poste, di cui si lagna la nostra fonte, fu effetto di queste conversioni: il tributo complessivo dei vari
distretti rimaneva lo stesso, ma siccome i convertiti non pagavano più le imposte, quelli rimasti fedeli
alla fede avita dovettero pagare di più per colmare le deficienze dei rinnegati.
L'ultima frase del paragrafo è di singolare rilievo: il fanatismo religioso non venne dagli Arabi,
ma dai no7i arabi convertiti all'Islam, i quali introdussero nella nuova fede quel sentimento fanatico
che fu la piaga morale dei popoli orientali prima dell'Isiàm e tornò ad esserlo appena la nuova fede
ebbe compiuto il suo trionfo.
§ 171. — Il MilUer segue il cronista copto nella sua ricostruzione della
prima resa di Alessandria, ed aggiunge alcune considerazioni che sono utili
come commento a quanto è contenuto nei paragrafi precedenti. Egli cioè
rileva che i cronisti arabi hanno manifestamente confuso insieme la prima
con la seconda resa: questa avvenne con la violenza, e quindi, per molte
ed ovvie ragioni, alla tradizione storica non dispiacque attribuire alla prima
resa alcuni aspetti propri soltanto della seconda. Secondo lui Alessandria
si aiTese senza colpo ferire, per effetto di un trattato concluso da Ciro dopo
2S»8.
20. a. H.
§§ ITI, 172.
che ogni speranza di soccorso da Costantinopoli era svanita. Prima- che 20. a. h.
entrassero gli Arabi, le schiere bizantine, che munivano il grande porto di Babilonia e cM
egiziano, s'imbarcarono con tutta la loro roba. Alessandria.]
La conquista araba di Alessandria diede il tracollo alla prosperità già
vacillante del grande emporio afiicano: la prosperità di Alessandria dipen-
deva interamente dallo scambio continuo di merci tra l'Oriente e l'Occidente,
riunendo quella città tutto il commercio che su per il Mar Rosso tendeva
verso l'Europa. La conquista araba perturbò profondamente questo flusso
regolare, perchè per molto tempo non si poterono probabilmente stabilire
rapporti tali con l'Occidente da riavvivare gli scambi internazionali quali
erano prima. Molti mei'canti, come in Siria, emigrarono dal paese insieme
con tutti gl'impiegati superiori dell'amministrazione bizantina, che non
volevano sottostare ai nuovi padi'oni, considerati come barbari devastatori.
'Amr b. al-'As avrebbe voluto fissare in Alessandria la sua dimora, ma
l'ordine di 'Umar di prendere una posizione più accessibile dall'Arabia,
contribuì pure grandemente alla decadenza di Alessandria nel vii secolo
dell' È. V. Altro fattore importante fu la cessazione del grande commercio
di esportazione di cereali, che partivano tutti da Alessandria, quando
l'Egitto mandava a Roma prima e poi a Costantinopoli l'avanzo dei suoi
immensi raccolti. Ora questo l'ivo di cereali fu deviato verso le regioni più
povere d'Arabia, e il primo pensiero di Amr b. al-'As fu di nutrire l'arida
penisola con i raccolti d' Egitto, come prima da essi erano state nutrite
Roma e Costantinopoli. La nuova capitale arabo-egiziana fu piantata pre-
cisamente là dove il canale di comunicazione tra il Nilo ed il Mar Rosso,
lascia il Nilo e traversa il deserto (Miiller, I, 265-266).
EGITTO. — Invasione e conquista dell' Egitto {versione di Sayf b.
'Umar).
§ 172. — Le tradizioni seguenti di Sayf b. 'Umar hanno un'impor-
tanza speciale, perchè conservano quanto si pretende sia il trattato genuino
concluso tra 'Amr b. al-'A.s ed i Copti dopo -la caduta di Babilonia. Poc'anzi,
narrando della resa di Gerusalemme (cfi-. 17. a. H., §§ 109 e segg.), tro-
vammo un caso identico, ossia un documento conservato dalla scuola tradizio-
nistica meno degna di fiducia e che, se autentico, avi'ebbe una importanza
del tutto capitale. Dicemmo altrove che la maggioranza degli storici occi-
dentali era disposta ad accogliere come autentico il trattato di Gerusa-
lemme: lo stesso possiamo ripetere a proposito del seguente trattato di
Amr b. al-'As. È stato tradotto già dal Lane-Poole nella Ht story of
Egypt Middle Ages, pag. 5-6, e poi dal Butler (pag. 324-325) che lo con-
299.
§s 17J, iTii. 20. a. H.
. • - - • — — ■ -■ ■ ■ — —
20. a. H. sidora quale trattato di Alessandria e non già di 'Ayn iSams come vorrebbe
'^ "^^ Savt' b. 'limar. Infine è stato nuovamente tradotto (con nuove varianti, nel
sta dell' Egitto.) volume XXIV dei Proceedings of the Royal Ir/'sh Academy, 1904, pag. 227
e segg.) dal Lane-Poole; il quale (pag. 227) considera questo trattato come
documento autentico, come « evidence that cannot be disputed », e fa se-
guire il testo da una discussione interessantissima, che sarà nostro compito
di esaminare ora con qualche attenzione, dacché non in tutto conveniamo
con l'illustre orientalista e storico inglese.
Cominciamo con il premettere che tutte le nostre conclusioni, senza
eccezione, sono state contrarissime alla veracità della scuola iraqense, a
cui appartiene Sayf b. 'Umar. Abbiam trovata errata di fondo la sua cro-
nologia in tutti i suoi punti cardinali (cfr. 11. a. TI., §§ 70, 72, nota 2.
80; 12. a. H., §§ 185 e segg.; 376 e segg.j, e solo qua e là, con debite corre-
zioni, è stato possibile ammettere con riserva qualche sua data come com-
plemento della cronologia altrui. Abbiam visto che la sua narrazione dei
fatti è pure quasi sempre errata, confonde eventi tra loro, omette intera-
mente fatti di sommo rilievo e ne porge altri che hanno palesi caratteri
apocrifi. Siamo stati quindi costretti ad aggruppare separatamente tutte le
tradizioni della sua scuola e dar ad esse un valore assai minore, per ogni
serie di eventi (cfr. 13. a. H., §§ 49 e segg.; 171 e segg., ecc., ecc.). Senza
proseguire oltre in questa analisi demolitrice della scuola tradizionistica
iraqense come fonte storica, rimane evidente che le tradizioni iraqensi non
possono mai porgere lo scheletro dello svolgimento storico delle conquiste
arabe, ma soltanto fornire qua e là qualche illustrazione di fatto, qualche
notizia suppletiva; e solo rarissimamente colmano qualche lacuna della
scuola più antica e degna di fede, la madinese.
Premesso ciò, in che modo dobbiamo noi accogliere il documento di
cui diamo qui appresso la versione e che ci è trasmesso come il testo au-
tentico del trattato definitivo della sottomissione degli Egiziani al dominio
dell' Islam?
§ 173. — Non ripetiamo quel che si disse a proposito del trattato di
Grerusalemme, ma teniamo ad affermare che quanto si osservò allora in
tesi generale è valevole, a nostro modo di vedere, anche nel caso presente.
Vale a dire è tendenza, o meglio carattere tendenzioso della scuola u-a-
qense, di avvalorare la sua versione dei fatti con l'introduzione nella parte
narrativa di pretesi documenti e trattati (cfr. 17. a. H., § 171), allo stesso
modo che cita versi e brani di prosa rimata popolare. In quasi tutti i casi
noi abbiamo omessa la versione dei versi citati da Sayf, perchè palesemente
apocrifi, produzioni letterarie non già dei contemporanei e testimoni ocu-
20. a. H. §§ 17H, 174.
lari degli eventi, ma bensì del popolo iraqeuse olie delle memorie lontane 20. a. H.
della conquista aveva fatto una specie di storia poetica a brani staccati. gj^ng g conqui-
uua specie di epopea del genere misto di rima e prosa, come è stato caro • sta dell'Egitto.]
all'Oriente, specialmente iranico, da tempo immemorabile fin anco ai no-
stri giorni.
La stessa misura draconiana non può certamente essere estesa anche
ai documenti contenuti nel testo, sebbene molti siano apocrifi, come quelli
che troveremo in grande numero nelle tradizioni sulla conquista dell'Iran.
Se alcuni meritano più attento esame, non è già perchè li riteniamo in-
tegralmente autentici, ma perchè da certi dati di fatto contenuti nel testi)
dobbiamo venire alla conclusione essere i documenti composti di alcuni
elementi antichi e parzialmente autentici. Ignoriamo però, fino a novelle
prove, quanta parte di essi sia veramente copia fedele di un documento
originale, e se il testo, o parte del testo fedelmente conservato, si riferisca
lealmente al trattato di sottomissione dell' Egitto.
Il Lane-Poole (pag. 243), ignaro probabilmente delle critiche demoli-
trici del Wellhausen sul conto della scuola iraqense, pone grande valore
neir i s n a d della tradizione (dove correggi l'erroneo abù 'Ottiinàn in abù
'Uthmàn), ma credo che quanti avranno avuta la pazienza di seguirci nel
lungo cammino, dal principio della conquista in poi, rammentando quale
cumulo di errori siano stati raccolti dopo quei nomi, saranno, come noi,
disposti a non mettere alcun peso sull' i s n a d . Il Lane-Poole ignora del
tutto i lavori del Wellhausen (Sk. u. Vorarb, VI, pag. 89-94) sulla con"
quista egiziana, mentre una lettura di quelle pagine gli sarebbe stata utile
per chiarire più di un particolare. Osserviamo intanto che il dotto critico
tedesco non menziona nemmeno il trattato e lo sorvola come non degno '
di particolare esame.
Tale contegno di ipercritica è forse soverchiamente ed ingiustamente
severo, perchè il documento contiene varie cose degne di minuto esame e
rispecchianti condizioni di fatto forse realmente esistenti al momento della
conquista. Ecco intanto il testo completo di tutte le tradizioni di Sayf sulla
conquista dell' Egitto.
§ 174. — (Sayf b. Umar. da al-Rabì' padre di Sa'id, e da altri). Al-
lorché il Califfo Umar ebbe terminata la conquista di Iliyà (Gerusalemme)
e concluso il trattato con gli abitanti, dopo una dimora di alcuni giorni
in quella città, ordinò ad 'Amr b. al-'As di marciare contro l'Egitto, dan-
dogli il comando della spedizi(me ed inviandogli' appresso soccorsi sotto
al-Zubayr b. al-'Awwàm. Di poi mandò anche abù 'Ubaydah b. al-óarràh
ad al-Ramàdah (Ramàdah al-Ramlah: cfii'. Muqaddasi, 24, lin. 12; Yà-
;«ll. .
174, 175. 20. a. H.
20. a. H. cjfit, IT. 81 i3. lui. 13), artiiichè vi rimanesse in osservazione di quello che
|E IT . - inva- J.^^.^.^.(^^,^>^^. in pvitto: se 'Amr b. al-'A.s riusciva vittorioso, abiì 'Ubaydali
sta dell' Egitto.! doveva ritornare al suo posto (Hims?) (Tabari, I, 2584).
Cfr. Athir. II, 440; Khaldùn, II, App., 114; Maliàsiii, 1,24-26.
§ 175. — (Sayf b. 'Umar, da abù 'Uthniàn, da Khàlid, e da altri).
Allorché il Califfo 'Umar ebbe fatto ritorno a Madìnah, 'Ami' b. al-'As
invase l'Egitto e si spinse lino a Bàb al-Yùn, seguito da al-Zubaj^-. che
lo raggiunse in quel luogo. Ivi vennero contro agli Arabi abù Maryaiu
Crathalìq, e il vescovo (al-usquf) [detto abù Martàm, secondo ibn Taghri-
birdi — Mahàsin, I, 26, lin. 1], con una schiera di valorosi, inviati da al-
Muqawqis per arrestare l'invasione nemica. I Greci ed i Copti volevano
assalire subito gli Arabi, ma 'Amr b. al-'As pregò i comandanti nemici
di sospendere le ostilità e di prestare ascolto alle sue spiegazioni e pro-
poste, chiedendo un abboccamento diretto con loro. I comandanti nemici
accettarono, trattennero le genti; e abù Maryam ed abù Maryàm ['r* Mar-
tàm] si presentarono al convegno, dopo che le due parti ebbero reciproca-
mente preso le necessarie garanzie di sicurezza personale. 'Amr b. al-'As
parlò per primo ed arringò a lungo i suoi avversari esponendo la dottrina
musulmana ed invitandoli a sottomettersi e convertirsi facendo appello alla
parentela esistente tra i Copti e gli Arabi, perchè Hàgar, la madre di
Ismà'il, era egiziana, e affermando le simpatie speciali del Profeta verso
i Copti per questo motivo. Gli uditori di 'Amr furono talmente commossi
dalle sue parole, che chiesero una tregua di cinque giorni per darne rag-
guaglio ai loro superiori e sentii'e se questi fossero disposti ad accettare
le proposte di 'Amr. al-MuqaAvqis prestò ascolto benevolo alle parole di abù
Maryam Gàtjialìq e del vescovo, ma il generale Artabùn [nel testo di Tagh-
ribirdi è scritto al-Aritiyùn] si oppose vivamente a questa condotta conci-
liativa e perorò la guerra fino all'ultimo. Anzi, non contento d'imporre il
suo modo di vedere ad al-Muqawqis, ideò di valersi proditoriamente della
tregua di cinque giorni, dei quali uno solo era trascorso, per tentare con
un subitaneo assalto la sorpresa del campo arabo. Il tentativo tallì, perchè
'Amr b. al-'As e al-Zubayr erano sempre vigili e pronti, onde Farqab (')
[o Artabùn?] e tutti i suoi perirono nel tentativo. Gli Arabi, rompendo ora
gl'indugi, si avanzarono fino ad 'Ayn Sams (~), ove era riunito un forte
esercito nemico. Allo stesso tempo 'Amr b. al-'As inviò altre due spedi-
zioni, ossia una sotto Abrahah b. al-Sabbàh contro la città di al-Faramà, e
l'altra sotto 'Awf b. Màlik contro al-Iskandariyyah (Alessandria) [^). Queste
due città, a invito dei due generali arabi, acconsentirono a trattare pacifi-
camente la resa ("T abari, I, 2584-2587).
30-2.
20. a. H. §§ 175, I7t;.
Cfr. Athìr, II, 440-441; Khalduii, II, App., 114-116; Mahàsin, 20. a. H.
I. 25-26; Maqrizi Khitat, I, 103, lin. 18-20. ^^^I,nI°e coiqut
Nota 1. — Nel testo abbiamo anche un'allusione oscura ad una sorpresa notturna bayàt da sta dell'Egitto.)
Farqab (min Farqabi. Cosi il Prym l'icostruisce il testo corrotto ed incomprensibile, citando a propria
conferma quanto ha scritto su questo nome il Karabacek nel Mitth. aus der Sammul. der Pap. Erz-
berzog Rainer, I, pag. 3. Il solo modo di spiegare il passo è di ritenere che Farqab sia un altro nome
per Artabùn [Aratyun], sebbene ciò non sia detto in nessun luogo. Ve molto disordine nel testo di Sayf :
anche ibn al-Athir, II, 441, lin. 5, non ha capito il testo: nel suo riassunto ha soppresso perciò quanto
non gli riusciva intelligibile, ibn Khaldùn parimenti sopprime la menzione di Fai-qab e per le stesse
ragioni non dice che Artabiìn [Aratyiin] sia stato ucciso.
Nota 2. — Sayf b. 'Umar confonde non solo le date, ma commette anche errori geografici: per
arrivare a Bàb al-Yiin (incirca dove sorge oggi la città del Cairo j, gli Arabi dovevano passare per 'Ayn
.<ams (Eliopoli). Risulta perciò logicamente che gli Arabi, per poter assediare Bàb al-Yun, avrebbero
dovuto prima liberarsi del nemico accampato in Eliopoli. L'espressione usata da Sayf fqasada li-'Ayn
Samsi, indica chiaramente che egli ritenesse 'Ayn Sams più remota dalla frontiera, che non Bàb
al-Yun i Babilonia, ossia Cairo). La naiTazione di Sayf b. Umar sarebbe soltanto possibile, supponendo
che gli Arabi si fossero spinti su Bàb al-Yun evitando la città di Eliopoli con una marcia attraverso
il deserto, ma che i Greci ed i Copti occupando in forza Eliopoli, tagliassero ad 'Amr le comunica-
zioni con la Palestina e lo costringessero alfine a retrocedere. Se questa supposizione fosse vera, Sayf
avrebbe certamente usato il termine raga'a, ritornare addietro, e non qasada, ossia andare avanti.
Nota 3. — Questa allusione fugace al fatto di somma importanza, la presa di Alessandria, non
ha origine da una vera r'eminiscenza storica, ma bensì da una finzione genealogica di età più moderne,
perchè, secondo quel grande inventore di favole che fu al-Kalbi [f 146. a. H.] CT ab ari, I, 2578 lin. 3-11 1,
Alessandro il Gi'ande sarebbe stato fratello di al-Faramà ed ambedue avi'ebbero fondato una città in
Egitto, ognuno dandole il proprio nome. Sayf, nella citata tradizione rammenta questo fatto, e tradisce
quindi la natura fittizia delle notizie che pretende darci sulla aggressione e sulla resa simultanea delle
due città, come due eventi d'importanza del tutto secondaria. — Questo è il metodo storico di Saji:".
§ 176. — (a) (Saj-f b. 'Umar, da abù 'Uthmàn, e da altri). Quando 'Amr
b. al-'As insieme con al-Zubayr .si accampò di fi-onte all'esercito egiziano
in 'Ayn Sams, gli abitanti dell'Egitto dis.sero al loro re (^) che non metteva
conto di tentare una resistenza contro quei guerrieri, i quali avevano fugato
gli eserciti del re di Persia e dell'imperatore Eraclio: perciò credevano fosse
più opportuno venire ai patti con gì' invasori, valendosi della tregua com-
binata (da abù Maryain) e di cui scadeva allora il quarto giorno. Il re non
acconsenti a queste proposte, e si venne alla pugna. Gli Arabi mossero al-
l'assalto delle mura di 'Ayn Sams: da una parte al-Zubayr potè superare
le mura e penetrare nella città: allora gli abitanti dell'altra parte aprirono
le porte ed offrirono la pace ad 'Amr b. al-'As che l'accettò. Intanto però
al-Zubayr occupava militarmente tutta la città e veniva poi fuori incontro
ad 'Amr b. al-'As, uscendo per la medesima porta per la quale erano usciti
gli abitanti per trattare la pace ("). Nonostante questi fatti 'Amr b. al-'As
preferì concludere con gli abitanti un ti-attato regolare, come se la città non
fosse stata presa d'assalto, e stipulò un trattato generale con gli Egiziani,
che era del seguente tenore : '
In nome di Dio clemente e misericordicso:
1" Questo è quanto concede 'Amr b. al-'As alla gente di Misr di
siciu'tà per le loro persone, per la l(jro religione, per i loro beni, per le loro
303.
§ 170. 20. a. H.
20. a. H. (biese, per le loro croci, le loro terre e le loro acque. In niuna di queste cose
s°l,nl°e conq'ut entrerà (il governo arabo) e nulla sarà tolto:
sta dell" Egitto.] 2"Nou sarà permesso alle guarnigioni [? nnwab: o N u b = Nu-
biani?) di stabilirsi in mezzo a loro;
3" E la gente di Misr ha l'obbligo di con.segnare la gizyah, quando
sono venuti tutti d'accordo (igtama'ù) su questo trattato (su Ih) e sarà
cessata la piena del loro fiume, (per l'ammontare) di cinquanta milioni:
4'' Ed essi sono responsabili per quanto commettono i loro briganti
(a danno dei Musulmani);
5" Onde se uno di loro si rifiuta (di accettare questo trattato), (è
convenuto) che sia concesso di scemare il complesso dei tributi (al-gizà-)
per quelli (che vi devono sottostare) in proporzione di quanti (si sono ri-
fiutati di addivenire all'accordo). E noi non siamo più obbligati alla prote-
zione (dzimmah) di quanti si rifivitano;
0" E se il loro fiume avrà una piena annuale inferiore alla normale,
allora la somma (dei tributi) sarà diminuita per loro in proporzione (della
piena) ;
7" E quanti dei Romani e delle guarnigioni [? a 1 - n u w a b ; o N ù b
= Nubiani?] accetteranno questo trattato, avranno gli stessi diritti che esso
concede (ai Copti) e gii stessi obblighi;
8" E chi non lo accetta e preferisce andarsene, sarà sicuro finché
giungerà in luogo di sicm'tà o lascierà il nosti'O dominio (sultànunà):
9" (Ed il tributo imposto) a loro lo devono essi (versare) in tre (rate
eguali all'anno, pagando) ad ogni scadenza del tributo (thultji gibàyah)
il terzo di quanto ad essi incombe;
10" Per qiianto è in questo scritto (stanno a garanzia) il patto di
Dio e la sua protezione e la protezione (dz i m m a h) del suo Inviato e la
protezione del Califfo, Principe dei c*-edenti, e le protezioni (dzimam)
dei Musulmani;
11" Ed ai Nubiani (al-Niibah) (^) che accettano (questo trattato)
è imposto di venire in aiuto (dei Musulmani) con tanti e tanti .capi (di
bestiame) e con tanti e tanti cavalli; (e in compenso di ciò è pattuito) che
essi non debbano essere molestati da spedizioni militari (dei Musulmani),
e che ad essi non sarà vietato il commercio tanto di esportaziane che d' im-
portazione.
Furono testimoni: al-Zubayr, e 'Abdallah e Muhammad suoi figli:
scrisse (il trattato) Wardàn, e fu presente.
Gli abitanti di Misr accettarono tutti questo trattato. E si radunarono
i cavalli (dei Musulmani) ed 'Amr fondò al-Fustàt, dove i Musulmani si sta-
304.
20. a. H.
§ 1T6.
biliiono. Allora comparve abù Maryam ed abù Maryàm [Martàm] e rivoi- 20. a. h.
sere dimanda ad 'Amr per la restituzione dei prigionieri che erano stati gjo^g g conqul-
presi dopo l'incontro: 'Amr li cacciò via ricordando come essi avessero vio- sta dell'Egitto.]
lato i patti convenuti, assalendo proditoriamente il campo musulmano du-
rante la tregua. Ma i due uomini ritornarono dicendo: « Tutto quello che
« voi avete catturato fino al nostro ritorno trovasi sotto la vostra prote-
« zione (dzimmah) ». A cui 'Amr rispose: « Non ci avete aggrediti mentie
« essi erano sotto la protezione (nostra)? ». Bisposero di sì. Allora 'Amr
divise questi prigionieri tra la gente e così furono ripartiti e dispersi nelle
terre degli Arabi. Intanto la bviona notizia giungeva al Califfo 'Umar in-
sieme con il quinto del bottino: ed 'Amr spedì anche le ambascerie, che
furono interrogate da 'Umar, sinché alfine gii narrarono il fatto dell'al-Grà-
tjialiq e del suo collega. Su questa faccenda il Califfo stabilì che fossero
privi dell' a m a n quelli che avevan preso arme contro i Musulmani, ma
quanti abitanti dei villaggi non avevano combattuto contro i Musulmani
ed erano stati fatti prigionieri nei cinque giorni di tregua, quelli dove-
vano avere l'amàn ed esser rimessi in libertà.
Siccome gli Arabi erano tutti sudici e malvestiti, il che produceva una •
cattiva impressione sugli animi dei Copti e, generando in essi il disprezzo
per i vincitori, poteva eccitarli alla ribellione; Amr ricorse ad uno strat-
tagemma: in un giorno egli ordinò un grande festino all'araba nel suo
campo e permise ai Copti di assistervi: il secondo giorno richiamò i Copti
e mostrò loro quegli stessi arabi vestiti all'egiziana che banchettavano alla
maniera copta: il terzo giorno, quando rivennero i Copti, trovarono gli Arabi
in pieno assetto di guerra. Grazie a quest'astuzia di 'Amr, i Copti rima-
sero colpiti da queste ti'asformazioni e nel loro animo scomparve quel senso
di disprezzo che prima aveva generato in loro l'aspetto povero e sudicio dei
guerrieri arabi. Il Califfo 'Umar fu tanto colpito anche lui da questo ripiego
pacifico di 'Amr per sedare nei Copti i sentimenti di possibile rivolta, che
lo nominò governatore dell'Egitto (T abari, I, 2587-2592).
Cfi'. Athir, II, 441-442, che riassume soltanto il trattato.
(b) ibn Khaldiin, II, App., 115, lin. 4 e segg., riproduce testualmente
l'intero documento, e aggiunge infine di averlo attinto alla cronaca di al-
Tabari (ibid., lin. 14-15). Egli chiama il negoziatore greco abù Maryam
al-GràtJialiq, ed al suo compagno tributa soltanto il titolo di vescovo (us-
guf) senza darne il nome.
Subito dopo, ibn Khaldùn aggiunge la presa di Alessandria per opera
di 'Amr e la spedizione contro la Nxibia.
Mahàsin, I, 2G-27.
305. 39
§ 1"C>.
20. a. H.
20. a. H. Y] i^dtevole che il trattato conservato da Sayf non è citato in al-Ma-
" sione e conqut <liizi, P«i tN ignorato da ibn 'Ahd al-hakam, le nostre due migliori fonti
sta dell'Egitto.) p^.]- l'Egitti».
Nota 1. — Non è detto chi tosse questo re iinalik), ma poc'anzi Sayt' premotto che il potere
(ni-mulk) trovavasi nelle mani dei Copti e dei Nubiani ibayu al-Qibt wa-1-Nubi, atFermazione
tanto poco comprensibile, cho in uno dei codici ai aggiunge in marinine: «forse intcndunsi i Greci».
Cfr. T a bari, I, "2587, nota »j.
Il Lane-Poole (l'roceediìigti A'«//. Iiìk/i Acaiìcmi/, \iil. XXIV', pag. '236-237) assai ingegnosamente
corregge in questo passo e nel testo del trattati) al-Nfib in al-nuwab, termine che può significare
anche «guarnigione». Cosi scompare queir atì'ermaziono chiaramente assurda, esser stato il dominio
dell'Egitto diviso tra Copti e Nubiani, e risulta invece che con al-nuwab s' intendono le guarnigioni
greche, -allora la frase con cui ha principio la tradizione, serve espressamente a chiarire quanto è nar-
rato poi e quanto è detto nel trattato stesso: si vuol cioè chiarire come 'Amr abbia trattato con i
Copti direttamente e non per il tramite dei Greci: si vuol insistere cioè sul fatto che i Greci erano
stranieri nel paese e che perciò il trattato dovè esser fatto con i Copti e non con i Greci.
Bimane una ditiicoltà su cui il Lane-Poole ha sorvolato. Il termine al-nuwab nel senso di guar-
nigione figura nei testi arabi soltanto in tempi posteriori: il Dozy (Suppl. II, 731-732) lo cita come
adoperato da al-6akri nell'undecime secolo dell' E. V. Non abbiamo prove letterarie che sia stato usato
in quel senso nel secolo delle conquiste, ossia circa cinque secoli prima. L'obbiezione è grave, perchè
il siglfificato di guarnigione è il risultato finale di una evoluzione di concetti che doveva essere scono-
sciuta agli Arabi delle conquiste. Per esempio, nei geografi più anticlii (cfr. De Goeje, Bibl. Geogr.,
voi. IV, pag. 3t5B), i termini al-nawbali o al-nuwab, specialmente nell'espressione 'ala-1-nuwab
o bi-1-nuwab, avevano sempre il significato del «turno», sia nel prendere acqua per irrigazione, sia
in altri servizi pubblici: cosi in Istakhri si parla (pag. 230, lin. penult.ì di soldati che a turno Cala-l-
nuwabi montavano la guardia nei fortini di confine. L'istituzione di un esercito regolare mercenario,
che a turno pi-esidiava i punti strategici del paese era ignota agli Arabi, che in quei tempi costitui-
vano la vera nazione armata ignara di siffatti particolari tecnici propri di nazioni più civili. Quando,
più tardi, essi adottarono molte istituzioni romane, greche e persiane, ed ebbero eserciti regolari di mer-
cenari, seguirono essi pure la consuetudine di distribuire a turno le guarnigioni fisse nelle varie città,
e cosi dall'espressione avverbiale 'ala-1-nuwab formarono alfine il sostantivo nawbali, e nuwab
per significare guarnigioni. Tale concetto erasi già formato nei tempi in cui viveva il geografo
al-Bakri [f 487], ma mi sembra assai difficile farne rimontare l'esistenza fino ai tempi delle conquiste.
Dacché il concetto era estraneo agli Arabi, sarebbe da presumersi che essi avrebbero adottato un'espres-
sione locale che rendesse bene il concetto, anzi che coniarne una nuova sconosciuta a tutti nella sti-
pulazióne del trattato.
Comunque sia, noi non mettiamo innanzi queste obbiezioni per respingere la correzione dell-i
emerito orientalista inglese, ma solo per stabilire che la spiegazione, da noi accolta come la migliore
finora a noi conosciuta, non sia da accettarsi che in via provvisoria: ammettiamo però che la spiega-
zione del Lane-Poole chiarisce alcune cose, ma aumenta forse le difficoltà in altre.
Cosi, per esempio, nell'articolo 2» del trattato è detto che queste nuwab (guarnigioni grechel,
non debbano stabilirsi in mezzo ai Copti. Ciò pare logico: i Copti esigevano che le odiate guarnigioni
greche non venissero a vivere più tra loro. D'altra parte però, perchè mai dovevano i soldati greci vi-
vere (y usàkin uh u m, si noti clie questa terza forma del verbo sakana è assai rara: manca nella
maggior parte dei lessici tanto arabi che occidentali i in Egitto'? Se però ammettiamo che in questo
articolo è dato lo sfratto alle guarnigioni greche, come si spiega che l'articolo 9" ammetta che queste
guarnigioni (ora sotto la forma nawbah, e non più nuwab) possano, volendo, rimanere nel paese'?
Non v'è forse contradizione di patti? Non è chiaro nemmeno perchè queste guarnigioni dovessero ri-
manere costituite a sé in modo distinto dal resto della popolazione. Avvenuta la conquista araba, quei
gruppi di militi greci che avessero preferito rimanere in Egitto, cessavano di fatto dall'essere più soldati
e scomparivano nel resto della jjopolazione. Gli articoli 2° e 11° invece presuppongono la loro conser-
vazione in enti separati dal resto della popolazione, e l'articolo 11° impone ad essi un tributo speciale.
È logico che queste guarnigioni non pigliassero parte alle spedizioni militari degli Arabi, ma allora
che cosa significano, che rapporto possono avere queste guarnigioni con il commercio d'imi^ortazione e
di esportazione? È chiaro dunque che nell'articolo 11°, invece della correzione proposta dal Lane-Poole,
sarà bene ritoi-nare al significato antico dei Nubiani. Cosi il verbo ly ughzawa) si lascia nella sua forma
passiva, e si intende che i Nubiani dovevano dare un tributo di bestiame e cavalli, non essere molestati
306.
20. a. H.
176, 177.
con razzie e poter continuare il loro commercio con l'Egitto. Il tatto poi che questo articolo si trovi 20. a. H.
posto in fine, quasi come interpolazione, fa sospettare che sia veramente preso di peso da qualche trat- [EGITTO. - Inva-
tato antico con i Nubiani, ed introdotto nel presente per effetto del mal compreso sostantivo nuwab sione e conqui-
dell'articolo 2°. sta dell'Egitto.]
ibi Anche autori tardi come ibn al-AtJùr hanno letto la parola Niibah, intendendo i Nubiani
(cfi\ Athir, n, 441, lin. quintul.l: dunque l'errore è molto antico.
Nota 2. — Innanzi tutto si noti che Sayf b. 'Umar nel suo racconto confonde due cose ben di-
stinte, ossia la battaglia di Eliopoli e l'assedio e la presa della foi-tezza di Bàb al-Yun. Egli omette
menzione di ((uest' ultimo episodio e lo trasporta erroneamente in 'Ayn Sams, ignorando che i fatti da
lui attribuiti ad 'Ayn Sams, dovrebbero invece trovar posto nella storia dell'assedio e della pi-esa di Bàb
a)-Yan.
I fatti stessi che egli narra, hanno però un carattere altamente apocrifo; sono in verità nuU'altro
che una ripetizione dei particolari leggendai-i, che accompagnarono la presa di Damasco icfr. 14. a. H.,
§§ 161, 168, 1851, ove si vuole pure, che mentre da una parte i Musulmani sotto Khàlid espugnavano
la città per assalto, dall'altra gli abitanti si affi-ettassero a concludere un trattato con il comandante
supremo abù TJbaj'dah, annullando cosi i vantaggi e i diritti ottenuti dagli assalitori dall'altra parte.
Se la narrazione è inverosimile _nel caso di Damasco icfr. 14. a. H., §§ 149 e segg.), tanto più abbiamo
ragione di sospettare qui l' autenticità di questo racconto, già errato in tante altre sue parti, ed eviden-
temente foggiato a sembianza del precedente.
In questa tradizione è forse più evidente che altrove il processo di rimpinzamento tradizionistico
per colmare le grandi lacune della vera storia.
Nota 3. — Il Lane-Poole traduce questo articolo: «And [it is pi-escribed] for the gan-isons who
< consent [to this Treaty] that they he not plundered » ; ed in una nota aggiunge : « The whole
t clause is obscure». Della sua versione al-nawbah = guarnigioni, abbiamo già discorso in una nota
precedente, dove adducemmo le ragioni per preferire la lezione al-Niìbah o Nubiani. Il Lane-Poole,
dando il senso di guarnigioni alla parola discussa, avrebbe dovuto intendere il verbo yughzawa, non
già in forma passiva, ma bensì intransitiva, perchè non ha senso che le antiche guarnigioni gi'eche,
cessate di esistere per effetto della conquista, potessero essere oggetto di una razzia, dacché formavano
parte della popolazione della provincia. Più logico invece sarebbe stato intendere che, avendo cessato
di sussistere come militari, non avessero diritto di partecipare alle spedizioni militari. Perciò, chi pre-
ferisce leggere nawbah invece di Nubah ed intendere guarnigioni, dovrebbe tradurre: «Le guami-
« gioni non debbono prender parte alle spedizioni militari (dei Musulmani)».
§ 177. — Non è questo il luogo per un e.saine completo del documento:
le parti che riguardano il trattamento dei vinti e le condizioni fiscali dei
medesimi saranno esaminate da noi con maggiore precisione ed il neces-
sario corredo di notizie supplementari sotto l'annata 23. H., discorrendo
della sistemazione delle provincie conquistate sotto 'Umar b. al-Khattàb.
Ci contenteremo perciò di studiare quegli elementi che ci porgono
lume sull'autenticità più o meno grande del documento.
Cominciamo con dire che Sayf, come al solito, erra nel posto assegnato
al documento nell'ordine di tempo della narrazione. Egli pone la conclu-
sione del trattato dopo la resa di 'Ayn Sams (che egli confonde con Misr),
nja pone eiToneamente la resa di Misr dopo quella di Alessandria e di al-
Faramà. Non è chiaro quindi se sia il testo stipulato alla caduta di Babi-
lonia o a quella di Alessandria. Il Butler (pag. 324) è decisamente del
parere che sia il trattato finale di Alessandria, con cui ebbe termine la
dominazione bizantina in Egitto. Il Lane-Poole, invece (pag. 240-241),
dopo aver rilevato alcuni errori piuttosto gravi del Butler, che ha igno-
rato il testo arabo di al-Tabari, e si è fidato del rifacimento e riassunto
307.
§§ 177, 178. 20. a. H.
20. a. H. persiano (Iella cronara, edito in versione francese tlallo Zotenberg, è del
EGITTO. - Inva- • , , , ^^ ^ • i . n ' t -i*^- .
sione e conqui- l'aroro si tratti d<d trattato speciale concluso alia resa di Misr, e che nulla
sta deir Egitto.! abbia a vedere con il trattato di Alessandria, onde, secondo quanto afferma
il vescovo di Niqyus, fu pattuita una tregua di undici mesi o molte altre
condizioni per la partenza della guarnigione greca, di cui mi documento
sayiiano non si fa parola. Il Laue-Poole, trascinato dal desiderio di attri-
buire al documento un valore storico sicuro, tenta poi di ricollegare la
narrazione savliana con quella di al-Maqrizi (che copia ibn Abd al-hakam),
ma non vi riesce. Strano a dirsi, egli non si vale delle prezioso notizie
tornite da al-Balàdzuri; onde ignorando, come si disse, le critiche del Well-
hausen, non riesce a metter d'accordo le varie autorità. Siffatto accordo,
attribuendo eguale valore a tutte le fonti indistintamente, come fa il Lane-
Poole, non è possibile: è fatica sprecata il tentarlo.
Meglio sarà spazzare il terreno da inutili ingombri e porre in disparte
le grandi linee della narrazione sayfiana: come queste furono errate in Siria,
così sono in Egitto: troviamo Sa^M' coerente a sé stesso nella sua cono-
scenza imperfetta degli eventi e nel suo modo di ricostruirli arbitraria-
mente con elementi solo in parte buoni, ma gettati assieme nel massimo
disordine. Così nel caso presente la resa di Alessandria e di al-Faramà
prima della caduta di Misr è un punto gravissimo nella narrazione say-
fiana, contrario a tutte le altre fonti e che il Lane-Poole non ha creduto
di analizzare. Il documento si presenta quindi, si può dire, in cattiva com-
pagnia, e ci crediamo perciò giustificati nel sospettare che, come regna il
disordine e la confusione nella parte narrativa, altrettanto debba essere
seguito nel documento.
§ 178. — Le osservazioni al testo, apposte nelle note alla tradizione,
hanno già indicato i punti più deboli del documento. L'ultimo articolo (11"),
come già si notò, è un grave scoglio su cui deve naufragare la tesi del-
l'autenticità assoluta del documento. L'articolo è certamente interpolato.
Interpretato come vorrebbe il Lane-Poole, ossia traducendo « guarnigioni »
invece di Nubiani, abbiamo un accozzo di notizie senza senso comune, e
che lo stesso Lane-Poole (pag. 238) ammette « is not very intelligible ».
Nondimeno egli fa del suo meglio (pag. 238), per metter d'accordo la su^
tesi con il testo, ma non vi riesce. I quattro concetti aiutare, razziare,
commercio e guarnigioni greche sotto il dominio islamico, sono concetti
che non possono in alcun modo andare insieme. Il Lane-Poole arriva perfino
a supporre che gli Arabi permettessero ad alcuni gruppi di Greci amici
di proteggere le cara vane trafficanti tra l'Egitto e la Siria, ma poi egli
stesso ammette che tale ipotesi non può reggere in verun modo.
3fi8.
20. a,. H. § 178.
Dunque la correzione del Lane-Poole per l'articolo il" non elimina, 20. a. H.
ma aumenta srli errori e si deve scartare. Ritornando ora al concetto an- ^ . ' ' '"''^"
° sione e conqui-
tieo, e leggendo al -N ubati, allora abbiamo palesemente un anacronismo, sta deli' Egitto.)
ossia l'interpolazione nel trattato di resa di ^lisr di una condizione d'un
altro trattato concluso più tardi dagli Arabi con i Nubiani, dopo la con-
quista dell'Alto Egitto. Tale risultamento è importante: non abbiamo cioè
il testo autentico del trattato di Misr, ma un testo messo insieme dalle
autorità della scuola iraqense con elementi in parte antichi e forse con-
temporanei alla conquista, ma di diversa provenienza.
Ciò è palese anche da altre considerazioni. L'articolo 2". accettando
anche la correzione di Lane-Poole, non può esser del tempo della conquista,
ma deve certamente appartenere ad un'età molto posteriore e dev'esser
perciò interpolato pur esso. Abbiamo cioè tra la frase con cui si apre la
tradizione e gli articoli 2" e 11" una correlazione, che implica una genesi
comune ad un processo d'interpolazioni, dovuto tòrse all'ignoranza delle
autorità che trasmisero la tradizione e che non si rendevano conto del vero
significato di tutte le parole.
Se sopprimiamo però gii articoli 2" e 11", quanto rimane ha caratteri
genuini, e conformi ad altre nostre conclusioni, che esporremo sotto l'anno
23. H. : potremmo perciò ammetterli, non già letteralmente autentici fino
all'ultima parola, ma in modo relativo e con quella larghezza di concetto,
che è sempre necessario aver presente nella disamina di fonti orientali, in
particolar modo qui, trattandosi di documenti forniti dalla scuola iraqense
e di cosi dubbia provenienza e composizione. Inoltre, come sono interpo-
lati gli art. 2" ed 11", e forse anche in parte il 7", così pure è assai proba-
bile che altre parti e patti siano stati soppressi, o per negligenza, o perchè
non più intelligibili.
Assai importante, a nostro m(jdo di vedere, è l'omissione manifesta di
un patto specificante la tassa per testa. Nello studiare le condizioni fiscali
dell'impero sotto Umar, noi vedremo che la tassa per testa, come fu in-
tesa più tardi, non esisteva, ma gii Arabi riscossero in principio soltanto
un tributo complessivo, il prodotto congloliato di tutte le svariatissime im-
poste esistenti nelle provincie di Persia e di Bisanzio. Se quindi i copisti
non lianno dimenticato o soppresso alcuni fatti, gli articoli 3" e 6" rispec-
chiano le vere condizioni del trattato arabo-copto di sottomissione, ed
hanno caratteri di schietta autenticità, perchè ignorano la tassa per testa.
Alcuni patti del trattato ricordano quelli della resa di Alessandria
conservati da Giovanni di Niqyùs (cfi-. § 162), ma nel complesso è assai
notevole che le condizioni fondamentali della resa dell' Egitto, quali ci
309.
es 178-180. 20. a. H.
20. a. H. .•^oiio riferite dalle altre fonti nostre arabe, hanno poco o nulla di comune
[EGITTO. - Inva- ., , j. ^
Siene e conqui- ^-^^^ '^ doc-uinento .savtiano.
sta dell' Egitto.! § 179. — Con questi accertamenti .sulla autenticità dubbia — e nella
migliore ipotesi solo parziale — del docinnento sayfiano, possiamo ritornare
brevemente .su quanto già si scrisse (cfr. 17. a. H., §§ 169 e segg.) in-
torno al preteso trattato di Gerusalemme, pure trasmesso dal solo Sayf
b. 'Umar.
Vvr questo documento la nostra conclusione generale è stata ben poco
favorevole e noi abbiamo ritenuto più probabile il suo carattere apocrifo
per r insieme, pxn-e accettando la possibilità che alcune parti siano tratte
da documenti antichi ed autentici. Quasi identiche conclusioni c'ispirano
l'esame interno del documento egiziano, tale somiglianza di carattere, e
la provenienza dalla medesima fonte assai sospetta, che ha per sua carat-
teristica la conservazione di trattati e documenti apocrifi. Tanto nel ti'at-
tato gerosolimitano, quanto in quello egizio, abbiamo a chiare note la me-
scolanza artificiale di patti forse avitentici con altri apocrifi, e con patti
che essendo comuni a tutti i trattati non hanno alcun valore nei due casi
ora in esame.
Possiamo concludere in via generale che i trattati predetti sono do-
cumenti composti artificialmente in tempi posteriori con elementi di varia
provenienza e di ben diverso valore. Lo storico non li deve perciò igno-
rare, ma deve valersene con molte cautele, evitando di fondarsi su di essi
per alcuna conclusione importante : l'appoggio è malfido.
§ 180. — (Sayf b. 'Umar, da abù Sa'ìd al-Eabi' b. al-Nu'màn, da 'Amr
b. Su'a3'b). Quando 'Amr b. al-'As venne alle mani con al-Muqawqis presso
'Ayn Sams, la cavalleria araba durante il conflitto con la cavalleria egi-
ziana (^), incominciò a cedere dinanzi all'impeto dei nemici. 'Amr b. al-'As
si gettò allora in mezzo ai suoi cavalieri e li esortò a resistere ed a far
fronte al nemico, ma un cavaliere yamanita lo interruppe e gli gridò:
« Noi non siamo fatti di pietra o di ferro! ». — « Taci! », rispose 'Amr,
« perchè tu sei un cane! ». — « E tu », gridò il yamanita, « sei il principe
« dei cani! (amir al-kilàb) ». Vedendo che i cavalieri non gli prestavano
ascolto, Amr convocò allora tutti i Compagni del Profeta, che si trova-
vano nell'esercito, ossia abù Burdah, abù Barzah e molti altri, e raduna-
tili intorno a sé, li esortò a dare il buon esempio e a gettarsi sul nemico.
Cosi fu fatto: l'esempio valoroso dei Compagni rianimò gli altri combattenti,
e l'esercito egiziano venne messo in fuga. L'Egitto fu conquistato nel mese
di Eabi' I. dell'anno 16. H. (-) (Tabari, I, 2592).
Cfr. Athir, II, 441.
aio.
20. a. H. §§ 180-183.
Nota 1. — Contrariamente a quanto è detto nella precedente tradizione, in questa abbiamo una 20. a. H.
reminiscenza del fatto storico, che presso 'Ayn Sams si combattesse una vera battaglia campale, e che [EGITTO. • Inva-
quel luogo non fosse la scena di un semplice assedio e di un assalto delle mura fortificate di una città. sione e conqui-
NoTA 2. — L'assurdità di questa data, che contradice tutte le altre fonti assai migliori, oltre che sta dell'Egitto.]
dei particolari narrati nel paragi-afo seguente, non merita nemmeno di essere discussa, dopo quanto
abbiamo detto altrove sotto Tanno 18. a. H., §§ 168 e segg.
§ 181. — (Sayf b. 'Umar. senza isnàd). Nel cor.so dei mese Dzu-1-
Qa'dah dell'anno 16. H. (!), il Califfo Umar distribuì una quantità di guar-
nigioni lungo tiitta la costa dell'Egitto, perchè l'imperatore Eraclio fece
in quell'anno una spedizione per mare contro le coste della Siria e del-
l'Egitto, mirando specialmente alla ripresa di Hims (cfr. 18 a. H., §§ 126
e segg.). Ciò accadde tre anni e tre mesi dopo che limar era divenuto
Califfo (T a bari. I, 2594. lin. 1-4).
EGITTO. — Tradizioni sul modo come fu sottomesso l'Egitto.
§ 182. — Il desiderio di dare, per quanto sia possibile, ed in misura
utile agli studi, i materiali completi, aggiungiamo qui appresso una co-
piosa scelta di tradizioni che riguardano il modo e le condizioni alle quali
l'Egitto passò sotto il dominio arabo. Gli appunti che facciamo più avanti
(cft-. § 183, nota 1 (b) ) chiariscono le ragioni giuridiche che indussero i
tiadizionisti a compilare le seguenti tradizioni, e quindi il loro scarsissimo
valore storico diretto per illuminare l'argomento che trattiamo, ossia la -'
conquista dell' Egitto. Ma crediamo di adempiere ad un dovere di anna-
lista imparziale nel dare tutti i migliori materiali delle nostre fonti: anche
in quelli che la nostra critica potrà demolire, si ascondono molti e molti
elementi di studio e di confronti, elementi che saranno forse inutili per
illuminare immediatamente le circostanze speciali, alle quali le tradizioni
cronologicamente e storicamente vanno unite, ma servii-anno per altri studi
riguardo a questioni di tempi posteriori. Quando verremo all'esame di queste
apprezzeremo meglio l'utilità delle raccolte sistematiche di cui i seguenti
paragrafi porgono un largo e ricco saggio.
§ 183. — Quanti sostengono che l'Egitto non' si sottomettesse con un
trattato, ma cedendo alla violenza, e perciò fosse preda assoluta dei Mu-
sulmani ('), adducono le seguenti tradizioni:
(a) (al-Qàsim b. Sallàm, da Abd al-ghaffàr al-Harràni, da ibn Labiali,
da Ibràhìm b. Muh., da Ayyùb b. abi-l-'Aliyah, da suo padi-e abù-l-'Aliyah).
Il quale raccontava d'aver udito Amr b. al-'As pronunziare le seguenti
parole dal min bar (in Misr): « Io mi son seduto su questo seggio (maq'ad)
« [= ossia sono divenuto governatore dell'Egitto] senza che alcun copto del-
« l'Egitto abbia stipulato con me verun trattato (ma... 'ahd \va là 'aqd):
« se avessi voluto, avrei potuto uccidere, dividere in cinque parti, e vendere
311.
I igjj. 20. a. H.
20. a. H. « (tutto) fuorché con la gente di Antàbulus, perchè con questi v'è un patto
zioni sul modo *('ah(l) o dovesi rispettare integrahnente » (Balàdzuri, 127).
come fu sotto- Alni al-hakam, 128.
messo l'Egitto. -^^ (al-Qà.sim 1). Sallam, da 'Abdallah b. Salih, da Musa b. 'Ali b.
Rabàh al-Laldinù, da suo padre 'Ali b. Rabàh al-Lakhrai). Tutto il Ma-
ghrib (= Africa settentrionale e perciò anche l'Egitto) fu preso con le armi
("anwat*").
(e) (abù 'Ubayd. da Saul b. abi Maryam, da ibn [jahi'ab, da al-Salt
b. abi Asim kàtib o segretario di Hayyan b. Surayh). In una lettera del
Califfo 'Umar b. 'Abd al-'aziz [t 101] a Hayyan b. Surayh, suo luogotenente
in Egitto, era scritto: «L'Egitto fu conquistato con la forza (anwat*").
«senza patto di sorta (bighayr 'ahd vva la 'a([d} (Balàdzni-i, 217).
(rf) ('Amr [b. Muli.] al-Nàqid. da 'Abdallah b. Wahb, da ibn Lahi'ah,
da Abdallah b. Hubayrah). L' Egitto fu conquistato con la forza (' a n vv a t *")
(Balàdzuri, 219).
{e) ('Amr [b. Muli. al-Nàqid) da 'Abdallah b. Wahb. da ibn Lahi'ah,
da ibn An'am [cioè Abd al-rahmàn b. Ziyàd b. An'ani|, da suo padre
[Ziyàd b. An'am], da suo nonno [An'am], che fu presente alla conquista del-
l'Egitto). L'Egitto fu conquistato con la forza ('anwat"") e senza trattato
(bighayr 'ahd wa là 'aqd) (Balàdzuri, 219-220).
Suyùti Husn, I, 61-62, ha un capitolo speciale in cui raccoglie tra-
dizioni sulla questione della natura della conquista d'Egitto.
Cfr. anche Mahàsin, I, 20: Maqrìzi Khitat, I, 294-295.
Nota 1. — (aj L'incertezza dei dotti Musulmani del III secolo sulle condizioni con le quali l'Egitto
passò in potere degli Arabi, proviene dal tatto che essi confondono gli incidenti della prima parte del-
l'invasione, ossia dalla presa di al-'Aris fino alla resa di Alyiìnah (Babilonia), con quelli che avvennero
di poi. Vale a dire gli Arabi conquistarono a viva forza ('anwataD) una grande parte della campagna
egiziana, ma poi dopo la sconfitta di Heliopolis e il principio dell'assedio di Babilonia, infranta ogni
possibilità di seria resistenza, al-Muqawqis trattò con 'Amr la resa pacifica di tutto il resto del paese,
ed alle condizioni più o meno indicate nelle precedenti tradizioni. Le notizie sulla caduta di Alessan-
dria, quando perirono soli 22 Musulmani, rivelano che la sottomissione di tutto il restante Egitto si
svolse in modo incruento, e le spedizioni dei luogotenenti di 'Amr furono fatte nel solo scopo di im-
piantarvi l'amministrazioiie fiscale musulmana e di accertare la sottomissione del paese alle condizioni
pattuite con al-Muqawqis, Una frase poi della precedente tradizione (kàna aradda 'alaykum, ecc.>
allude evidentemente al tratto di paese egiziano sottomesso a viva forza tra al-'Aris e Alvunah, e che
per patto espresso doveva entrare nel godimento delle stesse condizioni pattuite per il resto del paese.
I tradizionisti musulmani non hanno compreso che nella conquista dell'Egitto vi fossero queste due
fasi nettamente distinte, e con poca intelligenza geografica e ninna critica storica hanno confuso le
due fasi insieme cadendo cosi in una contradizione, dalla quale non hanno saputo distrigarsi. — Si
noti che fino alla caduta di Alvunah gli Arabi erano in possesso soltanto d'una sottile striscia di terra,
lungo il deserto tra il Sinai e l'Egitto, e che la vera sottomissione del paese si fece dopo la caduta di
Alyiinah: per convincersene basta studiare la tradizione al § 130, dove si enumerano le spedizioni in-
viate da 'Amr, e le città che furono occupate militarmente dagli Arabi.
(b) Infine si ricordi, come chiariremo meglio trattando tutto il problema nel suo insieme sotto
l'anno 23. H., gli Arabi durante la conquista non si diedei-o alcun pensiero del modo come avvenisse la
sottomissione del paese. Con le armi o per trattato era la stessa cosa allora : l' importante era che il
paese si sottomettesse e pagasse agli Arabi tutto ciò che pagava prima al tesoro bizantino. Tranne le
312.
20. a. H. §§ 183-186.
perdite naturali di guerra, e qualche penale straordinaria e temporanea inflitta ad alcuni per la loro 20. a. H.
tenace resistenza, lo stesso trattamento generale fu esteso tanto ai vinti con trattato, quanto a quelli [EGITTO. - Tradi-
i-ottomessi con la forza. La distinzione fu elucubrazione dei teorici posteriori, quando si volle, per ra- zioni sul modo
gioni fiscali e per questioni teoriche di diritto pubblico stabilire il carattere legale delle varie terre sotto come fu sotto-
il dominio musulmano. messo l' Egitto.)
§ 184. — (a) (al-Balàdzuri, senza isnàd). I villaggi dell'Egitto, dove i
Musulmani incontrarono resistenza e dovettero impiegare le armi facendo
prigionieri, furono i seguenti: Bilhit, al-Khays e Sultays. Gli abitanti ri-
dotti schiavi furono menati a Madinah, ma il Califfo 'Umar (li rimise in
libertà e) li rimandò in Egitto. Tutti i Copti, al-Qibt, sono ahi al-dzim-
mah, e posseggono un patto (lahum 'ahd), che non hanno violato. Or
'Amr b. al-'As scrisse al Califfo annunziandogli la presa di Alessandria
nei seguenti termini : « Dio ci ha concesso la conquista di Alessandria a
«viva forza ('anwat*") e senza patti di sorta (bi-ghayr 'ahd wa là
« 'aqd) ». — Invece Yazid b. abì Habib sostiene che tutto (l'Egitto) fu sot-
tomesso a patti (sulh"") (Balàdzviri. 215-216).
Cfr. §§ 127, 128.
(h) La prima parte della tradizione trovasi anche in ibn 'Abd al-
hakam con il solo divario che invece di Sultays abbiamo la variante Sàti.s:
r isnàd è: 'Abdallah b. Salili, da Layth b. Sa'd, da Yazid b. abì Habib
(Abd al-hakam. 121).
S u y ù t i H u s n , I, 57.
§ 185. — (Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da Isliàq b. Abdallah b. abi
Farwah, da Hayyàn b. Surayh, da 'Umar b. 'Abd al-'aziz). « Noi non
«abbiamo conqui.stato un -borgo del Maghrib con trattato di pace ('ala
« sulh), se non tre, ossia Alessandria, Kafartis e Sultays ». Il Califfo 'Umar
(b. 'Abd al-'azizj soleva dh-e: «Chi si converte della gente di quei luoghi,
« faccia di sé e dei suoi beni (mài) quello che vuole » (Balàdzuri, 222).
Cfr. anche 'Abd al-hakam, 121-122.— Suyùti Husn, I, 60, ha
però i nomi di Alessandria, Saltis [Sultays?], Masil (?) e Balhìt.
La questione oscura delle borgate aventi privilegi speciali in Egitto
si è già presentata in alcuni paragrafi precedenti (cfr. § 128).
§ 186. — ibn 'Abd al-hakam adduce })0Ì varie tradizioni che affer-
mano semplicemente essere stato l'Egitto sottomesso con le armi senza
patti di sorta. Gli isnàd di queste varie tradizioni, in tutto tredici,
eguali nel contenuto sono :
1" 'Abd al-malik b. Maslamah e Uthmàn b. Sàlih, ambedue da ibn
Lahi'ah, da Abdallah b. Hubayrah ;
2° Abd al-malik [b. Maslamah], da ['Abdallah?] ibn Wahb, da Abd
al-rahmàn b. Ziyàd b. An'am, da alcuni dotti;
313. 40
§§ itì*;, 187.
20. a. H.
20. a. H.
EGITTO. - Tradi-
zioni sul modo
come fu sotto-
messo r Egitto.',
3° 'Uthiuàn b. Salili, da Ziyàd b. Walib, da ibn An'am;
4" 'Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Laliì'ah, da 'Urwah [b. al-
Ziibayr];
5" 'Abd al-inalik b. Maslamah, da ibn Wahb, da 'iyàd 1). 'Abdallah
al-Fihri, da Rabi'ali b. abi 'Abd al-rahmàu; dove si aggiunge che lo .stato
legale degli abitanti e delle terre d'Egitto fu un atto spontaneo del Ca-
liffo 'Umar per il bene della causa musulmana (e non conseguenza di un
patto con i vinti), ecc. ('Abd al-hakam, 127-129).
Cfr. anche S u y u t i H u s n , I, 60, il quale adduce una tradizione se-
condo la quale il Califfo 'Umar b. 'Abd al-'azìz [f 101] avrebbe informato
Hayyàn b. Surayh che l'Egitto era stato preso d'assalto e senza trattato.
§ 187. — Quanti sostengono essersi l'Egitto sottomesso con regolare
trattato e perciò non essere preda assoluta dei Musulmani, adducono le
seguenti tradizioni:
{a) (abù 'Ubayd, da Sa'id b. abi Maryam, da Yahya b. Ayyùb, da
'Ubaydallah b. abi Gra'far). Il Califfo Mu'àwiyah b. abi Sulyàn scrisse a
Wardàn mawla di 'Amr b. al-'As, ordinandogli di aumentare (la tassa
a capo) sui Copti di un qiràt per ogni uomo. Allora Wardàn gli rispose:
«Come posso aumentare le tasse sui Copti, se nel loro patto ('ahd) è sti-
« pulato che non possano essere aumentate le imposte a carico loro? »
(Balàdzuri, 217).
Cfr. anche 'Abd al-hakam, 124-125.— Cfr. § 194.
(b) (Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da 'Abd al-hamid b. Gra'far, da suo
padre ó-a'far, da 'Urwah b. al-Zubayr). Questi disse: « Io ho passato sette
« anni in Egitto (Misr) e vi ho tolto anche moglie: allora ho visto la po-
« polazione esausta (magàhid), perchè gravata da imposte superiori alle
«loro forze. E in verità 'Amr sottomise gli abitanti con un trattato (bi-
«sulh) e stipulò un patto ('ahd) e li obbligò a pagare (soltanto) una
«cosa (= tassa) fissa» (Balàdzuri, 217-218).
(e) (Bakr b. al-Haytliam, da 'Abdallah b. Salili, da al-LaytJi b. Sa'd,
da Yazìd b. abi 'Ilàqah, da 'Uqbah b. 'Amir al-Gruhani). Gli abitanti del-
l'Egitto ottennero un trattato regolare ('ahd wa 'aqd) che fu scritto
per loro da 'Amr b. al-'As; dove era pattuito che dovessero godere della
sicurtà (à m i n ù n a) per i loro beni (a m w à 1), per le loro persone, per le
loro donne e per i loro figli: nessuno di essi poteva essere venduto come
schiavo, ma dovevano pagare un tributo fisso (kharàg) che non era lecito
aumentare. I Musulmani avevan l'obbligo di tener lontano da loro il timore
dei nemici. E, aggiunse 'Uqbah b. 'Amir, « io fai testimonio a questo (trat-
« tato) » (Balàdzuri, 218).
314.
20. a. H.
§§ 187-190.
L" importanza di questa tradizione sta anche nel fatto che ignora la 20. a. h.
questione dei due dinar a testa per adulto, invenzione di tempi poste- ^jo^j g^, ^^^^
riori, ma ripetuta come verità storica in tante tradizioni sulla resa di Ba- come fu sotto-
bilonia e in altri pretesi testi del trattato egiziano. Cfr. §§ 64, 72, 73, * ^' °
74. ecc.
Ve inoltre una tradizione conservata da Suyùti Husn, I, 61, se-
condo la quale al-Zubaj-r b. al-'Awwàm avrebbe voluto la divisione delle
terre d'Egitto, ma a ciò si opposero prima 'Amr b. al-'As e poi il Califfo
'limar. La notizia viene dal libro di Muhammad b. al-Rabi' al-Crizi sui
Compagni del Profeta che si stabilirono in Egitto, con l' i s n à d : 'Abdallah
b. al-Mughìiah b. abi Burdah, da Sufyàn b. Wahb al-Khawlàni.
§ 188. — ('Uthmàn b. Salili, da al-Layth b. Sa'd, da Yazìd b. abi
HabibV Tutto l'Egitto fu sulh (terra conquistata con trattato), tranne
Alessandria che fu presa d'assalto ('anwat*°) ('Abd al-hakam, 123).
§ 189. — (^' Abdallah b. Sàlih, da Yahya b. Ayyùb, da 'U1)aydallah
b. abi Gra'far, da un vecchio tra i comandanti della guarnigione [egiziana]).
Il trattato concluso con gli abitanti dell'Egitto trovasi presso i loro capi
(kubarà-uhum) ('Abd al-hakam, 123).
§ 190. . — (Hisàm b. Ishàq al-' Amiri, da al-Layth b. Sa'd, da 'Ubay-
dallah b. abi Cxa'far, da un vecchio contemporaneo della conquista del-
l'Egitto). La copia dello scritto (kit ab) concesso agli abitanti dell'Egitto
trovasi presso Talmà signore di Ahnà, presso Qarmàn signore di Rasìd,
[Yàqùt, II, 781] e presso Yuhannas signore di al-Barullus [Yàqiit, I,
593]: i patti erano due dìnàr per ogni uomo, e la forni tui-a delle prov-
viste (a r z à q) alle (milizie) musulmane : non potevano essere espulsi dal
loro territorio (diyàr), non dovevano essere rapite le loro donne, i loro
villaggi (kufùr) e le loro terre (ard), né potevansi aumentare (ad arbitrio)
le loro tasse (') ('Abd al-hakam, 123).
Cfr. M a h à s i n , I, 20, dove è scritto Ikhnà, invece di Ahnà, Fannàn
invece di Qarmàn.
Il pregio storico di questa tradizione sta in ciò, che tradisce uno dei
sistemi prediletti con cui si mettevano in (;ii-colazione le tradizioni false:
si esumavano presso qualche illustre sconosciuto, che affermava avere una
copia autentica d'un documento antico, e si trovava sempre un giurista o
tradizionista compiacente, il quale per una generosa propina dava tutto il
peso della sua autorità all'autenticazione della tradizione, o documento. Un
altro caso tipico di queste falsificazioni lo avemmo già nella biografia
del Profeta (cfr. 9. a. H., §§ 69 e nota 2; 70, nota 1). La falsità della
presente tradizione si rivela anche con l'imperfezione dell'i sn ad (cfr. In-
315.
messo l'Egitto.
§§ lyo-i'j-i. 20. a. H.
20. a. H. t roil uzioii L! , ìjij !• e segi»-.), in cui il primo auellu di cuUi>iuiizione è una
EGITTO. - Tradi- . ■ ' -^ ^ -^ [ • i ,, . t • ,
zioni sul modo autorità anonima: i lalsmcaton delia tradizione hanno avuto un resto di
come fu sotto- pudore e di sincerità religiosa, non hanno voluto aggravare la propria co-
scienza addebitando ail un Compagno del Profeta una tradizione falsa. È
noto come la coscienza jjubblica musulmana, conscia dell'assiduo lavoro di
falsiticazionc di tradizioni, creasse tutte quelle sentenze del Profeta com-
minanti pene terribili nell'inferno ai pi^palatori di hadith apocrifi (con-
frontisi, per esempio, ibn Ha ubai, Musnad, I, 46. lin. 30: 66, lin. 21;
70, lin. 8, ecc., ecc.).
Di vero però nella tradizione deve essere il fatto che gli Arabi lascia-
rono in carica i capi, o prefetti copti che avevano l'ammiiirstrazione del
paese sotto i Bizantini. Essi erano i depositari di tutti i documenti am-
ministrativi e degli archivi: perciò appunto potevano essi facilmente in-
ventare documenti falsi e metterli in circolazione.
Nota 1. — A sostegno della tesi che l'Egitto fosse sottomesso con un trattato, ibn 'Abd al-hakam
cita altre due tradizioni, l'una di Yaliya b. 'Abdallali b. Bukayr, e l'altra di 'Abd al-malik b. Màlik, ognuna
con isnàd diversi, e nelle quali si rammentano le discussioni suscitate su questo argomento, quando
il Calilì'o Mu'àwiyah concesse a 'Uqbah b. Amir una terra in Egitto, e come i mawàli del Califfo gli
rammentassero le condizioni pattuite con i Copti, quando si arresero ad 'Amr b, al-'As l'Abd a 1 - li a-
kàm, 124).
§ 191. — (Zayd b. Aslam). Il Califfo Umar aveva una cassa, in cui
teneva tutti i trattati conclusi da lui: un trattato con l'Elgitto non esi-
steva in quella cassa (Hubays, fol. 102, v.) [H.].
Cfr. S u y ii t i H u s n , I, 60.
Aveva dunque il Califfo un archivio in Madinah?
§ 192. — (Yahya b. Khàlid, da Ra.sid b. Sa'd, da 'Aqil b. Khàlid, da
ibn Sihàb [al-Zuhri]). L'Egitto fu conquistato in parte con trattato, in parte
con le armi : allora il Califfo ' Umar dispose che tutto il paese tosse dz i m-
mah. — Così fu fatto, e così rimase di poi fino ad oggi ('Abd al-ha-
kam, 129).
S u 3^ ii t i H u s n , I, 61.
§ 193. — (Arad b. Musa, da ibn Lahi'ah, da 'Amr b. Su'ayb, da suo
padre Su'ayb, da suo nonno). 'Amr b. al-'A.s scrisse al Califfo 'Umar b. al-
Khattàb a proposito di quei (Copti) che si facevano trati in Egitto e poi
morivano senza eredi. Il Califfo rispose che quelli, i quali erano discen-
denti, dai defunti, dovevano ereditarne la sostanza: se però non v'erano di-
scendenti i beni lasciati dovevano andare a beneficio del tesoro (bayt
mài), perchè i Musulmani ei-ano i padi'oni ('Abd al-hakam, 129).
§ 194. — ('Abdallah b. Salili, da Yahya b. Ayyùb, da Ubaydallah b.
abì Gra'far, da uno dei kubarà al-gund, o anziani della guarnigione).
3ie.
20. a. H. § 194.
Quando il Califfo Mu àwiyah scrisse a Wardàn (in Egitto) di aumentare 20. a. H.
(la gizyah) di un qirat per ogni uomo, Wardan gli rispose che ciò non ^ioni sui modo
era possibile secondo i patti nella resa dei Copti; e Mu'àwiyah irritato de- come fu sotto-
-iTT 1- -AiT 11 1 ir^j\ messo l'Egitto.)
pose Wardan (Abd a 1 -ha k ani, 124). '
Cfi-. anche § 187.
Questa tradizione dà lume su molte questioni : con essa vediamo la
principale ragione per la quale i tradizionisti musulmani si affannano a
confortare con tante varie tradizioni la famosa condizione dei due dinar
a testa da pagarsi in Egitto da tutti i Copti adulti, condizione che, come
vedremo, non è esistita nei primitivi trattati di sottomissione ; la tassa fu
introdotta come fase finale di lunghe trasformazioni alla fine del dominio
Uma3'yade, o forse anche piìi tardi. Quando gli Arabi riformarono i tri-
buti locali e cercarono di uniformarli tra loro, dando spesso a tributi nuovi
nomi antichi, ebbero a dipanare un' intricatissima matassa, e tutti coloro
che subirono, o temettero subire un maggiore aggravio, protestarono ener-
gicamente. L'unica arma del tempo per dare consistenza ed efficacia alle
proteste ed alla voce dei partiti d'oppo.sizione era la coniazione di tradi-
zioni apocrife. Esse riuscivano utili ogni qualvolta il governo, sempre a
corto di mezzi, cercava di incrudelire le imposte: allora le vittime del
fisco facevano la voce grossa, adducevano abbondante copia di tradizioni,
che fissavano l'ammontare primitivo delle tasse e sostenevano inoltre la
tesi arrischiata, essendo l'ammontare delle tasse fissato per patto esplicito
della sottomissione, non fosse lecito aumentarlo ; pretesa discutibile, perchè
giuridicamente, entro certi limiti lo Stato ha il diritto di mettere nuo\'e
imposte e di aumentare le antiche. Il partito contrario, quello governa-
tivo e fiscale, ricorreva per difendersi agli stessi mezzi, ossia metteva in
circolazione altre tradizioni che sostenevano tutto il contrario, vale a dire
che affermavano la resa a discrezione del paese in potere degli Arabi e
quindi implicitamente la facoltà del governo islamico di imporre nuove
imjwste.
A questo giuoco d" interessi tra loro in conflitto partecipavano indi-
stintamente Musulmani e non musulmani, non solo perchè tanto gli uni
che gli altri avevano egualmente interesse a non essere dissanguati dal
crudele fisco, ma anche per la ragione — chiarita meglio in appresso —
che stante la confusione creata nel regime fiscale dalle conversioni dei
sudditi all' Islam, molti fedeli pagavano tasse che secondo la legge più
ortodossa, si sarebbero dovute pagare dai soli non musulmani. Come si
facessero queste falsificazioni di tradizioni è chiarito abbastanza bene dal
contenuto del precedente § 190.
817.
195-197.
20. a. H.
20. a. H.
(EGITTO. - Tradi-
zioni sul modo
come fu sotto-
messo l'Egitto.)
§ 195. — ('Ami- fb. Miih. al-Nàqid], da 'Abdallali b. Wahb, da Màlik
[b. AnasJ; o al-Layth [b. Sa'd| da al-Zuhri, da un figlio di Ka'b b. Màlik).
Il Profeta disse: « Quando conquisterete l'Egitto, ti-attate bene i Copti,
«perchè essi hanno diritto alla dziminah (protezione dei Musulmani) e
«sono nostri congiunti (1 a h u m . . . rahim*") ». E disse al-Layth: « Di-
« tatti la madre di Isma'ìl (figlio del Profeta, cioè Màrij-ah) era una
«copta» (Balàdzuri, 219).
§ 196. — (ibn Huba3-s, senza isnàd). La maggior parte della gente
voleva che 'Amr dividesse il fay (= reddito globale delle imposte pagate
dai non musulmani), ma 'Amr b. al-'As rispose che non poteva farlo se
prima non interrogava il Califfo. Egli informò 'Umar del desiderio dei
Mu.sulmani di dividersi Alessandria, ma 'Umar rispose di non dividere (gli
abitanti), sì di lasciarli (come erano), atfinchè il kharàg che essi avreb-
bero pagato fosse andato come fa y • (— reddito) dei Musulmani e li aiutasse
a muover guerra santa (gihàd) contro i loro nemici. 'Amr b. al-'As contò
allora gli abitanti di Alessandria ed impose a loro il kharàg. Tutto l'Egitto,
essendo preso per trattato, dovette sottostare ad una tassa di. due dinar
a testa: la gizyah non superò mai questa somma, fatta eccezione per ciò
che ad ognuno incombeva per le sue terre e seminati. Gli Alessandrini
hanno invece da pagare gizyah e kharàg, in proporzione di ciò che
il loro wali o governatore stabilisce, perchè fu presa d'assalto e senza
trattato, e gli abitanti non ebbero né s u 1 h né dz i m m a li (H u b a y s ,
fol. 102,v.) [H.].
Cfi'. Suyùti Husn, I, 59, pure senza isnàd.
EGITTO. — Riepilogo critico delle tradizioni sulla conquista araba
dell' Egitto.
§ 197. — La prima resa di Alessandria nel 20. H. segna la fine della
campagna con la quale 'Amr b. al-'As, nel corso di due anni, riuscì a sta-
bilire il dominio arabo in Egitto, e siccome nel precedente esame delle tónti
abbiamo, secondo il nostro meglio, tentato di chiarire i punti più oscuri
della narrazione e della cronologia, è nostro dovere riassumere ora le con-
clusioni di tutte le critiche e porgere in forma organica e con nesso conse?
cutivo le linee generali e sintetiche dei risultamenti ottenuti mediante la
nostra faticosa cernita del vero dal falso e dall' improbabile.
Dicemmo già brevemente quali furono le ragioni dell' invasione araba
dell'Egitto. L'impetuoso movimento di espansione militare del califfato
madinese, la caduta della Siria e della Palestina nelle mani dei conqui-
statori arabi, la decrepitezza politica e militare dell'impero bizantino, e lo
318.
20. a. H. §§ 197, 198.
sgomento prodotto dai disastri in Siria sull'animo dei Bizantini, erano av- 20. a. h.
venimenti di tale natui'a, che non sarebbe concepibile presumere presso gli i^g^ critico delie
Arabi un periodo di sosta. Tutto invece doveva necessariamente indurre tradizioni sulla
i vincitori ad invadere senza indugio anche l'Egitto che giaceva loro di- deir Egitto!
nanzi, facile, ricchissima ed ambita preda per schiere ormai avvezze a vin-
cere e sicure della loro immensa superiorità militare. Ma alcune ragioni
di carattere personale accelerarono, o precipitarono gli eventi.
Le vittorie, i lìottini e le conquiste degli ultimi anni avevano destato
molte ambizioni, creando tra i vari capitani dell' Islam una specie di gara,
ispirata non tanto dal desiderio di servire disinteressatamente la causa
della nuova fede, quanto da ragioni — del resto ben naturali — di vanità
e di vantaggio personale. Ogni nuova vittoria ed occupazione significava la
creazione di un nuovo distretto amministrativo, affidato per lo più al coman-
dante militare che aveva avuto il merito della conquista. Questa diventava,
considerata nei suoi aspetti più particolari, una specie di proconsolato per-
sonale, fonte non solo di sodisfazioni morali, ma anche di cospicui vantaggi
materiali. L'amministrazione fiscale del tempo, in ispecie dopo la grande
confusione della invasione, trovavasi in tale disordine, e la riscossione dei
tributi si prestava a tanti abusi e favoritismi a danno dell'amministrazione
centrale in Madinah, che i governatori quasi senza volerlo si trovavano ar-
bitri nel disporre d'ingenti somme di danaro, senza avere a render conto
delle medesime a nessuno. Di questo fatto e delle sue conseguenze avremo
a discorrere ampiamente in altro luogo.
§ 198. — Da tale stato di cose era naturale nascesse nell'animo di
ogni capitano di numerose schiere il desiderio di carpire anche lui gii
onori e le ricchezze degli altri colleghi più fortunati, e sospingesse alcuni
ad iniziare nuove conquiste anche senza il previo consenso del Califfo.
Questo fu, come già dicemmo, il caso della spedizione nel Fàris (cfi'. 19. a. H.,
§§ 66 e segg.) ed anche dell' Egitto (cfr. 18. a. H., § 176), e forse in larga
mism'a di quasi tutte le conquiste arabe in Siria e in Persia.
Il terribile flagello della peste nell'anno 18. H. aveva mietuto innu-
merevoli vittime nelle file dei Musulmani, senza risparmiare né i coman-
danti né i governatori né i semplici gregari. Quando fu necessario prov-
vedere con nuove nomine ai posti vacanti, il Califfo 'Umar, per ragioni
particolari che non ci vengono riferite, ma sono bene intelligibili, non
volle dare alcuna preferenza all'astuto ed ambiziosissimo Amr b. al-'As.
che pure aveva reso tanti servigi come capitano di schiere sin dai primi
giorni delle conquiste. Al posto ambito di governatore della Siria, e più
specialmente di Damasco, fu nominato il giovane ed intelligente Mu'à-
819.
§§ 198, 199. 20. a. H.
20. a. H. wivali 1). all'i Sutyan, per evidenti ragioni di opportunità politica e di ri-
i*^ogrc?itìco"dene ii"ardi verso raristoerazia makkana (cfr. 18. a. H., § 75; 19. a. H., §§ 16-18);
tradizioni sulla Ann- b. al-'A.': videsi perciò lasciato nelle medesime condizioni di prima, e
conquista ara a ^^ |j ,,,.,ij,,| ,1,1 sik. più fortunato colleefa. A lui tu affidato solo rine-rato
oell cgiTto.| " o ' o e
incarico di (ìro.scguire con altri il tedioso assedio di Cesarea, che presentava
agli Arabi, imperfetti conoscitori dell'arte d'espugnare piazzcfoi'ti, difficoltà
eccezionali.
'Amr b. al-'A.s non eia uomo da sottostare passivamente a un simile
trattamento: pur nascondendo il suo risentimento e mostrandosi ossequioso
ai voleri del Califfo, concepiva intanto e maturava un ambizioso disegno,
torse già di antica data, e che volle mettere poi in esecuzione con qiiella
abilità e con quell' anlirc l'he tanto lo distinguevano. Insofferente della
idea di sottostare agli ordini del più fortunato Mu'àwiyah, decise di con-
cpiistarsi da solo una provincia e di rendersene il governatore, emancipan-
dosi dalla tutela di giovani ed ambiziosi colleghi. I suoi sguardi si rivolsero
All'Egitto, che 'Amr ben conosceva per esservi stato forse come mercante
nei primi anni della sua gioventù, quando ancora non aveva abbracciato
l'Islam (cfi'. 18. a. H., §§ 181,' 191, ecc.). Egli era consapevole delle vere
condizioni interne del paese, della debolezza militare dei Bizantini, del
profondissimo malcontento dei Copti contro il governo imperiale, ed infine,
come ragione massima, dell'immensa ricchezza della valle niliaca. Anche
la stagione scelta da 'Amr, il cuor dell'inverno, è indizio che egli cono-
scesse il paese che voleva invadere, e sapesse come l'inverno e la prima-
vera siano» il tempo della maggior magra del Nilo.
§ 199. — È pi'obabile che quando Umar venne in Siria nel 17. H., per
il convegno di al-Gàbiyah, o dinante le trattative per la resa di Gerusa-
lemme, o nel corso della visita del Califfo alla santa metropoli palestinense,
Amr avesse occasione di parlare ad 'Umar dell' Egitto e di esplorarne i
sentimenti nei riguardi d' una spedizione di conquista. Sembra accertato
che 'Umar, il quale non amava avventure e voleva coscienziosamente ordi-
nare ed organizzare le provincie già conquistate prima di estendere ancora la
potestà politica dell'Islam, non jìrestasse benevolo ascolto ai suggerimenti
del suo capitano: il Califfo rispose con un diniego esplicito, che 'Amr ac-
cettò senza maggiori insistenze, perchè forse contava di strappare più tardi
in compenso qualche altra concessione; ma quando dopo pochi mesi ai
vide posposto a Mu'àwiyah nel conferimento delle cariche, ne sentì vivo
dispetto: cedendo al sentimento d'istintiva diffidenza verso 'Umar, con il
quale non era affatto legato da vincoli di amicizia, venne alla grave deci-
sione di agire di propria iniziativa e senza darsi alcun pensiero degli or-
dini del Califfo.
320.
20. a. H. § 199.
Nelle luno;he veslie deirassedio di Cesarea di Palestina, ripreso con 20. a. H.
. . , 1, ^ 1 • lEGITTO. - Riepì-
maggiore intensità non appena cessate le stragi della peste, tu combinato i^g^ critico delie
da 'Amr il piano d'invasione, con la massima segretezza ^Dossibile (con- tradizioni sulla
conquista araba
tì-ontisi 18. a. H., §§ 193, 194), confidandone l'ardito proposito solo ai capi dell'Egitto.:
maggiori delle proprie schiere, di quelle medesime, sicuramente, che lo
avevano seguito in tutte le campagne contro i Bizantini in Palestina, dal-
l'anno 12. H. in poi. Gli infimi gregari furono tenuti al buio; ma pare
che trapelasse qualche sospetto delle vere intenzioni di 'Amr nonostante
tutte le precauzioni e che un avviso ne giungesse forse sino all'orecchio
del Califfo in Madinah. In questo modo soltanto si spiega la storiella della
lettera scritta da 'limar per impedire ad 'Amr di partii-e.
Ditàtti. quando tutti gli accordi furono presi, di notte tempo, all'in-
saputa dei colleghi, 'Amr riunì le schiere che gli erano fedeli, e le menò
via con sé in modo misterioso dalle trincee di Cesarea prendendo la via
dell'Egitto. Non sappiamo con certezza chi fosse al comando delle forze
islamiche sotto le mura di Cesarea, :forse lo stesso Mu'àwij-ah b. abi Sufyàn,
ma nessuno pensò di opporsi alle decisioni dell'insubordinato comandante:
allora i vincoli disciplinari erano assai elastici e inoltre non è nemmeno
escluso che Mu'àwiyah fosse segretamente d'accordo: 'Amr era sempre un
dipendente o un collega incomodo. Il suo allontanamento lasciava mag-
giore autorità a Mu'àwiyah. L'aver lasciate Ghazzah ed 'Asqalàn — an-
cora difese dai Bizantini — alle proprie spalle, indica un tacito accordo
con Mu'àwiyah, perchè le due città erano nel distretto palestinense, di
cui Mu'àwiyah da poco tempo era stato nominato governatore. 'Amr
parti quindi senza aver o nemmeno temer molestie. Quando fu solo con le
sue genti, rivelò apertamente il suo piano ed invitò tutti a seguiiio nella
disegnata conquista dell' Egitto. La impresa poteva apparire ardita, ma i
compensi erano grandi ed attraenti: in tutti ardeva viva la fede nella ca-
pacità del capitano e nei destini della nazione araba. Sebbene i presenti
ammontassero a poco più di 3000 uomini (cfr. 18. a. H., § 18), le schiere
aderirono con generoso slancio alla proposta e si misero senza indugio in
cammino, movendo rapidamente verso i confini. È particolarmente degno
di nota che in larghissima misura queste genti partite con 'Amr venivano
dal Yaman (delle tribù di 'Akk e di Ghàfiq), e che quindi sono da consi-
derarsi come volontari arrolatisi spontaneamente sotto gli ordini del co-
mandante musulmano, senza diretti obblighi di speciale deferenza verso la
persona di 'Umar, a loro forse quasi sconosciuto. Nel gruppo che seguì
'Amr al di là del confine pare che non vi fosse alcun arabo dei dintorni
di Madinah. Nel narrare la fondazione di al-Fustàt, e nel descrivere la
3*21. 41
lyy, -jui.
20. a. H.
20. a. H. topoirratia della nuova capitalo egiziana troveremo notizie e prove che
[EGITTO. - Rìepi- ^ ° ,. ,, .,.\ , /-, • -r^ • •
logo critico delle nelle schiere di Amr militassero anche (jrreci e ii'ersiani, non convertiti
tradizioni sulla all'Isiàm, noncliè membri dello tribù d'Arabia settentrionale (Qudà'ali,
conquista araba . t-.i'\i ■ ■ -i • , ■,• -,
dell'Egitto.) Uudzam, Ball, ecc.), che ancora non si consideravano interamente dipendenti
da Madiiiah. Ciò varrà anche a spiogaro hv condotta posteriore del Califfo.
§ 200. — Da Cesarea di Palestina al confino egiziano in Wàdi ai-
'Aris [Baedeker, Palestina und Syricn, 6" ed. ted., 143] la distanza è
di soli 200 chilometri circa, distanza che mi esercito di Arabi bene forniti
di cavalli o di cameli, e con marcie forzate, nelle rigide giornate di di-
cembro, quando appunto 'Amr si mosse da Cesarea, poteva assai facil-
mente percorrere in una settimana od anche meno. Se perciò la tradizione
che Umar, in Madinah, informato della partenza di 'Amr, gli scrivesse
per trattenerlo, e che la lettera del Califfo arrivasse quando Amr era già
prossimo al confine egiziano, se la tradizione, dico, ha fondamento di vero,
essa può soltanto accogliersi come tale, premettendo che 'Umar avesse
avuto sentore del piano d'invasione molto prima della partenza di Amr:
altrimenti la lettera non avrebbe potuto raggiungerlo. È allora anche ra-
gionevole supporre clie la partenza precipitosa di 'Amr dalle mura di Ce-
sarea fosse dovuta alla segreta informazione che il Califfo aveva preso
• misure per impedirgli di partire. Tra i Compagni del Pi'ofeta ardevano già
vivissime le gelosie e non sarà mancato chi sperava impedire ad 'Amr il
raggiungimento del suo ambizioso disegno. Pare, per esempio, che 'Uthmàn
b. 'Affàn osteggiasse i propositi di 'Amr. Tra i due uomini non regnò mai
cordiale accordo (cfr. 18. a. H., § 186), e vedremo che Uthmàn quando
divenne Califfo accolse l'accusa di disonesto amministratore lanciata contro
'Amr e lo destituisse.
La lettera di Umar che vietava ad 'Amr d'invadere l'Egitto non
arrivò in tempo per fi-enare l'ambizioso qurasita ed i suoi non meno ir-
requieti seguaci: Amr, così narra la tradizione, ebbe la lettera in Rafali,
ad un giorno di marcia dal confine egiziano nel 10 Dzii-1-Higgah dell'anno
18. H., il 12 dicembre 639 È. V. (cfr. 18. a. H., § 190), ma non volle
aprirla se non quando era già in terra egiziana. La tradizione vuol fare
intendere che 'Amr intuisse il contenuto della lettera e studiasse il modo
di non obbedirla, nel caso che gli ordinasse di ritornare addietro. Se era
già in terra nemica non era più possibile ritornare indietro. Ma la tradi-
zione ignora che 'Amr anche prima di varcare il confine egiziano era già
in teiTa nemica. Infatti tutta la parte meridionale della Palestina, attra-
versata da 'Amr non era ancora sottomessa all'Islam, e le due città di
Ghazzah e di ' Asqalàn erano ancora munite di guarnigioni greche : vi è
322.
20. a. H. §§ 200, 201.
inoltre da osservare che 'Amr non era uomo da tenere gran conto del lon- 20. a. h.
^ ..rp j- ■ • . 1 X • j- [EGITTO. - Riepi-
tano Galino, e sapeva di avere 1 mezzi per agire con completa mdipen- i^gg critico delie
denza, quando ciò gli convenisse. Se la storia della lettera è vera, Amr tradizioni sulla
non aspettò il confine per aprii^la, ma semplicemente ne ignorò il conte- dell'Egitto.]
mito e andò oltre. L'aver trascurato di sottomettere la Palestina meridio-
nale è prova, come già dicemmo, che egli volesse lasciare al suo collega,
al legittimo governatore della Palestina, Mu'àwij^ah, il compito di finii-e
la conquista della sua provincia, e preferisse concentrare tutte le sue forze
sul solo Egitto, a fine di conservarne per sé solo tutto il dominio. Vedemmo
anche in altre circostanze, in Mesopotamia, per esempio, che gli Arabi ri-
spettarono sempre i confini antichi delle varie provincie ed i vari luogo-
tenti dei Califii ebbero ognora cura di non molestarsi l'un l'altro nelle
regioni di reciproca spettanza.
In conclusione, dunque, 'Umar cercò di fermare con una lettera la spe-
dizione di 'Amr, perchè egli la considerava imprudente e difficile, ma 'Amr
non volle prendere in veruna considerazione gli ordini del Califfo ed entrò
in Egitto. A scusare l'atto di 'Amr, ed a velare l' insubordinazione di uno
dei maggiori Compagni, la tradizione ha aggiunto tutti quei ritocchi sul
contenuto della lettera, che hanno il solo scopo di esonerare 'Amr da ogni
accusa di aperta ribellione e di nascondere l'impotenza e la poca autorità
di 'Umar sopra i suoi luogotenenti.
E qui è opportuno ripetere ancora una volta, che per bene intendere
la verità sui primi tempi dell' Isiàm, occorre svestire la nostra mente ed
il nostro giudizio da tutti quei falsi suggerimenti della tradizione, secondo
la quale il Califfo godeva d' indiscussa ed assoluta autorità su tutti i suoi
dipendenti. Invece la verità è ben diversa, perchè il Califfo, appunto per
il carattere elettivo della sua carica, la precarietà e la provvisorietà della
medesima, e per il grande prestigio personale degli altri Compagni, go-
deva di autorità molto limitata ; questa era grande solo quando aveva dietro
di sé il pieno consenso dei colleghi in Madinah. che gli fungevano da
senato, o consiglio superiore dell' impero. Tanto limitata era 1' autorità per-
sonale di 'Umar, che sul letto di morte non osò nemmeno consigliare un
successore : gli Umayyadi, tramutando il carattere elettivo del califfato in
ereditario e ponendo le basi amministrative e militari dell'autocrazia mu-
sulmana, godettero d'autorità assai maggiore di 'Umar. Questo aspetto sin-
golarf dei primordi dell' Islam fii, per ragioni ovvie, attentamente taciuto
dai trasmettitori delle tradizioni islamiche.
§ 201. — 'Amr entrò in Egitto con un piano di campagna bene pre-
stabilito, piano che nella sua efficace semplicità non solo rivela l'accor-
823.
« -joi.
20. a. H.
20. a. H. tozza del generale, ma anche la conoscenza del paese e dei sentimenti
logo critico dtn'e <iegli abitanti. Egli si prefisse di appurare di quali forze effettive dispo-
tradizioni sulla nossero i Bizantini jier la difesa dell'Egitto, e di gettare il panico con
conquista araba . , . „ . ,>, . ■ /-^ ^ • i i t, , ^
dell'Egitto; ''tti di feroce rapina nei (ireci e nei uopti, colpendo arditamente le po-
sizioni strategiche della valle niliaca nel loro punto più vitale. Allo stesso
tempo egli doveva premunirsi contro tutte le possibili conseguenze d'un
rovescio o di qualche ingrata sorpresa, se, per esempio, i Bizantini riuni-
vano contro ili Ini forze assai superiori a quelle die gli erano state rife-
rite dai suoi segreti informatori.
Non escludo affatto la probabilità che alcuni Copti scontenti, trasci-
nati dall'esempio dei loro vicini della Palestina, e consci che l' invasione
e la conquista araba erano fatalità cui ninna forza umana sarebbe stata
capace di allontanare, si fossero rivolti segretamente ad 'Amr per indurlo
ad invadere. Era (juesto il modo più sicuro per garantu-si l'avvenire. Non
è nemmeno esclusa la possibilità che tali segreti rapporti avessero la prima
origine in amicizie o in conoscenze personali dovute ad antiche relazioni
d'affari, quando 'Amr era semplice mercante in Egitto. Tale sospetto è
confermato da tutto quell' insieme di tradizioni artificiose, che mettono
innanzi, non è chiaro per quale altro motivo, la conoscenza intima e le
precedenti visite di 'Amr in Egitto. Né possiamo ignorare quel gruppo sin-
golare di tradizioni tanto musulmane che bizantine (cfr. 13. a. H., §§ 232,
233; 19. a. H., §§ 67, 68, e più avanti § 208), secondo le quali sin da
qualche tempo esisteva un accordo tra gii abitanti dell'Egitto, ossia Ciro
il patriarca, e le tribù nomadi del confine, accordo secondo il quale i Bi-
zantini, pagando una somma annuale, erano riusciti a salvare il Delta da
incursioni di nomadi. Era questo uno stato d'equilibrio instabile, una ma-
nifestazione di debolezza che invitava i nuovi padroni dell'Asia Anteriore
a gettarsi sulla ricca e facile preda.
'Amr, dunque, sapeva che suo primo dovere di abile stratega era di
colpire la regione invasa nel punto suo più vitale, al vertice del Delta
egizio, dove l'antica tradizione militare dei Romani, sempre mantenuta
dai loro degeneri successori, aveva stabilito una fortezza eccezionalmente
ben munita, in modo da dominare le comunicazioni tra l'Alto ed il Basso
Egitto, ed impedire a chicchessia di penetrare nel Delta. La fortezza di
Babilonia [Baedeker. Egypt, à" ed. ingl., 1902, pag. 32, 71] era la
chiave strategica dell' Egitto, perchè da questo punto, su barche, lungo
gì' innumerevoli canali del Basso Egitto, si poteva giungere in qualunque
punto della detta regione, e valendosi dei corsi fluviali tagliare fuori qua-
lunque nemico incauto che avesse osato, o da oriente o da occidente, in-
3-24.
20. a. H. § 201.
ternarsi direttamente nel Delta. Un solo sguardo alla carta rivela la giù- 20. a. H.
stazza di tale considerazione, se si osserva come Babilonia sia posta al ,^gg critico delie
perno centrale di quella specie di ventaglio di corsi d'acqua, che si irradia tradizioni sulla
T , T ^ T r^ • conquista araba
a bre\»e distanza a nord del Oairo. dell' Egitto. i
Primo compito di Amr era dunque di assalire Babilonia, e, minac-
ciando questa, scoprire le fòrze del nemico. Allo stesso tempo doveva man-
tenersi aperte e facili le comunicazioni dirette attraverso il deserto con
l'Ai'abia, per ritirarsi in caso di pericolo, o per averne rinforzi nel caso
che la fortuna venisse ad arridergli. Questo spiega perchè Amr si avan-
zasse dil'ettamente su Babilonia, tenendosi sul limitare del deserto, e con-
tentandosi di sopprimere quelle piccole guarnigioni di confine, poste dal
governo bizantino nei punti dove le terre coltivate del Delta erano esposte
a depredazioni di nomadi.
I pochi difensori di al-Faramà e di Bilbays furono sopraffatti senza
grandi difficoltà, ed 'Amr, sorprendendo i Bizantini con il suo ardire,
giunse sin nei pressi del Cah-o odierno, sconfisse una piccola schiera che
cercava opporgli resistenza, ed occupò alcune di quelle grosse borgate sorte
al nord di Babilonia, tra cui in primo luogo Unim Dunayn, o Tandùnyàs,
che sorgeva dove oggi stendesi la parte centrale e più abitata del Cairo,
il giardino dell' Esbekiyya. Nell'altra borgata di Mi.sr, propriamente detta,
che cingeva a settentrione ed a oriente la cittadella di Babilonia, egli non
tentò di entrare, perchè in essa eransi ricoverate le schiere scacciate da
Umm Dunayn, ed egli non voleva ancora immobilizzarsi in un assedio
regolare. Amr mirò nella prima fase della campagna ad intimidire e per-
turbare i Bizantini con la grande mobilità delle sue schiere e con atti-
improvvisi e feroci di guerriglia barbara. Non volle tentare conquiste ed
occupazioni definitive, ma preferi valersi dei liberi spazi del deserto che
tocca le pianure irrigate del Nilo, per minacciare la ricca valle in molti
punti allo stesso tempo, senza mai lasciarsi cogliere da forze superiori. Dal
confine palestinense sino all'Alto Egitto le sue schiere avevano libertà di
lazziare e molestare gii abitanti senza tema di vedersi tagliate le vie di
comunicazione con l'Arabia.
II possesso di Umm Dunayn bastava per ora al piano predatorio di
campagna escogitato da Amr, perchè la borgata giaceva sulle rive del Nilo
e nel porto fluviale erano ormeggiate molte imbarcazioni. Nella sua avan-
zata diretta sì. ma prudente da al-'Aris sino a Babilonia, una distanza di
200 chilometri cii'ca, Amr si era persuaso che i Bizantini disponevano di
pochissime forze e che gli era perciò possibile tentare un qualche ardito
colpo di mano; incutendo lo spavento a Greci e Copti, si lusingava predi-
325.
5^ 2(11 202. ^U. ci. n.
conquista araba
dell' Egìtio.ì
2C. a. H. spoili ail aiiendersi con il minimo indugio possibile. Egli lanciò quindi
lEGiTTO - Riepi- ^^.jjjpj.j^ volanti in tutte le direzioni lungo il limitare del deserto, non solo
logo criTico delle '-'
tradizioni sulla sulla riva arabica del Nilo, ma anche su quella opposta, la libica. Con le
navi catturate in Umni Dunayn fece trasportare alcune schiere sulla riva
occidentale, sguernita di difensori, e gli arditi avventurieri del deserto raz-
ziarono la valle niliaca e l'oasi del Fayyum, giungendo sino ai pressi di
Asyùt.
I Bizantini cercarono di fermarli ponendo un fólte posto militare nel
villaggio di Làhùn, dove si entra nell'oasi del Fayyum dalla valle del Nilo.
Oli abitanti di una contrada vicina, l'isola di Loqyòn, erano in armi contro
i Greci (cfr. 19. a. H., § 72), i quali temevano perciò che Copti ed Arabi
si unissero contro di loro. Gli Arabi ebbero vari scontri con piccole schiere
di Bizantini, e sebbene costretti a retrocedere in una prima avanzata sul
Fayyum, ripresero ben presto la rivincita, sgominarono una schiera di Bi-
zantini comandata dal generale Giovanni, forse il Duca di Barqah, il co-
mandante in capo delle schiere bizantine in Egitto, e uccisero lui e gran
parte dei suoi nella strage. Grazie a questa prima vittoria gli Aiabi en-
trarono trionfanti in Bahnasà e vi fecero scempio degli abitanti. Poi inse-
guirono attraverso i campi coltivati ed i giardini della valle niliaca l'altro
capitano Giovanni di Màrós, fin presso Buwayt, a 200 chilometri a sud del
Fayyum, ed assistiti da traditori copti, già in simpatia con gl'invasori,
piombarono anche su questo distaccamento e lo distrussero, massacrando
tutti i militi. Il cadavere di Giovanni di Màròs fu gettato nel fiume e ri-
pescato pili tardi con una rete dal generale Teodoro. I primi felici successi
delle armi islamiche lasciarono temporaneamente i nomadi Arabi padroni
del paese, ed essi se ne approfittarono per commettere ogni specie di sevizie
(cfr. 19. a. H.. §§ 72, 73), trucidando anche donne e bambini ed abban-
donandosi allo sfogo dei più bassi istinti.
§ 202. — I Bizantini, già da tempo deboli ed avviliti, ed ora anche tur-
bati da queste improvvise calamità, tentarono invano di opporre un argine
al flagello arabo, che veniva improvvisamente a colpirli e sì ferocemente
inseviva sin nel cuore del paese. E ben poco potevano fare, perchè le schiere
sparpagliate di 'Amr, mobilissime, inafferrabili, valendosi del deserto come
di via di comunicazione su ambedue le rive del fiume, riuscirono ad eludere
ogni tentativo di sorpresa, e predando ora un sito ora l'altro, demoraliz-
zarono tanto i Copti, quanto i Bizantini. Questi ultimi, vedendo che non
era possibile affeiTare il nemico, inseguendolo di villaggio in villaggio, mu-
tarono piano e concentrarono quelle poche forze, di cui disponevano, in un
punto presso Babilonia, nel palese intento di tagliare ad 'Amr le sue co-
326.
20. a. H. § 202.
raunìcazioni con l'Arabia. I Bizantini mirarono a riprendere Urani Dn- 20. a. H.
nayn (Tandùnyàs) il porto fluviale di 'Amr e rendere così difficile al gè- ^ ^ critico delie
nerale arabo la riunione delle sue forze sparpagliato sulle due rive del tradizioni sulla
fiume e in vari punti della valle niliaca. La mossa strategica fu anche deii'^Egitto 1 "^
suggerita dall'imminenza dell'inondazione annuale del Nilo, che, rendendo
impossibile la continuazione delle razzie, avrebbe imposto agli Arabi un
riconcentramento nel deserto ad est del Delta.
Ma intanto, mentre le sue schiere scorazzavano le campagne, 'Amr
non era rimasto inoperoso, né si era contentato di fare il semplice predone.
Egli aveva potuto conoscere l'ammontare approssimativo delle forze ne-
miche e quindi stabilire il numero di uomini che gli occorreva per sopraf-
farli con sicurezza. Aveva avvertito il Califfo 'Umar di quanto accadeva
in Egitto e, ponendo in rilievo la facilità della conquista, aveva solleci-
tato il pronto invro di rinforzi. Non è improbabile che il Califfo avrebbe
amato infliggere ad Amr una qualche lezione per la sua condotta insu-
bordinata, ma 'Umar non aveva ancora i mezzi materiali per imporre
sempre la sua volontà, e mettendo per ora a tacei-e il suo risentimento e
il desiderio d'inculcare la necessità di maggior disciplina nei dipendenti,
comprese che non poteva abbandonare al suo destino una" schiera tanto
cospicua di buoni Musulmani. Allo stesso tempo egli tu abbastanza avve-
duto da intuire che gii eventi in Egitto gli aprivano anzi l'adito a ri-
prendere un po' di quella autorità che gii era sfuggita per l'azione quasi
ribelle di 'Amr. Questi, per mettere in atto il suo disegno si era valso di
genti yamanite e di volontari di ogni fede e provenienza, che nei riguardi
di Madìnah e del Califfo non si sentivano obbligati a rispettare un'autorità
di origine tanto novella e cosi imperfetta. Forse con gente delle tribù del
Higàz, da più tempo addomesticate nell'Islam, 'Amr non avrebbe potuto
tentare la spedizione senza qualche parvenza di consenso del Califfo. Ora
che 'Amr si trovava a disagio e poteva essere costretto a retrocedere se
non aveva l'appoggio del Califfo, tutto doveva indurre Umar, nell'inte-
resse dello stato islamico e dell'unità dell' impero, ad intervenii-e in modo
efficace e con forze tali da controbilanciare quelle dell'ambizioso 'Amr e
da ricuperare l'autorità direttiva, che talvolta le circostanze improvvisa-
mente gli rapivano.
E lecito anche sospettare che 'Umar non aspettasse le domando di
soccorso di 'Amr: la necessità di rinforzi per la conquista era sì palese,
dato l'esiguo numero delle prime schiere della spedizione, da non lasciar
• dubbi che 'Amr non avrebbe tardato a chiederli. 'Umar può anche aver
allestito i rinforzi per imperli ad 'Amr e rimetterlo così in istato di do-
8-27.
K •>^V2. ^U« R> ila
20. a. H. veiosa soggezione. Per queste ragioni, vediamo 'Umar, poio tempo dopo
'^1 ili deu' '^ partenza di 'Ami- 1). al-'As, raccogliere forze novelle in nnmeio inag-
tradizioni sulla triore di quelle agli ordini di 'Ami-, e dar loro per comandanti al-Zubayr
conquista ara a ^^ 'Awwàm, un membro dell'aristocrazia makkana, 'Ubàdali b. al-Sàmit,
dell cgitto.J ~
un prode guerriero degli Ansar di Madinah ed altri Compagni minori, di
quella categoria, più de\'^ota alla memoria di Maometto e più gelosa dei
neo-musulmani di Makkali, quali 'Amr e Khàlid b. al-Walid, divenuti isla-
miti per pure ragioni di opportunità. Ma guidato anch'egli da quell'anti-
chissinia norma di governo del divide et impera, Umar non concesse ad
alcuno il comando su tutti i rinforzi: ogni compagno ebbe ima schieia a
sé. Anche lasciando la direzione generale ad 'Amr, le rivalità personali
dei luogotenenti erano sufficienti a creare un equilibrio interno instabile
che bastava a rendere decisiva ed esecutiva la volontà del Califfo. Con
tali arti di governo egli sperava di ristabilire un nesso di dipendenza tra
Madinah e quel fi-ammento staccato di genti islamiche che si era gettato
nella temeraria avventura della spedizione egiziana.
Le fonti non dicono qual fosse la composizione delle lìovelle schiere di
rinforzo, e tale silenzio è sintomatico, perchè ne prova la oscura origine:
d' altra parte noi sappiamo con precisione che le prime schiere di 'Amr
appartenevano ad alcune delle tribù più aristocratiche del Yaman. Delle
gesta dei rinforzi nella guerra che seguì sino alla completa conquista non
si fa mai parola : tranne un incidente di carattere un po' leggendario, sul
conto di al-Zubayr, che riferiremo a suo tempo, e alcune prodezze di
'Ubàdah tanto come guerriero quanto come ambasciatore con i Copti, la
tradizione non si dà verun pensiero di conservare memoria delle gesta
speciali dei rinforzi. È chiaro che l'opera loro fosse altrettanto di aiuto
contro i nemici, quanto di sorveglianza e di tutela su 'Amr e i suoi. Per
rendere la tutela più effettiva valsero molto le qualità dei Compagni, ossia
l'alterigia aristocratica del ricchissimo al-Zubayr, l'ardore battagliero del
madinese 'Ubàdah b. al-Sàmit, conosciuto e temuto per la statui-a e forza
fisica, e per il colore scuro della sua pelle, nonché infine lo stato di con-
tinua, viva e pungente gelosia che scindeva in tante fazioni, tra loro ostili,
il gruppo dei vecchi e maggiori Compagni.
Questi uomini si vigilavano e tenevano a bada l'un l'altro : erano
perciò adattatissimi a controbilanciare l'eccessiva indipendenza di 'Amr,
senza però, prendere essi quel predominio che avrebbe potuto creare altre
complicazioni per il Califfo.
Le schiere di rinfòrzo sembra venissero tutte insieme, circa il mese di
giugno del 640 É. V. (= Gumàda II. 19. H.j fcff. 19. a. H., § 66, nota 1)
.S28.
20. a. H. §§ 202, 203.
attraverso il deserto del Sinai, volgendo i passi direttamente al cuore del- 20. a. H.
r Egitto, a Babilonia, dove appunto 'Amr aveva inférto il primo colpo al log^, critico delie
nemico e dove i Greci si preparavano a rispondere con tutte le forze di cui tradizioni sulla
conquista araba
disponevano. deir Egitto.]
§ 203. — Durante i sei mesi spesi da Amr a scorrazzare i lembi de-
sertici dell' Egitto con le schiere sparpagliate a bande, e mentre nuove
schiere di Arabi si apprestavano ad accorrere compatte in aiuto dei primi
invasori, che cosa facevano i Greci? Nei primi mesi adottarono un piano
di guerra puramente difensivo: già fin dal termine della conquista araba
della Palestina, l'imperatore Eraclio aveva mandato in Egitto quel Gio-
vanni Duca di Barqah, che era soggiaciuto, come si disse, ad uno dei primi
scontri con gli Arabi: egli avrebbe dovuto assumere il comando genei-ale
delle forze militari; ma non è chiaro in quali rapporti costui si trovasse con
il patriarca Ciro, che aveva, la carica di suprema autorità civile e reli-
giosa in Egitto. Il timore di una invasione araba aveva indotto i Greci a
restaurare le fortificazioni in vari punti del confine oi'ientale, e special-
mente quelle di Babilonia, che i Greci ben sapevano essere di grandissima
importanza strategica per la difesa dell" Egitto.
Nelle fonti greche (cfr. 19. a. H., § 67) ed arabe (cfi-. 13. a. H., §§ 232,
233) abbiamo una singolare notizia, che, essendo confermata — sebbene
con varianti — da due parti in apparenza indipendenti l' una dall' altra,
non può essere ritenuta come falsa ed assurda (così la giudica il B u 1 1 e r,
pag. 207-208 j, ma ha forse un qualche elemento di verità, seppure travi-
sato fino al punto di essere irriconoscibile. Trattasi di un accordo (eli', po-
c'anzi § 201) che si dice fosse intervenuto frqi il governo islamico e l'am-
ministrazione egiziana, forse all' insaputa del governo centrale bizantino in
Costantinopoli, accordo mercè il quale il governo provinciale, con il paga-
mento annuo di una forte somma si era garantito da un'invasione araba.
Non so dire fino a qual punto possiamo fidarci di tale notizia, ma è pro-
babile che in realtà si trattasse di un patto di natura molto più modesta,
forse una misura poliziesca di tutela dei confini, un pagamento di qualche
annualità ai nomadi della penisola sinaitica e della Palestina meridionale
nello scopo di non essere molestati da scorrerie predatorie dei nomadi.
È possibile che Ciro, sprovvisto di forze militari necessarie ad affrontare
una vera e propria invasione nemica, avesse stipulato un accordo con i
nomadi di confine per garantil-si da sorprese, e, siccome questi nomadi
furono poi assorbiti nell' Isiàm, possiamo supporre che si confondessero
nella memoria dei posteri con le schiere vere del Califfo, le quali com-
pieron la conquista.
329. 42
§§ '208, '2()4. '^^' 3- n.
20. a. H. In o»ni caso da questa notizia noi vogliamo trarre una sola conclu-
logo critico den'e sioui' sicura, vaio a dire una testimonianza indiretta che i Bizantini si
tradizioni sulla trovavano in condizioni militari deplorevoli, condizioni ben comprensibili
deU-'Egìtio r^ ^ quando si ricordi quanto al)l>iam detto altrove (cti-. 12. a. IT., §§ 237 e
sogg-.) sullo stato generale dell'impero bizantino, e sullo stato particolare
dell'Egitto (cfr. 18. a. H., §§ 143 e segg.). Si aggiungano poi tutte le cun-
seguenzc della disastrosa campagna in Palestina e lo sfacelo totale delle
forze militiui dcir impero, ridotto in uno stato, direi quasi, di coma dai
teri ibili salassi di Agnàdayn e del Yarmiik. È comprensibile allora come
l'amministrazione dell' Egitto si appigliasse alle ultime risorse dei deboli,
e cercasse comperarsi quella sicurezza che oramai non aveva più il modo
d' imporre con la fòrza. Forse anche Ciro, o chi per lui, concludenrlo il
patto, s' illuse di aver trattato con membri influenti della comunità isla-
mica, mentre erano tribù che ancora non facevano parte dello stato di
Madìnah, ma simpatizzavano con esso. Più tardi si confusero questi accordi
con il trattato finale di resa dell'Egitto, e si coinvolse tutto in un biasimo,
in una condanna generale di Ciro, dell' uomo, cioè, che ebbe la sventura
di unire il suo nome alla perdita dell'Egitto.
Intanto però i difensori dell' Egitto, e questo è fatto degno di nota,
nulla osarono durante la lunga campagna quinquennale in Palestina, dal
12. al 18. H., per venire in aiuto di Eraclio e delle schiere bizantine le
quali si l)attevano per l' impero e la fede. Ciò è prova dei sentimenti della
popolazione, che odiava il governo di Eraclio, e della impotenza militare
dell'amministrazione imperiale in Egitto e forse anche di questo accordo
-provvisorio con le tribù ara,be di confine.
§ 204. — Le fonti arabe menzionano al-Muqa\vqis come colui che
personalmente diresse i preparativi della difesa di Babilonia, quasiché si
trovasse in questa anteriormente alla comparsa degli Arabi. E palese che,
nella prima fase della campagna, con al-Muqawqis s'intende una persona
diversa da Cii'O il patriarca (cfr. 18. a. H., § 166): ciò è confermato anche
da quanto ci dicono i cronisti arabi (cfr. 6. a. H., § 49; 19. a. H., §§ 56,
64; e poc'anzi § 82) sul nome proprio del cosi detto governatore di Ba-
bilonia, che ricorda pure alcuni nomi di comandanti d'ordine inferiore nelle
schiere dei Bizantini, menzionati da Giovanni di Niqyùs (cfr. poc'anzi
§§ 153, 169 nota 2).
Quando gli Arabi entrarono in Egitto, pare che lo sgomento dei Bi-
zantini e dei Copti fosse grande: questi viltimi, checché si voglia sostenere
in contrario, iniziarono subito segrete e personali trattative di accomoda-
mento, indipendentemente dai Bizantini e tramando anche contro di essi:
33(1.
20. a. H.
§§ 204, 205.
alcuni passi tanto dei cronisti arabi (cfr. 19. a. H., §§ 53, 59, 64 e nota 3: 20. a. H.
e poc'anzi §§ 62, 63, 64, 65, 80, 90, 99, 105, ecc.) quanto di Giovanni di log^ crìtico delie
Niq3nis (cft\ 19. a. H., § 79; e poc'anzi §§ 148, 158) chiaramente lo fanno tradizioni sulla
intendere. I Bizantini tentarono difendere con quelle forze che avevano, deii''Eg!tto.?'^^
i punti più importanti della valle niliaca. ma nulla d'efficace poteron fare.
Non solo gli Arabi varcarono il Nilo, minacciarono il Fayyiim, ed arriva-
rono sino quasi ad Asyùt, ma massacrarono gli abitanti di alcuni paesi
minori e sopraffecero una schiera di Bizantini, uccidendo anche il coman-
dante in capo, forse lo stesso Giovanni Duca di Barqah, che era stato
mandato appositamente da Eraclio per allestire la difesa.
Colui tra i Greci che ora assunse il comando — non è certo chi fosse:
forse un certo Teodoro, se bene intendiamo le oscure allusioni della nostra
fonte copta (cfr. 19. a. H., § 72) — comprese l'inutilità di rincorrere le
bande sparpagliate degli Arabi: forse avvertito dall'approssimarsi di altri
rinforzi d'Arabia, in vista altresì dell' imminente inondazione del Nilo,
ordinò di concentrare tutte le schiere che aveva potuto riunire, in Ba-
bilonia, nelle vicinanze della quale necessariamente si sarebbero dovuti
riunire gli Arabi nei mesi estivi, se volevano continuar la campagna du-
rante l'inondazione.
§ 205. — 'Amr dunque, in attesa delle schiere di rinforzo che gli ve-
nivano d'Arabia, e per non lasciarsi sorprendere dall'inondazione annuale
con le schiere sparpagliate su ambedue le rive del Nilo, anch'egli si decise
a riunire le sue genti sulla riva orientale e abbandonando la borgata di
Umm Dunayn, sulle rive del Nilo, andò a prendere posizione tra Babilonia
e l'Arabia nel manifesto proposito di assicurarsi il congiungimento con le
schiere mandate da 'Umar, prima di venire al cimento con le radunate
forze dei Greci.
Questi per debolezza intrinseca e per incapacità vera dei comandanti
militari, avevano commesso gravi eiTori e trascurato con fatali effetti la
difesa del paese. Sotto la sferza dolorosa delle razzie arabe si erano scossi
e tentavano ora di rimediare ai falli comm'ssi, pigliando l'iniziativa della
offesa. Sebbeiie i nemici fossero in Egitto da più di sei mesi, la guarni-
gione non era riuscita ancora a riunire i mezzi per battersi, e ancora non
aveva osato arrischiare una vera battaglia: tutti i fatti d'arme riducevansi
sinora ad alcune schiere che si erano lasciate sopraffare in piccoli gruppi
senza alcun vantaggio per la causa dei Greci. Ora sembravano mutate le
intenzioni dei Greci e mutato il loro piano di difesa; onde 'Amr, lieto, accolse
la sfida che gli faceva balenare la speranza di distruggere in una sola gior-
nata le maggiori forze nemiche ed appianare il compito della conquista.
331.
20. a. H. L;j luaicia dogli Arabi dal coiiliuc .sino a L'inni Duiiayn aveva li-
lEGITTO. - Riepi- , . , . , . , ^^ ,j_ -, ,■ .
logo crìtico delle rlucsto uu certo tenxpo perchè avevano avuto a sottomettere le tortezze di
tradizioni sulla loiiliiie. al-Farainà, al-Qa\vàsir e Bilbays (efr. 19. a. H., §§53 e segg.); ma in
conquista araba , i • j. j. j." ■ • •
dell'Egitto! lu'ssim luogo la resistenza era stata sena e poi per vari mesi avevano
scorrazzato.il paese senza perdite e quasi senza rischi. I Greti non orano
proparati a resistere e gli Arabi erano forse molto più numerosi delle pic-
cole guarnigioni bizantino sul limitare orientale del Delta. Nondimeno le
operazioni militari o le trattative di resa delle predette guarnigioni di con-
fine richiesero parecchie settimane dei primi mesi dell'anno 19. IL, e negli
altri tre o quattro successivi gli Arabi eransi spinti, come già si disse, in
])arti anche remote della valle niliaca: verso la fine di maggio 640 (= (jru-
màda I. 19. 11.) Amr aveva iniziato il movimento di concentrazione; e nei
piinii giorni del giugno successivo, quando pare giungessero i rinforzi di
Arabia (efr. 19. a. H., § 66), mandati per maggiore sicurezza in un corpo
riunito, si compiè la fusione di tutte le schiere arabe nei pressi di Helio-
polis, a breve distanza da Babilonia [Baedeker, 107]. Dopo circa un
mese di sosta si venne alla pugna, ben nota come la battaglia di Ilelio-
polis, . combattuta e vinta probabilmente circa la metà del mese di lu-
glio 640 (=Eagab 19. H.).
Quali ne furono lo fasi principali e la ragione strategica? Heliopolis
non ha alcun valore come posizione militare, ma può essersi offerta agli Arabi
quale comodo luogo di concentramento, perchè in quel punto avevano alle
spalle la via aperta del deserto ed un'abbondante provvista d'acqua. Allo
stesso tempo era vicina a Babilonia, sicché gli Arabi potevan facilmente
sapere che cosa accadeva nella principale fortezza dei Bizantini e interve-
nire prontamente in ogni circostanza favorevole.
Se facciamo astrazione da alcuni incidenti minori, che sono oscuri e
difficili a spiegare, ma non hanno grande intrinseca importanza, l'anda-
mento generale della battaglia è abbastanza chiaro. È palese cioè che i
Greci, dopo un periodo di esitazione e di sosta, si decisero ad aggredire
gii Arabi, i quali avevano assai accortamente adottato il piano di guerra
di paziente attesa, di continua minaccia e di piccole offese, per attirare i
Bizantini alla battaglia soltanto in quelle condizioni che fossero favorevoli
agl'invasori. Agli Arabi era facile e logico attendere con il grosso delle
forze in posizione vantaggiosa, e screditare e demoralizzare la difesa con
razzie continue ed improvvise, dove meno erano attese. Per il governo del-
l' Egitto un'acquiescenza a tale piano strategico non era né materialmente
né moralmente possibile : equivaleva ad una dichiarazione d' impotenza po-
litica e militare ed avrebbe prodotto lo sfacelo generale dell' amministra-
332.
20. a. H. §§ 205, -2(16.
zione, tenuta in sospeso da una terribile e continua minaccia. Un lungo 20. a. h.
indugio poteva anche permettere agl'invasori di raccogliere nuove forze" e logo critico delie
di muovere alfine all'assalto con schiere tanto numerose da sopraffare sicu- tradizioni sulla
ramente i difensori dell'Egitto. dell'Egitto.]
§ 206. — Sospinti da queste ragioni imperiose i Greci alfine, lasciando
le comode e sicure fortificazioni di Babilonia e della città, Misr, che la
cingeva, mossero verso il nord contro le posizioni arabe in Heliopolis,
cadendo così in pieno, quasi fatalmente, nella insidia abilmente tesa da
'Amr con calcoli ben studiati e preparati. Nell'avanzare su Heliopolis per
distruggere il nido di nemici, i Bizantini si distaccarono molto dalla loro
base in Misr, e permisero ad 'Amr, con la comoda solitudine del deserto,
che stendevasi a man dritta delle posizioni greche, di aggirare queste non
visto da alcuno e piombare sulle spalle dei Bizantini, dovunque ciò fosse
più conveniente per colpirli con effetti fatali e sicuri.
La battaglia si svolse come Amr aveva desiderato e previsto: i Grreci
si lasciarono attrarre sino ad Heliopolis e furono indotti a tentarne l'as-
salto. Mentre il grosso delle schiere di 'Amr impegnava gii assalitori nella
pianura che stendesi tra il Cairo- odierno ed Heliopolis, un corpo di milizie
arabe, comandate da Khàrigah b. Hudzàfah, e composte per lo più di ca-
valieri, piombò sul fianco dritto dei Bizantini, minacciando di tagliar loro
le comunicazioni con Babilonia. Le varie versioni della battaglia, sfron-
date dalle solite esagerazioni inevitabili in ogni fonte orientale, lasciano •
la convinzione che la mischia non fosse realmente aspra e che bastasse
l'assalto improvviso ed inatteso dei cavalieri di Hudzàfah per deciderne le
sorti. Scompigliate le schière greche, pare che su queste piombasse un
terzo cor^JO neinico nascosto forse in qualche avvallamento del deserto nei
pressi dell' odierna cittadella del Cairo : allora la confusione dei Greci si
tramutò in disastro completo e terribile: si può dire che in una giornata
sola perdessero tutte le migliori forze militari, alle quali era affidata la
difesa dell'Egitto. Il disastro dimostrò ancora una volta la intrinseca de-
bolezza dei Bizantini e la grande incompetenza dei loro generali.
Fu tale lo sgomento degli abitanti, che tutte le borgate tra Heliopolis
e la fortezza di Babilonia si arresero senza fare più alcuna resistenza; e seb-
bene tanto Umm Dunayn, quanto Misr, avessero fortificazioni, nessuno osò
più tentarne la difesa e le guarnigioni dell'una e dell'altra si diedero alla
fuga. I superstiti della battaglia si precipitarono a cercare salvezza dietro
le grosse mura e dentro i massicci torrioni di Babilonia, eretti sulle rive
stesse del Nilo con tanta arte e dispendio da non avere a temei*e gli as- _
salti 'di nemici anche assai più temibili degli Arabi.
333.
§§ ^(k;, -ioi. 20. a. H.
20. a. H. XjO perdite da ambedue le parti non sono ricordate dalle fonti e noi
logo critico delle 11^' possiamo ((mcludere die la mischia non costasse gravi perdite agli
tradizioni sulla Arabi. Tutti i comandanti greci si salvarono con la fuga, e le fonti arabe
de ii''e elite r* ^ ^^'■'^^ liauno memoria luMimumo di un solo Compagno morto nella battaglia.
Non abbiamo bisogno di altra prova per arguire che la vittoria fosse facile
e per gli Arabi sicuramente incruenta.
§ 207. — Nonostante tali circostanze gli effetti morali e materiali della
vittoria furono grandissimi e ridussero i Greci all'impotenza: sebbene Ba-
bilonia fosse ancora in mano ai Bizantini, oramai l'esito finale della cam-
pagna, sinora incerto, poteva dirsi assicurato in favore degli Arabi. Essi
erano padroni della intera riva dritta, o orientale del Nilo, tranne quel
punto difeso dai muraglioui di Babilonia: alla quale avevano posto ora
immediatamente assedio. La notizia del disastro aveva gettato lo agonrento
in tutta la valle del Nilo: le poche guarnigioni, che erano rimaste nel-
r Egitto superiore, abbandonarono precipitosamente le loro posizioni, per
andarsi a riunire nel punto più minacciato del Delta. Tutto l'Egitto al
sud di Babilonia fii abbandonato, e gli Arabi, ripassando ancora una volta
il tìume, prima che incominciasse l'inondazione annuale, imposero il loro
dominio sul Fayyùm e su tutta la regione tra questo e la Babilonia. I Bi-
zantini si concentrarono in parte in Babilonia e in parte in Niqyùs, vicino
al punto dove il Nilo si apre a ventaglio nel Delta egizio. Non essendo
ancora molto numerosi, gli Arabi non si diedero verun pensiero del nucleo
di Niq3'ias e concentrarono i loro sforzi sulla fortezza di Babilonia, che ora
costituiva l'ultimo e maggiore ostacolo per la conquista definitiva. Alla
vittoria quindi di Heliopolis seguì un primo movimento di violenta espan-
sione militare degli Arabi, cui successe a breve intervallo di tempo un
nuovo moto di concentrazione intorno alla fortezza. La battaglia di Helio-
polis fu combattuta e vinta non più tardi della metà di luglio del 640 (fine
Ragab 19. H.), e verso la fine dello stesso mese, sui primi di Sa'bàn, gli
Arabi si avvicinarono alle mura di Babilonia, non già per iniziare un re-
golare assedio, ma come atto di minaccia verso i difensori. Il vero assedio
non era possibile ancora perchè era anche il momento della inondazione
annuale del Nilo, quando la maggior jDarte del paese rimane sommersa
dalle acque. In questo periodo la fortezza aveva poco da temere, perchè
bagnata da due parti dalle acque del fiume ed allo stesso tempo agli Arabi
importava sicui-amente di essere riuniti in un punto che avesse le comu-
nicazioni aperte, libere e continue con l'Arabia. Questo punto era preci-
samente quello adiacente a Babilonia, che a oriente toccava al deserto,
e che anche per questa ragione, oltre che per quelle strategiche, si offriva
834.
20. a. H. §§ 207, 206.
come luogo propizio a molestare il nemico ed attendere la stagione au- 20. a. h.
, [EGITTO. - Riapi-
tUUnale. I^g^ crìtico delie
§ 208. — Per ben comprendere gli eventi che dobbiamo narrare, occorre tradizioni sulla
descrivere brevemente il luogo dove sorge la celebre fortezza egiziana, Fui- dell'Egitto]
timo valido baluardo contro la marea montante degli Arabi conquistatori.
Fino a pochi anni or sono della fortezza rimanevano ancora resti cospicui,
perchè entro le mura antiche si erano annidati, sin dai primi tempi della
occupazione araba, i Copti della regione; e mentre i vincitori estendevano
la loro metropoli nella pianura al nord, gli abitanti rimasti attaccati alla
fede degli avi ed alle tradizioni del luogo, trasformarono la fortezza in
quartiere murato dei Cristiani egizi.
Questi, pur non avendo alcuna tendenza militare, trovavano comodo e
rassicurante, in mezzo ad una popolazione sì spesso fanatica ed aggressiva,
avere tutto intorno alle proprie dimore le alte e salde mvira della fortezza.
Chiudendo una bassa porticina, potevano impedire a chicchessia di entrare:
pur non usando armi, né manifestando spirito ribelle, potevano contare
sulla protezione delle mura per premunirsi da improvvisi e violenti tumulti
popolari. Cosi, mentre nelle sue lunghe e tempestose vicende la capitale del-
l'Egitto musulmano migrò lentamente verso il nord, staccandosi dalle mura
di Babilonia e andando ad occupare la pianura a occidente dell'odierna cit-
tadella del Cairo, i Copti rimasero sempre tenacemente annidati nella loro
fortezza, senza mai dar sospetto ai padroni, perchè mai nulla osarono ten-
tare per scuoterne il giogo, ben dissimili da quel che facevano i loro fra-
telli in tante altre parti dell'Egitto. Fino al giorno dell'occupazione inglese
il senso di pericolo continuo dei Musulmani indusse i Copti a conservax'e
gelosamente le mura di Babilonia ; ma in questi ultimi anni, per il sen-
timento generale di sicurezza ispiz'ata dai nuovi padroni, la popolazione
non si è più curata delle antiche mura, le quali da tutte le parti sono state
demolite dai proprietari e speculatori, per aprire strade e costruire case.
Fortunatamente il governo è intervenuto a tempo a salvare una parte
delle rovine, di cui uniamo nel testo le fotografie, sicché riesce ancora pos-
sibile di ricostruire le linee generali dell'antico odifizio e rappresentarci le
principali vicende del così detto assedio di Babilonia.
Non fu infatti un vero e proprio assedio, ma, come nel caso di Damasco
e di Cesarea di Palestina, una specie di continua sorveglianza aggressiva,
sopra una parte delle mura. Ai tempi dell'invasione araba il Nilo aveva
un corso diverso dal presente e lambiva tutto il lato occidentale della for-
tezza, facendo anche una curva a mezzodì di Babilonia, per modo che,
quando veniva la stagione dell'inondazione annuale, anche il lato della
3o.i.
§§ 2ti8, 209. 20. a. H.
0. a. H. fortezza prospicieiito verso il sud era lambito dalle acque: al nord e ad est
lEGITTO. - Riepi
logo critico delle
della fortezza stendevasi allora molto probabilmente, come se ne fa cenno
tradizioni sulla jn un passo di Giovanni di Niqyùs, la piccola Misr, città che pare venisse
den-'EgiUo r*''^ "ccupata dagli Arabi immediatamente dopo la vittoria di Heliopolis./Amr
b. al-'As lissò il suo quartier generale fuori di Misr, al nord, dove poi sorse
al-Fustàt, nelle immediate vicinanze dell'odierna moschea di 'Amr, ed in
Misr stessa intorno alU' mui-a. al nord e ad est, dispose le schiere che do-
vevano, stringere e minacciare i pochi difensori di Babilonia. In queste
condizioni l'energica azione offensiva fu soltanto possibile, qviando nell'au-
tunno calarono le acque. Le mura pare avessero dinanzi un profondo fos-
sato, pieno d'acqua durante l'inondazione, ma nel tempo di magra i-imaneva
a secco; allora soltanto orano possibili serie operazioni d'assalto.
In mezzo al corso del Nilo, quasi di ti-onte alla fortezza, soigeva al-
bera un'isola, ora scomparsa, perchè il fiume si è discostato dalle mura della
rocca, e il letto antico è diventato terra ferma; è probabile però che questa
isola fosse mi prolungamento verso mezzodì di quella odierna detta al-
Rawdah. Un ponte di barche univa l'isola alla fortezza e serviva proba-
bilmente di transito ai viaggiatori da una parte all'altra della valle niliaca,
unendo forse un altro ponte l'isola con la riva occidentale del Nilo. Dal
contesto della narrazione risulta chiaro che i Greci rimasero in possesso
dell'isola durante tutto l'assedio di Babilonia e che le comunicazioni tra
Babilonia ed il Delta restarono sempre libere, sicché i difensori erano pa-
droni di entrare ed uscire dalla parte del fiume. Risulta egualmente ma-
nifesto che gli Arabi non si trovavano in condizioni di contrastare ai Greci
la libera circolazione sul Nilo: è anzi evidente dalla narrazione delle fonti
musulmane, che gli abitanti sull'isola, dinanzi a Babilonia, si ritenevano
anche più sicuri dagli Arabi che non gli stessi difensori della fortezza.
L'isola era munita di fortificazioni, forse meno importanti di quelle di Ba-
bilonia; ma inespugnabili per gii Arabi, lambite com'erano tutte intorno
dalle acque correnti del Nilo. Nondimeno, caduta Babilonia, i difensori
dell'isola non tentarono nemmeno di continuare la resistenza ed abban-
donarono tutto ai vincitori.
§ 209. — In queste condizioni è chiaro come l'azione militare diretta
dagli Arabi, poco destri nell'arte d'espugnare piazze forti, non potesse es-
sere molto efficace: quello che rimane oggi delle mura di Babilonia, e
per spessore e per altezza, persuade facilmente che i nomadi del deserto
arabico ben poco potessero fare contro quelle masse imponenti di pietra. La
tattica araba consistè in tenace attesa, in continua insistente minaccia ed
in perpetue molestie lungo tutto il confine orientale delle terre egiziane.
.336.
20. a.. H. § 209.
20. a. H.
EGITTO. - Riepi-
Nella fortezza però era una guarnigione greca non molto numerosa,
sotto il comando di una persona, alla quale le fonti arabe danno vari nomi "logó cTitico deUe
ed alcune quello di al-Muqa\vqis : che probabilmente non è la stessa persona tradizioni sulla
di quell'al-Muqawqis che si ripresenta più tardi nelle cronache arabe all'as- dell'Egitto.]
sedio ed alla resa di Alessandria. Da Giovanni di Niqyùs appuriamo con
.sicurezza che in Babilonia non si trovava Ciro il patriarca, e quelle fonti
arabe che identificano l'al-Muqawqis in un Giorgio, intendono molto proba-
bilmente il comandante militare che diresse la difesa di Babilonia.
Le fonti arabe vogliono far comparire questo comandante militare
come il padi'one dell'Egitto, perchè trattò poi con gli Arabi per la resa
di Babilonia ; ma siccome da altre fonti risulta che il finale trattato di
resa dell' Egitto si stipulasse dopo l'assedio di Alessandria, le trattative
che si conclusero in questa ultima circostanza non ebbero verun riguardo
per quelle intervenute alla resa di Babilonia. Nel 19. H. le trattative
ebbero di mira la sola fortezza e non l'Egitto intero. È certo che mentre
si assediava Babilonia e vari mesi prima che si trattasse la resa, Ciro
dovette allontanarsi dall'Egitto, per recarsi a Costantinopoli a conferire
con Eraclio sulla difesa del paese. La resa di Babilonia fu opera forse
nemmeno del comandante generale delle milizie bizantine, Teodoro, ma
del solo governatore di Babilonia. Ciro non ebbe nulla direttamente che
fare con i patti conclusi in Babilonia.
Se non calcoliamo il tempo a partire dalla battaglia di Heliopolis smo
alla fine dell' inondazione, il vero assedio della fortezza ebbe principio verso
l'ottobre 640 dell'È. V. (= Sàwwàl 19. H.), e siccome sappiamo con perfetta
sicurezza da Giovanni di Niqyùs che la resa seguì nel lunedì dopo Pasqua
dell'anno successivo (9 aprile 641 dell'È. V. = 21 Eabi' II. 20. H.) (con-
frontisi § 150), ne risulta che l'assedio durò circa sette mesi come più fonti
arabe esplicitamente affermano (cfr. § 50).
Durante l'agosto e il settembre gli Arabi rimasero inoperosi, in con-
tegno di minaccia, tagliando le comunicazioni per terra con il resto del
paese: in ottobre, calate le acque, si avvicinarono di più alle mura e strin-
sero più davvicino i difensori. Ma gli Arabi non fecero affatto operazioni
regolari di approccio e di assalto alle mura della rocca con scale e con
macchine d'assedio per prenderla a viva forza. Abbiamo, è vero, notizia
di un assalto con l'aiuto di scale (cfi-. §§ 57-59, ecc.), ma merita pochissima
fede codesta tradizione. Babilonia fu presa pacificamente con un trattato
e non a mano armata: su questo punto Giovanni di Niqyùs è esplicito, e
la sua testimonianza è di tanto peso che dobbiamo respingere tutte le ver-
sioni contrarie dei cronisti arabi, tutti posteriori al vescovo giacobita. 'Amr
337. . 43
§§ 209, 210. ^"' ^' "'
20. a. H. pmS aver mostrata molta tenacia aggressiva, e non è esclusa la probabi-
logo critico deHe ''^i» — come SÌ potrebbe inferire da alcuni cenni delle tradizioni arabe —
tradizioni sulla ^■\^^;. g\[ assediati tentassero qualche sortita in momenti propizi e forse in
deM''Egltu> r^ ^ ""''^ circostanza vi può essere stato un vero tentativo di assalto, quello in
cui i due Compagni del Profeta, al-Zubayr e 'Ubàdali specialmente si distin-
sero, ma dobbiamo andar guardinghi nell'accogliere i particolari tradizioni-
stlci che servono a glorificazione dei due antichi seguaci di Maometto. Le
loro gesta, l'assalto felice delle mura di Babilonia con l'aiuto di scale, riferi-
sconsi di sicuro a qualche incidente secondario, che la manìa magnificatrice
dei posteri collegò erroneamente con l'atto di resa. Alcune contradizioni
(efr. §§ 58, 64, 81, ecc.) nei testi arabi confermano la giustezza di tale sospetto.
§ 210. — La verità vera dei fatti fu diversa da quella generalmente
accettata sulla falsariga dei copiosi particolari forniti dal cronista egiziano,
ibn 'Abd al-hakam: i lunghi mesi del così detto assedio furon consumati
per la massima parte in negoziati tra gl'invasori, i Copti del Delta e la pic-
cola guarnigione greca rimasta a difesa di Babilonia e dell' isola nel fiume,
dirimpetto alla fortezza. Se studiamo criticamente le tradizioni conservate
da ibn 'Abd al-hakam, sfrondandole di tanta nlateria interpolata, traluce
come, nella lunga attesa dinanzi alle mura, le trattative intavolate a
proposta dei difensori di Babilonia fossero il solo fatto importante che
rompesse la monotonia dell'assedio. Si noti anzi a questo proposito che nel
testo arabo si menziona esplicitamente, quale minaccia a danno degli Arabi,
l'imminente inondazione annuale del Nilo: ciò significa che le trattative
furono iniziate sin dal principio dell'assedio, quando appunto stavano cre-
scendo le acque del Nilo e gli Arabi vedevansi in procinto di rimanere
immobilizzati dalla piena che presto avrebbe coperto tutto il paese.
Le fonti arabe condensano tutto il corso delle trattative in un periodo
di tempo molto breve, ma è questa una caratteristica della tradizione
popolare, la quale, non avendo mai un concetto chiaro del tempo, tende
sempre a raccogliere nello spazio di pochi giorni o mesi eventi che tal-
volta abbracciano vari anni di tempo. Così abbiam visto Sayf b. 'limar
condensare nel primo anno d'invasione tutti i fatti che si prolungarono
invece per ben quattro anni in Siria e neir'Iràq: lo vedremo ripetere il
medesimo errore anche per la conquista dell'altipiano iranico.
Così fu nel caso di Babilonia, dove ibn 'Abd al-hakam riunisce in al-
cuni prolissi episodi di trattative e di banchétti la materia di molti mesi
di penosi negoziati, forse spesso interrotti da scaramuccie, sortite, e mi-
nacce di assalti generali, e i-ipresi poi durante le sospensioni di ostilità,
tanto spontanee che concordate.
838
20. a. H. §§ 210, 211.
I difensori della fortezza sperarono tòrse di stancare il nemico e con- 20. a. H.
tinuai'ono a resistere, fiduciosi che un giorno sarebbero venute le schiere i^go critico delie
da Alessandria per ricacciare gli Arabi dalle mura e fuori del paese. Ma tradizioni sulla
T • • 1 1 . » n 1 conquista araba
non tardarono ad appurare m primo luogo che Amr era lermamente de- dell'Egitto.]
ciso alla conquista e che nulla valeva a stancarlo: in secondo luogo do-
vettero ben presto persuadersi che l'impero non aveva più i mezzi per
soccorrerli, che la popolazione copta simpatizzava tutta con gli Arabi,
e che perciò abbandonati a loro stessi dovevano cercare di concludere i
migliori patti possibili con il vincitore. La lunghezza dell'assedio provenne
dalla difficoltà di accordarsi sulle condizioni della resa. Questa fu sicura-
mente la mèta ultima dei difensori di Babilonia, ma forse in principio
grandi furono le pretese degli Arabi e grandi quelle dei Greci: solo il
tempo e il tedio della lunga attesa smorzarono le richieste estreme e ridus-
sero le pretese di ambedue le parti contrattanti a termini più ragionevoli.
§ 211. — Che parte ebbe Ciro in queste trattative? Dal testo di Gio-
vanni di Niqj-ùs, per quanto fi'ammentario e confuso, par evidente che
Ciro niuna parte diretta prendesse a questa fase della campagna. Egli entra
in scena e tratta la resa dell' Egitto con grande solennità con 'Arar b.
al-'As, quando questi era dinanzi alle mura di Alessandria otto mesi dopo
la caduta di Babilonia ; mentre in questa circostanza Giovanni di Niqj'ùs
esplicitamente dichiara e racconta che Ciro fosse fuori dell'Egitto e ritor-
nasse appunto per conchiudere il trattato circa due mesi prima della sti-
pulazione definitiva. Molto probabilmente Ciro non era in Egitto, quando
gli Arabi strinsero più davvicino l' assedio di Babilonia nell' autunno del
640 È. V., perchè egli deve esser partito da Alessandi-ia sul cadere del-
l'autunno, richiamato da Eraclio. Mi pare facile arguire che l'invasione
araba dell'Egitto, nel dicembre del 639, la disfatta di Heliopolis nel luglio
del 640, l'inizio dell'assedio di Babilonia e la minaccia di perdere anche
l'Egitto turbassero profondamente l'animo esulcerato dell'infelice imperatore,
già gravemente malato e moralmente disfatto dopo i disastri militari in Siria,
e lo sospingessero a richiamare Ciro per consultarsi con lui. Quando il pa-
triarca giunse in Costantinopoli ed ebbe rivelato ad Eraclio il vero stato
delle cose in Egitto, l'imperatore irritato, esasperato, dal male e dalle scia-
gure, volle gettare tutta la colpa su Ciro, lo diffamò pubblicamente e lo fece
carcerare sottoponendolo ad ignominiosi trattamenti e forse persino a tor-
ture. Eraclio non era più padrone di sé e la sua inumana condotta verso
il luogotenente merita — dati i tempi — tutte le possibili attenuanti nel
nostro giudizio. Ma intanto le pene inflitte da Eraclio a Ciro non giova-
vano alla difesa dell'Egitto e dal silenzio delle fonti, nonché dagli avve-
rsa.
conquista araba
dell'Egitto
6 211. iuU> R* II»
20. a. H. nimonti .successivi v'è motivo di credere che non si provvedesse con altri
»„ ^,:.,L h!m'I rinforzi alla difesa di Babilonia. La si ritenne forse perduta ed Eraclio era
tradizioni sulla troppo sofferente per occuparsi della sorte delle lontane provincie. Un do-
Uìiosissimo male alla vescica e una mostruosa enfiagione idropica del corpo
rapidamente travolsero il grande capitano alla sua triste e. dolorosa fine.
Per tante sventure accumulate alla corte di Costantinopoli tutto era
confiisione: la terrilnle malattia di Eraclio, che tutti prevedevano mortale,
la profonda demoralizzazione dovuta agli spaventosi disastri della Siria, le
sorde macchinazioni che già si tramavano per la successione, il caos am-
ministrativo, il fallimento finanziario, lo sgomento universale, sono ragioni
sutficienti per ispiegare come durante l'inverno G40-641 (= inverno 19. -20. H.)
nulla si concludesse per soccorrere l'Egitto e si lasciasse ai comandanti mi-
litari nella provincia di agire come meglio potevano e credevano.
Le faccende dello Stato precipitarono in tal modo di male in peggio,
finché giunse redentrice la morte a togliere l'imperatore ai suoi indicibili
tormenti fisici e morali. Egli si spense V 1 1 di febbraio 641 È. V., mentre
gli Arabi batte vansi ancora sotto le mura di Babilonia; ma le trattative
di pace e di resa erano già avviate da ambedue le parti ad una finale
conclusione.
La morte di Eraclio nulla mutò d'essenziale nella sorte dell'Egitto,
perchè il figlio e successore, Costantino, malato anch'esso, regnò soli tre
mesi, nei quali nulla fece né per Ciro né per l'Egitto.
Per effetto di tanta impotenza e colpevole trascuranza la difesa della
valle del Nilo fu. gravemente compromessa, anzi addirittura resa impossibile,
perchè i pochi difensori di Babilonia nel sentirsi abbandonati a loro stessi,
fui'ono trattenuti dall' an-endersi soltanto dal timore che gii Arabi non
rispettassero i patti: ai Grreci ed ai Copti niun mezzo più rimaneva per pu-
nire gii Arabi di una possibile violazione. Cos'i passati i lunghi mesi del-
l'inverno, lo sgomento entrò nel cuore dei difensori e venne meno ogni
speranza di salvezza. Gli Arabi, ricevendo fors'anche nuovi rinforzi, strin-
sero più dappresso la cittadella, la quale con il calar delle acque, in au-
tunno avanzato, poteva essere circuita meglio dalla parte meridionale, pur
rimanendo sempre libera dal lato occidentale, prospiciente sul fiume, che
bagnava i piedi delle mura. Con le trattative intavolate a varie riprese
durante l' inverno i difensori avevano cercato di guadagnar tempo, ma
ogni giorno che passava diminuiva le speranze, perchè mai nessun soc-
corso veniva d'Alessandria e le notizie sempre peggiori che giungevano
da Costantinopoli preparavano gli animi all'annunzio di altri e più temi-
bili disastri.
340.
20. a. H.
§ ai'.
§ 212. — Quando le speranze cominciarono a declinare e i difensori 20. a. h.
si persuasero della difficoltà di continuare nella inutile resistenza, dinanzi i^gj, critico delie
all'imminenza del disastro e nel timore di una qualche sorpresa, o di un tradizioni sulla
T -1 li 1 T,T 111^ conquista araba
tradimento, u comandante generale ordinò di trasportare dalla fortezza e dell' Eeitto.l
di allocare nella vicina isola una buona parte della popolazione che prima
era ricoverata nella rocca, e dopo questa misura di precauzione riprese con
miglior animo le trattative con gli Arabi.
Alla fine gli eventi precipitarono: i Copti in molte parti del paese
intorno a Babilonia incominciarono ad intendersi direttamente con gl'in-
vasori, e su verbali accordi d' immunità incominciarono a fornirli di viveri
e di aiuti di tutte le specie, rendendo così la posizione araba molto più
comoda e sicura, perchè non più minacciata di scarsità di vettovaglie. Il
tracollo che seguì la morte di Eraclio nel febbraio del 641, la malattia di
Costantino il successore, gì' intrighi della vedova Martina, ed il conflitto
dei vari partiti in Costantinopoli -e infine la diserzione totale dei Copti,
passati dalla parte araba, diedero il colpo di grazia alla difesa di Babi-
lonia. La guarnigione si perdette d'animo ed appena passata la festa pa-
squale, il lunedì 9 aprile 641 [=21 Rabi' II. 20. a. H.j, dopo essersi
barbaramente vendicata su alcuni poveri carcerati copti, aprì le porte agli
Arabi consegnando a questi tutte le munizioni di guerra: i Bizantini s'im-
barcarono su una flotta di barche fluviali, e abbandonando la chiave strate-
gica dell'Egitto in mano dei Musulmani, si ritirarono a Niqj-ùs nel Delta.
È possibile che negli ultimi tempi, consapevoli della morte di Eraclio
e dell'effetto morale della notizia sui difensori, gli Arabi abbiano incusso
terrore più vivo nei Greci, minacciando quasi di prender d'assalto la for-
tezza e di massacrare tutti gii abitanti. Con questi assalti, di cui è rimasta
memoria nella tradizione musulmana già ricordata, gli Arabi indussero i
Bizantini a sollecitare la conclusione delle interminabili trattative e ad
ottenere quei patti che meglio agii invasori convenivano.
L'accordo fu stretto per la sola resa di Babilonia e nulla più: fu pat-
tuito che i Bizantini dovessero uscire dalla fortezza e cederne il pos.sesso
agli Arabi al patto di avere la vita salva e di consegnare tutte le loro
armi e bagagli. Altro non fu stipulato, ed i comandanti greci niun pen-
siero si dettero della sorte dei Copti, e degli agricoltori del Delta. Può
essere quindi che qualche vescovo monofisita pattuisse con gli Arabi, pro-
mettendo la docile sottomissione dei Copti, se gì' invasori non li molesta-
vano e non li trattavano come nemici in attesa della conclusione finale
della campagna contro i Bizantini, accordo provvisorio indispensabile per
la tutela dei contadini copti finché Greci ed Arabi si contendevano il pos-
S41.
§§ 212, 213. ^"* ^' "•
20. a. H. .sesso dell'Egitto. La condotta degli Arabi verso i Copti durante l'assedio
' 'ogo critico deMe ^^ Babilonia e nella campagna successiva fino alla resa di Alessandria, e
tradizioni sulla \^, vaghe e contradittorie notizie in alcune fonti arabe rendono molto plau-
deH''Egittor sibile tale supposizione, avvalorata da una intelligente interpretazione delle
lunghe storie di trattative narrate da ibn 'Abd al-hakam (cfr. §§ 02 e segg.).
'Amr, edotto anche da quanto di simile era accaduto in Siria, ebbe
in questo periodo l'accortezza di fare sempre netta distinzione tra gli abi-
tanti del paese, tutti monofisiti, recisamente e profondamente ostili al go-
vèrno bizantino, e la guarnigione ed amministrazione greca, composta in
maggior parte di funzionari greci ed ortodossi. Con questa abile politica
egli mirava ad appianarsi la campagna che doveva seguire la caduta di
Babilonia e a rendersi facile la marcia su Alessandria. L'amicizia dei Copti
significava abbondanza di viveri per le genti armate, guide esperto e fedeli
attraverso il paese, e la sicurtà completa nelle l'etrovie. Questo accordo di-
retto con i Copti all'insaputa dei Greci, è stato poi confuso dagli Arabi di
generazioni posteriori con il trattato finale di resa dell'Egitto concluso da
Ciro dopo l'assedio di Alessandria. Perciò la tradizione, descrivendo come
un copto colui che stipulò la resa finale dell' Egitto, coglie forse parzial-
mente nel vero, ma en-a nel dargli pure il nome di al-Muqawqis, perchè
con questo nome intendesi Ciio che era greco-ortodosso. Nella narrazione
della resa di Babilonia presso le fonti arabe noi crediamo perciò pos-
sibile che sotto il nome di al-Muqawqis, siano da intendersi due persone
distinte e diverse, le quali nulla hanno che fare con Ciro ossia il coman-
dante militare greco che consegnò la rocca di Babilonia, e un qualche
vescovo copto che ottenne un accordo provvisorio per la protezione dei
Copti sino alla fine della campagna contro i Greci. Siccome Ciro infine
riappare sicuramente nei cronisti musulmani come al-Muqawqis alla resa
di Alessandria, è evidente che sotto un solo nome si ascondono per lo meno
tre persone distinte.
§ 213. — La grandissima importanza militare, strategica e morale
della fortezza di Babilonia è dimostrata a chiare note da quanto avvenne
dopo la resa, perchè vediamo 'Amr b. al-'As, dopo esser rimasto immobile
per tanti mesi dinanzi alle mura di Babilonia, acquistare immediatamente
un'estrema mobilità e spingere innanzi la campagna egiziana con singo-
lare energia ed efficacia.
Assicuratesi le spalle con la sottomissione del circostante paese, 'Arm*
da Babilonia mosse dii-ettamente su Niqyùs, città di grande importanza,
fortificata, posta sulla riva destra del ramo occidentale (detto il ramo di
Rosetta) del Nilo. Ivi erano convenute le genti armate fuggite da Babi-
342.
20. a. H.
§ -213.
Ionia, ed ivi pure erano raccolte quelle poche schiere bizantine, che an- 20. a. h.
cera osavano o pretendevano difendere V Egitto. L'energia e la prontezza logo critico den'e
con la quale Arar mosse su Niqj'us, turbò l'animo del comandante bizan- tradizioni sulla
tino. Domentianus, e lo indusse a cercar salvezza nella fuga. Gli Arabi dell'Egitto.;
furono più pronti che mai ad assalirlo e sorprenderlo, e mentre tentava di
passare sull'altra riva del Nilo, piombarono sui militi e li massacrarono
tutti. Questo accadeva nella domenica del 13 maggio 641 È. V. [= 26 G-u-
màda I. 20. a. H.], e fu seguito da eccidi, rapine e violenze senza nome
a danno degli abitanti greci e copti d'ambo i sessi. L'accordo tra Arabi
e Copti non estendevasi ai centri abitati difesi dai Bizantini, ma soltanto
a quelle borgate e città che nulla facevano contro l'invasore.
Con tale felice successo, preceduto dallo spavento del suo nome, 'Amr
ebbe aperta e piana la via su Alessandria, contro la quale senza alcun
indugio egli ora si mosse, sbaragliando una piccola schiera bizantina in
Kawm Sarik, a mezza strada tra Babilonia ed Alessandria, mettendo poi in
fuga a Suntays un secondo distaccamento greco e sconfiggendo infine l'ul-
timo loro esercito a Karj^ùn a breve distanza da Alessaudi'ia.
Tutti i fatti d'arme si svolsero rapidamente uno appresso all' altro
grazie al concorso dei Copti che fornivano le vettovaglie, restaui'avano i
ponti e assistevano gli Arabi anche con guide e mezzi di trasporto. Tutti
i fatti d'arme fui'ono altrettanti colpi mortali che aumentarono lo sgomento
dei Greci ed il panico dei Copti, preparando gli animi di tutti i difensori di
Alessandria a miti consigli di moderazione e di resa, non appena dalle alte
mura della città videro, per la prima volta, le schiere bianco-vestite dei
guerrieri dell' Islam.
Anche per l'assedio di Alessandria il cronista copto mette a posto le
cose e sfionda la versione musulmana di molte fiabe. Non fu nemmeno in
questa circostanza un vero assedio. La posizione di Alessandria in riva al
mare, con canali larghi e profondi che servivan da fossato, era tale da
rendere vana ogni idea di un breve assedio o di un facile assalto. Gli Arabi
non lo tentarono nemmeno e l'assedio di tre mesi costò a loro sole ven-
tidue vite umane (cfr. § 121). D'altra parte gli abitanti non avevano più
nessuna fede nel governo di Ccstantinopoli, dove tutto era confusione,
preoccupati gli animi soltanto da questioni dinastiche e dalla successione
al trono imperiale.
Siccome Costantino sopravvisse appena tre mesi al padre Eraclio mo-
rendo nel maggio 641, Amr b. al-'As nel giungere innanzi ad Alessandria
nel mese di giugno venne ad aggi-avare il turbamento generale prodotto
dalla notizia della morte di Costantino e dell'accessione al trono del fan-
S48.
§§ 213, 214. 20. a. H.
20. a. H. eiullo Eracleoiias, sotto la tutela dell'ambiziosa Martina. La quale, come
'^iogyc?itico''den'e protettrice di Ciro il Patriarca, appena venuta al potere, dispose che egli
♦radizioni sulla ritonia.sse con una flotta in Egitto per rimediare po.ssibilmente a tutti, i
^°",?g'*^^P f "^^ ^ disastri e per trattare con gli Arabi. Martina, desiderosa di assicurarsi il
potere in Costantinopoli, non voleva complicazioni militari in Egitto.
§ 214. — Questo periodo della campagna egiziana è molto oscuro, e
non si comprende che cosa facesse 'Amr nell'estate, se cioè rimanesse ac-
campato dinanzi ad Alessandria durante i mesi estivi e l' inondazione
annuale, o ritornasse indietro. Il Butler (pag. 296 e segg.) interpretando
con una certa libertà il testo del capo CXV (cfi-. § 1B6) di Giovanni di
Niqyùs, sostiene che lasciasse una schiera a sorvegliare Alessandria, e con
il resto delle sue forze scorresse il Delta, facendo ritorno a Babilonia du-
rante i mesi dell' inondazione. Io .sarei più disposto a credere che ' Ami-
pigliasse posizione presso Alessandria, dove grazie all'accordo con i Copti
poteva avere le provviste necessarie e ripetere la tattica di paziente at-
tesa, che aveva ft-uttato in Palestina la resa di Cesarea, ed in Egitto
quella di Babilonia: egli poteva sperare di ottenere lo stesso risultato
anche con Alessandria.
Né s'ingannò molto: il 14 settembre del 641, circa tre mesi dopo la
venuta di 'Amr, Ciro sbarcava in Alessandria, dove trovava lo sgomento
negli animi e l'anarchia nell'amministrazione, scissa tra fì'azioni avverse
tra loro sino al punto di usare le armi. Comprese l'inutilità di continuare
una difesa con quasi niuna speranza d'esito felice, e conformandosi alle
istruzioni avute dall' imperatrice, cercò soltanto di concludere i migliori
patti possibili per Alessandria, prima che un assalto improvviso o un tra-
dimento ne aprissero le porte al nemico con licenza di trattare la grande
città come preda di guerra e perciò esposta al saccheggio ed alle peggiori
violenze. Le condizioni militari dell'impero bizantino erano tali, e tali anche
le condizioni politiche, da non lasciar adito, nella mente di Ciro, alla spe-
ranza di una sana e viva riscossa in tempo utile per salvare Alessaudi'ia.
Cno non solo per le istruzioni avute a Costantinopoli, ma fors'anche
per propria convinzione, appena giunto in Alessandria aprì negoziati con
'Amr, ed il patto finale fa concluso nel seguente 8 di novembre del 641
[= 28 Dzù-1-Qa'dah 20. a. H.], strano a dirsi, non in Alessandria, ma in
Babilonia. Non v'è dubbio che il governo bizantino e Ciro diedero prova
di debolezza e di soverchia sfiducia, perchè Alessandria avrebbe potuto
resistere molto più a lungo; ma si deve altresì riconoscere che il risultato
finale non sarebbe stato diverso, come è provato dagli eventi che porta-
rono, dopo la rioccupazione bizantina di Alessandria nel 24. H., alla ricon-
344.
20. E. H. § 214.
quista a mano armata per opera di Amr nel 25. H., onde noi, giudicando 20. a. H.
gli eventi a tanti secoli di distanza, possiamo dire che Ciro, se pur fece |og(, critico delie
moralmente male, praticamente scelse la via migliore e la meno disastrosa tradizioni sulla
per il fatale, irrimediabile passaggio dal dominio bizantino a quello arabo. dell'Egitto.]
I patti del trattato che definitivamente riconosceva il dominio musul-
mano in Egitto, furono del seguente tenore :
(1) Pagamento d'un tributo agii Arabi da tutti quelli compresi nel
trattato.
(2) Un armistizio di circa undici mesi, che doveva finire il 17 set-
tembre 642 (=16 Sawwàl 21. a. H.).
(3) Da ambedue le parti dovevano cessare tutte le ostilità, e gii
Arabi pigiiavauo impegno di non avvantaggiare la loro posizione dinanzi
ad Alessandria.
(4j La guarnigione alessandrina e tutte le milizie bizantine dove-
vano imbarcar.si in Alessandria durante l'armistizio, portando via tutti i
loro beni : se alcuni preferivano di prendere la via di terra, dovevano pa-
gare tributo a rate mensili fintantoché si trovavano su territorio mu-
.sulmano.
(5) Niun esercito greco doveva approdare in Alessandria durante
l'armistizio e tentare la riconquista dell' Egitto.
(6) I Musulmani dovevano rispettare le chiese dei Cristiani e non
immischiarsi nelle faccende di questi.
(7) Agii Ebrei doveva esser concesso di rimanere in Alessandria.
(8) I Greci dovevano consegnare un certo numero di ostaggi, ossia
150 militari e 50 civili per l'osservanza del trattato.
Questi patti, tramandati da Giovanni di Niqyiis, richiedono alcuni brevi
commenti. Essi illuminano tutti quei vari trattati conservatici dalle fonti
arabe, e che si fondano in parte sopra un concetto errato del patto fon-
damentale.
Si noti innanzi tutto, come fatto principale, che non si fa menzione
del celebre patto dei due dinar a testa per ogni maschio adulto, patto
che è fondamentale in tutte le tradizioni musulmane su questo argomento
(cfi-. 19. a. H., § 64; 20. a. H., §§ 64, 70, 72, ecc.). È chiaro che il go-
verno arabo si sostituiva semplicemente al governo bizantino come ente
amministrativo e riscuoteva le imposte, non introducendo per ora veruna
imposta musulmana: che se questo fosse seguito, la fonte copta quasi con-
temporanea ne avrebbe fatta menzione (cff. anche § 187 (e).
Altro punto di singolare rilievo è che Ciro si facesse intermediario
dei Copti da lui prima tanto perseguitati, e degli Ebrei: ciò si spiega sol-
:545. 44
ss "ili, "il"). ^U. ti. n.
20. a. H. tanto snppoiiondu che Ciro volesse stabilire tolleranza assoluta per tutti,
(EGITTO. - Riepi- ,^, , . , • i. ìì.- i i- .l j • , n
logo critico delle affinchè nel novero venissero protetti anclie gh ortodossi, che erano nella
tradizioni sulla niiiidi-anza in Egitto.
conquista araba , . , ... i m • j.- • t j- ■ ■ j. t i
dell' Egitto! liiliiK' la c'oiulizione dell armistizio di undici mesi tradisce la preoc-
lupazione maggiore dei Greci, che cioè gli Arabi penetrassero in Ales-
sandria prima che i lunzionari bizantini avessero terminato lo sgombero
(li tutti gli uffici e beni immobili, o avanti che gli innumerevoli mercanti
alessandrini avessero liquidato i loro atfari, adattandoli al novello stato di
cose. È bene rammentare a questo proposito che Alessandria era allora il
massimo centro commerciale del Mare Mediterraneo : in essa affluiva quasi
tutto il commercio dell'estremo oriente che veniva su per il Mar Rosso,
dacché le terribili guerre tra Greci e Persiani, e poi infine l' invasione
araba, avevano deviato dall'antica via commerciale attraverso la Mesopo-
tamia e la Siria, tutto il traffico proveniente dall'India e dall'estremo
oriente verso l'Europa. Alessandria era altresì il grande centro d'esporta-
zione granaria dall'Egitto verso Costantinopoli e forse anche altrove. Il
dominio arabo significava modificare radicalmente questo stato di cose :
anche se si ristabiliva il commercio indo-asiatico, l'esportazione dei grani
sarebbe cessata, perchè il sopravanzo dei prodotti agricoli dell' Egitto si
sarebbe riversato non più verso i paesi soggetti al dominio bizantino, ma
invece in terra musulmana e particolarmente araba, per conseguenza natu-
rale della carestia nel 18. H. e dei suoi terribili ammaestramenti. Ciò era
ben noto ai Greci ed ai Copti, perchè in quello stesso inverno in cui si
strinse il trattato di resa, 'Amr b. al-'As faceva riaprire il famoso canale
di Traiano, che portava le acque del Nilo al Mar Rosso, e serviva come via
di transito per le merci da trasportarsi per mare dall'Egitto all'Arabia e
l'India e viceversa (cfr. 21. a. H.). Era dunque palese e pubblica l' inten-
zione di deviare il commercio alessandrino verso altri lidi: nella qual pre-
visione tutto in Alessandria doveva mutarsi, ed ingenti vitali interessi do-
vevano spostarsi e liquidarsi. Due anni di guerra quasi continua in Egitto
avevano intanto già tagliate le comunicazioni tra l'Egitto e il resto del
mondo bizantino e cristiano.
È bene rammentare che nella conclusione del trattato considerazioni
di carattere militare, e specialmente economiche, debbono aver primeggiato
su tutte per indurre Ciro a stringere con tanta sollecitudine i patti elen-
cati da Giovanni di Niqj^ùs.
§ 215. — Il trattato di Alessandria fu conchiuso dunque in Babilonia
tra r ottobre ed il novembre 641 (= Dzu-1-Qa'dah 20. H.) e notizia di ciò
fu immediatamente mandata ad 'limar in Madìnah per avere il consenso
34G.
20. a. H.
§ 21Ó.
del Califfo. Quando il Patriarca Ciro ritornò ad Alessandi'ia e comunicò la 2°- ^- '^•
conclusione definitiva della resa, pare che sorgesse nel primo momento logo critico delie
una vivissima reazione contro colui che aveva stretto il patto e che pò- tradizioni sulla
. - conquista araba
teva m questa circostanza apparire come un traditore, vi rarono violen- dell'Egitto.)
tissime dimostrazioni popolari ed il Patriarca corse il rischio di morte, ma
poi gli animi si sedarono : i comandanti militari in Alessandria diedero il
loro appoggio all'opera di Ciro e l'annunzio dei patti ottenuti fu mandato
all' imperatore Heracleonas in Costantinopoli per averne il consenso. Allo
stesso tempo, conforme alla parola data. Ciro fece consegnare agli Arabi
una prima ingente somma d'oro, q.uale acconto del tributo definitivo che la
fitta avrebbe dovuto pagare ai novelli padroni.
Da questi eventi alcuni autori occidentali, ed in particolar modo il
Butler (eli-, pagg. 334 e segg.), hanno voluto concludere che Ciro abbia
tradito il suo paese, l' Egitto e l' imperatore. Anzi il Butler vorrebbe so-
stenere che Ciro tramasse il tradimento sin da molti mesi prima dei ne-
goziati della resa. Come è possibile, così ragiona, che si potesse pensare
alla resa, quando i Greci erano padroni del mare, quando Alessandria era
militarmente quasi inespugnabile, e quando sarebbe stato facile resistere
per più anni ad un continuato assedio degli Arabi?
Ritengo però che un'accusa tanto grave sia voler vedere nella magra
tela dei fatti a noi conosciuti ben troppe cose ; basta leggere le pagine
del Butler (pagg. 337 e segg.) per constatare in quante difficoltà si cade
qualora si vogliano spiegare trojDpe cose e si tenti porre innanzi una tesi
non sufficientemente avvalorata da notizie dirette e sicure.
Che non fosse un tradimento è provato dalla facilità con la quale gli
abitanti di Alessandria accettarono finalmente il trattato, ed infine dalla
sanzione che vi diede 1' imperatore in Costantinopoli, forse ancora Hera-
cleonas.
Noi per varie ragioni crediamo, come già si disse, che, senza vedere
tanti drammi, tenebrosi raggiri e tradimenti, la resa di Alessandria sia
stata semplicemente un atto di buon senso, l'espressione d'un convincimento
che tutto era perduto, e che non giovasse a nulla aggravare il disastro con
una disperata ed inutile difesa. Infatti, se vi fosse stato tradimento, non si
sarebbe rispettato dai Greci il lungo armistizio ed in quel periodo di tempo
r imperatore ed il popolo avrebbero scacciato Ciro e rafforzata la guarni-
gione di Alessandria, sfidando apertamente gli Arabi. Nulla si fece di tutto
questo, e undici mesi dopo tutti i Greci erano tranquillamente partiti, per-
mettendo agli Arabi di prendere pacificamente possesso della città e di
porvi una piccola guarnigione.
347.
§§ 2iti, -iiT. 20. a. H.
20. a. H. § 216. — Queste sono le grandi linee della campagna, con la quale
logo cr.tico deMe l'Kgitto passò, in poco più di due anni, sotto il dominio arabo. Volendo
tradizioni sulla nariaro soltanto quello che a noi ò sembrato storicamente sicuro, abbiamo
conquista araba . ,. i i i^- t ll i • ^■ ^ ì
dell' Egitto! omesso Ogni menzione di aneddoti di carattere personale, i quali, sebbene
diano colorito alla nan-azione, ci portano in un campo di fatti e di affer-
mazioni che hanno poco o uiun fondamento storico. Se accettiamo i par-
ticolari aneddotici, dovremmo accettare in larga misura altre notizie cer-
tamente false della stessa origine. 11 compito nostro, ora che la materia
storica si va allargando in proporzioni ogni momento maggiori, deve re-
stringersi a ricostruire in forma completa e precisa lo schema storico
sicuro, sul quale poi lo storico dell'avvenire potrà innestare quanto gli
parrà degno di nota e di fede, della, parte aneddotica e pittorica delle tra-
dizioni musulmane da noi raccolte e tradotte per disteso nei precedenti
paragrafi.
Più avanzeremo ora nella storia dei popoli che divennero musulmani,
più sarà difficile tracciare una storia generale dell'impero, e la narrazione
di necessità si dividerà in tante storie locali, che solo per brevi istanti e
per ragioni eccezionali, si troveranno coinvolte in qualche grande evento
comune. Per lo più le varie provincie dell'impero incomincieranno ora
ad avere una vita propria, locale, nel vero senso della parola, ed in larga
misura indipendente e indifferente da quanto succede nel centro dell'im-
pero. Ciò diviene specialmente vero per le provincie africane, l' Egitto,
l'Arabia e le pi'ovincie persiane.
Tutte le storie occidentali del califfato hanno perciò il difetto d'ori-
gine di essere costituite da molte storie locali assai imperfettamente unite
. insieme. Ciò pi'oviene dalla condizione slegata delle varie parti dell' im-
pero, onde solo uno studio minuto, coscienzioso ed indefesso, può riuscire a
riconnettere nella memoria, contemporaneamente, tanti fatti diversi. Noi
.saremo perciò costretti d'ora innanzi a trattare sommariamente e sinteti-
camente le vicende principali di ogni parte dell'impero, provincia per pro-
vincia, e tenteremo una larga sintesi dell'insieme soltanto alla fine d'ogni
singolo califfato.
ARABIA. al-Bahrayn e Uman: deposizione del governatore Qu-
dàmah e mutamenti nel governo delle due provincie.
§ 217. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. il Califfo 'Umar
depose Qudàmah b. Maz un dal governo del Bahrayn per punirlo di aver
bevuto vino contrariamente alle prescrizioni contenute nel Qur'àn (con-
frontisi 14. a. H., §§ 232 e segg). Il governo del Bahrayn e della Yamàmah
848.
20. a. H. §§ 217-219.
venne conferito ad abù Hurap-ah (il celebre ti-adizionista) fT abari, I, 20. a. h.
^-r, I 1- r» \ (ARABIA. - al-3ah-
2o94, Im. 9 e segg.). ^^^^ ^ .^^^^^
Cfr. Athir, II, 444. deposiziona dal
ibn al-Gawzi aggiunge che Umar diede la prefettura della Yamàmah dàml^Tm^ta-
ad abù Bakiali (Grawzi, I, fol. 59, v.). menti nei gover-
r^^.■ ■' i.- PO or-- n-!o no delle due oro-
Cfr. più avanti §§ 3/o, 3^6. ^.^^.^^
§ 218. — (cfr. 14. a. H., §§ 226-227) fal-Balàdzuri). Dopo la Riddali
gli abitanti del Bahrayn chiesero al Califfo abù Baki- che rimandasse fra
loro come governatore al-'Alà b. al-Hadrami, (che vi era stato vivente il
Profeta), abù Bakr acconsentì, e al-'Alà governò T'Umàn fino all'anno 20. H.,
quando egli cessò di vivere ed il Califfo 'Umar mandò abù Huraj-rah al-
Dawsi a succedergli in quella carica. Alcuni affermano però aver 'Umar
mandato abù Hurayrah a governare T'Umàn prima della morte di al-'Alà.
Allora questi si recò a Tawwag nel Fàris, avendo intenzione di rimanervi,
ma poi tornò nel Bahraj'n e vi morì (Balàdzuri, 81).
§ 219. — Bisogna confrontare queste notizie contradittorie con quelle
altre che abbiamo sotto l'anno 14. H. (§§ 225-228) e si a\Tà un'idea di
quante confusioni ed errori si abbiano nelle nostre fonti a proposito del-
l'amministrazione delle due provincie arabe del Bahrayn e Umàn. Queste
due Provincie domate con molta difficoltà, con lunghi ritardi e forse anche
assai imperfettamente, lontane dal centro dello stato Islamico e fuori dalla
grande scena politica dell'Asia Anteriore, ebbero vicende oscure e poco liete.
Le tradizioni date sotto l'anno 14. H. rivelano come grazie alla posizione
appartata delle due provincie i governatori delle medesime si siano per-
messa ogni sorta di licenza dal bere il vino, all'appropriarsi i fondi pub-
blici, mentre altri, contro la volontà del Califfo, intrapresero anche spedi-
zioni perigliose e conquiste (cfr. 16. a. H., §§ 328-330; 19. a. H., §§ 6-15).
Qui apj)resso diamo in una tabella, per" maggiore chiarezza, i vari mu-
tamenti nel governo del Bahra^'ii e dell' 'Umàn, come risultano dalle fonti
migliori, con tutte le discrepanze: queste provengono, per esempio, in al-
Tabari, dal fatto che gli stessi nostri informatori hanno attinto a fonti
diverse. Gli specchi annuali dei governatori che ci porge al-Tabari sono
di origine diversa dalle tradizioni narrative. Nello specchio abbiamo però
omesso le varianti date dalla versione di Sayf b. 'Umar (cfr. 19. a. H..
§§ 12 e 15), perchè gli errori storici della sua scuola sono tanti e tali da
gettar scredito sulle sue informazioni.
34».
§§ 219, 220.
20. a. H.
20. a. H.
(ARABIA.- al-Bah-
rayn e Umàn:
deposizione del
governatore Qu-
dàmah e muta-
menti nel gover-
no delle due Pro-
vincie.!
GOVERNATORI MUSULMANI.
al'Bahrayn
Umàn
1_'. n. H.
al--Al.ì l). Rl-Hadrami (eli-. 12. a. H., §§ 39-58
■Ikrimah b. «hi éahl (cfr. 12. a. H., §§ 59-62|
16. a. H.
Iti. (cfr. 18. a. H., § 230, n. 5)
Hudzayfah b. Mihsan (cfr. 13. a. H., §§ 93 (b);
230, n. 4i [al-Ya'qubi]
14. a. H.
'Uthmàn b. abi-l-'As al-Thaqafi,
(cfr. 14. a. H., § '.
(Qiulàmah b. Maz'ùn, esattore delle imposte]
(cfr. 14. a. H., § 226)
[abu Hnrayrah, polizia e preghiera] (cfr. 14. a. H.,
§ 226)
governatore delle due provincie
26i [abiì Miklinaf]
15. a. H.
'Utjiinàn b. abì-l-'Às (cfr. 15. a. H., § 129, n. 3)
al-Hakam b. abì-l-'As, luogotenente di 'Uthmàn
(cfr. 16. a. H., § 329i
[Hudzayfah b. Mihsan] (cfr. 15. a. H., § 129, n. 4)
TJtJimàn b. abi-l-'As (nel 16. H.) (cfr. 16. a. H.,
§ 329 ; secondo altri però lo dicono governa-
tore di al-Tà-if, cfr. 16. a. H., § 347, n. 2).
16. a. H.
[al-'Ala b. al-Hadramiì (cfr. 16. a. H., § 847,
secondo altri morto nel 14. a. H.j
17. a. H.
'Uthmàn b. abi-l-'As (cfr. 17. a. H., § 199, n. 4)
[Hudzayfah b. Mihsan] (cfr. 17. a. H., § 199, n. 5)
18. a. H.
Id. (cfr. 18. a. H., § 204)
[al-'Alà b. Hadrami, cfr. 19. a. H., § 7]
[Id.] (cfr. 18. a. H., §-204)
19. a. H.
[al-Mughirah b. abi-l-'Às, luogotenente mentre
'Uthmàn era nel Fàris] (cfr. 14. a H., § 227)
'Uthmàn b. abi-l-'As (cfr. 19. a. H., §§ 7 e 85)
'Utlimàn b. abi-l-'As (cfr. 19. a. H., § 7)
[Hudzayfah b. Mihsan] (cfr. 19. a. H., § 85)
20. a. H.
[al-'Alà b. al-Hadrami, governatore dal 12.-
20. H.] (cfr. § 218, confermante Sayf b. 'Umar,
19. a. H., §§ 7 e 85)
Qudàmah b. Maz'iìn (cfr. § 217-218)
aba Hurayrah (cfr. § 217-218)
[al-'Alà b. al-Hadrami, governatore dal 12.-20. H.]
(cfr. § 218)'
abù Hurayrah icfr. § 218)
Dal contesto delle notizie risulta che le fonti hanno confuso insieme
i governatori dell' Umàn con quelli del Bahrayn.
ARABIA. — L'espulsione dei Cristiani ed Ebrei d'Arabia.
§ 220. — L'argomento dei seguenti paragrafi non è facile a chiarire:
né è palese il motivo per cui furono espulsi gli Ebrei da Khaybar; ma
noi avemmo già occasione, in due circostanze (cfi\ 7. a. H., § 83, e 10. a. H.,
§ 101), di discutere questo argomento e trarne le conclusioni più sicure
o probabili sull'atto crudele ed ingiusto del Califfo 'Umar. Oscurissima
350.
20. a. H.
§ 220.
rimane invece la vera ragione per la quale il governo di Madinah volle 20. a. H.
espellere gli Ebrei ed i Cristiani da Nagràn. Una tradizione fa rimontare sione dei Cristia-
il motivo dell'espulsione ad una sentenza detta dal morente Profeta: « Due niedEbreid'Ara-
« religioni non possono sussistere insieme in Arabia ». Una fonte più an-
tica, Musa b. Uqbah (cfi-. Sachau Musa, pag. 22), attribuisce più ve-
rosimilmente tale sentenza ad 'Umar. Non possiamo dire se Maometto od
Umar dicessero una cosa simile, o se la pretesa ordinanza sia fi-utto dei
tradizionisti di generazioni posteriori; ma anche nel caso che Umar affer-
masse un principio tanto intransigente in un'età in cui l'Arabia non era
ancora accesa da cieche passioni religiose, la notizia non può essere accet-
tata senza alcune spiegazioni, le quali mettano le parole di 'Umar, se egli
mai le pensò o pronunciò, nella loro vera luce.
Cominciamo con dù-e che ancora non esisteva fanatismo religioso presso
i Musulmani. Musulmani e Cristiani si battevano insieme nell'esercito del-
l'Islam in Persia (eli'. 13. a. H., § 155, nota 5; 14. a. H., § 32 e nota;
16. a. H., §§ 44 e nota; 216 e nota) e in Egitto (cfr. 21. a. H.): le tribù
avevano abbracciato l'Isiàm, ma la loro conversione era ancora una forma
esteriore, una dichiarazione più politica che religiosa. In Arabia si può
dire che la maggioranza fosse ancora fedele alle usanze e credenze an-
tiche, sebbene in apparenza si dichiarasse musulmana. Il rito islamico era
ancora embrionale, e tranne una minoranza fedele alle tradizioni di Mao-
metto, perchè legata a lui da intime i-elazioni personali, il resto dei così
detti fedeli non si curava di osservare nemmeno imperfettamente gii ol:)-
blighi religiosi delle preghiere e dei digiuni. Nemmeno i Beduini d'oggi
li osservano dopo tredici secoli d' Islam. E palese dunque che tanto meno
potevasi chiedere iale osservanza ai Beduini, componenti gli eserciti di con-
quista, uomini rimasti quelli che erano prima dell' Islam : una dichiarazione
formale di fede detta con le labbra e non con il cuore, nulla cambiava
nel loro modo di vita.
Inoltre, consta da vari indizi, che anche dopo l'espulsione degli Ebrei
e dei Cristiani d'Arabia, molti di questi continuassero ancora a vivere nella
penisola, tanto a Madinah, che nel Yaman ed altrove. I particolari sull'as-
sassinio di 'Umar, nel 23. H., rivelano che Madinah era piena di gente
straniera di ogni razza e di ogni fede: tanto che 'Umar dovette, per mi-
sura di precauzione, vietare agii Ebrei ed ai Cristiani di fermarsi in Ma-
dinah più di tre giorni (cfr. Sachau Musa, pag. 22) ('). È palese inoltre
che la misui-a di 'Umar colpì soltanto i Cristiani di Nagràn e nemmeno
tutti, perchè Busr b. Artàh ne trovò ancora molti in Nagràn nel 40. H.,
come vedremo a suo tempo. Il Califfo fii assassinato da un cristiano. La
351.
20. a. H. lelebre chiesa di San'à, nel Yaman, quella che la leggenda descrive come'
^ -,„^ wL r!ff.!!. una (Ielle ragioni indirette della spedizione dell'Eletante prima della na-
ni ed Ebrei d'Ara- scita del Profeta, continuò ad essere luogo venerato di culto per i Cristiani
'^■' sin sotto i primi 'Abbasidi (cfr. Intr. , § 117, nota 4). Le numerose colonie
ebraiche del Yaman non furono molestate e sono rimaste sino ad oggi. Così
pure, come attestano alcune tradizioni date più avanti (§ 240j, gli Ebrei di
AVàdi al-Qura, pur vicinissimi a Madinah, non furono espulsi regnante 'Umai-,
ma molto più tardi. Dunque anche dopo l'espulsione dei Cristiani ed Ebrei
per ordine di limar, seguaci dell'una e dell'altra fede continuarono a vivere
non molestati in Arabia. Ciò vuol dire che la misura presa da 'Umar non fu
generale contro tutti i seguaci di altre fedi, ma particolare, un provvedi-
mento eccezionale, di natura locale, ed, io temo, poco decoroso ed onesto.
Nota 1^. — Il Lammeus ritiene questo divieto un'invenzione di tempi posteriori e adduce (Mù'-
àwiyah , pagg- 401419) un copioso corredo di prove, d'indizi e di notizie per dimostrare come e quanto
t'ossero e rimanessero numerosi i Cristiani in Arabia nonostante il divieto di 'Umar. Non avrei però dif-
tìcoltà ad accogliere la notizia come vera e non mi dà verun pensiero che l'ordine rimanesse lettera
morta. — Rammentiamoci ancora una volta che 'Umar era senza i mezzi per mettere in atto i decreti
del suo potere esecutivo e doveva cantare sovrattutto sul sentimento di solidarietà regnante tra i primi
musulmani, e sulla comunanza degli interessi per farsi obbedire e rispettare. Ma se quanto il Califfo
ordinava non conveniva alla comunità, questa lo ignorava. Cosi fu per i Cristiani, che godevano di
molte simpatie e rendevansi utili, per la loro superiore coltura, ai consanguinei e connazionali islamici
di nome, e ancora pagani di fatto.
§ 221. — Quali furono queste ragioni particolari, locali? Su quelle ri-
guardanti l'espulsione degli Ebrei da Khaybar abbiamo già discorso in
altro luogo: sembra che le persone, che traevano da Khaybar una lauta ren-
dita per effetto della divisione fatta da Maometto nell'anno 7. H., non sazi
di quanto avevano, ambissero cacciare gli Ebrei che coltivavano il suolo e
prendersi anche l'altra metà del reddito, lasciato agli Ebrei dal Profeta
Maometto in compenso della lavorazione del suolo. Quando l'abbondanza
degli schiavi di guerra permise ai padroni musulmani di fare a meno dei
lavoratori ebraici, si offerse la possibilità di ottenere dalle terre un red-
dito molto maggiore, espellendo gli Ebrei e sostituendo schiavi ad essi. In
un passo di ibn Sa'd questo concetto è fi-ancamente ammesso e si disse
(Saad, II, 1, pag. 82, ult. lin. e segg.) che il Califfo 'Umar lasciò gli
Ebrei fino a quando « regnando 'Umar, crebbero gli artefici (ossia schiavi,
« al-'ammàl) nelle mani dei Mu.sulmani, e si rafforzarono nel lavoro della
« terra, e allora 'Umar cacciò gli Ebrei in Siria e divise i beni tra i Mu-
« sulmani ». Fu ideata quindi una vera e propria spoliazione, di cui la
colpa ricade in grande parte su 'Umar e lo pone in una luce poco favo-
revole. Forse l'avidità e l'insistenza dei vari pensionati di Khaybar ebbero
molta influenza sulle decisioni del Califfo, e l'unica scusa che noi possiamo
addurre in sua difesa è quella, già più volte menzionata, della natura pre-
3.52.
20. a. H.
§ •2-21.
caria e poco .sicura della sua autorità diretta sui maggiorenti dell'Islam. 20. a. H.
per 1 quali u suo doniinio era quasi un usurpazione, rer smorzare 1 opposi- sione dei Cristia-
zione e l'cstilità sorda di questi potenti intriganti egli si vide costretto niedEbreid'Ara-
talvolta ad atti di debolezza, di cui la cacciata degli Ebrei di Khaybar è "'
l'esempio più doloroso e biasimevole.
Le ragioni addotte per l'espulsione dei Cristiani di Xagràn sono pure
di natura poco decorosa: si dice che praticassero l'usura e fossero diven-
tati troppo numerosi. L'usura era praticata in tutta l'Arabia e fuoi'i della
penisola a dispetto del Qur-àn. Il divieto divino rivelato nel testo sacro
(II, 276) negli ultimi giorni della vita di Maometto (Hanbal, I, 49. liii. 31)
non cambiò in nulla questa consuetudine antichissima e demoralizzante.
Il numero cresciuto dei Cristiani sembra pure un falso motivo, perchè
in pochi anni, dalla morte del Profeta in poi non potevano essere tanto
aumentati: la nascita di molti bambini non può aver impensierito il Califfo.
Probabilmente nel Xagràn influirono motivi di losco interesse locale, si-
mili a quelli di Khaybar. Forse qualche potente partito del Yaman con-
vertito — superficialmente! — all'Isiàm, desideroso d'impossessarsi delle
ricche terre del Xagràn, potè imporsi al Califfo, e, come nel caso di Khaybar,
indurlo, con false e speciose ragioni, a commettere qui un'altra ingiustizia
(cfr. più avanti § 222 e nota Ij. Il Lammens mi ha ricordato che gli abi-
tanti cristiani del Xagràn erano in gran parte ricchi banchieri: egli sospetta
quindi che i loro debitori musulmani, con il pretesto dell'usura, siano stati
gì' ispiratori dell'espulsione. Solo in questo modo si potrebbe spiegare l'ac-
cusa dell'usura.
Dalle nostre fonti sembra che ambedue le misui-e, contro i Cristiani
del Xagi'àn e contro gli Ebrei di Khaybar, fossero prese contemporanea-
mente: il che dimostra come i provvedimenti ordinati dal Califfo si pro-
mulgassero per lo meno apparentemente rivestiti da pretesi motivi generali
di ordine pubblico, quantunque in realtà ascondevano ragioni meno pure.
E molto probabile tuttavia che 1' espulsione degli Ebrei e dei Cristiani fa-
cesse parte del programma politico esclusivista del Califfo, il quale miiando,
con misure progressive, ad epurare veramente l'Arabia da elementi non
musulmani, accettasse più volentieri di commettere le predette ingiustizie.
Forse allora, come già aveva fatto altra volta per impedire l'adulterio
(cfi-. 17. a. H., § 80) e l'abuso del vino (cfr. 14. a. H., § 252), egli coniò
quella celebre sentenza che due .religioni diverse non potessero sussistere
insieme in Arabia: un ben tenue velo per coprire un atto iniquo. Xon è da
altra parte improbabile che gli eccezionali e arbitrari provvedimenti, quasi
senofobi, contro Ebrei e Cristiani, si collegassero con misure generali di
353. 45
§§ 221 222. ^U. a< n»
20. a. H. oicliuL' discipliiiaro o morale, formando, nel pensiero direttivo di 'Umar,
' sione dèi c^rfstia- '•" proseguimento delle norme già adottate dal Profeta, quando, a propo-
ni ed Ebrei dAra- sito del divieto del vino, sconsigliava e proibiva, implicitamente, il com-
'^■' mercio dei Musulmani con El>rei e con Ciistiani (cfr. 14. a. H., § 243).
Forse, quanto più fuori d'Arabia si sbrigliavano le passioni gaudenti degli
^\rabi conquistatori; tanto più il Califfo avrà sentito la necessità di strin-
gere il freno nella penisola, con la speranza — pur troppo illusoria — di
serbare attorno a sé un nucleo d'Islam scevro da ogni contatto contami-
nante e degeneratore, centro d'irradiazione moderatrice e moralizzatrice
verso i lontani confini dell'impero musulmano. Ma di ciò tratteremo am-
piamente in luogo più opportuno.
ARABIA. — Espulsione dei Cristiani da Nagràn.
§ 222. — Fra i Cristiani di Nagràn e Maometto era stato concluso
un trattato speciale, secondo il quale Maometto garantiva loro la più com-
pleta protezione, ed il diritto di esercitare liberamente il loro culto senza
molestia. Da nessuna fonte musulmana appare che i Cristiani abbiano mai
mancato ai patti del trattato, e questo è tanto vero, che abù Bakr sembra
aver confermato a loro la protezione concessa dal Profeta [cfr. 12. a. H.,
§§ 74-75]. Non fu così sotto il Califfo 'Umar.
Ecco che cosa narra ibn Sa'd:
« Dipoi gli abitanti di Nagràn si resero colpevoli di usura (ribà-) ('),
« ed Umar li espulse dal loro paese, concedendo però ad essi il seguente
« scritto:
« Questo è quanto scrisse 'Umar, Principe dei Credenti, per quelli fra
« i Nagràni che se ne andarono. Essi sono sicuri nella protezione di Dio:
« nessun musulmano deve far loro del male, affinchè venga esattamente
«compiuto quello che scrisse per essi il Profeta di Dio (Rasùl Allah)
« e abù Bakr. E in seguito: quei governatori della Sii'ia, e quei gover-
« natori deir'Iràq, con i quali essi s'incontreranno, hanno l'ordine di con-
« segnare ad essi tanta terra, da arrivare fino a un garìb: quanto essi
« ne potranno ricavare con la coltivazione, deve esser per loro un'elemo-
« sina e un compenso in luogo della terra (che essi hanno dovuto abban-
« donare in Nagràn) : nessuno potrà pretendere diritti di possesso (su quella
« terra) o rimborsi di crediti su di essi. E in seguito: quei Musulmani che
« sì troveranno presenti (vicini), dovranno assisterli contro ognuno che com-
« mettesse ingiustizia a loro danno: essi sono gente che hanno diritto alla
« protezione (dei Musulmani). La tas.sa al-gizyah verrà condonata ad essi
« per ventiquattro mesi dacché saranno venuti sul luogo: non saranno
U54.
20. a. H. §§ 222-2-24.
« tenuti a pagare, se non quelle imposte che gravano il fondo che colti- 20. a. H.
., ,. ...... r., . [ARABIA. . Espul-
« veranno, ma ciò senza subu-e ne ingiustizia ne oppressione, lestimoni sione dei Cristia-
« sono: 'Uthmàn b. 'Affan, Mu'ayqib b. abi Fàtimah ». ni da Nagràn.]
I Cristiani si recarono in gran parte nell' 'Iraq e si stabilirono in al-
Xagrànij-yali, nei dintorni di al-Kùfah (Sa'd, 77, § 143, pag. 193 della
traduzione.
Cfi-. Hisàm, 401: Athir, II, 223: Balàdzuri, 63; Aghàni, X,
143; Sprenger, III, 504, il quale però dà del passo una versione molto
scoiTetta.
Nota 1. — L'accusa di usura lanciata contro i Cristiani, come è messa qTii nel nostro testo, non
può avere alcuna serietà, ed è una finzione fiacca per spiegare e scusare l'atto arbitrario ed ingiusto
di 'TJmar nell'espellere gente inoffensiva, che era sotto la protezione formale del Profeta e del suo primo
successore. Il documento riportato da ibn Sa'd ha tutti i caratteri della genuinità, perchè racchiude in sé,
da parte di TJmar, la confessione della ingiustizia commessa. In questo documento non v'è, per comin-
ciare, alcun accenno ad una colpa o ad una violazione qualsiasi dei patti, commessa dai Cristiani : è
invece evidente la premura da parte di Tlmar di rendere ai Cristiani meno penosa che fosse possibile la
emigrazione forzosa dal loro paese: il condono delle tasse e la concessione libera di terre, esenti per
decreto speciale da qualsiasi diritto di creditori, o di antichi proprietari, non possono essere interpre-
tati in altro modo che qual compenso imposto dal Califfo per un diritto, del quale i Cristiani erano
in possesso, e che 'TJmar non poteva negare. 'TJmar stesso nel documento rammenta e conferma la pro-
tezione concessa dal Profeta e„da abù Bakr.
E probabile che 'Umar, per ragioni sue speciali volle allontanare i Cristiani dall'Arabia, ma d'altra
parte non poteva ignorare i diritti acquisiti dai Cristiani, e dai quali essi in verun modo erano deca-
duti. Per uscire da questa difficoltà egli sciolse con la spada il nodo gordiano: fissò arbitrariamente
quale fosse, a suo parere, il valore commerciale del diritto dei Cristiani, ed impose con la sua autorità
l'accettazione del compenso. I Cristiani piegarono il capo dinanzi al destino, nulla potendo contro
colui, che era in quel giorno il più potente sovrano d'Asia Anteriore.
§ 223. — (Sayf b. 'Umar, da Salii b. Yiisuf, da al-Qàsim, e da altri).
La prima .spedizione inviata dal Califfo 'Umar fu quella di abù 'Ubayd
b. Mas'ùd neir 'Iraq (cti*. 13. a. H., §§ 140 e segg.), e la seconda fu quella
di Ya'la b. Umayyali nel Yaman per espellere i Cristiani da Nagràn.
Per giustificare questo atto 'Umar affermò che metteva in esecuzione
le ultime volontà del Profeta, riconfermate dalle ultime volontà del Califfo
abù Baki-, che cioè nella penisola degli Arabi non dovessero esservi due
religioni diverse. Nessuno dei Cristiani doveva però esser costretto a rin-
negare la sua fede, ma tutti quelli che non volevan rendersi Musulmani,
dovevano emigrare fuori d'Arabia. I Cristiani potevano recarsi in qualunque
paese essi volessero, e gli agenti musulmani dovevano prendere misura
esatta dei loro beni immobili in Nagràn e dare a loro l'esatto equivalente
nel paese, che essi avrebbero scelto per dimora. In questo modo Umar
promise di continuare a tenerli sotto la protezione islamica (dz i m m a h)
(T abari, I, 2162).
Cfr. anche Athir, II, 333, lin. 13 e segg.
§ 224. — (al-Balàdzuri). Quando divenne Califfo 'Umar b. al-Khattàb
i Cristiani del Nagràn crebbero in tal numero e praticarono l'usura in tal
3o5.
ss --4-"i"-W. ZU. a,, fi.
20. a. H. modo, cho 'Umar ebbe timore l'Islam ne soffrisse danno: perciò li espulse
(ARABIA. -Espui- /[[^.^^■, loro il seffuente scritto: «Quanti abitanti della Siria e dell'Iraq
sione dei Cnstia- ^ ^m viv lui^ ■■ --e, v t.
ni da Nagràn.i « s' iml)atteranno in essi, devono cedere a loro terra da coltivare e quanta
« ne potianuo mettere sotto coltura. Tanto a loro appartiene in compenso
« di quello che avevano nel Yaman ».
Alltn;» questi Ci'istiani si dispersero: alcuni si stabiliiono in Siria,
altri nei pressi di al-Kùt'ah in al-Nagraniy3'ah, paese al quale essi diedero
questo nome. Gli Ebrei del Naù,ràn avevano fatto un patto con i Cristiani
ed erano come loro servi (Baladzuri, 66).
L'ultimo periodo è di senso molto oscuro : non s' intende quali pos-
sano essere stati i rapporti tra Cristiani ed Ebi-ei in Nagràn, salvo a su[)-
porre che durante l'occupazione abissina del Yaraan i Cristiani di Nagràn
abbiano violentemente spogliati i loro vicini Ebrei. Forse, come mi sug-
gerisce il Lammens, in Nagràn esisteva una colonia ebraica prima del-
l'Isiàm, ma sottomessa ad un regime speciale, d'eccezione. Cosi era, per
esempio, in al-Tà-if (cfr. Lammens, Taif, pag. 11).
§ 225. — (al-Balàdzuri). Secondo altri lo scritto di 'Umar era nei se-
guenti termini: «Quegli aiutanti della Siria e deH"Iràq con i quali fi Na-
« grani) s'incontreranno, devono dar loro terra da coltivare», oppure «terra
«incolta» (kharib al-ard: forse da correggersi garib, misura di su-
perficie) rBalàdzuri, 66).
§ 226. — (ibn Sa'd. senza isnàd). Il Califfo 'Umar espulse gli Ebrei
dal Higàz, e li mandò fuori dalla penisola degli Arabi (Grazi r ah al-
'Arah) in Siria. Espulse anche gli abitanti di Nagràn e li stabilì nel
distretto di al-Kufah (Sa ad. III, 1, pag. 203, lin. 16-17).
§ 227. — (Abd al-a'la b. Hammàd al-Narsi, da Hammàd b. Salamah,
da Yahya b. Sa'id, da Ismà'il b. Hakim, da 'Umar b. 'Abd al-'azìz). Il
Profeta nell'iiltima sua malattia disse: « Non devono coesistere due reli-
« gioni nella terra degli Arabi ». Quando divenne Califfo 'Umar espulse gli
abitanti di Nagràn, e li mandò ad al-Nagràniyj^ah, comperando i loro beni
immobili e mobili (Baladzuri, 66-67).
§ 228. — (^al-Husa}'n b. al-Aswad, da Waki' b. al-Grarràh, da al-A'mas.
da Sàlim b. abi-l-Gra'd). Gli abitanti del Nagràn erano diventati 40,000
persone, e tra loro erano sorti dissensi: essi vennero perciò al Califfo 'Umai-
e gli dissero: « Mandaci fuori dal paese ». E 'Umar aveva temuto della
influenza loro sui Musvilmani; perciò si valse dell'occasione offertagli e li
espulse dal loro paese. In appresso fi Cristiani) si pentirono !■ vennero
dal Califfo e lo pregarono di disdire il convenuto con essi (aqilnà), ma
egli si rifiutò (Baladzuri, 67).
856.
20. a. H. §§ 228-'23".
Queste notizie mi sembrano raccolte per iscusare la condotta ingiusta 20. a. H.
T -TT • ' • « • ^- NT . 1. x- X x- [ARABIA. - Espul-
di Umar, e non appaiono ne veraci ne convincenti. JNessun altra tonte la sione dei Cristia-
cenno a questo desiderio dei Nagràni di emigrare, né dissensi interni pò- "' ^a Nagràn.]
trebberò mai essere stati un motivo verosimile. Altra cosa un conflitto con
gli abitanti circostanti, seguaci dell'Isiàm, ma di ciò non si fa veruna
parola.
Anche il numero 40,000 ha carattere apocrifo: 4, 40, 4000, ecc., sono
i numeri preferiti dai Semiti e non hanno un preciso valore aritmetico :
equivalgono al concetto di « moltitudini ».
§ 229. — (Qualche tempo dopo la sua elezione) il Califfo 'Uthmàn
(dopo il 35. H.) scrisse ad al-Walid b. 'Uqbah b. abi Mu'ayt suo governa-
tore in al-Kùfah, nei seguenti termini: «L'al-'Aqib (il principe), l'al-
« U s q u f (vescovo) ed i S a r a t (le cime — i capi) di Nagràn sono venuti
« a me con uno scritto dell' Inviato di Dio, e mi mostrarono le condizioni
« concesse da 'Umar. Io ho interrogato 'Uthmàn b. Hunayf su questa fac-
« cenda, ed egli mi ha riferito d'aver esaminato i loro affari e d'aver tro-
« vato che questi erano nocivi ai d a h a q ì n perchè li teneva lontani dalla
«loro terra. Orili verità io li ho esentati dalla gizyah per l'ammontare
«di duecento liallah (mantelli?) al cospetto di Dio: essi hanno il diritto
« di ereditare le loro terre,- ed io te li raccomando, perchè sono una gente,
«a cui spetta la dzimmah (= protezione) » (Balàdzuri, 66).
§ 230. — (al-Balàdzuri). I primi a pagare la gizyah tra quelli aventi
Sacre Scritture (min ahi a I-kit ab) furono i Cristiani di Nagràn: poi gli
abitanti di Aylah, di Adzruh e di Adzri'àt nella spedizione di Tabùk (B a -
làdzuri, 68).
Infatti la sottomissione di Nagràn al Profeta è questione controversa,
perchè il contesto delle notizie indurrebbe a efedere che il Nagràn pas-
sasse sotto il vero dominio islamico soltanto alla fine della guerra della
Eiddah. ossia nel 12. H. (cfi-. 12. a. H., § 73). Se prima della Riddali vi
fu realmente qualche rapporto di soggezione tra il Nagràn e Madinah
(cfr. 10. a. H., §§ 59-61; 11. a. H., §§ 189 e segg.) fu di brevissima du-
rata e di natura forse del tutto nominale. In Nagràn tre mesi prima che
morisse Maometto scoppiò la ribellione di al-Aswad, e passarono più di due
anni prima che l'autorità dell'Islam si riaffermasse nel Yaman. Le altre
città menzionate, Aylah, Adzruh e Adzri'àt. per la loro posizione geografica,
entro il territorio bizantino, non possono aver mai pagata la gizyah a
Maometto. I pretesi trattati conclusi alla spedizione di Tabùk (cfr. 9. a. H.,
§§ 38, 39, 40) con Aylah e Adzruh f ammessa la loro autenticità, che è
molto dubbia), tutto al più potrebbero dimostrare che per una volta tanto
357.
§§ 230, 231. 20. a. H.
20. a. H. pagarono qualche lieve tribiito onorifico al Profeta in Tabuk, ma nulla
sione dei Cristìa- pì"- Adzn'àt, infine, passò sotto dominio arabo soltanto nel 13. H., quando
ni da Nagràn.i entrarono in Siria le prime schiere dell'Islam, sotto Suialibìl b. Hasanah
(cfr. 12. a. TI.. §§ 31G, («); 32G, 327, ecc.), e da quel momento in poi gli
Arabi non l'abbandonarono più: nemmeno alla battaglia del Yarmùk, perchè
in questa bathaglia Adzri'àt rimase alle spalle delle schiere ramite di
Ivhàlid b. al-Walid e di abu 'Ubaydah (ctr. 15. a. H., § 64 e carte al
voi.* Ili, pag. 512 degli Annali). Quindi il pagamento regolare di gizyah
come imposta gravante i non Musulmani, appimto per il loro divario di fede,
avvenne soltanto dal 13. TI. in poi e non prima. Questa constatazione ha
molta importanza storica: ritorneremo sull'argomento sotto l'anno 23. IT.
È bene aggiungere però sin d'ora che questa gizyah va intesa nel
suo significato più antico, ossia non come tassa per testa, ma come con-
tributo globale pagato dai vinti per avere la sicurezza nella vita, nei beni
e nella loro attività commerciale, industriale e agricola. La tradizione ha
travisato, come vedremo, questo carattere della gizyah per giustificare
le condizioni di tempi posteriori.
§ 231. — (abù Yùsuf). Il Califfo 'Umar, dopo aver assunto il potere,
espulse i Cristiani da Nagràn al Yaman e li fece emigrare a Nagràn al-
'Iràq, perchè ne temeva per i Musulmani. Egli scrisse per i Nagràni il
seguente scritto:
« In nome di Dio clemente e misericordioso.
« Questo è quanto ha scritto sull'argomento 'Umar, Principe dei Cre-
« denti (Amìr al-Mu-minin) alla gente di Nagràn. Quelli fra loro
« die pai'tiranno (man sarà minhu m) saranno sicuri nella sicurtà
«(a man) di Dio: nessuno dei Musulmani potrà dar loro molestia. Essi
« hanno il diritto al piedo adempimento di quello che fu scritto a loro da
« Muhammad al-Nabi, e da abù Baki-. E in seguito: Gli am ir della Siria
«e gli amir deH"Iràq che s'incontreranno con loro, dovranno assegnare
« ad essi teira da coltivare, e quanta di questa essi potranno lavorare sarà
« loi'O proprietà: elemosina al cospetto di Dio, e sua retribuzione in cambio
« della loro terra (lasciata in Nagràn). Nessuno potrà nulla contro di essi,
« né far valere alcun credito. E in seguito: i Musulmani presenti fi'a loro,
« devono assisterli contro chi commette ingiustizie a loro danno, perchè
« (i Cristiani di Nagràn) hanno diritto alla protezione (dzimmah). Essi
« sono esenti dal pagamento della gizyah per ventiquattro mesi dacché
« sono venuti alla nuova dimora. Non devono esser tassati se non in ra-
« gione di quello che può rendere la loro terra né devono essere trattati
« con ingiustizia e inimicizia ».
358.
20. a. H. g§ -231-236.
Testimoni furono: 'Uthmàn b. 'Affàn e Mu'ayqib, il quale fu anche 20. a. H.
"■ J -1. -1 [ARABIA. - Espul-
scriba (lusut. 41, Im. 24 e segg.). sione dei Cristia-
§ 232. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. U Califfo 'limar "' '^^ Nagràn.]
espulse gli Ebrei (^) da Nagràn, facendoli emigrare ad al-Kùfah (Tabari,
I, 2595. lin. 3).
Cfr. Athir, 11/444.
Nota 1. — Nei paragrafi precedenti è narrato che il CaliiFo 'Umar espellesse i Cristiani dal Nagrau.
In questa tradizione al-Wàqidi menziona gli Ebrei invece dei Cristiani. Nelle altre tradizioni più an-
tiche sulla biografia di Maometto e sui suoi l'apporti con gli abitanti del Nagràn abbiamo soltanto notizia
di Arabi pagani e Arabi cristiani : di Ebrei del Nagràn non esiste memoria. Ciò però non esclude che ve
ne siano stati nel circondario, come parrebbe risultare dall'ultimo periodo del pi-ecedente § 224 : si con-
fronti anche i §§ 284, 2B5. Non è però nemmeno esclusa la possibilità che i nostri informatori abbiano
confuso insieme gli Ebrei di Khaybar ed i Cristiani di Nagràn, e per inavvertenza abbiano scritto
« Ebrei » invece di « Cristiani » parlando di Nagràn. A Khaj-bar non esistevano Cristiani : questo è fatto
sicuro.
Per gli Ebrei a Nagràn cfr. Lammens, Mu'àwiyah, pag. 43o.
§ 233. — fYa'la b. 'Ubayd, da Sufyàn, da 'Abdallah b. Musa, da Isrà-il,
da abù Ishàq, da abù Uba3'dah, da 'Ubajdallah, da 'Abdallah). Accadde
una volta ad 'Umar nel cavalcare che gli si scoprì dalla tunica una parte
della coscia, sulla quale la gente di Nagràn avendo scorto un neo nero:
« Ecco », dissero, « colui che, come troviamo nel nostro Libro, ci scaccerà
«dalla nostra terra» (Sa ad, III, 1, pag. 236, lin. 4-8).
ARABIA. - Espulsione degli Eorei da Khaybar.
§ 234. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. il Califfo 'Umar
espulse gli Ebrei da Khaybar e divise la terra fì"a i Musulmani. Mandò
quindi abù Habibah a Fadak (pure per espellerne gli Ebrei) e concesse
(agli Ebrei) la metà (^) ... Il Califfo si recò poi anche a Wàdi al-Qura e
la divise fra i Musulmani (Tabari, I, 2594-2595j.
Cfi-. Atjiìr, II, 444; Dzahabi Paris, I, fol. 133, v., il quale aggiunge
che 'Umar nello stesso tempo cacciò gli Ebrei (sic) da Nagràn ad al-Kùfah.
ibn al-Cirawzi completa il testo di al-Tabari, perchè dice: 'Umar mandò
abù Habibah alla gente di Fadak e diede loro metà della tei'ra (G-awzi,
I, fol. 59,v.).
Nota 1. — Nel testo di al-Tabari v'è una lacuna, che il Prym suppone si possa colmare con le
parole: « dei frutti e della terra in oro •, fondandosi su quello che narra Balàdzuri, 29 e 32.
§ 235. — Secondo Isò'deanah, metropolita siiiaco di al-Basrah, Umar
espulse gli Ebrei da Nagràn e li trasportò ad al-Kùfah nell'anno 20, H.
(Baethgen, 111).
§ 236. — Abbiamo già notato altrove, parlando della conquista di
Khaybar (ctr. 7. a. H., § 33), che i tradizionisti hanno cercato di falsi-
ficare le notizie riguardanti la resa di quella terra, allo scopo di dimostrare
359.
g istì. 20. a. H.
2^- ^- ^- vhr respulsioiio de^li Ebrei, ordinata da 'Umar, fosse atto corretto e le-
lARABIA. - EspuI- ^, ,. . , , ^ • , ^. ^ , ,• x^, • .
Siene degli Ebrei gittiiuo. La tradizione Ila voluto, Cloe, lar credere che gli Jlibrei al mo-
da Kfaybar.i nu'uto della conquista avessero perduta la proprietà delle terre e che per
un sommo favore di Maometto venisse loro concesso di coltivarle, pren-
dendo come retribuzione per le fatiche della coltivazione la metà sola del
raccolto annuo. Invece devesi ritenere che, nel concetto di Maometto e nei
patti della resa, il fondo fosse rimasto di proprietà degli Ebrei, ma che
per patto espresso della resa i proprietari dovessero sottostare alla servitù
di metà del raccolto verso i Musulmani. In altre parole Maometto aveva
tolto agli Ebrei la metà sola della proprietà e non tutta. Uno dei princi-
pali atti di politica interna del Califfo Umar fu di ordinare la espulsione
degli Ebrei di Khaybar ('). Per giustificare questa misura che equivaleva
alla confisca della rimanente proprietà degli Ebrei, si sostenne, per princi-
piare, che la terra fosse tutta di proprietà dei Musulmani e che gli Ebrei
fossero soltanto affittuari del fondo. Si aggiunsero altre affermazioni, che
tendevano a considerare come soltanto precaria la residenza degli Ebrei in
Khaybar; si disse che Maometto concedesse la dimora agli Ebrei in Khaybar
solo finché a Dio piacesse. Poi, non bastando questo, si inventò che Mao-
metto morendo avesse detto non desiderare che due fedi diverse esistessero
allo stesso tempo in Arabia (Hisàm, 779).
Wàqidi Wellhausen, 287; Khamis, II, 62.
Nel testo di ibn Sa'd, che ha visto la luce dopo che avevamo pubbli-
cato il secondo volume degli Annali, abbiamo alcune tradizioni, dalle espres-
sioni delle quali parrebbe che i Musulmani, nella conquista di Khaybar
non agissero Qorrettamente, ossia non conforme ai patti ed alle promesse.
Da un passo (Sa ad, II, 1, pag. 77, lin. 22 e segg.) parrebbe che i Mu-
sulmani mettessero a moite novantatre maggiorenti Ebrei di Khaybar e
non traluce chiaramente se s' intenda che la loro morte avvenisse in le-
gittima pugna, o se fosse eccidio di gente inerme. I sospetti prevalgono
per la spiegazione meno bella perchè in un passo seguente (Saad, II, 1,
pag. 80, lin. 1 e segg.) parrebbe che dopo la vittoria Maometto si appro-
fittasse d'un patto della resa, e di una pretesa violazione della medesima
per agii'e come ai Musulmani meglio conveniva, ossia impadi'onendosi di
■ tutto. Si dice cioè che gli Ebrei avessero pattuito di cedere tutti gli ori,
gli argenti e le armi, senza ritenere o nascondere cosa alcuna. Agli Ebrei
doveva rimanere di proprietà soltanto quello che i loro cameli potevano
asportare (ma hamalat rikàbuhum), e dovevano rimanere senza pro-
tezione (là dzimmah lahumj e senza un trattato speciale di resa (wa
là 'ahd). Ma quando fu scoperto che avevano nascosto il danaro in una
360.
20. a. H.
236. 237.
pelle di camelo ucciso di fresco, allora Maometto ridusse schiave le loro
donne, confiscò la terra e le palme, e le consegnò agli Ebrei alla coudi-
zione di cedere la metà del reddito lordo ('ala-satr).
I tradizionisti non si contentarono nemmeno di queste ragioni per cosi
dire legali; vollero anche dimostrare che gli Ebrei erano volgari mall'at-
tori e meritevoli perciò della pena di espulsione. Si rinfi'escò la memoria
del musulmano 'Abdallah b. Salii ucciso a Khaybar (cfi-. 7. a. H., § 68),
e si sostenne di nuovo che egli era stato vittima degli Ebrei. Si ritornò
sull'accusa già spesso ventilata ai tempi di Maometto (v., per esempio, la
Sur ah, CXIII), che gli Ebrei usassero incantesimi a danno dei Musul-
mani, e si dichiarò che 'Abdallah b. 'Umar, il figlio del Califfo, visitando
Khaybar, si trovasse la mattina con ambedue le mani paralizzate da un
incantesimo degli Ebrei, e che a stento i suoi compagni poterono prestargli
soccorso (Hisàm, 779-780; Wàqidi Wellhausen, 294).
Cti-. anche Balàdzuri, 23, 24, 28; Khamis, II, 62.
Nota 1. — La tradizione afferma nettamente (Hisàm, 779 e Tabari, I, 1590j che prima abù
Baki- e poi 'Umar confermassero agli Ebi-ei i patti ilell'aiBtto concesso dal Profeta, ma che poi venisse a
conoscenza di 'Umar che il Profeta morendo aveva dichiarato di non volere due religioni diverse in Arabia.
Questa tradizione fu inventata allora per bassi motivi di cupidigia, perchè è inverosimile che 'Umar
venisse a conoscere le ultime volontà di Maometto vari anni dopo la sua morte. Egli ed abii Bakr avreb-
bero dovuto esser i primi a sapere le ultime volontà del Profeta. Questo dimostra come già pochi anni
dopo la morte di Maometto si incominciasse a inventare tradizioni, e duole appurare come 'Umar si
prestasse a questo genere di inganni, che servivano a coprire ingiustizie e misfatti.
Cfr. anche Balàdzuri, 28, 25, 26, 27, ove sono addotte molte tradizioni riunite con l'intento di
giustificare e di spiegare l'operato di 'Umar, e nella speranza di eludere l'accusa di rapina, suggerita
dalla condotta del Califfo. Chi si scusa, si accusa!
§ 237. — Se dobbiamo credere in tutto alle tradizioni del tempo, l'agi-
tazione contro gii Ebrei era giunta al colmo per un misfatto attribuito ai
medesimi mentre regnava Umar. Muzahhar b. Ràfi' al-Hàrithi era venuto
con dieci schiavi cristiani dalla Siria a visitare le sue terre in Arabia con
lo scopo di lasciarvi questi schiavi a lavorare per suo conto. In Khaybar
fece sosta per tre giorni, durante i quali gli Ebrei del luogo, se la tradi-
zione dice il vero, indussero gli schiavi ad assassinare il padrone, e for-
nirono ai medesimi i coltelli, per compiere il misfatto. Quando Muzahhar
cessò di vivere, crivellato di colpi, gli Ebrei donarono agli assassini viveri
e animali da sella, con i quali gii schiavi poterono fuggire e giungere in
salvo in Siria. Questo delitto, di cui l'intiera colpa fu gettata sugli Ebrei,
destò una grande commozione in Madinah; il Califfo 'Umar, cogliendo la
occasione di tanto spontaneo scoppio di animosità contro gli Ebrei, con-
vocò i fedeli, li arringò in una lunga predica, nel corso della quale ram-
mentò tutti i delitti attribuiti agli Ebrei, ed annunziò la risoluzione presa
di espellerli da Khaybar, adducendo come argomenti finali le due sentenze
20. a. H.
[ARABIA. - Espul-
sione degli Ebrei
da Khaybar.]
361.
46
S .i3T
20. a. H.
20. a. H.
[ARABIA. - Espul-
sione degli Ebrei
da Khaybar.|
già menzionate del Pi-oleta: annunziò quindi che si accingeva a recarsi a
Khaybar per ndistril)uire le terre tenute finora dagli Ebrei come affittuari
e consognarle definitivamente ai veri proprietari, ai Musulmani. Il Califtb
'Umar volle esser presente alla divisione delle terre, ma incaricò Farwah
b. 'Amr, Grabbàr b. Sakhr, abu-1-liaytjiam e Zayd b. 'Jhàbit di fare il lavoro
matei'iale della divisione alla presenza dei pensionati stessi del Profeta, o
dei loro eredi o rappresentanti. Vennero lasciate intatte le disposizioni fatte
dal Profeta delle 18 parcelle grandi, composte ognuna di 100 lotti (con-
frontisi 7. a. H., §§ 41, 42); e, come in quella circostanza, si tirò a sorte
con pezzi di sterco disseccato di cameli. Le parcelle erano 13 nella regione
di Khaybar detta al-Siqq, e 5 in quella Natàt. L'ordine, nel quale vennero
estratte e assegnate lo parcelle, fu il seguente:
(1) al-Zubayr;
(2) banù Bayàdah, amministrata da Farwah b. 'Amr;
(3) Usayd b. Hudayr;
(4) banù-l-Hàrit_h, amministrata da 'Abdallah b. Rawàhah (questa
notizia non j3uò essere esatta perchè ibn Rawàhah fu ucciso ad al-Mu'tah
nell'anno 8.: — e*. 8. a. H., § 10);
(6) Nà'im;
che erano le cinque parcelle di Natàt. Le tredici di al-Siqq vennero fuori
nell'ordine seguente:
(6) 'Asim, che fu estratta per prima, come avvenne nella divisione
fatta da Maometto;
(7) 'Ali;
(8) ibn 'Awf;
(9) Talhah;
(10) banù Sà'idah, amministrata da Sa'd b. 'Ubàdah (che aveva già
cessato di vivere da vari anni in Siria! Cfr. 15. a. H., §§ 132 e segg.);
(11) al-Naggàr;
(12) Hàrithah;
(13) Aslam e Ghifàr, amministrata da Buraydah b. al-Husayb;
(14-15) Salamah;
(16) 'Ubayd al-Sihàm;
(17) 'Ubayd;
(18) A WS, che andò poi tutta insieme in possesso di 'Umar.
Durante la divisione delle terre, il Califfo lasciò alle vedove del Pro-
feta la scelta, sia di avere netta la rendita in datteri e in grano, oppure
la porzione di terra con la relativa dote di acqua per irrigarla. 'A-isah
e Hafsah preferirono la terra, le altre scelsero invece la pensione. Di poi
.862.
20. a. H. §§ 237, 238.
'A'isah si vantò della sua accoi'tezza nell'aver preferita la teri'a, perchè più 20. a. h.
tardi il governatore Marwàn b. al-Hakam si permise talvolta non solo di " sione degli Ebrei
diminuii-e l'entità della pensione, ma in alcuni casi di sopprimerla addi- ^a Khaybar.]
rittura. Anche agli altri fa permesso il cambio, ed allo stesso tempo il
Califfo autorizzò la vendita dei lotti. Così avvenne che gli As'ariti e i
Euhàwiti, che avevano avuto un lascito speciale di 100 wasq ciascuno dal
Profeta (^), vendettero questo diritto di pensione a 'Uthmàn e a Mu'àwij'^ah,
ognuna delle due parti per 5000 dìnàr (Wàqidi Wellhausen, 294-296).
Hisàm, 780, narra che 'Umar fii aiutato nella divisione da Gabbar
b. Sakhr, il sopraintendente generale e contabile di Khaybar, e da Yazid
b. Thàbitf).
Balàdzuri, 28: fino ai tempi di 'Umar II [f 101. a. H.], quando il
fondo di al-Katìbah era amministrato da un certo Humaj^d, esistè un re-
gistro regolare dei pensionati.
Athir. IL 171; Khamis, II, 62.
Nota 1. — Come al solito, le fonti sono incomplete ed oscure nelle informazioni che ci danno.
Esse infatti dimenticano che la divisione fu di due specie diverse. Il bottino territoriale, per così dii-e,
di Khaybar. era infatti di due specie : la prima era quella formata dal grande gruppo dei quattro quinti,
al quale ebbero diritto e parte i membri della spedizione ; la seconda, che fu parimenti divisa, era quella
del quinto ritenuto da Maometto, ossia tutto il fondo di al-Katibah, i redditi del quale erano stati distri-
buiti dal Profeta di suo completo arbitrio nel modo descritto in un passo precedente. Cfr. 7. a. H., § 42.
Da alcune espressioni dei testi citati si viene indirettamente a sapere, che morto il Profeta, e morti
alcuni degli usufruttuari delle pensioni date da Maometto, fu sollevata la questione della proprietà più
o meno valida di queste pensioni e sul diritto, o no, di lasciare le medesime ad eredi. Risulta che man-
cavano veri documenti ufficiali per dimostrare la validità dei diritti, e si può dedurre dai testi, che la
questione venisse risoluta in via amichevole fra il governo centrale e gli aventi diritto. Questa maniera
di accomodamento fu possibile per le condizioni eccezionalmente floride, nelle quali si trovava il bilancio
dello Stato, ed è molto probabile che la necessità di por fine una volta per sempre ad una questione
difficile e spinosa, fosse uno dei moventi secondari della espulsione degli Ebrei.
Nota 2. — L'elenco delle 18 parcelle di cento lotti, che qui abbiamo riprodotto, combina con
quello dato da noi sotto l'anno 7. a. H., § 41, e perfino l'ordine è quasi il medesimo ; è probabile che
il secondo sia stato compilato posteriormente su quello definitivo ai tempi di TJmar. Le tradizioni sulla
spedizione di Khaybar, che vorrebbero dimostrare gli Ebrei fossero soli affittuari e i Musulmani i veri
proprietari per diritto di conquista, sono recisamente contradette dalle tradizioni del tempo di 'Umar.
Il tenore di queste ultime dimostra che ai tempi di MaomettcJ si dividessero soltanto le rendite, e non
i fondi. Il CaliiFo Tlmar dovè ridividere tutto, perchè nel caso presente si trattò di spartire material-
mente la terra, senza impegno sul reddito della medesima. In ogni caso le informazioni che abbiamo sono
molto deficienti e non ci permettono di venire a conclusioni precise. E assai probabile che gli stessi
tradizionisti, sia per inavvertenza, sia premeditatamente, abbiano confuso insieme le due divisioni di
Maometto e di 'Umar: lasciando così confusione ed iucertezza nelle notizie, hanno tentato di togliere
all'atto arbitrario di 'Umar il forte sapore di tirannica ingiustizia.
§ 238. — Da Khaybar il Califfo 'Umar si recò anche a Wàdi al-Qura,
durante il viaggio di ritorno, ed ivi procede alla divisione delle terre nello
stesso modo, che aveva fatto a Khaybar, con l'aiuto di quattro agronomi.
Furono in tutto ventotto le parcelle, kh a t a r ; assegnate per sorte ai se-
guenti, nell'ordine che diamo qui appres.so:
(1) 'Uthmàn;
363.
§ 238.
20. a. H.
20. a. H. (2) ibii 'Awf;
(ARABIA. - EspuI- „x .,t i i - e i i
sione degli Ebrei (3) Umar b. ahi Salaiuah;
da Khaybar.] (4) \^mii- b. Rabi'ah;
(6) i\Iu'ayqib;
(6) ibn al-Arqam;
(7) gli credi di (la' far (b. abi Tàlib):
(8) 'Amr b. Suràqah ;
(9-10) 'Abdallah e 'Ubaydallah (figli del Califfo 'Umar);
(11) Suj'aym (Sautam?);
(12) ibii 'Abdallali b. àahs;
(13) ibn abi Bakr;
(14) •Umar;
(16) Zayd b. Thàbit;
(16) Ubayy b. Ka'b;
(17) Mu'àdz b. 'Afra;
(18) abù Talliah e Grubayr;
(19) G-abbar b. Sakhr;
(20) Gabbar b. 'Abdallah;
(21) Màlik b. Sa'sa'ah e Gàbir b. 'Abdallah b. 'Amr;
(22) Salamah b. Salàmali;
(23) 'Abd al-rahmàn b. Thàbit e ibn abi Sariq;
(24) abù 'Abs b. Gabr;
(25) Muhammad b. Maslamah;
(26) 'Abbàd b. Tàriq;
(27) Gabr b. 'Atik e ibn al-Hàrith;
(28) ibn Garmah e al-Dahhàk.
(Wàqidi Wellhausen, 296).
L'elenco trasmesso da ibn Ishàq è leggermente diverso:
(1) = (1) di al- Wàqidi;
(2) = (2) id.:
(3) = (3) id.;
(4) = (4) id.;
(5) 'Amr h. Suràqah e al-Asyam;
(6) = (7) di al- Wàqidi;
(7) = (5) id. ;
(8) = (6) id. ;
(9) e (10) = (9) e (10) di al-Wàqidi;
(11) = (12) di al-Wàqidi;
(12) ibn al-Bukayr e Mu'tamir;
364.
20. a. H.
238, 239.
(13) = (16) di al-Wàqidi;
(14) = (16) id.;
(15) = (17) id.;
(16) = (18) di al-Wàqidi, con la differenza che il nome del compro-
prietario, invece di G-ubajr, è Hasan ;
(17) = (19) di al-Wàqidi, con l'aggiunta del nome di Gràbir b. 'Al)-
dallali b. Riàb;
(18) = (21);
(19) (Usaj'd) b. Hudayr;
(20) ibn Sa'd b. Mu'àdz;
(21) = (22) di al-Wàqidi:
(22) = (23) di al-Wàqidi. con la differenza che invece di ibn abi
Sariq abbiamo abù Sarik;
(23) = (24) di al-Wàqidi;
(24) = (25) id.;
(25) 'Ubàdah b. Tàriq, ossia una vei'sione diversa del n. 26 di al-
Wàqidi ;
(26) = (27) di al-Wàqidi, con la differenza che invece del figlio di
al-Hàrit^, è detto dei due figli del medesimo;
(27) = (28) di al-Wàqidi, con la differenza che invece di ibn Grar-
mah abbiamo ibn Hazamah.
In tutto dunque una parcella di meno che nella lista di al-Wàqidi, va-
riante che si spiega facilmente con raddoppiamento del n. 12 della nota
di ibn Ishàq. Infatti il numero dei nomi nelle due liste è eguale (Hisàm,
780-7811.
§ 239. — Furono espulsi anche gli Ebrei di Fadak, ma verso di essi
'Umar usò un trattamento diverso (^), vale a dire non li cacciò come in-
trusi come quelli di Khaybar, ma volle che alcuni periti stimassero il valore
dei fondi da essi tenuti, gravati della servitù di metà del reddito di cor-
risposta, e pagassero loro il valore della terra cosi espropriata. Gli agenti
e periti nominati da 'Umar furono abù-l-Haj'thani b. al-Tavyihàn (o al-
Nayyihàn), Farwah b. 'Amr e Zayd b. Thàbit : alcuni invece di abù-1-
Haytham, pongono il nome di abù Khaythamah al-Hàrithi. Il valore delle
ten-e espropriate fu calcolato a circa 50,000 dirham; 'Umar fece versare
questa somma nelle mani degli Ebrei e li costrinse ad emigrare in Siria
(Wàqidi Wellhausen, 291).
La somma menzionata ci sembra irrisoria: il valore delle terre col-
tivabili in Arabia era molto elevato, cfr. Lammens, Mu'àwiyah,
pag. 243-244.
20. a. H.
[ARABIA. - EsDul-
sione dagli Ebrei
da Khaybar.]
365.
§§ 239-242. 20. a. H.
20. a. H. Bai ad/, uri, 29, dite che i nomi dei periti erano: abu-1-Haytham
sione degli Ebrei ^fàlik b. al-Tay viliAii, Sahl b. abi Khaythamah e Zayd b. Thàbit.
daKhaybar.l A th ì r . II. 172; Kh a 111 i s , II, C4.
Nota 1. — Siccome j^H abitanti di Fmlak non si erano arresi in conseguenza ili una spedizione ar-
mata, ma per conti-atto spontaneo con il Profeta, torse non fu possibile di sostenere, die Maometto
fosse divenuto il proprietario di tutto il tei-ritorio di Padak, nello stesso modo con cui i Musulmani
erano stati dichiarati proprietari di Kbaybar. Ma poiché Fadak faceva parto del demanio, 'Umar, stante
le condizioni Horidisaimo dell'erario, usò verso gli Ebrei di quell'oasi una larghezza, che gl'innumerevoli
proprietari dei lotti di Khaybar non avrebbero mai riconosciuta od accettata. Le stesse fonti, lo quali ci
dichiarano che gli abitanti di Fadak trattarono con il Profeta sulle stesse condizioni concesse a JCiaybav,
non sanno e non tentano nemmeno di dare una spiegazione, perchè il trattamento fosse tanto diverso
all'epoca della espulsione.
§ 240. — Non è certo qual fosse la sorte degli Ebrei di Wàdi al-Qura,
perchè se, dobbiamo credere ad al-Wàqidi ( W a q i d i W e 11 h a u s e n , 292),
il Calitìb 'Umar li lasciò nelle terre di Wàdi al-Qura, perchè allora quella
regione faceva parte della provincia della Siria, e il confine del Higàz pa.s-
sava a mezzogiorno di Wàdi al-Qura. al-Balàdzuri, invece, menzionando
la conquista dai tempi del Profeta, aggiunge: « Si dice che 'Umar espel-
« lesse gli Ebrei di Wàdi al-Qura e dividesse il paese fra i Musulmani, che
« avevano partecipato a quella spedizione di conquista; altri però dicono
« che egli non li espellesse, perchè allora Wàdi al-Qura non faceva parte
« del Higàz, ma soltarfto oggi (ossia circa 260. a. H.) è stata unita al di-
« stretto amministrativo di Madinah » (Balàdzuri, 34), le parole del quale
fanno supporre, che gli Ebrei di Wàdi al-Qura fossero stati cacciati, ma che
non si sapesse chi precisamente ne aveva ordinata l'espulsione. Ai tempi
di al-Balàdzuri non v'erano più Ebrei in Wàdi al-Qura (').
E noto però che al-Maqdisi tre secoli dopo, trovò l' Higàz pieno di
Ebrei (cfr. Muqaddasi, pag. 96, lin. 1 6).
Nota 1. — Un'altra tradizione conservata da Balàdzuri, dice che 'Umar espellesse gli Ebrei di
Fadak, di Khaybar e di Taymà, conti'ariamente a quanto afferma al-Wàqidi, il quale sostiene che Taymà,
trovandosi entro i confini d'allora della Siria, non venne inclusa nel decreto di espulsione (Balà-
dzuri, 34-35).
Wàqidi Wellhausen, 292.
§ 241. — (al-Ya'qùbi). (Nell'anno 20. H., così deducesi dai tre cenni
cronologici nel testo a pag. 175, lin. 4; 178, lin. 13, e 179, lin. 4) il Califfo
'Umar espulse gii Ebrei di Khaybar dall'al-Higàz, allorché fu ucciso Mu-
zahhar b. Ràfi' al-Hàrithi. 'Umar disse: « Ho udito il Profeta che diceva:
« nella penisola degli Arabi non possono coesistere due religioni ». Egli
divise Khaybar in sédici porzioni (Ya'qùbi, II, 178).
ARABIA-ABISSINIA. — Disastro navale arabo.
§ 242. — È probabile che l'oscura notizia contenuta nel presente pa-
ragrafo si riferisca ad una spedizione contro un punto della costa africana
36i5.
20. a. H. §§ 242, 243.
ver punire qualche atto di pirateria di marinari neo;ri, probabilmente isti- 20. a. H.
^ ^ ,. 7; . . . o ' r [ARABIA-ABISSI-
gatl dagli Abissini. N|A. . Disastro
Flotta abissina, a ogni modo è termine improprio, perchè non ci navale arabo.)
consta che gli Abissini fossero marinari: quando invasero il Yaman prima
dei tempi di Maometto si valsero in parte di navi fornite dall'imperatore
Giustiniano.
(al-Wàqidi?). In questo anno il Califfo 'Umar mandò ad assalire una
flotta abissina, che scorreva le coste d'uno dei paesi musulmani (Arabia?):
la flotta araba era comandata da 'Alqamah b. Mugazziz al-Mudligi, ma
siccome, essa perì miseramente (in una tempesta?), il Califfo stabilì che non
avrebbe mai mandato alcuno a navigare sul mare (T a bari, I, 2595, lin. 6
e segg.) (>).
Cfr. Athir, II, 444.
ibn al-Grawzi dice che erano duecento uomini su quattro navi (Gfawzi,
I. fol. 59,v.).
Cfr. § 22.
Nota 1. — Secondo una tradizione di abn Ma'sar, la cosi detta Ghazwah al-Asàwidah o
spedizione dei negri i nella Somalia settentrionale?), inviata per mare, avvenne soltanto nel 31. a. H.
(labari, I, 2595, lin. 9).
Cfr. Atjiir, n, 444.
ARABIA. — Madlnah: matrimonio del Califfo Umar.
§ 243. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Neiranno 20. H. il Califfo 'Umar
si unì in matrimonio con Fàtimah bint al-Walid, la madre di 'Abd al-
rahmàn b. al-Hàrith b. Hisàm (T abari, I, 2594, lin. 12).
Cfi-. Athir, II, 444.
Kicordiamo che 'Umar contava allora circa 60 anni, ed il suo gineceo
aveva numerose abitatrici. È strano che non si dice se la nuova sposa fosse
vedova, né quale la sua età. È noto che il primo marito al-HàritJh b. Hisàm,
secondo alcune fonti, viveva ancora ai tempi del Califfo 'Utjimàn (Hagar.
I, 601, lin. 18), sebbene altri, è vero, lo dicono morto o al Yarmùk, o nella
peste dell'anno 18. H. (Hagar, I, 601, lin. 13-14). Secondo al-Wàqidi
(Dzahabi Tagrid, I, 370-371, n. 3564), Fàtimah, che era sorella di
Khàlid b. al-Walid, partorì 'Abd al-rahmàn nel primo anno della Higrah.
Quindi non era più donna fi-esca e piacente : in Arabia le donne deperi-
scono presto. Ancora non si è data una spiegazione convincente delle ra-
gioni per le quali sì spesso Maometto ed i suoi Compagni togliessero in
moglie donne anziane, vedove o divorziate. Erano matrimoni politici? Ebbe
questo matrimonio di 'Umar alcun legame intimo con la condotta del Ca-
liffo rispetto a Khàlid b. al-Walid?
367.
§§ 244-247. 20. a. H.
20 a. H. ARABIA. — Pellegrinaggio annuale.
(ARABIA Pelle-
grinaggio an- § 244. — (al-Tabaii, senza isnàd). Nel presente anno 20. H. il Ca-
"uaie-j liflb Umar diresse il pellegrinaggio annuale (T a bari, I, 2695).
Ctr. Mas'udi, IX, 55; Athir, II, 444. ,
ARABIA. — Terremoto.
§ 245. — Nell'anno 20. H. vi fu un terremoto in Madinah (Grawzi,
I, fol. 59,r.-59,v.).
Luogotenenti del Califfo Umar.
§ 246. — (al-Tabari, senza isnàd). In questo anno vi furono i mede-
simi luogotenenti ed i medesimi qàdi dell'anno precedente, ad eccezione
di quelli di cui è fatto menzione nelle notizie precedenti (Tabari, I, 2595).
Cfr. Athir, II, 444.
ARABIA. — Istituzione del Diwàn o ruolo di pensioni.
§ 247. — L'istituzione del dìwàji (') non sorse come la tradizione ce lo
presenta, ossia tutta d'un pezzo dal cervello di 'Umar e dei suoi consi-
glieri. Sembra certo che provenisse quasi naturalmente da una fusione di
quanto si faceva negli anni precedenti con la distribuzione del quinto del
bottino e di quanto esisteva nelle provincie bizantine e sassanide per il
pagamento regolare del ruolo ai militi dei due imperi. Maometto soleva
fare la distribuzione della preda molto a modo suo, e la maggior parte delle
rivelazioni quraniche su questo argomento furono suggerite da violazioni
del diritto ed uso comune esistente in Arabia: basta rammentare il suo
rontegno alla resa dei banù-1-Nadìr (cfi-. 4. a. H., § 13), alla presa di Fadak
(cfr. 7. a. H., § 47) e nella spartizione del bottino dopo la battaglia di
Hunayn (cfr. 8. a. H., § 164), quando egli comperò la conversione dei
principali Quraj^s con vma parte cospicua della preda sollevando le pro-
teste dei fedeli. Siccome in quest'ultima circostanza la sua condotta fu
contraria ai precedenti soliti, e alla legge del deserto, e siccome grande
fu la fama dell'evento, risultò necessaria anche una speciale rivelazione
divina per attutire i malumori. Persino alla battaglia di Badr la rivela-
zione (Vili, 42), riguardante il bottino, era per decretare una nuova
usanza, il quinto riservato al Profeta. I tradizionisti vorrebbero sostenere
che prima dell' Islam il capo della spedizione avesse il quarto invece del
quinto (cfi-. Freitag. Einleit., pag. 266 ) ; ma è meglio prestarvi poca
fede. È più probabile che la spartizione fosse del totale e eguale per tutti.
È palese dunque che Maometto avesse la consuetudine di agire, quando
368.
sioni.
20. a. H. § 247.
gli era comodo e quando gli era possibile, in modo molto arbitrario. La 20. a. H.
morte del Profeta lasciò quindi una certa vaghezza sulla spartizione del zj^ne dei Diwàn
bottino, e in particolare sulla destinazione da darsi al quinto, di cui egli ° '"°^° «^' p^"-
disponeva a volontà e che gli serviva come cassa di guerra, come stru-
mento di persuasione e come fondo di beneficenza. Il Qur-àn porge varie
indicazioni sul modo di disporre di questo quinto (per es.. Vili, 42), ma
il Profeta non seguì sempre queste norme e le violò quando gli convenne,
abù Bakr alla fine della Eiddah si trovò in possesso già di molto bottino,
per la maggior parte il quinto della preda rapita agli apostati dell'Arabia
Centrale, e pare che egli seguisse la norma di dividerlo in porzioni eguali
tra i fedeli (cfr. § 2G0).
Tale sistema primitivo doveva presentare molti inconvenienti, e dege-
nerare in abusi, ingiustizie e favoritismi, perchè la tradizione non chia-
risce chi fossero propriamente quelli che trassero beneficio dalla ripartizione
del quinto. Non possono esser stati tutti i sudditi dell'Islam in Arabia,
nemmeno tutti i Musulmani nella penisola: forse la distribuzione beneficò
specialmente i Compagni più antichi del Profeta. Le grandi fortune rac-
colte da alcuni di questi senza prender parte alle guerre, fan sospettare
che nell'amministrazione degli immensi danari pubblici avvenissero grossi
abusi anche sotto il regno di 'Umar. Non accusiamo nessuno, ma insistiamo
sopra un fenomeno talmente umano, un fenomeno di tanta frequenza nella
storia di tutti i popoli, che non possiamo ragionevolmente dubitarne. Noi
riteniamo perciò che l'istituzione del dìwàn s'imponesse come una neces-
sità imperiosa per metter termine ad infiniti abusi, per distrigare l'ammi-
nistrazione delle finanze da sperperi e confusioni, e per giustificare ed in
un certo modo condonare le colpe del passato. Se perciò Umar volle con
r istituzione del diwàn fissare esattamente la quota che ognuno doveva
ricevere, è manifesto che negli anni precedenti alcuni privilegiati si presero
più degli altri. Egli sanzionò gli abusi passati, ma volle infi-enare quelli
futuri, insistendo perchè ai grandi lucri partecipassero anche le milizie dei
campi militari nelle provincie, ossia quelli che erano i veri artefici duella
grande ricchezza.
La tradizione vede nell'istituzione del dìwàn soltanto le pensioni
distribuite ai Compagni ed ai guerrieri dell'Islam. In verità però l'istitu-
zione non solo abbracciò le uscite, le pensioni, ma comprese anche la sor-
veglianza e l'ordinamento sistematico delle entrate: significò la vera e
propria istituzione del primo bilancio dello stato musulmano.
Siffatto ordinamento resosi assolutamente necessario, quando le ren-
dite dello Stato non furono più costituite dal solo quinto del bottino di
369. 47
sioni.
g 247. 20. a. H.
20. a. H. ouena. ma dall'atìiuenza i-egolare delle tasse pagate dai sudditi uon musul-
òn^dei D^wali "i^i"'- Ki'» quosto UH cespite iiuovo, al quale il Profeta aveva solo vaga-
o ruolo di pen- mente pensato accennando alla tijizyah in una dello ultime sue rivela-
zioni (IX, 29), senza determinare l'uso che se ne dovesse tare. I gover-
natori dello Provincie, riscuotendo le imposte, non potevano mandare a
Madhiah l'intero tributo, perchè le milizie, tutti volontari venuti d'Arabia,
dovevau essere mantenuti, nutriti e vestiti, quando non erano in cam-
pagna contro il nemico. Negar loro qualsiasi sovvenzione tranne quella
del bottino di guerra sarebbe stato sospingere tutti quei militi al brigan-
taggio e por fine allo Stato musulmano sin dal suo nascere.
È evidente che sin dai primissimi tempi si venisse praticamente ad
una qualche norma, mercè la quale il governatore con le imposte provvedeva
a tutte le spese necessarie inerenti al mantenimento dell'esercito perma-
nente in assetto di guerra, e mandasse il sopravanzo a Madinah (-). Poi forse
nacquero lagnanze: quelli nelle provincie si dichiarano altrettanto degni,
se non più degni, del sopravanzo defluente a Madinah, e nacque il sospetto
che i colleghi oziosi in Madinah godessero una parte troppo grande delle
entrate dello Stato. Da ciò attriti, sospetti, accuse e recriminazioni. Allora
'limar sentì che bisognava sottoporre tutta la faccenda ad un regolamento
fisso, il quale desse sodisfazione a tutti e precludesse almeno nominal-
mente abusi ed ingiustizie.
Nota 1. — Sull'origine della parola diwàn regna molta oscurità. Possiamo respingere le infan-
tili etimologie delle fonli arabe, ma è manifesto come la parola, insieme con l'istituzione che essa
descrive, sia di origine non araba. Il Vollers iZDMG., voi. L, pag. 641) ritiene che possa essere di ori-
gine persiana, sassanida, ma niun indizio abbiamo che ci permetta di fissare con qualche precisione la
vei-a etimologia. È una parola che ha subito nell'uso molte variazioni di senso, ma nel suo primitivo
significato non fu tanto l'istituzione, ma piuttosto l'oggetto materiale che dava corpo ad essa. Diwàn
è il fascio di carte volanti rilegate insieme in modo da formare un volume. In tale registro erano rac-
colti non solo i nomi dei pensionati e stipendiati del primitivo Stato islamico, ma tutti gli atti ufiìciali
del governo, tutti i conteggi e tutti i documenti a giustificazione delle spese e degli incassi. Il diwàn
fu, ai tempi di 'Umar, l'archivio contabile, fiscale ed amministrativo dello Stato. Le carte raccoglievausi
forse periodicamente in fascicoli rilegati, ossia appunto in diwàn. Tale concetto primitivo è rimasto
nell'uso del termine diwàn per descrivere la raccolta di poesie d'un autore, uso che è costante in
Persia e meno frequente per i poeti arabi, i più antichi dei quali lo ignoravano.
Dal volume delle carte rilegate, la parola è passata all'ufiicio in cui i volumi erano conservati;
poi dall'ufficio si è esteso anche agli impiegati che ne facevano parte ed infine, in uno dei suoi signi-
ficati più moderni — quello con cui è entrato nell'u-so comune italiano — applicasi alla mobilia (i di-
vani i di cui si servivano gl'impiegati nel disbrigare, radunati in consiglio, le faccende dell'ufficio.
Cfr. Lane Arab. Engl. Lex., 939; Balàdzuri, Glossarium, 41; Kremer C u! t u rg, I, 64;
Berchem, Proprieté territoriale, pag. 46.
Nota 2. — Sul modo come veniva regolato e ripartito il reddito delle terre conquistate può dar
lume la seguente tradizione:
(abu Mas'ud al-Kiìfi, da al-Mubàrak b. Sa'id, dal padre). Nihàwand era delie terre conquistate dai
KCifiti e al-Dinawar delle conquiste dei Basriti. Quando i Musulmani di Kufah furono soverchi, deside-
rarono di avere più terre, il cui kharàg fosse tra loro diviso. E a loro toccò il Dinawar (quantunque
fosse conquista Basritai, e ai Basriti toccò il Nihàwand, perchè dipendeva da Isbahàn. E il di più che
correva tra il kharàg di Dinawar e quello di Nihàwand era dei Kilfiti.
370.
sioni.
20. a. H. . §§ 247, 248.
Nihàwand fu detto Mah al-Basrah e al-Dinawar Mah al-Kfifah (secondo l'ultimo scambio fatto'. 20. a. H.
E ciò fu sotto Mu'àwiyah BaUdzuri, 306, lin. 8-13i. [ARABIA. - Istitu-
zione del DTwàn
§ 248. — Per mettere completamente in atto qnesto gigantesco sistema ° f"°'° ^i pen-
di pensioni fti necessario compilare alcuni registri nei quali s' iscrissero
tutti quelli che avevano diritto alla dotazione annuale, aggruppandoli se-
condo le tribù e tenendo regolare memoria delle nascite e delle morti. In
principio il registro generale fu tenuto probabilmente in modo assai appros-
simativo, ma con l'andar del tempo il sistema si perfezionò, e da una tradi-
zione conservata da al-Suyiiti risulta che Mu'àwiyah b. abi Sufyàn, in Egitto,
preponesse a ogni tribù un sorvegliante che quotidianamente faceva il giro
delle dimore delle singole famiglie e s'informava esattamente delle nascite
e delle morti (Suyùti Husn, I, pag. 71, lin. 8-11).
I primi musulmani consideravano l'Isiàm come un privilegio di spet-
tanza dei soli Arabi : Infatti al Profeta si fa dire : « È mio desiderio che
« gli Arabi abbiano tutti una sola fede, e che gli 'Agam (= i non Arabi)
«paghino ad essi la gizyah » (Hanbal, I. 227, penult. linea): ossia
unico compito dei non arabi doveva essere di fornire un copioso reddito
a vantaggio dei veri credenti nell'Islam. In principio infatti nessun non
arabo poteva diventare musulmano senza appartenere ad una tribù araba,
o senza unirsi ad una tribù con i vincoli della clientela. Bisognava ara-
bizzarsi per diventare anche musulmani. Arabismo ed Islamismo divennero
una cosa sola (cfr. Wellhausen Eeich, pag. 18).
Nessuno fu costretto a convertirsi: le po^Dolazioni sottomesse dovevano
venire a far parte dell'impero arabo in una condizione ben distinta da
quella dei vincitori. L' impero fu costituito di due classi distinte per fede
e per condizione politica, ed in principio anche per razza. I padroni erano
gli Arabi, tanto come musulmani quanto come guerrieri e conquistatori.
La comunità di Maometto, come osserva acutamente il Wellhausen (1. e,
pag. 16) erasi completamente tramutata in un esercito, e tutte le funzioni
religiose, tutti gli obblighi del culto erano passati in seconda linea dinanzi
a quello, di combattere per la causa di Allah, il Grihàd. Sotto questa
forma l'Isiàm presenta vasi attraente anche ai Beduini, per i quali era una
bandiera che li menava alla vittoria, al bottino ed alla ricchezza, mentre
gli aspetti religiosi erano tenuti ancora in pochissimo conto.
Crii Arabi emigrati dalla penisola furono organizzati militarmente:
non si apparteneva alla classe dominante se non in quanto si era guer-
riero regolarmente iscritto nei ruoli dei combattenti (muqàtilah). La
tradizione di Yahya b. Adam (pag. 5, lin. 18; pag. 59, lin. 16) lo afferma
chiaramente: soltanto quelli che lasciavano la patria (i nuovi muhàgirùn),
371.
§§ •UH. jiii. 20. a. H.
20. a. H. ^> andavano a stal)ilii-si nvì Lampi militari tiiovi della penisola, potevan
[ARABIA. . Istitu- , - ■ , ^ • 1 ,■ . , .
zione del Diwàn iist'uotcro la pensione ed erano realmente considerati come veri membri
o ruolo di pen- della comunità islamica. Gli altri, che rimanevano inattivi a casa, nel de-
sioni
serto presso i greggi, non si tenevano in veruna considerazione, (^uasichò
non facessero propriamente parto della comunità musulmana. La Higrah
significò ora realmente emigrazione non più a Madinah, iiwi alle città ed
ai campi fortificati militari fuori della penisola. Cosi il poeta Hakìm b.
Qabìsah b. Diràr potè dire a sut) tìglio Bisr che aveva emigrato (q a d
hàgara... ila-1-amsàr) nei campi della Siria: « Tu non hai lasciata la
« patria per desiderio del giardino del paradiso, ma invece ti ha chiamato,
« io credo, il pane ed i datteri » (Hamàsali, 792, lin. 19; WeUhause ii
Reich, 16, nota 1). Il verso è documento anche delle passioni poco reli-
giose, ma molto materiali e pratiche dei juiiui musulmani conquistatori.
I Musulmani, o più correttamente gli Arabi, si mossero dai pascoli nativi
perchè li attirava la speranza di bottino, di ricchezza e forse anche della
pensione i ').
Nota I. — Più tardi, eoa l'andar del tempo, il titolo di Muhàgir significò semplicemente sol-
dato in attività di servizio, perchè era il rappresentante di quella classe di guerrieri arabi che erano
emigrati per la causa dell'Islam e per essa facevano regolare servizio.
§ 249. — Con questo sistema il dominio arabo, emanante da campi
militari in mezzo a territorio conquistato con guerrieri assoldati, divenne
un vero e proprio dominio militare, in cui il supremo comandante delle
milizie era anche il capo di tutta l'amministrazione militare, civile, reli-
giosa e fi^scale. Il governatore comandante fungeva anche da giudice, e la
scissione delle varie attribuzioni avvenne soltanto con il tempo mediante
un processo di differenziazione. Il fattore maggiore di tale differenziazione
fu l'azione indiretta delle conversioni all'Islam dei non arabi, come dimo-,
streremo a suo tempo.
Di fronte all'aristocrazia militare (K r i e g e r a d e 1 : eli-. Wellhausen
Reich, pag. 18) erano i sudditi dell'impero, i popoli vinti. Questi costi-
tuivano la base finanziaria dell' impero, perchè con il pagamento delle
varie imposte dovevano sopperire a tutti i bisogni dei loro padroni. I quali
in principio senza nulla produrre, succhiavano tutto il prodotto netto delle
Provincie: solo compito dei padi'oni era di mantenere l'ordine all'interno
e di estendere i confini dell'impero: il che, considerato sotto questo aspetto
costituiva una stupenda e lucrosissima speculazione.
Verso i popoli sottomessi, se le tasse erano puntualmente pagate, T am-
ministrazione araba agi in modo piuttosto liberale, non s'immischiò affatto
nelle loro faccende interne (cfr. Lammens,Qorra ibnSarik d'après
sioni.
20. a. H. §§249,250.
les papyius arabes, paffs,'. 5 e segg.) • e mentre nelle antiche Provincie 20. a. H.
^ ^ . . , . . . . [ARABIA. - Istitu-
deir impero bizantino lasciarono 1 vescovi per lo più come capi e rappre- zjone dei Diwtn
sentanti delle popolazioni, nelle provincie dell' impero persiano non muta- ° '■"°'° '^^ p^"-
rono affatto l'istituzione locale dei dihqàn, che gli Arabi si contentarono
di dichiarare responsabili per la riscossione delle imposte. Questo era il
pensiero fondamentale dell'amministrazione araba: la riscossione delle im-
poste. Da principio il comandante militare accudiva anche a raccogliere i
tributi, ma con il tempo si constatò ■ che l'unione di tante funzioni ammi-
nistrative nelle mani di un solo uomo menava a molti abusi, e fu nomi-
nato un impiegato .speciale per la riscossione dei tributi. Il governatore
aveva soltanto a mantenere l'ordine pubblico. In questo modo, dice arguta-
mente il Wellhausen togliendo un' immagine in prestito ad 'Amr b. al-'As,
il governatore aveva soltanto a reggere le corna della vacca, per tenerla
ferma, mentre un altro la mungeva (Wellhausen Reich, 18).
§ 250. — I precedenti messi dal diritto predatorio del deserto e dagli
atti del Profeta in alcune circostanze, farebbero arguire che gli Arabi con-
quistatori volessero chiedere la divisione delle terre conquistate. Io dubito
che ciò sia avvenuto, e ritengo che la domanda di divisione delle terre
sia interpolazione tradizionistica, per spiegare come venissero accomodato
le faccende delle provincie conquistate e per dare ad 'limar il merito dei
provvedimenti stabiliti. La divisione della terra importava un mutamento
di proprietà di proporzioni sì gigantesche e di conseguenze sì molteplici
e complesse da riuscir materialmente impossibile, anche se le classi infe-
riori, che avrebbero occupato e lavorato il suolo senza possederlo, non fos-
sero state colpite troppo duramente dalla misura. Dividersi a lotti la metà
dell'Asia Anteriore avrebbe significato rovinare tutto il paese (Well-
hausen Reich, 19).
È più probabile che i guerrieri non abbiano mai chiesto la divisione
della terra conquistata : i nomadi venuti dal cuore d'Arabia non sentivano
alcun desiderio di possedere un campicello, perchè ciò significava un de-
siderio di vita tranquilla e laboriosa in campagna, desiderio del tutto alieno
alla natura araba. Mi sembra più logico invece ritenere che 'Umar sem-
plicemente riconobbe ed approvò le condizioni di fatto che trovò come risul-
tato della conquista. La discussione, se ve ne fu alcuna, si accese solo per
le teiTe confiscate, le sawàfi, e la domanda può esser partita da qualche
antico Compagno del Profeta, avido di terre, come ve ne furono molti,
ma non dalla moltitudine dei guerrieri, che si battevano sui confini.
Le ragioni messe in bocca ad 'Umar furono piuttosto escogitate dai
tiadizionisti come quelle che a loro modo di vedere più probabilmente egli
373. . t^
§§ 250, 261. 20. a. H.
20. a. H. avrebbe potuto addurre, .se qualcuno avesse chiesto di dividere la terra.
zìone del Diwàn i-"'* ^1"'^^ richiesta è pure una deduzione logica dei teorici islamici, i quali,
0 ruolo di pen- ragionando per anak)gia, e paragonando quanto era avvenuto intorno a
Madinah vivente il Profeta, supposero che i guerrieri avrebbero dovuto
chiedere anche fuori d'Arabia la divisione della terra.
Era invece di primaria e assoluta importanza per gli Arabi, se vole-
vano conservare il dominio del paese, di rimanere uniti in punti strate-
gici e non di sparpagliarsi per le contrade. La sola forza d' im])ero era
qiiella delle armi: «La conservazione della mia comunità», si fa dire a
Maometto, « ripo.sa sulle unghie dei .suoi cavalli e sulle punte delle sue
« lancie, fintantoché non coltivano la terra : se però cominciano a far
«questo, allora diverranno come gli altri uomini» (Yahya, 69).
§ 251. — Il pagamento del tributo per parte dei popoli soggetti fu
già allora considerato come compenso per l'esenzione dal servizio militare:
le tribii anche non musulmane sulla frontiera, che accudivano alla difesa
dei confini, erano esonerate dalle imposte (Wellhausen Rei eh, 19 e
nota 1). Anche oggidì in quelle parti d'Arabia settentrionale, per esempio
il Gawlàn ed alcune contrade del Hawràn, dove le popolazioni musulmane
sono esentate dal servizio militare, pagano la tassa a capo come i Cristiani
e gli Ebrei. Il termine classico di gizyah è scompar.so oggi dall'u-so vol-
gare, sostituito dal moderno ' a s k a r i y y a h : la sola differenza tra la ' a s k a-
riyyah pagata dai Cristiani ed Ebrei, e quella pagata dai Musulmani
esenti dal servizio militare, è che la askariyyah di questi ultimi è meno
gravosa. In ambedue i casi però il concetto del tributo è l'esenzione dal
servizio militare.
L'ordinamento dunque delle pensioni, o stipendi che si voglia dire,
esigeva però una contabilità molto estesa e perfezionata, la quale non solo
doveva regolare la distribuzione dei danari, ma anche possedere uno specchio
preciso delle riscossioni, o entrate dello Stato. La distribuzione delle pen-
sioni in somme fisse ben determinate non potè avverarsi se non quando
'Umar ed i suoi consiglieri ebbero sotto gli occhi, in uno specchio gene-
rale del bilancio dello Stato, gli elementi per compilare un bilancio pre-
ventivo delle entrate : senza questo era impossibile stabilire l'ammontare
delle pensioni da distribuire. Siffatto bilancio non potè esser compilato se
non dopo qualche anno di dominio sulle provincie conquistate: si com-
prende perciò come l'istituzione del diwàn avvenisse solo nel 20. H.,
ossia dopo circa quatti'o anni di dominio in Siria e nell' 'Iraq. Nessuno può
dire che cosa avvenisse delle grandi somme raccolte in questi anni e chi
se le appropriasse. Dobbiamo supporre che nascesse tale una confusione,
374.
sioni.
20. a. H. § 251.
e si verificassero tali e tanti abusi, che uu riordinamento radicale delle 20. a. h.
entrate e delle spese dello Stato s'impose urgentemente al Califfo ed ai j,ione ^^^ Dfwan
suoi più fidati consiglieri. ° •■"°'o «"' P^n-
Neir istituire il ruolo dei pensionati e .stipendiati il Califfo 'limar im-
maginò una cosa che fu in realtà una fusione dell'antico concetto arabico
della divisione del bottino, con l'istituzione antichissima in Asia del soldo
regolare delle milizie combattenti e dell'esercito permanente. Le rendite
dello Stato furono considerate come il fì-utto di un grande bottino, e perciò
da distribuirsi coii certe regole fìsse a quelli che avevano cooperato a con-
quistarlo. Se gli elenchi incompleti che abbiamo nelle fonti corrispondono
alla verità, parrebbe che, come misura nella distribuzione di questi danari,
prevalesse il concetto dei servizi maggiori o minori resi alla causa del-
l'Isiàm. Chi aveva maggiori benemerenze doveva incassare maggiori somme.
Chi non aveva servito la causa dell'Islam, non si meritava nulla. Le rendite
dell'immenso patrimonio acquisito dovevano andare ad esclusivo beneficio
di una ristretta minoranza e non nell'interesse della comunità. Questa mi-
noranza era composta esclusivamente dei guerrieri ed amministratori delle
Provincie. In alcune tradizioni abbiamo vaga menzione di distribuzione di
danari alle tribù nomadi dei dintorni di Madìnah, fatte dal Califfo TJmar
in persona (cfi'. più avanti i §§ 313, 325); ma queste notizie sono contra-
dette da altre, secondo le quali le pensioni erano distribuite soltanto ai
guerrieri in servizio attivo (eli-. § 334). Altre tradizioni che contengono i
voti di 'Limar per l'avvenire quando tutti i Musulmani sarebbero pensio-
nati (cfi-. g§ 314, 316, 316, 331, ecc.) sono la prova che molti erano senza
pensione. È assai improbabile che le tribù rimaste nei dintorni di Madinah
ricevessero questo soldo senza prender parte alla guerra ed alle fatiche del-
l'amministrazione. Si potrebbe spiegare l'apparente contradizione suppo-
nendo che fra le tribù nei dintorni di Madìnah si fossero ritirati alcuni
veterani delle campagne di conquista: la supposizione non è però fondata
su alcuna prova concreta.
Nonostante il numero delle tradizioni che diamo qui appresso, tutto
fargomento è ancora avvolto in molta oscurità. Una parte del ruolo fu di
natura sua temporanea, ed abbiamo persino notizia che sotto gii Umayyadi,
forse per rappresaglie politiche, alcune pensioni vennero falcidiate o per-
sino soppresse (cfr. §§ 266, nota 3; 288, ^28 e nota 1), quando la morte
ebbe rapito i massimi beneficiati, ossia i Padri fondatori dell'Islam, quelli
che vennero dopo si fusero tutti in una classe sola di salariati : come questo
fosse regolato non sappiamo, e del pari pure ninna notizia ci viene su ciò
che il Califfo facesse degli avanzi nel bilancio. Pare spendesse qualche buona
375.
^ 251 '2b'2. ^u. 8.. M.
20. a. H. sctninia noi lostauri della moschea di Madinah e del santuario di Makkah.
zione del D^wàn ^'«^ ^•*'' <lif*p('"<li eraiio minimi in confronto dei probabili avanzi limasti
sioni.
o ruolo di pen- a disposi/Jone del Califfo 'Umar. Che uso ne fece? Furono adoprati per cor-
lonipore i maggiori Compagni e tenerli tranquilli nell'oscurità? Nonostante
tutte le aftermazioni in contrario non è improbabile che 'Umar se ne ap-
propriasse una discreta parte, o almeno permettesse a quanti lo circonda-
\ ano di attingeie nella cassa pubblica. Non vogliamo accusare 'Umar di
disonestà, ma la cura mossa dalla tradizione a dimostrare il contrario di
iiuanto noi affei-miamo, è fatto sospetto: sappiamo clic 'Umar noi pionder
moglie donasse ingentissime somme alla sposa (cti-. 17. a. H., §§ 194 (ò),
196), e suo figlio 'Abdallah b. 'Umar fu uomo anch'egli assai ricco. So-
spetta inoltre è l'affermazione che l'iscrizione delle tribù e dei guerrieri
i quali dovevano percepire gli stipendi, avvenisse con gradi di precedenza
fissati dalla maggiore o minore prossimità di parentela con il Profeta. Questa
notizia e lo stipendio attribuito allo zio al-'Abbàs potrebbero essere inter-
polazioni tf^ndenziose del periodo 'Abbàsida.
§ 252. — Il Califfo 'Umar probabilmente intese soltanto di compen-
sare quegli Arabi che o rendevano, o avevano resi servigi alla causa isla-
mica, e particolarmente compensare in modo regolare i guerrieri, perchè
le rendite delle terre conquistate erano da considerarsi teoricamente come
bottino di guerra, che si doveva distribuire per quattro quinti tra i guer-
rieri. Nei trattati teorici di tempi posteriori troviamo enunciato il prin-
cipio che il prodotto complessivo dei tributi pagati all'erai'io islamico do-
veSse andare a vantaggio di tutti i Musulmani : ma questa è teoria di
tempi posteriori, perchè 'Umar intese per « Musulmani » soltanto coloro
che rendevano servigi allo Stato: questi non potevano essere equiparati a
quelli che non facevano nulla.
Il problema che 'Umar ebbe a risolvere e che gli suggerì la distribu-
zione delle pensioni, era anche più complesso che non sembri a prima vista.
Vedremo in appresso, con il necessario corredo di documenti che il
Profeta, nel fondare la nuova religione, impose ai fedeli una specie di
contributo volontario, come prova di fede sincera e come atto di beneme-
renza innanzi a Dio, e dispose che tale contributo venisse devoluto in
parte a soccorrere i poveri, ma in principal misura a sopperh'e alle spese
generali della comunità musulmana, per la maggior parte di carattere
puramente militare. Questo s' impose per la lotta contro i Qurays, e per
la povertà del minuscolo Stato musulmano. Quando venne l'èra delle grandi
conquiste e degli immensi bottini, le cose mutarono interamente d'aspetto:
alla miseria seguì la eccessiva abbondanza. Prima vennero i grandi bot-
376.
sioni.
20. a. H. § 25-2.
tini dopo le vittorie sui campi di battaglia, e poi venne, cosa non preve- 20. a. H.
' ^ , ' . [ARABIA. - Istitu-
duta dal Profeta, l' importo ingente delle imposte che ainuivano con corso zj^ne jgi oTwàn
regolare nelle casse dello Stato dell'Islam. Su questo reddito costante, che ° ''uoio di pen
non poteva propriamente essere considerato quale vero e pi'oprio bottino,
sorse qualche incertezza nell'animo dei capi della comunità islamica. Come
. ra da considerarsi? Che uso era lecito, od obbligatorio, farne?
È manifesto che come prima conseguenza di siffatto stato di cose ces-
sarono del tutto i contributi volontari alla cassa dello Stato, perchè il
quinto del bottino aveva colmato il tesoro ed era cessata ogni necessità
di fornirlo con oblazioni dei fedeli : le prede dei vinti erano ampiamente
.sufficienti a tutti i bisogni e lasciavano un sopravanzo ingentissimo.
In secondo luogo i guerrieri, conquistatori delle provincie, considera-
rono non solo il bottino delle vittorie, ma anche il reddito delle imposte,
come loro legittima proprietà, e vollero dividerselo tra loro. Questo era ma-
terialmente impossibile per mille ovvie ragioni. Era impossibile stabilire
con precisione chi fossero gli aventi dii'itto. Altrettanto indeterminata era
la circoscrizione militare ed amministrativa che dipendeva da ogni gnippo
o nucleo militare di guarnigione. Il numero dei militi variava, si può dire,
quotidianamente, e le circoscrizioni erano d'estensione e di reddito svaria-
tissimo, ed accettando il concetto primitivo dei militi, che le rendite delle
singole Provincie dovessero devolversi a vantaggio della sola guarnigione,
si sarebbero verificate discrepanze e ingiustizie stridenti. Alcune guarni-
gioni avrebbero avuto il decuplo di altre. Da ciò malumori, dissensi e con-
flitti d' interesse in forma acutissima.
S' impose quindi di necessità l'accentramento di tutti questi redditi e
la loro ridistribuzione in modo e misura eguale e giusta per tutti. Ma ciò
non fu possibile sin dal primo giorno: la tradizione rivela a chiare note
che il governo di 'limar venne a tale determinazione dopo vari anni di
confusione amministrativa, e sospinto dal caos delle finanze generali delle
Provincie, nelle quali si commisero sicuramente i più sconfinati abusi da
tutti quelli che in vario modo e misura si occuparono delle campagne di
conquista. La distribuzione delle così dette pensioni fu il risultato di un' in-
finità di errori, di ripieghi, di conflitti tra governatori. Califfo e militi, con-
flitti, su cui la tradizione stende con cura un velo discreto di oblio. Ma
tutto non ha potuto nascondere.
È palese però da vari indizi, tratti da eventi posteriori, che le rendite
delle Provincie non andavano intatte a riversarsi nelle casse centrali dello
Stato per essere poi egualmente distribuite tra tutte le milizie musulmane
e le loro famiglie. Le somme giungevano a Madinah diminuite di quanto
H77. 48
sioni.
§§ 252, 253. 20. a. H.
20. a. H. ^i ej-a dovuto dare alle milizie della provincia e delle spese generali di
one dei Di'^àn amnuiiistrazione. È chiaro che se le milizie di guarnigione in una provincia
o ruolo di pen- conq distata erano pagate ad arbitrio dei luogotenenti, si avveravano paten-
tissime ingiustizie. Il reddito delle .singole provincie era diversissimo l'uno
dall'altro, e diver.so altresì era il numero dei soldati di guarnigione. Per
togliere ogni ingiusta sperequazione si ricorse al ruolo delle pensioni, ma
permase sempre il concetto primitivo come base del sistema; onde dovendo
ogni provincia mantenere le proprie guarnigioni, ne venne, per effetto della
imperfezione dei congegni amministrativi, che la sperequazione si riavve-
rasse per altre vie. I militi d'una provincia molto ricca avevano sempre
maggiori comodità e larghezza di mezzi, mentre altre provincie più povere
potevano non dare un reddito d'imposte sufficiente a pagare tutte le spese
di occupazione ; perciò, non avendo il modo di far intendere i loro bisogni
in Madinah, i militi delle provincie meno ricche erano indotti ad inge-
gnarsi e accomodarsi in altro modo.
Da un pas.so di Yàqùt — per citare un solo esempio (Yàqut, IV, 827,
Un. 14 e segg. = § 247, nota 1) — è chiaro che a un certo momento tanti
furono gl'immigrati arrolati sotto le armi nella provincia di al-Kufah, che
le rendite della provincia non bastavano più a pagare tutti gì' iscritti negli
eserciti regolari dell' Islam. Allora prevalse il concetto di allargare le con-
quiste per aumentare la quantità dei tributi, e così sorse per la prima
volta la gelosia tra gli abitanti di al-Kùfah e di al-Basrah, i quali si di-
sputarono le conquiste come acquisti fatti non per l'impero, ma per pro-
prio vantaggio personale: furono intraprese spedizioni allo scopo di au-
mentare i cespiti della provincia e si guardò con allarme e gelosia, anzi
con vera ostilità ogni vantaggio acquistato dalla provincia confinante. Con-
quistare una regione significava largheggiare in guadagni, perchè è quasi
certo che una grandissima parte delle imposte non arrivava all'erario, ma
rimaneva nelle tasche degli amministratori e dei loro dipendenti, impie-
gati civili e .soldati.
§ 253. — Questo ci spiega il processo continuo di espansione araba,
dovuto all'emigrazione costante delle tribù, al loro accumularsi nei centri
arabici fuori della penisola, e all' impossibilità di sodisfai-e tutte le esigenze
degli emigrati con le rendite delle singole provincie. Appena il soldo delle
milizie superava l' importo delle tasse, s' imponeva la necessità di nuove
conquiste. Ciò noi dobbiamo arguire fosse la vera ragione della campagna
del 21. H., che portò alla vittoria di Nihàwand, e di tutte le campagne
successive in Persia ed altrove, durante il califfato di 'Uthmàn. Analoghe
ragioni economiche influirono anche sulla decisione di Amr ad invadere
378.
20. a. H. §§ 253, 254.
r Esritto specialmente nel 18. H., quando Umar non aveva ancora siste- 20. a. H.
° ,. , , „ . . ^ . T ,1 . TARABIA. - Istitu-
mato la laccenda delle pensioni, e torse una vistosa parte delle imposte era ' ^jone dei Diwan
sioni.
appropriata come bottino dai vincitori, che diventavano perciò tutti ricchi ° '■"°'° ^'' p^"-
capitalisti in breve tempo.
Non dobbiamo però figurarci che 'Umar entrasse in molti particolari,
né è probabile che nelle provincie, date le condizioni generali dell'ammi-
nistrazione islamica, si tenesse grande conto delle ordinanze del Califfo.
La sua autorità non era ancora molto efficace e gli mancava ogni mezzo
diretto per invigilare i suoi luogotenenti ed impor loro la sua volontà.
I governatori potevano fare quello che a loro piaceva, purché osservassero
rerte apparenze: le pene che il Califfo 'Umar inflisse ad alcuni governatori,
confiscando una parte dei loro beni, come narreremo a suo luogo, sono
prova che avvenissero molti e grandissimi abusi nella riscossione delle im-
poste, nella distribuzione delle pensioni e nell' invio del residuo a Madìnah.
Ne risultò che i conquistatori, avendo le mani libere e intenti solo a
riscuotere danari e ad arricchu'si, per mestiere soltanto gueiTieri ed avversi
ad ogni professione civile, lasciarono tutta l'amministrazione nelle mani
dei pubblici ufficiali o impiegati locali già esistenti al momento della con-
quista. I conquistatori formarono una vera casta militare che riscoteva
tutti i redditi e viveva alle spalle della popolazione soggetta: questo ag-
gravò i rapporti tra arabi e non arabi. I primi avevano tutti i diritti, tutti
i godimenti; gli altri erano condannati a rimanere perennemente tributari
e servi di rapaci padroni.
Il sistema delle pensioni ideato da 'Umar e dai suoi consiglieri nel
concetto che queste condizioni non si avessero mai a mutare, risultò nella
pratica poco elastico e di durata molto breve. Appena incominciarono le
conversioni, appena i vinti, adottando l'usanza araba, si iscrissero come
clienti nelle tribù arabe e quindi si trovarono equiparati in tutto ai padroni,
e perciò aventi diritto alla pensione, tutto il sistema si sfasciò. Tutti i
vinti vollero essere equiparati ai vincitori o al pari di essi godere di tutti
i dii'itti islamici, compresa la esenzione da ogni imposta : il che signifi-
cava la fine dello Stato islamico, perchè non è concepibile un organismo
.sociale dove tutti hanno diritti e nessuno obblighi e doveri. Chi rimaneva
a pagare le imposte ?
Vedremo più avanti come fu l'isolto il problema; ma intanto non ci
occorre aggiungere altro per dimostrare che l' istituzione delle pensioni
come fii attuata da 'Umar fosse necessariamente di breve durata.
§ 254. — Le tradizioni che seguono quasi concordemente affermano
aver Umar ordinato di compilare i ruoli dei pensionati in ragione della
379.
sioni.
§§ iù-l, 255. _20. a. H.
20. a. H. prossimità di parentela con il Profeta. Questa ù interpolazione artifiziosa delle
'^Tne del otylian «cuole tradizionistiche del II secolo, nelle quali aveva finito per prevalere il
o ruolo di pen- concetto dinastico ed ereditario degli antichi imperi asiatici. Si trattava di
dar fondamento storico e giuridico, confortandola con l'autorità di 'Umar,
all'opinione che i vicini parenti del Profeta (ossia i figli di Fàtimali, e i banù
Hàsim o 'Abbàsidi) avessero sin dai primordi il primato in tutto, la prece-
denza nel grado e la preferenza negli onori e nei vantaggi materiali.
Tale concetto è invece totalmente estraneo al modo di pensare degli
Arabi antichi, ed ai contemporanei di Maometto: è altresì contradetto da
tutto il tenore dei fatti veri svoltisi in Madlnah sino all'uccisione di 'Uthmàn
e più tardi ancora sotto i Califfi umayyadi sino al principio della grande
propaganda legittimista degli Si'iti. Anche allora la tendenza legittimista
e dinastica rimase lungamente circoscritta alla Babilonide ed alla Persia :
solo tardi e lentamente penetrò nei sentimenti e nelle convinzioni delle
altre popolazioni musulmane.
Né la precedenza nell'ordine di iscrizione nei ruoli ha alcun altro va-
lore reale, né alcun significato, tranne che nel concetto e nelle consuetu-
dini amministrative e cerimoniali di uno Stato monarchico a regime asso-
luto, nel quali i membri della famiglia regnante hanno il primo posto nei
convenevoli di corte, e in tutti i documenti ufficiali. Riportare questi con-
cetti, o preconcetti, ai tempi rozzi democratici e quasi comunistici del
Califfato di 'limar, é fraintendere tutto il vero carattere di quel momento
politico e lo stato d'animo dei fondatori dell' impero.
Infine la ricostruzione genealogica delle tribù arabe e la loro suddi- -
visione in due grandi alberi di discendenza é per la massima parte fin-
zione e rifacimento arbitrario di dotti ed archeologi arabi del ii secolo della
Higrali. Ai tempi di 'Umar non se ne aveva ancora alcun concetto tranne
in un modo assai vago ed indeterminato ; e se la nostra tesi che Maometto
fòsse di origine oscura o anche ignota, ha anche solo un parziale fonda-
mento di vero, tutto l'albero genealogico musulmano, con la discendenza
di Maometto quale tronco principale, precipita come un castello di carte.
Allora il contenuto di moltissime tradizioni date qui appresso va cancellato
come invenzione di tempi posteriori.
§ 255. — Lasciando per ora in disparte questi ed altri minori problemi,
è chiaro che l' istituzione del d 1 w a n formava e sanzionava uno stato di
cose molto singolare, uno squilibrio sociale d'una minoranza gaudente a
spese di una immensa maggioranza.
Il Kremer (Culturg, I, 70-71) ha quindi ragione nel rilevare come
siffatta politica con la quale 'Umar maritava sì bene la fede con gì' interessi
880.
20, a. H.
§ 255.
sioni.
materiali dei fedeli ed assicurava a questi un sì comodo e lauto manteni- 20. a. H.
mento, dovette esercitare un fascino Lrresistibile non solo sugli Arabi, ma ^jong jgi oìv^an
su tutti indistintamente. Il forte guadagno pecuniario che veniva dall'es- ° '^°^° di pen-
sere musulmano indusse senza dubbio molti Arabi a mostrare un ardore
per l'Islam, che sarebbe stato d'altronde alieno al loro spirito, privo di
vera passione religiosa. Le condizioni privilegiate dei Musulmani contri-
buirono anche a scuotere la fede di molti non arabi e non musulmani e a
dare inizio alle conversioni. I vantaggi del divenir musulmano erano troppo
evidenti, troppo attraenti perchè molti tra i novelli sudditi dell'Islam non
aspirassero ad elevarsi dalla soggezione politica, economica e fiscale, alla
condizione privilegiata di uomo libero, padi'one, e mantenuto a spese pub-
bliche. Il mezzo per riuscire in questo intento fu facilmente trovato. L'aspi-
rante si dichiarava musulmano, e dava il nome in una delle tribù rego-
larmente iscritte nel ruolo e stabilitesi fuori della penisola, nei campi mi-
litari. Crii Arabi non avevano alcuna simpatia per questi clienti, i poi ce-
lebri m a w à 1 i di cui ben intendevano i veri motivi, e non li considerarono
mai come veramente equipollenti ai membri veri della tribù. D'altronde
però tornava conto alle singole tribù di veder aumentare la loro forza nu-
merica onde dobbiamo sospettare che tra Arabi e clienti si venisse molte
volte a convenzioni poco decorose e per nulla disinteressate. Ma sulle con-
dizioni dei mawàli, i futuri padroni dell'Isiàm, avremo lungamente a
discorrere in altro luogo.
Prima di dare la versione delle numerose tradizioni conservate dalle
fonti sull'argomento delle pensioni, dobbiamo aggiungere ancora una parola.
Alcuni potrebbero osservare che abbiamo abbondato nelle versioni e che
forse avremmo potuto condensare le notizie in uno spazio minore. Non ho
creduto di seguire questo criterio, perchè nonostante le inevitabili ripeti-
zioni, i materiali dati qui appresso contengono molte notizie illustrative
dei tempi posteriori, documenti delle lotte tra i partiti sotto il dominio
degli 'Abbàsidi, quando le seguenti tradizioni furono messe in iscritto.
Le condizioni generali dello Stato islamico quali appaiono dal ruolo
delle pensioni regnante 'Umar, sono radicalmente diverse da quelle sotto
gli 'Abbàsidi. I Musulmani invece di essere ricompensati per i servigi resi
alla causa della fede, erano, dominanti gli 'Abbàsidi, schiacciati sotto il
pondo delle imposte : i danari pubblici invece di essere devoluti a profitto
dei Musulmani, dichiarati esplicitamente proprietari dei medesimi (con-
frontisi, per esempio, § 330), erano presi tutti dai califfi e spesi per il
mantenimento dellt> loro fastosissime reggie, per il godimento personale
dei sovrani e dei loro amici personali e per il soldo dato, in misura di pazza
381.
sioni.
§§ 25B-257. 20. a. H.
20. a. H. proditcalitA. allo milizie mercenarie e straniere, che come i pretoriani di
[ARABIA. - Istitu- ' " .- ^ /co orv-\
zìone del Diwàn Roma roggcvaiio il trono (cfr. § òOt).
o ruolo di pen- Nelle tradizioni che seguono abbiamo quindi traccia di vari altri con-
flitti politici e sociali dei tempi 'abbasidi : abbiamo da una parte la palese
affermazione del partito arabo che vuole mettere in ì'iliovo quali e quanti
siano stati i servigi resi dagli Arabi alla causa dell'Isiàm, tacendo anche
la graduatoria di questi servigi. Abbiamo altresì, abilmente interpolate dal
partito avverso quelle affermazioni miranti a provare che non vi dovesse
esistere differenza alcuna tra Arabi e non Aiabi, e più volte leggiamo che
non venisse fatta distinzione tra i veri membri delle tribù arabe ed i loro
clienti (cfi-. §§ 2G6 e nota 2, 274, 286, 311, 312). Tale affermazione era
pleonastica per i tempi di 'Umar quando i clienti e confederati di una tribù
erano Ai'abi anch'essi e nella legge del deserto erano considerati in tutto
e per tutto come identici ai loro patroni, senza bisogno di speciali disposi-
zioni a loro favore. Più tardi invece i clienti erano tutti non Arabi ed
allora con il termine di clienti (mawàli) si venne ad intendere una classe
di persone molto diversa da quella dei primi tempi. Da questi fatti sono
ispirate anche quelle tradizioni che rammentano come alcuni non Arabi,
anzi Persiani genuini, come al-Hurrauzàn (cfi-. §§ 285, 304, 333, 33G),
ricevessero pur essi dotazioni *annuali a carico dello Stato, attingendo a
danari di proprietà di tutti i Musulmani.
Da ciò r importanza storica delle tradizioni, anche nei riguardi di
eventi posteriori e la necessità di darle per disteso nei seguenti paragrafi.
§ 256. — (a) (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. il Califfo
Umar istituì i dawàwìn (registri di pensionati) (T a bari, I, 2595, lin. 4).
(6) ibn Khaldùn, seguendo Sayf b. 'Umar, dice che la istituzione del
diwàn fu fatta nel 15. H. (Khaldùn, App., 106).
(e) al-Ya'qùbi, attingendo certamente ad al-Wàqidi, pone il fatto nel
20. H. (Ya'qùbi, II, 176, lin. 4).
Cfi-. anche Gr a w z i , fol. 24, v.
§ 257. — Una semplice e chiara esposizione della riforma di 'Umar
ci è offerta dallo storico ibn al-Tiqtaqa, del cui passo perciò mette il conto
di dar la versione completa.
Durante il califfato di Umar furono impiantati i diwàn e furono
distribuite le pensioni (furida al-'atà') ai Musulmani, i quali prima di
questo tempo non sapevano che cosa fosse il diwàn. — Esponiamo ora
come venissero i dawàwìn.
I Musulmani costituivano l'esercito combattente (al-gund): questi
si battevano per la causa della religione e non per alcun vantaggio terreno.
382.
sioni.
20. a. H. §257.
Né mancava mai tra loro chi distribuisse spontaneamente una parte dei 20. a. H.
.,..., . T li. • • •• • j- .L-N [ARABIA. - Istitu-
suoi beni m gmsta proporzione agii altri compagni (più indigenti), o per ^ione dei Diwàn
fare opera di beneficenza, o per vincoli di parentela. Nessuno di loro esi- ° ruolo di pen-
geva per devozione al Profeta alcun compenso per l'opera prestata, tranne
quanto Dio avrebbe dato di ricompensa (nell'altra vita). Il Profèta non fece
perciò mai alcuna distribuzione di pensioni o compensi (al-'atà') fissi, né
la concesse mai abù Baki" quando facevano una spedizione e carpivano
bottino, i guerrieri pigliavano ognuno la sua parte del bottino nella mi-
sura fissata dalla legge divina. Quando (il quinto del bottino spettante a
Dio) arrivava a Madiuah da uno dei paesi conquistati, veniva portato alla
moschea del Profeta e diviso tra i fedeli nei modi e nella misura che sta-
biliva il Profeta. Nella medesima maniera si svolsero le faccende sotto il
califfato di abù Baki\ Quando si venne all'anno 15. H., regnante Umar,
ossia allorché furono compiute le grandi conquiste ed i Musulmani si erano
impadroniti dei tesori degli Akàsirah (Sassanidij, e (quantità dij ori, ar-
genti, pietre preziose e vesti splendide cominciarono ad affluire in Madinah
con flusso costante: allora (il Califfo Umar) comprese l'opportunità di au-
mentare il benessere dei Musulmani e di distribuire tra loro siffatti tesori,
ma non seppe come risolvere il problema della distribuzione, come fare
la divisione e né darle un assetto regolare. V'era allora in MadLnah un
mar z ubali della Persia, il quale avvertite le difficoltà nelle quali 'Umar
si dibatteva, gii raccontò che i re sassanidi (al-Akàsirah) avevano una
istituzione che essi chiamavano diwàn, nella quale erano notate tutte le
spese e nulla di tutto ciò era omesso: la gente che doveva riscotere le
somme pagate (ahi al-'atà") erano ordinate in classi (maràtib) (sì ben
compilate) che non era possibile nascesse veruna confusione. 'Umar con-
centrò subito la sua attenzione sulla cosa e chiese al inarzubàn nuovi
e maggiori schiarimenti: il persiano glieli diede. Intuito cosi il modo di
impiantare il dìvvàn, il Califfo si mise immediatamente all'opera, orga-
nizzò i dawàwin e distribuì le pensioni.
Segue nel testo l'esposizione delle norme a cui si attenne 'Umar nella
divisione: prime le vedove del Profeta, e poi gli altri in ragione dei ser-
vizi resi alla causa dell'Islam. Egli non volle che rimanesse parte alcuna
delle ricchezze nel tesoro pubblico, come gii suggeriva qualcuno in pre-
visione di fatti insoliti: egli respinse la proposta come suggerimento di
Satana, e come principio che in avvenu'e avrebbe prodotto dissensi tra i
suoi successori: la riserva per le novità imprevidibili dell'avvenire può
solo essere la obbedienza perfetta a Dio ed al suo Profeta. Nell'ordina-
mento contabile delle classi di pensionati il Califfo ordinò dhe venissero
'dSó.
sicni.
§§ 2Ó7-269. 20. a. H.
20. a. H. isci'itte le tribù in ragione della loro maggiore o minore consanguineità
[ARABIA. - Istitu- ., -- ...
2 ione del Diwàn ^"'l '1 Proteta.
o ruolo di pen- Così rimasero le cose sotto il califfato di 'Umar e di 'Utjimàn: alla
tiue del califfato di 'Umar questi si prefisse di mutare il sistema (di pen-
sioni diverse in ragiono dei servizi resi alla causa dell'Islam), od espresse
il desiderio che la pensione fosse per tutti egualmente di quattio mila
(dirham). Mille dovevano essere per la famiglia mentre il capo di questa
era alla guerra: mille erano per i preparativi militari: mille dovevano ri-
manere con il guerriero, e mille dovevano servire per atti di carità. Il
Califfo 'Umar cessò di vivere prima però di dar esecuzione a siffatto inten-
dimento (F a kh ri, 116-117).
Una lunga esposizione sulla istituzione d^l diwàn leggesi in M;t-
qrizi Khitat, I, 91, Un. ult.-94, lin. 4.
§ 258. — Per comprendere bene la natura primitiva dell'istituzione
di 'limar, è opportuno stabilire che cosa divenisse poi il così detto diwàn:
su che ibn Khaldùn ci porge alcuni particolari di molto rilievo. Più tardi il
diwàn conteneva tra le altre cose la lista nominativa dei soldati di cui si
componeva l'esercito: fissava la quantità delle loro razioni, e le istruzioni
per pagare ai soldati il loro soldo alle scadenze debite. Tale registro era for-
mato dagli elementi forniti da certe tavole preparate dai vari capi di ser-
vizio . . . Queste tavole eVano poi raccolte in un libro . . . che fu chiamato
diwàn ossia registro. Sull'origine di questa parola si narra: Kisra (uno
degli ultimi re di Persia, ossia Kisra Abarwiz) avendo visto un giorno i com-
messi del diwàn che, nel fare i loro calcoli a mente, sembravano come se
ciascuno parlasse a sé stesso, gridò in lingua persiana diwàn ah {sic: sono
demoni, o matti). Di poi il nome di diwànah fu dato a quei luoghi dove
era l'ufficio di quegli scrivani, e siccome il termine divenne di uso molto
comune, fu soppressa la lettera finale per facilitare la pronunzia (sic!). Di
poi il termine fu impiegato per designare il libro che conteneva i servizi
finanziari dello Stato, e che conteneva le tavole con le formolo di calcolo.
Secondo altri, diwàn significa demonio in persiano: i commessi dell'am-
ministrazione, così dicono, ebbero questo nome a cagione della loro pron-
tezza a sbrigare gli affari più oscuri ed a radunare (le indicazioni) sparse
e disperse. Più tardi la parola diwàn servì a designare il luogo dove
questi impiegati tenevano le loro sedute, e poi per analogia alla riunione
degli scrivani ed al luogo dove si sedevano, presso l'ingresso del palazzo
(del governatore?) (Khaldun Prol., II, pag. 19-20),
§ 259. — ia) (ibn Khaldùn). L'amministrazione delle finanze fu intro-
dotta nell'impero musulmano dal (Califfo) 'Umar, e ciò, si dice, per la ragione
884.
20. a. H. §§ 259, 260.
sioni.
che abù Huravrah aveva apportato dal Bahravn una somma di danaro tal- 20. a. H.
• ■'■"/■ ^r ^ ■^ /-w [ARABIA. - Istitu-
mente cospicua, che non si sapeva come dividerla (tra i Musulmani). Questo zjone dei Diwan
fece desiderare un sistema di tenere i conti di siffatte somme, di regi- °./_".°'° ^' ^^"'
strare i pagamenti dei soldi e di garantire i diritti dello Stato. Khàlid b.
al-Walid raccomandò lo stabilimento di un d i \v à n , tale quale egli aveva
visto funzionare presso i principi (i governatori greci) della Siria, ed 'Umar
accettò il consiglio. Secondo un'altra tradizione le cose si svolsero in modo
diverso: al-Hurmuzàn, vedendo 'Umar che spediva un corpo di milizie
senza averne compilata la lista nominativa (d i w à n), gli disse : « Se un
* soldato scompare, come si accorgeranno della sua assenza? Per ogni sol-
« dato che si assenta, si crea un vuoto nei ranghi. Solo i commessi scri-
« vani potrebbero tenerla in ordine. Stabilisci dianque un dìwàn ». 'Umar
chiese che cosa significasse quella parola, e quando ne ebbe compreso il
significato, diede ordine ad 'Aqìl b. abi Tàlib, a Makhramah b. Nawfal,
ed a Grubayr h. Mut'im di prepararne uno. Questi tre uomini, che erano
tra i pochi Qurays capaci di scrivere, misero insieme il diwàn di tutte le
milizie musulmane per ordine di famiglie e di tribù. Incominciarono dai
parenti del Profeta, poi passarono ai parenti di questi, e così via. Tale fu
rorigrae del diwàn nell'esercito. al-Zuhri riferisce, sull'autorità di Sa'id
b. ai-Musa} yab, che ciò avvenne nel mese di Muharram dell'anno 20. H.
(Khaldun Proleg., II, 20-21).
(6) Il d i w a n a 1 - kh a r a g w a - 1 - g i b à y à t, (ossia l'ufficio dell' imposta
fondiaria e dei tributi) rimase dopo il trionfo dell'Isiàm tale quale era stato
prima. Negli uffici delF'Iràq si fece uso deUa lingua persiana, ed in quelli
della Siria della lingua greca (al-r umiy y ah). Gl'impiegati degli uffici
(kuttàb al-dawàwin) erano tutti membri delle genti tributarie (ahi
al-ahd) deU'una e dell'altra nazione.
Così durò sino ai tempi di 'Abd al-malik (Khaldun Proleg., II,
20-21).
Vedremo piìi avanti quale grande im})ortanza storica abbia questa
notizia, che gli Arabi nulla mutassero all'amministrazione fiscale dei vinti
e tutto accettassero tale quale era prima. Fu senza dubbio la soluzione
migliore e più pratica dell' intricato problema ; ma se poniamo bene in
rilievo la cosa, vedremo crollare molte arbitrarie affermazioni di autori
musulmani che riportano ai primi tempi molte teorie e istituzioni di età
posteriori.
§ 260. — (abù Yùsuf [f 182 a. H.], da ibn abì Nagih). Il Califfo 'Umar
non volle più dividere il bottino in parti eguali come aveva fatto abù Bakr,
e dichiarò: « Io non porrò nello stesso rango quelli che si batterono con
386. 49
sioni.
§§ •2(iiV264. 20. a. H.
20. a. H. „ il Pi-ofeta, con quelli che si battorono contro di lui! ». Fece perciò una
zione del Dtiiàli «listribuzione di assegni in ragione dell'anzianità di conversione e dei
o ruolo di pen- servizi resi all'Isiàm. Nella prima categoria pose quegli al-Muhàgirùn e
quegli An.sàr, che si erano battuti a Badr, ed assegnò ad ognuno di loro
6000 (dirliam all'anno): a quelli che non furono presenti a Badr, diede
soli 4000 (dirham all'anno): gli altri tutti furono disposti in categorie a
seconda dell'epoca in cui avevano abbracciato l'Islam (Yùsuf, 24, lin. 20
e segg.).
§ 261. — (Muli., da al-Wàqidi, da Usàmah b. Zaj'd b. Aslam, dal
padre, dal nonno). I banù 'Adi andarono da 'Umar, e gii dissero: « Tu
« sei il vicario del Profeta, e vicario di abii Bakr, che è vicario del Pro-
« feta. Perchè non sei rimasto là dove ti avevano proposto i registratori? ».
— « No, no », rispose Umar, « o banu Adi, voi vorreste mangiare alle mie
« spalle e eh' io spendessi a favor vostro i miei benefizi. No, per Dio,
« neanche se andaste gli ultimi nel registro ! Ho avuto due predecessori
« retti, se io disubbidisco a loro, si disubbidirà a me. Per Dio, non ab-
« biamo ricevuto l' eccellenza nel mondo e non speriamo la ricompeiisa
« nell'altra vita se non per Maometto, che è la nostra gloria, e la sua fa-
« miglia è la gloria degli Arabi. E poi vengono i parenti suoi più stretti
« e poi i meno stretti. Per Dio, se i Persiani vanno con un governo, e noi
« andiamo senza, essi saranno più vicini a Maometto di noi nel dì del giu-
« dizio, giacché quegli per cui si restringe il potere non può fare avanzare
«il suo nasab» (Balàdzuri, 449, lin. 21; 450 lin. 9).
§ 262. — (abù 'Ubayd, da 'Abdallah b. Salili, da al-Layth, da Mu-
hammad b. 'Aglàn). Quando Umar ebbe steso i diwàn, domandò: «Da
« chi cominciamor' ». — « Da te », gii fu risposto. — « No », egli rispose « il
« Profeta è il nostro imam, cominciamo dal suo ralit (famiglia) e poi di
«parente in parente» (Balàdzuri, 454, lin. 7-10).
§ 263. — (al-Husayn b. Ali b. al-Aswad, da "Waqì", da Sufyàn al-
Thawri, da Gfa'far b. Muli., dal padi-e). Quando 'Umar ebbe redatto il
diwàn, domandò agli altri da chi dovesse incominciare. Gli fu risposto:
« Da te ». — « No », disse, « ma comincio dai parenti più stretti del Pro-
feta » (Balàdzuri, 454, lin. 12-15).
§ 264. ~ (abù Yùsuf [f 182 a. H.], da abù Masar, dal mawla di
'Amrah). Il Califfo distribuì gli assegni in questo modo:
1° Diede 5000 (dirham all'anno) ad ogni Muhàgir e Ansar, che
si era battuto a Badr.
2" 4000, ad ognuno che era musulmano al tempo di Badr, ma non
fa presente alla battaglia.
886.
20. a. H. §§ 264, 265.
3" Ad ognuna delle vedove del Profeta assegnò 12,000 (diiham), 20. a. h.
salvo che a Safiyyah e Gruwaj'riyah, alle quali assegnò solo 6000 per eia- ^ione dei D^Twàn
scheduna. Queste due donne rifiutarono di accettare siffatta diminuzione ° ""uoio di pen-
e protestarono: 'Umar sostenne che le altre avevano diritto a più perchè
avevan fatto la Higrah. Le donne risposero che l'assegno era loro do-
vuto non per anzianità di conversione, ma per il solo tatto che esse erano
vedove del Profeta. 'Umar riconobbe la giustezza di queste osservazioni e
diede anche alle due donne 12.000 (dirham).
4" 12.000 (dirham) ad al-'Abbàs come zio paterno del Profeta.
5" 4000 a Usàmah b. Zayd b. Hàrithah.
6° 3000 al proprio figlio 'Abdallah b. 'Umar, il quale protestò e volle
essere equiparato a Usàmah, dicendo che il padi'e di Usàmah non era stato
migliore del suo. 'Umar rispose che il padre di Usàmah era stato assai più
caro al Profeta, che non il padre suo, « e perciò suo figlio fu pure più caro
« a lui. che non fosti tu! ».
7" 5000 per uno ad al-Hasan e al Husayn, figli di 'Ali e di Fàtimah,
oltre a quello che pigliava il padre e ciò in considerazione della loro parentela.
8" 2000 ad ognuno dei figli dei Muhàgir e degli Ansar. Quando
però si presentò 'Umar b. abì Salamah, il Califfo gridò: « Dategli altri
« mille! ». Il seguente Muhammad b. Abdallah b. Gah.s, ricevendo soli
2000, protestò e chiese di essere equiparato a ibn abi Salamah, perchè il
padre di costui non era stato migliore del suo. Alla quale osservazione il
Califfo rispose: « A ibn abi Salamah ho dato 2000 per il padre ed ho ag-
« giunto altri 1000 per la madide imam Salamah: se tu avessi una madre
« come umm Salamah, farei per te il medesimo aumento ».
9*^' 800 ad ognuno della gente di Makkah (= convertiti alla presa
di Makkah): al-Nadr b. Anas ebbe però 2000 perchè suo padi-e (pagano)
s'imbattè in Umar durante la battaglia di Uhud, e sentita la voce che il
Profeta era stato ucciso, manifestò il più vivo rincrescimento: rotta la
guaina della spada esclamò: « Se Maometto è ucciso, Dio almeno vive e
« non muore! » e si gettò nella mischia finché fu ucciso (dai Musulmani)
(Yùsuf, 24, lin. 24; 25, lin. 13).
§ 265, — (abù Yùsuf [f 182. a. H.], da ibn Ishàq [f 151. a. H.], da
abù Ca'far). Quando si accinse a distribuu-e le pensioni, il Califfo Umar
fu consigliato da alcuni ad incominciare con la propria persona. Questo
egli respinse, e disse che avrebbe incominciato con i parenti più vicini
del Profeta. Cominciò quindi con 'Abbàs, e poi con 'Ali, e poi diede la
precedenza a cinque altre tribù prima di arrivare a quella degli Adi b.
Ka'b (alla quale apparteneva il Califfo) (Yùsuf, 25, lin. 13-16).
367.
ss 2w, -M'i. 20. a. H.
sioni.
20. a. H. § 266. — (al-Mugàlid b. Sa'id. da al-Sa'bi). L'idea di riunire l'im-
• ^ , r>**''" uorto totale del (iiiinto di Dio e distribuirlo con arradazioni diverse fra i
o ruolo di pen- Compagni venne dal Califfo 'Umar: i Compagni approvarono.
Fece venire una taliella (lawli) e vi fece scrivere i nt)mi nel seguente
di-dine:
1" I banù Hàsini perchè parenti del Profeta, e mise in prima linea
quelli fra loro che si erano battuti a Badr, insieme con i loro clienti: a
ognuno fece assegnare 5000 (d i r h a m all'anno).
2'^ al-'Abbàs ebbe 12.000 (').
3" i banu Uniayj'ah b. 'Abd Óams presenti a Badr (5000 dirham
per uno), e poi le altre tribù una appresso all'altra in ordine della loro
parentela con il Profeta. Tutti questi presenti a Badr ebbero 5000 l'uno.
4" (xli Ansar ebbero 4000 (dirham) per uno: il primo nome nella
lista fu quello di Muliammad b. Maslamah.
5° Le vedove del Profeta ebbero 10,000 (dirham) per ognuna:
'A-lsah ebbe però 12,000.
6° Gli Emigrati in Abissinia ebbero 4000 (dirham) per uno.
7° 'Umar b. abl Salamah ebbe 4000 (dirham) in considerazione
della sua madre, umm Salamah.
8" al-Hasan e al-Husajm, nipoti del Profeta, ebbero 5000 per uno.
9° Alti-a gente ebbe chi 400, chi 300 dirham per uno equiparando
sempre quelli della tribìi ai clienti, fra i quali non fu mai fatta differenza (").
10" Le donne dei Muhàgiriin e degli Ansar, ebbero talune tìOO,
altre 400, altre 300, altre infine 200 per una.
ir I Muhàgirùn e gli Ansar 2000 per uno (^) (Yùsuf, 25-26).
Nota 1. — Questa notizia è certanaente un'interpolazione per far piacere ai Califfi 'Abbàsidi, ad
uno dei quali (Hàrùn al-Rasid) l'opera di abiì Yiisuf era appunto dedicata: essa è contradetta da moke
altre fonti dei paragrafi seguenti, nei quali non si fa veruna menzione di tale trattamento di grande
favore. al-Wàqidi (cfr. § 271) gli attribuisce soltanto 5C)00 dirham; al-Ya'qiibi soli 3CKX) icfr. § 286). —
Sarebbe incomprensibile che 'Ali, cugino, genero e protetto del Profeta, uno dei più antichi musulmani,
guerriero presente a tutte le battaglie venisse lasciato da 'Umar nella categoria dei .5(iOO, e che Abbàs,
rimasto pagano fino alla presa di Makkab nell'anno 8, e che si battè per l'Islam in una sola battaglia,
ricevesse più che il doppio.
Nota 2. — Altra notizia interpolata per effetto di passioni e polemiche di tempi posteriori. Nei
tempi di 'Omar i clienti erano arabi quanto i patroni e in pratica non esisteva tra loro differenza al-
cuna: questa si affacciò più tardi quando moltissimi non arabi si fecero clienti delle tribù arabe. Con-
frontisi la fine del § 286 ed anche i §§ 271, 274, 286, 310.
Nota 3. — Il Califfo 'Umar, aggiunge Mugàlid, fece allora dono ad una mia zia paterna di
200 dirham: Sa'id b. al-'As nel venire come governatore ad al-Kùfah le tolse cento dirham dalla
pensione: quando però divenne Califfo 'Ali, la zia venne a reclamare ed ottenne di riavere i suoi
200 dirham all'anno iTiìsuf, 2(>, lin. 3-5 1.
§ 267. — (Muhammad b. Umar b. 'Alqamah, da abii Salamah b. Abd
al-rahmàn b. 'Awf, da abù Hurayrah). Secondo questa tradizione il Califfo
20. a. H. §§ 267--270.
sioni.i
'Uiiiai' fece l'elenco delle pensioni (nel modo che segue), quando abù Hu- 20. a. H.
rayrah venne dal Bahrayn con 500,000 d i r li a m : j.ione dei Diwàn
r Muhàgimn, 5000: o ruolo di pen-
2'' Ansar. 3000;
3" Le vedove del Profeta, 12,000: ma Zaynab bint Grahs appena
ebbe il danaro nel suo grembiule, regalò tutto a varie per.sone, aggiun-
gendovi perfino 85 dirliam che aveva con sé del suo.
La distribuzione del danaro fi-a gli Ansar fu affidata a Zayd b. Thàbit,
il quale cominciò con l'Ahl al-'Awàli, o abitanti dei quartieri alti, e pre-
cisamente con gli 'Abd al-Ashal: fece quindi tutti gli Aws nell'ordine delle
l(jro abitazioni, e poi i Khazrag nello stesso modo. Gli ultimi a ricevei'e
la pensione furono i Màlik b. al-Naggàr, che erano quelli che vivevano
intorno alla moschea (Yùsuf, 26, lin. 5-23).
§ 268. — (Abdallah b. al-Walìd al-Madani, da Musa b. Yazidj. La
prima distribuzione delle pensioni fu fatta quando arrivò a Madìnah abù
Musa al-As'ari con 1,000,000 di dirham. Il Califfo stabilì che se ne do-
vesse fare \ma distribuzione regolare affinchè anche il pastore nel Yaman
avesse la sua parte (Yùsuf, 26, lin. 23-27).
Cfr. anche 27, lin. 1, ove è detto: « affinchè la sua quota giunga anche
al pastore sul monte di San'à ».
§ 269. — (Uno saykh di Madinah, da Ismà'il b. Muliammad b. al-
Sà-ib, da Zayd, da suo padre). Il Califfo limar volle che la divisione fosse
fatta in ragione dei meriti e dei servizi resi.
Inoltro, ai comandanti degli eserciti ed ai luogotenenti nei villaggi,
vennero distribuite somme varianti dai 9000 ai 7000 dirham, in propor-
zione dei viveri di cui avevano bisogno fper le milizie) e delle faccende
che avevano da liquidai'e.
Un bambino appena nato aveva diritto a 100 dirham: quando ar-
rivava ai 10 o ai 12 anni, la pensione saliva a 200; si dice poi che il Ca-
liffo 'Uraar, vedendo crescere le rendite dello Stato, esprimesse la speranza
di dare agli ultimi quanto dava ai primi, ma morì prima che potesse met-
tere in atto siffatto disegno (Yùsuf, 26, lin. 26-27, lin. 5).
§ 270. — (al-Wàqidi, da A-idz b. Yahya, da abù-1-Huwayrith, da Gu-
bayr h. al-Huwayrith b. Nuqayd). Il Califfo 'Umar b. al-Khattàb chiese
consiglio ai Musulmani sull'istituzione del ruolo dei pensionati (ai-dì w a n).-
Ali b. abi Tàlib propose di dividere ogni anno tutto quello che si racco-
glieva nelle mani del Califfo, e di non trattenerne parte alcuna. 'Uthman
b. 'Affali fu di altro parere: « Io veggo », egli disse, « che il danaro è molto,
« tanto da bastare a tutta la gente: ma se tu non fai un conto preciso,
389.
§§ 270, 271. ^^' ^' "•
20. a. H. ^ artiiK-hò tu sappia distinguere chi ha avuto da chi ikhi ha avuto niente,
,^„» ^=i n!l!,^"„ « teum che nasceranno complicazioni». Infine parlò al-Walìd b. Hisàm b.
o ruolo di pen- al-Mugjiirah : « O Priiu'ipt' dei Credenti, io .sono stato in Siria ed ho visto
*'°"''-' <v i IV di essa che avevano un luoh) regolare con il quale assoldavano le
«genti (e tbrnuivano i quadri). Fa tu pure un ruolo (al -d i w a n), inscrivi
« soldati ». Il Califlb aci'cttù la proposta di al-Walid, e chiamati Aqil b.
abi Talib, Makhramah b. Nawfal e G-ubayr b. Mut'im, ossia i migliori co-
noscitori delle gejiealogie dei Qurays, ordinò loro di compilare un registro
della gente secondo le loro dimore (manàzil), cioè secondo le tribù, (perchè
ogni tribù viveva a parte dalle altre). Essi si misero all'opera e comincia-
rono con i banù Hàsim, poi elencarono abù Bakr e la sua gente, e poi
'Umar con tutta la sua gente, seguendo così l'ordine dato dalla successione
al Califfato. Quando 'Umar si avvide di questo ordinamento, esclamò:
« Avrei ben amato che fosse così, ma (sarà meglio) che incominciate con i
« congiunti del Profeta, e che proseguite nell'ordine della parentela, par-
« tendo dai più prossimi e passando a quelli più lontani: così metterete
«'Umar dove lo ha messo Dio! » (Saad, III, 1, pag. 212, lin. 5-lG).
Cfi'. Ya'qùbi, II, 175; Balàdzuri, 449, lin. 9 e segg.
§ 271. — ibn Sa'd ci porge una lunga tradizione sull'affare dello pen-
sioni stabilite da Umar, tradizione che egli dice d'aver composta fondendo
insieme le notizie date da al-Wàqidi attraverso tutte le seguenti autorità
tradizionistiche: (1) al Wàqidi, da Usàmah b. Zayd b. Aslam, da Yahya
b. 'Abdallah b. Màlik, da suo padre 'Abdallah b. Màlik, da suo nonno
Màlik; (2) al-Wàqidi, da Sulaymàn b. Dàwud b. al-Husayn, da suo padre
Dàwvid b. al-Husayn, da 'Ikrimah, da ibn 'Abbàs; (3) al-Wàqidi, da 'Ab-
dallah b. (xa'far, da 'Uthmàn b. Muhammad al-Akhnasi; (4) al-Wàqidi, da
Musa b. Muhammad b. Ibràhìm, da suo padre Muhammad b. Ibràhim;
(5) al-Wàqidi, da Muhammad b. 'Abdallah, da al-Zuhri, da Sa'id b. al-
Musayyab.
Quando il Califfo 'Umar b. al-Khattàb decise di procedere alla compo-
.sizione dei ruoli dei pensionati (dìwàn), e questo avveniva nel mese di
Muharram dell'anno 20. H., incominciò con i banù Hàsim e dispose tutti
gli altri in ordine di precedenza secondo la loro parentela con il Profeta. Se
certe genti avevano pari grado di parentela con il Profeta, metteva innanzi
quelli che vantavano maggiore anzianità di conversione. Quando giunse
agli Ansar ordinò che s' incom.inciasse il ruolo con la famiglia di Sa'd b.
Mn'àdz al-A.shali, e dispose tutti gli altri secondo la precedenza della loro
parentela con Sa'd b. Mu'àdz. Di poi 'Umar assegnò le pensioni alla gente
iscritta nei ruoli (ahi al-diwàn), dando la preferenza a quelli che ave-
390.
20. a. H.
§ -271.
sioni.
vano maggiore anzianità di conversione ed a quanti avevano preso parte 20. a. H.
alle spedizioni del Profeta. Il CalilTo abù Bakr al-Siddìq aveva prima di- ^ione dei DTwan
viso tutto egualmente tra la gente, e questo fatto fu rammentato ad 'limar, ° '■"o'° ^i pen-
ma egli prontamente rispose : « Io non porrò nello stesso grado quelli che
« hanno ct)mbattuto conti'O il Profeta, con quelli che hanno combattuto
« con lui ».
Le pensioni più elevate fiu-ono date agli Emigrati makkani ed agli
Ansar che erano stati presenti alla battaglia di Badr, equiparando ad essi
i loro mawàli ed i loro confederati (halif) (cfr. § 266, nota 2): ad ognuno
di essi assegnò 5000 d i r h a m all'anno.
A quelli che avevano anzianità di conversione all'Islam (concessione,
pensione) pari a quella degli emigrati in Abissinia, dei combattenti di
Badr(V); ed ai veterani di Uhud, assegnò 4000 dirham (annui) a testa.
Ai figli dei veterani di Badr diede 2000 dirham a testa (all'anno)
facendo eccezione per Hasan e Husayn i due figli di 'Ali e di Fàtimah,
ai quali assegnò una pensione pari a quella del loro genitore, perchè erano
tanto strettamente imparentati con il Profeta (loro nonno), ossia assegnò
a loro due 5000 dirham a testa (all'anno). Ad al-'Abbàs b. 'Abd al-Mut-
talib'assegnò 5000 dirham all'anno (cfr. § 266, nota 1) per la sua pa-
rentela stretta con il Profeta. Alcuni sostengono che egli abbia ricevuto
una pensione di 7000 dirham, mentre altri affermano che nessuno rice-
vesse una pensione maggiore di quella data ai veterani di Badr, fatta ec-
cezione per le vedove del Profeta, ognuna delle quali ricevette 12,000 dir-
ham, annoverando fra le vedove anche G-uwayriyah bint al-HàritJi, e
Safiyyah bint Hm^ayy.
Quanti emigrarono a Madinah prima della presa di Makkah ebbero
3000 dirham a testa (all'anno).
Quelli che si convertii'ono alla presa di Makkah ricevettero ognuno
2000 dirham.
Ai ghilmàn ahdàt_h (giovani guerrieri?) tra i figli degli al-Muhà-
girùn e degli Ansar fri data una pensione eguale a quella dei convertiti
alla presa di Malckah, ossia 2000 dirham.
Ad 'Umar b. abi Salamah il Califfo volle si assegnassero 4000 dir-
ham all'anno: contro tale misura- protestò Muhammad b. 'Abdallah b.
Grahs, chiedendo le ragioni per le quali era preferito il figlio di abù Sa-
lamah, visto che il padre non aveva fatto più del suo: 'Umar spiegò di
avergli data la preferenza per il grandissimo luogo ch'egli aveva presso
il Profeta : « Venga pure innanzi chi può vantarsi di una madre come umm
« Salamah. e chiegga un favore, ed io glielo concederò ».
391.
sioni.
§ 271. 20. a. H.
20. a. H. \^ l'sàmah b. Zayd assegnò 4000 di ih a ni: quando 'Abdallah b.
zione del D^wàn Hmar protestò presso il padi(\ il Califfo 'Uniar, chiedendo perchè ad Usà-
o ruolo di pen- ,iij,ii concedeva 4000, mentre al proprio figlio passava soli 3000, sebbene
avesse fatte assai più campagne di Usàmah, il Califfo rispose: « Io gli ho
« dato di più, perchè era più caro di te al Profeta, e suo padre (Zayd b.
« Haritjiah) era più caro a Maometto di tuo padre ».
Al resto della gente concesse le pensioni secondo le loro dimore (ma-
nàzil, ossia secondo le tribù), la valentia loro nel leggere il Qur-an, ed
i servigi resi nella gnerra santa.
Poi pose tutti gli altri sotto un capo (bàb) solo, unendovi i Musul-
mani venuti a Madinah, ed assegnò ad ognuno 25 dinar: con essi iscrisse
i liberti iinu harrarùn).
Ai membri delle tribù Yamanite, o ahi al-Yaman, ed ai Qays
nella Siria e nelF 'Iraq assegnò ad ognuno (secondo il suo grado), o 2000,
o 1000, o 900, o 500, o 300 (dirham). Ne.ssuno ricevette meno di 300
(dirham all'anno).
Il Califfo disse: « Se i danari fossero più abbondanti, assegnerei ad
« ogni uomo 4000 dirham, di cui 1000 dovrebbero servire per i suoi viaggi,
« 1000 per le sue armi, 1000 per quello che lascia a casa della sua famiglia,
« e 1000 per il suo cavallo ».
Assegnò pensioni anche alle donne degli Emigrati makkani: assegnò
6000 dirham a Safìyyah bint 'Abd al-Muttalib, ad Asma- bint 'Umays
assegnò 1000 dirham, ad umm Kult^iùm bint 'Uqbah 1000 dirham e
ad umm 'Abdallah b. Mas'ùd pure 1000 dirham.
Alcuni affermano che egli assegnasse 3000 dirham all'anno ad ognuna
delle donne degli Emigrati makkani.
Fece iscrivere anche le famiglie dell'Ahl al-'Awàli ed assegnar loro
la fornitura degli alimenti (al-qùt): più tardi il Califfo Uthmàn fu più
generoso con loro negli alimenti e concesse anche un mantello (qisw ah)
ad ognuno.
Ai neonati il Califfo assegnò 100 dirham: quando erano più grandi
200,. e dava infine l'aumento (completo che loro spettava) quando diventa-
vano maggiorenni.
Ai trovatelli (laqit) assegnò 100 dirham ed i viveri che erano con-
segnati mensilmente al tutore per il mantenimento in modo convenevole,
curandoli costantemente di anno in anno, dalla nutrice in poi, a spese
dello Stato (^) (Saad, III, 1. pag. 213-214).
Cfr. Balàdzuri, 450, lin. 9-461, lin. 22.
Nota 1. — Sono da notarsi le seguenti cose:
20. a. H. |§ 271-273.
I! genero del Profeta, 'Ali b. abi Tàlib, non figura in verun modo tra quelli *he sarebbero stati 20. a. H.
preteriti, perchè più cari ai Profeta. I suoi figli ancora minorenni, per il solo fatto che sono nipoti del [ARABIA. - Istitu-
Profeta, vengono equiparati al padre, un fatto che costituisce un'evidente umiliazione per il genitore. zione del Divvàn
La lista rivela quali fossero le persone veramente preferite ed amate dal Profeta, ossia Usàmah o ruolo di pen-
b. Zayd b. Hàritjiah. sionl.
Che al-'Abbàs, lo zio del Profeta, il quale si converti alla presa di Makkah, e perciò sulla sincerità
della cui conversione era lecito avere dei dubbi, e ben pochi erano i servizi da lui resi all'Isiàm, sia
equiparato ai primi e valenti veterani del Profeta, ai veterani di Badr è interpolazione dei tempi ab-
bàsidi ^cfr. §§ 266, 341 e nota 1).
Notevole che dei servizi resi dai Compagni prima della venuta a Madinah non si tiene verun
conto. Questo fu forse suggerito al Califfo, non solo perchè egli non vi faceva una bella figura, essendo
stato tra i più tardi a convertirsi, ma in particolar misura perchè non voleva avvantaggiare i Makkaui
a danno dei Madinesi, onde preferì prendere le mosse dal momento in cui Makkani e iladinesi erano
uniti sotto il Profeta. Facendo una prima classifica, la più elevata, per i servizi resi in Makkah, avrebbe
dovuto necessariamente escluderne tutti i Madinesi. Questo sarebbe stato atto impolitico e sarebbe sem-
brato un favore molto parziale in prò dei propri consanguinei.
E palese che la prima parte dell'elenco era di natura puramente transitoria, perchè con lo spe-
gnersi progressivo di tutti i testimoni della genesi dell'Islam, avevano fine anche tutte le pensioni dei
veterani delle varie classi. E evidente che le tradizioni qui raccolte rappresentano una memoria incom-
pleta del modo come il Califfo introdusse nell'Isiàm il sistema delle paghe ai soldati per i servizi resi
allo Stato: siccome in principio tutti gli emigrati erano guerrieri in servizio continuo dell'Isiàm, il
loro assegno era di necessità annuale: più tardi, come vedremo, dovettero introdursi modifiche, e quanti
non servivano sotto le armi furono esclusi dal benefizio delle pensioni, e cosi con l'andar del tempo
rimase il solo soldo delle milizie e null'altro. Le proporzioni immense prese dalla diffusione dell' Isiàm
resero materialmente impossibile la continuazione del sistema di TJmar. Questo era attuabile quando i
Musulmani contavano poche migliaia di fronte ai milioni di non musulmani che pagavano le tasse :
ma allorché queste turbe si resero musulmane, divenne materialmente impossibile attuare un sistema
generale di pensioni che abbracciasse tutti i Musulmani. Essendo non musulmani la minoranza, chi
avrebbe pagato le tasse?
Dna conclusione importante che si deve trarre da siffatta considerazione è che il Califfo 'Umar
nello stabilire il ruolo delle pensioni non può mai aver pensato alla possibilità che i popoli vinti si
sarebbero convertiti, perchè allora tutti sarebbero divenuti pensionati e non vi sarebbe rimasto più
alcuno a fornire il denaro necessario per le pensioni. Dunque nel Califfo 'Umar non vi fu mai un con-
cetto di conversione all'Islam da parte dei non arabi. Questo fatto è molto importante e si ricollega
con quanto si disse del programma del Profeta, il quale non si sognò mai di estendere l'Isiàm oltre i
confini, non dico dell'Arabia, ma forse nemmeno di quella parte occidentale in cui egli visse.
§ 272. — ("Abdallah b. Sàlih b. Muslim al-'Igli, da Isma il b. al-Mu-
gàlid, dal padre al-Mugàlid b. Sa'id, da al-Sa'bi). Quando 'Umar ebbe con-
quistato r 'Iraq e la Siria e raccolto il kharàg, riunì i Compagni del
Profeta, e disse loro: «Io ho pensato di dare T'atà- a chi spetta». E
quelli : « È una idea giusta ! » . — « Da chi ho da cominciare ? » . — « Da
« te ». — « No », rispose il Califfo, « io resto come ha disposto Iddio, e
« incomincio dalla famiglia del Profeta ». E così fece.
'A'isah ebbe 12,000 dirham.
Le altri mogli ebbero 10,000.
'Ali b. abi Tàlib 5000.
Ai banù Hàsim presenti a Badr altrettanto (Balàdzuri, 448, lin. 20;
449, lin. 7).
§ 273. — (al-Husayn b. al-Aswad, da Waqi', da Sufyàn, da abù Ishàq,
da Mus'ab b. Sa'd). 'Umar assegnò:
ai Badriti GOOO dirham;
398. 50
§§ 27S-280. 20. a. H.
20. a. H. ^]l^, vedove del Profeta 10.000:
zione del Diwan ^^ '.Risali no diede 12,000 per l'amore speciale che aveva per lei
o ruolo di pen- [\ Profeta ;
a Safi}\yali e Gru\vayrÌ3-ah 6000;
ad alcune donne emigrate 1000 (tra cui umm 'Abd, che sarebbe la
madre di 'Abdallah b. Mas'ùdì (Balàdzuri, 454, Un. 16-21) [M.J.
§ 274. — (abu 'Ubayd, da 'Abdallah b. Salili al Misri, da al-Layth 1).
Sa'd, da 'Abd al-rahmàn b. Khàlid al-Fahrai, da ibn Sihàb). Quando 'Umar
distribii'i i diwàn. assegnò:
alle mogli del Profeta, ch'egli aveva regolarmente sposate, 12,000
d i r h a m :
a Gruwayiiyah e a Safìyyah GOOO, perchè erano delle prede asse-
gnate al Profeta :
ai Muhàgirfin, presenti a Badr, 5000;
agli Ansar, presenti a Badr, 4000:
senza far distinzioni ti-a nativi, mawla o halif; e non prepose l'uno
all'altro (Balàdzuri, 455, Un. 7-15) [M.].
§ 275. — (Amr b. al-Nàqid e abù 'Ubayd, da Ahmad b. Yùnus, da
abù Khaytjbamah, da abù Ishàq, da Mus'ab b. Sa'd). Umar assegnò:
a tutti i Badriti, Muhàgirùn e Ansar, 6000 dirham;
alle mogli del Profeta 10,000;
ad 'A-isah 12,000;
a Gruwayriyah e Safìyyah 6000;
alle prime emigrate, Asma- bint Umays, Asma- bint abi Bakr e umm
'Abdallah b. Mas'ud 1000 a ciascuna (Bai àdz uri , 456, lin. 15-21) [M.].
§ 276, — (al-Husaj-n, da Waqi', da Ismà'il b. abi Khàlid, da Qays
b. abi Hàzim). I Badriti, ingenui (arab) e clienti, ebbero 5000 dirham.
E disse Umar che li voleva distinguere su tutti gli altri (Balàdzuri,
454, lin. 21-455, lin. 2).
§ 277. — (al-Wàqidi). Secondo alcuni assegnò alle Emigrate 3000 dir-
ham a ciascuna (Balàdzuri, 451, lin. 21-452, lin. 1).
§ 278. — ('Amr al Nàqid, da Abd al-wahhàb al-Thaqafi, da Gra'far
b. Muh., dal padre). 'Umar mise Hasan e al-Husayn alla pari del padre,
a 6000 dirham (Balàdzuri, 454, lin. 10-12).
§ 279. — (al-Husayn b. al-Aswad, da Waqi', da Muh. b. Qays al-Asadi,
dalla madre umm al-Hakam). Ali diede 100 di 'atà- a umm al-Hakam
(Balàdzuri, 456, lin. 21-456, lin. 2).
§ 280. — (Qabisah b. Uqbah, da Suf^-àn, da al-Aswàd b. Qa^s, da uno
dei loro saykh). Disse Umar b. al-Khattàb: « Se io vivrò, porterò a 2000
394.
20. a. H. §§ sso-asé.
« la pensione ('ata j della più bassa classe del popolo (sa filala al-nàs) »
sioni.
20. a. H.
[ARABIA. - Istìtu-
(Saad, III, 1, pag. 219, Im. 21-23) [G.]. zione dei Diwàn
In un'altra tradizione, ibid., lin. 19-21, abbiamo 3000 invece di 2000 ° '^°}° di pen-
dirham [G.].
§ 281. — (Khàlid b. Mukhallad. da 'Abdallah b. Umar, da Sa'id b.
Zayd, da Sàlim, il padi-e di 'Abdallah). 'Umar b. al-Khattàb distribuì le
pensioni ai Musulmani, né lasciò uno che non gli assegnasse la sua quota,
tanto che restarono solo quelli privi di famiglia e di clienti, ed a questi as-
segnò (il minimo, cioè) tra 250 e 300 dirham (Saad, III, 1, pag. 219,
lin. 5-9) [G.J.
§ 282. — (al-Hasan b. Musa, da Zuhayr b. Hayyàn, da abù Ishàq, da
Mus'ab b. Sa'd). 'Umar fu il primo ad assegnare le pensioni (far a da): ai
reduci di Badi-, Emigrati e Ansar, assegnò 6000 (d i r h a m) a ciascuno ;
alle mogli del Profeta, e per prima ad 'A'isah, cui assegnò 12,000, alle altre
10,000, tranne Guwayriyah e Safiyyah, per le quali fissò 6000. Stabilì
anche assegni alle donne emigrate, e per prima ad Asma bint 'Umays,
Asma bint abi Bakr e umm 'Abd, la madre di 'Abdallah b. Mas'ùd: 1000
per ciascuna (Saad, III, 1, pag. 219, lin. 13-19) [G.].
§ 283. — (Yazid b. Hàrùn, da Hammàd b. Yazid, da Hisàm b. Hassàn,
da Muh. b. Sirin). Si presentò a 'Umar b. al-Khattàb un suo consanguineo,
e gli propose che gli desse del denaro pubblico (bay t al-màl); ma 'Umar
lo respinse, dicendogli: «Vuoi tu ch'io mi faccia incontro a Dio qual re
« perfido? ». Ma dopo diedegli del suo proprio avere (min sulbi mali hi)
10,000 dirham (Saad, III, 1, pag. 219, lin. 2-6) [G.].
La tradizione ci fa toccar con mano una delle tentazioni a cui fu
esposto 'Umar, ossia le richieste dei membri della sua tribù e famiglia. La
tradizione vorrebbe provare che 'Umar resistesse a queste tentazioni, ma
si rivela poi in contradizione con sé stessa, perchè 'TJmar non poteva esser
tanto povero, se poteva dare del suo, per ragioni sì futili, una somma non
piccola.
§ 284. — (Wahb b. Baqiyyah e Muh. b. Sa'd, da Yazid b. Hàrùn, da
Muh. b. Amr, da abù Salimah, da abù Hurayrah).^ Si recò da 'Umar dal
Bahrayn e racconta: Lo trovai all'ultima preghiera vespertina e lo salutai.
Mi domandò notizie e poi volle sapere quello che avessi con me. Io dissi:.
«Cinquecento mila dirham». (Qui la tradizione s'allunga per mostrare
lo sbigottimento di 'Umar davanti a una simile cifi-a, e come egli, non
credendo vero il parlare di abù Hurayrah, glielo facesse ripetere più volte,
e anche lo mandasse a dormire per saper meglio la mattina dopo l'ammon-
tare del peculio). 'Umar disse allora alla gente (in pubblico? o ai suoi
395.
•J84-2!S(!.
20. a. H.
20. a. H. con.si<'lieri':' al-nas): « È venuta una grande somma, se volete, ve la con-
[ARABIA. - Istitu-
zione del Diwàn
•o
sioni.
«v tiaino. so no ve la misuriamo a capacità ». E uno gli disse; « 0 Principe
o ruolo di pen- » ,|ei Credenti, ho visto che quei Persiani tengono un registro (diwàn).
«e danno 'atà- secondo questo diwàn».
Ed egli fece un diwàn, e assegnò ai primi Muli agir un 5000, e
agli -Ansar 4000, e alle mogli del Profeta 12,000 dirhani (Balàdzuri,
463, Un. 6-18) [M.].
§ 285. — (al-'Umari, dà abù 'Abd al-rahmàn al-Tà-i, da al-Mugàlid,
da ai-iSa'bi). Quando Umar nell'anno 20. H. volle impiantare i diwàn,
chiamò Makhramah b. Nawfal e Grubayr b. Mut'im, e ordinò loro di pren-
dere nota di tutti, secondo la loro dignità.
Essi scrissero [primi] i baiiu Hàsim, e vi fecero seguire abu Bakr e la
sua gente, e 'Umar e la sua gente. Quando 'Umar vide il libri) disse:
« Amerei d'essere nella parentela del Profeta, ma voi andate per ordine di
« parentela, e ponete me dove mi lia posto Iddio ». al-'Abbàs fu grato ad
'Umar e dis.se: «Ti ha attratto la parentela? (wasalatka rahim"":
« l'fr. 11. a. IT., § 46 e Hota 1) ». Quando 'Umar ebbe istituito il diwàn.
abii Sufjàn b. Harb domandò: «E un diwàn come quello dei banù-1-
« Asfar? (Greci). Se tu dai alla gente un fisso, mangiano lì sopra, e lasciano
« la mercatura ». Rispose 'Umar: « Non e" è altra via d'uscita, la preda dei
« Musulmani .sovrabbonda ».
E 'Umar assegnò al diliqàn del Nahr al-Malik e ad ibn al-Nakhir-
khàn, e a Khàlid e a Gramìl, figli di Busbuhra, dihqàn di al-Falàlig, e
Bistàm b. Narsi, dihqàn di Bàbil e di Khutarniyah, ad al-Rufajl, dihqàn
di al-' Al, e ad al-Hurmuzàn, e a Grufaynah al-'Ibàdi 1000 dirham.
Secondo altri ad al-Hurmuzàn ne diede 2000 (Balàdzuri, 467,
lin. 10-458, lin. 1) [M.J.
§ 286. — Le cifre date da al-Ya'qùbi non corrispondono esattamente con
quelle di al-Wàqidi: la sua versione rivela, com'è naturale, influenze si'ite.
Primo nella lista fu messo Ali b. ahi Tàlib con 5000, e poi al-Hasan
b. 'Ali ed al-Husayn b. 'Ali, ognuno con 3000 (dirham).
Altri . mettono capo lista al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib con 3000 (con-
fi'ontisi § 266 e nota 1).
Veterani di Badr. Qurays, 8000.
Veterani di Badr, Ansar, 4000 (si ricordi che gli Ansar furono i par-
tigiani devoti di 'Ali, e che perciò gli scrittori si 'iti, come al-Ya'qùbi,
mostrano una certa preferenza per i Madinesij (cfr. § 296).
I Magnati di Makkah convertiti neir8. H., 5000 (?!)» e poi secondo il
loro grado tutti i Qurays cìm non avevano combattuto a Badr.
896.
20. a. H. §§ 286-288.
Vedove del Profeta, 6000; ma 'A-isah, urani Habibah e Hafsali. 12,000: 20. a. H.
r, n ì /^ -1 -r\r\n [ARABIA. - Istitu-
Safiyyah e Gruwajn-ij-ah, oOOO.
sioni.
zione del Diwàn
'Umar b. al-Khattàb. 5000. o ruolo di pen-
Suo figlio Abdallah b. 'Umar. 5000.
Makkaui che non fecero la Higrah, (300 e 700.
Ahi al-Yaman, 400.
Ahi al-Mudar, 300.
(banu) Rabì'ah, 200.
La prima somma distribuita fu quella di 700,000 dirham, portata da
abu Hurayrah dal Bahrayn.
Le donne degli Emigrati makkani. 2000 e 1500 (tra le quali erano:
Asma bint 'Umays, umm Kulthum bint 'Uqbah b. abi Mu'ayt, Khawlah
bint Hakini b. al-Awqas, la moglie vedova di 'Uthmàn b. Maz'ùn).
umm 'Abd (la madre di 'Abdallah b. Mas'ùd, detto ibn umm 'Abd), 1500.
Diede anche pensioni agli Asràf al-A'àgim, o più distinti tra i non
arabi (convertiti?), come Fayrùz b. Yazdagird dihqàn di Nahr al-Malik,
e di al-Nakhlrkhàn, Khàlid b. Busbuhra, al-Gramìl b. Busbuhra, dihqàn
di al-Fallùgah. al-Hurmuzàn, Bistàm b. Narsa, dihqàn di Bàbil, (xufaynah
al-'Ibàdi: ad ognuno assegnò 2000 (cft-. § 336).
'L^mar dicliiarò di aver fatto queste classificazioni secondo il merito
per attirare la gente (all'Isiàm) con simili favori, ma sperava con il tempo
di pareggiare le pensioni tra musulmani senza dai'e pi-eferenza al rosso sul
nero, nò all'arabo sul non arabo (cfr. § 266, nota 2) (Ya'qùbi, II, 175-176).
§ 287. — (al-Wàqidi). Per ordine di 'Umar, gli scrissero i prefetti delle
parti alte (a 1 - ' a w à 1 i) [lo stato dei sudditi], ed egli passava loro il nutri-
mento. Poi venne 'Utlimàn, e largheggiò con essi in alimenti e in vestiti.
'Umar dava ad ogni neonato 100 dirham, e dopo ci-esciuto, questi
ne aveva duecento ; dopo giunto alla pubertà, cresceva ancora di stipendio.
Quando poi si portava un trovatello, egli gli assegnava 100 dirham
e un alimento che prendeva il tutore, a rate mensili, e poi lo portava su
[in contributo?] di anno in anno. E raccomandava loro il bene; l'alimen-
tazione e le altre spese le pagava con la bayt al -mài (Balàdzuri,
451, lin. 1-452, Un. 7) [M.].
§ 288. — (Bakr b. al-Haj'tham, da Abdallah b. Salili, da ibn Lahi'ah,
da abù Qabij). 'Umar assegnava al neonato 10 (dirham) e quando giun-
geva all'età della faridah, glie la dava. Quando fu califfo Mu'àwÌ3'ah,
<liede questo ad ogni piccolo .slattato, e quando fu califfo 'Abd al-malik
b. Marwàn, .soppre.s.se tutto, eccezion fatta per chi voleva (Balàdzuri,
459. lin. 1-5).
sol.
«s aas-ass. 20. a. H.
sioni.
20. a. H. I 289. — ('Affàn, da Yazid, da Yahya b. al-Mutawakkil, da 'Abdallah
^ ir.*'-"„ b. Nàti', da ibn 'Umar). 'Uniai- non dava nulla al bambino finché fosse
o ruolo di pen- svezzato. E poi gi'idò il banditore: «. Non tirate via a svezzale i bambini,
« thè daremo stipendio ad ogni bambino che sia nell'Isiàm » (Balàdzuri,
459, lin. 6-8).
§ 290. — ('Amr al-Nàqid, da Ahmad b. Yùnus, da Zubayr b. Mn'à-
wiyali, da abn Ishàq). Il nonno suo andò da 'Uthmàn, che gli disse:
«Quante persone hai di famiglia, o sa3^kh?». — «Tante», rispose. —
«Ebbene do cento a te e cento a [ciascuno della] tua famiglia» (Balà-
dzuri, 459, Un. 8-11).
§ 291. — (a) (abù 'Ubayd, da Marwan b. Suga' al-Oazari). 'Abd al-
'aziz mi pose, quando fui svezzato, a dieci dinar (Balàdzuri, 469,
lin. 11-13).
(è) (Ibràhim b. Muh. al-Sàmi, da 'Abd al-rahmàn b. Mahdi, da Sufyàn
al-Thawri, da abù-1-Grahhàf, da uno dei Khath'am). Mi nacque un bambino;
lo presentai ad 'Ali, e lo pose a 100 (dirham) (Balàdzuri, 469, lin. 13-15).
(e) ('Amr al-Nàqid, da 'Abd al-rahmàn b. Mahdi, da Sufyàn, da 'Ab-
dallah b. Sarik da Bisr b. Ghàlib). Fu chiesto ad al-Husayn b. 'Ali (o, du-
bita 'Amr, ad al-Hasan b. 'Ali): «Quando ha il bambino la sua parte"?».
Rispose: «Quando manda il primo vagito» (Balàdzuri, 459, lin. 15-
460. lin. 1).
§ 292. — (abii 'Ubayd, da ibn abi 'Adi, da Sufyàn, da Zubayr b.
Thàbit o ibn abi Dzi-b, da Dzuhl b. Aws). Fu condotto ad 'Ali un trova-
tello (manbùdz), ed egli gli assegnò 100 (dirham) (Balàdzuri, 460,
lin. 4-6).
§ 293. — (al-Dawlàbi). Quando il tesoro musulmano divenne molto
grande, 'Umar decise di spartirlo tra i Musulmani. Allora Hisàm b. al-
Walid gli disse che aveva visto presso i principi della Siria alcuni registri
per iscrivervi i nomi. 'Umar accettò il consiglio, e chiamati 'Aqil b. abi
Tàlib, Makhramah b. Nawfàl e Gubayr b. Mut'im, ordinò loro d' iscri-
vere in v^n ruolo tutti i Musulmani secondo il loro rango. Furono messi
prima i banù Hàsim, poi abù Bakr e la sua famiglia, poi 'Umar e la sua
famiglia. Gli altri vennero secondo il loro grado di parentela con il Pro-
feta, ossia nell'ordine seguente : banii Abd Sams, banù Nawfal, banù Abd
al-Dàr, banù Asad, banù 'Abd b. Qusayy, banù Zuhrah, banù Tamìm, banù
Makhzùm, banù 'Adi, banù Grumah, banù Sahm, banù 'Amir, banù-1-HàritJi
b. Fihr. Seguivano gli Ansar, cominciando con la famiglia di Sa'd b.
Mu'àdz, poi le Qabà-il al-Khandaq, poi i Mudar, poi i Rabi'ah ed infine
le tribù del Yaman.
398.
20. a. H. §§ 293-29»;.
Quando il califfato venne in potere di Marwàn b. al-Hakam al-Uma\vi, 20. a. H.
oppure secondo altri ai tempi di al-Haggàg b. Yùsuf, si cominciò il ruolo ^jona dai Dfwan
con i banù Marwàn. Regnante 'limar b. Abd al-'aziz si ritornò all'ordine ° '■"°'° '^^ p^"-
antico (Furàt, fol. 114,r.).
§ 294. — ('Umàr b. 'Asini al-Kilàbi, da Sulaymàn b. al-Mughirah, da
Humayd b. Tlilàl, da Zuhayr b. Hayyàn, da ibn 'Abbàs, il quale narra:) Mi
fece chiamare 'Umar b. al-Khattàb, ed io mi presentai a lui, che aveva
dinanzi un tappeto di cuoio (nat' o nit'), su cui era sparso l'oro in
hathth, cioè in verghe o pezzi non coniati (tibr): «Vieni», mi ordinò
il Califfo, « e dividi codesto fi-a la tua gente. Dio sa dove mai tenne codesta
« roba nascosta al Profeta e ad abù Baki*; e se invece fu concesso a me (e
« non a loro, lo fu) in bene o in male? ». Io mi chinai, continua ibn Abbàs,
a dividere e scompartire, quando udii la voce di ''Umar che diceva: « Per
« colui in potere del quale sta la mia anima! no certo non nascose (questo
« tesoro) al suo Profeta e ad abù Bakr per il male, né lo diede a me, 'Umar,
«per il bene! » (Saad, III, 1, pag. 218, lin. 20-219, lin. 2) [G.].
Con questa tradizione si vuol rispondere a quelle obbiezioni fatte
da alcuni credenti: perchè tanti tesori furono negati al Profeta e ad
abù Bakr e concessi ad 'Umar? È possibile che 'Umar li ricevesse, di-
cono i fedeli, perchè Dio voleva metterlo alla prova, e tal prova non era
necessaria per il Profeta o per abù Bakr, sul conto dei quali Dio era
più sicuro.
§ 295. — (Ishàq b. Mansùr, da Zubayr b. Hay3'àn, da abù Ishàq, da
Hàrithah b. Mudarrab). Ordinò 'Umar di (prendere) un garib di frumento
(ta'àm), impastarlo e farne pane: ridotto quindi in pezzi e fattolo inzup-
pare nel l)rodo (thurida), lo diede a mangiare a trenta uomini a desi-
nare e a cena. Quindi disse: « Bastano per gli uomini due garib al mese ».
E forni due garib mensili a ogni uomo, e altrettanto a ogni donna e
schiavo (Saad, III, 1, pag. 219, lin. 26-220, lin. 3) [G.].
§ 296. — (Ahmad b. 'Abdallah b. Yùnus, da 'Abdallah b. al-Mubàrak,
da Yùnus, da al-Zuhri, da Sa'id b. al-Musayyab). Umar b. al-Khattàb, nel
dare le pensioni ai reduci di Badr, assegnò 5000 (dirham) agli Emigrati
Qurays, agli Arabi nomadi ed ai clienti, ma 4000 agli Ansar e ai loro
clienti (Saad, III, 1, pag. 219, lin. 9-13) [G.].
Si noti come questa notizia che dà agli Emigrati una precedenza
sugli Ansar sia precisamente il contrario di quanto afferma il cronista
si'ita al-Ya'qùbi in un paragi-afo antecedente (cfi-. § 286). Nella tradizione
di ibn Sa'd prevalgono i sentimenti delle classi sunnite dei fedeli, che
vedevano negli Ansar gli alleati di 'Ali e degli .si'iti (cfr. però § 323).
399.
§§ •297-3(.ii>. 20. a. H.
20. a. H. § 297. — ("Abd al-A'la b. Hammàd al-Narsi, da Hammàd b. Salamali,
zione del Diwàn *^''^ h1-11ì>A>?'\^ ^^- Aitàh. da Habib b. abi 'Phabit). Le iiu)gli del Profeta
©ruolo di pen- u^jii facevano c/te chiedere T'atà- (tatàbi ' aii iia ila) (oppure andavano
a gradazione riguardo air'atà-) (Balàdzuri, 44!», liii. 7-9) [M.].
§ 298. — (Ya//ul. ila Muh., da ibn Khusayfali, da 'Abdallali b. Ràfi',
da Barzah hi ut Hàli'). Quando uscì rata-, 'Umar mandò a Zaynab bint
Crahs quello che le spettava. Ed essa disse: « Sia misericordioso Iddio con
'Umar; le altre mie sorelle" sarebbero più abili di me nel dividero! ». E
quando le tu detto: « È tutto per te », esclamò: « Dio mi guardi! (.subii àn
Allah!)». E ai coprì con un velo per non vederlo. E poi lo fece versare
(' coprire, e a me disse di prenderne una manata e portarla ai tali o ai tali
altri dei suoi parenti o ad orfani ch'essa aveva (aytàm lahà = che essa
allevava o proteggeva). Ed io ne presi fino a che non fu i-imasto un pic-
colo resto sotto quel panno. E allora Barzah disse: « Madre dei credenti,
« abbiamo diritto [anche] noi a questo danaro ». Ed essa: « Piglia il resto ».
E c'erano sotto il panno 580 dirli a m.
Essa poi alzò le mani al cielo, e disse: « Allaliumm, non mi venga
«più 'ata- da 'Umar». E difatti morì (Balàdzuri, 453, lin. 18-454,
lin. 7) [M.|.
§ 299. — (abù 'Ubayd, da Sa'id b. abi Maryam, da abù Labiali, da
Yazid b. abi Habib). 'Umar diede ad 'Amr b. al-'As 200, perchè era
amir; a Umayr b. Wahb al-Grumalii 200 per la sua pazienza nelle av-
versità; a Busr b. abi Art ah 200 perchè aveva riportata una vittoria. E
disse: « Quante vittorie ha procurato Iddio per mano sua! ». E abù 'Ubayd
commenta che si trattava di dìnàr (Balàdzuri, 456, lin. 4-9) [M.].
La tradizione vorrebbe porre in rilievo la grande semplicità e parsi-
monia dell'età d'oro dell' Islam, quando governatori di provincie come
l'Egitto si sarebbero contentati di stipendi di soli 200 dinar, somma
equivalente a circa 2500 franchi. È inutile aggiungere che questa età d'oro
non è mai esistita e che altre fonti — come vedremo discorrendo della
deposizione di 'Amr b. al-'As nel 25. H. — provano come avvenissero in-
numerevoli abusi nella gestione delle rendite della provincia, nella quale
'Amr si fece una bella fortuna. Il Califfo dovette confiscargliene la metà.
§ 300. — (abù 'Ubaj'd, da 'Abdallali b. Salili, da al-Layth b. Sa'd, da
Yazid b. abi Habib). 'Umar scrisse ad 'Amr b. al-'As: « Dà 200 a quelli
« che hanno prestato omaggio sotto l'albero [di al-Hudaybivyah: confi-on-
« tisi 6. a. H., § 33] (si trattava di dinar), e piglia altrettanto per te es-
« sendo amir, e dà anche il massimo dell' 'atà- a Khàrigah b. Hudzàfah »
(Balàdzuri, 466, lin. 9-13).
4r/).
20. a. H.
§§ 301-307.
§ 301. — (a) (abù 'Ubayd, da 'Abdallah b. Salili, da al-Layth 1). 20. a. h.
Sa'd, da Muh. b. 'Aglàn). 'Umar diede ad Usàmali b. Zayd più che ad ^ione dei D^wàn
'Abdallah b. 'Umar. La gente tanto fece che 'Abdallah parlò ad 'Umar » ruolo di pen-
e gli disse: « Tu mi mandi avanti chi non è più degno di me; a lui
«dai 2000 e a me 1500 ». 'Umar dà la solita risposta (Balàdzuri, 456,
lin. 13-19)
(6) Yahva b. Mu in, da Yahya b. Sa'id, da Khàrigah b. Mus'ab, da
'Ubaydallah b. Umar, da Xàfi'). Stessa tradizione (Balàdzuri, 456,
ììn. 19-457. lin. 1) [M.].
§ 302. — (abù Ubayd, da Khàlid b. 'Amr, da Isràil. da 'Ammàr al-
Duhni, da Sàlim b. abi-1-Ga'd). 'Umar assegnò ad 'Ammàr b. Yàsir 6000
dirhain (Balàdzuri, 457, lin. 4-6) [M.].
§ 303. — (abù 'Ubayd, da Khàlid, da Isrà-il, da Ismà'il b. Sumay', da
Muslim al-Batìn). A Salmàn toccarono 4000 dirham (Balàdzuri, 457,
lin. 6-8) fM.].
§ 304.' — (Rawh b. 'Abd al-mu-min, da Ya'qùb, da Hammàd, da Hamid,
da Anas). Umar diede ad al-Hurmuzàn 2000 di 'atà (Balàdzuri, 457,
lin. 8-10) [M.].
Ma pare fosse non musulmano, e fosse convertito in punto di morte,
come diremo discorrendo dell'assassinio del Califfo 'Umar nel 23. H.
§ 305. — (Sula^'màn b. Harb, da abù Hilàl, da al-Hasan). 'Umar b.
al-Khattàb scrisse ad abù Musa (al-As'ari): « Or io fisso un giorno dell'anno
«in cui non resti all'erario neppur un dirham, talché vi si possa per
« tutto .spazzare, e sappia Iddio ch'io ho dato, a ciascun avente diritto,
«quanto spettavagli » (Saad, III, 1, pag. 128, lin. 16-20) [G.].
§ 306. — (al-Husayn, da Waqì', da Sufyàn, da al-Aswad b. Qaj-s, da
un loro saykh). Udì dire da 'Umar: « Se restassi in perpetuo (? ila qàbil
«=a lungo), darei ai più bassi trai Muhàgirùn 2000 dirham» (Ba-
làdzuri, 455, lin. 5-7).
§ 307. — (Ya'la b. 'Ubayd, da Hàrùn ai-Barbari, da 'Abdallah b. 'Ubayd
b. 'Umayr). Disse 'Umar b. al-Khattàb : « Io accrescerò le (pensioni), se-
« condo che cre.sceranno le rendite dello Stato (=al-màl); conterò io ad
« essi il danaro, e se diverrò stanco (dalla quantità del danaro da di-
« stribuire), lo darò a peso, e se mi stancherò anche di questo, lo getterò
«senza contarlo» (Saad, III, 1. pag. 218, lin. 13-16) [G.].
Cfi-. anche ibid., 210, lin. 23-26, una tradizione quasi identica con
diverso isnàd (Qabisah b. Uqbah, da Hàrùn ai-Barbari, da 'Abdallah b.
'Ubayd b. 'Umayr) e l'aggiunta : «Esso è loro avere ed hanno perciò
« il diritto di prenderlo ».
401. 51
sioni.
§§ ao7-3iii. 20. a. H.
20. a. H. Tutti' qui'sti' tradizioni debbono intendersi come espressioni pubbliche
''^rione'dei D^wali 'l^l sentimento dei partiti d'opposizione sotto gli 'Abbasidi, quando le ren-
o ruolo di pen- ^\[l^ dello Stato vennero ad essere considerate come danaro di proprietà
^'""'■^ (lei CalitH o quando questi ne tacevano il più largo uso per sodisfazioni
di interessi personali, gravando la mano con imposte sui sudditi. A questi
partiti importava assai porre in rilievo il contrasto tra le condizioni sotto
'Umar e quelle dei tempi posteriori. Da ciò il numero stragrande di siffatte
tradizioni. Anche il partito arabo, anti-persiano, se ne valse largamente
per i propri fini. In queste tradizioni c'è grande copia di materiali per la
storia successiva, perciò abbondiamo nelle citazioni.
[Lammens]. Le tradizioni sulla volontà di 'Umar a disti'ibuire ogni
cosa ai fedeli sono espressione dello spirito democratico che prevalse so-
prattutto neir 'Iraq, per ragioni chu studieremo in appresso. I governatori
umayyadi si adoperarono calorosamente a combatterlo, sostenendo i di-
ritti del Principe dei Credenti : sovrattutto Haggàg b. Yùsuf nell' 'Iraq e
Qui-rali b. Sarik in Egitto furono i campioni dei diritti del governo cen-
trale di fronte alle tendenze che miravano alla spartizione tra i fedeli di
tutto il tesoro pubblico.
§ 308. — (Ma'n b. 'Isa, da Màlik b. Anas, da Yahya b. Sa'ìd). 'Umar
b. al-Khattàb soleva adoperare ogni anno 40,000 cameli per il trasporto
(della gente che soleva emigrare fuori d'Arabia e calcolava tale concessione
in ragione di) un camelo per uomo pel trasporto in Siria, e uno per due
uomini pel trasporto nell' 'Iraq. Si presentò a lui un 'iràqense e disse :
« Dammi un animale da trasporto per me e per Suhaym ». Domandò 'Umar:
«In nome di Dio, è forse Suhaym uno schiavo (nel testo ziqq, correggi
«riqq)? » e quello risposegli di sì (Saad, III, 1, pag. 218, lin. 7-11) [G.].
Cfr. De Goeje, in ZDMG., LIX, pag. 391-392.
Si tratta di stabilire se gli schiavi dei Musulmani potevan parteci-
pare direttamente o indirettamente ai privilegi dei loro padroni. Confron-
tisi anche il § 312.
§ 309. — (Yala b. 'Ubayd, da Hàrùn ai-Barbari, da 'Abdallah b.
'Ubayd b. 'Umayr). Disse 'Umar: « Io spero che misurerò (un giorno) ai
« Musulmani il denaro delle pensioni (al -mài) con lo staio (propr. al-sà')
(Saad, III, 1, pag. 218, lin. 5-7) [G.].
§ 310. — (Muli. b. al-Sabbàh al-Bazzàz, da Husaym, da Mansùr, da
al-Hasan). Alcuni andarono da un agente di 'Umar, e questi diede F'atà-
agli Arabi, e lasciò i ma w ali. E 'Umar scrisse: «E crede l'uomo esser
«mala cosa che un musulmano - disprezzi il fi-atello » (Balàdzuri, 457,
lin. 1-4) [M.]. — Cfi-. § 2GG, nota 2.
402.
20. a. H.
3ii-3i(;.
§ 311. — (abù Ubayd da Ismà'il b. 'Ayyàs, da Artàh b. al-Mundzir,
da Hakìm b. 'Umayr). 'limar b. al-Kliattàb scrisse ai capi degli eserciti :
« Quelli che voi avrete affrancati degli stranieri, e che abbiano accettato
« r Islam, poneteli coi vostri mawàli; con gli stessi diritti e gli stessi do-
« veri. Ma se amano meglio di fare una qabilah a sé, sia loro concesso,
« ma siano simili ai m a w a 1 i nell' ' a t a • » (B a 1 a dz u r i , 458, lin. 1-5) [M.].
§ 312. — ('Amr al-Nàqid, da Sufyàn b. 'Uyaynah, da 'Amr b. Dinar,
da al-Hasan b. Muli.). Tre schiavi (marni ùkin) dei banù 'Affàn presero
parte a Badr, e 'Umar dava loro ogni anno 3000 dirham (Balàdzuri,
460. lin. 1-4) [M.]. — Cfi-. il § 308.
§ 313. — ('Arim b. al-Fadl, da Hammàd b. Zaj-d, da 'Amr). 'Umar
b. al-Khattab divise una volta le pensioni fra la gente di Makkah riunita
a gruppi di dieci: cosi avvenne che egli desse una quota ad un uomo, che
poi gii fu detto essere uno schiavo (mamlùk): «Fateglielo rendere! Fa-
« teglielo i"endere! », esclamò il Califfo, ma (poi ripensatoci su) soggiunse:
«Lasciatelo stare» (Saad,III, 1, pag. 218, lin. 2-6) [G.].
È bene intendersi che queste ed altre simili tradizioni non sono da
prendere nel senso letterale come incidenti realmente avvenuti. Molte
purtroppo sono teorie di giudizi sistematici di tempi posteriori, presentate
nella veste di aneddoti personali con lo scopo di dimostrare che certi con-
cetti, come in questo caso sarebbe la partecipazione degli schiavi alla di-
visione del mal al-muslimin, abbiano in loro favore tutta l'autorità
ortodossa del Califfo Umar.
§ 314. — ('Amr b. 'Asim al-Kilàbi, da abù-1-Ashab, da al-Hasan).
Disse 'Umar b. al-Khattàb: « Se io sapessi fare interamente la parte che
« mi spetta in questa faccenda, il pastore sui colli di Himyar (Sarawàt
« Himyar) riceverebbe la sua porzione, senza sudor della fronte » (S a a d ,
III, 1, pag. 217, lin. 27-218, lin. 2) [G.].
Esagerazione posteriore, di provenienza probabilmente yamanica, e
ispirata agli stessi sensi dei §§ 302, 309, 315 e segg. e 330, 331.
§ 315. — ('Abdallah b. Numayr, da Hisàm b. Sa'd, da Zayd b. Aslam,
da suo padre [Aslam]). Ho udito 'Umar b. al-Khattàb che diceva: « Per
« Dio! s'io rimango (in vita) sino a questo prossimo anno, vorrò assegnare
« all'ultimo degli uomini la pensione del primo fifa essi, e ridurli tutti a
« un uomo solo (cioè, ad una sola ed unica classe di uomini) » (S a a d , III,
1, pag. 217, lin. 19-22) [G.].
Cfr. anche ibid., lin. 22-24.
§ 316. — ('Ubaydallah b. Musa, da Isrà-il, da abu Ishàq, da Hàrithah
b. Mudarrab). 'Umar disse: « Se io vivo finché si accresca l'avere (al -mal.
20. a. H.
[ARABIA. - Istitu-
zione del Diwàn
o ruolo di pen-
sioni.]
403.
sioni.
§§ :Vkì-;ì2<>. 20. a. H.
20. a. H. ^ ossia dello Statn musuhuano), tarò por ogni uomo musulmano la pensione
zione del Diwàn «('atà-) di 3000 d i r h a m : 1000 pel (mantenimento di) un cavallo ed
o ruolo di peti- ^ armi. 1000 per le sue spese, e 1000 per quelle della sua famiglia » (Saad,
III, 1. pag. 217. lin. 24-27).
Cfr. anelli^ il)id.. 210, lin. 10-21, con isnàd: (al-Ha.san b. MiLsa, da
Znliayr, da abù Ishàq, da Hàritjiah h. Mudarrab).
§ 317. — (abu Ubayd al-Qàsim li. Sallàm, da 'Abd al-ralimàn b. Mahdi,
da Su'bah, da 'Adi b. Thabit, da abi ITazim, da abii Hurayrah). TI Pro-
feta disse: « Se uno lascia del foraggio (kalà*), sarà per noi; se uno lascia
del danai-o. sarà degli eredi» (^lialàdz ur i , 458, lin. 12-15) [M.J.
§ 318. — (Hisàm b. 'Ammàr al-Dimasqi, da al-Walid 1). Muslim, da
Sulaymàn b. abi-l-'5.tikah e Kultjiùm b. Zi^'àd, da Sulaymàn b. Habìb).
'Umar assegnò allo famiglio dei combattenti e ai loro tìgli lo decime (al-
'asaràt). E 'Utjimàn o i Calififì seguenti mantennero quest'uso, e resero
ereditarie le decime, siccliè potessero riscuoterle gii eredi del morto, che
non avessero atà*, e ciò fino ad 'Umar b. 'Abd al-'aziz. Dice Sulaymàn:
Egli mi domandò informazione a questo riguardo. Ed io gii riferii così. Ma
egli non voleva ammettere l'ereditarietà, e diceva: « Io le sopprimo o do
« a tutti la faridah (pensione) ». Ed io obiettai: « Temo che i tuoi suc-
« cessori seguano il tuo esempio nella diminuzione dell'eredità, e non fac-
« ciano altrettanto con la estensione della faridah». Mi die ragione, e
lasciò come stava (Baiàdzuri, 458, lin. 15-459, lin. 1) [M.].
§ 319. — (abù 'Ubayd, da ibn abì Zàidah, da Ma'qil b. 'Ubaydallah,
da 'Umar b. Abd al-'aziz i. Quando [Umar] dava aduno 1' ' a t a* e questi
moriva, l"atà- passava agii eredi (Baiàdzuri, 461, lin. 8-5) [M.J.
§ 320. — (a) ('Affàn e Khalaf al-Bazzàr (sic) e Wahb b. Baqiyyah, da
Yazid b. Ilàrùn, da Ismà'ìl b. abi Khàlid, da Qays b. abi Hazim). al-Zubayr
b. al-'Awwàm disse ad 'Uthmàn b. 'Affàn, dopo la morte di 'Abdallah b.
Mas'ud, che gli desse T'atà" di Abdallah, giacché la sua famiglia, diceva,
n'è più degna che la bayt al- mài. Ed egli gli diede 15,000 dirliam
(Baiàdzuri, 461, lin. 5-9).
(6) (Yazid, da Ismà'ìl). al-Zubaj'r era erede testamentario (wasi) di
ibn Mas'ùd (Baiàdzuri, 461, lin. 9-10).
(e) (ibn abì Saybah, da 'Ubaydallah b. Musa, da 'Ali b. Sàlih b. Hayy,
da Simàk b. Harb). Uno mori nella [sua] famiglia (al-haj^y) dopo otto
mesi dalla scadenza d'un anno. E 'Umar gii diede i due terzi del suo
'atà- (Baiàdzuri, 461, lin. 10-12).
Queste tradizioni stanno a testimoniare tutte le confusioni, le incer-
tezze, le contradizioni e le ingiustizie nelle quali caddero i successori di
404.
20. a. H.
320-323.
sioni
TJmar nell' interpretare il vero significato del diwàn. Il Califfo lo intese 20. a. H.
forse come un diritto di tutti i guerrieri dell'Isiàm e di tutti i benemeriti zionedei OTwan
nella causa musulmana, e perciò ereditaria. Pili tardi quando degenerò per ° ^uoio di pan-
necessità di cose in semplii-e soldo alle genti armate, mercenarie, il con-
cetto della ereditarietà dovette scomparire. — Le tradizioni precedenti
sono documenti del [ìeriodo di transizione da una fase all'altra.
§ 321. — fQabisah b. 'Uqbah, da Suf\'àn. da Gra'far b. Muli., da suo
padre [Muli.]). 'Umar domandò da chi dovesse cominciare nello stabilire
gli assegni: « Comincia da te stesso », gli dissero. Ma egli cominciò invece
dai congiunti dell'Inviato di Dio. prima che dalla sua gente (Saad , I, 1,
pag. 217, lin. 16-19).
§ 322. — fibn Sa'd, da al-Wàqidi, da 'À-idz b. Yahya, da abù-l-Hu-
wayrith, da Grubayr b. al-Huwayrit_h b. Nuqayd). Il Califfo limar interpellò
i Compagni suoi consiglieri sulla distribuzione del quinto del bottino tra
i fedeli: varie proposte furono fatte da 'Ali e da 'Ut_hmàn, ma la sola che
piacesse al Califfo fu quella di al-Walìd b. Hisàm 1). al-Mughirah, il quale
era stato in Siria ed aveva visto come i Greci pagassero regolai'mente uno
stipendio alle milizie nelle varie guarnigioni. Egli propose quindi che si
compilassero i ruoli degli Arabi di guarnigione nei vari campi armati fuori
<rArabia, e si distribuisse in modo uniforme e regolare una pensione o sti-
pendio ai soldati ( d a \v w in di w à n * " w a g a n n i d g u n d •' °). Per ef-
fetto di questa proposta, accettata dal Califfo, fu nominata una commis-
sione composta di 'Aqìl b. abì Tàlib, di Makhramah b. Nawfal e di Grubayr
b. Mut'im, che erano fra i più valenti genealogi dei Qurays ; questa com-
missione ebbe ordine di compilare un registro dei componenti delle varie
tribù, secondo i campi militari (gund) nei quali si trovavano. I membri
della commissione diedero il primo posto nel ruolo alla famiglia dei banù
Hàsim, il secondo ai membri della famiglia di abù Bakr (i banù Taj^m), ed
in terzo luogo posero la famiglia del Califfo 'Umar (i banù 'Adi). 'Umar
non approvò tale ordine di precedenza e lo fece immediatamente mutare,
ordinando ai membri della commissione di dare la precedenza secondo il
grado della parentela con il Profeta (T a bari, I, 2750).
§ 323. — (Yazid b. Hàrùn, da Muli. b. 'Amr, da abù Salamah, da abù
ITurayrah). Si presentò abù Hurayrah, reduce dal Bahrayu, ad 'Umar, nel-
r[ora dellja ultima preghiera della sera (.sai ah al-'isà al-àkhirah).
Poi che l'ebbe salutato, Umar gli dimandò della gente della sua pi'ovincia
e quindi disse : « Che hai portato? ». — « 500,000 d i rham ». — « Sai quel
« che ti dici? ». — « Ilo portato .500,000 di rham! ». — « Che dici? ». — .
« 100,000 più 100,000, più 100,000, ecc. », finché ebbe contato cinque. —
405.
§§ :V23, Sii. 20. a. H.
20. a. H. ^ Tu sei assonnato. Va ora dai tuoi e dormi: vieni da me domattina ».
zìone del D^vlfàn ^^ mattino abu Huravrali. si presentò a lui: «Che hai portato?».— «Ho
sioni.
o ruolo di pen- « portato 500,000 (lirham ». — « Di quelli buoni? » - « Sì, non ne rico-
« noset) altri ». Disse allora Umar alla gente: « Ci è arrivata una grossa
« somma. Come vi piace, ve la spartiremo a contanti od a peso ». Sog-
giunse uno: « O Principe dei Credenti: ho veduto i Persiani che avevano
« un registro (yud a \v w i n u n a d i w àn ""), sul quale pagavan (gli stipendi)
« agli uomini ». ('Umar) allora fece compilale un registro e fissò a 5000 dir-
ham (la porzione o assegno) degli Emigrati (per) primi, 4000 agli Ansar
(cft-. §§ 28(3, 29G), 12,000 alle mogli del Profeta (S a a d , III, 1, pag. 216,
lin. 7-20Ì fO.].
§ 324. — (al-Wàqidi, da Usàmah b. Za3'd b. Asiani, da suo padre
Zayd b. Asiani, da suo nonno Aslam). Quando il Califfo 'Umar trovò nel
ruolo delle pensioni i banù Taym messi appresso ai banù Hàsim, ed i banù
'Adi messi appresso ai banù Taym, e quando egli ordinò di posticiparli
al loro posto in ragione della loro parentela con il Profeta, vennero i
suoi consanguinei, i banù 'Adi, a protestare e ad insistere che fossero di
nuovo rimessi ai pinmi posti nell'ordine di precedenza. Il Califfo esclamò:
« Bravi! Bravi! i banù Adi! Voi volete mangiare alle spalle mie, affinchè
« io vi passi i miei benefizi! No! Per Dio! Voi andrete al vostro posto,
«anche a rischio d'esser esclusi dal registro dei ruoli (al-daftar), e di
« esser posti per gli ultimi. Prima vi sono stati due miei compagni, che
« hanno seguito un cammino: altri succederanno a me (perciò debbo con-
« tinuare il buon esempio). Né in questa vita né nell'altra possiamo avere
« alcun vantaggio o ricompensa, se non ci unifoi'miamo all'esempio di Mu-
« hammad, la gloria nostra e del popolo suo, il più nobile degli Arabi...
« Le precedenze genealogiche hanno poco valore: se verranno non Arabi
« con buone opere e verremo noi (Arabi) senza buone opere, allora essi e
« non noi avranno la precedenza presso Maometto nel giorno del giudizio.
« In quel giorno non si guarderà alla sua parentela con il Profeta, ma alle
« opere compiute presso Dio: chi sarà deficiente nelle opere, non troverà
« verun compenso nella propria genealogia » (Saad, III, 1, pag. 212-213).
Lo spirito tendenzioso di questa tradizione é tanto palese in favore
dei Musulmani non arabi, che è' quasi inutile insistei'vi in questo punto:
la tradizione appartiene al ciclo di quelle composte nello scopo di combat-
tere il concetto della superiorità degli Arabi su tutti gli altri popoli del
mondo. Si è già alluso a questa grande polemica nei nostri commenti alla
•predica del Profeta nel Pellegrinaggio d'Addio (cfr. 10. a. H., § 77 e nota 1,
si legga pure Goldziher, Muli. St., I, 69 e segg. e poc'anzi § 255).
40G.
20. a. H.
325-328.
§ 325. — (al-Waqidi, da Hizam b. Tlisam al-Ka'bi, da suo padre Ili- 20. a. H.
^^ ,, ., _-r -, ,T-r ' -1 1 - 1 • TT-i • 1 /< 1 - T [ARABIA. - Istitu-
§am al-Ka bi). Ho veduto Limar portare il diwan dei Knuzà ah nnche di- ^ione dei Diwan
scese a Quda}-d; la tribù venne da lui a Qudayd, né gli si sottrasse donna, ° '■"°'° ^i pen-
vergine, divorziata o vedovata, ch'egli non consegnasse nelle loro mani
(quanto spettava a ciascuna). Dopo riposatosi passava da 'Ustan e faceva
altrettanto; e ciò fino alla sua morte (Saad, III, 1, pag. 214, Un. 24-27).
[G_.].
Questa tradizione vorrebbe far credere che le tribù del Higaz riceves-
sero tutte una pensione, alla quale avrebbero partecipato tutte le classi
della popolazione e persino le donne. Ciò è contradetto esplicitamente da
notizie sicure che diamo in appresso (cfi*. § 334), dalle quali risulta come
dell'assegno annuale godessero soltanto gli Arabi in attività di servizio e
quella minoranza dei grandi Compagni che avevano reso segnalati servigi
all' Islam mentre viveva Maometto, e che ora per la gelosia di 'limar
erano costretti a consumare la loro esistenza nell'ozio e nella ricchezza.
Una pensione a tutti gli abitanti d'Arabia, anche nella ragione del saggio
minimo, avrebbe implicato una spesa annuale di tante centinaia di milioni,
che le rendite dello Stato musulmano non sarebbero bastate nemmeno per
una piccola parte.
§ 326. — (al-Wàqidi, da abu Bakr b. Abdallah b. abì Sabrah, da Muh.
b. Zaydj. Il diwan dei Him3'ar al tempo di 'limar era tenuto separato
dagli altri fai a hidat'°; cfr. Lane s. v. hadd) (Saad, III, 1, pa-
gina 214. Un. 27; 215, lin. 1). Balàdzuri, 452, lin. 11-12 [G.].
§ 327. — (ibn Sa'd, da al-Wàqidi, da Hizàm b. Hisàm al-Ka'bi, da suo
padre). Hisàm al-Ka'bi si ricordava di aver visto il Califfo 'limar (quando si
recava a Makkah per compiervi il pellegrinaggio) portarsi appresso il ruolo
degli stipendiati fra i Khuzà'ah (diwàn Khuzà'ah): arrivato a Qudayd,
fece la distribuzione senza omettere alcuno, nemmeno le ragazze da marito,
e le donne divorziate, e dava ad ognuno lo stipendio con le proprie mani:
lo stesso faceva anche in 'Usfàn e così via: questo continuò fino al giorno
della sua morte (T abari, I, 2571-2572).
Cfr. anche Balàdzuri, 452, lin. 7-11.
§ 328. — (al-Wàqidi, da 'Abdallali b. 'limar al-'llmari, da Uahm b.
abi Grahm). Si presentò Khàlid b. 'Urfutah al-'Udzri ad 'limar, e questi
gli domandò di ciò che s'avesse lasciato dietro (nelF 'Iraq) : « Principe dei
« Credenti » rispose quello, « io ho lasciato dietro di me quelli che pregan
« Dio di accrescere con la loro la tua vita. Nessuno dei guerrieri di al-Qà-
« disiyyah ha una pensione ('atà-) minore di 2000 o 1500 (dirham),
« né nasce figlio — o maschio o femmina — che non gli si assegni 100
^&'
sioni.
407.
§§ H28, 329. 20. a. H.
stoni
20. a. H. « (d i r li a ni) o due gaiil» al niose; ne maschio di noi arriva alla pubertà
[ARABIA. - IstìtU- ,. • ■ - .r.r^ ,1-1 N r^ t . i
zione del Diwàn « flu' noli gli Si assegni () o 000 (airhara). Ur quando questo (denaro)
o ruolo di pen- „ yj^.^ sborsato a una lamiglia, dove sia chi mangia cibo e sia chi non
« mangia cibo (cioè lattanti), che ne pensi tu? Poiché per certo (l'erario)
« lo spende in quel che bisogna e in quel che non bisogna ». 'Umar ri-
spose in questo -modo: « Allah sia invocato in soccorso! Ad essi (ai sud-
« diti) vien dato solo quel che loro spetta: ed io sono più felice in darlo ad
« essi, che essi in prenderlo. Nò me ne lodare, giacché se tosse proprietà
« di al-Ivhattàb, non ve lo darei. Io so per vero che vi è del superfluo
« (nella misura delle pensioni), ma non conviene ch'io a loro lo trattenga
«(alibi sali n 'anhum). Giacché, quando uno di codesti cari Arabi (al -
«'Urayb; dim. di affezione) riscuote la sua pensione, con essa dovrebbe
«comperarsi qualche pecora e porla nel suo podere (sawàd); poi, alla
« .seconda riscossione, dovrebbe comperarsi un montone (al-ra"s) e portar-
« velo. Imperocché, ohimè, Khàlid b. 'Urfutah, io temo che vi reggano dopo
« di me reggitori ai cui tempi non si pagheranno più pensioni (^) ; talché,
« se resta alcuno di essi (cioè di voi), o dei loro (vostri) figli, è bene abbia
« qualcosa sulla quale fare assegnamento e appoggiarsi. Tale é dunque il
« mio consiglio a te, che mi siedi vicino, quale ad uno dei Musulmani della
« più remota fiontiera, giacché Allah mi ha dato potere dell' affar loro.
« (Giacché), disse l'Inviato di Dio: chi muore ingannando i suoi sudditi,
«non godrà il profumo del Paradiso» (Saad, III, 1, pag. 216, lin. 1-18).
Balàdzuri, 462, lin. 11; 468, lin. 2 [G.].
Nota 1. — Questa predizione di 'Umar tradisce un rifacimento posteriore della presente tradi-
zione, del tempo cioè quando non si pagavano più pensioni: per noi però siffatto cenno è utile, perchè
abbiamo una prova come in una certa età si riconoscessero le condizioni assolutamente anormali della
finanza pubblica islamica, che permetteva pensionare i sudditi invece di tassarli.
§ 329. — (al-Walid, da Muh. b. 'Amr al-Sumay'i, da al-Hasan). 'Umar
scrisse a Hudzayfah: «Dà agli uomini i loro stipendi e razioni (a'ti^à-
« tahum wa-arzàqahum) ». — « L'ho già fatto », risposegli quello, « e
« n'é avanzato gran somma ». Riscrisse 'Umar: « Essa é proprietà loro, ri-
« messa loro da Dio (fayuhum alladzi afa- Allahu 'alayhim), e
« non di 'Umar né della famiglia di 'Umar. Partiscila tra essi ». Ed egli
la divise tra loro [i .soldati suoi](') (Saad, III, 1, pag. 216, lin. 19-22).
Balàdzuri, 453, lin. 2-6 [G.].
Nota 1. — Il carattere tendenzioso di questa tradizione non richiede quasi commento: già il ter-
mine fay, messo in bocca ad 'Umar, è particolare sospetto, nonché la citazione quranica impropi-ia. In
secondo luogo le ultime parole sono una frecciata contro gli Umayyadi ed anche gli 'Abbàsidi, che
considerarono le rendite dello Stato come rendite personali (cfr. L a m m e n s M u ' a w i y a h , II, 23t) ;
Ya'qubi, II, 277-2781.
4(18.
20. a. H.
§§ 330-334.
§ 330. — (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. Ga'far al-Zuhri e da 'Abd al- 20. a. h.
malik b. Sulaymàn, da Isma'il b. Muli. b. Sa'd, da al-Sà-ib b. Yazid). Ho ^jone dei D^wàn
sioni.
udito 'limar b. al-Khattàb che diceva: « Per colui che è unico Dio! » (ri- ° '"°^° ^i pen-
petendo l'esclamazioue) tre volte. « Non v'è alcuno che non abbia diritto
« a queste sostanze — ne riceva di fatto o gli sia negato, — né alcuno vi
« ha maggior diritto di un altro, eccetto il servo schiavo; né io in ciò sono
« altro che uno di essi (cioè non ho privilegi, ma egual diritto). Ognuno
«di noi lia il suo rango ('ala manàzilnà) fissato nel Libro di Dio. e
«la sua porzione (qism) conferitagli dall'Inviato di Dio.
«L'uomo ha nell'Islam le sue prove, la sua nobiltà di natali (qida-
«muhu), la sua ricchezza, il suo fabisogno. Per Dio! se io rimango (in
« vita), avrà il pastore sui monti di San'à la sua porzione di questo pa-
« trimonio, giacché quello é il suo posto » (Saad, III, 1, pag. 215, lin. 22-
216, lin. 3) [G.].
§ 33L — Questo ugual diritto di ogni musulmano libero alla proprietà
comune o bottino tolto al nemico (fay) é affermato da 'Umar in un'altra
tradizione quasi identica, dove il Califfo avrebbe aggiunto (al-Wàqidi. da
'Usàmah b. Zayd al-Laythi, da Muh. b. al-Munkadir, da Màlik b. Aws b.
al-Hadathàn) : « Che se io vivo, avrà il pastore del Yaman quel che gli spetta,
« avanti che la sua faccia arrossisca, cioè nel richiederlo» (Saad, III, 1,
pag. 216. lin. 3-7) \G.].
§ 332. — Alcuni proposero al Califfo di lasciare una certa somma (per
riserva) nel tesoro pubblico, ma egli si rifiutò di farlo: (« Se lascio una
« somma ») egli disse, « diverrà fonte di corruzione e di discordia (fitnah)
« fi-a quelli che mi seguiranno» (Khaldiin, II, App., 106).
Tutte queste tradizioni sono fi-ecciate e proteste contro le consuetu-
dini amministrative introdotte dai Califfi posteriori, specialmente gli 'Ab-
basidi, che accumularono ingenti ricchezze nel tesoro imperiale.
§ 333. — (Yahya b. Adam, da Hasan b. Sàlih, da Isma'il b. ahi
Khàlid). Quando si converti all'Islam, (il persiano) al-Hurmuzàn ricevette
dal Califfo 'Umar una pensione di 2000 (dirham) (Yahya, 42-43).
§ 334. — (Yahya b. Adam, senza isn:ìd\ Dai precedenti fi.ssati dal
Profeta si è stabilito che nessun arabo musulmano (') possa partecipare al
godimento della gh ani mah (bottino) e del fay, se egli non abbia preso
parte alla guerra sacra insieme con gli altri Musulmani. Chi non ha fatto la
gueiTa sacra, chi non è povero, i mercanti, gli artefici ed altri simili non
possono partecipare né alla ghanimah, né al fay. Se però uno di questi
esclusi cade nella miseria, allora può essere annoverato fi-a i poveri, ahi al-
hàgah (e perciò ricevere una quota) (Yahya, 5-6 e 6, lin. 5 e segg.).
409. 52
§§ :wi-iiii. 20. a. H.
20. a. H. Nota 1. — L'espressione usata è ti a'riili al -in n sii in i n , ossia i nomadi convertiti all'Isiàm.
(ARABIA. - Istitu- Essa rispecchia i primi tempi dell'Islam, quando gli eserciti orano composti esclusivamente da nomadi
zione del DIwàn ambi: s'inteso cioè di escludere dalla partoeipazioiie tutti quegli Arabi B(3iluini, che in luogo di euii-
o ruolo di pen- grare e battersi per la fede, preterirono di rimanere in patria. A questi non venne data veruna quota
slonl.] del bottino. Vedi poc'anzi §§ .'331, 332, ecc., tradizioni che vorrebbero affermare tutto il contrario, e
ctV. paragrafo seguente.
§ 335. — (Yahya b. Àdaiu, senza isiiàd). Altri sostengono invece,
sull'autorità del Califfo 'Umar, che tutti i Musulmani, senza distinzione,
abbiano diritto al fa}-- (Yahya, (J, lin. 6-8).
§ 336. — (al-Husayn, da Waqi', da Tsrà-il, da (iàbir, da 'Amir). C'erano
tra loro [= tra quelli che riscote vano una pensione vivente 'Umar) cinque
persiani, tra cui Tamim al-Dàri e Bilàl. Waqi' dice che al-Dàr è di Lakhm,
ma al-Sa'bi dice così (Balàdzuri, 455, lin. 3-5) [M.].
Cfr. §§ 255, 28G.
§ 337. — (al-Husayn, da Waqi', da Sufyàn, da al-Saybàni, da Yusayr,
b. 'Amr). Sa'd assegnò a chiunque leggeva il corano 2000 dirham. E
'Umar gli scrisse: « Non dare a nessuno per via del corano » (Balàdzuri.
456, lin. 2-4) [M.].
§ 338. — (Hisàm b. Ammàr, da Baqiyyah b. abi Bakr, da 'Abdallah
b. abi Maryàm, dal padre, da abù 'Uba3dah). Alcuni Beduini domanda-
rono il r i z q , ed egli : « Per Dio, io non ve lo darò fino a che non abbia
«provvisto ai cittadini (ahi al-hàdirah, ossia i sedentari) » (Balà-
dzuri, 458, lin. 5-7) [M.J.
§ 339. — (abù 'Ubayd, da abù-l-Y''amàn, da Safwàn b. 'Amr). 'Umar
b. 'Abd al-'aziz scrisse a Yazid b. Husayn : « Fa dare all'esercito la fa-
« ridali e tu pensa ai cittadini sedentari» (Balàdzuri, 458, lin. 8-10)
[M.J.
§ 340. — (abu 'Ubayd, da Sa'id b. abi Maryam, da 'Ubaydallah b.
'Umar al-'Umari, da Nàfi', da ibn 'Umar). 'Umar non dava a quelli di
Makkali alcun 'atà- (vedremo poi come 'Utjamàn si contenne) uè asse-
gnava loro alcuna spedizione. E diceva: « Essi sono questo e questo »
(Balàdzuri. 458, lin. 10-12).
§ 341. — (Sayf b. Umar). In questo anno (intende erroneamente
l'anno 15. H.) il Califfo fissò le leggi che dovevano stabilire con norma
regolare la distribuzione delle pensioni (f arada al-furùd), ed allestì
gli uffizi che dovevano curare la distribuzione delle medesime con la com-
pilazione di ruoli regolari (d a w w a n a a 1 - d a w à w ì n). Fece anche la di-
stribuzione di doni speciali (a ' t à al-a'tàyà), regolandosi però in questi
strettamente secondo l'anzianità di conversione ('ala al-sàbiqah fi-1-
Islàm) e non secondo i meriti personali dei vari credenti. Alcuni, per
esempio, come Safwàn b. Umayyah, al-Hàrit_h b. Hisàm, Suhayl b. Amr
410.
sioni.
20. a. H. § 341.
ed altri Qurays che si erano convertiti soltanto alla presa di Makkah, ri- 20. a. H.
tennero come un'offesa ricevere meno di tanti altri, e rifiutarono i doni jjione dei DTwan
esclamando: « Noi non conosciamo alcuno che sia più generoso di noi! » 0 ruolo di pen-
(e perciò più meritevole di essere a sua volta trattato generosamente). Il
Califfo dovette spiegare che egli non poteva distribuu'e le pensioni e i doni
secondo i meriti personali, ma soltanto secondo il grado di anzianità nel-
l'aver abbracciato l' Islam, onde quelli che erano stati i primi Musulmani do-
vevano ricevere una retribuzione maggiore degli altri convertitisi più tardi.
Dinanzi a queste ragioni i reclamanti non poterono fare altre obbiezioni
ed accettarono quello che 'Uniar offriva. al-Hàrith e Suhayl andarono
quindi in Siria con le loro genti e si batterono da prodi nelle guerre di
conquista contro i Greci: altri però affermano che perissero nella grande
peste di 'Amawàs.
Quando il Califfo si accinse a comporre i ruoli dei pensionati (w a d a ' a
ai-di w a n), 'Ali ed 'Abd al-rahmàn b. 'Awf tentarono di persuaderlo a
mettere il proprio nome in capo alla lista, ma egli ricusò fermamente di
farlo, e sostenne che bisognava compilare il ruolo soltanto secondo la vi-
cinanza di parentela con il Profeta, e secondo l'anzianità di conversione:
il primo nome nella lista fu quindi quello dello zio paterno del Profeta,
al-'Abbàs, che figurò, sia per 24,000 sia per 12,000 (dirham all'anno) (').
Gli altri Musulmani vennero nell'ordine seguente C^) :
V I combattenti di Badr, 5000 (dirham) per uno.
2" Quelli che si batterono nei fatti d'arme fra Badr e al-Huday-
biyyah, 4000.
3" Quelli che si batterono nelle spedizioni fra al-Hudaybiyyah e la
grande insurrezione dell'anno 11. H., e nelle guerre di c'onquista fino alla
battaglia di al-QàdisÌ3'3'ah, 3000.
4" Ai combattenti di al-Qàdisiyyah (ahi al-Qàdisiy y ahj e delle
altre battaglie in Siria (ahi al-Sàm)('^), 2000, ma a quelli che si erano
specialmente distinti, aggiunse altri 500 (dirham), portando così la loro
pensione a 2500 (^).
5° Ai combattenti nelle battaglie dopo al-Qàdisiyyah e al-Yar-
mùk, 1000.
6" Agli al-rawàdif (^j di al-Muthanna, 500.
7° Agli al-rawàdif di terzo grado (al-thalìth), 300, senza far
distinzioni fra deboli e forti, fì-a Arabi e non Arabi.
8° Agli al-rawàdif di quarto grado (al-ràbi'), 250.
Alla classe dei combattenti di Badr, il Califfo volle che si aggiunges-
sero i nomi di al-Hasan, di al-Husajm, di abù Dzarr, e di Salmàn {^).
111.
§ 841. 2^* ^* **•
20. a. H. Le vedove del Profeta, eccettuate quelle elio possedevan fondi propri,
[ARABIA. - Istitu
zione del Dìwàn
sioni.
ebbero ognuna 10,000, e vennero trattate tutte egualmente senza distin-
o ruolo di pen- /joiii: il Califfo 'Limar avrebbe voluto dare ad 'A'isah 2000 di più che alle
altre, in memoria della predilezione mostrata vei'so di lei dal Profeta, ma
'A-isali si rifiutò di accettare.
Le donno dei combattenti di Badr ebbero ognuna 500: quelle della
seconda classe, 400: quelle della terzÉf classe, 300: quelle dei combattenti
di al-Qàdisiyyah, 200: e quelle di tutte le altre classi, senza distinzione
di sorta, ebbero 100, allo stesso modo di tutti i bambini, che ebbero tutti
indistintamente 100 ognuno.
Infine riunì sessanta poveri, diede loro da mangiare del pane e poi
fece il conto del grano consumato: visto che ammontava incirca a due
garibah, concesse ad ognuno di essi ed allo loro famiglie due garlbah
di frumento al mese.
yi dice che 'limar prima di morire avesse espresso la speranza di
poter un giorno aumentare ai Musulmani la pensione (annua) fino a 4000:
1000 avrebbero dovuto servu-e per il mantenimento della famiglia, 1000
per le provviste di guerra, 1000 per le armi, e 1000 per permettere atti di
generosità e di carità. La morte gì' impedì di mettere in esecuzione questo
disegno (T a bari, I, 2411-2414).
Cfi-. Athir, II, 391, lin. 3; 392, lin. 6. Secondo alcune fonti (Saad,
VITI, pag. 4G, lin. 7-8: 78, lin. 6), le vedove del Profeta ebbero tutte
12.000 dirham.
Cfr. anche Khaldun, II, App., 106-107; 'Iqd, II, 205; Athir, II,
391-393, che pone questi fatti sotto l'anno 15. H.
Nota 1. — Questo nome, come già si disse poc'anzi, è un'interpolazione abbasida: la vaghezza
della somma è anche un particolare sospetto nella sua t'orma dubitativa (§§ 260 e nota 1, 271 e nota li.
Per molte ragioni 'Ali b. abì Tàlib avrebbe dovuto avere parimenti un luogo di favore nel ruolo; invece
il suo nome non figura affatto. Si consideri d'altronde che la parentela fra al-'Abbàs e il Profeta non è
un fatto dei più sicuri, e che al-'Abbàs fu anche l'ultimo dei parenti del Profeta a rendersi musulmano.
Nota 2. — Il concetto predominante di questa lista, quello che costituisce la norma direttiva
della gradazione non è tanto l'anzianità di conversione, quanto quella dei servizi militari resi alla causa
dell'Isiàm. Le pensioni erano distribuite con l'ammontare delle prede di gueiTa, ed era ben naturale che
coloro, i quali avevano contribuito alla conquista delle medesime, ne fossero anche gli usufruttuari: in
altre parole la presente lista è un ruolo di pensioni militari sopra il fondamento dei servizi resi com-
battendo per l' Isiàm. I primi nella lista sono perciò i combattenti di Badr, benché fra questi vi fossero
alcuni convertiti all'Isiàm molti anni prima degli altri. Le altre classi sono distinte dall'ordine crono-
logico delle battaglie.
Siccome però tutti i Musulmani erano obbligati a battersi, erano tutti soldati, in principio questo
ruolo abbracciava praticamente la maggior parte dei Musulmani. Con l'andar del tempo il numero di
quelli non inclusi nelle liste andò sempre aumentando; tutti coloro cioè che convertiti dopo l'anno
11. H., sia per una ragione sia per un'altra, non presero parte alle conquiste. In questa condizione si
trovavano moltissime tribù d'Arabia, che nonostante il trionfo dell'Isiàm, e le conquiste e la loro i no-
minale) conversione, non avevano avuto, sia la voglia, sia l'occasione di lasciare i pascoli aviti e cer-
care fortuna fuori d'Arabia.
112.
20. a. H. §§ 341-343.
L'istituzione delle pensioni fu dunque soltanto temporanea: quando i Musulmani aumentarono a 20. a. H.
migliaia ed a diecine di migliaia nelle varie provincie dell'impero, il sistema delle pensioni si tramutò iu [ARABIA. - Istitu-
un pagamento regolare di soldo alle sole milizie combattenti. Ben pochi anni dopo la morte di 'Umar, zione del Dìwàn
il creatore di queste pensioni, di gran lunga la maggioranza dei Musulmani, nonché ricevere pensioni, o ruolo di pen-
erà costretta a pagare gravose imposte. L'istituzione di 'Umar si spense da sé. quando la morte ebhe sioni.]
rapito uno appresso all'altro tutti i Compagni del Profeta e tutti i veterani delle conquiste menzionati
nei ruoli delle pensioni. Difatti è molto dubbioso se si provvedesse a mantenere la pensione alle %-edove
ed agli eredi, che non prestarono servizio militare. Le tradizioni su questo argomento icfr. §§ 818-320)
fanno supporre con sicurezza tutto il contrario, perché appartengono ai tempi di TJmar U (f 101. a. H.)
e rivelano che ottant'anni dopo l'istituzione del diwàn, s'ignorava come avesse deciso il Califfo IT mar.
Nell'anno KX). H. le condizioni generali dell'impero, e il significato e la funzione del diwàn si erano
già profondamente mutate.
Nota i). — Questa espressione usata nel testo, non significa che la serie dovesse comprendere
tutti i combattenti di al-Qàdisiyyah, ma quelli che si erano battuti per la prima volta per l'Islam
nella battaglia di al-Qàdisiyyah: la medesima osservazione vale per le classi tanto precedenti che suc-
cessive.
Nota 4. — In un'altra tradizione di Saj-f b. 'Umar ida 'Ubaydah, da Ibràhim, e da 'Àmir al-
Sa'bii siamo informati che questi privilegiati fra i combattenti di al-Qàdisiyyah, fossero in tutto ven-
ticinque persone, fra le quali sono menzionati: (1) Zuhrah (b. Hawiyyah?), (2j 'Ismah al-Dabbi, e (3) al-
Kalag (Tabari, I, 2343, lin. 4-7).
Nota 5. — Il termine rawàdif in vari passi di al-Tabari ha il significato preciso di militi ar-
rolati nelle schiere musulmane dopo la battaglia di al-Qàdisij-j'ah (Cfr. Tabari, I, 2450, nota /; 2490.
lin. 13-15; 2496, lin. 6. ecc. ; cfr. anche Tabari, Glossarinm, pAg. cci,\i). Da ciò venne il nome di G a j-s
al-RawàdH" (cfr. Noeldeke, Delectus; 85, lin. 13), menzionato dal poeta al-Farazdaq. Dal testo par-
rebbe che ve ne fossero varie categorie secondo il momento in cui vennero sotto le armi. Il senso
specifico è «quelli che vennero dopo», e il termine radif, in un passo di al-Tabari (1,2212, lin. ult.ì,
significa colui che sotto un Califib é considerato dai contemporanei come il successore. Di questi al-
rawàdif torneremo a parlare nei volumi seguenti.
Nota 6. — [Lammens]. Questi nomi tradiscono l'origine si 'ita di queste notizie, perché abfi
Dzarr e Salmàn sono Compagni altamente onorati da tutte le sette si 'ite, inclusevi anche quella
degli al-Nusayri che abitano nei monti della Siria.
§ 342. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad e da altri). La distribuzione
delle ricompense (al-'atày à'), per ordine del Califfo Umar era fatta sempre
nel mese di Muharram. La prima distribuzione nell'esercito musulmano del-
l''Iraq avvenne nel mese di Muharram dell'anno 16. H., mentre le genti si
trovavano dinanzi a Bahurasir: la seconda fu fatta in al-Madà-in nel Mu-
harram del 17. H. avanti di trasmigrare ad al-Kufah; sicché prima della
fondazione di que.sta città vi furono due distribuzioni delle atàyà-. La
divisione annuale del bottino (fayj invece compievasi ogni anno quando
sorgeva la costellazione a 1 - .s i ' r a , ossia del Cane, vale a dire appena ter-
minato il raccolto dei cereali (Tabari, I, 2486, lin. 2-3, e lin. 13-15).
Tutte queste date meritano poca fiducia, perchè sono in contradizione
con le notizie cronologiche sicure di al-Wàqidi. Qualche particolare può
riferirsi ad usi di tempi posteriori.
§ 343. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad, da Ubaydallah b. L'mar,
da Nàfi', da ibn Umar: riassunto di tre tradizioni). Nello stabilii'e infine
quale parte delle prede accumulate dovesse spettare al Califfo, Umar con-
sultò il parere degli altri Compagni e tutti furono d'accordo con 'Umar e
con 'Ali b. abi Tàlib che il Califfo dovesse prendere soltanto quello che
413.
343^7.
20. a. H.
20. a. H.
[ARABIA. ■ Istitu-
zione del Diwàn
o ruolo di pen-
sioni.]
era necessario per il mantenimento proprio e della famiglia, pili un man-
tello per l'estate, uno per l'inverno, una cavalcatura per fare i pellegri-
naggi e compiere i suoi doveri pubblici, ed un'altra per i suoi bisogni ed
affari privati (T a bari, I, 2416-241G).
§ 344. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad e da altri). II Califfo volle
che tutto quanto trovavasi nel tesoro pubblico venisse distribuito fra i
Musulmani, e respinse come proposta diabolica e perniciosa il consiglio
di tenere un fondo di riserva por qualche evenienza, che potesse sorgere
(T a bari, I, 2414, lin. 17 e segg.).
§ 345. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Il Califfo 'Umar scrisse a
Sa'd b. abì Waqqàs in al-Kùfah, e ad 'Utbali b. Ghazwàn in al-Basrah, di
fissare i quartieri della gente (y atara bba' bi-1 nàs) nella parte migliore
della terra, dove esisteva maggior verdura. Ordinò parimenti di consegnar
loro i soccorsi in viveri (? ma'àwinihim) nella primavera (fi-l-rabì') di
ogni anno distribuir le ricompense (al-'atàyà') nel Muharram di ogni
anno, ed infine dividere il reddito delle terre conquistate (a m a r a . . . b i -
f a y • i h i m) quando il sole entrava nella costellazione del Cane (a 1 - s i ' r a)
di ogni anno, ossia appena terminato il raccolto. Prima della fondazione
di al-Kùfah vi furono due distribuzioni di al-'atàyà- (T a bari, I, 2486).
§ 346. — ('Ali b. 'Abdallah, da al-Zuhri, da Sa'id b. al-Musayyab).
Quando arrivò a Madìnah il bottino della Persia, il Califfo 'Umar esclamò
che la roba non sarebbe riposta sotto ad un tetto prima di essere divisa.
Tutto fu accumulato perciò nella corte aperta della moschea (baj'n saffay
ai-mas gid), e 'Abd al-rahmàn b. 'Awf e 'Abdallah b. Arqam passarono
la notte sul luogo per custodire la roba. Il mattino seguente 'Umar ordinò
di togliere i grandi mantelli (g a 1 a b i b) che coprivano la roba : e quando
i suoi sguardi caddero su quelle cose che non aveva mai viste prima, su
quei mucchi di pietre preziose, perle, ori e argenti, si mise a piangere.
'Abd al-rahmàn maravigliato chiese il motivo delle sue lagrime; non do-
veva piuttosto rendere grazie a Dio? 'Umar rispose: « Dio non dà questa
« roba alla gente se non gettando anche in essa le inimicizie e gli odi! ».
La roba venne immediatamente distribuita. Ciò avveniva però prima che
fossero organizzate le pensioni (Yùsuf, 27, lin. 5-13).
§ 347. — (al-A'mas, da abù Ishàq, da Gràriyah b. Mudarrab). Prima di
distribuire le pensioni fece prendere un g a r ì b di gTano, composto di sette
aqfizah (pi. di qafiz), e fattolo tramutare in pane, nutrì con esso fino
a sazietà trenta mendicanti, dando loro da mangiare due volte al giorno:
su questa esperienza stabilì che due g a r ì b al mese bastavano a mante-
nere una famiglia ('ayyil) (Yùsuf, 27, lin. 13-15).
414.
sioni.
20. a. H. §§ 348-352.
§ 348. — ('Ami- e al-Qàsim b. Sallàm, da Alimad b. Yuuus, da Zuhayr. 20. a. h.
da Abdallah b. Salili ai-Muqri, da Zuhayr b. Mu'àwiyali, da abu Ishàq, zione dei D^wà"n
da Hài-ithah b. al-Mudarrib). 'Umar b. al-Khattàb fece impastare e cuocere ° '■"<>'° •^' p^""
e poi inzuppare nell'olio un garib di pane, e, chiamati trenta uomini,
glie lo diede per colazione, e li saziò. E fece altrettanto a cena. E così
vide elle due garìb al mese bastavano per un uomo. E dava ad ognuno,
uomo o donna o schiavo, due garìb al mese.
'Abdallah b. Sàlih racconta che s'usava imprecare: « Levi Iddio i tuoi
« due garib »; oppure: « Te li tolga con la morte ». E la fi-ase è rimasta
fino ad ora nell'uso (Balàdzuri, 460, lin. 6-14) [M.].
§ 349. — (abù 'Ubayd, da abù-1-Yamàn, da Safu'àn b. Amr, da abu-1-
Zahiriyyahì. abu-1-Darda- disse: « Parecchie belle cose ha introdotte 'Umar
«nel popolo di Muhammad, tra culi due in u d d e i due qist» (Balà-
dzuri, 460, lin. 14-16) [M.].
§ 350. — abu 'Ubayd, da Sa'id b. abì Maryani, da ibn Lahi'ah, da
Qays b. Eàfi', da Sufyàn b. Wahb). 'Umar disse, prendendo da una jmrte
il raudy e dall'altra il qist (due misure): « Io intendo di dare ad ogm
«musulmano, al mese, due mudd di pane e due qist d'olio e due qist
«d'aceto». E uno domandò: «Anche allo schiavo?». — «Sì, anche allo
«schiavo», rispose 'Umar (Balàdzuri, 460, lin. 16-20) [M.].
§ 351. — (Hisàm b. 'Ammàr, da Yaliva b. Hamzah, da Tamim b.
'Atiyyah, da 'Abdallah b. Qays). 'Umar salì il min bar, e, lodato e rin-
graziato Iddio, disse: « Noi vi passiamo i vostri 'atà- e i vostri rizq ogni
«mese». E aveva in mano il mudd e il qist; e li scosse. E poi disse:
« E chi li fa più piccoli, faccia a lui Iddio così e così », e lo maledisse
(Balàdzuri. 470. lin. 20-461. lin. 3).
IRAQ. — Distribuzione delle pensioni fra gli abitanti di al-Kufah.
§ 352. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Per facilitare la distribu-
zione delle pensioni, gli abitanti di al-Kùfah furono divisi in gruppi, detti
'iràfah: ogni 'ir afa h riceveva centomila dirliam da dividersi fra i com-
ponenti della 'irà fa h .
La 'irà fa h dei veterani di al-Qàdisi\Tah era composta di quarantatre
uomini, quarantatre donne e cinquanta membri delle famiglie, e riceveva
centomila dirham (^).
La 'iràfah dei veterani delle precedenti battaglie (ahi al -a}' y ami,
che dovevano ricevere ognuno 3000 dirham, era composta di venti uomini
e venti donne: gli altri membri delle medesime famiglie ricevevano cento
dirham ognuno: tutta la iràfah riceveva centomila dirham (^).
415.
§352.
20. a. H.
20. a. H. x^ji 'ira t'ali degli al -rad itali al-ula si componeva di se.ssanta
uomini, .se.ssanta donne e quaranta membri delle loro famiglie, ognuno dei
IRAQ. - Distribu-
zione delle pen-
sioni fra gli abi- qxiali aveva mille e cinquecento dirham di pensione: questa ' ir àfah ri-
fah"i ' ' ^ "" ceveva pure centomila dii-liam (•') (Tabari, I, 249G).
Cti-. Maqrlzi Khitat, I. 93.
Nota 1. — 11 vei-o significato di questa tradizione non mi è chiaro, e non sono perciò sicuro
della versione.
Nella 'irafah dei veterani ili al-Qàdisiyj'ah ogni uomo doveva ricevere una pensione di 30()0
dirham, e se gli uomini componenti la 'iràfah erano 4'à avrebbero dovuto ricevere insieme 43 X
X 3(100 := 129,000 dirham: a questo aggiungasi che le donne avrebbero dovuto ricevere ognuna
200 dirham e quindi le 43 donne richiedevano un totale di 8600 dirham. Gli altri membri della fami-
glia avevano diritto a KK) dirham, sicché i 50 della 'iràfah avrebbero richiesto altre 5000 dirham.
Sommando ora insieme le pensioni degli uomini 1 129.000), quelle delle donne iSliOOi e quelle degli altri
membri della famiglia (500t)i, abbiamo un totale di 142,000 dirham. Come è possibile di combinare
questo risultato con rafltrmazione che la 'iràfah riceveva la cifra tonda di 100,(_KJ0 dirbamV Come si
spiega l'errore di 42,000 dirham? Le altre notizie frammentarie di questa tradizione sono egualmente
scorrette e ci dimostrano ancora una volta quanto poco dobbiam fidarci anche dei più innocenti par-
ticolari della scuola storica rappresentata da Sayf b. 'Umar, nella quale apparentemente erano ignorato
le regole più elementari dell'aritmetica.
Nota 2. — La pensione dei venti veterani di questa 'iràfah, calcolata a 3000 di rhani a capu,
come dice correttamente il testo, ammontava in tutto a 60,000 dirham. La pensione delle venti donne,
a cento dirham l'una, ammonta a 2000 dirham. Insieme perciò le pensioni degli uomini e delle
donne ammontavano a 62,0<J0 dirham: siccome però la 'iràfah riceveva centomila dirham, rima-
nevano ancora disponibili 38,000 dirham, che presumibilmente dovevan dividersi fra gli altri membri
delle famiglie; ma giacche questi, come sappiamo, ricevevano ognuno soltanto cento dirham, e la detta
'iràfah avrebbe dovuto comprendere altre 380 persone: ciò è impossibile, perchè la 'iràfah prece-
dente ne conteneva soltanto cinquanta, e in proporzione avrebbe dovuto comprendere poco più di una
ventina di membri a cento dirham.
Dunque anche queste indicazioni di Sayf sono errate.
Nota 3. — Quest'ultima 'iràfah è calcolata pure con elementi scorretti, perchè sappiamo che
questa classe di pensionati non era in base a 1500 dirham, ma soltanto in base a IW). Correggendo
però anche questo errore, non salviamo il resto: 60 uomini a 1000 dirham, fanno 60,000 dirham:
60 donne a 100 dirham, e quaranta membri delle famiglie pure a 100 dirham, fanno insieme sol-
tanto 10,000 dirham. Quindi questa 'iràfah avrebbe dovuto ricevere soltanto 70,000 dirham e non
lOO.OfX) come dice il testo.
È probabile però che, facendo astrazione da questi errori di computo, esistesse un sistema pratico
di dividere i pensionati in grandi gruppi e di dare ad ogni gruppo approssimativamente eguale una me-
desima somma tonda, lasciando ai capi minori la cura di fare la divisione personale del danaro fra gli aventi
diritto. Tale concetto è confermato dal tenore della tradizione contenuta nel paragrafo seguente (§ 353 1
e da quanto risulterà dalle tradizioni sulla fondazione di al-Fustat, di cui tratteremo nella seguente an-
nata. Sayf nel voler spiegarci materialmente il sistema di distribuzione, ha fatto male i suoi calcoli ed ha
commesso gli errori aritmetici da noi notati. Bisogna sempre diffidare della precisione delle cifre di Sayf,
ma in questo caso è possibile trovare una specie di giustificazione per gli ei-rori di Sayf. E lecito
cioè supporre che la distribuzione delle pensioni non avvenisse con impeccabile regolarità, perchè il
numero degli aventi diritto era costantemente mutato da morti, da assenze, e da aggiunte lecite ed
illecite. La lista quindi delle pensioni data altrove non deve essere presa nel senso letterale, ma l'am-
messa la sua autenticità assoluta) piuttosto come una regola di proporzioni da osservarsi nel distribuire
le pensioni. Quelle cifre perciò dovranno essere prese con molta larghezza, e certamente in pratica, nel-
l'atto materiale della distribuzione, la cifra reale ed effettiva della pensione deve essere stata molto
variabile e diversa da quella data nella celebre lista. Si consideri infatti che fra gli Arabi non v'erano
scrivani di sorta, ed il numero immenso dei pensionati, il continuo mutare del medesimo, ed il tatto
importantissimo che la maggior parte di queste pensioni veniva distribuita in genere a stima e non in
moneta contante; tutto ciò fa credere con assoluta sicurezza che nella distribuzione si usasse in lar-
ghissima misura l'arbitrio, regolandosi sull'opportunità e sulle circostanze. Per non cadere in inestri-
cabili impicci burocratici si ricorse al sistema che Sayf ha tentato di descriverci: i Musulmani ven-
4L6.
20. a. H. §§ 352-356.
nero divisi in gruppi amministrativi formati in modo che approssimativamente ogni gruppo ricevesse 20. a. H.
una somma tonda eguale Savfla pone a 100,000 dirhami: i componenti di ogni gruppo l'iràfah) si ['IRAQ. - Dìstribu-
dividevano poi fra loro come meglio potevano la loro quota, osservando la regola delle proporzioni fis- zione delle pen-
sata nella tante volte citata lista di pensioni del Califfo 'Umar, ma senza attenersi ad una somma precisa sioni fra gli abi-
per ogni pensionato. tanti di al-Kù-
Queste spiegazioni d'indole generale non erano possibili al tradizionista popolare orientale, per fah.]
il quale occorre sempre il fatto materiale, specifico e personale : per spiegare materialmente il sistema
effettivo di distribuzione Sayf, o la scuola alla quale egli ha attinto, ha voluto descrivere un caso real-
mente avvenuto: l'ignoranza accumulata del creatore primo della tradizione, di coloro che l'hanno tra-
smessa oralmente ed infine degli scrivani che hanno copiato e storpiato, perchè non comprendevano
quello che era scritto, ha generato icfine quel pasticcio aritcìetico, che noi qui abbiamo tentato di
chiarire.
§ 353. — (Saj'f b. 'Umar, da 'Atnn^ah b. al-Hàrith). In al-Basrah si
agiva nel medesimo modo: gli 'atà" (doni, pensioni date sul prodotto della
preda di gueiTa e sui tributi) erano consegnati agli u m a r a a 1 - a s b à '
(ai capi degli asbà'), ai porta stendardi (ashàb al-ràyàt) che erano
tutti Arabi, e questi poi li passavano agli 'urafà (plurale di 'arif il
capo delle 'iràf'ah), ai nuqabà (o rappresentanti delle varie tribù) ed
alle persone di fiducia (umana), i quali eseguivano la distribuzione dei
doni nelle case del popolo (T ab ari, I, 2496).
BISANZIO. — Morte di Eraclio e torbidi interni.
§ 354. — La corretta intelligenza della storia musulmana esige che
si abbia presente la tela generale delle vicende interne dell'impero bizan-
tino, particolarmente nel caso presente, perchè la conquista dell'Egitto è
strettamente connessa con i conflitti per la successione al trono di Eraclio.
Diamo perciò qui appi-esso le notizie di fonte araba .sulla fine di Eraclio, e
poi aggiungeremo da altre fonti un cenno sintetico delle vicende politiche
della prima annata che segui la sua morte.
§ 355. — In questo anno (il 20. H.) cessò di vivere Eraclio (Hiraql)
e gli successe il figlio Costantino fQustantiu) (Athir, II, 444, lin. 15).
Cfr. Khond, I, 4, pag. 18, lin. 14; Dzahabi Paris, I, fol. 133,v.;
Gawzi. I. fol. 62,v.; Baethgen, 111; Mahàsin, I, 84.
§ 356. — Il Pernice (Eraclio, 301) pone la morte di Eraclio nel-
l'I 1 febbraio del 641 deU'È. V. (= 23 Safar 20. H.). Egli ricorda che al-
cuni autori lo vogliono morto di idropisia, ma nota che questo termine
non aveva alcuna significazione patologica ben definita e poteva indicare
qualunque distensione anormale del ventre. Il Pernice cita poi varie fonti bi-
zantine (Nicephorus, pag. 31; Cedrenus, pag. 732; Leo Grammat. ,
in Cramer Anecdota Graeca, tom. II, pag. 339; Georgius Monachus,
in Migne Patrol. Graeca, tom. CX, col. 836) per rilevare che sembra esser
Eraclio morto di una complicazione gravissima alla vescica: pare si trat-
417. 53
351Ì-3GO.
20. a. H.
20. a. H. tasso di una ntensiono d orma con torte distensione del ventre, si da far
[BISANZIO.- Mor- .,..,,., . . , .
te di Eraclio e somigliare il malato ad un vero e proprio idropico.
torbidi interni.] Qf,. anche Niqyùs, pag. 562, 563, sulla morto di Eraclio.
§ 357. — (Sobeos). In quel tempo il benemerito Eraclio cessò di vi-
vere, in età avanzata, dopo aver regnato HO anni. Egli fece giurare a suo
figlio Costantino d'esser misericordioso verso tutti i criminali che erano
stati esiliati per ordine suo e permettere a tutti di rientrare nelle loro
famiglio. Gli ordinò altresì di far ritornare l'aspet con la moglie ed i
figli e ristabilirlo nelle sue antiche funzioni (in Armenia). « Se egli vuol
« andare nel suo paese, io gliel'ho promesso con giuramento. Che il mio
« giuramento non sia falso. Permettegli di andare in pace ». Eraclio morì
e suo figlio Costantino divenne imperatore. In Armenia nessun generale
fu eletto, perchè gli i s y a n , scissi tra loro, si tenevano lontani gli uni dagli
altri (Sebeos, 99-100).
§ 358. — Nell'anno 962 dei Greci (ossia dei Seìeucidi), 19. dei Taj-yàyé
e 8 di 'Umar, morì Eraclio dopo aver regnato per 30 anni e cinque mesi.
Allora cominciò a regnare suo figlio Costantino-Eraclio, ed Eraclio il
Giovane (Heracleonas). Ma Martina, la vedova di Eraclio, avvelenò Co-
stantino e fece regnare il proprio figlio, il giovane Heracleonas. Ciò dispiacque
ai membri del Senato, i quali deposero questo Heracleonas e fecero regnare
Costante figlio di Costantino (Michel Syrien, II, 426).
§ 359. — Alla morte di Eraclio, narra Sebeos, suo figlio Costantino
divenne imperatore e nominò Valentino, detto l'Arsacida, general capo
dell'esercito, ordinandogli di recarsi in oriente.
Costantino regnò soltanto alcuni giorni (dall' 1 1 febbraio al 23 giu-
gno 641), e morì vittima della furberia di Martina la (seconda) moglie di
Eraclio.
Allora regnò Eraklos (Heracleonas) il figlio di Eraclio e di Martina
Augusta, perchè Costantino era figlio della prima moglie di Eraclio (ossia
Eudocia). Valentino marciò con il suo esercito contro (Eraklos, Heracleonas)
in Costantinopoli, s'impadronì di Martina, le tagliò la lingua e la mandò
a morte con i suoi due figli. Valentino nominò Kostas (Constante), figlio
di Costantino, imperatore e lo chiamò Costantino dal nome di suo padre.
Poi radunò le sue schiere e marciò verso l'oriente (Sebeos, 103-104).
§ 360. — Nell'anno del mondo 5132 (640 dell' È. V.) nel mese di
marzo cessò di vivere l'imperatore Eraclio, dopo un regno di trent'anni
e dieci mesi, per effetto d' idropisia.
Suo figlio Costantino regnò per quattro mesi dopo di lui, e poi morì
per un veleno propinatogli dalla matrigna Martina e dal patriarca Pirro:
418.
20, a. H. §§ 360-362.
gli successe Eracleona fierlio di Martina, sotto la tutela della madre (Theo- 20. a. h.
^^ . - - ^ -_- , (BISANZIO. - Mor-
phanes, pag. o22 ; id. ed. de Boor, pag. 341). ,e dì Eraclio e
§ 361. — Nell'anno del mondo 6133 (641 dell' È. V.) il senato (di <°fbidi interni.,
Costantinopoli) depose l' imperatore Eracleona, sua madre Martina ed (il
comandante generale) Valentino dal governo: fu tagliata la lingua a Mar-
tina e troncato il naso ad Eracleona, ed ambedue furono cacciati in esilio.
Sul trono imperiale fu messo Costante figlio di Costantino e nipote di
Eraclio, principe che rimase sul trono per ventisette anni. Nel mese di
ottobre della XV Indizione il patriarca Pirro fu deposto e gli successe
Paolo, presbitero ed economo (Theo phan e s, pag. 523; id. ed. de Boor,
641-642).
§ 362. — In realtà Eraclio era già spento da un pezzo: da quando,
ruinato a un tratto — con l'irrompere vittorioso degli Arabi in Siria —
l'edifizio del ricostituito impero, cui egli aveva dedicato tutta la sua mi-
gliore vita di soldato e di capitano, il vecchio e stanco imperatore s'era
sentito travolto anche lui dalla bufera islamica nell'impotenza più dispe-
rata. Il precipitare ormai vertiginoso degli eventi, e il miserevole tramonto
del basileo, non ci permettono di soffermarci sulla morte di Eraclio, altro
che per riannodare ad essa la serie obbrobriosa di violenze, di viltà e di
delitti che offuscarono ormai quasi senza interruzione il trono di Bisanzio.
Anche il Bury accetta la data dell' 11 febbraio 641 come quella della morte
di Eraclio, corrispondente secondo la cronologia araba al 23 Salar del 20. H.
Su questa data dunque non restan dubbi di sorta. Sulla natura del male
che uccise il celebre imperatoi'e le fonti danno alcuni particolari orribili:
egli fu affetto di idropisia, ma con complicazioni alla vescica e ritensione
d'orina: « usque adeo invaluerat », narra Niceforo, « ut quoties meiere vellet,
« ventriculo asserem imponeret : etenim distorsum pudendum urinam sursum
« in faciem emittebat » (Nicephorus, pag. 31) gli stessi particolari son dati
anche da Theophanes, 622, id. ed. de Boor, I, 331; Cedrenus, 752-
753: Zonaras, III, 215-216. I quali autori aggiungono che questo male
fu l'effetto del suo incestuoso matrimonio con la nipote Martina, perchè Dio
lo volle punire nel membro che materialmente aveva commesso la colpa.
È bene rammentare a questo proposito che dopo la morte della sua
prima moglie, Eudocia, nel 612, Eraclio era passato a seconde nozze con
la nipote Martina. Il mondo ortodosso rimase fortemente scandalizzato, con-
siderando il connubio incestuoso, e le polemiche accesero la fantasia popo-
lare prona alle superstizioni: perciò attribuirono ad ira divina il fatto che i
due primi figli avuti da Martina fossero deformi, e la natura speciale e
crudele del male, al quale egli soggiacque. È degno però di nota che Mar-
419.
3G'.
20. a. H.
20. a. H. tina dev'esser stata donna di molto carattere e deve avere esercitato una
[BISANZIO. - Mor- . . „ „,. , i« v cj i» • • i li-
te di Eraclio e grande influenza suil imperatore, perche egli osasse sfidare 1 opinione puDDlua
torbidi interni. 1 in modo tanto palese e con tanta tenacia continuata (cfr. Burv, II, 213).
Dalla sua prima moglie, Eudocia, Eraclio aveva avuto un maschio
Costantino, e da Martina aveva avuto un altro figlio chiamato dai cronisti
Heracleonas, per distinguerlo forse dal padre, di cui probabilmente portava
il nome stesso. Il vecchio imperatore prima di morire aveva fatto un te-
stamento assai infelice, nel quale si vede che non era più padrone delle
propiie facoltà ed aveva l' animo diviso tra l'affetto al suo primogenito
Costantino ed il desiderio di sodisfare l'ambizione insaziabile dell'amata
Martina. Lasciò quindi che fosse imperatore Costantino, ma assistito dal
fratellastro Heracleonas e da Martina. Appena morto Eraclio si delinea-
rono due partiti tra loro ostilissimi; quelli che volevano dare a Costantino
il piimato assoluto e porre in disparte Martina con suo figlio; e l'altro
invece che voleva mettere innanzi il figlio di Martina, Heracleonas. Sic-
come Costantino era ortodosso e non seguiva le eresie monoteletiche del
genitore, egli venne in conflitto col patriarca di Costantinopoli Pirro, di
dottrina monoteletica, il quale si schierò con Martina; e così il conflitto po-
litico degenerò anche in conflitto religioso. , Le parti di Costantino erano
validamente sostenute dal tesoriere (Comes sacrorum- largifionum) detto
Philagrius. Il conflitto non ebbe però lunga durata, perchè dopo tre mesi
e mezzo di regno Costantino, che era di gracile salute, morì, non senza
sospetto di veleno propinatogli da Martina. Prima di morire Costantino
aveva affidata la causa dei propri figli minorenni al generale Valentinus,
che comandava le schiere greche in Asia Minore. Così alla morte di Co-
stantino (circa fine aprile 641), in Costantinopoli fu proclamato imperatore
Heracleonas, che aveva allora circa ventisei anni; ma la presenza sul Bo-
sforo, sulla riva asiatica, delle milizie fedeli al defunto Costantino sotto
gli ordini di Valentinus, costrinse Martina ed i suoi amici a riconoscere i
diritti al trono anche dei figli minorenni di Costantino. Così si venne un
momento ad avere tre imperatori simultaneamente nella stessa città. Questo
accadeva nel mese di ottobre 641 = Dzìi-1-Qa'dah 20. H.
Siffatta situazione non potè durare a lungo: non sappiamo bene che
cosa accadesse, ma circa un anno dopo la morte di Eraclio il Grande, (feb-
braio 641 È. V. = Rabi' I. 21. H.) una rivoluzione di palazzo abbattè la
potenza di Martina e di suo figlio Heracleonas. Alla povera imperatrice fu
tagliata la lingua, e ad Heracleonas, per renderlo deforme e perciò inca-
pace di più regnare, secondo l'antichissimo canone asiatico di governo,
fu sfi'egiato il naso.
420.
20. a. H. §§ 362-364.
Il figlio undicenne di Costantino, Constante II, fu proclamato impe- 20. a. h.
[BISANZIO. -Mor-
ratore. te di Eraclio e
Pino, il fautore di Martina, fuggì a Cartagine per non venir messo torbidi interni.)
a morte dalla plebe ortodossa di tendenze (Bury. pag. 273, 281-287).
NECROLOGIO. — Anas b. abì Marthad.
§ 363. — abù Yazid Anas b. abì Martjiad Kannàz b. al-Husayn b.
Jarbii b. Tarìf b. Kharasah al-'Auawi (o Ghanawi) dei Qays 'A3-làn b.
Mudai' Compagno del Profeta.
Regna grande incertezza sul nome suo: alcuni vogliono (opinione di
ibn 'Abd al-barr [f 463. a. H.j) si chiamasse con il diminutivo Unays ;
altri, come al-Baghawi, fanno, distinzione fra Anas b. abì Marthad e Unays
b. abì Marthad; ibn Sàhin, fa ancora altre distinzioni, cioè fra Anas b.
abì Martliad al-'Anawi e Unays b. Martjiad b. abi Marthad. Secondo ibn
al-AtJiìr (II, 444), la sua nisbah è Baghawi e non Anawi; al-Bukhàri
dice che Anas e Unays era una e la stessa persona. Di Anas o Unay.s,
poco è noto: fu Compagno del Profeta al pari del padre e dell'avo, aveva
ventun anno di m.eno del padre (ucciso ad al-Ragi' nelFanno 4. H.) e par
che morisse nell'anno 20. H. (Athir, II, 444; Hagar, I, 142-143, n. 278).
ibn Hagar ha anche un secondo capitolo sotto l'intestazione Unays,
nel quale ripete più o meno quello che ha detto nel primo, ma vi aggiunge
che ibn Hibbàn [f 354. a. H.] sostiene l'esistenza di due diverse persone,
cioè di Anas e di Unays, chiama il primo Compagno del Profeta e il se-
condo uno dei tàbi'iin più sicuri (Hagar, I, 150-151, n. 292).
Dzahabi Paris, I, fol. 134,v. Difese il Profeta a Hunayn e mori
nel Ral)i" I. del 20. H.
Cfi-. Athìr Usd. I, 129-130; Dzahabi Taùrìd, I, 32, n. 273; 34,
n. 287; a l'Isti ab. 30, n. 30.
al-Barà b. Malik.
§ 364. — ai-Bara b. Malik b. al-Nadr b. Damdam al-Khazragi al-Ansàri,
Compagno del Profeta, fratello del celebre Anas b. Malik [f 90.-93. a. H.], ma
da madre diversa: quella di Anas era umm Sulaym, quella di al-Barà fu
Samba.
Era uomo dotato di grande coraggio, e fece lungo tempo da condu-
cente del camelo per il Profeta.
Siccome possedeva una bellissima voce, soleva recitare versi a Mao-
metto nelle lunghe ore di marcia nel deserto. Tranne che a Badr, egli fu
presente a tutte le spedizioni militari comandate dal Profeta; ma nella ce-
421.
5§ 364, 3G5. 20. H. H.
20. a. H. lebre battaglia di al-Yamàmah contro il falso profeta Musaylimah (nel
ai-Barà b Ma- ^~- ^- ^^•' 'i^^lss in modo particolare il suo grande coraggio. Gli atti di
lik-l eroico valore, da lui compiuti in quella i'ainosa giornata, sono ricordati
nelle cronache e si dice che si dovesse al suo indomito ardire, se alfine
le schiere ribelli si piegarono dinanzi a quelle dei Musulmani.
Egli uscì da quella battaglia con più di ottanta ferite e dovette essere
portato al campo dai suoi compagni d'arme. È probabile che per effetto di
queste ferite egli non prendesse più una parte attiva alle campagne nel-
r'Iràq e in Siria.
Fu però presente alla battaglia di Tustar in Persia nel 20. a. H.,
mentre regnava 'Umar, e combattè sempre in prima fila, uccidendo il
m a r z u b a :i al-Zàrah, uno dei grandi nobili persiani ; ma trascinato dal
suo ardire eccessivo, in quella stessa battaglia trovò anche la morte, per
le mani del persiano Hurmuzàn.
Secondo altri, questo avvenne o l'anno prima o nel 23. a. H.
Suo fratello Anas conservò molte tradizioni tramandate da al-Barà
(Hagar, I, 290-292, n. 616).
Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 134,v.; Balàdzuri Index; Khall.,
n. 280; Mahàsin, I, 83; Athìr Usd, I, 172-173; Yàqùt, 1,511,849:
Dzahabi Tagrid, I, 48, n. 420; al-Istì'àb, 58, n. 163.
ibn al-Grawzi pone la presa di Tustar nel 17. H., e perciò sotto questo
anno dà la biografia di al-Barà (Grawzi, I, fol. 40,r.).
La presa di Tustar, come vedremo, va posta nel 21. H.
Bilal b. Rabàh.
§ 365. — (a) (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 20. H. morì Bilàl b.
Rabàh e venne sepolto nel cimitero di Damasco (Ma qb arali Dima.sq)
(T abari, I, 2594, lin. 14).
(6) abù 'Abdallah Bilàl b. Rabàh, un meticcio di al-Saràh (nato di padre
arabo e di madre abissina), ebbe a madre Hamàmah, donna di uno dei
banù Gumah (Sa ad. III, 1, pag. 165, lin. 12-14) [G.].
(e) (Ismà'ìl b. Ibràhim, da Yùnus, da al-Hasan). Disse l'Inviato di Dio:
« Bilàl è l'antesignano delli Abissini » (Saad, III, 1, pag. 165, lin. 14-15)
[G.]
(d) (al-Waqidi, da Mu'àwiyah b. 'Abd al-rahman b. abì Muzarrid, da
Yazid b. Rùmàn, da 'Urwah b. al-Zubayr). Bilàl b. al Rabàh era dei
Musulmani detti: al-mustad'afùn, (ritenuti deboli?); e fu sottoposto
a molestie (e tormenti: yu'adzdzabu) quando abbracciò l'Isiàm, da parte
del (suo primo padrone) Umayyah b. Khalaf, perchè apostatasse, ma egli
422.
20. a. H.
365, 36»?.
non accondiscese loro nemmeno a una parola di quel che volevano (Saad. 20. a. h.
[NECROLOGIO.
in, 1, pag. 165, lin. 16-19) [G.]. Biiài b. Rabàh.
Cfr. Intr., §§ 251-252.
(e) ('Uthniàn b. 'Umar e Muli. b. Abdallah al-Ausàri, da ibn 'Awn, da
'Umayr b. Ishàq). Quando raddoppiavano su di lui i tormenti, egli diceva:
« Uuo, uno (è Dio) »: e quando insistevano: « Di' come noi diciamo », egli
rispondeva: «La mia lingua non lo sa fare» (Saad, III, 1, pag. 165,
lin. 20-22) [G.].
(/■) ('Arim b. al-Fadl. da Hammàd b. Zayd. da Ayyùb da Muh.). Bilàl
era preso dalla sua gente e disteso (per terra), e gli gettavano addosso
sabbia del torrente. Poi cominciavano a dire: « Tuo padrone è al-Làt e
« al-'Uzza »; ma egli diceva: « Uno, uno! ». abù Bakr. che si trovò a pa.«!-
sare, domandò: « Perchè mai tormentate costui? ». E lo compei'ò per sette
oncie (ovvero cinque oùcie: lin. 28, e pag. 166, lin. 2) e lo fece liberto.
Avendone poi parlato al Profeta, questi gli disse : « In società (a 1 - .^ a -
rikah), o abù Bakr (cioè gli oflEi-ì di partecipare alla spesa del riscatto?) ».
— « L'ho già liberato, o Inviato di Dio» (Saad, III, 1, pag. 166, lin. 22-26).
§ 366. — (a) (al-Fadl b. Dukayn e 'Abd al-malik b. 'Amr al-'Aqadi
e Ahniad b. Abdallah b. Yùnus, da Abd al-'aziz b. abi Salamah, da Mu-
hammad b. al-Munkadir, da Gràbir b. Abdallah). Umar diceva: « abù Bakr
« è il nostro sayyid ed ha emancipato il nostro sayjMd cioè Bilàl»
(Saad, in. 1, pag. 166, lin. 2-6j.
(6) I (xarir b. 'Abd al-hamid al-Dabbi, da Laytji, da Mugàhid a proposito
del passo qur-ànico XXXVIII, 62-63). Dice abù G-ahl (nell'inferno:) « Dov'è
« Bilàl e il tale e il tal altro, che nel mondo noi annoveravamo tra i mal-
« vagi? ed or non vediamo nel fuoco? Sono tòrse in un luogo che noi non
«vediamo? o stanno nel fuoco e noi non ne vediamo il posto?» (Saad.
m, 1, pag. 166. lin. 6-10).
(e) (Grarir b. 'Abd al-hamìd, da Mansùr, da Mugàhid). I primi che pro-
clamarono l'Isiàm furono sette: l'Inviato di Dio, abù Bakr, Bilàl, Khabbàl).
Suhayb, 'Ammài- e Sumayyah umm Ammàr. L'Inviato di Dio trovò pro-
tezione nel suo zio paterno; abù Bakr nella sua gente. Grli altri furono
presi, rivestiti di corazze di ferro ed esposti al sole fintanto che la loro
pena raggiunse il massimo grado (sopportabile).
Quando venne la sera, arrivò abù (lahl e prese a insultare e violen-
tare oscenamente Sumayyah, poi la colpì e l'uccise, ed ella fu il proto-
martire dell'Isiàm.
Quanto a Bilàl, il suo spirito trovò forza in Dio per disprezzarc i tor-
menti, finché quelli che lo straziarono si furono annoiati: allora gli legarono
423.
§§ 3(5rv868. 20. a. H.
[NECROLOGIO.
Bilàl b. Rabàh.]
20. a. H. jjI collo una corda, e la diedero in mano ai loro figli che lo trascinassero
correndo su per il snolo roccioso tra i due Akhsabà}- di Makkah. Ma tut-
tavia egli ripeteva: « Uno, uno (è.Iddio) » (Sa ad, III, 1, pag. 166, lin. 10-20).
{(I) (al-Waqidi, da Muli. b. Sàlih, da 'Asim b. 'Umar b. Qatàdah). Emi-
grato in Madinah, Bilal prese stanza presso Sa'd b. Kha3^tliamali (Sa ad,
III, 1, pag. 166, lin. 20-21).
§ 367. — (a) (al-Waqidi, da Musa b. Muli. b. Ibràliim, da suo padre
[Muh. b. Ibràliim]). L'Inviato di Dio strinse in fratellanza Bihd con Ubay-
dah b. al-Hàritb b. al-Muttalib.
al-Wàqidi riferisce l'altra versione, secondo la quale il fratello adot-
tivo di Bilàl sarebbe stato abù Euwayliali al-Khath'ami; ma dichiara questa
notizia non sicura, e afferma che abù Ruwayhah non 111 presente a Badr.
Muh. b. Ishàq conferma invece il legame di fiatellanza tra Bilàl e
abù Ruwayhah 'Abdallah b. 'Abd al-rahmàii al-Khath'ami, poi con uno di
al-Fur'. E aggiunge che, quando 'Umar fece il ruolo dei Musulmani resi-
denti in Siria, Bilàl militava colà; dimandato dal Califfo a chi volesse egli
essere aggregato nel suo ruolo, rispose: « ad abù Ruwayhah, da cui non
« mi dividerò mai, per la fratellanza stabilita fra noi dall'Inviato di Dio ».
Perciò 'Umar lo unì a lui, e aggregò il ruolo degli Abissini a quello dei
Khath'am, com'è tuttora in Siria (Sa ad. III, 1, pag. 166, lin. 22; 167, lin. 3).
(6) (Muh. b. 'Ubayd al-Tanàfusi e al-Fadl b. Dukayn, da al-Mas'ùdi,
da al-Qàsim b. 'Abd al-rahmàn). Bilàl fu il primo mu-adzdzin (Saad,
III, 1, pag. 167, lin. 3-5).
(e) (al-Wàqidi, da Musa b. Muli. b. Ibràhim b. al-Hàrith al-Taymi, da
suo padre [Muli. b. Ibràhim]). Quando Bilàl finiva di chiamare alla pre-
ghiera, e voleva avvertire il Profeta, si fermava sulla porta e diceva: « Su
« alla preghiera! Su alla salute alla preghiera! ».
Aggiunge al-Wàqidi: Or quando l'Inviato di Dio usciva, e lo vedeva
Bilàl cominciava a recitare l'ultima parte dell'appello alla preghiera (al-
iq amali) (Saad, III, 1, pag. 167, lin. 5-9).
(d) ('Ubaydallah b. Musa, da Isrà-ìl, da G-àbir, da 'Amii'). L'Inviato
di Dio aveva tre mu-adzdzin: Bilàl, abù Mahdzùrah e 'Amr ibn umm
Maktùm. Quando mancava Bilàl, chiamava abù Mahdzùrah, e in assenza
di costui, gridava l'appello alla preghiera 'Amr ibn umm Maktùm (Saad,
III, 1, pag. 167, lin. 10-12).
§ 368. — (a) ("Arim b. al-Fadl, da Hammàd b. Zayd, da Ayyùb, da
ibn ahi Mulaykah o da altri). L'Inviato di Dio, il giorno della conquista
di Makkah, ordinò a Bilàl di gridar l'appello alla preghiera da sul tetto
della Ka'bah. Cosi fece Bilàl. Stavan seduti (non lontano) al-Hàrith b.
424.
20. a. H. §§ 368, 369.
Hisam e Safwàn b. Ummayyah; dei quali l'uno disse all'altro: « Guarda ^o. a. h.
" . . . . . [NECROLOGIO.
« codesto abissino I ». Soggiunse l'altro: « Se gli spiacesse, Dio lo avrebbe Biiài b. Rabah.
«mutato» (Saad, III, 1, pag. 167, lin. 13-17).
(b) (abù Ghassàn Ismà'ìl al-Nahdi, da Sarik, da Simàk b. Harb, da
Gràbii' b. Samurah). Bilàl chiamava alla preghiera quando il sole decli-
nava (3adhadu), e ritardava un po' la chiusa dell'appello (al-iqàmah),
ma nel far l'adzàn non usciva mai dall'ora prestabilita (Saad, III, 1,
pag. 167, lin. 17-20).
(e) ('Affàn b. Muslim e 'Arim, da Hammàd b. Salamah, da Thàbit, da
Anas b. Màlik). Bilàl saliva a far l'appello e diceva: « Aiuta (o Dio) Bilàl:
«la madre di lui ne sarà orbata, e. la fronte di lui bagnata dall'effusione
«del suo sangue» (Saad, III, 1, pag. 167, lin. 20-23).
(fZ) (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. 'Umar, da Nàfi', da ibn abì 'Umarj.
Nel giorno di festa (al-'id) era portato innanzi all'Inviato di Dio il lan-
ciotto al-'anazah, e portavalo Bilàl il mu"adzdzin (Saad, III, 1,
pag. 167, lin. 24-26).
al-Wàqidi aggiunge: e lo piantava dinanzi a lui nella musalla, che
era allora un vasto recinto (fadà^ (Saad, III, 1, pag. 167, lin. 26-27).
(e) (al-Wàqidi, da Ibràhìm b. Muli. b. 'Ammàr b. Sa'd al-Qurazi, da
suo padre [Muh. b. 'Ammàr], da suo avo ['Ammàr b. Sa'd al-Qurazij). Bilàl
portava il lanciotto dinanzi all'Inviato di Dio il giorno di festa e (nella
funzione) delle rogazioni (Saad, III, 1, pag. 167, lin. 27; pag. 168, lin. 1).
Cfr. 2. a. H., § 91.
§ 369. ^ (Ismà'il b. 'Abdallah b. abi Uways al-Madani, da 'Abd al-
rahmàn b. Sa'd b. 'Ammàr b. Sa'd b. 'Ammàr b. Sa'd al-Mu-adzdzin, da
'Abdallah b. Muh. b. 'Ammàr b. Sa'd e 'Ammàr b. Hafs b. 'Umar b. Sa'd
e 'Umar b. Hafs b. 'Umar b. Sa'd, dai loro padri, dai loro avi). Il Nagàsi
abissino mandò (in dono) all'Inviato di Dio 3 lanciotti: uno ne prese per
•sé il Profeta; ne diede uno ad 'Ali b. abì Tàlib, e l'altro ad 'Umar b. al-
Khattàb. Questo lanciotto, che l'Inviato di Dio tenne per sé, era portato
da Bilàl dinanzi a Maometto nelle due festività, della rottura del digiuno
e dei .sacrifizi, finché, giunto nella musalla, piantavalo in terra e pre-
gava dinanzi ad esso. Fece altrettanto con (il Califfo) abù Bakr, dopo (la
morte dell') Inviato di Dio; e poi Sa'd al Qurazi con 'Umar b. al-Khattàb
e con 'Utjimàn b. 'Affàn nei due giorni di festa suddetti.
'Abd al-rahmàn b. Sa'd aggiunge: Questo è appunto il lanciotto che
vien portato anche oggi avanti ai reggitori (Saad, III, 1, pag. 168,
lin. 1-14) [G.].
Cfr. 2. a. H., §§ 67, 91 e nota 1.
425. 54
ss :iTo, :iTl.
20. a. H.
20. a. H. 8 370. — (iSanano): Quando 1 Inviato di Dio mori, Bilàl andò da alni
(NECROLOGIO. -,,,.,, ,• t i-, i-x- i -i ii,t -, t t^- -,
Bilàl b. Rabàh.i liakr al-^iddiq e gli di.sse: « o Iv hai itali dell inviato di Dio, io ho udito
« l'Inviato di Dio che diceva: La più egregia azione del credente è di
« combattere nella via di Dio. » — « Che vuoi fare, o Bilal? ». — « Voglio
« arrolarmi (uràbit) nella via di Dio sino alla morte ». abù Bakr lo pregò
allora in nome di Dio e pel rispetto a lui ed al suo diritto (di non par-
tire): « Io sono vecchio e debole, e già vicino al mio termine ». Così Bilàl
restò con abù Bakr sino alla morte del Califfo, dopo la quale egli venne
ad 'Umar e gli tenne il medesimo discorso. !Umar gli rispose allo stesso
modo di abù Bakr; ma Bilal non acconsentì. Allora 'limar gli domandò a
chi si dovesse affidare l'ufficio dell'appello sacro (al -n ad a); e Bilàl pro-
pose Sa'd, già stato gridatore dell'Inviato di Dio. 'Umar chiamò Sad e
rassegnò l'adzàn a lui ed alla sua progenie dopo di lui (Saad, HI, 1,
pag. 168, lin. 14-23) [G.].
§ 371. — (a) (al-Wàqidi, da Mùsab. Muli. b. Ibràhim b. al-Hàritli al-
Taymi, da suo padre [Muli. b. Ibràhim]). Quando morì l'Inviato di Dio.
Bilàl fece l'appello alla preghiera, prima che Maometto fosse sepolto: e
quando egli disse: « Attesto che Muhammad è l'apostolo di Dio », la gente
scoppiò a singhiozzare nella moschea. Allorché poi l'Inviato di Dio fu se-
polto, abù Bakr disse a Bilàl: «Grida l'appello»; ma quello gli rispose:
« Se tu mi riscattasti perchè io restassi con te (al tuo servizio), questa è
« la (mia) via; se invece tu mi liberasti per Iddio, lasciami (andare). Per
« chi dunque mi hai tu riscattato? ». — « Per Iddio ». — « Ed io non farò
«il mu-adzdzin per alcuno dopo l'Inviato di Dio». — «Questo è affar
« tuo » rispose il Califfo. Bilàl restò, finché partirono gli eserciti j^er la
Siria, ed egli si accompagnò con loro (Saad, IH, 1, pag. 168, lin. 2'd-
169, lin. 2) [G].
Non è improbabile che la partenza di Bilàl sia dovuta a screzi sorti
fi-a lui ed il Califfo 'limar, perché appena lontano da Madinah, di Bilàl
non si parla più e il Califfo non gii conferì in Siria alcun grado degno
della sua posizione eminente di antichissimo Compagno e devotissimo se-
guace del Profeta. Bilàl andò in Siria a dispetto di 'Umar e questi appo-
sitamente lo ignorò. Bilàl non volle nemmeno rimanere in Madinah nella
posizione umiliante degli altri Compagni a consumarsi in sterili e bassi
intrighi.
(6) (Wahb b. Garir, da Su'bah, da Mughirah e da abù Salamah, da al-
Sa'bi). Bilàl e suo fratello chiesero la naano di alcune donne di una fa-
miglia yamanita. Egli disse: « Io sono Bilàl e questo è mio fi-atello, già
« schiavi abissini. Eravamo nell'errore, ma Dio ci guidò; eravamo servi e
42t>.
20. a. H. §§ 371-373.
« Dio ci liberò. Se ci accettate in parentado, sia lode a Dio; se ci respin- 20. a. h.
_ [NECROLOGIO.
« gete, più grande di tutti è Iddio » (Saad, III, 1, pag. 169. lin. /-Il) [G.]. Biiài b. Rabàh.
(e) ('Arim b. al-Fadl, da 'Abd al-\vàhid b. Zi} ad, da 'Amr b. Maymiin,
da suo padre [Maymùu]). Bilàl aveva un fi-atello il quale faceva risalire
la .sua origine a sangue arabo e davasi per uno di essi. Or avendo egli
domandato in sposa una donna araba, gli dissero: « Ti accettiamo, se sarà
«presente Bilàl». Questi intervenne, pronunziò la sahàdah, e disse:
* Io sono Bilàl e questo è mio fratello: egli è poco di buono nei costumi
« e nella religione. Se lo volete, sposatelo; se volete piantarlo, piantatelo ».
— « No », risposero, « quando uno è tuo fratello, noi lo sposiamo ». E lo
sposarono (Saad, III, 1, pag. 169, lin. 11-16) [G.].
§ 372. — (a) ('Affàn b. Muslim, da abii Hilàl, da Qatàdah). Bilàl sposò
una donna araba dei banù Zuln-ah (Saad, III, 1, pag. 169, lin. 25-26).
(6) (Ma'n b. 'Isa, da Hisàm b. Sa'd, da Zayd b. Aslam). L'Inviato di
Dio congiunse in matrimonio con Bilàl la figlia di al-Bukayr (Saad, III,
1. pag. 169, lin. 22-23, 23-25 [con altro isnàd]).
(e) (Mah. b. Ismà'il b. abì Fudayk, da Hisàm b. Sa'd, da Zayd b. Aslam).
(Il matrimonio avvenne; dopo che per tre volte i banù abì-1-Bukayr eb-
bero chiesto all'Inviato di Dio uno sposo per la loro sorella, e che Mao-
metto ebbe risposto tre volte: « Qual miglior partito di Bilàl?» (Saad,
III, L pag. 169, 16-21) [G.].
Queste tradizioni debbono sicuramente la loro origine a qualche que-
stione sorta nei secoli posteriori sulla convenienza e opportunità di dare
in moglie ad un non arabo, e schiavo liberato, e per giunta di origine
africana una libera donna araba. La scuola ostile agii Arabi e avversa
alla loro pretesa preeminenza ha coniato queste tx-adizioni per rispondere
con il precedente illustre di Bilàl alle insinuazioni e polemiche degli ara-
bisti puri, che combattevano contro la frisione della razza arabica con le
altre, e ne predicavano il carattere speciale e le qualità eccelse, ond'era
biasimevole ogni concessione ai non arabi.
§ 373. — (a) (abù-1-Yamàn al-Himsi, da Garfr b. 'Uthmàn, da 'Abd
al-rahmàn b. Maysarah, da ibn Marwàn). A'ennero alcuni da Bilàl, e men-
zionavano i suoi meriti e la parte di bene che Iddio avevagli dato. Ma
quello disse: « Io non sono che un abissino, che ieri era uno schiavo »
(Saad, IIL 1, pag. 169, lin. 26-170, lin. 1).
(6) (al-Wàqidi, da Musa b. Muli. b. Ibràhìm b. al-Hàrith al-Taymi, da
suo padre [Muh.]). Bilàl morì in Damasco l'anno 20. H., in età di una .ses-
santina di anni, e fri sepolto nel cimitero damasceno presso la porta Bàb
al-Saghir (Saad, III, 1, pag. 170, lin. 4-7).
427.
§ 873. 20. a. H.
. V .
20- a- H. (>.) (al-Wàqidi, da Suayb b. Talhali, da un tiolio di abù Bakr al-Sid-
[NECROLOGIO. - , '., . , /■ • , v ,• , 1 ,^ ,
Biiài b. Rabàh.i <^^iq)- Bilàl era coetaneo (tirb) di abu Bakr.
(d) al-Wàqidi osserva: Se la cosa è così, poiché abù Bakr mori nel
13. a. 11. in età di 63 anni, e tre (? sette!) corsero fra la morte di abù Bakr
e quella di Bilàl: Su'ayb avrà probabilmente inteso di dire che abù Bakr
e Bilàl- nacquero il medesimo anno (Saad, III, 1, pag. 170, lin. 7-12).
(e) (al-Wàqidi, da Sa'id b. 'Abd al-'aziz, da Makhùl, da uno che vide
Bilàl). Era Bilàl uomo dalla tinta fortemente brnnastra, magro, lungo, ri-
curvo, dai molti capelli, dalle guancie infossate (khafif al- ' àr id ay n),
con brizzolatura fitta e inalterata.
Soggiunge al-Wàqidi: Bilàl fu presente a Badr, a Uhud, all'assedio di
Madinah, ed a tutti gli altri fatti d'arme con l'Inviato di Dio (Saad, III,
1, pag. 170, lin. 12-16) [G.].
(/■) Sul conto di Bilàl b. Rabàh morto in Halab o in Damasco nel
20. a. H. cfr. Atjiìr, n, 444; Khond., I, 4, pag. 18, lin. 15; Abulfeda,
I. 246; Hagar, I, 336-337, n. 731; Dzahabi Paris, I, fol. 133,v.-134,r.;
cVawzi, I, fol. 59,v.-60,v.: Nawawi, 176-178; Khamis, II, 273-274:
Athir Usd, I, 206-209; Berlin, MS. Sprenger, 271, fol. 69,v.; al-
Istì'àb, 68, n. 164; Dzahabi Tagrid, I, 59, n. 626; Hagar Tahdzib,
I, 502, n. 931; Sprenger, I, 463; Muir, II, 107, 109; III, 54; IV, 68,
87, 128, 172, 220, 233, 266; Yàqùt, II, 595; III, 244, 593, 854; IV, 421.
618; Qutaybah, 88; Balàdzuri, 11; Azraqi, 186, 192; Hi.sàm, 206,
346, 414, 448, .763, 767, 822, 917.
Cfi-. anche Indice Annali, voi. I-II; Mahàsin, I, 83.
{g) E prudente non dare soverchia importanza ai particolari delle pre-
cedenti tradizioni su Bilàl. La maggior parte sono, se non invenzioni com-
plete, .per lo meno rifacimenti artificiosi di generazioni posteriori; rifaci-
menti che si proponevano: 1" di fissare alcune modalità dell'appello dei
fedeli alla preghiera; 2" stabilire con l'esempio dato dal Profeta che tutti
i Musulmani erano eguali, e che la nazionalità araba non implicava ve-
runa superiorità, né alcuna precedenza dinanzi a Dio.
Premesso questo, è chiaro che la persona di Bilàl, tranne per il fatto
di essere stato il primo mu-adzdzin dell'Isiàm, non ha alcuna impor-
tanza storica : non tenne alcuna carica pubblica, né esercitò veruna in-
fluenza sul corso delle vicende politiche o militari. Era un abissino, aveva
pelle scura, capelli ricciuti ed una voce stentorea che lo rendeva molto
adatto a chiamare i fedeli alla preghiera; ma probabilmente era poco in-
telligente, e tranne la bella voce e la fedeltà cieca al Profeta, pare non
avesse altre qualità che lo distinguessero.
428.
20. a. H. §§ 373^75.
Per ultimo è da osservarsi che l'esser egli emigrato da Madiuali in 20. a. h.
Siria dm-ante il Califfato di 'Umar. genera il sospetto che non andasse siiai b. Rabah.
bene d'accordo con questo. Il silenzio delle fonti sulle ragioni che indussero
Bilàl ad emigrare, conferma il sospetto. Infatti tutto porterebbe a credere
che Bilàl avrebbe preferito rimanere in Madinah presso la tomba dell'amato
Maestro, compiendo al cospetto dei fedeli quella funzione per la quale era
divenuto celebre, invece di lasciare l'Arabia e andare a finire oscuramente
i suoi giorni in Siria.
al-Gàrud b. Amr.
§ 374. — al-Grài'ùd, cioè Bisr b. 'Amr b. Hanas b. al-Mu'alla al-Hàrith
b. Zayd b. Harithah b. Mu'àwiyah b. Tha'labah b. Gradzìmah b. 'Awf 1).
Bakr b. 'Awf b. ' Ammàr. L'origine della sua denominazione al-Cràrùd è la
seguente: Avendo il paese degli 'Abd al-Qays perduto per una epizoozia tutto
il suo bestiame, Bisr b. Amr con un camelo che gli restava emigrò presso
i suoi zii materni, i banù Hind dei banù Saybàn e si stabilì tra essi. Ma
avvenne che il suo camelo comunicò il male alle altre bestie del luogo,
che ne perirono, sicché la gente disse: « Li ha spogliati (gara da, cioè li
« ha fatti morire) Bisr », il quale ne ebbe il nome di Gràrùd; onde un poeta
disse, parlando dei suoi nemici: « Li abbiamo spogliati con la spada da
« ogni lato, come al (ràriid spogliò i Bakr b. Wà-il ».
La madre di al-Gràrùd era Darmakali bint Ruwaym. sorella di Yazid
b. Ruwaym abi Hawsab b. Yazid al-Sayliàni.
al-Gràrùd era illustre arabo del Bahrayn nell'età preislamica, ed era
cristiano. Venuto a Madinah dall'Inviato di Dio con l'ambasceria (degli
'Abd al-Qays), fu invitato ad abbracciare l'Isiàm che il Profeta gli espose.
«Io ho già una religione», rispose al-Gràriid: «se io la lascio per la tua,
«mi resti tu garante (tadmin) per la mia religione? ». — « Io ti assicuro
« che Iddio ti ha guidato da una a un'altra migliore ». Allora al-Gràrùd
abbracciò l'Isiàm con coscienza e sincerità.
Egli volle quindi tornarsene al suo paese, ed era ancor vivo quando
scoppiò la Riddah (nell'll. a. H.). Mentre la sua gente apostatava con ai-
Ma' rùr b. al-Mundzh- b. al-Nu'màn, al-Gràrùd restò fedele, dando testimo-
nianza della verità, ed invitando i suoi a non tradire Iddio unico ed il
suo Profeta Maometto (Saad, V, pag. 407. lin. 22-27; pag. 408, lin. 1-15).
§ 375. — (al-Wàqidi, da Mamar e da Muh. b. 'Abdallah e da 'Abd
al-rahmàn b. 'Abd al-'aziz, da al-Zuhri, da Abdallah b. Amir b. Rabi'ah).
'Umar b. al-Khattàb nominò governatore del Bahrayn Qudàmah b. Maz'ùn.
il quale nella sua amministrazione non fu mai accusato di alcuna ingiu-
42St.
§§ 375-377. 20. a. H.
20. a. H. stizia e non gli lu addebitata alcuna sconcezza; se non elio non interve-
ai-GàrùdbAmri "^^'^ ^1^'' preghiera. al-(jrarùd capo degli 'Abd al-Qays si presentò da 'Umar
ed accusò Qudàniah di bere (vino): «Or io so che una delle prescrizioni
« di Dio mi dà diritto di accusar costui a te ». — « Chi dà testimonianza
« su quanto tu mi dici? » domandò il Califfo. — « abù Hurayrah n'è testi-
« mone ». — 'Umar scrisse a Qudàmah di venire (a discolparsi). al-Gràrud
insisteva: « Giudica contro costui secondo il libro di Dio ». — Ma Umar
domandò: « Sei tu testimone o accusatore? ». — « Sono testimone ». —
« Ma tu liai già addotta la tua testimonianza ». — Gràrud tacque, ma,
qualche tempo dopo, si ripresentò a 'Umar: « Pronunzia giudizio contro
« costui ». — Ma 'Umar: « Io ti considero solo come accusatore, e contro
* di lui depone un solo testimone. Or, per Iddio! se tu non tieni a fi-euo
« la lingua, te ne verrà male ». — Allora al-Oàrùd protestò: « Per Iddio,
« non è giusto che, se il tiglio del tuo zio paterno ha bevuto, tu me ne
«e abbia a render male ». Tuttavia 'Umar lo tenne a freno (vpaza'a?) (Sa ad,
V, pag. 408, lin. 16-28) [G.].
Cti'. poc'anzi §§ 217 e segg.
§ 376. — (al-Wàqidi, da 'Abdallah b. (ra'far, da 'Utlimàn b. Muli., da
'Abd al-rahmàn b. Sa'id b. Yarbù'). Quando al-(ràrrid al-'Abdi venne (a
Madinah, per accusar Qudàmah), Abdallah b. 'Umar gli andò incontro e
gli disse: « Per Iddio! l'emiro dei credenti ti farà dar le sferzate! ». — « Le
« darà al tuo zio materno, o tuo padre sarà empio verso il suo Signore! ».
Poi si presentò da 'Umar, chiedendogli di giudicare contro Qudàmah a
tenore del Libro di Dio. Ma il Califfo lo trattò aspramente: « Se non fosse
« per Dio, io ti concerei per bene ». — E al-G-àrùd: « Se non fosse per Dio,
« io non mi occuperei di costui ». — « Tu hai ragione », disse 'Umar. E
chiamato Qudàmah, lo fece sferzare (Saad, V, pag. 409, lin. 1-7) [CI.].
§ 377. — (Muh. b. Sa'd, da Ali b. Muli.). Diceva al-Gràrùd: « Dopo
« 'Umar, io non cesserò più dal temere (di far) testimonianza contro un
« Quray.sita presso un Quraysita » (').
al-Hakam b. abi-l-'As mandò al-óàrùd a combattere alla giornata di
Suhrak (o Sahi-ak: cfi". 19. a. H., § 10); ed egli fu ucciso martire in 'Aqabah
al-Tìn (Yàqùt, III, 692), che fii anche detto 'Aqabah al-Gàrud, nel
20. a. H.
al-Gàrùd aveva tre figli, al-Mundzir, Habìb e Ghiyàth, generati da
Umàmali bint al-Nu'màn-b. al-Hasafat dei Gadzìmah; 'Abdallah e Salm
generati da ibnah al-Gadd, figlia di uno dei banù 'A'is degli 'Abd al-
Qays; inoltre Muslim, e al-Hakam che non ebbe progenie e che fii ucciso
nel Sigistàn. I figli di al-Gàrùd furono persone ragguardevoli. al-Mundzir
430.
20. a. H. §§ 377-379.
fu sayyid generoso preposto da Ali b. abi Tàlib ad Istakhr. dove non si 20. a. h.
. . ~ "■ — [NECROLOGIO. •
stabilirono che quelli della sua stirpe, e poi da 'Ubaydallah b. Ziyàd alla ai-Garud b. Amr.]
frontiera dell'India. Quivi egli mori il 61. o 62. a. H. in età di 60 anni
(Sa ad. V. pag. 409, Un. 8-18) [G.].
Nota 1. — Questa prima parte della traciizione spiega in parte il pensiero che si asconde nelle
tradizioni immediatamente precedenti: si tratta non solo di punire i bevitori di vino contro i quali si
possono addurre più testimoni, ma un non arabo può anche essere accusatoi-e e testimone d'accusa di
un qurasita. Siccome poi le tradizioni di questo genere presuppongono l'avverarsi del caso contrario a
quello voluto dalla tradizione, si deve arguire che un tempo le classi dominanti nello Stato musulmano,
e tra queste in primo luogo i Qurays, si abbandonavano a stravizi anche nel bere e rimanevano impu-
niti, perchè nessuno osava tradurli in tribunale e testimoniare sulle loro violazioni della legge. E chiaro
altresì che un tempo non si ammettesse dagli Arabi che uno non arabo, o un arabo non nobile, al pari
di un qurasita potesse testimoniare contro di un membro della aristocrazia makkana.
§ 378. — al-Gràrùd b. al-Mu'alla o al-Gràrùd b. al-' Ala- o al-(jràrùd b. Amr
b. al-Mu'alla al-'Abdi, degli Abd al-Qa3s. Aveva kunyah abù-1-Mundzir, se-
condo altri abù Ghiyàth, o abù ' Attàb ; ma uno dei due temo sia mi errore di
scrittura, dice ibn al-Athii". Secondo altri si chiamava Bisr. La madre era
Duraymakah bint Ruwaym dei banù Saybàn. Fu soprannominato al-Gràrùd
perchè al tempo della gàhilij^yah fece incursione tra 'i Bakr b. Wà'il
e li vinse e li spogliò (gara da). Andò dal Profeta in ambasceria Tanno
10. H. con gii 'Abd al-Qays. E si rese musulmano da cristiano che era. Il
Profeta ne fii lieto e lo onorò, e se lo fece star vicino. Trasmise tradizioni
ad Aljdallah b. 'Amr b. al- As, ad abù Muslim al-Uadzami, a Mutarrif b.
'Abdallah b. Sikhkhìr, ad abù al-Qamùs Zayd b. Ali ed ibn Su'ìn. Rimase
ad al-Basrah, e fu ucciso nel Fàris. Secondo altri fu ucciso in Nihàwand in-
sieme con al-Nu'màn b. Muqarrin. Secondo altri 'Uthmàn b. abì-l-'A.s
mandò al-Gàrùd con una spedizione sulla costa del Fàris, e fu ucciso in
un luogo chiamato 'Aqabali al-Gràrùd. o Aqabah al-'l'in (Atjiìr 'Usd . I.
260, lin. quartult.-26L lin. 18).
Si cfr. anche: Dzahabi Tagrid. I, 79, 694: Dzahabi Paris, I,
fol. 137,v.-138,r.; Hagar, I, 440-442, n. 1037; Hagar Tahdzib, II,
53-54, n. 81; al-Isti'àb, 96, n. 348; Sprenger,!, 104, 436; III, 372,
373; Bukhàri Tarikh. 27.
lyad b. Ghanm b. Zuhayr.
§ 379. — (</) Ivàd b. Ghaum b. Zuhaj'r b. abi Saddàd b. Rabi'ah b. Hilàl,
al-Qurasi al-Fihi'i detto anche (erroneamente) 'lyàd b. Zuhayr, ecc., emigrò
in Abissinia e poi a Madinah: si battè a Badr, a Uhud, all'assedio di Ma-
dinah, ed a tutte lo spedizioni del Profeta. Prese poi parte alle guerre di'
conquista in Siria, ed abù 'Uba3-dah, che era suo cugino o zio materno,
poco prima di morire lo nominò governatore di Hims, carica che gli venne
confermata dal Califib 'Limar, ibn Sa'd lo annovera fra i Compagni, che
§ 379. 20. a. H.
20. a. H. si stabilirono in Siria, e dice che ora uomo con carattere dolce e devoto,
lyàd b Ghanm Secondo ibn Ishaq, 'lyàd faceva parte invece dell'esercito musulmano nel-
b. Zuhayr.i T'Iràq: si racconta che il Califfo 'Umar ordinò a Sa'd b. abì Waqqàs nel
19. H. di mandare 'lyàd b. (ìhanm, o Khàlid b. 'Urfutah o Hàsim b 'Ut bah
con ima spedizione (non è detto dove). Secondo altri si battè al Yarmùk.
'lyàd b. Ghanm conquistò la Mesopotamia (= al-Uazirah), concluse il trat-
tato con gli abitanti e si dice sia stato il primo che valicasse al-Darb (= il
passo attraverso la catena dell'Amanus che conduce in terra bizantina:
prima dei tempi di Mu'àwiyah non è certo che gli Arabi varcassero la
catena del Taurus il vero Darb). Moiù nel 20. H., o in Madinah, o in
Siria, senza lasciare discendenti, in età di (JO anni (Hagar, III, 97-98,
n. 258).
Ctr. Athir, II, 444; Dzahabi Paris, I, fol. 136,r.-135,v.
(6) ibn al-Clawzi riporta anche una tradizione dalla quale risulterebbe
che lyàd durante la sua amministrazione resistesse a tutti i tentativi fatti
dai suoi consanguinei per strappargli speciali concessioni. Morì poveris-
simo, ma senza un debito, in età di 60 anni (Gawzi, I, fol. 62,r.-G2,v.).
(e) abii Sa'd (secondo altri abù Sa'id) 'lyàd b. Ghanm b. Zuhayr h. abi
Saddàd b. Rabi'ah b. Hilàl b. Wuhayb b. Dabbah b. al-Hàrith b. Fihr al-
Qurasi fu Compagno del Profeta. Convertito prima di al-Hudaybiyyah, vi
prese parte. Fu in Siria insieme col cugino abu Ubaydah b. al-Garràh;
secondo alcuni sarebbe stato figlio della moglie di lui. E quando abù
'Ubaydah morì, lo lasciò in sua vece sulla Siria, e 'Umar lo confermò go-
vernatore con un assegno di un dinar, oppure di una pecora, al giorno.
Il Califfo disse : « Io non voglio cambiare nessun a m i r , nominato da abii
« 'Ubaydah: egli infatti ha conquistato il paese dell'al-Gazrrah e s'è accor-
« dato con quella popolazione ». Quando morì, 'Umar pose in sua vece sopra
la Siria Sa'id b. Amir b. Hidzyam. lyàd morì nel 20. H. Era uomo probo,
di molto merito, generoso. Ed era chiamato zàd al-rakb (viatico della
caravana), giacché dava agli altri le sue provviste, e quando le aveva
finite, scannava loro il proprio camelo.
(d) ( ab jj-l-Mu gh irah , da Safwàn, da Surayh b. 'Ubayd, da Gubayr b.
Nufayr). lyàd b. Ghanm frustò il capo di Darà, quando la conquistò.
Hisàixi b. Hakim lo svillaneggiò, e lyàd si risentì. Dopo qualche giorno,
Hisàm gli andò a chieder scusa. E Hisàm disse ad 'I^-àd : « Non hai udito
« dir dal Profeta : Tra quelli che saranno più puniti sono coloro che
«avi-anno più incrudelito con gli altri su questa terra?». E lyàd: « Ab-
« biamo udito quello che hai udito tu, e visto quello che hai visto tu. Ma
« non hai posto mente a quello che il Profèta ha [pur] detto : Chi vuol
432.
20. a. H. §§ 379.382.
« consigliare un uomo che riveste potere pubblico, non lo abbordi in pub- 20. a. h.
* blico, bensì gli parli in segreto. Se egli accetta, bene: se no, il suo do- lyàd b. Ghanm
« vere è compiuto. Or tu Hisàm, quando ti sei avventato contro l'autorità ''• Zuhayr.]
« di Dio, non dovevi temere che ti uccidesse l'autorità e cadessi vittima
«dell'autorità di Dio?».
'lyàd b. Ghanm mori nel 20. H. (Athir Usd, IV, 164, lin. 22-
166, lin. 9).
Cfi-. Balàdzuri, Index, 492-493; Nawawi, 492-493; Athir, II,
444; Mahàsin, I, 83; Yàqùt, Index, pag. 594; Dzahabi Tagrid,
I. 462; n. 4586; al -Isti 'ab, 510, n. 2080.
Khuwaylid b. Murrah.
§ 380. — abù Khiràs Khuwaj-lid b. Murrah al-Hudzali, un valente
poeta degli al-Hudzayl, nato ai tempi del paganesimo, visse durante i pri-
mordi dell'Islam e si rese anche musulmano. Nessuno però lo menziona tra
i Compagni del Profeta, sebbene egli sia sopravvissuto a Maometto: morì
mentre regnava il Califfo 'Umar, (ed ibn al-Grawzi lo annovera tra i morti
dell'anno 20. H.). Mori per gli effetti del morso di una vipera. Era comu-
nemente chiamato con il nome di abù Khiràs al-Hudzali (G-awzi, I,
fol. 60, V.
Cfr. Necrologio 23. a. H.
Malik b. al-Tayyihàn.
§ 381. — abù-1-Haytham Màlik b. al-Tayyihàn al-Ansàri, già ai tempi
pagani aveva preso in odio il culto degli idoli, associandosi in ciò a As'ad
b. Zuràrah : fu quindi il primo tra gli Ansar che abbracciarono l' Isiàm
quando incontrarono il Profeta in Makkah. Fu presente con i sessanta al
convegno di al-'Aqabah, dove fu scelto come uno dei dodici naqìb. Par-
tecipò a Badr ed a tutti i fatti d'arme successivi: fu amministratore del
Profeta in Khaybar, e morì nell'anno 20. li. (Gfawzi, I, fol. 62, v.).
Era .specialmente noto sotto la sua kunyah abii-1-Haytham.
Si vuole che fosse uno dei Compagni che sapevano scrivere.
Musa b. 'Uqbah lo annovera tra i presenti a Badi" (Hagar, III,
687, n. 1714).
Altri lo fanno morire nel 37. H. alla battaglia di Siffin (Hagar, IV,
403, lin. 17).
§ 382. — (a) abù-1-Haytham b. al-Tayyihàn al-Bala\vi, halìf dei banù
'Abd al-Ashal, uno dei naqib degli al-Ansàr, si battè a Badr e nelle
campagne successive. Celebre è una tradizione in cui si nan-a come egli
483. 55
^ 8«2-384. 20. a. H.
20. a. H. ospitasse il Profeta. Il suo nome propiio era Màlik b. al-Tayyihàn 1). Malik
Màiik b. ai-Tay- ^^- Ubavd al-Balawi al-Quda'i. Alcuni lo dicono morto nel 21. TI.: errano
yihàn.l qui'lli ilir lo dicono ucciso alla battaglia di Siffin: alcuni pronunziano il
suo iu)i;ie paterno: Tajhàn, ma ihn al-Ivall)i lo pronunzia al-Tavyiliàn
(Dzahabi Paris, I, fòl. 136,r.).
Cfr. anche: Qutaybali, 136; Hisam, 289, 29(5, 298,' 492; Athir,
IH, 294; Vaqut, III, 693: al-Isti'àb, 260, n. 1017; Dzahabi Ta-
grid, II, 45, n. 466.
(b) abu-1-Haytham Màlik b. al-Tayyihàn b. Màlik b. Atik b. 'Amr b.
'Abd al-a'lam b. Amir li. Za'ùrà- b. (rusam b. al-Hàrith b. al-Khazrag
b. 'Amr b. Màlik b. al-Aws al-Ansàri al-Awsi fu alI'al-'AqaViah e tra i n u -
qabà-. Erano naqlb dei banù 'Abd al-Ashal, Usayd b. Hudayr ed al)ù-l-
Haytham b. al-Ta_yyiliàn. NeUVlenco di quelli che presero parte a Badr,
sono menzionati egli e il fratello 'Atik. Fece le campagne col Profeta, e
* mori Tanno 20. H. o il 21. H. Secondo altri avrebbe preso parte a Siffin,
tenendo da Ali, e vi avrebbe lasciato la vita (Athir Usd, V, 318,
lin. 16-24).
al-Muzahhar b. Ràfi .
§ 383. — al-Muzahhar b. Rati' ai-Ansàri venne dalla Siria con una
quantità di nativi (schiavij ('ulùg) di quella regione e si recò a Khaybar:
egli fu assassinato dagli Ebrei insieme con i suoi seguaci. Questo fu il
motivo per l'espulsione degli Ebrei da Khaybar (Athir, II, 446).
Cfi-. poc'anzi al § 237.
Nawfal b. al-Harith.
§ 384. — abù-1-Hàrith Nawfal b. Hàrith h. 'Abd al-Muttalib b. Hàsim
al-Hàsimi, cugino del Profeta, fu il più anziano dei banti Hàsim che ab-
bracciasse l'Isiàm: era stato fatto prigioniero alla battaglia di Badr, ma
fu poi riscattato da al-'Abbàs. Emigrò a Madinah nell'anno dell'assedio ed
il Profeta lo unì in fi'atellanza con al-'Abbàs, che era suo associato, quando
ambedue erano pagani. Nawfal fu presente ad al-Hudajbiyyah, alla presa
di Makkah, e die mano al Profeta a Hunayn contribuendo tremila lancie.
Secondo alcuni morì nell'anno 15. H. in Halab: secondo altri nell'anno
20. H. (Dzahabi Paris, I, foL 129,r.).
Cfr. 14. a. H., § 264, dov'è da aggiungere la biografia che gli dedica
Saad, IV, 1, 30-32, secondo il quale Nawfal sarebbe morto un anno e
tre mesi dopo l'accessione di 'Umar al califfato; 16. a. H., § 131.
20. a. H. ss 385-388.
Safiyyah.
20. a. H.
[NECROLOGIO.
§ 385. — Sali} yah bint 'Abd al-Muttalib, zia del Profeta, sorella di safiyyah.]
Hamzali, di abù Grahl e di al-Muqa\v\vam: loro madre era Zuhrah. SafÌ3yah
andò prima moglie di al-Hàrith b. Harb b. Umayyali e, rimasta vedova
di lui, passò a seconde nozze con al-'Awwàm, al quale partorì il celebre
al-Zuba3'r ed 'Abd al-Ka'bah. Essa tu la .sola zia del Profeta, che abbia
abbracciato l'Islam. Grande fu il suo dolore per la morte del ti-atello
Hamzali ad Uhud: all'assedio di Madìnali essa si ricoverò nella fortezza,
hisn, di Has.sàu b. Tliàbit. Si vuole che essa uccidesse in quella circo-
stanza un ebreo che vagava sospettosamente intorno alla fortezza, colpen-
dolo in testa con un bastone di ferro. Mori nell'anno 20. H. e fu sepolta
nel cimitero di al-Baqì' : aveva più di settanta anni (Dz ahabi Paris,
I, fol. 136,r.).
Athìr, IL 445.
§ 386. — Safiyyah bint 'Abd al-Muttalib b. Hàsim b. ;Abd Manàf b.
Qusayy, e figlia di Hàlah bint Wuhayb b. 'Abd Manàf b. Zuhrah b. Kilàb,
fu sorella uterina di Hamzah b. 'Abd al-Muttalib (e perciò zia del Profeta):
andò sposa nell'età della barbarie ad al-HàritJi b. Harb b. Umayyah b.
'Abd al-Sams b. 'Abd Manàf b. Qusayy, a cui partorì il figlio Safiyy; poi,
vedova, fu sposata da al-'A\vwàm b. Khuwaylid b. Asad b. 'Abd al-'Uzza
b. Qusayy, a cui generò al-Zubayr, al-Sàib e 'Abd al-Ka'bah. Abbracciato
l'Islam e riconosciuto l'Inviato di Dio, Safiyj'^ah emigrò a MadLuah; Mao-
metto le assegnò una pensione di 40 (wasq) e un terreno irriguo in
Khaybar (Saad, Vili, pag. 27, lin. 17-24) [G.].
§ 387. — Tabù Usàmah Hammàd b. Usàmah, da Hisàm b. 'Urwah, da
suo padre ['Urwah]). Quando il Profeta usci per combattere e respingere
da Madinah i nemici assedianti, fece salire le sue mogli e le sue donne
nel fortino di Hassàn b. Thàbit, che era uno dei meglio muniti della città.
Questo Hassàn era rimasto indietro nella giornata di Uhud. Or venne un
giudeo e s'attaccò (alla porta) del fortino pei- origliare e raccoglier notizie.
Disse Safiyyah bint 'Abd al-Muttalib a Hassàn: « Scendi contro codesto
« giudeo e uccidilo ». Ma poiché egli sembrava esitasse per paura, brandì
essa un palo c^a tenda, e, discesa, tese al giudeo un'insidia: fatta aprire a
poco a poco la porta, gli piombò addosso e a colpi di palo lo accoppò (Saad,
Vili, pag. 27, lin. 24-pag. 28, lin. 3) [G.].
§ 388. — ('Affàu b. Muslim, da Hammàd b. Zayd b. Salamah, da Hisàm
b. 'Urwah). Safiyyah bint 'Abd al-Muttalib, presente a Uhud, mentre i Mu-
sulmani erano volti in fuga, con una lancia che aveva in mano, colpiva
in faccia i fuggenti e gridava ad essi: « Voi fuggite via dall'Inviato di
4:65.
§§ 388, sa*). ' 20. a. H.
20. a. H. « Dio? ». Quando Maometto la vide, disse (al figlio di lei): « 0 Zubayr [b.
Safiyyah.i al-'A wwam], la donna! ». Hamzali era già stato sventrato; e l'Inviato di
Dio non voleva che ella, sorella dello estinto, ne vedesse il cadavere (così
mutilato!). al-Zubayr gridò allora: «O mamma, a te! a te! ». — «Tu non
« hai madre », le rispose lei con voce cavernosa; e s'avanzò, e guardò (il
cadavere di) Hamzah.
Safiyyah l^iut Abd al-Muttalib morì sotto il califfato di 'Umar, e, dopo
il lavacro fxmebre, fu sepolta in al-Baqi' nel recinto della casa di al-Mu-
ghìi-ah b. Su'bali.
Safi3^3-ah trasmise tradizioni dal Profeta (Saad, Vili, pag. 28, lin. 3-11).
Cfr. anche Dzahabi Tagrid, II, 298, n. 3413; al-Istiàb, 764,
n. 3365; Sprenger. I, 527; Muir, HI, 178; IV, 277; Hagaa-, IV, 670,
n. 649.
Sa ìd b. Àmir.
§ 389. — (a) Sa'id b. 'Amir b. Ilidzj'am b. Salàmàn al-Grumahi, Com-
pagno del Profeta, combattè alla presa di Khaybar, e durante il califfato
di 'Umar fu governatore di Hims fino alla sua morte, che avvenne o nel
19., o nel 20., o nel 21. a. H. in età di 40 anni (Athir, II, 444).
Era uno. degli asràf o nobili eminenti dei banù Gumah. Trasmise
tradizioni ad 'Abd al-rahmàn b. Sàbàt, a Sahr b. Hawsab, a Hassàn b.
'Atij-yali, ma tutte mursal (ossia senza diretto collegamento isnadicoj.
Secondo Khalifah b. Khayyàt egli insieme con Mu'àwiyah espugnò Qay-
sàriyyah (Dzahabi Paris, I, fol. 135,r.).
Cfr. G-awzi, I, fol. 61,r.-62,r.; Hisàm, 641; Mahàsin, I, 83; Ba-
làdzuri, 172; Yàqut, II, 74; IV, 256; Dzahabi Tagrid, I, 240,
n. 2231; al-Istì'àb, 556, n. 2318.
(6) Sa'id b. 'Amir b. Hidzjam b. Salàmàn b. Rabì'ah b. Sa'd b.
Gumah b. Amr b. Husays b. Ka'b ebbe a madre Arwah bint abi Mu'a3t
b. abi 'Amr b. Umayj'ah b. 'Abd Sams b. Abd Manàf Egli non ebbe
figli né discendenza; sì l'ebbe il fratello di lui Gamil, tra i cui discendenti
fu quel Sa'id b. 'Abd al-rahmàn b. 'Abdallah b. Gamil preposto alla ca-
rica di giudice in Baghdad nell'esercito di al-Mahdi.
Sa'id b. 'Amir abbracciò l'Islam prima della spedizione di Khaybar:
emigrò a Madìnah, e partecipò col Profeta a Khaybar ed agii altri fatti
d'arme, ibn Sa'd dice non conoscersi in Madinah una casa che fosse ap-
partenuta a lui (Saad, IV, 2, 13-14).
(e) (al-Wàqidi, da Sa'id b. 'Abd al-rahmàn al-Gumalii). Alla morte di
*Iyàd b. Ghanm, 'Umar b. al-Khattàb prepose Sa'id b. 'Amir b. Hidzyam
436.
20. a. H. §§ 389^91.
al governo di Hims e adiacenti contrade in Siria; e gli scrisse una lettera, 20. a. H.
nella quale gii raccomandava il timor di Dio, lo zelo nella cosa di Allah, said b. Amir.i
l'osservanza a lui spettante del diritto, la diminuzione (bi-wad') del
Idia rag e la benevolenza verso i governati. Sa'id b. 'Amir rispose sullo
stesso tenore (Saad, IV, 2. 14: la biografia è monca) [G.].
abu Sufyàn b. al-Hàrith.
§ 390. — (a) abù Sufyàn al-Mughirah b. al-Hàrith b. Abd al Muttalib b.
Hàsim b. 'Abd Manàf b. Qusayy, era un cugino del Profeta. Alla spedi-
zione di Hunayn egli reggeva la briglia del Profeta: i suoi fratelli erano
Nawfal b. al-HàritJi e Eabi'ah b. al-HàritJi.
Trasmise tradizioni a suo figlio 'Abd al-malik b. abi Sufyàn. Egli era
fratello di latte del Profeta, perchè ambedue erano stati allattati da Hali-
mah al-Sa'diyyah. Si dice che tra le persone che più si somigliassero nel-
l'aspetto al Profeta, erano Gra'far b. abi Tàlib, al-Hasan b. 'Ali, Qutham
b. al-'Abbàs ed abu Sufyàn b. al-Hàrit_h. abù Suf^-àn era uno dei migliori
poeti tra i banù Hàsim, e si converti soltanto alla presa di Makkah. Egli
compose persino alcune satire contro il Profeta. Si dice che abù Sufyàn,
nel fare il pellegrinaggio a Makkah, si fece radere, come d'uso, la testa,
e che il barbitonsore, durante l'operazione, gli tagliasse un bottone che
aveva in testa: di ciò egli si ammalò e mori durante il ritorno dal pel-
legrinaggio in Madinah [nel 20. H.], ed 'Limar pregò su di lui (Dzahabi
Paris, I, fol. 135, V. -136, r.).
Cfr. Athìr, n, 444, 445.
(6) ibn al-Grawzi pone la sua biografia tra i morti in Madinah nel-
l'anno 15. H., ma osserva che altri la pongono nel 20. H. Si vuole che
egli stesso, tre giorni prima di morire, si scavasse la propria fossa. Egli si
convertì pochi giorni prima della resa di Makkah, ma si battè valorosa-
mente alla battaglia di Hunayn (Gawzi, fol. 28,r.-28,v.).
(e) ibn Hagar rileva il fatto non esser certo che il nome di abù Sufyàn
fosse al Mughìrah, ma aggiunge ignorarsi del pari l'esistenza di un fra-
tello di abù Sufj'àn, avente nome al-Mughirah (Hagar, III, 927, n. 4089').
§ 391. — («) Nacque da Ghaziyj'ah bint Qaj's b. Tarìf b. 'Abd al-'Uzza
b. 'Amirah b. Umayrah b. Wadi'ah b. al-Hàrit_h b. Fihr.
Egli ebbe numerosi figliuoli: (1) Gra'far, da (xumànah Innt abi Tàlib
b. 'Abd al-Muttalib b. Hàsim b. 'Abd Manàf b. Qusayy; (2) abù-1-Hayyàg
'Abdallah; (3) Grumànah e (4) Hafsah o Hamidah, da Faghmah liiut Hu-
màm b. al-Afqam b. abi Amr li. Zuwaylam b. Gru'ayl b. Duhmàn b, Nasr
b. Mu'àwiyah: secondo altri, madre di Hafsah sarebbe stata Grumànah bint
487.
§ 391. 20. a. H.
20. a. H. j,iìi Tàlib; (6) 'Atikali. da umm 'Amr bint al-Miiqaw\vim b. 'Abd al-Mut-
Bbu Sufyàn b. al- t«lil^ l»- Hiìsini; (G) Umayyah, da umm Walid o da umm abì-1-Hayyàg; e
Hàrith.i ^^7^ umm Ivulthùm, da umm Walid. Tutta questa ligliuolanza si estiuse,
yeilza ilie nv restasse discendenza (Saad, IV. 1. pag. 34, lin. 4-11) [Cr.j.
abù iSufyàn era poeta, e componeva satiie Luutro i Compagni dell" In-
viato di Dio. Per lungo tempo restò lontano dall'Islam e fu violento contro
chi lo professasse. Egli era Iratclh» di latte' dcirinviato di Dio, avendo per
alcuni giorni succhiato da Halimali: suo coetaneo e domestico, io a\\ersò
quand'egli ricevette la missione (profetica), derise in versi lui e i suoi
Compagni, e per venti anni gli restò nemico, non mancando a nessuno
dei luoghi dove i Qurays uscivano a combattere l'Inviato di Dio. Final-
mente, quando l'Isiàm ebbe la sua crisi decisiva (d araba bu li là na huj,
e si sparse la notizia — l'anno della presa — che l'Inviato di Dio avan-
zava su Makkah, gettò Iddio l'Isiàm nel cuore di abù Sutyàn b. al-Hàritji.
Il quale, vedendo imminente l'arrivo di Maometto, gli mosse incontio
con la sua famiglia, e, travestitosi perchè sapeva che il suo capo era stato
messo al bando, s'imbattè in al-Abwà prima con l'avanguardia musulmana
e poi con l'Inviato di Dio. Gli si presentò dinanzi all'improvviso, tenendo
per mano il figlio Ga'fàr; ma Maometto volse altrove lo sguardo da essi più
volte e non si degnò di guardarli neppure quando abù Sufyàn, « pensando di
« far piacere all'Inviato di Dio », si professò musulmano. Così negletto seguì
abù Sufyàn il Profeta nella presa di Makkah, e poi a Hunayn; in questa
battaglia finalmente, — mentre saltato da cavallo afiErontava la morte con
la spada sguainata — Maometto, per intercessione di al-'Abbàs, si volse
benignamente verso di lui e lo riconobbe fratello, implorando il perdono
da Dio alla inimicizia con cui lo aveva per tanto tempo avversato, abù
Sufyàn baciò il piede del Profeta nella staffa (S a a d , IV, 1 , pag. 34,
lin. 11-35, lin.. 7) [G.].
[b) ('Ubaydallah b. Musa, da 'Amr b. ahi Zà-idah, da abù Ishàq). abù
Sufyàn satii^eggiava i Compagni del Profeta. Ma quando si fé' musulmano,
disse tre versi di ritrattazione (Sa ad, IV, 1, 35, lin. 7-13).
(e) 'Ali b. 'Isa al-Nawfali, dal padre, da Ishàq b. 'Abdallah b. al-Hà-
rith, dal padre), abù Sufyàn b. al-Hàrith rassomigliava al Profeta. Ed
essendo andato in Siria, quando si vedeva, gli si diceva: « Ecco il cugino
« di quell'al-Sàbi » (cosi eran spesso chiamati i Musulmani nei primissimi
tempi. De Goeje, in ZDMG., LXI, 472) (Saad, IV,, 1, 35, lin. 19-26).
(f?) Secondo altre tradizioni, abù Sufyàn b. al-Hàrith a Hunayn traeva
per la briglia la mula del Profeta; e dopo la battaglia — che egli cantò
nei suoi versi — ebbe il soprannome di Leone di Allah e Leone dell' In-
438.
20. a. H. §§ 391-393.
viato, Asari Allah e Asad al-Rasùl (Saad. IV, 1, pag. 35. lin. 13-19: 3G, 20. a. H.
^ INECROLOGIO. -
Im. tì-1/) [Lr.J. abùSufyànb.al-
lu modo alquanto diverso è anche narrato il primo incontro di Mao- Harith.]
metto con abù Sufyàu convertito.
§ 392. — (a) Questi con il figlio G-a'far si presentò con il capo coperto
di turbante: « Salute a te, o Inviato di DioI ». — « Scopritevi su, e datevi
« a conoscere ». ordinò Maometto. Essi dichiararono la loro genealooria e
si scopersero il viso, dichiarando: « Non vi è Dio altro che Allah! e tu
« sei rinviato di Dio ». — «Come o quando tu mi hai dato la caccia, abu
« Sufyàn », domandò il Profeta, alludendo a certe espressioni di alcuni
versi composti dal makkano contro di lui. — « Non farmi rimprovero, o In-
« viato di Dio ». — « Non te ne fo, abù Sufvan ». — Poi ordinò ad 'Ali b.
abì Tàlib, di aprir gli occhi del figlio di suo zio al lavacro rituale ed alla
s u n n a h , e dopo menarglielo davanti a sera. Così fu fatto, e quando il Pro-
feta gli vide compir la preghiera insieme con 'Ali, ordinò a costui di gridare
alla gente: « Iddio e il suo Inviato si sono compiaciuti di abù Sufyàn. Com-
« piacetevi anche voi! » (Saad, IV. 1. pag. 35, lin. 26-28; 36, lin. 1-6) [G.j.
(6) L' Inviato di Dio in Khavbar dotò abù Sufyàn b. al-Hàrith di un red-
dito annuo di cento wasq (di datteri) (Saad, IV, 1, pag. 36, lin. 18-19).
(e) (Affàn b. Muslim e 'Arim b. al-Fadl, da Hammàd b. Salamah. da
'Ali b. Zayd, da Sa'id b. al-Musayyab). abù Sufyàn b. al-Hàrith soleva
pregare nella state fino a mezzo il giorno, quando la preghiera diventa
sgradevole (tukrah), poi dal pomeriggio sin verso il tramonto. Una volta
'Ali lo incontrò che s' era partito (dalla moschea) prima del solito, e gli
domandò la causa di questo mutamento d'orai'io. abù Sufyàn raccontò di
essere andato da 'Utjimàu I3. 'Affàn pei' richiedergli la mano della figliuola,
ma di non aver avuto alcuna risposta, sebbene fosse rimasto lì a sedere
un bel pezzo. Disse allora Ali: « Ti darò prima io la mia figliuola »; e
gliela diede in moglie fSaad. IV. 1, pag. 36, lin. 19-25) [G.j.
§ 393. — {a) (Yazid b. Hàrùn e 'Affàn b. Muslim, da Hammàd b. Sa-
lamah, da Hisàm b. 'Urwah, da suo padre ['Urwah]). Disse l'Inviato di Dio:
«abù .Sufyàn b. al-Hàrith sarà il signore degli adolescenti (fit3'àn) del
« Paradiso ».
Una volta, mentre compiva il pellegrinaggio solenne, il barbiere in
Mina, nel radergli il capo, gli tagliò un porro (thu'lùl) ch'egli aveva;
onde ne morì, alcuni dicono martii'e, e destinato al Paradiso (Saad, IV,
1, pag. 36, lin. 25-28-pag. 37, lin. 1-2) [G.].
ih) Tal-Fadl b. Dukayn, da Sufyàn, da abù Ishàq). Quando fu presso a
morire, abù Sufyàn disse ai suoi: « Non piangete su di me. giacché, da
439.
§§ 393, 394. 20. a. H.
?o. a. H. n quando ho abbracciato l'Islam, io non ho più avnto propensione (lam
(NECROLOGIO,
abu Sufyàn b. al-
a t a n a 1 1 a t) al poccato ».
Hàrith.] abù Siiiyaii morì in Madìnah quattro mesi meno tredici giorni dopo
il fi-atollo suo Nawtal b. al-Hàrit_h (perciò nell'anno 14. H.?). Altri dice
ch'ei mori nell'anno 20. TT., e che 'Umar b. al-Khattàb recitò le preghiere
su di lui. Fu sepolto all'angolo della casa di Aqil b. abì Talib in al-Baqi';
e tre giorni jn-inia della propiia morte egli sopraintese allo scavo della
propria fossa. Quindi disse: « 0 mio Dio, non mi lasciare in vita dopo la
« morte del Profeta e quella di mio fratello; nia fa che io li raggiunga ».
Né tramontò il sole di quel giorno, prima che egli morisse. La sua casa era
vicina a quella di 'Aqìl b. abì Tàlib, ed era chiamata (al tempo di ibn
Sa'd) Dar al-Karàhi ed era attigua a quella di 'Ali b. abi Talib (Saad,
IV, 1, pag. 37, lin. 2-11) [G.].
Cfi'. anche Hisàm, 461, 607, 667, 713, 811, 845; Balàdzuri, 19;
Athir, II, 445; III, 102; Mahàsin, I, 83; Hagar, IV, 162; Yàqùt,
T, 766; IV, 860.
(e) abii Sufyàn b. al-Hàrith b. 'Abd al-Muttalib b. Hàsim, fratello di
al-Tufayl muore nell'anno 31. H. (Athir, III, 102).
(d) abù Sufyàn b. al-Hàrith b. 'Abd al-Muttalib b. Hàsim b. 'Abd
Manàf fu cugino del Profeta. C è discrepanza sul suo nome Hisàm ibn
al-Kalbi, Ibràhim b. al-Mundzir, al-Zubayr b. Bakkàr ed altri : al-Mughirah.
Secondo altri : il suo nome era la sua k u n y a h , e non ne aveva altro. Era
fratello di latte del Profeta, essendo stati allattati da Halimah. E somi-
gliava al Profeta egli come Gra'far b. abi Tàlib e al-Hasan b. 'Ali e Qutham
b. al-' Abbàs. Era poeta. Professò l' Isiàm e bene. Fu col Profeta a Hunaj-n,
da prode. È dei più degni Compagni, abù Sufy'àn disse: « Dopo la morte,
« non piangete, che non ho commesso peccato da quando ho fatto profes-
« sione d'Isiàm ». Morì a Madìnah il 20. H. Pregò su lui 'Umar b. al-
Khattàb. Secondo altri morì il 25. H. (Nawawi, 725-726).
Cfr. Athir Usd, V, 213-215; Qutaybah, 61; Dzahabi Tagrid,
IL 185, n. 2024; al-Istì'àb, 707, n. 3115; Khamìs, II, 286.
Cfì-. Annali, Indice ai volumi I-II.
Tamìm b. lyàs b, al-Bukayr al-Laythi.
§ 394. — Figlio di un Compagno del Profeta, lyàs b. al-Bukayr
[t 34. a. H.], Tamìm nacque mentre viveva ancora Maometto, prese parte
insieme con il padre alla spedizione in Egitto, e meno fortunato di lui, fu
tra quelli che perirono alla prima campagna dell'anno 20. H. (Hagar, I,
379, n. 853).
440.
20. a. H.
§§ 395. 396.
Usayd b. Hiidayr.
20. a. H.
§395. — abù Yahj'a [anche abù-1-Hudajr e abù'Atik] Usayd b.al-Hudayr usayd b. hu^
b. Simàk b. 'Atìk b. Imri-lqays b. Zayd b. 'Abd al-Ashal ebbe per madre, ^ay-l
secondo al-Wàqidi, unim Usayd bint al Nu'màn b. Imri-lqays b. Zayd b.
'Abd al-Ashal, e, secondo Muh. b. 'Umàrah al-Ansàri, nmm Usayd bint
Sakan b. Kurz b. Za'ùra b. 'Abd al Ashal. Da una Kindita ebbe un figlio
a nome Yahya; ma non lasciò prole alla sua morte.
Suo padre Hudayr al-Katà-ib fu uomo illustre nella Gràhiliyyah e con-
dottiero degli Aws nella giornata di Bu'àth, che fu la seconda delle due
battaglie combattute tra Aws e Khazrag, mentre in Makkah l'Inviato di
Dio proclama vasi Profeta e predicava l'Islam, sei anni avanti ch'egli emi-
grasse in Madìnah. Hudayr al-Katà-ib perì a Bu'àth; su di lui compose
un'elegia il poeta Khufàf b. Nudbah al-Sulami. Si chiamava Wàqim la
casa mvu-ata (utum) di Hudayr al-Katà-ib nel territorio dei banù 'Abd
al-Ashal.
Anche Usayd b. al-Hudayr fu, dopo il padre, persona eminente tra i
suoi avanti e dopo l'Isiàm: era annoverato tra gli uomini ingegnosi e di
senno: sapeva scrivere l'arabo, già prima dell'Isiàm, quando l'arte dello
scrivere era poco nota; era destro nel nuoto e nel tirar d'arco. Riunendo
in sé queste qualità aveva, come il padre, l'appellativo di perfetto (al-
kàmil), come era uso nell'età della barbarie (Saad, III, 2, pag. 135,
lin. 17-136, lin. 1) [G.].
§ 396. — Quando ritornarono a Madinah i primi convertiti all'Isiàm,
Usayd b. Huda^-r seguiva ancora la religione pagana, e si adontò che As'ad
b. Zuràrah avesse osato ospitare in casa sua il makkano Mus'ab b. 'Uma^'r
e facilitasse così la conversione di altri madinesi alla religione musulmana.
Si rivolse perciò a Sa'd b. Mu'àdz, gli fece notare il pericolo che corre-
vano per l'introduzione delle nuove dottrine, che condannavano la fede
dei loro avi, e lo invitò a prendere una qualche energica misui-a per ar-
restare il movimento. Essi erano allora i due capi più autorevoli della tribù
dei banù 'Abd al-Ashal, e Sa'd, mosso dalle parole del suo congiunto,
approvò di agire energicamente contro questi innovatori, che arrecavano
tanto turbamento in seno alla loro famiglia. Mus'ab b. 'Umayr si trovava
in quel momento insieme con As'ad b. Zuràrah, in un recinto mm-ato,
appartenente ai banù Zafar, e Usayd condusse Sa'd, che aveva presa con
sé una lancia per uccidere As'ad suo cugino, e gli indicò il luogo dove
erano convenuti i novelli musulmani a spiegare e a diffondere le nuove
dottrine. Mus'ab b. 'Umayr si accorse subito che i due uomini avevano
intenzioni poco benevole verso di lui, ma seppe abilmente calmare i loro
4il. 56
§§ a!)iw5!)8. 20. a. H.
20. a. H. sospetti o invitarli in tono cortese a udire quello che egli aveva da dimo-
Usayd b Hu- «traro, piiiiia di condannare lui e i suoi proseliti: Sa'd e Usayd accetta-
dayr.i vono di attendere e di sentire, e il risultato delle eloquenti e affascinanti
paiole di Mus'ab fu di convertire anche questi due uomini alla nuova fede
(T a bari. I. 1214-1215).
Morì nel mese di Sa'bàu del 20. H. (T a bari, I, 2595, lin. 12).
§ 397. — (a) (al-AVaqidi, da Ibràhìm b. Ismà'il b. abi Habibali, da
Wàqid b. Ann- b. Sa'd b. Mu'àdz). Usayd b. al-HudajT e Sa'd b. Mu'adz
si professarono Musulmani nelle mani di Mus'ab b. 'Umayr al-'Abdari nel
medesimo giorno, ma Usayd un po' prima di Sa'd. Dal secondo convegno
di al-'Aqabah — dove, come attestano concordemente i tradizionisti, as-
sistè Usayd con i 70 Ansar e qualcuno dei dodici naqib — Mus'ab aveva
preceduto gli altri nel ritorno a Madinah per predicare l'Islani, insegnando
il Qur-àn o istruendo nella^ religione.
Usayd fu poi dal Profeta congiunto in fratellanza con Zayd b. Hà-
ritjiah. Egli non fu presente a Badr, essendo rimasto indietro con altri
dei maggiori Compagni e n u q a b a , giacché non pensavano che l' Inviato
di Dio vi avrebbe incontrato insidie e battaglia (Saad, III, 2, pag. 136,
lin. 8-22) [G.].
(6) Quando Maometto tornò da Badr, Usavd gli mosse incontro e si
scusò della sua assenza da un luogo, dove aveva creduto andasse incontro
a una caravana, non ad un nemico. Il Profeta gli rispose: « Tu hai detto
«il vero» (Saad, III, 2, pag, 136, lin. 23-28) [G.].
(e) (al-Wàqidi senza isn ad). Usayd prese parte a Uhud, e vi riportò
sette ferite: tuttavia stette saldo accanto all'Inviato di Dio, finché accor-
sero i Musulmani. Partecipò poi all'assedio di Madinah e a tutti gli altri
fatti d'arme col Profeta, di cui fu tra i più eminenti Compagni (Saad,
III, 2, pag. 130, lin. 28-137, lin. 2) [G.];
(d) tanto che Maometto avrebbe detto di lui: « Eccellente uomo Usayd
«b. al-Hudayr! » (Saad, III, 2, pag. 137, lin. 2-6) [G.].
(e) (Yazid b. Hàrùn e Afifàn b. Muslim e Sula^màn b. Harb, da Ham-
màd b. Salimah, da Thàbit al-Bunàni, da ibn Màlik). Usayd b. al-Hudayf
e 'Abbàd b. Bisr stettero a conversare con l'Inviato di Dio in una notte
buia e tenebrosa; e quando si partirono (da lui), diedero luce i bastoni di
entrambi, ed essi camminarono nella luce; poi, quando le loro vie diver-
sero, continuò a dar luce ad ognuno di essi due il suo bastone, e ciascuno
camminò nella sua luce (Saad, III, 3, pag. 137, lin. 6-11) [G.].
§ 398. — (a) (al-Fadl b. Dukayn, da Sufyàn b. 'Uya}nah, da Hisàm
b. 'Urwah, da suo padre ['Urwahj; e 'Abdallah b. Maslamah b. Qa'nab al-
44-2.
20. a. H.
§§ 398, 399.
Hàrithi, e Khàlid b. Mukhallad, da Sulaymàn b. Bilàl, da Yahya b. Sa'id, 20. a. h.
da Basir b. Yasàr). Usayd b. al-Hudayi" dirigeva la preghiera della sua usayd b. Hu-
gente, e, poiché era sofferente (delle ferite riportate), pregava con essi se- ^^y-1
duto. Sulaymàn b. Bilàl aggiunge che, dietro di lui, (anche gli altri) pre-
ga van seduti (Sa ad, IIL 2, pag. 137, lin. 11-16) [G.].
(b) (al-Wàqidi, da Ibràhim b. Ismà'il b. abi Habibah, dai su(»i compagni;
al-Wàqidi, da Muh. b. Salili e Zakariyj-à b. Zayd, da 'Abdallah b. abi
Sufyàn, da Mahmud b. Labid). Usayd morì nello Sa'bàn del 20. a. H.,
e 'limar b. al-Khattàb lo portò tra i due sostegni (o braccia della bara?
al,-'amuday n) dei banù 'Abd al-Ashal, finché lo depose in al-Baqi', e
colà recitò su di lui le preghiere (Saad, III, 2. pag. 137, lin. 16-21) [G.].
(e) (Khàlid b. Mukhallad al-Bagali, da 'Abdallah b. 'Umar, da Nàfi', da
ibn 'Umar). Quando Usayd morì lasciò 4000 dirham di debito. Or i suoi
beni davan la rendita di 1000 dirham annui. I creditori volevano ven-
derli; ma 'Umar b. al-Khattàb, informato della cosa, propose loro di ri-
scuoter per quattro anni 1000 dirham e così soddisfarsi per intero. Essi
accettarono, e diedero dilazione (Saad, III, 2, pàg. 137, lin. 21-26) [G.].
Su Usaj'd vedi anche Dzahabi Paris, I, fol. 184,r.-134,v.; Hagar,
I, 92-94, n. 182; Gawzi. I, fol. 59, v., dove é detto che morì nello Sa'bàn
del 20. H. : H i s a m Indi e e , pag. 226 ; B a 1 à dz u r i Indice; A th i r , II,
444: Yàqut, I, 670; II, 6; T a bari, I, 2595, lin. 12-13.
Muir, II, 218: III, 247; al-Isti'àb. 27, n. 6: Hagar Tahdzib,
I, 347, n. 633: Dzahabi Tagrid, I, 22, n. 179; Sprenger, I, 411;
III, 111, 212, 213; Aìinali, Indice, volumi I e IL
umm Waraqah bint al-Hàrith.
§ 399. — umm Waraqah bint al-Hàrith si convertì all'Islam nelle
mani stesse del Profeta, e si occupò di raccogliere il Qur"àn, sicché il
Profeta le diede ordine di fare da imam alla gente della sua casa (dar).
Altri la chiamano umm Waraqah bint 'Abdallah b. al-Hàrith b. 'Umayr al-
Ansàriyyah. Seguì Maometto nella spedizioiie di Badr e curò i feriti ed
i malati (G-awzi, I, fol. 62,v.-63,r.).
Alcuni la chiamano umm Waraqah bint Nawfal, ed era chiamata al-
Sahidah. Da- lei tramandò tradizioni 'Abd al-rahmàn b. Khallàd, tradizioni
conservate nei S u n a n di a b ù Dà w u d . Un suo gh u 1 à m la tormentò
(ghammahà, la coprì?) con una qatifah (? veste di seta?) ed il Califfo
'Umar la fece crocifiggere (! ?) (Dzahabi Tagrid, II, 355, n. 4118).
al-Isti'àb, 806, n. 3584. Accompagnò il Profeta nella spedizione
per curare i feriti ed i malati. Fu assassinata da uno schiavo e da una
413.
M ;{99-4i>2. ^U. 3.. H.
20. a. H. schiava di sua proprietà, ed il Califfo fatti arrestare i due colpevoli, che
umm Waraqah volevaiio . salvarsi coii la fuga, li crocifisse entrambi. Furono i due primi
bint ai-Hàrith.i a subire quBsta pena nell'Islam. (La notizia meriterebbe conferma, perchè
la fonte non è sicura) (Hagar. IV, 98, n. 1533).
Zaynab bint Gahs.
§ 400. — (a) Zaynab bint ó-ahs b. Ri ab b. Ya'mar b. Sabrah b. Hurrah
al-Asadiyyah, degli Asad Khuzaymah, sorella di abù Ahmad e di Habbah:
ebbe a madre Umayyah bint al-Muttalib b. Hàsim. Diventò moglie del
Profeta quando aveva 35 anni; nel 3. a. H., o 4., o 5. H.: l'anno 4. H. è
la data più probabilmente vera. Prima ossa era appartenuta a Zayd b.
Hàrithah, il cliente del Profeta. Mori nel 20. H.; alcuni pongono la morte
nel 21. H. (Dzahabi Paris, I, fol. 134,v.-136,r.).
(b) Per causa sua fu rivelato il versetto sul velo alle donne. Essa amava
vantarsi e diceva alle sue compagne: « I vostri mariti vengono dalle vo-
« stre famiglie, ma il mio marito è Allah da sopra sette cieli » ; morì in
età di 53 anni (Grawzi, I, fol. 60,v.-61,r.).
(e) Zaynab fu calata nella tomba da Usàmah b. Zayd e dal suo nipote
Muhammad b. Abdallah b. Grahs (Athir, II, 444).
§ 401. — (Yazìd b. Hàrùn, da Muh. b. 'Amr, da Yazìd b. Khusayfah,
da 'Abdallah b. Ràfi', da Barzah bint Ràfi'). Quando fu fatta la divisione
delle pensioni ('atà") dal Califfo 'Umar, questi mandò a Zaynab bint Gfahs
quel che le spettava; la quale, vedendolo portar da lei, disse: « Dio per-
« doni a 'Umar! Altra delle mie sorelle ha più forza e salute per spartir
« questa somma ». Le fu detto: « Ma è tutta tua! ». — « Lode a Dio! », ella
esclamò allora; e poi che si fu coperta con un abito (thawb), disse: « Ver-
« satelo e gettateci sopra un panno ». Si rivolse quindi a Barzah: « Cac-
« ciavi la mano, prendine una manciata e portala ai tali », che eran suoi
parenti ed orfani. Continuò così a dividere, finché ne restò un resto sotto
il panno. Allora Barzah bint Ràfi': « Dio ti perdoni », le disse, « o Madre
« dei credenti, per Dio! A questo abbiam diritto noi ». — « A voi quel
« ch'è rimasto sotto il panno ». Scopertolo vi si trovò 85 dirham. Quindi
Zaynab alzò le mani al cielo e disse: « O mio Dio! fra un altro anno non
« mi raggiungerà altra distribuzione di 'Umar ». E così fu, che ella morì
nel primo anno dalla distribuzione delle pensioni (ossia il 20. H. : Saad,
III, 1, pag. 216, lin. 20-217, lin. 3).
§ 402. — (a) (al-Wàqidi, da 'Amr b. 'Uthmàn al-Grahsi, da suo padre
[Ut^màn al-Grahsi]). Il Profeta venne a Madinah, e tra gli Emigrati che
lo accompagnarono era Zaynab bint Grahs, donna di belle forme, cui l'In-
f
444.
20. a. H. §§ 402, 403.
viato di Dio richiese la mano per Zayd b. Hàrithah. Ella disse che lo 20. a. h.
sposo non era di suo gradimento, a lei vedova d'un Quraysita. Ma Mao- zaynab bint
metto dichiarò che egli approvava 1' unione, e Zaynab lo sposò (S a a d , óahs.]
Vili, 71, lin. 12-19) [G.].
(6) Come e in quale occasione il Profeta s'innamorasse di lei e come
permettesse al suo devoto Zayd di ripudiarla, per poi sposarla egli stesso,
dopo una particolare rivelazione divina [XXXIII, 31-36], è narrato negli
Annali, 5. a. H., § 20. ibn Sa'd descrive l'evento con molteplici tradizioni
(pag. 71-76), tra cui ne scegliamo alcune: Zaj'nab gradi immensamente
l'ambita unione, e ne fa orgogliosa, specialmente per la singolare rivela-
zione che l'aveva autorizzata, e per la quale vantavasi poi presso le altre
donne di Maometto di essere stata a lui sposata non già da genitori o
parenti, ma da Dio stesso, «dall'alto dei sette cieli» (pag. 73, lin. 17;
75, lin. 8) [G.].
§ 403. — (a) Passato il periodo di 'iddah, Maometto incaricò lo
stesso suo figlio adottivo Zayd di richiedere' per lui la bella Zaynab e la
sposò, festeggiando le nozze con un solenne banchetto di carne e pane,
nel quale una semplice pietanza, hays, fatta con datteri e burro, e pre-
parata per i due sposi soltanto, fu miracolosamente, al tocco delle dita del
Profeta, moltiplicata, e bastò a 72 convitati, alle donne tutte di lui, e ne
avanzò. Poi, come i convitati tardavano, dopo il festino, a ritirarsi, l'im-
paziente sposo li licenziò con una nuova rivelazione [XXXIII, 51], che si
disse « il versetto della cortina », perchè stabiliva l'obbligo per i fedeli di
non parlare alle donne del Profeta se non attraverso una cortina (àyah
al-higàb) (Saad, VIII, 74-75) [G.].
(6) A proposito di Zaynab bint Gi-ahs e di una bevanda di miele, che il
Profeta bevve presso di lei, fu rivelato un altro versetto [LXVI, 1], per
rimproverare le altre mogli invidiose e pettegole, specialmente 'A'isah e
Hafsah (Saad, Vili, 76, lin. 6-13) [G.].
(e) (al-Wàqidi, da Abd al-hakìm b. 'Abdallah b. abi Farwah, da 'Abd
al-rahmàn al-A'rag nel suo maglis in Madinah). L'Inviato di Dio assegnò
a Zaynab bint Gahs in Khaybar 80 wasq di datteri e 20 di frumento,
ovvero di orzo (Saad, Vili, 76, lin. 13-16) [G.].
{d) Altre tradizioni (Saad, Vili, 76-77) riferiscono a Zaynab, anziché
a Sawdah, e con più verosimiglianza, la promessa di esser la prima delle
mogli del Profeta a raggiungerlo in Paradiso : promessa fatta da Maometto
a quella delle sue donne' che fosse «più lunga di braccio», cioè — come
poi s'interpretò — più operosa e generosa. Infatti Zaynab, che (per con-
corde testimonianza degli antichi tradizionisti) fu prima a morire, era
44.5.
§§ 4o;v405. 20. a. H.
20. a. H. donna piuttosto piccola, ma industriosa, conciava e cuciva il cuoio, ed era
[NECROLOGIO. - , ,
Zaynab bint molto olemo.smiera.
óahs.ì I 404. — (a) (al-AVaqidi, da 'Abdallah b. 'Umar, da Yah3-a b. Sa'id,
da al-Qàsim b. Muli.). Quando Zaj'nab fu presso a morire, disse: « Io ho
« prepai'ato il mio lenzuolo. Forse Umar ne manderà un altro: datene via
«uno per carità; e quando m'avrete calata nella fossa, date via anche la
«mia cintura «. K così fecero (Saad, Vili, 77, liu. 8-12) [G.].
(b) (al-Wàqidi, da abfi Bakr b. 'Abdallah b. abi Sabrah, da Yazid h.
"Abdallah b. al-llàdi, da Muli. b. Ibràhim b. al-Hàrit-h al-Taymi). Zaynab
raccomandò morendo di esser deposta sul sarìr (bara) dell'Inviato di Dio.
sul quale si collocava il n a' s (feretro?). Prima di lei vi era stato deposto
abu Bakr. e dopo di lei vi fu deposta ogni donna che mori.sse, fino a
Marwàn b. al-Hakam, il quale stabili che solo gli uomini illustri godessero
di questo privilegio, e strappò le coltri funerarie adoperate in Madìnah
per adagiarvi i morti (Saad, VIII, 77, Un. 12-18) [G.J.
(e) (al-Wàqidi, da Sàlih b. Khawwàt, da Muli. b. Ka'b). La pensione
('atà') di Zaynab bint G-ahs era di 12,000 dirham, ma non ne godè che
un anno solo. Quando le fu portata: « Mio Dio! » ella disse, «un'altra volta
«questo denaro non mi i-itroverà più: esso è corruzione (fitnah) ». Poi
lo divise tra i parenti suoi e persone bisognose. Il Califfo 'Umar, quando
ne fu informato, mandò altri 1000 dirham alla mirabile donna; la quale
ne fece il medesimo uso (Saad, Vili, 78, lin. 5-11) [G.].
(d) (al-Wàqidi, da Musa b. Muh. b. 'Abd al-rahmàn, da suo padre [Muli,
b. 'Abd al-rahmàn],- da 'Amrah bint 'Abd al-rahmàn). 'Umar mandò dai
magazzini ideilo Stato?) cinque scelte vesti perchè se ne rivestisse il ca-
davere di Zaynab bint Grahs, e la sorella di lei Hamanah diede per ele-
mosina il lenzuolo che Zaynab aveva da sé preparato per suo sudario. Alla
morte di Zaynab, 'A-isah disse: « Abbiam perduto una degna d' (ogni)
« elogio e rimpianto, una mediatrice (? mifra') degli orfani e degl'indi-
« genti» (Saad, Vili, 78, lin. 11-16) [G.].
§ 405. — (a) (al-Wàqidi, da abù Bakr b. Abdallah b. abi Sabrah, da
abù Musa, da ibn Ka'b). (Morendo) Zajniab raccomandò di non essere ac-
compagnata col fuoco (degli incensieri). Le fu scavata la fossa in al-
B a q i ' presso Dar ' A q i 1, fra questa e la D à r ibn a 1 - H a n a f i y y a h. Fu
portato il latte da Sumaynah e messo presso il suo sepolcro, in un giorno
d'estate (Saad, Vili, 77, lin. 18-21) [G.].
(b) Sulla fossa, per il gran caldo della giornata, fa teso uno schermo,
od ombrello, simile a una tenda di fustagrro (fustàt); e fu la prima volta
446.
20. a. H. §§ 4(j5, 40G.
che ciò si facesse. 'Uthman fece poi altrettanto quando morì al-Hakam 20. a. H.
b. abi-l-'Às (Saad, Vili, 80, lin. G-20). ''^Za^n^a^b'^'b^ni
(e) ibn Sa'd riporta molte tradizioni (Vili, 78-81) e riferisce molti parti- óahè.]
colari intorno al funerale di Zajaiab. Fu. per proposta di bint 'Uma3^s,
adottato per la prima volta l'uso die avevano gii Abissini nelle esequie
delle loro donne,- di coprire cioè il cadavere sulla bara con una coltre o
thawb; così poterono prender parte all'accompagnamento, come prima si
faceva, tutti quanti, uomini e donne egualmente, non soltanto i parenti
della defunta, come da principio il Califfo aveva ordinato. Per consiglio
delle altre vedove del Profeta, che 'Umar fece espressamente consultare,
si stabilì che solo gl'intimi parenti (quelli a cui era lecito in vita di en-
trare da Zaynab o vederla a viso scoperto?) potessero però discendere nel
sepolcro e posar (nudo?) nella terra il corpo di Zaynab: uflScio che 'Umar
avrebbe desiderato di compier lui stesso. 'Umar precedette il corteo fu-
nebre, e recitò le preghiere sulla tomba, pronunziando quattro takbir.
§ 406. — (a) (al-Wàqidi, da Musa b. 'Imràn b. 'Abdallah b. 'Abd al-rah-
man b. ahi Bakr al-Siddiq, da 'Asim b. 'Ubaydallah b. 'Abdallah b. 'Amis
b. Eabi'ah). Recitate le preghiere mortuarie sull'orlo della fossa, all'ombra
del riparo teso, insieme col cieco abù Ahmad b. Ualis e i maggiori Com-
pagni. 'Umar ordinò a Muli. b. 'Abdallah b. (xalis. a Usàmah, ad* 'Abdallah
b. abi Ahmad b. Grahìs, e a Muh. b. Talhah b. Ubaydallah, figlio di Ha-
manah, sorella dell'estinta, di calar nella fossa il cadavere di Zaynab (Saad,
Vili, 80, lin. 26; 87, lin. 6) [G.].
Cfr. anche T a bari, I, 2595, lin. 12-1 a.
(6) (al-Waqidi. da 'Umar b, 'Uthman b. 'Abdallah al-Grah.si, da suo
padre ['Uthman h. 'Abdallah], ed altri isnàd). L'Inviato di Dio sposò
Zaynab bint al-Gahs al novilunio del Dzù-1-Qa'dah del 5. a. H. quando ella
aveva 35 anni, al ritorno dalla spedizione di al-Muraysì', o poco di poi
(Saad, VIII, 81, lin. 6-9, 9-13, 13-15) [G.].
(e) Zaynab aveva circa 30 anni quando fece la Higrah, e mori
nell'anno 20. H., cinquantenne (Saad, Vili, 81, 82) [G.j.
(d) Stando alla confessione di 'A"i.sah, interrogata da 'Urwah, le donne
più fi-equentate dal Profeta e a lui più dilette — « dopo di me » — erano
umm Salamah e Zaynab bint Gahs, donna pia e rifugio dei poveri.
(e) (al-Wàqidi, da 'Umar b. 'Uthman b. 'Abdallah al-Gahs). Di tutti gli
averi di Zaynab, ch'ella aveva adibiti ad elemosine, non rimase che la
casa, la quale fu comprata per 50,000 dirham da al-Walìd b. 'Abd al-
malik, quando demolì la moschea (Saad, Vili, 81, lin. 15-19) [G.].
4-17.
§ 406. 20. a. H.
20. a. H. Per altre fonti su Zaynab bint (rahs vedi Qutaybah, 276, lin. 4-6;
''^z"°Ì'b°'b°nt" Nawawi, 841-843; Tabari, III, 2147-2149; Aghàni, Index, 36B;
éahs.i Hagar, IV, 600-603, n. 467; al-Isti'àb, 753, n. 3318; Dzahabi Ta-
grid, II, 286, n. 3274; Hagar Tahdzìb, XII, 420, n. 2801; Muir,
II, 109; III, 228, 230; IV, 114, 144, 161; Sprangar, I, 400, 403; III,
76, 331; Mahàsin, I, 83.
448.
21. a. H.
IO dicembre ©4:1 — 2Q novembre 642
57
< S d à^ S a S S d fl J i S S S o g.5 i I
Ì9dB<3SBasc^^'Sàd9dB,c'§ad«dB^5adsda.^°^Bssdc^
-«m^.c«t-x»o«2232S!::2E2SS?iSS5;!SSSSSS""'""°®''*"SS222£S!:;222SSS?ì3agiS?iSS
^
-■3B3edg^SòSfedg4ÌàSSdg^lBSiSdg.2ÌgSSdg-2Ì-gS»dg^Ìó3edfl^|B
ì.§ » B a-a? 2^5 a a-a? s^5 a a-aS s^5 a a-a? s^s a a-a? s^ s a a-a? iSs a a-aS s^5 a a-ag ^-§5
co-.u:»t-»»o;2223'52t:£2aS!gSaSSSSSSS'^''"'"°'*'~**S32i33SS';:S2Ssas3SI!aSSS?iS
■31 i|
« o
a -a
g^aàlÌadg.a§BS«dg-c§àt3sdB^aà3SdB^§BSsdB.caàd«dg.°§BS9dg.^ÌB§sdB
CS'a.28Ba>S'C5aBM>-«-3£BB!«frS'oSaSM!»S'35BB6e^«'C"BBS*C«'O.SBB!iI)>«i'Oi;BBM>
a
H
01
in
o
. a ,
.<;«l-xo>o-.g«32g^;05»g-gjgg.j<3ggaogg-(MM«u5®c-x»o-2^3S2SS2SSSSSISSSSSSS''*'
s
, w
«
•00
•5-6S!*>i-35££u>SS-3-S5!!I)>S'3SS66Cl>«'tì°6Su>"'3XgE6J3>aTJ-E5M^«'SXaCM>»iT3-C
■^«'»2:32232S5SSSS?'.SSl§SSSS8'^'''='"'*'"""°"-2SS23SSEi22S53SSSlSSaS§8S-'''""'
-"""'"°«^*«=2:5223SSS228S?!gSaSSaSSS''''"'""'°'''"*'"23223S2522S5>§3S3aS?iSSS
8'
d S'^§ a«3fedfl*§flsod5^§a«odc^§aaSda^Ea'Sfedg^Sflgfeòg.5Éaa»dg^|gsSdB^
tj)t>S'3-aSM>«Ti5aSM>°^5ESMt>«^^SSM>«'35ESa>«-a^SBiai!.S^^E6MP-S'3-aaa>»
s
■S §■ 'È.
t-»oiO'-oi«"*iC!Dr-»3:p'--i5i»-^<ncpt-X'-«Mm-rfi5-x!t-xo;oi--«co-^ic:ot-xo:o»HOicc-^L3xi£:
is-o-a
O tì a> 6 5-^
! S '3 ? d S-2 § a a
i 6 g s S
aj= a a d I d a^ H a tì S d a^
3 S *
o g 3
(5 tS " i.
2=l22322222g53SSSo5?5S?i§gS'-''«'"=»'-*»2S323S2S22S?3SS5SIS8SS?5S5'"''"'"'''°
-<MMH.fflcot-xo>o-Hj,m22SS22SS?3Ss!!S^SSSS'^"""*'-'"°'^*°'2sa22S2S2283?ì?ì3SSSi?i8
450.
21. a. H.
IRAQ. — Governo di Ammàr b. Yasir in al-Kufah, e nomina di al-
Mughirah b. Su bah.
§ 1. — La nomina di 'Ammàr b. Yàsir e la deposizione di Sa'd b.
abì Waqqàs, secondo l'ottima autorità di al- Wàqidi, vanno messe nel 21. H.,
come attesta la seguente tradizione. La notizia è importante, perchè costi-
tuisce un punto fermo nella incerta cronologia di questo periodo. — La
deposizione di 'Ammàr e la successione di al-Mughii-ah a lui, raccontata
qui appresso come avvenuta poco dopo la nomina di 'Ammàr, apparten-
gono probabilmente all'anno seguente.
Sulla deposizione di Sa'd b. abi Waqqàs e le ragioni di essa abbiamo
già dato varie tradizioni e schiarimenti in un passo precedente. Cfi-. 20. a. H.,
1 e segg.
§ 2. — (al- Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 21. H. il Califfo 'Umar
nominò 'Ammàr b. Yàsir governatore di al-Kùfah, dandogli come colleghi
ibn Mas'ùd, che doveva fungere da cassiere ('ala bayt al-màl), e 'Uth-
màn b. Hunayf, il quale doveva sopraintendere alla misura dei terreni
("ala misàhah). Gli abitanti di al-Kùfah incominciarono ben presto a la-
gnarsi del nuovo governatore, il quale allora offerse le sue dimissioni al
Califfo. Di quei giorni si trovava in Madìnah Grubayr b. Mut'im senza oc-
cupazione, ed 'Umar decise di affidare a lui la carica di governatore di al-
Kùfah, ma gli ordinò intanto di non parlarne con alcuno. al-Mughirah b.
Su'bah, che pure si trovava in Madinah, essendo venuto a sapere che Gu-
bayr b. Mut'im era stato in segreto colloquio con il Califfo, e sospettando
che questi gli avesse conferito il governo di al-Kùfah, decise di scoprire di
4.51.
§§ 2, 8. ^1.3.. H.
21. a. H. che cosa si fosse trattato; si rivolse perciò alla propria moglie e le disse di
di •Ammàr°b*Yà° recarsi a far visita alla moglie di (jubayr b. Mut'im e scoprire da lei che
sir in ai-Kufah, cosa fosse avveiiuto, otfrendole in dono provviste da viaggio (era questo un
e nomina di al- , • • ■ • -, • • \ /^ <
Mughirah b Su'- uiodo per scoprire se si accingevano a compiere un lungo viaggio). Cosi
bah.] fu fatto, e la moglie di Gubayr, dopo aver manifestato qualche sorpresa
per l'insolita offerta, si confuse e commise l'imprudenza di accettare il
dono. Da ciò al-Mughirah fu pronto ad arguire che Grubayr dovesse fi-a poco
partire, perchè destinato dal Califfo al governo vacante di al-Kùfah: al-
lora andò direttamente da 'Umar per complimentarlo sulla scelta di Gru-
bayr quale governatore di al-Kùfah. Umar fu tanto irritato da ciò che
egli considerava come un' indiscrezione commessa da Grubayr, contraria-
mente ai suoi ordini, che gli tolse la nomina e conferì ad al-Mughìrah b.
Su' bah il governo di al-Kùfah. al-Mughìrah ritenne quel posto fin tanto
che visse "Umar (T a bari. I, 2645-2646).
Cfr. Khaldùn, II, App., 118; Atjaìr, III, 15, il quale aggiunge che
altri pospongono questo evento sino al 22, H.; Dzahabi Paris, I, fol. 136,r.;
Gawzi, I, fol. 63,r.-64,r.; Mahàsin, I, 84, lin. 8-12.
Sulle funzioni speciali che spettarono ad 'Uthmàn b. Huna3'f per ac-
certare il reddito delle imposte nella Babilonide (al-' Iraq) avremo a ritor-
nare sotto l'anno 23. H., discori'endo della sistemazione fiscale del novello
impero.
§ 3. — (al-Ya'qùbi). Dopo che Sa'd b. abì Waqqàs ebbe fatta la sua
dimora in al-Kùfah, delimitati i terreni tra le tribù, costruite le case ed
i quartieri, gii abitanti di al-Kùfah incominciarono a lagnarsi di Sa'd b.
abì Waqqàs, accusandolo che non compiesse bene le preghiere (cfi\ 20. a. H.,
§§ 1 e segg.). Il Califfo allora lo depose, e Sa'd pregò Dio che in avve-
nire non concedesse mai ai Kufani un governatore a loro piacente, né mai
un governatore rimanesse di loro soddisfatto. Al posto di Sa'd il Califfo
nominò 'Ammàr b. Yàsir... (lacuna)..., e poi si presentò al Califfo una
commissione di Kufani, ai quali il Califfo chiese come avessero lasciato
'Ammàr b. Yàsir, il loro governatore. « Musulmano debole », gli risposero.
Allora 'Umar depose anche lui e mandò in sua vece Grubayr b. Mut'im:
al quale però tessè un inganno al-Mughirah, e gli fece la spia presso 'Umar,
aggiungendo: « Nomina me governatore, o Principe dei Credenti! ». Ed
Umar: « Ma tu sei uomo libertino e corrotto (fàsiq)! ». A cui al-Mu-
ghìrah rispose: « La mia immoralità è cosa che riguarda me personalmente,
« a te possono solo importare le mie qualità sufficienti (idoneità) per la carica
« ed il mio carattere maschio » (versione incerta). Ed 'Umar lo nominò
governatore di al-Kùfah. Più tardi il Califfo interrogò i Kufani sul conto
45-2.
21. a. H.
4.
di al-Mughirah. ed essi gli risposero: « Tu conosci meglio di noi e lui e
«la sua immoralità ». E allora Umar esclamò: «O gente di al-Kùfah! Se
« vi do un governatore che è musulmano timoroso, dite che è debole, se
« ve ne do uno che è peccatore, allora dite che è immorale ». E si dice
che dopo questo rimandò (ad al-Kufah) Sa'd b. abì Waqqàs (Ya'qùbi,
II, 177-178).
§ 4. — yi rammenti che soli quattro anni prima (cfi-. 17. a. H., §§ 55
e segg\) al-Mughirah b. Su' bah era stato destituito dal governo di al-Basrah
per gravi mancanze commesse contro il buon costume. Se ora venne cosi
facilmente rimesso da 'Umar al governo di una provincia tanto importante
quanto quella di al-Kufah, superiore a quella di al-Basrah, è probabile che
il Califfo riconoscesse nelle accuse lanciate contro al-Mughirah molta esa-
gerazione partigiana. L'avere poi al-Mughirah tenuto il governo di al-Kùfah
senza contrasti per circa quattro anni è argomento in favore della sua ca-
pacità ed intelligenza (sembra, per esempio, che egli conoscesse e parlasse il
persiano; cfr. §§ 30, nota 1, 42, nota 2). La tradizione ha riconosciuto larga-
mente i meriti dell'intelligenza eccezionale di al-Mughìrah, e quindi ha
introdotto il suo nome dovunque si voleva, nella narrazione, presentare
un fecondo oratore arabo, dimentica dei vizi pagani dell'uomo. Così, per
esemjjio, egli è messo tra gii oratori arabi alla vigilia di Nihàwand (cfr. più
avanti § 42), ma ciò è molto improbabile. E piìi verosimile, ed in accordo
con le precedenti tradizioni, che al-Mughìrah fosse rimasto in Madìnah in
attesa di carpire un qualche lucroso posto di governatore. — Nelle tradizioni
sullo scandalo di al-Basrah vi è molta animosità partigiana. — Rammen-
tiamoci elle al-Mughirah era nativo di al-Tà'if (cfr. 8, a. H., §§ 146, 149;
9. a. H., § 158). che ha dato tanti uomini di valore alla causa dell'Isiàm,
ma i Thaqif di al-Tà"if furono caratteri energici e poco scrupolosi: la tra-
dizione, come vedremo, li ha presi in odio.
V è però un altro fatto importante da osservare. 'Umar nella scelta
dei suoi governatori segue norme molto singolari. Grubayr b. Mut'im, che,
se la moglie avesse avuto più accortezza, sarebbe stato governatore di al-
Kùfah, era uno dei più antichi e accaniti nemici di Maometto (cfr. Intr.,
§ 645; 1. a. H., § 17, n. 6; 2. a. H., § 80, nota 1, n. 3; 3. a. H., §§ 14,
15, 61). Lo stesso 'Ammàr b. Yàsir, sebbene antico musulmano, era persona
senza importanza, schiavo in origine e uomo di poca intelligenza. Infine
al-Mughìrah, lo sapj)iamo, non era uno stinco di santo. — È costante quindi
in 'Umar la condotta di escludere gli antichi Muhàgirùn da ogni parte-
cipazione al potere. In essi 'Umar vedeva nemici personali, e forse anche
uomini pericolosi per V integrità dello Stato islamico.
21. a. H.
'IRAQ. - Governo
di 'Ammàr b. Yà-
sir in al-Kufah,
e nomina di al-
Mughìrah b.Su-
bah.ì
453.
s"^ 21. a. H.
21. a. H. IRÀQ-KHUZISTÀN. — La conquista definitiva del KhOzìstàn e la
•IRAQ-KHUZI- j. m *
STÀN. -la con- P^esa di Tustap.
quista definitiva § 5, — Di.sconondo della cronologia di questa parte «Ielle conquiste
del Khùzistàn e , m i.- • ■ • / <■ i r- tt <.f. or> \ ■,■
la p7esa di Tu- àvahe nell altipiano iranico, osservammo (etr. li. a. H., §§ 89 e segg.), di
s'ar.j accordo con il Wellhausen, come la conquista della regione si svolgesse len-
tamente e con molte difficoltà, e che il merito principale di tutte le vit-
torie spettasse ad abù Musa al-As'ari. L'ultimo atto del dramma, la scena
tinaie della conquista fu la caduta di Tustar e la cattura di al-Hurmuzàn:
su questo evento i cronisti arabi, confusi dalle tante notizie contradittorie
e privi della guida di una sicura cronologia, non ci hanno dato una precisa
indicazione cronologica. Se però tacciono sull'anno, siccome tutte le fonti
sono d'accordo nell' affermare che Ammàr b. Yàsir vi prendesse parte qual
governatore di al-Kùfah, venuto in soccorso di abù Musa e delle genti di
al-Basrah, ne segue che la presa di Tustar debba mettersi dopo la desti-
tuzione di Sa'd b. abi Waqqàs e prima della battaglia di Nihàwand. Ciò
pone sicuramente la presa di Tustar nel 21. H., forse mentre altre schiere
di al-Kùfah si preparavano a partire per l'altipiano iranico alla vigilia di
Nihàwand.
La presa di Tustar e la prigionia di al-Hurmuzàn segnano la fine della
lunga campagna con cui gii Arabi di al-Basrali, sotto abù Musa al-As'ari,
conquistarono il Khùzistàn. Forse qualche parte minore della regione ri-
mase ancora ad essere debellata, ma fu poca cosa : il dominio arabo era
arrivato oramai anche da questo canto sino alle pendici dell'altipiano ira-
nico. D'ora innanzi del Khùzistàn non si fa più parola, e sotto il succes-
sore di 'Umar, 'Uthmàn, dal 23. al 29. H., abbiamo vaghe e confuse notizie
di guerre e ribellioni nel Fàris : dove gii Arabi vennero a cozzare contro
r ostacolo più resistente alla loro avanzata vittoriosa verso oriente. — De-
vesi però riconoscere che anche nel Khùzistàn gii Arabi incontrarono
una viva resistenza, che fa nobile contrasto con l'infelicità della cam-
pagna della Babilonide. In questa regione i Persiani sentivansi però in
terra straniera, ed i contadini, per lo più cristiani arameo-semiti, simpa-
tizzavano con gli Arabi: invece nel Khùzistàn e nel Fàris i Persiani difen-
devano terra nativa, e perciò la contesero palmo a palmo con gli Arabi.
Dalle tradizioni che seguono non si può dire con sicui'ezza in quale
ordine avvenisse la sottomissione delle varie città del Khùzistàn. Da
una tradizione data prima (cfr. 17. a. H., § 97), si dovrebbe arguire che
al-Sùs venisse assalita nei primi tempi (cfi". anche § 9), ma senza felice
risultato, perchè altra menzione di questo fatto si ritrova più avanti ai
§§ 28 e seguenti.
454,
21. a. H. §§ 5, 6.
La prima tradizione che segue (§ 6) dà il seguente ordine di precedenza: 21. à. h.
/1N 1 Al - [IRAQ-KHUZI-
(1) al-Aliwaz; stàn. - La con-
(2) Nahr Til-a; quista definitiva
,„v A, -, -, _ del Khuzistàn a
(3) Gundaysabur; i^ p-^ ^. j^_
(4) Ràmhurmuz. e star.]
(6) Tustar.
Altrove (cfi-. 17. a. H., § 97) dopo la presa di al-Aliwàz vien posta
quella di Manàdzir. Poi fu presa Nahr Tira (cfr. 17. a. H., § 94).
Nella versione del solo al-Balàdzuri abbiamo il seguente ordine dei fatti :
(1) Suq al-Ahwàz nel 17. H. (cfr. 17. a. H., §94);
(2) Manadzù- (cfr. 17. a. H., § 97);
(3) Nahr Tfra (cfr. 17. a. H., § 94);
(4) Eàmhurmuz (cfr. §.11);
(5) Surrak (cfr. § 12);
(6) Tustar (cfr. §§ 13, 15);
(7) G-undaysàbm- (cfr. §§ lo, 16);
(8) al-KalbànÌ3^yah (cfr-. § 15);
(9) al-Sus (cfr. § 17).
al-Sùs pare sia stata l'ultima città presa da abù Musa (cfr. § 17,
nota Ij; ma altre fonti aggiungono:
(10) al-Thibàn (cfr. § 18);
(11) Mihrigànqadzaq (cfr. § 20);
(12) Mah' Dzubyàn (cfr. § 21).
Secondo al-Madà-ini (cfr. § 23), aJ-Sùs fri espugnata prima di Tustar.
n fatto che Ammàr b. Yàsir fosse personalmente occupato attorno a
Tustar alla vigilia di Nihàwand, è un'altra conferma della tesi che la cam-
pagna di Nihàwand si sia svolta in modo diverso da quello descritto nelle
tradizioni, vale a dire non sia stata irua campagna organizzata ufficial-
mente con tutte le forze della provincia kufana, ma invece una sorpresa
tentata da un ardito capitano arabo.
IRÀQ-KHUZISTÀN. — Tradizioni sulla spedizione e presa di Gun-
daysabur, di Tustar e di Ràmhurmuz.
§ 6. — Secondo al-Walìd h. Hisàm al-Qahdami, abù Musa al-As'ari,
dopo aver terruinata l'impresa di al-Ahvvàz, di Nahi* Tira, di Grundaysàbùr
e di Eàmhurmuz, si avviò marciando su Tustar e si accampò dinanzi alla
porta Bàb al-Sarqi di quella città, abù Musa scrisse al Califfo chiedendo
rinforzi, ed Umar mandò ordini ad Ammàr b. Yàsir ed a Grarir b. Ab-
dallah di andargli in soccorso: Grarir, che trova vasi in Hvdwàn, partì con
455.
§§ 0-11.
21. a. H.
21. a. H.
IRÀQ-KHÙZI-
STAN. - Tradi-
zioni sulla spe-
dizione e presa
di óundaysàbùr,
di Tustar e di
Ràmhurmuz.l
mille nomini, ma qneste prime schiere non fecero impressione svigli asse-
diati, onde abn Musa tornò a chiederne altre. 'Umar dovette scrivere allora
ad ' Animar b. Yàsir ordinandogli di recarsi in peisona ad assistere abù
Musa: egli stesso mandò rinforzi da Madinah, ma alfine la città fu presa
.soltanto per tradimento di uno dei difensori (nel 21. H.?). Alla prosa di
Tustar fu ucciso al-Barà b. Màlik: il primo ad entrar nella città fu 'Ab-
dallah b. Ma'qil al-Muzani. Secondo al-Hasan, l'assedio di Tustar durò due
anni. al-Sa'bi dice ehera.ssedio durasse diciotto mesi (Dzahabi Paris,
I, fol. 133,r.-133,v., dove questi fatti sono narrati sotto l'a. 20. H.).
§ 7. — (al-Tabari, senza isnàd). Secondo alcuni la presa di al-Sus,
di Ràmhurmuz e l'invio di al-TIurmuzàn dalla città di Tustar al Califfo
Umar in Madinah avvennero nel corso dell'anno 20. II. (T a bari, I,
2669, lin. 14-16.
§ 8. — Secondo Sa-yf b. 'Umar, la presa di Tustar avvenne nell'anno
17. H., ma altri l'anticipano all'anno 16. H., ed altri infine la pongono
nel 19. H. (T ab ari, I, 2542).
§ 9. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). La presa di Ràmhurmuz, di
al-Sùs e di Tustar, e la prigionia di al-Hurmuzàn seguirono nel corso del-
l'anno 17. H. (T a bari, I, 2661, lin. 8-9).
§ 10. ^ Nell'anno 21. H. fu espugnata Tustar (Mahàsiu, I, 84,
lin. 14j.
§ 11. — (a) (al-Balàdzuri, senza isnàd). abù Musa al-As'ari concluse un
trattato con gli abitanti di Ràmhurmuz (^) : più tardi essi violarono i patti
e si ribellarono (-). Allora abù Musa, mandò contro di loro abù Maiyam al-
Hanafi, il quale li indusse ad arrendersi, con l'obbligo di pagare (annual-
mente) 800,000 dirham (Baia dz uri, 379).
(6) (Rawh b. 'Abd al-mu-min, da Ya'qùbi, da abù 'Àsini al-Ràmhur-
muzi, che contava circa cento anni), abù Musa al-As'ari fece un trattato con
la gente di Ràmhurmuz, secondo il quale la città doveva pagare (annual-
mente) sia 800,000, sia 900,000 (d i r h a m) : di poi gii abitanti mancarono
ai patti, e Ràmhurmuz fu presa d'assalto negli ultimi giorni del governo
di abù Musa in al-Basrah (Balàdzuri, 379).
Nota 1. — Ràmhurmuz, detta anticamente Ràmliurmuz Ardasir, una celebre città del Khfizistan: il
popolo per indolenza ha abbreviato il nome in Ràmuz. Attorno alla città si stendevano magnifici giar-
dini e frutteti, i più belli di tutto il Khuzistàn (Yàqut, II, 738, lin. 7-12; Meynard Dict., 254-255).
Nota 2. — Le continue insurrezioni delle città sottomesse costituirono la maggiore difficoltà in-
contrata dagli Arabi. Questi non potevano guernire tutte le città che si arrendevano, e perciò dovevan
lasciare da per tutto una larga misura di autonomia locale, contentandosi di riscuotere il tributo pat-
tuito nella resa. Quando gli abitanti non pagavano più, gli Arabi erano costretti a riprendere le armi.
Lo spirito fiero dei Persiani e la irresistibile ripugnanza a vedersi sottomessi a predoni del deserto,
erano fomite continuo di queste ribellioni parziali, che prive d'ogni unione con le altre venivan tutte
facilmente domate dagli Arabi.
456.
21. a. H.
12. 13.
8 12, — (al-Baladzun, senza isnad). abu Musa al-As ari prese Surraq 21. a. h.
,. , T • ~T T-, , ., T , ,■ , ■ • ,. ['IRAQ-KHÙZI-
alle stesse condizioni di Kamhurmuz, ma più tardi anche gli abitanti di stan. - Tradi-
(|uesta città si ribellarono, ed abù Miìsa dovè mandare contro di loro Ha- ^'o"' ^uiia spe-
1 1 1 -n 1 1 /-n 1- • • • T n ' dizione e presa
rithah b. Badr ai-Cxhudani: siccome però questi aveva poche forze a sua di Gundaysàbur,
disposizione, non riusci ad espugnarla, e la città rimase ribelle, finché venne '^'' Tustar e di
da al-Basrah Abdallah b. Amir e la prese d'assalto (-'). Allora lo stesso Hà-
rithah vi fu messo come governatore: il che suggerì ad abù-1-Aswad al-
Du-ali alcuni versi riportati nel testo di al-Balàdzuri, insieme con la
risposta, parimenti in versi, di Hàrithah (Balàdzuri, 379-380).
Cfr. Yàqut, I, 849, liu. 10 e segg.
Nota 1. — Sun-aq era uno dei distretti ikuwan di al-Ahwàz lYàqùt, 111,80, liii. 14-15; May-
nard Dict., 309-310).
Nota 2. — La notizia ha molta importanza, perchè è documento del modo disordinato, incom.
pleto, con cui si compieva la conquista arabo-musulmana. 'Abdallah b. 'Amir venne a governare la
provincia di al-Basrah soltanto nel 29. H., perciò Ràmhurmuz rimase indipendente nel mezzo del terri.
torio musulmano per otto anni, mentre gli Arabi, senza curarsi di quanto rimaneva da far dietro le
spalle, si affannavano a conquistare il Fàris. Quale prova migliore si potrebbe avere per dimostrare la
mancanza d'ordine, di unità e di piani sistematici da parte degli Arabi?*
§ 13. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). abù Musa al-As'ari si accinse ora
ad assediare la città di Tustar(^), e dacché quivi erano radunate le maggiori
schiere del nemico, scrisse al Califfo Uniar di mandargli altri rinforzi. 'Umar
scrisse allora ad 'Ammàr b. Yàsir (governatore di al-Kùfah) ordinandogli di
.soccorrere abù Musa con genti di al-Kùfah, e per effetto di questi ordini fu
mandato intanto Grarir b. Abdallah al-Bagali con altre genti in aiuto, abù
Musa ordinò ora le sue schiere, ponendo al-Barà b. Màlik, fratello di Anas
b. Màlik, al comando dell'ala dritta; Magzàh b. Thawr al-Sadùsi della sini-
stra; Anas b. Màlik a capo della cavalleria: da parte sua Ammàr b. Yàsir,
seguendo l'avanguardia mandata innanzi sotto Grarir b. 'Abdallah al-Bagali,
prepose al-Barà b. 'Azib al-Ansàri alla propria ala dritta; Hudza^fah b. al-Ya-
màn al-Absi all'ala sinistra, e Qarzah b. Ka'b al-Ansàri alla cavalleria, mentre
al-Nu'màn b. Muqarrin al-Muzani comandava la fanteria. Si venne allora ad
una grande battaglia, in cui gli abitanti di Tustar si batterono con vivo acca- ■
nimento, e le milizie, tanto di al-Basrah quanto di al-Kùfah, respinsero i Per-
siani fino alle mura della città. Dinanzi alla porta di questa al-Barà b. 'Àzib
si battè finché cadde ucciso, ma al-Hurmuzàn ed i suoi seguaci poterono
ricoverarsi entro la città, seppure in cattive condizioni. I Persiani avevan
perduto 900 uccisi e 600 prigionieri, ai quali tutti fu tagliata la testa.
al-Hurmuzàu, che dirigeva la difesa di Tustar, era nativo di Mihri-
gànqadzaf (^), ed era stato presente alla battaglia di Gralùlà-. Incominciato
ora l'assedio regolare di Tustar, uno dei Persiani rinchiusi venne nel campo
musulmano, e promise che, se gli si garantiva la sicurtà, avrebbe rivelato
457 58
§§ !:•>, 11-
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-KHUZI-
STÀN. - Tradi-
zioni sulla spe-
dizione e presa
di Gundaysàbiir,
di Tustar e di
Ràmhurmuz.l
un punto debole degli assediati. Ottenuta questa assicurazione, il persiano
al)l>raceiò l'Islam, e pose come condizione che egli e suo figlio avessero
(lii-itto ad uno stipendio, esigendo che il patto venisse messo in iscritto.
A questo acconsentì abu Musa, e con lui mandò un uomo degli Saybàn,
detto Asras b. 'Awf al-Saybàni. I due uomini guadarono il Dugayl in un
punto dove erano alcune pietre in fila nel letto del fiume, e poi entrarono
nella città, dove il persiano mostrò all'arabo al-Hurmuzàn: quindi lo ricon-
dusse al campo. Allora abù Musa scelse quaranta uomini sotto gli ordini
di Magzah b. Thawr, e li mandò innanzi, facendoli seguire (ad una certa
distanza) da altri duecento. Questo avvenne durante la notte, e la prima
schiera si avanzò guidata dal traditore persiano, il quale li fece entrare tutti
entro la città: gli Arabi uccisero le guardie, e saliti sulle mura lanciarono
tutti insieme il grido del t a k b i r . Udito questo, al-Hurmuzàn spaventato
fus'irì ricoverandosi nella cittadella, dove teneva i suoi tesori ed i suoi beni
mobili. Allo spuntar del giorno abii Musa varcò il fiume ed entrò nella città,
e tutto quello che essa conteneva cadde in suo potere. al-Hurmuzàu com-
prese che la città cadeva per tradimento, onde abbandonando ogni speranza
di resistere, mandò a chiedere ad abù Miisa l'amàn; ma abù Musa non
olielo volle concedere, se non a condizione che si rimettesse alla discrezione
assoluta del Califfo IJmar. Così fu fatto, ed il Califfo non solo lo lasciò in
vita, ma gli assegnò anche una pensione (^). Tutti gii altri difensori della
cittadella furono passati da abù Musa a fil di spada (*) (B a 1 à dz u r i , 380-
381). — Cfi-. Yàqùt, I, 849, lin. 10 e segg.
Nota 1. — Tustar, ai tempi di Yàqùt, era la città più grande del Khùzistàn: la t'orma persiana del
nome era Sustar. Attraverso la città scorre il fiume maggiore del Khùzistàn, il Nahr Tustar (Yàqùt,
I, 847-849). Cfr. anche Istakhri, Hawqal, Muqaddasi, Hamadzàni, Khurdàdzhih nei rispet-
tivi indici sotto la voce Tustar, e l'ampia descrizione in Meynard Dictiou, 135-14fi.
Nota 2. — Mihrigànqadzaq o Mihrigànqudzaq (più frequentemente con q anziché con f
per lettera finale), cioè, in persiano, «amore» o «sole» dell'anima di Qadzaq, ameno e largo di-
stretto con città e borghi presso al-Saymarah, in Media.
Cfr. Yàqùt, IV, 668; Muqsddasi, 257, 2.58, 386; Khurdàdzbih, 20, 46, ecc.; Index, 300;
Hamadzàni, 209, 210, 236; Meynard Diction, .552.
Nota 3. — Nel testo abbiamo qui la notizia, che il traditore persiano si mettesse egli stesso ad
uccidere la sua famiglia ed il suo figlio, gettando i cadaveri nel fiume, afiinchè non cadessero in mano
del nemico; ma tale notizia mi pare in contraddizione con quella precedente, in cui si dice che egli
ottenne da abù Musa la promessa di uno stipendio per se e suo figlio.
Nota 4. — Nel testo aggiungousi anche le seguenti notizie, che si riferiscono ad un momento po-
steriore: quando fu assassinato il Califfo 'Umar (nel 23. a. H.) da abù Lu'lu'ah, lo schiavo di al-Mu-
ghirah b. Su'bah, il figlio del Caliiìb, Ubaydallah b. 'Umar, sospettò che vi fosse connivenza tra al-
Hurmuzàn e l'assassino, perciò corse presso il persiano, che non sospettava di nulla, e lo uccise di
sorpresa. Vedi sotto l'annata 28. H.
§ 14. — al-Balàdzuri adduce un'altra tradizione (da abù TJbayd [al-
Qàsim b. Sallàm], da Marwàn b. Mu'àwiyah, da Humayd [al-Tawil], da
Anas b. Màlik), in cui Anas b. Màlik pretende di aver condotto al-Hur-
458.
21. a. H.
§§ 15, IG.
muzàn a Madìnah, e d'essere stato egli, mediante la sua intercessione. ?1- a- H.
colui il quale ottenne la grazia per il persiano (Balàdzuri, 381). stàn. ~ Tradi-
§ 15. — (Ishàq b. abì Isrà-il, da ibn al-Mubàrak, da ibn Grurayg, da z'oni sulla spe-
. à. 1 T-i - - -x cT • 1 1 -i . . T m , • 1 ■ dizione e presa
Atà al-lvhurasani). oi assicura che la citta di Tustar si arrese la prima ^j óundaysàbur,
volta a patti (su Ih*"), ma. poi essendosi ribellata (cfr. poc'anzi § il, «*' Tustar e di
nota 2), fu ripresa d'assalto, e questa volta gli Arabi massacrarono gli uo-
mini e ridussero schiavi le donne ed i bambini, che rimasero nelle naani dei
vincitori, finché giunse un ordine del Califfo di rimetterli in libertà.
Presa Tustar, abù Musa mosse contro Grundaysàbur ('): gli abitanti della
quale, turbati dai precedenti disastri, chiesero l'amàn e vennero a patti
con il generale arabo, ottenendo che nessuno di essi venisse o ucciso, o reso
schiavo, o spogliato dei suoi beni: si obbligarono soltanto alla consegna delle
armi. Una parte degli abitanti migi-ò aUora ad al-Kalbàniyyah : ma appresso
ad essi abù Musa mandò al-Eabi' b. Zij ad, che li uccise e s' impadi'onì di
al-Kalbàniyyah. Gli al-Asàwirah chiesero allora ed ottennero 1' a ni a n , ren-
dendosi tutti musulmani (cfi'. 17. a. H., §§ 105 e segg.). Altri sostengono
che gli al-A.sàwirah ottennero 1' a m a n prima della presa di Tustar. e par-
teciparono all'assedio di quella città (Balàdzuri, 381-382).
Cfr. anche Yàqùt, II, 131, lin. 10 e segg., il quale invece di al-Kal-
bànij'yah ha la lezione al-Kaltàniyyah: in un altro passo (lY, 299, lin. 10-12)
questo ultimo sito è descritto come un luogo giacente tra al-Sùs ed al-Say-
marah. — Cfr. Hamadzàni, 210.
Nota 1. — Gundàysàbru- era una città dei Khùzistàn fondata da Sàbùr b. Ardasir, dal quale prese
il nome. Secondo Hamzah, il nome ai-abo è una corruzione dell' antico nome persiano Bih-az-.\ndiw-
Sàfiir, che, dice quella medesima autorità, significa « meglio di Antàkiyah > (?). Era città ben fortificata,
vasta, con copiosi palmeti, campi seminati ed acqua sorgiva (Yàqfit, II, 130, lin. 6-9, e 14-15).
Cfr. Hamadzàni, IstaUiri, Hawqal. Muqaddasi. Kh urdàdzbih , nei rispettivi Indici,
s. V.: e Meynard Diction., 169-170.
§ 16. — Il geografo Yàqiit (probabilmente attingendo ai Fu t uh di
Sayf: cfr. Heer, 83j porge una versione della presa di Gundaysàbùr che
è ben diversa dalla precedente, e che per i suoi particolari, un po' singo-
lari, non merita forse molta fede. Secondo tale versione la città fu con-
quistata nel medesimo anno della battaglia di Nihàwand (nell'anno 19. H.,
aggiunge il testo, il che è errato, perchè Nihàwand fu combattuta nel
21. H.). I Musulmani avevano posto assedio alla città e la tenevano stretta
da parecchio tempo, quando un giorno all'improvviso gli abitanti aprirono
le porte, mandarono fuori gli animali al pascolo, e riaprirono i mercati
disperdendosi in tutte le direzioni. Gli Arabi non poterono capire che cosa
fosse avvenuto ed inten-ogarono gli abitanti: scoprirono così che questi
erano stati ingannati da uno schiavo per nome Maknif, nativo della città,
459. -
Ràmhurmuz.]
§§ 1«, i7.
21. a. H.
21. a. H.
IRÀQ-KHUZI-
STÀN. - Tradi-
zioni sulla spe-
dizione e presa
di óundaysàbùr,
di Tustar e di
Ràmhurmuz.l
il ijualc a\x-\;i scritto a loro dal campo mnwulmaiio offrendo l'aman se si
l'ossero arresi: il che avevan subito accettato senza esitazione; e quando
gli Arabi fecero rilevare che Muknif era uno schiavo non avente veruna
autorità, essi risposero: « Noi non riusciamo a distinguere tra voi il servo
« dal padrone ». Crii Arabi furono generosi, lasciarono in pace gli abitanti
e scrissero al Califfo chiedendo istruzioni:. egli rispose di accettare l'aman
(Yaqùt. II, 130, Un. 19 e segg.). — Cfr. anche § 31.
§ 17. — (al-Balàdzuri, senza isuàd). abù Musa al-As'ari mosse contro
al-Sus, e vi pose assedio, finché agii abitanti vennero meno le vettovaglio e
fui-ono costretti a domandare l'aman. Il m a r z u b a n non chiese F a m a n
per tutti gli abitanti, ma offrì di aprire le porte della città, se abu Musa
concedeva la sicurtà nella vita e nei beni ad ottanta persone da lui nomi-
nate, escludendo però, per isbagiio, il proprio nome dall'elenco, abù Musa
accettò, la città fu occupata dagli Arabi e le ottanta persone ebbero ciò
che fu pattuito, ma al marzubàn il generale arabo fece troncare la
testa ('■) : allo stesso tempo mandò a morte un grande numero di guerrieri,
che avevano difesa la città: i beni (di questi) furono confiscati e le loro
famiglie ridotte in schiavitù.
Si narra che abù Musa vedesse nella cittadella di al-Sùs una casa
(bayt), coperta da un velo (sitr), e quando chiese che cosa nascondesse,
gli dissero che ivi riposavano i resti del profeta Dànyàl (Daniele). Se-
condo la tradizione, Daniele fatto prigioniero (dopo la presa di Grerusa-
lemme : Yàqùt, III, 189, lin. 16) da Bukht-Nassar e deportato in Bàbil,
erasi recato in al-Sùs per richiesta degli abitanti afflitti da una grande
siccità, nella speranza che le sue preghiere avrebbero indotto Dio a mandar
la pioggia, e colà aveva cessato di vivere, abù Musa scrisse al Califfo,
chiedendo che cosa dovesse fare, ed 'limar rispose di dare sepoltura ai
resti del profeta, abù Musa deviò allora il corso del canale: nel letto pro-
fondo del medesimo scavò una fossa, ed ivi seppellì i resti di Daniele: di
poi rimise il canale nel suo corso antico (Balàdzuri, 378).
Nota 1. — al-SQs era uu paese nel Khùzistàn iu cui è la tomba del profeta Daniele. al-SCis,
dice Yàqùt, fu l'ultima città espugnata da abù Musa al-As'ari (nella sua spedizione nel JKhuzistàn ;
(Yàqùt, m, 188, lin. penult. e 189, lin. 13 e segg).
Cfr. Istakhri, Hawqal, Muqaddasi, Kh urdàdzbih, Hamadzàni nei relativi Indici; e
Meynard Diction., 326-327 con le citazioni relative alla pretesa tomba di Daniele.
Nota 2. — Un'altra tradizione (abù 'Ubayd al-Qàsim b. Sallàm, da Marwàn b. Mu'àwiyah, da
Humayd al-Tawil, da Habib, da Khàlid b. Zayd al-Muzani, cbe perdette un occhio all'assedio di al-Sùsi,
conferma l'incidente del Marzubàn, con la differenza, che invece di ottanta furono cento le persone
che ebbero la grazia, e si afferma che egli nel fare l'elenco omettesse, per dimenticanza, il proprio
nome. Quando si vide perduto, il Marzubàn offri ingenti somme ad abù Musa per la propria vita,
ma il generale arabo non gli prestò ascolto e lo fece decapitare (Balàdzuri, 378-3791.
Abbiamo trovato un episodio identico nella storia della Riddah, quando il traditore al-As'ath
b. Qays omise nello stesso modo il proprio nome (cfr. 12. a. H., §§ 79, 80). La grande somiglianza delle
s 460.
21. a. H.
17-1!).
line naiTazioni non sembra corrispondere alla verità, e fa nascere il sospetto che l' incidente, più che
un fatto reale, debba essei'e uno dei tanti temi tradizionistici, da cui lo storico dell'Islam deve stare
perpetuamente in guardia nello studio delle tradizioni islamiche (cfr. anche § 20). Nell'esporre le vicende
del califfato di 'Ali e uell'esaminare l'odio ti'adizionistico contro al-As'ath b. Qays, dimostreremo l'in-
sussistenza delle accuse di tradimento a suo i-iguardo.
§ 18. — ('Umar b. Hafs [Hafs b. 'Umar?] al-'Umari, da abù Hudzaj-fah.
da abu-1-Ashab, da abù Ragàj. al-Rabi' b. Ziyàd espugnò anche al-Thibàn
(o al-Thibyàn) per ordine eli abu Musa: più tardi la città si ribellò, e fti
riconquistata da Mangùf b. Thawr al-Sadùsi (^) (Balàdzuri, 382).
Nota 1. — Nel testo aggiungesi, che le conquiste fatte da abù Musa furono al-Sùs, Tustar e
Dawraq (Yàqut, II, 618; Meynard Dict., 241-242), tutte tre prese d'assalto. Poi si dice che 'Abdallah
b. 'Amir espugnò Sanbil e al-Zutt, gli abitanti delle quali eransi ribellati, ed eransi uniti ai Kurdi: egli
espugnò anche Aydzag (Idzag, cfr. § 25) dopo un vivo combattimento. Queste ultime notizie riferi-
sconsi però ad una età posteriore, regnante 'Uthmàn, come avremo occasione di narrare.
Appresso alle precedenti notizie al-Balàdzuri aggiunge una tradizione di al-Madà-iui, in cui si
afferma che TLàt b. Dzi-l-Harrah al-Himyari espugnò la fortezza Qal'ah Dzi-l-Ranàq, ma non si dice né
quando ciò avvenisse, né dove sorgesse questa fortezza (Balàdzuri, 382).
Né in Yàqut né in altra fonte geografica a mia conoscenza esiste menzione di Thibàn o Thibyàn.
né di Qal'ah Dzi-al-Ranàq.
§ 19. — (abù Hanifali al-Dìnawari). Allorché i Persiani profughi di
(Talùlà- giunsero a Hulwàn, il re Yazdagird partì -fuggendo, seguito dai
maggiorenti e più nobili della sua famiglia, e andò a fissarsi in Qumm e
Qàsàn(^): in questa circostanza uno dei suoi più intimi seguaci e consan-
guinei, un certo al-Hurmuzàn, zio materno di Sirwayh (nel testo Sii-ùyah,
la forma persiana) b. Kisra Abarwiz, rivolse la parola al re e gli fece osser-
vare come gli Arabi non solo minacciassero la regione intorno a Hulwàn,
ma un loro distaccamento minacciasse anche le parti di al-Ahwàz, dove
non era alcuno che li respingesse. al-Hurmu.zàn alludeva cioè alle schiere
di cavalleria comandate da abù Musa al-As'ari (che invadevano il regno
persiano dalla parte confinante con il distretto di al-Basrah). Al re che
gli chiese che parere avesse sul conto di quest'altra aggressione, al-Hm*-
muzàn rispose offrendo di andar egli in persona a ricacciare indietro gii
Arabi, se il re gii avesse dato le necessarie milizie, e promettendo di cu-
stodire quei confini e di mandare l' importo delle tasse del Fàris e di al-
Ahwàz. Yazdagird approvò molto il disegno, e gli afiìdò il comando di una
})iccola schiera d'armati (cfi*. 17. a. H., § 109).
Con questa al-Hurmuzàn si recò a Tustar, dove si adoperò a restaurare
le fortificazioni ed a raccogliere vettovaglie in previsione d'un assedio: allo
stesso tempo chiamò la gente dei dintorni sotto le armi e radunò un in-
gente numero di armati, abù Musa al-As'ari non tardò ad esserne informato
ed a mandarne quindi rapporto al Califfo 'Umar: questi comunicò ogni cosa
ad 'Ammàr b. Yàsir (governatore di al-Kùfah) ordinandogli in pari tempo
di mandare al-Nu'man b. Muqarrin con mille uomini in aiuto di abù
21. a. H.
[IRAQ-KHUZI-
STAN. - Tradi-
zioni sulla spe-
dizione e presa
di GundaysàbGr,
di Tustar e dì
Ràmhurmuz.l
461.
§19 21. a. H.
21.- a. H. Musa. 'Amniàr scrisse allora a Garir b. 'Abdallah al-Bagali, che era ri-
STÀN "^"rla^d'i- Inasto in óalfila-, di andarsi a unire con abu Musa. Grarir, lasciato 'Urwah
zìoni sulla spe- b. Qavs al-Bagali con 2000 uomini, tutti Arabi nomadi, a custodire Gra-
di TuTda^ sa bor^ 1"1^'' ^"^^^ ^°^^ ^^ rimanente a congiungersi con abii Musa. Questi però
di Tustar e di non sodisfatto dei rinforzi avuti, tornò ad insistere presso 'limar per averne
Ramhurmuz.] ^j^^. ^j^j^^j.^^ sicchè il Califfo scrisse ad 'Ammàr b. Yàsir ordinandogli di
lasciare in al-Kùfah la metà delle sue milizie .sotto Abdallah b..Mas'ùd e
di andare con l'altra a raggiungere abù Musa. Avvenuta così alfine -la riu-
nione di tante schiere, abù Musa mosse contro la città di Tustar, alla quale
pose assedio: al-Hurmuzàn rinchiuso entro le mura si difese con grande
accanimento. L'ala dritta musulmana era agli ordini di al-Barà b. Màlik.
un ft-atello di Anas b. Màlik, l'ala sinistra sotto Magzàh b. Thawr al-
Bakri: su tutte (?) le schiere (abù Musa) pose Anas b. Màlik, sulla fan-
teria Salamah b. Ragà*. Dinanzi alla città si venne ad ima grande e san-
siuinosa battaglia, in cui i Musulmani vinsero i Persiani e li ricacciarono
entro le mura della città, dove -i superstiti si fortificarono e prepararono
a difendersi. Nella battaglia perirono al-Barà b. Màlik e Magzàh b. Thawr.
mentre i Persiani perdettero mille uomini uccisi e seicento prigionieri.
A questi ultimi abù Musa fece tagliare la testa. I Musulmani rimasero
molti giorni accampati dinanzi a Tustar, proseguendo le operazioni di
assedio, ed alfine, durante ima notte, un uomo dei nobili (asràf) del
paese venne a trovare in segreto abù Musa e gli disse che, se garantiva
la sicurtà (a man) per sé, per la sua famiglia, per suo figlio e per i suoi
• beni tanto mobili che immobili, allora gli avrebbe dato modo di pren-
dei-e la città d'assalto, abù Musa accettò le condizioni e promise di con-
cedergli quanto chiedeva. Il persiano, che aveva nome Sinah, chiese che
un arabo lo accompagnasse, abù Musa invitò uno dei presenti a seguire
il persiano, facendo rilevare il periglio estremo dell'impresa e l'assenza di
(Qualsiasi garanzia, però... «se muore, il compenso è il paradiso; e se la
« impresa riesce, il vantaggio suo diviene il vantaggio di tutti i Mu.sul-
« mani ». Si offerse allora come volontario al-Asras b. 'Awf al-Saybàni, e
salutato da abù Musa con le parole: « Che Dio ti guardi! », parti con il
persiano, guadò il Dugayl, e per mezzo di un passaggio sotterraneo (sarab)
arrivò alla casa del persiano (entro la città di Tustar). Sinah gettò allora
sulle spalle di al-Asras un mantello (t a y 1 a s à n) e gii disse : « vienmi ap-
« presso come se tu fossi uno dei miei servi > ; poi si mise in giro per la
città traversandola tutta per lungo e per largo, finché arrivò al sito dove
stavano le guardie a custodia delle porte: poi proseguì finché giunse con
lui presso la porta del suo castello insieme con vari maràzibah. Aven-
462.
21. a. H.
§ 19.
dogli mostrato così ogni cosa, il persiano Sinah ricondusse al-Asras a casa,
e fattolo uscire per il sotteri-aneo, lo rimenò al campo musulmano. al-Asras
informò abù Musa di tutto quello che aveva visto e disse: «Dammi due-
« cento uomini: piomberò sulle guardie, le ucciderò e ti aprirò la porta
« della città: tu. sii pronto a prestarmi man forte con tutta la tua gente ».
abu Musa gii affidò il comando di duecento volontari, i quali seguirono
Sinah ed al-Asras, entrando nella galleria sotterranea (n a q b) e riuscendo
nella casa di Sinah, dove si prepararono alla lotta. I duecento uomini
guidati da Sinah e da al-Asras si diressero ora verso la porta della città
allo stesso momento in cui abù Miisa vi si avvicinava dal di fuori, piom-
barono sulla guardia, e lanciarono il grido convenuto, a cui risposero gii
Arabi dalFesterno. Dopo un aspro combattimento, gli Arabi entro le mura
spezzarono la serratura e spalancarono la porta ai compagni, i quali tutti
insieme irruj)pei-o nella città. al-Hurmuzàn con i maggiori suoi maràzi-
bah si rifugiò nella fortezza, che sorgeva nel centro della città. La quale
tutta, con quanto conteneva, cadde in potere dei Musulmani.
al-Hurmuzàn, rinchiuso nella cittadella, continuò a difendersi finché
ebbe viveri: quando questi gii vennero meno, chiese l'amàn. abù Musa
rispose che egli doveva arrendersi alla mercè di 'Umar, ed al-Hunnuzàn
accettò. Il persiano uscì quindi con la sua famiglia e con i suoi m a r a -
zi bah, ed abù Musa inviò tutti a Madinah dal Califfo 'limar, facendoli
accompagnare da trecento uomini comandati da Anas b. Màlik. Durante
il viaggio giunsero ad una sorgente, al-Sumaynah (in Arabia) (^), ma gli
abitanti non vollero permettere ai viaggiatori di fermai-si per timore che
inquinassero le acque: saputo però che la gente era comandata da Anas
b. Màlik non fecero più opposizione. Gli Arabi della scorta proposero ad
Anas di sporgere lagnanze al Califfo e pregarlo di allontanare quella gente
dal pozzo per punirli di quanto avevan fatto. al-IIurmuzàn disse : « Se
« il vostro intento è di farli trasferire in un sito peggiore, sarà possi-
« bile trovarlo? ». Arrivati a Madinah al-Hurmuzàn fri costretto a vestirsi
con tutti gli ornamenti e la pompa spettanti al suo grado, affinchè il Ca-
liffo vedesse la foggia di vestirsi e di ornarsi dei magnati persiani, ed in
tale arnese fu menato innanzi al Califfo. Il resto dei fatti, termina abù
Hanifah. è noto a tutti (Hanifah, 136-140).
Nota 1. — Qumm e Qasàn sono due città della Media, distanti l'una dall'altra dodici parasanghe,
ricche di acque dolci e di giardini; ampiamente descritte in Yàqfit, IV, 15 e 175(Meynard Dict.,
434-435, 4.56-460). Cfr. Hamaiiziini, 268-265; Istakhri, Hawqal e Muqaddasi, hidfx, pag. 102, 108;
Khurdàdzbih, Index, 295.
Nota 2. — al-Sumaynah, sorgente dei banù-l-Hugaym, prima tappa di chi da al-Nibàg si dirige
ad al-Ba.s.rah (Yaqnt, HI, 153; M u q ad d asi , 190, 251; Khurdàdzbih, 146, 190).
21. a. H.
[IRAQ-KHUZI
STÀN. - Tradi-
zioni sulla spe-
dizione e presa
di Gundaysàbur,
di Tustar e di
Ràmhurmuz.!
463.
§S •-'<), -il.
21. a. H.
21- a. H. § 20. — (abù Hanìfah al-Dinawari). Dopo la presa di Tustar, 'Ammàr
stàn" -^T^'dì- ^^' ^^^^^' l'itf^iii*^ ^'011 i suoi soldati e seguaci ad al-Kùfah: intanto abu Musa
zioni sulla spe- al-As'aii da Tustar moveva contro al-Sus e vi poneva assedio. Il mar-
izione e presa ^ ^, jj ^ ^ della città chiese ad abu Musa l'amàn, o sicurtà per sé ed altri
di Gundaysabur, ' '^
di Tustar e di uieiubri della sua làmiglia e i suoi amici intimi, in tutto ottanta persone :
am urmuz.) -^ pj^^^^ j-jj accettato 6 concluso, ed uscii-ouo per i primi le persone per
cui il marzubàn aveva chiesto l'amàn: il traditore però aveva dimen-
ticato di porre sé stesso tra gli ottanta, sicché quando abù Musa ebbe
contato le ottanta persone e veduto che il m a ]■ z u b à n non era compreso
nel novero, lo fece agguantare e decapitare (cfi-. § 17 e nota 2): agli altri
diede la promessa libertà. Di poi entrò nella città e rapi tutto quello che
conteneva.
Da al-Sùs mandò Mangùf b. Thawr contro Mihrigànqadzaq, ed anche
detto paese fu espugnato. Con questa spedizione era anche al-Sà-ib 1).
al-Aqra', il quale (durante una razzia) si spinse fino al castello di proprietà
di al-Hurmuzàn, il vinto signore di Tustar, la patria del quale era al-Say-
marah (^): il capitano arabo entrò nel castello, discosto circa un miglio dalla
città. In una delle case del castello al-Sà-ib vide un'immagine ritratta
sul muro, con le dita aperte che puntavano verso terra: egli sospettò su-
bito che nel punto indicato vi fosse qualche cosa sotterrata, e difatti trovò
una cassetta (safat) di proprietà di al-Hurmuzàn, piena di pietre preziose.
al-Sà-ib ritenne per sé una pietra sola foggiata a sigillo (fiss khàtim) e
spedì tutto il resto ad abù Musa, informandolo di quanto aveva sottratto
e pregandolo di lasciargli la pietra scelta, abù Musa acconsentì ed a sua
volta mandò la cassetta al Califfo 'limar. Questi a sua volta mandò tutto
ad al-Hurmuzàn, domandandogli se riconosceva la cassetta. Il persiano ri-
spose di sì, ma osservò che mancava una pietra: quando il Califfo gli ebbe
.spiegato come ciò fosse avvenuto, al-Hurmuzàn osservò: « Il vostro seguace
«s'intende davvero di pietre preziose!» (Hanìfah, 140).
Nota 1. — al-Saymarah, cantone tra la Media e il Khuzistàn, e città presso Mihragànqadzaq, a
sinistra di chi va da Hamadzàn a Baghdad : Yàqùt, III, 442 (Maynard Dict., 373); Istakhri.
Hawqal, Muqaddasi, Index, 90-91; KhurdàdzLih, 41, 142, 244; Hamadzàni, 209, 227.
§ 21. — (Mugàlid b. Sa'id, da Amir b. al-Sà'ib). abù Musa al-As'ari
conquistò Tustar, Isbahàn, Mihrigànqadzaq e Mah Dzubyàn (Yùsuf, 34,
lin. 9-10).
Queste notizie si riferiscono però a tutta la durata del governo di
abù Musa al-As'ari, e quindi alludono a fatti di annate successive. L'or-
dine nel quale sono messi i nomi non corrisponde affatto alla serie cro-
nologica degli avvenimenti.
464.
21. a. H.
§§ -irì, 23.
21. a. H.
(IRÀQKHUZI-
STÀN. - La con-
IRÀ Q-KHUZISTÀN. — La conquista del Khùzistan {versione di al-
MadTrini).
§ 22. — Le notizie narrate da al-Madà'ini non sembrano dettate con quìsta dei KhQ-
lo scopo di conservare memoria delle vicende musulmane nel Khùzistan,
ma per porre in rilievo i grandi meriti ed i particolari personali riguar-
danti alcune famiglie persiane. — Sembiano notizie foggiate posteriormente
per glorificazione di famiglie musulmane di oi'igine persiana, che avevano
appunto per capostipiti o Siyàh o uno di coloro che con lui passarono
alla fede musulmana. I due tradimenti di Siyàh, perchè avvenuti a van-
taggio della causa islamica, sono narrati come atti meritori, perchè la vera
fede va innanzi a tiitto e per essa è lecito violare qualunque impegno,
rompere qualunque vincolo umano e sociale.
§ 23. — (abù Zayd 'Umar b. Sabbah, da al-Madà-ini). Quando i fug-
giaschi della rotta di Galùlà- arrivarono presso il re Yazdagird in Hulwàn,
il re riunì a consiglio i suoi intimi e al-Mawbadz (il sommo pontefice del
clero mazdeista) per decidere su qviello che conveniva di fare. al-Mawbadz
propose che il re trasferisse la sua dimora nella foltezza di Istakhi' (nel
Fàris), la sede antica della sua casa (bayt al-mamlakah), adunandovi
i suoi tesori, e dirigendo da lì la campagna contro gli Arabi. Questo con-
siglio fu approvato da Yazdagird, il quale perciò andò prima ad Isbahàn,
e chiamato Siyàh, gli ordinò di recarsi nel Fàris con trecento uomini, ù-a
i quali si trovavano settanta fi:a i più nobili del regno, e di fare un appello
generale di tutti i Persiani, perchè venissero sotto le armi. Yazdagird pro-
segui con Siyàh fino ad Istakhi', e mentre egli vi stabiliva la sua corte,
Sij'àh continuò verso il Fàris, dove abù Musa (al-As'ari) stava assediando
la città di al-Sùs. Sij^àh si spinse in direzione di al-Sùs, mentre al-Hur-
muzàn prese il cammino di Tustar.
Siyàh avanzò fino ad al-Kalbànij-yah. Intanto però gii abitanti di
al-Sùs, avendo avuto notizia della disfatta di Gralùlà*, e della fuga di Yaz-
dagird fino ad Istakhi-, aprirono trattative con abù Musa al-As'ari e si ar-
resero al generale arabo; il quale si spinse ora contro Ràmhurmuz. Siyàh,
nel suo campo in al-Kalbàniyj-ah, turbato da questo nuovo successo delle
armi musulmane, ed aiTÌvato oramai alla conclusione che gli Arabi fos-
sero invincibili, si tenne inoperoso nel proprio campo, mentre abù Musa
al-As'ari si avanzava anche contro Tustar, e riceveva altri rinforzi coman-
dati da Ammàr b. Yàsir. Siyàh, trasferito dunque il suo campo in un sito
fi'a Ràmhurmuz e Tustar, convocò ora a consiglio i suoi colleghi, e fatta
esposizione dello stato disperato delle cose, propose di unirsi ai Musulmani
e di abbracciare la loro religione. Ottenuta l'approvazione dei colleglli,
46.5. 59
§§ :J:1, :il.
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-KHUZI-
STAN. - La con-
quista del Khu-
zistàn.j
SìnAIi iiiaiidò ^irawayli e nove altri cavalieri in missione presso abu Musa
por trattare la conversione dei Persiani del suo distaccamento. I Persiani
rliiedevano condizioni di favore: erano pronti a battersi con non arabi, ma
non volevano essere obbligati a combattere contro altri Arabi (cfr., per
identica condizione, evidentemente interpolata, 17. a. H., §§ 108, 109, 111):
volevano potersi stabilire ed unirsi a chi e dove loro piacesse,: pretesero
inoltre di essere iscritti nel ruolo dei pensionati più alti e di avere per
capo soltanto la persona superiore ad abù Musa, alludendo così al Califfo
stesso, abù Musa non voleva impegnarsi a questi patti, ma siccome i Persiani
ricusavano d'altra parte di convertirsi ad altre condizioni, abù Musa scrisse
al Califfo, informandolo di tutto, ed 'Umar rispose, ordinandogli di accettare
le condizioni chieste dai Persiani. In questo modo Sij^àh con tutti i suoi ab-
bracciarono l'Isiàm: cento fra i convertiti furono iscritti nel ruolo dei pen-
sionati, che ricevevano 2000 dirham all'anno: sei persiani, ossia Khusraw,
detto anche Miqlàs, Sahriyàr, Sahrawayh, Sii-awayh, Afrùdzìn e Siyàh ri-
cevettero invece la pensione di favore di 2500 dirham all'anno (cfr. anche
20. a. H., §§ 255, 286, 336)0.
Essi presero parte alle guerre successive e si distinsero per il loro
grande valore. Durante l'assedio d'una fortezza, che secondo alcuni fu quella
di Tustar, Siyàh si spinse, vestito alla persiana, sotto le mura della rocca,
mostrando i suoi vestiti tutti macchiati di sangue: i difensori prendendolo
per uno dei loro compagni, ed ingannati dalla sua foggia di vestire, gli
aprirono la porta deUa fortezza. Egli allora afferrò la spada, si gettò sulle
guardie e le uccise, rendendosi padrone della porta : continuò quindi a bat-
tersi, tenendo aperta la porta, finché arrivarono gli altri Musulmani in suo
soccorso e la fortezza venne espugnata (T abari, I, 2561-2564J.
Nota 1. — È lecito avere dubbi su questi particolari. Tutte le condizioni messe da Siyàh per
convertirsi mi sembrano poco degne di fede. È inconcepibile che gli Arabi accettassero di trattare le
condizioni per una conversione: dovevano sicuramente essere eguali per tutti. Anche questo cenno delle
pensioni alle quali avrebbero preteso i Persiani, ha l'aria di essere interpolazione posteriore, quando
si discuteva se un arabo musulmano t'osse pari ad un musulmano non arabo. Non si può mai essere
abbastanza guardinghi nell'accogliere il contenuto delle tradizioni, perchè notizie tendenziose sono state
introdotte con arte ed astuzia dovunque era possibile e di preferenza là dove non si potesse sospettare
l'inganno e l'interpolazione. Si leggano le .icute osservazioni e gli esempi addotti dal Horovitz nel
Voricorf di Saad, IL 1, pag. v-vi.
IRÀQ-KHUZISTÀN. — La conquista del Khuzistan [versione di Sayf
b. ' Umav).
§ 24, — Dopo quanto si è detto e ripetiito più volte sulla scuola ira-
qense rappresentata da Sayf b. 'Umar, la seguente versione non merite-
rebbe forse nemmeno di essere minutamente confutata : gli errori e le palesi
46G.
Zi. a.. H. ss 24 25.
finzioni tradizionistiche sono tanto numerose da poreere della campagna 21. a. H.
,,,1,.. ,, ^ ° (IRAQ-KHUZI-
un quadro totalmente diverso dal vero. stàn -Ta con-
Invece di 'Ammàr b. Yàsir si sostituisce Sa'd b. abi Waqqas come quìsta dei Khu-
governatore di al-Kùfah alla presa di Tustar. Ad abù Musa al-As'ari, il ^' "
vero conquistatore del Khùzistàn, Sayf toglie ogni merito e. desideroso
sempre di elevare la dignità di al-Kùliah sopra quella di al-Basrali. pone
abù Musa tra i capitani dipendenti da abii Sabrah, un oscuro luogotenente
di Sa'd b. abi Waqqas in al-Kùfah.
Mentre le fonti migliori lasciano abù Musa al-As'ari governatore di
al-Basrah senza alcuna interruzione dal 17. H. in poi, Sayf, seguendo la
tendenza della sua scuola di moltiplicare i nomi d' illustri ignoti inve-
stiti di cariche importanti, afferma che due volte 'Umar togliesse ad abù
Musa il governo di al-Basrah e ne investisse altri. Le ragioni di questi
mutamenti non sono specificate : si tratta in realtà di glorificare un
preteso antenato di qualche famiglia contemporanea di Sayf. Così, per
esempio, è per 'Umar b. Suràqah menzionato al § 27. Anche qui final-
mente il Califfo è rappresentato dirigere da Madinah tutte le mosse della
campagna!
§ 25. — (Sayf b. Umar, da Muhammad e da altri). Afiflitto dai tanti
rovesci sofferti dalle armi persiane, il re Yazdagird si adoperò in ogni
modo per rianimare i suoi sudditi a riprendere le armi ed espellere gli
invasori. Dalla regia di Marw, ove egli si era ricoverato (dopo i rovesci
di Gralùlà,-), scrisse ora agli abitanti del Fàris, sollecitandoli ad impedire
altre invasioni degli Arabi, avvertendoli che se 'non provvedevano ur-
gentemente alla difesa, i cavalieri arabi non avrebbero tardato ad in-
vadere il resto del paese, e distruggere i loro beni. Animati dalle solle-
citazioni del re, gii abitanti del Fàris si misero in rapporti con quelli
di al-Ahwàz e formarono un'alleanza, promettendosi reciprocamente soc-
corso. I Persiani di al-Ahwàz avevano però concluso un accordo con i
Musulmani di al-Basrah, e perciò si rendevano colpevoli di diserzione e
tradimento. Notizia di queste mene ribelli giunse all'orecchio di Hurqùs
b. Zuhayi-, ed i capi delle tribù dei banù-l-'Ama ricevettero anch'essi infor-
mazioni in conferma del meditato tradimento di al-Hurmuzàn e degli abi-
tanti di al-Ahwàz. Sulma e Harmalah, che comandavano i posti sul confine,
ne mandarono immediatamente ragguaglio ad 'Umar.
Il Califfo scrisse a Sa'd (b. abi Waqqas, governatore di al-Kùfah), oi"
dinaudogii di spedire con la massima sollecitudine verso al-Ahwàz una pie'
cola schiera di soldati sotto il comando di al-Nu'màn b. Muqarrin: gli
ordinò di mandare anche Suwajd b. Muqarrin, 'Abdallah b. Dzi-1-Sahmayn,
467.
2'- a H. (iarir b. 'Abdallah al-liiinyari, Garir b. 'Abdallah al-Bagali ed altri, e gli
'IRÀO-KHUZI- ■./ o 'o
STAN. - La con- ingiunse di andarsi ad accampare di fronte ad al-IIurmuzàn.
quista del Khu- \\\q stesso toiupo ordinò ad abu Musa (al-As'ari, govtujiatorc di al-
liasrah) di mandare un piccolo esercito verso al-Ahwàz, affidandone il co-
mando a Sahl b. 'Adi, fratello di Suhayl b., 'Adi, e di inviare con lui ai-
Bara b. Màlik, 'Àsini b. 'Ami-, Magzah b. Thawr, Ka'b b. Sur, Arfagah
b. riartliamah, lludzavl'ah b. Milisan, 'Abd al-rahmàn b. Sahl, al-Husayn
b. Ma'bad ed altri. Il comandante delle schiere unite di al-Kùfah e di
al-Basrah doveva essere abù Sabrah b. abì Ruhm, il quale rimaneva in-
vestito del comando quali che fossero i rinforzi.
al-Nu'màn b. Muqarrin lasciò al-Kùfah, e traversando il centro del
Sawàd, varcò il Tigri nei pressi di Maj^sàn. Prendendo la via diretta
attraverso la pianura, si spinse verso al-Aliwàz, ^^assando prima per Nahr
Th-a, poi per Manàdzir ed infine per Sviq al-Ahwàz, ove lasciò Hurqùs,
Sulma e Harmalah. Giunse così dinanzi al campo di al-Hurmuzàn, che si
trovava in Ràmhurmuz, fiducioso della vittoria per l'arrivo di molti rin-
forzi dal Fàris, l'avanguardia dei quali era già in Tustar. al-Nu'màn b.
Muqarrin con le genti di al-Kiifah assalì senza indugio i Persiani, ed una
battaglia molto sanguinosa combattuta nei pressi di Arbuk C) terminò con
la disfatta di al-Hurmuzàn, che abbandonando Ràmhurmuz, si ritirò in
Tustar. al-Nu'màn avanzò ancora, ma avvicinandosi a Idzàg (^), s' incontrò
con Tu'awayh, che chiese ed ottenne di far la pace a nome degli abitanti
del paese. al-Nu'màn ritornò quindi addietro fino a Ràmhurmuz, dove si
fermò per qualche tempo (T a bari, I, 2551-2553).
Cfr. Athìr, II, 426-427; Khaldùn, II, App., 112.
Nota 1. — Arbuk o Arbak, contrada di Ahwàz, con villaggi e seminati: Yàqut, I, 186 (Mey
nani Di et., 18), clie però attinge al medesimo Sayf b. 'Umar.
Nota 2 — Su ìdzàg non ti-ovo notizie nelle fonti geogi-aflche. Cfr. § 18, nota 1.
§ 26. — (Sayf b. Umar, senza isnàd). Le milizie partite da al-
Basrah per ordine del Califfo, sotto il comando di Sahl b. 'Adi, giunsero
a Sùq al-Ahwàz quando vi arrivò la notizia della prima vittoria già otte-
nuta da al-Nu'màn b. Muqarrin. Saputo che al-Hurmuzàn si era ritfrato a
Tustar, le genti di al-Basrah si accinsero a marciare direttamente da Sùq
al-Ahwàz su Tustar senza passare per Ràmhurmuz, ove erano accampato
le milizie kufane. Anche queste si accinsero ora a marciare su Tustar,
sicché intorno a detta città affluirono tutte le schiere musulmane della
regione: vi giunsero non solo i Basrensi sotto Sahl b. 'Adi, ed i Kufani'
sotto al-Nu'màn b. Muqarrin, ma anche le altre schiere sotto Hurqùs, Gaz,
Sulma e Harmalah. Nella città erano radunate molte milizie provenienti
468.
21. a. H.
■26, 27
dal Fàris, dal Gribài e da al-Ahwàz, le quali difendendosi con molto valore
dietro forti trincee, costrinsero i Musulmani a chiedere altre milizie al Ca-
liffo 'Umar: questi ordinò ad abu Musa (governatore di al-Basrah) di man-
dare altri rinforzi ad abù Sabrah, che teneva il comando delie forze riunite
musulmane sotto le miu'a di Tustar. Le schiere di al-Basrah partirono sotto
gli ordini dello stesso abù Musa, il quale assunse il comando di tutte le
genti basrensi, pur lasciando il comando generale ad abù Sabrah b. abi
Ruhm.
L'assedio tirò in lungo per vari mesi, con ripetuti assalti, nei quali
perirono moltissimi Musulmani: fra gii uccisi si fanno i nomi di al-Barà
b. Màlik, di Magzàh b. Thawr, di Ka'b b. Sur e di abù Tamimah, tutti
uomini di al-Basrah. Dei Kufani perirono: Habìb b. Qurrah, Rib'i b. Amir,
'Amir b. Abd al-Aswad.
L'assedio sarebbe durato ancora molto a lungo, se uno dei difensori,
disertando nel campo musulmano, non avesse rivelato un punto debole
delle fortificazioni, là dove usciva il fiume: con un corpo scelto di volon-
tari, fra i quali si trovavano 'Amir b. 'Abd Qays, Ka'b b. Sur, Magzàh
b. Thawr, Hasakah al-Habati e molti altri, il disertore penetrò nella città
di notte, spalancò le porte, e chiamati gli altri con il segnale convenuto
del takbir, permise agii as.sedianti di penetrare entro la città e d' impa-
dronirsene dopo un lungo e sanguinoso conflitto notturno, nel quale pe-
rirono Maijzàh b. Thawr e al-Barà b. Màlik, uccisi dallo stesso al-Hur-
muzàn, comandante delle forze persiane.
I Musulmani massacrarono tutti i combattenti trovati nella città, e
la stessa sorte sarebbe toccata anche ad al-Hurmuzàn, il comandante in
capo dei Persiani, se egli non avesse saputo salvarsi grazie alla sua astuzia.
Rifugiatosi nella cittadella, accanitamente inseguito dagli Arabi, fece fronte
ai nemici, e li tenne indietro, annunziando che aveva nel turcasso cento
dardi, e che se si avanzavano, avrebbe o ucciso o ferito cento persone.
Gli Arabi, pur di farlo prigioniero, acconsentirono di trattare e chiesero
le sue condizioni. Egli volle avere un salvacondotto per arrivare fino al
Califfo 'Umar, alla clemenza del quale era pronto a rassegnarsi. Gli Arabi
accettarono il patto e al-Hurmuzàn gettato via l'arco ed i dardi si consegnò
nelle mani dei nemici e venne da essi fortemente legato. *" Il bottino preso
in Tustar fix molto copioso; ogni pedone ebbe per sua quota mille (d ir-
li a m) ed ogni cavaliere tre mila (T abari, I, 2553-2556j.
Cfr. Athir, II, 427-428; Khaldùn, II, App., 112.
§ 27. — (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Appena padrone della città,
abù Sabrah, che comandava l'esercito musulmano, ordinò l'inseguimento
21. a. H.
i IRAQ- KMQ Zl-
STÀN. - La con-
quista del Khù-
zistàn.]
469.
zistan.
21. a. H. Jei fuggiaschi, i quali si precipitavano in direzione di al-Sùs: con lui anda-
STÀN -Ta^con- ^'^^^"^ anche al-Nu'màn ed abvi Musa e al-Hurmuzan prigioniero. I Musul-
quista del Khu- mani circondai'ono la città (di al-Sùs) ed inconiinciarnno le operazioni di
assedio.
I Musulmani inviarono ora una relazione degli avvenimenti al Califfo
'Umar, il quale allora richiamò 'Umar b. Suràqah (da al-Basrah) a Madinalì,
ed ordinò ad abu Miisa di i-itornare ad al-Basrah o riprendervi il governo
della città. Questa era la terza volta che il Califfo mandava abù Musa ad
al-Basrah. 'Umar b. Suraqah vi fu mandato invece due volte dal Califfo.
Il quale intanto spedì ordine a Zarr b. 'Abdallah b. Kulayb al-Fuqa3ani (')
di recarsi a Gunday Sàbùr: dove Zarr si recò senza indugio cingendo d'a.^-
sedio la città.
abu Musa ritornò ad al-Basrah, e, per ordine del Califfo, al-Muqtarib
al-Aswad b. Rabi'ah, dei banù Rabi'ah b. Màlilv (^), assunse il comando
delle milizie basrensi (che assediavano al-Sùs) (T ab ari, I, 2556).
Nota 1. — Zan- era uno dei Mu hàgiru n, o Emigrati, Compagni del Profeta, dice (scorretta-
mente) Sayf. Egli venne con una delle ambasciate a Madìnah per vedere il Profeta, ed essendosi lamen-
tato perchè la morte aveva rapito tanti membri della sua famiglia, il Profeta, a sua istanza, pregò Dio
che la famiglia di Zarr tornasse a moltiplicarsi (T ab ari, I, 2556-2657).
Nota 2. — Secondo Sayf b. 'Umar, anche al-Aswad era un Compagno del Profeta ed uno dei
Muhàgiriin. Egli venne, narra Sayf, a Madinah con una delle ambasciate, e si prese il cognome di
al-Muqtarib, perchè dichiarò al Profeta: «Io sono venuto per avvicinarmi (li-aqtaribj a Dio, diven-
tando tuo compagno!» (Tabari, I, 'iSóT).
§ 28. — (Sayf b. Umar, senza isnàd). abù Sabrah b. abi Ruhm
cinse dunque d'assedio la città di al-Sùs, ma trovò che i difensori, comandati
da Sahriyàr, un fì-atello di al-Hurmuzàn, opponevano forte resistenza.
Questa fu anzi tanto vigorosa e felice, che i preti ed i frati (cristiani?)
andarono ripetendo la tradizione, che nessuno avrebbe potuto espiìgnare la
fortezza di al-Sùs, se non l'Anticristo, al-Daggàl. Durante l'assedio di
al-Sùs avvenne il cambio nel governo di al-Basrah: abù Musa lasciò l'eser-
cito sotto al-Sùs e anelò a riprendere l'amministrazione in al-Basrah, mentre
al-Muqtarib assumeva il comando delle schiere basrensi: quelle kufane ri-
masero sempre al comando di al-Nu'màn b. Muqarrin ; ambedue però sotto
gli ordini di abù Sabrah. Intanto giungeva notizia che i Persiani an-
davano riunendo armati in Nihàwand, sicché fu necessario spedire un di-
staccamento sotto Zarr a sorvegliare le mosse del nemico da quella parte,
e fu d'uopo diramare un nuovo appello sotto le armi in al-Kùfah per
l'invio di un altro esercito da al-Kùfah sotto gli ordini di Hudzayfah; il
quale unitosi a Zarr doveva assalire i Persiani in Nihàwand. Anche al-
Nu'màn si accinse ora a lasciare il campo di al-Sùs per muovere su Ni-
hàwand, ma prima di partire volle ancora tentare un assalto della fortezza.
470.
zìstàn.
21. a. H. §§ 28-30.
I preti ed i ft-ati tornarouo a ripetere che soltanto l'Anticristo avrebbe 21. a. h.
potuto impadronirsi della rocca, in quel giorno però fra 1 cavalieri di al- stàn. - La con-
Nu'màn si trovava 8àfi Ij. Sa3'yàd: questi si slanciò fino alla porta di quista dei Khu-
al-Sùs e con im^^eto tui'ioso battè con il piede- contro di essa; come per
incanto s" infransero le catene e le serrature, e la porta si spalancò da sé: i
Musulmani si precipitarono nell' interno ed incontrarono gli abitanti, i quali
con alte grida chiedevano la pace, che venne genei'osamente concessa dal
vincitore, benché al-Sùs fosse stata espugnata con la forza. Conquistata
così la città, al-Nu'màn alla testa delle genti kufane lasciò al-Ahwàz e
si spinse fino a Mah, a cui pose assedio: intanto abù Sabrah mandava al-
Muqtarib ad assalire la città di Gunda3-Sàbùr insieme con Zarr. al-Nu'màn,
espugnata Mah, vi si trattenne finché fu raggiunto dai rinforzi venuti da
al-Kùfah, con i quali si mise anch'egli in marcia su Nihàwand.
Sàfi, al quale si doveva la presa di al-Sùs, ritornò a Madinah e vi
mori (T a bari, I. 2664-2566).
Cfi-. Athir, II, 430; Khaldùn, II, App., 113.
§ 29. — l^Sayf b. Umar. da 'Atiyj-ah, e da altri). Quando abù Sa-
brah espugnò al-Sùs, gli fri portata la notizia che in quella città si tro-
vava il corpo del profeta Dàniyàl (Daniele), abù Sabrah non volle inca-
licarsene: « Non abbiamo che fare con questo! ». egli disse, e lasciò la
tomba in potere degli abitanti. La tradizione era che il profeta Dàniyàl
fosse morto e sepolto in al-Sùs dopo aver sofferto molte vessazioni per
opera del re Buklit-Nassar (Nabuccodonosor).
Allorché abù Sabrah lasciò al-Sùs per recarsi a Grunda3'-Sàbùr, abù
Musa al-As'ari prese il governo della città e scrisse al Califfo 'Umar, in-
formandolo della scoperta della tomba di Dàniyàl: il Califfo mandò ordine
di riporre il corpo del profeta in luogo sicuro e nascosto. In ossequio alla
volontà di Umar il cadavere venne dissotterrato, avvolto in altri panni
funerari e sepolto nuovamente dai Musulmani, abù Musa trovò sulla mano
del defunto un anello, sul quale era efiìgiato up uomo fi'a due leoni, abù
Musa si prese l'anello e ne scrisse al Califfo, il quale gli ordinò di metter-
selo al dito e di usarlo come sigillo (T a bari, I, 2566-2567).
Cfr. Athìr, II, 431.
§ 30. — (Sa3'f b. 'Umar, senza isnàdj. Dopo la presa di Tustar, il
generale abù Sabrah spedì un'ambasciata al Califfo, fra i componenti della
quale erano Anas b. Màlik e al-Ahnaf b. Qa3^s: con loro mandò anche il
prigioniero al-Hurmuzàn. L'ambasciata lasciò il campo di al-Sùs insieme
con abù Musa al-As'ari e fece con lui il viaggio fino ad al-Basrah: donde
proseguì diretta sino a Madinah. Al momento di arrivare in questa città, i
471.
ti :tii.
21. a. H.
21. a. H. membri dell ambasciata rivestirono al-Hnrmuzau con i vestiti più ricchi e
[•IRÀQ-KHÙZI- „ . . , 0. j. j. 1 1 .L.
STÀN. -Lacon- sfarzosi, in broccato doro e seta: sul suo capo posero una corona, detta
quista del KhQ- a 1 - a dz i u (in persiano: « ornato »?), fi-egiata di pietre preziose, e coprirono
il magnate persiano di ornamenti e di gioie, quali il Califfo non aveva
mai \ isto. In questo abbigliamento traversarono la città, dirigendosi all'abi-
tazione di 'Umar, ma non lo trovarono in casa. Avendo chiesto informa-
zioni ai vicini, seppero che il Califfo teneva udienza nella moschea per
un'ambasciata venuta in quel giorno da al-Kutàh. L'ambasciata corse alla
moschea, ma neanche lì trovò il Califfo, benché lo cercassero da ogni parte.
Uscendo dal tempio, due fanciulli madinesi, che giocavano per istrada e che
si erano avveduti delle difficoltà nelle quali versavano gli ambasciatori, indi-
carono agli stranieri che il Califfo era un uomo, al quale gii ambasciatori
non avevano fatto attenzione, perchè giaceva solo in terra, addormentato,
in un angolo della moschea, con la testa appoggiata al mantello arroto-
lato a mo' di cuscino. Il Califfo aveva ricevuto poco prima l'ambasciata
di al-Kùfah, e dopo aver udito i. discorsi ed aver congedato gli ambascia-
tori si era adagiato in terra e si ei'a addormentato. Nessun altro si tro-
vava nella moschea, ed il Califfo dormiva solo in terra, reggendo con la
mano il solito suo nerbo (dirrah). al-Hurmuzàn, avvezzo alla pompa dei
sovrani sassanidi, non poteva persuadersi che quell'uomo fosse il Calitfc),
senza guardie, senza cortigiani. Gli ambasciatori aspettarono rispettosa-
mente che il Califfo si svegliasse da sé, ciò che avvenne in breve per lo
accorrere di una folla di curiosi intorno al prigioniero persiano e per il
grande strepito delle voci, che turbarono la quiete della moschea, 'limar,
destatosi alfine, si mise a sedere, e senza altra pompa o cerimonia, tenne
udienza alla missione venuta con il prigioniero. Quando però, messo gii
occhi su al-Hurmuzàn, ebbe osservato il suo modo sfarzoso di vestire, si
rifiutò di parlargli, finché non avesse deposto tutti gli ornamenti che in-
dossava. al-Hurmuzàn gettati via i vestiti, si ripresentò al Califfo avendo
soltanto un panno intorno ai lombi, ed un mantello di stoffa grossolana
sulle spalle. Il Califfo acconsentì allora ad interrogarlo, domandandogli
quale scusa e quale giustificazione potesse addurre in difesa delle sue
ripetute violazioni di fede. al-Hurmuzàn ofi&ì di dare ogni spiegazione,
« ma », egli aggiunse, « temo che tu mi abbia a mettere a morte prima
« che io t'informi dei fatti! ». — « Non aver paura di questo », gli disse il
Califfo. Allora al-Hurmuzàn disse di avere molta sete, e chiese da bere.
Gli portarono una tazza grossolana piena d'acqua, ma egli la rifiutò sde-
gnosamente: « Anche se dovessi morir di sete, non potrei bere in una
« cosa simile ». Gli portarono allora l'acqua in un vaso grande, che egli
472.
21. a. H.
30, 31.
accettò. Quando però si accinse a bere, le mani gi' incominciarono a tre- 21. a. H.
mare, mostrando che egli si trovasse in preda ad una grande paura. « lo stàn. -Ta con-
« temo », egli disse, « che mi uccidano, mentre sto bevendo! ». — « Non quista dei Khu-
« aver paura », esclamò 'Umar, « finché lo hai bevuto! ». Udite queste
parole, al-Hurmuzàn, invece di bere, versò tutta l'acqua in terra, e disse
al Calitfo: «Io non ho più bisogno dell'acqua: io voleva avere da te un
« salvacondotto, ed ora sono sodisfatto ». — « Ma io ti farò mettere a
« morte! », rispose 'Umar. — « Non puoi! Mi hai garantita la salvezza della
« vita! ». — « Tu menti! ». — « Io dico la verità, o Principe dei Credenti!
« Tu mi hai concesso la salvezza nella vita! ». Il Califfo volle negare di
aver fatto siffatta concessione all'uccisore di Magzàh e di al-Barà, ma
quando al-Hurmuzàn gli rammentò le formali assicurazioni date prima di
dissetarlo, il Califfo dovette ammettere di essere stato tratto in inganno
dall'astuto persiano e di aver promessa la sicurezza ad al-Hurmuzàn (^).
Questi però non volle più a lungo affliggere il Califfo con siffatta umi-
liazione e si dichiarò musulmano. Umar gli concesse una pensione di
due mila dirham all'anno, e al-Hurmuzàn prese stanza in Madinah (T a-
bari, I, 2557-2569).
Cfr. anche Abulfeda, I, 240-242; Athir, IL 428-429; Khaldùn.
IL App., 112-113.
Nota 1. — lu un'altra tradizione di Sayf b. 'Umar (da abfi Sufyàn Talhah b. Abd al-rahmàn.
da ab» Isa; è detto che l' interprete fra il Califfo e al-Hurmuzàu in questa conversazione fosse al-Mu-
ghirah b. Su'bah, il quale aveva imparato (in al-Basrah) un poco della lingua persiana (Tabari, I.
2559-2560).
Sulla intelligenza di al-Mughirah abbiamo attirato l'attenzione in un paragrafo precedente (con-
frontisi § 4i: Sayf gli attribuisce meriti speciali: rammentiamo infatti che nelle tradizioni sulla batr
taglia di al-Qàdisiyyah il nome di al-Mughirah ritorna più volte come oratore eloquente degli Arabi
nelle trattative con i Per.siani (cfr. 16. a. H., §§ 58, 59, 60, 69j.
§ 31. — (Sayf b. Umar, da Muhammad, e da altri). Nel corso del-
l'anno 17. H. venne concluso il trattato con gli abitanti di Grunday-Sàbùr
(Tabari. I, 2567, lin. 12).
Quando abù Sabrah ebbe terminata la conquista di al-Sùs, si avanzò
con tutto l'esercito, ed accompagnato da Zarr b. Abdallah b. Kulayb andò
a porre assedio alla città di Grunday-Sàbur : questa fu cinta da tutte le
parti, ma resistè a lungo e fu alfine presa soltanto dopo la conclusione di
un regolare trattato. La presa di Grunday-Sàbùr e la vittoria di Nihàwand
si seguirono l'una l'altra a due mesi di distanza (Tabari, I, 26G7, lin. 19).
Si narra altresì che la resa di Gunday-Sàbùr avvenisse p,er effetto di
un equivoco, cagionato da un servo dei Musulmani che lanciò con una
freccia nella città nemica l'offerta della sicurezza nella vita e nei beni :
gli abitanti accogliendo l'offerta aprirono le porte, e si accinsero a riatti-
473. 60
zistàn.
§§ ;>l, '■'•'2. "^' ^' **•
21. a. H. vaiv i mercati come se fosse tempo di pace, con grande meraviglia dei
STAN - La con- Musulmani. Quo.sti chiesero ai Pcr.siani che cosa facessero, ed avuta la
quista del Khu- spicga/ionc, vollero in principio negare ogni validità alla proposta fatta
dallo schiavo: gli abitanti risposero che essi non sapevan distinguere fra
Musulmani liberi e schiavi: se i Musulmani non si attenevano alle con-
dizioni dell'offerta, li avrebbero considerati come violatori della parola
data; e si ritirarono entro la città. I Musulmani ne scrissero al Califfo in
Madinah. La risposta fii di accogliere e mantenere i patti della resa, quali
■^gli abitanti li avevano accettati, e cosi fu fatto (T abari, I, 25G7-25G8).
Cfi-. Athìr, II, 432, e poc'anzi § 16.
Tutta la versione di Sayf b. 'limar sulla presa di Tustar è ampia-
mente riassunta in Tabari Zotenberg, III, 465-461.
IRAQ-PERSIA. — I precedenti della battaglia di Nihàwand.
§ 32. — Nonostante le notizie in apparenza copiose sulla battaglia
di Nihàwand, la vera natura, o ragione storica di questo fatto d'arme, è
relativamente molto oscura, pei'chè mal si collega con quanto sappiamo
dei fatti anteriori e posteriori alla battaglia.
È certo che i Persiani, dopo il rovescio di Gralulà- e l'avanzata araba
su Hulwàn (cfi-. 16. a. H., §§ 134-237), abbandonarono la difesa dei con-
traffoi'ti inferiori dell'altipiano iranico, e si ritirai'ono in alto fra le gole
dello Zagro.s, lasciando il piano mesopotamico al suo destino. Pare che
Yazdagird desse ai suoi l'esempio nel fuggire da Hvilwàn verso paesi più
sicuri, e che i Persiani tutti lo seguissero: rimasero soltanto le poche guar-
nigioni nel Khùzistàn, a battersi con gli Arabi. Questi, come già si disse
più volte, non si sentirono disposti a tentare i rischi dei monti iranici,
finché rimanevano a conquistare le comode pianure della Mesopotamia e
dell'Assiria. I Musulmani si gettarono fi-a i monti solo quando tutto il
piano era in loro potere, e per estendere le conquiste era giuocofoi'za af-
frontare i brutti rischi della guerra in 'montagna (cfr. 16. a. H., § 237).
Il punto oscuro della campagna di Nihàwand è il campo stesso di bat-
taglia. Chi, come l'Annalista, ha fatto la scalata dell'altipiano iranico per
la via solita di Hulwàn e Karmansàhàn, vale a dire appunto la via battuta
dall'esercito di al-Nu'màn b. Muqarrin nel 21. H., deve necessariamente
maravigliarsi come gli Arabi siano potuti giungere sino alle pianure di
Nihàwand, sull'altipiano stesso, senza incontrare la menoma resistenza. L'an-
tica via commerciale è ripida, penosa e diffìcile, ed in un punto la condi-
zione dei luoghi si presta tanto poco al passaggio di cara vane, che in età
assai remote, forse al tempo degli Achemenidi, o anche prima, degli Assiri,
474.
21. a. H.
§§ 32, 33.
sui fianchi del monte fii scavato, nella viva roccia, un angusto passaggio,
dove nulladimeno il transito è sempre difficile e pericoloso. Riesce perciò
incomprensibile come i Persiani non abbiano pensato a munire questo passo,
dove pochi uomini sarebbero stati capaci di respingere eserciti assai nu-
merosi.
Dall'insieme dei fatti e da quanto seguì la battaglia, sembra giusti-
ficato il supporre che gli eventi si svolgessero in modo diverso dalla ver-
sione tradizionale. L'aver gli Arabi varcato senza resistenza i passi più
difficili dello Zagros e l'aver essi data battaglia ai Persiani nella pianura
di Nihàwand, nel cuore dell'altipiano iranico, fa sospettare che l'avan-
zata musulmana fosse un ardito colpo di mano, con il quale al-Nu'màn b.
Muqarrin (generale del resto sconosciuto, un beduino qualunque dei banù
Sulaym), forse comandante militare di secondo ordine in qualche posto di
confine, tentò qualche pazza impresa nell'altipiano persiano, per emulare
Khàlid in Siria, ed 'Amr b. al-'As in Egitto. I Persiani sorpresi corsero
alla riscossa, ed il luogo della battaglia è indizio che le forze sassanidi
venissero per la massima parte dal mezzogiorno, dal Fàris, la culla antica
della dinastia, e la regione, dove, come vedremo, più tenace e limga fu
la resistenza contro l'avanzata degli Arabi : lì forse più che altrove ardeva
ancora viva la devozione alla dinastia nazionale. Notevole è infine la con-
siderazione che tutte le versioni della battaglia hanno una caratteristica
comune: gli Arabi aggrediscono ed i Persiani si difendono in una posi-
zione fortificata nel cuore del loro paese. Non furono dunque gli Arabi
che si mossero per resistere ad una tentata invasione persiana della Ba-
bilonide, come vorrebbero i cronisti arabi, ma il contrario ossia un'aggres-
sione degli Arabi che i Persiani tentarono di respingere.
§ 33. — La tradizione parla di grande vittoria, ma tale notizia deve
essere accettata cum grano salis. Nella battaglia i Musulmani perdettero
il comandante generale e vari altri tra i principali capitani : dunque la
mischia fu ferocissima e dm-ante un certo periodo addirittura sfavorevole
agli Arabi. Se però accettiamo parzialmente la versione tradizionistica ed
ammettiamo una vittoria araba, dobbiamo intenderla in un senso assai
limitato, vale a dire che le perdite degli Arabi furono tali da rendere quasi
vani tutti gli effetti della vittoria.
Sayf b. 'Umar, che accomoda ogni cosa per aggiustare organicamente
il suo artificiale quadro storico, narra come dopo la vittoria di Nihàwand
seguisse la conquista sistematica dell'altipiano iranico. Egli pone cioè la
battaglia di Nihàwand nel 17. H., mentre Sa'd b. abi Waqqàs era ancora
governatore di al-Kùfah, e fa seguire nell'anno 18. H. come conseguenza
21. a. H.
1 IRAQ-PERSIA.- I
precedenti della
battaglia di Ni-
hàwand.]
475.
§ 3;t.
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA.- I
precedenti della
battaglia di Ni-
hàwand.l
imiiii'diata della vittoria, l'invasione dell' Tran e la sottomissione completa
(li esso, nel breve corso di un st)lo anno. Le altre fonti, come diremo fra
l)iovo. narrata la battaglia di Nihàwand nel 21. li., posticipano la con-
quista dell' Iran sino al biennio 29.-31. H. — Dunque la versione di Sayf
1). 'Umar è contraria a quanto risulta dalle affermazioni delle altre fonti
più fide, e possiamo sicuramente respingerla. Nonostante la vittoria di Ni-
hàwand il progresso delle armi arabe nell'altipiano fu molto lento. Nel
settentrione i Musulmani poterono penetrare neH'Adzarbaj'gàn ed occupare
temporaneamente tutta la regione sino ai piedi dei monti: ma nel mez-
zodì, nel Fàris, trovarono una salda opposizione che sfidò durante lunghi
anni tutti gli sforzi per abbattere la patriottica disperata resistenza di
quei montanari.
La battaglia di Nihàwand fu quindi un trionfo d' importanza minoro
di quanta gliene attribuiscono le fonti arabe, perchè le perdite subite dai
vincitori impedirono a loro un'energica avanzata. Piìi tardi però i cronisti
arabi scoprirono che a Nihàwand era perito l'ultimo grande esercito dei Sas-
sanidi e quindi magnificarono l'evento, perchè ne intuirono tutto l'intimo
significato, che sfuggì agli attori stessi. Con la disfatta di Nihàwand cessò
infatti sin l'ultima parvenza d'un legame tra le varie parti dell' impero
sassanida : ogni provincia, quasi ogni città fece da sé. Ninno ebbe piìi
fiducia nei destini della patria e della dinastia, e Yazdagird vide ridotto
il suo regno effettivo alla sola provincia del Fàris : jijuando ebbe perduta
anche questa, errò ramingo per la Persia come un profugo, e dovè cercare
rifugio in Asia Centrale, tra i barbari, dove almeno esisteva un forte go-
verno centrale.
Alcuni scrittori, come il Muller, hanno parole di sdegno (Mùller, I,
245-246) per i satrapi delle provincie più remote che, secondo lui, avreb-
bero abbandonato il re al suo destino, accecati da uno stupido egoismo,
illusi che i deserti della Persia Centrale e meridionale, e la grande distanza
li mettessero al sicuro dalle aggressioni arabe. Ciò è forse vero, ma è anche
certo che l' impero si trovava in tali condizioni da non poter piìi opporre
veruna resistenza organica e compatta. Dopo Nihàwand si dissolvette, come
un corpo decomposto, privo di ogni vita propria.
L'azione fiacca degli Arabi dopo Nihàwand si può spiegare facilmente
e con varie ragioni. Fu vittoria ottenuta da un distaccamento arabo di
poca importanza e pagata a carissimo prezzo. Né il Califfo, né il gover-
natore di al-Kùfah dopo questo sanguinoso saggio della resistenza persiana
vollero mettere a repentaglio le proprie forze in avventure militari che
sembravano assai rischiose, iarnari foi-se che Yazdagird non aveva altri
476.
21. a. H.
S§ :53, 34-
grandi eserciti da oppoiTe. Inoltre nel Fàris i Persiani, assistiti dalla dif-
licilissima natura dei luoghi, opponevano una accanita, gloriosa resistenza,
che per quasi dieci anni rimase come una spina nel fianco degli Arabi, fu
rargine precipuo contro ogni loro ulteriore avanzata. I capi dello Stato
musulmano non osarono avventurarsi alla conquista dell' Iran prima che
la rocca nazionale nel Fàris fosse abbattuta. Ciò avvenne soltanto nel 29. H.,
e perciò soltanto nei due anni successivi seguì la sottomissione della Persia
sino ai monti dell'Asia Centrale.
§ 34. — La cronologia della
giornata
di Nihàwand è sicura: tutte
le fonti migliori concordemente affermano che la battaglia fii combattuta
mentre 'Ammàr b. Yàsii- era governatore in al-Kùfah, e abbiam visto che
ciò cade nel 21. H. Nello stesso anno altre fonti (cfr. §§ 35, 37, 38) pon-
gono la battaglia di Nihàwand, la quale avvenne perciò, poco tempo dopo
la presa di Tustar, nel 21. H. 'Ammàr b. Yàsir fu governatore per un
tempo brevissimo, e gli successe, come già si disse (eh'. §§ 2 e segg.), al-
Mughirah b. Su' bah, l'adultero di al-Basrah, l'astuto Thaqafita.
Il AVellhausen (Sk. u. Vorarb., VI, 108) vuol metter in correla-
zione la campagna di Nihàwand con la presa di Tustar e vedere in ambedue
i fatti d'arme le manifestazioni di uno stesso moto di resistenza araba ad
una grande riscossa iranica contro gli Arabi: ipotesi che a noi non sembra
accettabile (cfr. § 33). Egli insiste sul fatto che il centro dell'azione per-
.siana fino a tutto il 21. H. fosse ancora il Fàris e più precisamente la ca-
pitale antica dei Sassanidi, Istakhr, dove il re Yazdagird si ricoverò quando
gli Arabi lo forzarono ad abbandonare Hulwàn. La presa di Tustar sembra
esser avvenuta prima di Nihàwand, perchè si vuole da alcune fonti che
al-Nu'màn b. Muqarrin fosse presente a Tustar e si sa che trovò la morte
a Nihàwand.
Alla vittoria di Nihàwand presero parte schiere di al-Kùfah e di al-
Basrah. ma dopo la battaglia gli eserciti si separarono: i Basrensi pie-
Lcarono verso il mezzogiorno, e le schiere kufane verso il settentrione. Nella
cronologia dei fatti successivi abbiamo molte incertezze e confusioni, che
dipendono in parte dalle difficoltà incontrate dagli Arabi nell'avanzare, e
dalle continue rivolte delle città conquistate. Alcune fonti pongono, è vero,
la conquista della Media (Hamadzàn) subito dopo Nihàwand, 'ma altre la
posticipano sino al 23. H. Allora però non è chiaro come si potesse fare
V invasione dell'Adzarlìaygàn nel 22. H., se la Media,, non era sottomessa.
Il Wellhausen (1. e, pag. 108) ritiene che queste prime conquista fossero
molto superficiali, e adduce in prova che la stessa Nihàwand dovette esser
ripresa dagli Arabi nel 24. H. fBalàdzuri, pag. 309).
21. a. H-.
[ IRAQ-PERSIA.- I
precedentj della
battaglia di Ni-
hàwand.]
477.
§§ rti-j«s.
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA.- I
precedenti della
battaglia di Ni-
hàwand.]
Gli Arabi, dopo la vittoiia, turbati dalle grandi perdite, ebbero un
momento di trepidante esitanza, e permisero e invogliarono gli abitanti
della Media a liprendere le armi e ribellarsi. Gli Aiabi, dinanzi alla resi-
.•^tenza tenace degli abitanti delle città iraniche, si contentarono di razziare
una piccola parte del paese, lasciando per ora in disparte le città, come
avevan fatto nei primi tempi anche in Palestina ed in Siria, e non tenta-
rono di estendere maggiormente i loro confini verso oriente. Tali osserva-
zioni spiegano tutte le con tradizioni e le incertezze delle fonti, sulla resa
delle varie città della Media, perchè confondono trattati temporanei per
indennità di guerra con la resa definitiva delle città. Questa avvenne dopo
che gli Arabi furon rimasti parecchio tempo padroni della campagna. La
natura pianeggiante della Media, simile in ciò a grandi parti d'Arabia, .si
prestava a questo sistema di gueiTeggiare.
IRAQ-PERSIA. — Tradizioni sulla battaglia di Nihàwand.
§ 35. — Secondo ibn Isliàq, abù Ma'.sar ed al-Wàqidi, la battaglia di
Nihàwand (^) fu combattuta nell'anno 21. H. Il solo Sayf b. 'Umar sostiene
che la battaglia avvenisse nell'anno 18. H,, nel sesto anno del Califfato
di 'Umar (T abari, I, 2596).
Cfi'. anche Yàqùt, IV, 827, lin. 9 e segg., il quale dice che secondo
abù Bakr al-Hudzali (da Muh. b. al-Hasan) la battaglia fu vinta nel 21. H.;
e perciò il testo di al-Balàdzuri, più avanti al § 36, può esser errato dove
ha: 20. H.
ó-awzi, I, fol. 48,r., pone però l'evento sotto l'anno 19. H. : la sua
lunga narrazione della battaglia nulla aggiunge di notevole a quanto si
trova nei paragrafi seguenti (id., foli. 48,r.-53,v.).
Nota 1. — Niliàwaud era una grande città a mezzodì di Hamadzàn a tre giornate di distanza
da essa (Yàqùt, IV, 406, lin. 7 e segg.; 827, lin. 3-4; Meynard Dict., 57:^-576).
§ 36. — (ibn al-Kalbi, da abù Mikhnaf). La vittoria di Nihàwand
avvenne in un mercoledì del 19. H. : alcuni però la pongono nel 20. H.
(Balàdzuri, 305).
Cfr. Yàqùt, IV, 827, lin. 9 e segg.
§ 37. — Nell'anno 21. H. fu vinta la battaglia di Nihàwand, nella
quale perirono il comandante generale al-Nu'màn b. Muqarrin al-Muzani
e Talhah b. Khuwaylid b. Nawfal (Mahàsin, I, 84, lin. 12-14).
§ 38. — ibn Hibbàn confonde la battaglia di Nihàwand con quella
di al-Qàdisiyyah e pone quest'ultima nel 21. H. (Hagar, II, 332, lin. 8),
mentre è noto che al-Qàdisiyyah fu vinta nel 16. H. (cfr. 16. a. H., §§ 1
e segg.).
478.
21. a. H. §§ 39, 40.
8 39. — (fabu Hàsim Ruh b. 'Abd al-mù-minl al-Rifa'i fal-Basri al- 21. a. h.
['IRAQ-PERSIA. -
Karàbisi] [f 248. a. H.], da [Mu'àdz b. Mu àdz] al-'Abqari, da abù Bakr Tradizioni sulla
al-Hudzali, da al-Hasan [al-Basri], e da Muhammad [b. Ka'bj). La bat- battaglia di Ni-
taglia di Xihawand fii combattuta nel 20. H. (B a 1 a dz u r i , 305, dove si
adduce anche il seguente isnàd: al-Rifa'i, da al-'Abqari, da abù Ma'sar,
da Muhammad b. Ka'b, per confermare questa data).
Cfr. però poc'anzi il § 35, dove Yàqùt, citando la stessa tradizione, ha
la data 21. invece che 20. H.
§ 40. — (ibn Ishàq, senza isnàd). al-Xu'màn b. Muqarrin era gover-
natore di Kaskar e. non essendo contento del suo ufficio, scrisse al Ca-
liffo 'Umar, informandolo che egli era stato messo da Sa'd b. abì Waqqàs
(governatore di al-Kùfah) come esattore dell'imposta fondiaria (kharàg) in
Kaskai- e che tale occupazione non gli andava affatto a genio, perchè pre-
feriva la guerra santa contro gì' infedeli. Il Califfo scrisse allora a Sa'd
b. abi Waqqà.s, ordinandogli di togliere al-Nu'màn b. Muqarrin dal suo
posto di esattore in Kaskar e di mandarlo con un esei-cito verso quel punto
della fì-ontiera persiana dove il nemico era più minaccioso, ossia contro la
fitta di Nihàwand C). In questa città infatti da parecchio tempo i Pei'-
siani avevano radunato uomini, armi e provviste, ed allestivano un nuovo
e grande esercito per la rivincita contro gii Arabi. Comandante del nuovo
esercito persiano era Dzù-1-Hàgib, uno dei più nobili fra i Persiani. Prima
che al-Nu'màn j^artisse per la Persia, il Califfo gli mandò una lettera di
raccomandazioni, affìncliè non esponesse troppo la vita dei Musulmani,
rammentandogli che la vita di un musulmano gii era più cara, che non
cento mila dirham. Con al-Nu'màn partii'ono molti Compagni del Pro-
feta, e ft-a questi è fatta speciale menzione di :
(1) Hudzayfah b. al-Yamàn, il comandante in seconda dell'esercito
musulmano, il quale doveva assumere il comando, qualora al-Nu'màn ve-
nisse ucciso ;
(2) Graru' b. 'Abdallah al-Bagali, che doveva assumere il comando
nel caso perisse anche Hudzayfah;
(3) Qays b. Maksùh al-Muràdi (non Compagno!?), che doveva co-
mandare le genti nel caso che anche G-arh- venisse ucciso (^) ;
(4) al-Mughii-ah b. Su'bah ;
(5) 'Amr b. Ma'dikarib al-Zubaydi ;
(6) Tulayhah b. Khuwaylid al-Asadi: • -
(7) 'Abdallah b. 'Umar b. al-Khattàb, ed altri.
al-Nu'màn varcò il confine e penetrò nell'altipiano persiano, finché
giunse nei pressi di Nihàwand : in questo luogo le sue spie, avanzandosi
479.
§ 4(1.
21. a. H.
2\. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
hàwand.l
per esplorare il terreno, trovarono che i Persiani avevan munito tutte
le vie d'accesso con punte di ferro, i quali, penetrando nelle zampe dei ca-
valli, rovinavano ed azzoppavano tutte le bestie che avessero osato avvi-
cinarsi. Al ricevere tali informazioni, al-Nu'màn non osò più proseguire: i
suoi colleghi e consiglieri immaginarono quindi uno stratagemma e pro-
posero che al-Nu'màn fingesse una fuga precipitosa ed attirasse così i Per-
siani fuori dalle loro posizioni. al-Nu'màn accettando il consiglio finse di
ritirarsi. I Persiani, ingannati dalle apparenze, si decisero a prendere im-
mediatamente l'offensiva, e tolte dalle vie tutte le punte di ferro dissemi-
nate sulle naedesime, si misero ad inseguire rapidamente gli Arabi. Non
appena lo strattagemma fu completamente riuscito. al-Nu'màn arrestò la
mai'cia dell'esercito, e fatta fronte al nemico, offerse battaglia. al-Mughh-ah '
b. Su' bah consigliò ad al-Nu'màn b. Muqan-in di assalire il nemico al-
l'alba, ma al-Nu'màn ricusò, perchè il giorno era un venerdì ed egli voleva
che i Musulmani non si accingessero alla mischia senza aver compiuto
la solita cerimonia feriale del mezzodì. I Musulmani attesero quindi l'ora
canonica della preghiera feriale del mezzodì e poi si schierarono in batta-
glia. al-Nu'màn stabilì che le genti non dovessero muovere all'assalto se
non al terzo takbìr: « Al primo takbìr assicuratevi le correggia dei
« sandali, al secondo takbìr toglietevi i mantelli e preparatevi alla mi-
« schia, ed al terzo takbìr gettatevi sul nemico, perchè io farò impeto su
« di lui ». I Persiani fecero pure grandi preparativi, e le loro schiere si
legarono assieme con catene per non fuggire. Quando i Musulmani mossero
alfine all'assalto, una freccia ferì mortalmente il generale musulmano al-
Nu'màn : suo fratello Suwayd b. Muqarrin riviscì però a tenerne nascosta
la morte all'esercito, avvolgendo il cadavere nel proprio mantello, e la no-
tizia fu soltanto conosciuta da tutti, dopo che la battaglia era vinta. Allora
B[udza)dah b. al-Yamàn assunse il comando dell'esercito. Nella rotta dei
Persiani perì anche il comandante in capo dei medesimi, Dzvi-1-nàgib : dopo
il disastro i Persiani non riunh"ono più un esercito per resistere all'inva-
sione araba (Tabari, I, 2696-2598).
Cfr. anche Yùsuf, 18-19, 19-20.
Nota 1. — Le ragioni della nomina di al-Nu'màn date da ibu Ishèq trovano ima pont'erma in
lina tradizione di abù 'Awànah (da Husayn b. 'Abd al-i-ahmàn, da abu Wà'il). al-Nu'niiin si trovava in
Kaskar e scrisse al Califfo : « Io sono come un giovanotto, al fianco di una prostituta, che si è tutta
«tinta e profumata per fai-gli piacere! Ti scongiuro, per Dio!, di depormi dal governo di Kaskar e
«di mandai'mi in uno degli eserciti musulmani!». Allora 'Umar gli diede il comando della spedizione
contro Nihàwand (Tabari, I, 261.5).
Ct'r. anche una tradizione di Sayt' b. 'Umar (l'abari, I, 2(537, liu. 3 e segg.).
Tali indicazioni tradizioni stiche sembrano ampiamente confermare la nostra tesi, che la battaglia
di Nihàwand fosse conseguenza d'una iniziativa locale d'un capitano o luogotenente oscuro posto a
guardia dei confinì. — al-Nu'màn comparisce ora per la prima volta come capitano di eserciti islamici
480.
21. a.. H. §§ 40, 41.
nelle nostre fonti migliori. — II suo nome è menzionato da Sayf b. 'Umar tra i comandanti musulmani
durante la Riddab (ofr. 11. a. H., § 119i, ma ciò è artificiosa anticipazione di eventi fatta, secondo il
suo soiito sistema, dalla scuola iraqense. Questa ha voluto glorificare in anticipazione quel capitano che
doveva piii tardi tenere il comando a Nihàwand. È stato un modo per spiegare come un comandante
cosi oscuro avesse la direzione della battaglia che la tradizione iraqense ha voluto innalzare alla stessa
importanza di quella di al-Qàdisiyj'ah. — Ma non vi è riuscita: i fatti sono troppo evidenti e conclu-
denti in senso contrario.
Anche ibn IshTiq cade neireiTore di narrare la battaglia di Nihàwand, quando Pa'd 1). abi Waqqàs
era governatore di al-Kvifah, anticipando perciò soverchiamente la data del conflitto.
Nota 2. — Sono tutte predizioni ab eventu: la narrazione elenca infatti la uccisione dei Com-
pagni nell'identico ordine, nel quale è stabilita ora la loro precedenza. L'inverosimiglianza di questi
particolari non richiede speciali commenti. L' Islam primordiale ignorava queste gerai-chie militari
precise.
§ 41. — (al-Tabari, senza isnàd). Il Califfo 'Umar nell'allestire la
spedizione, che terminò cori la vittoria di Nihàwand, aveva incaricato al-
Sà-ib b. al-Aqra', un mawla dei Thaqif, ottimo segretario, scrivano e con-
tabile, di seguire le schiere e di curare la divisione del bottino. « Se però
« un disastro colpisce questo esercito, sprofóndati nelle viscere della terra.
« perchè dopo una disfatta è meglio essere sotto che sopra alla terrai ».
La spedizione riuscì assai meglio che non fosse previsto dal Califfo, ed
al-Sàdb b. al-Aqra' ebbe un gran da fare per dirigere in modo regolare
la divisione del bottino di Nihàwand fì-a i combattenti. Mentre era occu-
pato in questa faccenda, un persiano gli si })resentò e ' gli disse che, se
concedeva a lui, alla sua famiglia ed ai suoi parenti la salvezza nella vita
e nei beni, gii avrebbe rivelato il luogo di nascondiglio del tesoro dei re
Sassanidi (kunùz ài Kisra), detto anche kunùz al-Nakhirgàn
(tòrse perchè tenuti in custodia da al-Nakhii'gàn). al-Sà"ib promise al per-
siano ,la chiesta immunità, e questi, avuta la necessaria scorta, ritornò
in breve con due enormi casse, che al-Sà'ib scoprì essere piene di perle
(lu"lu'), di topazi (zabargad) e di giacinti (yàqùt). al Sà"ib non parlò
ad altri di questa scoperta e l'aggiunse al quinto del bottino di Nihàwand,
neir idea di lasciarne il guadagno interaraente al tesoro pubblico. Con
tutta questa roba al-Sà-ib ritornò a Madinah, direttamente dal campo di
battaglia, portando al Califfo la notizia della grande vittoria e della morte
del prode al-Nu'màn b. Muqarrin. Il Califfo pianse amaramente la perdita
di al-Nu'màn, e quando al-Sà'ib gli annunziò di aver portato con sé un'im-
mensa quantità di roba preziosa, e gii narrò l'incidente del tesoro dei sas-
sanidi, il Califfo ancora molto commosso, lispose brevemente: « Metti ogni
« cosa nel tesoro pubblico (bayt al -mài), e noi vi provvederemo: tu ri-
« torna subito a raggiungere il tuo esercito ». al-Sà'ib consegnò senza in-
dugio ogni cosa al tesoro e ripartì immediatamente con la massima sol-
lecitudine, dirigendosi su al-Kùfah. In quella stessa notte, nella quale
al-Sàib parti, il Califfo ebbe un pentimento riguardo al tesoro dei Sassa-
21. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
hàwand.]
481.
61
^
§g n. 42. -Il . a. H.
21- a. H. nidi; o il mattino seguente mandò uno a richiamar al-Sà'ib, il quale viag-
Tradizioni sulla gi'ìva intanto con tanta celerità, che solo in al-Kùtah il messo potè raggiun-
battagiia di Ni- glorio e comunicargli le volontà di 'limar. al-Sà'ib si rimise subito in cammino
o rifece tutta la strada fino a Madinah, dove trovò il Califfo, che non aveva
voluto toccare il contenuto delle due grandi casse, ma desiderava invece
che al-Sà"ib le riportasse nell' Iraq, no vendesse il contenuto, e dividesse
il prezzo fra i soldati presenti alla battaglia di Nihàwand. al-Sà-ib obbedì,
riportò le due casse ad al-Kùfah e le vendè a 'Amr b. Hurayth al-Makhzùmi
per due milioni di dirh]am. Questa somma fu divisa fra le milizie. 'Amr
b. Huraytji vendè poi il contejiuto delle casse in Persia (ard al - A àgi m),
e ne ricavò quattro milioni (T ab ari, I, 2698-2600).
Sul valore storico di questa tradizione è lecito avere qualche grave
dubbio (cfv- §§ 47, 52, nota 1) ('): essa non apparisce come narrazione di
fatti storici, ma come documento tradizionistico mirante a dimostrare in
qual modo il Califfo, o capo dello Stato, dovrebbe intendere la divisione
del bottino. Si vuole inculcare la necessità di tenere sempre nettamente
distinto quanto spetta ai Musulmani, mài al-muslimin, da quello che
spetta al governo centrale per la causa dell'Isiàm, il quinto del bottino,
che poi eufemisticamente si chiama l'avere di Dio, mài Allah.
Quando si trattava di divisione del bottino d'un nemico sconfitto in
battaglia, la distinzione e la divisione erano facili. Le controversie e i
dubbi sorsero vivaci quando si ti'attò di stabilire, secondo i rozzi criteri
del deserto, la natura vera del reddito delle imposte : erano queste da
considerarsi come bottino? — Da tutte le polemiche che sorsero da sif-
fatte questioni hanno avuto origine le tradizioni della classe, alla quale
questa sicuramente appartiene (cfì'. 20. a. H., §§ 247 e segg.).
Nota 1. — Il prof. Horovitz mi fa osservare che l'aneddoto, sicuramente apocrifo, è forse ispirato
dal capo VII del libro di Giosuè nella Bibbia. In genere si è osservato che i racconti biblici delle guerre
hanno avuto considerevole influenza sulla naiTazioue delle conquiste musulmane.
§ 42. — (al-Rabi' b. Sula^màn, da Asad b. Miisa, da al-Mubàrak b.
Fudàlah, da Ziyàd b. Grubayr, da suo padre presente alla battaglia). Il
persiano al-Hurmuzàn, quando fu menato prigioniero a Madinah, ove si con-
vertì all' Isiàm, interrogato dal Califfo Umar, rivelò che, se volevasi schiac-
ciare per sempre la forza dei Persiani, si doveva assalire e distruggere
l'esercito persiano raccolto in Nihàwand sotto gli ordini di Bundàr, e
composto dei più prodi cavalieri del re di Persia (asàwirah Kisra) e
degli abitanti di Isbahàn. Quell'esercito era la testa del nemico: troncata
quella, il resto del regno persiano sarebbe rimasto inerte come un cada-
vere decapitato (^). Avute queste notizie il Califfo 'Umar si prefisse di al-
482.
21. a. H.
§ 42.
lestii'e una spedizione cóntro la città di Nihàwand, e di assumerne egli
stesso il comando. I suoi consiglieri lo dissuasero però energicamente dal-
l'esporsi a simili rischi, perchè, dicevano, se egli fosse perito in qualche
disastro, i Musulmani non avrebbero più avuto alcun appoggio. Allora il
Califfo scrisse ad abù Miisa al-As'ari in al-Basrah, ed a Hudzayfah b. al-
Yamàn in al-Kùfah di riunu'e genti armate e di marciare insieme su Ni-
hàwand, mettendosi ambedue sotto gii ordini di al-Nu'màn b. Muqarrin.
Anche 'Abdallah b. 'limar b. al-Khàttàb prese parte alla spedizione.
Quando le forze unite dei Musulmani si presentarono dinanzi a quelle
dei Persiani in Nihàwand, Bundàr, il comandante sassanida, mandò un
ambasciatore nel campo musulmano, per chiedere l'invio di un rappresen-
tante, perchè egli desiderava parlargli ed interrogarlo. al-Nu'màn scelse
come rappresentante al-Mughirah b. Su'bah (^), il quale, entrato nel campo
peisiano, trovò il generale Bundàr seduto sopra un trono d'oro, con una
corona in testa e circondato da tutti i suoi ufficiali. Il generale persiano
prese per primo la parola e domandò ad al-Mughìrah b. Su'bah come gii
Arabi, che di tutti i popoli erano i più miserabili, i più affamati, i più
angustiati e i più sozzi, avessero mai osato assalire la maestà dell' im-
pero persiano : qualora però gii Arabi si fossero ritirati prontamente, egli
prometteva di lasciarli in pace. al-Mughìrah rispose a Bundàr, ammet-
tendo che un tempo la descrizione da lui fatta degli Arabi corrispondeva
alla verità, ma aggiunse che alfine era venuto fra loro mi Profeta a ri-
velare la verità suprema, il quale li aveva sollevati dall'ignoranza e bar-
barie, aveva loro insegnato la vera religione ed aveva a loro ordinato di
diffondere, anche a rischio della vita, la nuova fede per tutto il mondo.
Le parole fiere di al-Mughìrah ispirarono tanto terrore nell'animo di Bundàr,
che al-Mughìi-ah potè alzarsi e andarsene dal convegno senza essei-o mo-
lestato.
Le due parti si prepararono ora alla battaglia, nella quale i Persiani
furono i primi all'assalto. al-Nu'màn diede però ordine ai suoi di non muo-
versi dal posto, se non al suo terzo segnale e prese le disposizioni per sta-
bilire chi dovesse assumere il comando generale, qualora egli venisse a mo-
rire : nominò sette diverse persone, alle quali successivamente, in caso di
morte, sarebbe dovuto passare il comando dell'esercito : l'ultimo nella serie
era al-Mughìiah b. Su'bah ed il primo Hudzayfah b. al-Yamàn. I Persiani
presero pure energici provvedimenti per la imminente battaglia: si lega-
rono insieme in gruppi di sette con catene per impedirsi reciprocamente di
darsi alla fuga, ed allo stesso tempo colorirono tutto il terreno alle loro spalle
con punte acuminate di ferro, sulle quali era impossibile fuggfre: i Per-
21. a. H.
[IRAQ-PERSIA.
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
l^àwand.1
483.
§§ •!•-'. l-<.
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
hàwand.ì
■^iaui sapevano quindi di dovor o \ lucere u monre. La mLsehia fn peiciò
sani>uinosiysima oi\ i ^Iii.suliuaui ^sul)i^ono ingenti perdite di uomini: quando
pelò i Persiani si furono convinti l'iie in nessun modo potevasi spez-
zare la resistenza dei Musulmani, cedettero essi per i primi e la mischia
si tramutò In un liuiuane eccidio: legati fra loro con catene, se uno cadeva
ferito, gli altri compagni non potevano salvarsi e soccombevano vittime
inermi sotto i colpi degli Arabi vittoriosi. Quanti tentarono di fuggire, pre-
cipitarono sulle punte acuminate di ferro sparse dietro alle loro spalle e
lerendosi gravemente e non potendo più salvarsi, caddero egualmente sotto
le spade dei vincitori. Al momento però, in cui la fortuna si volgeva pro-
pizia agli Arabi, una fi'eccia nemica ferì a morte il generale musulmano
al-Nu'man, conficcandosi nel suo fianco. Il fi-atello, Ma'qil b. Muqarrin,
accorse prontamente presso al moribondo e, quando al-Nu'màn ebbe reso
il suo ultimo respiro, avvolse il cadavere nei suoi panni e tenne celata la
notizia. 1 Musulmani seppero che il loro comandante era morto, soltanto
qnando la battaglia tu terminata. Hudzayfah b. al-Yamàn assunse allora il
comando.
Il messo che portò la notizia della vittoria al Califfo in Madìnah, do\è
enumerare al Califfo i nomi dei Musulmani uccisi. Saputo che al-Nu'màn
b. Muqarrin era perito anch'egii, Umar si mise a piangere dirottamente,
e poi, piangendo sempre, chiese al messo di dirgli gli altri nomi degli
uccisi : il messo gliene enumerò molti di persone conosciute dal Califfo, e
infine aggiunse che v'erano molti altri uccisi, che il Califfo non conosceva.
« Ciò non li danneggia affatto », esclamò il Califfo: « se 'Umar non li co-
« nosce, Dio li conosce tutti!» (T ab ari, I, 2600-2605).
Nota 1. — (Cfr. §§ 43, 44; 23. a. H., § 22). Questo preteso consiglio di al-Hurmuzàn è in realtà
lina prcilizioue ab eveiitu, con la quale si vuole rammemorare come la distruzione delle forze persiane
in Nihàwand significasse la soppressione, l'annichilimento dell'ultimo esercito sassanida in tutto l'impero
riunito. — In tutti i combattimenti successivi che si ripeterono sino al 31. H., si trattò sempre di schiere
locali, delle quali ognuna tentava difendere i focolari aviti e la zolla di terra ereditata dagli antenati.
Ogni provincia, dopo Nihàvrand, fece da sé: ad una ad una caddero sotto il dominio del novello conqui-
statore dell'Asia.
Nota 2. — Ciò non è storia,, ma svolgimento del solito tema tradizionistico delle trattative pre-
cedenti alla battaglia nello scopo di indurre gli Arabi a desistere, o i Persiani a convertirsi. Il nome
quindi di al-Mughirah b. Su'bah, quale oratore dei Musulmani, apparisce in questo caso come figura o
finzione tradizionistica. — Cfr. però quanto abbiamo detto poc'anzi al § 5 riguardo alla nomina di al-
Mughirah al governo di al-Kìifah.
§ 43. — (Saybàn b. abì Saybah Farrukh al-Ubulli, da Hammàd b.
Salamah, da abù 'Imràn al-G-awni, da Alqamah b. 'xAbdallah, da Ma'qil
b. Yasàr). Il Califfo 'Umar chiese consiglio ad al-Hurmuzàn, e volle sa-
pere se era meglio incominciare (la nuova campagna) con Isbahàn o con
l'Adzarbaygàn. al-Hmmuzàn rispose : « Isbahàn è la testa, e l'Adzarbaygàn
484.
21. a. H.
§§ 434i>.
« è le due ali: se tagli la testa, cadono anche le ali insieme con la testa »
(Balàdzuri, 303).
§ 44. — ('Alqaniali b. Abdallah al-Muzani, da Ma'qil b. Yasàr). 11
Califto Umar chiese il parere di al-Hurmuzàn sul (modo di conquistare il;
Fàris, Isbahàn e l'Aclzarbaj-gàn. al-Hurmuzàn rispose: « Isbahàn è la testa,
« mentre il Fàris e 1" Adzarbaygàn sono le due ali : se tu tagli una delle
«due ali. la testa potrebbe salvarsi con l'altra ala, ma se tagli la testa,
« cadranno ambedue le ali, perciò comincia con la testa » (M a s ù d i .
IV, 230j. — Cfr. §§ 42, 43.
§ 45. — (Hammàd b. Salamah, da abù 'Imràn al-Grawni, da 'Alqamah
b. Al^dallah, da Ma'qil b. Yasàr). Il Califfo 'limar entrò nella moschea
(di Madinah) e visto al-Nu'màn b. Muqarrin andò a sedersi al suo fianco:
terminata la sua preghiera, gli disse: « Ti nomino comandante generale ».
al-Nu'màn gli rispose : « Se è per riscuotere tasse ; non accetto, ma se è
«per combattere il nemico (accetto)». — «Tu andrai a combatterei ». —
Allora il Califfo lo mandò (nell'Ii'àq), e scrisse alla gente di al-Kùfah di
fornirgli rinforzi: con questi v'era anche al-Mugliirah b. Su'bah (Balà-
(Izuri. 303).
§ 46. — (Hammàd b. Salamah, da abù 'Imràn al-Gawni, da 'Alqamah
b. Abdallah, da Ma'qil b. Yasàr, presente alla battaglia). (Quando al-Nu'màn
b. Muqarrin ebbe assunto il comando delle genti nel Sawàd) mandò al-Mu-
.ghirah b. Su'bah a Dzù-1-Hàgibayn [detto anche Dzù-l-Hàgib Mardànsah.
cfr. Balàdzuri, 303, nota e], il capo dei Persiani ('azim al-'Agam),
che era in Nihàwand. (al-Mughii-ah), mentre era in piedi innanzi al per-
siano, si mise a forare il tappeto con la lancia, e poi si sedette anch'egli sul
trono: il persiano, adfrato, diede ordine di espellerlo. al-Mughirah esclamò:
« (Rammentatevi) che io sono un ambasciatore! ».
Poi Musulmani e Persiani vennero tra loro alle mani, ed (i Persiani)
.si legarono assieme con catene a gruppi di dieci e di cinque per rendere
impossibile la fuga. La battaglia incominciò con nugoli di freccie scagliate
«lai Persiani onde molti Arabi rimasero feriti. Questo avvenne prima che le
(lue parti si dessero di cozzo l'una contro l'alti'a. Il comandante arabo, al-
Nu'màn b. Muqarrin, fondandosi sopra una sentenza del Profeta, dichiarò
che se la battaglia non aveva principio nelle prime ore del giorno, era
meglio attendere che il sole tendesse a calare, e che soffiassero i venti
del pomeriggio): allora verrebbe la vittoria. Egli diede ordine che. nessuno
si movesse prima che la bandiera dell'esercito fosse stata agitata tre volte.
Alla prima volta dovevano fare le abluzioni e compiere le cose necessarie ;
alla seconda rivedere le armi e prepararsi al cimento, ed alla terza alfine
21. a. H.
[IRAQ-PERSIA.
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
hàwand.]
485.
hàwand.l
§§ 4(hI!i. 21. a. n.
21. a. H. u-ettarsi con impeto senza guardare né a dritta né a sinistra. Così fu fatto,
■IRAQ- PERSIA. - mentre ali Arabi precipitavano sul nemico, al-Nu'niàn vestì la corazza
Tradizioni sulla ìh>-ìav.^ o x r
battaglia di Ni- ^ «i slanciò con gii altri nella mischia. Egli fu perciò il primo musulmano
che rimanesse ucciso : il comandante persiano Dzii-1-Hàgibayn cadde dalla
sua cavalcatura e fii sventrato. — Ma'qil b. Yasàr, che narra questi fatti,
afferma d'essere accorso in aiuto del morente al-Nu'màn e avergli lavata
la faccia con un po' d'acqua che aveva con sé: « Clii sei?» chiese al-
Nu'mau. — « Sono Ma'qil ! ». — « Che cosa fanno i Mu.sulmani? ». — « Ral-
« legratil Dio ha concesso la vittoria! ». — « Sia ringraziato Dio » disse il
morente; «scrivetelo ad 'Umar » (') (Balàdzuri, 303-304).
Nota 1. — (Saybàn b. abi Saybah FaiTfikh al-Ubulli, da Hammàd b. Salamah, da Ali b. Zayd li.
(riid'àn, da abù "Utliman al-Nahdi). abù 'Utjimàn al-Nahdi portò l'annunzio della vittoria al Califfo 'Umar,
il quale, quando seppe che al-Nu'niàn era perito, si mise a piangere. (Balàdzuri, 304, dove a conferma
di ciò sono addotte anche altre tradizioni con lunghi isnàd).
§ 47. — (al-Qàsira b. Sallam, da Muli. b. Abdallah al-Ansàri, da al-
Nahhàs, b. Qahm, da al-Qàsim b. 'Awf [al-Saybàni], da suo padre 'Awf,
da al-Sà-ib b. al-Aqra'; oppure da Umar b. al-Sà-ib, da suo padre al-Sà-ib
b. al-Aqra'). Conferma i particolari della tradizione precedente sui prepa-
rativi e lo svolgimento della battaglia : alla morte di al-Nu'màn, lo sten-
dardo (ossia il comando) fu preso da Hudzayfah b. al-Yamàn. al-Sà'ib b.
al-Aqra', che era stato preposto dal Califfo alle prede, per mezzo di una
.spia (dzù-l-'u waynatay n) scoprì il tesoro di al-Nakliirkhàn nella for-
tezza. Consisteva in due cas.se (safatayn) piene di pietre preziose di non
mai vista bellezza. al-Sà-ib le portò a MadinaÈ, ed il Califfo dopo udita
la narrazione di tutto, gii ordinò di vendere il contenuto delle due casse
e dividerne l' importo tra i Musulmani. al-Sàib andò ad al-Kùfah e vendè
le due casse ad un giovane makkano, 'Amr b. Hurayth al-Qurasi, il quale
pagò l'importo con lo stipendio della (propria) famiglia e dei guerrieri
(della medesima) : 'Amr portò le due casse ad al-Hìrah e le vendè per il
doppio che le aveva pagate. Questa fu la prima somma della grande for-
tuna accumulata di poi da 'Amr b. Hmayth (Balàdzuri, 804-305).
Cfi-. anche id. Glossarium, 97, s. v. lahwah, e Wiistenfeld
Eegister, 75.
Per un episodio simile — è in verità uu tema tradizionistico — vedi
anche la tradizione sulla prima campagna nel Fàris contro Istakhr nel
23. a. H. ; cfr. anche §§ 41 e 62, nota 1 dell'annata presente.
§ 48. — (Uno storico, ba'd ahi al-sirah). La battaglia cominciò un
mercoledì, durò tvitto il giovedì e fu vinta il venerdì (Balàdzuri, 305).
§ 49. — (ibn al-Kalbi, da abù Mikhnaf). Il campo di al-Nu'màn 1).
Muqanin fu fissato in al-Isbidzahàr (= Isbidzahàn): l'ala diitta era coman-
■
486.
21. a. H.
§§ 49-52.
data da al-As'atJi b. Qays, la sinistra da al-Mughii-ah b. Su'bah. — Fu uc-
ciso al-Nu'màn, e vinsero i Musulmani : la battaglia si chiamò « la Vittoria
delle Vittorie » (fa t h a 1 - f u t ù h i ( B a 1 a dz u r i , 305) .
§ 50. — al-Mas'ùdi ha una lunga tradizione sulla battaglia di Nihà-
wand : non fa cenno sulle ragioni della nuova campagna, ma si contenta
ili narrare la nomina di al-Nu'màn b. Muqarrin, e di aggiungere che 'Umar
gli diede come colleghi al-Zubajr b. al-'Awwàm (che era in Egitto!), 'Amr
b. Ma'dikarib, Hudzayfah b. al-Yamàn, 'Abdallah ibn 'Amr, al-As'ath b.
Qays ed al-Mughìi-ah b. Su'bah. Segue poi la narrazione dell'incontro di
al-Mughìrah con il generale persiano Dzù-l-Grinàhayn (l'uomo dalle due ali),
ed abbiamo una variante dei soliti discorsi sulla povertà antica degli Arabi
e sulla rivoluzione prodotta dalla predicazione del Profeta: le solite pro-
poste dei Persiani per indm-re gli Ai'abi a retrocedere, ecc., in altre parole
il già noto téma tradizionistico, che ritorna tante volte ad ogni vigilia di
grande battaglia in Persia. Sulla battaglia stessa al-Mas'iidi non dà nuovi
particolari, e la sua descrizione è incompleta: dice però che in essa peri-
rono vari Compagni del Profeta, tra i quali al-Nu'màn b. Muqarrin ed
Amr b. Ma'dikarib. Ai tempi di al-Mas'iidi mostravansi ancora le tombe
di questi guerrieri, ad un farsakh circa da Nihàwand, sulla via che con-
duce ad al-Dinawar (Mas'iidi. IV, 230-236).
§ 51. — (al-Ya'qùbi). Nell'anno 21. H. seguì la battaglia di Nihàwand
vinta dagli Arabi sotto al-Nu'màn b. Muqarrin contro i Persiani di al-
Ray}-,. Qùmis, Isbahàn e vari altri luoghi, sotto il comando di Dùnar
(Dìnàr? cfr. Balàdzuri, 306, lin. 5, oppure Rù-ìn). Durante la mischia
'Umar era sul min bar in Madinah, e nel mentre predicava, s' interinippe
per gridare : « 0 Sàriyah, il monte ! il monte !» ; e si vuole che Sàriyah,
presente al combattimento, udisse la voce del Califfo e seguendo il con-
siglio, salvasse i suoi da un grave pericolo di accerchiamento nemico
fYa'qùbi, II, 179).
Per l'episodio di Sàriyah cfr. quanto narra Sayf b. 'Umar alla presa
di Fasà sotto Tanno 23. H.
§ 52. — (abù Hanifah ai-Dina wari). La battaglia di Nihàwand fu
combattuta nell'anno 21. H. Dopo la disfatta di Gralùlà- il re Yazdagird
•era fuggito, ricoverandosi in Qumm : da questo luogo aveva mandato messi
nelle varie provincie chiedendo soccorsi di genti armate. I Persiani pre-
sero molto a cuore la causa del loro re, ed attorno a lui affluirono le genti
del regno da tutte le parti, ossia genti da Qiimis, dal 'Tabaristàn, da Gurgàn,
da Dunbàwand ('), da al-Rayy, da Isbahàn, da Qumm, da Hamadzàn, da
al-Màhayn e da Màsabadzàn, sicché si costituì un esercito molto conside-
21. a. H.
[IRAQ- PERSIA. -
Tradìzionj sulla
battaglia di Ni-
hàwand.]
487.
§ 5i. 21'. a. H.
21. a. H. revole. Al comando di esso il re pose Mardàusàh b. Hurmuz, e lo mandò
IRAQ-PERSIA. - _
Tradizioni sulla «* >.Ulàwana.
battaglia di Ni- D\ siffatti preparativi 'Animai- b. ^'àsir (governatore di al-Kùfali)
' inviò notizia al Califfo Umar, il quale allarmato salì sul pulpito leggendo
in mano la lettera di Ammàr ed arringò la gente. Comunicò ai presenti
il contenuto della medesima ed invitò gli Arabi a muoversi in soccorso dei
fratelli in al-Kùfah e in al-Basrah. Cliiese anche il parere dei presenti su
quanto convenisse di fare. Talhah b. 'Uba^'dallali invitò il Califfo a deci-
dere come credeva, assicurandolo che tutti avrebbero spontaneamente ob-
bedito ai suoi cenni. Uthmàn b. Affàn gli suggerì di far venire rinforzi
dalla Siria, dal Yaman e da al-Basrah {sic!), di mettersi alla testa dei me-
tlesiiui per recarsi indi ad aiutare la gente di al-Kùfali: con tali mezzi la
vittoria era assicurata. Tutti i presenti espressero la loro approvazione per
le proposte di Uthmàn, ma il Califfo volle ancora sentire il parere di 'Ali
b. abi-Tàlib, il quale fece rilevare al Califfo come fosse imprudente sguer-
nire la Siria di milizie per timore dei Greci, ed il Yaman per timore degli
Abissini, mentre il suo allontanamento da Madìnah avrebbe potuto creare
altre complicazioni. Suggerì di chiamare dalle varie provincie, come la
Siria e 1' 'Uniàn, soltanto un terzo delle forze ivi stanziate e non tuite. Ciò
fu approvato da 'Umar, il quale conferi il comando delle nuove schiere ad
al-Nu'màn b. Muqarrin al-Muzani, che in quei giorni sopraintendeva alla
riscossione del kh«^^"^g di Kaskar. La lettera con la nomina di al-Nu'màn
fu data perciò dal Califfo ad al-Sà-ib b. al-Aqra' affinchè la recapitasse.
Dispose allo stesso tempo che, nel caso venisse ucciso al-Nu'màn, gli succe-
desse nel comandò Hudzayfah b. al-Yamàn ed, ucciso anche lui, Grarìr b.
' Abdallah al-Bagali : ucciso Grarìr, doveva il comando passare ad al-Mu-
ghii-ah b. Su'bali, ed, ove cadesse perfino questo, ad al-As'ath b. Qays. Nel
mandare poi le istruzioni ad al-Nu'màn, il Califfo gli raccomandò di tener
conto dei consigli di 'Amr b. Ma'dìkarib e di Tulayhah b. Khuwaj'lid, seb-
bene non dovesse dar loro alcun comando sulle genti (per il loro passato
ostile all'Isiàm?).
Prese tali disposizioni, il Califfo fece partire le milizie, ed al-Sà-ib
b. al-Aqra' andò a raggiungere le genti di al-Kufah ed a consegnare ad
' al-Nu'màn le istruzioni scritte del Califfo, abù Musa al-As'ari, lasciati due
terzi delle sue genti in al-Basrah, andò con l'altro terzo a raggiungere, le
schiere di al-Kvifah: raccolti tutti i rinforzi, l'esercito mosse verso Nihà-
wand andando a fissare il campo in un luogo detto al-Isfìdzahàn, nei
pressi di Nihàwand' a tre farsakh di distanza. Lì vicino era il villaggio
di Qudaysigàn (luogo sconosciuto ai lessici geografici). I Persiani sotto
488.
21. a. H.
S 5-2.
Mardan.sah b. Hvirmuzacl (sic) vennero incontro agli Arabi e posero il loro 21. a. H.
,. „ ,, , o , n j. 1 [IRAQ-PERSIA.
campo trincerato di ii^onte a quello musulmano, begui allora una sosta, du- Tradizioni
sulla
rante la quale i Persiani continuarono a ricevere rinforzi, sicché il generale battaglia di Ni-
p . -r-, . . hawand.l
arabo credè opportuno ricorrere ad uno stratagemma per lorzare 1 Fersiani
a cimentarsi in una battaglia: seguendo il consiglio di Amr b. Ma di-
karib, al-Nu'màn fece divulgare la notizia che era ^ morto il Califìb ed or-
dinò una immediata rith-ata. Ingannati dalla falsa voce e dall' improvvisa
ritirata, i Persiani uscirono dal loro campo fortificato e si misero ad in-
seguire gii Arabi: questi fecero fronte ed impegnarono con i Persiani un
sanguinosissimo combattimento, con gravi perdite da ambedue le parti.
La notte separò i combattenti. Il mattino seguente, che era un mercoledì,
fu ripresa la mischia con grande ferocia fino a sera. Lo stesso accadde nel
seguente giorno: il venerdì per la quarta volta fu ripresa la battaglia. Il
generale al-Nu'màn, percorse le file dei suoi, li incorò a battersi con no-
vello ardore e diede le opportune indicazioni ed istruzioni perchè ad un
determinato segnale tutte le schiere arabe facessero contemporaneamente
impeto sul nemico. Il piano riuscì, ed alfine le schiere dei Persiani furono
rotte e fugate.' Purtroppo nella mischia al-Nu'màn rimase ucciso ed il fì-a-
tello Suwaj'^d b. Muqarrin riuscì a portarne via il cadavere (dando ad in-
tendere che fosse soltanto ferito); trasportatolo nella tenda, si vestì dei
panni e delle armi del defunto e ritornò alla mischia. Grli Arabi non eb-
bero sospetto della sostituzione e continuarono a battersi fiduciosi, finché
ebbero completamente fugato il nemico.
I Persiani fuggendo innanzi agli Arabi si ritrassero in un villaggio
di Nihàwand, discosto due farsakh da questa città, e detto Dazizìd fluogo
sconosciuto ai lessici geografi): ivi si fermarono, perchè il castello di Ni-
hàwand non era grande abbastanza da contenerli tutti. Intanto Hudzayfah
b. al-Yamàn veniva appresso alla testa degli Arabi, essendo succeduto al
defunto al-Nu'màn, e cingeva d'assedio i Persiani. Durante uno dei com-
battimenti attorno al paese, combattimento in cui i Persiani furono scon-
fitti, uno dei maggiorenti sassanidi, detto Dìnàr, rimase tagliato fuori dai
compagni, e fu inseguito da Simàk b. 'Ubayd al-'Absi. Fatto prigioniero e
condotto innanzi al generale Hudzayfah, si oflErì di ottenere la resa pa-
cifica di Nihàwand se gli promettevano la libertà, perchè egli si dichia-
rava signore del paese. Hudzayfah accettò la proposta, e Dìnàr concluse
un trattato di resa con gli Arabi: con esso si presentò innanzi alle mura
della fortezza, e spiegati i patti ottenuti, ordinò ai suoi di aprire le porte
e di arrendersi. Essi obbedirono all'ordine avuto, quando seppero d'aver
ottenuto l'amàn. Da questo incidente il paese fu chiamato Mah Dìnàr ("^)
(Hanifah. 141-146).
489. 62
5"2-ò5
21. a. H.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Tradizioni sulla
battaglia di Ni-
hàwand.'
Nota 1. — Dunbiiwnml, Demavend, cantone e montagna celebre nelle vicinanze di al-Rayy, ricca
ili minerali, specialmente di solfo. Yàqiìt, II, WHJ-tiKt (Meyuard Dict., 2ii(i-239); Hamadzilui,
■JTl-JT!t, 307-309; Istakhri e Ilaw-qa!, hìdea; C,-2; Klui rdadzbi h , 118, 244, 2.50; Le Strange
Xiizhah, 29, 94.
Nota 2. — Alla fine della narrazione abii Hanifah al-Dinawari aggiunge un lungo auediloto, di
cui abbiamo già dato due versioni nei paragrafi precedenti (cfr. §§ 41, 47 e vadi ancbe § (iS).
Dopo la battaglia di Nihiiwand un iionio tra i più nobili (asràf) del paese si presentò ad al-Sà'ib
b. al-A<ira', che era stato preposto al bottino, e gli disse die, se gli garantiva la sicurtà per sé ed i suoi
e gli assicurava il possesso di tutti i suoi beni mobili ed immobili, gli avrebbe indicato il nascondiglio
di uu tesoro immenso che sarebbe andato tutto intero a vantaggio del loro capo maggiore (il Califfo).
Questo tesoro aveva avuto la seguente origine: al-Nukhàrigiin era il nome di un persiano di nobilissimo
lignaggio, che era accorso con i rinforzi alla battaglia di al-Qiìdisiyyali e vi aveva trovata la morte
combattendo da prode fino all'ultimo. Nei tempi anteriori egli era stato molto intimo od amico del
Kisra Barwiz, ma purtroppo si era accorto che il re non era rimasto insensibile dinanzi alla grande
bellezza di sua moglie, una delle più belle donne del tempo. Egli non volle fare scandalo e preferì
separarsi dalla moglie senza scalpore e non avere pivi contatti con lei. Di questo fu informato il re,
il quale un giorno, quando al-Nukhàrigàu bi presentò in udienza con altri magnati della corte, si volse
a lui e gli disse: «E venuto a mia conoscenza che tu possiedi una sorgente di acqua dolcissima, ma
«che tu più non vi ti disseti». Ed al-Nukliàrigàn di risposta a Kisra: « O re. è giunto infatti a mia
« conoscenza che il leone viene di tanto in tanto a dissetarsi in quella fonte, perciò mi sono tenuto
• lontano' per timore del leone » . Al re piacque la risposta felice del magnate persiano e rimase mara-
vigliato della sua saggezza: entrato indi nel suo gineceo dove teneva ben tremila donne per sé solo,
ordinò che si riunissero tutte e tolse loro tutte le gioie che portavano indosso e le mandò tutte insieme
alla moglie di al-Nukhàrigàn. Poi chiamò anche gli orefici ed ordinò a loro una corona (tàg) d'oro
massiccio tutta tempestata di pietre preziose di grandissimo valore e mandò anch'essa in dono alla
moglie di al-Nukhàrigàu. Tutta questa roba preziosa rimase presso i discendenti della donna, e quando
sopravvennero le guerre in quella contrada, i figli si recarono in un villaggio già appartenuto al loro
padre e chiamato al-Khuwàrigàn, dove ergevasi un tempio pirolatrico, bayt nàr, tolsero dal suo posto
l'altare (kàniin) su cui ardeva il fuoco, sotto di esso seppellirono la roba preziosa e rimisero poi tutto
nel pristino stato. Quando fu a conoscenza di tutto ciò, al-Sà'ib b. al-Aqra' promise al persiano sicurtà
per sé, i suoi beni mobili ed immobili, la sua famiglia e i suoi figli, se fosse risultato vero quanto egli
narrava. Recatosi sul luogo con il persiano, al-Sà-ib trovò sotto l'altare due ceste (safat) contenenti l'una
la corona, l'altra i gioielli reali e confiscò ogni cosa. Terminata la distribuzione delle spoglie, al-Sà'ib
caricò sul camelo le due preziose ceste e venne con esse al Califfo 'Umar in Madinah. Quanto accadde è
cosa celebre (e non merita narrarla, dice il cronista). Le due ceste furono comperate da 'Amr b. al-Hàrith
con l'impoi'to delle gratificazioni (atà') dei guerrieri e dei figli loro (cioè della sua tribù) riunite insieme.
Egli poi-tò tutto ad al-Hirah e véndè la roba con un grande profitto. Con la somma di danaro cosi gua-
dagnata 'Amr b. Hàritli si comperò un fondo nell' 'Iraq, ed egli fu il primo qurasita che facesse acquisto
di un fondo nell''Iràq (Hanifah, 145-146, dove aggiungonsi undici distici attribuiti ad 'Urwah b. Zayd
al-Kliayl, nei quali si fa allusione al fatto d'arme di al-Madà'iu, detto di ìwàn Sirin, e quello di (lalulà.j.
L'episodio proviene sicuramente (?) da quel ciclo di storie fantastiche che (sin da circa il 'àW H.
in al-Basra: cfr. Noldeke, ZOMG., XLII, 69) si aggruppano intorno al nome di Sindbàd Syntipas), e
che forma parte della grande raccolta delle Mille ed una notte. — Nel caso presente a Sindbàd sembra
essersi sostituito il re di Persia [J. Horovitz].
§ 53. — al-Dzahabi riassume sotto l'anno 21. H. i particolari della
vittoria di Niliàwand, senza aggiungere cosa che metta il conto di rile-
vare in special modo (Dzahabi Paris, I, fbl. 136,r.-137,r.).
§ 54. ■ — al-Khuwàrizmi non menziona la battaglia di Nihàwand, ma
dice che nell'anno 21. H. il re Yazdagird fuggì a Marw (Baethgen, IH).
Cfr. anche Barhebraeus, III, 127.
IRAQ-PERSIA. — Battaglia di Nihàwand {versione di Sayfh.'Umar).
§ 55. — Neil' esaminare le tradizioni sulla conquista dell'altipiano
iranico il Wellhausen giustamente rileva e dimostra poi con lucidi argo-
490.
21. a. H.
55-57.
menti che la versione data da Sayf b. 'Umar, tranne qualche particolare
di secondaria importanza, non ha alcun valore storico. È errata tutta la
cronologia, e la tela generale è messa sopra una base falsa, compressa
in un breve periodo d'anni e come una continua progressione vittoriosa
degli Arabi. Caratteristica generale della narrazione è poi che gii Arabi
abbiano ognora iniziato le campagne non già per desiderio d'espansione,
ma per ineluttabile bisogno di difesa contro i Persiani, che mai posavano,
continuamente tramavano contro i Musulmani, sollevavano torbidi lungo
i confini, e con chiamate generali sotto le armi periodicamente venivano
a mettere a repentaglio tutte le conquiste degli Arabi (W eli ha use n
Sk. u. Vorarb., VI, pag. 94-101). Tutta la tela è dello stesso stampo
artificiale che si rilevò nelle tradizioni sulla partenza degli eserciti mu-
sulmani ai primordi del Califfato di abù Bakr! Non è necessario ripetere
in questo luogo tutti gii argomenti efficacissimi raccolti dal Wellhausen
(1. e, pag. 101 e segg.): nessuno potrà mai demolire la sua critica, che ri-
mane durevolmente acquisita alla scienza storica dell' Islam.
§ 56. — (Il Califfo toglie il divieto di nuove conquiste).
(Sa5^f b. Umar, da Muhammad e da altri). Nell'ambasciata, che aveva me-
nato al-Hurmuzàn prigioniero a Madinah, v'era il celebre al-Ahnaf b. Qays
(capo dei Tamìmiti di al-Basrah), il quale espose al Califfo tutti i pericoli,
ai quali erano esposti i nuovi possedimenti musulmani nell' 'Iraq, se era
mantenuto il divieto di fare altre conquiste in Persia. I Persiani, lasciati in
pace nei loro monti, si preparavano sotto il loro re ad una grande gvierra
di rivincita : era perciò nell' interesse dei Musulmani di aggredii-e il ne-
mico prima che avesse terminato i suoi preparativi offensivi. II Califfo 'Umar,
avuta la conferma dell'agglomerazione di genti armate in Nihàwand, tolse
ora il divieto e diede il permesso di invadere il territorio nemico (T a b a r i ,
I, 2560-2661).
Cfr. Khaldùn, II, App. 113.
Abbiamo già fatto allusione, e ne faremo ancora, a questo preteso divieto
di Umar (cfr. 16. a. H., § 230; 19. a. IT., § 15; 20. a. H., § 22; 23. a. H.,
§ 19): le informazioni date da Sayf in questa e nelle seguenti tradizioni
sono piene di eiTori, che esamineremo partitamente quando avremo a stu-
diare i precedenti e la cronologia della quarta campagna persiana.
§ 57. — (Partenza delle schiere). (Sayf b. 'Umar, da Muhammad
e da altri). Il permesso dato dal Califfo Umar, dietro istanza di al-Ahnaf
b. Qays, di estendere le conquiste verso oriente nel Fàris, venne concesso
nel corso dell'anno 17. H., ma il principio delle varie spedizioni seguì sol-
tanto nel 18. H.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA.
Battaglia di Ni
hàwand.l
491.
§§ 57, ijy. 21. a. n.
21. a. H. ;,1)Q Musa al-As'ari (governatore di al-Basrali) el)be l'ordine di var-
Batt lia di Ni- ' '^''^' ' confini del territorio persiano, che si trovava sotto la protezione
hàwand.] aiaba, al -dz immah , e di attendervi nuovi ordini. Allo stesso tempo il Ca-
liffo inviò Suliayl b. 'Adi. liallt o confederato dei banù 'Abd al-A.shal
(Ansar), con i vari stendardi ai diversi capitani, che dovevano iniziare la
conquista dell' 'Iraq. Lo stendardo per la conquista del Khuràsàn (liwa
TChuràsàn) fu aftidato ad al-Alinaf b. Qays; quello di Ardasir-lvhurrah e
di Sàbur, a Mugàsi' b. Mas'ud al-Sulami ; quello di Istakhr, a Utlimàn b.
abi-l-'A.s al-Thaqafi ; quello di Fasà e di Daràbgird, a Sàriyah b. Zunaym
al-Kinàni ; quello del Karman, a Suhayl b. 'Adi ; quello del Sigistàn a
' Asim b. ' Amr Compagno del Profeta ; e quello del Mulu'àn ad al-Hakani
b. 'Umayr al-Tagblibi.
Tutti questi eserciti si misero in moto soltanto nel corso dell'anno 18. H.,
ed il Califfo mandò loro molti rinforzi raccolti in al-Kùfah.
Tn aiuto di Suha_yl b. 'Adi mandò 'Abdallah b. 'Abdallah b. 'Itbàn ;
in aiuto di al-Almaf mandò 'Alqamah b. al-Nadr, 'Abdallah Ij. abi Uqaj-l,
Rib'i b. 'Amir ed ibn umm Ghazàl: in aiuto di 'Asini b. Amr mandò
'Abdallah b. 'Umayr al-Asga'i: in aiuto di al-Hakam b. Umayr mandò
Sihàb b. al-Mukhàriq al-Màzini (T a bari, I, 2568-2B69).
Cfr. Athìr, II, 432-433; Khaldùn, App., 113, il quale però ag-
giunge che questa avanzata generale è rimessa da altri al 21. e al 22. II.
§ 58. — (Cause della battaglia: preparativi: accuse
contro Sa'd b. abi Waqqàs, e sua deposizione dal go-
verno di al-Kùfah). (Sayf b. 'Umar, da Muhammad e da altri). Le
guerre contro al-Hui-muzàn nel Fàris (cfi-. 17. a. H., §§ 101 e segg., e
21. a. H., § 25 e segg.), l'invasione del Fàris per opera di al-' Ala gover-
natore del Bahrayn (cfr. 19. a. H., § 15), e la spedizione di schiere da al-
Basrah per soccorrere quelle del Bahrayn, turbarono talmente gli abitanti
del Fàris, che ne scrissero al re Yazdagird, allora dimorante in Marw, e
lo pregarono di venire in loro soccorso. Il re ordinò un nviovo appelli)
generale sotto le armi nelle provincie della Persia, nell'al-Bàb, nel Khu-
ràsàn, nel Sind, ed in tutti i paesi fra queste regioni e Hulwàn. Come
luogo di riunione fu fissata la città di Nihàwand. Mentre fervevano i pre-
parativi, notizia di essi giunse a Qubàdz al-Khuràsàni signore di Hulwàn
(cfr. 16. a. H., § 219), il quale ne mandò subito rapporto a Sa'd b. abi
Waqqàs governatore di al-Kiifah. Questi a sua volta ne scrisse al Califfo
Umar, il quale provvide immediatamente per il pronto invio di rinforzi.
Schiere d'armati incominciarono ad affluire in al-Kùfah da varie parti
d'Arabia, e fra le altre anche schiere di Asaditi sotto al-Garràh b. Sinàn
492.
21. a. H.
§§ 5«, 59.
al-Asadi. Per ordine del Califfo venne ad al-Kùfah anche Muhammad b. 21. a. H.
Maslamah con altre milizie: Muhammad duiante tutto il Califfato di 'Umar Battaglia di Ni-
tenue la carica di ispettore dell'opera dei vari governatori, e soleva rac hawand.j
cogliere i reclami dei sudditi e farne rapporto al Califfo. Venuto ora ad
al-Kufah, si valse della circostanza, che tante schiere erano riunite per
r imminente spedizione, allo scopo d' interrogare tutti sul governatore Sa'd
e raccogliere i giudizi degli abitanti sul conto suo. Tutti ne fecero elogi
sinceri: soli gli Asad e gli 'Abs gli mossero molte accuse: Sa'd non divi-
deva il bottino imparzialmente, non era giusto verso i sudditi, e non amava
.«ìpedizioui militari, preferendo alle fatiche della guerra, i piaceri della caccia.
Infine Sa'd era accusato di non fare la preghiera nel modo prescritto, perchè
distratto dalle sue occupazioni cinegetiche (cfì-. 20. a. H., §§ 2 e segg.).
>^a'd, saputo quello che gli si attribuiva, respinse energicamente le accuse,
rievocando tutti i servizi eminenti da lui resi al Profeta, e l' intimità nella
quale aveva vissuto con lui, e rammentando che egli (Sa'd) era stato il
primo a versare sangue per la causa dell'Isiàm (cfr. Introd., § 233).
La gravità delle accuse rese però necessario che Muhammad b. Ma-
-lamah si recasse a Madinah insieme con Sa'd b. abì] Waqqàs per sotto-
porre la questione al Califfo. Questi troncò tutto, togliendo a Sa'd il go-
verno di al-Kùfah, e conferendo l'amministrazione ad Abdallah b. Abdallah
1'. Itbàn, che era stato lasciato da Sa'd come luogotenente nella città,
mentre egli si recava a Madinah a discolparsi. Si vuole che Sa'd b. abi
Waqqàs lanciasse la maledizione contro i suoi'calunuiatori e che, per effetto
di questa, i suoi due maggiori accusatori, Arbad e al-Grarràh b. Sinàn,
perissero ambedue in modo ignominioso, l'uno calpestato dai cavalli, l'altro
con la testa rotta dalle pietre, in Sàbàt, nel giorno in cui la gente volle
aggredire al-Hasan b. Ali (cfr. 41. a. H.).
In questo modo i preparativi per la l)attaglia di Nihàwand furono
latti mentre Sa'd b. abi Waqqàs era al governo in al-Kùfah, ma la bat-
taglia stessa fu combattuta sotto il governo di Abdallah b. Abdallah 1).
Itbàn (T abari. I. 2605-2608).
Cfr. Athìr, III, 3-4; Khaldùn, II, App., 115-11-6.
Cfr. anche 23. a. H., § 20, dove ripetonsi queste notizie sul muta-
mento del governatore di al-Kùfah. I particolari non sono confermati da
altre fonti e non meritano veruna fiducia. A Sa'd b. abi Waqqàs successe
immediatamente 'Ammàr b. Yàsir, tra la fine del 20. e il principio del 21.
§ 59. — (Desiderio del Califfo di accompagnare la spe-
dizione). (Sayf b. 'limar, da Musa, da Hamzah b. al-Mughìrah b. Su'bah,
da abù Tu'mah al-'^Thaqafi). La notizia che centocinquantamila Persiani
493.
§«&«^2.
21. a. H.
21. a. H
[IRAQ- PERSIA
si riunivano iu Nihàwaud per aggredire gli Arabi, fu portata a Madinah
Battaglia' di'Ni- '^'^ ^^^ luosso a uoiue Qarìb b. Zafar al-'Abdi, ed 'Umar nel ricevere F in-
hàwand.j formazione trasse dal nome del messo un felice presagio, che la vittoria
(lovesse essere vicina (^qarib significa vicino, e zafar, vittoria). Di poi
dal min bar della moschea annunziò la sua intenzione di accompagnari'
le schiere, che mai'ciavano contro il nemico, ma allora si alzarono vari Com-
pagni, come 'Utjimàn b. 'Affàn, Talliah b. ' Ubay dallah, al-Zubayr b. al-
Awwàm, ed Abd al-rahmàn b. ' Awf a protestare contro un simile disegno,
ed il Califfo si piegò al loro parere, rinunziando alla sua idea (T a bari,
I, 2608-2G10).
Cfì". anche altre prolisse tradizioni di Sayf su questo medesimo argo-
mento (Tabari, I, 2610-2614).
Cfi-. Athìr, III, 4-5.
§ 60. — (Nomina di al-Nu'm.àu b. Muqarrin al comando
della spedizione). (Sayf b. Umar, da abù Bakr al-Hudzali. Per la
scelta del generale, al quale affidare il comando dell'esercito, il Califfo
Umar si rivolse ai colleghi e consiglieri, ma questi insistettero che la scelta
venisse spontaneamente dal Califfo, il quale finalmente si decise per al-
Nu'màn b. Muqarrin al-Muzani, che trovavasi allora nella provincia di al-
Basrah con le schiere kufane, inviate dietro ordine di Umar per aiutare
i Basrensi nella conquista di Ràmhurmuz, di Idzàg, di Tustar, di Grunda}-
Sàbùr e di al-Sùs (cfì-. poc'anzi §§ 24 e segg.). La nomina fu annunziata ad
al-Nu'màn da Zarr b. Kulayb, e da al-Muqtarib b. al-Aswad b. Rabl'ah, che
erano venuti in missione presso il Califfo: al-Nu'màn doveva recarsi a Mah
ed ivi assumere il comando generale di tutto l'esercito, che si sarebbe colà
raccolto tanto da al-Basrah, quanto da al-Kùfah (Tabari, I, 2613-2G14).
Cfr. Athìr, III, 5-6; Khaldùn, II, App., 116.
§61. — (Preparativi e forze dei Persiani). (Sayf b. 'Umar,
senza isnàd). Il luogo di riunione di tutte le schiere persiane fu la città
di Nihàwand, nella qviale accorsero tutte le milizie esistenti nella regioiie
compresa fra l'al-Bàb, il Khuràsàn, il Sigistàn, il Fàris e Hulwàn. Dalle
regioni verso il Gribàl vennero 30,000 uomini, dal Khuràsàn vennero 60,000,
e dal Sigistàn e dal Fàris altri 60,000. Il comando generale fu assunto in
Nihàwand da al-Faja-uzàn (Tabari, I, 2608).
§ 62. — (Marcia degli eserciti musulmani su Nihàwandj.
(Saj'f b. 'Umar, senza isnàd). Il Califfo 'Umar mandò Rib'i b. 'Amir con
una lettera ad Abdallah b. 'Abdallah b. 'Itbàn, nuovo governatore di al-
Kùfah, annunziandogli la nomina di al-Nu'màn b. Muqarrin, ed ingiungen-
dogli di mandare le genti di al-Kùfah sotto gli ordini di Hudzayfah b. al-
494.
21. a. H.
§ 62.
Yamàn alla città di Mah. ove si sarebbero incontrate con al-Nu'màn, che
veniva da al-Ahwàz ; il Califfo stabili altresì, che se al-Nu'màn venisse uc-
ciso, il comando dell' intiero esercito doveva passare a Hudzayfah b. al-
Yamàn, e nel caso di morte di costui, a Nu'aym b. Muqarrin. Il Califfo
rimandò inoltre ad al-Kùfah Qarib b. Zafar al-'Abdi, ed al-Sà"ib b. al-Aqra'.
al quale affidò la cura di dividere il bottino fra i soldati: questi due uomini
arrivarono in al-Kùfah con lettere del Califfo, che esortavano gli abitanti a
sollecitare i preparativi. Le varie tribù fecero a gara nel rispondere all'ap-
pello : i più pronti furono però gli a 1 - r a w à d i f (ossia gli Arabi emi-
grati dopo la campagna di conquista), desiderosi com'erano di distinguersi
nella guerra per la religione, e di cai'pire un bel bottino. Le milizie di
al-Kùfah, sotto Hudzayfah b. al- Yamàn, si congiunsero con al-Nu'màn b.
Muqarrin in al-Tazar, mentre la cavalleria sotto al-Nusayr si dispose nel
piano detto Marg al-Qal'ah.
Intanto il Califfo 'Limar aveva scritto a Sulma b. al-Qayn, a Har-
malah b. Muraj'tah, a Zarr b. Kulayb, ad al-Muqtarib al-Aswad b. Rabi'ah,
ed agli altri generali che custodivano le frontiere del Fàris dalla parte di
al-Ahwàz, di stare in guardia contro possibili aggressioni e di attendervi
le sue istruzioni. Ordinò quindi a Mugàsi' b. Mas'ùd al-Sulami di recarsi
ad al-Ahwàz, e da lì avanzare verso Mah. Così fece Mugàsi'. e quando
giunse in Gliudav}' Sagar (uno dei monti nel deserto dalle parti di al-
Basrah: cfi-. Yàqùt, III, 806), ricevette l'ordine di non muoversi più, ma
di tenere in osservazione tutto il tratto fi-a Ghudayy Sagar e Marg al-
Qal'ah. L'attitudine minacciosa presa da tanti capitani lungo i confini del
Fàris e della provincia di Isbahàn (takhùni Isbahàn wa Fàris), im-
pedì che il contingente persiano del Paris si potesse recare in aiuto del-
l'esercito persiano di Nihàwand.
Conformandosi ad istruzioni ricevute dal Califfo, il generale al-Nu'màn
inviò ora da al-Tazar i seguenti: Tulayhah b. Khuwaylid, 'Amr b. abi
Sulma al-'Anazi ed Amr b. Ma'dìkarib al-Zubaydi, ad esplorare il terri-
torio nemico. I due 'Amr ritornarono in breve al campo senza aver sco-
l)erto cosa alcuna di rilievo, e dopo un'assenza di poco più che venti-
quattro ore; invece Tulayhah, con grande ardimento, si avanzò solo sempre
più avanti nel territorio persiano, percorrendo tutti i venti e più farsakh
che separavano al-Tazar da Nihàwand : egli potè così appurare che i Per-
siani si erano ritirati da tutta la regione, e che gli Arabi potevano avan-
zarsi senza opposizione o molestia fino a Nihàwand (').
al-Nu'màn diede allora il segnale di avanzare su Nihàwand: lasciando,
come abbiamo già detto, Mugàsi' b. Mas'ùd a proteggergli la retroguardia.
21. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Battaglia di Ni-
hàwand.]
495.
§§ ii-2, oa. 21, a. H.
21. a. H. poso Nu'aym b. Muqarrin al comando deiravanguaidia : Hudzayfah b. al-
Batiaeiia di Ni- Yamàn, e Suwaj'd b. Muqarriu ebbero il comando delle due ali, e al-Qa'qà'
hàwand.) b. 'Amr fu messo alla testa della mugarradali (= distaccamento di ca-
valleria leggiera: ctr. § G3). Ormai le forze musulmane trovavansi al com-
pleto, perchè erano arrivate pui-e le schiere inviate da Madinah, nelle
quali eransi arrolati anclie al-Mugliìrah b. Su'hali e Abdallah b. 'Umai
b. al-Ivhattàb, il figlio del Califfo.
Quando giunsero ad al-Isbìdzahau (Y a q u t , I, 239; Din a vv ari, 143.
lin. 14; ibn al-Faqih, 211, lin. 10, e 269, lin. 10), gli Arabi trovarono
i Persiani sotto al-Fayruzàn già schierati in l)attaglia al di qua (duna)
di Way Khm-d (cfr. Yàqùt, IV, 896, lin. 5 e 11).
Le due ali persiane erano comandate da al-Zarduq, e da Bahmàn Gfàdza-
wayh, il (^uale aveva assunto il posto già tenuto da Dz^ù-l-Hàgib. Le schiero
erano costituite, oltreché di milizie nuove, anche di tixtti i siaperstiti delle
precedenti battaglie neir'Iràq: alla cavalleria era preposto Anù.saq (Ta-
bari, I, 2G15-2G19). — Cfr. Athir, III, 6-7; Khaldùn, II, App., 116.
Nota 1. — Si rilevi come ora di nuovo, combattendo contro i Persiani, si pongano, da Sayf b. 'Umar,
in prima linea le prodezze personali di Tulayhah, il falso profeta che tanto si era battuto contro l'Islam
durante la Riddali icfr. 11. a. H., §§ 132 e segg.). Alla battaglia di al-Qàdisij-yah (cfr. 16. a. H., §§ 53, 85)
e passim) abbiamo le medesime caratteristiche. — D'altra parte Tulayhah appartiene agli Asad, e sono,
appunto membri di questa tribù che maggiormente criticano l'opera amministrativa del governatore Sa'd
(cfr. poc'anzi § 58l. — Possiamo noi accogliere queste affermazioni della scuola iraqenseV Nelle tradi-
zioni di Sayf palesemente si confondono due diverse tendenze della tradizione popolare di al-Kiìfah.
L'una di provenienza degli Asad immigrati in al-Kiifah, i quali, desiderosi di cancellare la memoria poco
bella della Riddah, hanno glorificato il loro eroe Tulayhah, che, anche divenuto semplice milite del g' -
verno madinese, aveva conservato una larghissima influenza personale tra i suoi consanguinei. L'altr.-x
tendenza è quella ostile agli Asad, addebitando ai medesimi le irrequietezze anarcoidi e perpetuamente
turbolente della popolazione kufana.
§ 63. — (Battaglia di Nihàwand). (Sayf b. 'Umar, senza
isnàd). al-Nu'màn, alla vista del nemico, lanciò un poderoso takbìr,
al quale rispose in coro tutto l'esercito musuln^ano, gettando lo sgomento
nelle file dei Persiani. Quindi egli diede ordine di deporre i bagagli e di
piantare le tende : l'ordine fu eseguito con grande celerità, e si distinsero
specialmente i seguenti nella rapidità di fissare il campo: (1) Hudzayfah
b. al-Yamàu, (2) 'Uqbah b. 'Amr, (3) al-Mughìrah b. Su'bah, (4) Basir b.
al-Khasàsiyyah, (6) Hanzalah al-Kàtib b. al-Rabi', (6) ibn al-Hawbar.
(7) Rib'i b. 'Amir, (8) 'Amir b. Matar, (9) Grarìr b. 'Abdallah al-Him3'ari,
(10) G-arir b. 'Abdallah al-Bagali, (11) al-Asath b. Qays al-Kindi, (12) Sa'id
b. Qays al-Hamdàni, e (13) Wà-il b. Hugr.
Dopo queste disposizioni al-Nu'màn ordinò di incominciare la bat-
taglia, e i due eserciti si batterono per tutto il mercoledì ed il giovedì:
ciò avveniva nel settimo anno del Califfato di 'Umar, nell'anno 19. H.
(T abari, I, 2619, lin. 11).
496.
hàwand.
21. a. H. § .;;5
Nel venerdì seguente però i Per.siani si rintanarono nel loro campo _2i- a- H-
or ... [IRAQ-PERSIA. -
fortificato e non uscirono più dal ricovero sicuro delle trincee, se non Battaglia di nì-
quando ciò a loro conveniva: i Musulmani fui-ono perciò costretti a porre
assedio al campo nemico, e le operazioni militari incominciarono a tirax-e
molto in lungo, cagionando gravi inconvenienti ai Musulmani. al-Nu'màn
convocò allora a consiglio i suoi capitani per sentire il parere dei mi-
gliori sul modo di uscire dalla difficoltà. 'Amr b. Thubayv, il più vecchio
dei capitani, fii il primo a prendere la parola: dopo di lui parlò 'Amr
b. Ma'dikarib, ma ambedue le proposte non piacquero agii altri e furono
respinte. Si alzò allora il .prode Tulayhah, e propose che gii arcieri niu-
sulniani si avvicinassero al campo nemico e cercassero con un tiro con-
tinuo di freccie di dare tanta molestia ai difensori delle trincee da co-
stringerli a fare una sortita. Attirati i Persiani fuori dalle loro posizioni
fortificate, gii arcieri dovevano fingere una ritirata precipitosa e trasci-
nare i Persiani a tentare un inseguimento per cosi attirarli all'aperto,
dove al-Nu'man sarebbe stato pronto ad assalirli. Il piano di Tulayhah
piacque ai capitani e ad al-Nu'màn b. Muqarrin, il quale diede subito istru-
zioni, perchè venisse messo in esecuzione. al-Qa'qà' b. .'Amr come capo della
mugarradah si avanzò con gii arcieri contro le trincee nemiche e seppe
tanto bene molestare i Persiani con un tiro continuo di dardi, che questi
alfine fecero una sortita in forza, irritati dalla continua molestia delle frecce.
al-Qa'qà' in conformità degli ordini avuti, si ritirò precipitosamente, e riuscì
a far credere ai suoi avversari che egli fuggiva, inducendoli a venir fuori
e ad inseguirlo con accanimento. In tal modo tutto l'esercito persiano
fti trascinato fuori dalle sue posizioni fortificate, e condotto di]ianzi alle
forze schierate e pronte dei Musulmani, che sotto al-Nu'màn erano già
disposte per la battaglia. al-Nu'màn aveva già passato in rivista tutte le
singole schiere, ed aveva dato istruzioni che soltanto al terzo t a k b ì r
dovessero muovere all'assalto ; egli poi si era ritirato sulla vetta di una
collina, dove era ben visibile con il suo mantello bianco niveo, e con il suo
berretto, q a 1 a n s u w a h , dello stesso colore. I Persiani vennero innanzi ed
incominciarono a tempestare i Musulmani di dardi, ma nessuno si mosse,
finché non ebbe sentito il terzo takbìr del comandante in capo: allora
incominciò sul serio la grande battaglia, combattuta dalle due parti con
grandissimo accanimento. Tale era la quantità di sangue umano che in
breve coprì tutto il suolo, che la gente ed i cavalli scivolavano e cade-
vano facilmente. Anche il cavallo di al-Nu'màn scivolò sul sangue, ed uno
dei nemici lo trafisse mortalmente. Nu'aym b. Muqarrin afferrò lo sten-
dardo, e coperto il cadavere di al-Nu'màn, afiinchè la notizia della morte
497. 63
§5 (KVi;5.
21. a. H.
21. a. H. uQij s[ propagasse fra le milizie combattenti, corse a consegnare lo stendardo
Battaglia di Ni- ='' nuovo -comandante nudzayfah b. al-Yamàn, elio pei' ordine del Ca-
hàwand.) jjffo doveva assumere il romando nel caso al-Nu'màii fosse morto. I Mu-
sulmani, ignari della sorte del loro generale, si batterono con tanto va-
lore, che aitine sgominai'ono le schiere nemiche e le volsero in disastrosa
tuga, nella quale perirono più di centomila uomini, senza contare quelli
che caddero durante il combattimento. Pochissimi poterono salvarsi (Ta-
bari, I, 2619-2626).
Cfr. Athir, III, 7-9; Khaldùn, II, App., 116-117.
§ 64. — (Numero degli uccisi). (Saj^f b. 'Umar, da 'Amr b. Mu-
hammad, da al-Sa'bi). Nella gola fra i monti (fi - 1 - 1 i h b) furono uccisi ben
80.000 Persiani, senza contare gli altri 30,000 periti nel combattimento e
tutti quelli che furono uccisi durante l'inseguimento. I Musulmani in lutto
erano soltanto 30,000 uomini.
La città di Nihàwand fu espugnata nel settimo anno del Califfato
di 'Umar, sia alla fine dell'anno 18. H., sia al principio dell'anno 19. H.
(Tabari, I, 2632).
Cfr. Athir, III, 9; Khaldun, II, App., 117.
§ 65. — (Inseguimento dei fuggiaschi, presa di Hama-
dzàn, divisione del bottino). (Sayf b. 'Umar, senza isnàd). Il ge-
nerale in capo dei Persiani, al-Fayruzàn, si salvò dalla strage, fuggendo
alla testa di una piccola schiera verso Hamadzàn : giunto però alla col-
lina, che sovrasta alla città di Hamadzàn, la schiera si incontrò con una
caravana di muli e di asini che portava un grande carico di miele, sicché
i fuggiaschi si trovarono impediti nella corsa: alle calcagna dei fuggenti
venivano Nu'aj^m b. Muqarrin e al-Qa'qà' b. Arar, i quali perciò piom-
barono sui Persiani incapaci di muoversi e li uccisero tutti. Il solo Fay-
ruzàn potè salvarsi inerpicandosi su per il monte, ma inseguito da al-
Qa'qà' fu fatto prigioniero anch'egli e messo a morte. In seguito a questo
fatto la collina presso Hamadzàn venne chiamata Th a n i y y a h a 1 - 'A s a 1 ,
o collina del miele, e si disse che Dio per aiutare i Musulmani inviasse
anche eserciti di miele (cfr. Maydàni, I, 10). Lo sgomento portato dai
ftiggiaschi di Nihàwand fu tale, che quando i superstiti poterono ricove-
rarsi in Hamadzàn, Khusrawsunùm, prefetto della città, mise innanzi pro-
poste di pace e chiese l' a m à n e la sicurezza nella vita e nei beni, per
sé e per tutti quelli che da lui dipendevano, promettendo di amministrare
per conto dei Musulmani le due città di Hamadzàn e di Dastabay, purché
i Musulmani non invadessero la città. Questi patti furono accettati ('),
e le varie schiere predatrici musulmane ripiegarono su Nihàwand. ove
498.
21. a. H.
§ Ho.
fu fatta ora la ragunata di ti;tto il bottino e la divisione del medesimo _2i. a. H.
secondo le solite norme, per opera del sàliib al-aqbàd al-Sàib b. al- Battaglia di Ni-
Aqra' nominato dallo stesso Califfo (-). Mentre questi era intento alla di- hàwand.]
visione, si presentò a lui il noto al-Hirbidz, priore del tempio del fuoco
(saliib bayt al-nàr), ed offerse di rivelare ove si trovasse il tesoro na-
scosto da al-Nukhayrgàn (sic) ed appartenente ai re persiani, se i Musul-
mani avessero garantita la sicurezza sua e di quanti egli desiderava pro-
teggere. Questo venne concesso, ed al-Hirbidz consegnò ad al-Sà'ib due
grandi casse piene di pietre preziose, che in conformità del parere della
maggioranza vennero aggiunte al quinto del bottino, che dovevasi inviare
a Madìnah (cfi-. §§ 41, 47, 52 nota 1). Con questo al-Sà"ib b. al-Aqra' si
mise in viaggio verso Madinah, accompagnato da Tarif b. Sahm, che doveva
portare la notizia della vittoria.
L'annunzio della vittoria era però già arrivato misteriosamente a Ma-
dinah sole tre notti dopo la battaglia : un cavaliere sconosciuto incontrò
un musulmano fuori della città e gli partecipò la notizia, che i Musulmani
avevano vinto a Nihàwand, e poi scomparve. La notizia si sparse per la
città ed arrivò fino al Califfo, il quale, interrogato l'arabo che aveva ri-
cevuto l'annunzio, dichiarò che egli aveva detto il vero: « Il messaggero
«è 'Uthaym, il messaggero dei demoni! (barid ai-ginn)». Quando ar-
rivò alfine al Sà-ib b. al-Aqra' con il latore del lieto annunzio, il Califfo
Umar volle essere informato minutamente di tutto, e sapere il numero
ed i nomi degli uccisi. Il quinto del bottino fu deposto nella corte della
moschea dove 'Abd al-rahmàn b. Awf e 'Abdallah b. Arqam dovettero pas-
sare la notte a custodirlo. Saputa però l'esistenza delle due casse piene
di pietre preziose, il Califfo insistè che al-Sà'ib ritoi-nasse con le medesime
al campo di Hudzayfah, ne vendesse il contenuto e distribuisse l' importo
fi-a i guerrieri. Cosi fu fatto, e la vendita fi'uttò quattro milioni (di dir-
ham) (T abari. I, 2626-2630; cfr. anche 2648 e 2649, liu. 6-10).
Cfr. Athir, III, 9-11; Khaldùn, II, App., 117.
Nota 1. — Gli abitanti di al-Màhayn, saputa la resa di Haniadzan, si afl'rettaroiio anch'essi a trat-
tare la pace alle medesime condizioni, e le loro oflferte furono accettate. Allo stesso modo si arresero
Bahracizàn, ed una fortezza che fu poi detta Qal'ah al-Nusa\T, dal nome di al-Nusayr b. Thawr, che la
espugnò (Tabari, I, 2627-2628; cfr. anche 2647-2648!.
Cfr. Atjiir, ni, 12.
Con al-Màhayn, intendonsi i due paesi che avevano nome Mah : Mah Bahràdzàn, e Mah Dinar.
Sayf b. 'Umar ^da Mubammad e da altri) dà il testo dei due trattati conclusi con gli abitanti delle due
città. Il preteso trattato di Mah Bahràilzàn è in nome di al-Nu'màn b. Muqarrin (ucciso nella battaglia
e che perciò non poteva firmare un trattato!) il quale, in correspettivo dei soliti patti di pagamento rego-
lare di tributo da parte degli abitanti, promette loro la sicurezza nella vita e nei beni ; gli abitanti do-
vevano inoltre ospitare i viaggiatori musulmani e mantenere la sicurezza delle strade. Il documento
pretende di essere datato: Muharram 19. H. e di ayere avuto come testimoni 'Abdallah b. Dzi-1-Sah-
mayn, alQa'qà' b. 'Aiur e Garir b. 'Abdallah. Il preteso trattato concesso agli abitanti di Mah Dinar è
499.
§§ t;."vTii. 21 . a. H.
21. a. H. in nome di Hiujzaythh b. al-Yamiin e contiene in forma leggermente diversa i medesimi patti del do-
'IRAQ- PERSIA. - iiimento precedente. Anche questo documento porta la data del Muliarram 19. H. ed ha per testimoni
Battaglia di NI- al-lìa'qà' b. "Ami", Nu'avm b. Mnqarrin o Suwayd b. Muqarrin iTabari, I, 263'2-2(iHi!).
hawand.l N<it.\ 2. — Ogni cavaliere musulmano ebbe per sua quota tìOiiO dirham, ed ogni pedone •200f)
(Tnbari, I, 2t>27, lin. 10-11, e '2(!'_>!t, lin. ól.
rtr. Atiiir, III, 11; IClialdun, II, App., 117.
§ 66. — (I prigionieri persiani a Madinah: abù L ii ■ 1 u • ah).
(Sa}-t' b. 'Umar, da 'Amr b. Muliammad, da al-Òa'bi). Quando vennero con-
dotti a Madinah i prigionieri fatti alla battaglia di Nihàwand, abu Lu-krah
Favruz, il servo (ghulàm) di al-Mughirah b. Su' bah, ogni volta che in-
contrava uno dei prigionieri più giovani, soleva sempre carezzare loro il
capo e piangendo esclamare: « 'limar mi divora le viscere! ». Difàtti Fa3'ruz
era un nativo di Nihàwand, ed in antico era stato tatto prigioniero dai
Greci, ai quali era stato rapito in seguito dagli Arabi (Tabari, I, 2632).
Cfr. Athir, III, 11-12; Khaldun,. II, App., 117.
Nota 1. — Questo abu Lu-lirah Favruz è colui, il qualo due anni dopo assassinò il Califfo 'Umar
ict'r. 23. a. H.j.
La tradizione ha lo scopo tendenzioso di far credere che abu Luluali fosse ispirato da passione
nazionalista ad assassinare il capo dei nemici della Persia, il Calitìb 'Umar. Vedremo più avanti che
le vere x-agioni furono ben diverse, e si comprenderà perchè la scuola iraqense cercasse celare la verità
e suggerire altre ragioni del misfatto.
§ 67. — (Premi ai vincitori). (Sayf b. 'Umar, senza isnàd).
A coloro fra gli al-rawàdif, che si erano maggiormente distinti nella
battaglia di Nihàwand, il Califfo concesse una pensione di 2000 dirham
equiparandoli ai veterani di al-Qàdisiyyah (Tabari, I, 2633, lin. 16-17).
Sulla battaglia di Nihàwand dà un ampio ragguaglio anche il tradut-
tore persiano di al-Tabari: cfr. Tabari Zotenberg, III, 467-480.
'IRAQ-PERSIA. — Battaglia dì Nihàwand {fonti diverse).
§ 68. — Mirkhuwànd dà una versione molto ampia e fantastica della
campagna persiana del 21. H. e della vittoria di Nihàwand: non mette il
conto di riassumerla, perchè egli attinge la maggior parte delle notizie,
come egli stesso ammette, da abù Hanìfah al-Dinawari ; il resto compo-
nesi soltanto di ricami fantastici di argomento sovrattutto personale, ossia
riguardanti le prodezze di alcuni guerrieri musulmani (Mirkh., II, 279-283).
§ 69. — Sulla battaglia di Nihàwand si può leggere pure Khond..
I, 4, pag. 26, lin. 4 e segg., il quale però nulla contiene che non si trovi
nelle altre fonti già citate. Altrettanto si dica di A b u 1 f e d a , I, 246-248.
§ 70. — (Sebeos). Nel primo anno di Costantino (Constante, che regnò
dal 641 al 668 dell' È. V.) imperatore dei Greci, ed il decimo anno di
Yazket (Yazdagird) re dei Persiani, le schiere persiche, forti di 60,000 uo-
mini, ben organizzate ed armate, furono riunite per combattere gli Ismae-
500.
21. a. H. §§ 7<)-T2.
liti (Arabi). Quando "oi' Ismaeliti (forti di) 40,000 uomini, con le spade 21. a. H.
Il RAO -PERSIA. -
nude in mano, si furono scliierati in ordine di battaglia contro i Persiani. Battaglia di nì-
vennero alle mani tra loro nel distretto di Marses (intendesi forse la Media, hàwand.j
o.ssia dove giaceva Nihàwand: cfì'. Hiibschmann, Zur Geitchichte Arme-
nìens, pag. 20, nota 1), finché dopo un combattimento di tre giorni, la
fanteria da ambo le parti rimase distrutta. D'un tratto l'esercito persiano
seppe che gii Ismaeliti (Arabi) avevano ricevuti rinforzi. Allora le schiere
persiane fuggirono dal campo durante la notte: il mattino seguente, quando
i resti dell'esercito ismaelita si mosse contro i Persiani, non trovò più
alcuno nel campo. Allora invasero tutta la regione, passarono a fil di spada
uomini e bestie. S' impadronirono di ventidue fortezze, e misero a morte
tutti o-li esseri viventi che vi trovarono.
Ma chi potrà mai raccontare, prosegue Sebeos, l'orrore dell' invasione
degli Ismaeliti, che abbracciarono il mare e la terra? Il Profeta Daniele
aveva previsto e profetizzato simili mali, ecc., e il testo si sofferma a pa-
rafrasare-il noto passo di Daniele, VII, passim. Il quarto mostro con i
denti di ferro, ecc., è il regno di Ismaele, ossia dei Saraceni (Sebeos,
104-105).
§ 71. — La grande campagna di Nihàwand è narrata anche in
Weil, I, pag. 88-94: Muir Annals, 265-258; Muir The Caliphate,
178-180; Sedillot Hist. d. Arabes. I. pag. 167-168; Rampoldi,
II, 132-134: Muller Islam, L 244-246; Dahlàn Futuhàt, I, 80-85.
PERSIA. — Presa di Nihàwand, al-Dìnawar e Masabazdàn, e prima
spedizione contro al-Rayy.
§ 72. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando fu messo in fuga l'eser-
cito persiano, Hudzayfah b. al-Yamàn (^), che teneva allora il comando delle
genti, pose assedio a Nihàwand. Gli abitanti fecero numerose sortite, ma
i Musulmani le respinsero tutte. Un giorno Simàk b. 'Ubayd al-'Absi in-
seguì un persiano che fuggiva con altri otto cavalieri, ed uno appresso
all'altro uccise i seguaci del persiano. Questi, rimasto solo, si arrese e gettò
via le proprie armi. Simàk, fattolo prigioniero, non potè comprendere quello
che diceva, perchè parlava persiano: chiamò uno per interprete, e così
appurò che il prigioniero lo pregava di menarlo innanzi al comandante
musulmano per trattare la resa di Nihàwand, promettendo di pagare la
gizj-ah e di dare a Simàk un compenso per averlo catturato e non
messo a morte. Il persiano, che aveva nome Dìnàr, fu condotto dinanzi a
Hudzayfah e stipulò con lui la resa di Nihàwand con l'obbligo di pagare
il kharàg e la gizyah: gii abitanti ottennero sicurtà (a man) per la
501.
tri) rJ-75. ^1. &• n.
21. a. H. Iqi-o vita e i beni. Perciò Nihàwaiid fii chiamata Mali DLaàr. Più tardi Dinar
' dì Nihawand al- andò a trovare Simàk e gli fece generosi doni (Balàdzuri, ìJOB-BOG).
Nota 1. — [Uà vari ilottii. HiuUayt'ali b. al-Yamàii era tiglio di Husayl |Jlisl| I). Uabir al-'Absi ;
Oinawar e Màsa-
~.. .' eia bnlif o coni'eilerato ilei banfi 'Abd al-Aslial (Ansar): sua madre al-Rabàb bint Ka'b h. 'Adi appar-
. _ . teneva pure agli 'Abd al-Ashal. Suo padre Husayl fu ucciso per eiTore a Uliud da 'Abdallah b. MasTid
al-Hudzali, che lo prese per un pagano. Il Profeta costrinse l'uccisore a pagare il prezzo di sangue, ma
Iludzayfab ne distribuì l'importo tra i Musulmani. — Secondo al-Wàqidi, Husjiyl fu chiamato al-Yamrui,
porcile un tempo commerciava nel Yanian, e quando venne a Madinah la t;ente prese a chiamarlo al-
Yamnni ^da cui poi per conuzione Yamiin). — Secondo al-Kalbi invece In genealogia di Hudzayt'ali
era Hudzajfah b. Husayl b. Gàbir b. Rabi'ali b. (iurwah, e fu Gurwali che ebbe il cognome al-\^amàn;
nel chiamarlo quindi Hudzayfah b. al-Yamàn si omettevano i nomi di parecchi suoi antenati. — Hu-
lizayfah quando era pagano aveva commesso un delitto di sangue e perciò era fuggito a Madinah, dove
divenne confederato dei banu 'Abd al-Aishal. Secondo la sua famiglia il nome al-Yamiin venne dal fatto
che i(^urivahy o Hudzayfah V) erasi confederato con gli al-Yamàniyyah (Bai Sclzuri , R0(!-307ì.
§ 73. — Secondo al-Wàqidi, Nihawand fu espugnata da Garir b. Ab-
dallah al-Jiagali nel 24. H., sei mesi dopo la morte del Califfo 'Umar (Ba-
làdzuri, B09, lin. 7-8).
Trattasi molto probabilmente d'una seconda\ presa di Nihawand. Ma
non è escluso nemmeno che nonostante la vittoria gli Arabi, soverchia-
mente indeboliti dalle grandi perdite, non potessero tentare l'assedio della
città. — In ambedue i casi noi constatiamo un fatto già segnalato, quanti
scarsi vantaggi immediati gii Ai-abi, stremati di forze, ricavassero dalla
vittoria, sebbene i Persiani avessero perduto il loro ultimo grande esei"-
cito. — Bastavano ancora le sole forze locali per tenere a bada gli Arabi.
§ 74. — (abù Mas'ùd b. al-Qattàt al-Kùfi, da al-Mubàrak b. Sa id, da
suo padre Sa'id). La vittoria di Nihawand fu opera della gente "di al-Kùfah,
e la presa di al-DLnawar opera della gente di al-Basrah. Quando crebbero
assai i Musulmani di al-Kùfah, ebbero bisogno di un'estensione maggiore
di terra pagante il kh a r à g che doveva essere diviso tra loro : perciò al
territorio di al-Kùfah fu aggiunto il distretto di al-Dinawar, ed alla gente
di al-Basrah fu dato in cambio (il distretto di) Nihawand perchè faceva
parte della (provincia di) Isbahàn. Perciò il sopravanzo del kharàg
(fa di... kh a r a gj di al-Dìnawar sopra quello di Nihawand fu chiamato
Mah al-Basrah, e al-Dìnawar, Mah al-Kùfah. — Questo accadde durante il
Califfato di Mu'àwiyah (Balàdzuri, 306).
Cfr. 20. a. H., § 247, nota 2, e 22. a. H., § 39. Per altre notizie sulla
presa di al-Dinawar cfi'. 22. a. H., § 2.
§ 75. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). abù Musa ['Abdallah b. Qays]
al-As'ari era venuto in persona a Nihawand con i soccorsi di al-Basrah:
(vinta ora la battaglia) si volse contro al-Dinawar, che assediò per cinque
giorni : in uno di questi giorni ebbe anche una mischia con i difensori.
Di poi gli abitanti si arresero, chiedendo sicurtà (a m a n) per le loro per-
502.
21. a. H. §§ 75, 76.
sone. le famielie e i beni, ed ofiì-endo di pagare la ó-izvah ed il kharàir: 21. a. h.
11 1 - -»r- • 1 •, T 11 • . , 1 [PERSIA. - Presa
stipulata la pace, abu Musa vi lascio un corpo di cavalleria sotto un lue- di Nihawand, ai-
gotenente ed assalì Màsabadzàn. gli abitanti della quale non opposero Dinaware Masa-
resistenza, (ma si arresero ai medesimi patti) [cti-. 16. a. H., §§ 259-260, spedizione con-
sulla presa di Màsabadzàn nel 16. H.]. Gli abitanti di al-Sirawàn si arre- fo ai-Rayy.]
sero alle stesse condizioni di quelli di al-Dina\var, e schiere volanti man-
date da abù Musa sottomisero tutto il distretto di al-Sirawàn. — Vi sono
alcuni che affermano aver abù -Musa sottomesso Màsabadzàn prima della
vittoria di Nihawand. — Di poi abù Musa al-As'ari mandò suo suocero
al-Sà-ib b. al-Aqra' al-Thaqafì (la cui figlia, umm Muhammad b. al-Sà-ib, era
moglie di abù Musa) contro al-Saj^marah, una città del Mihrigànqadzaf :
gli abitanti si arresero alle solite condizioni (sicm-tà nella vita e nei
beni, pagamento della gizyah e del kharàg, ecc.), e di poi tutti idi-
stretti, kuwar, del Mihrigànqadzaf furono pure sottomessi.
È certa anche la notizia, che al-Sà-ib facesse tali conquiste partendo
da al-Ahwàz (Balàdzuri, 307).
§ 76. — (al-'Abbàs b. Hisàm al-Kalbi. da suo padre [Hisàm ibn al-
Kalbi], da abù Mikhnaf). Due mesi dopo la vittoria di Nihawand il Ca-
liffo Umar scrisse ad Ammàr b. Yàsir suo luogotenente in al-Kùfah, di
mandare Urwah b. Zayd al-Kliayl al-Tà-i contro la città di al-Rayy(^) e
Dastaba ("■) con 8000 uomini. Questi ordini furono eseguiti, ed 'Urwah invase
ora la regione indicatagli: contro di lui insieme con la gente di al-Ray}-
si unirono anche i Daylam, ma 'Urwah sconfisse le loro schiere, e fece strage
dei fuggiaschi. — Ottenuta questa vittoria 'Urwah lasciò suo fratello Han-
zalah b. Zayd al-Khayl al-Tà'i e ritornò (ad al-Kùfah) presso Ammàr b.
Yàsir (^), pregando di essere mandato al Califfo 'Umar: egli era stato il
messo che aveva portato ad 'Umar la triste notizia del disastro del Ponte
(cfr. 13. a. H., §§ 155. 158), e voleva ora essere latore di una notizia lieta,
che rallegrasse l'animo del Califfo. 'Ammàr lo lasciò andare, ed 'Umar ve-
dendolo giungere senti una viva emozione (temendo che gli portasse una
cattiva notizia); ma 'Urwah si affi-ettò a narrargli la sua grande vittoria ed
a spiegargli le ragioni della sua venuta. 'Umar rassicurato e contento gli
diede il soprannome al-Basir (apportatore di buone notizie) (B a 1 à dz u r i ,
317, dove sono anche citati quattro versi attribuiti ad Urwah in questa
CLi-costanza).
Nota 1. — La presa di al-Rayy è narrata nuovamente sotto l'anno 23. H. (ct'r. 2'ò. a. H., §§ 4 e
s*gg.;, come se questa del 21. H. non fosse mai avvenuta. Forse trattasi dello stesso evento, ma errato
cronologicamente: siccome i nomi dei generali conquistatori sono diversi nel 23. H. da quelli del 21. H.,
potremmo inferirne che la presa del 21. H. fosse non definitiva e si trattasse soltanto di scaramuccie,
razzie e pagamenti d'indennità di guerra, non di vera conquista.
503.
s^ Tii-TH. ^1 • ^- "'
21. a. H. Nota 2. — Secomlo Yaqut, li, 833 (Meviiard Dict., 268), Dastaba è un quartiere, o piuttoso
[PERSIA. - Presa w-n villaggio ili nl-Ruy.v. t'tV. Hainaijziin i, •23!)-'27H; Kltu rdail/.b i h , 22; Istaklni, Tlawqale Mu-
di Nìhàwand, al- <|aililusi, ìniìv.v, pag. 72.
Dinavvar e Màsa- Nota 3. — (Bakr h. al-IInytliani, da Yaliya b. Durays al-Qàdi). 'Ann- b. Ma'dikarib al-Zuì)aydi
badzàn. e prima prese parte alla prima spedizione contro al-Rayy: al ritorno da essa mori e tu .sepolto sopra Rfidzah e
spedizione con- Biìsanah, iu un luogo detto Kinnansahàn (Baliidzuri, 320).
tre al-Rayy.) Cfr. Bakri s. v. Rùilzah.
Busanah, da coi-reggere in Bfistab. <U)veva essere attigua a Rudzah, con cui forma in Kluir-
dadzbiìi (22-200) un solo nome di luogo: Rudzali wa-Biìstat o Bùstat wa-Rùdzah, distante tre parasanghe
da al-Asiiwirali e quattro da Dinvudabii.l/. CtV. Istakliri. U'S; Hawqal, 260; Muqaddasi, Til
Add., 38(i Add., 391.
§ 77. — (al-Balàdznri, senza isnàd). Ritornato 'Urwah (a Madiuah),
Hudzaytah (b. al-Yamàn, che comandava le schiere vincitrici a Nihàwand),
mandò Salamah b. Amr b. Diràr al-Dabbi (oppure, secondo altri, al-Barà
b. 'Azib) ad assumere il comando delle schiere di 'Urw^ah. La vittoria già
ottenuta sui Da3^1amiti, ne aveva spezzato le forze (cfi-. più avanti § 78),
ed aveva fiaccato la resistenza di al-Rayy, sicché quando Salamah b. 'Amr
pose assedio alla tortezza (hisn) di al-Farrakhàn (? cfr. Qutaybah, 211),
ibn al-Zaynabadi (che gli Arabi chiamarono ibn al-Zaynabi, e che aveva
anche nome 'Arin), dopo breve resistenza fece pace, accettando la dzimmali
o protezione dei Musulmani e l'obbligo di pagare la gizyah ed il kharàg.
— Egli pattuì per la gente di al-Rayy e di Qùmas (^), che avi-ebbero pa-
gato 500,000 (dirham all'anno) (-), a condizione che nessuno venisse ucciso
o ridotto schiavo, che nessun tempio del fiacco, b a }" t n a r , fosse demolito,
e che pagassero il kharàii,- come gli abitanti di Nihàwand. Egli trattò pa-
rimenti per Dastaba al-Ràzi : Dastaba si componeva infatti di due parti,
quella spettante ad al-Rayy, e quella spettante a Hamadzàn.
Sulaymàn b. 'Umar al-Dabbi (sic; poc'anzi Salamah b. 'Amr) oppure
al-Barà b. 'Azib, lanciò una schiera di cavalleria contro Qùmas, ma gli
abitanti non fecero alcvma resistenza. I Musulmani espugnarono anche
Abwàb al-Dàmghàn (^) (Balàdzuri, 317-318). .
Nota 1. — Qùmas, o Qfimis, vasto distretto con città, borghi e seminati ai piedi delle montagne
del Tabaristàn, avente per città principale Dàmaghàn fra al-Raj'y e NisàbCir. Cfr. YàqQt, IV, 208-204
(Maynard Dict., 464465); Istakliri, Hawqal e Muqaddasi, Index, 110; Hamadzàni, Index,
347; Khurdàdzbih, Index, 295. •
Nota 2. — Il tributo di al-Rayy fu poi aumentato, se è corretta la seguente notizia data da al-Ba-
làdzuri, senza isnàd: le tasse (wazifahj di al-Rayy non cessarono dall'essere 12,000,0(M) di dirham
finché vi giunse al-Ma-raun di ritorno dal Khuràsàn mentre si dirigeva su Baghdad. Allora egli abbonò
agli abitanti della città una parte del tributo, diminuendolo di 2,000,000 di dirham, e confermò questo
atto con un documento munito del suo sigillo (Balàdzuri, 320j.
Nota 3 — Non essendo nei testi geografici menzione di un luogo speciale di nome Abwàb al-
Dàmghàn, sembra debba qui intendersi che i Musulmani si rendessero padroni di un valico che conduce a
Dàmghàn, città grande e fruttifera (Yàqut, II, 539; MeynardDict., 223-224; Istakhri, Hawqal
e Muqaddasi, Index, 60; Hamadzàni, 318; Khurdàdzbih, 244; Le S tran gè Nuzhah, 74, 102).
§ 78. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando il Califfo 'Umar depose
'Ammàr b. Yàsir dal governo di al-Kùfah e nominò a quel posto al-Mu-
.504.
^'
s
iSi
<
COI
a
<
CO
<
<
UJ
I
O
co
O
<
co
ce
UJ
O
21. a. H. g§ 78,so. ,
ghù-ali b. Su ball, questi mandò Kathii- b. Sihàb al-Hàrithi ad al-Rajy e a 21. a. H.
Dastaba. Kathir, che si era grandemente distinto alla battaglia di al-Qà- di Nihàwand, ai-
disiyyah, trovò che gli abitanti di al-Rayy eransi ribellati ('): egli pronta- Dìnaware Masa-
mente li assalì e li costrinse di nuovo all'obbedienza ed al pagamento del spedizióne con-
kharàg e della gizyah. Egli mosse poi contro i Daylam, inflisse loro tro ai-Rayy.]
considerevoli perdite (awqa'a bihim), e poi razziò al-Babar (Babr?j e
al-Taylasàn (B a 1 a dz u r i , 318).
Nota 1. — Non si trattò di una conquista in questo anno, ma di guerra guerreggiata, in cui dopo
ogni pagamento d'indennità gli abitanti ritenevansi liberi di riprendere le armi contro gli Arabi (con.
frontisi '23. a. H., §§ 4 e segg.).
Nota 2. — al-Babar e al-Taj-lasàn sono nomi che ricorrono insieme nei geografi per designare
ima contrada attigua al paese dei Daylam. Cfr. Yaq ut, III, 271 (Mej-nard Di et., 401); Khurdàdzbih,
57, 119, 245, 261; Hamadzàni, 209, 282, 302. • '
§ 79. — (Hafs b. 'Umar al-'Umari, da al-Haytham b. Adi, da ibn
Ayyàs al-Hamadzàni, e da altri). Kathir b. Sihàb assunse ora il governo
di al-Rayy, Dastaba e Qazwìn, ed amministrò con molta saggezza e tenne
le milizie musulmane sotto ai suoi ordini, assai ben fornite di armi: aveva
però natura avara e non amava dare del suo ad altri. Si narra anche come
un giorno chiamasse il servo per avere da mangiare. Il servo gli rispose :
« Non ho che pane ed erbaggi ». — « Ho forse io », esclamò Katjiù', « com-
« battuto contro Persiani e Greci, solo per aver pane ed erbaggi? ». Più
tardi, regnante Mu'àwiyah, egli tornò a governare un tempo al-Rayy e
Dastaba e ) (Balàdzuri, 318-319).
Nota 1. — Dal testo della tradizione da noi riassunta brevemente traluce che il guerriero mu-
sulmano avesse allora le seguenti armi :
turs, o scudo;
dir', o corazza ;
baydah. o elmo di ferro;
ed aveva nel bagaglio:
m i s a 1 1 a h , grossi aghi ;
cinque ibar, o aghi piccoli;
khayut kattàn, o filo di lino
mikhsaf, o lesina;
m i q r a d , o forbici ;
mikhlàh, un sacchetto (per munizioni? o per erba da pascolo per le cavalcature?);
tillisah, sacco o «traliccio», per viveri (specie di tascapane?).
ARABIA-FÀRIS. — Incursione araba.
§ 80. — In questo anno (21. H.), dice ibn al-Athii-, 'Uthmàn b. abì-l-'As
mandò (dal Bahrayn) una spedizione contro la costa persiana, Sàhil Fàris,
dove fu vivamente combattuto (^). Con gli Arabi era al-Gràrùd al-'Abdi che
rimase ucciso nella gola, detta poi da lui 'Aqabah al-Gàriid. Altri affer-
mano che perisse a Nihàwand con al-Nu'màn b. Muqarrin (Athir, III,
15-16). Cfì-. Dzahabi Paris, I, fol. 136,r. — Cfì-. Necrologio, §§ 309-313.
Nota 1. — Le notizie sì riferiscono a quanto abbiamo già narrato altrove (cfr. 19. a. H. §§ (i
e segg.t.
505. 64
21. a. H. SIRIA. — Presa di Antiochia.
Antiochia^*^^ ' § ^^' — Secoudo alcuui in questo anno (21. H.) abù Hàsim b. 'Utbah
b. Rabl'ah b. 'Abd Sams concluse un trattato di pace con Antàkiyah,
Qalaqiyab (sic presso ibn al-Athir; Malaqiyab, nel testo di al-Dzaliabi) e
Maanali Masrin (Atbir. Ili, 16).
Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 137,r.; Mahasin, I, 84, Un. 14-1(5. —
Cfr. più a\-anti § 84.
Altri anticipano la prosa di Antiochia sino alla prima conquista della
Siria (cfr. 16. a. H., §§ 287, 288, 296, 297).
La notizia, se è corretta, comprova il modo superficiale ed incompleto,
privo di un piano concreto, con cui gli Arabi fecero la loro conquista della
Siria. In mezzo al loro territorio lasciarono città di fatto ancora per lungo
tempo indipendenti.
SIRIA-ASIA MINORE. — Incursioni estive nel territorio bizantino.
§ 82. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Nell'anno 21. H. il Califfo Umar
mandò 'Umayr b. Sa'd al-Ansàri nel Bilàd al-Rùm con un grande esercito,
conferendogli la direzione generale della scorreria estiva (a 1 - s a • i f a h) : e
questa fu la prima incursione estiva dei Musulmani. Ordinò a 'Umayr di
agire benevolmente verso ó-abalah b. al-Ayham (cfi-. 7. a. H., §§ 80, 81;
12. a. H., § 113, nota 1 e; 17. a. H., §§ 136, 137) e, conciliandoselo per
mezzo della parentela (fi-a 'Umar ed il G1iàssanida)(^), persuaderlo a ritor-
nare in terra musulmana (bilàd a 1 - 1 s 1 a m) : egli doveva proporre a Ga-
balah di conservare pure la sua religione, pagando la sola sadaqah.
'Umayr nell'entrare in territorio greco ebbe un abboccamento con Gabalah
e gli comunicò le offerte del Califfo, ma òabalah rispose con un rifiuto, pre-
ferendo rimanere entro i confini bizantini. 'Umayr giunse poi ad un luogo
detto al-Himàr, una valle, piombò sugli abitanti e distrusse tutto il paese.
Da questo fatto venne poi il proverbio : a kb r a b u min g a w f i h i m à r ,
ossia più desolato della valle di al-Himàr (^) (Balàdzuri, 136-137).
Nota 1. — [H. Lammens] Deve piuttosto significare la consanguineità nazionale, perchè è sco-
nosciuto ogni legame di parentela tra 'Umar ed i frhassanidi. Tutto al più potrebbe essere allusione
alla comune origine genealogica. che i Madinesi (per nobilitarsi!) pretendevano aver con i membri della
casa di Gafnah (Ghassàni.
Nota 2. —Il De Goeje, nella nota al testo di al-Balàdzuri (137, nota a), rimanda ai proverbi citati
in Amthàl, I, 231 (n. 66); 335 fn. 187); 462 (n. 122); II, 384 (n. 222), e Bakri, 254, Un. 3 e segg. Da
queste citazioni risulta che la notizia data da al-Balàdzuri non può essere corretta, e che il proverbio sìa
nato da qualche sito in Arabia e per incidenti forse anteriori alla comparsa dell'Islam.
Himàr infatti era una valle del Yaman (Yàqùt, II, 328, Mn. 3).
§ 83. — (ibn Ishàq, senza isnàd). Nell'anno 21. H. l'arair Mu'àwiyah
b. abi Sutyàn fece incursione nel territorio greco ("T ab ari, I, 2646, lin. 7).
.506.
21. a. H. §§ 82-87.
Non è verosimile che il contenuto dei due ijii 82 e 83 possa accor- ^i. a. H.
j . 1 1 , . -r • , ■ ISIRIA-ASIA Ml-
darsi: uno dei due deve essere cronologicamente errato. Le razzie regolari nore. - incur-
di Mu àwiyah in Asia Minore furono allestite più tardi: è prematuro parlarne s'°"' ^^*'^® "^'
iruTTTi i j. 1 T n r, 4 • t i ^ r • - ■ i territorio bizan-
già nel 21. H. il contenuto del § 84 sta poi a dimostrare che Mu awiyah non tino.]
avrebbe potuto razziare l'Asia Minore, perchè non confinava con essa la
sua provincia. Ciò era possibile soltanto ad 'Umajr b. Sa'd.
SIRI^. — Luogotenenti del Califfo in Siria.
§ 84. — Nell'anno 21. H. in Sù-ia erano i seguenti luogotenenti:
Umayr b. Sa'd al-Ansàri, in Damasco, in al-Bathaniyyah, nel Hawràn,
Hims. Qinnasrin e al-Grazii-ah. ,
MuàwÌ3'ah b. abì Sufyàn, nell'al-Balqà, nell'Urdunn, nella Palestina
(Filastin), lungo le coste della Siria (al-Sawàhil), in Antiochia, Ma'-
arrah Masrin e Qiliqiyyah.
abù Hà.sim b. Utbah b. Rabì'ah b. Abd Sams fu colui che aveva
sottomesso con trattato Qiliqiyyah, Antiocliia e Ma'aiTah Masrin (con-
ti-ontisi poc'anzi § 81) (T a bari, I, 2646, lin. 8 e segg.).
SIRIA. — (Hims): morte di Khàlid b. al-Walld.
§ 85. — (al-Wàqidi, senza isnàdj. Nell'anno 21. H. morì in Hims
il celebre generale Khàlid b. al-Walid, lasciando tutta la sua fortuna al
Califfo 'Umar (T abari, I, 2645, Hn. 5-6).
Cfr. anche Khond., I. 4, pag. 18, lin. 20 e segg. Cfr. più avanti
§§ 317-332.
§ 86. — Nel dare notizia degli eventi dell'anno 23. H., al-Ya'qùbi
dice che Umar nominò Khàlid b. al-Walìd governatore di al-Ruhà, Harràn,
al-Raqqah, Tali Mawzin ed Amid. Khàlid tenne questa carica per un
anno, poi diede le sue dimissioni che fui-ono accettate : allora venne a Ma-
dinah e vi rimase qualche giorno ; poi vi morì.
Secondo al-Wàqidi, prosegue al-Ya'qùbi, Khàlid b. al-Walid mori in
Hims lasciando erede suo il Califfo Umar. Quando giunse la notizia della
sua morte a Hafsah (in Madinah), questa e tutta la famiglia di 'Umar
piansero assai, ed il Califfo approvò che le donne sue piangessero la morte
di Khàlid : il Califfo stesso si mostrò molto afflitto (Ya'qùbi, II, 180).
PALESTINA. — Erezione della moschea al-Masgid al-Aqsa in Ge-
rusalemme.
§ 87. — Nell'anno del Mondo 6136 (643 dell' È. V. - 22.-23. a. H.) il
Califfo Umar incominciò a restaurare il tempio di Gerusalemme, ma l'edi-
507.
§§ UT. Hs. 21. a. H.
2'- a- H. tizio non potè poggiarsi su fondazioni sicure e rovinò in terra. Avendone
Erezione della '' ^-''«liffo clliesta la ragione, gli Ebrei insinuarono che l'edifizio non avrebbe
moschea ai-Mas- ^lai p(.»tuto elevarsi, qualora egli non iaeesse abbattere la croce che sorgeva
Gerusalemme 1 ^"^^^ Monte degli Ulivi (presso Gerusalemme). Per effetto di questo sugge-
rimento la croce fu abbattuta, e l'edifizio dei Musulmani potè sicuramente
costruirsi. Per la stessa ragione i neiuiti di Cristo demolirono innumere-
voli altre croci (Theophanes, pag. 624; id. ed. De Boor, pag. 342).
Questo stesso fatto è stato già narrato da noi sotto l'anno 17. H.,
attingendo a Michele Sirio (cfr. 17. a. H., § 145), il quale afferma che
ciò avvenisse nell'anno 18. II. Purtroppo la cronologia di Teofane è a
volte molto sospetta, ed in questo caso più che mai ; basta rilevare corno
racconti la uccisione di 'Umar nell'anno del Mondo 6137, pari a 25. H.,
ossia commettendo un errore di due anni. Se osserviamo che egli narra
r incidente del tempio di Gerusalemme due anni prima della morte di
Umar (avvenuta nel 23. H.), può essere che l'incidente della Croce sia
da porsi nel 21. H. Con maggiore precisione non è lecito stabilire quando
'Umar facesse erigere un tempio musulmano sulla platea dell'antico tempio
di Erode in Gerusalemme: fu tra il 18. ed il 22. H., ma l'edificio era di
struttura assai rozza e primitiva, forse costruito interamente in legno.
Ne abbiamo la sommaria descrizione fatta dal pellegrino Ai'culfus che
visitò Gentsalemme circa l'anno 670 È. V. {— 50. H.), quando regnava il
Califfo Mu'àwiyah: descrizione che merita di essere riprodotta integral-
mente :
« Ceterum in ilio famoso loco, ubi quondam templum magnifice con-
« structum fuerat, in vicinia muri ab oriente locatum, nunc Sarraceni
« quadi-angolam orationis domum, quam subrectis tabulis et magnis tra-
« bibus super quasdam ruinarum reliquias construentes, vili fabricati sunt
« opere, ipsi frequentant : que utique domus tria hominum millia simul,
« ut fertur, capere potest » [Minerà Hierosolymitana, PSOL-SG, I, pag. 145;
Palestine Pilgrims Text Society, voi. Ili, pag. 4-5).
§ 88. — Il testo non lascia verun dubbio trattarsi dell'edificio pri-
mitivo che sorgeva' dove più tardi fu costruito il presente al-Masgid al-
Aqsa. Ai tempi di Arculfus, e quindi anche prima, ai tempi di 'Umar, non
si annetteva ancora veruna importanza alla roccia sacra al-Sakhi'ah, nel
centro del tempio di Salomone, là dove oggi elevasi la bella cupola, la
Qubbah al-Sakkrah. Allora il piazzale del tempio era deserto e quando
'Umar conquistò Gerusalemme, nel 17. H., tutto il piano del tempio era
un ammasso informe di rottami e di macerie. All'estremità orientale, presso
al ciglio che sovrasta alla valle di Kidron, sorgevano le rovine di una ba-
508.
21. a. H. §§ 88, 89.
silica costruita costà daìl' imperatore Giustiniano e descritta da Procopio, 21. a. H.
[PALESTINA. -
dedicata alla Madonna e un tempo riccamente ornata. I Persiani nel 614 Erezione delia
avevano distrutto questa chiesa insieme con tutte le altre di Gerusalemme, moschea ai-Mas-
ma la fama della basilica era grande in tutta l'Asia Anteriore, sin nel Gerusalemme.]
cuore d'Arabia. Infatti nel sogno famoso di Maometto, quando gli parve
di essere trasportato da Makkah al santuario « estremo » al-Aqsa (confron-
tisi Qur-àn, XVII, 1 e segg.), il Profeta pensava appunto alla basilica
cristiana sovrastante alla vallata di Kidron.
Fu spontaneo quindi il pensiero di 'Umar di restituire alle rovine il
loro antico decoro, ed egli fece adattare l'edificio alla meglio con legnami
appoggiati alle rovine della basilica e con tettoie provvisorie, trasforman-
dolo in luogo di culto e di riunione per i fedeli Musulmani. La favola
della caduta del primo edificio costruito da 'Umar può esser surta da
qualche incidente nella costruzione, se, per esempio, gli operai addetti alla
costruzione si valsero di qualche parte mal sicm-a delle rovine esistenti,
e lo fecero precipitare in terra, quando ad essa si appoggiarono i legnami
della moschea nascente. L'edificio oggi esistente è poco diverso come pianta
da quello che fu adattato da 'Umar_, sebbene abbia subito molti restauri,
ed abbia sofferto varie rovine per guerre, e sovrattutto per frequenti terre-
moti (cfr. Baedeker, Pala estina u. Syrien, ediz. 1904, pag. 52-53).
È bene aggiungere che persino Eutychiu's ha fatto lo sbaglio di credere
che il Califfo 'Umar abbia costruito la prima moschea di Gerusalemme
sopra la roccia sacra, al-Sakhrah (cfr. 17. a. H., § 138), errore ripetuto
anche da altri scrittori musulmani (cfr. 17. a.. H., §§ 167, 168): il testo
di Arculfus non lascia però alcun dubbio che il solo tempio musulmano
tra le rovine del tempio di Salomone e di Erode nel 670 era il Masgid
al-Aqsa.
L'altro tempio, quello sulla al-Sakhrah, sorse più tardi sotto i primi
Umayyadi, quando durante le guerre civili tra i califfi ed il controcaliffo
ibn al-Zubayr, insediato in Makkah, ai Musulmani della Siria fu vietato
Faccesso al tempio makkano, e tornò il conto di ripristinare l'antica roccia
sacra degli Ebrei nel centro del tempio di Salomone e di metterla in con-
correnza con la Pietra Nera di Makkah. Ma di ciò parleremo a suo tempo,
regnante 'Abd al-malik b. Marwàn.
§ 89. — Che valore dobbiamo dare alla notizia che 'Umar facesse de-
molire i crocefissi eretti in varie parti del paese, e sovrattutto quello sulla
vetta del Monte degli Ulivi? Parrebbe quasi di avere la notizia d'un primo
atto d'intolleranza religiosa. Essa è data pure da Michele Sirio (cfr. 17. a. H.,
S 145), ma è bene aggiungere che un contemporaneo di 'Umar, il cronista
509.
§§ «)-i»l.
21. a. H.
21- a. H. armeno Seboos, ignora il particolare del crocefisso e narra i tatti in tutto
[PALESTINA - o i
Erezione della altro modo (cfi'. 17. a. H., § 144). Dubitiamo che sì presto incominciassero
moscheaai-Mas- atti di persecuzione religiosa: questi vennero più tardi, quando l'islamismo
Gerusalemme 1 '-'^'^ penetrato più addentro nella popolazione suscitando contese religiose.
Ai tempi di cui discorriamo, tranne le milizie d'occupazione, non esiste-
vano Musulmani, ed altri autori cristiani stanno a testimoniare che il
dominio arabo segnò il principio d'un'èra di vera tolleranza religiosa, che
faceva contrasto con le persecuzioni dei Bizantini (cfi-. 12. a. H., § 265).
ARMENIA. — Invasione araba e presa della città di Tevin (Dwin).
§ 90. — In un'annata precedente (cfr. 18. a. H., §§ 120 e segg.; ab-
biamo raccolto alcune notizie di fonte armena sulle prime incursioni arabe
in Armenia, avvenute, a quanto pare, nella tarda primavera del 19. H. Esse
non fanno menzione della presa di Tevin, sono quindi da porsi cronologi-
camente prima di quella, che Sebeos ci narra nel passo più giù. Il silenzio
delle tonti arabe tanto sul contenuto dei brani tradotti sotto l'annata 18. H.,
quanto su quello che aggiungiamo qui appresso aumenta di molto le difiìcoltà
di una corretta e sicura ricostruzione storica di tutti gli avvenimenti.
Le seguenti notizie di Sebeos sono date senza precisa indicazione del-
l'annata, ma soltanto con quella del mese; siccome però seguono immediata-
mente la morte di Eraclio, e si riportano alle età dei due cattolici Esdra e
Narsete, parrebbe che il Dulaurier (Chronol. Armen., pag. 227) ponen-
dole sotto l'anno 642 dell' È. V. debba essei- corretto nella sua supposizione e
nei suoi calcoli. Rimane però sempre un'ombra di dubbio, perchè le fonti
arabe ignorano la presa di Tevin nell'a. 21. H. I cronisti musulmani possono
aver confuso insieme la spedizione naiTata da Sebeos con quelle che segui-
rono, dal 24. H. in poi, sotto il califfato di 'Uthmàn, e dirette in parte da
Habib b. Maslamah. In tutto ciò che riguarda il progresso delle armi isla-
miche verso il settentrione regna grandissima oscurità presso le nostre fonti.
Per la presa di Tevin i particolari forniti da Sebeos sono abbastanza
ampi, sebbene le indicazioni geografiche ci riescano oscure per la difficoltà
d'identificare i luoghi menzionati nel testo. Ecco la versione letterale della
narrazione del cronista armeno.
§ 91. — L'esercito devastatore (degli Ismaeliti) partì dall' Asorestan
(Assiria, ossia Mesopotamia) prendendo il cammino di Dzor [Bitlis-ciai : Gh a-
z a r i a n , 28] (per recarsi) nella contrada di Taròn. S' impadronirono di
questa, come pure di Bzunis [Khilàt] (Peznuonik') e di Aliovit [oggi Badnoz:
Ghazarian, 28] (Agli'vid): poi dhigendosi verso la vallata di Berkri (Pergri,
nsf>%f/t = ar. Barakri, nel Vaspurakan) attraverso Ordspoy (Ortorou, un vil-
510.
21. a. H. § 91.
laggio nel distretto di Pacén nell'Ararad: cft-. Dulaurier Chronol. 21. a. H.
Armen.. 367) e Gogovit [oggi Bayazid] (Gokovid), si dispersero nell'Ararat. gjone araba e
Nessuno dei soldati armeni potè portare la triste notizia nella città di Dwin p''^*^ '^®"' '^'^^
. , /n\ ■ ■■ " \ 1 1 ■ di Tevin (Dwin).]
(Tevm), tranne tre (r) capi (isxan), che accorrevano allora per radunarvi
le schiere sparse : (erano) Theodoros (Theodosius) Vahewuni fVahévounij,
Xachean (Katchian) Araweleau (Ar'avegh'ian) e Sapuh (Schabouh) Ama-
timi (Amadouni), i quali si af&ettarono a fuggire a Dwin.
Arrivati al ponte di Mecamawr (Medzamór [ossia grande pantano],
detto anche Azad (o libero: è un grande fiume che scende verso ovest,
nelle vicinanze di Dwin e si unisce all'Arasse un po' al di sopra di questa
città) i principi armeni distrussero il ponte dietro alle loro spalle ed arri-
varono nella città ("di Dwin) per apportarvi la triste notizia. Essi raduna-
rono nella fortezza tutte le genti del paese, venuti lì per la vendemmia
delle viti. Invece Theodoros (R'éschdouni) si recò nella città di Naxcawan
(Nakhdjawan = Nasawà).
Quando i nemici ebbero raggiunto il ponte di Mecamawr, essi non
poterono varcarlo, ma guidati da Vardik (Vartig) il principe di Mokkh
(Mogk'), soprannominato Aknik (Agnig), varcarono il ponte (?), saccheggia-
rono tutta la contrada, fecero molto bottino e molti prigionieri, e vennero
ad accamparsi sul lembo della foresta di Xosrakert (Khosravaguerd: con-
fiontisi Hubschmann Armen. Grramm., tom. I, pag. 44: la foresta
giaceva nelle vicinanze di Dwin ed era un parco cinto di mura e pieno
di caccia riservata per i re d'Armenia, creata dal re persiano Khusraw II,
(fi-. Dulaurier. Chronol. Armen., 357). Il quinto giorno (giovedì)
essi assalirono la città (di Dwin), che cadde in loro potere. Essi l'avevano
avvolta di fiamme, e respinsero i difensori delle mura con il fumo e con nugoli
di frecce: quindi appoggiarono le scale, diedero la scgJata alle mura e pene,
trarono nella città, di cui aprii'ono la porta. L'esercito nemico irruppe nella
città e ne distrusse la popolazione. Dopo aver saccheggiata la città, l'abban-
donarono, e ritornarono al loro accampamento. Ciò accadeva il venerdì 20
del mese di Tré (Dre, equivalente al 6 ottobre 642 È. V., ossia 6 Dzu-1-
Qa'dah 21. H. secondo Dulaurier Chronol. Armen., pag. 231) (').
Dopo aver goduto qualche giorno di riposo, gl'Ismaeliti ripresero il
cammino per il quale erano venuti, menandosi via una folla di prigio-
nieri, 35,000 persone. Il principe degli Araerii (Teodoro signore di) Rstunis
(R'éschdounik), che si era messo in un' imboscata con alcune schiere nel
distretto di Gogovit, piombò su di essi: ma (gli Arabi) ebbero il soprav-
vento ed il principe dovette fuggire. Gli Arabi lo inseguirono, uccisero
molti (Armeni) e polsi diressero suU'Asorestan (Assia, Mesopotamia). Questo
511.
di Tevìn (Dwin).|
^ MI 9"2. ^1. 3.. ri.
21. a. H. accadeva ai tempi del Catholicos Ezr (Esdras, Ezér). Per effetto di detta
sione araba^^e guerra Theodoios signore di Estunis tu nominato generale in capo dall' impe-
presa della città latore (bizantino), e ricevette la dignità di patrizio. Ciò avvenne dietro isti-
gazione del Catholicos Nersés (ossia Nersés III, patriarca tra il 640-649, detto
Sinawl o il costruttore: cfr. Saint Martin Mémoires, I, pag. 438), il quale
nello stesso anno succedette ad Ezr nel seggio cattolicale (Sebeos, 100-101)(-).
Cfi. D u 1 a u r i e r C h r o n o 1 . A r m e n . T nomi tra parentesi tonde
nella versione data in questo paragrafo, sono secondo la trascrizione del
Dulaurier: del quale accettiamo anche la cronologia.
Nota 1. — Sulla data precisa della presa di Dwin (Tevin =; As/.iv = Dabil : cfr. Hagob Thopd-
schian, Die iniìeren Zusftìnde ron Armenìcn unter Asot 1., in MSOS,Yn (1904), II, e anche a parte,
pag. 14-15) regna divario nelle fonti armene. Il Dulaurier ne stabilisce la cronologia con il seguente
ragionamento. Lo storico armeno Afogh'ig, iu contradizione con se stesso, fissa la prima presa di Dwin
(Tevin) nell'anno i'ù dell'Era Armena, pari al 64tì-(i47 dell' E. V. (([uasi in accordo con le fonti arabe che
esamineremo sotto l'annata 25. H.ì, ed una seconda e terza volta nel secondo anno di Costante impei'atore,
ossia nel G43 dell' È. V. Un altro autore, Mose Gagh'angadouatsi (parte III, cap. XIV) dice che ciò av-
venne nel sesto anno di Costante, ossia nel 647 dell' E. V. Il giorno della settimana venerdì, indicato da
Sebeos, si adatta bene a questa data e sembra renderla più probabile delle altre. Infatti il 20 di Dré, che
nella tetraeterida 644-647 dell'E. V., corrisponde al 5 ottobre, può soltanto cadere sopra un venerdì
nel 647, anno che fu il dodicesimo del ciclo solare ed ebbe G come lettera dominicale. D'altra parte però
il cronista siriaco Dionigi di Teli Mahré (Talmahar) (in Asseman. Biblioth. Orien t., II, pag. lOb)
dà l'anno 952 dell'Era dei Seleucidi (640-641 dell'E. V.), e perciò una data anteriore di vari mesi al
regno di Costante. In mezzo a tutte queste contradizioni, se si tien conto che la presa di Tevin è riferita
da tutti gli storici armeni prima della spedizione diretta contro la fortezza di Ardzaph', che fu certa-
mente nel 643 dell' E. V., e che essi riportano come avvenuta sotto il regno di Costante, si sarà indotti
ad ammettere che la spedizione di Dwin (Tevin) può esser avvenuta soltanto nel primo anno di questo
principe. Noi, rimandando a più tardi la discussione generale di tutta la cronologia sulla conquista del-
l'Armenia, la fisseremo per ora in ottobre, che coincide allora con il 20 di Dré di questo anno medesimo
()42 = fine del 21. H. Questa data accetta anche il (jhazarian (29, nota).
Infine il Dulaurier aggiunge che il comandante arabo fosse Habib b. Maslamah, governatore di Qiu-
nasriu in Siria: egli aveva come luogotenente Salmàu b. Rabi'ah, che conduceva un corpo di ausiliari
venuto dall' 'Iraq. Donde egli abbia attinto queste notizie non dice. Ma egli cade probabilmente in
errore: Habib e Salmàn presero una parte attiva alle guerre in Armenia sotto il Califfato di 'Uthmàn
nel 25. H. e anni seguenti. Le fonti nostre arabe ignorano l' invasione dell'Armenia di Habib nel 21. H.
Il Kaestner {De imperio ^onstantini IH, pag. .39) accetta l'anno 642 E. V. come quello della presa
di Tevin (Dwin) in Armenia.
Nota 2. — Alla fine del capitolo in cui tratta di questa spedizione, dopo alcune notizie d'ordine
diverso, che diamo in altro luogo, Sebeos aggiunge: Noi abbiamo. appreso questi fatti dai prigionieri
(ritornati) d'Arabia, che ne sono stati testimoni oculari e ce l'hanno raccontati (Sebeos, 102).
§ 92. — (AsoÀik). Nell'anno 95 dell'Era Armena (18 giugno 646-17 giu-
gno 647 dell'E. V. = 26.-26. H.) gli Arabi tornarono ad invadere (cfr. 18. a. H.,
§ 124) l'Armenia con forze considerevoli ed espugnarono Tevin. Il numero
dei prigionieri che menarono via fu di 35,000. Di poi estesero il loro dominio
sull'Ai-menia, sulla Georgia ed il paese degli Agh'uan. Intanto però gli Ar-
meni scossero il giogo degli Arabi e si misero sotto l'autorità dell'impera-
tore. Dietro domanda del Catholicos Nersés, Hamazasb fu nominato principe
d'Armenia nell'anno 104 (pari a 16 giugno 655-14 giugno 656 dell'E. V.
= 34.-35. H.). A questa notizia l'amii-abed (il Califfo, cioè 'Uthmàn) initato
512.
ò')-»-
e
<
co
3
o
a
o
<
LU
X
o
co
o
21. a. H. §1 92-94.
fece mandare a morte gii ostaggi armeni, in numero di 777: ma egli stesso 21. a. H.
perì subito dopo massacrato dalle sue proprie schiere (Acogh'igh, 127). gjong araba^^e
Cfr. anche Dulaurier Chronol. Armen., 229. presa delia città
Il cronista armeno Aso/.ik ha quindi una cronologia ben diversa da ' **'" *""
quella che secondo il Dulaurier si dovrebbe arguire dal testo di Sebeos.
Aso)dk pone la presa di Tevin nell'estate del 647 {= 26. H.), ma tale af-
fermazione non può avere un valore sicuro (*), perchè in contradizione con
la tradizione del paragrafo seguente ; salvo che si riferisca a una seconda o
piuttosto a una terza invasione, quella ben nota alle fonti arabe. Le prime
notizie sicure di fonte araba sulle incursioni arabe in Armenia cadono, come
vedremo, sotto Tanno 25. H., ma non può mettersi in dubbio che, prima di
quell'anno ed anche piima del califfato di 'Uthmàn, gli Arabi entrassero in
Armenia. — Eitengo che Tevin debba essere stata espugnata prima della
morte di Umar. — Le notizie contenute nel paragrafo seguente sembrano
in parte una ripetizione delle precedenti.
Nota 1. — E noto che la cronologia di AsoXik, essendo le date state scritte nel testo originale con
lettere armene, è andata soggetta a facili alterazioni sotto lapenna'dei copisti. Cfr. T^opdschian, op. cit., 10.
§ 93.— (Aso/dk). Le incursioni degli Arabi (nell'impero greco e persiano)
cessarono durante tre anni (cfi-. il passo precedente, e 18. a. H. § 125)('),
alla fine dei quali, nell'a. 26. (cioè 21. H.) del dominio Arabo, e nel secondo
(nella versione di Aso)àk abbiamo, erroneamente, terzo) anno di Costantino
(leggi Costante II) nipote di Eraclio, gii Ismaeliti uscirono dall'Assiria. Per
il cammino di Tzòr essi penetrarono nel paese di Darón, e attraverso il
distretto di Péznotinik' e la valle di Pergri, nella provincia d'Ararat. Im-
padronitisi di Tevin, vi massacrarono gii uomini che erano nella città e
menarono via prigionieri le donne ed i bambini, in numero di 35,000. Era
il 20 'del mese di Dré, al tempo della vendemmia.
Il principe d'Armenia Theodoro, signore di R'éschdounik', colui che
costruì gii edifizì nell'isola di Agh'thamar, assalì gli Arabi a Gokovid,
ma non potè vincerli. Questo accadeva nei tempi del Catholicos Esdras
(Acogh'igh, 152). — Cfr. Dulaurier Chronol. Armen., 229.
Nota 1. — Se abbiamo avuto ragione a pon-e le prime incursioni arabe in Armenia nel 18. a. H.
tre anni dopo ci portano al 21. H., in cui sarebbe stata espugnata la città di Tevin. Ciò confermerebbe
allora la cronologia del Dulaurier sul racconto di Sebeos, che pone appunto tale evento nel 21. H. La data
del mese » 20 di Drè » è prova che in questo capitolo si allude allo stesso evento ricordato da Sebeos
§ 94. — (Guiragos o Ciraco, del sec. vii H.). Il Catholicos Esdras ebbe
a successore Nersés, che pontificò per venti anni. Nersès restaurò la chiesa
di S. Sergio (Sarkis) a Tevin. Quando gii Arabi passarono a tìl di spada gli
abitanti di questa città in numero di 12,000, l'altare ed il battisterio furono
coperti di sangue. Il resto degli abitanti fu ridotto in schiavitù in numero
513. 65
di Tevin (Dwin).|
^ ;tl-',*S. ^'■' ^' ^'
21. a. H. di più che 35,000. Nersès riunì in questo tempio le ossa dì quelli che erano
;ARMENiA.-inva- ..^.j.^^i (Q u i r a ^o s citato in Dulaurier Chronol. Armen., 229-230).
presa della città § 95. — A scliiariiuento delle precedenti notizie aggiungiamo anche
alcune usyervazioni di carattere topogratico raccolte dal Dulaurier.
Se seguiamo l'itinerario degli Arabi dall'Assù-ia (Mesopotamia) .sino a
Te\in, noi vediamo che essi in principio varcarono la catena dei monti Gor-
diani, e lungo una valle descritta con il nome di Tzòr. vallata o gola nei
monti, forse la così detta Valle degli Armeni, al sud ovest del lago di Van,
penetrarono nel distretto di Daròn, di cui essi s'impadronirono. Da lì si vol-
sero per il distretto di Péznounik', che costeggia il lato occidentale del lago,
arrivarono al distretto di Agh'iovid, al nord, e, rimontando fino ad Ortorou,
nel distretto di Pacèn, ridiscesero poi verso sud-est per il distretto di Gokovid,
sul versante occidentale del Macis o Ararad, fino a Pergri, al nord-est del
lago di Van. Allora, spingendosi verso^nord-ovest, varcarono l'Arasse, ed an-i-
varono infine dinanzi a Tevin (Dulaurier Chronol. Armen., 230).
EGITTO. — Resa di Alessandria {Sawwal 21. H. = Settembre 642 È. V.).
§ 96. — Nell'annata precedente (cfr. 20. a. H., §§ 51 e segg., §§ 93 e segg.)
abbiamo dato tutte le notizie riguardanti l'assedio e la resa di Alessandria,
perchè nei testi tradotti non era possibile separare esattamente le parti ri-
guardanti la resa effettiva della città in mano degli Arabi, avvenuta nel-
l'a. 21. H., dalla conclusione del trattato di capitolazione stipulato undici
mesi prima, il 6-28 Dzu-1-Qa'dah 20. H. = 17 ottobre-8 novembre 641 del-
l'È. V., Ci basta rammentare in questo luogo che nel presente anno 21. H.
in modo pacifico e tranquillo tutte le milizie bizantine e molti abitanti e mer-
canti greci lasciarono Alessandria durante la lunga tregua concessa, e che
alla fine degli undici mesi gli Arabi presero possesso della città (17 settem-
bre 642 dell'È. V. = 16 Sawwal 21. H.: cfr. 20. a. H., § 168) e vi stabilirono
una guarnigione di mille uomini. La esiguità di questa guarnigione fu atto
imprudente, e gli Arabi dovettero pagarne in breve il fio; ma è anche pro-
babile che le schiere islamiche in Egitto fossero ben poco numerose e che
'Amr b. al-'As non potesse perciò disporre d'un numero maggiore per la
tutela della città.
Seguono alcune notizie relative in particolare alla resa di Alessandria
o a fatti sicuramente contemporanei.
§ 97. — Nel primo giorno dell'a. 21. H. fu espugnata Alessandria per opera
di 'Amr b. al-'As dopo vari incidenti e combattimenti (Mahàsin, I, 84, lin. 6-7).
§ 98. — (al-Kindi). Alessandi'ia fu presa d'assalto dopo tre mesi di
assedio il 1" Muharram 21. IT.: e questo fu il primo assedio (Kindi,
fol. 3,r.).
514.
di Alessandria.'
21. a. H.
§ 99. — Nella collezione di papiri ritrovati in Egitto e facenti parte 21. a. H.
della celebre raccolta del Granduca Rainer in Vienna ve ne sono alcuni che
si riferiscono ai primi tempi della conquista araba. Un papiro (n. 553, cfr.
Karabacek Flihrer, pag. 138) contiene uno scritto del governatore cri-
.stiano d'Arcadia (Medio Egitto) Philoxenos, con il quale si certifica come
la contribuzione di guerra della parte settentrionale del nomos Heracleo-
politano era stato consegnato dal pagarco Apa Kyros al quartiere gene-
rale arabo in Babilonia nelle mani di Khàrigah b. Hudzàfah, luogotenente
del governatore generale ('Amr b. al-'As), e ciò nel mese Mechir della
XV Indizione (=25 gennaio-24 febbraio 642 dell' È. V. = Safar 21. H.).
La contribuzione ammontava a 3164 misure di grano.
Il documento, scritto in greco, appartiene dunque al periodo durante
il quale gli Arabi erano ancora dinanzi ad Alessandria in attesa della fine
della tregua per entrare in possesso della città.
Il nome Apa Kyros, da noi già incontrato nella forma Abàkiri nel testo
di Giovanni di Niqyùs (cfì'. 19. a. H., § 79 e nota 1), fii quindi sicuramente
di un personaggio assai conosciuto durante la conquista. Il documento di-
mostra come gli Arabi avessero prontamente regolato tutte le principali
faccende del paese ed il normale funzionamento dell'esazione delle imposte,
lasciando tutta intera l'amministrazione esistente sotto i Bizantini.
Un altro papiro (n. 554) porge una ricevuta testimoniante l'eseguito pa-
gamento d'una rata d'una tassa speciale versata nelle mani di Cristoforo il
figlio di Apa Kyros, pagarco del nomos Heracleopolitano il 1° Phamenoth
della XV Indizione (= 25 febbraio 642 È. V. = 19 Eabì' I. 21. a. H.). Il
pagamento è fatto da Giovanni figlio di Pietro, sovraintendente di Onné
e dal suo aiutante Menas.
Un terzo documento datato il 30 Clioiak della I Indizione (= 26 di-
cembre 642 È. V. = 27 Muliarram 22. H.), ha speciale importanza perchè è
un ordine del capitano 'Abdallah b. Gàbir al sovraintendente di Psophtis di
vendere, contro consegna di monete d'oro, una certa quantità di fieno al sot-
toluogotenente 'Amir b. al-Asla', che si avvicinava alla testa d'un distacca-
mento di Arabi della tribù di Qudà'ah. Siccome sappiamo (18. a. H., § 182)
che le prime schiere di 'Amr b. al-'As erano composte di 'Akk, provenienti
dal Yaman, questa menzione di Arabi Qudà'ah, abitanti nella parte setten-
trionale del Higàz, fa supporre che essi formassero parte delle schiere di rin-
forzo mandate dal Califfo 'Umar, sulla composizione delle quali schiere,
come già dicemmo, le fonti storiche non ci porgono veruna notizia Q).
Siccome un altro documento (n. 551) contiene l'ordine di Khàrigah
b. Hudzàfah ad Apa Kyros il pagarco di Heracleopolis Magna, di vendere
515.
§§ ii'j-ioi. 21. a. H.
21. a. H. J,^^.J• (|nattro soldi d'oro una quantità di foraggio a certo Dzu-ayb dogli
dì Alessandria.! -Arabi Qudà'ah, noi veniamo a so.spettare che il contingente degli Arabi
C^udà'ah fosse cimsiderevole e che una parte di essi fosse delegata a guer-
nire il nomos Heracleopolitano.
Importantissima è poi la constatazione che gli Arabi pagavano pun-
tualmente in denaro contante tutto quello che pigliavano dagli abitanti. Ciò
piova come dopo il momentaneo scatenamento delle passioni belligere,
durante la campagna, i comandanti arabi avessero la più meticolosa cura
.nel pagare le provviste e cercassero di cattivarsi con tale contegno le
simpatie dei Copti. Si comprende come tale condotta abbia contribuito
potentemente ad agevolare la conquista.
NoT.v 1. — [H. LammensJ. La maggior parte degli Arabi immigrati in Siria, come i Kall), i
(ludzàni, ecc., erano frazioni della grande famiglia etnica dei Qudà'ah: perciò questi Qudà'iti ausiliari di
'Amr potevano essere venuti anche dalla Siria con 'Amr stesso. E i)robabile che la notizia sugli 'Akk,
sia esagerazione, o anche interpolazione posteriore.
EGITTO. — Conquista del Fayyum.
§ 100. — Narrammo già come nel primo aniio dell'invasione araba
dell'Egitto (cfr. 19. a. H., §§ 71 e segg.) alcune schiere razziassero il
Fayyum prima che 'Amr b. al-'As cingesse d'assedio la fortezza di Babi-
lonia, ossia tra il mai'zo e il luglio del 640 È. V. Questa notizia, ignorata
dalle fonti arabe, ci è fornita da Giovanni di Niqyùs. La stessa fonte narra
altres'i che, caduta Babilonia — il lunedì di Pasqua del 641 E. V. — , gli
Arabi tornassero a razziare il Fayj'ùm. Non possiamo dire se il testo di
ibn 'Abd al-hakam riportato qui appresso alluda a questo avvenimento o
ad imo posteriore, ibn 'Abd al-hakam pone la presa del Fayyum un anno
intero «dopo la conquista di Misr », con cui s'intende la caduta di Ba-
bilonia; ma la notizia tale quale è data nella nostra fonte, considerate
specialmente le caratteristiche semi-leggendarie della spedizione, merite-
rebbe di essere confermata più seriamente prima di venire accolta. — La
informazione che per un anno gii Arabi ignorassero persino l'esistenza del
Fa3'yùm risulta falsa dal tenore delle notizie di Giovanni di Niqyùs. Il
preteso incidente del miraggio non corrisponde nemmeno alla natura dei
luoghi, perchè il Fayyum è facilmente accessibile dalla valle del Nilo se-
guendo le sponde del Bahr Yùsuf, un canale che immette le acque del
Nilo nella bassura fayyùmica.
§ 101. — (ibn Ghufayr, ed altri). QuJlndo ebbe termine la conquista
di Misr (=■ Alyùnah = al-Fustàt), Amr b. al-'As inviò schiere leggiere di
cavalleria (garà'id al-khayl) ai villaggi che giacevano intorno alla
città. Il Fayyum rimase però per tutto un anno ignorato dai Musulmani,
516.
21. a. H.
ii>l 10-2.
vale a dire finché venne un tale ad informarli (della sua esistenza). Allora 21. a. H.
_ . . V . [EGITTO. - Con-
'Amr b. al-'As mandò, insieme con l'informatore, Rabì'ah b. Hubays b. 'Urfu- quista dei Fay-
tah al-Sadafi : ma quando i Musvilmani giunsero nelle vicinanze (di al-Fayyiira). V"""!
non vedendo nulla, meditavano già di ritornare. (Il loro capo) li pregò di non
precipitare il ritorno, perchè se quello che vedevano (ossia il deserto nebbioso)
fosse stato per avventura un miraggio (kadzb) (che nascondeva il Fayyum),
[ritornando addietro] avrebbero perduto quello a cui mii'avano. La gente fu
pez-suasa a j^roseguire. e dopo aver fatto un brevissimo cammino scoprirono
il Sawàd al-Fayyùm. I Musulmani irruppero allora sul paese e lo sottomi-
sero senza difi&coltà, perchè gli abitanti non opposero alcuna resistenza.
Altri affermano che nel Fayyum si recasse (per il primo) Màlik b.
Na'àmah al-Sadafi, il padrone del cavallo al-Asqar: egli, cavalcando un
giorno, scoprì attraverso un miraggio la regione di al-Fayj-ùm, di cui igno-
rava l'esistenza, e ritornò immediatamente ad informarne Amr b. al-'As
(il quale allora allestì la spedizione).
Altri dicono ancora che 'Amr b. al-'As mandasse Qays b. al-Hàrith
verso il Sa'id: questi si avanzò allora fino ad al-Qays, dove egli si fermò,
e che prese da lui il nome. Rabi'ah b. Hubays (?) si ofiErì di portar la no-
tizia ad 'Amr, e varcò il fiume a nuoto con la sua cavalla; altri dicono
invece che il suo fosse un cavallo a nome al-A'ma e che varcasse (il
Nilo) dalla riva orientale e giungesse fino ad al-Fayyùm (Abd al-ha-
kam, 230-231).
Cfr. Suyuti Husn, I, 67; Maqrizi Khitat, I, 249, lin. 22-31.
EGITTO-NUBI A. — Prime razzie in Nubia.
§ 102. — («) Dalle informazioni che ci fornisce ibn 'Abd al-hakam rile-
viamo come durante il breve governo di 'Amr b. al-'As, ossia sin verso il
25. H., gli Arabi non si curassero di sottomettere la Nubia, la quale, come
è noto, comincia a mezzodì della prima cataratta del Nilo. Fu conside-
rata soltanto come paese di razzia, dove fare bottino e procurarsi schiavi
negri. — La conquista definitiva fu compiuta solo dopo il 26. H., quando ibn
abi Sarh concluse un trattato speciale.
(6) (ibn 'Abd al-hakam, senza isnàd). 'Amr b. al-'As mandò Nàfi' b.
'Abd al-Qays al-Fihri, fratello uterino di al-'As b. Wà-il, con una schiera
di cavalleria a razziare la Nubia; Nàfi' tornò poi a razziare ogni estate
la Nubia, allo stesso modo con cui i Musulmani di Siria razziavano l'Asia
Minore, e così fu fatto senza interruzione fino alla destituzione di 'Amr
b. al-'As (dopo il 25. H.), quando il nuovo governatore, 'Abdallah b. Sa'd
b. abi Sarh, concluse un trattato coni Nubiani ('Abd al-hakam, 231).
Cfr. Suyuti Husn, I, 68.
517.
l -105.
21. a. H.
21. a. H. § 103. — al-Ya'qubi, confeniiando questi particolari, e dicendo che i
lEGITTO-NUBIA.- ,, , ii.ii- ... i. • xt i • •
Prime razzie in Mu.suliiuini Vinsero ima battaglia saiignmosissima contro i Nubiani, ag-
Nubia.) giunge che i Musulmani al' loro ritorno dalla Nubia (al-Nùbah) presero
stanza in al-(jrìzah, e vi delimitarono i propri terreni. Il Califfo 'Umar,
informatone per mezzo di Amr b. al-'As, risposegli che non permettesse
di fi'apporre un corso d'acqua tra lui ('Umar) e loro (i Musulmani in
Egitto): «Stabilitevi in un luogo dove io possa venire montato sul mio
« camelo, se tale fosse il mio desiderio» (Ya'qùbi, II, 179-180).
Dalle ultime parole è evidente che, secondo al-Ya'qùbi, al-Fustàt fu
fondata nel 21. H.
§ 104. — (Muh. b. Sa'd, da Muh. b. 'Umar al-Wàqidi, da al-Walid b.
Kathir, da Yazid b. abi Habib, da abu-1-Khayr). Quando i Musulmani con-
quistarono Misr, 'Amr b. al-'5s mandò la cavalleria nei paesi dintorno per
dominarli. Mandò dunque 'Uqbah b. Nàfi' al-Fihri, il cui padre Nafi' ora
fratello per parte di madre di 'Amr, e i cavalieri loro [Arabi] entrarono
nella terra della Nubia, come entravano le sawà-if, o spedizioni estive
(nel paese) dei Rum. I Musulmani ebbero in Nubia uno scontro violento, in
cui i Nubiani li sorpresero con molte trecce : i Musulmani riportarono quasi
tutti ferite ed ebbero le pupille accecate, onde (i Nubiani?) furono chiamati
i rumali al-hadaq (arcieri delle pupille).
Questo durò finché non fu capo d'Egitto 'Abdallah b. Sad I). abi Sarh,
quando (i Nubiani) domandarono accordo e pace. Egli consentì a ciò senza
gizyah, ma purché consegnassero ogni anno trecento uomini (ra-s). e
i Musulmani avrebbero provvisto ad essi (Nubiani) le vettovaglie ft a ' a m)
in proporzione (Balàdzuri, 236, lin. 18; 237, lin. 6).
§ 105. — (Muhammad b. Sad, da al-Wàqidi, da Ibràhìm b. Gra'far,
da 'Ami- b. al-Hàrith, da abù Qabil Hu\'a3'y b. Hàni al-Ma'àfiri, da uno
saykh himyarita) il qviale racconta: Fui in Nubia due volte, sotto il ca-
liffato di 'Umar, e non vidi gente più di quella acre alla pugna. Ho visto
uno che diceva a questo o quel musulmano: « Dove vuoi che io ti cacci
« questa freccia? ». Talora qualcuno di noi, giovanotto, ci scherzava, e ri-
spondeva: « Qui! ». E non sbagliava. Essi tiravano frecce a migliaia, eppure
non se ne vedeva nessuna per terra. Ci ruossero contro un giorno, e ci
si schierarono di fronte. Noi volevamo dare un solo assalto con le spade,
ma non riuscimmo a vincere le loro fi-ecce. Gli occhi se ne andavano: e
contammo 150 occhi trafitti.
Noi si disse: « Che vantaggio c'è a stringere accordo con questi? La
« preda che ci possono dare é poca, e la resistenza é aspra ». E 'Amr non
venne ad accordo; ma non cessò di tormentarli fino a che fu destituito.
518,
21. a. H. §§ 105-108.
Quando 'Abdallali b. abì Sarli fu nominato in sua vece, conchiuse il trat- 21. a. H.
/TI 1 - J • nor- T 'n-in\ lEGITTO-N U Bl A.-
tato (Baladzuri, 23/, lin. 6-16). ^ p,i„, ,,„,, ,„
§ 106. — (al-Wàqidi). In Nubia perde l'occhio Mu'awiyah al-Kindi, Nubia.l
che era losco (Balàdzuri, 237, liu. 16-17j.
§ 107. — (abù Ulmj-d al-Qàsim b. Sallàm, da 'Abdallah b. Sàlih, da
ibn Lahì'ah, da Yazìd b. abi Habib). Tra noi e i neri non e' era né ac-
cordo né patto (là'ahd walà mitjiàq). C'era solo una tregua, col patto
che noi dessimo loro qualche po' di grano e di lenticchie, ed essi ci da-
vano degli schiavi, non importa se fossero i migliori di loro o di altri
(Balàdzuri, 237, lin. 17-21).
§ 108. — (a) (abi 'Ubayd, da 'Abdallah b. Sàlih, da al-Layth b. Sa'd).
Il nostro patto coi Nubiani era che loro non combattessero noi, e noi non
combattessimo loro, e ci dessero degli schiavi, e noi avremmo dato in pro-
porzione le vettovaglie (ta'àm). E se vendevano le loro mogli o i loro figli,
non ho visto che se la pigliassero affatto (Balàdzuri, 237, lin. 21-
238, lin. 2).
(6) (Da al-Bakhtari, e altri). 'Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh fece un
trattato coi Nubiani con la condizione che essi avrebbero dato 400 schiavi
e ne avrebbero avuto in compenso delle vettovaglie (B a 1 a dz u r i , 238,
lin. 2-4).
§ 109. — (Del tributo al-baqt). (al-Maqrizi, senza isnàd). al-
ba qt è la quantità di prigionieri che i Nubi prendevano ogni anno e
portavano in Egitto come tributo loro imposto. E una parola araba (in-
vece é il pactum-tz'xy-ÓQ), che essi (gli Arabi) adoprauo nel significato di
porzione o frazione di sostanze, come quando dicono del suolo baqt di
un orto o di un prato, cioè porzione di un pascolo, ovvero quando dicono,
per esempio, che i banù Tamim sono baqt, cioè ramo o sezione (= b a t n)
dei Rabì'ah. Così si dice baqt della terra o di una cosa, una porzione di
essa. È al-baqt la quantità di grani che si dà (come tributo in natura?):
il terzo o il quarto, per esempio (del raccolto) ; e si dice al-baqt anche
la porzione di datteri che nella raccolta cadono fuori della cesta. Nel
nostro caso al-baqt sarebbe una certa quantità delle sostanze dei Nu-
biani, che essi consegnavano (ogni anno) nel borgo detto al-Qasr, distante
cinque miglia da Aswàn, tra File e la Nubia. Questo al-Qasr era una rada
(fard ah laqùsPj. Siffatto baqt o tributo fti imposto per la prima volta
ai Nubiani sotto U governo di 'Amr b. al-'As, quando questi, dopo la con- *
quista di Misr, mandò contro la Nubia 'Abdallah b. abi Sai'li, nel 20. o
nel 21. H., a capo di 20 mila guerrieri(!). 'Abdallah restò colà per qualche
tempo, finché 'Amr gli scrisse di tornare indietro.
519.
«§ UH», un. 21. a. H.
21. a. H. Alla morto di Amr i Nubiani violarono il trattato (su Ih) concluso
'^p!im\°ra»"ife'tn con ■Abdallali b. Sa'd (Maqrizi Khitat, I, 199, lin. 37; 200, lin. 7) [G.].
Nubia.j g HO. — (fl.) (al-Maqrìzi, senza isnàd). Prima di violare il trattato, i
Nubiani avevano (regolarmente) rimesso ad Amr b. al-'As il baqt pat-
tuito, aggiungendo in regalo per lui quaranta schiavi, che però Tarn ir
non aveva accettati, ma aveva restituito il regalo al soprintendente (nu-
biano) del tributo (kabir al -baqt), di nome Samqus; e questi ne comprò
provvigioni (o mercanzie, gahàz: cfr. Dozy Suppl., s. v.) e vino, che
mandò ad essi (leggi ilayhim invece di ilayhi). Abdallali b. Sa'd ri-
mise ad essi quanto aveva loro promesso di grani, fi'uraento, orzo, len-
ticchia, di stoffe e cavalli. Questo assegno (rasm) si continuò, e divenne
consuetudine che ogni anno, quando consegnavano il tributo, ritirassero
le provvigioni. 11 regalo di 40 capi offerto ad 'Amr, lo prendeva di poi il
governatore (wàli) d'Egitto (Maqrizi Khitat, I, 200, lin. 28-32).
(6) (al-Maqrizi, da abu Khalìfah Humayd b. Hisàm al Buhtui'i). Fu pat-
tuito nel trattato di pace che i Nubiani fornissero (ogni anno) alla pro-
prietà comune o fisco (fa y •) dei Musulmani 360 schiavi, e 40 al reggente
(sàhib) d'Egitto, e ricevessero mille ardabb di grano per il popolo, e
300 per i delegati del loro (re); altrettanto di orzo; mille iqtiz (') di
vino per il sovrano e 300 per i suoi delegati ; due destrieri di produzione
equina governativa (? min nitàg khayl al-imàrah: cioè di quelli
che adopravano gli emiri ?) ; inoltre (quanto a tessuti), 100 th a w b di stoffa
varia, 4 di stoffa qabàti per il l'e, 3 per i delegati, 8 di al-buqt uriyyah,
5 di stoffa operata (a 1 m u ' a 1 1 a m a h ?), una g u b b a h , o soprabito, di gala
per il re, 10 di stoffa detta « camicia di abù Buqtur », e 10 di ahàs, che
è un tessuto assai spesso.
Dice abù Khalifah : Né il kit ab di 'AbdaUah b. Wahb [f 197. a. H.] né
quello di al-Wàqidi contengono la lista su riferita, che io ho tolta da abii
Zakariyyà (?). Questi dice di aver udito parlarne suo padre 'Amr b. Sàlih, e
aver ritenuto distintamente ciò che da lui aveva inteso. Raccontava infatti
di essersi trovato una volta nel consiglio (maglis) dell'emiro 'Abdallah b.
Tàhir (t 230. a. H.) governatore d' Egitto, il quale gli domandò : « Sei tu
« 'Uthmàn b. Sàlih, a cui abbiam mandato per informazioni sul kitàb baqt
« al-Niibah (sul documento relativo al tributo dei Nubiani)? ». Avendo
egli risposto di sì, si volse (l'emiro) a Mahfuz b. Sulaymàn e disse: « Strano
« paese eh' é questo ! Noi ci rivolgiamo a costoro per domandar cosa di loro
« conoscenza, e a codesto saykh in particolare; ma nessuno di essi ci è ve-
« nuto in aiuto (sa fan a) >. — « Dio faccia prosperare l'Emiro », disse allora
ibn Sàlih, « le notizie, che tu hai domandate, sui Nubiani, io le ho. Le appresi
520.
21. a. H.
§§ no, 111.
« da alcuni vecchi, cui le riferirono i vecchi, stati presenti sul luogo alla tregua ^^- ^- ^■
« (hudnali) ed al trattato conchiuso tra 'Abdallah b. Sa'd ed i Nubiani ». prime razzie in
Gli comunicò quindi le informazioni sul loro conto quali avevale udite; ma Nubia.]
l'emiro disapprovò la fornitura ('atiyyah) del vino. « Anche 'Abd al-'aziz
« b. Marwàu la disapprovava », soggiunse l'altro. — Questa riunione aveva
luogo in Fustàt Misr l'anno 211. H. dopo che fo couchiuso il trattato tì-a
'Abdallah b. Sa'd e il precedente Emiro dell' Egitto 'Abdallah b. ai-Sari b.
al-Hakam al-Tamìmi. Uthmàn [o 'Amr?] b. Sàlih aggiungeva che l'Emiro
mandò a chiedere sui Nubiani informazioni al Dìwàn (segreteria di Stato
ed archivio) che era allora fuori della moschea congregazionale in Misr, e
ne ricevette conformi a quelle riferite da ibn Sàlih; di che fu contento
(Maqrizi, I, 200, lin. 32; 201, lin. 7).
Nota 1. — Non trovo in nessun dizionario, e nemmeno nelle ricerche di metrologia del Sauvaire,
il significato e l'equivalenza di detta misura. In complesso il baqt, più che un tributo imposto ai Nu-
biani, era un vero « patto » o trattato, sia pur solamente consuetudinario, di scambio, come noi diremmo
commerciale e industriale; per il quale i Nubiani fornivano schiavi negri ai dominatori d'Egitto, e ne rice-
vevano in permuta equivalente vettovaglie, specialmente cereali, e tessuti o manufatti.
[E. Schiaparelli]. Il baqt di al-Maqrizi sta in diretta relazione con il vocabolo bak dell'antica
lingua egizia, che significa tributo in genere, per quanto sia più particolarmente usato ad indicare il
tributo del Sudan e della Nubia. Esso figura, ad esempio, negli annali di Tutmasì, m, e ripetuto
più volte. La corri-spondenza parrebbe dunque evidente: baqt dovrebbe indicare esplicitamente il tributo.
EGITTO-AFRICA. — Le condizioni generali dell'Africa Settentrionale
ed il principio della conquista arabo-musulmana.
§ 111. — Alla stuiia dell' Afi'ica settentrionale dai tempi Bizantini in
poi hanno dedicato molti lavori alcuni valenti scrittori fi-ancesi: si può
anzi due che essi hanno quasi assunto il dominio assoluto della materia;
onde la letteratura occidentale .sull'Africa Settentrionale, specialmente per
la parte che riguarda il dominio musulmano, si può considerare come quasi
esclusivamente francese. Le ragioni di tale preferenza sono facili ad in-
tendere, se si considera quanti incalcolabili tesori di danaro e quante vite
umane e quante generose energie morali, amministrative, finanziarie e so-
ciali il popolo francese ha dedicato alla conquista dell'Algeria, ad un'opera
cioè che è stata sovrattutto di gloria e di civiltà, più che di vantaggio mate-
riale. Perciò noi, uomini di lavoro e di studio, siamo grati al popolo francese
che, con il dispendio di tante energie, ha aperto alla civiltà una magnifica
regione del mondo e vi ha per sempre abbattuto e sepolto un regime bar-
barico, che era un'onta per l'Europa di aver tollerato per tanti secoli.
Con tali premesse miriamo a indicare con quali sentimenti di simpatia
noi giudichiamo l'opera storica dei Francesi nel campo africo-musulmano,
e ad allontanare il sospetto di parzialità nelle altre considerazioni che se-
guono. Vogliamo cioè d'altra parte rammaricarci che la letteratura storica
521. 66
§ III.
21. a. H.
sta arabo-musul
mana.
21. a. H. francese sulle conquiste musulmane in Africa, pur riconoscendo l'alto valore
Le condizioni 'Iella civiltà musulmana, non dimostri tutte quelle qualità necessarie per
generali deiTA- ogni accurata ed illuminata analisi critica e storica delle fonti.
naie ed il princi- ^'^ ^'^^^ ™^^'^ giudi/io io oscludo interamente opere magistrali e classiche,
pio della conqui- rumc quella del Diehl sull'Africa Bizantina (Ch. Diehl, L'Afriqìic Byzantinr.
Histoire de la domination Byzantine en Afrlque |633-709], Paris, 189(3), che
sono monumenti letterari del miglior genere, ma penso piuttosto ad opere più
direttamente relative al dominio musulmano, come quelle del Fournel {Les
Borhers. Étude sur la conquète de V Afrlque par Ics Arabes, Paris, 1875),
del Piquet {Les civilisations de V Afrlque du Nord,), del Mercier [Histoire
de V Afrlque Septentrlonale, 1888-91), del Caudel [Les premières invasions
arabes dans V Afrlque du Nord, Paris, 1900) e di altri, nelle quali, nonostante
l'abbondanza d' informazioni, fa purtroppo difetto una conoscenza critica del
valore relativo delle fonti, che sono tutte considerate di eguale valore, senza
far distinzione, per esempio, tra ibn 'Abd al-hakam, ibn al-Atliir, al-Nuwayri
ed ibn Khaldùn. Ne risulta che alcuni avvenimenti sono trattati in modo non
corrispondente alla verità storica, e si accoglie in altri per fatto storico quello
che è soltanto ricamo leggendario.
Per citarne uno solo, il Caudel, uno dei più recenti, nella prefazione
(pag. ii-iii) discorre con disprezzo della critica scientifica delle fonti, « qu'une
« certaine fréquentation a depouillée à mes yeux de tout prestige »: egli
dichiara di accingersi a narrare le vicende della conquista araba, valendosi
dei racconti dei cronisti arabi, tali quali si trovano nelle fonti, e lascierà
giudice il lettore senza aggravare la narrazione con il « faux éclat de l'ap-
« pareli scientifique(!) ».
Questo disprezzo per le ricerche scrupolose delle verità storiche, porta
però i suoi amari frutti, e se ne può render conto chi legge con qualche at-
tenzione la fiorita narrazione del Caudel. Cosi, per esempio, egli dà per sicui'o,
non sappiamo da quale fonte, che al Pellegrinaggio d'Addio del Profeta in
Makkah accorressero esattamente 114,000 Musulmani: dà un grande valore
alle storico makkano Dahlàn, scrittore del secolo scorso, che ha riepilogato
al-Tabari; ed ignora del tutto questo antico e grande cronista, sebbene la ma-
gistrale edizione di Leida ne abbia da un pezzo reso la monumentale opera
accessibile a tutti gli arabisti. Così, per esempio, a pag. 45-46 delle sue cita-
zioni è chiaro che il Caudel ignora come ibn 'Abd al-hakam, da lui ricordato
quasi incidentalmente, sia la fonte pressoché unica alla quale hanno attinto
tutti i cronisti posteriori per la storia primitiva di Egitto e dell'Africa del
nord nel periodo^ arabo-musulmano. A pag. 59, dando ad Abdallah ibn abi
Sarh la nisbah al-Qarchi (sic!), ignora che si debba leggere al -Qu rasi,
52-2.
21. a. H.
§ 112
ossia che dal nome Qurays venga la forma relativa al-Qurasi, come da óu-
haynah viene al-Gruhani. A pag. 42 abbiamo la singolare affermazione: che
'Amr. dopo un lungo assedio espugnò al-Fustàt, la capitale (sic!) di al-Mu-
qawqis. Egitto. E così di seguito.
§ 112. — È manifesto che da opere di simil genere possiamo rica-
vare ben poco costrutto per le nostre ricerche, ma è bene aggiungere che
d'altra parte l'estrema magrezza delle fonti rende sterile di frutto ogni
lavoro di minuta ricerca: né si deve ignorare come la natura e le carat-
teristiche del popolo berbero offrano sì scarse e povere attrattive da giu-
stificare la pochissima attenzione rivolta allo studio dei Berberi all' infuori
d'una ristretta cerchia di scrittori francesi.
Date queste condizioni generali, data anche l'importanza relativa assai
minore delle vicende storiche nell'Africa del nord, rispetto alle sorti generali
dell'impero islamico, ci sarà lecito di essere molto brevi nel riassumere le con-
dizioni interne dell'Africa Settentrionale alla vigilia della conquista araba.
I due capitoli speciali che abbiamo dedicato alle condizioni generali del-
l' impero bizantino in Asia ed in Egitto ci esimono inoltre dall'obbligo di diffon-
derci in molte spiegazioni sullo stato politico, militare e morale dell'Africa bi-
zantina alla vigilia della conquista araba. Su questo argomento esiste un'opera
magistrale, quella già citata del Diehl che, nonostante l'aridità della materia,
è lavoro di alto valore letterario e scientifico, e di dilettevole lettura.
Ma una considerazione generale ci sia permessa, perchè sarà tema sul
quale dovremo molte volte ritornare nelle pagine seguenti, se avremo la
buona ventura di poter narrare la lunga guerra tra i Califfi e Bisanzio in
Asia Minore. Vogliamo cioè porre anche noi in rilievo il singolarissimo
contrasto che s'impone all'attenzione dello storico ad ogni istante delle
tempestose vicende bizantine.
Da una parte abbiamo un ordine amministrativo, politico e militare,
che aveva conservato le tradizioni, gli usi, i principi e le norme di go-
verno del più maraviglioso e piìi perfetto organismo sociale del mondo
antico, dell' Impero Romano. Dall'altra parte abbiamo tale stupendo mec-
canismo di Stato nelle mani d'un popolo, o meglio d'un'accozzaglia di
razze diverse, che portava il nome di Romano, senza avere di sangue
romano nemmeno una stilla: una miscela etnica insenilita, decrepita, di-
sfatta. La scorza è magnifica, in apparenza perfetta, il cuore è marcio. L'eser-
cito era l' immagine più tangibile di questo contrasto : in esso erano im-
piegate le armi, e gli ordinamenti più perfezionati : i militi splendevano
per il ftilgore delle corazze, degli elmi, per la tempra mirabile delle spade :
l'esercito aveva a sua disposizione tutti i migliori mezzi di offesa e di di-
si, a. H.
lEGITTO-AFRICA.
- Le condizioni
generali dell'A-
frica settentriO'
naie, ed il princi-
pio della conqui-
sta arabo-musul-
mana-1
528.
8 ll-J.
21. a. H.
mana.
21. a. H. tesa. Ma i militi che indossavano queste anni, che avrebbero dovuto essere
(EGITTO-AFRICA. ,. . u 4. l r J" 4-- ...... • , ,^
Le condizioni ' anima Vibrante degli ordinamenti, erano uomini privi di quasi tutto
generali deii'A- \^^ qualità che fomiain) il buon soldato: indisciplinati, poco amanti delle
f rlca settentrio- . , . • > i> i . ■ n i i tu
naie ed il princi- im^t'hie corpo a corpo, piu uduciosi nella saldezza della propria corazza,
pio della conqui- ,. hqI tiro degli arcieri, che nella propria vigoria personale, più proclivi
ai godimenti, alle violenze ed alle rapine, che non alla disciplina ed al
compimento dei propri doveri : una calamità, non si sa se maggiore per
quelli (ho l'esei'eito aveva a combattere, o |)er gli altri che sarebbe stato
suo dovere di difendere (cfi'. Die hi, pag. 45-46, 53 e segg.).
Lo stesso dicasi dell' amministrazione, che quantunque maravigliosa
0 perfetta com'era ancora, appunto perchè retta da uomini di gran lunga
inferiori al compito loro, invece di riuscire un beneficio, si tramutava, per
la potenza e vitalità del suo congegno, in uno spietato strumento di op-
pressione, in una vera e grande sciagura per i popoli a lei sottoposti.
E in siffatto singolare contrasto la nostra più viva impressione è l'am-
mirazione per la insuperabile bontà degli ordinamenti romani, la virtù dei
quali era sì grande da reggere ancora solidamente per secoli una società
oramai fatalmente destinata a morire. Se i Bizantini non fossero stati gli
eredi diretti di Roma, l' impero di Costantinopoli sarebbe caduto e scom-
parso come le tenebre innanzi al sole, anche molto prima che la terribile
idra islamica sorgesse in Arabia per divorarlo. Contro di essa solo gli ordi-
namenti romani permisero ai Greci una gloriosa resistenza di otto secoli.
Altro non vogliamo aggiungere, per non diffonderci in soverchie pre-
liminari considei'azioni : visto che la storia dell'Africa bizantina prima
della conquista araba non ha per noi uno speciale interesse, possiamo rias-
sumerla in poche parole. La parte principale dell' Afiica bizantina era quella
che oggi ha nome Tunisia, e che ai tempi di cui discorriamo aveva per
capitale la città di Cartagine e si chiamava, nella parte settentrionale,
Africa, e in quella meridionale, Byzacene. Questa regione era il cuore
amministrativo e il centro morale di tutta l'Africa Settentrionale: la Tri-
politania da una parte e la Mauretania (oggi Algeria e Marocco) dell'altra
ne erano dipendenze. Il dominio diretto delle razze europee, dopo la caduta
dell'Impero Romano in occidente era effettivo nella parte centrale anzi-
detta e nella Tripolitania, meno sicuro nella Numidia, che giaceva a oc-
cidente dell' Afiica, e nella parte più occidentale, in Mauretania, era ridotto
alla costa, nei suoi punti più popolosi. Tutta la regione, passata sotto il
dominio dei Vandali nel 415 È. V. durante lo sfacelo dell'impero d'occi-
dente, fii conquistata dai Bizantini nel 533 È. V., ossia quando il governo di
Costantinopoli si accinse all'opera gloriosa ma vana di ricostruire l'impero
524.
21. a. H.
112, 113.
romano in occidente, distrutto dai Barbari, riconquistando ad una ad una
le province che l'avevan costituito. Quello stesso Belisario che ebbe l'in-
carico di .strappare l'Italia ai Goti, ricevette ordine di togliere l'Afi-ica ai
Vandali che da più di un secolo la dominavano. Belisario, superando gra-
vissime difficoltà, compiè la missione avuta da vero uomo di genio ed im-
piantò una nuova e regolare amministrazione, fissando anche le linee ge-
nerali della difesa del paese.
§ 1 13. — La campagna di Belisario in Afi'ica era durata soltanto sei mesi,
e questo breve spazio di tempo bastò a cancellare per sempre ogni traccia del
dominio vandalo, tranne le devastazioni di cui i Vandali si erano resi colpe-
voli nel perseguitare i Cristiani di fede ortodossa. La pazza politica di perse-
cuzione religiosa dei re vandali — ariani di fede — aveva portato i suoi frutti,
e la popolazione ortodossa accolse con giubilo la cessazione del governo di
quei barbari oramai anche decaduti e corrotti ; ma purtroppo i padroni che
dovevano succeder loro erano di tal natura pur essi, che alcuni avrebbero
avuto ragione di rimpiangere il passato dinanzi agli strazi del presente.
Al primo governatore dell'Africa bizantina, Salomone, entrato in ca-
rica non appena Belisario ebbe fatto vela per -Costantinopoli, spettò il duro
compito di terminare la conquista e di porre l'amministrazione- novella su
basi solide ed organiche. Tutta l'Africa fu divisa in sette grandi circo-
scrizioni, una delle quali era l'isola di Sardegna, unita all'Africa per ra-
gioni di opportunità amministrativa e militari ; la prima circoscrizione però
era la Tripolitania, abbracciante la Pentapolis, ossia la regione che doveva
per la prima subire gli assalti degli Arabi. È bene tuttavia aggiungere che
i nomi grandiloquenti di queste province bizantine, Byzacene, Tangitana.
Numidia, Mauretania. erano per lo piìi espressioni geografiche, mentre in
realtà nella maggior parte del paese i Bizantini avevano appena qualche
guarnigione in centri urbani, per lo più sul littorale, e solo in Africa pro-
priamente detta, nella Byzacene ed in una parte della Numidia, alcune guar-
nigioni furono sospinte sin nel cuore delle provincie.
L'amministrazione bizantina preparò un perfetto sistema di difesa mili-
tare, studiata fino ai più minuti particolari (cfr. Diehl. , pag. 119 e segg.)^
e curò la costruzione di un sistema maraviglioso di fortezze disseminate
in tutta l'Africa Settentrionale, con una cura ed una scienza che fa onore
allo Stato che lo ideò e lo mise in atto (cfr. Diehl., pag. 146 e segg.).
In queste fortezze furono spese somme molto rilevanti, ma mancava l'ele-
mento più prezioso per renderne valido l'uso. I soldati non erano più quelli
né in numero, né in vigoria d'animo e di corpo, e rifuggivano il più che
fosse possibile da battaglie campali, onde la norma costante dei capitani era
21. a. H.
[EGITTO-AFRICA.
- Le condizioni
generali dell'A-
frica settentrio-
nale, ed il princi-
pio della conqui-
sta arabo-musul-
mana.)
525.
lllì. ut.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO-AFRICA.
- Le condizioni
generali dell'A-
frica settentrio-
nale, ed il princi-
pio della conqui-
sta arabo-musui-
mana.l
(li tenerli al sicuro dietro le trincee e le alte mura merlato (cfr. Di e hi.,
pag. 146). L'autorità quindi del governo bizantino, nella maggior parte
dello quattro province militari di difesa (Tripolitania, Byzacene, Numidia.
"Nfaurotania) non si estendeva molto lontana dalle belle mura dei posti
militari e dello fortezze.
Il restante del paese fu lasciato in mano dei Berbeii. h\iì quali l'auto-
rità bizantina rimase sempre assai vacillante, ed a volte puramente nomi-
nale: anzi molta parte della popolazione indigena sedentaria, che sotto lo
scettro di Roma era diventata pacifica coltivatrice del suolo, sotto l'anarchia
Yandala s'era fatta anch'essa ribelle e turbolenta.
Appena però insediata in Aft-ica, l'amministrazione bizantina non di-
menticò le sue irremovibili tradizioni d'intransigenza religiosa, od iniziò
la persecuzione sistematica di tutti quelli che non erano ortodossi secondo
il verbo imperante in Costantinopoli. Cosi fu data la caccia agii Arii. o
Ariani, i seguaci di Arius: banditi dal consorzio umano, messi fuori della
legge, spogliati di tutti gli averi e impediti di osservare le prescrizioni del
loro culto. Altre misure di poco meno severe furono prese contro i Dona-
tisti, gii Ebrei e varie sette minori di eretici." Ogniino può figurarsi quale
abbondante e funesto lievito d'odio tali misure spargessero in Afiica sin
dal primo giorno del dominio bizantino, e come questo, con i primi suoi
atti, già si preparasse la propria rovina.
§ 114. — L' imprvidenza di simile condotta fu avvertibile sin dai primi
giorni dell'occupazione bizantina, quando l'amministrazione di Salomone
dovè dolorosamente constatare, come i veri padroni del paese fossero non
già gl'impiegati civili e militari venuti da Costantinopoli, ma qviei nomadi
indomabili, i Berberi; i quali, valendosi dello sfacelo dell'impero romano
e della lunga anarchia che lo seguì, avevan distrutto tutta la mirabile
opera civilizzatrice dei Romani, ed i tentativi di questi di sostituire alla
popolazione nomade e turbolenta, un'altra estranea al paese, sedentaria,
agricola e laboriosa.
Scoppiarono immediatamente le ribellioni dei Berberi, e pìjco più di \xn
anno dopo la conquista i nomadi erano in armi contro il governo nella
Byzacene: Salomone si trovò impigliato in una campagna difficilissima di
repressione, in cui anche le vittorie riuscivano di nocumento al prestigio
dei Bizantini. A ciò si aggiunsero altre gravi complicazioni, ossia la rivolta
delle stesse milizie bizantine, per effetto delle stolte misure di persecuzione
prese a danno degli Ariani. Salomone potè salvarsi a stento, fuggendo a
precipizio dall'Africa; e per ridurre all'obbedienza la provincia fu necessario
il ritorno del grande Belisario. Ma nemmeno egli potè ottenere tutto ciò
526.
21. a. H.
114, 115.
ohe da lui si aspettava, perche uua rivolta del suo esercito in Sicilia lo co- 21. a. H.
j 1 • -, 11- •»,.-. • [EGITTO-AFRICA.
strinse a sospendere ia campagna contro 1 ribelli m Amca ed a ripassare . |_e condizioni
lo stretto. Germano, nipote dell'imperatore Giustiniano, terminò l'opera di generali deii'A-
.„ . T T» 1- • ...'.., .^ - frica settentrio-
pacincazione di Belisario e rimise 111 carica il governatore Salomone. ^aie ej j| princi-
Ma i guai non dovevan mai finire: non solo Salomone si trovò iin- pio delia conqui-
,• J.T-.I-Ì- 111- i sta arabo-musul-
pegnato m nuove guerre contro 1 Berberi insorti, ma quando 1 imperatore mana.l
distaccò dalla provincia d'Africa la Tripolitania e la Pentapolis, affidandole
ad altri due governatori, le imprudenze e le inutili sevizie di questi contro
i Berberi accesero anche da quella parte un pauroso incendio di rivolta,
che travolse tutta l'amministrazione non solo delle due province, ma anche
del resto dell'Africa. Salomone, sbaragliato anche lui dai Berberi vittoriosi,
fu massacrato, e già nel 545 dell'Era Volgare, appena undici anni dopo
l'occupazione bizantina, tutto il paese era piombato nella anarchia più
completa. Solo con grandi stenti e superando mille difficoltà fu possibile
all'imperatore Giustiniano di ristabilire un sembiante d'autorità in Africa,
dopo alcune sanguinose vittorie sui Berberi.
Ma tali vicende avevano lasciato uno strascico fatale nelle loro con-
seguenze: il paese era interarhente rovinato, e dopo venti anni di ammi-
nistrazione bizantina l'Africa si può dire fosse diventata una grande so-
litudine, nella quale per le colpe del governo di Bisanzio erano periti, si
dice, ben cinque milioni d'uomini (Gibbon, tom. Y, capo XLIII; M or-
ci er, I, 175).
§ 115. — Non occorre dilungarsi a narrare i tediosi particolari delle
vicende politiche della regione: monotona ripetizione di quella lugubre
cronaca di misfatti e di errori, d'incapacità politica e di cieca e stolta
passione settaria e religiosa, che è l'argomento principale e l'episodio im-
mancabile della cronistoria bizantina. Anche in Africa, come in Asia, si
ebbero gli eterni conflitti, nazionalisti e religiosi, tra la jirovincia e la ca-
pitale; ma nell'Africa bizantina, o Mauretania, che si voglia chiamare, en-
trava il terzo fattore estraneo, terribilmente doloroso : la nazione berbera,
la popolazione originaria e la vera padrona del paese, per la quale tutti.
Romani, Greci, Bizantini, Arabi e Turchi, furono sempre, e sono oggi
ancora, intrusi, tiranni e nemici.
I Berberi furono la croce dell'amministrazione bizantina in Africa,
come gli Avari, gli Slavi e gli altri Barbari lo furono per Bisanzio nella
penisola Balcanica ed i Persiani in Asia. Perpetuamente in armi contri)
il governo, nulla valse a tenerli costantemente in soggezione: le più feroci
repressioni non riuscirono mai a sedare durevolmente l'istinto ribelle della
popolazione. Si può dire che l'amministrazione bizantina in Africa ebbe un
527.
sta arabo-musul
mana.
§§ 116, iiii. 21. a. H.
21. a. H. solo pensiero di resistere ai Berberi, e dinanzi a tanto pericolo ogni altra
[EGITTO-AFRICA. , . ^ , ,.
Le condizioni eura doveva necessariamente passare in seconda linea,
generali dell 'A- Slccome questi iiiedesinii Berberi avevano dato tanto filo da torcere
naie, ed II princi- pi'ima ai Cartaginesi, poi ai Romani' ed ai Greci, e dovevano darne altret-
pio della conqui- tanto anche agli Arabi, è necessario fermarci assai brevemente a descri-
verli, e tale obbligo è tanto più doveroso per noi in quanto agli Arabi riuscì
possibile di ottenere sui Berberi un dominio quale fu negato a tutti i po-
poli che prima di loro avevan tentato di soggiogare l'Africa Settentrionale.
§ 116. — Popolo singolare, il Berbero! E rimasto lo stosso in ogni
tempo, sotto ogni nuovo padrone, dal 1000 avanti Cristo, quando invasero
l'Egitto Faraonico e si batterono con i Fenici, sino alla conquista fian-
cese nel secolo xix: il Marocco odierno, con la sua anarchia politica è la
immagine fedele di quello che è sempre stato il paese berbero ogniqual-
volta una forte potenza straniera non ha saputo imporre a quelle popola-
zioni il rispetto delle leggi.
Popolo sovrattutto nomade, turbolentissimo, insofferente di ogni au-
torità: « genus hominum mobile, infidum », come diceva giustamente Sal-
lustio (Bell. Jug., X, 1), ribelle ad ogni influenza esterna, tenacissima-
mente conservatore delle sue abitudini barbariche e nomadi, avverso ad
ogni miglioramento della propria condizione morale, popolo quasi senza
religione, senza arte e senza letteratura. Tale sua avversione alla civiltà
ed al progresso, avversione ingenita, incorreggibile, va, strano a dirsi,
unita ad una vivace intelligenza, ad una singolare forza di carattere, e ad
una capacità di resistenza che a volte appare meravigliosa. Il suo ideale è
sempre stato d'arricchirsi e di godere, raccogliendo i mezzi per tali ambi-
zioni, con il metodo più semplice di tutti, togliendo cioè al vicino con la
violenza e con l'inganno tutto ciò che gli abbisognava. Stoffa meravigliosa
di soldato, il quale, se è animato da un sentimento vivo, si acconcia tem-
poraneamente al giogo della disciplina; ma avversario com'è ad ogni norma
di vita civile, laboriosa e feconda, fii sempre e rimane ancora oggi il più
indomabile ed il più incomodo dei sudditi.
Di questa popolazione numerosissima, che si estendeva dai confini
dell'Egitto sino alle rive dell'Atlantico, la parte più ricca ed agiata me-
nava vita nomade, ossia la vita più comoda e confacente ai gusti del
berbero, perchè vivendo principalmente di carne e di latticini, ambedue
le vivande erano a sua disposizione senza l'impiego di alcun lavoro ma-
nuale umiliante e tedioso. Bastava avere copiosissimi armenti e disporre
di larghezza di pascoli, perchè il proprietario potesse vivere felicemente
nell'agiatezza. Il solo incomodo o pericolo era la razzia della tribù nomade
528.
21. a. H.
§§ Ut;. UT.
mana.
vicina, ma di ciò il Berbero non si dava pensiero: guerriero per istinto e 21. a. H.
^ T • n • .. 1 -1 • . n • [EGITTO-AFRICA.
per tradizione millenaria, tale pencolo porgeva un acre interesse alla vita, . lq condizioni
rompendo la malinconia dell'esistenza pa.storale con l' incognita pungente generali dei l'A-
del rischio di ogni momento. Perciò il Berbero, nonché preoccuparsi della naie, ed il princi-
propria difesa, viveva soviattutto con l'animo intento a nuove avventure pio delia conqui-
, ., . . sta arabo-musul-
ed a rapinare il vicino.
La parte più povera della popolazione, quella nella quale abbondava
anche maggiormente il sangue negro sudanese, non avendo i mezzi per
vivere signorilmente con la pastorizia, strappava un magrissimo nutri-
mento all'arida terra della Mauretania nelle contrade più remote, e valendosi
di tutte le irregolarità del terreno per stabilire la propria misera dimora . in
luoghi sicuri da improvvise razzie. Ancor oggi il viaggiatore nella regione
dell'Aures, rimane maravigliato a vedere in quali siti in apparenza impos-
sibili si annidano i villaggi miserrimi dei coltivatori, rifugi tutti d'estrema
antichità, e che nemmeno oggi, dopo quasi ottanta anni di dominio fran-
cese, gli abitanti osano abbandonare per altri luoghi meglio adatti alle
occupazioni pacifiche.
§ 117. — La popolazione nomade dei Berberi è però quella che più
attira la nostra attenzione, perchè essa più assai che l'altra foggiò le tristi
e sanguinarie vicende dell' Affica Settentrionale sotto tutti i domini. Essa
ci attrae poi in particolar modo per molti punti di somiglianza che aveva
nell'viii secolo dell'È. V. con la popolazione nomade degli Arabi.
Essi non avevano alcuna vera costituzione politica, ma si reggevano
con il vecchio sistema patriarcale dei. nomadi, con capi indipendenti per
ogni tribù : sistema che nell'unità etnica della tribù porge un sembiante
d'ordine sociale e sodisfa largamente all'esigenze civili d' una popolazione
che ha ben pochi bisogni ; ma considerato complessivamente, nei riguardi
di tutta la nazione, questo sistema equivaleva jilla più estesa anarchia
stataria. A volte, è vero, alcune tribù vantanti un'origine comune, si col-
legavano sotto un capo più intraprendente e ardito degli altri e sem-
brava come se i Berberi si accingessero ad uscire dal caos primordiale,
nel quale si compiacevan di vivere; ma siffatta tendenza progressiva il più
delle volte cessava anche prima che scomparisse, per morte o por altra
ragione, colui che era stato temporaneamente il fattore principale della
fortuita unione.
Lo stato normale, dal quale i Berberi non volevano in alcun modo
distaccarsi, era quello nomade, di assoluta indipendenza da qualsiasi auto-
rità, con libertà di poter considerare ogni vicino come un nemico, e .se
conveniva, di ucciderlo o di predarlo.
.529. 67
«^ UT. US.
21. a. H.
mana.
21- a. H. Tj'Arabo in questo gli somigliava e, come lui insofferente di ogni do-
lEGITTO-AFRICA. ,. j ■ ^- i.- x . ì- ■ j • ì.- i, a i
Le condizioni niuiio, eia pi'oclive ad istmti brutali, rapaci ed egoisti; ma 1 Arabo aveva
generali deiTA- intelligenza di molto superiore ed aveva quella qualità preziosissima di
naie, ed il princì- «'ssere facilmente perfettibile e singolarmente suscettibile ad adottare ci-
pio della conqui- viltìi straniere, e prenderne il meglio, pur conservando una indelebile
sta arabo-musul- . .. ^-j. i_ t^ n •li-
mi pronta propria: impronta si tenacemente radicata nella psiche da im-
porsi trionfante su tutte le razze sottomesse agli Arabi, come lo attesta
il trionfò della fede, della lingua, delle tradizioni, della scrittura e della
coscienza araba su tanta cospicua parte del mondo.
§ 118. — I Berberi non ebbero poesia: nulla crearono che sia diven-
tati) patrimonio morale dell'umanità, ed il movimento religioso che parti
tre volte dalla Mauretania, quello dei Fàtimiti, quello degli al-Mm'àbitim
(Almoravidi) e quello degli al-Muwahhidùn (Almohadi) furono deboli imi-
tazioni del movimento islamico primitivo, ebbero sovrattutto contenuto
politico e gravitarono fatalmente verso i centri più civili, il primo verso
r Egitto, e gli altri duo verso la Spagna. Ebbero brevissima durata nella
patria d'origin(» e scomparvero dall' Africa senza lasciarvi traccia di bene.
Per quanto gravi e numerosi siano i difetti e le incorreggibili imper-
fezioni della razza berbera, pure nei suoi stessi difetti rivela una forza di
carattere, una tenacia morale, e l'impiego di tanta intelligenza nell'ab-
bandonarsi ai propri vizi, che nonostante l'istintiva ritrosia ispirata dalla
sua condotta, lo studio delle sue vicende s'impone allo storico. Ultima-
mente tale studio è divenuto piìi attraente per i risultati dell'antropologia
e dell'archeologia moderna, che indicano i Berberi come la razza primitiva
dell'Egitto, e come quella che ha copiosamente infuso il suo sangue nelle
antichissime popolazioni dell'Europa meridionale e dell'Egeo. Per noi Ita-
liani i Berberi hanno un'importanza tutta speciale, perchè l'elemento ber-
berino primitivo predomina ancor oggi negli strati inferiori della popola-
zione calabrese e siciliana. E questo sangue, che si rivela ancora nel colore
e nella natura dei capelli, costituisce uno degli ostacoli maggiori alla re-
denzione morale del Mezzogiorno italiano : ostacolo che le nostre leggi
speciali per l'Italia Meridionale varranno solo in parte ad abbattere.
Tali sono dunque, nelle loro grandi linee, le caratteristiche maggiori
della popolazione berbera, che a guisa di mare in perpetua burrasca cin-
geva e spesse volte minacciava di sommergere la popolazione agricola e
cittadina ricoverata nei centri urbani della Mauretania, minoranza per lo
pili di origine straniera, miscuglio indistinguibile di tutti i popoli che
hanno tentato di dominare e colonizzare l'Africa dai tempi dei Cartagi-
nesi in poi. La storia della Mauretania si può quindi riassumei'e nella lotta
53<;).
21. a. H.
US, U9.
perpetua tra la popolazione sedentaria, quasi tutta straniera, e quella no- 21. a. h.
^ , ^ ,, . ,. • u 1 T^ ■ ■ j- . • j- (EGITTO-AFRICA.
macie tutta indigena, ossia berbera. E se noi ricordiamo quanto si disse . Le condiziom
altrove sull'inettezza dell'amministrazione bizantina, non occorre un grande generali deii'A-
sforzo dell'immaginazione per comprendere quali debbono essere state le naie.ed il princi-
condizioni reali dell' Afi-ica bizantina e della Mauretania alla vigilia della pio delia conqul-
. . , staarabo-musul-
conquista araba. ^^^^j
§ 119. — Il compito di tenere a fieno i Berberi fu superiore ai mezzi
morali e materiali dei Bizantini, impotenti oramai a dominarli con le sole
armi, perchè l'impero era esausto di uomini e di danaro. In tali condizioni ai
dominatori non rimase più altro che l'ultima risorsa dei popoli deboli, ossia
le transazioni e gii accomodamenti, onde coloro a cui spettò di reggere le
Provincie afi-icane cercarono di mantenersi, venendo a patti con i capi dei
Berberi: si cornippero gli uni con titoli onorifici e compensi pecuniari, e si
cercò di metterli su contro gli altri, affinchè reciprocamente si equilibras-
sero. Ma tale politica umiliante di concessioni non fece che aggravare le
condizioni di prima, perchè da essa un'amministrazione si riscatta soltanto
con l'impiego di uno sforzo assai superiore a tutti i suoi mezzi. Siccome
questo era impossibile, tale politica sospinse verso una china che terminò
fatalmente con l'abisso.
Difatti i Bizantini, messi sulla via delle concessioni, videro decadere
sempre più la loro autorità, ed alla vigilia delle conquiste arabe si trova-
rono in una condizione singolare di dipendenza da quegli .stessi che essi
nominalmente affermavano essere sudditi dell' impero.
Alla fine le condizioni generali della regione divennero insostenibili,
perchè l'impero bizantino, impegnato in mortale conflitto con gli Arabi,
in Sii'ia prima e poi in Egitto, subiva da per tutto disastrosi rovesci. È
probabile che l'imperatore Eraclio si rivolgesse all'Afi'ica per avere uomini
e danari, ma è probabile altresì che il governatore dell'Africa nulla avesse
da offirhgii, perchè la sua posizione era delle più precarie: la caduta d'Ales.
sandi'ia fu anche per l'Afiica un gravissimo evento, perchè oramai non
esisteva più veruna baiTiera che impedisse agli Arabi di gettarsi sulla
Mauretania e di ripetere in essa le prode;«e compiute già in Sii'ia ed in
Egitto.
Ditàtti gli Arabi non perdettero tempo ad avvalersi del trionfo in
Egitto, e poco dopo la presa di Alessandria si slanciarono verso occidente
sulla Pentapolis. o Cu'enaica: forse il loro piano era di razziare ed esplo-
rare il paese in previsione di nuove conquiste, o per premunirsi da sor-
prese, ma trovarono sì poca resistenza, che sottomisero addirittura la pro-
vincia ed imposero un tributo. Dal tenore delle tradizioni pare accertato
531.
ll!>-l->2.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO-AFRICA.
• Le condizioni
generali dell'A-
frica settentrio-
nale, ed il princì-
pio della conqui-
sta arabo-musul-
mana.!
elle la.sc lasserò una guani i<;ioiu'. ma le espressioni singolari di una tradi-
zioni' di al-Baladzuri (efr. §§ 12'J-]30, 145) lascian la convinzione che gli
Arabi si contentassero del tributo, esigendo che gli abitanti stessi lo por-
tassero in Egitto.
11 carattere dell'aggri'ssione araba verso occidente traluce anche dal
tatto che l'avanzata fu fatta a gradi successivi: Barqaìi nel 21. II., Tripoli
nel 23. H., e la pi-ima conquista della Tunisia nel 25.-27. II.
EGITTO-AFRICA SETTENTRIONALE. — Tradizioni sulla presa di
Barqah (Pentapolis, o Cirenaica) e di Zawilah.
§ 120. — il Mailer ritiene che la prima incursione araba in Africa Set-
tentrionale e la presa di Barqah debbano essere precedenti alla resa di Ales-
sandria: egli pone questa, interpretando erroneamente il testo di Giovanni di
Niqyus, nella fine del 643 dell' È. V. (fine 22. H.), mentre, come è noto, gli
Arabi entrarono in Alessandria nel 21. H. Da questa (errata!) cronologia e
dal fatto che gli Arabi pongono la presa di Taràbulus nel 22. H., potrebbe
essere, dice il Miiller, che 'Amr, subito dopo la resa di Alessandria, si sia
avviato su Taràbulus, o forse anche in questo evento v'è errore di un anno,
un'anticipazione (Miiller, I, 568, e nota 3).
Il Butler (pag. 427 e segg.) pone la spedizione nella Pentapolis dopo
l'occupazione definitiva di Alessandria avvenuta alla fine della tregua degli
undici mesi, ossia dopo il settembre 642 È. V. {— Sawwàl 21. H.): perciò,
secondo il Butler, la spedizione nella Pentapolis e la presa di Barqah sa-
rebbero avvenute nell'inverno 642-643 È. V., tra la fine del 21. e il prin-
cipio del 22. H. — Non è escluso pex'ò che gli Arabi possano essete an-
dati a Barqah prima della materiale presa di possesso di Alessandria, ossia
durante la ti-egua degli undici mesi. Tale supposizione non è destituita di
fondamento perchè tutte le fonti arabe nel discorrere della resa di Ales-
sandria la pongono sempre nel 20. H. : esse quindi alludono tutte alla
stipulazione del trattato e ignorano la tregua, perchè si chiuse in modo
pacifico e del tutto conforme ai patti. Nel porre quindi la spedizione di
Barqah dopo la resa di Alessandria possono intendere dopo la stipulazione
del trattato e non già dopo la resa materiale. Nel qual caso la spedizione a
Barqah si sarebbe svolta durante l'estate del 21. H. e non nell'inverno.
§ 121. — (al-Kindi). Dopo la presa di Alessandria 'Amr b. al-'As si
recò ad Antàbulus (nel ms. Aftàbulusj, ossia Barqah, e la sottomise alla
fine dell'anno 21. H. (Kindi, fol. 3,r.).
§ 122. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 21. H. Amr b. al-'As
marciò su Antàbulus (IkvxdroXic), detta anche Barqah, e la espugnò, con-
532.
Zawilah.]
21. a. H. §§ 122-121.
(lucleudo con arli abitanti un trattato, nel quale essi si obbligavano ad un ^^- ^- '^■
^ ' H o [EGITTO-AFRICA
tributo di 13,000 dinar, con il permesso di vendere quanti loro figli vo- settentrio-
levano per completare la somma (T a bari, I, 2645, lin. 10 e segg.). nale. - Tradi-
^ _ zioni sulla presa
Cfi-. anche Khond., I, 4, pag. 18, lin. 19 e segg.; Yàqut, I, 574, dì Barqah e di
lin. 5-6, pone la presa di Barqah nel 21. H. Altrettanto fa al-Khuwàrizmi
(Baethgen. 111).
§ 123. — Bakr b. al-Haytjiam chiese ad 'Abdallah b. Sàlih chi erano
gli al-Barbar (= i Berberi): «Essi credono», gli rispose, «d'essere discen-
« denti di Barr b. Qay.s, ma Dio non ha dato a Qays alcun figlio per nome
« Barr. In verità essi debbono essere (i discendenti da quegli) a 1 - g a b b à-
«rùn (= giganti = prepotenti: i Filistei) che si batterono contro David, e
« abitarono un tempo la Palestina: ossia la gente della tenda (ahi amud
< — gente dei pali di tenda), che poi emigrò nel Maghrib, ed ivi si modificò
«nelle seguenti generazioni» (Balàdzuri, 225).
§ 124. — (ibn Abd al-hakam, senza isnàd). I Berberi (al-Barbar j
abitavano un tempo la Palestina, ed il loro capo (mala") era Gràlùd (il
gigante Goliaj : quando David lo uccise, i Berberi emigrarono verso occi-
dente, finché giunseiT) a Labiyah (Libia) e Maraqiyah, due paesi (kùra-
t à n) deir Egitto occidentale, irrigati soltanto da acqua piovana e non dal
Nilo. In questo luogo essi si dispersero. Gli Zanàtah ed i Maghilah si spin-
sero verso il Maghrib (occidente = Marocco odierno) e fissarono la loro
stanza nei monti (la catena dell' Atlas). I Luwàtah si stabilirono nell'Ard
Antàbulus (= Pentapolis), ossia Barqah, e si dispersero in questa parte
dell'occidente, moltiplicandosi poi in tal modo da estendersi fino ad al-Siis.
I Hawàrah si stabilhono nella città di Banali Labdah (? nel ms. b-n-fi
1-b-d-h = Leptis Magna): i Nafusah nella città di Sabrah (Sabratha), donde
migrarono i Rum: ma (vi) rimasero gli Afariq (gli AMcani). Ed (i Berberi)
divennero i servi dei Greci, conquistatori del paese, pagando un tributo
fissato da trattato (su Ih).
Amr b. al-'As entrò ora nel paese con la sua cavalleria e giunse a
Barqah, con gli abitanti della quale concluse un trattato; essi si obbliga-
rono a pagare una gizyah di 13,000 dinar (all'anno), con la facoltà di
vendere quanti volevano dei loro figli per pagare la tassa (') ('Abd al-ha-
kam, 232j. — Cfr. Khaldùn Berbers, I, 301-302; Suyùti Husn, I,
68; Hubays, fol. 106, r.; Fournel, I, pag. 17.
Nota 1. — Le condizioni della vendita, dei figli non sono chiare : i Berberi non avevano da chie-
dere agli Arabi veruna licenza per vendere i figli: purché pagassero il tributo ai Musulmani, poco im-
portava se i Berberi vendessero o no i loro figli- Nessuno di essi era musulmano, e la legge islamica vieta
soltanto che un musulmano venda i suoi figli. Il patto dei Berberi si potrebbe intendere come un di-
ritto di consegnare, invece di danaro contante, giovani schiavi d'ambo i sessi per un valore fisso pre-
533.
§5 1-24-129. 21. a. H.
21. a. H. stabilito. Questa specie ili tributo in natura era, vedeninio (§ l(l!M, pattuito con i Nubiani. Ancbe in
[EGITTO-AFRICA .Vnnenia alcune regioni erano obbligate alla consegna annuale di un numero prestabilito di giovani
SETTENTRIO- d'arabo i sessi aventi certe qualità fisiche ben definite.
. . ■ ,", "^^ '" 8 125. — (Miih. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da ISuiahbil b. abì 'Awn, da
zioni sulla presa o • \ ■ > i ' >
di Barqah e di Abdallah b. Hubayrali). Quando Amr b. al-'As ebbe espugnata Alessan-
^*" ^ ■ dria, si avanzò con il suo esercito dirigendosi verso il Maghrib e giunse
alla città di Barqah, detta anche Antabulus (== Pentapolis)('): con gli abi-
tanti stipulò un trattato, secondo il quale essi dovevano pagar la gi-
zyah, che ammontò a 13,000 dìnàr, con il permesso di vendere quanti
volevano dei loro figli (Balàdzuri, 224).
Nota 1. — Forse i Copti convertiti all'Islam credettero che il t pe » di Pentapoli tosse l'arti-
colo copto, e che perciò il nome del luogo tasse Antapolis (J. Horovitz].
§ 126. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah). Antàbulus fti sottomessa
con un trattato stipulato da 'Amr b. al-'As (*) ('Abd al-hakam, 232).
Nota 1. — A conferma di ciò adducesi anche la seguente tradizione: j'Abil al-malik b. Maslamali,
da ibn Lahi'ali, da Zayd b. 'Abdallah al-Hadrami '. Quando ibn Dayàs assunse il governo di Antàbulus,
gli fu mostrato il trattato scritto stipulato dagli abitanti icon 'Amr b. al-'As) l'A bd al-hakam, 23'2\.
§ 127. — (Bakr b. al-Haytham, da Abdallah b. Sàlih, da Suhayl b.
Hubayrah). Amr b. al-'As fece un trattato con gli abitanti di Antàbulus
(= Barqah), che giace tì'a l'Egitto e l'Ifrìqiyah, dopo aver assediato un
tempo la città: gli abitanti si obbligavano al pagamento della gizyah
e potevano vendere quanti volevano dei loro figli per pagare la gizyah;
e scrisse loro un documento di questo tenore (Balàdzuri, 224).
§ 128. — Secondo al-Ya'qùbi, nel 21. H. Amr b. al-'As conquistò
Barqah e fece pace con gli abitanti con il patto che avessero a pagare
13,000 dìnàr, e potessero vendere quanti volevano dei loro figli per il
pagamento della gizyah, in questo anno. Poi sottomise Atràbulus Ifi;-!-
qiyah e chiese al Califfo di proseguh-e le sue conquiste verso occidente,
ma 'Umar gli rispose che il paese era troppo remoto e finché egli viveva
non avrebbe permesso altre spedizioni. Fu mandato però Busr b. ahi Ar-
tà'ah a trattare con gli abitanti di Waddàn e di Fazzàn (M (Ya'qùbi,
II. 179). — Cfi-. Fournel, I, pag. 17-18.
Nota 1. — Sono due regioni al sud di Tripoli che serbano ancora oggi lo stesso nome.
Secondo al-Bakri, Waddàn è una città dell' Ifriqiyah a dieci giorni di cammino da Zawilah, mu-
nita di una fortezza. II cammino da Tripoli a Waddàn richiede sei giorni (Yàq ut, IV, 911, lin. 8 e segg.;.
Il Fazzàn è una provincia (wilàyah) vastissima che si estende dal Fayyum sino a Taràbulus al-Gharb,
e la sua capitale ha nome Zawilah al-Sudàn. E popolata da una gente in maggioranza negri, ed è ricca
di palme e di datteri (Yàq ut. III. 890, Hn. 1(5 e segg.l
§ 129. — (Muh. b. Sa'd, da al-Wàqidi, da Maslamah b. Sa'id, da
Ishàq b. Abdallah b. abi Farwah). Gli abitanti di Barqah mandarono di
poi il loro tributo (kharàg) con grande regolarità al governatore d'Egitto,
senza che mai alcuno dovesse recarsi da loro per sollecitarne il pagamento
584.
21. a. H.
§§ 129-132.
(hàtht_h aw mustah athth). Gli abitanti erano la e-ente più generosa 21. a. H.
/'lì 1 \ j 1 UT i_ -1," • • , ,••■.,, [EGITTO-AFRICA
(akhsab) del Maghrib, e mai m essa penetrarono le passioni della guerra settentrio-
civile (fitnali)O (Balàdzuri, 224). nale. - Tradi-
zioni sulla presa
Notai. — La tranquillità di Barqali era cosi beu nota che, secondo al-Wàqidi, Abdallah b. . di Barqah e di
'Arar b al-'As soleva dire: « Se i miei beni (mali) non fossero nel Higàz, io mi stabilirei in Barqah, Zawilah.l
• perchè non conosco una dimora più pacifica, e non me ne anderei più via» (Balàdzuri, 224).
§ 130. — ("Uthmàn b. Salili, ed altri). Nessun esattore delle tasse
(gàbi kharàg) si presentava mai in quei tempi in Barqah, perchè gli
abitanti alle relative scadenze mandavano regolarmente la gizyah (al
governatore d'Egitto) ('Abd al-hakam, 232).
§ 131. — (Bakr b. al-Haytbam, da 'Abdallah b. Salili, da Mu'àwiyah
h. Salili). 'Amr b. al-'As scrisse al Califfo 'Umar informandolo d'aver no-
minato 'Uqbah b. Nàfi' al-Filiri governatore del Maghrib. e che questi si
era spinto innanzi fino a Zawilah: tutti gli abitanti tra Barqah e Zawilah
avevano stipulato una bella pace, secondo la quale i Musulmani della re-
gione pagavano la s a d a q a h . ed i m u ' a h i d (= i non musulmani inclusi
nel patto) la gizyah: egli aveva imposto alla gente di Zawilah ed a
cbloro che vivevano tra l'Egitto e Zawilah un tributo in proporzione dei
loro mezzi, ed aveva dato ordine ai suoi luogotenenti di riscuotere la § a -
d a q a h dai ricchi, e di versarla tutta a beneficio dei poveri ('), ma di rac-
cogliere la g i z y a h dalla gente della dzimmah e di mandargliela in
Egitto: dalle terre dei Musulmani riscoteva il decimo, e dalla gente del
trattato (ahi al-sulh) il loro tributo pattuito (su Ih) (Balàdzuri,
224-225).
Cfi'. 'Abd al-hakam 232 [da Utliiiiàn b. Salili), ha le ste.s.se notizie,
ma assai più succinte.
Cfi-. anche 'Adzàri, 1,2; Khaldun Ber hors, I, 302; Fournel,
I. pag. 17-18.
Nota 1. — Questa norma, che rappresenta la condizione ideale dello Stato musulmano, è stata
t'ovse applicata qualche volta ai tempi del Profeta in Madiuah, ma poi è rimasta come un pio desiderio
<iei teorici dell'Islam. Nel caso presente la condizione enunciata è un indizio che il documento qui citato
non è tutto autentico.
§ 132. — fabù Ubajd al-Qàsim b. Sallàm, da 'Abdallah b. Salili, da
al-Layth b. Sa'd, da Yazid b. abi Habìb). 'Amr b. al-'As scrisse un docu-
mento per la gente di Luwàtah dei Berberi di Barqah: « A voi è imposta
« e a 1 a y k u m) la vendita dei vostri figli e delle vostre donne per ii paga-
* mento della vostra gizyah» (Balàdzuri, 225).
Abd al-hakam, 232, ha la medesima tradizione con il medesimo
isnàd, soltanto a lui essa è venuta da al-Layt]i b. Sa'd per il solito tra-
mite di 'Abd al-malik b. Maslamah.
536.
§§ 1JW.137. 21. a. H.
21. a. H. g 133, — L.a presa di Barqah per opera di 'Arar b. al-'As avveimo
SETTENTRio- '^'l'^ ^ì"^' dell'anno 21. H. e con il pagamento di 13,000 dinar (Mahà-
NALE. - Tradì- sin, I, 84, lin. 7-8).
di° Barqah Td^ § 134. — (Presa di Zawilah) (cft-. § 126 e nota 1). (al-Wàqidi,
zawMah.i senza isnild). Nell'anno 21. H. 'Amr b. al-'5s, governatore dell'Egitto,
mandò 'Uqbah b. Nàti' al-Fihri ad estendere le conquiste verso occidente,
ed 'Uqbah sottomise Zawilah con un trattato regolare, e tutto il resto del
paese ti-a Zawilah e Barqah riconobbe il dominio musulmano (T a bari,
I, 2646, lin. 5 e segg.).
Cfr. Athir, III, 15, il quale aggiunge clie secondo alcuni ciò avvenne
già nel 20. H.
§ 135. — (Eutichio). (Dopo la presa di Alessandria) 'Amr b. al-'As
mandò 'L'qbah b. Nàti' contro Zawilah; e tutta la regione che giace tra
Barqah e Zawilah divenne proprietà dei Musulmani. Nessuno entrava in
Barqah in quei giorni per riscotere la gizyah, perchè quando giungeva
la scadenza gli abitanti stessi provvedevano a mandare l'importo dell
tasse (Eutychius, ed. Cheikho, TI, pag. 26).
EGITTO-ARABIA. — Importazione in Arabia dei generi raccolti in
Egitto e scavo del grande canale.
§ 136. — (abù Ayjiib al-Raqqi, da Abd al-ghaffàr, da ibn Lahì'ah,
da Yazìd b. abì Habìb). In questo anno (21. H.) il Califfo 'limar scrisse
ad 'Amr b. al-'5s (governatore d'Egitto), esponendogli le strettezze nelle
quali si trovavano gli abitanti in Madinah ed ordinandogli perciò di
mandare per mare quelle vettovaglie (ta'àm) che egli riscote va come
pagamento del kharàg (fì-1-kharàg). 'Amr mandò i viveri ed anche una
quantità d'olio, e quando il carico fii sbarcato in al-Gràr, fu preso da Sa'd,
e portato via da al-Gài- a Madinah e depositato in una casa, 'limar ne
curò di poi la divisione con ima misura (mikyàl) fissa. Durante la prima
guerra civile (dopo la morte di 'Uthmàn, nel 35. H.) l'importazione dei
viveri dall'Egitto a Madinah cessò, ma poi fu ripresa sotto il Califfato di
Mu'àwiyah e di Yazìd (41.-64. H.). Rimase di nuovo interrotta durante le
seguenti guerre civili, ma ristabilita infine dal Califfo 'Abd al-malik (dopo
il 73. H.): da quel tempo fino all'avvento degli 'Abbàsidi, ed anche dopo
non cessò più il regolare invio di viveri dall'Egitto a Madinah (Balà-
dz.uri, 216).
§ 137. — Il canale riattivato da Amr, e detto comunemente ora ca-
nale di Traiano, partiva anticamente dal Nilo in un punto un poco al
nord di Babilonia, toccava Heliopolis, e per il Wàdi Tumilat, ed al-Qan-
536..
21. a. H.
§§ 137, 138.
tarah dei giorni nostri, sboccava in al-Qulzum (cfi*. Qua treni ère, Mém.
Géogr., voi. I, 176 e segg.) nel Mar Rosso. Scavato in grande parte ai
tempi dei Faraoni, forse da Necho, fu riattivato in parte da Tolomeo Phi-
ladelphus II, ma sotto i Romani fu lasciato cadere in abbandono e rimase
otturato in alcuni punti dalle sabbie del deserto che traversa. Il canale,
quando fu scavato, ebbe scopi puramente commerciali e non servi ad usi
irrigui: finché grandi furono gl'interessi che Io volevano tenere aperto,
gli abitanti ebbero cura di mantenerlo : quando decadde il commercio,
anche il canale fu trascurato e si chiuse. Il canale faceva parte di tutta
quella politica commerciale e militare dei padroni dell'Egitto, che mirava
a dominare il Mar Rosso e ad attirare direttamente sino in Egitto tutto
il commercio asiatico, che un tempo era in mano degli Arabi del Yaman.
Il fatto che 'Amr appena arrivato in Egitto pensasse a rimetterlo in fun-
zione, nonché la rapidità con la qv\ale gli Arabi — in meno di un anno
— lo riattivarono, danno luogo a supporre, che gli Arabi facessero lo scavo
con mano d'opera obbligatoria, come si usa in Egitto da tempo immemo-
rabile, e che il canale non fosse completamente otturato, ma ancora libero
in lungo tratto del suo corso.
Sulla storia precedente del canale di comunicazione tra il Nilo ed il
Mar Rosso, si può leggere quanto è scritto iiiMannert, Geographie der
Griechen und Romer, voi. X, I, pag. 503 e segg.; Gahr, Commento ad
Erodoto, 11, 158; Letronne, nella Revue des Deux Mondes, voi XXVII,
pag. 215; Weil, I, 120-122 e nota 1, della pag. 121; Langl|es, in Xo-
tices et Extraits, voi. VI, pag. 341; abù Sàlih, pag. 172-173; Butler,
345-348).
§ 138. — ('Abdallah b. Salili, da al-Layth b. Sa'd). Durante il Calif-
fato di 'Umar b. al-Khattàb, nell'anno detto san ah al-ramàdah(*), gli
abitanti di Madinah fiuono colpiti da una terribile carestia, per cui il Ca-
liffo scrisse ad 'Amr b. al-'As in Egitto ordinandogli di mandare provviste,
perché l'Egitto di tutte le province era quella che si prestava meglio a
porgere i soccorsi. 'Amr ne mandò tanti, che quando il primo camelo ca-
rico di provviste giungeva in Madinah, Tultirao lasciava allora l'Egitto.
Il Califfo ordinò allora ad 'Abd al-rahmàn b. 'Awf, ad al-Zubayr b. al-
'Awwàm e a Sa'd b. abi Waqqàs di far la distribuzione, ed ogni famiglia
di Madinah e dei dintorni ebbe un camelo con tutto il suo carico di prov.
viste. 'Umar fu tanto soddisfatto di questo, che chiamò 'Amr b. al-'As a
Madinah, e nel proporre che l'invio di provviste fosse annuale e costante,
suggerì di scavare un canale (kh a 1 i g), che unendo il Nilo al Mar Rosso,
avrebbe permesso di trasportare le vettovaglie nel Higàz per via di mare
21. a. H.
[EGITTO-ARABIA.
-Importazione in
Arabia dei generi
raccolti in Egitto,
e scavo del gran-
de canale.]
537.
68
i;»8, i:ìO.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO-ARABIA.
- Importazione in
Arabia dei generi
raccolti in Egitto,
e scavo del gran-
de canale.]
maggiore.
'Amr ritornò in Egitto con tali istruzioni e
con economia assai
si consultò con i suoi colleglli. Questi però si spaventarono all'idea, cre-
dendo che avrebbe rovinato l'Egitto tentare una simile impresa. 'Umar
insistette però nel suo disegno, ed ordinò anzi che il lavoro venisse ter-
minato in quell'anno medesimo. 'Amr obbedì, e difatti in quell'anno stesso
fu terminato lo scavo del canale Khalìg Amir al-Mu"minìn, per il
quale l'acqua del Nilo arrivava ad al-Qulzum, e le navi seguendo il canale
cominciarono a portare le provviste nel Higàz. Il canale rimase in uso fino
ai tempi di 'Umar b. 'Abd al-'aziz, dopo il quale i governatori dell'Egitto lo
fecero cadere in abbandono ed una parte si riempì di sabbia. Allora la sua
estremità giungeva allo Dzanab al-Timsàh (= la coda del coccodrillo), dalla
parte di Tahà al-Qulzum (Abd al-liakam, 222-224).
Cfr. Suyùti Husn, I, 73, lin. 13; 74, lin. 9.
Nota 1. — Sull'errore di confondere l'anno della moria (18. a.. H.i con il primo in cui 'Amr b.
al-'As mandò provviste in Egitto, ossia il 21. H. abbiamo già parlato (cfr. 18. a. H., § 6), e narrando
della carestia abbiamo data la versione di altre tradizioni sul primo invio di vettovaglie dall'Egitto in
Arabia (cfr. 18. a. H., §§ 11, 12, 20, ecc.). Ricordiamoci che 'Amr b. al-'Às parti per l'Egitto dopo che
la carestia e la peste erano terminate.
§ 139. — (al-Maqrizi). (Il Khalig al-Qàhirah). Questo canale, che
si trova fuori di al-Qàliirah, dalla sua parte occidentale, tra essa ed al-
Maqs, era conosciuto nei primi tempi dell" Islam con il nome di Khalig
Amir al-Mu-minin, ed ai tempi di al-Maqrizi con quello di al-Khalìg al-
Hàkimi e di Khalig al-Lu*lu'ah. Il canale era antichissimo, essendo stato
scavato da "Tùtis b. Màliyà, ossia uno dei re d' Egitto che abitarono Memfi,
contemporaneo di Abramo il profeta, quando questi venne in Egitto. Da
lui anzi si prese la moglie Sarah, dandole per schiava Hàgar la madre di
Ismà'il. Quando Hàgar fu cacciata da Abramo nel deserto a Makkah in-
sieme con suo figlio, essa mandò a informare Tùtis del luogo sterile ed
inospite dove si trovava, e lo invitò a mandarle soccorsi. Il re egiziano
ordinò allora di scavare il canale, per mezzo del quale, su navi, potè
mandare a Hàgar cereali ed altre vettovaglie, che furono sbarcate in
Gruddah. In questo modo fu risuscitato il Higàz. Di poi Andarùmàniis,
conosciuto anche con il nome di Yulij^à (Giulio Cesare?), uno dei re degli
al-Rùm dopo al-Iskandar b. Filibbus al-Mahdùbi, riscavò questo canale,
lungo il quale tornarono a navigare le navi più di quattrocento anni prima
della missione profetica di Maometto.
'Amr b. al-'As, quando ebbe conquistato 1' Egitto riaprì il canale, ter-
minandone lo scavo in soli sei mesi, e le navi tornarono a portare per via
di esso le vettovaglie nel Higàz. Allora fu chiamato Khalig Amir al-Mu-
minin, ossia di 'Umar b. al-Khattàb, perchè egli appunto consigliò di farne
638.
21. a. H.
139-141.
lo scavo. Le navi non cessarono dal percorrere questo canale da Fustàt Misr
sino ad al-Qulzum, città che sorgeva sullo sbocco marittimo del canale, sulla
riva del mare al-Bahr al-Sarqi, in un luogo conosciuto ai tempi di al-Maqrizi
con il nome di al-Suwis (= Suez). Le acque del Nilo non cessarono dal ver-
sarsi nel mare presso al-Qulzum sino ai tempi del Califfo abù Ga'far al-Man-
sùr, il quale nell'anno 105 (sic, correggi 150) della Higrah ordinò di chiu-
derlo (Maqrizi Khitat, I, pag. 71, lin. 26-37; Maqrìzi Eg., I, 202).
§ 140. — Secondo un'altra tradizione (da ibn Wahb, da ibn Lahi'ah,
da Muhammad b. 'Abd al-rahmàn, da 'Urwah b. al-Zubaj'r) non è specifi-
cato Tanno in cui 'Amr b. al-'As» mandò nel Higàz le provviste, ma si
narra che 'Amr, facendo visita a Madìnah e vedendo le strettezze degli
abitanti, offiisse di mandare viveri dall' Egitto in un modo che egli sapeva
essere stato usato prima dell' Isiàm, vale a dire per mare ; questo mezzo
era ora abbandonato durante la conquista ed egli offi'ì di riaprire il ca-
nale al-Khalìg. Gli Egiziani si allarmarono però dalla proposta, perchè
temettero che tale esportazione avrebbe prodotto una carestia nel paese;
ma 'limar per calmarli promise che si sarebbe esportato soltanto quello
che serviva per il sostentamento degli abitanti di Makkah e di Madìnah (^)
('Abd al-hakam, 224-225).
Cfi'. S u y ù t i H u s n , I, 74.
Nota 1. — Un'altra tradizione da Sutyàn b. 'Uj'aynah, da ibn abi Nagihi atìerma che dopo il primo
invio di provviste a Madinah un copto insegnasse ad 'Amr b. al-'As il luogo dove passava l'antico ca-
nale e gli suggerisse di farlo scavare. Volle però come compenso l'esenzione dalla g i z y a h per sé e per
la sua famiglia ('Abd al-hakam. 226). — Cfr. Suyuti Husn, I, 74.
EGITTO-ARABIA. — Punizione d'un agitatore religioso.
§ 141. — ('Abdallah b. Sàlih, da al-Layth b. Sa'd, da Nàfi' mawla
di 'Umar). Un certo Dubay' al-'Iràqi cominciò a girare per le guarnigioni
musulmane, ponendo delle questioni (non ortodosse) sul Qm-àn. Venne
anche in Egitto, ed 'Amr b. al-'As lo fece arrestare e mandare a Madinah.
dove il Califfo 'Umar gì' inflisse una solenne e crudele battitura con verghe.
Quando le piaghe sul dorso erano sanate, il Califfo ordinava che gli ve-
nisse applicata una nuova battitura e così di seguito varie volte, finché
l'uomo pregò il Califfo di ucciderlo addirittura invece d'infliggergli tanti
tormenti. Allora 'Umar lo rimandò al suo paese, ma diede ordini severi
ad abù Musa al-As'ari di sorvegliarlo sempre e di non permettere ad al-
cuno di avvicinarglisi. Alfine però Dubay' al-'Iràqi diede prove di con-
dotta tanto regolare, che il Califfo per intercessione di abù Musa gli tolse
il divieto ('Abd al-hakam, 229-230).
Cfr. Suyuti Husn, II, 2.
21. a. H.
[EGITTO-ARABIA.
-Importazione in
Arabia del generi
raccolti in Egitto,
e scavo del gran-
de canale.]
63<>.
§ j4'J. Al . 3.. ri.
21. a. H. § 142. — Sebbene pxirtroppo il nostro testo non dica con precisione
(EGITTO-ARABIA. . , . , i, • , - . -x j ir -x x
- Punizione di '" ^^^^'^ ^^^^ consistesse 1 eresia tanto severamente punita dell agitatore re-
un agitatore re- ligioso, la tradizione ha per noi molto rilievo, e pur facendo riserve su
qualche particolare, ne possiamo trarre varie conclusioni di non poco mo-
mento, se abbiamo presenti i fatti delle annate posteriori. Per coininciare
non si tratta di un ^■ero arabo, ma di un iraqense, ed in Dubay' al-'Iràqi
incontriamo il primo, nella storia dell'Isiàm, che abbia la nisba h al-
'Iràqi, ossia da una regione non araba, e senza alcuna designazione di
tribù, come era la consuetudine presso tutti gli altri contemporanei arabi.
Egli era perciò un convertito all' Isiàm* non legato ad alcuna tribù. Ecco
dunque il primo indizio palpabile di un fatto nuovo, di quanto abbiamo
tante volte sostenuto in questi Annali, che cioè l'agitazione veramente
religiosa traesse il suo più forte alimento dalle condizioni d'animo delle
popolazioni non arabe sottomesse durante le conquiste. Grli Arabi emigrati si
mossero poi anch'essi, ma fu per riflesso, e per effetto del nuovo ambiente,
vivamente infatuato di problemi religiosi, in mezzo al quale gli Arabi si
trovarono immersi, e dal quale, in un certo modo, contrassero il contagio.
In secondo luogo vorrei far notare come la menzione di questo non
arabo, propagandista indipendente del Qur-àn, e propugnatore di alcune
sue personali interpretazioni del testo sacro, sia una prova come la fede
islamica — forse appunto perchè i creatori di essa non se ne davano
grande pensiero — colpisse già favorevolmente l' immaginazione delle na-
zioni non arabe e le commovesse al punto di agire con la passione di
proselitismo, prevenendo anche nelle mire e nel pensiero coloro stessi che
erano i depositari del nuovo verbo. Dunque, a dispetto degli Arabi, anzi
contrastato crudelmente da essi, erasi iniziato un movimento di conver-
sione e di propaganda, che sotto 'Uthmàn» doveva poi prendere propor-
zioni perigliose, mutare parzialmente d' indirizzo e con i suoi effetti indi-
retti menare dritto ad una dolorosa tragedia e poi alla guerra civile.
In terzo luogo ha un certo rilievo il fatto come questo agitatore, seb-
bene di origine iraqense, abbia compiuto o tentato in Egitto un'opera spe-
ciale di propaganda e di agitazione : un altro agitatore, di cui parleremo
narrando il califfato di 'Utjimàn, operò pui"e in Egitto e vi trovò — si dice —
terreno fecondo e propizio. Dall' Egitto partì la schiera più temibile dei rivol-
tosi che mandò a morte il Califfo 'Uthmàn. L' Egitto dunque era considerato
terreno favorevole ad agitazioni di simil genere : sicuramente retaggio delle
passioni religiose dell'ultimo peiiodo bizantino.
In questa circostanza, come in altre che avremo a narrare sotto il
califfato di 'Uthmàn, risulta che l'Arabia si considerasse come luogo sicuro
540.
21. a. H.
§§ 142, 143.
per relegare agitatori molesti di ogni genere. Ciò vuol dii'e che l'Arabia
non si prestava a cotali agitazioni di carattere religioso complesso, appunto
per l'areligiosità dei suoi abitanti. Non v'era timore che il contagio ere-
tico si propagasse tra popolazioni che di questioni religiose sì poco si davan
pensiero.
In fine ci dobbiamo domandare : qual può esser stato il contenuto
delle dottrine di questo Dubay' al-'Iràqi? Su di esso è impossibile espri-
mersi, per difetto assoluto d' informazioni e d' indizi ; ma l' indirizzo gene-
rale della sua propaganda pare non fosse contrario all'Islam: dal tenore
della tradizione potremmo arguire che fosse anzi favorevole al testo sacro,
ma ne facesse a modo suo la propaganda, in modo cioè contrario ai desi-
deri dei nuovi padi'oni dell'Asia. Orbene, data la generale condizione po-
litica dell' impero, e le istituzioni finanziarie del Califfo 'Umar tendenti a
creare una casta privilegiata dei conquistatori, non è improbabile che l'agi-
tatore iraqense rivolgesse la sua attività' riformatrice non già tra gli Arabi
conquistatori, ma nel popolo non arabo, e cercasse di indurlo ad abbracciare
r Isiàm, spiegando il Qur'àn a modo suo come vangelo di eguaglianza
umana, e perciò venisse in conflitto con le autorità islamiche, che vede-
vano con sospetti ed avversione la trasformazione dei sudditi paganti im-
poste, in correligionari aspiranti ad eguale trattamento ed agli identici
privilegi. L' Islam per i primi musulmani fu, non già una bandiera reli-
giosa, ma una condizione politica di privilegio, un'insegna di dominio:
ei'a intollerabile il pensiero che questa stessa fede potesse servire ai sudditi
vinti per uguagliarsi ai padi'oni. Il peso di queste considerazioni e la proba-
bilità che esse si possano riferire al contenuto della propaganda di Duba}'
è reso maggiore dal fatto, che in Iraq ed in Egitto le conversioni all'Isiàm
furono sin dai primordi più numerose che nelle altre parti dell' impero.
21. a. H.
[EGITTO-ARABIA
- Punizione di
un agitatore re-
ligioso.)
EGITTO. — La fondazione dì al-Fustàt.
§ 143. — al-Fustàt è la terza, in ordine di tempo, delle grandi città,
<i meglio campi militari (al-amsàr), fondati dai conquistatori musulmani
nella rapidissima espansione militare dello Stato di Madinah: delle altre
due abbiamo già discorso a lungo, e rilevammo le condizioni speciali* nelle
quali ebbero prmcipio al-Basrah (cfi-. 16. a. H., §§ 238 e segg.) ed al-Eùfah
(cfi-. 17. a. H., §§ 1 e segg.). Le lunghe dilucidazioni che dovemmo pre-
mettere alle tradizioni riguardanti la fondazione delle due città furono ri-
chieste dalla necessità di dimostrare come fossero speciali e diverse le ragioni
))er le quali ognuna iniziò la sua esistenza. Delle ragioni locali, morali, geo-
grafiche e commerciali, per le quali esse ebbero sì immediata e rigogliosa
611.
5§ 143, 144. 21. a. H.
21- a. H. vita I^^,l^ occorre ripotere resposizioiu' anche sommaria. Ci basti dire che.
dazione di ai-Fu- fatta astrazione dello cause per le quali al-Basrah ed al-Kùfah sorsero in
•tati quel modo speciale e in quei luoghi speciali piuttosto che altrove ed in
altro modo, rimane quale fatto comune e generalo la necessità sentita
dagli Arabi di costituire nei paesi conquistati un centro amministrativo,
un quartier generale, una specie di guarnigione centrale, posta in un campo
armato, e separata dal resto dei centri abitati della regione.
Noi già osservammo in altro pas.so precedente (cfi-. 17. a. H., §§ 120-121)
come gli Arabi fondassero molti campi fortificati per le loro genti armate
in terra straniera, e come al-Basrah ed al-Kùfah siano soltanto i due che
hanno avuto maggiore fortuna degli altri: perciò con il tempo esse di-
vennero grandi e famose città, mentre gli altri campi, in ispecie quelli
della Siria (distinti più particolarmente con il nome di agnàd, mentre
al-Basrah, al-Kùfah e al-Fustàt furono chiamate amsàr) siano scomparsi
senza lasciare traccia di sé, perchè topograficamente avevano posizione
meno felice e non corrispondevano ad un bisogno vero e sentito delli-
popolazioni. In Siria il primo campo di al-Gràbiyah ebbe vita brevissima:
il numero degli Arabi nomadi immigrati in Siria fu inferiore assai a quello
immigrato in Babilonide, ed i Yamaniti, che in prevalenza erano venuti
in Siria, apj)artenevano a tribù più civilizzate e progredite delle altre.
I nuovi venuti si sentirono più sollecitamente a loro agio nei graijdi centri
urbani della Siria, e la loro trasformazione in cittadini tranquilli ed amanti
dell'ordine fu facilitata ed incoraggiata dal grande numero degli Arabi già
immigrati prima dell' Islam e parzialmente addomesticati dall'amministra-
zione bizantina. In Siria i campi militari separati ebbero brevissima esi-
stenza e gii accorti governatori umayyadi, forse edotti da quanto accadeva
nella turbolenta al-Kùfah, saggiamente curarono la traslazione dei campi
armati entro alcune città della Siria, in Damasco, in Hims, in Qinnasrin
e via discorrendo (eli'. 16. a. H., § 307).
Con questo sistema li Umayyadi senza compromettere l'arabicità delle
loro genti, evitavano che si formassero centri speciali d'agglomerazione di
elementi turbolenti del deserto, e addomesticavano quelli più molesti e peri-
colosi, annegandoli in mezzo alla popolazione •arabica che, già da tempo
in Siria, si era ammansita ed era diventata più rispettosa dell'ordine e
delle esigenze della vita civile. Il contegno dei Siri nelle guerre civili,
che speriamo fra breve di narrare, prova quanto fosse saggia in ciò la
politica di Mii'àwiyah e dei suoi successori.
§ 144. — In Egitto, nella fondazione di al-Fustàt, agirono le stesse
cause generali che portarono alla fondazione di al-Basrah e di al-Kùfah,
542.
21. a. H. § 144.
e le condizioni locali che cooperarono ad essa richiamano in parte quelle 21. a. H.
1 11 1 •+*% 1 1-1 • 1 i ^ [EGITTO.. La fon-
delle due città babiloniche. dazione di «1-
II concetto di 'Ami- e dei suoi fu, come nel caso delle due predette Fustat.]
città, semplicemente di stabilire un campo armato separato e distinto, in
cui tenere raccolti il quartier ^-enerale e la guarnigione, o almeno la parte
principale della guarnigione araba, a tutela della nuova conquista. Ciò
spiega anche la ragione per la quale 'Amr ed i suoi scegliessero il sito di
al-Fustàt, al nord di Babilonia, avendo dall'esperienza della precedente
campagna imparato a conoscere l' importanza strategica del luogo dove
sorgeva la fortezza di Babilonia.
E vero che 'Amr un tempo vagheggiò l'idea di stabilirsi in Ales-
sandria (cfr. §§ 162, 158), sedotto dalla magnificenza della città e dalla
sua grande ricchezza : cosi pure Sa'd b. abì Waqqàs aveva un tempo fissato
la sua dimora in al-Madà'iii dopo la vittoria di al-Qàdisiyyah (cfr. 17. a. H.,
§ 4), ma poi per ordine avuto dal Califfo si ritirò ad al-Kùfah sul limitare
del deserto. Qualche cosa di simile sembra sia avvenuto in Egitto; le dif-
fidenze di Umar e le ragioni strategiche e politiche prevalsero alfine su
quelle commerciali e voluttuarie che in principio avevano ispfrato Amr
nel dare la preferenza ad Alessandria.
La pianura al nord di Babilonia aveva per gii Arabi tali vantaggi,
che la scelta non poteva essere più felice, e la lunga e gloriosa storia di
al-Fustàt, diventata poi l'odierna Cairo, la maggiore, la più prospera e la
più progredita delle città dell' Isiàm, è l'eloquente conferma dell'avvedu-
tezza dei primi fondatori di al-Fustàt. In principio fu un semplice campo
militare, un attendamento dei militi arabi, anzi quello stesso che gli Arabi
avevano formato durante il tedioso assedio di Babilonia. Il sito comuni-
cava da una parte direttamente con gli spazi liberi del deserto che sten-
desi sino all'Arabia, e dall'altra toccava al fiume, all'arteria principale
dell' Egitto precisamente nel punto in cui esso si dirama nel Delta, e
quindi dominava questo interamente e ne diventava il centro morale, po-
litico e militare. Perciò, rovinato il commercio d'esportazione d'Alessandria,
al-Fustàt divenne anche il centro a cui affluivano i generi dell' Egitto
prima di essere spediti in Arabia ed in Siria.
Non v' è quindi da maravigliarsi se il campo di tende tale rimanesse
sinché gli abitanti conservarono gli usi del deserto, ma come poi rapida-
mente si trasformasse in città appena gì' invasori si furono adattati a vita
più civile, e come infine sia diventata la capitale dell'Egitto musulmana.
Potrebbe invece essere motivo di meraviglia, perchè mai simdi ragioni non
prevalessero sui destini dell'Egitto nei millenni che precedettero la con-
543.
§^ HI. Ito
21. a. H.
21- «• H. quista miisulniana, e perchè presso Babilonia non sorgesse in antico la
dazion» di al- capitale: si osservi nondimeno che le stesse ragioni operarono anche nel-
Fu«tàt.] l'Evo antico, ed a queste dovette la sua origine la città di Memfi, vici-
nissima ad al-Fustàt, sulla riva occidentale del Nilo, e che l'esistenza di Tebe
e di Alessandria come capitali dell'Egitto furono dovute a causa di natm-a
temporanea, sulle quali non è qui il luogo di discutere. Intanto rilevei-emo
che, appena queste cause eccezionali cessarono d'agire, prevalsero di nuovo
le più antiche, vere e naturali, e sorse al-Fustàt non lontano da dove per
lunghissimi secoli era esistita la città di Memfi, ossia la città di maggiore
estensione dell'Evo antico, eccettuata forse la sola Babilonia sull' Eufi-ate.
§ 145. — Non possiamo esimerci dall'aggiungere alcune note sul nome
di al-Fustàt, che gli Arabi spiegano, more solito, a modo loro, come diremo
tra breve. Intanto a schiarimento di quanto segue diamo la versione del
testo di Yàqut, che si trattiene con maggiore am^^iezza sull'argomento e
ci porge indizi preziosi.
Gli Arabi, egli dice, hanno sei modi di pronunziare al-Fustàt, ossia
oltre il termine consueto al-Fustàt, anche Fistàt, o Fussàt, o Fissàt, o
Fustàt, o Fastàt. Al plurale il nome sarebbe Fasàtit, e, secondo al-Farrà-
nei suoi N a w à d i r , bisognerebbe che vi fosse anche la forma Fasàtit, ma
egli non aveva mai udito cotale forma Fasàsit. Il significato del nome (di
ahFustàt) è il fustàt di 'Amr b. al-'As, ossia una tenda fatta di cuoio o
di lana. Secondo l'autore dell' a 1 - ' A y n , al-Fustàt è una specie di costru-.
zione (darb min al-abniyah), ed anche significa luogo di riunione
(mugtami) della gente del contado intorno alla moschea, per cui i com-
ponenti della riunione sono detti ahi a 1 - f u s t a t ossia la gente della riu-
nione. Nel hadìth la parola al-fustàt è usata anche per significare la
città in cui si raccoglie la gente: ogni città è un fustàt (Yàqùt, III,
896, lin. 14 e segg.) (').
Analoghe informazioni ci porge il Tàg al-'Arùs (V. pag. 198-199)
aggiungendo che si trova anche l'espressione Fustàt al-Basrah; il passo di
al-Maqrizi Khitat (I, 296, lin. 27 e segg.) non agggiunge altro lume.
Il nome non ha struttura né radice schiettamente araba, e le indica-
zioni apparenti sono tutte in favore d'un'origine non araba. Anzi le varie
forme che Yàqut attribuisce ad esso, fanno pensare immediatamente, come
ha già rilevato il Butler (pag. 339-340), al termine militare 'fóaaatov usato
dai Bizantini e che viene dall'antico termine militare fossatum, o trincea,
con cui i Romani cingevano i loro campi militari.
La supposizione del Butler si trova confermata dai papiri. Infatti in
un papiro greco-arabo del 90. H. (cfr. Becker, ZA., 1907, pag. 91, 93-94),
544.
21. a. H. §§ 145, 146.
ed in un altro simile del 91, H. (clfr. Papyri Scliott-E einhardt , I, 21. a. H.
pag. 90), noi abbiamo Bàb al^Yun = '^óaaaTov = al-Fustàt. Ciò fa supporre dazione di al-
che il nome yóaaatov jjreesistesse alla fondazione di al-Fustàt e che gli Fustàt.]
Arabi possano avere occupato un campo militare che esisteva prima della
loro venuta, conservandone l'appellativo.
Nota 1. — [H. Lammens]. Per la formazione filologica di ^soaaTsv, fustàt cfr. anche liss (bri-
gante» da y.T.GTT.:: in arabo si trova anche la forma list, con il plurale lussut.
In alcune tradizioni anche il campo di al-Gàbiyah è chiamato fustàt.
§ 146. — Sulla fondazione di al-Fustàt esiste un lungo articolo, fi-utto
di accurati studi e di una conoscenza; intelligente dei luoghi, pubblicato
nel Journal R. Asiatic Society of Great Britain (1907, pag. 49-83; dal
Gruest, il quale ha aggiunto anche una carta topografica dei luoghi, da
noi riprodotta con qualche leggera modificazione nel testo di questo vo-
lume degli Annali. Un esame dell'articolo varrà a chiarii*e vari punti di
rilievo per il nostro argomento.
Il Guest si dà molta pena a stabilhe la data precisa della fonda-
zione di al-Fustàt, passando in rivista le varie versioni che ricoiTono nelle
nostre fonti, ed incontrando non poche difllcoltà a conciliare le varie con-
tradizioni cronologiche. Tali contradizioni sono inevitabili in opere orien-
tali, se si vogliono interpretare certe espressioni dei testi con soverchia
minuzia. Infatti la maggior parte delle notizie pone la fondazione di al-
Fustàt dopo la presa di Alessandria, e precisamente nell'anno 21. H. Or-
bene Alessandria fu occupata dagli Arabi nello Sawwàl del 21. H. (= set-
tembre 642 deU'È. V.: cfi-. 20. a. H., § 168), e dopo questo fatto riman-
gono soli 74 giorni sino alla fine dell'anno. In detto intervallo di tempo molto
ristretto non è possibile, dice il Guest, che si siano svolte tutte le circo-
stanze narrate da alcune fonti : la dimora di 'Ami- in Alessandria, l'ordine
mandato dal Califfo da Madinah perchè la sede del governo fosse in luogo
più vicino all'Arabia, e di più facile accesso, perchè Alessandria nei mesi
dell' inondazione era tagliata fuori dalle dirette comunicazioni con il con-
tinente asiatico: ed infine l'operazione materiale di trasferii'si da Ales-
sandria ad al-Fustàt. Se si ammettono tutte queste circostanze, la fonda-
zione di al-Fustàt andrebbe necessariamente a cadere nel 22. H. e non
nel 21. H.
Il Guest stesso ha nondimeno intuito correttamente la verità rinun-
ziando a cercare notizie troppo precise nei testi dei cronisti : le difiìcoltà
cronologiche si risolvono in modo piano, ammettendo — il che è confer-
mato anche da altri indizi — che i cronisti abbiano confuso la stipula-
zione del trattato di resa con la resa materiale della città di Alessandria
515. 69
Mli. I IT.
21. a. H.
Fustàt.j
21. a. H. midici iiu'si dopo. Se U- nostre fonti hanno avuto in mente solo il primo
dazione di al- '^'tto. iillora ne vorrebbe di conseguenza che al-Pustat t'osse fondata nel
■2\. 11. <liiiaiitt' gli undici mesi di tregua che separarono la stipulazione
del trattato dalla lesa definitiva.
V è anclu' da considerare come le stesse fonti sembrano porgere la
spiegazione risolutiva di queste piccole difficoltà: infatti la leggenda che
Anir b. al-'A.s, per lispettai'c il nido della colomba sulla propria tenda
non la tacesse smontare e la lasciasse in piedi durante tutta la sua as-
senza per l'assedio di Alessandria, non è in realtà altro che una memoria
come l'accampamento di al-Fustàt dinanzi alle mura di Babilonia non sia
jiiai cessato desistere dal giorno in cui gli Arabi incominciarono l'assedio
della vecchia fortezza bizantina. E questa è la soluzione più naturale. Nel
campo di Babilonia dovettero di necessità rimanere alcune schiere per
custodire le conquiste fatte e per assicurare le comunicazioni tra l'esei-
cito assediante Alessandria e l'Arabia. La vera fondazione di al-Fustàt va
messa quindi alla metà dell'anno 19. TT., quando ivi piantarono le tende
gli Arabi assedianti Babilonia: la fondazione, alla quale alludono i cro-
nisti arabi, fu più un atto morale che materiale, in quanto deve signifi-
care che nel 21. H. il governo arabo dichiarò che il campo di al-Fustàt
era la sede del governo, ed un attendamento in apparenza provvisorio di-
venne una dimora stabile e ufficiale della suprema autorità nel paese.
Considerata in questo modo e semplificata in ordine ai fatti realmente
avvenuti, risulta evidente che si può benissimo accettare la data del "21. H.
come quella del riconoscimento di al-Fustàt qual sede ufficiale del governo:
lidotta a tali minimi termini, non v'è più nemmeno difficoltà di porre il
fatto negli ultimi giorni dell'anno 21. If.
§ 147. — Lo studio del Guest solleva anche altre questioni impor-
tanti : il modo cioè come fu fondata al-Fustàt. Le notizie più particolareg-
giate dimostrano che in queste « fondazioni » di città vigesse una specie
di diritto del deserto, inquantochè si considerava come proprietà pex'sonale
dell'occupante quell'appezzamento di terra sul quale il milite o meglio
tutta la tribù cui egli apparteneva, aveva piantato la tenda. Tale proprietà
era valida solo fin tanto che il suolo era tenuto dalla tribù che vi aveva
fissata la sua stanza. Nessuno, nemmeno il comandante generale, aveva l'au-
torità di rimuovere dal suo posto chi vi si era insediato. L'episodio di Qay-
sabah b. Kulthùm (cfr. Maqrìzi Khitat, II, 246= § 179) ne è la prova.
Tale constatazione di fatto vale anche a spiegare la leggenda della tenda
di Amr, rimasta piantata sul luogo durante la spedizione di Alessandria:
non si trattava di rispettare il nido di una colomba, ma di mantenere al
546.
21. a. H.
117. 148.
luogotenente generale del Calitfo il diritto di occupare una determinata
area, (^iiitto che sarebbe decaduto, se egli avesse tolto la tenda.
or incidenti inoltre dell'occupazione di al-Grìzah (§ 161) stanno a diuic-
.strare come il luogotenente generale non avesse alcuna autorità di costrin-
gere le tribù a stabilirsi in un luogo piuttosto che un altro, e come le tribù
nel fissare lo loro stanze agissero con criteri perfettamente indipendenti, onde,
una volta stabiliti in un luogo, preferissero non più muoversi. Anche altri
particolari sulla topografia di al-Fustàt, contenuti nei paragrafi seguenti,
sono la manifesta dimostrazione che la sistemazione topografica .delle tribù
intorno alla tenda del comandante generale avvenisse in modo assai arbi-
trario, senza che le tribù fossero in verun modo dùcette o disciplinate da
una autorità superiore. Tutto si svolgeva come sarebbe avvenuto in un
attendamento del deserto, dove il suolo è di nessuno, e il pieno ed incon-
trastabile diritto d'uso senza limite di tempo, al primo che lo copre con
la sua tenda ed i suoi bagagli. È da escludersi quindi che 'Amr avesse
mai in mente di disporre in modo razionale ed organico, secondo i propri
criteri, la distribuzione delle tribù: anche se l'avesse voluto, non l'avrebbe
potuto mettere in atto.
Il suolo di al-Fustàt limase distribuito fia le tribù nel modo come
fortuitamente risultò assegnato quando gli Arabi vi piantarono le tende
per iniziare l'assedio di Babilonia, ignari che quell'attendamento provvi-
sorio doveva tramutarsi in definitivo e perpetuo. Varie volte è detto nelle,
tradizioni che la casa del tal dei tali sorgeva là dove aveva piantato la
sua tenda durante l'assedio di Babilonia. Questo fii il caso per il generale
'Amr b. al-'As, per Qaysabah, per i quartieri di al-Qabad, di Ràsidah, dei
Riyàh. dei Wà'il, degli al-FàrisÌ3'yùn, e degli Ahi al-Ràyah. La memoria
dell' intervento di Amr b. al-'As nelle assegnazioni delle aree tra gli oc-
cupanti, riferiscesi sempre a (fasi in cui v'erano contestazioni, ed in cui il
luogotenente generale assumeva le sue funzioni, riconosciute concordemente
da tutti, di paciere e di giudice.
§ 148. — Gli appezzamenti di terreno occupati dalle tende, durante
l'assedio ed anche posteriormente, hanno il nome generico di khittah nei
nostri testi, e i dizionari ci avvertono che la radice verbale kh a 1 1 a ha si-
gnificato di « tracciare i limiti di un ten-eno sino ad allora non occupato
« e prenderne possesso » : specie di tèiisvoc- In questo termine noi dobbiamo
però rintracciare anche un'altra reminiscenza del deserto, perchè è usato
soltanto rispetto alla fondazione di al-Basrah, di al-Kùfali e di al-Fustàt,
ossia di quelle città create dall'agglomeramento fortuito di tribù nomadi nei
primissimi tempi dell'Islam. Una moschea detta khitti significa che sor-
21. a. H.
EGITTO.- La fon-
dazione di al-
Fustàt.l
.547.
§ MS.
21. a. H.
21. a. H.
geva là (love eia stata tracciata la prima volta al momento della fondazione,
dazione di "al- ^''"■1 tardi, quando mutarono lo condizioni generali della società islamica,
Fustàt.] scomparve l'uso di, questo termine desertico, e gli Arabi inciviliti adottarono
il termine occidentale di i u b' o quartieri per designare le varie parti della
città, tanto antiche che nuove. 1 geografi arabi posterioi-i notaroncj (con-
frontisi I s t a kh r i , pag. 49) come al-Basrah, al-Krifah ed al-Fustàt aves-
sero la singolare divisione in khittah (al plurale khitat) e tutte le altre
città in rub', ma non ne seppero dare la spiegazione.
Con il nome di khittah si definiva non solo il suolo occupato da
una stirpe, ma anche tutte le suddivisioni minori dello stesso suolo fra le
tribù facenti parte della stirpe e persino tra le famiglie e gl'individui.
È probabile però che entro la grande khittah occupata dalla stirpe, le
khitat minori siano state di natura piti provvisoria e mutevole, adattan-
dosi ai continui mutamenti per morti, emigrazioni ed altre vicende.
Comprendendo il termine khittah nel suo significato più ampio, lo
studio degli appunti da noi raccolti nei paragrafi • sulla khittah di al-
Fustàt rivela una certa mancanza di omogeneità nelle designazioni: alcuni
nomi di grandi tribù sono a lato di altri designati aggruppamenti minori :
in alcune kh i t a t abbiamo la unione di vari elementi di diversissima ori-
gine in una specie di associazione per l'occupazione del suolo di una
kh i 1 1 a h : altrove abbiamo invece la divisione in due o più kh i t a t di
una stessa tribù, che avremmo invece creduto di dover trovare unita in
una khittah sola.
La fusione in un medesimo luogo di varie tribù distinte è cosa con-
traria allo spirito arabo, che ama conservare le distinzioni fra tribù e tribù,
e aborre la fusione in una massa grigia omogenea, come succede nelle
grandi città. Nelle fonti noi troviamo tre casi di fusioni di gruppi per l'oc-
cupazione di una khittah, e ci viene data in ogni caso la particolareg-
giata spiegazione dell'eccezione. La khittah della Ahi al-Ràyah abbracciò
molte unità minori di disparata origine, che erano troppo meschine di nu-
mero per star ognuna da sé e dovettero di necessità unirsi per avere una
kh i 1 1 a h ed essere iscritti nel diwàn. La khittah degli al-Lafif ebbe
vin'origine personale, il desiderio cioè di varie frazioni di tribù, imparen-
tate con altre stirpi aventi già kh i t a t proprie in al-Fustàt, di unirsi
sotto un capo speciale, che godeva di particolare prestigio personale. I com-
ponenti di questa specie di associazione chiesero un ruolo a parte nel
diwàn per il pagamento del soldo, ma non poterono ottenerlo, perchè i
consanguinei non appartenenti all'associazione elevarono protesta ed in-
sistettero che continuassero ad essere registrati nel ruolo della stirpe alla
548.
21. a. H. ss 148, 149.
21. a. H.
quale oo;iiuno apparteneva. Tale discussione ed incidente e indizio che ad
. ,, . , . , , , T . , 1 , [EGITTO. -La fon-
ogni khittali corrispondeva normalmente un ruolo distmto per le paghe dazione di ai-
dei soldati e delle loro famiglie. Fustat.]
Infine menzionasi la khittah dell' Ahi al-Zàhii-, che consisteva di
gruppi di emigranti arabi arrivati in ritardo, i quali trovando le khitat
delle proprie tribù interamente occupate, avevan dovuto riunirsi in un
gruppo speciale e costituire una khittah a parte.
§ 149. — I predetti particolari appaiono indizi abbastanza espliciti
per arguire che la khittah fosse, in pratica, un'unità anche amministra-
tiva e forse in alcune circostanze anche morale. Da quei cenni all' iscri-
zione nel ruolo delle paghe (diwàn) è necessità concludere che all'unità
topografica della kh i 1 1 a h corrispondesse una equivalente suddivisione nel-
l'organamento militare dell'esercito. E ciò si adatta a pennello con la tra- .
dizione sicura che al-Fustàt nacque dall'accampamento militare formato
per l'assedio di Babilonia. La città ereditò l'ordinamento primitivo di quel
campo militare da cui trasse le sue origini.
Ma concludiamo altresì dai vari particolari poc'anzi elencati che, allo
stesso modo con cui nessuno poteva far parte dell'ordinamento sociale e
militare dell' Islam primitivo senza essere membro regolare di una tribù,
con un ruolo suo speciale, e cioè membro sia per consanguineità sia per
clientela (wilà-), così egualmente in principio, quando al-Fustàt era an-
cora un» quartiere militare, nessuno poteva stabilirsi nella città senza
appartenere regolarmente ad una kh i 1 1 a h , ed essere iscritto nel ruolo
delle paghe della khittah stessa. Né vi era libertà di costituzione delle
kh i t a t : bisognava sottostare a varie condizioni, prima tra le quali il nu-
mero dei componenti, ed in secondo luogo il consenso dei membri delle
stesse tribù, se queste eransi già costituite in una khittah propria.
Tali particolari ci rammentano alcune notizie della biografia del Pro-
feta, dove è narrato che, per avere uno stendardo e formare un corpo di
combattenti a sé, era necessario raggiungere un certo numero e solo in
questo caso il Profeta concede.va uno stendardo, insegna di unità militare
e di comando (cfr. 3. a. H., § 66). D'altra parte le notizie sulle khitat ci
rivelano che, se il numero dei componenti di una era soverchio, s' impo-
neva la regola di dividerla in due o più sezioni separate. Non potremmo
avere indizi più evidenti che tra kh i 1 1 a h ed ordinamenti militari dovesse
esistere una strettissima correlazione : in nessun esercito regolare si am-
mette l'aggregamento di corpi disorganizzati, né é opportuno che batta-
glioni e reggimenti siano di varia fòrza a capriccio di coloro che li com-
pongono. In tal modo veniamo a constatare, a rintracciare, l'eco remota
549.
6$ 1 lit. l.")(i. ^1» ^« "■•
21. a. H. f]i ordinamenti militari siciiramente imposti dai fondatori dell' Islam, forso
[EGITTO.- La fon-
dazione di al-
dallo stesso 'Umar. visto ohe le medesime condizioni dellc^ khittah si ripe-
Furtàt.] tono in al-Basra^i ed in al-Kufah e quindi erano diramate da un centro
solo, da Madinah.
Il («nest ha ragione perciò nel lonchiudere che la khittaii dovesse
essere una unità militare costituita di un certo numero di persone, sicché
dal numeio delle khitat e dai nomi dati ad ognuna si potrebbe tòrse de-
terminare l'ammontare non solo delle tbrze di Amr. ma anciie il numero
delle persone emigrate dall'Arabia in Kgitto, e gli elementi precisi di cui
la corrente nrigratoria fosse composta.
Dal testo delle tradizioni die diamo qui appresso taluni p(.)trebbero
supporre che la descrizione delle khitat, quale abbiamo estratta .sun-
teggiando da ibn 'Abd al-hakam, sia quella che si formò in 'al-Fustàt al
momento della conquista, quando 'Amr ne fece il quartiere generale e la
sede del governo. È probabile però, per non dire sicuro, che la descrizione
corrisponde a quanto esisteva ai tempi di ibn 'Abd al-hakam, ossia due se-
coli e mezzo dopo, e quindi rispecchi condizioni in gran parte modificate
dalle vicende posteriori. Alcune parti erano ancora rimaste nei contini
delle khitat primitive sino ai tempi di al-Maqrìzi, ma si debbono consi-
derare come eccezioni. Il nucleo primitivo di al-Fustàt era senza dubbio
di proporzioni molto modeste e di condizioni assai rustiche: né la posi-
zione, né lo sviluppo posteriore della città si livelò molto felice. Per con-
seguenza gli abitanti non tardarono ad abbandonarla, movendo lentament»
verso il nord, ed i Fàtimiti, trasferendo la sede del governo là dove oggi
sorge il Cairo, mirarono a migliorare le condizioni igieniche e l'apparenza
esteriore della capitale.
§ 150. — Il Guest é d'accordo con il Butler — ambedue, io credo,
con buone ragioni — nel ritenere che l'isola nominata nelle tradizioni
della conquista, e detta o semplicemente al-Grazìrah, o Grazirah Misr, sia
l'odierna isola di al-Eawdah (cfi-. Maqrizi Khitat, II, 177, lin. 16-19).
ma in quei tempi era più prolungata verso mezzodì, in modo da trovarsi
di fi'onte alla fortezza di Babilonia, e per lo meno accorciata di altrettanti)
verso settentrione. Io riterrei inoltre che l'isola possa avere avuto, durante-
la conquista, una dimensione minore di quella presente, ma fosse più popo-
lata, perchè era cinta da mura fortificate. Sul corso del Nilo nel vii secolo
abbiamo già discorso prima di dare le versioni dell'assediodi Babilonia (con-
frontisi 19. a. H., § 46): il Nilo lambiva allora le mura della rocca di Babi-
lonia, mentre oggi in media se n'é discostato di circa 260 metri. Più al
nord, dove è il Caii-o, lo spostamento del fiume verso occidente è stato anche
21. a. H.
§g 150, 151.
maggiore. Nel secolo xiv la punta dell'isola di al-Rawdali giungeva, dalla 2i. a. H.
sua parte settentrionale, là dove oggi sorgono le rovine dell'acquedotto sulla dazione di ai-
via tra il Cairo e al-Fustàt (Duqniàq. [V. 116j. Fustàt.]
Nello spazio aperto tra la fortezza di Babilonia e la odierna cittadella
del Cairo, ossia nel piano dove sorse al-Fustàt, erano allora tre piccole al-
ture, chiamate Uabal, cioè Yaskur, Sarai" Zayn al-'Abidìn, e Saraf al-Rasad
iììvmi posteriori alla fondazione di al-Fustàt), alture oggi difficilmente os-
servabili per l'accumulamento smisurato di detriti che ha elevato di molti
metii tutto il piano al nord di Babilonia. II Gì-abal Yaskur s'elevava vicino
al sito dove sorgo ora la moschea di ibii Tulùn (cfr. Maqiizi Kh i t a t .
I. 125. lin. lB-14; II, 2«5. lin. -jò,.
Dal modo come si disposero le kh i t a t nel piano di al-Fustàt abbiamo
la sicurezza che il piano tosse in grande parte libero di abitazioni agglome-
rate, ma abbiamo già detto come i documenti del tempo lascino intendere
(Ile addosso alla fortezza di Babilonia si trovasse un centro abitato, chia-
mato Misr da Giovanni di Niqyùs, e che faceva parte del medesimo gruppo
abitato che copriva V isola di al-Rawdah. Al nord, dove è oggi incirca il
Caii'O, era la borgata di Umm Duuayn. la Tandunyàs di Giovanni di Niqyvis.
Tra questi due centri, addosso a Misr ed alla fortezza di Babilonia, si ac-
comodarono gli Arabi sotto 'Amr b. al-'As. Il Butler, come è noto, sostiene
che la città pre-araba di Misr sorgesse sull'altura di Rasad, ma il Guest ha
tatto rilevare che, secondo fonti antiche (Duqmàq, IV, 91, lin. 22), in
al-Hamià al-Quswa ai tempi dei Bizantini trovavasi il maggior numero di
edifizi: il che \uol dire che ivi fosse la parte centrale della città bizantina
prima della conquista araba. Or questo punto è molto distante da al-Rasad.
D'altra parte nna borgata bizantina staccata dalla fortezza è pure poco ve-
rosimile, e se abbiamo notizia che alcune khitat, come per esempio quelle
dei Mahrah e dei Tugìb, toccavano alla fortezza, ciò non si deve intendere
come se l'area fosse interamente libera da case. Siccome non è presumibile
che gli Arabi si attendassero sotto le mura della fortezza, è da conchiudere
che queste khitat si formarono in tempi posteriori all'assedio, e probabil-
mente dopo l'occupazione delle case bizantine e copte addossate alla for-
tezza ed al)bandonate dagli abitanti durante il lungo assedio.
§ 151. — Il Guest, dopo un minuto esame delle varie khitat di
al-Fustàt, e della lo)o posizione topogiaHca. riesce a fissare (pag. 77) gii
estremi limiti deiraccampamento militare tramutato in città, e grazie alla
sua intima conoscenza dei luoglii dimostia che la lunghezza totale di al-
Fustàt dovesse salire a ciica cinque chilometri, distanza ■fissata dai due
estremi \)\\\ remoti, Dayr al-Tin e l'altura di Gabal Yaskur, sulla quale
551.
§ 151.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO. -La fon-
dazione di al-
Fustàt.l
sorse poi la moschea (rami' ibn Tulùn. Sulla larghezza di al-Fustàt non
si hanno notizie così precise, ma data la configurazione dei luoghi e la
probabilità che tutti gli abitanti preferissero trovarsi il più che fosse pos-
sibile nei pressi del fiume, è improbabile che la larghezza fosse superiore
ai mille metri. Su questi cinque chilometri quadrati in principio vennero
a spandersi un numero abbastanza limitato di abitanti. Dai nostri studi
precedenti pare sicuro che le forze militari con le quali 'Amr b. al-'5s
fece la conquista dell'Egitto fossero assai modeste, forse nemmeno dieci
mila uomini. Se consideriamo che questi si menarono appresso le loro fa-
miglie, potremmo porre a 40,000 circa gi' immigrati Arabi, calcolando in
media che ogni uomo adulto avesse una moglie e due figli. Se conside-
riamo che questi immigrati vivevano sotto tende, con tutti i loro bestiami
e bagagli secondo l'uso antico dei nomadi, ossia in ordine molto sparso, è
facile intendere che nei primi tempi, nonostante la vasta superficie, gli abi-
tanti di al-Fustàt non trovassero lo spazio eccessivo ai loro bisogni; onde
fu necessario in breve sostituire alle tende altre dimore più solide e ca-
paci di permettere un agglomeramento maggiore in uno spazio minore. In
tal modo si crearono nella nascente città molti spazi liberi tra i fabbri-
cati, spazi che in oriente sono immediatamente popolati da venditori am-
bulanti, mercati di vettovaglie e di bestiami e simile gente. Questi spazi
si chiamavano comunemente f a d à , ed il Guest ne cita parecchi, che esi-
stevano ancora parecchi secoli dopo la fondazione di al-Fustàt : ve n' era
uno presso la porta meridionale della moschea di 'Amr (Duqmà-q, IV,
5, 7) ; un altro al nord, il Fadà al-Ràyah, presso la chiesa di Sanùdah
(Duqmàq, IV, 106); un terzo divideva la khittah al-Ràyah da quella dei
Tugìb (Duqmàq, IV, 17); ed altri ancora erano il Fadà al-Hamrà al-
Dunyà (abù Sài ih, fol. 32, b), Fadà al-Hamrà al-Wusta (Duqmàq, IV,
86), Fadà al-Qabà-il (abù Sàlih, fol. 33, a), Fadà Sùq AVardàn (Duqmàq,
IV, 106), Fadà Khawlàn (abù Sàlih, fol. 32,b), Fadà Mawqif (Duq-
màq, IV, 34) e via discorrendo (Guest, JRA8., 1907, pag. 77-78). Vi
sono poi i mercati, menzionati nelle fonti, ma è certo che alcuni sono nomi
diversi per gli stessi spazi liberi, perchè tutti gii spazi aperti, come già
si disse, si tramutano naturalmente in mercati.
Con il tempo questi spazi liberi, tranne i più necessari, si andarono
restringendo per il continuo influsso di immigrati e per l' alto valore
che acquistarono le aree fabbricabili con l'aumento della popolazione e
degli scambi. In tal modo molte kh i t a t separate da larghe piazze al mo-
mento della fondazione di al-Fustàt finirono, con l'estendersi delle costru-
zioni, a toccarsi l'una con l'altra, disgiunte soltanto da anguste viuzze, che
562.
21. a. H.
§§ 151-153.
servivano anche, nell'interno delle kliitat maersriori, a mantenere i confini 21. a. h.
, ,, n — - - toto [EGITTO.. La fon-
delle .suddivisioni minori. dazione di ai-
§ 152. — Grazie a questi spazi liberi la nascente città si trovò prov- Fustàt.]
vista naturalmente di strade, le quali però, formate dal fortuito agglome-
ramento delle unità militari dell'esercito di conquista durante un lungo
assedio, risultarono prive di qualsiasi coordinamento organico: perciò riu-
scii'ono tortuose ed irregolari nel più alto grado; onde il piano edilizio,
con la noncuranza propria dell'oriente anarchicamente individualista, fu la
risultante naturale di mille forze diverse, non di.sciplinate e sovente tra
loro in libero contrasto.
Sebbene il nome di al-Fustàt, se l'etimologia ricordata poc'anzi è cor-
retta, implicherebbe il concetto di un campo militare circondato da un
fossato, risulta dalle notizie storiche su Misr che i fondatori, non senten-
dosi minacciati da verun nemico da parte di ten-a, non provvidero ad
alcuna opera di difesa. Un muro di cinta fu poi costruito, ma in età po-
steriore, non ben determinata, ed abbracciò soltanto una parte dei cinque
chilometri quadrati della al-Fustàt antica. Quando Marwàn b. al-Hakam,
il Califfo umayyade, invase l'Egitto nel 64. H. il luogotenente di Misr, ibn
Grahdam, rappresentante dell' anti-califfo ibn al-Zubap-, fece scavare un
fossato al nord della città, e sono rimasti proverbiali gli sforzi con i quali
l'opera fu compiuta in un mese (Maqrìzi Khitat, II, 468). Ciò dimostra
che prima non esistesse opera difensiva. Lo zarb di cui parla abù Sàlih
narrando la conquista (abù Sàlih, fol. 2 l,b) era probabilmente la stessa
cosa di quello che oggi si suol chiamare in oriente z a r i b a h , ossia una
rozza muraglia di spini e pezzi di legno, protetta da un piccolo scavo di
terra, che gli Arabi probabilmente si fecero intorno all'accampamento du-
rante l'assedio, quando avevan ragione di temere sorprese.
§ 153. — Rimangono a dire sole poche parole sul contenuto delle
.seguenti tradizioni riguardanti la topografia dell'antica. al-Fustàt : l'espo-
sizione delle notizie è composizione tradizionistica di tempi molto poste-
riori alla fondazione della città, e quindi jnobabilmente contiene non poche
inesattezze là dove ricorda le condizioni dii primissimi tempi. Ha però un
tale fondamento di verità da meritare in larga misura la nostra fiducia,
ed è complessivamente un quadro abbastanza conforme al vero del modo
come Amr b. al-'As ed i suoi amici fecero — molto a casaccio — il piano
regolatore del campo militare egiziano.
Di rilievo per noi è il pregio grandissimo che la tradizione dà a
tanti minuti particolari ; e l' importanza attribuita ad essi è indizio del
carattere estremamente particolarista della scuola storica di Misr. gelosa
553. 70
§§ l."i:!. irv).
21. a. H.
2). a. H. ilcll,. glorie egiziane, e custode pi-emurosa di tutti i particolari che ii\
^ dazione di al- '|""''*''*^ tnodo potessero contribuire al prestigio della i-ittà.
Fuslàli Sebbene l'elenco delle tribù e dei loro quartieri in al-Fustàt sia com-
pilato molto tempo dopo, e comprenda i nomi di stirpi che vennei-o in
Egitto parecchi anni dopo la conquista, esso ha sempre pei' noi un pregio
particolare, perchè è documento comprovante quali tribù venissero in Egitto,
porgendo anche un' idea approssimativa del numero degli immigranti che
alìbandouarono la patria penisola per cercar fortuna in terre più beneficate
dalla natura e dal destino.
È notevole a questo riguardo come la maggioianza pi'ovenga dal Yaman,
e che in Egitto come in Siria il maggior contributo migratorio sia stato dato
da quella estrema terra d'Arabia. Se teniamo conto di quant<^ tribù ave-
vano già abbandonato il Yaman anche prima della comparsa di Maometto,
non possiamo esimerci da un senso di maraviglia, pensando quanto il Ya-
man sia stata feconda matrice di turbe umane, e quanta parte della terra
asiatica ed africana essa abbia popolato con i suoi generosi figliuoli.
EGITTO. — Tradizioni sulla fondazione di al-Fustàt (Misr) e della
moschea di Amr.
§ 154. — (Utjimàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah, da Yazìd b. abi Habibj.
Quando ebbe espugnata Alessandria, vista la grandezza e magnificenza dei
suoi edifizi, Amr b. al-'As concepì l'idea di farne la sua stanza (e la sede
del governo), dacché v'erano tante dimore da bastare per tutti i Musul-
mani. Scrisse perciò al Califfo 'Umar chiedendo il permesso di mettere in
atto il suo disegno. Umar interrogò allora il latore della lettera, e volle
sapere se la città era divisa dall'Arabia da alcun corso d'acqua. Saputo che
in mezzo scorreva il Nilo, rispose ad 'Amr di non approvare la scelta di
una sede separata da un corso d'acqua. Allora Amr b. al-'Às si ritirò da
Alessandria ad al-Fustàt f A b d a 1 - h a k a m , 1 32).
Cfr. anche Suyùti Husn, I, 62; Yàqiit, 111,896; Maqrìzi Khi-
tat. I. 296. Un. 15-19: Nuwayri Leid. I, fòl. 77,r.
§ 155. — Eutichio pone la costruzione della moschea di al-Fustàt per
opera di Amr b. al-'As nel 22. H. (Eutychius, ed. Cheikho, II, pag. 27,
lin. 6-7). L'erezione della celebre moschea costituì, per così dire, l'atto ut-
tìciale con cui fu inaugurata la fondazione definitiva di al-Fustàt, la quale
perciò, secondo questa fonte, apparterrebbe propriamente all'anno 22. IT.
La fondazione della moschea nel 22. H. combina bene nella cronologia
della conquista, perchè seguirebbe subito dopo la presa di Alessandria avve-
nuta nell'ultimo trimestre del 21. H. (cfr. però § 144).
554.
21. a. H. §§ 156-158.
§ 156. - ('Abdallah b. Sàlib, da al-Layth b. Sa VI. da Yazìd b. abi 21. a. h.
Habibi. Il Califfo Umar scrisse a Sa'd b. abi Waqqàs che si era fissato jj^nj guiia fon-
in ai-Ma dà-iii, al suo luogotenente in al-Basrah e ad 'Amr b. al-'As che dazione di; ai-
,„ -Al 1-T1 xt" , 1 "• Fustàt (Misr) e
sera lermato in Alessaiidi-ia. dicendo: « Non permettete che tra me e voi delia moschea
« scorra acqua, perchè se verrò a vedervi viaggiando sul mio camelo, voglio «*' Amr.j
« venire senza smontare dalla mia cavalcatura ». In seguito a questa let-
tera Sa'd b. abi Waqqàs si ritirò da Madàùn Kisra ad al-Kùtàli, il luogo-
tenente di al-Basrah dal sito dove era ad al-Basrah, ed Amr b. al-'As da
Alessandiia ad al-Fustàt ('Abd al-hakam, 132).
Cfr. anche Suyùti Husn, I, 62; Yàqiìt, III, 896: Maqrizi Khi-
tat. I, 296. Un. 19-22.
§ 157. — (Sa'id b. Ghufayr). La nuova città fu chiamata al-Fustàt,
perchè quando Amr b. al-'As volle muovere (da Babilonia) contro i Greci
riuniti in Alessandria, ordinò di togliere la sua tenda (fustàtuhu); ma
ecco si scopri che un piccione selvatico (yamàm) vi aveva fatto il nido
ed allevato dei colombini. Allora 'Amr dichiarò che il luogo era divenuto
.sacro (haram , segue nel manoscritto una lacuna; ... e ordinò che la tenda
venisse lasciata li sul luogo tale quale era, affidandone la custodia al co-
mandante della fortezza (sàhib al-Qasr). Quando i Musulmani fecero
ritorno da Alessandi'ia, domandarono: « Dove faremo il campo? » ed (i ca-
pitani) risposero: « (Presso) la tenda (al -fustàt) » ('), alludendo alla tenda
di Amr che era sempre rimasta nello stesso luogo. Essa era piantata là
dove ai tempi di ibn 'Abd al-hakam era la casa detta Dar al-Hisa presso
il Dar Amr al-Saghii-ah ('Abd al-hakam, 132-133).
Gli-. Suyuti Husn, I, 62; Yàqùt, III, 896, lin. 3 e segg. ; Ma-
qrizi Khitat, I, 296, lin. 22-26; Muqaddasi. 59-60.
Nota 1. — Secondo ibn Quta3-bah, gli Arabi nomadi solevano dare il nome di fust'àt a tutte le
città (che essi fondavano?) (Suvuti Husn, I, (>2. lin. 15).
Cfr. anche Muqaddasi, 67, lin. 2-:^.
§ 158. — Sul luogo preciso dove sorgeva la tenda di 'Amr b. al-'As
e.sÌ8te divario di opinioni tra le fonti. Si menzionano quattro siti diversi:
(1) Dar al-Hi.sàd, detto anche Hisa, o Hisàr (Mahàsin. I. 73;
Suyùti Husn. I, 79; Maqrizi Khitat, I, 296 e paragi-afo prece-
dente). Secondo altre fonti il Dar al-Hisàd è la stessa cosa del Dar ibn
abi Eazzàm (Duqmàq, IV, 6j.
(2) Dar Isràll (Suyùti Husn, I, 77), casa attigua alla precedente,
e si trovava nel punto poi conosciuto con il nome di Bayn al-Qasra3n.
(3) Dar Hammàm Samùl, che si trovava tra Bayn al-Qasrayn e la
moschea di Amr (Maqrizi Khitat, I, 296: Duqmàq, IV, 101).
.555.
§§ i5is-it;ii. 21. a. n.
21. a. H. (4) Dar 'Amr b. al-'As al-Sughra, che fu inclusa nella moschea du-
[EGITTO. - Tradì
zioni sulla fon-
laute uno dei restauri (Duqmàq, IV, 3).
dazione di al- i^e prime tre case giacevano a NNE a non grande distanza dalla
delVc'lche: nu.schoa (Guest, JEA8., 1907, pag. G4).
di -Anir.] § 159. — (al-Quda i). Quando 'Amr b. al-'As ritornò da Alessandria
e si stabilì nel luogo (dove prima aveva piantato la sua) tenda, a lui ven-
nero ad unirsi le trii)ù una appresso alle altre e tutte insieme occuparono
i luoghi circostanti. Allora 'Amr b. al-'As nominò Mu'àwiyah b. Khudayg
sopraintendente della divisione dei terreni (al-khitat), e volle che fosse
assistito da Sarik b. Sumay}' al-Qatifi dei Muràd, da 'Amr b. Makhziim al-
Khawlàni, e da Hawil b. Nàsirah al-Ma'àfiri. Questi uomini regolarono tutta
la faccenda della distribuzione dei terreni: ciò avvenne nel 21. H., come
afferma al-Kindi (Suyuti Husn, I, 63, lin. 2 e segg.).
Cfr. Maqrìzi Khitat, I, 297, lin. 1-4; Mahàsin, I, 74, lin. 2-7;
Yàqut, III, 896, il quale ha (ribra-il b. Nàsirah al-Ma'àfiri.
§ 160. — (al-Mas'ùdi). La terza [tra le grandi città che furono create
neir Isiàm] è Fustàt Misr. La fondò 'Amr b. al-'As l'anno 20. II. Egli andò
là e combattè nell'anno 19. H., sebbene su questo punto sia discordia [tra
gli storici]. Cosi ricorda Ahmad b. Yahya b. Gràbir al-Balàdzuri, nel suo
libro sulle conquiste delle regioni. Il nome della fortezza contro la quale si
combattè, e che si trova in mezzo ad al-Fustàt ed oggi è conosciuta come
il Qasr al-Sam', era Bàbaliin, altri dicono Alyùnah, ei Musulmani la
chiamarono al-Fustàt, perchè dissero ch'essa era il padiglione (fustàt) e il
convegno (magma') della gente.
'Abd al-rahmàn b. 'Abdallah b. al-Hakam [sic; correggi 'Abd al-hakam]
al-Misri dice nel suo libro sulle conquiste dell'Egitto e di al-Iskandariyyah,
del Maghrib e dell' Andalus e sulle loro vicende, che 'Amr consumò nel-
l'assedio di quel forte sette mesi prima di conquistarlo, e poi si diresse ad
al-Iskandariyyah. Quand'ebbe presa questa, e ne vide le abitazioni e gli
edifizì tutti tanto bene costruiti, pensò d'abitar qui, e disse: « Ecco le case
«che fan per noi! ». E scrisse ad 'Umar chiedendogliene licenza: 'Umar
domandò al messo se tra lui e i Musulmani fosse un corso d'acqua. « SI,
« Principe dei Credenti », rispose il messo, « c'è il Nilo ». E allora 'Umar
scrisse ad 'Amr: « Non mi sodisfa che i Musulmani stiano in un luogo,
« dove li separi da me l'acqua d'inverno e non d'estate (? wa là sayf) ».
'Amr così lasciò al-Iskandariyyah per tornare ad al-Fustàt.
(Da 'Abd al-rahmàn ed altri). La città fu detta al-Fustàt per il
fatto che 'Amr b. al-'As, quando volle spingersi verso al-Iskandariyyah per
combattere i Rum che l'abitavano, ordinò di scomporre il suo padiglione
556.
21. a. H.
liìO, 161.
(fustàt) e vi trovò un piccione che aveva i piccoli (^). Or 'Amr disse: « S'è 21. a. H.
1 " . . , ,, , u • i. ì in^ [EGITTO. - Tradi-
« posto al sicuro m luogo sacro (taharrama bi-mutaharram'"| », e ^jg^i g^n^ ^^^_
così lo fece rimanere come stava, e ne affidò la custodia al comandante dazione di ai-
del Qasr al-Sam'. Quando tornarono i Musulmani da al-Iskandariyyah, si a^^,^ J'^J:2A
^ - ^ •' -^ ' della moschea
domandarono dove abitare, e alcuni dissero: « Al padiglione (al-Fustàt) », di 'Artir.]
intendendo il padiglione di 'Amr che egli aveva lasciato dietro a sé. Abi-
tarono là, e posero mano a costruire, e «Amr rimase fino a che non fu posta
la qiblah del masgid (Tanbìh, pag. 358, lin. 14-359, lin. 16) [M.].
NuTA 1. — E strano che questo piccione che ha figli abbia diritto a immunità. Ci corre il pen-
siero a certe colombe di al-Madinah, che 'Utjimàn s'oppose a che fossero uccise fcft-. Tabari. I, 3027-28).
Colombe poi si trovavano indisturbate anche nel santuario di Makkah. Uno dei lati belli del hadith
islamico è l'importanza che si dà al trattamento degli animali. A Maometto si attribuisce la sentenza
ohe il maltrattamento degli animali, ad esempio di un gatto, sia sufficiente per mandare un fedele all'in-
terno (cfr. Bulvhàri, ed. Krehl, II, 329, lin 1-5Ì.
§ 161. — Narra al-Quda'i [abù Abdallah Muharamad b. Salàmah,
t 454. a. H., nel suo libro K. al-mukhtàr fi dzikr al-khitat wa-1-
akhbàr: cfi-. Maqrizi, I, 5, lin. 1]: Quando 'Amr b. al-'As di ritorno
da Alessandria fece sosta in al-Fustàt, collocò in al-Grizah una parte del
suo esercito per timore di vm repentino assalto dei neraici da quella parte,
e stabilì colà la famiglia himyarita molto numerosa degli Al Dzì Asbah, i
Yàfi' b. Zayd b. Ru'ayn, i Hamdàn, e una frazione degH azditi discendenti
da al-Hagar b. al-Habn b. al-Azd insieme con un certo numero xli Habasah o
Abissini inscritti nel ruolo degli Azd. Quando 'Amr decise di fissar la sua
sede in al-Fustàt, diede ordine a quelli lasciati indietro in al-Grizah di raggiun-
gerlo. Ma a quelli non piacque: — « Questo è l'avamposto che noi abbiamo
« occupato marciando all'avanguardia nella via di Dio ; dacché ci siamo da
« più mesi, non abbiam nessuna voglia d'andarcene ». — Scrisse allora 'Amr
b. al-'As ad 'Umar b. al-Khattàb della cosa, informandolo come Hamdàn
e Al Dzì Asbali e Yàfi' e i loro compagni amavan di restare in al-Grizah.
Gli rispose il Califfo : « Come puoi tu consentire che si separino da te i
« tuoi compagni, e che tra te ed essi sia interposto un corso d'acqua (bahr)?
« Tu non sai quel che può loro sopravvenire d' improvviso, quando tu forse
« non sarai in grado di portar loro aiuto. Riuniscili dunque a te, e non li
•« tener separati. Che se rifiutano, preferendo il loro posto, fabbrica a loro
«difesa una fortezza a spese dell'erario (min fay al-muslimìn) ».
Amr allora li riunì e comunicò loro la lettera di 'Umar; ma poiché ricu-
savano di abbandonare al-ó-izali, l'Emiro diede ordine di fabbi'icare a loro
difesa la fortezza. Ma non vollero nemmeno questa, dicendo : < Non vi è
« fortezza più foi'te per noi delle nostz'e spade ». Dissentirono da ciò Hamdàn
e Yàfi' ('accettando la proposta della fortificazione ?), ed 'Amr tirò a sorte
557.
5§ i«;i. uij. 21. a. H.
21- a. H. jj.rj tìssi : la sortn (.adde su \'alì', il qualt; costruì tra l'ssi la lurtr/.za uel-
lEGITTO. - Tradi- ,. ,, u i x v i oo
zioni sulla fon- lamio '21. H. e la terminò nel 22.
dazione di al- Ordinò quindi Amr la delimitazione delle terre oeeupatc lal-khitat).
della moschea ' Qzù Asbali dei Himvariti oceiiparoiio il terreno da oriente ad occidente
di Amr.) ^^ìjjq j,]];, terra lavorata e seminata, ma non vollero che si costruisse la cit-
tadella sul loro territoiiu. I Vati' b. al-HàritJi dei Hu'avn occuparono il
centro di al-Oizah e nel proprio territorio eressero la cittadella; ma una
frazione di essi, avendo a sdegno la cittadella, .se ne allontanò, prendendo
stanza con i Bakil b. (xusam b. Nawf dei TTamdàn a sud-est di al-Oizali.
mentre Hàsid b. Gusam b. Nawf si stabiliva a nord-ovest. Agli al-CJ-iyà-
wiyyah banù 'Amir b. Bakil e i banù Hagar b. Arhab b. Bakil toccò il
sud (fi qibli?) di al-Crizali. 1 banù Ka'b b. Màlik b. al-Tlagar b. al-IIabn
b. al-Azd tennero il luogo libero tra i Bakil e i Yàfi', o gli al-Haba.sah
occuparono la più grande arteria (della futura città) (Maqrizi Khitat.
I. 20G. Un. 13-29) [G.].
§ 162. — (al-Ya'qubij. Chi parte da Filastin verso occidente, «li-
retto per l'Egitto, lasciata al -Rara lab, trova la città di Yubnà. poi la
città di Asqalàn, la quale giace sulla riva del mare, poi la città di
Ghazzah, che giace pure sulla riva, poi Rafah, cb'è l'ultimo circon-
dario (amai) di Siria. Poi s' incontra un luogo chiamato a 1 - S a g a i a t a y n
(= i due alberi), da cui incomincia l'Egitto. Segue al- Aris, cli'è la prima
sede di guarnigione e il primo circondario d'Egitto. È abitata da una
popolazione di Grudzàm e da altre genti, ed è sulla ii\ a del mare. Da
al- Aris si va ad un villaggio chiamato al-Baqqàrah. di 11 ad un
altro detto al-Warr àdah . posto sopra monti di sabbia. Si trova poi
ai-Fara ma, eh' è la prima città d'Egitto, e lì sono mescolanze di uomini,
e tra essa e il mar Rosso (Bahr al-Akhdar) sono tre miglia. Da al- Fa-
rama ad un villaggio detto Grurgir c'è una giornata (mar hai ah). Da
questo a un altro villaggio chiamato F a q ii s , un'altra giornata. Si trova
poi un villaggio chiamato Gh a y f a h . Quindi siamo ad a 1 - F u s t à t . a 1-
F u s t a t è nota come B a b a 1 - Y ù n , ed è il luogo celebrato per il ca-
stello. Quando 'Amr b. al-'As espugnò Bàb al-Yvin sotto il califfato di
Umar b. al-Khattàb nell'anno 20. H., le tribù degli Arabi costruirono din-
torno al padiglione (fustàt) di 'Amr b. al-'As, e la città fu chiamata per
questo al-Fustàt. Poi [gli Arabi] si sparsero per il territorio, e costrui-
rono sul Nilo, e le [varie] tribù degli Arabi costruirono nei vari luoghi che
prendono nome rispettivamente da esse. Amr b. al-'As edificò il gran
m a s g i d (m a s g i d g à m i ' u h à) e il palazzo del governo noto come Dar
a 1 - R a m 1 , e dispose i mercati tutt' intorno al gran m a s g i d sulla riva
.558.
21. a. H.
162-164.
oriL-ntaie del Nilo, e assegnò ad ogni tribù iq a bìla li) un luogo di guardia
(mah ras) con un sorvegliante ('arìfj. Edificò anche il forte di al-G-ìzah
sulla riva occidentale del Nilo, e ne fece una guarnigione di Musulmani,
e ci mise ad abitare della gente. Poi ne scrisse, ad 'Umar 1>. al-Khattàb,
il quale gli rispose di non porre tra Uii e i Musulmani un corso d'acqua
(Yàqùbi Buldàn, pag. ;330. lin. 4; 331. lin. oi.
§ 163. — al-Maqrizi. senza isnàd). Secondo al-Crawliari, al -fustàt
significa tenda di pelo, e da questo significato è venuto il nome di al-
Fustat alla città di Misr. Fustàt Misr fu fondata (ikhtatta) nei tempi
dell'Isiàm, dopn che fu conqui.stato l'Egitto fard Misr) e divenne terri-
torio musulmano, Dar al-Islàm. Prima era stato nello mani degli al-Eùui
e degli al-Qubt. i quali erano cristiani M alkàii i}' va h (= ortodossi),
^' a ■ q ù b i y y ah l = monotìsiti) e M a y ani y y a h ( = manichei ). Or quando
i Musulmani ebbero fondato al-Fustàt, la sede del governo vi. fu trasportata
da Alessandria, dopo che era stata dimora del potere (manzi 1 al-mulk)
e sede del governo (Dar al-Imàrah) per più di novecento anni. Or al-
Fu.stàt divenne il Dar al-Imàrah. nel quale avevan sede gli a ni ir del-
l'Egitto, senza interruzione sino al tempo in cui fu fondato il campo mi-
litare, al-' Askar, fuori di al-Fustàt, e vi andarono a dimorare gli amir
dell" P]gitto. sebbene taluni tia essi tornarono ad abitare in al-Fustàt (Ma-
qrizi Khitat. I. pag. 2ì-!5. quintult. linea e segg. : Maqrizi Eg.,
III. 103).
Cti'. anche Maipizi Khitat. I, 135. lin. 20-24. dove è detto che
in al-Fustàt, dopo la sua fondazione, accorsero numerosi ad abitare anche
i non Arabi, a 1 -A g a m .
§ 164. — (al-'Maqrizi. .senza isnàd). Il luogo di al-Fustàt. che oggi
chiamasi Madlnah Misr. era anticamente una pianura, f a d à , con cam))i
seminati in tutto quello spazio che si estende tra il Nilo ed il monte ad
oriente chiamato Grabal al-Muqattam. In questo spazio non sorgevano
fabbricati né abitazioni tranne la fortezza, chiamata oggi da alcuni Qasr
al-Sani' ed al-Mu'allaqah : in essa aveva stanza la guarnigione, sihnah,
degli al-Rùm. che dominava l'Egitto a nome degl' imperatoli re degli
al-Rùm quando il governatore lasciava Alessandria e veniva a stare per
un certo tempo nella fortezza anzidetta. Poi il governatore ritornava ad
Alessandria, che era la sede del governo. Questa rocca sovrastava alle
acque del Nilo, e le imbarcazioni fluviali potevano approdare alla porta
occidentale, che aveva nome Bàb al-Hadid. Da questa porta salpò al-Mu-
• lawqis con le imbarcazioni sul Nilo, allorché i Musulmani stavano per
impossessarsi della fortezza, ed approdò all'isola che giacc\;i rlirimpettó
21. a. H.
[EGITTO. - Tradì-
zioni sulla fon-
dazione di al-
Fustàt (Misr) •
della moschea
di 'Amf.]
h-,U.
§§ uM-itìi;. 21. a. H.
21. a. H. iiiia fortezza, chiamata auche oggi al-Rawclah, di fronte a Misr. Il Nilo-
' ioni sulla Tori- metro, M i q y à s al-Nil. era ai fianchi della fortezza (Maqriz i Khitat,
dazione di al- [. 286, liu. 14-21).
."f"" '-[. * 8 165. — (ibn al-Mutawwaji;, senza isnàd). La colonna che funt^eva da
della moscnea o • \ o' j o
di Amr.] Nilouietro ai tempi dei Greci fu più tardi conservata nello Zuqàq Masgid
ibn al-Nu'man, dove esisteva ancora mentre scriveva al-Maqrizi, ossia nel-
r820. IT. (Maqrizi Khitat, 1. pag. 286, lin. 21-22; Maqrizi Eg., 105).
§ 166. — (al-Maqrìzi, senza isnàd). La fortezza anzidetta continuò
ad essere munita di guarnigione (sino ai tempi dell' invasione araba), e di
essa parliamo in altro luogo. Dalla parte della tortezza che guarda verso
il mare (^lediterraneo), ossia al nord, il piano era tutto pieno di alberi e
vigneti (kifrùm), ed es.si coprivano tutto il terreno dove poi sorse Tal-
Grami' al-'Atiq. Tra la fortezza ed il monte sorgevano numerose chiese e
conventi (diyàràt) dei Cristiani, e precisamente nel luogo detto di poi
Kàsidah. Ai fianchi della fortezza, in quel tratto tra i vigneti prossimi
ad essa e quella riva elevata (al-Gurf) che di poi tu conosciuta con il
nome di (xabal Yaskur, ossia dove sorge la moschea Grami' ibn Talùn, ed
(il castello) al-Kabs, esistevano numerose chiese e conventi dei Cristiani,
luoghi che fiii'ono conosciuti nei primissimi tempi dell'Islam con il nome
di al-Hamrà-, e più tardi con il nome di Khatt Qanàtir al-Sibà' (ossia delle
macchine per elevare l'acqua del fiume). In al-Hamrà- rimasero in piedi
molti conventi sino a quando furono demoliti, sotto il governo del sultàn
al-Màlik al-Nàsir Muhammad b. Qilàwun (693-694 a. H.).
Or quando 'Amr b. al-'As espugnò la città di Alessandria per la prima
volta, si stabilì nei pressi di questa fortezza (Babilonia) e fondò la moschea
congregazionale, al-Gràmi' al-'Atiq, detta anche Grami' Amr b. al-'As; in-
torno alla quale le tribù degli Arabi si stabilirono, e cosi sorse quella città
conosciuta poi con il nome di al-Fustàt, e la gente vi prese stanza.
Negli anni che seguirono la conquista, le acque del Nilo si allonta-
narono dal terreno .sul quale sorgevano la fortezza e la moschea Grami
al-'Atiq, lasciando uno spazio aperto, dove i MusiTlmani tennero un tempo
le loro cavalcature; ma poi un poco per volta anche questo terreno si coprì
di fabbricati ed il fiume si allontanò sino al punto che, vivente al-Maqrizi,
si chiamava al-Ma'àrig, sino ad al-Kawm, che si trova a mano sinistra di
chi entra per la porta Bàb Misr, all'estremità di al-Kibàrah. In questo
luogo, su questo al-Kawm (ossia altura piccola), sorgevano un tempo case
sovrastanti alle acque del Nilo, e le rive del fiume estendevansi dal Bàb
Misr anzidetto sino al Bustàn ibn Kaysàn, giardini ai tempi di al-Maqrizi
con il nome di Bustàn al-Tawàsi, al principio di Maràghah Misr. E tutto
560.
^0
a
co
3
Q
<
lU
I
O
O)
O
21. a. H.
166-168.
lo spazio conosciuto di poi con il nome di Maiàghali Misi- ed al-Grurf sino 21. a. H.
all'al-Khalig, in larghezza, nonché dalla Qantarah al-Sudd sino al Sùq al- ^j^nj ^^^]^g^ 7o*n-
Ma'àiig in lunghezza, era inondato costantemente dalle acque del Nilo sino dazione di al-
a che il fiume si fu allontanato dopo il vi secolo della Higrah, e quello deiir moschea
diventò terreno sabbioso. Allora in esso terreno gli amir fondarono case di Amr.]
sul Nilo allo stesso tempo che al-Malik al-Sàlih Nagm ai-din Ayyùb (564-589)
costruì la Qal'ah al-Rawdah, ed alcuni vi eressero magazzini e granai, sùna,
che rimasero in piedi sino a che al-Malik al-Nàsir Muhammad b. Qilàwun
edificò la sua moschea congregazionale. detta al-Gràmi' al-Gradid al-Nàsiri,
fuori di Misr, ed allora sorsero intorno ad essa tutti gli edifici che la cir-
condano.
Ai tempi della conquista dell' Egitto vari luoghi che si estendono da
al-Munsà-ah al-Mahràni sino alla Birkah al-Habas in lunghezza, e dalla riva
del Nilo presso Mawridah al-Hulafà (? Khulafà) e di fi-onte all'al-Gràmi'
al-Gradid sino al-Sùq al-Ma'àrig, e quello che è sulla sua strada sino di-
nanzi alla moschea Masgid al-Ràs, detto volgarmente Mashad Zaj-n al-
'Abidin (in larghezza): tutto questo era sommerso dal fiume (Maqrìzi
Khitat, I, pag. 286, lin. 22-287, lin. 6; Maqrizi Eg., Ili, 105-106).
§ 167, — Dice ibn Sa'ìd [abii-1-Hasan 'Ali, f 673.-685. a. IT.] attingendo
al Kitab al-Kamà-im ('): Quanto a Fustàt Misr, le sue costruzioni in
antico si stendevano sino a toccare quelle della città di 'Ayn Sams. Ve-
nuto l'Islam, v'era colà un edificio detto al-Qasr intorno a cui s'aggrup-
pavano delle abitazioni. Quivi fece sosta 'Amr b. al-'As e piantò la sua
tenda dove (poi sorse) la moschea congregazionale che porta il suo nome.
Compiuta la conquista, divise fra le tribù le sedi ; e la città prese da lui
il nome di Fustàt 'Amr (Maqrizi Khitat, I, 340, lin. 28-31) [G.].
Nota 1. — In qualche ms. leggesi al-t ama- i m, e potrebbe intendersi, come ha proposto il Casa-
nova, in Bull, de l'Insf. frang. d'arch. orient. dii Caire, I," 1901, pag. 154, nota 1, il Kitàb tamà'im
al-hamà-im o « sui colombi » opera di ibn 'Abd al-zàhir [f 69'2. a. H.], citata in un altro luogo dello stesso
Maqrizi, II, 231, lin. 7. 'Abdallah ibn 'Abd al-zàhir fu storiografo e si occupò specialmente della to-
pografia del Cairo: cfr. De Sacy, Chresf., II, 151, e Mem. de la miss, frane, d'arch. orient., VI, idi-50ò
Tuttavia, siccome l'opera storico-topografica di ibn 'Abd al-zàhir sul Cairo s'intitolava, come Io stesso
Maqrizi la cita (I, 5, lin. 20), Kitàb al-rawdah al-babij^yah al-zàhirah fi Khitat al-Mu'iz-
ziyyah al-Qàhirah (cfr. Hagi, III, 499, n. 6637; Brockelman n , I, 319), e d'altra parte anche in
Maqqari Dozy,I, 685, lin. 10, nel passo identico su riferito di ibn Sa'id, il titolo della sua fonte
è al-Kamà'im non al-Tamà'im, è probabile si tratti qui di un'altra opera, su cui non possediamo
veruna informazione [G.].
§ 168. — (al-Maqrìzi, senza isnàd). Fu già detto che la città
Fustàt Misr fu costruita dai Musulmani attorno alla moschea di Amr b.
al-'As ed al Qasr al-Sam', e come il fiume Nilo arrivava sino alla porta
occidentale del Qasr al-Sam' chiamata Porta Nuova. Al momento della con-
quista dell' Egitto non v'era tra (il sito del)la moschea di 'Amr ed il Nilo
561. 71
g§ liiS ITI. ^^' ^' "•
21. a- H. .ilfuii iiitorvallo o separazione; di poi l'acqua del Nilo lasciò a secco un
zioni sulla fon- Piatto di terra davanti alla moschea ed al Qasr al-Sam'. sulla quali' odificò
dazione di al- Abd ;»I-'a/i/, b. Marwau (Maqrizi, I, 343, liu. 32-34) |(f.|.
deUa^ moschea § ^^^' — (abù Sàlih). lSi dice che i Musulniani, quando giunsero a
di Amr.] Misr. fecero uno zirb (recinto spinato) con canne palustri, che si esten-
• deva dal Khatt al-Farr sino al luogo detto Dawrah Khalaf, ed ivi si riu-
nirono, e fu chiamato al-Fustàt ossia il luogo di viunione, magma', della
gente : ma gli Arabi non vi piantarono tende, perchè non ne conosce-
vano {sic) (abu Sàlih, pag. 28).
§ 170. — (al-Maqrìzi, senza isnàd). al-Maqs è antica: era nell'età
prt'islamica un villaggio chiamato umm Dunayn, od è ora (al tempo di
al-ì\Iaqrlzi ) un quartiere fuori di al-Qàhirah sulla sponda occidentale del
Khalig. Quando fu fondata al-Qàhirah, esso (cioè al-Maqs costituiva) la
sponda del Nilo [il cui antico corso s'accostava assai più di ora al Khalig:
(fr. Casanova, Hlstoire et description de la citadelle du Caire, MMFAO,
\'I. tav. 3"), ed ivi l'imam abù Tamim al-Mu'izz li-din Allah [il 4" fà-
timida: 341.-365. a. H.] fece sorgere un ma'add al- san a' ah (porto,
darsena, scalo con arsenale), e l'imam abù 'Ali Mansùr al-Hàkim bi-amr
Allah [6'' fati mi da: 386.-410. a. H.] eresse il Grami' al-Maqs, che al tempo
di al-Maqrizi la gente di Misr chiamava volgarmente moschea al-Maqsi, e
che guardava sul Khalig al-Nàsiri.
abù-1-Qàsim Abd al-rahmàn b. Abdallali ibn Abd al-hakam, narrando
la spedizione di 'Amr b. al-'As per la conquista di Misr, racconta come
Aiur avanzasse senza incontrare altro che leggera resistenza finché arrivò
in Bilbaj's (?), dove (li Egiziani) gli tennero testa per circa un mese (o un
certo tempo). Riuscito vincitore, 'Amr proseguì superando ancora qualche
altra lieve resistenza, finché, arrivato a umm Dunayn, dovette sostenere
accanito combattimento. E poiché la vittoria tardava (a venire), scrisse
per rinforzi al comandatore dei credenti 'Umar b. al-Khattàb, e questi gli
mandò in aiuto 4 mila guerrieri, portando così a 8 mila il numero delle
sue genti, con le quali egli diede battaglia; ecc. ecc.
Dice il qàdi abù Abdallah al-Qudà'i : al-Maqs era un villaggib
(day' ah) di nome umm Dunayn. Il nome al-Maqs é un'alterazione di
al-Maks, che era la tassa di dogana o diritto di mercato, prelevato dal
percettoi-e della decima che chiamavasi sàliib al-maks (esattore della
dogana), e che risiedeva appunto colà (Maqrìzi, II, 121, liu. 5-15) [G.J.
§ 171. — Il nome al-Maqs, dice al-Maqrizi, era pronunziato da alcuni
al-Maqsim (') (o al-Maqsam), con un m finale, ibn 'Abd al-zàhir nel suo libro
sui Khitat al-Qàhirah riferisce di averlo udito pronunziare al-Maqsani,
.^62.
21. a. H.
17!. IT-J.
e spiefiraisi il nome come del luoeo dove si tacesse la divisione (qismah) ^i. a. h.
^ ° v-i / [EGITTO. - Tradi-
dei bottini dopo le vittorie di conquista (Maqrìzi, II, 123, liu. 19-21). zjonj sun^ ,on.
Nota 1. — Il Casanova, nella citata memoria osserva: ^ Serait-ce la vraie prononciation V et fan- dazione ai al-
« drait-il V voir le souvenir de quelque gouvemeur romain dn nom de Maxime?». rustat (Misr) e
della moschea
§ 172. — (Fondazione della moschea di al- Fu stàt). Si può d* Amr.i
dire che il primo edilìzio pubblico eretto in al-Fustàt sia .stata la moschea,
celebre con il nome di Moschea di Ami- b. al-'As dal nome del suo fon-
datore. Essa fii chiamata la masgid al-gàmi', o moschea congregazio-
nale, perchè quella in cui i fedeli dovevano riunirsi nella cerimonia religiosa
pubblica del venerdì, quando il luogotenente del Califfo faceva anche l'ora-
zione o predica ufficiale. L'edifizio era molto semplice in origine e coperto
da una rozza tettóia. Il pavimento era acciottolato con breccia, e le mura
interne nemmeno coperte d' intonaco. Nessuna suppellettile ornava l' in-
terno, perchè il Califfo Umar non consentì l'uso del min bar o pulpito,
ed il mihràb, o nicchia in dkezione di Makkah, è istituzione di tem])i
posteriori. La moschea era in sé sì poco attraente che nei giorni di festa
e riunione i fedeli, terminate .le cerimonie ufficiali, preferivano intratte-
nersi nel luogo aperto intorno alla moschea.
Il modo pi'imitivo con cui fu eretta la moschea risulta anche dalla
preziosa notizia che l'orientamento di essa, fatto da persone inesperte riusci
errato, onde i fedeli dovettero disporsi di sbieco per pregare, come è pre-
scritto, in direzione esatta di Makkah.
Contemporaneamente con la costruzione della moschea principale furono
fondate in ogni khittah le moschee particolari di ogni stirpe e tribìi, e
queste masàgid, alcune delle quali, descritte con l'aggettivo khit ti. ri-
montavano ai primissimi tempi della fondazione (Maqrìzi Khitat, II,
246: Duqmàq, IV, 62), servivano non soltanto come luogo di preghiera,
ma principalmente come posti di riunione e di convegno dei capi delle
tribù per decidere le loro faccende. Allo stesso modo la moschea princi-
pale serviva per le riunioni generali dei capi tribù, per le solenni comu-
nicazioni ufficiali, e per le cerimonie di carattere pubblico e d' interesse
generale, come il mutamento di governatori, la partecipazione di ordini
del Califfo, la successione d'vm califfo all'altro e via discorrendo. Tutte lo
moschee erano piccoli parlamenti locali.
V'era inoltre la grande Musai la, come a Madinah, ossia uno spazio
aperto nel quale il popolo conveniva in alcune circostanze speciali del-
l'anno, nelle quali il concorso dei fedeli era specialmente grande e quando
si compievano cerimonie, alle quali la moschea congregazionale non si pre-
stava : questo era, per esempio, il caso nel giorno del sacrifizio, il 10 Dzu-1-
^ 172-175. 21. a. H.
2'- •■ ^- lliggah, quando si sacrificavano le vittime in ossequio alla solenne ceri-
zioni sulla fon- mouia analoga che si svolgeva nello stesso giorno nella valle di Mina presso
dazione di al- Makkali durante il grande pellegrinaggio.
della moschea § ^'^^' — (Hisàm b. Animar, da al-Mugbìrah b. al-Mughirah, da Yahva
di 'Amr.] 1, Atfr al-KJiuràsàni, da suo padre). Quando 'limar conquistò i paesi (al-
buldan), scrisse ad abù Musa governatore di al-Basrah, ordinandogli
di disporre per la costruzione di un masgid per la collettività (al-ga-
mà'ali) e di altri masgid (minori) per le tribìi: nel giorno di venerdì
tutti dovevano riunirsi nella masgid al-gamà'ah. Ed 'Umar scrisse
a Sa'd b. abi Waqqàs governatore di al-Kùfah, e ad Amr b. al-'As gover-
natore di Misr nello stesso senso: (invece sci'isse) agli umarà agnàd
al -Sani, o luogotenenti militari in Siria, di non sparpagliarsi nei vil-
laggi, ma di prendere stanza nelle grandi città ('), ed in ognuna di queste
fondare una masgid, vietando però alle tribù di farsi delle masgid
proprie. E gli ordini del Califfo furono rigorosamente osservati (Maqrìzi
Khitat, II, pag. 246, lin. 12-17).
È singolare l'affermazione contenuta in questa tradizione, che il Ca-
liffo ordinasse norme diverse per 1' 'Iraq e per l' Egitto da quelle stabilite
per la Siria in ciò che riguardava la costruzione delle moschee minori.
Né ci vien data la spiegazione. Nella tradizione abbiamo chiara memoria
del fatto che in origine la grande moschea congregazionale doveva servire
soltanto per la cerimonia solenne settimanale del venerdì, quando il capo
della comunità aveva l'obbligo di recitare una conciono di carattere mo-
rale. Le piccole masgid servivano invece, in ogni tribù, per il disbrigo
degli affari e non soltanto per le preghiere : in esse si trattavano in riu-
nioni plenarie tutte le faccende riguardanti la tribù. — Il divieto attribuito
ad 'Umar è assai verosimile, perchè egli al pari di Maometto diflfìdava
delle riunioni particolari che potevano generare secessioni e scissioni.
Nota 1. — Vi sono però ragioni per credere che la verità fosse tutto il contrario, cioè che per
gli Arabi del primo secolo il soggiorno nelle città rinsciva incomodo e sgradevole: sul quale argomento
si legga il bellissimo lavoro del Lammens, Jm Badia et la Hìra sous les Omaiyades nei Melanges
de la Faculìé orientale, IV, pag. 91 e segg.
§ 174. — (Abd al-malik b. Maslamah da al-Layth b. Sa'd). Amr b.
al-'As costruì anche la moschea: tutto intorno v'erano recinti murati (ba-
da-iq) e vigneti ('? a'nàb): allora tesero le corde (? nasabù al-hibàl
forse per determinare i confini del tempio), finché tutto fu a posto, ed
'Amr b. al-'As non si allontanò finché non fu fissato il luogo della q i -
blah ('Abd al-hakam, 133). — Cfr. Suyuti Husn, I, 63.
§ 175. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahi'ah, da abù Tamìm
al-Graysàni). 'Amr b. al-'As ed i Compagni del Profeta che insieme con
564.
21. a. H.
§§ 175-178.
lui costruirono la moschea, fecero anche un min bar. Quando ne ebbe 21. a. h.
•1 /^ , .jY. -TX • 1 • A 1 -x -»r- . • • • [EGITTO. - Tradì
notizia, il Calmo Umar scrisse ad Amr b. al-As: « Mi e giunta notizia ^ionì sulla fon-
« che tu ti sei preso un minbar per elevare te stesso sopra alle teste dei dazione di ai-
-,,, . . „ T-i" ...,. Fustàt (Misr) e
«Musulmani: or non conviene torse meglio che tu stia m piedi, mentre delia moschea
« i Musulmani stanno dietro alle tue spalle? Perciò ho deciso che tu lo ^i Amr.]
«debba rompere» (versione incerta) ('Abd al-hakam, 133).
Cft-. Suyùti Husn, I, 63.
§ 176. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahi'ah, da Yazid b.
abì Habib, da abù-1-Khayr). abù Salim al-Ghàfiqi, Compagno del Profeta,
fece da mu-adzdzin per 'Amr b. al-'As, ed abù-1-Khayr dichiarava di
averlo visto profumare con l'incenso la moschea, ma la gente era in er-
rore e confusione (i kh t a 1 a t a) (^) ('Abd al-hakam, 1 33).
Cfr. Suvùti Husn, I, 63.
Nota 1. — Gli Arabi di natura sensuale amavano assai i profumi, e Maometto non faceva ecce-
zione: si vuole anzi che li raccomandasse quando si frequentava la moschea nei venerdì {Lammens,
Moawiya, pag. 167, nota 2). — Il divieto però dell'incenso proviene dal timore dei puritani islamici che
usi e riti cristiani entrassero nel culto musulmano.
§ 177. — (Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Wahb, da Yahya b.
Azhar, da al-Haggàg b. Saddad, da abù Sàlih al-Gliifè-rj). 'Amr b. al-'As
scrisse al Califfo 'Umar : « Ti abbiamo assegnata una casa presso la mo-
« schea congregazionale (a 1 - m a s g i d a 1 - g a m i ') » . 'Umar rispose che ad
uno che viveva nel Higàz non occorreva una casa in Misr, e ordinò che
venisse tramutata in un mercato per i Musulmani. Questa divenne poi,
secondo ibn Lahi'ah, il Dar al-Barakah, ossia quel mercato dove ai tempi
di ibn Abd al-hakam si vendeva la farina fina detta daqìq (^) (Abd al-
hakam, 133-134).
Cfi-. Suyùti Husn, I, 64.
Nota 1. — Altre tradizioni, che risalgono ad 'Abd al-malik b. Maslamah e ad ibn Sihàb al-Zuhri,
affermano essere stato il Dar al-Barakah l'abitazione posseduta da 'Abdallah b. "Umar b. al-Khattab,
quando visse in Egitto, e da lui donata senza compenso, secondo il primo, ad 'Abd al-'aziz b. Marwàn,
secondo l'altro a Mu'àvriyah b. ahi Sufyàn {'Abd al-hakam, 134).
§ 178. — (ibn Lahi'ah). 'Amr b. al-'As prese stanza (ikh fatta) presso
la moschea (di al-Fustàt), nelle vicinanze della porta d'ingresso e separato
dalla medesima dalla via pubblica. Un'altra sua casa era aderente alla
moschea, ed ivi si dice venisse poi sepolto suo figlio 'Abdallah b. 'Amr
('Abd al-hakam, 139).
Questo è uno dei rari casi di un proprietario sepolto nella propria
dimora. Il primo caso che ci è occorso negli Annali è quello del Profeta
Maometto. Anticamente, presso gli Arabi sedentari, era forse uso seppel-
lii'e i morti o nella camera in cui avevano reso l'ultimo respno, oppure
nei pressi della casa (WeUhausen Reste, 178). Ciò si potrebbe desu-
565.
21. a. H. more dal coutestd di ima narrazione nel Kitàb al-AgJjàni (11, KiO): una
2ioni sulla Ton- donna rimpiangendo la moi-te del marito e del suocero in terra lontana,
dazione di al- fg^g line unicelii di terra innanzi alla porta di casa e disse: « Queste sono
Fustàt (Misr) e , , -i • , , o- • ,• • i ^
della moschea * ^^ tombe dei due I ». bi intensci' la stessa co.sa, ma con maggiore sicu-
dl Amr.] rezza, da alcune tradizioni, secondo le quali Ausali, la vedoNa di Mao-
metto, ^/r<7Ò di noti essere sepolta nelle vicinanze del Profeta (Hukh ari ,
I, 350, ult. liii.), ma nel cimitero lomune. In al-Kufah pare si seppellisse
im tempo nelle case, o almeno entro la città, perchè si narra clic Khal)bàb
b. al-Aratt tósse il primo a t'arsi seppellire fuori dell'abitato, e gli abitanti
si conformarono al suo esempio negli anni seguenti.
§ 179. — (abù Umar Muliammad 1). Yùsuf b. Ya'qùb I). Hats al-lvindi,
nel suo libro Kitàb akhbàr masgid ahi al-Eày.ah, da Ilubayrah
b. Ab3'ad, da uno saykh dei Tugib). Qaysabah b. Kulthùm al-Tugibi
era uno dei banù Sùm (Sawm). che accompagnarono '.Amr b. al-'As dalla
Siria quando fece la spedizione contro l' Egitto. Egli aveva con sé cento
cameli, cinquanta servi e trenta cavalli. Quando i Musulmani si riunirono
per l'assedio della fortezza (di Babilonia), nell'esaminare i dintorni egli
prese nota di un. giardino nelle vicinanze della fortezza ed ivi piantò le sue
tende con tutti gli schiavi e con la propria famiglia (^ seguaci, l^i rimase
durante tutto l'assedio, e dopo l'espugnazione di Babilonia andò con Ann
b. al-'As alla spedizione di Alessandria, lasciando la sua gente nell'anzi-
detto giardino. Dopo la conquista di Alessandria Qaysabah fece ritorno
alla sua dimora nel giardino presso la tortezza, ed 'Amr b. al-'As delimitò
la propria casa di fronte a quel giardino di Qaysabah. I Musulmani ten-
nero allora consiglio per stabilire dove avrebbero posto la moschea con-
gregazionale e videro che il miglior sito era il giardino di Qa3^sabah. Amr
b. al-'As lo interpellò in proposito, offrendogli in cambio un terreno do-
vunque egli lo desiderasse. Qaysabah generosamente ne fece cessione alla
comimità musulmana^ e la moschea fu fondata nel 21. H. (Maqrizi Kb i-
tat, II, pag. 246, lin. 17-33, dove sono anche citati i versi di abù Qabbàii
b. Nua3^m b. Badr al-Tugibi, di abù Mus'ab Qays b. Salamah, ambedue
panegiristi del dono di Qaysabah).
InJVIahàsin, I, 75, lin. 16 e segg., il donatore dell'area della mo-
schea è chiamato abù 'Abdallah Qutaybah b. Kulthùm al-Nugaybi.
Cfr. Yàqùt, III, 898; Suyùti Husn, I, 103.
§ 180. — (al-Layth b. Sa'd). Il luogo dove sorge la moschea era un
tempo tvitto recinti murati e vigneti.
(al-Sarif Muhammad b. As'ad al-Grawàni). Dei campi seminati (della
pianura di al-Fustàt) faceva parte anche il tei-reno dove poi sorse la Grami
21. a. H. |§ itìo-183.
Misr. Una porzione del fondo con tutte le piante che ne facevano parte rimase 21. a. h.
a lungo intatta dietro al muro della moschea contro il quale erano appog- 2^Q„^ ^^^'^^^ ,0^.
giati l'al-Mihràb al kabìr ed il minbar. Anzi alcuni dotti sostenevano dazione di al-
che gli alberi che crescevano in quell'appezzamento rimontassero ai tempi deila^ moschea
di Mosè. Altri alberi appartenenti al giardino primitivo del fondo sorge- ^i 'Amr.]
vano nel quartiere degli al-Warràqin e furono distrutti dalle fiamme nel
grande incendio del 564. H. Nella moschea stessa per lungo tempo fu vi-
sibile il pozzo antico del giardino, clie servì a dissetare i credenti, e si
trovava nel luogo preciso di riunione del giurista ibu al-óizi al-Màliki
(Maqrizi Khitat, IL pag. 246, lin. 33-38).
Il rispetto per gli alberi rivelato in questa tradizione è una memoria
della venerazione, propria di tutti i Semiti pagani, per gii alberi in genere,
considerati come luoghi di dimora prediletti degli esseri soprannaturali.
Cfr. Robertson Smith, Lecfiires on the Relìgion of the Semites, 178 e passim.
§ 181. — (al-Kindi, da Yazid b. abi Habib). La qiblah della rao-
h;chea di Misr fu fissata con l'assistenza di ottanta Compagni del Profeta,
tra i quali al-Zubayr b. al-'Awwàm, al Miqdàd, Ubàdah b. al-Sàmit, abù-1-
Dardà, Fadàlah b. Ubayd, Uqbah b. Amir ed altri. Le fondazioni della
moschea furono messe da quattro Compagni del Profeta, abù Dzarr, abu
Basirah. Mahmi^ah b. Caz- al-Zubaydi, e Nubayh b. Sawàb fMJaqrizi
Khitat, li. pag. -246, lin. 38; pag. 247, lin. 2).
Mah a sin, I, 76, lin. 1-6, aggiunge che la qiblah volta verso oriente
sorse poi di fronte all'Aywàn di Qurrah b. Sarik, quando fu demolita e
ricostruita la moschea, regnante il Califfo al-Walid (86.-96. H.), ma fu ri-
jiiegata un poco più verso man dritta.
§ 182. — (a) ('Abdallah b. abi Ga'far, senza isuad). Il mihràb della
moschea di Misr fu messo da 'LTbàdah b. al-Sàmit. da Ràfi' b. Malik, am-
bedue n a q ì b .
(6) fDàwvid b. 'Uqbah. senza isnàd). Amr b. al-'As mandò Rabi'ah
b. Surahbil b. Hasanali, e Amr b. 'Alqamah al-Qurasi al-'Adawi ad erigere
la qiblah. dicendo loro di orientarla al momento in cui tramontava il
sole oppure a mezzodì preciso ed « allora ponetela ala hàgibaykumà (?) ».
E così fecero (Maqrizi Khitat, IL pag. 247. lin. 2-5).
§ 183. — (al-Layth). Amr b. al-'As stese le corde (kàna yamudd
ai-hibàlj finché ebbe impiantata la qil)]ali della moschea. Egli disse:
« Volgete la qiblah interamente ad oriente (sarriqù al-qiblah) e co-
glierete l'al-Haram (di Makkah) ». E la (| i b 1 a h fu volta assai
(gidd"") verso oriente. Quandc) (fu fatto governatore) Qurrah b. Sarik,
egli piegò la qiblah un poco più verso il Yaman. Lo stesso 'Amr b.
21. a. H. al-'5s, quando pregava nel masgid al-gàmi' (di Misr), pregava in di-
zioni sulla Ton- lezione d'oriente con una leggera deviazione (verso il Yaman, o il sud).
dazione di al- Disse un uomo dei Tugib di aver visto 'Anir b. al-'As entrare iu una
deitr moschea l'^iesa (k ani sali), e pregare in essa, e non deviava se non poco dalla
dì Amr.i 4 ibi a 11 loi'O (ossia dei fedeli che la frequentavano) ('). al-Layt_h ed ibu
Lahì'ali, quando pregavano, si piegavano un poco verso il Yaman. Umar
b. Marwàn lo zio dei Califfi, quando pregava nella moschea, si piegava un
poco verso il Yaman (Maqrizi Khitat, li, pag. 247, lin. 6-12).
Cfr. Ma ha sin, I, 76, lin. 6-8.
Questa tradizione è nata dal fatto, appurato in appresso, quando si
adoprarono mezzi più perfetti per stabilire la direzione di Makkah ri-
spetto a Misr, che la q ibi a li della moschea congregazionale di al-Fustàt
non era messa iiolla giusta direzione. La tradizione vorrebbe addebitare
la responsabilità dell'errore ad 'Amr b. al-'As, il quale, secondo questa
tradizione, avrebbe ordinato di erigere la q ibi ah in direzione esatta
verso l'oriente, ossia in termini astronomici, direttamente verso est, in
linea parallela al meridiano di latitudine. Basta uno sguardo alla carta
per comprendere che tale direzione è sbagliata, perchè il fedele pregando
da al-Fustàt in direzione est, non si volge verso Makkah, come gii pre-
scrive la sua fede, ma verso la parte settentrionale d'Arabia. Per correg-
gere questo errore il fedele deve volgersi pregando un poco più verso il
sud, ossia verso man dritta se guarda l'oriente, ossia più verso il Yaman,
che, come lo indica il nome, giace a man diitta, per eccellenza, secondo
il concetto primitivo arabo : l'orientamento primordiale dell'Arabo antico
era verso il sole nascente.
È però certo, come risulta anche da una seguente tradizione, che il
primo mihràb in al-Fustàt fu eretto dal grande governatore Qurrah
b. Sarik dopo il 90. H. Il mihràb o nicchia nel muro della moschea, in-
dicante la direzione di Makkah, è istituzione di un periodo posteriore del
rito musulmano, e fu ignorato da Maometto e dai suoi primi successori.
La q i b 1 a h nel suo significato più antico, quale noi troviamo anche nel
Qur-àn (II, 138, 139, 140, e X, 87), non era una cosa materiale, ma una
regola morale, in quanto implicava di pregare in direzione di Makkah.
Questa era conosciuta da tutti in Madinah e non occorreva indicarla con
costruzioni speciali nelle pareti della moschea del Profeta. Tale necessità
s'impose più tardi, quando, estendendosi i possedimenti musulmani tutto in-
torno a Makkah, in tutte le possibili direzioni del compasso, occorsero prov-
vedimenti speciali, perchè la direzione della qiblah variava, rispetto al com-
passo, in ogni luogo del mondo musulmano. In tal modo sorse la necessità
568.
K-t^
"Annali delllslam ... Voi. IV
Al-Fustàt
ai tempi della sua fondazione nel 21. H.
^
I
N. B. Le linee rosse secano il profilo presente dei luoghi, del Nilo e della città del Cairo. Le linee nere il profilo proKibile del Nilo e dell" isola
Rau^ah ai tempi della conquista.
I nomi delle tribù segriano il luogo dove esse si stabilirono nei primi lempi della fondazione <cfr. Ques;. R. Asiat. Soc. Gennaio iqot. p. 841.
ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI NOVARA
21. a. H.
§§ 183-187.
di stabilire con precisione in ogni luogo dove e come pregare, e di lasciare 21. a. H.
un'indicazione permanente e sicura nell'edificio stesso per maggior comodo ^joni suiia Ton-
dei fedeli. Da questo bisogno nacque il mihràb, che si affermò, come dazione di ai-
parte integrante della moschea solo verso la fine del primo secolo della deilà^ moschea
Higrah. di 'Amr.]
Nota 1. — Non si comprende come né perchè 'Amr b. al-'Às entrasse nelle chiese cristiane a
pregare. Si potrebbe spiegare interpretando il testo nel senso che si tratti di chiese cristiane adibite ai
culto musulmano, incidente che fu molto comune ai primi tempi dell'Isiàm. Ed allora, per intendere il
passo, bisogna ricordare quanto avemmo già occasione di porre in rilievo discorrendo della moschea di
Damasco icfr. 14. a. H., §§ 171, 172, 173), ossia che le chiese cristiane in oriente erano tutte volte con
l'altare all'estremità orientale della navata, in modo che il prete officiante avesse il volto in direzione
del sole al momento di spuntare sull'orizzonte. Quindi 'Amr b. al-'Às, usando, in Egitto, una chiesa cri-
stiana come luogo di preghiera, doveva, per essere corretto, non accettare l'orientamento della chiesa,
ma piegarsi un poco verso il Yaman.
§ 184. — (ibn Lahi'ah). La moschea di 'Amr b. al-'Ss non aveva
m i h r a b concavo (m u g a w w a f = costruito nel muro) : esso fu costruito,
non è certo se da Maslamah (b. Mukhallad, quando era governatore di
Misr, tra il 47. ed il 62. H.), oppure da 'Abd al-'aziz b. Marwàn (gover-
natore di Misr tra il 65. e V8Q. H.) (Maqrizi Khitat, II, pag. 247,
lin. 14-16).
Cfr. Mahasin, I, 76, lin. 8-12.
§ 185. — (ibn Lahi'ah?). Il primo che ponesse un mihràb nella
moschea di 'Amr fii Qurrah b. Sarìk (governatore di Misr tra il 90. ed il
96. H.) (Maqrizi Khitat, I, pag. 247, lin. 16).
§ 186. — (al-Wàqidi, da Muhammad b. Hilàl). Il primo che introdu-
cesse la novità di porre il mihràb concavo (mugawwaf), fu 'Umar b.
'Abd al-'azìz (quando era governatore di Madinah), allorché fece i restauri
alla moschea del Profeta (tra il 91. ed il 93. H., per ordine del Califfo
al-Walìdj (Maqrizi Khitat, II, pag. 247, lin. 16-18).
§ 187. — (abù Sa'id Salaf al-Himyari). La moschea di 'Amr b. al-'As
fii costruita della lunghezza di cinquanta dzirà' (cubiti) e della larghezza di
trenta dzirà'. Una strada girava tutto intorno, e due porte si aprivano dalla
parte della casa di 'Amr b. al-'As. Altre due porte aprivansi dalla parte
settentrionale (bah ri) e due altre dalla parte occidentale. Colui che usciva
dallo Zuqàq al-Qanàdil trovava l'angolo (rukn) orientale della moschea
di fionte all'angolo occidentale della casa di 'Amr b. al-'Às, e questo era
lo stato di cose prima che si espropriasse la casa di 'Amr. La lunghezza
della moschea dalla qiblah sino alla .sua estremità settentrionale era
eguale alla lunghezza della casa di 'Amr b. al-'As. Il tetto della moschea
era molto basso, e non v'era cortile (sahn). Durante l'estate la gente si
sedeva nello spazio aperto (fan a) che aprivasi tutto intorno alla moschea.
669. 72
S§ 18T-1!>1.
21. a. H.
21- a. H. I,;, distanza tra la uu>schea e la casa di Ami- era di sette dzirà' (Ma-
lEGITTO. - Tradì- . ^,, . . .^ r^ .- t - ^ r^-^
zioni sulla fon- M '!>'■' [vh 1 1 a t . II. pag. 24^ Im. 19-2o).
dazione di al- ('f,-. MaliAsin, 1. 7ò, Un. nlt.: 70, lin. l. 12-18.
Fustàt (Misr) e . __ /,-.«■ - -v n i i /• n •., s i • ■
della moschea 9 loo- — (al-M-Hqrizi). 11 primo che SI sedesse (m Egitto) sul minbar
«*' A"!'! e sopra un trono di legno (sarir dz u a'wàd) tu Habi'ah h. Mahàsiu
(Maqrizi Ivh i t a t , li. pag. 247, lin. 26).
§ 189. — (al-Quda'i. nel suo Kitàb al-Khitatj. Quando Amr I).
al-'As si fece un minbar, il Califfo Umar gli .scrisse ordinandogli di
romperlo a pezzi, dicendogli: « Credi forse conveuiente che tu stia in piedi,
« e che i Musulmani stiano seduti sotto i tuoi due calcagni? ('aqybay ka) ».
Ed il minbar fu rotto (Maqrìzi Khitat, II, pag. 247, Un. 25-27).
Cfr. Mahàsin. 1, 7(;. lin. 18-20.
EGITTO. — Sistemazione edilizia della città di al-Fustat.
§ 190. — (ibn Sa id. nel suo Kitàb al-Mughribj. Le case e gli
edifici di Fustàt Misr, nei tempi antichi, arrivavano sino alle case di Ajn
Sams, e quando sopravvenne l' Islam sul luogo v'erano costruzioni cono-
sciute con il nome di al-Qasr, ciicondate da case. In queste case pi-ese
stanza 'Amr b. al-'As, il quale piantò il suo fustàt, là dove sorse poi la
moschea che da lui prese il nome.
Quest'ultima notizia, aggiunge al-Maqrizi, è sbagliata, perchè 'Amr b.
al-'As piantò il suo fustàt presso il Darb Hammàm Samùl, come è scritto
nell'autografo di al-Sarìf Muhammad b. As'ad al-Grawàni il genealogo
(t 588 a. II.). miglior conoscitore delle khitat di Misr e più dotto di ibn
Sa'id. Inoltre il luogo dove sorse la moschea era tutto vigneti e giardini,
e ne era proprietario Qaysabah al-Tugìbi, il quale ne fece dono ai Musul-
mani (Maqrizi Kliitat, II, pag. 288, lin. 6-11).
§ 191. — (ibn Abd al-hakam, .senza isnàd). (a) Intorno alla ca.sa di
Amr ed alla moschea (di al-Fustàt) presero stanza i Qurays, gli Ansar, gli
A.slam, i Gjjifar, i (xuhaynah. e molti altri che non erano radunati per
tribù sotto una propria insegna, perchè non abbastanza numerosi. Questi
si chiamavano gli Ahi al-Ràjah o gente dello stendardo.
Wardàn, mawla di Amr, prese stanza nella torre detta poi Qasr
'Umar b. Marwàn, perchè alla morte di Wardàn divenn.e proprietà di 'Umar
b. Marwàn, fratello di Abd al-'azìz b. Marwàn.
Qays b. Sa'd b. 'Ubàdah prese stanza nel Dar al-Fulful nella q ibi a li
della moschea.
ibn 'Abd al-hakam continua poi a narrare molti particolari sulle varie
case che sorsero intorno alla moschea, i loro proprietari e le vicende dei
21. a. H.
» liU.
:fiibbricati. Parla così del Dar al-Zilàbiyyah (pag. 142 e 143) vicino al Dar
al-Fulful (pag. 141-143). del Dar al-Fihriyyin (pag. 142), del Dar al-Fundu(i
(pag. 142j, del Dar al-Raml (pag. 143, 144-145), del Dar Dzàt al-Hammàni
(pag. 143), del Dar al-Maghazil (pag. 144j, del Dar Uqbah b. Amir (pa-
gina 144ì. del Dar Mahfùz b. Snlaymàn (pag. 144), del Dar abi Ràfi'
(pag. 144), del Dar al-Ramlali il)n al-Mu'àwij^ah (pag. 144) detto poi Dar al-
Raml; quindi del Dar ibn Rnmànah (pag. 147), del Dar al-Baydà (pag. 153),
del Dar ai-Ma àfiri (pag. 154), del Dar al-Salsalah (pag. 154), del Dar abl
Zakariyj^à (pag. 154), del Dar abi Aràbah (pag. 155), del Dar al-'Abbàs b.
Surahbil (pag. 155), e via discorrendo: il numero è tale che non mette il
conto di darle tutte, dacché non abbiamo la pianta di al-Fustàt ai tempi
di ibn 'Abd al-hakam. La descrizione è a volte assai minuta: vi si aggiunge
la storia delle case, come e da chi furono fondate, ed in quali mani pas-
sarono sia per dono, sia per compera, sia per eredità.
Così siamo informati anche dei nomi di molti che si costruirono case
intorno alla moschea: ne citiamo alcuni:
(1) 'Abdah b. 'Abdah (pag. 143);
(2) Maslamah b. Mukhallad (pag. 143);
(3) abu Ràfi' (pag. 144):
(4) 'Uqbah b. 'Amir (pag. 144);
(6) al-Miqdàd b. 'Amr (pag. 144);
(6) Qays b. abi-l-'As (pag. 149);
(7) 'Abdallah b. al-Hàrith b. Gar [o Gaz-] al-Zubaydi ' (pag. 149);
(8) 'Ubàdah b. al-Sàmit (pag. 149):
(9) Khàrigah b. Hudzàtah (pag. 149):
(10) Abd al-rahmàn b. Udays al-Balawi (pag. 153-164):
(11) abù-1-Huwayrith al-Sahmi (pag. 154);
(12) Zakarijyà b. al-Gahm al-Abdari (pag. 155);
(13) 'Abd al-rahmàn b. Rabi'ah b. Surahbil b. Hasanah (pag. 155j;
(14) abù Dzarr al-Ghifari (pag. 165);
(15) Ruwayfi' b. Thàbit al-Ansàri (pag. 156);
(16) 'Uqbah b. Karim al-Ansàri (pag. 167);
(17) lyàs b. 'Abdallah al-Qàri (pag. 166);
(18) abii Fàtimah al-Azdi (pag. 156);
(19) 'Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh (pag. 166-167);
(20) Ka'b b. Sannah [Dannah. coiTegg. Dabbah] (pag. 157):
(21) ibn 'Abdah (pag. 158);
(22) Gahm b. al-Salt (pag. 159):
(23) lyàs b. al-Bukayr e
21. a. H.
[EGITTO. - Siste-
mazione edilizia
della città di al-
Fustàt.1
S71.
191.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO. - Siste-
mazione edilizia
della città di ai-
Fu stàt.]
(24) Tamim b. lyas b. al-Huka}!' suo figlio (pag. 159);
(26) Mugàhid b. (labr, mawla di bint Ghazwàn (pag. 1(30);
(26) abiì Samir b. Abrahah (pag. 160);
(27) abu Wa'lah (pag. 160);
(28) al-Zubayr b. al-'Awwàm (pag. 161);
(20) abù Basrah al-Ghifavi (pag. 162);
(30) Busi- b. abi Artah (pag. 163).
(6) A questi nomi se ne potrebbero aggiungere molti altri che omettiamo
per non allungare soverchiamente l'arido elenco. Chi volesse maggiori par-
ticolari potrà consultare il paragrafo seguente, dove troverà un ampio rias-
sunto di tutto questo lungo capitolo di ibn ,'Abd al-hakam.
Diamo ora un elenco delle varie tribù immigrate intorno alla moschea
di al-Fustàt, con le relative pagine del testo di ibn 'Abd al-hakam:
(1
(2
(4;
(5
(6
(7
(8
(9
(io;
(11
(12
(13
(14
(15
(16
(17
(18
(19
(20
(21
(22
(23
(24
(25
(26
bamì ^lliaqif (pag. 154-155);
banu Aslam (pag. 163);
bau fi Khuzà'ah (pag. 163);
banù al-Layth (pag. 163);
banù Bali^(pag. 163);
banù Bahr (?) (pag. 164);
(banù)-l-Hamrà (pag. 164);
banù Fa Imi (pag. 164);
banù Kinànah (pag. 164);
banù Sagà'ah (?) (pag. 165, 169);
banù Bawàdah (pag. 165);
banù Hudzayl (pag. 165, 169);
banù Salàmàii (pag. 165, 166);
banù Raqà (?) (pag. 165);
banù Adwàn (pag. 166);
baoù Lakhm (pag. 166, 167, 169, 178);
banù Mahi-ah (pag. 166, 167, 169, 170, 171, 174);
banù Grudzàm (pag. 167);
banù-1-Azd (pag. 167, 168);
banù Tanùkh (pag. 168);
banù Sabàbah (pag. 169);
banù Yaskur (pag. 169);
banù Ghàfiq (pag. 169, 170);
banù-1-Sadaf (pag. 169, 170, 171, 172, 174);
Hadramawt (pag. 171-172. 173, 174).
(pag. 173);
banu Tugib
57'>.
21. a. H.
191, 19-2
(27) banù Amir (Tugìb) (pag. 174); . 21. a. h.
(28) banù Walàn (pag. 174, 175); mazione ediiTzTa
(29) bauù Muràd (pag. 174); delia città di ai-
(30) banù Khawlàn (pag. 174, 176, 177); """^^^-'^
(31) banù Salham (pag. 174);
(32) benù Madzhig (pag. 175);
(33) banù (rhntayf (pag. 175);
(34) banù Eu'ajm (P^^g- 175);
(35) banù Mawhab (Ma'àfir) (pag. 175);
(36) banù Himyar (pag. 175.- 176);
(37) banù Yàfi' (pag. 175):
(38) banù Ma'àfir (pag. 176);
(39) banù As'ar (pag. 176, 177);
(40) banù-1-Sakàsik (pag. 176, 177);
(41) banù Gruhaynah (pag. 176);
(42) Qurays (pag. 176);
(43) banù Wa-il (pag. 177. 178).
La lunga descrizione, che per noi ha un pregio come documento per
fissare le modalità delle emigrazioni arabe dopo la conquista, e la fusione
delle tribù tra di loro e con le popolazioni soggette, termina con le se-
guenti parole: « E fi-a ogni tribù v'era uno spazio libero (fa dà), ma quando
« vennero i nuovi rinforzi (ossia le nuove ondate di emigrazione) ai tempi
« del Califfo Uthmàn e più tardi, le tribù (emigrate) crebbero in numero
« e si moltiplicarono i discendenti: crebbero perciò anche le costruzioni e
«tutto lo spazio libero fu occupato» ('Abd al-hakani, 140-178).
Da questo veniamo a sapere che la prima ondata d'emigrazione si
svolse con le conquiste, e la seconda sotto 'Uthmàn b. 'Affàu ed i suoi
successori.
EGITTO. — Descrizione topografica di al-Fustat.
§ 192. — La lunga descrizione che ibn 'Abd al-hakam fa del modo
come gli Arabi si stabilirono intorno alla moschea di 'Amr in al-Fustàt con-
tiene tante notizie storiche, che sarà forse opportuno darne qui un ampio rias-
sunto, considerando anche il fatto che il testo dello storico egiziano è ancora
inedito; molte notizie possono essere ad altri di qualche utilità, benché
quanto segue non si riferisca tutto al momento storico che noi qui studiamo.
(1) Wardàn mawla di 'Amr prese stanza nel castello detto poi Qasr
'limar b. Marwàn, da 'limar b. Marwàn, e costruito per il governatore
supremo dell'Egitto (sàhib al-gund wa-1-kharàg). Maslamah b. Mu-
573.
£ i(|>> ^ 1 • a* Xl*
21. a. H.
[EGITTO. - Descri
2ione topografica
Ivhallad (quando ovìì gu verna toif d'Egitto) scrisse al Calift'o Mn'àwÌ3'ah di
concedergli una iliniora nelle vicinanze del diwàn. Il Califfo rispose or-
dì ai-Fustàt.i dinandogli di comperare la dimora di Wardàn e di concedere a cjuesto un
t'ondo dove egli volesse. Così fu tatto, e Maslamah mandò un suo mawla,
al-Samt, con Wardàn perchè si scegliesse un nuovo sito, dandogli tanta
terra «pianto era lungo un tiio «li freccia (in quadrato). I due uomini si
recarono nel luogo dove si tenevano legati i cameli, un sito aperto e libero
per tutti i Musulmani, tra le ahitaziimi ed il fiume (balir;. al-Samt diss»^
a Wardàn: «Oggi vedremo la superiorità del giovane (gliulàmj \)ev-
<v siano su quello greco ». Egli era infatti di nazionalità persiana e W^ar-
dàn greco. al-Samt tii'ò l'arco e lanciò il dardo. Wardàn si prese il ter-
reno così delimitato.
Alla morte di Wardàn. che axeva cognome abù 'Ubayd, il teireno fu
dato in feudo ad 'Umar b. Marwàn.
Altri affermano che il qasr era una khittah degli .Azd, che fu
comp«n-ata da Abd al-'azìz b. Marwàn e donata a suo fratello Umar: tale
notizia viene dal fatto che le vie (zuqàqì che si trovano tra il Qasr 'Umar
b. Marwàn fino ad al-Istabl (= la stalla) facevano parte della khittah degli
Azd (pag. 140-141).
(2) Qays b. Sa'd b. 'Ubàdah occupò un sito dalla parte delia qiljlali
della moschea congi-egazionale, ossia il Dar al-Fulful. Questo era un luogo
aperto (fa dà), e Qays (vi) si costruì la casa quando 'Ali b. abi Tàlib lo fiece
governatore dell'Egitto: poi fu deposto (ed egli ritenne il possesso della
casa), sicché la gente parlava di essa come se gli appartenesse. Venuto
però a sapere questo, egli negò di esserne il proprietario e dichiarò di
averla eretta con danaro pubblico, e di non avere su essa alcun diritt<j.
Altri però narrano che egli confessasse d'averla eretta in parte con danari
del tesoro pubblico soltanto quando fu pei- morire, e perciò la lasciò a tutti
i Musulmani. In essa abitarono di poi i governatori d'Egitto. Le scuole
tradizionistiche egiziane conservarono due tradizioni che Qays aveva tra-
smesse dal Profeta (pag. 141-142).
(3) Secondo altri, il Dar al-Fulfiil e il Dar al-Zalàbiyyah che gli sor-
geva accanto, erano appartenuti a Nàfi' b. 'Abd al-Qays al-Fihri, oppur.'
a 'Uqbah b. Nàfi', e (Dar al-Fulful) gli fii tolto da Qays b. Sa'd il quale
in cambio diedegli il Dar al-Fihriyyìn, che si trova nel Zuqàq al-Qanàdil
(pag. 142).
(4) Altri dicono che il Dar al-Fulful appartenesse a Sa'd b. abi Waqqàs,
il quale ne fece cessione a vantaggio del pvibblico e si contentò della casa
che era in al-Mawqif (pag. 143).
.574.
21. a. H.
§ 192.
(5j La casa nel Mawqif, detta Dar al-Funduq, secondo .altri, non fu 21. a. H.
una khittah di Sa'd b. abì Waqqàs, ma di un suo mawla. dal quale zione topografica
la ereditò la famiglia di Sa'd (pag. 142). di ai-Fustàt.)
(()) Il Dar al-Fulful prese questo nome dal fatto seguente: quando
Usàmah b. Zayd al-Tanùkhi era governatore del kharàg d'Egitto, com-
però da Miisa b. Wardàn, per 20,000 dinar, del pepe (fulful) che il Califfo
al-Walid b. 'Abd al-malik[t 96. a. H.] aveva intenzione di mandare in dono al-
l'imperatore greco. (Ma il dono non fu mandato) e il pepe fu immagazzinato
in quella casa ed ivi rimase, finché Musa b. Wardàn ne mosse lagnanza a
'Umar b. 'Abd al-'azìz, quando questi divenne califfo ed ottenne che la
merce gli venisse restituita (forse perchè non gli era stata pagata) (pa-
gina 142).
(7) (Talaq b. al-Samh. da Damàmir b. Lsmà'il, da Musa b. Wardànj.
Musa b. Wardàn ebbe molte difficoltà a riscuotere i danari per il pepe.
Egli andò in Siria e si rese prima intimo del Califtb. narrandogli tradizioni
da lui raccolte da Compagni del Profeta. Quando ebbe ottenuto d'essere
un intimo del Califfo, tanto da poter entrare ed uscii'e dai suoi apparta-
menti come e quando voleva, allora soltanto chiese al Califfo di scrivere
al suo governatore Hayyàn b. Surayh, perchè gli consegnasse la somma
dovutagli, 'limar non ne sapeva nulla e volle essere informato di tutto,
rimanendo molto turbato quando Musa gli confessò che il credito gli era
venuto dall'aver fatto il mercante (tàgir). 'limar esclamò : « Il mercante
*è un mentitore (tàgir fa gir), e il mentitore finisce nell'inferno!».
Diede allora, è vero, ordine a Hayjàu b. Sui-ayh di regolare la faccenda,
ma Musa b. Wardàn non osò più presentarsi ed il Califfo ordinò al suo
ciambellano di non ammetterlo più alla sua presenza (pag. 142-143).
(8) Il Dar al-Zalàbiyah (casa dei pasticci dolci al burro j appartenne,
chi dice ad al-Hakam h. abl Bakr. chi invece ad Abdah b. 'Abdah (pa-
gina 143).
(9) Maslamah b. Mukhallad prese stanza nel Dar ai-Rami, insieme
con abù Ràfi' mawla del Profeta, e 'Uqbah b. Amir al-Gruhani. Quando
Maslamah divenne governatore, il Califfo Mu'àwiyah gli chiese la sua casa
e Maslamah gliene fece dono, erigendosi una nuova casa, il Dar Dzàt al-
Hammàm. dove allora era una pianura, e poi divenne il Sùq Wardàn. La
< asa passò poi di proprietà dei banù abi Bakr b. 'Abd al-'aziz, e quindi
agli 'Abbàsidi, quando questi confiscarono i beni dei banu Marwàn. —
Quando ibn Sàfi' compose un'ode in lode di Salili b. Ali, questi gli cede
Ì7i feudo la casa. La casa entrò in possesso dei Marvvànidi. perchè Mas-
lamah b. Mukhallad morì senza lasciare figli maschi, e suoi eredi fux'ono
.575.
§ i<)2. 21. a,. H.
21- a. H. la figlia nmm Sahl bint Maslaraah — dalla quale pi'ese il nome la Miinyah (?)
[EGITTO. -Descri- ,, , , i- , i ,..,_,,., ,
zione topografica nuiiu ^^iihl — ; '»-' sue ilue mogli e la sua parentela tra i banu abl Dugànah.
di ai-Fustàt.] ( )ia 'Abd al-'azìz b. Marwàn sposò le due vedove di Maslamah estinguendo
un debito di 20,000 dìnàr che gravava l'eredità, ed abù Bakr b. 'Abd
al-'azIz sposò la tiglia umm Sahl bint Maslamah, e così ereditò la casa.
Questa si stendeva dal molino Rahà al-Ka'k fino al Hammàm Sùq Wardàn
per la parte che apparteneva ad 'Abd al-'azìz ed al figlio abù Bakr, e il
resto della Munyah umm Sahl divenne pioprietà di abù Bakr che l'ere-
ditò dalla umm Sahl. .La rimanente proprietà alla morte di Maslamah passò
ad ibn al-Astar al-Sadafi, ad ibn Wardàn, a Hammàdah b. Muhammad, e
a Musa b. 'Ali, che appaitenevano alla asabah (parentela) del defunto;
la parte loro fa presa in consegna da Yahya b. Sa'ìd al-Ansàri, quando
venne in Egitto e la vendette a ibn Wardàn e ad ibn Maskìn (pag. 143-144).
(10) Il Califfo Mu'àwiyah comperò anche il Dar 'Uqbah b. Amir, ce-
dendo ad 'Uqbah b. 'Amir lo spazio aperto che stava di fi-onte alla strada
che menava al Dar Malifùz b. Sulaymàn, ed era una delle khitat più
grandi dalla parte del fiume (bahr) (pag. 144).
(11) Altri affermano però che Maslamah b. Mukhallad la desse in feudo
ad 'Uqbah b. Amh-, il quale la lasciò alla propria figlia umm Kulthùm
bint 'Uqbah (pag. 144).
(12) La cessione in feudo fu fatta, si dice, da Maslamah a 'Uqbah b.
'Amir per ordine del Califfo Mu'àwiyah, in cambio della casa che gii tolse
(pag. 144).
(13) Il Dar abi Ràfi' passò da abù Ràfi' al suo mawla al-Sà'ib, dal
quale lo comperò Mu'àwiyah, dando ad al-Sà'ib in feudo lo spazio aperto
(fa dà) presso Hizàlùz (?) (pag. 144).
(14) al-Miqdàd b. al-Aswad si costruì una casa presso il Dar al-Raml,
e dall'altra parte aveva la casa di 'Uqbah b. 'Amir: di poi 'Uqbah si com-
però il Dar al-Miqdàd, lo demolì allo stesso tempo della propria dimora e
ricostruì tutto, erigendo il Dar al-Ramlah bint Mu'àwiyah. — Mu'àwiyah
gli scrisse allora che al-Ramlah non aveva bisogno della sua casa, e che
la cedesse per l'uso di tutti i Musulmani (pag. 144).
(16) Da al-Ramlah prese nome Dar al-Raml, perchè la gente cominciò
col dire Dar àl-Ramlah, e poi corrompendo il nome ne fece Dar al-Raml.
Altri dicono che il noirie venisse dal fatto che poi ivi si raccoglieva la
sabbia (rami) che serviva per la Zecca (Dar al-Darb) (pag. 145).
(16) Altri narrano che Mu'àwiyah nel divenire Califfo scrisse a 'Uqbah
b. 'Amir pregandolo di cedere la sua casa a Yazìd, a causa della sua vi-
cinanza alla moschea, ed offi-endo di dargli un sito anche migliore. Cosi
57tì.
r/t
o
o
co
<
<
Q
<
X
o
co
O
UJ
Q
O
z
cu
21. a. H.
§ iy-2.
fu fatto e Mu'àwiyah diede in feudo la casa nel Sùq Wardàn e gliela ^i. a. H.
costruì egli stesso: costruì pure la parte bassa del Dar al-Raml per Yazid.' zionetopogr^aficà
A questo cede altresì in feudo uno dei villaggi del Fayyùm, ma tale atto ^i ai-Fustat.]
destò molte critiche e discussioni, sicché Mu'àwiyah stimò opportuno di
restituu-e il villaggio al kharàg (*), e pose il Dar al-Raml ad uso dei Mu-
sulmani, facendone la dimora dei governatori.
Il piano superiore della casa fu edificato da al-Qàsim h. Ubaydallah
b. al-Habhàb (pag. 146).
Nota 1. — Divenne consuetudine molto comune cedere terreni demaniali in feudo i ossia, in realtà
in dono) a persone favorite, privandone l'erario pubblico. Ai tempi di Mu awiyah esisteva ancora una
opinione pubblica che poteva apertamente manifestarsi e imporre la sua volontà. Contro di essa tentò
lottare il Califfo 'TJthmàn e fu ucciso.
(17) Qays b. abì-l-'As al-Sahmi si costruì una casa presso il Dar ibn
Rumànah che si trovava tra essa e la moschea: una parte di essa fu inclusa
poi nella moschea, quando fu ingrandita da 'Abdallah b. Tàhir, e preci-
samente fu quella parte che divenne la corte ('arsali). — 'Amr b. al-'As
affidò a Qays b. abi-l-'As l'amministrazione della giustizia durante il suo
governo. Quest'ultima notizia è confermata da una tradizione di Sa'id b.
Ghufayr (da ibn Lahì'ah) (pag. 167).
(18) Presso Qays b. abi-l-'As al-Sahmi prese stanza 'Abdallah b. al-
Hàrith b. Grar [o Gaz-] al-Zubaydi, dalla parte dello Zuqàq al-Balàt, del Dar
ibn Rumànah e vicinanze. Questo fondo fu poi comperato da^'Abd al-'aziz b.
Marwàn; la parte fabbricata fu da lui poi donata ad ibn Rumànah quando
venne (a Misr), ed il resto appartenne ad al-Asbagh b. 'Abd al-'aziz (b.
Marwàn). — La casa di 'Abdallah b. al-Hàrith b. Gaz- al-Zubaydi confi-
nava con la moschea, a mezzodì (q i b 1 i) della porta di essa, dove ai tempi
di ibn 'Abd al-hakam erano le latrine (mirhad) del tesoi-o pubblico
(Ba3't al-màl). — ibn Rumànah era molto amico di 'Abd al-'aziz b.
Marwàn, e con lui era iscritto nel libro (? fi-1-kitàb). 'Abd al-'azìz donò
ad ibn Rumànah un suo anello, e quando 'Abd al-'azìz divenne governatore
d'Egitto, ibn Rumànah, che era assai povero, lasciò il Higàz e lo andò a
trovare. Allorché il governatore rivide l'amico e riconobbe l'anello, colmò
ibn Rumànah di favori, gli costruì la ca.sa ed a sue spese gli piantò un
giardino di palme in Hulwàn. Lo stesso 'Abd al-'azìz piantò un palmeto
per 'Umayr b. Mudrik in al-Grìzah, palmeto che ai tempi di ibn 'Abd al-
hakam era chiamato Grinàn 'Umayr, o i giardini di 'Umayr (pag. 147-148).
(19) Vicino ad 'Abdallah b. al-Hàrith prese stanza Thawbàn mawla
del Profeta, oppure secondo altri 'Aglàn mawla di Qays b. abi-l-'As; la
sua casa fu inclusa nella moschea da Salimah mawla di Salili b. Ali
(pag. 148-149).
.577. 73
e 1'
21. a. H.
21- a- H. ,-201 Presso ibn Rnmànah prese stanza 'Ubàdah b. al-Sàmit: questa
(EGITTO. -Descri i -xx -i i t • A ■
zionetopografica umiora consisteva ai due case: m una abito poi il muadzdzm Cmwgaw
di ai-Fustàt.; ( (.tùiìu : una di esse fu ooniperata da 'Abd al-'azìz b. Marwàn, l'altra ap-
partenni' poi ad. ibn Maskin (pàg. 149).
(21) Khàrigah b. Hudzàfali prese stanza a occidente della moschea,
dalla quale era sepal-ata da una strada. al-Rabì' b. Khàrigah b. Hudzàfah ri-
masto orfano fu allevato da Abd al-'aziz b. Marwàn, il quale, quando al-Rabi'
diventò maggiorenne, comperò da lui la casa del padre per 10,000 dinar,
ò la cedo ad al-Asbagh b. Abd al-'aziz. Per il possesso di questa casa
sorsero poi liti interminabili, che principiate sotto il califfato di 'Umar b.
'Abd al-'aziz. continuarono sotto Yazid b. Abd al-malik e liisàm b. 'Abd
al-malik (pag. 149).
(22) Secondo Su'ayb b. Layth e 'Abdallah I). Salili (da al-Laytli b.
Sa'd, da ^'azid b. abi Habìb), Khàrigah b. Hudzàfah fu il primo che si
costruisse in Kgitto una ghurfah (sala elevata? belvedere? cfr. Lane,
s. V. ) : quando il Califfo ' Umar b. al-Khattàb ne ebbe notizia, disapprovò
l'atto di Khàrigah b. Hudzàfah, accusandolo di mirare in tal modo a ve-
dere la nudità (awràt, segreti) dei suoi vicini, e ordinò di demolirla.
— Khàrigah tramandò in Egitto una tradizione del Profeta sui pregi della
preghiera, che non fii conservata da verun altro Compagno: ibn 'Abd al-
hakam ne aggiunge il testo (pag. 149-150).
(23) Tradizioni sulla morte di Khàrigah b. Hudzàfali (pag. 150-163).
— Cfr. 40. a. H.
(24) Altri dicono che non solo Khàrigah b. Hudzàfah, ma anche Murr
b. Adi b. Ka'b si costruì una ghurfah, dalla quale si poteva vedere nelle
case dei vicini, e che questi sporsero lagnanze al Califfo. 'Umar decise che
se un uomo di media statura, montato sopra una sedia poteva guardare
entro le case vicine, allora l' inconveniente doveva essere soppresso (pa-
gina 153).
(26) 'Abd al-rahmàn b. 'Udays al-Balawi fissò la sua dimora sul luogo
del Dar ai-Bay dà. Questo sito era una corte aperta (s a h n) tra la moschea
e la casa di 'Amr b. al-'As, ed ivi era una stazione (mawqif) per i ca-
valli, presso la porta della moschea. Così rimase fino ai tempi di Marwàn
b. al-Hakam. il quale, venuto in Egitto nel 65. a. H., vi si costruì una casa
nello spazio di due mesi, ti'ovando egli sconveniente che il Califfo non
avesse una casa propria, quando viveva in un paese. — ibn 'Udays era uno
dei Compagni del Profeta, che avevano giurato fedeltà sotto l'albero di al-
Hudaj^biyyah : egli lasciò una tradizione in Egitto. Ne segue il testo (pa-
gine 153-154).
.578.
21. a. H.
» li 1-2.
(26) 'Abdallah b. Udays al-Balawi, fratello del precedento 'Alxl al- 21. a. H.
lahmàn b. 'Udays, fissò la sua dimora presso la 'Aqabah (dove poi sorse) zionetopografica
il Dal- al-Ma'àfiri (pag. 154). di ai-Fustàt.]
(27) Il Dar ibn Grumah era anticamente uno stagno l)iikalii. in
cui si raccoglievano le acque. 'Amr b. al-'As, volendo avere vicino a
sé suo cugino Wahb b. 'Uma}^- al-Ciumahi, che aveva preso parte alla
conquista, fece colmare lo stagno e accomodarvi un'abitazione per il cu-
gino (pag. 154).
(28) Altri affermano però che (il donatario) fosse 'Umayr b. Wahb 1).
'Umayr, ed altri ancora dicono (il terreno) fosse un feudo concesso da (qa-
ti'ah min...) Mu'àwÌ3'ah b. abi Sufyàn. 'Umayr infatti venne in Egitto
mentre regnava Mu'awiyah e volle allora costruirvisi una casa. Egli scelse
come sito lo spazio aperto (fa d à) dove non abitava nessuno e dove si racco-
glievano le acque (presso la moschea). Ciò prova, dice ibn 'Abd al-hakam, che
intorno alla moschea era un tempo tutto spazio libero come .stazione rmavvqifi
per i cavalli dei Musulmani. — Cosi fece Amr b. al-'As per i banù Sahm,
i quali, essendo venuti a Misr dopo la conquista, furono stabiliti nel Dar
al-Silsilah, che egli edificò per loro a occidente della moschea (pag. 154).
(29) Secondo Yahya b. Bukayr (da al-Layth b. Sa'd), il predetto Wahb
b. Umayr fu coniandante del contingente egiziano nella razzia di Am-
mùriyah nel 23. a. H., mentre abu-1-A'war al-Sulami comandava la milizia
siria (pag. 154).
(30) abù-l-Huwayrith al-Sahmi prese stanza vicino al Dar bani Gfu-
mah [sic), e al sud (qibli) del Dar abi Zakariyyà si stabilì ibn al-Gahm
al-'Abdari (pag. 154).
(31) I Thaqif fissarono la loro stanza all'angolo (rukn) orientale della
moschea e fino agii al-Sarràgin (pag. 154-155).
(32) Il Dar abi 'Aràbah fu fondato da Habìb b. Aws al-Thaqafi, presso
il quale prese stanza Yùsuf b. al-Hakam ibn abi Aqil al-Thaqafi, insieme
con suo figlio al-Haggàg b. Yùsuf, quando Marwàn b. al-Hakam venne in
Egitto (nel 65. a. H.) (pag. 155).
(33) Ai Thaqif appartenne anche tutto quel tratto che arriva sino al
Dar abi Aràbah sulla via che mena al Dar Farg (pag. 155).
(34) [abii?] Zakariyyà b. al-Gahm al-'Abdari fissò la sua stanza sulla
via Zuqàq al-Qanàdìl, e la sua casa divenne poi il Dar al-'Abbàs al-Su-
rahbil, dzàt al-haniyyah (? munita di vòlte: nel ms. mancano i punti
diacritici) (pag. 155).
(35) 'Abd al-rahmàn e Rabì'ah figli di Surahbìl b. Hasanah fissarono
la loro stanza (là dove sorsero poi) gli altri Dar 'Abbàs b. Surahbil, ai lati
579.
fi 10-2. 2l ' ^* H.
21. a. H. ilei quali sorse poi anche il Dar Salimah b. 'Abd al-malik al-Tahàwi pa-
lEGITTO. - Descri- . ,(._s
. . .. ialina loo).
zione topografica » •'
di ai-Fustàt.) (36) abù DzaiT al-Ghitari prese stanza (là dove sorse poi) la Dxat al-
'Amad. di cui una parte s'apre sullo Zuqàq al-Qanàdil, e l'altra dalla parte
del Dar Barakah (al-Kàtib) (pag. 165).
(37) Da questo punto ritornando addietro verso il Sùq Barbar, dicesi
che quel tratto che arriva fino al Qasr ibu Grubayr era kh i 1 1 a h dei
Ghifar (pag. 155).
(38) Questo ibn ó-ubayr comandava ai Ghifàr, e, secondo i Copti, fu
l'ambasciatore di al-Muqawqis che ricondusse al Profeta Màryah, sua so-
rella e gli altri doni: essi sostengono quindi che ibn Grubayr sia stato un
Compagno del Profeta: ma in verità fanno confusione tra ibn Grubayr ed
alui Dzarr (pag. 165).
(39) Ruwayfi' b. Thàbit al-Ansàri, e Uqbah b. Karim al-Ansàri pre-
sero stanza insieme con Rabì'ah ed Abd al-rahmàn b. Surahbìl b. Ha-
sanah (pag. 166).
(40) lyàs b. 'Abdallah al-Qàri prese stanza a occidente della casa di
ibn Surahbìl b. Hasanah. Ruwayfi' b. Thàbit si delimitò un terreno dove
poi sorse la casa di ibn al-Sammah: Ruwayfi' morì in Barqah, mentre ne
era governatore. Egli governò Antàbulus nel 43. H. (pag. 166).
(41) abii Fàtimah al-Azdi si delimitò il terreno (dove poi sorse) il Dar
al-Dawri, e il dar in cui ai tempi di ibn 'Abd al-hakam vivevano gli
Ashàb al-Hamà-il (fabbricanti di cinture per spade), abù Fàtimah
trasmise in Egitto una tradizione del Profeta (pag. 166).
(42) La casa abitata da Amr b. Khàlid fu in principio la khittah
di un uomo dei banìi Tamim. Anche (il sito degli) Ashàb al-Sawìq
fu in origine la kh.ittah di un Tamimita che fa presente alla presa di
Makkah: il fondo fa poi comperato da 'Amr b. Suhayl (pag. 166).
(43) 'Abdallah b. Sa'd h. abi Sarh si delimitò una casa aderente al
Qasr al-Rùm, detta poi Dar al-Haniyyah (casa delle vòlte), e un'altra casa,
il Dar al-Mùz (Miìn?). Il grande castello detto Qasr al-Grinn, non fu da
lui fondato (allora), ma più tardi, durante il Califfato di Utlimàn, ne or-
dinò la costruzione, quando partì per la spedizione nel Gharb (pag. 166-157).
(44) 'Abdallah b. Sa'd trasmise in Egitto una tradizione del Profeta
(pag. 157).
(46) Ka'b b. Dabbah, detto anche Ka'b b. Yasàr b. Dabbah al-'Absi,
si fondò una casa dal lato (della moschea verso) lo Zuqàq al-Qanàdil, dove
confina con il Sùq Barbar, e fu chiamata Dar al-Nakhlah. Egli era figlio
di una sorella del (celebre) Khàlid b. Yasàr (sic; leggi: Sinàn) al-'Absi.
5»».
21 . E. H. § 192.
che si crede fosse un profeta durante la fatrah (cfi-. Introd., §§ 131, 21. a. H.
nota 1 ; 211, nota 1 ; 217) tra Gesù e Maometto. A Ka'b b. Dabbali (o Dannali) zìonetopogrl^fiM
fu offerto dal Califfo 'Umar la carica di qàdi in Egitto, ma egli la rifiutò. di ai-Fustat.]
Egli era stato giudice (hakam) ai tempi pagani (pag. 157-158).
(46) A Qays {sic) appartenne pure la casa poi conosciuta con il nome
di Dar al-Zabarùhi, e che ai tempi di ibn 'Abd al-hakam era proprietà
dei banù Wardàn (pag. 158).
(47) Lo Zuqàq al-Qanàdil fu chiamato un tempo Zuqàq al-Asràf, o la
via dei nobili, perchè 'Amr b. al-'As abitava dal lato di essa verso la
moschea, Ka'b b. Dabbah dall'altro, verso il Siiq Barbar, e nello spazio
intermedio era la dimora di 'lyad b. Khuraybah j(? nel testo mancano i
punti diacritici) al-Kalbi, donatagli da 'Abd al-'azìz b. Marwàn, poi la casa
di ibn Muda^'liqah al-Kalbi, quella di ibn Firàs al-Kinàni, quella di Nàfi'
b. 'Abd al-Qays al-Fihri, o di 'Uqbah b. Nàfi', quella di Muhammad b. 'Abd
al-rahmàn al-Kinàni, quella di abù Dzarr al-Ghifàri, quella di Rabi'ah e di
'Abd al-rahmàn b. Surahbil b. Hasanah, quella di Zakariyyà b. abì-1-Grahm al-
'Abdari, quella di lyàs b. Abdallah al-Qàri, e quella di ibn Hakim mawla
di 'Utbah b. abi Sufyàn, costruitagli dal suo patrono (pag. 158).
(48) ibn 'Abdah si fondò la sua dimora nel (quartiere degli) al-Sar-
ràgin, quella cioè dove ai tempi di ibn 'Abd al-hakam abitavano gli al-
'Aqqàbìn (?): appartenne un tempo ai banù Maskin (pag. 158).
(49) Il Dar Nasr apjDartenne a un qurasita, alla cui morte fu com-
perato da Abd al-'azìz b. Marwàn e donato ad al-Asbagh suo figlio (pa-
gine 158-159).
(50) Il Dar Salii nel (quartiere degli) al-Sarràgin e il Hamniàm Sahl,
appartennero un tempo ad 'Abdallah b. 'Amr b. al-'As che li comperò,
facendone poi dono alla propria figlia umm 'Abdallah bint 'Abdallah b.
'Amr al-'As: questa andò moglie di 'Abd al-*aziz b. Marwàn e gli partorì
Sahl e Suhayl. I due figli ereditarono la casa dalla madre (pag. 158-159).
(51) Il Qasr Mary ah fu una khittah di ibn Rifa'ah al-Fahmi, rega-
lata dal medesimo ad 'Abd al-'aziz b. Marwàn. Questi vi costruì una casa
per una sua concubina greca detta Màryah. — In cambio Abd al-'azìz
diede ad ibn Rifa'ah un luogo in al-Hamrà. Quando 'Isa b. Mazyad al-Gra-
lùdi entrò in Egitto con 'Abdallah b. Tallir, egli demolì la casa e vi costruì
una prigione, quella che sorge presso . . . (nel ms. mancano al nome i punti
diacritici)... presso il Manzil 'Amr b. Sawàd al-Sarlii (? Sargi) (pag. 159).
(52) Grahm b. al-Salt al-Muttalibi si prese una dimora presso (il quar-
tiere degli) Ashàb al-Zayt (o mercanti d'olio), di fronte al Hammàm
Bisr (pag. 159).
581. •
§ 192. ^i* 3.« 11*
21. a. H. (53j ibii Mulgam prese stanza nel (quartiere degli) Ashàb al-Za yt,
2 ione topografica "ella casa che aveva la facciata in pietra (pag. 159).
di ai-Fustàt.) (54) lyàs b. al-Bukayr b. Abd Yalil, e suo tiglio Tamim 1). lyàs si fis-
sarono nella casa presso il Dar ibn Abrahah, ossia quella che fu poi degli
Ashàb al-Awtàd. e che si estendeva tino al mercato (pag. 159-160).
(56) Mugàhid b. Habr mawla di bint Ghazwàu si prese una dimora
nella casa (nel quartiere) degli al-Nahhàsun, che poi appartenne a
Salili Sàhib al-Sùq (il Siiq Salili) (pag. ItìO).
(66) abu Samir b. Abrahah si fissò al lato del Dar Saythani al-Laythi
(pag. 160).
(67) ibn Wa'lah si stabilì vicino al precedente, ed egli e quanti erano
con lui si estesero fino al Suq al-Hammàm ed alle abitazioni clic furono
poi dei bauu Marwàn (pag. 160).
(58) Altri atfermano però che ibn Abrahah b. al-Sabàh ed i suoi non
presero dimora in al-Fustàt ma in al-Grizah, e che i fondi di cui vennero
in possesso in al-Fustàt erano dapprima della famiglia di ibn Wa'lah e
passarono poi come eredità alla tamigiia di ibn Abrahah, perchè erano
unite tra loro per via di matrimonio. — I figli di Abrahah furono quattro :
Kurayb il padre di Rasid, abu Samir, Ma'dikarib e Yaksiim (pag. 160).
(59) I quattro fratelli emigrarono e si convertirono (hàgara) ai tempi
del Califfo limar. Kurayb b. Abrahah era ancora un ragazzo quando Limar
tenne la sua (celebre) predica (khutbah) in al-Gàbiyah (cfi-. 17. a. H.,
§ 121), e poi divenne uno degli intimi di 'Abd al-aziz b. Marw^àn in Egitto
(pag. 160-161).
(60) Ka'b b. Adi al-'Ibàdi si prese una dimora nella al-Qaysàriyyah,
ed 'Abd al-'aziz b. Marwàn quando volle costruire (la Qaysàriyyah), gli
comperò il fondo, dando a lui ed ai suoi in cambio una dimora nel (quar-
tiere dei) banii Wà-il (pag. 161).
(61) Il Hammàm abì Hurrah fu in origine un fondo occupato per
jn-imo da un uomo dei Tanùkh, avo o padre di ibn 'Alqamah. 'Abd al-'aziz
b. Marwàn lo pregò di cederglielo, dandogli in cambio quei giardini di
palme in al-GrIzah, che furono poi conosciuti con il nome di Grinàn Ka'l)
(pag. 161).
(62) al-Zubayr b. al-'Awwàm si prese una dimora là dove più tardi
era il Sùq Wardàn: ivi fu conservata la scala, con la quale egli montò
per il primo sulle mura della fortezza (di Alyùnah: cfr. 20. a. H., § 70).
Colà abitò poi 'Abdallah b. al-Zubayr, quando venne in Egitto. Più tardi
'Abd al-malik confiscò (istafàha) il fondo, e solo Hisàm b. 'Abd al-malik
lo restituì (alla famiglia). Yazid b. al-Walid tornò a confiscarla. Ai tempi
582.
21. a. H.
§ 192.
•1<4 Califfo abù Gra'far (al-Mansùi-), HisAm b. 'Urwah che era intimo del
Califfo, ne chiese ed ottenne la restituzione (pag. 161-162).
(63) abù Basrah al-Grhifari prese stanza presso la dimora di al-Zubayr
b. al-'Awwam (pag. 162).
(64) abù Basrah al-Ghifàri tra.smise in Egitto varie tradizioni (pa-
gine 162-163).
(65) Amr b. al-'As lasciò il Qasr (di Alyùnahj come era, e non lo
divise: ne fece un vvaqf (pag. 162).
Nota 1. — Nel testo l'ordiue della descrizione topografica non è chiaro, e non è possibile ren-
dersi conto di tutte le notizie. A questo punto però ibn 'Abd al-hakam sembra aver finito la descri-
zione dei luoghi nelle vicinanze immediate della moschea di 'Amr, e passa alla descrizione assai più sol-
lecita e superficiale del resto della città di al-Fustàt, tralasciando i piccoli fatti personali e dando di
preferenza notizie sulle stanze delle tribìi. Le notizie semltrano, in alcuni punti, messe l'una appresso
all'altra senza ordine interno.
(66) I banù Aslam si presero una dimora presso quella di abù Dzarr
al-Ghifaii. ed in questo tondo sorse poi il Dar al-Sabàh e corse la via sulla
quale trovavasi il Dar ibn Balàdah. A loro appartenne pure il tratto tra
il Qasr ibn Gabr ed (il quai'tiere degli) al-Haggàmùn nel Sùq Barbar
(pag. 163).
Nota 1. — Foi-se (juesti Aslam tacevano parte di quelle schiere che 'Umar mandò in soccorso di
'Ainr b. al-'As prima della vittoria di Heliopolis. Lo stesso dicasi dei seguenti: i Khuzà'ah. i Layth, i
Bali, ecc. (cfr. '20. a. H., §§ 199, 202).
(67) I Khuzà'ah ebbero due case, il Dar ibn Nìrak (?), che appartenne
a un certo al-Hàrith b. Fulàn b. Fulàn b. al-HàritJa al-Khuzà'i, e l'altro
dar che confinava con (la dimora degli) al-qudàh (i giudici) (pag. 163).
(68j I banù-1-Layth che erano con Amr b. al-'As, ossia gli Al Amr
b. Saytham, presero stanza presso gli Ashàb al-Qaràtis (pag. 163).
(69) Appresso a loro si fissò Busr b. abì Ai-tàh (pag. 163).
(70) I banù Mu'àdz b. Mvidlig si presero due dimore, l'una nello Zuqàq
'Abd al-malik b. Maslamah, (che poi appartenne) al giureconsulto al-Ashab
al-Faqih, e l'altra nella 'Aqabah Sùq Barbar, nella strada in cui sorse poi
il Dar Mus'ab al-Zuhri (pag. 163).
(71) 'LTtbah b. Rabi'ah possedè una diecina di case riunite insieme,
ed una moschea sor.se al principio del declivio ('aqabah) presso il Dar
ibn Sàmit (pag. 163).
(72) I Bali presero stanza appresso ai Khàrigah b. iludzàfah, ed il
loro fondo si estendeva dal Dar 'Amr b. Yazid fino al Dar Maslamah e al
Dar Wiidih, tanto da oltrepassare il Dar Mugàhid b. Gabr, fino al Darb
al-Zagàg, e da toccare il (quartiere degli) Ashàb al-Zayt: toccavano
poi anche la qiblah (punto più meridionale) del Sùq Wardàn fino a rag-
,uiungere la moschea Masgid al-Qurun. Poi lambivano la strada fino al
21. a. H.
[EGITTO. - Descri-
zione topografica
di al-Fustàt.1
.583.
21. a. H. Masgid baui Awt dei Bali. I Bali avevano posto a man dritta dello sten-
'z'ioIJt^pogr^afìca ^liii^^o di 'Anir b. al-'As, perchè la madre di al-'As b. AVàil era della loro
di ai-Fustàt.| tribù. I Bali costituivano la terza parte dei Qudà'ah, e prima erano im-
migrati in Siria, ma avendovi essi creato qualche disordine, il Califfo 'Umar
li mandò in Egitto, ove si moltiplicarono assai (pag. 1 68- 164).
Cfr. Guest, JRAS., 1907, pag. 70; Maqrizi Khitat, I, 298.
(73) I banu Bahr, un ramu dei Lakhm [Azd], si stabilirono presso i
Bali, e il loro fondo si estendeva sino al fiume (bahr) (pag. 164).
(74) Appresso ai Bahr si stabilirono gli al-Hamrà (pag. 164).
(76) Con questi confinava un gruppo dei banù Salàmàn, che si sten-
devano sino al fiume (pag- 164).
(76) Poi venivano gruppi dei banu Fahm, e Kinanàh Fahm (sic), e di
nuovo gli al-Hamrà fino al ponte al-Qantarah (pag. 164).
(77) Quando 'Amr b. al-'As invase l'Egitto, aveva con sé un gruppo for-
mato da membri di varie tribù (afnà a 1-qabà- il), e siccome ninna tribù
vi era rappresentata da un numero sufficiente d'uomini tanto da avere un
proprio stendardo, e ninno voleva mettersi sotto lo stendardo di un'altra
tribù, 'Amr b. al-'As diede a loro uno stendardo speciale. Questo stendardo
fu chiamato al-Ràyah, o lo stendardo per eccellenza, e intorno ad esso si
aggrupparono tutti i membri di tribù diverse non abbastanza numerosi da
costituire un corpo separato (pag. 164-165).
Cfr. poc'anzi § 191, e più avanti § 193.
' (78) Poi venivano i banù-1-Hagar [Azd], la moschea Masgid al-'Aytham
fino allo Zuqàq al-Sahmi, quindi i (banù) Raqà, i (banù) Bawàdah, che con-
finavano con i Hudzayl ed i Fahm. Più tardi i Hudzayl ebbero in feudo
il tratto che li separava dai Salàmàn, sicché arrivarono fino al Suwayqah
'Adwàn sullo Zuqàq al-Makki. Poi venivano i Sabrah (pag. 165).
(79) Il Masgid al-Aytham fu costruito da al-Hakam b. abì Baki- b.
'Abd al-'aziz sopra una parte della stalla (istabl) degli Azd, dai quali
al-Hakam comperò il terreno. Nella moschea fu depositata una copia del
Qur-àn detta Mushaf Asma, il lettore della quale riceveva uno stipendio
di tre dìnàr al mese. Tale viso fu mantenuto anche dal Califfo abù-1-
'Abbàs(?), che fece pagare i tre dìnàr dal tesoro pubblico.
(80) L'origine di questa copia é narrata nel seguente modo da Yah3a
b. Bukayr e da altri. al-Haggàg b. Yùsuf fece preparare vin certo numero
di esemplari (corretti) del Qur-àn e ne mandò uno in ogni provincia. 'Abd
al-'azìz b. Marwàn fu offeso da questo atto, ed a sua volta fece preparare
in Misr una copia, che egli si vantò non contenesse un solo errore di
lettera, promettendo trenta dìnàr a chi avesse scoperto un errore. Un
584.
21. a. H.
§ 192.
uomo però degli al-Hamrà riuscì a scoprire una parola, in cui era stato
invertito l'ordine di due lettere, e 'Abd al-'aziz, pagata la promessa ricom-
pensa, fece correggere l'errore. Alla morte di Abd al-'aziz la copia passò
nelle mani di suo figlio abù Bakr b. Abd al-'aziz, che la comperò dall'ere-
dità per 1000 dinar, ed alla sua morte fu comperata da sua figlia Asma
bint abi Bakr b. 'Abd al-'aziz per 700 dìnàr. Essa fu quella trascritta
in appresso dai copisti e prese il nome della sua ultima proprietaria Asma.
Morta Asma, la comperò al-Hakam b. abì Bakr (b. 'Abd al-'azìz), e la
depose nella moschea (da lui costruita, Masgid al-'Aytham), fissando un
compenso di tre dìnàr per colui che (quotidianamente) l'avesse letta (ad
alta voce) (pag. 165-166).
(81) al-Hakam b. abì Bakr costruì anche la moschea detta poi Qubbah
Sùq Wardàn (pag. 166).
(82) I banu 'Adwàn si estendevano fino al mercato, al-Sùq, dove toc-
cavano i banù Salàmàn. Il Dar ibn abì-1-Kuniid toccava alla Suwayqah
'Adwàn (pag. 166).
(83) Poi venivano (di nuovo) i banù Salàmàn che lambivano il fiume
e giungevano sino ai Ginàn Hawi (?): quindi trovavansi i Fahm Kinànah,
che si estendevano dallo Zuqàq ibn Rifa'ah sino al fiume, e toccavano ai
Salàmàn nei Grinàn Hawi, dove giungevano pure i banù Yaskur dei Laklim.
I Grinàn Hawi e le falde del colle Gabal al-Farìn (? nel ms. mancano i
punti diacritici) appartenevano ai banù Yaskur b. Gadìlah dei Lakhm
(pag.- 166).
(84) Seguiva il fondo di 'Ali b. Rabàh al-Lakhmi in al-Hamrà, presso
i Grinàn Hawi, a mano sinistra di chi si dirige verso il ponte al-Qantarah
(pag. 166).
(85) I Mahrah occuparono la parte anteriore del Dar al-Khayl e quella
circostante sulle ultime pendici del Grabal Yaskur, dalla parte del fossato
a oriente del campo fino ai ó-inàn ibn Maskìn. La moschea dei Mahrah
era costì e conteneva una bassura di pietre nere (sud), finché Tarìf al-
Khàdim l'mcluse nel Dar al-Khayl, quando lo costruì (pag. 166) (Maqrizi
Khitat, I, pag. 297, lin. 13-17; Maqrizi Eg., HI, 144; Guest,
JRAS., 1907, pag. 65, 74; Duqmàq, IV, 33, 80, 82).
(86) Il (jrabal banù Maskìn fii in principio un fondo di al-Garràh al-
Mahri, e quando egli morì senza discendenti, Surayh b. Maymùn al-Mahri
ereditò il terreno e sposò la vedova (pag. 166).
(87) Il quartiere dei Mahrah si stendeva fino a quello dei Ghàfiq a
oriente, ed aiTÌvava fino ad al-Sùf, ed (al quartiere dei?) Ghab.sà (? nel
ms. abbiamo Ghaysà) a occidente (pag. 167).
21. a. H.
(EGITTO. -Descri-
zione topografica
di al-Fustàt.{
585.
74
S 1!'-'
21. a. H.
21- a. H. (88) l\>i veniva lil quartiere dei) Lakhm, delimitato dai 'rhaqil al siul
ziono topografica 4Ì''li) dalla parte degli al-Sarràgùn: la casa che fu poi il Dar 'Ayyàs b.
di ai-Fustàt.i 'l'qbah apparteneva ai Laldim, e cosi pure il Dar al-ZalAbiyah: il quartiere
lakhniita si estendeva sino alla Aqabah Mahrah, ed allo Zuqàq abi Hakini.
Con loro abitavano alcuni dei bauù Cxudzàm. Il quartiere scendeva poi sino
allo Zuqàq Wardàn mawla ibn abi Sarh, od al Masgid Abdallah. An-
dando verso la moschea congregazionale dal Masgid 'Abdallah alle case
dei Wardàniyyùu, a mano dritta era dei Lakhm, a sinistra dei Ghàtiii. 11
terreno lakhmita giungeva hno ai Dar Matar nel Sùq Barbar, perchè gli
Azd erano di fronte a loro nei Dar abi Maryam (pag. 167) (Maqrìzi
Khitat, 1, 297, lin. 19-26; Maqrìzi Kg., Ili, 145; Guest, ./RAS.,
1907. pag. 70-71; Duqmàq, IV, 22).
(89) Segue una descrizione topografica del quartiere degli Azd simile
alla precedente (pag. 168-169).
i90) Nelle pagine seguenti del testo troviamo indicazioni anche più
minute sui luoghi occupati da altre tribù; ma privi, come siamo, di una
pianta dell'antica città di al-Fustàt ai tempi di ibn 'Abd al-hakam, dai soli
nomi di case e di strade e di piccole moschee, non ci è possibile compren-
dere il vero significato della descrizione topografica : non possiamo infatti
stabilire in verun modo nemmeno il sito approssimativo dei nomi dati. Rias-
sumeremo perciò molto brevemente le restanti indicazioni topografiche.
(91) Appresso agli Azd venivano i Sagà'ah nella Saqifah al-Grhazl, i
Fahm presso il Kuttàb (= scuola) Ismà'ìl, ed i banù Sabànah (Azd) presso
il Dar Hawi: a questi ultimi appartenevano la moschea con il minareto
verso la Saqifah Tarki, e quella nelle vicinanze di al-Sùsa. Partendo da
lì per il Darb Hawi al-Bahri si arrivava ti'a i Hudzayl a man dritta ed
i f banù) Hadanah (Azd) a sinistra, e andando olti-e si trovavano i Yaskur
dei Lakhm fpag. 169j.
(92) I Ghàfiq erano tra i Mahrah e i Lakhm, si estendevano dal
Darb al-Sarràgìu fino ai Dar banì Wardàn, includevano il Masgid Fahm
al-Hamràt (sic), e toccavano il Masgid (bani) Hadràu [i Hadràn erano un
ramo dei Ghàfiq], il Masgid Ahdab, il Masgid al-Zamàm dove poi fu sepolto
Muhammad b. abi Bakr al-Siddiq, il bagno Hammàm Sahl usato soltanto
dalle donne, il Masgid abi Musa al-Ghàfiqi, ecc. (pag. 109-171). La descri-
zione del quartiere dei Ghàfiq è assai lunga perchè erano molto numerosi
fcfi-. 169, lin. 8) (Maqrìzi Khitat, I, pag. 298, lin. 6-7; Maqrìzi
Eg., III, 147; Guest, JRAS., 1907, pag. 72-73; Duqmàq, IV, 51).
(93) Al sud (qibli) dei Mahrah erano i Sadif, che confinavano poi
con i Hadramawt. Il capo f arìf) dei Sadif era 'Imràn b. Rabì'ah al-
586.
21. a. H.
11)2.
Sadafi (pag. 171) (Maqiizi Khitat. I, 298. liii. 7-8: Maqrizi Eg.. 21. a. H.
Ili, 148 e nota 1; Guest, JRAS., 1907, pag. 72). '^z'^òne^opog'afica
(94) I Hadramawt, vicini dei precedenti, occuparono il terreno ai di ai-Fustat.]
tempi di 'Uthmàn b. Affàn: alcuni però come 'Abdallah h. Kulayb, Màlik
b. al-Agda', Malàmis b. Hudzayfali b. Sari', al-A'yan b. Namir b. Sari',
ed abù-l-'Aliyvah al-Haddàni loro mawla, vennero in Egitto con 'Arar
b. al-'ls.
La maggioranza (màddah) venne regnante 'Uthmàn, e si stabilì a
oriente dei Salham e dei Sadif (pag. 171-174) (Duqmàq, IV, 51; Guest,
JRAS., 1907, pag. 73).
(96) I Tugib confinavano con i Mahrah e i Sadif al nord, con i Salham
a oriente, con i Wa'làn (Muràd) ed i Khawlàn al sud (pag. 174) (Ma-
qrizi Khitat, I, 297, lin. 17-19; Maqrizi Eg.. Ili, 145; Guest,
JRAS., 1907, pag. 66).
(96) I Khawlàn confinavano con i banù Wà-il, gli al-Fàrisiyyun, [— i Per-
siani di Bàdzàn resisi musulmani in Siria], i Tugib, i Ru'ajai ed i Ghutayf
fpag. 174-176) (Guest, JRAS., 1907, pag. 65; Duqmàq, IV, 24). In
questa khittah era pure quella degli al-Gu'àliyyin (Duqmàq, IV, 26. 36;
Guest, JRAS., 1907, pag. 65). Cfr. § 196.
(97) I Madzhig erano tra i Khawlàn ed i Tugib (pag. 176) (Maqrizi
Khitat, I. 298, lin. 11-12: Guest, JRAS., 1907, pag. 72: Duqmàq,
IV, 4).
(98) I Wa'làn toccavano il castello, al-Qasr (pag. 176) (Maqrizi
Khitat, I, 298, lin. 12-15; Guest, JRAS., 1907, pag. 65).
(99) I Ghutayf b. Muràd si estendevano fino a toccare i Yàfi' ed i
Ru'ayn (pag. 175) (Maqrizi Khitat, I, pag. 298, lin. 12).
(100) I Himyar al sud (qibli) dei Khawlàn (pag. 175).
(101) I Yàfi' ed i Ru'ayn a oriente dei Khawlàn (pag. 175-176) (Ma-
qrizi Khitat, I, 298, lin. 16-17).
(102) Gli al-Ma'àfir, ossia gli al-As'ar ed i Sakàsik, erano ad oriente
degli al-Kalà' : un tempo stavano presso il fiume, ma tale era ivi il tor-
mento delle zanzare (ba'iid) che ottennero il permesso da 'Arar b. al-'As
di muoversi in un altro sito (pag. 176-177) (Maqrizi Khitat, I, 298,
lin. 17-19; Guest, JRAS., 1907, pag. 71).
(103) I banù Wà'il erano più a mezzogiorno ed arrivavano fino ai
(banii) Ràsidah dei Lakhm dalla parte di al-Istabl, e fra loro e i Yahsub
che stavano sul colle v'erano gli al-Fàrisiyyiìn, ma questi contavano poche
persone (pag. 177-178) (Maqrizi Khitat, I, 298, lin. 20-21; Guest,
JRAS., 1907, pag. 65-66).
587.
§§ i9>, 193. 21. a. H.
21. a. H. (104) Dietro ai Wà-il v'era un altro gruppo di Lakhm, che occupava
' zionetopog'a^fk'a '1" terreno fino alle rive del Nilo; essi vennero poi in conflitto con i Yahsub
di ai-Fustàt.| sul colle (pag. 178).
(106) Nel prendere questi terreni in al-Fustàt, le tribù laaciaiouo
.sempre vasti campi aperti tra un terreno e l'altro: ma quando vennero
gli altri rinforzi ai tempi di 'Ut^màn b. 'Aifàn, ed anche pii'i tardi, i
nuovi venuti si unirono ai consanguinei già immigrati nel paese e ci'eb-
bero talmente in numero, che gli spazi aperti tra ogni terreno furono
tutti occupati e ricoperti di costruzioni (pag. 178) ('Abd al-hakam,
136-170).
§ 193. — (Khittah Ahi al-Ràyah). La Ahi al-Ràyah era costituita da
un aggruppamento di Qurays, al-Ansàr, Khuzà'ah, Aslam, Gbilar, Muzajnah
Asga', Guhaynah, Thaqif, Daws, Abs b. Baghid, una turba (hars) dei band
Kinanali, Layt_h b. Bakr ed a questi appartennero anche gli al-'Utaqà,
ossia i liberti. Ma questi ultimi avevano una dimora diversa da quella
della Ahi al-Ràj^ah. La Ahi al-Ràyah si prese questo nome, e la khittah
pure ebbe da loro tale denominazione, perchè i componenti dell'aggruppa-
mento provenivano da tante frazioni di tribìi (batn), nessuna delle quali
però era tanto numerosa da poter figurare da sola nel dìwàn. D'altra
parte ogni frazione non voleva esser convocata sotto il nome di una tribù
(q ab il ah) che non era la sua, ed allora 'Amr b. al-'As diede loro uno
stendardo, senza assegnarlo in particolare a veruna tribù, e disse ai con-
venuti che il loro luogo di convegno (m a w q i f ) era sotto quello stendardo.
Detto stendardo ebbe funzione di riunire in un solo gruppo tanti ele-
menti diversi e porli riuniti in un solo registro del d i w a n . Tale aggrup-
pamento risaliva ai tempi del Profeta, ad una occasione in cui Maometto
affidò il comando militare d'una spedizione ad 'Amr b. al-'As. La khittah
della Ahi al-Ràyah abbracciava la moschea congregazionale da tutte le
parti: cominciando dal luogo di combattimento (al-masàff), dove i com-
ponenti del gruppo si trovavano nel momento in cui assediavano la for-
tezza, ossia dinanzi alla porta del castello detta. Bàb al-Sam'. arrivavano
con la loro khittah sino al Hammàm al-Fàr e si estendevano ad occi-
dente sino al fiume Nilo. Quando (la khittah?) giungeva agli al-Nahhàsin.
ambedue i lati (della strada) erano della Ahi al-Ràyah sino al Bàb al-
Masgid al-Gràmi', chiamata Bàb al-WaiTàqìn. Poi risaliva fino al-Hammàm
Samiil. In questa khittah era contenuto il Zuqàq al-Qanàdìl sino alla
Turbah 'Affàn, al Sùq al-Hammàm e sino alla porta della fortezza, con
la quale abbiamo incominciato la nostra descrizione (M a q r i z i Kh i t a t ,
I, pag. 297, Un. 4-13); cfr.-poc'anzi § 191, e 192 n. 77.
688.
21. a. H. §§ 193-195.
Cfr. G-uest. JRAS., 1907, pag. 64-65; Maqrizi Eg., Ili, 143-144; 21. a. h.
Duqmàq. IV. 17. 105. 106; Suyùti Husn, I, 65. 77: JRAS., 1903, '^°oIJ°pogr\'fica
pag. 803. di al-Fustàt.]
§ 194. — (Khittah al-Lafìf). Prese questo nome per il fatto che si uni-
rono insieme (iltifàf) gli uni con gli altri. Quando ebbe espugnata Ales-
sandria, 'Amr b. al-'5.s fu informato che le navi dei Greci si avviavano
verso Alessandria per combattere i Musulmani : egli spedì allora 'Amr b.
Gamàlah al-Azdi al-Hagari a diffondere la notizia: accorsero in fretta le
tribù che furono poi chiamate al-Lafif, si unirono per andare a raggiun-
gere 'Amr b. Gamalah, e chiesero ad 'Amr b. al-'As il permesso di met-
tersi sotto gli ordini dell' Azdita. Amr b. al-'As diede il permesso, ed erano
Tina turba molto numerosa. 'Amr b. Gamàlah fu molto contento di questo
e ringraziò i convenuti, tessendo anche il loro elogio, e dacché nel discorso
che egli rivolse ad essi fece cenno con la menzione di un versetto Cora-
nico (XVII, 106) al fatto della loro fusione (lafìf*°), presero questa espres-
sione come denominazione del loro aggruppamento. Essi allora chiesero
ad 'Ami- b. al-'As che li isolasse nell'appello (yafrid lahum da' w ah,
cioè assegnasse loro un posto di convocazione speciale, ossia costituisse
un ruolo separato di essi per la distribuzione della paga): a che i loro com-
pagni di tribù (non associati nell'aggruppamento) si opposero. Richiesero
ad 'Amr clie concedesse a loro almeno di poter rimanere riuniti come di-
mora in un luogo separato dagli altri, là dove già si trovavano, ed a ciò
egli acconsentì. Così avvenne che questi uomini fossero stanziati tutti in
un luogo solo, ma divisi tra loro nei riguardi del d i w a n (ossia figuravano
per le paghe nei ruoli delle varie tribù, alle quali appartenevano). Quando
veniva chiamata ogni frazione, batn, (per il pagamento del soldo), ognuno
andava ad unirsi ai suoi consanguinei. L'aggruppamento era composto di
Arabi degli al-Azd di al-Hagr, dei Ghassàn, dei Sagà'ah, membri sparsi dei
Gudzàm, dei Lakhm, degli al-Zuhàf, dei Tanùkh (Qudà'ah). La khittah
aveva principio presso quella della Ahi al-Ràyah e risalendo verso il nord
arrivava al Naqqàsi al-Balàt : in essa erano contenute le case dal Dar ibn
'Asràt sino alle vicinanze circa di Sùq Wardàn (Maqrizi Khitat, I,
pag. 297, lin. 26-36; Maqrizi Eg., III, 146).
Cfi'. Guest. JRAS., 1907, pag. 70.
§ 195. — (Khittah Ahi al-Zàhir). Questo quartiere (manzil) « esterno »
prese il nome di al-Zàhir. perchè le tribù che vi si stabilirono erano prima
in Alessandria, e poi si trasportarono in al-Fustàt dopo che 'Amr b. al-'As
era migrato nella nuova città, e dopo che le tribù si erano delimitate in
' H.-a i loro terreni. Esse vennero allora a protestare presso 'Amr b. al-'Ae;
589.
59 1H6-197. 21. a. H.
21. a. H. j. Mu'àwiyah b. Khudayg. preposto alla si.stoniazionc delle Idiit^t, li in-
2 Ione topografica ^ '*<^ ^ preiidorsi UH teiTono alla periferia (al-zahir) delle Idiitat già
di ai-Fustàt.i sistemato. Le tribù (a 1 -qabà- il) che occuparono questa khittali erano
gli al-'Utaqà, ossia nna riunione di tribù che ai tempi del Profeta ave-
vano tatto il ineatiere di biiganti. ed erano stati ridotti alla schiavitù:
Maometto ridiede loro la libertt) e perciò furono complessivamente chia-
mati al-Ttaqa, ossia liberti. Il loro diwàn era con quello della Ahi al-
Hàyah. o la loro khittah alla periferia ed eia di media grandezza. Kra
composta di var! elenrenti degli al-Azd e P^ahm. La khittah aveva prin-
cipio a oriente della khittah dei Lakhm ed arrivava sino ad al-'Askai-.
In essa era la Suwayqah al-'Iràqiyyin, così detta" perchè, quando Mu'àwiyah
b. alti Sufyan diede il governo di al-Basrah a Ziyàd, questi maudò in esilio
in Egitto un certo numero di al-Azd, nel 53. H., mentre 1" Egitto ora go-
vernato da Maslamah b. Mukhaliad : i nuovi venuti si stabilirono in quel
luogo ed erano circa centotrenta persone. Da ciò il uonie Suwayqah al-
'Iràqiyyìn a quel sito del quartiere suburbano (Maqrìzi Khitat. 1,
pag. 297, lin. 36; 298, lin. 6; 346: Maqrizi Eg.. TU, 146-147).
Cfr. Guest, JRAS., 1907, pag. 73.
§ 196. — (Khittah al-Fàrisiyyìn). Gli al-Fàrisiyyun erano i superstiti
delle schiere di Bàdzàn, il luogotenente del Kisra nel Yaman prima del-
l'Isiàm (cfi-. 10. a. H., § 82, nota 2: 11. a. H., §§ 186, 187, ecc.). Si converti-
rono in Siria e. desiderando fare la guerra santa, partirono ccn Amr b.
al-'As nella spedizione d'Egitto. Essi si stabilirono ai piedi del monte Grabal
Bàb al-Biin (Babilonia), che sorge a oriente dietro la Khittah Grami' ibn
Tùlùn, e la terra loro è detta al-Ard al-Saft-a e fa parte dell'al-'Askar (Ma-
qrizi Khitat. I, pag. 298, lin. 8-11; Maqrìzi Eg., Ili, 148).
Cfr. Guest, JRAS., 1907, pag. 66; Duqmàq, IV, 4, 126; e § 192, n. 97.
§ 197. — (Khitat delle tre al-Hamràwàt). (al-Kindi). Gli al-Hamrà
erano di tre specie : i banù Yannah, i Eùbil e gli al-Azraq. Essi erano di
quelli venuti con 'Amr b. al-'As dalla Siria in Egitto ed ei-ano non arabi
nativi della Siria, 'Agam al-Sàm (^), e precisamente quelli che avevano mo-
strato propensione per l' Islam prima della battaglia del Yarmùk : v'erano
militi (greci?) di Qaysàriyyah ed altri. Secondo al-Qudà'i, il quartiere prese
il nome di Hamrà perchè in esso stabilironsi gli al-Rùm. Esse erano le
khitat dei Bali b. Amr b. al-Hàf b. Qudà'ah, dei Fahm, degli 'Adwàn,
d'una frazione di al-Azd ossia i Thuràd, dei banu Bahr, banù Salàmàn,
Yaskur, Hudzayl, banù Yannah, e banii-l-Azraq ossia un gruppo di Greci
(al-Rùm), e dei banù Rùbìl, ossia un gruppo di Ebrei convertiti... I Greci
dei banù Nabah erano un centinaio e presero parte alla conquista. I banù-1-
.5!KJ.
21. a. H.
§§ 197-199.
Azraq, pui- essi Greci, erano quattrocento uomini, che fecero pure tutta la
campagna di conquista. I banù Rùbil, Ebrei convertiti, erano un migliaio,
tutti presenti alla campagna di conquista ... Le tre Khitat dalli al-Hamrà
erano distinte con l'indicazione di più vicina (al-dunya), media (al-
wusta), e più lontana (a 1-qus wa) . . . (Maqrizi Khitat, I. pag. 298,
lin. 24-35; Maqrizi Eg., Ili, 151-153, dove sono anche riportati due
passi di abù Salili (pag. 101-102, 108-110) sui Hamrà, a complemento
delle notizie di al-Maqrizi).
Cfi-. Guest, JRAS., 1907. pag. 67-68.
Nei testi noi abbiamo « banù Nabah », o « banù Yanad » : bisoirna
correggere in banù Yannah secondo Qàmùs, IV, 274; Guest, JEAò'.,
1907. pag. 69. nota 1.
Nota 1. — Il Lammeiis mi osserva che nei documenti più antichi la Siria viene chiamata Ard
Hl-Rfim o terra dei Rfim, e che perciò può esservi confusione, nelle memorie più antiche, tra i Siri
(chiamati Riìm, perchè sudditi di Bisanzio^ ed i Greci (i veri al-Rnm). Gli ausiliari di 'Amr 1>. al-'Às
non potevano esser Greci, naturalmente, ma Siri.
§ 198. — (abù Sàlihj. I luoghi conosciuti per il nome di coloro tra
gli Arabi che li occuparono per la prima volta, durante la conquista del-
l'Egitto nel Muharram del 20 H., sono quelli denominati da (1) Mahiah
b. Haydàn b. 'Umar b. al-Hàf b. Qudà'ah, (2) Tugib, (3) Lakhm e Gudzàm
figli di 'Adi b. Murrali, (4) Ràsidah b. Gazilah b. Lakhm, (5) banù-1-Ma'àtìr
b. Ya'far, (6) banù Wàùl . . . (dev'esservi una lacuna)..., (7) Hubayb b.
Mughaffal Sàhib Wàdi Hubayb, (8) al-Qaràfah, (9) banù Hagas (?) b. Yùsut
Ij Wà-il, (10) al-malik abù-1-Khayr b. Saràhil, (11) Wardàn al-Rùmi com-
pagno di 'Amr b. al-'As, (12) Sagà'ah !>. Mandaghàn b. Màlik b. Ka'b b.
al-Hàrith b. Ka'b, (13j Sùq Barbar ebbe questo nome da Barbar ibn abi
Habìb, (14j Darb al-Khudaygi b. Hagr amir di Misr durante il califfato
di 'Abdallah b. al-Zubayr in Makkah e di Marwàu in Siria (ossia tra il
64. ed il 65. H.j (abù Salili, pag. 29).
Questo passo di abù Sàlih sembra assai corrotto e manchevole, perchè
il testo non ha senso ed i nomi si susseguono in modo insolito senza la
solita congiunzione wa: parrebbe quasi che nel manoscritto originale i nomi
fossero scritti in colonna, l'uno sotto l'altro, in attesa di aggiunte, che di
poi non furono mai fatte.
§ 199. — (Le chiese). ('Abd al-rahmàn, da Humayd b. Hisàm al-
Himyari). Ogni moschea di al-Fustàt d'Egitto, in cui sono colonne di
marmo, non è di mio disegno (? laysa bi khatti [67cJ).
La prima chiesa edificata in al-Fustàt, come racconta 'Abd al-rahmàn
(da Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahi'ah, da alcuni saykh di
Egitto) fn la chiesa clic è dietio il ponte,- al tempo di Maslamah b. Mii-
21. a. H.
[EGITTO. -Descri-
zione topografica
di al-Fustàt. I
591.
§§ iiKi-201. 21. a. H.
21. a. H. khallad. L'esercito non voleva questo da Maslamah, e gli dissero di im-
zionetopoKra'f'ica P^'dire loro la costruzione di chiese. Ma per poco non successe tra lui e i
di ai-Fustàt.] soldati qualche cosa di serio. E quel giorno Maslamah citò loro: «Esse
«non sono nei vostri quartieri: ma escono nella loro terra »(?). E quelli
tacquero allora ("Abd al-hakam, 182, Un. 11-183, lin. 1) fM.j.
§ 200. — (Feudi di al-Fustàt). ('Abd al-rahmàu). Quando i Mu-
sulmani delimitarono al-Fustàt, lasciarono tra loro e il fiume Nilo e il castello
(hisn) una pianura (fa dà) per tenervi le bestie e domarle, e cosi dura-
rono Io cose fino a che fu wali Mu'àwiyah b. abi Sufyàn, il quale comprò
dal proprietario la khittah che aveva occupata Maslamah b. Mukhallad,
cui die in feudo il suo dar, che si trova nel sùq Wardàn. Poi comprò
la khittah di 'Uqbah b. 'Amir, e gli diede infeudo il dar che si trova
in al-Fustàt presso quelli dalla paglia (Ashàb al -liba) ed ora è in mano
di Farag. Quindi comprò il dar di ibn Ràfi', che poi passò ad al-Sà'ib, suo
• ma w la (di b. Ràfi"), e diede in feudo ad al-Sà-ib il dar che si trova
presso Hayyiz al-wazz (il posto dell'oca?). Di poi costruì Abd al-'aziz il
dar che serviva per gli ospiti di 'Abd al-'aziz (?). E sempre Mu'àwiyah as-
segnò un feudo a Sàriyah m a w 1 a di Umar b. al-Khattàb nella strada
(zuqà'q) chiamata Hayyiz al-wazz, e il figlio lo vendè vincolato a feudo.
'Abd al-'aziz assegnò in feudo a Khàlid b. 'Abd al-rahmàn b. al-Hàrith b.
Hisàm la casa di Makhiamah che è nel Fadà*. Ed egli pure aveva il dar
Musa b. Isa che è nel Mawqif. Khàlid e 'Umar, figli di 'Abd al-rahmàn
b. al-Hàrith b. Hisàm, furono partigiani di Abdallah b. al-Zubayr; e abù
Bakr b. 'Abd al-rahmàn era fì-atello di 'Abd al-malik b. Marwàn, e suo
amico. Or quando 'Abd al-malik salì al potere, disse : « Non e' è modo di
« prendersela con Umar e Khàlid per via di abù Bakr, ma faccio voto
« che non resteranno nel Higàz ». Scrisse allora ad al-Haggàg di far loro
scegliere la città che volevano e vi andassero. Khàlid si strinse ad 'Abd
al-'aziz b. Marwàn, il quale gli assegnò il dar Makhramah nel Fadà.
Egli aveva [anche] ildàrMiisa b. 'Isa che è in al-Mawqif 'Umar invece
andò da Bisr b. Marwàn nell' 'Iraq, il quale aveva a Wàsit molte fon-
dazioni. E diede ad 'Umàrah b. al-Walid b. 'Uqbah b. abi Mu'ayt Abàn
i dar vicini agii Ashàb al-Tibra ('Abd al-hakam, 183, lin. 2; 184,
lin. 1) [M.j.
§ 201. — Poi ('Abd al-malik) comprò il dar ibn Ràfi', che passò ad
al-Sàib mawla di ibn Ràfi', ed assegnò ad al-Sà"ib il dar che è presso
Hayyiz al-wazz. Abd al-'aziz b. Marwàn costruì il dar al-Adyàf, che ser-
viva per gli ospiti (dìfàn) di 'Abd al-'azìz. Mu'àwiyah assegnò un feudo
a Sàriyah, mawla di 'Umar b. al-Khattàb.
592.
21. a. H.
§§ 201-2(J3.
»
Khàlid e 'Umar, figli di 'Abd al-rahmàn b. al-Hài'ith b. Tlisàm, furono 21. a. H.
partigiani di ibn al-Zuba\'r (tra il 64.-73. a. H.), e abù Bakr b. 'Abd al- zionetopogra^fka
rahmàn era ft-atello di 'Abd al-malik b. Marwàn e suo compagno. Quando ^i ai-Fustàt.j
'Abd al-malik b. Marwàn mosse contro ibn al-Zubayr, disse : « Non si può
« far torto a Khàlid e 'Umar per via di abù Bakr. Ma giuro a Dio che
«non abiteranno l'Higàz». Scrisse ad al-Haggàg allora di farli scegliere
il paese che volevano. Khàlid andò con 'Abd al-'aziz b. Marwàn, il quale
gli assegnò il dar Makkramah che è nel Fadà-, ed aveva il dar Musa
b. 'Isa che è nel Mawqif. 'Umar invece andò da Bisr b. Marwàn ch'era
neir 'Iraq e aveva molte fondazioni a Wàsit.
al-Walid b. 'Uqbah assegnò ad ibn abi Mu'ayt Abàn in feudo i dar
che sono vicini agli Ashàb al-Tibn ('Abd al-hakam, 187, lin. 1-10) [M.].
§ 202. — ('Abd al-rahmàn, da Muhammad b. Idris al-Ràzi da Diràr
b. al-Khattàb, il quale disse :)
0 occhio, piangi per 'Uqbah b. Abàn, ramo del Fihr, e cavaliere dei cavalieri.
E di lui pure dice un poeta :
Chi gode del grasso e della carne abbondante, quegli vada al piatto di 'Uqbah b. Abàn.
('Abd al-hakam, 187, lin. 11-15) [M.].
§ 203. — ('Abd al-malik b. Maslamah). Dice 'Abd al-malik b. Mas-
lamah. Abd al-'aziz al-Fihri assegnò un feudo al mawla di ibn Ra-
mànah quando andò da lui, e gliela edificò Yazid b. Ramànah, ed era il
dar che oggi si chiama dar al-Silsilah. La famiglia di 'Abd al-
rahmàn b. Zayd b. Unays al-Fihri nega questo, ed 'essi sono i meglio infor-
mati. Essi dicono che era una khittah di abù 'Abd al-rahmàn al-Fihri, il
quale, occupatala l'anno della conquista dell'Egitto, non vi aveva costruito
altro che i mui'i. Poi andò in Siria, e là ottenne il martirio. Poi vennero
i figli suoi, al-' Ala e 'Ali; al-' Ala' era il più attempato e aveva anche visto
il Profeta. Andarono dunque in Egitto e costruirono quell'edifizio sul tipo
grande m i r b a d , 0 scuderia per carnali, e non vi fecero che un solo
m a n z i 1 , in cui posero ad abitare un loro mawla, chiamato Yuhannas.
al-' Ala- andò poi ad al-Madinah e fu ucciso l'anno della Harrah (— • 63. H.)
lasciando il figlio al-Hàrith b. al-'Alà*. Andò questi in Siria e morì là.
Rimasto erede, 'Umar b. 'Ali ebbe una carica alla corte di 'Abd al-malik.
Allora mandò a chiamare ibn Ramànah e gli mandò del danaro, e gli
domandò che gli costruisse il dar del nonno il meglio che potesse e vi
ponesse un hammàm con una finestruccia nel dar, da cui entrare quando
voleva. E ao:giunse: « Tutto ciò è stato detto a te e al tuo maestro >. ibn
Ramànah fu toccato sul vivo, e lo costruì e ne fece i .muri più grandi
593. 75
§§ 'Jii;», •-'•M. 21. a. H.
2'- a- H. ,.),,, jIjijì dzira i)er un dzira , o vi pose intorno colonne ili manne», e
(EGITTO. -Doscri- . .,~ •,,-., T . i • •
zìono topografica '"' ^'^»''^ i' t'<*i"t^'i<-^ (^ 3 « 'v) lotondo, o non VI mise sopra alcuna costruzione.
di ai-Fustàt.; Audò poi ìli Egitto 'Umar b. 'Ali, che ibn Ramànali aveva finito, e "Umar
gli disse: « Il tuo lavoro è perfetto, però manca la moschea». E allora
c-ostrui la moschea, che oggi ai chiama Masgi<l al-Qurùn, a guisa del
dul<han al-kaliii- (il negozio grande), e la tenne discosta dal dar.
In seguito vi costruì (nella moschea?) abù Awn 'Abd al-malik b. Yazid
e poi la accrebbe al-Muttalib b. 'Abdallah al-Khuzà'i. Distrutta da un in-
cendio (la moschea?), ricostruì al-8ari b. al-Hakam questo edilizio. Poi mori
'Umar b. 'Ali, e al-Hàrit_h b. al-' Ala, figlio di suo fi-atello (non era morto?),
ereditò tutto quello che aveva. Egli assegnò in pio lascito il dar ai
vecclii in \ alidi della famiglia di al-Hàrith b. al-' Ala; ai maschi, escluse le
donne, finché avessero figli. Dovevano essere preferite tutte le genera-
zioni [i)iii dirette] ai parenti meno diretti. Se si estinguessero i maschi
tutto passava alle femmine che potessero dire d'esser nate da lui. Se si
estinguessero le femmine, allora il dar, il hammàm e il kùm, chia-
mato da abu Qasràs (?), dovevano essere divisi in tre parti: una sulla via
di Dio (cioè all'erario), un'altra per i poveri, l'ultima per i mawàli suoi
e dei suoi figli e ai figli dei figli loro, e così via fino a che lasciavano
figli, detratta la manutenzione, e per loro alimento (?). Se si estinguevano
i mawàli e non restava nessuno di loro, allora il terzo sarebbe andato
ai poveri di Fustàt Misr e di Madinah nella misura che pareva giusta
all'amministratore.
n nome di abù 'Abd al-rahmàn era Yazid b. Unays b. 'Abdallah b.
'Amr b. Habib detto Akil al-saqb, cioè che mangia il camolino, b. 'Amr b.
Saybàn b. Muhàrib b. Fihr, e sua madre era chiamata al-Sawdà, figlia di
Zuhrah b. Kilàb. Egli è colui del quale dice il poeta :
1 figli di Akil al-saqb, i quali rassomigliano a stelle che per gli spazi celesti dàn luce.
Era presso il dar al-Silsilah — e non so se sia questi o altri — un
recipiente di marmo, che veniva l'iempito nei dì di festa di latte (? talà:
rugiada? sangue?) e vi si ponevano accanto le tazze e la gente beveva.
Tutto questo durò fino ad 'Umar b. 'Abd al-'aziz, che lo ruppe.
In al-Fustàt poi c'è più d'un dar che si chiama dar al-Silsilah: al-
l'infuori del dar al-Fihri, che è al limite (hadd), e il dar in cui abitava
Asbagh il giurista nella strada dei candelieri (zuqàq al-qanàdìl) ('Abd
al-hakam, 188, lin. 15-191, lin. 1) [M.].
§ 204. — Le qaysàriyyat: sono la qaysàriyyah del miele, la
qaysàriyyali delle corde e la qaysàriyyah degli arieti, sono porzione
594.
21. a. H.
§§ ■_'iH--J*j7.
di terra d'una gente di Bali chiamata al-Wakliarigah (altrove abu Khàrigah): 21. a. H.
1 - • I • ■ • j 1 i."^ / 1 1 ox ^ T . EGITTO. -Descri-
la qaj'sariyyah m cui si vende la stoffa (al-bazz?) e quella che e zione topografica
chiamata Qaysàrij'yah 'Abd al-'aziz. Essa fece parte della Khittah al-Ràyah. t^' ai-Fustàt.j
Lì era la casa di Ka'b b. Adi al-'Ibàdi, per cui gli diede in compenso il
dar che si trova tra i hauù Wà-il.
Hisàm b. 'Abd al-malik edificò la qaysàriyyah cliiamata qaysa-
riyyah Hisàm, in cui si vende la stoffa fustàti, tra il fafjà, il qasr
e il fiume.
Restava però del fadà un avanzo tra i banù Wà-ilah e il fiume, e i banù-1-
'Abbàs l'assegnarono in feudo a porzioni ('Abd al-hakam, 191, lin. 1-7) [M.J.
§ 205. — Per una descrizione di al-Fustàt in tempi posteriori veg-
gasi Istakhri, 48, lin. 17-49, lin. 11; Hawqal, 96, lin. 1-97. lin. 13;
Muqaddasi, 197-200: Rustah, 115-116.
EGITTO. — Tradizioni sul cimitero di al-Muqattam.
§ 206. — ('Abdallah b. Sàlih, da al-Layth b. Sa'd). Si narra che dopo la
conquista dell'Egitto al-Muqawqis chiedesse ad 'Amr b. al-'As di vendergli le
ultime pendici del monte al-Muqattam (vicino ad al-Fustàt) per 70,000 dinar.
Dacché questo terreno era sterile, non coltivabile, e incapace di produn-e
vegetazione, 'Amr volle saperne il motivo, e così fu informato che, secondo
i libri dei Cristiani, ivi erano gli aghràs al-gannah (le piante del pa-
radiso). — Ne fu informato il Califfo 'Umar, il quale decise che il terreno
non si dovesse vendere, ma che servisse come cimitero musulmano ('). — Il
primo ad esservi sepolto fu un certo ' Amir della tribù dei'Ma'àfir ('Abd
al-hakam, 216) (2).
Cfr. Suyùti Husn.'I, 65; Maqrìzi Khitat, I, 124, lin. 16-22.
Cfi-. anche Istakhri. 51, lin. 3.
Nota 1. — Secondo Muhammad b. Sàlih (da ibn Lahi'ah, dalle sue fonti i nel cimitero di al-Mu-
qattam furono sepolti cinque Compagni del Profeta:
(1) 'Amr b. al-'As al-Sahmi;
(2) 'Abdallah b. Hudzàfah al-Sahmi ;
(3) 'Abdallah b. al-HàritJh b. éaz- al-Zubaydi;
(4) abiì Basrah al-Crhifari ; '
(5) 'Uqbah b. 'Àmir al-Guhani ('Abd al-liakain, 217).
Cfr. Suyuti Husn, I, 65.
Nota 2. — Secondo ibn Lahi'ah, al-Muqattam è (quel tratto di terrenoi tra al-Qusayr e la cava
di pietre fmaqta' al-higà rah). Quello che si estende al di là fa parte di al-Yahmum. — V'è però
dissenso dove giaccia al-Qusa3T ('Abd al-hakam, 217).
Ctr. Suyuti Husn, I, 65; Maqrizi Khitat. I, 124, ult. lin.; 125, lin. 2.
EGITTO. — Proprietà e dimora di musulmani in Alessandria.
§ 207. — (abù-1-Aswad Nasr b. Abd al-gabbàr, da ibii Lahi'ah, da
Yazid b. abi Habib). In Alessandria ben pochi musulmani fissarono la loro
595.
§§ 'jtiT-ioit. 21. a. H.
21. a. H. stanza (ikhtatta): si ha notizia soltanto di al-Ziibayv b. al-'Awwàm che
prietà e dimora \' "^i stabili, ma il teiTcno da lui posseduto era uno degli akhà'idz (feudi?)
di musulmani in presi come dimora. Su di esso dimorarono lui ed i suoi fratelli e discendenti
(banu abihi). — Quando 'Amr b. al-' A.s espugnò Alessandria, egli ('Amr
b. al-'As) andò innanzi con 'Ubàdali b. al-Sàmit e salì sull'altura (kawm),
sulla quale sorse poi la moschea di 'Amr b. al-'As. — Mu'àwÌ3'ah b. Khu-
da^-g disse: « Fissiamoci in questo sito!», ed 'Amr prese dimora (nazala)
nel castello (al-qasr), che poi appartenne ad 'Abdallah b. Sa'd b. abì
Sarh. Alcuni affermano che gliene facesse dono, quando ("Abdallah) di-
venne governatore del paese. — abii Dzarr al-Ghitari prese stanza (nazala)
in una casa a occidente della Musalla che è presso la moschea di 'Amr,
Masgid 'Amr, là dove confina con la riva del mare: era una casa caduta
in rovina (die abù Dzarr restaurò). — Mu'àwij'ah b. Khudayg si [prese una
dimora sulla cima di quella altura (al- tali). — 'Ubàdah b. al-Sàmit si co-
struì una casa (d araba bina), e non cessò dall'abitarvi, finché lasciò
Alessandria. — Si dice che abù Dzarr vivesse con lui (nella stessa dimora)
('Abd al-hakam, 179-180).
Cfr. Suyuti Husn, I, 03.
EGITTO. — Fondazione di al-Gìzah ed immigrazione in Egitto.
§ 208. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah, da Yazid b. abì Habib,
e ibn Hubayrah). I Hamdàn e molte tribù con loro congiunte, tra le altre
i Yàfi', si stabilirono in al-Grizah, preferendo quel luogo alle vicinanze della
moschea di al-Fustàt. 'Amr b. al-'As ne scrisse al Califfo, chiedendo istru-
zioni, ed 'limar rispose disapprovando, perchè i Hamdàn erano così sepa-
rati dagli altri dal fiume, e sarebbe stato impossibile soccorrerli nel caso
di un assalto improvviso di nemici. Aggiunse però che, se i Hamdàn si
rifiutavano di obbedire all'invito di ripassare il fiume, allora a spese pub-
bliche doveva erigere un castello per la loro difesa. 'Amr cercò di persua-
dere i Hamdàn ed i loro collegati, ma quando vide che persistevano nella
loro idea, diede ordine di costruire il castello, che fu quello poi ben co-
nosciuto in al-Grazirah. La costruzione ebbe principio nel 21. H. e fu ter-
minata nel 22. H. ('Abd al-hakam, 178).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 206, lin. 3-10; e § 161.
§ 209. — Secondo altre fonti, i Hamdàn e gli altri stabilitisi in al-
Grìzah ottennero da 'Amr b. al-'As il permesso di rimanervi a condizione
che non si spingessero a maggiore distanza da al-Fustàt: questo accordo
fu concluso solo dopo che riuscirono vani tutti i tentativi di 'Amr per in-
dmii ad unh-si con gli altri in al-Fustàt. Tra questi emigrati, stabiliti
596.
21. a. H. §s 209-2H.
in 'al-Grizah, v'erano: abu Samir b. Abrahah, e un oiuppo degli al-Ha^ar, ^^- *• '^•
° ^^ ° ■ . [EGITTO.- Fonda-
tra cui 'Alqamah b. Grunàdah dei banu Malik b. al-Hagar. Una frazione zionedi ai-Gizah
però dei Hamdàu prese stanza in al-Fustat, al di sotto (asfai) della edjmmigrazione
'Aqabah Tanùkh ('Abd al-liakam, 179).
Cfr. Suyiiti Husn, I, 64; Maqrìzi Khitat, I, 206. lin. 11-13.
§ 210. — (ibn 'Abd al-hakam, senza isnàd). Con 'Anir b. al-'As en-
trarono in Egitto anche alcuni gruppi di non arabi, Agam, detti al-Hamrà
e al-Fàrisiyyun. Gli al-Hamrà erano gente di origine greca (cioè della Siria:
cfr. § 197 e nota) e tra loro si trovavano i banù Nìh. (?), i banù-1-Azraq,
ed i banù Rùbil (= Ruben? mancano nel manoscritto i punti diacritici).
Gli al-Fàrisiyyùn erano invece Persiani al-Fui"s, e tra loro si crede fossero
molti Persiani di quelli stabiliti in San'à (ossia gli Abnà): il loro sten-
dardo era retto (durante la conquista) da Abrinah (? nel manoscritto
mancano i punti diacritici), da cui prese nome la Saqifah Abrinah (?) in
al-Fustàt nel (quartiere degli) al-Hamrà. Questi Greci e Persiani non si
fidavano però degli Arabi, e temevano da essi un tradimento : perciò di-
scussero tra loro come e dove fosse pivi sicui'O il fissare la loro stanza.
Alcuni proposero come più prudente che gli uni si stabilissero da una
parte, e gli altri dall'altra degli Arabi, in modo da avere questi nel mezzo
tra loro nel caso di qualche atto proditorio. Altri però fecero l'osserva-
zione che in questo modo, se qualcuno li aggrediva proditoriamente, si
trovavano proprio nella criniera del leone; era meglio fidarsi intieramente
degli Arabi. Allora i Greci al-Hamrà si stabilirono nel quartiere di al-Qan-
tarah, ed i Persiani dalla parte dei banù Wà- il ('Abd al-hakam, 179).
Il contenuto smgolare di questa tradizione e in particolar modo i
timori di questi non Arabi, lasciano l' impressione che si tratti di corpi
militari greci e pei'siani, forse mercenari, che senza essere convertiti si
battevano per la causa dell' Isiàm. Se fossero stati Musulmani, avrebbero
fatto parte per clientela, come mawàli, di tribù arabe, e dispersi in queste
non ne avremmo sentito mai parlare. Isolati così a parte, debbono essere
rimasti gli uni Cristiani e gli altri Mazdeisti. Ciò spiega altresì perchè
non si unirono in una sola khittah: erano tenuti separati dalla diffe-
renza di fede.
Di militi cristiani combatteiiti nelle schiere dell'Islam abbiamo già
avuto ripetuta menzione in paragrafi precedenti (cfr. 13. a. H., § 155,
nota 5; 14. a. H., §§ 8, 14 (e), 32 e nota 1;,16. a. H., § 45 e nota 1,
218 e nota 1).
§ 211. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahi'ah, da uno say kh
dei mawàli, da 'Ali b. Rabàh). 'Amr b. al-'As menò con sé dalla Siria
597
§§ •.'ii-_>i:t. 21. a. H.
gli al-Hauirà ed i Fàrisiyyun. 1 primi, dice ibu Lahì'ah. t'urouo chiamati
z^onédiai-óìzah a l-Hamrà, perchè essi erano non arabi ('agami (Abd al-liakam, 179).
21. a. H.
[EGITTO - Fonda-
ed Immigrazione
In Egitto.)
EGITTO. — Compagni del Profeta presenti alla conquista del-
l' Egitto.
§ 212. ^ Su questo argomento le fonti egiziano si ditfoudcmo a lungi»,
perchè considerano assai importante stabilire quanti Conipagni del Profeta
prendessou) parte alla conquista dell' Egitto: i cronisti musulmani hanno
considerata una ragione di onore per l'Egitto che la lista fosse la più lunga
possibile, ed hanno poi compilato anche l'elenco dei Compagni che vi immi-
grarono (d a kh a 1 a) dopo la conquista. Il giurista Muhammad b. al-Rabi'
al-(jizi [t circa 300 a. II.] ha scritto un libio in cui dà i nomi di 140 Compagni
del Profeta che entrarono in Egitto. — La lista più completa è quella com-
pilata da al-Suyùti, messa insieme con l'aiuto di tutte le opere biografiche
conosciute (cfr. Suyùti Husn, I, 78-112); i nomi elencati ammontano
a più di trecento. Le sue fonti principali .sono ibn Abd al-hakam, ibn
Yùnus(t 347.a.H.), ibnSa'd. il Kitab al-ansàb di al-Rusati (t642.a. H.),
il Tagrid di al-Dzahabi, e specialmente il Kitàb fi man dakhal Misr
min al-Ashàb, di Muh ibn al-Rabi' al-Gizi. Noi la riportiamo qui dopo
quella molto più sobria di ibn Abd al-hakam.
§ 213. ^ (Da varie fonti: 'Ali b. al-Hasan b. Qadid [? Qudayd,]
Ahmad b. 'Amr, 'Abd al-malik b. Maslamah ed alti'i). Furono presenti
alla conquista dell' Egitto i seguenti Compagni del Profeta Qurasiti :
1" al-Zubayr b. al-'Awwàm;
2° Sa'd b. abì Waqqàs, sul quale però vi sono dubbi: si dice ve-
nisse dopo la conquista;
3° 'Amr b. al-'As;
4° 'Abdallah b. 'Amr b. al-'As;
5" Khàrigah b. Hudzàfah al-'Adawi;
6° 'Abdallah b. 'Umar b. al-Khattàb;
7° Qays b. abì-l-'As al-Sahmi;
8° al-Miqdàd b. al-Aswad;
9° 'Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh al-' Amiri;
10° Nàfi' b. 'Abd al-Qays al-Fihri (oppure: 'Uqbah b. Nàfi');
11° abù 'Abd al-rahmàn Yazid b. Anas [o Unays] al-Fihri;
12° abù Ràfi', mawla del Profeta;
13° ibn 'Abdah;
14° 'Abd al-rahmàn b. Surahbil b. Hasanah;
15° Rabi'ah b. Surahbil b. Hasanah;
598.
21. a. H. §§ 213-2H;.
16° Wardan, mawla di Amr b. al-Às o portastendardo dell'eser- 21. a. H.
cito di conquista f ' A b d a 1 - h a k a m , 134-135). '^pjgn^°dei PrlZ-
Cù: Maqrizi Khitat, I, pag. 295, lin. 30-36. <a presenti alia
§ 214. — (Abd al-malik b. Maslamah, da al-Layth b. Sa'd). Degli ?E"gmor* **"
Ansar furono presenti alla conquista dell'Egitto:
1" Ubàdali b. al-Sàmit:
2" Muhammad b. Maslamah, che per ordine del Califfo confiscò una
parte dei beni di Amr b. al-'As, e fu uno di coloro che montarono sulle
mura della fortezza con al-Zubayr b. al-'A\vwàm;
3° Maslamah b. Mukhallad;
4" ahu Ayyub Khàlid b. Zayd al-Ansàri;
5° abù-1-Darda TJwaymir b. Amir [o Zayd];
e dei membri di varie tribù (afnà qabà'il) furono presenti:
6° abù Basrah [o Nasrah] Gramil b. Basrah [o Nasrah] al-Ghifàri:
7° abù Dzarr Grundab [o Barbar] b. Gunàdah al-Ghifari (Abd al-
hakam, 135) {^).
Cfi-. Maqrizi Khitat, I. pag. 295. lin. 37-296, lin. 3.
Nota l. — In altre tradizioni che seguono nel testo di ibn 'Abd al-hakam abbiamo anche men-
zione dei seguenti Compagni del Profeta presenti alla conquista delP Egitto :
(1) Hubayb b. Mughaffal [o Mu'aqqal] (pag. 136) ;
(2) 'Abdallah b. al-Hàrith b. éaz- al-Zubaydi (pag. 136;;
(3) Ka'b h. Dabbah al'Absi [o Ka'b h. Yasar h. Dabbali] (pag. 136);
(4) abu Zam'ah al-Balawi (pag. 136ì:
(5) Barh b. Haskal [o 'Askar] tpag. 136);
(6) Gunàdah b. ahi L'mayyah al-Azdi ipag. 137);
(7) Sufyàn b. Wahb al-Khawlàni (pag. 137);
(8) Mu'àwiyah b. Kliudayg al-Kindi (pag. 137) :
(9) 'Àmir Hamal, mawla di Hamal, detto anche 'Àmir Gamal (pag. 138);
(10) 'Ammàr b. Yàsir, che venne però in Egitto ai tempi di 'Uthmàn (pag. 138).
Il cronista Taghrìbirdi aggiunge i seguenti nomi:
(11) Faslah b. 'Ubayd;
(12Ì 'Amr b. 'Alqamali :
(13) Nàfi' b. Màlik(=Abd Qays) ;
(14) Khàlid b. al-Walid i!i (Mahàsiu, I, .53-54 1.
(15| 'Uqbah b. 'Amir al-Guhani, il messo del Profeta alla partenza di 'Amr e latore della let-
tera del Califlfo TTmar (cfr. 18. a. H., §§ 183 e segg. (Maqrizi Khitat, I, pag. 296, lin. 3-10).
Nel Ms. di ibn 'Abd al-liakam a partire dalla pag. 342 sino a 447 abbiamo una raccolta di nomi di
Compagni del Profeta, uniti a tradizioni che essi trasmisero. Tutti i nomi si trovano nell'elenco del § 216.
§ 215. - (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 21. H. Abdallah b. Amr
ed 'Abd al-rahmàu b. 'Amr, si recarono in Egitto presso il loro padre 'Amr
b. al-'As per guerreggiare contro il nemico: con loro andò in Egitto "anche
abù Sarù'ah. 'Abd al-iahmàn b. Amr e abù Sarù'ah violarono la legge
musulmana, bevendo vino (T a bari, I, 2645, lin. 7 e segg.).
§ 216. — Per maggior comodo degli studiosi diamo qui appresso
l'elenco alfabetico (secondo l'ordine arabico) completo dei nomi raccolti da
5i)y.
5 -JK!.
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO. - Com-
pagni del Profe-
ta presenti alla
conquista del-
l' Egitto.]
al-Suyuti : ai nomi è aggiunta, quando è indicata nella fonte, anche la
(lata di morte : indico anche il numero della pagina del testo di al-Suyùti
appresso al primo nome che appare sopra ogni pagina :
(1) Abiahah b. Surahbil al-Himyari (pag. 78).
(2) Abyatj b. Haramiil b. Martliad al-Sabài.
|3) Abyad (Aswadi.
(4) Abyad b. Hannn b. Mu'àwiyah.
(6| Ubayy b. 'Uiuarah [o 'Irailrah] (pag. 79).
((il Agmad b. TJgyan al-Hanidani.
(7ì al-Ahabb (?) b. Màlik b. Sa'dallah.
[6i Ahmar b. Qatau al-Haindàni.
(9) Adhani h. Kliatavab al-Lakhnii.
(10) al-Arqam b. Hanifab al-Nagibi.
(11) As'ad b. 'Atiyyah b. 'Ubayd al-Qudà'ì.
(12) Imiu-alqays b. al-Fiikhir al-K}ia\vlàni.
(13) Aws b. 'Anir b. 'Abd al-Qàri.
(14) lyàs b. al-Biikayr al-Laythi [t 34. a. H.].
(15) lyàs b. 'Abd al-Asad al-Qàri.
(16) Aj'man b. al-Kliuraym al-Asadi.
(17j al-Akdai- b. Ilumàiu al-Lakhnii [f 05. a. H.]
(pag. 80).
(18) Buhur (sic) b. al-Asbagh al-Ru'ayni.
(19) Birtà b. al-Aswad al-Qudai [f 25. a. H.] (pa-
gina 81).
(20) Birh b. 'Uskur al-Qiidà'i.
(21) Busi- b. Artàh [f 86. a. H.].
(22) Bisr b. Rabi'ah al Khath'ami.
(23) Basir b. éàbir b. Ghuràb al-'Absi.
(24) Basrah b. abi Basrali al-G-hifari.
(25) Bilàl b. Hàrith b. 'Àsim al-Muzani [f 6(». a. H.]
(pag. 82).
(26) Badi- b. 'Ainir al-Hudzali.
(27) Tamiin b. Aws b. Haritliah al-Dari [f 4". a. H.].
(28) Tamim b. lyàs b. al-Bukayr al-Laythi.
(29) Tubay' b. 'Amir al-Himyari [f 101. a. H.].
(30) Thàbit b. al-Hàrith al-Ansari.
(31) Thàbit b. Rmvayfi' al-Ansàri.
(32) Thàbit b. Tarif al-Muràdi (pag. 88).
(33) Thàbit b. al-Nu'màn b. Umayyah.
(34) 'Thàbit mawla al-Akhnas.
(35) Tha'labah al-Ansàri.
(36) Thawbàn b. Mugaddar.
(37) Thumàmah b. al-Radmàni.
(38) Thumàmah b. abi 'Thumàmah al-Gudzàmi.
(39) Gàbir b. Usàmah al-Guhani.
(40) éàbir b. 'Abdallah b. 'Amr al-Ansàri [f 63. o
^ 74. a. H.].
(41) Gàbir b. Màgah al-Sadafi (pag. 85).
(42) Gàbir b. Yàsir b. 'Uways al-Ru'ajTii.
(43) Gàhil abu Muhammad al Sadafi.
(44) Gibàrah b. Zuràrah al-Balawi.
(45) éabr b. 'Abd al-Qibti [f 63. a. H.].
(46j Gabalah b. 'Amr b. 'Tha'labah al-Ansàri (pa-
gina 86).
(47) Gudrah b. Sabrah al-'Thaqafì.
(48) Guday' b. Nudayr al-Muràdi.
.H.l
H.l
H.l
(49) éarhad b. Khuwaylid al-Aslami [t 61. a
(60) óa'uam al-Kliayr b, KJialibah al-Sadafi.
^51) (Tamil b. Ma'mar al-(^uinahi [t 39.-43. a.
(52) éauàdih b. May m un.
(53) GiuiHdah b. abi Umayyah al-Azdi [f 80
(pag. 87i.
(54) (Tunàdah b. Màlik al-Azdi.
(55) Ganàb b. Marthad al-Ru'ayni.
(56) Hàbis b. Rabi'ah al-Tamimi.
(67) Hàbis b. Sa'id al-l'liumàli.
(68) al-Hàrith b. Ttibay' al-Ru'ayni.
(69) al-Hàrit_h b. Habib b. Khuzaymah al-Qurasi.
(60) al-HàritJi b. al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib al
Hàsimi.
(61) Hàtib b. abi Balta'ah al-Lakhmi [f 30. a. H.]
(62) Hibbàn (o Ilabbiìn) b. Buhh al-Sudà-i.
(()3) Hibbàn b. abi Gabalah (pag. 88).
(64) Habib b. Aws al-'Thaqafì.
(65) al-Haggàg b. Khalla al-Sulafi.
(66) Hudzayfah b. 'Ubayd al Muràdi.
(67) Hizàm b. 'Awf al-Balawi.
(68) Haimalah b. Salma al-Burdi.
(69) al-Hakam b. al-Sàmit al-Qurasi.
(70) Hamzah b. 'Amr al-Aslami [t 61. a. H.j.
(71) Humrah b. 'Abd Kulàl al-Ru'ayni.
(72) Humayl b. Basrah b. abi Basrah al-Ghifàri.
(73) Hayyàn b. Kurz al-Balawi.
(74) Huyyayy b. Haràm al-Laythi (pag. 89).
(75) Hanzalah.
(76) Hayuwayl b. Nà.sirah al-Kanafi.
(77) Haywah b. Martliad al-Tugibi.
(78) Kiàrigah b. Hudzàfah al-'Adawi.
(79) Khàlid b. 'Thàbit b. Zà'in al-'Aglàni.
(80j Khàlid b. al-Qaysi.
(81) Kharasah b. al-Hàrith al-Muhàribi al-Azdi.
(82) Khuzaymah b. al-HàritJi (pag. 90).
(83) Khulayd al-Misri.
(84; Khàrigah b. Iràk al-Ru'ayni.
(85) Khiyàr b. Martliad al-Tugibi.
(86) Dihyah b. Khalifah al-Kalbi [f 60. a. H.].
(87) Damyùn.
(88) Daylam b. Hawsa' al-Gaysàni.
(89) Dzu Qarabàt al-Himyari.
(90) Bàfi' b. 'Thàbit.
(91) Ràfi' b. Màlik.
(92) Rabi'ah b. Zur'ah al-Hadrami (pag. 91).
(93) Rabi'ah b. Surahbil b. Hasanah.
(94) Rabi'ah b. 'Abbàd al-Daylami [f 96. a. H.].
(95) Rabi'ah b. al-Firàs al-Fàrisi.
(96) Rasid b. Màlik al-Muzani.
(97) Rasdàn al-Misrl.
(98) Raqab al-Misri.
(99j Ruwayfì' b. 'Thàbit b. al-Sakan al-Naggàri.
600.
/
21. a. H.
§ 216.
(imi al-Zubayr b. al'Awwàm (f 36. a. H.]. (154
(101) Zuhayr b. Qays al-Balawi (pag. 92). (155
(102) Ziyàd b. a)-Hàrith al-Sudà-i. (156
(103) Ziyàd al-Ohifari.
(104) Ziyàd b. Qàid al-Lakhmi [f 65. a. H.]. ^157
(105) Ziyàd b. Nu'aym al-Hadiami. (158]
(106) Ziyàd b. Óawhar al-Lakbmi. (159
(107) Zubayd b. 'Abd al-KLawlàni.
(108) al-Sàib b. Khallàd b. Suwayd al-Ansàri. (160
(1(39) a)-Sà-ib al-Ghilari (pag. 93). (161
(110) al-Sà-ib b. Hisàm a!-'Amiri. (162
lUl) Sakbdfu- b. Màlik al-Hadrami. 1^163
(112) SuiTaq b. Usayd aJ-Guhani. (164
(113) Sa'd b. abi Waqqàs [f 55. a. H.] (pag. 94). (165;
(114) Sa'd b. Sinàn a'-Kiudi. (166
(115) Sa'd b. Màlik al-Uqaysiv al-Azdi.
(116) Said b. Yazid al-Azdi. (167
(117) Sufyàn b. Hàni b. Gubayr al-éaysàni. (168;
(118) Sufyàn b. Wabb al-KhawIàni [f 91. a. H.].
lll9) Salàmah b. Qaysar al-Hadrami. (169;
(120) Silkàn b. Màlik. (170
(12)) Sàlim b. Nudzayr. (171
(122) Salamah b. al-Akwa' ('Amr) al-Aslami (t nel (172
77. a. H.]. Il78
(123) Sandar abS 'Abdallah. (174
(124) Sahl b. Sa'd al-Ansàri [f 88. a. H.] (pag. 95). il75
(125) Sabl b. abi Sahl. (176
(126) Sayf b. Màlik al-Ru'aj-ni. (177
(127) Sith b. Sa'd al-Balawi. (178
(128) Sakhdur b. Màlik — cfr. Sakbdur (n. 111). (179
(129;i Surabbil b. Hasanah [f 18. a. H.]. (180
(130) Siirayh b. Abrahab. « ,L81
(131) Surayh al-Yàfi'i. (182;
(132) Sarik.'b. abI-1-A'qal alTugibi. (183
(133i Sarik b. Sumayy al-Gbutayfi. (184'
(134) Safa b. Qàni' al-Asbahi [f 105. a. H.]. (185;
,135) Sibàb. " " (186
(136) Sàlih al-Qibti. (187;
(137) Sakhkbàr b. Sakhr al-'Abdi. (188
(138) Silah b. al-Hàrith al-Ghiffiri. (189
(139) Damrah b. al-Husayn al-Balawi. (190;
(140) 'Àmir b. al-Hàrith (pag. 96). (191
(141) 'Àmir b. 'Abdallah b. éuhayrah al-Khawlàni. ;192
(142) 'Àmir b. 'Amr al-Tugibi. (193
(143) 'A-idz b. 'Iha'labah al-Balawi [f 53. a. H.].
(144) 'Ubàdah b. al-Sàmit. (194
(145) 'Abdallah b. Unays al-Guhani [t 54. a. H.]. (195
(146y 'Abdallah b. Burayr b. Rabi'ah. (196
(147) 'Abdallah b. al-Hàrith b. Hazm al-Madzhigi (197
[t 86. a. H.]. (198
(148) Abdallah b. Hudzàfah al-Sahmi [f 36. a. H.]. (199
(149) 'Abdallah b. Hawàlah al-Azdi [t d. 58. a. H.]. i200
(15fJ) 'Abdallah b. a!-Zubayr b. al-'Awwàm [f nel (201
73. a. H.]. (202
(151) 'Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh [t 36. a. H.] (203
(pag. 97). (204;
(152) 'Abdallah b. Sa'd. (205
(153) 'Abdallah b. Sandar. (206
'Abdallah b. Safa al Ru'ayni.
'Abdallah b. Sammar (o Samràn) al-Khawlàni.
'Abdallah b. 'Abbàs b. Abd al-Muttalib
[t 68. a. H.].
'Abdallah b. 'Udays al-Balawi.
'Abdallah b. 'Umar b. al-Khattàb [f 73. a. H.].
'Abdallah b. 'Amr b. al-'As" [f 65. a. H.]
(pag. 98).
'Abdallah b. 'Anamah al-Muzani.
'Abdallah al-Ghifari.
'Abdallah b. Qays al-'Utaqi [t 49. a. H.].
'Abdallah b. Màlik al-Ghàfiqi.
'Abdallah b. al-Mustawrid al-Asadì.
'Abdallah b. Hisàm b. Zuhrah al-Taymi.
'Abd al-rahniàn b. abi Bakr al-Siddiq [f nel
53. a. H.'].
'Abd al-rahmàn b. Surahbil b. Hasanah.
'Abd al-rahmàn b. al-'Abbàs b. 'Abd al-Mut.
talib.
'Abd al-rahmàn b. 'Udaj's al-Balawi [f 36. a H.] .
'Abd al-rahmàn b. 'Usaylah al Sàlihi.
'Abd al-rahmàn b. limar b. Khattàb.
'Abd al-rahmàn b. Ghanm al-As'ari [f 78. a. H.].
'Abd al-rahmàn b. Mu'àwiyah (pag. 99i.
'Abd Rudà al-Khawlàni.
'Abd al-'aziz b. Sakhbarah al-Ghàfiqi.
'Ubayd b. Qusayr.
'Ubayd b. Ma'mar al-Ma'àfiri.
'Anbasah b. 'Arar al-Ru'ayni.
'Ubayd b. al-Nudar (sic) al-Sulami [f 84. a. H.].
'Utjimàn b. 'Affàn.
TJthmàn b. Qays b. abi-l-'Às al-Sahmi.
'Ugra b. Mani' al-Saksaki.
'Adi b. 'Amirnh alKindi [f 40. a. H.].
al-Ghurs [sic, leggi : 'Ursì b. 'Amirah a!-Kindi.
'Urwah al-Fuqaymi.
'Asgada b. Mani' al-Saksaki.
TJqbah b. Bagrah al-Kindi.
'Uqbah b. Hàrith b. 'Amir.
TFqbah b. Hàritji al-Fihri [f 58. a. H.].
'Uqbah b. Karim al-Ansàri (pag. 100).
TTqbah b. Nàfi' al-Fihri [f 62. a. H.].
'Ikrimah b. 'Ubaj-d al-Khawlàni.
al-'Alà b. abi 'Abd al-rahmàn al-Fihri [t nel
63. a. H.].
'Ulaysah b. 'Adi al-Balawi.
'.\lqamah b. Gunàdah al-Azdi [f 59. a. H.].
'Alqamah b. Ramithah al-Balawi.
'Alqamah b. Sumayy al-Khawlàni.
'Alqamah b. Yazid al-Muràdi.
'Ammàr b. Yàsir al-'Absi [f 37. a. H.].
'Uraàrah b. Sabib al-Sabài.
'Umar b. al-Khattàb [t 23. a. H.] (pag. 101).
'Amr b. Màlik al-Ansàri.
'Amr b. al-Hamiq al-Khuzà'i [f 63. a. H.|.
■Amr b. Sa'id b. al-'Às [f 69. a. H.].
'Amr b. Safw al-Yàfi'i.
'Amr b. al-'Às b. Wà-il [f 43. a. H.].
21. a. H.
[EGITTO. - Com-
pagni del Profe-
ta presenti alla
conq u ista del-
l' Egitto.]
601.
76
s -.'li;
21. a. H.
21. a. H.
[EGITTO. - Com-
pagni del Profe-
ta presenti alla
conq u ista del-
l'Egitto.]
•-'(18
•Jtl'.i
■Jlii
•-'Il
_'!•->
jia
(•214.
I-'16)
i;.>16
i-n?)
(-218
|219
(22(t
,•221
(222
(•223
(•224
('225
(22(V
•227
(-228
(229
('230
(•231
(•232
('233
(•234
^235
i23G
('237)
(-238
(239)
(•240
('241
('242
(243
(■244
r245
(246
(•247
'24^!
1-249,
(■250
(251
(252
(253
f254
(255
(•2.56
(257
(•258;
(•259
(260
(•261
(262
Amr l>. Miunili al-liiilmui |t 86. a. H.]. ('263
'Auiv al-Gimii. (264;
T'uiayr h. Walili ;il-(iiiliaiii. ('265
'AnlKisah 1). '.■Vili nl-Ralawi. r266
'ITuays b. Tlja'lalmìi al-Balawi. ('267
XwCh. Mi'ilik al-ASga'i li" 7;t. a. ll.|. (2G8
■Awf 1). NaRwnh (pag. lt)2). (269
■Ivilil 1). Sa'i.l al-Az(li. (270
(rharat'ah b. al-Huritli al-Kindi.
(Hiaiii b. Qutayli. (271
Fadàlah b. •Ubaydallah al Ansavi [t 53. a. H.]. (272
Fatjalali al-Laytlii. (273,
Qatiulah b. Qays al-Sadafi. (274
Qiulàmali li. Màlik. (275
Qays b. Tliavvr al-Kimli. ('276
Qays h. Sa'd b. 'Ubadah al-Ansàri [f .59. a. H.). ("277
Qays b. abi-l-'Às al-Sahmi (pag. 103). (278
Qays b. 'Ali al-Sahmi. ('279;
Qaysabah b. Kulthrmi. (280
Katliir'^b. abi Katliir al-Azdi. ('281
Kiiiayb b. Abiahah b. :il-Sabbàli al-Asbalii ('282
[-^ 77. a. H.|. ' ' ' ('28B
Ka'b b. 'Asini al-As'ari. (284)
Ka'b b. 'Adi al-Tanfikhi. ('285
Ka'b b. Yasjir b. Dinnah al-'Absi. ('280
Labdah b. Ka'b (pag. 104). ('287
Labid b. 'Uqbah al-Tugibi. (-288
Lusaj-b lì. Giithaym. (•289
Laqit b. 'Adi al-Lakhmi. (290
Li.srah (?) b. Luhayj' al-Rn'ayiii. ("291
Màbur al-Khftsi. ('292
Màlik b. Zàhir. (293
abi -Silsilali al-A^di.
'Abdallah al-Ma'àfiri. (294
'Atàliij'ali al-Kindi.
Qudàiuali. ('295
Hubayrah al-Kindi [f 65. a. H.]. i'296
Harim al-Tugibi. ('297
Mabvah b. Sihàb al-Yàfi'i. (298;
Muhammad b. lyàs b. al-Bnkayr. (299
Muh. b. Basir al-Ansari. (800)
Mub. b. abì Bakr al-Siddiq [f 38. a. H.]. (301
Muli. b. Gabir b. Ghuràb. (302
Muh. b. abi Habib al-Misri (pag. 105). (303
Muh. b. abi Hudzayfah b. 'Utbah [f 36. a. H.].
Muh. b. 'Ulayj'ah al-Qurasi. (304
Muli. b. 'Amr b.'al-'Às al-Sahmi. (305
Muh. b. Maslamah b. Khàlid al-Ansàri [f nel (306
4-3. a. H.].
Mahmud b. Rabi'ah al-Ausàri. (307
Mahmiyah b. Gaz- al-Zubaydi. (308
Marwàn b. al-IIakam b. abi al-'As [f 65. a. H.]. (309
al-Mustawrid b. Salàmah al-Fihri [f 45. a. H.]. (310
al-Mustawrid b. Saddad al-Fihri. (311
Masruh h. Saudar al-Khasi. (312
Mas'iid b.,a]-Aswad al-Balawi. (313
Mas'iìd b. Aws al-Ansàri (pag. 106). (314
Maslamah b. Mukhallad [f 62. a. H.l. (315
Màlik b.
Màlik h.
Màlik
Màlik
Màlik
Màlik
al-Mìswar b. Makhramah al-Znhri [t 64. a. H.]
al-Musayyab b. Hazn al-Makhzumi.
Mut'im b. 'Ubayd al-Balawi.
al-Muttalib b. abì Wadà'ah.
Mu'àdz b. Anas al-(!uhani.
Mu'àwiyah b. Kluidayg al-Sakiìui [t 52. a. H.|.
Mu'àwiyali b. abì Sufyàn (f 60. a. H.].
Ma'bad b. al-'Abbàs b. 'Abd al-Muttalib [f nel
35. a. H.].
Ma'n b. Harmalah al-Miidligi [f 40. a. H.|.
Mu'ayqib b. abi Fàtiniali al-Dawsi.
al-Mughirah b. Su'bah (t 50. a. H.] (pag. 107).
al-Miqdàd b. al-Aswad |t 31. a. H.l.
al-Mundzir (O al-Munaydzii| al-.'^slami.
Muhàgir (abCi Hmjzayt'ah i.
Nàsirah b. Sumayy al-Yazaiii.
Nubayh Vi. Sawàb al-Mahri.
al-Nu'màn b. al-Hurr al-Qàtiti (pag. 108).
Nu'aym b, Khabljàb al-'Àmiri.
Hàni b. Guz- al-Muràdi.
Hubayb b. Mughattal.
Hawdzah b. 'Urfutah al-Himyari.
■Wàfid h. al-Hàrith al-Ansàri.
Wahb b. Mughaffal al-Ghitari.
Làhib b. Màlik al-Balawi.
Yazid b. Unays al-Fihri.
Yazidjb. 'Abdallah b. al-Garràh.
Yazid b. abi Ziyàd al -Aslami.
Ya'qub al-Qibti.
abiì-l Aswad Marthad b. Gàbir al-'Abdi.
abù-1-A'war al-SuIami 'Amr b. Sufyàn.
abfi 'Dmàmah al-Bàhili Sudayy b. 'Aglàn
[t 82. a. H].
abfi Ayyub al-Ansàri Khàlid b. Zayd [f nel
52. a. H.]. '
abù Burdah al-Ansàri (pag. 109).
alili Basrah al-Ghifari Humayl ti. Basrah.
abu Ndr al-Fahmi.
abii Gabr.
abu Gam'ah al-Ansàri Habib b. Sibà'.
abii Gundub al-'Utaqi.
abù Hammàd al-Ansàri.
abu Khiràs alSularai.
aliu-1-Dardà 'Uwaymir b. 'Àinir al-Ansàri
[t 32. a. H.].
ab a Dui-rah.
abfi Dzarr al-Ghifari [f 32. a. H.].
abu Dzi-b alHudzali Khi'waylid b. Khàlid
[t 35. a. H.] (pag. 110).
abu Ràe' al Qibti [t 35. a. H.).
abu Ramithah al-Balawi.
abn-l-Ranidà al-Balawi.
abu Ruhm al-Samà'i.
abù Rayhàuah al-Azdi.
abii-1-Za'urà {'? Za'rà').
abii Zam'ah al-Balawi
abù-1-Zahrà al-Balawi.
abù Zayd al-Ciliàfigi.
Ubayd b. Arqam.
602.
21. a. H.
ss -in;. 217.
(316) abiì Su'àii. 335) abiì Mulaykah al-Balawi. 21. a. H.
(317) abù Sa'id al-Khayr al-Anmaii. !836) abu Mansur al-Fàrisi (pag. 112). EGITTO. - Com-
(318) abu Sa'ìd al-Iskandari (pag. 111. (337) abu Musa al-Ghàfiqi Màlik 1). 'Ubàdah ff nel pagni del Profe-
(319) abu-l-.Samus al-Balawi. 58. a. H.]. ta presenti alla
(320) abu Sirmah al-Ansàri. (338) abu Hurayrah al-Dawsi. conquista del-
(821) abu Ijubays al-Baiawi. (339) abu Hind al-Dàri. I' Egitto.]
(322) abu Abd al-rahmàn al<Tuhani. i340i abù-l-Haythara.
(.323) abu 'Abd al-rahmàn al-Fihri. (341i abii Wahwah(?) al-Balawi.
(324j abu 'Abd al-rahmàn al-Qayni. (342) abù-1-Yaqzàn. '
(325) abu 'Uthmàn al-Asbahi. (343) un uomo dei Suda.
(326) abu 'Atiyyah al-Muzaui. (.344) abù éuday' al-Mnradi.
(327) abu 'Amirah al-Muzani. 1^345) Màriyah al-Qibtiyyah |t 15. a. H.j ipag. 113i.
(328) abu Fàtimah al-Dawsi. . (346) Sirin.
(329) abù Fàtimah al-Damri. (347) umm Zakariyyà.
(330) abù Fàtimah al- Ai 'ari [t 23. a. H.]. (348) umm 'Abdallali biut Nubayh.
(331) abù Màlik. (349) umm Dzarr.
(332) abù-l-Mubtadzil Khalaf. (350) Fàdilah al-Ansàriyyah.
i333) abù Muslim al-Ghàfiqi. (351) Sawdah bint Dubays al-(}uhaniyyah.
(334) abù Miknaf.
Secondo ibn al-Rabi', con 'Amr b. al-'As entrarono in Egitto cento
Compagni tra quelli che giurarono sotto l'albero di al-Huda3'biyyah : al-
cuni riducono questo numero a soli settanta (Suy ut i Husn, I, 78-113 1.
§ 217. — Questo elenco, che a taluni potrà sembrare una eccessiva
minuzia, ha invece il .suo valore come documento morale della psicologia
i.slamico-egiziana nei primi secoli del nuovo regime politico-religioso in
Asia Anteriore ed in Egitto in particolare.
Nella lista trovansi nomi che sicuramente dovrebbero essere cancellati,
e questo valga, per esempio, per i due Califfi, Umar ed 'Uthmàn. che non
visitarono certamente l'Egitto dopo la promulgazione dell'Isiàm; ma tale
è il desiderio di nobilitare la lista, e quindi anche l'Egitto nei rispetti del-'
l'Islam, che a giustificazione dei due nomi si dice nell'elenco essere am-
bedue veniiti in Egitto, come mercanti ai tempi della GràhilÌ3yah. Strana
affei-mazione, perchè dal punto di vista islamico non ha alcun \alore.
L'elenco ha però il suo pregio anche per quello che non contiene e
per quello che tradisce. Se sopprimiamo quei pochi nomi conosciuti che
sono comuni alle liste più brevi dei precedenti paragrafi, vediamo come i
nomi siano tutti di persone sconosciute, una prova che gli elementi con
cui fu conquistato l' Egitto non erano quelli in immediato e diretto con-
tatto con Madinah, ma persone per la massima parte estranee a Madinah,
le quali non avevano mai visto e conosciuto il Profeta, checché l'elenco
dica in contrario: in altre parole elementi essenzialmente pagani, e solo
verniciati assai leggermente d' islamismo. Di questo conoscevano ed ave-
vano forse poco più che il semplice nome.
Se esaminiamo più attentamente l'elenco, noi rileviamo che esso è
meno artificiale che non si creda, porgendo un sicuro documento sulla
eaò.
§§ -iiT, ila 21. a. H.
21. a. H. costituziono (Iella grande maggioranza degli Arabi che seguirono 'Amr in
pagni del Profe- l^gìtto. Noi vediamo cioè che i più venivano o dal Yaman, o dallo tribù
ta presenti alla (IpH'ostremo settentrione d'Arabia (Bali, Qudà'ah, Grudzam, ecc.), ossia da
r Egitto'r ^ ^ tribù che riconobbero l' Isiàm solo dopo la morte di Maometto. A questo
proposito è degnissimo di nota che i Bali erano imparentati per via di
donne con 'Ann- b. al-'As (ct'r. 8. a. H., § 30), cui tale parentela era stata
già utile nel passato per compiere una spedizione ordinata da Maometto.
Le forze di 'Amr erano dunque composte di avventurieri del Yaman,
di suoi remoti consanguinei tra i Bali, e di altri elementi assai etero-
genei (persino Gi'eci o Siri non Arabi e Persiani, cfr. poc'anzi § 210), vale
a dire da gruppi etnici che ninna dipendenza diretta riconoscevano dal Ca-
liffo in Madinah, ma erano liberi abitanti d'Arabia, aspiranti a soli godi-
menti materiali e ricchezze, la maggior parte Musulmani solo di nome, ed
una parte forse nemmeno di nome.
In alcune precedenti tradizioni abbiamo trovato menzione di un fatto,
che cioè i 3500 uomini con cui partì 'Amr da Qaysàrij^yah per la con-
quista dell'Egitto, erano quasi tutti della tribù di 'Akk provenienti dal
Yaman. L'elenco non conforta affatto tale asserzione, e non conserva il nome
di un solo membro della tribù di 'Akk, dando invece molti nomi di Arabi
Himyariti, che sebbene pur essi del Yaman, non hanno, secondo i genea-
loghi, verun legame di sangue con gii 'Akk. È singolare altresì che la
j)redominanza di elementi Akk non risulta nemmeno dalla descrizione
topografica di al-Fustàt. La notizia perciò riguardante gli 'Akk va molto
modificata, nel senso che una parte, e forse molto esigua, delle schiere di
'Amr erano composte di essi.
V'è però da aggiungere che questo elenco ha le sue limitazioni, in
quanto esso è sicuramente messo insieme a posteriori dai discendenti dei
primi invasori, e da quelli che j)er arrogarsi un prezioso titolo di eccel-
lenza islamica pretesero discendere dai seguaci di 'Amr nella gloriosa
campagna di conquista.
EGITTO. — Disposizioni generali per la dimora in Egitto delle tribù
immigrate.
§ 218. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah, da Yazid b. abi Habib,
e da ibn Hubayrah). Quando gli Arabi divennero permanentemente pa-
di-oni dell'Egitto, 'Amr b. al-'As prese le 'disposizioni per la custodia del
paese e fissò la guarnigione (ribàt) che doveva proteggere Alessandria.
Un quarto delle sue forze fu stabilito in Alessandria; l'altro quarto lungo
la costa, al-Sawàhil, e la rimanente metà rimase con 'Amr. La guar-
(Ì04.
21. a. H.
§§ 218-222.
nigione di Alessandria stanziava però in questa città soltanto durante i 21. a. h.
... , . ... „,. ^ . , X T li. • • • • [EGITTO. - Dispo-
1 sei mesi estivi, e (si ritirava nell interno) durante gii altri sei mesi m- sizioni generali
vernali (*). Ogni comandante ('arlf) aveva in Alessandria una casa forti- per la dimora in
ficata (qasr), nella quale stanziava con i suoi immediati dipendenti, ed immigrateci
ognuno di essi si prese un feudo (akhà'idz) ('Abd al-hakam, 180).
XoTA 1. — La ragione è evidente : nell' inverno i venti forti e le tempeste erano la migliore
difesa della città contro sorprese da parte di mare. Nell'estate invece durante la lunga bonaccia era
facile per una flotta di piombare sulla città. E così avvenne nel 25. H.
§ 219. — (Abdallah b. Sàlih, da 'Abd al-rahmàn b. Surayh. da
abù Qabìl). Quando ritornavano dalle spedizioni militari, le genti musul-
mane solevano radunarsi tutte in al-Fustàt (a svernare). Quando poi so-
praggiungeva la primavera (liadara maràfiq al-rìf), 'Amr b. al-'A.s
arringala i fedeli nella moschea e, dando loro l'annunzio ufiSciale della nuova
stagione, ordinava di andarsene (e di rimanere) con gli animali al pascolo,
« tinche s'inagrisce il latte, e s'impone il ritorno e si moltiplicano le mosche:
« allora tornate al vostro campo (fustàtukum); ma non voglio sapere di
* alcuno fi-a voi che abbia ingrassato sé stesso e abbia lasciato smagrire il
«suo cavallo!» (Abd al-hakam, 196).
§ 220. — (Ahmad b. Amr, da ibn Wahb, da ibn Lahiah, da Yazid
b. abi Habìb). 'Amr b. al-'As .soleva dire alla sua gente, quando ritornava
dalle spedizioni militari: «È tornata la primavera (hadara al-rabi'):
« chi fra voi vuole andarsene con il suo cavallo al suo accampamento di
«primavera (rab'uhu), lo faccia; ma non voglio sapere di alcun uomo
« che ha ingrassato sé stesso ed ha lasciato smagrire il suo cavallo. Quando
« però il latte comincia ad inagrirsi, e si moltiplicano le mosche, allora
«ritornate, e rivenite al vostro campo principale (qayrawàn, o cara-
« vana) » ('Abd al-hakam, 196).
Cfr. S u y u t i H u s 11 , I, 72.
§ 221. — Una tradizione di Maslamah b. 'Abd al-malik (da al-Layth
b. Sa'd) conferma le notizie precedenti, con la diffei'enza che 'Amr b. al-'As
dice alla gente: «Andatevene ai vostri pascoli lungo il fiume (aryàf)»,
e ordina loro di ritornare al loro campo (fu s t a t u k u m) « quando ven-
« gono le mosche (idza gà'anà al-dzubàb)» ('Abd al-hakam, 196).
§ 222. — Presso ibn 'Abd al-hakam abbiamo anche un'altra lunga tradi-
zione di Sa'id b. Maysarah (da Ishàq b. al-Gruràt, da ibn Lahì'ah, da al-
Asvvad b. Màlik al-Himyari, da Bahìr b. Màlik al-Himyari, da Bahir 1).
Dàkhh-(?) al-Ma'àfiiij, nella quale si narra con molti particolari una riu-
nione del venerdì nella moschea di al-Fustàt, alla fine dell'inverno, pochi
giorni dopo il Hamim al-Nasàrà (? il hamlm o periodo più caldo dei Cri-
l;o.^.
§? '^22. "J".*:!. i^ 1 • 3,. M.
21. a. H. stiani?), quando 'Anir ontra nel tempio preceduto da soldati della guardia
sizioni generali («urtah) che con verghe in mano fanno largo nella folla. Quindi seguono
per la dimora in biani della predica di 'Amr, in cui si fanno molte racconiandazioui morali,
Egitto delle tribù , ,. i t -• • i ■ • 'a ■ -, i
immigrate.) ^^'^ 1^ altro anche di avere una tamigluì numerosa: poi Ann invita la
gente a recarsi al loio rif, aiunumendola però di trattare con tutti i ri-
guardi i Copti, conformemente alle istruzioni lasciate dal Profeta ('Abd
al-hakani. 197-198).
Per confermare questa tradizione ibn 'Abd al-hakam ne adduce un'altra,
che si pretende risalga ad 'Umar b. al-Khattàb, e nella quale si mettono
in bocca al Profeta le stesse raccomandazioni per la custodia e la cura
dei cavalli, e lo stesso ordine di trattare bene i Copti, attribuito altiove
ad 'Amr, con l'aggiunta che i Copti sono dichiarati parenti dei Musulmani
per via di donne, e gente sotto la dz i m m a h o protezione dei Musulmani
(Abd al-hakam, 198).
In questa ed in altra tradizione quasi eguale il Profeta predice la
conquista dell'Egitto, e dichiara che la guarnigione di essa è la migliore
delle guarnigioni della terra (khayr agnàd al-ard) ('Abd al-haka m.
168-169).
§ 223. — (ibn Abd al-hakam, senza isnàd). Quando veniva la pri-
mavera (waqt al-rabi' wa-l-laban. la stagione delle pioggie e del
latte), Amr b. al-'As mandava le tribù ai pascoli primaverili, lasciando
loro libertà di andare dove volevano. La maggior jjarte di essi (' u z m a-
hum, maggiorenti?) si recava a Manùf, a Dzù Sandabas (?), ad Ahnàs,
ed a Tahà ; gli ahi al-ràyah si disperdevano un po' da per tutto, se-
condo il seguente elenco :
(1) Le famiglie di Amr b. al-'As, e di 'Abdallah b. Sa'd solevano
recarsi a Manùf e Wasim.
(2) Gli al-Hudzayl, a Banà e Bùsìr.
(3) Gli 'Adwàn, a Bù.sii- e Qurà 'Akk (?).
(4) I Bali, a Manf e Taràbiyah (?).
(5) I Fahm, a Artib (?), 'Ayn Sams e Manùf.
(6) I Mahrah, a Tana e Tami (?).
(7) Gli al-Sadaf, nell'al-Fayyùm.
(8) I Tugib, in Tami (?), e Bastah (?) e Wasìs.
(9) I Lakhm, nell'al-Fayyùm, a Taràbiyah (?) e Qarnit (?).
(10) I Ó^udzàm, in Taràbiyah (?) e Qarnit (?).
(11) I Hadramawt in Tana, Ayn Sams e Atrib (?).
(12) I Muràd, in Manf e al-Fayyùm, e con loro erano anche gli
'Abs b. Zùf (?).
60«.
21. a. H. |§ 223, 324.
(13) I Him^-ar, in Bu.sìr e i Qurà Ahiiàs. 21. a. H.
(14) I Khawlàn, nei Quia Ahnàs, e in al-Bahnasà. sizioni generaci
(15) Gli al-Qays e gli ÀI Wa'lali, a Saft di Bùsir. per la dimora in
(16) Gli Al Abrahah, in Manf. " ' " SITi^fat/'''
(17) Gli Asiani ed i Ghifar, insieme con i Wàùl, i Gudzàm ed i
Sa'd, in Bastah (?) e Qarnit ,(?) e Tarabiyah (?).
(18) Gli Al Yasàr b. Dannah, in Atrìb (?).
(là) I Ma àfir, in Atrib (?), Sakhà, e Manuf.
(20) Una parte dei Tugib e dei Mm-àd, in al-Bàqur.
Alcune tribù si scambiavano i luoghi di pascolo, ma per la maggior
parte si attenevano alla distribuzione del precedente elenco.
(21) I Ghifar ed i Layth andavano anche a passar la primavera in
Atrìb {?): ed
(22) i Mudlig, in Khabatà (? Khartabà, u Kharbatà, nel ms. man-
cano i punti diacritici), dove si stabilirono insieme con alcuni Himyar ed
altri che li seguirono.
(23) I Hubays (?) ed alcuni Lakhm e Gudzàm si stabilh'ouo in
Aknàf Sàr (?), in Iblìl e in Tarabiyah (?).
(24) I Qays non si fissarono anticamente nell'al-Hawf al-Sarqi, ma
liensì vi furono mandati più tardi dal (governatore) ibn al-Habhab, il quale
ebbe ordine dal Califfo Hisàm b. Abd al-malik di mandarvi o 3000, o
5000 uomini, che il governatore scelse tra i QaAS, e mandò nell'al-Hawf
al-Sarqi ('Abd al-hakam, 199-200).
La maggior parte di questi nomi è senza punti diacritici, e perciò
difficilissimi a deciffare. È chiaro che il copista -stesso non riconosceva
più i nomi.
§ 224. — (ibn Abd al-hakam, senza isn a d). I cavalli dell'Egitto di-
scendono (usui khayl Misr) da un cavallo ('), Asqar Sadaf, che apparte-
neva ad abii Na'àmah Malik al-Sadafi. Da questo cavallo prese nome la
Khùkhah al-Asqar in al-Fustàt, perchè quando mori il cavallo, il suo pa-
drone non volle gettar via il cadavere, come si faceva per le altre bestie,
ma scavò una tossa e lo sepelli in essa nel luogo dove poi fu la Khùkhah
al-Asqar (Abd al-hakam, 201) (').
Nota 1. — ibn Abd al-hakam cita anche una tradizione di 'Abdallah b. 'Abd al-hakam, con-
tenente un episodio della guerra di conquista fcfr. § 1011 in cui abiì Naamah montato su al-Asqar riusci
s raggiungere nella corsa un greco l'ilgi, «he nessun altro cavallo dei Musulmani era stato capace di
uccidere perchè montato sopra un destriero velocissimo: in questa corsa al-Asqar stesso afferrò con i
denti il cavallo greco e lo uccise. Da al-Asqar discesero i seguenti famosi destrieri ffarasi:
il) Daqq al-Rìs, di al-'Aw\vàm b. Habib al-Yahsubi (nel ms. Talisubii.
(2| al-Hattàn [o Kliallàr], di Labid b. 'Uqbah al-Sawmi (V).
(3ì al-Da'luq, di Himyar b. Wà-il al Sawmi.
4) 'Aglà, di Akàb lÀbd al-hakam. 201-202..
^ ■J'JtS^T. ^l. 3,. il»
21. a. H. In un'altra tradizione, senza isnad, ibn 'Abil al-liakam dà altri particolari su 'Aglà (il n. 4i,
[EGITTO.- Dispo- famoso cavallo, e su al-Kliattàr (il n. 2). 'Abd al-'aziz b. Marwàn volle comperare quest'ultimo da Labid
sizioni generali li. 'Uqbah, che però uou volle cederlo. — Qualche tempo dopo Labid fu ucciso nella guerra d'Africa,
per la dimora In e Musa b. Nusayr incluse il destriero al-Kliattiìr tra i doni mandati ad 'Abd al-'aziz. Siccome però giunse
Egitto delle tribù insieme con altri cavalli, nessuno sapeva dire quale di essi fosse al-Kliattàr: fu chiamata la figlia di
lmmigrate.1 Labid, atìinchè riconoscesse il cavallo, ma essa, desiderosa che nessun altro dopo suo padre montasse
(|uel destriero, indicò quale fosse, m* allo stesso tempo con un'astuzia gli tagliò le orecchie e strappò
i crini della coda. — Nondimeno 'Abd al-'aziz ritenne il cavallo a causa della sua velocità. Da al-Kliattàr
discese (5/ al-Dzà-id, e da Dzà-id [ii) al-Farqad, dal quale venne la razza equina al-Farqadiyyah. Anche i
Lakhni avevano un cavallo famoso detto \Tl Ablaq Lakhm ('Abd al-liakani, 202).
EGITTO. — Sistemazione fiscale della provincia.
§ 225. — Sul contenuto delle seguenti tradizioni r sul valore intrin-
seco delle medesime non mette il conto di soffermarsi ora, perchè sotto
l'anno 23. H. esamineremo più attentamente tutto intero il problema
tìscale che avvolge e rende di difficile intelligenza l'attività ordinatrice
del Califfo 'limar. Allora, con l'ausilio di tutte le altre fonti, cercheremo
di poiTe in chiaro le grandi linee dei nuovi ordinamenti amministrativi
inaugurati dall'impero arabo-islamico, ed allora soltanto potremo stabilire
il valore storico dei particolari dati qui in appresso con la solita orientale
abbondanza e ripetizione,
§ 226. — ('Uthmàn b. Sàlih, da ibn Lahi'ah, da Yazid b. ahi Habib).
Amr b. al-'As soleva mandare ad Umar l'importo della gizj^ah dopo
averne detratto quello di cui aveva bisogno (per la guarnigione e l'ammi-
nistrazione dell'Egitto). La spesa che gravava l'Egitto (faridah Misr)
per. lo scavo dei canali (khulug),' per mantenere i ponti vecchi (gu sur),
costruire i ponti nuovi (qanàtir) e riparare gli argini (qat' gazà'i-
rihà) ammontava a 120,000 (dìnàr), ed oltre a ciò v'era (la conserva-
zione dei) termini (al-tawr) e le misure di terreno (al-misàha), con (la
manutenzione) degli istrumenti (al-adàh) che a ciò servivano: lavori che
dovevano compiersi senza interruzione d'inverno e d'estate (Abd al-
hakam, 209-210).
Cfr. Suyùti Husn, I, 68; Maqrìzi Khitat, I, pag. 76, lin. 32-35.
§ 227. — ("Abd al-malik b. Masìamah, da al-Qàsim b. 'Abdallah, da
'Abdallah b. Dinar, da 'Abdallah b. 'Umar). Il Califfo 'Umar scrisse (ai luo-
gotenenti) che appendessero al collo della gente protetta (ahi al-dzim-
mah) un sigillo di piombo (come prova d'aver pagato la tassa); che questi
(dovessero vestirsi in maniera) da mostrare le loro cinture (manàtiq),
tenessei'o divisi i ciuffi dei capelli sulla fronte (nawàsi), cavalcassero
usando soltanto dei basti (ukuf, e non sella come i Musulmani) e in modo
visibile ('ard'"). La gizyah doveva essere pagata soltanto dagli uomini,
sul pube dei quali era passato il rasoio, e non dalle donne, né dai bam-
608.
21. a. H.
§§ 227-2-29.
bini: né doveva essere permesso che gii ahi al-dzimmah vestissero 21. a H.
come i Musulmani (Abd al-hakam. 210 1. „o,„„'» «J-f ^
inazione fiscale
Cft-. Maqrizi Khitat, I, pag. 76, lin. B5-B7. delia provincia.]
Sulle disposizioni riguardanti i non Musuliuaui cti-. 17. a. H.. §§ 174-
175: sono notizie ed oi-dinanze che si riferiscono a tempi molto posteriori,
quando la conversione di centinaia di migliaia di vinti creò confusione
tra Musulmani e non Musulmani che non erano Arabi. Vivente il Ca-
liffo 'Umar. tranne rare eccezioni, gii Arabi erano i soli Musulmani, e
tra loro ed i sudditi non Arabi e non Musulmani, tale era la differenza
nella foggia del vestire, che ninna ordinanza eia necessaria per distinguere
i padroni dai servi, i vincitori dai vinti.
§ 228. — (Su'ayb b. al-Layth. da Ubayy, da Muli. b. Abd al-rahmàn
b. Anag, da Nàfi', e da 'Abdallah b. 'Umar, da Nàti', da Aslam, mawla
di Umar). Il Califfo Umar mandò le seguenti istruzioni ai suoi luogote-
nenti ( u m a r a • a 1 - a g n à d) : la g i z y a h doveva imporsi soltanto a quelli
sul pube dei quali era passato il rasoio, ed in ragione di 40 dirham per
Tabi al-wariq (— i possessori di capitale in danaro argenteo), di 4 dinar
per Talli al-dzahab (possessori di capitale in danaro aureo): questi me-
desimi dovevano fornire anche le vettovaglie (arzàq) per le milizie musul-
mane, ossia grano hintah. òlio, in ragione di due mudddi grano e di tre
aqsàt (pi. di qistj di olio ogni mese: tale era la legge per gli abitanti
della Siria e della Grazìrah. Inoltre una certa quantità di grasso (\va]dakj e
di miele [« non so quanto », dice Aslam]. e stoffa (bazz) per fare i man-
telli (kiswah). che il Califfo 'Umar distribuiva ai soldati. Poi dovevano
ospitare pei- tre giorni i Musulmani che si fermavano nei loro paesi.
La gente dell' Iraq doveva invece consegnare quindici sa' (misura
di cereali) ad ogni musulmano, e una certa quantità [« non so quanto »]
di grasso. Dalla gizyah erano esenti le donne e i bambini: quando uno
aveva pagato la gizyah. gii si a]ipondeva al collo un sigillo ('Abd al-
hakam, 210-211).
Cfr. Maqrizi Khitat. I, pag. 70, liii. '61-77. liu. 5.
§ 229. — (a) (al-Layth b. Sa'd, da 'Abdallah b. Grafar, da uuu dei
vecchi che nella gioventù prese parte alla conquista dell'Egitto). A pro-
vare che l'Egitto si arrese per trattato esistono tre scritti (kitàb, ossia
trattati scritti): uno conservato da Talmà. signore di Ahna. l'altro in
mano di Qarmàn, signore di Rasìd, ed il terzo presso Yuhannas, signore
di al-Barallus (cfi-. 20. a. H., § 190). I patti erano che gii uomini do-
vevan pagare due dinar a capo come gizyah e provvedere i viveri (ar-
zàq) dei Musulmani. V'erano inoltre sei (ma se ne menzionano soltanto
61(9. 77
§§ 229-232. 21. a. H.
21. a. H. cinque) condizioni principali (a favore dei vinti): non cacciare gli abitanti
'^™,,i„„'o ♦ie'A'fl dalle loro terre, non rapir loro le donne, né i tesori, né le terre, e non
della provincia.] aumentare i gravami fiscali.
(6) Secondo "Uqbah b. 'Amir. le sei condizioni erano: non rapir loro
nulla delle terre, non aumentare i gravami fiscali, non opprimerli oltre i
loro mezzi, non rapir loro i figli, e difenderli dai nemici.
(e) Secondo Yahya b. Maymùn al-Hadrami, la condizione della resa
era che ogni maschio pubere pagas.se due dìnàr all'anno, ma dalla tassa
fossero esenti i fanciulli, le donne ed i vecchi: i maschi puberi ammon-
tarono a 3,000,000 e furono contati ai tempi di 'Amr b. al-'As (Y àqùt ,
III, 897-8!)8).
§ 230. — ('Abd al-malik b. Maslamah. da Layth b. Sa'd). La waybah
(misura di capacità) durante il califfato di Umar conteneva sei mudd
("Abd al-hakam, 211).
Cti'. Maqrizi Khitat, I, pag. 77, lin. 5.
§ 231. — D'un' importanza del tutto eccezionale è la seguente tradi-
zione antichissima, di difficile interpretazione, conservata, per nostra for-
tuna, da ibn 'Abd al-hakam, e ripetuta più tardi con errori ed imperfezioni
da al-Maqrìzi ed al-Su} ùti. Il valore di essa sta nel fatto che porta impronta
sicura di autenticità e rivela il carattere apocrifo di tante altre notizie pre-
cedenti sulle condizioni fiscali imposte ai Copti con la conquista.
Due fatti principali spiccano per primaria inaportanza tra tutti gii altri:
1" che gii Arabi lasciarono senza mutar nulla il sistema fiscale vi-
gente sotto i Bizantini: vari indizi stanno a dimostrare che non aumen-
tarono nemmeno la somma totale delle imposte;
2° che la g i z y a h di due dinar per testa, su cui insistono le fonti
arabe (cfr. 20. a. H., §§ 64 e segg.) é una fiaba inventata in tempi po-
steriori, fiaba creata sicuramente dai teorici sistematici del diritto musul-
mano, i quali o non poterono o non cercarono di comprendere le vere
condizioni dell'Isiàm primitivo.
Ma di questo parleremo a suo tempo: diamo ora la versione della
tradizione.
§ 232. — (Asad, da Sufyàn b. Uyaynah, da ibn Ishàq, da Hàrithah
b. Mudarrib). Il Califfo 'Umar impose alla gente del Sawàd l'ospitalità di
un giorno e una notte (ad ogni musulmano che passava): se però (il mu-
sulmano) era trattenuto (più a lungo) dalla pioggia, allora doveva pagare
le proprie spese.
Quando 'Amr b. al-'As ebbe assicurato il dominio dell'Egitto, confermò
sui Copti il sistema fiscale dei Greci (aqarra — 'ala gibàyah al-
610.
21 . a.. H. § 232.
Rum): questo sistema era giusto ed equamente fissato l'bi-1- 1 a *dil). Se 21. a. H.
.,, . 11- / 1 [EGITTO. - Siste-
mi villaggio era prospero, e la popolazione cresceva, crescevano anche le mazione fiscale
tasse: se invece la popolazione diminuiva e il villaggio andava in rovina, '^^''^ provincia.]
diminuivano anche le tasse. Si riunivano gli arrafù (? "urafà"?; o
mazut, jj.aC(»"ìpoc, ossia capo di villaggio ) di ogni villaggio e gii a m ì r
ed i capi del paese (ru-sà ahlihàj, e tacevano un'ispezione di quello che
era in buono stato e di quello che era in rovina : se coneludevano che
[in complesso] le quote (qisam, di una certa regione) dovevano essere
aumentate, ritornavano con la [nuova] quota [da imporsi] ai paesi (kuwar)
[da tassare]. Poi tenevano un congresso con i capi dei villaggi (r u • s a
al-qura) [ed assegnavano a loro la nuova quota] e [questi ultimi d'ac-
cordo con gl'ispettori] distribuivano equamente la quota tra i vari villaggi
in ragione della facoltà di sostenere l'aggravio e in proporzione dell'esten-
sione dei campi seminati. Così ogni villaggio riceveva la sua quota, ed
[i capi dei villaggi] riunivano le loro quote ed il kharàg di ogni vil-
laggio, e di quel tanto che v'era in ogni villaggio di terra coltivata. [Dal
totale così composto] cominciavano ora a togliere dalla terra le supeiiicie
(faddàdin) appartenenti alle loro chiese, ai loro bagni ed alle loro im-
barcazioni: poi sottraevano le somme destinate alle spese di ospitalità ai
Musulmani e alla dimora della persona investita del potere (a 1 - s u 1 1 a n =
il governatore, espressione usata anche nei papiri). Quando avevano finito
[questa parte del lavoro, i capi dei villaggi] facevano un'ispezione delle
varie industrie e delle mercedi guadagnate dagli operai (al-ugaràj e
distribuivano su questi la tassa in ragione di quanto potevan sopportare.
Se nei villaggi vi erano anche i sbanditi (g a 1 i y a h = ossia coloni servi
della gleba fuggiti dalle loro terre;, imponevano "anche a questi la tassa
in ragione di quanto potevan sopportare, ma soltanto agli adulti ed agli
ammogliati. Poi vedevano quanta parte rimaneva ancora del kharàg da
riscuotere e lo distribuivano sul numero delle terre ('ala idad al-ard),
quindi la distribuivano su quelli che volevano (nel testo yarid, forse da
leggersi 3' a z ìd = aumentavano la superficie seminata) seminare in propor-
zione dei loro mezzi. Se qualcuno non era in grado di pagare e si lagnava
d'essere troppo debole e incapace di seminare la propria terra, ridistribui-
vano il soverchio della sua quota proporzionalmente sugli altri. Se però
v'era uno che voleva aumentare (il terreno coltivato), a lui si addebitava
quello che gli altri non potevano pagare per il loro stato di miseria e de-
bolezza. Se nascevan tuttavia contestazioni (per queste deficienze), allora
le distribuivano secondo il numero delle persone. Le quote erano calcolate
in qaràrit (pi. di qiràt), di cui ventiquattro formavano un dìnàr.
Gii.
§§ 2S-2-235. 21. a. H.
21. a. H. Questo era in conformità di una tiadiziouc scfouilo la i|uale il Profeta
lEGITTO. - Siste- ,, , . r^ ■ . ^ . - .
fiscale avrebbe detto: «Conquisterete un yioino un paese in cui \i.L!,e ilcjirat:
mazione
della provincia.) «trattate bene la popolazione: questa dovrà pagare per ogni f ad clan
«mezzo ardab di grano (qamli) e due vvaybah di sa' ir (orzo), ma
«suU'al-qurt {= ir/foliiun Alexandrinum) nulla v'è da pagare» ('Abd
al-hakam, 211-212).
Ctì-. Su 3^ ufi Husn, I, 68-69; Maqrizi Khitat. I. pag. 77. lin. ò-18;
Becker, Beitrage Gesch. Aeg., pag. -90-91. e Becker, ZA., 1907, pag. 76.
§ 233. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahì'ah. da Yazid h.
abi Habib). Il Califfo 'Umar b. Abd- al-'aziz disse: «Se un dzimmi si
«converte all' Islam, la sua conversione protegge la sua persona ed i suoi
« beni mobili (mal), ma no]i la terra (di sua proprietà) perchè essa è f a 3' •
«dei Musulmani» ('Abd al-hakam, 212-213).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, pag. 77, lin. 23-25.
§ 234. — (Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Lahi'ah, da al-La\th
b. Sa'd). Il Califfo 'Umar b. Abd al-'aziz disse: « Se si converte un indi-
« viduo tra una gente che ha pattuito il pagamento della giz^ah, allora
«la sua casa e la sua terra vanno per il suo sostentamento f!) » f'Abd
al-hakam, 213).
Cfi-. ^laqrizi Khitat, I, pag. 77. lin. 25.
§ 235. — Disse Yah_ya b. Sa'ìd [contemporaneo del Califfo 'Limar b.
Abd al-'aziz]: «Noi riconosciamo nella gizj^ah due specie diverse: l'nna
«è quella che grava singolarmente sopra ogni testa, l'altra è la gizyah
« globale che grava (nel loro insieme) gli abitanti di un villaggio. Se in
« questo secondo caso muore un abitante senza figli ed eredi, la sua terra
« diviene proprietà comune del villaggio per il pagamento della tassa glo-
« baie. Se però muore nno sulla testa del quale pesa la gizyah della
« prima specie, e non lascia eredi, allora la sua terra diviene proprietà dei
«Musulmani» ('Abd al-hakam, 213).
Cfi-. Maqrizi Khitat, I, pag. 77. lin. 29-32.
Il pregio di questa tradizione sta nel conservare memoria del modo
come i teorici dell'Islam spiegarono la trasformazione della gizyah da
quale la intese Maometto nel Qur'àn. in quella che divenne con il tempo
nell'impero islamico: ossia come da imposta o tributo globale dei non Mu-
sulmani divenne la tassa per testa su quelli che non erano Musulmani
e perciò non servivano nell'esercito musulmano. Per maggiori schiarimenti
veggasi sotto l'anno 23. H. Intanto rammentiamo quanto si è detto sulla
gizyah e sul kharàg in un passo precedente (cfi-. 12. a. H., § 162 e
nota 6).
612.
21. a. H.
236. 237.
§ 236. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibu Lahi'ah, da Abd al- 21. a. H.
EGITTO. - Siste-
mazione fiscale
malik b. Gunadah). Il Califfo Umar b. Abd al-'aziz scrisse a Hayyàn b
Surayh: «Ripartisci la gizyah pagata dai Copti defunti tra i vivi». ''«"a provincia.]
Questa tradizione, aggiunge ibn Abd al-hakam, dimostra che Umar
b. Abd al-aziz fosse del parere esser l'Egitto un paese conquistato con
la forza, e che la gizyah pagata da ogni villaggio fosse una somma (fissa)
che non doveva diminuire se qualcuno degli abitanti veniva a morire.
Dice 'Abd al-rahmàn b. 'Abdallah: consta come fatto sicuro che l'Eaitto
fu sottomesso con regolare trattato e questo rimane valido per quelli tra
i Copti che sono rimasti: la somma che devono pagare per trattato non
può essere in nulla diminuita, se la morte ha diminuito il numero degli
abitanti (1) (Abd al-hakam. 213-214).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 77. lin. 33-87.
Nota 1. — 'Uthinàn b. Salili e 'Abdallah b. Salih, entrambi ila al-Layth 1». SaVr. Quando ibn
Rifa'ah divenne governatore dell'Egitto nel 97. a. H. , egli volle verificare in persona il numero della
popolazione e ridistribuire equamente il kharàg. Fece quindi, accompagnato da tutti ' gì' impiegati e
dal ruolo generale delle tasse, un giro d' ispezione fino ad Uswàn, e dopo aver passato sei mesi nel
Sa'id, e tre mesi nella parte interiore (asfai al-arJ), verificò che vi erano più di li t,(Xjij villaggi, senza
contare quei piccoli centri abitati, nei quali ei-ano meno di .5<H» persone paganti la gizyah l'Abd
al-liakam, 215-21iii.
Ctr. Suviìti Husn, I. «i.
§ 237. — (Abdallah b. Salili, da al-Layth b. Sa'd). Quando il Califfo
'Umar trovò che il kharàg dall'Egitto veniva con lentezza (istabtà)
dalla parte di ' Amr b. al-'As, gii scrisse : « In nome, ecc., ecc. Ho riilet-
« tuto sul tuo modo d'agire, e sul tuo contegno, e vedo che la tua terra
« è ampia ed estesa, e Iddio ha dato alla sua popolazione numero e fòrza
« e potenza per suolo e per acqua ; l' hanno coltivato i Faraoni, e ne
« hanno tratto frutto considerevole, nonostante la loro fierezza e la loro
« empietà. Ora io mi meraviglio di ciò e specialmente che essa non dia la
« metà di quello che dava prima in kharàg, senza carestia e senza .sic-
« cita. Io da un pezzo ti scrivo a questo proposito, e credevo che ciò sa-
« rebbe venuto senza nostra domanda, e speravo che ti movessi e mi rife-
« rissi; ma quando tu vieni a me con discorsi incerti e astuti, si conferma
« quello che io ho in mente, e io non accetterò se non il kharàg di prima.
«Io non so, oltre a questo, che cosa ti abbia urtato della mia lettera e
« scosso. Se tu sei sincero, e devoto, la discolpa basterà; ma se sei male
« intenzionato e mal sicuro, la cosa non andrà come tu pensi. Io ho tra-
« scm-ato di metterti alla prova l'anno scorso, nella speranza che ti ravve-
« dessi e mi mandassi tutto, giacché sapevo che l'unico impedimento erano
« per te i tuoi agenti, agenti cattivi, e secondo quello che tu fingevi e
« mentivi ^oppure «. quando facevano il male »), si coprivano col tuo nome.
613.
§ 237. 21. a. H.
21. a. H. ^ Ora io. col volere di Dio, ho pronta una medicina che cura bene quello
maziona fisM^e * ^^^^ ^'^ ^^ chiedo. Non ti dispiaccia, o abu 'Abdallah, chg ti si chieda e
della provìncia.) « ti si dia il giusto. Il fiume rivela le perle, e [cosi] la verità risplende.
« Lascio di ripetere quello che tu vai ripetendo : che il velo è tolto.
« Addio ».
'Amr b. al-'As rispose : < In nome, ecc. Ho ricevuto la lettera del Prin-
« cipe dei Credenti con le accuse ch'egli mi muove riguardo al kharàg e
« sull'opera dei Faraoni prima di me e sulla sua meraviglia del kh a r à g
« ch'essi percepivano e sulla diminuzione avvenuta dopo l' Islam. Por Dio,
« il kharàg in quel tempo era più abbondante e piìi ricco e la terra più
« fertile, perchè essi erano, nonostante la loro empietà e prepotenza, più
< proclivi a coltivare la loro terra da quando è venuto l' Isiàm. Tu dici
« anche che il fiume tà uscir le perle. Io 1' ho munto assai, e questo ne
« ha rovinato il vitello.
« E tu hai scritto molto e iiai ingiuriato e hai ripreso, e ho capito
« che tutto ciò viene da qualche motivo non bello a noi nascosto, (lai
« portato, per la mia vita, le ingiurie e le offese, mentre potevi usare un
« parlai-e energico e reciso ed eloquente. Siamo stati prefetti del Profeta
« e dei suoi successori e, grazie a Dio, abbiamo mantenuta la nostra fede,
« e conservato ciò che Iddio ha innalzato tra i suoi diritti. L'operare di-
« versamente ci pare vergognoso e malvagio. Ci riconoscerai qviesto, e mi
« darai ragione. Mi liberi Iddio da quei guasti e da istinti perversi e dal-
*. l'affrontare ogni crimine. Riprenditi dunque il tuo governo, giacché Iddio
« mi ha liberato da questi gusti terreni, dopo quella lettera in cui non
« badi ad onore, né onori con essa un fi-atello. Quando vedo come mi si
« tratta, io m' infiammo d' ira e di disprezzo per il danaro e di sdegno.
« Io non ho mai gestito un potere in cui fosse cosa da riprendere. Ma io
« ho mantenuto ciò che tu non hai mantenuto; e se fossi stato un ebreo
« di Yathrib, non avresti fatto peggio : perdoni Iddio a te e a noi ! E mi
« son taciuto di cose che so, e che la mia lingua ha ritegno ad esporre.
« Ma Iddio ha innalzato il tuo Stato al posto che nessuno ignora (').
« Addio ».
Allora Umar b. al-Khattàb riscrisse (la lettera é riportata da Yahya
b. Abdallah b. Bukayr, da Ubaydallah b. abi Gra'far, da abù Marzùq al-
Tugibi, da ibn Qays, mawla di Amr b. al-'As) : «Ti meravigli ch'ioti
«scriva tanto per via del kharàg e che tu mi scriva, per chiarire ogni
« cosa (?). Mi sono accorto che la mia idea su te era giusta. Ora io non
< ti ho mandato in Egitto, perché ci mangiassi tu o la tua gente (-). Ma
«io ti ho mandato, perché speravo che tu .spedissi tutto il kharàg,
mi.
21. a. H.
§§ 237-239.
«e governassi bene. Appena ricevuta questa lettera, manda il kharàg, 21. a. H.
« giacché tra i Musulmani quelli che so che s' intendono di governo sono mazione fiscale
« parecchi ». della provincia.)
E ' Amr rispose : « Ad 'Umar b. al-Khattàb, da 'Amr b. al-'As, ecc.
« Ho ricevuto la lettera del Principe dei Credenti che si lamenta perchè
« tardi il kharàg, e ritiene che io devio dalla giustizia e dalla retta
« strada. Io per me poi non voglio un accordo su ciò che sai, ma la po-
« polazione mi ha chiesto d'attendere fino al tempo del raccolto. Io ho
« avuto riguardo ai Musulmani, e ho trovato miglior partito attendere il
« momento del raccolto sicché dovessero vendere quello di cui non pote-
« vano fare a meno. Salute » ('Abd al-hakam, 218, lin. 5-220, lin. 16).
Cfr. Maqrizi Khitat, I, 78, lin. 11-79, lin. 4.
Nota 1. — Questa lettera, se fosse trascritta iu modo più chiaro, illuminerebbe alcuni lati della
vita di 'Umar. Un ebr«o di Yatjirib non poteva far peggio. Egli ha assunto impegni e non li ha man-
tenuti.
Si noti il tono della risposta che è di pari a pari. «Tu reggi Madinah, io reggo l'Egitto», pare
quasi venir fuori dalla lettera. Si noti poi la finale!
Nota 2. — In queste parole abbiamo esplicita l'accusa di furto e di appropriazione indebita dei
redditi della provincia egiziana per vantaggio proprio e della sua gente, nella quale va messa forse
anche 'la stirpe dei Bali, imparentati con 'Amr b. al-'As per via di donne. — È inoltre esplicita l'accusa
che i dipendenti di 'Amr rubavano anch'essi, sicché il ritardo nell'invio sembra provenire dal fatto che
gli abusi nell'amministrazione egiziana erano di tal natura da assorbire quasi tutti i redditi.
§ 238. — ('Abdallah b. Sàlih, da al-Layth b. Sa'd). 'Amr b. al-'As
riscosse (annualmente) in Egitto 12,000,000 (di dinar). Secondo altre
autorità. al-Muqawqis l' anno prima della conquista ne aveva riscossi
20,000.000: perciò il Califfo 'Umar gli scrisse in proposito. Più tardi, se-
condo al-Layth b. Sa'd, Abdallah b. Sa'd b. abi Sarh, quando assunse
il governo nell'Egitto sotto il Califfo 'Uthmàn, riscosse 14,000,000, per cui
'Utjimàn disse ad 'Amr b. al-'As: « La camela dà ora più latte di prima! ».
E 'Amr rispose: « Ma a danno del suo vitello! ». Secondo altre fonti 'Amr
rispose: «Purché non muoia il vitello!» ('Abd al-hakam, 220-221).
Cfr. Suyùti Husn. I, 69; Maqrizi Khitat, I, 79, lin. 5-9.
§ 239. — (Hisàm b. Ishàq al-' Amiri). Il Califfo 'Umar b. al-Khattàb
scrisse ad 'Amr b. al-'As di interrogare al-Muqa\vqis sul modo di conser-
vare il paese in buona condizione ed impedire che andasse in rovina. al-
Muqawqis diede cinque norme principali: (1) Calcolare l'imposta in una
sola circostanza, vale a dire quando gli abitanti hanno terminato la se-
mina. (2) Esigerla in una sola circostanza, quando è terminato il raccolto.
(3) Scavare in ogni anno i canali. (4) Riparare gli argini dei serbatoi ed
i ponti. (6) Non permettere agli abitanti atti sediziosi (Abd al-ha-
kam, 221).
Cfr. Suyùti Husn, I, 70.
615.
§§ •J4t»-i43. 21. a. H.
21- a. H. § 240. — (Dal libro di abù Bakr. dato ad ihii Abd al-hakam da ibn
[EGITTO. - Siste- . ^
mazione fiscale Vazid I). Sulaymàn, da suo padre). Quando il ('alit'fo 'Uniar I). al-Kliattab
della provincia.i gerisse ad 'Auir b. al-'As a proposito del ritardo nell'invio del kharàg,
'Amr gli rispose che gli mandava uno del paese (per spiegargli meglio la
faccenda): un vecchio copto si recò alloi-a a Madìnah, e spiegò ad 'Limar
che prima dell'Isiàm non si riscoteva la tassa se non alla fine della col-
tivazione: (se si faceva come \ ole va il Califfo) allora il luogotenente, non
tenendo conto della coltivazione, avrebbe preso quello che a lui sembrava
(e non la quantità corretta), come se dovesse riscuotere la tassa per un
anno solo. Allora limar riconobbe la giustezza delle scuse di 'Amr ('Abd
al-hakam. 221).
§ 241. — ('Abd al-malik b. Maslanuih. da il)n VV'ahb, da Uaywaii b.
Surayh, da Bakr b. Umar, da 'Abdallah b. Hubayrah). 'Umar b. al-Khattàb
mandò poi gli stendardi ai capi degli eserciti, ordinando che avvertissero
i sudditi che il loro atà- era fisso e gli alimenti delle loro famiglie sa-
rebbero stati pagati, ma non lavorassero [i campi] né li facessero lavorare
('Abd aL-hakam. 221, lin. 15-222, lin. S).
§ 242. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da ibn Wahb, da Ifaywah I).
Surayh, da Bakr b. 'Qmar, da Abdallah b. 'Umarj. Il Calili'o Uniar b.
al-Khattàb scrisse ai suoi luogotenenti nelle provincie, umarà al-agnàd,
dando severe 'istruzioni che le guarnigioni avrebbero ricevuto regolarmente
il soldo e le provviste per se e per le tàmiglie, ma non dovevano in alcun
modo dedicarsi all'agricoltura e seminare le terre: questo era il compito
del contadini (ra'iyyah). Un tale Sarik b. Sumav}' al-Ghutayfi, che agi
contro quest'ordine, fu costretto a recarsi in persona a Madìnah e giustifi-
carsi dinanzi al Califfo (Abd al-hakam, 222).
Cfr. Suyùti Husn, I, 73, lin. 4-11: Hagar. Il, 416, n. 8392.
§ 243. — (ibn Wahb, da Sarik b. Abd al-rahmàn al-Muràdi). Sarìk ibn
Suniav}' al-'Atìfì (o al-Ghutayfi) si recò da 'Amr b. al-'As, e disse loro: « Voi
« non ci date quello che ci spetta: ci permetti [almeno] di coltivare? ». 'Amr
rispose: « Non posso ». E Sarik coltivò senza il permesso di 'Amr. Quando
'Amr lo seppe, scrisse ad 'Umar che Sarìk disubbidiva. Umar gli scrisse
di mandarglielo. Amr fece leggere a Sarik la lettera di Umar, e Sarik
disse: « Mi hai ammazzato, o Amr ». E 'Amr: « Non io ti uccido; ma tu
« hai fatto questo di testa tua ». E l'altro allora : « Se questo è il tuo av-
« viso, permettimi di andar da lui senza lettera, e io ti giuro che porrò
« la mia mano nella sua ». Egli lo permise. Giunto che fu da 'Umar, disse:
« Dammi l'amàn, o Principe dei Credenti ». — « Di che esercito .sei tu? »
domandò. — « Dell'esercito d'Egitto ». — « Forse sei Sarìk b. al-'Atìfi? ».
616.
21. a. H. §§ 243-245.
— « Sì, o Principe dei Credenti ». — « No », disse allora 'Umar. « vo- 21. a. H.
1- • • • 1 - n T-, ,, 1 A ,1 [EGITTO. - Siste-
« giiamo porti ni esempio a chi verrà dopo». E 1 altro: «Accetta allora mazione fiscale
«da me quelli) che accetta Iddio dagli schiavi». — «E lo farai?». — delia provincia.)
« Sì ». Allora 'Umar scrisse ad 'Amr che Sarik si era presentato pentito,
e che egli lo aveva perdonato ('Abd al-hakam, 222, lin. 3-12) [M.].
Su questo argomento, il divieto di 'Umar agli Arabi di coltivare la
terra, ci toccherà di ritornare sotto l'anno 23. H. per sostenere ch'esso è
finzione tradizionistica di tempi posteriori, per ragioni che avremo allora
agio di esporre con sufficienti particolari.
§ 244. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da Màlik b. Anas). È lecito
air ahi a 1 - s u 1 h di vendere le loro terre, ma quelli che sono stati sotto-
messi con la forza ('anAvat*"^) non possono né vendere né comprare nulla
delle terre che sono «sotto le loro mani». Se uno dell' ahi sulh si con-
verte all'Isiàm,» egli ha dii'itto (kàna ahaqq) alla sua terra ed ai suoi
beni mobili (mài): se però si converte uno dell'ali] al-'aii\vah. la sua
conversione copre (ahraza) soltanto la sua persona; la sua terra diviene
proprietà di tutti i Musulmani, perché questi conquistarono con la forza
il loro paese, che era divenuto in tal modo proprietà inalienabile (fay) di
tutti i Musulmani. La gente dell' ahi al -sulh é formata invece da quelli
che difesero il loro paese e poi stipularono per esso un trattato: essi perciò
non sono obbligati se non per quello che hanno pattuito, e da loro non
si riscuote se non quello che impose (if tara da) il Califfo 'Umar b. al-
Khattàb. «Quanto poi alla gizyah al-ard», aggiunse Màlik b. Anas,
« non ho notizie, né so come facesse 'Umar, se non che confermò la terra
« nel possesso di quelli che la tenevano (a q a r r a a 1 - a r d ) e non la divise
« tra i Musulmani che l'avevano conquistata. . . » (lacuna per testo corrotto
ed oscuro) ('Abd al-hakam, 214-215).
Le ultime parole si riferiscono alle indagini fatte per conoscere i fatti,
senza aggiungere alcuno schiarimento. — Si noti la confessione preziosa
che Màlik b. Anas «non aveva notizia come 'Umar regolasse la giz3-ah
al-ard », ossia il tributo da pagarsi dai non musulmani. — Dunque niente
«due dinar per testa»: tutto ciò é finzione posteriore. In questo passo
gizyah é usato nel suo vero .senso primitivo di tassa globale dei non
musulmani, e non in quello più moderno di « tasse per testa ».
§ 245. — ('Abd al-malik b. Maslamah, da al-Layth [b. Sa'd]). Il Ca-
liffo 'Umar b. 'Abd al-'aziz esentò in Egitto quelli dell' a h 1 al-dzimmah,
che si convertivano, dal pagamento della gizyah. e .sài ih quei con-
vertiti che facevano parte degli asa-ir dei convertiti nello mani sue (?
versione incerta) iscrisse nel d ì w à 11 . . .
617. 78
§§ itó-s-iT. 21. a. H.
21. a. H. Altre autoritA aftermano che prima di questo era uso riscuotere la
mazione fiscale gizyah auclie da quelli che si convertivauo. Narra 'Abd al-malik b. Mas-
deiia provincia. lamah (da ibn Lahì'ah, da Razin b. 'Abdallah al-Mnràdi) che il primo il
quale riscotesse la gizyah da quelli dell' ahi al-dzimmah che si con-
vertivano (all'Isiàm), fu al-Haggàg b. Yùsut'. Di poi il Califfo Abd al-malik
b. Marwàn scrisse ad 'Abd al-'aziz b. Marwàn (governatore d' Egitto) di
esiger la gizyah da quelli che si convei'tivano tra gli ahi al-dzim-
mah. Allora ibn Hugayrah {? nel ms. mancano i punti diacritici) protestò
contro questa misura e disse ad Abd al-'aziz: «Ti guardi Dio, o amìr,
« dall'essere il primo ad introdurre tale usanza in Egitto. In verità, sono
« soltanto l'ahl al-dzimmah, e quelli tra loi-o che si fanno fi'ati, i (jxiali
«devono sopportare la gizyah: come mai puoi imporla anche a quelli
«che si convertono?». Ed Abd al-'aziz rinunziò all'idea (') ('Abd al-
hakam, 215).
Nota 1. — Uu'altra tradizione di 'Abd al-malik b. Maslamah ida ibn Lahi'ah, da Yazid b. abi
Habib) conferma che il Caliifo 'Umar b. 'Abd al-'aziz ordinasse a Hayyàn b. Siirayh di non gravare
più i convertiti con la tassa gizyah in Egitto ('Abd al-liakam, 215Ì.
§ 246. — (al-Walid b. Sàlih, da al-Wàqidi, da ibn abi Sabrah, da
al-Miswar b. Eifa'ah, da 'Umar b. Abd al-'aziz). Ai tempi del Califfo
'Umar b. al-Khattàb, il kliaràg del Sawàd ammontava a 100,000,000 di
dirham, ma durante il governo di al-Haggàg scese a 40,000,000 (Ba-
làdzuri, 270).
Queste poche parole spiegano tutta la finanza umayyade : si dovet-
tero tassare i Musulmani, perchè tutti i contribuenti non musulmani ab-
bracciavano la nuova fede per non pagare piti imposte.
EGITTO. — Misure disciplinari del Califfo Umar contro Amr b.
al- Às ed altri luogotenenti.
§ 247. — (Mu'àwiyah b. Sàlih, da Muhammad, da ibn Samà'ah al-
Ramli, da 'Abdallah b. 'Abd al-'aziz dotto degno di fede). Il Califfo Umar
mandò Muhammad b. Maslamah con una lettera ad 'Amr b. al-'As: in
questa lettera era scritto: « Voi governatori siete seduti sulle sorgenti
«delle ricchezze ('uyiin al-amvvàl), riscotete il proibito (haràm), di-
« vorate il proibito ed ereditate il proibito. Perciò mando a te Muhammad
« b. Maslamah al-Ansàri, affinchè confischi una parte dei tuoi beni (y u q à -
« simak màlak): presentagli quello che possiedi; e ti saluto! ». Quando
giunse Muhammad b. Maslamah, 'Amr b. al-'As (tentò corromperlo) of-
frendogli dei doni, ma Muhammad li rifiutò: di questo si adirò 'Amr, e
disse: « 0 Muhammad, tu respingi i miei doni, eppure io ho offerto doni
« all'Inviato di Dio ed egli li accettò, al mio ritorno dalla spedizione
t;i8.
21. a. H. §§ 247, 248.
« di Dzat al-Salasil! ». E Muliaiamad rispose: « L Inviato di Dio accet- 21. a. H.
~ ...,..■,, , „ (EGITTO.- Misure
€ tava per ispirazione divina quello ehe voleva, e respingeva puro quello disciplinari dei
«che voleva. (Nel caso nostro) io avrei accettato i doni, se fossero stati Califfo Umar
.,.,. contro 'Amr b. al-
« di un fratello a un altro, ma essi sono i doni di un imam: malanno -Asedaitriiuogo-
« ne segue, fsarr khalfahà) ». 'Amr soggiunse: « Dio maledica il giorno tenenti.]
« in cui divenni luogotenente di Umar b. al-Khattàb! Mi ricordo di aver
« visto (mio padre) al-'As b. Wà"il vestito di broccato con bottoni d'oro
« (d i b a g m u z a r r a r b i - 1 - dz a li a b), mentile al-Khattàb (padre di ' Umar)
«portava legna da ardere sopra un asinelio in Makkah ! *. — « Ma tuo
« padre e suo padre », ribattè Muhamraad, « sono nel fuoco dell' inferno,
« ed 'Umar è migliore di te! Se non fosse per quel giorno, che tu po-
« c"anzi hai maledetto, non ti avrei forse trovato legando un'asinella ('ayr),
« labbondanza di latte della quale sarebbe stata la tua sola gioia, ed i
e suoi pianti il tuo (massimo) dolore!». Allora Amr si rabbonì, ammise
di aver parlato in un improvviso accesso d'ira, e consegnò tutti) quello
che aveva; Muhammad ne confiscò una parte (conformemente agli ordini
del CaliflEb), e poi ritornò (a Madinah) CAbd al-hakam. 203-204).
§ 248. — (al-Madàini, da 'Ali b. Hammàd e Suhaym b. Hafs e altri).
abù-1-Mukhtàr Yazid b. Qays b. Yazid b. al-Sa'iq disse alcune parole in
cui si toccavano i prefetti di al-Ahwàz e altri, dirette ad 'Umar.
;1) Fa giungere al Principe dei Credenti una lettera, che tu sei il fido di Dio nel
comando e nel diniego.
(2) E tu sei il fido di Allah tra noi, e a chi è fido del Signore del trono, si confida
il mio petto.
(3) Non lasciare che quelli delle contrade e dei villaggi inghiottano il denaro di Dio
nelle pelli numerose (= borse?).
{4j Manda da al-Haggàg (b. 'Atik al-Thaqafi} e sappi il suo conto, e manda da Craz-
ib. Mu'àwij'ah • e manda da Bisr ib. al-Muhtafiz).
(5) E non ti scordar dei due Nati' ne dell'uno né dell'altro, e neppure di ibu (>halab
b. Sarah dei baniì Nasr,
16) E neppure 'Àsim (b. Qays) tra essi ha vuote le sue valige, come neanche quello
che sta nel suq, il mawla dei banu Badr.
(7) Manda anche da al-Nu'màu e sappi il suo conto; e al cognato (sihri dei bamì
Ohazvràn, che io lo conosco.
(8) E a Sibl domanda il danaro; e ad ibn Muharris, giacche era noto tra quelli delle
contrade.
(9) E dividi tra loro — ti sia riscatto la mia gente! — che essi saranno contenti se
tu li obblighi a fare a mezzo.
(10) E non chiamar me in testimonio, giacché io sono nascosto, e pur vedo la me-
raviglia del tempo.
(11) Torniamo, quando essi tornano, e facciamo razzie quando essi razziano: or com'hanuo
essi ricchezza, se noi non siamo ricchi?
(12) Quando il mercante di Dàrìn viene con una fàrah (aniuialei da muschio, scorre
[il profumo] sui loro scriminali.
Allora Umar confiscò a quelli ricordati da abù-1-Mukhtàr una metà dei
loro beni fino a prendere una scarpa e a lasciarne un'altra (cfr. 15. a. H.. § 40).
tjif).
^
§§ 248, 249. 21. a. h.
21. a. H. Xra questi èva abii Bakiali. r\u- disso: « lo non aniniinistro nulla per Te ».
'?'^^?"„=,i'^"I! K l'altro: «Tuo ti-atello però è capo della hayt al-màl e delle decime
o I se ipiin3riQ6i -^ ^ **
Califfo Umar .^ j^j j\l-Ubullali, e lui ti dà il danaro per i tuoi traffici ». E gli prese dieci
^AsVcTaithLog^o- '"'1^ (dirli ani), o. secondo altri, gli prese una metà delle sostanze,
tenenti.] al-Haggag qui nominato è al-IIaggàg b. Atik al-Thaqafi, ch'era sopra
l'Euti-ate. da/.- b. Mu'avviyali era zio paterno di al-Ahnaf e reggeva Surraq;
Bisr b. al-Muhtatìz era su CTundaysàbùr; e i Nàfi'àn. erano Nufay' abu Ba-
krah e Nali' !>. al-HàritU b. Kaladali. suo fratello; ibn Ghalàb era Klialid
b. al-Hàrith dei banù Dulimàn, che reggeva la bayt al -ni al di Isbahàn,
e 'Asini b. Qays b. al-Salt al-Sulami era sopra Manadzii': quello che sta
nel suq era Samurah b. (iundab, capo del Sùq al-Ahwàz, e al-Nu'màn
b. 'Adi b. Nadlah b. 'Abd al-'Uzza b. liurtliàii, uno dei banù 'Adi b. Ka'b
b. Lu'ayy, era sui villaggi del Tigri, ed è lui che disse:
Chi fa sapere ad al-Hasnà che al suo innamorato in Maysàn si dà da bere col vetro
(cioè in coppa di cristallo) e col hantam"? {garrah verde).
Quando io voglio, mi cantano i dahàqin d'un villaggio, e il sonatore di cemliHlo
danza in ogni guisa.
Forse al Principe dei Credenti non piace questa nostra comitiva nel belvedere ab-
battuto.
Or quando 'Umar seppe di questa poesia, disse: «Certo che non mi
« piace! ». E lo destituì.
Il cognato dei banù Ghazwàn era Mugàsi' b. Mas'ùd al-Sulami, che
aveva presso di sé la figlia di 'Utbah b. Ghazwàn ed era sulla teiTa di
al-Basrah e le sue sadaqàt; Sibl b. Ma'bad al-Bagali, poi al-Ahmasi, di-
rigeva la divisione del bottino, e ibn Muharris abù Maryam al-Hanafi era
sopra Rama Hurmuz (Balàdzuri, 384, lin. 7-385, lin. 18).
Cfr. Hisàm, 786; Yàqùt, IV, 716; Nòldeke e Muller, Delecius,
28-29 (con diverse varianti).
§ 249. — ('Abd al-rahmàn, da abù-1-Aswad Nasr b. Abd al-gabbàr
e 'Abd al-malik b. Maslaniah, da ibn Lahì'ah, da Yazid b. abì Habib, da
Khàlid b. al-Sa'iq). Egli disse una poesia che fu scritta ad 'Umar.
(Seguono dieci versi il cui senso e gran parte delle parole corrispon-
dono ai dodici versi dati da al-Balàdzuri (pag. 384). Nel Ms. di Parigi
sono scritti con molti errori: dove si comprende chiaramente il senso, si
trovano varianti insignificanti. Più giù si danno gli stessi dieci versi in
altro ordine e con qualche aggiunta o soppressione).
Le aggiunte notevoli al testo dato da al-Balàdzuri sono due versi
(pag. 205, lin. 3-4; 206, lin. 2-3) che enumerano le ricchezze dei gover-
natori (cavalli, vesti d'ogni qualità, giardini, ecc.).
Dopo finita la prima lezione di versi, si spiegano in 'Abd al-Hakam
alcuni nomi (= al-Balàdzuri) ; ma non coincidono le spiegazioni con quelle
620.
21. a. H.
§§ 249-251.
di al-Balàdziui: al-Numàn = al-Nu'màu b. Basii-, che governava Hims. Il
cognato dei 'bauù Ghazwàu = abù Tlura3'rah, ch'era sul Bahrayn.
E si continua.
Secondo Abd al-ralimàn. da Mu'riwiyah b. Sàlih, da Yahya b. Muq'ìn,
da Wahb b. Grarir, dal padre, da al-Zubayr b. al-Hurayth, (l'accusatore) era
abu-1-Mukhtàr al-Numaja-i.
E si lidanno i soliti dieci versi.
'Umar disse: «Io certo lo dispenso dal testimoniare (ctr. il ver.so in
« cui il poeta prega di non essere citato in testimonio), e prenderemo da
« loro la metà dei loro beni ». E prese loro la metà. 'Umar aveva eletto quella
gente (') ('Abd al-hakam, 204, lin. 12: 206, lin. 8).
Nota 1. — Questa esplicita (li<-hiaiiizioin- in questo luogo, che 'Umar avesse scelto quei prefetti,
mi pare misteriosa. È una pura constatazione storica senza riferimento a quel che precede? Oppure è
una macchia che si getta su Umar per scusarne abiì BakrV 0 è una giustificazione d'un atto sì radi-
cale, come quello ch'egli commetteva, dicendosi che in qualche modo il Califfo che nominava aveva il
diritto di far cosi?
§ 250. — ('Abd al-nialik b. Maslamah, da ibn Lalii'ah. da (ia'far b.
Rabi'ah, da suo padre Rabì'ah). Il nonno di Gra'far b. Eabì'ah, che era stato
governatore di un distretto, lasciò in testamento clie la metà dei propri
beni venisse consegnata al Califfo 'Umar. Questi infatti lo aveva nominato
governatore di una delle province (Abd al-hakam, 20(5, lin. 8-10).
Il contenuto di questa tradizione è del pari un po' misterioso. Rivien
sempre fuori questo fatto singolare che sotto 'Umar i governatori erano co-
stretti a dare al Califfo la metà dei loro averi: quando egli non toglieva la
metà con la forza, i governatori la consegnavano spontaneamente. E allora
non è forse lecito il sospetto — giusto o ingiusto? - — che 'Umar vendesse le
cariche di governatore, sapendo che ogni governatore si arricchiva nell'am-
ministrare i danari pubblici ? Queste storie di confische parziali, o di cessioni
in eredità, non nascondono forse qualche brutta verità sotto vesti ortodosse?
La tentazione di sospettarlo è grande, specialmente se si legge, dopo ciò, la
lettera di Amr da noi riportata al § 237, dove sono quelle enigmatiche
espressioni: « Io ho mantenuto ciò che tu non hai mantenuto; e, se fossi stato
« un ebreo di Yat_hrib, non avresti fatto peggio... >. Si potrebbe parlare più
chiaro di così, per accennare, con studiata vaghezza, a un fatto occulto che
legasse il Principe al governatore? Ma non vogliamo fondar sospetti né for-
mulare accuse su vaghi indizi e su espressioni la cui interpretazione è già per
sé molto dubbia od ambigua.
§ 251. — ('Abd al-rahmàn, da Asad b. Musa, da Sulaymàn b. abì Su-
laymàn, da Muh. b. Sirin, da abù Hurayrah, il quale racconta). Quando
tornai dal Bahra3'n, 'Umar mi chiamò nemico di Dio e dell'Isiàm accusan-
21. a. H.
lEGITTO.- Misure
disciplinari del
Califfo Umar
contro 'Amr b. al-
'Àsed altri luogo-
tenenti.!
621.
§§ 'òi-ass. 21- a. H.
21. a. H. dolili (l'civtut' preso il danaro ili Dio. lo respinsi l'offesa e dis.si che avevo
[EGITTO. - Misure , ,,. , ,> , , ., , . ,„. , ...
disciplinari del *^^^^ cose: cavalli che avevano tatto razzale capitali (.-') die avevo riuniti.
Califfo Umar Egli insistè iieiroffesa ed io risposi ugualmente, e così per tre volte. E mi
•Às ed altri luogo- «jl^bligò a pagare dodici mila (dirliam). Or quando fu la preghiera della sera,
tenenti.] io dissi: « Allàhumm, perdona al Principe dei Credenti! ». Dipoi egli voleva
rifarmi capo d'una provincia, ma io non accettai. Mi obiettò che Yùsuf (Giu-
seppe Ebreo), il quale puro era migliore di me, aveva accettato. Ed io :
« Certo, egli era figlio e nipote di profeta, ma io temo di tre cose (da parte
« tua) e due (da parte mia) : di non parlare con clemenza e non giudicare
« con scienza, e poi che mi si batta il dorso, mi si attenti all'onore e mi si
«prenda il danaro» ('Abd al-hakam, 20G, liii. lO; 207. lin. 5).
§ 252. — (abù-1-liasan al-Madà-ini, da 'Abdallah b. al-Mubàrakj. Il
Califfo Umar, quando concedeva ad uno il governo di una provincia, pren-
deva nota in iscritto di tutti i suoi beni (amwàl) e poi toglieva loro
una parte di quello che risultava in più (alla fine della sua amministra-
zione), e talvolta gli confiscava tutto quello che trovava in |)iù. Egli scrisse
ora ad 'Amr b. al-'As: « Si è divulgata la notizia che tu sei in possesso
« di merci, di schiavi, di suppellettili e di animali, che non avevi quando
« ti feci governatore d'Egitto ». Amr gli rispose: « La nostra terra è una
« terra di semente e di commercio, e ci viene perciò un avanzo oltre quanto
« ci serve per le nostre spese ». Allora il Califfo gli scrisse di nuovo: « Io
« ne so già abbastanza di cattiverie sul conto dei governatori, e la tua let-
« tera a me è la lettera di uno insofferente (aqlaqahuj di prendere quanto
« gli spetta (ovvero, di uno cui rende impaziente [il timore] che [gii] si tolga
« quanto è giusto [togliergli]). Mi son fatto perciò una cattiva opinione sul
« conto tuo ed ho mandato a te Muhammad b. Maslamah, che ti confischi una
« parte di quello che tu hai : mettilo perciò a giorno di tutto, consegnagli
« quello che ti chiederà, e non avergli rancore per la violenza che ti fa, perchè
« è finito il mistero » (espressione proverbiale; cfi-. Amthàl, I, 160, n. 33).
E Maslamah confiscò una parte dei beni di Amr (Balàdzuri, 219).
§ 253. — (al-Madà"ini, da Isa b. Yazid). Quando Muhammad b. Mas-
lamah confiscò una parte dei beni di 'Amr b. al-'As, questi gli disse : « Un
« tempo in cui ibn Hantamah (= il Califfo 'Umarj ci ha trattato in questo
« modo è in verità un tempo cattivo (?). (Mio padre) al-'As ha indossato
« vesti di seta con orli di broccato! ». E Muhammad b. Maslamah gli ri-
spose: « Basta! Se non fosse per questa età di ibn Hantamah che tu tanto
« deplori, tu saresti con una capra legata nella corte della tua casa, e la tua
« felicità dij)enderebbe dall'abbondanza del suo latte, e la tua infelicità per
« la sua scarsezza di latte ». Allora 'Amr gii disse: « Ti scongiuro di non
(522.
21. a. H.
§§ 253-255.
«far paiola dei miei discorsi ad 'Umar: perchè v' è immunità per quello
« che si dice nei consigli ». — « Non dirò niente », rispose Muhammad, « di
«quanto avvenne fra noi, finché vive 'Umar» (Balàdzuri, 219).
EGITTO. — Provvedimenti contro antiche superstizioni pagane.
§ 254. — (Uthmàn b. Salili, da ibn Lahi'ah, da Qays b. al-Haggàg, da
quelli che lo raccontavano). Quando 'Amr b. al-'As ebbe terminata la con-
quista dell'Egitto, gii abitanti del paese, al principio del mese non arabo
(copto) di Bà'wùnah, si presentarono ad 'Amr e gli annunziarono che esisteva
un'usanza (sunnah), che se non veniva osservata, il fiume Nilo non avrebbe
più fatto la sua consueta inondazione. Ai dodici del mese di Bà-wùnah biso-
gnava gettare* nel fiume una fanciulla vergine al cospetto dei suoi genitori,
e tutta ornata di gioielli e di vestiti di lusso. 'Amr si oppose a questa usanza,
dichiarando che l'Isiàm aboliva tutto ciò che era esistito prima. Cosi passa-
rono i tre mesi di Bà'wùnah (— Pasons), Abib (= Epep) e Musra (= Mesóré):
gli abitanti spaventati osservarono che le acque del Nilo non davan cenno
d'incominciare la consueta inondazione, e si accinsero a fare i preparativi
per emigrare tutti dal paese (dacché senza l'annuale inondazione non era
possibile vivere in Egitto). Allora Amr scrisse ad 'Umar informandolo di
tutto, ed il Califfo gli rispose approvando 1' abolizione della barbara usanza, e
mandaiidogii un biglietto scritto (bitàqa h) che doveva lanciare nel fiume:
il biglietto conteneva le seguenti parole: « Dal servo di Dio Umar Principe
« dei Credenti al Nilo della gente d'Egitto: se le tue acque hanno avuto
« corso per l' innanzi ed ora non corrono più, sappi che era Dio l'unico il vit-
« torioso che le faceva correre. Ora noi preghiamo Dio l'unico il vittorioso,
« che faccia correre le tue acque (s= ci dia la consueta inondazione) ». 'Amr
lanciò nel fiume il biglietto un giorno prima del Yawm al-Salib (il giorno
della esaltazione della croce, 14 settembre: cfr. Butler, 130 e segg.), e du-
rante la notte, mentre gli Egiziani già si disponevano ad emigrare, le acque
del fiume salirono sedici cubiti fdzirà'). Così ebbe fine la barbara usanza
degli abitanti d'Egitto ('Abd al-hakam, 208-209).
EGITTO. — Nomina dei primi giudici, qudàh, d'Egitto.
§ 255. — Diamo qui appresso alcune tradizioni che troviamo nelle
fonti egiziane sulle prime nomine di qà,di in Egitto. Le riportiamo con lo
scopo di porgere tutti i materiali storici, ma è bene premettere altresì che
l'istituzione regolare di qàdi. o giudice ufficiale, fu di età meno antica,
forse soltanto del califfato di Mu'àwiyah (cti-. 11. a. U., § 200; 13. a. H.,
§ 94 e nota 1). È utile però dare la versione di queste tradizioni, che illu-
21. a. H.
[EGITTO.- Misure
disciplinari del
Califfo Umar
contro 'Amr b. al-
Às ed altri luogo-
tenenti.!
e*}.
§§ 255-259. 21. a. H.
21- a- H. minano indi rottamente le ciondizioni del tempo di Limar t' sovratutto lineile
EGITTO.- Nomi- • • m • .. ■ j- tt i x- • .l i
na dei primi giù- dei tempi ]K)steriori. Nei tempi di Umar le questioni tra nmsnlmani erano
dici, qàdi, d'E- (^^cise dai capi dei singoli grappi di tribù: nelle faciende più gravi inter-
veniva il Inogoteneute del Califfo, e in tine ipiesti [)ersonalmente nelle più
grandi di tutte. Vigeva ancora il vero sistema patriarcale. Presso molte
tribù forse coutinnavano a t'ungere come giudici quegli stessi che facevano
tale mestiere nei tempi pagani. Ciò è evidente dal contenuto di una delle
seguenti tradizioni (cfr. § 257 e segg.) che rivela come Umar volesse nominai-
giudice uno dei liakam del paganesimo. — Non è vero, come vuole la
tradizione, che i qudàh uscirono dulia mente di Umar perfetti e completi,
quali divennero dopo ; anche questo importantissimo istituto subì un pro-
cesso di trasformazione e di evoluzione.
§ 256. — (abù-l-Qasira. da 'Ali b. al-Hasan 1). Ivhalf b. Qadid al-Azdi,
da 'Alid al-rahmàn b. 'Abdallah b. Abd al-hakam, da 'Abd al-'aziz b.
'Abdallah al-Uwaysi, da 'Abdallah b. Ga'far al-Zuhii. (h> Uthmàn 1). Mu-
hamniad al-Uhaysi, da Sa'id al-Miqbari, da abù Huravrali. dal Profeta):
«Chi è fatto qàdi in mezzo agli uomini, è come se lo scannino senza
«coltello* ('Abd al-hakam. pag. i308, lin. 1-818, lin. 1) (dove seguono
altri haditjj sia del Profeta sia di altri Compagni antichi suuli uffici del
qàdi e sulle gravi sue responsabilità).
§ 257. — (Abd al-rahmàn, da Sa'id b. Ghufayr). Il primo qàdi che
sede.sse in Egitto fu Qays b. abi-l-'As al-Sahmi. Quando egli mori. 'L mar b.
al-Khattàb scrisse ad 'Amr b. al-'As di nominare a queirufficio Ka'l) h. Yasàr
b. Dabbah al-'Ab.si, ibn abi Maryam (cioè il figlio della sorella di Khàlid
b. Sinàn al-'Absi, che Sa'id vorrebbe fosse stato Profeta nel tempo fi-a Mao-
metto e Gesù; e intorno a Khàlid b. Sinàn c'è un hadith lungo). Ka'l) non
volle accettare il q a d a , e disse : « Ho fatto il qàdi nella g à h i 1 i y y a h ,
« non voglio ora ridiventarlo nell'Isiàm » ('Abd al-hakam, 313, lin. 3-9).
§ 258. — ('Abd al-rahmàn, da Sa'id b. Ghufayr, da ibn Lahì'ah). Qays
b. abi-l-'As era in Egitto preposto alla giudicatura da 'Amr b. al-'As. 'Abd
al-rahmàn dice che il primo ad esser nominato qàdi in Egitto fa Ka'b b.
Dabbah [? Dinnah], per lettera di 'Umar, ma non accettò (Abd al-ha-
kam, 313, lin. 9-12).
§ 259, — ('Abd al-rahmàn, dal muqri ■Abdallah b. Yazìd, da Hayyàh
b. Surayh, da al-Dahhàk b. Surahbil al-Ghafiqi, da Ammàr b. Sa'id al-
Tugibi). 'Umar b. al-Khattàb scrisse ad 'Amr b. al-'As di porre Ka'b b.
Dabbah al posto di qàdi. E 'Amr lo mandò a chiamare, e gli fece leggere
la lettera del Principe dei Credenti. Ma Ka'b disse: « Dio non salva mai alcuno
« dalla gàhiliyyah e dalla perdizione di essa per poi farlo ricadere nel-
624.
21. a. H. §§ 259-265.
* l'errore! ». E non volle accettare l'ufficio di qàdi. Arar lo lasciò libero ^^- *• "•
^ " [EGITTO. - Nomi-
('Abd al-hakam, 313, hn. 12; 314. lin. 2). — Cfi-. Kindi Qudàli, 4. na dei primi gìu-
§ 260.— (ibn Ghufavr). Era Uakam nella gahiliyyah; e l'abita- dici, qàdi, d'E-
-,- ' _ "^ _ gitto.]
zioue, khittah di Ka'b bv Dabbah era in Egitto nel suq Barbar, nel dar
detto « della palma ». Quando Ka'b non volle accettare la giudicatura,
'Amr b. al-'As prepose 'Uthmàu b. Qays b. abì-l-'As.
'Umar b. al-Khattàb aveva scritto ad 'Amr b. al-'As di onorarlo par-
ticolarmente ('Abd al-hakam, 314, lin. 2-6).
§ 261. — (Abd al-rahmàu, da Su'ayb b. al-Layth e 'Abdallah b. Sillih
e Yahya b. Abdallah b. Bukayr e 'Abd al-malik b. Maslamah, da al-Layth,
da Yazid b. abi Habìb). Umar b. al-Khattàb scrisse ad 'Amr b. al-A.s di
dare in più a ciascuno di quelli che avevano giurato obbidienza sotto l'al-
bero di al-HudaybÌ3'yah duecento (dirli am) di 'atà, «e tu prenditi al-
« trettanto in grazia della tua carica, e usa particolari onori a Khàrigah b.
« Iludzàtah per la sua bravura, e al qàdi 'Utjimàn b. Qays per la sua ospi-
« talità » ('Abd al-hakam, 314, lin. 6-11).
EGITTO. Disposizioni amministrative e fiscali.
§ 262. — ('Abd al-rahmàn). (Amr b. al-'As) chiamò 'Amr b. Khàlid b.
Thàbit al-Fahmi per porlo sopra le dogane (al-maks), ma chiese di essere
dispensato. E fu Suralibil b. Hasanah capo delle dogane, e Maslamah b. Mu-
khailad sui mulini di al-Balqas ('Abd al-hakam, 314, lin. 11-13).
§ 263. — (Abd al-rahmàn, da Sa'id b. Ghufayr, da ibn Lahi'ali, da
ibn Hubayrah). 'Amr chiamò Khàlid b. Thàbit al-Fahmi, nouuu di ibn
Rifa' ah, per porlo sulle dogane, ed egli domandò d'essere esonerato. 'Amr
gliene domandò perchè. E l'altro: « Ka'b ha detto: Non ti avvicinare alla
«dogana, perchè il suo capo sarà nel fuoco» ('Abd al-hakam. 314,
lin. 13; 316, lin. 1).
§ 264. — ('Abd al-rahmàn, da 'Ali b. Ma'bad. da Abdallah b. Amr
al-Grurari, da Muli. b. Isliàq. da Yazid b. abi Habib, da 'Abd al-rahmàn
al-Tugibi. da 'Uqbah b. Amir, e un altro isnàd con altro liadith del
Profeta). L'uno e l'altro conti-o i capi di dogane. Nel secondo si dico te-
stualmente: «Quando incontrate un esattore, ammazzatelo!» ("Abd al-
hakam, 315, lin. 2-8). — È quasi inutile aggiungere che il hadith è
apocrifo, ed esprime soltanto i sentimenti di esasperazione dei poveri con-
tribuenti musulmani di età posteriore.
§ 265. — (Abd al-rahmàn da ibn Ghufayr, da ibn Lahi'ah). Hurahbil
b. Hasanah era sopra la dogana, e Maslamali b. Mukhallad sui mulini
('Abd al-hakam, 316, lin. 8-10;.
625. 79
ss 26*5-273. 21. a. H.
21. a. H. EGITTO. — Inondazione annuale del Nilo.
EGITTO. - inon- 266.- Nt'll'anuu 21. H. la ma-ra dol Nilo .scese a 6 dziva e due
dazione annuale » *-ww. o —
del NUo.j t^lita (asba), e la piena massima sali a 17 dzliil' e cinque dita (Ma ba-
sili, I. 86, liii. (i-8).
ARABIA. — Pellegrinaggio annuale.
§ 267. — (al-Wàqidi, senza isnad). Nell'anno '21. II. il Califfo 'U mar
diresse il pellegrinaggio annuale, lasciando Zaj'd b. Thàbit quale suo luo-
gotenente in Madìnah (T a bari, I, 2646, lin. 16).
Cfr. Mas'udi, IX. 56: Athir, III, lo.
ARABIA E PROVINCIE. — Luogotenenti del Califfo.
§ 268. — (al-Wàqidi, senza isnàdj. in questo anno (21. H.) vi furono
i medesimi luogotenenti dell'anno precedente, ad eccezione di al-Kùfah,
ove ' Ammàr b. Yàsii- aveva il comando degli a 1 - A h d a tli (le reclute del
paese), 'Abdallah b. Mas'ùd aveva cura del tesoro, 'Utlimàn b. Hunayf prov-
vedeva alla riscossione del kharàg (imposta fondiaria), e Surayh era qàdi
(T a bari, I, 2646-2647).
§ 269. — Secondo ibn al-Athìr i governatori erano:
(1) 'Umayr b. Sa'd governatore di Damasco, del Hawràn, di Hims,
di Qinnasrin e della Mesopotamia (al-Grazirah) ;
(2) Mu'àvviyali b. abi Sufyàn in al-Balqà, al-Urdunn, Palestina, le
regioni in riva al mare (al-Sawàhil), Antiochia, Qalaqiyyah [sic = Cilicia?),
e Ma'arrah Misrin.
abù Hàsim b. Utbah b. Rabi'ah aveva concluso la pace con Qala-
qiyyah, Antiochia e Ma'arrah Misrin.
I governatori delle altre regioni erano gli stessi dell'anno precedente.
(3) 'Animar b. Yàsir, di al-Kùfah;
(4) Surayh, capo dei qàdi di al-Basrah (Athir, III, 15).
ARABIA. — Eventi minor!.
§ 270. — (a) Il poi celebre al-Hasan al-Basri [f 110. a. H.] dicesi na-
scesse due anni prima della morte del Califfo Umar (Hai ab, II, 243).
(6) Nell'anno 21. H. nacquero al-Hasan al-Basri e al-Sa'bi (T a bari,
I, 2646, lin. 14). — Cfr. Atiiìr, III, 15.
§ 271. — Secondo alcuni, nel 21. H. morì abù-1-Mundzir Ubayy b. Ka'b b.
Qays: ma altri ritardano questo evento sino al 30. H. (Abulfeda, I, 250).
§ 272. — In questo anno 21. H. il giorno di Nawrùz, la festa an-
nuale persiana, cadde sul venerdì [sic) 29 (xumàda I. (= 5 maggio 642,
domenica) (Hamzah, 160).
626.
21. a. H. §§ 273-276.
ARABIA. — Coniazione di monete musulmane. 21. a. h.
§ 273. — Secondo KhuwàudamLr nel 21. H. furono coniate monete ^jone di monete
d'argento (dirham) e d'oro (dinàrj con le formole islamiche la-ila li ah- musulmane.]
illa- allah, al-hamdu li-llah e con il nome di 'Umar (Khond., I,
4, pag. 26, lin. 20 e segg.).
ibn al-Grawzi dice che in questo anno 21. H. furono coniate monete
d'argento (dirham) con i coni usati dai Sassanidi, aggiungendovi però
alcune formole musulmane, ecc., come sopra ((xawzi, I, fol. 64, v.).
NECROLOGIO. — al-Aghlab b. Gusam.
§ 274. — al-Aghlab b. Gusara b. Amr b. 'Ubaydah b. Hàrithah b. Dulaf
al-'Igli, celebre versificatore (ràgiz). abbracciò l'Islam al tempo di Mao-
metto, e fuggì dalla sua gente per seguire il Profeta.
Fu tra coloro che accompagnarono Sa'd K. abì Waqqàs nella sua spe-
dizione contro i Persiani l'anno 16. H.
Si stabilì quindi in al-Kùfah e morì combattendo nella grande bat-
taglia di Nihàwand l'anno 21. H. : il suo nome non figura ti-a i Compagni
di Maometto, perchè la sua « fuga » avvenne dopo la morte del Profeta
(Hagar, L 108-109, n. 222).
ibn al-Grawzi, che pone la battaglia di Nihàwand nel 19. H., sotto questo
anno parimenti dà la biografia di al-Aghlab (Grawz]i, I, fol. 63,r.-54,r.).
Cfr. anche Yàqut. I. 857, 913j; II, 13; IV, 895; Athir Usd. I, 105;
Dzahabi Tagrid. I. 26: Aghàni. XVIII. 164.
al- Ala b. al-Hadrami (cfr. 14. a. H.. § 256).
§ 275. — al-Alà b. al-Hadrami era figlio di 'Abdallah b. 'Abbàd b. Akbar
b. Rabìah b. Muqanna' b. Hadramawt, halif di abii Umayyah. Da suo fra-
tello Maymùn prese nome il pozzo Bi-r Maymùn, che si trova nella parte
superiore di Makkah (sulla via degriraqensi, aggiunge ibn Sa'd), e fu da lui
scavato nei tempi della Cfàhiliyyah. Ebbe altri due fi-atelli, 'Amr ed 'Amir.
al-' Ala fu governatore di al-Bahrayn sotto i due Califii abu Bakr ed Umar,
il secondo dei quali lo nominò poi governatore di al-Basrah: al-' Ala morì
però nel 21. H. prima di raggiungere il nuovo posto; e nel Bahi-ayn fu man-
dato a governare abù Hurayrah. Trasmise tradizioni ad al-Sà-ib b. |Yazìd, a
Hayyàn al-A'rag, e a Ziyàd b. Hudayr (Dzahabi Paris, l, fol. 137, v.).
§ 276. — al-' Ala figlio di al-Hudrami, cioè di 'Abdallah b. Dimàd b.
Salma b. Akbar, dei Hadramiti del Yaman, fu dal Profeta, al suo ritorno
da al-Grirànah, mandato a Mundzir b. Sawa al-' Abdi nel Bahrayn con norme
precise sulla esazione della sadaqah sul bestiame grosso e minuto, le
frutta e le sostanze. Con al-'Alà il Profeta mandò anche abu Hurayrah,
H27.
§§ -271!, .277. 21. a. n.
21. a. H. il quali- c'hio.se ed ottenne ilall" ani i 1 o ^governatore lìi essei ^no m ii' adz-
INECROLOGIO. - , / _, ^ • . j. i • m i- i i i- t -aij w^
al- Ala b ai-Ha- (\x\u. Tornato pni tardi a Madmali eon due seluere di Abd al-t^ays co-
drami., mandati da 'Abdallah b. 'Awf al-Asagjj;, questi mossero lagnanze contro
al-'Alà al Profeta, il quale l(j revocò nominando al suo posto Abàn b. Sa'd
h. al-'As (cfi-. 11. a. H.. § 124, nota 3; 12. a. H., §§ 39-51).
Quando, alla morte di Maometto, insorti nel Bahrayn gli 'Abd al-Qays,
Abàn si ridusse in Madinah, e rifiuta vasi di obbedire all'ordine di abù
Bakr di tornare nel Bahrayn, al-'Alà fu mandato a domar la rivolta
con 16 (!) cavalieri guidati da Furàt b. Ha3\yàn al-'Igli. L'esiguo drappello,
ingrossato per via, giusta l'ordino di abù Bakr, di tutti i musulmani (?)
che s' incontravano, fu condotto da al-'Alà alle vittorie di Hawàtjiah {sic),
al-Qatif, al-Zàrah, al;Dàrin (cfi-. 12. a. H., paragrafi su indicati).
Nell'anno 14. H. (cfi-. 14. a. H., i; 226) il Califfo 'Umar diede ordine
ad al-'Alà di marciare in aiuto di 'Utbah b. Ghazwàn verso al-Basrah.
Prontamente egli si mise in viaggio con abù Hurayrah ed abvi Bakrah ;
ma giunto in Liyàs presso al-Si'àb in territorio dei banù Tamìm, al-'Alà
morì, e fu colà sepolto.
Egli trasmise dal Profeta una tradizione, secondo la quale i pellegrini
dovevano far sosta di 3 giorni in Makkah dopo il ritorno dalle compiute
cerimonie. Si racconta che Maometto, avendo un giorno visto al-'Alà che
indossava una camicia di maniche larghe e lunghe (qamìs san bùi ani),
gliele scorciò (cfi-. Dozy Vétements, s. v.).
al-'Alà fu prode gueiTiero, musulmano docile, disinteressato e pio: morì
in fama di santità, e fu taumaturgo, se possiamo prestar qualche fede ai mira-
coli che il ciarlatano abù Hurayrah racconta di aver veduti (Saad, IV, 2,
76-79, riprodotto quasi per intero nell'Inhalt-ausgabe, LXXIV-LXXVII).
Cfr. anche Atiiìr, III, 16; Yàqùt, I, 436, 466, 508; II, 136, 537; IH,
6, 837; IV, 954; Athir Usd, IV. 7-8; Dzahabi Tagrìd, I, 419; Isti'àb,
518-519; Nawawi, 432; Quta3^bah, 144; Mahàsin, I, 84; Balàdzuri,
cfi-. Indice; Khamìs, II, 275, lin. 30-31; Annali, Ind. ai voi. I-II.
Amr b. Ma dikarib.
§ 277. — abù Thawr 'Amr b. Ma'dikarib b. Abdallah b. 'Amr b. 'Usm
b. Zubayd al-As^ar b. Eabi'ah al-Zubaydi, della grande stirpe dei Sa'd al-
'Asìrah, famoso guerriero e poeta tanto nel paganesimo quanto nell'Isiàm,
sul conto del quale si sono inventate molte tradizioni. La fama del suo nome
lece sì che i tradizionisti lo inclusero fra i Compagni del Profeta, e trasmi-
sero tradizioni, che pretendono narrare la sua venuta a Madinah e la conver-
sione all'Isiàm al cospetto dello stesso Maometto (Hagar, III, 33-34). Se-
(i-28.
21. a.. H. § 277.
condo ibn Ishàq, ugii venne a Madinah con l'ambasciata dearli Zubayd (Ha- 21. a. H.
TTT 00' T 1.. 1 , ■ ,• (NECROLOGIO. -
gar, ili, óà. lin. l<i e segg.j, ma altre notizie più sicure negano che egli Amr b. Ma di-
abbia mai incontrato il Profeta (Hagar, III, M, lin. 10), e dicono che venisse ^^'ib-]
a Madinah soltanto in seguito alla comparsa di al-Muhàgir b. abì Umayyah
nel Yaman (alla fine del 12. H.). e quindi dopo la morte del Profeta (Ha ga r ,
III, 34. lin. 11). Come è noto, Sayf b. Uraar afferma che Amr b. Ma'dikarib
apostatasse durante la Riddali, e venisse mandato da al-Muhagir come pri-
gioniero di guerra a Madinah presso il Califfo abù Baki- (Ha gai-. III, 34,
lin. 7 e segg.). Nel Ta-rildi di ibn abi Saybah è detto che, quando il Profeta
mandò nel Yaman Khàlid b. Sa'id b. al-'As, questi s'incontrò con Amr b.
Ma'dikarib e ricevè da lui in dono la famosa spada al-Samsàmah (Hagar,
III, 34. lin. penult. e segg.). La manìa di glorificare questo eroe d'Arabia
antica ha indotto i tradiziónisti ad affermare che 'Amr b. Ma'dikarib fosse
presente a tutte le grandi battaglie delle conquiste tanto in Siria che
nell'Iraq (Hagar, III, 35, lin. 3 e segg.): vengono anche narrate le
su*e grandi prodezze al Yarmùk, nella qual giornata al-Haytham b. Adi
[t 206. a. H.] afferma perfino che egli perdesse un occhio* (Ha gar, III, 35,
lin. 9-10). Bisogna difiìdare però di tante notizie glorificatrici, perchè consta
soltanto con sicm-ezza che 'Amr prendesse parte alle guerre neH"Iràq, in
particolar modo alla- battaglia di al-Qàdisiyyah, ove compiè atti di grande
valore fHagar. Ili, 34, lin. 11; 3(5. lin. 15). Narra anzi ibn 'A-idz che,
dopo la vittoria di al-Qàdisi\^yah. Sa'd b. abi Waqqas mandasse 'Ainr b.
al-Ma'dikarib a Madinah con un'ambasciata e nel suo rappoi-to al Califfo
Umar facesse particolar menzione delle prodezze di Amr (Hagar, III,
36, lin. 15 e segg.). Si afferma altresì (da autori seriori, e non degni
di molta fiducia) che Amr sedesse anche nei consigli (maglis) del Ca-
liffo 'limar (Hagar. Ili, 37, lin. 16). Secondo al-Wàqidi, quando nel
21. H. fii allestita la campagna che menò alla battaglia di Nihawand, il
Califfo 'Umar mandò al generale in capo al-Nu'màn b. Muqarrin i due
guerrieri 'Amr b. Ma'dikarib e Tulayhah b. Khuwaylid. con le istruzioni
ad al-Nu'màn di consultarsi sempre con loro in tutte le faccende di maggior
momento fHagar, III. 36, lin. 8 e segg.). In questa battaglia di Nihawand
'Amr compiè altre prodezze, ed abvi Bisr al-Dawlàbi [f 320. a. H.J racconta
(nella sua storia) che quando fu ucciso il generale al-Nu'màn b. Muqarrin,
ed i Musulmani si diedero alla ffiga, 'Amr salvò la giornata, perchè egli
si slanciò contro le schiere nemiche e diede tempo ai ^lusulmani di ria-
versi e di riprendere la lotta: a lui fii dovuta la vittoria. Pur troppo rice-
vette tante ferite, che poco tempo dopo cessò di vivere nel villaggio di
Rawdah (? Rùdah) (Hagar. Ili, 37. lin. 17 e segg.). Come a molti uomini
629.
277, 278.
21. a. H.
21. a. H. famosi del paganesimo antico, i tiadizionisti hanno attribuito ad Amr b.
•Amr b Madi- Ma'dikaiib un'età assai avanzata al momento della morte. al-Mar/Aibàni,
karib.) per esempio, che pone la sua morte durante il Califfato di (JtJhmàn
(23.-36. a. H.), afferma esser egli morto in età di 120, o 150 anni. Nel
Kitàb al- Mu ammarili, di ibn abi-1-Dunyà, si aggiunge che Amr tosse
presente alla battaglia di Siffin (nel 36. H.) contando 150 anni, 'limar b.
Sabbali, infine, lo dice morto durante il Califfato di Mu'àwiyah (40.-60. a. H.),
in età assai avanzata (H a g a r . Ili, 38, lin. 4 e segg.).
Cfi-. Gawzi, I, fol. 64,r.-57,v.
§ 278. — (a) abu Thawr 'Amr b. Ma'dikarib b. 'Abdallah b. Amr, ecc.
b. Zubaj'd ossia Munabbih al-Zubaydi al-sà'ir. Questo è il nasab da-
toci da abu Khalifah .sulla fede di Muhammad b. Sallàm. Invece 'Umar
b. Sabbah riferisce da abu Ubaydah quest'altro nasab: Amr b. Ma'di-
karib b. Rabi'ah b. Abdallah b. Amr, ecc. b. Zubayd b. Munabbih, ecc
b. Qahtàn. Sua madre, che era anche la madre di suo fratello 'Abdallah,
era una donna della tribù di (rarm, a quanto si riferisce, celebrata come
una delle donne che ebbero i tìgli più nobili.
(ò) (Muhammad b. Durayd, da abu Hàtini, da abu 'Ubaydah). 'Amr
b. Ma'dikarib era il cavaliere (l'eroe) del Yaman, ritenuto superiore anche
a Zayd al-Khayl per impetuosità e coraggio.
(e) ('Ali b. Muhammad al-Madà-ini, da Zayd b. Quliayf al-KiIài)i, che
diceva): Sentii affermare ai nostri Saykh che Amr h. Ma'dikarib era chia-
mato lo sciocco (mà'iq) dei banù Zubayd. Una volta costoro, avendo
avuto sentore che i Khatli'am intendevano aggredirli, si prepararono per
resistere, e Ma'dikarib, padre di 'Amr, raccolse sotto la sua condotta i
banù Zubayd. 'Amr si recò (alla vigilia dell'assalto) da sua sorella e le
disse: « Dammi da mangiare a sazietà per il caso che domani venga la
« schiera dei nemici ». Essendo venuto a casa Ma'dikarib, sua figlia gii
riferì la cosa, ed egli disse: «Questo sciocco dice di queste cose?». — Ri-
spose: « Proprio lui ». — « Domandagli », le disse Ma'dikarib, « che cosa
« vuole per saziarsi ». — Essa glielo chiese, ed Amr disse: « Una porzione
« (firq) di melica (dzurrah), e una capra che ha perduto i denti ». — In
quel tempo il firq era di ben tre sa'. Ciò che egli voleva fu latto, gii
si aramazzò una capra e gli si preparò il cibo, ed egli sedutosi lo ingoiò
fino all'ultimo boccone. Al mattino seguente li assalirono i Khath'am, e
i banii Zubayd li affrontarono. 'Amr venne e si scagliò [nel folto della mi-
schia], quindi levò il capo e vide lo stendardo di suo padre eretto, ma,
avendo abbassato il capo, trovò (quando lo rialzò una seconda volta) lo
stendardo di suo padre caduto. Allora si levò come un albero gigante (?),
6bO.
21. a. H.
§§ 278-280.
e affrontato suo padre mentre era con i suoi in fuga, gli disse: « Lascia
« la bandiera, poiché oggi è giorno di violenza (?) ». — Gli fece suo padre:
« Va via, o .sciocco! ». — Ma i banu Zubayd dissero a Ma'dikarib : « 0 tu,
« lasciagli un po' fare ciò che vuole : se egli è ucciso, sarai liberato da lui :
« se trionfa è per te ». — Allora suo padi-e gli lasciò le armi, ed 'Amr,
salito a cavallo, si lanciò contro i Khath'am, fino ad oltrepassare le loro
file, quindi ritornò su di essi, e ripetè questo più volte, finché i banu Zu-
bayd fecero una carica e misero in fuga e soggiogarono i Khatji'am. Quel
giorno gii fiT dato il nome di «cavaliere di Zubayd» (Aghàni, XIV,
pag. 25-26). (Il testo è riprodotto sino al § 275, in traduzione quasi let-
terale, per dar saggio di questa fonte nella parte biografica) [T.].
§ 279. — (abu 'Amr al-Saybàni). Si racconta di Amr b. Ma'dikarib
b. Rabi'ah b. 'Abdallàh b. Zubayd b. Munabbih b. Sa'b b. Sad 'al-'Asii-ah b.
Màlik ossia Madzhig b. Udad b. Zayd- b. Ya.sgub b. Ya'rub b. Zayd b. Kahlàn
b. Saba b. Yasgub b. Ya'rub b. Qahtàn, che egli disse a Qays ibn Maksùh
al-Muràdi, figlio di sua sorella, quando giunse loro la notizia del Profeta:
« O Qays, tu sei il capo della tua gente; ora ci hanno raccontato che un
« uomo dei Qurays, chiamato Muhammad, è sorto nel Higàz e lo chiamano
« Profeta; vieni perchè possiamo conoscerlo, ed afifrettati, prima che egli
«abbia il sopravvento su di te». — Qays rifiutò la proposta giudicandola
sciocca, e non lo seguì. 'Amr invece si mise a cavallo per raggiungere il
Profeta, e disse: « Non hai voluto darmi ascolto, o Qays? ». — E sul pro-
posito Amr disse questi versi:
Io ti invitai il giorno di Dzu San'à ad una impresa di evidente giustezza.
Ti invitai a temere Allah, recandoti da lui e promettendogli [il tuo culto].
Ma tu hai fatto come chi ha un asino e si lascia ingannare (? afi'ascinare) dal palo
del suo membro (??).
(Aghàni, XIV, 26, lin. 1-11) [T.].
§ 280. — (a) (abù 'Ubaydahj. Ci nai-rarono parecchi individui di
^Madzhig: Si recò 'Amr con una deputazione dei Madzhig insieme con
Farwah b. Musayk al-Muràdi dal Profeta, e tutti abbracciarono l'Islam.
Il Profeta mandò Farwah a raccogliere le sadaqàt di quelli fra i suoi che
avevano abbracciato l'Islam, e gii disse: « Raccogli la gente e intrattienila
« amichevolmente, finché, quando li troverai distratti, sorprendili e preda ».
(b) (abù Amr al-Saybàni). Farwah era partito in discordia con i re
(m u 1 u k) di Kindah e in ostilità con essi, quando andò dal Profeta. Già prima
dell'Islam era avvenuta tra i Muràd e i Hamdàn una battaglia in cui i
Hamdàn avevano riportato un successo sopra i Muràd facendone massacro, in
una giornata che fu detta la giornata dei Greci o Y a w m a 1 - R ù m. Colui
che guidò i Hamdàn contro i Muràd, fu al-Agdza' b. Màlik b. Khuzaym al-
21. a. H.
INECROLOGIO. -
Amr b. MadF-
karib.l
«31.
§§ 28ij-.>8a. 21. a. H.
21. a. H. Sà'ir al-Haiudfini h. Masruq li. al-Agdza'; costui quel gioino ne fece scempio;
INECROLOGIO. - . x ì.ì. • x- • i vi-. , . ,r , i T»r t
Amr b. Madi- ^^ '' ^ii^sto tatto SI riterisce il veiso di baiwali b. Musayk al-Muiàdi :
''^'''''•l Glie se noi siaiii'i stati vinti, noi eravamo piinifi aKitiuiti ,i vincere; e sk' siamo stati
sconfitti, non fnmnio mai [per l' innanzi] sconfìtti.
Quando poi Favwali si recò dal Profeta, preso a dire:
Quando vidi cìic i ve di Ivindah erano venuti meno alla loro fede, come il piede ohe
col suo nervo sciatico tradisce l'altro piede (non lo segue nel camminare per il dolore),
spinsi la mia cavalcatura alla volta di Muliammad, sperando che farà eccellente prova
e che compirà felicemente il viaggio.
Griunto che fii dal Profeta, questi gli disse, secondo quanto ci è stato
raccontato: « Ti lia addolorato ciò die colpì la tua gente nella giornata
«di al-Rumy ». — Rispose: «O rasul di Allah, chi è colni che, vedendo
« colpita la sua gente come è stata colpita la mia, non si addolorerebbe? ».
— Allora gli disse il Profeta : « Questo fatto non farà che accrescere la
« fortuna deWd tua stirpe nell'Isiàm » — e lo noràinò suo agente sopra tutti
i Muràd, i Zubayd e i Madzhig (Aghàni. XIV. 26, lin. 12-13) [T.].
§ 281. — (abu 'Ubaydah). Non passò molto tom|)(i che 'Amr rinnegò
l'Isiàm, e disse quando lo rinnegò:
Noi abbiamo trovato il potere di Farwali il peggiori' dei poteri: asino le mi mirici
sollevsno (frugando) il concime.
E tu, se ci pensassi bene, o abfi 'L'mayr, hai empiuto le tue mani di tividimeuto e
di perfidia.
(Aghàni. XIV, 20, lin. 23-25) [T.J.
§ 282. — Soggiunge abu 'UbaAdah: Quando 'Amr insieme con altri
dei Madzhig rinnegò l'Isiàm, Parwali diiese rinforzi al Profeta, e questi
spedì contro di essi Khàlid b. Sa'id b. al-'A,s e Khàlid b. al-Walìd, e disse
loro: « Quando raccoglierete le vostre forze, sia 'Ali b. abi Tàlib il vostro
«amir e duce dei combattenti», e spedi 'Ali. 1 combattenti s'incontra-
rono in una sinuosità del suolo nel Yaman e impegnarono battaglia; parte
dei ribelli fu uccisa e parte si salvò [con la fuga]: e d'allora i Gra'far, Zu-
bayd e Udad, tutti banù Sa'd al-'Asirah, non cessarono di essere scarsi di
numero. In questa battaglia la spada detta al-Samsàmah passò in mano
della famiglia di Sa'id. Il motivo di questo passaggio fu il seguente: Ra}--
hànah bint Ma'dikarib quel giorno fu fatta prigioniera, ma Khàlid la ri-
scattò e ciò gli valse le guaina della Samsàmah, la quale (guaina) fu da
lui ceduta a suo fratello Sa'id. Sa'id poi fu trovato ferito nell'assedio subito
insieme con (il Califfo) 'Uthmàn b. Affan (nel 36. H.), e guaina e spada an-
darono così perdute. Di poi la guaina fu ritrovata, e quando Mu'àwiyah
salì al potere, venne da lui un beduino con la spada senza guaina. Sa'id,
che era presente esclamò: « Questa è la mia spada ». Siccome il beduino
contestava le sue parole, Sa'id disse: « Per provare che essa è la mia spada,
ti:i2.
21. a. H.
282, 283.
21. a. H.
[NECROLOGIO.
« manda tu (o Mu'àwÌ3^ah) a prendere la guaina, introducila in es.sa. e la
« vedrai corrispondere ». Muàwiyah mandò a prendere la guaina a ca.sa '"•AmV'b^^Ma'' di-
di Sa'id, e come essa venne, si trovò corrispondere alla spada. Allora il •^^^'''-l
beduino confessò di averla presa il giorno di Yawm al-Dàr (uccisione del
Califfo 'Utiiman nel 35. H.). e Sa'id gliela ripi-ese, ricompensandolo. Essa
restò in loro possesso, finché al-Mahdi fece il suo viaggio da al-Ba.srah;
giunto in Wàsit. mandò a chiederla a Sa'id (un discendente di Sa'id b.
al-'As), dicendo: « Essa mi serve per il viaggio ». [^Quegli rispose': «Cinquanta
« spade taglienti valgono meglio di una sola ». Allora al-Mahdi diodo loro
50,000 dirham e l'acquistò (Aghàni, XIV, 26-27j.
Cfi-. 12. a. H., § 65, nota 3 [T.].
§ 283. — Narra ibn al-Nattàh che al-Madàini raccontava da abu-l-
Yaqzàn, da Gruwayriyah b. Asma: Mentre il Profeta tornava dalla spe-
dizione di Tabùk diretto a Madinah, lo raggiimse 'Amr b. Ma'dikarib
al-Zubaydi con un gruppo dei banu Zubayd. 'Amr si fece innanzi per avvi-
cinare il Profeta, ma questi si tenne a parte, finché non fu informato sul
suo conto. Quando poi il Profeta si avanzò per rimettersi in cammino, 'Ami-
gli disse: « Allah, il tuo Dio, ti sia benigno, e possa t\i evitare la maledi-
«zione!». — Il Profeta rispose: «La maledizione di Allah, degli angeli
« e degli uomini tutti .sopra coloro che non credono in Allah, né nella vita
« futura; credi dunque in Allah, perchè egli ti assicuri contro il giorno del
« grande terrore ». — Domandò Amr b. Ma'dikarib: « Che cosa è il grande
« terrore? (al-faza' al-akbar: Qur'àn, XXI, 103; cfr. anche CI, 1-4)». —
Rispose il Profeta: « È un terrore diiferente da ciò che si ritiene e s'imma-
« gina: un primo grido sai'à lanciato sugli uomini, tale clie tutti i vivi mor-
« ranno, salvo quelli che Allah vorrà risparmiare, quindi un secondo grido
« sarà lanciato sugli uomini, e tutti i morti risusciteranno. Quindi questa
« terra sarà oppressa da un fragore insistente, nel quale il suolo si gonfierà,
« le montagne crolleranno e il cielo si fenderà come si fende la q u li t i y a h
« (specie di tela molto fina) nuova (? da leggero al -gadidah?), e ciò
« finché Allah vorrà. Quindi apparirà il fuoco, che apparirà /lett. e tu lo
« vedrai) rosso, oscuro: esso formei-à delle lingue fino al cielo, e le sue scin-
« tille lanceranno come dei cocuzzoli di monti (— manderà scintille grandi
« come, ecc.). Non rimarrà essere vivente il cui cuore non si sposti, e non ri-
« cordi le sue colpe; dove sarai tu. o 'Amr? ». — Rispose: « Io ascolto una cosa
« terribile ». — Allora il Profeta disse: « O'Ami-, accogli la fede e sarai salvo ».
— 'Amr accolse la fede e dichiarò per i suoi la loro adesione all'Isiàm. Questo
accadeva durante il ritorno del Profeta dalla s]iedizione di Tabùk. che era
accaduta nel Ragab dell'anno 9. H. (Aghàni. XIV, 27) [T.].
e,m. 80
lis ■-'ì>4-2«7. 21. a. H.
21. a. H. § 284. — Narrava alni llàrùii al-iSakìsaki al-tìasii, da abù Amr (da?)
Amr b. Ma di- al-Madà"iiii che 'Umar al-Khattàb, quando guardava 'Amr, esclamava:
karib.l « Lode sia ad Aliali, che creò noi e creò 'Amr » — meravigliato dinanzi
all'enorme statura di hii (Aghàni, XIV, 27) [T.J.
§ 285. — Ci narrò Ahmad b. Abd al-'aziz al-Gawhari, da 'Umar b.
Sabbah. da Khalid b. Khidas. da abù Numaylaìi, da Rumayh, da suo padre;
diceva costui: Vidi 'Amr b. Ma'dikarib durante il calitfato di Mu'àwiyah;
egli era un vecchio dalle proporzioni le più colossali che fossero mai esi-
stite, e dalla voce lude; quando si voltava, si voltava con tutta la persona.
Ma questo è un errore di tradizione : la realtà è che egli morì sulla fine del
califfato di Umar, e fu sepolto in Eawdzah, tra Qumm e al-Rayy. Vi sono
di quelli che dicono fu ucciso alla battaglia di Nihàwand, e che il se-
polcro si trovava nei dintorni, in un luogo chiamato Qabdìsakhàn(?), e che
egli fii sepolto quivi con al-Nu'man b. Muqarrin. Si nari'a anche da fonte
non degna di eccessiva fidvicia, che egli avrebbe raggiunto il califfato di
'[Jthmàn; riferisce ciò ibn al-Nattàh, da Marwàn b. Diràr, da abù lyàs
al-Basri, da suo padre, da Guwayriyah al-Hudzali in un lungo hadìth.
Costui avrebbe detto: Vidi Amr b. Ma'dikarib, mentre io era nel tempio
di al-Kùfah, sotto il califfato di 'Uthmàn, quando il Califfo lo spedì in
al-Rayy: egli sembrava un camelo unto di pece. Narrava altresì ibn al-
Kalbi, da As'ar, da Amr b. (rarir al-Gu'fi, da Khalid b. Qatan: Partì
Amr b. Ma'dikarib sotto il califfato di 'Uthmàn per al-Rayy e Dusta, ma
durante il viaggio fu colto da paralisi, e morì in Rawdzah (Aghàni,
XIV. 27-28) [T.].
§ 286. — Ci narrò Ahmad ibn 'Abd al-'aziz (da Umar b. Sabbah, da
Khalid b. Khidàs, da Hìammàd b. Zayd, da Mugàlid, da al-Sa'bi) che Umar
b. al-Khattàb assegnò ad 'Amr b. Ma'dikarib 2000 dirham come sti-
pendio. 'Amr gii disse: «0 amir dei Credenti, 1000 qua» — e in cosi
dire accennava alla metà destra del suo ventre — « e 1000 qua » — accen-
nando alla metà sinistra del medesimo: — « che cosa- resterà per qua? » — e
accennava al centro del suo ventre. — Allora 'Umar si mise a ridere, e
gii accrebbe altri 500 dirham (Aghàni, XIV, 28) [T.].
§ 287. — Narra 'Ali ibn Muhammad (= al-Madàini), da abù-1-Yaqzàn :
diceva Amr b. Ma'dikarib: « Se andassi, tutto solo, in una lettiga attra-
« verso le acque di Ma'add, non temerei d'impadronh'mene, nessuna esclusa,
« finché non mi affrontassero i due liberi, o i due schiavi di Ma'add ». I due
liberi sono 'Amr b. al-Tufayl e Utaybah b. al-Hàrith b. Sihàb ; i due
schiavi sono il negro dei banù 'Abs — intendendo dire Antarah — e al-
Sulayk b. al-Salakah. « Io mi sono battuto con tutti costoro. 'Amir b. al-
634.
21. a. H.
287-290.
21. a. H.
NECROLOGIO.
« Tufa}'! è veloce nel menare colpi di lancia ed ha la voce tonante: Utaybah
« è il primo tra i cavalieri, quando muovono all'assalto, e l'ultimo quando ^"■ArnVb^^^Ma'd
«ritornano; Antarah incespica raramente e fa molto' fracasso; e al-Sulayk ^^^'^
« spinge lontano i suoi assalti, simile al leone rapace ». — Allora gli dis-
sero: «E che cosa pensi di al-'Abbàs b. Mirdàs? ». — Rispose: «Penso di
« lui ciò che egli ha detto di me:
«Quando morrà Amr, ilirò ai cavalli: Calpestate gli Ziibayd, poiché in 'Ann- e
« morto l' unico valoroso tra loro » .
Quindi si levò irritato, essendosi accorto che essi volevano pungerlo
col ricordo di al-'Abbàs. — Soggiunge 'Ali: Osservava abu-l-Yaqzàn : Ritengo
che ci sia un errore di espressione, e che egli abbia detto: i due bastardi
di Mudar (ha gin a Mudar), perchè 'Antarah era uno schiavo, mentre al-
Sulayk non fu affatto in schiavitù (Aghàni XIV, 28) [T.].
§ 288. — Ci narrò abu Khalifah (da Ahmad b. 'Abd al-'aziz, da 'limar
b. Sabbah, da Ahmad b. Hubàb, da 'Isa b. Yùnus, da Isma'il, da Qays)
che 'Umar scrisse a Sa'd b. abi Waqqàs: « Ti manderò in rinforzo [due
« individui che valgono] due mila uomini ('): 'Amr b. Ma'dikarib e Tulayhah
« b. Khuwa\iid » — cioè Tulayhah al-Asadi — : « consultali nelle operazioni
« militari, senza però loro affidare alcun governo » (Aghàni, XIV, 28) [T.].
Nota 1. — Il concetto di un guerriero che vale mille uomini è molto comune: lo ali1)i;inu) già
incontrato in altre tradizioni, nelle quali poi questo paragone si è trasformato in mille uomini sotto
il comando dell'eroe ictr. 19. a. H., § 55; 20. a. H., § 111).
§ 289. — Ci narrò Ahmad b. Abd al-'aziz (da 'Umar b. Sabbah. da
Ahmad b. Hubàb, da 'Isa b. Yùnus, da Isma'il, da Qays, il quale raccontai:
Fui presente alla battaglia di al-Qàdisiyyah : Sa'd comandava i nostii. al-
lorché venne Rustum, passando sulla nostra fronte. 'Amr b. Ma'dikarib
scorreva le nostre file, incoraggiando i combattenti e dicendo: « 0 Muhà-
« giriti, siate leoni, intendo dire costanti (a 'ni thàbitah, cattiva lezione
«in cui invece abù Yùsuf ha 'anàbisah); il persiano non è clif mi ca-
« prone: appena si trova di fronte al nemico, cade sui suoi ginocchi». —
Aggiunge Qays: Con Rustum era un arciere, di cui nessuna freccia cadeva
[a vuoto], e gli disse {sic, ma è da correggere in q u 1 1 u , io gli dissi) :
« Gruardati da questo, o abù Thawr ». — Mentre noi gli dicevamo ciò, l'ar-
ciere gli tirò un colpo, ferendo il suo cavallo. Allora 'Amr gli mosse contro,
lo strinse fra le sue braccia, quindi lo sgozzò, e lo spogliò di due braccia-
letti d'oro che egli portava e di un mantello di seta (Aghàni, XIV,
28-29) [T.].
§ 290. — Narrava abù Zayd ("Umar b. Sabbah): Racconta abù 'Ubay-
dah, che Amr quel giorno investì un avversario e l'uccise, quindi gridò:
635.
§§ 290-29'2. 21. a. H.
21. a. H. « () voi bauli Zubayd, tatovi da cauto pcitlir (jiiesta gente possa morire »
NECROLOGIO. ,,,, _^„- .„, .
Amr b. Mad.. (A gh a n 1 . XI\ , 29) [l.j.
karib.i | 291. — Narra Ali 1). Muhamiuad al-Madàini: Ci raccontano Mu-
hanimad b. al-Fadl e "Abd rabbihi b. Nafi', da Isma'il, da Qays b. abì Hàzim:
'Ann- si trovava in mezzo ai combattenti, allorché un arabo (ft-a gli av-
versari) gii lanciò una freccia che lo colpì alla spalla, ma come egli indos-
sava una corazza ben solida, la freccia non la passò. Allora egli si slanciò
contro l'infedele, lo strinse al collo, e ambedue caddero in terra. Quindi lo
uccise, lo spogliò e tornò con le sue spoglie dicendo:
Io sono abiì 'l'iiawr t- In mia spada v Dz ù - 1 - N fi n , in ci>lpisco gli avversai'! conu^
colpisce un pazzo.
0 gente di Zubayd, e.isi vanno a morire.
Soggiunge abù 'Ubaydah: Disse su ciò Amr b. Ma'dikarib:
Avvicinati a Salma, prima che essa parta: il suo amore è divenuto per noi una ne-
cessità.
Salma e le sue vicine sanno bene come il cavaliere iraio avversario) grondasse (sangue):
sol io no.
Io lacerai con la lancia il suo jietto, mentre i cavalli correvano alla rinfusa fra di noi.
(Aghàni, XIV, 29) [T.].
§ 292. — Narra abù 'Ubaydah, nella versione data da abu Zaj'^d 'Umar
b. Sabbah: Amr b. Ma'dikarib aveva, quando intervenne alla battaglia di
al-Qàdisiyyah, centosei, altri dice centodieci anni. Soggiunge: Quando 'Amr
uccise l'infedele, passò il fiume di al-Qàdisij^yah, insieme con Qays b.
Maksùh al;Muràdi e Màlik b. al-HàritJ} al-Astar. Soggiunge: Mi narrò
Yùnus che 'Amr b. Ma'dikarib era l'ultimo fra essi, il suo cavallo era de-
bole ed egli ne cercò un altro. Gli portarono un cavallo ed egli lo prese
per il ciuffo della coda e lo battè al suolo; il cavallo allora si chinò a terra
ed 'Amr allora lo rimandò. Fattone venire un altro, ripetè la stessa opera-
zione, e il cavallo resistè senza piegarsi, per il che egli disse: « Questo in
« ogni caso è più forte del precedente ». — Quindi disse ai suoi: « Se vi af-
« frettate a venire nel tempo che è necessario per scannare un animale,
« mi troverete con la spada in mano a combattere di fronte a me; gli
« avversari mi hanno ferito, ma io mi sostengo fi"a loro ed ho ucciso e
« spogliato; ma se tardate, mi troverete ucciso fra di loro, colpito e spo-
« gliato ». — Quindi avanzò fra gli avversari investendoli, e uno dei suoi
disse: « O banù Zubayd, volete voi lasciare il vostro fratello! In verità non
« crediamo che voi lo troverete vivo ». — Essi allora mossero alla carica,
e quando giunsero da lui, lo trovarono che era già stato buttato giù dal
suo cavallo e aveva afferrato il piede del cavallo di uno degli avversari,
tenendolo férmo. Il cavaliere batteva il cavallo, ma questo non riusciva a
636.
21. a. H.
§§ 292-295.
muoversi dalla sua mano. Quando uoi arrivammo, il persiano si buttò giù
dal cavallo, e ' Amr vi montò, e disse : « lo sono abù Thawr, per poco voi
non mi avete perduto ». — Gli dissero: « Dov'è il tuo cavallo? ». — Rispose:
« È stato colpito da una freccia, e, di-izzatosi sulle gambe, mi ha rovesciato,
« e si è messo a correre all'impazzata ».
Questo stesso racconto riferirono Muhammad b. 'limar al-Khayyàt. e
ibn abi Muhammad, da Murrah, da abu Ismà'il al-Hamadzàni, da Talhah
b. Musarrit' in termini analoghi (Aghàni, XIV, 29) [T.].
§ 293. — Soggiunge al-Wàqidi: Mi narrò Usàmah b. Zayd, da Abàn
b. Sàlik: Disse 'Amr b. Ma'dikarib il giorno di al-Qàdisiyyah: « Applicate
« le spade alle proboscidi degli elefanti, poiché le proboscidi sono il solo
«punto per cui li si può uccidere». Quindi si slanciò contro Rustum, il
quale era sopra un elefante, e colpì il suo elefante, recidendogli il tendine.
L' elefante si ripiegò e Rustum fu trasportato sopra un cavallo. Allora di
sotto a lui cadde una borsa contenente 40,000 dìnàr, che i Muslim rac-
colsero. Rustum cadde poi dal cavallo, e [il cavallo] l'uccise.
Narra 'Ali b. Muhamad al-Madà-ini, da Ali b. Mugàhid, da ibn Ishàq:
Quando 'Amr colpì l'elefante, e Rustum cadde, cadde sopra di Rustum
una borsa che stava sul dorso dell'eletànte e conteneva 40,000 dìnàr*
sotto il suo peso morì Rustum e gì' infedeli presero la fuga (A gh ani,
XIV, 29-30) [T.].
§ 294. — Narra al-Wàqidi, da ibn abi Sabrah, da Musa b. 'Uqbah, da
abù Habibah mawla di al-Zubayr, da Niyàr b. Mukrani al-Aslami; diceva
costui: Ero presente alla battaglia di al-Qàdisiyyah, e un giorno in cui il
combattimento era più violento tra noi e i Persiani, vidi un individuo che
operava contro i nemici ogni sorta di prodigi: un momento egli combat-
teva a cavallo, quindi si slanciava giù dal suo cavallo, legandosene la
cavezza alla cintura e combatteva [così]. Allora chiesi: Chi è costui? che
Allah lo ricompensi! — Risposero: È 'Amr b. Ma'dikarib (A gh ani, XIV,
30) [T.].
§ 295. — Ci narrò Muhammad b. al-Hasan b. Durayd, da al-Sakan b.
Sa'ìd, da Muhammad b. 'Abbàd, da al-Kalbi, da Khàlid b. Sa'ìd, da abù
Muhammad al-Marhabi; diceva costui: C'era uno saykh che soleva visi-
tare 'Abd al-malik b. 'Umayr e gli sentii raccontare una volta quanto
segue: Venne 'Uyaynah b. Hisn in al-Kùfah e vi restò alcuni giorni,
quindi disse: « Per Allah, non ho più visto abù Thawr, da quando ve-
« nimmo insieme [per la prima volta] in questa pianura » — intendendo
abù Thawr Amr b. Ma'dikarib. — « Sellami una cavalcatura, o gì» u -
« làm ». Il domestico gli sellò una delle sue cavalle, e quando gliela av-
21. a. H.
(NECROLOGIO. -
Amr b. Ma'di-
karib.]
637.
* § 295. 21. a. H.
21. a. H. vicinò, 'Uyaynali gli disse: «Olà, mi hai mai visto cavalcare ima giu-
^^. .- .. !■ « menta nella óàhil i yy a li . che debba cavalcarla nell'Islam? ». — Allora
Amr b- Ma di- '^ ■' •
karib.) gli sellò un cavallo maschio, ed egli montatovi su. si diresse alla ma-
lia Ila h dei banù Zubayd. e (jui chiese della mah ali ah di 'Amr. Essa
gli fu indicata, ed egli si presentò alla sua porta e gridò: « O abù Thawr!
« vien fuori». — Questi venne fuoi'i avvilluppato nel suo izàr, come se
avesse subito una fi'attura e se la fosse fasciata, e gli disse: « Buon mat-
« tino (an'ama sabàh*")('), o abiì Malii< ». — Disse 'Uj^aynah: « Non ci
« ha dato Allah in cambio di questa formola di saluto, quest'altra: Salute
« a te (a 1 - s a 1 à m al a y k u m)? » . — Rispose : « Lascia andare queste espres-
se sioni che noi non conosciamo, smonta; da me c'è un montone errabondo (?
« che si disperde continuamente e che io voglio ammazzare?) ». — 'Uya}--
nah scese, e 'Amr andò dal montone, l'uccise, l'aprì e lo squartò, poi lo
gettò in una pentola ampia e lo cucinò, finché quando fu cotto, portò una
grande scodella, vi fece della zuppa e versò in essa tutto il contenuto della
pentola. I due sedettero e -mangiarono; quindi Amr gli disse: « Quale be-
« Vanda ti è più gradita, il latte o quella che noi solevamo bere in com-
« pagnia durante la gàh il iy y a h? ». — Disse Uvaynah: «Non ce l'ha
«forse proibita Aliali nell'Islam?». — Rispose 'Amr: «Sei tu più vecchio
«. di età-, o io? ». — Disse: « Tu ». — « È il tuo Isiàm precedente al mio,
« o il mio anteriore al tuo? ». — « Il tuo è anteriore ». — « Ebbene », con-
chiuse 'Amr, « io ho letto tutto quanto il Libro dalla prima pagina all'ul-
« tima, e non ho trovata altra proibizione di essa (bevanda), salvo che egli
«disse: «Non smetterete voi (di bere il vino)?» (Qur-àn, V, 93). Noi
« i-ispondemmo di no. Egli tacque, e noi tacemmo » ('^).
Allora Uvaynah disse: « Tu sei più vecchio di età e il tuo Isiàm è
« anteriore ». — Quindi si recarono [dov'era il vino] e si misero a scambiar
versi e a. bere e a ricordare i giorni della gàhilij-y ah , finché venne la
sera. Quando 'U,ya3"nah volle tornare, Amr gli disse: « Se abù Malik an-
« dasse via senza un dono, sarebbe un disonore per me ». e fece venire una
sua camela arhabita (derivante dallo stallone Arhab), che sembrava una
scatoletta (?) d'ai'gento, la fece apparecchiare e gliela diede per cavalcatura,
poi disse : « 0 gh u 1 à m , porta la borsa da viaggio ». — Il domestico portò
una borsa che conteneva quattro mila d i r h a m , ed 'Amr gliela presentò.
Ma 'Uyaynah disse: « Per Allah il denaro non lo prenderò ». — Disse 'Amr:
«Per Allah, é un dono di 'Umar b. al-fvhattàb ». — Ma 'Uj^aynah non lo
volle accettare, e partì dicendo:
Sii ricompensato, o abù Thawr, della ricompensa dovuta alla generosità: quale eccel-
lente persona sei tu cui visitare e a cui chiedere ospitalità!
638,
21. a. H.
§§ 295, 296.
Tu CI desti il cibo ospitale, e in larga misura, e ci desti un saluto già noto, che
oramai non è più ricordato.
E dichiarasti lecito il far girare il vino [brillante] come il lampo che si sprigiona
dalle tenebre della notte.
E hai portato in suo favore una giustificazione in lin^jua araba (quranica), costrin-
gendo con essa ad esser giusti chi non suol esserlo.
Tu sei. per Allah che siede sul trono, di esempio a noi, quando i zelanti ci voles-
sero impedire di bere.
abu Thawr dice: Io dichiaro lecito quel vino che altri proibisce, e il detto di abiì
'rhawr è il più giusto e ragionevole.
(Aghàni, XIV, 30-31). L'intero passo fu già tradotto dal Goldziher,
in Mith. Stud., I. 30 [T.].
Nota 1. -Per ragioni che non ci sono ben chiare l'Isiàm volle soppresso l'antico saluto pagano
che significava augurio di godere la mattinata. Forse al saluto univasi il nome di qualche divinità
pagana, per esempio: an'ama Hubal sabàhan o simili. La soppressione è attribuita al Profeta dalla
tradizione, ma la notizia non è sicura. La formola al-sa!àm 'alaykum, la pace sia con voi, è molto
probabilmente di origine cristiana e fu adottata perchè forse l'antico saluto pagano implicava qualche
uso o concetto pagano che gli ortodossi vollero soppresso.
Nota 2. — La tradizione non è da prendersi in senso letterale come fatto storico. Si sapeva che
'Arar b. Ma'dikarib era uno dei più famosi ed impenitenti guerrieri padani, che misero la loro spada
al servizio della causa politica dell'Isiàm. — Ai tradizionisti dei primi tempi abbàsidi, quando ebbe
principio la reazione religiosa e teologica, dovuta specialmente ad influenze non arabe (aramaiche e per-
siane) e si volle inculcare il rispetto della legge islamica, fu comodo alludere a questi eroi pagani del-
l'Islam. L'opposizione liberale araba, per reagire contro la tendenza fanatica del governo, coniò queste
tradizioni, con le quali mirò in modo indiretto a difendere l'uso del vino.
§ 296. — Narra 'Ali b. Muhammad [al-Mada-ini, da Abd b. Muliain-
mad al-Thaqafi, da suo padre; e al-Hudzali, da al-Sa'bi]. Dopo al-Qàdi-
siyyah venne da parte di 'Umar un rinforzo di milizie, e allora 'Amr b.
Ma'dikarib disse a Tulayhah : « Vedi tu come questi pigmei aumentano in
« numero, e noi non aumentiaiuo? Andiamo da quest'individuo (= 'Umar)
« per parlargli ». — Ma Tulayhah ri-spose : « Tutt'altro, io non l'andi'ò mai
« a trovare per un motivo simile: io ricordo che una volta l'incontrai in
« una delle vie di Makkah, e mi disse: 0 Tulayhah, tu hai ucciso (leggi
« aqtalta) 'Ukkàsah (eh-. 11. a. H., § 146, nota 2 6); — e mi fece tali mi-
« nacce che io pensai mi volesse uccidere, perciò io non mi fido di quel-
« l'uomo ». — Disse 'Amr: «Tuttavia io voglio andare da lui». — «Fa
pure», rispose Tulayhah. — Amr si recò a Madinah e andò da 'Umar, il
quale era appunto intento a dar da mangiare alla gente, avendo fatto servire
per serie di dieci persone ; ma quando gli altri ebbero mangiato e andaron
via, 'Amr non si levò. Allora Umar fece sedere altri [nove] per completare
la serie di dieci, e 'Amr mangiò con trenta persone (cioè con tre gruppi suc-
cessivi). Levatosi quindi disse: « O Principe dei Credenti, nella gàhiliyyah
« io aveva diversi cibi, che l'Isiàm ha interdetto: ora io ho già riempiuto
« nel mio ventre due borse, ma ho lasciato fi"a esse un vuoto, riempilo » (').
— Rispose 'Umar: « Tu hai a disposizione le pietre della Hairah: riempilo
«con esse (bihà), o 'Amr; mi riferiscono che tu dici: Io ho una spada,
21. a. H.
ìNECROLOGIO. -
Amr b. Ma'di-
karlb.i
639.
21. a. H. « ohiaraata al-Samsiìmah (la ben tagliente): ebbene, aneli' ìd ho una spada
4ECROLOGIO. - ^ j^^, ^^j chiama al-Musammim (la penetrante l, e .se raftoiuio tra le tne
Amr D. Ma di- " '
karib.j « due orecchie, non la solleverò se non quando si sarà mescolata ai tuoi
«denti* (Aghàni. XIV. 81, lin. 4-14) [T.].
Nota 1. — Agli .\rabi riuscirono uggiose molte prescrizioni dell' Islam nei riguardi uou solo del
vino, ma anche delle vivande ; onde abbiamo notizia di vari Arabi, che. quando si volle inculcare l'os-
servanza di questi divieti, preterirono migrare e rendersi cristiani. — K probabile però che tali divieti
pesassero assai leggermente sulla coscienza dei primi musulmani, lontani da Madinali e dal Califfo
'Umar. Non v'era chi si adoperasse a farli rispettare. — Sotto gli Abbasidi invece cominciarono i rigo-
rismi, le vere persecuzioni.
§ 297. — Narra abù-1-Minhàl Uyaynah b. al-Minhal, da suo padre:
Venne un uomo mentre 'Amr b. Ma'dikarib era in al-Kunàsah presso il
suo cavallo, e disse: « Voglio vedere che cosa è rimasto della forza di abù
« Thawr », e collocò la sua mano tra una delle gambe di lui e la sella. 'Amr,
che comprese, la strinse contro la sella e spronò il cavallo, e l'individuo si
mise a correre col ca.allo, incapace di estrarre la mano (dalla stretta),
finché quando l'ebbe .stancato abbastanza, Amr gli dis.se: « Che cosa hai.
fratello? ». — Quegli rispose: « Ho la mano .sotto le tue gambe » {'■). — Amr
lo lasciò libero e gli disse: « Fratello, il tuo parente ha ancora della forza »
(Aghani, YIV, 31-32).
Nota 1. — Ricordiamo a questo proposito quanto è narrato del vecchio Durayd b. al-Simniiih
(cfr. 8. a. H , § 128), il deretano del quale era tutto un callo, effetto del continuo cavalcare sul dorso
nudo di cavalli.
§ 298. — Malgiado ciò che abbiamo narrato della considerazione di
cui godeva. Amr era tuttavia noto per le sue menzogne.
Ci narrò 'Ali b. Sulaj'màn al-Akhfas, da Muhammad b. Yazid al-Nahw i;
il resto dell' isn ad non è menzionato; nai'ra inoltre ibn al-Nattàh, da Mu-
hammad b. Sallàm lo stesso racconto, ma in forma meno ampia di quella
di al-Mubarrad: — I cittadini più insigni (al-asràf) di al-Kufàh solevano
recarsi fuori della città, scambiando dei versi, conversando e raccontando
le campagne combattute (ayàm al-nàs). 'Amr si trovava una volta a
fianco di Khàlid b. al-Saq'ab al-Nahdi e rivoltosi a lui (senza riconoscerlo)
si mise a raccontargli, dicendo: « Feci una incursione contro i banù Nahd,
« ma questi mi vennero incontro preceduti (?) da Khàlid b. al-Saq'ab che li
« comandava. Io però gli a.ssestai un colpo di lancia, e caduto che egli fu,
«lo colpii con la Samsàmah, finché esalò lo spirito». — Allora l'altro gii
« disse: « 0 abù Thawr, io sono quell'ucciso di cui tu racconti »: poi sog-
giunse: « O Allah, perdonalo di ciò che egli racconta ed io ascolto (??); egli
« racconta queste e simili cose per spaventare questi Maadditi ». Aggiunge
Muhammad b- Sallàm: Diceva Yùnus: Gli Arabi tutti sono concordi nel ri-
conoscere che Amr era un mentitore. Io dissi a Khalaf al-Ahmal, che era
tìiO.
21. a. H. §§ 298-301.
mawla degli As'ariti, e fiero partigiano dei Yamàniti: 'Arar mentiva; ed 21. a. H.
egli mi rispose: « Mentiva con la lingua, ma diceva davvero con i fatti » '^»^''°u'"°«'°!4 '
<^ r t) ' /^rr,r b. Ma di-
(Aghàni, XIV, 32) [T.]. . karib.)
§ 299. — Ci narrò Ibràhim b. Ayyùb, da ibn Qutaybali, che Sa'd (b.
abi Waqqàsj scrisse ad 'Umar lodando Amr b. Ma'dìkarib, e 'Umar do-
mandò a costui di Sa'd. Amr rispose: «Egli è per noi come un padre,
« beduino fi-a tigrif?), leone fi-a uomini, spartisce con equità, usa giustizia
« nei giudizi, corre veloce nelle spedizioni (?), e ci apporta il nostro dritto
« con la stessa cura con cui ci portano le razioni dei cereali (dzurrali) ».
— Allora 'Umar gli disse: «Che sorta di testimonianze vi fate l'un con
l'altro!» (Aghàni, XIV, 32) [T.].
§ 300. — Ci narrò al-Hasan b. Ali. da al-Hàritli, da ibn Sa'd. da al-
Wàqidi, da Bukayr b. Yasmàr, da Ziyàd mawla di Sa'd; diceva costui:
Sentii dire a Sa'd, essendogli stato detto che 'Amr b. Ma'dikarib si era
precipitato nell'ebrietà ed aveva perduto l'intelletto: « Egli diede delle
« belle prove la giornata di al-Qadisiyyah, mirabili di ardire (sufficienza a
« sé stesso, ghanà), terribile per lo strazio che fece dei nemici [perciò non
« lo punirò] ». Allora gii fu detto: « E Qays ibn Maksùh, allora? ». — Sad
rispose: « Costui era più audace di Qays, benché Qays sia anch'egli mi
valoroso» (Aghàni. XIV, 32) [T.].
§ 301. — Ci narrò Ahmad ibn 'Abd al-'aziz al-Grawhari. da 'Umar b.
Sabbah; ci narrò inoltre Ibràhim b. Ayyùb, da ibn Qutaybah: essi duu
hanno riferito questo aneddoto senza indicare le loro fonti; inoltre trascri-
viamo lo stesso dalla riwàyah di ibn al-Kalbi, al quale lo raccontò As'ar
b. 'Amr b. Grarìi-, da Khàlid b. Qatan, da uno che fu presente alla morte di
Amr b. Ma'dikarib; questa terza versione é analoga alle due precedenti.
Raccontano dunque le fonti: Il campo delle operazioni militari degli Arabi
era allora al-Rayy e Dasta (correggi : Dastaba), e Amr usci con alcuni
giovani di Madzhig, e li fermò nel khan (fondaco) che c'è prima di arri-
vare in al-Rawdzah. Quivi la compagnia fece colazione, poi si misere» a
dormire, e infine ciascuno si levò per fare i propri bisogni. Quando Amr
era a fare un bisogno, nessuno osava chiamarlo, anche se ritardava; perciò
la gente andò a sellare gii animali e partirono, salvo coloro che erano
[ancora] nel khan in cui era Amr. Tuttavia, come costui ritardava, gri-
dammo: « 0 abù Thawr », ma egli non rispose, e invece sentimmo un vocìo
e un'agitazione nel luogo dove egli era enti'ato. Tornammo, e lo trovammo
con gli occhi iniettati di sangue, con gli angoli della bocca rilassati, col-
pito da paralisi. Lo caricammo sopra un cavallo, e ordinammo ad un gio-
vane vigoroso di braccia di sostenerlo di dietro per mantenerne l'equilibrio.
fin. 81
§5 301, 3(>-J.
21. a. H.
21. a. H.
[NECROLOGIO. -
'Amr b. Ma'di-
karib.l
p]gli morì iu al-Kawdzali e fu sepolto lungo la via. Lo compianse sua moglie
al-Gru'fiyyah nei seguenti versi:
I cavalieri lasciarono dietro a aè, partendo, in al-Ravvdzali una persona né debole né
inesperta.
Dici perciò ai Zubayd, anzi a tutti i Madzliig: Voi avete perduto la vostra lancia in
abu 'rhawr 'Amr.
Se voi vi attristate, ciò non vi servirà » nulla : chiedete piuttosto al Misericordioso
che vi conceda pazienza.
(AgViAni. XIV, 32-33) [T.].
§ 302. — Narrava abu 'Ubaydah, da Yfmus e da abu-1-Khattàb: Alla
battaglia tli al-Qàdisiyyah, i Muslim presero una quantità di armi, di corone
(diademi), di cinture e di schiavi, e il tutto ammontava ad una somma
enorme. Sa'd mise da parte il quinto (quello fi sabili -11 ah) e distribuì
il resto: toccò a ogni cavaliere sei mila dirham, e ad ogni fante due mila.
Restò denaro in abbondanza, e Sa'd scrisse ad 'Umar dandogli conto di
quanto aveva fatto, ed 'Umar gli riscrisse: « [Di questo che rimane] riserba
« il quinto ai Muslim (all'erario), e del resto danne a coloro che incontri e
« che non hanno preso parte alla battaglia ». Sa'd obbedì e trattò costoro
alla stessa stregua di quelli che erano intervenuti alla battaglia, e comunicò
la cosa ad 'Umar, il quale gli rispose: « Distribuisci ciò che rimane ai por-
« tatori del Qur'àn (a quelli che conoscono e recitano il Qur-àn) ». — Allora
venne da lui 'Amr b. Ma'dìkarib, e Sa'd gli disse: « Che cosa porti con
« te (= possiedi, conosci) del Kbro di Allah? ». — Amr rispose: « Io ho ac-
« Gettato l'Islam nel Yaman, quindi ho combattuto: ciò mi ha impedito
« d'imparare il Qur-àn ». — Sa'd gli disse: « Tu non hai nulla a preten-
« dere in questo denaro ». — In seguito venne Bisr b. Rabì'ah al-Kha-
th'ami col suo amministratore (? .sàhib gabàyah Bisr); e Sa'd gli
disse: «Che cosa sai tu del libro di Allah?». — Rispose: «In nome di
« Allah clemente e misericordioso ». — I presenti si misero a ridere; ma
Sa'd non gli diede nulla. Allora Amr disse:
Se noi siamo uccisi, nessuno ci piange, e i Qurays dicono: Sono questi i destini.
Noi contribuiamo in parte eguale con colpi di lancia che trapassano, ma quando si
distribuiscono i dìnàr, non abbiamo parte eguale.
E Bisr b. Rabì'ah disse:
Io ho fatto fermare la mia camela alla porta di al-Qàdisiyyah, mentre Sa'd b. Waqqàs
era nostro amir.
Ma Sa'd è un amir di cui è più facile incontrare il male che il bene: presso un
amir neir'Iràq vale come cosa buona (bella) anche una corda.
Ma presso il Principe dei Credenti vi sono doni, mentre presso al-Muthanna {vi
era) argento e seta.
Ricorda dunque, — che Allah ti guidi! — il ferire delle nostre spade alle porte di
Qudays (= di al-Qàdisiyyah), dove fu così difficile l'assalto:
La sera in cui una parte dei combattenti avrebbe voluto prendere a prestito delle
ali dì uccello e volare.
64-2.
21. a. H.
§§ 303^S04.
Quando avevamo finito di sconfiggere uno squadrone, marciavamo contro un altro,
travolgendoli come se fossimo montagne.
Tu vedevi in essa i combattenti ansanti i^à iiimi nV), come se fossero cameli soffianti
sotto i loro pesi.
Allora Sa'd scrisse ad 'Umar esponendo ciò che egli aveva loro detto,
le loro repliche nonché le due qaside, e 'Umar gli rispose: « Dà loro qual-
* cosa in considerazione delle loro prove di valore ». — E Sa'd diede a cia-
scuno due mila dirham (Aghàni, XIV, 40-41) [T.].
§ 303. — Aggiunge [abù 'Ubaydah]: Mi narrò abù Hafs al-Sulami:
Scrisse 'Umar a Sulaymàn b. Rabì'ah al-Bàhili: « Nel tuo esercito ci sono
« 'Amr b. Ma'dìkarib e Talhah b. Khuwaylid al-Asadi; quando le forze
« saranno giunte, avvicinali a te e consultali; spediscili pure nei servizi
« di esplorazione, ma quando la guerra avrà sciolto le sue vesti (= quando
« s'impegneranno le battaglie), confinali nel posto in cui si confinarono
« essi stessi », volendo alludere con queste parole alla loro diserzione dal-
l'Islam. Infatti 'Amr aveva rinnegato l'Isiàm, e Tulayhah si era procla-
mato profeta (Aghàni, XIV, 41) [T.].
§ 304. — Soggiunge : Ci narrò abù Hafs al-Sulami : Sulaymàn b. Ra-
bì'ah passò in rivista l'esercito nell'Armenia, e rifiutò tutti i cavalli che
non fossero di razza. Essendo passato dinanzi a lui 'Amr b. Ma'dìkarib
con un cavallo rozzo, Sulaymàn gli disse: «Questo è bastardo». — 'Amr
replicò: «Il bastardo conosce il bastardo». — Essendo dette parole giunte
all'orecchio di 'Umar, questi gii scrisse: « Tu hai osato dire queste parole
« all' a m i r ? Mi hanno detto che tu possiedi una spada che chiam'i al-
« Samsàmah, ma io ho una spada che si chiama al-Musàmmim, e giui'o che
« se l'abbasserò tra le tue orecchie, non m'arresterò finché non ti abbia
« fenduto il cranio ». — Scrisse poi a Sulaymàn rimproverandogli di non
averlo punito. Aggiunge inoltre (abù Hafs?): Dicono che 'Amr sia stato
presente alle vittorie del Yarmùk, di al-Qàdisiyyah e di Nihàwand, questa
ultima sotto al-Nu'màn b. Muqarrin al-Muzani, quando 'Umar scrisse ad al-
Nu'màn : « Nel tuo esercito ci sono due individui, 'Amr b. Ma'dìkarib e Tu-
« layhah b. Khuwaylid al-Asadi, dei banù Qu'ayn. Falli intervenù-e alla
« battaglia e consultali nelle operazioni, ma non dare a loro alcitn comando.
* Salute » (Aghàni, XIV, 41) [T.]..
Cfi-. Yàqùt, I, 71, 535, 569, 744; II, 286, 360, 375, ecc.; Indice,
pag. 591; Hisàm. 27, 28, 127, 951; Saad, V, 383-384 (dov'è data la
seguente genealogia del Fàris al-'Arab o « Cavaliere degli Arabi » : 'Amr
b. Ma'dìkarib b. 'Abdallah 1). 'Amr b. Usm b. 'Amr b. Zubayd al-Saghìr
[= Munabbih] b. Rabì'ah b. Salamah b. Màzin b. Rabì'ali b. Munabbih) ;
Mas'ùdi. TV. 245; Balàdzuri, 119. 120. 257. 268, 259, 264,279.320;
21. a. H.
[NECROLOGIO. -
'Amr b. Ma'dT-
karib.l
G43.
§§ 304, 306.
21. a. H.
21. .. H. Hagi. lo3i»: A t h ì r Usd. TV. 132-134: IV.ahal.i Tagrid, I. 449:
Amr b. Ma di- Istì'àb, 451-463; Nawaui, 482-483; Ba^haqi Mahàsin, 142, Un. ult.-
'<*'''>• 143, lin. 7. — Cfr. Cauissin, Ind.\ Perx-on, Les femm.es arabes, Ind.\
rvhizànah. I. 166, 422-425; II, 62-57, 446-446; III, 75-80, 460-464, 520,
673: IV, 62-56, 281, 446. 488; Ayni, II, 436.
§ 305. — Un giudizio su 'Amr b. Ma'dìkarib, un beniamino della più
antica tradizione .storico-letteraria dell'Isiàm, è molto difficile a formulare.
Dovendo vedere sempi'e nella tradizione islamica un secondo fine, perchè
essa non è ispirata dal solo desiderio di conservare memorie storiche, ma ha
come ragion principale la documentazione — spesso apocrifa — di tesi morali,
religiose, teologiche e giuridiche di tempi posteriori, è nostro obbligo stabi-
lire, come prima cosa, perchè sopra una determinata persona, o sopra un certo
evento si sono moltiplicate assai più che su altri l'attenzione dei tradizio-
uisti. Questa domanda s'impone in modo specialmente imperioso in casi come
il presente, analogo a quello di Tulayhah, su cui discorriamo più avanti.
11 caso di Khàlid b. al-Walid, diverso sotto molti punti di vista, ha però
alcuni aspetti comuni con quello di 'Amr b. Ma'dìkarib e di Tulayhah.
La genesi di queste tradizioni è molto complessa ed ha somiglianze
e contatti con la genesi delle tradizioni da noi classificate e raccolte sotto
il nome di ragguagli della scuola iraqense, la quale è rappresentata sovrat-
tutto dall'autorità tradizionistica di Sayf b. 'Umar. In altre parole è la
espressione d'un confuso ma fortissimo senso nazionalista arabo, che cercò
di affermarsi specialmente nelF Iraq, dove la razza araba si trovò in aspris-
simo conflitto con quella persiana e dovette alfine soccombere. L'assenza
di condizioni simili in Siria ed in Egitto non rese necessaria la nascita di
una simile scuola anche in questi due paesi, che in breve completamente si
arabizzarono. Tutta la letteratura pseudo-wàqidea, di cui ci siamo occupati
durante la conquista della Siria, nacque solo dopo le Crociate, quando pre-
cisamente anche in Siria si creò un asprissimo conflitto tra Europei ed Orien-
tali, tra Cristiani e Musulmani. Da ciò le caratteristiche speciali di quella
letteratura, di cui abbiamo dato altrove amplissimi saggi.
Il merito letterario e storico della tradizione iraqense-sayfiana, e di
quella che fiorì intorno alle figure di 'Amr b. Ma'dìkarib e di Tulayhah,
.sta. in ciò, ch'essa appartiene ad un'età di vari secoli più antica rispetto a
quella che generò la letteratura pseudo-wàqidea. La tradizione iraqense —
di cui appunto quella su Amr b. Ma'dìkarib è un ramo parallelo — per
combattere il nascente predominio iranico-sassanida che trionfò sotto i
primi abbasidi, trovò che i tradizionisti non arabi avevano mietuto tutto
il campo religioso, sostenendo in tutte le forme ed in tutti i modi l'uni-
644.
NECROLOGIO. -
Amr b. Madi-
21. a. H. §1 305_ goy
versalità dell'Islam: contro tale tesi era ben difficile combattere, volendo _3}_^_^-
sostenere il primato arabo. Il concetto primitivo degli Arabi che l'Islam
fosse un loro privilegio nazionale, era rimasto sopraffatto e sommerso dalla ^^"^
marea irresistibile delle conversioni all'Isiàm di tutte le popolazioni del-
l'impero nel corso del primo secolo della TTigrah. Per tenere alta la ban-
diera del primato arabico non rimaneva allora più che un'arma sola, ri-
tornare alle vicende storiche delle prime conquiste ed inneggiare alle pro-
dezze dei guerrieri arabi, trionfatori gloriosi di Greci e di Persiani. I non
Arabi potevano pure sgolarsi a dimostrare clie tutti i Musulmani eran
fi-atelli, e che innanzi a Dio valevano soltanto la bontà e sincerità della
fede e non la razza : rimaneva sempre il fatto che un tempo i soli Arabi
erano stati Musulmani ed i soli Arabi avevano trionfato su tutti i fnipoli
alloi'a conosciuti.
Il bisogno di idealizzare e glorificare le prodezze arabiche dei primis-
simi tempi trascinò allora anche i devoti Musulmani, se arabicamente ispi-
rati, a tessere le glorie persino degli Arabi pagani. Ma .'siccome occorreva
non venire in conflitto con la loro coscienza religiosa e non esporsi nlle
critiche degli avversari, in un'età appunto — tra il ii ed il in secolo della
Pligrah — in cui la fiamma venefica del fanatismo religioso aveva inco-
minciato ad ardere con intensità funesta, si sottoposero tutte le memorie
d'Arabia pagana, contemporanea al Profeta, ad un processo di radicale
islamizzazione, pur lasciando qua e là qualche elemento pagano antico,
allo scopo di dare alla tradizione quel sapore di autentico e quell' im-
pronta di genuinità senza la quale avrebbe perduto niolta parte del suo
valore e della sua efficacia.
§ 306. — Mercè questo accomodamento artificioso tra Isiàm e paga-
nesimo per la glorificazione della razza araba, noi abbiamo ottenuto che
molti valentissimi guerrieri pagani, i quali^dell' Isiàm mai nulla vollero sa-
pere, anzi ne furono sempre, sino alla morte, acerbi oppositori, venissero
idealizzati ed acconciati alle esigenze morali di tempi posteriori, solo perchè
dopo il grande trambusto degli anni 11. e 12. H. si unirono agli eserciti
di Madinah, e, senza menomamente curarsi o intendersi di religione in
generale e d' Isiàm in particolare, presero con vivissimo slancio larga parte
alle guerre di conquista. Tutti gli elementi piìi irrequieti, ma anche più
arditi e bellicosi della penisola corsero ad ingrossare le file degli eserciti
conquistatori, e mentre da una parte il loro singolare valore militare con-
tribuì in misura grandissima ai maravigliosi trionfi, l'abbondanza dei bottini
e la possibilità offerta di sodisfare le più sfrenate passioni materiali, pla-
smarono ([ueste schiere a strumenti efficacissimi e micidiali di lotta, creando
645.
§§ iUKi. ao7. 21. a. n.
21. a. H. tra t^ssf un rozzo ma valido sistema disciplinare, che temporaneamente li
Amr b Madi- 'f*"' uniti, solidali ed obbedienti ai luogotenenti di Madinah.
•«arib.l A questo gruppo di pagani appartenne 'Anir b. Ma'dikarib sul qiialc
abbiamo dato tutti i precedenti particolari, estratti principalmente dal
K i t à b a 1 - A gb à n i . Lo stesso avremo a dire sul conto di Tulayhali e
(li Khàlid b. al-Walid, i quali ci porgeranno altri casi somigliantissimi a
.quelli di 'Amr h. Ma'dikarib.
Scartiamo quindi, senza timore di errare, tutto il colorito islamico
della tradizione sul figlio di Ma'dikarib, sopprimiamo pure l'asserzione che
egli .-^ia stato Compagno del Profeta, ed abbia abbracciato V Isiàm, e poi
abbia apostatato durante la Riddali. Tutto ciò è ricamo. 'Amr può forse
aver avuto rapporti diph)matici segreti con Maometto, ma non abbracciò
la nuova fede ed osteggiò l' Isiàm, vivente e morto il Profeta. Quando
vide — dopo le vittorie della Riddah — che lo Stato di Madinah riusciva
totalmente vittorioso, e che il suo indirizzo prevalentemente politico e
militare faceva passare in seconda linea ogni questione religiosa, allora,
senza occuparsi affatto di abbracciare la nuova fede, e senza menomamente
curarsi di conformarsi ai precetti della medesima, 'Amr si arrolò sempli-
cemente con i suoi nelle schiere combattenti. Qviando dinanzi alle piccole
schiere di Madinah si drizzarono le temute e fulgenti falangi della Persia,
chi si curò d'imporre ai volontari d'Arabia il gravame degli obblighi re-
ligiosi? Bisognava vincere, vincere a qualunque costo, ed allora...: ognuno
la pensasse pure come meglio voleva!
§ 307. — Il pregio delle memorie, seppure travisate, sul conto di 'Amr
b. Ma'dikarib sta dunque in ciò, che per un angusto spiraglio abbiamo
un barlume di verità sulle vere condizioni moi'ali dei combattenti del-
l'Islam nei primi tempi delle conquiste. Niente fervore religioso! Niente
appassionato desiderio di offrirsi come martiri al nemico per arrivare in
paradiso! Niun desideiùo di convertire il mondo al nuovo verbo!
Pagani! Schiettamente pagani, fino all'intimo dell'animo loro, gau-
denti sitibondi, famelici di ricchezze, di donne, di sangue e di violenze !
Tutto il mondo era un campo sterminato in cui rapire e godere senza
limiti e senza, freni: la meravigliosa unità morale che le singolari vicende
dell' Isiàm in Madinah avevano generata nel cuore dell'Arabia più pu-
gnace ed ardita, aveva ' foggiato un'arma invincibile, insuperabile di vit-
toria: tutto intorno all'Arabia i vecchi doimini e le insenilite società crol-
lavano demolite e travolte dalla forza fatale delle cose nuove. Le bande
conquistatrici, composte di avventurieri, per i quali le commoventi vicende
di conflitti sanguinosi erano altrettanto desiderate quanto gli spasimi del-
646.
NECROLOGIO. -
'Amr b. Ma'dì-
21. a. H. . ^„.
l'amore e !« voluttà della ricchezza, erano perciò musulmane .solo di nume 21. a. H.
e pagane di fatto e di sentimento. Esistevano, è vero, ovunque nuclei di
uomini pili osservanti degli obblighi religiosi; ma erano pochissimi in con- karib
fronto agii altri, che di nulla si curavano, uomini in tutto simili ad 'Amr
b. Ma'dikarib, ma di lui meno famosi per nascita, e meno ammirati per
ingegno e per ardire belligero.
In quei tempi, come avremo occasione di esporre in altro luogo, il
rito islamico era ancora embrionale, era per cosi dire ancora allo stato di
cera molle, pronta a subire influenze, ma per fatale necessità di cose, ten-
dente a cristallizzarsi ed a figgersi in una forma rigida ed angolosa. La
comunità islamica, che prima si era contentata di seguire, senza discutere,
l'esempio ed i consigli del Profeta nell'adempimento dei doveri religiosi,
trova vasi ora come suol dii-si, in alto mare: sentiva che tutto era in sub-
buglio ed in trasformazione; e quella minoranza che sinceramente mirava
a conservare V eredità morale e religiosa del Profeta, si dava molto da
fare per raccogliere le memorie degli atti di Maometto, conservarne il ri-
cordo e mantenerne l'osservanza.
L'istituzione più importante, quella che si può dii-e salvasse l'Islam,
in quanto era fede e rito, dallo scomparire nell'indifferenza areligiosa delle
masse combattenti, fu la festa settimanale del venerdì, in cui si fondevano
insieme armonicamente funzioni politiche, militari e religiose.
In queste riunioni si prendevano importanti deliberazioni: il Califfo
in Madinah ed i suoi luogotenenti nelle provincie, negli amsàr della
Babilonide e dell'Egitto, come negli agnàd della Sù-ia, tenevano la con-
sueta allocuzione settimanale, pubblicavano gii atti più importanti del go-
verno, sottoponevano all'assemblea generale dei convenuti l'approvazione di
quelle deliberazioni, che, per divenire esecutive, avevan bisogno del con-
senso generale ; ed infine, incidentalmente, in omaggio all'abitudine messa
dal Profeta più che per bisogno religioso, si compieva la cerimonia della pre-
ghiera pubblica, fatta con una certa pompa ed un certo cerimoniale che
aveva un altissimo valore morale e disciplinare. I fedeli dovevano allinearsi
dietro al luogotenente e seguirlo nelle formalità del rito.
Nel significato intimo della cerimonia la grande maggioranza non
entrava, ma nei suoi aspetti esteriori la cerimonia sin dai primordi ac-
quistò un altissimo valore come manifestazione di solidarietà, come atto
che distingueva i vincitori dai vinti, i padroni dai servi. Ciò è tanto vero
che nei casi, in cui i rappresentanti del Califfo, o per trascurataggine o
per stato di ebrietà, o per semplice senso di noia e di avversione, non
compievano tutti gli atti essenziali della cerimonia con quel necessario
647.
gg :i(i7, .'ics. ^i« 3-' H.
21. a. H. (locoit), i |>i\'.sonti, anche gli areligiosi, vivamente protestavano, non già
[NECROLOGIO. - ■ xi. n r J l+> l li i- i i
Amr b Madi- V^^' iispetto iilla iiuova tocie, ma per (Illesa (lolla maestà del nuovo im-
karib.] perio sul mimdo o prv il Imoii nome della razza araba (cfr. 20. a. H., §§ 3
e segg.). Le pompose cerimonie religiose dei Cristiani nelle grandi basi-
liche dell'Asia Anteriore dovettero colpire l'immaginazione dei vincitori, ed
i capi del movimento politico non s'ilhisei-o sul pregio singolare di queste
funzioni collettive per mantenere l' intima coesione della comuiiità. Da ciò
l'importanza della tlinzione del venerdì, difesa e mantenuta come atto di
affermazione, diri'i tiuasi di concorrenza, di fronte all'esempio dato dai Cri-
.stiani la domenica, dagli Ebrei il sabato.
§ 308. — Alle cei'imonie settimanali accorrevano tutti i combattenti:
era una specie di li vista delle milizie, e più solenne riusciva, più ispirava
fiducia ai Musulmani nelle proprie forze, più incuteva rispetto nei vinti
che ne erano muti testimoni. La cerimonia, che Maometto non inventò
ex novo per l' Lslàm. ma prese dalle antiche consuetudini arabiche, e solo
colorì islamicamente, e disciplinò meglio per alti scopi politici, non era
una novità, ma faceva parte delle tradizioni antiche del popolo arabo, e
le aggiunte islamiche erano di tal natura, che costituivano forse una
nuova attrattiva anche per quei guerrieri dell'Islam i quali, come Amr
b. Ma'dikarib e Khàlid b. al-Walid, erano nell'animo ancora pagani im-
penitenti, inconvertibili.
In tal modo, con un processo spontaneo e singolare, noi vediamo molto
chiaramente una delle fasi di maggior rilievo attraverso le quali l'antico
mondo d'Arabia pagana penetrava fin nel cuore dell'antico mondo cristiano
d'Asia Anteriore, e come il cristianesimo, alleato inconsapevole, cooperava
all'affermarsi della nuova fede, e come questa, non solo per mille sottili meati
s' internasse nella psiche delle rozze generazioni pagane, ma faceva altresì
propaganda efficacissima tra le nazioni vinte, che nella cerimonia solenne
del venerdì videro il simbolo primo e maggiore del nuovo ordine di cose.
Dinanzi all' importanza capitale di queste osservazioni, che lumeg-
giano le prime fasi d'uno tra i jhù straordinari fenomeni della storia del-
l'Asia e del mondo, i particolari liiografici sul conto di 'Amr b. Ma'di-
karib passano interamente in seconda linea, onde non mette il conto di
illustrai'li partitamente dopo l'integrale versione dei testi nei paragrafi
precedenti. Tale illustrazione è anche in sé inutile per varie ragioni. In-
nanzi tutto le notizie di vero carattere biografico sono assai scarse, e in
secondo luogo il contenuto delle precedenti tradizioni rivela numerosi ri-
tocchi e artificiose interpolazioni per sodisfare esigenze politiche e pregiu-
dizi dogmatici. Quando abbiamo detto che Amr era un ribelle, un nemico
G48.
21. a. H.
^ SOSSIO.
dell' Islam, oriundo dell'Arabia meridionale, divenuto guerriero dello Stato
islamico per ragioni opportunistiche allorché cominciarono le conquiste, si
è riassunto tutta la biografia sicura. Solo possiamo aggiungere che egli
spiegò la sua attività principalmente nel combattere i Persiani, e che, pur
rimanendo^ sempre pagano nel cuore, compiè atti di valore, si distinse per
il suo ardire ed il suo spirito bellico, tiovando la sua morte in una delle
grandi battaglie, forse in quella di Nihàwand. Del resto 'Amr b. Ma'di-
karib tenne sempre un posto secondario nei comandi militari, e l'attività
sua non ebbe veruna influenza sulle grandi vicende della conquista della
Persia: egli fu soltanto uno dei molti, ma più in vista di tutti per la nobiltà
della sua stirpe e per la sua fama di guerriero, ma non di capitano. La
sua biografia ha valore, lo ripetiamo, come documento sicuro delle condi-
zioni reali della coscienza nazionale araba nell'accingersi a conquistare il
mondo per godei'ne i più dolci frutti.
Le tradizioni anche artefatte su Amr b. Ma'dikarib hanno altresì il
loro pregio, perchè permettono di determinare con maggiore precisione
la posizione eccezionalmente difficile in cui si trovava il Califfo 'limar,
e quanto fossero duri a maneggiare ed a guidare gli elementi ribelli sui
quali egli, in grande parte solo nominalmente, imperava, e quali infine i
mezzi di cui egli si valeva per far
elevatissima carica.
21. a. H.
[NECROLOGIO. -
'Amr b. Ma'dT-
karib.1
fi'onte a tutte le esigenze della sua
al-Garud al- Abdi (cfi-. 20. a. H., §§ 374 e segg.).
§ 309. — al-Gràrùd al-' Abdi, il Sayyid degli 'Abd al-Qays. chiama-
vasi più esattamente abù Atà, o abù-1-Mundzir al-Gràrùd b. al-Mu'alla.
Alcuni dicono che il suo vero nome fosse Bi.sr b. Hanas, e che al-Gràrùd
fosse un soprannome (laqab) datogli dopo una razzia fatta contro i Bakr b.
Wà.il per averli spogliati di tutto (gara da). Prima di convertirsi era cri-
stiano e venne nell'anno 10. H. con un'ambasceria presso il Profeta. Egli
trasmise varie tradizioni ad 'Abdallah b. 'Amr b. al-'As, a Mutarrif b. ' Ab-
dallah b. al-Sikhkhù-. a Zayd b. 'Ali al-Qamù.si e ad abii Muslim al-Gu-
dzàmi. Fu ucciso nell'anno 21. H., secondo gli uni nel Bilàd Fàris, secondo
gli altri alla battaglia di Nihàwand (Dzahabi Paris, I, fol. 138,r.).
Cfì\ Mahàsin,.L 86, lin. 2-6.
§ 310. — Il suo nome era abù Ghiyàth o abù-1-Mundzir Bisr b. Amr
b. Hanas b. Mu'alla [cioè al-Hàrith] b. Zayd b. Hàrithah b. Mu'àwiyah b.
Tha'labah b. Gadzimah b. 'Awf b. Bakr b. Awf b. Anmàr. Fu chiamato
al (xàrùd, perchè, essendo morto per una epizoozia molto bestiame degli
'Abd al-Qays, egli, con un suo camello, andatosene ti-a i suoi congiunti,
649.
82
s§ 3HXS1-2. 21. a. H.
21. a. H. [ baiiù Ilind (Saybàii), attaccò il morbo alle loro bestie e le fece perire.
M6l?u'"d°al°Ab- K si disse: Bisr li ha rapiti (garadalium Bisr) (cfr. Qutaybah, 172,
«*]• lin. 10-12).
La madre aveva nome Darmakah biut Ruwaym, sorella di Yazìd b.
Kuwaym abi Hawsab b. Yazid al-Saybàni.
Egli era sarìf nella gàhiliyyah, e di fede cristiana.
Andò dal Profeta col wafd, e il Profeta lo invitò all'Islam, e glielo
espose. Ed egli: « Io lio una fede, or devo lasciar la mia fede per la tua?
« Mi puoi tu garantire la mia fede?». E il Profeta: «Io posso garantirti
* che Iddio ti 'ha guidato a qualche cosa ch'è meglio di essa ». E poi al-
(jràrùd fé' professione e fu buon musulmano e dell' ortodossia più pura
(ghayr maghmùs 'alayh).
Vide la Riddali, e quando la sua gente si ribellò con al-Ma'rùr b. al-
Mundzir b. al-Nu'màn, al-Gàrùd fé' professione della verità, e propugnò la
causa dell'Isiàm (Saad, V, 407, lin. 23-408, lin. 16).
§ 311. — (Muli. b. 'Umar, da Ma'mar e Muli. b. 'Abdallah, e Abd al-
rahmàn b. 'Abd al-'aziz, da al-Zuhri, da 'AbdaUah b. 'Amir b. Rabi'ah).
'Umar prepose al Bahrayn Qudàmah b. MazTin, il quale andò nella sua
prefettura, dove nessuno sporse lagnanze contro di lui per delitti o altro,
ma solo perchè non assisteva alla preghiera.
al-(xàrùd sayyid degli 'Abd al-Qays andò da 'Umar b. al-Khattàb,
e disse : « O Principe dei Credenti, Qudàmah ha bevuto, ed io conosco
« una delle proibizioni del Profeta che io doveva riferirti ». 'Umar disse:
«Chi testimonia ciò che tu dici?». — « abù Hurayrah ». 'Umar scrisse a
Qudàmah di venire, ed egli venne. Allora al-Gràrùd prese a parlare, e a dire:
« Applica a lui il Libro di Dio ». E 'Umar: « Ma tu sei testimonio o av-
« versarlo (cioè accusatore)? ». — « Son testimonio ». E Umar: « Ma ben hai
« già addotta la tua testimonianza » . Allora al-Gràrùd si tacque. Poi tornò
da lui la dimane, e gli disse: « Segui il precetto riguardo a ciò ». E 'Umar:
« Tu non sei che un avversario, e uno solo fa testimonianza. O tu ti taci,
« o ti farò pentii'e ». E al-Gàrùd: « Per Dio, ciò non è giusto, che beva il
« tuo cugino, e tu punisca me ». E 'Umar lo sgTÌdò (waza'ahu) [Qudàmah]
(Saad, V, 408, lin. 16-409, lin. 1).
§ 312. — Mvih. b. 'Umar, da 'Abdallah b. Gra'fàr, da 'Uthmàn b. Mu-
hammad, da 'Abd al-rahmàn b. Sa'id b. Yai-bù'). Quando venne al-Gràrùd
al-'Abdi, s'incontrò con 'Abdallah b. 'Umar, che gli disse: «Per Dio, il
« Principe dei Credenti ti fi-usta ». Ma al-Gràrùd rispose fieramente: « Tocca
al tuo zio materno [Qudàmah] ad esser frustato ; o tuo padre è un empio » —
... E fu punito Qudàmah (Saad, V, 409, lin. 1-4).
650.
21. a. H. §§ 3i3_ 314.
§ 313. — (a) (Muh. b. Sa'd, da Ali b. Muh.). al-G-àrud diceva: « Avrò ^- *• h.
« sempre paura di far testimonianza contro un qurasita presso un qurasita, a^.óà?ad° ai-°Ab-
« dopo 'Umar » (Sa ad, V, 409, lin. 7-9). di.)
(6) al-Hakam b. abi-l-'Às mandò al-ó-àriid a combattere, la giornata di
Suhvak (sic), e venne ucciso ad Aqabah al-Tiu l'anno 20. H. Quella collina
fii poi detta 'Aqabah al-Gràrùd.
(e) Ebbe come figli :
(1) al-Mundzir.
(2) Habìb,
(3) Ghiyàth. dalla moglie Umàmali bint al-Nu'màn delle al-Khasafat
di Grathimah :
(4) 'Abdallah,
(5) Salm, dalla moglie ibnah al-Gradd, il cui padre era dei banu 'Ai.s
degli ' Abd al-Qays ;
(6) Muslim, e
(7) al-Hakam, senza discendenza, di poi fu ucciso nel Sigistàn. I
figli suoi erano asràf.
al-Mundzir b. al-Gràrùd fu sayyid generoso, preposto ad Istakhr da
'Ali b. abi Tàlib: da lui non andava alcuno che non ne avesse doni. Poi
'Ubaydallah b. Ziyàd gli die' il governo della marca al-Hind. dove morì
nel 61., o al principio del 62. H.. in età di 60 anni (Saad. V, pag. 409,
lin. 9-18).
Cfr. Qutaybah, 172, dove si parla dei figli: Abdallah, crocefisso da
al-Haggàg, di al-Mundzir e del figlio di costui al-Hakam b. al-Mudzir b.
al-Gràrùd.
Anche al-Gràrùd appartiene a quella categoria di illustri guerrieri pa-
gani che servirono l' Islam nelle conquiste e furono, come ' Amr b. Ma'di-
karib, idealizzati dalle generazioni posteriori.
Cfi-. anche Hagar Tahdzìb. H, 53-54, n. 81.
Gu ài b. Suràqah.
§ 314. — Gru'àl b. Suràqah al-Damri era anche chiamato (col dimi-
nutivo) (xu'ayl, ed il Profeta gli mutò il nome in Amr (onde fu poi detto
Gru'ayl 'Amr o per canzonatura Gru'ayl 'limar): fii uomo di apparenza in-
l'elice e miserabile, ma buon musulmano, semplicione, convertito nei primi
tempi, presente ad Uhud ed ai fatti d'arme successivi. Fu messo del Pro-
feta a Madinah durante la spedizione di Dzàt al-Riqà', ed alla spedizione
di Hunayn non ricevette alcun dono in più, perchè Maometto afifermò che
era sicuro della .sua fede (e perciò non occorreva assicurarselo con doni)
661.
§9 314-317. 21. a. H.
21. a. H. (Or a w zi, 1, fol. (}4,v.-6ò,r., il quale cronista lo annovera tra i morti del
NECROLOGIO. - ^
ÓuàI b. Surà- -^ ■ H-^-
qa^^i ibn Hagar dice che alcuni gli danno la nisbah al-Ghifàri, o al-Tha-
labi: sospetta poi che (ju'ayl l'osse un fratello di (xu'àl (Hagar, 1, 480-
481, n. 1160).
Cfr. Athir Usd, I, 383-84; Dzahabi Tagrìd, I, 90; Isti'àb, 101;
Saad, IV, 1, 180-81.
al-Hàrith b. Zayd.
§ 315. — abù Attàb al-Hàrith b. Zayd b. Hàrithah b. Muàwiyah b.
Tha'labali b. (xadzìmah, Compagno del Profeta, tu ucciso nell'anno 21. H.
(forse alla battaglia di Nihàwand) (Hagar, I, 570, n. 1406).
Cfi-. Athir Usd, I, 329; Dzahabi Tagrid, I, 107.
Humamah.
§ 316. — Humamah fu un Compagno del Profeta morto ad Isbahàn dopo
la presa della città nel 21. H. (Athir, HI, 16).
Gii-. Grawzi, I, fol. 66,r.
Humamah al-Dawsi (Yàqut, I, 923; IV, 4^2).
Cfr. Khall. Wlist, n. 273; Hagar, I, 730; Bukhàri Tarikh,
26; Athir Usd, II, 53; Dzahabi Tagrid, I, 150; Isti'àb, 152; Ha-
gar, I, 730 (per la vocalizzazione cfr. Durayd, 173).
Khàlid b. al-Walid.
§ 317. — abii Sulaymàn Khàlid b. al-Walid b. al-Mughirah b. Abdallah
b. Umar b. Makhziim al-Makhzùmi, detto Sayf Allah, o spada di Dio, dallo
stesso Profeta, ebbe per madre Lubàbah al-Sughra bint al-Hàrith b. Harb
al-Hilàliyyah, sorella di Lubàbah al-Kubra, moglie di al-'Abbàs b. Abd al-
Muttalib, e di Maymiinah, una delle mogli del Profeta.
Fu uno dei più insigni e più famosi Qurays nei tempi pagani e si
distinse già nelle guerre contro Maometto prima di convertirsi all'Islam:
il suo famoso movimento aggirante, alla testa della cavalleria Makkana, tra-
volse i Musulmani a Uhud e assicurò la vittoria ai Qurays. Egli rimase
pagano fino all'anno 7. H., nel quale si converti insieme con 'Ami' b. al-'Às,
non è ben certo se prima o dopo la spedizione di Khaybar (cfr. però 8. a. H.,
§§ 1 e segg.) : è errata in ogni caso la tradizione che pone la sua conver-
sione nell'anno 5. H.
Diventato musulmano, prese una parte attiva a tutte le spedizioni del
Profeta: in quella di Mù-tah, egli fu il terzo amir che afferrò lo stendardo,
652.
21- a. H. §§ 317^ 318.
e si battè cou tanto valore che. si dice, nelle sue mani si ruppero ben 21. a. H.
nove spade: al suo grande valore si deve che il disastro non fosse anche ''*'^^àhd^b°ai-Wa-
maggiore; onde, in riconoscenza per i suoi servigi. Maometto fece speciale "«'•]
menzione di lui nella predica che tenne dopo il rovescio.
Accompagnò poi il Profeta durante la presa di Makkah, ove si di-
stinse contro i banù Gadzimah: si trovò a Huna\'n e ad al-Tà-if e andò
a distruggere l'idolo al-'Uzza (Hagar, I, 848-849, n. 2190, pag. 852j.
ibn al-Grawzi dice che sua madie avesse nome Asma (? 'Usmà), ossia
Lubàbah al-Sughra (Grawzi, I, fol. 65,r.).
§ 318. — Le violenze commesse arbitrariamente da Khàlid alla spedi-
zione dei banù Gradzimah (cfi-. 8. a. H., §§ 107 e segg.) fiirono completa-
mente perdonate ed ammesse dal Profeta, il quale, desideroso di conservarsi
l'aiuto prezioso del valente guerriero, era disposto a tollerare tutti gli ec-
cessi del suo carattere rimasto sempre paganamente feroce. Gli conservò
per questo motivo il comando dell'avanguardia non solo dopo la presa di
Makkah e durante la spedizione di Hunayn. ma anche di poi nella spedi-
zione di Tabùk. Gli affidò inoltre il comando della spedizione contro Ukaydir
(cfi-. 9. a. H., § 45), e di quella contro i banù-1-Hàrith b. Ka'b (cfi-. 10. a. H.,
§ 3). Dm-ante il pellegrinaggio d'Addio, il Profeta onorò Khàlid con il dono
di un ciuffo di capelli, che .si era tagliato alla fine delle cerimonie del
hagg, e Khàlid portò quel ciuffo riposto gelosamente nel proprio elmo.
Alla battaglia del Yarmùk l'elmo gli cadde in terra, e Khàlid, disperato di
non più ritrovarlo, andò en-ando attraverso il campo gridando: « Il mio
« elmo! Il mio elmo! », e nessuno poteva capire il motivo del suo dolore
e della sua agitazione.
Quando morì e venne lavato il cadavere, si scoprì che nessuna parte
del corpo era intatta, ma tutto coperto di cicatrici per ferite di spade,
lancie e freccie nemiche.
In principio i rapporti suoi con 'Umar furono cattivi, ma di poi mi-
gliorarono (Wàqidi Wellhausen, 354).
Il Profeta lo mandò anche contro Ukaydù- in Uùmah al-Gandal; ma
astenendosi dal versare sangue inutilmente, Khàlid accettò le offerte di
Ukaj-dir, e, .stipulata la pace, lo fece prigioniero fHagar, I, 850j.
La fama maggiore di Khàlid provenne dalla .sua stupenda campagna
contro le tribù ribelli nell'anno 11. H., quando per ordine del Califfo abù
Baki- represse la grande insun-ezione, sbaragliò Tulayhah, sconfisse e uccise
Màlik b. Xuwayrah, abbattè e uccise Musaylamah. La sua fama crebbe poi
ancora con le sue gesta famose qual comandante la gi-ande campagna vitto-
riosa del 12. H. contro i Persiani, del 13. TI. contro i Greci, e prendendo
653.
ss :;isj>2(.i.
21. a. H.
lid.
2'- a. H. mm parte principale ali" espugnazione di Damasco e alla sottomissione della
NECROLOGIO. - ^. . ' „ - t orr> orr.oroN
Khàiid b. ai-Wa- ^"la (Hagar, I, 850, 852-860).
§ 319. — Non fu però scevro di colpe e incorse piìi volte nell'ira del
Cai irto abu Baki- e destò lo sdegno di 'Umar, clie aveva grande influenza
sull'animo di abu Bakr. Vergognosa fu la sua condotta verso Màlik b. Nu-
wayrah, che egli fece uccidere per sposarne la vedova: abu Bakr sdegnato
lo costrinse a ripudiarla e a pagare il prezzo di sangue a Mutammim b. .
Nuwayrah (Hagar, I, 852).
Egli si rese poi specialmente inviso per i suoi modi prepotenti e per
la sua poca onestà nella divisione delle spoglie, delle quali non rese mai
conto al Califfo abù Bakr. Questi intuì il grande valore di Khàlid come
generale, e sorvolò a molte mancanze di lui, sapendo quanto necessario
fosse il suo genio militare per il ti'ionfo dell'Isiàm. Non così remissivo fu
'Umar, il quale voleva che Khàlid venisse destituito a ogni costo e chia-
mato a rendere conto delle sue azioni, abu Bakr, cedendo alle insistenze
di 'Umar, aveva accettata, si dice, l'idea di deporre Khàlid e sostituirgli
Umar, ma alfine, essendo il parere concorde di tutti gli altri Compagni
contrario a questo, 'Umar dovè rinunziare al suo disegno e rimanere in
Madinah presso abii Bakr per assisterlo con i suoi consigli (Hagar, I,
852, 853).
§ 320. — Secondo la tradizione, uno dei primi atti di 'Umar, quando
divenne Califfo — cfi-. però 15. a. H., ■§§ 31 e segg. — fii di destituire
Khàlid dal comando dell'esercito in Siria e surrogargli abù Ubaydah;
ma non osò mettere in atto altre minacele formulate un tempo contro di
lui. perchè la causa dell'Isiàm aveva ancora troppo bisogno del genio stra-
tegico del grande generale. Tale deposizione ebbe però vasti effetti, e non
pochi criticarono molto aspramente la condotta vendicativa di 'Umar, nella
quale non era difficile scorgere una manifesta invidia per la gloria del
grande qurasita. abù 'Amr b. Hafs b. al-Mughirah, un cugino di Khàlid, gli
rimproverò di aver tolto un comando dato dal Profeta, e di avere abbas-
sato uno stendardo che lo stesso Profeta aveva innalzato. Il passo sembrò
tanto grave, che 'Umar dovè spiegarsi e giustificarsi in pubblica conclone
in Madinah. In seguito Umar insistè sempre di aver agito a quel modo
verso Khàlid per la sua arrogante prepotenza, e per la sua gestione diso-
nesta delle prede di guerra (Hagar, I, 852, 863).
La figura di Khàlid occupa una j30SÌzione eminente nella tradizione mu-
sulmana, la quale ha ritenuto che Dio per mezzo del Profeta gli conferisse
favori e poteri speciali, fino a quello di fare miracoli. Innanzitutto ha colpito
la immaginazione dei posteri il fatto che in qualunque battaglia comandasse
654.
Ild.
21. a. H. §§ s-2ivfì>2.
Khàlid, 0 fosse soltanto presente, la vittoria arrise sempre ai Musulmani, 21. a. h.
mentre lui assente giavi rovesci afflissero le loro armi. Si narra che ''*Kifànd^b°ai-Wa-
alla giornata del Yarmiik egli smarrisse la sua qalansuwah, o copri-
capo, e che la facesse inutilmente cercare sul campo di battaglia, perchè
connetteva ad essa un pregio speciale: in essa aveva riposto i capelli do-
natigli dal Profeta, un giorno che questi si era fatto radere il capo: egli
non soleva mai prendere parte ad una battaglia senza quel copricapo, che
a suo parere gli assicurava la vittoria ('). Quando, addolorato, aveva già
abbandonata la speranza di ritrovare la preziosa reliquia, scoprì che era
attaccata miracolosamente dietro alle sue spalle (Hagar, I, 851).
Cfr. anche Athir, III, 16, che dice aver Khàlid lasciato la sua for-
tuna in eredità al Califfo 'Umar: il che è confermato da altre fonti.
Cfr. Khamìs, I, 276, lin. 20-24, dove è detto che morisse povero, ossia
lasciando soltanto un cavallo, le sue armi ed una casa in Madinah.
Nota 1. — Ancor oggi è superstizione comunissima in Siria di portare nei turbanti reliquie di
questo genere (cfr. Curtis, Ursemitische Religion. pag. 97).
§ 321. — A lui si attribuiscono anche miracoli: una volta nell"Iràq.
un tale gli mise un veleno nelle bevande, ma egli le bevette senza risen-
tirne danno alcuno. Un'altra volta colse in flagrante un soldato con un otre
pieno di vino, e supponendo che questi volesse godere della bevanda proi-
bita, lo fermò e gli domandò che cosa vi fosse nell'otre: il soldato per scol-
parsi dichiarò che v'era aceto, e Khàlid soggiimse: « E Dio lo renda aceto! ».
Quando il soldato apri l'otre, trovò che il vino era diventato aceto (Ha-
gar, I, 852). — Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 137,v.
Khàlid aveva la passione delle armi e soleva dire che per lui la notte
più deliziosa non era già quella passata per la prima volta nelle braccia
della sposa, ma la vigilia dei più aspri combattimenti per la fede; e ripetè
questo pensiero sul suo letto di morte (Hagar, I, 852).
§ 322. — Khàlid cessò di vivere nel 21. a. H. nella città di Hims in
Siria ; spirò rimpiangendo la propria sorte di dover morire sopra un letto,
quando aveva cercato tante volte la palma di un glorioso martirio sui campi
di battaglia, e diede istruzioni precise ai pi'esenti che le sue armi e i suoi
cavalli venissero impiegati per la guerra contro gì' infedeli. Esistono poi
tradizioni che affermano essere egli morto in Madinah. e che 'Umar se-
guisse il suo feretro, e infine altre che sostengono aver Khàlid lasciata
tutta la sua sostanza al Califfo medesimo (') (Hagar, I. 853-854).
Quando morì aveva 60 anni (Dzahabi Paris, I, fol. 137, r.).
Nota 1. — II Lammens sospetta in questa notizia una invenzione tendenziosa della scuola orto-
dossa per provare ohe i grandi santi dell'Islam erano morti amici e concordi, sebbene avversari e divisi
mentre erano in vita.
655.
323, 324. 21. a. H.
21. a. H. § 323. — Il Profeta di Dio ha detto: « Non dite male di Khàlid, perchè
'Khàiid b al-Wa- * ^8'^i ^ ^^ spada di Dio » (Balàdzuri Ansàb, fol. 809,r.): tradizione im-
lid.] portante perchè rivela come sia esistito un partito tijwiizioni.stico che ha
calunniato Khàlid forse per le sue disposizioni soverchiamente pagane.
Khàlid mori nel 21. H. in Hims e fu sepolto in una città distante
un miglio da Hims. al-Wàqidi ha detto: « Io ho domandato dove fosse
«questa città, ed allora dissero: è finita in polvere». Nel suo testamento
egli lasciò i suoi beni al Califfo 'limar (Balàdzuri Ansàb, fol. 809, v.).
(Da Màlik b. Anas). Khàlid b. al-Walid si somigliava molto ad limar:
una volta 'limar usci di buon'ora e s'incontrò con un tale, che (scambian-
dolo per ivhàlid) gli disse: « Benvenuto, o abù-1-Walìd! »; ed 'limar rispose
al saluto. Allora quegli disse: « ibn al-Khattàb ti ha destituito! ». — « Sì ».
— « Ma egli non è sazio ancora? Che Dio non gli renda mai sazio il
« ventx'e! ». — « Che cosa può questo importare a te? ». — « Io non ho
« che da udire ed ubbidire ». — Il mattino seguente il Califfo 'Umar raccontò
la storiella e rise e disse : « Io non ho agito contro Khàlid se non perchè
« era preoccupato a causa del danaro» (Balàdzuri Ansàb, fol. 809, v.).
Egli trasmise tradizioni a Abdallah b. 'Abbàs |t 68. a. H.], a Gràbir, ad
al-Miqdàm b. Ma'dikarib, a Qays b. abì Hàzim, ad Alqamah 1>. Qays, ed a
molti altri (Hagar, I, 849).
Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 137,r.
Secondo Mirkhawànd, Khàlid morì nel quinto anno di Umar (Mir^
khawànd, II, 246): notizia errata, perchè lo farebbe morire nel 18. H,
(Gawzi. I, foL 66,r.-66,v.).
Cfi-. Khamis, II, 72-73.
§ 324. — Suo padre, al-Walid, era uno dei più insigni Qurasiti, e
uno dei generosi fra i loro generosi: lo chiamavano al-Wahid' — l'unico — .
Sua madre era Sakhrah bint-al-Hàrith b. Abdallah b. Abd Sams, donna di
Bagilah, pel ramo dei Qaj's. Quando morì al-Walid b. al-Mughirah, i Qu-
rasiti per la considerazione che avevano di lui, datarono le epoche dalla
sua morte; quindi, quando fu l'anno dell'elefante (àm al-fìl) datarono
da esso : così racconta almeno ibn Da'b. Invece al-Zubayr b. Bakkàr af-
ferma, sulla fede di 'Amr b. abi Bakr al-Mawsili, che essi segnarono per
sette anni la data dalla morte di Hisàm b. al-Mughirah, finché venne
l'anno in cui costruirono la Ka'bah, e allora datarono da quell'anno.
Khàlid b. al-Walid occupa un posto ben noto come Compagno del
Profeta e per la sua bravura militare. Il Profeta lo soprannominò « la
« Spada di Allah » s a y f Allah; egli emigrò verso il Profeta nell'anno
della conquista ('àm al-fath) e dopo al-Hudaybiyyah: egli, 'Amr b. al-'As
6.56.
^1 . £1. H. s 324.
e 'Uthmàn b. Talhah. Il Profeta, quando li vide, disse ai suoi: « Ecco che 21. a. h.
« Makkah vi manda le sue viscere più interne (il suo meglio) ». Khàlid ' ^hàiid b. ai-Wa-
intervenne alla j^resa di Makkah eoi Profeta, e fu il primo degli Arabi ''«^l
emigrati che entrò nella città, penetrando dalla parte bassa di Makkah.
Presente alla giornata di Mutah. quando furono uccisi Zayd b. Hàrithab.
Gra'far ibn abi Tàlib e 'Abdallah b. al-Rawàhah, e vide che i nemici stavano
per avere buon gioco dei Muslim, si strinse ad essi (cioè ai superstiti) e li
protesse finché furono salvi. In quel giorno il Profeta lo nominò « Spada
« di Allah ». Ci narrarono tutto questo al-Harami b. abi-l-'Alà e al-Tusi, da
al-Zubayi' b. Bakkàr.
Ivhàlid, nella giornata di Hunayn, era all'avanguardia del Profeta con
i banu Sulàym, e fu colpito quel giorno di molte ferite. Dopo la sconfitta
degl'infedeli, il Profeta si recò da lui, sotfiò nelle sue ferite e Khàlid si
levò guarito. Sono note le sue gesta nella guerra contro gli apostati (a h 1
al-riddahj durante i giorni di abu Bakr. Fu lui che conqui-stò a!-Hìi-ah. i
cui cittadini gli mandarono 'Abd al-Masih b. Amr b. Buqaylah; ivhàlid
parlamentò con lui, e 'Abd al-Masih gli dimandò: «Donde vieni?». —
« Da dietro a me ». — « Dove vuoi andare? ». — « Avanti a me ». — « Di
« quanti anni .sei tu figlio? ». — « Di un sol uomo ed una donna ». —
« E qual' è l'estrema tua mèta? ». — « L'ultimo termine della mia vita ».
— « Puoi pagare il aql? (hai tanti cameli, sei così ricco da poter pagare
« un uomo ucciso da qualcuno della tua famiglia?) ». — « Sì. posso pagare
«il 'aql e il qawad». — Allora chiese Khàlid : «Che cosa sono queste
« fortezze? ». — « Ne abbiamo costruite per difenderci in esse dai deboli,
« finché li respinga il forte (??) ». — « Certo non senza motivo scelse te la
« tua gente; che cosa hai tu nella mano? ». — « Un veleno che uccide in
« un'ora ». — « E che cosa vuoi farne? ». — « Voglio prima vedere come
« (con quali concessioni; tu mi rinvierai. e se otterrò patti favorevoli por
« il mio popolo, ritornerò ad essi : altrimenti lo beverò e ucciderò me stesso,
* non volendo tornare a loro con patti dannosi ». Disse Khàlid: « Fammelo
« vedere ». Abd al-Masih glielo porse, e Khàlid disse: « Nel nome di Allah,
« col cui nome nulla è dannoso in terra e in cielo ; poiché egli ascolta e
* conosce tutto » ; quindi lo ingoiò e fu preso da uno svenimento, poi si destò
e si asciugò il sudore della faccia. Allora ibn Buqaylah si recò dalla sua gente,
narrò loro l'accaduto, e disse : « Costoro non possono essere che dei -diavoli,
« non è possibile aver ragione di loro, accordatevi con essi alle condizioni che
« crederete (? o crederanno?) ». Così infatti fecero. Ci narrò tutto ciò Tbràhim
b. ai-Sari b. Yahya al-Tamimi, da Su'ayb, da Yùsuf: ce lo narrò inoltre al-
Hasan b. 'Ali. da al-Hàrith b. Muhammad I). Sa'd, da al-Wàqidi.
6.57. 83
fi 1^24 ^1 • ^* il*
21. a. H. abii liaki' lo costituì coinaiulanto di tutti gii eserciti da lui spediti
Khiìd b ai-w u*'lla Siria per combattere gli al-Rùm, benché fra essi vi fossero abu
lid.] ■Fbaydalì b. al-Crarràh e Mu'àdz b. Gabal, i quali accettarono di essere
al suo comando. Il Profeta un giorno si era fatti tagliare i capelli, o
Khàlid prese i suoi capelli e li mise in un suo berretto, e tutte le volte
che affrontò un esercito con questo berretto in capo, lo mise in rotta.
Khàlid riferì hadith dal Profeta, hadìtli che furono riportati ulte-
riormente sulla sua fede.
Una volta il Profeta lo vide pendere ad un harsi (??), ed esclamò:
«Qua! uomo Khàlid b. al-Walìd!». Ci narrò questo al-Tùsi e al-Harami,
da al-Zubayr b. Bakkàr, da Ya'qub b. Muhammad al-Zuhri, da Abd al-
'aziz b. Muhammad, da Abd al-wàhid b. abi 'Awn, da Sa'id al-Maqburi, da
abù Huiajrah.
Soggiunge al-Zubayr : Mi narrò Muhammad b. Sallàm, da Abàn b. Uth-
màn : Quando morì Khàlid b. al-Walìd, non ci fu donna dei banù-1-Mughìrah,
che non deponesse la sua capigliatura sulla sua tomba, cioè a dire che si
tagliarono i capelli (in segno di lutto) e li deposero sulla sua tomba.
Soggiunge ibn Sallàm : Narra Yùnus al-Nahwi che 'limar disse in
quell'occasione : ,« Lasciate che le donne dei banù-1-Mughirah piangano
« sopra abù Sulaymàn e versino uno o due secchi delle loro lagrime, purché
« non siano singhiozzi, né gemiti ».
Narra al-Zubayr, secondo quanto ci riferivano le nostre fonti: Mi rac-
contò Muhammad b. al-Dahhàk, da suo padre, che 'Umar b. al-Khattàb
aveva una somiglianza perfetta con Khàlid b. al-Walìd. Ora una volta
essendo egli uscito all'alba, l' incontrò un vecchio che gli disse : « Benve-
« nuto, o abii Sulaymàn ». 'Umar lo guardò e riconobbe in lui Alqamah
b. 'UlàtJ.iah. Gli restituì il saluto, e 'Alqamah gli disse: «'Umar b. al-
« Khattàb ti ha destituito ». — « Proprio così », gli rispose 'Umar. Disse
'Alqamah : « Non é una cosa che possa saziarlo : che Allah non sazii mai il
« suo ventre! ». Gli disse Umar: « E il tuo sentimento qual é? ». Rispose:
« Null'altro che la più completa dipendenza dai tuoi voleri ». Quando fu
la mattina, 'Umar fece chiamare Khàlid, mentre c'era 'Alqamah b. Ulà-
thah ; quindi rivoltosi a Khàlid, gli disse : « Che cosa é che ti ha detto
« 'Alqamah? ». Rispose : « Non mi ha detto nulla ». Disse 'Umar: « Dimmi
« la vei'ità ». Khàlid giurò per Allah che non l'aveva incontrato e non gli
aveva detto nulla. Allora gli disse 'Alqamah: « Poni un limite nel fare
« un giuramento (ossia aggiungi: se Dio lo vuole), o abù Sulaymàn ».
'Umar sorrise e Khàlid comprese allora che 'Alqamah aveva sbagliato ;
perciò lo fissò in viso ; e 'Alqamah comprese e disse : « Ciò che é avvenuto
668.
21. a. H. §§324, 325.
21. a. H.
FNECROLOGIO.
« è avvenuto, o Principe dei Credenti: perdonami, che Allah ti perdoni »
'Umar si mise a ridere, e raccontò l'avventura a Khàlid (Aghàni, XV, '"Khàì'id''b!'ai-Wa.
pag. 11, Un. 14: pag. 12, "lin. ìil). nd-l
Cfi-. Yàqut, I, 72, 137, 158, 210, 363, ecc., vedi Indice, pag. 412;
Hisàm, 273, 275, 561. 576, 717, 795. 833, 839, 903, 968, 999; Qutay-
bah, 136; Balàdzuri, Indice, pag. 481; Abulfeda, Indice, V,
473: Mahàsin, I, 84; Athir Usd, II, 101-104; Dzahabi Tagrid, I.
166; Isti ab, 167-158; Hagar Tahdzib, III, 124-126; N a wawi. 224-
225; Saad, IV, 2, 1-2 (tronco di biografia); Khamis, II, 275, lin. 15-29.
§ 325. — Il Mtìller nel riassumere l'opera di Khàlid b. al-Walid spiega
la oscm-ità in cui visse l'illustre stratega dopo le grandi conquiste con
supposizioni di varia natura che vicendevolmente si completano. Cessava
il compito del guen-iero, e doveva incominciare quello dell'amministratore
ed organizzatore: al quale ufiScio la natura selvaggia e per nulla scrupo-
losa della « Spada di Dio » non era adatta. Khàlid b. al-Walid si trattenne
tranquillamente in Siria nel periodo che corse dalla seconda caduta di Da-
masco sino alla morte nel 21. H. senza dar segno aperto del suo risenti-
mento e tenendosi lontano dalla vita pubblica. Può essere, dice il Mùller,
che Khàlid tenesse siffatto contegno esemplare nella spei'anza di riprendere
nuovamente una posizione di grande importanza qualora, per la morte di
Umar, altri più benevolmente disposti fossero saliti al potere. Può anche
essere che Khàlid si sia incontrato con 'Umar in al-Gàbiyah ed abbia fatta
la pace in tale circostanza. Tale supposizione del Mùller potrebbe' avere
molto valore, se si potesse dimostrare che le così dette confische fatte
da Umar a carico dei suoi governatori in generale e di Khàlid in par-
ticolare, fossero avvenute prima del 18. H. Queste confische però av-
vennero, a quanto pare, dopo il 18. H.: e se è vero che Khàlid fu una
delle vittime del rigore califfale. sembra poco probabile che nel 18. U.
i due uomini avessero fatta interamente la pace tra loro. In quest' ul-
timo caso Umar non avrebbe insevito contro Khàlid subito dopo. Il
Mùller ha di Khàlid un'altissima opinione come genio militare, ma lo
considera perciò un uomo simile a Napoleone, in quanto niun pensiero
si diede delle sofferenze umane cagionate dall'esplicazione delle sue pro-
digiose qualità strategiche. Il Mùller riconosce in lui la fusione di tutte
le qualità proprie di un guerriero e di un generale, uomo d'immense
instancabili energie, il quale sapeva ispirare nei suoi dipendenti la pili
illimitata fiducia. Ammette però che Khàlid fu soltanto grande alla testa
dei suoi Beduini, ed in quel posto fu grande come niun altro mai (Mùl-
ler, I, 256-257).
659.
§§*3-2i>, 3-27. 21. a. H.
21. a. H. g 326. — Se, iieiresaniiuare criticameute l'opera dei foudatori prin-
Khaiìd b ai-Wa- <^ipali dello Stato islamico, il lómpito nostro si limitasse a riassumere le
Uà.] tiallaci vesti leggendarie delle tradizioni, il lavoro di sintesi storica sarebbe
lelativamcnte facile, ma altrettanto inutile e lungi dal vero. Inoltre tali sin-
tesi biografiche dei grandi Compagni del Profeta avrebbero tra loro tanta
somiglianza di caratteristiche, che immediata, lampante, scaturirebbe la
lonclusione, aver la tradizione, nel ritrattare le grandi figure dell' [slam
primitivo, piuttosto che ispirarsi alla verità dei fatti, ripetuto per ognuno
lo svolgimento d'un tema tradizionistico, che pervade tutta la materia sto-
rica e biografica. Il preconcetto travisatore, che corrompe tutte le tradi-
zioni del tempo di cui ora ci occupiamo, è principalmente quello di credere
che nei primordi tutti i Compagni del Profeta fossero uomini perfetti, osser-
vatori scrupolosi e coscienziosi dei più minuti obblighi dell'Isiàm, e tutti
senza distinzione animati da fiammante ardore per la nuova fede, e perciò
disposti ai massimi sacrifizi personali in prò di essa. Orbene la critica dimo-
stra che questa età d'oi'o dell' Isiàm non è mai esistita : è un sogno fantastico di
teologi e tradizionisti posteriori, dal cui ideale il mondo in cui visse ed operò
Maometto era molto e molto lontano. Gli uomini che fondarono l'Islam furono
per molti riguardi simili a tutti quelli che li precedettero, ed a tutti quelli che
li seguirono, un impasto cioè variabilissimo di virtù e di difetti, di sane energie
e di colpevoli debolezze. Nemmeno il Profeta Maometto costituì un'eccezione
a tale regola. Perciò, se vogliamo avvicinarci maggiormente al vero, dob-
biamo umanizzare il più che sia possibile quei laceri brandelli di verità che ci
è concesso di strappare alle nostre fonti, liberandoci interamente dai precon-
cetti tradizionistici, che hanno contorto e falsato tutte le ricostruzioni sto-
riche dell' Isiàm primitivo sino agli ultimi anni del secolo scorso, il xix.
La critica storica del primo periodo islamico ha fatto grandi progressi in
questi ultimi anni, ma non ha saputo trascinarsi appresso i rappresentanti
più insigni di quella generazione che noi dobbiamo con venerazione ammi-
rare quali nostri maestri. Così, per esempio, il testé defunto De Goeje ed il
grande Th. Noeldeke non hanno accettato tutte le conclusioni della nuova
scuola, preferendo rimanere più fedelmente attaccati alla versione tradizio-
nale che considera l' Isiàm come moto prevalentemente religioso, mentre
il Wellhausen ed il Goldziher segnano il principio dell'evoluzione verso la
nuova scuola, nella quale mi compiaccio di ricordare principalmente C. H.
Becker ed il padre H. Lammens, quali più insigni porta-stendardi del
nuovo indirizzo, considerato quasi rivoluzionario dalla scuola più antica.
§ 327. — I principi fondamentali della nuova scuola sono stati ampia-
mente svolti in molti passi precedenti dei nostri Annali, e perciò basterà
660.
21. a. H. ^§ 3-27, S-28.
rammentarne qui il concetto ispiratore e trasformatore: essere stato il moto 21. a. h.
islamico in Arabia movimento sovrattutto politico, militare, economico «> Khàiid b. ai-Wa-
sociale; movimento al quale il sentimento religioso cooperò in misura del ''«'•1
tutto secondaria, anzi in alcune circostanze in modo sì lieve da potersi
quasi trascurare. In altre parole l'Islam, in Arabia, nulla mutò d'essenziale
nello stato più intimo degli animi, ma servì in principal modo come forza
accentratrice ed eccitatrice delle energie già esistenti. La vasta rivoluzione
religiosa, che prese poi il nome di Islamismo, e tutti quei grandi fenomeni
morali, sociali, letterari, artistici, teologici, filosofici, economici, politici che
noi chiamiamo civiltà musulmana, furono la risultante consecutiva d'una
serie numerosissima di coefficienti diversi, ossia dei residui di tutte le ci-
viltà che successivamente avevano dominato in Asia, dai primi tempi ba-
bilonesi sino all' ellenismo dei Diadochi, al Romanismo imperiale ed al
Cristianesimo con tutte le site eresie.
La prima fase dell' Islam, quella schiettamente araba, fii quindi ben
diversa da tutte le successive, nelle quali andarono affermandosi, e final-
mente trionfarono le tendenze, che oggi per noi sono le caratteristiche es-
senziali dell' Islamismo. Nel quale, e più precisamente in quello dei giorni
nostri, le caratteristiche dell' Isiàm primordiale, di quello in mezzo a cui
fiorì Maometto, sono talmente diluite nella grande massa di coefiicienti
estranei: che solo l'occhio e la mente più esperta è capace di scorgerne
la traccia. Esse sfuggono alla percezione dei più. Nell'enorme miscela dei
più variopinti ed eterogenei elementi che costituisce l'Islamismo moderno,
quello primitivo antichissimo, che noi ora ci affatichiamo a rintracciare,
ebbe la principale funzione di eccitante fermentatore, come la stilla di caglio
dà il fermento e poi coagula la massa del latte nelle vasche dei caseifici.
§ 328. — Queste succinte considerazioni che avremo a dilucidare ed
illustrare più minutamente in seguito con la scorta dei documenti, alla
luce di cento diversi indizi, erano indispensabili per chiarire il nostro con-
cetto, diverso da tutti i nostri predecessori, sul conto di tre illustri guei-
rieri arabi morti in quest'anno, Khàiid b. al-Walid, 'Amr b. Ma'dìliarib,
e Tulayhah, ma più specialmente sul c;onto del primo. Di 'Amr abbiamo
già discorso.
Ci occuperemo di Khàiid ora più specialmente, e molte osservazioni
che varranno a descrivere questa singolare figura, assurta nella tradizione
all'altissima vetta di eroe quasi leggendario, avranno valore in una ragione
più forte ancora per gli altri due.
Non mette il conto di ritracciare, nemmeno sinteticamente le grandi
linee della biografia di Khàiid b. al-AValìd, perchè esse sono già da per
(361.
lìd.
21. a. H. s,'. cvidiMiti uelle versioni da noi date nei paiagrafi precedenti, e l'indict-
Khàiìd'b ai-Wa- iilthbetico alla fine del secondo volume degli Annali, nonché quello elio
speriamo pubblicare alla fine dell'anno 28. 11. per tutto il Califfato di
'Uniar. potranno facilmente fornire al)bondante copia di notizie biografichti
che sarebbero necessarie per chi volesse addentrarsi nello studio minuto
della biografia e della persona di Khàlid b. al-Walid. Noi ci contenteremo
degli aspetti più generali e storicamente più importanti della sua vita.
Nello studio degli ultimi anni del Profeta, e delle vicende delle guerre
civili in Arabia durante la così detta Riddah, noi crediamo di aver di-
mostrato con prove sicure e convincenti che il processo di conversione
della più glande parte d'Arabia fosse allora ai suoi primi inizi, e che le
tribù bellicose o turbolenti della penisola, anche dopo il trionfo degli eser-
citi di Madinah nell'anno 12. II. e seguenti, rimasero pagane. La pre-
tesa conversione è arbitraria affermazione delle nostre fonti, se interpre-
tiamo la parola conversione nel suo significato più proprio e stretto. In
realtà le tribù si sottomisero all'autorità politica del Califfo in Madinali,
o meglio dei suoi luogotenenti : si unirono ai loro nviovi padroni, tramu-
tandosi da sudditi in compagni d'arme e, senza nemmeno ricorrere alla
finzione di dirsi Musulmani — , per tale ipocrisia verbale non esisteva ve-
runa necessità — si gettarono alla conquista dell'Asia. Più che Musulmani,
più che seguaci di Maometto, essi si sentirono sovrattutto Arabi, e come
tali agirono, considerando tutto il mondo quale loro legittima preda; ben
lungi dal predicare un nuovo verbo religioso, cui essi ignoravano forse
altrettanto quanto i popoli che sottomettevano, operarono nel concetto
che tutti i popoli non arabi dovessero esistere nel solo scopo di produrre
in copia ricchezze per il mantenimento ed il godimento dei nuovi signori
dell'orbe terraqueo.
Grlt Ai-abi nel complesso rimasero dunque invariati i pagani del tempo
antico, quasi in niiUa mutati dalla predicazione di Maometto.
Lo studio della figura di Khàlid b. al-Walìd ha qviesto special pregio
di farci scendere dalle affermazioni generali su questo argomento al caso
particolare, il quale poi, nella persona di Khàlid, acquista un valore altis-
simo. Se constatiamo l' intrinseco paganesimo di questo grande figlio di
Arabia, e Compagno del Profeta, a fortiori dovremo riconoscere l'essen-
ziale paganesimo delle figure minori nel dramma islamico e sovrattutto di
quegli uomini che assai meno di Khàlid ebbero contatto con Maometto.
§ 329. — Khàlid b. al-Walìd non fii mai musulmano : dell'Isiàm non
seppe mai nulla, né mai si curò di sapere. Quando insieme con 'Amr b.
al-'As, nell'anno S. H. (cfr. 8. a. H., §§ 1 e segg.) abbandonò i consaii-
«ti2
21. 3.. H. g ;-;-2H.
guinei in Makkah e si unì al Profeta in MadLnali, non si eroda alla sua 21. a. H.
,,,-,.. 1 rr. ^ n ■ , ■ [NECROLOGIO. -
conversione, quale la tradizione ce la raffigura. E finzione posteriore, orto- Khaiid b ai-Wa-
dossa, che Maometto esigesse la conversione dei suoi seguaci, e respingesse ''«*•]
ogni contatto con i pagani, rifiutandone persino i doni. Quando Khàlid venne
a Madinali, il Profeta si contentava oramai della sola fedeltà politica e
permise apertamente che la dichiarazione di fede musulmana si riducesse
ad una pura formalità esteriore. La sua condotta verso i Quiays nello
stesso anno 8. H. in cui Khàlid ed 'Amr b. al-'As vennero a Madinah è,
per chi sa intendere e leggere nei fatti il vero intimo ed ascoso, prova
più che sufficiente.
Il paganesimo di Khàlid riviene alla luce dopo la presa di Makkah
nella spedizione dei banii (Tadzìmah, nella quale il capitano qurasita, alla
testa di una banda di- quei famigerati predoni, i Sulaym, di triste me-
moria islamica, si vendicò di antichi torti dei tempi pagani e, contraria-
mente alla volontà del Profeta, fece massacrare molta gente del tutto in-
nocente (cfì-. 8. a. H., §§ 107 e segg.).
Dell' incidente luttuoso si menò allora grande scalpore, e la tradizione
posteriore piìi ortodossa, che non ammirava il paganesimo brutale del grande
soldato, ha fatto sforzi acrobatici per liberare il Profeta da ogni parteci-
pazione al fatto di sangue. Già allora cominciò a manifestarsi l' intimo in-
sanabile dissidio tra gli antichi Compagni emigrati con Maometto durante la
Higrah, e gli altri venuti dopo non per sentimento disinteressato di fede,
ma per opportunismo politico e febbrile ambizione.
Se continuiamo a seguire l'attività di Khàlid b. al-Walid, in parti-
colar modo dmante la Riddali nell'll. e nel 12.- H., rivien fuori sempre
la medesima caratteristica: il paganesimo feroce, e la pagana mancanza di
qualsiasi scrupolo di carattere religioso, e di ogni riguardo per le leggi
dell'Isiàm, anche per quelle solennemente enunciate nel Qur-àn. Sorvolando
a incidenti minori, mii'iamo sovi-attutto a ricordare l'episodio di Màlik b. Nu-
wa^rah, ucciso per ordine di Khàlid; il quale immediatamente si prese in
moglie la vedova e giacque con lei, sebbene il Quràn prescriva che una
donna prima di passare a seconde nozze debba attendere il periodo detto
la 'iddah, ossia quel tempo necessario a stabilire che non è incinta dal
primo marito (cfr. 11. a. H., §§ 180 e segg.).
"L'incidente dell'uccisione di Màlik b. Nuwayrah, sul quale la tradizione
per vari motivi ha ricamato con molta fantasia e poco fedelmente al vero,
ha poi un singolare pregio, perchè pone per la prima volta in evidenza il
fatto, sinora inavvertito dalla tradizione, di un latente conflitto tra Khàlid
b. al-Walid ed 'Umar. La tradizione spiega ogni cosa con l'orrore risentito
663.
21. a. H. ,1jj 'Umar por l' infami' condotta di Khàlid; ma se tale .spiegazione ha un
lECROLOGIO. - . , ,. i' 1 1 1 ì ■ ■ t- ■ ^
Khàlid b ai-Wa- tonilo di vero, essa non tu la sola clie creasse la scissione tra i due nomini,
lid.) scissioni' elio ò realmente esistita ed è stata a volte assai vivace.
§ 330. — In Khàlid ottendeva l'animo sincero di 'Umar quello spu-
(loiato paganesimo, che chiaramente rivelava le ragioni interessate, per le
tinali Ivi là lid si era associato al movimento politico di Maometto. V'erano
nondimeno anche altri motivi di divergenza e quasi di antipatia: 'Umar,
con tutte le sue qualità, era uomo assai geloso e sospettoso, o come, vi-
vente Maometto, tu gelo.so del favore di cui Ivbàlid godeva presso il Pro-
feta, cosi morto costui egli vide in Khàlid un possibile rivale e competitore
nella successione al califfato. Il favore di abfi Bakr, i maravigliosi successi
ottenuti nella repressione dei moti anti-islamici delle tribù accesero sempre
più i sentimenti ostili del futuro Califfo, sebbene non li manifestasse e
non agisse come la tradizione lo descrive. Khàlid stesso comprese che in
Madinah non spirava aria a lui favorevole, e dopo che ebbe lasciata Ma-
dinah nella seconda metà dell'anno 11. H. non volle più farvi ritorno,
tranne per una hi'eve scorsa, dopo l'incidente di Màlik b. Nuwayrah, quando
tra lui ed 'limarsi venne ad un vivace scambio di parole, sedato dall'in-
tervento autorevole del Califfo abù Bakr.
Khàlid intuì che in Madinah tutto era nelle mani del triumvirato
abù Bakr, 'Umar ed abù Ubaydali; onde con arabica e pagana fierezza
e indipendenza volse la fronte verso quel grande mondo che circuiva
l'Arabia e disse per sempre addio al patrio Higàz.
Cominciò allora quella maravigiiosa, seppur brevissima, appai'izione di
Khàlid sulla scena mondiale come il massimo stratega che l'Arabia abbia
mai prodotto. Abbiamo la vittoria di al-Yamàmah su Musa^limah, la sua
alleanza con le tribù pagane del confine persiano, e l'ardita incursione nel
principato arabo-sassanida di al-Hìrah. Dipoi, sia avesse sentore dei pre-
parativi gueiTeschi in Madinah, sia perchè fosse sospinto da un pazzo spi-
rito di avventure e naturalmente propendesse per la Siria piuttosto che
altrove, sia infine che ricevesse l'ordine del Califfo — e questa supposi-
zione ritengo la meno probabile — fece quella corsa maravigiiosa attra-
verso terra nemica e con largo circuito che lo portò sino alla riva del-
l'Eufrate, opposta quasi alla città di al-Raqqah, piombò come fulmine a
ciel sereno nei dintorni di Damasco e si unì ai suoi colleghi che già guer-
reggiavano in quei paraggi alla fine del 12. H.
Poche spedizioni militari possono paragonarsi con questa per Tardi-
mento con cui fu concepita, l'abilità e la prontezza con cui fu messa in
atto e menata a buon fine ; ma se ne esaminiamo bene l' intimo signifi-
G64.
21. a. H. §§ 33,j, ;-i3i.
cato, comprendiamcj come essa sia indizio della completa indipendenza di 21. A. h.
IN POHrt I rtf* IO
Khàlid da (jgiii tutela o ingerenza di Madinah nelle sue faccende. Egli Khaiid b ai-Wa-
non voleva dipendere da nessuno, e per evitare ogni contatto con quei ''<*•]
pochi che dominavano nella città del Profeta, preferì farsi da sé, la spada
in mano, con poche centinaia di seguaci, una via attraverso il cuore del
paese nemico.
§ 331. — Ma i maggiori trionfi di Khàlid lo aspettavano in Siria,
dove egli incontrò vari colleghi intenti a razziare i confini della provincia
bizantina. I col leghi che trovò in Siria e Palestina erano uomini di tempra
e di sentimenti simili ai suoi, uomini islamici solo di nome, appartenenti
alla stessa classe e stirpe alla quale egli era tanto fiero di appartenere.
Erano 'Ami- b. al-'As suo compagno di emigrazione, e l'umayyade Yazid
b. abi Sufyàn, il giovane che riscoteva tra i Qurays le maggiori simpatie.
Con questi uomini e con gli altri minori guerreggianti in Siria, Khàlid
s' intese perfettamente, e seppe agire in ottimo accordo. I due Qurays
poc'anzi menzionati l'iconoscevano in lui incontestabili meriti di stratega,
e quando le fortunose vicende della guerra di conquista della Siria, da noi
narrate altrove, resero necessario che le schiere islamiche si adunassero per
ischiacciare l'avversario, l'accordo di riunirsi sotto gli ordini di Khàlid fu
sempre fàcile e sincero. In Khàlid tutti riconoscevano un uomo superiore,
e quelle bande tra loro indipendenti furono pronte ad obbedire durante
una battaglia al grande capitano, perchè la sua direzione era arra sicura
di vittoria.
Nei tre anni della famosa cam|)agna, dalla fine del 12. alla fine del
15. IL. tutte le grandi battaglie vinte in Siria furono per la parte diret-
tiva sicuramente opera di Khàlid b. al-Walid, ed opera spontanea indipen-
dente delle milizie combattenti senza veruna diretta ingerenza da Madinah.
Molti rinforzi che la tradizione attribuisce alla volontà del Califfo, furono
concorso volontario delle tribù attirate dalla gloria delle vittorie e dalla
fama dei pingui bottini, probabilmente anche dal nome del grande ca-
pitano.
Di Madinah non si occupava nessuno : dopo la morte di abii Bakr,
Khàlid .'ientiva che al potere era salito un uomo, con il quale egli noi^ po-
teva in verun modo andar d'accordo: perciò preferì rimanere a combattere
i)i Siria e godersi la sua indipendenza e le vibranti sodisfàzioni della gloria
e del comando. L'autorità morale acquistata da Khàlid sulle schiere com-
battenti fu grande, assai più grande che la tradizione non ami confessare,
e dovette porgere gravi e forti moti\i di preoccupazioni al Califfo ; il quale
j)!')- impedire che gli eserciti in Siria si emancipassero totalmente da lui,
665 84
§§ 331, o3-2. 21. a. H.
21. a. H. intervenne con azione diretta nelle faccende della Siria nella crisi clu^
Khài'id'b ai-wa- precedette la battaglia del Yannùk, al principio del 16. H. Tanto sembrò
lìd.] orave ad 'Umar la condizione morale degli eserciti riuniti sotto Ivhàlid,
che fu indotto a mandare in Siria il suo più fido compagno ed amico, abù
Ubaydah. È palese die Umar temesse un distacco degli eserciti dallo
Stato di Madinah sotto Khalid b. al-Walìd, oppure la costituzioue di una
specie di luogotenenza siria, che avrebbe servito di base politica e militare
a Khalid pei- aspirare al califfato alla morte di 'Umar, se non anche prima.
§ 332. — Non ii[)etiamo quanto ampiamente si espose in altro luogo
(cfi-. 15. a. 11.. §§ ìil e segg.) sul modo come 'Umar sapesse riprendere in
mano le redini del potere sui suoi eserciti in Siria, e come riuscisse ad
imporsi a Khalid, costringendolo a ritirarsi a vita quasi privata. A tale
rapida caduta contribuì anche il carattere di Khalid, il quale seppure avido
di emozioni e di godimenti, e bramoso di gloria, con tutta la sua manv-
vigliosa genialità come stratega, non era uomo astuto e calcolatore, ma
solo interessato ed impulsivo. Perciò quando vide terminata la fase eroica
della conquista, quando si sentì circondato dal plauso festante dei militi \it-
toriosi per virtìi sua, ad altro non aspirò; e dinanzi alla palese ostilità ed
agli umilianti sospetti di 'Umar, agì con uija dignità e con uno spirito di
indifferenza di sé e di rispetto per il bene della grande causa araba, che
gli fa il più alto onore.
Accettò con fiera serenità le condizioni che gV imponeva il Califfo :
obbedì senza esitare contentandosi di lanciare un'aere parola di rimpro-
vero contro il suo nemico per la nera ingratitudine con la quale erano
ricompensati i servigi impareggiabili da lui resi all'impero islamico; ed
abbandonando per sempre la patria, si fissò in Siria. Nemmeno l' umilia-
zione della parziale confisca dei suoi beni ordinata dal Califfo valse a
smuoverlo dal suo contegno di nobile isolamento. Si piegò alla spoliazione,
riconoscendo forse nell'atto del Califfo una ragione politica e morale sì
forte, che contro di essa non volle insorgere e preferì dare un esempio mira-
bile di disciplina e di solidarietà, che eleva moralmente la sua figura foi.se
non meno delle sue prodezze quasi leggendarie sui campi di battaglia.
Poco sappiamo su quanto avvenne di lui negli ultimi anni: crediamo
però di non errare, leggendo tra le righe che nei quattro anni di vita
oscura in Hims, allontanato ad arte da ogni ingerenza nelle vicende
militari e politiche del novello impero, il grande capitano, amareggiato
dalla avversità, si abbandonasse alla sodisfazione più materiale dei sensi,
quasi volesse, da vero pagano, annegare il dispiacere che gli rodeva il
cuore nelle ebbrezze del vino e negli spasimi dell'amore sensuale. La sua
666.
21. a. H.
§§ 332-334.
morte relativainente in giovane età fa pnie sospettare una salute scossa 21. a. H.
-, T . (NECROLOGIO. -
daoii stravizi. ' l^u-i ^ u , .a/
» Khalid b. al-Wa-
Così cessò di vivere una delle più smaglianti e geniali figure d'Arabia ''«^l
antica, uno di quegli uomini che attraverso le nebbie oscm-anti della leg-
genda, a un tempo glorificatrice e difì'amatrice, esercita ancora un fascino,
e desta simpatie. Chissà mai quale fosse la potenza attrattiva della sua
persona, tredici secoli or sono, quando menava gii Arabi del deserto di
vittoria in vittoria e sgominava le schiere del più potente sovi-ano del
mondo. Ancor oggi in Siria discendere da Khàlid b. al-Walid è uno dei
più pregiati titoli di nobiltà (').
Khàlid h. al-Walìd fu l'ultimo ed il maggiore dei pagani d'Arabia.
Egli fu l'esemi^io più tipico di quella razza maravigliosa che popolava i
deserti della penisola, ed alla quale per un breve secolo doveva spettare
il dominio del mondo dallt rive dell'Atlantico ai confini della Cina.
Nota 1. - Tali pretese discendenze, mi osserva il Lammens, non hanno, naturalmente, veruu fon-
damento di verità. Tutti i pretesi discendenti da Khàlid b. al Walid sono i discendenti di un Khà'id
qualunque, o originari di un villaggio chiamato Khaldah, nome di luogo molto comune in Sirih. — Khàlid
è però ancora molto famoso e venerato in .Siria: a lui sono consacrati parecchi santuari, ed abbondano le sue
tombe! Io ne ho visitata una nelle vicinanze del campo di battaglia del Yarmuk, a Kafr Hàrib, nel 1908.
Muh. b. Ga far b. abi Talib.
§ 333. — Muliammad b. (.rafar 1>. abi Tàlib, un nipote di 'Ali b. abi
Talib, mori ucciso all'assedio di al-Tustar (nel 21. H.) (Athir, II, 430).
Cfr. Istlàb, 242: Athir Usd. IV, 313; Dzahabi Tagrid, II,
GO: Hagar. Ili, 753.
al-Nu man b. Muqarrin.
§ 334. — abù Amr, o abù Hakini, al-Nu'xaàn b. Muqarrin b. 'A-idz
al-Muzani. uno degli antichi Compagni, tenne lo stendando dei Muzaynah
alla presa di Makkah: trasmise tradizioni al proprio figlio Mu'àwiyah, a
Ma'qil b. Yasàr. a Muslim b. al-Haydam, a Grubaj-r b. Habbah al-Thaqafi.
Comandò le schiere musulmane alla battaglia di Nihàwand. Moiì in un
giorno di domenica (Dzahabi Paris, fol. 138,r.)
ibn al-Orawzi lo chiama al-Nu'màn b. 'Amr b. Muqaiiin i ( f a w z i . 1,
fol. 57,v.-58,r.).
Fratello di Suwayd, tenne lo stendardo dei Muzaynah alla spedizione
di Makkah: poi prese parte alla conquista dell' 'Iraq, e si distinse molto
nelle guerre: egli portò a Madinah l'annunzio della vittoria di al-Qàdi-
siyyah. In seguito si stabili un tempo in al-Basrah, e poi si trasferì ad
al-Kùfah. Egli comandò la grande spedizione, terminata con la vittoria
di Nihàwanil. ma vi perdette la vita. Si dice che trasmettesse tradizioni
667.
§§ ;wi-)W(;. 21. a. H.
21. a. H. al proprio figlio Muawiyali, a Mnslim b. al-Haytham. a Gnbayr b. Hayyab
'''.^i^N°'^mT°b' ^' aa altri iHa.óar. HI. II 04-11 05, n. 8209)."
Muqarrìn.l CtV. Yàqut. 1. 185, 744, 849; III, 5B7, 086, 804, 800; 1\ . 191,488,
827: B II Idi a. li Tarikb, 25. 30; Qutaybah. 152; Balàdzuri, 302-"
306. 307. 308. 380; Istì'ab. 307-308; Mahàsin, I, 84: Athìr Usd,
W 30-31: Dzababi Ta^rid. 11. 118.
o
Sa'ìd b. Àmìr.
§ 335. — Sa'ìd h. Amii- li. TTidzyam b. Salàmàn b. Rabi'ali b. Sa'd
b. (.Tumah b. 'Anir b. Husays b. Ka'b al-Quiaìsi al-Griimahi, uno dei mag-
giori fra i Compagni del Profeta, dei più intelligenti e .sagaci, ebbe per
madre Arwa bint abi Mn'aA^t b. abì 'Amr b. Umayyah b. Abd Sams b.
'Abd Manàf. Si convertì prima della presa di Khaybar, fuggì a Madinah
e seguì tutte le campagne di Maometto. Aveva un carattere dolce e buono:
quando, alla morte di 'lyàd b. Ghanm, il Califfo 'Umar lo nominò gover-
natore di Hims, ove egli si era andato a .stabilire, si fece universalmente
amare da tutti i suoi dipendenti e dal popolo. È probabile che egli sia
stato governatore anche di altre regioni della Siria: tuttavia non tenne la
carica di governatore di Hims nemmeno per sei mesi, perchè, nominato nel
Muharram del 20. a. H., cessò di vivere nel Grumàda I. di quello stesso
anno. Alcuni pongono però la sua morte nel 19. a. H. (versione di al-
Haj'tham b. Adi), altri invece nel 21. a. H. e dicono che spirasse in Qay-
sàriyyah. Non lasciò discendenza, né ebbe casa in Madinah, almeno che
si conoscesse al tempo di ibn Sa'd (Hagar, II, 192-197, n. 5000: Sa ad.
IV, 2, 13-14: biografia mutila).
Cfi-. Yàqùt, IL 74; IV, 250; Hisàm, 041; Balàdzuri, 172. 170,
178; Athir, II, 444; Mahàsin, I, 83: Athir Usd, II, 311-312; Bu-
khàri Ta-rikh, 20; Dzahabi T agrìd , I, 240; Isti'àb,560; Hagar
Tahdzib, IV, 51. — Clr. anche 20. a. H., §§ 20, 25, 35.
Thawr b. Ufayr.
§ 336. — Thawr b. 'Utàyr al-Sadùsi al-Basri padre di Saqiq; tradi-
zionista discepolo di abù Hurayrah, trasmise tradizioni al proprio figlio
Saqiq e morì ucciso alla presa di Tustar, mentre si batteva sotto gli or-
dini di abii Musa al -A s'ari.
ibn Hagar solleva però qualche dubbio sulla data della morte e il suo
maestro tradizionista, perchè, se morì a Tustar (nel 21. H.), non può essere
stato discepolo di abù Hurayrah che morì nel 69. H. (Hagar Tahdzib,
II, 32, n. 50).
668.
21. a. H. §5 337. 338.
Tulayhah. 21. a. h.
§ 337. — Tulayhah (Talhah) b. Khuwaylid b. Nawtal b. Nadlah b. ''^Tu^ry^hth.f^'
al-Astar b. G-ahwàn b. Faqas al-Asadi al-Faq'asi, secondo ibn Sad (da
ibn al-Kalbi), fece parte dell'ambasciata degli A sad b. Khuzaymah, che
venne da Maometto e si condusse con tanta alterigia, da destare l'ira
del Profeta e provocare una rivelazione (cfr. 9. a. H., § 11). Secondo Mu-
hammad b. Ka'b (al-Qurazi), nessuno degli ambasciatori si convertì, tranne
Tulayhah, il quale abbracciò V Isiàm, ma poi lo rinnegò e si mise alla testa
della ribellione, terminata con la battaglia di Buzàkhah (cfi-. 11. a. H.,
§§ 127 e segg.). Per gli altri incidenti della sua biografia dopo la disfatta
di Buzàkhah cfi-. 11. a. H., § 146, nota 2 (6). Dopo la sua (seconda?) con-
versione prese parte alle guerre di conquista combattendo con molto va-
lore: fti presente ad al-Qàdisiyyah ed alla battaglia di Nihàwand. dove
si dice trovasse la morte (Hagar, II, 696-698, n. 8779).
Dzahabi Paris, 1, fol. 137, r., dove è detto che riabbracciasse la fede
islamica soltanto dopo la morte di abù Bakr, e che dopo la sua disfatta presso
Buzàkhah aveva cercato rifugio in Damasco (Gawzi, I, fol. 64,r.).
Cfr. Yàqut (Ind.j, VI, 487; Hisàm, 462; Balàdzuri, 95, 96, 268-
261, 264, 322; Athir, IL 260; Khaldùn, II, App., 70;"Athir Usd,
111,26-26; Dzahabi Tagrid, 1,299-300; Isti'àb, 220-221: Nawawi,
327-328.
§ 338. — Tulayhah è sicuramente uno di quelli che si batterono con
i Musulmani in Persia conti'o i Sassanidi senza mai convertirsi alla fede
di Maometto. Capo di uno dei movimenti insurrezionali più gravi che scop-
piasseio contro l'egemonia politica di Madinah alla morte del Profeta
(cfi". 11. a. H. §§ 127 e segg.), fu sconfitto e costretto a fuggire, ed a na-
scondersi per qualche tempo sul confine arabo-bizantino. Il carattere reli-
gioso attribuito alla sua attività tra i banù Asad, è vero solo in quanto
in Arabia nessuno poteva assumere veste di pastore di popoli e capo di
eserciti, se in lui non si riconoscevano manifestazioni di una volontà demo-
niaca che lo ispirasse, lo guidasse e gli rivelasse il futuro. Tulayhah non
fu un falso profeta nel vero senso della parola, ma un ambizioso indovino,
il quale con molta abilità ed ardire seppe raccogliere intorno a sé nume-
rose schiere di uomini scontenti e turbolenti. Non è dubbio che una delle
ragioni dei suoi primi felici successi sia da porsi nel sentimento di gelosia
ispii-ato nelle tribù dell'Arabia centrale dai trionfi di Maometto e nel de-
siderio di emularli. Doleva alle tribù guerriere del Nagd di piegare la testa
dinanzi a quelle del Higàz : quindi il moto diretto da Tulayhah fu essen-
zialmente politico, con aspirazioni nettamente separatiste.
rt(iO.
«§ 8:^8. !«9.
21. a. H.
21. a. H. Xq„ fu ditticile a Khàlid b. al-Walid di scoufiggere le schiere di Tu-
Tuiayhahi l;»\liali lu'lla battaglia di al-Bnzàkhah, ed è lecito spigolare dal raceontu
contuso di quogli eventi che nel campo asadita non regnasse molta con-
cordia, e non in tutti fosse eguale la fede nei poteri soprannaturali di Tu-
ia vhah. Egli stesso, quando si vide abbandonato dagli alleati, fu pi-onto a
mettersi in salvo.
Non appena cominciarono le guerre d' invasione e di conquista in
Babilonide, Tulayhah si affrettò ad unirsi alle schiere di Madinah, forse
con una schiera di antichi amici e seguaci, e la sua cooperazione fu accet-
tata senza difficoltà dai luogotenenti del Califfo. La guerra contro i Per-
siani aveva assunto carattere di lotta nazionale araba contro il nemico
ereditario delle tribù orientali, e la campagna era condotta in modo solo
nominalmente dipendente da Madinah. Essa aveva spiccato carattere spon-
taneo, ed ai combattenti arabici si unirono armonicamente Musulmani, Pa-
gani e Cristiani. Pagano era Tulayhah e j)agano rimase; e se la tradizione
nonpertanto ha gloritìcato le sue azioni, ciò dipende da quelle ragioni già
da noi esposte in un precedente paragrafo, nel quale abbiamo discorso di
'Amr b. Ma'dikarib.
Fu forse un valente guerriero, ma non si distinse per virtù di stra-
tega, come appare evidente dalla sua disfatta ad al-Buzàkhah, e dalla po-
sizione di modesto guerriero che conservò sino all'ultimo nelle file musul-
mane. È però anche da osservarsi che il governo di Madinah non poteva
conferire importanti comandi a chi era stato alla testa d'un moto ribelle
così pericoloso come quello di Tulayhah, onde la sua posizione umile fu
effetto di prudenza di governo.
È degno però di nota come e quanto la guerra di Arabia contro tutto
il mondo conosciuto potesse prontamente unire in un solo fascio tutte le
forze nazionali d'Arabia, al dimani dei più sanguinosi conflitti fratricidi.
Umayr b. Sa'd.
§ 339. — ilm al-Grawzi annovera tra i morti del 21. H. anche Umayr
b. Sa'd b. al-Nu'màn b. Qaj's: dice che suo padre, chiamato Sa'd al-Qàri,
fu presente a Badr, ed i tradizionisti della scuola di al-Kùfah affermano
che egli sia il famoso abù Zayd al tempo del Profeta che raccolse il
Qur-àn: è noto che Sa'd fu ucciso alla battaglia di al-Qàdisijyah. 'Umayr
fu anche lui Compagno del Profeta, ed il Califfo 'Umar lo nominò suo
luogotenente in Hims: fu amministratore integerrimo e visse sempre pove-
rissimo (ó-awzi, I, fol. 66,v.-67,v.).
La .sua biografia ritorna sotto l'anno 23. H.
1370.
Umayr b. Sa'd.
21. a. H. §§ ^,. 341.
§ 340. — 'Umayr b. Sa'd b. 'Ubayd b. al-Nu'màn b. Qays b. 'Amr b. Zayd 21. a. h.
b. Umayyah b. Zayd b. Màlik b. 'Awf b. 'Amr b. 'Awf, tenne una volta um"=.°r^h°sa'f
dal pulpito della moschea di Hims questo edificante discorso (riferito ad
ibn Sa'd da 'Abdallah b. Sàlih, da Mu'àwiyah b. Sàlih, da Sa'd b. Suwayd):
« Non è forse l' Isiàm un muro inespugnabile e una porta ben salda ? Ma
* il muro dell' Isiàm è la giustizia, e la sua porta è la verità. Or quando
« il muro sia espugnato e infranta la porta, l' Isiàm è bello e preso. Ma
« l'Islam non cesserà di essere imprendibile finché la sovranità (al-sultàn)
« è forte. E la fortezza della sovranità non consiste nell' uccidere con la
« spada né nel fustigare col nerbo; bensì nel giudicare il duitto e nel
«prendere con giustizia» (Sa ad, IV, 1, 88).
Cfr. Yàqùt, I, 928; IV, 66; Hisàm, 355; Balàdzuri, 136, 154,
157, 164, 174, 176-179, 182, 183; Athir Usd, IV, 143-144; Dzahabi
Tagrid, I, 453; Hagar Tahdzìb, Vili, 144-145; Bukhàri Ta-rikh, 26.
Usayr b. Urwah.
§ 341. — Usayr b. Urwah b. Sawàd b. al-Haytham b. Zafàr al-
Ansàri àl-Zafari, Compagno del Profeta, fu presente alla battaglia di Uhud
nel 3. a. H. e a tutte le spedizioni militari successive; fu ucciso nella bat-
taglia di Nihàwand (Hagar, I, 96. n. 193).
Cfr. Dzahabi Tagrid, I, 23, n. 185; Athir Usd, I, 96-96; al-
iati'ab, pag. 32, n. 34.
t>71.
22. a. H.
30 Novembre 642 - 18 Novembre 643
85
SaÌÌiàji^àìÌó=-^Ìcaicàji Baisi Ì4^à'>^'>à^BètÌ6Ì.àSc^Ì6Ò^ Bài
10
M I
isl-ll § S-aJl^s 1 l-ag S^l i su' 2-?^ a e-a? s^S^ a a-aS i-§£ a a-aS S'S» a a-a? i^s a a-aS s
?
^ a, • t
aaSSS?iSS-"'"'""*'"**2S223SSV:5£S^SS3!SiSSSSSS-"^''-"''»'-^®2S2!i23!22S22S
--M«-..o®i-»®o-«m3£2t:;»28saS;3SS5iSSS"''"""°'-°'~*'"2;:223SSS2285!!^?3aSS5Sa
ci
01
E
I s ras ss^ 0 B a-à? g-§5 a a-ag s-§s a a-aS g-§ « a e-a? i^j a a-ag i^s a a-a? s^S^ a a-a? i^£ a a
s *. ' —
à __§' "m,
a S j
SSSSSS-""*'*"*'"=^*2S233S2S£2S53SS5;SSaSSS-
-N«^i<:«i-»ao-««322t;»2g-am5i;j?,!g^S55igS-^''™'''''*'-=^*2:J2232SJ:22S5SSò!ìSSgaSS
I^S
•*'., ■.. -.. •..
'i4Ìéììóà4Ì5Ìì.ié4téìì°é-éimìóà4B,
li^Sé
g « o> o a-2
>x-35asa>»-e5asa>«^5aaa>«x!-Ea!iiit>«-c-2aaai>«-tì5aaM>»-o5aaMt.S'ossst«>«-c
a-*--^ a *
-.!s«-»«xt-xao-jMm222E:22S53!3SSSSSSSS"''"'*'°"'"*'^'2::223S2SS2853S?351SSRSS®
s
•C5
a e-&> i^s. a a-a? s^S^ a a-a? s^S^ a a-aS i,^z a a-a? g^S^ a a-a? i^s. a a-a? g-§ » a a-a? ^-§5 a a-a
a
a xt
SSS«'^''""°*'"^°'S::22322S22SSSS3S!SS5iS'^''"""°*^*^2SS23£2^22SSSS3aiM8S
-ijio5^u5»c-oo(»o«32322E:228S?!S5!S8SSSS''""'*'°*^**2S223£2S528?ìSS3S?SS?Sa
S .,.,...«12
j= a I
i a s g !;
;a,
I a a-ag1^l a a-a§ t^s. a a-a? t^B a a-aS si^5 a a-a? s-§£ a a-a? t%z a a-a? §•§! a a-a? g-§5
0.2 ^
a
-oi«^.ctDt-xmo-M»3^»t:;22SS?3gS5;(SSSSSS»'^''"'*'°"^*^2S223Sg525SS?JSai!SSS
^«*'=®'-»»2S223£2E:22SS?3aSlSS5§SSS'^'^°=""°""""°'2S22322S228SSSSlSSSS8
674.
22. a. H.
IRAQ-PERSIA. — Operazioni militari degli Arabi di al-Basrah contro
l'altipiano iranico.
§ 1. — Dopo la battaglia di Niliàwand la parte più difficile della
conquista persiana rimase alle schiere di al-Basrah, le quali si videro co-
strette a tentare la sottomissione di tutta la regione montuosa a mez-
zodì di Isbahàn, ossia il Fàris. Isbahàn era considerata allora il centro
principale della Persia: ciò risulta anche dalle parole di al-Hurmuzàn al
al Califfo Umar, quando gli disse di non occuparsi delle due ali (Fàris ed
Adzarbaygàn), ma di colpire il nemico al cuore, ossia Isbahàn. Con questo
nome, come ha correttamente intuito il Wellhausen (Sk. u. Vorarb.,
VI, pag. 108, nota 3), si deve intendere tuttala regione attorno ad Isbahàn,
la quale doveva la sua importanza alla posizione centralo tra la Media,
Ahv^ìàz (Khfazistàn). il Fàris ed il Khuràsàn.
Il compito che spettava alle genti di al-Basrah, presentava speciali
difficoltà naturali, per la natura alpestre e poco accessibile di tutta la
regione che s' interpone tra la bassura tigro-eufratica e l'altipiano iranico.
A ciò si veniva ad aggiungere l'esito poco fortunato della battaglia di
NihàAvand, che era rimasta sterile di risultati. Gli Arabi avevano sofferto
tante perdite ed avevano incontrato tali resistenze, che l'esercito pur vit-
torioso di Nihàwand non aveva potuto trarre profitto dai vantaggi della
mischia. Le notizie incerte e contradittorie su ciò che seguì Nihàwand,
sono l'eloquente dimostrazione che dopo la battaglia le armi arabe tor-
nassero a sostare, o tutto al piii avanzarono con grande prudenza in quelle
parti del paese dove speravano d'incontrar minore opposizione. Molti siti
67.=>.
£ 1 dtù* ci» il*
22. a. H. occupati ucl corso dei due anni 21. e 22. H. in Persia furono o perduti o
''^^?l,i„.,i .^iii abbandonati, sebbene gli Arabi con la vittoria di Nihàwand avessero posto
tari degli Arabi piede sul ciglio del grande altipiano e da Nihàwand verso oriente non vi
tr'o* l'ai Spiano" tbssero più ostacoH naturali, ma un pianoro smisurato che giungeva sin
Iranico.) nel cuore dell'Asia Centrale.
L'espansione arabo-islamica entro Taltipianu iranico presenta alcune
singolari anomalie, che debbono la loro origine non soltanto a ragioni mi-
litari, ma anche a ragione d'equilibrio interno. Esaminiamo brevemente
le grandi linee del moto arabico verso oriente, che si estendeva sopia una
fronte larghissima dai monti dell'Armenia al nord alle rive del Golfo Per-
sico al sud.
Verso il nord gli Arabi entro il 22. H. occuparono quasi tutto l'Adzar-
baygàn senza incontrare gravi diflScultà e, sebbene una parte della pro-
\ incia scotesse il giogo arabo per un certo tempo, gii eserciti di al-Kùfah,
ai quali spetta il merito della conquista, riaffermarono l'autorità del Califfo
in una bi'eve e non difficile campagna. Il felice successo delle armi isla-
miche nell'Adzarbaygàn fu eff"etto dell'abbandono da parte dei Sassanidi
d'ogni velleità di difendere la provincia, la quale con le sole forze locali
nulla potè opporre all' impeto dei guerrieri dell' Islam. Facile ne fu l'oc-
cupazione e facile la conservazione, ma le milizie di al-Kùfah non erano
numerose, non erano ancora rinsanguate da copiose onde migratorie : quindi
ancora impossibile una larga espansione verso oriente.
Sulla parte centrale della fi-onte araba, da Hamadzàn sino ad Isbahàn
ed alle frontiere del Fàris, ossia nella parte che spettava per una metà
alle milizie di al-Kùlàh e per l'altra metà a quelle di al-Basrah, tutto è
incertezza e confusione nelle fonti. Pare che gii Arabi avanzassero nel
22. H., ma poi dovessero ripiegarsi indietro, ed abbiamo notizia che persino
Nihàwand, il campo stesso di battaglia del 21. H., ritornasse sotto dominio
sassanida. Ciò dipese dal fatto che tra Isbahàn ed Istakhr si stabili, sotto
la personale direzione del re Yazdagird, il centro dfrettivo della campagna
di difesa dell'altipiano. Gli Arabi erano poco numerosi, le guarnigioni
scarse e lontane le une dalle altre, non essendo appoggiate da schiere d'im-
migranti, trovaronsi sovente isolate e perdute in mezzo a vastissimo paese
nemico e in armi; onde fu più prudente ritirarsi.
In tali condizioni era perciò militarmente impossibile avanzare verso
oriente. Occorreva agii Arabi avere assai maggiori forze a loro disposizione
per dominare paese sì vasto, e bisognava prima di ogni altra cosa tenere
il completo e sicuro dominio del Fàris, ossia della rocca sassanida, il centro
della resistenza nazionale persiana contro l' frruenza semitica.
676.
22. a. H. ^< 1
La lotta quindi tra Arabi e Persiani si accentrò nei monti del Fàris, 22. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Operazionj mili-
tia i quali si decisero le sorti dell'Iran. Ma tale fu la tenacia dei Per-
siani, tante le difficoltà naturali del luogo, che la gueri-a si protrasse senza 'a^i degli Arabi
tregua per dieci anni prima che gii Arabi definitivamente trionfassero. K u'o^'i't?trp^irn"o
trionfarono alfine per opera delle milizie di al-Basrah, perchè da questa iranico.]
parte, come la più vicina ai centri d'emigrazione arabica, più numerose
affluhono le turbe dei nomadi che l'una l'altra si sospingevano per uscire
dalla penisola.
Gli Arabi di al-Basrah furono materialmente cacciati entro il Fàris
dalla pressione continua crescente delle tribù che accorrevano alla più
prossima porta d'Arabia, la basrense, preferita ad al-Kùfah, perchè più
prossima al cuore della penisola.
I Basrensi conquistarono perciò al-Dlnawar verso il nord, Mahsabadzàii
e Milirigànqadzaq più a mezzogiorno, e_terminarono la conquista del Khù-
zistàn (cfr. Balàdzuri, pag. 312, lin. 2 e 3).
Anche Qumm e Qàsàn sull'altipiano furono conquistate dai Basrensi:
la presa di Isbahàn avvenne, a quanto pare per opera di Kufani e di.
Basrensi riuniti.
Poi incominciò il regolare assalto ai monti del Fàris, che si svolse con
varia vicenda di vittorie e di sconfitte, di conquiste e di ribellioni, con
le quali si logorarono le energie giovanili degli Arabi e le ultime forze
dei Sassanidi. Ma mentre i primi erano costantemente rinsanguati da
nuove schiere, i Persiani consumarono in una gloriosa, ma vana [lotta, le
ultime risorse, e soccombettero alfine per vero esaurimento materiale e
morale.
Della lunga, difficile ed ingrata campagna fu duce costante l'arabo
yamanita abù Musa al-As'ari, il benemerito governatore di al-Basrah, il
quale tenne tale carica forse senza inteiTUzione (o tranne almeno una bre-
vissima), dal 17. II. sino al 29. H.
Egli con mirabile tenacia, nella buona e nella cattiva fortuna, per-
severò nel suo compito; e sebbene le memorie del tempo siano singolar-
mente magre e la storia o la tradizione si mostrino ingrate verso la sua
memoria, non v'è dubbio che sia d'ascriversi a sua lode ed a suo merito
se alfine dopo più di un decennio gli Arabi si videro padroni del paese.
Allora — come narreremo a suo tempo — al momento di cogliere il frutto
ambito di tante ingrate fatiche, abù Musa si vide improvvisamente desti-
tuito e dovette cedere ad un giovane successore il raccolto della copiosa
messe, che egli aveva seminata ed avviata con tante cure e fatiche ed a
costo di tanti immani sacrifizi.
ti77
no iranico e nel
Khùzistàn.
22. a. H. PERSIA IRAQ. — Operazioni militari nell'altipiano iranico e nel
PERSIA- IRAQ. - ,,, _ . .^- .. iì, ri L.L> -o \
Operazioni miii- Khuzistan (t'ir. 21. a. W.. fei? /2 e segg.).
tari neii'aitipia- | 2. — (al-Dzahat)i). Nell'anno 22. H., Hudzayfah [b. al-Yaraàn] fece
mia spedizione contro al-Dinawai" e la prese con le armi: prima era stata
cspiionata da Sa'd (b. abl Waqqàs) e si era di poi ribellata.
Quindi Hudzayfah fece una spedizione contro Màh-Sandàn [sic) e la
prese d'assalto: altri dicono che fosse stata già espugnata da Sa'd (b. ahi
Wacjqàs) e che gli abitanti si fosstìro ribellati (Dzahabi Paris, I,
11.1. 138.r.).
Anclie altre fonti pongono in questo medesimo anno la presa di ai-Di-
na war e di Mah Sabadzàn per opera di Hudzayfah b. al-Yamàn. Si dice
però che ambedue le città erano state sottomesse prima da Sa'd b. abì
Wacjqàs, e poi si erano ribellate (Mahàsin,^!, 86).
§ 3. — Secondo al-Khuwàrizmi, nell'anno 22. H. abù Musa al-As'ari
conquistò il distretto di al-Ahwàz (Baethgen, 111): allusione, forse, alla
presa di Tustar, che avvenne nel 21. H. Cfr. 21. a. H., §§ 5 e segg.
Tustar «iace non lontano da al-Ahwàz.
Sulla presa di al-Dinawar cfr. anche 21. a. H., § 74.
§ 4. — (Tàriq b. Sihàb). La gente di al-Basrah fece una spedizione
contro Mah e fu assistita dalle genti di al-Kùfah comandate da 'Ammàr
b. Yàsir. Queste ultime vollero avere la parte loro nelle prede, ma a ciò
si opposero le genti di al-Basrah. Fu interpellato il Califfo 'Umar, il quale
sentenziò che tutti quanti avevan preso parte alla spedizione dovessero
avere la loro quota nel bottino (Dzahabi Paris, I, fol. 138,r.).
PERSIA. — Presa di Qumm e Qàsàn.
§ 5. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando abù Miisa Abdallah b.
(Jays al-As'ari ritornò da Nihàwand (cfr. 21. a. H., § 75), si recò ad al-
Ahwàz, e vi fece sosta per qualche tempo. Di poi andò a Qumm e dopo
qualche giorno di assedio so ne impadronì: da lì inviò al-Ahnaf (al-Dahhàk)
b. Qays al-Tamim contro Qàsàn. che fu presa d'assalto: ivi abù Musa si
riunì con al-Ahnaf (B a 1 à dz u r i , 312).
Yàqùt (IV, 176, lin. 9 e segg.) nel dare queste iiotizie le pone nel
23. H. — Cfr. anche Y^àqùt, IV, 15, lin. 2 e segg.
PERSIA. — Presa di Hamadzàn e di altre città dell'Iran occidentale.
§ 6. — Sulla presa di Hamadzàn regna qualche incertezza: alcuni la
ritardano sino al 24. H. La data 22. H. ha qualche probabilità, perchè
parrebbe difficile che gli Arabi avessero conquistato l'Adzarbaygàn. la-
t;78.
22. a. H.
§S «-IO.
tale.
sciando alle spalle la città di Hamadzan in mano al nemico. For.se la 22. a. h.
città trattò più volte con gli Arabi prima di essere completamente sotto- di Hamadza'n**
messa a regolare amministrazione islamica. d' a"fe città dei-
§ 7. — Secondo Rabi'ah b. 'Uthmàn, la conquista di Hamadzan av-
venne nel mese di Grumàda I. (del 23. H.), sei mesi (prima o dopo? min)
uccisione del Califfo limar: presa Hamadzan (Hudzayfali?), espugnò al-
Rayy (Gawzi, I, fol. 68, r.).
Cfr. 21. a. H., §§ 77-79; 24. a. H., e Yàqùt, IV, 981.
§ 8. — (abù TJbaydali). Di poi Hudzayfah fece una spedizione contro
Hamadzan e la prese d'assalto per la prima volta: e qui terminarono le
conquiste di Hudzayfah (verso oriente?). Ciò avvenne nell'anno 22. H.
Altri però afferma, prosegue abù Ubaydah, che Hamadzan venisse espu-
gnata da al-Mughirah b. Su'bah nell'anno 24. H. Alcuni dicono che il con-
quistatore fosse Grarlr b. 'Abdallah sotto gli ordini di al-Mughrrah b. Su'bah
(Dzahabi Paris, I. fol. 138,r.).
Cft-. anche Mahàsin, I, 85, che pone nel 22. H. la presa di Ha-
madzan, di al-Rayy e della circostante regione.
PERSIA-FÀRIS — Morte di al-Garùd al- Abdi.
§ 9. — (Mainar b. al-Muthanna ed altri). 'Umar b. al-Khattàb nel-
l'a. 22. H. diede ordine che al-(jràrùd al-' Abdi, partisse per le rocche del
Fàris. Quand'egli fu tra Grirrah e Siràz, una mattina, rimasto indietro dai
suoi compagni, sopra una collina del luogo, per un suo bisogno, fu circon-
dato da una torma di Kurdi, e ucciso. Perciò quella collina si chiamò poi
dal suo nome 'Aqabah al-Gràrùd (Balàdzuri, 389, lin. 2-5).
Abbiamo visto che altre fonti (cfi-. 19. a. H., § 13.; 20. a. H., §§ 374
e segg.; 21. a. H., §§ 309-313) pongono la morte di al-Gàrùd tre o- due
anni prima. Queste incertezze e contradizioni sono ben naturali, data la
vaghezza grande di tutta la cronologia delle conquiste arabe in Persia.
'IRAQ. — al-Kùfah. Deposizione dì Ammàr b. Yaslr. Mutamenti nel
governo di al-Kufah.
§ 10. — (Sayf b. 'limar, senza isnàd). Abbiamo già narrato in un
paragrafo precedente (cfr. 21. a. H., § 3), come 'Ammàr b. Yasir, gover-
natore di al-Kùfah, si rendesse poco popolare, rifiutando d' interessarsi
nelle faccende che più stavano a cuore ai Kufàni. Avvenne ora che
'Utàrid ed altri Kufani scrivessero al Califfo in Madinah, dichiarando che
'Ammàr non ex'a capace di amministrare la provincia, e che si era reso
inviso agii abitanti. Il Califfo limar scrisse allora ad 'Ammàr, ordinandogli
679.
§§ i(i.i:ì. ^^' 3- "•
22. a. H. ,ii veiiiiH' subito a Madinah per giustificarsi. 'Animar nel conformarsi agli
Deposizione di >">li'ii del Califfo pensò di menar con sé una quantità di persone, che egli
Ammàr b. Yasir. riteneva a sé favoivvoli, affinchè deponessero in suo favore: fra queste erano
go"verno di al- ^« ^ b. Mas'ùd al-'rhaqatì, zio paterno di al-Mukhtàr, e ó-arir b. 'Abdallah.
Kufah.j I testimoni a discarico arrivando in Madinah, invece di difendere 'Ammàr,
dissero di lui cose assai peggiori che non avessero detto gli altri rimasti
ili al-Kufah, e denunziai'ono alcune azioni di Ammàr, che dispiacquero
molto a Umar. 'Ammàr fu senz'altro deposto dal governo di Madinah
(T abari, I, 2676).
Cfr. Athir, III, 24-26.
Anche al-Dzahabi pone la deposizione di Ammàr nel 22. II. (Dza-
iiabi Paris, I, fol. 138,r.).
§ 11. — (Sayf b. Umar, da al-Walid b. Grami', da abu-1-Tufàyl). Chie-
sero ad Ammàr, se fosse addolorato della deposizione. Egli rispose: « Non
« fui certamente lieto quando mi nominarono governatore: ma ho sentito
« dispiacere quando sono stato destituito ».
Tabari, I, 2676.
§ 12. — Altre tradizioni di Sayf b. Umar, che non meritano di essere
date per intiero, vorrebbero dimostrare che Ammàr fosse un uomo del
tutto inetto a governare, e così privo d'interesse nella carica affidatagli,
da ignorare, quando fu interrogato dal Califfo, quale fosse il nome del
paese che egli era stato mandato a governare.
Le tradizioni di Sa^f mirano a scusare i Kufani. e ci rafifigurano
'Ammàr come un uomo incapace di amministrare, ignorante e di mente
ottusa. Interrogato sul nome dei distretti da lui amministrati, menzionò
al-Hìrah, Bàbil, al-Madà-in e Mihrigàn Qadzaq, dimenticando al-Kùfah.
Garir b. Abdallah lo definì « inefficace, inetto e ignorante nella scienza
di governare» (Tabari, I, 2676-2678).
§ 13. — (Sayf b. 'Umar, da Khulayd b. Dzafarah al-Namari, da suo
padre). Dopo la deposizione di Ammàr, il Califfo chiese ai Kufani chi
volessero per governatore, ed essi si dichiararono favorevoli alla nomina
di abu Musa al-As'ari. Il Califfo accettò le loro dimande e nominò gover-
natore abù Miisa: ma anche questi rimase poco al suo posto, perchè circa
un anno dopo i Kufani scoprirono che un servo (ghulàm) di abù Miisa
faceva commercio di foraggi (speculava forse in tempi di carestia?) (*), ed al-
Walid b. Abd Sams lo denunziò al Califfo, come uno che permetteva ai
suoi servi di speculare in foraggi. Il Califfo depose abii Miisa dal governo
di al-Kiìfah e lo mandò a governare al-Basrah, donde tolse 'Umar b. Su-
ràqah, mandando questo a governare la Gazirah (Mesopotamia). Al go-
6»).
22. a. H.
§§ 13-16.
verno di al-Kùfah il Califfo prepose al-Mughìrah b. Subah fTabari, l.
2678-2679).
Cfr. Athìr, III, 25.
' Nota 1. — Tutti i governatori del tempo tacevano il commercio e traevano tutto il vantaggio
possibile dalla loro posizione ufficiale per aumentare le proprie fortune.
§ 14. — (Savf b. 'limar, da Muhammad b. Abdallah, da Said b. 'Amr).
Prima di nominare al-Mugliirah b. Su'bah governatore di al-Kùfah. il Ca-
liffo disse ai presenti: «Che cosa direste voi che sarebbe meglio: nomi-
« nare un governatore che fosse uomo debole ma buon musulmano, oppm-e
«un uomo forte, ma violento (musad did)? ». A questa domanda al-Mu-
ghìrah argutamente rispose: « Un governatore debole, ma buon musulmano,
« gioverà, a sé stesso con la sua fede, ma nuocerà a te con la sua debo-
« lezza. Invece un governatore forte, ma violento, nuocerà a sé stesso con
♦ la sua violenza, ma gioverà ai Musulmani in generale con la sua forza! ».
Questa risposta decise il Califfo a scegliere al-Mughirah. Al momento di
partire da Madìnah, al-Mughirah si presentò al Califfo, e questi come ul-
tima raccomandazione gli disse: « Che gli uomini puri abbiano fiducia in
« te. e che i malvaggi ti temano! ».
Più tardi il Califfo 'Umar avrebbe voluto depoi-re al-Mughirah C) e ri-
mandare Sa'd b. abì Waqqàs al governo di al-Kùfah, ma fu assassinato
prima che potesse mettere in esecuzione il suo pensiero (T a bari. I,
2679-2680).
Ctr. Athir. III, 25.
La tradizione pai-rebbe dimostrare che al-Mughirah fosse uomo ener-
gico ed abile. Egli fu senza dubbio una delle figure più eminenti del-
l'Islam primitivo, uomo eloquente ed astutissimo, ma anche paganamente
.sensuale e indifferente alle leggi dell'Isiàm, come attesta lo scandalo di
al-Basrah (cfr. 17. a. H.. §§ 55 e segg). Di lui avremo a parlare ripetuta-
mente in appresso. Lo stesso dicasi di abù Musa al-As'ari. Si noti come
queste persone, che rimasero oscure ed ignorate vivente il Profeta, emer-
sero per le loro non islamiche virtù in questo primo periodo preparatorio
del dominio islamico. Erano pagani di cuore, sebbene musulmani di nome
^cfr. 23. a. H.).
Nota 1. — Secondo Sayf b. 'Umar Tabari, I, -ifiSC», lin. 4j, al-Mug^hirali fu governatore di al-
Kiìiali per più di due anui.
IRAQ-PERSIA. — Conquiste arabe nella Persia Settentrionale.
§ 15. — La battaglia di Nihàwand, vinta dagli Arabi con gravi
perdite, apri loro le pianure immense dell'altipiano iranico: i Persiani
avevan perduto l'ultimo esercito che potevano schierare in aperta campagna.
22. a. H.
IRÀa - al-Kufah
Deposiziona di
'Ammàr b. YasTr.
Mutamenti nel
governo di al-
Kùfah.l
681.
86
§§ 15-18. 22. a. H.
22. a. H. sicché gli Arabi nou avevano a temere nuove battaglie campali. Se però
IRAQ- PERSIA.
Conquiste arabe
■lauo liberi di scorrere le campagne, non e probabile che trovas.sero eguaio
nella Persia set- facilità a veiiiic in possosso dclls città. Qui, come in Palestina ed in Siria
t«n ronae.j ^^^ periodo tra il 12. ed il 16. H., gli Arabi attraversarono il paese in tutti i
sensi e si curarono delle città solo dopo aver infierito sulle campagne e su
gl'inermi villaggi. Così ci spieghiamo come nel 22. H. gii Arabi siano
entrati sicuramente nell'Adzarbaygàn e persino in Armenia, e come Ha-
madzàn, al-Rayy ed Isbahàn siano state sottomesse a qualche specie di tri-
buto, ma non realmente unite all'impero. Le fonti parlano di conquista
dell' Adzarbaj-gàn, ma quelle armene ci fanno più chiaramente intendere
che fosse scorreria devastatrice nel solo intento di fare preda. Infatti ve-
dremo che nel 26. H. gli Arabi, sotto al-Walid b. Uqbah dovettero ripren-
dere possesso dell'Adzarbaygàn. E così pure tutte le città che si dicono
espugnate in Persia nel 22. e nel 23. H., furono più tardi riprese una se-
conda volta. Anche il contenuto del § 26 è prova che nel 22. H. i Mu-
sulmani si contentassero di semplice razzia. Pochi mesi dopo la prima
incursione il paese era già in armi contro gli Arabi; i quali, nel 22. H.,
dopo aver riscosso le indennità di guerra dagli abitanti delle grandi città,
si ritirarono entro i l'onfini veri dell'impero, nel Sawàd.
IRAQ-PERSIA. — Conquista dell'Adzarbaygàn.
§ 16. — Secondo abù Ma'sar ed al-Wàqidi, la conquista dell'Adzar-
baygàn avvenne nell'anno 22. H., e per opera di al-Mughirah b. Su'bah.
Invece Sayf b. ,. 'Umar afferma che seguisse nell'anno 18. H., dopo che
furon conquistate Hamadzàn, al-Eayy, Gmgàn e dopo la conclusione della
pace fra l'Isbahbadz del Tabaristàn ed i Musulmani fT abari, I, 2647,
lin. 6 e segg.) (cfr. 23. a. H. e 30. a. H.).
Cfr. Athir, III, 6; Gawzi, I, fol. 43,v. ; Mahàsin, I, 85.
§ 17. — Secondo al Wàqidi, al-Mughìi-ah b. Su'bah invase l'Adzar-
baygàn, partendo da al-Kùfah, nel 22. a. H.: sottomise (in persona) la
provincia con la forza ('anwat*") e impose su di essa il kharàg (Ba-
làdzuri, 326).
Cfr. Yàqùt, I, 173, lin. 17 e segg.
§ 18. — (a) (ibn Ishàq). Nell'anno 22. H. fu conquistato l'Adzarbaygàn
per opera di al-Mughfrah b. Su'bah. Altri affermano che la provincia si
arrese con trattato, obbligandosi al pagamento di 800,000 dirham (al-
l'anno).
(6) (abù 'Ubaydah). L'Adzarbajgàn fu conquistato da Habib b. Mas-
lamah al-Fihri con le armi ('anwat*") con milizie della Siria, assistite
' 682.
22. a. H. §§ 18-24.
da alcune provenienti da al-Kùfah. Tra queste era Hudzaj'fah b. al-Yamàn. _22. a. H.
La conquista avvenne dopo combattimento sanguinosissimo fDzahabi conqufl'ta'dai-
Paris, I, fol. 138,r.). l'Adzarbaygàn.]
§ 19. — al-Yaqubi, seguendo probabilmente al-Wàqidi, pone la con-
quista dell'Adzarbaygàn nel 22. H., quando al-Mughirah b. Su'bah era il
comandante delle schiere musulmane (amìr al-nàs): aggiunge però che
secondo altri, fu opera invece di Hàsim b. 'Utbah b. abi Waqqàs (Ya-
qiìbi, II. 180;.
§ 20. — I al-Mada-ini, da Ali b. Mugàhid, da Muh. b. Ishàq, da al-
Zuliri). Quando furono vinti i Persiani a Nihàwand, le varie milizie ritor-
narono alle loro rispettive provincie: rimasero però le genti di al-Kùfah,
le quali insieme con Hudzajfah b. al-Yamàn invasero l'Adzarbaygàn, e
fecero un trattato con gli abitanti: questi si obbligarono al pagamento
(annuale) di 100,000 (leggi: 800,000. cfr. nota a) [dirham] (Balàdzuri,
327, lin. 1-4 e lin. 17, dove l'isnàd è: 'Abdallah b. Mu'àdz al-'Abqari,
da suo padre Mu'àdz al-'Abqari, da Sa'd b. al-Hakam b. Utbah, da Zayd
b. Wahb).
Cfr. Yàqùt. I. 173, lin. 22 e segg.
§ 21. — (ibn al-Kalbi, da abù Mikhnafj. al-Mughlrah b. Su'bah invase
l'Adzarbaygàn nel 20. a. H. e lo conquistò. Di poi gli abitanti si ribel-
larono, e al-As'ath b. Qays al-Kindi fu mandato a debellai"li : egli espugnò
la fortezza di Ràgarwàn, e concluse una pace alle stesse condizioni di
quella conclusa prima da al-Mughirah (sulh al-Mugh irah). Il trattato
di al-As'ath era ancora in vigore ai tempi di ibn al-Kalbi (B a 1 a dz u r i , 326).
Cfr. Yàqut, I, 173, lin. 19 e segg., dove la fortezza è chiafeiata Gàbrawàn.
§ 22. — (Eutichio). al-Mughirah b. Su'bah conquistò l'Adzarbaygàn con
la spada. al-Mughirah fu il primo che desse al Califfo Umar il titolo di
A m i r a 1 - M u • m i n ì n (E u t y e h i u s ed. Cheikho, II, pag. 20).
§ 23. — Secondo al-Khuwàrizmi, nell'anno 22. H. al-Mughiiah b. Su'bah
conquistò l'Adzarbaygàn (Baethgen, 111).
§ 24. — (Vari dotti di Qazwin, e Bakr b. al-Haytham, da un dotto
di al-Rayy). Il castello (hisn) di Qazwin era chiamato in persiano Kaswin,
che significava: il confine munito: tra il castello e i Daylamiti v'era un
monte sul quale i Persiani non cessarono mai dal tenere una guarnigione
di cavalleria per difendersi dai Daylam quando non v'era con essi una
tregua, perchè (quei montanari) solevano commettere continue rapine.
Anche in tempo di pace vi era sempre una guarnigione. Dastaba era di-
visa in due parti tra al-Rayy e Hamadzàn, e l'una perciò aveva nome al-
Ràzi e l'altra al-Hamadzàni.
683.
:>4, :>5.
22. a. H.
22. a. H. Quando al-Miigliìiah b. Su' bah assunse il governo di al-Kufah, nominò
IRAQ-PERSIA
Conquista del- ''i^in" b. 'Abdallab al-Bagali governatore di TTamadzan, o niandc) ai-Bara
l'Adzarbaygan.i |,. Azib contro Qazwin, ordinandogli di razziare i Daylain, se (espugnava la
città; prima si moveva sempre da Dastab'a per razziare i Dajdani. al-Barà
parti accompagnato da Hanzalali b. Zayd al-KUayl, e giunse prima ad
Abhar. Ivi sorgeva un castello, che era stato costruito dai Persiani presso
ad alcune soi'genti regolate da chiuse (per scopi d'irrigazione). Dopo una
breve resistenza la guarnigione si arrese alle stesse condizioni di Nihà-
vvand, ed al-Barà sottomise anche tutto il territorio circostante; gli Arabi
avanzarono ora sul castello di Qazwin, gii abitanti del quale avevano
intanto invocato il soccorso dei Daylani, promettendo un lauto compenso
per i rinforzi. I Daylam promisero di venire e le loro schiere giunsero in-
fatti sul colle presso Qazwin, ma da lì non si mossero più, nemmeno
quando comparve l'esercito musulmano. Gli abitanti di Qazwin, disgustati
dal contegno dei Daylam, entrarono subito in trattative con i Musulmani ;
questi proposero un trattato simile a quello di Abhai, ma agli abitanti
non piacque l'idea di pagare la gizyah e preferirono rendersi invece mu-
sulmani. Si dice che la guarnigione di Qazwin si arrese alle stesse con-
dizioni degli al-Asàwirah di al-Basrah, vale a dire riserbandosi il diritto di
fissare la loro stanza dove volevano: andarono perciò ad al-Kùfah e diven-
nero confederati di Zuhrah b. Hawiyyah. Presero il nome di Hamrà al-
Daylam. Altri narrano invece che si convertirono e rimasero là dove erano:
le loro terre divennero perciò 'usriyyah (ossia paganti le decime, ma'
non il kharàg). Con loro al-Barà lasciò 500 Musulmani, tra i quali (\\
celebre) Tulayhah b. Khuwaj^lid al-Asadi (*), dando ai medesimi in feudo
terre sulle quali nessuno aveva diritto.
al-Barà razziò di poi i Daylam e li costrinse a pagare un tributo (^ità-
wah): quindi fece una spedizione contro i Grilàn, al-Babar e al-Taylasàn,
e prese d'assalto Zangàn (Balàdzuri, 321-322).
Cfr. Yàqut, IV, 88, il quale nai'ra gii eventi sotto l'anno 24. H.
Nota 1. — Abbiamo visto che Tulayliah è già annoverato tra i morti dell'anno "il. H. (contron-
tisi 21. a. H., § 337).
§ 25. — (al-Husayn b. 'Amr al-Ardabìli, da Wàqid al-Ardabili, da
alcuni dotti). al-Mughirah b. Su'bah nel venire come governatore ad al-
Kiifah, portò seco un ordine del Califfo 'Umar, che Hudzayfali b. al-Yamàn
sottomettesse l'Adzarbaygàn: Hudzayfah, che era allora in Nihàwand o nelle
vicinanze, ricevuto questo ordine, si avanzò contro Ardabil, la capitale
dell' Adzarbaygàn, dove risedeva il m a r z u b a n , e dove raccogiievasi l' im-
porto del kh a r à g . Il m a r z u b a n di Ardabil aveva intanto radunato
084.
molti guerrieri da Bàgarwàn, Maymadz, al-Narir, Saràli, al-Siz (cfr. Noi- 22. a. h.
deke, Perser, 100, nota Ij. al-Mayànig e da altri luoghi, e con essi ' 'conqu^tTdei-
venne alle mani con gli Arabi: il combattimento durò tutto un giorno e l'Adzarbaygàn.]
fu molto .sanguinoso. Alfine il niarzubàn trattò la pace con Hudzaytah,
accettando di pagare (ogni anno) per tutto l'Adzarbaygàu 800,000 dirham,
del peso di otto; ma d'altra parte i Musulmani non dovevano o uccidere
o ridurre alcuno alla schiavitù, né distruggere veruu tempio del fuoco,
bayt nàr. Inoltre (il tempio del fuoco?) non doveva essere esposto (agli
assalti dei) Kurdi di al-Balàsagàn, Sabalàn e Sàtrùdàn [? Sanzùdàn, o
Miyànrùdzàn] (convertiti da tempo all'Isiàm, cfi*. Balàdzuri, 203), e do-
vevano permettere in particolare agli abitanti di al-Siz i balli religiosi
(zafn) che facevano nelle loro feste, e di mostrare in pubblico quelln che
mostravano (in quelle circostanze).
Di poi Hudzayfah razziò Miiqàn e Grilàn, e piombando sugli abitanti
li costrinse a pagare un tributo (itàwah) (Balàdzuri, 325-326).
In Yàqùt, I, 173, lin. 4 e segg., abbiamo la stessa tradizione, ma
con qualche variante nei nomi dei luoghi che mandarono milizie in aiuto
del marzubàn di Ardabìl, ossia: Bàgii-wàn, Mimadz (s/c), al-Badzdz,
Saràw, Siz e al-Maj-ànig. E più sotto, i luoghi da non darsi ai Kurdi sono
scritti: Balàsàgàn, Sabalàn e Miyàn Rùdzàn. — Per questi luoghi dell' Adzar-
baygàn cfr. Yàqut, I, 454, 624; III, 34, 64, 353; IV, 708, 717.
§ 26. — (al-Balàdzui'i, senza isnàd). Più tardi il Califfo Umar depose
Hudzayfah b. al-Yamàn dal governo dell'Adzarbaygàn e vi mandò come
luogotenente Utbah b. Farqad al-Sulami. Questi penetrò nella provincia,
secondo gli uni, da ai-Ma wsil ; secondo gli altri, da Sahruzùr, attraverso la
pianura ferace (salaq), che più tardi prese il nome da Mu'àwiyah al-Awdi.
Giunto ad Ardabil, trovò che gli abitanti si erano ribellati, e perciò do-
vette sottometterli di nuovo, facendo anche parecchio bottino. Con lui si
trovava allora 'Amr b. 'Utbah al-Zàhid (Balàdzuri, 326).
Ctr. anche Yàqùt, I, 1 73.
§ 27. — (al-Madàini, da Ali b. Mugahid, da 'Àsim al-Ahwal, da abù
'Uthmàn al-Nahdi). Il Califfo 'Umar destituì Hudzayfah b. al-Yamàn dal
governo dell'Adzarbaygàn e vi mandò come luogotenente 'Utbah b. Fai-qad
al-Sulami (Balàdzuri, 327).
Nota 1. — Si narra (al-'Abbàs b. al-Walid al-Narsi, da 'Abd al-wàhid b. Ziyàd, da 'Àsim al-Abwal,
da abù 'Uthmàn al-Nahdii, che 'Utbah b. Farqad, dopo la riconquista dell'Adzarbaygàn, mandasie in
dono al Califfo 'Umar alcune vivande delicate del paese, ina che 'Umar si rifiutasse di assaggiarle,
quando seppe che erano state preparate soltanto per lui, e che tutti i Musulmani non potevano saziarsi
con esse. Latore delle pietanze era Suhaym, mawla di 'Utbah (Balàdzuri, 328l. — Cfr. \'ò. a. H.,
g§ 179, 180.
G85.
ma.
^ O^ 04| ^Ù* Ci* ria
22. a. H PERSIARMENIA-ADZARBAYGÀN. — Incursione araba nell'Adzar-
PERSIARME- ^ ,_ j . . . ,• o I- ^
NiA-ADZAR- baygan ed in Armenia {versione di bebeos).
BAYGAN. - In- g 28. — Il cioiiista Sobeos, nel secondo anno dell" impero di Costan-
nei^rAdzaVb^ay^ ' i"^* i^ossia ()4-2-()-43 dell' È. V. = 21.-22. a. H.) pone la sommossa di Va-
gàn ed in Arme- lentino (cfr. 20. a. H., § 362) contro l'imperatore, e dopo aver ricordato
che il popolo infuriato arse vivo Valentino per aver osato aspii-are alla
potestà imperiale, si diffonde a narrare gli eventi dell'Armenia che de-
scrivono le condizioni di quella regione prima dell' incursione araba narrata
nei seguenti paragrafi.
Nel secondo anno dunque di Costantino, domata la rivolta di Valen-
tino, l'imperatore nominò Teodoro, principe armeno, capo dell'esercito
greco in Armenia. Questi allo scopo di calmare il paese e predisporlo in
favore del giovane imperatore, chiese ed ottenne che alcuni principi ar-
meni, esiliati in Afiica, tra cui principalmente Smbat, tìglio di Khusraw
Snum, facessero ritorno a Costantinopoli. Il principe armeno, intollerante
di essere tenuto in Costantinopoli, riusci con uno stratagemma a fuggire
ed arrivare in Armenia ed ivi farsi riconoscere come principe della re-
o-ione. Per calmare una commozione che minacciava di diventare rivolta
generale, l' imperatore fu costretto a riconoscere il fatto compiuto ed a
proclamare Smbat Kuropalates d'Armenia. Volle però il destino che
Smbat appena assunto a questa carica si ammalasse e morisse subitamente.
Fu sepolto presso suo padre in Dariwnkh, e l'imperatore Costantino conferi
al figlio di lui primogenito, chiamato pur egli Smbat, la stessa carica del
padre con la dignità di a s p e t ed il titolo di drungarius. Gli diede anche
in moglie una principessa arsacida. Mandò nondimeno in Armenia anche
Teodoro, signore dei Rstuni, con grandi onori, lo elevò alla carica di ge-
nerale in capo e gli fece assumere il comando di tutte le schiere in Ar-
menia (Sebeos, pag. 105-108).
§ 29. — (Sebeos). L'anno seguente (intendesi il 643 dell' È. V. = 22. H.)
l'esercito ismaelita entrò in Atrpatakan (= Adzarbaygàn) e si divise in tre
corpi. Una parte andò verso l'Ararat, un'altra verso il territorio dei Seph-
hakan-Gund, ed il terzo nel paese degli Aluan (Agh'ouan). Quelli che si
erano recati nel territorio dei Sephliakan-Gund, si sbandarono appena arri-
vati,, distrussero con la spada e fecero bottino e prigionieri. Di poi marcia-
rono insieme su Eriwàn ed assalirono la fortezza, ma non poterono impadro-
nirsene. Essi partirono e vennero ad Ordspu (Ortorou), ma costi pure essi non
poterono far niente. Di là andarono ad accamparsi presso Arcaph (Ardzaph!),
di contro alla fortezza, sulle rive dell'acqua (fiume ?j. Essi incominciarono
ad assalire la fortezza, ma subirono grandi perdite. V'era per di dietro
686.
22. a. H.
PERSIARM E-
N I A-ADZAR-
nia.]
2à2à. a.. li. §g -29-31.
un'uscita per la quale era possibile uscire dalla parte della Siria, e che si
chiamava Kaxanaktuch (Gakhauagdouts). Alcuni uomini discesero dalla
fortezza lungo questa strada per cercare un rinforzo nella fortezza di Daravvn bayóàn. - in-
(Tarónk'). Smbat Bagratuni, il figlio di Varaz Sahak, diede a loro quaranta ne[r'Adza*b"ay'
uomini. Essi partirono di notte ed uscirono dalla fortezza, ma non furono gàn ed in Arme-
abbastanza prudenti. Gli Ismaeliti scoprirono il punto, e. seguendo le loro
tracce, montarono sulla cittadella: essi occuparono il luogo durante la notte.
I vincitori arrestarono dieci uomini preposti alla guardia del luogo, e che dor-
mivano, e li mandarono a morte (Sebeos, 108-109). Cfr. 20. a. H., § 125.
§ 30. — (Sebeos). Nel secondo anno del regno di Costantino (Con-
stante II), nel giorno 23 del mese di Hori, una domenica mattina (ossia
il 10 agosto 643 dell'È. V. = 18 Ramadàn 22. H., secondo Dulaurier,
Chronol. Armen., 231), gli Ismaeliti lanciarono grandi grida tutto in-
torno alla cittadella, e passarono i difensori a fil di spada. Molti si preci-
pitarono dall' alto delle mura e perirono. Fecero discendere dalla cittadella
le donne ed i bambini, avendo in mente di trucidarli tutti. (Gli Arabi) fecero
un numero grandissimo di prigionieri ed vm bottino ingente di bestiami. Ma
il mattino seguente il capo dell'esercito armeno arrivò contro (questi) ne-
mici ed inflisse loro una grave disfatta. Di tre mila uomini bene armati, la
scelta delle schiere Ismaelite, non fuggì nessuno, salvo alcuni fantaccini,
che riuscirono a raggiungere Samb (Schampi) ed a fortificar visi. In quel
giorno il Signore liberò numerosi prigionieri dalle mani degli Ismaeliti, ed
annientò Ismael con una grande disfatta. Due dei capi ismaeliti, Otjhman
CUthmàn) ed Ogomay (in altri testi Ogbay, ossia 'Uqbah) perirono. Fu
una grande vittoria per il generale armeno (Theodoros). Questi mandò a
Costantino (Costante II), come dono proveniente dal bottino della batta-
glia, cento magnifici cavalli da corsa: l'imperatore se ne rallegrò con tutta
la sua corte e gli fece esprimere la sua riconoscenza.
L'esercito (arabo) che era nell'Ararat penetrò con la spada in mano fino
al territorio dei Tayl, dei Georgiani e degli Aluan, e fece bottino e prigio-
nieri. Poi si diresse verso Naxcawan contro l'esercito che assediava la città
di Naxcawan, senza poterla prendere. Nondimeno espugnarono la città di
Xram, uccisero la guarnigione e portarono via prigionieri le donne ed i
bambini (Sebeos, 109-110).
§ 31. — A comprovare la data il Dulaurier osserva: gli elementi cro-
nologici che accompagnano la data della presa della fortezza di Ardzaph
sono perfettamente esatti. L'imperatore Costante salì sul trono, secondo
Theophanes e Cedrenus, nei primi giorni del gennaio dell'anno del Mondo
6133, Indiz. XV, pari 642 dell'È. V. Nel suo secondo anno, ossia 643, il
687.
§§ SI sii.
22. a. H.
22. a. H. primo ilei mese di Nava^art cadde sopra il !!• giugno, ed il 23 di Hori sul
PPRSIARME- 'c:'
NiA-ADZAR- '^ agosto, clu' fu effettivamente una domenica (Dulaurier. 1. e, 232).
BAYÓAN. - In- Oli eventi narrati in questi paragrafi ricordano un poco quanto è nar-
cursione araba ., , ■ i .^ !■ i tt n • , i m i t»->
neir Adzarbay- ''''^" 1"" !»^<i"ti da Savi 1). Limar sulla conquista dell al-Bab.
gàn ed in Arme-
"'*■' PERSIA. — Conquista dell'Adzarbaygàn {versione di Sayf b. ' Umar).
§ 32. — (Sayf b. Umar. senza isiiàdj. Quando Nu'aym b. Muqarrin
ebbe conquistato Hamadzàn per la seconda volta, e si fu incamminato
verso al-Rajw, passando per Wàg-i-Rudz, il Califfo 'Umar scrisse a Nu'aym
b. Muqarrin, ordinandogli di mandare Simàk b. Kharasah al-Ansàri in
aiuto di Bukayr b. 'Abdaliah, che invadeva l'Adzarbaygàn. Questo ordine
non fu eseguito da Nu'aym b. Muqarrin se non dopo la conquista di al-
Ra\v. Intanto Bukayr era già arrivato neH'Adzarbaygàn, in Garmìdzàn;
ove poco tempo prima di avere i rinforzi da al-Rayy assali Isfandiyàdz b.
al-Farrukhzàd. il quale ritornava neH'Adzarbaygàn dopo la sconfitta patita
a Wàg-i-Rùdz per opera di Nu'aym b. Muqarrin. I Musulmani vinsero nuo-
vamente il nemico e Bukayr fece prigioniero Isfandiyàdz. Dopo la battaglia
giunsero i rinforzi comandati da Simàk b. Kharasah, che avevano intanto
sottomesso tutto il paese da al-Rayy in poi. Allo stesso tempo 'Utbah l>.
Farqad, che aveva avuto l'ordine d'invadere l'Adzarbaygàn dalla parte occi-
dentale, partendo da al-Mawsil, aveva sottomesso tutto il paese a lui desti-
nato. Bukayr b. 'Abdaliah, desideroso di spingersi ancora pivi al settentrione
contro l'al-Bàb, chiese ed ottenne dal Califfo di cedere a 'Utbah b. Farqad
tutto il paese conquistato. In questo modo Utbah b. Farqad divenne gover-
natore di tutto l'Adzarbaygàn: anche il prigioniero Isfandiyàdz fu con-
segnato nelle mani di 'Utbah b. Farqad, il quale continuò allora solo la
conquista del paese ed, assalito da Bahràm b. al-Farrukhzàdz, fratello di
Isfandiyàdz, sconfisse anche lui, e j)otè poi, grazie all'intervento di Isfan-
diyàdz, concludere un trattato nel quale venne abbracciato tutto l'Adzar-
baj-gàn. Di tali fatti venne mandato rapporto al Califfo 'Umar in Madinah,
insieme con il solito quinto del bottino. Sayf b. 'Umar pretende dare il testo
autentico del trattato, datato con l'anno 18. H., e con la firma dei seguenti
testimoni: frundub, che lo scrisse, Bukayr b. 'Abdaliah al-Laythi, e Simàk
b. Kharasah al-Ansàri (T abari, I, 2660-2662).
Cfr. Athir, III, 20-21.
PERSIA-ADZARBAYGÀN-AL-BÀB. — Conquista dell'al-Bàb (').
§ 33. — (Sa^'f b. Umar, senza isnàd). La conquista dell'al-Bàb av-
venne nell'anno 22. H. Quando, per ordine del Califfo 'Umar, abij Musa
fi88.
dell'al-Bàb.
22. a. H. I 33
al-As'aii riprese il governo di al-Basrah, Suràqah b. Arar detto Dzù-1-Nùr, 22. a. h.
fu mandato dal Califfo in comando di ima spedizione, che aveva per cóm- baygan -al-
pito la conquista della regione detta al-Bab. L'avanguardia per disposizione bab.- Conquista
del Calitfo era comandata da Abd al-rahmàn b. Rabi'ali, detto egli pure
Dzu-1-Nùr, ad una delle due ali era preposto Hudzayfah b. Asid al Ghi-
tari; l'altra doveva essere comandata da Bukayr b. 'Abdallah al-Laythi,
appena Suràqah lu avesse raggiunto. Difatti Bukayr b. 'Abdallah si tro-
vava allora al settentrione dell'Adzarbaygàn, dinanzi alla regione al-Bàb
in attesa dei rinforzi. La divisione della preda (ala al-maqàsim) per
ordine del Califfo, doveva essere fatta da Salmàn b. Rabi'ah. Suràqah rag-
giunse Bukayr b. 'Abdallah e con lui invase l'al-Bàb: in suo soccorso il
Califfo mandò anche Habib b. Maslamah, trasferendolo dalla carica che
occupava nella Graziiah e nel posto vacante fu mandato Ziyàd b. Hanzalah.
Il signore di al-Bàb era allora Sahrbaràz, un persiano di nobile stirpe, discen-
dente da quel Sahrbaràz, che prima dei tempi di Eraclio aveva invaso e de-
predato la Siria (cfi". Nòldeke Sas., 290). Questo Sahrbaràz non aveva
però alcuna intenzione di resistere ai Musulmani e venne incontro al gene-
rale arabo con le più amichevoli proposte di accordo: fu così concluso un
trattato fra i Musulmani e Sahrbaràz, che rappresentava gli abitanti dell'Ar-
menia e gli Armeni. Anche di questo trattato Sayf pretende darci il testo
autentico (senza data), per il quale si dice fossero testimoni: 'Abd al-rahmàu
b. Rabi'ah, Salmàn b. Rabi'ah e Bukayr b. 'x4bdallah: il documento si dice
fosse scritto da Mardi b. Muqarrin, il quale fu anche testimone.
Ottenuto così il pacifico possesso di al-Bàb, Suràqah b. 'Amr organizzò
varie spedizioni contro gli altri paesi del settentrione nei monti dell'Ai'-
menia (e dell' Anti-Caucaso). Bukayr b. 'Abdallah fu mandato nel Mùqàn,
Habib ]). Maslamah contro Tiflis, Hudzayfah b. Asid nei monti degli al-
Làn, e Salmàn b. Rabi'ah in un'altra direzione. Salvo la spedizione di Bu-
kayr b. 'Abdallah, che arrivò fino a Miiqàn e fece un trattato con gli
abitanti (dato pure da Sa^f nel preteso testo autentico) C^), gli altri ritoi-
narono addietro senza aver concluso nulla.
Intanto moriva Suràqah b. 'Amr, lasciandcj la direzione della guerra
ad 'Abd al-rahmàn b. Rabi'ah (T a bari. I, 2663-2667;.
Cfi-. Athir. III. 21-22; Gawzi, I. fol. 68,r.
La divisione in tre eserciti delle forze arabe al di là dell'al-Bàb coi-
1 isponde al tripartito esercito arabo di cui fa parola Sebeos in due pre-
cludenti paragrafi.
Nota 1. — al-Bab, o Bab al-.A.b\vàb, è la regione al nord deirAdzarbaygan, u più precisamente
quella del Caucaso orientale, avente por capitale la città di Bàb al-Abwàb, il Darband dei Persiani. La
città dominavii bi stretta zona di terreno piano tra il Mar Caspio e le giogaie del Caucaso, e face\^
G8!>. 87
$s !i3-88. 22. a. H.
22. a. H. jiHrte ili mi sisteiim ili antiche fortificazioni erette con lo scopo d'impedire ai li.irbari del nord d'irrom-
•ERSIA- ADZAR- pere al sud del Caucaso. — CtV. Yàqfit, 1, 437-441; Barbier de Meynard Dict., 68 78. — Avremo
BAYÓAN-AL- a ritornare sull'argomento nel califiato di 'Ut^iwiàn.
BAB.- Conquista Not.\ "2. — Il trattato di Mùqàn, che troviamo nel testo di Sayt' ha le tirme di al-Sanimàkh b.
dell'al-Bàb.l Diriir, di al-Rusiiris b. Uunàdib e di Hamalah b. (ruwayyah; è inoltre datato con l'anno 21. H., il che
non è possibile, perchè in aperta contradizioue con «luanto lo stesso Sayf aiìerma altrove (Tabari. I,
1, '2()(>.S, lin. l-3\ che al-Ràb venisse conquistata nell'anno 2"2. H.
§ 34. — C^ayf b. 'Uniar, senza isnad). Il Califfo 'Umar confermò 'Abd
al-iahmàn h. llabi'ah nelle funzioni affidategli dal defunto Suràqah, e gli
ordinò d'invadere il paese dei Turchi al nord di al-Bàb. Abd al-iahmàn
invase il paese di Balangar, e le sue schiere di cavalleria .si spinsero fino
ad al-Baydà, a circa duecento farsakh (al nord?) di Balangar.
Il paese di Balangar fu invaso una volta durante il califfato di 'Umar,
ina più volte durante quello di 'Uthmàn (^): da tutte queste spedizioni i
Musulmani ritornarono indietro sani e salvi, finché alfine in una di queste
rimase ucciso il generale 'Abd al-rahmàn (Tabari, I, 2667-2668).
Cfr. Dzahabi Paris, I, fol. 138,r.-138,v.
Nota 1. — Che vi fosse iiìia sola spedizione durante il califfato di 'Umar, e parecchie durante
quello di 'Uthmàn, ci aiuta a fissare la cronologia degli eventi, e ci fa ritenere che la prima spedi-
zione di 'Abd al-rahmàn oltre Balangar avvenisse in uno degli ultimi due anni di 'Umar, ossia fra
il 22. ed il 23. H.
PERSIA-KHURÀSÀN. — Invasione del Khuràsàn.
§ 35. — (Epoca dell'invasione). (al-Tabari, senza isnad). Al-
cuni pongono r invasione del Khuràsàn per opera di al-Ahnaf b. Qays, ed
il combattimento con il re Yazdagird nell'anno 22. H., ma invece, secondo
Sayf b. 'Umar, ciò avvenne nell'anno 16. H. (Tabari, I, 2680, lin. 11-13).
Vedremo più avanti che la conquista del Khuràsàn si svolse tra il
30. e il 31. H.
PERSIA-GURGÀN.
§ 36. — (ibn al-Grawzi). Alcuni pongono la presa di Gurgàn nel 22. H.,
ma secondo al-Madàini fu invece conquistata regnante Uthmàn nell'anno
30. H. (Gawzi, I, fol. 43,v.).
§ 37. — (al-Dzahabi). Neil' anno 22. H. fu conquistato il Grvugàn. In
questo stesso anno Suwa37d b. Muqarrin espugnò al-Eay}' e poi 'Askar(?),
e da lì marciò su Qùmis, che fu pure sottomessa (Dz a h a b i Paris, I
fol. 138,r.).
PERSIA-TABARISTÀN.
§ 38. — (ibn al-Grawzi). Alcuni pongono la conquista del Tabaristàn
nel 18. H., oppure nel 22. H. (Gawzi, I, fol. 44,r.).
690,
22. a. H.
39.
IRAQ-PERSIA. — Riordinamento delle provincie conquistate e loro
divisione fra al-Basrah ed al-Kufah.
§ 39. — (Sayf b. 'limar, da Muhammad e da altri). In questo anno
(22. H.) il Califfo 'limar divise egualmente ('addala) le conquiste fatte fi-a
le due città di al-Kùfah e al-Basrah. 'Ammàr b. Yasir fii governatore di al-
Kixfah per circa un anno, ma la sua amministrazione non piacque agli abi-
tanti della città. Difatti 'Umar b. Suràqah, allora governatore di al-Basrah
(cfr. 21. a. H., § 27), scrisse al Califfo Umar, lagnandosi che gli abitanti di
al-Basrah erano molto numerosi, ma tanto poveri da non poter pagare una
copiosa tassa fondiaria (agz kharàgihim): per rimediare a questa defi-
cienza il governatore chiese al Califfo di aggiungere alla provincia di al-
Basrah alcune delle regioni conquistate in Persia, e che si trovavano in
mano dei Kvifani. Egli chiese uno dei due al-Màhayn, oppure Màsabadzàn.
Quando i Kufani ebbero notizia di queste trattative, si rivolsero al loro go-
vernatore 'Ammàr b. Yasir, e lo invitarono a protestare presso il Califfo
contro qualunque diminuzione del loro territorio, rammentando che Ràmhur-
muz e Idzàg, alle quali miravano i Basrensi, erano state espugnate dai Ku-
fani senza l'assistenza dei Basrensi, accorsi in aiuto quando tutto era finito.
Ammàr dichiarò che questo non lo riguardava, e non volle fare passo al-
cuno presso il Califfo (^), suscitando in tal modo vivissimo malcontento fra i
Kufani. Avvenne perciò che i Basrensi poterono menare testimoni dinanzi
al Califfo e dimostrare che Idzàg e Ràmhurmuz fossero state espugnate
dai Basrensi e non dai Kufani. Su queste testimonianze il Califfo passò i
due distretti all'amministrazione di al-Basrah con grande dispetto dei Ku-
fani. I Basrensi pretesero ora di avere diritto per le medesime ragioni al
possesso di vari villaggi di Isbahàn, occupati da abù Musa al-As'ari nello
accorrere in soccorso di Abdallah b. 'Abdallah b. Itbàn. Contro queste
nuove pretese i Kufani protestarono vigorosamente sostenendo che i Ba-
.srensi fossero arrivati a battaglia finita: il Califfo diede ragione ai Kufani.
Allora i veterani delle guerre di conquista (ahi a 1 - a y y à m) ed i ve-
terani di al-Qàdisiyyah (ahi al-Qàdisiyyah), che si erano stabiliti in
al-Basrah, insistettero presso il Califfo, perchè alla provincia di al-Basrah
venisse aggiunta una parte delle terre conquistate, in compenso dei ser-
vigi resi dai Basrensi nell'assistere i Kufani nelle conquiste. A questa do-
manda i Kufani non fecero opposizione e lasciarono al Califfo che deci-
«lesse quello che gli sembrava giusto. Il Califfo 'Umar stabili allora che
i veterani predetti, stabiliti in al-Basrah, avessero il distretto di Mah Dinar
come loro quota delle terre conquistate (T a bari, I, 2672-2673).
Cfr. Atliir, III, 23-24; Mahàsin, I, 85.
22. a. H.
[IRAQ-PERSIA.
Riord i n a mento
delle provinole
conquistate e lo-
ro divisione fra
al-Basrah ed al-
Kùfah.l
691.
§^ ;;>i. In CàLi, R> ri.
22. a. H. A questi fatti allude .sicuramente la tradizione che noi abbiamo data
Riordinamento ^"'tto l'anno 20. H. discorrendo della sistemazione del di wàn (cfr. 20. a. H.,
delle Provincie ij -247. nota 2: 21. a. IT.. § 74).
conquistate e lo- ^, „ . , , , .. , „ .
.. . . .„ ISoT.\ I. — Poco prima e iletto clie Amimvr b. Yasir non si curasse di sostenere gl'interessi
ro divisione tra ■,,.,. tt i .
al Basrah ad aU •<"*'»"> dinanzi al Calino Umar, ma dal presente passo veniamo a scoprire che il rifiuto di 'Ammàr
JJ-. .", fosse soltjuilo un incidente. I Kufani furono regolarmente interrogati dal Califio, e gli avvocati difen-
sori dei loro interessi si trovarono a Madinali a perorare per al-Kfifah. Sarebbe stato assai inverosimilt-
ed improbabile che il Calilì'o osasse offendere interessi cosi potenti senza consultarsi con i maggiori
interessati. Vi furono probabilmente lunghi congrossi e vivaci discussioni in Miidiiiah dinanzi al tribu-
nale supremo del Califfo, prima clie la questiono venisse decisa.
§ 40. — 11 vero significato di (][uesta tradizione non ò perfettamente
romprensibile senza qualche schiarimento, che in parte è però ripetizione
di quanto si è detto sotto l'anno 20. H. a proposito del ruolo pei pensio-
nati (cfr. 20. a. H., §§ 352-363). Nelle tradizioni .sulle conquiste fatte in
Persia, cojne vedremo meglio in appresso, Sayf b. 'Umar ha sempre avuto
attenzione di spiegare chiaramente a chi spettasse il merito delle varie con-
quiste, se cioè ai Kufani od ai Basrensi. Nel corso di quelle tradizioni è
facile scorgere la spiccata predilezione di Sayf per i Kufani ed il tenta-
tivo di far credere che ed essi fosse dovuto tutto il merito delle conquiste
in Persia. Dal tenore di tali tradizioni non si deve desumere, che lo scopo
di Sayf b. 'Umar fosse soltanto morale, la glorificazione cioè maggiore dei
Kufani, mostrandoceli come i veri eroi dell' Isiàm, ma sotto ad un'appa-
rente ragione morale si asconde anche un fine interessato e motivi di
ordine materiale e pecuniario : se i Kufani protestavano tanto vigorosa-
mente contro ogni diminuzione del loro territorio, ciò succedeva sovra t-
tutto per ragioni materiali. Si deve cioè arguire che le varie conquiste
fatte dai due centri militari di al-Basrah e di al-Kiifah, non andavano a
vantaggio diretto dell'intiera comunità musulmana, ma in larghissima
misura soltanto delle guarnigioni militari, dalle quali partivano le spedi-
zioni. al-Kùfah e al-Basrah erano due grandi campi militari, che assorbivano
per la propria sussistenza enormi somme di danaro: il frutto di quattro
quinti del bottino preso in battaglia, costituiva, è vero, una cospicua ren-
dita, ma questo cespite era incerto, variabile e temporaneo. Le vere, ren-
dite sicure, che potevano far fronte alle continue ed ingenti spese per il
mantenimento della nazione armata, erano le tasse pagate annualmente
dai popoli vinti sui registri o ruoli delle tasse fondiarie dei regni decaduti,
e in conformità dei trattati speciali conclusi tra i vari popoli vinti, i quali
stabilivano in ogni caso l'ammontare preciso della somma che i vinti do-
vevano pagare come tributo annuale ai Musulmani. Il tenore della pre-
sente tradizione fa vedere che le milizie di ogni singolo campo militare
traevano la loro sussistenza dalle rendite più o meno grandi che potevan
692.
22. a. H.
40.
KDfahJ
oodere dai territoii a loro sottomessi. Il danaio dalle provincie (tasse e 22. a. h.
tributi) non correva alle casse dell'impero in Madinah. né era da questo Riordinamento
poi distribuito in modo regolare ed uniformie a tutti i Musulmani, che si delie provincia
battevano perla loro fede. Siffatto giro o norma accentatrice distributiva ro "divisione* fra
avrebbe richiesto un sistema contabile molto complesso, del quale gii Arabi ai-Basrah ed ai-
erano ancora del tutto incapaci. Ogni campo militare riscoteva invece tutti
i tributi e tutte le tasse d'I teri'itorio da esso dipendente, e provvedeva
con questi cespiti alle proprie spese direttamente e senza ingerenza did
potere centrale. Il punto molto oscuro è di sapere quanta parte delle somme
riscosse rimanesse realmente nelle casse provinciali, e quanta ne venisse
mandata a Madinah al Califfo. Su questo argomento non abbiamo alcuna
notizia diretta che ci dia lume, e ne discutemmo a lungo sotto Fa. 20. H.,
parlando dell'istituzione del diwàn (cfr. 20. a. H., §§ 262 e segg.). È
probabile che in larga misura il danaro venisse considerato come i frutti
del bottino di guerra. Da ciò infiniti abusi nonostante i regolamenti imposti
da "Umar per il diwàn. ed è presumibile che. data la confusione conta-
bile ed amministrativa, quanto maggiore fosse l'estensione del territorio
dipendente da uno dei campi militari, come al-Basrah o al-Kùfah, tanto
più abbondante riuscisse il reddito di cui ogni campo godeva, e perciò più
ricco fosse ogni membro della detta comunità militare.
Partendo da tale supposizione il significato della presente tradizione
riesce più chiaro: vediamo cioè che nel corso delle conquiste in Persia il
campo militare di al-Kùfah si trovasse in una condizione molto più av-
vantaggiata, e che i Kufani avessero ottenuto la parte del leone nella di-
visione delle spoglie del nemico. Riferendoci altresì a quanto abbiamo detto
in ini paragrafo precedente sopra la più numerosa emigrazione verso al-
Basrah, è probabile che in questa città, per il soverchio affollamento, si
sentisse ristrettezza di proventi, mentre in al-Kùfah l'ampiezza del terri-
torio in rapporto al numero degli emigrati, porgeva larghezza di redditi.
È persino probabile che a un certo momento le rendite di al-Basrah non
bastassero più ai bisogni dei guen-ieri e delle loro famiglie. E allora gli
abitanti di al-Basrah, venendo a scoprire che i soldati del campo militare
di al-Kùfah incassavano una rendita maggiore, insistettero sopra una ri-
partizione più equa delle provincie, in modo che i singoli Musulmani del
campo di al-Basrah avessero una rendita annua incirca eguale a quella
goduta dai loro colleghi di al-Kùfah. Il Califfo nel sistemare queste irre-
golarità fu costretto però ad accogliere l'ordine d'idee dei suoi dipendenti.
I paesi conquistati dai Basrensi dovevano essere proprietà loro, e lo stesso
doveva valere per i Kufani, uè osò egli togliere sia ai Kufani, sia ai Bas-
«93.
K ) -l-J.
22. a. H.
22. a. H.
IRAQ-PERSIA. -
Riord i n a mento
delle Provincie
conquistate e lo-
ro divisione fra
al-Basrah ed al-
Kùfah.l
i-ousi, quello che essi potevan dimostrare con testimonianze di aver con-
quistato senza ausilio di altri. Il Califfo non potè perciò eguagliare perfet-
ta nienti' le quoto, ma si contentò di un pareggio approssimativo, perchè
non osò togliere ai Kufani, se non pai-te di quello che i medesimi ave-
vano conquistato con l'aiuto dei Basrensi. Se la fortuna delle armi aveva ai
Kufani procurato un dominio più esteso, il Califfo non osò farne partecipi nei
riguardi dei redditi, gli altri Musulmani che non avevano personalmente
contribuito alla conquista. Il concetto del bene universale della comunità
musulmana non poteva più esistere, come ai tempi del Profeta, quando i
fedeli erano poche centinaia di uomini. L' antico particolarismo arabo ri-
sorgeva più forte che mai, come novella fenice, dalle ceneri dell'incendio
che sembrava aver distrutto l'antico mondo pagano in Arabia.
SIRIA-ASIA MINORE. — Incursione araba.
§ 41. — (^al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 22. H., si crede che
Mu'àwivah b. abì Sufj^àn comandasse una spedizione estiva, invadendo il
territorio greco alla testa di 10,000 viomini (Tabari, I, 2671, Un. 12).
Cfr. Athir. Ili, 30; Gawzi, I, fol. 67,v.
§ 42. — A proposito di questa spedizione esiste anche un racconto un
poco leggendario, in cui si pretende dare la versione d'una avventura toc-
cata ad 'Abdallah b. Hudzàfah al-Sahmi: l'autorità è purtroppo ibn 'Abbàs,
onde non abbiam ragione sufficiente di accettarla come vera. 'Abdallah
b. Hudzàfah fu fatto prigioniero dai Greci, e siccome non voleva a veruu
conto abbracciare la fede cristiana, si prepararono a gettarlo in una vasca
di bronzo (? baqarah al-nahhàs) che doveva esser empita di olio
da cocersi poi sul fuoco finché bollisse. Al momento del supplizio 'Ab-
dallah si mise a piangere : i Greci credettero che fosse per commozione e
spavento, ma egli affermò che gli dispiaceva di esser una persona sola per
soffrire tanto tormento per la propria fede : « Vorrei aver tante anime,
« quanti ho capelli e sottoporre tutte al tormento per la fede! ». Il capo
dei Greci colpito da tanto coraggio, rinunziò al supplizio : perciò gli disse :
«Baciami la testa e sei libero! ». Abdallah rifiutò: allora gli fu offerta
una figlia del capo ed una partecipazione ai beni di lui, se si faceva cri-
stiano; ma anche questo Abdallah ricusò. Infine il capo dei Greci gli disse:
« Se tu mi baci la testa, ti lascierò libero con altri ottanta prigionieri
« musulmani ». Questo patto alfine fu accettato da 'Abdallah, il quale potè
partire con i suoi correligionari e ritornare a Madìnah. Per compensarlo
dell'umiliazione subita, il Califfo 'Umar gli baciò anch'egli la testa, ap-
pettalo vide (Gawzi . I, fol. 67,v.-68,r.).
«94.
22. a. H. g§ 43.47.
SIRIA. — Morte di Khàlid b. al-Walìd. 22. a. h.
§ 43. — (al-Wàqidi, senza isuàclj. Secondo alcuni la morte di Khàlid Khàlid b. ai-w«-
b. al-Walìd avvenne nell'anno 22. H. (cfr. 21. a. H.. §§ 317 e segg.). (Ta- "^-l
bari, I, 2671, Un. 14).
SIRIA. — Nascita di Yazid e di Abd al-malik.
§ 44. — (al-Wàqidi, senza isnàd). Nell'anno 22. H. nacquero Yazid
b. Mu'àwiyah b. abi Sufyàn, e Abd al-malik b. Marvvàn, i quali ambedue
dovevano diventare poi Califfi (T a bari, I, 2671, lin. 15).
Cfr. Athir, III, 30; Dzahabi Paris, I, fol. 138,r. ; Gawzi, I, tol. 68, v.
MESOPOTAMIA-ARMENIA. — Incursione bizantina e armena in terra
musulmana.
§ 45. — Nell'anno dei Seleucidi 965, ossia 643-644 dell' È. V., corri-
spondente al 22.-23. H., il patrizio Valentino (cfr. Lebeau, tom. XI,
pag. 266), comandante generale dei Greci, venuto per combattere gli Arabi,
fri preso dallo spavento non appena si trovò di fronte ad essi e si diede
alla ftiga, abbandonando tutte le sue ricchezze, di cui gli Arabi s' im-
padronirono. — Cfr. 20. a. H., § 36.
Nello stesso anno Procopio e Teodoro (il R a s d u n i a n o , principe
armeno) fecero un'incm-sione impetuosa sino a Batna-Sarùg (al sud di
Hierapolis, o Mabiig, all'ovest dell' Eufrate, in Siria). Essi devastarono e
saccheggiarono la città e s' impadronirono di tutto ciò che volevano : poi
ritornarono nel loro paese (Denys, pag. 6-7). — Cfr. 20. a. H., § 125.
MESOPOTAMIA. — Sistemazione di al-Mawsil.
§ 46. — (abù Musa al-Harawi, da abù-1-Fadl al-Ansàri, da abfi Mu-
hàrib al-Dabbi). Il Califfo 'Umar tolse ad 'Utbah b. Farqad al-Sulami il
governo di al-Mawsil (cfr. 20. a. H., § 14) e vi mandò Hartjiamah b.
■ Arfagah al-Bàriqi. — In al-Mawsil era allora un castello, h i s n , una chiesa
cristiana e qualche casa di Cristiani aggruppate intorno alla chiesa, uni-
tamente ad un quartiere di Ebrei. Harthamah decise di erigere il paese
in città, e vi stabilì le dimore degli Arabi, delimitando (ikhtatta) ad •
ognuno i terreni che doveva occupare. Di poi vi eresse la moschea (Ba-
làdzuri, 332).
§ 47. — ^ (al-Balàdzuri, senza isnàd). Quando Hartliamah occupò per
la prima volta (ikhtatta) al-Mawsil, e vi fece abitar gli Arabi, andò al
(sito di) al-Hadit^ah, dov'era un villaggio antico con due chiese e con la
casa dei Cristiani, e là costruì, e vi fece abitare parecchi Arabi; e fu chia-
695.
§§ IT-.M. 22. a. ri.
22. a. H. mata al-liatlithali {= la recente), perchè venne dopo al-MawHÌl. Egli costruì
ESOPOTAMIA. ^. ■ . r nr i ol
Sistemazione d, ""'^ tortezza accauto [a Mawsil?].
ii-Mawsii., Altri dicono che Harthamah scese da piiucipio ad al-Hadithah, e la
costruì e la disegnò prima di ai-Ma wsil: fu chiamata Hadìthah quando \i
si trasferirono parecchi di al-Anbài", dopo che ne assunse la prefettura ibii
al-Rufayl al tempo di al-Haggàg b. Yùsuf, e la governò con violenza. Tra
questi (immigrati) erano alcuni di Hadìthah di al-Anbàr, che vi costrui-
rono un masgid, e diedero alla città il nome di al-Hadìthah (Balà-
dzuri, liSS, lin. 3-9).
§ 48. (al-Balàdzuri, senza isnàd). 'Utbaii b. Parqad conquistò al-
TLrliàn e Takrit e die l'amàn a quelli della fortezza di Taki-it per loro
e per i loro beni; poi andò nel villaggio di Bàgarmay, e di lì a tSahrazùr
(Balàdzuri, 333, lin. 9-11 j [M.j.
§ 49. — (al-Balàdzuri, senza isnàd). Uno saykh di Takrit racconta
ch'essi avevano una lettera di a man, con più condizioni. Ma al-Cfurasi la
bruciò, quando ebbe distrutti i villaggi di ai-Ma wsil, Narsàbàdz e Ha alali (?)
e le loro dipendenze (Balàdzuri, 333, lin. 11-12) [M.j.
§ 50. — al-Haytham b. Adi crede che 'Iyàd*b. Ghanm, quando con-
quistò Balad, andò anche ad al-Mawsil, e prese una delle due fortezze.
Iddio poi lo sa (Balàdzuri. 333, lin. 12-13). — Cfr. 20. a. H., §§ 32, 34.
§ 51. — (al-Mu'àfa b. Tàvvus). Chi lastricò Mavvsil con pietre fu ibn
Talìd, capo della surtah di Muh. b. Marwàn b. al-Hakam. Muhammad
era stato wàli di Mawsil e dell'al-Gazìrah e dell'Armenia e dell'Adzai-
baygàn (Balàdzuri, 332, lin. 13-15).
§ 52. — (al-Wàqidi). Abd al-malik b. Marwàn mandò il figlio Sa'id
b. Abd al-malik b. Marwàn, quello del nahr Sa'id, in al-Mawsil, e pre-
pose Muh., suo fratello, alla Grazirah e all'Armenia. Sa'id costruì il muro
di al-Mawsil, quello che poi distrusse Hàrun al-Rasìd, quando passò di là,
giacché [gli abitanti] s'erano rivoltati. E Sa'id la lastricò di pietre (Ba-
làdzuri. 332, lin. 15-19).
§ 53. — (Da qualcuno degli abitanti di Bàbaghìs). I Musulmani cer-
cavano un'occasione in cui non badassero loro gli abitanti d'una di quelle
regioni, vicina a Dàmir, chiamata Zaràn, e vi andarono in un giorno di
festa, quando (la gente) non era armata. Si posero tra loro e la cittadella,
e la presero (Balàdzuri, 332, lin, 19-333, lin. 2).
EGITTO. — La piena annuale del Nilo.
§ 54. — Il Nilo nella massima magra scese a 4 dzirà' e 9 dita: nella
piena salì a 17 dzirà e 21 dita (Mahàsin, I, 86).
096.
• 22. a. H. g 55
EGITTO-AFRICA. — La conquista di Taràbulus (Tripoli). 22. a. h.
§ 55. — L'esito felice della spedizione contro la Pentapolis nell'anno . La conqui'
precedente, e dell'alti-a spedizione di 'Uqbah b. J^àfi' sino a Zawìlah nel di Taràbui
Fazzàn (al sud di Tripoli) (cfr. 21. a. H., §§ 120 e segg.) invogliò gli ("^"P""'-!
Arabi a ripetere i tentativi, che erano state sole spedizioni esploratrici.
Quando 'Amr b. al-'As potè assicurarsi che da quella parte il progresso
delle armi arabe non avrebbe trovato veruna seria resistenza, è manifesto
che alla prima spedizione ne avrebbe fatto seguire altre. Il testo delle nostre
fonti non è molto esplicito e preciso, ma si può credere che le due spe-
dizioni, quella del 21. H. nella Cirenaica, o Pentapolis, e quella del 22.
o del 23. H. sino a Tripoli, fossero realmente ideate nella forma di razzie
predatrici, senza occupazione permanente del paese con insediamento di
guarnigioni regolari. La presa però di Tripoli, ottenuta mercè tradimento
e sorpresa, può aver modificato i piani degli aggressori, e sebbene le fonti
non lo dicano, si può arguire che, occupata Tripoli, vi venisse insediato
un posto di difesa. Nella spedizione precedente, come vedemmo, le genti
arabe, terminata la campagna erano ritornate tutte in Egitto. La spinta
aggressiva verso occidente non era ancora diventata una necessità im-
periosa, come fu più tardi, quando in Egitto incominciarono ad affluire
turbe d'Arabi incolti ed irrequieti, in cerca di ricchezze e di violenze, ed
era indispensabile, per la quiete interna del paese, di lanciarle ad imprese
guerresche lontane, nelle quali avrebbero trovato sodisfazione per tutti i
selvaggi appetiti, un mezzo di sostentamento, e nella peggiore ipotesi la
morte: soluzione quest'ultima che da molti rimasti in Egitto non era con-
siderata come la peggiore.
Il vero moto d'espansione, accompagnato da ondate migratorie di tribù,
avvenne sotto il califfato di 'Utjamàn, quando ebbe realmente principio il
grande movimento d'emigrazione delle tribù d'Arabia.
Le tradizioni affermano che 'Amr b. al-'As, dopo aver espugnata Tri-
poli, chiedesse al Califfo 'Umar di proseguii'e la sua marcia verso occidente,
e d'invadere l'Ifriqiyah, ossia la Tunisia, ma che 'Umar assolutamente
glielo vietasse. A dire il vero non merita grande fede tale notizia, perchè,
se rammentiamo come avvenisse la conquista dell'Egitto, ossia contro gli
ordini di Umar, noi comprendiamo che Amr non era uomo da^rispettare
le proteste e gli ordini del Califfo, se gli metteva il conto di disobbedire.
Riterrei piuttosto che ad 'Amr non sembrasse opportuno ancora, per sue
ragioni particolari, di spingersi |jiù verso occidente, e non è escluso che
per calmare l'impeto dei suoi trovasse comodo di schermirsi con un pre-
teso ordine del Califfo. Da una tradizione parrebbe che vi fosse il timore
697. 88
ripoli).
§§ 55-57. 22. a. H.
22. a. H. d'uua insurrezione in Egitto, o che Amr facesse ritorno ad al-Fustàt, ap-
La conquista puuto per trovarsi sul luogo se fossero scoppiati disordini. Questi non ven-
ia rabuius nero, e ciò fu forse una conseguenza del ritorno di 'Amr: non è impro-
babile che, se egli si fosse allontanato di soverchio in Africa, coloro che
in Alessandria cospiravano contro il dominio degli Arabi, avrebbero ten-
tato di anticipare la spedizione navale di Manuel, che piombò su Ales-
sandria tra il 24. e il 26. H. come narreremo a suo tempo.
EGITTO-AFRICA. — Le tradizioni sulla conquista di Tarabulus.
§ 56. — Secondo ibn 'Abd al-hakam (senza isnàd), 'Amr b. al-'As
mosse contro Tarabulus nel 22. H. — Invece Yahya b. 'Abdallah b. Bu-
kayr (da al-Laytli b. Sa'd) pone la scorreria di 'Amr nel 23. H. ('Abd al-
hakam, 232-233).
Cfi-. Yàqùt, III, 522, lin. 4 e segg. ; Abulfeda, 1,248; Mahàsin,
I, 86; Bakri Masàlik, 8; JA., V serie, voi. XII, 436; Khaldun
Berb., I, 302; Fournel, I, 18; Mercier, I, 194-196; Caudel, Prem.
In v . , 45.
§ 57. — ('Utlimàn b. Salili). ('Amr b. al-'As, essendosi mosso contro
Tarabulus), fissò il campo sull'altura (qubbah, realmente: cupola) che
sorge a oriente della città; ma l'assedio durò tutto un mese senza verun
vantaggio. Accadde ora un giorno che un arabo dei Mudlig con sei altri
compagni andò a cacciare dal lato occidentale della città, allontandosi
di molto dall'accampamento. Nel ritornare furono sopraggiunti dal caldo
(delle ore meridiane) e presero quindi la via lungo la marina, (finché
giunsero presso le mura della città dalla parte opposta a quella- minac-
ciata dagli Arabi). In quei tempi il mare giungeva fino alle mura della
città, ma nel tratto in cui il mare lambiva la città non sorgevano mura:
ivi i Greci tenevano ormeggiate le loro navi, desiderosi di averle nelle
immediate vicinanze delle loro case. Il mudligita ed i suoi compagni sco-
prii'ono ora che a marea bassa il mare si discostava dalle mura, lasciando
un passaggio attraverso il quale si poteva entrare in città (passando tra
l'estremità delle mura di cinta e le onde del mare). I sette Arabi entra-
rono nella città e giunsero fino alla chiesa. Quivi alzarono il grido Al-
lahu Akbar! ed ai Greci non rimase altro scampo che le loro navi.
'Amr b. al-'As ed i suoi compagni, accortisi allora anch'essi del passaggio
che conduceva lungo il mare entro la città, irruppero attraverso la me-
desima e tutto cadde in potere dei Musulmani : si salvarono soltanto
quei Greci che fecero in tempo a fuggire sulle navi. — Tutta la roba
entro la città divenne preda dei vincitori. — Appena espugnata Tarà-
698.
22. a. H. §§ 57-62.
bulus, 'Arar b. al-'Às spedì in quella stessa notte una piccola schiera di 22. a. H.
cavalleria contro la vicina città di Sabrah. Gli Arabi marciarono con la Le tradì zion
massima sollecitudine e sorpresero gli abitanti, mentre ignari di quanto ^uiia conquisti
era accaduto, tenevano negligentemente aperte le porte della città. — I Mu-
sulinani piombarono così repentinamente sulla città da sorprendere gli
abitanti prima che avessero agio di chiudere le porte. La città fu espu-
gnata, nessuno potè fuggire, ed i Musulmani raph-ono tutto quello che era
in essa. — Poi ritornarono presso 'Amr ('Abd al-hakam, 233-234).
Cfr. anche Yàqùt, III, 522; Khaldùn Berb., I, 302-304.
§ 58. — Anche ibn 'Abd al-hakam riferisce varie tradizioni secondo
le quali 'Arar b. al-'As chiese al Califfo 'Umar di poter invadere l' Ifri-
qiyyah, discosta solo sette giornate da Taràbulus, ma 'Umar rispose con
un rifiuto, temendo la malafede degli abitanti ('Abd al-hakam, 234).
Cti-. Khaldun Berb., I, 303-304; 'Adzàri, I, 3; Mercier, I,
195; Fournel, I, 19.
§ 59. — ('Uthmàn b. Sàlih). (Mentre 'Amr b. al-'As era in Taràbulus)
gli giunse una lettera di al-Muqawqis, dandogli la notizia che i Greci vo-
levano violare i patti conclusi. Tra 'Amr e al-Muqawqis era stato con-
cluso un accordo, secondo il quale al-Muqawqis si obbligava a non tener
celata alcuna novità che avesse a sorgere: perciò 'Amr fece immediata-
mente ritorno (in Egitto) ('Abd al-hakam, 234-236).
§ 60. — (Khalifah b. Khayyàt). Nell'anno 22. H. 'Amr b. al-'As con-
quistò Atràbulus al-Maghrib : alcuni però ritardano l'evento all'anno se-
guente (23. H.) (Dzahabi Paris, I, fol. 138,r.).
§ 61. — (Eutichio). Nell'anno 22. H., corrispondente al ventesimo se-
condo anno del regno di Eraclio, al decimo anno del califfato di 'Umar,
fa espugnata Taràbulus per opera di 'Amr b. al-'As (Eutychius, ed.
Cheikho, II, pag. 27).
§ 62. — (Bakr b. al-Haj^tham, da 'Abdallah b. Sàlih, da Mu'àwiyah
b. Sàlih, da 'Ali b. abì Talhah). 'Amr b. al-'As penetrò (nel Maghrib)
finché giunse sotto le mura di Atràbulus nell'anno 22. H. Gli abitanti
opposero viva resistenza, ma la città fu presa d'assalto. In essa 'Amr trovò
i carichi dei mercanti di stoffe (b a z z i y i n) in mano dei loro venditori : ne
ordinò la vendita e distribuì l' importo tra i Musulmani. Poi scrisse al Ca-
liffo 'Umar chiedendogli il permesso d'invadere l' liriqiyyah (Tunisia e
Mauretania), discosta solo nove giornate da Atràbulus; ma 'Umar rispose
vietandogli la nuova spedizione perchè era un paese molto lontano e la
natura degli abitanti era molto traditrice : egli infatti aveva saputo che
essi un tempo pagavano tributo all'imperatore, ma lo avevano anche so-
699.
62-67.
22. a. H.
22. a. H. veute tradito. Poi il re di Spagna aveva concluso con loro un trattato, ed
iiTTo-AFRiCA. avBvano violato (Balàdzuri, 225-22G).
e t r a d I 2 I o n 1 ^ — '
uiia conquista § 63. — ('Aiur [b. Muh.j al-Nàqib(?), da 'Abdallah b. Walib, da al-Layth
I Tarabuius.) ^ Sa'd, dai suoi dotti). Atràbulus tu conquistata mediante un trattato ('ahd)
stipulato con 'Anir b. al-'As (Balàdzuri, 226).
ARABIA. — Il pellegrinaggio come obbligo politico.
§ 64. — (Sayf b. Uniar, senza isnàd). In questo anno venne a Ma-
dinah anche 'Utbah b. Farqad, governatore dell' Adzarbaygàn: il Califfo
imponeva ai suoi governatori di compiere ogni anno il pellegrinaggio,
perchè in tal modo egli poteva osservarli più da vicino ed impedire che
commettessero ingiustizie (T a bari, I, 2G62). ,
§ 65. — (Sayf b. 'Umar, da Muhammad b. 'Abdallah, da Sa'id b.
'Amr). Una delle usanze stabilite dal Califfo 'Umar fu di costringere tutti
i suoi luogotenenti a presentarsi ogni anno dinanzi a lui durante le feste
del grande pellegrinaggio annuale in Makkah, nello scopo di separarli dai
loro dipendenti e di permettere a questi di venh-e anch'essi in pellegri-
naggio e di accusare pubblicamente i governatori dinanzi a lui, se aves-
sero commesso ingiustizie (T a bari, I, 2680, lin. 7-10).
ARABIA. — Sulle inondazioni di Makkah (cfr. 17. a. H., § 183).
§ 66. — Per completare le notizie che abbiamo date altrove sulla ce-
lebre piena di umm Nahsal in Makkah nel 17. H., aggiungiamo i seguenti
appunti. In al-Azraqi (cfr. Azraqi, pag. 27B, lin. 2 e segg.) abbiamo la
ripetizione, con qualche particolare maggiore, di quanto si è narrato già
altrove con tanta sufficiente ampiezza, da non richiedersene qui una com-
pleta versione. La notizia è ripetuta nella stessa fonte in un altro passo
• (Azraqi, pag. 394-395).
§ 67. — (al-'Abbàs b. Hisàm, dal padi-e Hisàm b. Muli., da ibn Khar-
rabùdz al-Makki ed altri). Le inondazioni di Makkah furono quattro, di cui
(prima) quella di umm Nahsal, che al tempo di 'Umar b. al-Khattàb entrò
nella moschea da Makkah alta. 'Umar fece le due dighe (al-Radmayn),
insieme: la più alta tra il dar di Babbah (cioè 'Abdallah b. al-Hàrith b.
Nawfal b. al-Hàrith b. 'Abd al-Muttalib b. 'Abd Manàf, il quale resse Mak-
kah sotto la fitnah dell' (anticaliffo) ibn al-Zubayr, essendosi quegli abi-
tanti accordati sul suo nome), e il dar di Abàn b. 'Uthmàn b. 'Affàn; come
pure l'altra diga più bassa presso i Hammàrin (asinai), che è conosciuta col
nome di diga degli Al Asìd. Egli ricacciò le acque dal sacro tempio.
700.
22. a. H. §§ 67-72.
Quanto ad umm Nahsal bint 'Ubaydah b. Sa'id b. al-'As b. Umayyah, 20. a. H.
fu travolta dalla corrente da Makkah alta, e le diede il nome (Baia- inondazioni di
dzuri, 53, Un. 12-54, lin. 1). Makkah.)
Per altre inondazioni cfr. 80. a. H.
ARABIA. — Pellegrinaggio annuale.
§ 68. — (al-Tabari, senza isnàd). In questo anno il Califfo 'limar
diresse il grande pellegrinaggio annuale (T a bari, I, 2671, lin. ultima e
2693, lin. 10).
Cfr. Mas'udi, IX, 55; Athir, III, 30.
Luogotenenti del Califfo.
§ 69. — (al-Tabari, senza isnàd). Erano luogotenenti del Califfo nel
presente anno: in Makkah, 'Attàb b. Asid; nel Yaman, Ya'la b. Umayyah
e negli altri paesi quelli che erano in carica l'anno prima (T ab ari, I,
2671-2672).
§ 70. — (al-Tabari, senza isnàd). In questo anno i luogotenenti del
Califfo furono i medesimi dell'anno precedente, ad eccezione di al-Kùfah
e di al-Basrah, perchè in comando degli al -ah dà th (reclute) di al-Kùfah
era al-Mughirah b. Su'bah, e governatore di al-Basrah abù Musa al-As'ari
(T abari, I, 2693).
Cfr. Athir, III, 30.
NECROLOGIO.
§ 71. — Secondo al-Wàqidi, Muhammad b. 'Abdallah b. Numayr, Mu-
hammad b. Yahya al-Dzuhli ed al-Tirmidzi, nell'anno 22. H. cessò di vi-
vere Ubayy b. Ka'b, del quale si è già fatta parola sotto l'anno 19. H.
Nella spedizione dell' Adzarbaygàn di questo anno peri anche Mi'dad
b. Yazid al-Saybàni, che però non era Compagno del Profeta.
Dzahabi Paris, I, fol. 138,r.; Mahàsin, 1,85-86; Dzahabi Ta-
d^kirah, I, 15.
§ 72. — Secondo ibn al-Grawzi non si ha notizia di alcuno che sia
morto in questo anno (Grawzi, I, fol. 69, r.).
701.
Incominciato a stampare nel gennaio 1910.
Terminato di stampare il 7 aprile 1911.
1 a
1
1^
ì