Skip to main content

Full text of "Applavsi festivi fatti in Roma per l'elezzione di Ferdinando III. al regno de' romani dal ser.mo princ. Mavrizio card. di Savoia"

See other formats


t: 

- 


. 


,V 


i , < Jì 

* Vii  < f+s)r' 

< ' r 


't 


> 


\ 


/ 


pPPLAVSr  FESTI 

WM,  TATTI  IN  ROMA  1 
IfpTER  IELEZ.  ZlONElD: 

pEKDINAND-Ol 

PAL  REGNO  DE’ ROMANI 
f§§  DAL  .SERl^PRJN  C . 
PERIZIO  CARD.DI5AV 
WrWf  descritti 
mIl^erT  FRANO  £S< 
|||ff  STE  DVCADIMODAN 
£jp  DA B.LVIGI  MANZ INI<^ 

7''- 


In  Romei  appresso  Pietro  Antonio  picciotti ■ con  licenza  de  Inferiori.  ifyp 
1 Nicol,  Tornici  lue  inu , Lucos  Cintnbcrlcims  VrbiimsT. 


Digitized  by  thè  Internet  Archive 
in  2016 


https://archive.org/details/applavsifestivif01manz 


SERENISSIMA 

ALTEZZA- 


CCO  finalmente  Ia 
Relazione  delle  fi  fle, 
comodata  dall’AV. 
Hò  detto  comanda- 
ta ; perche, per  ieruir 
bene  allavolontà  del 
Sig.  Principe  Cardi- 
nale, bifogna  intendere  per  comanda- 
menti  i gufti  di  V.  A Subito , ch’io  fòt- 
tradì  da  i dilcorfi  del  Signor  Marchefi 
iVfailìmigliano  Montecuccoli  notizia.» 
del  gufto  di  lei , inchinai  la  fortuna , co- 
me benefica,  per  hauer’occafionato al- 
la mia  penna  vn  publico  oflequio  ai  no- 
me del  Sereniamo  di  Modana.  La  ge- 
nerosi benignità  di  V.  A.  gli  occulti  m- 
fiinti  del  mio  cuore , e le  palefi  obbliga- 
zioni della  mia  Cala , mi  refiro  perfua- 

A z io 


fo  nel  medefimo  punto, che  mi  chiama- 
rono^ queft’vfficio.  E qual  materia  po- 
teua  fperarfidame  più  cara  a V.A.di 
quella, he  abbraccia  glorie  dell’ A ugu- 
Aiflì  ma  Cafa  d’ Aulir  ia, tanto  da  lei  pro- 
curate, e affetti  del  Sereniffimo  Princi- 
pe Cardinale  di  Sauoia , tanto  a lei  con- 
giunto, epergenio,  e per  parentela,  e 
per  connelsione  di  magnanimi  fini  ? Io 
fùpplico  l’A.  V.  afculare  larozzezza_j 
della  fcrittura , come  sò,  ch’ella  gradirà 
il  lo ggetto  di  ella  : e le  faccio  humilifli- 
ma  riuerenza . Di  Roma  li  zó.  Febraro 
1637. 


Di  V.  A.Seren.ma 


Hurnil.mo,  e obblig."10  Seruitore 
D.  Luigi  Manzini. 

RE- 


J 


• • 

RELAZIONE 

DE  GLI  APPLAVSI 

FESTIVI. 


I v n a deliberazione  fù  mai, 
o più  affettata,  o più  necet 
fùria  al  bene  vniuerfale  del- 
la Chrillianità , dellelezio- 
ne  del  Rè  de’  Romani  in, 
quello  tempo . Importaua_> 
tanto  lo  flabilire  il  Succeffore  a Celare  in  que- 
lli moti  d’Europa, che  ! differirlo  era  vn  fomen?- 
tar  le  diffenlioni  alla  Germama,vn  nutrir  le  in-  ' 
quietudini  all  ltalia,e  vn’occalìonare  i moti  al- 
la Francia . Ferdinando  Secondo  d’Aullria_> , 
dopo  bauer  nell’Oriente  del  luo  Imperio , go- 
duto il  meriggio  della  felicita, fe  ne  poteua  loia- 
mente  desiderare  neli’Occafo  llabilito  vn  Suc- 
celfore,che  l’imitalfe  nella  pietà,  e nella  giulti- 
zia:e  Iddio, che  già  gliele  pareua  promettere  in 
quelfvnico  Erede, ch'ei  a da  lui  flato  habilitato, 

* e auui- 


6 APPLAVSI 

c auuicinato  all’Imperio, col  Regno  della  Boe- 
mia, e deH’Vngheria , finalmente  l’additaua  al 
Mondo  anche  per  degno  Succelfore  d’vn  Pa- 
dre, delle  cui  virtù  elprimeua  sì  bene  in  le  llefl- 
fo  l’Imagine,  come  quella  della  natura . 

E'  nota  a ogniuno  la  lunga, e tragica  fèrie  de* 
fuccefli , che  hanno  refa  tanto  pericolofamen- 
te  fluttuante  la  Fortuna  della  Germania,  lace- 
rata da’  Nazionali, inuafa  da  gli  Stranieri,  e di- 
uifa  dagli  Eretici . Sa  ogni  memoria  la  religio- 
ni intrepidezza , con  che  la  Tempre  Augullilsi- 
ma  Cafa  d Auftriahà,  sì  in  quelle, come  in  tut- 
te 1 altre  occorrenze,  formato  del  proprio  pet- 
to lo  feudo  alla  ChriftianiGima  Sede  dell’Impe- 
rio Romano  : e con  quanto  valore,  lpefa,e  pe- 
ricolo ha  riparate  le  ruine  di  quel  Clima  , inlì- 
diato  fin  dalla  propria  polfanza  , e tratto  quali 
irreparabilmente  all  eflerminio.  Il  volerne  qui 
riandare  i fuccefli , nè  farebbe  ageuole , nè  op- 
portuno ; perche  non  fi  potrebbono  i partico- 
lari delle  paffate  guerre , e riuoluzioni  diftin- 
guere  colla  penna , fenza  notabilmente  folleti- 
care , o gli  affetti,  o gl’interefsi  di  chi  leggereb- 
be quella  fcrittura . Ond’io,che  la  publico  non 

per 


FESTIVI.  7 

per  offefa  di  chi  che  lìa , ma  per  diletto , e per 
memoria  di  chi  gode  di  vederli  cuore  del  Se- 
reniamo mio  Signore  tanto  bene  animato, e l 
giudicio  di  lui  tanto  ben  perfuafo  del  merito 
di  quel  gran  Principe , le  cui  fortune  s hanno 
da  intendere  per  felicità  de’migliorijnon  deuo 
a bella  polla  insinuarmi  fra  le  memorie  odio- 
le,  e incontrar  male  loddisfazioni , mentre  vò 
in  traccia  del  lèruizio , di  tutti . 

Diede  motiuo  all’allegrezze  di  S.  A.  il  me- 
defìmo  principio, onde  guida  il  luo  principio  la 
mia  Relazione  ; cioè  dal  confenlo  de  Serenili 
lìmi  Elettori  delflmperio  neilalTunzione  di 
Ferdinando  III.  Rè  di  Boemia, e d’Vngheria, 
al  Regno  de’  Romani. I repplicati  Corrieri, che 
ne  portarono  gli  auuilì,  ne  raddoppiarono  la_> 
contentezza . Efàminato  diftintamente  il  me- 
rito di  quel  valorolo  Principe , era  forza,  che  i 
più  Dilcreti  conchiudeirero,elfer  da  Dio  rilèr- 
uato , e alsicurato  quello  fourano  fcettro  alla_» 
pijlsima  delira  di  lui,  che  folleneua  la  vece  del- 
la patema  pietà , e fortezza , nelle  più  impor- 
tanti,e pericolole  guerre  della  Germania.  Egli 
haueua , in  fatti  d armi  tanto  importanti,  rilli- 

tuito 


8 APPI AVSI 

tuito  il  partito  di  Celare,  e della  Religione  alla 
Vittoria,  alla  Sicurezza, e alla  Maeftà . Era  co- 
nofciuto  per  vn  Rè  tanto  l'aggio,  prode,  e for- 
tunato , che  i bifogni  dell’Imperio  non  ne  po- 
telfero  diliderare  vn  più  opportuno . L’età  di 
lui  lo  perlùadeua  lungamente  beliicofo,Iaviua- 
cità  valorofo , la  ftirpe  Catolico . Egli  haueua_» 
per  lìmperio  molte  volte  vinto, Ipelfo  trionfa- 
tola Tempre  faticato.Chi  poteua  con  lui  con- 
correre, o non  era  di  quella  Nazione,  i cui  vo- 
tijlènza  fcoftarli  dalla  Pietà, non  tradirebbono 
i fini  della  propria  politica  : o non  era  di  quella 
forza  di  grandezza  hereditaria , che  fi  potefle 
promettere  accurata  collarini  diluidaque’ 
comuni  Nemici  del  nome  Catolico , che  nonJ 
poffono  effere  lòftenuti  dallòlo  Imperio  Ro- 
mano , debilitato  più  di  quello , che  i pericoli 
dell’Occidente , e del  mezzo  dì  bramerebbo- 
no . Finalmente  era  forza  a gli  flefii  Affezzio- 
nati  alla  diminuzione  della  Serenifiima  Cafa_» 
d’Auftria,il  temere  quello, che  giudicauano  più 
ragioneuole,e  meno  euitabilo . ‘ 

Nonmancauano  contuttoché  de’Rilbluti, 
che  negauano  quella  certezza , e ne  trafogna- 

uano 


FESTIVI.  <> 

uano  difficoltà  , e impedimenti  ,*  più  tofto  per 
non  preuenirne  il  dilgufto,  che  per  non  preue- 
derlo  . La  Plebe,  fazzionaria  per  foiba  più, che 
per  interefle,erarinuentrice  di  quelle  nouelle; 
ancorché  gl’Interelfati  medefimi , con  lèmma 
modeftia , le  negaflero  per  fauole , col  non  ap- 
proviate. Anzi  a gloria  maggiore  di  quel  buon 
Principe,  è forza  di  non  tacere  , che  gli  Emuli 
llelsi  della  Reai  Cala  di  lui, con  incredìb  le  pru- 
denza , e rilpetto , incontrauano  i difcorfi,  che 
a fauore  di  effe,  e della  lua  gloria , caminauano 
attorno  ; inoltrando  bene,  che  fe  la  lor  na'cita 
non  lafciaua  difìderar  quell’euento,  la  gitili  zia 
pero,  e la  pietà  non  permetteua  loro  il  tui  bar- 
lène . Hà  quella  forza  la  Virtù,  che  lì  fà,fè  non 
lodare , almeno  intendere  per  lodeuole  anche 
da’  Riuali . 

Quando  finalmente  a^.di  Gennaro  1637. 
giunlèinRoma  lanouella,  che!  Serenilsirro 
Colleggio  de’ Principi  Elettori  d i ^agro  Im- 
perio haueua  co’  luoi  fuffl  agi)  ftabilita  in  capo 
a Ferdinando  d’Auftria  la  Corona  de’  Ro  na- 
ni, fuanì  con  prod*g;ofo  fìlenzio  ogni  fullurro, 
e ne  fù  con  fentimento  vnanime  accomunata 

B la 


IO  A P P L A V S I 

la  certezza . Niuna  delle  memorie  più  decre- 
pite di  quefta  Corte  sa  ritrouare  efempio  d’v- 
na  contentezza  tanto  aperta , e publica,  quan- 
to quella,  che  feco  trafte  in  Roma  quello  gran 
fuccelTo . Ne  gli  Eccleliaftici , ne’  Secolari , ne* 
Principi,  ne’  Priuati,  ne’  Miniftri  di  Potentati, 
e ne’  loro  Seruidori  egualmente  fi  iparlè,  e ac- 
quilo in  poc’hore  tanto  di  fondamento , che.» 
tutti  i cógreisi  furono  riempiuti  di  quefta  nar- 
razione, e tutti  i volti  di  quello  giubilo  . 

La  Santità  di  N.  S.  in  particolare , che  con-» 
occhio  fapientilsimo  comprende,  e con  zelan- 
tiisimo  cuore  amagl’intereisi  della  Chriftiani- 
tà,  applaufe  con  paterna  allegrezza  a quell  an- 
nunzio ,*  e ne  relè  a Dio  grazie . Quello  gran 
Pontefice,  che  non  hebbe  mai  Superiore  d’in- 
tendimento nella  fua  fede, e di  cui  è gloria  lin- 
golare  lettere  fra’  particolari  intercisi  de  Prin- 
cipi , coftantifsimo  nell’indifferenza,  e nelfa- 
mor  paterno  verfo  ciafcuno;  fatuamente  ap- 
prouó  quell  elezzione , e fe  ne  dilettò , come-» 
di  fana,  e profifteuole  alla  Chriftiana  Republi- 
ca . Ne  ragguagliò  in  particolar  Conciftoro  il 
Sagro  Colleggio  de  gli  Eminentilsimi  Cardi- 


FESTIVI.  ii 

mali:  e tenutane  pofcia  feftiua  Cappellaio  ren- 
dimento di  grazie  a Dio , fece  all  dminenzo 
loro  intendere  , che  douefte  fare  ciafcun  di  lo- 
ro le  lolite  dimoftrazioni  di  fuochi.  Sua  Santi- 
tà diede  e Ila  fteffa  principio  alle  comuni  alle- 
grezze ; hauendo  per  due  fere  fatto  vedere  da 
Caftel  Sant’Argelo  i fuoi  affetti  correre  infuo- 
cati a ringraziar*!  Cielo  di  quefto  gran  benefi- 
cio della  Religione . Fece  il  fomiglsante  anche 
il  rimanente  del  Sagro  Collegg  o ; argomen- 
tando colle  priuate  fefte,  il  pubhco  intereffe  di 
Santa  Chiela . 

Mal  Sereniamo  Principe  Cardinale,  cui 
non  daua  il  cuore  di  ve  der  capito  dalle  dimo- 
ftrazioni ordinarie  ilglub.lo  dclfuo  petto, e al- 
cuni altri  Eminentilsimi  Cai  dmali  affi  zziona- 
ti , e Protettori  d.  Regni  (oggetti  alla  Maeftà 
Catolica,  con  gli  altri  Ecccllentifsimi  Signori 
Rapprefentanti  di  Sua  Maeftà  Cefarea , della_i 
Maeftà  Catolxa,e  di  tutta  la  Serenifsima  Ca^a 
d’Auftria,  deliberarono  di  dare  alla  propria  ofi 
fèruanza  verio  Sua  Maeftà  qualche  tempo  da 
raffinare  , e nobilitare  gli  argomenti  della  lor 
diuozione  verfo  di  lei . II  perche , dato  ipazio 

B z a gli 


IZ  APPLAVSI 

a gli  apparati, onde  voleuano  feruire  alla  gloria 
de’  lor  Signori , fù  poi  il  tutto,  con  fommo  ap- 
pi a ufo,  e decoro  da  efsi  effettuato . Ma  perche 
faranno  tutte  le  lor  pompe  da  penne  valorofe 
fedelmente  descritte,  io  mi  riftringo  alla  Rela- 
zione di  quelle  fole , onde  il  Serenissimo  Prin- 
cipe Cardinale  mio  Signore  autentico  il  con- 
cetto comune  della  fua  inuiolabile  diuoziono 
verfo  la  gloriola  (sima  Cafa  d’Auffria . 

Quefto  Principe  in  tutti  i fuoipenfìerifem- 
pre  grande, come  ne’  Natali,  hauuta  la  felicifsi- 
ma  nuoua,non  intelè  poterla  (olennizzare  con 
argomenti  men,  che  proporzionati  a vn’occa- 
lìone  grande,  in  vna  gran  Corte,  e finalmente 
a fe  fteffo  » 

Quando  S.  A.  confiderauainindiuiduo  lo 
qualità  del  Rè  eletto , fi  fentiua  violentare  do 
vn  pijfsimo  zelo  della  felicità  della  Religione 
Catolica,ariconofcere,e  predicare  in  quel  gran 
Principe  riftrette  quante  doti  poteflèro  in  vnJ 
capo  coronato  promettere  prolperità  a gl’in- 
terefii  de’  Sudditi,e  de’  Clienti.  La  varietà  del- 
le fetenze , lalperienza  della  pietà , e della  giu- 
ffizia,  e le  tanto  diuerfe  prattiche  dell’infigno 

valor 


FESTIVI.  13 

valor  Militare  di  Sua  Maeftàle  facean  giurare, 
ch’ella  hauelTe  più  habilità  alllmperio,  di  quel- 
lo , che  ne  hauelTe  giammai  hauuto , o fauio , o 
forte  de  gl’imperatori , o de  gli  antichi , o de’ 
prolsimi  Secoli . L’efTer  poi  la  medefìma  nata 
di  quell’ Auguftifiimo  Celare,  che  haueua,  con 
pietà  tanto  infigne , riformata  in  Germania  la 
faccia  dcllaReligione,ddacerataui  dalle  tumul- 
tuanti libidini  di  Caluino,  e di  Lutero,  faceua- 
no  Iperare  la  Maeftà  Sua , anche  per  heredità. 
Principe  Religiolb.Finalmentc  l’efTere  la  Mae- 
fìà  Sua  nata  di  quella  Cafa  Tempre  infaticabile, 
ed  inefitufta  nelle  imprefè  più  malageuoli  di 
pietà,  non daua  argomento  a S.  A.  di  douero 
jperimentarla , che  per  vn  fìcuro  ofiacolo  alle 
violenze  de’ fieri  Nemici, i quali  non  hanno  al- 
tro perfine , che  la  diftruzzione  della  Maeftà, 
e della  poITanza  Imperiale  : che  vuol  dire , la_. 
deprefiione  del  nome  CatoLco,  e della  Chiefa 
Chriftiana , di  cui  ella  è la  defil  a armata , e tu- 
te! aro  . 

Accrefceua  la  grand  zza  di  quefii  motiui 
anche  la  Nobdtà  d Ila  Città, doae  fi  doueuana 
preparare  gli  Spettacoli . Si  trattaua  di  ralle- 
gri 


i4  APPLAVSI 

grarli  in  faccia  a Roma , delle  confolazioni  di 
Roma  fteffa . Quella  gran  Reggia , che  nata_» 
per  e (Ter  maGima  delle  Città , e habituara  nel 
dominio  d;  ll’Vniuerfo  , hà  in  ogni  tempo  cal- 
pallate, non  che  vedutele  grandezze  de’  Mon- 
di intieri , non  lì  può  con  proporzione  rende- 
re Ipettatrice , che  di  cofe  grandi . MaGime  in 
tempo , ch’ella  è co  mandata  da  vn  PonteSco 
tanto  generofo , e habitata  da  tanto  nobili  Mi» 
mitri  delle  maggiori  Corone  d’Europa  ; cia- 
fcun  de’  quali  hauédo  operato  Tempre  da  gran- 
debili  che  mai  tale  farebbe  per  moilrarfi  nelle 
pompe,  che  per  l’iftelTa  cagione  làrebbono  per 
celebrarli . 

Per  vltimo  daua  momento  a quelle  ragioni 
anche  l’iftefTa  perfona  di  S.  A.  vfata  a non  ap- 
pagarli, che  di  mezzi  fuor  dei  collume  nobili , 
e genero!! . Quello  Principe , che  non  diede-* 
mai  Ipettacoli  le  non  reali , non  doueua  in  oc- 
cafìone  reale  dargli  meno  , che  peregrini . Era 
S’.A.anche  Protettore  della  Germania  in  que- 
lla Corte , maGime  nuouo  . Onde  a’  primi  ci- 
menti della  Tua  parzialiGima  affezzione  verlo 
quella  Pronùncia, doueua  fcoprirli  tale,  quale  il 

meri- 


FESTIVI.  15 
meritauano  gli  affetti  tenerifsimi  della  CafL» 
d’Auftria  verfb  di  lei . 

Haueuano  in  oltre  le  fue  contentezze  per 
oggetto  la  profperità  di  vn  Rè , oltre  a gli  altri 
nodi  ftrettifsimi, congiuntole  anche  come  ma- 
rito della  Regina  Maria  fùa  Nipote.  Della  qua- 
le male  fi  farebbe  portata  S.  A.  fè  in  occafionc 
sì  grande  fi  foffe  moftrata,  co’  fèntimenti  ordi- 
nari), degenere  dalla  grandezza  di  Carlo  Quin- 
to Imperadore , e di  Filippo  1 1.  Rè  di  Spagna, 
fuoi  Aui , e di  tanti  Regi , e Imperadori  della.» 
Cafa  d’Auftria,  e di  quella  di  S adoni  a,  fuoi  An- 
tenati. Nè  tralaiciaua  S.  A.  di  ripeter  coll’ani- 
mo gli  honori,  e le  grazie  conferite  alla  fua_j 
Rea!  Cafa  da  gllmperadori  Promani , in  varij 
tempi,  e fpecialmente  dalia  Maeftà  Cefarea_j 
dello  ftefio  Ferdinando  1 1.  hora  regn antepri- 
ma , che  gli  accidenti  più  frefchi  dell’Italia  tur- 
b afferò  la  totale  vnione  della  fu  a Cafa  coll’Au- 
guftiùima  d’Auftria.  Finalmente  più  rispetti  di 
quello, che  fìa  a me  lecito  rammemorare,  inui- 
tauano  S.  A.  a v guarii  are,  colle  dimoftrazioni, 
la  fuaibmrna  olkruanza  verfo  le  Corone  della 
Cafa  d’Auftria  : le  cui  grandezze , e profperità 

ella 


APPLAVSI 

ella  non  farà  mai  per  intendere , che  per  felici- 
tà le  più  defiderabili  da  Tuoi  voti . 

Così  ftabdito, diede  ordine  aTuoi  Seruidori 
delle  più  ricche  pompe , che  l’angullie , o del 
tempo , o del  fito , facelTero  pofiibili  alla  diuo- 
zione  di  vn  Principe  verlo  vn  gran  Rè  . Si  di- 
chiarò , che  per  cinque  giorni  continui  folfero 
preparate  lingue  di  luce,  cheti  faccia  anche  al- 
le tenebre,  faceffero  vedere  ardente  al  Mondo 
la  vafììtà  del  contento  preio  da  S.A.per  quella 
felicifiima  elezzione_> . 

Comandò  inoltre , che  con  varie  figure , e 
machine , pur  di  fuoco , fi  prefagiffero  per  tré 
fere  a Sua  Maellà  le  vittorie,e  i trionfì,de’  Re- 
belli, de  gli  Eretici,  e de  Turchi . In  conformi- 
tà di  che  ne  diede  ella  (Iella  l ordine  a vari)  Ser- 
uidori , da  i quali  poi  fù  follecitamente  obbe- 
dita . 

La  mattina  dunque  prima  di  Febraro, gior- 
no di  Domenica,  cominciarono lallegrezze^ 
dalle  fiacre  lòlennità . Andò  S.  A.  come  Protet- 
tore  della  Germania , corteggiata  da  gran  nu- 
mero di  Carrozze , con  varij  Patriarchi , Ar- 
ciuefcoui , Vefcoui , Prelati , e Caualieri,  alla_» 

Chie- 


FESTIVI.  17 

Chiela  dell’Anima, della  Nazione  Tedelca,coI- 
lìnteruento  di  quali  tutto  il  Sagro  Colleggio , 
e degli  Eccellentissimi  Signori  Ambarciadori 
di  Sua  Mac  Ili  Cefarea,  e di  Sua  Maellà  Cato- 
lica,  così  Oi  dinario , come  Straordirarij,  e di 
tutto  il  fiore  della  nobiltà  Romana,  e Foraftle- 
ra.  Quiui  Monfignor  di  Tarantafìa,  per  go- 
dere quell’Arciuelcouato  titolo  di  Principe  del 
Sagro  Imperio,  canto  la  lolenne  MefTa,  in  ren- 
dimento di  grazie . In  fine  di  ella  da  vn  loaue 
concerto  di  Mufica  fù  foggiunto  il  Te  Deum  ; 
emulato  dall’armonia  dinota  di  tutti  i cuori 
prelenti  ; con  tanto  lèntimento  de’piàaffcz- 
zionati  alla  Cala  d’Aulì;ria,cbe  la  comune  con- 
tentezza fù  nobilitata  fino  dalle  lagrime  di  non 
pochi  ; ben  però  da  molti  con  ammirazione,  e 
godimento  o (Temati . 

Terminate  quelle  patetiche  cerimonie , e-» 
complitofi  a vicenda  ti  à gli  Eminentissimi  Si- 
gnori Cardinali, gli  Eccellécilsimi  Signori  Am- 
basci ado  ri,  e S.A  ritornò  ella  col  fuo  Corteggio 
al  Palazzo  di  Monte  Giordano;  in  compagnia 
de  gli  Eccellentissimi  Signori , il  Signor  Prin- 
cipe di  Bozzolo , Ambalciadore  di  Sua  Maeftà 

C Cefa- 


i8  APPLAVSI 
Celarea,  rillultritsimo,e  Reueréditsimo  Mon- 
fìgnor  Vefcouo  diCordoua,  Ambafciadore^ 
Straordinario  dì  Sua  Maeltà  Catolica , gli  Ec- 
cellentìlsimi  Signorili  Signor  Marchefe  di  Ca- 
lte! Rodrigo  Ambafciadore  Ordinario , e’1  Si- 
gnor D.Giouanni  Chium  azzera  Ambafciado- 
re Straordinario  di  Sua  Maeltà  Catolica,  e l'il- 
lultrilsimo,  e Reueréditsimo  Monlignor  Mot- 
manno , Vditor  di  Ruota , e Rendente  della-. 
Maeltà  del  Rè  de’  Romani  in  quelta  Corte  . 

Quiui  trattenuti  quelti  cinque  Signori  Rap- 
prefentanti  diede  loro  S.  A.  vn  conuito  reale , 
di  tanta  ricchezza,  ordine,  e pregio,  che  molti 
de’  più  prattici  Caualieri  della  Corte  confetta- 
rono la  loro  ammirazione, e predicarono  con- 
fìantemente, non  hauer  giammai  veduto  nè  più 
fontuofo  apparato,  nè  più  nobile  diltribuzione 
di  quelta, ‘che  purgata  dalla  fuperbia, colla  Mae- 
ltà di  S.  A.  non  poteua  hauer  pari,  che  forte  fra 
le  regie  menfe  della  Perita , o quelle  dell’Egit- 
to . Fù  lèruito  tutte  in  argenteria  dorata,  per 
le  mani  de’  Caualieri  di  S.  A.  ed  elaborato  dal- 
1 eccellente  indultria  del  Signor  Marc’ Antonio 
Spinola  Scalco  di  elfa  Altezza . 


Fù 


FESTIVI.  i? 

Fù  poi  il  concordo  della  Città  sì  alfhora  del 
pranfo  , come  dopo  fin  notte , così  numcrofo, 
che  ageuolmente  accusò  la  capacità  de’contor- 
ni  di  Monte  Giordano  angulìa,  per  capire  la_» 
marauiglia,  che  vi  eccitaua  in  tutti  gli  animi 
quello  Principe  generoso. Si  trattenne  la  mag- 
gior parte  del  Popolo  nel  godere  gli  apparati , 
che  rendeuano  aueulìamente  vasja  sì  la  Piazza 
dauanti  al  Palazzo  di  S.  A.  detta  della  Spada-. , 
come  la  contrada  tutta , che  la  congiugne  con 
elfo, e la  facciata  ftelfa  del  Palazzo:  la  cui  noui- 
tà  variamente  ddettaua  gli  occhi , e tr  atteneua 
gl’ingegni  de’  Riguardanti . 

Era  laPiazza  della  Spada  ridotta  in  vn  gran 
Semicircolo  formalo  d’ Archi,  e di  Colon- 
ne , d’ordine , direi  Rulìico , fe  folle  pofiibilo 
vnire  inlìeme  la  rull  cirà  con  tanta  maellà . 
Continuando  tuttauia  coll’ordine  IRlTo  d’am- 
be le  parti  della  via,  che  termina  in  Monto 
Giordano,  accompagnauano  l’occhio  ad  vra_» 
gran  profpettiua , di  che  nuouamente  fregia:  o 
il  frontifpicio  del  Palazzo  di  S.  A.  e per  l’eccel- 
lenza dell’architettura, che  l’ornaua,e  per  la  in- 
duftria  delle  infcrizzionì,che  l’animauano,  de- 

C z frau- 


20 


A P P L A V S I 

fraudaua  dolcemente  di  molto  tempo  gli  Spet- 
tatori , occupati , o nel  vagheggiare,  o nel  leg- 
gero . 

La  pro'pettiua  della  Contrada  cominciaua 
da  vn  Arco  fo (tenuto  da  quattro  Pila(tri,\l  qua- 
le, con  piaceuole  tradimento  de  gli  occhi,  gui- 
daua  ad  vna  finta  Loggia , che  per  molti  patti 
infinuaua  nelle  concauità  Sotterranee  del  Pa- 
lazzo;e  fi(eruicaperpunto,e  per  termine  d’v- 
na  gentil  Fontana, che  da  molte  dorate  bocche 
gettaua  in  due  coppe  d’argento  limpidittimi 
(pinelL  d’acque . 

L’Arco  maggiore , e più  elpofto  di  quefta_j 
Loggia  ne  accompagnaua  con  proporziono 
due  vicini  : il  contiguo  de’  quali  era  eftremità 
d’vn  gran  Porticale , guidato  dalla  Porta  mag- 
giore del  Palazzo , fino  alla  cantonata  di  e fio , 
con  quattro  eguali  arcate  per  parte , foftenute 
d’altrettanti  pi  ladri  dipinti  a chiaro, e (curo, pur 
d’ordine  Ruftico , limile  all’Arco  reale  della_» 
Porta  maggiore  del  Palazzo  . Seruiua  a quella 
Loggia  di  profpettiua  la  (olita  fontana, ma  tras- 
formata in  guifa,  che  del  conlìieto  non  ritene- 
ua  altro, che!  fico . Erano  le  bah,  che  (ottengo- 
no 


* 


‘‘ 


■ 


* 

' 


* 


/ 
- 


m - ■ : . 


■ ... 

• 1 


r : ■ ■ __ 

-T 


' 

. ...  . 


FESTIVI.  zi 
no  i due  Orli  collaterali , veftite  di  due  piedr^- 
ftalli  ornati  col  Rouerfcio  della  Medaglia  di 
Sua  Maeftà , che  più  fotto  dichiareralsi . Gli 
Orli  erano  trafmutati  in  Leoni , appartenenti 
all  arme  di  Sua  Maeftà , la  quale  porrauano  fra 
le  zampe.  La  parte  di  mezzo  della  fontana  era 
trasformata  in  vn  alta  Piramide,  nella  cui  cima 
fo  geuavn  Aquilone  Imperiale , che  di  netto 
tempo  tutto  ricouerfo  di  lumi,  e verfaua  pere- 
grina luce,e  (pargeua  dimettici  humori . 

Gli  otto  Archi  poi  del  Porticale  li  adoma- 
uano , e arricchiuano  con  altrettante  antiche-? 
fìatue  di  marmo:  le  quali  egualmente  folleuate 
fbpra  proporzionai  pkds.ftall:,vantauano  quel 
nuouo  edifìcio  per  d gno, e proprio  della  mae- 
ftà d’  VnSerenilsimo  Habitatore. Era  in  oltre  la 
volta  di  quefto  gran  Portico  diftinta  con  vari) 
sfondati  d’architettura . Nè  vi  mancauano  fi- 
gure di  chiaro, e fcuro,nè  di  colori  : tra  le  quali 
in  particolare  nobilmente  ipiccaua  vn  Marte  > 
che  vibrando  la  <pada  ignuda,  raftembraua il 
difenfore  dell'entrata . 

Dalla  fommità  del  fregio  efteriore  , che  tra 
le  due  Cornici  della  facciata  fi  ftendeua,  vede- 

uafi 


zz  APPLAVSI 
uafi  eminente  vna  grand’Aquila  Imperiale  di 
rilieuo , mella  a nero , argento , ed  oro  , che  n 
petto  portaua l’arme  del  nuo  jo  Rè  de’  Roma- 
ni , vagamente  diffinta  a oro , e colori . 

Seguiua  poi  il  terzo  Arco  del  medefim’or- 
dine,vlrimo  nella  fteflfa  Facciata , che  vnendo  il 
fuo  t ftremo  p.laftro  col  quarto  Arco,  che  daua 
la  facciata  alla  via  detta  Panico/ormaua  col  pi- 
laftro  finiftro  di  effo , l’angolo,  vltimo  confine 
del  Palazzo  : e incontrando, col  fuo  foio, quel- 
la dell’Arco  contiguo, formaua  con  efio  vna  va- 
ga crociera, nel  cui  mezzo  (opra  otto  leggiadre 
colonne, d’ordine  Corintho,$’alzaua  vna  gen- 
tile cuppoletta , dipinta  a chiaro , e fcuro  . Per 
punto  poi  d’ogni  parte  della  crociera,  feruiua_> 
vn’eccellente  ìtatua,  della  maniera,  che  più  vi- 
uamente  riferifcono  a gli  occhi  i feguenti  dife- 
gni. 


Con 


FESTIVI.  23 

Con  quelli  apparati  d’ Architettura, che  tut- 
ti furono  parti  del  valore  dal  Signor’Horazio 
Turiani , infuperbiuano  in  certo  modo  le  con- 
trade, e fi  pauoneggiauano  di  vederli  abbiglia- 
te , e habilitate  a capire  con  più  dignità  la  pre- 
lenza , e’1  vicinato  di  S.  A.  gloriandoli  d’eifere 
da  lei  prefe  per  iftrumenti  a gli  applaufi,ch  ella 
preftaua  al  Rè  Ferdinando  . 

IVI  a perche  la  muta  Architettura  non  man- 
caffe  de’fuoi  eloquenti  fregi  da  telìilìcare  a’Po- 
poli  i fini  di  le  ftefla , il  tutto  era  auuiuato  co’ 
{entimemi,  che  S.  A.  porta  del  valore, della  for- 
tuna, e della  grandezza  di  Sua  Maeftà . 

Sopra  tutti  i Colonnati, e gli  Archi, che  cin- 
geuano , e coronauanc  sì  la  Piazza , come  la_» 
Contrada , fpiegauafi  vn  gran  Cornicione  di- 
pinto a chiaro, e fcuro,  fopra  di  cui,  nel  mezzo 
di  ciafcun’Arco,  ftendeualì  Icritto  a gran  lette- 
re d’oro  fìridente , intagliato  l’antico  motto 
della  Serenifsima  Cafa  diSauoia,  FE  RT,  al- 
zato per  dimeftico  trofeo  dell’opportuno  aiu- 
to portato  da  Amedeo  il  Grande, a gli  Affedia- 
ti  Caualieri  dì  Rodi;  quando, fra  gli  vltimi  ane- 
liti della  loro  già  agonizzante  pazienza , fi  vi- 
dero 


24  APPLAVSI 

clero  dal  valore  di  quello  gran  Principe  fedel- 
mente ioccoriy  berati daU’alTedio,erefi trion- 
fanti nella  fuga  d 1 fìerilsimo  Tiranno  de’ Tur- 
chi. Che  pero  col  FERT;  FoRTITVDO 
ElVS  RHODVM  TenVIT  volle efprimere. 
Ma  S A per  teftificare  al  Mondo  la  diuozione 
del  fuo  cuore,  e la  connefsione  de’propri  affet- 
ti, e de’  propri  intercisi  con  Sua  Maeftà,  volle, 
che  fi  riduce  fife  il  ienfo  delle  lettere  del  FERT 
ad  applaufi,  e auguri)  a lei  glori  oli . Così  Iparfo 
il  F E RT  lopra  cialcuno  de  gli  Archi , andaua 
accompagnato  da  vna  cartella, che  gli  fopralla- 
ua,  in  cui  nel  campo  azzurro  corniciato  a (car- 
tocci di  chiaro , e (curo , ftaua  Icritta  la  fua  di- 
uerfa  inlcrizione , corrilpondente  a quella  del- 
l’Arco oppofto . Il  tutto  in  gran  lettere  d’oro 
lbridente;accioche  a’ lumi  d Ila  notte  ribatten- 
do lo  fplerdore , brillaffe  più  viuamente  a gli 
occhi  de’  Riguardanti.  E perche  riufe irono  gli 
Archi , a trenta  per  parte , appunto  lèffant a_> , 
i motti, e le  cartelle  del  FERT  furono  le  tren- 
ta lèeuenti . 


FER- 


FESTIVI.  25 

FERDINANDI  ERNESTI  RES  TVTAE. 
FIDES  ET  RELIGIO  TRIVMPHAT. 
FERDINANDVS ECCLESIAE  ROBVR  TVTISSIMVM. 
FOELICITER  ET  ROBVSTE  TVEB1TVR. 
FERET  EXERCITVS  REFERET  TRIVMPHOS. 
FATALE  EXITiVM  REBVS  TVRCICIS. 

FIDEM  ET  RELIGIONEM  TVEB1TVR . 

FVLMEN  ERIT  KEGIBVS  THRACIAE. 
FERDINANDVS  ERNESTVS  REX  TRIVMPHATOR. 
FRANGET  ENSE  REBELLIVM  TVMORES . 
FOEL1CIBVS  EXORNAT  REGNA  TRIVMPHIS. 
FAMA  EIVS  REPLENTVR  TEATRA. 
FERDINAND.ERNESTVS  ROM  ANORVM  TVTAMEN. 
FERDINANDVS  EVROPAM  REPLEBIT  TRIVMPHIS. 
FFRD1NANDVS  ERNESTVS  REBELLIVM  TERROR. 
FERDINANDVS  ELECTVS  ROMANOKVM  THRONO 
FERDINANDVS  ERNESTVS  RELIGIONIS  TELVM. 
FERDINANDVS  EVERTET  REGNA  TVRCARVM. 
FERDINANDVS  ERNESTVS  REGNAT  TERTIO. 
FERDINANDVS  EXEMPLVM  REGIBVS  TERRAE . 
FERDINANDVS  EXORNAT  ROMANOS  TITVLOS. 
FERET  EGENTIBVS  REMEDIA  TVTA . 

FER  DIN.  ERNESTVS  REBELLIVM  TORMENTVM. 
FORTIBVS  EXEMPLIS  REGNA  TVEB1TVR. 

FOELIX  ERNESTVS  REGNVM  TRAHET. 
FERDINANDI  ELOGIA  REFERET  TEMPVS. 
FERDINANDVS  ERNESTVS  RELIGIONIS  TENAX 
FVLMEN  ERIT  REBELLIVM  TECTIS. 

FERDINANDI  EXPERS  REGNVM  TERMINI. 
FOELICITAS  EIVS  REDDITA  TRIPLEX. 


D 


Per 


z6  APPLAVSI 

Perla  via, cui  faceuano  fpallieragli  Archi  in 
quefta  forma  infcritti,  fi  arriuaua  al  primo  vol- 
tone  della  facciata  principale , (òpra  di  cui , trà 
la  Cornice  più  alta, ornata  d’vn  vago  ordine  di 
balauftri,e  la  inferiore;»!  vna  cartella  Umile  al- 
le fopradette,fuorche  nell  elTere  di  molto  mag- 
giore;leggeuafì,fcritta  a gran  lettere  doro  ma- 
cinato , la  Tegnente  infcrizzione . 

FERDINANDO  III  AVSTRIO 
POST  REBELLES  DOMITOS  HAERESES  TERRITAS 
INVIDIAM  PROFLIGATAM 
BOHEMORVM  HVNGARORVM  ROMANORVM 
TER  REGI  DIV  VICTORI  SEMPER  INVICTO 
MAVRIT.  PRINC.  CARDINALIS  A SABAVDIA 
GR ATVLABVND VS 
TEATRA  PLAVSVS  IGNES  EXCITAVIT. 

E di  fotto  pendeua, dalla  fommità  dell’Arco, 
appefo  vno  feudo  dorato,  e dentroui  lo  feettro 
colla  fpada,e  la  bilancia  colla  croce,  col  motto, 
FIRMAMENTA  REGNOR VM,  Rouerfcio 
proprio  del  giufto , pio , grande  , e inuitto  Rè 
Ferdinando:e  dalui  publicato  nelle  nuouc  Me- 
daglie Iparfe  dopo  la  Tua  elezzione  al  Regno 
de’  Romani . 


Da 


FESTIVI.  27 

Da  quello  primo  Arco , già  che  la  lommità 
del  fecondo  reflaua  occupata  dal  grand’Aqui- 
lone  di  rilieuo  accennato, latto  paffaggio  al  ter- 
zOjleggeuafi  nella  forma  della  precedete  vn  al- 
tra infcrizzione  di  quello  tenore  . 

PIO  IVSTO  INVICTO  FOELICI 
FERDINANDO  III  AVSTRIO 
AVITAS  GLORIAS 

NOVIS  TITVL1S  REGNIS  TRIVMPHIS  CVMVLANTI 
MAVRIT.  PRINC.  CARD.  A SABAVDIA 
ASSVRGIT  PLAVDIT  OBSEQVITVR. 

Di  lotto  poi  alla  inferizzione  pendeua , nel 
mezzo  de If  Arco , vr.o  feudo  dorato  , nel  cui 
mezzo, per  corpo  d’imprefa,era  vn’Aquila  an- 
nidata sul  giogo  d vn  alto  monte  , col  motto , 
IN  ARD  VIS  QVIES;  Volendo  inferire , chej 
la  generofa  magnanimità  di  Sua  Maeflà,  nè  al- 
troue  haurebbe  ritrouata la  fu  a quiete,  che  nel- 
lo flato  fublime,nè  altroue  il  proprio  godimen- 
to,che  nelle  colè  più  ardue,  e malageuoli . 

Da  quella  facciata  paffando  la  cut  iofìtà  ver- 
fo  Panico,  feopriua  la  terza  infcrizzione , pure 
a lettere  d oro , che  vfcì  dalla  penna  eruditifsi- 
ma,  e famofifsima  del  Padre  Famiano  Strada . 

Di  per- 


28  APPLAVSI 

FERDINANDO  III 
FERDINANDI  II  IMPER.  FILIO 
HVNGARORVM  BOEMO RVMQ^REGl 
POST  REBELLIVM  EXERCITVS  DEVICTOS 
VRBES  VI  CAPTAS 

PROVINCIAS  EXP V GNATIS  ARCIBVS 
IN  POTESTATEM  REDACTAS 
MVNITIONES  AD  RHENVM  DANVBIVM 
MOENVM  ALBIM  NICRVM 
ARMIS  RECEPTAS 

POST  HAERESIM  DEPRESSAM 
SACRORVM  ANTISTITES 
SEDIBVS  SVIS  RESTITVTOS 
RELIGIONEM  EXEMPLO  PATRIS 
ET  INSTINCTV  PROPRIO 
VBIQVE  PROCVRATAM 
SEPTEM VIRVM  IMPERII  SVFFRAGIIS 
MERITORVM  CALCVLIS 
BONORVM  OMNI  V M VOTIS 
REGI  ROMANORVM  CREATO 
MAVRITIVS  PRINCEPS  CARDINALIS  A SABAVDIA 
ET  PVBL1CO  MVNERE  ET  PRIVATO  NEXV 
GRATVLATVR. 

Pendeua,  pare  dalla  fommità  di  quell:  Arco, 
vn  altro  feudo, in  cui  fpìegauali  per  corpo  dim- 
prefa  vn  Aquila,  che  col  deliro  piede  vibraua_j 
vn  fulmine, e col  limllro  vn  ramo  di  alloro,  col 

motto, 


FESTIVI.  2? 

motto, A D VTRVMQVE.  Eli  voleua  con  que- 
lla inferire,  che  la  grandezza, e la  poffanza  del- 
LAugullilsimo  Ferdinando  II Le  di  tutta  la  Se- 
renilsima  fua  Cafa,  era  tanto  pronta  a’  fulmini 
delle  offefe,  quanto  a’  ripari  delle  difefe , e tan- 
to habile  a farli  temere  inimica,  quanto  a farli 
diliderar  protettrice . 

Le  inlcrizzioni,  i motti,  e l’Imprelè  furono 
dal  Serenilsimo  Principe  Cardinale  commelfe 
ali  Autore  di  quella  Relazione  : e furono  vera- 
mente compatite  con  molta  cortelia  da  Mi- 
gliori, che  n effe  riguardarono  più  labontà  de* 
fini  di  S.A  che  la  debolezza  del  Minilfro . 

Sotto  finalmente  a tutti  quelli  oggettijper- 
ehe  ne  anche  ilor  fondarne  ti  rellaffero  di  pre- 
dicare le  grandezze  di  Ferdinandofi  Pieddlal- 
li  Helsi  de’  Pilaltri  maggiori,  che  fofteneuano  le 
quattro  arcate  del  Palazzo, proflauano  impre  fi- 
li de’ trofei  di  Sua  Maelli;  vedendoli  in  ciafcu- 
na  facciata  di  efsi  dipìnta  a chiaro,  e leuro,  vna 
delle  Città  ricuperate  da  Sua  Maellà  all’Impe- 
rio , con  due  parole,  che  n’accennauano  la  ma- 
niera-. . 

Intorno  dunque  a quelli  ornamenti  lunga- 
mente 


3o  APPLAVSI 

mente  dimorauano  le  curiolìtàila  cui  attenzio- 
ne, quando  non  foflfe  fiata  fraftornafa  dall’alle- 
gro flrepito  poco  lungi  dalla  più  bafTa  Plebe  al- 
zalo al  Cielo , non  baurebbe  potuto  , per  gran 
pezzo  , fpiccarfène . Ma  vna  Fontana  di  Vino 
ddla  liberalità  di  5.  A.  efpofla  pervnVtile  alle- 
grezza del  Vulgo  Sordido , eccitaua  vna  feflofa 
gara  ne’  lìtibondi.Onde  a vicenda  tumultuan- 
do , per  vantaggiarli  al  tinger  Vino , feriuano 
con  sì  liete , e flrepitofe  g ida  il  Cielo , ch’egli 
era  impossibile  all  iftefsa  floll-dità  il  non  ren- 
detene per  qualche  poco  Spettatrice.  Durd 
quello  popular  regalo  tutte  le  giornate  dello 
tré  fere , dellinate  da  S.  A.  all  arder  Machine  : 
e trattenne  con  piaceuole  allegria  mola  de’ me- 
no lenlati . Ma  la  parte  p‘ù  intendente  della.» 
Città , da  gli  ornamenti  del  Palazzo  palfaua  a 
vagheggiar  le  Machine , che  già  tutte  verlo  lo 
venti  due  bore  llauano  al  lor  luogo  diipolle  sù 
la  Piazza  vicina . 

In  tanto  S.  A.  con  gli  Eccellentilsimi  Tuoi 
Cornatati  in  Carrozza,  e l’Eccellentilsimo  Si- 
gnor Principe  Langrauio,con  molti  de’  Caua- 
lieri  di  S.  A.a  Cauallo,  vfeirono,  girando  per  la 

Città, 


FESTIVI.  31 
Città, a veder  le  Machine  preparate  perla  me- 
defima  fera  dagli  Eccellentilsimi  Signori  Am- 
bafeiadori,  e Rendenti  fudetti  ; e tutte  furono 
vedute  vicendeuolmente  da  loro , e da  tutta  la 
Città , con  gran  piacere,  concorfo , ed  applau- 
fo  ; quale  veramente  lì  doueua  loro  ,*  effendof! 
quelli  Signori , per  ogni  rilpetto  confermati  al 
concetto  di  tutti  per  glorio!!,  e degni  Rappre- 
fentanti  delle  Maellà , a cui  con  fommo  Iplen- 
dore,e  fede  rainillrano . 

Ritornati  polcia  di  conlèrua  a Monte  Gior- 
dano , quiui  più  efattamente  li  compiacquero 
di  mirar  quelle , che  sù  la  Piazza  della  Spada-, 
llauano  elpolle . 

Era  di  effe  la  maggiore  eretta  nel  mezzo 
del  Te  atro,fopravna  gran  baie  rotoda  di  legno 
alta  otto  palmi, e coronata  di  balaullri,vnagran 
Montagna, alta  palmi  quaranta,  e larga  trenta, 
fomigliante  al  Monte  Etna . Da  vn  canto  del 
giogo  di  effafi  fpiccaua  a banda  delira  vnbrac- 
cio  di  Scoglio  eleuato  quind  ci  palmi,  nel  qua- 
le llaua  coricata  , lopra  vn  gran  nido  di  trofei, 
vn’Aquila  Imperiale  . Appiè  di  quello  Scoglio 
lìvedeua  vn  Cerbero  quali  da  profonda  Ca- 

uerna 


APPLAVSI 

uerna  sbucando, colle  tré  tefte  erette, ftar  adoc- 
chiando,e inlìdiando  all’ Aquila  annidata.D’in- 
torno  poi  a ogni  parte  della  Montagna  vicina- 
no Moftri  infernali, di  forma  di  Dragoni,  Sfin- 
gi, Chimere,  e limili,  colle  fauci  aperte,  alcuni 
intieri , alcuni  col  capo  folo  fuori  del  Monto  > 
tutti  pero  in  atto  minacciofo , quali  che  atten- 
dendo il  fegno  dellalfalto . 

Stendeuali  finalmente  nella  più  fublime  par- 
te del  Cielo,dal  canto  della  Spada, vna  gran  nu- 
be : la  quale  fenza  penetrarli  a che  fine, li  rico- 
nofceua  pero  grauida  di  fulmini , e ordinata  a_» 
propulfare , e a vendicare  l’offefe  dell  Inferno , 
già  dilpofto  alla  pugna . 

wM  itf  r ;;-tl  n icfjyùm  .il  stri  ih  &%8 


■ 


Inchi- 


*w. 


— — 


FESTIVI.  33 

Inchinato  alle  tenebre  il  giorno, S.  Abolen- 
doli far  prefente  a gli  Ipettacoli  da’  Balconi, co* 
fùoi  Eccellenti fsirni  Corsuitati,e  alcuni  altri  Si- 
gnori, diede  ordine, che  fiilunùnaflcro  il  Tea- 
tro,e le  Contrade . 

Era  nel  medefimo  tempo  di  già  compari 
dalla  parte  della  Piazza  l Eccellécilsima  Signo- 
ra Donn’Anna  Colonna  Barberini, moglie  del- 
lEccellentilsimo  Principe  Prefetto  di  Roma. 
Principefìa,  la  quale  benché  loia  ballante,?  per 
la  grandezza  della  fua  nafei'  a , e per  la  maellà 
della  fua  prelènza,  e per  la  gloria  delle  fue  Vir- 
tù a nobilitare  il  Teatro  di  vn  mondo  intiero  ; 
accrelceua  nondimeno  il  decoro  a quelle  pom- 
pe col’arricchiile  di  vn  gran  lèguito  di  nobihf- 
lìme  Dame  di  Roma , leruite  da’  Signori  loro 
Mariti, e Parenti  ; tra  i quali  gli  Ecctìlentilsimi 
Signori  il  Signor  Principe  Prefetto,  e’1  Signor 
Contellabile  Colonna . 

Laonde  difpolli  a lor  luoghi  quelli  cl  iarif- 
fimi  lumi,  già  ninna  cola  poreua  impedire  al 
Teatro  il  rimanerne  accelo  . Si  diede  l'ubi  o 
fuoco  a vna  gran  quantità , come  qui  chiama- 
no , di  Padelle , di  millura  artificiata , che  tan- 
fi go 


34  APPLAVSI 

go  il  Cornicione,  il  quale  vniuagli  Archi  delle 
Contrade , e del  Teatro , erano  (lefe . Si  acce- 
lero certi  inuogli  di  carte  colorate , qui  detti , 
(cartocci,  che  di  geminate  candele  (plédeuano 
a cialcun  Balcone  delle  Calè  conuicine  . S’illu- 
minarono tutte  le  (indire  del  Palazzo  di  S.  A. 
che  oltre  vn  gran  numero  di  (cartocci  da  can- 
dele,erano  chiare  di  due  grofleTorcie  di  bian- 
ca cera, per  cialcuna.E  ciò  non  (blamente  feguì 
nelle  fine(tre,che  riefcono  in  (trada,ma  in  quel- 
le anco,  che  girano  intorno  al  gran  Cortile  in- 
teriore del  Palazzo.  A tutti  quelli  lumi  dauano 
il  colmo  della  luce  molti  gabbioni  di  legno, alti 
palmi  cinque,  e lunghi  (èi  per  ci  alcuno  : i quali 
nella  parte  interiore  erano  foderati  d oro  (tri- 
dente , per  riflettere  il  lume  : e d’ogn’intorno  i 
vetri  conimeli  collo  (lagno , a foggia  di  fine- 
(Ire , proteggeuano,  e trafmetteuano  da  efsi  la 
luce  di  tré  grofle  Torcie  di  bianca  cera  ; coiu 
tanta  ingiuria  delle  tenebre, e diletto  de  gli  oc- 
chi, che’!  Sole  non  hauerebbe  faputo,  col  rina- 
fcere,  che  aggiugnere  di  chiarezza  all’aure  illu- 
minate di  quell  bore . 

Parue  ad  alcuno, poiché  sù  quello  punto  co- 

min- 


FESTIVI.  35 

minciò  a Icendere  vnìmportuna  pioggia , che 
l’aria  adirata  di  vederli  turbate  le  Tue  vicende , 
con  procellofa  mano  flagellale  quel  giorno  ar- 
tificiofo , che  con  violenta  luce  occupaua , ed 
vfurpaua  i fuoifpazij  alla  notte.  Ma  la  parte  più 
affezionata  alla  cagione  di  quelli  llraordinari 
Iplendori,  rife  di  veder  l’aria  piagnere  nelle  co- 
muni allegrezzeffnuidiola  di  mirarne  fatto  mi- 
ni Uro  più  tollo  il  fuo  vicino  fuoco , che  non  lei 
fletta.  Forfè  anche  1 Sole, pentito  di  hauer  fura- 
te a’felleuoli  tumori  del  Tebro  fonde  attratte, 
gliele  rellituì  in  quel  punto,  perch’egli  non  ha- 
ll effe  da  far  men  ricca  pompa  d onde  in  grem- 
bo alla  terra, di  quello  fotte  per  farla  di  fiamme 
il  fuoco  nel  feno  dell’aria . Comunque  fi  folle  , 
rimale  certo  elùdente  qualche  ollacolo , cho 
sù’l  principio  patirono  dalla  nemica  le  faci  il- 
luminato . 

Ciò  però  non  ottante  approntato  il  tutto , 
hormai  fi  attendeua,  che  quelle  fiamme , cho 
preparauano  colla  lor  luce  il  Teatro, coll’arder- 
lo,ne  formatterò  anche  lo  Spettacolo.  Ma  per- 
che preuide  S.A.  che’l  mifterio  di  etto, non  be- 
ne intefo  da’  Riguardanti , poteua  i iufcir  loro 

E z men 


3 6 APPLAVSI 

men  nobile , e men  guftofo  ; volle,  che  fofTero 
ciafcuna  fera  diftribuiti  Cartelli , il  contenuta 
de’  quali  dichiarale  a gli  occhi  l’artificio , e’1  fi- 
ne delle  Machine  lorpropofte . 

La  prima  fera  dunque  intefe  S.  A.  di  figura- 
re , e prefagire  a Sua  Maeftà  Vittorie  contro  i 
R brìi  dcirirrperiOjfimboleggiati  nel  Cerbe- 
ro afialitor  d.ll’Aquda,  figura  di  Sua  Maeftà  * 
e della  Serenifiima  Cafa  d’Auftria  ; accennan- 
do, ch?,non  oftante  i Rebelli  del  Settentrione 
ventilerò  ‘palleggiati  da  tutti  i Demoni  dell’In- 
ferno , accennati  ne’  moftri , che  vfeiuano  dal 
Mont  a,fia.bolo  della  lor  folleuazione;con  tut- 
to ciò,  hauendo  Sua  Maeftà , e la  fu  a Cafa , per 
fine  primario  de’  fuoi  interefsi,qudli  della  Re- 
I gione  , e del  Cielo , adombrato  nella  Nube  : 
non  poteua  giammai  non  ifperarfi  protetta  da 
Dio  : il  quale, quando  non  altrimenti, co’ mira- 
col;  ftefii  baueua  altre  volte  teftimoniato  a’Se- 
col'i  la  protezzione , che  tiene  di  quefta  Cato- 
lichifsima  Cafa.il  tutto  dunque  fu  preaccenna- 
to alle  Dame,  e alla  Nobiltà,  col  feguente  Car- 
tello di  cui  parae  aS.A.di  commettere  lacom- 
poftzione  all’Autore  di  quefta  Relazione;  for- 
fè 


FESTIVI. 


37 


fe  perche,  come  Inuentore  delle  Machine  di 
quella, e dell’altre  fere,  poteua  meglio  po  (lede- 
re i Ior  fini , e i lignificati , che  ne’  Cartelli  do- 
ueuano  accennarfi.T ale  dunque  era  quello  del- 
la prima  (era. 


„ T Ndarno,  o Cerberi  dell’Aquilone,  auuenta- 
„ |_te  fiamme  di  ribellione  contro  l’Aquila  del- 
„ l’Auftria.FJla  ripofa  con  lìcurezza  in  leno  a’tro- 
„ fei  ; che  le  lèruono  infieme  di  nido,  di  pompa, 
„ e di  mercede . Vfata  a vincere  per  la  Fede, non 
„ teme  gli  affalti  di  chi  ha  le  mani  armate  dalla.» 
„ perfidia  . Sono  vani  i vollri  sforzi , bencho 
„ (palleggiati  da  tutti  i molfri  deU’abiiTo;  perche 
„ pugnate  contro  vn  valore  cullodito  da  gl’inte- 
,,  refsi  del  Cielo  . Quando  {limerete , ch’ella,  fa- 
,,  zia  delle  proprie  glorie, dorma  oziofa  sul  letto 
,,  di  trofei , fabricat  ole  per  mano  della  Vittoria , 
„ la  ritrouerete  vigilante  alle  gialle  vendette , e 
„ famelica  di  cuori  rubelli . Prouerete  allhora-, , 
„ quanto  più  e fficaci  fieno  le  fiamme , con  che-? 
„ fulmina  la  Maeftà,  di  quelle,  che  vomita  la  FeF 
„ Ionia . In  fine,  dopo  ergerai  fopra  i monti  del- 
n la  fuperbia, precipiterete  in  quell’inferno, le  cui 

faci 


38  APPLAVSI 

faci  vi  hauranno  prima  accett  all’ira, per  hauer- 
„ ui  poi  da  Ipegnere  nel  tormento  . Milita  l’Etra 
„ a fauore  della  Pietà:e  fé  non  battano  le  maraui- 
» glie,ne  autentica  le  Vittorie  co’  miracoli . 

Parla  (blamente  il  Cartello  de’  Rubelli  della 
Germania,  nedhaurebbebifogno  di  altra  di- 
chiarazione,che  di  quella  porta  lèco  il  ne  ce  (fa- 
ri o fenfo  delle  parole . Contuttocio  per  a (si  cu- 
rarlo da’  Maligni,  che  lì  dilettano  di  ettorcere, 
e ftirare  i fenfi  innocenti  a’  fini  odiofi , e mor- 
daci , io  non  potto  di  meno  di  farne  quella  di- 
chiarazione ; {limandola  in  ogni  calo  fufficien- 
te  a rifoluere  in  vento  la  lor  vanità , col  prote- 
ftarmi,  di  non  potere,  nè  douere,  nè  volere  al- 
tro inferire , che’l  dichiarato . Hd  lèmpre  per 
minor’incommodo  il  portar  le  mani  auanti , 
che’l  capo  rotto . 

Hora  mi  rendo  alla  narrazione, onde  diuer- 
tei . Illuminati  da  quella  fcrittura  gl’intelletti , 
rauuilàrono  fenza  confittone  il  figurato  nello 
Machine;  le  quali  furono  immediataméte  con- 
fegnate  all’arbitrio  del  fuoco . 


Le 


FESTIVI.  39 

Le  fiamme  dunque  difciplinate  dall’arte  de’ 
Fabri , fecero  incontanente  vedere  dalla  Spe- 
lonca aperta  in  mezzo  al  giogo  d’Etna , falire , 
a villa  di  tutti , infocato  Cerbero  ; che  dallo 
fauci , quali  da  tré  intieri  Mongibelii,  con  tan- 
t’impeto  comincio  a fcoccare  ftrali  di  fuoco 
verlo  il  nido  dell’Aquila, che  pareua  fi  foibe  tut- 
to l’Inferno  riftretto  fra  le  vilcere  di  quel  Mo- 
fìro . 

A quell’improuifo  affalto,  che  minacciaca_» 
la  generofa  Alata, alzatali  ella  dal  nido, con  mi- 
rabile maellàjfece  vederfi  da  gli  artigli  penden- 
te vn  grande  feudo  dorato , oue  l’arme  di  Sua_» 
Maeltà  campeggiaua . Indi  all’accefo  Alfalito- 
re , che  fenza  defìftere  vomitaua  fiamme  a of- 
fe fa  di  lei, comincio  a rispondere  d’ambe  le  boc- 
che,con  tanta  copia  di  fuochi , che  già  fembra- 
ua  Cerbero  timido  ritirarli, inuerfò  il  Centro  ; 
dubbiolò  d’hauerritrouato  vn  nuouo  Inferno 
nell’Aria.  Ma  nel  medelimo  tempo  tutti  i mo- 
liri , che  circondauano  i lati  del  Monte , quali 
recando  opportuno  aiuto  di  fiamme  al  lor  ca- 
po, foffiarono  vn’infinità  di  varij  lucidi , e llre- 
pitoli  fuochi  : la  maggior  parte  de’  quali  afeela 

prima 


4o  A P P L A V S I 
prima  in  aria, quindi, dopo  vn  grande  fcoppio, 
difciolta  in  vn  vezzofc  nembo  di  fauille,  preci- 
pitaua  quali  prezìolo  diluuio  d’oro, a róder  più 
ricchi  i trofei  alle  Vittorie  dell’Aquila  . Segui- 
rono con  tutto  ciò  lungamente  i Molli  i a fol- 
gorare ,*  accompagnando,  o più  tollo  lùpplen- 
do , la  pugna  di  Cerbero  : il  quale  di  già  lopra- 
fattagh  la  copia  dd  fuoco  da’  torrenti , che  ne 
verfaua  l’Aquila , confeflaua  colle  languidezze 
de’  Tuoi  tiri, il  proprio  orgoglio  agonizzante . 

Ma  finalmente  dalla  p'ù  alta  parte  del  Cie- 
lo illuminata  la  nube , fin’allhora  olcura , eoo, 
horride  parole  di  tuono,  e có  infocate  botte  di 
fulmine,  dichiaro,  e fece  abbattuto  affatto  l’ar- 
dire del  trifauce  Mollro  : il  quale  rillituito  al 
profondo  della  fua  Cauerna , lafció  di  lui  glo  - 
riofaméte  vittoriofa  l’Aquila.  Ed  ella  quali  che 
fdegnofa  di  ceffare  dalla  pugna,  ritirando  iene 
tuttauia,métrefaliua  ad  alto,  pur  feguiua  a Spa- 
rar qualche  botta, più  per  vezzo, che  per  ofFefa; 
finche  arriuata  alla  nube  quiui  fermo  !si, e diede 
tempo  a i Moliti  della  Montagna,  che  appoco 
appoco  regolatamente  alternando , colle  loro 
fparate,  cpieffero  vn  lugo  fpazio  difpettacolo. 

Final- 


. FESTIVI.  41 

Finalmente  dopo  confumato  d’ogn’intor- 
no  il  Monte , fpenfe  colla  Tua  eftinzione  la  ma- 
rauiglia  de  gli  Spettatori  : ciafcun  de’quali  fti- 
mó  la  varietà,  e la  moltitudine  di  quelli  fuo- 
chi, vno  de’ più  ricchi,  e fupeibi  giuochi  di  fìsi- 
me , che  vedelfe  giammai  Roma;  tratto  no 
quello  vno , che  la  crudeltà  d’vn  fuo  Cefare , e 
funello,  e dileggiò  colle  Tragedie . 

Coloro,  che  meglio  s intendono  di  cotali 
artifici),  n’hebbero  iòpra  tutte  lem arauiglio 
per  applaufìbili  due  circollanze . La  prima  il 
tempo, che  durò  quello  grand’incendio:  il  qua- 
le ville  per  più  d’vn’hora, lènza  confulìone  mi- 
nima , nè  di  botte , nè  di  tempi  di  fuochi . La_i 
fecondala  copia  de’  capi  di  efsi  fuochi  : la  quale 
trà  codette,  raggi  matti,  con  botte , e fenza , 
fcatole , luminelle , trombe , pioggie,  ed  altri 
lcherzi,afcelè  al  numero  di  più  di  lei  mila  capi, 
de’  quali  hebbe  honore  d eflere  liato  il  Fabro , 
Michel’ Angelo  Particeli  . 

La  verità  è , che  tutto  il  tempo , che  durò 
quello  ftuper  do  artificio, tenne  con  fomma  at- 
tenzione , e diletto  rapiti  gli  occhi , e contenti 
gli  animi;  rauuifando  ciafcuno  in  tati  lumi  ofeu- 

F rata 


4*  APPLAVSI 

rata  la  memoria  de’  più  famofi  giuochi  dell’an- 
tica Roma.  Alcuni  diceuano  a piena  bocca, 
douerfi  tanta  luce,  e tanti  lplendori,per  render 
la  fella  eguale  alla  chiarezza  di  quel  Principe, a 
cui  cenni  ardeua . Alcuni  diceuano,  ben  conue- 
nire  a S.  A.già  che  tante  volte  haueua  ne’bron- 
zi,  ne’  marmi,  nell’argento , e nell’oro,  elpreffe 
l’Imagini  della  fua  magnificenza , il  mofìrarle-> 
anche  vna  volta  effigiata  nelle  fiamme . 

Alcuni  altri  riflettendo  fopra  il  fine , a ch  e- 
tano ordinate,  diceuano  fcorgere  in  effe  augu- 
rata la  rinouazione  del  Mondo,  lòtto  il  felice.» 
Imperio  di  S.  M.  Darne  fegno  il  concorlo  di 
tutti  gli  elementi  infieme,  de’quali  il  fuoco  ac- 
celb  nella  poluere , eh  e pur  terra , volar  ad  al- 
to , mentre  l’acqua  piouente  occupaua  farla-. 
perche  quiui,con  felice  confufione  rammelco- 
lati  tutti  quattro  gli  elementi, rapprelèntaffero 
vn  lieto,e  prodigiofo, ma  regolato,  chaos . Sta- 
bilire la  verifimiglianza  di  quelli  auguri)  l'in- 
nocenza di  tant’incendij;  già  che  tante,  e si  va- 
riamente (parie,  e dilatate  fiamme,  non  fi  era- 
no feoperte  offenfiue,nèpure  d’vn  capellornon 
ollante  il  concorlo  irreparabile  del  Popolo , 


FESTIVI.  43 
che  poco  men  che  dentro  a’  fuochi  ftefsi  inol- 
trato, come  fuole,  ad  ogni  modo, anche  proffi- 
mo  alle  fiamme,  lì  godeuavn  refrigerio  ficuro 
per  lacuriofità. 

Così  finalméte  terminarono  gli  ardori  del- 
le machine , ma  non  de’  lumi  : i quali  benché^ 
in  parte  haueffero  ceduto  il  campo  delle  tene- 
bre all’oftinazione  della  pioggia,  nondimeno 
la  lor  parte  maggiore , che  foprauiffe,  mafsime 
della  cera  bianca , arfe  fin  ali  vltime  reliquie  ,* 
fenza  che  l’altrui  auarizia  ne  turbalfe  giam- 
mai le  viue  fiamme, che  adulando  alla  diuozio- 
ne  del  lor  Signore  verfo  S.M.hauerebbono  vo- 
luto effere  eterne , per  non  ceffar  giammai  di 
additare  il  lor  Profulòre  per  ardente,» . 

Il  giorno  feguente,  folennità  della  Verginea 
Purificata,pafsd  S.  A.  con  tutta  la  Corte  a San- 
ta Maria  in  Via  lata , fuo  titolo  : e quiui  lunga- 
mente ord  a Dio,  in  rendimento  di  grazie , e-> 
impetrazione  d ogni  più  felice  fuccelfo  a Sua 
Maeftà.  In  tanto  inuitato  da  fbauifsimi  concer- 
ti di  M*fica,fècondaua  la  Corte  colle  lue  preci 
i voti  di S.  A.  Di  cui  ordine  serano  anche  di- 
ftribuite  moltelemofine  allepouere  Zitelle,  a* 

F z mi- 


44  APPLAVSI 

mifèri  carcerati , e ad  altri  mendichi  ,*  perche 
non  refiafie  parte,  benché  rilpofta, della  Città, 
doue  non  penetraflfe  la  comune  confolazione, 
e d onde  non  fi  Ipremefiero  ringraziamenti  a 
DiOjpqr  sì  notabile  beneficio  còlerito  al  Mon- 
do Cbrifiiano  . Difpenfatafrà  quefti  elercizij 
la  Santità  di  quel  giorno,  piego  verfo  la  notte  : 
nella  quale  fu  ce  fiato  da’  fuochi,  ma  non  da’  lu- 
mache furono, come  la  {èra  alianti,  accefì,  e fi- 
no all’vltimo  confumati  » 

11  Martedì  fi  elpolero  nella  lolita  Piazza  lo 
machine  proprie  de’  fini  intefì  da  S.  A.  in  quella 
fera.  Laonde  il  Popolo, e la  Nobiltà, tratti  dalla 
fama , refa  più  autoreuole  dalle  fperienze  della 
precedete  Domenica, accorfero  in  tanto  mag- 
gior copia , che  n’hebbero  molte  vite  da  diue- 
nir  violento  làgrificio  della  comune  curiofità . 
Molti , che  non  haueuano  veduti  gli  apparati 
permanenti , non  tralafciarono  di  correggere 
quella  voltala  lor  trafcuraggine.  La  Plebe  rad- 
doppiò la  fua  auidità , el  fuo  tumulto,  intorno 
alla  FÓtana  del  Vino:e  le  Darne  più,  che  altri, 
col  numero  lo  corfo  delle  carrozze, refero  mag 
giore , ma  più  nobile  il  pericolo  del  concorfo 

Sor- 


FESTIVI.  45» 

Sorgeua  nel  mezzo  del  T eatro,  sù  la  lolita^ 
bafe,vna  Montagna, alta  palmi  cinquantadue,e 
grolTa  trenta, tutt arborata, a guifadiSelua-» 
mezzanaméte  folta, e le  lì  vedeua  da  tatti  i lati 
verdeggiar  d’arborlcelli  il  dorlb,  per  le  cui  co- 
cauitd  dilpaziauano  molte  ^ e varie  fiere  di  ri- 
lieuo  ; ciafcuna  delle  quali  portando  artificio- 
famente  armature  parte  ficoperte,  parte  nafco- 
ile , daua  ben  legno  di  non  volere  fra  gl’incen- 
di del  Monte  riufcir  meno  dell’ altre  fecondai 
di  furori . 

Dalla  delira  parte  del  Teatro  forgeua  inu 
aria  vn’Aquila  Imperiale , che  coll’ali  /piegate , 
due  rollri  vibrati, e poftain  atto  maellolb,qua- 
fi  che  di  ferire , prometteua  a riguardanti  di  le 
llelTa  proue  degne  della  fua  Ipecie , e del  valo- 
re , che  figuraua . 

Nella  parte  più  lublime  dell’aria , fopra  il 
mezzo  dellemicircolo,  in  profpettiua  alla  liran- 
da , vedeuafi  vna  grandifiima  llatua  della  Reli- 
gione,alta  palmi  ventiquattro,  che  nella  delira 
portaua  vn  Calice , e nella  fìnillra  vna  Croce . 
Era  quella  figura  relà  più  magnifica,  e più 
maellofa , oltre  alla  viuacità  de’  colori , e all’ec- 

cel- 


46  APPLAVSI 

ccllenza  dettarti , che  la  (ormauano , anche  da 
vn  gran  giro  di  raggi  d’oro , che  tutta , quanta 
ella  era, la  circondauano.  Pofaua  gli  (calzi  piedi 
fopra  vna  (òttildsima  nube , fotto  di  cui  vno 
fmifurato  Dragone , lungo  palmi  vent  otto , e 
grotto  dieci , (piraua  horrore  infìeme  , e dilet- 
to , a chi!  confìderaua . Era  d.ftinto  con  tanta 
varietà  , e proporzione  di  colori,  che  già  la  vi- 
uacità  diiui, poiché  fi  vedeua  minacciar  la  Cro- 
ce , faceua  gelar  di  timore , chi  venerandola^ , 
ingelofiua  per  zelo  deilindemnità  di  e ffa. Lun- 
go fora , e forfè  inut  le,  l’efprimere  colla  penna 
quello , che  più  diftmtamente  narrerà  a gli  oc- 
chi l’allegato  difegno . 


Gion- 


FESTIVI.  47 

Gionta  l’hora  della  fella,  accelerata  dalla-, 
moltitudine, e varietà  dilettofilsima  di  tutti  gli 
Ordini,  concorlì  a veder  quell’apparato , che_> 
faporitamente  delufe  ogni  tedio  all’efpettazio- 
ne;  furono  accele  prima  de  gli  altri  lumi,  tutte 
le  padelle  ,*  quella  volta  nobilitate , e afsicurate 
di  nuoua , e più  preziofa  efca  per  la  luce , che-’ 
doueua  renderli  incontrallabile  alle  violenze-» 
della  pioggia . La  quale  però  non  lèguì,  ancor- 
ché il  Cielo  turbido  tutto  quel  giorno,  fi  celaf 
fe  fotto  vn  folto  velo  di  nubi:  o per  fottrarli  cò 
effe  dal  concorrere  co*  lumi  della  terra,*  ver- 
gognandoli, ch’ella  hauelfe  più  llelle,  ch’egli 
non  haueua  raggi  : o per  additare , che  doue  ’! 
Sereniamo  Cardinale  diSauoia  diffonde  Iplé- 
dori,è  lùperfluo  il  raggio  d’ogn  altra  luce.  Sde- 
gnò forfè  anco  l’acqua,  che  li  trincieraua  den- 
tro le  nubi , la  pugna  col  fuoco  in  quel  campo , 
nel  quale  altre  volte  haueua  lèruito  più  toflo 
d’incentiuoper  antiperillali,  che  d impedimé- 
to  per  violenza-. . 

Furono  appreffo  illuminate  tutte  le  faci  lo- 
lite delle  fìnellre,e  de’gabbioni  di  vetro:  e così 
refa  l’aria  degna  di  minilìrare  alle  chiarifsimo 

glorie 


48  A P P L A V S I 
glorie  dii  Sua  Maefìà . Si  aggiunterò  a quella»» 
fera  due  grandi  Aquiloni  Imperiali , tutti  tem- 
peftati  di  lumi,  e polii  vno  per  facciata  del  Pa- 
lazzo: di  doue coll’ordine , e moltitudine  de' 
loro  ardori, Iufingauano  gentilmente  gli  occhi, 
mafsime  più  lontani . 

Così  dilpofto  il  tutto, lì  Ipartero  i folitì  Car- 
telli alle  Dame, a’  Caualieri,e  al  Popolo, per  di- 
chiararne il  lignificato  alle  machine  di  quella.» 
fera  . Era  intento  di  quelle  l’accennare,  come 
in  ogni  tempo,  qual  volta  ì’Herefia,  fimboleg- 
giata  nel  Dragone,  haurebbe  ardire  d’infeftare 
co’  Tuoi  incendi  la  Croce,  e la  Religione  Cato- 
!ica,rapprefentata  nella  fìatua  di  effa,Sua  Mae- 
fìà , figurata  nell’Aquila  , fi  vedrebbe  pia- 
mente affrontarla,  e valorofamente  trionfarla; 
precipitandone  le  dilperate  reliquie  nell’Infer- 
no,lignificato  nella  Cauerna  del  Monte.  Il  che 
tutto  dal  medefimo  Autore  del  primo  Cartel- 
lo , fù  accennato  nel  feguente  : 

» T Lumi  più  chiari, che  illuftrino  il  Cielo  d’Eu- 
9>  X ropa  temo  i raggi,  che  nella  fronte  adorata»* 
9 p della  Religione  teintillano.  Inficila  nondimeuo 


FESTIVI.  49 

,,  appiè  di  efla  il  Dragone  dell’Erefia  : e per  de- 
„ bilitarle  la  mano, tenta  difarmarla  della  Croce. 
„ Ma  l’Aquila  generofa  dell’ Auftria,  eletta  dal 
„ Cielo  per  miniftrare  i fulmini  dell’armate  ven- 
„ dette , fi  accigne  a rintuzzare  l auuelenato  ar- 
„ dimento  del  Moftro,  colle  fue  forze  . Quin- 
„ di  vedrafii  in  brieue  accrefcere  di  nuoui  trionfi 
,,  la  fua  gloria  ; e auualorata  da  Regi)  {limoli  vi- 
„ brar  le  fiamme  vitrici  contro  il  Nocente  . Già 
„ prefago  l’Inferno,  {palanca  le  fue  voragini,  per 
,,  raccorre  le  ruine  dell’ellinto  : e ftabilir  le  vit- 
„ torie  della  Nemica , colle  Catene  del  proprio 
« Duce . Il  Cielo  intanto,  accelb  di  più  facelle^, 
„ che  {Ielle,  applaude  co’ Tuoi  rimbombi  ai  car- 
„ mi  della  Fama, e arride  co’fuoi  lumi  a gli  auguri 
,,  della  {peranza  . Beata  quella  Maeftà , che  s ’in- 
„ ginocchia  appiè  dellaCroce.Felice  quegli  Scet- 
„ tri , che  per  lei  fi  trasformano  in  Saette  . 

Opportunamente  fi  pafid  da  quella  lettura 
allo  fpettacolo . Già  il  Dragone , e dalla  coda , 
e dalla  bocca , cominciò  a {parare, quali  da  due 
gran  Cauerne , vna  lunga , e ftrepitola  falua  di 
codette  , con  quant’empito , e rimbombo  viu 

G buon 


5o  A P P L A V S I 
buon  numero  di  mofchetti  baurebbe  fatto.Era 
quella  lalua  del  Dragone  tutta  indirizzata  ver- 
lo  la  Croce,  foftenuta  dalla  finiftra  mano  della 
Religione.  Ma  ella  nel  medefimo  tempo, slon- 
tanandola dall’Alfalitore , folleuollainfieme-? 
col  braccio . 

Qui  arie  di  repente  illuminato  tutto  il 
Monte,  e’ntorno  ad  elfo  gli  arbori , e le  fiere 
tutte  vomitarono  gl’incendi  cÓcetti;  quali  ap- 
plaudendo all’audacia  del  Drago  afialitore  del- 
la Croce  . Poco  dopo  in  vn  momento  fi  vide- 
ro accefi  tutti  i raggi  d’oro , che  circondauano 
la  Religione  . Nè  fu  la  lor  luce  oziofa  ; ma  pu- 
gnace anch’efia,  eflrepitofa:  e per  renderei 
maeftofa  la  llatua,  non  per  quello  refló  di  farla 
terribile  al  Moflro  nemico  . ma  non  hebb’ella 
appena  palelàta  la  fùa  luce , che  l’Aquila  Ip edi- 
tamente volando , dalla  parte  fìniflra  drl  Tea- 
tro alquanto  ballatali  alla  fublime  altezza,  do- 
ue  ftaua  la  Religione . Parue  arder  più  di  fde- 
gno  che  di  fuoco.  In  vn  momento  approfiima- 
ta  ai  Dragone,  aflfrontollo,  e verfogli  fopra  vn 
intiero  mare  di  fiamme;onde  il  Moflro  d egni 
parte  fommerfo , e diflrutto , dopo  vna  graiu 

fai- 


FESTIVI.  51 

fàlua  di  fcoppij , non  inferiori  a quelli  de’  Mor- 
taletti, ruitió  precipitofo  inuerfo  l’Inferno,  Tua 
propria  danza . Quindi  l’Aquila  vittoriofa»,, 
quali  inchinando  la  Religione, appiè  di  edafer- 
mofsi , {prezzando  con  lunga,  e varia  quantità 
di  tempi , e di  lumi , la  vaga , e piena  moltitu- 
dine de  gl’incendi  del  Montenl  quale  per  mol- 
to fpazio  in  tanta  copia  verso , oltre  vna  piena 
girandola , raggi , fbffioni , datole , girandoli- 
ni , raggi  matti , il  tutto  con  botte , e pioggia , 
ed  altri  arrificij;che  fu  dal  confenfo  di  tutti  giu- 
rata la  feda,  non  folo  auantaggiatamente  fupe- 
riore  alla  prima , ma  anche  forfè  a quante  mai 
per  l’auanti , o fodero  date  vide  , o fodero  in- 
quedo  genere  giudicate  pofsibili . Duro  o più 
todo  auuampó  lo  fpazio  di  tré  quarti  d’hora_>; 
con  lode  {Ingoiare  del  Signor  Giouanni  An- 
drea Ghiberto,  il  quale  sì  per  queda,come  per 
tutte  l adre  fere, era  dato  l’Ingegniere,e  S oura- 
intendente  all’efècuzione  di  tutte  le  machine, 
ed  inuenzioni  difegnate , e’1  Direttore  de'  Ca- 
pimadri:  tra  i quali  il  Sergente  Gregorio  Cer- 
umi , e Tobia  Arrighi  Bombardiere , queda_» 
fecóda  fera  furono,  con  molta  lor  riputazione, 

G z i Fa- 


*2  A P P L A V S I 

i Fabri  di  tutti  i fuochi,  alcefi  al  numero  di  più 
di  fette  mila  capi . 

I concerti  delle  Trombe, de’ Flauti,  ede’ 
Tamburi , che  haueuano  continuatamente  a_» 
vicenda  confolata  all’aure  farfura  di  quegl’in- 
cendi,e  nobilitatane  loro  l’armonia  de  regolati 
lumi,-  applaufero  più  che  mai  fefiiui  a gli  vltimi 
sfauillamenti  del  Móte,cbe  fi.  eftingueuarquafi 
confeffando  colle  fue  tenebre  la  chiarezza  del 
trionfo  della  Religione,  e per  effa  dell’Aquila . 
Con  che  haurebbono  terminato  gli  Ipettacoli 
della  feconda  fera, (è  la  memoria  de  gli  Spetta- 
tori , ad  onta  d’ogni  età, non  haueffe  giurato  di 
tenergli  rauuiuati  nel  proprio  feno  per  tutti  i 
fecoli . 

. 

.11  giorno  feguente  di  Mercordì;  il  quale  era 
deftinato  al  preparamento  degli  vltimi  fuochi, 
più  d’ognaltra  fera  fplédidi,e  marauigliofifi  Si- 
gnori Paggi  di  S.  A. co  loro  atti  virtù ofi  vollero 
pure  anch’efsi  teftificare  al  Serenifiimo  Padro- 
ne , cheilor  cuori  erano  da  propri  effetti  trafi 
formati  ne’  séfi  del  lor  Signore.  Supplicaronlo 
inafpettatamente  a permetter  loro  di  recitare 
l’ Aminta  del  Tallo,  fregiata  di  nuoui intra- 
mezzi 


FESTIVI. 


55 


mezzi  d’Amor  Fuggitiuo,fauoletta  in  Mulìca. 
li  che  hauendo  ageuolmente  impetrato  dalla-* 
benignità  di  S.  A.  nello  (pazio  di  poc’hore  fe- 
cero (pargerne  la  voce, e gfinuiti,  alle  Dame,  e 
a’  Caualieri,  da  buon  concorfo  de’  quali  fù.  loro; 
compollo  l’vditorio.  Riufcì  la  Fauola  appun- 
to quale  la  difìdéraaano,la  Nobiltà  de  gli  Spet- 
tatori, e quella  de  gli  Attori  ,•  i quali  sì  nella  vi- 
uacità  dell’azzione , come  nella  ricchezza  de> 
gli  habiti,  e de  gli  apparati, (parfero  per  il  Tea- 
tro altrettàta  ammirazione,  quàto  diletto.  So- 
pra tutte  le  cofe  fecero  applauderlì.  tré  vaghh- 
fìmi  balletti, vno  d’ Amorini,  l’altro  di  Corfari, 
e’1  terzo  di  Eroi  (àliti  da’  Campi  Elilì,  ciafcuno 
de’quali  Tuonando  nel  medelìmo  tépo,che  bah 
ìaua,o  viola,  o violino, coll’eccellenza  deU’vno, 
e dell’altro  di  quelli  e(ercizij,métre  rapprelèn- 
taua  vn  fìnto,  meritaua  titolo  d’vn  vero  Eroe. 

In  quello  (pettacolo  dunque  arfero  tutti  i 
lumi,  e fcorfero  tutte  l’hore  di  quella  (èra,  fen- 
za  in  altro  hauer  difpiacciuto,  che  nella  celeri- 
tà del  p aliare-- . 

Il  Giouedì  leguente  doueua  preparar  Ia_* 
Città  alla  piu  illuminata  fera  , che  l’allegrezza-» 

hauef- 


54  APPLAVSI 

hauefle  giammai  infirmata  fra  l’ombre  della.» 
notte . Ma  l aria  vedendoli  minacciata  di  tan- 
t’incendij,  tanto  conflante  mente  fi  munì  di 
nembi, che  refe  imponibile  ogn’effetto  agli  fla- 
biliti  difegni  : quali  perciò  fino  alla  profsima_> 
Domenica  furono  d.fferiti . 

Rife  in  quello  giorno  il  Cielo  con  tranquil- 
la ferenità , e’1  Sole  parue  più  del  folito  fcintii- 
lante  far  pompa  ftraordinaria  della  fua  lucejac- 
cioche  non  hauelfe  al  paragone  della  notte  fe- 
guente  da  riufcir  difprezzabile . SuccelTe  a vn 
turbido  Aulirò  vna  lieue,e  gétile  Auretta  Aqui- 
lonare, che  forfè  habituata  nel  fuo  clima  natiuo 
a riuerire  Sua  Maeflà , volle  anche  portare  a_. 
Romal’efperienza  deTuoi  olfequij.  Purgò  ella 
velocemeiìte l’aria,  rafoiugò  le  contrade , con- 
folò  gli  occhi , e rallegrò  i cuori . Quindi  fatto 
il  concorlò  della  Nobiltà  curiofo  al  folito,  a_» 
gli  apparati  del  contorno  di  Monte  Giordano, 
flraordinariamente  lieto,  e copiofo,  diuenno 
tanto  folto, e difficile,che  le  diligenze  degli  V f- 
fìciali , eia  forza  delle  Guardie  riufoiua  argine 
mal  ficuro , per  riparare  dal  Torrente  del  Po- 
polo il  fito  delle  Machino . 


Cre- 


FESTIVI.  SS 

Crefceua  in  quello  giorno  la  comune  cu- 
riofità,  oltre  la  vaghezza  dtlfinuenzioni  efpo- 
Ile  nel  folito  luogo, pervnagran  Fontana, eret- 
ta da  S.  A.  in  prò  petto  d dia  Porta  maggiore-» 
del  Palagio  Non  poteua  desiderar  l’occhio  co- 
fa  nè  più  riccha , nè  più  vaga,  nè  più  inaìpetta- 
ta  . Haueua  il  Signor  Principe  Cardinale,  iiu 
ogni  fuo  cocetto  grande,  fatto  fabricar  di  nuo- 
uo  vna  fuperba  Fontana, la  quale  fondata  fopra 
vn  gran  nappo  di  puro  argento , fi  alzana  con 
due  altrettali , l’vltimo  minor  del  fecondo , al- 
l’altezza di  palmi  Tedici  ; di  doue  gettando  per 
vari)  cannelli  acqua,  veniua  quella  riceuuta  da 
vn’ordine  di  conchiglie  tutte  d’argento,  che  la 
tramandauanol’vna  all’altra, finche  precipitan- 
do auidamente  nell’infimo  gran  nappo , quiui 
racchetato  ogni  fulfurro , confeffaua  col  filen- 
zio  di  contentarli  di  sì  ricco, e magnifico  letto. 

Era  quello  Gigante  d’argento  delimato  da 
S.  A.  alle  delizie  delle  Tue  Ilanze,  per  quella  Ra- 
gione, nella  cui  arfùra,  non  fi  fuole  intendere-» 
per  dilettofo , fe  non  quanto  humetta , e refri- 
gera l aure.  Ma  l’incontro  delle  correnti  folen- 
nità  fece  penfarle,che  de’fuoi  erari, i quali  tutti 

fi  fui- 


56  APPLAVSI 

fi  fuifcerauano  alla  gloria  del  Rè  de’  Romani  ; 
quello , meglio  di  tutti  gli  altri  arredi  preziofi 
fofterrebbe  la  Maellà  de  gli  apparati , come  vn 
Rèd’argéto  delle  Tue  magnifiche  guardarobbe. 

Perch’egli  dunque  folle  con  decoro  efpollo 
alla  publica  curiofità,  péso  di  farlo  vedere  cor- 
teggiato  davna  parte  delle  fue  argenterie  do- 
rate ; ma  con  modo  sì  nuouo,  e peregrino,  che 
la  materia  dell’apparato  riufcilfe  l’oggetto  men 
diletteuole  deU’ammirazione  . A quell’efFetto 
giaceuagli  a’  piedi  vna  gran  bafe  di  legno,  tutta 
inargentata, alta  palmi  trenta, e lunga  cinquan- 
ta , alla  quale  per  tré  gentili  fcalinate , cinto 
pure  di  balauftri  d’argento , fi  faliua  alla  parto 
faperiore  di  ella  baie.  Si  leggeuano  poi  ne’  due 
fregi,  che  fi ftendeuatio trai  Cornicioni,  da’ 
quali  era  diftinta  con  vaga  architettura,  del  Si- 
gnor Marc’ Antonio  Tofcanella,  la  parte  fupe- 
riore  dall’infima  della  baie, due  Inlcrizzioni  in 
lettere  di  legno  dorato  , che  fopra  il  campo 
d’argento  mirabilmente  Ipiccauano . Vfcirono 
ambe  per  comandamento  di  S.  A.  dall  Auto- 
re di  quella  Relazione  : e la  prima  di  ella,  polla 
nel  fregio  fuperiore  della  bafe,  era  la  feguente. 

FER- 


FESTIVI.  57 

FERDINANDO  III.  ROMANORVM  REGI 
MAVRITIVS  A SABAVDIA 
INGENTIS  LAETITIAE  FONTES  AVGVSTOS 
A P E R V I T. 

E nel  fregio  inferiore, più  commodo  a’Leg- 
gitori,fi  fìendeua  il  fegaente  Difticomel  quale 
alludendoli  allo  Itile  de  gli  Antichi,  di  notar  le 
giornate  colle  pietruccie  ; le  felici  colle  bian- 
che , l’infaufte  colle  nere  ; fignificaua  S.  A.  che 
ella  non  iftimando  proporzionata  la  nota  d’v- 

lia  vile  pietra  all#3  mpmnrlf  rii  nnp]]-s  notule  al- 

legrezza , che  n lei  cagionaua la  Coronazione 
di  Sua  Maeftà,haueua  voluto  con  quella  valhu» 
mole  di  Fontana  efprimere  il  l'uo  contento . 

CANDIDA  PROFVSO  SIGNAMVS 
GAVDIA  FONTE. 

NON  DECET  OBSCVRVS 
GAVDIA  MAGNA  LAPIS. 

Stendeuanfi  pofcia  proftrati  alle  fcale  della 
machina  diuerfi.  de’ maggiori  vali  d’argento, 
allontanati  forfè  dalla  Fontana, per  non  accular 
fè  ftefsi  colla  vicinanza  di  lei, per  minori.Sopra 

H tutta 


58  A P P L A V S I 

tutta  la  fuperfìcie  d’argento  della  bafe,  Ipicca- 
uano  affilsi  in  gran  numero  altri  vali,  ma  tutti 
dorati, i quali  biondeggiando  su  1 campo  inar- 
gentato , pareuano  d vn  fereno  Cielo  minuto 
Stelle.  Nella  parte  fùperiore  della  baie, nel  pia- 
no, oue  era  lituata  la  gran  Fontana,  forgeuano 
collaterali  ad  efla  fei  piramidi  argentate , alto 
palmi  quindici  l’vna, (oprale  quali  trentafei  co- 
chiglie  di  jfino  argento, appofta  fatte  per  orna- 
mento della  Fontana,  ftauano  dilpofte  in  ma- 
niera, che  la  lor  grandezza  fminuiua  dal  fondo 
alla  rima,  come  appunto  fminuiua  la  figura^ 
delle  piramidi . 

E'  incredibile  ad  ogni  orecchia,  no  perlùalà 
dal  verace  teftimonio  dell’occhio, quale  riufeif- 
fe  di  maeftà , di  ricchezza , e di  nouità , quello 
Ipettacolo.  11  difegno  annelfo  leuerà  il  d-ffici- 
lifsimo  carico  del  dilcriuerlo  alla  penna,  la  qua- 
le regolata  da  vn’ingegno , che  anco  fin’al  pre- 
fente  ne  rimane  attonito,  malamente  pud  riu- 
fcirgli  eguale . 


\ 


FESTIVI.  S9 

Quello  folo  potrà  ben  ridire, che  per  rime- 
diare alla  infaziabilità  de  Riguardaci , e alla  fol- 
la del  concorfo,fù  neceffario  difporre  guardie, 
parte  delle  quali  vietaffero  l’vfcire  dal  Conile, 
per  quella  Porta,  ondelìentraua:e  parte  violé- 
talfero  chi  era  entrato , a cedere  finalmente  il 
luogo  a chi  auidaraente  tentaua  Recedergli  nel 
piacere . La  verità  è , che  gls  occhi  i eftauano 
quiui  rapiti,  e addormentati  ne  ila  Rapidità,  o 
nel  diletto:  nè  rimaneua  luogo  n<  Ita  memoria, 
per  ricordai  fi  del  tempo , da  che  s’era  comin- 
ciato  a mirare  . Nell’hora  mafsime,  cbel  Solo 
parue  accorto  d’eflèr  in  quella  mole  riccamen- 
te emulato  ; e però  volle  co*  Tuoi  raggi  tutta  in- 
dorarla,per  ollentare,che  i luoi  lumi  erano  più 
che  d’argento  ; fopera  ogni  fede  quant’ella  riu- 
Icille  mirabile.  Io  fuggo  artificiofamente  da_, 
quella  narrazione  ; perche  mi  ci  lènto  tentare 
da  Ipergoli  sì  grandi, che  fon  certo  verrebbono 
giudicate  ne’  Paefi,  che  non  la  videro , fm ode- 
rate , ed  io  per  effe , o Poeta  intempelliuo , o 
Relatore  inconlìderato . 

Quindi  volcaua  il  corfo  delle  carrozze  ver- 
fo  la  Piazza  della  Spada,  a efaminar  gli  appa- 
ri 2,  rati 


6o  APPLAVSI 

rati  de’ fuochi  elpofti  perla  lèra . E certo  a ra- 
gione ; perche  la  lor  varietà , moltitudine, 
bizzarria  era  ragguardeuole, anche  a gli  occhi, 
che  partiuano  dal  vagheggiar  la  Fontana  d’ar- 
gento. Le  machine  principali  fi  cominciauano 
a conliderare  da  vna  Mótagna  alquanto  mag- 
giore , che  nell’altre  due  lère . Era  diuifa  in  fet- 
te gioghi,  alludenti  a’fette  colli  di  Roma  ; eia- 
feuno  de’  quali  era  coronato  da  vn  proporzio- 
nato diadema  reale,  faluo  il  più  fublime,il  qua- 
le infcperbiua  d’vna  corona  Imperiale , mag- 
giore, e più  preziolà  dell’altre . Del  rimanente 
verdeggiaua  d egni  intorno  ammantata  d’her- 
bette,  e di  fiori,  frale  cui  vaghezze  dilpazia- 
uar.o  innumerabili  vccelli  di  varie  fpecie,  maf- 
fime  Cigni , Paperi,  Aquile,  e limili  : i quali 
tutti  a tempo  debito  prometteuano  con  gli  ar- 
tifici) , che  ricopriuano,  garriti  di  fuoco , lenza 
voce  armameli,  a gli  occhi  de  gli  Spettatori. 

Sopra  la  Mótagna  in  aria  vedeuafi  da  vn  esi- 
to vna  cornuta  Luna , che  colle  porpore  fan- 
guigne  della  faccia , vibraua  più  fulmini , che^ 
raggi . Dalla  parte  oppolha  lulingaua  gli  occhi 
vna  grand’Aquila  Imperiale . Portaua  due  te- 


FESTIVI.  61 

fte;forfe  perche  non  le  baftaua  vna  {ola,per  ca- 
pir quelle  tante  Corone , che  la  Giuftizia , e la 
Pietà  le  desinarono.  Colf  ali  (piegate, e i roltri 
aperti , Sana  anch’ella  in  atto  di  ferire  : e p arc- 
ua vantarli  non  meno  atta  a dilpreggiar’i  lumi 
d’vna  Luna , di  quello , ch’ella  Ila  valeuole  per 
folte ner  quelli  dogai  Sole . 

Ma  (opra  tutto  allettaua  nella  più  alta  parte 
dell’aria  prominete  vn  grand’Emisferio,  in  cui 
li  vedeuano  figurate  delle  quarant  otto  Ima- 
gini del  Firmamento  quelle  vent’vne , che  da- 
gli Aftronomi  li  trouano  Settentrionali  : e fo- 
no Cinolìira,  Arturo,  il  Drago,  Cefeo,  Boote* 
Ercole , la  Lira , il  Cigno , Caf  iopea , Perfeo, 
l’Auriga,  Elculapio,  il  Sei  pente  di  elio, la  Saet- 
ta, l’Aquila,  il  Delfino,  e finalmente  la  Corona 
d’Arianna  : la  quale  lenza  punto  turbare  il  lor 
polio  alle  fue  Stelle  , pendeua  dall’infima^ 
parte  dell  Emisferio , formata  dirilieuo,  a_* 
guifa  di  Corona  Imperiale  . Gli  altri  Afte- 
rifmi  erano , con  vaghi , e vari)  colori  diltin- 
ti , nelle  lor  forme  laudale , e collocate  le_> 
loro  Stelle  dorate , cialcuna  ne  1 Uro  adeguato 
loro  dagli  Àltronomi  : e da  cialcuna  di  eiTe  ve- 
de ualì 


dz  APPLAVSI 

deualì  vfcire  vna  fpecie  di  fuoco  artificiato , 
che  qui  chiamano  luminella;  della  quale  puro 
vn  doppio  giro  attorniaua  tutto  l Emisferio . 
Laóde  in  quella  Machina  fola  fi  vedeuano  pre- 
parati più  di  feicento  lami . 

Erano  patimenti  difpofti  ne  i tetti  di  tutto 
le  cale, che  formano  la  Piazza,  diuerfi  giuochi, 
oltre  vna  quantità  di  fcatole,foffioni, raggi, rag- 
gi matti  con  tempi, e con pioggie,cherano Co- 
pra il  tetto  della  Spada-  Stanano  poi  (porti  io, 
aria  da  tutte  le  cafe  del  contorno  ventiquattro 
Girandolmi  in  forma  di  Soli , & altri  innume- 
rabili giuochi, e artifici)  nuoui  di  fuoco*  e Copra 
la  parte  finiftra  del  Teatro  anche  vna  Giran- 
dola , che  conteneua  vna  gran  Calua  di  codette 
colie  lor  botte , e colle  psoggie  al  numero  di 
duemila.  Sì  che  chiunque  a quelli  grand ’inuiti 
aguzzo  l afpettazione , Ce  non  hauelTe  nel  me- 
de fimo  tempo, e pafciuta,e  rifuegliata  la  curio- 
lìtà , difficilmente  ne  haurebbe  Copportata  la_» 
dilaziono . 

Finalmente  giunta  l’hora  Colita  della  fella , 
e dispolli  a lor  luogo  le  Dame,i  Signori,  eì  Po- 
polo,fù  opportunamente  illuminato  il  Teatro, 

e le 


FESTIVI.  63 

e le  contrade,  colle  lolite  Padelle , Lampadi, 
Candele,  Torcie,  e Gabbioni.  E perche  la  par- 
te interiore  del  Cortile  di  S.  A.  sì  come  era  ac- 
crelciuta  di  (plendore,  rimaneflfe  anche  arric- 
chita di  lumi,  furono  da  i lati  delia  gran  Fonta- 
na d’argento,  di  (polle  due  Montagne  di  nieue: 
nel  mezzo  della  quale  d’ogn  intorno  ardeuano 
artificiofamente  le  fiamme,  con  prodiglofà-. 
fofferenza  del  ghiaccio;  che , quali  obliando  la 
naturai  nemiftà  delle  fiamme , fembraua  di  a- 
marle,  perche  ardeuano  alla  gloria  di  Principe 
di  tanta  fama . Si  vnilcono  gli  eftremi  a fauore 
d vi  merito , e la  fortuna  concilia  i contrari  a_> 
gloria  della  Virtù . 

Nella  facciata  poi  del  Cortile  oppofta  alla_» 
Fontana  furono  moltiplicate  in  tanta  copia-# 
le  faci , ch’ella  illuminata  col  fèmplice  rifleffo 
delle  luci  oppofte , fembraua  ardere  lènza  fuo- 
co, e sfauillaua  d’vna  sì  intenfa  luce,  che  gli  oc- 
chi a viua  forza  ne  rimaneuano  abbagliati . 

Intanto  sù  la  Piazza  il  Teatro  ftaua  pronto 
allo  fpecracolo.  Furono  perciò  diftnbuiti  al  fo- 
lito  ì Cartelli, per  dichiarazione  de’  fuochi.  Era 
il  lor  fine  di  nutrire  igloriofidifegni  di  Sua_» 

Mae- 


6 4 APPLAVSI 

Maeftà , figurata  nell’Aquila,  alla  guerra,  e alla 
diftruzzione  dellìmperio  Ottomano,  adóbra- 
to  nella  Luna;  dopo  Aggiogati ì Ribelli  del- 
l’Imperio, e gli  Eretici . D alche  le  fi  promette- 
uano  accrefcimenti  di  Regni, accennati  nello 
Corone , alllmperio  Romano,  figurato  nel la_^ 
Corona  Imperiale,  e ne’  fette  collii  quali  quan- 
do non  le  folfero  ballati  per  condegni  premi 
de’  glorioli  fudori,  il  Cielo  flelfo  d’eterne  Co- 
rone l’hauerebbe  proueduta  in  quel  lupremo 
Regno, onde  le  Stelle  riceuono,non  danno,  in- 
dulsi . Fui  tutto  preaccennato  nel lèguento 
Cartello,  com pollo  dall’Autore  Hello  delle  In- 
uenzioni, delle  Machine,  e de  gli  altri  duo  Car- 
telli . 

F\  Ebellati , o Figlio  generofo  deli’Aquila_j 
„ LJ  Augulla,  i Cerberi  della  Ribellione,  e i 
„ Dragoni  ddi’Erelia  ,*  è tempo,  che  le fìam- 
„ me  dtl  Zelo  infuochino  la  vollra  Ipada  contro 
„ il  Pianeta  maligno  dell’Oriente . L’infaulla  lu- 
,,  ce , ond’egli  slamila  minaccie  , è compolla_» 
„ di  tante  faci , quante  arfero  già  dauanti  a gli  al- 
3,  tari  più  fedeli  dell’ Affrica,  e dell’ Alia . Rolfeg- 

gia 


FESTIVI.  65 

„ già  egli  horribilmente  di  fanguigno  lame;  e gli 
„ accefì  vapori  , onde  fi  vela  , fono  attratti  da_» 
„ quelle  porpore , che  veftirono  il  decoro  a’Ta- 
„ bernacoli  più  habitati  dal  vero  Nume  . Hora , 
„ già  che  la  voftra  pietà  abborrifce  tanfo  l’mfa- 
„ mia  di  quegli  (plendori , attende  la  Religione-» 
„ di  vedergli  da  Voi  (penti,  col  (angue  delle  vene 
,,  Ottomane . Il  Cielo , che  già  inftillouui  l’equi- 
„ tà  di  quelli  (enfi  al  cuore, ve  ne  incarica  al  pre- 
„ (ente,  co  nuoui  fcettri,  la  mano  . Quando  oc- 
„ caperete  la  felicità  delle  voftrarmi  nell’abbat- 
„ tere  quel  Feroce,  vedrete  gli  Annali  diuenir 
„ teatri  de’  voftri  trionfi , e le  veci  deH’Vniuerfo 
„ trasformarfene  in  Trombe . E fe  la  terra  noiu 
„ haurà  materia  degna  della  voftra  inuitta  frÓte, 
„ il  Cielo  impiegherà  le  proprie  (Ielle  nelcoro- 
„ narui.  Nondeuono  i premi  della  Vittoria  efler 
,,  meno  preziofi  delle  materie  della  pugna.  Do- 
„ po  foggìogato  vn  Aftro  errante , molt’altri  de-» 
„ gli  (labili,  e fifii  ve  ne  formeranno  eterna la_» 
„ mercede-. 

Appena  dato  (pazio  alla  lettura  del  Cartel- 
lo, (piccarófi  improuifi  dalle  fineftre  otto  Vc- 

I cel- 


66  APPLAVSI 

celletti  infocati;  che  fcendendo  precipitofa- 
mente,ciafcuno  {opra  vno  de’vafi,  che  adorna- 
vano il  Monte,  quiui  comunicarono  il  loro  ar- 
dore; onde  accefero  in  vn momento,  e circon- 
darono tutta  la  Machina  di  lumi . Quali  nel 
medelimo  tempo , partici  vno  de  gli  Vccelli , 
che  ardeuano  sù  la  ftelfa,  e loruolato  al  vicino 
corno  della  Luna , vi  attacco  fuoco  ; indi  coiu 
gentile  ritirata,  ricalò  fubito  al  fuo  pollo  . 

Il  prodigiofo  Pianeta  in  vn  punto  concette 
le  fiamme,  che  già  vn  pezzo  pareua  anliofò 
d’ottenere,  fe  ne  valfe  fubito  con  tanti  llrepiti, 
lampi,  e botte,  ch’egli  parue  hauer  ragunate  in 
fe  folo  tutte  le  ruine  d’vn’intero  Vefuuio.  E già 
fulminandole , con  rinforzi fempre  maggiori , 
fi  auuanzò  per  alquanti  palsi  verfo  l’Aquila-, , 
ma  quella  hormai , non  l’attendeua  più , ma_» 
coraggiofa  moueuali  ad  incontrarlo  : e già  con 
tanta  horrida  quantità  di  fuochi  vari], gli  faceua 
rilpolla  eguale  , che’l  diletto  de’  riguardanti 
liana  in  forfè  di  degenerare  in  Ipauento . Az- 
zuffati quelli  duo  bellico!!  nemici, il  Firmamé- 
to  giàtraheua  tutti  gli  occhi  alla  fu  a vaghezza  ; 
poiché  accefo  di  ben  feicento  luminelle,  vaga- 
mente 


FESTIVI.  67 

mente  diftinguendo  le  figure  de  gli  Aflerifimi, 
non  meno  che  i colori , fcopriua  il  più  mae- 
ftofo,  e pellegrino  oggetto,  che lalperanza.» 
d’ogn’auida  Curiofità , poteffe  richiedere.  Chi 
ha  maggior prattica  di  quella  Ipecie  di  fpetta- 
coli  , afferma  collantemente  , non  iftimar- 
ne  poffibile  vn  più  nobile,  ne  vn  più  ricco  di 
quello . 

La  Montagna  nel  medefimo  tempo,  anch’ 
ella  tutta  d’ognintorno  accefa , e da  gli  Augel- 
letti , che  l’habitauano , e da  gli  Arbo  belli,  che 
l’adomauano , e da  Diademi,  che  la  comnaua- 
no,  màdaua  copiofifsime  varietà  di  vari)  giuo- 
chi . Trà  quelli  molti  girandolini , dopo  hauer 
con  vezzi  gireuoli  di  fiamme  coronate  laure--, 
fpargeuano  vna  falua  di  codette  in  diuerlè  par- 
ti del  Cielo;  dóde  poi  difciolte  in  vaga  pioggia 
di  fauille , fecondauano  l’aria  di  luce , e i cuori 
di  diletto . La  Corona  Imperiale,  trà  1 altre,  la 
quale  arricchiua  il  giogo  più  lublime  del  Mon- 
te , a forza  di  fuoco,  cominciò  a volgerli  velo- 
cifsimamente  attorno;  là  doue  feco  portado  v- 
na  moltitudine  di  luminelle,  onderà  ricca,  ac- 
crefceua  dinópicciola  vaghezza  la  Machina . 

I a Era 


63  A P P L A V S I 

Era  intanto  lèguita  infiammatilsirnala  zuf- 
fa tra  l’Aquila,  e la  Luna  j ni  a quella  già  abban- 
donata dal  proprio  orgoglio , ofcurata , e an- 
nerita, daua  légno  della  fua  perdita  coll  eftin- 
zione  . Si  ritirò  per  tanto  affatto  confumata-.  ; 
onde  gloriola  l’Àquila  prefe  il  volo , e falendo 
tutta  illuminata  lotto  il  mezzo  dellfimisferio, 
collocò  le  due  ielle  fuico  l Alterilimo  d’Arian- 
na, e rimale  concilo  maefìofamante  coronata 
di  corona  Imperiale,  compofta  di  lucide  ftelle. 

Si  perdeuano  tutti  gli  occhi , occupati  nella 
nouità  di  quell’effetto , le  la  gran  Girandolai , 
che  sul  tetto  dritto  ai  T e atro,  grauida  di  due- 
mila Codette , inpaziente  di  vederli  deftinata 
per  l’vltima,e  preuenuta  da  gli  altri  artifici), nel 
feraire  alla  gloria  di  Sua  Maeftà,improuifamé- 
te  non  prorompeua  dalle  fue  Carceri . Seguì 
ciò  con  tant’impeto , e ftrepjto , che  rapì  tutti 
gli  occhi  del  T e atro.  Ne  fù  però, chi  lène  chia- 
ra affé  offefo,*  perche  corrilpolè  alla  Curiofità 
di  tutti , con  peregrina  vaghezza . Le  codette, 
ond’ella  era  compofta  erano  di  artificiofilsima 
qualità,  che  dopo  falire  foura l’ordinario  altilsi- 
rao , tratte  pofeia  dal  proprio  pefo,  ritornaua- 

no 


FESTIVI.  69 

no  ftrepitofe  ; e nella  metà  del  lucido  preci- 
pizio , ritrouando  la  meta  del lor  tempo,  daua- 
no  vn  grande  Icoppio,  quali  tuono  forriero  di 
vn  copiolo  ncbo  di  fauille, nelle  quali  difcioke, 
celfauano  più  tollo  effere, che  morire;fdegna- 
do  forfè  di  cader  fepolte  in  terra , dopo  haue- 
re  in  tanf  altezza  d’aria  vagheggiato  da  vicino 
il  Cielo  . Fu  di  quelle  ftgrandel  numero, cho 
nel  momento,che  tutte  infìeme giunte  allòm- 
mo  della  lor  lolita,  piegauano  alla  dilcefa,-  Ipar- 
tendoli,  come  in  vn  gran  padiglione  di  fuoco, 
il  quale  lèmpre  più  li  dilataua , che  fcendeua_»,* 
diedero  non  pocaoccafione  di  edere  temute_> 
più , che  ammirate . Con  tutto  ciò  celfando 
nell’aria,  fecero  colla  innocenza,  più  applaud- 
itile la  lor  vaghezza . 

Dopo  quello  fortunato  dilordine , li  fare b- 
bono  rilìituite  le  ammirazioni  all’Aquila  co- 
ronata diStr:lle;maiSoli,che  al  numero  di  ven- 
tiquattro, pendeuano  lo  (peli  attorno  alle  Calè 
della  Piazza , fòrti to  il  tempo  opportuno , co- 
minciarono a tre, e quattro  per  volta  a volgerli 
in  giro  di  fiamme , verfando  fempre  vezzofe_> 
pioggie  di  fauille  ; finche  giunto  il  tempo  delle 

botte 


7o  APPLAVSI 

botte  fp  araro  no  d’ogni  parte  del  Teatro  dl- 
uerfi  raggi , co’  quali  ferendo  lenza  nuocere , a 
volta,  a volta , doue  meno  erano  allcttati,  ca- 
gionarono vn  allegro  tumulto  ne’  Riguardati . 

Nell’ifteflo  tempo  s’era  rilafciata  di  fopra_* 
al  tetto  d Ila  Spada, e altronde, quantità  di  trÓ- 
be , e codette  di  vario  ordine,  ed  artificio*  e di 
fotto  dalle  vifeere  della  Montagna feguiua  a_» 
prorompere  tata  quantità  di  loffio  ni , e di  Icat- 
tole, piene  di  raggi  colle  lor  botte, ed  altre  biz- 
zarrie, che  pareua  imponibile, come  in  vna  fo- 
la concauità  potelfero  rimanere , fenza  confu- 
fione  regolate  per  tanto  tempo  . 

Finalmente  confumate  le  marauiglie  de  gli 
Ipettacoli , il  Popolo  attonito  non  feppe  come 
più  propiamente  lodargli,  che  ammirandogli . 
Niuno  tralcurò  la  notizia  del  Caporale  Pietro 
Bianco  Anconitano , che  n’era  fiato  il  Fabro  ; 
per  potergli  corri fpondere  colla  meritata  mer- 
cede d’applaufi . Non  vi  fù  ordine  di  p e rio  ne-’, 
che  non  confefiafie  a piena  bocca , non  hauer 
giammai  Roma,  per  altro,  quantunque  felico 
{uccello, contate  più  liete  marauiglie  di  quelle, 
che  la  gloria  di  Ferdinando  III.  d’Auftria  le  ha- 


FESTIVI.  71 

ueflfe  accefe  nel  feno.  A Sua  Altezza  fù  a piena 
bocca  acclamato , come  ad vn’Eroe, la  cui ge- 
nerolità  d Animo  meritaffe  dalla  fortuna  più 
Telbri,che  non  fapeua  deliderare  l’ifteffa  Aua- 
rizia  5 perche  a proporzione  dell’ Animo  di  lui, 
fe  ne  vedrebbeno  felicitati  tutti  gli  ordini  e no- 
bilitati tutti  i Teatri . Fù  da  più  faggi  ben  rau- 
uifato , che  la  vaftità  di  quelle  Ipefe , oltre  allo 
loftanza  de  gli  apparati , era  poi  nella  maniera 
di  e Afa  tanto  profufà,  e liberale,  che  trafpariua- 
no,  anche  nelle  più  minute  colè, raggi  di  gran- 
dezza , che  ne  predicauano  per  magnanimo 
l’Autore . Non  manco  chi  fi  prefe  in  oltre  bri- 
ga d’inuefligame  la  quantità  de’  capi  dì  fiochi 
artificiatire  furono  ritrouati  trapaliate  di  mol- 
te centinaia  il  numero  di  otto  mila , e’n  tutto 
le  tré  fere , più  di  ventidue  mila . 

Non  era  contuttocid  foddisfatta  S.  A.  di  tan- 
te anellazioni  di  giubilo  . Il  cuore  di  quello 
Principe  li  douea  palefar  grande , anche  negli 
affetti . Haueua  efaulla  tutta  la  vaglia  de’  Fa- 
bri  , manon  tutta  la  voglia  del  fuo  animo.  In- 
uentaffero  gli  altri  cofe  difficili, ma  pofsibili, per 
gloria  dì  Sua  Maellà , egli  era  a tutto  pronto , 

per- 


7i  APPLAVSI 
perche  eli  nulla  era  foddisfatto . Non  fi  poteua, 
diceua  egli,  pareggiar  il  merito  di  quel  Rè , nè 
la  diuozione  elei  Tuo  petto . 

I Tuoi  Caualieri , fecondando  il  defiderio  di 
lui,  (èguirono  fino  alla  Quarefima cotidiani 
trattenimenti  di  Balli,  Conuerfazioni,  Caual- 
cate , Comedie , e Mafcherate  alle  Dame , e a* 
Caualieri . Si  replicarono  le  Mufìche , i Con- 
uiti , le  Caccie  , e’n  fomma  quanto  di  fefti- 
uo  poteua  argomentare  veracità  di  nobile  alle- 


grezza-. . 

S.  A.  pervltima  delle  fue  dimoftrazioni, co- 
mandò lafolita  Accademia  di  lettere  . Suole-» 
quello  generofo  Mecenate  de’ noftri  tempi , 
ragunar  d’ordinario  di  quindici,  in  quindici 
giorni  vna  fceltà  parte  de’  Letterati  di  Roma , 
nella  fala  maggiore  del  fuo  Palazzo:  doue  fà  vn 
di  loro, ad  arbitrio, vna  Lezzione,due  in  Con- 
tradittorio  e laminano  vn  Problema, e due  altri 
con  Poefìe,l’vno  Latina , l’altro  Italiana , chiu- 
dono l’Accademia.  Ne  compongono  per  lo 
più  il  numerolo  Teatro, gh  Emine  disimi  Car- 
dinali, Prelati  e Signori  d’ogni  Ordine  ; fra* 
quali  S.  A.  lèmpre  benignamente  interuiene . 

A’ do- 


FESTIVI.  75 

A’  dodici  di  Febraro,  giorno  all’Accademia 
deftinato , toccando  alSig.  Agoftino  Maleardi 
il  giro  dflla  Lezzione , tù  da  S.  A.  comandato, 
che’n  vece  di  elfa,  il  detto  orafìe  in  lode  di  Sua 
Madia . Alla  cui  gloria  pure,  tracciato  il  Pro- 
blema folito , volle , che  non  quattro,  ma  lèdi- 
ci componimenti  fra  Latini,  e Italiani , fodero 
recitati . Preparato  dunque  il  tutto,  comincia- 
rono a concorrere  gli  Vditori  in  tanta  frequé- 
za , che’l  Teatro  rimale  di  gran  lunga  ineguale 
al  bilògno. Oltre  buon  numero  di  Signori  Pre- 
lati,interuennero  dod-ci  Eminentilsimi  Cardi- 
nali, gli  Eccellentilsimi  Signori  Ambalc, adori 
di  Sua  Madia  Cefarea,e  due  di  Sua  Madia  Ca- 
tolica.E  perche  appoco  appoco  fuccelsiuamen- 
te  arriuauano;  accioche  la  dimora  dell’alpetta- 
re  non  aggraualfe  la  lorpaziéza, volle  S.  A.  trat- 
tenergli in  Camera, col  far  loro  vdire  il  leguen- 
te  Tnófo  di  Ferdinando  Rè  de’  Romani; com- 
pollzione  dell’Autore  di  quella  R<  lazione;po- 
llain  Mulica  dal  Sig.D. Lorenzo  Molai  d ,Òr- 
ganilla,e  Capellano  di  S.  A.  che  per  la  varietà, e 
fquilltezza  dellaMufica,e  de’Cantori, incontrò 
nella  benignità  di  que  SS.  cortefìa  d’applauli . 

K IL 


74 


APPLAVSI 

I L TRI  O N F Ov 

Dialogo  in  Mufica 

Di  Don  Luigi  Mancini . 

Si  fìnge  vno  Straniere , che  parte  da  Roma 
per  Ratisbona  j a vederui  Ferdinando  Rè  de 
Romani  di  nuouo  Eletto,  e Coronato . Ma  in- 
imitato da’  Cittadini  Romani,  fi  trattiene,e  ve- 
de pattar  la  pompa  trionfale  del  fudetto  Rè , 
rapprefentata  in  mufica . 

INT  ERLOCVTORL 

Vn  Choro  di  Cittadini  Romani , vn  Peregri- 
no, Secondo  Choro  di  Plebei,  Terzo  Cho- 
ro di  Soldati , Quarto  Choro  di  Prigionie- 
ri , Primo  Araldo , Secondo  Araldo , el  Rè 
Trionfante. 

Choro  di  Cittadini . 

D Eh  ferma,  o Peregrino , 

Homai  fudato , e fianco , 

Per- 


75 


FESTIVI. 

Ferma  i piè  , pofa  il  fianco  . 

Non  fia , che’l  tuo  camino 
Giamai  altroue  ottegna , 

Di  quella,  c’haurà  qui , meta  più  degna . 

'Peregrino . 

In  vano , o Cittadini , 

Tentate  vn  cor  vogliofo , 

Che  fol  per  gli  occhi  Tuoi  cerca  il  ripofo . 
A’  rimoti  confini , 

Benché  fudato , e fianco , 

Generofo  defio  mi  fprona  il  fianco . 

Ch oro  di  Cittadini . 

Hor  che , del  Tebro  altero 
Su  l’adorata  iponda , 

Fefteggia  ogni  aura , e ogni  onda . 

Tù  fol  dunque , fugace , 

Turberai , col  partir,  la  noftra  pace  ? 

Peregrino . 

Io  diletti  più  grandi  auido  affetto , 

K z E dal 


76  A P P L A V S I 
E dal  Tebro , al  Danubio  i paEi  affretto . 
Se  qui  ridono  l aure,  e ridon  Tonde , 

A quc  Ile  Regie  Sponde , 

Con  mille  d’alta  gioia  augafti  legni , 
Corrono  a tributar  liquidi  i REGNI: 

E al  lieto  folgorar  de’ ferrei  lampi , 
R.dono  armati , e trionfanti  i Campi , 

Choro  di  Cittadini . 


A ragion  tù  ricerchi 
Spettacolo  sì  bello  ; 

Malo  ricerchi  in  vano 
Fra  le  pruine  algenti 
De  le  Noriche  Genti . 

Ben  puoi , fe’l  piè  rattieni  in  quelle  piagge 
Hofpite  fortunato , 

Pur’hor  render  beato 

Quel  de  fio , che  ti  guida  a error  giocondo 

Di  là  da  tanto  mondo . 

'Peregrino* 


Se  vaneggiate , Amici , 


Deh 


77 


FESTIVI. 

Deh  la  voftra  follia 
Non  tronchi  a me  la  via . 

Vó  doue  il  prode  Regnator  de  gli  Vnni 
Di  noui  fcettri  adorno , 

Caro  al  Ciel,caro  al  luolo  haue  ilfoggiorno; 
Che  per  me  fol  giocondo , e lolo  è giulto , 
Ch’io  miri,  e adori  il  Succeflor  d’Augullo  • 

C boro  di  Cittadini . 

In  quello  luogo  flelTo 
Pur’hor  ti  fìa  permeilo  . 

Quell’Aquile  guerrere , 

Che  già  del  Franco  Marte 
T ralportò  la  Pietà  dal  N E S S 0,al  R H E N O, 
HoradaRHENO,  alTEBRO, 

In  vn  Mulìco  Choio 

Conduce  a trionfar  Nume  Canoro . 

Già , le  punto  ritardi , 

Ne  contenti  l’orecchio , e appaghi  i guardi. 
Non  odi , r.on  alcolri , 

Non  miri  già  de’  lieti  Quanti  i volti  $ 


Choro 


78  A P P L A V S I 

Choro  di  Plebe  Quante . 

0,0,  rifuonino 
Da  i cor  lietissimi 
Senfi  purifiimi, 

Che  l’aria  intuonino  . 

Nulla  lice  di  mello , 

Oue  guida  trionfi  il  grande  Entello . 

Peregrino . 

Forz’è  credere  a gli  occhi . Ecco  la  pompa . 

Choro  dì  Plebe . 

Ghirlandette , pompe  liete , 

Intefiete , 

Al  Regnante 
Trionfante . 

Ma  cauti  apprefio  a lalciuetti  fiori , 
Intrecciate  trofei , palme , ed  allori . 
Rotte  Squadre , vinti  Regi , 

Sono  i pregi 


Del 


79 


FESTIVI. 

Del  Regnante 
Trionfante . 

Di  guerrera  armonia  l’etra  rimbombe , 
E lien  dei  canto  altrui  cetre  le  trombe . 

Choro  di  Cittadini . 

O de  l’Idra  Suedele 

Augufto  domator,  Germano  Alcide  , 
Vienne , che  deliro  arride 
A le  tue  forti  imprefe 
Il  Ciel , del  cui  amor  pegni  finceri 
Sono  i Regni , e gl’imperi . 

E dubbio  ancor , le  tù  di  quello  Trono 
Sia  dal  voler  del  Ciel  donato , o dono . 
Forfè  al  Regno  Latino  egli  ti  dona , 
Duce , feudo , tefor , gloria , e corona . 

Choro  dì  Soldati . 

Ecco  del  gran  Fernando 
I Vincitor  lèguaci . 

Noi , noi  foli  del  Prode 
Imitatori , Emulatori  audaci, 

Pugnam- 


8o  APPLAVSI 
Pugnammo  a le  lue  glorie  a noftro  merto  : 
E nel  periglio  aperto 

Moftramo  agli  occhi  altrui, col  noftro  sague, 
Che  non  fiegue  vn’Eroe  Virtù,  che  langue . 
Ei  del  Campo  feroce  anima , e deftra , 

Noi  del  valor  di  lui  armi , e ftrumenti , 
Scorremmo  e Regni , e Genti  ; 

Onde  al  ferir  de  1 Aquile  guerrere 
Caddero  vinti  i Rè , /pente  le  Schiere . 

I concaui  Oricalchi 
Teftimoni  Canori 

Narran  ne’  canti  loro  i noftri  honori . 

Al  gran  Rè 
Vincitor 
Di  valor. 

Ma  di  fè 
Ogni  honor 
A noi  fi  dè . 

Ei  pugnò 
Forfè  più 
Con  valor , 

Se  notò , 

Ch’in  noi  fù 
Chi  l imitò . 


Choro 


FESTIVI.  8 1 

Choro  di  'Prigionieri, 

Cedete  alme  Rubelle , 

Cedete  volontarie  7 
Correte  tributarie  ; 

Ch’ogni  valor’è  imbelle , 

Oue  ad  vn  Ior  fedel  pugnan  le  delle . 
Contumaci , apprendete 
Da  le  noftre  Catene , 

Come  obedir  conuiene  J 
Vedete  alfin , vedete , 

Come  contrada  inuano 

Al  giufto , e a la  pietate  ardire  humano . 

Choro  di  Cittadini . 

Confolateui , 

O Cattiui , 

Che  liete  priui 
Di  libertà  ; 

Ma  non  già 
Di  forte . 

Chi  è forte 


L 


Ama 


Sz  APPLAVSI 

Ama  le  fae  catene , 

Se  da  famofa  man  vinto  le  ottiene . 

Trimo  Araldo . 

Quelli , cui  l’oro , e l’oftro 

Incoronano  il  crin , velano  il  tergo  ? 

E'  1 Vincitor  Fernando  > 

Forte , pietofo  ? e giufto , 

Che  di  Cefare  nacque , e viue  Auguflo . 
Dopo  e/pugnate  le  impietà  rubelle 
De  la  Reai  Babelle  , 

Che  con  cento  di  marmo  archi  immortali , 
Del  grand’Iftro  German  l’onda  faetta , 

La  libertà  Soggetta  : 

Stefo  vendicator  l’armato  fdegno 
Di  Vitembergo  al  Regno  . 

Riuocata  la  Sueuia  a’  Tuoi  douuti , 

Duci , leggi , tributi  ; 

Sorprefa  Filisburgh  : domata  Hailbruna  ; 
Conferuata  Nerlinghen  : mille  infine 
Riparate  ruine  ; 

Già  de  la  vera  fè  Campione , e Scudo , 
Degno  de  gli  Aui  luoi  preme  il  fenderò , 

E dal 


• » 

FESTIVI.  83 

E dal  Regno  Latin , corre  a l’Impero  . 

Qui  la  Fama,  e l’Honor , benché  diftante , 
Miranlo  Trionfante  : 

E del  Trionfo  imaginato , e fìnto , 

Sono  Regni  acquiftati , e auuinti  Rei , 
Vere  fpoglie , e trofei . 

Cb oro  di  Plebe . 

_ 

O famofo 
Vincitore, 

Gloriofo 
Domatore 
D’ogni  fello , 

Empio  Rubello , 

Viua  Terbi  di  tua  gloria 
Fama  eterna  ogni  memoria . 

Choro  di  Cittadini . 

O del  Romano  Gioue 

Aquile  Tempre  fauft e , e Tempre  liete  j 
Qualhor  Tdegnofb  il  Cielo 
Nembi  di  guerta  pioue , 

L z Non 


84  APPLAVSI 

Non  più  col  roftro  a lai  ftrali  porgete , 
Ma  de  lo  ftelfo  Ciel  fulmini  liete  ; 

Che  n affifar  le  voflre  inuitte  luci , 
Cadono  ejftiiiti , o prigionieri  i Duci  » 


Araldo  Secondo 


Frenate , o Rè  felici 

Del  magnanimo  lènoi  lieti  affetti . 

Fruir  di  quelli  honori  a voi  non  lice  ; 

Che  fe  non  fono  interi , 

Non  fon  per  voi  lìnceri . 

Non  balla  a chi  d’Augufto  haue  l’Impero  , 
Del  Mondo  trionfar , fe  non  intero . 

E d’AIelandro  al  core 

Del  vallo  ardire  vn  Mondo  anco  è minore. 
Non  fon  degni  di  voi  gli  offri , e gli  adori 
Di  sì  lieui  fudori . 

Se  del  Regno  Latino 
Vi  appaga  in  frefca  etate  il  nouo  Icettro , 
L’ardir  del  petto  voftro  ancor  nalcente  , 
Gode  le  glorie  fue  giunte  a Occidente . 

Ah  che  degni  di  voi  fono  i trofei 
Di  Traci  ? Siri,  Egizzij , e Nabatei . 

Colà 


FESTIVI.  85 

Colà  gitene , o prode , e a que’  trionfi 
Rilerbate  il  contento , 

Choc  qui  fpargete  al  vento . 

Choro  di  Soldati . 


r>\  > ' 

Si  si  si 
Gir  colà 
Benvorrà, 
Che  non  qui 
Sua  pietà 
Tutta  efaurì . 


LAquilon , 

Chei  domo, 
Già  piegò 
A ragion , 

E ammendò 
Suo  cor  fellon . 

Hora  vuol 
Efpugnar 
Soggiogar, 
Doue  il  Suol 
Adorar 
La  Luna  Tuoi . 


L 3 


Choro 


86 


A P P L A V S I 


Choro  di  Cittadini . 

Tolto  vedrem  nel  perfidOriente, 

Al  fulminar  del  Chriftiano  Duce , 

De  Tempia  Luna  impallidir  la  luce . 

Choro  di  Plebe . 

Ghirlandette  ? pompe  liete  > 

Inteffete 
Al  Regnante 
Trionfante. 

Ma  cauti  appretto  a lafciuetti  fiori  ? 
Intrecciate  trofei , palme , ed  allori . 
Rotte  Quadre , vinti  Regi , 

Sono  i pregi 
Del  Regnante 
Trionfante. 

Di  guerrera  armonia  Tetra  rimbombe  f 
E fien  del  canto  altrui  cetre  le  trombe . 


Rè 


FESTIVI. 


B/ 


Re 'Trionfante . 

Sono  l’opre  del  Suol  tutte  dal  Cielo . 

A lui  pugno , a lui  vinco , ed  a lui  viuo . 

A lui  s’erga  feftiuo 

Ogni  affetto , ogni  loda , ogni  fperanza . 
Ch’egli  quanto  iì  fece , e quanto  auanza  , 
Con  amorofa  cura , 

Saggio  moderator , reffe , e procura. 

'Peregrino» 

O di  cor  generofo 

Magnanima  pietà  1 Duce  ben  degno  , 

Cui  cento  Mondi  il  Ciel  delfini  in  Regno  . 
Viui , e vinci  immortale  : 

E ouunque  il  Sol  con  la  fua  luce  arriua , 
Eterno  il  nome  tuo  fi  canti , e viua . 

T ulti  i Chori  infume . 

Ouunque  il  Sol  con  la  fua  luce  arriua , 

Eterno  il  nome  tuo  fi  canti , e viua . 

E viua , e viua , e viua . 


Così 


88  APPLAVSI 

Così  trionfato  la  gloria  di  Sua  IVI  adda  nella 
ìvlufìca,  pafsó  a trionfare  anche  nella  Eloquen- 
za Era  già  preparato  nel  luogo  proprio  il  Con- 
feflo  de  Signori  Accademici,  eleuato  diceuol- 
mente  (opra  vn  palco  tapezzato  di  velluto  rof- 
fo:  e p arcua  colla  facondia  del  folo  a (petto  pro- 
mettere marauiglie  della fua erudizione  . Mal 
Teatro  intanto  ammirato , e fhipido , attenta- 
mente confideratia  la  reai  prelenza  di  S.  Mae- 
ftà , vn  cui  viuace  ritratto  trasformaua  quella.* 
Sala  in  Reggia . 

Mirauafi  in  vn  gran  Quadro  di  ventiduo 
palmi  d’altezza , e quindici  di  larghezza , ab- 
bracciato da  vna  gran  Cornice  d oro , S.  Mae- 
ftà , tanto  al  viuo  ritratta , che  non  fapeuali , 
s ella  più  moueflè  alla  curiofìtà , o alIofTequio  i 
Circolanti . Era  il  Ritratto  tutto  armato , dal 
Capo  in  fuori  ; forfè  perche  quella  regia  Fron- 
te o non  ha  bifogno  d’altr’armi , che  di  quello 
della  fua  maeftà , o (degna  ogni  altro  incarico  , 
fuor  che  quello  delle  Corone  . Portaua  al  col- 
lo vn’ Aureo  Tofone  ; forfè  perche  l ornamen- 
to  più  nobile  d’vn  Principe  Vittoriofo , è’1  far 
vedere,  che  da  lui  pendono  le  catene  de’  Regi. 

Appog- 


FESTIVI.  8p 

Appoggiatiafi  eolia  delira  mano  il  Baffone^, 
proprio  di  chi  comanda  efèrciti,  al  fianco  ; ma 
in  guifa,  ch’egli  parte  alla  mano  porgeua, parte 
da  effa  riceueua  il  foftegno;  per  accennare, che 
i Regi  valorofi , quale  fi.  moftrò  Tempre  Fer- 
nando , fono  nel  medefimo  tempo  e Duci , 
Soldati  degli  eferciti  : i quali  Tono  de’  Regi  nel 
medefimo  tempo  e difefi , e difenTori . Era  poi 
il  bianco  deftriere  di  lui  in  atto  di  sbalzar  dal 
terreno;o  perche  i viaggi  de’  Regi  hanno  fem- 
pre  per  mete  imprefe  folleuate:  o perche  a ge- 
nerofi  non  lice  auanzarfi  verfo  la  gloriale  non 
a’  fatti . Finalmente  gli  giaceua  a piedi  la  tèm- 
pre per  Sua  Maeftà  fatalmente  felice  Ratisbo- 
na , dou’egli  già  trionfo  fra  le  Vittorie , e poco 
dianzi  fi  è veduto  rifplendere  fra  le  Corone  . 

L’eccellente  Artefice  non  potè  dargli  paro- 
le alla  lingua, ‘ma  forfè  non  l’haurebbe  ne  anche 
fatto  potendo  ; sì  perche  parlaua  troppe  cofo 
appiè  di  lui  Pvatisbona;sì  perche  gli  occhi  di  ei- 
fo , troppo  eloquentemente,  chiedeuano  riue- 
renza.  Forfè  anche  egli  era  quiui  collocato  per 
afcoltar  le  Tue  glorie , e accogliere  gli  affetti  di 
S.A.non  per  fauellare . Con  tutto  ciò  ne  vfciua 

aviua 


P2  A P P L A V S I 
a viua  forza  da  tutte  le  parti  vna  loquace  armo- 
nia , che  ben’intefa,  e confermata  da  tutti,  pre- 
dicaua  il  Sig.  Nicolo  Torni  oli  Pittore  di  S.  A. 
per  vn’Apelle , alla  cui  (ola  eccellenza  folfe  fla- 
to degnamente  commeffo  il  ritrarre  Alefan- 
dro  . Chi  confideraua  quella  flupenda  tauola , 
era  per  beneficio  del  diletto  efentato  dal  tor- 
mento dell’afpettazione . 

Ma  era  finalmente  il  tempo  di  confidarla  a 
chi  ne  penaua.  Quindi  gli  Hminentifiimi  Car- 
dinali,e gli  Eccellentifiimi  Ambafciadori  furo- 
no da  S.  A. condotti  dauanti  al  palco  de’  Signo- 
ri Accademici.:  i quali  incontanente  diedero 
principio  a’  feguenti  Componimenti , coll’or- 
dine qui  ferbato  nel  riferirgli  : trattone  il  pri- 
mo, cioè  l’Orazione, che  per  effer  già  flata  pu- 
blicata colle  flape  dall’Autore,  non  lafcia  auan- 
zarmi  da  efporre , che  i ledici  virimi , vera- 
mente eccellenti , e ben  degni  d’effer  ramme- 
morati , come  vna  delle  più  nobili , e fegnalate 
parti  delle  Felle  di  S.  A. 


AD 


AD  FERDINANDVM  III 

IN  ROMANO R V M REGEM 

NVPER  ELECTVM. 


Scipionis  Sanftacruci; 
EPIGRAMMA. 

A Spicis,  Auflriac&  nuper  redimita  volucris 
LX.  Vt  niteant fertis  tempora  facta  nouis  ? 

I am  triplici  Fer  nande  tibi , Germania fceptro 
Occupat  inuiclas  ad  fm  vota  manus . 

Et  qui f anguineis, Due  e te,  modo  fluxit  arenis , 
Exigit  auratas  vndique  Rhenus  aquas . 
Quis  modo  non (peret  reducis  folamina pacis  , 
Du  Mars  Fernando  a Principe  vifius  abit? 


a 


Dei 


z 


A P P L A V S I 


Dei  Sig.  Don  Fabio  della  Corgna 
SONETTO. 

L'Idra  crude l , che  d'atro  tofco  afperge  3 

T)'  Arturo  i regniy  e ogni  beltà  lor  guaf a : 
Vfa  a non  pauentar  la  fpada , o latta > 
Sotto  gelato  Ciel  fbila , é s'erge . 

E mentre  lempia , ogni  'virtù  fommerge , 

E 'umano  J eh  ermo , al fuo  furor  non  li  afa  : 
*Dal  (iel , che  al  mottro  reo  3 folo  contratta 
Regale  Alcide , ad  oppugnarlo  emerge . 

Ter  C e su  fìringe  il ferro , e per  la  Fede . 

<De  la  chioma  di  Dafne  orna  la  chioma  ; 

E forgon  palme , oue  egli  pofa  il piede . 

Già  cade  Udrà  ; e dice  opprejfa , e doma  : 
S'hà  l'Imperio  Roman  sì  forte  Erede  f 
Ahi  j che  difende  Iddio  l'Imperio  > e Roma . 


Bar- 


festivi. 


3 


Bartholomaei  T ortoletti 
CARMEN. 

VOs , b C cellcola  magni , mortalia  cura 

Sunt  quibus,  & tuflo  pedet  examine  laces. 
Quam  bene facrilegos , fcedaq?  libidine  captes 
Atteritis  bello  populos 7fceleruf  piando 
Bacchari  morbos  terris , ac  dira  iubetis 
ST empora}qua  pingues  doceat  flerilefcere fulcos7 
Frugibus  Qj  viduent  agros , grauidiscf  Ly&i 
Focula  decutiant  lapidofa  grandine  ramis  j 
Alternos  etiam  Soles  [i  mittitis  imbri , 

F cenarum  % modum facitis , Nunc  denife  fulget 
lucundum  tubar  ex  alto  ; procul  ira  face  [sit , 
Inuidiatf  truces , fef  duri  Martis  amores . 

Ad  Pacem7quacum<f  animat  lux  aurea  terras7 
Omnia  fe (linant , qua  ramo  infgnis  Oliua 
Pratendit  fe  fe  in  foribus.  Roma,inclyta  Romat 
Vt  magno  defponfa  Retro  diuina  celebrat 
(fonnubia , & ins  fydereis  cum  Ciuibus  aquat , 
Imperq  gaudet  titulos , apicemq \ fuperbum 
In  capita  Auftriaci  generis  longo  ordine  mitti 
lamdudum , Heroas  bello  ambire  potentes . 

a 2 Gaudet 


4 APPLAVSI 
Candet  clara  fuis  Latias  Germania  lauros 
Luxuriare  comis  . Fortuna  e fi  nominis  j artes 
ingenio , 'virtute  •valente  famamcf per  aureos 

Aurora  thalamos  geji arum  pondere  rerum 
S uh  Tfoma  titulis  vtttrix  Germania  fundit , 
Et  Lunam , & crudas  pridem  copefcuit  Arttos. 

Ergo  tu  aufpicijSyF erndde  Emette,  Latinis, 
Pannonia  dudum  regno  ,fceptrisf  potitus , 
JF1.U teris  Imperili  in  magnu,cui  terminus  afira . 
Ingens  Ne  flor  eos  Cj enitor  pr&teruolet  annos , 

F u tandem ,tu  Cafar  eris . micat  Itala  tellus , 
Vnde  tibi  R omani  apicis  manauit  origo , 

L Mitia  , jf  er  at  f tuo fub  nomine  rebus 
sAffhfiis  requiem . proh  quantos  paffa  labores , 
Dum furit  horribili  Fellona  per  oppida  ferro , 
Et  peregrina  lues  fquallentia  demetit  arua . 
Non  at  as , non  fexrn  iners , non  vitta  refulgens 
Sacrificis  U emp lorum  adytis  innoxia  fato 
Eripuit  capita , gf  fceleratas  abflulit  iras . 

Nec  dum  etiam  cattns  inflari  clafsica  cejfant 
Prorsus igniuomis  crepitat  incudibus  enfes  • 
His  tu  pone  modu . tibi  laurus  plaudit  Auorum 
Vfque  vires , P atrium  f decus.  Vix  aurea  nuper 
Pubes  ambibat  tenera  lanugine  malas , 

Cum generofa  tuis  Vittoria  rfit  in  armis  ; 
Gloria 


FESTIVI.  s 

Gloria  fuccendit  flammas , & dpi  cula  rexit  > 

Et  mixti  populis  cecidere  rebellibus  hofles . 
Oceano  domitas  Hier fubmiflt  arenas , 
a Atque  vflas  bello  fegetes  pr at  er  luit  Albis . 

Ipfe  caput  gelida  merftt  formidine  fundo 
Oceanus , fctjfo  & pauidum  fuper  Amphitrites 
Nume  Hyperborea  gemuerut  tegmine  Nympha. 

O qua  fles  animos  è trifltbus  alleuat  vmbris  > 
Ceu  maini  aufptcio  gefstfli  plurima  P atris , 
Qua  pulchros  squent prifca  'virtutis  honores , 
Sic  fore , vt  Imperio  ,proprijs  sf  v iribus  vfus 
Aiaxtma  coficiasyveniat  (arme lus Aemus  , 
Aeflubus  ille  tepens  Syrijs , hic  fligor  e durus , 
oAxes  ante  tuos  'vinclis  captmus  ahenis  ; 
in<f  triumphatum  populi  ludibria  T* ygrtm 
c cumulet.  Crafsi  non  flgna  repofcere  Parthos^ 
Promanai  <sAcjUilas  ^praflumf  Ancile  catenis , 
Ad  ens  tibi  ; fed  regnis  Ut  aberis  Urbis  auitis 
E)  emere  folli  cita , pro  libertate  jT yrannos , 
Necnon  (sfar  e is  repetita  reponere fceptris . 
Redii  tui  tn  primis  'Diuum  Ut  aberis  aras , 

Et  ritus  Chridlt  'veteres , E ybermacf  facra . 
Nec  iam  turpis  Arabs  Homini  vedhgia  noflri 
P olluet\aut  facru  -venerabimur  are  fepulchrum. 
Qualis  agit  spumas  mordacibus  ora  lupatis 
Affliflus 


6 APPLAVSI 

tAffliflus  fo rupes , neque  fè  calcaribus  aquum 
Exhibet  implacidis , donec  parere  rebellem 
Cogat  eques  . tali  exilium  fub  trifle  trahetur 
F rote  Superfluo,^  fiygijs  caput  abdet  in  vnd.is 
^Aeternum . Pietas  populis  dabit  vnica  leges . 
F ce  lix  b , liceat  cui  tanta  euoluere  falla , 

Et  tua  Alaonijs  intexere  nomina  chartis . 

Hac  ego  gauderem  vitam  pro  laude  pactfci . 

E u modo  made, Heros , innatas  exere  vires  j 
Regales  fif  animos , Hirnulis  regalibus  vrge , 
ISluUa  finum  facies , gp  nulla  pericula  vertant . 
Quod fi  laurigeros  nutris  fsb  Numine fa(ces  ; 
Maiorumfi  vias , pf  amia  exempla  fecutus 
Cunffa  refers  Jiiperis,  qui  te  fortuna  relinquat  ! 
Illa  tua  figet  eri  flatam  in  cafside  fidem  , 

Pella  fi  fecuras  du  lì  abit  in  aflrra  c at  eruas  . 

NI  agnam  precipue  cum  V trgwitate  Parentem , 
Qua  Generis  tutela  tui , tibi  crede  futuram 
^Auxilio,  geminos  (fi  fimul \ quos  Vrbis \pef  Orbis 
Paedor  es, cultus  fi  fui  dedit  effe  magifiros  (tympi) 
Numen  Homo  primos.  Nihil  e(l  fine  munere  O- 
Quadoquide  terra  pulcherrima  femine  Matris 
Plena  nouo  ffecies , pf  Cee  li  mafcula  virtus 
fbnfenfere  ttsa  fupremum  frontis  in  aurum , 
Etere forte  tua  . E ibi  Vaticanus  honori 

zAffur- 


F E S -T  I V I.  7 

(target  collii , Capitoli  vertice  maior  ; . 
Gloria  man  fura  tibi  condet  imagine  famam , 
(’um  tranfmijfa  tholo  pendentem  barbara  f, lucro 
Alaumethem  feclis  ofendent  fona  futuris  ; 

Et  veras  fratto  mendax  Latonia  cornu 
Finitimo  fuperis  lacrymas  effundet  ab  axe . 


r 


Del 


8 


A P P L A V S I 


Del  Sig.Marchefe  Oddo  Sauelli  Palombara 
SONETTO, 

IL  del , ò T{pma , a le  tue  glorie  ini  e/o , 

Già  ne  la  pri/ca  Età , /cudo  guerr  ero 
Pronto  f offer fe , onde  il  fatale  Impero 
Da  barbaro  furor  ne  gijfe  illejb  : 

Ed  hoggi  pur , d'antico  /degno  accejo , 

Freme  Aquilone , e ti  minaccia  altero  ; 

JVla fa , com'egli  e reo , vano  il penfero . 
Già  caldo  ogni  tuo  Voto  al  fé  lo  è afeefo . 
Ecco  Fernando  à Trono  eccelfo  eletto , 

Che  di  pietate  armato  efpofe  ignudo 
A le /quadre  mimiche  il  Regio  petto . 

T*  rema  al  tuo  Nome  ogni  Guerr  ter  piu  crudo , 
(he' l (te/  per  eternarti , in  lieto  affetto 
T i dà  il  fampion  /e  già  ti  die  lo  feudo . 


ore- 


FESTIVI. 


9 


Gregori)  Porci 
ODE. 

Am  minax  cefsìt  Maris  afluo  fi 
T* urbo  : iam  crebris  agitata  rtxis 
Ira  decefstt , -populata  terras 

Cefsit  Enyo , 

Iam  fugax  errat  domitus  rebellis 
Albis , & fafiu  pofito  Sue cus 
Segnius  tradat Jibi federata 

Ille  T" eRuris  fagor , 

Ingnis  ac  c en  fi , quatieris  Cometes 
Regna , Diurna  reus  hojiis  ira 

Vanutt  igne . 

Ecce  iam  ViCtrix  tibi , F e r d i n an  de 
Roma  Regales  apices , Qf  Orbis 
Ima  largitur , meritis % mifcet 

Sceptra  Coronis . 

Hinc  Idumais  tibi,  fceta  baccis 
Palma  praludit , titulos  tropbats 
Debitos  nutrit , parat  & triumphis 

Gloria  Lauros . 

b Cae - 


Arma  phalangum . 
ille  belli 


IO  APPLAVSI 

C ab  sa  rv  m proles , de  chs  inuidendum 
Stirpis  /1  v gv st ab 5 S oboles  1 beri 
yiuUrij  d{egis , gener  ofa  Ccelo 

Orta  propago , 

T*  e 'volans  circum  glaciale  fulmen 
Armiger  geiìat  Iouis , Volatum 
Qua  tubar  lT  it  an  parit , & recondit , 

Explicat  alis . 

T* <?  volunt  fafces * venu  fio 

Ore  Ttlaiefias  probat , Secures 

Fafcibus  nexa  trabeata  ducunt 

Agmina  Regum . 

TV  j triumphatis  Aquilonis  Oris 
Corniger  F^henus  bifido  meatu 
Gaudet , & blanda  tua  latus  vndis 

N omina  voluit . 

TV  loquax  Fumor  colit , Quadrigis 
Vetius  auratis  juper  asira , vires 
Semper  acquirit , famulumcf  Honorum 

Frcuocat  agmen . 

//<?  nunc  Virga , V rabea  Curuli 
Sede  pendentes  iterate  Fafius  > 

Ite  Virtutes , fronti 

Ne  tilt  e ferta , 


Serta  i 


1 1 


FESTIVI. 

Serta , qua  diti  fabricata  fumptu , 

Et  gì  gante  am  fuper  afta  molem 
nAllobrox  Princeps pofuit  S ab  av d ab 

Gloria  Gentis . 

Extulit  cultu  t geminum  E heatrum 
Regio , mira  <variauit  artis 
E còla  pitturi* , Pariof  duxit 

Al  armare  Vultus  % 

Struxit  argento , rutilo^  Fontes 
Eiuites  auro , pretiofa  fluxit 
Inde  tempeUas  > radqsefl  lufit 

*Aura  metallo  • 

Haflt  huic  fufiu  nitor , & Vefeui 
Alontis  obi eclu  micuit  reflexis 
Clarior flammis , tremula fontis 

aArflt  in  <vnda . 

O nonis  femper  tibi , C aes  a r , ignes 
Plaufibus  miflos  A n i mo  s v s H e ro  s 
Voluat , & femper  tibi  deflinatos 

Excitet  arcus . 

Hic  Hydaspeis  cumulata  gemmis 
Signa fulgebunt  Crucis , ftf  irtfulco 
Libra  cum  Sceptro , (gladio  flabunt 

Pondera  Regni . 


b 2 


Del 


A P P L A V S I 


ii 

Del  Sig.  Conte  Andrea  Barbazza 
SONETTO. 

DUI magnanimo  Augufto  al  Figlio  altero 
Con  triplicato  fregio  tl  crm  circondo  > 
T* re  Corone  far, an  pefo  leggero 
A chi  foHìen  dì  mille  glorie  il  pondo  : 

CI  rd  le  morti , c l’ horror  firada  a l'Impero 
S'afperje  intatto  il  Vincitor  del  Alando , 
Strwfe  il ferro fatai , Alarle  Q uer r ero , 
Versò  dtluuij  d'or , Gioite  fe condo  : 

Così  cantò  Colei , ch'eternar  Ji itole 

Chiaro  il  merlo  de  i , lieta  volando 

Oltre  le  vìe , dotte  non  giunge  il  Sole  : 
Tofcia  ai  jT  ebro  riuolta  t e tl  pie fermando 
Là  del  V arpeo  su  la  beata  M ole , 

S onar fe  i Colli , e rifonar  Ferr  ando* 


FESTIVI. 


*5 


Gafparis  de  Simeonibus 
ODE. 

A Rmorum  fonitu  iam  fatis  horruit 
JljL  T aunus,pulfa  gernunt  Hercynia  tuga  $ 
Sat  tam  cade  frequenti 
Ariloum  incaluit  gelu . 

O tandem furqs  parcite  1 luridam 
Vos  ò , V tfrphonern  trudite  V maro , 

Qua  mwc  effera  Marti 

Praceps , Corda  3 vouet  furor  l 
JSion  •vitra  gelido  fub  Ioue ferueat 
Qua  ghfctt  populis  tra  rebellibus  .• 

Fallax  mergitur  Arbios 
Tandem  fanguineo  mari . 

Iam  Pax , gf  Pietas , £$  Pudcr , & Fides 
Au  gufo  redeunt  vindice , pf  in  graues 
Vertunt  arma  catenas  » 

Difcors  queis  Odium  premant . 

C effere  implacida  iam  Superis  mina , 

C effere  mentis  : Hat  decus  Imperi 

Fernando  ; addita  qt  Orbis 
Fortes  fceptra  regunt  manus  <* 

VOS: 


i4  APPLAVSÌ 

Vos  nunc , Auflriadum  munere  dextera 
Acuì  qua  fer  te  m ducttis  auream , 

Sacra  pramia  fronti , 

(*,4 urum  reddite , S acula . 
Addant  fe  capiti , quas  aluit  eruor , 
hauri  ; flet  gemino  fidere  (f&farum 
Axis  fede  perenni  3 

Dmum  quandoquidem  oenus 
Fors  non  vna  beat  : fc  Aquila  biceps 
Signum  3 (ic  famulans  •vnda  binominis 
Ifiri  3 Rhenus  alueo 
Illi  fc  bifido  fluit . 

Orbis  (ic  geminus  paret , ardua 

Oras  Regna  vident  non  habitabiles , 
Extra  lampada  Solis , 

Extra  E ethyos  ambitus . 
Parnafsi  en  pariter  tura  bmerticis 
( edunt , & gemina  Laurus  adorea , 
Illa  & tefiera  Vatum , 

Illa  & gloria  (afarum . 
Alternant  Lycia  clafsica  barbiti  3 
Flaufum  carminibus  i unger  e ge fiunt 
Exui  tanti  a Signa , 

Euris  affa  loquacibus . 


FESTIVI. 


15 


Del  Sig.  Berlingiero  Gelsi 
SONETTO. 

POìche , Ferrando , i giu  fi  i tuoi furori 
Apron  di  /angue  hofiil  vini  torrenti , 

E monti  alz^an  d’ Eroi  feriti , e [pentì , 

Onde  fi  demo  a te  reali  honori  ; 

TO'  Argento , e d'Or  ricchifsimi  tefori 
forrano  tributari , e nuerenti 
De  la  tua  fronte  a circondar  gli  argenti , 

A coronar  de  la  tua  chioma  gli  ori . 

E'  l duro  Ferro  ancor , che  l fianco  ferra , 

Ala  non  arma  il  •valor , con  noni  fregi 
*T  1 cinga  in  pace  il  cnn , fe' l cinge  in  guerra. 
Ferrando , il  Ferro  ha  dal  tuo  nome  1 pregi , 
Egli  ne  la  tua  man  le  fchiere  atterra , 

Egli  per  te  forma  catene  a t Regi . 


Frati' 


1 6 


A P P L A V S I 


Francifci  Sacci 

EPIGRAMMA» 

QVi  feria  Ard'óam  F er  nande  armauerat 
Vrfiam , 

Vrfam  (anguineo  vidit  obire  mari . 

In  te  iam  comuratum  prope  vidimai  Orbem , 
Et  conturato  vilior  ab  Orbe  redii . 

Ergo  } cjuam  tecum  vidrtx  ttbi  Roma  coronam 
Deftmat , hac  mandi , crede , corona  tui  efl. 
Elam  ttbi  in  immejam  mudai  fife  ipfie  coronam 
Circinat , imperqs  par  jit  vt  ilia  tuii . 

Sic  bene  Romano  cingit  diademate  cnnem , 
Qui  vidor  toto  angitur  Orbe  cornai . 

Orbie  nec  fatti  eli  ; Orbem , qui  luce  coronat , 
Sit  fronti  *T itan  tpfi  corona  tua . 

Islam  J Ad  am  vinces  tdefelìu  vt  pafia  minorem 
Se  putet  a (peliti  IT  braci  a Luna  tuo . 

T'uc  vitior  diadema  petasxui  Luna fiibaHa  e fi 
Digititi  htc  e fi  toto  cingere  Sole  comas . 


Del 


FESTIVI. 


17 


Del  Sig.  Francefco  Balducci 
SONETTO. 

PRia , che  vefir  di  piume  Aquila  altera 
II  regio  nido , empir  dt  Sole  il  ciglio  ; 
Pofcia  in  quegli  Angui  e fer  citar  l'artiglio , 
Che  fi fueife  dal  crm  Pluto , b Megera  ; 
Leuarf  a volo  a la  più  ardente  Sfera  ; 

Leuar  tra  i nembi  l pie , tinto , e vermiglio 
De  le  nemiche  vene  ; e col  configito 
De  gli  Afri far  de'  Jiioi  proua  feuera  : 
Cotai  pregi  Fernando , oltre  il  natale 
Fanti  herede  del  fulmine pofente , 

Cui  tu  prefi  le  famme , e'mpenni  l’ali • 
Già  ne'  coutil  fuoi  gela  il  Serpente . 

Già  da  l'Ifro  guardar  l'Aquila  vale 
Con  due  tette  e l'Occafo , e l’Oriente . 


i 


c 


Fran- 


i8 


A P P L A V $ I 


Francifci  Carducij 
ODE. 

NOn  minor  magno  Genitore  Proles 
Regios  auro  Aeneadum  capillos 
Cingis , Auguflo  capiti  futurum 

Pondus  Amtum . 
Rege  e Stirpis  columen  beata 
Sperat  at  er  nos  numerare  foles , 

Impw  quamuis  fremitu  rebellis 

Ardeat  holiis . 

*T heutones faufium  venerantur  omen , 
Quos  dolor  trtjii  madefecit  imbre , 
Fronte  tergentes  lacrymas  i fer  ena 

Luce  (ruuntur. 
Qui  modo  exundans  latices  cruentos 
Hier  ad  Pontum  tulerat , fluentum 
Voluit  argento  (ìnule , & canoro 

AI ur mure  plaudit . 
7,  manu  fcelix , cape  fceptra  Regni , 

Id  ares  : 

, & hafla . 


Gentis  Au  gufisi  celebratus 
Illa  regali  fuerunt  lacerto 

Fulmen 


Thra* 


FESTIVI. 

‘ T hracìus  tandem , vìdeo , iacebit 
Anguis  Augufis  monens fagìttis  j 
Solis  in  cunis  fibi  ponet  Ales 

Regia  nidos . 

Suece  quas  folues  inimice  poenas  : 
Sanguinis  circum  fluuq  tepebunt  ; 
C&far  vittis  reprimet  triumphans 

Colla  cathenis  * 

H arefis  dira  rediuiua  f onte 
Hydra , regali  laniata  Roflro 
Frada  Germanis  Aquilis , cruore 

Funera  merget . 

S edis  Aletto  foboles  profunda , 

En  venenatos  ferit  vngue  crines , 
Ditis  & nigri  per  opaca  vulgat 

Regna  dolorem  '* 

/,  manu  felix , cape  fceptra  Regni  ; 

Iam  f ibi  plaudit  pia  Reorna  Regi  j 
Farta  Vittori  T ibi  iam  coronet 

T empora  laurus  • 


c 2 


Can- 


Cantilena  del  T euere  al  Danubio 

Del  S ig.  Antonio  Abati . 

Già  domato  il  Rubello 

S' rudt an  liete  intonar  de  Filtro  Fonde 
I trionfi  , e F impero 

ISton  captai  cf  ebro  infra  F amene  {fronde  ; 
Anz^i  grani  do  piu , correa  più fneilo  ; 
Quandi  ecco  intorno  muta 
là' Eolo  la  turba , e à F armonìa finora 
D'vn  bel  gorgo , teffiuta 
Al  G erman  P a ffaggier  tela  canora  g 
JMuftco  Pellegrino , 

Così  dic  e a F Irrigator  Latino  i. 

Io  fon  quel  T*  ebro  augufio  s 
(Gelido  mio  (germano ) 

Al  cui poder fiurano 
Vide  ilfecol  fvetuHo 
Baciar  Forme fi* fife  non  Oceano , 

Anni  al  rotar  del  mio  temuto  ciglio 


Del  Regnator  musilo 
E di  fua  piota  altero 


Gir 


FESTIVI.  zi 

Gir  tributario  il  Genitore  al  Figlio . 

Ivi  a cjual  mole  non  cade , 

Qual  vanto  non  fi  perde 
Alarmi  de  I' et ade  ? 

Cadde  tl  mio  fiore , e'I  verde . 

S pregi  aro  i non  curanti 
Figli  di  quefio  f mio , 

CT imidetti  del  volo  y 
De  l'antico  Valor  gli  alati  ammanti  9 
Quafi  I' herede  a gogne 
Le  fue  nude  vergogne , 

E tema  il  reo  fi  a le  Romane  voglie 
De'  cadaueri  altrui  cinger  le  fpoglie .. 
Ma  Virtù  , che  [ì  cela 
D empo  in  aprico  fuela . 

Ecco  mia  Roma  armata 
Ne'  tuoi  campi  è rinata  ; 

E da  l' e flint  a Jua  Fera  Lerne  a 
Fa  con  Prout  da  cura 

t 

Di  bell'arte  Cadmea 

(germogliar  regio  Fabro  a le  tue  mura  . 

Ondilo  conmen , rimbombe , 

Padre  di  marautglte , 

Che  tue  glorie , mie  figlie , 

S an  pullular  di  Fipma  mia  le  tombe . 
Strin- 


Zi  APPLAVSI 
Strìnga  homai  l'inquieta 
*T urba  il  calibe  fero , 

Scocchi  pur  Scita  arderò , 

E fa  l’Aufrìa  la  meta . 

Contra  Sueui , e Pannoni 
Da  gelati  T* rioni 
Scendano  i Gerioni , 

Corra  il  fiafsino  ha/ìato  in  man  del  Gela, 
E fa  l’AuHria  la  meta . 

Al  valor  dt  Ferrando 
Cade  arco , ha  fi  a , brando  ; 

Ecco  biella  pietofa 
A fue  vittorie  arride  ; 

E l' Her  ernia  fi  ondo  fa 

Fafsi  claua , e T* eatro  al  regio  Alcide . 

Piange  (li , è ver , piange  Hi 
T*  noi giorni  fuenturati , 

Vedefìi  y è ver , vedejli 
Elei  variar  de  gli  anni 
Dì  tue  Prouincie  d danni 
Romiti  alberghi , e populofi  prati  ; 

Onde  t al' hor fuperbe 
Vallt  donate  a le  Cittadi  han  l’ herbe . 
Vedejli  y è veder , vedebli 
Da  tuoi  nemici  armati 


Contra 


FESTIVI.  23 

Contra  le  moli  altere 
Pfinouellar  del fuperb’Ilio  i fati , 

Onde  tal’bor  trabe fti 
Spettator  di  vergogna , 

Qual V roiana  Cicogna , 

Sopra  gli  homert  tuoi  rmfere  fichi  ere. 

Ptangejìi , e ver  y piange fìi 
S anguino fo  la  fronte , 

Porgefh  al  fin , porgefìi 

Quai  tributar^  al  tuo  ceruleo  fonte  > 

Co’  fianguigni  torrenti 

De  le  rume  tuefmaltati  argenti . 

Vie  piu  l piacer  fi  fente 
Ne  la  Sorte  feconda  » 

Se  l’andato  dolor  tornaci  a mente . 

G là  fanar  le  tue  piaghe  ; homai  verdeggia 
L’ inf anguinata  Sponda , 

Aloni  pur  lieta  l’onda . 

Al  rotar  d’vna  mano 

Vedrai  sluol  ribellante  al  fuol  conquifo , 

Vedrai  Campton  Romano , 

Che  sa  vincere  afsifo  ; 

E s’auuerrà , eh’ e 1 reggia 
Nel  pacifico  rifo , 

Per  atterrar  di  Cefare  la  Reggia , 


Pullu- 


*4  APPLAVSI 

Pullular  l' ardimento  al  mofiro  ancifo , 

Non fa  Rupor  ; mentr  Aquila  fen  pofca , 

Ch' al  rebelle  Prometheo  il  cor  rìnafea . 
u fra  t barbari  Daci 
Per fellonia fugaci 

Nacque  non  {proni . ìmpatiente  additi , 
Oue'l  tuo  Rege  imperiofo  arriue  s 
Stranio  fuol,  frani  liti , 

E non  cangi  voler  >fe  cangi  riue . 
jT u di  Cefare  amante 
Moui  a Ruolo  inhumano 
L'efploratrìci  piante , 

A precorrer  le  vie  de  la  fua  mano . 

Pen fanno  ancor  fa  i gelidi  coftumi 
Con  bell'arte  d'amore  ardere  i fiumi . 
Ecco  ne'  lieti  auspici 
De'  tuoi  corfi felici 
A fommerger  le  noie 
T raboccan  le  mìe  gioie  ; 

Ma  tra  i liquor , che  afperge , 
rà  ì fulmini , che  tuona , 

E ra  le  moli , che  t'erge 
Nulla  Roma  ti  dona . 

A tue  grandeXfe  è poco 
Del  N epo  vrì  efe  a >e  di  van  aure  vn  gioco 
Sol 


FESTIVI.  25 

Sol  t’ aggradino  i miei 
SERE  Eli  antri , e Licei , 

In  cut  Alìnerua  a tuoi  ripofr  inuoco  j 

Sol  da  Minerua  puoi 

7“ rar  pacifiche  -vi tue  a campi  tuoi . 

j Qm  tacque  il T ehro  \ e' n su  la  'valle , e' l monte 
Fiamme  di  fecchi  dumi 
A ringratiar  que'  Lumi , 

Ond'huorn  lentia  impetra 

Se  ne  r volar  mute  Oratrici  a l'Etra  ; 

Quindi  Cj tatto  bifronte 
Con  le  canore  Ad ufe 

Apri  l r varco  al  nuou  anno > e al  T epio  il  chiufe . 


d 


De 


2 6 


A P P L A V S I 


Iacobi  Accarifij 
EPIGRAMMA. 

De  Rege  Romanorum  eletto,  ftatim  ac  Sereniflìmus  Princeps 
Cardinalis  à Sabaudia  Germanis  Patrocinium  accepit. 

CVr  Romanorupeperit  Germania  Regem , 
Adauriti  facra  du  Purpura  Pr&Jes  adepti 
Parturiebat  adhuc  Germania . T ut  e lar  is 
Mauriti  accefstt  dextera  ; tunc  peperit . 


Del 


FESTIVI.  27 

Del  Sig.  Domenico  Benigni 

CANZONE. 

Dite  CaU alie  Dee , 

Che  non  vince  Vir  turche fempre  è della? 
Per  le  (piagge  Lernee 
Sorge  prole  immortai  Belua  funelìa  j 
Belua , ch' i lumi  ardenti 
Empie  di  fiamma , e d'ira 
Scocca  ne'  danni  altrui  fiati  nocenti  j 
Belua , eh' ouunque  gira 
T* orua  le  luci , incendio , e morte  (pira , 

Spauentofo  portento . 

Sette  di  cieco  horror  liuide  tefie , 

Stende  orgogliofa  al  vento 
Da  l'ampio  fen , la  veleno  fa  Pe(le  : 

S'vna  auuien , che  ne fuella 
Ardita  man , con  fette 
Strani  germogli  al  Ciel  fi  rinouella  9 
E par , ch'altrui  faette 
Ne  rampolli  crefcentt  alpre  vendette . 


d 2 


‘Tanto 


28 


A P P L A V S I 


T* anta  ancor  ne  le  fere 

Tuo  d’oltraggio  offerto  ira , che  freme . 

A fembianz^e  sì  fere 

‘l'emon  l’ onde , e deferto  il  lido  geme  j 

Orma  d’immane  piante 

Quiuì  gì  d mai  non  giunge 

Per  lontano  fentier  ,fe  non  errante . 

Il  Peregrm , cui  punge 

Freddo  timor , l' addita , e fen  va  lunge . 

ispida  chi  di  palme  armato 

T* rafie  da  l’ ombre  ofcure  a rat  del  Sole 
Cerbero  catenato 

Non  pauenta  il  fijchiar  d’ horride  gole . 

Doue  piu  di  veleno 

Arde  l’Angue  vorace 

Sicuro  tnfa  le  morti  auuenta  il feno , 

P nota  fanguigna  face . 

De  fra , che  pugna , ha  fimi  trionfi  in  pace . 


Ma 


FESTIVI. 


29 


osi* fa  di  qual  Serpe  ì fifchì 

D urlan  del  mio  Parnafo  il  fiton  giocondo  / 

Cerafie , b B afe  lift  hi 

Vnqua  non  hebbe  piu  feroci  il  Mondo  . 

D'atro  tofco  minifìro 

Minaccia  il  Moflro  infido 

Con  fi  attento  mortale  il  fRfieno , e llflro  j 

Qual  più  ripa  fio  lido 

Sifcuote  in  guerra  di  fitta  rabbia  al  grido  • 


Cìnto  di  lucide  armi 

Contra  Belua , che  freme  » e l'Alme  uccìde , 

Sue  la  Pindo  d miei  carmi 

Qual  die  ptetofo  il  Ciel nouello  Alcide  ? 

Del  Monarca  Germano , 

Cui  sugli  empi  tonando 
Folgore  tripartita  arma  la  mano , 

Ecco  irato  Fernando 

Premere  i campi , e fulminare  il  brando . 


Dal 


A P P L A V S I 


3° 


Dal  velenofo f angue , 

Ch' e fatando  versò  Sue  co  T* iranno , 

Sorga  pe fi  fero  Angue , 

E crudo  porti  in  fronte  oltraggio , e danno . 
Valor , ch'oue  Fortuna 
Pertinace  contraile , 

Nel  magnammo  fen  pojfanz^a  aduna  » 
Porta  fuo  cor  fra  l’ alle , 

E calpejìa  col  piè  Draghi , e Cerali  e . 


U empio , che  l' alla  impugna , 

Perche  fcuota  crude  l Ce  fareo  foglio  » 

Con  fangumofa  pugna 

Su  l'ifiro  infra  le  mura  alz.i  l'orgoglio  > 

Contra  affalto  nemico 

Guerriero  ardir , la  Iponda 

Offra  talhor  d'tmmenfo fiume  amico , 

E con  forte  feconda 

Pugnino  a fua  difefk  il  ferro , e l'onda  • 


Ma 


FESTIVI. 


3* 


nSVfa  che  l lucido  telo 

(grani  tua  delira  pur , Regio  Campione  , 
Scritto  ha  con  fi  elle  il  Cielo 
Se  non  pugna  Virtù , non  fi  corone . 

Ne  le  barbare  Rocche 

Fiamma  diuoratrice 

Vibrino  a danni  altrui  fulminee  bocche , 

Sparfo  da  mano  aoltrice 

Beua  [angue  infedel  muro  infelice . 

(T emerario  contrailo . 

Dal  giogo  indegno , e dal  mortai periglio , 
Che  gt  a turba  tuo fa  fio , 

A che  non  alzjt , fatis  bona , il  ciglio  ? 

Mira  di  palme  onufo 

T ra  fpauenti  di  morte 

Premer  tue  foglie  il  Cjiouanetto  Augnilo , 

Già  caduta  e la forte  ; 

S'apran  sii  IPflro  al  tuo  gran  Rè  le  porte . 


Pren 


3 z 


APPLAVSI 


Prenda  il  mondo  gli  auguri . 

Ne  trionfi  de'  Regi  il  Cui  non  erra . 

Vinti  / aprono  i muri , 

Ala  non  cede  il  Superbo , e riede  in  guerra . 
D acciaro  i campi  ingombre , 

Che  già  di  morte  è reo 
O sfide  l'Etra , ol  del  dì  nubi  adombre . 

( D’ honor  nobil  trofeo  ) 

Alan  j ch’vri  Hidra fieno , non  teme  Anteo  . 


Già  canora  la  tromba 

Ode  N or  Unga , che  fue  fquadre  accende . 
S ceffo  il  fiuolo  rimbomba , 

E firepttofo  il  Ciel fereno  offende . 

SE uonano  ì bronzai , intorno 

Far  che  fdegnofo  auuampi 

Di  fiamma  il  Sole  3 e vinto  ceda  il  giorno . 

T ra  lo  fplendor  de'  lampi 

Ecco  giacer  pieni  di  morte  i campi . 


Tra 


FESTIVI. 


33 


jT rà  le  firagi , e le  prede 

Cede  l'empio  à la  pugna , e fugge  afcofo . 

E doue , e doue  il  piede 

Porti  lunge  da  l'armi  in  vii  ripofo  / 

Ai om  [quadre  nouelle , 

Che  Al  art  e honori , e pregi . 

E che  puote furor  contra  le  felle  ? 

Fi  [fio  hai  Cielo , che  fregi 

*T  no  [angue  infido  al  gran  Fernando  i pregi . 


Ada  doue  fciolto  hai  l'ale 

Bella  Euterpe  ! su  l'vfcio  adamantino 
De  l' albergo  immortale 
Segno  vanti  più  belli  alto  Defilino . 
Già  tra  ferree  catene 
Stanca  l'inuidìa , ò doma 
Prepara  al  Vincitor  glorie  ferene , 

Et  à la  regia  chioma 

Porta  fuoi  fregi  ofiìequtofa  Roma . 


e 


Duro 


34 


A P P L A V S ì 


Duro ferro  guerriero 

Si  curui  in  giro , in  corone  il  crine , 

Che  glor  i ojo , altero 

Sparfe  Augufo  Camp  ion  d' horride  brine . 

A fanguigna  Vittoria 

Dì fudorfgha , a Maro 

l\on  sa  il  Cielo  negar  pompa  dì  gloria , 

Fra  ie  nubi  d' acciaro 

S ol  di  regio  Valor  Jf  lende  piu  chiaro . 

Sacri  Cigni  Dìrceì , 

Cui  verdeggia  d' honor  puro  H elìcono. 

Da  gli  alti  colli  aferei 
*F  effete  al  nouo  Augii  fio  ampia  corona . 
L’Età , eh’ t nomi  ftrugge 
Senta  Frale  cancro , 

E trafitta  me  alene  il  pie , che figge . 

T tu  che  di  ferro , e d'oro 
T e mori  gli  Anni , & il  Ciel ferto  d'alloro . 


A sì 


FESTIVI. 


35 


A si  vaghi  fulgori 

Volgi  tu  gran  M av  rit  io  intento  il  volto , 

E tra  patrij  fylendori 

Lieto  vedrai  tuo  nobtl pregio  accolto . 

Prijco  vanto  a tuoi  Duci 
Nutre  ne  giri  fuoi 

Superbo  il  Rheno , e chiaro  altrui  riluci > 

Là  tra  Scettri  ben  puoi 
Le  corone  additar  de  gli  Ani  tuoi  • 


e 2 


Horati) 


3* 


A P P L A V S I 

Horatij  Nuti 
E L O G I V M. 


FEr  din  andò  T ertio , ad  Romani  fceptrìfa- 
Higium  elato , (fer  mania  plaudit , ‘Roma 
gratulatur,vmuerfa  Re  publica felicitatem  Vo- 
uet . Regalem  ille  purpuram fujo  rebellium  fan- 
giù  ne  c o loram  t ip forum  per  Vulnera  ad  honoris 
apicem  arduas  fibi  flrauit  femitas',obj 'curis  tan- 
dem bellorum  nubibus  [anguineam  refolutis  in 
pluuiam.pacifica  Iris  illuxit >qu a in  regium  dia- 
dema defluens , magni  Trmcipis  tempora  coro- 
namt . Non  capiebat  Pannonia  > non  Rohemia 
Hercis  tanti  maieflatem , ideof  in  T errarum 
theatro, maiora  flbi  Regna  qusfiuit.Si  Regnum 
unum  duos  tutò  non  capit  .docuit  ipfe  unico  Re- 
gi  triplici  Regno  firmius  imperandum. S cepirnm 
hoc  illi  iampridem  addiderat  Virtus,  quod  For- 
tuna , virtuti  mirus  aqua,fl  non  ab /tulit,  dtflu- 
lit  tamen  , vt  longa  forfan  Opel  mora  vincendi 
celeritatem  extorqueret,  hac  non  modice  gloria- 
tur dum  procul  Roma, Romam  nominis  hoflium 
‘Triumphator  ,prim  Romanis  imperat , quam 
adflt . Sed  ml  mirum , fi  è medio  armorum  cu- 


mis 


FESTIVI.  37 

mulo , regium  ad  culmen , emergat  ; Romanum 
fiqttidem  fceptrum  fine  forno,  dfcrimine  com- 
parare, Romanum  e fi-,  Vnde  ture  merito  Roma- 
ni Ctues  , fine  modo  Utantur , quando  fine  metu 
optatum  nafìi  funt  f egem . At  quamuis  dt flans 
a pralijs  Roma,  Pq  tamen pralia  Regèsto  libsn- 
ttor  reflexit, quò fe curtor  profi ratos  refpexit  re- 
bellionum C er  ber  os,  Religionem  triumphantem , 
prauarum  opinionum  profligatos  Dracones,  non 
eruetis  armis  exprejfiosfed fatidico  pietatis  igne 
coloratos , quo  velut  in  speculo,  regius  animus , 
Romanorum  Regi, effigiata  jui  amoris  reprefen - 
tautt  incedta.  Quod  fi  ohm  H terofolyma  lujira- 
les  Iordanis  vndas,  vt  amphfimi  Numinis  po- 
tentia obfequerentur , femel  vidit  retrocedere  , 
conspexit  modo  fpma  Iardanum  Montem  , vt 
Romana  fidei  Defenforem  i itu  flr  aret , faptus  in 
flammas  exihre  Verum  quia  pef  valde  flertles , 
magis  horridi  fiunt  montes , qui  fiolum  flam- 
mis abundant  ad  temperados flammarum  afius , 
iucundiorem  oculis  medios  in  ignes  argenteam 
Roma  vidit  fiintis  instar  molem , quam  varijs 
auro  calatis  va  fis , argenteis  q,  fimulacris  orna- 
tam , profiifum  munifica  liberahtatis  Oceanum 
credidit . fP  ree  tofo  hu;c  aquon  propria  non  de - 


3 8 APPLAVSI 
fuerunt  con  chi  it  a , (ed  difpari  forte . Etenim  , fi 
conche  filix  maris,  dum  claufiz  nutriunt , etiam 
condunt  gemmas , hx  Iordani  Montis  alumna , 
dum  rejeratx  magnos  aperuere , fudere  quoque 
thefauros . At  tantas  mter  Utitias  , vnum  mul- 
tis for  fan  luctuofum  tipetiaculum  Vrbs  Romulea 
ejt  demirata, argenteas  fciiicet  pyramides , quas 
non  ah  re fepulchrales  exitihmauit , dum  argen- 
teo finte  potius  fibmerfam , quam  naufragam 
gauifa  eft , auaritiam  intueri  ffed  verius  argen- 
teofontis  candire  candida  Regis  fides  fuit  prx- 
monflrata\£ef  dum  fedato  confìttiti-, contraria  ele- 
menta eodem  monte fluxere  agnis  (f  aqua  clarior , 
aqua  igne fecundior  reddit  a, veram  tuto  Ro- 
ma eidem  augurata  e fi  pacem . E of  gratos  aui- 
hus  fontes , ipfam  auium  Reginam  Solis  aman- 
tem Luna  tamen  vidit  minant  em, quia  proprias 
feritatis  maculas  indeficienti  Solis  lutihttA  luce 
delere  neglexerit , hancf  meritorum  pennis  in 
Coelum  euolantem.vt  Romanorum  in  Regno  non 
alio  pr  tangeretur  lumine , quam  Cael  etili  5 cur 
enim  lucido  non  decoretur  ferto,qui  lucis,hoc  etit 
fidei  armis  dimicauit  l E) e ceb at  nanque , le t ha- 
lem illum  puluerem , qui  tanti  Ducis  minitilerio 
bellicis  tormentis  emijfus , barbaram  impietatem 

vndan- 


FESTIVI.  39 
'undantibus  /spe  flammis  cbriier'at , regale  ah- 
quando, eacj,  Sacra  manu  ìncenfum pqfsimi  Re- 
gis magnitudini  innoxia  plaudere  luce . Felix  o ■ 
men , quando  Ecclefi#  Princeps,  exanthlatos  il- 
lius labores , non  pto  tantum  fouent  affiedu , fed 
ettam  exprimunt  igne  charitatis ; dum  enirn  cir- 
ca regium  Alitis  Regia  caput  prodigio/#,  'volita- 
runt flamma,  quis  inde  tilt,  non  fecus  ac  Darda- 
nio Afcanio , Romanum  Imperium  portendi  non 
fenfìt  ? Ai  par  eli , vt  qui  (ibi  iam  prius  didice- 
rat imperare , Romanorum  obtineat  Imperium. 
Aquilam  militaribus  vexillis  explicatam,  Roma 
ohm  imperantem  , par  e fi  Romano  Imperio  nuf- 
quam  violata  ditione  gaudere , cuius  fub  aufpi- 
cij  nona  Roma,  vetujh  decoris  ornamenta  reti- 
nens , perennes  referat  triumphos, certi  refe- 
ret , fi  namfj  Regnum  iqfdem  artibus  retinetur , 
quibtts  paratur , hoc  profedo,  quod , Fide  Duce 
partum  eji , nunquam  recedet  k fide  «, 


Del 


4o 


A P P L A V S I 


Del  Sig.  Caualier  Pierfrancefco  Paoli . 


SONETTO. 

OQual  s' inalba  il  Gran  Fernando  d 'volo ! 
Fatto  ha  lo  fcettro  hor}ch‘ et  lo fìnnge  a pe 
Argine  de  la  fede , e’I  corfo  affrena  ( va, 

D'onda , in  cui  beuon  l' Alme  eterno  duolo . 
Curua  in  Falci  le  Spade  ; ed  ara  il  fuolo 
L’empia  Baltica  *3“ urba , e in  dura  pena  > 
Sparfa  di  trillo  humor  la  patria  arena , 

Cj  e lato  ha  il  cor , più  che  gelato  il  Polo . 
Santa  pietà  nel  Regio  feno  accenfa 

Del  Guerrero  di  Dio , che  Dio  ben  cole , 
Delufò  ha  frodi  afcofe , ed  H offe  immenfa . 
Xerfe  auuentt  pur  lira  li } e il  dì  nmuole , 

Getti  catene  in  Aiar  ; (ìolto  s et  penfa 
Legar  Net t unno  , e frettare  il  Sole . 


S 


Quelli 


FESTIVI.  41 

Q Velli  Tedici  componimenti  dell’Accade- 
mia chilifero  le  Felle  Reali  di  S.  A.  Io  gli 
pongo  in  quello  luogo , perche  la  verità  , e la_j 
gloria  di  tanti  Valoroh  non  polla  rimaner’of- 
fufcata  da  veruna  obliuione  . Haurebbono  le^ 
altre  feguenti  Poelie  , e molt’altre  ancora , e 
meritato , e ottenuto  il  luogo , anche  fra  lo 
Tedici  qui  allegate  ; ma  per  TangulFa  del  tem- 
po , non  fù  poisibile  ammetterle  in  tan- 
to numero . Godile  nondimeno , 
ò lettore,  ma  non  ricercare 
altr  ordine , o prece- 
denza tra  di  lo- 
ro , che 
la 

fèmplice,che  dal 
calo  Torti- 
rono . 


Del 


A P P L A V S I 


42 

Del  Sig.  Caualier  Pierfrancefco  Paoli 
SONETTO. 

V Enite  a defolar  FAugufto  Impero 

'Barbare  f quadre , e le  [aerate foglie  : 
Votate  pur  3 per  fatollar  le  'voglie  , 

Fin  con  magiche  [odi  Auerno  intero  : 

Ecco  per faticofo  afro  fentiero 

Fernando  è afeefo  al  V rono , ecco  le  foglie 
Romane  et  prende  3 e siila  [onte  accoglie 
A4  ìjìo  a [erto  Reai  lauro  guerreró . 

Cefar , eh’ è Hello,  in  Cielo , ha  le  più  ferme 
Luci  abbagliate , e l'HoHe  empia  Germana 
A4oue  a fuellerf  il  crin  la  de  fra  inerme  ; 
Splender  douea  da  la  magion  fourana 
Cefar  propitio  al  Qran  Ce  fareo  germe , 

E de’  Romani  al  Rè , Hello  Romana . 


Del- 


/ 


FESTIVI.  43 

Deli’ifteffo . 
SONETTO. 

VOlea  fin  'valicar  l'ampio  Oceano 
Il  Re  di  Pella , e non  (limò  tefori 
Cj  li  ac  qui  fi  i hauer  de  la  paterna  mano , 
Vago  d’ornar  fi  il  crm  de'  propri  Allori  • 
Fernando , e tu  del  Genitor  fourano 
Fatto  hai  tuoi  (proni  i trionfali  honori , 

E per  gloria  t rouar  prejfo , e lontano , 

Viue  faci  guerrere  i fuoi  fplendon . 

Quinci  gioicfo  in  te  gira  il fembiante , 

Come  m •vederfi  à la  ftellata  fama 
Compagno  Alcide , anch’ei  gioifca  Atlante  ; 
E per  crefcer  di  par  le  pompe  a Roma  , 

Regio  Campion  di  Dio , tu  pur  coflante 
Sai  fotto  'un’Elmo  Incoronar  la  eh  toma . 


f * 


Del- 


A P P L A V S I 


Dell’iflefTo . 

SONETTO. 

C""*  E SA  R E althor , che  fi  miro  dauante 
A Fune  fio  il  don  di  traditrice  mano , 
Nel  per» fiero  maligno , e in  vifta  humano  a 
Bagnò  di  fife  lagrime  il femb  tante . 
Piangi  CESARE  e tu  : ma  vere  t e fante 
Ver  fa  da  i rat  le  filile  il  cor  ben  fano , 

Fior , ch'il  tuo  ri  e de  a te  Germe  furano 
La  da  le  fìragi  Artoe  caldo , e fumante . 
Nafon  fòrti  da  fòrti  j et  di  armi  cinto , 

Ala  p:ìt  di  fede , a cenni  tuoi  ferì  gio 
Ne ’ campi  ho  filli , e nhd  pugnato , e vinto  , 
E Figlio  genero f , e Cjuerrierpio 

Vanta , e confacra , à nuoue  pugne  accinto  » 
Dt  te  gli  efempi , le  Vittorie  a Dio  • 


Del 


FESTI  VL 


45 


Dellìfteffo. . 
SONETTO. 

C^On  mortifero  piè  fra  l'Ifìro , e il  Rero 
è U ti  idra  [corre  a , che Jette  catti  ejìolle  , 
/Voti  fi  dtfìende  vn  pian  , non  s’erge  vn  colle , 
Ch'  a gli  anheli  ti  [noi  f irti  il fereno . 

1/  Auge  l Cjuerrier , cha  Regio  core  in  [e  no  9 
E ioffefe  del  C tei  [offrir  non  volle  , 

Forte  l'ancife } oue  di  let  più  bolle 
T ra  l'incendio  tnfirnal freddo  il  veleno  c 
Il  rimbombo  di  gioia , bombii' [rido 

Fafi  a chi  vijfe  in  piu  d'vn  ermo  chiojlro 
Inimico  a FERNA/VDO , al  Cielo  infido . 
Confindet eui  ò Rei  ; gemino  rofiro 

D'vn  filo  Augel , doue  ha  più  va  fio  il  nido  9 
Sà  fu  f cerar  de'  fette  capi  il  mojìro . 


4 6 APPLAVSI 

Dellìfteffo . 
SONETTO. 


CHi  mi  chiama  a le  cucciagli  occhi  intenti 
Quali  offrir  fi  veggio  none  Ut  oggetti  ? 
Chi  fa  dentro  le  vie , chi  fuor  da  i petti 
Strider  incendi , e r t fonar  concent t i 
jT orna  forfi  Neron , che'n fiamme  ardenti 
Con  tirannica  man firug^e  miei  tetti , 

E (piega  a pale  far  giotofi  affetti , 

Citartfia  crudel , canon  accentri 
No  j no  -,  I’ Auge  l veggio  Nuntio  di  Ciotte 
Spiegar  la  su  l arpeo  l’ali  diuote , 

Che  de  gli  Augufìi  miei  porta  le  prone  ; 

F e Reggia  il  Cielo , e de  l’ eterne  Ruote 
Fa } che  Roma  in  v dir  glorie  si  nuoue , 

Sia  rifiefio  k gli  ardori , Echo  a le  note . 


Del 


FESTIVI. 


47 


Del  Sig.  Giulio  Cefare  Raggioli 
SONETTO. 

CArca  di  Regie  Sfoglie  ecco  di  [ferra 

U Aquila  i vanni , ogni  rubello  indegno 
Scioglie  a la  fuga  il  piè , cti  a nuouo  Regno 
S'erge  Fernando  , il  fulmine  di  guerra  ; 
Cangia  Alcide  Qerman , che  i moftri  atterra , 
La  Claua  in  Scettro , e del  Re  gal fuo  [degno 
Lafcia  su  iljìro , e l Tfn  lacero fegno , 
L'Idra  fuenata  hombilmente  atterra . 

T rema  de  Ì ombre  il  H è , gelata , e bruna 
Di  tante  glorie  al  Sol , mi  fero , vede 
Il  T race  infido  impallidir  la  Luna . ' 

0 d’AumHo  al  Ciel  caro  inclito  Herede , 

Fin  non fan  le  Vittorie , e la  Fortuna 
Fuori  de  torme  tue  fendere  il  piede . 


Del 


4b  applavsi 


Dell’iftefìo  : 

SONETTO. 

SVifcerateui  o monti , e n bei  torrenti 
Ver  fate  dalle  vene  aurei  t efori , 

Ter fommerger  la  fete  auide genti , 

S en  corran  liete  a i preti ofi  humori , 

Apran  tra  l' ombre  il  di  le  faci  ardenti . 

Etna  [panda  fui  E'eb*  o alati  ardori 
A [colorir  del  Ciel  gli  Altri  lucenti . 

Di  Al auritio  al  defo  pouerì  honori  . 

Ben  vede  cpuel  magnanimo  penfiero , 

Ch'  a tuoi  merti,  O Fernando  è fegio  angufìo 
Quanto  racchiude  in  feno  il  Al  ondo  intero  .• 
Ala  de  le  glorie  ond' e l tuo  nome  onufio , 

S'anco  e fretto  confin  l’ampio  Emi  [pero , 

E'  quell’ Alma  Reai  teatro  augufo . 


Di 


festivi. 


49 


Di  Don  Angelo  Maria  Arcioni 
Monaco  Cafinenfe 

ODA. 


A Rde  fe Sìiuo  il  Latto , e mille  al  Cielo 
£\  C on  auree  lingue  inula 

o 

Stelle  del  gaudio  fiuo  nuntie faconde. 
Suetia  timida  agghiaccia,  oue quell’ onde , 
Che  sì  gonfie  fur  l pria , 

Con  pigra  mano  ha  imprigionato  il  gelo; 
Che  ,Jè  fiella  s auuenta , o s erge  ardore , 
Ch  i fette  colli  honore , 

A t fette  fuoi  T rion  fatta , ella  mira , 
Ogni  fiella,  ogn  ardor , cometa,  e pira. 


a 


Girar, 


A P P L A V S I 


So 

(fiìrar  parue  Boote  intorno  il  plauHro 
A lei,  d oc cafio  ignaro , 

§(uafi  i trionfi  le  guida ffe  eterni  ; 

E fi  e (fio  i figli  fiuoi  di  Borea  a i 'verni 

Fiorito  il  Crm  mofiraro 

D'allori  mendicati  in  feno  a l Auflro  ; 

Ma  qual  rota,  ò qual  lauro  il  moto,  e il  'verde 
A i fulmini  non  perde  ? 

Fulminato  è sul  carro , e pur  del  Sole , 

Che  degli  allori  è Dio , Fetonte  è prole  . 

Uor  dritto  è ben , che  più , ciò  in  Fiegra , in  lei 
Remi  la  tema , doue 

o 

Ribelli  al  Cielo  hoggi  i T* itani  han  nido , 

Se  dal  Germano  Ciel  l è giunto  il  grido , 

Che  tratta  il  nono  Gioue 

Più,  che ficettri  Latin , fulmini  Etnei  ; 

Gioue , che  de  i Piton  fiquammofio  al  collo 
Fan , che  fiembri  non  Apollo 
JJ Aquile fine,  di  cui,  come  l’artiglio 
Fulmini  porta , al  Sol  riuolto  è il  ciglio . 


Ma 


FESTIVI. 


5i 


Ma  che  difs  io  ? del  portator  del  giorno 
Con  le  glorie , onde /plende 
Il  gran  F ernan  do,  è il  paragone  ofcuro  ; 
Ch'i  fulgori  d Apollo  inuolti  furo 
*T al' bora  in  tetre  bende 
Da  l'argenteo  di  Cintia  oppo/lo  corno , 

Oue  a quefo  il  DeFtin  conceffo  hà  in  fòrte , 
Ch'egli  anco  vn  giorno  apporto 
De  le  Lune  Ottomane,  accefe  in  campo , 
L'e/ìremo  occafo  in  mar  di  f angue , al  lampo . 


E del  T onante  Dio  la  man,  ch'ò  ignara, 

O facrilega  atterra 

A l' Appennin  le  Selue,  a i Numi  i T* empii. 
In  rimirando  i più  Jublimi  efempli 
Più , che  in  quei , che  di/ferra 
Folgori  ardenti,  1 fuoi  rofjorì  impara  ; 

'De  l' A lem  ano  Eroe  mentre , maefra 
In  fulminar , la  delira 
Preme  fol  chi  rapir  con  empio  in/ùlto 
Code  profano  a i facri  T empii  il  culto . 


& * 


Fe- 


A P P L A V $ I 


5*. 

"Beffeggia  ò T ebro . e fa  ch’erganf  ancora 
fumanti  al  vero  Dio 
Sù  l'H iperboree  neui  are  Latine  ; 

E che  lo  Scita  al  vino  Sol  Zinchine 
Hor  3 che  di  Rè  sì  pio 

La  chioma  Augujla  i tuoi  diademi  honora  ; 
Che  contro  a l’H  idre , onde  la  fè  s 'oppugna 
Felice  il  ferro  impugna 
Chi  con  famma  di  zjelo  arde , ch'eterna 
Fè  il foco fol  I' Herculea  fama  in  Lerna. 


Ed  ecco,  mentre  de  la  notte  a l'ombra 
Fan  lumino  fi  oltraggi 
Da  l’ Allo grobo  Eroe  machine  accenfe , 

Lo  Ci  si  così  di  mille  glorie  immenfe 
1 futuri  tuoi  raggi 

S our a il  manto  di  lei  prefago  adombra  ; 
Che  fe  t'affi  fi  in  que  cadenti  rai. 

Fra  t ombre  anco  vedrai 

Più , che  ne  carmi  mìei , promefsi  in  loro , 

Gftaf  in  aurea  procella , i giorni  d’oro . 


Del 


FESTIVI. 


SS 


Del  Sig.  Bartolomeo  Tortoletti 
- CANZONE. 


DP.nfa  mole , e pefante 

Per  legge  dì  Natura  al  centro  pende  : 

£ cverfo  il  Cielo  afcende 
Ratta  per  rìcourar  ne  la  fua  sfera 
Lteue  fiamma  'volante . 

Così  là , dotte  /pera 
7* rouar  nido  quieto  > 

Per  i Plinto  natio  tende  ogni  coja . 

Han  le  fatiche  qui  meta  pietofa 
A'  lor  feruidi  'voti ; el fuo  fin  lieto 
Sin  cn  à trouar  non  i od , nulla  r ipofa . 

Con  'vagabonde  penne 
Gran  tempo  errò  II mp ertale  Augello , 
Cercando  il  centro  fuo ; nè  in  queJìo}ò  in  quello 
Lignaggio  Ci  contenne  3 
Sì  che  al  quarto  Nipote  * vnqua  non  'venne . 
Non 


54  A P P L A V S I 

on  hebbe  et f degno  , ò a 'Vile 
Clima , condition , /angue , ò fortuna  : 
A Ces ari  ejfer  cuna 
Ogni  barbara  patria  ambi  fouente , 
Di  cor  duro , e feruile 

N afe  ne  l'Oriente 
Fra  più  Joaui  odori 
Id  Arabo  ; e pur  sù  le  Latine  fonde 
Osò  regnar  ; e da  le  Libido  onde , 

One  arde  il  Sol , de  T therini  allori , 
Fù  chi  peruenne  a la  fuperba fonde. 
Altri ftmofo  crebbe 
Per  imagini  Auite  ; altri  bifolco  ; 

Chi  col  proprio  •valor fattofi  il fico 
cjT* utto  a fe  Ftejfo  debbe  ; 

Chi  fuor  de  •vitij  faoi fama  non  hebbe . 


FDa  così  reo  cofume 

Ahi,  quanto  afflitte far  t Arme  Romane ; 

Mentre  le  •voghe  infane 

Aizzare  al  primo  folio  ognun  potea , 

E'I  fuo  mirabil  lume 
Varia  nube  opprimea . 

Che  fe  h alta  clemenzjt , 

Ro  ma,  del  Ré  de  la  mondana  mole 
Non 


FESTIVI.  55 

Non  jbccorrea  con  la  grand  Austria  Prole , 
Orma  non  rtmanea  di  tua  -potenzia, 

Nel  già  tarpato  Augel  •vede  a piu  il  Sole. 
Cafo  dolente , e fero 

Se  perian  quegli  artigli , e quel  malore , 

Che  domò  l'Or  fi  ; e l Panico  furore 

Fuggttiuo  fenderò 

Imparò  di  calcar  con  timor  mero . 

O Stirpe  Augufa , e grande 

De  la  bella  mirtu pompa , e te  foro, 

Cara  a l'etereo  Coro  ; 

T ù finalmente  t Aquila  bifronte  , 

C he  st  grand  ale fpande , 

V ieti , che  non  tramonte . 

'Tù  ( già  trecento  molte 

Giano  le  fue  gran  porte  aperfe , e chiufe  ) 

TP ùl' accoglie FH , oue  pietà  t'mfufe 
S enfi  de  dubbij fitoi  giri , e r molte  ; 

E del  Tato  pnmter  tronchi  taccufi . 

Cesi  per  centro  efiremo 

Haueati  il  Ciei preforma  al graue  pondo 

Del  gouerno  fatai  del  baffo  Mondo  ; 

E per  orbe  fupremo 

A quell'altezza , onde  m abbaglio,  e tremo . 


$6  A P P L A V S I 

£T* ù del  globo  Solare  3 

Che  la  notte  fuggò  timida  » e nera , 

Emulatrice  altera 

*T i mofìri  a noi  d’ inuftata  tempra. 

Sol , che  le  forme  chiare 
Del  fuo  bel  raggio  infempra  , 

E non  intende  vici . 

Sangue  a cui  partorito  hd  i Ad  ondi  interi 
Grauido  l'Oceano  ; a cui  feueri 
Cenni  il  furor  s atterra , e l ire  vitrici . 

D' Offro , e di  Borea  i popoli  guerrieri 
FDican  le  lor  mine  ; 

E la  Luna  di  IL  rada  il fuo  mar  tinto 
LI  arri  del  f angue  rio  d'ilio , e Corinto  ; 

E ale  flette  Alpine 

De t A vstriaco valor meffa  Zinchine . 

In  tal  fhfigìo , e tanto 

Ernesto  Ferdinando  > hor  tujùccedi; 
Fra  C e s ari  hor  tu  fedi  ; 

e riconofce  già  per  fuo  fofegno 
^I)e  IV  muerfo  franto 
in  mille  regni  vn  regno . 

*7” e da  l' vtero  regio 
Vfcito  al  Sol  non  allenò  il  Diletto 
He- 


57 


FESTIVI. 

Neghittofo  ne  luf si  ; altro  concetto 
Fè  di  Gloria , e F irtù  l'aureo  Collegio , 

E in  culla  belhcofa  il  molle  petto , 

INutriro  entrambe . O ‘vana 
Grecia , di  che  ti  ‘vanti*  e chi  ti  arride? 
Fama , chin  fhfce  angui  •vccideJSe  Alcide, 
^uant'e  dal  ‘ver  lontana . 

Ah,  ch'eri  tu  quel  dì  fanciulla  infuna. 

Signor , fin  da  quegli  anni 

Ferocità  dal  ‘volto,  e penfer  ‘valli 
Lufinghiero  Ff  ir  affi  ; 

Folgori  ‘ vfcian  da  le  pupille  ardenti 
Nemico  de  T ir  anni 
Con  graditi  tormenti 
Sferrano.  Marte  il  feno, 

E'I  cor  t'empia  digloriofe  brame . 

Parue , che  fin  d' allor  foffe  tua  fame 
A iOrife faretre  imporre  il freno , 

E del  Regno  Ottoman feder  lo fame. 

Quando  l'età  men  fi'ale 

Poi  ti  diptnfe , ò del  ffT arpeo  le  glorie, 

0'  de  grand'  Aui  tuoi  i alte  Fittone , 

G che  honorato  frale 
D'muidia  ti  piagò  l'alma  Reale . 

h Penfer 


5b  applavsi 

Penfter  già  non  t' affiglia , 

Pancini  Pelleo , che  fa  di  te  men  dejìo 
A la fua  gloria  E en  esto 
S'inuidiafii  le  Fittone  al  Padre . 

E tù,  che  po’  in  Farfaglia 
Fra  le  Ciudi  fquadre 
Ponefti  il  Ari  ondo  in  dubbio  ; 

Oue  pende (Je > e tei  donò  la  forte  ; 

^ uè  Hi  non  è , non  è di  te  men  forte , 
Ch'emulo  altrui  piangerli  ,e  dite  dubbio , 
Doue  apre  il  M ar  le  Gaditane  porte . 
Signor  non  anco  efferto 
Stimolo  tal  fentifh  al  defir  franco 
Sin  eh' a fieri  ni  mici  aprifh  il fianco , 

E tt  rende  (li  certo , 

Che  puoi  d'ogni  maggior  vincer  il  merto  » 

Sotto  l'Orfe  ineguali , 

Là , doue  il  Ai  ondo  in  minacciofe [/foglie 
Più  di  rigor  accoglie , 

Portan  dal  nafeer  lor  gli  Augei  di  Gioue 
Bianche  le  piume  , e l'ali . 

Sì  'violenta  muoue 
Per  le  perpetue  neui 
La  •vifia  del  candor  le  madri  al  nido . 

E tù, 


59 


FESTIVI. 

E tu,  ch' in  ogni  età  del  nobil grido 
*T  e de  la  gloria  de  paffuti  imbeui , 

Se  non  approda  il  core  ad  altro  lido , 
S 'altro  penfier  non  nafce 
cjDa  te , che  cinto  d'arme , e di  trofei , 
Qual  merauiglta  riportar  ne  dei  ? 
Couan  le  flejje feifce 
Alto  defero , e la  mammella  il  pafce . 
Proteggete , 'voi (f  ir  ti  in  Ciel  beati , 

Il  Eroe , ciò  eletto  hauete 

Al  rifeoro  del  Mondo , a la  quieta « 


& % 


Dal 


6o 


A P P L A V S I 
Del  Sig.  Clemente  Politi 
SONETTO. 


DEI  Latio  al  T ronoafcefo,ògra  Fernando, 
Rafsebr't  agli  occhi  Juoi  N urna, e Quirino; 
Perche  fpirto  guerrier  , fpirto  diurno 
Fiammeggia  nel  tuo  fen  , regge  il  tuo  brando . 
Porti  la  dejìra , e la  Pietate  armando 
Anco  a ÌHoJle  lontan  terror  'vicino  ; 

Già  con  trepido  piè  dal  tuo  confino 
Prende  lo  Sueco , el  T* race  eterno  bando . 
Adirar  potea  /prezzante  ogni  periglio 
Il  fuo , Roma  'vetujìa , Augello  altero 
Ouunque  Ftefe  il  'voi , fermar  l’artiglio  ; 
lì  or  per  te  fatto  pio , come  guerrero 
Promette  a tei  nel  Sol  fijando  il  ciglio 
Fin  doue  et  porta  i rai , portar  t Impero . 


Del- 


FESTIVI. 

Dell’iftefTo 

SONETTO. 


6 1 


D'HaFte , e di feudi  infranti  ilT rono  ereffe 
Fernando  inuitto,in  cui fublime hor fede, 
E fur  gradi  al  falir  del  Regio  piede 
cDi  Barbari  Guerrier  ceruici  opprejje . 
L'armi fofien  di [angue  hofile  impreffe  , 

E porpora  Reai'  altra  non  chiede , 

Per  feettro  il  brando  a la fua  man  concedei 
E l'Elmo  al  crin  nobil  corona  intejje , 

In  *vn  Rege , e Guerrier , guerrera  è l'arte. 

Onde  Roma  di  palme  ornò  la  chioma , 
C'hoggi  più  gloriofre  ei  le  comparte . 

I lacci  feioìti , ogni  Prouincia  doma , 

‘Rannoda  al piede , hor  che  per  nuouo  M arie 
Più pojjente  d fuoi  danni  armata  è Roma . 


D d- 


6z  APPLAVSI 
DelTifteflo 
SONETTO. 

C'ìes  are  ali  hor , che  vide  il  Regio  figlio 
> *T roncar  col  ferro,  V incitor  Guerrero 
DelHV nion  Germana  il  nodo  fero , 
f’hauea  fretto  l'Inferno  a fuo  periglio  ; 

E da  la  de  fi r a Jua , dal  fuo  con  figlio 
S tuoi , che  correua  a lacerar  tlmpero 
Sfida  fi  difciolto  indomito  Defìriero 
Frenato  al  Sol  del  fuo  paterno  ciglio . 
roppo  a te  ( diffie ) è ia  Germania  angufia 
Di  nuoui fcettri  il gloriojò  pondo 
Prepari  il  Cielo  a la  tua  man  robujìa  ; 
Sfilando  in  fembiante placido,  e giocondo 
Chiamollo  Roma  a la  firn  Reggia  Augufla 
(fli  cinfe  il  crin,  e fè  fuo  Regno  il  Mondo. 


Al- 


FESTIVI. 


*3 


Allude  a i fuochi  fatti  in  Roma 
per  l’allegrezza 

Dellifteffo 

SONETTO. 

D' A [ia  le  fiamme , in  cui  l'antico  Impero 
Olito fu /pento  ,bor  ne  fan  chiaro  il  vanto, , 
Perche  ritolto  a loro  un  pio  Guerrero 
Spinfe  i Regni  a fondar  su  IT ehro  il X auto . 
Aia  qucfle  ,ond'hoggi  Roma  arde  cotanto 
Non  portano  a fuoi  muri  incendio  fero , 

Che fon  lingue  di  foco  in  ogni  canto 
Sciolte  a narrar  de  le  fue  glorie  il  vero . 
Fernando  eleffe  in  fa  i Guerrier  più  degni  > 
Perche  d'aureo  Diadema  il  ertagli  fegi  > 

E merti  eccelfi  a coronare  infegne  .* 

*Ardct  pur  Roma,  e de  gli  ardor  fi  pregi  ; 

N afono  a lei  da  l altrui  fiamme  i Regni  ; 
Portela  le fue  chiari  trionfi  a i Regi. 


Dia- 


64  APPLAVSI 
Diadema 

FERDINANDO  III- 

Romanorum  Regi 
contextum 

Gregori)  Porci) . 

HErme , qui  Lydo  fpatiatus  agro 
Aure *e  •vetta*  cumulos  arente 
CT uque , qui  mittas  adamante  gemmas 
Fundis  Hydajfes  s 
Effer  è rìfis  caput , fgf fuperbo 
Cinttus  ornatu  » rutilo  que  cultu 
Pronus  Auguflo  noua  F e rd  in  andò 
Fredde  tributa 

Nette  Romano  Diadema  Regit 
Nette  gemmato  ffeciofa  nexu 
S erta  t crinales  nitida  que  nette 
Frontis  honores 

Hinc  £<sf  hinc  multo  reuolutus  auro 
cTecT agus diues  comitetur , ottro 
Stemma  V ir tutes  decorent , %)  aris 
Gloria  figat . 

»58 


Frali" 


FESTIVI. 


6s 

Francifci  Afcanij  Rouidas  I.  V.  D. 
CARMEN. 

HVngaricis  Romana  V idet  coniutta  coronis 
Sceptra , triumphales  Vrbs  habitura  dies . 
Omma  C<ef areis  ftupet  applaudentia  'Votis , 
Regna,  Duces, F rbes, Oppida, Caflra,  Domos , 
£ emimus  ut  lata  radient  Capttolia  Roma , 

Et  loca,  qua  tumor  Ca/ar  amica fouet. 
lAt  tua  vulgares  fugiunt fpett  acula  plaufus, 

/ Regalefque  animos  Regia  getia  docent . 
Pitturata  nouos  compago  fiicefsit  in  ignes , 

Et  non  mendaci  luditur  Aetna  rogo. 

Qua  vetus  exarfit , citharado  Roma  Nerone, 
Alitius  ardenti  Principis  ignejlagrat. 
Cernimus  innocuis  incendia  ferpere  flammis , 
<tAtque  errare  tuas  ipfa  per  A tira  fhces  i 
Nam  nif  participi  mi/ceres  gaudia  Coelo , 

Non  caperet  ludos  unica  Roma  tuos . 

V rbs  angufla  tibi  eti,Romanaq  coptta.  Mirum 
lnuemjfe  capax  tanta  theatra  forum . 
Luminibus , $ Sole,nouis  ditatur  Olympus , 

Et  ft  tieU  feris  T erra  fuperba  iugis . 


66  A P P L A V S I 

Jpfa  laboratis  nox  ambitioja  fauillis 
lnuidet  elapfo  clarior  effe  die. 

Jfec  contenta Jais , fieli 'as  mendicat  ab  arte. 

Et  rotat  artifìci  fy  der  a parua  manti. 

PI  epe  minor  Deus  ejì,qui  Regnis  imperat  Orbis» 
Arsq.  minor  Deitas  a&ra  minora  creat . 

Proh flupor»hibernis  autumnat  menfibtis  annus , 
Bruma  calet  fluido  prodigioft  mero  . 

Scilicet  Albanis  exuberat  Vnda  fluentis» 

Et  bibit  attonitus  V ina profufa  T yber . 

Principis  auratas  dat  Fcns  argenteus  ‘vndas  » 
Vt  fit  Pafloli  'vilis  arena  fmus  ; 

indica  fiq . 'vehunt  argentum  flumina  » fontes 
Nouit  ab  argento  ducere  Roma  fuo. 

V rbs  tua  Vina  bibit ; fed  laudum fama  tuarum 
Pellere  centeno  nefcit  ab  ore  fitim. 

Idam, nutu  dominante  tuo  » dulce  fere  lymphas: 
Ferre  merum  fontes  : nocle  carere  dies  . 

'Sint  ahjs  portenta  ; tuse  •vulgaria  dextra 

Sunt  hac;  qua  reputat  maxima, parua  putas. 

Aemula  Magnanimos  fuperat  fflettacula  fum- 
Authorique  negant  cedere  Cesia  fuo . (ptus, 

O V tinam  tanto  gaudens  Germania  Regno 
Aeterna  » l talia  limma , pace  beet . 


Ia- 


FESTIVI. 


67 


Iacobi  Philippi  Camolae. 
CARMEN. 

L A etitta  curfigna  tub # procul  #re  canoro 
Ingeminant ? L#to  cur  excita  Roma  tumultu 
cDifiuht  innumeris  notturnas  ignibus  vmbras , 
Et  late  refonat flammis  crepitantibus  aeri 
S cilicet  augufo  genitus  de  Csefare  Cocfar , 
Romani  tubar  Impertj , columenque , decufque , 
lam fubift  magni  regimen fittale  parentis  , 

Alter Auftriaco  Alcides  fuccurrit  Atlanti. 
Clarus  Auis,titulifque , antiquo  è/anguine  Regu 
A/ auritius, fkmulis  quem  Duria fufiicit  ' vndis , 
ybere  cui  vena  fundit fua gaudia  Rhenus , 
'Regia fefiiuis  aperit fie&acula  flammis , 
Etiubet  innumeris  effulgere  lufibus  ignes. 

Ergo  age 3 Romani  fies  0 fidifstma  Regni , 
Maxime  Rex, dum  bella  tonat , affuefce  paternis 
Fulminibus , telifque  truces  dum  proteris  hofies, 
Csefaris  ad  normam , Romano  more  memento 
Parcere Jubiefiis , & debellare fuperbos . 
Nempe  tibi  innumeros  cecinerunt  fitta  triuphos, 
Parcarumq.  meo  referam  tibi  carmine  carmen . 

i 2 TV 


6 8 APPLAVSI 

T £ Patris  AuguBi  regimen fubeunte  , Rebelles 
Intremuere  metu  concufsis  moenibus  Vrbes , 
Vltricemcjue  necem  fitto  prefiore  tre?nifcunt . 
Fas  mihi  veridicos  Parcarum  euoluere  cantus . 
Arlloas parat  Vrfia  fugam  glacialis  ad  oras , 
Et  numen  confiejfa  tuum  fua  corrigit  aufa , 
Nec  modo  T heutonicis  meditatur  cedere  capis , 
Sed  vetitis  tremefatta  cupit  fie  condere  in  vndis . 
Exiintli  tremit  Aula  Gothi  > luBuque  remugit , 
V tque  tuis  valeat  metas  praebere  trophoeis , 
Nequicqua  extremo  comurat  in  orbe  Br it  anus . 
Fas  mthi  veridicos  Parcarum  euoluere  cantus . 
Helleffontiaco  qua  perfonat  aequore  Nereus , 
DefeHura  fuae  pallentia  cornua  Lunae , ( nus , 

Sceptraq.cogemuit  Scythicus  male  tuta  Tyran - 
Et  fua  Regna  tuis  iam  iam  cafura  Jub  armis. 
Obfiupuere  animis,  gelidoque  ad  pellor  a vultu 
Pr efferum  Geticae  iam  nunc  fua pignora  matres . 
Confiltjs  Hier  melioribus  haeret,  fi  vitro 
Extulit  ecce  tuis famulantia figna  triumphis. 
Fas  mthi  veridicos  Parcarum  euoluere  cantus . 
T u Gothicas  populatus  opes , fi  caede  fuperbus 
T hreicia  ,jfolijsq.  feres  decoratus  opimis 
Captiuosq.  Ùuces,  captimq,  fgna  parenti , 

Ante  catenatos  palmis  ad  terga  maniplos  : 
Deficit 


FESTIVI.  69 

cDeficìt  heu  Chelys,  & Parcas  aquare  canendo 
F 'as  equidem  nulli . Aonides  fuccedite  Fati, 

F os  modo  , vos  dignas  J ditem  fubtexite  laudes  ; 
Aujiriacu  cecinejje  decet  vos  Numina  Numen . 


Del 


7° 


APPLAVSI 
Del  Sig.  Pietro  Pennini . 
SONETTO. 


Fernando,  il  cui  gran  nome  impre/fo  e fritto 
Col  fangue  de  Nemici , e con  le  jpade 
Ne  le  colonne , oue  la  luce  cade , 

E doue  i raggi  Eoi gode  l' Egitto  : 

Per  cut  Mnuidta  ergendo  il  ciglio  afflitto , 

Con  la  mordace  lima  il  cor  fi  rade  : 

^De  cui  trionfi  a invilirne  contrade 
Cantala  fama  il  gloriofo  editto ; 

*7"* u /prona  il  tuo  Defìrier  con  punte  d’oro , 

E cada  intanto  dira , e difpauento 
A rfo  lo  Scita , f)  agghiacciato  il  Adoro . 

S’io  nuoui  fcettri  a la  tua  delira  imploro , 

CI~ ù /uda  pure  a bei  trionfi  intento , 

Che  Roma  inuitta  homai  nutre  il  tuo  alloro . 


FESTIVI.  71 
Vi  tacquero  gli  eruditi  concenti  delle-? 
Mufe,e  l’Vditorio  fece  loro  vn  Eco  fone- 
rà dapplaufi.  Viua  ilSerenifsimo  FERDI- 
NANDO Terzo,  Roma  non  ha  forfè  dal- 
la fua  fondazione  veduto  più  fplendidi  appa- 
rati feftiui , per  altra  qualunque  fua  profferi- 
ta , delle  varie , e magnifiche  pompe , che  per 
gloria  di  lui  i hanno  commoffa . 

Quelle  fono  le  più  fegnalate  di  effe  ; ma 
non  tutte  ; perche  quelli  Eccellentifiimi  Si- 
gnori Rapprelentanti  della  Cafa  d’ Aulirla-* 
hanno  con  nobil  gara  emulate  lepiùfuperbe 
memorie  degli  Ipettacoli  più  celebrati  da_» 
gli  Annali. 


Inuittilsimo  , e Gloriofifsimo  FERDI- 
NANDO, le  mai  quelle  deboli  note  arri- 
ualfero  a baciar  il  loglio  della  vollra  Maellà, 
degnatele,  per  felicitarle  d’vn  folo  giro  de’  vo- 
flri  generofi  occhi . Tanto , e non  più , ba- 
llerà per  faruì  argomentare  da  quefii  humili 
tellimoni  la  gloria , che  1 Mondo  prepara-* 
a trionfi  de’ vollri  magnanimi  dilegui,  e Ia_> 
ficurezza,  che  per  tutto  ne  hanno  llahilita_> 
i felici  principi)  delle  vollre  impréfe  . Sei 

Cielo 


7i  APPLAVSI  FESTIVI. 

Cielo  vi  profpererà  dvna  picciola  parte  delle 
vittorie,  che  vi  brama  il  Sereniamo  mio  Si- 
gnore , hauerete  colla  volita  chiarezza,  ofcu- 
rata  la  memoria  de*  voftri  Auijche  vuol  di- 
re de’  maggiori  Eroi , che  la  Fede  Catolica  fi 
fcegliefie  giammai  per  Campioni . 

Io  non  so  più  che  dire,  dopo  che  l’intel- 
letto m e caduto  appiè  di  quella  grandezza . 
Lettore , ad  ogni  modo  la  mia  Relazione  è 
finita  : nè  pud  mancarle  altro , che  la  tua  cora- 
jpalsione  per  le  Tue  mancanze . Sculàie , per- 
che a terger  fili  lungamente  gli  occhi  in  Soli 
di  quella  forte,  ci  vorrebbono  dell’Aquilo, 
non  de'  Cigni . 

IL  FINE. 


\ 


/